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ARCHIVIO GENERALE DEL
DOSSIER CLASS ACTION
ARCHIVIO DOSSIER CLASS ACTION
Dal 17-11-2007 al 29-11-2007
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DOSSIER
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Da Il Sole 24 Ore del 29-11-2007
di Isabella Bufacchi e Giovanni Negri
La Class action avrà un filtro.
LIMITI
ALLE AZIONI COLLETTIVE La class action avrà un filtro. Se promossa da
soggetti inadeguati, se infondata o inquinata dal conflitto d'interessi e
senza un vero diritto collettivo, la class action sarà inammissibile e
verrà respinta dal giudice. Ecco i "filtri" introdotti dal
Governo che però allarga la platea dei legittimati ad agire. I
"sistemi di filtro" sono introdotti dall'emendamento preparato dal
Governo all'articolo 99 della Finanziaria che istituisce l'azione
collettiva risarcitoria: un intervento restrittivo accompagnato però
da un allargamento dei soggetti legittimati ad agire in giudizio. Oltre alle
sedici associazioni dei consumatori e degli utenti iscritte nell'elenco Cncu
tenuto dal ministero dello Sviluppo economico, l'Esecutivo apre i cancelli a
tutte le "associazioni " e i "comitati" giudicati
"adeguatamente rappresentativi " dei diritti collettivi fatti
valere nell'azione proposta. Lasciando così aperta la porta a
investitori e risparmiatori, categorie tuttavia non menzionate espressamente
nell'emendamento governativo dove spiccano consumatori e utenti.
Le
modifiche dell'Esecutivo contengono una "ridefinizione" e
soprattutto un "perfezionamento " della norma sulla class action,
ha spiegato ieri il ministro dell'Economia Pier Luigi Bersani, il quale ha
assicurato che il nuovo testo prevede "sistemi di filtro e garanzie
sulle procedure che risulteranno semplificate". Il sistema proposto dal
Governo prevede non uno bensì quattro filtri, quattro criteri che
dovranno essere rispettati da chi presenta la domanda di class action presso
il Tribunale dove "ha sede" l'impresa (e non più "la
residenza"). Il primo requisito è quello dell'adeguata
rappresentatività dei diritti collettivi fatti valere da parte di chi
promuove l'azione. La domanda sarà dichiarata poi
inammissibile: 1) se manifestamente infondata; 2) quando sussiste un
conflitto d'interessi; 3) quando il giudice non ravvisa l'esistenza di un
interesse collettivo suscettibile di adeguata tutela. In quest'ultimo caso il
giudice sarà così chiamato a una valutazione di
congruità, del tutto inedita, tra mezzo e bene giuridico da
tutelare.L'ammissibilità della domanda fa scattare immediatamente
un'"idonea pubblicità" (diversamente dal testo Manzione-
Bordon che prevedeva la pubblicità ex-post). Tra le altre modifiche al
testo approvato dal Senato, l'uscita dal perimetro dei casi soggetti a class
action dei contratti conclusi per effetto di un messaggio pubblicitario ingannevole
e la diversa definizione della fattispecie dei contratti per adesione
(sparisce il riferimento agli illeciti e si parla "solo" di
rapporti giuridici). Cancellato però il tetto al compenso dei legali
che doveva servire da deterrente nei confronti di cause temerarie. E ancora,
sul piano della procedura (ma la modifica potrebbe essere affidata a
emendamenti della maggioranza), il progetto del Governo prevede che il
giudice possa determinare da subito la somma da liquidare a ciascun
consumatore e l'impresa, nei 60 giorni successivi alla sentenza, possa a sua
volta proporre il pagamento di una somma. Ma se l'impresa non comunica la
proposta entro il termine prefissato, allora il presidente del tribunale
competente costituisce un'unica camera di conciliazione (composta da un
avvocato indicato dall'attore, uno dall'impresa convenuta e uno nominato dal
Tribunale) per la determinazione delle somme da corrispondere o da restituire
ai consumtori o utenti che hanno aderito all'azione collettiva. La
Camera di conciliazione quantifica, con verbale sottoscritto dal presidente,
i modi, i termini e l'ammontare da corrispondere ai ricorrenti. Ieri,
l'Antitrust aveva sollecitato il perfezionamento della disciplina
"nell'ottica di assicurare la piena tutela dei diritti dei consumatori e
di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo
l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove
attività imprenditoriali o la loro prosecuzione". Isabella
Bufacchi Giovanni Negri
ANTITRUST IN CAMPO L'Authority ha
sollecitato modifiche alla disciplina che non deve essere punitiva per le
imprese con l'effetto di ridurre gli investimenti.
