ARTICOLI DEL
7-2-2008
CHIUDE
LA XV LEGISLATURA: LA PIù BREVE DELLA STORIA, ELEZIONI POLITICHE IL 13
E 14 APRILE, PRODI NON SI CANDIDA ( da "Sestopotere.com" del 07-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: Ieri,
intanto, il consiglio dei ministri ha approvato i decreti presidenziali che
fissano le date dei tre referendum popolari per domenica 18 maggio 2008 e la
successiva mattina di lunedì: ma a causa dello scioglimento delle
Camere, la consultazione popolare sulla riforma elettorale slitterà di
un anno.
VALLE
D'AOSTA: CONSIGLIO, NEL 2007 APPROVATE 31 LEGGI...(2) ( da "Asca" del 07-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: di
economicita' degli atti normativi''. Il tema delle riforme istituzionali ed
ordinamentali e' stato oggetto di particolare attenzione ed impegno da parte
del Consiglio regionale. Infatti, tre proposte di legge di iniziativa
consiliare, tradottesi nelle leggi ''statutarie'' 20, 21 e 22 / 2007, hanno
innovato la disciplina previgente in materia di forma di governo della
Regione;
( da "Sestopotere.com" del
07-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
(11:03)
(6/2/2008 13:50) | CHIUDE LA XV LEGISLATURA: LA PIù BREVE DELLA
STORIA, ELEZIONI POLITICHE IL 13 E 14 APRILE, PRODI NON SI CANDIDA (Sesto
Potere) - Roma - 6 febbraio 2008 - Le elezioni politiche anticipate si
terranno domenica 13 aprile, con proseguimento al lunedì seguente, e
il 29 aprile si terrà la prima riunione delle nuove Camere, Lo ha
deciso il Consiglio dei ministri convocato in seduta straordinaria questa
mattina. La notizia è anticipata ai giornalisti dal ministro dei Trasporti
Alessandro Bianchi. Resta il nodo dell'election day, ovvero convocate in
unica data elezioni amministrative e per il rinnovo delle Camere. "Non
si è deciso ancora, ma il nostro orientamento è farle insieme
alle politiche: decideremo tra questa e la prossima settimana": ha
aggiunto ancora il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi. Prima della
riunione del Consiglio, il presidente Prodi ha tenuto una conferenza stampa
nella quale ha dichiarato di aver accolto l'invito del presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, a proseguire l'attività di governo fino alle
elezioni e al successivo insediamento del nuovo Governo, sottolineando anche
che l'attività sarà legata all'ordinaria amministrazione.
"Verranno comunque tenute in considerazione tutte le realtà
locali nelle quali non sarà possibile accorpare in un'unica data il
giorno delle elezioni, come ad esempio, le elezioni dell'assemblea siciliana
che ha regole diverse dalle altre regioni. Farò ogni sforzo per
minimizzare i costi e l'incomodo per i cittadini. Più votazioni
saranno raggruppate e meglio sarà per gli stessi cittadini": ha
annunciato il premier uscente Romano Prodi, che ha aggiunto: "Ho deciso
di non ricandidarmi per consentire quel necessario cambio generazionale.
Qualcuno doveva dare l'esempio". LA CRONACA DELLA MATTINATA Il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo aver sentito ieri
pomeriggio a Palazzo del Quirinale i Presidenti dei due rami del Parlamento,
ai sensi dell'articolo 88 della Costituzione, ha firmato alle 12 il decreto
di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, un
atto che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei
Ministri Romano Prodi. La notizia è confermata dal segretario generale
del Quirinale Donato Marra. "La scelta di sciogliere le Camere e' stata
obbligata visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente compiuto
nella convinzione che elezioni cosi' fortemente anticipate costituiscano
un'anomalia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari,
non senza conseguenze sulla governabilita' del Paese": ha dichiarato il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano spiegando di aver ponderato
questa decisione "al di fuori di qualsiasi condizionamento".
"Il dialogo resta un'esigenza ineludibile per il futuro del Paese. Mi
auguro che la prossima campagna elettorale si svolga
in un clima corrispondente a questa esigenza, da molti ribadita anche in
questi giorni, di maggior linearità, stabilità ed efficienza
del sistema politico-istituzionale. E' il momento per tutte le forze
politiche di dar prova del senso di responsabilità richiesto dalle
complesse prove cui l'Italia è chiamata a far fronte": ha
aggiunto il Capo dello Stato . Il presidente Giorgio Napolitano ha espresso
il suo rammarico per l'approdo al voto anticipato senza che la riforma elettorale sia stata approvata e ricorda che:
"già nel febbraio dello scorso anno, rinviando in Parlamento il
Governo dimissionario, avevo ricavato dalle consultazioni da me svolte la
necessità prioritaria di una modificazione del sistema elettorale vigente. Ma nelle discussioni che su tale
materia sono da allora seguite, anche e soprattutto in sede parlamentare,
hanno a lungo negativamente pesato incertezze e divisioni tra le forze
politiche". Alle 11.30 il presidente del consiglio uscente Romano Prodi
era salito al Colle per controfirmare il decreto di scioglimento delle Camere
siglato dal presidente della Repubblica. E nella prima mattinata lo stesso
Prodi aveva già convocato il Consiglio dei Ministri alle ore 13:00 per
fissare la data delle elezioni politiche anticipate. Cala il sipario ,
dunque, sulla XV legislatura, la più breve della Repubblica: dal 28
aprile 2006 al 13 aprile 2008, poco più di 23 mesi. Superato il record
negativo dell'undicesima legislatura, che ai tempi di Tangentopoli ,
riuscì a durare meno di due anni, dal 23 aprile 1992 al 14 aprile
1994, con Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi che si diedero il cambio a
Palazzo Chigi. I COMMENTI Osvaldo Napoli, deputato di Forza Italia, al
riguardo, ha affermato: "La relazione annuale della Corte dei Conti e'
la migliore certificazione tecnica del fallimento politico del centro
sinistra al Governo. La magistratura contabile e' stata impietosa nella sua
documentata denuncia contro lo scasso della finanza pubblica nei due anni del
Governo Prodi. E' aumentata la spesa corrente, e' stata drasticamente ridotta
la spesa per investimenti e molte amministrazioni pubbliche non sono neppure
piu' in condizione di lavorare. Peggio ancora e' andata sul fronte dei rifiuti:
la Corte dei Conti ha elencato ben sette infrazioni commesse dall'Italia e
rilevate dall'Unione Europea per le quali ci attendono multe pesantissime. La
Magistratura contabile ha cosi' evidenziato il disastro provocato dal centro
sinistra in due anni di non-governo. E' da qui che il centro destra deve
partire per costruire un programma di risanamento e di rilancio del Paese e
dell'economia italiana". Ed anche lo stesso Walter Veltroni, segretario
del Partito democratico, commenta: "L'allarme lanciato dal Pg della
Corte dei conti è serio e ci segnala che il rischio di fenomeni
corruttuvi nella pubblica amministrazione non va sottovalutato. Così
come va compreso il segnale di preoccupazione che viene dal presidente della
Corte quando dice che 'l'organizzazione della Repubblica vive un momento di
diffuso malessere ed incertezza'". "Dobbiamo tenere alta la
guardia: corruzione e tangenti sono da combattere col massimo di attenzione e
di impegno. Allo stesso modo va battuta la percezione di una pubblica
amministrazione ancora lontana, per costi ed efficienza, dalle
necessità di una Italia che vuole crescere economicamente e
socialmente": aggiunge. Ed oggi il leader del Pd Walter Veltroni ha
confermato all'Ansa la decisione di dimettersi da sindaco di Roma in vista
delle orai imminenti elezioni. "Però - ha spiegato - spero di
poterlo fare subito dopo l'approvazione del Piano regolatore". "Lo
scioglimento delle Camere segna l'epilogo del fallimento della coalizione e
del governo della sinistra estrema e di quella riformista, oltre che di Prodi
che per vincere aveva illuso gli italiani mettendo in piedi una coalizione
che prevedeva un'impossibile accordo tra il diavolo e l'acqua santa". Lo
dichiara il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli. "L'Unione
è implosa - aggiunge Matteoli - ed ora il Pd di Veltroni prova a
lanciare la grande novità di andare da solo al voto liberandosi della
zavorra comunista. Ma abbiamo la netta sensazione che Veltroni e compagni
stiano invece preparando un grande inganno, presentando sotto un unica
insegna, il Pd, più altre forze politiche, inglobando socialisti,
dipietristi, altoatesi e via discorrendo. E prefigurando trucchi e trucchetti
soprattutto al Senato attraverso i cosiddetti accordi tecnici che altro non
sono - conclude - le vecchie desistenze del 1996 rivedute e corrette".
"Spero che sia possibile una campagna elettorale
dai toni piu' moderati". Lo ha affermato il coordinatore nazionale di
Forza Italia Sandro Bondi, nel corso di Sky Tg24 Mattina. "In noi non
c'e' esultanza per la caduta del governo Prodi e per questa campagna. Al
contrario, c'e' uno sentimento di preoccupazione per lo stato del Paese, per
i problemi che devono essere affrontati e per la crisi in cui ci troviamo.
Spero che questa campagna elettorale sia profondamente
diversa dalle altre e che soprattutto lo sia il dopo elezioni". Alla
domanda se Forza Italia andrà da sola alle elezioni, Bondi ha
risposto:"E' una possibilita' che esiste molto teoricamente. La
decisione del Pd di andare da solo alle elezioni e' rispettabile ma
fondamentalmente corrisponde alla situazione del centrosinistra e dalla presa
di coscienza di Veltroni dell'impossibilita' di poter governare ancora con la
sinistra radicale o la sinistra comunista. Inoltre non puo' ripresentarsi con
la stessa alleanza dell'Unione, visto il fallimento del Governo. La
situazione invece e' totalmente diversa nei rapporti fra i partiti della Cdl.
Non si puo' paragonare la situazione del centrosinistra a quella del
centrodestra perche' fra le forze politiche del mio schieramento c'e' una
comune visione dei problemi del Paese, un accordo sostanziale sia sui valori
fondamentali della societa' in cui ci riconosciamo, che sul piano del
programma sperimentato da cinque anni di governo insieme".
"C'è una grande bugia al fondo della dichiarata volontà di
Veltroni di voler correre da solo: questo lo possono fare alla Camera, ma al
Senato sanno benissimo che in regioni rosse, come Toscana ed Emilia, ad
esempio, se il Pd non fa un accordo con l'altra sinistra perde. Quindi dicono:
andiamo da soli, ma in realtà tratteranno sottobanco una serie di
accordicchi, accordi tecnici e desistenzine. La soluzione, però,
è sempre quella: non corrono da soli, perché per vincere hanno bisogno
della sinistra estrema". Lo ha dichiarato Paolo Bonaiuti, portavoce di
Silvio Berlusconi, intervistato da Gr Parlamento Rai. Quanto ai temi che ora
saranno al centro della prossima campagna elettorale,
Boniauti ha assicurato che il centrodestra cercherà di fare "una
campagna elettorale tranquilla e propositiva.
Pensiamo di portare 10-12 punti fondamentali, che riguardano la gente, i
giovani, gli anziani, i cittadini, il problema dei prezzi, il problema della
casa. Su questo occorre raggiungere un'intesa preventiva tra tutte le forze
della coalizione, mettersi d'accordo prima, presentare dei veri e propri
disegni di legge, in modo tale che, non appena sono
finite le elezioni e si forma il governo, se il centrodestra risulterà
vincitore, a quel punto partono questi disegni di legge
con scadenze precise in Parlamento, al Senato e alla Camera".
"Molta concretezza, dunque: non più le 283 pagine di programma
mai realizzato da parte dell'Unione, ma una decina di provvedimenti
già pronti per essere in viaggio velocemente in Parlamento". E il
deputato azzurro Gregorio Fontana ha affermato : "Il progetto svelato
oggi dal segretario del Prc, Franco Giordano, scopre finalmente in maniera
chiara la bugia dell'anno: quella che il Pd sarebbe andato da solo alle
prossime elezioni politiche. L'accordo della sinistra con il PD di Veltroni
per il Senato ripropone la fotocopia dell'alleanza fallimentare di Prodi e
dell'Unione che ha malgovernato il Paese negli ultimi venti mesi. Non un
alleanza di governo, non un progetto politico ma la solita parola d'ordine
'tutti e comunque contro Berlusconi e il centro-destra'. Altro che
novita'". "La partita adesso è davvero finita, ora tutti
sotto la doccia perché la vera partita la si gioca da ora, con il ritorno
alle urne: tempi supplementari o arbitri alla Byron Moreno si facciano da parte!"
Lo afferma il senatore Roberto Calderoli, Coordinatore delle Segreterie
Nazionali della Lega Nord e Vice Presidente del Senato. La settimana scorsa
avevo profetizzato che il 6 di febbraio sarebbe stata ricordata come una
giornata da celebrare come festa di liberazione: sono stato buon profeta
nell'individuare la giornata giusta in cui il presidente Napolitano avrebbe
deciso di sciogliere le Camere. Ringraziamo Napolitano per il rispetto del
suo ruolo istituzionale e, come da lui richiesto, ora dimostreremo senso di
responsabiltà sia sulla coalizione che sui programmi": ha
aggiunto Roberto Calderoli. "Potranno votare ed eventualmente essere
eletti gli italo-canadesi residenti in Canada?" E' quanto si chiede
Marco Zacchera, responsabile esteri di An sottolineando come "a
tutt'oggi non esistano riscontri e certezze sulla delicatissima questione. Mi
sarei atteso - aggiunge - che nella conferenza stampa tenuta proprio ieri il
viceministro Danieli oltre agli annunci ad effetto avesse speso qualche parola
in proposito conoscendo perfettamente il rischio che corrono i nostri
connazionali italo canadesi alle prossime elezioni politiche. Un rischio -
prosegue - da me denunciato a più riprese sia con interrogazioni
parlamentari, presentate in tempi lontani dalla campagna elettorale,
sia con comunicati stampa anche in occasione della mia missione in Canada a
fine novembre 2007. Mi
chiedo come mai il governo Prodi sia rimasto a guardare nonostante fosse a
conoscenza dell'atteggiamento di chiusura del governo di Ottawa che non
intenderebbe permettere lo svolgimento della campagna elettorale
per l'elezione al parlamento italiano di candidati italo-canadesi. La
circoscrizione Nord America che elegge 1 senatore e
2 deputati e se fosse confermata l'impossibilità di votare alla nostra
numerosa comunità italo canadese le ripercussioni sarebbero gravissime
e imprevedibili ai fini della correttezza e credibilità del voto. Nel
2006 - spiega - si votò solo grazie ad un accordo raggiunto
dall'allora ministro degli esteri Gianfranco Fini, perché il Governo prodi
non si è adoperato per rinnovare l'accordo? Mi appello - conclude
Zacchera- a tutte le forze politiche affinché vigilino che nel decreto
d'urgenza che il governo si appresta a varare proprio sul voto degli italiani
all'estero sia data certezza di voto anche ai nostri connazionali in Canada
già fortemente penalizzati dal governo di centro-sinistra con la
chiusura del consolato di Edmonton che pesera' non poco sulle operazioni di
voto. Spero che di fronte all'inerzia dimostrata fino ad ora dal governo,
intervenga il Capo dello Stato, affinche' i nostri connazionali
italo-canadesi non diventino figli di un dio minore. "La storia di
Veltroni che corre da solo rischia di trasformarsi in una polpetta avvelenata
per Berlusconi e per l'intera Cdl". Lo ha detto Teodoro Buontempo,
presidente de La Destra. "Mi spiego: chi sposa questa linea, oltre a
favorire la menzogna mediatica dell'ormai ex sindaco di Roma, instilla il
sospetto che non si tratti di un errore di valutazione ma anzi di un progetto
studiato a tavolino per indebolire Berlusconi e la coalizione di centrodestra
nel dopo elezioni". Secondo il presidente de La Destra "coloro che
hanno già scelto il centro come punto di arrivo del proprio percorso
politico hanno tutto l'interesse a sostenere questa tesi. Viene da pensare
che il loro obiettivo sia quello di ottenere il maggior numero di
parlamentari possibile e di conseguenza una massa di manovra tanto ampia da
condizionare, nella migliore delle ipotesi, la maggioranza di centrodestra,
uscita vittoriosa dalle urne". Intanto, oggi, s'è riunita
l'assemblea del gruppo del Pd al Senato per una valutazione del lavoro svolto
in questi 20 mesi di legislatura, per un saluto e per una breve discussione
sulla crisi e sull'imminente campagna elettorale.
Durante la riunione, dall'assemblea all'unanimità, è venuto un
plauso per il lavoro svolto dalla presidenza del gruppo ed è giunto un
caloroso ed affettuoso ringraziamento ad Anna Finocchiaro per il modo con cui
ha condotto il gruppo e per l'autorevolezza dimostrata in questi difficili
mesi. "L'Italia ha voglia di cambiare, di qualcosa di nuovo. Il
centrodestra ha governato per sette anni questo Paese e chi si candida alla
presidenza del Consiglio lo fa per la quinta volta. Noi - insiste Veltroni -
questo nuovo di cui il Paese ha bisogno possiamo interpretarlo e
rappresentarlo". Ha dichiarato Walter Veltroni che conferma: "Il Pd
si presenterà da solo davanti agli elettori. L'obiettivo non è
la solitudine. L'obiettivo è presentare una proposta coerente".
"Tutto il gruppo dirigente ? ha detto oggi Veltroni incontrando i
giornalisti alla sede di piazza Sant'Anastasia ? è d'accordo. In
questo momento, nella situazione in cui sta il Paese solo una offerta
assolutamente nuova può costituire per chi non ha votato un buon
motivo per tornare a votare, chi è indeciso per decidere e chi si
è stufato per avere un nuovo bipolarismo". Il Pd, dunque, si
presenterà da solo alle elezioni. No ad alleanze con la sinistra
radicale. Sì ad eventuali "convergenze" sulla base del
programma "riformista" che il partito metterà a punto.
"Una scelta coraggiosa", ha sottolineato Veltroni. Un accordo
programmatico con la sinistra radicale per le prossime elezioni politiche non
è dunque proponibile. "Alla sinistra radicale ? spiega ? auguro
tutto il bene possibile, le nostre sono due strade che continueranno a
collaborare a livello locale. Ma a livello nazionale le posizioni sono
obiettivamente diverse. Noi diciamo agli italiani che se voteranno per il Pd
voteranno per una posizione chiara, univoca, che non dovrà mediare con
18 forze politiche diverse". Bocciata anche l'ipotesi di 'accordi
tecnici' al Senato. "Non credo ? ha precisato il segretario del Pd ? che
abbia senso qualcosa che appaia un pasticcio. Gli italiani hanno bisogno di
chiarezza". Veltroni ha annunciato quali saranno i prossimi passi.
Innanzi tutto l'assemblea costituente del partito, che si terrà il
prossimo 16 febbraio a Roma. "Al centro ? ha detto il leader del Pd ? ci
saranno i contenuti e i temi della campagna elettorale".
Dopodiché lo stesso Veltroni comincerà "un viaggio in tutta
l'Italia che mi porterà in tutte le centodieci province del
Paese". Un viaggio con cui il segretario del Partito democratico spera
di "portare un messaggio di speranza e di novità". "Innanzitutto
bisogna fare le elezioni, nelle quali saremo alternativi al Partito
democratico. Poi, per quello che riguarda il problema delle riforme, ci si
dimentica che quelle di cui parla ora il centrosinistra noi le avevamo
già fatte due legislature fa: premierato forte e funzioni distinte per
le due Camere". Così Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore
nazionale di Forza Italia, su eventuali intese bipartisan dopo il voto.
"Grazie però all'intelligenza dell'Unione - aggiunge il parlamentare
azzurro - il nostro impianto costituzionale è stato tutto smontato dal
referendum. Noi riprenderemo quel percorso. Se il
centrosinistra ci arriva ci confronteremo. Ma nella consapevolezza che loro
sono in ritardo di due legislature. E avendo ben chiaro che le
priorità sono altre: la produttività delle nostre imprese e
l'aumento dei salari dei lavoratori dipendenti". A chi gli ricorda che
Walter Veltroni ha definito il ricorso ad elezioni anticipate un'occasione
perduta, Cicchitto replica che è in realtà il leader del Pd ad
aver mancato due occasioni. "La prima - spiega - è stata quando
gli è saltato un governo in cui non ha funzionato la maggioranza con
la sinistra estrema. La seconda è stata quando ci ha presentato un
progetto di riforma elettorale che fu poi completamente
rinnegato dal resto della sua coalizione in commissione Affari Costituzionali
del Senato. Noi a quel punto ci siamo ritrovati di fronte al gioco delle tre
carte di una maggioranza che non aveva una linea comune sull'argomento".
L'esponente azzurro conferma poi che il partito di Silvio Berlusconi
andrò alle urne sotto le insegne di Forza Italia e che il Partito del
Popolo delle libertà potrebbe essere il nome dell'intera coalizione di
centrodestra. "Stiamo valutando - conclude - ma in ogni caso nella coalizione
entrerà solo chi ne condivide il programma elettorale.
Per questo è ancora prematuro stabilire se ad esempio l'Udeur di
Clemente Mastella correrà insieme a noi". E sul fronte opposto?
In una nota del Partito Marxista Leninista Italiano si legge
: "È l'ora di abbandonare ogni illusione elettorale,
parlamentare, riformista e governativa, di mollare i falsi partiti comunisti
e di unirsi al PMLI per creare le istituzioni rappresentative delle masse
fautrici del socialismo da contrapporre alle istituzioni della classe
dominante borghese in camicia nera. Intanto uniamoci e battiamoci in questa
campagna elettorale per far affermare
l'astensionismo, come voto dato al PMLI e al socialismo, contro il
capitalismo, il regime neofascista e la terza repubblica, che hanno in
programma Berlusconi e Veltroni". LO SCENARIO Come abbiamo visto il
governo è intenzionato ad accorpare le politiche con le
amministrative. Ma sarà necessario un decreto ad hoc del ministero
dell'Interno, visto che, secondo la legge, il voto
locale dovrebbe svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno. Comunque per
l'election-day non tutti i partiti si presentano d'accordo. Ieri, intanto, il consiglio dei ministri ha approvato i decreti
presidenziali che fissano le date dei tre referendum
popolari per domenica 18 maggio 2008 e la successiva mattina di
lunedì: ma a causa dello scioglimento delle Camere, la consultazione
popolare sulla riforma elettorale slitterà di un anno.
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( da "Asca" del
07-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
(ASCA)
- Aosta, 7 feb - Alla data del 30 novembre 2007, il Consiglio ha approvato 31
leggi e 2 regolamenti, un numero che non si discosta da quello degli scorsi
anni. Nel rapporto si segnala ''una costante attenzione del legislatore
regionale per una puntuale manutenzione del sistema normativo, che si e'
tradotta nell'adozione di due leggi ''omnibus'', di cui una di imminente
approvazione, con le quali si interviene sui settori dell'ordinamento
regionale che necessitano di un continuo aggiornamento, evitando il
proliferare di singole ''leggine'' settoriali, in ossequio al principio di economicita' degli atti normativi''. Il tema delle riforme
istituzionali ed ordinamentali e' stato oggetto di particolare attenzione ed
impegno da parte del Consiglio regionale. Infatti, tre proposte di legge di iniziativa consiliare, tradottesi nelle leggi ''statutarie''
20, 21 e 22 / 2007, hanno innovato la disciplina previgente in materia di
forma di governo della Regione; sistema elettorale;
cause di ineleggibilita' ed incompatibilita' con la carica di Consigliere
regionale. Il 62% degli atti normativi presentati nel 2007 e' costituito da
disegni di legge, il 26% da proposte
di legge, il 4% da proposte di regolamento di
iniziativa consiliare, il 4% da proposte di
regolamento di iniziativa della Giunta, il 4% da proposte
di legge statale. Tra le leggi approvate, l'82% e' rappresentato da
atti di iniziativa della Giunta, il 18% dei consiglieri. res-muz/mcc/alf
(Asca).
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ARTICOLI DEL 6-2-2007
NELL'ATTUALE
dibattito sulla riforma elettorale, due sono i punti importanti da valutar ( da "Nazione, La (Viareggio)" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: la
ricerca di una convergenza fra le forze di destra e di sinistra sulla bozza
di riforma Bianco e l'itinerario referendario parzialmente abrogativo della
legge elettorale. Considerato che l'attuazione del referendum parzialmente
abrogativo può sostituire agevolmente l'impresa, non facile, di fare
una legge elettorale condivisa da approvare in Parlamento ,
<Missione
incompiuta, ma con risultati> ( da "Eco di Bergamo, L'" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: Misiani
risponde: "Il disegno di legge sul federalismo fiscale, arrivato a un passo
dalla discussione in Parlamento e invece rinviato alla prossima
legislatura". Con un accenno anche alla mancata riforma elettorale:
"Sarebbe stato utile cambiare la legge, come migliaia di italiani
chiedevano, così come anche esponenti del centrodestra,
Morales
e i governatori in rotta di collisione ( da "Manifesto, Il" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: che
siano ripresi i negoziati o che che sia organizzato il referendum revocatorio
proposto dallo stesso presidente come via d'uscita all'attuale impasse
politica. Il governatore di La Paz, José Luis Paredes, ha raddoppiato la
posta e chiesto che si convochino elezioni generali anticipate. Il referendum
del 2 giugno 2006 aveva visto le province orientali votare massicciamente per
l'
Napolitano
firma, finisce la XV legislatura ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-02-2008)
Argomenti: Aspetti Legali
Abstract: quando
comunque occorrerà metter mano alle nuove regole elettorali e a quelle
necessarie riforme costituzionali per rafforzare i poteri dell'Esecutivo e
superare il bicameralismo perfetto tra Montecitorio e Palazzo Madama.
L'auspicio di Napolitano è che la campagna elettorale si svolga con
toni accesi ma civili, in cui prevalga comunque l'interesse nazionale.
Napolitano
oggi scioglie le Camere Prodi controfirma il decreto, poi il voto ( da "Quotidiano.net" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: subordinate
e che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge
elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio
insomma, nemmeno mirato al solo referendum. FORZA ITALIA E AN E ha ricevuto
le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia e An, decisi
ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni alternative.
Riforma
elettorale slitta il referendum ( da "Corriere Adriatico" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: si
potesse chiedere al nuovo governo di indire comunque il referendum entro il
15 giugno di quest'anno. Le elezioni anticipate rendono ormai sicuro il
rinvio del referendum sulla legge elettorale. Questa situazione ha un precedente
famoso nel primo referendum abrogativo della storia della Repubblica
italiana.
Marini
apre le consultazioni ma non tutti se ne accorgono ( da "Padania, La" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: E
c è chi già pensa alla campagna elettorale e ai manifesti, come
Francesco Storace, e chi invece s affanna a presentare tardive proposte di
legge che difficilmente il Parlamento discuterà. È il caso di
Egidio Pedrini dell Italia dei valori che con tanto di conferenza stampa ha
illustrato una pdl per l introduzione del reato di sequestro di minore.
Caro
Veltroni la gente vuole il pane non la riforma elettorale ( da "Padania, La" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: tentare
di guadagnare un anno di tempo prima del voto, per far sbiadire il ricordo
dei danni provocati dal Governo Prodi, e avere nel frattempo una legge
elettorale ad hoc per il Pd, grazie alla ghigliottina del referendum,
Veltroni ieri ha tentato l ultima carta, quella della disperazione: la grande
coalizione, sfruttando l'appello dei poteri forti che chiedono di non andare
al voto.
Napolitano
ha sciolto le Camere "Una scelta obbligata ma sofferta" Prodi:
"Sostengo il Pd ma non corro" ( da "Quotidiano.net" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Abstract: subordinate
e che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge
elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio
insomma, nemmeno mirato al solo referendum. FORZA ITALIA E AN E ha ricevuto
le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia e An, decisi
ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni alternative.
Napolitano
ha sciolto le Camere. Come anticipato da Affari ( da "Affari Italiani (Online)" del 06-02-2008)
Argomenti: Aspetti Legali
Abstract: chiamare
gli italiani alle urne senza che la riforma elettorale sia stata
approvata". Come anticipato da Affari, il consiglio dei ministri ha
indicato le date del 13 e 14 aprile per le prossime elezioni politiche. I
partiti dovranno decidere le alleanze entro il due marzo. Tra le ore 8 del 29
febbraio e le ore 16 del 2 marzo i partiti dovranno depositare il loro
simbolo al Viminale.
Articoli
( da "Nazione, La (Viareggio)" del
06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
E
e tenere in considerazione: la ricerca di una convergenza
fra le forze di destra e di sinistra sulla bozza di riforma Bianco e
l'itinerario referendario parzialmente abrogativo della legge elettorale. Considerato che l'attuazione del referendum
parzialmente abrogativo può sostituire agevolmente l'impresa, non
facile, di fare una legge elettorale condivisa da approvare in Parlamento , perché non dare
la precedenza alla sperimentazione referendaria? Ovvero, la voce del popolo.
Carlo Pantani, Firenze - -->.
Torna all'inizio
( da "Eco di Bergamo, L'" del
06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
"Missione
incompiuta, ma con risultati" Parlano i parlamentari bergamaschi. Il
centrosinistra: "Risanati i conti e avviato il federalismo delle
infrastrutture" Il centrodestra: "Una sofferenza vedere i loro
fallimenti. Venti mesi di tasse, malgoverno e indifferenza verso il
Nord" Da qualsiasi parte li si guardi, i venti mesi (scarsi) della XV
legislatura non sono stati una passeggiata per i parlamentari bergamaschi che
si apprestano a tornare a casa. "Una sofferenza", è il
consuntivo della maggior parte dei rappresentanti di centrodestra.
"Impegnativi e difficili", è il commento dei colleghi di
centrosinistra, certi di aver dato il massimo e di aver portato a casa
risultati importanti. Nonostante una coalizione dai piedi di argilla e i
numeri risicati al Senato abbiano messo a dura prova il governo sin
dall'inizio. Fino a metterlo in ginocchio. Un'esperienza che deve far scuola,
ora che le Camere vengono sciolte e si scaldano i motori per la campagna elettorale che porterà al voto anticipato
(probabilmente il 13 aprile). il ministro Lo dice fuori dai denti il ministro
dimissionario delle Infrastrutture Antonio Di Pietro , raggiunto mentre fa la
spesa: "Adotterò il motto di mia mamma: "dimmi con chi vai e
ti dirò chi sei". Non ci sarà nessun accordo né con i
massimalisti di destra né con quelli di sinistra. L'Italia dei Valori si
presenterà col suo simbolo e chiederà i voti per quello che ha
fatto". Il bersaglio preferito di Di Pietro, molisano di nascita,
bergamasco d'adozione, resta il collega Clemente Mastella: "Siamo andati
a casa non per cattiva gestione, ma per un signore di Ceppaloni che ha
confuso la situazione personale con quella politica". Mentre la
soddisfazione più grande è stato l'avvio "del federalismo
infrastrutturale". "Ho accettato di affrontare e risolvere
questioni annose, come è stato riconosciuto da molti esponenti
istituzionali locali. Ho fatto quel che potevo, per il Paese, ma soprattutto
per la Lombardia e Bergamo". E fa degli esempi: "Ho sbloccato le
concessioni e i soldi per Brebemi e Pedemontana, portato a casa Tangenziale
sud e superstrada della Valle Seriana". il centrosinistra Anche per gli
altri rappresentanti della maggioranza "in venti mesi si sono fatti
miracoli". "Sciogliere le Camere è sempre un atto traumatico
- commenta la situazione il deputato Giovanni Sanga (Pd) -. Ma in questi mesi
abbiamo fatto cose importanti e centrato un obiettivo primario: il
risanamento dei conti pubblici, ridando credibilità all'Italia sul
piano internazionale". Per Sanga l'unico rammarico è "non
aver fatto in tempo ad attuare gli interventi, contenuti nell'ultima
Finanziaria, per il sostegno delle imprese e delle famiglie, partendo dalla
riduzione delle tasse". Il bilancio, personale e per la Bergamasca,
è però positivo. "Sono state sbloccate opere strategiche -
ricorda Sanga -. È stata recuperata la copertura finanziaria per la
galleria di Montenegrone e aperto il bando per la variante della statale 42,
solo per citarne due". L'ex segretario provinciale della Margherita
parla di un'esperienza romana "entusiasmante, che si è
consolidata in poco più di un anno, anche se per conoscere bene i
meccanismi dell'attività parlamentare ci vuole certamente più
tempo. Ho seguito da vicino le liberalizzazioni del ministro Pier Luigi
Bersani, sul piano legislativo è stata un'esperienza altamente
formativa". Senza mai dimenticare "il rapporto col territorio e con
la comunità bergamasca, che non è certo marginale per chi fa il
parlamentare". Il collega di partito Antonio Misiani , anche lui per la
prima volta a Montecitorio, parla di "periodo complicato" e di
"legislatura particolare, ma straordinariamente appassionante".
