ARTICOLI DEL 7-2-2008

CHIUDE LA XV LEGISLATURA: LA PIù BREVE DELLA STORIA, ELEZIONI POLITICHE IL 13 E 14 APRILE, PRODI NON SI CANDIDA ( da "Sestopotere.com" del 07-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: Ieri, intanto, il consiglio dei ministri ha approvato i decreti presidenziali che fissano le date dei tre referendum popolari per domenica 18 maggio 2008 e la successiva mattina di lunedì: ma a causa dello scioglimento delle Camere, la consultazione popolare sulla riforma elettorale slitterà di un anno.

VALLE D'AOSTA: CONSIGLIO, NEL 2007 APPROVATE 31 LEGGI...(2) ( da "Asca" del 07-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: di economicita' degli atti normativi''. Il tema delle riforme istituzionali ed ordinamentali e' stato oggetto di particolare attenzione ed impegno da parte del Consiglio regionale. Infatti, tre proposte di legge di iniziativa consiliare, tradottesi nelle leggi ''statutarie'' 20, 21 e 22 / 2007, hanno innovato la disciplina previgente in materia di forma di governo della Regione;


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CHIUDE LA XV LEGISLATURA: LA PIù BREVE DELLA STORIA, ELEZIONI POLITICHE IL 13 E 14 APRILE, PRODI NON SI CANDIDA (sezione: Riforma elettorale)

( da "Sestopotere.com" del 07-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

(11:03) (6/2/2008 13:50) | CHIUDE LA XV LEGISLATURA: LA PIù BREVE DELLA STORIA, ELEZIONI POLITICHE IL 13 E 14 APRILE, PRODI NON SI CANDIDA (Sesto Potere) - Roma - 6 febbraio 2008 - Le elezioni politiche anticipate si terranno domenica 13 aprile, con proseguimento al lunedì seguente, e il 29 aprile si terrà la prima riunione delle nuove Camere, Lo ha deciso il Consiglio dei ministri convocato in seduta straordinaria questa mattina. La notizia è anticipata ai giornalisti dal ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi. Resta il nodo dell'election day, ovvero convocate in unica data elezioni amministrative e per il rinnovo delle Camere. "Non si è deciso ancora, ma il nostro orientamento è farle insieme alle politiche: decideremo tra questa e la prossima settimana": ha aggiunto ancora il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi. Prima della riunione del Consiglio, il presidente Prodi ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha dichiarato di aver accolto l'invito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a proseguire l'attività di governo fino alle elezioni e al successivo insediamento del nuovo Governo, sottolineando anche che l'attività sarà legata all'ordinaria amministrazione. "Verranno comunque tenute in considerazione tutte le realtà locali nelle quali non sarà possibile accorpare in un'unica data il giorno delle elezioni, come ad esempio, le elezioni dell'assemblea siciliana che ha regole diverse dalle altre regioni. Farò ogni sforzo per minimizzare i costi e l'incomodo per i cittadini. Più votazioni saranno raggruppate e meglio sarà per gli stessi cittadini": ha annunciato il premier uscente Romano Prodi, che ha aggiunto: "Ho deciso di non ricandidarmi per consentire quel necessario cambio generazionale. Qualcuno doveva dare l'esempio". LA CRONACA DELLA MATTINATA Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo aver sentito ieri pomeriggio a Palazzo del Quirinale i Presidenti dei due rami del Parlamento, ai sensi dell'articolo 88 della Costituzione, ha firmato alle 12 il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, un atto che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi. La notizia è confermata dal segretario generale del Quirinale Donato Marra. "La scelta di sciogliere le Camere e' stata obbligata visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente compiuto nella convinzione che elezioni cosi' fortemente anticipate costituiscano un'anomalia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari, non senza conseguenze sulla governabilita' del Paese": ha dichiarato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano spiegando di aver ponderato questa decisione "al di fuori di qualsiasi condizionamento". "Il dialogo resta un'esigenza ineludibile per il futuro del Paese. Mi auguro che la prossima campagna elettorale si svolga in un clima corrispondente a questa esigenza, da molti ribadita anche in questi giorni, di maggior linearità, stabilità ed efficienza del sistema politico-istituzionale. E' il momento per tutte le forze politiche di dar prova del senso di responsabilità richiesto dalle complesse prove cui l'Italia è chiamata a far fronte": ha aggiunto il Capo dello Stato . Il presidente Giorgio Napolitano ha espresso il suo rammarico per l'approdo al voto anticipato senza che la riforma elettorale sia stata approvata e ricorda che: "già nel febbraio dello scorso anno, rinviando in Parlamento il Governo dimissionario, avevo ricavato dalle consultazioni da me svolte la necessità prioritaria di una modificazione del sistema elettorale vigente. Ma nelle discussioni che su tale materia sono da allora seguite, anche e soprattutto in sede parlamentare, hanno a lungo negativamente pesato incertezze e divisioni tra le forze politiche". Alle 11.30 il presidente del consiglio uscente Romano Prodi era salito al Colle per controfirmare il decreto di scioglimento delle Camere siglato dal presidente della Repubblica. E nella prima mattinata lo stesso Prodi aveva già convocato il Consiglio dei Ministri alle ore 13:00 per fissare la data delle elezioni politiche anticipate. Cala il sipario , dunque, sulla XV legislatura, la più breve della Repubblica: dal 28 aprile 2006 al 13 aprile 2008, poco più di 23 mesi. Superato il record negativo dell'undicesima legislatura, che ai tempi di Tangentopoli , riuscì a durare meno di due anni, dal 23 aprile 1992 al 14 aprile 1994, con Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi che si diedero il cambio a Palazzo Chigi. I COMMENTI Osvaldo Napoli, deputato di Forza Italia, al riguardo, ha affermato: "La relazione annuale della Corte dei Conti e' la migliore certificazione tecnica del fallimento politico del centro sinistra al Governo. La magistratura contabile e' stata impietosa nella sua documentata denuncia contro lo scasso della finanza pubblica nei due anni del Governo Prodi. E' aumentata la spesa corrente, e' stata drasticamente ridotta la spesa per investimenti e molte amministrazioni pubbliche non sono neppure piu' in condizione di lavorare. Peggio ancora e' andata sul fronte dei rifiuti: la Corte dei Conti ha elencato ben sette infrazioni commesse dall'Italia e rilevate dall'Unione Europea per le quali ci attendono multe pesantissime. La Magistratura contabile ha cosi' evidenziato il disastro provocato dal centro sinistra in due anni di non-governo. E' da qui che il centro destra deve partire per costruire un programma di risanamento e di rilancio del Paese e dell'economia italiana". Ed anche lo stesso Walter Veltroni, segretario del Partito democratico, commenta: "L'allarme lanciato dal Pg della Corte dei conti è serio e ci segnala che il rischio di fenomeni corruttuvi nella pubblica amministrazione non va sottovalutato. Così come va compreso il segnale di preoccupazione che viene dal presidente della Corte quando dice che 'l'organizzazione della Repubblica vive un momento di diffuso malessere ed incertezza'". "Dobbiamo tenere alta la guardia: corruzione e tangenti sono da combattere col massimo di attenzione e di impegno. Allo stesso modo va battuta la percezione di una pubblica amministrazione ancora lontana, per costi ed efficienza, dalle necessità di una Italia che vuole crescere economicamente e socialmente": aggiunge. Ed oggi il leader del Pd Walter Veltroni ha confermato all'Ansa la decisione di dimettersi da sindaco di Roma in vista delle orai imminenti elezioni. "Però - ha spiegato - spero di poterlo fare subito dopo l'approvazione del Piano regolatore". "Lo scioglimento delle Camere segna l'epilogo del fallimento della coalizione e del governo della sinistra estrema e di quella riformista, oltre che di Prodi che per vincere aveva illuso gli italiani mettendo in piedi una coalizione che prevedeva un'impossibile accordo tra il diavolo e l'acqua santa". Lo dichiara il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli. "L'Unione è implosa - aggiunge Matteoli - ed ora il Pd di Veltroni prova a lanciare la grande novità di andare da solo al voto liberandosi della zavorra comunista. Ma abbiamo la netta sensazione che Veltroni e compagni stiano invece preparando un grande inganno, presentando sotto un unica insegna, il Pd, più altre forze politiche, inglobando socialisti, dipietristi, altoatesi e via discorrendo. E prefigurando trucchi e trucchetti soprattutto al Senato attraverso i cosiddetti accordi tecnici che altro non sono - conclude - le vecchie desistenze del 1996 rivedute e corrette". "Spero che sia possibile una campagna elettorale dai toni piu' moderati". Lo ha affermato il coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi, nel corso di Sky Tg24 Mattina. "In noi non c'e' esultanza per la caduta del governo Prodi e per questa campagna. Al contrario, c'e' uno sentimento di preoccupazione per lo stato del Paese, per i problemi che devono essere affrontati e per la crisi in cui ci troviamo. Spero che questa campagna elettorale sia profondamente diversa dalle altre e che soprattutto lo sia il dopo elezioni". Alla domanda se Forza Italia andrà da sola alle elezioni, Bondi ha risposto:"E' una possibilita' che esiste molto teoricamente. La decisione del Pd di andare da solo alle elezioni e' rispettabile ma fondamentalmente corrisponde alla situazione del centrosinistra e dalla presa di coscienza di Veltroni dell'impossibilita' di poter governare ancora con la sinistra radicale o la sinistra comunista. Inoltre non puo' ripresentarsi con la stessa alleanza dell'Unione, visto il fallimento del Governo. La situazione invece e' totalmente diversa nei rapporti fra i partiti della Cdl. Non si puo' paragonare la situazione del centrosinistra a quella del centrodestra perche' fra le forze politiche del mio schieramento c'e' una comune visione dei problemi del Paese, un accordo sostanziale sia sui valori fondamentali della societa' in cui ci riconosciamo, che sul piano del programma sperimentato da cinque anni di governo insieme". "C'è una grande bugia al fondo della dichiarata volontà di Veltroni di voler correre da solo: questo lo possono fare alla Camera, ma al Senato sanno benissimo che in regioni rosse, come Toscana ed Emilia, ad esempio, se il Pd non fa un accordo con l'altra sinistra perde. Quindi dicono: andiamo da soli, ma in realtà tratteranno sottobanco una serie di accordicchi, accordi tecnici e desistenzine. La soluzione, però, è sempre quella: non corrono da soli, perché per vincere hanno bisogno della sinistra estrema". Lo ha dichiarato Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, intervistato da Gr Parlamento Rai. Quanto ai temi che ora saranno al centro della prossima campagna elettorale, Boniauti ha assicurato che il centrodestra cercherà di fare "una campagna elettorale tranquilla e propositiva. Pensiamo di portare 10-12 punti fondamentali, che riguardano la gente, i giovani, gli anziani, i cittadini, il problema dei prezzi, il problema della casa. Su questo occorre raggiungere un'intesa preventiva tra tutte le forze della coalizione, mettersi d'accordo prima, presentare dei veri e propri disegni di legge, in modo tale che, non appena sono finite le elezioni e si forma il governo, se il centrodestra risulterà vincitore, a quel punto partono questi disegni di legge con scadenze precise in Parlamento, al Senato e alla Camera". "Molta concretezza, dunque: non più le 283 pagine di programma mai realizzato da parte dell'Unione, ma una decina di provvedimenti già pronti per essere in viaggio velocemente in Parlamento". E il deputato azzurro Gregorio Fontana ha affermato : "Il progetto svelato oggi dal segretario del Prc, Franco Giordano, scopre finalmente in maniera chiara la bugia dell'anno: quella che il Pd sarebbe andato da solo alle prossime elezioni politiche. L'accordo della sinistra con il PD di Veltroni per il Senato ripropone la fotocopia dell'alleanza fallimentare di Prodi e dell'Unione che ha malgovernato il Paese negli ultimi venti mesi. Non un alleanza di governo, non un progetto politico ma la solita parola d'ordine 'tutti e comunque contro Berlusconi e il centro-destra'. Altro che novita'". "La partita adesso è davvero finita, ora tutti sotto la doccia perché la vera partita la si gioca da ora, con il ritorno alle urne: tempi supplementari o arbitri alla Byron Moreno si facciano da parte!" Lo afferma il senatore Roberto Calderoli, Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord e Vice Presidente del Senato. La settimana scorsa avevo profetizzato che il 6 di febbraio sarebbe stata ricordata come una giornata da celebrare come festa di liberazione: sono stato buon profeta nell'individuare la giornata giusta in cui il presidente Napolitano avrebbe deciso di sciogliere le Camere. Ringraziamo Napolitano per il rispetto del suo ruolo istituzionale e, come da lui richiesto, ora dimostreremo senso di responsabiltà sia sulla coalizione che sui programmi": ha aggiunto Roberto Calderoli. "Potranno votare ed eventualmente essere eletti gli italo-canadesi residenti in Canada?" E' quanto si chiede Marco Zacchera, responsabile esteri di An sottolineando come "a tutt'oggi non esistano riscontri e certezze sulla delicatissima questione. Mi sarei atteso - aggiunge - che nella conferenza stampa tenuta proprio ieri il viceministro Danieli oltre agli annunci ad effetto avesse speso qualche parola in proposito conoscendo perfettamente il rischio che corrono i nostri connazionali italo canadesi alle prossime elezioni politiche. Un rischio - prosegue - da me denunciato a più riprese sia con interrogazioni parlamentari, presentate in tempi lontani dalla campagna elettorale, sia con comunicati stampa anche in occasione della mia missione in Canada a fine novembre 2007. Mi chiedo come mai il governo Prodi sia rimasto a guardare nonostante fosse a conoscenza dell'atteggiamento di chiusura del governo di Ottawa che non intenderebbe permettere lo svolgimento della campagna elettorale per l'elezione al parlamento italiano di candidati italo-canadesi. La circoscrizione Nord America che elegge 1 senatore e 2 deputati e se fosse confermata l'impossibilità di votare alla nostra numerosa comunità italo canadese le ripercussioni sarebbero gravissime e imprevedibili ai fini della correttezza e credibilità del voto. Nel 2006 - spiega - si votò solo grazie ad un accordo raggiunto dall'allora ministro degli esteri Gianfranco Fini, perché il Governo prodi non si è adoperato per rinnovare l'accordo? Mi appello - conclude Zacchera- a tutte le forze politiche affinché vigilino che nel decreto d'urgenza che il governo si appresta a varare proprio sul voto degli italiani all'estero sia data certezza di voto anche ai nostri connazionali in Canada già fortemente penalizzati dal governo di centro-sinistra con la chiusura del consolato di Edmonton che pesera' non poco sulle operazioni di voto. Spero che di fronte all'inerzia dimostrata fino ad ora dal governo, intervenga il Capo dello Stato, affinche' i nostri connazionali italo-canadesi non diventino figli di un dio minore. "La storia di Veltroni che corre da solo rischia di trasformarsi in una polpetta avvelenata per Berlusconi e per l'intera Cdl". Lo ha detto Teodoro Buontempo, presidente de La Destra. "Mi spiego: chi sposa questa linea, oltre a favorire la menzogna mediatica dell'ormai ex sindaco di Roma, instilla il sospetto che non si tratti di un errore di valutazione ma anzi di un progetto studiato a tavolino per indebolire Berlusconi e la coalizione di centrodestra nel dopo elezioni". Secondo il presidente de La Destra "coloro che hanno già scelto il centro come punto di arrivo del proprio percorso politico hanno tutto l'interesse a sostenere questa tesi. Viene da pensare che il loro obiettivo sia quello di ottenere il maggior numero di parlamentari possibile e di conseguenza una massa di manovra tanto ampia da condizionare, nella migliore delle ipotesi, la maggioranza di centrodestra, uscita vittoriosa dalle urne". Intanto, oggi, s'è riunita l'assemblea del gruppo del Pd al Senato per una valutazione del lavoro svolto in questi 20 mesi di legislatura, per un saluto e per una breve discussione sulla crisi e sull'imminente campagna elettorale. Durante la riunione, dall'assemblea all'unanimità, è venuto un plauso per il lavoro svolto dalla presidenza del gruppo ed è giunto un caloroso ed affettuoso ringraziamento ad Anna Finocchiaro per il modo con cui ha condotto il gruppo e per l'autorevolezza dimostrata in questi difficili mesi. "L'Italia ha voglia di cambiare, di qualcosa di nuovo. Il centrodestra ha governato per sette anni questo Paese e chi si candida alla presidenza del Consiglio lo fa per la quinta volta. Noi - insiste Veltroni - questo nuovo di cui il Paese ha bisogno possiamo interpretarlo e rappresentarlo". Ha dichiarato Walter Veltroni che conferma: "Il Pd si presenterà da solo davanti agli elettori. L'obiettivo non è la solitudine. L'obiettivo è presentare una proposta coerente". "Tutto il gruppo dirigente ? ha detto oggi Veltroni incontrando i giornalisti alla sede di piazza Sant'Anastasia ? è d'accordo. In questo momento, nella situazione in cui sta il Paese solo una offerta assolutamente nuova può costituire per chi non ha votato un buon motivo per tornare a votare, chi è indeciso per decidere e chi si è stufato per avere un nuovo bipolarismo". Il Pd, dunque, si presenterà da solo alle elezioni. No ad alleanze con la sinistra radicale. Sì ad eventuali "convergenze" sulla base del programma "riformista" che il partito metterà a punto. "Una scelta coraggiosa", ha sottolineato Veltroni. Un accordo programmatico con la sinistra radicale per le prossime elezioni politiche non è dunque proponibile. "Alla sinistra radicale ? spiega ? auguro tutto il bene possibile, le nostre sono due strade che continueranno a collaborare a livello locale. Ma a livello nazionale le posizioni sono obiettivamente diverse. Noi diciamo agli italiani che se voteranno per il Pd voteranno per una posizione chiara, univoca, che non dovrà mediare con 18 forze politiche diverse". Bocciata anche l'ipotesi di 'accordi tecnici' al Senato. "Non credo ? ha precisato il segretario del Pd ? che abbia senso qualcosa che appaia un pasticcio. Gli italiani hanno bisogno di chiarezza". Veltroni ha annunciato quali saranno i prossimi passi. Innanzi tutto l'assemblea costituente del partito, che si terrà il prossimo 16 febbraio a Roma. "Al centro ? ha detto il leader del Pd ? ci saranno i contenuti e i temi della campagna elettorale". Dopodiché lo stesso Veltroni comincerà "un viaggio in tutta l'Italia che mi porterà in tutte le centodieci province del Paese". Un viaggio con cui il segretario del Partito democratico spera di "portare un messaggio di speranza e di novità". "Innanzitutto bisogna fare le elezioni, nelle quali saremo alternativi al Partito democratico. Poi, per quello che riguarda il problema delle riforme, ci si dimentica che quelle di cui parla ora il centrosinistra noi le avevamo già fatte due legislature fa: premierato forte e funzioni distinte per le due Camere". Così Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore nazionale di Forza Italia, su eventuali intese bipartisan dopo il voto. "Grazie però all'intelligenza dell'Unione - aggiunge il parlamentare azzurro - il nostro impianto costituzionale è stato tutto smontato dal referendum. Noi riprenderemo quel percorso. Se il centrosinistra ci arriva ci confronteremo. Ma nella consapevolezza che loro sono in ritardo di due legislature. E avendo ben chiaro che le priorità sono altre: la produttività delle nostre imprese e l'aumento dei salari dei lavoratori dipendenti". A chi gli ricorda che Walter Veltroni ha definito il ricorso ad elezioni anticipate un'occasione perduta, Cicchitto replica che è in realtà il leader del Pd ad aver mancato due occasioni. "La prima - spiega - è stata quando gli è saltato un governo in cui non ha funzionato la maggioranza con la sinistra estrema. La seconda è stata quando ci ha presentato un progetto di riforma elettorale che fu poi completamente rinnegato dal resto della sua coalizione in commissione Affari Costituzionali del Senato. Noi a quel punto ci siamo ritrovati di fronte al gioco delle tre carte di una maggioranza che non aveva una linea comune sull'argomento". L'esponente azzurro conferma poi che il partito di Silvio Berlusconi andrò alle urne sotto le insegne di Forza Italia e che il Partito del Popolo delle libertà potrebbe essere il nome dell'intera coalizione di centrodestra. "Stiamo valutando - conclude - ma in ogni caso nella coalizione entrerà solo chi ne condivide il programma elettorale. Per questo è ancora prematuro stabilire se ad esempio l'Udeur di Clemente Mastella correrà insieme a noi". E sul fronte opposto? In una nota del Partito Marxista Leninista Italiano si legge : "È l'ora di abbandonare ogni illusione elettorale, parlamentare, riformista e governativa, di mollare i falsi partiti comunisti e di unirsi al PMLI per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo da contrapporre alle istituzioni della classe dominante borghese in camicia nera. Intanto uniamoci e battiamoci in questa campagna elettorale per far affermare l'astensionismo, come voto dato al PMLI e al socialismo, contro il capitalismo, il regime neofascista e la terza repubblica, che hanno in programma Berlusconi e Veltroni". LO SCENARIO Come abbiamo visto il governo è intenzionato ad accorpare le politiche con le amministrative. Ma sarà necessario un decreto ad hoc del ministero dell'Interno, visto che, secondo la legge, il voto locale dovrebbe svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno. Comunque per l'election-day non tutti i partiti si presentano d'accordo. Ieri, intanto, il consiglio dei ministri ha approvato i decreti presidenziali che fissano le date dei tre referendum popolari per domenica 18 maggio 2008 e la successiva mattina di lunedì: ma a causa dello scioglimento delle Camere, la consultazione popolare sulla riforma elettorale slitterà di un anno.

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VALLE D'AOSTA: CONSIGLIO, NEL 2007 APPROVATE 31 LEGGI...(2) (sezione: Riforma elettorale)

( da "Asca" del 07-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

(ASCA) - Aosta, 7 feb - Alla data del 30 novembre 2007, il Consiglio ha approvato 31 leggi e 2 regolamenti, un numero che non si discosta da quello degli scorsi anni. Nel rapporto si segnala ''una costante attenzione del legislatore regionale per una puntuale manutenzione del sistema normativo, che si e' tradotta nell'adozione di due leggi ''omnibus'', di cui una di imminente approvazione, con le quali si interviene sui settori dell'ordinamento regionale che necessitano di un continuo aggiornamento, evitando il proliferare di singole ''leggine'' settoriali, in ossequio al principio di economicita' degli atti normativi''. Il tema delle riforme istituzionali ed ordinamentali e' stato oggetto di particolare attenzione ed impegno da parte del Consiglio regionale. Infatti, tre proposte di legge di iniziativa consiliare, tradottesi nelle leggi ''statutarie'' 20, 21 e 22 / 2007, hanno innovato la disciplina previgente in materia di forma di governo della Regione; sistema elettorale; cause di ineleggibilita' ed incompatibilita' con la carica di Consigliere regionale. Il 62% degli atti normativi presentati nel 2007 e' costituito da disegni di legge, il 26% da proposte di legge, il 4% da proposte di regolamento di iniziativa consiliare, il 4% da proposte di regolamento di iniziativa della Giunta, il 4% da proposte di legge statale. Tra le leggi approvate, l'82% e' rappresentato da atti di iniziativa della Giunta, il 18% dei consiglieri. res-muz/mcc/alf (Asca).

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ARTICOLI DEL 6-2-2007

 

NELL'ATTUALE dibattito sulla riforma elettorale, due sono i punti importanti da valutar ( da "Nazione, La (Viareggio)" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: la ricerca di una convergenza fra le forze di destra e di sinistra sulla bozza di riforma Bianco e l'itinerario referendario parzialmente abrogativo della legge elettorale. Considerato che l'attuazione del referendum parzialmente abrogativo può sostituire agevolmente l'impresa, non facile, di fare una legge elettorale condivisa da approvare in Parlamento ,

<Missione incompiuta, ma con risultati> ( da "Eco di Bergamo, L'" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: Misiani risponde: "Il disegno di legge sul federalismo fiscale, arrivato a un passo dalla discussione in Parlamento e invece rinviato alla prossima legislatura". Con un accenno anche alla mancata riforma elettorale: "Sarebbe stato utile cambiare la legge, come migliaia di italiani chiedevano, così come anche esponenti del centrodestra,

Morales e i governatori in rotta di collisione ( da "Manifesto, Il" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: che siano ripresi i negoziati o che che sia organizzato il referendum revocatorio proposto dallo stesso presidente come via d'uscita all'attuale impasse politica. Il governatore di La Paz, José Luis Paredes, ha raddoppiato la posta e chiesto che si convochino elezioni generali anticipate. Il referendum del 2 giugno 2006 aveva visto le province orientali votare massicciamente per l'

Napolitano firma, finisce la XV legislatura ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-02-2008)
Argomenti: Aspetti Legali

Abstract: quando comunque occorrerà metter mano alle nuove regole elettorali e a quelle necessarie riforme costituzionali per rafforzare i poteri dell'Esecutivo e superare il bicameralismo perfetto tra Montecitorio e Palazzo Madama. L'auspicio di Napolitano è che la campagna elettorale si svolga con toni accesi ma civili, in cui prevalga comunque l'interesse nazionale.

Napolitano oggi scioglie le Camere Prodi controfirma il decreto, poi il voto ( da "Quotidiano.net" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: subordinate e che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio insomma, nemmeno mirato al solo referendum. FORZA ITALIA E AN E ha ricevuto le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia e An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni alternative.

Riforma elettorale slitta il referendum ( da "Corriere Adriatico" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: si potesse chiedere al nuovo governo di indire comunque il referendum entro il 15 giugno di quest'anno. Le elezioni anticipate rendono ormai sicuro il rinvio del referendum sulla legge elettorale. Questa situazione ha un precedente famoso nel primo referendum abrogativo della storia della Repubblica italiana.

Marini apre le consultazioni ma non tutti se ne accorgono ( da "Padania, La" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: E c è chi già pensa alla campagna elettorale e ai manifesti, come Francesco Storace, e chi invece s affanna a presentare tardive proposte di legge che difficilmente il Parlamento discuterà. È il caso di Egidio Pedrini dell Italia dei valori che con tanto di conferenza stampa ha illustrato una pdl per l introduzione del reato di sequestro di minore.

Caro Veltroni la gente vuole il pane non la riforma elettorale ( da "Padania, La" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: tentare di guadagnare un anno di tempo prima del voto, per far sbiadire il ricordo dei danni provocati dal Governo Prodi, e avere nel frattempo una legge elettorale ad hoc per il Pd, grazie alla ghigliottina del referendum, Veltroni ieri ha tentato l ultima carta, quella della disperazione: la grande coalizione, sfruttando l'appello dei poteri forti che chiedono di non andare al voto.

Napolitano ha sciolto le Camere "Una scelta obbligata ma sofferta" Prodi: "Sostengo il Pd ma non corro" ( da "Quotidiano.net" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge

Abstract: subordinate e che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio insomma, nemmeno mirato al solo referendum. FORZA ITALIA E AN E ha ricevuto le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia e An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni alternative.

Napolitano ha sciolto le Camere. Come anticipato da Affari ( da "Affari Italiani (Online)" del 06-02-2008)
Argomenti: Aspetti Legali

Abstract: chiamare gli italiani alle urne senza che la riforma elettorale sia stata approvata". Come anticipato da Affari, il consiglio dei ministri ha indicato le date del 13 e 14 aprile per le prossime elezioni politiche. I partiti dovranno decidere le alleanze entro il due marzo. Tra le ore 8 del 29 febbraio e le ore 16 del 2 marzo i partiti dovranno depositare il loro simbolo al Viminale.


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NELL'ATTUALE dibattito sulla riforma elettorale, due sono i punti importanti da valutar (sezione: Riforma elettorale)

( da "Nazione, La (Viareggio)" del 06-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

E e tenere in considerazione: la ricerca di una convergenza fra le forze di destra e di sinistra sulla bozza di riforma Bianco e l'itinerario referendario parzialmente abrogativo della legge elettorale. Considerato che l'attuazione del referendum parzialmente abrogativo può sostituire agevolmente l'impresa, non facile, di fare una legge elettorale condivisa da approvare in Parlamento , perché non dare la precedenza alla sperimentazione referendaria? Ovvero, la voce del popolo. Carlo Pantani, Firenze - -->.