ARTICOLI
DAL 28 AL 29 NOVEMBRE 2007
Class Action , cambiamenti in vista ( da "Stampa, La" del 28-11-2007)
Class action, la Camera studia il doppio filtro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-11-2007)
Primo: regolamentare i consumatori ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-11-2007)
Resa dei conti sulle Ferrovie ( da "Secolo XIX, Il" del 28-11-2007)
Ma che è la class action? ( da "Padania, La" del 28-11-2007)
Ultime correzioni alla legge fallimentare ( da "Denaro, Il" del 28-11-2007)
Class Action: contraddizioni e lacune ( da "Denaro, Il" del 28-11-2007)
Class action, la voce dei Consumatori in piazza ( da "HelpConsumatori" del 28-11-2007)
Treni, parte il risarcimento collettivo ( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 28-11-2007)
Class action, Cardia: se mal interpretata può
essere dannosa ( da "Reuters Italia" del 28-11-2007)
FINANZIARIA, ANTITRUST CRITICA CLASS ACTION E TETTO
STIPENDI PA ( da "Wall Street Italia" del 28-11-2007)
FINANZIARIA: ANTITRUST,DUBBI SU CLASS ACTION E TETTO
MANAGER ( da "Wall Street Italia" del 28-11-2007)
Finanziaria, Antitrust critica class action e tetto
stipendi Pa ( da "Reuters Italia" del 28-11-2007)
FINANZIARIA: ANTITRUST, DUBBI SU CLASS ACTION E TETTO
STIPENDI MANAGER ( da "Asca" del 28-11-2007)
FINANZIARIA: BERSANI, INTERVENTI SU MUTUI E CLASS
ACTION ( da "Asca" del 28-11-2007)
Terza assemblea statale della APPO ( da "Blogosfere" del 28-11-2007)
Maggioranza spaccata Dalla Cosa rossa raffica di accuse
L'esecutivo si sta facendo ricattare ( da "Stampa, La" del 29-11-2007)
Senato, passa il bonus con 5 assenti della cdl -
roberto petrini ( da "Repubblica, La" del 29-11-2007)
Dall'esecutivo emendamenti sulla class action Torna il
controllore del costo della vita ( da "Unita, L'" del 29-11-2007)
I consumatori sul piede di guerra pronti per sette
giorni di protesta ( da "Nuova Venezia, La" del 29-11-2007)
La Finanziaria cresce: servirebbero altri 500 milioni
Mezzo miliardo in più per mettere in campo le novità proposte
dal relatore alla Camera, Ventura ( da "Unita, L'" del 29-11-2007)
Class action, Authority contro ( da "Corriere della Sera" del 29-11-2007)
La class action avrà un filtro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-11-2007)
La class action avrà un filtro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-11-2007)
Meno servizi e sempre più salati Il grido
d'allarme per la Valtellina del segretario nazionale Adiconsum ( da "Giorno, Il (Sondrio)" del 29-11-2007)
I garanti bocciano la class action ( da "Milano Finanza (MF)" del 29-11-2007)
I TITOLI DEI GIORNALI: ECONOMIA E FINANZA ( da "Asca" del 29-11-2007)
Pianificazione territoriale Chiediamo alla gente
L'incontro si è tenuto al Centro Studi Kennedy ( da "Giorno, Il (Legnano)" del 29-11-2007)
La riforma del Welfare ( da "Italia Oggi" del 29-11-2007)
Walter cerca di sfuggire alla mantide ulivista pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 29-11-2007)
CLASS ACTION: BERSANI, CON MIGLIORAMENTI SPERO SI
RIDUCANO PAROLE GROSSE ( da "Asca" del 29-11-2007)
Consumatori/ Arriva la class action ( da "Affari Italiani (Online)" del 29-11-2007)
CLASS ACTION: CATRICALA', CON FILTRO ANTITRUST TEMPI
RIDOTTI ( da "Asca" del 29-11-2007)
I dubbi dell'Antitrust ( da "Opinione, L'" del 29-11-2007)
Basta con l'esegesi del sol dell'avvenire ( da "AprileOnline.info" del 29-11-2007)
Borseggi a bordo, arresto <collettivo> ( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 29-11-2007)
VIGILI, VINTE DUEMILA CAUSE IL COMUNE PAGA 6 MILIONI ( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del
29-11-2007)
EUROPA. La Commissione si muove per una strategia
comunitaria contro la violenza nello sport ( da "HelpConsumatori" del 29-11-2007)
CLASS ACTION: BERSANI, SIANO GIUDICI A FARE DA FILTRO ( da "Asca" del 29-11-2007)
CLASS ACTION: NADER, IN ITALIA AVVIENE CON MILLE ANNI
DI RITARDO ( da "Asca" del 29-11-2007)
CLASS ACTION: BERSANI, MODIFICHE RIDURRANNO ALLARMISMI ( da "Wall Street Italia" del 29-11-2007)
FINANZIARIA: CLASS ACTION, PIU' AMPIA PLATEA ASSOCIAZIONI
E 'FILTRO' ( da "Asca" del 29-11-2007)
Se ne e' parlato in un convegno di Adiconsum
Novità e consigli per le tasche dei consumatori ( da "Provincia di Sondrio, La" del 29-11-2007)
Articoli
( da "Stampa, La" del
28-11-2007)
class="hilite">Il
cammino della Finanziaria "Class Action", cambiamenti in vista Alla
Camera tira aria di voto di fiducia sulla Finanziaria. La questione si
discute oggi in una riunione tra governo e capigruppo della maggioranza, dove
si cercherà di capire se è possibile risolvere tutti i problemi
(sono stati presentati 50 emendamenti). Al primo posto c'è la "class="term">class class="term">action", le azioni
giudiziarie di risarcimento collettivo approvate dal Senato. Il problema sta
nel filtro: alla Camera si parla di affidarlo ad un collegio di tre
magistrati. Il rischio con il testo del Senato è che più che
aiutare i cittadini a difendersi si dia un enorme potere a poche associazioni
"per la difesa del consumatore".
