Card. Antonelli, Lettera pasquale alle famiglie (2007) Edizione on line
Il testo integrale della Lettera pasquale alle famiglie (2007),
dell'Arcivescovo di Firenze, card. Ennio Antonelli sul tema: "Famiglia e
società".
LETTERA PASQUALE ALLE FAMIGLIE 2007
FAMIGLIA E SOCIETÀ
[1]. Carissimi fratelli e sorelle,
la Pasqua del Signore porti alle vostre famiglie grazia, pace e ogni bene. La
famiglia sarà la priorità pastorale della nostra diocesi nei
prossimi tre anni. In tale prospettiva si colloca questa mia lettera, con cui
voglio aiutarvi a riflettere sull’importanza sociale della famiglia. Il mio
discorso, pur essendo in armonia con la fede cristiana, si sviluppa sulla
base dell’esperienza e della ragione e può essere condiviso anche da
chi non è credente.
[2]. In molte tradizioni culturali la famiglia si presenta soprattutto come
istituzione finalizzata al bene generale della società e in misura
minore viene considerata come comunità di
amore tra le persone. Anche nel nostro paese era questa la situazione in un
passato ormai piuttosto lontano. Oggi però il contesto culturale
è radicalmente cambiato. E’ molto diffusa la mentalità
individualista; si privilegiano i diritti e l’indipendenza dell’individuo.
Conta quello che si sente, quello che è spontaneo e immediatamente
gratificante, come se i desideri, gli affetti e le emozioni non dovessero
essere governati dalla ragione e orientati verso ciò che è
veramente bene. La famiglia viene privatizzata,
ridotta a un semplice rapporto affettivo, senza rilevanza sociale, come se si
trattasse soltanto di una forma di amicizia. Anzi, la tendenza a inseguire e
consumare emozioni e sensazioni, a usare l’altra persona soprattutto in
funzione della propria soddisfazione, rende fragile il rapporto di coppia;
impedisce il consolidarsi della fiducia reciproca e di un forte legame di
appartenenza.
A sua volta la precarietà della coppia incide negativamente sulla
nascita e sull’educazione dei figli, compromettendo il bene stesso della
società. Non è difficile rendersi conto che senza nascite un
popolo muore e senza educazione un popolo va in
decadenza.
In Italia abbiamo la natalità più bassa che ci sia al mondo, in media un solo figlio per donna (o poco
più), mentre ne occorrerebbero due (o poco più) per il ricambio
generazionale. Senza un’inversione di tendenza, si prevede che in breve tempo
la popolazione italiana sarà dimezzata. Qualcuno potrebbe dire: “Meglio
così! Si starà più larghi e si starà
meglio!”. Ma questo è completa-mente falso. Il calo demografico
porterà con sé una grave crisi economica, sociale e culturale.
Diminuirà la produzione di beni e servizi; diventeranno insostenibili
il pagamento delle pensioni e l’assistenza agli anziani, che viceversa, a
motivo dell’invecchiamento complessivo della popolazione, avranno bisogno di
maggiori risorse umane ed economiche; non si sarà più in grado
di assicurare la scuola e il trattamento sanitario gratuiti; si
assottiglierà la trasmissione del nostro patrimonio culturale, proprio quando si diffonderanno altre culture portate
dagli immigrati. Non per niente Giovanni Paolo II metteva in guardia il
popolo italiano dal rischio di un “suicidio demografico”.
L’instabilità del rapporto di coppia reca grave danno anche
all’educazione dei figli, compromettendo spesso il loro equilibrio
psicologico e predisponendoli a comportamenti disordinati e devianti. A
riguardo le indagini statistiche rilevano, con
percentuali impressionanti, fenomeni di disagio sociale, tossicodipendenza, micro e macrocriminalità, lasciando intuire
facilmente quali siano i costi per la società nel suo insieme: basti
ricordare che qualche tempo fa negli Stati Uniti l’85% dei giovani in carcere
risultava cresciuto senza la vicinanza della figura paterna.
[3]. Da quanto siamo venuti dicendo emerge quanto sia
importante per la società che le famiglie siano stabili, abbiano figli
e siano in grado di educarli.
In realtà la famiglia non è semplicemente un fatto privato,
come lo è l’amicizia. E’ lo snodo tra persona e società, dove
si intrecciano e interagiscono relazioni private e relazioni
sociali. La qualità della famiglia condiziona sia la qualità delle persone che la qualità della
società. Quanto poi al suo contributo per il bene comune, vale la pena
ricordare almeno i seguenti elementi: aiuto reciproco tra i coniugi,
generazione ed educazione dei figli, trasmissione
dei valori umani e culturali, erogazione dei servizi alle persone in situazione
di fragilità (bambini, disabili, malati, anziani), funzione di
ammortizzatore sociale nei momenti difficili.
