“Più dei tanti che tumultuano, i
tiranni temono i pochi che pensano”. (Platone) |
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R I F L E S S
I O N I 2 0 2 2 di Mauro Novelli |
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Riflessione n° 58 (7-12-2022)
Politica salariale. Chi era
costei ?
E’ da fine 1996 che i sindacati italiani si
astengono da politiche di rivendicazione salariale. Da quando, cioè, Prodi
impose il "Contributo straordinario per l'Europa" manovra
tributaria di 4.300 miliardi di lire (eurotassa) per permettere all’Italia
di entrare in Eurolandia. I sindacati aderirono alla raccomandazione di
Prodi mirante ad imporre una moderazione salariale per non creare criticità
finanziarie al sistema Italia, in un momento tanto delicato. Da allora, i sindacati non hanno più
rivendicato adeguamenti salariali per i lavoratori dipendenti. E
il susseguirsi delle crisi ( 11 settembre, sub prime, Berlusconi e il prime
rate ecc.) ha giustificato – ai loro occhi - questa loro
rinuncia. Ne è derivato che, negli ultimi trent’anni, le retribuzioni
italiane sono scese dello 0,5 % mentre quelle in altri paesi europei sono
aumentate del 30 % in media. Questa situazione di ristrettezza
salariale ha, tra l’altro, generato problemi di asfissia della
domanda interna, non in grado di sostenere i consumi e tutto il sistema
produttivo. Proprio nel momento in cui, nei grandi paesi della UE la
domanda aggregata interna era in grado di adeguarsi all’offerta sostenendo
l’intero sistema economico. Non a caso, in Italia, le positività del
settore dell’offerta sono tutte imputabili alle aziende esportatrici. Oggi,
oltre alle esportazioni, ci stanno salvando il settore turistico
e, soprattutto, l’estro italico: i nostri imprenditori non hanno bisogno di
una organizzazione amministrativa sovraziendale nazionale che
ne tracci le linee di condotta e li supporti soprattutto nel commercio
estero. Come abituati da sempre, inventano azioni e tracciano vie senza
attendere iniziative statali. Oggi, dopo 27 anni di afonia retributiva, i
sindacati scoprono che le nostre retribuzioni sono inadeguate e pretendono
dal governo una più incisiva politica fiscale a favore delle retribuzioni
dei lavoratori dipendenti: l’azione governativa sul cuneo è del tutto
inadeguata. Anche la Confindustria si inserisce nel coretto sostenendo che
il governo avrebbe dovuto avere più coraggio. Non una parola critica con i
gli ultimi quattordici governi succedutisi al governo Prodi fino al governo
Draghi. Ma oggi, Confindustria e sindacato riscoprono la politica
salariale e ne chiedono conto al governo Meloni. A parte la restaurazione del sindacato come
cinghia di trasmissione dei partiti di riferimento, i cittadini dovrebbero
porsi una domanda. Da 27 anni le aziende e tutto il settore dell’offerta
non ha dovuto sostenere dispendiose richieste di adeguamenti salariali: i
capitali risparmiati dove sono finiti? In azienda, a sostenere l’apparato
produttivo? Portati all’estero? Versati nei paradisi fiscali come capitali
sottratti al sistema fiscale e produttivo del paese? Insomma che fine hanno
fatto quei capitali? Ricordate le litanie confindustriali a cui si
era soggetti circa l’alto costo del lavoro in Italia? Da qualche lustro
quelle filastrocche non sono più in cartellone. Oggi, invece, i sindacati riscoprono che un
capitolo importante del loro essere sindacato è proprio la politica
salariale. E la rispolverano non per chiedere alle aziende nuove iniziative
perché salari e stipendi recuperino, ma per mettere in mora il
governo. Una cosa è sconsolante: oltre a chiedere soldi
allo stato, né sindacati, né Confindustria sanno che cosa fare e come
ridarsi un ruolo utile. |
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Riflessione n° 57 (4-12-2022)
MA L’UNIONE EUROPEA NON E’ UNA
CUPOLA DI COSA NOSTRA.
Si grida allo scandalo e si accusa il
governo - fregandosi le mani - di incongruenza e di palese marcia
indietro rispetto a precedenti “proclami” contro la UE perché Meloni, da
una parte, chiede più Europa nella gestione dei flussi di migranti
attraverso il Canale di Sicilia, e dall’altra chiede un minore
“interventismo” su materie ed argomenti che possono essere gestiti
“meglio” dai singoli stati. Un simile atteggiamento (tanto frettoloso
quanto infantile), che condanna il governo per incoerenza visto che chiede
più Europa e meno Europa al contempo, lascia intuire una concezione
pericolosa circa le istituzioni dell’Unione da parte delle forze
politiche che in esso si crogiolano. Sembra che considerino Bruxelles alla
stregua di una dépendance di Cosa Nostra, una succursale della
Cupola: occorre giurare fedeltà alla Cupola ed attendere, senza chiedere e
senza criticare, i favori che essa può elargire ai fedeli picciotti.Chi non si comporta in tal modo è un
sovranista e nemico di Bruxelles. Niente di più errato! Soprattutto, niente di
più dannoso per le istituzioni europee. La cui attività può essere
paragonata a quelle di un sindaco di una città: se prende iniziative
giuste, verrà approvato, se la sua azione è carente in alcuni settori, se
ne richiederanno interventi più incisivi. Questo è il modo di agire di
cittadini interessati alla buona salute delle istituzioni e questo
approccio ne manterrà efficace l’azione. Non intervenire mai con azioni stimolanti o di
critica nei confronti di quanto vanno realizzando le istituzioni
europee, è indice di provincialismo e trascuratezza, non di “adesione ai
principi ed ai valori di cui l’Unione è portatrice” che i “sovranisti”
minano quotidianamente. L’Unione Europea non ha bisogno di
manifestazioni di fedeltà, ma di membri intelligentemente critici. |
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Riflessione n° 56 (23-11-2022)
COME CALCOLARE IL NUMERO DI
PARTECIPANTI AD UNA MANIFESTAZIONE A ROMA.
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Riflessione n° 55 (6-11-2022)
Ancora sui migranti
Integrazioni del 7, 8 e 10
novembre 2022
Non riproporrò le mie posizioni sul
fenomeno dei migranti, sui naufragi a pagamento per comitive, sulla
territorialità implicita di una nave battente bandiera di un paese
sovrano, sul perché si parla di porto sicuro più vicino, sulla
incapacità di gestire il fenomeno dell’accoglienza, dimostrata ormai da
lustri, da parte dei vari governi avvicendatisi, di sinistra, di destra, di
tecnici della provvidenza. Incapacità che dovrebbe suggerire il blocco del
fenomeno fino a prova contraria. Intanto ho notato un cambiamento nelle
informazioni fornite dai vari TG sul fenomeno. Se in precedenza si
informava che “i profughi fuggono da guerre e dai lager libici” oggi si
accomoda l’informazione sui “migranti molti dei quali fuggono da
guerre e dai lager libici”. Mi limiterò a fornire alcuni dati. La tabella mostra i paesi di origine dei
migranti giunti in Italia nel periodo 1° gennaio – 4
novembre 2022 Forse fuggono da guerre i migranti provenienti
da Siria, Afghanistan, Eritrea, per un totale di 14.458 su oltre 87mila.
Quindi fugge da guerre il 16,6 % dei migranti sbarcati u Italia. I primi tre paesi non sono in guerra
ed hanno addirittura un fiorente turismo internazionale: quasi
15 milioni verso l’Egitto, oltre 4 milioni di turisti verso la Tunisia.
Meno massivo ma presente il turismo in Bangladesh. Perché a Tunisia ed Egitto
non si chiede di indicare un porto sicuro? Nei loro porti possono
attraccare meganavi con migliaia di
turisti a bordo e non un barcone con qualche centinaio di migranti? Dai primi tre paesi di
provenienza, è giunto il 53,6 % pari a 46.823
migranti, ben oltre la metà degli sbarcati che,
quindi, non stanno fuggendo da guerre. Secondo un rapporto dell’ UNHCR di tre o
quattro anni fa, circa la metà dei migranti in patria aveva una
occupazione. Quindi possiamo affermare che per almeno la metà si tratta di
migranti economici. In Italia, per ogni migrante entrato, il nostro
Erario preleva 33 euro al giorno, 990 euro mensili, e li fornisce alla
industria dell’accoglienza. Di questi 33 euro, 2,5 possono essere forniti
al migrante come argent de poche. Per avere un termine di paragone, ricordo che: - l’assegno
sociale per gli Italiani non percettori di reddito è pari a 468,11 euro
mensili (13 mensilità); - l’assegno
sociale mensile di assistenza invalidi è pari a 287,09 euro (13 mensilità); - l’indennità
di accompagnamento per invalidi civili è di 522,10 euro (12 mensilità); - il reddito
di cittadinanza è mediamente pari a 600 euro mensili per 18 mesi
rinnovabili. Dati interessanti sui migranti forniti
dall’Unicef: https://www.unicef.it/emergenze/rifugiati-migranti-europa/ Proposta: mettiamo in piedi una commissione di
buoni cervelli, competenti e colti e di buon senso che decida quanti
migranti il nostro paese, data la sua situazione economica e sociale
attuale, può accogliere degnamente ogni anno? Deciso il numero, offriamoci
di trasferirli direttamente dai loro paesi, dalle coste del
golfo di Guinea o del Corno d'Africa, dal Bangla Desh o dall’Afghanistan. Evitiamo loro
la traversata del Sahara e il vero finto naufragio nel Canale di Sicilia.
Resterebbero nelle loro tasche i
6.500-7.500 dollari (calcolo per difetto) che oggi spendono
per la traversata del deserto, e per il biglietto del naufragio a
pagamento. Raggiunto il numero definito dalla commissione, possiamo
chiudere le frontiere.