"Con due Finanziarie coraggiose e il pacchetto welfare - sostiene - si
sono poste le basi per rimettere in moto il Paese. Prodi lascia
un'eredità da galantuomo". Un rimpianto? Da membro della
commissione Bilancio, Misiani risponde: "Il disegno
di legge sul federalismo fiscale, arrivato a un passo dalla discussione
in Parlamento e invece rinviato alla prossima legislatura". Con un
accenno anche alla mancata riforma elettorale:
"Sarebbe stato utile cambiare la legge, come
migliaia di italiani chiedevano, così come anche esponenti del
centrodestra, che poi si sono tirati indietro, facendo prevalere gli
interessi di parte". le schermaglie Dagli altri due componenti orobici
di maggioranza, Ezio Locatelli (Rifondazione) e Silvana Mura (Italia dei
Valori) un nuovo rimpallo di critiche. "Il governo è stato messo
in crisi dalla componente centrista, il cui ostracismo è stato il vero
ostacolo all'attuazione del programma", è convinto il primo.
"La litigiosità con la sinistra radicale non ha giovato.
Più di una volta abbiamo dovuto lottare con la "sinistra dei
veti"", ribatte la seconda. Per Locatelli - che sottolinea il suo
impegno per il territorio nella commissione Trasporti, soprattutto per il
sistema ferroviario e metropolitano bergamasco - "c'è stato un
peggioramento dell'opinione pubblica nei confronti del governo per l'assenza
dell'attuazione di quella fase di ridistribuzione di diritti, come
l'abbattimento del carico fiscale ai lavoratori dipendenti, che doveva
seguire al risanamento dei conti". La Mura, invece, fa presente
l'impegno del suo partito "per la riduzione dei costi della
politica", oltre ai meriti del governo sul fronte "delle infrastrutture
e della lotta all'evasione fiscale". Per il futuro? "Non ci
interessano le alleanze per ottenere il consenso elettorale,
piuttosto correremo da soli". il centrodestra Anche per l'opposizione
è stata dura. "Perché abbiamo dovuto assistere semi-impotenti a
una serie di fallimenti e provvedimenti disastrosi, nonché alla totale
trascuratezza del Nord", è il leit motiv comune al centrodestra.
Anche se poi le sfumature variano. "È la fine naturale di una
coalizione nata "contro" e non "per" - commenta il
deputato leghista Giacomo Stucchi -. Adesso che è saltato il banco, ed
era ora, dovranno ammettere che l'unico collante era l'antiberlusconismo.
Altro che legge elettorale,
è solo un pretesto". Secondo Stucchi, il governo ha ottenuto
pochi risultati anche per la Bergamasca. "Qualcosa, con un'azione
coordinata per il territorio, si è riusciti lo stesso a portare a
casa. Ma non si è potuto contare su nessun appoggio, né di ministri né
di sottosegretari. Di Pietro sarà mica bergamasco...". Se Stucchi
si dice comunque soddisfatto per l'ulteriore esperienza maturata, come
segretario della presidenza della Camera e membro della delegazione
parlamentare presso l'assemblea del Consiglio d'Europa, più delusa
è la collega Carolina Lussana . "Noi leghisti siamo persone del
fare - dice -. Di fronte all'incapacità del Parlamento di approvare
leggi urgenti per il Paese e dare risposte ai problemi della gente, ho
provato un grande disagio. Soprattutto venendo da un'esperienza di
maggioranza, tra il 2001 e il 2006, dove, nonostante le difficoltà, con
forte spirito riformatore e coraggio abbiamo affrontato le riforme
istituzionali". Per l'azzurro Gregorio Fontana il Prodi bis si
sintetizza bene con un'immagine: "Le facce di Visco-Prodi-Pecoraro
Scanio con sotto i rifiuti di Napoli. Sono stati 20 mesi di tasse, malgoverno
e incapacità di risolvere i problemi, soprattutto quelli del Nord
produttivo. La legislatura è caduta non per le difficoltà nella
riforma della legge elettorale,
ma per i fallimenti che si sono succeduti uno dietro l'altro". Fontana si
augura, quindi, che "dalle prossime elezioni esca una maggioranza in
grado di governare, superando i veleni che hanno caratterizzato questo
governo di centrosinistra", pur ammettendo di aver lavorato bene con i
colleghi bergamaschi del Pd: "Li stimo, ma purtroppo militano nello
schieramento sbagliato". Dato che viene confermato anche dall'altro
deputato forzista, Giorgio Jannone . Lui, decano dei parlamentari bergamaschi
(dopo Mirko Tremaglia), alla sua terza legislatura, confessa che questa è
stata "la più sofferta, perché è un momento
particolarmente difficile per il Paese". Da qui l'apertura: "Dopo
le elezioni, sarà utile ragionare tutti insieme sulle riforme
necessarie". E un pizzico di orgoglio: "Ho raggiunto il record
personale di atti parlamentari, con più di 100 interrogazioni e
più di 40 proposte di legge avanzate".
Tremaglia: crisi di un sistema L'onorevole Mirko Tremaglia (An) allarga la
riflessione: "Da tanto tempo, ormai, è davanti agli occhi degli
italiani quello che si chiama il fallimento di una classe dirigente e di un
sistema politico". L'ex ministro per gli Italiani nel mondo si sofferma
"sull'incapacità dimostrata in ogni settore da questo governo,
che si è trascinato nel Parlamento con continue sconfitte e che non
è stato in grado di ottenere complessivamente la fiducia di Camera e
Senato; che non è riuscito a rappresentare gli italiani, specie nei
rapporti con l'Europa". Tremaglia denuncia quindi "la pressione
fiscale che è andata oltre ogni previsione" e segnala "la
capacità di reazione degli italiani, che hanno capito definitivamente
che i partiti fanno purtroppo i loro interessi e non quelli dei cittadini.
È il disfacimento della nostra società politica. Occorre un
grande sforzo di onestà e il rispetto dei valori di socialità e
italianità". Per quanto riguarda il piano personale, il volto
storico di An si definisce "l'uomo della rivincita per le elezioni degli
Italiani all'estero. Sono riuscito a cambiare due volte la Costituzione e con
questa grande battaglia di civiltà gli italiani all'estero sono
entrati a pieno titolo alla Camera e al Senato". i senatori Per quanto
riguarda Palazzo Madama, Valerio Carrara (Forza Italia) ed Ettore Pirovano
(Lega) sono d'accordo: "Il Senato è stato svuotato di ogni suo
potere, tutto blindato da un numero incredibile di voti di fiducia, a cui si
dice sì o no, senza discussione". Pirovano taccia il Prodi bis
"di una politica chiusa nel superattico, distante dalla nazione e dal
Nord, di cui si sono solo riempiti la bocca. Il governo Prodi quelle poche
cose che ha fatto, le ha fatte senza tenere in nessuna considerazione la
gente". Carrara, ricordando "che sin dall'inizio è stato un
governo destinato a non concludere nulla", assicura "di aver
lottato dal primo giorno per mandarli a casa". Missione in cui si
è cimentato anche il lumbard Roberto Calderoli : "La
soddisfazione più grande? Il fatto che tutte le 3-4 volte in cui il
governo è andato sotto al Senato è stato per i miei
"trappoloni". Da solo ho tirato matti i "professori", che
ormai avevano raggiunto un livello di stress incredibile, temendo nuovi colpi
a tradimento". Calderoli insiste anche su un altro punto: "La Lega
sa fare opposizione, il gruppo è sempre stato presente e ciascuno ha
fatto la sua parte, senza sconti. Il che non significa solo mettere il
bastone tra le ruote. Sulla riforma costituzionale ed elettorale
abbiamo sempre cercato di dare il nostro contributo". Anche Roberto
Castelli , neocommissario cittadino del Carroccio, si sente più leggero. E non solo perché non essere più da tempo
titolare del ministero della Giustizia, per sua stessa ammissione, l'ha
ringiovanito. "Ci siamo liberati da una sofferenza - tira un sospiro di
sollievo -. Abbiamo assistito al passare di provvedimenti di cui non
condividevamo nulla, sempre per il rotto della cuffia e il contributo
decisivo dei senatori a vita". Benedetta Ravizza.
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( da "Manifesto, Il" del 06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Bolivia,
verso il fallimento i negoziati fra governo e dipartimenti ricchi. Scontro
sul "reddito dignità" Morales e i governatori in rotta di
collisione Pablo Stefanoni La Paz I negoziati fra il presidente Evo Morales e
i governatori ribelli dei dipartimenti ricchi guidati da Santa Cruz, sono
sull'orlo del fallimento e gli schermi televisivi hanno ripreso a dividersi
fra le notizie contrapposte delle due Bolivie l'una contro l'altra.
Nonostante la resistenza degli oppositori, il presidente ha organizzato
manifestazioni in tutto il paese per celebrare il pagamento del "reddito
dignità", una sorta di pensione minima, pari a 20 euro al mese,
per le persone con più di 60 anni, finanziata con fondi ottenuti da un
taglio nelle rendita petrolifera che lo Stato ripassa ai singoli
dipartimenti. Il giorno prima il "prefetto" (governatore) di Santa
Cruz, Rubén Costas aveva lanciato la sfida organizzando un referendum
per il 4 maggio con l'obiettivo di far approvare gli statuti autonomisti
redatti alla fine dell'anno scorso e considerati "sediziosi" dal
governo centrale. A Santa Cruz giustificano questo passo con le più di
100 mila firme raccolte per dare validità a una legge
sul referendum per iniziativa popolare, ma a La Paz
il governo considera illegale la convocazione del referendum
che può essere indetto solo dal Congresso. Con il dialogo in terapia
intensiva, i governatori di 5 dei 9 dipartimenti, Santa Cruz, Tarija, Beni,
Pando y Cochabamba - la "mezza luna" orientale - hanno scritto una
lettera a Morales in cui chiedono o che siano ripresi i
negoziati o che che sia organizzato il referendum
revocatorio proposto dallo stesso presidente come via d'uscita all'attuale impasse
politica. Il governatore di La Paz, José Luis Paredes, ha raddoppiato la
posta e chiesto che si convochino elezioni generali anticipate. Il referendum del 2 giugno 2006 aveva visto le province orientali votare
massicciamente per l'autonomia, anche se il no aveva vinto a livello
nazionale. Più tardi l'assemblea costituente ha iscritto l'autonomia
nella nuova costituzione, ma con competenze ridotte. All'inizio di quest'anno
Evo Morales e i governatori hanno concordato di avviare negoziati diretti per
arrivare a "un grande accordo nazionale". In mancanza di passi
avanti al tavolo delle trattative i dissensi sono stati trasferiti a
commissioni ad hoc che però non sono riuscite a superarli. Il nodo
dello scontro è ora l'incompatibilità fra la costituzione
approvata l'anno scorso senza la presenza dell'opposizione (che si era
ritirata dai lavori) e fra scontri di piazza che provocarono tre morti, e gli
statuti autonomici redatti dai dipartimenti ribelli che darebbero ai governi
locali il controllo sui titoli di proprietà della terra e sulla
raccolta delle imposte. Questi statuti segnerebbero il passaggio dall'attuale
regime unitario del paese a un regime federale ed è visto dal governo
come un tentativo di "blindarsi" dalle riforme "di
sinistra" portate avanti da Evo Morales. Qualche giorno fa gli echi
della crisi boliviana si son fatti sentire anche in Ecuador, dove il
presidente Rafael Correa si sta scontrando con le élites di Guayaquil, la
città più ricca del paese. Il 25 gennaio, alla testa di una
folta marcia autonomista, il sindaco Jaime Nebot ha citato la (ex) Jugoslavia
e la Bolivia come esempi di quel che potrebbe accadere in Ecuador se il
governo insiste con i suoi progetti. Correa, in risposta, ha denunciato il
fatto che "fra l'oligarchia di Guayaquil e di Santa Cruz esistono
accordi scritti per portare queste regioni ad autonomie che in verità
sono secessioni". E ha accusato la destra delle due città ribelli
di essere "straordinariamente ricche, semi-ignoranti ed elitiste".
In questo quadro convulso, la maggior parte dei boliviani sembra assistere
nell'indifferenza alle vicende politiche e si è diviso fra quanti
cercavano di salvare i loro pochi beni dalle feroci inondazioni che stanno
affliggendo il paese - con già più di 30 morti - e quanti, i
più fortunati, si potevano permettere il lusso di partecipare al
carnevale, che si è chiuso ieri.
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( da "Sole 24 Ore, Il" del
06-02-2008)
Argomenti: Aspetti Legali
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2008-02-06 - pag: 3 autore:
Napolitano firma, finisce la XV legislatura Ieri gli incontri con Marini e
Bertinotti, oggi il decreto di scioglimento delle Camere e la data del voto
Dino Pesole ROMA Nel pomeriggio di ieri, i due distinti colloqui al Quirinale
con il presidente del Senato, Franco Marini, e della Camera, Fausto
Bertinotti. Questa mattina al Colle, tra le 11 e le 12, salirà Romano
Prodi per controfirmare il decreto del presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano. A quel punto, lo scioglimento delle Camere sarà
formalmente deliberato. Subito dopo il Consiglio dei ministri fisserà
la data delle elezioni e il relativo decreto sarà sottoposto alla
controfirma del Capo dello Stato. Contestualmente verrà fissata la
data di convocazione delle nuove Camere. Cala il sipario sulla quindicesima
legislatura, brevissima per durata (21 mesi), segnata findall'origine
dall'esiguo margine di vantaggio di cui ha potuto disporre il centro sinistra
al Senato per effetto della legge elettorale varata
dal governo Berlusconi, definita "una porcata" dal suo stesso
ideatore, con la quale ora saremo peraltro chiamati nuovamente alle urne. Si
voterà con ogni probabilità il 13 e 14 aprile. Decisione
inevitabile, dopo il fallimento del tentativo che Napolitano ha affidato a
Marini di verificare se esistessero ancora i margini per un accordo, il
più largo possibile, con l'obiettivo di modificare la legge in vigore.
Dal centro destra, il leader Berlusconi non è arretrato di un
millimetro dalla posizione di partenza: elezioni subito. Nessuna subordinata
era a quel punto immaginabile. è dunque il governo dimissionario
presieduto da Romano Prodi, in carica per gli affari correnti, a guidare il
Paese alle elezioni. La procedura per lo scioglimento anticipato delle Camere
si è messa subito in moto, in ossequio a quanto dispone l'articolo 88
della Costituzione ("Il Presidente della Repubblica può, sentiti
i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse"). Con
questo atto, il più grave e impegnativo, come ha ricordato lo stesso
Napolitano, si chiude definitivamente la partita. Spetta formalmente al
Consiglio dei ministri la convocazione dei comizi elettorali e, su proposta
del ministro dell'Interno, la data della consultazione anticipata. Il tutto
avrà termine in mattinata. Ieri l'atto formale della fissazione per il
18 e 19 maggio della data per lo svolgimento del referendum sulla legge elettorale. Un atto dovuto, in seguito
all'ammissibilità dei quesiti decretata dalla Corte costituzionale. Lo
scioglimento anticipato del Parlamento ne determinerà l'automatico
slittamento alla primavera del 2009. Napolitano, com'è ormai sua consuetudine,
motiverà la decisione. Lo farà questa mattina con una
dichiarazione pubblica, per esprimere il suo rammarico rispetto all'esito del
tentativo affidato a Marini. Incarico che lo stesso Napolitano ha anche
"fisicamente" reso solenne, con la sua presenza accanto alla seconda
carica dello Stato il giorno del conferimento del mandato, per significare
che in quel tentativo si spendevano pubblicamente le massime cariche
istituzionali. Non che nutrisse soverchie aspettative, poiché già nel
suo defatigante giro di consultazioni al Colle era emersa chiaramente la
netta opposizione del centro-destra a sostenere un governo, sia pur di
brevissima durata, per varare la nuova legge elettorale.
Lo spiraglio che inizialmente il leader dell'Udc,Pier Ferdinando Casini,
aveva aperto per un governo di responsabilità si era immediamente
chiuso. Casini si è detto indisponibile a sostenere da solo nel
centro-destra un nuovo Esecutivo. Pur con questo scenario niente affatto
incoraggiante, un tentativo era doveroso. Per questo Napolitano ha chiamato
in causa Marini. Missione impossibile. Nessuno spiraglio si è aperto
nel corso della sua esplorazione supplementare. Una ricognizione apprezzata
tuttavia sia nel centro-destra che nel centrosinistra, che dunque
potrà tornare utile dopo le elezioni, quando
comunque occorrerà metter mano alle nuove regole elettorali e a quelle
necessarie riforme costituzionali per rafforzare i poteri dell'Esecutivo e superare il
bicameralismo perfetto tra Montecitorio e Palazzo Madama. L'auspicio di
Napolitano è che la campagna elettorale si
svolga con toni accesi ma civili, in cui prevalga comunque l'interesse
nazionale. Va preparata una legislatura che, a detta di molti,
dovrebbe essere "costituente", e dunque il dialogo tra gli opposti
schieramenti sarà non solo necessario ma indispensabile. Per ora il
Quirinale esce discretamente di scena. CONSIGLIO DEI MINISTRI In mattinata il
Governo fisserà i giorni della consultazione elettorale:
quasi certi il 13 e 14 aprile Poi la controfirma del Colle REFERENDUM
RINVIATI La consultazione sulla legge elettorale
fissata il 18 e 19 maggio. Ma slitterà di un anno per la chiusura
anticipata delle Camere LAPRESSE Il capo dello Stato. Giorgio Napolitano.
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( da "Quotidiano.net" del
06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
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Annunci legali LA CRISI DI GOVERNO Napolitano oggi scioglie le Camere Prodi
controfirma il decreto, poi il voto "Election day con le
amministrative" Verso le 11,30 il premier dimissionario andrà in
Quirinale e dopo aver controfirmato il decreto, indirrà verso le 13 il
consiglio dei ministri che indirà le elezioni per il 13-14 aprile
Commenta Roma, 5 febbraio 2008 - La crisi di governo, apertasi il 24 gennaio
con le dimissioni di Romano Prodi, giunge al capolinea domani mattina. Dopo
aver visto oggi pomeriggio i presidenti di Camera e Senato Fausto Bertinotti
e Franco Marini il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concluso
tutti i passaggi formali prima della "decisione più impegnativa e
grave" che l'articolo 88 della Costituzione gli affida. Domani mattina,
infatti, dovrebbe essere pronto il decreto del Presidente della Repubblica
che scioglie le Camere. Un atto che il premier 'dimissionario' Romano Prodi
dovrà controfirmare come prevede la prassi costituzionale. A
metà mattinata, dunque, il Professore salirà al Quirinale per
incontrare il Capo dello Stato e porre la parola fine ai 23 mesi della
quindicesima legislatura. Subito dopo lo stesso Napolitano potrebbe spiegare,
secondo l'obbligo di trasparenza con cui il presidente ha gestito tutta la
crisi di governo, le motivazioni che lo hanno indotto a sciogliere il
Parlamento e avviare il percorso che porterà a elezioni anticipate. E
se il referendum non è più un
ostacolo, perchè una volta indetto - il Cdm di oggi ha stabilito la
data del 18 maggio per la sua celebrazione - slitta automaticamente di un anno,
l'ipotesi del 13 aprile per le elezioni politiche si fa sempre più
concreta. Una volta varato il decreto di scioglimento delle Camere si
dovrà fissare la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo
scioglimento delle Camere) e quella della prima seduta delle Camere per
l'elezione dei nuovi presidenti (entro 20 giorni dalle elezioni). ORE 11,
APERTA LA SALA STAMPA Sarà aperta questa mattina, a partire dalle 11,
la sala stampa al Quirinale, allestita alla Vetrata del palazzo presidenziale,
per le consultazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla
crisi di governo. Sul Colle è atteso il presidente del Consiglio
dimissionario Romano Prodi. ORE 13 CONSIGLIO DEI MINISTRI PER LE ELEZIONI
Ultimi sgoccioli per la quindicesima legislatura. In mattinata il capo dello
Stato Giorgio Napolitano, una volta conclusi tutti i passaggi formali
firmerà il decreto di scioglimento delle Camere. Un atto che il
premier dimissionario Romano Prodi dovrà controfirmare come prevede la
prassi costituzionale. Intorno alle 11.30, Prodi è atteso al Quirinale
per incontrare il presidente della Repubblica e porre la parola fine ai 23
mesi di legislatura. Rientrato a palazzo Chigi, il Professore terrà
una riunione del Cdm, quella che indirà ufficialmente le elezioni, con
la data (sembra ormai certo il 13-14 aprile). La riunione del Consiglio dei
ministri è stata convocata alle 13, secondo quanto riferito da fonti
ministeriali. Sarà il Cdm, domani stesso, a scrivere il decreto per la
proclamazione dei comizi elettorali e toccherà allo stesso Prodi
salire di nuovo al Quirinale, accompagnato dal ministro dell'Interno Giuliano
Amato, per la controfirma del presidente della Repubblica. Da quel momento in
poi sarà aperta a tutti gli effetti la campagna elettorale.
E il Colle osserverà, con discrezione, il confronto tra schieramenti
tenendo sempre ferma la necessità di un dialogo costruttivo per il
bene del Paese al di là della "naturale dialettica"
politica. ORE 14,22 NAPOLITANO CONVOCA MARINI E BERTINOTTI Ai sensi dell'articolo
88 della Costituzione, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
ricevera' questa sera, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Senato
Franco Marini, alle 18 e il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, alle
19. ORE 11, FISSATO IL REFERENDUM Il Consiglio dei ministri ha approvato il
Decreto presidenziale con sui si indice per il prossimo 18 maggio il referendum sulla legge elettorale. Lo riferisce il ministro per i Rapporti con il
Parlamento, Vannino Chiti. Il presidente del Senato Franco Marini ha rimesso
al Capo dello Stato il mandato per la formazione di un governo finalizzato a
realizzare la riforma elettorale. "Ho rimesso
l'incarico che mi è stato conferito nelle mani del presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano", ha riferito Marini al termine di circa
mezz'ora di incontro al Quirinale. "Ho preso atto con rammarico che una
maggioranza precisa per fare la riforma elettorale
non c'è". Il presidente della Repubblica ha "preso atto di
quanto riferito" dal presidente Marini e lo ha "ringraziato per
l'alto senso di responsabilita' con cui ha svolto il compito
affidatogli", ha riferito il Segretario Generale del Quirinale Donato
Marra, al termine dell'incontro con il presidente Marini. LEGGE DA CAMBIARE
"è diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della
necessità di modificare la legge elettorale vigente. Non ho riscontrato però
l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di
riforma elettorale. Nel rammaricarmi della
impossibilità di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario per
il paese, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli
incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del presidente della
Repubblica l'incarico che mi è stato conferito". Lo ha affermato
il presidente del Senato Franco Marini dopo l'incontro al Quirinale con il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. QUATTRO GIORNI DI FUOCO
Quattro giorni per un mandato difficile, poi fallito per il muro invalicabile
messo su dal centrodestra. Franco Marini rinuncia all'incarico che Giorgio
Napolitano gli ha affidato nella speranza di cambiare la legge
elettorale, e lo fa con rammarico, ancora convinto
che la riforma del sistema di voto fosse necessaria per il Paese. Che il
compito fosse gravoso Marini lo ha sempre ammesso, lasciando però
sempre qualche spiraglio aperto. Nei giorni scorsi il Presidente del Senato
le ha tentate tutte, seppure indirettamente, per convincere Berlusconi. Lo ha
fatto lasciando intendere che la bozza Bianco, da cui si partiva, potesse poi
essere migliorata; e lo ha fatto giocandosi la 'carta sociale', sperando in
un pressing da parte delle organizzazioni imprenditoriali, prima che
sindacali. Ma è stato proprio sabato, dopo che quelle consultazioni
non producevano nessuno spostamento nel centrodestra, che si è
convinto che non c'erano più i margini. Per questo le consultazioni di
ieri mattina non sono state l'ultima tappa del suo tentativo, ma la prima di
un nuovo percorso, che porterà alle urne. Perché Marini, e questo lo
ha ripetuto a Fini, Berlusconi e Veltroni, si è detto convinto che,
fallito il tentativo, non potessero esserci subordinate e
che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio
insomma, nemmeno mirato al solo referendum.
FORZA ITALIA E AN E ha ricevuto le risposte ormai già attese: il no
secco di Forza Italia e An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di
condizioni su soluzioni alternative. Salvo poi, ma questo è il
caso di Berlusconi, considerare il dialogo solo in un secondo momento,
appunto dopo il voto. Anche nell'incontro con il Pd c'è stata una
reciproca presa d'atto sul fatto che la partita fosse ormai chiusa. VELTRONI
Per Veltroni il no di Berlusconi ad un Governo anche limitato rappresenta
un'altra "occasione persa". Insomma, se come ha detto Marini
stasera al Quirinale, è stato impossibile individuare una maggioranza
per la riforma del voto, il Pd individua chiaramente in Silvio Berlusconi il
responsabile del fallimento. In ogni caso, ormai è aperta la strada
per il voto. E Marini, chiuso il giro di consultazioni con gli ex capi di
Stato ha chiesto subito di riferire a Napolitano, convinto che, quella di
stringere i tempi è, a questo punto, "un'esigenza del Paese".
NUOVI SCENARI Già domani il Capo dello Stato potrebbe dare il via
all'iter per lo scioglimento delle Camere per arrivare nella giornata di
mercoledì all'atto finale: la firma del decreto che manda in soffitta
la quindicesima legislatura. In un paio di giorni saranno sbrigati tutti i
passaggi formali per aprire la strada alle elezioni anticipate, invocate fin
dal giorno della caduta del governo Prodi, il 24 gennaio, da tutta
l'opposizione e da qualche 'piccolo' della maggioranza. La data su cui si sta
concentrando l'attenzione per le politiche è il 13 aprile, mentre
già domani dovrebbe essere stabilita quella per il referendum
sulla legge elettorale. La
prassi costituzionale prevede che il referendum
slitti se, una volta indetto, vengono sciolte le Camere. Niente ha potuto
l'esplorazione di Marini che Napolitano ha seguito passo dopo passo, niente
l'appello del presidente incaricato a Forza Italia, niente la speranza di
trovare un interlocutore nelle associazioni imprenditoriali che all'indomani
dell'apertura della crisi sembravano invocare, con una dichiarazione del
presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, un governo 'ponte'
per la riforma della legge elettorale.
Ma adesso, dopo la rinuncia di Marini, argomentata con
l"impossibilità" di trovare una maggioranza su una
"precisa" riforma della legge elettorale, sul tavolo del presidente sembra esserci solo
l'ipotesi delle urne anticipate. Avvalendosi dei poteri che gli sono
conferiti dall'articolo 88 della Costituzione Napolitano potrà
prendere, con ogni probabilità mercoledì, "la decisione
più impegnativa e grave affidata dalla Costituzione al presidente
della Repubblica". Una 'spia' delle intenzioni del Colle è anche
l'implicito riferimento ad uno scioglimento anticipato delle Camere contenuto
in una nota ufficiosa di oggi pomeriggio nella quale Napolitano ha fatto
sapere di avere chiesto che non decada la legislazione in materia di
sicurezza sul lavoro anche qualora finisca la legislatura. Primo passo per lo
scioglimento delle Camere sarà sentire i presidenti di Camera e
Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini, cosa che potrebbe avvenire
già domani dopo che Napolitano avrà presenziato, alle 11,
all'inaugurazione dell'anno giudiziario alla Corte dei Conti. Non è un
mistero che per Bertinotti la legislatura sia finita. Una volta firmato il
decreto di scioglimento delle Camere, che sarà controfirmato dal
presidente del consiglio 'sfiduciato' Romano Prodi, si dovrà fissare
la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere)
e quella della prima seduta delle Camere per l'elezione dei nuovi presidenti
(entro 20 giorni dalle elezioni). Potrebbe bastare un solo decreto a
stabilire queste scadenze ma più probabilmente a quello di
scioglimento delle Camere ne seguirà uno con la data dei comizi
elettorali, approvato dal Consiglio dei ministri. Decidere lo scioglimento
delle Camere dopo avere indetto il referendum
farà scattare lo slittamento della consultazione ed eviterà che
questa avvenga neanche due mesi dall'insediamento del nuovo Parlamento. La
partita più importante è ora decidere la data del voto che,
calendario e conti alla mano, dovrebbe essere il 13 aprile. Se le Camere
fossero sciolte entro un paio di giorni, domani o dopo domani, l'arco di
tempo utile (fissato per legge tra 45 e 70 giorni
dallo scioglimento) scadrebbe intorno alla metà di aprile. Se le
Camere fossero sciolte dopo e si avesse più tempo il 20 aprile non
sarebbe una data buona perchè coinciderebbe con la Pasqua ebraica.
Resta da vedere come regolarsi per la tornata di amministrative, che per legge dovrebbero tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Possibile una seconda data, magari a maggio, ma anche un election day che
necessiterebbe di un decreto per i due giorni di anticipo. Argomenti che
potrebbero essere affrontati già domani nel Consiglio dei ministri che
indirrà la data per il referendum. Un atto
dovuto, dopo la sentenza della Consulta, e dunque il Governo
procederà, indicato probabilmente la prima domenica di giugno - l'otto
-, salvo prevedere poi lo slittamento, di un anno, dopo lo scioglimento delle
Camere. GRAFICO Gli scenari possibili - ORA PER ORA La giornata di
lunedì - ROVATI "Prodi sarebbe un ottimo presidente"Crozza
imita Veltroni: il partito 'Ma anchista'Per chi voterai alle prossime elezioni?
- Prodi sarebbe un buon presidente della Repubblica? Commenti Invia commento
Segnala ad un amico 05/02/2008 17:12 M, provincia di RA caro BO delle 13.14
le ultime due righe del tuo commento le ho sentite sempre da decenni a questa
parte,ma han sempre detto:non veda la destra quello che fa la sinistra e
viceversa quindi il bene del paese non lo faranno mai.Facciamo prima il referendum x scegliere che i candidati li eleggiamo noi e
non il partito e poi andiamo alle elezioni e che vinca il migliore. Togliamo
dalle scatole tutti gli indagati,i presunti,i miracolati ecc.forse le cose
potrebbero andare meglio. Grazie dell'attenzione.... 05/02/2008 16:11 F,
provincia di MI siccome le votazioni ci costano un sacco di soldi, e non
risolvono nulla, perchè sempre le stesse persone si palleggiano il
potere, propongo che queste vengano pagate con i vari fondi dei politici.
vogliamo scommettere che si impegnerebbero un po' di piu' per il ns. paese?