Allora si comprende perché il matrimonio, con cui l’uomo e la donna assumono
l’impegno della convivenza stabile e della dedizione ai figli, debba essere
celebrato secondo una forma giuridica riconosciuta dalla società.
Esso, avendo grande rilevanza sociale, non può non essere un atto
pubblico. E la famiglia fondata sul matrimonio è non solo una
comunità di affetti, ma anche un’istituzione di interesse pubblico; e
come tale va riconosciuta, tutelata, sostenuta e valorizzata dalle pubbliche
autorità che hanno la responsabilità specifica di promuovere il
bene comune.
E’ auspicabile che i politici, nell’elaborare leggi e provvedimenti,
ascoltino non solo le forze sociali, ma anche le associazioni per i diritti
della famiglia. Più in particolare, è auspicabile che si
sviluppi una strategia per poter arrivare gradualmente a dare alcuni aiuti
concreti assai importanti: offerta di nuove opportunità per quanto
riguarda la casa e il lavoro, calcolo delle tasse (IRPeF,
ICI) tenendo conto dei carichi familiari e non solo delle entrate,
realizzazione di una rete adeguata di servizi, effet-tiva attuazione della libertà
di educazione, perché non solo i benestanti, ma anche i poveri possano
scegliere senza ulteriori oneri finanziari la scuola pubblica non statale, se
lo desiderano.
Non vanno confuse con la famiglia altre forme di convivenza, che non
comportano l’assunzione degli stessi impegni e doveri nei confronti della
società e si configurano piuttosto come un rapporto privato tra
individui, analogo al rapporto di amicizia, per il
quale nessuno si sogna di chiedere un riconoscimento giuridico. Le esigenze
private possono trovare risposta nei diritti riconosciuti alle singole
persone.
[4]. Malgrado la grave crisi che sta attraversando,
la famiglia continua ad essere percepita in Italia come un grande valore.
Secondo vari sondaggi, occupa sempre il primo posto nella graduatoria degli
interessi vitali delle persone. Il bisogno di sicurezza affettiva e di
appartenenza rende ancora desiderabile per molti giovani il matrimonio. Le
coppie che si sposano dichiarano di desiderare almeno due figli, una media nettamente
più alta di quella che poi effettivamente realizzano. Emergono inoltre
alcune tendenze assai positive, quali l’interesse per la spiritualità
familiare, l’esigenza del dialogo di coppia, il rinnovato impegno educativo
di molti genitori, il volontariato familiare, l’amicizia, la
solidarietà e la collaborazione tra famiglie.
Sono tutti segnali di vitalità e motivi di speranza per il futuro. La
famiglia è fortemente radi-cata nel cuore
della nostra gente. Inoltre la fede ci assicura che più ancora
è radicata nel cuore di Dio creatore e nel cuore
di Cristo Salvatore. Auspico che famiglie, parrocchie, associazioni,
istituzioni culturali, uomini di buona volontà cooperino intensamente
per una rinnovata presa di coscienza dell’importanza della
famiglia nella società.
Invito tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, a dare con la testimonianza
della vostra famiglia il massimo contributo possibile al bene della
società. Cercate di vivere e di irradiare i valori essenziali della
convivenza civile: rispetto di ogni persona, fiducia reciproca,
libertà responsabile, dialogo, collaborazione, amore, gratuità,
pace. Abbiate una speciale attenzione per i disabili, gli anziani, i malati,
i poveri e per altre famiglie che si trovino in
difficoltà. Non vi isolate nel recinto delle mura domestiche, ma
impegnatevi nelle attività sociali, culturali, parrocchiali. D’altra
parte vigilate perché gli impegni di lavoro e i diversi interessi non finiscano
per logorare la vostra unità familiare. Rivendicate i diritti della
famiglia, dando la vostra adesione alle associazioni che li tutelano, in modo
che l’attuale società degli individui diventi piuttosto società delle famiglie, in cui si armonizzano libertà
e solidarietà.
Il Signore Gesù, crocifisso e risorto, comunichi a tutti voi la forza
e la gioia del suo Spirito di amore, perché ogni famiglia cristiana sia un
vangelo vivo e ogni uomo di buona volontà possa comprendere la grande
parola di Giovanni Paolo II di venerata memoria: «L’avvenire
dell’umanità passa attraverso la famiglia» (Familiaris
Consortio 85).
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