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Riflessione n° 54 (31-10-2022)
Inflazione e cura della BCE attraverso l’aumento dei tassi.
Il governatore Visco lancia
alcuni avvisi. Ma non può fare di più.
L’ inflazione da costi (offerta) si combatte
soprattutto con una politica fiscale mirata. Peccato che l’Ufficio
legislativo di palazzo Chigi abbia fornito a Draghi un testo sbagliato
della legge sulla tassazione degli extraprofitti! Però, un presidente del
Consiglio che non può fare affidamento sul suo ufficio legislativo...
Chissà quanti magistrati lavorano in quell'ufficio a Palazzo Chigi?...... O
avranno sbagliato il testo della legge per far fare bella figura alla
Meloni che sta per modificarla? Certamente, c’è il rischio che l’aspettativa di
inflazione si trasli nel campo delle preoccupazioni delle famiglie,
accettando ulteriori aumenti dei prezzi. Ma vi sembra che oggi l'offerta
aumenti i prezzi perché vuole approfittare delle aspettative di ulteriori
crescite? Con voci di costo cresciute di due, quattro, sei volte ed oltre
(energia) ; con voci di trasporto, di distribuzione, di assicurazione,
dei servizi bancari, delle materie prime cresciute altrettanto (si vedano i
noli di qualche mese fa: +600%); si ritiene che i produttori, la
distribuzione e i commercianti vogliano approfittare delle aspettative?
Oltretutto sanno che una quota crescente di consumatori naviga in
ristrettezze atroci. Quindi, o aumentano i prezzi per rientrare dei costi o
devono chiudere. E tralasciamo il fenomeno dell'usura in
eccellente salute. Ma che cosa può fare il governatore della Banca
d’Italia per informare la BCE che sta sbagliando manovra se non intervenire
due volte in pochi mesi in manifestazioni ufficiali per allertare
Francoforte di essere accorta almeno sui tempi di somministrazione
della “strana” cura decisa per combattere l’inflazione
importata? Intervento di Ignazio Visco alla Giornata
Mondiale del Risparmio (31-10-2022) organizzata dall’ACRI [….] Il rialzo dei tassi ufficiali dovrà
proseguire per attenuare il rischio che il persistere di un’elevata
inflazione causata dal susseguirsi di shock “di offerta” si trasli sulle
aspettative di famiglie e imprese, alimentando la dinamica dei prezzi e determinando
aumenti più forti delle retribuzioni. Il ritmo di incremento dei tassi e il
loro punto di arrivo, tuttavia, non possono essere predeterminati sulla
base di proiezioni o scenari precostituiti, che in questa fase hanno una
natura puramente indicativa. L’elevata incertezza richiede di procedere in
modo graduale, valutando con attenzione l’adeguatezza dell’orientamento
monetario sulla base delle evidenze che si renderanno via via disponibili.
Non va comunque sottovalutato il pericolo che il deterioramento delle
prospettive economiche si riveli peggiore del previsto, rendendo
sproporzionato un passo eccessivamente rapido nella normalizzazione dei
tassi ufficiali. Si tratta di un rischio di cui il Consiglio dovrà tenere
conto nei prossimi mesi, al pari di quello di lasciare che l’inflazione
resti eccessivamente alta per troppo tempo.[….] Già il 16 luglio 2022 Ignazio Visco aveva masso
in guardia la BCE almeno da un intempestiva accelerazione dell’aumento dei
Tassi da parte della BCE: Intervento del Governatore
su “Inflazione e tassi di interesse a lungo termine” in
Analysis: Forum Istituzionale: [….] La scelta del ritmo di normalizzazione
della politica monetaria deve bilanciare due rischi. Nel caso in cui esso
fosse troppo graduale, l’inflazione potrebbe radicarsi nelle aspettative e
nei processi di fissazione dei salari, rischiando di compromettere la
credibilità della banca centrale e rendendo necessaria una correzione
della stance con ricadute negative più
forti sull’attività economica e sull’occupazione. D’altro canto, se il
ritmo di normalizzazione della politica monetaria fosse troppo rapido o il
suo annuncio male interpretato, i mercati potrebbero reagire in modo
eccessivo e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento potrebbe
risultare più forte del necessario, con rischi per la stabilità
finanziaria, l’attività economica e, in ultima analisi, la dinamica dei
prezzi, che solo da poco è prevista attestarsi al 2 per cento nel medio
termine. Se da un lato non vi possono più essere preclusioni all’abbandono
della politica di tassi ufficiali negativi, dall’altro ritengo cruciale
che, come annunciato, la normalizzazione della politica monetaria continui
in modo graduale e con molta attenzione all’incerta evoluzione delle
prospettive economiche e delle condizioni finanziarie. Solo in questo modo
potremo infatti preservare e consolidare il patrimonio di credibilità che
abbiamo costruito nel tempo. [….] |
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Riflessione n° 53 (31-10-2022)
Uno dei problemi della sinistra. Forse il più
serio.
Se la sinistra di casa farà la stessa fine dei
socialisti francesi la colpa è solo in parte di una dirigenza
incapace. Le responsabilità maggiori sono attribuibili a militanti e
simpatizzanti infingardi. Sempre pronti a sostenere acriticamente fino
all’ultima stupidaggine della nomenklatura, ma preparatissimi
a condannare i compagni di viaggio (parigrado) che azzardano
qualche appunto alle decisioni dei dirigenti. E costoro non hanno più
preteso che la base sia mobilitata: il partito sopravviveva degnamente per
gli aiutini di alte istituzioni embedded, della magistratura
embedded, di giornalisti embedded, di burosauri embedded, consolidando le
posizioni di dirigenti, col tempo divenuti una concrezione a capo di
un partito che da lustri non ha più bisogno di fare politica. E gli infingardi hanno fatto da palo ai
superiori. Nel controllo di compagni di strada sono prontissimi a tacitarli
se solo provassero a sollevare dubbi sulla correttezza o l’utilità degli
apparati. Insomma, sembra che soffrano di invidia nei confronti
di quei compagni di base che, più abituati di loro a
riflettere e ad approfondire i problemi, osano
sollevare critiche più o meno velate alle decisioni dei
“superiori”. La reazione degli infingardi è addirittura astiosa verso chi
osa ciò che loro non sono in grado di osare. Fino all’accusa di fascismo
per chi non arretra dai giudizi negativi sul partito, perché loro, gli
infingardi, sanno ben riconoscere un fascista, anche se dissimulato. Ecco quindi il problema: i dirigenti possono
essere cambiati, i neuroni degli infingardi no! |
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Riflessione n° 52 (30-10-2022)
Uso dei contanti.
Ennesima puntualizzazione sul limite imposto
e sui prelievi in banca.
La decisione di rivedere il limite massimo
dell'uso dei contanti sta creando una gran confusione. In molti interventi
critici, politici blasonati argomentano sostenendo che la gran parte dei
cittadini non ha interesse ad andare in giro con diecimila euro in tasca.
Questa critica fa pensare al fatto che l'imposizione di un nuovo limite
(diecimila euro) nell'uso del contante sia il massimo che può essere
prelevato in banca. Ribadisco che il limite all'uso del contante è
inteso come limite massimo di pagamento in contanti di una singola
obbligazione e che per obbligazioni di importo superiore occorre lasciar
traccia attraverso l'uso di strumenti tracciabili (assegno, bonifico,
pagamento con carta di debito o di credito). Ma io posso - se voglio -
andare in giro con 100mila euro in contanti in tasca da sempre, limiti o
non limiti imposti al loro uso: se li ho accantonati in decenni di lavoro
e, ho sempre pagato le tasse, posso chiedere alla banca dove sono
depositati di prelevarli tutti (tutti) in contanti. La banca mi dirà che,
per motivi di sicurezza, non potrò ritirarli in unica soluzione ma dovrò
farlo in dieci, venti volte. Ma nessuno mi potrà impedire il loro prelievo
totale. Molto spesso, bancari solerti provano ad opporsi perché "non
si può prelevare più del limite fissato per legge". Basta
insistere di parlare col direttore per sbloccare la situazione:
nessuno mi può impedire di ritirare l'intera somma di 100mila euro. Di
fronte alla sconfitta, il solerte impiegato mi avviserà minaccioso che
"dovrà inviare una denuncia dell'operazione alle autorità di
controllo". Gli si risponda che può fare tutte le denunce che vuole,
visto che ho sempre lasciato traccia dei miei versamenti e lascerò traccia
dei miei prelevanti e che ho sempre pagato tutte le tasse. Di fronte ad opposizioni tanto minacciose
quanto inconsistenti, dovette intervenire - anni fa - anche l'ABI per
sostenere il diritto del correntista a prelevare allo sportello ed in
contanti la totalità delle somme che ha in giacenza. 21-9-2012 Il ConsigliO n° 75. Ancora “equivoci” sul
problema del prelievo e del versamento di contanti allo sportello.
Integrazione del 31-10-2022. PER I DURI DI COMPRENDONIO. Il limite fissato si riferisce al pagamento di una
singola obbligazione, non ai soldi che posso ritirare allo sportello e che
voglio tenermi in tasca. Faccio alcuni esempi. Ipotizziamo che il limite sia fissato a 2000
euro. Se devo pagare 1.500 euro ad un avvocato, 700
ad un idraulico e 500 ad un medico, io posso effettuare tre pagamenti in
contanti anche nello stesso giorno. Quindi avrò prelevato 2.700 euro in
contanti, anche in unica soluzione, per poter effettuare quei pagamenti.