( da "Sole 24 Ore, Il" del
28-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data:
2007-11-28 - pag: 13 autore: Azioni collettive. Un centinaio di emendamenti -
Al giudice scelta su chi ricorre e sui casi Class action, la Camera studia il
"doppio filtro" Tutti i cittadini, e non soltanto le associazioni, titolari
delle cause Isabella Bufacchi ROMA La class action diventa uno strumento di
risarcimento collettivo accessibile a tutti i cittadini, e non privilegio
delle associazioni dei consumatori a difesa del solo consumatore-utente. Il
suo ambito di applicazione va oltre i danni consumeristici o di contratto per
spaziare negli atti extracontrattuali e nei fatti illeciti. Alla magistratura
viene assegnato il compito chiave del doppio-filtro: spetta al giudice
stabilire la rappresentatività di chi propone l'azione e
l'ammissibilità preventiva dei ricorsi. Al giudice di pace, infine,
viene riconosciuto il ruolo di esecutore della sentenza: per evitare la
miriade di azioni legali singole. è questa la class action ridisegnata
dal centinaio di emendamenti – 108 per la precisione – all'articolo 99 della
Finanziaria e approdati in commissione Giustizia alla Camera a firma di una
trentina di deputati: con un "pacchetto" di 50 modifiche presentate
dal tandem Stefano Pedica e Federico Palomba dell'Italia dei valori. La partita
però da oggi si gioca in commissione Bilancio che oggi stesso
riceverà una lettera del presidente della commissione Giustizia Pino
Pisicchio contenente i cento e più emendamenti: nel rispetto della
scadenza per la presentazione degli emendamenti alla Finanziaria. Pisicchio
si è trovato costretto a respingere in blocco gli emendamenti sulla
class action per un motivo tecnico: ieri la commissione avrebbe avuto
soltanto trenta minuti, dalle 14 alle 14:30, per esaminarli tutti perché la
fiducia posta dal Governo di fatto blocca il lavoro delle commissioni per 24
ore. Pisicchio ha evitato quindi che questi emendamenti fossero soppressi,
non più ripresentabili in commissione Bilancio oppure in aula. In un
certo senso li ha "salvati": molte modifiche infatti vanno nella
direzione voluta dalla commissione Giustizia, come quella che estende la
legittimazione e stimola la concorrenza tra le associazioni e rappresentanti
della classe e quella che rafforza il ruolo-filtro del giudice. Se il testo
ManzioneBordon approvato dal Senato non dovesse essere modificato dalla
Camera, nell'ambito del cammino della Finanziaria, la legge verrà
comunque corretta in profondità prima di entrare in vigore 180 giorni
dal varo della manovra. In attesa che i nodi delle modifiche alla class
action italiana vengano sciolti dal Parlamento – e tenuto
conto che il risarcimento collettivo europeo non si concretizzerà
prima del 2009 come riportato ieri dall'agenzia Help consumatori –l'azione collettiva è ieri stata nuovamente presa di mira dal direttore
generale di Confindustria Maurizio Beretta per il quale "così
com'è stata approvata dal Senato è un mostro giuridico e va
radicalmente modificata ". Non si è fatta attendere la
risposta del ministro dell'Economia Pier Luigi Bersani, il quale ha
assicurato che il Governo si farà carico delle correzioni perché si
è impegnato "a cogliere le preoccupazioni perché lo strumento non
sia impiegato a logiche distorsive " ma ha anche aggiunto di non
accettare "demonizzazioni di uno strumento che c'è in una dozzina
di Paesi della Ue". Il presidente dell'Antitrust Antonio
Catricalà infine si è augurato che alla sua Authority venga
riconosciuto un ruolo di "coprotagonista ".
( da "Sole 24 Ore, Il" del
28-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data:
2007-11-28 - pag: 13 autore: INTERVENTO Primo: regolamentare i consumatori di
Michele Vietti* L a cosiddetta class action introdotta dal Senato nella legge
Finanziaria con un voto di scarto (si fa ovvio riferimento all'art. 99 del
disegno di legge), non mi convince affatto. è necessario innanzitutto
chiarire che essere contrari a "questa" azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori non vuol dire essere
"in principio" contrari a un meccanismo che consenta un'azione collettiva in senso lato. Bisogna però sgombrare il campo da
facili proclami populistici e domandarsi se la strada intrapresa sia quella
giusta o quantomeno porti " nei pressi" di dove si vuole arrivare.
Non lo credo. Innanzitutto, l'introduzione nel nostro sistema giuridico di
una azione collettiva risarcitoria non può
prescindere da un contemporaneo ripensamento del funzionamento e della
struttura delle associazioni dei consumatori e degli utenti. Non può
attribuirsi un potere senza correlata responsabilità. Penso allora
alla necessità di un controllo sulla democraticità della
struttura, sulla necessaria specifica professionalità e
onorabilità dei membri, sui necessari controlli sul bilancio nonché
all'esigenza di un patrimonio minimo. Non può infatti attribuirsi a
tali soggetti un potere rilevante senza prevedere la possibilità–
quantomeno in astratto – che gli stessi siano in grado di far fronte agli
oneri relativi. è allora impensabile introdurre una disciplina
dell'azione collettiva risarcitoria senza
contestualmente, nello stesso dettato legislativo, disciplinare compiutamente
i soggetti legittimati all'esercizio dell'azione. In secondo luogo, non
può essere impostato un sistema di ricorso all'autorità
giudiziaria, che di per sé deve necessariamente essere "neutro",
partendo dal presupposto – poi esplicitato – che il convenuto non possa che
soccombere, che "debba" soccombere. L'idea della soccombenza
"in principio" del convenuto regge, infatti e integralmente,
l'impianto dell'articolo 99, circostanza questa di immediata evidenza solo
che si consideri la norma che prevede esclusivamente in capo al convenuto
l'obbligo di pagare le spese in caso anche di condanna parziale. Premessa la
non condivisibilità del principio, nel disegno di legge ci si
"dimentica" di prevedere una norma che introduca l'obbligo in capo
all'attore di pagare le spese di giudizio in caso di rigetto della domanda.