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<Missione incompiuta, ma con risultati> (sezione: Riforma elettorale)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 06-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

"Missione incompiuta, ma con risultati" Parlano i parlamentari bergamaschi. Il centrosinistra: "Risanati i conti e avviato il federalismo delle infrastrutture" Il centrodestra: "Una sofferenza vedere i loro fallimenti. Venti mesi di tasse, malgoverno e indifferenza verso il Nord" Da qualsiasi parte li si guardi, i venti mesi (scarsi) della XV legislatura non sono stati una passeggiata per i parlamentari bergamaschi che si apprestano a tornare a casa. "Una sofferenza", è il consuntivo della maggior parte dei rappresentanti di centrodestra. "Impegnativi e difficili", è il commento dei colleghi di centrosinistra, certi di aver dato il massimo e di aver portato a casa risultati importanti. Nonostante una coalizione dai piedi di argilla e i numeri risicati al Senato abbiano messo a dura prova il governo sin dall'inizio. Fino a metterlo in ginocchio. Un'esperienza che deve far scuola, ora che le Camere vengono sciolte e si scaldano i motori per la campagna elettorale che porterà al voto anticipato (probabilmente il 13 aprile). il ministro Lo dice fuori dai denti il ministro dimissionario delle Infrastrutture Antonio Di Pietro , raggiunto mentre fa la spesa: "Adotterò il motto di mia mamma: "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei". Non ci sarà nessun accordo né con i massimalisti di destra né con quelli di sinistra. L'Italia dei Valori si presenterà col suo simbolo e chiederà i voti per quello che ha fatto". Il bersaglio preferito di Di Pietro, molisano di nascita, bergamasco d'adozione, resta il collega Clemente Mastella: "Siamo andati a casa non per cattiva gestione, ma per un signore di Ceppaloni che ha confuso la situazione personale con quella politica". Mentre la soddisfazione più grande è stato l'avvio "del federalismo infrastrutturale". "Ho accettato di affrontare e risolvere questioni annose, come è stato riconosciuto da molti esponenti istituzionali locali. Ho fatto quel che potevo, per il Paese, ma soprattutto per la Lombardia e Bergamo". E fa degli esempi: "Ho sbloccato le concessioni e i soldi per Brebemi e Pedemontana, portato a casa Tangenziale sud e superstrada della Valle Seriana". il centrosinistra Anche per gli altri rappresentanti della maggioranza "in venti mesi si sono fatti miracoli". "Sciogliere le Camere è sempre un atto traumatico - commenta la situazione il deputato Giovanni Sanga (Pd) -. Ma in questi mesi abbiamo fatto cose importanti e centrato un obiettivo primario: il risanamento dei conti pubblici, ridando credibilità all'Italia sul piano internazionale". Per Sanga l'unico rammarico è "non aver fatto in tempo ad attuare gli interventi, contenuti nell'ultima Finanziaria, per il sostegno delle imprese e delle famiglie, partendo dalla riduzione delle tasse". Il bilancio, personale e per la Bergamasca, è però positivo. "Sono state sbloccate opere strategiche - ricorda Sanga -. È stata recuperata la copertura finanziaria per la galleria di Montenegrone e aperto il bando per la variante della statale 42, solo per citarne due". L'ex segretario provinciale della Margherita parla di un'esperienza romana "entusiasmante, che si è consolidata in poco più di un anno, anche se per conoscere bene i meccanismi dell'attività parlamentare ci vuole certamente più tempo. Ho seguito da vicino le liberalizzazioni del ministro Pier Luigi Bersani, sul piano legislativo è stata un'esperienza altamente formativa". Senza mai dimenticare "il rapporto col territorio e con la comunità bergamasca, che non è certo marginale per chi fa il parlamentare". Il collega di partito Antonio Misiani , anche lui per la prima volta a Montecitorio, parla di "periodo complicato" e di "legislatura particolare, ma straordinariamente appassionante". "Con due Finanziarie coraggiose e il pacchetto welfare - sostiene - si sono poste le basi per rimettere in moto il Paese. Prodi lascia un'eredità da galantuomo". Un rimpianto? Da membro della commissione Bilancio, Misiani risponde: "Il disegno di legge sul federalismo fiscale, arrivato a un passo dalla discussione in Parlamento e invece rinviato alla prossima legislatura". Con un accenno anche alla mancata riforma elettorale: "Sarebbe stato utile cambiare la legge, come migliaia di italiani chiedevano, così come anche esponenti del centrodestra, che poi si sono tirati indietro, facendo prevalere gli interessi di parte". le schermaglie Dagli altri due componenti orobici di maggioranza, Ezio Locatelli (Rifondazione) e Silvana Mura (Italia dei Valori) un nuovo rimpallo di critiche. "Il governo è stato messo in crisi dalla componente centrista, il cui ostracismo è stato il vero ostacolo all'attuazione del programma", è convinto il primo. "La litigiosità con la sinistra radicale non ha giovato. Più di una volta abbiamo dovuto lottare con la "sinistra dei veti"", ribatte la seconda. Per Locatelli - che sottolinea il suo impegno per il territorio nella commissione Trasporti, soprattutto per il sistema ferroviario e metropolitano bergamasco - "c'è stato un peggioramento dell'opinione pubblica nei confronti del governo per l'assenza dell'attuazione di quella fase di ridistribuzione di diritti, come l'abbattimento del carico fiscale ai lavoratori dipendenti, che doveva seguire al risanamento dei conti". La Mura, invece, fa presente l'impegno del suo partito "per la riduzione dei costi della politica", oltre ai meriti del governo sul fronte "delle infrastrutture e della lotta all'evasione fiscale". Per il futuro? "Non ci interessano le alleanze per ottenere il consenso elettorale, piuttosto correremo da soli". il centrodestra Anche per l'opposizione è stata dura. "Perché abbiamo dovuto assistere semi-impotenti a una serie di fallimenti e provvedimenti disastrosi, nonché alla totale trascuratezza del Nord", è il leit motiv comune al centrodestra. Anche se poi le sfumature variano. "È la fine naturale di una coalizione nata "contro" e non "per" - commenta il deputato leghista Giacomo Stucchi -. Adesso che è saltato il banco, ed era ora, dovranno ammettere che l'unico collante era l'antiberlusconismo. Altro che legge elettorale, è solo un pretesto". Secondo Stucchi, il governo ha ottenuto pochi risultati anche per la Bergamasca. "Qualcosa, con un'azione coordinata per il territorio, si è riusciti lo stesso a portare a casa. Ma non si è potuto contare su nessun appoggio, né di ministri né di sottosegretari. Di Pietro sarà mica bergamasco...". Se Stucchi si dice comunque soddisfatto per l'ulteriore esperienza maturata, come segretario della presidenza della Camera e membro della delegazione parlamentare presso l'assemblea del Consiglio d'Europa, più delusa è la collega Carolina Lussana . "Noi leghisti siamo persone del fare - dice -. Di fronte all'incapacità del Parlamento di approvare leggi urgenti per il Paese e dare risposte ai problemi della gente, ho provato un grande disagio. Soprattutto venendo da un'esperienza di maggioranza, tra il 2001 e il 2006, dove, nonostante le difficoltà, con forte spirito riformatore e coraggio abbiamo affrontato le riforme istituzionali". Per l'azzurro Gregorio Fontana il Prodi bis si sintetizza bene con un'immagine: "Le facce di Visco-Prodi-Pecoraro Scanio con sotto i rifiuti di Napoli. Sono stati 20 mesi di tasse, malgoverno e incapacità di risolvere i problemi, soprattutto quelli del Nord produttivo. La legislatura è caduta non per le difficoltà nella riforma della legge elettorale, ma per i fallimenti che si sono succeduti uno dietro l'altro". Fontana si augura, quindi, che "dalle prossime elezioni esca una maggioranza in grado di governare, superando i veleni che hanno caratterizzato questo governo di centrosinistra", pur ammettendo di aver lavorato bene con i colleghi bergamaschi del Pd: "Li stimo, ma purtroppo militano nello schieramento sbagliato". Dato che viene confermato anche dall'altro deputato forzista, Giorgio Jannone . Lui, decano dei parlamentari bergamaschi (dopo Mirko Tremaglia), alla sua terza legislatura, confessa che questa è stata "la più sofferta, perché è un momento particolarmente difficile per il Paese". Da qui l'apertura: "Dopo le elezioni, sarà utile ragionare tutti insieme sulle riforme necessarie". E un pizzico di orgoglio: "Ho raggiunto il record personale di atti parlamentari, con più di 100 interrogazioni e più di 40 proposte di legge avanzate". Tremaglia: crisi di un sistema L'onorevole Mirko Tremaglia (An) allarga la riflessione: "Da tanto tempo, ormai, è davanti agli occhi degli italiani quello che si chiama il fallimento di una classe dirigente e di un sistema politico". L'ex ministro per gli Italiani nel mondo si sofferma "sull'incapacità dimostrata in ogni settore da questo governo, che si è trascinato nel Parlamento con continue sconfitte e che non è stato in grado di ottenere complessivamente la fiducia di Camera e Senato; che non è riuscito a rappresentare gli italiani, specie nei rapporti con l'Europa". Tremaglia denuncia quindi "la pressione fiscale che è andata oltre ogni previsione" e segnala "la capacità di reazione degli italiani, che hanno capito definitivamente che i partiti fanno purtroppo i loro interessi e non quelli dei cittadini. È il disfacimento della nostra società politica. Occorre un grande sforzo di onestà e il rispetto dei valori di socialità e italianità". Per quanto riguarda il piano personale, il volto storico di An si definisce "l'uomo della rivincita per le elezioni degli Italiani all'estero. Sono riuscito a cambiare due volte la Costituzione e con questa grande battaglia di civiltà gli italiani all'estero sono entrati a pieno titolo alla Camera e al Senato". i senatori Per quanto riguarda Palazzo Madama, Valerio Carrara (Forza Italia) ed Ettore Pirovano (Lega) sono d'accordo: "Il Senato è stato svuotato di ogni suo potere, tutto blindato da un numero incredibile di voti di fiducia, a cui si dice sì o no, senza discussione". Pirovano taccia il Prodi bis "di una politica chiusa nel superattico, distante dalla nazione e dal Nord, di cui si sono solo riempiti la bocca. Il governo Prodi quelle poche cose che ha fatto, le ha fatte senza tenere in nessuna considerazione la gente". Carrara, ricordando "che sin dall'inizio è stato un governo destinato a non concludere nulla", assicura "di aver lottato dal primo giorno per mandarli a casa". Missione in cui si è cimentato anche il lumbard Roberto Calderoli : "La soddisfazione più grande? Il fatto che tutte le 3-4 volte in cui il governo è andato sotto al Senato è stato per i miei "trappoloni". Da solo ho tirato matti i "professori", che ormai avevano raggiunto un livello di stress incredibile, temendo nuovi colpi a tradimento". Calderoli insiste anche su un altro punto: "La Lega sa fare opposizione, il gruppo è sempre stato presente e ciascuno ha fatto la sua parte, senza sconti. Il che non significa solo mettere il bastone tra le ruote. Sulla riforma costituzionale ed elettorale abbiamo sempre cercato di dare il nostro contributo". Anche Roberto Castelli , neocommissario cittadino del Carroccio, si sente più leggero. E non solo perché non essere più da tempo titolare del ministero della Giustizia, per sua stessa ammissione, l'ha ringiovanito. "Ci siamo liberati da una sofferenza - tira un sospiro di sollievo -. Abbiamo assistito al passare di provvedimenti di cui non condividevamo nulla, sempre per il rotto della cuffia e il contributo decisivo dei senatori a vita". Benedetta Ravizza.

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Morales e i governatori in rotta di collisione (sezione: Riforma elettorale)

( da "Manifesto, Il" del 06-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

Bolivia, verso il fallimento i negoziati fra governo e dipartimenti ricchi. Scontro sul "reddito dignità" Morales e i governatori in rotta di collisione Pablo Stefanoni La Paz I negoziati fra il presidente Evo Morales e i governatori ribelli dei dipartimenti ricchi guidati da Santa Cruz, sono sull'orlo del fallimento e gli schermi televisivi hanno ripreso a dividersi fra le notizie contrapposte delle due Bolivie l'una contro l'altra. Nonostante la resistenza degli oppositori, il presidente ha organizzato manifestazioni in tutto il paese per celebrare il pagamento del "reddito dignità", una sorta di pensione minima, pari a 20 euro al mese, per le persone con più di 60 anni, finanziata con fondi ottenuti da un taglio nelle rendita petrolifera che lo Stato ripassa ai singoli dipartimenti. Il giorno prima il "prefetto" (governatore) di Santa Cruz, Rubén Costas aveva lanciato la sfida organizzando un referendum per il 4 maggio con l'obiettivo di far approvare gli statuti autonomisti redatti alla fine dell'anno scorso e considerati "sediziosi" dal governo centrale. A Santa Cruz giustificano questo passo con le più di 100 mila firme raccolte per dare validità a una legge sul referendum per iniziativa popolare, ma a La Paz il governo considera illegale la convocazione del referendum che può essere indetto solo dal Congresso. Con il dialogo in terapia intensiva, i governatori di 5 dei 9 dipartimenti, Santa Cruz, Tarija, Beni, Pando y Cochabamba - la "mezza luna" orientale - hanno scritto una lettera a Morales in cui chiedono o che siano ripresi i negoziati o che che sia organizzato il referendum revocatorio proposto dallo stesso presidente come via d'uscita all'attuale impasse politica. Il governatore di La Paz, José Luis Paredes, ha raddoppiato la posta e chiesto che si convochino elezioni generali anticipate. Il referendum del 2 giugno 2006 aveva visto le province orientali votare massicciamente per l'autonomia, anche se il no aveva vinto a livello nazionale. Più tardi l'assemblea costituente ha iscritto l'autonomia nella nuova costituzione, ma con competenze ridotte. All'inizio di quest'anno Evo Morales e i governatori hanno concordato di avviare negoziati diretti per arrivare a "un grande accordo nazionale". In mancanza di passi avanti al tavolo delle trattative i dissensi sono stati trasferiti a commissioni ad hoc che però non sono riuscite a superarli. Il nodo dello scontro è ora l'incompatibilità fra la costituzione approvata l'anno scorso senza la presenza dell'opposizione (che si era ritirata dai lavori) e fra scontri di piazza che provocarono tre morti, e gli statuti autonomici redatti dai dipartimenti ribelli che darebbero ai governi locali il controllo sui titoli di proprietà della terra e sulla raccolta delle imposte. Questi statuti segnerebbero il passaggio dall'attuale regime unitario del paese a un regime federale ed è visto dal governo come un tentativo di "blindarsi" dalle riforme "di sinistra" portate avanti da Evo Morales. Qualche giorno fa gli echi della crisi boliviana si son fatti sentire anche in Ecuador, dove il presidente Rafael Correa si sta scontrando con le élites di Guayaquil, la città più ricca del paese. Il 25 gennaio, alla testa di una folta marcia autonomista, il sindaco Jaime Nebot ha citato la (ex) Jugoslavia e la Bolivia come esempi di quel che potrebbe accadere in Ecuador se il governo insiste con i suoi progetti. Correa, in risposta, ha denunciato il fatto che "fra l'oligarchia di Guayaquil e di Santa Cruz esistono accordi scritti per portare queste regioni ad autonomie che in verità sono secessioni". E ha accusato la destra delle due città ribelli di essere "straordinariamente ricche, semi-ignoranti ed elitiste". In questo quadro convulso, la maggior parte dei boliviani sembra assistere nell'indifferenza alle vicende politiche e si è diviso fra quanti cercavano di salvare i loro pochi beni dalle feroci inondazioni che stanno affliggendo il paese - con già più di 30 morti - e quanti, i più fortunati, si potevano permettere il lusso di partecipare al carnevale, che si è chiuso ieri.

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Napolitano firma, finisce la XV legislatura (sezione: Riforma elettorale)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-02-2008)

Argomenti: Aspetti Legali

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2008-02-06 - pag: 3 autore: Napolitano firma, finisce la XV legislatura Ieri gli incontri con Marini e Bertinotti, oggi il decreto di scioglimento delle Camere e la data del voto Dino Pesole ROMA Nel pomeriggio di ieri, i due distinti colloqui al Quirinale con il presidente del Senato, Franco Marini, e della Camera, Fausto Bertinotti. Questa mattina al Colle, tra le 11 e le 12, salirà Romano Prodi per controfirmare il decreto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. A quel punto, lo scioglimento delle Camere sarà formalmente deliberato. Subito dopo il Consiglio dei ministri fisserà la data delle elezioni e il relativo decreto sarà sottoposto alla controfirma del Capo dello Stato. Contestualmente verrà fissata la data di convocazione delle nuove Camere. Cala il sipario sulla quindicesima legislatura, brevissima per durata (21 mesi), segnata findall'origine dall'esiguo margine di vantaggio di cui ha potuto disporre il centro sinistra al Senato per effetto della legge elettorale varata dal governo Berlusconi, definita "una porcata" dal suo stesso ideatore, con la quale ora saremo peraltro chiamati nuovamente alle urne. Si voterà con ogni probabilità il 13 e 14 aprile. Decisione inevitabile, dopo il fallimento del tentativo che Napolitano ha affidato a Marini di verificare se esistessero ancora i margini per un accordo, il più largo possibile, con l'obiettivo di modificare la legge in vigore. Dal centro destra, il leader Berlusconi non è arretrato di un millimetro dalla posizione di partenza: elezioni subito. Nessuna subordinata era a quel punto immaginabile. è dunque il governo dimissionario presieduto da Romano Prodi, in carica per gli affari correnti, a guidare il Paese alle elezioni. La procedura per lo scioglimento anticipato delle Camere si è messa subito in moto, in ossequio a quanto dispone l'articolo 88 della Costituzione ("Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse"). Con questo atto, il più grave e impegnativo, come ha ricordato lo stesso Napolitano, si chiude definitivamente la partita. Spetta formalmente al Consiglio dei ministri la convocazione dei comizi elettorali e, su proposta del ministro dell'Interno, la data della consultazione anticipata. Il tutto avrà termine in mattinata. Ieri l'atto formale della fissazione per il 18 e 19 maggio della data per lo svolgimento del referendum sulla legge elettorale. Un atto dovuto, in seguito all'ammissibilità dei quesiti decretata dalla Corte costituzionale. Lo scioglimento anticipato del Parlamento ne determinerà l'automatico slittamento alla primavera del 2009. Napolitano, com'è ormai sua consuetudine, motiverà la decisione. Lo farà questa mattina con una dichiarazione pubblica, per esprimere il suo rammarico rispetto all'esito del tentativo affidato a Marini. Incarico che lo stesso Napolitano ha anche "fisicamente" reso solenne, con la sua presenza accanto alla seconda carica dello Stato il giorno del conferimento del mandato, per significare che in quel tentativo si spendevano pubblicamente le massime cariche istituzionali. Non che nutrisse soverchie aspettative, poiché già nel suo defatigante giro di consultazioni al Colle era emersa chiaramente la netta opposizione del centro-destra a sostenere un governo, sia pur di brevissima durata, per varare la nuova legge elettorale. Lo spiraglio che inizialmente il leader dell'Udc,Pier Ferdinando Casini, aveva aperto per un governo di responsabilità si era immediamente chiuso. Casini si è detto indisponibile a sostenere da solo nel centro-destra un nuovo Esecutivo. Pur con questo scenario niente affatto incoraggiante, un tentativo era doveroso. Per questo Napolitano ha chiamato in causa Marini. Missione impossibile. Nessuno spiraglio si è aperto nel corso della sua esplorazione supplementare. Una ricognizione apprezzata tuttavia sia nel centro-destra che nel centrosinistra, che dunque potrà tornare utile dopo le elezioni, quando comunque occorrerà metter mano alle nuove regole elettorali e a quelle necessarie riforme costituzionali per rafforzare i poteri dell'Esecutivo e superare il bicameralismo perfetto tra Montecitorio e Palazzo Madama. L'auspicio di Napolitano è che la campagna elettorale si svolga con toni accesi ma civili, in cui prevalga comunque l'interesse nazionale. Va preparata una legislatura che, a detta di molti, dovrebbe essere "costituente", e dunque il dialogo tra gli opposti schieramenti sarà non solo necessario ma indispensabile. Per ora il Quirinale esce discretamente di scena. CONSIGLIO DEI MINISTRI In mattinata il Governo fisserà i giorni della consultazione elettorale: quasi certi il 13 e 14 aprile Poi la controfirma del Colle REFERENDUM RINVIATI La consultazione sulla legge elettorale fissata il 18 e 19 maggio. Ma slitterà di un anno per la chiusura anticipata delle Camere LAPRESSE Il capo dello Stato. Giorgio Napolitano.

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Napolitano oggi scioglie le Camere Prodi controfirma il decreto, poi il voto (sezione: Riforma elettorale)

( da "Quotidiano.net" del 06-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

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Dopo aver visto oggi pomeriggio i presidenti di Camera e Senato Fausto Bertinotti e Franco Marini il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concluso tutti i passaggi formali prima della "decisione più impegnativa e grave" che l'articolo 88 della Costituzione gli affida. Domani mattina, infatti, dovrebbe essere pronto il decreto del Presidente della Repubblica che scioglie le Camere. Un atto che il premier 'dimissionario' Romano Prodi dovrà controfirmare come prevede la prassi costituzionale. A metà mattinata, dunque, il Professore salirà al Quirinale per incontrare il Capo dello Stato e porre la parola fine ai 23 mesi della quindicesima legislatura. Subito dopo lo stesso Napolitano potrebbe spiegare, secondo l'obbligo di trasparenza con cui il presidente ha gestito tutta la crisi di governo, le motivazioni che lo hanno indotto a sciogliere il Parlamento e avviare il percorso che porterà a elezioni anticipate. E se il referendum non è più un ostacolo, perchè una volta indetto - il Cdm di oggi ha stabilito la data del 18 maggio per la sua celebrazione - slitta automaticamente di un anno, l'ipotesi del 13 aprile per le elezioni politiche si fa sempre più concreta. Una volta varato il decreto di scioglimento delle Camere si dovrà fissare la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere) e quella della prima seduta delle Camere per l'elezione dei nuovi presidenti (entro 20 giorni dalle elezioni). ORE 11, APERTA LA SALA STAMPA Sarà aperta questa mattina, a partire dalle 11, la sala stampa al Quirinale, allestita alla Vetrata del palazzo presidenziale, per le consultazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla crisi di governo. Sul Colle è atteso il presidente del Consiglio dimissionario Romano Prodi. ORE 13 CONSIGLIO DEI MINISTRI PER LE ELEZIONI Ultimi sgoccioli per la quindicesima legislatura. In mattinata il capo dello Stato Giorgio Napolitano, una volta conclusi tutti i passaggi formali firmerà il decreto di scioglimento delle Camere. Un atto che il premier dimissionario Romano Prodi dovrà controfirmare come prevede la prassi costituzionale. Intorno alle 11.30, Prodi è atteso al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica e porre la parola fine ai 23 mesi di legislatura. Rientrato a palazzo Chigi, il Professore terrà una riunione del Cdm, quella che indirà ufficialmente le elezioni, con la data (sembra ormai certo il 13-14 aprile). La riunione del Consiglio dei ministri è stata convocata alle 13, secondo quanto riferito da fonti ministeriali. Sarà il Cdm, domani stesso, a scrivere il decreto per la proclamazione dei comizi elettorali e toccherà allo stesso Prodi salire di nuovo al Quirinale, accompagnato dal ministro dell'Interno Giuliano Amato, per la controfirma del presidente della Repubblica. Da quel momento in poi sarà aperta a tutti gli effetti la campagna elettorale. E il Colle osserverà, con discrezione, il confronto tra schieramenti tenendo sempre ferma la necessità di un dialogo costruttivo per il bene del Paese al di là della "naturale dialettica" politica. ORE 14,22 NAPOLITANO CONVOCA MARINI E BERTINOTTI Ai sensi dell'articolo 88 della Costituzione, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ricevera' questa sera, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Senato Franco Marini, alle 18 e il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, alle 19. ORE 11, FISSATO IL REFERENDUM Il Consiglio dei ministri ha approvato il Decreto presidenziale con sui si indice per il prossimo 18 maggio il referendum sulla legge elettorale. Lo riferisce il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti. Il presidente del Senato Franco Marini ha rimesso al Capo dello Stato il mandato per la formazione di un governo finalizzato a realizzare la riforma elettorale. "Ho rimesso l'incarico che mi è stato conferito nelle mani del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano", ha riferito Marini al termine di circa mezz'ora di incontro al Quirinale. "Ho preso atto con rammarico che una maggioranza precisa per fare la riforma elettorale non c'è". Il presidente della Repubblica ha "preso atto di quanto riferito" dal presidente Marini e lo ha "ringraziato per l'alto senso di responsabilita' con cui ha svolto il compito affidatogli", ha riferito il Segretario Generale del Quirinale Donato Marra, al termine dell'incontro con il presidente Marini. LEGGE DA CAMBIARE "è diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale vigente. Non ho riscontrato però l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale. Nel rammaricarmi della impossibilità di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario per il paese, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del presidente della Repubblica l'incarico che mi è stato conferito". Lo ha affermato il presidente del Senato Franco Marini dopo l'incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. QUATTRO GIORNI DI FUOCO Quattro giorni per un mandato difficile, poi fallito per il muro invalicabile messo su dal centrodestra. Franco Marini rinuncia all'incarico che Giorgio Napolitano gli ha affidato nella speranza di cambiare la legge elettorale, e lo fa con rammarico, ancora convinto che la riforma del sistema di voto fosse necessaria per il Paese. Che il compito fosse gravoso Marini lo ha sempre ammesso, lasciando però sempre qualche spiraglio aperto. Nei giorni scorsi il Presidente del Senato le ha tentate tutte, seppure indirettamente, per convincere Berlusconi. Lo ha fatto lasciando intendere che la bozza Bianco, da cui si partiva, potesse poi essere migliorata; e lo ha fatto giocandosi la 'carta sociale', sperando in un pressing da parte delle organizzazioni imprenditoriali, prima che sindacali. Ma è stato proprio sabato, dopo che quelle consultazioni non producevano nessuno spostamento nel centrodestra, che si è convinto che non c'erano più i margini. Per questo le consultazioni di ieri mattina non sono state l'ultima tappa del suo tentativo, ma la prima di un nuovo percorso, che porterà alle urne. Perché Marini, e questo lo ha ripetuto a Fini, Berlusconi e Veltroni, si è detto convinto che, fallito il tentativo, non potessero esserci subordinate e che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio insomma, nemmeno mirato al solo referendum. FORZA ITALIA E AN E ha ricevuto le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia e An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni alternative. Salvo poi, ma questo è il caso di Berlusconi, considerare il dialogo solo in un secondo momento, appunto dopo il voto. Anche nell'incontro con il Pd c'è stata una reciproca presa d'atto sul fatto che la partita fosse ormai chiusa. VELTRONI Per Veltroni il no di Berlusconi ad un Governo anche limitato rappresenta un'altra "occasione persa". Insomma, se come ha detto Marini stasera al Quirinale, è stato impossibile individuare una maggioranza per la riforma del voto, il Pd individua chiaramente in Silvio Berlusconi il responsabile del fallimento. In ogni caso, ormai è aperta la strada per il voto. E Marini, chiuso il giro di consultazioni con gli ex capi di Stato ha chiesto subito di riferire a Napolitano, convinto che, quella di stringere i tempi è, a questo punto, "un'esigenza del Paese". NUOVI SCENARI Già domani il Capo dello Stato potrebbe dare il via all'iter per lo scioglimento delle Camere per arrivare nella giornata di mercoledì all'atto finale: la firma del decreto che manda in soffitta la quindicesima legislatura. In un paio di giorni saranno sbrigati tutti i passaggi formali per aprire la strada alle elezioni anticipate, invocate fin dal giorno della caduta del governo Prodi, il 24 gennaio, da tutta l'opposizione e da qualche 'piccolo' della maggioranza. La data su cui si sta concentrando l'attenzione per le politiche è il 13 aprile, mentre già domani dovrebbe essere stabilita quella per il referendum sulla legge elettorale. La prassi costituzionale prevede che il referendum slitti se, una volta indetto, vengono sciolte le Camere. Niente ha potuto l'esplorazione di Marini che Napolitano ha seguito passo dopo passo, niente l'appello del presidente incaricato a Forza Italia, niente la speranza di trovare un interlocutore nelle associazioni imprenditoriali che all'indomani dell'apertura della crisi sembravano invocare, con una dichiarazione del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, un governo 'ponte' per la riforma della legge elettorale. Ma adesso, dopo la rinuncia di Marini, argomentata con l"impossibilità" di trovare una maggioranza su una "precisa" riforma della legge elettorale, sul tavolo del presidente sembra esserci solo l'ipotesi delle urne anticipate. Avvalendosi dei poteri che gli sono conferiti dall'articolo 88 della Costituzione Napolitano potrà prendere, con ogni probabilità mercoledì, "la decisione più impegnativa e grave affidata dalla Costituzione al presidente della Repubblica". Una 'spia' delle intenzioni del Colle è anche l'implicito riferimento ad uno scioglimento anticipato delle Camere contenuto in una nota ufficiosa di oggi pomeriggio nella quale Napolitano ha fatto sapere di avere chiesto che non decada la legislazione in materia di sicurezza sul lavoro anche qualora finisca la legislatura. Primo passo per lo scioglimento delle Camere sarà sentire i presidenti di Camera e Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini, cosa che potrebbe avvenire già domani dopo che Napolitano avrà presenziato, alle 11, all'inaugurazione dell'anno giudiziario alla Corte dei Conti. Non è un mistero che per Bertinotti la legislatura sia finita. Una volta firmato il decreto di scioglimento delle Camere, che sarà controfirmato dal presidente del consiglio 'sfiduciato' Romano Prodi, si dovrà fissare la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere) e quella della prima seduta delle Camere per l'elezione dei nuovi presidenti (entro 20 giorni dalle elezioni). Potrebbe bastare un solo decreto a stabilire queste scadenze ma più probabilmente a quello di scioglimento delle Camere ne seguirà uno con la data dei comizi elettorali, approvato dal Consiglio dei ministri. Decidere lo scioglimento delle Camere dopo avere indetto il referendum farà scattare lo slittamento della consultazione ed eviterà che questa avvenga neanche due mesi dall'insediamento del nuovo Parlamento. La partita più importante è ora decidere la data del voto che, calendario e conti alla mano, dovrebbe essere il 13 aprile. Se le Camere fossero sciolte entro un paio di giorni, domani o dopo domani, l'arco di tempo utile (fissato per legge tra 45 e 70 giorni dallo scioglimento) scadrebbe intorno alla metà di aprile. Se le Camere fossero sciolte dopo e si avesse più tempo il 20 aprile non sarebbe una data buona perchè coinciderebbe con la Pasqua ebraica. Resta da vedere come regolarsi per la tornata di amministrative, che per legge dovrebbero tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno. Possibile una seconda data, magari a maggio, ma anche un election day che necessiterebbe di un decreto per i due giorni di anticipo. Argomenti che potrebbero essere affrontati già domani nel Consiglio dei ministri che indirrà la data per il referendum. Un atto dovuto, dopo la sentenza della Consulta, e dunque il Governo procederà, indicato probabilmente la prima domenica di giugno - l'otto -, salvo prevedere poi lo slittamento, di un anno, dopo lo scioglimento delle Camere. GRAFICO Gli scenari possibili - ORA PER ORA La giornata di lunedì - ROVATI "Prodi sarebbe un ottimo presidente"Crozza imita Veltroni: il partito 'Ma anchista'Per chi voterai alle prossime elezioni? - Prodi sarebbe un buon presidente della Repubblica? Commenti Invia commento Segnala ad un amico 05/02/2008 17:12 M, provincia di RA caro BO delle 13.14 le ultime due righe del tuo commento le ho sentite sempre da decenni a questa parte,ma han sempre detto:non veda la destra quello che fa la sinistra e viceversa quindi il bene del paese non lo faranno mai.Facciamo prima il referendum x scegliere che i candidati li eleggiamo noi e non il partito e poi andiamo alle elezioni e che vinca il migliore. Togliamo dalle scatole tutti gli indagati,i presunti,i miracolati ecc.forse le cose potrebbero andare meglio. Grazie dell'attenzione.... 05/02/2008 16:11 F, provincia di MI siccome le votazioni ci costano un sacco di soldi, e non risolvono nulla, perchè sempre le stesse persone si palleggiano il potere, propongo che queste vengano pagate con i vari fondi dei politici. vogliamo scommettere che si impegnerebbero un po' di piu' per il ns. paese? 05/02/2008 15:22 M, provincia di BO purchè non facciano troppo tardi: Napolitano ha una certa età, e non può affaticarsi troppo...e un po' di ripestto per gli ottuagenari, e che diamine... 05/02/2008 13:14 M, provincia di BO non capisco il commento del lettore che subito ha detto (perchè cosa faceva il precedente governo?) ma è ora di finirla, ognuno guardi i risultati oggettivi del proprio schieramento e sappia fare autocritica, se no andremo sempre peggio. il governo Berlusconi, e soprattutto gli alleati, hanno sbagliato lasciando fare a Berlusconi leggi ad personam, ma il centro sinistra col carrozzone che aveva non poteva che fare questa fine, governo impresentabile. Subito dopo il voto si accantonino i consensi e si pensi al bene del paese, ma tutti sia di destra che di sinistra sappiano dire bravi se si fanno cose buone e criticare se si fanno cose cattive. 05/02/2008 12:37 M, provincia di RA Che razza di caos sta succedendo con la storia delle elezioni,si perdono dei pezzi da 90 come è successo a Casini(Tabacci e Baccini prima e Givanardi poi),come è successo a FI.(Adornato e un collega).Siamo diventati dei canguri?A proposito di FI. ho lettoche un consigliere in lombardia è stato arrestato x truffa aggravata e falso in atto pubblico; se fosse vero mi dispiacerebbe tantissimo!!!!!!!! 05/02/2008 12:22 M, provincia di RN dopo 30 anni che vado regolarmente a votare, questa volta dico basta,questi politici non meritano niente! sono solo buoni a rubare e se ne fragano di come va l'italia! tanto loro hanno il futuro assicurato, anche per i loro figli e nipoti!!! 05/02/2008 11:47 M, provincia di MI Soluzione inevitabile e da tutti risaputa. Ma il solito teatrino della politica italiana ha voluto far perdere al paese un'altra settimana di tempo prezioso. 05/02/2008 11:24 M, provincia di RA perchè caro amico quelli della passata legislatura cosa hanno fatto? Hanno chiuso gli occhi quando uno solo faceva i sui interessi. 05/02/2008 10:18 M, provincia di MC ci sono ben 400 parlamentari tra Camera e Senato che non potranno godere del vitalizio previsto per coloro che NON hanno fatto almeno 2 anni 6 mesi e un giorno di legislatura che, in questo caso, scattava il 29 ottobre 2008. CARUSO, LUXURIA...DOVRANNO ANDARE A LAVORARE... ma perche'si pensa che si possa riuscire a fare in tre mesi quello che non si è voluto fare in due anni??? non lo riesco a capire...qualcuno me lo spieghi!con l'occasione mi faccia capire anche il perche' se si pensa che Mortadella ha ben governato in questo biennio, c'e' il timore di perdere la elezioni...gli italiani sapranno confermare il consenso se prodi ha saputo infondere loro la felicita' promessa...sapranno dimenticare l'indulto, le tasse, la monnezza, gli spacciatori, l'aids, la criminalita' e i clandestini...la felicita' non ha prezzo...per tutto il resto c'è Mortadel 05/02/2008 09:24 M, provincia di MO I politici italiani attulmente in carica sia alla camera che al senato non dovrebbero ripresentarsi alle prossime elezioni, anzi dovrebbero vergognarsi di aver preso ancora una volta per i fondelli il popolo italiano. Perchè hanno guardato solamente agli interessi personali invece di affrontare e risolvere i tanti problemi del paese. Sono presenti 10 commenti, invia il tuo commento! Pagine: 1 Email: Sesso: Anno di nascita: Provincia: Commento: Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro consenso al trattamento dei dati I commenti inviati vengono pubblicati solo dopo esser stati approvati dalla redazione Tuo nome: Tua email: Nome amico: Email amico: Testo dell'email: Invia una copia anche al tuo indirizzo di posta Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro Cerca su Quotidiano.net nel Web Articoli Eventi --> Foto del giorno --> Foto Video Blog Sondaggi Spettacolo - Locale Re Carnevale processato e condannato al rogoCultura - Locale Neonata gravissima Si continua ad indagareSport - Locale Calcio Difesa da inventare per il Giulianova senza Stocco e Lodi RizziniCronaca - Locale Pestato a sangue da due buttafuori Sedicenne finisce al pronto soccorsoSpettacolo Da Gino Paoli a Claudio Baglioni Gli undici duetti dei 'Neri per caso'Cronaca - Locale Mamma fa prostituire la figlia di diciassette anni: arrestataGossip Minogue smentisce il ritorno dall'ex "Come ho sempre detto, siamo amici''Cronaca - Locale Assistere anziani a casa Sostegno alle famiglieEconomia Borse asiatiche in picchiata Tokyo chiude a -4,70%Cronaca - Locale Ristorante cinese dato alle fiamme Danneggiata la pensilina d'ingressoCronaca - Locale Trafugava oggetti dalle auto in sosta al casello: arrestatoEconomia - Locale Milan e Inter deferiti per le plusvalenzeCronaca - Locale Ultrà delle 'Teste quadre' denunciato Fotografato in curva con un fumogeno Mostra: Carducci e i miti della bellezza'Mondo calcio'TEATRO SOCIALE Stagione di prosa 2007/2008'Due dozzine di rose scarlatte''Vita d'Adriano - Memorie di un cecchettaro nella neve'Recital di canto, tenore José BrosStagione concertistica 2007/ 08Concerto con violoncello, clarinetto e pianoforteTeatrosanziourbino: Sei brillanti. 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Ma senza condannati né inquisiti del 05/02/2008 di Sandro Bugialli Giro di vite contro i punkabbestia e i loro cani, sei d'accordo?Per chi voterai alle prossime elezioni?Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio, è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei d'accordo?Sul selciato della piazza di Pesaro la prima pagina del Carlino del '38 sulle leggi razziali: secondo te va rimossa?Prodi sarebbe un buon presidente della Repubblica?I tacchi alti fanno bene all'amore, è vero?Vota il gol di gennaioProvvedimenti per chiudere le strade ai tirIl matrimonio di Nicolas Sarkozy e Carla Bruni è destinato a durare?L'Authority dice basta processi in tvTassa di scopo per il metrò, favorevole o contrario?Catherine Zeta Jones eletta la più bella del mondo. Sei d'accordo? LA FOTO DEL GIORNO "Troppi spot in tv" La Ue ci bacchetta Il commissario Ue ai Media Viviane Reding: "La durata delle pubblicità di 12 minuti l'ora non viene rispettata, le televendite non sono incluse in questi 12 minuti e l'autopromozione non viene considerata pubblicità. In più le sanzioni contro chi viola le norme sono deboli" LEGGI LA NOTIZIA RICERCA ANNUNCI pubblicità contattaci guadagna con Quotidiano.net fai di Quotidiano.net la tua Homepage aggiungi ai preferiti le news sul tuo pc rss archivio HOME - Copyright (c) 2007 MONRIF NET S.r.l. P.Iva 12741650159, a company of MONRIF GROUP - Informativa al trattamento dei dati personali e-->.