Pertanto, dopo aver prelevato LEGITTIMAMENTE alla cassa i 2.700 euro
(rivenienti da miei risparmi e sui quali ho, a suo tempo, pagato le tasse)
girerò LEGITTIMAMENTE con quei soldi in tasca e procederò, altrettanto
LEGITTIMAMENTE, ai tre pagamenti in contanti. Se devo pagare al concessionario 2.100 euro per
una moto di seconda mano, devo invece effettuare il pagamento con strumenti
tracciabili, anche se mi ritrovo in tasca 5.000 euro. Sono vietati i frazionamenti di una unica
obbligazione. In altri termini non posso pagare al concessionario la moto
acquistata con 1000 euro in contanti oggi, altri 1000 domani e 200
dopodomani. Se, a seguito delle mie richieste di
prelevamento di contanti, la banca dovesse insospettirsi e ritenere che io
sia il noto riciclatore e filoevasore del
quartiere, procederà a denunciarmi alle autorità monetarie. Le quali
indagheranno sulle mie operazioni e non troveranno nulla di anormale,
avendo sempre effettuato operazioni tracciabili, regolari versamenti e
prelevamenti e pagate le tasse sui redditi imponibili. La pratica verrà
archiviata. Per concludere. Tutti accettiamo per vera l'affermazione per
cui una mancanza del limite nell'uso del contante o un limite troppo alto
favorisce l'evasione fiscale e tacitiamo la ns. coscienza dando le colpe al
sistema ed al venditore. A ben riflettere, siamo noi acquirenti che, di
fronte alla proposta "100 senza fattura oppure 120 con fattura"
permettiamo al venditore di diventare evasore scegliendo la prima opzione. Quindi, la soluzione non è un limite basso, ma
tutto si risolverebbe ponendo l’acquirente in conflitto di interessi,
permettendo all'acquirente di scaricare dal reddito imponibile parte di
quella fattura. |
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Riflessione n° 51 (18-10-2022)
Nuovo governo: la debolezza
delle opposizioni è anche una debolezza del governo
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Tra le altre, due circostanze rendono
particolarmente difficile il lavoro dei partiti di opposizione: 1) La destra è consapevole della irripetibilità
dell’occasione in cui si è venuta a trovare, con le forze di minoranza
praticamente senza linea politica, inconsistenti e inadeguate. Questo la
rende particolarmente “accorta” e attenta a non fare stupidaggini, tipo
quella commessa dal Cavaliere che pensava di imporre
la Ronzulli con un semplice esercizio di volontà. Il
quale, però, sembra non aver imparato nulla dal ceffone
ricevuto: alla Giustizia va la Casellati: accordo smentito da Meloni,
ma megafonato come successo da
Berlusconi. Bisogna capirlo: se al Rubi Ter viene condannato prima che la
Legge Severino sia messa in condizione di non nuoceregli,
torna ad Arcore senza passare dal Via. 2) Mi sembra di aver capito che la Meloni
voglia dimostrare a tutti - in Italia e all’estero - di saper
fare bene il proprio lavoro, caratteristica piuttosto rara tra i politici,
soprattutto maschi. Dalla squadra di governo pretenderà quindi efficienza,
lealtà e buona volontà. Parallelamente mi sembra di capire che deciderà per
le soluzioni, secondo lei, più vantaggiose per tutti, senza sfilacciamenti
o cedimenti per quieto vivere, che informerà il paese della situazione
reale, specie finanziaria, che avvertirà per tempo delle possibilità reali
di soluzione dei problemi. La maggior forza di opposizione, il PD, in
assenza di una linea politica in grado di prospettare vie alternative a
quelle che il futuro governo proporrà, è alla ricerca di aiuti sul versante
quantitativo, l’unico che sa valutare. Se le forze di opposizione non
saranno capaci di organizzare un minimo di politiche alternative credibili,
al governo verrà a mancare una componente fondamentale perché il suo
operato sia messo alla frusta: la concorrenza e la competizione su basi
accettabili con le opposizioni. E questa, in un sistema
democratico, è una vera iattura. |
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Riflessione n° 50 (7-10-2022)
Il PD obbligato ad abbandonare
la realtà virtuale in cui si crogiolava.
7-10-2022 Il Giornale Il Pd
a pezzi: gli europarlamentari dem votano contro le armi
all'Ucraina. Ecco chi ha "tradito" la linea europeista,
riavvicinandosi ai 5 Stelle, votando contro il rafforzamento dell'invio di
armi durante la plenaria del Parlamento europeo. Bianca Leonardi
Che abbia avuto ragione Renzi quando
sosteneva che, al primo rovescio politico serio, il PD non
avrebbe retto sfaldandosi? Ma la colpa non è solo di una dirigenza
inadeguata e spesso incapace. E' infatti mancata al PD la volontà di
sentire il polso di iscritti e simpatizzanti che, con le loro critiche e i
loro commenti avrebbero potuto instillare qualche dubbio tra i neuroni di
molti satrapi circa le politiche attuate. Oltretutto non esisteva più un
luogo di raccolta di quei pareri, vista la loro inutilità: a nessuno della
dirigenza interessava confrontarsi con chi ancora viveva in una realtà
“reale”. Per la verità, da tempo, iscritti e
simpatizzanti sono risultati affetti da afonia politica promossa e
concimata dall’albagia di cui soffriva tutta la nomenklatura. E
aveva ragione chi sosteneva che il PD era ormai diventato il partito di chi
non aveva problemi. Comunque, quanti si esprimevano lo facevano come azione
di risulta nei confronti delle poche consapevoli voci critiche circa
la "linea del partito" espressa dei dirigenti, per
tacitarle e colpirle. Questi sono i risultati favoriti anche dal
fatto che oggi non sono più possibili aiutini istituzionali come
negli ultimi due lustri. |
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Riflessione n° 49 (12-9-2022)
Scandalo.
Meloni. L’Italia proteggerà in UE i propri interessi!
Invece la Francia che non fa passare un
gasdotto nel suo territorio per portare
metano rigassificato dalla Spagna, che ne processa in
sovrabbondanza, perché deve vendere il suo surplus di energia elettrica,
non ha atteggiamenti sovranisti? E la Germania ? E l’Olanda? E l’Austria
che non vende più legna in attesa che i primi freddi facciano schizzare in
alto il prezzo? Non fanno forse i propri interessi? Solo in Italia, finora,
abbiamo avuto gli euroinomani, contrabbandati per europeisti. Il loro
programma è: se non rompiamo le palle a Bruxelles, gli euroburosauri non romperanno le palle ai nostri
governi, anzi li aiuteranno, ma quelli “seri”, cioè i “nostri” non quelli
degli altri partiti, sovranisti, fascisti, razzisti, qualunquisti, antimimmolucanisti! Il programma degli euroinomani è stato finora
un po’ nascosto. Ma Emiliano governatore della Puglia, lo ha
esplicitato apertis verbi: la Puglia
sarà la Stalingrado contro la Meloni. Finito il programma. |
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Fonte: elaborazione Centro Studi
Assolombarda su dati Ocse.
Quindi, su 100 in busta paga, in Germania il
lavoro costa 193, in Francia 189, in Italia 187.
In soldoni (euro) il grafico
successivo riporta la graduatoria dei Paesi in funzione decrescente del
costo del lavoro:
Fonte: elaborazione Centro Studi
Assolombarda su dati Ocse.
Il report completo di Assolombarda è
disponibile al seguente -> LINK.
Alla luce di questi dati, non è difficile
comprendere il perché in Italia, da almeno 30 anni, la domanda aggregata
risulti asfittica tanto da non riuscire a sostenere il versante della
produzione, positivo o, almeno, “tranquillo” solo per le aziende
esportatrici.
Perché questo disastro?
Ma che cosa era successo nel corso degli anni
’90? Quali azioni e quali decisioni di politica economica hanno causato
questi danni all’economia nazionale non più in grado di competere con gli
altri paesi UE che, invece, hanno una domanda interna robusta e comunque di
livello adeguato?
Dal punto di vista istituzionale, giubilato il
governo Berlusconi da Bossi nel 1966, nei cinque anni successivi si sono
alternati i seguenti governi di centro sinistra: governo Prodi, appoggiato
anche dal PRC, in carica dal 17.5.96 al 20.10.98; il governo D'Alema dal
21.10.98 al 21.12.99; il governo D'Alema-bis dal 22.12.99 al 17.4.2000; il
governo Amato dal dal 26-4-2000
all'11.6.2001.
Ci limitiamo ad elencare alcune iniziative
politiche risultate troppo spesso deleterie per il paese: il federalismo
fiscale e amministrativo, il presidenzialismo regionale, la cosiddetta
"riforma Bassanini'' che introduce il federalismo amministrativo; la
definitiva controriforma costituzionale sull'ordinamento federalista della
Repubblica (8 marzo 2001) che costituzionalizza il principio liberista
della "sussidiarietà'' e frantuma l'Italia attraverso il federalismo
fiscale; la controriforma dei servizi segreti in base alla quale i servizi
dipendono direttamente dal premier; l’arma dei
Carabinieri promossa a quarta forza armata praticamente alla
diretta dipendenza del presidente del consiglio.
Nei 5 anni considerati, leggi finanziarie
massacranti hanno carpito ai cittadini circa 150 mila miliardi di lire
anche con tagli alla spesa sociale, sanitaria e previdenziale.
Sono stati permessi salti in alto alle tariffe di acqua, luce,
gas, telefono, fognature, rifiuti. Il federalismo fiscale ha permesso
l’introduzione di balzelli locali e di addizionali Irpef per
regioni e comuni.
Di particolare incidenza sono risultate le
privatizzazioni, ai migliori livelli neoliberisti cileni e Tatcheriani, che, oltre alla perdita di controllo da
parte dello stato, hanno causato oltre 100mila “esuberi”: INA,
IMI, Stet incorporata in Telercom messa
in vendita nel 1997 (ricorderete i famosi “capitani coraggiosi” di
D’Alema). E ancora, IRI con FinMeccanica, FinCantieri, Autostrade, Alitalia, Aeroporti di Roma;
Enel, Istituto S. Paolo di Torino. Poste è trasformata in SPA.
