PRIVILEGIA
NE
IRROGANTO |
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Documento
inserito: 26-5-2021 Il PuntO n° 429 Problema delle migrazioni. Considerazioni e
proposte. Di
Mauro Novelli 26-5-2021 Da ex ufficiale della Marina Militare, richiamo un impegno
primario e d’onore: tutti coloro che, in navigazione, per motivi imprevisti ed
imprevedibili sono in difficoltà, hanno fatto naufragio e rischiano la vita,
vanno salvati. Anche se si tratta dei peggiori assassini del pianeta. 1) Va chiarito, anzitutto, che il diritto della
navigazione e quello internazionale non sono costituiti da un corpus
legislativo strutturato nel tempo ed approvato da qualche entità. Si basano,
infatti, su una serie di trattati ai quali le singole nazioni possono aderire
o ai quali, una volta sottoscritti, possono anche ritirare l’adesione.
Avvenne così, alcuni anni fa, in merito al trattato sulla pesca alla balena:
il Giappone prima sottoscrisse, poi tolse l’adesione. Iniziative che nessun altro
paese può impedire. 2) E’ obbligo, anzitutto
morale, per le imbarcazioni che incrociano nei pressi del luogo di un
naufragio prestare soccorso. E’ evidente che le navi
che stanno incrociando in zona non stanno bighellonando: trattandosi quasi
sempre di imbarcazioni commerciali, stanno seguendo la rotta prestabilita per
raggiungere i loro obbiettivi mercantili. Le operazioni di soccorso hanno
pertanto come conseguenza quella di ritardare la loro navigazione verso il
porto di destinazione. 3) Soprattutto per questo motivo, i trattati
internazionali prevedono che chi ha prestato soccorso possa richiedere il porto
sicuro più vicino dove attraccare e sbarcare in sicurezza i naufraghi. La
individuazione del porto sicuro più vicino ha proprio lo scopo di non dilazionare
ulteriormente il ritorno della nave che ha prestato soccorso alla rotta
predeterminata per il buon fine dell’azione mercantile che stava perseguendo. 4) L’attività
delle navi ONG che incrociano nel Canale di Sicilia non hanno incombenze
commerciali da perseguire. Bighellonano nelle zone che le vedranno impegnate
nel salvare gli aspiranti naufraghi secondo le indicazioni di rendez-vous di Alarm Phone, medium tra chi decide la partenza dei
gommoni carichi di naufraghi paganti e la loro centrale operativa. 5)
Le navi ONG hanno come obiettivo unico quello di salvare vite umane in
occasione dei naufragi organizzati e con esse sincronizzati tramite Alarm Phone, nel corso della traversata, in genere dalla
Libia e dalla Tunisia. Bene!
Una volta fatti salire a bordo i naufraghi, le ONG hanno raggiunto il loro
obiettivo. Hanno salvato naufraghi e non devono riprendere la rotta
commerciale interrotta dall’impegno organizzativo delle operazioni di
salvataggio di vite
umane perché non hanno incombenze mercantili o azioni commerciali da portare
a termine. Da queste puntualizzazioni derivano alcune conseguenze
con risvolti penali: 1) In caso di decesso di naufraghi occorrerà denunciare
per omicidio colposo con dolo eventuale gli organizzatori della partenza di
gommoni e barchini. E i loro complici. 2) In caso di imbarco di naufraghi da parte delle ONG
queste devono prendere la strada di casa qualora nessun paese offrisse loro
un porto di approdo. Ricordo che una nave è territorio del paese di cui batte
bandiera. Qualora bighellonassero per mare (il termine è
stato usato dai Maltesi) allo scopo di forzare la mano, all’Italia ad esempio, perché dover tornare
in Spagna o in Germania rompe loro le palle, comandante e armatore dovrebbero
essere denunciati per sequestro di persona. Ricordo a tal proposito che, in Italia, i naufraghi
valgono molto più che in altri paesi. Anzitutto perché tutti avranno quanto
meno un permesso umanitario (soluzione italica da nessun altro paese