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Riforma elettorale slitta il referendum (sezione: Riforma elettorale)

( da "Corriere Adriatico" del 06-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

E' stato indetto ma si terrà il prossimo anno Riforma elettorale slitta il referendum ROMA - Il referendum sulla legge elettorale è stato indetto per il 18 maggio. E' quanto ha deciso il Consiglio dei ministri. La data del referendum è subordinata allo scioglimento o meno delle Camere. Nel caso in cui il presidente della Repubblica dovesse sciogliere il Parlamento, come tutti ormai danno per scontato, la consultazione popolare slitterebbe automaticamente al 2009. In questo caso, spetterebbe al governo che si formerà dopo le elezioni politiche approvare un provvedimento ad hoc con la nuova data del referendum. Da parte del governo in carica, indire intanto il referendum per una data precisa è stato un atto dovuto per evitare che, a causa di un "buco" interpretativo lasciato dalla legge, si potesse chiedere al nuovo governo di indire comunque il referendum entro il 15 giugno di quest'anno. Le elezioni anticipate rendono ormai sicuro il rinvio del referendum sulla legge elettorale. Questa situazione ha un precedente famoso nel primo referendum abrogativo della storia della Repubblica italiana. L'1 dicembre 1970 la Camera approvava definitivamente la legge Fortuna-Baslini che introduceva il divorzio in Italia. Qualche mese prima, il 21 maggio, il Parlamento aveva anche approvato la legge sui referendum, accelerata proprio in previsione di un suo uso per l'abrogazione del divorzio che stava per arrivare. Quando il comitato guidato da Gabrio Lombardi conclude la raccolta delle firme, il referendum, che si sarebbe dovuto svolgere nel 1972 ("in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno"), diventa però un rischio temuto da quasi tutti i partiti maggiori: dalla Dc per paura delle fratture che potevano aprirsi tra lei e i suoi alleati laici, dal Pci per il timore di essere sconfessato da parte del suo elettorato. Il tacito accordo per rinviare il referendum influisce pesantemente sulla decisione di sciogliere anticipatamente le Camere e di andare al voto.

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Marini apre le consultazioni ma non tutti se ne accorgono (sezione: Riforma elettorale)

( da "Padania, La" del 06-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

Il futuro del Paese si gioca sui divani di Palazzo Giustiniani Iva Garibaldi Roma - Si fa sempre più stretta la strada per Franco Marini. Il presidente del Senato ieri s è pure un po risentito per certi titoli su alcuni giornali che hanno parlato di missione impossibile riguardo al suo tentativo di formare un nuovo Governo per fare la riforma elettorale. "Qualche spiraglio c è" ha detto ma, al di là del rigido cerimoniale di Palazzo Giustiniani, dove il presidente del Senato ha iniziato ieri le consultazioni dei partiti, nei palazzi c è aria di trasloco. Certo, nei corridoi di Montecitorio e sui divanetti in transatlantico dove girovagano i deputati si continuano a fare i conti di un improbabile sostegno per Marini. Con il centrodestra fermo sulla richiesta del voto anticipato, la maggioranza politica, quella cioè senza i senatori a vita, è difficile da trovare. "Alla fine Marini ce la farà" dice senza troppa convinzione un deputato del centrosinistra mentre un collega annuisce. Forse i numeri minimi potrebbero anche esserci se rientrassero i due senatori dell Udeur. "Mastella non voglio vederlo almeno per quindici anni" sbotta Paolo Cento dei Verdi. Abbastanza lontano tanto da non sentirlo c è proprio un solitario Mauro Fabris, capogruppo dei deputati del campanile. E c è chi già pensa alla campagna elettorale e ai manifesti, come Francesco Storace, e chi invece s affanna a presentare tardive proposte di legge che difficilmente il Parlamento discuterà. È il caso di Egidio Pedrini dell Italia dei valori che con tanto di conferenza stampa ha illustrato una pdl per l introduzione del reato di sequestro di minore. "Mi pagano - dice - e quindi lavoro" risponde a chi gli fa notare che le Camere difficilmente si riuniranno a breve. Si incontrano come se avessero un appuntamento, invece, un gruppetto di parlamentari del Pd: tra loro anche Antonello Soro e la ministra Rosy Bindi. Ma gli sguardi sono comunque tutti rivolti al Senato dove Marini ha fatto sapere incontrerà pure Montezemolo e i rappresentanti delle associazioni che hanno sottoscritto il manifesto per la governabilità. [Data pubblicazione: 01/02/2008].

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Caro Veltroni la gente vuole il pane non la riforma elettorale (sezione: Riforma elettorale)

( da "Padania, La" del 06-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

Per evitare le elezioni il segretario del Pd vede come priorità il sistema di voto Caro Veltroni la gente vuole il pane non la riforma elettorale Per evitare il ritorno al voto il Partito Democratico e Walter Veltroni continuano a insistere su un solo argomento, sempre lo stesso: non si può tornare a votare con la legge elettorale vigente. Un tormentone che il sindaco di Roma continua a ripetere in continuazione come l unica vera ragione per cui è necessario rinviare l appuntamento con le urne. Lo ha ribadito anche ieri, appellandosi al senso di responsabilità del rivale Silvio Berlusconi: "Ci sono tante ragioni per far prevalere l'interesse nazionale sull'interesse di parte. Avrebbe senso fare un'intesa adesso per scrivere le regole del gioco e poi lasciare la scelta agli italiani". Evidentemente Veltroni, pur essendo il sindaco di Roma, non gira molto per strada e non parla con i cittadini, altrimenti saprebbe che quell interesse nazionale a cui si appella, presumibilmente quell interesse del Paese e dei cittadini, non è certo la riforma della legge elettorale. Le famiglie non riescono ad arrivare a fine mese, a pagare le bollette, a stare dietro ai mutui sulla casa che si impennano di mese in mese. La vera priorità per il Paese è questa: il potere d acquisto troppo basso, gli stipendi che ormai hanno un valore dimezzato, il caro mutui. E poi ci sono altri problemi: la sicurezza su tutti e il mancato contrasto all immigrazione clandestina. E ancora la cronica mancanza di infrastrutture, basti vedere le code quotidiane sulle tangenziali milanesi. Senza contare altri problemi: come la trattativa Alitalia e il futuro di Malpensa con migliaia di posti di lavoro a rischio nel Nord. Tutti problemi concreti, questi, che solo un Governo politico, che goda della fiducia del popolo, dunque legittimato dal voto popolare, può essere in grado di affrontare con la determinazione necessaria. Questo sembra essere l interesse nazionale, non come sostiene Veltroni una legge elettorale che, anche se non verrà modificata, permetterà comunque di avere una larga maggioranza sia alla Camera che al Senato, visti i sondaggi che attribuiscono dai 12 ai 15 punti di vantaggio al centrodestra. E proprio questo è il vero interesse, di parte, del Pd e di Veltroni: evitare le urne e una sconfitta sicura. E così, dopo aver messo in pista il tentativo di un Governo istituzionale, per tentare di guadagnare un anno di tempo prima del voto, per far sbiadire il ricordo dei danni provocati dal Governo Prodi, e avere nel frattempo una legge elettorale ad hoc per il Pd, grazie alla ghigliottina del referendum, Veltroni ieri ha tentato l ultima carta, quella della disperazione: la grande coalizione, sfruttando l'appello dei poteri forti che chiedono di non andare al voto. "La Confindustria, le forze sociali, il Vaticano, tutti, insomma, dicono che bisogna fare le riforme e nuove regole", ha chiosato il segretario del Partito Democratico, ribadendo che per lui la vera priorità nazionale è la riforma della legge elettorale. Un tentativo disperato, esperito dopo aver visto fallire quello precedente, a dir poco fantasioso, per evitare di andare al voto: denunciare una presunta incostituzionalità della legge elettorale vigente, la legge 270 del 2005. Una denuncia lanciata dal capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro che ha avvertito che la legge attuale è "una bomba a tempo, innescata sotto le nuove Camere", e del suo vice, il dalemiano Nicola Latorre che ha rincarato la dose: "Sono questioni che all'indomani delle elezioni potrebbero perfino determinare un annullamento del voto qualora la Corte fosse interpellata". Secondo il Pd, pertanto, votando con questa legge si rischierebbe di rendere illegittimo il nuovo Parlamento. Non solo anche il referendum, andando ad intervenire, abrogando alcuni punti, sulla stessa legge, di fatto produrrebbe una legge sempre incostituzionale. Dunque? Meglio evitare il voto e andare avanti, con qualsiasi tipo di Governo, per riformare la legge elettorale. Un assurdità a cui ha subito replicato : "La mistificazione, creata ad arte dalla sinistra, rispetto ad una presunta incostituzionalità della legge elettorale vigente, nata da considerazioni gratuite e forse neppure spontanee, e non da pronunciamenti, da parte della stessa Corte Costituzionale, testimonia solo il terrore che la sinistra ha di andare al voto. Ricordo che il Parlamento ha votato questa legge, che il Presidente della Repubblica l'ha firmata e che la stessa è stata utilizzata per votare e che nessuno, fino ad oggi, ha mai eccepito sulla sua costituzionalità, e che si solleva il problema solo quando la maggioranza di centrosinistra è andata in crisi. Che cose miserabili: per salvare il culo si prendono gioco del Paese". Sulla stessa linea Roberto Maroni che a Veltroni ha replicato: "Io mi preoccupo delle emergenze di oggi. Bisogna dare al Paese subito un governo che prenda le decisioni. Tutto il resto non sono altro che patetici pretesti per rinviare le elezioni. Il referendum si terrà se il Parlamento non farà una legge elettorale, ma ora l'urgenza è andare alle elezioni e dare un governo al paese che sappia dare risposte a tutte le emergenze". Fabrizio Carcano [Data pubblicazione: 02/02/2008].

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Napolitano ha sciolto le Camere "Una scelta obbligata ma sofferta" Prodi: "Sostengo il Pd ma non corro" (sezione: Riforma elettorale)

( da "Quotidiano.net" del 06-02-2008)

Argomenti: Proposte di legge

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NON MI CANDIDO "Spero in una campagna elettorale pacata nei toni e basata su un confronto costruttivo sul futuro del nostro Paese", sottolinea il premier dimissionario. "La mia decisione è di non candidarmi alle prossime elezioni", specifica il presidente del consiglio, ricordando che si tratta di una decisione "già annunciata che intendo confermare". SI' A ELECTION DAY La data delle elezioni sara' fissata dal Consiglio dei ministri e "lo faremo in modo possibilmente da limitare costi e incomodi per i cittadini, cercando di mettere assieme elezioni locali e nazionali", continua Prodi. "Più votazioni vengono raggruppate in un giorno, meglio è per i cittadini italiani. Naturalmente nel rispetto delle leggi e delle prerogative di autonomia che riguardano le elezioni dell'assemblea siciliana che ha regole diverse da quelle delle altre regioni". HO SOSTENUTO MARINI Romano Prodi non auspicava che l'esito della crisi fosse il voto anticipato, e in questo senso ha sostenuto il tentativo esploratore condotto da Franco Marini. Lo ha detto lo stesso premier incontrando i giornalisti a Palazzo Chigi. Dopo lo scioglimento, ha spiegato, il governo "resterà in carica fino alle elezioni e fino all'insediamento di un nuovo governo, anche se limitatamente all'ordinaria amministrazione". "Ciò non era nelle mie intenzioni", ha detto Prodi riguardo all'esito della crisi, "né nei miei auspici. Per questo ho fortemente sostenuto il tentativo di Marini per trovare un ampio consenso sulla legge elettorale". MORTI BIANCHE "Incontrero' subito dopo il Consiglio dei ministri il ministro Damiano in modo da accelerare gli ultimi ritocchi ai provvedimenti che riguardano la sicurezza sul lavoro" perche' "e' indispensabile andare avanti su questo tema" NOMINE "Uno dei problemi che si pone sono le nomine delle società quotate il cui rinvio è un danno al Paese. Si cercherà di procedere con un accordo o quantomeno con un approfondito scambio con l'opposizione. Questa è la mia scelta proprio perchè questo periodo preelettorale sia affrontato nel modo più sereno possibile". Lo ha detto il presidente del Consiglio dimissionario, Romano Prodi, in una conferenza stampa a palazzo Chigi. ALITALIA "Faremo certamente tutto il possibile per portare fino in fondo" la vendita di Alitalia. Lo assicura il presidente del Consiglio Romano Prodi, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Si tratta, dice, di una vendita "necessaria e indespensabile" che, sottolinea, "nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontare". ORE 11,50 PARLA NAPOLITANO ELEZIONI ANOMALE "La decisione di sciogliere le Camere - dice il capo dello Stato - è divenuta obbligata visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente compiuto nella convinzione che elezioni cosi' fortemente anticipate costituiscano una anomalia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari, non senza conseguenze sulla governabilita' del Paese". "La decisione a cui sono giunto è scaturita da avvenimenti ben noti: il venir meno della fiducia al governo e l'accertata impossibilità di dar vita a una maggioranza che concordasse in tempi brevi alla riforma elettorale". GRAZIE A MARINI "Desidero pubblicamente ringraziare Marini per l'impegno e lo scrupolo usati nel suo compito. Già a gennaio avevo segnalato la necessità di cambiare la legge" "L'incarico che avevo conferito al presidente Marini non è stato purtroppo coronato da successo - ha detto Napolitano - come egli stesso mi ha puntualmente riferito a conclusione di molteplici incontri condotti con un impegno e uno scrupolo riconosciutigli da ogni parte, per i quali desidero pubblicamente ringraziarlo". Il 30 gennaio scorso Napolitano aveva conferito a Marini un incarico 'finalizzato' alla verifica di una maggioranza politica necessaria alla modifica della legge elettorale. Solo se questa fosse stata riscontrata sarebbe stato possibile formare un Governo 'funzionale' a questo scopo. DIALOGO INELUDIBILE "Ho sempre e solo avuto di mira l'interesse comune a una maggiore linearità, stabilità ed efficienza del sistema politico istituzionale - ricorda Napolitano - il dialogo su questi temi, ora interrottosi, resta un'esigenza ineludibile per il futuro del Paese". Di qui una 'raccomandazione' per la campagna elettorale: "Mi auguro perciò che la prossima campagna elettorale si svolga in un clima rispondente a questa esigenza da molti ribadita anche in questi giorni. E' il momento, per tutte le forze politiche, di dare prova di senso di responsabilità richiesto dalle complesse prove cui l'Italia è chiamata a far fronte" ore 11,30 PRODI AL COLLE Il presidente del Consiglio dimissionario Romano Prodi è giunto al Quirinale. Ad attenderlo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la firma e la controfirma del decreto di scioglimento delle Camere. Successivamente, il premier tornerà a palazzo Chigi, dove è stato convocato il Consiglio dei ministri che deciderà la data delle elezioni anticipate. LA CRISI La crisi di governo, apertasi il 24 gennaio con le dimissioni di Romano Prodi, giunge al capolinea domani mattina. Dopo aver visto oggi pomeriggio i presidenti di Camera e Senato Fausto Bertinotti e Franco Marini il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concluso tutti i passaggi formali prima della "decisione più impegnativa e grave" che l'articolo 88 della Costituzione gli affida. Domani mattina, infatti, dovrebbe essere pronto il decreto del Presidente della Repubblica che scioglie le Camere. Un atto che il premier 'dimissionario' Romano Prodi dovrà controfirmare come prevede la prassi costituzionale. A metà mattinata, dunque, il Professore salirà al Quirinale per incontrare il Capo dello Stato e porre la parola fine ai 23 mesi della quindicesima legislatura. Subito dopo lo stesso Napolitano potrebbe spiegare, secondo l'obbligo di trasparenza con cui il presidente ha gestito tutta la crisi di governo, le motivazioni che lo hanno indotto a sciogliere il Parlamento e avviare il percorso che porterà a elezioni anticipate. E se il referendum non è più un ostacolo, perchè una volta indetto - il Cdm di oggi ha stabilito la data del 18 maggio per la sua celebrazione - slitta automaticamente di un anno, l'ipotesi del 13 aprile per le elezioni politiche si fa sempre più concreta. Una volta varato il decreto di scioglimento delle Camere si dovrà fissare la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere) e quella della prima seduta delle Camere per l'elezione dei nuovi presidenti (entro 20 giorni dalle elezioni). ORE 11, APERTA LA SALA STAMPA Sarà aperta questa mattina, a partire dalle 11, la sala stampa al Quirinale, allestita alla Vetrata del palazzo presidenziale, per le consultazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla crisi di governo. Sul Colle è atteso il presidente del Consiglio dimissionario Romano Prodi. ORE 13 CONSIGLIO DEI MINISTRI PER LE ELEZIONI Ultimi sgoccioli per la quindicesima legislatura. In mattinata il capo dello Stato Giorgio Napolitano, una volta conclusi tutti i passaggi formali firmerà il decreto di scioglimento delle Camere. Un atto che il premier dimissionario Romano Prodi dovrà controfirmare come prevede la prassi costituzionale. Intorno alle 11.30, Prodi è atteso al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica e porre la parola fine ai 23 mesi di legislatura. Rientrato a palazzo Chigi, il Professore terrà una riunione del Cdm, quella che indirà ufficialmente le elezioni, con la data (sembra ormai certo il 13-14 aprile). La riunione del Consiglio dei ministri è stata convocata alle 13, secondo quanto riferito da fonti ministeriali. Sarà il Cdm, domani stesso, a scrivere il decreto per la proclamazione dei comizi elettorali e toccherà allo stesso Prodi salire di nuovo al Quirinale, accompagnato dal ministro dell'Interno Giuliano Amato, per la controfirma del presidente della Repubblica. Da quel momento in poi sarà aperta a tutti gli effetti la campagna elettorale. E il Colle osserverà, con discrezione, il confronto tra schieramenti tenendo sempre ferma la necessità di un dialogo costruttivo per il bene del Paese al di là della "naturale dialettica" politica. ORE 14,22 NAPOLITANO CONVOCA MARINI E BERTINOTTI Ai sensi dell'articolo 88 della Costituzione, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ricevera' questa sera, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Senato Franco Marini, alle 18 e il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, alle 19. ORE 11, FISSATO IL REFERENDUM Il Consiglio dei ministri ha approvato il Decreto presidenziale con sui si indice per il prossimo 18 maggio il referendum sulla legge elettorale. Lo riferisce il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti. Il presidente del Senato Franco Marini ha rimesso al Capo dello Stato il mandato per la formazione di un governo finalizzato a realizzare la riforma elettorale. "Ho rimesso l'incarico che mi è stato conferito nelle mani del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano", ha riferito Marini al termine di circa mezz'ora di incontro al Quirinale. "Ho preso atto con rammarico che una maggioranza precisa per fare la riforma elettorale non c'è". Il presidente della Repubblica ha "preso atto di quanto riferito" dal presidente Marini e lo ha "ringraziato per l'alto senso di responsabilita' con cui ha svolto il compito affidatogli", ha riferito il Segretario Generale del Quirinale Donato Marra, al termine dell'incontro con il presidente Marini. LEGGE DA CAMBIARE "è diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale vigente. Non ho riscontrato però l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale. Nel rammaricarmi della impossibilità di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario per il paese, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del presidente della Repubblica l'incarico che mi è stato conferito". Lo ha affermato il presidente del Senato Franco Marini dopo l'incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. QUATTRO GIORNI DI FUOCO Quattro giorni per un mandato difficile, poi fallito per il muro invalicabile messo su dal centrodestra. Franco Marini rinuncia all'incarico che Giorgio Napolitano gli ha affidato nella speranza di cambiare la legge elettorale, e lo fa con rammarico, ancora convinto che la riforma del sistema di voto fosse necessaria per il Paese. Che il compito fosse gravoso Marini lo ha sempre ammesso, lasciando però sempre qualche spiraglio aperto. Nei giorni scorsi il Presidente del Senato le ha tentate tutte, seppure indirettamente, per convincere Berlusconi. Lo ha fatto lasciando intendere che la bozza Bianco, da cui si partiva, potesse poi essere migliorata; e lo ha fatto giocandosi la 'carta sociale', sperando in un pressing da parte delle organizzazioni imprenditoriali, prima che sindacali. Ma è stato proprio sabato, dopo che quelle consultazioni non producevano nessuno spostamento nel centrodestra, che si è convinto che non c'erano più i margini. Per questo le consultazioni di ieri mattina non sono state l'ultima tappa del suo tentativo, ma la prima di un nuovo percorso, che porterà alle urne. Perché Marini, e questo lo ha ripetuto a Fini, Berlusconi e Veltroni, si è detto convinto che, fallito il tentativo, non potessero esserci subordinate e che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio insomma, nemmeno mirato al solo referendum. FORZA ITALIA E AN E ha ricevuto le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia e An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni alternative. Salvo poi, ma questo è il caso di Berlusconi, considerare il dialogo solo in un secondo momento, appunto dopo il voto. Anche nell'incontro con il Pd c'è stata una reciproca presa d'atto sul fatto che la partita fosse ormai chiusa. VELTRONI Per Veltroni il no di Berlusconi ad un Governo anche limitato rappresenta un'altra "occasione persa". Insomma, se come ha detto Marini stasera al Quirinale, è stato impossibile individuare una maggioranza per la riforma del voto, il Pd individua chiaramente in Silvio Berlusconi il responsabile del fallimento. In ogni caso, ormai è aperta la strada per il voto. E Marini, chiuso il giro di consultazioni con gli ex capi di Stato ha chiesto subito di riferire a Napolitano, convinto che, quella di stringere i tempi è, a questo punto, "un'esigenza del Paese". NUOVI SCENARI Già domani il Capo dello Stato potrebbe dare il via all'iter per lo scioglimento delle Camere per arrivare nella giornata di mercoledì all'atto finale: la firma del decreto che manda in soffitta la quindicesima legislatura. In un paio di giorni saranno sbrigati tutti i passaggi formali per aprire la strada alle elezioni anticipate, invocate fin dal giorno della caduta del governo Prodi, il 24 gennaio, da tutta l'opposizione e da qualche 'piccolo' della maggioranza. La data su cui si sta concentrando l'attenzione per le politiche è il 13 aprile, mentre già domani dovrebbe essere stabilita quella per il referendum sulla legge elettorale. La prassi costituzionale prevede che il referendum slitti se, una volta indetto, vengono sciolte le Camere. Niente ha potuto l'esplorazione di Marini che Napolitano ha seguito passo dopo passo, niente l'appello del presidente incaricato a Forza Italia, niente la speranza di trovare un interlocutore nelle associazioni imprenditoriali che all'indomani dell'apertura della crisi sembravano invocare, con una dichiarazione del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, un governo 'ponte' per la riforma della legge elettorale. Ma adesso, dopo la rinuncia di Marini, argomentata con l"impossibilità" di trovare una maggioranza su una "precisa" riforma della legge elettorale, sul tavolo del presidente sembra esserci solo l'ipotesi delle urne anticipate. Avvalendosi dei poteri che gli sono conferiti dall'articolo 88 della Costituzione Napolitano potrà prendere, con ogni probabilità mercoledì, "la decisione più impegnativa e grave affidata dalla Costituzione al presidente della Repubblica". Una 'spia' delle intenzioni del Colle è anche l'implicito riferimento ad uno scioglimento anticipato delle Camere contenuto in una nota ufficiosa di oggi pomeriggio nella quale Napolitano ha fatto sapere di avere chiesto che non decada la legislazione in materia di sicurezza sul lavoro anche qualora finisca la legislatura. Primo passo per lo scioglimento delle Camere sarà sentire i presidenti di Camera e Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini, cosa che potrebbe avvenire già domani dopo che Napolitano avrà presenziato, alle 11, all'inaugurazione dell'anno giudiziario alla Corte dei Conti. Non è un mistero che per Bertinotti la legislatura sia finita. Una volta firmato il decreto di scioglimento delle Camere, che sarà controfirmato dal presidente del consiglio 'sfiduciato' Romano Prodi, si dovrà fissare la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere) e quella della prima seduta delle Camere per l'elezione dei nuovi presidenti (entro 20 giorni dalle elezioni). Potrebbe bastare un solo decreto a stabilire queste scadenze ma più probabilmente a quello di scioglimento delle Camere ne seguirà uno con la data dei comizi elettorali, approvato dal Consiglio dei ministri. Decidere lo scioglimento delle Camere dopo avere indetto il referendum farà scattare lo slittamento della consultazione ed eviterà che questa avvenga neanche due mesi dall'insediamento del nuovo Parlamento. La partita più importante è ora decidere la data del voto che, calendario e conti alla mano, dovrebbe essere il 13 aprile. Se le Camere fossero sciolte entro un paio di giorni, domani o dopo domani, l'arco di tempo utile (fissato per legge tra 45 e 70 giorni dallo scioglimento) scadrebbe intorno alla metà di aprile. Se le Camere fossero sciolte dopo e si avesse più tempo il 20 aprile non sarebbe una data buona perchè coinciderebbe con la Pasqua ebraica. Resta da vedere come regolarsi per la tornata di amministrative, che per legge dovrebbero tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno. Possibile una seconda data, magari a maggio, ma anche un election day che necessiterebbe di un decreto per i due giorni di anticipo. Argomenti che potrebbero essere affrontati già domani nel Consiglio dei ministri che indirrà la data per il referendum. Un atto dovuto, dopo la sentenza della Consulta, e dunque il Governo procederà, indicato probabilmente la prima domenica di giugno - l'otto -, salvo prevedere poi lo slittamento, di un anno, dopo lo scioglimento delle Camere. GRAFICO Gli scenari possibili - ORA PER ORA La giornata di lunedì - ROVATI "Prodi sarebbe un ottimo presidente"Crozza imita Veltroni: il partito 'Ma anchista'Per chi voterai alle prossime elezioni? - Prodi sarebbe un buon presidente della Repubblica? Commenti Invia commento Segnala ad un amico 06/02/2008 09:46 M, provincia di NO Non se ne poteva più! 06/02/2008 07:07 M, provincia di FI Oggi è il giorno delle Ceneri: ottimo per sciogliere le Camere ! 06/02/2008 07:04 F, provincia di TO Finalmente si va a votare e, se votiamo bene, non i partitini, tutte le zavorre vengono annullate, e anche i vari Caruso ecc. Ma il signore di Ravenna ha letto ieri che un signore di Genova è stato arrestato per turbativa d'asta? Forse un pò di obiettività non farebe male, non è vero? 06/02/2008 06:14 M, provincia di LU Mi spiace che un uomo navigato come il nostro presidente non avesse capito come risolvere la crisi di governo! Semplicissimo affidare l'incarico a Benedetto XVI e per almeno 2000 anni il governo non sarebbe caduto. Il Papa ha tanta voglia di fare politica, un pò meno di evangelizzare il mondo, a lui basta l'Italia, rivuole lo stato pontificio, visto che con la cristianissima Spagna ha pensato Zapatero a metterlo a posto. Viva la Spagna 05/02/2008 20:22 M, provincia di BO Finalmente si può mandare a casa la banda bassotti Frodi, Fisco e Padoa Tassa... ci hanno rapinato per due anni... speriamo che non riescano nei pochi giorni che gli restano a sperperare i nostri soldi e a garantirsi nomine rilevanti nelle PA 05/02/2008 19:59 M, provincia di LI 400 PARLAMENTARI, SONO RIMASTI FREGATI, PERCHE' LA LEGISLATURA NON HA COMPIUTO L'ITER PREVISTO, DI : DUE ANNI SEI MESI E UN GIORNO . QUINDI : NIENTE PENSIONE, ANZI DEVONO TORNARE A LAVORARE, ( SE SANNO COSA VUOL DIRE QUESTA PAROLA ). BEN SAPENDO CHE LA SINISTRA IN SPECIAL MODO , " I TROMBATI " CERCA SEMPRE DI RICICLARLI IN QUALCHE BUCHETTO . COMUNQUE , L'IMPORTANTE CHE PER ORA SE NE TORNINO A CASA ! ! ULISSE 05/02/2008 17:12 M, provincia di RA caro BO delle 13.14 le ultime due righe del tuo commento le ho sentite sempre da decenni a questa parte,ma han sempre detto:non veda la destra quello che fa la sinistra e viceversa quindi il bene del paese non lo faranno mai.Facciamo prima il referendum x scegliere che i candidati li eleggiamo noi e non il partito e poi andiamo alle elezioni e che vinca il migliore. Togliamo dalle scatole tutti gli indagati,i presunti,i miracolati ecc.forse le cose potrebbero andare meglio. Grazie dell'attenzione.... 05/02/2008 16:11 F, provincia di MI siccome le votazioni ci costano un sacco di soldi, e non risolvono nulla, perchè sempre le stesse persone si palleggiano il potere, propongo che queste vengano pagate con i vari fondi dei politici. vogliamo scommettere che si impegnerebbero un po' di piu' per il ns. paese? 05/02/2008 15:22 M, provincia di BO purchè non facciano troppo tardi: Napolitano ha una certa età, e non può affaticarsi troppo...e un po' di ripestto per gli ottuagenari, e che diamine... 05/02/2008 13:14 M, provincia di BO non capisco il commento del lettore che subito ha detto (perchè cosa faceva il precedente governo?) ma è ora di finirla, ognuno guardi i risultati oggettivi del proprio schieramento e sappia fare autocritica, se no andremo sempre peggio. il governo Berlusconi, e soprattutto gli alleati, hanno sbagliato lasciando fare a Berlusconi leggi ad personam, ma il centro sinistra col carrozzone che aveva non poteva che fare questa fine, governo impresentabile. Subito dopo il voto si accantonino i consensi e si pensi al bene del paese, ma tutti sia di destra che di sinistra sappiano dire bravi se si fanno cose buone e criticare se si fanno cose cattive. Sono presenti 16 commenti, invia il tuo commento! Successivo Pagine: 1 2 Email: Sesso: Anno di nascita: Provincia: Commento: Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro consenso al trattamento dei dati I commenti inviati vengono pubblicati solo dopo esser stati approvati dalla redazione Tuo nome: Tua email: Nome amico: Email amico: Testo dell'email: Invia una copia anche al tuo indirizzo di posta Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro Cerca su Quotidiano.net nel Web Articoli Eventi --> Foto del giorno --> Foto Video Blog Sondaggi Sport - Locale Rossi si conferma il più veloce davanti a Hayden e a NakanoSport - Rugby Italia-Inghilterra, il XV azzurro Mallett inserisce Galon per CanavosioCronaca - Locale Raccolta differenziata, Rovigo è quintaSport - Motomondiale Rossi si conferma il più veloce davanti a Hayden e a NakanoPolitica - Locale Lonardo: "Basta con il bar gratis e tre auto con targhe anti-Sirio"Cronaca - Locale San Benedetto, ricetta per il turismo: ''Puntare su qualità e turisti stranieri''Cronaca - Locale Perseguitò l'amica di famiglia Ex finanziere condannatoCronaca Dalla finestra tiro a segno sui passanti Ferita anche una bimba di 10 anniCronaca - Locale Non si arresta l'ondata di 'spaccate' Colpito tabaccaio di Castelnovo SottoCronaca Perquisizioni in uffici e abitazioni del presidente della Regione CalabriaSpettacolo Th Torrini: "La figlia di Elisa ha tradito la mia regia"Cronaca - Locale Nuova carta d'identità e dei servizi Il codice fiscale non è validatoCronaca - Locale Inflazione alle stelle, vola il carovita Solo a gennaio prezzi a + 0,5% Mostra: Carducci e i miti della bellezza'Mondo calcio'TEATRO SOCIALE Stagione di prosa 2007/2008'Due dozzine di rose scarlatte''Vita d'Adriano - Memorie di un cecchettaro nella neve'Recital di canto, tenore José BrosStagione concertistica 2007/ 08Concerto con violoncello, clarinetto e pianoforteTeatrosanziourbino: Sei brillanti. 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Ma senza condannati né inquisiti del 05/02/2008 di Sandro Bugialli Giro di vite contro i punkabbestia e i loro cani, sei d'accordo?Per chi voterai alle prossime elezioni?Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio, è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei d'accordo?Sul selciato della piazza di Pesaro la prima pagina del Carlino del '38 sulle leggi razziali: secondo te va rimossa?Prodi sarebbe un buon presidente della Repubblica?I tacchi alti fanno bene all'amore, è vero?Vota il gol di gennaioProvvedimenti per chiudere le strade ai tirIl matrimonio di Nicolas Sarkozy e Carla Bruni è destinato a durare?L'Authority dice basta processi in tvTassa di scopo per il metrò, favorevole o contrario?Catherine Zeta Jones eletta la più bella del mondo. Sei d'accordo? LA FOTO DEL GIORNO "Troppi spot in tv" La Ue ci bacchetta Il commissario Ue ai Media Viviane Reding: "La durata delle pubblicità di 12 minuti l'ora non viene rispettata, le televendite non sono incluse in questi 12 minuti e l'autopromozione non viene considerata pubblicità. In più le sanzioni contro chi viola le norme sono deboli" LEGGI LA NOTIZIA RICERCA ANNUNCI pubblicità contattaci guadagna con Quotidiano.net fai di Quotidiano.net la tua Homepage aggiungi ai preferiti le news sul tuo pc rss archivio HOME - Copyright (c) 2007 MONRIF NET S.r.l. P.Iva 12741650159, a company of MONRIF GROUP - Informativa al trattamento dei dati personali - Powered by Softec tatistiche-->.

