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ARCHIVIO GENERALE DEL DOSSIER CLASS ACTION

 


 

Documenti correlati

Il PuntO n° 86  Class action.Inizia il fuoco di sbarramento

 

 

ARCHIVIO DOSSIER CLASS ACTION

Dal 17-11-2007 al 29-11-2007

 

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INDICE

 

 

 

Archivio dall’11-12-2007 al 6-1-2008

Articoli dal 30 novembre al 10 dicembre 2007

Articoli dal 28 al 29 novembre 2007

Da il sole 24 ore del 29-11-2007 la class action avrà un filtro. di isabella bufacchi e giovanni negri

Il testo approvato il 15-11-07 dal senato.

Segnalazione dell’antitrust sulla finanziaria 2008  (riportiamo il passaggio relativo alla class action)

Articoli dal  26 al 27 novembre 2007

Indice del 23-25 novembre 2007

Indice 21 e 22 novembre 2007

Indice del 17-11-2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da Il Sole 24 Ore del 29-11-2007

di Isabella Bufacchi e Giovanni Negri

La Class action avrà un filtro.

 

LIMITI ALLE AZIONI COLLETTIVE La class action avrà un filtro. Se promossa da soggetti inadeguati, se infondata o inquinata dal conflitto d'interessi e senza un vero diritto collettivo, la class action sarà inammissibile e verrà respinta dal giudice. Ecco i "filtri" introdotti dal Governo che però allarga la platea dei legittimati ad agire. I "sistemi di filtro" sono introdotti dall'emendamento preparato dal Governo all'articolo 99 della Finanziaria che istituisce l'azione collettiva risarcitoria: un intervento restrittivo accompagnato però da un allargamento dei soggetti legittimati ad agire in giudizio. Oltre alle sedici associazioni dei consumatori e degli utenti iscritte nell'elenco Cncu tenuto dal ministero dello Sviluppo economico, l'Esecutivo apre i cancelli a tutte le "associazioni " e i "comitati" giudicati "adeguatamente rappresentativi " dei diritti collettivi fatti valere nell'azione proposta. Lasciando così aperta la porta a investitori e risparmiatori, categorie tuttavia non menzionate espressamente nell'emendamento governativo dove spiccano consumatori e utenti.

Le modifiche dell'Esecutivo contengono una "ridefinizione" e soprattutto un "perfezionamento " della norma sulla class action, ha spiegato ieri il ministro dell'Economia Pier Luigi Bersani, il quale ha assicurato che il nuovo testo prevede "sistemi di filtro e garanzie sulle procedure che risulteranno semplificate". Il sistema proposto dal Governo prevede non uno bensì quattro filtri, quattro criteri che dovranno essere rispettati da chi presenta la domanda di class action presso il Tribunale dove "ha sede" l'impresa (e non più "la residenza"). Il primo requisito è quello dell'adeguata rappresentatività dei diritti collettivi fatti valere da parte di chi promuove l'azione. La domanda sarà dichiarata poi inammissibile: 1) se manifestamente infondata; 2) quando sussiste un conflitto d'interessi; 3) quando il giudice non ravvisa l'esistenza di un interesse collettivo suscettibile di adeguata tutela. In quest'ultimo caso il giudice sarà così chiamato a una valutazione di congruità, del tutto inedita, tra mezzo e bene giuridico da tutelare.L'ammissibilità della domanda fa scattare immediatamente un'"idonea pubblicità" (diversamente dal testo Manzione- Bordon che prevedeva la pubblicità ex-post). Tra le altre modifiche al testo approvato dal Senato, l'uscita dal perimetro dei casi soggetti a class action dei contratti conclusi per effetto di un messaggio pubblicitario ingannevole e la diversa definizione della fattispecie dei contratti per adesione (sparisce il riferimento agli illeciti e si parla "solo" di rapporti giuridici). Cancellato però il tetto al compenso dei legali che doveva servire da deterrente nei confronti di cause temerarie. E ancora, sul piano della procedura (ma la modifica potrebbe essere affidata a emendamenti della maggioranza), il progetto del Governo prevede che il giudice possa determinare da subito la somma da liquidare a ciascun consumatore e l'impresa, nei 60 giorni successivi alla sentenza, possa a sua volta proporre il pagamento di una somma. Ma se l'impresa non comunica la proposta entro il termine prefissato, allora il presidente del tribunale competente costituisce un'unica camera di conciliazione (composta da un avvocato indicato dall'attore, uno dall'impresa convenuta e uno nominato dal Tribunale) per la determinazione delle somme da corrispondere o da restituire ai consumtori o utenti che hanno aderito all'azione collettiva. La Camera di conciliazione quantifica, con verbale sottoscritto dal presidente, i modi, i termini e l'ammontare da corrispondere ai ricorrenti. Ieri, l'Antitrust aveva sollecitato il perfezionamento della disciplina "nell'ottica di assicurare la piena tutela dei diritti dei consumatori e di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove attività imprenditoriali o la loro prosecuzione". Isabella Bufacchi Giovanni Negri

 ANTITRUST IN CAMPO L'Authority ha sollecitato modifiche alla disciplina che non deve essere punitiva per le imprese con l'effetto di ridurre gli investimenti.


ARTICOLI DAL 28 AL 29 NOVEMBRE 2007

 

Class Action , cambiamenti in vista ( da "Stampa, La" del 28-11-2007)

Class action, la Camera studia il doppio filtro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-11-2007)

Primo: regolamentare i consumatori ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-11-2007)

Resa dei conti sulle Ferrovie ( da "Secolo XIX, Il" del 28-11-2007)

Ma che è la class action? ( da "Padania, La" del 28-11-2007)

Ultime correzioni alla legge fallimentare ( da "Denaro, Il" del 28-11-2007)

Class Action: contraddizioni e lacune ( da "Denaro, Il" del 28-11-2007)

Class action, la voce dei Consumatori in piazza ( da "HelpConsumatori" del 28-11-2007)

Treni, parte il risarcimento collettivo ( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 28-11-2007)

Class action, Cardia: se mal interpretata può essere dannosa ( da "Reuters Italia" del 28-11-2007)

FINANZIARIA, ANTITRUST CRITICA CLASS ACTION E TETTO STIPENDI PA ( da "Wall Street Italia" del 28-11-2007)

FINANZIARIA: ANTITRUST,DUBBI SU CLASS ACTION E TETTO MANAGER ( da "Wall Street Italia" del 28-11-2007)

Finanziaria, Antitrust critica class action e tetto stipendi Pa ( da "Reuters Italia" del 28-11-2007)

FINANZIARIA: ANTITRUST, DUBBI SU CLASS ACTION E TETTO STIPENDI MANAGER ( da "Asca" del 28-11-2007)

FINANZIARIA: BERSANI, INTERVENTI SU MUTUI E CLASS ACTION ( da "Asca" del 28-11-2007)

Terza assemblea statale della APPO ( da "Blogosfere" del 28-11-2007)

Maggioranza spaccata Dalla Cosa rossa raffica di accuse L'esecutivo si sta facendo ricattare ( da "Stampa, La" del 29-11-2007)

Senato, passa il bonus con 5 assenti della cdl - roberto petrini ( da "Repubblica, La" del 29-11-2007)

Dall'esecutivo emendamenti sulla class action Torna il controllore del costo della vita ( da "Unita, L'" del 29-11-2007)

I consumatori sul piede di guerra pronti per sette giorni di protesta ( da "Nuova Venezia, La" del 29-11-2007)

La Finanziaria cresce: servirebbero altri 500 milioni Mezzo miliardo in più per mettere in campo le novità proposte dal relatore alla Camera, Ventura ( da "Unita, L'" del 29-11-2007)

Class action, Authority contro ( da "Corriere della Sera" del 29-11-2007)

La class action avrà un filtro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-11-2007)

La class action avrà un filtro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-11-2007)

Meno servizi e sempre più salati Il grido d'allarme per la Valtellina del segretario nazionale Adiconsum ( da "Giorno, Il (Sondrio)" del 29-11-2007)

I garanti bocciano la class action ( da "Milano Finanza (MF)" del 29-11-2007)

I TITOLI DEI GIORNALI: ECONOMIA E FINANZA ( da "Asca" del 29-11-2007)

Pianificazione territoriale Chiediamo alla gente L'incontro si è tenuto al Centro Studi Kennedy ( da "Giorno, Il (Legnano)" del 29-11-2007)

La riforma del Welfare ( da "Italia Oggi" del 29-11-2007)

Walter cerca di sfuggire alla mantide ulivista pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 29-11-2007)

CLASS ACTION: BERSANI, CON MIGLIORAMENTI SPERO SI RIDUCANO PAROLE GROSSE ( da "Asca" del 29-11-2007)

Consumatori/ Arriva la class action ( da "Affari Italiani (Online)" del 29-11-2007)

CLASS ACTION: CATRICALA', CON FILTRO ANTITRUST TEMPI RIDOTTI ( da "Asca" del 29-11-2007)

I dubbi dell'Antitrust ( da "Opinione, L'" del 29-11-2007)

Basta con l'esegesi del sol dell'avvenire ( da "AprileOnline.info" del 29-11-2007)

Borseggi a bordo, arresto <collettivo> ( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 29-11-2007)

VIGILI, VINTE DUEMILA CAUSE IL COMUNE PAGA 6 MILIONI ( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 29-11-2007)

EUROPA. La Commissione si muove per una strategia comunitaria contro la violenza nello sport ( da "HelpConsumatori" del 29-11-2007)

CLASS ACTION: BERSANI, SIANO GIUDICI A FARE DA FILTRO ( da "Asca" del 29-11-2007)

CLASS ACTION: NADER, IN ITALIA AVVIENE CON MILLE ANNI DI RITARDO ( da "Asca" del 29-11-2007)

CLASS ACTION: BERSANI, MODIFICHE RIDURRANNO ALLARMISMI ( da "Wall Street Italia" del 29-11-2007)

FINANZIARIA: CLASS ACTION, PIU' AMPIA PLATEA ASSOCIAZIONI E 'FILTRO' ( da "Asca" del 29-11-2007)

Se ne e' parlato in un convegno di Adiconsum Novità e consigli per le tasche dei consumatori ( da "Provincia di Sondrio, La" del 29-11-2007)


Articoli

Class Action , cambiamenti in vista (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 28-11-2007)

 

class="hilite">Il cammino della Finanziaria "Class Action", cambiamenti in vista Alla Camera tira aria di voto di fiducia sulla Finanziaria. La questione si discute oggi in una riunione tra governo e capigruppo della maggioranza, dove si cercherà di capire se è possibile risolvere tutti i problemi (sono stati presentati 50 emendamenti). Al primo posto c'è la "class="term">class class="term">action", le azioni giudiziarie di risarcimento collettivo approvate dal Senato. Il problema sta nel filtro: alla Camera si parla di affidarlo ad un collegio di tre magistrati. Il rischio con il testo del Senato è che più che aiutare i cittadini a difendersi si dia un enorme potere a poche associazioni "per la difesa del consumatore".


Class action, la Camera studia il doppio filtro (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2007-11-28 - pag: 13 autore: Azioni collettive. Un centinaio di emendamenti - Al giudice scelta su chi ricorre e sui casi Class action, la Camera studia il "doppio filtro" Tutti i cittadini, e non soltanto le associazioni, titolari delle cause Isabella Bufacchi ROMA La class action diventa uno strumento di risarcimento collettivo accessibile a tutti i cittadini, e non privilegio delle associazioni dei consumatori a difesa del solo consumatore-utente. Il suo ambito di applicazione va oltre i danni consumeristici o di contratto per spaziare negli atti extracontrattuali e nei fatti illeciti. Alla magistratura viene assegnato il compito chiave del doppio-filtro: spetta al giudice stabilire la rappresentatività di chi propone l'azione e l'ammissibilità preventiva dei ricorsi. Al giudice di pace, infine, viene riconosciuto il ruolo di esecutore della sentenza: per evitare la miriade di azioni legali singole. è questa la class action ridisegnata dal centinaio di emendamenti – 108 per la precisione – all'articolo 99 della Finanziaria e approdati in commissione Giustizia alla Camera a firma di una trentina di deputati: con un "pacchetto" di 50 modifiche presentate dal tandem Stefano Pedica e Federico Palomba dell'Italia dei valori. La partita però da oggi si gioca in commissione Bilancio che oggi stesso riceverà una lettera del presidente della commissione Giustizia Pino Pisicchio contenente i cento e più emendamenti: nel rispetto della scadenza per la presentazione degli emendamenti alla Finanziaria. Pisicchio si è trovato costretto a respingere in blocco gli emendamenti sulla class action per un motivo tecnico: ieri la commissione avrebbe avuto soltanto trenta minuti, dalle 14 alle 14:30, per esaminarli tutti perché la fiducia posta dal Governo di fatto blocca il lavoro delle commissioni per 24 ore. Pisicchio ha evitato quindi che questi emendamenti fossero soppressi, non più ripresentabili in commissione Bilancio oppure in aula. In un certo senso li ha "salvati": molte modifiche infatti vanno nella direzione voluta dalla commissione Giustizia, come quella che estende la legittimazione e stimola la concorrenza tra le associazioni e rappresentanti della classe e quella che rafforza il ruolo-filtro del giudice. Se il testo ManzioneBordon approvato dal Senato non dovesse essere modificato dalla Camera, nell'ambito del cammino della Finanziaria, la legge verrà comunque corretta in profondità prima di entrare in vigore 180 giorni dal varo della manovra. In attesa che i nodi delle modifiche alla class action italiana vengano sciolti dal Parlamento – e tenuto conto che il risarcimento collettivo europeo non si concretizzerà prima del 2009 come riportato ieri dall'agenzia Help consumatori –l'azione collettiva è ieri stata nuovamente presa di mira dal direttore generale di Confindustria Maurizio Beretta per il quale "così com'è stata approvata dal Senato è un mostro giuridico e va radicalmente modificata ". Non si è fatta attendere la risposta del ministro dell'Economia Pier Luigi Bersani, il quale ha assicurato che il Governo si farà carico delle correzioni perché si è impegnato "a cogliere le preoccupazioni perché lo strumento non sia impiegato a logiche distorsive " ma ha anche aggiunto di non accettare "demonizzazioni di uno strumento che c'è in una dozzina di Paesi della Ue". Il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà infine si è augurato che alla sua Authority venga riconosciuto un ruolo di "coprotagonista ".


Primo: regolamentare i consumatori (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2007-11-28 - pag: 13 autore: INTERVENTO Primo: regolamentare i consumatori di Michele Vietti* L a cosiddetta class action introdotta dal Senato nella legge Finanziaria con un voto di scarto (si fa ovvio riferimento all'art. 99 del disegno di legge), non mi convince affatto. è necessario innanzitutto chiarire che essere contrari a "questa" azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori non vuol dire essere "in principio" contrari a un meccanismo che consenta un'azione collettiva in senso lato. Bisogna però sgombrare il campo da facili proclami populistici e domandarsi se la strada intrapresa sia quella giusta o quantomeno porti " nei pressi" di dove si vuole arrivare. Non lo credo. Innanzitutto, l'introduzione nel nostro sistema giuridico di una azione collettiva risarcitoria non può prescindere da un contemporaneo ripensamento del funzionamento e della struttura delle associazioni dei consumatori e degli utenti. Non può attribuirsi un potere senza correlata responsabilità. Penso allora alla necessità di un controllo sulla democraticità della struttura, sulla necessaria specifica professionalità e onorabilità dei membri, sui necessari controlli sul bilancio nonché all'esigenza di un patrimonio minimo. Non può infatti attribuirsi a tali soggetti un potere rilevante senza prevedere la possibilità– quantomeno in astratto – che gli stessi siano in grado di far fronte agli oneri relativi. è allora impensabile introdurre una disciplina dell'azione collettiva risarcitoria senza contestualmente, nello stesso dettato legislativo, disciplinare compiutamente i soggetti legittimati all'esercizio dell'azione. In secondo luogo, non può essere impostato un sistema di ricorso all'autorità giudiziaria, che di per sé deve necessariamente essere "neutro", partendo dal presupposto – poi esplicitato – che il convenuto non possa che soccombere, che "debba" soccombere. L'idea della soccombenza "in principio" del convenuto regge, infatti e integralmente, l'impianto dell'articolo 99, circostanza questa di immediata evidenza solo che si consideri la norma che prevede esclusivamente in capo al convenuto l'obbligo di pagare le spese in caso anche di condanna parziale. Premessa la non condivisibilità del principio, nel disegno di legge ci si "dimentica" di prevedere una norma che introduca l'obbligo in capo all'attore di pagare le spese di giudizio in caso di rigetto della domanda. Ancora. Non è stata nemmeno ipotizzata la circostanza che possa essere fatta una domanda riconvenzionale, ipotesi non certo peregrina (e penso a un'azione avente a oggetto l'anatocismo bancario trimestrale a debito del cliente, che non potrebbe non vedere una domanda riconvenzionale, appunto, da parte della Banca tesa a far dichiarare la nullità anche dell'anatocismo annuale a credito del cliente). Infine, non può strutturarsi un sistema ove tutto il potere si accentri in capo alle associazioni dei consumatori e utenti senza che sia consentito al contraente finale così "rappresentato" di tutelare i propri diritti, quantomeno sotto il profilo della disposizione "in negativo" di questi. Faccio riferimento alla possibilità per le associazioni addirittura di transigere la controversia, dunque di disporre, appunto, "in negativo" del diritto del rappresentato; ecco allora che, in prima analisi, quantomenodovrebbero essere previsti particolari meccanismi decisionali all'interno delle associazioni relativamente all'ipotesi di transazione di una lite avviata. Invero, proprio per superare questa obiezione poi certamente ricollegata a quella della non comprimibilità del principio in base al quale tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri dirittie interessi legittimi (principio costituzionalmente garantito), l'unico sistema coerente con il nostro ordinamento e con la ragione che regge l' "idea" di azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, sarebbe quello che prevedesse, dopo aver riorganizzato le associazioni dei consumatori e degli utenti, una simile scansione: esercizio dell'azione; controllo preventivo da parte dell'autorità giudiziaria della sussistenza dei requisiti legislativamente previsti; ricevuta l'autorizzazione ad agire, pubblicizzazione dell'avvio dell'azione collettiva con indicazione del termine entro il quale i singoli interessati possono aderirvi (c.d. opt-in). La sentenza andrà poi a svolgere i suoi effetti esclusivamente in capo ai soggetti che hanno aderito all'iniziativa. Il sistema previsto in finanziaria è privo della necessaria "terzietà", logicamente contraddittorio e giuridicamente non corretto: bisogna allora avere il coraggio politico di modificare tale disciplina prima che la stessa sia approvata in via definitiva; nel campo della disposizione da parte di terzi di diritti individuali, infatti, non vige il principio "meglio qualcosa che nulla". * Deputato Udc.


Resa dei conti sulle Ferrovie (sezione: Class action)

( da "Secolo XIX, Il" del 28-11-2007)

 

Fondi tagliati, Franceschini e Bianchi contro Di Pietro. Domani a Roma la protesta dei viaggiatori Roma. Le Ferrovie diventano terreno di scontro politico. Dopo che il ministro per le Infrastrutture, Antonio Di Pietro (Idv), ha annunciato il congelamento di 1,35 miliardi all'azienda, dopo che l'amministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti, ha denunciato un ammanco pari a 924 milioni di euro in Finanziaria, e in attesa che il problema sia affrontato in appendice (non è all'ordine del giorno) nella riunione del Consiglio dei ministri di domattina - il Pd prende le distanze da un ministro del governo Prodi. "La trasparenza nell'utilizzo della gestione delle risorse che lo Stato trasferisce alle Ferrovie dello Stato deve esserci, ma non deve essere un motivo per rallentare il trasferimento delle risorse stesse". Il vicesegretario del Partito democratico, Dario Franceschini, rispetto allo stop di Di Pietro parla chiaro: la Finanziaria deve trovare le risorse per il trasporto ferroviario. "Per il Partito democratico - prosegue Franceschini - la scelta strategica d'investire sul trasporto su rotaie, le ferrovie fuori dalle città e i tram nelle città, è una priorità. Nella Finanziaria andrebbero recuperate queste risorse soprattutto per l'acquisto di nuovi treni pendolari, che è una delle indicazioni di governo. Così come io credo esista un problema di estensione dell'Alta Velocità anche nel Mezzogiorno". A non essere d'accordo con l'austerity di Di Pietro pare essere anche il collega di esecutivo, ministro ai Trasporti Alessandro Bianchi, convinto che il servizio ferroviario universale, in perdita per l'azienda ma utilizzatissimo dai pendolari, debba essere garantito attraverso, appunto, risorse statali. Ieri Bianchi ha ribadito di lavorare al recupero di 94 milioni di euro, da aggiungersi ai già stanziati 160 milioni di euro: la somma andrebbero a coprire interamente il costo delle tratte in perdita di Ferrovie. "Ci stiamo lavorando da parecchio - conferma il ministro - mi auguro che ci si riesca, domani sapremo se il nostro lavoro è stato utile. Si tratta di risorse per mantenere inalterati i servizi del 2007". La resa dei conti sarà domani. Oltre al programmato Consiglio dei ministri italiano, per giovedì e venerdìè in calendario a Bruxelles il Consiglio dei ministri europeo: parteciperanno i ministri europei ai Trasporti e Infrastrutture, Bianchi e Di Pietro dovrebbero parteciparvi. Sempre per domani è infine prevista la manifestazione dei pendolari a Roma: protesteranno davanti a Montecitorio contro i tagli del servizio pubblico, i ritardi cronici dei treni e il caro-tariffe paventato dall'amministratore delegato di Fs. Sui treni la fibrillazione politica cresce, sia a livello parlamentare sia nelle Regioni. Il rigore annunciato dal ministro Di Pietro, "stufo di dare soldi a Ferrovie che li utilizza per mettere a posto il bilancio e non per fare investimenti" e le difficoltà di cassa della Finanziaria allarmano gli assessori regionali, che con le inefficienze del servizio e la rabbia dei pendolari fanno i conti da vicino. In questo contesto di tensione e incertezza, e nonostante le novità arrivate dal dicastero alle Infrastrutture, la linea ufficiale di Ferrovie è"di non intervenire perché l'azienda è improntata alla correttezza dei rapporti istituzionali". Nuovi disagi, infine, per i pendolari: nonostante il tentativo di mediazione del governo, lo sciopero dei trasporti annunciato da sindacati per venerdìè confermato. Legambiente e la Sinistra ecologista tornano alla carica sul progetto dei Mille treni annunciato da Prodi e non finanziato. "Chiediamo che la Camera dei deputati ripristini i fondi necessari per avere mille nuovi treni per i pendolari", dice Fabrizio Vigni, portavoce della Sinistra ecologista. Legambiente sottolinea che il progetto Mille treni "era l'intervento di punta del governo e delle Ferrovie per il trasporto locale". Codacons e Associazione utenti del trasporto aereo, class="hilite">marittimo e ferroviario annunciano la distribuzione di questionari nelle stazioni attraverso i quali i cittadini potranno segnalare i disservizi e aderire a una "class="term">class class="term">action contro Trenitalia, per chiedere il risarcimento dei danni biologici legati al ritardo dei treni pendolari, ai continui guasti, al sovraffollamento delle carrozze". gilda ferrari massimiliano lenzi 28/11/2007.


Ma che è la class action? (sezione: Class action)

( da "Padania, La" del 28-11-2007)

 

ENZO NACESARINI Immagino che ora gli italiani si sbizzarriscano a class="hilite">cercare occasioni per applicare la famosa class="term">class class="term">action, visto che ora sarà applicabile anche da noi. Uno dei capitoli di spesa che gli italiani sono obbligati a subire riguarda l'energia. Metano e benzine sono gravati da imposte che non hanno eguali nel mondo e nella stessa Europa. Una imposizione che sfocia allegramente nella illegalità, unico esempio di fisco che impone di pagare l'Iva anche sulle imposte, lo sappiamo tutti e allarghiamo le braccia pensando che non si possa far nulla. E pensare che ci sarebbe anche una sentenza della Cassazione che stabilisce che questa imposizione è completamente illegale, ci sono i moduli per richiedere il rimborso delle somme pagate indebitamente sul sito dell'Aduc, ma tutto rimane così com'è perché i costi di una eventuale causa civile scoraggiano chiunque dal percorrere quella strada. A puro titolo informativo sappiamo che la tassazione sui carburanti auto è pari ad appena il 70% del costo industriale (grossomodo sono 50% di accise e 20% di Iva). Se l'Iva fosse calcolata correttamente e cioè solo sul costo industriale pagheremmo i carburanti almeno un 10% in meno. Supponendo un costo industriale di 50 centesimi e altrettanti di accise, con i sistemi attuali paghiamo 20 centesimi di iva, se invece non si dovessero pagare le tasse sulle tasse l'Iva costerebbe solo 10 centesimi. Un bel risparmio, un bel gruzzolo se tutti gli automobilisti d'Italia (perennemente arrabbiati) decidessero di agire in questo senso. Temo che la class="term">class class="term">action sia stata concepita in modo tale da arrecare il minimo danno possibile alle casse dello Stato e azioni contro fisco, magistratura, e poteri forti potrebbero essere non contemplate. Basta grandeur MTARANTIN835@fastweb.net Un altro militare italiano ucciso mentre era in missione di pace. Un'altra vedova,un'altra orfana,altri genitori,fratelli e parenti nel dolore e nel lutto più profondo. Mi chiedo se era proprio impossibile alle nostre fatiscenti autorità,organizzare le cose in maniera da almeno accorciare questa triste catena,inviando esclusivamente volontari scelti tra gli scapoli e possibilmente anche tra gli eventuali orfani ed escludendo figli unici. Così facendo,oggi ci sarebbero sicuramente una vedova ed una bimba orfana in meno. Meglio di tutto comunque sarebbe che i nostri figli se ne stessero a casa loro e lasciar perdere pruriti di grandeur o prestigio mondiali assolutamente sproporzionati,rischiosi e costosi. Smettiamola di continuare a voler fare la figura della mosca cocchiera mondiale. Le fasciste son tornate... FABIO TORINO Torino Tremate, tremate, le fasciste son tornate! La povera italietta ideologizzata e femminista degli anni 70 è tornata. Non si rendono conto, queste donne "emancipate", di essere sprofondate nel ridicolo cacciando dei parlamentari e dei ministri in carica dal corteo! E queste sarebbero donne che credono nella democrazia? Riconoscere la Padania MARIO DI MAIO Milano Per fortuna Berlusconi, con l aiuto della Brambilla, è riuscito a mandare in vacca quello che restava della defunta Cdl. Tuttavia, prima e dopo la certissima caduta di Prodi, inizieranno nuove trattative a tutto campo e, a questo proposito, Lissetta Alberti ha giustamente richiamato l attenzione dei vertici del movimento sulla richiesta da rivolgere ad eventuali prossimi alleati di riconoscere la Padania come entità territoriale reale. Non si tratta del capriccio di pochi che vogliono tutto e subito ma del famoso emendamento Speroni, votato all unanimità nel corso della seduta inaugurale del Parlamento del Nord, che trae la propria autorità dall essere composto da membri eletti nelle istituzionai italiane. Attacchiamo sta sinistra ENZO BERNASCONI Varese È perfettamente inutile girarci attorno loro ahimè di riffa o di raffa vincono, e fatto ancora più grave stanno preparandosi il terreno per le future raccolte. L ammaestratore circense l abbiamo visto all opera, con uno zuccherino sempre a portata di mano, anche la belva più feroce si ammansisce. Questa per la Cdl non è una sconfitta ma una disfatta, e nessuno osi chiamarsi fuori. Facciamoci una serena autocritica: avevamo un bel 10% da mettere sul banco delle riforme. Nel 95 abbiamo deciso di buttare per aria il banco, tutti a casa e alla fine della baraonda se la matematica non è un opinione col 4% che il congresso straordinario di Varese nel 99 non ha modificato i conti non tornano più. Adesso loro se la ridono, anche grazie alla porcata sulla legge elettorale (parole di Calderoli), alla bestiale intuizione del nostalgico Tremaglia dei tarocchi voti all estero, e bastava dare un contentino al pensionato Fattuzzo per salvare la baracca. Ora la vedo nera (speriamo in un ribaltone, improbabile, visto come sono inquadrati i senatori a vita), lecchiamoci le ferite, e consiglio a chi telefona a Rpl, mia unica fonte giornaliera d informazione e... d incazzature, proponendo di starcene per conto nostro di fare bene i conti, prima che tutto vada a ramengo, la nostra seppur breve storia ci avrà pure insegnato qualcosa, o no? È arrivato il momento di unire tutte le nostre risorse, assieme ai nostri alleati bisogna trovare una linea comune per lavorare ai fianchi l accozzaglia che ci governa, un consiglio evitiamo qualsiasi sparata che li possa ricompattare, le loro divisioni aspettano solo quello. Tutto è (quasi) perduto fuorché l onore, partiamo da quello e poi si vedrà! Garibaldi parlano i trinariciuti! ALESSANDRO MARCHESI Voghera (Pv) Voglio portare a conoscenza di tutti i padani di una vicenda secondo me molto grave. Sul quotidiano La Provincia pavese il giornalista e scrittore Mino Milani, riguardo alla vicenda della protesta leghista contro Garibaldi a Montecitorio, ha fatto un articolo in cui ci sono i soliti bla bla sulla grandezza di Garibaldi e l ignoranza dei leghisti, ma quello che mi ha lasciato esterrefatto è che alla fine dell articolo dice che bisogna spazzare via i leghisti dalle piazze. Ma come? Questi intellettuali di sinistra non sono i veri democratici? Ciò dimostra ancora una volta che purtroppo la maggioranza della stampa vede come il fumo negli occhi la Lega, senza contare l avversione degli altri poteri, come la magistratura (vedi il caso Verona). Io comunque sono fiducioso nella libertà dei nostri popoli. Celentano e le sue prediche ci hanno rotto... ORIANO LANNUSO Sermoni, prediche e ancora sermoni, ogni volta che il Celentano appare in televisione arrivano pareri da tutti i fronti che condannano le sue sparate, che lo criticano, che gli ricordano che alla fine della fiera è poi solo un cantante, uno che mette la voce sui testi di grandi parolieri come Mogol. Devo comprendere a quale titolo una singola persona per la promozione del proprio disco (il quale sarà regolarmente venduto nei negozi e non regalato) debba godere di alcune ore di spot gratuito sul canale nazionale della Rai. Se lo stesso tempo fosse stato venduto a inserzionisti pubblicitari avrebbe fruttato molto di più. Invece no, dobbiamo dare la parola a qualcuno che non sappiamo se quando parla lo fa a ragion veduta, se sa quello che dice o se semplicemente gli idioti siamo noi che lo stiamo ad ascoltare. Questa volta spara sul nucleare, ne dice di tutti i colori dall alto della competenza di uno che probabilmente avrebbe seri problemi a cambiare una lampadina. Non che chi sta sopra di lui ne capisca molto di più, se abbiamo un Pecoraro Scanio che punta sul nucleare non radioattivo non possiamo di certo farci mancare un Celentano che sostiene che le scorie nucleari sono pericolose e durano migliaia di anni (Rubbia la pensa diversamente) e pretende di convincerci che sarà la fusione fredda a salvare il pianeta dalla catastrofe ecologica. Non voglio ora indagare su quale sia il titolo di studio del cantante in forza del quale può permettersi di fare previsioni tanto accurate, vi è il concreto pericolo che possa spuntare a breve una di quelle lauree honoris causa che non si nega a nessun vip. Una domanda invece tutti gli italiani che seguono il personaggio dovrebbero porgersela e dovrebbero porgerla al diretto interessato il quale ha accumulato un consistente patrimonio nel corso della sua vita artistica, ci piacerebbe capire come mai non abbia mai donato nulla a favore della ricerca, a favore di chi si impegna nello sviluppo di nuove forme di energia compatibili sia dal punto di vista ecologico sia ideologico. [Data pubblicazione: 28/11/2007].


Ultime correzioni alla legge fallimentare (sezione: Class action)

( da "Denaro, Il" del 28-11-2007)

 

Spia al Diritto Ultime correzioni alla legge fallimentare Dal 1° gennaio del prossimo anno entrano in vigore le nuove norme di Luca Cedrola* e Ferdinando Cinquegrana Spia al diritto dedica una pagina d'approfondimento al tema delle procedure concorsuali e della prevenzione della crisi d'impresa. I recenti interventi di radicale modifica al testo del 1942, impongono all'operatore del diritto e al consulente d'impresa, di approfondire gli aspetti operativi dei nuovi istituti introdotti dal Legislatore. Il presente articolo, lungi dal voler fornire interpretazioni e valutazioni circa il decreto legislativo n. 169 del 12 Settembre 2007 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 241 del 16 Ottobre 2007 recante disposizioni correttive (ultime e definitive ?) alla Legge fallimentare, intende semplicemente evidenziare al Lettore le principali novità introdotte e che entreranno in vigore dal prossimo 1° gennaio 2008. Deve chiarirsi che le disposizioni del decreto legislativo si applicano ai procedimenti per dichiarazione di fallimento pendenti alla data della sua entrata in vigore ed alle procedure concorsuali e di concordato fallimentare aperte successivamente alla sua entrata in vigore. L'intervento di maggiore interesse è sicuramente quello che ha riguardato l'art.1 in tema di imprese soggette al fallimento ed al concordato preventivo. A mezzo della correzione sono stati precisati i parametri richiesti per il fallimento di un imprenditore. La modifica comporta che i parametri passino da due a tre: attivo netto + ricavi lordi + debiti ancora aperti: tali parametri devono ricorrere congiuntamente affinché scatti la fallibilità dell'imprenditore. Pertanto secondo la nuova normativa, nell'escludersi ogni riferimento esplicito alla categoria dei "piccoli imprenditori", si afferma che sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori che esercitano un'attività commerciale con esclusione degli enti pubblici. Non sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori che dimostrino il possesso congiunto dei seguenti requisiti: a) aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell'istanza di fallimento o dall'inizio dell'attività' se di durata inferiore, un attivo patrimoniale d'ammontare complessivo annuo non superiore ad euro trecentomila (nella versione previgente si parlava invece genericamente di "investimenti nell'azienda"); b) aver realizzato, in qualunque modo risulti, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell'istanza di fallimento o dall'inizio dell'attività' se di durata inferiore, ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo non superiore ad euro duecentomila; c) avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore ad euro cinquecentomila. Tale ultimo parametro non figurava nel testo previgente. I limiti di cui alle lettere a), b) e c) del secondo comma potranno essere aggiornati ogni tre anni con decreto del Ministro della giustizia, sulla base della media delle variazioni degli indici ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati intervenute nel periodo di riferimento. Inoltre l'art. 15, in tema di procedimento per la dichiarazione di fallimento, completa la disciplina disponendo che non si fa luogo alla declaratoria di insolvenza se l'ammontare dei debiti scaduti e non pagati risultanti dagli atti dell'istruttoria prefallimentare e' complessivamente inferiore a euro trentamila ( venticinquemila nella versione precedente). In tema di istruttoria per la dichiarazione di fallimento la "correzione" precisa che il Tribunale dispone che l'imprenditore depositi i bilanci relativi agli ultimi tre esercizi, nonché una situazione patrimoniale, economica e finanziaria aggiornata; inoltre potranno essere richieste eventuali informazioni urgenti. L'intervento sull'art. 10 comma 2 della Legge fallimentare comporterà che dal gennaio 2008 gli imprenditori individuali e collettivi potranno essere dichiarati falliti entro e non oltre un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, se l'insolvenza si è manifestata anteriormente alla medesima o entro l'anno successivo. In caso di impresa individuale o di cancellazione di ufficio degli imprenditori collettivi è fatta salva la facoltà per il creditore o per il pubblico ministero di dimostrare il momento dell'effettiva cessazione dell'attività da cui decorre il termine di cui sopra. L'intervento sull'art. 18 tende a meglio precisare il contenuto e l'iter per la proposizione del ricorso avverso la sentenza che dichiara il fallimento. Il ricorso deve contenere: 1) l'indicazione della Corte d'appello competente; 2) le generalità dell'impugnante e l'elezione del domicilio nel comune in cui ha sede la corte d'appello; 3) l'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto su cui si basa l'impugnazione, con le relative conclusioni; 4) l'indicazione dei mezzi di prova di cui il ricorrente intende avvalersi e dei documenti prodotti. Il ricorso, unitamente al decreto di fissazione dell'udienza, deve essere notificato, a cura del reclamante, al curatore e alle altre parti entro dieci giorni dalla comunicazione del decreto. Tra la data della notificazione e quella dell'udienza deve intercorrere un termine non minore di trenta giorni. Le parti resistenti devono costituirsi almeno dieci giorni prima della udienza, eleggendo il domicilio nel comune in cui ha sede la corte d'appello. La costituzione si effettua mediante il deposito in cancelleria di una memoria contenente l'esposizione delle difese in fatto e in diritto, nonché l'indicazione dei mezzi di prova e dei documenti prodotti. L'intervento di qualunque interessato non può avere luogo oltre il termine stabilito per la costituzione delle parti resistenti con le modalità per queste previste. Il termine per proporre il ricorso per Cassazione e' di trenta giorni dalla notificazione della sentenza che decide il reclamo di cui sopra. Con riferimento alle incombenze della curatela l'intervento operato sull'art. 34, comma 1 comporterà che le somme riscosse a qualunque titolo dal curatore dovranno essere depositate entro il termine massimo di dieci giorni dalla corresponsione sul conto corrente intestato alla procedura fallimentare aperto presso un ufficio postale o presso una banca scelti dal curatore. Su proposta del curatore il comitato dei creditori potrà autorizzare che le somme riscosse vengano in tutto o in parte investite con strumenti diversi dal deposito in conto corrente, purchè sia garantita l'integrità del capitale. Circa i compiti del comitato dei creditori l'integrale sostituzione dell'intero comma 7 dell'art. 41 comporta che ai componenti del comitato dei creditori si applica, in quanto compatibile, l'articolo 2407, primo e terzo comma, del codice civile. L'azione di responsabilità può essere proposta dal curatore durante lo svolgimento della procedura. Con il decreto di autorizzazione il giudice delegato sostituisce i componenti del comitato dei creditori nei confronti dei quali ha autorizzato l'azione. Di particolare interesse sono poi gli interventi sull'articolo 67 della Legge Fallimentare in tema di alcune modifiche riguardanti i casi di esclusione dalla revocatoria fallimentare. In particolare: * viene specificato che non ricadono nell'azione le vendite e i contratti preliminari di immobili abitativi destinati a costituire l'abitazione principale dell'acquirente o di suoi parenti e affini entro il terzo grado a condizione che detti contratti siano stati trascritti ai sensi dell'articolo 2645-bis del codice civile i cui effetti non siano cessati ai sensi del comma terzo della suddetta disposizione. * Non sono soggetti a revocatoria gli atti, i pagamenti e le garanzie concesse su beni del debitore in esecuzione di un piano idoneo a consentire il risanamento la cui ragionevolezza sia attestata da un professionista iscritto nel registro dei revisori contabili, in possesso dei requisiti per la nomina a curatore (punti a e b dell'art. 28: avvocati, dottori e ragionieri commercialisti, studi professionali associati di avvocati/commercialisti). In tema di concordato fallimentare la "correzione" determina che la relativa proposta può essere presentata da uno o più creditori o da un terzo, anche prima del decreto che renda esecutivo lo stato passivo, purchè sia stata tenuta la contabilità ed i dati da essa risultanti e le altre notizie disponibili consentano al curatore di predisporre un elenco provvisorio dei creditori del fallito da sottoporre all'approvazione del giudice delegato. Essa non può essere presentata dal fallito, da società cui egli partecipi o da società sottoposte a comune controllo se non dopo il decorso di un anno dalla dichiarazione di fallimento e purchè non siano decorsi due anni dal decreto che rende esecutivo lo stato passivo. In tema di risoluzione del concordato fallimentare viene determinato che se le garanzie promesse non vengono costituite o se il proponente non adempie regolarmente gli obblighi derivanti dal concordato, ciascun creditore può chiederne la risoluzione. In tema di misura alternative al fallimento la "correzione", intervenendo sull'art. 160 L.F., tende ad incentivare il ricorso al concordato preventivo. In questo senso viene disposto che la proposta di concordato preventivo possa prevedere che i creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, non vengano soddisfatti integralmente, purchè il piano ne preveda la soddisfazione in misura non inferiore a quella realizzabile, in ragione della collocazione preferenziale, sul ricavato in caso di liquidazione, avuto riguardo al valore di mercato attribuibile ai beni o diritti sui quali sussiste la causa di prelazione indicato nella relazione giurata di un professionista (in possesso dei requisiti di cui all'articolo 67, terzo comma, lettera d). Il trattamento stabilito per ciascuna classe non può avere l'effetto di alterare l'ordine delle cause legittime di prelazione. Inoltre, si chiarisce che l'eventuale risoluzione per inadempimento potrà essere chiesta da ciascuno dei creditori ma che il concordato non si potrà risolvere se l'inadempimento ha scarsa importanza. E' stato, poi, integralmente riscritto l'art. 182 bis in tema di accordi di ristrutturazione. La nuova norma prevede che l'imprenditore in stato di crisi può domandare, depositando la documentazione di cui all'articolo 161, l'omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti stipulato con i creditori rappresentanti almeno il sessanta per cento dei crediti, unitamente ad una relazione redatta da un professionista in possesso dei requisiti di cui all'articolo 67, terzo comma, lettera d) sull'attuabilità' dell'accordo stesso, con particolare riferimento alla sua idoneità ad assicurare il regolare pagamento dei creditori estranei. L'accordo e' pubblicato nel Registro delle imprese e acquista efficacia dal giorno della sua pubblicazione. Dalla data della pubblicazione e per sessanta giorni i creditori per titolo e causa anteriore a tale data non possono iniziare o proseguire azioni cautelari o esecutive sul patrimonio del debitore. Entro trenta giorni dalla pubblicazione i creditori e ogni altro interessato possono proporre opposizione. Il tribunale, decide le opposizioni e procede all'omologazione in camera di consiglio con decreto motivato. Il decreto del tribunale è reclamabile alla corte di appello ai sensi dell'articolo 183, in quanto applicabile, entro quindici giorni dalla sua pubblicazione nel registro delle imprese. In ultimo un importante chiarimento in ordine alla disciplina transitoria in tema di esdebitazione: le disposizioni riguardanti l'esdebitazione si applicano anche alle procedure di fallimento pendenti alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 9 gennaio 2006, n. 5 (recante la riforma delle procedure concorsuali). Qualora le procedure fallimentari di cui sopra risultino chiuse alla data di entrata in vigore del presente decreto, la domanda di esdebitazione può essere presentata nel termine di un anno dalla medesima data. *avvocato cedrola@studiocedrola.it 28-11-2007.


Class Action: contraddizioni e lacune (sezione: Class action)

( da "Denaro, Il" del 28-11-2007)

 

Spia al Diritto Class Action: contraddizioni e lacune La nuova normativa: un colpo di mano del Senato di Salvatore Ciccarelli* Con un colpo di mano il Senato, nel corso della seduta del 15/11/2007, con un emendamento alla Finanziaria, aggiungendo l'art. 53-ter, ha introdotto la normativa sulle "azioni collettive". Oltre a ricevere una collocazione impropria quale è quella della legge finanziaria (ma di questo il nostro Legislatore ci ha abituati), anziché essere raccolto in una legge speciale tra le disposizioni del codice di procedura civile, la normativa in questione si segnala per alcune gravi contraddizioni e per alcune gravi lacune, che di fatto violano proprio quel diritto di difesa che invece andava rafforzato ed ancor di più tutelato. Innanzitutto la normativa crea un'assoluta confusione tra small claims e altre azioni risarcitorie. In ordine alla nullità dei contratti conclusi nel corso della campagna pubblicitaria di un messaggio (successivamente ) ritenuto ingannevole, mentre la giurisprudenza sul caso Parmalat, in vicende assai più gravi, aveva riconosciuto il diritto alla risoluzione del contratto unitamente al risarcimento del danno, nel testo approvato dal Senato, invece, la nullità, oltre ad essere incerta negli effetti restitutori, conseguirebbe direttamente alla diffusione di un messaggio diretto al pubblico, ma non al singolo contraente. Relativamente alla legittimazione ad agire, pur allargando lo spettro dei soggetti, non include i comitati, che costituiscono l'espressione più democratica ed efficace delle istanze dei consumatori, e richiede l'iscrizione dei soggetti in un registro ministeriale, limitando, così, il diritto alla difesa. L'azione collettiva esercitata da un ente esponenziale, se, da un lato, può servire per ottenere contro il professionista una tutela di tipo inibitoria, dall'altro è assai poco pratica quando sono in gioco diritti risarcitori. Gli enti esponenziali, rappresentativi delle categorie di consumatori, non agiscono in giudizio come rappresentanti dei soggetti danneggiati, ma sono portatori solo di un interesse diffuso. Ciò ha conseguenze sia in ordine all'oggetto di un simile processo sia in ordine ai limiti soggettivi di efficacia della sentenza in esso pronunciata. La interruzione dei procedimenti in corso viola il diritto alla difesa, mentre ciò non accadrebbe se i procedimenti in corso fossero riuniti al giudizio sull'azione collettiva. La previsione di aderire automaticamente all'azione collettiva, con la tecnica dell' opt-out viola il diritto alla difesa, che non può essere imposto al cittadino, così come non può essergli imposta la scelta di chiedere l'estromissione dal procedimento al quale non ha aderito spontaneamente e per sua sollecitazione. E che dire, poi, nell'ipotesi di rigetto dell'azione collettiva? Invero, alla luce del principio del contraddittorio, sancito dalla nostra Costituzione negli articoli 24, secondo comma, e 111, secondo comma, la sentenza di un giudice può valere solo tra le parti del processo in cui essa è stata pronunciata e non certo per coloro che a quel processo non hanno preso parte. Ciò significa che i soggetti che sono rimasti estranei al processo, se possono avvantaggiarsi del suo esito, non possono, però, essere pregiudicati da esso. E allora, se ovviamente impedisce altra azione tra le stesse parti per la medesima fattispecie, non può impedire altre azioni relative alla stessa vicenda dannosa esercitate da altri enti esponenziali. Né è pensabile che i consumatori possano essere pregiudicati nelle loro singole azioni risarcitorie da un esito infausto dell'azione collettiva. Quindi, è evidente che il modello di azione collettiva così come proposto è inadeguato ai bisogni che invece dovrebbe soddisfare. La verità è che è che l'azione collettiva non mette in gioco veramente i diritti della classe, non avendo determinato i meccanismi per individuare detta classe. La gestione dei rimborsi individuali tramite una camera di conciliazione successiva alla decisione di accertamento ( e condanna?) della responsabilità dell'impresa implica il rovesciamento della logica giuridica processuale, perché la conciliazione serve a prevenire le cause, altrimenti trattasi di una "camera di transazione". La possibilità di proseguire l'azione giudiziaria nel caso che il consumatore rimanga insoddisfatto contraddice tutta la procedura svolta fino a quel momento, perché fallisce lo scopo di concentrare e concludere in un solo procedimento le domande dei danneggiati. La fissazione di un importo - pari al massimo al 10% - per le spese di difesa implica il prodursi degli effetti di un patto di quota lite, mediante il quale si privano i danneggiati del ristoro totale. Queste semplici osservazioni - che saranno espresse in modo dettagliato e preciso sulla base dell'articolato approvato - inducono a ritenere che il Legislatore ha partorito un " mostro giuridico", senza attendere che la Commissione europea avesse indicato il percorso per poter armonizzare le regole in materia , sulla base di un processo di consultazione di tutti i soggetti interessati. *avvocato 28-11-2007.


Class action, la voce dei Consumatori in piazza (sezione: Class action)

( da "HelpConsumatori" del 28-11-2007)

 

News Class action, la voce dei Consumatori in piazza 27/11/2007 - 17:16 La associazioni dei Consumatori sono scese in piazza oggi pomeriggio a Montecitorio in difesa dell'azione collettiva. Sono scesi in piazza per chiedere che sia approvato il testo sulla class action e ribadire il diritto dei consumatori a una maggiore tutela attraverso l'azione collettiva: oggi pomeriggio, davanti Montecitorio, le associazioni dei Consumatori del Consiglio Nazionale dei Consumatori e Utenti (Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Assoutenti, Casa del Consumatore, Centro Tutela Consumatori Utenti, Cittadinanzattiva, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori) sono scese in piazza e hanno organizzato un presidio per sollecitare l'approvazione della class action in Finanziaria, evitando rinvii che rischierebbero di portare alla cancellazione del provvedimento, e per resistere dunque alle pressioni di imprese e Confindustria. Alla manifestazione è intervenuto Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef, che spiega come ragione della manifestazione sia "per impedire l'ennesimo scippo da parte dei potentati e anche da parte dell'attuale opposizione che afferma che questa azione di classe sarebbe un obbrobrio giuridico e che la loro azione di classe, quella approvata alla Camera, sarebbe la migliore possibile. Peccato che pur avendo una maggioranza bulgara al Senato non l'abbiano approvata. Noi ringraziamo Bordon e Manzione, anche l'Unione, per aver approvato al Senato una buona base di partenza, che non può essere espunta dalla Finanziaria perché il Governo ci perderebbe la faccia. C'è una crisi della politica, c'è il vento dell'antipolitica, non possono più permettersi di prendere in giro milioni di famiglie già molto arrabbiate, un milione di risparmiatori truffati dalle banche. Anche Confindustria, ci dispiace per questo atteggiamento: anche Montezemolo in questa fase sa dire solo no e non si capisce di cosa Confindustria debba avere paura. Questo è un modello che può essere migliorato ma può essere un grande deterrente contro i professionisti della truffa". E dove è migliorabile? "Se vogliono il filtro del giudice non ci sono problemi - commenta Lannutti - però deve essere approvata anche in Italia la tutela collettiva". Class action "all'amatriciana"? Risponde Giustino Trincia, vice segretario di Cittadinanzattiva: "Detto da Confindustria è quasi un complimento, non fosse altro per l'abilità con cui le aziende e Confindustria si presentano puntualmente in occasione della Finanziaria per usufruire di benefici di vario genere. In realtà è una volontà politica che c'è dietro molto importante, che serve a dotare i cittadini consumatori di strumenti più efficaci ai tanti soprusi e alle tante vessazioni che stanno aumentando nel mercato in tantissimi settori. Siamo qui per questo, anche per migliorarla se necessario, se è possibile, ma soprattutto per dotare il Paese di un elemento di modernità. Di questo si tratta". Dov'è che la class action può essere migliorata? "Da un lato, con una valutazione preventiva da parte del giudice sulla legittimazione e sulla fondatezza dell'azione stessa, questo anche per non creare illusioni e strumentalizzazioni. In secondo luogo può essere migliorata perché, laddove il giudice condanni un'impresa a pagare un risarcimento e questo risarcimento non venga pagato dall'impresa, ci sia la possibilità di considerare il giudizio del giudice come atto in sede legale. Questo consentirebbe di evitare il nuovo intervento da parte degli avvocati e via di seguito, quindi un elemento di semplificazione. Penso infine che sarebbe importante anche introdurre criteri di verifica della legittimità di quelle associazioni che non siano dei consumatori, per attivare l'azione collettiva". Massimiliano Dona, segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori, commenta: "Siamo qui per essere certi che la class action non resti impantanata. Siamo d'accordo con alcuni degli emendamenti proposti, ma non quelli che la vogliono far affondare. In particolare l'idea di un filtro all'azione non ci trova contrari, per verificare che siano effettivamente fondate le pretese portate all'attenzione dei giudici. Credo poi che un preliminare esame di un giudice favorevole sull'ammissibilità di un'azione possa essere anche utile da spendere come potere contrattuale in una futura trattativa con l'azienda, senza aspettare necessariamente i dieci anni di un processo che effettivamente sono un tempo lungo. Vogliamo essere ottimisti, la class action sembra a portata di mano, speriamo che non ce la sottraggano all'ultimo momento soprattutto perché è una richiesta della gente, non delle associazioni dei consumatori ma della gente". "Le associazioni dei consumatori sono già riconosciute per legge dal codice del consumo, per loro non deve essere necessario alcun ulteriore approfondimento - aggiunge Dona - Siamo altresì disponibili a consentire azioni collettive ad altri soggetti, purché la legge stabilisca requisiti ulteriormente o parimenti severe rispetto a quelle cui sono soggette le associazioni dei consumatori, in modo da esser certi che siano tutti serie le azioni che saranno proposte". "Siamo qui davanti a Montecitorio per vigilare e controllare che non ci sia uno scippo - commenta Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori - Se qualcuno vuol metterci le mani lo si può fare eventualmente dopo che sia stato immesso nel nostro ordinamento questa formidabile norma giuridica. Noi siamo qui a vigilare e controllare". Un vademecum in dieci punti per chiarire valore e applicazione dell'azione collettiva: è quanto approntato dall'Adiconsum. A fronte delle affermazioni di Confindustria per la quale la class action sarebbe un attacco alle imprese, Adiconsum risponde: "Chi afferma queste sciocchezze è privo di buonsenso e sta facendo informazione ingannevole. L'azione collettiva oggi è già operativa in numerosi Paesi dell'Unione europea (Portogallo, Francia, Inghilterra, Grecia, Germania, ecc.) e non ha provocato alcun disastro nei confronti delle imprese né fughe dei capitali multinazionali". "L'azione collettiva - precisa ancora Adiconsum - è contro l'illegalità, i comportamenti vessatori e le truffe attuate nei confronti dei consumatori. Solo le imprese che non si comportano in modo corretto devono temere l'azione collettiva". E dunque i miglioramenti "sono sempre possibili" ma in questa fase c'è il rischio che gli emendamenti abbiano l'unico obiettivo di accantonare la class action. "Per questo le associazioni dei consumatori dicono che i correttivi si possono apportare nel Regolamento attuativo". 2007 - redattore: BS.


Treni, parte il risarcimento collettivo (sezione: Class action)

( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 28-11-2007)

 

Una delegazione polesana ha incontrato i vertici di Trenitalia denunciando i gravi disservizi che penalizzano i pendolari Treni, parte il risarcimento collettivo Il Codacons chiede 10 milioni da destinare agli utenti. Un questionario per segnalare i problemi RovigoI pendolari polesani segnano un punto a loro favore nella "battaglia" con Trenitalia. Ieri una delegazione partita da Rovigo ha incontrato, assieme ai vertici del Codacons nazionale, i dirigenti di Trenitalia ottenendo l'impegno ad affrontare i molti problemi del trasporto ferroviario. Gli agguerriti polesani hanno elencato le disfuzioni: ritardi costanti dei treni, soppressione di numerose fermate di Eurostar ed assenza di corse notturne da Venezia, Verona e Padova.E presto, sperano a Rovigo, potranno arrivare anche dei risarcimenti danni per un importo non ancora quantificato. Lo ha annunciato il Codacons: una class action sui ritardi dei treni, la loro pulizia e il sovraffollamento dei vagoni.E' questo l'esito più importante dell'incontro che ieri a Roma, a piazza della Croce Rossa, ha riunito i vertici di Trenitalia e le associazioni dei consumatori. All'ordine del giorno c'erano lo stato di pulizia dei treni italiani e i primi risultati della relativa indagine, svolta negli ultimi mesi, dal Codacons e dall'Associazione utenti del trasporto aereo, marittimo e ferroviario. Presi a campione circa 800 utenti che utilizzano con regolarità i treni, il 45\% ha dichiarato i treni "sporchi" e il 33\% "molto sporchi": il resto del campione ha risposto "sufficientemente puliti" (19\%) e "molto puliti" (3\%). Così, le associazioni dei consumatori hanno annunciato l'ulteriore distribuzione di questionari.I nuovi questionari varranno anche per aderire ad una class action contro Trenitalia. L'azione collettiva di risarcimento chiederà "il risarcimento dei danni biologici" legati al "ritardo dei treni regionali, ai guasti, al sovraffollamento delle carrozze e in generale alla mancanza di vivibilità e pulizia"."Chiederemo un risarcimento pari a 10 milioni di euro", ha detto il presidente del Codacons Carlo Rienzi. La somma, destinata agli utenti che aderiranno all'iniziativa, dovrebbe servire come "deterrente" per Trenitalia, "spingendo l'azienda a migliorare gli standard qualitativi del servizio reso ai passeggeri: pena analoghe iniziative di risarcimento ogni anno", ha concluso Rienzi.


Class action, Cardia: se mal interpretata può essere dannosa (sezione: Class action)

( da "Reuters Italia" del 28-11-2007)

 

3.09 Versione per stampa MILANO (Reuters) - Se mal interpretata la class="hilite">class="term">class class="term">action può essere dannosa per il sistema, portando a un proliferare di cause legali. Lo ha detto il presidente della Consob Lamberto Cardia intervenendo a un convegno sul sistema dei controlli societari. La class="term">class class="term">action, "se mal interpretata, può fare un danno enorme a tutto il sistema, potrebbe portare a un dilagare di cause speciose o non speciose che potrebbero ulteriormente danneggiare il sistema", ha detto Cardia. La norma per l'introduzione della class="term">class class="term">action nel sistema giudiziario italiano, inserita nella Finanziaria 2008, è stata approvata dal Senato e deve adesso passare l'esame della Camera, ma al testo sono state già preannunciate modifiche.


FINANZIARIA, ANTITRUST CRITICA CLASS ACTION E TETTO STIPENDI PA (sezione: Class action)

( da "Wall Street Italia" del 28-11-2007)

 

Finanziaria, Antitrust critica class action e tetto stipendi Pa -->ROMA (Reuters) - L'Autorità Antitrust critica alcune norme della Finanziaria, class action e tetto agli stipendi dei manager pubblici in particolare, perché potrebbero comportare distorsioni del mercato. Alcune disposizioni, "se approvate definitivamente nel testo attuale, possono determinare ingiustificate distorsioni della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato", scrive l'Antitrust in una segnalazione arrivata oggi alla Camera. La class action, ad esempio, "andrebbe perfezionata e migliorata nell'ottica di assicurare, da un lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e, dall'altro, di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove attività imprenditoriali o la loro prosecuzione". Il Garante auspica in particolare che "possano essere introdotte disposizioni di raccordo tra la disciplina della class action e le proprie competenze, ad esempio, prevedendo un sistema in cui l'azione collettiva risarcitoria possa essere esperita a seguito del procedimento amministrativo di competenza dell'Autorità". Sul tetto agli stipendi, l'Antitrust dice che "la disposizione appare idonea ad alterare il regolare funzionamento del mercato sotto diversi profili". "La possibilità per gli organismi pubblici di competere sul mercato viene pregiudicata, in quanto anche prestazioni di per sé indispensabili a tal fine non possono essere conseguite quando si tratti di prestazioni diverse da quelle professionali e d'opera artistica" oppure "quando il professionista o il prestatore d'opera abbiano un precedente rapporto con soggetti pubblici". "In tal modo sono trattate diversamente fattispecie che l'ordinamento, e in specie la disciplina della concorrenza, considera del tutto assimilabili determinando una grave alterazione del corretto funzionamento del mercato", spiega il Garante.


FINANZIARIA: ANTITRUST,DUBBI SU CLASS ACTION E TETTO MANAGER (sezione: Class action)

( da "Wall Street Italia" del 28-11-2007)

 

Di ANSA - -->(ANSA) - ROMA, 28 NOV - Dubbi sulle norme inserite in Finanziaria sulla class action e sul tetto ai manager pubblici arrivano dall'Antitrust. L'autorità in una segnalazione alla Camera, al premier Romano Prodi e al ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, condivide l'opportunità di inserire nel nostro ordinamento l'azione collettiva che va però migliorata rispetto al testo della Finanziaria. Occhio poi alla norma sui manager che "appare idonea ad alterare il regolare funzionamento del mercato".(SEGUE).


Finanziaria, Antitrust critica class action e tetto stipendi Pa (sezione: Class action)

( da "Reuters Italia" del 28-11-2007)

 

5.22 Versione per stampa ROMA (Reuters) - L'Autorità Antitrust critica alcune norme della Finanziaria, class="hilite">class="term">class class="term">action e tetto agli stipendi dei manager pubblici in particolare, perché potrebbero comportare distorsioni del mercato. Alcune disposizioni, "se approvate definitivamente nel testo attuale, possono determinare ingiustificate distorsioni della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato", scrive l'Antitrust in una segnalazione arrivata oggi alla Camera. La class="term">class class="term">action, ad esempio, "andrebbe perfezionata e migliorata nell'ottica di assicurare, da un lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e, dall'altro, di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove attività imprenditoriali o la loro prosecuzione". Il Garante auspica in particolare che "possano essere introdotte disposizioni di raccordo tra la disciplina della class="term">class class="term">action e le proprie competenze, ad esempio, prevedendo un sistema in cui l'azione collettiva risarcitoria possa essere esperita a seguito del procedimento amministrativo di competenza dell'Autorità". Sul tetto agli stipendi, l'Antitrust dice che "la disposizione appare idonea ad alterare il regolare funzionamento del mercato sotto diversi profili". "La possibilità per gli organismi pubblici di competere sul mercato viene pregiudicata, in quanto anche prestazioni di per sé indispensabili a tal fine non possono essere conseguite quando si tratti di prestazioni diverse da quelle professionali e d'opera artistica" oppure "quando il professionista o il prestatore d'opera abbiano un precedente rapporto con soggetti pubblici". "In tal modo sono trattate diversamente fattispecie che l'ordinamento, e in specie la disciplina della concorrenza, considera del tutto assimilabili determinando una grave alterazione del corretto funzionamento del mercato", spiega il Garante.


FINANZIARIA: ANTITRUST, DUBBI SU CLASS ACTION E TETTO STIPENDI MANAGER (sezione: Class action)

( da "Asca" del 28-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 28 nov - Dubbi sulla class="term">class class="term">action, sulla norma relativa al tetto per gli stipendi dei manager pubblici, sulle modalita' di razionalizzazione dei servizi idrici. Li esprime l'Antitrust, che ha esaminato il testo della finanziaria licenziato dal Senato per valutare le possibili ''ingiustificate distorsioni della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato''. Sulla class="term">class class="term">action l'Autorita' condivide la scelta di introdurre nell'ordinamento italiano un nuovo istituto a tutela dei diritti dei Consumatori. ''Tuttavia - sottolinea - la disciplina dell'azione collettiva andrebbe perfezionata e migliorata nell'ottica di assicurare, da un lato, la piena tutela dei consumatori, dall'altro di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti''. L'Antitrust auspica che possano essre introdotte nella finanziaria ''disposizioni di raccordo tra la disciplina della class="term">class class="term">action e le proprie competenze, prevedendo, ad esempio, un siostema in cui l'azione collettiva risarcitoria possa essere esperita a seguito del procedimento amministrativo di competenza dell'Autorita'''. Le perplessita' sulla norma che introduce il tetto allo stipendio dei manager pubblici riguardano la preclusione per un ente pubblico di stipulare contratti d'opera con chi, ad altro titolo, perpepisca emolumenti da parte di una pubblica amministrazione. ''La disposizione - spiega l'Antitrust - appare idonea ad alterare il regolare funzionamento del mercato''. Quanto alla gestione dei servizi idrici, la finanziaria licenziata dal Senato prevede la soppressione degli enti di gestione e la razionalizzazione del servizio attraverso la ridefinizione degli ambiti territoriali ottimale che si identificano con quelli provinciali. Questo pacchetto di interventi, secondo l'Antitrust ''rischia di creare un ostacolo al processo di sviluppo dell'industria del settore''. Desta ''particolare preoccupazione'', conclude l'Antitrust, il criterio del territorio provinciale che ''nella maggior parte dei casi non consentoni la realizzazione di opportune economie di scala''. lsa/sam/ss.


FINANZIARIA: BERSANI, INTERVENTI SU MUTUI E CLASS ACTION (sezione: Class action)

( da "Asca" del 28-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 28 nov - Rafforzamento della portabilita' dei mutui; class="hilite">perfezionamento della class="term">class class="term">action. Questi i temi all'attenzione del ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, che saranno oggetto di emendamenti alla finanziaria alla Camera. ''Con l'emendamento sui mutui - ha spiegato Bersani in Transatlantico - poniamo fine alla vexata quaestio. Rafforziamo il principio che le operazioni di portabilita' devono essere a costo zero per i clienti''. Le attuali norme previste nel pacchetto Bersani sulle liberalizzazioni, infatti, hanno dato luogo a contenziosi. Sulla class="term">class class="term">action, che e' stata introdotta in finanziaria dal Senato, il governo intende inserire un ''filtro di garanzia''. lsa/mcc/sr.


Terza assemblea statale della APPO (sezione: Class action)

( da "Blogosfere" del 28-11-2007)

 

Nov 0728 Terza assemblea statale della APPO Pubblicato da Enrico Straffi alle 01:27 in Annunci e comunicati, Fabrizio Lorusso, angolo dell'esperto Immagine: APPO AI MASS MEDIA AI MEDIA ALTERNATIVI AL MAGISTERO DEMOCRATICO AI POPOLI DI OAXACA, DEL PAESE E DEL MONDO. Il 17 e 18 novembre 2007 si è tenuta LA TERZA ASSEMBLEA STATALE DELLA APPPO, nell'auditorio "Enedino Jiménez" dell'hotel del magistero, con la partecipazione ampia, aperta e plurale del popolo; tale assemblea risponde al bisogno di riorganizzazione urgente, dal basso, con le basi del popolo e intorno alle seguenti domande: libertà immediata di tutti i prigionieri politici e di coscienza, castigo immediato agli assassini materiali ed intellettuali, responsabili dei crimini politici dell'anno scorso, in particolare quelli del 25 novembre 2006, annullamento immediato dei mandati di cattura nei confronti degli attivisti sociali e della loro persecuzione. Il 25 novembre, a quasi un anno dalla repressione più selvaggia nei confronti della APPO, sono ancora detenuti vari compagni, motivo e ragione sufficienti per convocare la terza assemblea della APPO, in cui sono state definite azioni concrete ed unitarie e si è proposto il coordinamento con la sezione 22 per ottenere la libertà di tutti i prigionieri politici. A tutt'oggi prevale l'impunità dei 26 assassinii politici perpetrati nei confronti del movimento, le sparizioni forzate, le torture fisiche e psicologiche, gli stupri, le detenzioni illegali, azioni che giorno dopo giorno configurano uno stato fascista d'eccezione, dato che sono l'esercito e i gruppi paramilitari quelli che hanno esercitato la repressione, nelle regioni del paese in cui i grandi capitalsti pensano di stabilire i loro megaprogetti di morte, in particolare Atenco, Guerrero e Oaxaca. Pertanto in data 17 e 18 novembre il popolo organizzato nella APPO dai suoi diversi settori di provenienza, collettivi ed organizzazioni ha presentato le seguenti risoluzioni generali accordati nella Terza Assemblea Statale della APPO: 1. Riguardo al tema elettorale, la APPO conferma gli accordi emanati dal suo Congresso costitutivo e dalla sua prima e seconda assemblea statale, che propongono azioni che permettano alla APPO di avanzare aldilà dei processi congiunturali, come il processo elettorale appena concluso, per proporsi la trasformazione sociale profonda di Oaxaca e del paese. 2. La APPO esige la liberazione di tutti i prigionieri politici dello stato: Pedro Castillo AragÓn, VÍctor Hugo MartÍnez Toledo, Miguel Ángel GarcÍa, Wilber RamÓn Aquino AragÓn, Jaciel Cruz Cruz, Flavio Sosa Villavicencio, David Venegas Reyes, AdÁn MejÍa LÓpez, così come i detenuti di Xanica: Abraham RamÍrez VÁsquez, Juventino e Noel GarcÍa Cruz; i prigionieri di San Isidro Aloapan e di San Blas Atempa: Juventino Cruz Pérez, Eutimio Méndez LÓpez, Anastasio LÓpez Pérez y Artemio Pérez; e i prigionieri dei paesini di Loxicha. 3. LA APPO esige un castigo agli assassini materiali ed intellettuali dei nostri compagni, in primo luogo al genocida Ulises Ruiz Ortiz. 4. Una commissione plurale della APPO parteciperà alla presentazione dello sforzo del FRONTE NAZIONALE CONTRO LA REPRESSIONE e renderà nota la posizione assunta nella scorsa assemblea statale. DICHIARAZIONI La APPO si dichiara contraria alla persecuzione degli attivisti e lottatori sociali, in particolare dei compagni: Dottora Bertha MuÑoz, Dolores Villalobos Cuamatzin, RaÚl Gatica, Alejandro Cruz LÓpez, Samuel HernÁndez, Jaquelina LÓpez AlmazÁn, Ulises Reynosa. Nei giorni scorsi sono stati repressi dei compagni che appartengono al Comitato di Difesa Civica CODECI a Tuxtepec, per cui esigiamo che venga fermata la persecuzione ai suoi militanti. Contro la repressione delle scuole magistrali rurali e in appoggio agli studenti di AYOTZINAPA. Guerrero. Quest'assemblea si dichiara a favore della lotta dei popoli latinoamericani e appoggia totalmente il processo rivoluzionario dei popoli di Cuba, Venezuela, Brasile e Bolivia. La APPO è solidale con la lotta per la libertà dei prigionieri di San Salvador Atenco, criminalizzati con pene esorbitanti dal regime fascista di Felipe CalderÓn. 5. Quest'assemblea struttura il Piano di Azione per la "GIORNATA STATALE, NAZIONALE ED INTERNAZIONALE PER LA LIBERTà DEI PRIGIONIERI POLITICI DI OAXACA", con le seguenti attività: DATA ATTIVITà LUOGO PARTECIPANTI OSSERVAZIONI 25/XI/07 Participare alla megamanifestazione Incrocio dell'aeroporto Tutto il popolo di Oaxaca. Alle 8:00 in punto 25/XI/07 Elaborazione di materiali di denuncia Quello indicato da ogni organizzazione o settore della APPO ogni organizzazione o settore della APPO Mirati alla libertà dei prigionieri e al castigo dei colpevoli di assassinii e torture. 25/XI/07 Partecipazione all'Assemblea Nazionale del FNCR Da definire Parenti dei prigionieri, caduti e imputati, commissione giuridica e di ponte, nonché volontari. Si partecipa per dare il beneplacito all'iniziativa 7-8/XII/07 Partecipare all'incontro di donne oaxaqueÑas "costruendo voci di speranza" Chiesa dei Poveri, Colonia Reforma Aperta al pubblico in generale, specialmente le donne 8-9/XII/07 Partecipare all'assemblea popolare dei popoli del Messico Locale del SITUAM, Tlalpan 1036 D.F. metro Nativitas Commissione amplia, plurale ed includente 13/XII/07 Organizzazione della carovana per la 3ª udienza del processo popolare nazionale Guadalajara, Jal. (Plaza de armas) Commissione giuridica e di ponte coi parenti dei prigionieri, caduti, imputati e torturati e volontari Luogo non ancora confermato 15-16 /XII/07 Realizzazione della 3ª udienza del processo popolare nazionale Guadalajara, Jal. Commissione giuridica, parenti di prigionieri, caduti, imputati e torturati, e volontari Luogo non ancora confermato Luogo di partenza: davanti all'hotel de magistero. 22/XII/07 Festa popolare sui diritti umanos Attività da definire Data dipendente dalla convocazione della sezione XXII Intervista con la sezione XXII Attendere convocazione della Sez. XXII per il luogo, la data e l'ora Commissione ampia di tutti coloro che hanno partecipato all'assemblea plenaria di coordinamento Partecipare portando le decisioni di questa 3ª Assemblea Statale. 5 e 6 dicembre Picchetto davanti alla camera dei deputati a Città del Messico per attivare la domanda di processo politico nei confronti di URO. Palazzo Legislativo di San LÁzaro La APPO, la Sezione XXII e l'Assemblea Popolare dei Popoli del Messico. 24/XI/07 Brigata di informazione all'assemblea statale del magistero Casa hotel del magistero Commissione nominata dall'assemblea Bollettino informativo e informazione diretta, rinforzo esterno di tutti coloro che possano partecipare elaborare 20.000 12 e 13 gennaio 2008 1° incontro statale giovanile "il ruolo dei giovani nel movimento sociale oaxaqueÑo" Oaxaca Organizzazioni giovanili della APPO, giovani dei diversi spazi organizzati della APPO Organizzatori nominati dall'assemblea. TUTTO IL POTERE AL POPOLO! ASSEMBLEA POPOLARE DEI POPOLI DI OAXACA (APPO) OAXACA DE JUAREZ, OAXACA, CITTà DELLA RESISTENZA, 21 NOVEMBRE 2007.


Maggioranza spaccata Dalla Cosa rossa raffica di accuse L'esecutivo si sta facendo ricattare (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 29-11-2007)

 

Maggioranza spaccata Dalla "Cosa rossa" raffica di accuse "L'esecutivo si sta facendo ricattare" [FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA Diventa legge dello Stato il decreto fiscale che contiene una bella fetta della manovra finanziaria 2008, ovvero misure per 8,4 miliardi di euro. Tra queste, il bonus da 150 euro per gli "incapienti", che arriverà a fine dicembre. Il "sì" del Senato è arrivato senza sorprese, e senza la necessità di ricorrere alla fiducia: 158 sì, 151 no, un astenuto. Numeri che hanno portato un altro po' di polemica nel centrodestra: il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ha denunciato l'assenza di cinque senatori della ex-Cdl (anche se, grazie a due senatori a vita, erano assenze ininfluenti) e s'è l'è presa con Berlusconi: "Chi ha annunciato tante volte la spallata - ha detto Casini - deve oggi rispondere di questa nuova mancata spallata". C'è soddisfazione invece a Palazzo Chigi: una nota di Prodi osserva che il ddl sul welfare e il decreto fiscale costituiscono insieme "la politica del centrosinistra". Intanto, alla Camera la Commissione Bilancio sta per discutere la legge Finanziaria: saranno una trentina in tutto le modifiche che verranno proposte dal governo, che ha disposizione solo 100 milioni di euro, la metà già impegnati per i treni per i pendolari. Molte le richieste di modifica della maggioranza, ma dovranno trovare la copertura. Particolarmente attese due modifiche già predisposte dall'Esecutivo: sulla portabilità dei mutui (per chiudere ogni incertezza, dopo i recenti confronti Abi-Notai-Consumatori) e soprattutto sulla "class="hilite">class="term">class class="term">action". La norma sulle cause collettive - che è fortemente osteggiata in particolar modo da Confindustria - subirà due significative modifiche. La prima riguarda l'allargamento dei soggetti legittimati a promuovere le vertenze legali, aprendo anche a gruppi di cittadini coinvolti e associazioni: oltre le organizzazioni dei consumatori "riconosciute", potranno agire legalmente anche le associazioni e i comitati che sono "adeguatamente rappresentativi" dei diritti collettivi da far valere. La seconda prevede invece ben quattro "filtri" del giudice sull'ammissibilità della causa, per evitare vertenze "ricattatorie" o senza basi. Il tribunale dovrà verificare che chi vuole avviare la vertenza abbia i requisiti giusti; che la domanda non sia chiaramente infondata; che non ci sia un conflitto d'interessi; che ci sia un interesse collettivo da tutelare. Solo superati questi filtri si potrà dare pubblicità alla "class="term">class class="term">action". Ecco le principali misure contenute nel decreto fiscale. Poveri-incapienti Tredicesima da 150 euro già a fine anno. Al momento si tratta di una "una tantum" per il 2007. C'è un impegno del governo a rendere più sostanziosa e soprattutto più strutturale la misura dal 2008. Casa Arrivano 550 milioni per ampliare l'offerta di alloggi a canone sociale. I nuovi alloggi, che devono essere eco-compatibili, dovranno essere destinati agli sfrattati e alle giovani coppie. Sarà costituita una società ad hoc per acquisire o recuperare immobili ad uso abitativo: parte con una dotazione di 150 milioni di euro. Pensionati Sparisce il prelievo automatico dello 0,15-0,35%, che finanziava il fondo Inpdap per garantire crediti agevolati ai pensionati pubblici. Acqua Moratoria sull'assegnazione a privati degli acquedotti, fino a una legge organica sulla materia. Editoria e tv Taglio dei contributi per i piccoli editori del 2 per cento e per i grandi gruppi del 12 per cento. Slitta al 2012 il termine per la completa conversione al digitale terrestre; le tv locali potranno operare anche in 10 "bacini d'utenza". Sanità e regioni Arriva un Commissario quando le Regioni non rispettano i piani di rientro finanziari. Opere pubbliche Un miliardo alle Fs, 215 all'Anas, 800 milioni per le metropolitane di Roma, Milano e Napoli.


Senato, passa il bonus con 5 assenti della cdl - roberto petrini (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 29-11-2007)

 

Via libera definitivo al decreto fiscale che stanzia 150 euro per le famiglie a basso reddito Senato, passa il bonus con 5 assenti della Cdl Alla Camera entra nel vivo, con gli emendamenti, il dibattito sulla Finanziaria ROBERTO PETRINI ROMA - Il decretone diventa legge dello Stato con il via libera del Senato: il primo effetto sarà la partenza dell'operazione "bonus" per 5,8 milioni di famiglie a basso reddito, che vedranno fin dalla prossima tredicesima in busta-paga o nella pensione l'"assegno" da 150 euro a persona: per un lavoratore dipendente con un reddito fino a 11.800 euro annui lordi, con moglie e figlio a carico, potrà raggiungere i 450 euro. Il decretone, approvato a Palazzo Madama, senza ricorrere alla fiducia, ha ottenuto 158 voti favorevoli, 151 contrari e un astenuto: la mancanza di 5 voti al plenum dell'opposizione (di cui tre di Forza Italia) che dovrebbe contare su 156 seggi ha suscitato qualche polemica. "Decisive le assenze nel centrodestra", ha detto D'Onofrio dell'Udc che ha rivendicato la compattezza del proprio raggruppamento. "Ignorano i numeri del Senato, non saremmo andati comunque oltre i 156 voti", ha replicato Novi di Fi. Bloccata invece l'azione del "ribelle" Fernando Rossi che voleva riportare il bonus a 300 euro: è stato approvato un ordine del giorno che impegna il governo a farlo nel 2008. A Montecitorio intanto comincia a entrare nel vivo l'esame della Finanziaria. Come ci si aspettava il governo ha presentato emendamenti, cui ha lavorato il ministro per lo Sviluppo Bersani, per mettere registro le norme sulla class="hilite">class="term">class class="term">action: ci sarà un "filtro" da parte del giudice sulla ammissibilità della domanda che dovrà verificare l'adeguata rappresentatività dei "diritti collettivi" e l'esistenza di un reale "interesse collettivo". L'emendamento prevede tuttavia un allargamento della platea legittimata a fare una class="term">class class="term">action: non le sole leghe dei consumatori già registrate ma anche associazioni e comitati "adeguatamente rappresentativi dei diritti collettivi" in questione. L'altro emendamento, presentato da Bersani riguarda la portabilità dei mutui: si rafforza in modo definitivo il principio che un cliente di una banca può trasferire il proprio mutuo in un'altra banca senza pagare penali e spese (si precisa che il principio vale anche per i mutui frazionati, cioè stipulati originariamente dal costruttore, come accade spesso). Complessivamente il governo è intenzionato a presentare una trentina di emendamenti alla Finanziaria (che comincerà ad essere votata in Commissione Bilancio da lunedì prossimo): tra l'altro si prevede il ritorno di Mr.Prezzi per monitorare il caro-vita e il taglio degli uffici provinciali del Tesoro (chiesto personalmente da Padoa-Schioppa). Ancora in bilico la proroga per la rottamazione e i fondi per i treni pendolari. Si affacciano altre richieste ma le risorse sono contingentate: il Tesoro non è disposto a mettere sul tavolo più di 100 milioni, contro richieste per 500. Tra i nodi resta aperto quello del tetto agli stipendi dei manager oggetto dei dubbi dell'Antitrust (dubbi espressi anche sulla class="term">class class="term">action prima della presentazione dell'emendamento del governo). Infine un primo bilancio dell'intera manovra di fine anno, tra Finanziaria e pacchetto Welfare, è stato tracciato ieri dall'Isae: il beneficio medio a famiglia sarà di 177 euro.


Dall'esecutivo emendamenti sulla class action Torna il controllore del costo della vita (sezione: Class action)

( da "Unita, L'" del 29-11-2007)

 

class="hilite">Stai consultando l'edizione del Dall'esecutivo emendamenti sulla class="term">class class="term">action Torna il "controllore" del costo della vita.


I consumatori sul piede di guerra pronti per sette giorni di protesta (sezione: Class action)

( da "Nuova Venezia, La" del 29-11-2007)

 

Primo Piano I consumatori sul piede di guerra "Pronti per sette giorni di protesta" MESTRE. In cantiere, uno sciopero contro la soppressione di alcuni treni. Intanto, la convinzione che "con le class action gli azionisti di Trenitalia dovranno scappare all'estero, perché inchiodati alle proprie responsabilità". L'avvocato Franco Conte, rappresentante della Codacons, non fa sconti. E, contro i disservizi dell'azienda, annuncia battaglia sempre più serrata. Ricorsi, denunce, scioperi. Avvocato, dove vuole arrivare il Codacons? "Vogliamo semplicemente che i cittadini possano viaggiare senza problemi e disagi. Invece ci troviamo di fronte a ritardi, soppressioni di treni, affollamenti inauditi. Per noi queste situazioni, questi disservizi, devono finire. Ecco perché siamo sempre in prima linea quando si tratta di difendere e tutelare soprattutto i pendolari. E le iniziative, da parte nostra, non mancano". Infatti, adesso, organizzate anche lo sciopero... "E' una decisione maturata dopo la soppressione di alcuni treni. Oltre alla sporcizia, ai ritardi, al costo dei biglietti, adesso ci manca anche questo. Allora, a partire da domani, attueremo uno sciopero del pendolare su alcune tratte definite. Sei mattinate di protesta fino al 7 dicembre, alla presenza dei sindaci di molte città". Com'è articolata la protesta? "Saremo presenti su alcuni treni che vanno verso Padova e Venezia. Vogliamo mettere in luce i disservizi che si creano durante i tragitti dei pendolari. Contiamo di venire accolti dalle autorità alle varie stazioni. Attendiamo anche il sindaco Cacciari. Si inizia venerdì sul treno da Montagnana delle 7.01. Poi, il 3 dicembre, saliamo a Rovigo sul treno delle 6.58. Il giorno dopo a Monselice, (7.14), il 5 dicembre a Terme Euganee, sul treno delle 7.24. Il 6 sul Padova-Venezia delle 7.27 e il giorno dopo sul Venezia-Padova delle 7.09. Al di là dello sciopero, comunque, per i cittadini pendolari adesso si affaccia una novità molto importante". Quale? "Il governo sta introducendo anche in Italia le class action. Azioni collettive che permettono di mettere insieme più istanze in un'unica azione legale. Uno strumento davvero importante per riuscire finalmente a mettere Trenitalia di fronte alle proprie responsabilità". In che modo può essere sfruttata la normativa sulla class action? "Adesso come adesso gran parte dei cittadini rinunciano a denunciare Trenitalia, visto che molte volte il valore procapite del disservizio subito non induce a intraprendere la strada del Tribunale. Con la class action, si possono mettere assieme le istanze di più cittadini danneggiati e questo dà molta più forza all'azione legale. E anche le associazioni dei consumatori possono offrire un apporto più concreto". (g.cod.).


La Finanziaria cresce: servirebbero altri 500 milioni Mezzo miliardo in più per mettere in campo le novità proposte dal relatore alla Camera, Ventura (sezione: Class action)

( da "Unita, L'" del 29-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del La Finanziaria cresce: servirebbero altri 500 milioni Mezzo miliardo in più per mettere in campo le novità proposte dal relatore alla Camera, Ventura / Roma SOLDI Pochi soldi e molte richieste. Alla Camera la Finanziaria rischia di diventare un nuovo terreno di scontro all'interno della maggioranza. Il totale delle risorse necessarie per mettere in campo le novità proposte dal relatore alla finanziaria alla Camera Michele Ventura ammonterebbe a 500 milioni di euro. L'esecutivo di soldi da mettere a disposizione ne ha molti di meno: solo 100. A fare la lista della spesa e i relativi conti sono stati i capigruppo di maggioranza e il governo in una delle prime riunioni politiche sulla manovra da quando il provvedimento è approdato alla Camera. Il prossimo lunedì la Commissione Bilancio inizierà a votare i singoli emendamenti. Per accontentare tutte le anime della maggioranza in realtà bisognerà trovare molto più di mezzo miliardo di euro se alle novità firmate dal relatore si aggiungono tutte le altre. La manovra, che durante il passaggio al Senato è cresciuta di circa due miliardi arrivando a quota 12,9, è dunque destinata a crescere ancora. Un primo elenco ovviamente comunque già c'è: trasporto pubblico locale (stanziamento di 1,7 miliardi in tre anni), sicurezza, sociale ma anche Ferrovie dello Stato e protezione civile sono alcuni dei capitoli. Ai quali si aggiungerà anche una parentesi fiscale: viene infatti confermata la riduzione della tassazione del Tfr dal 23 al 18% e l'aumento delle detrazioni per i mutui prima casa dal 19% attuale al 23%. Proposte alle quali appunto poi bisogna aggiungere quelle dei singoli gruppi. A fare più frizione sono stati i partiti della sinistra e l'Udeur. Il capogruppo del Campanile alla Camera Mauro Fabris all'uscita infatti non nasconde il proprio nervosismo: "La sinistra non pensasse di riaprire la partita del welfare e rifarsi sul terreno della finanziaria. Non ci sono né i margini politici né economici". Dalle polemiche ai contenuti. Oltre alle proposte del relatore i gruppi infatti sono pronti a mettere in campo le proprie proposte di modifica. L'Udeur, spiega Fabris, punterà "su sicurezza, sui mutui e sulle famiglie". L'idea è di rilanciare la proposta di rendere "graduale l'Ici, in modo che le famiglie più povere - spiega l'esponente dell'Udeur - possano avvantaggiarsene ulteriormente". Pronte anche le novità firmate Sinistra. Il capogruppo di Sinistra democratica Titti di Salvo spiega: "Torneremo a proporre interventi sul lavoro dipendente. Due le possibilità: attraverso detrazioni o attraverso la detassazione degli aumenti dei contrattuali". Dove si troveranno i soldi necessari? "Attraverso nuovi tagli ai costi della politica", spiega l'esponente di Sd. Ma anche, magari, attraverso "la tassazione delle stock option - torna all'attacco Di Salvo - e delle plusvalenze". Anche il governo ha presentato i suoi emendamenti. 30 in tutto con solo uno di spesa. class="hilite">Tra le modifiche le norme sulla class="term">class class="term">action e la reintroduzione del controllore dell'andamento del costo della vita (Mr. prezzi) che era saltato dal decreto fiscale. E poi un pacchetto di correzioni alla parte fiscale, la correzione della norma che avrebbe rallentato il processo di razionalizzazione delle sedi locali del Tesoro, la portabilità dei mutui per sveltire l'attuazione del decreto Bersani e il trasporto pubblico locale (il fondo verrebbe rimpinguato di 50 milioni nel 2008). Infine un emendamento sarebbe relativo all'accesso alle scuole di specializzazione medica. Non è ancora noto se ci sarà o meno la proroga della rottamazione per le auto perché sull'argomento è ancora in corso un confronto politico.


Class action, Authority contro (sezione: Class action)

( da "Corriere della Sera" del 29-11-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-11-29 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Consumatori Cardia: danni enormi se mal interpretata. Catricalà: class="hilite">ci diano un ruolo Class class="term">action, Authority contro La Consob e l'Antitrust chiedono modifiche del testo Incontro tra Montezemolo e Fini, sul tavolo anche la questione delle azioni collettive MILANO - Rafforzare il ruolo del giudice nell'ammissibilità dell'azione e allargare la platea dei soggetti titolati a intraprenderla. Sono queste le due principali modifiche alla class="term">class class="term">action che intende presentare lo stesso Governo, come emendamento alla legge Finanziaria. Di critiche alla norma che introduce anche in Italia l'azione legale collettiva nei confronti delle imprese (per il risarcimento di danni di varia natura, dai prodotti difettosi all'inquinamento), ne erano arrivate molte già all'indomani dell'approvazione al Senato, il 15 novembre. Soprattutto dalla Confindustria, che definito il provvedimento "un'atto di grave ostilità all'impresa". Il tema è stato anche al centro di un incontro ieri a Roma tra il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, e il presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini. Il timore degli industriali è che le cause si trascinino per anni e possano essere intentate pretestuosamente: "Bisognerebbe stare attenti perché in nessun paese i tempi della giustizia civile sono lunghi come in Italia", ha detto ieri il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta, "inviterei tutti a riflettere, se non si vuole esporre molte aziende a grandi ricatti". Ma all'avvicinarsi della scadenza del temine per la presentazione degli emendamenti in commissione Bilancio alla Camera sollecitazioni sono arrivate anche dall'Antitrust e dalla Consob. Lamberto Cardia, presidente Consob, ieri ha avvisato che "se male interpretata la class="term">class class="term">action fa un danno all'intero sistema paese. Potrebbe portare al dilagare di cause speciose che danneggiano il sistema". Gli hanno fatto eco le parole di Antonio Catricalà, presidente Antitrust, che già si era augurato un ruolo di "co-protagonista ", nei procedimenti, per l'Autorità: "la norma va rivista per assicurare la piena tutela dei diritti dei consumatori e per non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese". Ora arriveranno le proposte di modifica dell'esecutivo. Sul rafforzamento del ruolo del giudice come filtro, l'Adiconsum, principale associazione di difesa dei consumatori, si augura che venga introdotta una figura preventiva per stabilire l'ammissibilità delle cause, "favorirebbe l'accordo tra le parti, evitando di andare in causa e accorciando i tempi", dice Paolo Landi, presidente dell'associazione. Landi fa notare peraltro che nel testo attuale un filtro è già rappresentato dalla circostanza che i risarcimenti alla fine sono riconosciuti solo a chi ha firmato una delega. Sull'aumento dei soggetti promotori, secondo l'Adiconsum già il testo approvato in Senato prevede, oltre alle associazioni dei consumatori, altri organismi, riconosciuti dai ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Economia. "Spero che non si voglia estendere agli studi legali, allora sì che aumenterebbe il rischio di cause pretestuose". Marco Maroni Da sinistra, il presidente Consob, Lamberto Cardia e il presidente Antitrust, Antonio Catricalà.


La class action avrà un filtro (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2007-11-29 - pag: 1 autore: LIMITI ALLE AZIONI COLLETTIVE La class action avrà un filtro di Isabella Bufacchi e Giovanni Negri S e promossa da soggetti inadeguati, se infondata o inquinata dal conflitto d'interessi e senza un vero diritto collettivo, la class action sarà inammissibile e verrà respinta dal giudice. Ecco i "filtri" introdotti dal Governo che però allarga la platea dei legittimati ad agire. I "sistemi di filtro" sono introdotti dall'emendamento preparato dal Governo all'articolo 99 della Finanziaria che istituisce l'azione collettiva risarcitoria: un intervento restrittivo accompagnato però da un allargamento dei soggetti legittimati ad agire in giudizio. Oltre alle sedici associazioni dei consumatori e degli utenti iscritte nell'elenco Cncu tenuto dal ministero dello Sviluppo economico, l'Esecutivo apre i cancelli a tutte le "associazioni " e i "comitati" giudicati "adeguatamente rappresentativi " dei diritti collettivi fatti valere nell'azione proposta. Lasciando così aperta la porta a investitori e risparmiatori, categorie tuttavia non menzionate espressamente nell'emendamento governativo dove spiccano consumatori e utenti. Continua u pagina 12 l'articolo prosegue in altra pagina.


La class action avrà un filtro (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2007-11-29 - pag: 12 autore: DALLA PRIMA La class action avrà un filtro Le modifiche dell'Esecutivo contengono una "ridefinizione" e soprattutto un "perfezionamento " della norma sulla class action, ha spiegato ieri il ministro dell'Economia Pier Luigi Bersani, il quale ha assicurato che il nuovo testo prevede "sistemi di filtro e garanzie sulle procedure che risulteranno semplificate". Il sistema proposto dal Governo prevede non uno bensì quattro filtri, quattro criteri che dovranno essere rispettati da chi presenta la domanda di class action presso il Tribunale dove "ha sede" l'impresa (e non più "la residenza"). Il primo requisito è quello dell'adeguata rappresentatività dei diritti collettivi fatti valere da parte di chi promuove l'azione. La domanda sarà dichiarata poi inammissibile: 1) se manifestamente infondata; 2) quando sussiste un conflitto d'interessi; 3) quando il giudice non ravvisa l'esistenza di un interesse collettivo suscettibile di adeguata tutela. In quest'ultimo caso il giudice sarà così chiamato a una valutazione di congruità, del tutto inedita, tra mezzo e bene giuridico da tutelare.L'ammissibilità della domanda fa scattare immediatamente un'"idonea pubblicità" (diversamente dal testo Manzione- Bordon che prevedeva la pubblicità ex-post). Tra le altre modifiche al testo approvato dal Senato, l'uscita dal perimetro dei casi soggetti a class action dei contratti conclusi per effetto di un messaggio pubblicitario ingannevole e la diversa definizione della fattispecie dei contratti per adesione (sparisce il riferimento agli illeciti e si parla "solo" di rapporti giuridici). Cancellato però il tetto al compenso dei legali che doveva servire da deterrente nei confronti di cause temerarie. E ancora, sul piano della procedura (ma la modifica potrebbe essere affidata a emendamenti della maggioranza), il progetto del Governo prevede che il giudice possa determinare da subito la somma da liquidare a ciascun consumatore e l'impresa, nei 60 giorni successivi alla sentenza, possa a sua volta proporre il pagamento di una somma. Ma se l'impresa non comunica la proposta entro il termine prefissato, allora il presidente del tribunale competente costituisce un'unica camera di conciliazione (composta da un avvocato indicato dall'attore, uno dall'impresa convenuta e uno nominato dal Tribunale) per la determinazione delle somme da corrispondere o da restituire ai consumtori o utenti che hanno aderito all'azione collettiva. La Camera di conciliazione quantifica, con verbale sottoscritto dal presidente, i modi, i termini e l'ammontare da corrispondere ai ricorrenti. Ieri, l'Antitrust aveva sollecitato il perfezionamento della disciplina "nell'ottica di assicurare la piena tutela dei diritti dei consumatori e di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove attività imprenditoriali o la loro prosecuzione". Isabella Bufacchi Giovanni Negri ANTITRUST IN CAMPO L'Authority ha sollecitato modifiche alla disciplina che non deve essere punitiva per le imprese con l'effetto di ridurre gli investimenti.


Meno servizi e sempre più salati Il grido d'allarme per la Valtellina del segretario nazionale Adiconsum (sezione: Class action)

( da "Giorno, Il (Sondrio)" del 29-11-2007)

 

"Meno servizi e sempre più salati" Il grido d'allarme per la Valtellina del segretario nazionale Adiconsum di CARLALBERTO BIASINI ? SONDRIO ? SEMPRE MENO SERVIZI per i valtellinesi e i valchiavennaschi e più costosi. E' questo quanto si verificherà, viste le previsioni fatte ieri mattina dal segretario generale di Adiconsum, Paolo Landi, invitato a Sondrio dal responsabile provinciale dell'associazione dei consumatori Cisl, Gianfranco Raschi. (Il sodalizio conta in Italia 130 mila soci, 1400 in Valtellina. Sono 380 gli sportelli Adiconsum nella Penisola e 500 le persone impegnate negli uffici). L'interessante incontro sulle liberalizzazioni si è tenuto nella sala Vitali di via Delle Pergole. Fra il pubblico numerosi sindacalisti confederali. Landi ha portato l'esempio di ferrovie e poste. "Il privato se investirà sul settore dei trasporti lo farà sulle tratte ricche. Sulla Milano-Firenze, ad esempio, dove c'è un numero considerevole di passeggeri. Per i rami secondari lo scenario è o i tagli, o un aumento delle tariffe, oppure lo Stato dovrà dare un sostegno". Il segretario generale Adiconsum ha suonato il campanello d'allarme anche per le Poste: nei centri grossi con tanti clienti i servizi postali potrebbero migliorare e diminuire di prezzo grazie alla concorrenza, viceversa potrebbe accadere nei piccoli paesi di montagna, poco allettanti per il privato. SEMPRE SU TELECOM, ha ricordato che la società telefonica che era all'avanguardia in Italia con la fibra ottica e faceva investimenti all'estero "oggi è in una situazione disastrosa". Landi ha portato l'esempio delle richieste per le nuove linee piuttosto che la copertura Adsl (numerosi sono i problemi denunciati in provincia di Sondrio anche da "Il Giorno"). Il segretario ha detto che spera che le Poste non facciano la fine di Telecom con l'arrivo di Tronchetti Provera e lo scorporo del patrimonio immobiliare. Sempre in tema telefonia, in merito alle bollette supersalate che arrivano agli utenti per numeri tipo l'899, ha invitato i cittadini che contestano gli addebiti a non pagarli. Landi ha consigliato di inviare una lettera a Telecom - la società con la quale si è stipulato il contratto (soggetti diversi sono le aziende che erogano i servizi in rete, da quelli pornografici ai concorsi a premi) - e con un bollettino postale di versare quanto dovuto, escluso l'importo che si contesta. "Telecom, in casi del genere, non può tagliare i fili". In ambito locale, una persona del pubblico ha fatto presente come nel Tiranese, in territorio italiano quindi, spesso le telefonate con il cellulare si colleghino a ponti svizzeri con un aggravio di costi per gli utenti. SUL "CARO MUTUI" Landi ha ricordato che i costi per i clienti potranno calare solo con la vera concorrenza. Al che un rappresentate del Credito valtellinese, la banca ha messo a disposizione la sala di via Delle Pergole, ha rivendicato per il suo istituto e l'altra banca locale di aver sempre fatto da consulenti ai clienti. "Non è stato così sul caso Parmalat e non tutto è stato fatto in buona fede" ha ribattuto il sindacalista della Cgil Giorgio Nana. "Non avevamo obbligazioni nel portafoglio - si è difeso il funzionario Creval -. Qualche errore sarà stato fatto, ma abbiamo sempre venduto con coscienza". E appunto dai crack finanziari, dai casi Parmal, Cirio, bond Argentina (sono rimaste coinvolte in totale 400 mila famiglie), Adiconsum si sta battendo per arrivare anche in Italia, come negli Stati Uniti e in numerosi Paesi europei alla tutela collettiva. Passo contrastato da Confindustria. "Sbagliano invece, perché il provvedimento difenderebbe ancora di più le aziende che rispettano la legge". Landi ha detto che la strada è tutelare i consumatori truffati grazie alle associazioni già costituite e riconosciute o a quelle formate dai diretti interessati. Il segretario auspica che l'introduzione dell'azione collettiva rimanga collegata alla Finanziaria e che non ci siano rinvii in commissione. Pena il nulla di fatto. - -->.