Nel mercato del lavoro, la liberalizzazione
iniziata dal governo Amato nel 1993 con l’abolizione della scala mobile.
Continua Prodi con la flessibilità su orari e salari, instaurando l’era del
precariato. Si inaugura l’introduzione (per sei mesi) del blocco
delle assunzioni nel pubblico impiego.
Tutte iniziative fatte passare con
il pretesto dell’ingresso dell’Italia nell’area euro, per cui sono stati
richiesti ed ottenuti atteggiamenti “morigeratamente responsabili” da parte
dei sindacati, i quali – per ragionevolezza - hanno rinunciato
da trent’anni a chiedere aumenti salariali.
Nel complesso, una serie di iniziative
legislative e amministrative che hanno visto il sindacato cascare in
trappola a sua insaputa. Cominciata come cinghia di trasmissione
strettamente controllata, la trappola ancora oggi svolge il suo ruolo tanto
da rendere i sindacati praticamente asfittici e afoni.
Sorvoliamo sugli accordi per la formazione del
“governo del pallottoliere”, il conte bis, per entrare nel quale il PD ha
regalato troppo ai 5 Stelle: scelta del capo del governo, mantenimento
dell’assegno di cittadinanza e di altri superbonus. Accettazione della
riduzione dei parlamentari ecc.
Sono risultati ormai da anni controproducenti e
fallimentari i risultati dei trenta anni di lacci al collo dei cittadini
resi funzionali da una classe politica e imprenditoriale – con il concorso
del sindacato - per nulla lungimiranti, rese satolle per quanto
ottenuto nel breve e medio periodo, con salari in calo e stato sociale
disfatto e ormai bisognevole di assistenza continua nei periodi
difficili come quello che stiamo attraversando dal 2020. Sarebbe
interessante sapere quanti capitali – “risparmiati” negli ultimi 30 anni
sul versante della produzione - sono stati trasferiti all’estero e distolti
dal sistema produttivo italiano. Non è un caso se le imprese italiane sono
dipendenti da capitali presi in banca per circa l’80% del totale del
capitale di rischio, contro il 50-60% delle imprese dei paesi concorrenti.
Di fatto gli imprenditori chiedono allo stato di rinunciare a parte della
quota di cuneo fiscale introitato dalle finanze pubbliche.
Per tacer del fallimento della globalizzazione
accompagnata dalla delocalizzazione di molte nostre aziende: oggi molti
imprenditori cercano di tornare indietro, alla luce delle complessità,
anche geopolitiche, introdotte da pandemia e guerra.
Una
trentina di anni fa, invacanza a Deruta, con
moglie e figlio decidemmo di visitare il museo di Perugia. In un ambiente
del museo, ero circondato ed abbagliato da splendori di oro di arte. Mi
soffermai a contemplare il Polittico di S. Antonio di Piero della
Francesca.
|
L’idea d’Europa incarnata (bene o male) dalla
UE è finita. Gli Anglosassoni, dominatori della Nato, hanno
cancellato quell’idea. Provarono, senza riuscirci, a controllarla con
l’ingresso della Gran Bretagna nella CEE nel 1973. Ma col successo di
Eurolandia e dell’euro competitivo nei confronti di dollaro e
sterlina, gli Anglosassoni si convinsero di dover impostare la
liquidazione politica dell’Unione Europea. Hanno preso la palla al balzo
approfittando dell’iniziativa di Putin contro l’Ucraina. Praticamente
l’Unione Europea, rinunciando alla strutturazione di una difesa e di una
politica estera comune, è diventata una semplice espressione geografica.
Rubiamo questa espressione ad un altro barbaro del Nord, Von Metternich, il
quale, a metà Ottocento, così qualificava l’Italia.
E’ la prosecuzione – con altri mezzi – della
“diplomazia delle cannoniere” del Regno Unito del 1800,
affiancata, nei primi anni del ‘900, dalla diplomazia “del grosso
bastone” di Theodore Roosevelt.
Non è un caso che il segretario della Nato a
Madrid si sia lamentato per il fatto che molti paesi aderenti all’alleanza
non abbiano ancora raggiunto il livello di spesa in armamenti definito nel
2% del rispettivo PIL. E il problema della difesa comune europea
timidamente accennato da Macron? De minimis non curant Britannici! Molto più utile creare,
all’interno dell’espressione geografica Europa, delle zone di influenza,
una sorta di protettorati del terzo millennio, in Polonia, nei paesi
baltici ed ora in Ucraina e in Moldavia.
Ho rifatto l'esperimento che feci un anno fa
per curiosità. Ho voluto calcolare il tempo impiegato per far bollire
l'acqua di un bricco per il tè sia sistemandolo normalmente sulla griglia
della cucina a gas, sia poggiandolo direttamente sul bruciatore dopo aver
tolto la griglia. Il tempo impiegato nel secondo caso è del 35% inferiore:
6:30 minuti sulla griglia; 4:30 minuti direttamente sul bruciatore. Il
risultato è simile a quello di un anno fa con fornello e pentolino diversi:
11 minuti circa contro 7.
Il risparmio è notevole e molto interessante
visto il costo attuale del gas. Se le verifiche
dell'esperimento dovessero confermare il risultato, sarebbe il
caso di avvisare i produttori perché riducano l'altezza della griglia fino
a permettere che il fondo delle pentole tocchi il bruciatore.
I 5 Stelle hanno avuto una congiuntura
favorevole alla nascita: molti cittadini, desiderosi di cambiare il
sistema, non avevano più una offerta politica credibile -
secondo loro - dai partiti "normali" e moltissimi
cittadini incolti, ai quali non è parso vero che qualcuno dicesse loro che
uno vale uno anche se non capisce un piffero e che quindi, anche loro –
diciamo - un po’ digiuni, valgono come gli altri anche se non
capiscono un piffero. Giggino ha impiegato 9 anni per capire che
tutta la costruzione era campata in aria. Probabilmente perché messo di
fronte alla sua inadeguatezza proprio nel ruolo di ministro degli
esteri, con una serie di figuracce che non conosciamo, nei
confronti dello strapotere dei grand commis del ministero e
nei confronti dei colleghi esteri.. Se il presidente Mattarella fosse stato
più accorto, avrebbe permesso all'Italia di avere un Parlamento più in
linea col sentire dei cittadini e non imponendo un governo del
Pallottoliere, con l’obbligare, nell’agosto 2019, il PD e i cespugli di
sinistra a tripli salti mortali carpiati per giustificare a dirigenti e
votanti un’alleanza aborrita fino a qualche settimana prima.I danni di un anno e mezzo del governo Conte
2 sono stati enormi. Se si fossero permesse le elezioni, forse quei 9 anni
impiegati da Giggino potevano accorciarsi a 6. Ne sarebbe
conseguita una importante riduzione dei danni subiti irragionevolmente dal
paese.
Oggi la maggiore forza del governo Draghi è
diventata la Lega. Agli occhi del mondo, comunque, Draghi è più debole se
non traballante. Magnifici risultati!
Fino a qualche tempo fa, gli economisti seri si
scagliavano contro l’influenza che
i futures su commodities e sui prodotti agricoli avevano
circa l’andamento dei prezzi di quei prodotti: prezzi così determinati non
avevano più a base i costi di produzione, immagazzinaggio, trasporto ecc.
ma soltanto una valutazione esclusivamente finanziaria circa le tendenze
del mercato (finanziario).
Si veda: à Da Agriregionieuropa anno 10 n°36, Mar 2014. La
speculazione finanziaria nei mercati future: operatori e informazioni
disponibili. Di Marco Zuppiroli Università
di Parma, Dipartimento di Economia.
Da qualche tempo, gli economisti
più attenti al problema della crescita dei prezzi dei prodotti alimentari,
suggeriscono, sussurrando e quasi scusandosi, di tornare a valutazioni
corrette di costi di produzione e, possibilmente, ad abbandonare le
previsioni suggerite esclusivamente dall’andamento finanziario
dei futures con sottostanti quei prodotti.
Perché questa timidezza? Insomma, se è
“naturale” che i prezzi si formino in base alle dinamiche del mercato
(economico), sembra che si consideri altrettanto “naturale” che
il prezzo si formi per analisi finanziarie sui futures.
Oggi, troppi di quegli addetti ai lavori sono
stranamente afoni. Come si diceva, azzardano – ma con voce tremolante – il
consiglio (per carità, solo un suggerimento) di svincolare la formazione
dei prezzi di quei prodotti dall’andamento dei relativi futures.
Fingono di agitarsi ma in concreto si limitano a guardare: politicamente
non sono in grado di articolare denunce e soluzioni risolutive.
Oggi, troppi politici non sanno neanche di che
cosa si stia trattando: figuriamoci se sono in grado di imporre un
dibattito serio e articolato tale da permettere alla società di reagire a
questa imposizione, che di economico non ha più nulla.
Ma in Occidente nessuno sembra essere
interessato a denunciare con forza e convinzione quelle che potrebbero
risultare manovre addirittura disarticolanti ed esiziali per le società
democratiche. Infatti, non sono causa dei disastri economici di questo periodo,
ma si limitano ad “esasperare al rialzo o al ribasso…” . Né il G 20
manifesta l’intenzione di affrontare il problema.
Che cosa è accaduto? Che cosa non sappiamo? Che
cosa non dobbiamo sapere?
AGGIORNAMENTO DEL 10-6-2022.
Il prezzo del gas:
Certamente c’è posto anche per la speculazione.