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Napolitano ha sciolto le Camere. Come anticipato da Affari (sezione: Riforma elettorale)

( da "Affari Italiani (Online)" del 06-02-2008)

Argomenti: Aspetti Legali

Si vota il 13-14 aprile: "Elezioni così anticipate sono un'anomalia. La mia scelta è stata obbligata". Prodi: non mi candido Mercoledí 06.02.2008 15:10 --> Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ufficializzato con un decreto, controfirmato da Romano Prodi, lo scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Una decisione presa, come lui stesso ha spiegato in una breve comunicazione, con il grande "rammarico di dover chiamare gli italiani alle urne senza che la riforma elettorale sia stata approvata". Come anticipato da Affari, il consiglio dei ministri ha indicato le date del 13 e 14 aprile per le prossime elezioni politiche. I partiti dovranno decidere le alleanze entro il due marzo. Tra le ore 8 del 29 febbraio e le ore 16 del 2 marzo i partiti dovranno depositare il loro simbolo al Viminale. All'atto del deposito del simbolo, i partiti posono effettuare una dichiarazione di collegamento in coalizione. Tali dichiarazioni di collegamento devono essere reciproche. I collegamenti in coalizione hanno rilievo al fine del riparto dei seggi e dell'attribuzione del premio di maggioranza. L'elenco dei collegamenti, una volta accertata la regolarità delle dichiarazioni, verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Contestualmente al deposito del simbolo, i partiti dovranno depositare il programma elettorale, nel quale dichiarano il nome della persona da loro indicata come capo della forza politica. Se collegati in coalizione, essi depositano un unico programma elettorale, nel quale dichiarano il nome della persona da loro indicata come unico capo della coalizione. LE PAROLE DEL PRESIDENTE Napolitano ha spiegato che la decisione è stata inevitabile, dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato al presidente del Senato, Franco Marini. Un lavoro, quello portato avanti per una settimana dalla seconda carica dello Stato, che malgrado "impegno e scrupolo" che il capo dello Stato giudica encomiabili, "non è purtroppo stato coronato da successo". Napolitano non ha nascosto la propria delusione per il passo che ha dovuto compiere. "Già nel febbraio dello scorso anno - ha fatto notare il presidente - rinviando al Parlamento il governo dimissionario avevo evidenziato la necessità di una modifica del sistema elettorale vigente. Ma nella discussione che da allora è seguita hanno a lungo pesato incertezze tra le forze politiche. Si era tuttavia giunti nelle ultime settimane sulla soglia di una possibile conclusione: di qui il mio auspicio affinché si procedesse con quella riforma come primo passo verso una revisione delle regole di funzionamento della competizione politica". Ma il precipitare della situazione ha impedito l'intesa tra le forze politiche e il netto no dell'opposizione ha legato le mani anche al Quirinale, che in questa situazione non ha potuto fare altro che chiudere la legislatura. "La decisione di sciogliere le camere è divenuta obbligata - ha detto Napolitano - visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente ocmputo nella convinzione che elezioni così fortemente anticipate costituiscano un'anonamlia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari e non senza conseguenze sulla governabilità del Paese". Napolitano ha però voluto esprimere pubblicamente l'auspicio che il confronto tra i Poli non sia del tutto tramontato: "Il dialogo su questi temi, ora rottosi, resta un'esigenza ineludibile per il futuro del Paese - ha detto -. Mi auguro che campagna elettorale si fondi dunque su quell'esigenza ed è il momento per le forze politiche di dare prova di senso di responsabilità per fare fronte agli impegni a cui l'Italia è chiamata". SEGUE/ PRODI: NON MI CANDIDO.

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ARTICOLI DEL 5-2-2008

Marini rinuncia, alle urne entro il 13 aprile ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 05-02-2008)

Abstract: alle urne entro il 13 aprile "Non c'è una significativa maggioranza per le riforme". Oggi il governo Prodi indice il referendum ROMA Franco Marini non ce l'ha fatta. Ieri sera è tornato al Quirinale e ha rimesso nella mani di Giorgio Napolitano l'incarico di formare un governo per approvare una nuova legge elettorale.

Il presidente Napolitano domani dovrebbe sciogliere le Camere. Slitta il referendum: oggi il governo fissa la data ( da "Stampa, La" del 05-02-2008)

Abstract: occasione persa sulle riforme. Berlusconi: le faremo dopo le urne "Ho rimesso l'incarico affidatomi nelle mani del Presidente della Repubblica". Franco Marini spiega: "C'è la volontà di modificare la legge elettorale, non ho riscontrato però l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale".

Marini si è arreso, decide il Colle: Tutti vogliono cambiare la legge elettorale, ma una maggioranza non c'è ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 05-02-2008) + 1 altra fonte

Abstract: impossibilità di trovare un accordo tra le principali forze politiche sul varo di un governo che mettesse mano alla legge elettorale. Il presidente della Repubblica ringrazia e riflette sulla prossima mossa, lo scioglimento, che dovrà essere preceduto dal decreto con il quale si fissa la data per il referendum elettorale che poi potrà essere, come prescrive la legge, rinviato di un anno.

Di MARCO SASSANO - ROMA - E' FATTA. Il presidente del Senat ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 05-02-2008) + 1 altra fonte

Abstract: impossibilità di trovare un accordo tra le principali forze politiche sul varo di un governo che mettesse mano alla legge elettorale. Il presidente della Repubblica ringrazia e riflette sulla prossima mossa, lo scioglimento, che dovrà essere preceduto dal decreto con il quale si fissa la data per il referendum elettorale che poi potrà essere, come prescrive la legge, rinviato di un anno.

Referendum, oggi la data ma slitta al prossimo anno ( da "Repubblica, La" del 05-02-2008)

Abstract: dei ministri fisserà oggi la data del referendum sulla legge elettorale dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale. "Un atto dovuto", spiega il portavoce di Palazzo Chigi Silvio Sircana che segue il normale iter previsto dalla Costituzione in materia referendaria. Un atto che diventerà ininfluente nel momento in cui il presidente della Repubblica scioglierà il Parlamento,

Napolitano deluso: "un'occasione mancata" - giorgio battistini ( da "Repubblica, La" del 05-02-2008)

Abstract: ingarbugliata vicenda di questo scioglimento anticipato è "arricchito", stavolta, da due problemi. Il referendum popolare già indetto contro la legge elettorale, che andrà spostato di almeno un anno dopo le elezioni. E la sentenza della Corte costituzionale che ha espresso forti dubbi sulla legge elettorale, quella con la quale si andrà a votare fra due mesi.

Marini rinuncia, elezioni più vicine ( da "Tirreno, Il" del 05-02-2008) + 1 altra fonte

Abstract: dunque sbagliato "precipitare verso elezioni con questa legge elettorale. C'è il rischio di coalizioni eterogenee, confuse, di tanti partiti". Proprio per questo, anche se è stato impossibile fare la riforma della legge elettorale, il Pd farà la sua riforma politica, presentandosi da solo, con la propria identità e il proprio programma.

Verso il voto ( da "Tirreno, Il" del 05-02-2008)

Abstract: di caduta di Prodi saremmo dovuti subito tornare al voto, o sbaglio?). L'ultima trovata di Veltroni è apparsa una ciliegina sulla torta. Senza scomporsi ha proposto che il governo per le riforme si occupi, oltre che della legge elettorale, anche della modifica dell'attuale bicameralismo perfetto, per far sì che le leggi dello Stato vengano approvate da una sola delle due Camere (

Marini ha rinunciato all'incarico "Non c'è maggioranza per le riforme" Verso il voto in aprile, forse il 13 ( da "Quotidiano.net" del 05-02-2008)

Abstract: potessero esserci subordinate e che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio insomma, nemmeno mirato al solo referendum. Ed ha ricevuto le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia e An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni alternative.

ESPLORATORE AL CAPOLINEA Marini ci arriva: <Non c'è maggioranza> ( da "Libero" del 05-02-2008)

Abstract: ha incaricato Marini di verificare se riuscisse a formare un governo su una proposta di riforma elettorale. Accettato il mandato più per spirito di servizio che per convinzione, il presidente del Senato non ha mai nutrito illusioni su un esito positivo della sua esplorazione supplementare, come ha confidato in questi giorni a senatori di maggioranza e di opposizione.

Svp spiazzata dal voto <Non ci schieriamo> ( da "Corriere Alto Adige" del 05-02-2008)

Abstract: negativa" è che in aprile si andrà a votare con l'attuale legge elettorale. Un problema che si preannuncia complesso per la Stella Alpina in vista delle elezioni provinciali di fine ottobre. "è un peccato che non si sia trovato un accordo per riformare la legge elettorale - afferma Brugger - a soffrirne ora sarà l'Italia.

Camere sciolte? Resta il rischio ricorso ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-02-2008)

Abstract: poiché la legge elettorale è quella che regola il modo di esercizio del voto e il meccanismo di trasformazione dei voti in seggi, si dovrebbe fare la riforma per poter poi votare sulla base delle nuove regole, e non votare per poi cambiare la legge, sulla cui base sarebbe stato nel frattempo ormai già formato il Parlamento.

Il Consiglio dei ministri si riunisce per indire il referendum, ma si votera' nel 2009 ( da "Rai News 24" del 05-02-2008)

Abstract: indizione del referendum popolare abrogativo di talune norme della legge elettorale. L'indizione del referendum sulla legge elettorale da parte del Consiglio dei ministri "e un atto dovuto", ha sottolineato il portavoce del governo Silvio Sircana ricordando che l'ammissibilita della consultazione, dopo la raccolta delle firme, e stata annunciata dalla Corte Costituzionale.


Articoli

Marini rinuncia, alle urne entro il 13 aprile (sezione: Riforma elettorale)

( da "Piccolo di Trieste, Il" del 05-02-2008)

 

Il presidente del Senato ha rimesso ieri sera al Quirinale il mandato esplorativo che gli era stato assegnato da Napolitano Marini rinuncia, alle urne entro il 13 aprile "Non c'è una significativa maggioranza per le riforme". Oggi il governo Prodi indice il referendum ROMA Franco Marini non ce l'ha fatta. Ieri sera è tornato al Quirinale e ha rimesso nella mani di Giorgio Napolitano l'incarico di formare un governo per approvare una nuova legge elettorale. Fra oggi e domani il Capo dello Stato, dopo aver sentito i presidenti di Camera e Senato, e il presidente del Consiglio, dovrebbe firmare il decreto di scioglimento delle Camere. A meno di due anni di distanza, l'Italia tornerà al voto per nuove elezioni politiche. Con molta probabilità il 13 e 14 aprile. È la cronaca dunque di una sconfitta annunciata. Il Capo dello Stato prende atto e ringrazia il presidente del Senato per l'alto senso di responsabilità. Ora il testimone passa di nuovo nelle sue mani. Sono ore di riflessione per il Presidente della Repubblica, ma è molto probabile che tra oggi e domani decida di sciogliere le Camere. Il che vorrebbe dire andare alle urne tra fine marzo e la metà del mese successivo. Le date però in pole position sono il 6 o il 13 aprile. Ed è immaginabile che proprio l'organizzazione della tornata elettorale sia stata al centro del colloquio del Capo dello Stato, che ha ricevuto anche il governatore di Bankitalia Mario Draghi, con il ministro dell'interno Giuliano Amato. L'arrivo del Governatore al Quirinale ha anche fatto immaginare in ambienti parlamentari un estremo tentativo di formare un governo tecnico per le riforme, con l'appoggio di alcuni settori del centrodestra. Scenario che è durato una manciata di ore. Marini dopo aver sentito Silvio Berlusconi, Walter Veltroni e Gianfranco Fini, nonchè i presidenti emeriti della Repubblica, è andato a riferire a Napolitano e dopo circa mezz'ora di colloquio al Quirinale, ha annunciato le sue conclusioni. Ha detto di aver riscontrato fra le forze politiche la "diffusa consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale", ma anche di non aver riscontrato una "significativa maggioranza" su una proposta di riforma. Marini si è rammaricato di aver constatato l'impossibilità di raggiungere "un obiettivo che ritengo necessario per il Paese", e per queste ragioni ha rimesso il suo incarico. Napolitano lo ha ringraziato per "l'alto senso di responsabilità" dimostrato. Ma anche Casini gli ha reso l'onore delle armi: "Si è comportato da galantuomo, la sua esplorazione non è stata inutile, ha posto le basi per uno svelenimento nei rapporti tra le forze politiche e perché la prossima legislatura sia costituente". Il referendum elettorale, la politica di contrasto all'evasione fiscale, ma anche le norme per la sicurezza sul posto di lavoro. Il governo Prodi resterà in carica fino alle elezioni, con poteri ridotti e limitati, ma ci sono alcune materie su cui deve mantenere vigile la propria attenzione. Lo dice il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a proposito della sicurezza sui luoghi di lavoro, lo dice il viceministro Visco della lotta all'evasione fiscale. Intanto oggi il Consiglio dei ministri fissa la data del referendum elettorale. "Un atto dovuto, nel rispetto del dettato costituzionale", chiarisce il portavoce di Palazzo Chigi, Silvio Sircana. Di fatto il referendum non si terrà nella data che il governo sceglierà, con lo scioglimento delle Camere scatta l'impossibilità di tenere la consultazione, che così slitta di almeno un anno. "Nel governo qualcuno non ama i referendari - commenta Roberto Calderoli, Lega - la convocazione del Consiglio dei ministri non va a loro favore, bensì sancisce che il referendum slitterà di un anno. Slittamento che è pacifico per quelli indetti, ma altrettanto non lo è per quelli non ancora indetti". Come a dire che se la data non fosse stabilita il referendum potrebbe anche tenersi pochi mesi dopo le elezioni. "Di sicuro - dice Mario Segni, uno dei promotori del referendum - c'è che la consultazione con l'ammissibilità decretata dalla Corte Costituzionale ormai è incardinato ed è impossibile non tenerlo".

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Il presidente Napolitano domani dovrebbe sciogliere le Camere. Slitta il referendum: oggi il governo fissa la data (sezione: Riforma elettorale)

( da "Stampa, La" del 05-02-2008)

 

Marini lascia, si vota ad aprile Veltroni: occasione persa sulle riforme. Berlusconi: le faremo dopo le urne "Ho rimesso l'incarico affidatomi nelle mani del Presidente della Repubblica". Franco Marini spiega: "C'è la volontà di modificare la legge elettorale, non ho riscontrato però l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale". A Marini Silvio Berlusconi aveva ribadito la sua posizione, favorevole alle elezioni, dopo le quali sarà possibile "la prosecuzione del dialogo". Il leader del Pd Veltroni ha invece commentato dicendo che si tratta di "un'occasione persa". Il ricorso alle urne pare ormai vicino: si voterà entro il 13 aprile. DA PAG. 2 A PAG. 7.

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Marini si è arreso, decide il Colle: Tutti vogliono cambiare la legge elettorale, ma una maggioranza non c'è (sezione: Riforma elettorale)

( da "Nazione, La (Nazionale)" del 05-02-2008)
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(Giorno, Il (Nazionale))

 

Marini si è arreso, decide il Colle: "Tutti vogliono cambiare la legge elettorale, ma una maggioranza non c'è" di MARCO SASSANO ? ROMA ? E' FATTA. Il presidente del Senato Franco Marini rinuncia all'incarico che Giorgio Napolitano gli aveva affidato perché ha preso atto dell'impossibilità di trovare un accordo tra le principali forze politiche sul varo di un governo che mettesse mano alla legge elettorale. Il presidente della Repubblica ringrazia e riflette sulla prossima mossa, lo scioglimento, che dovrà essere preceduto dal decreto con il quale si fissa la data per il referendum elettorale che poi potrà essere, come prescrive la legge, rinviato di un anno. Solo così si può infatti evitare che la consultazione popolare si tenga a due mesi di distanza dall'insediamento del nuovo Parlamento. VISTO QUESTO delicato problema il decreto di scioglimento si potrà avere da domani pomeriggio in poi. E si andrà al voto a metà aprile con in carica il governo Prodi per il disbrigo degli affari correnti: un successo aggiuntivo per Berlusconi e una sconfitta per Veltroni. La quindicesima legislatura morirà così, avendo meno di due anni di vita. Marini, ieri sera, è stato a colloquio con il Capo dello Stato per 35 minuti. Al termine si è presentato davanti ai cronisti, nell'ampio corridoio davanti allo Studio alla Vetrata, il segretario generale della Presidenza, Donato Marra, leggendo uno stringatissimo comunicato. "Il Presidente della Repubblica ha ricevuto il Presidente del Senato che gli ha riferito sull'esito dell'incarico conferitogli il 30 gennaio scorso. Il Presidente della Repubblica ha preso atto di quanto riferito dal presidente Marini e lo ha ringraziato per l'alto senso di responsabilità con cui ha svolto il compito affidatogli". Marra si ritira e appare Marini che fa il punto: "Il Presidente mi ha conferito l'incarico di verificare le possibilità di consenso su una riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale all'approvazione di una tale riforma nell'assunzione delle decisioni più urgenti". Si sarebbe trattato, in buona sostanza, di quel "governo funzionale e finalizzato", la cui ipotesi ha rappresentato la principale novità costituzionale di questa crisi. Subito dopo Marini ha ricordato che nel corso di queste giornate di consultazioni ha incontrato "le delegazioni delle forze politiche, i presidenti delle organizzazioni imprenditoriali, i segretari delle organizzazioni sindacali più rappresentative, nonché il comitato promotore del referendum e il comitato per la riforma elettorale". Per Marini "è diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale vigente". Però "non ho riscontrato l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale". Conclusione: "Nel rammaricarmi dell'impossibilità di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario per il Paese, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del Presidente della Repubblica l'incarico che mi è stato conferito". CHE NAPOLITANO si prepari a compiere l'atto più difficile per un Capo dello Stato ? lo scioglimento anticipato delle Camere ? è chiaro anche per i due incontri ufficiali che ieri ha voluto avere: quello con il ministro degli Interni, Giuliano Amato, e quello con il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Questa mattina, invece, ha deciso di intervenire alla cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario della Corte dei Conti per ascoltare la relazione del presidente Tullio Lazzaro. - -->.

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Di MARCO SASSANO - ROMA - E' FATTA. Il presidente del Senat (sezione: Riforma elettorale)

( da "Nazione, La (Nazionale)" del 05-02-2008)
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(Giorno, Il (Nazionale))

 

Di MARCO SASSANO ? ROMA ? E' FATTA. Il presidente del Senato Franco Marini rinuncia all'incarico che Giorgio Napolitano gli aveva affidato perché ha preso atto dell'impossibilità di trovare un accordo tra le principali forze politiche sul varo di un governo che mettesse mano alla legge elettorale. Il presidente della Repubblica ringrazia e riflette sulla prossima mossa, lo scioglimento, che dovrà essere preceduto dal decreto con il quale si fissa la data per il referendum elettorale che poi potrà essere, come prescrive la legge, rinviato di un anno. Solo così si può infatti evitare che la consultazione popolare si tenga a due mesi di distanza dall'insediamento del nuovo Parlamento. VISTO QUESTO delicato problema il decreto di scioglimento si potrà avere da domani pomeriggio in poi. E si andrà al voto a metà aprile con in carica il governo Prodi per il disbrigo degli affari correnti: un successo aggiuntivo per Berlusconi e una sconfitta per Veltroni. La quindicesima legislatura morirà così, avendo meno di due anni di vita. Marini, ieri sera, è stato a colloquio con il Capo dello Stato per 35 minuti. Al termine si è presentato davanti ai cronisti, nell'ampio corridoio davanti allo Studio alla Vetrata, il segretario generale della Presidenza, Donato Marra, leggendo uno stringatissimo comunicato. "Il Presidente della Repubblica ha ricevuto il Presidente del Senato che gli ha riferito sull'esito dell'incarico conferitogli il 30 gennaio scorso. Il Presidente della Repubblica ha preso atto di quanto riferito dal presidente Marini e lo ha ringraziato per l'alto senso di responsabilità con cui ha svolto il compito affidatogli". Marra si ritira e appare Marini che fa il punto: "Il Presidente mi ha conferito l'incarico di verificare le possibilità di consenso su una riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale all'approvazione di una tale riforma nell'assunzione delle decisioni più urgenti". Si sarebbe trattato, in buona sostanza, di quel "governo funzionale e finalizzato", la cui ipotesi ha rappresentato la principale novità costituzionale di questa crisi. Subito dopo Marini ha ricordato che nel corso di queste giornate di consultazioni ha incontrato "le delegazioni delle forze politiche, i presidenti delle organizzazioni imprenditoriali, i segretari delle organizzazioni sindacali più rappresentative, nonché il comitato promotore del referendum e il comitato per la riforma elettorale". Per Marini "è diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale vigente". Però "non ho riscontrato l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale". Conclusione: "Nel rammaricarmi dell'impossibilità di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario per il Paese, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del Presidente della Repubblica l'incarico che mi è stato conferito". CHE NAPOLITANO si prepari a compiere l'atto più difficile per un Capo dello Stato ? lo scioglimento anticipato delle Camere ? è chiaro anche per i due incontri ufficiali che ieri ha voluto avere: quello con il ministro degli Interni, Giuliano Amato, e quello con il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Questa mattina, invece, ha deciso di intervenire alla cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario della Corte dei Conti per ascoltare la relazione del presidente Tullio Lazzaro. - -->.

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Referendum, oggi la data ma slitta al prossimo anno (sezione: Riforma elettorale)

( da "Repubblica, La" del 05-02-2008)

 

ROMA - Il Consiglio dei ministri fisserà oggi la data del referendum sulla legge elettorale dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale. "Un atto dovuto", spiega il portavoce di Palazzo Chigi Silvio Sircana che segue il normale iter previsto dalla Costituzione in materia referendaria. Un atto che diventerà ininfluente nel momento in cui il presidente della Repubblica scioglierà il Parlamento, facendo slittare il voto sui tre quesiti al 2009. Tutto semplice, in apparenza. Ma in realtà la decisione del Consiglio dei ministri stoppa sul nascere polemiche su un presunto dubbio interpretativo della legge sul referendum. Votando per le politiche il 13 aprile, ci si chiede, il nuovo governo ha l'obbligo di far svolgere il referendum entro il successivo 15 giugno? Molti rispondono no perché la norma appare chiara: lo scioglimento rinvia tutto all'anno successivo. Anche in caso la data del voto referendario non sia stata ancora fissata. Ad alimentare la polemica ci pensa Roberto Calderoli, sicuro che a Palazzo Chigi qualcuno non ami i referendari. La decisione del Cdm, dice il senatore leghista, "sancisce che il referendum slitterà all'anno prossimo, visto che la sospensione del referendum, in caso si verifichi lo scioglimento delle Camere, è pacifica per quelli già indetti ma altrettanto non lo è rispetto a quelli non ancora indetti". Pronta la replica di Giovanni Guzzetta: "Non si chiude nessuna porta, l'indizione del referendum è un atto dovuto che lascia impregiudicato qualsiasi effetto, non modifica in nulla il destino del referendum", dice il leader del comitato.