05/02/2008 15:22 M, provincia di BO purchè non facciano troppo tardi:
Napolitano ha una certa età, e non può affaticarsi troppo...e
un po' di ripestto per gli ottuagenari, e che diamine... 05/02/2008 13:14 M,
provincia di BO non capisco il commento del lettore che subito ha detto
(perchè cosa faceva il precedente governo?) ma è ora di
finirla, ognuno guardi i risultati oggettivi del proprio schieramento e
sappia fare autocritica, se no andremo sempre peggio. il governo Berlusconi,
e soprattutto gli alleati, hanno sbagliato lasciando fare a Berlusconi leggi
ad personam, ma il centro sinistra col carrozzone che aveva non poteva che
fare questa fine, governo impresentabile. Subito dopo il voto si accantonino
i consensi e si pensi al bene del paese, ma tutti sia di destra che di
sinistra sappiano dire bravi se si fanno cose buone e criticare se si fanno
cose cattive. 05/02/2008 12:37 M, provincia di RA Che razza di caos sta
succedendo con la storia delle elezioni,si perdono dei pezzi da 90 come
è successo a Casini(Tabacci e Baccini prima e Givanardi poi),come
è successo a FI.(Adornato e un collega).Siamo diventati dei canguri?A
proposito di FI. ho lettoche un consigliere in lombardia è stato
arrestato x truffa aggravata e falso in atto pubblico; se fosse vero mi
dispiacerebbe tantissimo!!!!!!!! 05/02/2008 12:22 M, provincia di RN dopo 30
anni che vado regolarmente a votare, questa volta dico basta,questi politici
non meritano niente! sono solo buoni a rubare e se ne fragano di come va
l'italia! tanto loro hanno il futuro assicurato, anche per i loro figli e
nipoti!!! 05/02/2008 11:47 M, provincia di MI Soluzione inevitabile e da
tutti risaputa. Ma il solito teatrino della politica italiana ha voluto far
perdere al paese un'altra settimana di tempo prezioso. 05/02/2008 11:24 M,
provincia di RA perchè caro amico quelli della passata legislatura
cosa hanno fatto? Hanno chiuso gli occhi quando uno solo faceva i sui
interessi. 05/02/2008 10:18 M, provincia di MC ci sono ben 400 parlamentari
tra Camera e Senato che non potranno godere del vitalizio previsto per coloro
che NON hanno fatto almeno 2 anni 6 mesi e un giorno di legislatura che, in
questo caso, scattava il 29 ottobre 2008. CARUSO, LUXURIA...DOVRANNO ANDARE A
LAVORARE... ma perche'si pensa che si possa riuscire a fare in tre mesi
quello che non si è voluto fare in due anni??? non lo riesco a
capire...qualcuno me lo spieghi!con l'occasione mi faccia capire anche il
perche' se si pensa che Mortadella ha ben governato in questo biennio, c'e'
il timore di perdere la elezioni...gli italiani sapranno confermare il
consenso se prodi ha saputo infondere loro la felicita' promessa...sapranno
dimenticare l'indulto, le tasse, la monnezza, gli spacciatori, l'aids, la
criminalita' e i clandestini...la felicita' non ha prezzo...per tutto il
resto c'è Mortadel 05/02/2008 09:24 M, provincia di MO I politici
italiani attulmente in carica sia alla camera che al senato non dovrebbero
ripresentarsi alle prossime elezioni, anzi dovrebbero vergognarsi di aver
preso ancora una volta per i fondelli il popolo italiano. Perchè hanno
guardato solamente agli interessi personali invece di affrontare e risolvere
i tanti problemi del paese. Sono presenti 10 commenti, invia il tuo commento!
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confessa in TVMaurizio Crozza nei panni di Walter Veltroni Occhio al
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"generazione Moccia" del 05/02/2008 di Davide Costa Altro che colpa
della tv se gli arbitri sbagliano: a causa dei loro errori, falsata una
partita su due del 05/02/2008 di Mister X Alle elezioni. Ma senza condannati
né inquisiti del 05/02/2008 di Sandro Bugialli Giro di vite contro i
punkabbestia e i loro cani, sei d'accordo?Per chi voterai alle prossime
elezioni?Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio,
è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più
bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei
d'accordo?Sul selciato della piazza di Pesaro la prima pagina del Carlino del
'38 sulle leggi razziali: secondo te va rimossa?Prodi sarebbe un buon
presidente della Repubblica?I tacchi alti fanno bene all'amore, è
vero?Vota il gol di gennaioProvvedimenti per chiudere le strade ai tirIl
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durare?L'Authority dice basta processi in tvTassa di scopo per il
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( da "Corriere Adriatico" del
06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
E'
stato indetto ma si terrà il prossimo anno Riforma
elettorale slitta il referendum ROMA - Il referendum sulla legge elettorale è stato indetto per il 18 maggio. E'
quanto ha deciso il Consiglio dei ministri. La data del referendum
è subordinata allo scioglimento o meno delle Camere. Nel caso in cui
il presidente della Repubblica dovesse sciogliere il Parlamento, come tutti
ormai danno per scontato, la consultazione popolare slitterebbe
automaticamente al 2009.
In questo caso, spetterebbe al governo che si
formerà dopo le elezioni politiche approvare un provvedimento ad hoc
con la nuova data del referendum. Da parte del
governo in carica, indire intanto il referendum per
una data precisa è stato un atto dovuto per evitare che, a causa di un
"buco" interpretativo lasciato dalla legge,
si potesse chiedere al nuovo governo di indire comunque
il referendum entro il 15 giugno di quest'anno. Le elezioni anticipate
rendono ormai sicuro il rinvio del referendum sulla
legge elettorale. Questa situazione ha un precedente famoso nel primo referendum abrogativo della storia della Repubblica italiana. L'1
dicembre 1970 la Camera approvava definitivamente la legge
Fortuna-Baslini che introduceva il divorzio in Italia. Qualche mese prima, il
21 maggio, il Parlamento aveva anche approvato la legge
sui referendum, accelerata proprio in previsione di
un suo uso per l'abrogazione del divorzio che stava per arrivare. Quando il
comitato guidato da Gabrio Lombardi conclude la raccolta delle firme, il referendum, che si sarebbe dovuto svolgere nel 1972
("in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno"),
diventa però un rischio temuto da quasi tutti i partiti maggiori:
dalla Dc per paura delle fratture che potevano aprirsi tra lei e i suoi
alleati laici, dal Pci per il timore di essere sconfessato da parte del suo
elettorato. Il tacito accordo per rinviare il referendum
influisce pesantemente sulla decisione di sciogliere anticipatamente le
Camere e di andare al voto.
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( da "Padania, La" del
06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Il
futuro del Paese si gioca sui divani di Palazzo Giustiniani Iva Garibaldi
Roma - Si fa sempre più stretta la strada per Franco Marini. Il
presidente del Senato ieri s è pure un po risentito per certi titoli
su alcuni giornali che hanno parlato di missione impossibile riguardo al suo
tentativo di formare un nuovo Governo per fare la riforma elettorale.
"Qualche spiraglio c è" ha detto ma, al di là del
rigido cerimoniale di Palazzo Giustiniani, dove il presidente del Senato ha
iniziato ieri le consultazioni dei partiti, nei palazzi c è aria di
trasloco. Certo, nei corridoi di Montecitorio e sui divanetti in
transatlantico dove girovagano i deputati si continuano a fare i conti di un
improbabile sostegno per Marini. Con il centrodestra fermo sulla richiesta
del voto anticipato, la maggioranza politica, quella cioè senza i
senatori a vita, è difficile da trovare. "Alla fine Marini ce la
farà" dice senza troppa convinzione un deputato del
centrosinistra mentre un collega annuisce. Forse i numeri minimi potrebbero
anche esserci se rientrassero i due senatori dell Udeur. "Mastella non
voglio vederlo almeno per quindici anni" sbotta Paolo Cento dei Verdi.
Abbastanza lontano tanto da non sentirlo c è proprio un solitario
Mauro Fabris, capogruppo dei deputati del campanile. E c
è chi già pensa alla campagna elettorale e ai
manifesti, come Francesco Storace, e chi invece s affanna a presentare
tardive proposte di
legge che difficilmente il Parlamento
discuterà. È il caso di Egidio Pedrini dell Italia dei valori
che con tanto di conferenza stampa ha illustrato una pdl per l introduzione
del reato di sequestro di minore. "Mi pagano - dice - e quindi
lavoro" risponde a chi gli fa notare che le Camere difficilmente si
riuniranno a breve. Si incontrano come se avessero un appuntamento, invece,
un gruppetto di parlamentari del Pd: tra loro anche Antonello Soro e la
ministra Rosy Bindi. Ma gli sguardi sono comunque tutti rivolti al Senato
dove Marini ha fatto sapere incontrerà pure Montezemolo e i rappresentanti
delle associazioni che hanno sottoscritto il manifesto per la
governabilità. [Data pubblicazione: 01/02/2008].
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( da "Padania, La" del
06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
Per
evitare le elezioni il segretario del Pd vede come priorità il sistema
di voto Caro Veltroni la gente vuole il pane non la riforma elettorale Per evitare il ritorno al voto il Partito
Democratico e Walter Veltroni continuano a insistere su un solo argomento,
sempre lo stesso: non si può tornare a votare con la legge elettorale vigente. Un
tormentone che il sindaco di Roma continua a ripetere in continuazione come l
unica vera ragione per cui è necessario rinviare l appuntamento con le
urne. Lo ha ribadito anche ieri, appellandosi al senso di
responsabilità del rivale Silvio Berlusconi: "Ci sono tante
ragioni per far prevalere l'interesse nazionale sull'interesse di parte.
Avrebbe senso fare un'intesa adesso per scrivere le regole del gioco e poi
lasciare la scelta agli italiani". Evidentemente Veltroni, pur essendo
il sindaco di Roma, non gira molto per strada e non parla con i cittadini, altrimenti
saprebbe che quell interesse nazionale a cui si appella, presumibilmente
quell interesse del Paese e dei cittadini, non è certo la riforma
della legge elettorale. Le
famiglie non riescono ad arrivare a fine mese, a pagare le bollette, a stare
dietro ai mutui sulla casa che si impennano di mese in mese. La vera
priorità per il Paese è questa: il potere d acquisto troppo
basso, gli stipendi che ormai hanno un valore dimezzato, il caro mutui. E poi
ci sono altri problemi: la sicurezza su tutti e il mancato contrasto all
immigrazione clandestina. E ancora la cronica mancanza di infrastrutture,
basti vedere le code quotidiane sulle tangenziali milanesi. Senza contare
altri problemi: come la trattativa Alitalia e il futuro di Malpensa con
migliaia di posti di lavoro a rischio nel Nord. Tutti problemi concreti,
questi, che solo un Governo politico, che goda della fiducia del popolo,
dunque legittimato dal voto popolare, può essere in grado di
affrontare con la determinazione necessaria. Questo sembra essere l interesse
nazionale, non come sostiene Veltroni una legge elettorale che, anche se non verrà modificata,
permetterà comunque di avere una larga maggioranza sia alla Camera che
al Senato, visti i sondaggi che attribuiscono dai 12 ai 15 punti di vantaggio
al centrodestra. E proprio questo è il vero interesse, di parte, del
Pd e di Veltroni: evitare le urne e una sconfitta sicura. E così, dopo
aver messo in pista il tentativo di un Governo istituzionale, per tentare di guadagnare un anno di tempo prima del voto, per far
sbiadire il ricordo dei danni provocati dal Governo Prodi, e avere nel
frattempo una legge elettorale ad hoc per il Pd, grazie alla ghigliottina del referendum, Veltroni ieri ha tentato l ultima carta, quella della
disperazione: la grande coalizione, sfruttando l'appello dei poteri forti che
chiedono di non andare al voto. "La Confindustria, le forze
sociali, il Vaticano, tutti, insomma, dicono che bisogna fare le riforme e
nuove regole", ha chiosato il segretario del Partito Democratico,
ribadendo che per lui la vera priorità nazionale è la riforma
della legge elettorale. Un
tentativo disperato, esperito dopo aver visto fallire quello precedente, a
dir poco fantasioso, per evitare di andare al voto: denunciare una presunta
incostituzionalità della legge elettorale vigente, la legge 270
del 2005. Una denuncia lanciata dal capogruppo del Pd al Senato, Anna
Finocchiaro che ha avvertito che la legge attuale
è "una bomba a tempo, innescata sotto le nuove Camere", e
del suo vice, il dalemiano Nicola Latorre che ha rincarato la dose:
"Sono questioni che all'indomani delle elezioni potrebbero perfino
determinare un annullamento del voto qualora la Corte fosse
interpellata". Secondo il Pd, pertanto, votando con questa legge si rischierebbe di rendere illegittimo il nuovo
Parlamento. Non solo anche il referendum, andando ad
intervenire, abrogando alcuni punti, sulla stessa legge,
di fatto produrrebbe una legge sempre
incostituzionale. Dunque? Meglio evitare il voto e andare avanti, con
qualsiasi tipo di Governo, per riformare la legge elettorale. Un assurdità a cui ha subito replicato
: "La mistificazione, creata ad arte dalla sinistra, rispetto ad una
presunta incostituzionalità della legge elettorale vigente, nata da considerazioni gratuite e
forse neppure spontanee, e non da pronunciamenti, da parte della stessa Corte
Costituzionale, testimonia solo il terrore che la sinistra ha di andare al
voto. Ricordo che il Parlamento ha votato questa legge,
che il Presidente della Repubblica l'ha firmata e che la stessa è
stata utilizzata per votare e che nessuno, fino ad oggi, ha mai eccepito
sulla sua costituzionalità, e che si solleva il problema solo quando
la maggioranza di centrosinistra è andata in crisi. Che cose
miserabili: per salvare il culo si prendono gioco del Paese". Sulla
stessa linea Roberto Maroni che a Veltroni ha replicato: "Io mi
preoccupo delle emergenze di oggi. Bisogna dare al Paese subito un governo
che prenda le decisioni. Tutto il resto non sono altro che patetici pretesti
per rinviare le elezioni. Il referendum si
terrà se il Parlamento non farà una legge
elettorale, ma ora l'urgenza è andare alle
elezioni e dare un governo al paese che sappia dare risposte a tutte le
emergenze". Fabrizio Carcano [Data pubblicazione: 02/02/2008].
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( da "Quotidiano.net" del
06-02-2008)
Argomenti: Proposte di legge
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scelta obbligata ma sofferta" Prodi: "Sostengo il Pd ma non
corro" Verso le 11,30 il premier dimissionario andrà in Quirinale
e dopo aver controfirmato il decreto, indirrà verso le 13 il consiglio
dei ministri che indirà le elezioni per il 13-14 aprile Commenta Roma,
5 febbraio 2008 - ORE 12,47 PARLA PRODI "Ho posto dei limiti automatici
anche se non costituzionalmente previsti alla mia presenza in campagna elettorale, ma la mia adesione al Pd è piena e
coerente e sosterrò il Pd nei suoi obiettivi politici", ha detto
il presidente del Consiglio dimissionario Romano Prodi. NON MI CANDIDO
"Spero in una campagna elettorale pacata nei
toni e basata su un confronto costruttivo sul futuro del nostro Paese",
sottolinea il premier dimissionario. "La mia decisione è di non
candidarmi alle prossime elezioni", specifica il presidente del
consiglio, ricordando che si tratta di una decisione "già
annunciata che intendo confermare". SI' A ELECTION DAY La data delle
elezioni sara' fissata dal Consiglio dei ministri e "lo faremo in modo
possibilmente da limitare costi e incomodi per i cittadini, cercando di
mettere assieme elezioni locali e nazionali", continua Prodi.
"Più votazioni vengono raggruppate in un giorno, meglio è
per i cittadini italiani. Naturalmente nel rispetto delle leggi e delle
prerogative di autonomia che riguardano le elezioni dell'assemblea siciliana
che ha regole diverse da quelle delle altre regioni". HO SOSTENUTO
MARINI Romano Prodi non auspicava che l'esito della crisi fosse il voto
anticipato, e in questo senso ha sostenuto il tentativo esploratore condotto
da Franco Marini. Lo ha detto lo stesso premier incontrando i giornalisti a
Palazzo Chigi. Dopo lo scioglimento, ha spiegato, il governo
"resterà in carica fino alle elezioni e fino all'insediamento di
un nuovo governo, anche se limitatamente all'ordinaria amministrazione".
"Ciò non era nelle mie intenzioni", ha detto Prodi riguardo
all'esito della crisi, "né nei miei auspici. Per questo ho fortemente
sostenuto il tentativo di Marini per trovare un ampio consenso sulla legge elettorale". MORTI
BIANCHE "Incontrero' subito dopo il Consiglio dei ministri il ministro
Damiano in modo da accelerare gli ultimi ritocchi ai provvedimenti che
riguardano la sicurezza sul lavoro" perche' "e' indispensabile
andare avanti su questo tema" NOMINE "Uno dei problemi che si pone
sono le nomine delle società quotate il cui rinvio è un danno
al Paese. Si cercherà di procedere con un accordo o quantomeno con un
approfondito scambio con l'opposizione. Questa è la mia scelta proprio
perchè questo periodo preelettorale sia
affrontato nel modo più sereno possibile". Lo ha detto il
presidente del Consiglio dimissionario, Romano Prodi, in una conferenza
stampa a palazzo Chigi. ALITALIA "Faremo certamente tutto il possibile
per portare fino in fondo" la vendita di Alitalia. Lo assicura il
presidente del Consiglio Romano Prodi, nel corso di una conferenza stampa a
Palazzo Chigi. Si tratta, dice, di una vendita "necessaria e
indespensabile" che, sottolinea, "nessuno ha mai avuto il coraggio
di affrontare". ORE 11,50 PARLA NAPOLITANO ELEZIONI ANOMALE "La
decisione di sciogliere le Camere - dice il capo dello Stato - è
divenuta obbligata visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente
compiuto nella convinzione che elezioni cosi' fortemente anticipate
costituiscano una anomalia rispetto al normale succedersi delle legislature
parlamentari, non senza conseguenze sulla governabilita' del Paese".
"La decisione a cui sono giunto è scaturita da avvenimenti ben
noti: il venir meno della fiducia al governo e l'accertata
impossibilità di dar vita a una maggioranza che concordasse in tempi
brevi alla riforma elettorale". GRAZIE A MARINI
"Desidero pubblicamente ringraziare Marini per l'impegno e lo scrupolo
usati nel suo compito. Già a gennaio avevo segnalato la
necessità di cambiare la legge"
"L'incarico che avevo conferito al presidente Marini non è stato
purtroppo coronato da successo - ha detto Napolitano - come egli stesso mi ha
puntualmente riferito a conclusione di molteplici incontri condotti con un
impegno e uno scrupolo riconosciutigli da ogni parte, per i quali desidero
pubblicamente ringraziarlo". Il 30 gennaio scorso Napolitano aveva
conferito a Marini un incarico 'finalizzato' alla verifica di una maggioranza
politica necessaria alla modifica della legge elettorale. Solo se questa fosse stata riscontrata sarebbe
stato possibile formare un Governo 'funzionale' a questo scopo. DIALOGO
INELUDIBILE "Ho sempre e solo avuto di mira l'interesse comune a una
maggiore linearità, stabilità ed efficienza del sistema
politico istituzionale - ricorda Napolitano - il dialogo su questi temi, ora
interrottosi, resta un'esigenza ineludibile per il futuro del Paese". Di
qui una 'raccomandazione' per la campagna elettorale:
"Mi auguro perciò che la prossima campagna elettorale
si svolga in un clima rispondente a questa esigenza da molti ribadita anche
in questi giorni. E' il momento, per tutte le forze politiche, di dare prova
di senso di responsabilità richiesto dalle complesse prove cui
l'Italia è chiamata a far fronte" ore 11,30 PRODI AL COLLE Il
presidente del Consiglio dimissionario Romano Prodi è giunto al
Quirinale. Ad attenderlo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
per la firma e la controfirma del decreto di scioglimento delle Camere.
Successivamente, il premier tornerà a palazzo Chigi, dove è
stato convocato il Consiglio dei ministri che deciderà la data delle
elezioni anticipate. LA CRISI La crisi di governo, apertasi il 24 gennaio con
le dimissioni di Romano Prodi, giunge al capolinea domani mattina. Dopo aver
visto oggi pomeriggio i presidenti di Camera e Senato Fausto Bertinotti e
Franco Marini il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concluso
tutti i passaggi formali prima della "decisione più impegnativa e
grave" che l'articolo 88 della Costituzione gli affida. Domani mattina, infatti,
dovrebbe essere pronto il decreto del Presidente della Repubblica che
scioglie le Camere. Un atto che il premier 'dimissionario' Romano Prodi
dovrà controfirmare come prevede la prassi costituzionale. A
metà mattinata, dunque, il Professore salirà al Quirinale per incontrare
il Capo dello Stato e porre la parola fine ai 23 mesi della quindicesima
legislatura. Subito dopo lo stesso Napolitano potrebbe spiegare, secondo
l'obbligo di trasparenza con cui il presidente ha gestito tutta la crisi di
governo, le motivazioni che lo hanno indotto a sciogliere il Parlamento e
avviare il percorso che porterà a elezioni anticipate. E se il referendum non è più un ostacolo,
perchè una volta indetto - il Cdm di oggi ha stabilito la data del 18
maggio per la sua celebrazione - slitta automaticamente di un anno, l'ipotesi
del 13 aprile per le elezioni politiche si fa sempre più concreta. Una
volta varato il decreto di scioglimento delle Camere si dovrà fissare
la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere)
e quella della prima seduta delle Camere per l'elezione dei nuovi presidenti
(entro 20 giorni dalle elezioni). ORE 11, APERTA LA SALA STAMPA Sarà
aperta questa mattina, a partire dalle 11, la sala stampa al Quirinale,
allestita alla Vetrata del palazzo presidenziale, per le consultazioni del
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla crisi di governo. Sul
Colle è atteso il presidente del Consiglio dimissionario Romano Prodi.
ORE 13 CONSIGLIO DEI MINISTRI PER LE ELEZIONI Ultimi sgoccioli per la
quindicesima legislatura. In mattinata il capo dello Stato Giorgio
Napolitano, una volta conclusi tutti i passaggi formali firmerà il
decreto di scioglimento delle Camere. Un atto che il premier dimissionario
Romano Prodi dovrà controfirmare come prevede la prassi
costituzionale. Intorno alle 11.30, Prodi è atteso al Quirinale per
incontrare il presidente della Repubblica e porre la parola fine ai 23 mesi
di legislatura. Rientrato a palazzo Chigi, il Professore terrà una
riunione del Cdm, quella che indirà ufficialmente le elezioni, con la
data (sembra ormai certo il 13-14 aprile). La riunione del Consiglio dei
ministri è stata convocata alle 13, secondo quanto riferito da fonti
ministeriali. Sarà il Cdm, domani stesso, a scrivere il decreto per la
proclamazione dei comizi elettorali e toccherà allo stesso Prodi
salire di nuovo al Quirinale, accompagnato dal ministro dell'Interno Giuliano
Amato, per la controfirma del presidente della Repubblica. Da quel momento in
poi sarà aperta a tutti gli effetti la campagna elettorale.
E il Colle osserverà, con discrezione, il confronto tra schieramenti
tenendo sempre ferma la necessità di un dialogo costruttivo per il
bene del Paese al di là della "naturale dialettica"
politica. ORE 14,22 NAPOLITANO CONVOCA MARINI E BERTINOTTI Ai sensi
dell'articolo 88 della Costituzione, il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, ricevera' questa sera, al Palazzo del Quirinale, il Presidente
del Senato Franco Marini, alle 18 e il Presidente della Camera, Fausto
Bertinotti, alle 19. ORE 11, FISSATO IL REFERENDUM Il Consiglio dei ministri
ha approvato il Decreto presidenziale con sui si indice per il prossimo 18
maggio il referendum sulla legge
elettorale. Lo riferisce il ministro per i Rapporti
con il Parlamento, Vannino Chiti. Il presidente del Senato Franco Marini ha
rimesso al Capo dello Stato il mandato per la formazione di un governo
finalizzato a realizzare la riforma elettorale.
"Ho rimesso l'incarico che mi è stato conferito nelle mani del
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano", ha riferito Marini al
termine di circa mezz'ora di incontro al Quirinale. "Ho preso atto con
rammarico che una maggioranza precisa per fare la riforma elettorale
non c'è". Il presidente della Repubblica ha "preso atto di
quanto riferito" dal presidente Marini e lo ha "ringraziato per
l'alto senso di responsabilita' con cui ha svolto il compito
affidatogli", ha riferito il Segretario Generale del Quirinale Donato
Marra, al termine dell'incontro con il presidente Marini. LEGGE DA CAMBIARE
"è diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della
necessità di modificare la legge elettorale vigente. Non ho riscontrato però
l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di
riforma elettorale. Nel rammaricarmi della impossibilità
di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario per il paese, voglio
ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli incontri. Per queste
ragioni ho rimesso nelle mani del presidente della Repubblica l'incarico che
mi è stato conferito". Lo ha affermato il presidente del Senato
Franco Marini dopo l'incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano. QUATTRO GIORNI DI FUOCO Quattro giorni per un mandato
difficile, poi fallito per il muro invalicabile messo su dal centrodestra.
Franco Marini rinuncia all'incarico che Giorgio Napolitano gli ha affidato
nella speranza di cambiare la legge elettorale, e lo fa con rammarico, ancora convinto che la
riforma del sistema di voto fosse necessaria per il Paese. Che il compito
fosse gravoso Marini lo ha sempre ammesso, lasciando però sempre
qualche spiraglio aperto. Nei giorni scorsi il Presidente del Senato le ha
tentate tutte, seppure indirettamente, per convincere Berlusconi. Lo ha fatto
lasciando intendere che la bozza Bianco, da cui si partiva, potesse poi
essere migliorata; e lo ha fatto giocandosi la 'carta sociale', sperando in
un pressing da parte delle organizzazioni imprenditoriali, prima che
sindacali. Ma è stato proprio sabato, dopo che quelle consultazioni
non producevano nessuno spostamento nel centrodestra, che si è
convinto che non c'erano più i margini. Per questo le consultazioni di
ieri mattina non sono state l'ultima tappa del suo tentativo, ma la prima di
un nuovo percorso, che porterà alle urne. Perché Marini, e questo lo
ha ripetuto a Fini, Berlusconi e Veltroni, si è detto convinto che,
fallito il tentativo, non potessero esserci subordinate e
che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio
insomma, nemmeno mirato al solo referendum.
FORZA ITALIA E AN E ha ricevuto le risposte ormai già attese: il no
secco di Forza Italia e An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di
condizioni su soluzioni alternative. Salvo poi, ma questo è il
caso di Berlusconi, considerare il dialogo solo in un secondo momento,
appunto dopo il voto. Anche nell'incontro con il Pd c'è stata una
reciproca presa d'atto sul fatto che la partita fosse ormai chiusa. VELTRONI
Per Veltroni il no di Berlusconi ad un Governo anche limitato rappresenta
un'altra "occasione persa". Insomma, se come ha detto Marini
stasera al Quirinale, è stato impossibile individuare una maggioranza
per la riforma del voto, il Pd individua chiaramente in Silvio Berlusconi il
responsabile del fallimento. In ogni caso, ormai è aperta la strada
per il voto. E Marini, chiuso il giro di consultazioni con gli ex capi di
Stato ha chiesto subito di riferire a Napolitano, convinto che, quella di
stringere i tempi è, a questo punto, "un'esigenza del
Paese". NUOVI SCENARI Già domani il Capo dello Stato potrebbe
dare il via all'iter per lo scioglimento delle Camere per arrivare nella
giornata di mercoledì all'atto finale: la firma del decreto che manda
in soffitta la quindicesima legislatura. In un paio di giorni saranno
sbrigati tutti i passaggi formali per aprire la strada alle elezioni
anticipate, invocate fin dal giorno della caduta del governo Prodi, il 24
gennaio, da tutta l'opposizione e da qualche 'piccolo' della maggioranza. La
data su cui si sta concentrando l'attenzione per le politiche è il 13
aprile, mentre già domani dovrebbe essere stabilita quella per il referendum sulla legge elettorale. La prassi costituzionale prevede che il referendum slitti se, una volta indetto, vengono sciolte
le Camere. Niente ha potuto l'esplorazione di Marini che Napolitano ha
seguito passo dopo passo, niente l'appello del presidente incaricato a Forza
Italia, niente la speranza di trovare un interlocutore nelle associazioni
imprenditoriali che all'indomani dell'apertura della crisi sembravano
invocare, con una dichiarazione del presidente di Confindustria Luca Cordero
di Montezemolo, un governo 'ponte' per la riforma della legge
elettorale. Ma adesso, dopo la rinuncia di Marini,
argomentata con l"impossibilità" di trovare una maggioranza
su una "precisa" riforma della legge elettorale, sul tavolo del presidente sembra esserci solo
l'ipotesi delle urne anticipate. Avvalendosi dei poteri che gli sono
conferiti dall'articolo 88 della Costituzione Napolitano potrà
prendere, con ogni probabilità mercoledì, "la decisione
più impegnativa e grave affidata dalla Costituzione al presidente
della Repubblica". Una 'spia' delle intenzioni del Colle è anche
l'implicito riferimento ad uno scioglimento anticipato delle Camere contenuto
in una nota ufficiosa di oggi pomeriggio nella quale Napolitano ha fatto
sapere di avere chiesto che non decada la legislazione in materia di
sicurezza sul lavoro anche qualora finisca la legislatura. Primo passo per lo
scioglimento delle Camere sarà sentire i presidenti di Camera e
Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini, cosa che potrebbe avvenire
già domani dopo che Napolitano avrà presenziato, alle 11,
all'inaugurazione dell'anno giudiziario alla Corte dei Conti. Non è un
mistero che per Bertinotti la legislatura sia finita. Una volta firmato il
decreto di scioglimento delle Camere, che sarà controfirmato dal
presidente del consiglio 'sfiduciato' Romano Prodi, si dovrà fissare
la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo scioglimento delle
Camere) e quella della prima seduta delle Camere per l'elezione dei nuovi
presidenti (entro 20 giorni dalle elezioni). Potrebbe bastare un solo decreto
a stabilire queste scadenze ma più probabilmente a quello di
scioglimento delle Camere ne seguirà uno con la data dei comizi
elettorali, approvato dal Consiglio dei ministri. Decidere lo scioglimento
delle Camere dopo avere indetto il referendum
farà scattare lo slittamento della consultazione ed eviterà che
questa avvenga neanche due mesi dall'insediamento del nuovo Parlamento. La
partita più importante è ora decidere la data del voto che,
calendario e conti alla mano, dovrebbe essere il 13 aprile. Se le Camere
fossero sciolte entro un paio di giorni, domani o dopo domani, l'arco di tempo
utile (fissato per legge tra 45 e 70 giorni dallo
scioglimento) scadrebbe intorno alla metà di aprile. Se le Camere
fossero sciolte dopo e si avesse più tempo il 20 aprile non sarebbe
una data buona perchè coinciderebbe con la Pasqua ebraica. Resta da vedere
come regolarsi per la tornata di amministrative, che per legge
dovrebbero tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno. Possibile una seconda
data, magari a maggio, ma anche un election day che necessiterebbe di un
decreto per i due giorni di anticipo. Argomenti che potrebbero essere
affrontati già domani nel Consiglio dei ministri che indirrà la
data per il referendum. Un atto dovuto, dopo la
sentenza della Consulta, e dunque il Governo procederà, indicato
probabilmente la prima domenica di giugno - l'otto -, salvo prevedere poi lo
slittamento, di un anno, dopo lo scioglimento delle Camere. GRAFICO Gli
scenari possibili - ORA PER ORA La giornata di lunedì - ROVATI
"Prodi sarebbe un ottimo presidente"Crozza imita Veltroni: il
partito 'Ma anchista'Per chi voterai alle prossime elezioni? - Prodi sarebbe
un buon presidente della Repubblica? Commenti Invia commento Segnala ad un
amico 06/02/2008 09:46 M, provincia di NO Non se ne poteva più!