Ancora. Non è stata nemmeno ipotizzata la circostanza che possa essere
fatta una domanda riconvenzionale, ipotesi non certo peregrina (e penso a
un'azione avente a oggetto l'anatocismo bancario trimestrale a debito del
cliente, che non potrebbe non vedere una domanda riconvenzionale, appunto, da
parte della Banca tesa a far dichiarare la nullità anche
dell'anatocismo annuale a credito del cliente). Infine, non può
strutturarsi un sistema ove tutto il potere si accentri in capo alle
associazioni dei consumatori e utenti senza che sia consentito al contraente
finale così "rappresentato" di tutelare i propri diritti,
quantomeno sotto il profilo della disposizione "in negativo" di
questi. Faccio riferimento alla possibilità per le associazioni
addirittura di transigere la controversia, dunque di disporre, appunto,
"in negativo" del diritto del rappresentato; ecco allora che, in
prima analisi, quantomenodovrebbero essere previsti particolari meccanismi
decisionali all'interno delle associazioni relativamente all'ipotesi di
transazione di una lite avviata. Invero, proprio per superare questa
obiezione poi certamente ricollegata a quella della non comprimibilità
del principio in base al quale tutti possono agire in giudizio per la tutela
dei propri dirittie interessi legittimi (principio costituzionalmente
garantito), l'unico sistema coerente con il nostro ordinamento e con la
ragione che regge l' "idea" di azione collettiva
risarcitoria a tutela dei consumatori, sarebbe quello che prevedesse, dopo
aver riorganizzato le associazioni dei consumatori e degli utenti, una simile
scansione: esercizio dell'azione; controllo preventivo da parte
dell'autorità giudiziaria della sussistenza dei requisiti
legislativamente previsti; ricevuta l'autorizzazione ad agire,
pubblicizzazione dell'avvio dell'azione collettiva
con indicazione del termine entro il quale i singoli interessati possono
aderirvi (c.d. opt-in). La sentenza andrà poi a svolgere i suoi
effetti esclusivamente in capo ai soggetti che hanno aderito all'iniziativa.
Il sistema previsto in finanziaria è privo della necessaria
"terzietà", logicamente contraddittorio e giuridicamente non
corretto: bisogna allora avere il coraggio politico di modificare tale
disciplina prima che la stessa sia approvata in via definitiva; nel campo
della disposizione da parte di terzi di diritti individuali, infatti, non
vige il principio "meglio qualcosa che nulla". * Deputato Udc.
( da "Secolo XIX, Il" del
28-11-2007)
Fondi tagliati, Franceschini e Bianchi contro Di
Pietro. Domani a Roma la protesta dei viaggiatori Roma. Le Ferrovie diventano
terreno di scontro politico. Dopo che il ministro per le Infrastrutture,
Antonio Di Pietro (Idv), ha annunciato il congelamento di 1,35 miliardi
all'azienda, dopo che l'amministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti,
ha denunciato un ammanco pari a 924 milioni di euro in Finanziaria, e in
attesa che il problema sia affrontato in appendice (non è all'ordine
del giorno) nella riunione del Consiglio dei ministri di domattina - il Pd
prende le distanze da un ministro del governo Prodi. "La trasparenza
nell'utilizzo della gestione delle risorse che lo Stato trasferisce alle
Ferrovie dello Stato deve esserci, ma non deve essere un motivo per
rallentare il trasferimento delle risorse stesse". Il vicesegretario del
Partito democratico, Dario Franceschini, rispetto allo stop di Di Pietro
parla chiaro: la Finanziaria deve trovare le risorse per il trasporto
ferroviario. "Per il Partito democratico - prosegue Franceschini - la
scelta strategica d'investire sul trasporto su rotaie, le ferrovie fuori
dalle città e i tram nelle città, è una priorità.
Nella Finanziaria andrebbero recuperate queste risorse soprattutto per
l'acquisto di nuovi treni pendolari, che è una delle indicazioni di
governo. Così come io credo esista un problema di estensione dell'Alta
Velocità anche nel Mezzogiorno". A non essere d'accordo con
l'austerity di Di Pietro pare essere anche il collega di esecutivo, ministro ai
Trasporti Alessandro Bianchi, convinto che il servizio ferroviario
universale, in perdita per l'azienda ma utilizzatissimo dai pendolari, debba
essere garantito attraverso, appunto, risorse statali. Ieri Bianchi ha
ribadito di lavorare al recupero di 94 milioni di euro, da aggiungersi ai
già stanziati 160 milioni di euro: la somma andrebbero a coprire
interamente il costo delle tratte in perdita di Ferrovie. "Ci stiamo
lavorando da parecchio - conferma il ministro - mi auguro che ci si riesca,
domani sapremo se il nostro lavoro è stato utile. Si tratta di risorse
per mantenere inalterati i servizi del 2007". La resa dei conti
sarà domani. Oltre al programmato Consiglio dei ministri italiano, per
giovedì e venerdìè in calendario a Bruxelles il
Consiglio dei ministri europeo: parteciperanno i ministri europei ai
Trasporti e Infrastrutture, Bianchi e Di Pietro dovrebbero parteciparvi.