Ma questa va “governata” affinchè il
mercato resti “libero”, cioè regolato. Se assume una dimensione planetaria
come in questi frangenti, la speculazione va colpita duramente e le regole
che fanno da cornice ad un mercato libero vanno riviste.
Il prezzo del grano:
Oggi, quegli stessi potentati
finanziari stanno riuscendo a far credere al mondo che il
problema dell’aumento del prezzo del grano dipenda dalla guerra e che la
carestia prossima ventura – specie in Africa - derivi dal blocco dei porti
ucraini.
La produzione mondiale di cereali è di 2.800
milioni di tonnellate. La produzione mondiale di grano è pari a 750 milioni
di tonnellate L’ Ucraina produce 4 per cento del grano tenero mondiale, il
3 per cento del mais, e poco grano duro. Come si fa a sostenere che il
blocco di 20 milioni di tonnellate sia causa di
carestia mondiale?
Questo è l’andamento dell’Import/Export di
grano nel mondo per gli anni 2015-2016:
I principali paesi esportatori e importatori di
grano nel mondo
Grado |
Stato |
ESPORTAZIONE DI GRANO, FARINA E
PRODOTTI A BASE DI GRANO IN 2015 / 2016, (in 1,000 tonnellate) |
Stato |
IMPORTAZIONE DI GRANO, FARINA E
PRODOTTI A BASE DI GRANO in 2015 / 2016, (in 1,000 tonnellate) |
1 |
Un.Europea |
33,000 |
Egitto |
11,500 |
2 |
Russia |
24,500 |
Indonesia |
9,100 |
3 |
Canada |
22,500 |
Algeria |
8,100 |
4 |
Stati Uniti |
21,200 |
Turchia |
7,300 |
5 |
Australia |
16,300 |
Un.europea |
6,700 |
6 |
Ucraina |
15,800 |
Brasile |
5,800 |
7 |
Argentina |
8,800 |
Giappone |
5,700 |
8 |
Kazakistan |
7,500 |
Iran |
5,500 |
9 |
Turchia |
5,500 |
Messico |
4,500 |
10 |
Messico |
1,300 |
Nigeria |
4,300 |
Come si vede, Russia, Canada, USA, Australia,
Ucraina, Ucraina, Argentina e Kazakistan sono esportatori netti di grano.
Nel 2016, gli 8 paesi considerati hanno esportato 116 milioni di tonnellate
di frumento. All’Ucraina è imputabile il 10 % delle esportazioni. I
dati andrebbero aggiornati ad oggi, ma la situazione non cambierebbe di
molto.
Ed infatti, nel 2021, la quota di export di
grano imputabile all’Ucraina è addirittura scesa ed è pari all’8,5%.
Siamo in presenza di un vero e proprio processo
di false notizie.
Li
immagino come, una volta tornati a casa, davanti allo specchio mimino gli
assalti finti con mitragliatori veri: “pam… pam” come facevano
da bambini con i fuciletti di plastica. Poi a nanna pensando di essere
diventati invincibili. Li immagino avviliti e depressi, dopo un mese di
quei giochi allo specchio, per non poter passare dal gioco del mimo ad un
assalto vero.
Ed
ecco che l'assalto finto si trasforma in vero e non serve più fare "pam...pam..."
imitando gli spari: questa volta gli spari parlano da soli e uccidono
veramente.
Queste
posizioni mi ricordano la guerra ucraina. Diplomazia, incontri, studi,
conoscenze reciproche, consultazioni periodiche con chi si atteggia ad
avversario o a nemico? Troppo complicato. Meglio che Zalensky sia rifornito di
missili. Però, una domanda: Zalensky è
presidente dell'Ucraina dal 20 maggio 2019. Possibile che non abbia pensato
per tempo ad armarsi, proprio alla luce delle sue intenzioni di dichiarare
al mondo di voler entrare nella Nato?
Solo
che la legge Severino viola uno dei principi fondanti della ns.
Costituzione: l'innocenza fino al terzo grado di giudizio.. Ma
con chi non una robustezza intellettuale da mettere in gioco,
c'è poco da fare: deve sempre rendere le sue decisioni in
maniera tale dapoter dire
che non si poteva fare diversamente: è la legge!
Guerra
Russia-Ucraina. Riflettevo su una serie di fatti: una nazione dotata di
armamenti atomici è anche una potenza militare? Il Pakistan o la Corea del
Nord sono anche potenze militari? Una potenza atomica che cerca di
ingerirsi negli affari interni di una nazione e procede ad una aggressione
sul campo per cambiare governi e condizionare la politica di quel paese,
può essere considerata una potenza militare se non usa la bomba atomica? Le
vicende del Viet Nam,
dell’Afghanistan e dei paesi in cui le iniziative delle potenze
atomiche non hanno avuto successo, non avendo “voluto/potuto” usare
l’atomica, starebbero a dimostrare che una guerra non classica, ma mirante
ad impedire ad una nazione autonome espressioni di politica estera e,
quindi, riconducibile a reazioni di guerriglia di
popolo, starebbero a dimostrare il contrario.
Domanda
a Zelensky, che continua a sostenere che
l'Occidente non ha il coraggio di far scoppiare l'ultima (nel senso proprio
di ultima) guerra mondiale: "Caro Zelensky, con la Russia siete
in guerra nel Donbass da otto anni. Gli Ucraini sono 45 milioni,
i Russi 145 milioni e ,in geopolitica, il differenziale non è così
eclatante. Governanti previdenti avrebbero resa l'Ucraina una
super potenza locale, come ha provveduto a fare la Turchia (82 milioni di
abitanti) mettendo in piedi il secondo esercito della Nato.
Invece siete ancora a corto di armi. Come mai? Dove è mancata la vostra
classe dirigente? Tu sei al potere da tre anni. Dunque?".
Il professor
Orsini della LUISS - semplifico - ha posizioni filo russe. Come
si vede, tutti i maestri del pensiero unico sono pronti a
criticare i metodi autocratici che, però, in ultima analisi, per chi
sostiene - a sua insaputa – il pensiero monoverso , risultano molto comodi, veloci, facili
da usare e definitivi per tutti, anche per chi ha sulla spalla
il marchio della democrazia. Lo hanno dimostrato gli invitati
di Formigli nei confronti del prof. Orsini. Sembrava una scena di
un film tratto dai romanzi di Salgari: schiumanti piraña (niente plurale, dice La Crusca) intenti a
spolpare la carcassa di un facocero.
Credo che la
trasmissione di Formigli (che non seguo ma che, su
indicazione di amici, ho scaricato da YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=rdw5zJMW4DE )
rappresenti il giornalismo italiano plasticamente (termine
questo che va di moda tra i lavoratori dell’informazione nostrani un po’
così). Per la verità Formigli era ben spalleggiato da un altro
giornalista, il direttore Calabresi, in grado di affermare che gli Italiani
vogliono che si inviino armi all’Ucraina – ma forse non guarda i sondaggi e
si fida del suo intuito - e da una
ricercatrice, di cui non ricordo il nome che, comunque, è bene
tacere, ma che dirige l’Istituto Affari Internazionali, la quale sostiene
che non si può parlare di eventi che non siano stati vissuti
personalmente. Con questi geni dell’informazione, in grado di
risolvere problemi di politica internazionale in due minuti di
interventino, ed il livello che hanno
imposto ai media italiani (medium, sosterrebbe La Crusca), Putin
può dormire sonni tranquilli nel settore della comunicazione.
Ormai
siamo all’infantilismo informativo militante. Come quando il
maestro che doveva allontanarsi incaricava il
capoclasse di segnare sulla lavagna i buoni e i cattivi e il massimo
dell’accomodamento e della elasticità di giudizio era il + o il – segnato
accanto al nome. Nella fattispecie il cattivo era uno solo e i
capiclasse tutti gli altri. Formigli gestiva
alla grande gesso e cancellino, non essendo in grado di andare oltre il
ruolo di bidello.
Occorre decuplicare gli sforzi finanziari e
cerebrali per accelerare sulla ricerca in materia di fusione atomica. Il
trend attuale porterebbe ad un primo utilizzo “industriale” nella seconda
metà del secolo, ma la nuova situazione di mercato potrebbe premiare un
mastodontico aumento delle risorse messe a disposizione del settore,
accelerandone i progressi e l’impostazione di tecnologie che permettano la
sua utilizzazione entro trenta anni.
La Russia e molti paesi arabi sono in rotta con
l’Occidente e, avviandosi lo sfruttamento degli idrocarburi verso la loro
conclusione, potrebbero riservare tristi e micidiali novità per i paesi
importatori.
Mappa dei giacimenti petroliferi nel mondo.
Questi sono i paesi con la più grande riserva
di petrolio comprovata.
Grado |
Stato |
Barili (in milioni) |
1 |
Venezuela |
300,878 |
2 |
Arabia Saudita |
266,455 |
3 |
Canada |
169,709 |
4 |
Iran |
158,400 |
5 |
Iraq |
142,503 |
6 |
Kuwait |
101,500 |
7 |
Emirati Arabi Uniti |
97,800 |
8 |
Russia |
80,000 |
9 |
Libia |
48,363 |
10 |
Stati Uniti |
39,230 |
11 |
Nigeria |
37,062 |
12 |
Kazakistan |
30,000 |
13 |
Cina |
25,620 |
14 |
Qatar |
25,244 |
15 |
Brasile |
12,999 |
16 |
Algeria |
12,200 |
.
In caso di forti turbolenze nei processi di
approvvigionamento, l’Occidente arriverà a riproporre
contro Maduro la soluzione trovata da Putin contro Zelensky?