06/02/2008 07:07 M, provincia di FI Oggi è il giorno delle Ceneri:
ottimo per sciogliere le Camere ! 06/02/2008 07:04 F, provincia di TO
Finalmente si va a votare e, se votiamo bene, non i partitini, tutte le
zavorre vengono annullate, e anche i vari Caruso ecc. Ma il signore di
Ravenna ha letto ieri che un signore di Genova è stato arrestato per
turbativa d'asta? Forse un pò di obiettività non farebe male,
non è vero? 06/02/2008 06:14 M, provincia di LU Mi spiace che un uomo
navigato come il nostro presidente non avesse capito come risolvere la crisi
di governo! Semplicissimo affidare l'incarico a Benedetto XVI e per almeno
2000 anni il governo non sarebbe caduto. Il Papa ha tanta voglia di fare
politica, un pò meno di evangelizzare il mondo, a lui basta l'Italia,
rivuole lo stato pontificio, visto che con la cristianissima Spagna ha
pensato Zapatero a metterlo a posto. Viva la Spagna 05/02/2008 20:22 M,
provincia di BO Finalmente si può mandare a casa la banda bassotti
Frodi, Fisco e Padoa Tassa... ci hanno rapinato per due anni... speriamo che
non riescano nei pochi giorni che gli restano a sperperare i nostri soldi e a
garantirsi nomine rilevanti nelle PA 05/02/2008 19:59 M, provincia di LI 400
PARLAMENTARI, SONO RIMASTI FREGATI, PERCHE' LA LEGISLATURA NON HA COMPIUTO
L'ITER PREVISTO, DI : DUE ANNI SEI MESI E UN GIORNO . QUINDI : NIENTE
PENSIONE, ANZI DEVONO TORNARE A LAVORARE, ( SE SANNO COSA VUOL DIRE QUESTA
PAROLA ). BEN SAPENDO CHE LA SINISTRA IN SPECIAL MODO , " I TROMBATI
" CERCA SEMPRE DI RICICLARLI IN QUALCHE BUCHETTO . COMUNQUE ,
L'IMPORTANTE CHE PER ORA SE NE TORNINO A CASA ! ! ULISSE 05/02/2008 17:12 M,
provincia di RA caro BO delle 13.14 le ultime due righe del tuo commento le
ho sentite sempre da decenni a questa parte,ma han sempre detto:non veda la
destra quello che fa la sinistra e viceversa quindi il bene del paese non lo
faranno mai.Facciamo prima il referendum x scegliere
che i candidati li eleggiamo noi e non il partito e poi andiamo alle elezioni
e che vinca il migliore. Togliamo dalle scatole tutti gli indagati,i
presunti,i miracolati ecc.forse le cose potrebbero andare meglio. Grazie
dell'attenzione.... 05/02/2008 16:11 F, provincia di MI siccome le votazioni
ci costano un sacco di soldi, e non risolvono nulla, perchè sempre le
stesse persone si palleggiano il potere, propongo che queste vengano pagate
con i vari fondi dei politici. vogliamo scommettere che si impegnerebbero un
po' di piu' per il ns. paese? 05/02/2008 15:22 M, provincia di BO
purchè non facciano troppo tardi: Napolitano ha una certa età,
e non può affaticarsi troppo...e un po' di ripestto per gli
ottuagenari, e che diamine... 05/02/2008 13:14 M, provincia di BO non capisco
il commento del lettore che subito ha detto (perchè cosa faceva il
precedente governo?) ma è ora di finirla, ognuno guardi i risultati
oggettivi del proprio schieramento e sappia fare autocritica, se no andremo
sempre peggio. il governo Berlusconi, e soprattutto gli alleati, hanno
sbagliato lasciando fare a Berlusconi leggi ad personam, ma il centro
sinistra col carrozzone che aveva non poteva che fare questa fine, governo impresentabile.
Subito dopo il voto si accantonino i consensi e si pensi al bene del paese,
ma tutti sia di destra che di sinistra sappiano dire bravi se si fanno cose
buone e criticare se si fanno cose cattive. Sono presenti 16 commenti, invia
il tuo commento! Successivo Pagine: 1 2 Email: Sesso: Anno di nascita:
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neve'Recital di canto, tenore José BrosStagione concertistica 2007/
08Concerto con violoncello, clarinetto e pianoforteTeatrosanziourbino: Sei
brillanti. Giornaliste NovecentoStagione teatrale 2007 / 2008: Le lacrime
amare di Petra Von Kant'Il deficente''Time code', l'omaggio al videoStagione
teatrale 2007 / 2008: La Sirena'L'incontro''Le intellettuali', di
Molière Gennaro Laudano, il decano del naturalismoAddio al guru dei
BeatlesLa ricettaConoscere meglio il signore del boscoLe colibrì a
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Eppure Sentire (Un Senso di Te)L'Inter scappa, il Milan rimonta, ma gli
arbitri sono un disastroI venticinque anni di 'Thriller'. Un film ne racconta
la storiaDite a Collina che l'Inter non ha bisogno di regali Occhio al
bicchiere: gira la droga dello stupro del 06/02/2008 di Massimo Pandolfi
Cominciano a ragionare del 05/02/2008 di Francesco Ghidetti I giovani e la
"generazione Moccia" del 05/02/2008 di Davide Costa Altro che colpa
della tv se gli arbitri sbagliano: a causa dei loro errori, falsata una
partita su due del 05/02/2008 di Mister X Alle elezioni. Ma senza condannati
né inquisiti del 05/02/2008 di Sandro Bugialli Giro di vite contro i
punkabbestia e i loro cani, sei d'accordo?Per chi voterai alle prossime
elezioni?Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio,
è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più
bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei
d'accordo?Sul selciato della piazza di Pesaro la prima pagina del Carlino del
'38 sulle leggi razziali: secondo te va rimossa?Prodi sarebbe un buon
presidente della Repubblica?I tacchi alti fanno bene all'amore, è
vero?Vota il gol di gennaioProvvedimenti per chiudere le strade ai tirIl
matrimonio di Nicolas Sarkozy e Carla Bruni è destinato a
durare?L'Authority dice basta processi in tvTassa di scopo per il
metrò, favorevole o contrario?Catherine Zeta Jones eletta la
più bella del mondo. Sei d'accordo? LA FOTO DEL GIORNO "Troppi
spot in tv" La Ue ci bacchetta Il commissario Ue ai Media Viviane
Reding: "La durata delle pubblicità di 12 minuti l'ora non viene
rispettata, le televendite non sono incluse in questi 12 minuti e
l'autopromozione non viene considerata pubblicità. In più le
sanzioni contro chi viola le norme sono deboli" LEGGI LA NOTIZIA RICERCA
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( da "Affari Italiani (Online)" del
06-02-2008)
Argomenti: Aspetti Legali
Si
vota il 13-14 aprile: "Elezioni così anticipate sono un'anomalia.
La mia scelta è stata obbligata". Prodi: non mi candido Mercoledí
06.02.2008 15:10 --> Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,
ha ufficializzato con un decreto, controfirmato da Romano Prodi, lo
scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Una
decisione presa, come lui stesso ha spiegato in una breve comunicazione, con
il grande "rammarico di dover chiamare gli italiani
alle urne senza che la riforma elettorale sia
stata approvata". Come anticipato da Affari, il consiglio dei ministri
ha indicato le date del 13 e 14 aprile per le prossime elezioni politiche. I
partiti dovranno decidere le alleanze entro il due marzo. Tra le ore 8 del 29
febbraio e le ore 16 del 2 marzo i partiti dovranno depositare il loro
simbolo al Viminale. All'atto del deposito del simbolo, i partiti
posono effettuare una dichiarazione di collegamento in coalizione. Tali
dichiarazioni di collegamento devono essere reciproche. I collegamenti in
coalizione hanno rilievo al fine del riparto dei seggi e dell'attribuzione
del premio di maggioranza. L'elenco dei collegamenti, una volta accertata la
regolarità delle dichiarazioni, verrà pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale. Contestualmente al deposito del simbolo, i partiti dovranno
depositare il programma elettorale, nel quale
dichiarano il nome della persona da loro indicata come capo della forza
politica. Se collegati in coalizione, essi depositano un unico programma elettorale, nel quale dichiarano il nome della persona da
loro indicata come unico capo della coalizione. LE PAROLE DEL PRESIDENTE
Napolitano ha spiegato che la decisione è stata inevitabile, dopo il
fallimento del mandato esplorativo affidato al presidente del Senato, Franco
Marini. Un lavoro, quello portato avanti per una settimana dalla seconda
carica dello Stato, che malgrado "impegno e scrupolo" che il capo
dello Stato giudica encomiabili, "non è purtroppo stato coronato
da successo". Napolitano non ha nascosto la propria delusione per il
passo che ha dovuto compiere. "Già nel febbraio dello scorso anno
- ha fatto notare il presidente - rinviando al Parlamento il governo
dimissionario avevo evidenziato la necessità di una modifica del sistema elettorale vigente. Ma nella discussione che da
allora è seguita hanno a lungo pesato incertezze tra le forze
politiche. Si era tuttavia giunti nelle ultime settimane sulla soglia di una
possibile conclusione: di qui il mio auspicio affinché si procedesse con
quella riforma come primo passo verso una revisione delle regole di
funzionamento della competizione politica". Ma il precipitare della
situazione ha impedito l'intesa tra le forze politiche e il netto no
dell'opposizione ha legato le mani anche al Quirinale, che in questa
situazione non ha potuto fare altro che chiudere la legislatura. "La
decisione di sciogliere le camere è divenuta obbligata - ha detto
Napolitano - visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente ocmputo
nella convinzione che elezioni così fortemente anticipate
costituiscano un'anonamlia rispetto al normale succedersi delle legislature
parlamentari e non senza conseguenze sulla governabilità del
Paese". Napolitano ha però voluto esprimere pubblicamente
l'auspicio che il confronto tra i Poli non sia del tutto tramontato: "Il
dialogo su questi temi, ora rottosi, resta un'esigenza ineludibile per il
futuro del Paese - ha detto -. Mi auguro che campagna elettorale
si fondi dunque su quell'esigenza ed è il momento per le forze
politiche di dare prova di senso di responsabilità per fare fronte
agli impegni a cui l'Italia è chiamata". SEGUE/ PRODI: NON MI
CANDIDO.
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ARTICOLI DEL 5-2-2008
Marini
rinuncia, alle urne entro il 13 aprile ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 05-02-2008)
Abstract: alle
urne entro il 13 aprile "Non c'è una significativa maggioranza
per le riforme". Oggi il governo Prodi indice il referendum ROMA Franco
Marini non ce l'ha fatta. Ieri sera è tornato al Quirinale e ha
rimesso nella mani di Giorgio Napolitano l'incarico di formare un governo per
approvare una nuova legge elettorale.
Il
presidente Napolitano domani dovrebbe sciogliere le Camere. Slitta il
referendum: oggi il governo fissa la data ( da "Stampa, La" del 05-02-2008)
Abstract: occasione
persa sulle riforme. Berlusconi: le faremo dopo le urne "Ho rimesso
l'incarico affidatomi nelle mani del Presidente della Repubblica".
Franco Marini spiega: "C'è la volontà di modificare la
legge elettorale, non ho riscontrato però l'esistenza di una
significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale".
Marini
si è arreso, decide il Colle: Tutti vogliono cambiare la legge
elettorale, ma una maggioranza non c'è ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 05-02-2008) + 1 altra
fonte
Abstract: impossibilità
di trovare un accordo tra le principali forze politiche sul varo di un
governo che mettesse mano alla legge elettorale. Il presidente della
Repubblica ringrazia e riflette sulla prossima mossa, lo scioglimento, che
dovrà essere preceduto dal decreto con il quale si fissa la data per
il referendum elettorale che poi potrà essere, come prescrive la
legge, rinviato di un anno.
Di
MARCO SASSANO - ROMA - E' FATTA. Il presidente del Senat ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 05-02-2008) + 1 altra
fonte
Abstract: impossibilità
di trovare un accordo tra le principali forze politiche sul varo di un
governo che mettesse mano alla legge elettorale. Il presidente della
Repubblica ringrazia e riflette sulla prossima mossa, lo scioglimento, che
dovrà essere preceduto dal decreto con il quale si fissa la data per
il referendum elettorale che poi potrà essere, come prescrive la
legge, rinviato di un anno.
Referendum,
oggi la data ma slitta al prossimo anno ( da "Repubblica, La" del 05-02-2008)
Abstract: dei
ministri fisserà oggi la data del referendum sulla legge elettorale
dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale. "Un atto
dovuto", spiega il portavoce di Palazzo Chigi Silvio Sircana che segue
il normale iter previsto dalla Costituzione in materia referendaria. Un atto
che diventerà ininfluente nel momento in cui il presidente della
Repubblica scioglierà il Parlamento,
Napolitano
deluso: "un'occasione mancata" - giorgio battistini ( da "Repubblica, La" del 05-02-2008)
Abstract: ingarbugliata
vicenda di questo scioglimento anticipato è "arricchito",
stavolta, da due problemi. Il referendum popolare già indetto contro
la legge elettorale, che andrà spostato di almeno un anno dopo le
elezioni. E la sentenza della Corte costituzionale che ha espresso forti
dubbi sulla legge elettorale, quella con la quale si andrà a votare
fra due mesi.
Marini
rinuncia, elezioni più vicine ( da "Tirreno, Il" del 05-02-2008) + 1 altra
fonte
Abstract: dunque
sbagliato "precipitare verso elezioni con questa legge elettorale.
C'è il rischio di coalizioni eterogenee, confuse, di tanti
partiti". Proprio per questo, anche se è stato impossibile fare
la riforma della legge elettorale, il Pd farà la sua riforma politica,
presentandosi da solo, con la propria identità e il proprio programma.
Verso
il voto ( da "Tirreno, Il" del 05-02-2008)
Abstract: di
caduta di Prodi saremmo dovuti subito tornare al voto, o sbaglio?). L'ultima
trovata di Veltroni è apparsa una ciliegina sulla torta. Senza
scomporsi ha proposto che il governo per le riforme si occupi, oltre che
della legge elettorale, anche della modifica dell'attuale bicameralismo
perfetto, per far sì che le leggi dello Stato vengano approvate da una
sola delle due Camere (
Marini
ha rinunciato all'incarico "Non c'è maggioranza per le
riforme" Verso il voto in aprile, forse il 13 ( da "Quotidiano.net" del 05-02-2008)
Abstract: potessero
esserci subordinate e che il suo mandato era limitato ad un Governo per la
riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico.
Nessun governicchio insomma, nemmeno mirato al solo referendum. Ed ha
ricevuto le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia e
An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni
alternative.
ESPLORATORE
AL CAPOLINEA Marini ci arriva: <Non c'è maggioranza> ( da "Libero" del 05-02-2008)
Abstract: ha
incaricato Marini di verificare se riuscisse a formare un governo su una
proposta di riforma elettorale. Accettato il mandato più per spirito
di servizio che per convinzione, il presidente del Senato non ha mai nutrito
illusioni su un esito positivo della sua esplorazione supplementare, come ha
confidato in questi giorni a senatori di maggioranza e di opposizione.
Svp
spiazzata dal voto <Non ci schieriamo> ( da "Corriere Alto Adige" del 05-02-2008)
Abstract: negativa"
è che in aprile si andrà a votare con l'attuale legge
elettorale. Un problema che si preannuncia complesso per la Stella Alpina in
vista delle elezioni provinciali di fine ottobre. "è un peccato
che non si sia trovato un accordo per riformare la legge elettorale - afferma
Brugger - a soffrirne ora sarà l'Italia.
Camere
sciolte? Resta il rischio ricorso ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-02-2008)
Abstract: poiché
la legge elettorale è quella che regola il modo di esercizio del voto
e il meccanismo di trasformazione dei voti in seggi, si dovrebbe fare la
riforma per poter poi votare sulla base delle nuove regole, e non votare per
poi cambiare la legge, sulla cui base sarebbe stato nel frattempo ormai
già formato il Parlamento.
Il
Consiglio dei ministri si riunisce per indire il referendum, ma si votera'
nel 2009 ( da "Rai News 24" del 05-02-2008)
Abstract: indizione
del referendum popolare abrogativo di talune norme della legge elettorale.
L'indizione del referendum sulla legge elettorale da parte del Consiglio dei
ministri "e un atto dovuto", ha sottolineato il portavoce del
governo Silvio Sircana ricordando che l'ammissibilita della consultazione,
dopo la raccolta delle firme, e stata annunciata dalla Corte Costituzionale.
Articoli
(
da "Piccolo di Trieste, Il" del
05-02-2008)
Il presidente del
Senato ha rimesso ieri sera al Quirinale il mandato esplorativo che gli era
stato assegnato da Napolitano Marini rinuncia, alle urne
entro il 13 aprile "Non c'è una significativa maggioranza per le
riforme". Oggi il governo Prodi indice il referendum ROMA
Franco Marini non ce l'ha fatta. Ieri sera è tornato al Quirinale e ha
rimesso nella mani di Giorgio Napolitano l'incarico di formare un governo per
approvare una nuova legge elettorale. Fra oggi e domani il Capo dello Stato, dopo aver
sentito i presidenti di Camera e Senato, e il presidente del Consiglio,
dovrebbe firmare il decreto di scioglimento delle Camere. A meno di due anni
di distanza, l'Italia tornerà al voto per nuove elezioni politiche.
Con molta probabilità il 13 e 14 aprile. È la cronaca dunque di
una sconfitta annunciata. Il Capo dello Stato prende atto e ringrazia il
presidente del Senato per l'alto senso di responsabilità. Ora il
testimone passa di nuovo nelle sue mani. Sono ore di riflessione per il Presidente
della Repubblica, ma è molto probabile che tra oggi e domani decida di
sciogliere le Camere. Il che vorrebbe dire andare alle urne tra fine marzo e
la metà del mese successivo. Le date però in pole position sono
il 6 o il 13 aprile. Ed è immaginabile che proprio l'organizzazione
della tornata elettorale sia stata al centro del
colloquio del Capo dello Stato, che ha ricevuto anche il governatore di
Bankitalia Mario Draghi, con il ministro dell'interno Giuliano Amato.
L'arrivo del Governatore al Quirinale ha anche fatto immaginare in ambienti
parlamentari un estremo tentativo di formare un governo tecnico per le
riforme, con l'appoggio di alcuni settori del centrodestra. Scenario che
è durato una manciata di ore. Marini dopo aver sentito Silvio
Berlusconi, Walter Veltroni e Gianfranco Fini, nonchè i presidenti
emeriti della Repubblica, è andato a riferire a Napolitano e dopo
circa mezz'ora di colloquio al Quirinale, ha annunciato le sue conclusioni.
Ha detto di aver riscontrato fra le forze politiche la "diffusa consapevolezza
della necessità di modificare la legge elettorale", ma anche di non aver riscontrato una
"significativa maggioranza" su una proposta di riforma. Marini si
è rammaricato di aver constatato l'impossibilità di raggiungere
"un obiettivo che ritengo necessario per il Paese", e per queste
ragioni ha rimesso il suo incarico. Napolitano lo ha ringraziato per
"l'alto senso di responsabilità" dimostrato. Ma anche Casini
gli ha reso l'onore delle armi: "Si è comportato da galantuomo,
la sua esplorazione non è stata inutile, ha posto le basi per uno
svelenimento nei rapporti tra le forze politiche e perché la prossima
legislatura sia costituente". Il referendum elettorale, la politica di contrasto all'evasione fiscale,
ma anche le norme per la sicurezza sul posto di lavoro. Il governo Prodi
resterà in carica fino alle elezioni, con poteri ridotti e limitati,
ma ci sono alcune materie su cui deve mantenere vigile la propria attenzione.
Lo dice il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a proposito della
sicurezza sui luoghi di lavoro, lo dice il viceministro Visco della lotta
all'evasione fiscale. Intanto oggi il Consiglio dei ministri fissa la data
del referendum elettorale.
"Un atto dovuto, nel rispetto del dettato costituzionale",
chiarisce il portavoce di Palazzo Chigi, Silvio Sircana. Di fatto il referendum non si terrà nella data che il governo
sceglierà, con lo scioglimento delle Camere scatta
l'impossibilità di tenere la consultazione, che così slitta di
almeno un anno. "Nel governo qualcuno non ama i referendari - commenta
Roberto Calderoli, Lega - la convocazione del Consiglio dei ministri non va a
loro favore, bensì sancisce che il referendum
slitterà di un anno. Slittamento che è pacifico per quelli
indetti, ma altrettanto non lo è per quelli non ancora indetti".
Come a dire che se la data non fosse stabilita il referendum
potrebbe anche tenersi pochi mesi dopo le elezioni. "Di sicuro - dice
Mario Segni, uno dei promotori del referendum -
c'è che la consultazione con l'ammissibilità decretata dalla
Corte Costituzionale ormai è incardinato ed è impossibile non
tenerlo".
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(
da "Stampa, La" del 05-02-2008)
Marini lascia, si
vota ad aprile Veltroni: occasione persa sulle riforme.
Berlusconi: le faremo dopo le urne "Ho rimesso l'incarico affidatomi
nelle mani del Presidente della Repubblica". Franco Marini spiega:
"C'è la volontà di modificare la legge elettorale, non ho riscontrato però l'esistenza di una
significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale". A Marini Silvio Berlusconi aveva ribadito la sua
posizione, favorevole alle elezioni, dopo le quali sarà possibile
"la prosecuzione del dialogo". Il leader del Pd Veltroni ha invece
commentato dicendo che si tratta di "un'occasione persa". Il
ricorso alle urne pare ormai vicino: si voterà entro il 13 aprile. DA
PAG. 2 A
PAG. 7.
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(
da "Nazione, La (Nazionale)" del
05-02-2008)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il (Nazionale))
Marini si è
arreso, decide il Colle: "Tutti vogliono cambiare la legge
elettorale, ma una maggioranza non c'è"
di MARCO SASSANO ? ROMA ? E' FATTA. Il presidente del Senato Franco Marini
rinuncia all'incarico che Giorgio Napolitano gli aveva affidato perché ha
preso atto dell'impossibilità di trovare un
accordo tra le principali forze politiche sul varo di un governo che mettesse
mano alla legge elettorale. Il presidente della Repubblica ringrazia e riflette sulla
prossima mossa, lo scioglimento, che dovrà essere preceduto dal
decreto con il quale si fissa la data per il referendum elettorale che poi potrà essere, come prescrive la legge, rinviato di un anno. Solo così si può
infatti evitare che la consultazione popolare si tenga a due mesi di distanza
dall'insediamento del nuovo Parlamento. VISTO QUESTO delicato problema il
decreto di scioglimento si potrà avere da domani pomeriggio in poi. E
si andrà al voto a metà aprile con in carica il governo Prodi
per il disbrigo degli affari correnti: un successo aggiuntivo per Berlusconi
e una sconfitta per Veltroni. La quindicesima legislatura morirà
così, avendo meno di due anni di vita. Marini, ieri sera, è
stato a colloquio con il Capo dello Stato per 35 minuti. Al termine si
è presentato davanti ai cronisti, nell'ampio corridoio davanti allo
Studio alla Vetrata, il segretario generale della Presidenza, Donato Marra, leggendo uno stringatissimo comunicato. "Il
Presidente della Repubblica ha ricevuto il Presidente del Senato che gli ha
riferito sull'esito dell'incarico conferitogli il 30 gennaio scorso. Il
Presidente della Repubblica ha preso atto di quanto riferito dal presidente
Marini e lo ha ringraziato per l'alto senso di responsabilità con cui
ha svolto il compito affidatogli". Marra si ritira e appare Marini che
fa il punto: "Il Presidente mi ha conferito l'incarico di verificare le
possibilità di consenso su una riforma della legge
elettorale e di sostegno a un governo funzionale
all'approvazione di una tale riforma nell'assunzione delle decisioni
più urgenti". Si sarebbe trattato, in buona sostanza, di quel
"governo funzionale e finalizzato", la cui ipotesi ha rappresentato
la principale novità costituzionale di questa crisi. Subito dopo
Marini ha ricordato che nel corso di queste giornate di consultazioni ha
incontrato "le delegazioni delle forze politiche, i presidenti delle
organizzazioni imprenditoriali, i segretari delle organizzazioni sindacali
più rappresentative, nonché il comitato promotore del referendum e il comitato per la riforma elettorale".
Per Marini "è diffusa tra le forze politiche la consapevolezza
della necessità di modificare la legge elettorale vigente". Però "non ho
riscontrato l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa
ipotesi di riforma elettorale". Conclusione:
"Nel rammaricarmi dell'impossibilità di raggiungere un obiettivo
che ritengo necessario per il Paese, voglio ringraziare tutti coloro che
hanno partecipato agli incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del
Presidente della Repubblica l'incarico che mi è stato conferito".
CHE NAPOLITANO si prepari a compiere l'atto più difficile per un Capo
dello Stato ? lo scioglimento anticipato delle Camere ? è chiaro anche
per i due incontri ufficiali che ieri ha voluto avere: quello con il ministro
degli Interni, Giuliano Amato, e quello con il governatore della Banca
d'Italia, Mario Draghi. Questa mattina, invece, ha deciso di intervenire alla
cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario della Corte dei Conti
per ascoltare la relazione del presidente Tullio Lazzaro. - -->.
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(
da "Nazione, La (Nazionale)" del
05-02-2008)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il (Nazionale))
Di MARCO SASSANO ?
ROMA ? E' FATTA. Il presidente del Senato Franco Marini rinuncia all'incarico
che Giorgio Napolitano gli aveva affidato perché ha preso atto dell'impossibilità di trovare un accordo tra le principali
forze politiche sul varo di un governo che mettesse mano alla legge elettorale. Il presidente della Repubblica ringrazia e riflette sulla
prossima mossa, lo scioglimento, che dovrà essere preceduto dal
decreto con il quale si fissa la data per il referendum elettorale che poi potrà essere, come prescrive la legge, rinviato di un anno. Solo così si può
infatti evitare che la consultazione popolare si tenga a due mesi di distanza
dall'insediamento del nuovo Parlamento. VISTO QUESTO delicato problema il
decreto di scioglimento si potrà avere da domani pomeriggio in poi. E
si andrà al voto a metà aprile con in carica il governo Prodi
per il disbrigo degli affari correnti: un successo aggiuntivo per Berlusconi
e una sconfitta per Veltroni. La quindicesima legislatura morirà
così, avendo meno di due anni di vita. Marini, ieri sera, è
stato a colloquio con il Capo dello Stato per 35 minuti. Al termine si
è presentato davanti ai cronisti, nell'ampio corridoio davanti allo
Studio alla Vetrata, il segretario generale della Presidenza, Donato Marra, leggendo uno stringatissimo comunicato. "Il
Presidente della Repubblica ha ricevuto il Presidente del Senato che gli ha
riferito sull'esito dell'incarico conferitogli il 30 gennaio scorso. Il
Presidente della Repubblica ha preso atto di quanto riferito dal presidente
Marini e lo ha ringraziato per l'alto senso di responsabilità con cui
ha svolto il compito affidatogli". Marra si ritira e appare Marini che
fa il punto: "Il Presidente mi ha conferito l'incarico di verificare le
possibilità di consenso su una riforma della legge
elettorale e di sostegno a un governo funzionale
all'approvazione di una tale riforma nell'assunzione delle decisioni
più urgenti". Si sarebbe trattato, in buona sostanza, di quel
"governo funzionale e finalizzato", la cui ipotesi ha rappresentato
la principale novità costituzionale di questa crisi. Subito dopo
Marini ha ricordato che nel corso di queste giornate di consultazioni ha
incontrato "le delegazioni delle forze politiche, i presidenti delle
organizzazioni imprenditoriali, i segretari delle organizzazioni sindacali
più rappresentative, nonché il comitato promotore del referendum e il comitato per la riforma elettorale".
Per Marini "è diffusa tra le forze politiche la consapevolezza
della necessità di modificare la legge elettorale vigente". Però "non ho
riscontrato l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa
ipotesi di riforma elettorale". Conclusione:
"Nel rammaricarmi dell'impossibilità di raggiungere un obiettivo
che ritengo necessario per il Paese, voglio ringraziare tutti coloro che
hanno partecipato agli incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del
Presidente della Repubblica l'incarico che mi è stato conferito".
CHE NAPOLITANO si prepari a compiere l'atto più difficile per un Capo
dello Stato ? lo scioglimento anticipato delle Camere ? è chiaro anche
per i due incontri ufficiali che ieri ha voluto avere: quello con il ministro
degli Interni, Giuliano Amato, e quello con il governatore della Banca
d'Italia, Mario Draghi. Questa mattina, invece, ha deciso di intervenire alla
cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario della Corte dei Conti
per ascoltare la relazione del presidente Tullio Lazzaro. - -->.
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(
da "Repubblica, La" del 05-02-2008)
ROMA - Il Consiglio
dei ministri fisserà oggi la data del referendum sulla legge elettorale dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale. "Un
atto dovuto", spiega il portavoce di Palazzo Chigi Silvio Sircana che
segue il normale iter previsto dalla Costituzione in materia referendaria. Un
atto che diventerà ininfluente nel momento in cui il presidente della
Repubblica scioglierà il Parlamento, facendo slittare il voto
sui tre quesiti al 2009. Tutto semplice, in apparenza. Ma in realtà la
decisione del Consiglio dei ministri stoppa sul nascere polemiche su un
presunto dubbio interpretativo della legge sul referendum. Votando per le politiche il 13 aprile, ci si
chiede, il nuovo governo ha l'obbligo di far svolgere il referendum
entro il successivo 15 giugno? Molti rispondono no perché la norma appare
chiara: lo scioglimento rinvia tutto all'anno successivo. Anche in caso la
data del voto referendario non sia stata ancora fissata. Ad alimentare la
polemica ci pensa Roberto Calderoli, sicuro che a Palazzo Chigi qualcuno non
ami i referendari. La decisione del Cdm, dice il senatore leghista,
"sancisce che il referendum slitterà
all'anno prossimo, visto che la sospensione del referendum,
in caso si verifichi lo scioglimento delle Camere, è pacifica per
quelli già indetti ma altrettanto non lo è rispetto a quelli
non ancora indetti". Pronta la replica di Giovanni Guzzetta: "Non
si chiude nessuna porta, l'indizione del referendum
è un atto dovuto che lascia impregiudicato qualsiasi effetto, non modifica
in nulla il destino del referendum", dice il
leader del comitato.
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(
da "Repubblica, La" del 05-02-2008)
Napolitano deluso:
"Un'occasione mancata" Marini al Colle: "Giorgio mi spiace, il
Cavaliere è stato irremovibile" Il Quirinale Il presidente del
Senato: "Ho trovato davanti a me posizioni già
preelettorali" GIORGIO BATTISTINI ROMA - L'aspettava. Se l'aspettava.
Quando Franco Marini l'ha chiamato nel pomeriggio di ieri, Giorgio Napolitano
già sapeva che il tentativo affidatogli il 30 gennaio scorso s'era
esaurito in un nulla di fatto. Non una perdita di tempo, quello no. Giacchè
da molti mesi è apparso chiaro che la coalizione di destra, quella che
da quasi due anni, all'indomani delle precedenti elezioni del 2006, va
predicando elezioni anticipate, era intenzionata a parlare di riforma elettorale solo dopo aver incassato i nuovi rapporti di
forza elettorali. Nella certezza di un risultato largamente favorevole. Se
l'aspettava, il presidente. Ma c'è rimasto male, molto male.
"Un'occasione persa, davvero. Un'occasione quasi perfetta", l'hanno
sentito commentare. Perché mandare a casa un Parlamento prima ancora che sia
passata metà legislatura è sempre un atto spiacevole per un
presidente della Repubblica, come lo stesso Napolitano ebbe a dire al
Quirinale motivando le ragioni dell'incarico finalizzato a Marini. Il
presidente del resto, fin dal primo momento, ha avuto "perfetta
consapevolezza delle difficoltà del momento", come disse lui
stesso a Marini. L'incontro tra i due, nello studio alla Vetrata, dura poco
più di mezz'ora. "Ho tentato di tutto" ha detto il
presidente del Senato al capo dello Stato che aveva affidato a lui, antico
sindacalista di matrice dc, l'incarico di tentare l'impossibile. "Ho
provato, ma ho trovato davanti a me un muro impenetrabile. Posizioni rigide,
bloccate". Posizioni già preelettorali. Trentacinque minuti.
Quanto basta per scambiarsi le sconfortanti notizie sull'esito dell'incarico.