I garanti bocciano la class action (sezione: Class action)

( da "Milano Finanza (MF)" del 29-11-2007)

 

MF I garanti bocciano la class action Secondo cardia, se male interpretata la norma può avere effetti negativi sulle imprese. Duro anche Catricalà, che ha inviato una segnalazione a governo e Parlamento per dire che il testo è irrazionalmente punitivo. Ora Prodi si prepara a modificare l'articolo sull'azione legale collettiva Due voci autorevoli si aggiungono al coro di quanti, a partire dal presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, hanno bocciato la norma sulla class action inserita in finanziaria. Il presidente della Consob, Lamberto Cardia, parlando ieri ad un convegno sul sistema dei controlli societari, ha detto senza mezzi termini che la possibilità di ricorrere alla cosiddetta class action, offerta dal provvedimento in discussione alla Camera, "se male interpretata può portare un danno enorme a tutto il sistema". Per Cardia, insomma, si rischia di "mettere in difficoltà il sistema con il dilagare di cause speciose e non". Sulla stessa linea si è schierato anche il garante per la concorrenza. Antonio Catricalà, sempre ieri, ha inviato una segnalazione al governo e al parlamento per indicare alcuni punti della manovra finanziaria che non lo convincono. E uno di questi è proprio la class action. "L'Autorità", ha scritto Catricalà nel documento, "condivide, in linea di principio, la scelta di introdurre nel nostro ordinamento tale istituto che arricchisce gli strumenti giuridici posti a tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti, ponendo l'Italia al passo con altri paesi particolarmente sensibili alle istanze dei consumatori e alla necessità di assicurare loro strumenti di tutela pieni, rapidi ed efficaci". Tuttavia, aggiunge Catricalà, la class action all'italiana andrebbe "perfezionata e migliorata nell'ottica di assicurare, da un lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e, dall'altro, di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove attività imprenditoriali o la loro prosecuzione".Esattamente le stesse preoccupazioni che aveva espresso la Confindustria sulla norma inserita in finanziaria con il rocambolesco voto al Senato su un emendamento dei dissidenti Willer Bordon e Roberto Manzione, passato grazie all'errore nel voto del Senatori di Forza Italia Roberto Antonione. Non solo. Sempre secondo Catricalà, dovrebbero anche essere introdotte delle disposizioni di raccordo tra la class action e le competenze dell'Authority, per esempio prevedendo un sistema in cui l'azione collettiva risarcitoria possa essere esperita a seguito del procedimento amministrativo di competenza del garante. A bocce ferme, invece, in base alla norma approvata al Senato (che entrerebbe in vigore a giugno del 2008), le cause collettive potranno essere promosse da associazioni e soggetti portatori di interessi collettivi di risparmiatori, consumatori o utenti per chiedere risarcimenti a banche e società fornitrici di beni e servizi. Ieri, tuttavia, durante la riunione del governo con la maggioranza sugli emendamenti da presentare alla manovra di bilancio, sarebbe emersa la volontà dell'esecutivo di modificare le norme sulla class action approvate dal Senato. Innanzitutto restringendo la platea dei soggetti legittimati a chiedere l'avvio della class action, e poi fissando dei paletti più stringenti per la sua azione. (riproduzione riservata) MF  - Denaro & Politica Numero 237, pag. 3 del 29/11/2007 Autore: Ivan I. Santamaria.


I TITOLI DEI GIORNALI: ECONOMIA E FINANZA (sezione: Class action)

( da "Asca" del 29-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 29 nov - Ecco i principali titoli sui giornali di stamani: Anna - Autogrill: la globalizzazione della Rustichella Corriere della Sera - Gli industriali antimafia - Roma, l'assedio dei taxi Economy - Noi, gabbati e all'attacco - Prendi i soldi e scappa! - Vendere con ogni mezzo, la mia mission Il Messaggero - Dalla parte dei cittadini - I consumatori: bene, ma c'e' ancora tanto da fare - Quattro anni a caccia di trasparenza - Richieste di risarcimento, sara' il giudice a fare da filtro - Separazione delle rete, i concorrenti attaccano Telecom - Telecom, si dimette tutto il vertice - Zadra: ''Le banche sono imprese, e' loro interesse farsi concorrenza'' Il Sole 24 Ore - Chi soffia sui taxi di Roma - Due missioni in conflitto nelle aziende pubbliche - I prossimi passi in sei deleghe - Ma il credito e' ai minimi dal 2003 - Multimandato, la sfida accelera - Rallenta il mercato delle case - Una dote da due miliardi - Una recessione Usa colpirebbe l'Europa - Una spinta dall'indennizzo diretto - Welfare blindato, si' alla fiducia - ''Uscire dalle quote latte avra' un impatto oneroso'' Il Sole 24 Ore (Economia & Imprese) - Revocato il 37% dei progetti 488 Italia Oggi - Agenti confronto a tutto campo - E il sottosegretario intanto fa carriera da dirigente - Europa, le pmi cambiano pelle - Finanziaria avvantaggia il Nord - Piu' tecnologia aiuta il turismo - Restrizioni in vista sulla class="term">class class="term">action - Tutti a dieta, meno Prodi La Repubblica - '' Un accordo voluto dai lavoratori non un cedimento a Confindustria'' - ''Banche, allungate i prestiti o questa crisi ci travolgera''' - Antimafia, l'ultima battaglia ''Imprenditori ancora troppo soli'' - Azzerato il vertice di Telecom - Bce, l'allarme prezzi parte dalla Germania - Bemheim, pronto a resistere - Case, meno compravendite ma i prezzi restano alti - E il leader delle auto bianche attacca ''Ci mettono in ginocchio, resisteremo'' - Il Ricatto corporativo - L'ira di Rifondazione: cosi' non si va avanti - Montezemolo: contro le cosche aspettiamo lo Stato - Popolare Verona Spunta Amber - Trasporti, sara' un venerdi' nero - Veltroni:Roma avra' piu' taxi quella protesta e' inaccettabile Per leggere gli articoli abbonati a www.ascachannel.it red/.


Pianificazione territoriale Chiediamo alla gente L'incontro si è tenuto al Centro Studi Kennedy (sezione: Class action)

( da "Giorno, Il (Legnano)" del 29-11-2007)

 

Pianificazione territoriale "Chiediamo alla gente" L'incontro si è tenuto al Centro Studi Kennedy di FABRIZIO VALENTI CHE COSA DESIDERANO i cittadini con riferimento alla loro città e al loro territorio? "È una domanda a cui non è semplice dare una risposta, perché le persone in una società come la nostra non sono tutte uguali, e hanno molteplici e differenti desideri, interessi, concezioni del bene, del proprio bene e del bene comune", ha spiegato l'onorevole Ambrogio Colombo in apertura della serata di martedì al "Centro Studi Politico Sociale J.F. Kennedy". UNA SERATA dedicata alla pianificazione territoriale e alla quale, almeno inizialmente, avrebbe dovuto partecipare anche l'assessore provinciale Pietro Mezzi. Ma così non è stato. Motivo dell'assenza di Mezzi è stata una giunta provinciale "bollente" per la questione Cerba, ovvero, il mega-centro per la ricerca e la clinica del professor Umberto Veronesi, che sorgerà nel territorio del Parco Agricolo Sud Milano. Ma malgrado l'assenza dell'invitato numero uno, la serata - alla quale sono intervenute più di cinquanta persone - è stata animata da una vivace discussione. Ha aperto i lavori il presidente del Kennedy che ha detto a proposito della programmazione territoriale. "DOBBIAMO INDAGARE a fondo per cercare di comprendere e interpretare i veri desideri e bisogni della popolazione. Ma accanto a quello che esiste di fatto, dobbiamo legittimamente porci questa domanda: "che cosa è bene desiderare e stabilire per il destino della città e del territorio?". Cioè - ha continuato - accanto a quello che è, il "dover essere", da stabilire attraverso l'azione collettiva, dobbiamo considerare il processo di decisione politico". VA POI SOTTOLINEATA la particolarità dell'iniziativa che per la prima volta ha visto il "Centro Kennedy" collaborare con l'"Università Verde" nell'organizzazione della serata. Durante l'incontro si sono avanzate idee, risposte e proposte con riferimento in generale alle città e al territorio del Milanese, ma più in particolare all'asse Milano-Torino, dentro il quale si collocano con un loro ruolo e una loro storia Magenta e tutto l'Est Ticino. Il dibattito moderato da Massimo Gargiulo, direttore editoriale de "I Quaderni del Ticino" ha visto così unicamente la presenza del professor Andrea Villani, docente dell'Università Cattolica, nell'elenco dei relatori. L'intervento "fiume di Villani" ha suscitato qualche malumore fra i numerosi ambientalisti presenti in sala. Ma questo ha senza dubbio contribuito ad animare il livello del confronto. Questo perché Villani si è soffermato soprattutto sulle possibilità di nuovi insediamenti nella zona del Parco Agricolo Sud Milano. FRA IL PUBBLICO, INTERESSANTE l'intervento del presidente del Parco delle Orobie che ha posto l'accento sulle assai frequenti speculazioni che ruotano attorno alla gestione dei parchi. Fra gli altri presenti in sala da segnalare anche l'architetto Arturo Beltrami, già assessore all'Urbanistica del Comune di Magenta, che si è soffermato sulla questione della densità abitativa e sull'utilizzo delle aree dismesse. - -->.



Walter cerca di sfuggire alla mantide ulivista pag.1 (sezione: Class action)

( da "Giornale.it, Il" del 29-11-2007)

 

Walter cerca di sfuggire alla mantide ulivista di Paolo Granzotto - giovedì 29 novembre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato Veltroni non è nato ieri, nossignore. E sa dunque bene, benissimo, che solo con l'azione, il movimento, riesce a scrollarseli di dosso, gli ex. Sa che la surplace gli sarebbe catastrofica perché lì, fermo, assaggino dopo assaggino, morso dopo morso, quei marpioni finirebbero, appunto, per mangiarselo vivo. Ergo, gli servono le elezioni, e con quelle la mobilitazione, l'impegno, lo spirito di bandiera e il cuore oltre l'ostacolo. Gli serve il clima da campagna elettorale e la campagna medesima, gli serve, in sostanza, che le mantidi abbiano altro da fare che non affondare i denti nella sua metaforica polpa. Se poi dovesse vincerle, le elezioni, diventerebbe invulnerabile, troppo coriaceo per essere sgranocchiato. Se invece dovesse perderle - e le perderebbe senz'altro con l'onore delle armi, meglio subito dimenticare i "cappotti" - potrà contare su un lungo periodo di non belligeranza, com'è consuetudine allorché si è impegnati a leccarsi le ferite. Così la vedo io, caro Colletti, ma prenda questa interpretazione dei fatti con le molle: quando dico che di politica poco me ne intendo non sto a menare il can per l'aia, sa? Però, lo ammetto, di mantidi me ne intendo abbastanza. << Pagina precedente.


CLASS ACTION: BERSANI, CON MIGLIORAMENTI SPERO SI RIDUCANO PAROLE GROSSE (sezione: Class action)

( da "Asca" del 29-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 29 nov - ''Da Confindustria ho sentito parole grosse, sono stati suscitati allarmismi ingiustificati. Spero che con i miglioramenti che introdurremo, queste parole grosse si riducano di spessore''. Lo ha detto il Ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, riferendosi agli interventi normativi sulla class="term">class class="term">action. Conversando con i giornalisti Bersani ha spiegato che ''adesso abbiamo proposto in Parlamento un perfezionamento della norma approvata al Senato, nel senso che ci sia un filtro per dare sicurezza alla procedura''. Per il ministro ''questo dovrebbe almeno in parte tranquillizzare. In ogni caso non facciamo la procedura all'americana, ma all'europea e lo faremo con la massima efficienza e attenzione''. Secondo il ministro, infatti, ''non e' accettabile il ragionamento che dice che in Italia non si puo'. Si fara' anche in Italia. Capisco che le nuove norme creino un po' di fastidio ma ne abbiamo viste troppe e un consumatore non puo' essere lasciato solo davanti a una montagna, dobbiamo dargli la forza di mettersi in compagnia e scalare quella montagna con una certa facilita'''. glr/cam/ss.


Consumatori/ Arriva la class action (sezione: Class action)

( da "Affari Italiani (Online)" del 29-11-2007)

 

Con il "filtro" Giovedí 29.11.2007 08:57 --> Dopo aver fatto una durissima opposizione la Confindustria e il Sole 24 ore "incassano" una modifica alla legge sulla Class Action. Oggi il Sole 24 ore non riesce a celare una certa soddisfazione per le modifiche introdotte dal governo. "Se promossa da soggetti inadeguati, se infondata o inquinata dal conflitto d'interessi e senza un vero diritto collettivo, la class action sarà inammissibile e verrà respinta dal giudice. Ecco i "filtri" introdotti dal Governo che però allarga la platea dei legittimati ad agire. I "sistemi di filtro" sono introdotti dall'emendamento preparato dal Governo all'articolo 99 della Finanziaria che istituisce l'azione collettiva risarcitoria: un intervento restrittivo accompagnato però da un allargamento dei soggetti legittimati ad agire in giudizio. Oltre alle sedici associazioni dei consumatori e degli utenti iscritte nell'elenco Cncu tenuto dal ministero dello Sviluppo economico, l'Esecutivo apre i cancelli a tutte le "associazioni " e i "comitati" giudicati "adeguatamente rappresentativi " dei diritti collettivi fatti valere nell'azione proposta. Lasciando così aperta la porta a investitori e risparmiatori, categorie tuttavia non menzionate espressamente nell'emendamento governativo dove spiccano consumatori e utenti. In Italia il pericolo dei subprime non esiste, dicono gli operatori. Forse. Ma secondo Ettore Livini l'allarme mutui c'è ed è più che giustificato. Il giornalsta di Repubblica firma due pagine sul'argomento. "Il tasso medio sui prestiti per la casa ha raggiunto il 5,71%. Quattro anni fa era al 3,5. L'esposizione totale degli italiani è cresciuta del 63%, sfiora ormai i 500 miliardi. Migliaia di famiglie pagano, ogni mese, centinaia di euro in più. E per molti la situazione è già insostenibile. Siamo andati a vedere come banche, governo e consumatori affrontano l'emergenza". Stranezze invece su Libero Mercato. Il pezzo di Nino Sunseri titola così: "Crollano le compravendite ma non i prezzi delle case". Se poi si va a vedere l'attacco del pezzo sembra il contrario: "Rallentano i prezzi delle case mentre i tassi sui mutui puntano con decisione verso l'alto". -->.


CLASS ACTION: CATRICALA', CON FILTRO ANTITRUST TEMPI RIDOTTI (sezione: Class action)

( da "Asca" del 29-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 29 nov - ''Mi ero proposto per fare da filtro, ma mi rendo conto che non e' l'unica soluzione tecnica possibile. Penso quindi che adotteranno dei correttivi necessari''. Lo ha detto il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricala', riferendosi alla class="term">class class="term">action spiegando che con l'intervento dell'Antitrust i tempi risulterebbero ridotti ''perche' noi concludiamo le istruttorie in 120 giorni. I tempi della giustizia non so se siano cosi' brevi''. Per Catricala', in ogni caso, ''l'importante e' che la class="term">class class="term">action sia efficace''. glr/cam/rob.


I dubbi dell'Antitrust (sezione: Class action)

( da "Opinione, L'" del 29-11-2007)

 

Oggi è Gio, 29 Nov 2007 Edizione 261 del 29-11-2007 Sulla class action I dubbi dell'Antitrust Dubbi sulle norme inserite in Finanziaria sulla class action e sul tetto ai manager pubblici arrivano dall'Antitrust. L'autorità in una segnalazione alla Camera, al premier e al ministro dell'Economia, condivide l'opportunità di inserire nel nostro ordinamento l'azione collettiva che va però migliorata rispetto al testo della Finanziaria. Occhio poi alla norma sui manager che "appare idonea ad alterare il regolare funzionamento del mercato". Più in generale l'autorità sottolinea come alcune norme della Finanziaria "se approvate definitivamente nel testo attuale, possono determinare ingiustificate distorsioni della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato". Per la class action l'autorità sottolinea come la disciplina "andrebbe perfezionata e migliorata nell'ottica di assicurare, da un lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e, dall'altro, di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove attività imprenditoriali o la loro prosecuzione". Inoltre, sul tetto agli stipendi per i manager pubblici, l'Antitrust sostiene che "la disposizione appare idonea ad alterare il regolare funzionamento del mercato sotto diversi profili". In primo luogo occorre ribadire che le attività e i contratti esentati vengono individuati con una formula generica, che suscita serie difficoltà applicative, di per sè tali da ostacolare il funzionamento di rilevanti settori professionali. Inoltre, "la possibilità per gli organismi pubblici di competere sul mercato viene pregiudicata, in quanto anche prestazioni di per sè indispensabili a tal fine non possono essere conseguite quando si tratti di prestazioni diverse da quelle professionali e d'opera artistica oppure quando il professionista o il prestatore d'opera abbiano un precedente rapporto con soggetti pubblici".


Basta con l'esegesi del sol dell'avvenire (sezione: Class action)

( da "AprileOnline.info" del 29-11-2007)

 

Mario De Prospo*, 28 novembre 2007 Dibattito Continuare a disputare su Togliatti, Craxi, Berlinguer, Turati e le lacerazioni di oltre 100 anni di vita della sinistra organizzata in Italia, non aiuta a produrre qualcosa di utile per il bene collettivo. Bisogna ascoltare l'elettorato e incamminarsi con convinzione verso l'unità "Mi sono reso conto che mi ero sbagliato dall'inizio nel considerare il socialismo come una speciale forma di organizzazione politica che rappresentasse qualcosa di storicamente inevitabile nello sviluppo del genere umano. La mia diretta esperienza mi ha convinto che una concezione di socialismo basata su dei principi fosse assai più corretta. Il socialismo è un processo nel quale la gente cerca di realizzare certi principi e che in questo processo sono parte integrante tutte le idee progressiste, democratiche e l'esperienza pratica". Mi piace citare questa recente frase di Michail Gorbaciov. Parole che meglio di altre dovrebbero servire a darci un pò di pace e sospendere la pratica del farci l'un l'altro le analisi del sangue, che dovrebbero farci fermare un attimo a riflettere, perché provengono da una persona che come poche al mondo rappresenta la fine di un sogno che ha affascinato milioni di individui in tutti il pianeta, e che sulla propria pelle e con le proprie azioni ha capito che è stata solo una lunga illusione. Tutti invece a tirare l'acqua al proprio mulino e a proclamarsi autentici esegeti del verbo. Ma quanto ci è utile una discussione simile? Ergo, quanto avvanttaggia nel tenere in vita, in questo Paese, una prospettiva socialista, di sinistra? Non credo che continuando a disputare su Togliatti, Craxi, Berlinguer, Turati e le interminabili lacerazioni di oltre 100 anni di vita della sinistra organizzata in Italia, si caverà qualcosa di buono per il bene collettivo. Penso che stiamo andando fuori strada avviandoci dritti dritti verso la marginalizzazione. Chi vi dice che il 17,5% di voti che rappresentavano i defunti DS finiranno tutti nel Partito Democratico? Ma non è certo con l'esegesi del gran sol dell'avvenire che possiamo pensare di corteggiare questa fetta consistente di consensi. Occorre ascoltare l'elettorato, capirne le sue esigenze, i problemi, le sue istanze. Ovviamente una classe dirigente degna di questo nome, dopo aver ascoltato dovrebbe provare a fornire risposte, elaborare una visione di società possibile, almeno migliore. E da vera classe dirigente far capire ai cittadini che la sostengono sin dove può arrivare: dire si, ma anche no, con coraggio e onestà, abbandonando posizioni cristallizzate e ideologiche. Crediamo in una società coesa, tollerante, aperta, che dia un'opportunità a tutti e che non dovrebbe mai far sentire soli i suoi cittadini, con trasparenza e pazienza: è questa la sfida. Con i compagni della Costituente socialista penso che si possa guardare ad un futuro prossimo anche insieme, perché se si cambia (come auspico) una legge elettorale dovranno scegliere con chi stare, visto che con massimo 2-3% di voti non credo possano andare molto lontano e sotterrare il provinciale "Midas-amarcord". Potrebbero darci una mano a spronare chi attualmente più a sinistra di noi vuole fare qualcosa di serio, che gli altri continuino pure a crogiolarsi nei frizzi, lazzi, tammorre e i loro vari sbiaditi, e spesso un pò patetici, autorassicuranti moloch. *SD Avellino.


Borseggi a bordo, arresto <collettivo> (sezione: Class action)

( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 29-11-2007)

 

I passeggeri della linea 1 hanno collaborato con "Non distratti" e polizia a fermare 3 romeni e un moldavo Borseggi a bordo, arresto "collettivo" Ne hanno presi tre su quattro, con la collaborazione di un intero vaporetto e con tanto di congratulazioni finali. Una banda di borseggiatori ventenni, composta da tre romeni (tra cui una donna) e un moldavo, è finita nella rete tesa da "Cittadini non distratti" e polizia l'altra sera all'imbarcadero della Ca' d'oro. Un'operazione come tante ce ne sono state in passato, ma con un dettaglio in più. Perchè a dar manforte nella cattura, ci si sono messi anche i passeggeri del battello della linea 1, sul quale i malviventi erano saliti per la consueta campagna di prelevamento di portafogli e telefonini da tasche e borse altrui. Tutto è cominciato all'altezza di San Silvestro, alle 22.30. Sul battello c'erano una trentina di persone. Tra queste, i quattro borseggiatori e un turista russo, subito preso di mira dalla banda. La quale, a sua volta, era tenuta d'occhio da alcuni "Cittadini non distratti" che, per definizione, sono molto attenti se notano presenze sospette. E di sospetto, quei quattro, avevano parecchio quando hanno circondato il turista: tre hanno coperto la visuale ai passeggeri, il quarto gli ha messo la mano nella borsa, prelevando una macchina fotografica digitale. A quel punto i "Non distratti" sono entrati in azione, riuscendo a bloccare tre componenti della banda. Il quarto è riuscito a svicolare approfittando della fermata di Rialto. Nel frattempo il vaporetto continuava la sua marcia, mentre a bordo "Non distratti" e passeggeri tenevano a bada i borseggiatori. Poi, la telefonata alla polizia e l'appuntamento all'imbarcadero della Ca' d'Oro per la "consegna". Una volta fatti scendere, i tre (con precedenti penali) sono stati subito arrestati tra la soddisfazione dei passeggeri per l'operazione di "intelligence" collettiva e la gratitudine del turista russo.


VIGILI, VINTE DUEMILA CAUSE IL COMUNE PAGA 6 MILIONI (sezione: Class action)

( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 29-11-2007)

 

Vigili, vinte duemila cause il Comune paga 6 milioni SALVO SAPIO "Risarcimento danno biologico". Le sentenze, alcune volte, hanno espressioni di immediato impatto; i giudici che stabiliscono per legge che senza riposo settimanale la vita viene danneggiata. Sentenza pesante in tutti i sensi. Circa duemila vigili urbani di Napoli (sui 2180 in organico) hanno fatto causa al Comune per la "mancata fruizione del riposo settimanale dal 1998" e a tutti è stato riconosciuto il diritto al risarcimento per "danni biologico". class="hilite">Senza class="term">class class="term">action, sono state tutte cause individuali che, presentate praticamente contemporaneamente, sono andate in giudizio tra novembre e dicembre dello scorso anno. Con effetti devastanti. Il Comune ha perso su tutta la linea, non ha tentato una conciliazione, ed è stato condannato a risarcire il "danno biologico" in tutti i casi. Costo medio di ogni risarcimento attestato sui 2500 euro, con circa il 70% destinato alle spese legali. Morale: il Comune è stato costretto a pagare in totale quasi sei milioni di euro, inserendo la cifra nella correzione di bilancio che, proprio in queste ore, è in discussione in Consiglio. "Così l'amministrazione cittadina butta i soldi dalla finestra - commenta il segretario della Cisl funzione pubblica, Lorenzo Medici - c'era, da parte del Comune, il dovere di tentare una conciliazione e, ancora più a monte, la possibilità di evitare le cause migliorando l'organizzazione del lavoro. C'è un atteggiamento di chiusura rispetto alle nostre sollecitazioni; chiediamo un confronto sereno proprio sui problemi relativi all'organizzazione del lavoro. Ad inizio dicembre l'assessore Mola ci ha convocato per parlare della riforma ma sarebbe più corretto, in mancanza di fondi, parlare di riorganizzazione.L'organico avrebbe bisogno di 500 persone in più per varare una vera riforma". E dopo la bufera giudiziaria costata sei milioni al Comune la Cisl annuncia altre iniziative. "Siamo pronti a presentare cause individuali sul lavoro fuori servizio. Si tratta di un'altra conseguenza della cattiva organizzazione del servizio. In alcuni casi c'è davvero superficialità". Ad attaccare è anche l'opposizione "I vigili urbani chiedendo il danno biologico hanno inchiodato il Comune di Napoli - commenta Amedeo Laboccetta, dirigente nazionale di An - C'è un un debito fuori bilancio causato, ancora una volta, dall'incapacità degli amministratori locali. In pratica in tutti questi anni palazzo San Giacomo non ha mai concesso il giorno di riposo supplementare ai caschi bianchi che hanno lavorato la domenica. Ciò, ovviamente, ha stressato in maniera particolare i nostri vigili che hanno chiesto ed ottenuto una sorta di risarcimento danni dal tribunale. Ed ora, suo malgrado, l'ente locale dovrà per forza di cose pagare profumatamente i tanti agenti sottoposti a superlavoro". Oggi si torna in aula per votare l'assestamento dei conti i debiti fuori bilancio iscritti a registro. Tra le righe dell'ordine del giorno balza agli occhi la cifra di 12 milioni dovuta a "debiti derivanti da sentenze esecutive". Dati alla mano le cause ai vigili coprono il 50% di questa cifra.


EUROPA. La Commissione si muove per una strategia comunitaria contro la violenza nello sport (sezione: Class action)

( da "HelpConsumatori" del 29-11-2007)

 

News EUROPA. La Commissione si muove per una strategia comunitaria contro la violenza nello sport 29/11/2007 - 14:45 Il vice-presidente della Commissione europea, responsabile della giustizia, libertà e sicurezza, Franco Frattini, ha espresso il suo parere positivo sulla conferenza della Commissione europea dal titolo "Verso una strategia europea contro la violenza nello sport". L'UE può giocare un ruolo importante, soprattutto per la scambio di dati operativi, anche attraverso un portale elettronico. Per alcuni lo sport è fonte di identità locale e nazionale condivisa e può favorire una maggiore comprensione reciproca e può incoraggiare lo sviluppo di valori comuni come l'imparzialità, l'autodisciplina, la solidarietà, lo spirito di squadra e la tolleranza. Le competizioni sportive sono un catalizzatore di integrazione e sviluppano un senso di responsabilità personale e sociale. Purtroppo l'ambiente sportivo ha anche una faccia oscura. Non mancano esempi di violenza, soprattutto nel calcio, che ha acquistato nel tempo una funzione sociale. Franco Frattini ricorda gli episodi più eclatanti: il derby siciliano di quest'anno, nel quale ha perso la vita un poliziotto e sono state ferite una centinaia di persone; gli scontri razzisti e antisemita che sono scaturiti da una partita tra il Paris-St-Germain e una squadra israeliana e che hanno causato la morte di un tifoso e la recente morte di Gabriele Sandri, seguita da una serie di violenze collettive ai danni della società civile. L'urgenza di questo problema è che diventa sempre di più un fenomeno organizzato e non resta confinato negli stadi, ma tende ad arrivare nei centri abitati delle città, coinvolgendo anche perone estranee alle dinamiche degli eventi sportivi. Dopo le due grandi tragedie, quella di Heysel del 1985 e quella di Hillsborough del 1989 in cui hanno perso la vita rispettivamente 39 e 36 tifosi, sono stati presi tanti provvedimenti, sia a livello nazionale, sia a livello europeo. L'UE ha messo a punto dei punti nazionali di informazione in cui è migliorato molto lo scambio dei dati operativi sui fattori che scatenano i disordini; grazi e alle raccomandazioni del manuale di sicurezza adottato nel 2001, la cooperazione della polizia ha contribuito ad una riduzione degli scontri. Nel novembre 2003 il Consiglio europeo ha adottato una risoluzione relativa alle decisioni di interdizione dallo stadio, che costituisce uno strumento importante per tenere lontani gli ultrà dagli incidenti sportivi. Sono state intraprese importanti azioni anche per quanto riguarda l'assistenza negli stadi, la vendita dei biglietti e la prevenzione del razzismo. Anche la giustizia contribuisce ad affrontare il problema, portando a termine le inchieste sui casi di violenta, fino alla fine. Ultimo è l'esempio del processo ai 29 tifosi di una squadra di Stoccolma, accusati di aggressione e di offesa a pubblico ufficiale. Ulteriori misure di sicurezza sono state introdotte: stadi meglio sorvegliati e controllo video sugli spalti. Gli sforzi comunitari si articolano in grandi aree di azione: la cooperazione tra la comunità politica, quella sportiva e la polizia che lavora in stretta comunicazione con gli organizzatori degli eventi sportivi e la UEFA. Gli interventi devono agire su un piano pluridisciplinare, facendo appello alla collaborazione tra i settori pubblici e quelli privati, senza dimenticare il settore associativo. Una serie di misure preventive prevedono l'organizzazione di corsi serali organizzati dai club sportivi per individuare i fattori di rischio e per favorire l'inquadramento dei tifosi. I club e le autorità locali devono sviluppare un dialogo costruttivo sulle obbligazioni giuridiche e sugli obblighi finanziari e promuovere le attività delle associazioni di tifosi con uno statuto ufficiale. L'invito del vice-presidente della Commissione europea è quello di creare una tavola rotonda europea permanente per la sicurezza dei principali club di calcio, in vista di una condivisione delle esperienze e di una discussione sulle pratiche da utilizzare per valorizzare la pratica e l'etica dello sport. Esistono attualmente dei programmi finanziati dalla Commissione: "Prevenire e combattere la criminalità", con un budget di 600 milioni di euro, "Gioventù in azione", "L'Europa per i cittadini". Sarà accordato anche un aiuto finanziario per la formazione dei poliziotti e si avvieranno partenariati con il Forum europeo per la sicurezza urbana, che rappresenta più di 300 città dell'UE. 2007 - redattore: GA.


CLASS ACTION: BERSANI, SIANO GIUDICI A FARE DA FILTRO (sezione: Class action)

( da "Asca" del 29-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 29 nov - ''In questa fase e' giusto tener distinta la parte riguardante la giustizia da quella amministrativa''. Il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, risponde cosi' al presidente dell'Antitrust, Antonio Catricala' che, sulla class="term">class class="term">action, aveva candidato l'autorita' a fare da filtro. Nel corso di una tavola rotonda Bersani ha sottolineato che sulla class="term">class class="term">action ''devono essere i giudici a fare da filtro'', perche' ''non puo' succedere che i consumatori siano impotenti difronte ad un torto evidente''. Secondo il ministro, in ogni caso, la norma che il governo si appresta a varare sulla class="term">class class="term">action deve muoversi su due fondamenti: ''Il titolare dell'azione deve essere un organismo collettivo e la presenza di un filtro''. glr/mcc/ss.


CLASS ACTION: NADER, IN ITALIA AVVIENE CON MILLE ANNI DI RITARDO (sezione: Class action)

( da "Asca" del 29-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 29 nov - ''La class="term">class class="term">action in Italia avviene con mille anni di ritardo''. E' l'opinione del padre del movimento consumatori statunitense, Ralph Nader, secondo il quale ''era ora che si facesse perche' i singoli cittadini, attraverso le associazioni dei consumatori, possono fermare i poteri forti e impedirgli imbrogli nel mercato che equivalgono ad una diminuzione della loro qualita' della vita''. Interpellato dai giornalisti italiani a margine di un convegno a Roma, Nader spiega che ''pagare di piu' una cosa, ad esempio 100 euro, rispetto al suo valore che e' 80, equivale ad una riduzione dei salari''. Per Nader, quindi, la class="term">class class="term">action ''riporta equilibrio tra i consumatori e le aziende perche' quando ci sono grandi aziende il singolo consumatore puo' fare poco, ma quando si chiede giustizia tutti insieme, allora, si possono evitare le ingiustizie''. Secondo Nader, pero', ''la giustizia italiana deve gestire in modo veloce questa fase perche' non si possono aspettare fino a 15 anni per risolvere le controversie. Negli Stati Uniti solo un decimo di queste controversie arriva in tribunale, nella maggior parte dei casi o si patteggia o perdono''. glr/mcc/sr.


CLASS ACTION: BERSANI, MODIFICHE RIDURRANNO ALLARMISMI (sezione: Class action)

( da "Wall Street Italia" del 29-11-2007)

 

Class action: Bersani, modifiche ridurranno allarmismi di ANSA Ministro tranquillizza Confindustria: "miglioreremo norma" -->(ANSA) - ROMA, 29 NOV - Il ministro Bersani tenta di tranquillizzare Confindustria sulla norme per le class action grazie ai 'miglioramenti che introdurremo'. 'Da Confindustria ho sentito parole grosse, sono stati suscitati allarmismi ingiustificati', spiega riferendosi alla nuova legge che consente l'azione collettiva dei consumatori. 'Abbiamo proposto in Parlamento un perfezionamento della norma approvata al Senato - aggiunge - Credo che questo possa almeno in parte tranquillizzare chi ha criticato la norma'.%>.


FINANZIARIA: CLASS ACTION, PIU' AMPIA PLATEA ASSOCIAZIONI E 'FILTRO' (sezione: Class action)

( da "Asca" del 29-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 29 nov - Si allarga la platea delle associazioni di consumatori che sono ammesse a promuovere la class="term">class class="term">action. Lo prevede un emendamento del governo alla finanziaria presentato in Commissione bilancio alla Camera. Sono legittimati ad agire ''anche le associazioni e i comitati che sono adeguatamente rappresentativi dei diritti collettivi fatti valere''. Viene poi introdotto un filtro giurisdizionale che consente di valutare preventivamente l'ammissibilita' dell'azione collettiva. Alla prima udienza il tribunale, sentite le parti, si pronuncia sul'ammissibilita' della domanda. La domanda e' dichiarata inammissibile quando e' manifestatamente infondata, quando sussiste un conflitto di interessi, oppure quando il giudice non ravvisa l'esistenza di un interesse collettivo suscettibile di adeguata tutela. Il giudice puo' differire la pronuncia di ammissibilita' quando e' in corso una istruttoria davanti ad un'autorita' indipendente. lsa/mcc/sr.


Se ne e' parlato in un convegno di Adiconsum Novità e consigli per le tasche dei consumatori (sezione: Class action)

( da "Provincia di Sondrio, La" del 29-11-2007)

 

Se ne e' parlato in un convegno di Adiconsum Novità e consigli per le tasche dei consumatori Liberalizzazioni e problemi dei consumatori: se ne è parlato ieri alla sala Vitali del Credito Valtellinese in un convegno organizzato dall'Adiconsum (Associazione in difesa dei consumatori e dell'ambiente) e in cui sono interventi Gianfranco Raschi, responsabile dell'associazione per la nostra provincia, ma soprattutto Paolo Landi segretario generale della stessa Adiconsum. Proprio Landi ha trattato svariati aspetti legati ai problemi dei cittadini, in quanto consumatori, nel mercato e nella società attuale: in particolare il segretario generale dell'Adiconsum si è soffermato a parlare dell'azione collettiva, della telefonia, dei mutui e, in generale, delle liberalizzazioni. Innanzitutto, a proposito dell'azione collettiva, il cui disegno di legge potrebbe essere votato in questi giorni insieme alla Finanziaria, Paolo Landi ha precisato che si tratta di uno "strumento molto utile per combattere le pratiche commerciali scorrette" e ha poi spiegato quelle che, in caso di approvazione, sarebbero le sue caratteristiche. "Un'azione collettiva riguarderebbe ? ha esordito Landi ? pratiche commerciali scorrette nelle quali sono coinvolti svariati consumatori. Potranno promuoverla le associazioni dei consumatori riconosciute o altre associazioni già comunque riconosciute prima dell'avvio della pratica. Il giudice chiamato a esprimersi sull'azione collettiva deciderà poi gli eventuali criteri di risarcimento e poi si procederà alla camera di conciliazione per stabilire l'entità dei risarcimenti per ciascuno dei consumatori". Oltre che dell'azione collettiva Landi ha parlato anche della telefonia e dei numeri e servizi ?a valore aggiunto? (ad esempio, gli 899), per i quali proprio ieri l'autorità della comunicazioni ha ammesso che è Telecom che deve rispondere e ha dunque sbloccato le migliaia di conciliazioni finora bloccate (inoltre, a breve Telecom potrebbe dotare tutti gli utenti di un Pin che sbloccherebbe proprio le chiamate a numeri con valore aggiunto che altrimenti sarebbero bloccate) e dei mutui. Proprio a proposito dei mutui, la legge ?Bersani? prevede la portabilità dei mutui, cioè il trasferimento del mutuo a un'altra banca senza costi aggiuntivi (ora al proposito esiste una raccomandazione dell'Abi a tutte le banche), mentre l'Adiconsum ha chiesto di concordare una procedura di prolungamento dei mutui stessi senza pagare penali o commissioni, per rendere meno pesanti le rate. Infine, Landi ha parlato di liberalizzazioni e dei loro effetti: "Alcune liberalizzazioni ? ha ammesso Landi ? hanno avuto ricadute positive, mentre altre, come quelle delle poste, delle ferrovie stanno portando a un miglioramento del servizio nelle zone ricche e già ?forti? e a un peggioramento dei servizi nelle zone più decentrate". Giuseppe Maiorana.


Il testo approvato il 15-11-07 dal Senato

 

Da Il Sole 24 Ore del 16-11-2007

L'emendamento sulla class action

 

 

53.0.200 (testo 3)
Manzione, Bordon

Dopo l'articolo 53, inserire il seguente:
«Art. 53-bis.
(Disciplina dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori)
1. Il presente articolo istituisce e disciplina l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, quale nuovo strumento generale di tutela nel quadro delle misure nazionali volte alla disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti, conformemente ai princìpi stabiliti dalla normativa comunitaria volti ad innalzare i livelli di tutela.
2. Dopo l'articolo 140 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, è inserito il seguente:
"Art. 140-bis - (Azione collettiva risarcitoria). - 1. Le associazioni dei consumatori e degli utenti di cui al comma 1 dell'articolo 139 e gli altri soggetti di cui al comma 2 del presente articolo, fermo restando il diritto del singolo cittadino di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi conformemente a quanto previsto dall'articolo 24 della Costituzione, possono richiedere singolarmente o collettivamente al tribunale del luogo ove ha la residenza il convenuto, la condanna al risarcimento dei danni e la restituzione delle somme dovute direttamente ai singoli consumatori o utenti interessati, in conseguenza di atti illeciti commessi nell'ambito di rapporti giuridici relativi a contratti cosiddetti per adesione, di cui all'articolo 1342 del Codice Civile, che all'utente non è dato contrattare e modificare, di atti illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali, messi in atto dalle società fornitrici di beni e servizi nazionali e locali, sempre che ledano i diritti di una pluralità di consumatori o di utenti.
2. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari, sono individuate le ulteriori associazioni di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati ad agire ai sensi del presente articolo.
3. L'atto con cui il soggetto abilitato promuove l'azione collettiva di cui al comma 1 produce gli effetti interruttivi della prescrizione ai sensi dell'articolo 2945 del codice civile, anche con riferimento ai diritti di tutti i singoli consumatori o utenti conseguenti al medesimo fatto o violazione.
4. Con la sentenza di condanna il giudice determina i criteri in base ai quali deve essere fissata la misura dell'importo da liquidare in favore dei singoli consumatori o utenti.
5. In relazione alle controversie di cui al comma 1, davanti al giudice può altresì essere sottoscritto dalle parti un accordo transattivo nella forma della conciliazione giudiziale.
6. La definizione del giudizio rende improcedibile ogni altra azione ai sensi del presente articolo nei confronti dei medesimi soggetti e per le medesime fattispecie.
7. Contestualmente alla pubblicazione della sentenza di condanna di cui al comma 4 ovvero della dichiarazione di esecutività del verbale di conciliazione, il giudice, per la determinazione degli importi da liquidare ai singoli consumatori o utenti, costituisce presso lo stesso tribunale apposita Camera di Conciliazione, composta in modo paritario dai difensori dei proponenti l'azione di gruppo e del convenuto e nomina un conciliatore di provata esperienza professionale iscritto all'albo speciale per le giurisdizioni superiori che la presiede. A tale Camera di Conciliazione tutti i cittadini interessati possono ricorrere singolarmente o tramite delega alle associazioni di cui al comma 1. Essa definisce, con verbale sottoscritto dalle parti e dal presidente, i modi, i termini e l'ammontare per soddisfare i singoli consumatori o utenti nella loro potenziale pretesa. La sottoscrizione del verbale rende improcedibile l'azione dei singoli consumatori o utenti per il periodo di tempo stabilito dal verbale per l'esecuzione della prestazione dovuta.
8. In caso di inutile esperimento della composizione di cui al comma 7, il singolo consumatore o utente può agire giudizialmente, in contraddittorio, al fine di chiedere l'accertamento, in capo a se stesso, dei requisiti individuati dalla sentenza di condanna di cui al comma 4 e la determinazione precisa dell'ammontare del risarcimento dei danni riconosciuto ai sensi della medesima sentenza.
9. La sentenza di condanna di cui al comma 4, unitamente all'accertamento della qualità di creditore ai sensi dei commi 7 e 8, costituisce ai sensi dell'articolo 634 del codice di procedura civile, titolo per la pronuncia da parte del giudice competente di ingiunzione di pagamento, richiesta dal singolo consumatore o utente, ai sensi degli articoli 633 e seguenti del medesimo codice di procedura civile.
10. La sentenza di condanna di cui al comma 4, ovvero l'accordo transattivo di cui al comma 5 debbono essere opportunamente pubblicizzati a cura e spese della parte convenuta, onde consentire la dovuta informazione alla maggiore quantità di consumatori e utenti interessati.
11. Nelle azioni collettive aventi ad oggetto prodotti o servizi venduti attraverso contratti conclusi secondo le modalità previste dall'articolo 1342 del codice civile, la diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli, accertati dall'autorità competente, rende nulli i contratti nei confronti di tutti i singoli consumatori o utenti nel periodo di diffusione del messaggio stesso. La nullità può essere fatta valere solo dal promotore dell'azione di gruppo.
12. In caso di soccombenza, anche parziale, del convenuto, lo stesso è condannato al pagamento delle spese legali. In ogni caso, il compenso dei difensori del promotore della azione collettiva non può superare l'importo massimo del 10 per cento del valore della controversia".
3. Le disposizioni di cui al presente articolo diventano efficaci decorsi 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge».


Segnalazione  Antitrust sulla Finanziaria 2008

 

[…]

L’art. 99 del disegno di legge ha introdotto nel nostro sistema giuridico l’azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori (class action).

L’Autorità condivide, in linea di principio, la scelta di introdurre del nostro ordinamento tale istituto che arricchisce gli strumenti giuridici posti a tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti, ponendo l’Italia al passo con altri Paesi particolarmente sensibili alle istanze dei consumatori e alla necessità di assicurare loro strumenti di tutela pieni, rapidi ed efficaci, come la Gran Bretagna, la Spagna, la Germania, il Portogallo, la Svezia e gli Stati Uniti, ove la class action esiste già da tempo.

La disciplina dell’azione collettiva, così come prevista dall’art. 99 del disegno di legge, andrebbe tuttavia perfezionata e migliorata nell’ottica di assicurare, da un lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e, dall’altro, di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l’effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l’avvio di nuove attività imprenditoriali o la loro prosecuzione.

Nell’ambito degli strumenti di tutela amministrativa che l’ordinamento pone a disposizione dei consumatori e delle loro associazioni, l’Autorità svolge un importante ruolo, esercitando le competenze attribuite in materia di pratiche commerciali scorrette, in materia di pubblicità ingannevole e comparativa e in materia di tutela della concorrenza. In questo quadro, l’Autorità auspica che possano essere introdotte disposizioni di raccordo tra la disciplina della class action e le proprie competenze, ad esempio, prevedendo un sistema in cui l’azione collettiva risarcitoria possa essere esperita a seguito del procedimento amministrativo di competenza dell’Autorità, volto a tutelare, nell’esercizio delle diverse competenze indicate, in via diretta ed immediata l’interesse dei consumatori e, dunque, a scongiurare la realizzazione stessa del danno ai consumatori o, in ogni caso, a circoscriverne la portata.

Si auspica, infine, la soppressione del comma 11 dell’articolo in esame, il quale fa discendere un effetto di nullità dei contratti dalla decisione di accertamento dell’ingannevolezza del messaggio da parte dell’Autorità garante. Si tratta, infatti, di un effetto che appare extra ordinem, nella misura in cui riconnette alla decisione adottata in sede amministrativa dirette conseguenze sulla validità di su una serie indefinita di contratti, determinando in questo modo anche una grave incertezza nelle transazioni commerciali.

 

[…]


 

 

INDICE DEL 26 E 27 NOVEMBRE 2007

 

Dini, Mastella e Confindustria: minacce sul welfare ( da "Manifesto, Il" del 26-11-2007)

Ma sui contratti a termine può saltare tutto l'accordo ( da "Repubblica, La" del 26-11-2007)

I grillini in piazza per la raccolta firme ( da "Trentino" del 26-11-2007)

Pisicchio: un testo da migliorare ma si vada avanti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

Class action con filtro dei giudici ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

I consumatori presidiano la piazza ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

Proposta senza appigli comunitari ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

La versione del Senato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

Che brutta lotta di class (action) ( da "Panorama" del 26-11-2007)

Finanziaria 2008: ecco la class action ( da "Denaro, Il" del 26-11-2007)

[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA Il governo adopererà la mannaia della fiducia per far appr ( da "Stampa, La" del 26-11-2007)

Vapriese vince a valanga e torna in terza posizione ( da "Gazzetta della Martesana, La" del 26-11-2007)

Consumatori in pressing per approvazione class action ( da "Soldionline" del 26-11-2007)

FINANZIARIA: VENTURA, CLASS ACTION DA AGGIUSTARE. A STUDIO ROTTAMAZIONE ( da "Asca" del 26-11-2007)

L'allarme di Draghi subito scomparso dai giornali ( da "Provincia di Como, La" del 26-11-2007)

Class action: niente passi indietro. Abbiamo scritto al Governo ( da "Altroconsumo.it" del 26-11-2007)

Di BEATRICE BERTUCCIOLI - ROMA - VACILLA IL TRONO di Barbie. Sei ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 27-11-2007)

L'invasione di campo che parte dal virtuale ( da "Manifesto, Il" del 27-11-2007)

Sarà il primo caso di "class action" ovvero l'azione collettiva contro un sogget ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 27-11-2007)

Un mutuo dal volto umano ( da "Unita, L'" del 27-11-2007)

<Sarebbe stato necessario fare un ragionamento più approfondito e meno frettoloso> Troppi rischi per le società ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

Arriva la class action, imprese sarde in allarme ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

Azione collettiva, un modello all'italiana ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

<Si avrà uno snellimento delle pratiche, il numero delle cause andrà a ridursi e scenderanno anche i costi per lo Stato> <La norma difende le aziende serie> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

<Saranno le attività poco chiare in campo ambientale a essere messe sotto la lente con più facilità> <Niente sconti per i disonesti> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

<La norma è inefficace> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

Lo Cicero: Aumentare la dimensione del mercato ( da "Denaro, Il" del 27-11-2007)

Non basta essere indipendenti, ci vuole competenza ( da "Milano Finanza (MF)" del 27-11-2007)

Manovra, cambia la class action - roberto petrini ( da "Repubblica, La" del 27-11-2007)

Class action, quali impatti sull'IT ( da "Punto Informatico" del 27-11-2007)

CLASS ACTION: BERSANI, TROPPI PAROLONI NON VA DEMONIZZATA ( da "Asca" del 27-11-2007)

CLASS ACTION. Per il modello europeo bisogna aspettare fino 2009 ( da "HelpConsumatori" del 27-11-2007)

Finanziaria e class action: i consumatori a Montecitorio ( da "Blogosfere" del 27-11-2007)

Cittadinanzattiva su class action: da approvare oggi alla Camera, pur migliorandola ( da "Quotidiano.it, Il" del 27-11-2007)


Articoli

Dini, Mastella e Confindustria: minacce sul welfare (sezione: Class action)

( da "Manifesto, Il" del 26-11-2007)

 

Red. Pol. Roma Non si butta direttamente in politica. Ma nel comunicarlo, con un po' di enfasi - "ho sciolto la riserva, il mestiere di imprenditore e di manager continuerà a essere il mio punto di riferimento" - Luca Cordero di Montezemolo si lancia in un discorso che più politico non si può. Parla di tutto, dell'indulto, dei "politici marziani", della legge elettorale che bisogna cambiare subito perché "si è perso tempo", delle riforme "un'emergenza nazionale" e della class="term">class class="term">action: "Il parlamento ha prodotto un mostro giuridico". Ma soprattutto il presidente di Confindustria parla del disegno di legge sul welfare e avverte bruscamente Prodi, che pure lo aveva rassicurato in un faccia a faccia venerdì. "E' in gioco la credibilità del governo", dice Montezemolo che non ha gradito per nulla le piccole migliorie che ha introdotto la commissione lavoro della camera. L'avvertimento al governo che sta decidendo su quale testo del disegno di legge mettere la fiducia diventa minaccia: "Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo firmato da imprese e sindacati vuol dire uccidere per sempre e consapevolmente la concertazione". "I partiti non sono l'unico mezzo per fare politica" chiarisce del resto il presidente di Confindustria. Al quale invece il ministro Ferrero (Rifondazione) addebita l'intenzione di "diventare il capo della destra. La sua richiesta sul welfare - aggiunge il ministro - è inaccettabile perché di fatto sembra voler abolire il ruolo del parlamento". Più che altro al capo di Confindustria interessa mettere sotto pressione il governo. Che dallo stesso lato è stretto dai sindacati che non vogliono modifiche al patto firmato il 23 luglio scorso. Ma per Prodi è impossibile non cambiare nulla. Sia le richieste della sinistra della coalizione, sia le modifiche approvate in commissione su lavoratori usuranti, tempo determinato e staff-leasing imporrebbero correzioni migliorative del testo. "Sarebbe molto grave, una violazione del ruolo del parlamento, se il governo chiedesse la fiducia su un testo diverso da quello approvato alla camera", ha detto il presidente della commissione lavoro, il comunista Pagliarini. D'altro canto ci sono i centristi della coalizione, e non pochi esponenti del partito democratico, che tirano dalla stessa parte della Confindustria per un ritorno al testo originario. Ma se sul voto favorevole alla fiducia dei riformisti del Pd si può star certi, preoccupano le minacce continue del gruppo di senatori fedeli a Dini. Sono in tre e due di loro, lo stesso Dini con D'Amico, pubblicano oggi un articolo sul giornale della Confindustria Il Sole 24 Ore. "Dopo gli inopportuni emendamenti approvati in finanziaria - scrivono i senatori - sarebbe saggio che il governo apponesse la fiducia sul testo a suo tempo concordato". Solo in questo caso, è la minaccia del gruppo Dini, indispensabile per la tenuta della maggioranza al senato, si può stare certi di un loro voto favorevole. Mentre per non essere da meno anche il ministro Mastella aggiunge la sua ingiunzione: "I patti vanno rispettati, no a cambi di rotta sul welfare perché in caso di ripensamenti sarebbe probabile una crisi di governo". A questo punto tocca al ministro Bersani e a Prodi trovare la mediazione. Probabilmente su un testo tutto nuovo. Domani dovrebbero essere ricevuti a palazzo Chigi i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.


Ma sui contratti a termine può saltare tutto l'accordo (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 26-11-2007)

 

Economia Lo scontro sul limite di otto mesi imposto in Commissione dalla sinistra Ma sui contratti a termine può saltare tutto l'accordo Sui lavori usuranti impossibile superare le diga innalzata dalla Ragioneria Rifondazione: con Dini possiamo accordarci ma non cederemo a Confindustria ROMA - Sono i contratti a termine il vero ostacolo per la terza riscrittura del protocollo sul welfare. E l'esito non è affatto scontato. Perché sui lavori usuranti superare le diga innalzata dalla Ragioneria dello Stato (2,8 miliardi in un decennio dagli iniziali 2,5) sarà praticamente impossibile. D'altra parte, il governo avrà ancora tre mesi di tempo per definire con la delega legislativa la platea di lavoratori che avranno diritto ad andare in pensione di anzianità con le vecchie regole, 57 anni di età e 35 di contributi. La partita più delicata, e immediata, allora riguarda la modifica che la Commissione Lavoro della Camera, sotto la spinta della sinistra comunista della coalizione, ha apportato alla norma sui contratti a tempo determinato. Che questo sia il terreno minato per tutti gli attori in campo, lo si capiva bene ieri dalle riflessioni del responsabile economico di Rifondazione comunista, Maurizio Zipponi. "Le obiezioni di Dini sul rispetto delle compatibilità finanziarie - diceva - sono superabili. Anche noi sappiamo che va rispettato l'equilibrio economico: non siamo irresponsabili. Ben diversa - proseguiva l'esponente di Rifondazione - si presenta la sfida che ha lanciato la Confindustria. Ormai Montezemolo si erge a capo di un partito e fissa l'agenda dell'azione del governo. Non si era mai visto...". E, a parte la vicenda della class="term">class class="term">action approvata per errore nella Finanziaria e destinata ad essere rattoppata, è sui limiti temporali alla proroga dei contratti a termine che il pressing degli industriali, sul governo e sui partiti, sarà fortissimo. Proprio lo stesso campo nel quale Rifondazione ha impiantato la sua bandiera contro la precarietà. Rispetto alla versione originale, infatti, si prevede che la proroga del contratto a termine non possa superare gli otto mesi. Un vincolo che - secondo Lamberto Dini leader della pattuglia di senatori liberaldemocratici - "rischia di essere un potente generatore di nuova disoccupazione". E questo che anche Montezemolo ha direttamente detto a Prodi nell'incontro che hanno avuto venerdì scorso. "Una modifica unilaterale che stravolge l'obiettivo del protocollo, il quale lasciava libere le parti contraenti di definire il periodo della proroga". Linea su cui si sono schierate tutte le associazioni degli imprenditori. E anche la Cisl di Raffaele Bonnani, indisponibile a riaprire il confronto dopo averlo già fatto per le richieste della Cgil di Guglielmo Epifani. Palazzo Chigi è convinto, invece, che quella modifica sui contratti a termine, un po' come le altre, non snaturi lo spirito del protocollo sottoscritto il 23 luglio scorso. Il ragionamento è il seguente. La mancanza di un limite temporale alla proroga (dopo 36 mesi di durata, compresi anche gli eventuali periodi di interruzione) avrebbe fatalmente condotto ad un ampio contenzioso giudiziario. Quindi, prima o poi, un tetto si sarebbe dovuto introdurre. Insomma dalla Commissione di Montecitorio sarebbe arrivato solo un miglioramento tecnico al testo. Da qui la convinzione che alla fine arriverà un testo "molto simile a quello iniziale del protocollo". Insomma non sarà sulla reintroduzione del job on call (il lavoro a chiamata praticamente inutilizzato) per alcuni settori produttivi (turismo, ristorazione, spettacolo) o sull'abrogazione dello staff leasing che, a memoria degli esperti, è stato adottato solo in una cooperativa modenese, che potrà inciampare la nuova trattativa. Il braccio di ferro è sui contratti a termine, con tanti giocatori. Nessuno dei quali vuole perdere. (r.ma.).


I grillini in piazza per la raccolta firme (sezione: Class action)

( da "Trentino" del 26-11-2007)

 

L'INIZIATIVA I grillini in piazza per la raccolta firme TRENTO. Hanno approfittato della prima domenica di negozi aperti anche gli Amici di Beppe Grillo, che dalle 10 alle 19 in piazza Pasi hanno raccolto firme per la class action o azione collettiva. Assieme a loro anche Nimby trentino, impegnata nella battaglia contro l'inceneritore, e il Comitato dei cittadini per i diritti umani, che si batte contro la somministrazione di psicofarmaci ai bambini. "Anche se fa freddo abbiamo registrato tante adesioni e un grande interesse", dice il "grillino" Diego Ponte. Le firme raccolte in Trentino in tre settimane (dalla fiera "Fa' la cosa giusta") sono già un migliaio. Simonetta Gabrielli, di Nimby, fa volantinaggio: "Presentremo durante la campagna elettorale - afferma - l'appello per lo stralcio del progetto di inceneritore. Le alternative sono tante". Nello stesso periodo è stata già superata quota 600 firme. Paolo Roat del Comitato dei cittadini per i diritti umani, è soddisfatto: "Siamo partiti prima, in agosto, alle Notti di fiaba di Pergine, e fino ad oggi tremila persone ci hanno dato il loro appogio". (maro).


Pisicchio: un testo da migliorare ma si vada avanti (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag: 23 autore: In commissione Pisicchio: un testo da migliorare ma si vada avanti Orazio Carabini ROMA Lo definisce un "inestetismo ". Ma il blitz del Senato che ha inserito la class action nella legge finanziaria, in fondo, non gli dispiace. Dice Pino Pisicchio, presidente della commissione Giustizia della Camera che milita nell'Italia dei Valori, il movimento guidato da Antonio Di Pietro che è tra i più accesi sostenitori dell'azione collettiva: "Certo, da mesi la mia commissione stava lavorando a un testo di legge in grado di affrontare in modo appropriato il delicatissmo tema: audizioni con le associazioni e i sindacati interessati, valutazione delle strutture giuridiche più idonee proposte dai più qualificati studiosi italiani, letture comparate delle soluzioni adottate all'estero. Tutto questo perché nel nostro ordinamento manca uno strumento processuale che consenta a una pluralità di sog-getti, che intendano far valere un certo diritto, di adire l'autorità giudiziaria con un'unica causa i cui esiti facciano stato per tutti gli interessati. Giudicavamo necessario procedere con grande senso di responsabilità senza furori ideologici o propagandistici". Poi arriva il Senato e zac, la infila nella Finanziaria. Quel testo a Pisicchio non piace, ma l'opportunità è ghiotta. "La realtà – afferma, infatti, Pisicchio – è che ora la class action c'è. Imperfetta, frettolosa, forse anche sbilanciata, ma c'è. Adesso dobbiamo correggere il tiro, farne uno strumento veramente agibile per i cittadini e giusto nei confronti delle imprese. Ma dobbiamo partire dalla considerazione che l'Italia si sta dotando di una nuova struttura processuale, in grado, se ben articolata, di aiutare i consumatori, ma anche le imprese che agiscono correttamente". Sintetizzando: il testo non è granché, ma adesso che la class action è salita su un treno in corsa (la Finanziaria), meglio non perdere l'occasione viste le difficoltà che si incontrano in questa legislatura a far passare le leggi. Ma nel merito? Dal mondo delle imprese e da numerosi giuristi sono stati sollevati parecchi interrogativi sulla qualità delle norme innestate dal Senato. Emma Marcegaglia, vicepresidente della Confindustria, le ha riassunte in un articolo sul Sole-24 Ore di venerdì. "Condivido alcune delle preoccupazioni espresse da Emma Marcegaglia – aggiunge Pisicchio – e in particolare concordo sul ruolo di filtro che deve essere assegnato al giudice: tocca a lui impedire le azioni incaute e strumentali che si risolvono in un danno per tutti, cittadini, imprese e Stato. Il testo del relatore alla Camera potenziava questo ruolo e sicuramente gli emendamenti alla Finanziaria ribadiranno il principio. Il ruolo del giudice può avere però un'altra valenza: quello della verifica della rappresentatività delle associazioni legittimate alla class action, perché il nuovo strumento processuale viene previsto a tutela del cittadinoe non delle associazioni consumeristiche incluse negli elenchi ministeriali. Deve essere data al consumatore la possibilità di adire l'azione anche al di fuori del ristretto novero delle organizzazioni preposte, proprio perché non va tradito lo spirito generalista della class action. Colgo la sollecitazione a guardare con cautela e precisione ai tempi e ai modi di adesione di ogni interessato all'azione. Non va dimenticato, però, che l'articolo 24 della Costituzione resta sempre a tutela di ogni cittadino che intenda agire in giudizio per la tutela dei propri interessi, prescindendo dal nuovo istituto processuale ". Ma è davvero questa la riforma di cui ha più bisogno l'Italia di oggi? E soprattutto: con i tempi della giustizia italiana non saranno più i danni dei benefici? "L'ingresso della class action nel nostro ordinamento – risponde Pisicchio – rappresenta un salto culturale straordinario ". E il presidente della commissione Giustizia della Camera si lancia in un'ardita metafora politica: "La class action segna il passaggio da una cultura, figlia della stagione del bipartitismo imperfetto democristiano e comunista, che privilegiava il partito come forma onnicomprensiva e fagocitava così anche il singolo cittadino, a una sensibilità che pone al centro dell'attenzione il cittadino consumatore e utente. Non è cosa da poco: non foss'altro che per questo la class action andrebbe approvata subito". Il presidente. Pino Pisicchio AGF.


Class action con filtro dei giudici (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag: 23 autore: Class action con filtro dei giudici Ai magistrati sarà affidato il compito di bloccare le iniziative pretestuose Giovanni Negri ROMA Un filtro dell'autorità giudiziaria per le azioni collettive risarcitorie. Ed eliminazione della nullità automatica, senza verifica del danno effettivamente subito, dei contratti per adesione stipulati nel periodo di diffusione di una pubblicità giudicata ingannevole. Nulla di fatto invece sull'ampliamento dell'area dei soggetti che possono promuovere l'azione collettiva e sull'opt in (la possibilità di adesione all'azione).Spiragli sull'inserimento della pubblica amministrazione tra i bersagli. Sono queste alcune linee per gli emendamenti sulla class action all'attenzione del Governo, visto che l'ipotesi di stralciare le norme dalla manovra per la Finanziaria 2008 non è stata mai di fatto presa in considerazione. Giovedì mattina si è svolto un primo tavolo tecnico con rappresentanti degli uffici legislativi della Presidenza del Consiglio, del ministero della Giustizia e dello Sviluppo economico. Già domani è previsto un nuovo incontro per verificare le ipotesi emerse negli approfondimenti di questi giorni. L'incontro si terrà a poche ore dalla scadenza, prevista alle 15, per il deposito degli emendamenti alla Camera, in commissione Giustizia. Il termine, però, non è decisivo per accelerare la presentazione delle correzioni preparate dal Governo. L'ipotesi più accreditata, infatti, è quella che vede le modifiche alla class action andare a costituire uno dei cardini del maxiemendamento che verrà presentato in Aula a Montecitorio. E la necessità di evitare sorprese, come invece si è verificato in Aula al Senato, potrebbe essere tra le ragioni che spingerebbero Palazzo Chigia mettere la fiducia su tutto il pacchetto di modifiche. Nel merito, sta prendendo quota un orientamento favorevole ad accogliere le richieste di Confindustria (ma anche di Ania e Assonime) su alcuni punti cruciali. Il primo è quello di un filtro preventivo dell'autorità giudiziaria nei confronti di azioni collettive manifestamente strumentalio pretestuose. Un intervento di scrematura che però potrebbe anche allargarsi. Sino a mettere nelle mani dei giudici una prima valutazione sulla congruità dello strumento rispetto agli interessi da tutelare. In altre parole, il giudice dovrebbe anche valutare se il mezzo della class action è il più idoneo a proteggere un interesse come quello che si vorrebbe fare valere in giudizio. Se la valutazione fosse negativa, naturalmente nulla impedirebbe la proposizione di un'azione "ordinaria" da parte del singolo consumatore o utente. Inoltre, si pensa di accantonare la previsione di nullità per i contratti siglati dai consumatori per effetto di un messaggio pubblicitario giudicato ingannevole. Infatti, nel testo approvato dal Senato, la testimonianza del danno subìto non è necessaria ma a pesare è, tra l'altro, la difficoltà, da parte degli utenti, di provare che il contratto, oltretutto non con l'autore del messaggio ma con il committente, è stato stipulato proprio in conseguenza di quel messaggio. Più difficile, invece, un'intesa sull'allargamento della platea dei soggetti che possono promuovere la class action. O meglio: da Confindustria ci sarebbe pure un assenso in questa direzione (e qualche possibilità c'è sull'inserimento della pubblica amministrazione tra i soggetti che possono essere colpiti dall'azione collettiva), se però l'estensione fosse accompagnata da un meccanismo di opt in, di individuazione cioè delle modalità attraverso le quali un interessato può entrare a fare parte della classe. Adesso, invece, sia pure in maniera un po' confusa, è previsto solo una possibilità di opt out, ovvero di fuoriuscita dalla classe stessa. Perplessità poi, soprattutto da parte del ministero dello Sviluppo economico, sull'esclusione delle small claims, delle piccole cause, dal ventaglio delle controversie per cui è possibile promuovere l'azione collettiva. Si dice: prendiamo il caso di un Fiorani e dei vertici della ex Popolare di Lodi che, secondo la pubblica accusa, depredavano piccole cifre dai conti correnti. Ecco, se fossero escluse le small claims, un caso come questo ben difficilmente arriverebbe davanti a un giudice.


I consumatori presidiano la piazza (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag: 23 autore: La polemica. Per le imprese "un mostro giuridico" I consumatori presidiano la piazza Il Senato ha approvato "frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese". Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ribadisce la netta bocciatura del provvedimento sulla class action che viene difeso ancora, sulla sponda opposta, dai consumatori che hanno organizzato per martedì prossimo un presidio a Montecitorio. Intervenendo a Prato a un convegno sull'industria manifatturiera, Montezemolo ha giudicato la class action un provvedimento approvato "per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo minuto". La class action, ha poi aggiunto, "è fondamentale in un Paese moderno, ma non la si può mettere in piedi in 24 ore sottostando a dei ricatti". Il leader degli industriali ha poi considerato il provvedimento sulla class action, insieme al welfare, un banco di prova per la "vocazione di partito moderno e riformista" che ha sancito la nascita del Pd: "Se non si riuscirà a tenere la rotta - ha fatto notare – se saranno le forze estreme o marginali a decidere su provvedimenti così importanti, si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musicae orchestra". Le sigle dei consumatori rappresentate dal Cncu, al contrario, in una nota annunciano il presidio di martedì per impedire che il testo approvato al Senato venga stravolto e svuotato. "Le associazioni manifestano per sostenere Governo, maggioranza e forze dell'opposizione – conclude il comunicato congiunto – che hanno compreso l'importanza della tutela del consumatore per l'efficienza di un vero mercato competitivo e non comprendono la schizofrenia delle posizioni del presidente Montezemolo e delle associazioni delle imprese". I consumatori si ritroveranno davanti alla Camera in una manifestazione unitaria per sostenere il valore pro-competitivodell'azione collettiva di risarcimento, "un istituto giuridico che vige da decenni nel Paese icona del libero mercato e cioè gli Stati Uniti". Secondo il segretario generale dell'Adiconsum, Paolo Landi, "i filtri richiesti dalle imprese per evitare azioni temerarie già esistono nell'articolato uscito dal Senato: solo le associazioni riconosciute possono attivare l'azione collettiva e, nella fase esecutiva (camera di conciliazione), è prevista espressamente la richiesta di risarcimenti solo per coloro che hanno dato esplicita delega all'associazione promotrice. è quindi falso affermare che non ci sono filtri nel testo della legge. Un loro rafforzamento può comunque essere realizzato – continua Landi – nel regolamento attuativo successivo all'approvazione della legge. In particolare può essere rafforzata la rappresentanza e il ruolo negoziale conciliativo che deve esserci prima della decisione del giudice".


Proposta senza appigli comunitari (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag: 23 autore: INTERVENTO Proposta senza appigli comunitari di Alberto Santa Maria L' azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, prevista dall'articolo 53 bis della Finanziaria non ha nulla a che spartire con la class action d'oltreoceano. A rendere impossibile l'adozione di una "vera" class action nel nostro sistema giuridico stanno, infatti, le diverse competenze (ben più ampie) e anche la maggior preparazione economica del giudice statunitense, chiamato nella prima parte della procedura a certificare una "classe" nonché a gestire e anche indirizzare "secondo giustizia", in piena autonomia, l'intera fase preliminare. Inoltre, la differenza è data dall'istituto della "discovery" che, in quel sistema, impone alle parti di presentare nella fase iniziale tutti i documenti in loro possesso attinenti alla causa (e non solo quelli che ciascuna parte ritenga opportuno produrre). L'interrogatorio dei testimoni è, poi, gestito direttamente da ciascuna delle parti a 360 gradi. Ancora, a distinguere il sistema Usa è la possibilità che vengano erogati i punitive damages nei confronti del responsabile dell'illecito, colpevole di aver agito con dolo o colpa grave. Insomma, l'azione collettiva "generale" che, trascorsi 180 giorni dall'entrata in vigore della Finanziaria, sarà operativa non è una class action ma, piuttosto, una generalizzazione (malfatta) e un'estensione (mal concepita) del modello processuale disciplinato dagli articoli 139 e seguenti del Codice del consumo, nella sostanza importato per effetto di norme comunitarie. Vale a dire: le direttive 97/7/Ce (protezione dei consumatori in materia di contratti a distanza) e 98/27/Ce (provvedimenti inibitori a tutela degli interessi dei consumatori) e il Regolamento Ce 861/2007 che istituisce un procedimento semplificato per le controversie di modesta entità (sino a 2mila euro). Si tratta di interventi che nulla hanno a che fare con la class action e che, soprattutto, nessuna parentela hanno con la proposta della Finanziaria. In realtà, la commissaria per la protezione del consumatore, Meglena Kuneva, il 10 novembre, si è dichiarata contraria all'introduzione in Europa di una qualsiasi forma di class action. Secondo la Commissione, l'azione collettiva comunitaria non dovrebbe avere il carattere punitivo della class action statunitense; in particolare andrebbero scoraggiate le azioni legali temerarie. L'articolo 53 bis, se non è un "mostro" capace di provocare "lo scardinamento del sistema processuale vigente e l'accelerazione della crisi della macchina della giustizia", certamente è un mostriciattolo, generatore di controversie. L'opzione per una legittimazione ad agire ristretta ad alcune associazioni consume-ristiche, anche "ulteriori" rispetto a quelle iscritte nell'elenco dell'articolo 137 del Codice del consumo, e ad altri indefiniti "soggetti portatori di interessi collettivi", oggetto di designazione per decreto ministeriale, comporta gravi problemi di ordine costituzionale e dogmatico su titolarità degli interessi collettivi e legittimità del potere governativo dideterminarne i portatori autorizzati. Il campo soggettivo e oggettivo di applicazione della disciplina appare, al contempo, limitato ma anche vago. Si identificano i possibili convenuti delle azioni collettive nelle "società fornitrici di beni e servizi nazionali e locali ",con l'esclusione di altre forme di organizzazione giuridica (si pensi alle fondazioni bancarie) e di soggetti non esercenti attività propriamente imprenditoriale, ma egualmente dirette verso classi intere di soggetti ( sindacati, Ordini, associazioni fra professionisti). Sul piano oggettivo, la norma fa riferimento anche ad "atti illeciti extracontrattuali, ... pratiche commerciali illecite o ... comportamenti anticoncorrenziali", la cui pertinenza rispetto ai consumatori, però, non è sempre chiara. Le violazioni commesse dalle società nell'attività di propaganda, informazione e offerta al pubblico rientrano o no nelle categorie indicate? Non dà una risposta il paragrafo 8 che, con la nullità del contratto in ipotesi di azione collettiva in presenza di diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli accertata dall'autorità competente, si riferisce all'esistenza di un contratto per adesione. Quali comportamenti anticoncorrenziali, infine, potranno essere invocati dalle associazioni consumeristiche, posto che qui il danno attiene piuttosto alle imprese concorrenti? Ciò che potrà sortire dal compimento dell'azione collettiva sarà "solo" un provvedimento di accertamento con il quale il giudice "determina i criteri in base ai quali deve essere fissata la misura dell'importo da liquidare in favore dei singoli consumatori o utenti". è evidente che un provvedimento collettivo del genere si limiterebbe ad accertare l'illiceità degli atti del convenuto "lesivi degli interessi dei consumatori e degli utenti", come già avviene nelle azioni collettive tipizzate dall'ordinamento (si confronti l'articolo 140, comma 1, lettera a del Codice del consumo). L'unica novità è la definizione di criteri di commisurazione dei futuri risarcimenti individuali. Se si considera l'ulteriore svolgimento del processo collettivo, successivo alla pronuncia della "sentenza di condanna" si ha l'impressione che per il consumatore le cose vadano complicandosi. L'effetto della procedura conciliativa, rimessa alla Camera di conciliazione (comma 7), sui tempi del giudizio - magari in pendenza di impugnazioni dall'esito incerto-non è dato prevedere. Come, del resto, nulla può pronosticarsi sulla buona volontà dei singoli danneggiati di aderire alla gran conciliazione camerale (comma 7) anziché procedere a un giudizio individuale di condanna per proprio conto (comma 8). Non si capisce, poi, se l'iniziativa individuale sia o no preclusa in pendenza della procedura conciliativa collettiva, né quale sia la sorte dell'azione individuale di condanna ove la condanna collettiva, nel frattempo, risulti riformata o annullata in sede di gravame. Non si comprende, infine, a che serva l'esperibilità di un procedimento ingiuntivo da parte del consumatore munito della "sentenza di condanna di cui al comma 4,unitamente all'accertamento della qualità di creditore ai sensi dei commi 7 e 8", posto che in sede di conciliazione camerale o di azione individuale si dovrebbe pur giungere anche a un vero e proprio titolo esecutivo individuale. Chi ha già un titolo esecutivo verbale conciliativo o sentenza che siano- non ha bisogno di procurarsene un altro in via monitoria. O forse quel verbale e quella seconda sentenza individuale non sono ancora titoli esecutivi. Ma allora quale sarebbe la semplificazione a vantaggio del danneggiato se questo, invece di ricorrere direttamente al giudice in via individuale, deve attendere il compimento di tre distinti procedimenti (fase collettiva contenziosa con i relativi appelli, fase collettiva camerale, rito monitorio con i possibili procedimenti nei tre gradi di giudizio) per ottenere il sospirato titolo esecutivo? LA SOLUZIONE ITALIANA La Finanziaria estende in modo inadeguato il modello processuale che è stato previsto nel Codice del consumo IL PARADOSSO Il percorso delineato potrebbe rendere ancora più difficile il risarcimento per i danni agli utenti.


La versione del Senato (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag: 23 autore: Le correzioni La versione del Senato Propongono l'azione di risarcimento danni le 16 associazioni dei consumatori che fanno parte del Consiglio nazionale consumatori e utenti (sono previste possibili integrazioni a questo elenco) Si può fare la richiesta quando si tratta di contratti per adesione, pratiche commerciali e atti extracontrattuali illeciti, comportamenti anticoncorrenziali L'azione è proposta davanti al tribunale del luogo in cui ha la residenza la società o l'impresa chiamata in causa e interrompe la prescrizione Nella sentenza di condanna, il giudice non decide immediatamente quanto è dovuto a ogni singolo consumatore: fissa solo i criteri generali in base a cui definirà la somma.L'impresa che perde la causa deve, a sue spese, informare della condanna la collettività La seconda fase si svolge in Camera di conciliazione, dove si stabilisce la cifra da corrispondere al singolo consumatore.


Che brutta lotta di class (action) (sezione: Class action)

( da "Panorama" del 26-11-2007)

 

Che brutta lotta di class (action) ALESSANDRO DE NICOLA* concorrenza/2 Il Senato ha approvato una legge che introduce in Italia le azioni collettive. Ecco perché la Camera dovrà cambiarla. Il Senato ha approvato insieme alla Finanziaria il disegno di legge che introduce la class action. Un evento storico, visto che da molti anni in Italia si discute se e come consentire le azioni collettive a tutela dei consumatori, sulla falsariga di quelle americane, immortalate in innumerevoli film interpretati da star come Julia Roberts e John Travolta. Il percorso, del resto, è stato intrapreso già da molti paesi europei e quindi non c'è da stupirsi se anche il nostro legislatore si sia mosso. Il problema è che, secondo alcuni, ne è venuto fuori un "indigeribile pasticcio", al punto che non manca chi spera, come la Confindustria guidata da Luca Cordero di Montezemolo, che la Camera ci ripensi. Ma cos'è la class action? E perché non piace nella formula adottata in Italia? Le azioni collettive consentono a tutti coloro che appartengono a una certa categoria di persone danneggiate (dagli utenti di un servizio pubblico agli azionisti di una società) di farsi difendere da un singolo rappresentante. In genere negli Stati Uniti prendono l'iniziativa gli avvocati. Il meccanismo è possibile perché in America esistono le "contingency fees" e gli accordi "no win-no pay", in base ai quali percentuali rilevanti (fino al 30 per cento) di quanto recuperato va ai procuratori, che però, se perdono, non incassano un dollaro. Peccato che un simile congegno abbia sollevato molti problemi. Il primo è che vengono spesso iniziate cause non meritorie da parte degli avvocati che sperano di transare con le imprese portandosi a casa una lauta parcella, lasciando le briciole ai clienti i quali, essendo tanti e dispersi, non possono controllare quel che fanno i loro difensori. Inoltre, un meccanismo nato in parte per ridurre i costi della giustizia (invece che fare mille piccole cause ne inizio una sola per mille attori riuniti), è accusato di avere aumentato l'intasamento dei tribunali e i costi assicurativi per le aziende. La normativa uscita dal Senato, invece di predisporre meccanismi per ridurre questi difetti, li ha esacerbati. Per esempio, ha concesso solo alle associazioni dei consumatori il diritto di intraprendere le azioni giudiziarie, alimentando il pericolo di opportunismo, visto che gli avvocati americani, se sbagliano, ci rimettono di tasca loro (John Travolta, nel film Civil action, finisce in rovina). Invece gli individui che compongono le associazioni dei consumatori (che spesso godono di sussidi governativi) anche se sconfitti non corrono il rischio di pagare di tasca propria. Inoltre viene considerato negativo il fatto che il tentativo di conciliazione debba avvenire dopo la sentenza di condanna (e non prima), fallito il quale bisognerà procedere individualmente con un'azione singola per vedersi riconosciuta l'appartenenza alla categoria (con costi e tempi lunghissimi). Insomma, le incongruenze sono molteplici ed è un peccato: c'era l'occasione per dotarsi di una normativa efficiente mentre i difetti della proposta sono tali che o avremo una legge dannosa oppure dovremo aspettare ancora molto tempo prima che veda la luce.


Finanziaria 2008: ecco la class action (sezione: Class action)

( da "Denaro, Il" del 26-11-2007)

 

Soldi & Imprese Europa & Imprese Finanziaria 2008: ecco la class action di Sara Gobbato Il Natale 2007 potrebbe portare in dono ai consumatori italiani un nuovo istituto processuale a lungo atteso: la class action o "azione collettiva risarcitoria". Dopo anni di discussioni e mentre un disegno di legge ad hoc giace in Parlamento, è infatti in corso di approvazione un emendamento alla legge Finanziaria 2008 che, se effettivamente varato, introdurrà il nuovo art. 140-bis del Codice del consumo (Dlgs. 206/2005), recante la disciplina dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Il testo in discussione prevede che l'azione collettiva possa essere promossa da parte delle associazioni dei consumatori iscritte nell'elenco delle associazioni rappresentative a livello nazionale, istituito presso il Ministero delle attività produttive ai sensi dell'articolo 137 del Dlgs 206/2005. L'azione collettiva si aggiungerà agli strumenti processuali già disponibili: la proposizione della class action non escluderà, infatti, il diritto del singolo cittadino di agire in giudizio in forma individuale. L'azione potrà essere finalizzata all'ottenimento di una condanna al risarcimento dei danni ed alla restituzione delle somme, dovuti in conseguenza di illeciti commessi nell'ambito di contratti per adesione, di illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali "messi in atto dalle società fornitrici di beni e servizi nazionali e locali, sempre che ledano i diritti di una pluralità di consumatori o di utenti". La specificazione dei soggetti legittimati a promuovere l'azione collettiva viene demandata ad un successivo decreto del Ministro della Giustizia. La proposizione dell'azione collettiva produrrà effetti interruttivi della prescrizione "anche con riferimento ai diritti di tutti i singoli consumatori o utenti conseguenti al medesimo fatto o violazione". Con la sentenza di condanna, il giudice determinerà i criteri per la liquidazione dell'importo dovuto. La sentenza costituirà titolo esecutivo, mentre la definizione del giudizio renderà improcedibile ogni altra azione collettiva ai sensi dell'art. 140-bis, nei confronti dei medesimi soggetti e per le medesime fattispecie coperte dalla sentenza. Intervenuta la pronuncia di condanna, potrà essere costituita presso il tribunale una "Camera di Conciliazione", alla quale tutti i cittadini interessati potranno ricorrere per la quantificazione degli importi da liquidare in loro favore. Viene previsto che il compenso dei difensori del promotore della azione collettiva non possa superare, in ogni caso, l'importo massimo del 10% del valore della controversia. La class action rappresenta uno degli strumenti processuali che, ormai da anni, la Commissione europea auspica vengano introdotti in tutti gli Stati membri dell'Ue, al fine di garantire l'effettiva tutela dei consumatori per danni derivanti dalla violazione delle regole di concorrenza (private enforcement). Il testo in discussione deve, quindi, essere sicuramente accolto con favore, in quanto corrisponde alle indicazioni rese in materia dall'Unione europea, già applicate o in corso di applicazione da parte di altri Stati membri. La disciplina dell'"azione collettiva all'italiana", tuttavia, lascia aperti alcuni problemi, stigmatizzati in particolare da Confindustria. Il primo problema riguarda la definizione dei soggetti legittimati ad agire che, allo stato, non è ritenuta sufficientemente chiara. Ulteriore punto critico è rappresentato dalla potenziale "proliferazione" di più azioni collettive sulla stessa materia, con un conseguente eventuale contrasto di giudicati che non potrebbe essere evitato dall'attuale disciplina italiana della litispendenza. Altrettanto dubbia è ritenuta l'efficacia dei generali meccanismi processuali vigenti in tema di continenza e connessione di cause, ritenuti troppo deboli per consentire il simultaneus processus delle controversie che richiederebbero un'opportuna trattazione congiunta. Una soluzione per tali problemi, o quantomeno il loro ridimensionamento, potrebbe derivare dall'idea lanciata dal presidente dell'Antitrust Catricalà, il quale suggerisce un'iniziale applicazione "in prova" della class action, limitata a specifiche materie (ad esempio, sanità e risparmio). Muovendosi su questa linea, si ritiene che potrebbe rivelarsi particolarmente proficua una prima applicazione dell'"azione collettiva" (anziché in materie specifiche) in via trasversale, alle violazioni delle regole di concorrenza (intese fra imprese ed abusi di posizione dominante). Applicando la class action a queste fattispecie, sarebbe infatti possibile trarre vantaggio dall'esperienza già maturata, nella prassi, nell'area del private enforcement, in linea con quanto auspicato dalla Commissione europea. sara.gobbato@grimaldieassociati.com 24-11-2007.


[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA Il governo adopererà la mannaia della fiducia per far appr (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 26-11-2007)

 

Ovare dalla Camera il collegato sul Welfare in una versione accettabile da Confindustria e dai senatori liberaldemocratici di Lamberto Dini. Dopo una domenica di fittissimi contatti con i partiti e le forze sociali, la decisione è stata presa: bisogna smussare il testo votato dalla commissione Lavoro di Montecitorio. L'ultimo interrogativo - che dovrebbe essere sciolto oggi in una nuova serie di contatti informali telefonici - è se la fiducia sarà posta su di un maxiemendamento che ripristinerà integralmente il testo del collegato a suo tempo presentato dal governo dopo gli ultimi incontri con sindacati e imprenditori (un articolato considerato "fedele" rispetto al protocollo firmato a luglio). Oppure, se si deciderà di rispettare (almeno in parte) il lavoro di modifica svolto dai deputati. Se così sarà il maxiemendamento integrerà - con una eccezione - tutte le modifiche già approvate su lavori usuranti, job on call, abolizione dello staff leasing, e il chiarimento che specifica che i 36 mesi di durata del primo contratto a tempo determinato possono anche essere interrotti più volte. Verrà tuttavia eliminata la clausola fortemente voluta da Rifondazione, Pdci e Sinistra Democratica, e osteggiata dagli industriali: quella che limita a soli 8 mesi la durata dell'eventuale proroga (ultima possibile) del contratto a termine per il lavoratore. Dunque, il pendolo per il momento si volge a "destra": la mediazione deve guardare soprattutto ai rapporti di forza politici al Senato, dove i senatori di Dini minacciano di non votare il provvedimento. Tra l'altro i tempi sono stretti: da oggi a Montecitorio comincia la discussione generale del "collegato" Welfare, entro giovedì deve arrivare il voto della Camera. A lavorare alla mediazione si è impegnato soprattutto il sottosegretario alla Presidenza Enrico Letta. Rispetto ad altre tribolate mediazioni, spiegano nei ministeri, stavolta il compito è insieme più facile e più difficile. Più facile, perché meno intricata e "di peso" è la materia del contendere: le correzioni approvate dai deputati, a ben vedere, sono nel merito decisamente marginali o di modesto impatto. Più difficile, perché sulla vicenda Welfare c'è un complicato intreccio tra politica - la dinamica tra la sinistra radicale e i senatori di Lamberto Dini - ed economia, con l'ira di Confindustria per il via libera alla norma sulla "class="term">class class="term">action", che è una delle poste in gioco in questa partita. Per non parlare dello scontro tra la volontà delle parti sociali di non farsi scavalcare dal Parlamento, di cui pure a parole accettano la "sovranità", e la voglia dei deputati (compresi quelli non certo ultrasinistri, come il relatore Pd Emilio Delbono) di affermare il loro primato di legislatori. Uno scontro "istituzionale" che, con un po' di malizia, ieri ha rilanciato Fausto Bertinotti, dichiaratosi "fautore del sistema parlamentare". I contatti di questo week end sembrano lasciare pochi margini di azione al lavoro dei pontieri. Dunque, le opzioni sono soltanto due, come ha ricordato ieri a Saint-Vincent Walter Veltroni: "Se sarà possibile trovare - ha detto il leader Pd - un punto di equilibrio tra il testo originale del protocollo e qualche modifica che non ne cambi l'ispirazione e tenga conto anche del dibattito parlamentare, tenendo unita la maggioranza per poterlo approvare, benissimo. Se questa strada non è praticabile, il riferimento non può che essere a ciò che è stato votato da cinque milioni di lavoratori e sottoscritto dalle parti sociali". Ovvero, o si torna al testo iniziale (che va bene a tutte le parti sociali e ai diniani, ma scontenterà Rifondazione) oppure si cercherà di rispettare il lavoro dei deputati. Cancellando però il tetto degli 8 mesi per l'unica proroga al contratto a termine.


Vapriese vince a valanga e torna in terza posizione (sezione: Class action)

( da "Gazzetta della Martesana, La" del 26-11-2007)

 

La " banda moro" recupera terreno VAPRIESE VINCE A VALANGA E TORNA IN TERZA POSIZIONE VAPRIESE 4 COLOGNO CALCIO 1 VAPRIESE:Crea, Ferrillo, Mazzoleni, Balestri, Colletti (80' Zucchetti), Garini, Riva (75' Podio), Rimoldi A., Piazza (80' Bustrero), Cervi, Passoni. All: Moro. COLOGNO CALCIO:Restori, Bonavita, Villa, Arosio, Brizzolati, Rotundo (80' Tedesco), Corbelli, Abruzzese (60' Muratore), Brecino, Bigati, Beghi. All: Cazzinaghi. RETI:5' Cervi(V), 8' 20' Piazza(V), 48' Brecino(C), 53' Riva(V). ARBITRO:Sig. Brignore di Milano. VAPRIO - Straripante Vapriese quest' oggi che piega con un prepotente poker il Cologno Calcio. La prima mezz' ora di gioco si rivela infernale per gli ospiti che sono già sotto al 25' di ben tre gol. La prima marcatura la mette a tabellino al 5' Cervi, con un bel tiro dalla destra su passaggio preciso di Rimoldi A. Passano solo 3 minuti e la Vapriese raddoppia con Piazza che ribatte in rete un tiro di Riva che precedentemente era finito sul palo. Incrementa il bottino la squadra di Moro al 20' dove è ancora Piazza a rendersi protagonista, finalizzando una grande azione corale da parte di tutto l' 11 della Vapriese. Nella ripresa accorcia le distanze il Cologno al 3' con il gol di Brecino, che sfrutta una disattenzione della difesa di casa. Tempo di arrivare al 53' e la Vapriese sigla il poker, con una ribattuta in rete di Riva sul palo colto con un tiro da fuori di Garini. Articolo pubblicato il 26/11/07.


Consumatori in pressing per approvazione class action (sezione: Class action)

( da "Soldionline" del 26-11-2007)

 

Obblig./Risp.Gest. Consumatori in pressing per approvazione class action 15:19:57 La class action continua a far discutere: intanto una nota di Adiconsum informa che domani pomeriggio alle ore 15.00 le associazioni consumatori daranno vita unitariamente ad un presidio a Piazza Montecitorio per sollecitare i parlamentari ad approvare l'azione collettiva in Finanziaria, evitando qualsiasi rinvio che altro non significherebbe se non la sua cancellazione. "Molte sono le pressioni di questi giorni da parte delle imprese" si legge nella nota in cui le associazioni ribadiscono "che l'azione collettiva non è contro le imprese, ma contro le illegalità, i raggiri e le truffe che oggi restano impuniti". "Prive di senso e ingannevoli sono, quindi, molte delle affermazioni rese dal presidente di Confindustria" continua il comunicato, ricordando come l'azione collettiva esista già in numerosi Paesi dell'Unione Europea e non abbia provocato alcun disastro nelle imprese. "L'azione collettiva, anzi, rafforza la correttezza del mercato". Le associazioni consumatori evidenziano, inoltre, che non vi sono preclusioni alla proposta di un filtro per impedire azioni temerarie o pretestuose. Tale filtro, a parere delle associazioni, può essere recuperato anche nel regolamento attuativo. "Ciò che occorre impedire è che eventuali tentativi per migliorare il testo uscito dal Senato siano presi a pretesto per bocciare l'azione collettiva alla Camera o in seconda lettura al Senato". (l.s.) Links sponsorizzati.


FINANZIARIA: VENTURA, CLASS ACTION DA AGGIUSTARE. A STUDIO ROTTAMAZIONE (sezione: Class action)

( da "Asca" del 26-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 26 nov - Aggiustamenti alla class="term">class class="term">action, qualche miglioramento alle misure sulle comunita' montane, eventuale proroga degli incentivi per la rottamazione delle auto inquinanti. Questi, ha riferito il relatore Michele Ventura dopo una riunione di maggioranza, i temi che il governo e l'Unione intendono affrontare nell'iter della finanziaria alla Camera. La class="term">class class="term">action, ha assicurato Ventura ''restera' in finanziaria ma sara' perfezionata''. Altri interventi riguarderanno le norme sulla razionalizzazione delle comunita' montane. ''Apporteremo qualche modifica, ma manterremo i risparmi stabiliti''. Altro punto in discussione e' la proroga della rottamazione delle auto inquinanti ma la misura ''e' ancora in via di definizione''. lsa/mcc/ss.


L'allarme di Draghi subito scomparso dai giornali (sezione: Class action)

( da "Provincia di Como, La" del 26-11-2007)

 

Cara Provincia, in Italia in questi giorni abbiamo verificato che essere lavoratori, consumatori, piccoli imprenditori ed elettori, ossia la stragrande maggioranza della cittadinanza di questo stato, non è motivo sufficiente per interessare nella giusta direzione i politici e le loro leggi. Ma è motivo sufficiente per riuscire nel miracolo di mettere d'accordo (contro gli interessi dei cittadini) le anime più diverse della litigiosa arena istituzionale. La politica opera infatti in aperta simbiosi con le corporazioni più importanti: gli industriali, la finanza e i politici stessi (la casta) e questo grazie anche ad un mondo dell'informazione interessato alla manutenzione di un sistema da cui ottiene finanziamenti contribuendo alla distribuzione delle poltrone di nomina politica quanto condizionato dalla presenza nei cda di industriali e finanzieri. Ecco spiegato il motivo che lega due recenti fatti importanti di mancata cronaca o mancato approfondimento di cronaca: le parole del governatore Draghi che affronta il tema della crescita dal lato dei consumi (e non più solo in relazione alla competitività del sistema produttivo), la cui eco si è spenta in poche ore, e l'ennesima affossatura della leggina sulle azioni di tutela legale collettive (le class-action). Per quanto diverse e non coordinate le due iniziative avevano il comune interesse per il mercato ed erano volte a dare voce, volto e strumenti al disagio di una collettività mai opportunamente tutelata dai pubblici poteri. Il risultato invece certifica, se mai ce ne fosse bisogno, come sempre più profondo il solco tra la nostra democrazia alla mozzarella e quella degli altri paesi di punta del mondo economico occidentale (non più solo anglosassone). Paesi che a ragione guardano al nostro sempre più come ad un paese di serie B dove i grandi interessi dei pochi si permettono di gestire un'economia terziarizzata al 65% con gli occhi e le attenzioni esclusivamente rivolte al restante 35%. Il citato miracolo bipartisan è l'ennesimo di quelli cui noi italiani faremmo volentieri a meno nel tentativo di correggere le nostre anomalie attraverso una migliore disciplina di un mercato oggi eccessivamente deregolamentato al basso quanto protezionista in alto. Parole tanto significative quanto vuote in un sistema dove c'è chi scala il Corriere della Sera a debito e dove c'è chi vuole far considerare un affronto nazionale scalare il Corriere della Sera. Cordiali saluti Alberto Negrini Un bel tema, non c'è dubbio che tocca le basi stesse del nostro sistema. Ma crede che la "casta" (e gli altri?) sia davvero interessata ad approfondirlo?.


Class action: niente passi indietro. Abbiamo scritto al Governo (sezione: Class action)

( da "Altroconsumo.it" del 26-11-2007)

 

26-11-2007 L'azione collettiva risarcitoria approvata in Senato (comunemente definita class="term">class class="term">action, anche se è cosa diversa dalle class="term">class class="term">action americane) rappresenta a nostro avviso un passaggio storico per il consumerismo in Italia. Considerata l'importanza di questo strumento per la tutela dei consumatori nelle controversie di massa, in vista della discussione alla Camera riteniamo opportuno mettere da parte alcune riserve sul testo. In caso di modifiche o emendamenti, un ulteriore passaggio al Senato metterebbe a rischio l'approvazione di un provvedimento che rappresenta un passo avanti troppo importante per il nostro Paese. Per questo abbiamo scritto al ministro dello Sviluppo economico Bersani. La nuova normativa non introduce nuovi diritti dei consumatori, ma rende più facile esercitabili quelli già esistenti in caso di violazione, eliminando in parte la necessità di ricorrere a cause individuali, che possono essere particolarmente gravose, soprattutto in caso di controversie di basso valore economico. Ecco qualche esempio in cui potrà essere utilizzata l'azione collettiva risarcitoria: restituzione da parte della banca di una commissione illegittimamente addebitata sui conti correnti di migliaia di utenti; risarcimento dei danni causati ai risparmiatori da una frode finanziaria e da un prodotto difettoso, da una pratica commerciale sleale, da un comportamento anticoncorrenziale (per asempio un aumento di prezzo dovuto ad un cartello); rimborso del prezzo pagato e dei danni causati da disservizi come il black out energetico, i viaggi organizzati annullati, i voli cancellati. L'azione risarcitoria collettiva, molto diversa dalla class="term">class class="term">action americana, è già stata introdotta in diversi Paesi europei e non sarà uno strumento che mette a rischio aziende e lavoratori. Al contrario, permetterà finalmente ai consumatori di giocare un ruolo attivo e, affiancandosi alla vigilanza e al controllo da parte delle autorità pubbliche, renderà più efficiente il mercato e favorirà lo sviluppo economico.


Di BEATRICE BERTUCCIOLI - ROMA - VACILLA IL TRONO di Barbie. Sei (sezione: Class action)

( da "Nazione, La (Nazionale)" del 27-11-2007)

 

Di BEATRICE BERTUCCIOLI ? ROMA ? VACILLA IL TRONO di Barbie. Sei agguerritissime e fascinose fatine minacciano la sua supremazia nei cuori delle bambine. Sono le Winx: la principessa Bloom e le sue amiche Aisha, Stella, Flora, Tecna e Musa, sempre molto in tiro e trendy, lunghi capelli lisci e setosi, corpo flessuoso come un giunco, grandi occhi da cerbiatte. Le conoscono già bene le piccole spettatrici televisive che hanno decretato il successo delle tre serie televisive, e non solo in Italia. Infatti, in appena tre anni, le Winx sono sbarcate in centotrenta Paesi, affermandosi come un fenomeno mondiale: 78 episodi televisivi e poi tutto il merchandising collegato, dalle bambole agli accessori. E ORA, il grande salto. La scommessa che tiene con il fiato sospeso il loro "papà", il quarantaduenne marchigiano Iginio Straffi (nella foto piccola) e le centinaia di persone che ha radunato attorno a sé nella Rainbow, la sua società nata a Loreto e che ha poi stabilito il suo quartier generale a Roma. "Winx - Il segreto del regno perduto" (nella foto grande), prodotto e diretto da Straffi, sarà da venerdì prossimo in oltre seicento sale. Il primo lungometraggio di una saga destinata a continuare, costato una cifra da kolossal, 22 milioni di euro, di cui 2 milioni e mezzo messi da Rai Fiction. Straffi, la risposta italiana ai film d'animazione stranieri? "E' stato un grande sforzo per noi realizzare un lungometraggio che potesse competere con i film che arrivano dall'America e dal Giappone. La nostra è stata anche una lotta contro il tempo. Non volevamo saltare l'appuntamento del Natale 2007 e non è semplice riuscire a fare un film del genere in soli due anni. Ce l'abbiamo fatta perché partivamo da personaggi e scenografie già definiti nelle serie televisive. E' il primo film, speriamo di fare meglio nel prossimo, ma noi siamo già soddisfatti perché riteniamo che il film sia all'altezza delle produzioni hollywoodiane. Il nostro obiettivo è raggiungere i primi della classe, ovvero la Pixar, che è a un altro livello anche rispetto alla Dreamworks". Un film rivolto soprattutto alle bambine? "No, abbiamo cercato di fare un film per tutti. Un film che piaccia ai bambini ma che non sia una punizione per i genitori. Dagli Stati Uniti arrivano solo commedie, spesso con animali, perfino con macchine che hanno occhi e bocca e tutti le vanno a vedere. Delle Winx, invece, si dirà magari che è un film solo per bambine piccole. In realtà noi abbiamo voluto sperimentare un genere nuovo, un fantasy-class="term">action-romance". Vi aspettavate il grande successo ottenuto dalle serie tv? "Abbiamo sempre puntato alla qualità e, girando il mondo e guardando quello che fanno gli altri, cerchiamo sempre di migliorarci, di affinare il prodotto. Ma il successo delle Winx è andato oltre le nostre aspettative. Hanno surclassato personaggi come Spider-Man e Winnie the Pooh. Solo nei Paesi di lingua inglese non hanno sfondato come in tutto il resto d'Europa e in Asia. Abbiamo pensato che forse dipende dal fatto che le bambine americane, abituate a vestirsi più da maschiaccio, non si riconoscono nelle elegnati e aggraziate fatine". Pensate di modificarle per andare incontro ai loro gusti? "Assolutamente no. Sono già in cantiere il secondo lungometraggio e la quarta serie televisiva, ma le Winx restano così, perché rappresentano un'alternativa al modello americano. E comunque gli ascolti avuti su Fox e Cartoon Network non sono stati niente male". Le Winx sembrano quasi delle mini top model. Nessuna riserva nel proporle come modello a chi non è forse ancora nemmeno un'adolescente? "Il loro look fashion ci è servito per fare colpo sulle bambine. Ma quello è soltanto l'involucro. Ciò che conta è il loro messaggio: un messaggio positivo, che esalta il valore dell'amicizia, della solidarietà e dell'onestà. Che incoraggia a credere in se stessi e nella possibilità, aiutati dalle persone care, di realizzare i propri sogni". - -->.