Se ne parlava circa un mese fa. Se i Russi sono
convinti della grande difficoltà da parte delle forze armate occidentali di
intercettare i missili ipersonici (si arriva anche a Mach 7) potrebbero
anche fare un pensierino alla guerra prima che la tecnologia Nato riesca a
realizzare intercettori adeguati. Soprattutto se la tecnologia
di intercettazione russo-cinese fosse più avanzata. Se le cose stanno in
tal modo, ogni reazione farebbe avvicinare la deflagrazione. Mentre
l'assenza di reazioni convincerebbe i Russi a continuare a sbocconcellare i
paesi confinanti. Non riusciamo ad affrancarci dall'errore più frequente
commesso dall'homo militaris da almeno 10mila
anni: "Le cose stanno così e così resteranno per mille anni". E'
l'errore degli Occidentali ripetuto da almeno una trentina di anni. Adesso
corriamo per correggere le nostre decisioni prese negli ultimi decenni
fidandoci del fatto che "se le cose stanno così, così resteranno per i
prossimi mille anni".
Ipotizziamo che Putin abbia ragione
sull'espansionismo della NATO. Ma perché ha fatto il pesce in barile
cercando di rispondere con un suo espansionismo (Donbass) a quello
occidentale, invece di impostare una battente campagna mediatica mondiale
contro l'atteggiamento aggressivo della Nato? Non essendo riuscito
nell'intento espansivo con la forza, ha deciso di invadere l'Ucraina. Si è
cacciato così in un vicolo sempre più stretto, ed è caduto nella
trappola occidentale (sempre nell'ipotesi degli Occidentali cattivi) che lo
ha fatto passare dalla ragione al torto. Questo fatto non depone
a favore del q.i. di chi pretende di essere uno
dei grandi statisti del pianeta.
Credo che se ne uscirà solo con la mediazione
della Cina.
Risultati dell'azione del Putìn:
ha ricompattato l'Occidente; ha fatto prendere coscienza alla UE della sua
nullità in campo internazionale; ha rotto le uova nel paniere di Pechino,
visto che la Cina sta aspirando a prima potenza mondiale pur giocando con
le regole dettate dagli stessi Occidentali; ha aperto alle
finanze cinesi l'acquisto di asset russi, visto che Putin non ha una lira e
finanziamenti internazionali sono ormai compromessi, mentre i Cinesi non
sanno dove mettere i miliardi di dollari a disposizione: oltre a pensare
all'Africa, si compreranno la Russia investendo lì (intanto stanno
impostando il progetto del più grande gasdotto del mondo, dalla Russia); ha
convinto la Germania a riarmarsi (Berlino cercava solo l'occasione per far
parte – alla pari - dei paesi leader mondiali); ha convinto
tutti i paesi Nato a spendere di più in armamenti; ha ricompattato la UE
circa le posizioni da tenere con i paesi di Visegrad; ha reso conveniente
per l' Europa riconversioni sulle fonti di approvvigionamento energetico,
troppo costose (e, infatti, sempre accantonati) in periodi di
tranquillità e con accettabili prezzi di gas e petrolio; ha reso
praticabile lo spazzar via i governi di Cuba, del Venezuela e di tutti quei
paesi che si ritiene "rompano le palle" all'Occidente; ha
obbligato Turchia e Cina schierarsi su posizioni di non adesione nei
confronti della mossa di Mosca; i contractor russi spediti in
Africa (Libia, paesi subsahariani ecc.) verranno spazzati via in pochi
mesi. Insomma, per i Russi un successone!.
Dispiace che, con tutto questo cambiamento nel
crogiolo, gli Ucraini rivestano il ruolo, occasionale, di catalizzatore.
• Abbassiamo di un paio di gradi il
riscaldamento di casa. Meglio indossare un maglione oggi che una
mimetica domani.
• Sostituire con lampade a led tutte le
fonti di luce casalinghe. La sera, accendiamo la luce un po' dopo rispetto
alle nostre abitudini.
• Mettiamo a bollire il quantitativo
giusto di acqua per lessare la verdura, per il tè, per la pasta.
Utilizziamo una pentola di diametro adeguato rispetto alle
dimensioni del fuoco su cui verrà posta: la fiamma non deve superare il
fondo del recipiente. Se abbiamo fretta e vogliamo riempire una pentola di
acqua già calda, utilizziamo il rubinetto più vicino allo scaldabagno.
· Se dobbiamo
mettere a bollire l’acqua (tè, pasta, verdure ecc.) utilizziamo recipienti
senza i tripli e quadrupli fondi. Occorrono minuti solo per scaldare il
fondo delle pentole.
· Attiviamo la
lavastoviglie solo a pieno carico e non perché non abbiamo più forchette o
piatti puliti a disposizione. Cerchiamo di caricare la lavatrice con il
massimo peso di panni consentito.
• Evitiamo di fare il bagno e cerchiamo di
fare docce economiche. Teniamo acceso lo scaldabagno solo durante la notte.
Le famiglie italiane sono 26 milioni.
Se riuscissimo a risparmiare un
solo centesimo ogni 24 ore a famiglia, recupereremmo 260.000
euro al giorno, 94.900.000 di euro l'anno.
Se arrivassimo a risparmiare un euro
al mese a famiglia, recupereremmo 312 milioni di euro l’anno.
Perché non si pensa ad un sistema antincendio
con elementi posti al di fuori delle murate, alimentati
autonomamente e con idrovora con pescaggio direttamente in
mare. Questi riverserebbero l’acqua all’interno dell’imbarcazione e
potrebbero risultare risolutivi qualora i sistemi antincendio “normali”
vengano messi fuori uso da incidenti. Oltretutto il sistema non
obbligherebbe ad attendere gli idranti di rimorchiatori o imbarcazioni di
soccorso.
I due principali paesi anglosassoni, USA e GB,
alternatisi negli ultimi due secoli come gendarmi del mondo, hanno perso
quel ruolo nell’ultimo ventennio. Una serie di non ben valutate iniziative
anglosassoni sugli scacchieri internazionali hanno relegato i due paesi un
po’ ai margini delle dinamiche geopolitiche: dalla seconda
guerra irachena, alle primavere arabe, alle manovre di Sarkozy, il
quale per scalzare l’Italia dalla Libia, ha permesso alla Russia e ai
Turchi di ricavarsi un posticino nel Mediterraneo centrale. Per non parlare
del disastro afghano e della Brexit .
Anche la Russia, praticamente emarginata negli
anni ’90, ha stentato a recuperare posizioni, sopravanzata dalla Cina che
ha praticamente globalizzato il mondo e fra tre o quattro anni ci
ritroveremo anche sulla Luna. Nel frattempo, mentre gli altri tre giocano
alla data della guerra, ha creato notevoli interessenze in Oceania (Isole
Fiji ecc.)
Le attuali difficoltà interne di Biden e di
Johnson e la stagnante posizione geopolitica russa hanno suggerito il
rimescolamento delle forze nello scacchiere internazionale attraverso la
crisi ucraina. Oggi è mercoledì 12 febbraio: secondo Biden oggi (ora di
Washington?) dovrebbe scoppiare la guerra. Aspettiamo ancora
qualche ora.
Gli obiettivi dei tre contendenti paciocconi in
parte coincidono: far emergere la debolezza europea in campo energetico,
militare e diplomatico. A fronte di questa vicenda, la UE dovrà
trovarsi, nel breve periodo, nuove fonti di approvvigionamento
(gli Stati Uniti?); dovrà cominciare a spendere di più per gli armamenti;
in ultimo, non riuscirà mai a parlare con una sola voce in campo
diplomatico internazionale, restando un nano in feluca. In conclusione, la
UE non cerchi di avvicinarsi alla Cina che, in questo frangente ha
dimostrato di stare al fianco di Putin, e torni a schierarsi - senza se e
senza ma – con gli Anglosassoni.
Analisi troppo semplicistica?
Domanda: come mai neanche i potentati
finanziari internazionali hanno creduto a uno “scrocchio” vero?
Il dollaro, in genere valuta rifugio nelle crisi vere, ha avuto qualche
giorno di rivalutazione negli ultimi giorni di gennaio (1,11 per 1 euro)
per tornare a scendere ai livelli di dicembre-gennaio (1,13 – 1,14).
AGGIORNAMENTO del 17-2-2022.
Un amico mi fa presente che in situazioni di
crisi occorre guardare non tanto al dollaro quanto all’oro.
La quotazione dell’oro ha cominciato a crescere
da metà 2019. Ha raggiunto il picco massimo di 1725,35 euro il 10 agosto
2020. Mercoledì 16 febbraio (giorno della guerra) l’oro quotava 1629,83
euro.
Salvini sostiene che per ricomporre il centro
destra occorrerà un anno. Nel frattempo lui prova a sondare il terreno per
capire se il Grande Centrino (FI e cespugli) può dargli spazio e se avrà un
futuro. Intanto continua ad accusare di tradimento e diserzione quanti
hanno fatto mancare il voto alla Casellati nelle elezioni presidenziali.
Dopo una ansimante fuga in avanti,
Berlusconi ha capito che, per continuare a gestire da
Arcore l’eventuale Grande Centrino, dovrebbe impedire alla Lega
di convergere su quello che considera un suo terreno esclusivo. Pena
l’irrilevanza di Forza Italia come forza egemonica della nuova
formazione.
Ma sia Salvini che Berlusconi commettono un
errore: non è vero che la situazione odierna si limita a spingere gli
innervositi elettori di centro a trovarsi una offerta politica liberal
moderata. E’ vero invece che molti cittadini italiani (il 40% non va a
votare) sono alla ricerca dell’ennesimo percorso politico che sia in grado
di prospettare quel cambiamento radicale politico, partitico,
comportamentale che da una decina d’anni vanno affannosamente esplorando,
nella speranza di riconoscersi in nuove offerte politiche,
finora comunque tutte deludenti e fallimentari. Dalla mancata rottamazione
di Renzi e le sue conversioni sulla spending review fino al
licenziamento di Cottarelli, al grande bluff dei 5Stelle i quali, lungi
dall’aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, si sono esercitati
in manovre autoimmuni tanto evidenti quanto foriere di disastri.