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Napolitano deluso: "un'occasione mancata" - giorgio battistini (sezione: Riforma elettorale)

( da "Repubblica, La" del 05-02-2008)

 

Napolitano deluso: "Un'occasione mancata" Marini al Colle: "Giorgio mi spiace, il Cavaliere è stato irremovibile" Il Quirinale Il presidente del Senato: "Ho trovato davanti a me posizioni già preelettorali" GIORGIO BATTISTINI ROMA - L'aspettava. Se l'aspettava. Quando Franco Marini l'ha chiamato nel pomeriggio di ieri, Giorgio Napolitano già sapeva che il tentativo affidatogli il 30 gennaio scorso s'era esaurito in un nulla di fatto. Non una perdita di tempo, quello no. Giacchè da molti mesi è apparso chiaro che la coalizione di destra, quella che da quasi due anni, all'indomani delle precedenti elezioni del 2006, va predicando elezioni anticipate, era intenzionata a parlare di riforma elettorale solo dopo aver incassato i nuovi rapporti di forza elettorali. Nella certezza di un risultato largamente favorevole. Se l'aspettava, il presidente. Ma c'è rimasto male, molto male. "Un'occasione persa, davvero. Un'occasione quasi perfetta", l'hanno sentito commentare. Perché mandare a casa un Parlamento prima ancora che sia passata metà legislatura è sempre un atto spiacevole per un presidente della Repubblica, come lo stesso Napolitano ebbe a dire al Quirinale motivando le ragioni dell'incarico finalizzato a Marini. Il presidente del resto, fin dal primo momento, ha avuto "perfetta consapevolezza delle difficoltà del momento", come disse lui stesso a Marini. L'incontro tra i due, nello studio alla Vetrata, dura poco più di mezz'ora. "Ho tentato di tutto" ha detto il presidente del Senato al capo dello Stato che aveva affidato a lui, antico sindacalista di matrice dc, l'incarico di tentare l'impossibile. "Ho provato, ma ho trovato davanti a me un muro impenetrabile. Posizioni rigide, bloccate". Posizioni già preelettorali. Trentacinque minuti. Quanto basta per scambiarsi le sconfortanti notizie sull'esito dell'incarico. Poi stendono insieme il comunicato che davanti ai giornalisti leggerà il presidente del Senato. "Il presidente della Repubblica mi ha conferito l'incarico di verificare le possibilità di consenso su una riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale all'approvazione di una tale riforma, nell'assunzione delle decisioni più urgenti". Il riferimento è a quel governo "funzionale e finalizzato" che nell'intenzione del Quirinale avrebbe dovuto portare il Paese alle elezioni, dopo aver corretto l'attuale legge elettorale imposta dalla destra al governo sul finire della scorsa legislatura. Marini ha letto da un foglietto il lungo elenco delle persone e delle delegazioni incontrate. Però, ha spiegato con una punta di amarezza nella voce, "non ho riscontrato l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale". Ecco le ragioni per cui da ieri sera è cominciato il conto alla rovescia per la fine della legislatura, che viaggia ormai a tappe forzate. In vista di elezioni anticipate previste per il 6 o 13 aprile prossimi (la scelta della data spetta al ministro dell'Interno). Si mette in moto adesso la catena di montaggio degli adempimenti istituzionali. Già oggi il capo dello Stato convocherà Marini e Bertinotti per comunicare loro lo scioglimento delle assemblee in vista delle elezioni anticipate. Sempre oggi si riunisce il Consiglio dei ministri per il decreto che indice le elezioni anticipate che poi lo stesso Napolitano controfirmerà, convalidandolo insieme alla controfirma di Prodi. Poi la "convocazione dei comizi elettorali", prevista dalla Costituzione, fra il settantesimo e il quarantacinquesimo giorno dallo scioglimento delle Camere. E la convocazione del nuovo Parlamento, venti giorni dopo il voto. Tutto considerato il nuovo governo potrebbe arrivare a metà maggio. L'ingarbugliata vicenda di questo scioglimento anticipato è "arricchito", stavolta, da due problemi. Il referendum popolare già indetto contro la legge elettorale, che andrà spostato di almeno un anno dopo le elezioni. E la sentenza della Corte costituzionale che ha espresso forti dubbi sulla legge elettorale, quella con la quale si andrà a votare fra due mesi. Proprio quella legge che la destra non ha voluto toccare "prima". Ma che la Consulta potrebbe concellare "poi".

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Marini rinuncia, elezioni più vicine (sezione: Riforma elettorale)

( da "Tirreno, Il" del 05-02-2008)
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(Nuova Ferrara, La)

 

Sulla riforma elettorale "non c'è una significativa maggioranza". Ora tocca al Quirinale: oggi o forse domani lo scioglimento delle Camere Marini rinuncia, elezioni più vicine Berlusconi: al voto subito, il dialogo dopo. Veltroni: occasione perduta Il leader del Pd: governo di tre mesi per cambiare legge Fini il più intransigente ROMA. Franco Marini non ce l'ha fatta. Ieri sera è tornato al Quirinale e ha rimesso nella mani di Giorgio Napolitano l'incarico di formare un governo per approvare una nuova legge elettorale. Fra oggi e domani il capo dello Stato, dopo aver sentito i presidenti di Camera e Senato, e il presidente del Consiglio, dovrebbe firmare il decreto di scioglimento delle Camere. A meno di due anni di distanza, l'Italia tornerà al voto per nuove elezioni politiche. Con molta probabilità il 13 e 14 aprile. Nessun sorpresa, nessun ripensamento nell'ultimo giorno, quello decisivo, dalle consultazioni di Marini. Fini e Berlusconi hanno chiesto di andare al voto il prima possibile. Cancellata qualsiasi subordinata o possibilità di compromesso. Per il Cavaliere un nuovo governo, anche solo per approvare una legge elettorale capace di assicurare più stabilità, "sarebbe una inutile, incomprensibile e dannosa perdita di tempo". Si è quindi augurato che Napolitano indica subito nuove elezioni e che "dopo il voto il dialogo continui". Walter Veltroni, dopo un vertice con lo stato maggiore del Pd a cui ha partecipato anche Romano Prodi, ha ribadito la richiesta di un governo di tre mesi per le riforme. E di fronte all'ennesimo "no" del centrodestra ha sottolineato come questa rischi di essere "l'ultima occasione mancata". Di fronte a Marini, ha infatti sottolineato, sono sfilate 27 delegazioni di partiti: "Una situazione che non esiste in alcun paese europeo". E' dunque sbagliato "precipitare verso elezioni con questa legge elettorale. C'è il rischio di coalizioni eterogenee, confuse, di tanti partiti". Proprio per questo, anche se è stato impossibile fare la riforma della legge elettorale, il Pd farà la sua riforma politica, presentandosi da solo, con la propria identità e il proprio programma. Marini ieri pomeriggio ha sentito anche i presidenti della Repubblica emeriti, Cossiga, Scalfaro e Ciampi. L'unico a rilasciare dichiarazioni al termine del colloquio è stato Cossiga che ha detto di aver consigliato Marini ad andare avanti, anche a costo di andare in aula con un governo "semitecnico" e di farsi battere. "Dev'essere chiaro al Paese - ha infatti sottolineato - chi vuole andare a votare con questa legge". Una legge, ha aggiunto, "che è causa di grave destabilizzazione e confusione in entrambi gli schieramenti". Marini non ha però seguito il suo consiglio. Concluse le sue consultazioni, ha sottolineato di aver preso seriamente l'esigenza di concludere il suo incarico in "tempi stretti". Quindi è andato a riferire a Napolitano e dopo circa mezz'ora di colloquio al Quirinale, ha annunciato le sue conclusioni. Ha detto di aver riscontrato fra le forze politiche la "diffusa consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale", ma anche di non aver riscontrato una "significativa maggioranza" su una proposta di riforma. Marini si è rammaricato di aver constatato l'impossibilità di raggiungere "un obiettivo che ritengo necessario per il Paese", e per queste ragioni ha rimesso il suo incarico. Napolitano lo ha ringraziato per "l'alto senso di responsabilità" dimostrato. Ma anche Casini gli ha reso l'onore delle armi: "Si è comportato da galantuomo, la sua esplorazione non è stata inutile, ha posto le basi per uno svelenimento nei rapporti tra le forze politiche e perché la prossima legislatura sia costituente". Il primo a sbarrare la strada a Marini è stato ieri mattina Gianfranco Fini, il più determinato in queste settimane a dire di "no" a una riforma elettorale. "Abbiamo invitato il presidente Marini a prendere atto dell'impossibilità della situazione e a riferire in tal senso al Capo dello Stato", ha detto il leader di An uscendo dall'incontro. Se non si trova un accordo, meglio andare a votare subito, ha ribadito anche Luca di Montezemolo. Anche se, ha ripetuto, "con questa legge non si può governare".

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Verso il voto (sezione: Riforma elettorale)

( da "Tirreno, Il" del 05-02-2008)

 

Attualità VERSO IL VOTO VERSO IL VOTO Perché Walter sogna un altro governo Si può capire che Veltroni abbia fatto di tutto per allontare le elezioni che gli riserverebbero un'assai probabile batosta. La via per evitare l'immediato ricorso alle urne sembrava essere un governo a termine che s'ocupasse di un'improbabile e non condivisa riforma elettorale (ma i componenti del centrosinistra non andavano predicando che in caso di caduta di Prodi saremmo dovuti subito tornare al voto, o sbaglio?). L'ultima trovata di Veltroni è apparsa una ciliegina sulla torta. Senza scomporsi ha proposto che il governo per le riforme si occupi, oltre che della legge elettorale, anche della modifica dell'attuale bicameralismo perfetto, per far sì che le leggi dello Stato vengano approvate da una sola delle due Camere (a me la vera priorità per il Paese sembra questa: sopravvivere). Evidentemente gli fa difetto la memoria, poiché Veltroni stesso e la sua parte politica si opposero strenuamente, e purtroppo con successo, a questa stessa riforma proposta dal centrodestra con il referendum del 2006 sulle riforme istituzionali che, grazie al fuoco di sbarramento del centrosinistra, andò fallito. E poi una domanda: che ci fa ancora in giro Veltroni? Non aveva annunciato che una volta concluso il mandato a sindaco di Roma si sarebbe ritirato dalla vita politica e si sarebbe trasferito in Africa? Conclusione: "Non ci sono poi molte differenze tra un politico italiano e un immigrato cinese. Entrambi non muoiono mai! Sabrina Mori Castellina Marittima (PI) VERSO IL VOTO Perché non siamo un paese normale Alcuni mi hanno detto che, se non viene modificata la legge elettorale, la cosa migliore da fare è annullare la scheda scrivendo il nome di chi avremmo scelto se fosse stato possibile esprimere la preferenza. Sarebbe un bel segnale chiaro per urlare al paese l'iniquità di questo esproprio della sovranità popolare. Ero d'accordo ma poi ho fatto anche questa riflessione: se il 30-40 o 50% dei votanti protestasse annullando la scheda, in un paese "normale" chi uscisse vincitore da siffatte elezioni non le accetterebbe, non si sentirebbe legittimato e non vorrebbe affrontare mobilitazioni e manifestazioni di protesta. Ma l'Italia non è un paese normale, perché se lo fosse non avrebbe potuto governare o candidarsi una persona che ha anche un enorme potere economico e mediatico; perché chi dimostra di non saper amministrare non si dimette, perché ci sono sempre più esempi di collusione fra politica e mafia, perché il voto di scambio e clientelare in vaste aree è prassi normale, perché è diventato legittimo far passare reati come non-reati utilizzando anche leggi ad hoc, perché la giustizia non funziona, perché la coerenza è un optional (Casini e Fini, caduto Prodi e sentito odore di potere, si sono dimenticati di aver chiesto di ridare agli italiani il sacrosanto diritto di scegliere chi eleggere e hanno dichiarato di voler andare a elezioni subito, allineandosi a Berlusconi). Dentro di me è sempre più forte l'idea che in questo paese "anormale" la battaglia che ciascuno è chiamato a fare è non tanto per sostenere programmi di partito di destra o sinistra, ma per la pulizia morale, coerenza e trasparenza degli esponenti politici. Allora utilizziamo le nostre energie per modificare la legge e consentirci di sceglier chi riteniamo onesto e capace. Se così non sarà, turiamoci il naso, tappiamoci la bocca ma non gli occhi e scegliamo il meno peggio. Il pericolo di una morbida, ottusa e mascherata dittatura è reale! Fabio Falchi Prato VERSO IL VOTO Idea, diamo il premio di minoranza... Un'umile proposta da sottoporre a costituzionalisti e parlamentari per uscire dall'impasse della legge elettorale. Il buon senso impone una correzione della normativa in vigore, che molti deputati e senatori non vogliono. Alla luce della recente motivazione di ammissibilità sul referendum elettorale da parte della Corte costituzionale, la quale tra l'altro, precisa che "...l'assenza di una soglia minima per l'assegnazione del premio di maggioranza è riscontrabile già nella normativa vigente...", vorrei suggerire quanto segue. Perché non introdurre un semplice premio di minoranza alla coalizione che uscirà sconfitta alle prossime consultazioni, così da assicurarle la maggioranza dei seggi a disposizione? Una tale riforma elettorale dovrebbe essere approvata, a occhio, dall'attuale maggioranza (data per sconfitta alle prossime politiche). In tempi brevi avremmo un governo blindato nei due rami del Parlamento, capace di lavorare a marce forzate lasciandosi alle spalle il chiacchiericcio di questi mesi. Convinto che la mia proposta possa essere presa in considerazione, rinuncio fin d'ora ai diritti di primogenitura sull'idea... Lorenzo Cordoni Pisa GALILEO Non solo la Chiesa avversò le sue teorie Nel Medio Evo non era solo la Chiesa a credere che il sole girasse intorno alla terra e non viceversa. Il potere civile del tempo e lo stesso protestantesimo premevano sulla chiesa cattolica affinché condannasse le teorie (non provate) del cattolico Galileo. Come tutti sappiamo la condanna della Chiesa nei confronti di Galileo consisteva nella recita dei salmi per tre anni. Luca Draper SPRECHI Ma Alitalia costa un milione al giorno Leggo dichiarazioni di leghisti che elargiscono le loro prediche al popolo bue che deve bere tutto, proprio ora che la Lega di "Roma ladrona" sponsorizza "Milano ladrona". Soprattutto per colpa di Malpensa Alitalia ha bilanci in rosso da anni, rimette 1 milione di euro al giorno (!): o la si lascia fallire o si cerca una soluzione sul mercato. Questa c'è e comporterà una riduzione degli affari "lumbard" e una cura dimagrante di posti, poltrone e altro per la Lega, che infatti pretende una moratoria di tre anni per Malpensa: un miliardo di euro! E chi li pagherà? Berlusconi, campione del libero mercato, tace in modo assordante. D'altra parte quel leghista è in compagnia di buoni maestri come Bondi che trent'anni fa, sindaco komunista di Fivizzano, predicava la bontà dell'ideologia marxista e oggi, miracolato da Berlusconi, cerca di convincere il popolo bue della bontà del suo nuovo credo. Così come Giuliano Ferrara che ai tempi di Valle Giulia stava dalla parte dei contestatori e ora, di conversione in conversione, è giunto alla richiesta di moratoria sull'aborto. Paolo Stefanini Pontedera.

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Marini ha rinunciato all'incarico "Non c'è maggioranza per le riforme" Verso il voto in aprile, forse il 13 (sezione: Riforma elettorale)

( da "Quotidiano.net" del 05-02-2008)

 

Mobile email stampa condividi LA CRISI DI GOVERNO Marini ha rinunciato all'incarico "Non c'è maggioranza per le riforme" Verso il voto in aprile, forse il 13 Il presidente del Senato ha rimesso l'incarico al Capo dello Stato. Già oggi Napolitano potrebbe dare il via all'iter per lo scioglimento delle Camere per arrivare mercoledì all'atto finale Commenta Home succ Contenuti correlati Franco Marini Le consultazioni in quirinale dopo la caduta del governo Prodi Crisi di governo: la strada è sempre più stretta La strada stretta di Marini (di Giancarlo Mazzuca) Sei d'accordo con l'incarico a Franco Marini? Fini e Berlusconi uniti: "Subito al voto" Veltroni: "Chiedo 3 mesi, non 30 anni" Stasera Marini riferisce a Napolitano Fini: "Veltroni è come Crozza" La replica: "E lui è sor tentenna" Roma, 4 febbraio 2008 - "è diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale vigente. Non ho riscontrato però l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale. Nel rammaricarmi della impossibilità di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario per il paese, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del presidente della Repubblica l'incarico che mi è stato conferito". Lo ha affermato il presidente del Senato Franco Marini dopo l'incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quattro giorni per un mandato difficile, poi fallito per il muro invalicabile messo su dal centrodestra. Franco Marini rinuncia all'incarico che Giorgio Napolitano gli ha affidato nella speranza di cambiare la legge elettorale, e lo fa con rammarico, ancora convinto che la riforma del sistema di voto fosse necessaria per il Paese. Che il compito fosse gravoso Marini lo ha sempre ammesso, lasciando però sempre qualche spiraglio aperto. Nei giorni scorsi il Presidente del Senato le ha tentate tutte, seppure indirettamente, per convincere Berlusconi. Lo ha fatto lasciando intendere che la bozza Bianco, da cui si partiva, potesse poi essere migliorata; e lo ha fatto giocandosi la 'carta sociale', sperando in un pressing da parte delle organizzazioni imprenditoriali, prima che sindacali. Ma è stato proprio sabato, dopo che quelle consultazioni non producevano nessuno spostamento nel centrodestra, che si è convinto che non c'erano più i margini. Per questo le consultazioni di stamattina non sono state l'ultima tappa del suo tentativo, ma la prima di un nuovo percorso, che porterà alle urne. Perché Marini, e questo lo ha ripetuto a Fini, Berlusconi e Veltroni, si è detto convinto che, fallito il tentativo, non potessero esserci subordinate e che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio insomma, nemmeno mirato al solo referendum. Ed ha ricevuto le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia e An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni alternative. Salvo poi, ma questo è il caso di Berlusconi, considerare il dialogo solo in un secondo momento, appunto dopo il voto. Anche nell'incontro con il Pd c'è stata una reciproca presa d'atto sul fatto che la partita fosse ormai chiusa. Per Veltroni il no di Berlusconi ad un Governo anche limitato rappresenta un'altra "occasione persa". Insomma, se come ha detto Marini stasera al Quirinale, è stato impossibile individuare una maggioranza per la riforma del voto, il Pd individua chiaramente in Silvio Berlusconi il responsabile del fallimento. In ogni caso, ormai è aperta la strada per il voto. E Marini, chiuso il giro di consultazioni con gli ex capi di Stato ha chiesto subito di riferire a Napolitano, convinto che, quella di stringere i tempi è, a questo punto, "un'esigenza del Paese". NUOVI SCENARI Già domani il Capo dello Stato potrebbe dare il via all'iter per lo scioglimento delle Camere per arrivare nella giornata di mercoledì all'atto finale: la firma del decreto che manda in soffitta la quindicesima legislatura. In un paio di giorni saranno sbrigati tutti i passaggi formali per aprire la strada alle elezioni anticipate, invocate fin dal giorno della caduta del governo Prodi, il 24 gennaio, da tutta l'opposizione e da qualche 'piccolo' della maggioranza. La data su cui si sta concentrando l'attenzione per le politiche è il 13 aprile, mentre già domani dovrebbe essere stabilita quella per il referendum sulla legge elettorale. La prassi costituzionale prevede che il referendum slitti se, una volta indetto, vengono sciolte le Camere. Niente ha potuto l'esplorazione di Marini che Napolitano ha seguito passo dopo passo, niente l'appello del presidente incaricato a Forza Italia, niente la speranza di trovare un interlocutore nelle associazioni imprenditoriali che all'indomani dell'apertura della crisi sembravano invocare, con una dichiarazione del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, un governo 'ponte' per la riforma della legge elettorale. Ma adesso, dopo la rinuncia di Marini, argomentata con l"impossibilità" di trovare una maggioranza su una "precisa" riforma della legge elettorale, sul tavolo del presidente sembra esserci solo l'ipotesi delle urne anticipate. Avvalendosi dei poteri che gli sono conferiti dall'articolo 88 della Costituzione Napolitano potrà prendere, con ogni probabilità mercoledì, "la decisione più impegnativa e grave affidata dalla Costituzione al presidente della Repubblica". Una 'spia' delle intenzioni del Colle è anche l'implicito riferimento ad uno scioglimento anticipato delle Camere contenuto in una nota ufficiosa di oggi pomeriggio nella quale Napolitano ha fatto sapere di avere chiesto che non decada la legislazione in materia di sicurezza sul lavoro anche qualora finisca la legislatura. Primo passo per lo scioglimento delle Camere sarà sentire i presidenti di Camera e Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini, cosa che potrebbe avvenire già domani dopo che Napolitano avrà presenziato, alle 11, all'inaugurazione dell'anno giudiziario alla Corte dei Conti. Non è un mistero che per Bertinotti la legislatura sia finita. Una volta firmato il decreto di scioglimento delle Camere, che sarà controfirmato dal presidente del consiglio 'sfiduciato' Romano Prodi, si dovrà fissare la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere) e quella della prima seduta delle Camere per l'elezione dei nuovi presidenti (entro 20 giorni dalle elezioni). Potrebbe bastare un solo decreto a stabilire queste scadenze ma più probabilmente a quello di scioglimento delle Camere ne seguirà uno con la data dei comizi elettorali, approvato dal Consiglio dei ministri. Decidere lo scioglimento delle Camere dopo avere indetto il referendum farà scattare lo slittamento della consultazione ed eviterà che questa avvenga neanche due mesi dall'insediamento del nuovo Parlamento. La partita più importante è ora decidere la data del voto che, calendario e conti alla mano, dovrebbe essere il 13 aprile. Se le Camere fossero sciolte entro un paio di giorni, domani o dopo domani, l'arco di tempo utile (fissato per legge tra 45 e 70 giorni dallo scioglimento) scadrebbe intorno alla metà di aprile. Se le Camere fossero sciolte dopo e si avesse più tempo il 20 aprile non sarebbe una data buona perchè coinciderebbe con la Pasqua ebraica. Resta da vedere come regolarsi per la tornata di amministrative, che per legge dovrebbero tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno. Possibile una seconda data, magari a maggio, ma anche un election day che necessiterebbe di un decreto per i due giorni di anticipo. Argomenti che potrebbero essere affrontati già domani nel Consiglio dei ministri che indirrà la data per il referendum. Un atto dovuto, dopo la sentenza della Consulta, e dunque il Governo procederà, indicato probabilmente la prima domenica di giugno - l'otto -, salvo prevedere poi lo slittamento, di un anno, dopo lo scioglimento delle Camere. GRAFICO Gli scenari possibili - ORA PER ORA La giornata di lunedì - ROVATI "Prodi sarebbe un ottimo presidente" - 'IL GIORNALE' Silvio tenta Walter: "Uniamoci" - BERTINOTTI "Mi candido a premier" - FINI "Veltroni come Crozza". "E lui è il sor tentenna"Crozza imita Veltroni: il partito 'Ma anchista'Prodi sarebbe un buon presidente della Repubblica?.

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ESPLORATORE AL CAPOLINEA Marini ci arriva: <Non c'è maggioranza> (sezione: Riforma elettorale)

( da "Libero" del 05-02-2008)

 

Anzitutto 05-02-2008 ESPLORATORE AL CAPOLINEA Marini ci arriva: "Non c'è maggioranza" di BARBARA ROMANO ROMA Missione fallita. "Una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale non c'è". Con queste parole, il presidente del Senato, Franco Marini, ieri ha rimesso il suo mandato "finalizzato" di premier al presidente della Repubblica. Preannunciando di fatto l'imminen te scioglimento delle Camere. L'atto formale spetterà a Giorgio Napolitano, che già oggi potrebbe intonare, suo malgrado, il requiem della XV legislatura. Le ha tentate proprio tutte il Capo dello Stato. È stato lui stesso a dire che "sciogliere anticipatamente il Parlamento ha sempre rappresentato la soluzione più grave affidata dalla Costituzione al presidente della Repubblica" quando, mercoledì, ha incaricato Marini di verificare se riuscisse a formare un governo su una proposta di riforma elettorale. Accettato il mandato più per spirito di servizio che per convinzione, il presidente del Senato non ha mai nutrito illusioni su un esito positivo della sua esplorazione supplementare, come ha confidato in questi giorni a senatori di maggioranza e di opposizione. MARINI AFFRETTA LA CRISI Ieri, infatti, ha voluto affrettare il più possibile la sua risalita al Colle, terminate le consultazioni, per porre fine a quella che a molti, non solo nel centrodestra, è parsa una farsa. "È necessario rispettare i "tempi stretti" auspicati dallo stesso Napolitano", ha sottolineato Marini prima di andare al Quirinale, lasciando intendere quale fosse lo sbocco della crisi. E a Napolitano non è rimasto che prenderne atto, ringraziando Marini per "il suo senso di responsabilità". Essendosi giocato la sua carta più alta (la seconda carica dello Stato), difficile ipotizzare che faccia un altro tentativo. Sebbene proprio questo abbiano lasciato supporre inizialmente le due visite che il Capo dello Stato ha ricevuto ieri a ora di pranzo: il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, e il governatore di BankItalia Draghi. È durato quattro giorni il mandato di Marini. Avviato mercoledì scorso alle 18, si è concluso più o meno alla stessa ora di ieri. È stato il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, il primo ad affacciarsi alla Vetrata per leggere uno stringato comunicato. Napolitano "ha ricevuto oggi al Palazzo del Quirinale il presidente del Senato, Franco Marini, il quale gli ha riferito sull'esito dell'incarico conferitogli il 30 gennaio scorso. Il Presidente della Repubblica ha preso atto di quanto riferito dal presidente Marini e lo ha ringraziato per l'alto senso si responsabilità con cui ha svolto il compito affidatogli". Dopodiché, è uscito di scena. A dare la notizia che era già nell'aria è stato lo stesso Marini, subito dopo, ringraziando la stampa per la "precisione" con cui ha seguito quest'ultima fase. E dopo aver ricapitolato le consultazioni, ha pronunciato la sua decisione. "È diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale vigente". Fin qui nulla di nuovo sotto il sole. È in un "però" la sua sentenza di morte sul Parlamento: "Però non ho riscontrato l'esisten za di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale". Conclusione: "Nel rammaricarmi della impossibilità di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario per il Paese, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del Presidente della Repubblica l'incarico che mi è stato conferito". PRODI GUIDERÀ ALLE URNE Un colloquio brevissimo, quello tra le due più alte cariche dello Stato, in cui Marini ha messo in pratica quanto annunciato ad alcuni senatori di Forza Italia mercoledì sera ("farà quello che devo fare senza esercitare alcuna forzatura. Poi, tra quattro, cinque giorni andrò da Napolitano a dirgli che la maggioranza non c'è"). Detto fatto: "Ce l'ho messa tutta, ma non ci sono le condizioni per fare una riforma elettorale. Una maggioranza non l'ho trovata. Non c'era prima e non c'è adesso", ha detto al Capo dello Stato Marini, che è rimasto sordo alle sirene della sinistra che avevano provato a convincerlo a portare lui il governo alle elezioni al posto di Romano Prodi, seppure sostenuto da una maggioranza risicata. "Le cose sono andate come prevedibile e mi spiace, ma ho già detto che a fare un governicchio io non ci sto", ha ribadito ieri al presidente della Repubblica. Sarà quindi il Professore a guidare il governo alle elezioni, come ha confermato ieri la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. Che la fine fosse imminente si era capito anche dal discorso di Napolitano fatto poco prima all'Associazio ne nazionale mutilati e invalidi, ricevuta al Colle alle 15. Con i delegati dell'Anmi, infatti, il Capo dello Stato si era espresso affinché possano essere adottati i decreti delegati della legge sulla sicurezza del lavoro, anche nell'eventualità dello scioglimento delle Camere. Prima di loro, Napolitano aveva ricevuto Amato e Draghi. Il che aveva lasciato supporre che avesse un piano "B" per scongiurare le urne. Si sarebbe trattato, invece, di "visite di ricognizione pre-elettorale", riferiscono fonti governative. Per verificare con il capo del Viminale le possibili date per il voto: è il 13 aprile il giorno più probabile (ma si è parlato anche del 6). E per analizzare con il Governatore gli eventuali contraccolpi economici della chiusura anticipata della legislatura. Si apre, quindi, la via alle urne. Di questo ha parlato Marini con il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che ha raggiunto venendo via dal Colle. I due danno ormai per scontata la fine della legislatura, che Napolitano dovrebbe ufficializzare domani. Prima dello scioglimento delle Camere c'è solo un passaggio formale: la salita al Quirinale dei presidenti di Camera e Senato, che potrebbero essere convocati già oggi dal Capo dello Stato. Foto: LO STOP Franco Marini, 75 anni, ha rimesso il mandato nelle mani del Capo dello Stato. La sua "esplo razione" secondo molti gli garantirà un occhio di riguardo anche nella prossima legislatura [ansa] ADDIO FRANCO L'ex leader Cisl: "Sono rammaricato, ma non ci sono le condizioni per un accordo sulla legge elettorale". Napolitano potrebbe sciogliere le Camere domani, voto ad aprile Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

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Svp spiazzata dal voto <Non ci schieriamo> (sezione: Riforma elettorale)

( da "Corriere Alto Adige" del 05-02-2008)

 

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: BOLZANOEPROV - data: 2008-02-05 num: - pag: 4 categoria: REDAZIONALE Crisi di governo Marini fallisce. Peterlini: il Paese ora è fermo Svp spiazzata dal voto "Non ci schieriamo" Brugger: riforma elettorale necessaria BOLZANO - La rinuncia a formare il nuovo governo da parte presidente del senato Franco Marini non coglie di sorpresa i parlamentari ed i senatori della Svp Siegfried Brugger e Oskar Peterlini. Da giovedì scorso, dopo l'incontro con il presidente incaricato, avevano percepito che ben difficilmente il tentativo di evitare il ricorso alle urne sarebbe giunto in porto. La nota "negativa" è che in aprile si andrà a votare con l'attuale legge elettorale. Un problema che si preannuncia complesso per la Stella Alpina in vista delle elezioni provinciali di fine ottobre. "è un peccato che non si sia trovato un accordo per riformare la legge elettorale - afferma Brugger - a soffrirne ora sarà l'Italia. I problemi soprattutto quelli economici da risolvere ora resteranno sul tappeto". Secondo Brugger le colpe vanno ricercate sia nel centrosinistra che nel centrodestra, anche se le responsabilità più grandi sono di questi ultimi: "Fini, Bossi, questi aveva addirittura definito una porcata la legge elettorale, e Casini subito le elezioni del 2006 avevano preso le distanze da Berlusconi - prosegue Brugger - in questi ultimi giorni, invece, si sono ricompattati. Evidentemente la voglia di tornare al governo è troppa e Berlusconi ha fretta di andare alle urne". L'esponente della Svp, dopo aver ascritto a beneficio di Romano Prodi il merito di essere riuscito a tenere in piedi la coalizione nonostante la litigiosità, non risparmia le critiche al centrosinistra: "è stato fatto poco per cercare di riformare la legge elettorale. Nel 2006 quando Tremonti avanzò l'ipotesi di una grande coalizione, la maggioranza di governo rispose picche perché si disse: ora vogliamo governare noi". All'interno della Svp Brugger ora sosterrà la linea di equidistanza dai due schieramenti per mantenere la massima indipendenza in campagna elettorale dalle due coalizioni, aprendo solo la strada alla possibilità di accordo territoriale per il collegio senatoriale di Bolzano- Bassa Atesina: "Dobbiamo sostenere gli interessi del nostro territorio - ribadisce con forza - scegliendo dopo le elezioni. Nella passata campagna elettorale siamo stati, infatti, aspramente criticati dalla nostra base". Un'analisi lucida con la quale concorda anche Oskar Peterlini secondo cui al punto in cui sono giunti i rapporti tra i due schieramenti non c'erano alternative allo scioglimento del Parlamento: "è atto di grande irresponsabilità politica - puntualizza in senatore eletto nelle file della Svp-Unione - del quale chi l'ha provocato se ne assume la piena responsabilità perché ora il paese resterà fermo per almeno un anno in un quadro internazionale alquanto delicato ". Per Peterlini la convocazione del consiglio dei ministri per oggi per stabilire la data del referendum è un atto dovuto: "Sappiamo che, alla fine, con lo scioglimento delle camere il discorso sarà rinviato di un anno con la speranza che il nuovo esecutivo possa finalmente mettere mano alle riforme per dare stabilità". Enrico Barone Ex Obmann L'onorevole Siegfried Brugger ormai è un grande conoscitore delle "dinamiche romane".

