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19-5-2009
Problemi di fondo della Sinistra. (U.M. Cogitante) (CRITICA). |
21-5-2009 – Cogitando in
Cenacolo. Le ambasce della sinistra. Che fare? |
Le
ambasce della sinistra “DUE”
Mauro
Novelli Cogitante 10-5-2009
[Critica:
19-5-2009 Problemi di fondo della Sinistra.
(U.M.
Cogitante).]
Più esplicitamente
rispetto alla precedente cogitazione sulle ambasce della sinistra del
18-2-2009.
Rivediamo.
Ritengo
che il problema della sinistra, o meglio, del partito di centrosinistra, il PD,
non derivi dalla maggiore o minore capacità del suo gruppo dirigente, ma dalla
stessa sua architettura e dalla filosofia che ormai ne sottende l’azione. La
qualità di coloro che si considerano “titolari” è del tutto ininfluente.
A
mio avviso le difficoltà derivano da varie cause. Ne elenco alcune:
1)
Il PD è strumento nato senza grosse innovazioni dai partiti in auge prima di
“mani pulite”, ed è ormai del tutto inadeguato a fronteggiare le mutazioni (che
non qualifico) apportate negli ultimi quindici anni alle organizzazioni
politiche che si fronteggiano in Italia, divenute quasi tutte
“personalistiche”. E’ vincente il più volte richiamato “partito leggero” con
leadership carismatica.
2)
I partiti, operativi fino ai primi anni ’90, avevano un impianto strutturale
vitale e completamente a carico delle loro finanze, costituito da apparato e
funzionari di partito che dirigevano i militanti di base. I quadri erano
pertanto scelti con oculatezza, sia nel numero che nella qualità, poiché
costituivano una ossatura operativa dal costo non indifferente.
Dopo
“mani pulite” quell’ossatura è stata posta, da tutti i partiti e con destrezza,
a carico della pubblica amministrazione e dell’Erario: consulenze, comunità
montane, aziende partecipate, nuove province (e uffici circonvicini). [Non
vorrei sbagliare, ma sono in macchina altre 24 province, dimostrazione che i
proclami preelettorali sono solo per gonzi]. La scelta di un quadro
intermedio è, oggi, funzione della sua capacità di acquisire voti e
finanziamenti, non più della sua valentia nell’organizzare e mantenere vitale
il partito.
La
qualità dell’ “apparato” è venuta, pertanto, palesemente declinando.
3)
Queste prime due manifeste (e negative) caratteristiche si ripercuotono
direttamente sui votanti (una volta, in buona parte anche militanti,
soprattutto a sinistra): questi sono ormai chiamati ad una partecipazione
nominale, tanto per contarsi. Elaborazioni, approfondimenti, riflessioni,
progettazioni non sono più richieste: altri (?) hanno quel compito. Si risponde
- a giustificazione - che non ci sono più cittadini disposti ad
impegnarsi e via cianciando.
Ma
una buona parte dei “votanti” di centro sinistra ha un’età che permette loro
delle comparazioni con il vecchio modo di “militare” in un partito (penso al
PCI), quando erano consapevoli che la loro azione di supporto (soprattutto come
semplici attivisti) sarebbe stata fondamentale per la vita e/o la crescita
dell’organizzazione. Come vitale risultava la loro capillare mobilitazione per
collocare quotidiani e settimanali, o per raccogliere sottoscrizioni
mirate. Da una quindicina d’anni quelle attività sono state fatte rientrare,
come si diceva, nell’ambito della pubblica amministrazione, quindi a carico
dell’Erario, attraverso il finanziamento ai partiti e alla carta stampata (di
partito e non).
Oggi
occorre contare le teste e vince chi ne ha di più sedute in platea. Come
aggregarle? Basta un po’ di pornografia politica e le teste arrivano, magari
non in platea, ma in poltrona a casa. Non hanno più bisogno di approfondimenti,
di coinvolgimenti, di motivazioni, tanto meno di progetti. Anzi tutte queste
esigenze devono essere cassate, sono d’impaccio, roba d’antan: basta qualche
frasetta manichea, di schieramento, di delegittimazione (o di offesa) del
“nemico”. Basta imporre la scelta tra bianco o nero per tagliar via tutte le
inutili e dannose sfumature dell’intervallo; basta, per altre vie, far balenare
qualche sistemazione a carico dell’Erario, e il gioco della conta è fatto.
Ormai
i vecchi votanti se ne vanno, spesso disgustati. Convinti che della loro
eventuale attività si approprierebbe un cacicco intermedio di mediocre
livello, che spenderebbero tempo e denaro (oltre quello che già pagano come
contribuenti) per mantenere entità ormai del tutto estranee.
Insomma,
i partiti sono diventate entità non più riconosciute come “utili”, sono anzi
lontane, appartenenti ad altri, sopportate. E’ risultato così vincente il
partito nato, concepito ed accettato come di proprietà del leader e di
nessun altro; mentre il partito (penso al PD) che non ha un leader
carismatico/padrone è diventato, agli occhi degli elettori (sempre meno
militanti), una somma di interessi gestititi da cacicchi, alcuni dei
quali accettabili, altri meno accettabili, ma tutti sempre al loro posto,
in grado di ricattare chi nominalmente è il capo del partito perché sono loro a
portare le “teste da contare” alle urne.
Purtroppo,
militanti o no, votanti o no, maggioranza e opposizione efficaci o no, i
soldi arrivano lo stesso, e questo non spinge certo verso una intelligente,
oculata ed economica collocazione delle risorse: le quali, derivando da flussi
di denaro costanti e generosi e, se necessario, passibili di ingrassamento
perché autogestiti, convincono i cacicchi a mantenere pervicacemente rendite di
posizione e ad operare per la conservazione del sistema. Basta verificare il
risultato del meccanismo messo in piedi: il PD ha perso miseramente le elezioni
del 2008; quanti dirigenti sono stati rimandati a casa? Nessuno. La
nomenclatura del partito è tutta in Parlamento.
Mi
chiedo: gli attuali partiti possono essere ancora considerati la reale
espressione delle definizioni costituzionali?
L’art.
49 della nostra Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di
associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale”.
Le
attuali formazioni sono libere associazioni di cittadini? Con questi partiti i
cittadini concorrono con metodo democratico a determinare la politica di questo
paese?