HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli Documento d’interesse Inserito
il 6-5-2007 |
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La Repubblica 6-5-2007 L'odio per i politici Pietro Citati Noi crediamo che si
odino. Quando li vediamo alla televisione, Berlusconi insulta i comunisti:
D'Alema disprezza con sarcasmo Berlusconi: l'immensa, abbagliante scatola cranica
di Rizzo copre d'offese i democratici, Prodi e Forza Italia: Calderoli
dileggia i meridionali e gli emigranti: Diliberto, con la sua aria da faina,
denigra gli assassini americani e i loro lacchè italiani (così
parlava Stalin): Maurizio Gasparri, con gli sguardi da bambino vizioso,
insulta Rutelli, Dini, Fassino, D'Alema, Prodi, Diliberto, Bertinotti;
mentre, in un angolo della scena, con le maniere e la voce untuosa di un
Monsignore dell'Ottocento, Bondi deplora la malafede degli avversari. E così
via, ogni sera, negli innumerevoli, insopportabili talk-show televisivi,
assordandoci di chiacchiere tediose, al punto da far rimpiangere i racconti
sulle madri che assassinano i figli e sulle figlie che assassinano le madri.
Non credete alle vostre orecchie. Tutto questo è falso. Dietro le
quinte del nostro teatrino nazionale, i nemici si sono messi d'accordo:
Gasparri ha concordato la battuta con Rizzo; Diliberto con Bondi. Ormai, in
Italia, non esistono più partiti, coalizioni, governo e opposizione.
Una sola, immensa colata lavica, della quale fanno parte tutti gli uomini
politici, sta ricoprendo l'intero paese, nascondendo le città, i
laghi, i fiumi, gli alberi, le colline, le montagne, la possibilità
stessa di scorgere il cielo. Questa colata lavica obbedisce ad una sola
legge: quella di moltiplicarsi. La presidenza del Consiglio e il Quirinale
occupano un numero di impiegati quasi maggiore di quello degli operai della
Fiat. Il Senato e la Camera dei Deputati sono prigionieri nelle loro misere
carceri di Montecitorio e di Palazzo Madama; e quindi sono costretti ad
acquistare preziosi edifici storici nel centro di Roma. In uno vengono
collocati i barbieri, che ogni mattina rasano le guance ispide dei nostri
onorevoli, tagliano i peli del naso e delle orecchie, disegnano con arte la
basetta alta o la basetta bassa, spargono l'acqua di colonia, l'antiforfora e
il gel. In un secondo edificio, molto più civettuolo, le parrucchiere
maneggiano caschi, fòn, creme, mezze tinte, forbici, forbicette quasi
invisibili, lozioni, rossetti, profumi francesi, mentre le pedicure estirpano
calli che offendono l'onore del popolo italiano. In un terzo edificio
insonorizzato, centinaia di camerette, decorate con amorini correggeschi,
accolgono le membra illanguidite dei deputati e senatori, divorati dalla
tortura del pensiero. Poi ci sono i ministeri e gli uffici delle regioni e
dei comuni, dove ogni funzionario o assessore, esausto dalla fatica, viene
sorretto fino al tavolo di lavoro da cinque consulenti. Ma esiste un problema
ancora più grave. La regione Lombardia, o Toscana, o Molise, debbono
sviluppare una vigorosa politica estera. D'Alema non può essere
lasciato solo. Così bisogna acquistare palazzi e appartamenti a New
York, Reykjavik, Londra, Sofia, Tallinn, Mosca, Pechino, Giacarta, Samoa,
Parigi, l'isola di Pasqua, le Maldive, e l'atollo vulcanico appena sbocciato,
come un fiore fumoso, sulle coste islandesi, così da sviluppare
armoniose relazioni con l'universo. Come si usa dire, Berlusconi e Prodi
inseguono un "grande sogno". Le altre decine di milioni di italiani
non possono venire abbandonati a loro stessi. Tutti, o quasi tutti, debbono
entrare a far parte della grande e generosa colata lavica che copre e difende
il paese. Nemmeno un buco deve restare vuoto: nemmeno un angolo abbandonato
dall'occhio amoroso del governo e delle regioni. In primo luogo, si tratta di
difendere l'Onore della Nazione italiana. "Non è possibile ?
sostiene l'onorevole Rizzo ? abbandonare la nobile arte del parrucchiere in
mani straniere: tagliare i capelli, i baffi e la basetta a regola d'arte fa
parte delle essenziali esigenze strategiche di Questo Paese? Non possiamo
permettere che Bush si occupi delle nostre teste. Sarebbero in pericolo i
nostri cervelli e la democrazia". E i panettieri? E i falegnami? E gli
psico-analisti? E i commercialisti? E i romanzieri? Così la colata
lavica si estende a dismisura. Tutti sappiamo che costa moltissimo. Non
importa. Qualcuno, alla fine, pagherà. Oggi, in Italia, gli uomini
politici sono circondati dal disprezzo, dal rancore, dall'ostilità,
dall'avversione, che non salva nemmeno i non molti dignitosi tra loro. Essi,
temo, non se ne accorgono, poiché passano il tempo dentro il ventre della
televisione. Gli italiani continuano a votare per abitudine, e inconscia
obbedienza. Ma non sopportano più le facce degli uomini politici, le
piccole miserie, le bugie, le ipocrisie, i discorsi, i trucchi, i gesti, la
consapevole o inconsapevole corruzione. Stiamo attraversando un momento
pericolosissimo per la vita democratica italiana: come la Francia nel
1936-1939 e l'Italia nel 1920-22, quando la classe politica era egualmente
squalificata. Per fortuna, non c'è nessun Mussolini alle porte.
Umberto Bossi non fa paura nemmeno a un poppante. Quanto a Berlusconi, contro
il quale sono stati scritti cinquecento libri in cinque anni, da pochi giorni
è diventato per la sinistra un baluardo della democrazia. Non vedo
rimedio. O forse ce n'è uno. Emma Bonino potrebbe proporre un
referendum, che vieti ai politici italiani di apparire a Porta a porta,
Ballarò, Otto e mezzo, Anno Zero, L'infedele. Allora Pannella
annuncerà un digiuno, astenendosi dalla bresaola valtellinese e dal
porto bianco. Il referendum ? ne sono certo ? verrà approvato con
larghissimo consenso. Capisco che almeno cento tra deputati e senatori,
allontanati dal luogo del cuore, moriranno di infarto. Qualcuno si
suiciderà. Sopporteremo stoicamente la loro perdita. Ma i
sopravvissuti si consoleranno. Avranno sempre a disposizione, nei nobili
palazzi del centro di Roma, il barbiere, la parrucchiera, la manicure, la
pedicure: la basetta bassa e la mèche viola; e, come dèi greci,
vivranno avvolti dalla nube giallo-rosa di Chanel numero 5 e di Clive
Christian numero 1. |