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Camere sciolte? Resta il rischio ricorso (sezione: Riforma elettorale)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-02-2008)

 

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2008-02-05 - pag: 2 autore: ANALISI Camere sciolte? Resta il rischio ricorso di Valerio Onida A quanto sembra, si andrà al voto, senza che il Parlamento riesca prima a varare la riforma elettorale, di cui pur quasi tutte le forze politiche affermano la necessità. Addirittura qualcuno che, fino a ieri, si era fatto promotore e sostenitore del referendum volto a modificare la legge attuale, oggi sostiene ( non si capisce con quale coerenza) che si deve invece votare subito con questa legge. Si dice che sarà il nuovo Parlamento, eletto con questa legge, ad approvare la riforma. In tutto ciò vi è una vera inversione logica: poiché la legge elettorale è quella che regola il modo di esercizio del voto e il meccanismo di trasformazione dei voti in seggi, si dovrebbe fare la riforma per poter poi votare sulla base delle nuove regole, e non votare per poi cambiare la legge, sulla cui base sarebbe stato nel frattempo ormai già formato il Parlamento. A questa ragione logica (e, si direbbe, di buon senso) si aggiunge una ragione istituzionale. La legge in vigore non è solo criticabile, ma oggi è investita, si può dire ufficialmente, da consistenti dubbi di conformità alla Costituzione. Infatti la Corte costituzionale, nelle sentenze con cui ha dichiarato ammissibili i due referendum rivolti ad abolire la facoltà delle liste di coalizzarsi fra loro al fine di conseguire il premio di maggioranza, non si è limitata ad affermare che, in questa sede, essa non poteva spingersi a valutare le ragioni di incostituzionalità avanzate nei confronti delle norme in vigore e di quelle che uscirebbero dal referendum, perché tali ragioni potrebbero essere portate al suo esame solo nei modi previsti per il controllo di costituzionalità delle leggi; ma ha sentito "il dovere di segnalare al Parlamento l'esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione come l'attuale, e come quella che uscirebbe dal referendum che non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi". Ci si domanda però come si possano oggi portare questi dubbi all'esame del Giudice costituzionale nei modi dovuti. La difficoltà è data dal fatto che la nostra Costituzione attribuisce alle Camere il compito di giudicare sulla regolarità della loro composizione, e quindi, si ritiene in genere, anche sulla regolarità delle elezioni. Dovrebbe essere dunque una Camera a sollevare la questione di costituzionalità: ma ciò potrebbe avvenire solo dopo l'elezione, e comunque è poco credibile che un'assemblea, eletta sulla base di certe regole – e quindi direttamente interessata – contesti essa stessa la loro costituzionalità, così auto-delegittimandosi. Le Camere non possono essere giudici "terzi e imparziali" della legittimità della loro elezione. C'è tuttavia un altro punto di vista possibile. La (eventuale) illegittimità costituzionale della legge elettorale non si traduce solo in un vizio nella composizione delle Camere elette, ma può dar luogo ad una violazione dei diritti degli elettori. Avere una buona e corretta legge elettorale non è problema solo dei partiti, ma prima di tutto dei cittadini elettori. La Convenzione europea dei diritti dell'uomo (le cui norme, come è stato chiarito da due recenti pronunce della Corte costituzionale, condizionano la legittimità delle nostre leggi) sancisce il "diritto alle libere elezioni", cioè ad avere elezioni "in condizioni che assicurino la libera espressione dell'opinione del popolo":condizioni che la Corte europea di Strasburgo considera a loro volta "cruciali per lo stabilimento e il mantenimento dei fondamenti di una vera democrazia retta dallo Stato di diritto" (sentenza del 30 gennaio 2007, Yumak e Sadak contro Turchia). Tra queste condizioni dovrebbe annoverarsi la ragionevolezza delle regole sulla cui base i voti si traducono in seggi in Parlamento: sotto questo riguardo potrebbero sollevarsi i dubbi, ricordati dalla Corte costituzionale, sulla legittimità della legge attuale. Se gruppi di elettori o di candidati alle elezioni sollevassero (dopo lo scioglimento delle Camere) davanti ad un giudice simili questioni di legittimità costituzionale, con riferimento anche alle norme della Convenzione europea, si potrebbe pervenire a un giudizio della Corte costituzionale, che dovrebbe, naturalmente, precedere il voto (nel frattempo sospeso). C'è inoltre un'altra eventualità. Lo scioglimento delle Camere produrrebbe frai suoi effetti l'automatica sospensione per un anno del procedimento di referendum già avviato. Ma il referendum tende proprio a modificare la legge sulla cui base si dovrebbe votare, e dunque il suo automatico differimento potrebbe risultare lesivo del diritto dei promotori di ottenere una (tempestiva) pronuncia popolare. Dunque essi potrebbero sollevare conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale, chiedendo in quella sede che la Corte sollevi davanti a se stessa la questione di costituzionalità della norma di legge che impone il rinvio della consultazione. Anche per questa via le eventuali elezioni indette ora risulterebbero condizionate alla preventiva risoluzione dei dubbi di costituzionalità sollevati. Si deve dunque concludere che, da molteplici punti di vista, quello che si imporrebbe oggi non è la corsa a "votare subito", ma un decisivo sforzo delle forze politiche per giungere in Parlamento alla approvazione di una nuova legge elettorale. Ma coerenza e logica hanno ancora posto nella politica italiana?.

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Il Consiglio dei ministri si riunisce per indire il referendum, ma si votera' nel 2009 (sezione: Riforma elettorale)

( da "Rai News 24" del 05-02-2008)

 

Roma | 5 febbraio 2008 Il Consiglio dei ministri si riunisce per indire il referendum, ma si votera' nel 2009 Si votera' prima per le elezioni politiche Il Consiglio dei ministri e' convocato per oggi alle 10 a Palazzo Chigi per l'approvazione del decreto presidenziale per l'indizione del referendum popolare abrogativo di talune norme della legge elettorale. L'indizione del referendum sulla legge elettorale da parte del Consiglio dei ministri "e' un atto dovuto", ha sottolineato il portavoce del governo Silvio Sircana ricordando che l'ammissibilita' della consultazione, dopo la raccolta delle firme, e' stata annunciata dalla Corte Costituzionale. Con tutta probabilità domani verranno sciolte le Camere e si andrà a votare per le politiche tra il 13 e il 14 aprile e, in base al primo comma dell'articolo 34 della legge sul referendum: "Ricevuta comunicazione della sentenza della Corte costituzionale, il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, indice con decreto il referendum, fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno". Il secondo comma dell'articolo 34 prevede che 'nel caso di anticipato scioglimento delle Camere o di una di esse, il referendum gia' indetto si intende automaticamente sospeso all'atto della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della Repubblica di indizione dei comizi elettorali per la elezione delle nuove Camere o di una di esse'. Mentre il terzo comma dello stesso articolo stabilisce che 'i termini del procedimento per il referendum riprendono a decorrere a datare dal 365° giorno successivo alla data della elezione'. Se le elezioni politiche si tenessero a meta' aprile, il referendum - visto che ai 365 giorni indicati dalla legge si deve sommare un tempo tecnico di 45-47 giorni - slitterebbe a fine maggio-inizio giugno 2009. Se invece le elezioni fossero fissate a maggio, la consultazione popolare slitterebbe al 2010".

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ARTICOLI DEL 4-2-2008

Non restano che le elezioni ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-02-2008)

Abstract: Una riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia del referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla scomparsa. E evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare la minaccia del referendum, e le vie percorribili, a tal fine, sono due.

NON RESTANO CHE LE ELEZIONI ( da "Tribuna di Treviso, La" del 04-02-2008)

Abstract: Una riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia del referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla scomparsa. E evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare la minaccia del referendum, e le vie percorribili, a tal fine, sono due.

Gli arretrati ( da "Centro, Il" del 04-02-2008)

Abstract: occhi di tutte e tutti. Non aver capito questo porta il Partito a commettere errori su errori, con in ultimo la proposta di un governo a tempo per le riforme elettorali. Giulio Petrilli L'Aquila Sulmona verso le elezioni Nei giorni scorsi ho letto più volte sulle pagine del Centro una "classifica" di probabili candidati sindaci per le prossime elezioni amministrative di Sulmona.

Non restano che le elezioni ( da "Nuova Venezia, La" del 04-02-2008)

Abstract: Una riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia del referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla scomparsa. E evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare la minaccia del referendum, e le vie percorribili, a tal fine, sono due.

Scalfaro: "legge elettorale ignobile calpesta costituzione e democrazia" - giovanna casadio ( da "Repubblica, La" del 04-02-2008)

Abstract: Ma quando siamo chiamati alle urne è a ciascuno di noi che spetta il diritto di scegliere". Forse sarebbe meglio celebrare il referendum elettorale prima di sciogliere le Camere e andare al voto? "Per me le leggi elettorali sono sempre un po una cabala quindi non so come sarebbe togliendo un pezzo di qua, eliminando qualcos'altro di là.

Fini: <Cdl unita più che mai> ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 04-02-2008)

Abstract: accordo largo su legge elettorale e governo, che consenta una prosecuzione brevissima della legislatura per poterla varare". Anche per il presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama Enzo Bianco, autore della bozza di riforma elettorale, le elezioni sembrano davvero inevitabili tant'è che "l'intenzione di Marini è di chiudere rapidamente il mandato esplorativo"

Se si torna al votosenza una riforma elettorale,nella primavera 2009si terrà un referendumche potrebbe dividere il centrodestra ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 04-02-2008)

Abstract: Se si torna al voto senza una riforma elettorale, nella primavera 2009 si terrà un referendum che potrebbe dividere il centrodestra.

I sindacati: priorità ai salari ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-02-2008)

Abstract: Il rischio è che si passino mesi a parlare di legge elettorale, a fare la campagna elettorale e poi con il prossimo Governo non si faccia più nulla per sostenere i redditi ", ha continuato il numero uno della Uil, auspicando che i partiti facciano un accordo prima del referendum. "Se la politica e le imprese non daranno risposte su salari, pensioni e tasse,

Ogni giorno uno nuovo, quanti trucchi per evitare il voto ( da "Tempo, Il" del 04-02-2008)

Abstract: 30 nuovo appuntamento con gli scherzi di "Candid ... "Nessun nuovo pericolo per la salute" Il nuovo Napoli ci prova con l'Udinese Riforme costituzionali, stabilità economica, salari. Modifica della legge elettorale, ed ascoltare l'appello delle categorie sociali, Ed c'è anche chi chiede di evitare di sciogliere il Parlamento per consentire lo svolgimento del referendum.

Proposta di segni <Fiducia solo per il referendum> ( da "Libertà" del 04-02-2008)

Abstract: Quotidiano partner di Gruppo Espresso LIBERTA di lunedì 4 febbraio 2008 > In Primo Piano proposta di segni "Fiducia solo per il referendum" ROMA - "C'è un passaggio che è costituzionalmente obbligato e che non è ancora stato fatto: quello di un governo che chieda la fiducia solo per fare il referendum elettorale".

Ogni giorno uno nuovo, quanti trucchi per evitare il voto ( da "Tempo, Il" del 04-02-2008)

Abstract: Modifica della legge elettorale, ed ascoltare l'appello delle categorie sociali, Ed c'è anche chi chiede di evitare di sciogliere il Parlamento per consentire lo svolgimento del referendum. Sì anche i referendari sono stati tirati per la giacchetta dal centrosinistra pur di impedire il ritorno al voto.

Proposta di Segni ( da "Libertà" del 04-02-2008)

Abstract: Quotidiano partner di Gruppo Espresso LIBERTA di lunedì 4 febbraio 2008 > In Primo Piano Proposta di Segni "Fiducia solo per il referendum" ROMA - "C'è un passaggio che è costituzionalmente obbligato e che non è ancora stato fatto: quello di un governo che chieda la fiducia solo per fare il referendum elettorale".

Crisi, non esistono condizioni per nuovo governo - Fini ( da "Websim" del 04-02-2008)

Abstract: finalizzata alla riforma elettorale", ha detto Fini al termine dei colloqui con Marini a palazzo Giustiniani. "Non mi risulta che nella Costituzione sia scritto che possa nascere un governo per far fare un referendum o la legge elettorale", ha aggiunto. Fini ha preferito non commentare l'ipotesi de Il Giornale di un patto elettorale tra Forza Italia e Pd su un programma di riforme "

"Nuova legge? Benissimo: mettiamoci le quote rosa" ( da "Quotidiano.net" del 04-02-2008)

Abstract: 31 gennaio 2008 - Parlando di nuova legge elettorale, si riaffaccia l'idea delle quote rosa. Ad avanzare la richiesta di introdurle è Donatella Linguiti, sottosegretario alle pari opportunità. Che rileva: ''Se si apre la strada per la riforma elettorale, non è più possibile eludere la questione dell'art.

Berlusconi e Veltroni, l' accordo che Marini non trova. E l'Herald Tribune ci umilia ( da "Blogosfere" del 04-02-2008)

Abstract: dovrebbe salire al Quirinale entro stasera per rassegnare il suo mandato nelle mani del Capo dello Stato, visto che, a meno di stravolgimenti che non sembrano all'orizzonte, si riesca a trovare l'accordo sulla legge elettorale. Le proposte sul piatto sono tante, ma poche le idee, come scrive Orizzonteliberale e per Ilcentrosinistradeigiovani il ritorno al voto è ormai inevitabile.

Comunque vada sarà un successo ( da "Opinione, L'" del 04-02-2008)

Abstract: c'è un paradosso che aleggia su tutto: comunque vada (referendum o no, riforma elettorale rata e consumata, etc.), a guadagnarci saranno solo e sempre Veltroni e Berlusconi. Il primo, ha arrotato come un caterpillar, con i suoi tre milioni di voti alle "primarie" (mai capito: e quali sarebbero le "secondarie"?

L'ultimo tentativo ( da "Opinione, L'" del 04-02-2008)

Abstract: E lo stesso Franco Marini ha messo le mani avanti ricordando che "il mio tentativo nasce per fare la riforma della legge elettorale, non per consentire di tenere il referendum". Quanto alla Lega resta arroccata sull'Aventino e sulla linea del voto anticipato. Proprio il referendum, al contrario, è diventato il perno della strategia del Pd .

Veltroni: ''Governo di tre mesi'', Berlusconi: ''Al voto'' ( da "ADN Kronos" del 04-02-2008)

Abstract: incomprensibile e dannosa perdita di tempo" l'ipotesi di dar vita ad un governo per consentire lo svolgimento del referendum. L'ex premier ribadisce anche che l'attuale legge elettorale garantisce dei buoni effetti rispetto all'esigenza di governabilità. E afferma che in base ai sondaggi l'attuale distanza a favore del centrodestra rispetto al centrosinistra varia tra i 10 e i 16 punti.

CRISI DI GOVERNO: ULTIME ORE DI CONSULTAZIONI, FINI E BERLUSCONI: "AL VOTO", VELTRONI: "GOVERNO DI 3 MESI" ( da "Sestopotere.com" del 04-02-2008)

Abstract: di AnGianfranco Fini, al termine del colloquio con il presidente incaricato, Franco Marini. "La nostra Costituzione - ha aggiunto - non prevede la nascita di governi per far fare il referendum o di governi per modificare la legge elettorale. Abbiamo ribadito al presidente Marini le ragioni per le quali ad avviso di An non esistono le condizioni per dar vita ad una maggioranza parlamentare

Crisi, fallisce il tentativo di Marini ( da "Affari Italiani (Online)" del 04-02-2008)
Argomenti: Aspetti Legali , Proposte di legge

Abstract: ipotesi di un governo di transizione per riformare la legge elettorale. Si ragiona già sulla data delle elezioni anticipate: 6 o 13 aprile. E ormai scontato che Marini rinuncerà al mandato, visto che il Centrodestra non ha modificato di un millimetro il no al governo per fare la riforma elettorale e quindi non ci sono le condizioni per continuare,

Consultazioni, la prima volta di sindacati e imprenditori ( da "Italia Sera" del 04-02-2008)

Abstract: Cisl e Uil concordano sulla necessità di trovare l'accordo su una nuova legge elettorale, ma chiedono con maggior vigore di non interrompere subito la legislatura. "Occorre andare alle elezioni con una riforma elettorale più rispettosa" esordise il numero uno della Cgil, Guglielmo Epifani, che poi aggiunge: "Il Paese ha problemi che non possono aspettare",


Articoli

Non restano che le elezioni (sezione: Riforma elettorale)

( da "Mattino di Padova, Il" del 04-02-2008)

 

Altre NON RESTANO CHE LE ELEZIONI SEGUE DALLA PRIMA Dopo la rovinosa, e per certi versi obbligata, caduta di Romano Prodi, nel centrosinistra si propone di trovare soluzioni tecniche per affrontare la questione della riforma elettorale, come se questa fosse l'emergenza maggiore del Paese. A mio modo di vedere l'emergenza maggiore dell'Italia è quella economica a cui si aggiunge la paralisi di processi decisionali che pur dovrebbero svolgersi con rapidità; basti pensare alla questione della Tav che rischia di essere rinviata sine die, senza che si trovino i mezzi per darvi corso positivo. La situazione economica, aggravata dalle misure prese dal governo Prodi in materia di assegnazioni di bilancio, imporrebbe, dunque, che si desse vita a un governo di unità nazionale chiamato ad affrontare temi vitali. Tuttavia, allo stato attuale, non mi pare che ci siano le condizioni politiche per il tentativo che va conducendo il presidente del Senato Franco Marini, né tantomeno per dar vita a un governo fra Berlusconi e Veltroni, che in tutti i casi i prodiani non accetterebbero e tantomeno le componenti più radicali del centrosinistra. Fra l'altro, va ricordato che, finito lo spoglio delle schede relative alle ultime elezioni politiche, che, alla Camera videro la vittoria del centrosinistra per 24.000 voti e al Senato la vittoria del centrodestra per 400.000 voti, fu Berlusconi a chiedere un governo di unità nazionale, data la sostanziale parità nel risultato elettorale. La risposta del centrosinistra fu ostile, dato che in quei lidi molti interpretarono la richiesta di Berlusconi come un patetico tentativo di stare aggrappato al governo. E' evidente che oggi il centrosinistra non può chiedere quello che due anni orsono rifiutò, per cui ripiega su di un governo tecnico per fare la riforma elettorale. Tuttavia, non è chiaro in quanto tempo tale riforma dovrebbe essere varata e non è chiaro che riforma si vorrebbe fare. La questione del tempo entro cui effettuare una riforma elettorale non è cosa da poco, perché il Paese ha bisogno di un governo che affronti in fretta alcuni nodi fondamentali della nostra economia, in una fase che si profila delicata per l'intera economia europea. Va altresì rimarcato che la possibilità di varare una riforma elettorale soddisfacente per la gran parte delle forze politiche è di fatto nulla, in quanto, se i partiti maggiori tendono a ottenere un sistema elettorale che li premi, quelli minori non hanno alcuna intenzione di concedere premi di maggioranza e di regalare al Paese un sistema elettorale che, come dice Veltroni, elimini la frammentazione del sistema partitico, e cioè che elimini i partiti minori. Una riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia del referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla scomparsa. E' evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare la minaccia del referendum, e le vie percorribili, a tal fine, sono due. Una è quella di far passare una legge elettorale di tipo proporzionalista, con il che si frustrerebbero le speranze di Veltroni e di larga parte del Paese. L'altra è quella di andare a elezioni, e poi si vedrà. Ecco, allora che l'opzione elettorale finisce per divenire l'unica soluzione politicamente concreta. Tanto vale andare rapidamente alle urne e poi cercare di varare un governo di intesa nazionale, per compiere una riforma elettorale accettabile e per impostare una politica economica seria e responsabile. Ebbene, c'è da chiedersi cosa risponderebbe il Partito democratico se un domani il centrodestra vincesse le elezioni e proponesse a Veltroni una soluzione di questo tipo. Temo che, per ragioni interne al Pd, Veltroni sarebbe costretto a rifiutare la proposta e sarebbe un errore. Maurizio Mistri.

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NON RESTANO CHE LE ELEZIONI (sezione: Riforma elettorale)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 04-02-2008)

 

SEGUE DALLA PRIMA come quello delle infrastrutture di trasporto oppure come quello dei rifiuti della Campania, quello dei tagli veri alla spesa pubblica. Tuttavia, allo stato attuale, non mi pare che ci siano le condizioni politiche per il tentativo che va conducendo Marini, né tantomeno per dar vita a un governo fra Berlusconi e Veltroni. Fra l'altro, va ricordato che, finito lo spoglio delle schede relative alle ultime elezioni politiche, che, alla Camera videro la vittoria del centrosinistra per 24.000 voti e al Senato la vittoria del centrodestra per 400.000 voti, fu Berlusconi a chiedere un governo di unità nazionale, data la sostanziale parità nel risultato elettorale. La risposta del centrosinistra fu ostile, dato che in quei lidi molti interpretarono la richiesta di Berlusconi come un patetico tentativo di stare aggrappato al governo. E' evidente che oggi il centrosinistra non può chiedere quello che due anni orsono rifiutò, per cui ripiega su di un governo tecnico per fare la riforma elettorale. Tuttavia, non è chiaro in quanto tempo tale riforma dovrebbe essere varata e non è chiaro che riforma si vorrebbe fare. La questione del tempo entro cui effettuare una riforma elettorale non è cosa da poco, perché il Paese ha bisogno di un governo che affronti in fretta alcuni nodi fondamentali della nostra economia. Va altresì rimarcato che la possibilità di varare una riforma elettorale soddisfacente per la gran parte delle forze politiche è di fatto nulla, in quanto, se i partiti maggiori tendono a ottenere un sistema elettorale che li premi, quelli minori non hanno alcuna intenzione di concedere premi di maggioranza e di regalare al Paese un sistema elettorale che, come dice Veltroni, elimini la frammentazione del sistema partitico, e cioè che elimini i partiti minori. Una riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia del referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla scomparsa. E' evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare la minaccia del referendum, e le vie percorribili, a tal fine, sono due. Una è quella di far passare una legge elettorale di tipo proporzionalista, con il che si frustrerebbero le speranze di Veltroni e di larga parte del Paese. L'altra è quella di andare a elezioni, e poi si vedrà. Ecco, allora che l'opzione elettorale finisce per divenire l'unica soluzione politicamente concreta, al di là del fatto che non sia quella politicamente auspicabile da persone di buon senso. Tanto vale andare rapidamente alle urne e poi cercare di varare un governo di intesa nazionale, per compiere una riforma elettorale accettabile e per impostare una politica economica seria e responsabile. Ebbene, c'è da chiedersi cosa risponderebbe il Partito democratico se un domani il centrodestra vincesse le elezioni e proponesse a Veltroni una soluzione di questo tipo. Temo che, per ragioni interne al Pd, Veltroni sarebbe costretto a rifiutare la proposta e sarebbe un errore. Maurizio Mistri.

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Gli arretrati (sezione: Riforma elettorale)

( da "Centro, Il" del 04-02-2008)

 

Pagina Aperta Gli arretrati Gli arretrati ai consiglieri regionali Vergogna, indignazione: è ciò che ho provato nell'apprendere che i consiglieri regionali abruzzesi hanno percepito cinquemila euro di arretrati, che vanno ad aggiungersi alla già lauta retribuzione percepita: dopo varie (e false) sceneggiate e proteste inscenate da vari consiglieri pseudomoralisti contro "ulteriori aumenti dei loro compensi", l'aumento, relativo al 2006 si badi, è scivolato silenziosamente a fine 2007 nelle loro tasche capienti e privilegiate senza alcuna protesta. Mai come in questo caso "il silenzio è stato oro": quattrocentocinquantamila euro sono stati prelevati dalle tasche dei cittadini abruzzesi per premiare, ancora una volta, una classe politica superprivilegiata e sempre più autoreferente ed invisa a chi l'ha eletta. E' bene dirlo, tra questi signori consiglieri c'è gente che non ha mai timbrato un cartellino, non si è mai alzato presto il mattino per andare in fabbrica o in ufficio; gente che non sa cosa significhi guadagnare uno stipendio ed arrivare poi a fine mese. Cosa ne pensa in merito il presidente Del Turco, che si professa socialista ed è stato sindacalista di sinistra? E' vero, qualcuno ha detto che la casta non finisce mai di stupire e che la classe politica, nonostante tutto non accenna a cambiare. Sarebbe bene che questi signori, tutti, di destra e sinistra, lascino immediatamente i comodi scranni dell'Emiciclo aquilano e si trovino un lavoro. Antonio Taraborrelli Pescara Rifondazione e riforma elettorale C'è un dibattito anche dentro Rifondazione sull'opportunità o meno del governo tecnico a tempo per la riforma elettorale. Io credo che se non si è riusciti in diciotto mesi di governo a fare una riforma elettorale come si può pensare di poterla fare in due mesi con un governo trasversale? A me questa sembra una posizione velletaria e di puro tatticismo, assumersi le responsabilità di governo non vuol dire diventare più realisti del re ma constatare in modo chiaro che un'esperienza è terminata e purtroppo ci si porta sulla coscienza anche non aver cambiato una legge elettorale truffa. E a questo punto la coerenza è quella di dire che se cade un governo di centro sinistra c'è solo il voto. A forza di stare al governo spero che non ci si sia dimenticati di questa semplice parola: la coerenza. La proposta del governo istituzionale è partita anche dal compagno Bertinotti mesi fa ed è per me una virata di 360 gradi sul processo innovativo da lui stimolato molto. Mi meraviglio che su questa proposta sia stato seguito dalla direzione del partito, dai rappresentanti nel governo e dai parlamentari. E' invece secondo me importante analizzare il perché di una crisi politica del governo di centrosinistra. Per quanto riguarda Rifondazione io sono uno di quelli che ha creduto molto nella svolta innovativa del Partito che si misurava anche su un terreno governativo, poi alla fine però un po' la debolezza dei movimenti, un po' la deriva tatticista-governista esasperata hanno creato un corto circuito che è sotto gli occhi di tutte e tutti. Non aver capito questo porta il Partito a commettere errori su errori, con in ultimo la proposta di un governo a tempo per le riforme elettorali. Giulio Petrilli L'Aquila Sulmona verso le elezioni Nei giorni scorsi ho letto più volte sulle pagine del Centro una "classifica" di probabili candidati sindaci per le prossime elezioni amministrative di Sulmona. Io mi sono trasferito a Sulmona da circa due anni (ma la conosco abbastanza bene perché sia mia moglie che i miei suoceri sono di Sulmona e quindi per molti anni periodicamente vi ho soggiornato sopratutto nei periodi di ferie) e devo dire che l'ho trovata assolutamente "demoralizzata", "avvilita" e notevolmente arretrata rispetto a qualche anno orsono. Devo anche sottolineare che in questi due anni non ho potuto partecipare ad alcuna manifestazione pubblica organizzata dai partiti di Sulmona né da quelli del centrodestra né da quelli del centrosinistra poichè nessuno ne ha mai organizzati. Evidentemente la "politica" di Sulmona si svolge nel chiuso di qualche sezione di partito senza che i cittadini abbiano la possibilità di conoscere programmi, idee, soluzioni, prospettive, progetti, sia dei vari partiti sia delle coalizioni sia, tantomeno, dei vari possibili candidati sindaci. E' evidente che tale situazione, inserita oltretutto nel contesto attuale, porterà inevitabilmente ad una ulteriore disaffezione con un probabile aumento dell'astensionismo elettorale. L'unica fonte di conoscenza della politica sulmonese, oltre al suo giornale, rimane il programma televisivo "Diario di Bordo" trasmesso dall'emittente locale Onda Tv. Effettivamente un po' poco anche perché comunque risulta assente la voce dei cittadini e tutto si svolge fra "addetti ai lavori". Certamente la situazione, anche in prospettiva, non è delle migliori ed i cittadini saranno sempre più "inascoltati" con l'inevitabile ulteriore decadimento del prestigio delle cosiddette "istituzioni". Maurizio Colò Sulmona.

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Non restano che le elezioni (sezione: Riforma elettorale)

( da "Nuova Venezia, La" del 04-02-2008)

 

Attualità NON RESTANO CHE LE ELEZIONI SEGUE DALLA PRIMA come quello delle infrastrutture di trasporto oppure come quello dei rifiuti della Campania, quello dei tagli veri alla spesa pubblica. Tuttavia, allo stato attuale, non mi pare che ci siano le condizioni politiche per il tentativo che va conducendo Marini, né tantomeno per dar vita a un governo fra Berlusconi e Veltroni. Fra l'altro, va ricordato che, finito lo spoglio delle schede relative alle ultime elezioni politiche, che, alla Camera videro la vittoria del centrosinistra per 24.000 voti e al Senato la vittoria del centrodestra per 400.000 voti, fu Berlusconi a chiedere un governo di unità nazionale, data la sostanziale parità nel risultato elettorale. La risposta del centrosinistra fu ostile, dato che in quei lidi molti interpretarono la richiesta di Berlusconi come un patetico tentativo di stare aggrappato al governo. E' evidente che oggi il centrosinistra non può chiedere quello che due anni orsono rifiutò, per cui ripiega su di un governo tecnico per fare la riforma elettorale. Tuttavia, non è chiaro in quanto tempo tale riforma dovrebbe essere varata e non è chiaro che riforma si vorrebbe fare. La questione del tempo entro cui effettuare una riforma elettorale non è cosa da poco, perché il Paese ha bisogno di un governo che affronti in fretta alcuni nodi fondamentali della nostra economia. Va altresì rimarcato che la possibilità di varare una riforma elettorale soddisfacente per la gran parte delle forze politiche è di fatto nulla, in quanto, se i partiti maggiori tendono a ottenere un sistema elettorale che li premi, quelli minori non hanno alcuna intenzione di concedere premi di maggioranza e di regalare al Paese un sistema elettorale che, come dice Veltroni, elimini la frammentazione del sistema partitico, e cioè che elimini i partiti minori. Una riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia del referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla scomparsa. E' evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare la minaccia del referendum, e le vie percorribili, a tal fine, sono due. Una è quella di far passare una legge elettorale di tipo proporzionalista, con il che si frustrerebbero le speranze di Veltroni e di larga parte del Paese. L'altra è quella di andare a elezioni, e poi si vedrà. Ecco, allora che l'opzione elettorale finisce per divenire l'unica soluzione politicamente concreta, al di là del fatto che non sia quella politicamente auspicabile da persone di buon senso. Tanto vale andare rapidamente alle urne e poi cercare di varare un governo di intesa nazionale, per compiere una riforma elettorale accettabile e per impostare una politica economica seria e responsabile. Ebbene, c'è da chiedersi cosa risponderebbe il Partito democratico se un domani il centrodestra vincesse le elezioni e proponesse a Veltroni una soluzione di questo tipo. Temo che, per ragioni interne al Pd, Veltroni sarebbe costretto a rifiutare la proposta e sarebbe un errore. Maurizio Mistri.