L'invasione di campo che parte dal virtuale (sezione: Class action)

( da "Manifesto, Il" del 27-11-2007)

 

Né eslcusi né integrati, bensì giovani che trovano nell'intreccio tra vita dentro e fuori lo schermo il luogo dove inventarsi la propria identità L'invasione di campo che parte dal virtuale Il fenomeno ultras non è una manifestazione di marginalità sociale che ha nello stadio il suo terreno di scontro. Bensì è espressione di "masse mobili" che si aggregano attraverso l'osmosi tra Internet, telefoni cellulari e relazioni vis-à-vis Silvano Cacciari Nell'attuale versione inglese del videogioco Pro Evolution Soccer è stato eliminato un passaggio nella telecronaca che a lungo ha accompagnato i giocatori di quel mondo digitale. Nelle scorse edizioni John Chapman scandiva infatti che "ottantacinque minuti sono trascorsi sull'orologio". Frasi che in passato sono state elevate a oggetto di culto della Master League, il torneo più apprezzato nel mondo del calcio digitale. Eppure se c'è un segno del rovesciamento continuo della tirannia dell'orologio da indicatore del tempo lavorativo a indicatore della massima performatività ludica, sta proprio in questa frase di rito di Chapman. L'assenza di una comprensione attorno a questa indedita centralità del cronometro all'interno di una fenomenologia di una "relazione sociale" di tipo nuovo - i tornei di soccer in rete - condurrebbe all'incomprensione su ciò che sta accadendo nella ricezione collettiva del calcio, e quindi nel tifo. Ogni volta che si guarda ai processi di socializzazione occorre infatti tenere presente l'avvenuta integrazione tra i mondi "concreti" e i mondi sintetici e digitali. Un esempio viene sempre dai tornei di Pro Evolution Soccer, studiati da alcuni ricercatori della rivista on line nonché sito internet dedicato alla vita sugli spalti Senza Soste (www.senzasoste.it). Ciò che questi ricercatori hanno verificato è che gli incidenti reali che hanno inizialmente opposto le due tifoserie prima degli incidenti che hanno portato alla morte del commissiario di polizia Filippo Raciti erano accaduti a causa di alcuni "eventi" accaduti sullo schermo. Un episodio esemplificativo del fatto che nel mondo del calcio la produzione di "disordini" risponde a una "attitudine ultras" che va al di là della difesa di un territorio fisico simbolicamente perimetrato. Questo intreccio tra reale e virtuale disloca quindi su un terreno inedito la comprensione, ad esempio, delle strane alleanze tra tifoserie e della presenza di neofascisti nelle curve degli stadi. Un fattore che è sfuggito anche a quegli studiosi che hanno svolto un attenta ricostruzione dell'iconografia dei gruppi ultras, magari nella convinzione di trovarsi di fronte all'ultima generazione di ribelli senza causa in via di veloce liquidazione e senza possibilità di uscita. Per capire cosa sta succedendo nella percezione del calcio non bastano quindi più l'imprescindibile Alessandro Dal Lago della Descrizione di una battaglia, dove viene definita la cornice simbolica degli scontri tra tifoserie, o il "classico" di Franklin Foer Come il calcio spiega il mondo (Baldini Castoldi Dalai, nel quale lo studioso inglese legge le relazioni sociali tanto sul piano locale che planetario. A questi due libri va sicuramente aggiunto il testo di Edward Castronova sugli Universi Sintetici. Come le comunità on-line stanno cambiando la società e l'economia (Mondadori), dove viene analizzata l'integrazione tra l'economia e il legame sociale on-line e i rispettivi referenti off-line. Per Castronova, infatti, la sfera ludica digitale è immediatamente reale nell'economia. E questo vale tanto più nel calcio, perché il ludico digitale completa simbolicamente il soccer come narrazione unificante della società dopo la fine delle grandi narrazioni della società industriale. Tutto ciò non significa che siamo di fronte a una sublimazione del conflitto nelle società contemporanee attraverso la digitalizzazione nei videogiochi dei gruppi sociali. Semmai, l'integrazione tra "reale" e virtuale, come testimonia l'ottimo Semiotica dei videogiochi di Massimo Maietti (Unicopli), aiuta a spiegare l'emersione di improvvisi e violenti conflitti in nome della difesa di una identità e di uno spazio di azione che non sono più quelli definiti dalle narrazioni della società industriale, ma neanche dalla retorica sedimentata attorno all'affermarsi di una società post-industriale. Si tratta di identità "maturate" proprio nella percezione di un'osmosi tra lo spazio urbano e lo spazio digitale, osmosi che dà vita a nuovi comportamenti videoludici e, al tempo stesso, a tradizionali forme di riot urbani. Basta parlare con qualsiasi ultras per avere chiaro il fatto che spesso il riferimento simbolico al regime fascista di alcuni ha molto a che fare non il fascismo storico, ma con quanto viene prodotto dall'industria dei videogiochi. In questo contesto parlare quindi di comportamenti da banlieue per capire gli incidenti successivi alla tragica morte di Gabriele Sandri è adeguato alla realtà come completamente fuorviante. Adeguato nel momento in cui spiega che in Italia, come in Francia, la spaccatura simbolica verticale tra potere istituzionale e gruppi che si identificano in termini identitari di contropotere si dà nei momenti in cui accade un evento luttuoso pensato come un'ingiustizia da riparare tramite la rivolta urbana. Completamente fuorviante perché in Italia il calcio, il terreno su cui avviene questa frattura, non è affatto una periferia fisica, ma rappresenta piuttosto parte del tessuto connettivo dell'immaginario che rende possibile l'idea stessa di realtà nazionale. D'altronde, l'episodio della morte di Sandri, qualsiasi sia stata l'effettiva dinamica dei fatti, è completamente all'interno di questi fenomeni: l'assimilazione della morte giovane Dj romano al mondo ultras non avviene perché il fatto è accaduto all'interno o in prossimità dello stadio, ma perché i mezzi di informazione hanno trattato il "fatto di Arezzo" come appartenente al mondo delle curve. Nel momento in cui la vicenda dell'Autogrill è stata narrata dalle agenzie di stampa come conseguenza di scontri tra ultras, è scattata una vera e propria protesta che ha coinvolto centinaia di forum, siti Internet, blog, che è fuoriuscita dallo schermo ed è giunta, tramite i telefoni cellulari, ai tifosi in trasferta. Ciò che è stato "prodotto" nello spazio digitale ufficiale, cioè l'assimilazione tra il mondo ultras e il fatto di Arezzo, è così velocemente penetrato nel mondo digitale delle culture da stadio per finire infine nel mondo fuori dallo schemo, producendo la scossa tellurica della rivolta. Sottolineare il fatto che le curve sono "governate" dai gruppi fascisti rischia dunque di alimentare una una visione conservatrice di quando sta accadendo nella nostra società, nel senso che cerca di neutralizzare un fenomeno delimitandolo rigidamente. Più realisticamente, gli ultras che hanno dato vita agli scontri allo stadio di Bergamo e a Roma sono invece una declinazione italiana delle masse mobili studiati da Howard Rheingold nel suo libro dedicato Smart Mobs (Raffaello Cortina). Dunque, non il residuo marginale dei giovani raccontati da Pier Paolo Pasolini o le masse masse mobili giovanili come appaiono negli spot della Vodafone durante la promozione delle Summer Card, quanto gruppi che hanno deciso di agire collettivamente attraverso sms o telefonate al cellulare. La domenica della morte di Gabriele Sandri, la massa circolante di tifosi si è quindi fatta media, creando dunque un senso comune che ha finito per condizionare le versioni dei media mainstream delle rivolte di Bergamo e Roma. È altresì dubbio che il fenomeno ultras sia espressione di marginalità sociale. Se si leggesse meglio il profilo biografico del giovane ucciso a Arezzo si scoprirebbe che Gabriele Sandri era tutto fuorché un marginale. Anzi sembra più corrispondere alla silhouette di un esponente della creative class descritta dallo studioso statunitense Richard Florida: Dj, legato professionalmente alla sfera dell'intrattenimento di tutta la fascia di lavoro giovanile che con, differenti prospettive, cerca di entrare nei cicli del lavoro cognitivo. L'obiezione a questa analisi può ovviamente sostenere che queste "identità" sino espressione di fenomeni sociali certo complessi, ma tendenti comunque a logiche identitarie e neotribali. Obiezione scontata e autoconsolatoria se non si parte dall'assenza di un punto di vista di sinistra attorno alla dimensione delle politiche del tempo libero. Non bisogna certo scomodare le riflessione dello storico George Mosse per ricordare che già nell'Ottocento la politica di massa si è organizzata a partire anche dalle organizzazioni del cosiddetto tempo libero. Una politica radicale, e dunque di sinistra, deve assumere il fatto che il lavoro politico di oggi, pur nella assunzione formale della caduta delle barriere tra tempo di lavoro e tempo libero, non può che partire da questi elementi di realtà. Se va quindi cercato un un rapporto, in quella che è una versione tecnologicamente evoluta della società dello spettacolo, con la soggettività delle masse mobili, creative e cognitive bisogna dunque fare i conti con quelle citazioni che ricorrono continuamente negli articoli della Gazzetta dello Sport o nella trasmissione Controcampo che contribuiscono a formare un senso comune che certo non si trova su The Nation o su Micromega. In altri termini, bisogna fare i conti davvero con l'Idra, cioè con quel processo di formazione delle soggettivtà collettive che ha nell'integrazione tra "reale" e virtuale il suo asse principale. Altrimenti di ci si pone sul piano della marginalità sociale. Il fatto che sia arrivato a capirlo, per diventare presidente del consiglio, persino un ex cantante delle navi da crociera può essere di buon auspicio affinché lo comprendano formazioni collettive dotate di maggior spessore cognitivo.


Sarà il primo caso di "class action" ovvero l'azione collettiva contro un sogget (sezione: Class action)

( da "Messaggero, Il (Latina)" del 27-11-2007)

 

To fornitore di servizi e riguarderà Latina Ambiente. Ad annunciarlo, quando il sistema deve ancora essere approvato, è l'Adiconsum che "si attiverà per richiedere il rimborso del tributo provinciale riscosso e soppresso fin dall'aprile 2006". Lo annuncia il segretario provinciale Angelo Carcasole, il quale ha anche messo a punto un'analisi sull'ultimo bilancio della società mista. "In sostanza nel 2006 il Comune di Latina avrebbe dovuto dare alla società Latina Ambiente un importo di 14.401.880,49 e l'importo è pari al valore della delibera n. 44/2006 sulla Tia. E' possibile che il Comune di Latina non abbia versato alcun importo?" Non solo: "Le fatture nei confronti degli utenti le ha emesse la società Latina Ambiente ed essa stessa le ha riscosse, come fa a pretendere l'importo suddetto dal Comune di Latina quando è la stessa società che è stata incaricata per la riscossione ? E perché sono stati caricati come "crediti verso clienti" nei confronti del Comune di Latina e non nei confronti degli utenti?".


Un mutuo dal volto umano (sezione: Class action)

( da "Unita, L'" del 27-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Un mutuo dal volto umano Angelo De Mattia I l ministro dell'Economia Padoa-Schioppa, intervenendo nella trasmissione di Fabio Fazio domenica scorsa, non ha nascosto le difficoltà che il pagamento delle rate dei mutui per la casa sta provocando in non poche famiglie, e ha aggiunto che bisognerà ricercare qualche rimedio. In effetti, sulla portabilità dei mutui è arrivato il momento delle verifiche, anche da parte degli organi di controllo. Non si può stare sempre in una sorta di fase costituente. Le norme vi sono; occorre che si ponga mano "a elle", come diceva il Poeta. Una parte delle infinite questioni verbali che confondono e rendono assai complessa l'interpretazione delle leggi, come affermava Bacone, c'è già stata. Occorrerà avere la disponibilità di riscontri su come si comportano le singole banche. A tal fine, una sonda importante è costituita dalle associazioni degli utenti. Ma anche la stampa, a cominciare da questo giornale, può svolgere un ruolo fondamentale di monitoraggio, di inchiesta, di stimolo. Non bisognerà certo attendere il monito che verrà dalla class="term">class class="term">action per avere comportamenti virtuosi nei rapporti contrattuali: è normale che siano attuati sin d'ora. Non sono affatto poche le famiglie che vivono una situazione di forte disagio per avere contratto mutui a tassi variabili (anche se in una prima fase erano stati convenienti) mentre il costo di tali prestiti ha raggiunto a ottobre la punta più alta degli ultimi 5 anni, il 5,71%, come ha segnalato la stessa Associazione Bancaria: una situazione di disagio che, in qualche caso, è sfociata nei mesi scorsi anche in un tragico gesto estremo. Le spiegazioni, da parte dell'Assobancaria, dell'onerosità chiamano in causa l'aumento dei tassi ufficiali della Bce - ed è una spiegazione fondata - ma, come di consueto, omettono di considerare la quota, di circa un punto percentuale, che ormai strutturalmente rappresenta il maggior onere per questo tipo di finanziamenti rispetto a quello in media sostenuto presso le banche europee, una quota dovuta a minore efficienza, minore capacità competitiva, minore trasparenza, non ancora adeguata concorrenza, perduranti disequilibri nei rapporti contrattuali. Un'associazione, come l'Abi, che apprezzabilmente intende percorrere la strada della chiarezza e della visibilità (si veda l'iniziativa Patti Chiari), è bene che cammini senza remore, ammettendo anche ritardi e arretratezze e proponendosi di superarle. Questo vale senz'altro per il trasferimento dei mutui. Certo, un passo è stato fatto con la raccomandazione alle banche perché sia quella presso la quale si trasferisce il mutuo ad accollarsi i relativi oneri. Ma, per prevenire la giusta critica del presidente dell'Antitrust, il quale ha affermato che gli indirizzi uniformi non giovano alla concorrenza e che le leggi vanno ovviamente rispettate, l'Abi avrebbe fatto (e farebbe) molto meglio a limitarsi a ricordare alle associate la norma (del pacchetto Bersani) che prevede in sostanza la nullità dei patti relativi a costi diretti e indiretti della portabilità. Disponendo quest'ultima che il trasferimento avvenga senza oneri, ha innanzitutto l'intento di far sì che migliori il trattamento in termini di costi praticato dalla banca che ha concesso il mutuo, la quale, se ciò non accade, rischia di essere penalizzata con la perdita, ora più facile, del cliente. Proprio perché si tratta di una materia tormentata - e non era stata ancora raggiunta un'intesa con i notai per i compiti di loro spettanza, poi conseguita, ma in parte rimessa in discussione dai rilievi dell'Antitrust - non sono ancora molti i mutuatari che chiedono di trasferire il proprio mutuo. Ora però che si converge nel ritenere che senza oneri significa senza oneri, come voluto dalla norma, per conseguire i presupposti della portabilità occorre, oltre che risolvere una buona volta i problemi del rapporto con i notai, accrescere il livello di comparabilità delle condizioni offerte dalle diverse banche e promuovere, in favore della clientela, nuove forme di pubblicità in un contesto di sintesi e chiarezza espositiva, al di là degli effetti che potrebbero sopravvenire da una progettata previsione normativa in materia, ulteriormente rafforzata. È necessario, insomma, che anche in questo campo le banche capiscano che si gioca la loro immagine e che si compete pure sottraendo all'altra banca il cliente insoddisfatto. In ogni caso, nei confronti di quest'ultimo bisogna apprestare, soprattutto quando viene a trovarsi in difficoltà, assistenza e consulenza. Fa parte di quest'opera l'allungamento delle scadenze per il mutuatario in situazioni difficili senza che ciò comporti aggravi insostenibili. Certo, le banche amministrano denaro non proprio, ma dei risparmiatori, ai quali debbono corrispondere un rendimento che deriva dal pagamento delle rate di mutuo. Ma un'accorta gestione può consentire di dilazionare l'ammortamento senza pesanti conseguenze. Non è più il tempo della vecchia norma del credito fondiario, emanata quando mutui e "cartelle" erano strettamente connessi, per la quale il mancato pagamento di una sola rata attivava l'avvio dell'esecuzione immobiliare. Insomma, sui mutui le banche affrontano una prova dalla quale si può dedurre se effettivamente i fiumi di inchiostro versati circa la necessità di innovare nei rapporti con la clientela corrispondono a una precisa volontà di chiudere con il passato. Poi vi è la parte che spetta allo Stato. E sotto questo profilo, lo stanziamento recentemente previsto di 5 milioni per sostenere le famiglie in difficoltà nel far fronte all'ammortamento dei mutui è inadeguato, anche se apprezzabile per il principio che così si sancisce. Infine, è di grande rilievo migliorare l'educazione finanziaria dei cittadini. Si stanno svolgendo apprezzabili iniziative di promozione in questo campo. È un po' come quando nelle scuole medie inferiori e superiori, alla fine degli anni '50, si introdusse lo studio dell'educazione civica. È bene che si proceda con decisione. Ma questo impegno sarà tanto più significativo quanto più si dimostrerà, da parte delle banche, che vi sono sicuramente un ruolo e una responsabilità del cliente, quest'ultimante variamente articolata (potrebbe arrivare, per i risparmiatori, fino al "caveat emptor", al dovere di stare in guardia), ma vi sono ben più rilevanti, cruciali responsabilità alle quali le banche sono chiamate. Dal modo in cui vi fanno fronte si dedurrà se si potrà escludere che la scarsa educazione finanziaria sia vista come una attenuante di queste ultime responsabilità e non come impegno, di interesse generale, per la crescita della consapevolezza nell'amministrazione del denaro.


<Sarebbe stato necessario fare un ragionamento più approfondito e meno frettoloso> Troppi rischi per le società (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

 

Impresa Oggi Pagina 11032 I dubbi di Alberto Scanu, presidente di Confindustria della Sardegna Meridionale "Sarebbe stato necessario fare un ragionamento più approfondito e meno frettoloso" Troppi rischi per le società I dubbi di Alberto Scanu, presidente di Confindustria della Sardegna Meridionale "Non si capisce chi sarà leggittimato ad agire" --> "Non si capisce chi sarà leggittimato ad agire" Non è contrario alla class="term">class class="term">action. Ma Alberto Scanu, presidente di Confindustria della Sardegna Meridionale, ha una certezza: "Serve una maggiore definizione soprattutto dei soggetti legittimati ad agire". L'imprenditore cagliaritano è in linea con le dichiarazioni fatte dal presidente nazionale degli industriali, Luca Cordero di Montezemolo, sull'introduzione nell'ordinamento italiano della norma che consentirà ai consumatori di agire in giudizio collettivamente, condividendone, cioè, le spese processuali. Si è parlato di un testo rozzo, che cosa significa? "La norma non è definita, non si capisce nemmeno chi potrà esercitare queste azioni, non si capisce insomma quale sarà il livello di rappresentatività e questo secondo me è il problema principale perché crea molta incertezza. Tutte le aziende italiane saranno in sostanza sottoposte al rischio di subire un'azione aggressiva". Ma per tutelare lo stesso interesse avrebbero potuto ricorrere anche i singoli consumatori. "Certo, ma il singolo cittadino deve avere una legittimazione, un interesse specifico. Un consumatore che ha comprato un prodotto e questo gli arreca un danno, ad esempio, allora avrà giustamente la possibilità di andare in giudizio". Diverso con la class="term">class class="term">action? "Sì perché ora una qualsiasi associazione, di consumatori o ambientalista, chiunque insomma, potrebbe intentare un'azione legale contro un'azienda italiana per un ipotetico danno, con tutto ciò che ne consegue, anche potenziali danni d'immagine. Le aziende saranno ricattate da qualsiasi associazione che, chissà per quale finalità, magari solo ideologica, si inventi che un prodotto è dannoso. Pensiamo se qualche anti-americano un giorno dicesse che la Coca Cola fa male. Alla fine verrebbe accertata l'infondatezza dell'azione, ma quando il danno è già stato fatto". Si è parlato di danni incalcolabili. "Parliamo di danni di lungo periodo, di perdita di competitività. Con le lungaggini processuali ci vogliono anche tre o quattro anni, prima che si possa accertare l'esistenza o meno del danno". Ma non siete contrari alla class="term">class class="term">action in sé? "No. Anzi nel lungo periodo porterà più sicurezza nel mercato, gli imprenditori ne potranno trarre vantaggio, sarebbe una garanzia della correttezza e della trasparenza. Ma noi non la vogliamo come è stata ideata ora: vogliamo che venga disciplinata per bene soprattutto circa i soggetti legittimati". Senza si potrebbe ripetere il paradosso del crac Parmalat, con risparmiatori italiani e americani tutelati in diverso modo? "Certo, in quel caso avrebbe avuto un senso avere anche qui una simile azione. Dovremmo partire da ipotesi come quella per capire come definirla meglio". I correttivi sono stati annunciati, saranno sufficienti? "Per applicarla sarà necessario un decreto di attuazione, speriamo che nelle diatribe sulle modalità di emanazione si riesca a rinviare il problema in modo tale da aver il tempo di discuterne o definirne maggiormente i contorni. Sarebbe stato fondamentale fare un ragionamento più approfondito e meno frettoloso. La norma comunque non doveva essere inserita in Finanziaria. Sembra ormai diventato uno sport nazionale, e in parte anche regionale, quello di introdurre norme intruse in un provvedimento legislativo finanziario, di rapida applicazione, ma che non consente di fare chiarezza su aspetti importanti delle discipline". ( an. ber. ).


Arriva la class action, imprese sarde in allarme (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

 

Impresa Oggi Pagina 11033 Arriva la class="term">class class="term">action, imprese sarde in allarme Via alle azioni collettive risarcitorie per i cittadini Ma le aziende temono abusi e danni economici --> Via alle azioni collettive risarcitorie per i cittadini Ma le aziende temono abusi e danni economici Sarà il paladino dei consumatori e dei risparmiatori. Si chiama class="term">class class="term">action (azione collettiva risarcitoria) ed è il nuovo istituto giuridico per chi è vittima di illeciti da parte delle aziende. Una novità importante nell'ordinamento italiano, ma che già fa discutere. Dopo il sì al Senato, il provvedimento - inserito nella Finanziaria 2008 - ha scatenato le reazioni delle imprese. Il leader degli industriali, Luca Cordero di Montezemolo, ha avuto parole dure: "È una misura rozza e sbagliata, che creerà grandissimi problemi alle società e ai lavoratori". All'opposto, la norma è stata salutata con favore dalla maggior parte delle associazioni dei consumatori. Cittadinanzattiva e Altroconsumo gioiscono. Sorride anche l'Adusbef che parla di svolta per "i bidonati delle banche". Le uniche critiche arrivano dal Codacons e dell'Aduc: "L'intervento", spiegano, "non comprende il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti". In ogni caso, oggi alle 15, tutte le organizzazioni dei consumatori daranno vita a un presidio a Piazza Montecitorio, per sollecitare i parlamentari ad approvare l'azione collettiva in Finanziaria, "evitando qualsiasi rinvio che altro non significherebbe se non la sua cancellazione". CLASS ACTION Problemi causati da farmaci pericolosi o da fumo, viaggi truffa, illeciti finanziari e impatti ambientali. Sono tanti i casi in cui i consumatori danneggiati da "un'azienda di beni e servizi" potranno unire le forze, sopportare costi minori (una parte della parcella degli avvocati sarà pagata dalla società condannata: il tetto fissato è il 10% del valore collettivo del risarcimento) e intentare un'azione collettiva. In altre parole, con la class="term">class class="term">action, si riducono i costi, i tempi e gli impegni a carico del singolo cittadino, che demanda la causa a una delle associazioni dei consumatori riconosciute dal Governo (al momento sono quelle iscritte al Cncu, il Consiglio nazionale consumatori e utenti). In base alle segnalazioni ricevute da un certo numero di consumatori, l'associazione potrà avviare un'azione legale. La causa avrà luogo nella città sede dell'azienda denunciata. Il Tribunale civile stabilirà se l'impresa è colpevole o no: se ne accerterà la colpevolezza, fisserà anche le modalità per stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso a ogni cittadino. Il passaggio seguente è la Camera di Conciliazione, istituita presso il Tribunale che si occupa della causa, nella quale i difensori delle vittime e la società cercheranno un accordo sui rimborsi individuali. La cifra non sarà uguale per tutti. Se uno dei ricorrenti non si riterrà soddisfatto dell'importo potrà proseguire da solo la via giudiziaria, forte comunque della sentenza ottenuta. La class="term">class class="term">action, in sostanza, non va a sostituire l'azione legale singola, ma va ad aggiungersi a questa. Oggi la norma prevede la possibilità di rivolgersi solo alle associazioni del Cncu: tuttavia non è escluso che, attraverso regolamenti, venga estesa ad altri rappresentanti di interessi collettivi. Il tutto dipenderà dalle modifiche applicate al testo nel passaggio alla Camera. I TIMORI Le imprese, però, sono preoccupate. E secondo Cesare Cavallini, ordinario di Diritto processuale civile all'Università Bocconi di Milano, i timori sono fondati. "Un abuso del sistema", spiega, "porterebbe danni dal punto di vista dell'economia, della produzione e della vita delle aziende". La norma non parla di controlli. "C'è il rischio che un accesso indiscriminato alla class="term">class class="term">action, cioè non preventivamente valutato da un giudice, porti a un'esposizione dell'azienda, in termini di pubblicità negativa, tale da innescare una perdita di fiducia del credito e una possibile uscita dal mercato". Con la condanna di primo grado il giudice determina i criteri per liquidare il danno. "Ma se venisse riformulata questa prima sentenza e i consumatori avessero già ottenuto i risarcimenti", si chiede Cavallini, "l'azienda sarebbe in grado di recuperare ciò che ha perso?". LANFRANCO OLIVIERI.


Azione collettiva, un modello all'italiana (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

 

Lavoro e Opportunità Pagina 11031 Le novità contenute nella Finanziaria Azione collettiva, un modello all'italiana Le novità contenute nella Finanziaria di Vincenzo Ricciuto * --> di Vincenzo Ricciuto * Che si tratti di liberalizzazioni e privatizzazioni, concorrenza e mercato, imprese e consumatori, i grandi fenomeni economici e giuridici disciplinati in altri ordinamenti trovano sempre da noi una soluzione casereccia, qualcuno (Montezemolo) ha detto "alla matriciana". Oggi è la volta della class="term">class class="term">action, figura di derivazione nordamericana che indica la tutela giudiziale di interessi collettivi rispetto a illeciti compiuti da Enti, società, aziende a danno, appunto, di una massa di consumatori (acquirenti di beni e servizi, risparmiatori). E che serve proprio a porre rimedio a una ingiustizia sociale: spesso, per i costi della giustizia il singolo consumatore è costretto a rinunciare ad agire contro queste imprese autrici di illeciti (caso Parmalat), senza ottenere il risarcimento dei danni. La class="term">class class="term">action serve proprio a consentire a intere categorie di consumatori di ricevere tutela risarcitoria, senza che ognuno di essi debba agire individualmente, debole rispetto alla forza della grande impresa. Nei giorni scorsi, il Senato ha approvato la legge finanziaria (che dovrà ora passare alla Camera) e all'interno di questa l'azione collettiva risarcitoria (la nostra class="term">class class="term">action, appunto). Ma l'impianto normativo adottato fa confusione tra situazioni diverse per natura e origine, accorda forme di tutela, di fatto, indiscriminatamente, senza distinzione tra la gravità dei diversi illeciti e la portata economica e sociale delle pretese risarcitorie, finendo per stravolgere l'istituto. Nella norma approvata dal Senato tutte le cause collettive sono trattate allo stesso modo. Non si distingue tra "piccole liti" (small claims) e grandi processi (Cirio, Parmalat). E invece sarà necessario che in sede di definitiva approvazione della normativa, per le "piccole liti" sia previsto un filtro molto rigoroso per evitare che pretese risarcitorie frivole o ricattatorie o che minuscoli danni (risarcimento per il ritardo dei treni o per il black-out elettrico) finiscano per creare gravi problemi al funzionamento di servizi essenziali per il Paese. Cosa che accadrebbe se queste imprese fossero condannate, come prevede la norma, sulla base di un giudizio preliminare di mera fondatezza della domanda giudiziale. Semmai, per le "piccole liti" occorrerebbe prevedere forme rapide e semplificate, incentivando i meccanismi di conciliazione delle liti. La norma poi stravolge la logica giuridica processuale laddove prevede una fase di conciliazione dopo la sentenza di primo grado di accertamento della responsabilità dell'impresa per determinare il quantum risarcitorio, mentre nell'esperienza comune la conciliazione serve a prevenire le liti, altrimenti non si deve parlare di camera di conciliazione ma di "camera di transazione". E se da un lato deve lamentarsi la restrizione del novero dei soggetti legittimati ad agire collettivamente (perché non anche categorie di professionisti?), non si coglie nella normativa nessuno sforzo di bilanciamento degli interessi delle imprese e dei consumatori, creando un minestrone che scontenta tutti. * Docente di Diritto privato Università di Sassari.


<Si avrà uno snellimento delle pratiche, il numero delle cause andrà a ridursi e scenderanno anche i costi per lo Stato> <La norma difende le aziende serie> (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

 

Impresa Oggi Pagina 11032 "Si avrà uno snellimento delle pratiche, il numero delle cause andrà a ridursi e scenderanno anche i costi per lo Stato" "La norma difende le aziende serie" L'Adiconsum: provvedimento equilibrato che non soddisfa soltanto i consumatori --> L'Adiconsum: provvedimento equilibrato che non soddisfa soltanto i consumatori Non cambierebbe una virgola di quella che ritiene una "normativa opportuna sotto tutti i punti di vista". Giorgio Vargiu, segretario di Adiconsum Sardegna, esprime soddisfazione per il via libera in Senato alla class="term">class class="term">action. L'allargamento della platea dei soggetti autorizzati ad avviare azioni collettive "implica una serie lunghissima di vantaggi, anche per coloro che hanno accolto la votazione con le polemiche". Provvidenziale, dunque, l'errore palesato in aula da un senatore di Forza Italia, ago di una bilancia che ha determinato una prima vittoria per i consumatori? "Certamente, sempre che si sia trattato di una reale svista. Non è da escludere che sia stato un errore voluto. Comunque, aldilà della provvidenza, si è compiuto un passo avanti importantissimo. Sempre che si riesca a portare a casa la norma: non possiamo ancora esultare definitivamente ma solo accogliere con grande favore il voto al Senato". Non tutte le associazioni dei consumatori la pensano così: Codacons ha detto a chiare lettere che "il Senato ha approvato un pastrocchio". "Non condividiamo la posizione del Codacons. Con la nuova class="term">class class="term">action si avrà al contrario uno snellimento delle pratiche. Il numero delle cause sarà certamente destinato a ridursi, con la conseguenza di costi inferiori per lo Stato. Verrà innescato, così, una sorta di circolo virtuoso". Nulla da rivedere, nemmeno da correggere con qualche leggera limatura? "Il mio sincero parere? No, siamo davvero soddisfatti. È stato fatto un ottimo lavoro e siamo certi che uno dei risultati sarà un effetto generale di deterrenza". Lo stesso ministro Bersani non ha nascosto la necessità di una revisione. "Noi siamo convinti invece che rappresenti il giusto equilibrio tra misure troppo strette, pensiamo alla posizione di Codacons, oppure troppo larghe, come avrebbe preferito Confindustria". Che ha parlato di "atto di grave ostilità verso le imprese": la reazione di Luca Cordero di Montezemolo è stata molto dura. "Il presidente di Confindustria, in questo modo, non sta tutelando le imprese. La realtà è che la norma difende le aziende serie e scoraggia la concorrenza sleale, perché esercita un'azione deterrente verso quelle aziende che, al contrario, non rispettano le regole. Si è sempre parlato di responsabilità sociale delle imprese: perché non si rimette in gioco questo vecchio proposito? Sarebbe l'occasione giusta". Quando si sarebbe rivelata particolarmente utile una norma come quella approvata dal Senato? "Nel periodo degli addebiti ingiustificati presenti nelle tasse dell'Enel, circa due anni fa, o durante gli scandali finanziari Cirio e Parmalat. Per non parlare del settore assicurativo e le polizze pensionistiche. Anziché guadagnarci i clienti non riuscivano neppure a recuperare il capitale che avevano versato. E il problema è ancora attuale". Ipotizziamo una class="term">class class="term">action da avviare, ora, in Sardegna. Chi si mobiliterebbe e, soprattutto, quali sarebbero gli eventuali bersagli di un'azione collettiva dei consumatori. "Costi illegittimi dei servizi di Abbanoa, per citare un esempio. Ma anche viaggi organizzati. I primi credo che sarebbero comunque i diportisti del porto di Oristano, che devono fare i conti con l'aumento illegittimo delle tariffe". MARIANGELA LAMPIS.


<Saranno le attività poco chiare in campo ambientale a essere messe sotto la lente con più facilità> <Niente sconti per i disonesti> (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

 

Impresa Oggi Pagina 11033 Parla Iosto Puddu (Api sarda) "Saranno le attività poco chiare in campo ambientale a essere messe sotto la lente con più facilità" "Niente sconti per i disonesti" Parla Iosto Puddu (Api sarda) --> "Le imprese che operano bene, mettendo al centro il cliente, non hanno nulla da temere dalla class="term">class class="term">action: a patto di non trovarsi di fronte ad azioni speculative che ledano l'immagine e il posizionamento dell'azienda sul mercato". Iosto Puddu, presidente dell'Api sarda, mostra fiducia nella norma sulle azioni collettive risarcitorie. D'altronde, "gli effetti sulle Pmi sarde", precisa, "saranno probabilmente ridotti per ragioni anche strutturali: infatti, una parte importante delle imprese dell'isola vende i beni e servizi ad altre imprese e non ai cittadini consumatori". Saranno semmai, continua Puddu, "le pratiche poco chiare di alcuni operatori in materia ambientale, per esempio, a essere messe sotto la lente con più facilità dai consumatori". Ci penserà poi il mercato. Il leader dell'Api spiega che gli interessi in gioco sono quelli dei consumatori e delle aziende, "e queste ultime, evidentemente, saranno spinte a una maggiore efficienza, efficacia e quindi trasparenza". LE TUTELE La critica principale alla norma, però, riguarda l'assenza di tutela delle imprese da azioni strumentali. "Se per esempio l'azione collettiva risarcitoria si rivelasse dolosamente infondata, andrebbe prevista la responsabilità in misura molto pesante anche delle associazioni dei consumatori e di tutti quei soggetti che l'hanno attivata". La legge, secondo Puddu, andrebbe migliorata ed "è un peccato che non sia già stata predisposta in modo tecnicamente compiuto". Da questo punto di vista, conclude, "l'affermazione repentina di vari ministri circa la sua migliorabilità lascia intendere che si ha coscienza di aver introdotto una nuova legge lacunosa". ( lan. ol. ).


<La norma è inefficace> (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-11-2007)

 

Impresa Oggi Pagina 11033 Le reazioni Confcommercio e Confartigianato criticano il provvedimento "La norma è inefficace" Le reazioni. Confcommercio e Confartigianato criticano il provvedimento Confcooperative: "Minata la competitività" --> Confcooperative: "Minata la competitività" "No alla caccia alle streghe, sì alla chiarezza nei rapporti tra consumatori e aziende". Gavino Sini, presidente dell'Unione regionale di Confcommercio, è favorevole a una class="term">class class="term">action "che spinga il mercato verso la trasparenza". Ma i dubbi non mancano. "Dobbiamo copiare intelligentemente dagli altri Paesi: temo però che la bozza uscita dal Senato sia inefficace coi grandi e dannosa per i piccoli". CONFARTIGIANATO Va nella stessa direzione il commento di Giorgio Guerrini, numero uno della Confartigianato. "È necessario prevedere correttivi affinché la class="term">class class="term">action costituisca un'opportunità di innovazione e di orientamento virtuoso ed eticamente responsabile dell'intero sistema produttivo". Il leader dell'organizzazione artigiana, inoltre, giudica "singolare l'introduzione di questa norma nella Finanziaria", anche perché "la sua attuale formulazione legittima ad agire soltanto alcuni soggetti, ne complica inutilmente l'applicazione e rischia di creare effetti distorsivi, compromettendo l'efficacia di uno strumento già da tempo utilizzato in altre nazioni, per rafforzare la concorrenza e per tutelare gli interessi collettivi di imprese e consumatori". CONFCOOPERATIVE La class="term">class class="term">action all'italiana non piace nemmeno al presidente di Confcooperative, Luigi Marino. "Così come è stato approvato al Senato, il testo avrebbe il solo effetto di gravare pesantemente sulla competitività dell'Italia: le imprese uscirebbero penalizzate da una norma che ha nella sua ratio non la tutela del consumatore, ma la punizione delle società. La class="term">class class="term">action", aggiunge Marino, "è uno strumento difficile e delicato. Inserirlo in un ordinamento non è un'operazione che può essere fatta con leggerezza e con demagogica precipitazione". Occorre perciò "un dibattito serio e approfondito, che ascolti le ragioni delle imprese. La tutela dei consumatori", conclude, "va conciliata con quella delle aziende, altrimenti un'operazione da apprendista stregone produrrebbe effetti negativi per gli stessi consumatori". ( lan. ol. ).


Lo Cicero: Aumentare la dimensione del mercato (sezione: Class action)

( da "Denaro, Il" del 27-11-2007)

 

Campania Lo Cicero: Aumentare la dimensione del mercato La sfida per il Mezzogiorno è quella di aumentare la dimensione del mercato, soprattutto di quello legale, e riqualificare l'offerta di servizi istituzionali per le imprese. E' una delle ricette fornite dall'economista Massimo Lo Cicero nel corso del seminario, tenutosi ieri a Napoli, "sull'Economia in Campania: ciclo, struttura e politiche regionali". In Campania, osserva l'economista, c'è una distanza troppo ampia tra base produttiva e base demografica. Aiutando quest'ultima si potrà contribuire ad allargare la prima, aumentare i consumi e, per questa via, dare impulso a quella ripresa che "ora ha un po' di sabbia nel motore". La seconda sfida riguarda la politica economica della Regione. Raccordando le azioni dell'assessorato regionale alle Attività produttive, il cui lavoro è incentrato sulle imprese ("gli alberi", è l'esempio di Lo Cicero), con la politica di contesto della Giunta regionale ("che guarda all'intera foresta", aggiunge l'economista), si può invertire la tendenza negativa che vede "la Campania, che ha in Napoli il punto d'appoggio, parte importante di una cosa più grande che va male: un Sud ultimo in un'Italia ultima in un'Europa ultima nel mondo". Per Lo Cicero, che denuncia "troppe analisi per il Mezzogiorno, in particolare per la Campania, ma nessuna che fornisca ricette utili", il lavoro è un fattore chiave per la ripresa, come anche il fabbisogno di conoscenza. L'idea è quella di creare in Campania un esercito di lavoro intellettuale con soldi pubblici, visto che "il divario con il resto del Paese in termini di disoccupazione è enorme". Ad esempio, dando un reddito temporaneo ai neolaureati per farli lavorare dodici-diciotto mesi nelle imprese e fornire un salario di cittadinanza per tre-quattro anni a chi è uscito dal mondo del lavoro e cerca di rientrarvi, spiega l'economista. I giovani, secondo l'economista, sono infatti i possibili "moderatori per il cambiamento". Come? "Mettendo l'esercito del lavoro intellettuale al servizio delle Pmi, permettendo l'assunzione di giovani neolaureati pagati con risorse pubbliche per almeno un anno, un anno e mezzo. In questo modo si attiverebbe un vero processo di innovazione guidato dai giovani, che vivono e comprendono meglio i cambiamenti in atto", sottolinea Lo Cicero. Tornando all'allargamento della dimensione del mercato legale meridionale e alla riqualificare l'offerta di servizi istituzionali per le imprese", Lo Cicero osserva che il Piano d'azione per lo sviluppo economico regionale, la riforma degli incentivi e il Piano di sviluppo rurale predisposti dall'assessorato regionale all'Agricoltura e alle Attività produttive, vanno già in questa direzione, nella loro veste di collegamento tra Agenda 2000 e l'ultimo ciclo delle politiche di coesione dell'Unione europea". Lo Cicero ha poi delineato le strategie da seguire per sostenere la crescita della Campania. "Qui si verifica una distanza troppo ampia tra base produttiva e base demografica - ribadisce, osservando che la prima resta piccola e la seconda continua a crescere -. Nei prossimi anni, dunque, bisogna allargare la base produttiva per allargare il processo di accumulazione e, quindi, l'occupazione; formare dei market-makers, in particolare internazionali, per i mercati finanziari; attivare una finanza per la crescita; puntare sulla internazionalizzazione per allargare i mercati di riferimento e sull'utilizzo del salario di cittadinanza al posto della cassa integrazione, perché dà più garanzie - ha ricordato l'ordinario di Economia della comunicazione all'Università Tor Vergata di Roma ?. Ma è necessaria soprattutto una politica per le imprese, una politica cioè per i singoli alberi, che vada di pari passo con una politica che interessi l'intero sistema economico campano, ovvero la foresta in cui gli alberi vivono". s. g. Campania, il peso rispetto al Sud Il 27% del Pil Il 27% dei consumi pubblici e privati Il 25% degli investimenti Il 27% della domanda (Fdl) e dell'offerta di lavoro (occupati) Il 28% di chi cerca lavoro avendolo perso Il 32% di chi cerca lavoro per la prima volta Il 28,5% di chi è fuori della Fdl Il 28% della popolazione La nostra regione pesa per oltre un quarto sull'intero Mezzogiorno sia in termini di ricchezza, sia di abitanti, sia di disoccupati Criticità del Mezzogiorno e proposte Punti di debolezza Ambiguità della situazione in Campania: problema o risorsa per il Sud? Tragica situazione dei servizi collettivi Collegamenti e infrastrutture da migliorare (verso il Sud e verso il mondo) Troppo ridotta, ma qualificata base industriale Organizzazione d'impresa schiacciata sulla persona dell'imprenditore Convivenza tra mondo moderno e mondo "tradizionale" Eccesso di popolazione Mercato legale del lavoro in contrazione rispetto al Sud Rilevanza economica della regione rispetto al Mezzogiorno La ricetta Allargare la produzione per allargare il processo di accumulazione Market makers per i mercati finanziari Creare capitale fisso sociale Esercito del lavoro intellettuale Salario di cittadinanza Riqualificazione dei servizi collettivi Partnership con attori esterni Internazionalizzazione per allargare i mercati di riferimento Agenda e non agenda: cosa deve fare lo Stato e come lo deve fare? Il Paser come anello di collegamento tra i modesti risultati di agenda 2000 e l'ultimo ciclo delle politiche di coesione Ecco i punti di debolezza e la ricetta dell'economista per far decollare il Sud, partendo dal lavoro da sostenere con soldi pubblici 27-11-2007.


Non basta essere indipendenti, ci vuole competenza (sezione: Class action)

( da "Milano Finanza (MF)" del 27-11-2007)

 

MF Non basta essere indipendenti, ci vuole competenza Il Codice di autodisciplina delle società quotate stabilisce i requisiti degli amministratori indipendenti qualificandoli come quelli che non hanno determinati rapporti con gli azionisti della società o con la società stessa. Ma non prevede alcun requisito positivo, forse dando per scontato che detti amministratori dovrebbero essere almeno competenti, onesti e capaci di prendere decisioni autonome. Gli indipendenti dovrebbero contribuire a perseguire prioritariamente l'obiettivo della creazione di valore per gli azionisti delle società da essi amministrate.Alcuni osservatori hanno accusato gli amministratori indipendenti di essere in sostanza indipendenti di diritto, ma collusi di fatto con i rappresentanti dell'azionariato. Tale giudizio è probabilmente vero in determinati casi, che si dovrebbero allora denunciare pubblicamente, ma è ingeneroso in altri, che mi sembrano la maggioranza, in cui invece gli indipendenti sono effettivamente tali anche quando non sono in grado di cambiare le cose, come taluno vorrebbe.Il problema è una definizione adeguata di indipendenza, che non può essere solo quella prevista dal Codice e che deve necessariamente essere integrata almeno con caratteristiche di professionalità. Senza di essa l'indipendenza non vale nulla. Inoltre la stessa indipendenza deve sempre essere considerata in termini relativi: un legame infatti esiste pur sempre fra gli azionisti e gli amministratori indipendenti, che sono normalmente scelti tra persone note a soci e manager, da loro stimate e con le quali hanno rapporti personali diretti o indiretti non da ieri. Vi è una reciproca fiducia fra azionisti e amministratori indipendenti, ai quali i primi chiedono solitamente di svolgere nei loro confronti una funzione di critica, di stimolo e di controllo. Tale funzione deve essere improntata a uno spirito di collaborazione e non è facile, anche perché il flusso informativo di cui possono essere destinatari i consiglieri indipendenti, a livello individuale e collettivo, è modesto e spesso tardivo. I diritti informativi dei singoli amministratori sono infatti diversi da quelli dell'organo consiliare nel suo insieme. Quando le informazioni giungono al consiglio, e quindi ai singoli consiglieri, esse sono già selezionate dai rappresentanti dell'azionariato e nelle riunioni consiliari difficilmente si può entrare nei dettagli, anche perché i tempi che intercorrono fra l'arrivo delle informazioni, il loro esame e la presa delle decisioni sono solitamente molto stretti. Molti amministratori indipendenti sollecitano tempi più lunghi e flussi informativi migliori, ma non hanno quasi mai successo anche perché le società hanno buon gioco nel rispondere che le strutture, già appesantite dai sempre più numerosi e stressanti (e spesso inutili) adempimenti burocratici che le assillano, non ce la fanno. In tale situazione, se il consigliere indipendente non ritiene di essere in grado di svolgere adeguatamente la sua funzione può solo rassegnare le dimissioni. Sarebbe un bel regalo per il mercato, anche se finirebbe per essere dimenticato in un battibaleno. In alternativa ci potrebbe essere la più o meno ripetuta espressione di voti contrari o la messa a verbale di dissensi o di lagnanze, ma esse, pur utili e anzi indispensabili in qualche caso, non riuscirebbero a cambiare le cose se i rappresentanti dell'azionariato non lo volessero. Non bisogna del resto dimenticare che gli indipendenti sono quasi sempre una minoranza e che, se non condividono l'operato della maggioranza, devono comportarsi di conseguenza.Nonostante tutto questo, si possono portare numerosi esempi di interventi di amministratori indipendenti che sono stati apprezzati dagli altri amministratori e che in molti casi, soprattutto quando i primi sono autorevoli e competenti o addirittura più competenti dei secondi, hanno indotto questi ultimi a soluzioni diverse da quelle ipotizzate in un primo momento.Il loro contributo potrebbe tuttavia essere molto maggiore se dedicassero più tempo alle società che amministrano. Sicuramente migliorerebbe la loro conoscenza dell'azienda e il flusso informativo su quest'ultima sarebbe più adeguato, con tutte le conseguenze del caso. In tale eventualità, occorrerebbe però aumentare parecchio i loro compensi, che oggi sono mediamente molto modesti. Ciò potrebbe tuttavia intaccare la loro indipendenza. Credo quindi che occorra accontentarsi di quello che fanno attualmente i buoni e veri consiglieri indipendenti, che si comportano ben diversamente da quelli falsi. (riproduzione riservata) MF  - Commenti & Analisi Numero 235, pag. 7 del 27/11/2007 Autore: Roberto Ruozi.


Manovra, cambia la class action - roberto petrini (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 27-11-2007)

 

Economia Manovra, cambia la class="term">class class="term">action In arrivo un filtro alle cause. Novità per gli stipendi dei manager Decreto fiscale: il "dissidente" Rossi riproporrà al Senato i 300 euro per gli incapienti Per le Comunità montane in arrivo criteri meno severi Rottamazione auto ancora incerta ROBERTO PETRINI ROMA - Cambia di nuovo la Finanziaria e su due argomenti cruciali: la class="term">class class="term">action, cioè la possibilità per i cittadini di fare azioni di risarcimento collettive contro grandi holding e società, e il tetto di 274 mila euro lordi agli stipendi di burocrati e manager di Stato. Proprio sulle due questioni durante l'approvazione a Palazzo Madama, nei giorni scorsi, si accese lo scontro: Mastella minacciò il voto contrario sul limite agli stipendi mentre l'emendamento sull'azione collettiva fu ripetutamente accantonato tra le polemiche. Ieri la manovra, al via alla Camera, ha subito il primo vaglio di un vertice di maggioranza e proprio i due temi sono stati al centro dell'attenzione. "Faremo pochi emendamenti", ha assicurato il relatore Michele Ventura (Pd) che oggi incontrerà il governo. Ma alcune correzioni sembrano inevitabili. Contemporaneamente, sull'altro binario sul quale corre la manovra, il decretone fiscale (che contiene in bonus incapienti da 150 euro) al Senato si ripropongono le tensioni del primo passaggio. Ieri il provvedimento, approvato con la fiducia dall'assemblea di Montecitorio nei giorni scorsi, ha cominciato il suo cammino in Commissione Bilancio a Palazzo Madama. La corsa contro il tempo in questo caso non è una semplice immagine: il decreto scade il 2 dicembre e il Parlamento deve approvarlo, pena la decadenza. "Confidiamo in un sì senza fiducia", ha detto il sottosegretario all'Economia, Mario Lettieri. Ma il "dissidente" Fernando Rossi non molla: fu suo il blitz al Senato che raddoppio l'entità del bonus portandolo a 300 euro e facendo salire in un sol colpo il costo del decreto di 2 miliardi. La Camera ha rimesso le cose a posto, ma Rossi, come promesso, ha confermato che "darà battaglia", trovando la sponda di An che ieri con Baldassarri ha già fatto sapere che si accoderà all'emendamento del "ribelle". E' tuttavia sull'esame della Finanziaria alla Camera che sono puntati i riflettori. La norma sulla class="term">class class="term">action, promossa al Senato con forza dal dissidente dell'Ulivo Roberto Manzione, non è piaciuta alla Confindustria (Montezemolo l'ha definita una norma "alla amatriciana"), ma al tempo stesso le associazioni dei consumatori ritengono la nuova disciplina troppo tenera perché esclude le azioni di responsabilità contro le multinazionali. L'orientamento della maggioranza e del governo è tuttavia di mantenere la class="term">class class="term">action in Finanziaria, anche se - come ha detto il segretario del Pd Veltroni nei giorni scorsi in un intervento sul Sole 24 Ore - sono necessarie correzioni e "filtri". "La class="term">class class="term">action resta", ha detto ieri Ventura. Ma ha aggiunto che si sta lavorando per "perfezionare" il testo anche raccogliendo le indicazioni che dovrebbero provenire dalla Commissione Giustizia della Camera. Non è escluso che si lavori per introdurre un passaggio di fronte al giudice per una sorta di vaglio preventivo delle azioni collettive prima di far scattare la vertenza legale. L'altra questione sul tappeto è quella del tetto allo stipendio dei manager pubblici: la norma dovrebbe restare uguale a quella uscita dal Senato per gli alti burocrati (sono 45 dai quali tuttavia il governo potrà derogare 25 posizioni); dovrebbero invece cambiare le disposizioni per i manager con contratti privatistici (che comunque entreranno in vigore solo a partire dal loro rinnovo in quanto non vengono toccati i contratti in essere). Per questi manager un emendamento prevederebbe la possibilità di sforare il tetto: potrebbero aggiungere allo stipendio un compenso aggiuntivo legato alla produttività. Il motivo? Alcune aziende, come le Ferrovie, potrebbero trovare difficoltà ad ingaggiare manager di livello senza poterli retribuire adeguatamente. Limature dovrebbero essere introdotte anche alla norma che taglia 80 Comunità montane e che introduce criteri vincolanti per la loro costituzione (minimo 7 comuni, esclusi i centri con più di 15 mila abitanti, 80 per cento dei comuni sopra i 500 metri). Proprio su questi criteri si dovrebbe intervenire, rimodulandoli ma senza modificare i risparmi previsti. Una novità dovrebbe venire per le risorse destinate al trasporto pubblico locale: si sta studiando una forma di finanziamento stabile destinando a questo genere di servizio pubblico una quota di compartecipazione fiscale delle Regioni. Resta invece ancora incerta la proroga della rottamazione delle auto inquinanti per il 2008: il tema aleggia ma, assicura Ventura, che "nulla è ancora deciso".


Class action, quali impatti sull'IT (sezione: Class action)

( da "Punto Informatico" del 27-11-2007)

 

Roma - Lo scorso 15 novembre è stato approvato dal Parlamento un emendamento che introduce nella Finanziaria l'articolo 53-bis, che istituisce e disciplina in Italia la "class="term">class class="term">action" ovvero l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Si tratta in altri termini di uno strumento legale che permette di raggruppare una moltitudine di soggetti che hanno subito un danno provocato da un altro soggetto. Tale novità consentirà ai consumatori di avviare azioni legali collettive contro le aziende in conseguenza di atti illeciti. La nuova norma prevede, infatti, l'attivazione della class="term">class class="term">action per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di società fornitrici di beni o servizi. Misure specifiche sono poi previste per i contratti stipulati tramite telefono, oppure on line via internet: se il contratto è collegato ad un messaggio pubblicitario ingannevole, rende nulli i contratti nei confronti di tutti i consumatori o utenti durante il periodo di diffusione del messaggio. Soggetti legittimati ad avviare tale tipo di azioni saranno, oltre alle associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale, anche le ulteriori associazioni di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati, appositamente individuati con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico. Tale disciplina è destinata senza dubbio ad avere importanti riflessi nel panorama italiano. Fino ad oggi, infatti, di fronte ad attività, talvolta illecite poste in essere dalle aziende ai danni di una pluralità di consumatori non era possibile esercitare un'azione collettiva risarcitoria, con la conseguente necessità di agire singolarmente nei confronti della medesima azienda fonte dell'illecito perpetrato. L'azione collettiva consentirà così a più consumatori di agire nei confronti del soggetto autore del danno come unica parte lesa, con la possibilità di unirsi in un'unica causa civile contro i responsabili dei soprusi subiti. L'istituto della Class Action ha origine nel mondo anglosassone ove da tempo ormai si ricorre a tale strumento, diventato ormai l'incubo delle grandi multinazionali. In particolare negli Stati Uniti nel 2001 una "class="term">class class="term">action" si concluse con una punizione esemplare contro Ford e Firestone per i pneumatici difettosi dei fuoristrada Explorer, che tendevano a sbandare ad alta velocità. Basti pensare che in quell'occasione la sola Firestone perse circa dieci miliardi di dollari. Recentemente sono state poi promosse due azioni collettive nei confronti della Apple, in ordine alla problematica relativa allo sblocco degli iPhone da parte di numerosi utenti. In particolare le azioni (una promossa a livello del singolo stato della California l'altra a livello federale) sono volte a denunciare i comportamenti di presunto stampo monopolistico portati avanti da Apple e AT&T nei confronti dell'iPhone in grado infatti di funzionare soltanto con la rete telefonica AT&T. Oggetto delle azioni collettive è la volontà dei consumatori di vedere loro riconosciuto il diritto di sbloccare l'iPhone, usandolo con altri operatori, e di installarvi applicazioni di terze parti senza che questo porti al blocco del telefono e al decadimento delle condizioni di garanzia. Sempre di recente è stata intenta una class="term">class class="term">action nei confronti di Microsoft accusandola di aver realizzato il logo "Windows Vista Capable" in maniera volutamente ambigua ed ingannevole, impedendo così di acquistare un computer in grado di far girare in maniera adeguata la versione desiderata di Windows Vista. Il logo "Windows Vista Capable" è stato apposto su numerosi Pc nel periodo di transizione tra il sistema operativo XP ed il nuovo Vista, assicurando in tale modo gli acquirenti di un nuovo computer sul fatto di poter aggiornare tranquillamente la propria macchina con il nuovo sistema operativo non appena questo fosse stato reso disponibile. I consumatori avrebbero tuttavia fatto emergere che il logo in questione assicura la piena funzionalità solo della versione Home Basic di Windows Vista, sprovvista di alcune caratteristiche molto apprezzate dall'utente medio, quale l'interfaccia Aero e il controllo remoto di Windows Media Center. La denuncia eccepisce quindi che tale logo abbia tratto in inganno molti consumatori, ignari di acquistare una macchina insufficiente per far funzionare adeguatamente Windows Vista nella versione Premium. Sotto accusa sarebbe inoltre l'offerta di aggiornamento gratuito da XP a Vista, in quanto riguarderebbe sempre e soltanto il passaggio alla versione Home Basic. Da questi brevi esempi si potrebbe facilmente presumere che anche in Italia lo strumento dell'azione collettiva sarà utile per rafforzare il potere dei consumatori, non più costretti ad agire individualmente e dunque in una posizione di debolezza rispetto allo strapotere delle grandi realtà economiche. Tuttavia si è già da più parti osservato come il modello recentemente adottato in Italia ha introdotto due limiti che ostacolerebbero il successo che l'azione collettiva ha riscosso negli Stati Uniti. In particolare, la class="term">class class="term">action opererebbe solo nel campo degli illeciti contrattuali, per cui ogni altro illecito di natura non contrattuale, che lede i diritti o arrechi dei danni a una pluralità di soggetti, non potrebbe essere materia di una simile procedura. In secondo luogo, il riconoscere la legittimazione ad esperire la procedura esclusivamente alle associazioni dei consumatori limiterebbe il potere di iniziativa dei singoli utenti a cui diversamente negli Stati Uniti è riconosciuto il potere di avviare l'azione, radunando progressivamente altri consumatori danneggiati. Soltanto i fatti dimostreranno pertanto se la nuova procedura introdotta dal legislatore italiano rappresenti o meno una maggiore tutela per il cittadino, in particolare nel settore telefonico-informatico. Avv. Marco Masieri www.consulentelegaleinformatico.it www.consulentelegaleprivacy.it.


CLASS ACTION: BERSANI, TROPPI PAROLONI NON VA DEMONIZZATA (sezione: Class action)

( da "Asca" del 27-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 27 nov - Sul provvedimento che introduce la class="term">class class="term">action anche in Italia stanno circolando ''troppi paroloni'' mentre siamo di fronte a un provvedimento che non va demonizzato. Il ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha risposto cosi' alle critiche avanzate dal direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta, che ha definito il provvedimento un ''mostro giuridico''. ''Troppi paroloni - ha detto il ministro a margine di una conferenza stampa -, abbiamo detto dall'inizio che l'accelerazione utile che il Senato ha dato lasciava insoluti alcuni problemi di equilibrio della norma, c'e' spazio per alcune correzioni''. Il governo, ha proseguito Bersani, ''si fara' carico delle correzioni senza snaturare l'intenzione di portare la class="term">class class="term">action in Italia. Siamo pronti a cogliere alcuni suggerimenti ma non vorrei che ci fosse una demonizzazione di questo strumento che esiste in una dozzina di paesi europei''. Secondo Bersani ''non e' accettabile il discorso 'in Italia no perche' in Italia non si puo'', ragioniamo sulle norme ma rendiamoci conto che questo serve anche in Italia perche' i consumatori italiani non sono diversi dagli altri''. fgl/mcc/lv.


CLASS ACTION. Per il modello europeo bisogna aspettare fino 2009 (sezione: Class action)

( da "HelpConsumatori" del 27-11-2007)

 

News CLASS ACTION. Per il modello europeo bisogna aspettare fino 2009 27/11/2007 - 16:56 BRUXELLES. I consumatori europei dovranno aspettare almeno fino al 2009 per potere beneficiare di uno strumento europeo di risarcimento collettivo. Potrebbero essere accontentati per primi coloro che vogliono intentare azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust comunitarie. E solo dopo i consumatori che invece hanno subito un danno per motivi diversi. IL PROGETTO DELLA KUNEVA Secondo quanto spiegano fonti comunitarie a Help Consumatori, è ancora in fase di consultazione il progetto per la creazione di strumento di risarcimento collettivo che porterà la firma della commissaria alla tutela dei consumatori Meglena Kuneva. Il modello intorno al quale si starebbe orientando Bruxelles prende il nome di Collective Redress e segna un punto di forte rottura con il modello di class action system (tipico di Australia, Canada e Stati Uniti) il quale permette di estendere le tutele riconosciute al primo soggetto (lead plaintifis) a tutti gli appartenenti alla medesima categoria. Il sistema europeo vorrebbe piuttosto prevedere che chiunque abbia subito un danno possa promuovere la propria azione e possa essere risarcito solo se lo fa. Bruxelles deciderà se incoraggiare la creazione del sistema di Collective Redress in tutti i Ventisette o se invece estendere un modello particolare solo dopo la presentazione (prevista per il prossimo agosto) dei risultati di uno studio sui punti di forza e le debolezze dei sistemi adottati in alcuni stati membri europei. Se anche Kuneva dovesse decidere di avanzare una proposta legislativa (ipotesi poco accreditata nei corridoi comunitari) sarebbe comunque difficile trovare un accordo con Parlamento e Consiglio Ue prima del 2009. Nel frattempo la commissaria sembra intenzionata a presentare entro la fine del 2007 una "comunicazione ", un atto non vincolante, sul possibile impiego in Europa di azioni di risarcimento collettivo. Ma a determinare la forma che assumerà l'iniziativa Ue sarà soprattutto la spinta che eserciteranno gli europarlamentari, i quali hanno già dimostrato di tenere particolarmente al progetto. Kuneva dovrà però superare l'ostruzionismo dell'industria, terrorizzata dall'idea di dover sborsare risarcimenti milionari. IL PROGETTO DELLA KROES É invece in uno stadio più avanzato del processo legislativo il progetto di introdurre azioni di risarcimento dei privati contro i danni provocati dalla violazione delle norme Ue sull'antitrust. Il commissario Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, presenterà nei primi mesi del 2008 (probabilmente a febbraio) il Libro Bianco con le raccomandazioni per rimuovere tutti quegli ostacoli che spesso complicano il ricorso della parte lesa davanti ai tribunali nazionali. L'obiettivo è quello di risarcire coloro che hanno subito un danno a causa di un comportamento anticoncorrenziale e, in secondo luogo, assicurare, attraverso la disincentivazione delle condotte anticoncorrenziali, la piena efficacia delle norme antitrust previste dal Trattato, contribuendo così in modo significativo al mantenimento di una concorrenza effettiva nell'Unione Europea (effetto deterrente). Il libro bianco farà seguito al libro verde pubblicato dalla Commissione europea il 19 dicembre 2005: una consultazione che mirava a chiarire lo scenario per agevolare la proposizione di azioni di risarcimento del danno, sia nel caso in cui esse seguano l'accertamento della violazione della normativa da parte dell'autorità garante della concorrenza, siano esse azioni antecedenti. Alcune delle questioni toccate dalla consultazione del 2005 hanno riguardato l'accesso alle prove, l'identificazione dei soggetti legittimati ad agire (tramite un sistema di registrazione o autorizzazione), la costituzione dei criteri con cui definire il risarcimento del danno (se il risarcimento viene concesso all'associazione stessa o ai suoi membri)o l'attribuzione del foro competente. NEL MERCATO INTERNO Ma l'intenzione comunitaria di accelerare sull'introduzione del ricorso collettivo si può cogliere anche nella Comunicazione su "Un mercato unico per l'Europa del XXI secolo" che il Presidente della Commissione José Manuel Barroso ha presentato lo scorso 20 novembre. Tra le azioni più importanti del pacchetto sul mercato unico figurano iniziative per aiutare i consumatori ad esercitare i loro diritti contrattuali e ad assisterli nelle procedure transfrontaliere di ricorso. A pagina 6 si legge che "sulla base della revisione dell'acquis comunitario, la Commissione presenterà nel 2008 alcune iniziative sui diritti contrattuali dei consumatori e sul ricorso collettivo (nel documento si legge "collective redress"), che facilitino il reclami nel caso di infrazione dei diritti dei consumatori e delle leggi sulla concorrenza. FONTI: ">Comunicazione su "Un mercato unico per l'Europa del XXI secolo" Discorso Kroes 2007 - redattore: SP.


Finanziaria e class action: i consumatori a Montecitorio (sezione: Class action)

( da "Blogosfere" del 27-11-2007)

 

Nov 0727 Finanziaria e class action: i consumatori a Montecitorio Pubblicato da Eleonora, Blogosfere Staff alle 08:00 in Protagonisti La class action è l'uomo nero delle multinazionali e la sua introduzione anche in Italia potrebbe costringere le aziende a un atteggiamento molto rigoroso nei confronti dei diritti dei consumatori. Le associazioni dei consumatori intanto si mobilitano affinchè le intenzioni diventino legge, e subito. Oggi pomeriggio infatti saranno davanti a Montecitorio per sollecitare i parlamentari ad approvare l'azione collettiva in Finanziaria, evitando qualsiasi rinvio che altro non significherebbe se non la sua cancellazione. Le associazioni consumatori in una lettera inviata al presidente della Camera Bertinotti e ai presidenti della Commissioni Giustizia e Bilancio evidenziano che l'azione collettiva non è contro le imprese, ma contro le illegalità, i raggiri e le truffe che oggi restano impuniti e reputano quindi prive di senso e ingannevoli molte delle affermazioni rese dal presidente di Confindustria. L'azione collettiva esiste già in numerosi Paesi dell'Unione Europea e non ha provocato alcun disastro nelle imprese. L'azione collettiva, anzi, rafforza la correttezza del mercato. E proprio per questo motivo le aziende stanno già tremando.


Cittadinanzattiva su class action: da approvare oggi alla Camera, pur migliorandola (sezione: Class action)

( da "Quotidiano.it, Il" del 27-11-2007)

 

Roma | Rispetto al testo approvato al Senato, Cittadinanzattiva sottolinea due cambiamenti auspicali, entrambi volti a semplificare la vita al cittadino consumatore. "Ci auguriamo che oggi la Camera approvi, come già avvenuto al Senato, l'emendamento sull'azione collettiva  action) in Finanziaria. La priorità, infatti, è dotare i cittadini di un fondamentale strumento per contrastare comportamenti scorretti in forte incremento in molti settori del mercato". Nelle parole del vice segretario Giustino Trincia l'auspicio di Cittadinanzattiva in merito agli odierni lavori parlamentari. Rispetto al testo approvato al Senato, Cittadinanzattiva sottolinea due cambiamenti auspicali, entrambi volti a semplificare la vita al cittadino consumatore: * Introdurre una valutazione preventiva del giudice sulla fondatezza dell'azione collettiva, al fine di evitare strumentalizzazioni, vane illusioni e inutili perdite di tempo e risorse; * nel caso in cui un'azienda condannata al risarcimento non ottemperi quanto le è stato imposto, è necessario che la sentenza del giudice sia riconosciuta immediatamente come titolo esecutivo, senza cioè prevedere la necessità di un ulteriore intervento dei legali. Oggi alle ore 15.00 le associazioni consumatori daranno vita unitariamente ad un presidio a Piazza Montecitorio per sollecitare i parlamentari ad approvare l'azione collettiva in Finanziaria, evitando qualsiasi rinvio che altro non significherebbe se non la sua cancellazione. 27/11/2007.


 

 

ARTICOLI  21 e 22 novembre 2007

 

Veltroni: più filtri alla class action per evitare abusi ( da "Stampa, La" del 21-11-2007)

La class action ci difendera' ( da "Nuova Venezia, La" del 21-11-2007)

Spero che la "class action" diventi presto legge ( da "Tirreno, Il" del 21-11-2007)

Sì alla class action, ma con più filtri contro i ricorsi facili ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)

Nella class action più verifiche sui consumatori ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)

Class action, la svolta per i consumatori frenata dai tempi della giustizia ( da "Panorama.it" del 21-11-2007)

CLASS ACTION: GALLI (ANIA), E' UN MOSTRO GIURIDICO ( da "Asca" del 21-11-2007)

LEGITTIMI I TIMORI SUL DESTINO DELLA CLASS ACTION ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 21-11-2007)

FINANZIARIA, MASTELLA: CORREGGERE CRITICITÀ DELLA CLASS ACTION ( da "Wall Street Italia" del 21-11-2007)

Finanziaria, Mastella: correggere criticità della class action ( da "Reuters Italia" del 21-11-2007)

FINANZIARIA: RUTELLI, NORME SU CLASS ACTION DA RIVEDERE ALLA CAMERA ( da "Asca" del 21-11-2007)

Veltroni: un filtro prima dell'azione ( da "Unita, L'" del 22-11-2007)

La grande tentazione di Montezemolo ( da "Unita, L'" del 22-11-2007)

Una class action senza avvocati ( da "Italia Oggi" del 22-11-2007)

Class action: cinque modifiche per migliorare la legge ( da "Corriere della Sera" del 22-11-2007)

Class action, sì a Veltroni La Camera lavora al filtro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-11-2007)

ROMA Pronti a correggere la norma sulla class action. L'Ude ( da "Messaggero, Il" del 22-11-2007)

IL SENATO approva la class action e l'Unione nazionale consumatori di Pistoia esulta: Era ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 22-11-2007)

Class action, il Guardasigilli in commissione Giustizia: <Il testo votato dal Senato è modificabile> ( da "Campanile, Il" del 22-11-2007)

Il testo sulla class action e le criticità giuridiche ( da "Denaro, Il" del 22-11-2007)

CLASS ACTION. CNCU: "Deve passare anche alla Camera senza emendamenti" ( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)

CLASS ACTION. In Giappone risarcimento per danni da inquinamento. Il commento di MDC Genova ( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)

La class action italiana nasce orfana pag.3 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

La class action italiana nasce orfana pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

La class action italiana nasce orfana pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

La class action italiana nasce orfana pag.4 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

Class Action forse in arrivo anche in Italia? ( da "Voce d'Italia, La" del 22-11-2007)

 

 

 

Indice del 17-11-2007

I consumatori pronti ad agire per i maxi-crack ( da "Cittadino, Il" del 17-11-2007) 2

Class action, finalmente anche in Italia ( da "Giornale di Brescia" del 17-11-2007) 3

Truffati dai bond argentini 'Presto le cause collettive' ( da "Provincia di Cremona, La" del 17-11-2007) 4

Class action montezemolo all'attacco "una misura all'amatriciana" - galbiati, iezzi e zampaglione alle pagine 10 e 11 ( da "Repubblica, La" del 17-11-2007) 5

"le imprese non ci stanno perché oggi sono favorite" - walter galbiati ( da "Repubblica, La" del 17-11-2007) 6

Dal tabacco ai farmaci, la protesta made in usa - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 17-11-2007) 7

Class action Nel mirino Parmalat. Cirio e bond argentini. Le critiche di Montezemolo ( da "Libertà" del 17-11-2007) 8

Dietro il no degli Industriali ( da "Unita, L'" del 17-11-2007) 9

Dietro il no degli industriali ( da "Unita, L'" del 17-11-2007) 11

<Class action, pronti a passare all'incasso> ( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-11-2007) 13

Lapsus - stefano bartezzaghi ( da "Repubblica, La" del 17-11-2007) 14

La class action divide ( da "Adige, L'" del 17-11-2007) 15

Class action 1 gli esperti ( da "Riformista, Il" del 17-11-2007) 16

Class action 2 cosa cambierà ( da "Riformista, Il" del 17-11-2007) 17

Montezemolo: <No alla class action all'amatriciana> ( da "Giornale.it, Il" del 17-11-2007) 19

Dagli illeciti finanziari ai viaggi truffa ( da "Giornale.it, Il" del 17-11-2007) 20

Da parmalat a cirio: risarcimenti più facili ( da "Tirreno, Il" del 17-11-2007)  Pubblicato anche in: (Nuova Ferrara, La) (Provincia Pavese, La) (Gazzetta di Reggio) (Gazzetta di Modena,La) (Nuova Sardegna,) (Gazzetta di Mantova, La) (Citta' di Salerno, La) 20

Class action, consumatori divisi ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 17-11-2007) 22

Class action, si parteda Parmalat e Cirio ( da "Secolo XIX, Il" del 17-11-2007) 23

L'emendamento che prevede delle prove da superare è puro ideologismo, perché tutti sa ( da "Messaggero, Il" del 17-11-2007) 24

Azione collettiva in due mosse ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007) 25

Un mostro giuridico da riscrivere integralmente ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007) 27

Sedici sigle che non trovano l'intesa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007) 29

Come funziona negli altri Paesi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007) 30

Class action all'amatriciana ( da "Manifesto, Il" del 17-11-2007) 30

"Su tango bond e Cirio faremo causa" ( da "Stampa, La" del 17-11-2007) 32

PUÒ ESSERE l'Antitrust il filtro per evitare quel diluvio di azioni collettive ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 17-11-2007) 33

<Class action> in salita Consumatori divisi ( da "Corriere della Sera" del 17-11-2007) 33

Alt negli Usa alle cause finte ( da "Corriere della Sera" del 17-11-2007) 34

Class action all'amatriciana Montezemolo all'attacco. Consumatori divisi. Bersani: la miglioreremo ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 17-11-2007) Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale)) 35

I CONSUMATORI (divisi) plaudono, la Confindustria parla di class action all'amatriciana ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 17-11-2007)  Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale)) 36

Di NUCCIO NATOLI - ROMA - GLI INDUSTRIALI la bocciano, i consumatori si dividono. I (sezione: Class action ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 17-11-2007)  Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale)) 37

Class action - Nel mirino Parmalat. Cirio e bond argentini. Le critiche di Montezemolo ( da "Libertà" del 17-11-2007) 38

Costi bancari ancora elevati in Italia ( da "Tempo, Il" del 17-11-2007) 39

Class action, riforma già nel caos ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-11-2007) 39

"Su tango bond e Cirio faremo causa" ( da "Stampaweb, La" del 17-11-2007) 40

Come funziona la class action ( da "Corriere.it" del 17-11-2007) 42

Le imprese: <È una norma rozza> ( da "Corriere.it" del 17-11-2007) 43

Consumatori pronti a richiedere i risarcimenti ( da "Corriere Adriatico" del 17-11-2007) 44

Montezemolo: la class action? <Provvedimento all amatriciana> ( da "Padania, La" del 17-11-2007) 45

 

Indice del 16-11-2007

Sì alla class action (sezione: Class action) ( da "Giornale.it, Il" del 16-11-2007) 1

Sì alle cause collettive contro le aziende (sezione: Class action) ( da "Stampa, La" del 16-11-2007) 2

[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA La class action all'italiana nasce per un erro (sezione: Class action) ( da "Stampa, La" del 16-11-2007) 3

Passa la Class action , con coda di polemiche (sezione: Class action) ( da "Giornale di Brescia" del 16-11-2007) 4

Bersani:"avanti così". imprese in trincea - luca iezzi (sezione: Class action) ( da "Repubblica, La" del 16-11-2007) 4

La class action sbarca in italia - roberto petrini (sezione: Class action) ( da "Repubblica, La" del 16-11-2007) 5

La tenacia della ragione (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007) 6

Risparmiatori e clienti truffati arriva l' azione collettiva (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007) 6

La gioia dei consumatori, la rabbia di Confindustria Via libera alla class action: viaggi truffa, illeciti finanziari, imbrogli ai clienti non resteranno impuniti (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007) 7

Antonione sbaglia pulsante e piange: potrei dimettermi (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007) 7

Finanziariasì del SenatoE passa la "class action" (sezione: Class action) ( da "Secolo XIX, Il" del 16-11-2007) 8

Colpi di scena, lacrime, amuleti, scarpe sbattute (sezione: Class action) ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-11-2007) 8

Passa la Finanziaria e il governo esulta (sezione: Class action) ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-11-2007) 9

Arriva anche in Italia la class action (sezione: Class action) ( da "Miaeconomia" del 16-11-2007) 13

 

Inserimenti dal 9 al 13 novembre

Il bonus poveri torna a 150 euro - roberto petrini ( da "Repubblica, La" del 09-11-2007)
Unione e Cdl, tregua sui soldi ( da "Stampa, La" del 09-11-2007)
Cause collettive come negli Usa ( da "Stampa, La" del 09-11-2007)
Finanziaria, via libera in Senato al taglio delle aliquote di Ires e Irap ( da "Corriere.it" del 09-11-2007)
Le banche affondano le borse mondiali - elena polidori ( da "Repubblica, La" del 10-11-2007)
FINANZIARIA: PRECARI, STIPENDI MANAGER E CLASS ACTION. GLI ULTIMI NODI ( da "Asca" del 10-11-2007)
Finanziaria, volata finale al Senato ( da "Stampaweb, La" del 11-11-2007)
L'azione collettiva, spesso citata con svelto americanismo ( da "Tempo, Il" del 12-11-2007)
Finanziaria al Senato, per Prodi ultimi giorni di passione ( da "Secolo XIX, Il" del 12-11-2007)
Democrazia è anche una class action ( da "Tempo, Il" del 12-11-2007)
Italia, Fmi:sistema finanziario migliorato ma banche ancora care ( da "Reuters Italia" del 12-11-2007)
Manovra, intesa su precari e manager ( da "Stampaweb, La" del 12-11-2007)
Finanziaria, polemica fra sinistra radicale e Dini ( da "Reuters Italia" del 12-11-2007)
Bordon: sul proporzionale pronto a far saltare il tavolo ( da "Giornale.it, Il" del 13-11-2007)
Il rischio soppressione del ( da "Tempo, Il" del 13-11-2007)
Finanziaria, Senato accantona emendamento su class action ( da "Reuters Italia" del 13-11-2007)
Finanziaria,Senato difende farmacisti,frena class action ( da "Reuters Italia" del 13-11-2007)
Finanziaria: Senato con farmaceutiche, frena class action ( da "Reuters Italia" del 13-11-2007)
FINANZIARIA: SACCONI, CLASS ACTION IN SALSA ITALIANA FA SCAPPARE AZIENDE ( da "Asca" del 13-11-2007)
FINANZIARIA: DINIANI, NESSUNA SPACCATURA IN LD, STUPIDA OGNI DIETROLOGIA ( da "Asca" del 13-11-2007)
Finanziaria, governo battuto in Senato. Prodi fiducioso ( da "ADN Kronos" del 13-11-2007)
Finanziaria 2008: il Senato accantona la Class action ( da "Vita non profit online" del 13-11-2007)
Dini e Turigliatto votano con la CdL Governo battuto, ma Prodi dice "Sono fiducioso" ( da "Quotidiano.net" del 13-11-2007)

 

 

Da marketpress.info 11-4-2007 Faissola (ABI) "Sulla class action chiediamo una profonda riflessione in sede legislativa

Da comincialitalia.net 17-3-2007  "Ecco la class action dei cittadini"

Da il meridiano.info 16.03.2007 ore 09:30:00. La Class Action asservita alle “corporazioni”

Da Il Giornale 7-3-2007 Confindustria. "Class action pericolosa"

Da Italia Oggi 22-2-2007  In parlamento si preparano le modifiche al ddl Bersani che introduce in Italia l'azione collettiva. Pagina a cura di Stefano Sansonetti 3

Da Il secolo XIX 21-2-2007 Consumi e risparmio, in Italia la tutela non sarà all'americana. 4

Da Il Giornale 23-12-2006. 5

Patuelli: «Le cause collettive in Italia non funzionerebbero» di Massimo Restelli 5

F.Mucciarelli. Class action in salsa italiana. 6

Da CorrierEconomia 27-11-2006. 10

Cesare Salvi: «Class action ma non all’americana». 10

Da Il Giornale del 26-11-2006. 13

Così la sinistra trasforma la «class action» in ricatto. 13

- di Stefania Craxi - Parlamentare di Forza Italia. 13

Il PuntO n° 86. 14

Class action: inizia il fuoco di sbarramento. 15

Di Mauro Novelli   25-11-2006. 15

 


 

ARTICOLI DAL 23 al 25  novembre 2007

 

Welfare, scontro sui contratti a termine ( da "Stampa, La" del 23-11-2007)

TERNI - UNA CAUSA collettiva contro chi inquina e chi non fa ( da "Nazione, La (Umbria)" del 23-11-2007)

Meno pene, più risarcimenti ( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)

Class action all'arrabbiata ( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)

Class action per tutti e per tutto ( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)

Troppi rischi nella class action ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-11-2007)

Di OLIVIA POSANI - ROMA - IL WELFARE della discordia si conferma ( da "Resto del Carlino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007) + 1 altra fonte

Welfare, Unione divisa Rifondazione strappa alcuni ritocchi e punta ( da "Resto del Carlino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007) + 1 altra fonte

ROMA Riforma del welfare: c'è il via libera della Commissione Lavoro, ma non anco ( da "Messaggero, Il" del 23-11-2007)

No di Valdegamberi: è incostituzionale Meocci e gli esponenti Udc intervengano ( da "Corriere del Veneto" del 23-11-2007)

Interventi e Repliche ( da "Corriere della Sera" del 23-11-2007)

Confindustria e sindacati alle barricate contro le modifiche ( da "Tempo, Il" del 23-11-2007)

La class action ha molti nemici. Forse perché è utile ( da "Italia Oggi" del 23-11-2007)

Consumatori al potere ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 23-11-2007)

CAMBIA IL WELFARE, L'IRA DI SINDACATI E IMPRESE ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007)

"Approvazione class action: grande risultato" ( da "Varesenews" del 23-11-2007)

Welfare, le modifiche non piacciono ( da "Corriere.it" del 23-11-2007)

Class action, industriali all'attacco ( da "Repubblica, La" del 24-11-2007)

Arriva il Pd e riparte la politica ( da "Unita, L'" del 24-11-2007)

Dubbi su coperture e risparmi ( da "Unita, L'" del 24-11-2007)


Sul Welfare decidono gli industriali ( da "Manifesto, Il" del 24-11-2007)

QUELLA di Legambiente rappresenta un'azione legittima te ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 24-11-2007)

E Montezemolo non dà tregua al premier: Guai a chi tocca il protocollo ( da "Resto del Carlino, Il (Nazionale)" del 24-11-2007) + 1 altra fonte

La sfida del manifatturiero Più sostegni dai politici Al meeting di Prato oggi arriva Montezemolo ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 24-11-2007)

Come salvaguardare il territorio ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 24-11-2007)

Lampioni nella strada Carlo Urbani Presto il sopralluogo di Romani ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 24-11-2007)

Montezemolo a Prodi: tradita la concertazione ( da "Giornale.it, Il" del 24-11-2007)

Laura Della Pasqua l.dellapasqua@iltempo.it Confindustria è ( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)

Livio Buffo La Coppa America non si ( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)

Chi fa la spesa oggi dà una lezione di politica ( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)

Un aiuto concreto ai più poveri ( da "Nuova Ferrara, La" del 24-11-2007)

Parmalat e Argentina sotto la spada Usa ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 24-11-2007)

È targata subprime la nuova primavera delle class action ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 24-11-2007)

MONTEZEMOLO SPRONA GOVERNO E POLITICA SU WELFARE E LEGGE ELETTORALE ( da "Asca" del 24-11-2007)

CLASS ACTION: MONTEZEMOLO, MOSTRO GIURIDICO PER RICATTI INACCETTABILI ( da "Asca" del 24-11-2007)

PD: MONTEZEMOLO, CONFERMI CON FATTI VOCAZIONE PARTITO MODERNO ( da "Asca" del 24-11-2007)

I TITOLI DEI GIORNALI: ECONOMIA E FINANZA ( da "Asca" del 24-11-2007)

Welfare, Montezemolo: in gioco credibilità del governo ( da "Reuters Italia" del 24-11-2007)

COMUNICATO STAMPA. MULTE/CONTRIBUENTI.IT:NUOVA ONDATA DI CARTELLE PAZZE ( da "ContribuentiWeb" del 24-11-2007)

Welfare, il governo mette la fiducia Strappo di Ferrero: <Mi astengo> ( da "Corriere.it" del 24-11-2007)

CLASS ACTION: MONTEZEMOLO, SENATO HA APPROVATO MOSTRO GIURIDICO ( da "Metronews" del 24-11-2007)

WELFARE ( da "TGCom" del 24-11-2007)

CLASS ACTION: ADUSBEF, NESSUN MOSTRO ( da "Wall Street Italia" del 24-11-2007)

"Il governo si gioca la credibilità" ( da "Stampa, La" del 25-11-2007)

Bond argentini risarcito il 100% ( da "Stampa, La" del 25-11-2007)

"welfare, l'intesa non si tocca" - roberto mania ( da "Repubblica, La" del 25-11-2007)

Vissani a luca: "ma l'amatriciana batte la ferrari" ( da "Repubblica, La" del 25-11-2007)

Mastella e Montezemolo: non toccate il protocollo Il ministro minaccia l'ennesima crisi, il presidente di Confindustria alza i toni della polemica ( da "Unita, L'" del 25-11-2007)

Di ELENA DURANTI E' STATA annunciata la prima class action ch ( da "Nazione, La (Prato)" del 25-11-2007)

Una class action ... all'italiana ( da "Gazzetta di Modena,La" del 25-11-2007)

Montezemolo: Modificare il protocollo ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 25-11-2007) + 2 altre fonti

Oggi colletta alimentare per i bisognosi ( da "Giornal.it" del 25-11-2007)

CLASS ACTION: MONTEZEMOLO, SENATO HA APPROVATO MOSTRO GIURIDICO ( da "ADN Kronos" del 25-11-2007)

Montezemolo: ''Continuerò a fare l'imprenditore'' ( da "ADN Kronos" del 25-11-2007)

Vince la solidarietàin crescita donazioni ( da "Sicilia, La" del 25-11-2007)

CLASS ACTION, è SCONTRO CON I CONSUMATORI ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 25-11-2007)

ESULTANO LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI, E CALOROSAMENTE RINGRAZIANO IL SENATORE DI FORZA ITALIA RO ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 25-11-2007)


Articoli

Welfare, scontro sui contratti a termine (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 23-11-2007)

 

NELLA NOTTE APPROVATI DALLA COMMISSIONE DELLA CAMERA EMENDAMENTI CHE FANNO DISCUTERE LE PARTI SOCIALI Lavori usuranti Contratti a termine Staff leasing Allargato anche l'universo dei lavori usuranti: si rischiano problemi di copertura Welfare, scontro sui contratti a termine Mansioni notturne si cambia Rinnovabili una sola volta Abolito l'impiego in prestito In vista del voto al Senato proteste da sinistra, Cisl, Diniani e dall'Ud di Bordon [FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA Sono bastate poche ore perché il clima politico intorno al "collegato" sul welfare e il lavoro tornasse ad accendersi. La Commissione Lavoro di Montecitorio aveva finito le votazioni del provvedimento soltanto alle due di notte, approvando il testo con diversi emendamenti. Col progredire della giornata, però, la tensione è gradatamente aumentata: ha cominciato Confindustria a denunciare lo scarto del nuovo testo da quanto stabilito nell'intesa di luglio. Poi è arrivato il leader cislino Raffaele Bonanni a lamentare l'abolizione dello staff leasing. Poi da Rifondazione sono arrivate obiezioni di segno opposto. E alla fine, sono intervenuti i socialisti e i liberaldemocratici ad esprimere perplessità e a minacciare di non votare il provvedimento al Senato. Insomma, una bella confusione e tante polemiche che l'Esecutivo sicuramente voleva risparmiarsi. La tesi del ministero del Lavoro è che gli emendamenti votati (spesso col parere contrario del governo) in Commissione Lavoro non cambiano poi granché. "Ritengo che i lavori parlamentari non abbiano alterato nella sostanza il complesso equilibrio raggiunto col protocollo del 23 luglio - ha detto il sottosegretario Antonio Montagnino - nemmeno per quelle modifiche che suscitano maggiori dissensi". Va ricordato in effetti che lo staff leasing (il noleggio di personale) abolito nonostante il "no" del governo in pratica non l'aveva utilizzato alcuna impresa italiana; pochi ne sentiranno la mancanza. Al contrario - attraverso i contratti nazionali, e soltanto nei settori del turismo e dello spettacolo - è stato ripristinato un altro strumento poco adoperato, il job on call (lavoro a chiamata). Diverso è il discorso per le modifiche sui lavori usuranti e sui contratti a termine. L'eliminazione del tetto delle 80 notti lavorate per poter rientrare nella categoria degli "usurati" rappresenta senz'altro un allargamento della platea dei potenziali aventi diritto (650mila persone in più, dice l'esperto Cdl previdenziale Giuliano Cazzola). E bisogna dunque valutare se la spesa su questo fronte non aumenterà: il governo assicura che il meccanismo legislativo impedisce di sforare i tetti stabiliti, con risorse sufficienti per quasi 10.000 esodi l'anno. Molto importanti, invece, sono le novità sui contratti a termine, che sono uno strumento di assunzione "flessibile" diffusissimo. Gli emendamenti votati dalla maggioranza infatti non solo chiariscono che un contratto a tempo determinato può durare in tutto 36 mesi anche se discontinui; ma specifica che l'unica proroga consentita può durare al massimo otto mesi. Obiettivamente, si tratta di un discreto "giro di vite". Anche per questo la reazione di Confindustria nei confronti del centrosinistra è letteralmente di rabbia:  prima la  class action, poi quelle che vengono definite dal vicepresidente Alberto Bombassei "novità molto gravi" che si traducono in una "mutilazione del protocollo di luglio, compiuta senza nemmeno sentire le parti sociali o il governo". Non molto diversa la posizione del leader della Cisl Raffaele Bonanni: "Sullo staff leasing i lavoratori hanno subito un danno. Chi dice che la modifica è stata fatta in nome dei lavoratori mente", spiega il sindacalista, secondo cui sui contratti a termine "con tutto il rispetto per la sovranità del Parlamento, questo non può essere irresponsabile. Si sta seminando vento, speriamo non ci sia tempesta". Bonanni pensa alla precaria maggioranza al Senato; e in effetti non è da escludere che qualche rischio possa manifestarsi al momento della votazione del collegato a Palazzo Madama. Primo, perché Rifondazione ancora non è soddisfatta di quanto ottenuto. Ieri, poi, si è tenuto un vertice tra i due gruppi di senatori dissidenti dalla maggioranza, i liberaldemocratici di Lamberto Dini, con Giuseppe Scalera e Natale D'Amico, e l'Unione democratica di Roberto Manzione e Willer Bordon. Si è discusso di possibili strategie comuni per pesare sul governo, e tra le altre cose si è parlato del nuovo testo sul welfare. "Ci sembra strano - ha detto Manzione - che si possano modificare delle opzioni senza modificare l'impegno di spesa". Insomma, come spiega D'Amico, dopo il voto della Camera "bisogna valutare con attenzione". E qualche rischio c'è anche con i socialisti della Costituente: Lanfranco Turci e i senatori Gavino Angius, Roberto Barbieri e Accursio Montalbano accusano il governo di non aver varato - come promesso - una indennità di disoccupazione per i super-precari, ovvero co.co.co e co.co.pro. E dicono: senza correzioni, i socialisti potrebbero votare contro.Confermati il superamento dello "scalone" pensionistico e la delega al governo per definire la platea dei lavori usuranti. Tuttavia, il lavoro non sarà più da considerare notturno se è indicato così nei contratti nazionali o se prevede almeno 80 notti all'anno. Sarà una commissione a stabilire i criteri del lavoro notturno, e quindi la platea degli usuranti. Vincoli più rigidi per il rinnovo dei contratti a tempo determinato. Si prevede un'unica deroga dopo 36 mesi (anche non continuativi), ma non superiore a 8 mesi. Un nuovo contratto a termine, quindi, "può essere stipulato una sola volta, per una durata non superiore a otto mesi", a condizione che sia firmato in una direzione provinciale del lavoro.È stato abolito l'istituto della "somministrazione di lavoro a tempo indeterminato", ossia lo staff-leasing. Il lavoro intermittente ("Job on call") è abrogato, come previsto nel Protocollo, ma per garantire comunque forme di lavoro discontinuo sono state introdotte "tipologie specifiche di lavoro nei settori del turismo e dello spettacolo".


TERNI - UNA CAUSA collettiva contro chi inquina e chi non fa (sezione: Class action)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 23-11-2007)

 

? TERNI ? UNA CAUSA collettiva "contro chi inquina e chi non fa nulla perché tale contaminazione cessi", la propone il Wwf denunciando ancora una volta il grave livello d'inquinamento da polveri sottili che affligge il territorio ternano. "Sono ormai moltissimi gli studi ? spiega Gianni Ricciutelli, responsabile del Wwf locale ? che hanno mostrato la correlazione fra esposizione al particolato (polveri sottili) presenti in atmosfera e il rischio di patologie respiratorie e cardiovascolari, nonostante tutto questo a Terni si continua a non fare nulla per tentare di risolvere questo gravissimo problema che mette a rischio la salute dei ternani. I dati raccolti dalle centraline installate in città che rilevano tali inquinanti sono allarmanti. LA LEGGE fissa a 50 microgrammi per metrocubo il limite massimo di sicurezza che non deve essere superato più di 35 volte l'anno: a Terni dal primo gennaio tale limite è stato superato per ben 107 volte a Prisciano e 40 volte a Le Grazie". "A questi drammatici risultati ? continua Ricciutelli ? c'è da aggiungere che la centralina di via Carrara causa lavori è ferma dal 19 aprile: come mai la Provincia non ha provveduto ad installarla in altro luogo o quantomeno a collocare il laboratorio mobile presso l'ex Siri, visto che il Comune aveva dato disponibilità dell'area e dell'energia elettrica? Il 30 agosto abbiamo presentato una circostanziata denuncia all'autorità giudiziaria segnalando il grave problema delle polveri sottili ma non ci risulta siano stati presi provvedimenti, quindi invitiamo tutti i cittadini che ritengano di essere stati danneggiati nell'integrità della salute a causa dell'inquinamento da Pm10 e Pm2,5 di promuovere una causa collettiva, dichiarandoci fin da adesso disponibili a dare il nostro supporto logistico-legale. TALE AZIONE ? conclude il Wwf ? oggi è possibile anche in Italia, dopo la recente approvazione in Parlamento. Grandi le battaglie vinte in altri Paesi con le class action". A sostegno della denuncia, il Wwf diffonde alcuni preoccupanti dati: a Prisciano il Pm10 non solo ha già superato per 107 volte il limite nel 2007, ma dal primo al 21 novembre ha sforato in ben 7 occasioni; la stazione di Carrara, pur ferma dal 19 aprile, aveva in precedenza registrato 16 superamenti; dopo Prisciano (107) e Le Grazie (40) rischia di oltrepassare il numero massimo di sforamenti previsti in un anno (35) anche Verga, già a quota 30. E SE, come si sostiene da più parti, sarebbe il traffico la causa principale di inquinamento da polveri sottili, è almeno singolare che nelle due zone più caotiche della città, Borgo Rivo e Maratta (rispettivamente 28 e 21 gli sforamento fin qui registrati), l'inquinante sia destinato a rimanere entro la soglia dei 35 superamenti. Stefano Cinaglia - -->.



Meno pene, più risarcimenti (sezione: Class action)

( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)

 

Il giudice "Meno pene, più risarcimenti" r. c. Una signora alla quale un frullatore difettoso causa un taglio profondo a una guancia porta in giudizio la Moulinex. L'accusa è di lesione colposa, reato procedibile su querela di parte. L'azienda ammette l'errore, paga un maxirisarcimento e si chiude la causa. Per sovrappiù, vista la pubblicità negativa avuta dal caso, ritira dal mercato quel lotto di frullatori. Ma eventuali altre vittime del frullatore-killer non hanno alcun risarcimento, a meno di non cominciare un altro processo. "Ecco un caso in cui il risarcimento si sarebbe esteso a molte più persone se ci fosse stata già allora la  class action", dice Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto a Torino, protagonista di tanti processi (penali) nei quali la parte della vittima è una collettività: di consumatori danneggiati da un prodotto, lavoratori, utenti, risparmiatori, calciatori... A cosa serve la  class action?Adesso la principale strada giudiziaria di tutela del consumatore è il processo penale. Io ricevo innumerevoli esposti, segnalazioni, denunce su questo o quel problema, e questo perché nel processo penale ci sono strumenti più incisivi e più immediati di quelli che il singolo consumatore ha, con le regole attuali, in sede civile. Mettendo invece in campo un soggetto collettivo, si darebbero nuovi strumenti e più forza al processo civile, alleggerendo così quello penale. Ma le imprese hanno più paura del processo civile o di quello penale?  Con la  class action potrebbero trovarsi a dover pagare maxirisarcimenti, una minaccia molto concreta. Penso che la  class action abbia un peso forte soprattutto nella prevenzione: per non rischiare, l'impresa starà più attenta a garantire la sicurezza del consumatore. La Confindustria l'ha presa malissimo. Non so se la sua reazione abbia per oggetto il principio in sé o le modalità della sua attuazione. Sulle modalità, si può discutere. Posso capire che ci siano perplessità su alcuni dettagli tecnici. Ma l'introduzione dell'azione giudiziaria collettiva è ormai matura, tutti i paesi europei e la normativa comunitaria vanno in questa direzione, è ora di rassegnarsi - o di entusiasmarsi, a seconda dei punti di vista. E mettere in pratica la  class action.