Oggi a destra è la Meloni
ad incarnare la voglia e la possibilità di un drastico cambio di rotta
rispetto all’andazzo generale. E la sua proposta politica risulta la più
adeguata ad accogliere il cambiamento auspicato da
una buona parte di cittadini. Cambiamento non certo rivoluzionario (Giorgia
Meloni sostiene di essere la più rispettosa delle istituzioni)
ma negli atteggiamenti politici; nel tentativo di imporre
una maggiore correttezza e lealtà nei rapporti interpartitici,
appunto, con le istituzioni, con le altre forze politiche e con i
cittadini; nel più fermo e diverso atteggiamento nei confronti
di questa UE.
Queste almeno sono le caratteristiche di
Fratelli d’Italia agli occhi di almeno un terzo dei cittadini italiani. Gli
altri partiti, quelli che non sanno fare più politica, hanno da
contrapporre solo l’accusa di fascismo, di estremismo di razzismo alla formazione
di Giorgia Meloni, non essendo in grado di opporre linee e visioni
politiche, soluzioni diverse, diversi metodi operativi nell’affrontare i
vari problemi della nostra società.
Sosteneva Leonardo Sciascia che “Il
più bell’esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne
raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è
quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a
chi fascista non è”. (Nero su nero, Einaudi 1979 - Pag.
73)
Salvini e Berlusconi cercheranno di saggiare la
disponibilità di altri forni, ma mentre loro devono
affannosamente prendere tempo per cercar di trovare la strada più
conveniente a loro ed alle loro formazioni, la Meloni può invece più
semplicemente aspettare, approfittando della loro inadeguata e
sconclusionata offerta politica e della conversione di parte di quel 40 %
di cittadini che si astengono. Con le amministrative alle porte, le
decisioni rischiano di essere affette da presciolosità intellettuale.
Altri sono i problemi di FdI.
1) Mancanza di una classe politico-amministrativa
adeguata da proporre localmente. Può contare su una esperienza di governo
ridotta: partecipò come Alleanza Nazionale al IV
governo Berlusconi (2008-2011) con 4 ministri e 8 sottosegretari. Dal 2018
partecipa alla avanzata della destra nelle amministrative, regionali e
comunali.
2) Mancanza di canali mediatici di
comunicazione che vadano oltre i social e Il Secolo d’Italia. Certamente
Berlusconi (Silvio) farà mancare quelli di Mediaset o cercherà
di mettere in luce critica – tramite i suoi giornalisti – la partecipazione
di esponenti di FdI.
Dovrebbero progettare l’impostazione di alternativi canali di
comunicazione sfruttando le nuove tecnologie, anche alla luce
del fatto che i due anni e passa di pandemia hanno costretto moti cittadini
ad impadronirsi degli strumenti per accedere alle nuove forme di
informazione e partecipazione.
Alle elezioni politiche del 2018 il
partito si attestò al 4,35 % alla Camera e al 4,26 % al Senato. Risultati
prossimi all’irrilevanza rispetto ad oltre il 17 % della Lega e al 14 % di
Forza Italia. Oggi, grazie all’esposizione mediatica offerta anche dai
canali del Cavaliere, i sondaggi collocano la Meloni tra il 18 ed il 20 %.
C’è da aggiungere che la partecipazione ai talk show di Giorgia Meloni fa
aumentare gli ascolti di quei canali, ripagando in tal modo quegli stessi
canali.
3) Mancanza di presa di distanza nei
fatti e nell’azione di tutti i giorni, non semplicemente in dichiarazioni
formali, da frange violente che si definiscono simpatizzanti di estrema
destra. Oppure da coloro che ridicolizzano il suo partito con
manifestazioni infantili di approccio folkloristico richiamanti il
ventennio fascista.
4) Difficoltà nel promuovere una cultura di
destra adeguata, attraendo in maniera organica forze intellettuali di area
e non, attive e critiche, in grado di prospettare da qui a
dieci, venti anni soluzioni strutturali ai gravi problemi che
una società complessa deve affrontare.
5) Mancata valorizzazione (conseguenza
del punto 2) del ruolo di Meloni nella UE quale presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei.
Per concludere, la voglia di cambiamento degli
Italiani e le posizioni raggiunte nei sondaggi possono indurre la Meloni a
posizioni politco-sociali dettate da
pigrizia operativa.
Sbaglierebbe.
I tre partiti devono decidere prima delle
amministrative di metà anno.
I vecchi democristiani sapevano benissimo che
il “Saper prendere tempo!” era arte raffinata e sempre pagante. Sapendo
fare, male che fosse andata, il bilancio dell’attesa sarebbe stato uguale a
zero.
Quando Mattarella impose il BisConte per meriti di pallottoliere e contro ogni
morale costituzionale, sapeva benissimo che il suo partito non ci avrebbe
rimesso nulla e che, anzi, avrebbe potuto ben lucrare. Soprattutto se gli
avversari non avessero avuto in dote lungimiranza, buona organizzazione,
costanza, adeguatezza.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: è
stato sufficiente aspettare per veder cuocere nel loro
misero brodo Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Non sono
stati in grado di adeguare la loro politica alle vicende che la
realtà poneva loro innanzi.
Dei tre, ha retto meglio il partito di Giorgia
Meloni, con una impostazione etica più solida rispetto agli
altri due e con migliore approccio istituzionale, nel senso di migliore
adesione e più manifesto rispetto dei valori istituzionali. Ma, se non
riuscirà ad attirare una parte cospicua del corpo centrista del
vecchio schieramento di centro-destra, a che servirà? Certo, Meloni
potrebbe essere avvantaggiata dagli obiettivi indecifrabili e nebulosi
degli ex alleati, dalle manifeste incapacità dimostrate dai
vertici della Lega e dalle umoralità del Cavaliere che ancora
sbatacchiano malamente Forza Italia. Ma in questa manovra di
coinvolgimento si varrà la nobilitate dei dirigenti di Fratelli d’Italia.
Ai miei tempi…
Feci l’esame di maturità nel 1965. Liceo
scientifico. Fui rimandato in tre materie. Promosso poi
ad ottobre.
Nel 1965, l’esame prevedeva i riferimenti degli
ultimi tre anni: se, per caso, nel corso degli orali ci fosse
stata occasione di parlare del trapasso dal feudalesimo ai comuni, del
citoplasma, o di Machiavelli non potevamo obiettare che,
trattandosi di argomenti studiati due anni prima, la domanda era
irricevibile. Gli scritti consistevano in cinque prove: Italiano,
Matematica, Latino, Francese, Disegno. Agli orali si portavano tutte le
materie, compresa “Educazione civica”. Nessuno ci consolava con “Poveri
ragazzi… vi stanno massacrando!”. Ricordo che terminata la prova di
disegno, il membro della commissione ci informò che il giorno dopo ci
saremmo dovuti presentare in tuta e scarpe da ginnastica: avremmo dovuto
sostenere anche la prova di Educazione Fisica.
L’indomani, in cortile, tutti in riga
sull’attenti. L’esaminatore ci fece avanzare a turno. A ciascuno chiese di
mimare i movimenti di una prova di atletica. Quando fu il mio
turno, mi toccò simulare le movenze di un lanciatore di disco. Superai
l’esame perché nel 1960, in TV tra i vari servizi sulle gare olimpiche
(Roma 1960) seguii quelli relativi al lancio del disco. Ricordai i
lanci e i relativi movimenti di Adolfo Consolini (un
grande campione, ormai vecchietto di oltre 40 anni). Come posizione iniziale
adottai quella del Discobolo di Mirone. Fu un successo, a
parte le tre materie ad ottobre.
Per decenni, l’esame di maturità fu un mio
incubo ricorrente – almeno annuale - e sempre uguale: un
personaggio mi convocava e mi informava che avrei dovuto sostenere di nuovo
l’esame di stato. Mi lamentavo affranto, sostenendo che non vedevo il
motivo …. che non era giusto…. soprattutto che ero già laureato…. Niente da
fare. Sebbene afflitto, cercavo sul patibolo di organizzarmi: va bene
alcune materie … ma matematica mi avrebbe affossato, chi ricordava nulla
dello studio delle funzioni? Quando, angosciato e sudato, mi svegliavo, da
quell’incubo, me ne stavo minuti e minuti a crogiolarmi, ridendo, sotto le
lenzuola, felice per lo scampato patibolo. Uno dei momenti esaltanti della
mia vita!
Curioso: da una trentina d’anni
quel sognaccio non si è più
ripresentato. Che sia, nel frattempo, maturato?
1) E’ stata dimostrata l’inamovibilità di
Draghi. E’ stata dimostrata l’insostituibilità di Mattarella.
2) E’ stata dimostrata l’inadeguatezza dei
partiti a svolgere un ruolo pur minimo di rappresentanza e iniziativa
democratica. Non sono in grado di svolgere neanche un “lavoretto”. Ricordo
che i partiti politici hanno una rilevanza costituzionale e che le entità
che si definiscono “partito politico” rispondono ai cittadini ed alla
costituzione del loro comportamento.
3) E’ stata dimostrata l’incapacità
dei capipartito a gestire politicamente le formazioni di riferimento. La
prova di questa loro insulsaggine è stata data da Mattarella: per i 30
secondi di pseudo supplica perché accettasse la rielezione, ha
accolto i gruppi parlamentari (cioè i peones che l’hanno voluto
ed eletto) e i grandi elettori regionali, ma non i capibastone.