Sempre per domani è infine prevista la manifestazione dei pendolari a
Roma: protesteranno davanti a Montecitorio contro i tagli del servizio
pubblico, i ritardi cronici dei treni e il caro-tariffe paventato
dall'amministratore delegato di Fs. Sui treni la fibrillazione politica
cresce, sia a livello parlamentare sia nelle Regioni. Il rigore annunciato
dal ministro Di Pietro, "stufo di dare soldi a Ferrovie che li utilizza
per mettere a posto il bilancio e non per fare investimenti" e le
difficoltà di cassa della Finanziaria allarmano gli assessori
regionali, che con le inefficienze del servizio e la rabbia dei pendolari
fanno i conti da vicino. In questo contesto di tensione e incertezza, e
nonostante le novità arrivate dal dicastero alle Infrastrutture, la
linea ufficiale di Ferrovie è"di non intervenire perché l'azienda
è improntata alla correttezza dei rapporti istituzionali". Nuovi
disagi, infine, per i pendolari: nonostante il tentativo di mediazione del
governo, lo sciopero dei trasporti annunciato da sindacati per
venerdìè confermato. Legambiente e la Sinistra ecologista
tornano alla carica sul progetto dei Mille treni annunciato da Prodi e non
finanziato. "Chiediamo che la Camera dei deputati ripristini i fondi
necessari per avere mille nuovi treni per i pendolari", dice Fabrizio
Vigni, portavoce della Sinistra ecologista. Legambiente sottolinea che il
progetto Mille treni "era l'intervento di punta del governo e delle
Ferrovie per il trasporto locale". Codacons e Associazione utenti del
trasporto aereo, class="hilite">marittimo
e ferroviario annunciano la distribuzione di questionari nelle stazioni
attraverso i quali i cittadini potranno segnalare i disservizi e aderire a
una "class="term">class class="term">action
contro Trenitalia, per chiedere il risarcimento dei danni biologici legati al
ritardo dei treni pendolari, ai continui guasti, al sovraffollamento delle
carrozze". gilda ferrari massimiliano lenzi 28/11/2007.
( da "Padania, La" del
28-11-2007)
ENZO NACESARINI Immagino che ora gli italiani si
sbizzarriscano a class="hilite">cercare
occasioni per applicare la famosa class="term">class class="term">action,
visto che ora sarà applicabile anche da noi. Uno dei capitoli di spesa
che gli italiani sono obbligati a subire riguarda l'energia. Metano e benzine
sono gravati da imposte che non hanno eguali nel mondo e nella stessa Europa.
Una imposizione che sfocia allegramente nella illegalità, unico
esempio di fisco che impone di pagare l'Iva anche sulle imposte, lo sappiamo
tutti e allarghiamo le braccia pensando che non si possa far nulla. E pensare
che ci sarebbe anche una sentenza della Cassazione che stabilisce che questa
imposizione è completamente illegale, ci sono i moduli per richiedere
il rimborso delle somme pagate indebitamente sul sito dell'Aduc, ma tutto
rimane così com'è perché i costi di una eventuale causa civile
scoraggiano chiunque dal percorrere quella strada. A puro titolo informativo
sappiamo che la tassazione sui carburanti auto è pari ad appena il 70%
del costo industriale (grossomodo sono 50% di accise e 20% di Iva). Se l'Iva
fosse calcolata correttamente e cioè solo sul costo industriale
pagheremmo i carburanti almeno un 10% in meno. Supponendo un costo
industriale di 50 centesimi e altrettanti di accise, con i sistemi attuali
paghiamo 20 centesimi di iva, se invece non si dovessero pagare le tasse
sulle tasse l'Iva costerebbe solo 10 centesimi. Un bel risparmio, un bel
gruzzolo se tutti gli automobilisti d'Italia (perennemente arrabbiati)
decidessero di agire in questo senso. Temo che la class="term">class class="term">action
sia stata concepita in modo tale da arrecare il minimo danno possibile alle
casse dello Stato e azioni contro fisco, magistratura, e poteri forti
potrebbero essere non contemplate. Basta grandeur MTARANTIN835@fastweb.net Un
altro militare italiano ucciso mentre era in missione di pace. Un'altra
vedova,un'altra orfana,altri genitori,fratelli e parenti nel dolore e nel
lutto più profondo. Mi chiedo se era proprio impossibile alle nostre
fatiscenti autorità,organizzare le cose in maniera da almeno
accorciare questa triste catena,inviando esclusivamente volontari scelti tra
gli scapoli e possibilmente anche tra gli eventuali orfani ed escludendo
figli unici. Così facendo,oggi ci sarebbero sicuramente una vedova ed
una bimba orfana in meno. Meglio di tutto comunque sarebbe che i nostri figli
se ne stessero a casa loro e lasciar perdere pruriti di grandeur o prestigio
mondiali assolutamente sproporzionati,rischiosi e costosi. Smettiamola di
continuare a voler fare la figura della mosca cocchiera mondiale. Le fasciste
son tornate... FABIO TORINO Torino Tremate, tremate, le fasciste son tornate!