Class action all'arrabbiata (sezione: Class action)

( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)

 

Per Confindustria è "all'amatriciana", secondo la destra è "una clava anticapitalistica", per le associazioni dei consumatori sarà un tesoretto. Sbarca in Italia l'azione collettiva di risarcimento. Con un secolo di ritardo Roberta Carlini "Una  class action su Parmalat c'è stata: negli Stati uniti, dove infatti i risparmiatori truffati hanno vinto, mentre da noi aspettano ancora giustizia". Lo ricorda Giorgio Benvenuto, presidente della Commissione Finanze del Senato, per sostenere che l'inserimento della  class action in finanziaria "è un'occasione da non perdere". Dopo l'iniziale sorpresa per quell'ultimo voto occasionale del Senato che, grazie all'errore di un piangente senatore di Forza Italia sull'emendamento Manzione, ha infilato "l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori" nella Finanziaria, sulla " class action all'italiana" si schierano le truppe e si affilano le armi. Ha aperto le ostilità, a meno di mezz'ora dal voto del Senato, la Confindustria paventando vessazioni verso le imprese; ha rincarato la dose Montezemolo, definendo il provvedimento "una  class action all'amatriciana". E' sceso in campo sul Sole 24 Ore il famoso giurista Guido Alpa, mettendo in fila tutti i difetti tecnici dell'articolato votato dal senato. Ma lo stesso giornale confindustriale pochi giorni dopo ha pubblicato in prima pagina una lettera del segretario del Pd Veltroni con un appello ai deputati: "Correggetela, ma approvatela". Mentre il centrodestra dà battaglia alla camera per stralciare la norma (definita da Maurizio Sacconi "una clava anticapitalistica"), e il duo Manzione-Bordon minaccia: "senza la  class action non votiamo più la Finanziaria". Il punto è: i problemi giuridici e tecnici posti dall'affrettato emendamento sono "dettagli da correggere" (come ha scritto sul Corriere l'ex Commissario Consob Salvatore Bragantini,  favorevole alla  class action), ostacoli insormontabili, o pretesti per bloccare il tutto? "Attenzione, la  class action è già stata insabbiata altre volte", avverte Benvenuto: ricordando che doveva stare già nella legge di difesa del risparmio, e che fu messa e poi sfilata anche dalle liberalizzazioni di Bersani. La lobby contro la  class action, insomma, ci sa fare. Anche se quella che sbarca in Italia, a un secolo di distanza dal diritto anglosassone e a qualche anno dagli altri paesi europei, "non è una  class action", precisa Alessandro Maran, capogruppo dell'Ulivo nella commissione giustizia della Camera, che ha adesso la patata bollente tra le mani. Nella  class action americana, una collettività di persone si mette insieme (dietro un "capofila", un lead plaintiff) per agire in giudizio contro un'impresa, una società, un ente: chi vuole può aderire, associarsi all'azione collettiva dei David contro l'impresa Golia, e con quel giudizio la questione si chiude. Nella  class action nostrana, invece, non c'è una vera e propria azione collettiva dei David, ma si dà alle associazioni di consumatori e risparmiatori "riconosciute" il potere di ergersi a rappresentanti dei David e di agire in giudizio contro Golia. Ne segue un processo in due atti: nel primo, il giudice (civile) decide se condannare o no l'impresa, e in caso affermativo determina i criteri per liquidare il danno ai consumatori/utenti/rispariatori; nel secondo atto, si passa a una Camera di conciliazione davanti alla quale si presentano i danneggiati, e si determina il risarcimento. Le obiezioni tecniche e di sostanza sono molteplici: a) tutto il potere viene dato alle associazioni, che sono quelle già riconosciute dal governo e quelle da riconoscere sempre con procedure burocratico/governative; b) non c'è nessun disincentivo ad azioni campate per aria, anzi il tetto dei compensi ai difensori (10% del valore complesivo del risarcimento) è così alto da spingere gli avvocati delle associazioni ad "azioni temerarie" (per non parlare della possibilità di azioni ricattatorie); c) rimane sempre aperta la possibilità di proseguire il giudizio, o aprire altre cause, dunque il sistema invece di semplificarsi si complica. "Dettagli da correggere, ma guai a stralciare tutto", dice Benvenuto. La correzione principale, sulla quale si stanno indirizzando i deputati e anche i tecnici del ministero della Giustizia, si chiama "filtro": un qualche metodo per vagliare all'origine le richieste, buttando subito fuori dai tribunali quelle infondate. Benvenuto affiderebbe questo potere di filtro all'Antitrust (che sotto la guida Catricalà si è già messo in mostra nel ruolo di paladino dei consumatori), e aggiungerebbe anche qualche precauzione in più per vagliare la rappresentatività delle associazioni. Anche alla camera in Commissione Giustizia si lavora al "filtro" della  class action. Maran lo descrive così: "Va affidato al giudice il vaglio preliminare, sia sulla fondatezza dell'azione che sulla legittimazione ad agire dell'associazione". Punto delicatissimo, considerato il fatto che le associazioni consumeristiche italiane, sulle quali pioverà tra qualche mese il "tesoretto" della  class action, non hanno spalle tanto robuste, né i consumatori/utenti/vittime sono sempre disponibili a fidarsi di loro.


Class action per tutti e per tutto (sezione: Class action)

( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)

 

Il consulente "Class class="term">action per tutti e per tutto" r. c. "Va benissimo il principio, ma adesso non stravolgiamola". Per Sergio Cusani, già detenuto di Tangentopoli e consulente economico-finanziario di sindacati,  risparmiatori e piccoli azionisti gabbati da quello che è stato definito un "capitalismo di rapina", l'introduzione della  class action in Italia è "meritoria, doverosa e utile". Però è forte il rischio che, nel cammino parlamentare, la misura si trasformi "in un misero mortaretto destinato a spegnersi alla prima goccia d'acqua". Cosa non va, nella  class action "all'italiana"? Per ora è passato il principio, il fine, ma non la sua normazione, cioè i mezzi. Bisogna fare attenzione a che le potenti lobby imprenditoriali, approfittando della debolezza e connivenza di vasti settori politici, non annacquino il tutto. In quel caso, sarebbe meglio non farne niente e lasciare gli istituti già previsti dalla legge. Inoltre si può allargare il raggio di azione della legge 231 del 2001, quella che ha introdotto la responsabilità penale di imprese, enti e società, estendendolo a reati ambientali, frode fiscale, riciclaggio, lavoro nero, sicurezza sul lavoro. E' giusto affidare l'azione collettiva solo alle associazioni di consumatori e utenti riconosciute nei vari albi? I dubbi sul ruolo delle associazioni sono legittimi. Per superarli c'è una strada maestra: dare la possibilità a tutti i risparmiatori o consumatori che decidono di procedere contro una società di costituirsi in un'associazione che ha come proprio scopo quello di intraprendere la  class action. I gruppi di risparmiatori o piccoli azionisti, vasti o ristretti che siano, devono avere la totale libertà di scegliere come difendersi: magari anche appoggiandosi alle associazioni che godono della loro fiducia. E' vero che, permettendo la  class action contro disservizi vari (ad esempio per ritardi dei treni o black out) si rischia di bloccare tutto il sistema dei servizi? Faccio un esempio: se in Spagna un treno ritarda più di 5 minuti, il biglietto viene rimborsato direttamente in biglietteria. Da noi c'è una trafila tale per avere il bonus di rimborso dalle Fs, che in molti rinunciano. A mio avviso nella tutela della  class action va contemplato tutto, il consumatore/fruitore di servizi pubblici deve potersi tutelare contro imprese che disattendono gli impegni presi con consumatori e azionisti, calpestando anche la propria corporate governance.


Troppi rischi nella class action (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2007-11-23 - pag: 11 autore: Troppi rischi nella class action Pensiamo davvero che introdurre la "class action" in queste condizioni sia un'idea così geniale e urgente da utilizzare impropriamente lo strumento della Finanziaria? E per i tempi della giustizia civile? Io non credo che si possa essere americani solo a metà: è come se volessimo importare grandi automobili e viaggiare sulle mulattiere. Nel caso dell'azione collettiva così come votata dal Senato si rischiano effetti devastanti per le imprese, che saranno esposte a ricatti di ogni genere. E benefici spesso risibili per i consumatori. Guardiamo agli Stati Uniti, dove è in corso un ripensamento assai critico rispetto alle norme sulla class action, che già sono state modificate in senso restrittivo. Un ripensamento che nasce dai numerosi casi di transazioni con parcelle milionarie per gli studi legali e pochi spiccioli – quando non hanno perso dei soldi - per i consumatori. Basta guardare su internet. Che fare a questo punto? Il buon senso direbbe: stralciare il provvedimento dalla Finanziaria, affidandone la stesura a una delega legislativa. Ma molti, pur riconoscendo che si tratta di un pessimo testo – e c'è chi lo definisce un mostro giuridico - dicono che la strada è quella di correggerlo. Se la scelta fosse questa dobbiamo sapere che occorrono non piccoli ritocchi ma modifiche profonde. Per dare certezze ai consumatori e anche alle imprese. Serve il filtro del giudice per evitare azioni collettive manifestamente infondate e occorre un meccanismo (il cosiddetto opt-in) che consenta di individuare con precisione i soggetti che aderiscono effettivamente all'azione. Altrimenti rischiamo di spacciare per azione collettiva quella destinata ad avere effetti nei confronti di due o tre consumatori. Per evitare il rischio di azioni collettive solo per ragioni strumentali bisogna prevedere l'obbligo di un deposito cauzionale. E per evitare di appesantire ulteriormente i nostri uffici giudiziari, si può pensare a un obbligo preventivo di conciliazione tra le parti in causa prima di procedere nel giudizio. Infine, la norma introdotta al Senato non chiarisce che cosa succederà dopo la sentenza da parte del giudice. Se chi promuove l'azione collettiva perde la causa, le spese devono gravare sulla parte soccombente. E va superata la possibilità per i difensori di pattuire compensi parametrati alle somme ottenute per il risarcimento danni, per evitare compensi multimilionari mentre si mettono i tetti alle retribuzioni dei dirigenti pubblici. C'è un'ultima riflessione importante. Se si ritiene che l'azione collettiva abbia davvero una valenza positiva, allora deve essere possibile anche nei confronti della pubblica amministrazione se ritarda pagamenti dovuti o se impone disservizi ai cittadini. E in questo caso i danneggiati potrebbero essere le stesse aziende. è solo con modifiche di questo tipo che le imprese potrebbero forse pensare che l'introduzione della class action all'italiana non è stata pensata e voluta contro di loro. Emma Marcegaglia Vicepresidente di Confindustria MODIFICHE PROFONDE Il provvedimento andrebbe stralciato dalla Finanziaria ma se lo si vuole correggere bisogna dare certezze a consumatori e imprese.


Di OLIVIA POSANI - ROMA - IL WELFARE della discordia si conferma (sezione: Class action)

( da "Resto del Carlino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007)
Pubblicato anche in:
(Giorno, Il (Nazionale))

 

Di OLIVIA POSANI ? ROMA ? IL WELFARE della discordia si conferma per Romano Prodi il capitolo più rischioso della manovra economica 2008. Il governo, per ora, minimizza i pericoli, ma anche ieri si è assistito a un tutti contro tutti che nulla fa presagire di buono. Non a caso si dà per scontato il voto di fiducia. Il disegno di legge che approderà lunedì nell'aula della Camera è diverso dal testo iniziale, che recepiva il protocollo di intesa tra governo e parti sociali del 23 luglio. Tutto frutto dell'estenuante confronto che si è svolto nella commisione lavoro di Montecitorio, dove la maggioranza si è divisa e scontrata più volte prima di approvare modifiche su contratti a termine, lavori usuranti, lavoro a chiamata e abolizione dello staff leasing. "Sul welfare il governo non ha la maggioranza", dice Berlusconi fissando così la seconda previsione sulla caduta di Prodi. Certo è che ieri in due casi (deroghe all'abolizione del job on call per turismo e spettacolo e apprendistato) si è assitito addirittura a una saldatura dei voti dell'Unione con quelli della Cdl, mentre la sinistra radicale l'ha spuntata su altri due emendamenti: maglie più larghe per definire la platea dei lavori usuranti e maggiori limiti per l'utilizzo dei contratti a termine. Ma Rifondazione non si accontenta e promette che darà battaglia in aula per far passare le richieste bocciate dalla commissione, a partire dal diritto di priorità all'assunzione per chi ha già alle spalle 36 mesi di contratti a termine. "Abbiamo ottenuto il 70% delle richieste ? ammette Rocchi (Prc) ? ma Prodi, sulla precarità, deve risponderci in aula nel merito". IN REALTÀ sono sufficienti le modifiche già approvate per far insorgere le parti sociali. La Confindustria ha espresso "sconcerto" e ha bollato come "molto gravi" i cambiamenti introdotti. Estremamente critico anche Epifani, mentre Bonanni tuona: "Si sta seminando vento, speriamo che non ci sia tempesta in Senato". Facile profezia: al di là delle dichiarazioni ufficiali, improntate alla prudenza, la pattuglia che a Palazzo Madama fa capo a Lamberto Dini ha infatti già mandato segnali a Rifondazione: se a Montecitorio passa un testo che modifica gli impegni di spesa, noi lo bloccheremo al Senato votando contro. "E' aumentato il numero dei lavoratori 'usurati' ? fa notare Natale D'Amico ? Bisogna capire come si fa ad attingere alle stesse risorse fissate allargando la paltea di chi ha diritto al pensionamento anticipato". Giuliano Cazzola calcola che si tratta di 650 mila unità in più. E ai tre liberaldemocratici si andranno sicuramente a sommare i voti dei Bordon e Manzione. A tutto questo vanno aggiunti i malumori dei socialisti. Lanfranco Turci ha sottolineato ieri che il voto del suo gruppo dipende dalla volontà del governo di rispettare un impegno: introdurre l'indennità di disoccupazione per i lavoratori a progetto (co.co.pro.). INSOMMA, Prodi rischia di rivivere l'incubo della finanziaria, se non peggio. Per questo il ministro Chiti annuncia: "Il provvedimento sul Welfare al 99% è quello concordato con le parti sociali. Non va cambiato. Se occorre ricorreremo alla fiducia". "Le distanze rispetto al protocolo stanno aumentando", sottolinea invece il direttore generale di Confindustria Beretta, che aggiunge: "Le modifiche sui contrati a termine sono pessime, l' introduzione della  class action e l'abolizione delle staff leasing sono misure contro le imprese. Il protocollo è stato mutilato e la concertazione è a rischio". Il tema dei lavori usuranti, ammonisce Epifani, "non va affrontato con una delega e non mi piacciono le deroghe al lavoro a chiamata, che rischiano di rendere più complesso il contratto del commercio". E Bonanni: "C'è una mortificazione delle parti sociali. Il Parlamento si è fatto imporre da una minoranza scelte nell'interese particolare". - -->.


Welfare, Unione divisa Rifondazione strappa alcuni ritocchi e punta (sezione: Class action)

( da "Resto del Carlino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007)
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(Giorno, Il (Nazionale))

 

Di OLIVIA POSANI ? ROMA ? IL WELFARE della discordia si conferma per Romano Prodi il capitolo più rischioso della manovra economica 2008. Il governo, per ora, minimizza i pericoli, ma anche ieri si è assistito a un tutti contro tutti che nulla fa presagire di buono. Non a caso si dà per scontato il voto di fiducia. Il disegno di legge che approderà lunedì nell'aula della Camera è diverso dal testo iniziale, che recepiva il protocollo di intesa tra governo e parti sociali del 23 luglio. Tutto frutto dell'estenuante confronto che si è svolto nella commisione lavoro di Montecitorio, dove la maggioranza si è divisa e scontrata più volte prima di approvare modifiche su contratti a termine, lavori usuranti, lavoro a chiamata e abolizione dello staff leasing. "Sul welfare il governo non ha la maggioranza", dice Berlusconi fissando così la seconda previsione sulla caduta di Prodi. Certo è che ieri in due casi (deroghe all'abolizione del job on call per turismo e spettacolo e apprendistato) si è assitito addirittura a una saldatura dei voti dell'Unione con quelli della Cdl, mentre la sinistra radicale l'ha spuntata su altri due emendamenti: maglie più larghe per definire la platea dei lavori usuranti e maggiori limiti per l'utilizzo dei contratti a termine. Ma Rifondazione non si accontenta e promette che darà battaglia in aula per far passare le richieste bocciate dalla commissione, a partire dal diritto di priorità all'assunzione per chi ha già alle spalle 36 mesi di contratti a termine. "Abbiamo ottenuto il 70% delle richieste ? ammette Rocchi (Prc) ? ma Prodi, sulla precarità, deve risponderci in aula nel merito". IN REALTÀ sono sufficienti le modifiche già approvate per far insorgere le parti sociali. La Confindustria ha espresso "sconcerto" e ha bollato come "molto gravi" i cambiamenti introdotti. Estremamente critico anche Epifani, mentre Bonanni tuona: "Si sta seminando vento, speriamo che non ci sia tempesta in Senato". Facile profezia: al di là delle dichiarazioni ufficiali, improntate alla prudenza, la pattuglia che a Palazzo Madama fa capo a Lamberto Dini ha infatti già mandato segnali a Rifondazione: se a Montecitorio passa un testo che modifica gli impegni di spesa, noi lo bloccheremo al Senato votando contro. "E' aumentato il numero dei lavoratori 'usurati' ? fa notare Natale D'Amico ? Bisogna capire come si fa ad attingere alle stesse risorse fissate allargando la paltea di chi ha diritto al pensionamento anticipato". Giuliano Cazzola calcola che si tratta di 650 mila unità in più. E ai tre liberaldemocratici si andranno sicuramente a sommare i voti dei Bordon e Manzione. A tutto questo vanno aggiunti i malumori dei socialisti. Lanfranco Turci ha sottolineato ieri che il voto del suo gruppo dipende dalla volontà del governo di rispettare un impegno: introdurre l'indennità di disoccupazione per i lavoratori a progetto (co.co.pro.). INSOMMA, Prodi rischia di rivivere l'incubo della finanziaria, se non peggio. Per questo il ministro Chiti annuncia: "Il provvedimento sul Welfare al 99% è quello concordato con le parti sociali. Non va cambiato. Se occorre ricorreremo alla fiducia". "Le distanze rispetto al protocolo stanno aumentando", sottolinea invece il direttore generale di Confindustria Beretta, che aggiunge: "Le modifiche sui contrati a termine sono pessime, l' introduzione della  class action e l'abolizione delle staff leasing sono misure contro le imprese. Il protocollo è stato mutilato e la concertazione è a rischio". Il tema dei lavori usuranti, ammonisce Epifani, "non va affrontato con una delega e non mi piacciono le deroghe al lavoro a chiamata, che rischiano di rendere più complesso il contratto del commercio". E Bonanni: "C'è una mortificazione delle parti sociali. Il Parlamento si è fatto imporre da una minoranza scelte nell'interese particolare". - -->.


ROMA Riforma del welfare: c'è il via libera della Commissione Lavoro, ma non anco (sezione: Class action)

( da "Messaggero, Il" del 23-11-2007)

 

Di LUCIANO COSTANTINI ROMA Riforma del welfare: c'è il via libera della Commissione Lavoro, ma non ancora quello di Montecitorio. "La battaglia vera comincerà lunedì quando il disegno di legge approderà in aula", commentano i protagonisti della no-stop terminata l'altra notte. E che sarà battaglia lo testimoniano i giudizi a caldo che si intrecciano tra le centrali sindacali, la Confidustria e i rappresentanti dei partiti. I sindacalisti sono critici per alcune correzioni (per esempio, quella che abolisce lo "staff leasing") e riscontrano un "attentato" alla concertazione; gli imprenditori perchè vedono penalizzate le loro aspettative soprattutto sulla questione dei limiti ai contratti a tempo determinato; la sinistra radicale perchè avrebbe preteso restrizioni più cogenti sul precariato e i "diniani" perchè temono una lievitazione della spesa pubblica dopo il possibile ampliamento della platea dei "lavori usuranti". Sì, tutti promettono battaglia, anche se su fronti diversi. "Puntiamo a correggere il ddl in aula", avverte Rifondazione. Per i socialisti "il voto resta sospeso". Non si sbilanciano i "diniani": "Vediamo come il testo uscirà dall'aula". Parlano di "capitolazione" i comunisti. "Viene leso l'equilibrio del protocollo", denunciano Verdi, Pdc, Sinistra democratica e Prc. "In aula - assicura il relatore, Emilio Delbono - non ci sarà alcuna modifica. Difenderemo il disegno di legge così come è uscito dalla Commissione". Precisa il presidente della stessa Commissione, Gianni Pagliarini: "Ci sono ancora forti tensioni in una parte della maggioranza che non è soddisfatta, ma non ci sono le condizioni per modificare il testo. La decisione di porre la fiducia spetta al governo". Cioè Pagliarini fa balenare l'ipotesi di un riscorso alla fiducia per blindare il pacchetto di provvedimenti. Lunedì il dibattito potrebbe cancellare o accumulare le nubi che oggi offuscano l'orizzonte. Le correzioni apportate all'impianto concordato a luglio tra governo, sindacati e Confindustria sono sostanzialmente quattro. La prima, quella più rilevante riguarda i "lavori usuranti": scompare dal testo il vincolo delle 80 notti per poter rientrare nella platea e quindi usufruire di una pensione anticipata. La stessa platea potrebbe ampliarsi progressivamente superando le 5.000 unità previste (ma non fissate) dal ddl. Giuliano Cazzola, presidente del Comitato per la difesa della legge Biagi, immagina addirittura che si possa arrivare alle 650.000 unità. Resta immutata la posta di 2,8 miliardi che tuttavia dovrebbe essere rivista verso l'alto in caso di sforamenti del numero dei "lavoratori usurati". Sul punto specifico l'opposizione dei "diniani" è netta. Seconda correzione, il lavoro a tempo determinato: viene prevista una sola proroga di 8 mesi con l'accordo del lavoratore e del sindacato. E qui insorge Confindustria. "Modifiche pessime - sottolinea il direttore generale, Maurizio Beretta - difformi dallo spirito e dalla lettera del protocollo che vanno contro gli interessi dei lavoratori e rompono la coerenza con quanto avevamo sottoscritto.  Gli interventi su  class action e welfare sono atti ostili nei confronti delle imprese e che minano la concertazione". Terza correzione, via lo "staff leasing". Sul punto specifico scattano le critiche dei sindacati. Dice il leader Cisl Bonanni: "Un danno per i lavoratori, c'è stata una mortificazione dell'autonomia delle parti sociali, si sta seminando vento, speriamo che non produca tempesta che prevedo però al Senato". Sulla stessa linea il numero uno della Uil Angeletti. Per l'Ugl di Renata Polverini "le modifiche restano nel complesso fedeli all'impianto definito". Il leader della Cgil Epifani si limita ad auspicare che "il capitolo sulle riforme venga chiuso entro dicembre". "E comunque - aggiunge - non mi piace quanto fatto sul "job on call"". Ed è questa la quarta correzione: il "lavoro a chiamata" viene ripristinato - su istanza di maggioranza e opposizione - per i settori turismo, ristorazione e spettacolo. Ma c'è chi teme uno sforamento nel commercio. Martedì sera Epifani, Bonanni, Angeletti e Montezemolo si vedranno per tentare di avviare un confronto sulla riforma dei contratti. Sarà poco più che un incontro conviviale, ma che potrebbe servire per focalizzare meglio la questione del welfare proprio alla luce delle modifiche al protocollo maturate la scorsa notte.


No di Valdegamberi: è incostituzionale Meocci e gli esponenti Udc intervengano (sezione: Class action)

( da "Corriere del Veneto" del 23-11-2007)

 

Corriere del Veneto - VERONA - sezione: PRIMOPIANO - data: 2007-11-23 num: - pag: 4 categoria: REDAZIONALE LA DIVISIONE L'assessore regionale e consigliere comunale contrario alla delibera No di Valdegamberi: è incostituzionale Meocci e gli esponenti Udc intervengano VERONA - "Anticostituzionale e contraria a quello in cui crediamo. Verona ha bisogno di provvedimenti seri sul fronte della sicurezza e di una politica mirata a chi è in difficoltà, non di provvedimenti e ordinanze che per altro nascono nulle". L'assessore regionale ai servizi sociali e consigliere comunale Stefano Valdegamberi ieri ha messo in guarda da fughe in avanti ed emulazioni delle ordinanze "anti – sbandati " adottate da Cittadella ed in altri comuni del padovano. "So che l'ordinanza piace molto anche al sindaco di Verona Flavio Tosi che vuole fare una delibera – commentava ieri Valdegamberi intervenendo alla presentazione della Colletta alimentare – credo che questo tipo di delibere sposti pericolosamente la discussione politica verso l'equazione povero uguale criminale, mentre non è così". A chi, come il presidente Giancarlo Galan, immaginava una generalizzazione dell'ordinanza a tutti il Veneto Valdegamberi ricorda la Costituzione ed il vangelo. "Questa ordinanza è contraria a molti dei principi solidali a cui si ispira la nostra Costituzione – aggiungeva l'assessore ai servizi sociali – inoltre chi come me si ispira alla dottrina sociale della Chiesa non può dimenticare i passi delle Beatitudini che prescrivono di dare da mangiare agli affamati e vestire gli ignudi. Con provvedimenti come quella di Cittadella invece si va nella direzione opposta: solo chi ha 13 euro di reddito giornaliero può chiedere la residenza. E gli altri? Si rischia di escludere dalla società i poveri e di emarginare ancora di più chi è sulla soglia della povertà. Credo che Alfredo Meocci in qualità di vicesindaco dell'Udc farebbe bene a parlare di queste cose con il nostro primo cittadino ed altrettanto dovrebbero fare gli esponenti del nostro partito". A chi gli ricorda che la motivazione principale che muove i sindaci della Lega, e non solo, nell'adottare la delibera è la crescente insicurezza del territorio veneto Valdegamberi risponde: "chi infrange la legge, povero o no, va fermato e se è straniero allontanato dalla nostra comunità. Più che di ordinanze che non danno la residenza ai poveri i cittadini hanno bisogno di certezza della pena per i delinquenti e di un maggiore presidio delle forze dell'ordine nelle nostre città. Risultati che non si conseguono purtroppo firmando una ordinanza comunale ma che richiedono una azione politica determinata a tutti i livelli. Sarebbe meglio sforzarsi a livello europeo perché la Romania controllasse meglio chi lascia il proprio Paese per venire a delinquere in Italia e che si fornissero ai giudici strumenti migliori nel fronteggiare la criminalità". Sull'avviso di garanzia notificato al sindaco di Cittadella Massimo Bitonci l'assessore dell'Udc commenta criptico: "la magistratura padovana ha sempre fatto bene il suo lavoro, che è anche quello di controllare la conformità dell'attività dei politici alla legge. Credo nella separazione dei poteri". Alberto Gottardo Contrario \\ Questo tipo di delibere sposta pericolosamente la questione verso l'equazione povero uguale criminale.


Interventi e Repliche (sezione: Class action)

( da "Corriere della Sera" del 23-11-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2007-11-23 num: - pag: 53 categoria: BREVI Interventi e Repliche Forza Italia e la richiesta di immacolatezza Sul Corriere del 19 Novembre viene pubblicato un articolo dal titolo "Mosse spericolate. La Nuova sfida del Cavaliere. La seconda discesa in campo contro i politici parrucconi" a firma Gian Antonio Stella nel quale per contrastare "l'iniziale richiesta di immacolatezza" dell'onorevole Berlusconi si scrive che egli ha "via via imbarcato uomini come..." e di seguito una lista di persone che secondo l'autore si sarebbero macchiati di gravi reati, fra i quali "Gaspare Giudice, del quale i magistrati di Palermo chiesero invano l'arresto considerandolo a disposizione del presunto boss di Caccamo, Giuseppe Panzeca". Segnalo che il Gian Antonio Stella non sembra leggere il suo giornale che il 28 aprile di questo anno ha dato ampio risalto alla notizia della mia piena assoluzione, per non aver commesso il fatto, da parte del Tribunale penale di Palermo. Ho subito per 9 anni un processo giudiziario e mediatico per accuse totalmente infondate dalle quali mi sono difeso pubblicamente e limpidamente. Ho sempre nutrito il più profondo rispetto per la magistratura e per le regole del processo. Vorrei che chi fa informazione si ricordasse anche delle sentenze di assoluzione e non solo dei capi di imputazione. On. Gaspare Giudice Se il deputato Giudice è stato assolto da ogni accusa, buon per lui. Ma io scrivevo una cosa indifferente al suo attuale status giudiziario. E cioè che Forza Italia, nata con premesse così giustizialiste da chiedere ai candidati di dichiarare di non avere "mai ricevuto avvisi di garanzia" era passata a difendere anche chi, a ragione o a torto, era considerato dai magistrati così vicino alla mafia da meritare la richiesta d'arresto. Quanto al "processo mediatico", Giudice ammetta che anche all'estero avrebbero avuto perplessità su dettagli come la sua lettera al nipote del boss mafioso Lorenzo Di Gesù: "Caro Giuseppe, l'autentica e vera amicizia che mi legava a tuo zio Lorenzo..." Per carità: innocentissimo. Ma il Berlusconi della "discesa in campo", con le regole di allora, non lo avrebbe accettato. O no? Gian Antonio Stella La linea strategica europea sul nucleare Ho letto l'intervento di Umberto Guidoni "Nucleare: il progetto europeo", sul Corriere del 19 novembre e sono rimasta colpita dalle frasi conclusive in cui, per il programma di accompagnamento a Iter, si parla di un possibile nuovo tokamak a Frascati e contemporaneamente si nega la possibilità che questa nuova struttura possa essere Ignitor perché indicato come progetto "al di fuori del programma europeo". L'autore della lettera sa benissimo che il programma europeo è il risultato delle proposte presentate dai vari stati membri: se l'Italia proponesse Ignitor e lo sostenesse attivamente, lo scenario europeo potrebbe essere diverso. Voglio anche ricordare a Guidoni che i primi due obbiettivi nella linea strategica europea sono: 1) costruire Iter: 2) sviluppare la fisica del "burning plasma". Il progetto Ignitor è stato proposto proprio per lo studio del burning plasma. L'Enea ha utilizzato molto denaro pubblico per sviluppare tale progetto e ora dovrebbe essere suo dovere presentarlo all'Europa chiedendone l'inserimento nel programma di accompagnamento. Augusta Airoldi Istituto di Fisica del Plasma "P.Caldirola" Associazione Cnr-Enea-Euratom,  Milano Class class="term">action: come migliorare la legge Nell'ultima parte dell'articolo "Class class="term">action: cinque modifiche per migliorare la legge" del Corriere di ieri, un refuso ha alterato il senso dell'ultima frase. Deve leggersi: "Abolizione del divieto del patto di quota lite" (e non: "Abolizione del patto di quota lite". Gustavo Ghidini.



Confindustria e sindacati alle barricate contro le modifiche (sezione: Class action)

( da "Tempo, Il" del 23-11-2007)

 

Confindustria e sindacati si trovano di nuovo insieme contro la sinistra radicale che vuole sovvertire il testo sul welfare. "Le distanze rispetto al protocollo stanno incomprensibilmente aumentando" lamenta il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta che definisce "pessimo" l'intervento sui contratti a termine perchè "difforme dallo spirito e dalla lettera del protocollo". Home Politica prec succ Contenuti correlati Bianchi-Boniciolli, amici contro E il Cav chiede un incontro in campo neutro E il Cav chiede un incontro in campo neutro "Tutto pronto contro di noi Destra e Circoli, stesso logo" Protesta a Villa Morelli contro i tagli La manifestazione contro le caserme dopo l'assassinio ... Insomma, sostiene Confindustria, il rischio è che si vada a minare "l'istituto stesso della concertazione"  mentre proprio in Parlamento si introduce, "in modo inusitato" da un lato la  class action che "rappresenta una grave minaccia per il sistema delle imprese" e dall'altro si limita, con l'introduzione di un tetto, il ricorso ai contratti a termine e si cancella lo staff leasing. Lo scontento di Confindustria è condiviso dai sindacati. La cancellazione dello staff leasing è infatti una vittoria di facciata visto che il contratto è praticamente inapplicato mentre preoccupano di più le deroghe all'abolizione del job on call che, di fatto, ne consentono l'utilizzo in alcuni settori. Per ora sono il turismo e lo spettacolo ma i sindacati temono che si possa aprire la falla anche nel commercio dove, da oltre 10 mesi, i circa 2000 addetti stanno cercando di rinnovare il contratto. Non a caso Confcommercio ne ha chiesto un allargamento: il lavoro a chiamata, dice, "è una forma importante di flessibilità". La Cgil teme soprattutto che l'eliminazione del tetto delle 80 notti per rientrare nella categoria dei lavori usuranti si traduca in un cul de sac. Preferirei che il "problema venisse risolto entro fine anno e che non ci si affidi alla delega, che si presta a troppe incognite" ha detto il leader della Cgil Guglielmo Epifani. Per il segretario della Uil, che giudica un "errore" la cancellazione dello staff leasing, le modifiche agli usuranti sono invece giuste perchè "non c'è nessuno in grado di sapere quanti andranno in pensione prima: abbiamo scritto 5.000 perchè - confessa Angeletti- nessuno sa quanti sono". Non piacciono al leader della Cisl, invece, le modifiche sullo staff leasing e sui contratti a termine. "Sullo staff leasing i lavoratori hanno subito un danno. Chi dice che la modifica è stata fatta in nome dei lavoratori mente" dice Raffaele Bonanni che affonda anche sui contratti a termine: "con tutto il rispetto per la sovranità del Parlamento, questo non può essere irresponsabile. Si sta seminando vento, speriamo non ci sia tempesta" aggiunge prevedendo "una tempesta assai preoccupante in Senato". Intanto sindacati e Confindustria si preparano ad aprire il tavolo sulla contrattazione: il 27 si incontreranno Montezemolo, Epifani, Bonanni e Angeletti per un primo giro di tavolo. "Il governo deve chiudere prima la Finanziaria" ha detto Epifani. La trattativa entrerà infatti nel vivo a gennaio, perchè nelle intenzioni dei sindacati la partita deve rientrare in quella più complessiva, da aprire con il governo, sulla politica dei rediti, fisco e tariffe. 23/11/2007.


 

La class action ha molti nemici. Forse perché è utile (sezione: Class action)

( da "Italia Oggi" del 23-11-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - I commenti Numero 278, pag. 2 del 23/11/2007 Autore: di Ennio Fortuna* Visualizza la pagina in PDF       L'analisi La class action ha molti nemici. Forse perché è utile Raramente mi è capitato di leggere critiche tanto astiose e violente contro il testo di un progetto di legge come nel caso del voto del senato sulle "class action", ovvero, in ottimo italiano, sulle azioni collettive. Rileggendo il testo, confesso però che non vi trovo nulla di tanto sconvolgente. Ovviamente occorre riflettere muovendo dalla posizione del piccolo consumatore (utente, risparmiatore, acquirente e così via) che spesso, troppo spesso, e da troppo tempo, recita la parte della vittima sacrificale. Se un privato cittadino acquista un prodotto difettoso o si rivolge a un'impresa di servizi (trasporti, energia e così via) che risulta inadempiente, in teoria può muovere causa all'imprenditore, ma in pratica non lo fa perché le spese della lite superano di centinaia di volte l'entità del danno subito. Come tutte le armi di difesa, anche le azioni collettive possono essere portate all'esasperazione, e risolversi in pratiche discorsive o ricattatorie. Ma non mi sembra questo un argomento decisivo per vietarle. Del resto, le critiche non sembrano affatto irresistibili. In sostanza, si concentrano su due punti essenziali: l'assenza di un filtro, definito imprescindibile, per bloccare iniziative temerarie e a sfondo ricattatorio, e la mancata definizione dell'elenco dei legittimati all'azione. La prima censura è infondata perché un filtro è già in atto, e in tutte le controversie (introdurne un altro solo per le cause collettive porrebbe evidenti problemi di costituzionalità). Infatti, il giudice se ritiene matura la causa per la decisione, anche senza bisogno di particolari mezzi di prova, può rimettere, e subito, le parti al collegio. Quanto all'elenco dei legittimati, è previsto che il ministro possa ampliarne la portata (ora sono solo 16 le associazioni abilitate). Ma si tratta di un'ulteriore garanzia per le imprese produttrici o erogatrici di servizi. Infatti, in caso di lite temeraria o assolutamente infondata l'associazione soccombente rischia di perdere la legittimazione, e inoltre il giudice può condannarla ai danni (in base all'istituto notissimo, ancorché poco applicato nella prassi, della responsabilità aggravata per iniziativa o resistenza in mala fede). Oltretutto, ed è forse l'argomento più importante, la sola eventualità dell'esercizio dell'azione collettiva appare idonea a indurre le imprese a migliorare le loro prestazioni, non fosse altro per evitare il rischio di condanne. Non mi sembra poco. *Procuratore della repubblica a Venezia.


Consumatori al potere (sezione: Class action)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 23-11-2007)

 

ECONOMIA CLASS ACTION / DOPO IL BLITZ SULLA FINANZIARIA Consumatori al potere DI PAOLO BIONDANI E FRANCESCO BONAZZI Sono 16 le associazioni che potranno promuovere le cause di massa. Sono legate a partiti, sindacati e movimenti d'opinione. E vivono di fondi pubblici Certo, se commettiamo l'errore di diventare i notai della class action, poi non potremo lamentarci se ci passano al microscopio... Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, ha già fiutato i rischi di quel rocambolesco emendamento alla Finanziaria che riconosce la tutela in giudizio degli interessi collettivi. Certo, per i consumatori è una vittoria di principio e per certi versi addirittura storica. Ma la via italiana alla class action prevede che chi si sente calpestato da banche, assicurazioni o compagnie telefoniche passi per forza dalle organizzazioni dei consumatori riconosciute dallo Stato. Una strettoia che consiglia di accendere un faro per guardare meglio chi sono e che cosa fanno i paladini dei nostri consumatori. Perché se dovranno trasformarsi in notai sarà giusto sapere come si finanziano, quanta gente rappresentano e se sono più o meno legati a partiti, movimenti d'opinione o sindacati. Per iniziare il viaggio tra la ventina di sigle tra le quali si muovono gli aspiranti Ralph Nader di casa nostra conviene partire da una ferita ancora aperta come il crack Parmalat. All'epoca, fu definito dai giornali di Oltreoceano 'The European Enron'. Perché quel buco da 4 miliardi di euro, nascosto fino al 2003 nei bilanci truccati del gruppo di Collecchio, finì per bruciare i risparmi di migliaia d'investitori in tutto il mondo. Tra loro, chi ha fatto causa negli Stati Uniti ha già portato a casa un primo acconto da 40 milioni di euro. Come? Grazie alla class action, naturalmente. Che per gli italiani è letteralmente una roba da cinema, un sogno epico che ha il volto di Julia Roberts in 'Erin Brockovich' o di Russell Crowe in 'The Insider'. Così, per presentare una maxi-causa di risarcimento danni al Tribunale di Roma, Altroconsumo ha dovuto raccogliere le deleghe di 3 mila ex azionisti o obligazionisti Parmalat. Che significa trovare ed esaminare migliaia di posizioni personali, fare tanti dossier separati, eccetera eccetera. In pratica, è come presentare 3 mila cause singole. E infatti ci hanno messo tre anni per costituirsi. Se poi otterranno ragione, gli eventuali risarcimenti andranno solo a quei tremila ricorrenti e dopo svariati gradi di giudizio. Ma nessun centesimo tornerà nelle tasche degli altri 80-100 mila italiani che, secondo stime ufficiose, si sono scottati le mani con i titoli di Collecchio. Il bello è che anche con la class action approvata dal Senato la scorsa settimana, quei 3 mila azionisti Parmalat resterebbero quasi al palo. Perché? Hanno sbagliato indirizzo. Altroconsumo, nonostante abbia oltre 300 mila soci e sia storicamente un'organizzazione tra le più serie, non fa più parte del Consiglio nazionale consumatori e utenti (Cncu) istituito per legge presso il ministero delle Attività produttive. Ne è stata espulsa, su richiesta di altre associazioni, perché il fatto di essere collegata a una casa editrice internazionale ne configurerebbe lo scopo di lucro. Ora la vicenda, che ha avuto strascichi giudiziari, pare stia per concludersi con il prossimo rientro di Altroconsumo nel Cncu, ma intanto ci porta perfettamente al cuore del triplice problema soldi-rappresentanza-autonomia. Dice la legge del '98 che per far parte del Cncu bisogna avere almeno 29 mila iscritti ed essere presenti in più di quattro Regioni. E l'emendamento appena approvato in Senato dice che la class action made in Italy sarà affidata ai membri del Cncu e ad altre organizzazioni che però dovranno essere individuate dallo Stato con un futuribile regolamento ad hoc. Così le 16 organizzazioni che oggi siedono nel Cncu, e che domani saranno la forca caudina delle azioni collettive, dichiarano tutte oltre 30 mila soci (autocertificati, ovviamente) e uffici un po' ovunque. Anche se magari in alcune città sono ospitate da un sindacato e hanno giusto un telefono e due impiegati. Come spiega efficacemente un alto dirigente del ministero diretto da Pierluigi Bersani, questi 'Magnifici 16' possono essere divisi in due famiglie: quelli che hanno un qualche legame con organizzazioni maggiori di tipo sindacale, politico o d'opinione e quelli che sono sostanzialmente un 'one man show' e dipendono dal carisma personal-mediatico dei loro dirigenti. Ma al di là delle classificazioni, si tratta di un mondo eterogeneo e anche parecchio litigioso al proprio interno. Se prendiamo per buoni i numeri ufficiali, l'organizzazione più popolare è (forse) l'Adiconsum, che vanta oltre 122 mila iscritti ed è sinonimo di Cisl. Sotto la guida storica di Paolo Landi, spazia dalle assicurazioni alla sicurezza stradale, passando per il risparmio e i trasporti. Anche la Cgil ha il suo robusto consolato tra i cittadini-utenti, affidato alla Federconsumatori di Rosario Trefiletti (oltre 60 mila soci). Mentre dietro le sigle di Adoc (70 mila iscritti) e Lega Consumatori (43 mila) si muovono il mondo della Uil e delle Acli. Altro nome storico è quello del Movimento consumatori (40 mila soci), fondato dal giurista Gustavo Ghidini e finito in area Arci. La risposta del centrodestra è più recente e si chiama Casa del Consumatore, nata nel 2000, ma accreditata a livello nazionale solo tre anni fa. La presiede Alessandro Fede Pellone, ex consigliere regionale di Forza Italia al Pirellone, e nel direttivo gli fanno compagnia l'ex assessore milanese alla moda Giovanni Bozzetti (Fi), l'ex onorevole di An Pietro Cerullo e i leghisti Medardo Zanetti ed Ennio Castiglioni. Fede Pellone dichiara di avere 56 mila associati e spiega l'alto numero anche grazie alle convenzioni con Federcasalinghe e Ugl-Credito. Ancora nel 2006 il presidente della Casa del Consumatore si è candidato alle comunali di Milano. Non è stato eletto, ma sul suo sito Internet è rimasta un'autentica perla: "Entrato in Forza Italia fin dagli inizi dell'ascesa in campo del presidente Berlusconi nel novembre '93", quando per la verità era solo 'L'espresso' a scrivere che il Cavaliere stava fondando un nuovo partito. Notevoli anche i formulari per l'apertura di nuove sedi, dove agli aspiranti neo-presidenti provinciali si richiede di non aver subito "condanne passate ingiudicate". Un inno dadaista alla prescrizione? Chissà. Intanto, per l'individuazione dei reati 'ingiudicati' si è preferito rimanere nel vago: sono quelli "ritenuti incompatibili con la carica di responsabile". Mistero. Pirotecnica anche la storia di Assoutenti, fondata nel 1982 dall'ex vigile urbano e sindacalista Uil Furio Truzzi. Ovviamente vanta oltre 30 mila associati e ha una specializzazione riconosciuta nelle vertenze sui trasporti, come i rimborsi ai pendolari per i ritardi dei treni. Truzzi è stato il primo dei non eletti in una lista alleata con il centrosinistra alle regionali liguri del 1995. Ma nel 2005 è passato sull'altro fronte con Sandro Biasiotti e il simbolo inedito del 'rospo che ride' (slogan: 'Non ingoiarlo, votalo'). Nonostante l'acrobazia, ha nuovamente fallito il gran salto nella politica. Il primato nelle battaglie per la sicurezza agro-alimentare spetta invece all'Acu, nata nel 1984 con la sigla di Agrisalus e guidata da Gianni Calvinato e Clara Gonelli. Conta oltre 100 mila soci e può vantare molti riconoscimenti internazionali. La sua ultima campagna è quella contro la privatizzazione degli acquedotti. Molto concentrata sui temi della salute è invece Cittadinanzattiva (76 mila soci), fondata da Giovanni Moro e guidata oggi da Giustino Trincia. è alla base dei Tribunali per i diritti del malato ed è tra le poche associazioni ad aver messo online i bilanci e i costi della sua struttura interna. Dopo aver combattuto per anni sul fronte dei mutui e delle commissioni bancarie più o meno occulte, Adusbef e Codacons sono diventate sempre più famose, anche se superano a stento i 30 mila associati. Oggi sono in prima linea su Cirio, Parmalat, derivati, mutui subprime e portabilità dei conti correnti. Piuttosto diverse tra loro, sono entrambe guidate da personaggi carismatici. L'Adusbef è la creatura di un ex bancario vulcanico come Elio Lannutti, molto bravo nei rapporti con i mass media e dalla retorica tribunizia ma efficace. Il Codacons è sinonimo di Carlo Rienzi, avvocato capace di perseguitare una grande impresa per pochi centesimi, ma anche di presentare un esposto contro l'arbitro di calcio Moreno, quello che ci fece vedere i sorci verdi ai mondiali di calcio in Corea. Sia Lannutti che Rienzi sono diventati due mezzi monumenti e, se è vero che sono nati lontano dalla politica, bisogna anche segnalare che ne sono sempre più attratti (si sono candidati a più riprese, chi con Di Pietro, chi alleandosi a Prodi). A stare nel fatidico Cncu si prendono anche parecchi soldi. Grazie a una legge del 2004, che devolve alle associazioni riconosciute il 70 per cento delle multe incassate dall'Antitrust, negli ultimi anni sono piovute sul settore una trentina di milioni di euro. Succede così che organizzazioni che hanno sempre avuto un bilancio dell'ordine dei 100-200 mila euro si siano viste arrivare d'un colpo finanziamenti pubblici da oltre un milione. Una vera sbornia finanziaria, destinata a non finire se davvero decolleranno anche le class action 'notarili'. Anche perché a quel punto il numero degli associati volerà per davvero. n E LE LOBBY SI METTONO AL LAVORO C'è tempo 15 giorni per tamponare l'effetto del blitz. E di 180 giorni per l'entrata in vigore Colpo di mano parlamentare? Probabile. Soluzione 'all'amatriciana'? Dipende dai gusti. Ma una cosa è sicura: l'introduzione della class action era promessa a chiare lettere nel programma elettorale con il quale l'Unione di Prodi vinse le elezioni del 2006. Certo, era in compagnia di altre chimere come la commissione parlamentare d'inchiesta sul G-8 di Genova e il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, ma per esserci c'era. Ora, dopo il blitz Manzione-Bordon al Senato, l'intera vicenda passa nelle mani della commissione Giustizia della Camera. "E non è che non ne sappiano nulla, perché qui ci sono i più convinti e preparati sostenitori della class action", tiene a puntualizzare con 'L'espresso' il suo presidente, Pino Pisicchio. Dopo otto mesi di audizioni, nel corso delle quali sono stati ascoltati consumatori, giuristi, banche, assicurazioni, industrie, avvocati e magistati, erano pronti alcuni testi di legge. Il testo di maggioranza (relatore il diessino Maran), ad esempio, non limitava la legittimazione delle cause alle organizzazioni dei consumatori 'riconosciute', però affidava un vaglio preventivo di non manifesta infondatezza alla magistratura. Ora, alla Camera si sono rassegnati a toccare il meno possibile ciò che approva con fatica il Senato. Ma Pisicchio ci tiene a ricordare che "la class action è una riforma ordinamentale e quindi non c'entra nulla con la Finanziaria". Questo non vuol dire che la Camera butterà nel cestino l'emendamento Manzione-Bordon, ma significa che proverà a introdurre dei correttivi. Quali? Le diplomazie di Abi (banche), Ania assicurazioni), Assonime (società emittenti) e Confindustria sono ovviamente già al lavoro per limitare i danni ai loro associati. Il clamore di casi come Cirio, Parmalat, mutui subprime e bomba-derivati sconsigliano ovviamente crociate alla luce del sole, ma qualche margine di manovra c'è. Pisicchio vorrebbe che la class action "fosse rimessa nelle mani dei cittadini, anche attraverso i comitati spontanei". E Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust, è già uscito allo scoperto candidando la struttura che dirige al ruolo di 'primo filtro' dell'ammissibilità dell'azione collettiva. Ce la faranno? Lo si scoprirà nel giro di quindici giorni, ovvero nei tempi della Finanziaria. Ma il fatto che la class action approvata dal Senato sia un congegno a orologeria, con le lancette dell'entrata in vigore spostate di ben 180 giorni rispetto all'approvazione della legge, in teoria consentirebbe alla Camera di approvare anche qualche legge 'parallela'. Nessuno ha poi finora valutato la sorda contrarietà che viene da tutta l'avvocatura (perderebbero parecchi onorari) e da larga parte della magistratura. Mentre qualche toga impegnata sui grandi scandali finanziari avrebbe preferito una misura più semplice: l'allungamento dei tempi di prescrizione per dar modo di accettare molti più risparmiatori tra le parti civili.



CAMBIA IL WELFARE, L'IRA DI SINDACATI E IMPRESE (sezione: Class action)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007)

 

Cambia il welfare, l'ira di sindacati e imprese Beretta: "Intervento pessimo sui contratti" Bonanni: "Rischio tempesta al Senato" ANTONIO TROISE Roma. La riforma del welfare fa il primo passo alla Camera. Il sì della commissione Lavoro è arrivato ieri nel cuore della notte, dopo un'estenuante trattativa fra i partiti dell'Unione che si è conclusa senza un accordo definitivo. Tanto che Rifondazione, Comunisti e Sinistra democratica hanno già annunciato che quando lunedì il testo approderà in aula presenteranno un'ottantina di emendamenti. Di tutt'altro avviso, invece, l'esecutivo che non ha nessuna intenzione di fare ulteriori modifiche. Una "blindatura" che potrebbe anche prendere la forma di un maxiemendamento sul quale porre la fiducia. E non è neanche escluso che l'esecutivo possa tornare al testo originario del protocollo sottoscritto con le parti sociali. Prodi, comunque, ha già fatto sapere che deciderà nei prossimi giorni, quando tornerà da Mosca. Il premier dovrà cercare anche di placare l'ira di Confindustria e sindacati che non hanno gradito per nulla i ritocchi decisi dalla maggioranza. E mandano un segnale esplicito: così si mette a rischio la concertazione. Le modifiche. Il relatore al disegno di legge, Emilio Del Bono, minimizza: "I cambiamenti non modificano la sostanza dell'accordo e non comportano nuove spese". Tre, in particolare, i capitoli ritoccati. In primo luogo i lavori usuranti: è saltata la norma che faceva scattare le agevolazioni previdenziali per il lavoro notturno solo se si faceva questo turno per 80 volte all'anno. Cancellato anche lo "staff leasing", una delle poche tipologie contrattuali previste dalla Biagi che era rimasta nel protocollo. In compenso, rifà capolino il "lavoro a chiamata", sia pure solo per alcuni settori (turismo e spettacolo). Infine, i contratti a termine: il tetto dei 36 mesi previsti per questa tipologia di rapporto di lavoro si calcolano per tutto l'arco della vita lavorativa. Si potrà aggiungere una sola proroga per un massimo di 8 mesi. Dopo questo periodo, il contratto diventerà a tempo indeterminato. Sindacati e imprese. Non ha dubbi il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta: "L'intervento sui contratti a termine è pessimo". E,  dopo il blitz sulla  class action, "c'è il rischio che si va a minare l'istituto stesso della concertazione". Contrari alle modifiche, sia pure per motivi diversi, anche i sindacati. Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, non ha gradito la cancellazione dello staff leasing: "Il Parlamento è sovrano ma non può essere irresponsabile. Si sta seminando vento, speriamo non ci sia una tempesta in Senato". Preoccupa il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, la delega sui lavori usuranti, che rischia di non dare certezze ai lavoratori. Mentre il segretario della Uil, Luigi Angeletti, teme che il ritorno del "job on call", per ora limitato solo a turismo e spettacolo, possa riguardare anche il commercio, ampliando notevolmente la platea dei lavoratori interessati. Perplessa anche l'Assolavoro che chiede un incontro a Damiano. Sindacati e Confindustria, comunque, si incontreranno il 27 per far partire un nuovo tavolo sulla contrattazione. Scontro nell'Unione. Le modifiche della commissione hanno innescato nuove perplessità anche fra i "diniani". In particolare per Natale D'Amico e Giuseppe Scalera, i due senatori liberaldemocratici, è inconcepibile ampliare la platea dei lavori usuranti mantenendo invariato il gettito. Ma i problemi, nell'Unione, non riguardano solo l'ala moderata. Rifondazione insiste sull'introduzione del cosiddetto "diritto di precedenza" per i lavoratori con contratto a termine: una norma che imporrebbe agli imprenditori di rivolgersi per coprire una mansione ai dipendenti che già in passato erano stati impiegati in quella posizione sia pure con rapporti di lavoro non continuativi. I socialisti insistono, invece, sull'introduzione di un'indennità di disoccupazione anche per i collaboratori a progetto che restano senza lavoro. Il cammino parlamentare del disegno di legge, insomma, continua ad essere pieno di insidie. E non è escluso che, per evitare brutte sorprese, l'esecutivo non ricorra alla fiducia.



"Approvazione class action: grande risultato" (sezione: Class action)

( da "Varesenews" del 23-11-2007)

 

Varese - Intervento di Alessandro Milani Coordinatore Provinciale " Di Pietro Italia dei Valori" "Approvazione  class action: grande risultato" Riceviamo e pubblichiamo L'informazione si concentra su notizie che trattano di processi mediatici, megalattiche bugie politiche, pettegolezzi etc...... ma sembra disinteressarsi, trattandole in modo marginale, di informazioni utili e rivoluzionarie come la Class Action , ovvero l'azione collettiva risarcitoria. Questa innovazione è un passaggio storico di grande rilevanza per il nostro Paese in quanto offre un efficace strumento, nelle mani dei consumatori, per la tutela delle ingiustizie perpetuate nei loro confronti che, sino ad oggi, restavano lettera morta. Infatti, nelle controversie di scarso valore economico, i consumatori avrebbero dovuto esercitare il loro diritto accollandosi spese di importo superiore al danno subito motivandoli ad una resa incondizionata. Per esempio, grazie a questa legge, si può esercitare l'azione collettiva in questi casi: - nel caso che la banca applichi addebiti sui conti correnti per commissioni illegittime - nel caso che i risparmiatori rimangano vittime di una frode finanziaria - nel caso che ai consumatori venga fornito un prodotto difettoso - nel caso di circonvenzione in merito ad una pratica commerciale sleale - nel caso di azioni anticoncorrenziali che impongano aumenti di prezzo illegittimi - nel caso di danni subiti a causa di disservizi tipo black out energetico, voli cancellati, annullamento di viaggi organizzati etc??? Queste opportunità offriranno al consumatore l'occasione di svolgere un ruolo attivo che, se affiancato da una severa vigilanza da parte dell'autorità pubbliche, obbligheranno le aziende a fornire servizi e qualità di alto livello impegnandole ad una maggiore efficienza che stimolerà lo sviluppo economico. Chi afferma che sia uno strumento che rischia di mettere in crisi aziende e lavoratori mente sapendo di mentire in quanto il mercato è tale solo se si rispettano le regole e si emarginano furbetti e imbroglioni. Venerdi 23 Novembre 2007 Alessandro Milani, Coordinatore Provinciale "Di Pietro Italia dei Valori".



Class action, industriali all'attacco (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 24-11-2007)

 

Economia "Testo improponibile". I consumatori: no a modifiche che svuotano la riforma  Class class="term">action, industriali all'attacco ROMA - La  class action era il secondo punto nella lista delle "lamentele" di Confindustria portate ieri all'incontro con Romano Prodi a Palazzo Chigi. Gli industriali hanno ribadito le proprie perplessità sul meccanismo di cause collettive che consumatori e utenti potranno da giugno intentare contro le società sospettate di truffe e comportamenti anticoncorrenziali. "è improponibile per l'Italia - è stato il commento del direttore generale Maurizio Beretta - rischia di essere un atto di ostilità nei confronti delle imprese. Continuiamo a pensare che la strada maestra sia quella di stralciarlo dalla Finanziaria". Gli industriali lamentano come la norma che li espone teoricamente a innumerevoli e lunghi contenziosi in tribunale sia stata inserita senza un dibattito parlamentare. Se non dovesse arrivare allo stralcio vero e proprio, si punta quantomeno a modifiche "profonde e di sostanza" attraverso degli emendamenti da presentare alla Camera dei deputati. Proprio queste modifiche hanno messo in allarme le associazioni dei consumatori del Consiglio nazionale consumatori e utenti, cioè quelle a cui la legge da il diritto di avviare le cause collettive. In un comunicato congiunto le sedici sigle chiedono al governo e al parlamento di "resistere ai tentativi messi in atto in queste ore dalla Confindustria e da altri soggetti per svuotare e rendere inoffensiva la  class action". Si teme l'emendamento che esclude i beni di consumo e i servizi per i quali è obbligatoria la conciliazione. "In tal modo - si legge nel comunicato - sarebbe impossibile attivare il procedimento a fronte, ad esempio, di una automobile o di un elettrodomestico di cui si siano dimostrate carenze di funzionamento o pericolosità; sarebbe impossibile da utilizzare di fronte a casi di costi bancari addebitati in maniera fraudolenta o in casi come i bond Parmalat o Cirio; sarebbero esclusi anche tutti i casi di servizi indebitamente fatturati dalle società di telecomunicazioni".


Arriva il Pd e riparte la politica (sezione: Class action)

( da "Unita, L'" del 24-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Arriva il Pd e riparte la politica Moni Ovadia I dubbi sono il sale di un pensiero sano e Bertholt Brecht scrisse una delle sue celebri liriche didascaliche per tessere l'elogio del dubbio, ma il celebre drammaturgo e poeta di Augusta in un'altra lirica ci mise in guardia dagli eccessi del dubbio che rischiano di divenire paralizzanti. Morale: i dubbi sul significato e la funzione del Pd sono leciti e utili, ma bisogna sapere anche riconoscere che il progetto di tale partito, l'accelerazione che la sua costituzione ha subito negli ultimi tempi sono fuor di dubbio la grande novità della politica italiana. Il Pd nato da un'idea coltivata a lungo, in particolare da Walter Veltroni, che si manifestò all'origine dell'Ulivo e forse anche prima, ha generato nelle acque stagnanti della politica italiana ribollìo e sommovimenti. Anche tangentopoli e la consequenziale discesa in campo dell'outsider Berlusconi avevano provocato turbolenze nel mare acquitrinoso della Prima Repubblica, dell'eterno penta partito dominato dalla Balena Bianca, prima solitaria e poi in tandem con l'orca craxiana. Ma la tempesta demagogico-populista del berlusconismo e riuscita solo nell'intento di trasformare la palude del Caf in una palude ben più insidiosa e stagnante, intorno agli interessi di un solo uomo. Il berlusconismo ha avviluppato la nostra democrazia in una melma dolciastra e vischiosa espungendone la robusta nervatura di cui la Costituzione repubblicana nata dalla resistenza antifascista l'aveva dotata. In questo quadro desolante, la sconfitta elettorale ancorché risicata inflitta alla Cdl dall'Unione, la caparbia, lungimirante tenuta del governo Prodi e la sua azione non eclatante, non esaltante, ma molto più concreta ed incisiva di quanto la comunicazione carente e sfibrata non abbia mostrato, è sfociata da ultimo in una finanziaria efficace, riformista, dalle prospettive innovatrici ( si pensi alla  class action), pur negli inevitabili limiti di un'epoca recessiva come la nostra. Ma soprattutto ha permesso l'emersione del Pd con un timing davvero invidiabile se si considera lo scarso senso dello swing dei nostri politici. Grande merito di Romano Prodi è anche quello di avere crepato il pregiudizio mussoliniano condiviso da troppi, che governare l'Italia non sia impossibile quanto piuttosto, inutile. Prodi ci ha comunicato che per governare in generale, e a fortiori il nostro Paese, ci vuole la sottile arte del talmudista e che lui ne abbia il talento, sia detto senza ombra di sarcasmo, lo dimostra la forzatura pro domo sua che ha fatto citando un celebre motto del sublime Talmud per bacchettare un politico sofistico. Così si fa quando la posta in gioco è alta! La sinergia del Prodi governante e del Veltroni costituente ha travolto il centro destra irrancidito dal Berlusconismo e dalla mancanza di vere dinamiche relazionali, il torrente sotterraneo annunciato dall'onesto Follini è emerso: Casini, ma soprattutto Fini, imbufalito dall'affaire Silvio-Storace, hanno deciso di tentare l'avventura di uscire dal pantano. Sarà solo un beaux geste? Speriamo di no. Se ce la faranno forse l'Italia potrà tentare di avere un vero centro conservatore, ma se ricadranno nella malia-brodaglia mille volte riscaldata del Masaniello di Arcore, "capopopolo" dei miliardari, degli evasori e dei corruttori, che indossa il doppiopetto come la camiciarossa dei garibaldini, forse riceveranno un supplementino di governo per generosa concessione del padrone, ma la loro carriera politica si avvierà ad uno squallido crepuscolo. La palla del futuro politico della democrazia italiana non sta solo nel campo del centro destra, ma anche nel campo della "cosa rossa", i cui destini mi stanno particolarmente a cuore come uomo di sinistra. Quel progetto sconta un notevole ritardo, a causa del piccolo cabotaggio della navigazione e delle resistenze dei naviganti. Questo non è il tempo dei sottili distinguo, nè degli psicodrammi da simbolo. Questo non è il tempo degli ottavi di finale, né dei quarti, qui si tratta di semifinale e se ti mettono fuori ti giochi il futuro tuo, ma soprattutto quello dei cittadini più deboli, i giovani e i vecchi. Mala Tempora.


Dubbi su coperture e risparmi (sezione: Class action)

( da "Unita, L'" del 24-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del FINANZIARIA Dubbi su coperture e risparmi Dubbi su risparmi e coperture della Finanziaria, soprattutto sulla copertura della norma per l'abolizione sui ticket sanitari (sarebbe sottostimata) arrivano dai tecnici del servizio Bilancio della Camera, che in un corposo dossier fanno le pulci alle singole norme. E questo a partire dall'impianto generale che non consente quest'anno una "ricostruzione dell'intero procedimento di quantificazione che ha condotto ai risultati indicati". Nel frattempo arriva l'emendamento per gli indennizzi alle vittime della criminalità organizzata che - annuncia il presidente della commissione affari costituzionali di Montecitorio, Luciano Violante - sarà approvato in commissione lunedì prossimo. Sempre per lunedì sono previsti a Montecitorio due incontri dei capigruppo della maggioranza per mettere a punto l'iter della Finanziaria in commissione Bilancio. Tra le proposte di modifica potrebbe arrivare anche quella caldeggiata oggi dal leader del Pd, Walter Veltroni, sui treni per i pendolari: "Mi auguro - dice Veltroni - che vengano ripristinati quei fondi che erano stati stanziati e che sono saltati perchè ce n'è grande bisogno".  Mentre sulla  class action, resta il no di Confindustria, ribadito oggi a Prodi da Luca Cordero di Montezemolo. Il Senato riprende da lunedì l'esame del decreto collegato alla Finanziaria, licenziato con la fiducia dalla Camera. I tempi sono strettissimi. L'ipotesi della fiducia è quindi al vaglio.



Sul Welfare decidono gli industriali (sezione: Class action)

( da "Manifesto, Il" del 24-11-2007)

 

Il terzo round Il disegno di legge verso una terza riscrittura. Prodi riceve Montezemolo, che fa muro sui contratti a termine. Sì alla fiducia, ma la sinistra chiede il rispetto dei lavori parlamentari Sara Farolfi È bastato un giorno a Confindustria per essere ricevuta nelle stanze di palazzo Chigi. "Il protocollo siglato tra il governo e le parti sociali non si tocca" aveva tuonato due giorni fa il direttore generale Maurizio Beretta. E ieri il multipresidente Montezemolo, in compagnia dello stesso Beretta, sono stati ricevuti dal premier Prodi, e dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Enrico Letta. Un incontro d'urgenza, sicuramente non risolutivo, sufficiente però a far ritornare il disegno di legge su welfare e pensioni alla casella iniziale. Quella delle mediazioni e incontri tecnici, che proseguiranno nei prossimi giorni con i sindacati, e probabilmente anche con la sinistra di governo e i diniani. Perchè a questo punto, se la "fiducia" è data quasi per certa (il consiglio dei ministri ieri ha dato il via libera), il problema diventa il testo su cui la fiducia verrà posta. Che, c'è da scommeterci, non sarà quello uscito nei giorni scorsi dalla commissione lavoro della Camera. Dato ormai per assodato l'ammorbidimento dello "scalone" di Maroni, i punti caldi restano la definizione della platea dei lavoratori "usurati" che avranno diritto alla pensione con i vecchi requisiti (la cui platea ora dovrà essere definita da una commissione ad hoc) - su cui tuonano i tre diniani che in senato valgono la maggioranza - e le norme in materia di mercato del lavoro, in particolare le precisazioni della commissione lavoro sui contratti a tempo determinato - su cui invece c'è il blocco degli industriali. A tal punto minacciosi, gli uni e gli altri, da riuscire a far passare in secondo piano le richieste di miglioramenti che chiedono i partiti della sinistra "che verrà". Al centro dell'incontro tra Prodi e Montezemolo c'è stato il tetto alla proroga dei contratti a termine (fissato in 8 mesi dalla commissione lavoro della Camera,  con il parere contrario del governo) e la norma sulla  class action. Si è parlato anche di lavori usuranti e staff leasing - tipologia contrattuale che nel passaggio in commissione è stata abrogata (in cambio della concessione di deroghe all'utilizzo del job on call), pochissimo usata ma ottima merce di scambio in trattativa. Confindustria parla di modifiche "lontane dal testo originario e dallo spirito del protocollo stesso". "La nostra posizione è molto chiara ed è che il testo che deve fare fede è quello che le parti hanno sottoscritto, altrimenti sarebbe la logica della concertazione ad essere affossata" dice Beretta. E così continua: "In particolare il problema riguarda i contratti a termine perchè la proroga, così come era prevista nel protocollo, non aveva un limite temporale e veniva demandata all'autonomia delle parti". Un intrusione "illegale" quella di Confindustria, secondo Maurizio Zipponi, responsabile lavoro del Prc. Ma le dichiarazioni del sottosegretario Letta prima - "troveremo la soluzione migliore per cercare di essere il più aderenti possibile allo spirito del protocollo" - e soprattutto il comunicato diffuso da palazzo Chigi poi, non promettono un granchè. "Compito del governo è trovare una sintesi tra le posizioni delle parti sociali e quelle della maggioranza - recita il comunicato - Il punto di riferimento deve essere comunque il protocollo, non solo per la firma delle parti sociali, ma anche per quei cinque milioni di lavoratori che col voto lo hanno approvato". "Il punto di riferimento era e resta il protocollo" conviene anche il ministro Damiano. E Veltroni, in qualità di segretario del Pd: "Mi adopererò perchè si possa trovare un punto di equilibrio che non snaturi il protocollo e che riesca a tenere conto delle integrazioni fatte in sede parlamentare". Ieri il consiglio dei ministri ha dato il via libera alla "fiducia". Il ministro Ferrero ha espresso una riserva, "perchè è chiaro che dipende da qual'è il testo in questione". Prc, Pdci, Sd e Verdi, che avevano annunciato battaglia in aula sulla precarietà, sono costretti a tornare al gioco di rimessa. "Premesso che la fiducia al welfare alla Camera deve essere posta sul testo uscito dalla commissione e non su quello del governo, bisogna dire che al Senato il testo potrà e dovrà essere migliorato", dice Giovanni Russo Spena, capogruppo Prc al senato. "Chiedo al governo il rispetto del lavoro del parlamento e gli equilibri faticosamente raggiunti anche attraverso alcune modifiche di elementare equità sociale, sul lavoro precario e sugli usuranti", aggiunge Diliberto, segretario del Pdci. E sulla stessa linea d'onda sono anche Sd e Verdi. Dall'altra parte, nell'aula del senato, c'è Dini e la sua piccola coorte "pronta a votare "no" se il governo dovesse cedere alle richieste della sinistra radicale, in particolare sui lavori usuranti". "Allarmismi insensati - ribatte Pagliarini del Pdci - dal momento che la spesa si potrà definire solo quando la commissione avrà definito la platea degli "usuranti"". La partita alla camera si aprirà lunedì. A questo punto, su un terzo testo che non promette nulla di buono.


QUELLA di Legambiente rappresenta un'azione legittima te (sezione: Class action)

( da "Nazione, La (Pistoia)" del 24-11-2007)

 

"QUELLA di Legambiente rappresenta un'azione legittima tesa a garantire la salvaguardia dell'ambiente e la salute della collettività locale e non certo, come di recente sostenuto da alcuni, un tentativo di "delegittimazione" dell'operato delle amministrazioni locali". Così Antonio Sessa, presidente dell'associazione ambientalista, replica alle affermazioni dei rappresentanti di Provincia e Comune di Serravalle, sul ricorso al Tar con cui Legambiente si è opposta all'ampliamento della discarica del Cassero. "Non un atto pretestuoso ? si sottolinea dunque ? ma necessario a dar voce alle persone che abitano nella zona del Montalbano. Lo stesso provvedimento di rigetto della sospensiva da parte del Tribunale regionale ? precisa Sessa ? è stato adottato esclusivamente sulla base della carenza del presupposto dell'attualità del danno, non essendo ancora in fase esecutiva il progetto di ampliamento. Ma il Tar deve ancora valutare la legittimità del provvedimento di autorizzazione all'ampliamento della discarica decidendo, nel merito, della fondatezza dei motivi di ricorso sostenuti da Legambiente. Fino ad allora, dunque, qualunque osservazione in ordine all'esito del ricorso appare prematura e priva di fondamento. Le delibere che hanno dato via libera all'ampliamento ? prosegue Legambiente ? hanno destato legittime preoccupazioni". Simone Trinci - -->.


E Montezemolo non dà tregua al premier: Guai a chi tocca il protocollo (sezione: Class action)

( da "Resto del Carlino, Il (Nazionale)" del 24-11-2007)
Pubblicato anche in:
(Giorno, Il (Nazionale))

 

NUOVO INCONTRO E Montezemolo non dà tregua al premier: "Guai a chi tocca il protocollo" ? ROMA ? "IL PROTOCOLLO sul Welfare sottoscritto dal Governo con le parti sociali e con Confindustria non va modificato in nessuno dei suoi punti. Così come è stato firmato va portato in aula. Altrimenti "le conseguenze sono evidenti". E' categorico il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta che ieri ? insieme al presidente Montezemolo ? ha partecipato all'incontro con il premier Romano Prodi a Palazzo Chigi. "Il testo che deve fare fede è il testo che le parti hanno sottoscritto" taglia corto Beretta. Prodi e Montezemolo hanno  parlato lungamente del tetto alla proroga dei contratti a termine e della norma sulla  class action. Si tratta, infatti, insieme a quelli dei lavori usuranti e dello staff leasing, dei due temi sui quali appare più dura l'opposizione di Confindustria alle modifiche apportate dalla Commissione Lavoro della Camera al testo del protocollo di luglio firmato da Governo e parti sociali. E IERI sono scesi in campo anche i sindacati. "Se il Consiglio dei ministri porrà la fiducia sul testo modificato, licenziato dalla Commissione ? dice il segretario confederale della Cgil, Nicoletta Rocchi, ? è giusto che ci convochi per verificare insieme la qualità delle modifiche". La richiesta di convocazione viene ribadita da Giorgio Santini della Cisl. "Quello della Commissione è stato un errore ? sostiene ? e il Governo era garante del passaggio, anche parlamentare, del protocollo Welfare". Per Domenico Proietti (Uil) "c'è la necessità di depurare il dibattito politico dal testo del protocollo: abbiamo l'impressione che i gruppi parlamentari stiano scaricando su questo accordo tensioni non emerse nella discussione sulla Finanziaria". - -->.


La sfida del manifatturiero Più sostegni dai politici Al meeting di Prato oggi arriva Montezemolo (sezione: Class action)

( da "Nazione, La (Nazionale)" del 24-11-2007)

 

La sfida del manifatturiero "Più sostegni dai politici" Al meeting di Prato oggi arriva Montezemolo di ROBERTO DAVIDE PAPINI ? PRATO ? "ESISTE un futuro per il manifatturiero? La nostra risposta è sì". La platea di 250 imprenditori ed economisti al Teatro Metastasio gongola alle parole di Alberto Ribolla e degli altri relatori della prima giornata del convegno di Confindustria e "Club dei 15" su Manifatturiero industria del futuro. Un titolo che da un lato vuole essere un po' provocatorio e dall'altro vuole ribadire che "l'asse portante dell'economia italiana continua a essere il manifatturiero", come dice il presidente degli industriali pratesi, Carlo Longo. Anche se proprio a Prato, le brillanti prestazioni del manifatturiero italiano oggi stridono con le difficoltà del distretto tessile. Comunque, in attesa dell'arrivo del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo (che chiuderà i lavori stamani) e mentre il direttore generale, Maurizio Beretta,  torna ad attaccare la " class action" ("Un testo improponibile per l'Italia") e le modifiche al protocollo sul welfare ("Abbiamo chiesto coerenza al governo rispetto al testo che è stato firmato") si susseguono analisi e interventi che dimostrano come il settore sia tutt'altro che in declino e che sarà sempre centrale nel futuro. TANTO CENTRALE che Alberto Ribolla (coordinatore delle quindici province più industrializzate, diventate sedici con Mantova) lancia un "manifesto per il manifatturiero" nel quale sottolinea la necessità di "una rinnovata alleanza tra il mondo delle imprese e il sistema politico: il primo deve puntare a sviluppare le qualità per competere, il secondo deve indirizzare le risorse verso i moltiplicatori di crescita, creando le condizioni favorevoli allo sviluppo, eliminando le inefficienze e abbattendo le burocrazie". Questo può consentire alle imprese manifatturiere, soprattutto a quelle medio-grandi del cosiddetto "quarto capitalismo" (le medie sono quelle fino a 499 dipendenti e 290 milioni di euro di fatturato, le medio-grandi con più di 499 dipendenti e fino a un massimo di due miliardi di fatturato) di continuare a trainare l'economia del Paese. "Queste imprese ? dice Fulvio Coltorti, responsabile Ufficio studi di Mediobanca ? sono quelle che in questi ultimi anni hanno ottenuto le performance migliori sotto tutti i profili". Secondo Ribolla, le imprese manifatturiere devono continuare ad aprirsi al mondo ("la logica del distretto chiuso in se stesso non è perseguibile"), alle nuove sfide, puntare sulle capacità e sul sapere, reagire tempestivamente alle evoluzioni del mercato, essere efficienti, lavorare in sinergia partendo dal bacino territoriale e aprirsi ai capitali. - -->.


Come salvaguardare il territorio (sezione: Class action)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 24-11-2007)

 

L'INTERVENTO DELL'INARCH "Come salvaguardare il territorio" IL MINISTRO RUTELLI riconosce che il paesaggio italiano è gravemente compromesso, con il fallimento della azioni fin qui compiute in termini di salvaguardia. Nell'individuare le responsabilità dei danni che ormai da decenni vengono arrecati al paesaggio italiano, il ministro ne ha per tutti: per le Regioni che non hanno redatto nei tempi i piani paesistici né hanno combattuto con convinzione l'abusivismo, per i Comuni che non sono stati in grado di governare il territorio con una pianificazione attenta alla salvaguardia del paesaggio, per i legislatori che negli ultimi cinquanta anni non hanno emanato adeguate normative. Alle responsabilità delle istituzioni vanno ad aggiungersi quelle della committenza publica e privata, quella dei progettisti e quella dei costruttori. Il ministro formula anche concrete indicazioni che vanno dall'esigenza di una nuova legislazione, alla pianificazione, al ricorso alle procedure concorsuali da parte della committenza pubblica. Rutelli ha aperto così un dibattito propositivo che deve coinvolgere tutta la società per arginare la decadenza del nostro territorio ed evitare il rischio di cancellazione dei tratti costitutivi del paesaggio italiano e di avanzamento di "zone grigie" prive di connotati qualificanti. IN TALE DIBATTITO l'Inarch,(Istituto Nazionale di Architettura) intende svolgere un ruolo importante per il rilancio della pianificazione coordinata e promozione della qualità dell'architettura, in linea con i propri principi statutari e gli obiettivi che furono di Bruno Zevi. In particolare Maria Luisa Polichetti, presidente di Inarch Marche, sottolinea come, "Partendo dalla consapevolezza che qualsiasi intervento rappresenta una trasformazione del territorio e quindi incide sulla qualita' di vita delle comunita' che in quel territorio vivono, è necessario concepire il progetto come un processo complesso frutto di un'azione collettiva e pertanto tutte le componenti istituzionali,produttive e culturali che su quel territorio operano devono essere coinvolte nell'intero processo". NELL'INARCH la cultura del progetto si coniuga con quella dell'impresa ed è ormai consolidato al suo interno un confronto collaborativo fra le associazioni di categoria professionali ed imprenditoriali e le istituzioni; seguendo questa logica l'Inarch sta da tempo procedendo nella promozione delle procedure concorsuali, rivolte anche al miglioramento della qualificazione della committenza, e a collaborare ai processi formativi delle categorie interessate mediante lo svolgimento di specifici master.Su tale strada l'Inarch intende continuare a sviluppare la propria azione anche nell'intento di contribuire al perseguimento degli obiettivi indicati dal Ministro Rutelli. Inarch Marche - -->.


Lampioni nella strada Carlo Urbani Presto il sopralluogo di Romani (sezione: Class action)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 24-11-2007)

 

? FABRIANO ? QUINDICI anni di rateizzazioni per la restituzione di almeno il 50% dei tributi e contributi dovuti e non versati all'epoca del sisma e la richiesta che questa restituzione ritorni ad essere investita sui territori di competenza, quindi ricada nei comuni della fascia "a", quelli che hanno avuto oltre il 41% dei danni a causa del terremoto. Queste, insieme alla proroga per i benefici "iva", le richieste maggiori che saranno inserite nel maxiemendamento che le due regioni di Marche ed Umbria, nelle persone dei parlamentari, dei sindaci e delle due presidenze, presenteranno entro mercoledì per la discussone della legge finanziaria alla camera dei deputati. A presentare l'iniziativa, e quindi illustrare la posizione della maggioranza, il sindaco Sorci e alcuni rappresentanti della coalizione, nella sala consiliare di Palazzo Chiavelli. "GLI EMENDAMENTI - ha affermato il sindaco di Fabriano - sono sostanzialmente pronti e verranno presentati la prossima settimana. Per venerdì 30 abbiamo già fissato un incontro ufficiale con i parlamentari marchigiani dove sarà intrapresa un'azione forte di sensibilizzazione". Circa le azioni che si intendono intraprendere, il primo cittadino ha sottolineato come "la vicenda non va affrontata con demagogia. E' una situazione che interessa la collettività. In merito stiamo impegnando i parlamentari senza distinzione". Oltre alla vicenda della "busta pesante" c'è anche la questione dei finanziamenti a favore del completamento della ricostruzione, la cui erogazione si vuole che prosegua nel tempo con cifre importanti. Sorci ha parlato di "100 milioni di euro per il 2008, 80 per il 2009 e 70 per il 2010". ALTRO NODO la questione dell'iva. "A dieci anni dal terremoto dobbiamo essere consapevoli che la ricostruzione nelle due regioni di Marche ed Umbria è comunque un esempio in Italia di come si approcciano e si cercano di risolvere i problemi. Oggi - ha aggiunto il sindaco - rischiamo che la restituzione dei tributi e contributi dovuti e non versati all'epoca, penalizzi ancora di più i cittadini, ma non si può giocare sulla pelle della gente con tanta demagogia". Valeria Salari Peccica - -->.


Montezemolo a Prodi: tradita la concertazione (sezione: Class action)

( da "Giornale.it, Il" del 24-11-2007)

 

Di Gian Battista Bozzo - sabato 24 novembre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato da Roma Cresce il malumore in Confindustria per le modifiche al disegno di legge sul welfare, sui cui il governo ha autorizzato il ricorso al voto di fiducia. Ieri, all'ora di pranzo, Luca di Montezemolo e il direttore generale Maurizio Beretta hanno varcato la soglia di palazzo Chigi per incontrare Romano Prodi e il sottosegretario alla presidenza Enrico Letta. Il colloquio - centrato su temi delicati come i contratti a termine, i lavori usuranti,  la somministrazione di lavoro (staff leasing) e le cause collettive ( class action) - non ha dissolto i dubbi degli imprenditori. La Confindustria continua a ritenere che gli emendamenti al ddl votati dalla maggioranza in commissione abbiano tradito "lo spirito e la lettera" dell'intesa del 23 luglio fra le parti sociali su lavoro e pensioni. Sarà lo stesso Montezemolo, oggi al convegno confindustriale di Prato, a dar voce al malessere degli imprenditori. Il governo parla di concertazione - questo è il senso di quanto dirà il presidente degli industriali - e poi la stravolge nei fatti, modificando impegni presi e sottoscritti insieme con le parti sociali, e così danneggiando le imprese. Nel merito, infatti, le restrizioni alla flessibilità e l'introduzione della  class action rischiano di colpire seriamente l'imprenditoria italiana, già alle prese con un deciso rallentamento economico e con le difficoltà di esportare nell'area del dollaro. Il protocollo di luglio va portato immutato nell'aula della Camera, spiega il direttore generale Beretta; in caso contrario, "le conseguenze sono evidenti. Il testo che fa fede è quello sottoscritto dalle parti - aggiunge - altrimenti è la logica della concertazione ad essere affossata dalle commissioni parlamentari". In particolare, Beretta definisce "improponibile per il sistema italiano" il testo sulle cause di gruppo, "approvato senza confronto e senza approfondimenti. Un testo pessimo - denuncia - che rischia di essere un atto di ostilità nei confronti delle imprese". Inoltre, il protocollo del 23 luglio demandava alle parti le decisioni sulla durata dei contratti a termine. Il tetto di otto mesi alle proroghe, "attuato con un blitz Pagina successiva >>.


Laura Della Pasqua l.dellapasqua@iltempo.it Confindustria è (sezione: Class action)

( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)

 

Laura Della Pasqua l.dellapasqua@iltempo.it Confindustria è in allarme. Gli industriali si sentono in un fortino stretti d'assedio dal pressing della sinistra radicale che sul Welfare sembra averla spuntata e sta dettando l'agenda al governo. Home Politica prec succ Contenuti correlati Scritte sui muri di Roma dopo la morte di Gabriele Sandri Giallo Perugia: Catturato Guede in Germania Sventata strage in liceo in Germania E' giusto che la Lazio intitoli Formello a Gabriele Sandri? Il Sant'Eugenio ormai è al collasso Scippi, furti e borseggi, aggressioni di ogni tipo. Lo scalo ferroviario continua a far paura a romani e turisti Ed è proprio dall'esito sulla delicata partita del pacchetto di misure sul lavoro che si definiranno i futuri rapporti tra Prodi e la Confindustria. Tant'è che Veltroni, intuito il carattere strategico della partita si è messo in mezzo, accreditandosi come un mediatore. Sta di fatto che ieri il presidente della Confindustria Luca di Montezemolo accompagnato dal direttore generale Maurizio Beretta, ha varcato l'ingresso di Palazzo Chigi per mettere in chiaro al premier che gli industriali non intendono accettare giochetti di Palazzo su un testo che è stato firmato anche dai sindacati. Entrambi si sarebbero lamentati: "C'è un attacco alle imprese e la norma sulla  class action è uno strumento ostile". Montezemolo e Beretta hanno quindi ribadito che se sul Welfare sarà seguita la strada della fiducia, "va posta sul Protocollo così come è uscito dalla concertazione e non sul testo modificato dalla Commissione Lavoro della Camera". Il rischio, in caso contrario, "è che venga messa in crisi la concertazione". Un rischio grave dal momento che di qui a breve il governo dovrà affrontare il nodo della perdita del potere d'acquisto dei salari e avrà bisogno della sponda confindustriale. Confindustria ha indicato i due punti che " destano preoccupazione": la  class action e l'introduzione in Commissione Lavoro del tetto degli otto mesi relativamente alla proroga dei contratti a termine. "Se non si vuole attuare uno strumento ostile alle imprese la norma sulla  class action va modificata" ha detto Beretta che avrebbe proposto di stralciare la norma dalla Finanziaria. A chi solleva il problema che porre la fiducia su un testo senza le modifiche della Commissione, equivale a esautorare il Parlamento, la Confindustria ha sottolineato che "nessuno vuole mettere in discussione le prerogative delle Camere" ma è anche vero che il governo ha dato parere negativo su alcuni emendamenti e, per quanto riguarda i contratti a termine, sul limite degli otto mesi. La richiesta è di tornare all'accordo sottoscritto che non poneva nessun tetto e lasciava alle parti la decisione. 24/11/2007.


Livio Buffo La Coppa America non si (sezione: Class action)

( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)

 

Livio Buffo La Coppa America non si farà nel 2009. Ieri pomeriggio, l'AC Management, l'ente organizzatore della Old Mug, ha confermato le voci che si rincorrevano da alcuni giorni, dichiarando che la "causa legale a New York voluta da BMW Oracle Racing non lascia altra scelta che posticipare l'evento". Home Sport prec Contenuti correlati V armata americana. Dopo lo sfondamento della linea gotica ... BUFFON 6 Attento alle palle tese degli scozzesi si butta a ... BUFFON 6 Attento alle palle tese degli scozzesi si butta a ... Coppa,  triangoli pericolosi Un americano prova a scalare la società Democrazia è anche una  class action Probabile lo spostamento della competizione al 2011 per evitare la concomitanza con i Mondiali di calcio. Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi, racconta il momento difficile della America's Cup. Presidente, come commenta questo rinvio? "Sono dispiaciuto. Avevamo trovato una formula per la 33esima edizione condivisa da tutti i challenger. Invece, ci troviamo di fronte a una situazione nella quale gli statunitensi, per ego sviluppato, motivi personali o mancanza di sportività, hanno complicato l'organizzazione della prossima Coppa America, portandoci davanti alla corte suprema di New York, contestando l'iscrizione di Desafío Español come Challenger of Record e alcune punti del regolamento". Avete cercato un dialogo? "All'inizio della scorsa settimana le norme per la 33esima edizione erano state approvate dagli sfidanti. Abbiamo cercato un punto d'incontro con Oracle, chiedendogli di iscriversi alla manifestazione; poi, gli abbiamo dato una scadenza nel tentativo di fargli capire l'emergenza. Invece, siamo arrivati a dover rinviare tutto, non hanno accettato di negoziare: Russel Coutts ha addirittura avanzato nuove richieste. Forse gli americani vogliono che gli portiamo la Coppa direttamente a San Francisco". I motivi di queste discussioni? "Tra i punti che ci sono stati contestati, c'era quello riguardante la possibilità di regatare con i challenger prima della finale di America's Cup. La nostra politica per la prossima sfida è ridurre i costi, facendo costruire una sola barca anziché due a ogni sindacato. La richiesta di due imbarcazioni avrebbe significato tagliar fuori i sindacati meno ricchi, impedendogli la partecipazione. Noi vogliamo allenarci con gli altri team. Se avessimo dato ascolto a questa richieste, avremmo dovuto chiedere di avere una seconda barca per allenarci tra noi ma sarebbe stata un'eccezione al regolamento". Il rinvio, apre uno spiraglio ad un Act italiano? "è quasi sicuro che un Act si correrà in Italia, specialmente adesso che c'è stato uno spostamento della Coppa. Ci siamo trovati molto bene a Trapani ma ci sono altri luoghi stupendi dove regatare come la Sardegna o l'Elba, dove ho imparato a fare vela. La America's Cup è anche italiana". 23/11/2007.


Chi fa la spesa oggi dà una lezione di politica (sezione: Class action)

( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)

 

È un gesto di insurrezione. Fare la spesa per sé, e per un giorno anche per chi non può. La colletta del banco alimentare si svolge oggi in migliaia di supermercati, grazie all'azione della Fondazione Banco Alimentare e di decine di migliaia di persone di buon volontà. Home prec succ Contenuti correlati Pioggia di medaglie per gli atleti romani Garibaldi, oggi il convegno per il bicentenario Ricettazione, Molise punto di appoggio Maurizio Algenti La politica da il ... La solita "vecchia" politica Il presidente Del Turco oggi a Gioia dei Marsi Ci saranno anche gli ex-alpini. E infiniti altri. Un'Italia che si mobilita. E non perché lo chiede un partito, o il suo partito opposto. Non è il popolo di nessun gazebo. Non si muove perché lo decide il governo, o l'opposizione. è un gesto che non esprime protesta. Non è anti-niente. è solo "per". Dicono, sui fogli che daranno via oggi: condividere i bisogni per condividere il senso della vita. è semplice: si va a far la spesa e si compra qualcosa in più da lasciare a chi poi lo smisterà alle centinaia di enti che assistono i poveri. Una rete che vive e opera spesso silenziosamente nel nostro Paese, dando una mano concretissima a tre milioni di persone. Una rete che vive grazie alla passione e ai sacrifici di tanti italiani semplici. Tutti gli indicatori registrano un aumento della povertà, spesso difficile da individuare. Il gesto del banco alimentare rende possibile una prima risposta a questa marea di bisogno. è un gesto di insurrezione. Insorge contro coloro che non vogliono vedere quella parte d'Italia che non aspetta sempre che si muovano gli altri (lo stato, la chiesa o gli enti preposti) ma si mette a combinare come dare una mano. E insorge contro l'idea che la vita pubblica sia lo spazio in cui far risuonare solo slogans o in cui marcare il proprio territorio in difesa di interessi particolari. No, la res publica è anche lo spazio della carità. Senza la quale, nessuna società sopravvive. Sognare sistemi perfetti in cui non ci sia bisogno di essere buoni è il vizio che ha dato avvio agli incubi dei totalitarismi. E anche oggi, spesso, sentiamo parlare di una certa idea di welfare state che dovrebbe riuscire a rispondere a tutti i bisogni, sentiamo parlare di tasse da dover pagare così lo Stato pensa ai poveri. Come se l'obiettivo fosse avere un'organizzazione perfetta. E non ci fosse più bisogno di essere educati alla carità. Senza togliere nulla alle responsabilità di Istituzioni preposte, e anzi chiedendo che davvero le tasse servano allo Stato non solo per mantenere se stesso e troppe inutili sue attività, ma per aiutare i più bisognosi, il gesto della grande colletta è una pacifica e allegra insurrezione popolare. Nel gesto di libera carità c'è l'origine e lo scopo della società che non voglia trasformarsi in puro conflitto di interessi in cui il debole ha la peggio. L'avvio della originale formula italiana del Banco si deve alla simpatica passione di due uomini, un imprenditore e un prete: Danilo Fossati, patron della Star e don Giussani. Il loro inizio ha reso possibile un grande aiuto, ed è una proposta educativa per tutti. 24/11/2007.


Un aiuto concreto ai più poveri (sezione: Class action)

( da "Nuova Ferrara, La" del 24-11-2007)

 

Cronaca Un aiuto concreto ai più poveri Oggi nella speciale raccolta impegnate 1.200 persone Coinvolti nel Ferrarese 133 esercizi, fra market e centri commerciali Oggi si svolgerà nel Ferrarese, come in tutta Italia, la Giornata della Colletta Alimentare organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus e dalla Federazione dell'Impresa Sociale Compagnia delle Opere. Sarà possibile in quell'occasione aiutare concretamente i poveri del nostro Paese che, secondo le ultime rilevazioni Istat (ottobre 2007), sono quasi il 13% della popolazione italiana. In occasione della "Colletta alimentare" del 2006 gli italiani hanno donato più di 8.422 tonnellate di cibo per un valore economico superiore a 26.200.000 euro; l'obiettivo per questa edizione è di coinvolgere sempre più persone in un gesto di gratuità incrementando così il quantitativo di alimenti raccolti. Nella provincia di Ferrara gli oltre 104.000 kg di generi alimentari raccolti nel 2006 sono stati subito distribuiti a 103 fra enti e associazioni caritative della provincia, convenzionati con il "Banco Alimentare". Nella Ferrarese provincia la Giornata nazionale della Colletta alimentare 2007 si svolgerà presso 133 punti vendita, l'elenco dei quali sarà costantemente aggiornato sul sito web della Fondazione Banco Alimentare Onlus all'indirizzo www.bancoalimentare.it. Nei 133 punti vendita si alterneranno circa 1.200 volontari provenienti da esperienze diverse: San Vincenzo, Alpini, Scout, movimenti ecclesiali e tanti altri, studenti e adulti desiderosi di partecipare a questo grande gesto di carità. I generi alimentari raccolti, inscatolati per tipo, immagazzinati a Ferrara saranno distribuiti agli enti e associazioni del Ferrarese. A beneficiare della "Colletta" non sono solo i poveri ma anche i donatori che, con un semplice gesto di carità, condividono i bisogni primari di chi è emarginato. La Giornata nazionale della Colletta alimentare è resa possibile grazie alla collaborazione con l'Associazione Nazionale Alpini e la Società San Vincenzo De Paoli e gode dell'alto patronato della Presidenza della Repubblica e del patrocinio del Segretariato sociale Rai. A Ferrara i volontari saranno in azione presso i market e i centri commerciali (26 quelli che hanno aderito in città). In provincia i volontari sono presenti davanti ai market di Argenta, Berra, Bondeno, Bosco Mesola, Casumaro, Cento, Codigoro, Comacchio, Copparo, Jolanda di Savoia, Lagosanto, Massa Fiscaglia, Mezzogoro, Migliarino, Migliaro, Mirabello, Ostellato, Poggio Renatico, Porotto, Porto Garibaldi, Portomaggiore, Renazzo, Sant'Agostino, San Giuseppe, Tresigallo e Vigarano Mainarda.


Parmalat e Argentina sotto la spada Usa (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 24-11-2007)

 

Plus sezione: ATTUALITA data: 2007-11-24 - pag: 17 autore: PARADOSSI FINANZIARI Parmalat e Argentina sotto la spada Usa C i sono casi nei quali la class action, invocata dalle associazioni dei risparmiatori come la panacea agli scandali finanziari, alle lungaggini e alle storture dei tribunali d'Italia, può essere un'arma a doppio taglio. Due azioni collettive avviate negli Usa rischiano di avere conseguenze pesanti su Parmalat e Argentina. Il 2 luglio, quando è emersa la notizia che un giudice di New York aveva ammesso la class action contro la "nuova" Parmalat risanata dalla gestione Bondi, i titoli di Collecchio a Piazza Affari crollarono del 9,2%, vennero sospesi e poi chiusero in calo del 4,43%. Bondi ha poi impugnato la decisione. Il paradosso è che tra i promotori della causa ci sono anche alcune banche considerate dai magistrati italiani corresponsabili del crack. Anche chi ha ricevuto obbligazioni "switch" da Buenos Aires come compensazione per il default del dicembre 2001 corre il rischio di vederne il valore falcidiato se la class action avviata a New York andrà a segno. La giustizia della class action è cieca, come in un'ordalia medievale. (N.B.).


È targata subprime la nuova primavera delle class action (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 24-11-2007)

 

Plus sezione: ATTUALITA data: 2007-11-24 - pag: 17 autore: Risparmio tradito. Negli Stati Uniti vertenze collettive in ripresa è targata subprime la "nuova primavera" delle class action Già 26 le cause contro banche e agenzie di rating per i mutui ad alto rischio M entre in Italia infuria il dibattito sulla class action introdotta dal Senato con il voto sulla Finanziaria, dopo un lungo periodo di flessione è tornato a crescere negli Stati Uniti il numero delle cause collettive dei risparmiatori che si considerano vittime di truffe e scandali finanziari. Prima dell'estate la situazione era diversa. Da gennaio a giugno, secondo l'indagine periodica della Law School dell'Università di Stanford in collaborazione con Cornerstone Research, nonostante un leggero aumento dell'avvio di class action su vicende finanziarie, le cause collettive erano per il quarto semestre consecutivo sotto la media storica. Le 59 nuove vertenze, in leggera ripresa sulle 53 della prima metà del 2006, segnavano un calo del 42% sulla media semestrale di 101 segnata da luglio 1996. In aumento del 25% invece le perdite per i titoli oggetto delle class action, dai 126 miliardi di dollari di minor capitalizzazione del primo semestre del 2006 ai 158 miliardi dello stesso periodo del 2007. Secondo lo studio, l'avvio di nuove class action è legato a due fattori. Il primo è rappresentato dalle frodi finanziarie, calate per l'aumento dei controlli e della repressione da parte della Sec, la Commissione di controllo sulla Borsa Usa, e dei giudici dopo l'ondata di scandali del 2001-02. Il secondo fattore è lo stato di salute di Wall Street: l'analisi evidenzia la correlazione empirica tra alti livelli dell'indice S&P 500 Composite, bassi livelli dell'indice S&P 500 Vix che misura la volatilità del mercato e il calo nell'avvio delle class action. In una Borsa in salute, con bassa volatilità, gli investitori hanno meno motivi di litigiosità. "Se il mercato calasse, non sarei sorpreso di veder tornare il numero delle nuove class action a quota 200 l'anno", avvertiva però a inizio luglio John Gould, vicepresidente di Cornerstone Research. Mai profezia si rivelò più azzeccata. Dall'estate a oggi il numero delle nuove class action è tornato improvvisamente ad aumentare. A guidare la ripresa delle vertenze sono due fattori: il numero crescente di indagini su presunti illeciti societari da parte della Sec e la frenata di Wall Street, che barcolla sotto i colpi della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime. Da febbraio sono già 26 le class action legate ai mutui: tra i nomi coinvolti Moody's ( class action avviata il 19 luglio), American Home Mortgage (31 luglio), Countrywide (14 agosto), McGraw-Hill (la società quotata che controlla l'agenzia di rating Standard & Poor's è stata citata il 28 agosto), E Trade (2 ottobre), Merrill Lynch (30 ottobre), Washington Mutual (5 novembre), fino all'ultima, avviata l'8 novembre contro Citigroup. A scatenare gli investitori è stata la scoperta di pratiche contabili "disinvolte" legate ai mutui subprime. I piccoli azionisti di banche e agenzie di rating accusano le istituzioni finanziarie, i cui titoli sono rimasti travolti da perdite e svalutazioni causate dai mutui ad alto rischio, di aver distorto i bilanci omettendo di consolidare indebitamenti e perdite dei "veicoli finanziari" utilizzati per emettere cartolarizzazioni e derivati strutturati sui subprime. Gli avvocati dei grandi studi legali, supremi sacerdoti delle class action e grandi beneficiari delle relative maxiparcelle, tornano a sorridere. Nicola Borzi nicola.borzi@ilsole24ore.com.