Poi stendono insieme il comunicato che davanti ai giornalisti leggerà il presidente del Senato. "Il
presidente della Repubblica mi ha conferito l'incarico di verificare le
possibilità di consenso su una riforma della legge
elettorale e di sostegno a un governo funzionale
all'approvazione di una tale riforma, nell'assunzione delle decisioni
più urgenti". Il riferimento è a quel governo
"funzionale e finalizzato" che nell'intenzione del Quirinale
avrebbe dovuto portare il Paese alle elezioni, dopo aver corretto l'attuale legge elettorale imposta dalla
destra al governo sul finire della scorsa legislatura. Marini ha letto da un
foglietto il lungo elenco delle persone e delle delegazioni incontrate.
Però, ha spiegato con una punta di amarezza nella voce, "non ho
riscontrato l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa
ipotesi di riforma elettorale". Ecco le ragioni
per cui da ieri sera è cominciato il conto alla rovescia per la fine
della legislatura, che viaggia ormai a tappe forzate. In vista di elezioni
anticipate previste per il 6 o 13 aprile prossimi (la scelta della data
spetta al ministro dell'Interno). Si mette in moto adesso la catena di montaggio
degli adempimenti istituzionali. Già oggi il capo dello Stato
convocherà Marini e Bertinotti per comunicare loro lo scioglimento
delle assemblee in vista delle elezioni anticipate. Sempre oggi si riunisce
il Consiglio dei ministri per il decreto che indice le elezioni anticipate
che poi lo stesso Napolitano controfirmerà, convalidandolo insieme
alla controfirma di Prodi. Poi la "convocazione dei comizi
elettorali", prevista dalla Costituzione, fra il settantesimo e il
quarantacinquesimo giorno dallo scioglimento delle Camere. E la convocazione
del nuovo Parlamento, venti giorni dopo il voto. Tutto considerato il nuovo
governo potrebbe arrivare a metà maggio. L'ingarbugliata
vicenda di questo scioglimento anticipato è "arricchito",
stavolta, da due problemi. Il referendum
popolare già indetto contro la legge elettorale, che andrà spostato di almeno un anno dopo le elezioni.
E la sentenza della Corte costituzionale che ha espresso forti dubbi sulla legge elettorale, quella con la quale si andrà a votare fra due mesi.
Proprio quella legge che la destra non ha voluto
toccare "prima". Ma che la Consulta potrebbe concellare
"poi".
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(
da "Tirreno, Il" del 05-02-2008)
Pubblicato anche in: (Nuova Ferrara, La)
Sulla riforma elettorale "non c'è una significativa
maggioranza". Ora tocca al Quirinale: oggi o forse domani lo
scioglimento delle Camere Marini rinuncia, elezioni più vicine
Berlusconi: al voto subito, il dialogo dopo. Veltroni: occasione perduta Il
leader del Pd: governo di tre mesi per cambiare legge
Fini il più intransigente ROMA. Franco Marini non ce l'ha fatta. Ieri
sera è tornato al Quirinale e ha rimesso nella mani di Giorgio
Napolitano l'incarico di formare un governo per approvare una nuova legge elettorale. Fra oggi e
domani il capo dello Stato, dopo aver sentito i presidenti di Camera e
Senato, e il presidente del Consiglio, dovrebbe firmare il decreto di scioglimento
delle Camere. A meno di due anni di distanza, l'Italia tornerà al voto
per nuove elezioni politiche. Con molta probabilità il 13 e 14 aprile.
Nessun sorpresa, nessun ripensamento nell'ultimo giorno, quello decisivo,
dalle consultazioni di Marini. Fini e Berlusconi hanno chiesto di andare al
voto il prima possibile. Cancellata qualsiasi subordinata o
possibilità di compromesso. Per il Cavaliere un nuovo governo, anche
solo per approvare una legge elettorale
capace di assicurare più stabilità, "sarebbe una inutile,
incomprensibile e dannosa perdita di tempo". Si è quindi augurato
che Napolitano indica subito nuove elezioni e che "dopo il voto il
dialogo continui". Walter Veltroni, dopo un vertice con lo stato
maggiore del Pd a cui ha partecipato anche Romano Prodi, ha ribadito la
richiesta di un governo di tre mesi per le riforme. E di fronte all'ennesimo
"no" del centrodestra ha sottolineato come questa rischi di essere
"l'ultima occasione mancata". Di fronte a Marini, ha infatti
sottolineato, sono sfilate 27 delegazioni di partiti: "Una situazione
che non esiste in alcun paese europeo". E' dunque
sbagliato "precipitare verso elezioni con questa legge elettorale. C'è il rischio di coalizioni eterogenee, confuse, di
tanti partiti". Proprio per questo, anche se è stato impossibile
fare la riforma della legge elettorale, il Pd farà la sua riforma politica, presentandosi da
solo, con la propria identità e il proprio programma. Marini
ieri pomeriggio ha sentito anche i presidenti della Repubblica emeriti, Cossiga,
Scalfaro e Ciampi. L'unico a rilasciare dichiarazioni al termine del
colloquio è stato Cossiga che ha detto di aver consigliato Marini ad
andare avanti, anche a costo di andare in aula con un governo
"semitecnico" e di farsi battere. "Dev'essere chiaro al Paese
- ha infatti sottolineato - chi vuole andare a votare con questa legge". Una legge, ha
aggiunto, "che è causa di grave destabilizzazione e confusione in
entrambi gli schieramenti". Marini non ha però seguito il suo
consiglio. Concluse le sue consultazioni, ha sottolineato di aver preso
seriamente l'esigenza di concludere il suo incarico in "tempi
stretti". Quindi è andato a riferire a Napolitano e dopo circa
mezz'ora di colloquio al Quirinale, ha annunciato le sue conclusioni. Ha
detto di aver riscontrato fra le forze politiche la "diffusa
consapevolezza della necessità di modificare la legge
elettorale", ma anche di non aver riscontrato
una "significativa maggioranza" su una proposta di riforma. Marini
si è rammaricato di aver constatato l'impossibilità di
raggiungere "un obiettivo che ritengo necessario per il Paese", e
per queste ragioni ha rimesso il suo incarico. Napolitano lo ha ringraziato
per "l'alto senso di responsabilità" dimostrato. Ma anche
Casini gli ha reso l'onore delle armi: "Si è comportato da
galantuomo, la sua esplorazione non è stata inutile, ha posto le basi
per uno svelenimento nei rapporti tra le forze politiche e perché la prossima
legislatura sia costituente". Il primo a sbarrare la strada a Marini è
stato ieri mattina Gianfranco Fini, il più determinato in queste
settimane a dire di "no" a una riforma elettorale.
"Abbiamo invitato il presidente Marini a prendere atto
dell'impossibilità della situazione e a riferire in tal senso al Capo
dello Stato", ha detto il leader di An uscendo dall'incontro. Se non si
trova un accordo, meglio andare a votare subito, ha ribadito anche Luca di
Montezemolo. Anche se, ha ripetuto, "con questa legge
non si può governare".
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(
da "Tirreno, Il" del 05-02-2008)
Attualità
VERSO IL VOTO VERSO IL VOTO Perché Walter sogna un altro governo Si
può capire che Veltroni abbia fatto di tutto per allontare le elezioni
che gli riserverebbero un'assai probabile batosta. La via per evitare
l'immediato ricorso alle urne sembrava essere un governo a termine che
s'ocupasse di un'improbabile e non condivisa riforma elettorale
(ma i componenti del centrosinistra non andavano predicando che in caso di caduta di Prodi saremmo dovuti subito tornare al voto, o
sbaglio?). L'ultima trovata di Veltroni è apparsa una ciliegina sulla
torta. Senza scomporsi ha proposto che il governo per le riforme si occupi,
oltre che della legge elettorale, anche della modifica dell'attuale bicameralismo perfetto, per
far sì che le leggi dello Stato vengano approvate da una sola delle
due Camere (a me la vera priorità per il Paese sembra questa:
sopravvivere). Evidentemente gli fa difetto la memoria, poiché Veltroni
stesso e la sua parte politica si opposero strenuamente, e purtroppo con
successo, a questa stessa riforma proposta dal centrodestra con il referendum del 2006 sulle riforme istituzionali che,
grazie al fuoco di sbarramento del centrosinistra, andò fallito. E poi
una domanda: che ci fa ancora in giro Veltroni? Non aveva annunciato che una
volta concluso il mandato a sindaco di Roma si sarebbe ritirato dalla vita
politica e si sarebbe trasferito in Africa? Conclusione: "Non ci sono
poi molte differenze tra un politico italiano e un immigrato cinese. Entrambi
non muoiono mai! Sabrina Mori Castellina Marittima (PI) VERSO IL VOTO Perché
non siamo un paese normale Alcuni mi hanno detto che, se non viene modificata
la legge elettorale, la
cosa migliore da fare è annullare la scheda scrivendo il nome di chi
avremmo scelto se fosse stato possibile esprimere la preferenza. Sarebbe un
bel segnale chiaro per urlare al paese l'iniquità di questo esproprio
della sovranità popolare. Ero d'accordo ma poi ho fatto anche questa
riflessione: se il 30-40 o 50% dei votanti protestasse annullando la scheda,
in un paese "normale" chi uscisse vincitore da siffatte elezioni
non le accetterebbe, non si sentirebbe legittimato e non vorrebbe affrontare
mobilitazioni e manifestazioni di protesta. Ma l'Italia non è un paese
normale, perché se lo fosse non avrebbe potuto governare o candidarsi una
persona che ha anche un enorme potere economico e mediatico; perché chi
dimostra di non saper amministrare non si dimette, perché ci sono sempre
più esempi di collusione fra politica e mafia, perché il voto di
scambio e clientelare in vaste aree è prassi normale, perché è
diventato legittimo far passare reati come non-reati utilizzando anche leggi
ad hoc, perché la giustizia non funziona, perché la coerenza è un
optional (Casini e Fini, caduto Prodi e sentito odore di potere, si sono
dimenticati di aver chiesto di ridare agli italiani il sacrosanto diritto di
scegliere chi eleggere e hanno dichiarato di voler
andare a elezioni subito, allineandosi a Berlusconi). Dentro di me è
sempre più forte l'idea che in questo paese "anormale" la
battaglia che ciascuno è chiamato a fare è non tanto per
sostenere programmi di partito di destra o sinistra, ma per la pulizia
morale, coerenza e trasparenza degli esponenti politici. Allora utilizziamo
le nostre energie per modificare la legge e
consentirci di sceglier chi riteniamo onesto e capace. Se così non
sarà, turiamoci il naso, tappiamoci la bocca ma non gli occhi e
scegliamo il meno peggio. Il pericolo di una morbida, ottusa e mascherata
dittatura è reale! Fabio Falchi Prato VERSO IL VOTO Idea, diamo il
premio di minoranza... Un'umile proposta da sottoporre a costituzionalisti e
parlamentari per uscire dall'impasse della legge elettorale. Il buon senso impone una correzione della
normativa in vigore, che molti deputati e senatori non vogliono. Alla luce
della recente motivazione di ammissibilità sul referendum
elettorale da parte della Corte costituzionale, la
quale tra l'altro, precisa che "...l'assenza di una soglia minima per
l'assegnazione del premio di maggioranza è riscontrabile già
nella normativa vigente...", vorrei suggerire quanto segue. Perché non
introdurre un semplice premio di minoranza alla coalizione che uscirà
sconfitta alle prossime consultazioni, così da assicurarle la
maggioranza dei seggi a disposizione? Una tale riforma elettorale
dovrebbe essere approvata, a occhio, dall'attuale maggioranza (data per
sconfitta alle prossime politiche). In tempi brevi avremmo un governo
blindato nei due rami del Parlamento, capace di lavorare a marce forzate
lasciandosi alle spalle il chiacchiericcio di questi mesi. Convinto che la
mia proposta possa essere presa in considerazione, rinuncio fin d'ora ai
diritti di primogenitura sull'idea... Lorenzo Cordoni Pisa GALILEO Non solo
la Chiesa avversò le sue teorie Nel Medio Evo non era solo la Chiesa a
credere che il sole girasse intorno alla terra e non viceversa. Il potere
civile del tempo e lo stesso protestantesimo premevano sulla chiesa cattolica
affinché condannasse le teorie (non provate) del cattolico Galileo. Come
tutti sappiamo la condanna della Chiesa nei confronti di Galileo consisteva
nella recita dei salmi per tre anni. Luca Draper SPRECHI Ma Alitalia costa un
milione al giorno Leggo dichiarazioni di leghisti che elargiscono le loro
prediche al popolo bue che deve bere tutto, proprio ora che la Lega di
"Roma ladrona" sponsorizza "Milano ladrona". Soprattutto
per colpa di Malpensa Alitalia ha bilanci in rosso da anni, rimette 1 milione
di euro al giorno (!): o la si lascia fallire o si cerca una soluzione sul
mercato. Questa c'è e comporterà una riduzione degli affari
"lumbard" e una cura dimagrante di posti, poltrone e altro per la
Lega, che infatti pretende una moratoria di tre anni per Malpensa: un
miliardo di euro! E chi li pagherà? Berlusconi, campione del libero
mercato, tace in modo assordante. D'altra parte quel leghista è in
compagnia di buoni maestri come Bondi che trent'anni fa, sindaco komunista di
Fivizzano, predicava la bontà dell'ideologia marxista e oggi,
miracolato da Berlusconi, cerca di convincere il popolo bue della
bontà del suo nuovo credo. Così come Giuliano Ferrara che ai
tempi di Valle Giulia stava dalla parte dei contestatori e ora, di
conversione in conversione, è giunto alla richiesta di moratoria
sull'aborto. Paolo Stefanini Pontedera.
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(
da "Quotidiano.net" del 05-02-2008)
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condividi LA CRISI DI GOVERNO Marini ha rinunciato all'incarico "Non
c'è maggioranza per le riforme" Verso il voto in aprile, forse il
13 Il presidente del Senato ha rimesso l'incarico al Capo dello Stato.
Già oggi Napolitano potrebbe dare il via all'iter per lo scioglimento
delle Camere per arrivare mercoledì all'atto finale Commenta Home succ
Contenuti correlati Franco Marini Le consultazioni in quirinale dopo la
caduta del governo Prodi Crisi di governo: la strada è sempre
più stretta La strada stretta di Marini (di Giancarlo Mazzuca) Sei
d'accordo con l'incarico a Franco Marini? Fini e Berlusconi uniti:
"Subito al voto" Veltroni: "Chiedo 3 mesi, non 30 anni"
Stasera Marini riferisce a Napolitano Fini: "Veltroni è come
Crozza" La replica: "E lui è sor tentenna" Roma, 4
febbraio 2008 - "è diffusa tra le forze politiche la
consapevolezza della necessità di modificare la legge
elettorale vigente. Non ho riscontrato però
l'esistenza di una significativa maggioranza su una precisa ipotesi di
riforma elettorale. Nel rammaricarmi della
impossibilità di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario per
il paese, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli
incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del presidente della
Repubblica l'incarico che mi è stato conferito". Lo ha affermato
il presidente del Senato Franco Marini dopo l'incontro al Quirinale con il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quattro giorni per un mandato
difficile, poi fallito per il muro invalicabile messo su dal centrodestra.
Franco Marini rinuncia all'incarico che Giorgio Napolitano gli ha affidato
nella speranza di cambiare la legge elettorale, e lo fa con rammarico, ancora convinto che la
riforma del sistema di voto fosse necessaria per il Paese. Che il compito
fosse gravoso Marini lo ha sempre ammesso, lasciando però sempre
qualche spiraglio aperto. Nei giorni scorsi il Presidente del Senato le ha
tentate tutte, seppure indirettamente, per convincere Berlusconi. Lo ha fatto
lasciando intendere che la bozza Bianco, da cui si partiva, potesse poi
essere migliorata; e lo ha fatto giocandosi la 'carta sociale', sperando in
un pressing da parte delle organizzazioni imprenditoriali, prima che
sindacali. Ma è stato proprio sabato, dopo che quelle consultazioni
non producevano nessuno spostamento nel centrodestra, che si è
convinto che non c'erano più i margini. Per questo le consultazioni di
stamattina non sono state l'ultima tappa del suo tentativo, ma la prima di un
nuovo percorso, che porterà alle urne. Perché Marini, e questo lo ha
ripetuto a Fini, Berlusconi e Veltroni, si è detto convinto che,
fallito il tentativo, non potessero esserci subordinate e
che il suo mandato era limitato ad un Governo per la riforma della legge elettorale, sostenuto da un ampio consenso politico. Nessun governicchio
insomma, nemmeno mirato al solo referendum. Ed
ha ricevuto le risposte ormai già attese: il no secco di Forza Italia
e An, decisi ad andare al voto subito per mancanza di condizioni su soluzioni
alternative. Salvo poi, ma questo è il caso di Berlusconi,
considerare il dialogo solo in un secondo momento, appunto dopo il voto.
Anche nell'incontro con il Pd c'è stata una reciproca presa d'atto sul
fatto che la partita fosse ormai chiusa. Per Veltroni il no di Berlusconi ad
un Governo anche limitato rappresenta un'altra "occasione persa".
Insomma, se come ha detto Marini stasera al Quirinale, è stato
impossibile individuare una maggioranza per la riforma del voto, il Pd
individua chiaramente in Silvio Berlusconi il responsabile del fallimento. In
ogni caso, ormai è aperta la strada per il voto. E Marini, chiuso il
giro di consultazioni con gli ex capi di Stato ha chiesto subito di riferire
a Napolitano, convinto che, quella di stringere i tempi è, a questo
punto, "un'esigenza del Paese". NUOVI SCENARI Già domani il
Capo dello Stato potrebbe dare il via all'iter per lo scioglimento delle
Camere per arrivare nella giornata di mercoledì all'atto finale: la
firma del decreto che manda in soffitta la quindicesima legislatura. In un
paio di giorni saranno sbrigati tutti i passaggi formali per aprire la strada
alle elezioni anticipate, invocate fin dal giorno della caduta del governo
Prodi, il 24 gennaio, da tutta l'opposizione e da qualche 'piccolo' della
maggioranza. La data su cui si sta concentrando l'attenzione per le politiche
è il 13 aprile, mentre già domani dovrebbe essere stabilita
quella per il referendum sulla legge
elettorale. La prassi costituzionale prevede che il referendum slitti se, una volta indetto, vengono sciolte
le Camere. Niente ha potuto l'esplorazione di Marini che Napolitano ha
seguito passo dopo passo, niente l'appello del presidente incaricato a Forza
Italia, niente la speranza di trovare un interlocutore nelle associazioni
imprenditoriali che all'indomani dell'apertura della crisi sembravano
invocare, con una dichiarazione del presidente di Confindustria Luca Cordero
di Montezemolo, un governo 'ponte' per la riforma della legge
elettorale. Ma adesso, dopo la rinuncia di Marini,
argomentata con l"impossibilità" di trovare una maggioranza
su una "precisa" riforma della legge elettorale, sul tavolo del presidente sembra esserci solo
l'ipotesi delle urne anticipate. Avvalendosi dei poteri che gli sono
conferiti dall'articolo 88 della Costituzione Napolitano potrà
prendere, con ogni probabilità mercoledì, "la decisione
più impegnativa e grave affidata dalla Costituzione al presidente
della Repubblica". Una 'spia' delle intenzioni del Colle è anche
l'implicito riferimento ad uno scioglimento anticipato delle Camere contenuto
in una nota ufficiosa di oggi pomeriggio nella quale Napolitano ha fatto
sapere di avere chiesto che non decada la legislazione in materia di sicurezza
sul lavoro anche qualora finisca la legislatura. Primo passo per lo
scioglimento delle Camere sarà sentire i presidenti di Camera e
Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini, cosa che potrebbe avvenire
già domani dopo che Napolitano avrà presenziato, alle 11,
all'inaugurazione dell'anno giudiziario alla Corte dei Conti. Non è un
mistero che per Bertinotti la legislatura sia finita. Una volta firmato il
decreto di scioglimento delle Camere, che sarà controfirmato dal
presidente del consiglio 'sfiduciato' Romano Prodi, si dovrà fissare
la data delle elezioni politiche (entro 70 giorni dallo scioglimento delle
Camere) e quella della prima seduta delle Camere per l'elezione dei nuovi
presidenti (entro 20 giorni dalle elezioni). Potrebbe bastare un solo decreto
a stabilire queste scadenze ma più probabilmente a quello di
scioglimento delle Camere ne seguirà uno con la data dei comizi
elettorali, approvato dal Consiglio dei ministri. Decidere lo scioglimento
delle Camere dopo avere indetto il referendum
farà scattare lo slittamento della consultazione ed eviterà che
questa avvenga neanche due mesi dall'insediamento del nuovo Parlamento. La
partita più importante è ora decidere la data del voto che,
calendario e conti alla mano, dovrebbe essere il 13 aprile. Se le Camere
fossero sciolte entro un paio di giorni, domani o dopo domani, l'arco di
tempo utile (fissato per legge tra 45 e 70 giorni
dallo scioglimento) scadrebbe intorno alla metà di aprile. Se le
Camere fossero sciolte dopo e si avesse più tempo il 20 aprile non
sarebbe una data buona perchè coinciderebbe con la Pasqua ebraica.
Resta da vedere come regolarsi per la tornata di amministrative, che per legge dovrebbero tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Possibile una seconda data, magari a maggio, ma anche un election day che
necessiterebbe di un decreto per i due giorni di anticipo. Argomenti che
potrebbero essere affrontati già domani nel Consiglio dei ministri che
indirrà la data per il referendum. Un atto
dovuto, dopo la sentenza della Consulta, e dunque il Governo
procederà, indicato probabilmente la prima domenica di giugno - l'otto
-, salvo prevedere poi lo slittamento, di un anno, dopo lo scioglimento delle
Camere. GRAFICO Gli scenari possibili - ORA PER ORA La giornata di
lunedì - ROVATI "Prodi sarebbe un ottimo presidente" - 'IL
GIORNALE' Silvio tenta Walter: "Uniamoci" - BERTINOTTI "Mi
candido a premier" - FINI "Veltroni come Crozza". "E lui
è il sor tentenna"Crozza imita Veltroni: il partito 'Ma
anchista'Prodi sarebbe un buon presidente della Repubblica?.
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(
da "Libero" del 05-02-2008)
Anzitutto
05-02-2008 ESPLORATORE AL CAPOLINEA Marini ci arriva: "Non c'è
maggioranza" di BARBARA ROMANO ROMA Missione fallita. "Una
significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale non c'è". Con queste parole, il
presidente del Senato, Franco Marini, ieri ha rimesso il suo mandato
"finalizzato" di premier al presidente della Repubblica.
Preannunciando di fatto l'imminen te scioglimento delle Camere. L'atto
formale spetterà a Giorgio Napolitano, che già oggi potrebbe
intonare, suo malgrado, il requiem della XV legislatura. Le ha tentate
proprio tutte il Capo dello Stato. È stato lui stesso a dire che
"sciogliere anticipatamente il Parlamento ha sempre rappresentato la
soluzione più grave affidata dalla Costituzione al presidente della Repubblica"
quando, mercoledì, ha incaricato Marini di
verificare se riuscisse a formare un governo su una proposta di riforma elettorale. Accettato il mandato più per spirito di servizio che
per convinzione, il presidente del Senato non ha mai nutrito illusioni su un
esito positivo della sua esplorazione supplementare, come ha confidato in
questi giorni a senatori di maggioranza e di opposizione. MARINI
AFFRETTA LA CRISI Ieri, infatti, ha voluto affrettare il più possibile
la sua risalita al Colle, terminate le consultazioni, per porre fine a quella
che a molti, non solo nel centrodestra, è parsa una farsa.
"È necessario rispettare i "tempi stretti" auspicati
dallo stesso Napolitano", ha sottolineato Marini prima di andare al
Quirinale, lasciando intendere quale fosse lo sbocco della crisi. E a
Napolitano non è rimasto che prenderne atto, ringraziando Marini per
"il suo senso di responsabilità". Essendosi giocato la sua
carta più alta (la seconda carica dello Stato), difficile ipotizzare
che faccia un altro tentativo. Sebbene proprio questo abbiano lasciato
supporre inizialmente le due visite che il Capo dello Stato ha ricevuto ieri
a ora di pranzo: il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, e il governatore
di BankItalia Draghi. È durato quattro giorni il mandato di Marini.
Avviato mercoledì scorso alle 18, si è concluso più o
meno alla stessa ora di ieri. È stato il segretario generale della
Presidenza della Repubblica, Donato Marra, il primo ad affacciarsi alla
Vetrata per leggere uno stringato comunicato.
Napolitano "ha ricevuto oggi al Palazzo del Quirinale il presidente del
Senato, Franco Marini, il quale gli ha riferito sull'esito dell'incarico
conferitogli il 30 gennaio scorso. Il Presidente della Repubblica ha preso
atto di quanto riferito dal presidente Marini e lo ha ringraziato per l'alto
senso si responsabilità con cui ha svolto il compito
affidatogli". Dopodiché, è uscito di scena. A dare la notizia che
era già nell'aria è stato lo stesso Marini, subito dopo,
ringraziando la stampa per la "precisione" con cui ha seguito quest'ultima
fase. E dopo aver ricapitolato le consultazioni, ha pronunciato la sua
decisione. "È diffusa tra le forze politiche la consapevolezza
della necessità di modificare la legge elettorale vigente". Fin qui nulla di nuovo sotto il
sole. È in un "però" la sua sentenza di morte sul
Parlamento: "Però non ho riscontrato l'esisten za di una
significativa maggioranza su una precisa ipotesi di riforma elettorale". Conclusione: "Nel rammaricarmi
della impossibilità di raggiungere un obiettivo che ritengo necessario
per il Paese, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato agli
incontri. Per queste ragioni ho rimesso nelle mani del Presidente della
Repubblica l'incarico che mi è stato conferito". PRODI
GUIDERÀ ALLE URNE Un colloquio brevissimo, quello tra le due
più alte cariche dello Stato, in cui Marini ha messo in pratica quanto
annunciato ad alcuni senatori di Forza Italia mercoledì sera
("farà quello che devo fare senza esercitare alcuna forzatura.
Poi, tra quattro, cinque giorni andrò da Napolitano a dirgli che la
maggioranza non c'è"). Detto fatto: "Ce l'ho messa tutta, ma
non ci sono le condizioni per fare una riforma elettorale.
Una maggioranza non l'ho trovata. Non c'era prima e non c'è
adesso", ha detto al Capo dello Stato Marini, che è rimasto sordo
alle sirene della sinistra che avevano provato a convincerlo a portare lui il
governo alle elezioni al posto di Romano Prodi, seppure sostenuto da una
maggioranza risicata. "Le cose sono andate come prevedibile e mi spiace,
ma ho già detto che a fare un governicchio io non ci sto", ha
ribadito ieri al presidente della Repubblica. Sarà quindi il
Professore a guidare il governo alle elezioni, come ha confermato ieri la
capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. Che la fine fosse imminente si
era capito anche dal discorso di Napolitano fatto poco prima all'Associazio
ne nazionale mutilati e invalidi, ricevuta al Colle alle 15. Con i delegati
dell'Anmi, infatti, il Capo dello Stato si era espresso affinché possano
essere adottati i decreti delegati della legge sulla
sicurezza del lavoro, anche nell'eventualità dello scioglimento delle
Camere. Prima di loro, Napolitano aveva ricevuto Amato e Draghi. Il che aveva
lasciato supporre che avesse un piano "B" per scongiurare le urne.
Si sarebbe trattato, invece, di "visite di ricognizione pre-elettorale", riferiscono fonti governative. Per
verificare con il capo del Viminale le possibili date per il voto: è
il 13 aprile il giorno più probabile (ma si è parlato anche del
6). E per analizzare con il Governatore gli eventuali contraccolpi economici
della chiusura anticipata della legislatura. Si apre, quindi, la via alle
urne. Di questo ha parlato Marini con il presidente della Camera, Fausto
Bertinotti, che ha raggiunto venendo via dal Colle. I due danno ormai per
scontata la fine della legislatura, che Napolitano dovrebbe ufficializzare
domani. Prima dello scioglimento delle Camere c'è solo un passaggio
formale: la salita al Quirinale dei presidenti di Camera e Senato, che
potrebbero essere convocati già oggi dal Capo dello Stato. Foto: LO
STOP Franco Marini, 75 anni, ha rimesso il mandato nelle mani del Capo dello
Stato. La sua "esplo razione" secondo molti gli garantirà un
occhio di riguardo anche nella prossima legislatura [ansa] ADDIO FRANCO L'ex
leader Cisl: "Sono rammaricato, ma non ci sono le condizioni per un
accordo sulla legge elettorale".
Napolitano potrebbe sciogliere le Camere domani, voto ad aprile Salvo per uso
personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza
autorizzazione.
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(
da "Corriere Alto Adige" del
05-02-2008)
Corriere dell'Alto
Adige - BOLZANO - sezione: BOLZANOEPROV - data: 2008-02-05 num: - pag: 4
categoria: REDAZIONALE Crisi di governo Marini fallisce. Peterlini: il Paese
ora è fermo Svp spiazzata dal voto "Non ci schieriamo"
Brugger: riforma elettorale necessaria BOLZANO - La
rinuncia a formare il nuovo governo da parte presidente del senato Franco
Marini non coglie di sorpresa i parlamentari ed i senatori della Svp
Siegfried Brugger e Oskar Peterlini. Da giovedì scorso, dopo
l'incontro con il presidente incaricato, avevano percepito che ben
difficilmente il tentativo di evitare il ricorso alle urne sarebbe giunto in
porto. La nota "negativa" è che in
aprile si andrà a votare con l'attuale legge elettorale. Un problema che si preannuncia complesso per la Stella Alpina
in vista delle elezioni provinciali di fine ottobre. "è un
peccato che non si sia trovato un accordo per riformare la legge elettorale - afferma Brugger - a soffrirne ora sarà l'Italia.
I problemi soprattutto quelli economici da risolvere ora resteranno sul
tappeto". Secondo Brugger le colpe vanno ricercate sia nel
centrosinistra che nel centrodestra, anche se le responsabilità
più grandi sono di questi ultimi: "Fini, Bossi, questi aveva
addirittura definito una porcata la legge elettorale, e Casini subito le elezioni del 2006 avevano
preso le distanze da Berlusconi - prosegue Brugger - in questi ultimi giorni,
invece, si sono ricompattati. Evidentemente la voglia di tornare al governo
è troppa e Berlusconi ha fretta di andare alle urne". L'esponente
della Svp, dopo aver ascritto a beneficio di Romano Prodi il merito di essere
riuscito a tenere in piedi la coalizione nonostante la litigiosità,
non risparmia le critiche al centrosinistra: "è stato fatto poco
per cercare di riformare la legge elettorale.
Nel 2006 quando Tremonti avanzò l'ipotesi di una grande coalizione, la
maggioranza di governo rispose picche perché si disse: ora vogliamo governare
noi". All'interno della Svp Brugger ora sosterrà la linea di
equidistanza dai due schieramenti per mantenere la massima indipendenza in
campagna elettorale dalle due coalizioni, aprendo
solo la strada alla possibilità di accordo territoriale per il
collegio senatoriale di Bolzano- Bassa Atesina: "Dobbiamo sostenere gli
interessi del nostro territorio - ribadisce con forza - scegliendo dopo le
elezioni. Nella passata campagna elettorale siamo
stati, infatti, aspramente criticati dalla nostra base". Un'analisi
lucida con la quale concorda anche Oskar Peterlini secondo cui al punto in
cui sono giunti i rapporti tra i due schieramenti non c'erano alternative
allo scioglimento del Parlamento: "è atto di grande
irresponsabilità politica - puntualizza in senatore eletto nelle file
della Svp-Unione - del quale chi l'ha provocato se ne assume la piena
responsabilità perché ora il paese resterà fermo per almeno un
anno in un quadro internazionale alquanto delicato ". Per Peterlini la
convocazione del consiglio dei ministri per oggi per stabilire la data del referendum è un atto dovuto: "Sappiamo che,
alla fine, con lo scioglimento delle camere il discorso sarà rinviato
di un anno con la speranza che il nuovo esecutivo possa finalmente mettere
mano alle riforme per dare stabilità". Enrico Barone Ex Obmann
L'onorevole Siegfried Brugger ormai è un grande conoscitore delle
"dinamiche romane".