La povera italietta ideologizzata e femminista degli anni 70 è
tornata. Non si rendono conto, queste donne "emancipate", di essere
sprofondate nel ridicolo cacciando dei parlamentari e dei ministri in carica
dal corteo! E queste sarebbero donne che credono nella democrazia?
Riconoscere la Padania MARIO DI MAIO Milano Per fortuna Berlusconi, con l
aiuto della Brambilla, è riuscito a mandare in vacca quello che
restava della defunta Cdl. Tuttavia, prima e dopo la certissima caduta di
Prodi, inizieranno nuove trattative a tutto campo e, a questo proposito,
Lissetta Alberti ha giustamente richiamato l attenzione dei vertici del
movimento sulla richiesta da rivolgere ad eventuali prossimi alleati di
riconoscere la Padania come entità territoriale reale. Non si tratta
del capriccio di pochi che vogliono tutto e subito ma del famoso emendamento
Speroni, votato all unanimità nel corso della seduta inaugurale del
Parlamento del Nord, che trae la propria autorità dall essere composto
da membri eletti nelle istituzionai italiane. Attacchiamo sta sinistra ENZO
BERNASCONI Varese È perfettamente inutile girarci attorno loro
ahimè di riffa o di raffa vincono, e fatto ancora più grave
stanno preparandosi il terreno per le future raccolte. L ammaestratore
circense l abbiamo visto all opera, con uno zuccherino sempre a portata di
mano, anche la belva più feroce si ammansisce. Questa per la Cdl non
è una sconfitta ma una disfatta, e nessuno osi chiamarsi fuori.
Facciamoci una serena autocritica: avevamo un bel 10% da mettere sul banco
delle riforme. Nel 95 abbiamo deciso di buttare per aria il banco, tutti a
casa e alla fine della baraonda se la matematica non è un opinione col
4% che il congresso straordinario di Varese nel 99 non ha modificato i conti
non tornano più. Adesso loro se la ridono, anche grazie alla porcata
sulla legge elettorale (parole di Calderoli), alla bestiale intuizione del
nostalgico Tremaglia dei tarocchi voti all estero, e bastava dare un
contentino al pensionato Fattuzzo per salvare la baracca. Ora la vedo nera
(speriamo in un ribaltone, improbabile, visto come sono inquadrati i senatori
a vita), lecchiamoci le ferite, e consiglio a chi telefona a Rpl, mia unica
fonte giornaliera d informazione e... d incazzature, proponendo di starcene
per conto nostro di fare bene i conti, prima che tutto vada a ramengo, la
nostra seppur breve storia ci avrà pure insegnato qualcosa, o no?
È arrivato il momento di unire tutte le nostre risorse, assieme ai
nostri alleati bisogna trovare una linea comune per lavorare ai fianchi l
accozzaglia che ci governa, un consiglio evitiamo qualsiasi sparata che li
possa ricompattare, le loro divisioni aspettano solo quello. Tutto è (quasi)
perduto fuorché l onore, partiamo da quello e poi si vedrà! Garibaldi
parlano i trinariciuti! ALESSANDRO MARCHESI Voghera (Pv) Voglio portare a
conoscenza di tutti i padani di una vicenda secondo me molto grave. Sul
quotidiano La Provincia pavese il giornalista e scrittore Mino Milani,
riguardo alla vicenda della protesta leghista contro Garibaldi a
Montecitorio, ha fatto un articolo in cui ci sono i soliti bla bla sulla
grandezza di Garibaldi e l ignoranza dei leghisti, ma quello che mi ha lasciato
esterrefatto è che alla fine dell articolo dice che bisogna spazzare
via i leghisti dalle piazze. Ma come? Questi intellettuali di sinistra non
sono i veri democratici? Ciò dimostra ancora una volta che purtroppo
la maggioranza della stampa vede come il fumo negli occhi la Lega, senza
contare l avversione degli altri poteri, come la magistratura (vedi il caso
Verona). Io comunque sono fiducioso nella libertà dei nostri popoli.
Celentano e le sue prediche ci hanno rotto... ORIANO LANNUSO Sermoni, prediche
e ancora sermoni, ogni volta che il Celentano appare in televisione arrivano
pareri da tutti i fronti che condannano le sue sparate, che lo criticano, che
gli ricordano che alla fine della fiera è poi solo un cantante, uno
che mette la voce sui testi di grandi parolieri come Mogol. Devo comprendere
a quale titolo una singola persona per la promozione del proprio disco (il
quale sarà regolarmente venduto nei negozi e non regalato) debba
godere di alcune ore di spot gratuito sul canale nazionale della Rai. Se lo
stesso tempo fosse stato venduto a inserzionisti pubblicitari avrebbe
fruttato molto di più. Invece no, dobbiamo dare la parola a qualcuno
che non sappiamo se quando parla lo fa a ragion veduta, se sa quello che dice
o se semplicemente gli idioti siamo noi che lo stiamo ad ascoltare. Questa
volta spara sul nucleare, ne dice di tutti i colori dall alto della
competenza di uno che probabilmente avrebbe seri problemi a cambiare una
lampadina. Non che chi sta sopra di lui ne capisca molto di più, se
abbiamo un Pecoraro Scanio che punta sul nucleare non radioattivo non
possiamo di certo farci mancare un Celentano che sostiene che le scorie
nucleari sono pericolose e durano migliaia di anni (Rubbia la pensa
diversamente) e pretende di convincerci che sarà la fusione fredda a
salvare il pianeta dalla catastrofe ecologica. Non voglio ora indagare su
quale sia il titolo di studio del cantante in forza del quale può
permettersi di fare previsioni tanto accurate, vi è il concreto
pericolo che possa spuntare a breve una di quelle lauree honoris causa che
non si nega a nessun vip. Una domanda invece tutti gli italiani che seguono
il personaggio dovrebbero porgersela e dovrebbero porgerla al diretto
interessato il quale ha accumulato un consistente patrimonio nel corso della
sua vita artistica, ci piacerebbe capire come mai non abbia mai donato nulla
a favore della ricerca, a favore di chi si impegna nello sviluppo di nuove
forme di energia compatibili sia dal punto di vista ecologico sia ideologico.