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Scalfaro: "legge elettorale ignobile calpesta costituzione e democrazia" - giovanna casadio (sezione: Riforma elettorale)

( da "Repubblica, La" del 04-02-2008)

 

Urne e referendum Stato laico L'ex capo dello Stato: "Ci vuole buona volontà per fare il bene dell'Italia" Scalfaro: "Legge elettorale ignobile calpesta Costituzione e democrazia" Lezione sulla Costituente: "Le zuffe c'erano, ma c'erano rispetto e stima" Il popolo italiano è tagliato fuori se si va al voto con queste norme. Sono i partiti a scegliere i nomi degli eletti. Il referendum? No, penso che sia necessaria una riforma seria Lo Stato è laico, non me l'hanno insegnato i massoni, ma i preti al catechismo Non c'è religione di Stato, non si può calpestare la libertà di coscienza GIOVANNA CASADIO ROMA - "Ignobile". Oscar Luigi Scalfaro liquida con un secco aggettivo la legge elettorale con la quale gli italiani torneranno a votare se Franco Marini non riuscirà a formare un governo. L'ex presidente della Repubblica e "padre costituente" tiene una "lectio magistralis" per i 60 anni della Costituzione nella sala Sinopoli dell'Auditorium. Ad ascoltarlo moltissimi ragazzi e il presidente non lesina aneddoti sull'Assemblea costituente e battute. "Neppure quand'ero studente di diritto romano, esisteva la fattispecie della "porcata"" ironizza, anche con i cronisti. "Che questa legge elettorale sia ignobile d'altra parte l'ha detto chi l'ha fatta, un rappresentante del collega Bossi: l'ha definita una "porcata". Se si va alle elezioni con questa legge, come tratteremo il popolo italiano quando lo stesso ispiratore ha detto che era una porcata?". Oggi Scalfaro incontrerà Marini nel giro delle consultazioni. Non vuole anticipare le cose che dirà, non verrebbe mai meno al proprio profilo istituzionale. Però dal palco, ai giovani consegna un appello: "Ci vuole la buona volontà di fare il bene dell'Italia. Deve vincere il pensiero del bene comune ". Sempre durante la "lectio", ricordando le mediazioni tra culture diverse avvenute nella Costituente - e definite da Silvio Berlusconi "un mercato" - lancia un affondo al leader di Forza Italia: "Certi uomini hanno avuto nella loro vita il mercato come fonte della loro attività e di guadagno, si può capire che vedano il mondo solo con quegli occhiali", Un altolà poi, al ritorno alle modifiche costituzionali fatte dalla Cdl nel 2006 poi bocciate dal referendum: "Era una riforma che deformava totalmente la Costituzione, guai a passare sulla volontà dei cittadini come fosse strame". Senatore Scalfaro, quindi lei giudica l'attuale legge elettorale contraria alla Costituzione? "Questa legge elettorale non è solo contro la Costituzione, è contro il concetto di democrazia che vuol dire partecipazione del popolo. Il popolo italiano è tagliato fuori quando si tirano le somme delle elezioni con questa legge. Si consegna al partito tale un tot, o al partito talaltro. E sono i partiti a scegliere i nomi degli eletti. Ma quando siamo chiamati alle urne è a ciascuno di noi che spetta il diritto di scegliere". Forse sarebbe meglio celebrare il referendum elettorale prima di sciogliere le Camere e andare al voto? "Per me le leggi elettorali sono sempre un po' una cabala quindi non so come sarebbe togliendo un pezzo di qua, eliminando qualcos'altro di là. Però mi dicono che il risultato non sarebbe un granché. No, io penso che occorra fare una riforma seria. E c'è la possibilità di farla se solo non si discute con lo spirito di chi vuole ottenere il maggior vantaggio per sé, per la propria parte. Si può capire che accada, ma bisogna saper distribuire danni e vantaggi e restituire ai cittadini la scelta. Ci vuole buona volontà". Marini parla di spiraglio per un nuovo governo, lei non lo vede? "Io sto a quello che dice Marini perché è lui che ha fatto le consultazioni e che ha il quadro della situazione. Non faccio previsioni". Nella prossima legislatura si dovrà avviare una nuova fase costituente, come chiedono il leader Udc Casini e il presidente di Confindustria Montezemolo? "C'è bisogno di un chiarimento su cosa si intende per spirito costituente. Si vuol dire che tutta la Costituzione è da cambiare? La nostra Costituzione ha bisogno solo di ritocchi, c'è l'articolo 138 per modificarla, c'è una mia proposta al Senato. Ci sono riforme fattibili come la riduzione del numero dei parlamentari, non capisco perché non si facciano". Nella fase costituente non c'era questo clima di scontro? "Le zuffe c'erano, eccome. Le ho appena ricordate, le sedute venivano sospese ma subito dopo ci si sedeva a scrivere le regole. Insieme. Nelle zuffe di allora non c'è mai stato chi facesse insinuazioni contro gli avversari politici o chi ingiuriava, oggi c'è un trionfo di questo piano pesante e negativo. Noi avevamo la guerra dei principi e una grande stima reciproca, oggi non c'è. Ricordo quando De Gasperi mi spiegò il legame umano che aveva con Nenni: "Abbiamo sofferto insieme". Fu De Gasperi a portare a Nenni la notizia del cadavere della figlia trovato in un campo di annientamento. Aggiungo per l'oggi: mai perdere la speranza". Lei ha parlato anche di laicità dello Stato, pensa sia a rischio? "Lo Stato è laico e questo non me l'hanno insegnato i massoni, ma i preti al catechismo, non c'è una religione di Stato e in questo io credo fino in fondo. Uno Stato che calpesti la libertà di coscienza è assolutamente infame".

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Fini: <Cdl unita più che mai> (sezione: Riforma elettorale)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 04-02-2008)

 

POLITICA 04-02-2008 Politica CENTRODESTRA ALLA VIGILIA DEL VERDETTO SULL'ESECUTIVO TRA I POLI C'E' GIA' UN CLIMA DA CAMPAGNA ELETTORALE Fini: "Cdl unita più che mai" Il leader di An attacca Veltroni: "E' come Crozza". La replica di Tonini: "E' lui che cambia sempre idea" ROMA II Per entrambi gli schieramenti la campagna elettorale sembra definitivamente iniziata, nonostante ancora ieri il presidente della Camera Fausto Bertinotti abbia ribadito che "la sola soluzione pulita è un accordo largo su legge elettorale e governo, che consenta una prosecuzione brevissima della legislatura per poterla varare". Anche per il presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama Enzo Bianco, autore della bozza di riforma elettorale, le elezioni sembrano davvero inevitabili tant'è che "l'intenzione di Marini è di chiudere rapidamente il mandato esplorativo". Si andrà avanti solo "se ci saranno le condizioni di raggiungere un'intesa su una legge elettorale buona". E dopo le scintille tra Veltroni e Fini, Bianco ha attaccato il leader di An: "Si dovrebbe guardare allo specchio: appena due mesi fa diceva che la Casa delle libertà era finita ed era il più grande sostenitore del referendum per cambiare la legge elettorale". Dal canto suo, Fini ha invece archiviato i duri contrasti che avevano provocato la frantumazione del centrodestra. "è cambiato tutto. Il nostro rapporto con Forza Italia a dicembre era ai minimi storici, oggi tutta la Cdl è unita", ha assicurato. All'Italia, "serve subito un governo che governi" ha ribadito Fini, che è poi tornato a punzecchiare il segretario del Pd. "Veltroni non è Prodi, è Crozza - ha attaccato - è spregiudicato". Eppure, ha ammesso il leader di An, "le elezioni non saranno una passeggiata". E se il Pd correrà da solo, "un pensierino lo dovremo fare anche noi della Cdl". Agli attacchi di Fini a Veltroni risponde Giorgio Tonini, dell'esecutivo del Pd: "Vedo che Veltroni sarebbe, secondo Fini quello del 'ma anche'. Senti da chi viene la predica. Fini è quello che ha votato il 'porcellum' di Calderoli, ma ha anche raccolto le firme per il referendum per abrogarlo, ma anche sta lavorando perchè non si celebri lo stesso referendum". Anche Paolo Bonaiuti, portavoce del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (che ha confermato la sua presenza all'incon- tro con Marini nonostante la morte della madre), ha ripetuto che "bisogna tornare alle urne per dare vita ad un governo che faccia quelle cose di cui il Paese ha bisogno". "L'abbiamo detto più volte - ha spiegato - faremo anche le riforme costituzionali, se gli elettori ci daranno la maggioranza nella prossima legislatura. Ovviamente chiameremo a partecipare l'opposizione, non ci comporteremo certo come hanno fatto loro con noi". Il leader della Lega Bossi ha quindi nuovamente attaccato Veltroni dalle colonne de La Padania: "E' terrorizzato dalle elezioni, ma attenzione a tirarla troppo per le lunghe, altrimenti portiamo in piazza milioni di persone". Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini però, pur concordando sulla richiesta di andare al voto, ha avvertito Berlusconi: "Non c'è nessuno in grado di stravincere le elezioni - ha affermato - e quindi ha ragione Montezemolo: se si andrà al voto, come io credo, poi ci vorrà una legislatura costituente". L'Udc non rientra nella Cdl per svolgere un ruolo di "vassallo ". Piuttosto, è proprio il partito di Casini a rendere la coalizione "credibile e vincente", e soprattutto "a dare la garanzia che la prossima legislatura porti alle riforme". Lorenzo Cesa, segretario del partito, nel suo intervento conclusivo della Festa sulla neve dell'Udc, chiarisce che i centristi rilanceranno la propria "autonomia e identità" nel centrodestra, già in questa campagna elettorale. Cdl Gianfranco Fini, leader di An, apre la campagna elettorale. ANSA.

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Se si torna al votosenza una riforma elettorale,nella primavera 2009si terrà un referendumche potrebbe dividere il centrodestra (sezione: Riforma elettorale)

( da "Messaggero, Il (Latina)" del 04-02-2008)

 

Se si torna al voto senza una riforma elettorale, nella primavera 2009 si terrà un referendum che potrebbe dividere il centrodestra.

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I sindacati: priorità ai salari (sezione: Riforma elettorale)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-02-2008)

 

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2008-02-03 - pag: 7 autore: Cgil, Cisl e Uil: niente urne, i problemi del Paese non aspettano I sindacati: priorità ai salari ROMA Riforma elettorale prima di andare a votare. Cgil, Cisl e Uil l'hanno ripetuto a Franco Marini ieri mattina, a Palazzo Giustiniani. Nelle loro dichiarazioni non hanno nemmeno prefigurato un eventuale scenario politico dove non ci siano margini per un Governo che porti alla riforma. "Abbiamo incoraggiato Marini a trovare una soluzione ai problemi del Paese, a partire dalle riforme istituzionali e dalla legge elettorale ", ha raccontato il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni. E sulla stessa linea sono stati anche Guglielmo Epifani, numero uno della Cgil, e Luigi Angeletti, segretario generale della Uil. "Bisogna andare al voto con una legge più rispettosa degli italiani", ha detto Epifani, esortando ex presidente del Senato a tenere conto delle opinioni dei sindacati. Un voto anticipato non solo non permetterebbe di governare, ma metterebbe da parte alcuni problemi urgenti, come la riduzione delle tasse per i lavoratori dipendenti e un aumento del potere d'acquisto. "è questa la vera emergenza. Per questo abbiamo bisogno di un Governo in carica che affronti il problema", è stato il commento di Angeletti. è il patto sociale che aveva avviato il Governo Prodi, una chance per i sindacati per combattere la stasi delle retribuzioni, denunciata anche dalla Banca d'Italia. "Il rischio è che si passino mesi a parlare di legge elettorale, a fare la campagna elettorale e poi con il prossimo Governo non si faccia più nulla per sostenere i redditi ", ha continuato il numero uno della Uil, auspicando che i partiti facciano un accordo prima del referendum. "Se la politica e le imprese non daranno risposte su salari, pensioni e tasse, i cittadini ne terranno conto al momento del voto", rimarca Bonanni. Più sfumata Renata Polverini, leader dell'Ugl, che è stata ricevuta separatamente da Cgil, Cisl e Uil,e che gravita nell'area di Alleanza nazionale. Nei giorni scorsi aveva chiesto la riforma elettorale, una linea diversa rispetto a quella di An. Ieri, pragmaticamente, ha sostenuto: se non c'è la possibilità di una maggioranza vera, che cambi il meccanismo del voto, allora meglio andare subito alle urne. N. P.

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Ogni giorno uno nuovo, quanti trucchi per evitare il voto (sezione: Riforma elettorale)

( da "Tempo, Il" del 04-02-2008)

 

Dario Caselli Ne hanno inventate di tutti i colori pur di evitare le urne. Ormai sembra essere chiaro che nel centrosinistra si sta facendo di tutto per rimandare il responso del voto. Tanto che ogni giorno dall'Unione giungono le scuse più varie per impedire il ritorno al giudizio degli elettori. Home Politica prec succ Contenuti correlati Veltroni: 'Precipitare alle urne non è un'alternativa' Berlusconi: 'Unica strada, tornare al voto' Giuseppe Fuggetta SULMONA Con il voto fissato oggi il Pd ... Alle 20.30 nuovo appuntamento con gli scherzi di "Candid ... "Nessun nuovo pericolo per la salute" Il nuovo Napoli ci prova con l'Udinese Riforme costituzionali, stabilità economica, salari. Modifica della legge elettorale, ed ascoltare l'appello delle categorie sociali, Ed c'è anche chi chiede di evitare di sciogliere il Parlamento per consentire lo svolgimento del referendum. Sì anche i referendari sono stati tirati per la giacchetta dal centrosinistra pur di impedire il ritorno al voto. Ci ha pensato il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Luciano Violante consigliando ai referendari il ricorso alla Corte Costituzionale qualora si andasse alla urne. Perchè? Perché, questa la risposta dell'ex presidente della Camera, "le elezioni impedirebbero ai cittadini di pronunciarsi" e quindi ci sarebbe un conflitto di poteri dello Stato, tra il Capo dello Stato che decide sullo scioglimento e la Consulta che ha dato il via libera ai referendum. E non da meno è stata Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, sostenendo che la celebrazione del referendum dopo le elezioni "sarebbe una mina per le nuove Camere" che sarebbero immediatamente delegittimate". Di tutto e di più, quindi, in questa gara a chi la spara più grossa per scongiurare le urne. A dare il via fu proprio il leader del Partito Democratico, Walter Veltroni, che appena sfiduciato Romano Prodi dal Senato disse che era necessario "evitare elezioni anticipate perchè precipiterebbero il paese in una situazione di crisi drammatica". Pochi giorni ed il sindaco trova una nuova questione per rinviare il voto: "Aumentare i salari e al tempo stesso la produttività". Proprio il ministro degli Esteri Massimo D'Alema indicò le priorità: "Completare le riforme elettorali secondo la bozza Bianco e le riforme istituzionali con il rafforzamento del governo e delle istituzioni". Il tutto per andare al voto nel 2009, quel tanto per far riprendere fiato al centrosinistra. Da qui l'ipotesi del "governo di scopo" novità assoluta nella storia della nostra Repubblica tanto che lo stesso Maroni ha giurato di non averla "mai letta nei libri di diritto costituzionale". A lanciarla il leader di Rifondazione Comunista, Franco Giordano. Un governo che "abbia come obiettivo la riforma della legge elettorale", così ha spiegato il leader rifondarolo. Ma nel novero delle trovate anti-voto c'è anche quella dell'appello alle forze sociali del Paese. Vai alla homepage 04/02/2008.

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Proposta di segni <Fiducia solo per il referendum> (sezione: Riforma elettorale)

( da "Libertà" del 04-02-2008)

 

Quotidiano partner di Gruppo Espresso LIBERTA' di lunedì 4 febbraio 2008 > In Primo Piano proposta di segni "Fiducia solo per il referendum" ROMA - "C'è un passaggio che è costituzionalmente obbligato e che non è ancora stato fatto: quello di un governo che chieda la fiducia solo per fare il referendum elettorale". Lo dice Mario Segni, esponente del comitato referendario. "Marini, come ci ha detto lui - spiega Segni - non pensa affatto al referendum. Cerca la fiducia solo su una limitata riforma elettorale e cioè la bozza Bianco. Ma in questo modo il diritto degli 820mila italiani che hanno firmato il referendum e che giustamente chiedono che si voti il referendum prima delle elezioni è totalmente cancellato. Fare un governo di questo genere che chieda la fiducia proprio per il referendum è un preciso dovere costituzionale. Spetta al capo dello Stato tutelare questi diritti. Sarà poi il Parlamento a decidere se permettere o no il referendum. Per ricordare al Parlamento i suoi doveri ieri abbiamo portato davanti a Montecitorio le scatole con le 820mila firme". Sulla crisi di governo ieri è intervenuta anche Rosy Bindi. "Marini ha detto che c'è uno spiraglio e non essendo una persona che usa le parole impropriamente credo sia prudente aspettare", ha detto il ministro della famiglia a "Domenica In", replicando a chi le chiedeva se le elezioni siano ormai imminenti. La Bindi ha in ogni caso sottolineato quanto detto anche dal presidente incaricato che "quello che si potrebbe verificare è solo un governo istituzionale con larghe intese" e quindi "tutto dipende da quello che dirà Berlusconi". "Se non ci sarà una disponibilità - ha concluso - è comunque giusto evitare pasticci e governicchi". E si andrà quindi al voto. In questo caso il ministro, che ha ammonito che "il risultato vero è quello che esce dalle urne e non quello annunciato nei sondaggi", ha fatto sapere che si impegnerà nella campagna elettorale sottolineando la novità del Pd che "presenta per la prima volta e non per la quinta un candidato, con un programma omogeneo". Ma ha anche fatto sapere: "ricorderò quanto fatto da questo Governo" che "lascia una bella eredità con i conti risanati e la possibilità di redistribuire a favore della crescita, dei salari e della famiglia grazie anche ai buoni risultati della lotta all'evasione fiscale". [.

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Ogni giorno uno nuovo, quanti trucchi per evitare il voto (sezione: Riforma elettorale)

( da "Tempo, Il" del 04-02-2008)

 

Ne hanno inventate di tutti i colori pur di evitare le urne. Ormai sembra essere chiaro che nel centrosinistra si sta facendo di tutto per rimandare il responso del voto. Home prec succ Contenuti correlati Veltroni: 'Precipitare alle urne non è un'alternativa' Berlusconi: 'Unica strada, tornare al voto' Giuseppe Fuggetta SULMONA Con il voto fissato oggi il Pd ... Alle 20.30 nuovo appuntamento con gli scherzi di "Candid ... "Nessun nuovo pericolo per la salute" Il nuovo Napoli ci prova con l'Udinese Tanto che ogni giorno dall'Unione giungono le scuse più varie per impedire il ritorno al giudizio degli elettori. Riforme costituzionali, stabilità economica, salari. Modifica della legge elettorale, ed ascoltare l'appello delle categorie sociali, Ed c'è anche chi chiede di evitare di sciogliere il Parlamento per consentire lo svolgimento del referendum. Sì anche i referendari sono stati tirati per la giacchetta dal centrosinistra pur di impedire il ritorno al voto. Ci ha pensato il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Luciano Violante consigliando ai referendari il ricorso alla Corte Costituzionale qualora si andasse alla urne. Perchè? Perché, questa la risposta dell'ex presidente della Camera, "le elezioni impedirebbero ai cittadini di pronunciarsi" e quindi ci sarebbe un conflitto di poteri dello Stato, tra il Capo dello Stato che decide sullo scioglimento e la Consulta che ha dato il via libera ai referendum. E non da meno è stata Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, sostenendo che la celebrazione del referendum dopo le elezioni "sarebbe una mina per le nuove Camere" che sarebbero immediatamente delegittimate". Di tutto e di più, quindi, in questa gara a chi la spara più grossa per scongiurare le urne. A dare il via fu proprio il leader del Partito Democratico, Walter Veltroni, che appena sfiduciato Romano Prodi dal Senato disse che era necessario "evitare elezioni anticipate perchè precipiterebbero il paese in una situazione di crisi drammatica". Pochi giorni ed il sindaco trova una nuova questione per rinviare il voto: "Aumentare i salari e al tempo stesso la produttività". Proprio il ministro degli Esteri Massimo D'Alema indicò le priorità: "Completare le riforme elettorali secondo la bozza Bianco e le riforme istituzionali con il rafforzamento del governo e delle istituzioni". Il tutto per andare al voto nel 2009, quel tanto per far riprendere fiato al centrosinistra. Da qui l'ipotesi del "governo di scopo" novità assoluta nella storia della nostra Repubblica tanto che lo stesso Maroni ha giurato di non averla "mai letta nei libri di diritto costituzionale". A lanciarla il leader di Rifondazione Comunista, Franco Giordano. Un governo che "abbia come obiettivo la riforma della legge elettorale", così ha spiegato il leader rifondarolo. Ma nel novero delle trovate anti-voto c'è anche quella dell'appello alle forze sociali del Paese. Vai alla homepage Dario Caselli 04/02/2008.

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Proposta di Segni (sezione: Riforma elettorale)

( da "Libertà" del 04-02-2008)

 

Quotidiano partner di Gruppo Espresso LIBERTA' di lunedì 4 febbraio 2008 > In Primo Piano Proposta di Segni "Fiducia solo per il referendum" ROMA - "C'è un passaggio che è costituzionalmente obbligato e che non è ancora stato fatto: quello di un governo che chieda la fiducia solo per fare il referendum elettorale". Lo dice Mario Segni, esponente del comitato referendario. "Marini, come ci ha detto lui - spiega Segni - non pensa affatto al referendum. Cerca la fiducia solo su una limitata riforma elettorale e cioè la bozza Bianco. Ma in questo modo il diritto degli 820mila italiani che hanno firmato il referendum e che giustamente chiedono che si voti il referendum prima delle elezioni è totalmente cancellato. Fare un governo di questo genere che chieda la fiducia proprio per il referendum è un preciso dovere costituzionale. Spetta al capo dello Stato tutelare questi diritti. Sarà poi il Parlamento a decidere se permettere o no il referendum. Per ricordare al Parlamento i suoi doveri ieri abbiamo portato davanti a Montecitorio le scatole con le 820mila firme". Sulla crisi di governo ieri è intervenuta anche Rosy Bindi. "Marini ha detto che c'è uno spiraglio e non essendo una persona che usa le parole impropriamente credo sia prudente aspettare", ha detto il ministro della famiglia a "Domenica In", replicando a chi le chiedeva se le elezioni siano ormai imminenti. La Bindi ha in ogni caso sottolineato quanto detto anche dal presidente incaricato che "quello che si potrebbe verificare è solo un governo istituzionale con larghe intese" e quindi "tutto dipende da quello che dirà Berlusconi". "Se non ci sarà una disponibilità - ha concluso - è comunque giusto evitare pasticci e governicchi". E si andrà quindi al voto. In questo caso il ministro, che ha ammonito che "il risultato vero è quello che esce dalle urne e non quello annunciato nei sondaggi", ha fatto sapere che si impegnerà nella campagna elettorale sottolineando la novità del Pd che "presenta per la prima volta e non per la quinta un candidato, con un programma omogeneo". Ma ha anche fatto sapere: "ricorderò quanto fatto da questo Governo" che "lascia una bella eredità con i conti risanati e la possibilità di redistribuire a favore della crescita, dei salari e della famiglia grazie anche ai buoni risultati della lotta all'evasione fiscale". [.

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Crisi, non esistono condizioni per nuovo governo - Fini (sezione: Riforma elettorale)

( da "Websim" del 04-02-2008)

 

NOTIZIE FLASH 04 Febbraio 08 ora 11:51 Crisi, non esistono condizioni per nuovo governo - Fini ROMA, 4 febbraio (Reuters) - Il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, respinge il tentativo di Franco Marini di formare un nuovo governo per modificare la legge elettorale. "Abbiamo ribadito al presidente Marini che non esistono le condizioni per dar vita a una maggioranza parlamentare finalizzata alla riforma elettorale", ha detto Fini al termine dei colloqui con Marini a palazzo Giustiniani. "Non mi risulta che nella Costituzione sia scritto che possa nascere un governo per far fare un referendum o la legge elettorale", ha aggiunto. Fini ha preferito non commentare l'ipotesi de Il Giornale di un patto elettorale tra Forza Italia e Pd su un programma di riforme "aperto a chi ci sta". "Non è questa la sede per commentare indiscrezioni giornalistiche", ha detto Fini. ((Paolo Biondi, in redazione a Roma Giselda Vagnoni, Reuters Messaging: giselda.vagnoni.reuters.com@reuters.net - +39 06 85224352 - rome.newsroom@reuters.com)).

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"Nuova legge? Benissimo: mettiamoci le quote rosa" (sezione: Riforma elettorale)

( da "Quotidiano.net" del 04-02-2008)

 

Mobile email stampa condividi LA PROPOSTA "Nuova legge? Benissimo: mettiamoci le quote rosa" Lo propone Donatella Linguini, sottosegretario alle Pari opportunità: "C'è già una bozza di legge di iniziativa popolare avanzata dall'Unione donne italiane" Commenta Home Politica prec succ ROMA, 31 gennaio 2008 - Parlando di nuova legge elettorale, si riaffaccia l'idea delle quote rosa. Ad avanzare la richiesta di introdurle è Donatella Linguiti, sottosegretario alle pari opportunità. Che rileva: ''Se si apre la strada per la riforma elettorale, non è più possibile eludere la questione dell'art.51 della Costituzione, che prevede la promozione e attuazione di strumenti per le pari opportunità per entrambi i sessi, e questo implica anche la rappresentanza istituzionale''. Oltretutto esiste già una proposta di legge in tal senso: "E' una proposta di iniziativa popolare avanzata dall'Unione donne in Italia, che non può restare lettera morta. Con la campagna 50 e 50 ovunque si decide, il movimento delle donne ha espresso una esigenza forte che non si risolve tanto nei meccanismi di 'quote rosa' ma nell'assunzione della parola e pratica politica delle donne nei luoghi di potere e decisione''. Sei favorevole alle quote rosa?.

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Berlusconi e Veltroni, l' accordo che Marini non trova. E l'Herald Tribune ci umilia (sezione: Riforma elettorale)

( da "Blogosfere" del 04-02-2008)

 

Feb 08 4 Berlusconi e Veltroni, l' accordo che Marini non trova. E l'Herald Tribune ci umilia Pubblicato da Eleonora, Blogosfere Staff alle 10:42 in In evidenza, Italia UPDATE! ore 12.30 Berlusconi afferma che l'ipotesi dell'accordo pre-elettorale con Veltroni è un'utopia e si dice contrario a un esecutivo per la riforma elettorale. UPDATE! ore 11.42 Come previsto per Alleanza Nazionale non è possibile trovare i numeri in Parlamento per la formazione di un nuovo governo. La via è stretta, molto stretta. Per non dire impossibile. Franco Marini dovrebbe salire al Quirinale entro stasera per rassegnare il suo mandato nelle mani del Capo dello Stato, visto che, a meno di stravolgimenti che non sembrano all'orizzonte, si riesca a trovare l'accordo sulla legge elettorale. Le proposte sul piatto sono tante, ma poche le idee, come scrive Orizzonteliberale e per Ilcentrosinistradeigiovani il ritorno al voto è ormai inevitabile. Ma spunta uno scenario inedito. Il Giornale oggi ipotizza un accordo tra Veltroni e Berlusconi, secondo il sondaggio Ipsos di cui parla Sostenibile, i due leader preferiti dagli italiani. 15 punti programmatici per un accordo e poi i due maggori partiti potrebbero davvero trovare una soluzione per il paese prima di sancire la deriva con le elezioni anticipate e con gli attuali schieramenti (a proposito, quali?). Marini è molto obiettivo e realistico, spiega Casini, più di quanto si pensi e stamattina alle 13 si concludono le consultazioni con la triade An-Forza Italia e Partito Democratico. La stampa estera intanto continua a esprimere giudizi negativi nei confronti del Cavaliere. Dopo l'Economist, scrive Blogaprogetto, è la volta del Herald Tribune che titola, Il ritorno di Berlusconi, la 'brutta figura'. Quindi, qualora i pronostici del Giornale divenissero realtà, sfuma la via del referendum di D'Alema e i due grandi si coalizzano. Mentre alla Cosa Rossa, a quella Bianca e ad An tremano le gambe.

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Comunque vada sarà un successo (sezione: Riforma elettorale)

( da "Opinione, L'" del 04-02-2008)

 

Oggi è Lun, 04 Feb 2008 Edizione 23 del 02-02-2008 Per Veltrusconi Comunque vada sarà un successo di Maurizio Bonanni I turchi alla.. Marina. Così dicevano i racconti del passato, quando i saraceni stavano per abbordare le nostre coste. Arriveranno presto anche a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, gli infedeli? Facciamoci quattro conti, in proposito. Dunque, se dovessimo scegliere un titolo per definire l'attuale mandato presidenziale di Napolitano a Marini, l'unico adatto mi sembrerebbe quello di: "mission impossible". Per molti motivi. Per dire: quali sarebbero le carte nascoste del mazzo, volendo realizzare il poker d'assi dell'accordo sulla riforma elettorale che, quanto meno, dovrebbe avere i consensi dei due maggiori partiti? Certo, è del tutto naturale che D'Alema e Veltroni (i "gemelli diversi") la vogliano tirare per le lunghe, garantendosi un sufficiente intermezzo ? come quegli intervalli con le pecorelle, quando eravamo piccoli e Mike Buongiorno era già grande - per separare i destini del Partito Democratico dalla figuraccia del Governo Prodi, che ancora fa tremare di rabbia gli elettori di sinistra. Chi, come e perché ha voluto "bruciare" il nascente accordo "Veltrusconi" sulla riforma elettorale? L'affondo della magistratura campana su Mastella & Co(nsorte) è stato di quelli ad "orologeria", o no? Una cosa è certa: i due compagni-rivali della sinistra sono d'accordo perché, comunque sia, il Governo dimissionario che ci porterà alle elezioni anticipate (aprile o giugno?) non sia "targato" Romano Prodi. Ma, a questo punto, nel caso non trovi una maggioranza politica per le riforme, non sarei troppo sicuro che Marini si presti a fare da... mostarda, nel mortaio di questa morente legislatura. E, poi, c'è il tormentone del referendum.. Nessuno, credo, potrebbe tenere in vita questo Parlamento, per farlo arrivare al suicidio collettivo dell'urna referendaria, in cui ad uscirne politicamente vivi sarebbero ben pochi. Ma, in questo clima surreale, c'è un paradosso che aleggia su tutto: comunque vada (referendum o no, riforma elettorale rata e consumata, etc.), a guadagnarci saranno solo e sempre Veltroni e Berlusconi. Il primo, ha arrotato come un caterpillar, con i suoi tre milioni di voti alle "primarie" (mai capito: e quali sarebbero le "secondarie"?), le residue speranze di Rosy Bindi e dei prodiani per una guida ulivista del Pd, stravinta dalla componente maggioritaria degli ex democratici di sinistra. Da lì, sono giunti i primi scricchiolii e poi il crollo definitivo del Governo Prodi, con il disperato tirare a campare del "Professore", che ha usato i partitini dell'ultrasinistra ed i Verdi come la zattera del naufrago, esattamente al contrario di quanto ha fatto il segretario del Pd, con quel suo perentorio: "Noi correremo da soli". E così, ad un certo punto, l'elastico delle consunte solidarietà unioniste si è rotto, facendo volare Prodi ? che ne teneva saldamente in pugno una delle estremità - fuori da Palazzo Chigi, grazie ai tatticismi di Dini ed alla rabbia beneventana di Mastella. Per cui, ora come ora, Franco Marini non ha nessun mastice miracoloso per riportare quelle stesse membra sparse nell'urna della defunta Unione. Né basterà l'ennesimo micro-partitino di Tabacci-Baccini (a volte i nomi bastano da soli a raccontare una farsa o una tragedia!), per garantire una maggioranza politica per le riforme a Marini, dato che, malgrado il pressing del Quirinale e del centro-sinistra, Cesa e Casini difficilmente porteranno l'Udc a sostenere l'attuale tentativo della seconda carica dello Stato. Certo, il ring della politica italiana è ben strano: fino a pochissimo tempo fa, Fini e Casini brillavano per il contenuto anti-berlusconiano dei loro discorsi, lanciando liane e ponti in ogni direzione, pur di rendersi spendibili per alleanze alternative a quelle con Forza Italia. Famose restano le loro dichiarazioni sul "Partito unico del centro-destra", con le quali opponevano un rifiuto stizzoso alla generosa offerta del Cavaliere, di costruire una formazione politica comune, che raccogliesse e rilanciasse, da destra, la sfida del Partito Democratico, arrivando persino a proporre qualcosa di simile alle primarie, per la scelta della leadership. Che cosa è cambiato, oggi? Semplice: tutti sanno che, grazie a Prodi, Berlusconi tornerà a Palazzo Chigi "con" questa legge elettorale, che privilegia il collegamento tra liste, garantendo al vincitore un robusto premio di maggioranza alla Camera. Quindi: spazio al potere e al diavolo l'autonomia! Quando l'indipendenza dà solo una scarso reddito, meglio tornare.. sotto padrone! Ma, attenzione al diavoletto denominato "Porcellum". Se Veltroni correrà da solo, gli altri della Cosa Rossa e dell'ultrasinistra si coalizzeranno tra di loro, facendo sì che, al Senato, la somma dei due "bottini" elettorali sia maggiore di quella che avrebbero ottenuto presentandosi uniti nella lista dell'Unione, grazie agli accordi di desistenza, ed ai premi regionali di maggioranza. La speranza di Veltroni, in fondo (che, quindi, non farà veramente nessun passo eclatante, per non andare a votare con l'attuale legge elettorale) è di rendere pan per focaccia al centro destra, costringendolo a governare con uno o due senatori di scarto, esclusi i senatori a vita. In questo modo, al Cavaliere ed i suoi alleati non resterebbe che mettersi seriamente intorno allo stesso tavolo con Veltroni, per avviare quella famosa stagione costituente che, in due anni, porti alle riforme istituzionali, mai realizzate nell'ultimo mezzo secolo, legge elettorale compresa. Dopo di che, statene certi, si rivoterà nel 2011, quando, finalmente, il sistema politico italiano avrà definitivamente acquistato una veste bi-partitica, come in tutte le democrazie evolute che si rispettino. Troppo lontano l'orizzonte? Per qualcuno forse sì.