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(
da "Sole 24 Ore, Il" del
05-02-2008)
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2008-02-05 - pag: 2 autore: ANALISI Camere
sciolte? Resta il rischio ricorso di Valerio Onida A quanto sembra, si
andrà al voto, senza che il Parlamento riesca prima a varare la
riforma elettorale, di cui pur quasi tutte le forze
politiche affermano la necessità. Addirittura qualcuno che, fino a
ieri, si era fatto promotore e sostenitore del referendum
volto a modificare la legge attuale, oggi sostiene (
non si capisce con quale coerenza) che si deve invece votare subito con
questa legge. Si dice che sarà il nuovo
Parlamento, eletto con questa legge, ad approvare la
riforma. In tutto ciò vi è una vera inversione logica: poiché la legge elettorale
è quella che regola il modo di esercizio del voto e il meccanismo di
trasformazione dei voti in seggi, si dovrebbe fare la riforma per poter poi
votare sulla base delle nuove regole, e non votare per poi cambiare la legge, sulla cui base sarebbe stato nel frattempo ormai già
formato il Parlamento. A questa ragione logica (e, si direbbe, di buon
senso) si aggiunge una ragione istituzionale. La legge
in vigore non è solo criticabile, ma oggi è investita, si
può dire ufficialmente, da consistenti dubbi di conformità alla
Costituzione. Infatti la Corte costituzionale, nelle sentenze con cui ha
dichiarato ammissibili i due referendum rivolti ad
abolire la facoltà delle liste di coalizzarsi fra loro al fine di
conseguire il premio di maggioranza, non si è limitata ad affermare
che, in questa sede, essa non poteva spingersi a valutare le ragioni di incostituzionalità
avanzate nei confronti delle norme in vigore e di quelle che uscirebbero dal referendum, perché tali ragioni potrebbero essere portate
al suo esame solo nei modi previsti per il controllo di
costituzionalità delle leggi; ma ha sentito "il dovere di
segnalare al Parlamento l'esigenza di considerare con attenzione gli aspetti
problematici di una legislazione come l'attuale, e come quella che uscirebbe
dal referendum che non subordina l'attribuzione del
premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di
seggi". Ci si domanda però come si possano oggi portare questi
dubbi all'esame del Giudice costituzionale nei modi dovuti. La
difficoltà è data dal fatto che la nostra Costituzione
attribuisce alle Camere il compito di giudicare sulla regolarità della
loro composizione, e quindi, si ritiene in genere, anche sulla
regolarità delle elezioni. Dovrebbe essere dunque una Camera a
sollevare la questione di costituzionalità: ma ciò potrebbe
avvenire solo dopo l'elezione, e comunque è poco credibile che
un'assemblea, eletta sulla base di certe regole – e quindi direttamente
interessata – contesti essa stessa la loro costituzionalità,
così auto-delegittimandosi. Le Camere non possono essere giudici
"terzi e imparziali" della legittimità della loro elezione.
C'è tuttavia un altro punto di vista possibile. La (eventuale)
illegittimità costituzionale della legge elettorale non si traduce solo in un vizio nella
composizione delle Camere elette, ma può dar luogo ad una violazione
dei diritti degli elettori. Avere una buona e corretta legge
elettorale non è problema solo dei partiti,
ma prima di tutto dei cittadini elettori. La Convenzione europea dei diritti
dell'uomo (le cui norme, come è stato chiarito da due recenti pronunce
della Corte costituzionale, condizionano la legittimità delle nostre
leggi) sancisce il "diritto alle libere elezioni", cioè ad
avere elezioni "in condizioni che assicurino la libera espressione
dell'opinione del popolo":condizioni che la Corte europea di Strasburgo
considera a loro volta "cruciali per lo stabilimento e il mantenimento
dei fondamenti di una vera democrazia retta dallo Stato di diritto"
(sentenza del 30 gennaio 2007, Yumak e Sadak contro Turchia). Tra queste
condizioni dovrebbe annoverarsi la ragionevolezza delle regole sulla cui base
i voti si traducono in seggi in Parlamento: sotto questo riguardo potrebbero
sollevarsi i dubbi, ricordati dalla Corte costituzionale, sulla
legittimità della legge attuale. Se gruppi di
elettori o di candidati alle elezioni sollevassero (dopo lo scioglimento
delle Camere) davanti ad un giudice simili questioni di legittimità
costituzionale, con riferimento anche alle norme della Convenzione europea,
si potrebbe pervenire a un giudizio della Corte costituzionale, che dovrebbe,
naturalmente, precedere il voto (nel frattempo sospeso). C'è inoltre
un'altra eventualità. Lo scioglimento delle Camere produrrebbe frai
suoi effetti l'automatica sospensione per un anno del procedimento di referendum già avviato. Ma il referendum
tende proprio a modificare la legge sulla cui base
si dovrebbe votare, e dunque il suo automatico differimento potrebbe
risultare lesivo del diritto dei promotori di ottenere una (tempestiva)
pronuncia popolare. Dunque essi potrebbero sollevare conflitto di attribuzioni
davanti alla Corte costituzionale, chiedendo in quella sede che la Corte
sollevi davanti a se stessa la questione di costituzionalità della
norma di legge che impone il rinvio della
consultazione. Anche per questa via le eventuali elezioni indette ora
risulterebbero condizionate alla preventiva risoluzione dei dubbi di
costituzionalità sollevati. Si deve dunque concludere che, da
molteplici punti di vista, quello che si imporrebbe oggi non è la
corsa a "votare subito", ma un decisivo sforzo delle forze
politiche per giungere in Parlamento alla approvazione di una nuova legge elettorale. Ma coerenza e
logica hanno ancora posto nella politica italiana?.
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(
da "Rai News 24" del 05-02-2008)
Roma | 5 febbraio
2008 Il Consiglio dei ministri si riunisce per indire il referendum,
ma si votera' nel 2009 Si votera' prima per le elezioni politiche Il
Consiglio dei ministri e' convocato per oggi alle 10 a Palazzo Chigi per
l'approvazione del decreto presidenziale per l'indizione del referendum popolare abrogativo di talune norme della legge elettorale. L'indizione del
referendum sulla legge elettorale da parte del Consiglio dei ministri "e' un
atto dovuto", ha sottolineato il portavoce del governo Silvio Sircana
ricordando che l'ammissibilita' della consultazione, dopo la raccolta delle
firme, e' stata annunciata dalla Corte Costituzionale. Con tutta
probabilità domani verranno sciolte le Camere e si andrà a
votare per le politiche tra il 13 e il 14 aprile e, in base al primo comma
dell'articolo 34 della legge sul referendum:
"Ricevuta comunicazione della sentenza della Corte costituzionale, il
Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri,
indice con decreto il referendum, fissando la data
di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed
il 15 giugno". Il secondo comma dell'articolo 34 prevede che 'nel caso
di anticipato scioglimento delle Camere o di una di esse, il referendum gia' indetto si intende automaticamente sospeso
all'atto della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del
Presidente della Repubblica di indizione dei comizi elettorali per la
elezione delle nuove Camere o di una di esse'. Mentre il terzo comma dello
stesso articolo stabilisce che 'i termini del procedimento per il referendum riprendono a decorrere a datare dal 365° giorno
successivo alla data della elezione'. Se le elezioni politiche si tenessero a
meta' aprile, il referendum - visto che ai 365
giorni indicati dalla legge si deve sommare un tempo
tecnico di 45-47 giorni - slitterebbe a fine maggio-inizio giugno 2009. Se
invece le elezioni fossero fissate a maggio, la consultazione popolare
slitterebbe al 2010".
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ARTICOLI
DEL 4-2-2008
Non
restano che le elezioni ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-02-2008)
Abstract: Una
riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia del
referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla
scomparsa. E evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare la
minaccia del referendum, e le vie percorribili, a tal fine, sono due.
NON
RESTANO CHE LE ELEZIONI ( da "Tribuna di Treviso, La" del 04-02-2008)
Abstract: Una
riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia del
referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla
scomparsa. E evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare la
minaccia del referendum, e le vie percorribili, a tal fine, sono due.
Gli
arretrati ( da "Centro, Il" del 04-02-2008)
Abstract: occhi
di tutte e tutti. Non aver capito questo porta il Partito a commettere errori
su errori, con in ultimo la proposta di un governo a tempo per le riforme
elettorali. Giulio Petrilli L'Aquila Sulmona verso le elezioni Nei giorni
scorsi ho letto più volte sulle pagine del Centro una
"classifica" di probabili candidati sindaci per le prossime
elezioni amministrative di Sulmona.
Non
restano che le elezioni ( da "Nuova Venezia, La" del 04-02-2008)
Abstract: Una
riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia del
referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla
scomparsa. E evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare la
minaccia del referendum, e le vie percorribili, a tal fine, sono due.
Scalfaro:
"legge elettorale ignobile calpesta costituzione e democrazia" -
giovanna casadio ( da "Repubblica, La" del 04-02-2008)
Abstract: Ma
quando siamo chiamati alle urne è a ciascuno di noi che spetta il
diritto di scegliere". Forse sarebbe meglio celebrare il referendum
elettorale prima di sciogliere le Camere e andare al voto? "Per me le
leggi elettorali sono sempre un po una cabala quindi non so come sarebbe
togliendo un pezzo di qua, eliminando qualcos'altro di là.
Fini:
<Cdl unita più che mai> ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
04-02-2008)
Abstract: accordo
largo su legge elettorale e governo, che consenta una prosecuzione brevissima
della legislatura per poterla varare". Anche per il presidente della
commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama Enzo Bianco, autore della
bozza di riforma elettorale, le elezioni sembrano davvero inevitabili
tant'è che "l'intenzione di Marini è di chiudere
rapidamente il mandato esplorativo"
Se
si torna al votosenza una riforma elettorale,nella primavera 2009si terrà
un referendumche potrebbe dividere il centrodestra ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 04-02-2008)
Abstract: Se
si torna al voto senza una riforma elettorale, nella primavera 2009 si
terrà un referendum che potrebbe dividere il centrodestra.
I
sindacati: priorità ai salari ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-02-2008)
Abstract: Il
rischio è che si passino mesi a parlare di legge elettorale, a fare la
campagna elettorale e poi con il prossimo Governo non si faccia più
nulla per sostenere i redditi ", ha continuato il numero uno della Uil,
auspicando che i partiti facciano un accordo prima del referendum. "Se
la politica e le imprese non daranno risposte su salari, pensioni e tasse,
Ogni
giorno uno nuovo, quanti trucchi per evitare il voto ( da "Tempo, Il" del 04-02-2008)
Abstract: 30
nuovo appuntamento con gli scherzi di "Candid ... "Nessun nuovo
pericolo per la salute" Il nuovo Napoli ci prova con l'Udinese Riforme
costituzionali, stabilità economica, salari. Modifica della legge
elettorale, ed ascoltare l'appello delle categorie sociali, Ed c'è
anche chi chiede di evitare di sciogliere il Parlamento per consentire lo
svolgimento del referendum.
Proposta
di segni <Fiducia solo per il referendum> ( da "Libertà" del 04-02-2008)
Abstract: Quotidiano
partner di Gruppo Espresso LIBERTA di lunedì 4 febbraio 2008 > In
Primo Piano proposta di segni "Fiducia solo per il referendum" ROMA
- "C'è un passaggio che è costituzionalmente obbligato e
che non è ancora stato fatto: quello di un governo che chieda la
fiducia solo per fare il referendum elettorale".
Ogni
giorno uno nuovo, quanti trucchi per evitare il voto ( da "Tempo, Il" del 04-02-2008)
Abstract: Modifica
della legge elettorale, ed ascoltare l'appello delle categorie sociali, Ed
c'è anche chi chiede di evitare di sciogliere il Parlamento per
consentire lo svolgimento del referendum. Sì anche i referendari sono
stati tirati per la giacchetta dal centrosinistra pur di impedire il ritorno
al voto.
Proposta
di Segni ( da "Libertà" del 04-02-2008)
Abstract: Quotidiano
partner di Gruppo Espresso LIBERTA di lunedì 4 febbraio 2008 > In
Primo Piano Proposta di Segni "Fiducia solo per il referendum" ROMA
- "C'è un passaggio che è costituzionalmente obbligato e
che non è ancora stato fatto: quello di un governo che chieda la
fiducia solo per fare il referendum elettorale".
Crisi,
non esistono condizioni per nuovo governo - Fini ( da "Websim" del 04-02-2008)
Abstract: finalizzata
alla riforma elettorale", ha detto Fini al termine dei colloqui con
Marini a palazzo Giustiniani. "Non mi risulta che nella Costituzione sia
scritto che possa nascere un governo per far fare un referendum o la legge
elettorale", ha aggiunto. Fini ha preferito non commentare l'ipotesi de
Il Giornale di un patto elettorale tra Forza Italia e Pd su un programma di
riforme "
"Nuova
legge? Benissimo: mettiamoci le quote rosa" ( da "Quotidiano.net" del 04-02-2008)
Abstract: 31
gennaio 2008 - Parlando di nuova legge elettorale, si riaffaccia l'idea delle
quote rosa. Ad avanzare la richiesta di introdurle è Donatella
Linguiti, sottosegretario alle pari opportunità. Che rileva: ''Se si
apre la strada per la riforma elettorale, non è più possibile
eludere la questione dell'art.
Berlusconi
e Veltroni, l' accordo che Marini non trova. E l'Herald Tribune ci umilia ( da "Blogosfere" del 04-02-2008)
Abstract: dovrebbe
salire al Quirinale entro stasera per rassegnare il suo mandato nelle mani
del Capo dello Stato, visto che, a meno di stravolgimenti che non sembrano
all'orizzonte, si riesca a trovare l'accordo sulla legge elettorale. Le
proposte sul piatto sono tante, ma poche le idee, come scrive
Orizzonteliberale e per Ilcentrosinistradeigiovani il ritorno al voto
è ormai inevitabile.
Comunque
vada sarà un successo ( da "Opinione, L'" del 04-02-2008)
Abstract: c'è
un paradosso che aleggia su tutto: comunque vada (referendum o no, riforma
elettorale rata e consumata, etc.), a guadagnarci saranno solo e sempre
Veltroni e Berlusconi. Il primo, ha arrotato come un caterpillar, con i suoi
tre milioni di voti alle "primarie" (mai capito: e quali sarebbero
le "secondarie"?
L'ultimo
tentativo ( da "Opinione, L'" del 04-02-2008)
Abstract: E
lo stesso Franco Marini ha messo le mani avanti ricordando che "il mio
tentativo nasce per fare la riforma della legge elettorale, non per
consentire di tenere il referendum". Quanto alla Lega resta arroccata
sull'Aventino e sulla linea del voto anticipato. Proprio il referendum, al
contrario, è diventato il perno della strategia del Pd .
Veltroni:
''Governo di tre mesi'', Berlusconi: ''Al voto'' ( da "ADN Kronos" del 04-02-2008)
Abstract: incomprensibile
e dannosa perdita di tempo" l'ipotesi di dar vita ad un governo per
consentire lo svolgimento del referendum. L'ex premier ribadisce anche che
l'attuale legge elettorale garantisce dei buoni effetti rispetto all'esigenza
di governabilità. E afferma che in base ai sondaggi l'attuale distanza
a favore del centrodestra rispetto al centrosinistra varia tra i 10 e i 16
punti.
CRISI
DI GOVERNO: ULTIME ORE DI CONSULTAZIONI, FINI E BERLUSCONI: "AL
VOTO", VELTRONI: "GOVERNO DI 3 MESI" ( da "Sestopotere.com" del 04-02-2008)
Abstract: di
AnGianfranco Fini, al termine del colloquio con il presidente incaricato,
Franco Marini. "La nostra Costituzione - ha aggiunto - non prevede la
nascita di governi per far fare il referendum o di governi per modificare la
legge elettorale. Abbiamo ribadito al presidente Marini le ragioni per le
quali ad avviso di An non esistono le condizioni per dar vita ad una
maggioranza parlamentare
Crisi,
fallisce il tentativo di Marini ( da "Affari Italiani (Online)" del 04-02-2008)
Argomenti: Aspetti Legali , Proposte di
legge
Abstract: ipotesi
di un governo di transizione per riformare la legge elettorale. Si ragiona
già sulla data delle elezioni anticipate: 6 o 13 aprile. E ormai
scontato che Marini rinuncerà al mandato, visto che il Centrodestra
non ha modificato di un millimetro il no al governo per fare la riforma
elettorale e quindi non ci sono le condizioni per continuare,
Consultazioni,
la prima volta di sindacati e imprenditori ( da "Italia Sera" del 04-02-2008)
Abstract: Cisl
e Uil concordano sulla necessità di trovare l'accordo su una nuova legge
elettorale, ma chiedono con maggior vigore di non interrompere subito la
legislatura. "Occorre andare alle elezioni con una riforma elettorale
più rispettosa" esordise il numero uno della Cgil, Guglielmo
Epifani, che poi aggiunge: "Il Paese ha problemi che non possono
aspettare",
Articoli
(
da "Mattino di Padova, Il" del
04-02-2008)
Altre NON RESTANO
CHE LE ELEZIONI SEGUE DALLA PRIMA Dopo la rovinosa, e per certi versi
obbligata, caduta di Romano Prodi, nel centrosinistra si propone di trovare
soluzioni tecniche per affrontare la questione della riforma elettorale, come se questa fosse l'emergenza maggiore del
Paese. A mio modo di vedere l'emergenza maggiore dell'Italia è quella
economica a cui si aggiunge la paralisi di processi decisionali che pur
dovrebbero svolgersi con rapidità; basti pensare alla questione della
Tav che rischia di essere rinviata sine die, senza che si trovino i mezzi per
darvi corso positivo. La situazione economica, aggravata dalle misure prese
dal governo Prodi in materia di assegnazioni di bilancio, imporrebbe, dunque,
che si desse vita a un governo di unità nazionale chiamato ad affrontare
temi vitali. Tuttavia, allo stato attuale, non mi pare che ci siano le
condizioni politiche per il tentativo che va conducendo il presidente del
Senato Franco Marini, né tantomeno per dar vita a un governo fra Berlusconi e
Veltroni, che in tutti i casi i prodiani non accetterebbero e tantomeno le
componenti più radicali del centrosinistra. Fra l'altro, va ricordato
che, finito lo spoglio delle schede relative alle ultime elezioni politiche,
che, alla Camera videro la vittoria del centrosinistra per 24.000 voti e al
Senato la vittoria del centrodestra per 400.000 voti, fu Berlusconi a
chiedere un governo di unità nazionale, data la sostanziale
parità nel risultato elettorale. La risposta
del centrosinistra fu ostile, dato che in quei lidi molti interpretarono la
richiesta di Berlusconi come un patetico tentativo di stare aggrappato al
governo. E' evidente che oggi il centrosinistra non può chiedere
quello che due anni orsono rifiutò, per cui ripiega su di un governo
tecnico per fare la riforma elettorale. Tuttavia,
non è chiaro in quanto tempo tale riforma dovrebbe essere varata e non
è chiaro che riforma si vorrebbe fare. La questione del tempo entro
cui effettuare una riforma elettorale non è
cosa da poco, perché il Paese ha bisogno di un governo che affronti in fretta
alcuni nodi fondamentali della nostra economia, in una fase che si profila
delicata per l'intera economia europea. Va altresì rimarcato che la
possibilità di varare una riforma elettorale
soddisfacente per la gran parte delle forze politiche è di fatto
nulla, in quanto, se i partiti maggiori tendono a ottenere un sistema elettorale che li premi, quelli minori non hanno alcuna
intenzione di concedere premi di maggioranza e di regalare al Paese un
sistema elettorale che, come dice Veltroni, elimini
la frammentazione del sistema partitico, e cioè che elimini i partiti
minori. Una riforma di tipo maggioritario eliminerebbe certamente la minaccia
del referendum sul sistema elettorale
e condannerebbe i piccoli partiti alla scomparsa. E' evidente che questi
hanno un interesse pratico ad allontanare la minaccia del referendum,
e le vie percorribili, a tal fine, sono due. Una è quella di far
passare una legge elettorale
di tipo proporzionalista, con il che si frustrerebbero le speranze di
Veltroni e di larga parte del Paese. L'altra è quella di andare a
elezioni, e poi si vedrà. Ecco, allora che l'opzione elettorale finisce per divenire l'unica soluzione
politicamente concreta. Tanto vale andare rapidamente alle urne e poi cercare
di varare un governo di intesa nazionale, per compiere una riforma elettorale accettabile e per impostare una politica
economica seria e responsabile. Ebbene, c'è da chiedersi cosa
risponderebbe il Partito democratico se un domani il centrodestra vincesse le
elezioni e proponesse a Veltroni una soluzione di questo tipo. Temo che, per
ragioni interne al Pd, Veltroni sarebbe costretto a rifiutare la proposta e
sarebbe un errore. Maurizio Mistri.
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(
da "Tribuna di Treviso, La" del
04-02-2008)
SEGUE DALLA PRIMA
come quello delle infrastrutture di trasporto oppure come quello dei rifiuti della
Campania, quello dei tagli veri alla spesa pubblica. Tuttavia, allo stato
attuale, non mi pare che ci siano le condizioni politiche per il tentativo
che va conducendo Marini, né tantomeno per dar vita a un governo fra
Berlusconi e Veltroni. Fra l'altro, va ricordato che, finito lo spoglio delle
schede relative alle ultime elezioni politiche, che, alla Camera videro la
vittoria del centrosinistra per 24.000 voti e al Senato la vittoria del
centrodestra per 400.000 voti, fu Berlusconi a chiedere un governo di
unità nazionale, data la sostanziale parità nel risultato elettorale. La risposta del centrosinistra fu ostile, dato
che in quei lidi molti interpretarono la richiesta di Berlusconi come un
patetico tentativo di stare aggrappato al governo. E' evidente che oggi il
centrosinistra non può chiedere quello che due anni orsono
rifiutò, per cui ripiega su di un governo tecnico per fare la riforma elettorale. Tuttavia, non è chiaro in quanto tempo
tale riforma dovrebbe essere varata e non è chiaro che riforma si
vorrebbe fare. La questione del tempo entro cui effettuare una riforma elettorale non è cosa da poco, perché il Paese ha
bisogno di un governo che affronti in fretta alcuni nodi fondamentali della
nostra economia. Va altresì rimarcato che la possibilità di
varare una riforma elettorale soddisfacente per la
gran parte delle forze politiche è di fatto nulla, in quanto, se i
partiti maggiori tendono a ottenere un sistema elettorale
che li premi, quelli minori non hanno alcuna intenzione di concedere premi di
maggioranza e di regalare al Paese un sistema elettorale
che, come dice Veltroni, elimini la frammentazione del sistema partitico, e
cioè che elimini i partiti minori. Una riforma di tipo maggioritario
eliminerebbe certamente la minaccia del referendum
sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli
partiti alla scomparsa. E' evidente che questi hanno un interesse pratico ad
allontanare la minaccia del referendum, e le vie
percorribili, a tal fine, sono due. Una è quella di far passare una legge elettorale di tipo
proporzionalista, con il che si frustrerebbero le speranze di Veltroni e di
larga parte del Paese. L'altra è quella di andare a elezioni, e poi si
vedrà. Ecco, allora che l'opzione elettorale
finisce per divenire l'unica soluzione politicamente concreta, al di
là del fatto che non sia quella politicamente auspicabile da persone
di buon senso. Tanto vale andare rapidamente alle urne e poi cercare di
varare un governo di intesa nazionale, per compiere una riforma elettorale accettabile e per impostare una politica
economica seria e responsabile. Ebbene, c'è da chiedersi cosa
risponderebbe il Partito democratico se un domani il centrodestra vincesse le
elezioni e proponesse a Veltroni una soluzione di questo tipo. Temo che, per
ragioni interne al Pd, Veltroni sarebbe costretto a rifiutare la proposta e
sarebbe un errore. Maurizio Mistri.
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(
da "Centro, Il" del 04-02-2008)
Pagina Aperta Gli
arretrati Gli arretrati ai consiglieri regionali Vergogna, indignazione:
è ciò che ho provato nell'apprendere che i consiglieri
regionali abruzzesi hanno percepito cinquemila euro di arretrati, che vanno
ad aggiungersi alla già lauta retribuzione percepita: dopo varie (e
false) sceneggiate e proteste inscenate da vari consiglieri pseudomoralisti
contro "ulteriori aumenti dei loro compensi", l'aumento, relativo
al 2006 si badi, è scivolato silenziosamente a fine 2007 nelle loro
tasche capienti e privilegiate senza alcuna protesta. Mai come in questo caso
"il silenzio è stato oro": quattrocentocinquantamila euro
sono stati prelevati dalle tasche dei cittadini abruzzesi per premiare,
ancora una volta, una classe politica superprivilegiata e sempre più
autoreferente ed invisa a chi l'ha eletta. E' bene dirlo, tra questi signori
consiglieri c'è gente che non ha mai timbrato un cartellino, non si
è mai alzato presto il mattino per andare in fabbrica o in ufficio;
gente che non sa cosa significhi guadagnare uno stipendio ed arrivare poi a
fine mese. Cosa ne pensa in merito il presidente Del Turco, che si professa
socialista ed è stato sindacalista di sinistra? E' vero, qualcuno ha
detto che la casta non finisce mai di stupire e che la classe politica,
nonostante tutto non accenna a cambiare. Sarebbe bene che questi signori,
tutti, di destra e sinistra, lascino immediatamente i comodi scranni
dell'Emiciclo aquilano e si trovino un lavoro. Antonio Taraborrelli Pescara
Rifondazione e riforma elettorale C'è un
dibattito anche dentro Rifondazione sull'opportunità o meno del
governo tecnico a tempo per la riforma elettorale.
Io credo che se non si è riusciti in diciotto mesi di governo a fare
una riforma elettorale come si può pensare di
poterla fare in due mesi con un governo trasversale? A me questa sembra una
posizione velletaria e di puro tatticismo, assumersi le responsabilità
di governo non vuol dire diventare più realisti del re ma constatare
in modo chiaro che un'esperienza è terminata e purtroppo ci si porta
sulla coscienza anche non aver cambiato una legge elettorale truffa. E a questo punto la coerenza è
quella di dire che se cade un governo di centro sinistra c'è solo il
voto. A forza di stare al governo spero che non ci si sia dimenticati di questa
semplice parola: la coerenza. La proposta del governo istituzionale è
partita anche dal compagno Bertinotti mesi fa ed è per me una virata
di 360 gradi sul processo innovativo da lui stimolato molto. Mi meraviglio
che su questa proposta sia stato seguito dalla direzione del partito, dai
rappresentanti nel governo e dai parlamentari. E' invece secondo me
importante analizzare il perché di una crisi politica del governo di
centrosinistra. Per quanto riguarda Rifondazione io sono uno di quelli che ha
creduto molto nella svolta innovativa del Partito che si misurava anche su un
terreno governativo, poi alla fine però un po' la debolezza dei
movimenti, un po' la deriva tatticista-governista esasperata hanno creato un
corto circuito che è sotto gli occhi di tutte e
tutti. Non aver capito questo porta il Partito a commettere errori su errori,
con in ultimo la proposta di un governo a tempo per le riforme elettorali.
Giulio Petrilli L'Aquila Sulmona verso le elezioni Nei giorni scorsi ho letto
più volte sulle pagine del Centro una "classifica" di
probabili candidati sindaci per le prossime elezioni amministrative di
Sulmona. Io mi sono trasferito a Sulmona da circa due anni (ma la
conosco abbastanza bene perché sia mia moglie che i miei suoceri sono di
Sulmona e quindi per molti anni periodicamente vi ho soggiornato sopratutto
nei periodi di ferie) e devo dire che l'ho trovata assolutamente
"demoralizzata", "avvilita" e notevolmente arretrata
rispetto a qualche anno orsono. Devo anche sottolineare che in questi due anni
non ho potuto partecipare ad alcuna manifestazione pubblica organizzata dai
partiti di Sulmona né da quelli del centrodestra né da quelli del
centrosinistra poichè nessuno ne ha mai organizzati. Evidentemente la
"politica" di Sulmona si svolge nel chiuso di qualche sezione di
partito senza che i cittadini abbiano la possibilità di conoscere
programmi, idee, soluzioni, prospettive, progetti, sia dei vari partiti sia
delle coalizioni sia, tantomeno, dei vari possibili candidati sindaci. E'
evidente che tale situazione, inserita oltretutto nel contesto attuale,
porterà inevitabilmente ad una ulteriore disaffezione con un probabile
aumento dell'astensionismo elettorale. L'unica fonte
di conoscenza della politica sulmonese, oltre al suo giornale, rimane il programma
televisivo "Diario di Bordo" trasmesso dall'emittente locale Onda
Tv. Effettivamente un po' poco anche perché comunque risulta assente la voce
dei cittadini e tutto si svolge fra "addetti ai lavori". Certamente
la situazione, anche in prospettiva, non è delle migliori ed i
cittadini saranno sempre più "inascoltati" con l'inevitabile
ulteriore decadimento del prestigio delle cosiddette "istituzioni".
Maurizio Colò Sulmona.
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(
da "Nuova Venezia, La" del
04-02-2008)
Attualità
NON RESTANO CHE LE ELEZIONI SEGUE DALLA PRIMA come quello delle
infrastrutture di trasporto oppure come quello dei rifiuti della Campania,
quello dei tagli veri alla spesa pubblica. Tuttavia, allo stato attuale, non
mi pare che ci siano le condizioni politiche per il tentativo che va
conducendo Marini, né tantomeno per dar vita a un governo fra Berlusconi e
Veltroni. Fra l'altro, va ricordato che, finito lo spoglio delle schede
relative alle ultime elezioni politiche, che, alla Camera videro la vittoria
del centrosinistra per 24.000 voti e al Senato la vittoria del centrodestra
per 400.000 voti, fu Berlusconi a chiedere un governo di unità nazionale,
data la sostanziale parità nel risultato elettorale.
La risposta del centrosinistra fu ostile, dato che in quei lidi molti
interpretarono la richiesta di Berlusconi come un patetico tentativo di stare
aggrappato al governo. E' evidente che oggi il centrosinistra non può
chiedere quello che due anni orsono rifiutò, per cui ripiega su di un
governo tecnico per fare la riforma elettorale.
Tuttavia, non è chiaro in quanto tempo tale riforma dovrebbe essere
varata e non è chiaro che riforma si vorrebbe fare. La questione del
tempo entro cui effettuare una riforma elettorale
non è cosa da poco, perché il Paese ha bisogno di un governo che
affronti in fretta alcuni nodi fondamentali della nostra economia. Va
altresì rimarcato che la possibilità di varare una riforma elettorale soddisfacente per la gran parte delle forze
politiche è di fatto nulla, in quanto, se i partiti maggiori tendono a
ottenere un sistema elettorale che li premi, quelli
minori non hanno alcuna intenzione di concedere premi di maggioranza e di
regalare al Paese un sistema elettorale che, come
dice Veltroni, elimini la frammentazione del sistema partitico, e cioè
che elimini i partiti minori. Una riforma di tipo maggioritario eliminerebbe
certamente la minaccia del referendum sul sistema elettorale e condannerebbe i piccoli partiti alla
scomparsa. E' evidente che questi hanno un interesse pratico ad allontanare
la minaccia del referendum, e le vie percorribili, a
tal fine, sono due. Una è quella di far passare una legge
elettorale di tipo proporzionalista, con il che si
frustrerebbero le speranze di Veltroni e di larga parte del Paese. L'altra
è quella di andare a elezioni, e poi si vedrà. Ecco, allora che
l'opzione elettorale finisce per divenire l'unica
soluzione politicamente concreta, al di là del fatto che non sia
quella politicamente auspicabile da persone di buon senso. Tanto vale andare
rapidamente alle urne e poi cercare di varare un governo di intesa nazionale,
per compiere una riforma elettorale accettabile e
per impostare una politica economica seria e responsabile. Ebbene, c'è
da chiedersi cosa risponderebbe il Partito democratico se un domani il
centrodestra vincesse le elezioni e proponesse a Veltroni una soluzione di
questo tipo. Temo che, per ragioni interne al Pd, Veltroni sarebbe costretto
a rifiutare la proposta e sarebbe un errore. Maurizio Mistri.