MONTEZEMOLO SPRONA GOVERNO E POLITICA SU WELFARE E LEGGE ELETTORALE (sezione: Class action)

( da "Asca" del 24-11-2007)

 

(ASCA) - Prato, 24 nov - Il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo sprona il governo a mantenere gli impegni, a partire dal protocollo sul Welfare, ma rivolge un pressante appello a tutta la politica perche' in primo luogo approvi una nuova legge elettorale. L'occasione e' data dal convegno 'Manifatturiero industria del futuro' organizzato a Prato da Confindustria, da Unione industriale pratese e dal 'Club dei 15'. Sul Welfare, dice rivolto alle forze che sostengono l'esecutivo, ''e' in gioco la vostra credibilita'''. E poi ammonisce: ''Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente la concertazione''. Montezemolo si rivolge in particolare al Partito democratico, che deve ''confermare nei fatti le tante professioni sulla sua vocazione di partito moderno e riformista''. Altrimenti, mette in guardia, ''se saranno le forze estreme o marginali'' a decidere su provvedimenti importanti ''si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra''. Montezemolo stigmatizza tra l'altro i ''ricatti'' che hanno portato al ''mostro giuridico'' della norma sulla  class action o lo ''svuotamento'' del pacchetto sicurezza ''perseguito da una parte della sinistra piu' massimalista e consentito dalla debolezza di questo esecutivo''. L'intervento di Montezemolo e' pero' un 'pungolo' a tutta la classe politica italiana perche', dice, ''non e' solo di nuove formule elettorali, nuovi partiti, nuovi slogan che puo' vivere l'Italia''. Il primo terreno su cui la politica e' chiamata a rompere gli indugi e' sulla riforma dell'attuale legge elettorale che e' ''assurda'' e il cui superamento e' un ''atto dovuto''. Montezemolo mette pero' in guardia dal pericolo di un lungo e sterile dibattito: ''Tremo - dice - alla prospettiva che la politica costringa il paese a un anno di schermaglie sul sistema tedesco, spagnolo, francese o scandinavo per approdare poi a un compromesso all'italiana che accontenta tutti i partiti e non risolva alcun problema''. E quindi indica alcune necessita': maggiori poteri al capo del governo, superamento del bicameralismo, riduzione del numero dei parlamentari, snellimento di regolamenti parlamentari arcaici, semplificazione di tutti i livelli decisionali al centro come sul territorio. L'importante dunque e' non perdere altro tempo perche' ''mentre in Italia ci appassionamo su coalizioni, nuovi partiti, facili populismo da campagna elettorale permanente, nomi di leader, premi di maggioranza, lo scenario mondiale e' attraversato da forti tensioni: squilibri finanziari e commerciali sempre piu' minacciosi, costro delle materie prime alle stelle, tensioni politiche''. Per questo, secondo Montezemolo, l'Italia ha bisogno di uno ''shock di modernizzazione'' puntando su ''infrastrutture, scuola, fisco, politiche energetiche, burocrazia, politiche condivise per il Sud'' per essere un ''paese normale, in cui ciascuno fa il suo lavoro''. Montezemolo conclude infine il suo intervento chiudedendo il dibattito nato in questi giorni su un suo possibile coinvolgimento diretto in politica. ''''Voglio dirvi chiaramente - spiega - con il massimo rispetto verso le persone che hanno fatto il mio nome, che il mestiere di imprenditore e manager, che mi ha regalato grandi soddisfazioni, continua a essere il punto di riferimento della mia vita professionale''. L'impegno per la modernizzazione del Paese, come guida degli industriali e come cittadino, ''e' la politica che mi piace ed e' la sola - conclude - che continuero' a fare''. afe/min/ss.


CLASS ACTION: MONTEZEMOLO, MOSTRO GIURIDICO PER RICATTI INACCETTABILI (sezione: Class action)

( da "Asca" del 24-11-2007)

 

(ASCA) - Prato, 24 nov - Sulla  class action ''il Senato ha approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese e per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo minuto''. Lo ha detto il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, intervenendo a Prato al convegno 'Manifatturiero industria del futuro' organizzato da Confindustria e da Unione industriale pratese. afe/min/ss.


PD: MONTEZEMOLO, CONFERMI CON FATTI VOCAZIONE PARTITO MODERNO (sezione: Class action)

( da "Asca" del 24-11-2007)

 

(ASCA) - Prato, 24 nov - Il Partito democratico ''deve ora confermare nei fatti le tante professioni sulla sua vocazione di partito moderno e riformista''. Lo ha detto il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, intervenendo a Prato al convegno 'Manifatturiero industria del futuro' organizzato da Confindustria e da Unione industriale pratese. ''Se non si riuscira' a tenere la rotta - ha fatto notare Montezemolo - se saranno le forze estreme o marginali a decidere su provvedimenti cosi' importanti come welfare e  class action si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra''. Montezemolo ha ribadito l'importanza di alcuni principi: la ''concorrenza, che vuol dire spazio al merito e servizi piu' efficienti e meno costosi'', ''risorse per un welfare dinamico invece che per giovani pensionati'', ''un ritorno al nucleare che vuol dire diminuire la dipendenza energetica e le bollette''. ''Tutte queste cose - si e' chiesto Montezemolo - sono di destra o di sinistra'? Chi se ne avvantaggia, il benestante che ha sempre la possibilita' di scegliere e pagare o il meno abbiente'? Il Paese che produce e lavora - ha concluso Montezemolo - il Paese che rema, non ne puo' piu' di discussioni interminabili, vecchi riti, decisioni rimandate, divisioni incomprensibili. Lo stesso vale per il tema dei contratti e delle relazioni sindacali''. afe/min/ss.


I TITOLI DEI GIORNALI: ECONOMIA E FINANZA (sezione: Class action)

( da "Asca" del 24-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 24 nov - Ecco i principali titoli sui giornali di stamani: Corriere della Sera - Welfare con la fiducia Ma il testo non c'e' - ''Sarkozy, meno protezionismo'' Il Foglio - Le riforme viste dal taxi Il Giornale - Quadrino: ''II futuro dei trasporti e' nel motore elettrico'' - ''In questa legge ci sono diritti soltanto teorici'' - ''Ma se toccano il documento saremo contro'' Il Sole 24 Ore - Debito sotto quota 100 nel 2010 - Enrico Cuccia, la caduta dell'Impero romano e le Generali - I consuntivi raccontano la storia dell'economia - I rischi del compromesso - L'Antitrust contesta l'intesa Abi-notai sui mutui portabili - Lavori usuranti in cerca di definizione - Marchio di Stato contro i falsi - Meno risorse al turismo - Per l'economia di Eurolandia segnali di frenata - Quell'Oscar trasparente - Romiti e la leggenda Ferrari - Sarko' contro i pirati del web - Sara' rivisto il tetto del taglia stipendi - Strumento antico ma insostituibile e sempre nuovo - Ticket, precari, Ires e lci: i dubbi sulle coperture - Welfare, la fiducia su un terzo testo - ''Rispettare le scelte del Parlamento'' - ''Un dialogo aperto a tutti'' La Repubblica - ''E Veltroni dov'e''? Parla sempre di giovani ma sui precari tace'' - ''L'interesse del Paese e' la vera priorita' non la vita dell'esecutivo'' - ''Ma nessuno riesce a vedere quel tesoro creato dalle donne'' - Al tramonto l'era dei Tronchetti boys i posti a rischio nell'azienda telefonica - Casalinghe spa - Class class="term">action, industriali all'attacco - Da Profumo a Della Valle chi scommette su se stesso - Dal premier stop alle modifiche - Euro a un passo da quota 1,50 Trichet: no a fluttuazioni brutali - I tecnici della Camera ''smontano'' la Finanziaria - Sempre meno case e i prezzi volano - Shopping in frenata a Natale spenderemo 336 milioni in meno - Stretta finale per i vertici Telecom - Welfare, governo pronto alla fiducia ''Rispetteremo l'accordo iniziale'' La Stampa - Cuccia l'ultimo arbitro - L'ira degli industriali ''Romano, cosi' non va'' - La prima mina e' sui contratti a termine - Serve coerenza LiberoMercato - Geronzi assediato da Bazoli e Padoa-Schioppa - I consumatori contro Confi'ndustria Beretta; ''Class class="term">action da riscrivere'' - Troppi costi, pochi passeggeri. Il monopolio viaggia ancora sui binari Messaggero - Contratti a termine, Confi'ndustria all'attacco - Ma Prodi offre la mediazione A Palazzo Chigi la cabina di regia - Welfare, governo ''costretto'' alla fiducia - ''Troppi colpi all'interesse generale'' Milano Finanza - Orsi e tori Per leggere gli articoli abbonati a www.ascachannel.it red/.


Welfare, Montezemolo: in gioco credibilità del governo (sezione: Class action)

( da "Reuters Italia" del 24-11-2007)

 

2.07 Versione per stampa PRATO (Reuters) - Sul protocollo del Welfare si gioca la credibilità del governo, ha detto oggi il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. "Noi imprenditori non ne possiamo più di questo modo di affrontare questioni fondamentali per il Paese", ha detto Montezemolo a un convegno di Confindustria a Prato, riferendosi al protocollo sul welfare sottoscritto da governo e parti sociali il 23 luglio. Sul Welfare,  ha detto Montezemolo, è in atto "un incredibile balletto, come pure sulla  class action che è fondamentale, ma non si può mettere in piedi per ricatti politici". "Ancora una volta forze politiche che fanno parte del governo che ha promosso questo importante accordo cercano dal giorno dopo di metterlo in discussione. Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente la concertazione", ha aggiunto il numero uno degli industriali italiani. "Questo vuol essere un messaggio chiaro per tutte le forze che sostengono il governo: su questa vicenda è in gioco la vostra credibilità". E al partito democratico, Montezemolo dice che "deve ora confermare nei fatti le tante professioni sulla sua vocazione di partito moderno e riformista". Il governo ha ottenuto l'autorizzazione a porre la fiducia al ddl sul welfare che da lunedì sarà all'esame dell'aula di Montecitorio. Le parti sociali, Confindustria soprattutto, hanno espresso riserve sulle modifiche introdotte in commissione. Si sta lavorando, in vista della discussione in Aula, a un testo di compromesso tra quello uscito dalla commissione Lavoro della Camera e la versione prevista dal protocollo. PARTITI NON SONO UNICO MEZZO PER FARE POLITICA Montezemolo ha poi nuovamente escluso l'ipotesi di entrare in un partito, auspicata nei giorni scorsi da esponenti centristi come il deputato dell'Udc Bruno Tabacci. "In questi giorni il mio nome è stato usato diverse volte in relazione alla creazione di una nuova forza politica. Voglio dirvi chiaramente, con il massimo rispetto per le persone che hanno fatto il mio nome, che il mestiere di imprenditore e manager che mi ha regalato grande soddisfazione continua ad essere il punto di riferimento della mia vita professionale". "I partiti non sono l'unico mezzo per fare politica", ha aggiunto Montezemolo, ricordando che l'importanza di assistere le imprese e migliorare la competitività è "la politica che mi piace ed è l'unica che continuerò a fare". Montezemolo ha poi tuonato nuovamente contro l'ipotesi di introdurre anche nel sistema giudiziario italiano la  class action, eventualità possibile se la Finanziaria 2008 verrà approvata senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato il 15 novembre scorso. "Il Senato ha approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese e per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo minuto".


COMUNICATO STAMPA. MULTE/CONTRIBUENTI.IT:NUOVA ONDATA DI CARTELLE PAZZE (sezione: Class action)

( da "ContribuentiWeb" del 24-11-2007)

 

ROMA ? "Basta con le cartelle pazze". Questa è l'invito che Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani rivolge alle Esattorie, alle Prefetture, alla Polizia di Stato, ai Carabinieri ed ai Comuni, dopo la nuova ondata di cartelle pazze che stanno ricevendo i contribuenti italiani in questi giorni dal parte degli Agenti della Riscossione di Equitalia. Sono oltre 1 MLN le cartelle pazze, i preavvisi di fermo amministrativo, annunci di ipoteca, pignoramenti presso terzi e pignoramenti del conto corrente bancario notificati in tutta Italia dalle esattorie per contravvenzioni rimaste "in vita" nei ruoli di riscossione della pubblica amministrazione per multe automobilistiche prescritte, annullate o regolarmente pagate elevate antecedentemente il 1999. "Tutte le esattorie devono sospendere immediatamente la riscossione delle multe ante 1999 ? continua Carlomagno ? in attesa di ripulire il sistema informatico degli agenti della riscossione. Basta con le cartelle pazze". In attesa dell'urgente provvedimento, Contribuenti.it e Codacons annunciano iniziative legale contro i responsabili di questo odioso fenomeno. Una situazione oramai insostenibile, contro la quale Contribuenti. it e Codacons hanno deciso di avviare una clamorosa  class action "all'italiana" contro gli enti impositori e gli agenti della riscossione, per chiedere il risarcimento dei danni per le vittime delle cartelle pazze e la restituzione dei soldi ingiustamente versati dai cittadini.


Welfare, il governo mette la fiducia Strappo di Ferrero: <Mi astengo> (sezione: Class action)

( da "Corriere.it" del 24-11-2007)

 

Chiti: "Gli impegni con le parti sociali vanno rispettati" Welfare, il governo mette la fiducia Dini minaccia: "Pronti a votare no" In consiglio dei ministri Ferrero si astiene. Incertezza sul testo da votare. Montezemolo a Palazzo Chigi Lamberto Dini (Ansa) ROMA - Via libera del consiglio dei Ministri alla fiducia sul welfare. Il vertice dei ministri ha autorizzato il premier Romano Prodi a porre la fiducia sul ddl welfare, se necessario. Il ministro Ferrero ha espresso la sua riserva su questa decisione. Non si è però deciso su quale testo eventualmente porre la fiducia, se quello del governo o se quello "corretto" in commissione Lavoro alla Camera: "E' una valutazione ancora da compiere", ha detto il ministro dei Rapporti col Parlamento, Vannino Chiti. E si tratta di una decisione che "spetta alla presidenza del Consiglio". Chiti ha ricordato che "sulle 4 modifiche apportate il parere del governo è stato contrario". Sul protocollo pesa anche la profezia di Berlusconi ( "Sono convinto che il governo cadrà sul welfare"). SINTESI - Così, tra tante voci discordanti, arriva il comunicato di Palazzo Chigi, che cerca di spegnere le polemiche: "L'obiettivo del governo è quello di una sintesi tra le varie posizioni in campo, un accordo il più possibile rispettoso del protocollo". MONTEZEMOLO A PALAZZO CHIGI - Venerdì in tarda mattinata, tra l'altro, a Palazzo Chigi c'è stata un'ora abbondante di colloquio tra Prodi e il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. Al centro dell'incontro - secondo quanto si apprende -  il tetto alla proroga dei contatti e termine e la norma sulla  class action, sulla quale Confindustria ha ribadito la contrarietà "alla norma così come è stata formulata ed articolata". Alla riunione erano presenti anche il direttore generale di Viale dell'Astronomia, Maurizio Beretta, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta. CONFINDUSTRIA - Del resto i dubbi degli imprenditori, che non hanno gradito le modifiche al protocollo, erano stati espressi anche dal vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, in un'intervista al Corriere: "Non ci stiamo, se il testo resta così dobbiamo considerare finita la fase della concertazione. Cosa abbiamo discusso a fare in questi mesi - ha aggiunto - se poi fanno quello che vogliono?". I DUBBI DEL PRC - Il presidente della Camera Fausto Bertinotti minimizza l'entità delle tensioni all'interno della maggioranza sul welfare e parla di "discussione fisiologica, con posizioni diverse", ma precisando che "tutto lavora per una convergenza". Prima delle dichiarazioni di Chiti, la sinistra dell'Unione si era detta pronta a dare "battaglia in Aula" su quel "30% di modifiche che mancano al provvedimento". La richiesta su cui il Prc non vuole fare sconti riguarderebbe il cosiddetto "diritto di precedenza" per i contratti a termine, emendamento bocciato dalla commissione. DINISUL PIEDE DI GUERRA - Nuove minacce arrivano anche da Lamberto Dini e dal piccolo drappello dei suoi liberaldemocratici (Ld) che si dicono pronti a votare "no" sul ddl del welfare se il governo dovesse cedere alle richieste della sinistra radicale, cosa già avvenuta secondo Dini nell'accordo rivisto alla Camera dove si prevedono aperture in materia di lavori usuranti. Intervistato sul Quotidiano nazionale, l'ex premier, che aveva votato la Finanziaria appellandosi all'"etica della responsabilità", chiarisce che per le stesse ragioni sarebbe pronto a votare "no" sul welfare perchè con le modifiche apportate alla Camera "si configura un aumento di spesa notevole rispetto ai 10 miliardi iniziali". Ad avviso di Dini, il presidente del Consiglio deve guardarsi dal partito "tassa-e-spendi" che il senatore vede rappresentato dalla sinistra radicale. "COME VOLEVASI DIMOSTRARE" - E sul probabile ricorso alla fiducia, non mostra alcuna meraviglia Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, "Come volevasi dimostrare - dice Cicchitto -. Non appena è ripreso il confronto sul merito nel centro-sinistra sono riemerse le divisioni". stampa |.


CLASS ACTION: MONTEZEMOLO, SENATO HA APPROVATO MOSTRO GIURIDICO (sezione: Class action)

( da "Metronews" del 24-11-2007)

 

 Class class="term">action: montezemolo, senato ha approvato mostro giuridico 24/11/2007 12:54 Prato, 24 nov. - (Adnkronos) - In materia di  class action "il Senato ha approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese, per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo minuto". Lo ha detto Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria nel corso del suo intervento al convegno di Prato dal titolo 'Manifatturiero industria del futuro'.


WELFARE (sezione: Class action)

( da "TGCom" del 24-11-2007)

 

Welfare, Montezemolo avverte Prodi "In gioco credibilità governo e Pd" Sul Welfare è in gioco la credibilità del governo e soprattutto del Partito Democratico: a sostenerlo è il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. "Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente la concertazione - ha avvertito - Questo vuole essere un messaggio chiaro per tutte le forze che sostengono il governo". "Noi imprenditori non ne possiamo più di questo modo di affrontare questioni fondamentali per il Paese", ha detto Montezemolo a un convegno di Confindustria a Prato. Sul Welfare,  ha detto Montezemolo, è in atto "un incredibile balletto, come pure sulla  class action che è fondamentale, ma non si può mettere in piedi per ricatti politici". "Ancora una volta forze politiche che fanno parte del governo che ha promosso questo importante accordo cercano dal giorno dopo di metterlo in discussione. Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente la concertazione", ha aggiunto il numero uno degli industriali italiani. "Questo vuol essere un messaggio chiaro per tutte le forze che sostengono il governo: su questa vicenda è in gioco la vostra credibilità". E al partito democratico, Montezemolo dice che "deve ora confermare nei fatti le tante professioni sulla sua vocazione di partito moderno e riformista". Il governo ha ottenuto l'autorizzazione a porre la fiducia al ddl sul welfare che da lunedì sarà all'esame dell'aula di Montecitorio. Le parti sociali, Confindustria soprattutto, hanno espresso riserve sulle modifiche introdotte in commissione. Si sta lavorando, in vista della discussione in Aula, a un testo di compromesso tra quello uscito dalla commissione Lavoro della Camera e la versione prevista dal protocollo. "Resto imprenditore" Montezemolo ha poi nuovamente escluso l'ipotesi di entrare in un partito, auspicata nei giorni scorsi da esponenti centristi come il deputato dell'Udc Bruno Tabacci. "In questi giorni il mio nome è stato usato diverse volte in relazione alla creazione di una nuova forza politica. Voglio dirvi chiaramente, con il massimo rispetto per le persone che hanno fatto il mio nome, che il mestiere di imprenditore e manager che mi ha regalato grande soddisfazione continua ad essere il punto di riferimento della mia vita professionale". "I partiti non sono l'unico mezzo per fare politica", ha aggiunto Montezemolo, ricordando che l'importanza di assistere le imprese e migliorare la competitività è "la politica che mi piace ed è l'unica che continuerò a fare". Montezemolo ha poi tuonato nuovamente contro l'ipotesi di introdurre anche nel sistema giudiziario italiano la  class action, eventualità possibile se la Finanziaria 2008 verrà approvata senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato il 15 novembre scorso. "Il Senato ha approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese e per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo minuto". Invia ad un amico.


CLASS ACTION: ADUSBEF, NESSUN MOSTRO (sezione: Class action)

( da "Wall Street Italia" del 24-11-2007)

 

Class Action: Adusbef, nessun mostro di ANSA Adiconsum, presente in vari paesi, niente disastri -->(ANSA) - ROMA, 24 NOV - Montezemolo e' probabilmente poco informato perche' la 'class action e' non e' un frettoloso mostro giuridico contro l'interesse del Paese.Lo affermano i presidenti di Adusbef Lannutti, e di Federconsumatori Trefiletti, per i quali si tratta di 'un moderno strumento di civilta' giuridica, utile anche alle imprese che vogliono stare sui liberi mercati'. 'L'azione collettiva - dice il segretario generale dell'Adiconsum Landi - e' presente in vari paesi dell'Ue e in nessuno ha causato disastri'.


"Il governo si gioca la credibilità" (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 25-11-2007)

 

Montezemolo: "Modificare l'accordo equivale a uccidere la concertazione" [FIRMA]PAOLO BARONI INVIATO A PRATO Montezemolo scioglie la "riserva" e di fronte agli imprenditori del Club dei 15, che raccoglie le province più industrializzate d'Italia, annuncia che non entrerà in politica: "Resto manager e imprenditore". Sul Welfare, il presidente della Confindustria avverte governo e maggioranza: "Attenti, perché vi giocate la vostra credibilità" afferma, chiamando in causa "in primo luogo il Partito democratico, che deve confermare nei fatti le tante professioni circa la sua vocazione di partito moderno". Pesa la "presa in giro" sul protocollo di luglio. "A Prodi venerdì l'ho detto molto chiaramente - spiega -. Approvare una norma che non rispetti il Protocollo vuol dire uccidere per sempre, e consapevolmente, la concertazione". Confindustria, aveva spiegato in precedenza dal palco del teatro Mercatale di Prato, ha "il massimo rispetto per le prerogative del Parlamento, ma non prendiamoci in giro", perché "ancora una volta forze politiche che fanno parte del governo che ha promosso questo importante accordo cercano dal giorno dopo di metterlo in discussione". Per questo Montezemolo ieri è tornato a chiedere il rispetto del patti: "Noi imprenditori non ne possiamo più di questo modo di affrontare questioni fondamentali per il Paese". Stessi toni e stessa insofferenza quando passa a parlare di   class action (un "mostro giuridico" approvato frettolosamente dal Senato "contro l'interesse del Paese e delle imprese per accondiscendere a ricatti politici dell'ultimo minuto") o di sicurezza, visto che il decreto annunciato dopo l'uccisione di Giovanna Reggiani è finito in nulla "per l'effetto svuotamento perseguito da una parte della sinistra più massimalista e la debolezza dell'esecutivo". La conclusione di questi ragionamenti non può che essere un secco altolà rivolto all'esecutivo: "se non si riuscirà a tenere la rotta, se saranno le forze estreme o marginali a decidere su provvedimenti così importanti, si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra" sostiene Montezemolo. Su un altro versante, quello della legge elettorale, il presidente di Confindustria non si mostra meno preoccupato: registra con soddisfazione "tenui segnali di dialogo", ma teme che "la politica costringa il paese ad un anno di schermaglie sul sistema tedesco, spagnolo, francese o scandinavo, per approdare poi ad un compromesso all'italiana che accontenta tutti i partiti e non risolve alcun problema". Mentre invece la riforma dello Stato e la governabilità restano la nostra "vera emergenza". "Corriamo il rischio di un'altra lunga stagione di immobilismo nelle decisioni, una stagione dove tutto cambia in apparenza ma nulla cambia nella sostanza" lamenta ancora il presidente di Confindustria che chiede "uno sforzo condiviso", fa appello "a tutte le forze migliori del Paese" e propone uno shock di modernizzazione incentrato su concorrenza, infrastrutture, scuola, fisco, politiche energetiche, burocrazia, Mezzogiorno. Poi se la prende con "questa sorta di oblio diffuso", dove mai nessuno rende conto di quello che non ha fatto e dove "la colpa è sempre di chi è venuto prima o di quello che è accaduto altrove". E quindi bacchetta i finti "liberali", che "occupano tutti gli spazi pubblici per fini privati o che propugnano il rigore finanziario, ma poi non tagliano le spese ed aumentano le tasse", ed i politici-marziani, che "sembrano sempre arrivati da una galassia lontana". Quanto a lui, ringrazia tutte le persone che negli ultimi giorni hanno fatto il suo nome, ma preferisce non entrare in politica. "Il mestiere di imprenditore e manager, che mi ha regalato grandi soddisfazioni, continua ad essere il punto di riferimento della mia vita professionale - spiega -. E poi i partiti non sono l'unico mezzo per fare politica, la si può fare anche stando in Confindustria". Montezemolo va al concreto: "Non è solo di nuove formule elettorali, nuovi partiti, nuovi slogan che può vivere l'Italia", c'è anche la politica concreta. "Modernizzare i rapporti tra lavoratori e aziende, assistere migliaia di piccole imprese nel processo di internazionalizzazione, spingere con forza su merito e concorrenza, promuovere nella cultura dell'Italia concetti come rischio, innovazione e spirito imprenditoriale: anche questa è iniziativa politica - conclude Montezemolo -. Questa è la politica che mi piace ed la sola che continuerò a fare".


Bond argentini risarcito il 100% (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 25-11-2007)

 

La sentenza È la prima volta che succede a Torino I legali dell'Adoc mettono ko Unicredit Bond argentini risarcito il 100% RAPHAËL ZANOTTI Quando il giudice ha letto il dispositivo della sentenza che le restituiva l'intera somma investita nei famigerati bond argentina, la signora Giovanna ha pianto. E con le lacrime agli occhi ha abbracciato il suo avvocato e i responsabili dell'Adoc, l'associazione dei consumatori che in questi anni aveva seguito passo passo il suo caso permettendole, a sette anni di distanza, di recuperare i 100 mila euro che pensava di aver definitivamente perso. La sentenza in questione è quella depositata nei giorni scorsi dalla prima sezione civile del tribunale di Torino (presidente Pier Carlo Premoselli). Una sentenza particolare in una città - Torino - in cui da sempre gli istituti di credito hanno una certa influenza. Anche perché ribadisce un concetto fondamentale: sulle banche grava l'onere di informare sui rischi generali degli investimenti in obbligazioni e specifica di quelli nei cosiddetti Paesi emergenti come l'Argentina. La signora Giovanna, professionista torinese non aveva contezza di quel che stava andando a investire e di come. Nel giugno-luglio 2000 il suo patrimonio era investito per 450 milioni in fondi di investimento e per 350 milioni in titoli di Stato. Si trattava di una risparmiatrice oculata, che mai aveva tentato la strada degli investimenti speculativi. Contattata da personale della Unicredit, era stata sollecitata a investire in bond argentini, presentati come sicuri e remunerativi. E questo nonostante già all'epoca l'agenzia di rating Standard & Poor's non li considerasse proprio un portento. Il tribunale ha dichiarato che la signora Giovanna non ha provato in modo certo di essere stata raggirata. Eppure il suo profilo di rischio basso e l'incapacità della banca di provare di averla informata correttamente, ha determinato la decisione del tribunale.  La presidente regionale dell'Adoc Silvia Cugini si è detta soddisfatta: "Una sentenza che ci offre lo spunto per ribadire l'importanza della Class Action. Se fosse già nel nostro ordinamento una decisione di tal fatta porterebbe benefici immediati a tutti i risparmiatori coinvolti nella vicenda".


"welfare, l'intesa non si tocca" - roberto mania (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 25-11-2007)

 

Economia "Welfare, l'intesa non si tocca" Stop di Montezemolo e sindacati. Mastella: se si cambia è crisi Epifani: discutere le modifiche. Il leader degli industriali: resto un imprenditore ROBERTO MANIA DAL NOSTRO INVIATO PRATO - Su welfare e  class action il governo e il neonato Partito democratico si giocano la loro credibilità. E' quasi la campanella dell'ultimo giro quella che ha suonato ieri da Prato il presidente della Confindustria, Luca di Montezemolo. Un preavviso: "Se non si riuscirà a tenere la rotta, se saranno le forze estreme o marginali a decidere su provvedimenti così importanti, si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra". Così nel giorno in cui il leader degli industriali scioglie pubblicamente la riserva sulla sua indisponibilità a partecipare alla costruzione di un nuovo partito di centro ("il mestiere di imprenditore e manager continua ad essere il punto di riferimento della mia vita professionale e poi i partiti non sono l'unico mezzo per fare politica"), si accentua la distanza tra la Confindustria e il governo Prodi: "Noi imprenditori - dice - non ne possiamo più di questo modo di affrontare questioni fondamentali per il Paese. Ancora una volta forze politiche che fanno parte del governo che ha firmato l'accordo con le parti sociali, cercano dal giorno dopo di metterlo in discussione. Abbiamo il massimo rispetto delle prerogative del Parlamento, ma sappiamo che non è questo il problema. Non prendiamoci in giro". E ancora: "Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente - scandisce - la concertazione". Frasi "inaccettabili", secondo il ministro di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, mentre quello del Lavoro, Cesare Damiano (Pd) si appresta a precisare che "la sostanza" dell'accordo sarà preservata. Come vogliono pure Cgil, Cisl e Uil, riunite a Milano anche a difesa di un accordo promosso dai lavoratori nel referendum sindacale. Il leader della Uil, Luigi Angeletti attacca il governo: "Sta rovinando la cosa migliore che ha fatto"; quello della Cisl, Raffaele Bonanni, il parlamento: "Così si squalifica". Infine il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani avverte che "qualsiasi modifica va discussa con il sindacato". A difesa dell'accordo originario fanno sentire la propria voce anche Rosi Bindi e Dini ("solo così sicuro il sì alla fiducia"). Su quest'ultimo arrivano i fulmini di Diliberto: "E' un ricattatore". Insomma, un ginepraio che - come dice il ministro della Giustizia, Clemente Mastella - può condurre alla crisi di governo, ma che porta anche argomenti alla tesi di Montezemolo: l'Italia ha bisogno di uno choc di modernizzazione, a cominciare da quella dell'apparato dello Stato, "sempre più la vera emergenza nazionale", sostiene. "Perché - continua - mentre noi ci appassioniamo su coalizioni, nuovi partiti, facili populismi da campagna elettorale permanente, nomi di leader, premi di maggioranza, lo scenario mondiale è attraversato da forti tensioni: squilibri finanziari e commerciali sempre più minacciosi, costo delle materie prime alle stelle, tensioni politiche, guerre". Un'Italia, allora, candidata ad essere marginale sullo scacchiere globale per colpa soprattutto di una classe politica miope, rissosa, incapace di compiere scelte fondamentali dopo quella realizzata con l'adesione alla moneta unica europea. Montezemolo apprezza la ripresa del dialogo sulle riforme tra gli schieramenti politici. Ma ammette di "tremare" all'idea che ora possa aprirsi una anno "di schermaglie" sul sistema elettorale da adottare con il rischio di "approdare ad un compromesso all'italiana che accontenta tutti i partiti e non risolve alcun problema". Anche ai sindacati il leader di Confindustria chiede il coraggio di voltare pagina, cambiando le relazioni industriali, di abbandonare "i vecchi riti". Se ne parlerà da martedì, ma intanto propone di collegare gli aumenti retribuiti alla crescita della produttività calata dello 0,6 per cento tra il 2000 e il 2006 a fronte di una dinamica salariale dello 0,7 per cento. E' una rupture che vorrebbe, Montezemolo. "Perché non è solo di nuove formule elettorali, nuovi partiti e nuovi slogan che può vivere l'Italia".


Vissani a luca: "ma l'amatriciana batte la ferrari" (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 25-11-2007)

 

Economia IL CASO Vissani a Luca: "Ma l'amatriciana batte la Ferrari" ROMA - E' lecito denigrare un provvedimento definendolo alla amatriciana? Così ha fatto il presidente di Confindustria Montezemolo,  nei giorni scorsi, criticando la misura sulla  class action introdotta in Finanziaria. Ma a difesa della nota ricetta romana atta a confezionare i bucatini, è sceso ieri in campo un "intellettuale" della gastronomia come Gianfranco Vissani, che ama sempre di più intervenire sui temi della politica e della società. "Per definire un pasticcio un provvedimento della Finanziaria - ha dichiarato ieri il gastronomo al Grinzane Cavour - Montezemolo lo ha paragonato alla pasta all'amatriciana, senza conoscere la storia del famoso piatto romano originario di Amatrice e quasi disprezzandolo. A lui vorrei ricordare che l'amatriciana è nata prima della Ferrari".




Mastella e Montezemolo: non toccate il protocollo Il ministro minaccia l'ennesima crisi, il presidente di Confindustria alza i toni della polemica (sezione: Class action)

( da "Unita, L'" del 25-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Mastella e Montezemolo: non toccate il protocollo Il ministro minaccia l'ennesima crisi, il presidente di Confindustria alza i toni della polemica di Bianca Di Giovanni/ Roma MATCH Sul welfare le parti sociali fanno pressing sul governo perché porti in Aula domani il testo uscito dal Consiglio dei ministri, senza le modifiche votate dalla Commissione Lavoro. Con loro una pattuglia di parlamentari (Dini in testa) e ministri (Mastella in testa). I toni sono ultimativi (o è così, o non votiamo). Insomma, Romano Prodi rischia ancora la crisi. Ma a guardar bene a rischiare ancora di più è il Parlamento, che mette in gioco la sua credibilità. Ancora una volta sul protocollo l'esecutivo si ritrova su un baratro, per non aver blindato per tempo quel testo, evidente frutto di un faticoso compromesso, ma anche per le manovre che la partita nasconde. Alcune sono inconfessabili, come quella di  Confindustria che lega le modifiche al Protocollo alla norma della  class action (in Finanziaria) da eliminare. Un vero ricatto, ma nessuno lo dice: il tam-tam mediatico ha già ricostruito il quadretto dei "coscienziosi istituzionali" che difendono i patti, e degli "sconsiderati radicali" che li calpestano. Dal leader di Confindustria giù critiche alla politica che "non governa", ai politici che "sembrano marziani", e ancora strali contro "chi si dice difensore dei ceti deboli e poi boicotta i provvedimenti che recano benefici". Luca Cordero di Montezemolo, come al solito, è un fiume in piena: a lui piace la politica fatta così. Non scenderà in campo (almeno fino a maggio), ma parlerà e parlerà, come ieri al convegno di Confindustria Prato. Dove non ha spiegato però perché vuole più spesa pubblica per pagare manager e dirigenti. Montezemolo cerca di cancellare, con incontri riservati un voto del Parlamento, ma poi si iscrive sempre nella lista di chi difende le istituzioni. Poco resta da dire al presidente della Commissione Gianni Pagliarini (Pdci): "Grave se il testo fosse cambiato". Il governo non ha ancora scoperto le carte. Pier Luigi Bersani dichiara che si cercherà un punto di equilibrio tra i due testi. Non sarebbe molto difficile, anche perché le modifiche apportate sono molto marginali rispetto all'impianto complessivo del testo. Allora perché tanto baccano? A chi giova? Questa è la vera domanda. La risposta più facile è quella politica. Mastella marca ancora una volta il suo peso in maggioranza, rirpoponendosi come bilancino al centro contro i cosiddetti radicali di sinistra. Così punta i piedi: ""Sul welfare no a cambi di rotta. I patti vanno rispettati, ancor di più dopo il referendum che ha registrato un ampissimo consenso da parte dei lavoratori - dichiara - Se ci fossero ripensamenti allora una crisi di governo sarebbe probabile". Anche Rosy Bindi ha difeso il patto, offrendo una sponda al sindacato. Cesare Damiano non ha sciolto le riserve. Intanto Lamberto Dini insiste. "Il governo sia saggio - scrive - e porti il testo pattuito". Sull'altro fronte Paolo Ferrero. "La richiesta di Confindustria è inaccettabile". Domani, con l'avvio della discussione in Aula, si capirà di più. "Non si può ferire il parlamento - insiste il relatore Emilio Del Bono (Pd) - Tanto più che le modifiche sono marginali". In effetti sui contratti a termine (che danno fastidio a Confindustria) si è solo esplicitato il cumulo dei periodi per arrivare ai 36 mesi e si è posto un limite alla deroga per un ultimo rinnovo. Con il testo originario le possibilità di aggiramento sarebbero state maggiori. Dunque, argomentano i parlamentari - è un miglioramento non un tradimento del testo. Per Confindustria non servono tante esplicitazioni. "Ma se è tutto sottinteso - spiega Pagliarini - che male c'è a chiarire?". Insomma, non c'è nessun delitto né un ritorno indietro. Eppure gli imprenditori insistono anche con Alberto Bombassei, che minaccia la fine della concertazione. Ma qui non gioca solo il merito (che pure pesa): per Viale dell'Astronomia pesa anche il fatto che altri datori di lavoro (commercianti o artigiani) pur non avendo sottoscritto il protocollo hanno ottenuto qualcosa. Come la reintroduzione del lavoro a chiamata, limitata però ai lavoratori dello spettacolo e del turismo. I sindacati dal canto loro difendono il voto dei lavoratori. Anche se - dicono i boatos parlamentari - molte modifiche le hanno caldeggiate proprio loro. Ma allora: a che gioco si sta giocando?.


Di ELENA DURANTI E' STATA annunciata la prima class action ch (sezione: Class action)

( da "Nazione, La (Prato)" del 25-11-2007)

 

Di ELENA DURANTI E' STATA annunciata la prima "class action" che riguarderà anche Prato. A intentarla, come prevede la legge, sarà Contribuenti.it che ha vinto la causa pilota contro Equitalia Polis (ex Gestline), Agente della Riscossione delle provincie di Bologna, Caserta, Genova, Gorizia, Napoli, Padova, Prato, Rovigo e Venezia (533 Comuni e 8 milioni di abitanti), che ha emesso preavvisi di fermo amministrativo dell'auto senza motivazione. LA NUOVA "class action" ? azione collettiva per il risarcimento ? sarà aperta a tutti contribuenti danneggiati dal fisco, secondo le linee tracciate dall'emendamento al disegno di legge della finanziaria approvato la settimana scorsa in Senato. Sono due i soggetti legittimati a chiedere un'azione collettiva: le associazioni dei consumatori riconosciute a livello nazionale e i gruppi che saranno indicati dal ministro della Giustizia e dal ministro per lo Sviluppo economico. Due sono state le sentenze che dovrebbero avere una ricaduta anche per i cittadini pratesi. I GIUDICI tributari di Napoli hanno condannato l'operato di Equitalia, ribadendo che "il concessionario nell'emettere un atto, che per sua natura assume una notevole rilevanza nella sfera giuridica del soggetto passivo (esecutato), deve darne ampia e motivata ragione dell'opportunità, della necessità e della perseverante insolvenza a richieste ordinarie, insomma deve dire, quali sono state le ragioni giuridiche che hanno indotto l'utilizzo di un mezzo di recupero così invasivo a fronte di un credito d'imposta, tra l'altro già pagato, di così modesta consistenza. E ALLA SENTENZA napoletana si è aggiunta anche quella dei giudici di Genova per le ipoteche sui beni immobili richieste da Equitalia (anche in provincia di Prato), i quali, nell'accogliere la tesi del contribuente hanno ribadito che "per poter pignorare un immobile e venderlo al miglior offerente, bisogna che il debito contratto sia superiore aglio ottomila euro, tetto che non può comprendere anche oneri ed interessi", ordinando all'agente della riscossione Equitalia Polis di procedere alla immediata cancellazione dell'ipoteca a sua cura e spese. Per l'ex Gestline si tratta di un nuovo verdetto sfavorevole. A PRATO entro la fine dell'anno saranno notificati circa 8mila avvisi per multe non pagate del 2004 e del 2005. La società incaricata dal Comune di riscuotere quasi 9 milioni di contravvenzioni mai pagate è a metà dell'opera. Le 5.700 cartelle relative alle multe 2003 e 2004 sono state quasi tutte notificate (ne mancano 221). Per ora l'opera di sollecito ha portato in cassa 400mila euro rispetto al totale di un milione e 600mila. A proposito delle iscrizioni ipotecarie, quest'anno in città sono state 1.550, il 29,5% in meno rispetto al 2006, mentre i solleciti bonari hanno visto un vero e proprio boom (più 109% a livello nazionale). LA SOCIETÀ infatti ha deciso di attuare una politica diversa che offre ai cittadini più tempo per pagare. - -->.


Una class action ... all'italiana (sezione: Class action)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 25-11-2007)

 

Cronaca Una "class action"... all'italiana Nove gradi di giudizio e nessuna sanzione per chi viola la legge Class action all'italiana c'è il rischio boomerang per i cittadini? A pochi giorni dall'approvazione fa già tanto discutere il decreto legge della finanziaria sulle azioni collettive risarcitorie. Nove i gradi di giudizio previsti e nessuna sanzione per chi viola la legge. Ancora una volta le cause collettive dei consumatori contro i colossi produttivi rischiano di rimanere un "sogno americano". Rischia di trasformarsi in un boomerang, se ben impugnata da chi ha i propri interessi da proteggere, la legge sulla class action all'italiana che avrebbe dovuto aprire nuove frontiere di tutela per i cittadini ed i consumatori. Meno rigido di quello americano il decreto legge promulgato dal Governo lascerebbe, infatti, aperti troppi varchi a scapito della trasparenza senza comminare, poi, effettivamente, alcuna sanzione punitiva alle grandi aziende imputate nemmeno se condannate al risarcimento dei danni. Mentre in America la class action è un'azione fortemente temuta, anche dai colossi produttivi, perchè, una volta che la causa sia stata vinta da un gruppo di ricorrenti, l'azienda imputata deve risarcire i danni ai cittadini di quella e di tutte le altre cause future sullo stesso argomento e viene condannata al pagamento di una multa, la class action italiana, formulata come da decreto, sembra porgere il fianco ad una pericolosissima strumentalizzazione: "Così com'è stata pensata - spiega Fabio Galli del Codacons - la legge rischia di diventare uno strumento nelle mani degli stessi colossi. La legge, infatti, prevede che una volta intentata una causa da parte di un gruppo (anche minimo) di cittadini ed una volta che l'azienda accusata sia stata riconosciuta colpevole se la stessa compie una transazione monetaria in accordo con quei cittadini che hanno fatto ricorso nessuno, mai più, potrà far valere i propri diritti sullo stesso argomento. Ora poniamo che io sia un colosso aziendale e che il mio comportamento abbia causato gravi danni a migliaia di cittadini. Certamente mi converrà sfruttare questo aspetto della legge, ingaggiare un gruppo di complici,farmi fare una causa, perderla, transare una cifra relativa in accordo con i complici e chiudere, per sempre, la partita. Nessuno, mai più, potrà chiedermi nulla. Addirittura i colossi industriali potrebbero arrivare a prevenire le azioni dei cittadini transando risarcimenti prima che scoppi il "caso" che li riguarda, in modo tale da annullare qualsiasi possibilità effettiva di rischio per il futuro". E se la regola dell'esclusione (una volta risarciti i primi a fare causa tutti gli altri non si possono più rivalere) sembra essere decisamente quella più pericolosa per un uso scorretto della legge, c'è un altro aspetto che la aggrava ulteriormente: "Che un uso strumentale di questa legge sia possibile proprio da parte di chi dovrebbe essere l'imputato - spiega ancora Fabio Galli - è ancora più evidente se si guarda all'art. 140.2. della stessa. Secondo questo articolo, infatti, possono fare causa oltre alle associazioni dei consumatori riconosciute anche "altre associazioni di consumatori, produttori o portatori di interessi collettivi...". Come si sa è il Codice ministeriale del Consumo a definire e riconoscere con chiarezza quali sono le associazioni dei consumatori in Italia. Aprire le cause ad altre entità, non riconosciute, aggrava il rischio di complicità finalizzate a tutelare gli interessi di quelli che potrebbero essere gli accusati. Come dicevamo potrebbero formarsi associazioni ad hoc, fintamente interessate ai diritti dei consumatori". Per le aziende riconosciute colpevoli e condannate la legge, ad oggi, non prevede nessuna sanzione ulteriore, cioè nella class action italiana non è previsto il risarcimento punitivo: "Sarebbe come se preso il rapinatore di banca - continua Galli - lo si condannasse solo a restituire il bottino... enon sarebbe un gran modo per scoraggiarlo a ripetere l'atto. Poi, la stessa legge prevede che alla condanna non segua immediatamente il risarcimento del cittadino, ma che l'aspetto monetario venga trattato a parte, prima con tentativi conciliatori poi, eventualmente, attraverso un altro decreto esecutivo. E le cause possono arrivare a durare oltre 15 anni e che il cittadino, per vedersi risarcito debba affrontare nove gradi di giudizio diversi". "Per far si che la nostra assomigli alla class action americana il testo andrebbe rivisto in più punti - conclude Galli - e certamente resa più severa e restrittiva. Il dubbio è: c'è un vero interesse da parte della classe politica a renderla tale?". (alessia pedrielli).


Montezemolo: Modificare il protocollo (sezione: Class action)

( da "Nazione, La (Nazionale)" del 25-11-2007)
Pubblicato anche in:
(Resto del Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale))

 

Montezemolo: "Modificare il protocollo dall'inviato STEFANO CECCHI ? PRATO ? LA LABIRINTITE è passata in due giorni. Luca Cordero di Montezemolo non cade al Centro. E non cade nemmeno in politica. Ringrazia chi lo ha cercato, da Mastella a Casini, ma avverte che lui resta in piedi. Ovvero, resta a fare il suo mestiere di imprenditore e di manager che "mi ha regalato tante soddisfazioni" "Anche perché ? ha aggiunto ? i partiti non sono mica l'unico mezzo per fare politica". Macchè. E per rendere più efficace il concetto, vestendo i panni di presidente degli industriali e, dunque, di leader del "Paese che rema", ha subito mandato un avvertimento alzo zero a Prodi e al neonato Partito Democratico. Argomento: il protocollo sul Welfare. "Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo ? ha scandito duro Luca Cordero alla vigilia del voto alla Camera ? vuol dire uccidere per sempre, consapevolmente, la concertazione. Su ciò è in gioco la credibilità del governo e delle forze che lo sostengono. Mi riferisco in primo luogo al Pd, che deve confermare ora nei fatti le professioni riformiste. Se non si riuscirà a tenere la rotta, se saranno le forze estreme o marginali a decidere su provvedimenti così importanti, si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra". DI LOTTA, dunque, e poco di governo. Dirompente e ammonitore. In 47 minuti di intervento, interrotto solo da 6 applausi della platea (freddina per la verità) e da 14 passaggi di mano sul ciuffo, Montezemolo ha offerto così la sua risposta alle sirene che lo volevano nell'agone politico. A coloro, LCdM manda a dire che non sarà un protagonista della Cosa Bianca. Ma che, non per questo, rinuncia a parlare di politica. A essere comunque un protagonista del dibattito politico. Al contrario. E' stato infatti un intervento di caratura politica, quello scandito a Prato al convegno sull'"orgoglio manifatturiero", organizzato dal 'club dei 15' e dalla Confindustria locale. Un intervento forte, da uomo dei fatti che invoca uno "shock di modernizzazione" per il Paese. E che, per questo, non può non farsi censore di una classe politica minata da troppi vizi. "L'Italia non è governata da troppi anni ? ha detto LCdM ? e talvolta pare di assistere a un film di fantascienza dove importanti protagonisti del mondo politico sembrano marziani appena arrivati da una galassia lontana". MARZIANI che, o non fanno ("E' dai tempi dell'euro che non si compiono scelte fondamentali per il Paese") o, se fanno, combinano pasticci. Come il recente provvedimento "frettolosamente approvato" dal Senato sulla Class Action: "Un mostro giuridico ? ha detto Montezemolo ? fatto solo per accondiscendere a ricatti politici dell'ultimo minuto". O come la pessima legge elettorale in vigore, il cosiddetto 'porcellum': "Una legge assurda ? ha scandito il presidente della Ferrari ? che ci ha privati anche della possibilità di scegliere chi mandare in Parlamento. Una legge che non ho mai sentito difendere da nessuno e che avrebbe dovuto essere cambiata sin dal giorno dopo il voto". Per questo, si augura Montezemolo, cambiarla ora è un atto dovuto. Con un'avvertenza: fare in fretta. IL LEADER del Paese che rema "trema", infatti, davanti alla prospettiva di "un anno di schermaglie sul sistema tedesco, spagnolo, francese o scandinavo per approdare ad un compromesso all'italiana. Un compromesso ? ha concluso Montezemolo ? che accontenti tutti i partiti e non risolva alcun problema". Nel più classico stile del Paese che non rema, appunto. - -->.


Oggi colletta alimentare per i bisognosi (sezione: Class action)

( da "Giornal.it" del 25-11-2007)

 

10.30.56 Oggi colletta alimentare per i bisognosi. Appello alla solidarietà Oggi, sabato 24 novembre si chiede a tutti quanti andranno a far la spesa nei supermercati un piccolo gesto "natalizio": Domani è la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che da undici anni raccoglie generi di prima necessità non deperibili da inviare alle associazioni che si occupano dei poveri e dei bisognosi. Organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus e dalla Federazione dell'Impresa Sociale Compagnia delle Opere, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, consentirà ai cittadini italiani di aiutare concretamente i poveri del nostro Paese che, secondo le ultime rilevazioni Istat (ottobre 2007), sono quasi il 13% della popolazione italiana. "Alessandria si sente particolarmente vicina a questa iniziativa ? afferma il Sindaco Piercarlo Fabbio ? e invito tutti gli alessandrini a non far mancare il proprio personale apporto per la piena riuscita della Colletta nella nostra Città anche quest'anno, ricordando come, in occasione della "Colletta Alimentare" del 2006, complessivamente gli italiani abbiano donato più di 8.422 tonnellate di cibo per un valore economico superiore a 26.200.000 euro". La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare nasce come un gesto di condivisione dei bisogni a livello popolare: i volontari invitano le persone che stanno per fare la spesa al supermercato ad acquistare alcuni generi alimentari di prima necessità per offrirli a chi ne ha bisogno. "Nella loro apparente "semplicità", queste azioni ? secondo Teresa Curino, Assessore alle Politiche di Solidarietà Sociale del Comune di Alessandria ? possono testimoniare realmente un orientamento profondo alla solidarietà che è in grado di coinvolgere tutti e che vede l'apporto di tante associazioni e di volontari come efficace elemento di congiunzione di un movimento corale di aiuto fraterno: un'azione comune nella quale il ruolo di ciascuno (con il semplice dono di alcuni generi alimentari appena acquistati) si può fondere in un sistema complessivo e sinfonico di aiuto solidale e di sostegno alla vita che diano senso e pienezza allo slogan scelto quest'anno dalla Colletta Alimentare: "La carità cambia la vita"".


CLASS ACTION: MONTEZEMOLO, SENATO HA APPROVATO MOSTRO GIURIDICO (sezione: Class action)

( da "ADN Kronos" del 25-11-2007)

 

Ascolta la notizia leggi i commenti commenta 1 vota 0 tutte le notizie di ECONOMIA Prato, 24 nov. - (Adnkronos) -  In materia di  class action "il Senato ha approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese, per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo minuto". Lo ha detto Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria nel corso del suo intervento al convegno di Prato dal titolo 'Manifatturiero industria del futuro'.


Montezemolo: ''Continuerò a fare l'imprenditore'' (sezione: Class action)

( da "ADN Kronos" del 25-11-2007)

 

Il presidente di Confindustria replica a chi in questi giorni fa il suo nome per la creazione di un nuovo polo di centro: ''I partiti non sono l'unico mezzo per fare politica''. E manda ''un messaggio chiaro'' alla maggioranza: sul welfare ''è in gioco la vostra credibilità'' ascolta la notizia leggi i commenti commenta 1 vota 0 tutte le notizie di POLITICA Prato, 24 nov. (Adnkronos/Ign) - "In questi giorni il mio nome è stato usato diverse volte in relazione alla creazione di una nuova forza politica. Voglio dirvi chiaramente, con il massimo rispetto verso le persone che hanno fatto il mio nome, che il mestiere di imprenditore e manager, che mi ha regalato grandi soddisfazioni, continua a essere il punto di riferimento della mia vita professionale. E poi i partiti non sono l'unico mezzo per fare politica". Così Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria, nel suo discorso a Prato per il convegno 'Manifatturiero industria del futuro', risponde alle richieste arrivate dalla politica di una sua discesa in campo in un eventuale polo di centro. "Il mio mestiere come presidente di Confindustria oggi e di cittadino ed imprenditore dopo - spiega poi - è anche un mestiere politico senza dover per questo entrare in politica". Poi, il numero uno di Confindustria tocca praticamente tutti i temi principali dell'agenda politica attuale. Montezemolo, intanto, vede ''con soddisfazione i tenui segnali di dialogo che si colgono nel Paese. La politica italiana sembra voler affrontare finalmente almeno la questione della legge elettorale: era ora". Ma "tremo alla prospettiva che la politica costringa il Paese a un anno di schermaglie sul sistema tedesco, spagnolo, francese o scandinavo, per approdare poi a un compromesso all'italiana che accontenta tutti i partiti e non risolve alcun problema". "Una comunità che condivide una visione del futuro è una forza inarrestabile - sottolinea -. Un Paese che si divide su tutto non può trovare la via della crescita e dello sviluppo''. A detta del numero uno di Viale dell'Astronomia ci vorrebbe poi una spinta sulle riforme: "Tra le priorità fondamentali per l'Italia vi è, in primo luogo, la riforma dello Stato che è sempre più la vera emergenza nazionale". E rimprovera alla classe politica che "dall'euro in poi non sono state più fatte scelte fondamentali per il Paese". "Lo dicono le cifre, lo dicono i fatti: qui non si tratta di essere di questa o di quella parte politica, sono 10 anni - afferma il presidente di Confindustria - che siamo agli ultimi posti in Europa per crescita economica. Ma quale oscura calamità ci condanna a questa situazione? Mentre in Italia ci appassioniamo su coalizioni, nuovi partiti, facile populismo da campagna elettorale permamente, nomi di leader e premi di maggioranza - aggiunge - lo scenario mondiale è attraversato da forti tensioni: squilibri finanziari e commerciali sempre più minacciosi, costo delle materie prime alle stelle, tensioni politiche''. Insomma ''abbiamo bisogno di uno shock di modernizzazione". Non risparmia affondi diretti nei confronti della maggioranza. Sulprotocollo sul welfare "ancora una volta forze politiche che fanno parte del governo che hanno promosso questo importante accordo cercano dal giorno dopo di metterlo in discussione". "Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo vuol dire uccidere per sempre la concertazione - osserva -. Questo vuole essere un messaggio chiaro per tutte le forze che sostengono il governo: su questa vicenda è in gioco la vostra credibilità".  Mentre in materia di  class action "il Senato ha approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese, per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo minuto". Al Partito democratico chiede di ''confermare nei fatti le tante professioni sulla sua vocazione di partito moderno e riformista. Se non si riuscirà a tenere la rotta, se saranno le forze estreme o marginali a decidere su provvedimenti così importanti come welfare e  class action, si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra". Altro tema caldo è quello dei contratti. "L'interesse dei lavoratori e quello degli imprenditori è di avere retribuzioni più alte a fronte di maggiore produttività. Non fa bene al Paese chi cerca di dividere le imprese dai propri dipendenti e noi non lasceremo che questo accada".


Vince la solidarietàin crescita donazioni (sezione: Class action)

( da "Sicilia, La" del 25-11-2007)

 

La Colletta alimentare Vince la solidarietà in crescita donazioni Michele guccione Che fine fanno i soldi che i cittadini versano al Comune per la Tarsu, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti, che sono entrate ordinarie vincolate al pagamento dei costi dell'Amia? C'è da chiederselo, visto che l'Amia ha accumulato debiti con fornitori di materiali e con le aziende di manutenzione mezzi per circa 40 milioni di euro e che il Comune ha le casse a secco. Tant'è che si vuole aumentare l'addizionale Irpef (altra tassa) per coprire il deficit. In attesa di una risposta, potrebbe esplodere in periodo natalizio l'emergenza rifiuti a Palermo. Malgrado l'impegno assunto in Prefettura ? pagare entro il 30 novembre sei degli otto milioni di euro dovuti alle sette aziende di manutenzione mezzi (Romanital, Tech Servizi, Tecnoservizi, Calabrese Eurotec, Remo, Sivibus e Meditec) ? l'Amia ha versato loro solo un acconto, che è stato utilizzato per pagare l'Iva maturata sulle fatture emesse e non onorate. L'accordo prevedeva che il Comune versasse all'Amia due tranche, una di 2,2 milioni e una seconda di 3,7 milioni di euro. L'amministrazione ha provveduto tempestivamente. L'Amia, invece, ha interpretato l'intesa come criterio valido per tutti i fornitori. Come dire, se pago il 31% alle ditte di manutenzione dei mezzi, devo pagare il 31% a tutti gli altri fornitori, pena una loro azione di rivalsa. Stabilire chi abbia ragione non spetta a noi. Sta di fatto che, non avendo ricevuto da giugno alcun pagamento dall'azienda di igiene ambientale, le sette imprese non hanno più soldi per pagare gli stipendi arretrati e quelli correnti e ieri, quindi, hanno deciso di comunicare ai sindacati la convocazione dell'incontro per la richiesta di cassa integrazione e all'Amia la sospensione del servizio di manutenzione di autocompattatori e spazzatrici a partire da martedì prossimo. Ciò comporterà il graduale arresto del servizio di raccolta dei rifiuti man mano che i mezzi si andranno guastando, in aggiunta alla prevedibile riduzione di personale Amia per ferie natalizie. Le imprese, in ogni caso, hanno chiesto anche un incontro al sindaco Diego Cammarata e al prefetto Giosuè Marino. É certo che solo il Comune può rifondere i debiti dell'Amia. Silvio Vicari, segretario della Uilm-Uil che aveva organizzato la protesta dei lavoratori, chiosa così: "Avevamo lanciato per tempo l'allarme. Il sindaco e il prefetto avevano subito compreso l'emergenza che si andava prospettando. Adesso, se le aziende ci dimostreranno che sono colpite da crisi finanziaria e che soffrono di riduzione di commesse, saremo costretti ad accogliere la richiesta di cassa integrazione".


CLASS ACTION, è SCONTRO CON I CONSUMATORI (sezione: Class action)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 25-11-2007)

 

MARTEDÌ  LE ASSOCIAZIONI MANIFESTANO A MONTECITORIO Class class="term">action, è scontro con i consumatori Sulla  class action è scontro tra Confindustria e le associazioni dei consumatori. Il leader degli industriali Montezemolo alla convention di Prato ha detto che la  class action "è fondamentale in un Paese moderno, ma non la si può mettere in piedi in 24 ore sottostando a ricatti inaccettabili dell'ultimo minuto". "Il Senato - spiega Montezemolo - ha approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese". Parole che arrivano a poche ore dall'annuncio del consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti di scendere in piazza con un presidio davanti a Montecitorio martedì per difendere la  class action e impedire che il testo approvato al Senato "venga stravolto e svuotato a causa delle pressioni lobbistiche di Confindustria". "Gli industriali - lamentano i consumatori - stanno cercando di togliere alle associazioni la legittimazione ad agire per le  class action, rimettendo alla valutazione del giudice caso per caso. Inoltre, vorrebbe imporre al cittadino consumatore e utente l'obbligo di formare la classe, e cioè di riunire tutti coloro che si ritengono danneggiati nei diritti di consumatori, addirittura attraverso annunci sui giornali e altri simili mezzi dispendiosi che rendano impossibile l'esercizio della  class action". Confindustria "predica bene sulla libertà del mercato e sulla competitività" e poi si oppone "ottusamente alla  class action", sottolinea il Movimento difesa del cittadino. "La legge sulla  class action non è un frettoloso mostro giuridico ma un moderno strumento di civiltà giuridica, presente perfino in Bulgaria, utile anche alle imprese", incalzano Adusbef e Federconsumatori. "Spiace polemizzare con Montezemolo - attaccano i presidenti di Adusbef, Elio Lannutti, e di Federconsumatori, Rosario Trefiletti - ma probabilmente è poco informato sull'iter di una legge già approvata nella scorsa legislatura dalla Camera, sull'onda di scandali e crack finanziari, ma affossata in Senato per ricatti e pressioni dei padroni delle ferriere alla Montezemolo, che invocano il libero mercato come una vasta prateria di scorribande funzionale al tornaconto. Comportandosi come capitalisti all'amatriciana, beneficati con il cuneo fiscale nella scorsa legge di bilancio e altre provvidenze, come il sostanzioso abbattimento di Ires e Irap di 5 punti, nell'attuale Finanziaria". Elio Lannutti, presidente dell'associazione di difesa dei consumatori Adusbef.


ESULTANO LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI, E CALOROSAMENTE RINGRAZIANO IL SENATORE DI FORZA ITALIA RO (sezione: Class action)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 25-11-2007)

 

Esultano le associazioni dei consumatori, e calorosamente ringraziano il senatore di Forza Italia Roberto Antonione grazie al cui voto favorevole e involontario, la tanto attesa " class action" è finalmente entrata in un provvedimento di legge, la Finanziaria 2007 appena licenziata dal Senato e ora alla Camera. Gioiscono po' meno i cittadini e protestano banche e imprese. E non hanno tutti i torti, perché il testo della legge è talmente farriginoso e contraddittorio da augurarsi che la seconda lettura lo raddrizzi un po'. Eppure, ci sarebbe stato tutto il tempo per fare un lavoro come si deve, visto che dai crac Cirio e Parmalat - casi di scuola per l'avvio di una " class action", un'azione collettiva di risarcimento - fino a oggi erano stati depositati in Parlamento ben nove progetti di legge. Dei quali non si è minimamente tenuto conto. Al punto che ora ci sarebbero più cose da riformare che da conservare. Se il provvedimento non cambierà, tanto per cominciare, le associazioni dei consumatori ne trarrebbero un potere enorme, perfino eccessivo. A poter esercitare la " class action", infatti, saranno solo quelle poche autorizzate dal ministero di Giustizia. Non solo: mentre ora queste possono solo denunciare pubblicità ingannevoli o invocare interventi a tutela dei consumatori, con questa legge potranno anche chiedere un risarcimento danni o la restituzione di somme indebitamente pagate. E non basta. In caso di vittoria, le spese legali saranno tutte a carico dell'azienda colpevole e i compensi per i difensori potranno arrivare fino al 10 per cento del valore della causa. Non c'è bisogno di essere particolarmente maligni per comprenderne i rischi: dato che le somme in gioco sono quasi sempre enormi (si pensi proprio a Cirio e Parmalat), forte sarebbe la tentazione di ricorrere comunque alla " class action", e anche di patteggiare, pur di incassare i compensi, al di là della somma che finirebbe nelle tasche del singolo interessato: chi è chiamato a rappresentare i danneggiati ha davvero poco da perdere ad avviare un'azione di risarcimento. Un bel potere. Anche perché, secondo la legge, i cittadini possono agire da singoli ma non possono organizzarsi in comitati né scegliere un loro legale di fiducia: devono necessariamente passare per una delle associazioni riconosciute. Che colpo per chi riuscisse a strappare questa patente. Ma sarebbe anche più facile per banche e imprese tentare di condizionare un numero limitato di possibili avversari. Cittadini in mano alle associazioni. E codice rosso per le aziende. I tempi biblici della giustizia costringerebbero infatti le imprese citate a mettere in gioco immagine e reputazione per anni. Il che aumenterebbe il potere di ricatto nei loro confronti da parte delle associazioni ricorrenti e dei loro legali. Il fatto che tra questi possa esserci anche chi punta solo alla causa in sé, non darebbe grandi garanzie ai consumatori. Via, uno sforzo in più perché l'arma funzioni bene e non s'inceppi.

 


 

Indice degli articoli  21-22 novembre 2007

 

Veltroni: più filtri alla class action per evitare abusi ( da "Stampa, La" del 21-11-2007)

La class action ci difendera' ( da "Nuova Venezia, La" del 21-11-2007)

Spero che la "class action" diventi presto legge ( da "Tirreno, Il" del 21-11-2007)

Sì alla class action, ma con più filtri contro i ricorsi facili ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)

Nella class action più verifiche sui consumatori ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)

Class action, la svolta per i consumatori frenata dai tempi della giustizia ( da "Panorama.it" del 21-11-2007)

CLASS ACTION: GALLI (ANIA), E' UN MOSTRO GIURIDICO ( da "Asca" del 21-11-2007)

LEGITTIMI I TIMORI SUL DESTINO DELLA CLASS ACTION ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 21-11-2007)

FINANZIARIA, MASTELLA: CORREGGERE CRITICITÀ DELLA CLASS ACTION ( da "Wall Street Italia" del 21-11-2007)

Finanziaria, Mastella: correggere criticità della class action ( da "Reuters Italia" del 21-11-2007)

FINANZIARIA: RUTELLI, NORME SU CLASS ACTION DA RIVEDERE ALLA CAMERA ( da "Asca" del 21-11-2007)

Veltroni: un filtro prima dell'azione ( da "Unita, L'" del 22-11-2007)

La grande tentazione di Montezemolo ( da "Unita, L'" del 22-11-2007)

Una class action senza avvocati ( da "Italia Oggi" del 22-11-2007)

Class action: cinque modifiche per migliorare la legge ( da "Corriere della Sera" del 22-11-2007)

Class action, sì a Veltroni La Camera lavora al filtro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-11-2007)

ROMA Pronti a correggere la norma sulla class action. L'Ude ( da "Messaggero, Il" del 22-11-2007)

IL SENATO approva la class action e l'Unione nazionale consumatori di Pistoia esulta: Era ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 22-11-2007)

Class action, il Guardasigilli in commissione Giustizia: <Il testo votato dal Senato è modificabile> ( da "Campanile, Il" del 22-11-2007)

Il testo sulla class action e le criticità giuridiche ( da "Denaro, Il" del 22-11-2007)

CLASS ACTION. CNCU: "Deve passare anche alla Camera senza emendamenti" ( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)

CLASS ACTION. In Giappone risarcimento per danni da inquinamento. Il commento di MDC Genova ( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)

La class action italiana nasce orfana pag.3 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

La class action italiana nasce orfana pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

La class action italiana nasce orfana pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

La class action italiana nasce orfana pag.4 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

Class Action forse in arrivo anche in Italia? ( da "Voce d'Italia, La" del 22-11-2007)


Articoli

Veltroni: più filtri alla class action per evitare abusi (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 21-11-2007)

 

Lettera a Soro Veltroni: più filtri alla class="term">class class="term">action per evitare abusi "Caro Soro, chiedo che il gruppo dell'Ulivo alla Camera si impegni per migliorare la norma approvata al Senato sulla class="term">class class="term">action": il leader del Pd, Walter Veltroni, ha scritto al capogruppo alla Camera Antonello Soro per sottolineare che una legge capace di garantire ai cittadini-consumatori la possibilità di organizzarsi in azioni collettive è essenziale. Perché da una parte può influenzare significativamente il funzionamento dei mercati finanziari, dei beni e dei servizi, e dall'altro può contribuire ad aprire i mercati più chiusi, corporativi e poco concorrenziali. Una misura, insomma, che ben si coniuga con l'azione di riequilibrio dei conti pubblici. Per questo, scrive Veltroni, è giusto che stia nella Finanziaria. Ma con le giuste modifiche: un filtro di proponibilità dell'azione collettiva, gestito direttamente dal giudice, per evitare le azioni temerarie e la possibilità di verificare la rappresentatività dei promotori dell'azione collettiva. Infine, è necessario "rendere le regole e le procedure della class="term">class class="term">action pienamente compatibili col sistema giuridico italiano così com'è".


La class action ci difendera' (sezione: Class action)

( da "Nuova Venezia, La" del 21-11-2007)

 

Altre LA CLASS ACTION CI DIFENDERA' SEGUE DALLA PRIMA Si chiama "azione collettiva risarcitoria" e già in una dozzina di Paesi europei normative analoghe sono entrate in vigore o sono in fase avanzata di elaborazione. La sua comparsa è stata salutata in Italia, come spesso accade, da perplessità e dubbi che ci consegnano un quadro niente affatto chiaro delle potenzialità di questo strumento. Anche sulle colonne di questo giornale, nei giorni scorsi, il presidente di Unindustria Treviso, Andrea Tomat, ha espresso forti critiche rispetto alla norma, definendola un errore pericoloso. In sintesi, da oggi ogni cittadino può scegliere di richiedere anche collettivamente il risarcimento di un danno subito rivolgendosi a una delle associazioni o dei soggetti incaricati. Era una norma attesa da tempo; d'altra parte, anche senza necessariamente uscire dai confini del nostro Paese, i fatti degli ultimi anni, gli scandali finanziari, spesso ci hanno posto di fronte all'esigenza di individuare strumenti di tutela per i cittadini vittime di torti che hanno coinvolto anche fasce molto consistenti di consumatori. L'azione collettiva risarcitoria, infatti, è una pratica che interviene quando i rimedi individuali non sono convenienti, fermo restando il diritto di ciascuno di procedere con il ricorso individuale; penso per esempio all'esigenza di economizzare i costi processuali, spesso proibitivi per il singolo, ma anche all'opportunità di ridurre l'impatto organizzativo che migliaia di cause individuali avrebbero sul sistema della giustizia italiano. Non un aggravamento, ma invece un alleggerimento per il sistema della giustizia, pur senza negare a chiunque abbia ricevuto un danno di promuoverne la riparazione a costi e con tempi sostenibili. Si tratta tra l'altro di uno strumento che può presentare indubbi vantaggi: un iter veloce e semplificato, per prima cosa, e la possibilità di pervenire a una conciliazione complementare dell'azione giudiziaria. Ritengo inoltre che questa norma possa esercitare un efficace potere di deterrenza dei comportamenti scorretti nei confronti del cittadino consumatore e, allo stesso tempo, possa tutelare e promuovere la reputazione di tutte le imprese - la grande maggioranza - che operano nel pieno rispetto delle normative vigenti. Vorrei che fosse chiaro che imprese, cittadini e governo si trovano sullo stesso lato della barricata nella lotta contro le pratiche di violazione della concorrenza e dei diritti del consumatore, pratiche che distorcono il mercato favorendo proprio i soggetti meno corretti. Nel corso del passaggio in Parlamento, quindi, si procederà a perfezionare la norma, sia attraverso la previsione di un apposito regolamento governativo che specifichi in modo puntuale chi può attivare la procedura e in quali casi e condizioni, sia introducendo un filtro giurisdizionale in Camera di Consiglio, a porte chiuse, per verificare la titolarità di chi promuove la procedura e il fatto che la procedura stessa non sia palesemente infondata. Ben venga, a questo proposito, il dialogo con il mondo dell'impresa. Andrea Martella * deputato Pd.


Spero che la "class action" diventi presto legge (sezione: Class action)

( da "Tirreno, Il" del 21-11-2007)

 

CONSUMATORI Spero che la "class action" diventi presto legge Sono, insieme a mia moglie, sottoscrittore dal 2001 d'obbligazioni Parmalat per l'ingente sommma di 51mila euro, ricavate dalla vendita d'una casa di mia moglie, frutto di grossi sacrifici. Dal crac è iniziato il tentativo di farsi rimborsare dalla banca, Mps, ma è stato finora inutile. Adesso è in corso una causa civile tramite l'associazione dei consumatori Adoc, ma non sappiamo quanto durerà e quanto costerà. Mi rammaricavo che in Italia non esistesse la class action, azione collettiva, che in tempi brevi e a costi contenuti, permettesse ai risparmiatori traditi di ottenere rimborsi da imprese, banche, assicurazioni, che hanno commesso illeciti ed errori. La norma esiste da tempo negli Usa e in molte nazioni europee. Il governo Berlusconi, in carica al momento del crac (e dei casi Cirio e bon argentini), propose una legge che, approvata dalla Camera, si bloccò al Senato per l'opposizione delle corporazioni interessate e per la scarsa volontà del governo. Dopo le elezioni del 2006, il governo Prodi la inserì nel suo programma e la affidò il ministro Bersani. In questi giorni, su proposta del senatore Manzione, la legge è stata approvata all'interno della Finanziaria. Bersani, contento di questa legge, non molto diversa da quella da lui studiata, si propone ora di migliorarla e semplificarla. Mi auguro che vada in porto, anche se dovrà ritornare al Senato, in seconda lettura, dove la maggioranza ha pochi voti di scarto. Le corporazioni torneranno ad agire, come ha già fatto la Confindustria. Per questo motivo non sono certo che sarà approvata. Marcello Valgattari Piombino.


Sì alla class action, ma con più filtri contro i ricorsi facili (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2007-11-21 - pag: 1 autore: ... LA LETTERA DI VELTRONI AI DEPUTATI PD ... Sì alla class action, ma con più filtri contro i ricorsi facili La Finanziaria arriva alla Camera e il leader Pd, Walter Veltroni, nella lettera che anticipiamo, chiede massimo impegno al capogruppo dell'Ulivo-Pd, Antonello Soro, per difendere (e migliorare) la norma sulla class action. di Walter Veltroni * C aro Soro, il tema della class action, dopo la recente approvazione in Senato, sta suscitando grande attenzione. Ti scrivo su questa materia proprio perché credo sia compito del Partito democratico affrontare questi temi con assoluta fermezza sul principio - per la modernizzazione del Paese è essenziale che sia effettivamente possibile intentare azioni collettive a tutela di consumatori, risparmiatori e utenti - e grande disponibilità a introdurre nei dettagli della norma tutte le modifiche che sono necessarie per tenere conto delle legittime - e fondate - preoccupazioni di tutti i soggetti interessati. Le questioni relative ai principi generali - come ben sai - sono riassumibili in due domande assai semplici: è indispensabile che l'ordinamento italiano preveda le "cause collettive"? E, se sì, è legittimo inserire le norme nella Finanziaria? * segretario del Partito democratico Continua u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina.


Nella class action più verifiche sui consumatori (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-21 - pag: 2 autore: INTERVENTO Nella class action più verifiche sui consumatori di Walter Veltroni* u Continua da pagina 1 A lla prima domanda ha risposto Mario Monti, in un suo vibrante articolo di fondo del Corriere della Sera. Perché un mercato ben funzionante "ha bisogno" dell'azione collettiva e perché sono anni che –di rinvio in rinvio –il legislatore non ha la forza di una risposta efficace a questa essenziale esigenza. Più di recente, la questione si è riproposta in seguito ai grandi scandali finanziari (Cirio e Parmalat): secondo il nostro ordinamento, ciascuno dei danneggiati avrebbe dovuto promuovere a propria azione, in quanto singolo... Un'assurdità. Nell'immediato, furono in molti –quasi tutti –a riproporre l'adozione della class action. Ma gli interessi che vi si oppongono hanno potuto ancora una volta contare sul tempo e su quella che Monti ha chiamato l'"inazione collettiva". Nell'Aula del Senato la Politica ha trovato la forza per uscire dall'inerzia, per vincere la logica del rinvio, nella quale il dettaglio ha la meglio sui principi. è quindi essenziale che il nostro gruppo parlamentare impieghi tutta la sua forza nel difendere il risultato acquisito:entro il 31 dicembre,anche in Italia, deve essere in vigore una legge che consenta l'azione collettiva o di "categoria". è corretto che ciò avvenga in Finanziaria? Non ho alcun dubbio nel rispondere positivamente, per due ragioni. La prima ha carattere tecnico-politico: secondo la legge di contabilità vigente, possono entrare in Finanziaria norme di carattere ordinamentale alla sola condizione che siano in grado di influenzare significativamente l'andamento della crescita. Ed è difficile non vedere che la possibilità di ricorrere alla class action è destinata ad influenzare significativamente il funzionamento dei mercati finanziario, dei beni e dei servizi. La seconda ha a che fare con i cardini della politica economica che serve al Paese: se vogliamo recuperare capacità competitive, superare le chiusure corporative della società e aprire i mercati chiusi è tanto essenziale quanto risanare i conti pubblici. E bisogna che i tempi della prima operazione siano sincronici rispetto a quelli della seconda. Anche al fine di difendere con successo la presenza della norma in Legge finanziaria dagli attacchi di chi vuole rendere eterna la pratica del rinvio, è essenziale che si proceda ad un'attenta verifica – e alle conseguenti modificazioni – dei dettagli. è troppo forte il rischio di azioni temerarie, destinate a danneggiare le nostre imprese? Si introduca senz'altro un filtro di proponibilità dell'azione collettiva, gestito direttamente dal giudice. Va verificata la rappresentatività dei soggetti promotori dell'azione collettiva. è necessario rendere le regole e le procedure della class action pienamente compatibili col sistema giuridico italiano così com'è. Su tutti questi aspetti –e su altri particolari rilevanti – chiedo al gruppo dell'Ulivo della Camera di impegnarsi in un lavoro di miglioramento della norma approvata dal Senato, anche per questa via impedendoche nascondendosi dietro dettagli da modificare – l'offensiva dei conservatori dello status quo travolga questo strumento di modernizzazione e di giustizia. * segretario Partito democratico I RISCHI Nel testo del Senato troppo forte la possibilità di abusi Servono maggiori filtri del giudice sulle cause.


Class action, la svolta per i consumatori frenata dai tempi della giustizia (sezione: Class action)

( da "Panorama.it" del 21-11-2007)

 

Economia - http://blog.panorama.it/economia - Class action, la svolta per i consumatori frenata dai tempi della giustizia Posted By luca.delloiacovo On 21/11/2007 @ 12:54 In Apertura#1 | No Comments Truffe con strumenti finanziari, bollette, tariffe. E ancora inquinamento, effetti collaterali dei farmaci, disservizi. Ecco alcuni casi in cui le persone danneggiate potrebbero iniziare un'azione collettiva per il risarcimento, una class action: lo prevede [1] un emendamento al disegno di legge della finanziaria approvato la settimana scorsa in Senato. Che potrebbe diventare legge con il voto previsto per il mese prossimo. Sono due i soggetti legittimati a chiedere un'azione collettiva: le associazioni dei consumatori [2] riconosciute a livello nazionale e i gruppi che saranno indicati dal ministro della Giustizia e dal ministro per lo Sviluppo economico. "La class action deve far parte della cassetta degli attrezzi di uno Stato moderno, ma è anche legata al funzionamento complessivo della nostra macchina giudiziaria: si rischia comunque l'inefficienza per i tempi lunghi della giustizia" osserva [3] Donato Masciandaro, professore di economia politica all'università Bocconi. Che succederebbe se i consumatori potessero richiedere insieme i rimborsi ? Ipotizza il [4] procuratore capo di Parma Gerardo La Guardia: "Nei casi Parmalat e Cirio potrebbe non esserci la parte civile. Quella della class action, infatti, è una norma di carattere processuale e potrebbe essere retroattiva. Nei procedimenti in corso, quindi, le richieste di risarcimento si potrebbero spostare dalla sede penale a quella civile". Con una riduzione dei tempi della giustizia. "Un'azione collettiva renderebbe meno necessario il ricorso al giudice penale, come già accade negli Stati Uniti" sottolinea [5] Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto a Torino. Potrebbe essere utile nelle truffe sul prezzo del latte in polvere o sui farmaci. È uno strumento in più per la difesa dei diritti. "Basta ricordare alcuni casi della recente storia italiana" dice Francesco Ferrante di [6] Legambiente "come l' esposizione di persone all'amianto, alla diossina a Seveso, al policloruro di vinile a Porto Marghera. Ora potrebbero essere affrontati con una class action". Altri eventi recenti dimostrano l'esigenza di azioni collettive per i rimborsi. A Napoli dodici case di cura hanno fatto [7] causa all'Asl Napoli 1 per il ritardo nei pagamenti delle prestazioni erogate negli ultimi anni. In Toscana un giudice del lavoro ha dato torto alla Cassa di risparmio di Prato perché non ha calcolato, ai fini dell'avanzamento di carriera, i periodi di assenza per maternità facoltativa: il ricorso è stato presentato da un gruppo di dipendenti dell'istituto di credito. LEGGI ANCHE: [8] L'intervista: Ecco che cosa sarebbe successo ai risparmiatori Parmalat - [9] Consumatori, avvocati, imprenditori: un primo passo che lascia molti dubbi.


CLASS ACTION: GALLI (ANIA), E' UN MOSTRO GIURIDICO (sezione: Class action)

( da "Asca" del 21-11-2007)

 

(ASCA) - Milano, 21 nov - La class="term">class class="term">action, l'azione di responsabilita' collettiva, e' un mostro giuridico. Lo sostiene Giampaolo Galli, direttore generale dell'Ania a margine di un convegno sull'industria assicurativa in svolgimento a Milano. ''Il problema di fondo - ha detto Galli - riguarda la necessaria coerenza con l'articolo 24 della Costituzione che stabilisce il diritto per tutti di ricorrere alla giustizia. Nel caso di class="term">class class="term">action nessuno puo' impedire nuovi ricorsi contro l'impresa anche se questa viene assolta. Da questa normativa l'impresa puo' solo perdere''. ''L'azienda - ha detto ancora Galli - puo' essere dichiarata colpevole ma non e' mai innocente. Ecco perche' i giuristi hanno definito questo progetto un mostro giuridico e nella stessa commissione giustizia il progetto iniziale si era fermato alla luce delle contraddizioni che emergevano. Questo e' uno strumento molto piu' pericoloso rispetto a quello americano perche' non consente di rendere definitivo e tombale il giudizio di assoluzione''. A proposito dell'intervento di oggi del segretario del pd Walter Veltroni sul Sole 24 Ore che chiede un'approvazione alla Camera del provvedimento sulla Class Action anche se con qualche modifica, Galli ha aggiunto: ''Mi auguro che si riesca a fare qualche modifica ma non vedo come si possa superare l'ostacolo costituzionale''. eg/cam/rob.


LEGITTIMI I TIMORI SUL DESTINO DELLA CLASS ACTION (sezione: Class action)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 21-11-2007)

 

RISPONDE ANTONIO LUBRANO Legittimi i timori sul destino della "class action" Caro Lubrano, le ho già scritto una volta a proposito della "class action", essendo io uno delle migliaia di vittime del crac Parmalat. Torno sull'argomento perché finalmente con la finanziaria approvata al Senato a metà novembre, essa potrebbe finalmente considerarsi introdotta anche in Italia. Uso il condizionale, data la costante precarietà del governo e le dissidenze interne, ma soprattutto per la durissima reazione delle aziende che vedono minacciato il loro quieto vivere o il loro strapotere. Non è senza significato la presa di posizione di Montezemolo che ha definito la class action "una misura rozza e all'amatriciana". Voglio ricordare che nel caso Parmalat l'azione collettiva avrebbe influito fortemente sull'andamento del processo e forse i risultati sarebbero stati diversi, rispetto a quelli che si profilano (molto scarsi o nulli). Alla fine della fiera i responsabili usciranno indenni e noi non vedremo che qualche spicciolo.Del resto nel nostro Paese a pagare è sempre il solito Pantalone, avviene così da secoli. E ho l'impressione che si voglia perpetuare uno stato di fatto, quello che assolve sempre il comportamento di certe imprese. Ludovico B. - Napoli Partiamo dall'amatriciana, che a mio avviso è il lato, diciamo così, più "leggero" della questione. Sappiamo tutti che si tratta di una salsa, originaria di Amatrice, a base di guanciale, pomodoro, cipolla e pecorino. Gli spaghetti all'amatriciana sono un piatto tipico della cucina romana e i ristoratori della Capitale si sono risentiti per la battuta del presidente di Confindustria. L'hanno presa come un'offesa, addirittura un attacco ai loro menu. Niente di più ridicolo. Se non ci fosse la "misura rozza" la battuta di Luca di Montezemolo potrebbe essere interpretata anche nel senso opposto. L'amatriciana è infatti un piatto gustosissimo e quindi il giudizio diventerebbe, malgrado l'autore, positivo. Passiamo invece ai timori che lei esprime, sig. Ludovico (come vede rispetto il suo desiderio relativo alla firma). Legittimi. Sì, le lobbies sono già in agguato, pronte a far naufragare ancora una volta l'introduzione della "class action" nel sistema processuale italiano: la lobby dei gestori telefonici, per esempio, quella delle banche, quella delle assicurazioni, quella dei trasporti, che tremano al solo pensiero di finire davanti al giudice, trascinate dai consumatori che sono rimasti vittime dei loro abusi (o soprusi). Non dimentichiamo il fallimento del tentativo precedente. Il 21 luglio del 2004 la Camera dei deputati approvò con un voto quasi unanime la legge sull'azione collettiva ma quando il testo passò al Senato per il varo definitivo il progetto si arenò. Il nuovo allarme per le lobbies è scattato quando l'attuale governo ha presentato alla Commissione Giustizia di Montecitorio un disegno di legge del ministro Bersani, condiviso dal ministro dell'economia Padoa Schioppa e dal ministro della giustizia Clemente Mastella. Esso sancisce l'azione collettiva qualora siano stati "lesi i diritti di una pluralità di consumatori" e prevede "il risarcimento dei danni in conseguenza di atti illeciti relativi a contratti, di atti illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali". "Le grandi società di servizi e le grandi imprese - ha detto Pierluigi Bersani in una recente intervista - devono imparare a comportarsi come si deve, perché sappiano di poter ricevere non solo un buffetto ma anche uno schiaffone". Ora che la class action, inserita nella finanziaria, è passata al Senato, apriti Cielo! Le lobbies protestano apertamente. La legge dovrà passare al vaglio di Montecitorio. Sarà più facile? Chissà. Ho anch'io dei dubbi. Mi hanno colpito tuttavia le reazioni contrastanti delle associazioni di consumatori. C'è chi definisce la legge "una bufala", chi la considera "una conquista storica". E chi come Cittadinanzattiva concorda con Bersani ma segnala alcuni limiti del provvedimento: la mancata certezza su chi può intentare la class action, svilendo di fatto i requisiti di legge già recepiti nel Codice del Consumo; il mancato riconoscimento del risarcimento nella prima fase del giudizio almeno per i danneggiati già individuati; la preclusione per le associazioni di consumatori di stare in giudizio nella seconda fase del procedimento. E io aggiungerei il fatto che possono essere trascinate in giudizio soltanto le società nazionali o locali e non le multinazionali. C'è solo da sperare che alla Camera siano accolti i "possibili perfezionamenti", come li ha definiti Bersani. E che non prevalgano ancora una volta le lobbies.


FINANZIARIA, MASTELLA: CORREGGERE CRITICITÀ DELLA CLASS ACTION (sezione: Class action)

( da "Wall Street Italia" del 21-11-2007)

 

Finanziaria, Mastella: correggere criticità della class action -->ROMA (Reuters) - Introduzione di filtri e procedure di conciliazione, maggiore definizione del ruolo del giudice e delle spese rimborsabili dalla parte che perde il processo. Sono questi alcuni degli ambiti sui quali il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, intende intervenire per modificare la class action nella forma con cui è stata introdotta in Finanziaria al Senato. Secondo Mastella, infatti, "l'azione collettiva realizza indubbi vantaggi in termini di economia processuale e di riduzione del processo per lo Stato", ma "il testo approvato dal Senato presenta diversi punti di criticità". "In particolare, occorrerà rimeditare sulle seguenti questioni: la legittimazione all'azione collettiva (potere di agire e possibilità di essere convenuti in giudizio; meccanismi di individuazione dei partecipanti all'azione collettiva, al fine di consentire all'impresa convenuta di quantificare il rischio di contenzioso che costituisce una posta di bilancio con relativi accantonamenti; i rapporti dell'azione collettiva con le azioni individuali di risarcimento del danno. Occorrerà, in particolare, pensare a strumenti di riunione delle cause davanti allo stesso giudice, ciò a evitare il proliferare di cause ed un aggravio dei costi difensivi a carico delle imprese", ha spiegato il ministro intervenendo in commissione Giustizia a Montecitorio. Altri aspetti riguardano "il ruolo ed i poteri del giudice nel procedimento e anche prima del procedimento, con l'eventuale introduzione di filtri, quali ad esempio forme di conciliazione che precedono l'eventuale giudizio", o "la problematica relativa alle spese del processo, che non siano tali da determinare una spinta all'eccesso di domanda", aggiunge Mastella.


Finanziaria, Mastella: correggere criticità della class action (sezione: Class action)

( da "Reuters Italia" del 21-11-2007)

 

6.11 Versione per stampa ROMA (Reuters) - Introduzione di filtri e procedure di conciliazione, maggiore definizione del ruolo del giudice e delle spese rimborsabili dalla parte che perde il processo. Sono questi alcuni degli ambiti sui quali il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, intende intervenire per modificare la class="term">class class="term">action nella forma con cui è stata introdotta in Finanziaria al Senato. Secondo Mastella, infatti, "l'azione collettiva realizza indubbi vantaggi in termini di economia processuale e di riduzione del processo per lo Stato", ma "il testo approvato dal Senato presenta diversi punti di criticità". "In particolare, occorrerà rimeditare sulle seguenti questioni: la legittimazione all'azione collettiva (potere di agire e possibilità di essere convenuti in giudizio; meccanismi di individuazione dei partecipanti all'azione collettiva, al fine di consentire all'impresa convenuta di quantificare il rischio di contenzioso che costituisce una posta di bilancio con relativi accantonamenti; i rapporti dell'azione collettiva con le azioni individuali di risarcimento del danno. Occorrerà, in particolare, pensare a strumenti di riunione delle cause davanti allo stesso giudice, ciò a evitare il proliferare di cause ed un aggravio dei costi difensivi a carico delle imprese", ha spiegato il ministro intervenendo in commissione Giustizia a Montecitorio. Altri aspetti riguardano "il ruolo ed i poteri del giudice nel procedimento e anche prima del procedimento, con l'eventuale introduzione di filtri, quali ad esempio forme di conciliazione che precedono l'eventuale giudizio", o "la problematica relativa alle spese del processo, che non siano tali da determinare una spinta all'eccesso di domanda", aggiunge Mastella.


FINANZIARIA: RUTELLI, NORME SU CLASS ACTION DA RIVEDERE ALLA CAMERA (sezione: Class action)

( da "Asca" del 21-11-2007)

 

(ASCA) - Milano, 21 nov - La normativa sulla class="term">class class="term">action, approvata ''frettolosamente al Senato'', va rivista alla Camera. E' l'opinione del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli, che si e' soffermato sulla necessita' di questa revisione durante il suo intervento al convegno ''Le radici della cultura produttiva'' che si e' appena concluso in Assolombarda. ''Non c'e' dubbio - ha detto Rutelli - che l'esigenza di avere una normativa sulla class="term">class class="term">action esiste, ed e' giusta che venga risolta con misure mature, giuste e di garanzia per tutti''. Per il vicepremier, ''e' evidente che la norma approvata frettolosamente al Senato vada rivista''. Insomma, ha insistito, ''e' giusto proporre una seria rivisitazione per evitare congestioni al sistema giudiziario e perche' il sacrosanto diritto dei consumatori ad essere tutelati non apra spazio a sperequazioni''. Ecco perche', ha concluso, ''credo che ci sara' modo alla Camera di rivedere le norme approvate al Senato''. fcz/mcc/sr.


Veltroni: un filtro prima dell'azione (sezione: Class action)

( da "Unita, L'" del 22-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Veltroni: un filtro prima dell'azione Massimo impegno a difesa della class="term">class class="term">action, che va però dotata di filtri contro i ricorsi facili: lo scrive il segretario del Pd, Walter Veltroni, in una lettera al capogruppo Antonello Soro pubblicata ieri dal Sole 24 ore. "È essenziale - osserva Veltroni - che il nostro gruppo parlamentare impieghi tutta la sua forza nel difendere il risultato acquisito: entro il 31 dicembre, anche in Italia, deve essere in vigore una legge che consente l'azione collettiva o di categoria". Secondo Veltroni, "per la modernizzazione del Paese è essenziale che sia effettivamente possibile intentare azioni collettive a tutela di consumatori, risparmiatori e utenti". Inoltre, rileva, "sono anni che il legislatore non ha la forza di una risposta efficace a questa essenziale esigenza". Veltroni, tra l'altro, chiede di introdurre "un filtro di proponibilità dell'azione collettiva, gestito direttamente dal giudice. Va verificata la rappresentatività dei soggetti promotori dell'azione collettiva. È necessario rendere le regole e le procedure della class="term">class class="term">action pienamente compatibili col sistema giuridico italiano così com'è". Class class="term">action.


La grande tentazione di Montezemolo (sezione: Class action)

( da "Unita, L'" del 22-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del IL PERSONAGGIOIl discorso dell'altro giorno a Fermo è sembrato una vera candidatura per la politica La "grande tentazione" di Montezemolo di Sandra Amurri Il nuovo progetto politico,"una grande tentazione", dice il Presidente regionale Confindustria Federico Vitali, ex dirigente DC, ha tutta l'aria di essere nato nelle Marche dove da tempo sono iniziate le "prove tecniche". Incontri conviviali nelle residenze di campagna alla presenza di Dini, Mastella, Della Valle, Rossella ecc... Certo è che Luca Cordero di Montezemolo, dal palco dello splendido Teatro dell'Aquila di Fermo, martedì, ha gettato le basi programmatiche di un partito che vorrebbe unire tutti: imprenditori, borghesia e operai. Gli operai, come quelli della Tod's, del suo amico Della Valle, che al suo arrivo hanno fischiato per reclamare quel confronto richiesto da anni e mai accordato. Fischi che dopo le parole rassicuranti del numero uno di Confindustria: "Già dalla prossima settimana vi sarà l'apertura di un tavolo di concertazione, me ne faccio garante io", si sono trasformati in applauso che si è infranto nell'imbarazzo del patron delle Tod's che ai delegati CGIL e CISL ha detto: "Parlate con me, lui che c'entra?" "Lei è un imprenditore di successo i nostri salari sono da fame" "Sfondate una porta aperta, mio nonno faceva il ciabattino, so cosa significa lavorare e vivere con mille euro, ma non dipende da me c'è la Cina, la Romania, venitemi a trovare,vi spiegherò come stanno le cose." Mille euro? Non arrivano a ottocento e qualcuno anche di meno" "Guadagnano troppo poco" ha sentenziato Montezemolo: "Mai come oggi gli interessi degli imprenditori sono gli stessi dei lavoratori", cancellando così in un lampo quel 'conflitto' individuato da Marx considerato ineliminabile anche da Jacques Attali, oggi collaboratore di Sarkozy "Un operaio ci costa 100 lui se ne mette in tasca 47. Troppo poco! Occorre aumentare il salario reale diminuendo la pressione fiscale, visto che oltretutto la differenza si perde in spese improduttive con servizi scadenti mentre assistiamo ad un fiorire di società pubbliche, agli Enti Locali che, invece di erogare servizi fanno business." Ha poi proseguito con un racconto familiare, certamente improbabile, ma di sicuro effetto: "Ieri mia moglie mi ha chiesto un assegno per i libri di testo per nostra figlia che ha sei anni e frequenta la prima elementare. Ma come fa una famiglia con i salari attuali ad andare avanti? Questo è un Paese in cui non esiste il concetto del merito, dove chi nasce povero muore povero, dove il distacco della politica dai bisogni reali dei cittadini è totale, basti pensare alla legge elettorale che vieta di scegliere i propri rappresentanti". A sentirlo ad occhi chiusi sembra di ascoltare il carteggio tra Fanfani e La Pira, sindaco di Firenze. Ma gli occhi si sono riaperti quando Alessandro Pertoldi, segretario provinciale CGIL ha puntualizzato:"Sono gli imprenditori a costringere il sindacato ai tempi lunghi della contrattazione" "Siamo il Paese che cresce meno in Europa, abbiamo sigle ormai scomparse e sono di due partiti al Governo E' ora di costruire uno Stato più dinamico, invece anziché eliminare le Province le stiamo aumentando." Incurante del fatto che quella di Fermo è una delle ultime nate."Occorre fare una riforma dello Stato e pretendere una classe politica che decida e non ricorra ad operazioni di marketing come quella a cui abbiamo assistito con i rumeni, gli extracomunitari sono una parte importante della nostra forza lavoro, i loro figli vanno a scuola con i nostri figli, ma se non rispettano le leggi vanno messi in galera o rispediti a casa". Non dimentica il tema della mafia e rivendica la scelta degli imprenditori siciliani che oggi si ribellano al pizzo". Montezemolo, senza illustrare esperienze o fatti rilevanti, ha poi affermato: "Noi siamo imprenditori del bene comune". E con uno slancio autocritico ha aggiunto: "Abbiamo avuto tanto da questo Paese dobbiamo restituire qualcosa". E, dopo i partiti, sindacati, Prodi, Veltroni, ce n'è anche per Berlusconi: "Questo è un Paese democratico e libero, non c'è bisogno che la 'libertà' venga utilizzata nelle sigle." Ha definito gli Stati Uniti un Paese grande che ha continuato a crescere nonostante l'11 settembre, ma ha liquidato ancora con un "obbrobrio giuridico" quell'esperienza che da lì proviene, della "class="term">class class="term">action". Gli ingredienti ci sono tutti, dunque, per impastare il partito di Montezemolo. Basterà attendere la scadenza del suo mandato, a maggio prossimo, quando si conoscerà le sorti della riforma elettorale? Così come ha risposto pubblicamente a chi gli chiedeva: "Presidente perché non scende in politica?".