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L'ultimo tentativo (sezione: Riforma elettorale)

( da "Opinione, L'" del 04-02-2008)

 

Oggi è Lun, 04 Feb 2008 Edizione 23 del 02-02-2008 Il pressing di Franco Marini sul Cavaliere. L'incognita di Letta a palazzo Chigi L'ultimo tentativo di Barbara Alessandrini Franco Marini non getta la spugna. E parla di un "margine" di trattativa ancora aperto sperando di convincere Silvio Berlusconi a dare il suo sostegno ad un governo di larghe intese. Ma l'unica incertezza ancora in piedi dopo due giornate di consultazioni con le delegazioni dei partiti, è sulla data precisa in cui si dovrebbero tenere le elezioni anticipate. O il 6 o 13 o il 27 aprile (visto che il 20 è il giorno della Pasqua ebraica). Dopo l'esito tutt'altro che promettente delle consultazioni di giovedì, contrassegnate da una maggioranza di sì condizionati e dal tattico possibilismo dei senatori Lamberto Dini e Natale D'Amico, anche la giornata di ieri ha dato del fino da torcere al presidente di Palazzo Madama. Perché, la linea che i comunisti italiani hanno esplicitamente ribadito considerando le elezioni l'unica chance è ormai la prospettiva cui tutti i partiti incontrati ieri dal presidente del Senato si stanno preparando. Marini, mette a tacere le polemiche sulla sua decisione di incontrare oggi le categorie sindacali ("non è affatto un'anomalia") tenta comunque tutte le strade possibili inclusa quella di sondare il terreno con il braccio destro del Cavaliere, Gianni Letta che ieri mattina si è recato a palazzo Chigi dove si è trattenuto ed ha incontrato Romano Prodi. E dove, come lui stesso ha riferito, ha "sentito" il presidente del Senato Franco Marini. Lo stesso Letta non ha dato un peso politico agli incontri nella sede del governo che ha definito "una visita a vecchi amici" con i quali "è ovvio che ci si senta". Anche perché resta il fatto che l'accordo sulla legge elettorale non c'è. Tanto per restare in casa Cdl è difficile che Silvio Berlusconi sacrifichi la ritrovata pace con An per concedere due mesi in più ad un governo che dovrebbe approvare una riforma elettorale sul modello tedesco, cui non solo lui stesso ma anche Gianfranco Fini è assolutamente contrario. Più plausibile l'ipotesi che i contatti tra Marini e l'eminenza grigia di FI siano volti al futuro, al dopo elezioni quando, secondo la convinzione pressoché unanime nel centro destra, la strada politica indispensabile per avviare un effettivo processo di riforme, sarà quella di un governo di larghe intese. Non a caso anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti non si è sbilanciato nel dare un significato escatologico alla visita di Letta a palazzo Chigi e ha piuttosto puntualizzato che "Se c'è un filo diretto tra Marini e Gianni Letta, e funziona è importante al di là del governo e della situazione attuale". L'arroccamento delle forze del centro destra resta, comunque, quello dei giorni scorsi. Con FI che insiste sulle elezioni subito, quel che resta dell'Udc di Casini che esclude la possibilità di un governo senza Berlusconi ed è favorevole ad un traghettamento alle elezioni con un governo a guida Prodi, An che esclude la proposta del Pd e dei referendari di arrivare alle elezioni soltanto dopo l'indizione della consultazione popolare: "Non neghiamo la necessità di continuare un impegno a difesa del bipolarismo, per le riforme istituzionali e per una legge elettorale che sia garanzia dell'alternanza - ha spiegato Gianfranco Fini -, ma questo accadrà nella prossima legislatura". E lo stesso Franco Marini ha messo le mani avanti ricordando che "il mio tentativo nasce per fare la riforma della legge elettorale, non per consentire di tenere il referendum". Quanto alla Lega resta arroccata sull'Aventino' e sulla linea del voto anticipato. Proprio il referendum, al contrario, è diventato il perno della strategia del Pd .Walter Veltroni, dall'assemblea di partito del Lazio, ha sposato la linea dei rappresentanti del comitato referendario. E ha spiegato che "se non si riuscisse a costituire un governo per fare le riforme in Parlamento, si potrebbe fare un esecutivo che accompagni e consenta al referendum di tenersi in primavera". Ipotesi quanto mai indigesta sia a Rifondazione che agli altri partitini della sinistra radicale.

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Veltroni: ''Governo di tre mesi'', Berlusconi: ''Al voto'' (sezione: Riforma elettorale)

( da "ADN Kronos" del 04-02-2008)

 

Ultimo giorno di consultazioni per Franco Marini. Il segretario del Pd: ''Potrebbe essere un'occasione persa''. Il leader azzurro: ''Dialogo dopo le elezioni''. Fini: ''Esecutivo per la legge elettorale impossibile''. Nel pomeriggio sarà la volta di Cossiga, Scalfaro e Ciampi. Quindi le conclusioni del presidente incaricato prima di riferire, forse domani, al capo dello Stato Giorgio Napolitano ascolta la notizia commenta 0 vota 4 tutte le notizie di POLITICA Roma, 4 feb. (Adnkronos/Ign) - Giornata decisiva per le consultazioni di Franco Marini. Sfilano davanti al presidente incaricato le delegazioni di An, FI e Pd. Dall'opposizione nessun passo indietro: si vada subito alle urne, è la richiesta dei leader Fini e Berlusconi. Fermo sulle sue posizioni anche il Pd, che vuole un governo per modificare la legge elettorale. Il leader del Pd Walter Veltroni si reca a palazzo Giustiniani dopo aver riunito insieme a Prodi lo stato maggiore del partito nel loft di piazza Santa Anastasia. ''Rimane valida l'ipotesi di un governo che in tre mesi possa affrontare tre questioni: la riforma elettorale; un intervento sui salari e sulla produttività, perché il governo Prodi è riuscito a trovare le risorse necessarie che oggi potrebbero essere redistribuite; interventi per la riforma della politica - spiega il sindaco di Roma -. Non si parla di tre anni o di 30 mesi, ma di un governo che in tre mesi riesca a dare agli italiani la sicurezza che se andranno a votare non ricomincerà tutto come prima". "Registro le posizioni delle forze politiche del centrodestra che si sono espresse diversamente - aggiunge -. Non posso non dire, alla luce delle dichiarazioni che abbiamo ascoltato che questa rischia di essere ancora un'occasione perduta per la politica del nostro Paese". "La cosa migliore per affrontare i gravi problemi del Paese è dare al più presto possibile un governo legittimato da un vasto voto popolare, nel pieno dei suoi poteri, che possa essere immediatamente operativo", afferma Silvio Berlusconi al termine del colloquio. L'ex premier spiega poi di aver manifestato "la disponibilità ad un dialogo con le persone di buon senso e di buona volontà dell'altra parte". Ora però "ci auguriamo che terminate queste consultazioni il capo dello Stato possa indire subito le elezioni". Berlusconi liquida come "una inutile, incomprensibile e dannosa perdita di tempo" l'ipotesi di dar vita ad un governo per consentire lo svolgimento del referendum. L'ex premier ribadisce anche che l'attuale legge elettorale garantisce dei buoni effetti rispetto all'esigenza di governabilità. E afferma che in base ai sondaggi l'attuale distanza a favore del centrodestra rispetto al centrosinistra varia tra i 10 e i 16 punti. E la leadership? Chiedono i cronisti con riferimento alla polemiche all'interno del centrodestra. "Questa legge elettorale lascia libertà di avere delle coalizioni veramente omogenee", taglia corto Berlusconi. Non risponde invece a chi gli chiede se sia sempre convinto che in un suo futuro governo sia necessario seguire il modello Sarkozy con l'ingresso di personalità del centrosinistra. Mentre precisa che la presidenza di una delle Camere all'opposizione ''rientra in un discorso più ampio. E' un'ipotesi plausibile''. Sulla stessa linea il leader di An. ''La nostra Costituzione non prevede la nascita di governi per far fare il referendum o di governi per modificare la legge elettorale'', precisa Gianfranco Fini al termine dell'incontro. Quindi, spiega, ''abbiamo invitato il presidente Marini a prendere atto della impossibilità di dar corso positivamente al mandato ricevuto e riferire di conseguenza al capo dello Stato'', anche perché ''ad avviso di Alleanza nazionale non esistono le condizioni per dar vita ad una maggioranza parlamentare finalizzata all'approvazione di una nuova legge elettorale''. ''La nostra Costituzione - aggiunge Fini - prevede la necessità di dar vita a governi basati sulla condivisione di un programma politico''. Nel pomeriggio Marini incontrerà tre presidenti emeriti della Repubblica: alle 16 Francesco Cossiga, alle 16.30 Oscar Luigi Scalfaro e alle 17 Carlo Azeglio Ciampi. A quel punto, come annunciato nei giorni scorsi, sarà in grado di trarre le sue conclusioni prima di riferire, forse domani, al capo dello Stato Giorgio Napolitano.

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CRISI DI GOVERNO: ULTIME ORE DI CONSULTAZIONI, FINI E BERLUSCONI: "AL VOTO", VELTRONI: "GOVERNO DI 3 MESI" (sezione: Riforma elettorale)

( da "Sestopotere.com" del 04-02-2008)

 

(14:42) (4/2/2008 13:45) | CRISI DI GOVERNO: ULTIME ORE DI CONSULTAZIONI, FINI E BERLUSCONI: "AL VOTO", VELTRONI: "GOVERNO DI 3 MESI" (Sesto Potere) - Roma - 4 febbraio 2008 - Ultima giornata di consultazioni a Palazzo Giustiniani per il presidente del Senato Franco Marini che prima del week end aveva già annunciato che "è ancora aperto uno spiraglio per la formazione del nuovo governo, se fosse chiuso starei in vacanza, invece devo lavorare. Gli elementi per la valutazione conclusiva li darò lunedì (oggi, per chi legge). Fino ad ora (sabato, ndr) tutti gli interlocutori ascoltati hanno concordato all'unanimità sulla necessità di un cambiamento della legge elettorale". Ed oggi, in effetti, sarà la giornata finale delle consultazioni del presidente del Senato. Saranno ricevuti i gruppi più grandi: inizierà alle 11 Alleanza Nazionale seguita alle 12 da Forza Italia e a chiudere, alle 13, sarà il turno del Partito Democratico. Silvio Berlusconi nonostante il lutto (ieri s'è spenta a Milano Mamma Rosa) ha confermato che oggi parteciperà alle consultazioni con il presidente del Senato. Le consultazioni si chiuderanno a Palazzo Giustiniani con i presidenti emeriti della Repubblica: alle 16 Marini incontrerà Francesco Cossiga, alle 16.30 Oscar Luigi Scalfaro e chiuderà alle 17 Carlo Azeglio Ciampi. In mattinata in piazza Santa Anastasia a Roma s'è svolto un vertice del Partito Democratico con Walter Veltroni, Piero Fassino, e Romano Prodi per fare il punto della situazione sulla crisi di governo e stabilire la linea del partito prima delle consultazioni a Palazzo Giustiniani. Un altro vertice politicamente rilevante che s'è svolto in mattinata a Palazzo Chigi quello tra Bruno Tabacci, ex deputato dell'Udc che con Mario Baccini ha fondato il movimento la "Rosa Bianca", e il presidente del Consiglio, Romano Prodi. DICHIARAZIONI IN TEMPO REALE E Walter Veltroni, leader del Pd, al termine del colloquio con il presidente del Senato Marini, ha dichiarato: "L'Italia che lavora e che produce, più che precipitare a elezioni, preferisca avere una legge elettorale che dia agli italiani la possibilità di avere dei governi capaci di governare con serenità e stabilità. Al presidente Marini abbiamo detto che per noi rimane valida l'ipotesi di un governo che in tre mesi, non in trent'anni, faccia una nuova legge elettorale per dare agli italiani la possibilità di scegliere, un intervento su salari e produttività e un intervento per la riforma della politica. Il Paese perde un'occasione se le forze politiche non decisono di collaborare per realizzare una riforma del voto". E poi, lo sguardo rivolto allo scenario futuro il leader del Pd ha aggiunto: "Il Partito Democratico si presenterà da solo sulla base della propria identità e del proprio programma". Accordo con Fi? "Si può collaborare per scrivere le regole del gioco, ma noi e il centrodestra siamo alternativi e resteremo tali": ha tagliato corto Walter Veltroni. "La cosa migliore è che si vada subito al voto". Così Silvio Berlusconi al termine del colloquio con il presidente Marini: "L'attuale legge elettorale ha dato buoni risultati. La cosa migliore - ha proseguito il leader di Forza Italia - è dare al Paese un governo legittimato, nel pieno dei suoi poteri. Ci auguriamo che il Capo dello Stato possa indire subito le elezioni. "È nostro convincimento - ha aggiunto - che la cosa migliore per risolvere i problemi del Paese sia avere un governo legittimato dal voto popolare. Ci auguriamo, e crediamo che sarà così, che terminate le consultazioni, il capo dello Stato possa indire le elezioni: è un'esigenza del Paese avere un Governo che risolva i problemi". E a proposito dell'articolo del Giornale secondo il quale il leader di Forza Italia sarebbe pronto a lanciare un patto elettorale con Veltroni, Berlusconi chiarisce che si tratta di "un'utopia, di un'ipotesi irrealistica", visti i tentativi di "delegittimarci che arrivano sempre dall'altra parte". "Noi - aggiunge - abbiamo comunque ribadito la nostra disponibilità al dialogo con l'altra parte, volontà che anche dopo le elezioni potrà avere un seguito". "Non esistono le condizioni per una nuova legge elettorale, è impossibile fare un governo, c'è solo il voto. Abbiamo invitato Marini a prendere atto dell'impossibilita' di dar corso positivamente al mandato ricevuto e riferire al Capo dello Stato": questa la dichiarazione del leader di AnGianfranco Fini, al termine del colloquio con il presidente incaricato, Franco Marini. "La nostra Costituzione - ha aggiunto - non prevede la nascita di governi per far fare il referendum o di governi per modificare la legge elettorale. Abbiamo ribadito al presidente Marini le ragioni per le quali ad avviso di An non esistono le condizioni per dar vita ad una maggioranza parlamentare finalizzata all'approvazione di una nuova legge elettorale". Piero Fassino, al termine della riunione del Pd con Prodi ha dichiarato ai giornalisti: "Ci auguriamo che la Cdl in queste ore rifletta sull'esigenza di cambiare la legge elettorale prima del voto, si assuma una responsabilita' seria di fronte al Paese e non sia prigioniera solamente delle proprie convenienze elettorali'. E il senatore della Lega Roberto Calderoli ha dichiarato: 'Speriamo che le pause di riflessione siano concluse e che finalmente si vada a elezioni: a furia di riflettere nel frattempo il Paese va a fondo'. COMMENTI "Anche per un non esperto avrebbe più senso fare una nuova riforma elettorale e poi andare a votare", dice a Sky Tg24 il vicesegretario del Partito Democratico, Dario Franceschini. "Prima una breve stagione per scrivere le regole insieme e poi il voto. Credo comunque - conclude - che il tentativo del presidente del Senato Marini non sia ancora finito". "La gente parla sempre della necessita' di un ministro donna per le pari opportunita'. Ma quello di cui abbiamo bisogno sono molte donne ministro. La mia sensazione e' che la meta' dei ministri dovrebbero essere donne". Lo ha affermato il portavoce del presidente Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, in un'intervista rilasciata al Sunday Times.Alla domanda del giornalista inglese se Berlusconi e' della stessa idea, Bonaiuti ha risposto: "Dipende dal numero dei ministri. Ce ne potrebbero essere anche solo 12 in tutto. In quel caso, un terzo potrebbero essere donne". Berlusconi potrebbe diventare il primo presidente del Consiglio italiano a creare un governo con la meta' di ministri donne? "Io direi, non mettiamo limiti alla provvidenza". "Strano e allarmante e' la tentazione dichiarata da esponenti del Pd, come Violante e D'Alema, di preannunciare il ricorso alla Corte se si va alle urne con l'attuale legge che avrebbe in se' alcune incongruenze". Lo ha sottolineato in una nota Osvaldo Napoli, membro del direttivo di Forza Italia alla Camera. "La tentazione della spallata istituzionale, spinta fino all'estremo punto di mettere in discussione la legittimita' del momento piu' alto della democrazia, vale a dire il voto per il rinnovo del Parlamento, la dice lunga sull'attaccamento alla cadrega di certi personaggi e sulla loro sensibilita' delle istituzioni. Insomma, per dirla tuta: hanno vinto nel 2006 e tutto filava liscio, devono perdere nel 2008 e invocano il cambio delle regole di gioco perche' cosi' non va piu' bene". "In due mesi è cambiato tutto. Il nostro rapporto con Forza Italia a dicembre era ai minimi storici, oggi tutta la Cdl è unita. Questo perché oggi non c'è più un governo, perché siamo alla vigilia delle elezioni anticipate e perché l'Italia ha drammatici problemi che non vengono risolti". Lo ha detto il presidente di An, Gianfranco Fini, a Udine a margine della conferenza programmatica di An del Friuli Venezia Giulia. "Il compito di una classe politica - ha spiegato il leader di An - è quello di essere realista in primo luogo, di non rinnegare principi e valori, ma di fare delle scelte non in base a personalismi o dei tornaconti sia pur legittimi di parte, ma di fare scelte nell'interesse generale del Paese". Poi, parlando all'assemblea regionale, sulla possibilità di un governo che faccia la riforma elettorale Fini si è chiesto "un governo istituzionale neutro che deve fare una legge elettorale, quale sia non si sa, poi davanti ai problemi concreti cosa potrebbe fare?" "Questo governo rischierebbe di essere in realtà - è la risposta del leader di An - paralizzato nella risoluzione di qualsiasi questione. Prodi non è caduto per una legge elettorale sbagliata, ma per la natura della sua coalizione; nel '96 - ha ricordato Fini - c'era una legge maggioritaria eppure è successa la stessa cosa. La legge elettorale è solo uno strumento, è come un termometro". "Non saremo noi la stampella a un centrosinistra ridotto in brandelli, questo non capitera' mai": ha detto il segretario nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa. E l'On. Alessandra Mussolini, segretario nazionale di Azione Sociale, commenta: " Marini è senz'altro un brav'uomo ma per l'Italia occorre un governo forte e autorevole sorretto da una solida maggioranza politica. Stiamo solo perdendo tempo. Le elezioni sono l'unica soluzione." E c'è anche da registrare una lettera aperta a Napolitano e Marini da parte di Marco Pannella: "Siamo così giunti - scrive nella lettera -. alla "crisi" dovuta alla meritoria parlamentarizzazione della torbida e confusa situazione nella quale il Senato della Repubblica, inchiodato ad una non definitiva sua costituzione e ad una non definitiva proclamazione del suo Plenum, ha provocato un episodio nelle forme e nella sostanza indecorose. In queste condizioni appare all'opinione pubblica ed a noi stessi una sorta di "fretta", animata da una campagna populista, letteralmente di stampo sfascista?fascista. Si è insomma scatenata una psicosi al grido, alle urla: "Al voto! Scioglimento del Parlamento?" Nella storia della Repubblica quasi mai si sono sciolte le Camere con operazioni lampo, alla Rommel. Ha rilievo costituzionale, o anticostituzionale privilegiare, come sembrerebbe farsi in questa occasione, richieste e frettolosità di parte contro il patente interesse primario, democratico e da Stato di Diritto, di sostegno prudente e sereno alla politica deliberata e in corso di attuazione da parte di Parlamento e Governo. Sciogliere oggi, dopo qualche giorno di presa d'atto della violenza e della fretta (forse disperata anche se iattante) liquidatorie, significa mettere al centro dell'avvenire del Paese l'"immenso", pressoché ridicolo problema che si riduce al quesito: porcello si, porcello no (ben più sì che no, tra l'altro).". "La democrazia economica ha uno dei suoi pilastri nel ruolo dei corpi intermedi che fanno da cuscinetto tra politica e società civile". Così il presidente di Confcooperative Luigi Marino, in un'intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, spiega e legittima la convocazione delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali a palazzo Giustiniani da parte del presidente incaricato Franco Marini. "Le organizzazioni non sono state convocate come soggetti politici, ma come motori economici del Paese" ha detto Marino che dalle colonne de Il Sole 24 Ore chiede "di fare presto, di dare al Paese condizioni di stabilità e garanzia sulla base di una legge elettorale alla tedesca, con sbarramento al 5% e indicazione delle preferenze". "Non è un ritorno al passato, alla Dc: sia per un'esigenza di autonomia, sia per l'esigenza di avere un centro liberale, prima ancora che cattolico, sebbene, Confcooperative, ponga come primo articolo Statuto il riferimento alla dottrina sociale della Chiesa".

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Crisi, fallisce il tentativo di Marini (sezione: Riforma elettorale)

( da "Affari Italiani (Online)" del 04-02-2008)

Argomenti: Aspetti Legali , Proposte di legge

Lunedí 04.02.2008 10:14 --> SONDAGGIO 1/ Riuscirà Marini a fare un nuovo governo e a evitare le elezioni anticipate? SONDAGGIO 2/ In caso di elezioni, che cosa dovrebbe fare il Pd? FORUM 1/ Condividi la scelta del capo dello Stato di conferire l'incarico a Franco Marini? FORUM 2/ Secondo te, Silvio Berlusconi è "inadeguato" per governare l'Italia? Mario Monti: Berlusconi liberista senza rigore. Sull'economia Veltroni sia più coraggioso Rovati candida Prodi al Quirinale: chi meglio di lui, dopo Napolitano? Crisi/ Fini: "Veltroni? Sembra... Crozza". Cesa: "L'Udc non sarà la stampella del centrosinistra. Tempo scaduto, si vada alle elezioni" Elezioni/ Beppe Grillo ad Affari: se si vota per le Politiche non ci sarò Il costituzionalista Vittorio Angiolini ad Affari: "Indire il referendum e poi votare già in primavera? L'ipotesi non è realistica" Fini: no voto. Casini: non vado in partito-azienda. Pillole per la memoria Di Emanuele Fiano PoliticaMente/ E il Cavaliere diventò invincibile... Di Marco Marturano Niente da fare. Tramonta l'ipotesi di un governo di transizione per riformare la legge elettorale. Si ragiona già sulla data delle elezioni anticipate: 6 o 13 aprile. E' ormai scontato che Marini rinuncerà al mandato, visto che il Centrodestra non ha modificato di un millimetro il no al governo per fare la riforma elettorale e quindi non ci sono le condizioni per continuare, come ha confermato anche Enzo Bianco: "Se non ci saranno le condizioni, l'intendimento del presidente del Senato è di rimettere il mandato nelle mani del capo dello Stato". Mentre il premier incaricato, Franco Marini, ha ultimato le consultazioni per trovare una maggioranza al suo possibile governo per le riforme, il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, e il ministro dell'Interno uscente, Giuliano Amato, sono stati ricevuti dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Dialogo ma dopo le elezioni". Silvio Berlusconi non cambia idea: dopo la caduta del governo Prodi bisogna andare subito al voto. "Non è una tragedia, né un salto nel buio", dice il leader di Forza Italia al termine dell'incontro con il presidente del Senato, Franco Marini, nell'ultima e decisiva giornata di consultazioni. Posizione opposta quella del Partito Democratico: "L'Italia che produce - afferma il segretario Walter Veltroni - non vuole precipitare verso le elezioni, visto il rischio di ingovernabilità e instabilità, ma preferisce una nuova legge elettorale per avere governi capaci di governare". Il sindaco di Roma propone un governo a scadenza che, in tre mesi, "riscriva le regole del gioco. In caso contrario - afferma - sarebbe un'altra occasione mancata". BERLUSCONI: SUBITO ALLE ELEZIONI "Sì al dialogo sì, ma solo dopo le elezioni". Come anticipato da Affari, Silvio Berlusconi non cambia idea: dopo la caduta del governo Prodi bisogna andare subito al voto. Al termine dell'incontro con il presidente del Senato, Franco Marini - nell'ultima e decisiva giornata di consultazioni - il leader di Forza Italia spiega che "questa legge elettorale può dare ottimi risultati, consentendo di governare". Dunque, formare un governo che abbia l'unico scopo di modificare il sistema di voto o che permetta di celebrare il referendum "è un'inutile perdita di tempo". Anche perché, vista la "distanza" che c'è tra Centrodestra e Centrosinistra ("tra dieci e sedici punti percentuali", assicura il Cavaliere), l'attuale sistema permette "ampia libertà agli schieramenti". Berlusconi auspica quindi che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, "indica subito le elezioni. È nostro convincimento - dice - che la cosa migliore per risolvere i problemi del Paese sia avere un governo legittimato dal voto popolare. Ci auguriamo, e crediamo che sarà così, che terminate le consultazioni, il capo dello Stato possa indire le elezioni: è un'esigenza del Paese avere un governo che risolva i problemi". E a proposito dell'articolo di apertura de il Giornale secondo il quale sarebbe pronto a lanciare un patto elettorale con Veltroni, Berlusconi chiarisce che si tratta di "un'utopia, di un'ipotesi irrealistica", visti i tentativi di "delegittimarci che arrivano sempre dall'altra parte". --> pagina successiva >>.

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Consultazioni, la prima volta di sindacati e imprenditori (sezione: Riforma elettorale)

( da "Italia Sera" del 04-02-2008)

 

Politica Interna Montezemolo: "Va garantita la governabilità del Paese" Consultazioni, la prima volta di sindacati e imprenditori Com'era apparso fin da subito, la missione del presidente del Senato appare però difficilissima. Il presidente del Senato - che dopo la caduta del governo Prodi ha ricevuto dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, un "incarico finalizzato" per verificare "le possibilità di consenso per una riforma delle legge elettorale" - ha affermato che "c'è ancora uno spiraglio" e ha lanciato un appello esplicito a Silvio Berlusconi: "Forza Italia non può ignorare tanti sì". Ma è tutto il centrodestra, compatto, che vuole andare al voto tanto che Fini ribadisce: "Elezioni in aprile con Berlusconi e Veltroni candidati premier". Confindustria. Il giudizio di Luca Cordero di Montezemolo, in merito alla crisi politica italiana è severo: "La classe politica italiana ha dato un pessimo esempio". Il presidente di Confindustria, dopo l'incontro con il presidente del Senato, Franco Marini, nella terza giornata di consultazioni a palazzo Giustiniani ribadisce la necessità di una nuova legge elettorale. "Siamo preoccupati - spiega Montezemolo - perché da troppi anni nel nostro Paese c'è incapacità di governare e decidere e c'è una frammentazione incredibile. Credo sia impossibile trovare un Paese al mondo - aggiunge - che ha quaranta forze politiche rappresentate. Da mesi chiediamo una nuova legge elettorale, ma in questi mesi la classe politica non è riuscita ad accordarsi su tre cose: dare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, ridurre il numero dei partiti, garantire la governabilità". Montezemolo esprime poi il suo apprezzamento per Marini, prendendo atto dei "tempi strettissimi" che si è dato, e chiarisce però che in caso di mancato accordo sulla legge elettorale è inutile indugiare: "Se non ci sono le condizioni per lunedì o martedì, e noi crediamo che non ci siano, non perdiamo tempo. Auspichiamo fin da ora - spiega - che chi vincerà elezioni guardi alla prossima legislatura come costituente". Stessa linea per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: "Se ci sono le condizioni per una nuova legge elettorale, bene, altrimenti si vada ad elezioni salvaguardando il filo del confronto che si è costruito anche per la prossima legislatura". Sindacati. Cgil, Cisl e Uil concordano sulla necessità di trovare l'accordo su una nuova legge elettorale, ma chiedono con maggior vigore di non interrompere subito la legislatura. "Occorre andare alle elezioni con una riforma elettorale più rispettosa" esordise il numero uno della Cgil, Guglielmo Epifani, che poi aggiunge: "Il Paese ha problemi che non possono aspettare", come "il problema dei redditi dei lavoratori e dei pensionati, i decreti attuativi delle leggi approvate e sei decreti delegati che se il Parlamento si dovesse sciogliere scadrebbero". "Sosteniamo l'iniziativa di Marini - afferma il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni - perché riteniamo che il nuovo governo debba occuparsi della riforma elettorale ma anche di temi economici". "È apprezzabile che Marini abbia voluto ascoltare le voci del mondo del lavoro - dice il leader della Uil, Luigi Angeletti - perché secondo noi la prima, vera esigenza è quella di ridurre le tasse dei salari. C'è dunque bisogno di un governo che faccia questo primo atto. Pensiamo poi che sia necessaria una riforma elettorale, perché questa seconda Repubblica ha creato finora un bipolarismo malato che chiede agli italiani di votare contro, per battere l'avversario". Referendari. Pur riconoscendo che è "fisiologico" che in una democrazia bipolare "la rottura del patto politico siglato con i cittadini imponga che si torni alle urne", i referendari propongono invece a Franco Marini di "rendere possibile l'esercizio del diritto al referendum nel più breve tempo possibile onde procedere allo scioglimento delle Camere subito dopo". Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato referendario, spiega a Marini che "è tecnicamente possibile votare anche entro maggio". Del resto, sarebbe "contrario al buonsenso e alla logica politico-istituzionale rinviare un referendum che ha per oggetto proprio la legge elettorale". E comunque, puntualizza Guzzetta, "nessun intento dilatorio o condiscendenza a soluzioni pasticciate".. Edizione n. 827 del 04/02/2008.

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