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(
da "Repubblica, La" del 04-02-2008)
Urne e referendum Stato laico L'ex capo dello Stato: "Ci
vuole buona volontà per fare il bene dell'Italia" Scalfaro:
"Legge elettorale ignobile calpesta
Costituzione e democrazia" Lezione sulla Costituente: "Le zuffe
c'erano, ma c'erano rispetto e stima" Il popolo italiano è
tagliato fuori se si va al voto con queste norme. Sono i partiti a scegliere
i nomi degli eletti. Il referendum? No, penso che
sia necessaria una riforma seria Lo Stato è laico, non me l'hanno
insegnato i massoni, ma i preti al catechismo Non c'è religione di
Stato, non si può calpestare la libertà di coscienza GIOVANNA
CASADIO ROMA - "Ignobile". Oscar Luigi Scalfaro liquida con un secco
aggettivo la legge elettorale
con la quale gli italiani torneranno a votare se Franco Marini non
riuscirà a formare un governo. L'ex presidente della Repubblica e
"padre costituente" tiene una "lectio magistralis" per i
60 anni della Costituzione nella sala Sinopoli dell'Auditorium. Ad ascoltarlo
moltissimi ragazzi e il presidente non lesina aneddoti sull'Assemblea
costituente e battute. "Neppure quand'ero studente di diritto romano,
esisteva la fattispecie della "porcata"" ironizza, anche con i
cronisti. "Che questa legge elettorale
sia ignobile d'altra parte l'ha detto chi l'ha fatta, un rappresentante del
collega Bossi: l'ha definita una "porcata". Se si va alle elezioni
con questa legge, come tratteremo il popolo italiano
quando lo stesso ispiratore ha detto che era una porcata?". Oggi
Scalfaro incontrerà Marini nel giro delle consultazioni. Non vuole
anticipare le cose che dirà, non verrebbe mai meno al proprio profilo
istituzionale. Però dal palco, ai giovani consegna un appello:
"Ci vuole la buona volontà di fare il bene dell'Italia. Deve
vincere il pensiero del bene comune ". Sempre durante la
"lectio", ricordando le mediazioni tra culture diverse avvenute
nella Costituente - e definite da Silvio Berlusconi "un mercato" -
lancia un affondo al leader di Forza Italia: "Certi uomini hanno avuto
nella loro vita il mercato come fonte della loro attività e di
guadagno, si può capire che vedano il mondo solo con quegli
occhiali", Un altolà poi, al ritorno alle modifiche
costituzionali fatte dalla Cdl nel 2006 poi bocciate dal referendum:
"Era una riforma che deformava totalmente la Costituzione, guai a
passare sulla volontà dei cittadini come fosse strame". Senatore
Scalfaro, quindi lei giudica l'attuale legge elettorale contraria alla Costituzione? "Questa legge elettorale non è
solo contro la Costituzione, è contro il concetto di democrazia che
vuol dire partecipazione del popolo. Il popolo italiano è tagliato
fuori quando si tirano le somme delle elezioni con questa legge.
Si consegna al partito tale un tot, o al partito talaltro. E sono i partiti a
scegliere i nomi degli eletti. Ma quando siamo chiamati alle urne è a
ciascuno di noi che spetta il diritto di scegliere". Forse sarebbe
meglio celebrare il referendum elettorale
prima di sciogliere le Camere e andare al voto? "Per me le leggi elettorali
sono sempre un po' una cabala quindi non so come sarebbe togliendo un pezzo
di qua, eliminando qualcos'altro di là. Però mi dicono che il
risultato non sarebbe un granché. No, io penso che occorra fare una riforma
seria. E c'è la possibilità di farla se solo non si discute con
lo spirito di chi vuole ottenere il maggior vantaggio per sé, per la propria
parte. Si può capire che accada, ma bisogna saper distribuire danni e
vantaggi e restituire ai cittadini la scelta. Ci vuole buona volontà".
Marini parla di spiraglio per un nuovo governo, lei non lo vede? "Io sto
a quello che dice Marini perché è lui che ha fatto le consultazioni e
che ha il quadro della situazione. Non faccio previsioni". Nella
prossima legislatura si dovrà avviare una nuova fase costituente, come
chiedono il leader Udc Casini e il presidente di Confindustria Montezemolo?
"C'è bisogno di un chiarimento su cosa si intende per spirito
costituente. Si vuol dire che tutta la Costituzione è da cambiare? La
nostra Costituzione ha bisogno solo di ritocchi, c'è l'articolo 138
per modificarla, c'è una mia proposta al Senato. Ci sono riforme
fattibili come la riduzione del numero dei parlamentari, non capisco perché
non si facciano". Nella fase costituente non c'era questo clima di
scontro? "Le zuffe c'erano, eccome. Le ho appena ricordate, le sedute
venivano sospese ma subito dopo ci si sedeva a scrivere le regole. Insieme.
Nelle zuffe di allora non c'è mai stato chi facesse insinuazioni
contro gli avversari politici o chi ingiuriava, oggi c'è un trionfo di
questo piano pesante e negativo. Noi avevamo la guerra dei principi e una
grande stima reciproca, oggi non c'è. Ricordo quando De Gasperi mi
spiegò il legame umano che aveva con Nenni: "Abbiamo sofferto
insieme". Fu De Gasperi a portare a Nenni la notizia del cadavere della
figlia trovato in un campo di annientamento. Aggiungo per l'oggi: mai perdere
la speranza". Lei ha parlato anche di laicità dello Stato, pensa
sia a rischio? "Lo Stato è laico e questo non me l'hanno
insegnato i massoni, ma i preti al catechismo, non c'è una religione
di Stato e in questo io credo fino in fondo. Uno Stato che calpesti la
libertà di coscienza è assolutamente infame".
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(
da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
04-02-2008)
POLITICA 04-02-2008
Politica CENTRODESTRA ALLA VIGILIA DEL VERDETTO SULL'ESECUTIVO TRA I POLI
C'E' GIA' UN CLIMA DA CAMPAGNA ELETTORALE Fini: "Cdl unita più
che mai" Il leader di An attacca Veltroni: "E' come Crozza".
La replica di Tonini: "E' lui che cambia sempre idea" ROMA II Per
entrambi gli schieramenti la campagna elettorale
sembra definitivamente iniziata, nonostante ancora ieri il presidente della
Camera Fausto Bertinotti abbia ribadito che "la sola soluzione pulita
è un accordo largo su legge elettorale e governo, che consenta una prosecuzione brevissima della
legislatura per poterla varare". Anche per il presidente della
commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama Enzo Bianco, autore della
bozza di riforma elettorale, le elezioni sembrano davvero inevitabili tant'è che
"l'intenzione di Marini è di chiudere rapidamente il mandato
esplorativo". Si andrà avanti solo "se ci saranno le
condizioni di raggiungere un'intesa su una legge elettorale buona". E dopo le scintille tra Veltroni e
Fini, Bianco ha attaccato il leader di An: "Si dovrebbe guardare allo
specchio: appena due mesi fa diceva che la Casa delle libertà era
finita ed era il più grande sostenitore del referendum
per cambiare la legge elettorale".
Dal canto suo, Fini ha invece archiviato i duri contrasti che avevano
provocato la frantumazione del centrodestra. "è cambiato tutto.
Il nostro rapporto con Forza Italia a dicembre era ai minimi storici, oggi
tutta la Cdl è unita", ha assicurato. All'Italia, "serve
subito un governo che governi" ha ribadito Fini, che è poi
tornato a punzecchiare il segretario del Pd. "Veltroni non è
Prodi, è Crozza - ha attaccato - è spregiudicato". Eppure,
ha ammesso il leader di An, "le elezioni non saranno una
passeggiata". E se il Pd correrà da solo, "un pensierino lo
dovremo fare anche noi della Cdl". Agli attacchi di Fini a Veltroni
risponde Giorgio Tonini, dell'esecutivo del Pd: "Vedo che Veltroni
sarebbe, secondo Fini quello del 'ma anche'. Senti da chi viene la predica.
Fini è quello che ha votato il 'porcellum' di Calderoli, ma ha anche
raccolto le firme per il referendum per abrogarlo,
ma anche sta lavorando perchè non si celebri lo stesso referendum". Anche Paolo Bonaiuti, portavoce del
leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (che ha confermato la sua presenza
all'incon- tro con Marini nonostante la morte della madre), ha ripetuto che
"bisogna tornare alle urne per dare vita ad un governo che faccia quelle
cose di cui il Paese ha bisogno". "L'abbiamo detto più volte
- ha spiegato - faremo anche le riforme costituzionali, se gli elettori ci
daranno la maggioranza nella prossima legislatura. Ovviamente chiameremo a
partecipare l'opposizione, non ci comporteremo certo come hanno fatto loro
con noi". Il leader della Lega Bossi ha quindi nuovamente attaccato
Veltroni dalle colonne de La Padania: "E' terrorizzato dalle elezioni,
ma attenzione a tirarla troppo per le lunghe, altrimenti portiamo in piazza
milioni di persone". Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini
però, pur concordando sulla richiesta di andare al voto, ha avvertito
Berlusconi: "Non c'è nessuno in grado di stravincere le elezioni
- ha affermato - e quindi ha ragione Montezemolo: se si andrà al voto,
come io credo, poi ci vorrà una legislatura costituente". L'Udc
non rientra nella Cdl per svolgere un ruolo di "vassallo ".
Piuttosto, è proprio il partito di Casini a rendere la coalizione
"credibile e vincente", e soprattutto "a dare la garanzia che
la prossima legislatura porti alle riforme". Lorenzo Cesa, segretario
del partito, nel suo intervento conclusivo della Festa sulla neve dell'Udc,
chiarisce che i centristi rilanceranno la propria "autonomia e
identità" nel centrodestra, già in questa campagna elettorale. Cdl Gianfranco Fini, leader di An, apre la
campagna elettorale. ANSA.
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(
da "Messaggero, Il (Latina)" del
04-02-2008)
Se
si torna al voto senza una riforma elettorale,
nella primavera 2009 si terrà un referendum
che potrebbe dividere il centrodestra.
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(
da "Sole 24 Ore, Il" del
04-02-2008)
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2008-02-03 - pag: 7 autore: Cgil, Cisl e Uil:
niente urne, i problemi del Paese non aspettano I sindacati: priorità
ai salari ROMA Riforma elettorale prima di andare a
votare. Cgil, Cisl e Uil l'hanno ripetuto a Franco Marini ieri mattina, a
Palazzo Giustiniani. Nelle loro dichiarazioni non hanno nemmeno prefigurato
un eventuale scenario politico dove non ci siano margini per un Governo che
porti alla riforma. "Abbiamo incoraggiato Marini a trovare una soluzione
ai problemi del Paese, a partire dalle riforme istituzionali e dalla legge elettorale ", ha
raccontato il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni. E sulla stessa linea
sono stati anche Guglielmo Epifani, numero uno della Cgil, e Luigi Angeletti,
segretario generale della Uil. "Bisogna andare al voto con una legge più rispettosa degli italiani", ha detto
Epifani, esortando ex presidente del Senato a tenere conto delle opinioni dei
sindacati. Un voto anticipato non solo non permetterebbe di governare, ma
metterebbe da parte alcuni problemi urgenti, come la riduzione delle tasse
per i lavoratori dipendenti e un aumento del potere d'acquisto.
"è questa la vera emergenza. Per questo abbiamo bisogno di un
Governo in carica che affronti il problema", è stato il commento
di Angeletti. è il patto sociale che aveva avviato il Governo Prodi,
una chance per i sindacati per combattere la stasi delle retribuzioni,
denunciata anche dalla Banca d'Italia. "Il rischio
è che si passino mesi a parlare di legge elettorale, a fare la campagna elettorale e poi
con il prossimo Governo non si faccia più nulla per sostenere i
redditi ", ha continuato il numero uno della Uil, auspicando che i
partiti facciano un accordo prima del referendum.
"Se la politica e le imprese non daranno risposte su salari, pensioni e
tasse, i cittadini ne terranno conto al momento del voto",
rimarca Bonanni. Più sfumata Renata Polverini, leader dell'Ugl, che
è stata ricevuta separatamente da Cgil, Cisl e Uil,e che gravita
nell'area di Alleanza nazionale. Nei giorni scorsi aveva chiesto la riforma elettorale, una linea diversa rispetto a quella di An.
Ieri, pragmaticamente, ha sostenuto: se non c'è la possibilità
di una maggioranza vera, che cambi il meccanismo del voto, allora meglio
andare subito alle urne. N. P.
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(
da "Tempo, Il" del 04-02-2008)
Dario Caselli Ne
hanno inventate di tutti i colori pur di evitare le urne. Ormai sembra essere
chiaro che nel centrosinistra si sta facendo di tutto per rimandare il
responso del voto. Tanto che ogni giorno dall'Unione giungono le scuse
più varie per impedire il ritorno al giudizio degli elettori. Home
Politica prec succ Contenuti correlati Veltroni: 'Precipitare alle urne non
è un'alternativa' Berlusconi: 'Unica strada, tornare al voto' Giuseppe
Fuggetta SULMONA Con il voto fissato oggi il Pd ... Alle 20.30 nuovo appuntamento con gli scherzi di "Candid ...
"Nessun nuovo pericolo per la salute" Il nuovo Napoli ci prova con
l'Udinese Riforme costituzionali, stabilità economica, salari.
Modifica della legge elettorale, ed ascoltare l'appello delle categorie sociali, Ed c'è
anche chi chiede di evitare di sciogliere il Parlamento per consentire lo
svolgimento del referendum. Sì anche i referendari sono stati tirati per la
giacchetta dal centrosinistra pur di impedire il ritorno al voto. Ci ha
pensato il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera,
Luciano Violante consigliando ai referendari il ricorso alla Corte
Costituzionale qualora si andasse alla urne. Perchè? Perché, questa la
risposta dell'ex presidente della Camera, "le elezioni impedirebbero ai
cittadini di pronunciarsi" e quindi ci sarebbe un conflitto di poteri
dello Stato, tra il Capo dello Stato che decide sullo scioglimento e la
Consulta che ha dato il via libera ai referendum. E
non da meno è stata Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo
Madama, sostenendo che la celebrazione del referendum
dopo le elezioni "sarebbe una mina per le nuove Camere" che
sarebbero immediatamente delegittimate". Di tutto e di più,
quindi, in questa gara a chi la spara più grossa per scongiurare le
urne. A dare il via fu proprio il leader del Partito Democratico, Walter
Veltroni, che appena sfiduciato Romano Prodi dal Senato disse che era
necessario "evitare elezioni anticipate perchè precipiterebbero
il paese in una situazione di crisi drammatica". Pochi giorni ed il sindaco
trova una nuova questione per rinviare il voto: "Aumentare i salari e al
tempo stesso la produttività". Proprio il ministro degli Esteri
Massimo D'Alema indicò le priorità: "Completare le riforme
elettorali secondo la bozza Bianco e le riforme istituzionali con il
rafforzamento del governo e delle istituzioni". Il tutto per andare al
voto nel 2009, quel tanto per far riprendere fiato al centrosinistra. Da qui
l'ipotesi del "governo di scopo" novità assoluta nella
storia della nostra Repubblica tanto che lo stesso Maroni ha giurato di non
averla "mai letta nei libri di diritto costituzionale". A lanciarla
il leader di Rifondazione Comunista, Franco Giordano. Un governo che
"abbia come obiettivo la riforma della legge elettorale", così ha spiegato il leader
rifondarolo. Ma nel novero delle trovate anti-voto c'è anche quella
dell'appello alle forze sociali del Paese. Vai alla homepage 04/02/2008.
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(
da "Libertà" del 04-02-2008)
Quotidiano partner
di Gruppo Espresso LIBERTA' di lunedì 4 febbraio 2008 > In Primo
Piano proposta di segni "Fiducia solo per il referendum"
ROMA - "C'è un passaggio che è costituzionalmente
obbligato e che non è ancora stato fatto: quello di un governo che
chieda la fiducia solo per fare il referendum elettorale". Lo dice Mario Segni, esponente del
comitato referendario. "Marini, come ci ha detto lui - spiega Segni -
non pensa affatto al referendum. Cerca la fiducia
solo su una limitata riforma elettorale e
cioè la bozza Bianco. Ma in questo modo il diritto degli 820mila
italiani che hanno firmato il referendum e che
giustamente chiedono che si voti il referendum prima
delle elezioni è totalmente cancellato. Fare un governo di questo
genere che chieda la fiducia proprio per il referendum
è un preciso dovere costituzionale. Spetta al capo dello Stato
tutelare questi diritti. Sarà poi il Parlamento a decidere se
permettere o no il referendum. Per ricordare al
Parlamento i suoi doveri ieri abbiamo portato davanti a Montecitorio le
scatole con le 820mila firme". Sulla crisi di governo ieri è
intervenuta anche Rosy Bindi. "Marini ha detto che c'è uno
spiraglio e non essendo una persona che usa le parole impropriamente credo
sia prudente aspettare", ha detto il ministro della famiglia a
"Domenica In", replicando a chi le chiedeva se le elezioni siano
ormai imminenti. La Bindi ha in ogni caso sottolineato quanto detto anche dal
presidente incaricato che "quello che si potrebbe verificare è
solo un governo istituzionale con larghe intese" e quindi "tutto
dipende da quello che dirà Berlusconi". "Se non ci
sarà una disponibilità - ha concluso - è comunque giusto
evitare pasticci e governicchi". E si andrà quindi al voto. In
questo caso il ministro, che ha ammonito che "il risultato vero è
quello che esce dalle urne e non quello annunciato nei sondaggi", ha
fatto sapere che si impegnerà nella campagna elettorale
sottolineando la novità del Pd che "presenta per la prima volta e
non per la quinta un candidato, con un programma omogeneo". Ma ha anche
fatto sapere: "ricorderò quanto fatto da questo Governo" che
"lascia una bella eredità con i conti risanati e la
possibilità di redistribuire a favore della crescita, dei salari e
della famiglia grazie anche ai buoni risultati della lotta all'evasione
fiscale". [.
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(
da "Tempo, Il" del 04-02-2008)
Ne hanno inventate
di tutti i colori pur di evitare le urne. Ormai sembra essere chiaro che nel
centrosinistra si sta facendo di tutto per rimandare il responso del voto.
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per la salute" Il nuovo Napoli ci prova con l'Udinese Tanto che ogni
giorno dall'Unione giungono le scuse più varie per impedire il ritorno
al giudizio degli elettori. Riforme costituzionali, stabilità
economica, salari. Modifica della legge elettorale, ed ascoltare l'appello delle categorie sociali, Ed c'è
anche chi chiede di evitare di sciogliere il Parlamento per consentire lo
svolgimento del referendum. Sì anche i referendari sono stati tirati per la
giacchetta dal centrosinistra pur di impedire il ritorno al voto. Ci
ha pensato il presidente della Commissione Affari Costituzionali della
Camera, Luciano Violante consigliando ai referendari il ricorso alla Corte
Costituzionale qualora si andasse alla urne. Perchè? Perché, questa la
risposta dell'ex presidente della Camera, "le elezioni impedirebbero ai
cittadini di pronunciarsi" e quindi ci sarebbe un conflitto di poteri
dello Stato, tra il Capo dello Stato che decide sullo scioglimento e la
Consulta che ha dato il via libera ai referendum. E
non da meno è stata Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo
Madama, sostenendo che la celebrazione del referendum
dopo le elezioni "sarebbe una mina per le nuove Camere" che
sarebbero immediatamente delegittimate". Di tutto e di più,
quindi, in questa gara a chi la spara più grossa per scongiurare le
urne. A dare il via fu proprio il leader del Partito Democratico, Walter
Veltroni, che appena sfiduciato Romano Prodi dal Senato disse che era
necessario "evitare elezioni anticipate perchè precipiterebbero
il paese in una situazione di crisi drammatica". Pochi giorni ed il
sindaco trova una nuova questione per rinviare il voto: "Aumentare i
salari e al tempo stesso la produttività". Proprio il ministro
degli Esteri Massimo D'Alema indicò le priorità:
"Completare le riforme elettorali secondo la bozza Bianco e le riforme
istituzionali con il rafforzamento del governo e delle istituzioni". Il
tutto per andare al voto nel 2009, quel tanto per far riprendere fiato al
centrosinistra. Da qui l'ipotesi del "governo di scopo"
novità assoluta nella storia della nostra Repubblica tanto che lo
stesso Maroni ha giurato di non averla "mai letta nei libri di diritto
costituzionale". A lanciarla il leader di Rifondazione Comunista, Franco
Giordano. Un governo che "abbia come obiettivo la riforma della legge elettorale",
così ha spiegato il leader rifondarolo. Ma nel novero delle trovate
anti-voto c'è anche quella dell'appello alle forze sociali del Paese.
Vai alla homepage Dario Caselli 04/02/2008.
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(
da "Libertà" del 04-02-2008)
Quotidiano partner
di Gruppo Espresso LIBERTA' di lunedì 4 febbraio 2008 > In Primo
Piano Proposta di Segni "Fiducia solo per il referendum"
ROMA - "C'è un passaggio che è costituzionalmente
obbligato e che non è ancora stato fatto: quello di un governo che
chieda la fiducia solo per fare il referendum elettorale". Lo dice Mario Segni, esponente del
comitato referendario. "Marini, come ci ha detto lui - spiega Segni -
non pensa affatto al referendum. Cerca la fiducia
solo su una limitata riforma elettorale e
cioè la bozza Bianco. Ma in questo modo il diritto degli 820mila
italiani che hanno firmato il referendum e che
giustamente chiedono che si voti il referendum prima
delle elezioni è totalmente cancellato. Fare un governo di questo
genere che chieda la fiducia proprio per il referendum
è un preciso dovere costituzionale. Spetta al capo dello Stato
tutelare questi diritti. Sarà poi il Parlamento a decidere se
permettere o no il referendum. Per ricordare al
Parlamento i suoi doveri ieri abbiamo portato davanti a Montecitorio le
scatole con le 820mila firme". Sulla crisi di governo ieri è
intervenuta anche Rosy Bindi. "Marini ha detto che c'è uno
spiraglio e non essendo una persona che usa le parole impropriamente credo
sia prudente aspettare", ha detto il ministro della famiglia a
"Domenica In", replicando a chi le chiedeva se le elezioni siano
ormai imminenti. La Bindi ha in ogni caso sottolineato quanto detto anche dal
presidente incaricato che "quello che si potrebbe verificare è
solo un governo istituzionale con larghe intese" e quindi "tutto
dipende da quello che dirà Berlusconi". "Se non ci
sarà una disponibilità - ha concluso - è comunque giusto
evitare pasticci e governicchi". E si andrà quindi al voto. In
questo caso il ministro, che ha ammonito che "il risultato vero è
quello che esce dalle urne e non quello annunciato nei sondaggi", ha
fatto sapere che si impegnerà nella campagna elettorale
sottolineando la novità del Pd che "presenta per la prima volta e
non per la quinta un candidato, con un programma omogeneo". Ma ha anche
fatto sapere: "ricorderò quanto fatto da questo Governo" che
"lascia una bella eredità con i conti risanati e la
possibilità di redistribuire a favore della crescita, dei salari e
della famiglia grazie anche ai buoni risultati della lotta all'evasione
fiscale". [.
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(
da "Websim" del 04-02-2008)
NOTIZIE FLASH 04
Febbraio 08 ora 11:51 Crisi, non esistono condizioni per nuovo governo - Fini
ROMA, 4 febbraio (Reuters) - Il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco
Fini, respinge il tentativo di Franco Marini di formare un nuovo governo per
modificare la legge elettorale.
"Abbiamo ribadito al presidente Marini che non esistono le condizioni
per dar vita a una maggioranza parlamentare finalizzata
alla riforma elettorale", ha detto Fini al termine dei colloqui con Marini a
palazzo Giustiniani. "Non mi risulta che nella Costituzione sia scritto
che possa nascere un governo per far fare un referendum o la legge elettorale", ha aggiunto. Fini ha preferito non commentare l'ipotesi
de Il Giornale di un patto elettorale tra Forza Italia e Pd
su un programma di riforme "aperto a chi ci sta". "Non
è questa la sede per commentare indiscrezioni giornalistiche", ha
detto Fini. ((Paolo Biondi, in redazione a Roma Giselda Vagnoni, Reuters
Messaging: giselda.vagnoni.reuters.com@reuters.net - +39 06 85224352 -
rome.newsroom@reuters.com)).
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(
da "Quotidiano.net" del 04-02-2008)
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condividi LA PROPOSTA "Nuova legge? Benissimo:
mettiamoci le quote rosa" Lo propone Donatella Linguini, sottosegretario
alle Pari opportunità: "C'è già una bozza di legge di iniziativa popolare avanzata dall'Unione donne
italiane" Commenta Home Politica prec succ ROMA, 31
gennaio 2008 - Parlando di nuova legge elettorale, si riaffaccia l'idea delle quote rosa. Ad avanzare la
richiesta di introdurle è Donatella Linguiti, sottosegretario alle
pari opportunità. Che rileva: ''Se si apre la strada per la riforma elettorale, non è più possibile eludere la questione
dell'art.51 della Costituzione, che prevede la promozione e attuazione
di strumenti per le pari opportunità per entrambi i sessi, e questo
implica anche la rappresentanza istituzionale''. Oltretutto esiste già
una proposta di legge in tal senso: "E' una
proposta di iniziativa popolare avanzata dall'Unione donne in Italia, che non
può restare lettera morta. Con la campagna 50 e 50 ovunque si decide,
il movimento delle donne ha espresso una esigenza forte che non si risolve
tanto nei meccanismi di 'quote rosa' ma nell'assunzione della parola e
pratica politica delle donne nei luoghi di potere e decisione''. Sei
favorevole alle quote rosa?.
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(
da "Blogosfere" del 04-02-2008)
Feb 08 4 Berlusconi
e Veltroni, l' accordo che Marini non trova. E l'Herald Tribune ci umilia
Pubblicato da Eleonora, Blogosfere Staff alle 10:42 in In evidenza, Italia
UPDATE! ore 12.30 Berlusconi afferma che l'ipotesi dell'accordo pre-elettorale con Veltroni è un'utopia e si dice
contrario a un esecutivo per la riforma elettorale.
UPDATE! ore 11.42 Come previsto per Alleanza Nazionale non è possibile
trovare i numeri in Parlamento per la formazione di un nuovo governo. La via
è stretta, molto stretta. Per non dire impossibile. Franco Marini dovrebbe salire al Quirinale entro stasera per rassegnare il
suo mandato nelle mani del Capo dello Stato, visto che, a meno di
stravolgimenti che non sembrano all'orizzonte, si riesca a trovare l'accordo
sulla legge elettorale. Le proposte sul piatto sono tante, ma poche le idee, come scrive
Orizzonteliberale e per Ilcentrosinistradeigiovani il ritorno al voto
è ormai inevitabile. Ma spunta uno scenario inedito. Il
Giornale oggi ipotizza un accordo tra Veltroni e Berlusconi, secondo il
sondaggio Ipsos di cui parla Sostenibile, i due leader preferiti dagli
italiani. 15 punti programmatici per un accordo e poi i due maggori partiti
potrebbero davvero trovare una soluzione per il paese prima di sancire la
deriva con le elezioni anticipate e con gli attuali schieramenti (a
proposito, quali?). Marini è molto obiettivo e realistico, spiega
Casini, più di quanto si pensi e stamattina alle 13 si concludono le
consultazioni con la triade An-Forza Italia e Partito Democratico. La stampa
estera intanto continua a esprimere giudizi negativi nei confronti del
Cavaliere. Dopo l'Economist, scrive Blogaprogetto, è la volta del
Herald Tribune che titola, Il ritorno di Berlusconi, la 'brutta figura'. Quindi,
qualora i pronostici del Giornale divenissero realtà, sfuma la via del
referendum di D'Alema e i due grandi si coalizzano.
Mentre alla Cosa Rossa, a quella Bianca e ad An tremano le gambe.
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(
da "Opinione, L'" del 04-02-2008)
Oggi è Lun,
04 Feb 2008 Edizione 23 del 02-02-2008 Per Veltrusconi Comunque vada
sarà un successo di Maurizio Bonanni I turchi alla.. Marina.
Così dicevano i racconti del passato, quando i saraceni stavano per
abbordare le nostre coste. Arriveranno presto anche a Palazzo Madama, sede
del Senato della Repubblica, gli infedeli? Facciamoci quattro conti, in
proposito. Dunque, se dovessimo scegliere un titolo per definire l'attuale
mandato presidenziale di Napolitano a Marini, l'unico adatto mi sembrerebbe
quello di: "mission impossible". Per molti motivi. Per dire: quali
sarebbero le carte nascoste del mazzo, volendo realizzare il poker d'assi
dell'accordo sulla riforma elettorale che, quanto
meno, dovrebbe avere i consensi dei due maggiori partiti? Certo, è del
tutto naturale che D'Alema e Veltroni (i "gemelli diversi") la
vogliano tirare per le lunghe, garantendosi un sufficiente intermezzo ? come quegli
intervalli con le pecorelle, quando eravamo piccoli e Mike Buongiorno era
già grande - per separare i destini del Partito Democratico dalla
figuraccia del Governo Prodi, che ancora fa tremare di rabbia gli elettori di
sinistra. Chi, come e perché ha voluto "bruciare" il nascente
accordo "Veltrusconi" sulla riforma elettorale?
L'affondo della magistratura campana su Mastella & Co(nsorte) è
stato di quelli ad "orologeria", o no? Una cosa è certa: i
due compagni-rivali della sinistra sono d'accordo perché, comunque sia, il
Governo dimissionario che ci porterà alle elezioni anticipate (aprile
o giugno?) non sia "targato" Romano Prodi. Ma, a questo punto, nel
caso non trovi una maggioranza politica per le riforme, non sarei troppo
sicuro che Marini si presti a fare da... mostarda, nel mortaio di questa
morente legislatura. E, poi, c'è il tormentone del referendum..