Una class action senza avvocati (sezione: Class action)

( da "Italia Oggi" del 22-11-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - La Legge Numero 277, pag. 27 del 22/11/2007 Autore: di Antonio Ciccia Visualizza la pagina in PDF       FINANZIARIA 2008/L'istituto americano entra nell'ordinamento italiano riveduto e corretto Una class action senza avvocati La legittimazione è circoscritta e i compensi calmierati Legali in posizione defilata nelle class action italiana, che somiglia poco a quella americana. Sia per la mancanza del punitive damage (surplus di risarcimento del danno con effetto sanzionatorio per l'imprenditore). Sia per la strettoia della legittimazione attiva riservata alle associazioni dei consumatori riconosciute da provvedimenti ministeriali. I legali possono riciclarsi quali conciliatori nelle camere di conciliazioni da istituirsi per la quantificazione del danno individuale. La posizione di retroguardia dei legali si capisce anche dalla norma che calmiera gli onorari, fissando il tetto massimo del 10% del danno risarcito. Questi i profili salienti visti dal punto di vista degli avvocati della class action introdotta dalla Finanziaria per il 2008, licenziata dal senato, e ora all'attenzione della camera, e che non ha mancato di sollevare critiche da più parti. In effetti mancano alcune leve che hanno fatto la fortuna della class action nei sistemi anglosassoni. In particolare la legittimazione diffusa, con la possibilità per gli avvocati di fare vera e propria attività di promozione dell'azione collettiva. Nella versione attuale l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori non è una possibilità a disposizione di tutti, ma solo delle associazioni dei consumatori e degli utenti maggiormente rappresentative (iscritte presso il ministero dello sviluppo economico) e di ulteriori associazioni di consumatori, investitori e di altri soggetti portatori di interessi collettivi individuati dal ministero della giustizia di concerto con il ministro dello sviluppo economico, sentite le competenti commissioni parlamentari. Ben poca strada ha la possibilità di un certo numero di consumatori che si riuniscono e danno mandato a uno studio legale per essere rappresentati come una singola parte lesa. Altrettanto a dirsi per lo studio legale che vuole promuovere il processo per poi pubblicizzarlo fra i consumatori, in modo da avere maggiori clienti possibili e quindi più chance di guadagno in caso di esito favorevole. Una seconda leva mancante di carattere sostanziale è il punitive damage, cioè il sistema in base al quale, stabilita la responsabilità di un'impresa, si possa determinare un risarcimento di valore molto più elevato del danno effettivo. Chiaro l'obiettivo pragmatico: evitare reiterazioni della condotta scorretta e dannosa e contemporaneamente ottenere un ristoro pieno ed effettivo. La terza leva mancante riguarda direttamente gli avvocati. La disposizione sulla class action prevede che in caso di soccombenza dell'impresa, la stessa sarà condannato al pagamento delle spese legali, ma il compenso dei difensori del promotore della azione collettiva non potrà superare l'importo massimo del 10% del valore della controversia. In altre esperienze, come quella statunitense, è previsto che gli avvocati, in caso di esito positivo (vittoria in giudizio o transazioni) prendano una percentuale sull'indennizzo ottenuto per i propri clienti. Sarebbe da chiedersi se la disposizione della class all'italiana finisca per favorire i consumatori o invece proprio le imprese, che si troverebbero un massimale garantito di spese legali di soccombenza. Tra l'altro una norma di questo tipo potrebbe essere considerata lesiva del diritto costituzionale di difesa e potrebbe rischiare di incentivare la resistenza in giudizio da parte delle imprese. Tra l'altro la predeterminazione delle spese legali di soccombenza non tiene conto degli eventuali sviluppi processuali, che magari richiedono una mole di attività non adeguatamente compensata. Agli avvocati rimane la possibilità di gestire le camere di conciliazioni: una volta condannata l'impresa a risarcire, bisogna determinare quanto dovuto ai singoli e allora entra in campo la camera di conciliazione insediata dal tribunale.


Class action: cinque modifiche per migliorare la legge (sezione: Class action)

( da "Corriere della Sera" del 22-11-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2007-11-22 num: - pag: 42 autore: di GUSTAVO GHIDINI categoria: REDAZIONALE TUTELA DEI CITTADINI Class class="term">action: cinque modifiche per migliorare la legge D a sole, le buone intenzioni non fanno buone leggi. E buttar l'acqua sporca prodotta da una "confezione" giuridica non eccelsa (diciamo così) salvando il bambino dell'idea giusta, è sempre difficile, ancor più se l'acqua da sostituire è tanta. L'idea-obiettivo di apprestare forme semplici e non costose di tutela risarcitoria alle vittime di "illeciti di massa" trova conforto in molteplici esperienze estere, di paesi di avanzata democrazia industriale, ai cui più maturi e meno controversi modelli - scandinavi, in particolare - sarebbe stato opportuno ispirarsi. Tant'è. Ma c'è ancora il tempo, nel passaggio alla Camera, e da questa al Senato, per rimediare almeno ad alcune più vistose lacune e incongruenze dell'attuale "dettato". Mi limito, in questa sede, a cinque interventi che, a titolo personale, ritengo particolarmente urgenti . 1. Introdurre, come originariamente ipotizzato, una valutazione preventiva di fondatezza dell'azione, a cura dello stesso Giudice avanti al quale la causa è promossa. Non solo: se, in caso di vittoria dell'associazione dei consumatori, la esecutività della sentenza venga impugnata dall'impresa, la Corte d'Appello dovrebbe entrare anche nel merito, per una seconda valutazione sulla fondatezza della causa. Tutto questo, lo sottolineo, non solo per scoraggiare iniziative avventate e strumentali, ma proprio a diretta tutela dei consumatori: che sia dalla promozione di cause "sballate", sia dalla prosecuzione del giudizio dopo una vittoria di Pirro, avrebbero tutto da temere: nel primo caso per la probabilità di insuccesso, e nel secondo per il rischio di dover restituire il risarcimento ottenuto in primo grado se la sentenza venga poi riformata. 2. Sembra stravagante prevedere una fase di conciliazione dopo la sentenza di primo grado, per determinare il "quanto" del risarcimento. La conciliazione va esperita, come d'ordinario, prima di dar corso alla causa (con i suoi tempi "italiani")! Ma poi: quel "quanto" non può forse essere stabilito, in corso di causa, da un consulente tecnico nominato dal Giudice?! 3. Nell'emendamento approvato dal Senato tutte le cause collettive sono regolate da una medesima procedura. Ma non è forse il caso di distinguere, come in alcune sagge esperienze estere, fra "piccole liti" ( small claims) e maxi-processi alla Cirio, Parmalat etc.? E, per le prime, prevedere forme rapide e semplificate, qui sì facendo ampio ricorso a meccanismi di conciliazione? 4. La normativa si applica alle associazioni di "consumatori": il termine tecnico-giuridico si riferisce ai cittadini che agiscono in ambito privato: non quindi, ad esempio, ai professionisti. Ma se centomila commercialisti fossero "vittime" di un software gravemente errato per la compilazione delle dichiarazioni dei redditi, perché non ammetterli alla eguale tutela - se non dopo (campa cavallo) un apposito "decreto del ministro della Giustizia, di concerto con il ministro dello Sviluppo economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari"? Qui c'è più che un sospetto di incostituzionalità, per violazione del principio (art. 3 Cost.) dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. 5. Un tetto massimo fisso del 10% del valore della controversia per il compenso ai difensori è in contrasto: a) con il buon senso: 10% di un maxi-contenzioso può corrispondere a cifre spropositate, tali da incentivare iniziative ricattatorie (meglio,semmai, proporzionare la percentuale a scaglioni di somme risarcite); b) con la logica della liberalizzazione delle tariffe, e dell'abolizione del cosiddetto patto di quota lite, recentemente (e sciaguratamente, quanto all'abolizione del patto) introdotte. \\ In primo luogo va introdotta una valutazione preventiva di fondatezza dell'azione.


Class action, sì a Veltroni La Camera lavora al filtro (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2007-11-22 - pag: 13 autore: Cause collettive. Catricalà: partire da vita, salute e risparmio Class action, sì a Veltroni La Camera lavora al "filtro" Nicoletta Picchio ROMA Walter Veltroni apprezza, ma sollecita modifiche, sulle pagine del Sole 24 Ore di ieri. E Antonello Soro, capogruppo dell'Ulivo-Pd alla Camera, destinatario della lettera aperta, immediatamente risponde, in piena linea con le indicazioni del leader del Pd: ok alla richiesta di prevedere un filtro per limitare i ricorsi facili, consentendo al giudice di valutare l'ammissibilità dell'azione collettiva. "In questo modo non ci sarebbe l'automaticità dell'azione, impedendo che organizzazionipoco serie rendano difficile la vita delle imprese ". Su questo punto aveva insistito Veltroni, dando comunque il suo via libera politico alla class action. Che il testo del Senato debba essere aggiustato è ormai una convinzione diffusa, sia dentro la maggioranza, sia all'esterno. Lo ha detto ieri Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust, proponendo che si possa partire con le azioni collettive su tre settori, vita, salute e risparmio, rinviando al 2010 una verifica su come le norme abbiano funzionato e poi allargare ad altri settori. Sui ritocchi è favorevole anche Roberto Manzione, il padre dell'emendamento che ha introdotto la class action: il suo testo iniziale prevedeva il filtro anti- abusi."Nell'ultima versione del testo, che ha ricevuto parere favorevole del relatore e del Governo, questo filtro è stato cassato", spiega Manzione, che concorda anche sull'accelerazione dei tempi delle cause collettive. Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha già in mente una serie di interventi: bisognerà "rimediare" sulla legittimazione dell'azione collettiva e sul meccanismo di individuazione dei partecipanti, per consentire alle imprese, ha aggiunto, di quantificare il rischio di contenzioso che costituisce una posta di bilancio con relativi accantonamenti. Sì anche a filtri e meccanismi di conciliazione, mentre Francesco Rutelli, si preoccupa di non congestionare il sistema giudiziario, mentre Pierluigi Mantini, responsabile giustizia del'ex Margherita, individua cinque punti: filtro del giudice sui soggetti legittimati e sulla non temerarietà della lite, un tempo di decadenza delle azioni collettive, possibilità dell'appello, azione promossa anche in presenza di illeciti, i soggetti legittimati sonoquelli già riconosciuti e i portatori di interessi collettivi indicati dal giudice. Dall'opposizione, invece, arriva la richiesta netta di stralciare questa parte della Finanziaria: lo ha detto ieri Gaetano Pecorella, di Forza Italia, mentre per Maurizio Sacconi, sempre di Forza Italia, il provvedimento è una "clava anticapitalistica ". Resta però aperto un problema di raccordo tra le novità della class action e alcune norme costituzionali, come ha ribadito ieri il direttore generale dell'Ania,Giampaolo Galli.Negli Stati Uniti, ha spiegato Galli, esiste un giudizio definitivo e tombale di assoluzione. In altre parole, se un'azienda vince una causa, non è possibile intentarne altre sullo stesso argomento. "Da noi c'è un ostacolo costituzionale per attuare una regola del genere, quindi un'azienda non è mai assolta definitivamente. è per questo motivo che il progetto iniziale si era fermato in Commissione giustizia al Senato". Saranno molti i quesiti che si ripresenteranno alla Camera. Manzione è contrario a limitare il raggio a tre settori, come ha proposto Catricalà, ma condivide che l'Antitrust possa avere un ruolo importante, ruolo che ieri lo stesso presidente dell'Antitrust ha sottolineato: "Ogni volta che l'Autorità come organo tecnico si sarà espressa in modo chiaro su ingannevolezza o aggressività dei messaggi, allora si potrà aprire la strada al risarcimento, con prove certe. Imprenditori e investitori devono essere tranquillizzati che non si tratterà di un massacro, ma saranno fatti rispettare diritti che già esistono nel nostro ordinamento con un meccanismo più moderno ". LE REAZIONI Manzione: il leader del Pd condivide le mie richieste Nella prima stesura il meccanismo di selezione anti-abusi era previsto.


ROMA Pronti a correggere la norma sulla class action. L'Ude (sezione: Class action)

( da "Messaggero, Il" del 22-11-2007)

 

Ur di Mastella, l'Idv di Di Pietro, e naturalmente il Pd di Veltroni, annunciano l'intenzione di aggiustare l'articolo della Finanziaria uscito dal Senato. Il capogruppo dei democratici alla Camera, Antonello Soro, conferma la linea che era stata esposta subito prima dal suo segretario: bisogna introdurre "un filtro" per evitare che "associazioni poco serie rendano difficile la vita delle imprese". Il ministro della Giustizia ha affrontato il tema durante un'audizione a Montecitorio: "Il testo presenta diversi punti di criticità, che mi propongo di correggere già nel corso dell'ulteriore iter parlamentare". A chiedere "alcuni correttivi" è anche il presidente dell'Autorità per la concorrenza, Antonio Catricalà, che ipotizza anche un'introduzione graduale della class="term">class class="term">action: si potrebbe iniziare spiega limitando il campo solo ad alcuni grandi temi, per esempio salute e risparmio. "Ci si può dare un appuntamento al 2010 per vedere cosa è successo, per testare come ha funzionato, fino a quella data".


IL SENATO approva la class action e l'Unione nazionale consumatori di Pistoia esulta: Era (sezione: Class action)

( da "Nazione, La (Pistoia)" del 22-11-2007)

 

IL SENATO approva la class action e l'Unione nazionale consumatori di Pistoia esulta: "Erano anni - dice il presidente provinciale Osvaldo Rastelli - che aspettavamo questo provvedimento". Adesso i consumatori italiani, al pari di quelli di altri paesi, come gli Usa, potranno intraprendere azioni collettive nei confronti di aziende pubbliche erogatrici di servizi. "La notizia che il Senato ha approvato un emendamento che riguarda la class action - dice Rastelli - ci riempie di soddisfazione. Si tratta di un primo passo importante e adesso ci auguriamo che alla Camera dei deputati il procedimento abbia un prosieguo e attendiamo fiduciosi la normativa, per poter costringere le aziende che erogano servizi pubblici, quindi acqua, energia e telefonia ad essere più serie con i propri utenti. Se il provvedimento, come ci auguriamo, andrà in porto, queste aziende potranno essere perseguite in sede legale non dal singolo utente, che come sappiamo ha poche chance nei confronti dei colossi, ma da più utenti, anche aiutati dalle associazioni dei consumatori". Patrizio Ceccarelli - -->.


Class action, il Guardasigilli in commissione Giustizia: <Il testo votato dal Senato è modificabile> (sezione: Class action)

( da "Campanile, Il" del 22-11-2007)

 

Class class="term">action, il Guardasigilli in commissione Giustizia: "Il testo votato dal Senato è modificabile" Il testo sulla class="term">class class="term">action "è modificabile". Lo ha detto ieri il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, a margine della seduta in commissione Giustizia alla Camera. La norma, inserita nella Finanziaria e approvata dal Senato, introduce la possibilità dell'azione risarcitoria collettiva. Ma "il testo approvato dal Senato - spiega il Guardasigilli - presenta diversi punti di criticità che mi propongo di correggere già nel corso dell'ulteriore iter parlamentare della legge Finanziaria". In particolare, per Mastella, bisognerà ridefinire la "legittimazione all'azione collettiva", i "meccanismi di individuazione dei partecipanti all'azione collettiva, al fine di consentire all'impresa convenuta di quantificare il rischio di contenzioso che costituisce una posta di bilancio con relativi accantonamenti", "la natura e gli effetti nei confronti delle parti e dei terzi del provvedimento che definisce il processo", il "ruolo degli organismi di conciliazione e le procedure di accesso a tali organismi da parte di tutti i consumatori interessati e gli effetti del verbale di conciliazione" e la "problematica relativa alle spese del processo". Inoltre, da riscrivere la parte sui "rapporti dell'azione collettiva con le azioni individuali del risarcimento del danno", mettendo a punto "strumenti di riunione delle cause dinanzi allo stesso giudice" in modo da evitare "il proliferare di cause ed un aggravio dei costi defensivi a carico delle imprese", oltre al ruolo e i poteri del giudice, con "l'eventuale introduzione di filtri, come forme di conciliazione che precedono il giudizio e l'autorizzazione giudiziale alla promozione dell'azione collettiva". Insomma, chiosa il Guardasigilli, il testo approvato da Palazzo Madama "è un testo modificabile, siccome si discute, si può dare un tempo limite nel quale procede la class="term">class class="term">action in modo tale che quello che la Commissione stava decidendo può diventare motivo di legge successiva e modificativa". (22-11-2007).


Il testo sulla class action e le criticità giuridiche (sezione: Class action)

( da "Denaro, Il" del 22-11-2007)

 

Commenti finanziaria Il testo sulla class action e le criticità giuridiche di Simone Gambuto* La norma presenta rilevanti criticità giuridiche e di efficienza del sistema giustizia. Vale la pena di esaminarne alcune. Si rafforza un ulteriore centro di potere nel nostro paese: le associazioni dei consumatori. Sono attualmente legittimate a chiedere rimedi e inibitorie di atti e comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori, ma non possono essere portatori di vere e proprie pretese economiche. Possono cioè agire contro una pubblicità ingannevole o chiedere un rimedio contro un prodotto difettoso. La class action dà invece a un numero definito di esse (anche se ancora non precisamente determinato) la possibilità di agire per il risarcimento dei danni o la restituzione di somme dovute ai singoli. Viene stabilito inoltre che in caso di loro vittoria, anche parziale, l'impresa riconosciuta colpevole debba essere condannata al pagamento delle loro spese e che "il compenso dei difensori del promotore dell'azione collettiva" non possa "superare"il 10 per cento del valore della controversia. Se si tiene a mente il quantum complessivo dei danni potenzialmente risarcibili in questi tipi di cause che coinvolgono potenzialmente migliaia di consumatori o utenti, si capisce che il 10 per cento può rappresentare una somma considerevole, anche se il risarcimento per singolo consumatore è irrisorio. Vi sono perciò forti incentivi per le associazioni e i loro difensori a intentare (e a transigere) la vertenza e incassare i compensi senza eccessivo interesse al quantum effettivamente elargito ai singoli danneggiati. Va anche rilevato che il costo che l'associazione di consumatori sopporta per intentare una causa collettiva sembra minimo, come lo sono le conseguenze in caso di insuccesso, mentre ampi sembrano i "ricavi", oltre a quelli strettamente monetari, in termini di pubblicità e consenso sociale. Con questa legge, le associazioni riconosciute dal ministro della Giustizia consolidano solo nelle loro mani la legittimazione nella proposizione di cause collettive. La totale assenza di filtro della bontà di queste azioni nella fase introduttiva del giudizio, e di scrutinio della loro effettiva rappresentanza di un congruo numero di danneggiati, legittima a pensare a un forte incentivo alla proposizione di cause collettive, anche pretestuose, dato il forte potere di contrattazione nei confronti delle imprese convenute, dei consumatori stessi e dei politici. Il meccanismo che deriva da questa legge porta alle associazioni riconosciute uno strumento di potere che si può facilmente tradurre in una lucrosa fonte di reddito, una sorta di scommessa giudiziale con una puntata bassa e un avversario che difficilmente può parare i colpi, in termini di esposizione alle cause e di danni di reputazione alla sua solidità finanziaria (si noti che le possibili perdite nelle cause civili vanno "stimate" in base anche al valore della domanda di risarcimento e iscritte regolarmente in bilancio). I consumatori danneggiati, se auto organizzarti in comitati, non possono invece utilizzare la class action, né scegliere un avvocato di loro fiducia che li rappresenti. In altre parole, creato un centro di potere, si crea altresì una contrattazione sul suo esercizio e si perdono i vantaggi che la legittimazione di un indefinito numero di soggetti può portare, ad esempio, per la scoperta di nuovi casi. Se invece si fosse previsto un filtro da parte di un giudice qualificato nella fase introduttiva dell'azione che non rendesse esclusivo il ruolo delle associazioni riconosciute, tutto ciò si sarebbe potuto evitare, non riservando uno strumento di tutela dei diritti nelle mani di pochi. Sia l'articolo 140 che il 141 bis del codice del consumo, introdotto da questa norma, fanno salvo il diritto del singolo cittadino (e di terzi) ad agire in giudizio per la medesima controversia. Ciò vuol dire che è preferibile per un consumatore non aderire alla azione collettiva. Se questa va bene, può incamerarne i benefici in una fase successiva, presentando una istanza alla camera di conciliazione. Se va male, può comunque provarci nuovamente sia singolarmente sia, così pare, attraverso un'altra associazione, perché il suo diritto non si prescrive. La definizione del giudizio rende infatti improcedibile ogni altra azione solo nei confronti dei medesimi soggetti, non di terzi. Le imprese citate in causa possono perciò subire ripetute chiamate in giudizio per danni colossali, a mercati aperti, anche se sono innocenti e magari vincono l'azione collettiva. Se invece sono colpevoli, le imprese non hanno assolutamente idea di quanti consumatori presenteranno, a giudizio definito, una effettiva richiesta di rimborso: con quali basi si può contrattare una conciliazione? La procedura evidenzia quattro giudizi: l'azione collettiva, la successiva camera di conciliazione, l'eventuale decreto ingiuntivo, il processo esecutivo. In più ci sono le eventuali azioni individuali e di terzi. Attualmente nei nostri tribunali civili una causa dura in media cinque anni e abbiamo un enorme volume di contenzioso. Nelle azioni collettive sembra chiaro che più dura la lite, più si causano danni alla impresa accusata, la cui reputazione finanziaria si gioca su ben altre dimensioni temporali, ma ciononostante non si prevede alcuna "corsia preferenziale" per questi processi, né un giudice particolarmente qualificato. L'azione collettiva è dichiaratamente uno strumento "generale di tutela" che, però, analizzata per ogni singolo settore, presenta notevoli e specifiche criticità. Ad esempio, per quanto concerne la concorrenza, non si capisce più quale sia il giudice competente, se il tribunale del luogo ove ha sede il convenuto, come è scritto in questa legge, o la Corte di appello in unico grado di merito, che è legittimata, sia dalla legge sulla concorrenza nazionale (287/90, art. 33), sia dalle sezioni unite della Cassazione (22305/2007), a conoscere delle azioni di nullità e risarcimento del danno antitrust. Inoltre, tutta la legislazione comunitaria e nazionale incentiva il pentitismo delle imprese colluse garantendo una protezione dalle sanzioni in caso di confessione, ma poi se la stessa impresa può essere citata in giudizio a rispondere dei danni civili, quale incentivo resta per l'auto denuncia? Rischiano poi di rimanere scoperti, ennesimo paradosso, tutti quei soggetti che non agiscono per scopi estranei alla loro attività professionale, ma che ciononostante avrebbero tratto beneficio da una azione collettiva in determinati casi. Si pensi soltanto agli intermediari e ai distributori più o meno indipendenti vincolati da reti di contratti simili. Tutti, governo compreso, dichiarano già che la norma va modificata "in corsa", ma forse le modifiche alla class action richiederebbero più tempo e più riflessione. (Il testo è tratto dal sito www.lavoce.info) * docente all'Università di Torino di Diritto della concorrenza e di Diritto dell'informazione 22-11-2007.


CLASS ACTION. CNCU: "Deve passare anche alla Camera senza emendamenti" (sezione: Class action)

( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)

 

News CLASS ACTION. CNCU: "Deve passare anche alla Camera senza emendamenti" 22/11/2007 - 15:34 "Il testo sulla class action deve passare anche alla Camera senza emendamenti". È "sempre migliorabile" ma già com'è rappresenta "un risultato storico" per l'Italia. È quanto afferma il CNCU, il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, esprimendo la sua posizione sul testo che introduce in Italia l'azione collettiva dei consumatori. "Il testo sulla class action deve passare anche alla Camera senza emendamenti": è la presa di posizione unitaria delle associazioni del CNCU contro coloro che, dopo l'approvazione in Senato del provvedimento sull'azione collettiva risarcitoria, si sono schierati per respingerlo o modificarlo. "Formeremo una task force che s'impegnerà ad accompagnare l'iter parlamentare del provvedimento fino all'approvazione all'interno della Legge Finanziaria" - hanno affermato i rappresentanti delle associazioni nel corso della plenaria mensile - E' chiaro che il testo è sempre migliorabile", come sostiene il Codacons, ma anche se fosse approvato in questo modo "sarebbe - affermano le altre sigle - un risultato storico in Italia". "Il sostegno delle associazioni sarà determinante perché queste rappresentano la voce dei consumatori - ha commentato il vice-ministro dello Sviluppo Economico, Sergio D'Antoni - e il Governo garantisce l'impegno affinché la disciplina sull'azione collettiva non venga stralciata dalla Finanziaria". 2007 - redattore: BS.


CLASS ACTION. In Giappone risarcimento per danni da inquinamento. Il commento di MDC Genova (sezione: Class action)

( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)

 

News CLASS ACTION. In Giappone risarcimento per danni da inquinamento. Il commento di MDC Genova 22/11/2007 - 10:47 Anche in Italia si può pensare di cominciare ad organizzare azioni legali collettive non solo contro le case automobilistiche ma anche contro aziende che immettono nel mercato prodotti pericolosi (vedi il Reach europeo - Registrazione, Valutazione e Autorizzazione delle sostanze chimiche prodotte). E' quanto afferma il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) di Genova che, lo scorso 19 novembre, ha presentato al convegno sulle Polveri Sottili "Diminuire l'inquinamento per diminuire le malattie ....e i costi", un documento riguardante la condanna delle case automobilistiche per danni a causa dell'inquinamento. Il risarcimento è avvenuto in Giappone nei confronti di cittadini malati di asma. Il documento presentato è stato tratto dal sito del "Mondo Elettrico" e del "Corriere della Sera" e fornito dall'Avv. Ileana Recchia di Genova. "La notizia - dichiara l'associazione - è poco conosciuta in Italia perché la stampa e le TV ne hanno dato poco risalto. Il fatto diventa molto interessante e di un certo rilievo nel momento in cui in Italia in Senato giovedì 15 11 07 è passata la Class Action. Certamente saranno necessari altri passaggi sia alla Camera che in Senato per le previste o proposte correzioni o precisazioni del disegno di legge. Inoltre si possono anche prevedere azioni legali contro amministratori pubblici che permettono l'inquinamento, od altro, a danno della salute e della sicurezza senza prendere provvedimenti adeguati". Guardando al futuro MDC Genova auspica che si possa un giorno "intervenire anche per impedire la costruzione di auto troppo veloci e che non potrebbero circolare, visto che in Italia non vi è nessun tratto stradale dove si possa andare a più di 110-120 all'ora". Troppe gli incidenti stradale e troppe le "espressioni accorate e "di rimprovero" quando a morire o subire gravi traumi sono i giovani che vanno a divertirsi fino tardi al sabato sera. Ma chi fornisce queste macchine così veloci ? Chi permette alte velocità nelle nostre strade ?", si chiede l'associazione che propone la possibilità di adire alle vie legali collettive contro gli amministratori pubblici anche in casi del genere. "In questo modo - conclude - si può contribuire a migliorare la vita, oltre che allungarla, ed a "ridurre" non solo la sofferenza, ma anche i costi della sanità, potendo, in alternativa, investire meglio le risorse risparmiate, ad esempio, nella ricerca, in tutta la ricerca". 2007 - redattore: SB.


La class action italiana nasce orfana pag.3 (sezione: Class action)

( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

 

La class action italiana nasce orfana Giovedí 22.11.2007 12:15 --> Nessuna corsia preferenziale La procedura evidenzia quattro giudizi: l'azione collettiva, la successiva camera di conciliazione, l'eventuale decreto ingiuntivo, il processo esecutivo. In più ci sono le eventuali azioni individuali e di terzi. Attualmente nei nostri tribunali civili una causa dura in media cinque anni e abbiamo un enorme volume di contenzioso. Nelle azioni collettive sembra chiaro che più dura la lite, più si causano danni alla impresa accusata, la cui reputazione finanziaria si gioca su ben altre dimensioni temporali, ma ciononostante non si prevede alcuna "corsia preferenziale" per questi processi, né un giudice particolarmente qualificato. Criticità specifiche L'azione collettiva è dichiaratamente uno strumento "generale di tutela" che, però, analizzata per ogni singolo settore, presenta notevoli e specifiche criticità. Ad esempio, per quanto concerne la concorrenza, non si capisce più quale sia il giudice competente, se il tribunale del luogo ove ha sede il convenuto, come è scritto in questa legge, o la Corte di appello in unico grado di merito, che è legittimata, sia dalla legge sulla concorrenza nazionale (287/90, art. 33), sia dalle sezioni unite della Cassazione (22305/2007), a conoscere delle azioni di nullità e risarcimento del danno antitrust. Inoltre, tutta la legislazione comunitaria e nazionale incentiva il pentitismo delle imprese colluse garantendo una protezione dalle sanzioni in caso di confessione, ma poi se la stessa impresa può essere citata in giudizio a rispondere dei danni civili, quale incentivo resta per l'auto denuncia? --> << pagina precedente pagina successiva >>.


La class action italiana nasce orfana pag.1 (sezione: Class action)

( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

 

La class action italiana nasce orfana Giovedí 22.11.2007 12:15 --> Vi sono perciò forti incentivi per le associazioni e i loro difensori a intentare (e a transigere) la vertenza e incassare i compensi senza eccessivo interesse al quantum effettivamente elargito ai singoli danneggiati. Va anche rilevato che il costo che l'associazione di consumatori sopporta per intentare una causa collettiva sembra minimo, come lo sono le conseguenze in caso di insuccesso, mentre ampi sembrano i "ricavi", oltre a quelli strettamente monetari, in termini di pubblicità e consenso sociale. Con questa legge, le associazioni riconosciute dal ministro della Giustizia consolidano solo nelle loro mani la legittimazione nella proposizione di cause collettive. La totale assenza di filtro della bontà di queste azioni nella fase introduttiva del giudizio, e di scrutinio della loro effettiva rappresentanza di un congruo numero di danneggiati, legittima a pensare a un forte incentivo alla proposizione di cause collettive, anche pretestuose, dato il forte potere di contrattazione nei confronti delle imprese convenute, dei consumatori stessi e dei politici. Il meccanismo che deriva da questa legge porta alle associazioni riconosciute uno strumento di potere che si può facilmente tradurre in una lucrosa fonte di reddito, una sorta di scommessa giudiziale con una puntata bassa e un avversario che difficilmente può parare i colpi, in termini di esposizione alle cause e di danni di reputazione alla sua solidità finanziaria (si noti che le possibili perdite nelle cause civili vanno "stimate" in base anche al valore della domanda di risarcimento e iscritte regolarmente in bilancio). --> << pagina precedente pagina successiva >>.


La class action italiana nasce orfana pag.2 (sezione: Class action)

( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

 

La class action italiana nasce orfana Giovedí 22.11.2007 12:15 --> I consumatori danneggiati, se auto organizzarti in comitati, non possono invece utilizzare la class action, né scegliere un avvocato di loro fiducia che li rappresenti. In altre parole, creato un centro di potere, si crea altresì una contrattazione sul suo esercizio e si perdono i vantaggi che la legittimazione di un indefinito numero di soggetti può portare, ad esempio, per la scoperta di nuovi casi. Se invece si fosse previsto un filtro da parte di un giudice qualificato nella fase introduttiva dell'azione che non rendesse esclusivo il ruolo delle associazioni riconosciute, tutto ciò si sarebbe potuto evitare, non riservando uno strumento di tutela dei diritti nelle mani di pochi. Un diritto che non si prescrive Sia l'articolo 140 che il 141 bis del codice del consumo, introdotto da questa norma, fanno salvo il diritto del singolo cittadino (e di terzi) ad agire in giudizio per la medesima controversia. Ciò vuol dire che è preferibile per un consumatore non aderire alla azione collettiva. Se questa va bene, può incamerarne i benefici in una fase successiva, presentando una istanza alla camera di conciliazione. Se va male, può comunque provarci nuovamente sia singolarmente sia, così pare, attraverso un'altra associazione, perché il suo diritto non si prescrive. La definizione del giudizio rende infatti improcedibile ogni altra azione solo nei confronti dei medesimi soggetti, non di terzi. Le imprese citate in causa possono perciò subire ripetute chiamate in giudizio per danni colossali, a mercati aperti, anche se sono innocenti e magari vincono l'azione collettiva. Se invece sono colpevoli, le imprese non hanno assolutamente idea di quanti consumatori presenteranno, a giudizio definito, una effettiva richiesta di rimborso: con quali basi si può contrattare una conciliazione? --> << pagina precedente pagina successiva >>.


La class action italiana nasce orfana pag.4 (sezione: Class action)

( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)

 

La class action italiana nasce orfana Giovedí 22.11.2007 12:15 --> Rischiano poi di rimanere scoperti, ennesimo paradosso, tutti quei soggetti che non agiscono per scopi estranei alla loro attività professionale, ma che ciononostante avrebbero tratto beneficio da una azione collettiva in determinati casi. Si pensi soltanto agli intermediari e ai distributori più o meno indipendenti vincolati da reti di contratti simili. Tutti, governo compreso, dichiarano già che la norma va modificata "in corsa", ma forse le modifiche alla class action richiederebbero più tempo e più riflessione. --> << pagina precedente.


Class Action forse in arrivo anche in Italia? (sezione: Class action)

( da "Voce d'Italia, La" del 22-11-2007)

 

La Voce d'Italia - nuova edizione anno II n.66 del 22/11/2007 Home Cronaca Politica Esteri Economia Scienze Spettacolo Cultura Sport Focus Politica Prossimo esame del testo da parte della Camera Class Action: forse in arrivo anche in Italia? Confindustria contraria allo strumento delle azioni collettive. E anche il mondo politico si spacca Genova, 22 Nov. - Molti ricorderanno l'errore nell'esprimere il proprio voto e le successive le lacrime del senatore di Forza Italia Roberto Antonione durante le votazioni sul testo della legge finanziaria. Purtroppo molti meno sapranno su cosa, precisamente, si stava votando. Eppure grazie allo sbaglio del parlamentare forzista è stato approvato e sarà esaminato della Camera dei Deputati un importante strumento come quello della Class Action. La Class Action è un'azione legale di gruppo, condotta da una “classe” di persone che è stata danneggiata da una comune causa (per esempio: risparmiatori truffati da un prodotto finanziario, abitanti di una certa zona che abbiano subito danni alla salute in seguito ad un determinato inquinamento ma gli esempi potrebbero essere molteplici), i quali cercano una risoluzione della controversia che abbia anche effetti verso terzi che non abbiano partecipato al procedimento o che possano comunque trovarsi in una situazione simile. La Class Action è uno strumento tipico degli Stati Uniti: basti pensare alle condanne ricevute dalle multinazionali del tabacco o, più frivolamente, al film “Erin Brockovich” - tratto da una storia vera - dove Julia Roberts interpreta un'avvocatessa specializzata in questo tipo di cause. Ma le azioni collettive made in Italy piacciono a tutti? Si direbbe proprio di no. Al Senato la proposta è passata, come si è già scritto, per un errore di un senatore che ha permesso di raggiungere ai “Sì” quota 158 (a fronte di 40 “no” e 116 astenuti: ma il regolamento di questo ramo del Parlamento prevede che, per essere approvato, un testo ottenga la metà più uno dei voti), inoltre fin dal giorno dopo il ministro della Giustizia Clemente Mastella dichiarava: "dovrà essere modificata per evitare una fuga di investimenti dall'Italia", mentre da Confindustria si aveva una levata di scudi: "Un provvedimento rozzo che porterà vantaggi risibili per i cittadini, ma esporrà le imprese ad ogni forma di ricatto, esponendo le aziende italiane e i loro lavoratori a gravi rischi". A fare eco alle dichiarazioni degli industriali il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta: "le preoccupazioni di Confindustria riguardo alle cause temerarie contro le imprese meritano di essere considerate". Favorevoli invece i commenti dell'ex-Commissario europeo alla Concorrenza, Mario Monti, mentre il capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori, Nello Formisano, si è lanciato in dichiarazioni entusiastiche: "finalmente, quando la finanziaria vedrà la luceanche i consumatori italiani, al pari di quelli europei, potranno esperire azioni collettive a tutela dei propri diritti. Basti pensare, da ultimo, a tutti i danni provocati dai crack Cirio o Parmalat, ad esempio, per capire quale sia la portata di questa nuova opportunità per i consumatori e gli utenti italiani che fino ad ora ne erano privati". Positiva ma più cauta la reazione dell'on. Pino Pisicchio, presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati: "l'approvazione della class action rappresenta un gesto politico importante" aggiungendo però poi: "restano aperti alcuni aspetti che la Commissione Giustizia della Camera, che già ha lungamente discusso sul tema, si propone di affrontare al fine di poter eventualmente intervenire quando il provvedimento inserito nella Finanziaria arriverà a Montecitorio". Il testo licenziato dall'assemblea di Palazzo Madama prevede che le azioni collettive possano essere avviate da soggetti "portatori di interessi collettivi": le associazioni dei consumatori già riconosciute a cui se ne affiancheranno altre, definite da un apposito decreto. Le cause potranno riguardare comportamenti lesivi della concorrenza o commercialmente illeciti, emissioni o prodotti inquinanti o dannosi per la salute. Sono inoltre previsti particolari norme per i contratti stipulati telefonicamente o on-line. La finalità della norma è comunque quella di colpire quelle aziende che, ancora oggi, basano il loro profitto sull'inganno e sull'omissione, salvaguardando così indirettamente tutte quelle imprese che operano correttamente sul mercato e si pongono responsabilmente nei confronti dei consumatori. Matteo Lai.





I consumatori pronti ad agire per i maxi-crack (sezione: Class action) ( da "Cittadino, Il" del 17-11-2007)

 

N Le associazioni dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso": appena la class action approvata con la Finanziaria al Senato diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450mila risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e più virtuosi". E se analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani sottolinea come "é un passo avanti", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. (Ansa).


Class action, finalmente anche in Italia (sezione: Class action) ( da "Giornale di Brescia" del 17-11-2007)

 

Edizione: 17/11/2007 testata: Giornale di Brescia sezione:ECONOMIA Giudizio positivo dei consumatori Class action, "finalmente anche in Italia" ROMA Le associazioni dei consumatori sono pronte a passare all'incasso: appena la class action approvata con la Finanziaria diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450mila risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e più virtuosi". E se analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies.

                                                                                                                                                                                        


Truffati dai bond argentini 'Presto le cause collettive' (sezione: Class action) ( da "Provincia di Cremona, La" del 17-11-2007)

 

Edizione di Sabato 17 novembre 2007 Benvenuto P.Review srl Consumatori pronti alle nuove richieste di risarcimento Truffati dai bond argentini 'Presto le cause collettive' Ma per Montezemolo è un 'provvedimento all'amatriciana' ROMA ? Le associazioni dei consumatori sono pronte a 'passare all'incasso': appena la class action approvata con la Finanziaria giovedì al Senato diventerà operativa ? promettono ? i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini ? ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti ? ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che ? assicura ? sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". L'avvio della causa collettiva ? spiega ? "interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e più virtuosi". Analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, ma il fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies.


Class action montezemolo all'attacco "una misura all'amatriciana" - galbiati, iezzi e zampaglione alle pagine 10 e 11 (sezione: Class action) ( da "Repubblica, La" del 17-11-2007)

 

La replica del ministro Bersani "Esiste anche in Bulgaria" Class  action Montezemolo all'attacco "Una misura all'amatriciana" galbiati, iezzi e zampaglione alle pagine 10 e 11 SEGUE A PAGINA 10.

Economia Class  action, consumatori divisi Montezemolo:"E'all'amatriciana" Bersani: esiste anche in Bulgaria, cittadini non più soli LUCA IEZZI ROMA - Le associazioni dei consumatori si dividono sulla bontà della  class  action approvata in Finanziaria, gli imprenditori invece sono compatti nel criticarla. Nettissimo il giudizio del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, sul nuovo meccanismo di tutela legale dei consumatori: "Era giusto porsi il problema, ma ne è uscito un provvedimento all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese e non si capisce cosa c'entri con la Finanziaria". Gli imprenditori puntano a modificare la norma nel ddl liberalizzazioni presto in discussione al Senato, riducendo il rischio che le imprese sia sommerse da ricorsi legali, fondati o pretestuosi. Proprio l'ispiratore delle liberalizzazioni, il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, ha risposto a Montezemolo: "Diversi paesi europei, non solo gli Usa, hanno la  class  action. Anche la Bulgaria". Aggiunge Bersani: "è un passo in avanti, il consumatore non sarà più lasciato solo. La norma può essere perfezionata sia con un apposito regolamento governativo di chi abbia diritto ad attivare la procedura e di quando ne abbia diritto; sia prevedendo un filtro giurisdizionale in Camera di consiglio, vale a dire a porte chiuse, per verificare la titolarità di chi promuove la procedura e che la stessa non abbia presupposti palesemente infondati e temerari". Tra gli entusiasti vanno annoverati i sindacati come Cgil e Uil, ma soprattutto le numerose associazioni dei consumatori a cui la nuova legge attribuisce il potere di avviare le cause: Cittadinanza Attiva, Adiconsum, Altroconsum e Adusbef. Quest'ultima già annuncia quali saranno i primi casi aperti appena (180 giorni dopo l'approvazione della Finanziaria) i consumatori potranno unirsi in tribunale contro le aziende: "Avvieremo immediatamente, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi. L'avvio della causa collettiva - spiega - interrompe le prescrizioni delle altre cause individuali avviate dai consumatori, così allargherà la platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e più virtuosi". Critiche invece Codacons e Aduc, che si aspettavano norme più dure: si critica che le nuove misure non comprendono il danno punitivo. Vale a dire una somma, di solito molto alta, che negli Stati Uniti i tribunali stabiliscono non in correlazione ai danni realmente provocati ma per punire e dissuadere rispetto a comportamenti fraudolenti. Inoltre secondo queste associazioni i tempi dei processi in Italia faranno sì che si dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. In questo lasso di tempo, fanno notare, saranno proprio i proponenti a dover sostenere le spese legali.


"le imprese non ci stanno perché oggi sono favorite" - walter galbiati (sezione: Class action) ( da "Repubblica, La" del 17-11-2007)

 

Economia La tutela Il penalista Carlo Federico Grosso, difensore di parte civile nel processo Parmalat "Le imprese non ci stanno perché oggi sono favorite" La difesa del cittadino-consumatore è un interesse fondamentale da riconoscere fino in fondo WALTER GALBIATI MILANO - Nasce la  class  action all'italiana. E per il professor Carlo Federico Grosso, ordinario di diritto penale all'Università di Torino, avvocato penalista impegnato come difensore di parte civile nei processi Parmalat a Parma e a Milano, dove rappresenta 32 mila risparmiatori, è un passo avanti per i consumatori. "La situazione attuale è tutta sbilanciata a favore delle imprese". Nasce uno strumento che semplifica i processi. "Con la  class  action, Parmalat sarebbe stata un'altra cosa". In America ogni singolo cittadino può avviare l'azione collettiva. In Italia invece solo le 16 associazioni legittimate: non le sembra una  class  action depotenziata? "No, sono due modelli diversi che rispondono entrambi all'esigenza di azionare in modo più agevole le azioni risarcitorie. Il sistema statunitense è più libero, quello italiano usa come filtro le associazioni riconosciute". Le associazioni, quindi, potranno dichiarare infondate o ricattatorie le azioni ancor prima che al riguardo si sia pronunciato un giudice? "Le associazioni avranno un rilevante potere di gestione e di scelta nelle azioni. Trattandosi di associazioni che operano nell'interesse dei cittadini e dei consumatori, ritengo che agiranno in modo assolutamente limpido, trasparente e nei reali interessi dei soggetti rappresentati. In un certo senso potrebbero essere anzi elemento di garanzia. Auspico comunque che si dia spazio ad una rappresentatività associativa sufficientemente ampia". Le aziende dicono che ci sarà un'impennata dei contenziosi con costi altissimi. "è naturale che le imprese si preoccupino. Tuttavia la tutela del cittadino e del consumatore è un interesse fondamentale che deve essere riconosciuto fino in fondo. L'introduzione della  class  action realizza un bilanciamento di interessi contrapposti, modificando una situazione che oggi è invece tutta sbilanciata a favore delle imprese". Confindustria parla di incostituzionalità perché la norma legittima le associazioni ad agire per conto dei singoli senza averne il diritto. è d'accordo? "Non ho approfondito il problema. D'istinto riterrei tuttavia che non vi sia ostacolo a riconoscere a soggetti intermediari il diritto di agire. Tanto, una volta che l'associazione dovesse ottenere un risultato sul terreno giudiziario, sarà poi ogni singolo interessato a decidere se utilizzare o meno personalmente questo risultato. In ogni caso, indipendentemente dall'esercizio della  class  action, il singolo rimane titolare del suo diritto individuale di azione. E allora dove sarebbe l'incostituzionalità?". è corretto prevedere, come fa la legge, un tetto al compenso degli avvocati? "Io penso che predeterminare un tetto alle remunerazioni dei professionisti sia in ogni caso una decisione saggia". Cosa sarebbe cambiato se fosse stato possibile utilizzare la  class  action per il caso Parmalat? "Sarebbe cambiato moltissimo. Pensi che per realizzare le costituzioni di parte civile nei processi penali, rappresentando 32 mila persone, il comitato delle vittime ha dovuto raccogliere ben 32 mila procure speciali. Con la  class  action, sia pure azionabile nella sola sede civile, è sufficiente adire per la classe. Il risultato ottenuto potrà poi operare nei confronti di ciascun interessato. Una semplificazione enorme".


Dal tabacco ai farmaci, la protesta made in usa - arturo zampaglione (sezione: Class action) ( da "Repubblica, La" del 17-11-2007)

 

Economia L'azione collettiva è un'arma diffusissima in America: avviati sinora 24 mila procedimenti Dal tabacco ai farmaci, la protesta made in Usa Bush ha cercato di mettere un freno, ma nel 2006 i risarcimenti sono cresciuti del 37% ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Negli Stati Uniti, dove le  class  action sono nate, trovandovi il terreno più fertile, le hanno paragonate a un'arma di distruzione di massa in mano a consumatori e risparmiatori. Di sicuro sono un incubo per le multinazionali, fanno arricchire gli avvocati e rappresentano un deterrente "democratico" nei confronti degli abusi. E a servirsene sono gruppi sociologicamente molto eterogenei: ammalati di cancro che si scagliano contro la Philip Morris, automobilisti feriti negli incidenti contro le Big di Detroit, sopravvissuti dell'Olocausto contro le banche che si arricchirono sotto il nazismo, azionisti truffati contro la Enron. La  class  action viene definita dalla legislazione americana come una causa civile promossa per conto di molte persone che hanno subito gli stessi danni. Ogni causa ha bisogno di un "lead plantiff", un leader dei querelanti, che si assume l'iniziativa e i compiti di coordinamento: almeno formalmente, perché in realtà il lavoro viene fatto dagli studi legali in cambio di parcelle salate e di una percentuale sui risarcimenti. L'iter dura in media dai due ai quattro anni, che vanno dal momento in cui sono presentati i documenti in tribunale alla conclusione definitiva, di solito sotto forma di un accordo extra-giudiziale. Le cause più celebri riguardano prodotti di largo consumo, dalle sigarette ai medicinali, dalle apparecchiature elettroniche ai giocattoli. Coinvolgono milioni di americani, che regolarmente ricevano a casa i documenti ufficiali per unirsi ai procedimenti. E sono anche quelle che hanno solleticato la fantasia di Hollywood e mobilitato attori famosi come Julia Roberts in Erin Brockovich, Al Pacino in Insider e John Travolta in Civil Action. Ma in termini di risarcimento sono le "secutities  class  action", cioè le cause promosse dagli azionisti a guidare la hit parade. Secondo il centro dell'università di Stanford specializzato in questo tipo di cause, e che tiene aggiornato un archivio con oltre 24mila procedimenti, il risarcimento record resta quello della Enron, il colosso energetico di Houston costretto a pagare 7,1 miliardi di dollari agli azionisti per i falsi in bilancio e le azioni fraudolente. Seguono la WorldCom con 6,1 miliardi, la Cendant con 3,5, l'Aol-Time Warner con 2,5. I produttori di tabacco, pur condannati a versare 145 miliardi, sinora sono riusciti a evitare la sanzione. Facendosi portavoce delle preoccupazioni dei grandi gruppi, George W. Bush ha cercato di frenare il moltiplicarsi delle  class  action. E nel 2005 il Congresso, allora a maggioranza repubblicana, approvò il Class  action fairness act. Il preambolo della legge di riforma riaffermava il valore di queste azioni collettive: "Le  class  action - dissero i parlamentari - rappresentano "un modo equo ed efficiente per risolvere le richieste legittimi di molti querelanti". Ma poi il provvedimento limitò le cause collettive che potevano essere discusse dai tribunali statali, di norma più sensibili alle esigenze del pubblico, allargando invece l'ambito di competenza ai tribunali federali, meno severi nei confronti delle grandi imprese. Ma a dispetto di queste restrizioni nel 2006 l'importo complessivo dei risarcimenti  class  action è cresciuto del 37 per cento, stabilendo un record.


Class action Nel mirino Parmalat. Cirio e bond argentini. Le critiche di Montezemolo (sezione: Class action) ( da "Libertà" del 17-11-2007)

 

Quotidiano partner di Gruppo Espresso LIBERTA' di sabato 17 novembre 2007 > In Italia class action Nel mirino Parmalat. Cirio e bond argentini. Le critiche di Montezemolo I consumatori si preparano a chiedere i danni ROMA - Le associazioni dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso": appena la class action approvata con la Finanziaria giovedì al Senato diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". E se analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che "sia giusto porsi il problema", Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a suo tempo aveva usato per definire la legge elettorale: "Un provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "E' triste doverlo dire, ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali infatti "si importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli Usa, qualche cosa che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte le aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi con una magistratura i cui tempi già oggi sono biblici e che finirà intasata". Besani replica: "La class action ce l'ha pure la Bulgaria". [.


Dietro il no degli Industriali (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 17-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Dietro il no degli Industriali Angelo De Mattia Azione collettiva Manca solo la richiesta dello stato di emergenza. A leggere i commenti del mondo confindustriale - grave atto di ostilità contro le imprese; "spaghetti law"; si vuole curare dopo aver ucciso; rischi consistenti di delocalizzazione all'estero delle aziende, etc. - sembra che l'approvazione al Senato della disciplina della " class  action", l'azione di difesa legale collettiva, rappresenti una catastrofe sulla quale le prefiche già piangono. segue a pagina 29.

Stai consultando l'edizione del La Confindustria ha paura della  class  action Montezemolo: una soluzione all'amatriciana. Bersani: davvero? C'è anche in Bulgaria... di Bianca Di Giovanni/ Roma PRIMA PIETRA Confindustria è inferocita e non lo nasconde. "Hanno votato una  class  action all'amatriciana", dichiara senza mezzi termini Luca Cordero di Montezemolo. Tanto accanimento, tante sottigliezze giuridiche non si vedono quando - che so - non passano i risarcimento ai danneggiati dell'amianto. Ma quando - per sbaglio, come è stato l'altra notte - passa una norma che chiama in causa la responsabilità delle aziende, apriti cielo: giù improperi. Pier Luigi Bersani replica con l'ironia. "All'amatriciana? Veramente ce l'ha anche la Bulgaria. E tanti altri Paesi europei". Poi il ministro tenta di riportare il dibattito su un terreno civile. "Davanti a un torto il cittadino non può essere lasciato solo, né può stare zitto e subire - spiega - La norma comunque può essere perfezionata con accorgimenti tecnici". Ma alle imprese il perfezionamento non basta: non la vogliono. Meglio: vogliono che il cittadino sia lasciato solo davanti a un torto. vedono come fumo negli occhi la possibilità che i consumatori facciano un ricorso collettivo e chiedano un risarcimento sui danni subiti. Basta pensare a quanti si ritrovano truffati per capire il perché. Per le imprese è un bel pasticcio e ora si ritrovano nella scomoda posizione di dover togliere dal testo la norma: sarà difficile convincere folte schiere di deputati. Alla Camera non è una passeggiata come in Senato, dove alle lobby basta conquistare un piccolo drappello per poter sfondare. Lo si è capito benissimo proprio nelle lunghe ore di voto al Senato. La medaglia di fedelissimo delle imprese va data certamente a Maurizio Sacconi, irruente senatore di FI (ha addirittura sbattuto una scarpa sullo scranno, ma lo ricordiamo anche tra gli hooligans di Vicenza ad osannare il premier in Confindustria in campagna elettorale) che decide proprio di votare contro, invece di astenersi come ha deciso il suo gruppo. Molti sospetti si appuntano sulla sua storia personale: i "cattivi" parlano della moglie che in Confindustria ci ha lavorato ai tempi di Antonio D'Amato (collaborava con Stefano Parisi), passata poi a Farmindustria. E qui arriva un altro blocco di potere potentissimo. Sui farmaci in ogni Finanziaria si scatenano guerre furibonde. Quest'anno l'industria farmaceutica può vantare una vittoria: è riuscita a eliminare la proposta sulla ricetta con l'indicazione del solo principio attivo. Ma sulla  class  action ha perso anche Farmindustria. E già si stanno scaldando i motori per il duello a Montecitorio. La Cgil ha fatto sapere di essere favorevole alla legge. "Erano norme che si aspettavano già da diverse legislature, ma che la pressione delle varie lobbies, era riuscita sinora ad affossare- dichiara la segretaria Nicoletta Rocchi - Non convincono assolutamente le critiche di Confindustria". Anche la Uil plaude alla nuova norma e parla di "mossa vincente" con l'inclusione in Finanziaria. Le associazioni dei consumatori sono già pronte a passare all'azione: se la norma sarà confermata il primo caso da affrontare sarà quello dei crac finanziari: Cirio, Parmalat e Tango bond. Insomma, sono le banche - stranamente silenti finora - a dover tremare. A volte il silenzio dice di più del rumore: presto si capirà se il pressing è partito. An è già scesa in campo in difesa delle imprese. Riccardo Pedrizzi parla di "pericoloso grimaldello per avvocati d'assalto". Insomma, i cittadini sarebbero nelle mani di biechi speculatori: gli avvocati. E chi si ritrova con offerte-truffa su telefonini, assicurazioni o titoli finanziari in mano a chi si mette? Non vanno dimenticate le lobby di segno contrario: quelle delle associazioni finora escluse dalla possibilità di intraprendere l'azione legale. Anche loro hanno avuto una piccola soddisfazione, con il no di Ferdinando Rossi che ha rischiato di non far passare la norma. C'è poi chi, come Stefano Pedica (Idv) dice che la norma è troppo debole, "aiuta i forti contro i deboli" e che quindi non la voterà (così ai deboli non resta proprio nulla) se non verranno apportate due modifiche: l'automatico risarcimento dei danni alle vittime e l'estensione della sua validità ad ogni tipo di reato, non solo agli illeciti di natura contrattuale.


Dietro il no degli industriali (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 17-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Dietro il no degli industriali Angelo De Mattia Segue dalla Prima Una drammatizzazione priva, innanzitutto, di buon senso. Non c'è alcun Annibale "ante portas". C'è, invece, una normativa, necessariamente da migliorare nella successiva lettura alla Camera, che consente ai consumatori e agli utenti di chiedere al giudice collettivamente, o anche singolarmente, la condanna al risarcimento dei danni per atti illeciti, pratiche commerciali illecite, comportamenti anticoncorrenziali verificatisi nell'ambito di rapporti contrattuali con società fornitrici di beni o di servizi. Una normativa del genere vige da decenni negli Stati Uniti, dove nessuna associazione datoriale accusa il governo (o il congresso) di voler distruggere il sistema industriale. Il riequilibrio dei rapporti negoziali , sopratutto nel caso di contratti conclusi mediante moduli o formulari, è essenziale per il corretto funzionamento del mercato; riproporzionando il potere del "contraente debole", l'utente, costituisce un fattore di democrazia economica; sospinge verso la maggiore trasparenza e visibilità dell'attività dell'impresa; è uno stimolo a proseguire sulle linee, tante volte declamate nei seminari confindustriali, della "costumer satisf action"; rappresenta un impulso a investire di più nell'immagine e nei rapporti con la clientela; è una sollecitazione e un aiuto per le stesse Autorità di controllo. Perchè le parti datoriali si debbano attestare su di una difesa a riccio dello status quo in questo campo è incomprensibile. Tale atteggiamento rischia anche di vulnerare le sacrosante critiche di solito mosse da quelle stesse parti alla lentezza della giustizia civile, ai ritardi dell'ordinamento e così via, perchè esse appaiono voler distinguere fior da fiore, sostenendo solo ciò che è percepito come sicuramente coerente con il proprio "utile particulare". Non giova soprattutto a una parte dell'imprenditoria - qualche volta un po' troppo facilmente collocata nell'elenco dei "moderni", quelli che sarebbero, cioè, la punta di diamante della trasformazione del paese - apparire come preoccupata in tutto e per tutto da una disciplina che, nei suoi principi, si potrebbe, all'opposto, considerare un atto di civiltà: con il rischio che della difesa beneficino le imprese meno efficienti, meno trasparenti, meno competitive. Si transita, così, piuttosto nella "contromodernità" che sta nello stesso comparto della modernità, come ricorda Beck. Sparare a zero, disconoscere che la  class  action deve essere per forza all'italiana, senza tuttavia perdere rigore, considerate le peculiarità del nostro ordinamento rispetto a quello anglosasssone, fa anche passare in secondo piano l'esigenza di miglioramenti che alla Camera dovranno essere apportati, senza che si possa dire che così si pratica una terapia dopo aver ucciso, perchè non vi è stato alcun assassinio ed è nella logica del bicameralismo emendare e migliorare i testi dopo la prima lettura. E da questo punto di vista va condotta una tempestiva riflessione, innanzitutto, sulla necessità che prima di iniziare il processo vi sia una pronuncia-filtro, da parte del magistrato, sull'ammissibilità- procedibilità dell'azione collettiva; su come si forma la "classe" (se solo a iniziativa di associazioni e organismi similari o anche per impulso del singolo); sul rapporto tra sentenza di condanna, risarcimento, terzi che non hanno aderito alla  class  action. Su questi aspetti, ed altri di più stretta valenza tecnico - giuridica, occorre rassicurare con miglioramenti a prova di tenuta costituzionale. Ma giovedì scorso il Senato, con la sua votazione, ha fissato dei punti - cardine che segnano un progresso del diritto dell'economia. L'azione legale di classe è anche un antidoto a quegli squilibri di potere in economia che possono richiamare la struttura di società di classe. Si dovranno, certamente, evitare quelle distorsioni che stanno emergendo negli Usa, in specie nel rapporto con gli studi legali. Ma il consumatore, il risparmiatore, l'investitore potranno disporre di un importante strumento, non dirigistico, di difesa, in un mercato nel quale sicuramente non dominano la concorrenza perfetta e le "armonie prestabilite", ma sono presenti, invece, pratiche anticoncorrenziali e posizioni dominanti, che l'Antitrust contrasta, piramidi societarie e scatole cinesi. Se si va indietro nel tempo, si trova un significativo precedente in materia di lamentazioni contro le innovazioni normative. Quando, alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso stava per essere introdotta in Italia la legislazione antistrust - negli Usa in vigore dal 1893 - furono ugualmente all'opera non pochi profeti di sventura, e paradossalmente le motivazioni riguardavano la non ricettività di questa legge da parte del nostro ordinamento. Poi si è visto come le cose sono andate e i progressi riscontrati senza sconvolgimenti di sorta. Allora, sarebbe auspicabile che quelle parti sociali e politiche che oggi nettamente contrastano la nuova normativa, si proponessero piuttosto di convergere nella individuazione dei miglioramenti da apportare alla  class  action, invece di pensare ed operare per il suo affondamento.


<Class action, pronti a passare all'incasso> (sezione: Class action) ( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-11-2007)

 

"Class action, pronti a passare all'incasso" I consumatori: crac Cirio e Parmalat, risarcimenti più facili Critiche alcune associazioni. Montezemolo: misura rozza ROMA Le associazioni dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso": appena la class action approvata con la Finanziaria giovedì al Senato diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo, come Codacons e Aduc, criticano il provvedimento e avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura arrivata dalle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". Le mosse dei consumatori "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e più virtuosi". Le critiche di Codacons e Aduc E se analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. "Il Senato ha approvato un pastrocchio - spiega il Codacons -. Non c'è danno punitivo e i consumatori potranno avere un risarcimento solo se giovani, visto che dovranno aspettare almeno 20 anni prima di poter avere una liquidazione dei danni". Secondo il Codacons, infatti, sarebbero almeno tre i giudizi, con almeno tre gradi l'uno, per un totale di nove processi, per chiudere un procedimento. Sindacati e imprenditori E se il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che "sia giusto porsi il problema", Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a suo tempo aveva usato per definire la legge elettorale: "Un provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "È triste doverlo dire, ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali la class action sottopone tutte le aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi con una magistratura" i cui tempi già oggi sono biblici e che finirà intasata.


Lapsus - stefano bartezzaghi (sezione: Class action) ( da "Repubblica, La" del 17-11-2007)

 

Cultura LAPSUS CLASS STEFANO BARTEZZAGHI Volete un termine interclassista? Eccolo là: classe, o anche, e a maggior ragione, nella versione inglese class. "Classe" coniuga con disinvoltura upper e lower, la classe non è acqua e la classe operaia non va in Paradiso. All'epoca dei movimenti poteva mettere in sospetto la stravagante omonimia fra la classe operaia medesima e la classe studentesca, intesa come aula. Senza poi dimenticare la classe della donna di classe, ovvero la classe evocata anche fonosimbolicamente da un titolo sibilante come "Sapesse, Contessa". Nell'inglese di importazione italiana "class" pareva avere prevalentemente quest'ultimo senso, per esempio in testate e strizzate d'occhio che promettono "class" principalmente a chi non ce l'ha. Ora con la battaglia della sinistra di "class" per la " class  action" avviene l'ultima, grande transizione consentita da un sostantivo tanto singolarmente duttile. Dato che la " class  action" è una rivalsa collettiva contro una ditta, il passaggio è fra le rivendicazioni della "class" dei lavoratori a quelle della "class" dei clienti: insomma dai produttori ai consumatori, come dicevano antiche pubblicità, e dal faber all'user, come si direbbe oggi, fra gente di class.


La class action divide (sezione: Class action) ( da "Adige, L'" del 17-11-2007)

 

Codacons: "Una schifezza", ma per gli altri è una vittoria. A Confindustria non piace La class action divide Montezemolo: "Un provvedimento all'amatriciana" ROMA - Le associazioni dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso": appena la class action approvata con la Finanziaria al Senato diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all' amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e più virtuosi". E se analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure sono "una schifezza" nel senso che non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro Bersani sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata. Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che "sia giusto porsi il problema", Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a suo tempo aveva usato per definire la legge elettorale: "un provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "è triste doverlo dire, ma è una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali infatti "si importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli Usa, qualche cosa che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte le aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi con una magistratura" i cui tempi già oggi sono biblici. "Come sempre - ha aggiunto - quando c'è un principio su cui lavorare, noi riusciamo a fare qualcosa di negativo". Oltretutto è una misura che "non si capisce cosa abbia a che fare con la Finanziaria". Forse "stanchi" di essere presi come unità di misura negativa, a Montezemolo hanno scherzosamente risposto alcuni ristoratori romani. Che gli hanno ricordato che "l'amatriciana rozza non è" e "ha lunga tradizione". Insomma: è una bandiera del made in Italy. 17/11/2007.


Class action 1 gli esperti (sezione: Class action) ( da "Riformista, Il" del 17-11-2007)

 

Class  action 1 gli esperti È un passo avanti ma è ancora poco Milano. E così, quando meno te l'aspetti, sbuca la Class Action. Oggetto di parecchie proposte di legge stoppate, come accadde sul punto alla prima Bersani; ripresa con limature gentili nei confronti di banche e assicurazioni dal libro bianco di Rutelli; finita con poche speranze, da ultimo, nel calderone della finanziaria, per l'azione collettiva di risarcimento questa potrebbe essere davvero la volta buona. Tutto per un emendamento alla finanziaria firmato da Manzione e Bordon, e passato giovedì in Senato grazie alle distrazioni del forzista Antonione, il più improbabile dei Michael Clayton. Certo, manca ancora il passaggio alla Camera ed è certo che modifiche saranno proposte da più parti, con corredo di nuove polemiche. Mentre non accennano a placarsi, intanto, quelle che l'inattesa approvazione ha già scatenato. Si distingue, fino quasi a sorprendere, la virulenza con cui la Confindustria, da Luca Cordero di Montezemolo, passando per Maurizio Beretta e arrivando alle pagine del Sole24ore , condanna senza appello e senza sfumature la norma. Montezemolo ha parlato di provvedimento all'amatriciana. "Importiamo dagli Stati Uniti - ha detto - un qualcosa che anche lì si sta modificando. Il provvedimento sottoporrà tutte le aziende italiane, in particolare quelle più piccole, a ricatti e a problemi con una magistratura i cui tempi sono uno dei punti più negativi d'Italia. Del resto, quando una maggioranza approva un provvedimento e poi, mentre lo sta approvando, dice che va modificato è la dimostrazione di mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini e delle imprese e questo è insostenibile". Sorprende meno la protesta, già avanzata in sede di discussione, dal centrodestra e incentrata sulla necessità di affrontare l'introduzione di un istituto delicato in un iter normativo e in un dibattito parlamentare svincolato dal contesto complessivo della finanziaria. Nobile intento, e osservazione corretta, non fosse che le centinaia di sedute già dedicate al tema hanno portato sempre a un nulla di fatto e alle richieste di un surplus di meditazione. Lasciando il dubbio che solo un colpo di mano realizzato per mezzo di errore potesse fare della  class  action una legge. Tuttavia - liberato il voto di giovedì dalle sue implicazioni politiche e dalla persistente sensazione che quell'emendamento non avesse nella propria approvazione la finalità prima e ultima - è finalmente tempo di prendere la futura nuova legge dello stato per quel che è. Un evento epocale per i principi che sancisce e definitivamente introduce, da un lato; una legge insufficiente e migliorabile nel merito, dall'altro. Un primo punto di debolezza, da più parti sottolineato, riguarda la limitazione della possibilità di intraprendere l'azione collettiva alle sole sedici associazioni di consumatori e utenti elencate dal codice del consumo (disposizione già prevista dalla Bersani), che può essere allargata ad altre associazioni ammesse dal ministero della Giustizia in accordo con quello dello Sviluppo economico. 3 Jacopo Tondelli 17/11/2007.


Class action 2 cosa cambierà (sezione: Class action) ( da "Riformista, Il" del 17-11-2007)

 

Class  action 2 cosa cambierà Sarà migliorata con due modifiche L'orientamento del ministero dello Sviluppo è chiarissimo: l'azione collettiva, ha ribadito ieri Bersani, è "un passo avanti perché il consumatore è un cittadino e davanti a un torto non può essere lasciato solo, né può star zitto e subire". L'architettura della riforma resterà dunque immutata. Ma rispetto al testo dell'emendamento alla finanziaria targato Manzione-Bordon, qualche modifica andrà fatta. Gli uffici di via Veneto sono al lavoro per preparare i cambiamenti che dovrebbero arrivare già alla Camera. E gli sforzi degli uomini di Bersani sono concentrati in particolare su due aspetti. Il primo, lo ha evidenziato ieri anche il ministro, è lo strumento legislativo con cui individuare le associazioni dei consumatori che potranno intentare una  class  action. La norma approvata a Palazzo Madama prevede al comma 2 che sia un decreto, "sentite le commissioni parlamentari" a individuare le categorie. Ma Raffaello Sestini, capo del legislativo di via Veneto, spiega che "un decreto è insufficiente, perché potrebbe causare problemi di legittimità. Non rappresenta una base giuridica sufficiente per individuare le tipologie di soggetti da ammettere. Noi dunque siamo orientati ad un regolamento governativo". Per includere nuove tipologie di soggetti che possano chiedere un risarcimento - Sestini fa l'esempio di piccoli azionisti o di comitati di tutela dei cittadini per violazione di norme ambientali - andrà individuato un "filtro". Ed è probabile che la scelta sarà affidata a un giudice. Lo stesso giudice risolverà poi un altro problema, evidenziato da alcuni osservatori, cioè il rischio di abusi. L'idea è che dovrà valutare a porte chiuse, in Camera di Consiglio, se le azioni intentate sono fondate o meno. Il criterio di valutazione principale per escludere processi velleitari, osserva Sestini, sarà che "l'azione deve essere mirata anzitutto a tutelare un interesse collettivo". Quanto ai tempi per l'entrata in vigore, "non ci sarà bisogno di allungarli", commenta il consigliere, perché 180 giorni sono "più che sufficienti: l'importante è che siano vincolati all'entrata in vigore del regolamento". Sestini risponde anche nel merito delle accuse avanzate da alcune associazioni dei consumatori, che parlano di tempi troppo lunghi per il risarcimento, visto che bisogna attendere i tre gradi di giudizio: "e cosa c'entra con la  class  action? Lì occorre una riforma diversa, strutturale, che affronti il tema gravissimo dei tempi della giustizia. Comunque, personalmente sono favorevole all'idea di dare efficacia già al primo grado di giudizio, a risarcire i consumatori subito". Il consigliere ci tiene anche a mandare un messaggio al mondo industriale, che tanto veementemente ha protestato contro la riforma: "in qualsiasi sistema economico sano le  class  action dovrebbero essere viste con estremo favore, perché mettono alle corde la concorrenza sleale. Faccio un esempio: se un distributore allunga la benzina con l'acqua e perde una causa collettiva, i suoi concorrenti dovrebbero essere felici, o no?". Sestini non teme neanche l'affossamento della  class  action a Montecitorio: "quella è una riforma voluta dal governo, scritta nel programma, la faremo in ogni caso, anche con un altro provvedimento. È come l'acqua, piano piano si fa strada. E abbatte anche le dighe più alte". Tonia Mastrobuoni 17/11/2007.

Segue dalla prima  class  action di Jacopo Tondelli L'avvocato milanese Luca Ricci, che da anni opera nel settore della tutela dei consumatori e dei risparmiatori organizzando, nel perimetro di un ordinamento che non le prevede, "azioni collettive" fondate sulle adesioni dei singoli, vede in modo critico questo passaggio. "Il limite più grosso del provvedimento - spiega Ricci - sta qui, e nel rischio correlato di creare una lobby della  class  action costruita attorno a poche sigle che, per di più, esprimono tutte una coloritura o tendenza politica". Come a dire che il soggetto contro cui i cittadini-consumatori-risparmiatori vogliono ricorrere potrebbe orientare necessariamente la scelta dell'associazione, o quantomeno fortemente limitare il novero entro cui scegliere, già di per sé ristretto, in partenza, alle sedici autorizzate. E questo, secondo Ricci, potrebbe incrinare "il rapporto fiduciario tra cliente e avvocato, dal momento che la scelta del legale sarebbe sempre centralizzata e in capo all'associazione, e non ai ricorrenti, col rischio che l'interesse del singolo non lascia spazio all'interesse dell'associazione". A tal proposito, un'ipotesi alternativa che Ricci tratteggia, starebbe nella fissazione di un limite minimo di ricorrenti co-interessati che poi scelgono i loro legali, piuttosto che nella canalizzazione obbligatoria verso una tra le associazioni "ufficiali". Riassumendola negli altri suoi tratti principali, la riforma prevede che a stabilire i criteri della diversa liquidazione dei danni ai singoli partecipanti all'azione collettiva, sia il giudice in sede di condanna. I criteri fissati, poi, dovranno essere declinati e quantificati sui singoli casi dalla Camera di Conciliazione, composta pariteticamente dai difensori delle due parti e coordinati da un conciliatore di fiducia di entrambi. Questo ulteriore passaggio, innegabilmente, appesantisce una procedura non propriamente snella, e può allungare i tempi della soddisfazione come denunciato dal Codacons, unica voce critica tra le associazioni. Peraltro, il comma seguente prevede l'ipotesi che la Camera di Conciliazione risulti inutile rimandando al procedimento ordinario, di fatto limitando la funzione, pur tipica della  class  action, di deflazione processuale. Permane inoltre - in base alla Costituzione - il diritto individuale al ricorso processuale "classico" in qualunque fase. Le ultime polemiche riguardano poi il tetto del 10% del valore della controversia, come misura massima dei compensi, che pare facilmente riferibile, a detta di diversi operatori del settore, alla misura del risarcimento richiesto e quindi sprovvisto degli elementi di oscurità segnalati da alcuni. Dalla laboriosità del procedimento e dai necessari aggiustamenti di sistema che saranno necessari, emerge così la sensazione di una legge che ci metterà parecchio a funzionare, che difficilmente sembra poter respingere gli investitori stranieri o, peggio, mettere paura alle imprese italiane. Che pure tanto si sono agitate, per l'occasione. 17/11/2007.


Montezemolo: <No alla class action all'amatriciana> (sezione: Class action) ( da "Giornale.it, Il" del 17-11-2007)

 

Montezemolo: "No alla  class  action all'amatriciana" di Laura Verlicchi - sabato 17 novembre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato da Milano La  class  action? "Un provvedimento all'amatriciana". Ossia, secondo Luca Cordero di Montezemolo, fatto male, con buona pace dei ristoratori trasteverini (che peraltro hanno immediatamente protestato). Il presidente di Confindustria non cambia una virgola del giudizio negativo, già espresso subito dopo l'approvazione in Senato della norma sull'azione collettiva: "Un provvedimento sbagliato, rozzo, che creerà grandissimi e ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Quanto alle ipotesi di modifiche alla norma, sostenute dalla stessa maggioranza, Montezemolo si è limitato a rispondere: "È come se io presentassi la 500 dicendo che è buonissima, ma va modificata". Il ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani, invece, insiste nel suo tentativo di mediazione con gli imprenditori, spiegando che la norma può essere perfezionata per meglio stabilire chi abbia diritto ad attivare la procedura e di quando ne abbia diritto, introducendo una valutazione preventiva da parte di un magistrato per verificare la titolarità di chi promuove la procedura e per stabilire che la causa non abbia presupposti palesemente infondati e temerari. In ogni caso "anche la Bulgaria ha qualche norma in proposito. Non vedo perché l'Italia non possa essere dentro a questo meccanismo", sostiene il ministro. I consumatori, comunque, sono divisi: se per Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, la  class  action è "un passaggio storico per il consumerismo in questo Paese", per l'Aduc non è altro che "una bufala. I cittadini che volessero costituirsi in associazione per la tutela dei loro diritti non potrebbero farlo. Per esempio i danneggiati Parmalat non potrebbero ricorrere in quanto tali, anche con una loro associazione", afferma il segretario Primo Mastrantoni. Dal canto suo, il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, passa subito all'azione: "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450mila risparmiatori truffati dai bond argentini, ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". E replicando alle critiche del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, risponde: "Mi stupisce ancora una volta che Confindustria, associazione fra le imprese serie e credibili, difenda con questa posizione inspiegabile l'illegalità e i professionisti della frode, invece di espellerli anche dall'associazione, perché non c'è ragione di difendere coloro che praticano illegalità e truffe a danno di cittadini-consumatori e delle imprese più corrette".


Dagli illeciti finanziari ai viaggi truffa (sezione: Class action) ( da "Giornale.it, Il" del 17-11-2007)

 

Di Redazione - sabato 17 novembre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato Danni da farmaci pericolosi o da fumo, viaggi truffa, illeciti finanziari e danneggiamenti ambientali. Sono solo alcuni dei casi in cui i consumatori italiani vittime di un illecito potranno unire le proprie forze, sopportare costi minori (visto che una parte della parcella degli avvocati sarà pagata dalla società condannata) e intentare un'azione collettiva, la cosiddetta  class  action. Basterà rivolgersi a una delle associazioni dei consumatori riconosciute dal governo (al momento sono quelle iscritte al Cncu, consiglio nazionale consumatori e utenti) che si occuperà di tutto, avviando un'azione legale in base alle segnalazioni ricevute sullo stesso problema. Se il tribunale civile stabilirà la colpevolezza, dell'azienda, fisserà anche le modalità per stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso a ogni singolo cittadino. Il passaggio seguente è la Camera di Conciliazione, istituita presso il tribunale che si occupa della causa, nella quale i difensori dei consumatori e la società chiamata in causa cercheranno un accordo sui rimborsi individuali.


Da parmalat a cirio: risarcimenti più facili (sezione: Class action) ( da "Tirreno, Il" del 17-11-2007)
Pubblicato anche in:
(Nuova Ferrara, La) (Provincia Pavese, La) (Gazzetta di Reggio) (Gazzetta di Modena,La) (Nuova Sardegna, La) (Gazzetta di Mantova, La) (Citta' di Salerno, La)

 

Class action. I "bidonati" potranno unirsi in gruppo e intentare una causa collettiva tramite le associazioni Da Parmalat a Cirio: risarcimenti più facili I consumatori pronti, Montezemolo critico: provvedimento all'amatriciana Per Codacons e Aduc si poteva fare di più: i danneggiati dovranno aspettare vent'anni ROMA. Le associazioni dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso": appena la class action - cioè la causa collettiva - approvata con la Finanziaria diventerà operativa, i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450mila risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Analoga soddisfazione viene espressa da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, mentre critiche arrivano da Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani sottolinea che "è un passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata. Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che è "giusto porsi il problema", Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a suo tempo aveva usato per definire la legge elettorale: "un provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "E' triste doverlo dire, ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali infatti "si importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli Usa, qualche cosa che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte le aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi con una magistratura" i cui tempi già oggi sono biblici e che finirà intasata". E stanchi di essere presi come unità di misura negativa, a Montezemolo hanno scherzosamente risposto alcuni ristoratori. Che gli hanno ricordato che "l'amatriciana rozza non è", anzi, è una bandiera del made in Italy. Ma in quali casi si può intentare una class action, cioè un'azione collettiva? Danni da farmaci pericolosi o da fumo, viaggi truffa, illeciti finanziari e danneggiamenti ambientali. Sono alcuni dei casi in cui i consumatori 'vittime' di una qualche sorta di illecito da parte di un'azienda potranno unire le proprie forze, sopportare costi minori e intentare un'azione. Si tratta dunque di una tutela in più, perché, ad esempio, se avviare una causa singola può essere scoraggiante in termini di costi, tempo e impegno, con l'azione collettiva basta che un gruppo di cittadini si rivolga a una delle associazioni dei consumatori riconosciute dal governo e quella si occuperà di tutto.


Class action, consumatori divisi (sezione: Class action) ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 17-11-2007)

 

PRIMO PIANO 17-11-2007 AZIONI LEGALI COLLETTIVE MONTEZEMOLO: "COSI' NON VA. MISURE ALL'AMATRICIANA" Class action, consumatori divisi ROMA Adusbef: "Raffica di cause alle banche" Codacons: "Servono molte modifiche" II Danni da farmaci pericolosi o da fumo, viaggi truffa, illeciti finanziari e danneggiamenti ambientali. Sono solo alcuni dei casi in cui i consumatori italiani "vittime " di una qualche sorta di illecito da parte di un'azienda di beni e servizi potranno unire le proprie forze, sopportare costi minori (visto che una parte della parcella degli avvocati sarà pagata dalla società condannata. Il tetto fissato è, al massimo, il 10% del valore collettivo del risarcimento) e intentare un'azione collettiva, la cosiddetta class action, su cui si sono scatenate le polemiche delle associazioni di categoria. "Bisogna assolutamente evitare che le cause dei singoli siano bloccate o sospese quando è in corso un'azione collettiva. Inoltre la class action non deve avere costi eccessivi per le associazioni dei consumatori, poichè un costo elevato significherebbe vanificare l'attività dell'associazione stessa" afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Di diverso avviso l'associazione Cittadinanzattiva. "Gli ambiti di applicazione della class action devono coincidere con quelli di cui tratta il codice del consumo. Per questo chiediamo che l'azione collettiva venga applicata non solo nei contratti di massa stipulati con le imprese, ma anche nei confronti della pubblica amministrazione, per danni ambientali e alla salute" dice il vice segretario generale Giustino Trincia. "Sono almeno dieci anni che ci battiamo per colmare con l'azione collettiva il gap tra l'Italia e i Paesi più avanzati sul versante della tutela dei diritti dei cittadini consumatori " prosegue Trincia. Resta contrario il presidente di Confindustria. "E' triste doverlo dire ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, un provvedimento all'amatriciana. è una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori" dice Luca Cordero di Montezemolo a nome degli imprenditori. "Si importa dagli Usa ha spiegato Montezemolo a margine di una premiazione all'Università Luiss - che hanno strutture e magistratura degli Usa". Incalzato su quanto ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani, e cioè che la norma potrebbe essere modificata attraverso un regolamento, il numero uno di viale dell'Astronomia ha sorriso facendo un esempio: "E' come se presentassi la 500 dicendo che è una buonissima macchina, ma che va modificata". Di tutt'altro avviso Bersani: "E' un passo avanti perché il consumatore è un cittadino e davanti ad un torto non può essere lasciato solo, nè può star zitto e subire". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini, ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio" ha annuncia il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti. "Mi stupisce ancora una volta che Confindustria, associazione fra le imprese serie e credibili, difenda con questa posizione inspiegabile l'illegalità e i professionisti della frode - aggiunge Lannutti -. Sono proprio i bidonati delle banche che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali, intentate dall'Adusbef nei tribunali, con migliaia di cause tutte vittoriose sull'anatocismo, per la maggior parte vinte in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini. Ma sarà possibile rivalersi anche sui cattivi consigli delle banche in merito ai tassi variabili dei mutui, quando vi era la certezza di un aumento imminente del costo del denaro e che hanno gettato a rischio di insolvenza 1,9 milioni di famiglie su 3,2 milioni di mutuatari ". Critico Il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo. FOTO AP.


Class action, si parteda Parmalat e Cirio (sezione: Class action) ( da "Secolo XIX, Il" del 17-11-2007)

 

L'annuncio dei consumatori. Montezemolo: norma senza senso roma. Le associazioni dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso": appena la  class  action approvata con la Finanziaria al Senato diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "che crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti "sono i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e più virtuosi". E se analoga soddisfazione è stata espressa anche da Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro Bersani sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che "sia giusto porsi il problema", Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a suo tempo aveva usato per definire la legge elettorale: "Un provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "È triste doverlo dire, ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali infatti "si importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli Usa, qualche cosa che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte le aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi con una magistratura i cui tempi già oggi sono biblici e che finirà intasata". "Come sempre - ha aggiunto - quando c'è un principio su cui lavorare, noi riusciamo a fare qualcosa di negativo". Oltretutto è una misura che "non si capisce cosa abbia a che fare con la Finanziaria". Forse "stanchi" di essere presi come unità di misura negativa, a Montezemolo hanno scherzosamente risposto alcuni ristoratori romani. Che gli hanno ricordato che "l'amatriciana rozza non è, anzi ha una lunga tradizione". Intanto, cresce la rabbia dei consumatori anche su un altro fronte: quello dei mutui. Adusbef, Codacons, Federconsumatori e Adoc attaccano gli istituti di credito, contro i quali dichiarano di aver ricevuto oltre 31.000 reclami su vari temi quali la penale sui mutui e la loro portabilità, la cancellazione del'ipoteca e la simmetria dei tassi. In particolare, 19.836 reclami hanno riguardato la simmetria dei tassi, 9.073 la portabilità dei mutui, 1.267 la cancellazione dell'ipoteca e 967 la penalità. fe. f. 17/11/2007 Post-it 17/11/2007 "La  class  action è un provvedimento all'amatriciana", dice Montezemolo. Sempre meglio della (sua) solita minestra. 17/11/2007.


L'emendamento che prevede delle prove da superare è puro ideologismo, perché tutti sa (sezione: Class action) ( da "Messaggero, Il" del 17-11-2007)

 

Di PAOLO POMBENI L'emendamento che prevede delle prove da superare è puro ideologismo, perché tutti sanno che in questi casi non di selezione si tratta, ma di finzioni per salvare le forme. Il secondo è la famosa questione della " class  action". È un tema delicatissimo, che se da un lato consente giuste difese ai consumatori deboli, dall'altro può creare meccanismi perversi di lobbismo se non di avventurismo di profittatori che ricattano le imprese. Lo si è fatto passare in una legge omnibus, tanto per stabilire un principio ideologico, anziché lavorare ad una rigorosa normativa. Guardando le cose con freddezza si deve concludere che in realtà serve una riforma istituzionale, la sola capace di ricostruire il quadro sfilacciato del nostro sistema politico: del resto lo ha esplicitamente detto anche Veltroni, la cui leadership esce rafforzata, essendo stato lui il motore della ripresa del dialogo sulle riforme. Ovviamente quella elettorale è una cosa importante, ma non è un filtro magico che libera dall'incantesimo del sonno della politica. Tanto per fare un esempio semplice, più volte ripetuto dagli esperti, non serve a nulla immaginare sistemi di sbarramento elettorale alla frammentazione, se poi si consente che, chiuse le urne, gli eletti si frammentino come vogliono in Parlamento (beffando gli elettori) e siano pure premiati per questo grazie ai vari meccanismi di finanziamento. Altrettanto si dica per questo sistema di doppie letture (Camera e Senato), ormai sbilanciato e senza senso, che consente però molti giochi e giochetti. E anche oggi i più avventuristi già pensano ad interventi correttivi della Finanziaria alla Camera, che poi rinvierà la legge al Senato, dove magari qualche colpo di mano può ancora essere possibile. Sono tutte questioni che non interessano solo uno dei due poli, ma entrambi, se l'orizzonte è davvero una "fase nuova" che ci tolga da questo impasse ormai troppo lungo. Che arrivarci sia difficile lo sappiamo benissimo, visti anche molti interessi politici e corporativi che remano contro. Però, tolto di mezzo il sogno della spallata al buio e toccato con mano da parte degli "indisciplinati" del governo il rischio che si corre a tirare troppo la corda, forse si apre la porta ad una fase di vero lavoro politico. Sappiamo tutti che ce n'è gran bisogno.


Azione collettiva in due mosse (sezione: Class action) ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-17 - pag: 6 autore: Azione collettiva in due mosse La class action parte davanti al giudice, poi la camera di conciliazione Giovanni Negri MILANO La Finanziaria 2008, nell'emendamento approvato giovedì a sorpresa, ha immaginato una procedura a due stadi per la class action all'italiana: la prima procedura è prevista davanti all'autorità giudiziaria e la seconda di fronte a una camera di conciliazione. L'emendamento votato dal Senato per introdurre nel nostro ordinamento giuridico una forma di tutela collettiva degli interessi di utenti e consumatori avrà sicuramente bisogno di correzioni anche significative alla Camera per rispondere alle numerose questioni lasciate in sospeso. Già il presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, davanti alla quale si era sinora discusso della misura, Pino Pisicchio, ne individua alcuni: "Restano aperti quegli aspetti relativi alla posizione del cittadino all'interno del sistema. Deve risultare chiaro che quello della class action è uno strumento processuale agibile, che ogni cittadino deve poter assumere conoscenza del fatto che un'azione si sta intentando, e devono esser chiare anche le prerogative del magistrato relativamente alla valutazione della richiesta". La procedura Proprio la richiesta costituisce il punto di partenza per una descrizione della procedura, descritta nel grafico. E sin da qui iniziano le incertezze. Perché la disciplina voluta dal Senato individua nelle 16 associazioni inserite nel Cncu (Consiglio nazionale consumatori e utenti) le figure abilitate a promuovere le azioni collettive. Ma poi si preoccupa di estendere il perimetro, aprendo la strada a future integrazioni da definire attraverso un decreto interministeriale tra Giustizia ed Economia. Quindi, per ora, nessuno spazio per forme di aggregazione spontanea concentrate su unica specifica azione giudiziaria (alla Erin Brokovich, per intendersi). L'azione,poi,va proposta dalla singola associazione o da una "federazione" di associazioni davanti al tribunale del luogo dove ha la residenza la società o l'impresa chiamata in causa. La proposizione ha, tra l'altro,l'effetto immediato di interrompere il corso della prescrizione. L'obiettivo, naturalmente, è ottenere il risarcimento dei danni subiti nel corso di una serie di rapporti giuridici o di situazioni di fatto. Anche in questo caso qualche precisazione ulteriore sarebbe opportuna visto che si parla esplicitamente di contratti per adesione disciplinati dall'articolo 1342 del Codice civile, contratti che il consumatore deve accogliere "a scatola chiusa" senza possibilità alcuna di negoziazione o di modifica. Ma nel campo dei rapporti azionabili davanti al giudice c'è spazio anche per atti illeciti commessi al di fuori dello stretto rapporto contrattuale, per pratiche commerciali illecite, per condotte anticoncorrenziali realizzate da società fornitrici di beni e servizi. Con un'unica, ovvia, condizione: che a essere lesi siano i diritti di una pluralità di utenti o consumatori. Dopo la causa La nuova disciplina non precisa regole procedurali per lo svolgimento della causa collettiva, ma si preoccupa del suo esito: con la sentenza di condanna, infatti, l'autorità giudiziaria non decide immediatamente quanto è dovuto a ogni singolo consumatore, ma fissa solo criteri di ordine generale in base ai quali andrà poi definita la somma. Davanti al giudice è poi previsto che si possa raggiungere, in sede di conciliazione, un accordo transattivo. Ed è a questo punto che si innestano le forme di pubblicità per fare conoscere all'opinione pubblica l'esito della class action. L'emendamento,infatti,prevede che sia l'impresa, a sue spese, a dovere informare utenti e consumatori della conclusione della causa e della condanna ricevuta. Subito dopo entra in gioco il secondo stadio della procedura, che fa perno sull'istituzione di una Camera di conciliazione, nella quale sono rappresentatiin maniera paritetica i difensori degli utenti e delle imprese con la guida di un conciliatore iscritto all'Albo per le giurisdizioni superiori. è all'interno della Camera di conciliazione che viene determinata la cifra da corrispondere a ogni singolo consumatore. Può anche essere che dalla Camera di conciliazione non sortisca una soluzione soddisfacente per il consumatore, che potrebbe non vedere riconosciuta la sua qualità di soggetto interessato al risarcimento oppure perchè la somma proposta è troppo bassa. La disciplina lascia allora aperta la porta per la proposizione di una causa ordinaria, da singolo, davanti al tribunale. LE OPPORTUNITà Non c'è spazio per ora per forme di aggregazione spontanea concentrate su un'unica azione giudiziaria all'americana LE CONSEGUENZE è l'impresa a sue spese a dover informare gli interessati della conclusione della causa e della condanna ricevuta.


Un mostro giuridico da riscrivere integralmente (sezione: Class action) ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-17 - pag: 7 autore: INTERVENTO Un "mostro giuridico" da riscrivere integralmente di Guido Alpa * u Continua da pagina 1 I nnanzitutto mette insieme, come se fossero situazioni equipollenti, "small claims" e altre azioni risarcitorie. Le "small claims" richiedono una disciplina a sé, un filtro molto rigido per evitare frivole rivendicazioni, o manovre ricattatorie, e pure per evitare che modestissimi danni – pur moltiplicati per migliaia di persone – si convertano nella distruzione di servizi o apparati produttivi utili per il Paese e rilevanti per il mercato. Gli episodi sconcertanti dei danni da black-out o da lievi ritardi dei treni, assecondati da qualche giudice di pace, dovrebbero costituire un monito per il legislatore, perché class action promosse contro le Ferrovie dello Stato o contro l'Enel rischierebbero di privare l'intero Paese di due servizi essenziali, attesi gli ingenti danni che i due enti dovrebbero subire, se fossero tenuti a risponderne già sulla base di una valutazione preliminare della fondatezza della domanda. Non è necessario essere abili gius-economisti per rendersi conto di questa ovvia conseguenza. La violazione di diritti contrattuali come quelli conculcati nel caso Parmalat non implica problemi di accesso alla giustizia; sono migliaia i casi, decisi favorevolmente in primo grado, con cui i risparmiatori hanno potuto ottenere soddisfazione; se mai la vicenda richiede diversi accorgimenti processuali e indirizzi univoci di diritto sostanziale. Ancora, con riguardo ai settori in cui l'azione collettiva è ammessa: uno di essi, per la formulazione ricevuta, è indecifrabile ("illeciti commessi nell'ambito di rapporti giuridici relativi a contratti cosiddetti per adesione , di cui all'art. 1342 del Codice civile, che all'utente non è dato contrattare e modificare"). A parte il fatto che il Legislatore – o il Governo – si dovrebbero preoccupare delle ragioni per cui le disposizioni sulle clausole vessatorie nei contratti dei consumatori, ora contenute nel Codice del consumo, non hanno portato alcun beneficio, val la pena di ricordare che l'illecito appartiene all'area extracontrattuale; che i contratti "cosiddetti per adesione" non riguardano solo i consumatori ma anche i professionisti; che per tutelare il consumatore se mai si dovevano richiamare le disposizioni del Codice del consumo, contenute nello stesso testo nel quale si vorrebbe inserire questo delle azioni collettive; ancora, che interpretata alla lettera, la disposizione diviene inefficace se al consumatore fosse consentito di negoziare anche una sola clausola (ad es., il prezzo delle commissioni, i tassi, i rischi coperti, etc.). Vi sono poi altri problemi. La legittimazione ad agire, pur allargando lo spettro dei soggetti, non include i comitati, che costituiscono l'espressione più democratica ed efficace delle istanze dei consumatori, e richiede l'iscrizione dei soggetti agenti ad un registro ministeriale, limitando il diritto alla difesa. Nel testo si parla poi di diritti : ricordo che l'azione inibitoria si riferisce anche agli interessi; che fine faranno gli interessi collettivi? Il modello introduce cripticamente un sistema opt-out, senza porsi il problema se esso sia conciliabile con il dettato costituzionale, senza considerare le esperienze già esistenti in Europa, e senza valutare comparativamente gli interessi delle categorie di consumatori e gli interessi delle categorie degli imprenditori. La gestione dei rimborsi individuali tramite una camera di conciliazione successiva alla decisione di accertamento (e condanna?) della responsabilità dell'impresa implica il rovesciamento della logica giuridica processuale, perché la conciliazione serve a prevenire le cause, altrimenti trattasi di una "camera di transazione"; la possibilità di proseguire l'azione giudiziaria nel caso che il consumatore rimanga insoddisfatto contraddice tutta la procedura svolta fino a quel momento, perché fallisce lo scopo di concentrare e concludere in un solo procedimento le domande dei danneggiati; la fissazione di un importo – pari al massimo al 10% – per le spese di difesa implica il prodursi degli effetti di un patto di quota lite, mediante il quale si privano i danneggiati del ristoro totale. Senza calcolare che il sistema sollecita l'applicazione delle success fees, ripudiate dagli organismi rappresentativi della categoria forense in Italia e condannate in molte esperienze europee, e dà ingresso all'accaparramento di clientela, vietato dal codice deontologico forense. Consideriamo l'ultima perla: la nullità dei contratti conclusi durante la campagna pubblicitaria per effetto di un messaggio pubblicitario ingannevole. Qui si potrebbe scrivere un poema satirico. Sia sufficiente segnalare che il messaggio pubblicitario è rivolto alla generalità, che dare la prova di aver concluso il contratto per effetto del messaggio rivolto al pubblico è pressoché impossibile, che se si dovesse formare una volontà distorta del consumatore per effetto di quel messaggio si dovrebbe parlare di annullamento e non di nullità,, che – correlato con gli effetti di un prospetto informativo lacunoso o recettivo nei contratti finanziari – il rimedio introdotto è ben più radicale, e, soprattutto, che il contratto è concluso dal consumatore non con chi ha lanciato il messaggio ma con il rivenditore-dettagliante. L'esercitazione potrebbe continuare: ma non si diceva che in Parlamento sedevano troppi giuristi? * Presidente Consiglio nazionale forense COMITATI ESCLUSI La legittimazione ad agire non include le forme più democratiche di rappresentanza.


Sedici sigle che non trovano l'intesa (sezione: Class action) ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-17 - pag: 7 autore: L'universo consumatori. L'Adusbef esulta - Il Codacons: è una schifezza Sedici sigle che non trovano l'intesa Serena Danna MILANO Nata da un errore. Un momento di distrazione, la confusione e il dito che va sul tasto sbagliato. è passata così la class action. Con le lacrime del "colpevole", il senatore di Forza Italia Roberto Antonione, a fungere da acqua battesimale alla norma. Forse non poteva esserci genesi diversa per questa azione collettiva all'italiana. E le reazioni delle associazioni dei consumatori, beneficiarie dello strumento, non sono certo da meno, divise, come sempre, tra il plauso e lo sdegno: "Una schifezza" per il Codacons dell'avvocato Carlo Rienzi, una norma degna dell'"Italia di Arlecchino e Pulcinella " per l'Aduc, una vittoria per l'Adusbef, Altroconsumo e il Movimento consumatori (Mc). A completare il quadro c'è Cittadinanza Attiva che chiede di estendere la legge alla Pubblica amministrazione. C'è da scommettere che lesigle non troveranno un accordo. A metterle insieme, fino ad oggi, ci è riuscito solo il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (Cncu). Forse perché l'iscrizione all'elenco del Cncu è il requisito indispensabile per accedere ai fondi statali, che vengono ripartiti non sulla base di criteri selettivi, bensì sul numero delle associazioni presenti. Al registro sono iscritte oggi sedici sigle, che, ogni anno, ricevono milioni di euro dal ministero delle Sviluppo economico per progetti non sempre di indubbia utilità. L'ultimo che si registra è la "Lotteria nazionale dei consumatori", nata per "coniugare la voglia di giocare e la necessità di essere informati". In fondo, le sigle italiane sono abbastanza abituate ad agire sui confini. Ad esempio quelli tra consumerismo e sindacato, come nel caso delle tre di emanazione sindacale: Federconsumatori (Cgil), Adiconsum (Cisl) e Adoc (Uil), che, messe insieme, fanno circa 300mila iscritti. Queste, pur gestendo i finanziamenti in autonomia, hanno spesso le stessi sedi, e iscritti e collaboratori in comune. Oppure il confine delle regole, come nel caso di Altroconsumo, l'associazione presieduta da Paolo Martinello, che è stata accusata in passato da alcune "colleghe" di essere una società di capitali e non un'organizzazione no-profit. Stesso problema ha avuto il Codacons, accusato di ricevere "finanziamenti illeciti dalle imprese". Ma la terra di confine preferita dal consumerismo nostrano resta senza dubbio la politica: odiata, amata e anche provata. Carlo Rienzi, in questa duplice tensione verso il consumatore e il Parlamento, ha fatto scuola a tutti i colleghi. Perché se è vero che ci hanno provato in molti, da Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef al segretario del Mc, Alessandro Miano – e che qualcuno ci è anche riuscito (come Stefano Inglese, ex presidente del Tribunale per i diritti del malato entrato nella squadra del ministro Livia Turco, e Donatella Poretti passata dall'Aduc alla Rosa nel Pugno) – l'avvocato salernitano, a seconda delle elezioni, dal 2004 in poi, è passato con grande elasticità da Veltroni a Storace, dall'"indipendenza da Berlusconi e Prodi"all'appoggio a entrambe le coalizioni. Niente da fare. Rienzi è ancora in pista, anche se oggi ha uno strumento in più tra le mani: la class action.


Come funziona negli altri Paesi (sezione: Class action) ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-17 - pag: 7 autore: Come funziona negli altri Paesi Francia Vi sono due proposte all'esame del Parlamento, una governativa e l'altra espressione di un gruppo di senatori dell'opposizione sono stati elaborati due modelli alternativi di azioni collettive: l'azione di gruppo più vicina al modello statunitense e canadese; l'azione per la responsabilità da "préjudice de masse" l'ordinamento prevede già dal 1992 un' azione collettiva inserita nel Codice del consumo dove le associazioni dei consumatori agiscono in rappresentanza di una pluralità di soggetti. è inutilizzata perchè troppo complessa: in 14 anniè stata promossa cinque volte.