[Data pubblicazione: 28/11/2007].
( da "Denaro, Il" del
28-11-2007)
Spia al Diritto Ultime correzioni alla legge
fallimentare Dal 1° gennaio del prossimo anno entrano in vigore le nuove
norme di Luca Cedrola* e Ferdinando Cinquegrana Spia al diritto dedica una
pagina d'approfondimento al tema delle procedure concorsuali e della
prevenzione della crisi d'impresa. I recenti interventi di radicale modifica
al testo del 1942, impongono all'operatore del diritto e al consulente
d'impresa, di approfondire gli aspetti operativi dei nuovi istituti
introdotti dal Legislatore. Il presente articolo, lungi dal voler fornire
interpretazioni e valutazioni circa il decreto legislativo n. 169 del 12
Settembre 2007 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 241 del 16 Ottobre 2007
recante disposizioni correttive (ultime e definitive ?) alla Legge
fallimentare, intende semplicemente evidenziare al Lettore le principali
novità introdotte e che entreranno in vigore dal prossimo 1° gennaio
2008. Deve chiarirsi che le disposizioni del decreto legislativo si applicano
ai procedimenti per dichiarazione di fallimento pendenti alla data della sua
entrata in vigore ed alle procedure concorsuali e di concordato fallimentare
aperte successivamente alla sua entrata in vigore. L'intervento di maggiore
interesse è sicuramente quello che ha riguardato l'art.1 in tema di
imprese soggette al fallimento ed al concordato preventivo. A mezzo della correzione
sono stati precisati i parametri richiesti per il fallimento di un
imprenditore. La modifica comporta che i parametri passino da due a tre:
attivo netto + ricavi lordi + debiti ancora aperti: tali parametri devono
ricorrere congiuntamente affinché scatti la fallibilità
dell'imprenditore. Pertanto secondo la nuova normativa, nell'escludersi ogni
riferimento esplicito alla categoria dei "piccoli imprenditori", si
afferma che sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato
preventivo gli imprenditori che esercitano un'attività commerciale con
esclusione degli enti pubblici. Non sono soggetti alle disposizioni sul
fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori che dimostrino il
possesso congiunto dei seguenti requisiti: a) aver avuto, nei tre esercizi
antecedenti la data di deposito dell'istanza di fallimento o dall'inizio
dell'attività' se di durata inferiore, un attivo patrimoniale
d'ammontare complessivo annuo non superiore ad euro trecentomila (nella
versione previgente si parlava invece genericamente di "investimenti
nell'azienda"); b) aver realizzato, in qualunque modo risulti, nei tre
esercizi antecedenti la data di deposito dell'istanza di fallimento o
dall'inizio dell'attività' se di durata inferiore, ricavi lordi per un
ammontare complessivo annuo non superiore ad euro duecentomila; c) avere un
ammontare di debiti anche non scaduti non superiore ad euro cinquecentomila.
Tale ultimo parametro non figurava nel testo previgente. I limiti di cui alle
lettere a), b) e c) del secondo comma potranno essere aggiornati ogni tre
anni con decreto del Ministro della giustizia, sulla base della media delle
variazioni degli indici ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai
ed impiegati intervenute nel periodo di riferimento. Inoltre l'art. 15, in tema di
procedimento per la dichiarazione di fallimento, completa la disciplina
disponendo che non si fa luogo alla declaratoria di insolvenza se l'ammontare
dei debiti scaduti e non pagati risultanti dagli atti dell'istruttoria prefallimentare
e' complessivamente inferiore a euro trentamila ( venticinquemila nella
versione precedente). In tema di istruttoria per la dichiarazione di
fallimento la "correzione" precisa che il Tribunale dispone che
l'imprenditore depositi i bilanci relativi agli ultimi tre esercizi, nonché
una situazione patrimoniale, economica e finanziaria aggiornata; inoltre
potranno essere richieste eventuali informazioni urgenti. L'intervento
sull'art. 10 comma 2 della Legge fallimentare comporterà che dal gennaio
2008 gli imprenditori individuali e collettivi potranno
essere dichiarati falliti entro e non oltre un anno dalla cancellazione dal
registro delle imprese, se l'insolvenza si è manifestata anteriormente
alla medesima o entro l'anno successivo. In caso di impresa individuale o di
cancellazione di ufficio degli imprenditori collettivi è fatta salva
la facoltà per il creditore o per il pubblico ministero di dimostrare
il momento dell'effettiva cessazione dell'attività da cui decorre il
termine di cui sopra. L'intervento sull'art. 18 tende a meglio precisare il
contenuto e l'iter per la proposizione del ricorso avverso la sentenza che
dichiara il fallimento. Il ricorso deve contenere: 1) l'indicazione della
Corte d'appello competente; 2) le generalità dell'impugnante e
l'elezione del domicilio nel comune in cui ha sede la corte d'appello; 3)
l'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto su cui si basa
l'impugnazione, con le relative conclusioni; 4) l'indicazione dei mezzi di
prova di cui il ricorrente intende avvalersi e dei documenti prodotti. Il
ricorso, unitamente al decreto di fissazione dell'udienza, deve essere
notificato, a cura del reclamante, al curatore e alle altre parti entro dieci
giorni dalla comunicazione del decreto. Tra la data della notificazione e
quella dell'udienza deve intercorrere un termine non minore di trenta giorni.