adottata) che permetterà all’industria dell’accoglienza di fare il pieno di
naufraghi salvati, i quali potranno restare nel nostro paese anche se non avessero
diritto ad un permesso di soggiorno o alla qualità di profughi. Chiedo di rispondere onestamente al seguente
quesito: se permettiamo a questi disgraziati di sbarcare sulle nostre coste,
abbiamo risolto i loro problemi? Ripeto, si ritiene "onestamente"
che il loro sbarco sia la panacea dei loro mali o, con la qualità del nostro
sistema di accoglienza (sulla quale è bene stendere un pietoso
silenzio), li stiamo mettendo in
situazioni di ben maggiore penosità
pur se diversa da quella da cui stanno fuggendo? Emarginati, rifiutati,
allontanati, temuti, disprezzati. Con due aggravanti. La prima: ai migranti
non è offerto alcunché, a parte vitto e alloggio. Ad essi non resta che la
via della schiavitù aiutati dai caporali, dello spaccio, della prostituzione,
dell’organizzarsi in forme criminali. La seconda discende dal fatto che i
politici (quelli che “li salviamo tutti noi!”) non sono assolutamente in
grado di organizzare soluzioni – tanto meno territoriali e logistiche – per
cui i migranti non siano di peso, pericolo e preoccupazione per i cittadini
italiani. Proprio a causa della incapacità della politica di gestire il
fenomeno, la permanenza dei migranti in Italia – e tutte le conseguenze
negative di contorno - è completamente lasciata sulle spalle dei cittadini.
Non solo in termini di sicurezza, e di gestione del territorio, ma anche dal
punto di vista finanziario ed economico: si valutino, ad esempio, le
conseguenze sul valore degli immobili, non solo privati ma anche demaniali
(elemento del tutto trascurato), nei quartieri di bivacco. Se la UE ci lascia soli a gestire il fenomeno e non
siamo in grado (né a destra né a sinistra) di governare il problema, non resta
che una soluzione ragionevole: impedire gli sbarchi. In attesa che si
strutturino soluzioni adeguate, dignitose, non degradanti e con minime
conseguenze sui cittadini italiani. Checché ne dica Sua Santità Papa Mario Bergoglio p.
p. Francesco Primo che, come sappiamo,
è grato al benefattore dell’umanità Casarini per
quello che fa e al cui
servizio ha dichiarato di voler
essere considerato. Oltretutto in linea con la sua concezione della
proprietà privata, da Sua Santità considerata ormai un disvalore. La soluzione che si intende dare a questa vicenda può
minare l'autorevolezza e, quindi, l'autorità dello stato italiano: coinvolge
la gestione dei confini, la gestione della giustizia in mare e sul territorio
nazionale, la capacità di gestire la composizione delle criticità con gli
altri enti locali, la capacità di coinvolgimento (senza pasturare gonzi) dei
cittadini, la loro impostazione etica senza i suggerimenti “un po’ così” di Francesco e di Sergio, la capacità
organizzativa di agglomerati civici locali, specie se coinvolti in materia di
accoglienza, la loro volontà di trovare soluzioni dignitose per i migranti e
per chi accoglie. Insomma, viene messa alla prova, forse per la prima
volta nel nostro paese,
l'intelaiatura portante
del consesso civile di casa nostra. Ma non tutti sembrano rendersene conto. -------------- Aggiornamento del 26-5-2021:Ecco la verifica di quanto vado affermando da tempo:
“devono” essere sbarcati in Italia perché da noi un migrante vale di più e,
col permesso “umanitario”, non verrà mai rimpatriato! In tal modo l’industria
dell’accoglienza torna a fare il pieno. Di capitali: i migranti interessano
solo per il loro numero e perché, per sfamarli, bastano anche soli due o tre euro
al giorno, sottratti a malincuore dall’accogliente alla diaria percepita. |
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