Nessuno, credo, potrebbe tenere in vita questo Parlamento, per farlo arrivare
al suicidio collettivo dell'urna referendaria, in cui ad uscirne politicamente
vivi sarebbero ben pochi. Ma, in questo clima surreale, c'è
un paradosso che aleggia su tutto: comunque vada (referendum o no,
riforma elettorale rata e consumata, etc.), a guadagnarci saranno solo e sempre
Veltroni e Berlusconi. Il primo, ha arrotato come un caterpillar, con i suoi
tre milioni di voti alle "primarie" (mai capito: e quali sarebbero
le "secondarie"?), le residue speranze di Rosy Bindi e dei
prodiani per una guida ulivista del Pd, stravinta dalla componente
maggioritaria degli ex democratici di sinistra. Da lì, sono giunti i
primi scricchiolii e poi il crollo definitivo del Governo Prodi, con il
disperato tirare a campare del "Professore", che ha usato i
partitini dell'ultrasinistra ed i Verdi come la zattera del naufrago, esattamente
al contrario di quanto ha fatto il segretario del Pd, con quel suo
perentorio: "Noi correremo da soli". E così, ad un certo
punto, l'elastico delle consunte solidarietà unioniste si è
rotto, facendo volare Prodi ? che ne teneva saldamente in pugno una delle
estremità - fuori da Palazzo Chigi, grazie ai tatticismi di Dini ed
alla rabbia beneventana di Mastella. Per cui, ora come ora, Franco Marini non
ha nessun mastice miracoloso per riportare quelle stesse membra sparse
nell'urna della defunta Unione. Né basterà l'ennesimo micro-partitino
di Tabacci-Baccini (a volte i nomi bastano da soli a raccontare una farsa o
una tragedia!), per garantire una maggioranza politica per le riforme a
Marini, dato che, malgrado il pressing del Quirinale e del centro-sinistra,
Cesa e Casini difficilmente porteranno l'Udc a sostenere l'attuale tentativo
della seconda carica dello Stato. Certo, il ring della politica italiana
è ben strano: fino a pochissimo tempo fa, Fini e Casini brillavano per
il contenuto anti-berlusconiano dei loro discorsi, lanciando liane e ponti in
ogni direzione, pur di rendersi spendibili per alleanze alternative a quelle
con Forza Italia. Famose restano le loro dichiarazioni sul "Partito
unico del centro-destra", con le quali opponevano un rifiuto stizzoso
alla generosa offerta del Cavaliere, di costruire una formazione politica
comune, che raccogliesse e rilanciasse, da destra, la sfida del Partito
Democratico, arrivando persino a proporre qualcosa di simile alle primarie,
per la scelta della leadership. Che cosa è cambiato, oggi? Semplice:
tutti sanno che, grazie a Prodi, Berlusconi tornerà a Palazzo Chigi
"con" questa legge elettorale,
che privilegia il collegamento tra liste, garantendo al vincitore un robusto
premio di maggioranza alla Camera. Quindi: spazio al potere e al diavolo
l'autonomia! Quando l'indipendenza dà solo una scarso reddito, meglio
tornare.. sotto padrone! Ma, attenzione al diavoletto denominato
"Porcellum". Se Veltroni correrà da solo, gli altri della Cosa
Rossa e dell'ultrasinistra si coalizzeranno tra di loro, facendo sì
che, al Senato, la somma dei due "bottini" elettorali sia maggiore
di quella che avrebbero ottenuto presentandosi uniti nella lista dell'Unione,
grazie agli accordi di desistenza, ed ai premi regionali di maggioranza. La
speranza di Veltroni, in fondo (che, quindi, non farà veramente nessun
passo eclatante, per non andare a votare con l'attuale legge
elettorale) è di rendere pan per focaccia al
centro destra, costringendolo a governare con uno o due senatori di scarto,
esclusi i senatori a vita. In questo modo, al Cavaliere ed i suoi alleati non
resterebbe che mettersi seriamente intorno allo stesso tavolo con Veltroni,
per avviare quella famosa stagione costituente che, in due anni, porti alle
riforme istituzionali, mai realizzate nell'ultimo mezzo secolo, legge elettorale compresa. Dopo
di che, statene certi, si rivoterà nel 2011, quando, finalmente, il
sistema politico italiano avrà definitivamente acquistato una veste
bi-partitica, come in tutte le democrazie evolute che si rispettino. Troppo
lontano l'orizzonte? Per qualcuno forse sì.
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(
da "Opinione, L'" del 04-02-2008)
Oggi è Lun, 04
Feb 2008 Edizione 23 del 02-02-2008 Il pressing di Franco Marini sul
Cavaliere. L'incognita di Letta a palazzo Chigi L'ultimo tentativo di Barbara
Alessandrini Franco Marini non getta la spugna. E parla di un
"margine" di trattativa ancora aperto sperando di convincere Silvio
Berlusconi a dare il suo sostegno ad un governo di larghe intese. Ma l'unica
incertezza ancora in piedi dopo due giornate di consultazioni con le
delegazioni dei partiti, è sulla data precisa in cui si dovrebbero
tenere le elezioni anticipate. O il 6 o 13 o il 27 aprile (visto che il 20
è il giorno della Pasqua ebraica). Dopo l'esito tutt'altro che
promettente delle consultazioni di giovedì, contrassegnate da una
maggioranza di sì condizionati e dal tattico possibilismo dei senatori
Lamberto Dini e Natale D'Amico, anche la giornata di ieri ha dato del fino da
torcere al presidente di Palazzo Madama. Perché, la linea che i comunisti
italiani hanno esplicitamente ribadito considerando le elezioni l'unica
chance è ormai la prospettiva cui tutti i partiti incontrati ieri dal
presidente del Senato si stanno preparando. Marini, mette a tacere le
polemiche sulla sua decisione di incontrare oggi le categorie sindacali
("non è affatto un'anomalia") tenta comunque tutte le strade
possibili inclusa quella di sondare il terreno con il braccio destro del
Cavaliere, Gianni Letta che ieri mattina si è recato a palazzo Chigi
dove si è trattenuto ed ha incontrato Romano Prodi. E dove, come lui
stesso ha riferito, ha "sentito" il presidente del Senato Franco
Marini. Lo stesso Letta non ha dato un peso politico agli incontri nella sede
del governo che ha definito "una visita a vecchi amici" con i quali
"è ovvio che ci si senta". Anche perché resta il fatto che
l'accordo sulla legge elettorale
non c'è. Tanto per restare in casa Cdl è difficile che Silvio
Berlusconi sacrifichi la ritrovata pace con An per concedere due mesi in
più ad un governo che dovrebbe approvare una riforma elettorale sul modello tedesco, cui non solo lui stesso ma
anche Gianfranco Fini è assolutamente contrario. Più plausibile
l'ipotesi che i contatti tra Marini e l'eminenza grigia di FI siano volti al
futuro, al dopo elezioni quando, secondo la convinzione pressoché unanime nel
centro destra, la strada politica indispensabile per avviare un effettivo
processo di riforme, sarà quella di un governo di larghe intese. Non a
caso anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti non si
è sbilanciato nel dare un significato escatologico alla visita di
Letta a palazzo Chigi e ha piuttosto puntualizzato che "Se c'è un
filo diretto tra Marini e Gianni Letta, e funziona è importante al di
là del governo e della situazione attuale". L'arroccamento delle
forze del centro destra resta, comunque, quello dei giorni scorsi. Con FI che
insiste sulle elezioni subito, quel che resta dell'Udc di Casini che esclude
la possibilità di un governo senza Berlusconi ed è favorevole
ad un traghettamento alle elezioni con un governo a guida Prodi, An che
esclude la proposta del Pd e dei referendari di arrivare alle elezioni
soltanto dopo l'indizione della consultazione popolare: "Non neghiamo la
necessità di continuare un impegno a difesa del bipolarismo, per le
riforme istituzionali e per una legge elettorale che sia garanzia dell'alternanza - ha spiegato
Gianfranco Fini -, ma questo accadrà nella prossima legislatura".
E lo stesso Franco Marini ha messo le mani avanti ricordando che "il mio
tentativo nasce per fare la riforma della legge elettorale, non per consentire di tenere il referendum". Quanto alla Lega resta arroccata
sull'Aventino' e sulla linea del voto anticipato. Proprio il referendum, al contrario, è diventato il perno
della strategia del Pd .Walter Veltroni, dall'assemblea di partito del Lazio,
ha sposato la linea dei rappresentanti del comitato referendario. E ha
spiegato che "se non si riuscisse a costituire un governo per fare le
riforme in Parlamento, si potrebbe fare un esecutivo che accompagni e
consenta al referendum di tenersi in
primavera". Ipotesi quanto mai indigesta sia a Rifondazione che agli
altri partitini della sinistra radicale.
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(
da "ADN Kronos" del 04-02-2008)
Ultimo giorno di
consultazioni per Franco Marini. Il segretario del Pd: ''Potrebbe essere
un'occasione persa''. Il leader azzurro: ''Dialogo dopo le elezioni''. Fini:
''Esecutivo per la legge elettorale
impossibile''. Nel pomeriggio sarà la volta di Cossiga, Scalfaro e
Ciampi. Quindi le conclusioni del presidente incaricato prima di riferire,
forse domani, al capo dello Stato Giorgio Napolitano ascolta la notizia
commenta 0 vota 4 tutte le notizie di POLITICA Roma, 4 feb. (Adnkronos/Ign) -
Giornata decisiva per le consultazioni di Franco Marini. Sfilano davanti al
presidente incaricato le delegazioni di An, FI e Pd. Dall'opposizione nessun
passo indietro: si vada subito alle urne, è la richiesta dei leader
Fini e Berlusconi. Fermo sulle sue posizioni anche il Pd, che vuole un
governo per modificare la legge elettorale.
Il leader del Pd Walter Veltroni si reca a palazzo Giustiniani dopo aver
riunito insieme a Prodi lo stato maggiore del partito nel loft di piazza Santa
Anastasia. ''Rimane valida l'ipotesi di un governo che in tre mesi possa
affrontare tre questioni: la riforma elettorale; un
intervento sui salari e sulla produttività, perché il governo Prodi
è riuscito a trovare le risorse necessarie che oggi potrebbero essere
redistribuite; interventi per la riforma della politica - spiega il sindaco
di Roma -. Non si parla di tre anni o di 30 mesi, ma di un governo che in tre
mesi riesca a dare agli italiani la sicurezza che se andranno a votare non
ricomincerà tutto come prima". "Registro le posizioni delle
forze politiche del centrodestra che si sono espresse diversamente - aggiunge
-. Non posso non dire, alla luce delle dichiarazioni che abbiamo ascoltato
che questa rischia di essere ancora un'occasione perduta per la politica del
nostro Paese". "La cosa migliore per affrontare i gravi problemi
del Paese è dare al più presto possibile un governo legittimato
da un vasto voto popolare, nel pieno dei suoi poteri, che possa essere
immediatamente operativo", afferma Silvio Berlusconi al termine del
colloquio. L'ex premier spiega poi di aver manifestato "la
disponibilità ad un dialogo con le persone di buon senso e di buona
volontà dell'altra parte". Ora però "ci auguriamo che
terminate queste consultazioni il capo dello Stato possa indire subito le
elezioni". Berlusconi liquida come "una inutile, incomprensibile e dannosa perdita di tempo" l'ipotesi di
dar vita ad un governo per consentire lo svolgimento del referendum. L'ex premier ribadisce anche che l'attuale legge elettorale garantisce dei buoni effetti rispetto all'esigenza di
governabilità. E afferma che in base ai sondaggi l'attuale distanza a
favore del centrodestra rispetto al centrosinistra varia tra i 10 e i 16
punti. E la leadership? Chiedono i cronisti con riferimento alla
polemiche all'interno del centrodestra. "Questa legge
elettorale lascia libertà di avere delle
coalizioni veramente omogenee", taglia corto Berlusconi. Non risponde
invece a chi gli chiede se sia sempre convinto che in un suo futuro governo
sia necessario seguire il modello Sarkozy con l'ingresso di
personalità del centrosinistra. Mentre precisa che la presidenza di
una delle Camere all'opposizione ''rientra in un discorso più ampio.
E' un'ipotesi plausibile''. Sulla stessa linea il leader di An. ''La nostra
Costituzione non prevede la nascita di governi per far fare il referendum o di governi per modificare la legge elettorale'', precisa
Gianfranco Fini al termine dell'incontro. Quindi, spiega, ''abbiamo invitato
il presidente Marini a prendere atto della impossibilità di dar corso
positivamente al mandato ricevuto e riferire di conseguenza al capo dello
Stato'', anche perché ''ad avviso di Alleanza nazionale non esistono le
condizioni per dar vita ad una maggioranza parlamentare finalizzata all'approvazione
di una nuova legge elettorale''.
''La nostra Costituzione - aggiunge Fini - prevede la necessità di dar
vita a governi basati sulla condivisione di un programma politico''. Nel
pomeriggio Marini incontrerà tre presidenti emeriti della Repubblica:
alle 16 Francesco Cossiga, alle 16.30 Oscar Luigi Scalfaro e alle 17 Carlo
Azeglio Ciampi. A quel punto, come annunciato nei giorni scorsi, sarà
in grado di trarre le sue conclusioni prima di riferire, forse domani, al
capo dello Stato Giorgio Napolitano.
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(
da "Sestopotere.com" del
04-02-2008)
(14:42) (4/2/2008
13:45) | CRISI DI GOVERNO: ULTIME ORE DI CONSULTAZIONI, FINI E BERLUSCONI:
"AL VOTO", VELTRONI: "GOVERNO DI 3 MESI" (Sesto Potere) -
Roma - 4 febbraio 2008 - Ultima giornata di consultazioni a Palazzo
Giustiniani per il presidente del Senato Franco Marini che prima del week end
aveva già annunciato che "è ancora aperto uno spiraglio
per la formazione del nuovo governo, se fosse chiuso starei in vacanza,
invece devo lavorare. Gli elementi per la valutazione conclusiva li
darò lunedì (oggi, per chi legge).
Fino ad ora (sabato, ndr) tutti gli interlocutori ascoltati hanno concordato
all'unanimità sulla necessità di un cambiamento della legge elettorale". Ed oggi,
in effetti, sarà la giornata finale delle consultazioni del presidente
del Senato. Saranno ricevuti i gruppi più grandi: inizierà alle
11 Alleanza Nazionale seguita alle 12 da Forza Italia e a chiudere, alle 13,
sarà il turno del Partito Democratico. Silvio Berlusconi nonostante il
lutto (ieri s'è spenta a Milano Mamma Rosa) ha confermato che oggi
parteciperà alle consultazioni con il presidente del Senato. Le
consultazioni si chiuderanno a Palazzo Giustiniani con i presidenti emeriti
della Repubblica: alle 16 Marini incontrerà Francesco Cossiga, alle
16.30 Oscar Luigi Scalfaro e chiuderà alle 17 Carlo Azeglio Ciampi. In
mattinata in piazza Santa Anastasia a Roma s'è svolto un vertice del
Partito Democratico con Walter Veltroni, Piero Fassino, e Romano Prodi per
fare il punto della situazione sulla crisi di governo e stabilire la linea
del partito prima delle consultazioni a Palazzo Giustiniani. Un altro vertice
politicamente rilevante che s'è svolto in mattinata a Palazzo Chigi
quello tra Bruno Tabacci, ex deputato dell'Udc che con Mario Baccini ha
fondato il movimento la "Rosa Bianca", e il presidente del
Consiglio, Romano Prodi. DICHIARAZIONI IN TEMPO REALE E Walter Veltroni,
leader del Pd, al termine del colloquio con il presidente del Senato Marini,
ha dichiarato: "L'Italia che lavora e che produce, più che
precipitare a elezioni, preferisca avere una legge elettorale che dia agli italiani la possibilità di
avere dei governi capaci di governare con serenità e stabilità.
Al presidente Marini abbiamo detto che per noi rimane valida l'ipotesi di un
governo che in tre mesi, non in trent'anni, faccia una nuova legge elettorale per dare agli
italiani la possibilità di scegliere, un intervento su salari e
produttività e un intervento per la riforma della politica. Il Paese
perde un'occasione se le forze politiche non decisono di collaborare per
realizzare una riforma del voto". E poi, lo sguardo rivolto allo
scenario futuro il leader del Pd ha aggiunto: "Il Partito Democratico si
presenterà da solo sulla base della propria identità e del
proprio programma". Accordo con Fi? "Si può collaborare per
scrivere le regole del gioco, ma noi e il centrodestra siamo alternativi e
resteremo tali": ha tagliato corto Walter Veltroni. "La cosa
migliore è che si vada subito al voto". Così Silvio
Berlusconi al termine del colloquio con il presidente Marini: "L'attuale
legge elettorale ha dato
buoni risultati. La cosa migliore - ha proseguito il leader di Forza Italia -
è dare al Paese un governo legittimato, nel pieno dei suoi poteri. Ci
auguriamo che il Capo dello Stato possa indire subito le elezioni.
"È nostro convincimento - ha aggiunto - che la cosa migliore per
risolvere i problemi del Paese sia avere un governo legittimato dal voto
popolare. Ci auguriamo, e crediamo che sarà così, che terminate
le consultazioni, il capo dello Stato possa indire le elezioni: è
un'esigenza del Paese avere un Governo che risolva i problemi". E a
proposito dell'articolo del Giornale secondo il quale il leader di Forza
Italia sarebbe pronto a lanciare un patto elettorale
con Veltroni, Berlusconi chiarisce che si tratta di "un'utopia, di
un'ipotesi irrealistica", visti i tentativi di "delegittimarci che
arrivano sempre dall'altra parte". "Noi - aggiunge - abbiamo
comunque ribadito la nostra disponibilità al dialogo con l'altra
parte, volontà che anche dopo le elezioni potrà avere un
seguito". "Non esistono le condizioni per una nuova legge elettorale, è
impossibile fare un governo, c'è solo il voto. Abbiamo invitato Marini
a prendere atto dell'impossibilita' di dar corso positivamente al mandato
ricevuto e riferire al Capo dello Stato": questa la dichiarazione del
leader di AnGianfranco Fini, al termine del colloquio con
il presidente incaricato, Franco Marini. "La nostra Costituzione - ha
aggiunto - non prevede la nascita di governi per far fare il referendum o di governi per modificare la legge elettorale. Abbiamo ribadito al presidente Marini le ragioni per le quali
ad avviso di An non esistono le condizioni per dar vita ad una maggioranza
parlamentare finalizzata all'approvazione di una nuova legge elettorale". Piero
Fassino, al termine della riunione del Pd con Prodi ha dichiarato ai
giornalisti: "Ci auguriamo che la Cdl in queste ore rifletta
sull'esigenza di cambiare la legge elettorale prima del voto, si assuma una responsabilita'
seria di fronte al Paese e non sia prigioniera solamente delle proprie
convenienze elettorali'. E il senatore della Lega Roberto Calderoli ha
dichiarato: 'Speriamo che le pause di riflessione siano concluse e che
finalmente si vada a elezioni: a furia di riflettere nel frattempo il Paese
va a fondo'. COMMENTI "Anche per un non esperto avrebbe più senso
fare una nuova riforma elettorale e poi andare a
votare", dice a Sky Tg24 il vicesegretario del Partito Democratico,
Dario Franceschini. "Prima una breve stagione per scrivere le regole
insieme e poi il voto. Credo comunque - conclude - che il tentativo del
presidente del Senato Marini non sia ancora finito". "La gente
parla sempre della necessita' di un ministro donna per le pari opportunita'.
Ma quello di cui abbiamo bisogno sono molte donne ministro. La mia sensazione
e' che la meta' dei ministri dovrebbero essere donne". Lo ha affermato
il portavoce del presidente Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, in
un'intervista rilasciata al Sunday Times.Alla domanda del giornalista inglese
se Berlusconi e' della stessa idea, Bonaiuti ha risposto: "Dipende dal
numero dei ministri. Ce ne potrebbero essere anche solo 12 in tutto. In quel caso,
un terzo potrebbero essere donne". Berlusconi potrebbe diventare il
primo presidente del Consiglio italiano a creare un governo con la meta' di
ministri donne? "Io direi, non mettiamo limiti alla provvidenza".
"Strano e allarmante e' la tentazione dichiarata da esponenti del Pd,
come Violante e D'Alema, di preannunciare il ricorso alla Corte se si va alle
urne con l'attuale legge che avrebbe in se' alcune
incongruenze". Lo ha sottolineato in una nota Osvaldo Napoli, membro del
direttivo di Forza Italia alla Camera. "La tentazione della spallata
istituzionale, spinta fino all'estremo punto di mettere in discussione la legittimita'
del momento piu' alto della democrazia, vale a dire il voto per il rinnovo
del Parlamento, la dice lunga sull'attaccamento alla cadrega di certi
personaggi e sulla loro sensibilita' delle istituzioni. Insomma, per dirla
tuta: hanno vinto nel 2006 e tutto filava liscio, devono perdere nel 2008 e
invocano il cambio delle regole di gioco perche' cosi' non va piu'
bene". "In due mesi è cambiato tutto. Il nostro rapporto con
Forza Italia a dicembre era ai minimi storici, oggi tutta la Cdl è
unita. Questo perché oggi non c'è più un governo, perché siamo
alla vigilia delle elezioni anticipate e perché l'Italia ha drammatici
problemi che non vengono risolti". Lo ha detto il presidente di An,
Gianfranco Fini, a Udine a margine della conferenza programmatica di An del
Friuli Venezia Giulia. "Il compito di una classe politica - ha spiegato
il leader di An - è quello di essere realista in primo luogo, di non
rinnegare principi e valori, ma di fare delle scelte non in base a
personalismi o dei tornaconti sia pur legittimi di parte, ma di fare scelte
nell'interesse generale del Paese". Poi, parlando all'assemblea
regionale, sulla possibilità di un governo che faccia la riforma elettorale Fini si è chiesto "un governo
istituzionale neutro che deve fare una legge elettorale, quale sia non si sa, poi davanti ai problemi
concreti cosa potrebbe fare?" "Questo governo rischierebbe di
essere in realtà - è la risposta del leader di An - paralizzato
nella risoluzione di qualsiasi questione. Prodi non è caduto per una legge elettorale sbagliata, ma
per la natura della sua coalizione; nel '96 - ha ricordato Fini - c'era una legge maggioritaria eppure è successa la stessa
cosa. La legge elettorale
è solo uno strumento, è come un termometro". "Non
saremo noi la stampella a un centrosinistra ridotto in brandelli, questo non
capitera' mai": ha detto il segretario nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa.
E l'On. Alessandra Mussolini, segretario nazionale di Azione Sociale,
commenta: " Marini è senz'altro un brav'uomo ma per l'Italia
occorre un governo forte e autorevole sorretto da una solida maggioranza
politica. Stiamo solo perdendo tempo. Le elezioni sono l'unica
soluzione." E c'è anche da registrare una lettera aperta a
Napolitano e Marini da parte di Marco Pannella: "Siamo così
giunti - scrive nella lettera -. alla "crisi" dovuta alla meritoria
parlamentarizzazione della torbida e confusa situazione nella quale il Senato
della Repubblica, inchiodato ad una non definitiva sua costituzione e ad una
non definitiva proclamazione del suo Plenum, ha provocato un episodio nelle
forme e nella sostanza indecorose. In queste condizioni appare all'opinione
pubblica ed a noi stessi una sorta di "fretta", animata da una
campagna populista, letteralmente di stampo sfascista?fascista. Si è
insomma scatenata una psicosi al grido, alle urla: "Al voto!
Scioglimento del Parlamento?" Nella storia della Repubblica quasi mai si
sono sciolte le Camere con operazioni lampo, alla Rommel. Ha rilievo
costituzionale, o anticostituzionale privilegiare, come sembrerebbe farsi in
questa occasione, richieste e frettolosità di parte contro il patente
interesse primario, democratico e da Stato di Diritto, di sostegno prudente e
sereno alla politica deliberata e in corso di attuazione da parte di
Parlamento e Governo. Sciogliere oggi, dopo qualche giorno di presa d'atto
della violenza e della fretta (forse disperata anche se iattante)
liquidatorie, significa mettere al centro dell'avvenire del Paese
l'"immenso", pressoché ridicolo problema che si riduce al quesito:
porcello si, porcello no (ben più sì che no, tra
l'altro).". "La democrazia economica ha uno dei suoi pilastri nel
ruolo dei corpi intermedi che fanno da cuscinetto tra politica e
società civile". Così il presidente di Confcooperative
Luigi Marino, in un'intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, spiega e
legittima la convocazione delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali a
palazzo Giustiniani da parte del presidente incaricato Franco Marini.
"Le organizzazioni non sono state convocate come soggetti politici, ma
come motori economici del Paese" ha detto Marino che dalle colonne de Il
Sole 24 Ore chiede "di fare presto, di dare al Paese condizioni di
stabilità e garanzia sulla base di una legge elettorale alla tedesca, con sbarramento al 5% e
indicazione delle preferenze". "Non è un ritorno al passato,
alla Dc: sia per un'esigenza di autonomia, sia per l'esigenza di avere un
centro liberale, prima ancora che cattolico, sebbene, Confcooperative, ponga
come primo articolo Statuto il riferimento alla dottrina sociale della
Chiesa".
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(
da "Affari Italiani (Online)" del
04-02-2008)
Argomenti: Aspetti Legali , Proposte di legge
Lunedí 04.02.2008
10:14 --> SONDAGGIO 1/ Riuscirà Marini a fare un nuovo governo e a
evitare le elezioni anticipate? SONDAGGIO 2/ In caso di elezioni, che cosa
dovrebbe fare il Pd? FORUM 1/ Condividi la scelta del capo dello Stato di
conferire l'incarico a Franco Marini? FORUM 2/ Secondo te, Silvio Berlusconi
è "inadeguato" per governare l'Italia? Mario Monti:
Berlusconi liberista senza rigore. Sull'economia Veltroni sia più
coraggioso Rovati candida Prodi al Quirinale: chi meglio di lui, dopo
Napolitano? Crisi/ Fini: "Veltroni? Sembra... Crozza". Cesa:
"L'Udc non sarà la stampella del centrosinistra. Tempo scaduto,
si vada alle elezioni" Elezioni/ Beppe Grillo ad Affari: se si vota per
le Politiche non ci sarò Il costituzionalista
Vittorio Angiolini ad Affari: "Indire il referendum
e poi votare già in primavera? L'ipotesi non è realistica"
Fini: no voto. Casini: non vado in partito-azienda. Pillole per la memoria Di
Emanuele Fiano PoliticaMente/ E il Cavaliere diventò invincibile... Di
Marco Marturano Niente da fare. Tramonta l'ipotesi di un governo di
transizione per riformare la legge elettorale. Si ragiona già sulla data delle
elezioni anticipate: 6 o 13 aprile. E' ormai scontato che Marini
rinuncerà al mandato, visto che il Centrodestra non ha modificato di un
millimetro il no al governo per fare la riforma elettorale
e quindi non ci sono le condizioni per continuare, come ha confermato anche
Enzo Bianco: "Se non ci saranno le condizioni, l'intendimento del
presidente del Senato è di rimettere il mandato nelle mani del capo
dello Stato". Mentre il premier incaricato, Franco Marini, ha ultimato
le consultazioni per trovare una maggioranza al suo possibile governo per le
riforme, il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, e il ministro
dell'Interno uscente, Giuliano Amato, sono stati ricevuti dal Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano. "Dialogo ma dopo le elezioni".
Silvio Berlusconi non cambia idea: dopo la caduta del governo Prodi bisogna
andare subito al voto. "Non è una tragedia, né un salto nel
buio", dice il leader di Forza Italia al termine dell'incontro con il
presidente del Senato, Franco Marini, nell'ultima e decisiva giornata di
consultazioni. Posizione opposta quella del Partito Democratico:
"L'Italia che produce - afferma il segretario Walter Veltroni - non
vuole precipitare verso le elezioni, visto il rischio di
ingovernabilità e instabilità, ma preferisce una nuova legge elettorale per avere
governi capaci di governare". Il sindaco di Roma propone un governo a scadenza
che, in tre mesi, "riscriva le regole del gioco. In caso contrario -
afferma - sarebbe un'altra occasione mancata". BERLUSCONI: SUBITO ALLE
ELEZIONI "Sì al dialogo sì, ma solo dopo le
elezioni". Come anticipato da Affari, Silvio Berlusconi non cambia idea:
dopo la caduta del governo Prodi bisogna andare subito al voto. Al termine
dell'incontro con il presidente del Senato, Franco Marini - nell'ultima e
decisiva giornata di consultazioni - il leader di Forza Italia spiega che
"questa legge elettorale
può dare ottimi risultati, consentendo di governare". Dunque,
formare un governo che abbia l'unico scopo di modificare il sistema di voto o che permetta di celebrare il referendum "è un'inutile perdita di
tempo". Anche perché, vista la "distanza" che c'è tra
Centrodestra e Centrosinistra ("tra dieci e sedici punti
percentuali", assicura il Cavaliere), l'attuale sistema
permette "ampia libertà agli schieramenti". Berlusconi
auspica quindi che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, "indica
subito le elezioni. È nostro convincimento - dice - che la cosa
migliore per risolvere i problemi del Paese sia avere un governo legittimato
dal voto popolare. Ci auguriamo, e crediamo che sarà così, che
terminate le consultazioni, il capo dello Stato possa indire le elezioni:
è un'esigenza del Paese avere un governo che risolva i problemi".
E a proposito dell'articolo di apertura de il Giornale secondo il quale
sarebbe pronto a lanciare un patto elettorale con
Veltroni, Berlusconi chiarisce che si tratta di "un'utopia, di
un'ipotesi irrealistica", visti i tentativi di "delegittimarci che
arrivano sempre dall'altra parte". --> pagina successiva >>.
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(
da "Italia Sera" del 04-02-2008)
Politica Interna
Montezemolo: "Va garantita la governabilità del Paese"
Consultazioni, la prima volta di sindacati e imprenditori Com'era apparso fin
da subito, la missione del presidente del Senato appare però
difficilissima. Il presidente del Senato - che dopo la caduta del governo
Prodi ha ricevuto dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, un "incarico
finalizzato" per verificare "le possibilità di consenso per
una riforma delle legge elettorale"
- ha affermato che "c'è ancora uno spiraglio" e ha lanciato
un appello esplicito a Silvio Berlusconi: "Forza Italia non può
ignorare tanti sì". Ma è tutto il centrodestra, compatto,
che vuole andare al voto tanto che Fini ribadisce: "Elezioni in aprile
con Berlusconi e Veltroni candidati premier". Confindustria. Il giudizio
di Luca Cordero di Montezemolo, in merito alla crisi politica italiana
è severo: "La classe politica italiana ha dato un pessimo esempio".
Il presidente di Confindustria, dopo l'incontro con il presidente del Senato,
Franco Marini, nella terza giornata di consultazioni a palazzo Giustiniani
ribadisce la necessità di una nuova legge elettorale. "Siamo preoccupati - spiega Montezemolo -
perché da troppi anni nel nostro Paese c'è incapacità di
governare e decidere e c'è una frammentazione incredibile. Credo sia
impossibile trovare un Paese al mondo - aggiunge - che ha quaranta forze
politiche rappresentate. Da mesi chiediamo una nuova legge
elettorale, ma in questi mesi la classe politica non
è riuscita ad accordarsi su tre cose: dare ai cittadini la
possibilità di scegliere i propri rappresentanti, ridurre il numero
dei partiti, garantire la governabilità". Montezemolo esprime poi
il suo apprezzamento per Marini, prendendo atto dei "tempi
strettissimi" che si è dato, e chiarisce però che in caso
di mancato accordo sulla legge elettorale
è inutile indugiare: "Se non ci sono le condizioni per
lunedì o martedì, e noi crediamo che non ci siano, non perdiamo
tempo. Auspichiamo fin da ora - spiega - che chi vincerà elezioni
guardi alla prossima legislatura come costituente". Stessa linea per il
presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: "Se ci sono le condizioni
per una nuova legge elettorale,
bene, altrimenti si vada ad elezioni salvaguardando il filo del confronto che
si è costruito anche per la prossima legislatura". Sindacati.
Cgil, Cisl e Uil concordano sulla necessità di
trovare l'accordo su una nuova legge elettorale, ma chiedono con maggior vigore di non interrompere subito la
legislatura. "Occorre andare alle elezioni con una riforma elettorale più rispettosa" esordise il numero uno della Cgil,
Guglielmo Epifani, che poi aggiunge: "Il Paese ha problemi che non
possono aspettare", come "il problema dei redditi dei
lavoratori e dei pensionati, i decreti attuativi delle leggi approvate e sei
decreti delegati che se il Parlamento si dovesse sciogliere
scadrebbero". "Sosteniamo l'iniziativa di Marini - afferma il
segretario della Cisl, Raffaele Bonanni - perché riteniamo che il nuovo
governo debba occuparsi della riforma elettorale ma
anche di temi economici". "È apprezzabile che Marini abbia
voluto ascoltare le voci del mondo del lavoro - dice il leader della Uil,
Luigi Angeletti - perché secondo noi la prima, vera esigenza è quella
di ridurre le tasse dei salari. C'è dunque bisogno di un governo che
faccia questo primo atto. Pensiamo poi che sia necessaria una riforma elettorale, perché questa seconda Repubblica ha creato
finora un bipolarismo malato che chiede agli italiani di votare contro, per
battere l'avversario". Referendari. Pur riconoscendo che è
"fisiologico" che in una democrazia bipolare "la rottura del
patto politico siglato con i cittadini imponga che si torni alle urne",
i referendari propongono invece a Franco Marini di "rendere possibile
l'esercizio del diritto al referendum nel più
breve tempo possibile onde procedere allo scioglimento delle Camere subito
dopo". Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato referendario, spiega a
Marini che "è tecnicamente possibile votare anche entro
maggio". Del resto, sarebbe "contrario al buonsenso e alla logica
politico-istituzionale rinviare un referendum che ha
per oggetto proprio la legge elettorale".
E comunque, puntualizza Guzzetta, "nessun intento dilatorio o condiscendenza
a soluzioni pasticciate".. Edizione n. 827 del 04/02/2008.
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