4) E’ stata dimostrata l’assoluta estraneità
dei partiti rispetto alla società italiana: non sono più capaci di fare
politica. Per la quale occorrono cultura, intelligenza, intuizione, lavoro,
impegno, tutte qualità di cui i partiti sono orfani. Le
“fortune” della nomenclatura si basano esclusivamente su tre cose:
sull’essere fedeli (pur se coglioni) a chi ha il potere di “stilare le
liste elettorali”; sulla più o meno intensa partecipazione ai
talk show televisivi (da cui deriva un obbligato loro asservimento ai
padroni dei canali mediatici) e, soprattutto, sul fatto che gli
iscritti, i militanti, gli attivisti sono del tutto afoni e non in grado di
svolgere un minimo di controllo e di sindacato circa l’azione dei capi:
devono solo mettere la croce dove sanno quando ci saranno le votazioni.
5) E’ stato dimostrato che il paese può andare
avanti anche senza partiti e capipartito, ridotti ormai a comitati
d’affari, e che anzi spesso il loro coinvolgimento fa crollare la qualità
degli interventi e delle decisioni politiche.
6) E’ stato dimostrato che sono in mala fede
(per altro obbligata dalla loro scarsa cultura) quanti tacciano di
qualunquismo e populismo coloro che si riconoscono nelle considerazioni
appena esposte: li condannano le loro analisi miserevoli che
cianciano di cultura, progressismo, umanitarismo, antifascismo,
antirazzismo ecc. senza neanche conoscere a fondo il significato di quei
concetti, ripetuti come leggendo una lista della spesa dal droghiere. Se i
cittadini imponessero un radicale cambiamento a questo andazzo, se le cose
tornassero “normali”, non saprebbero che cosa fare o dire.
7) E’ stato dimostrato che i pigri profittatori
della situazione attuale accusano ferocemente di qualunquismo e populismo
ogni minima nuova inclinazione democratica mirante a ridare
voce ai cittadini perché si torni ad ascoltarli. Chi oggi cerca
di ergersi al di sopra di tutti e di tutto dimostra un vero disprezzo
proprio per i cittadini, considerati ignoranti ed incapaci di ricoprire,
senza la loro alta ed indispensabile mediazione, il ruolo che la
costituzione loro assegna come guardiani e custodi della sovranità.
Anche perché sanno che, se le cose tornassero
“normali”, il loro sciamanesimo verrebbe spazzato via e dovrebbero
(faticosamente) ricominciare a fare politica.
Dopo la dimostrazione di inaffidabilità di
Letta e relativo cerchio, e al di là delle ideologie, FdI è l’unico partito che ha dimostrato una tempra
resistente e una adeguata coerenza nei fatti. Il partito di
Meloni sarà l’unico ad attrarre deputati e
senatori perché – nonostante il taglio dei parlamentari - sarà
l’unico partito a crescere anche numericamente. Meloni si rende
conto che dovrà fare tutto avendo indisponibili i canali di Mediaset? Sarà
obbligata e costruire canali di comunicazione alternativi. Ne sarà capace?
Meloni ha due vantaggi. Il primo è costituito dalla esigenza di Berlusconi+cespugli e Renzi di costituire un
centro per reggere alla prossima legge elettorale proporzionale: tale
urgenza obbligherà gli statisti Renzi e Berlusconi a non andare oltre
progetti old style. Oltretutto non
sarebbero capaci di procedere ad innovazioni. .. Per inciso, non
so se la Lega mendicherà uno strapuntino. Tutto verrà appoggiato
a Mediaset in una campagna elettorale già cominciata. Il secondo vantaggio le
deriva dagli atteggiamenti che Draghi assumerà nei
confronti degli squalificati partiti della maggioranza ed in quelli dei
loro ministri, ancor più squalificati: opererà da decisionista dando luogo
ad una continua loro mortificazione.
Meloni avrà la Lega contro.
Mi corre l’obbligo di una correzione al
giudizio di Meloni sulla “sinistra” espresso sul Corriere: il comportamento
di Letta e della maggioranza del PD non è dettato da complesso di
superiorità, ma di inferiorità nei confronti dei competitori: chi è sicuro
di sé, delle proprie idee e delle proprie ragioni tratta a viso aperto con
tutti ed in ogni frangente, e rifugge da atteggiamenti meschini e sleali
come la fregatura rifilata da Letta al povero Salvini circa il presidente
donna.
La destra riteneva che si dovesse eleggere il
nuovo presidente della Repubblica. La sinistra invece mirava al Mattarella
bis e cercava di squalificare la destra agli occhi dei cittadini,
disseminando di trappole il percorso che avrebbe seguito Scout Salvini.
Conte cercava di approfittare della vicenda rendendola un trampolino per la
sua posizione di capo statista dei 5Stelle.
Compulsi verso questi telos,
Scout Salvini cercava di proporre una serie di personaggi degni
di essere eletti. Letta, statista sornione, rifiutava ogni nome proposto e,
al contempo, cercava il modo di predisporre la trappola finale contro la
destra. Conte non ci stava capendo nulla, ma si atteggiava a chi aveva
capito tutto. Da lontano Berlusconi affinava la
progettazione della vendetta contro gli alleati (Scout Salvini e
Mamy Meloni) dei quali non aveva digerito la quasi-manifesta - pur se
sotterranea - disapprovazione della sua auto candidatura e della avvilente
campagna acquisti.
Come ultimo tentativo Scout Salvini gettava
nell'agone la Casellati, ritenendo che sarebbe stata votata da tutto il
centro destra compatto per poterla riproporre ancora. Berlusconi
pensava bene che fosse giunto il momento di tirare il laccio dove Scout
Salvini aveva infilato un piede. Faceva così mancare una quarantina di voti
alla presidente del Senato: candidatura bruciata.
A quel punto Scout Salvini – ormai impotente -
si recava nel campo avversario per trattare direttamente con capo Letta e
capo Conte. Capo Letta capiva che era arrivato il momento della
trappola finale: offriva allo Scout una rosa di nomi, tra i quali è
presente anche Belloni. Lo Scout riferiva a Mamy Meloni e al
povero Taiani la proposta Letta-Conte. Otteneva un loro assenso
nei riguardi di Belloni. Tornato nel campo avversario, comunicava il placet
per Belloni. Tutto a posto.
Da bravo provinciale, Scout Salvini si
precipitava per primo in braccio ai cronisti e comunicava soddisfatto a
tutto il mondo: “Sto lavorando perché ci sia un presidente donna…. Se tutti
la smettono di mettere veti …. Lavoro perché domani si chiuda”. Da bravo
provinciale si era annesso la definizione procedurale e la
soluzione al femminile del problema: avrebbe tutto risolto il
giorno dopo.
Usciva anche capo Conte e preannunciava per
l’indomani l’elezione di un presidente donna.
Tutto bene?
No!
La mattina successiva, capo Letta ritirava
l’indicazione (da lui fatta) della candidata Belloni e tutto precipitava in
un vergognoso nulla. A quel punto, affossato Scaut Salvini,
i grandi elettori hanno cominciato a premere per il Mattarella
bis. Che, messosi a disposizione, verrà eletto.
Grande vittoria del furbo capo Letta:
rovinato Scout Salvini e la destra. Rovinato, ma era già disastrato di
suo, capo Conte e le varie tribù dei
5Stelle. Lo scaltro capo Letta affossa gli avversari e
fa eleggere l’ennesimo presidente di area che gestirà le
prossime elezioni e la formazione del nuovo governo.
Dopo questi avvenimenti, Giorgia Meloni dovrà
fare da sola, rinunciando ai canali mediatici che il Cavaliere metterà a
disposizione della nuova formazione di centro, con i vari cespugli e Matteo
Renzi, oltre Forza Italia. Non so ipotizzare la fine di Salvini.
La politica italiana, squalificata agli occhi
del mondo, ha dimostrato di aver quasi toccato il fondo. Vedremo come e
quando lo toccherà
Tutto è pronto per una legge proporzionale.
Sarà interessante vedere come si distribuiranno
i transfughi del 5Stelle, anche alla luce del fatto che l’unica formazione
in grado – secondo i sondaggi – di veder crescere i propri eletti è
Fratelli d’Italia, pur con il taglio dei parlamentari.
Riflessione n°
14 /
2022 (28-1-2022)
Elezioni
presidenziali. Ma la sinistra ha un nome da proporre?
( --> Torna all’indice )
La sinistra non ha fatto una proposta, non ha
indicato un nome da proporre alla discussione. Forse vuole imporre a
Mattarella un mandato bis? Non si capisce altrimenti la strategia dello
statista Enrico Letta. I tifosi della curva di sinistra danno la colpa a
Salvini. Ma credo che si tratti solo della lezioncina imparata par coeur dalla tifoseria. I cittadini si
chiedono perché dopo nove nomi proposti dalla destra (tutti di levatura
notevole) la sinistra abbia sempre cassato quei nominativi per nove volte
senza proporne uno di sua pertinenza. Quando a Mattarella fu consigliato di fare lo
spot “Il Presidente cerca casa” mi venne un sospetto: troppo plateale
quella manifestazione di volontà nel non voler accettare un secondo
mandato. Come l’altro spot (altrettanto plateale) della preparazione degli
scatoloni per il trasloco, per altro tutti vuoti. Perché tanta
teatralità? Col Mattarella bis la sinistra può continuare
a contare su un presidente di area che gestirebbe le elezioni prossime e
– comunque vadano – la formazione del prossimo governo. E non solo.
Doverlo sostituire vuol dire non poter più contare su quella
benevolenza istituzionale. Inoltre, imporlo dopo aver disastrato la
situazione ma avendo dimostrato ai gonzi l’incapacità dei
grandi elettori di formulare ipotesi adeguate, riuscirebbe forse a farlo
passare – sempre agli occhi dei gonzi - superpartes. Curioso di vedere come reagirà il centro
destra. I cittadini hanno altri problemi. |
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