Class action all'amatriciana (sezione: Class action) ( da "Manifesto, Il" del 17-11-2007)

 

Class  action "all'amatriciana" Al presidente di Confindustria non piace l'azione collettiva. Si dividono le associazioni dei consumatori. Per Bersani la Camera dovrà rivedere il progetto Roberto Tesi Montezemolo non ci sta: l'introduzione della  class  action proprio non gli piace. Lo definisce un provvedimento "sbagliato, rozzo che creerà grandissimi ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Per il presidente della Confindustria quello approvato dal senato è un provvedimento "all'amatriciana". Di parere totalmente opposto il giudizio di Pier Luigi Bersani: "la norma sulla  class  action è un passo avanti perché il consumatore è un cittadino e davanti a un torto non può essere lasciato solo, ne può star zitto e subire". Ma tenta anche di rassicurare le imprese. Il ministro dello Sviluppo economico in una conferenza stampa tenuta ieri ha anche cercato di assicurare le imprese, sostenendo che "a norma può essere perfezionata sia attraverso un attento esame in un apposito regolamento governativo di chi abbia diritto ad attivare la procedura e di quando ne abbia diritto, sia prevedendo un filtro giurisdizionale in Camera di consiglio, vale a dire a porte chiuse, per verificare la titolarità di chi promuove la procedura e il fatto che la procedura stessa non abbia presupposti palesemente infondati e temerari". Ma la Confindustria non è sola nel temere gli effetti negativi della "azione collettiva". Giudizio fortemente negativo è arrivato anche dalla Confcooperative secondo la quale "sull'onda delle emozioni fa la sua comparsa una  class  action inadeguata e controproducente che risulta essere solo una zavorra insostenibile per il nostro sistema produttivo", ha dichiarato il presidente Luigi Marino. Divise le associazioni dei consumatori. Mentre Altroconsumo parla di "un passaggio storico per il consumerismo in questo Paese", molto sprezzante è il giudizio del Codacons che definisce la norma "una schifezza". Secondo il Codacons, "ben lungi dall'essere un'azione collettiva dei consumatori simile a quella americana, il Senato ha approvato un pastrocchio. Non c'è danno punitivo e i consumatori potranno avere un risarcimento solo se giovani, visto che dovranno aspettare almeno 20 anni prima di poter avere una liquidazione dei danni". E questo perché ci sarebbero almeno tre giudizi, ognuno con tre gradi, per un totale di nove processi, prima che il procedimento possa essere definitivamente chiuso. Non la pensa allo stesso modo l'Adusbef. Per il presidente Lannutti, infatti, il provvedimento varato "riaccende le speranze per milioni di cittadini truffati dai professionisti del raggiro". E cita il caso delle banche che dopo aver truffato un milione di risparmiatori ai quali aveva "appioppato obbligazione bidone - Cirio, Parmalat, Giacomelli, bond argentini, My way e for You - hanno piazzato prodotti derivati fraudolenti, spacciati per strumenti di copertura contro i rischi dei tassi o dei cambi". Insomma, giudizi contrastanti. Ma la verità qual è? Probabilmente ha ragione il Codacons: il provvedimento approvato di gran fretta dal senato sembra avere molte lacune e sicuramente necessiterà (alla camera) di modifiche e quindi di una seconda lettura al senato. Quello che è certo che l'azione risarcitoria collettiva potrà essere promossa solo dal Cnun, le associazioni dei consumatori (attualmente 16) e da altre associazioni o portatori di interesse collettivi, individuate dal ministero di giustizia, sentito il parere del ministero dello sviluppo e delle commissioni parlamentari. Negli Usa, invece, la  class  action può essere avviata anche da un singolo cittadino. E a proposito di Usa, c'è da sottolineare come la più rilevante azione collettiva in essere è quella contro la Chiquita iniziata da 400 famiglie colombiane che chiedono un indennizza di 7,8 miliardi. L'azione collettiva potrà essere proposta da consumatori, utenti e anche investitori, ma per questi ultimi con criteri ancora da definirsi, ma solo 180 giorni dopo l'approvazione della legge. Sarà un giudice a stabilire se l'impresa va condannata e fisserà i paletti per il rimborso che però sarà stabilito da una camera di conciliazione. Se i danneggiati saranno insoddisfati, potranno proseguire l'azione legale individuale.


"Su tango bond e Cirio faremo causa" (sezione: Class action) ( da "Stampa, La" del 17-11-2007)

 

L'ADUSBEF ANNUNCIA: UNA VOLTA APPROVATA, AVVIEREMO LA PROCEDURA A FAVORE DEI RISPARMIATORI TRUFFATI "Su tango bond e Cirio faremo causa" [FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA Confindustria insiste: la  class  action all'italiana è da buttare, anzi: è "un provvedimento - tuona Luca Montezemolo, presidente degli industriali - all'amatriciana". Ma se i cuochi di Roma scendono in campo per difendere il saporito sugo con pomodoro e guanciale, intanto c'è chi conta i giorni che mancano al varo della legge Finanziaria: all'Adusbef (e non solo) ci si prepara infatti a lanciare massicce azioni legali collettive per "vendicare" i risparmiatori bidonati nei casi Parmalat, Cirio, Giacomelli e bond argentini. Giovedì una nota di Confindustria aveva parlato di "mossa ostile al mondo dell'impresa"; ieri il leader degli imprenditori ha rincarato la dose. "È triste doverlo dire - ha detto Montezemolo - ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, un provvedimento all'amatriciana. È una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi e ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo il presidente di Confindustria, importiamo dagli Usa una norma "che anche lì si sta modificando", che peraltro sottoporrà "tutte le aziende italiane, e in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi con una magistratura i cui tempi sono uno dei punti più negativi del Paese". E non servono nemmeno le rassicurazioni del governo sul fatto che il provvedimento verrà corretto per evitare le cause infondate: "è mancanza di rispetto", conclude Montezemolo. Non è d'accordo il ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani. Legge "all'amatriciana"? "Strano - è la replica - visto che un provvedimento simile è stato adottato anche in Paesi come la Bulgaria". La norma "è un passo avanti perchè il consumatore è un cittadino e davanti a un torto non può essere lasciato solo, né può star zitto e subire". Bersani cerca però di placare il terrore di Confindustria: la norma "può essere perfezionata" per evitare "pratiche distorsive". Ovvero, si può meglio precisare chi ha il diritto o meno di attivare la causa collettiva e affidare al giudice la possibilità di scartare automaticamente vertenze "palesemente infondate e temerarie". Tuttavia, conclude il ministro, una legge serve, perché "tutti dobbiamo riconoscere che c'è un interesse sia del consumatore sia dell'impresa a un mercato che caratterizzato da un nuovo civismo". Quasi tutte le associazioni dei consumatori plaudono all'introduzione dello stumento della  class  action. "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450 mila risparmiatori truffati dai bond argentini", annuncia il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti. Nell'azione collettiva confluiranno le migliaia di azioni legali individuali ("tutte vittoriose", spiega l'Adusbef) sui clamorosi casi finanziari che hanno visto risparmiatori truffati. Analoga soddisfazione esprimono anche Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Altroconsumo, che parla di "passaggio storico per il consumerismo". Sul fronte opposto - ma perché considerano la norma troppo "morbida" e lenta - Codacons e Aduc: "Con questa  class  action - sostiene il segretario Aduc Primo Mastrantoni - ci vorranno 20 anni prima di aver definitivamente ragione e ottenere un risarcimento. È una schifezza". Si contesta anche l'impossibilità per i cittadini di costituirsi in associazione per la tutela dei loro diritti, e il fatto che la legge non prevede il danno punitivo. E se per il segretario confederale dcella Cgil Nicoletta Rocchi, "le critiche arrivate dalla Confindustria, magari argomentate sul piano delle imperfezioni sempre migliorabili, non convincono assolutamente e tradiscono interessi non legittimi della parte più arretrata dei loro associati, a fianco di Montezemolo si schierano Riccardo Pedrizzi (Alleanza Nazionale) e Luigi Marino (Confcooperative).


PUÒ ESSERE l'Antitrust il filtro per evitare quel diluvio di azioni collettive (sezione: Class action) ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 17-11-2007)

 

"temerarie e manifestamente infondate" che tanto temono gli imprenditori. Antonio Catricalà, presidente dell'Autorità per la concorrenza, lo chiede in modo esplicito. "Rivendico un ruolo sull'ammissibilità della class action. L'Antitrust ha le competenze per stabilire se le clausole applicate sono vessatorie o eccessivamente onerose". In molti casi "potremmo chiedere all'impresa di eliminarle aggiunge e, se non lo fa, applicare una multa commisurata al fatturato". Assicurazioni, autobus, fornitura di luce e gas, potrebbero finire nel mirino. E le decisioni arriverebbero al più tardi in quattro mesi.


<Class action> in salita Consumatori divisi (sezione: Class action) ( da "Corriere della Sera" del 17-11-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-11-17 num: - pag: 36 categoria: REDAZIONALE Nella Finanziaria Il ministro Bersani: si può migliorare "Class  action" in salita Consumatori divisi Montezemolo: una norma all'amatriciana La protesta dei ristoratori romani. Cause collettive: Adiconsum "fatto storico", "una bufala" per Codacons ROMA - Partenza in salita per l'introduzione della  class  action approvata l'altro giorno dal Senato. Il mondo produttivo si ribella, con il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo che la definisce "una misura rozza e all'amatriciana " e con le associazioni dei consumatori divise. Per Altroconsumo si tratta di un "passaggio storico" mentre Aduc e Codacons la definiscono "una bufala e una schifezza, il Paese è in mano alle lobbies delle banche e delle assicurazioni ". Nella maggioranza cominciano i primi distinguo con Stefano Pedica (Italia dei valori) che minaccia di non votarla alla Camera se il testo non verrà modificato. Lo stesso presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Pino Pisicchio ha messo le mani avanti sia sulla scelta dello strumento legislativo (cioè un emendamento alla Finanziaria) sia invocando miglioramenti. Pierluigi Bersani, ministro delle Sviluppo economico e autore delle "lenzuolate" a favore dei consumatori, è intervenuto annunciando la possibilità di "perfezionamenti" e prospettando "un filtro giurisdizionale per verificare la titolarità di chi promuove la procedura e il fatto che la procedura stessa non abbia presupposti palesemente infondati e temerari". Per il resto la difende sia perché una "volta tanto anticipiamo Bruxelles" e poi perché con la norma sulla  class  action "un cittadino davanti ad un torto non viene lasciato solo". Nonostante queste assicurazioni, Montezemolo (al quale i ristoratori romani si sono rivolti risentiti per il suo attacco contro l'amatriciana) ha manifestato tutta la preoccupazione del mondo imprenditoriale raccogliendo anche l'adesione di Luigi Marino per la Confcooperative. E ha criticato le parole di Bersani: "E' come se io presentassi la 500 dicendo che è una buonissima macchina, ma che va modificata ". Per la Cgil, che ha espresso un giudizio positivo, la posizione della Confindustria è "incomprensibile" e "tradisce interessi non legittimi della parte più arretrata dei loro associati". Roberto Bagnoli.


Alt negli Usa alle cause finte (sezione: Class action) ( da "Corriere della Sera" del 17-11-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-11-17 num: - pag: 36 categoria: REDAZIONALE Il riflusso Dopo il boom delle azioni collettive Alt negli Usa alle cause finte NEW YORK - Se l'eroina delle  class  action americane è Erin Brockovich come l'ha rappresentata Julia Roberts nell'omonimo film, l'anima nera delle "azioni di massa" è William S. Lerach. L'avvocato ex re delle cause che hanno fatto tremare le blue chip di Wall Street è passato dall'essere un paladino dei consumatori a reo confesso di crimini federali (la sentenza è attesa a gennaio 2008). A fine ottobre ha ammesso di aver cospirato per trasformare le  class  action in un vero e proprio business per il suo studio legale, pagando bustarelle a individui per convincerli a intentar causa e "inventando " casi, con lo scopo di estorcere patteggiamenti alle aziende colpite. Così, secondo i giudici, Lerach e soci hanno guadagnato illecitamente centinaia di migliaia di dollari dal 1983 al 2005, perché le società preferiscono pagare piuttosto che trascinare i contenziosi in tribunale. La parabola di Lerach è emblematica. Dopo aver conseguito clamorose vittorie in nome di migliaia di vittime di aziende interessate solo ai profitti, gli avvocati specializzati in queste cause sono finiti a loro volta sul banco degli accusati come gli unici veri beneficiari del sistema. Hanno fatto scandalo risarcimenti miliardari in cui alle vittime sono arrivate le briciole - anche solo pochi centesimi l'una- a fronte delle grasse parcelle degli avvocati, variabili dal 10 al 40% delle cifre pattuite. Un caso che sta facendo discutere in questi giorni è la richiesta di 460 milioni di dollari in parcelle da parte dei tre studi che hanno curato la  class  action contro Tyco, gruppo quotato a Wall Street e accusato di truffa ai piccoli azionisti. Tyco pagherà 3,2 miliardi di dollari, un record nel campo delle cause per frodi di Borsa, ma tre investitori istituzionali che avevano avviato la causa ora contestano come esagerate le pretese degli avvocati, fra i quali c'è lo studio dove lavorava Lerach. Sull'onda di questi malumori nel febbraio 2005 il presidente Bush aveva ottenuto uno dei pochi successi del suo secondo mandato: l'approvazione a larga maggioranza nel Parlamento Usa della legge per la "giustizia delle  class  action" (Class Action Fairness Act), che rende più difficile per gli avvocati intentare le cause negli Stati dove i tribunali sono loro "amici". Maria Teresa Cometto.


Class action all'amatriciana Montezemolo all'attacco. Consumatori divisi. Bersani: la miglioreremo (sezione: Class action) ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 17-11-2007) Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale))

 

"Class  action all'amatriciana" Montezemolo all'attacco. Consumatori divisi. Bersani: la miglioreremo ? MILANO ? ARRIVA ANCHE in Italia la  class  action, ovvero la possibilità di chiedere un ricarcimento collettivo per i danni subiti da una platea di consumatori o risparmiatori. L'articolo 53-bis inserito come emendamento alla Finanziaria prevede infatti l'introduzione (entro 180 giorni dall'approvazione della Finanziaria, quindi dal 1° luglio 2008) di questo nuovo strumento legale. Ma come funziona la  class  action all'italiana? Anche se il Governo ha già detto che apporterà modifiche alla legge durante il passaggio alla Camera, cerchiamo di capirlo in base al testo approvato in Senato. La causa collettiva. La nuova norma disciplina l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, degli utenti e degli investitori. In pratica di fronte a un danno che riguarda la fornitura di beni e servizi, anche via Internet (dai farmaci pericolosi al fumo, dai viaggi truffa agli illeciti finanziari ai black out energetici) si può avviare una causa collettiva. Un vantaggio per il singolo scoraggiato a muoversi da solo dai costi, dal tempo, dall'impegno richiesti. Chi promuove la causa. Legittimate ad operare sono le associazioni di consumatori (16) presenti nel Cncu, il Consiglio nazionale consumatori e utenti. Con un decreto del ministero della Giustizia potranno essere individuati in futuro altri soggetti: consumatori, investitori, ambientalisti. Le associazioni possono avviare la causa in base alle segnalazioni riguardanti un problema con uno stesso bene o servizio. La causa avrà luogo nella città sede della società e il Tribunale civile stabilirà se l'azienda o la banca chiamata in causa è colpevole. Il risarcimento. Dopo la sentenza di condanna, il giudice, per determinare il risarcimento, costituirà una Camera di Conciliazione. Le parti si presenteranno davanti a un conciliatore per trovare un accordo sull'ammontare e sui termini del risarcimento (per cui è previsto un tetto del 10% per il compenso agli avvocati). In questa fase, resta il diritto del singolo consumatore di agire in giudizio anche da solo. Il rimborso non sarà uguale per tutti e se uno dei ricorrenti non si riterrà soddisfatto potrà proseguire da solo la via giudiziaria. a.pe. - -->.


I CONSUMATORI (divisi) plaudono, la Confindustria parla di class action all'amatriciana (sezione: Class action) ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 17-11-2007)
Pubblicato anche in:
(Resto del Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale))

 

Quella prevista dalla Finanziaria è una via italiana all'azione collettiva risarcitoria. Diversa da quella americana, dove c'è da settant'anni, e in parte anche dagli esperimenti attuati in alcuni paesi europei. I punti deboli (dei quali s'è accorto il governo che già parla di aggiustamenti) non mancano. Diversamente dalle norme americane da noi non può essere il singolo a promuovere la causa collettiva ma solo le associazioni dei consumatori e in futuro altre realtà (come gli ambientalisti) sempre però autorizzate dal governo. Non esiste poi, come negli Usa, un filtro (il giudice) che a priori escluda le cause speculative per tutelare le aziende dai ricatti. Ma pur migliorabile (perché non estenderla alla Pubblica amministrazione?), attesa da anni, tenuta nel cassetto da Berlusconi dopo i casi Cirio e Parmalat, la  class  action adesso è una realtà. E per i consumatori una vittoria. - -->.


Di NUCCIO NATOLI - ROMA - GLI INDUSTRIALI la bocciano, i consumatori si dividono. I (sezione: Class action ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 17-11-2007)
Pubblicato anche in:
(Resto del Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale))

 

Di NUCCIO NATOLI ? ROMA ? GLI INDUSTRIALI la bocciano, i consumatori si dividono. Il Governo ammette che "può essere migliorata". La  class  action ha visto la luce per un tasto spinto per errore al Senato. Ora dovrà affrontare il voto della Camera, tenendo conto delle polemiche che ha scatenato sin dal primo vagito. L'opposizione è compatta: "E' una norma inapplicabile in Italia. Il sistema industriale e quello giuridico non possono sostenerla". Però, non va oltre, consapevole del peccato originale del 'tasto sbagliato'. In ogni caso le polemiche sono esplose al calor bianco. Lo stesso ministro Bersani, che più di tutti ha voluto la  class  action, ha dovuto dare un colpo al cerchio e una alla botte: "E' un passo avanti a favore dei cittadini e dei consumatori. La norma, però, può essere perfezionata". Sulla necessità di "miglioramenti" concordano tutti. Sia chi la vorrebbe più dura, sia chi preferirebbe annacquarla. "Di sicuro è meglio di niente, ma va migliorata", il giudizio di Maurizio Turco (Rosa nel pugno). "E' sacrosanto introdurre la  class  action, ma come è stata congegnata è un arma spuntata. Se non sarà migliorata non la voterò", ha annunciato il deputato Pedica (Idv). A tutto campo, invece, il giudizio negativo delle imprese. Il presidente della Confindustria, Montezemolo, è stato lapidario: "Una norma fatta male. E' triste doverlo dire ma, per equilibri e galleggiamenti politici è stato approvato un provvedimento all'amatriciana". Il presidente degli industriali ha affondato il coltello con un paragone automobilistico: "E' come se presentassi la nuova 500 dicendo che è buonissima e poi aggiungessi che va modificata". Sulla stessa linea il presidente della Confcooperative, Marino: "La tutela dei consumatori va conciliata con la tutela dell'impresa. E' stata un'operazione da apprendista stregone che avrà effetti negativi anche per i consumatori". Il mondo bancario è stato zitto, ma si sa che banchieri vedono la  class  action come il fumo negli occhi. SE IL MONDO delle imprese non ha digerito la  class  action, neppure tra le associazioni dei consumatori i pareri sono unanimi. L'Adusbef ha guardato subito alle prossime mosse: "Appena sarà approvata definitivamente, la avvieremo subito per i bond argentini", contro le banche. Di parere diverso l'Aduc secondo cui la  class  action nostrana "è una bufala perché con le regole che prevede ci vorranno 20 anni prima di riuscire a ottenere un risarcimento". Più secco il Codacons: "E' una schifezza ci vogliono 9 processi per avviare un procedimento". - -->.


Class action - Nel mirino Parmalat. Cirio e bond argentini. Le critiche di Montezemolo (sezione: Class action) ( da "Libertà" del 17-11-2007)

 

Quotidiano partner di Gruppo Espresso LIBERTA' di sabato 17 novembre 2007 > In Italia Class action - Nel mirino Parmalat. Cirio e bond argentini. Le critiche di Montezemolo I consumatori si preparano a chiedere i danni ROMA - Le associazioni dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso": appena la class action approvata con la Finanziaria giovedì al Senato diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". E se analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che "sia giusto porsi il problema", Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a suo tempo aveva usato per definire la legge elettorale: "Un provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "E' triste doverlo dire, ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali infatti "si importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli Usa, qualche cosa che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte le aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi con una magistratura i cui tempi già oggi sono biblici e che finirà intasata". Besani replica: "La class action ce l'ha pure la Bulgaria". [.


Costi bancari ancora elevati in Italia (sezione: Class action) ( da "Tempo, Il" del 17-11-2007)

 

"Costi bancari ancora elevati in Italia" Sono troppo costosi i sevizi bancari in Italia. E la direzione da intraprendere è quella di un'ulteriore loro riduzione. A sostenere questa è il Fondo monetario internazionale, secondo il quale, le spese sostenute dai correntisti italiani sono ancora sopra la media europea. Home Economia prec succ Contenuti correlati Barroso a Prodi: "L'Italia non usa i fondi Ue" POVERA ITALIA Da giardino d'Europa a terra di ... Roberto Italiano TERRACINA Il ... POVERA ITALIA Da giardino d'Europa a terra di ... A Glasgow per restituire il sorriso al calcio italiano Piccoli drogati crescono: i consumatori italiani di ... Nell'aggiornamento dell'outlook sull'Europa, il Fmi ha, infatti, sottolineato come il prezzo medio dei servizi bancari in Italia "sembra essere uno dei più alti in Europa". Un grande sforzo è stato fatto per modernizzare il sistema finanziario, ma "la strada da fare per mettersi in pari con i sistemi più avanzati è ancora lunga". Oltre "rafforzare la concorrenza fra le banche", il Fmi suggerisce di potenziare e rendere più efficiente la corporate governance, la contabilità e i requisiti di trasparenza per tutte le società, in particolare i gruppi di grandi dimensioni; di aumentare ulteriormente la protezione dei piccoli azionisti permettendo le  class  action e rafforzando l'efficacia del sistema giudiziario civile. 13/11/2007.


Class action, riforma già nel caos (sezione: Class action) ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-11-2007)

 

Economia Pagina 216 Finanziaria. Polemiche sulle novità per le azioni collettive in difesa dei cittadini Class  action, riforma già nel caos Finanziaria.. Polemiche sulle novità per le azioni collettive in difesa dei cittadini I consumatori sono divisi, forti critiche da Confindustria --> I consumatori sono divisi, forti critiche da Confindustria Polemiche sulla riforma della  class  action. Il provvedimento divide le associazioni dei consumatori. Per il Codacons la norma è incompleta. Positive invece Adiconsum e Adusbef. Critiche da Confindustria. Le associazioni dei consumatori sono pronte a passare all'incasso: appena la  class  action approvata con la Finanziaria l'altro ieri al Senato diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". I CONSUMATORI "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini", ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti, "ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti "sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". L'avvio della causa collettiva, spiega, "interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e più virtuosi". LA SPACCATURA E se soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. CONFINDUSTRIA Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che "sia giusto porsi il problema", Montezemolo ha definito la riforma "un provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "è triste doverlo dire, ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori".


"Su tango bond e Cirio faremo causa" (sezione: Class action) ( da "Stampaweb, La" del 17-11-2007)

 

(8:0) "Su tango bond e Cirio faremo causa" VOTA Arriva la  class  action. Che cosa ne pensi? Class  action, consumatori pronti a muoversi. Montezemolo: "E' una norma all'amatriciana" ROBERTO GIOVANNINI ROMA Confindustria insiste: la  class  action all'italiana è da buttare, anzi: è "un provvedimento - tuona Luca Montezemolo, presidente degli industriali - all'amatriciana". Ma se i cuochi di Roma scendono in campo per difendere il saporito sugo con pomodoro e guanciale, intanto c'è chi conta i giorni che mancano al varo della legge Finanziaria: all'Adusbef (e non solo) ci si prepara infatti a lanciare massicce azioni legali collettive per "vendicare" i risparmiatori bidonati nei casi Parmalat, Cirio, Giacomelli e bond argentini. Giovedì una nota di Confindustria aveva parlato di "mossa ostile al mondo dell'impresa"; ieri il leader degli imprenditori ha rincarato la dose. "È triste doverlo dire - ha detto Montezemolo - ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, un provvedimento all'amatriciana. È una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi e ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo il presidente di Confindustria, importiamo dagli Usa una norma "che anche lì si sta modificando", che peraltro sottoporrà "tutte le aziende italiane, e in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi con una magistratura i cui tempi sono uno dei punti più negativi del Paese". E non servono nemmeno le rassicurazioni del governo sul fatto che il provvedimento verrà corretto per evitare le cause infondate: "è mancanza di rispetto", conclude Montezemolo. Non è d'accordo il ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani. Legge "all'amatriciana"? "Strano - è la replica - visto che un provvedimento simile è stato adottato anche in Paesi come la Bulgaria". La norma "è un passo avanti perchè il consumatore è un cittadino e davanti a un torto non può essere lasciato solo, né può star zitto e subire". Bersani cerca però di placare il terrore di Confindustria: la norma "può essere perfezionata" per evitare "pratiche distorsive". Ovvero, si può meglio precisare chi ha il diritto o meno di attivare la causa collettiva e affidare al giudice la possibilità di scartare automaticamente vertenze "palesemente infondate e temerarie". Tuttavia, conclude il ministro, una legge serve, perché "tutti dobbiamo riconoscere che c'è un interesse sia del consumatore sia dell'impresa a un mercato che caratterizzato da un nuovo civismo". Quasi tutte le associazioni dei consumatori plaudono all'introduzione dello stumento della  class  action. "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450 mila risparmiatori truffati dai bond argentini", annuncia il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti. Nell'azione collettiva confluiranno le migliaia di azioni legali individuali ("tutte vittoriose", spiega l'Adusbef) sui clamorosi casi finanziari che hanno visto risparmiatori truffati. Analoga soddisfazione esprimono anche Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Altroconsumo, che parla di "passaggio storico per il consumerismo". Sul fronte opposto - ma perché considerano la norma troppo "morbida" e lenta - Codacons e Aduc: "Con questa  class  action - sostiene il segretario Aduc Primo Mastrantoni - ci vorranno 20 anni prima di aver definitivamente ragione e ottenere un risarcimento. È una schifezza". Si contesta anche l'impossibilità per i cittadini di costituirsi in associazione per la tutela dei loro diritti, e il fatto che la legge non prevede il danno punitivo. E se per il segretario confederale dcella Cgil Nicoletta Rocchi, "le critiche arrivate dalla Confindustria, magari argomentate sul piano delle imperfezioni sempre migliorabili, non convincono assolutamente e tradiscono interessi non legittimi della parte più arretrata dei loro associati, a fianco di Montezemolo si schierano Riccardo Pedrizzi (Alleanza Nazionale) e Luigi Marino (Confcooperative).


Come funziona la class action (sezione: Class action) ( da "Corriere.it" del 17-11-2007)

 

Per diventare definitiva la norma deve essere approvata dalla Camera Come funziona la  class  action Più ampia la platea dei ricorrenti. Cause collettive anche per danneggiamenti ambientali ROMA - La nuova normativa sulla  class  action, che disciplina anche il procedimento da seguire, prevede l'attivazione di un'azione collettiva per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di società fornitrici di beni o servizi. Dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti finanziari ai danneggiamenti ambientali: sono molte le fattispecie che, riguardando una pluralità di cittadini, potranno rientrare nella fattispecie della " class  action". Misure specifiche sono poi previste per i contratti stipulati tramite telefono, oppure via internet. In più se il contratto è collegato a un messaggio pubblicitario ingannevole rende nulli i contratti nei confronti di tutti i consumatori o utenti durante il periodo di diffusione del messaggio. A CHI SPETTA - La  class  action potrà essere attuata dalle associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale consumatori e utenti ma anche da parte di associazioni di "consumatori, investitori e altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati". Su questo punto è previsto un passaggio parlamentare nelle commissioni parlamentari competenti. La platea dei soggetti legittimati a ricorrere sarà così più ampia, per consentire, ad esempio, cause collettive anche per eventuali danneggiamenti ambientali. GLI EFFETTI - L'avvio di una causa collettiva avrà subito effetti: interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, magari singolarmente. Sono quindi previsti vari passaggi. Il primo è la decisione del giudice, che dovrà solo stabilire se l'impresa va condannata. Fisserà però anche le modalità per stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso ad ogni singolo cittadino. Dalla causa collettiva si passa quindi a stabilire rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito da una Camera di Conciliazione che dovrà essere costituita presso il tribunale che si occupa della causa. In questa fase parteciperanno in modo paritario i difensori di coloro che hanno proposto l'azione di gruppo e la società chiamata a rispondere del proprio comportamento. COSTI - Durante questa procedura i cittadini possono anche ricorrere singolarmente e, nel caso si ritengano non soddisfatti dall'accordo raggiunto, possono anche decidere di proseguire l'azione giudiziaria. Sono infine previste modalità per pubblicizzare la sentenza di condanna e l'accordo raggiunto nella successiva transazione. Un'ultima misura serve ad evitare che i costi ricadano sui consumatori. La parcella degli avvocati dei ricorrenti sarà pagata dalla società condannata, anche se solo parzialmente. L'importo dovuto non dovrà però superare il 10% del valore collettivo del risarcimento stampa |.


Le imprese: <È una norma rozza> (sezione: Class action) ( da "Corriere.it" del 17-11-2007)

 

PRIMO Sì ALLA "CLASS ACTION" Le imprese: "È una norma rozza" "Così le aziende saranno ricattabili". Beretta: "Pericolo di fallimenti e di crisi" ROMA - "Un provvedimento rozzo che espone le aziende italiane e i loro lavoratori a gravi rischi". La reazione della Confindustria al blitz del Senato a favore della  class  action, non si fa attendere e con una nota ufficiale bolla questo emendamento come "un atto di grave ostilità ". Sono settimane che l'associazione degli imprenditori sottolineava la "rudimentalità" del testo Manzione-Bordon perché "mette le imprese nelle condizioni di subire ricatti di ogni tipo". Ma non è servito a molto. Ora l'attenzione di Confindustria si sposta alla Camera dove il direttore generale Maurizio Beretta spera in "un soprassalto di buonsenso" "E' il peggior testo tra quelli in circolazione - spiega Beretta - destinato a infliggere a tutte le aziende, comprese le piccolissime, danni incalcolabili ". "Con i tempi lunghi della giustizia - osserva facendo un esempio tra tanti - una impresa è destinata a fallire dieci volte prima che i giudici decidano che magari ha ragione, senza contare l'effetto di aumentare la crisi dei tribunali". Né consolano le parole del ministro dello Sviluppo Pier Luigi Bersani che si è augurato un miglioramento del testo. "E' come dire prima ti sparo e poi ti curo", ironizza Beretta che sottolinea in particolare gli effetti distorsivi di questa legge su tutta l'economia. "E' noto che l'Italia è agli ultimi posti in Europa nella capacità di attrarre investimenti esteri, se la legge verrà approvata anche dalla Camera davvero non ci verrà più nessuno ". Un altro dei punti contestati da Confindustria è l'aspetto di incostituzionalità "perché legittima le associazioni - si legge nel comunicato - ad agire per conto di singoli senza averne il diritto visto che la Costituzione prevede la sola titolarità del singolo ad agire se danneggiato". Insomma, per gli imprenditori è un vero disastro. "Anche negli Usa stanno cambiando la legge sulla  class  action - spiega Beretta - perché si sono accorti che alla fine a guadagnarci non sono i consumatori ma gli studi legali". Esemplare il caso di una anziana signora, che era stata danneggiata da un televisore difettoso, e alla quale il tribunale americano alla fine riconobbe un bonus di 50 dollari per comperarsi un nuovo apparecchio. Ma gli avvocati che seguirono la causa, per conto di migliaia di "danneggiati", intascarono parcelle per 22 milioni di dollari. "E' di estrema gravità - stigmatizza ancora Confindustria - il fatto che il testo approvato al Senato non preveda alcuna valutazione preventiva di ammissibilità da parte del giudice per evitare azioni manifestamente infondate che finirebbero per avere conseguenze pesanti, nel caso di società quotate, a danno dei risparmiatori e dei piccoli azionisti". Una vicenda che "sconcerta e colpisce" il mondo degli imprenditori anche perché lo stesso senatore Cesare Salvi, presidente della Commissione Giustizia, aveva più volte sollecitato forti dubbi sulle norme restrittive previste dalla  class  action. stampa |.


Consumatori pronti a richiedere i risarcimenti (sezione: Class action) ( da "Corriere Adriatico" del 17-11-2007)

 

Class Action, nel mirino crac e bond Consumatori pronti a richiedere i risarcimenti ROMA - Le associazioni dei consumatori sono pronte a 'passare all'incasso': appena la class action approvata con la Finanziaria al Senato diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all' amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e più virtuosi". E se analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. Duro anche il giudizio degli imprenditori per bocca del presidente Montezemolo.


Montezemolo: la class action? <Provvedimento all amatriciana> (sezione: Class action) ( da "Padania, La" del 17-11-2007)

 

Confindustria delusa Montezemolo: la  class  action? "Provvedimento all amatriciana" Roma - "È triste doverlo dire, ma per equilibri e galleggiamenti politici si è approvato un provvedimento all amatriciana". Caustica ironia quella che Luca Cordero di Montezemolo riserva al provvedimento sulla  class  action approvato nell ambito della legge finanziaria. Per il presidente della Confindustria si tratta di "un provvedimento sbagliato, rozzo, che creerà grandissimi, ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori. E questo è di per sé negativo". La nuova normativa legittima dunque l attivazione di un azione collettiva per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di aziende che forniscono beni o servizi. La  class  action potrà essere attivata dalle associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale consumatori e utenti oppure da associazioni di "consumatori, investitori e altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati". Secondo Altroconsumo, l azione collettiva risarcitoria approvata ieri in Senato rappresenta invece "un passaggio storico per il consumerismo. Uno strumento per garantire una più efficace, anche se migliorabile, tutela dei consumatori nelle controversie di massa, la cui importanza è già stata riconosciuta dalla Commissione europea". [Data pubblicazione: 17/11/2007].



 

 

 

Sì alla class action (sezione: Class action) ( da "Giornale.it, Il" del 16-11-2007)

 

Class action, sì del Senato: la Cdl si astiene Decisivo l'errore di Antonione (Forza Italia) di Redazione - giovedì 15 novembre 2007, 23:06 Stampa Dimensioni Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato Roma - Sì del Senato all'introduzione della Classaction nell'ordinamento italiano. L'aula ha approvato con 158 sì, 40 no e 116 astenuti l'emendamento all'articolo 53 della finanziaria di Roberto Manzione e Willer Bordon (Ud) che istituisce e disciplina l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Previsto l'ampliamento della platea dei soggetti che possono avviare l'azione, rispetto alle associazioni del consiglio nazionale consumatori e utenti. Decisivo l'errore dell'azzurro Antonione Il via libera all'emendamento che introduce la Classaction in Italia per un errore del senatore di Forza italia, Roberto Antonione, che ha votato insieme alla maggioranza. Se il rappresentante di Forza Italia avesse votato no, il totale dei voti fra contrari e astenuti sarebbe stato pari ai consensi ottenuti dal provvedimento, causandone quindi la bocciatura, secondo il regolamento del Senato. La proposta sulla Classaction è passata con 158 sì, 40 no e 116 astenuti. Quindi, se Antonione non avesse sbagliato pulsante, i sì sarebbero diventati 157 e la somma di no e astenuti avrebbe raggiunto la stessa soglia. Dai tabulati della votazione mostrati in transatlantico ai giornalisti dal sottosegretario Gianpaolo D'Andrea, risulta inoltre che erano presenti e non votanti i senatori Saporito, Dini, Turigliatto e Barbieri. Risutano inoltre astenuti il senatore a vita Giulio Andreotti e Fernando Rossi. Subito dopo il voto, dai banchi di Forza Italia i senatori azzurri si sono avvicinati ad Antonione per consolare il collega e fargli coraggio. Lite in aula tra la Cdl e Marini I senatori della Cdl chiedono la parola sull'ordine dei lavori e di poter subemendare la nuova versione dell'emendamento di Roberto Manzione. Con il rischio di allontanare l'ok definitivo che governo e maggioranza puntano ad incassare. Il presidente del Senato, Franco Marini, dopo diversi interventi, ha invitato ad evitare "forme di ostruzionismo", ricordando l'accordo sui tempi preso ieri in capigruppo. A un certo punto Marini Marini sbotta: "Ieri abbiamo fatto un patto fra gentiluomini. Finiti i tempi c'è il dovere del voto. I tempi sono stati condivisi dai capigruppo - ha proseguito Marini - sono stati comunicati all'aula e tutti hanno il dovere di rispettare quella decisione. Ora è il momento del voto. Il ritocco è stato fatto tenedo conto del dibattito in aula. è una forma di assoluto ostruzionismo. La decisione è stata presa; ora stiamo votando su un emenamento in discussione da tempo". Immediata la reazione stizzita di Schifani, che ha ricordato al presidente che, calendario alla mano, il voto poteva slittare a domani mattina. Pagina successiva >>.


Sì alle cause collettive contro le aziende (sezione: Class action) ( da "Stampa, La" del 16-11-2007)

 

[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA La Classaction "all'italiana" nasce per un errore clamoroso: al momento di votare, il senatore forzista Roberto Antonione si confonde e preme il pulsante del "sì". Fatto sta che ora arriva la Class Action, ovvero la possibilità per i cittadini/consumatori di avviare azioni legali collettive per punire con multe e rimborsi i comportamenti scorretti da parte di aziende. Tutta roba che finora si è potuta vedere soltanto al cinema, "Erin Brockovich" in testa, anche se da noi le procedure saranno molto diverse da quelle in vigore negli States. Tra l'altro, è quasi scontato un intervento correttivo al momento dell'esame della Finanziaria alla Camera. Il promotore è il senatore di Unione Democratica Roberto Manzione, primo firmatario di un emendamento alla Finanziaria di fatto concordato con il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani. Nel primo pacchetto Bersani era previsto un ddl sulla Classaction, presto arenatosi; il treno della manovra 2008 è stato preso al volo, e a fine anno la Classaction sarà legge (a meno di sorprese). Un emendamento che non dispiaceva nemmeno al centrodestra, in linea generale, che però ha scelto l'astensione o il voto contrario. L'Unione ha traballato: Lamberto Dini e il socialista Roberto Barbieri sono usciti, mentre l'ex-Pdci Rossi si è astenuto. E il testo è passato per un voto, quello - errato - del povero Antonione, che si è subito disperato per lo sbaglio. Ha preso poi la parola per annunciare che forse si dimetterà, e poi si è abbandonato a un pianto sul suo scranno. La Classaction all'italiana punirà con azioni collettive le pratiche commerciali illecite o i comportamenti anticoncorrenziali, dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti finanziari ai danneggiamenti ambientali, anche con contratti stipulati via telefono o Web. L'azione legale potrà essere attuata dalle associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale consumatori e utenti, ma anche da parte di associazioni di "consumatori, investitori e altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati", che però dovranno essere definiti. L'avvio di una causa collettiva avrà subito effetti: interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori individualmente. Il primo passaggio è la decisione del giudice, che dovrà solo stabilire se l'impresa va condannata, e fisserà le modalità per stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso ad ogni singolo cittadino. Dalla causa collettiva si passa quindi a stabilire rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito da una Camera di Conciliazione che dovrà essere costituita presso il tribunale che si occupa della causa. In questa fase parteciperanno in modo paritario i difensori di coloro che hanno proposto l'azione di gruppo e la società chiamata a rispondere del proprio comportamento. Durante questa procedura i cittadini possono anche ricorrere singolarmente e se insoddisfatti dall'accordo raggiunto, possono anche decidere di proseguire l'azione giudiziaria. Il testo ha delle lacune, fanno sapere al ministero e dovrà essere corretto: oltre ad ampliare la platea delle associazioni che possono ricorrere, si vuole evitare l'avvio di cause su questioni non significative. Bersani, però, è soddisfatto: "Le liberalizzazioni vanno avanti - dice - e questo mostra una crescita di sensibilità sui processi già avviati". Durissima, invece, è la reazione di Confindustria. "È un atto di grave OStilità all'impresa". Il timore è che la Classaction "costituirà un nuovo pesante disincentivo a investire nel nostro paese".


[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA La class action all'italiana nasce per un erro (sezione: Class action) ( da "Stampa, La" del 16-11-2007)

 

[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA La Classaction "all'italiana" nasce per un errore clamoroso: al momento di votare, il senatore forzista Roberto Antonione si confonde e preme il pulsante del "sì". Fatto sta che ora arriva la Class Action, ovvero la possibilità per i cittadini/consumatori di avviare azioni legali collettive per punire con multe e rimborsi i comportamenti scorretti da parte di aziende. Tutta roba che finora si è potuta vedere soltanto al cinema, "Erin Brockovich" in testa, anche se da noi le procedure saranno molto diverse da quelle in vigore negli States. Tra l'altro, è quasi scontato un intervento correttivo al momento dell'esame della Finanziaria alla Camera. Il promotore è il senatore di Unione Democratica Roberto Manzione, primo firmatario di un emendamento alla Finanziaria di fatto concordato con il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani. Nel primo pacchetto Bersani era previsto un ddl sulla Classaction, presto arenatosi; il treno della manovra 2008 è stato preso al volo, e a fine anno la Classaction sarà legge (a meno di sorprese). Un emendamento che non dispiaceva nemmeno al centrodestra, in linea generale, che però ha scelto l'astensione o il voto contrario. L'Unione ha traballato: Lamberto Dini e il socialista Roberto Barbieri sono usciti, mentre l'ex-Pdci Rossi si è astenuto. E il testo è passato per un voto, quello - errato - del povero Antonione, che si è subito disperato per lo sbaglio. Ha preso poi la parola per annunciare che forse si dimetterà, e poi si è abbandonato a un pianto sul suo scranno. La Classaction all'italiana punirà con azioni collettive le pratiche commerciali illecite o i comportamenti anticoncorrenziali, dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti finanziari ai danneggiamenti ambientali, anche con contratti stipulati via telefono o Web. L'azione legale potrà essere attuata dalle associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale consumatori e utenti, ma anche da parte di associazioni di "consumatori, investitori e altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati", che però dovranno essere definiti. L'avvio di una causa collettiva avrà subito effetti: interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori individualmente. Il primo passaggio è la decisione del giudice, che dovrà solo stabilire se l'impresa va condannata, e fisserà le modalità per stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso ad ogni singolo cittadino. Dalla causa collettiva si passa quindi a stabilire rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito da una Camera di Conciliazione che dovrà essere costituita presso il tribunale che si occupa della causa. In questa fase parteciperanno in modo paritario i difensori di coloro che hanno proposto l'azione di gruppo e la società chiamata a rispondere del proprio comportamento. Durante questa procedura i cittadini possono anche ricorrere singolarmente e se insoddisfatti dall'accordo raggiunto, possono anche decidere di proseguire l'azione giudiziaria. Il testo ha delle lacune, fanno sapere al ministero e dovrà essere corretto: oltre ad ampliare la platea delle associazioni che possono ricorrere, si vuole evitare l'avvio di cause su questioni non significative. Bersani, però, è soddisfatto: "Le liberalizzazioni vanno avanti - dice - e questo mostra una crescita di sensibilità sui processi già avviati". Durissima, invece, è la reazione di Confindustria. "È un atto di grave OStilità all'impresa". Il timore è che la Classaction "costituirà un nuovo pesante disincentivo a investire nel nostro paese".


 


Passa la Class action , con coda di polemiche (sezione: Class action) ( da "Giornale di Brescia" del 16-11-2007)

 

Edizione: 16/11/2007 testata: Giornale di Brescia sezione:IN PRIMO PIANO Passa la "Class action", con coda di polemiche Anche in Italia vengono introdotte le azioni collettive dei consumatori. Confindustria: atto ostile per l'impresa ROMA L'unione fa la forza. E presto questo sarà vero anche in Italia. Arriva la Class action, o meglio la possibilità di promuovere cause collettive per ottenere rimborsi in caso di imbrogli e danni da parte di imprese scorrette. A dare il via libera a questo strumento di difesa dei consumatori è stato il Senato, con un voto sul filo di lana, che ha approvato un emendamento proposto dal senatore Manzione (Ud) che ha raccolto i voti del centrosinistra, con voti in opposizione o in astensione da parte del centrodestra. La norma non piace alle imprese. Confindustria, da sempre contraria, ha subito tuonato: "È un atto di grave di ostilità all'impresa". La Confederazione guidata da Montezemolo teme che il provvedimento "costituirà un nuovo pesante disincentivo a investire nel nostro Paese che già è agli ultimi posti in Europa per attrazione di capitali stranieri. È un provvedimento rozzo che espone le aziende italiane e i loro lavoratori a gravi rischi". Non la pensa così il ministro dello Sviluppo Bersani. "Faremo tesoro delle esperienze degli altri continenti", dice spiegando che alla Camera si lavorerà per introdurre un filtro che eviti abusi nei ricorsi. Il risultato al Senato è stato sul filo di lana (158 sì, 40 no e 116 astenuti) anche perché un senatore di FI, Antonione ha votato a favore per errore. Se avesse votato contro, o si fosse astenuto, la proposta sarebbe stata bocciata. La nuova norma prevede l'attivazione della Class action per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di società fornitrici di beni o servizi. Dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti finanziari ai danneggiamenti ambientali: sono molte le fattispecie che, riguardando una pluralità di cittadini, potranno rientrare nella fattispecie della "Class action". Misure specifiche sono poi previste per i contratti stipulati tramite telefono, oppure on-line: se il contratto è collegato ad un messaggio pubblicitario ingannevole rende nulli i contratti nei confronti di tutti i consumatori o utenti durante il periodo di diffusione del messaggio. La Class action potrà essere attuata dalle associazioni dei consumatori. L'avvio di una causa collettiva avrà subito effetti: interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori. Sono quindi previsti vari passaggi. Il primo è la decisione del giudice, che dovrà solo stabilire se l'impresa va condannata. Fisserà però anche le modalità per stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso ad ogni cittadino. Dalla causa collettiva si passa a stabilire rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito da una Camera di Conciliazione che dovrà essere costituita presso il tribunale che si occupa della causa. In questa fase parteciperanno in modo paritario i difensori di coloro che hanno proposto l'azione di gruppo e la società chiamata a rispondere. Durante questa procedura i cittadini possono anche ricorrere singolarmente e, nel caso si ritengano non soddisfatti dall'accordo raggiunto, possono anche decidere di proseguire l'azione giudiziaria. Sono previste modalità per pubblicizzare la sentenza di condanna e l'accordo raggiunto nella successiva transazione. Un'ultima misura serve ad evitare che i costi ricadano sui consumatori. La parcella degli avvocati dei ricorrenti sarà pagata dalla società condannata.


Bersani:"avanti così". imprese in trincea - luca iezzi (sezione: Class action) ( da "Repubblica, La" del 16-11-2007)

 

 

Economia Il ministro non esclude aggiustamenti successivi sulla Classaction. Confindustria: un atto ostile contro le aziende Bersani:"Avanti così". Imprese in trincea A poter avviare le azioni risarcitorie sono le associazioni dei consumatori Nel mirino prodotti dannosi per la salute come alimenti e farmaci LUCA IEZZI ROMA - Soddisfatti il governo e i consumatori (con qualche distinguo), furiosi imprenditori e avvocati. La Classaction finisce "per errore" nella Finanziaria con un testo che suscita parecchi interrogativi, polemiche aspre e la sicurezza di nuovi correttivi. L'idea di importare anche in Italia le speciali "cause collettive" in cui i consumatori si uniscono per trascinare in tribunale le aziende che li hanno truffati (famosi i casi negli Usa contro l'industria del tabacco, o in casi di disastri ambientali) è nata sull'onda degli scandali finanziari Cirio, Parmalat e bond argentini, ma il progetto di legge del centrodestra dopo l'approvazione della Camera giacque quasi due anni in Senato. La terza lenzuolata del ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani l'ha riproposta e l'emendamento del senatore diniano Roberto Manzione anticipa quel testo, modificandolo molto poco. Per questo il commento Bersani è positivo: "L'accelerazione che il Senato ha voluto dare segnala che c'è una crescita di sensibilità. Nel merito la norma è suscettibile di un miglioramento dal lato, in particolare, di un filtro di garanzia rispetto a possibili pratiche distorsive e abusi nei ricorsi". Modifiche che potrebbero arrivare alla Camera o aspettare l'approvazione del Ddl liberalizzazioni in Senato. Il testo attuale prevede che a poter avviare le cause siano le associazioni dei consumatori riconosciute e quelle presenti in un altro elenco più ampio da definire con decreto ministeriale (dovrebbe includere ad esempio gli ambientalisti). L'altro elemento nuovo è l'obbligo per lo Stato di rendere operativo questo strumento 180 giorni dopo l'approvazione della Finanziaria. Le cause possono essere avviate per pratiche commerciali illecite o anticoncorrenziali, oppure in caso di prodotti pericolosi per la salute o inquinanti (farmaci, alimenti). Misure specifiche sono poi previste per i contratti stipulati tramite telefono, oppure on-line via internet. Il giudice stabilirà gli importi complessivi dovuti. Per arrivare ai rimborsi individuali nascerà una Camera di Conciliazione tra le parti presso il tribunale che si occupa della causa. Durante questa procedura i cittadini possono anche ricorrere singolarmente. Durissima la reazione di Confindustria che lo definisce un "atto ostile, un provvedimento rozzo che porterà vantaggi risibili per i cittadini, ma esporrà le imprese ad ogni forma di ricatto, sovraccaricando i tribunali". Gli imprenditori avevano già paventato la probabile incostituzionalità dell'intero meccanismo, visto che l'ordinamento italiano riconosce un diritto al singolo di procedere in tribunale. Uno dei correttivi allo studio è proprio un filtro contro quei soggetti che ricatterebbero le imprese con la minaccia di paralizzarle in continue cause, come accaduto negli Usa. Divisi i consumatori: chi temeva l'azione delle lobby, applaude, ma c'è anche chi ne critica l'efficacia a causa dei tempi giudiziari lunghissimi e l'impossibilità di comminare danni "punitivi" ma solo risarcimenti concreti.


La class action sbarca in italia - roberto petrini (sezione: Class action) ( da "Repubblica, La" del 16-11-2007)

 

Economia La Classaction sbarca in Italia In Finanziaria anche sconti fiscali alle aziende anti-racket La manovra Tra le misure, la riduzione delle tasse sulla casa e gli sconti fiscali alle imprese Passa la norma sul tetto agli stipendi di manager pubblici e burocrati ROBERTO PETRINI ROMA - Potremo promuovere come risparmiatori, consumatori o utenti, cause collettive per chiedere risarcimenti a banche, società energetiche o produttori di giocattoli: arriva la Classaction. La commissione di Vigilanza sulla Rai potrà conoscere i compensi di conduttori e star della Tv. Chi ha il coraggio di denunciare il racket sarà premiato: un emendamento bipartisan gli assicura il congelamento delle addizionali Irap. Ultime tre "sorprese" - insieme all'annunciato tetto agli stipendi dei manager pubblici - del via libera di ieri nell'aula del Senato alla Finanziaria 2008 che dalla prossima settimana sarà alla Camera. Un testo di 97 articoli, per un totale di 11,5 miliardi di interventi, che utilizza per circa 6 miliardi i fondi del "tesoretto" fiscale e per il resto ricava risorse dai costi della politica e della burocrazia (dalla gestione degli immobili, all'acquisto dei beni, all'adozione delle "utilitarie blu" e dei contratti low cost per i telefoni dei ministeri). Riduzione delle tasse sulla casa, taglio delle tasse sulle imprese, scure sui costi della politica, sono le misure portanti della manovra. Oltre ad interventi sociali: dalla stabilizzazione dei precari con concorso, all'abolizione del ticket di 10 euro su visite specialistiche e analisi, alla cancellazione del canone Rai per gli over-75 a basso reddito e all'arrivo di una detrazione per la tessera dell'autobus. Senza contare le risorse per i contratti degli statali (1 miliardo per il biennio 2006-2007) e il miliardo e mezzo che servirà per abolire lo "scalone" pensionistico. La casa è in prima fila in un pacchetto di riduzione fiscale che è di circa 3 miliardi di euro: la franchigia Ici sale a 303 euro e varrà per tutti i possessori di prima casa (tranne ville e palazzi storici). Sconti Irpef arrivano per gli affitti (300 euro fino ad un reddito di 15.500 euro) che raggiungono circa 1.000 euro per i giovani tra i 20 e i 30 anni che lasciano casa. Incentivi anche per l'acquisto e la ristrutturazione della casa: sale del 10 per cento (a 3.976,72 euro) la quota del mutuo che si può detrarre dalle tasse e vengono confermati gli sgravi per i lavori (36% e Iva agevolata). La Finanziaria si impegna anche a redistribuire il surplus fiscale del prossimo anno: andrà al lavoro dipendente sotto forma di sgravi fiscali (quest'anno è destinato ai più poveri con il bonus di 150 euro previsto nel decretone fiscale attualmente alla Camera). Taglio di tasse anche alle imprese: ridotte Ires e Irap ma a fronte di una sostanziale eliminazione delle deduzioni e detrazioni. Il capitolo sui costi della politica darà risparmi per un miliardo dal prossimo anno (3,5 in tre anni). Lo spettro delle misure è ampio: congelati gli stipendi dei parlamentari per cinque anni, ridotto a 12 il numero dei ministri dal prossimo governo, tagliate 80 comunità montane, ridotte le indennità e le spese per missioni per gli amministratori locali e tagliato il numero degli assessori (da 16 a 12). Intervento anche su manager pubblici e burocrati (l'articolo è stato approvato ieri): dal prossimo contratto non potranno pretendere più di 274 mila euro lordi (restano fuori le authority e 25 casi speciali). Anche le società pubbliche dovranno ridurre il numero dei consiglieri di amministrazione. La sicurezza si guadagna un posto importante in Finanziaria: nuove assunzioni nelle forze dell'ordine (50 milioni nel 2008) e fondi ammodernare i mezzi. Sconti Irap a chi denuncia il racket e sgravi fiscali fino a 3.000 euro ai tabaccai che acquistano telecamere anti-rapina.


La tenacia della ragione (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del La tenacia della ragione Antonio Padellaro È davvero una bella vittoria della tenacia e della ragione quella conseguita ieri notte sulla Finanziaria dal governo Prodi. La tenacia, e la costanza, dei senatori dell'Unione, guidati da una tostissima Finocchiaro, che per centinaia di votazioni, articolo dopo articolo, hanno difeso il minimo vantaggio numerico sull'opposizione, cedendo soltanto su un paio di emendamenti minori. Ma ha vinto anche la forza della ragione perché sarebbe stato assurdo, oltre che sommamente sciagurato l'affondamento di una legge fondata principalmente sui valori dell'equità. Una legge che, finalmente, si preoccupa di dare e di non togliere alle famiglie e alle fasce più deboli. Che impone una tutela del lavoro precario. Che attraverso l'azione collettiva, consente per la prima volta a consumatori e risparmiatori di rivalersi nei confronti di chi li ha imbrogliati, colossi bancari compresi. Un successo del governo politicamente prezioso visto che sicuramente metterà in evidenza le contraddizioni dentro la Cdl, a cominciare da Berlusconi e dai suoi indecenti tentativi di compravendita. Un successo, tuttavia, su cui peserà lo strappo deciso da Dini e dai suoi aggregati. Con cinque senatori in meno una maggioranza già di per sè risicatissima non può più considerarsi tale. Ma sono anche cinque signori che mandati a palazzo Madama dagli elettori dell'Unione annunciano di voler far cadere il governo voluto da quegli stessi elettori. Sostiene Dini che occorre un nuovo quadro politico perché il governo ha perso consenso. Sarebbe facile rispondere che se il governo stenta nei sondaggi sarà forse perché alcuni suoi alleati si comportano come Dini e company. E resta incomprensibile come il disagio dei cinque sia diventato insopportabile proprio quando la coalizione si mostra più compatta. Cinque senatori che rischiano di vanificare il voto di diciannove milioni di italiani. Una bella responsabilità.


Risparmiatori e clienti truffati arriva l' azione collettiva (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Risparmiatori e clienti truffati arriva l'"azione collettiva" "L'accelerazione che il Senato ha dato alla norma sulla "Classaction" segnala che c'è una crescita di sensibilità sui processi di liberalizzazione che abbiamo attivato". Pierluigi Bersani, ministro dello Sviluppo economico, commenta con evidente soddisfazione il via libera di Palazzo Madama all'articolo della Finanziaria che introduce la "Classaction". E cioè, l'azione collettiva dei consumatori per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di società. Positive le reazioni delle associazione dei consumatori, mentre del tutto negativo è il giudizio di Confindustria che parla di atto di ostilità verso le imprese. Matteucci a pagina 2.


La gioia dei consumatori, la rabbia di Confindustria Via libera alla class action: viaggi truffa, illeciti finanziari, imbrogli ai clienti non resteranno impuniti (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del La gioia dei consumatori, la rabbia di Confindustria Via libera alla Classaction: viaggi truffa, illeciti finanziari, imbrogli ai clienti non resteranno impuniti di Laura Matteucci/ Milano TUTELE La soddisfazione del ministro Bersani, l'esultanza delle associazioni dei consumatori, che la aspettavano da almeno tre legislature. "L'accelerazione che il Senato ha dato alla norma sulla Classaction segnala che c'è una crescita di sensibilità sui processi di liberalizzazione che abbiamo attivato", dice il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, commentando il via libera all'articolo della Finanziaria che introduce l'azione collettiva dei consumatori. La nuova norma ne prevede l'attivazione per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di società. Dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti finanziari ai danneggiamenti ambientali: sono molte le fattispecie interessate alla possibilità di attivare la Classaction. Misure specifiche sono previste per i contratti stipulati via telefono, oppure on-line: se collegato ad un messaggio pubblicitario ingannevole, il contratto viene annullato a tutti gli utenti. L'azione potrà partire dalle associazioni presenti nel Consiglio nazionale consumatori e utenti, ma la platea dei soggetti legittimati a ricorrere sarà anche più ampia, per consentire, ad esempio, cause collettive per eventuali danneggiamenti ambientali. L'avvio della causa ha subito effetti: interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, magari singolarmente. Sono quindi previsti vari passaggi. Il primo è la decisione del giudice, che dovrà stabilire se l'impresa va condannata, e fisserà le modalità per stabilire gli importi dovuti. Dalla causa collettiva si passa quindi ai rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito da una Camera di Conciliazione, costituita presso il tribunale che si occupa della causa. Parteciperanno i difensori di chi ha proposto l'azione e la società chiamata a rispondere. I cittadini possono anche ricorrere singolarmente, e decidere di proseguire l'azione giudiziaria. Un'ultima misura serve ad evitare che i costi ricadano sui consumatori. La parcella degli avvocati dei ricorrenti sarà pagata dalla società condannata, anche se solo parzialmente. L'importo dovuto non dovrà però superare il 10% del valore collettivo del risarcimento. L'Italia anticipa così la proposta di Bruxelles sulla Classaction che arriverà all'inizio del prossimo anno. Del tutto negativo è invece il commento di Confindustria, secondo cui il testo approvato rappresenta un atto grave di ostilità all'impresa: espone aziende e lavoratori a gravi rischi, con benefici risibili per i consumatori. I consumatori, però, la pensano diversamente: secondo Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatori) la classs action "è uno strumento di grande serietà che dovrebbe essere appoggiato, invece di essere osteggiato dalle imprese più serie ed innovative, che vogliono rispettare le regole e stare sul mercato correttamente e che si possono rafforzare espungendo dal mercato i professionisti della frode".


Antonione sbaglia pulsante e piange: potrei dimettermi (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007)

 

Stai consultando l'edizione del IL VOTO SULLE CLASS ACTION Antonione sbaglia pulsante e piange: potrei dimettermi... n.l. Non serve dirgli che anche Del Piero sbagliò un rigore fatale, Roberto Antonione, senatore di FI, si accascia sul banco e piange: "Per colpa mia è passata la Classaction", confessa in aula subito dopo il voto. Ha sbagliato, ha votato sì, verde. L'emendamento Manzione-Bordon, sul quale si è discusso per ore, è passato per un voto, il suo: 158 a 157. "Sono pronto a lasciare per rispetto dei miei colleghi del gruppo e degli elettori", dice con la voce spezzata rivolto verso il presidente Marini. A consolarlo va anche Lidia Menapace, pacifista di Rifondazione, ex partigiana comprensiva. Molti forzisti sono furiosi, altri vanno in processione a consolarlo: il capogruppo Schifani, Pera, Biondi, Nitto Palma gli si siede a fianco. "Verde!", "rossooo": le indicazioni di voto dei capigruppo risuonano come grida da mercato. "In Aula c'è sempre una confusione terribile e non è possibile che si voti in queste condizioni", sussurra il "peccatore" ricadendo a sedere sullo scranno. Alla vista del tabellone il forzista Sacconi schizza fuori imbufalito: "Non ci posso credere, eravamo pari. Sarebbe cambiato tutto". "Sarebbe successa l'ira di Dio per la maggioranza", commenta Quagliarello, E il leghista Calderoli dice la sua: "Ha vinto il solito "fattore C"..". A dare una mano al senatore "colpevole" ci ha pensato anche Dini, che non ha partecipato al voto insieme a Turigliatto e Barbieri. E Saporito, di An, ha estratto la scheda convinto che non si votasse. Alto e asciutto, riccio brizzolato, Antonione è stato sottosegretario agli Esteri nel governo Berlusconi (che lo rimosse dal ruolo di coordinatore di FI in Friuli). Si consola alla buvette ma solo con un'aranciata. Le mani tremanti, gli occhi lucidi. Scuote la testa. Una senatrice di Fi lo sgrida, non per l'errore: "Dai, dai, adesso non fare quello che stai pensando, eh? Non te lo permetteremo mai", e gli dà un buffetto. Pensa di dimettersi? chiediamo. Guarda in basso: "Eh, sì".


Finanziariasì del SenatoE passa la "class action" (sezione: Class action) ( da "Secolo XIX, Il" del 16-11-2007)

 

Con 161 voti contro 157 L'Unione tiene. Dini approva "ma il quadro politico va superato". Tetto agli stipendi dei manager. Via all'extragettito dei porti. Andrà alle Regioni per le infrastrutture 16/11/2007 Roma. La Finanziaria 2008 è stata approvata (161 contro 157). Con il voto del Senato, in bilico fino a notte, via libera all'assunzione dei precari del pubblico impiego, al tetto da 270 mila euro per gli stipendi dei manager pubblici e alla Classaction. Passa l'extragettito fiscale generato dai porti. Le Regioni lo destineranno alle infrastrutture. Prodi: "Grande successo". Dini vota a favore, ma prende le distanze dalla maggioranza: "Va superato il quadro politico". Berlusconi: "L'implosione nell'Unione c'è stata". Cafasso, Bocconetti, Lombardi e un commento di Francesco Ferrari >> 4, 5 e 23 16/11/2007.


Colpi di scena, lacrime, amuleti, scarpe sbattute (sezione: Class action) ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-11-2007)

 

Primo Piano Pagina 103 Il film Colpi di scena, lacrime, amuleti, scarpe sbattute Il film --> ROMA Alla fine la tabella di marcia si riesce a rispettarla: il voto arriva in tarda serata, ma non sono mancati i colpi di scena. Lo scontro più aspro si ha sulla Classaction, l'emendamento di Manzione che dà alle associazioni di consumatori la possibilità di fare azioni legali collettive. L'ERRORE E LE LACRIME Questo emendamento è quello che crea più problemi alla maggioranza. La Cdl prima critica, poi si astiene. La norma passa per un voto perchè Dini e Roberto Barbieri decidono di uscire, mentre Ferdinando Rossi, ex Pdci, si astiene. All'Unione mancano così tre voti. Ma gli viene in soccorso involontario il senatore di FI Roberto Antonione. Nella confusione dell'Aula sbaglia tasto e vota con la maggioranza. Antonione si dispera. Ammette pubblicamente il suo sbaglio e prima se la prende con Marini che non riesce a tenere l'ordine in Aula poi si abbandona al pianto. Si accascia al suo posto e piange lacrime amare. I colleghi gli si stringono intorno e lo consolano, ma lui fa spallucce e si asciuga gli occhi. In molti gli esprimono solidarietà. Anche Lidia Menapace (Prc) lo raggiunge per stringergli la mano. LA SCARPA DI SACCONI Rocco Buttiglione ci aveva provato con un voluminoso block notes, ma ieri, a emulare la protesta di Nikita Krusciov all'Onu, ci prova Maurizio Sacconi (FI). Durante la discussione sulla Classaction si leva la scarpa e comincia a sbatterla furiosamente sul banco. L'AMULETO DEL PD Dove non basta la politica interviene la scaramanzia. Salvatore Adduce (Pd), mentre l'Aula è nel caos, tira fuori l'arma segreta: un pupazzetto-amuleto che viene fatto toccare a mò di santino anche ad Anna Finocchiaro che sorridendo si piega al rito.


Passa la Finanziaria e il governo esulta (sezione: Class action) ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-11-2007)

 

Primo Piano Pagina 103 Passa la Finanziaria e il governo esulta Dini e Bordon: votiamo sì ma la maggioranza politica non c'è più --> Dini e Bordon: votiamo sì ma la maggioranza politica non c'è più L'Unione ha vinto la battaglia della Finanziaria, approvata ieri dal Senato. Fallita la spallata di Berlusconi, Prodi può esultare. ROMA Dopo 42 giorni di riunioni e sedute, con 715 voti sempre sul filo del rasoio, minacce di spallate, nervosismi tra alleati, ostruzionismo in aula e rissa finale il Senato ha dato il suo sì alla Finanziaria per il 2008. Il voto dell'aula sulla manovra da 11,7 miliardi è stato accolto dalla maggioranza con un sospiro di sollievo. I sì sono stati 161, i no 157, e il voto dei senatori a vita non è stato determinante: quattro a favore della Finanziaria (Ciampi, Montalcini, Colombo, Scalfaro), uno contro (Cossiga). Tra i senatori della maggioranza non ha votato solo il dissidente di Rifondazione Franco Turigliatto, uscito dall'aula. Ma i problemi politici per la maggioranza restano tutti, perchè Dini e Bordon, in pratica, hanno chiesto un cambiamento di governo. Il centrodestra usa proprio questo argomento per attaccare governo e maggioranza; ma il voto di Palazzo Madama è stato anche la ratifica del fallimento della spallata. SODDISFAZIONE "Ce l'abbiamo fatta senza ricorrere alla fiducia", ha detto il premier Romano Prodi arrivando a Palazzo Madama per godersi lo spettacolo del voto finale, su cui per molti mesi l'opposizione aveva "gufato". Era dal 2002 che la Finanziaria non passava a Palazzo Madama senza che il governo mettesse la fiducia. E Berlusconi? Attacca nonostante la sconfitta: "L'attesa e prevista implosione del centrosinistra si è verificata: le dichiarazioni del presidente Dini e del senatore Bordon hanno sancito la fine di questa maggioranza e di questo governo. In sintonia con la grande maggioranza dei cittadini - afferma il Cavaliere - insistiamo quindi nella nostra battaglia politica per mandare a casa questa compagine governativa dannosa per il Paese, incapace di favorire la crescita, incapace di garantire la sicurezza dei cittadini, capace solo di imporre più tasse e più spesa pubblica ma, incredibilmente, di diminuire le risorse per le forze dell'ordine". Berlusconi reagisce poi alle accuse di corruzione rivolte dalla capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro."Respingiamo infine le ignobili e intollerabili calunnie della senatrice Finocchiaro - reagisce l'ex premier - espressione di una mentalità stalinista che incita ancora una volta all'odio nei confronti del nemico politico. La realtà è invece che con questa finanziaria la sinistra ha dispensato denaro pubblico effettuando un gigantesco voto di scambio". I DUE SÌ CON RISERVA Dini ha sciolto la sua riserva parlando per ultimo in aula. L'ex presidente del Consiglio ha spiegato che avrebbe votato sì alla Finanziaria in ottemperanza al principio dell'etica della responsabilità; però, ha aggiunto, "dobbiamo superare rapidamente l'attuale quadro politico, perchè questo governo non appare adatto ad attuare una politica in grado di invertire il declino economico e civile del paese". Non molto diverso l'annuncio del sì di Willer Bordon. "Non esiste più una vera e propria maggioranza politica", ha detto l'ex capogruppo dell'Ulivo. E quindi ha annunciato: "D'ora in poi, sui singoli provvedimenti, decideremo volta per volta". I PROVVEDIMENTI La Finanziaria esce da Palazzo Madama ben diversa da come era entrata. Nella giornata di ieri è stato approvato il tetto agli stipendi dei manager pubblici, con le correzioni che chiedeva Mastella sui 25 dirigenti pubblici da salvare dalla scure. Via libera anche alla Classaction: l'emendamento darà più forza alle cause intentate alle aziende dalle associazioni dei consumatori.


 

Arriva anche in Italia la class action (sezione: Class action) ( da "Miaeconomia" del 16-11-2007)

 

Fondi e risparmio › News Arriva anche in Italia la class action (16/11/2007) Arriva anche in Italia la class action, vale a dire l'azione che consente a un giudice di disporre il risarcimento per i danni subiti, non solo per le lesione individuali, ma anche per quelle rivendicate da una pluralità di consumatori, nel caso in cui i fatti abbiano un'origine comune. L'aula del Senato ha infatti approvato (158 voti a favore, contrari 49 e 116 astenuti) l'emendamento di Roberto Manzione e Willer Bordon (Ud) all'articolo 53 della Finanziaria che introduce in Italia "l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori". Decisivo un voto favorevole dato per errore del senatore di Forza Italia, Roberto Antonione, che salva la maggioranza. La nuova disciplina entra in vigore 180 giorni dopo l'approvazione della Finanziaria e limita il pagamento delle spese legali da parte di chi perde la causa al 10% del valore della controversia. La possibilità di azioni risarcitorie collettive non è prevista nel nostro ordinamento, mentre lo strumento è molto diffuso negli Stati Uniti. La class action è uno strumento processuale che consente a una pluralità di soggetti che intendano far valere un diritto - siano essi consumatori o utenti di un certo servizio - di adire l'autorità giudiziaria con un'unica causa i cui esiti si riflettano su tutta la categoria. La norma approvata dal Senato prevede l'ampliamento della platea dei soggetti che possono avviare l'azione, rispetto alle 16 associazioni del Consiglio nazionale consumatori e utenti che ne avevano facoltà secondo il ddl Bersani, attualmente all'esame della commissione Giustizia della Camera. L'obiettivo è quello di non privare della possibilità di agire per azioni risarcitorie agli altri soggetti portatori di interessi collettivi. Le ulteriori associazioni legittimate ad agire saranno individuate con decreto del ministro della Giustizia, di concerto con il ministro dello Sviluppo economico, sentite le competenti commissioni parlamentari. La platea potrà essere allargata anche alle associazioni degli investitori. Le associazioni possono chiedere la condanna al risarcimento e la restituzione delle somme direttamente ai singoli consumatori interessati, in conseguenza di atti illeciti commessi "nell'ambito di contratti per adesione" e che l'utente non può discutere e modificare, di pratiche commerciali illecite o di "comportamenti anticoncorrenziali". Nel caso in cui in cui sia riconosciuto il torto, anche parziale, del soggetto chiamato a rispondere, questi è condannato al pagamento delle spese legali. 0 voti - › Vota questa notizia ›.

 

 


Articoli dal 9 al 13 novembre 2007

 

Il bonus poveri torna a 150 euro Finanziaria, rispunta la class action. - roberto petrini (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 09-11-2007)

 

Economia Il bonus poveri torna a 150 euro Finanziaria, rispunta la class action.

Niente canone Rai per over 75 indigenti La Bindi propone congedi parentali ai nonni che accudiscono i nipotini ROBERTO PETRINI ROMA - Un robusto taglio alle tasse sulle imprese, fisco meno occhiuto su studi di settore e scontrini fiscali. Primo passo sui costi della politica: approvata la norma che congela per cinque anni gli stipendi dei parlamentari (bocciato invece l'emendamento di Turigliatto che voleva tagliarli del 50 per cento). Ma anche, a sorpresa, passa una norma bipartisan, firmata dall'ex presidente della Rai Sergio Zavoli e da Filippo Berselli di An, che cancella il canone televisivo per gli over-75 con un reddito inferiore a 516 euro al mese (si sa che gli ultrasettantacinquenni che pagano il canone sono circa 3 milioni). Se la Finanziaria ieri ha proceduto con passo cadenzato e senza scivoloni a Palazzo Madama, a poche centinaia di metri di distanza in Commissione Bilancio di Montecitorio è entrato nel vivo il dibattito sul decretone collegato alla manovra 2008. E proprio lì è giunta la conferma dell'intenzione del governo e della maggioranza di cancellare l'emendamento del "dissidente" Rossi (costo 2 miliardi), approvato in Senato, che raddoppiava il bonus per i più poveri riportandolo a 150 euro. La modifica (che prevede l'erogazione in dicembre) fa parte di un pacchetto presentato ieri per conto del governo dal sottosegretario Lettieri che ha fatto indignare Ferdinando Rossi: "Tanto dal Senato devono ripassare...", ha minacciato. La Finanziaria? "Fila liscia come l'olio", ha detto ieri la capogruppo del Pd al Senato Finocchiaro. E gli scrutini fin dalla mattina sono proseguiti garantendo uno scarto di 6 voti a favore della maggioranza: addirittura, in qualche caso, si sono formati schieramenti bipartisan. Oltre che nel caso Rai, la convergenza si è verificata nell'emendamento che attribuisce all'Agenzia delle entrate l'"onere della prova" sugli accertamenti sugli studi di settore evitando che cada sul contribuente il compito di dimostrare la propria "innocenza". Nel merito delle misure fanno passi in avanti, con l'approvazione di ieri, le norme che tagliano l'Ires e l'Irap a fronte di un allargamento della base imponibile. Per i piccoli lavoratori autonomi (ricavi fino a 30 mila euro) arriva il forfait: potranno optare per una aliquota unica del 20 per cento. Si lega al pacchetto imprese anche la conferma, con l'ok di ieri, l'abolizione della cosiddetta gogna-fiscale e l'introduzione del riccometro per l'Isee. Giunto all'articolo 8 (su 97 complessivi) il Senato ha di fronte ancora circa 400 emendamenti e relative votazioni. Mentre alcuni nodi restano aperti: il primo è quella della class="term">class class="term">action (cause di risarcimento collettivo dei risparmiatori) che ieri è stata rilanciata dalla coppia Manzione-Bordon (Ud). L'altro è quello del tetto agli stipendi dei manager pubblici: i diniani sono contrari. Con la seduta di ieri arrivano anche altre norme di carattere sociale: come la detrazione di 250 euro per l'abbonamento al bus e la conferma della detrazione fino ad un tetto di 636 euro per le rette degli asili nido. Mentre Rosi Bindi ha proposto congedi per i nonni che voglio accudire i nipotini (la misura entrerà in un collegato).


Unione e Cdl, tregua sui soldi (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 09-11-2007)

 

[FIRMA]ALESSANDRO BARBERA ROMA Incredibile ma vero: non solo la maggioranza al Senato tiene, ma ieri è perfino stata capace di mettersi d'accordo con l'opposizione su un emendamento. Incredibile ma vero: in serata dallo staff di Prodi si esprimeva "soddisfazione" per l'andamento delle votazioni sulla Finanziaria: "I lavori si svolgono in un dibattito rispettoso". Quasi da non crederci. E però, il diavolo sta sempre nel dettaglio. Ad esempio, l'emiciclo di Palazzo Madama si è raccolto quasi unanime contro un emendamento dei dissidenti della sinistra Fernando Rossi e Franco Turigliatto che avrebbe dimezzato le indennità dei senatori. Trentasei voti favorevoli, 266 contrari. Vota sì compatto (ma i maligni degli altri partiti dicono "solo perché sapevano sarebbe stato bocciato") la Lega di Bossi. "Avete il cuore a sinistra e il portafoglio a destra", grida in aula per il Carroccio Dario Galli. Gli altri che hanno il fegato di intervenire (fra gli altri Nitto Francesco Palma per Forza Italia e Giorgio Stracquadanio della Dc di Rotondi) si limitano a protestare contro una norma "demagogica e anti-politica". Per evitare qualche titolo di troppo sui giornali, poco prima di bocciare la proposta Rossi-Turigliatto i senatori hanno votato sì al congelamento per cinque anni della cosiddetta "indennità di contingenza", una voce che vale un centinaio di euro al mese. Dalla Camera intanto arrivano novità che porteranno con sé venti di guerra. Il Governo ha presentato a Montecitorio gli emendamenti di modifica del decreto fiscale e che - come vogliono i regolamenti - dovrà passare nuovamente dalle forche caudine di Palazzo Madama. Uno di questi riguarda il cosiddetto "bonus incapienti", l'assegno da 150 euro che in Senato, grazie ad un blitz dei soliti Rossi&Turigliatto, era raddoppiato. Il governo ha preso atto di non avere le risorse, dunque si torna a 150 euro. Rossi attende la "navetta" con il coltello fra i denti: "Tanto da qui devono ripassare". L'unico momento difficile ieri in Senato è stato verso l'ora di cena. Sinistra Democratica presenta un emendamento che ritocca gli studi di settore al quale si dicono favorevoli Forza Italia, Lega e Alleanza Nazionale. Alla fine, dopo lunga diatriba fra i giuristi, arriva il sì bipartisan: di fatto l'onere della prova sugli studi sarà a carico del fisco e non del piccolo imprenditore. Destra e sinistra si sono trovate d'accordo anche sull'emendamento che elimina il pagamento del canone Rai per gli anziani con più di 75 anni e a basso reddito (il tetto è quello della pensione sociale da 516 euro mensili). Passa lo sconto Irpef da 250 euro per chi si abbona all'autobus o alla metro, il forfait del 20% per le imprese con fatturato fino a 30mila euro e la rimodulazione delle aliquote Ires e Irap per le imprese. Giorno per giorno, con estenuanti riunioni tecniche, nella maggioranza si tenta di trovare l'accordo sugli emendamenti presentati in aula dai dissidenti. Ieri, per accontentare la coppia Bordon-Manzione, si è messa a punto una proposta che introduce una sorta di "class="term">class class="term">action", ovvero la possibilità per i consumatori di fare cause collettive come negli Stati Uniti. Ma la coperta è sempre corta e così, come viene accontentato un partito ce n'è un altro che alza il dito e dice che il testo non va. Ad esempio al diniano Natale D'Amico e all'Udeur non piace la riformulazione della norma sul tetto di 250mila euro ai manager pubblici. Per D'Amico non basta aver escluso i contratti d'opera, ovvero i cachet degli artisti ingaggiati in Rai, ma vanno escluse subito dal tetto tutte le Autorità di controllo e la Banca d'Italia, le cui professionalità - secondo D'Amico - sul mercato valgono spesso molto di più.


Cause collettive come negli Usa (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 09-11-2007)

 

Sì alla Class Action Cause collettive come negli Usa La commissione giustizia della Camera compie un passo verso la disciplina della "class="term">class class="term">action", Un'azione legale condotta da uno o più soggetti che chiedono che la soluzione di una questione comune avvenga con effetti ultra partes per tutti i componenti presenti e futuri della classe. Gli altri soggetti della medesima possono chiedere di non avvantagiarsi dell'azione altrui, oppure possono rimanere inerti avvantaggiandosi dell'attività processuale. La "class="term">class class="term">action" è un modo con cui i semplici cittadini possano essere tutelati e risarciti dai torti delle grandi aziende in quanto la relativa sentenza favorevole avrà poi effetto sututti i soggetti che si trovino nell'identica situazione dell'attore.


Finanziaria, via libera in Senato al taglio delle aliquote di Ires e Irap (sezione: Class action)

( da "Corriere.it" del 09-11-2007)

 

Via libera al congelamento degli stipendi dei parlamentari Manovra, sì in Senato a taglio Ires e Irap Via il canone Rai per gli anziani a basso reddito. Detrazioni Irpef per chi si abbona al trasporto pubblico ROMA - La riforma dell'Irap e dell'Ires, il 'riccometro' antifurbi, il 'forfettone' per le microimprese. Ma anche l'esenzione dal canone Rai per gli over 75 a basso reddito e il congelamento degli stipendi dei parlamentari per cinque anni. Procedono i lavori della Finanziaria in aula al Senato e, dopo le tensioni di mercoledì, la maggioranza mette al sicuro misure rilevanti Affrontati i primi otto articoli del disegno di legge, restano da affrontare ancora i nodi che riguardano la stabilizzazione dei precari della Pubblica amministrazione, il tetto di emolumenti per i manager pubblici e l'eventuale introduzione della class="term">class class="term">action. Su cui, secondo le indicazioni del firmatario dell'emendamento, Roberto Manzione, la maggioranza avrebbe trovato un accordo. Ecco, più nel dettaglio, le misure più importanti approvate a Palazzo Madama. IRAP E IRAS - Via libera all'articolo 3 della Finanziaria che introduce una riforma dell'Ires (l'imposta sul reddito delle società) e dell'Irap (l'imposta sulle attività produttive). I voti a favore sono stati 159, i contrari 158. Dal primo gennaio l'aliquota Ires calerà di 5 punti dal 33% al 27,5% e contestualmente verrà ampliata la base imponibile. Si riduce anche l'Irap che scenderà dal 4,25% al 3,9%. Dal 2009, inoltre, lo Stato abbandonerà la gestione dell'imposta sulle attività produttive trasferendola interamente alle Regioni. Si tratta di una riforma chiesta a gran voce, nei mesi scorsi, da Confindustria. L'emendamento non è stato votato dal senatore di sinistra critica Turigliatto. CONGELATO STIPENDIO DEI PARLAMENTARI - Sospeso per cinque anni l'adeguamento automatico delle indennità dei parlamentari. I voti a favore sono stati 164, 147 i contrari. Respinta invece la sforbiciata proposta da Turigliatto e Rossi che avrebbero voluto dimezzare le buste paga di senatori e deputati. NIENTE CANONE PER GLI ANZIANI - Tra le novità più interessanti, l'esonero dal pagamento del canone Rai per gli anziani a basso reddito con più di 75 anni. Il Senato ha infatti acceso il semaforo verde su un emendamento bipartisan. NUOVO RICCOMETRO - Sì di Palazzo Madama anche al "riccometro" a prova di furbi. L'Assemblea ha approvato la norma che rivede l'Isee (l'indicatore di situazione economica equivalente), quello che consente ad un nucleo familiare di ottenere l'accesso alle prestazioni sociali come gli sconti sulla tassa dei rifiuti o quelli per gli asili nido. La dichiarazione sostitutiva presentata dal contribuente viene inviata direttamente all'Agenzia delle entrate che potrà fare controlli incrociati. ABBONAMENTI AL TRASPORTO PUBBLICO - Arrivano poi le detrazioni Irpef per chi si abbona ai servizi di trasporto pubblico locale. L'Aula del Senato ha infatti approvato l'articolo 6 della Finanziaria, con 161 voti favorevoli, 155 contrari e un astenuto. Gli importi fino a 250 euro potranno essere detratti al 19% dalle imposte.La norma istituisce un fondo per lo sviluppo del trasporto pubblico locale, con una dotazione di 500 milioni di euro per l'anno 2008. STRETTA SU INTERESSI PASSIVI - Insieme alla diminuzione delle aliquote Ires e Irap, vengono eliminate le deduzioni extracontabili e introdotte imposte sostitutive sulle operazioni di riorganizzazione aziendale. Si prevede anche una stretta sulle deduzioni degli interessi passivi. Non saranno più ammesse, quindi, deduzioni extracontabili (quelle a titolo di ammortamento e altri costi che è possibile effettuare nella dichiarazione dei redditi oltre l'importo imputato al conto economico). Per quanto riguarda la stretta sugli interessi passivi, le società di persone e le imprese individuali non verranno toccate. Anche banche e assicurazioni restano escluse, mentre le limitazioni nelle deduzioni riguarderà le holding di partecipazioni non bancarie e creditizie. Arriva anche una deduzione fiscale per i mancati incassi dovuti ai ritardi nei pagamenti da parte delle Amministrazioni pubbliche. Inoltre, le imprese individuali e i soci di società di persone, in regime di contabilità ordinaria, potranno optare per la tassazione al 27,5% del reddito del prodotto a condizione che il reddito rimanga all'interno dell'impresa. VERSO IL FEDERALISMO - Per quanto riguarda l'Irap, oltre alla regionalizzazione a partire dal 2009 (che rappresenta una sorta di primo passo verso il federalismo fiscale), arriva anche una semplificazione: la sua base imponibile si sgancia da specifiche regole fiscali e deriverà per intero dai dati di bilancio. Scompare, inoltre, il modulo per la dichiarazione annuale Irap dal modello Unico. Le imprese indicheranno i valori direttamente alle Regioni. BONUS INCAPIENTI DIMEZZATO - Il bonus incapienti torna alla cifra originaria di 150 euro: è questo il contenuto di un emendamento del governo al decreto fiscale, all'esame della Camera, secondo quanto riferisce il Sottosegretario all'Economia Mario Lettieri. L'agevolazione era stata raddoppiata durante l'iter al Senato, ma ora viene riportata a 150 euro. stampa |.


FINANZIARIA: PRECARI, STIPENDI MANAGER E CLASS ACTION. GLI ULTIMI NODI (sezione: Class action)

( da "Asca" del 10-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 10 nov - Stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, stipendio dei manager, class="term">class class="term">action. Sono questi i nodi che restano da sciogliere nel cammino della finanziaria al Senato a partire da lunedi', quando l'Aula riprendera' l'esame del provvedimento. Confermato il termine di mercoledi' 14 novembre per l'approvazione. Dopo il lavoro approfondito svolto in Commissione, L'Aula sta sostanzialmente confermando le misure senza colpi di scena. Ma sulla questione dei precari i tre senatori diniani confermano le loro perplessita': ''No ad assunzioni degli amici degli amici o dei portaborse. Le persone assunte dovranno aver superato prove selettive dimostrando di meritare''. La norma introdotta in Commissione Bilancio prevede un piano triennale di assunzioni da parte delle amministrazione centrali e periferiche per l'assunzione di coloro che, con le varie forme contrattuali, abbiano lavorato per almeno tre anni. Una parte di essi ha gia' superato prove selettive e quindi hanno il titolo per accedere alla stabilizzazione. Ma nel mirino dei 'diniani' sono i diretti collaboratori degli organi politici, che lavorano nell'amministrazione perche' chiamati direttamente, senza aver superato prove selettive. Questa linea sembra essere stata recepita dalla maggioranza che sta elaborando un nuovo emendamento per l'Aula. Fa discutere anche il tetto allo stipendio dei manager pubblici, che secondo la finanziaria non puo' superare quello del primo presidente della Cassazione. Ma cosi' come e' scritta la misura non piace ne' all'Udc, ne' ai diniani che chiedono ''cambiamenti radicali''. L'Udc, pur giudicando ''opportuna'' la previsione di una soglia massima per i compensi di chi opera ai vertici degli organismi pubblici, ritiene necessario ''salvaguardare'' le posizioni in essere. La nuova formulazione, che la maggioranza sta definendo, dovrebbe prevedere la riorganizzazione di una fase transitoria per i contratti attualmente in vigore. Vicina la soluzione anche per la class="term">class class="term">action, l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Il proponente, Roberto Manzione, e' certo che il nuovo strumento entrera' nella manovra ed egli stesso sta riscrivendo la norma. Sara' previsto un allargamento della platea dei soggetti abilitati a promuovere la class="term">class class="term">action rispetto agli attuali 16 riconosciuti dal Consiglio Nazionale dei Consumatori e Utenti. Nei giorni scorsi il Senato ha dato il via libera a pezzi importanti della finanziaria. Molto nutrito il capitolo dei tagli ai costi della politica: la riduzione a 12 dei ministeri e a 60 unita' per l'intera compagine governativa a partire dal prossimo esecutivo, il congelamento dello stipendio dei parlamentari, la razionalizzazione delle comunita' montane, la stretta alle indennita' dei consiglieri circoscrizionali, comunali e provinciali e ai rimborsi delle spese per i viaggi. Approvate anche le misure fiscali: l'extragettito 2008 da destinare ad alleggerire il carico sui lavoratori dipendenti, il taglio dell'Ici sulla prima casa senza limiti di reddito (sono esclusi immobili di lusso, ville e castelli), la riforma della tassazione per le imprese con il calo delle aliquote Ires e Irap compensato dall'allargamento della base imponibile, il cosiddetto 'forfettone' per le imprese marginali. lsa/min/ss.


Finanziaria, volata finale al Senato (sezione: Class action)

( da "Stampaweb, La" del 11-11-2007)

 

(17:3) Finanziaria, volata finale al Senato Lamberto Dini MULTIMEDIA FOTOGALLERY Finanziaria '08, 1 miliardo per i più poveri FOTOGALLERY Finanziaria. Manovra in 6 mosse Manovra, Dini minaccia il "no". Intesa su precari, domani vertice su tetto per stipendi dei manager MILANO Si riparte domani, ma questa volta con l'obiettivo di chiudere. La Finanziaria si appresta, infatti, a tagliare, per la prima volta da anni senza fiducia, il traguardo a palazzo Madama. I senatori, presenti in Aula a ranghi serrati, hanno dato prova di compattezza riuscendo a superare indenni le prime tre giornate di votazioni. Ma una voce fuori dal coro è quella del leader dei Liberaldemocratici, Lamberto Dini, che ancora oggi minaccia il suo "no" sulla manovra se aumenta la spesa. Lo stop di Dini "Noi - avverte Dini - abbiamo le mani libere". Ottimista il presidente dei senatori dell'Ulivo, Anna Finocchiaro, regista di un impegnativo lavoro di tessitura fra le diverse anime della coalizione. "Sono convinta - dice - che troveremo la giusta sintonia per approvare, con tutta la maggioranza, la manovra di bilancio". Il sì din palazzo Madama è previsto per mercoledì, ma potrebbe anche slittare a giovedì mattina. Berlusconi all'attacco Anche l'opposizione continua a incalzare l'esecutivo e sperare che il governo Prodi inciampi sulla manovra. Silvio Berlusconi da Montecatini ha fatto sapere che alcuni senatori continuano, in colloqui privati, a manifestare la loro volontà di non votare la legge Finanziaria. "La mia strategia non cambia - sottolinea l'ex premier - conto sul fatto che ho parlato con alcuni senatori e ho trovato degli stati d'animo e dei giudizi che francamente non consentono a certe personalità di dare l'approvazione alla legge Finanziaria". Maggioranza fiduciosa Convinto che l'Unione supererà indenne la prova Senato è il relatore di maggioranza, Giovanni Legnini (Ulivo), che esclude "totalmente" il ricorso al voto di fiducia. "La maggioranza - dice - sta dando ottima prova di sé". Sui rilievi mossi da Dini, il relatore spiega che dopo aver corretto la copertura per l'abolizione sui ticket sanitari da 10 euro sulla diagnostica e la specialistica non c'è nessun aumento di spesa in Finanziaria. Intesa su precari. Resta il nodo del tetto per stipendi dei manager La settimana che si apre in Senato sarà quindi decisiva. Maggioranza e governo sono alle prese con gli ultimissimi "nodi" ancora da sciogliere. Archiviato il problema della sanatoria dei precari (il diniano D'Amico a fine seduta di venerdì ha depositato l'emendamento che recepisce l'intesa nell'Unione che prevede una procedura selettiva per la stabilizzazione) resta soprattutto da definire la norma sul tetto agli stipendi dei manager pubblici che secondo un emendamento approvato in commissione Bilancio non può superare quello del primo presidente della Corte di Cassazione. Per Dini non ha senso fissare per legge un tetto agli stipendi pubblici rischiando di privare molte amministrazioni delle risorse umane di migliore qualità. La maggioranza è quindi alle prese con una riformulazione del testo che dovrebbe prevedere una fase transitoria per i contratti a termine. Mentre ancora si discute se far rientrare nel tetto anche gli stipendi delle Authority (inclusa la Banca d'Italia). Su questo argomento, spiega Legnini, "non c'è ancora una soluzione definitiva e non c'è intesa sul testo, anche se c'è la volontà di raggiungere un accordo. Lunedì mattina lavoreremo su questo". Si lavora ancora anche sulla "class="term">class class="term">action" Si lavora ancora anche sulla "class="term">class class="term">action", l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. "Serve qualche ritocco - precisa Legnini - sto studiando io personalmente qualche modifica". Al momento la proposta di modifica elaborata dal senatore Roberto Manzione(che inserisce l'articolo 53 bis nella Finanziaria) dovrebbe prevedere un allargamento della base dei soggetti legittimati alla 'class="term">class class="term">action' su indicazione dei ministri della Giustizia e dello Sviluppo economico, sentite le commissione parlamentari competenti. L'obiettivo è quello di non privare della possibilità quei soggetti portatori di interessi collettivi diversi da consumatori e utenti assistiti dalle associazioni elencate nel Cncu (Consiglio nazionale consumatori e utenti). Il problema però è quello di far approvare l'emendamento in Aula, ma il relatore si dice ottimista. Ovviamente c'è chi all'interno del governo avrebbe preferito affrontare la materia con un intervento più organico, ma a fronte della lentezza con cui procedono i lavori in commissione Giustizia della Camera, sembra esserci infatti l'intenzione di approvare già nella manovra l'emendamento. Alla Camera sinistra all'attacco sulla Società Stretto di Messina Spa Grane per l'Unione spuntano anche alla Camera dove è in corso l'esame del dl che accompagna la manovra: la sinistra ha, infatti, ripresentato l'emendamento, bocciato dal Senato, sulla soppressione della Società Stretto di Messina Spa. Le votazioni inizieranno domani con l'obiettivo di licenziare il testo in tempo per l'approdo in Aula mercoledì. Sui tempi si approvazione della Finanziaria, invece, domani pomeriggio alle 15 si riunirà una Conferenza dei Capigruppo. Al momento il 'disco verdè resta fissato per mercoledì 14, ma potrebbe anche essere deciso uno slittamento alla mattina successiva. I lavori riprenderanno alle 16 dall'articolo 23 (sulle intercettazioni telefoniche e ambientali), ma restano da votare ben 75 articoli. L'Unione confida nel fatto che una volta scaduto il tempo per l'illustrazione delle proposte di modifica l'esame dovrebbe procedere più speditamente.


L'azione collettiva, spesso citata con svelto americanismo (sezione: Class action)

( da "Tempo, Il" del 12-11-2007)

 

L'azione collettiva, spesso citata con svelto americanismo con l'espressione "class="term">class class="term">action", se ha trovato qualche popolarità presso il pubblico italiano attraverso la filmografia hollywoodiana con testimonial affascinanti del calibro della Roberts e di Clooney, certamente si è maggiormente imposta all'attenzione dei cittadini per la sua assenza nel nostro ordinamento, in occasione dei dolorosi crack della Cirio e della Parmalat. Home prec succ Contenuti correlati Flaminia a Ladispoli In palio punti pesanti Orazio Ruggieri SPERLONGA Polemiche ... Terracina senza stadio, ottiene ospitalità ad Amaseno Spaccio di cocaina, arrestato un ex vigile urbano Spalletti: ora basta processi Cerci spinge il Pisa. Bologna ok Nei codici italiani, dunque, manca uno strumento processuale che possa consentire ad una pluralità di soggetti, siano essi consumatori o utenti di un certo servizio, che intendano far valere un diritto, di adire l'autorità giudiziaria con un'unica causa i cui esiti si riflettano su tutti gli appartenenti alla categoria. V'è da dire, peraltro, che l'esigenza di una regolazione di questo spazio giuridico vuoto è stata avvertita dalla politica fin dalla scorsa legislatura con il tentativo - frustrato - di introdurre nel nostro ordinamento una norma sulla class="term">class class="term">action. Inoltre già all'inizio dell'attuale legislatura il governo ha presentato un suo disegno di legge che la prevede, mentre nell'alacre attività emendativa dei senatori alla Finanziaria c'è da registrare l'episodio di un emendamento su questo tema, non accolto per palese improcedibilità. La Commissione Giustizia della Camera, dal canto suo, ha svolto una lunga serie di audizioni, interpellando le associazioni consumeristiche, i sindacati dei lavoratori, le associazioni degli imprenditori e una serie di accademici, ed ha predisposto un testo unificato (non si dimentichi che, accanto al disegno di legge governativo, ci sono numerose class="term">proposte di legge parlamentari) a cui apportare le proposte di emendamento per il voto finale che si avrà in Commissione nel giro di giorni. Fin qui il percorso legislativo dell'importante provvedimento. Ma il punto non è questo: il punto è che l'azione collettiva non gode di buona considerazione nella cultura politica, imprenditoriale ma anche giuridica del nostro paese. Probabilmente per la stessa ragione per cui il cittadino-consumatore non ha mai avuto storia nelle grandi culture politiche italiane, quella socialcomunista e quella democristiana, perché sublimato nella fede nel partito-madre e padre. A quelle grandi culture, cui tutti dobbiamo qualcosa, probabilmente tutti stiamo rendendo tributo con un riflesso condizionato anche sulla class="term">class class="term">action. Che, se riesce ad allargare la platea dei legittimati ad agire in giudizio, diventa, invece, un grande strumento di partecipazione democratica anche fuori dal recinto dell'azione consumeristica: si pensi, in questa stagione di particolare languidezza delle garanzie democratiche all'interno dei partiti, alla possibilità di un'azione collettiva intentata dagli iscritti che vedano conculcati i loro diritti di scelta all'interno di strutture politiche sempre più verticistiche! Uno strumento di libertà, allora, che mette alla prova la modernità dei partiti. 12/11/2007.


Finanziaria al Senato, per Prodi ultimi giorni di passione (sezione: Class action)

( da "Secolo XIX, Il" del 12-11-2007)

 

Discussione in dirittura d'arrivo Legge vicina al traguardo: il governo non dovrebbe porre la fiducia. Da mercoledì alla Camera decreto fiscale e welfare 12/11/2007 Roma. La Finanziaria arriva in vista del traguardo. Il governo ha tre giorni di tempo per chiudere la partita al Senato, senza il voto di fiducia, per poi affrontare i due prossimi scogli, non meno pericolosi: il decreto fiscale e il testo di legge sul welfare, che sono all'esame della Camera. Ma intanto c'è la Finanziaria da varare entro mercoledì notte e ci sono gli ultimi nodi, che la maggioranza deve sciogliere prima di affrontare la volata finale sfidando la previsione di Silvio Berlusconi: "Il governo cadrà sulla manovra, a metà novembre". Si profila un accordo con i diniani sull'assunzione dei precari della pubblica amministrazione, richiesta dalla sinistra radicale. La norma è una di quelle più a rischio e dovrà essere votata tra oggi e domani. In pratica, come ha spiegato il relatore Giovanni Legnini, sarà proposto un emendamento di un senatore miniano, Natale D'Amico, concepito apposta per mettere alcuni paletti alle assunzioni. Il nuovo testo prevede delle prove selettive per chi ha contratti a termine mentre i co.co.co avranno diritto a un punteggio da far valere nei concorsi."Non ci sarà una sanatoria indifferenziata", ha osservato Legnini. Ma non è detto che la sinistra dia il suo via libera senza discutere a un vertice della maggioranza, che si terrà al Senato prima di riprendere le votazioni in aula ed è lì che ci sarà la resa dei conti. Su precari e sul resto. Nelle prossime ore, l'aula voterà anche la norma con la quale viene abolito il ticket di 10 euro su diagnostica e specialistica anche nel 2008. La misura costa 830 milioni di euro e ha provocato le accuse di mancata copertura da parte della Cdl ma, venerdì scorso, c'è già stato il via libera dell'aula alle diverse voci di copertura (anche con molti tagli ai costi della politica) in parte rivisti e corretti dalla Ragioneria generale. Ora bisogna approvare la norma che cancella il ticket, che non convince Lamberto Dini e due senatori liberaldemocratici in grado con i loro tre voti di azzoppare la maggioranza. "Ci sono ancora 350 emendamenti da votare e ci teniamo le mani libere anche sulla cancellazione del ticket che non ha una vera copertura. Eliminare il ticket è una cosa popolare ma costosa", ha osservato Dini. Un altro dei nervi scoperti riguarda i manager pubblici e la norma proposta dal governo che impone un tetto di 274 mila euro ai compensi dei manager e degli altri dirigenti pubblici con 25 casi di deroga che dovrebbero essere indicati con un decreto di Palazzo Chigi. I diniani e i centristi dell'Udeur non sono d'accordo e vogliono eliminare il tetto mentre sinistra radicale, Idv e Ulivo insistono. Ma si sta cercando un compromesso. Il tetto ai compensi verrebbe escluso per i manager di società controllate dal Tesoro, come l'Eni, l'Enel e anche la Rai. Il limite verrebbe confermato per i dirigenti pubblici, comprese per le Authority ma quasi certamente sarà adottata una fase transitoria per non tagliare le alte retribuzioni già in vigore. L'accordo è a portata di mano anche sulla class="term">class class="term">action, l'azione giudiziaria collettiva a tutela degli utenti e dei consumatori, che il senatore Roberto Manzione (ormai è battitore libero, in coppia con Willer Bordon) ha proposto di inserire nella Finanziaria. L'ultima versione allarga la platea delle associazioni che si potranno costituire in giudizio a difesa di interessi collettivi oltre alle 16 già riconosciute. Sul decreto fiscale che distribuisce i soldi del tesoretto, la maggioranza è scivolata per nove volte di seguito al Senato e adesso quel provvedimento approda mercoledì in aula alla Camera portandosi dietro le scorie della discussione (e degli agguati) già visti in Senato. I passaggi a rischio sono soprattutto due: la società Stretto di Messina tenuta in vita grazie a un blitz di Antonio di Pietro e il bonus per gli incapienti raddoppiato da 150 a 300 euro con un emendamento di Fernando Rossi, ex Pdci, approvato con il voto del centrodestra. Alla Camera, la sinistra ripropone l'abolizione della società creata apposta per progettare il ponte sullo Stretto e questo porterà a un nuovo braccio di ferro con Di Pietro. Il bonus sarà invece riportato a 150 euro dal governo e Rossi ha già fatto sapere di attendere il decreto al varco per la terza lettura in Senato, dove probabilmente sarà blindato con la fiducia. Michele Lombardi 12/11/2007.


Democrazia è anche una class action (sezione: Class action)

( da "Tempo, Il" del 12-11-2007)

 

L'azione collettiva, spesso citata con svelto americanismo con l'espressione "class="term">class class="term">action", se ha trovato qualche popolarità [...] Home prec Contenuti correlati Flaminia a Ladispoli In palio punti pesanti Orazio Ruggieri SPERLONGA Polemiche ... Terracina senza stadio, ottiene ospitalità ad Amaseno Spaccio di cocaina, arrestato un ex vigile urbano Spalletti: ora basta processi Cerci spinge il Pisa. Bologna ok [...] presso il pubblico italiano attraverso la filmografia hollywoodiana con testimonial affascinanti del calibro della Roberts e di Clooney, certamente si è maggiormente imposta all'attenzione dei cittadini per la sua assenza nel nostro ordinamento, in occasione dei dolorosi crack della Cirio e della Parmalat. Nei codici italiani, dunque, manca uno strumento processuale che possa consentire ad una pluralità di soggetti, siano essi consumatori o utenti di un certo servizio, che intendano far valere un diritto, di adire l'autorità giudiziaria con un'unica causa i cui esiti si riflettano su tutti gli appartenenti alla categoria. V'è da dire, peraltro, che l'esigenza di una regolazione di questo spazio giuridico vuoto è stata avvertita dalla politica fin dalla scorsa legislatura con il tentativo - frustrato - di introdurre nel nostro ordinamento una norma sulla class="term">class class="term">action. Inoltre già all'inizio dell'attuale legislatura il governo ha presentato un suo disegno di legge che la prevede, mentre nell'alacre attività emendativa dei senatori alla Finanziaria c'è da registrare l'episodio di un emendamento su questo tema, non accolto per palese improcedibilità. La Commissione Giustizia della Camera, dal canto suo, ha svolto una lunga serie di audizioni, interpellando le associazioni consumeristiche, i sindacati dei lavoratori, le associazioni degli imprenditori e una serie di accademici, ed ha predisposto un testo unificato (non si dimentichi che, accanto al disegno di legge governativo, ci sono numerose class="term">proposte di legge parlamentari) a cui apportare le proposte di emendamento per il voto finale che si avrà in Commissione nel giro di giorni. Fin qui il percorso legislativo dell'importante provvedimento. Ma il punto non è questo: il punto è che l'azione collettiva non gode di buona considerazione nella cultura politica, imprenditoriale ma anche giuridica del nostro paese. Probabilmente per la stessa ragione per cui il cittadino-consumatore non ha mai avuto storia nelle grandi culture politiche italiane, quella socialcomunista e quella democristiana, perché sublimato nella fede nel partito-madre e padre. A quelle grandi culture, cui tutti dobbiamo qualcosa, probabilmente tutti stiamo rendendo tributo con un riflesso condizionato anche sulla class="term">class class="term">action. Che, se riesce ad allargare la platea dei legittimati ad agire in giudizio, diventa, invece, un grande strumento di partecipazione democratica anche fuori dal recinto dell'azione consumeristica: si pensi, in questa stagione di particolare languidezza delle garanzie democratiche all'interno dei partiti, alla possibilità di un'azione collettiva intentata dagli iscritti che vedano conculcati i loro diritti di scelta all'interno di strutture politiche sempre più verticistiche! Uno strumento di libertà, allora, che mette alla prova la modernità dei partiti. 12/11/2007.


Italia, Fmi:sistema finanziario migliorato ma banche ancora care (sezione: Class action)

( da "Reuters Italia" del 12-11-2007)

 

2.03 Versione per stampa MILANO (Reuters) - Complice anche "un basso punto di partenza, il sistema finanziario italiano è migliorato significativamente in anni recenti, ma ha ancora molta strada da fare per mettersi al passo dei sistemi più avanzati secondo il Fondo Monetario Internazionale. "A dispetto della bassa concentrazione, c'è ancora spazio per rafforzare la concorrenza tra banche, dal momento che il prezzo di alcune servizi bancari di base in Italia appare tra i più elevati in Europa", scrive l'Fmi nel suo Regional Economic Outlook per l'Europa rinviando a questo proposito a studi del 2005. "In maniera analoga c'è spazio per ridurre i costi di quotazione in borsa, per rafforzare e semplificare la corporate governance, la contabilità, la trasparenza societaria, soprattutto da parte dei gruppi, e irrobustire ulteriormente la protezione degli azionisti di minoranza". A tutela dei piccoli azionisti il Fondo monetario suggerisce di consentire azioni legali collettive  action) e di migliorare l'efficienza della giustizia civile. "Lo sviluppo del pilastro pensionistico privato e una maggiore uscita dello stato dall'economia potrebbero inoltre essere d'aiuto". Tra le tappe dell'evoluzione legislativa che ha consentito lo sviluppo dell'intermediazione non bancaria, l'organismo di Washington cita la legge Draghi del 1998 e la più recente legge sul risparmio emanata nel 2005 in risposta agli scandali Cirio e Parmalat, oltre che la normativa sulle cartolarizzazioni che hanno ampliato le fonti di finanziamento per le banche accrescendo le capacità di gestione del rischio.


Manovra, intesa su precari e manager (sezione: Class action)

( da "Stampaweb, La" del 12-11-2007)

 

(20:20) Manovra, intesa su precari e manager Il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa Sciolti ultimi nodi della Finanziaria. Confermato il via libera mercoledì. Novità in arrivo su energia e sicurezza ROMA In discesa i lavori sulla Finanziaria in Senato. Maggioranza e governo hanno sciolto gli ultimi nodi, dai precari al tetto degli stipendi dei manager pubblici, spianando la strada per il via libera alla manovra dopodomani senza fiducia. Anche oggi le votazioni sono andate avanti senza scossoni: i senatori dell'Unione hanno continuato a dare prova di compattezza sfiorando in alcuni casi anche 6 voti di scarto. In dirittura d'arrivo anche l'intesa sull'introduzione nell'ordinamento italiano della "class="term">class class="term">action", l'azione collettiva risarcitoria a favore dei consumatori. Sul tetto agli stipendi dei manager pubblici il punto di mediazione all'interno dell'Unione si è trovato su un taglio graduale delle retribuzioni. In pratica, per quei dirigenti delle società statali che guadagnano di più del primo presidente della Corte di Cassazione (cioè oltre 274 mila euro) lo stipendio verrà ridotto del 25% l'anno per quattro anni, fino al raggiungimento del limite massimo concesso dalla norma. Restano fuori le retribuzioni di chi lavora nelle Autorità di vigilanza (compresa la Banca d'Italia). Per le Authority l'impegno è a intervenire del disegno di legge di riordino delle Autorità, ormai fermo al Senato da oltre 10 mesi. L'accordo fa salvi anche i contratti per gli artisti che lavorano in Rai: restano fuori dal tetto, infatti, tutti i contratti d'opera. Viene riservata, però, allo Stato la possibilità di una deroga per un totale di 25 dirigenti. La proposta di modifica non è stata ancora formalizzata, ma sembra che ci sia l'appoggio di tutti i gruppi della maggioranza. Una soluzione che il presidente dei senatori dell'Ulivo, Anna Finocchiaro, definisce "buona". Soddisfatto anche il capogruppo dell'Uder, Tommaso Barbato, che aveva in precedenza espresso dubbi sul taglio "traumatico" agli stipendi. Con l'applicazione graduale, afferma, si evitano "ghigliottine penalizzanti". Per il diniano Natale D'Amico il punto ferma era escludere le Authority, e così è stato. Accordo definitivo, invece, sulla sanatoria dei precari della P.A.. Dopo giorni di braccio di ferro tra diniani e i partiti della sinistra della maggioranza è stato messo nero su bianco che il concorso è la strada maestra per l'assunzione a tempo indeterminaro nella pubblica amministrazione e si chiarisce che sono esclusi dalla stabilizzazione i cosiddetti 'portaborsè. Si prevede la regolarizzazione dei contratti a tempo determinato più recenti (una sorta di proroga delle norme sui precari della Finanziaria dello scorso anno che include coloro che raggiungono i tre anni di anzianità entro il 28 settembre 2007). Ai co.co.co e ai co.co.pro viene riconosciuto un punteggio maggiore nei concorsi. Sulla 'class="term">class class="term">action', invece, si lavora ancora. Sembra ormai certo un allargamento della base dei soggetti legittimati. Si punta, infatti, a non privare della possibilità quei soggetti portatori di interessi collettivi diversi da consumatori e utenti assistiti dalle associazioni elencate nel Cncu (Consiglio nazionale consumatori e utenti). Si discute però sull'introduzione di un tetto alle spese legali a carico dei soggetti che perdono la causa. Intanto, l'Aula di palazzo Madama ha approvato una serie di misure per potenziare l'ordine pubblico e la sicurezza. In particolare, si prevede l'istituzione di un Fondo con uno stanziamento di 100 milioni di euro. Sulla sicurezza è arrivato il disco verde del Senato anche a un emendamento bipartisan (a firma del senatore Nello Formisano dell'Idv a cui hanno aggiunto la firma Francesco Storace de La Destra e Sergio De Gregorio degli Italiani nel mondo), che stanzia 20 milioni di euro per le forze di polizia, di cui 10 per l'ammodernamento degli automezzi e 10 per gli straordinari. La proposta di modifica è stata approvata quasi all'unanimità: nessun 'nò e 3 astenuti. Novità di rilievo anche sul fronte energia. Palazzo Madama ha dato l'ok alla riforma del sistema di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili. Si chiarisce, inoltre, definitivamente la norma sugli incentivi Cip6 per i produttori di energia da fonti rinnovabili: andranno ai soli impianti realizzati ed operativi, escludendo quelli già autorizzati, ma non ancora realizzati. Infine, è passato l'emendamento che istituisce un Osservatorio del ministero delle Politiche agricole con il compito di verificare la trasparenza dei prezzi dei prodotti alimentari.


Finanziaria, polemica fra sinistra radicale e Dini (sezione: Class action)

( da "Reuters Italia" del 12-11-2007)

 

8.28 Versione per stampa ROMA (Reuters) - I lavori sulla Finanziaria in aula al Senato procedono fra le turbolenze della maggioranza che però, almeno per ora, tiene nonostante si voti senza fiducia. La giornata di oggi è stata segnata da un botta e risposta fra gli esponenti della sinistra radicale e il liberale Lamberto Dini sull'atteggiamento da avere nel voto in aula. Nella riunione di maggioranza si è comunque riusciti ad appianare le divergenze sui vari emendamenti, in particolare su compensi massimi nella pubblica amministrazione e la regolarizzazione dei precari. Il vero punto a favore del centrosinistra lo ha però fatto segnare il senatore dell'Unione eletto all'estero, Nino Randazzo, che ha oggi reso pubblica la sua lettera di rifiuto alle 'avances' di Silvio Berlusconi per convincerlo a cambiare casacca. Entusiasta la reazione di Palazzo Chigi che attraverso una fonte definisce "un atto di serietà e nobiltà la lettera con la quale il senatore ha risposto a chi gli offriva una alternativa". "Questo gesto gli fa onore e fa onore al rispetto per il mandato degli elettori", aggiunge la fonte senza mai citare Berlusconi. Il fuoco di fila delle stilettate nella maggioranza è stato avviato in mattinata dal ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. "Tutti devono valutare i singoli emendamenti, ma poi devono avere rispetto del mandato che abbiamo ricevuto dagli elettori. Nessuno ha il diritto di sfilarsi dall'impegno preso con la gente", ha detto Pecoraro riferendosi chiaramente all'area liberale guidata da Dini. Poco dopo il capogruppo al Senato di Rifondazione, Giovanni Russo Spena, ha rincarato la dose: "Credo che la brutta espressione 'tenersi le mani libere', utilizzata da Dini in questi giorni, significhi valutare cosa gli verrà offerto: un ministero da Prodi nel rimpasto che si farà a gennaio, o da Berlusconi, nel caso di elezioni immediate. Sono amareggiato. Penso che questo sia il peggio della politica". La risposta di Dini non si è fatta aspettare ed è stata altrettanto dura: "Ricordo al senatore Russo Spena che Rifondazione comunista, il partito del 'tassa e spendi', è il vero peggio della politica. Gli italiani non ne possono più della sinistra massimalista e lo dimostreranno con il voto alle prossime elezioni". Nonostante le tensioni, la capogruppo dell'Ulivo Anna Finocchiaro mostra ottimismo: "La spallata? Wait and see", dice Finocchiaro scimmiottando le parole di Berlusconi OK IN SENATO CONFERMATO A MERCOLEDÌ, BRIVIDI SU NUCLEARE Il voto finale dell'aula del Senato, dove l'Unione gode di una maggioranza risicatissima, è previsto per il 14 novembre, andando avanti ad oltranza. Oggi è stato approvato l'articolo 30, che contiene gli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili e affida più poteri all'Autorità dell'Energia nel calcolo dei parametri per i contributi Cip6. L'Aula ha fra l'altro bocciato un emendamento della Lega che istituiva un fondo per la ricerca sul nucleare. I voti a favore sono stati 155 e 152 i contrari, ma i 5 astenuti (che al Senato si sommano ai contrari), fra i quali Mario Bacicni dell'Udc, hanno permesso che l'emendamento venisse bocciato. INTESA SU PRECARI; SI LAVORA SU CLASS ACTION L'intesa sui precari della Pa si è trovata su un emendamento del diniano Natale D'Amico che subordina l'assunzione ai concorsi ed esclude i collaboratori dei politici. Dal tetto di 274.000 euro per dirigenti pubblici saranno esclusi i contratti d'opera e i dirigenti delle Autorità di garanzia. Chi ha una retribuzione superiore ai 274.000 si vedrà decurtare del 25% l'anno la parte dello stipendio in modo da garantire un allineamento entro 4 anni. Resta sul tavolo la questione della class="term">class class="term">action (l'azione risarcitoria collettiva), prevista da un emendamento all'articolo 52 del senatore Roberto Manzione. La proposta a cui la maggioranza sta lavorando prevede un allargamento della platea dei soggetti ricorrenti rispetto a quelli indicati nel ddl Bersani, all'esame della Camera.


Bordon: sul proporzionale pronto a far saltare il tavolo (sezione: Class action)

( da "Giornale.it, Il" del 13-11-2007)

 

Di Gian Maria De Francesco - martedì 13 novembre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato da Roma Senatore Bordon, l'apertura del segretario del Pd Veltroni a una riforma proporzionale della legge elettorale ha spostato i riflettori dal difficile passaggio della Finanziaria in Senato. "Con la sua proposta è diventato il principale alleato del Cavaliere. È quasi incredibile pensare che Walter Veltroni butti nel dibattito il ritorno al proporzionale in un momento in cui si contano i voti con il pallottoliere. Da tempo sostengo che in Senato non c'è una maggioranza politica ma numerica. Se si voleva provocare uno sconquasso, ci si è quasi riusciti". Perché "quasi"? "In questi anni s'è sviluppato un maggioritario spurio, ma dal primo referendum Segni l'Italia ha avuto governi di legislatura. Il proporzionale significa tornare ai governi di 9 mesi che hanno prodotto un enorme disavanzo. Aglio per i vampiri, per uno come me che da vent'anni lavora per trasformare l'Italia in una democrazia bipolare. Non entrai nel Pd perché ne intravedevo i caratteri truffaldini, ma non mi sarei mai aspettato un tale capovolgimento". Sulla Finanziaria, però, siete riusciti a ottenere delle vittorie. "Con Manzione abbiamo sollevato mille perplessità e ancora ne abbiamo, ma abbiamo avuto successo con la riduzione del numero dei ministri e la probabile introduzione della class="term">class class="term">action. Ci aspettavamo, però, un segnale diverso". Che cosa vuol dire? "La priorità è dare al Paese un sistema stabile. Il maggioritario italiano non lo è mai stato, ma il proporzionale è il sistema delle mani libere per cui i governi si fanno dopo le elezioni. Sono tentato di interrogarmi sull'opportunità di far saltare il tavolo. Bisogna andare al referendum e poi votare con il sistema che ne risulterà. In entrambi i poli ci sono tanti che la pensano come me e sono disposto a insistere per il bene del Paese". E se si ponesse la fiducia sulla manovra? "Non basta discutere, voglio capire quello che viene dopo. Se il dopo è quello che prefigura Veltroni, si torna alla fanghiglia in cui non c'è vero governo e vera opposizione. Il problema non è Prodi, che fa del suo meglio, ma il suo maggiore alleato. Non vado al suicidio cantando. Il mio discorso è disinteressato perché il 16 gennaio do le dimissioni da senatore. Non lascerò buttar via vent'anni di tentativi di rinnovamento". Pagina successiva >>.


Il rischio soppressione del (sezione: Class action)

( da "Tempo, Il" del 13-11-2007)

 

Il rischio soppressione del distaccamento della polizia stradale di Cassino arriva sul tavolo del governo. Nella mattinata di ieri il deputato dell'Udc, Anna Teresa Formisano ha presentato un'inerrogazione al ministro Amato, spiegando le ragioni che dovrebbero indurre il governo a non dar seguito alla proposta di soppressione avanzata nel documento allegato alla nuova finanziaria. Home Frosinone prec succ Contenuti correlati In Italia è boom di immigrati L'ultimo sms a De Silvestri: "Daje Lo. Sempre con voi" Da YouTube a Videoio: l'autorappresentazione del crimine Democrazia è anche una class="term">class class="term">action PENSIONE-BEFFA All'invalido 4,13 euro Pensioni ... CAMPOBASSO Dalla proclamazione ufficiale davanti Assemblea ... "Il Governo impedisca ad ogni costo la soppressione del distaccamento della Polizia Stradale di Cassino, avamposto irrinunciabile che rischia di sparire a causa dei tagli alla sicurezza presenti in Finanziaria". Ha esordito il deputato Udc: "Nel 2006 la sede cassinate ha effettuato pattugliamenti per circa 230 mila Km, tra servizi in auto e moto, 1800 pattuglie, 1500 verbali e, solo negli ultimi tre mesi, gli agenti della stradale hanno denunciato per guida in stato di ebbrezza ben 50 persone". "Questi dati eloquenti dovrebbero far riflettere sull'utilità di un distaccamento che da ben 53 anni assicura un rigido controllo su un crocevia viario come Cassino, costretto, purtroppo, a fare i conti anche con una crescente infiltrazione criminale". "è illogico e pericoloso - conclude la deputata Udc - chiudere presidi della Polizia come quello di Cassino solo in base a dati numerici, non tenendo conto delle dinamiche del territorio e dei reali bisogni dei cittadini". Nei giorni scorsi ad annunciare una levata di scudi contro il provvedimento ventilato dal ministro sono stare le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato. Queste ultime hanno inviato una nota al Viminale nella quale hanno illustrato quanto sia inopportuna anche sotto l'aspetto economico la soppressione del distaccamento di Cassino. Attualmente la sede della polizia stradale di via Arigni, nella quale lavorano 18 poliziotti, costa al ministero la cifra annua di 70.000 Euro, tra affitto dell'immobile e spese di gestione. A fronte di tale spese lo stato si è assicurato l'incasso di circa 1500 verbali, molti dei quali superano anche la cifra di cento Euro, bastipensare che negli ultimi tre mesi sono state contravvenzionate per guida in stato di ebbrezza circa 50 persone. E come si sa per tale infrazione sono previste somme da pagare molto alte. 13/11/2007.


Finanziaria, Senato accantona emendamento su class action (sezione: Class action)

( da "Reuters Italia" del 13-11-2007)

 

11.53 Versione per stampa ROMA (Reuters) - L'aula del Senato ha votato l'accantonamento dell'articolo 53-bis che introduce in Italia la class="term">class class="term">action, l'azione risarcitoria collettiva. Il testo, rispetto al ddl del ministro Pierluigi Bersani all'esame della Camera, prevedeva l'estensione della platea dei possibili ricorrenti tramite un decreto del ministero della Giustizia e dello Sviluppo. A sostegno dell'accantonamento si è dichiarato anche Clemente Mastella, leader dell'Udeur e ministro della Giustizia. Governo e relatore si erano detti favorevoli.


Finanziaria,Senato difende farmacisti,frena class action (sezione: Class action)

( da "Reuters Italia" del 13-11-2007)

 

12.36 Versione per stampa ROMA (Reuters) - Nessuna indicazione del solo principio attivo nelle ricette per i farmaci di classe C. Accantonata l'introduzione in Italia della class="term">class class="term">action. Questi i risultati delle prime votazioni in Senato sulla Finanziaria durante le quali maggioranza e governo sono andati sotto per la prima volta da quando la manovra è approdata in aula sull'emendamento di un senatore di An. Su proposta del relatore Giovanni Legnini (Ulivo), è stata quindi stralciata dalla Finanziaria la norma che prevedeva, per i farmaci soggetti a prescrizione medica e non ammessi al rimborso del sistema sanitario, l'obbligo di indicazione del solo principio attivo. Non nasconde la sua delusione Roberto Manzione (Ud), promotore della misura: "Le lobby sono potenti e riescono ad arrivare in qualunque angolo del Senato. Hanno raggiunto anche il centrosinistra". "Buon viaggio ai medici che grazie al voto del Senato potranno continuare a fare le crociere gratis a spese delle case farmaceutiche", ha aggiunto il senatore, che ha comunque confermato il suo voto favorevole alla manovra. Un'altra proposta di Manzione, che prevedeva l'introduzione in Italia dell'azione risarcitoria collettiva (la class="term">class class="term">action, appunto), viene accantonata nonostante il parere favorevole di governo e relatore. La richiesta di accantonamento è arrivata dal senatore di Forza Italia Maurizio Sacconi e ha trovato l'appoggio di Clemente Mastella, leader Udeur e ministro della Giustizia. GOVERNO E MAGGIORANZA VANNO SOTTO, DINI CON CDL Governo e maggioranza sono stati battuti in aula al Senato su un emendamento alla Finanziaria del senatore Giuseppe Valditara (An), che aumenta di 40 milioni l'anno il fondo per i dottorati di ricerca. La proposta, contrari governo e relatore, passa con 161 sì, 152 no e 3 astenuti. Votano a favore, oltre alla Casa delle libertà, i senatori di maggioranza Lamberto Dini e Giuseppe Scalera (Ld), Domenico Fisichella e i due dissidenti di sinistra Fernando Rossi e Franco Turgliatto. Le astensioni, che al Senato vengono considerati come voti contrari, sono dei socialisti Gavino Angius, Roberto Barbieri e Accursio Montalbano. Quello di oggi è il primo voto, da quando la manovra è approdata in aula, che vede maggioranza e governo andare sotto. Secondo il sottosegretario ai Rapporti con il parlamento Giampaolo D'Andrea, nell'episodio "non c'è nessun significato politico. Il relatore aveva invitato il presentatore dell'emendamento a ritirarlo per trasformarlo in ordine del giorno, perché riteniamo che la questione sia rilevante ma vada trattata in una sede e con modalità improprie, ma questo non è stato possibile". Immediatamente dopo il voto, Dini ha ribadito di "avere le mani libere, perché non siamo nel partito democratico e non abbiamo vincolo di mandato". L'aula sta esaminando in questo momento l'articolo 54 della Finanziaria, che ne conta in tutto 97. Il via libera definitivo è previsto per domani.


Finanziaria: Senato con farmaceutiche, frena class action (sezione: Class action)

( da "Reuters Italia" del 13-11-2007)

 

1.05 Versione per stampa ROMA (Reuters) - Nessuna indicazione del solo principio attivo nelle ricette per i farmaci di classe C. Accantonata l'introduzione in Italia della class="term">class class="term">action. Questi i risultati delle prime votazioni in Senato sulla Finanziaria, durante le quali maggioranza e governo sono andati sotto per la prima volta da quando la manovra è approdata in aula sull'emendamento di un senatore di An. Su proposta del relatore Giovanni Legnini (Ulivo), è stata quindi stralciata dalla Finanziaria la norma che prevedeva, per i farmaci soggetti a prescrizione medica e non ammessi al rimborso del sistema sanitario, l'obbligo di indicazione del solo principio attivo. Non nasconde la sua delusione Roberto Manzione (Ud), promotore della misura: "Le lobby sono potenti e riescono ad arrivare in qualunque angolo del Senato. Hanno raggiunto anche il centrosinistra". "Buon viaggio ai medici che grazie al voto del Senato potranno continuare a fare le crociere gratis a spese delle case farmaceutiche", ha aggiunto il senatore, che ha comunque confermato il suo voto favorevole alla manovra. Un'altra proposta di Manzione, che prevedeva l'introduzione in Italia dell'azione risarcitoria collettiva (la class="term">class class="term">action, appunto), viene accantonata nonostante il parere favorevole di governo e relatore all'emendamento. La richiesta di accantonamento è arrivata dal senatore di Forza Italia Maurizio Sacconi e ha trovato l'appoggio di Clemente Mastella, leader Udeur e ministro della Giustizia. GOVERNO E MAGGIORANZA VANNO SOTTO, DINI CON CDL Governo e maggioranza sono stati battuti in aula al Senato su un emendamento alla Finanziaria del senatore Giuseppe Valditara (An), che aumenta di 40 milioni l'anno il fondo per i dottorati di ricerca. La proposta, contrari governo e relatore, passa con 161 sì, 152 no e 3 astenuti. Votano a favore, oltre alla Casa delle libertà, i senatori di maggioranza Lamberto Dini e Giuseppe Scalera (Ld), Domenico Fisichella e i due dissidenti di sinistra Fernando Rossi e Franco Turgliatto. Le astensioni, che al Senato vengono considerati come voti contrari, sono dei socialisti Gavino Angius, Roberto Barbieri e Accursio Montalbano. Quello di oggi è il primo voto, da quando la manovra è approdata in aula, che vede maggioranza e governo andare sotto. Secondo il sottosegretario ai Rapporti con il parlamento Giampaolo D'Andrea, nell'episodio "non c'è nessun significato politico. Il relatore aveva invitato il presentatore dell'emendamento a ritirarlo per trasformarlo in ordine del giorno, perché riteniamo che la questione sia rilevante ma vada trattata in una sede e con modalità improprie, ma questo non è stato possibile". Immediatamente dopo il voto, Dini ha ribadito di "avere le mani libere, perché non siamo nel partito democratico e non abbiamo vincolo di mandato". Passa, invece, un emendamento che prevede un fondo per il risanamento degli edifici pubblici per eliminare i rischi sulla salute derivanti dalla presenza di amianto. Il via libera definitivo dell'aula alla Finanziaria è previsto per domani.


FINANZIARIA: SACCONI, CLASS ACTION IN SALSA ITALIANA FA SCAPPARE AZIENDE (sezione: Class action)

( da "Asca" del 13-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 13 nov - ''Ci mancherebbe solo una class="term">class class="term">action in salsa italiana per far scappare le aziende dal nostro Paese e per non attrarne dall'estero''. E' quanto afferma il senatore Maurizio Sacconi (Fi) parlando dell'emendamento che consentiva la cause collettive dei consumatori che e' stato accantonato. ''Il Senato potrebbe introdurre in una sede impropria come la legge Finanziaria la disciplina della class="term">class class="term">action che appare ancora molto controversa per le complessive caratteristiche dell'ordinamento giuridico e giudiziario italiano - afferma Sacconi -. Fortunatamente ne e' stato deliberato l'accantonamento che offre l'opportunita' nelle prossime 24 ore di un esame piu' attento della materia come lo stesso ministro di grazie e giustizia ha auspicato''. ''C'e' da augurarsi che Confindustria batta un colpo e rappresenti tutte le legittime preoccupazioni dell'impresa italiana anche in considerazione delle peculiari caratteristiche dell'associazionismo dei consumatori. Cosa diversa - conclude Sacconi - e' la tutela dell'utente e del consumatore che va rafforzata sul piano individuale''. red-njb/cam/lv.


FINANZIARIA: DINIANI, NESSUNA SPACCATURA IN LD, STUPIDA OGNI DIETROLOGIA (sezione: Class action)

( da "Asca" del 13-11-2007)

 

(ASCA) - Roma, 13 nov - ''Nessuna spaccatura fra i liberaldemocratici. Piu' semplicemente su due questioni molto particolari abbiamo espresso un voto diverso. Cosa che e' difficile da comprendere solo per chi ha una visione ottusa e militaresca del voto parlamentare; e per chi non riconosce la liberta' di voto che la nostra Costituzione garantisce ai parlamentari stessi''. Lo dichiarano congiuntamente i tre senatori liberaldemocratici Lamberto Dini, Natale D'Amico e Giusepe Scalera che proseguono ''nel merito noi liberaldemocratici siamo favorevoli all'introduzione nel nostro ordinamento della 'class="term">class class="term">action', ma vediamo nel testo proposto dal collega Manzione alcuni problemi. Due di noi hanno ritenuto utile accantonare l'emendamento per facilitare un'ulteriore riflessione. Uno di noi ha ritenuto che il lungo termine - 6 mesi - previsto per l'entrata in vigore della norma consentira' i necessari aggiustamenti. Noi liberaldemocratici - continuano i tre senatori - siamo favorevoli a sostenere la ricerca. La diversita' del voto espresso sull'aumento dell'assegno di dottorato per i ricercatori attiene al giudizio sulla norma di copertura. Ogni retroscena politico e' fuori luogo''. red-njb/cam/sr.


Finanziaria, governo battuto in Senato. Prodi fiducioso (sezione: Class action)

( da "ADN Kronos" del 13-11-2007)

 

Maggioranza sotto sull'emendamento Valditara (An). Dini vota con la Cdl: ''Continuerò ad avere le mani libere''. La proposta di modifica prevede un incremento dell'assegno di dottorato di ricerca. Via libera all'abolizione del ticket sanitario. Il premier: ''Può capitare di essere battuti su materie specifiche''. Mercoledì notte si chiude l'iter a Palazzo Madama: countdown col fiato sospeso ascolta la notizia commenta 0 vota 11 tutte le notizie di ECONOMIA Roma, 13 nov. (Adnkronos/Ign) - Governo e maggioranza sono stati battuti in aula al Senato, su un emendamento alla Finanziaria. La sconfitta in aula arriva alla vigilia del voto finale previsto per mercoledì notte ma non turba il premier che si dice ''fiducioso''. Con 161 voti favorevoli, 152 contrari e 3 astenuti è passato un emendamento all'articolo 52, del senatore Giuseppe Valditara (An), su cui relatore e governo avevano espresso parere contrario. La proposta di modifica prevede un incremento dell'assegno di dottorato di ricerca, attraverso un aumento del fondo di finanziamento ordinario di 40 milioni di euro per i prossimi tre anni. "Io e il senatore Scalera abbiamo votato a favore dell'emendamento Valditara, a titolo personale", ha riferito il senatore Lamberto Dini, a margine dei lavori dell'Aula. A votare con la Cdl sarebbero stati anche i due senatori Fernando Rossi e Franco Turigliatto, mentre il senatore Accurzio Montalbano (Cs), ha riferito che "i senatori della costituente socialista si sono astenuti". Quanto alle mani libere, ha detto poi, "continuerò ad averle sempre, ora e dopo". "Noi liberaldemocratici non siamo nel Pd e non abbiamo nessun vincolo di mandato", ha poi aggiunto sottolineando come nella Finanziaria ci siano ancora "nodi critici "da affrontare" come nel caso dell'art. 91: "Cerchiamo - ha spiegato Dini - di limitare i danni e puntiamo a evitare ogni aumento di spesa in generale". Dini ha anche ricordato i recenti dati di variazioni del Pil, di cui l'attuale Finanziaria non tiene conto. Parlando con i giornalisti a margine di una lunga visita nella sede della Protezione civile, il presidente del Consiglio Romano Prodi (nella foto) assicura che per domani ''non c'è bisogno di una strategia contro i grandi rischi, perché abbiamo preparato tutto bene''. Il premier minimizza l'episodio di oggi al Senato: ''Che su emendamenti molto particolari e specifici la maggioranza vada sotto, mi sembra che non sia un elemento straordinario. E si è verificato tantissime volte, anche quando c'erano maggioranze enormi al Parlamento. Il problema è il voto finale sulla Finanziaria: quello è importante''. Nel merito della norma, il ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi afferma che "sostenere il dottorato di ricerca, preziosissimo livello di qualificazione, è nella linea del governo". "L'emendamento passato al Senato - spiega Mussi - risponde pertanto a una esigenza reale e sarebbe ottima cosa, se fosse stata prevista anche una adeguata copertura finanziaria". In Aula, via libera invece all'abolizione del ticket sanitario nel 2008. Palazzo Madama ha votato l'articolo 48-bis che prevede, per il 2008, l'esenzione dal pagamento del ticket di 10 euro per le visite diagnostiche e specialistiche. Stralciato l'articolo che prevedeva l'obbligo per le prescrizioni mediche di indicare solo il principio attivo, e non il nome di uno specifico farmaco, per i farmaci di fascia C. Approvato anche l'articolo 53-bis che prevede l'istituzione del fondo nazionale di 50 milioni di euro per il finanziamento degli interventi finalizzati a eliminare i rischi per la salute pubblica, derivante dalla presenza di amianto negli edifici pubblici. L'aula del Senato ha poi accantonato la norma che prevede l'introduzione della class="term">class class="term">action. Il provvedimento, messo a punto dal senatore dell'Ud, Roberto Manzione, introduce in Italia l'azione risarcitoria collettiva a tutela dei consumatori.


Finanziaria 2008: il Senato accantona la Class action (sezione: Class action)

( da "Vita non profit online" del 13-11-2007)

 

Di Redazione (redazione@vita.it) 13/11/2007 --> Protestano le associazioni dei consumatori Le Associazioni dei consumatori Adiconsum, Cittadinanzattiva, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori protestano duramente contro l'accantonamento dell'emendamento, presentato dai senatori Manzione e Bordon, che avrebbe introdotto la class="term">class class="term">action nell'ordinamento giuridico italiano e ricordano all'on. Maurizio Sacconi che il partito a cui appartiene, Forza Italia, la scorsa legislatura aveva approvato una proposta per introdurre la class="term">class class="term">action. Le Associazioni dei consumatori richiamano il governo e le forze di maggioranza, nonché la parte dell'opposizione più sensibile agli interessi dei consumatori e meno condizionata dalle lobbies confindustriali, a mantenere fede agli impegni presi votando l'emendamento accantonato.


Dini e Turigliatto votano con la CdL Governo battuto, ma Prodi dice "Sono fiducioso" (sezione: Class action)

( da "Quotidiano.net" del 13-11-2007)

 

Mobile email stampa FINANZIARIA / AL SENATO Dini e Turigliatto votano con la CdL Governo battuto, ma Prodi dice "Sono fiducioso" Sull'emendamento di An che proponeva la modifica all'articolo 52 per un fondo di 40 milioni di euro al dottorato di ricerca c'era il parere contrario di governo e relatore Home Politica prec succ Roma, 13 novembre 2007 - Primo scivolone di maggioranza e governo in Senato sulla Finanziaria. Con nove voti di scarto (161 sì, 152 no e 3 astenuti) è passato in mattinata un emendamento di An che aumenta i fondi per gli assegni di ricerca: Unione e esecutivo sono stati battuti a palazzo Madama per la prima volta dall'inizio delle votazioni. Andare sotto una volta è normale, commenta il premier Romano Prodi, dichiarandosi fiducioso sul voto finale di domani. "Che su emendamenti molto particolari e specifici la maggioranza vada sotto - dice Prodi - mi sembra non sia un elemento straordinario. L'importante è il voto finale: abbiamo preparato tutto bene, sono fiducioso". Con la Cdl hanno votato Lamberto Dini e Giuseppe Scalera, ma anche Domenico Fisichella del gruppo Misto, e i due dissidenti di sinistra Fernando Rossi, Franco Turigliatto. Si sono invece astenuti, ma al Senato le astensioni equivalgono a voti contrari, i tre senatori socialisti (Angius, Barbieri e Montalbano), mentre Roberto Manzione sembra non abbia proprio preso parte al voto. Nomi che appartengono a diverse anime dell'Unione, ma rientrano quasi tutte nella categoria dei 'sorvegliati' speciali in vista del voto finale di domani. A cominciare da Lamberto Dini, considerato il numero uno dei 'corteggiati' da Berlusconi e che ancora oggi continua a dire di avere "mani libere". La pattuglia del presidente della commissione Esteri conta su altri due senatori: Giuseppe Scalera e Natale D'Amico. Di 'peso' anche il voto di Domenico Fisichella: ex An, eletto nelle fila dell'Ulivo ed entrato nel Misto dopo la nascita del Pd, finora ha continuato a garantire il suo sostegno alla maggioranza, non rinunciando però in alcune occasioni a 'lanciare dei segnali', scegliendo l'astensione, anziché il voto contrario. Il governo minimizza l'incidente. "Non c'è assolutamente motivo per mettere la fiducia - afferma il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti - su oltre 400 votazioni con una maggioranza esigua al Senato" andare sotto "mi pare che sia del tutto normale e possibile se si accetta un confronto parlamentare". L'accaduto "non ha nessun significato politico - commenta anche il sottosegretario Giampaolo D'Andrea - anche se c'è stato il soccorso di alcuni esponenti della maggioranza, poi però la maggioranza ha votato tutto l'articolo così emendato". Soddisfatto, invece, Giuseppe Valditara, firmatario dell'emendamento. "E' una grande vittoria per l'Università italiana. Si premia il merito, si privilegia la qualità dei giovani che si impegnano nella ricerca, finora dimenticata e vituperata dal governo di centrosinistra, che oggi siamo riusciti a battere nell'Aula del Senato". La norma approvata prevede di incrementare l'assegno di dottorato di ricerca aumentando di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008-2009 e 2010 il Fondo di finanziamento ordinario. Brivido in Aula anche sulla 'class="term">class class="term">action'. Sulla proposta dell'opposizione di accantonamento è stata approvata grazie al voto determinante del diniano Giuseppe Scalera. E al non voto del senatore, Roberto Barbieri (Cs), che non era presente in Aula. Con la maggioranza hanno invece votato Dini e Natale D'Amico. Prendendo la parola in Aula, il ministro della Giustizia, pur dichiarandosi favorevole all'introduzione nell'ordinamento italiano dell'azione collettiva risarcitoria a favore dei consumatori, ha espresso "forti perplessità" sull'inserimento della materia in Finanziaria, rimettendosi all'Assemblea. Tra le principali novità approvate nel corso della mattina da palazzo Madama, l'abolizione (dopo il braccio di ferro dei giorni scorsi fra governo e Ragioneria generale dello Stato sulla copertura) dei ticket sanitari da 10 euro sulle visite specialistiche e la diagnostica. Stralciata, invece, la norma (proposta da Manzione e già approvata in commissione Bilancio) che prevede l'obbligo per il medico di base di prescrivere per i medicinali di fascia C (a totale carico dei consumatori) il solo principio attivo del farmaco. Forte delusione del senatore Manzione che afferma: "E' il segno evidente che le lobby hanno colpito anche nel centrosinistra". Sì anche alle risorse per il Protocollo del welfare.



 

 

POICHE’ L’ART. 24 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE E’ CONSIDERATO DAL “FUOCO DI SBARRAMENTO” UN OSTACOLO INSORMONTABILE ALL’INTRODUZIONE DELLA CLASS ACTION IN ITALIA, NE RIPORTIAMO IL TESTO.

Costituzione della Repubblica italiana:

 

ART. 24 – Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.”


Da marketpress.info 11-4-2007 Faissola (ABI) "Sulla class action chiediamo una profonda riflessione in sede legislativa

Roma, 11 aprile 2007 - "Sulla class action chiediamo una profonda riflessione in sede legislativa per conciliare con equilibrio quelli che devono essere gli obiettivi alla base di questo strumento: tutela del consumatore, snellimento del carico del contenzioso e presidio dell'integrità del sistema delle imprese". Nessuna pregiudiziale al varo di una legge dal Presidente dell'Abi, Corrado Faissola, il 4 aprile in audizione alla Commissione giustizia della Camera, ma la richiesta di modifiche di punti critici: "soprattutto alla luce di un provvedimento fortemente innovativo e che può essere connotato da un elevato rischio di abusi". Chiarezza sui soggetti legittimati ad agire, soluzione al rischio di proliferazione delle cause collettive, procedura giudiziaria adeguata. Sono questi gli elementi segnalati da Abi su cui "è necessaria un'approfondita riflessione" per tre ragioni: per dotare di garanzie sempre più stringenti di professionalità e di serietà chi promuove, assumendosene tutte le responsabilità, azioni in grado di influenzare profondamente il mercato e le imprese; per introdurre meccanismi di azione di classe che rispondano ad obiettivi reali di snellimento del carico del contenzioso presso le sedi giudiziarie; perchè la classe sia precisamente circoscritta dal giudice. Faissola ha sottolineato la necessità che si tenga conto del dibattito che si sta svolgendo in materia anche in ambito europeo, ricordando le posizioni recentemente espresse dal Commissario per la protezione dei consumatori, Meglena Kuneva, e dal Commissario per la concorrenza, Neelie Kroes, secondo cui un eventuale progetto europeo dovrebbe differenziarsi decisamente dal sistema della class action statunitense, per evitarne i difetti e gli abusi. Infatti, proprio negli Stati Uniti è ormai largamente diffusa l'esigenza di una profonda modifica normativa. Il Presidente dell'Abi ha anche evidenziato il ruolo svolto dai meccanismi di soluzione alternativa delle controversie (dalla conciliazione all'Ombudsman), su cui le banche sono largamente impegnate, per fornire alla clientela strumenti rapidi e poco costosi, e contribuire a rendere più efficiente il sistema giudiziario.


Il Corriere della Sera 23-3-2007  Class action: Bersani, puntiamo a un modello europeo

ROMA - Puntare a un modello squisitamente europeo che si differenzi da quello statunitense. E' questo l'obiettivo dell'Italia e dell'Europa per la legge sulle class action, le azioni legali collettive. A dirlo e' il ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, che ha incontrato oggi il commissario europeo per i consumatori, Meglena Kuneva. "Sulla class action siamo pronti ad appoggiare iniziative dell'Unione europea, mentre portiamo avanti la nostra - ha detto Bersani - Penso che il dibattito sul nostro Ddl possa essere utile per approfondire la questione a livello europeo". (Agr)


Da comincialitalia.net 17-3-2007  "Ecco la class action dei cittadini"


"Dobbiamo far arrivare un'informazione ai cittadini su alcuni diritti che li riguardano da vicino, e dalle cui violazioni si potranno forse difendere, un giorno, grazie all'introduzione della class action.

Il fatto straordinario è che di class action ancora nessuno per la strada ne sa niente o poco più, nonostante questa potrà essere, forse, come si è detto, una risorsa importantissima per tutti.

E dico "forse" perché tutto dipenderà dal modello che si sceglierà per introdurre questo sistema in Italia.

Da una parte, infatti, c'è la class action classica, all'americana, quella che negli Stati Uniti fa tremare le grandi holding, le multinazionali, i cartelli e i poteri forti, grazie a un potere che è realmente dato in mano al consumatore e al cittadino.
Ogni cittadino è legittimato a promuovere una class action, la cui regolarità deve essere vagliata e approvata dall'autorità giudiziaria che nomina un curatore. Non ci sono limitazioni riguardo alle tipologie di risarcimenti che saranno oggetto della class action.

Dall'altra c'è la class action detta all'italiana, accettata da multinazionali, poteri forti e via dicendo proprio perché al cittadino non servirà a niente.
Rispetto all'originario modello statunitense quello italiano risulta fortemente limitato nel campo d'azione e nel numero dei soggetti cui è data facoltà di intentare un'azione risarcitoria collettiva (class action).
Innanzitutto la class action all'italiana, trovando collocazione giuridica nel Codice del Consumo, riguarderà solo il campo degli illeciti contrattuali, per cui ogni altro illecito di natura non contrattuale, che lede i diritti o arrechi dei danni a una pluralità di soggetti, non potrà essere materia di una simile procedura.
Inoltre la legittimazione a promuovere la class action all'italiana, è conferita solamente alle associazioni dei consumatori che fanno parte del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU), organo dello Stato, che fa capo al Ministero delle Attività Produttive, formato da 16 associazioni consumeristiche generaliste, come il Codacons, l'Adusbef, la Confconsumatori, per citarne alcune. Si vede bene quindi che si assiste a una vera e propria delegittimazione e discriminazione nei confronti di tutti gli altri soggetti che potrebbero avere legittimo interesse a promuovere un'azione risarcitoria, tanto che su questo procedimento parecchi sono i dubbi riguardo la correttezza costituzionale.
Ma ciò che è peggio, e in qualche modo paradossale, è che per come è formulato questo modello italiano, la vittoria di un'azione risarcitoria non comporterà automaticamente il risarcimento di tutte le parti danneggiate, ma sulla base della sentenza ogni cittadino potrà decidere se aprire autonomamente delle singole cause per ottenere il risarcimento, e si vede bene come il gioco non sempre, e in realtà quasi mai, valga effettivamente la candela.

Nella partita tra questi due modelli il governo italiano sta giocando un ruolo fondamentale e, spiace dirlo, non solo secondo noi, ma secondo le legittime aspettative dei cittadini, nella direzione sbagliata.

Il Premier e il ministro Bersani, che ha anche presentato in proposito una PdL, hanno chiaramente già deciso che la class action si farà all'italiana, con buona pace delle procedure e del dibattito parlamentare, ma soprattutto delle legittime aspettative dei cittadini.

Io faccio parte della maggioranza di governo, e come me anche gli altri colleghi - Donatella Poretti e Gino Capotosti, deputati rispettivamente Rnp e Udeur; erano inoltre presenti inoltre Domenico Bacci, segretario nazionale del SITI, Sindacato Italiano Tutela dell'investimento, e Primo Mastrantoni segretario dell'ADUC, Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori - coi quali si è deciso di convocare questo incontro, ma non è la prima volta che su questioni delicate, che dovrebbero essere qualificanti per le politiche dell'Unione, come il welfare e alcuni metodi con i quali si stanno portando avanti le liberalizzazioni, abbia assunto delle posizioni a volte critiche rispetto a quella che è la direzione dell'azione di governo.

Ora, devo denunciare, naturalmente, non solo il fatto di vederla diversamente dal governo sull'introduzione della class action in Italia, anche se in questo ritengo di stare dalla parte degli interessi del cittadino, ma anche e soprattutto il modo col quale sull'intera faccenda, e in misura ancora maggiore sul modello americano, è stato imposto il più assoluto silenzio.

Per cui il cittadino non dovrà sapere, fino al fatto compiuto, che gli si sta tentando di rifilare una legge che sarà da lui scarsamente utilizzata, preferita, per ossequio ai poteri forti, ad altre proposte che realmente possono far valere diritti finora ignorati, e mi riferisco per esempio ai comitati delle vittime di disastri o attentati, ai risarcimenti per le vittime di contenziosi con la pubblica amministrazione o con gli enti locali, alle vittime di vere e proprie truffe finanziarie come i tango bond, Cirio o Parmalat, alle vittime di reati contro l'ambiente, alle vittime di violazioni contrattuali da parte di colossi della finanza e del mercato...

Questo silenzio è una cosa che in democrazia non si dovrebbe sentire e che noi non accettiamo.

Oggi, per la giornata europea del consumatore, tra qualche ora si aprirà un convegno organizzato dai DS sulla class action. Io non so se mi riuscirò a intrufolare, perché neanche sono stato invitato ad assistervi. Nessuno di noi che oggi siamo qui per sostenere la class action di stampo americano è stato invitato. Però tra i relatori significativamente c'è Colaninno di Confindustria.

Perciò, quello che ci preme chiedere è che, sull'introduzione della class action nel nostro Paese, su come si vuole introdurla e sulla scelta del modello, non ci siano imposizioni dirigiste, ma si apra al più presto, nella politica e nel paese, il più leale e trasparente confronto,nell'interesse e nella tutela del diritto di conoscere dei cittadini".

Stefano Pedica


Da il meridiano.info 16.03.2007 ore 09:30:00. La Class Action asservita alle “corporazioni”

 

Roma Confindustria alza la voce, i poteri forti tremano e il governo fa il Ponzio Pilato. La Class Action mina le lobby che si troverebbero di fronte una schiera di consumatori traditi pronti a raccogliere i proventi di un’azione giudiziaria collettiva, che rimborserebbe direttamente la parte lesa. Questo tipo di strumento di tutela giuridica ha sortito incoraggianti effetti in America, dove l’hanno spuntata anche i nostri connazionali che si sono ritrovati a far causa negli States. I cugini d’oltreoceano ci hanno visto giusto, mentre l’Italia arranca. La commissione Giustizia della Camera è impelagata nella discussione delle diverse proposte che, sostanzialmente, seguono due opposti filoni. Il primo è costituito dal progetto dell’Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, sostenuto da Donatella Poretti, deputato della Rosa nel Pugno e segretario della commissione Affari Sociali, e dal deputato Daniele Capezzone (Rnp). La proposta prevede che chiunque possa adire alla causa collettiva ed il rimborso avverrebbe automaticamente. Di altra natura è la proposta del governo, la quale prevede che solo le camere di commercio e alcune  associazioni dei consumatori possano partecipare all’azione giudiziaria. Per il rimborso, poi, ogni singolo partecipante sarà costretto ad adire individualmente alle vie legali. Al contrario dell’altra proposta, inoltre, non è disciplinata la fase processuale.

I sostenitori della proposta dell’Aduc sono fermamente convinti che si sia facendo di tutto per far passare la linea del governo e lo hanno denunciato a chiare lettere in una conferenza stampa che si è tenuta ieri alla Camera in occasione della Giornata europea del consumatore. «Il testo sostenuto dal governo – polemizza l’onorevole Poretti – considera il consumatore un soggetto passivo nelle mani di quelle associazioni di consumatori che prendono i contributi di Stato e che sono dirette dal ministero dello Sviluppo economico, nonché nelle mani delle corporazioni professionali e delle camere di commercio». Al contrario, il consumatore è «soggetto attivo e consapevole dei propri diritti» nella proposta di cui è prima firmataria la Poretti e alla quale si rifanno le altre proposte presentate da alcuni deputati. Il testo del governo, per tagliare corto, non sarebbe nemmeno funzionale perché, a questo punto, ogni consumatore potrebbe agire senza attendere l’esito dell’azione giudiziaria collettiva. Insomma, la richiesta rivolta al governo è che non faccia il gioco dei poteri forti, ma continui a tener conto delle esigenze dei consumatori come ha dimostrato di voler fare con le liberalizzazioni. «Spero che ci si renda conto dell’errore che si commetterebbe nel far passare così com’è la proposta del Governo – continua Donatella Poretti -. L’unica novità sarebbe l’aver creato un nuovo gruppo di privilegiati (l’associazione di consumatori) che si affiancherebbe a quelli già esistenti, confermando la nostra economia e società strutturata e funzionante in corporazioni. Le politiche di liberalizzazione in corso hanno senso e prospettive solo se gli strumenti di difesa del cittadino, come la Class Action, saranno anch’essi liberalizzanti, diretti, semplici, accessibili ed economici, superando gli schemi e le organizzazioni corporative».

Mariangela Mariani

 

 


Da Il Giornale 7-3-2007 Confindustria. "Class action pericolosa"

 

di Redazione - mercoledì 07 marzo 2007, 07:00 da Milano È di "netto dissenso" e "grande preoccupazione" la posizione di Confindustria sul progetto di legge sulla "class action", in discussione in Parlamento. L'esperienza degli Stati Uniti, patria dell'azione collettiva, "dimostra che la prospettiva è di avere una tutela molto modesta dei diritti dei consumatori e rischi devastanti per il sistema delle imprese", ha sottolineato il direttore generale Maurizio Beretta durante un'audizione alla Commissione Giustizia della Camera. "Benefici smodati" sarebbero invece quelli per gli studi legali e i professionisti. Beretta ha aggiunto che importare in Italia il meccanismo americano sarebbe ancora più rischioso vista la peculiarità tutta italiana di "tempi della giustizia particolarmente lunghi". Comunque, in caso il provvedimento in esame divenisse concreto, gli imprenditori avanzano alcune proposte. "Si dovrebbe andare a una forte selettività e grande attenzione nella certificazione dei soggetti che dovessero essere autorizzati ad agire in giudizio collettivo", compresa "una valutazione preventiva di ammissibilità" della causa, ha concluso Beretta


Da Italia Oggi 22-2-2007  In parlamento si preparano le modifiche al ddl Bersani che introduce in Italia l'azione collettiva. Pagina a cura di Stefano Sansonetti

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - La Legge Numero 045, pag. 54 del 22/2/2007 Autore: Pagina a cura di Stefano Sansonetti Visualizza la pagina in PDF     In parlamento si preparano le modifiche al ddl Bersani che introduce in Italia l'azione collettiva Class Action In Versione Extra-large Azionabile Pure Da Organismi Che Esprimono Interessi Specifici Una class action più all'americana che alla Bersani. L'azione collettiva, che il ministro per lo sviluppo economico ha messo nei mesi scorsi nelle mani di pochi eletti, sembra destinata a estendere il suo perimetro. E a poter essere azionata non soltanto dalle associazioni dei consumatori collegate al ministero e dalle camere di commercio, come adesso prevede la proposta del titolare del dicastero di via Veneto, ma anche da tutte le associazioni che esprimono interessi specifici (risparmiatori traditi, vittime di incidenti e così via). Mentre sta per concludersi il ciclo di audizioni in commissione giustizia della camera sul tema dell'azione collettiva, già si vanno delineando le proposte di correzione che riguarderanno il testo. E tra queste, appunto, quella che sta raccogliendo più consensi riguarda l'ampliamento dei cosiddetti legittimati attivi, ovvero dei soggetti che potranno azionare lo strumento. In tal senso sono già in preparazione alcuni emendamenti. Prima però, come spiega a ItaliaOggi il relatore ulivista Alessandro Maran, 'andrà individuato il testo base, che potrà essere quello di Bersani o un eventuale testo unificato proposto dalla commissione'. Come lo stesso Maran ammette, comunque, sin da adesso 'sembra utile allargare l'azionabilità dello strumento anche ad altri soggetti oltre a quelli previsti dal testo del governo'. Ancora più esplicito, in tal senso, è Enrico Buemi, capogruppo della Rosa nel pugno in commissione giustizia, che pure aveva presentato una proposta di legge non proprio favorevole all'estensione della class action. 'Ho già espresso un orientamento favorevole all'ampliamento della platea dei promotori', ha detto Buemi nei giorni scorsi, 'con particolare riferimento alle associazioni che esprimono interessi specifici, per esempio in campo finanziario'. Il riferimento è a tutte quelle associazioni che, escluse dal ddl Bersani, si sono riunite intorno al Siti (Sindacato italiano per la tutela dell'investimento e del risparmio) firmando una petizione al ministro per ottenere l'allargamento dell'azione collettiva (tra le altre ci sono Telefono blu, Telefono rosa, Greenpeace Italia, Associazione italiana familiari e vittime della strada, Comitato risparmiatori e piccoli azionisti Bipop-Carire). A dimostrare che queste sollecitazioni sono state ampiamente recepite c'è una circostanza di non poco conto. Qualche tempo fa, al dicastero di via Veneto, una delegazione di rappresentanti di queste associazioni è stata ricevuta da Antonio Lirosi, direttore generale per l'armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori, il quale ha fatto presente che per il ministero non ci sono problemi ad accettare l'aumento della categoria dei legittimati attivi. Il parlamento, ha poi aggiunto Lirosi, è in ogni caso sovrano. E da questo punto di vista un ulteriore segnale a favore dei soggetti firmatari della petizione potrebbe essere rappresentato dal fatto che alla camera, tra le varie pdl depositate, ben quattro prevedono una class action allargata (pdl Poretti-Capezzone, pdl Pedica, pdl Grillini e pdl Fabris). Un ostacolo non indifferente verso questo esito, però, potrebbe essere rappresentato dalle ultime audizioni che la commissione giustizia si appresta ad affrontare, quella di Confindustria e Abi. Si tratta di organizzazioni che già da tempo hanno manifestato contrarietà all'azione collettiva, addirittura proponendo in un documento interno (vedi ItaliaOggi del 24 ottobre 2006) una restrizione del perimetro dei legittimati attivi. (riproduzione riservata).

In parlamento si preparano le modifiche al ddl Bersani che introduce in Italia l'azione collettiva Class Action In Versione Extra-large Azionabile Pure Da Organismi Che Esprimono Interessi Specifici Una class action più all'americana che alla Bersani. L'azione collettiva, che il ministro per lo sviluppo economico ha messo nei mesi scorsi nelle mani di pochi eletti, sembra destinata a estendere il suo perimetro. E a poter essere azionata non soltanto dalle associazioni dei consumatori collegate al ministero e dalle camere di commercio, come adesso prevede la proposta del titolare del dicastero di via Veneto, ma anche da tutte le associazioni che esprimono interessi specifici (risparmiatori traditi, vittime di incidenti e così via). Mentre sta per concludersi il ciclo di audizioni in commissione giustizia della camera sul tema dell'azione collettiva, già si vanno delineando le proposte di correzione che riguarderanno il testo. E tra queste, appunto, quella che sta raccogliendo più consensi riguarda l'ampliamento dei cosiddetti legittimati attivi, ovvero dei soggetti che potranno azionare lo strumento. In tal senso sono già in preparazione alcuni emendamenti. Prima però, come spiega a ItaliaOggi il relatore ulivista Alessandro Maran, 'andrà individuato il testo base, che potrà essere quello di Bersani o un eventuale testo unificato proposto dalla commissione'. Come lo stesso Maran ammette, comunque, sin da adesso 'sembra utile allargare l'azionabilità dello strumento anche ad altri soggetti oltre a quelli previsti dal testo del governo'. Ancora più esplicito, in tal senso, è Enrico Buemi, capogruppo della Rosa nel pugno in commissione giustizia, che pure aveva presentato una proposta di legge non proprio favorevole all'estensione della class action. 'Ho già espresso un orientamento favorevole all'ampliamento della platea dei promotori', ha detto Buemi nei giorni scorsi, 'con particolare riferimento alle associazioni che esprimono interessi specifici, per esempio in campo finanziario'. Il riferimento è a tutte quelle associazioni che, escluse dal ddl Bersani, si sono riunite intorno al Siti (Sindacato italiano per la tutela dell'investimento e del risparmio) firmando una petizione al ministro per ottenere l'allargamento dell'azione collettiva (tra le altre ci sono Telefono blu, Telefono rosa, Greenpeace Italia, Associazione italiana familiari e vittime della strada, Comitato risparmiatori e piccoli azionisti Bipop-Carire). A dimostrare che queste sollecitazioni sono state ampiamente recepite c'è una circostanza di non poco conto. Qualche tempo fa, al dicastero di via Veneto, una delegazione di rappresentanti di queste associazioni è stata ricevuta da Antonio Lirosi, direttore generale per l'armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori, il quale ha fatto presente che per il ministero non ci sono problemi ad accettare l'aumento della categoria dei legittimati attivi. Il parlamento, ha poi aggiunto Lirosi, è in ogni caso sovrano. E da questo punto di vista un ulteriore segnale a favore dei soggetti firmatari della petizione potrebbe essere rappresentato dal fatto che alla camera, tra le varie pdl depositate, ben quattro prevedono una class action allargata (pdl Poretti-Capezzone, pdl Pedica, pdl Grillini e pdl Fabris). Un ostacolo non indifferente verso questo esito, però, potrebbe essere rappresentato dalle ultime audizioni che la commissione giustizia si appresta ad affrontare, quella di Confindustria e Abi. Si tratta di organizzazioni che già da tempo hanno manifestato contrarietà all'azione collettiva, addirittura proponendo in un documento interno (vedi ItaliaOggi del 24 ottobre 2006) una restrizione del perimetro dei legittimati attivi.


Da Il secolo XIX 21-2-2007 Consumi e risparmio, in Italia la tutela non sarà all'americana

 
  
Alberto Cavaliere L'introduzione delle azioni collettive crea legittime aspettative di maggior protezione dei risparmiatori, frequenti vittime di clamorosi scandali finanziari, e induce a sperare nel risarcimento individuale dei consumatori danneggiati dalla formazione da cartelli già sanzionati dall'Autorità antitrust. Tuttavia, l'esperienza degli Stati Uniti evidenzia un ruolo altrettanto importante delle azioni collettive per risarcimento di danni causati da prodotti difettosi e fondate sulla responsabilità civile dei produttori. Basterà una legge sulle class action per diffondere anche in Italia una simile tradizione? Probabilmente no, dal momento che restano notevoli le differenze fra Europa e Stati Uniti per quanto riguarda il regime di responsabilità oggettiva del produttore, le garanzie offerte dallo Stato sociale e il costo di accesso alla giustizia. Gli effetti della responsabilità oggettiva Negli Usa la diffusione di questo genere di azioni collettive è avvenuta dopo l'introduzione del regime di responsabilità oggettiva del produttore, secondo il quale la vittima non deve più dimostrare il comportamento colposo del fabbricante. In genere, è sufficiente la prova del danno e del difetto, eventualmente integrata dalla dimostrazione del legame causale fra essi. Tale regime è ritenuto più efficiente rispetto alla responsabilità per colpa (soggettiva), nella misura in cui dovrebbe indurre le imprese a internalizzare i costi degli incidenti, scaricandoli sui prezzi, inducendo un contenimento delle attività rischiose attraverso il mercato. La diffusione quasi epidemica delle cause e la crescita esponenziale dei risarcimenti ha però provocato il fallimento del mercato di alcuni prodotti, la cui offerta era divenuta troppo rischiosa, e ridotto la copertura assicurativa accordata alle imprese. Nel 1985 il regime di responsabilità oggettiva fu introdotto anche in Europa. Malgrado le preoccupazioni della comunità industriale, la direttiva non sembra aver prodotto né incrementi dei risarcimenti, né distorsioni dei mercati. Questo scarso impatto potrebbe essere imputato alle limitazioni e agli esoneri dal regime di responsabilità. Per esempio, non possono essere risarciti danni inferiori a 500 euro e questa franchigia, utile alla ripartizione del rischio, limita le compensazioni dei danni di piccola entità. Un altro limite riguarda l'ammontare massimo del risarcimento per danni causati da molteplici esemplari dello stesso prodotto. L'introduzione delle class action sarebbe quindi destinata a scontrarsi con questi confini. Il regime europeo risente dell'esenzione accordata alle imprese in caso di sviluppo di nuovi prodotti. Se le imprese dimostrano che lo stato delle conoscenze scientifico-tecnologiche non era tale da renderle edotte sugli effetti nocivi del prodotto, quando era stato introdotto sul mercato, allora non saranno ritenute responsabili dei danni causati successivamente. L'esonero è stato raramente invocato nella giurisprudenza. La resistenza contro la sua eliminazione, opposta sia dalle imprese che dalle compagnie di assicurazione, può essere spiegata dall'enorme portata dei risarcimenti che sarebbero dovuti in simili casi. Chi paga il costo degli incidenti? Ma le differenze sostanziali fra le due sponde dell'Atlantico riguardano soprattutto le protezioni fornite dallo Stato sociale e il costo di accesso alla giustizia. Le protezioni universali fornite in Europa dal welfare state garantiscono alle vittime cure gratuite e benefici pensionistici in caso di danni da prodotti difettosi. L'assicurazione pubblica rende meno urgente il ricorso alla giustizia. Però, i costi degli incidenti restano a carico dello Stato, che. dovrebbe pretendere il risarcimento del danno, come avviene abitualmente in Francia, ma non in Italia e Germania. Il sistema di compensazione delle vittime in tali paesi è quindi inefficiente e poco trasparente. Senza ricorso dello Stato contro le imprese, i costi degli incidenti non sono internalizzati nelle attività che li producono e quindi gli incentivi a evitarli sono inadeguati. Gli unici deterrenti sono le regolamentazioni amministrative sulla sicurezza dei prodotti e il timore delle imprese di subire perdite di reputazione che si tradurrebbero in un calo delle vendite. Il costo di accesso alla giustizia Le differenze fra Europa e Stai Uniti in tema di accesso alla giustizia sono altrettanto notevoli. L'introduzione delle azioni collettive contribuirà a ridurle, ma non a colmarle. La popolarità delle class action negli Usa è legata al sistema di remunerazione degli avvocati, in base al quale la vittima versa al professionista un'elevata percentuale dei risarcimenti in caso di vittoria, ma non paga nulla in caso di sconfitta. In Europa, non solo tale sistema è poco diffuso, ma in caso di sconfitta l'attore in giudizio può essere chiamato a pagare anche le spese legali del convenuto. Ciò rende la singola azione enormemente più rischiosa per un consumatore rispetto a un'impresa impegnata in una molteplicità di cause. Spesso in Europa gli avvocati vengono remunerati in funzione della durata dei procedimenti civili, che in Italia è lunghissima e tale da scoraggiare di per sé i potenziali attori. I risarcimenti esorbitanti assegnati negli Usa sono anche riconducibili all'intervento delle giurie popolari, ritenute più emotive, e ai "risarcimenti punitivi", che sono esclusi in Europa. Negli Usa si ritiene che abbiano la funzione di commisurare il risarcimento all'effettivo danno totale, comprendente anche i danni delle vittime non compensate in giudizio. © www.lavoce.info 21/02/2007.

Alberto Cavaliere L'introduzione delle azioni collettive crea legittime aspettative di maggior protezione dei risparmiatori, frequenti vittime di clamorosi scandali finanziari, e induce a sperare nel risarcimento individuale dei consumatori danneggiati dalla formazione da cartelli già sanzionati dall'Autorità antitrust. Tuttavia, l'esperienza degli Stati Uniti evidenzia un ruolo altrettanto importante delle azioni collettive per risarcimento di danni causati da prodotti difettosi e fondate sulla responsabilità civile dei produttori. Basterà una legge sulle class action per diffondere anche in Italia una simile tradizione? Probabilmente no, dal momento che restano notevoli le differenze fra Europa e Stati Uniti per quanto riguarda il regime di responsabilità oggettiva del produttore, le garanzie offerte dallo Stato sociale e il costo di accesso alla giustizia. Gli effetti della responsabilità oggettiva Negli Usa la diffusione di questo genere di azioni collettive è avvenuta dopo l'introduzione del regime di responsabilità oggettiva del produttore, secondo il quale la vittima non deve più dimostrare il comportamento colposo del fabbricante. In genere, è sufficiente la prova del danno e del difetto, eventualmente integrata dalla dimostrazione del legame causale fra essi. Tale regime è ritenuto più efficiente rispetto alla responsabilità per colpa (soggettiva), nella misura in cui dovrebbe indurre le imprese a internalizzare i costi degli incidenti, scaricandoli sui prezzi, inducendo un contenimento delle attività rischiose attraverso il mercato. La diffusione quasi epidemica delle cause e la crescita esponenziale dei risarcimenti ha però provocato il fallimento del mercato di alcuni prodotti, la cui offerta era divenuta troppo rischiosa, e ridotto la copertura assicurativa accordata alle imprese. Nel 1985 il regime di responsabilità oggettiva fu introdotto anche in Europa. Malgrado le preoccupazioni della comunità industriale, la direttiva non sembra aver prodotto né incrementi dei risarcimenti, né distorsioni dei mercati. Questo scarso impatto potrebbe essere imputato alle limitazioni e agli esoneri dal regime di responsabilità. Per esempio, non possono essere risarciti danni inferiori a 500 euro e questa franchigia, utile alla ripartizione del rischio, limita le compensazioni dei danni di piccola entità. Un altro limite riguarda l'ammontare massimo del risarcimento per danni causati da molteplici esemplari dello stesso prodotto. L'introduzione delle class action sarebbe quindi destinata a scontrarsi con questi confini. Il regime europeo risente dell'esenzione accordata alle imprese in caso di sviluppo di nuovi prodotti. Se le imprese dimostrano che lo stato delle conoscenze scientifico-tecnologiche non era tale da renderle edotte sugli effetti nocivi del prodotto, quando era stato introdotto sul mercato, allora non saranno ritenute responsabili dei danni causati successivamente. L'esonero è stato raramente invocato nella giurisprudenza. La resistenza contro la sua eliminazione, opposta sia dalle imprese che dalle compagnie di assicurazione, può essere spiegata dall'enorme portata dei risarcimenti che sarebbero dovuti in simili casi. Chi paga il costo degli incidenti? Ma le differenze sostanziali fra le due sponde dell'Atlantico riguardano soprattutto le protezioni fornite dallo Stato sociale e il costo di accesso alla giustizia. Le protezioni universali fornite in Europa dal welfare state garantiscono alle vittime cure gratuite e benefici pensionistici in caso di danni da prodotti difettosi. L'assicurazione pubblica rende meno urgente il ricorso alla giustizia. Però, i costi degli incidenti restano a carico dello Stato, che. dovrebbe pretendere il risarcimento del danno, come avviene abitualmente in Francia, ma non in Italia e Germania. Il sistema di compensazione delle vittime in tali paesi è quindi inefficiente e poco trasparente. Senza ricorso dello Stato contro le imprese, i costi degli incidenti non sono internalizzati nelle attività che li producono e quindi gli incentivi a evitarli sono inadeguati. Gli unici deterrenti sono le regolamentazioni amministrative sulla sicurezza dei prodotti e il timore delle imprese di subire perdite di reputazione che si tradurrebbero in un calo delle vendite. Il costo di accesso alla giustizia Le differenze fra Europa e Stai Uniti in tema di accesso alla giustizia sono altrettanto notevoli. L'introduzione delle azioni collettive contribuirà a ridurle, ma non a colmarle. La popolarità delle class action negli Usa è legata al sistema di remunerazione degli avvocati, in base al quale la vittima versa al professionista un'elevata percentuale dei risarcimenti in caso di vittoria, ma non paga nulla in caso di sconfitta. In Europa, non solo tale sistema è poco diffuso, ma in caso di sconfitta l'attore in giudizio può essere chiamato a pagare anche le spese legali del convenuto. Ciò rende la singola azione enormemente più rischiosa per un consumatore rispetto a un'impresa impegnata in una molteplicità di cause. Spesso in Europa gli avvocati vengono remunerati in funzione della durata dei procedimenti civili, che in Italia è lunghissima e tale da scoraggiare di per sé i potenziali attori. I risarcimenti esorbitanti assegnati negli Usa sono anche riconducibili all'intervento delle giurie popolari, ritenute più emotive, e ai "risarcimenti punitivi", che sono esclusi in Europa. Negli Usa si ritiene che abbiano la funzione di commisurare il risarcimento all'effettivo danno totale, comprendente anche i danni delle vittime non compensate in giudizio. © www.lavoce.info 21/02/2007.

 


Da Il Giornale 23-12-2006

Patuelli: «Le cause collettive in Italia non funzionerebbero» di Massimo Restelli

da Milano

Negli Stati Uniti funziona a dovere ed è uno degli incubi delle potenti multinazionali ma l’idea di importare in Italia la cosiddetta class action per tutelare i risparmiatori non è facilmente realizzabile, a meno di non cambiare la prima parte della Costituzione. A mettere sull’avviso è il vicepresidente dell’Abi e dell’Acri, Antonio Patuelli, invitando a «evitare facili illusioni» agli investitori. Al di là della proposta del ministro Pierluigi Bersani di guardare oltreoceano per introdurre la possibilità di un’azione legale collettiva il problema tuttavia esiste. Ecco perché sarebbe opportuna «una discussione per aggiornare più aspetti della Carta Costituzionale» così da renderla «omogenea e più attuale» con le esigenze del mercato, prosegue Patuelli che nella veste di presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna smentisce anche quanti considerano incontendibile il mondo delle Popolari.
Cosa ne pensa dell’idea di Bersani di introdurre la class action in Italia?
«Alcuni guardano agli Usa convinti di poterne importare l’esempio normativo ma l’Italia non è la cinquantunesima stella della bandiera americana: i nostri sistemi giuridici sono diversi. L’ostacolo è già nella Costituzione: l’articolo 24 specifica che è possibile agire in giudizio solo per tutelare i propri diritti e interessi legittimi. Abbastanza per rendere impraticabile un’importazione automatica della class action statunitense perché tutti coloro che ne avrebbero diritto dovrebbero sottoscrivere l’atto stesso. Invito ad essere realisti».
Il caso Parmalat è stato una lezione severa, quale potrebbe essere la soluzione per la tutela dei risparmiatori?

«Ci sono due strade. Trasformare la class action per adattarla alla Carta Costituzionale, oppure cambiare quest’ultima prima di approvare qualsiasi disegno di legge. È una questione pregiudiziale, dobbiamo evitare facili illusioni ed essere chiari dall’inizio: bisogna seguire il nostro diritto processuale, in caso contrario una causa collettiva potrebbe crollare davanti a un’eccezione di incostituzionalità. Occorre una discussione diversa, magari con la lungimiranza di guardare anche ai trattati internazionali che l’Italia ha già ratificato».
Propone di cambiare la Costituzione?
«È il sessantesimo anniversario della Costituente. Credo che da affrontare ci sia una discussione non solamente sull’articolo 24 ma più in generale sulla prima parte della Costituzione. Di problemi di aggiornamento sotto il profilo economico ne vedo più di uno. A partire dall’articolo 81 voluto da Luigi Einaudi per regolare la spesa pubblica e che occorre rendere ancora più stringente e rigoroso».
Da banchiere come considera la scelta di Banca Lombarda di proteggersi da un eventuale attacco esterno trasformandosi in popolare per unirsi a Bpu?
«Ci deve essere una totale libertà di modelli societari. È un treno che può viaggiare in entrambe le direzioni senza cambiare motrice: la scelta spetta agli azionisti. Non è vero che il controllo di una popolare è bloccato, è sufficiente studiare un’Opa condizionata alla trasformazione in Spa. Parlo per esperienza: dieci anni fa con la Cassa di Ravenna ho lanciato un’offerta sulla Banca Cooperativa di Imola. Mi lasci dire che l’unica realtà non scalabile non è il mondo popolare ma quello del credito cooperativo».

 


 

 

 

(LaVoce.info) 20.12.2006 13:30

 F.Mucciarelli. Class action in salsa italiana

La crisi del gruppo Parmalat ha arrecato ingenti danni a innumerevoli investitori, molti dei quali hanno intentato azioni "collettive" negli Stati Uniti d’America. Quali possibilità hanno, invece, gli investitori danneggiati di fare valere i loro diritti in Italia?

Le proposte di legge

Da quasi un mese la Commissione giustizia della Camera è alle prese con alcuni progetti di legge, uno dei quali è di iniziativa del governo, sull’introduzione della cosiddetta "class action". Nella scorsa legislatura la Camera ne approvò uno analogo dopo un lungo dibattito, ma il Senato non fece in tempo a esaminarlo.
Il problema è noto: immaginiamo che un’impresa danneggi un numero considerevole di soggetti con lo stesso comportamento e che questo danno sia complessivamente ingente, ma singolarmente minimo; i danneggiati, in pratica, non hanno alcun incentivo o interesse ad agire, confrontando i rischi e le spese connessi al processo, con il possibile risarcimento del danno.

La versione americana

L’esperienza più importante e famosa in tema di class action è quella statunitense: ogni danneggiato può agire e chiedere l’introduzione di un’azione di "classe" al giudice, che è chiamato a decidere in primo luogo sulla sua ammissibilità, e solo successivamente a decidere sul merito. La sentenza di condanna, peraltro, non vincola i danneggiati che dichiarano di non volersene avvalere. La class action "all’americana" mostra però un pericoloso lato oscuro. L’intero meccanismo è guidato dagli avvocati, i quali sono rimunerati con una percentuale del valore complessivo del risarcimento ottenuto con una sentenza favorevole o una transazione: il risultato è un proliferare di azioni collettive, le quali per lo più non sfociano in una sentenza di merito, ma in una transazione.
Quindi, il problema delle azioni collettive potrebbe essere sintetizzato così: da un lato si pone l’obiettivo di incentivare le azioni di risarcimento, dall’altro, sorge il pericolo di unmoltiplicarsi di azioni pretestuose o infondate. (1)

Vista dall’Italia

Torniamo in Italia e ai progetti in cantiere. Bisogna subito sgombrare il campo da un equivoco. Il progetto del governo, così come alcuni degli altri proposti, si fonda su una logica differente da quella tipica delle class action americane: la legittimazione ad agire è attribuita solamente alle associazioni dei consumatori, alle associazioni dei professionisti e alle camere di commercio, ma non ai singoli danneggiati.
Nel progetto del governo, il giudice emette una sentenza di condanna "generica" e ogni singolo danneggiato dovrà poi agire individualmente per ottenere il risarcimento del proprio danno. Pertanto, dal momento che la legittimazione ad agire non spetta ai singoli danneggiati, non di vera class action si tratta.
Da un punto di vista politico, la scelta è alquanto singolare. Nella scorsa legislatura, infatti, i due partiti maggiori della coalizione ora al governo hanno presentato proposte di class action assai simili al modello statunitense. (2)

I limiti imposti dal diritto italiano

Il governo, inoltre, pare non cogliere l’occasione propizia determinata da un suo stesso coraggioso provvedimento, ossia l’eliminazione dall’ordinamento italiano del divieto del patto di quota/lite: d’ora innanzi gli avvocati potranno determinare il loro compenso in percentuale sui frutti della causa vinta o transatta, così come avviene nel sistema americano.
Resta aperto il problema di rendere ogni meccanismo processuale nuovo compatibile con l’articolo 24 della Costituzione, che riconosce a ogni cittadino il diritto individuale ad agire per fare valere i propri diritti, diritto che non può essere "espropriato" da alcun giudice senza l’assenso del danneggiato. Il meccanismo americano, in base al quale la sentenza o la transazione sono efficaci verso chiunque non abbia dichiarato di volere uscire dalla "classe", sarebbe incostituzionale in Italia.
C’è, infine, il nodo politico più significativo: come evitare il proliferare di cause pretestuose? Il pericolo è fondato, ma la soluzione proposta non lo risolve, poiché rischia di trasformare le nuove e acerbe associazioni dei consumatori in strutture finalizzate esclusivamente alla ricerca di azioni collettive.
Non ci sono ragioni reali, quindi, per non tentare un passo più coraggioso e introdurre una vera e propria class action, consentendo ai danneggiati di raggrupparsi in classi e ai giudici di emanare una sentenza vincolante per tutti i partecipanti (in maniera tale che l’impresa danneggiante non soffra i rischi dell’incertezza).
Per rispettare il vincolo costituzionale la soluzione è semplice: basta attribuire alla sentenza (o alla transazione) forza vincolante solo verso chi vi abbia espressamente aderito.
Il timore che questa innovazione generi un eccesso di litigiosità, infine, potrebbe scemare introducendo una clausola di "scadenza", come previsto di recente dal diritto tedesco sulle cause collettive in materia finanziaria (3): si potrebbe indicare un periodo di cinque o dieci anni, allo scadere del quale la legge cessa di essere efficace, cosicché le forze politiche siano in grado di valutarne l’efficacia e di introdurre eventuali modifiche.

(1) Eisenberg – Miller, in 1 Journal of empirical legal studies (2004) p. 27 ss.
(2) AC 4639, Onn. Fassino et al., art. 30 e AC 4747, Onn. Letta et al.,art. 3.
(3) KapMuG, entrato in vigore il 1/11/2005, sul quale v. Merkt, in Giur. Comm., 2006.

*Federico M. Mucciarelli è laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Bologna, è avvocato, ha conseguito un LL.M. presso l’Università di Heidelberg ed un dottorato di ricerca in diritto commerciale presso l’Università di Brescia. E’ stato, inoltre, dipendente della Banca d’Italia, assegnista di ricerca presso la Facoltà di Economia dell’Università di Bologna e consulente legale per la Camera dei Deputati. Attualmente è ricercatore di diritto commerciale presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Bologna e professore a contratto di diritto dei mercati finanziari presso la Facoltà di Economia dell’Università di Trento. Suoi principali temi di ricerca sono le offerte pubbliche d’acquisto, il diritto delle società di capitali ed il diritto internazionale societario.

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Da CorrierEconomia 27-11-2006

Cesare Salvi: «Class action ma non all’americana»

 

Intervista «Troppe le differenze con il nostro sistema giuridico per importare la legge dagli Stati Uniti senza correttivi» Il presidente della Commissione giustizia contrario alla quota lite nelle azioni collettive

Prima «dovrà toccare alle banche e le assicurazioni, poi verrà estesa a tutti gli altri settori». Cesare Salvi, senatore diessino e presidente della Commissione giustizia di Palazzo Madama dove la legge per introdurre la possibilità di fare cause collettive (class action ) dovrà arrivare dopo l’approvazione della Camera, ritiene che il testo predisposto dal governo vada modificato profondamente «per evitare un eccesso di litigiosità come è accaduto negli Usa». «Si tratta di una vera e propria rivoluzione nell’economia ma bisogna stare attenti a non fare pasticci, insomma meglio evitare l’effetto taxi». In che senso pasticci…

«Anche negli Stati Uniti, dove la class action è nata nel 1930, è in corso un ripensamento legislativo proprio sul connubio tra il patto di quota-lite e il loro sistema risarcitorio. Quindi stiamo attenti a importare il modello americano senza tener conto di queste critiche e delle profonde differenze tra i due sistemi. In pratica, negli Usa, la gran parte delle cause supermiliardarie alla fine ha arricchito gli avvocati più che risarcire i consumatori».

Un passo indietro. Cosa intende per quota-lite?

«È così chiamata la legge, approvata nello scorso agosto, che prevede l’abolizione del divieto del patto di quota-lite. Vale a dire il divieto che finora impediva ai professionisti, avvocati compresi, di pattuire compensi parametrati al risultato del processo».

E lei cosa suggerisce?

«Secondo me andrebbe previsto un sistema diverso dalla quota-lite per le azioni collettive».

Ci sono ben sei proposte di legge sulla class action . Può spiegare come stanno le cose?

«Tra queste c’è un testo di legge del governo che sostanzialmente ricalca quello bipartisan approvato nella scorsa legislatura dalla sola Camera dei deputati. Gli altri si ispirano a iniziative parlamentari della maggioranza e dell’opposizione. In gioco ci sono due modelli: uno, adottato dal governo, che consente l’avvio dell’azione risarcitoria solo da parte di soggetti collettivi come le associazioni di consumatori, le camere di commercio, le associazioni di professionisti (che non è ben chiaro cosa siano). L’altro, più vicino al modello americano, permette l’azione a chiunque vi abbia interesse, compresi i singoli individui. In quest’ultima direzione è interessante la proposta fatta da Daniele Capezzone».

Può fare un esempio?

«Quello più chiaro riguarda il prodotto medicinale difettoso. Il giudice può stabilire, a fronte di un singolo promotore, l’azione risarcitoria per tutti quelli che possono dimostrare di avere subito danni da quella medicina».

Perché il modello americano è di difficile importazione?

«Il motivo sta nelle profonde differenze giuridiche tra il sistema anglosassone e quello europeo. Da noi, per esempio, il giudicato vale solo tra le parti, mentre nel sistema americano il giudicato riguarda tutte le persone coinvolte in quella classe di danni anche se non sono state chiamate in causa. Questo si può fare perché il giudice americano ha molti più poteri del nostro: è lui, per esempio, che valuta se il numero dei consumatori coinvolti ha attendibilità o meno sul piano della rappresentatività. Da noi, poi, c’è l’articolo 24 della Costituzione il quale prevede che tutti hanno diritto ad agire in giudizio».

E cosa propone la legge in discussione?

«Il testo di legge bipartisan prevede che l’azione risarcitoria debba partire dalle associazioni riconosciute. Poi è nato il quesito: ma la causa produce effetti solo per loro o per tutti i consumatori? Per tentare di risolverlo è stato allestito un meccanismo a tre fasi. Prima l’azione promossa dalle associazioni, poi un tentativo di pace conciliativa, poi l’azione dei singoli consumatori. È un sistema molto complesso e macchinoso che, vista la situazione della giustizia italiana, può comportare tempi lunghissimi. Insomma, come si vede, ci sono molti aspetti sui quali riflettere».

Perché sotto il governo Berlusconi, la vecchia legge sulla Class Action si è arenata al Senato?

«La hanno affossata le lobby , preoccupate dall’introduzione di meccanismi di questo tipo oltre alle difficoltà tecniche di cui parlavo. Ora bisogna procedere ma la mia opinione è che il testo del governo vada modificato profondamente».

L’Europa come si sta muovendo?

«La Francia e la Germania stanno varando anche loro una legislazione modellata sul diritto europeo ed hanno esattamente i nostri problemi: fare una legge che sia funzionale ed efficace e non persecutoria. E con una procedura snella e semplice per non intasare i tribunali».

È vero che lei sostiene una introduzione graduale della class action?

«Sì. Sono convinto che dovremmo prima partire da settori, diciamo così laboratorio, come le banche e le assicurazioni. Così com’è scritto adesso il testo di legge è troppo generalizzato. Potrebbe, faccio una ipotesi estrema, consentire anche a un gruppo di condomini di agire contro il negoziante sotto casa».

Lei prima citava le lobby. Quali sono e in che modo si sono mosse per stoppare la legge?

«Tutte le categorie della grande industria hanno sollevato eccezioni tecnico-giuridico che peraltro vanno ascoltate. Ma non possono fare come Bertoldo che non trovava mai l’albero a cui impiccarsi. Devono essere propositive perché la legge va fatta ed è giusto che si faccia per tutelare i consumatori oggi in una condizione di estrema debolezza rispetto al potere della grande impresa».

Viste tutte queste difficoltà, la legge riuscirà a vedere la luce entro il 2007?

«Secondo me sì, ancora qualche mese e la legge verrà approvata. Basta non farsi prendere né dall’entusiasmo né subire le resistenze».
Lei ha detto che occorre evitare l’effetto taxi. È una critica al ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani ?

«No. Il ministro Bersani e il governo nel suo insieme hanno avuto il grande merito di porre per la prima volta il consumatore al centro dell’azione legislativa. Ma non dimentichiamo che se poi i meccanismi non funzionano c’è il contraccolpo negativo. Le cose vanno dunque fatte bene».

Secondo lei la class action modello italiano potrà coinvolgere i risparmiatori colpiti dai bond Parmalat e Cirio?

«Potrebbe farlo. Non ci sono ostacoli costituzionali. Serve però una disciplina transitoria, essendoci processi già in corso».

 


 

Da Il Giornale del 26-11-2006

Così la sinistra trasforma la «class action» in ricatto   

- di Stefania Craxi - Parlamentare di Forza Italia

 

È da tempo che il ministro Bersani, seguito a ruota da Padoa-Schioppa, annuncia con sussiego l'introduzione, anche in Italia, della class action, cioè la possibilità di un'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. È un istituto già operante negli Stati Uniti dove ultimamente, proprio in adempimento della class action, Banca nazionale del lavoro e Crédit Suisse sono state condannate a pagare 25 milioni di dollari ciascuna a favore dei creditori americani ed europei del crac Parmalat. In Italia la class action ha per ora solo la forma di diversi disegni di legge, di cui uno del governo, che giacciono presso la commissione Giustizia in attesa di esame. In una prima lettura si ha l'impressione di un argomento serio e difficile, trattato con estrema disinvoltura solo mirando all'effetto propagandistico dell'iniziativa.

Una class action che non voglia far danni e non si limiti a illudere il consumatore richiede ben altra prudenza e oggettività. Essa investe grandi interessi e necessita di delicati processi di attuazione.

Il testo governativo prevede la possibilità per le associazioni di tutela del consumatore di ottenere dalle aziende il risarcimento dell'eventuale danno, un giudizio accelerato della magistratura e la possibilità di risarcire il singolo consumatore.

Uno dei disegni di legge, sempre di area governativa, svela il carattere demagogico dell'iniziativa, e lo spirito anti-imprenditoriale che la anima, arrivando addirittura alla configurazione di un «danno punitivo», non contemplato da nessuna disposizione civilistica, che dovrebbe essere anche esso risarcito. Si prevede inoltre la istituzione di nuove figure giuridiche atte alla rapidità dei processi, anch'esse non contemplate nei codici procedurali. Con questi provvedimenti da dilettanti allo sbaraglio noi metteremmo nella mani di singole associazioni e di singole persone, di cui conosciamo ben poco, un potere processuale ed economico del tutto sproporzionato alla consistenza e alla frammentazione di quei soggetti che il testo governativo, non sapendo bene come indicarli, qualifica come «enti esponenziali delle categorie dei consumatori», cioè della totalità dei cittadini perché non ce n'è uno che non sia anche un consumatore. E sarebbero proprio questi «enti esponenziali», ad accertare gli eventuali danni che un'azienda potrebbe arrecare ai cittadini.

Ma chi sono, quanti sono, dove sono? È facile prevedere che se le proposte che giacciono in Commissione diventassero legge, gli «enti esponenziali» di cui parla il governo crescerebbero a dismisura: chi non vorrebbe avere nelle mani un bel potere risarcitorio (e magari anche ricattatorio) senza pagare dazio alcuno?

Un minimo di serietà vorrebbe che prima di affrontare l'esame e l'approvazione di una legge che investe grandi interessi e conferisce enormi poteri si procedesse a un censimento e a una conseguente regolazione, delle associazioni e degli altri soggetti collettivi che si intende legittimare ad agire in giudizio. È altresì necessaria un'audizione preventiva della controparte, le aziende, che non possono essere lasciate al rischio di subire accuse, processi e rilevanti danni d'immagine per iniziative velleitarie e prive di fondamento.

La difesa dei consumatori è un bene prezioso, basta pensare al settore alimentare o a quello bancario con i vari casi Parmalat, Cirio, Banca Popolare di Lodi, i contratti ingannevoli della Banca 121, quella del Salento passata al Monte dei Paschi di Siena. Se gli attuali strumenti di controllo non funzionano o funzionano male, ben venga la tutela dei consumatori. Ma questa tutela non può sconfinare nella parzialità, nella leggerezza, nell'irresponsabilità. La class action è una questione seria e seriamente va trattata.       

 

 


 

Il PuntO n° 86.

Class action: inizia il fuoco di sbarramento.

Di Mauro Novelli   25-11-2006

 

Riportiamo alcune critiche/preoccupazioni generate dall’ipotesi di introduzione della class action nell’ordinamento italiano. Vedremo che partono tutte da alcuni concetti pigramente insiti nel nostro costume e sono il pezzo forte delle argomentazioni di giornalisti e di legislatori preoccupati di perdere il rapporto di protezione biunivoco con i potentati – asfittici, ma ancora in grado di far danni - operanti in questo Paese (banche, assicurazioni, mega aziende falsamente privatizzate ecc.).

Mi riferisco:

- alla concezione secondo la quale, poiché è naturale e funzionale la durata geologica dei nostri giudizi, il ricorso all’autorità giudiziaria deve essere fatto per le cose “serie” (non per violazioni di legge coinvolgenti magari diritti diffusi e/o poche centinaia di euro); deve essere a titolo fortemente oneroso e non a basso prezzo; deve essere riservato a chi ha capacità di reggere anche decenni il peso di azioni giudiziarie e la vociante plebe deve esserne tenuta fuori.

- al considerare l’accesso alla giustizia non come strada obbligata per proteggere diritti non riconosciuti da controparti, ma appannaggio elitario di chi può permettersi – per lustri – i costi economici e psicologici di un giudizio, anche al solo scopo di conquistare i termini di prescrizione.

- al considerare troppo oneroso per i giudici ferrarsi su materie inerenti fattispecie in grado di coinvolgere, non il singolo cittadino, ma  centinaia o migliaia, cioè a trattare situazioni di dimensioni elettoralmente rilevanti.

- al considerare i cittadini italiani come bramosi di accedere alla giustizia perché costa poco, e non perché vogliono eliminare prevaricazioni e violenze non rimovibili altrimenti e  subite a danno dei loro diritti. Meglio continuare a tenere le masse in stato di astinenza giuridica: non è opportuno inflazionare il “servizio-giustizia”, riserviamolo ai “pari”.

- al considerare tutti gli imprenditori come normalmente in stato di delinquenza, mutuando per generali le mascalzonate di alcuni potenti settori, di monopolisti di fatto, di rentiers di posizione: oggi, con i costi, i metodi ed i tempi di giudizio possono tranquillamente travalicare la legalità nei loro rapporti con il versante della domanda; con la class action dovranno stare più attenti. Questo porterà a maggiori costi d’impresa e, di conseguenza, ad una diminuzione della competitività. Non è il caso di gravare ulteriormente sul nostro sistema produttivo. Le nostre aziende sono già così poco competitive…

- al considerare un rischio il fatto che potrebbero crearsi i professionisti della class action (le associazioni abilitate). Dopo aver tribolato a costituire il monopolio dei professionisti dell’azione unica, individuale, e costosa (gli avvocati), questo sasso rompe un po’ le uova nel paniere.

- allo sminuire la valenza della class action made in USA, dove – sostengono i potentomani – è ormai soggetta a forti critiche.

- al considerare l’art. 24 della nostra Costituzione in netto contrasto con i principi ispiratori della class action. Ne riportiamo il testo per una valutazione diretta:

“Art. 24 Cost. – Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.”

Come se agire in giudizio tramite class action non fosse azione personale ed individuale. E’ maldestro il tentativo di confondere in tal modo il diritto di decidere di ciascun cittadino con i procedimenti ed risultati dell’azione giudiziaria con valenza collettiva.

 

Ecco alcuni passi di un articolo del Sole 24 Ore del 23 novembre 2006, a firma di Franco Locatelli, il primo di una serie. Si tratta delle “storture” da evitare, riportate dal pezzo (credo di capire) come valutazioni della Adam Smith Society:

 

….” L’esplosione ed il ripetersi senza fine di migliaia di controversie che annullerebbero i benefici di economia giudiziaria…….   La difficoltà del giudice italiano di approfondire valutazioni di analisi economica (questa non l’ho capita - ndr); la frustrazione dell’allargamento dell’accesso alla giustizia dovuta all’obbiettivo collettivo di provvedimenti puramente inibitori mentre per il risarcimento dei danni l’onere di agire in proprio resta al singolo.” …….

 

Il pezzo riporta alcune valutazioni di tre politici (Benvenuto, Vietti, Capezzone). Ne estrapoliamo un paio. Dimostrano un munizionamento uniforme, fornito da uno stesso fabbricante:

 

”..….A patto che la legge non acuisca la litigiosità e non scordi tre avvertenze: 1) l’Italia è fatta di piccole e medie imprese che non possono reggere l’impatto della class action che si applica per le grandi imprese. Occorre fare in modo di non porre altri vincoli alla crescita dimensionale delle imprese; 2) la class action va conciliata con l’art. 24 della Costituzione che prevede il diritto individuale ad agire in giudizio a difesa dei propri interessi; 3) va evitata la contraddizione per cui ci si può avvalere dei benefici della class action non solo se la sentenza ha esito positivo ma non si è vincolati nel caso di esito negativo.

Preferisco la promozione individuale a quella collettiva sia per coerenza con la Costituzione sia per evitare la proliferazione di “professionisti” della class action che potrebbero fare un uso economicamente e politicamente distorto dei nuovi strumenti di difesa dei consumatori”….. (Michele Vietti - UDC).

 

.”…. E’ importante trovare un punto di equilibrio che eviti gli estremi  e dica no sia ai professionisti della class action sia a todos caballeros. Occorre fare della class action uno strumento di civiltà e di difesa dei consumatori, senza ledere la competitività delle imprese.”…… (Daniele Capezzone - RnP).

 

In conclusione, non c’è da riservare grande fiducia nell’azione combinata giornalisti-legislatore- avvocati: idee non di governo, ma di mantenimento di privilegi, di lacci e laccioli per i cittadini, di uso non civile della giustizia.

Perdere le commesse dei potentati non è situazione comoda. Oltretutto, proprio gli avvocati hanno già  dovuto cedere le armi nei confronti dei grandi committenti (banche, assicurazioni ecc): l’eliminazione dei minimi tariffari (decreto Bersani) ha travolto l’unica loro arma nella definizione delle parcelle richieste per le pratiche appaltate (i minimi definiti dall’ordine). Perdere anche i pollastri singoli sarebbe troppo.

Vedremo come andrà a finire.