Le parti resistenti devono costituirsi almeno dieci giorni prima della
udienza, eleggendo il domicilio nel comune in cui ha sede la corte d'appello.
La costituzione si effettua mediante il deposito in cancelleria di una
memoria contenente l'esposizione delle difese in fatto e in diritto, nonché
l'indicazione dei mezzi di prova e dei documenti prodotti. L'intervento di
qualunque interessato non può avere luogo oltre il termine stabilito
per la costituzione delle parti resistenti con le modalità per queste
previste. Il termine per proporre il ricorso per Cassazione e' di trenta
giorni dalla notificazione della sentenza che decide il reclamo di cui sopra.
Con riferimento alle incombenze della curatela l'intervento operato sull'art.
34, comma 1 comporterà che le somme riscosse a qualunque titolo dal
curatore dovranno essere depositate entro il termine massimo di dieci giorni
dalla corresponsione sul conto corrente intestato alla procedura fallimentare
aperto presso un ufficio postale o presso una banca scelti dal curatore. Su
proposta del curatore il comitato dei creditori potrà autorizzare che
le somme riscosse vengano in tutto o in parte investite con strumenti diversi
dal deposito in conto corrente, purchè sia garantita
l'integrità del capitale. Circa i compiti del comitato dei creditori
l'integrale sostituzione dell'intero comma 7 dell'art. 41 comporta che ai
componenti del comitato dei creditori si applica, in quanto compatibile,
l'articolo 2407, primo e terzo comma, del codice civile. L'azione di
responsabilità può essere proposta dal curatore durante lo
svolgimento della procedura. Con il decreto di autorizzazione il giudice
delegato sostituisce i componenti del comitato dei creditori nei confronti
dei quali ha autorizzato l'azione. Di particolare interesse sono poi gli
interventi sull'articolo 67 della Legge Fallimentare in tema di alcune
modifiche riguardanti i casi di esclusione dalla revocatoria fallimentare. In
particolare: * viene specificato che non ricadono nell'azione le vendite e i
contratti preliminari di immobili abitativi destinati a costituire
l'abitazione principale dell'acquirente o di suoi parenti e affini entro il
terzo grado a condizione che detti contratti siano stati trascritti ai sensi
dell'articolo 2645-bis del codice civile i cui effetti non siano cessati ai
sensi del comma terzo della suddetta disposizione. * Non sono soggetti a
revocatoria gli atti, i pagamenti e le garanzie concesse su beni del debitore
in esecuzione di un piano idoneo a consentire il risanamento la cui
ragionevolezza sia attestata da un professionista iscritto nel registro dei
revisori contabili, in possesso dei requisiti per la nomina a curatore (punti
a e b dell'art. 28: avvocati, dottori e ragionieri commercialisti, studi
professionali associati di avvocati/commercialisti). In tema di concordato
fallimentare la "correzione" determina che la relativa proposta
può essere presentata da uno o più creditori o da un terzo,
anche prima del decreto che renda esecutivo lo stato passivo, purchè
sia stata tenuta la contabilità ed i dati da essa risultanti e le
altre notizie disponibili consentano al curatore di predisporre un elenco
provvisorio dei creditori del fallito da sottoporre all'approvazione del
giudice delegato. Essa non può essere presentata dal fallito, da
società cui egli partecipi o da società sottoposte a comune
controllo se non dopo il decorso di un anno dalla dichiarazione di fallimento
e purchè non siano decorsi due anni dal decreto che rende esecutivo lo
stato passivo. In tema di risoluzione del concordato fallimentare viene
determinato che se le garanzie promesse non vengono costituite o se il
proponente non adempie regolarmente gli obblighi derivanti dal concordato,
ciascun creditore può chiederne la risoluzione. In tema di misura
alternative al fallimento la "correzione", intervenendo sull'art. 160 L.F., tende ad
incentivare il ricorso al concordato preventivo. In questo senso viene
disposto che la proposta di concordato preventivo possa prevedere che i
creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, non vengano soddisfatti
integralmente, purchè il piano ne preveda la soddisfazione in misura
non inferiore a quella realizzabile, in ragione della collocazione
preferenziale, sul ricavato in caso di liquidazione, avuto riguardo al valore
di mercato attribuibile ai beni o diritti sui quali sussiste la causa di
prelazione indicato nella relazione giurata di un professionista (in possesso
dei requisiti di cui all'articolo 67, terzo comma, lettera d). Il trattamento
stabilito per ciascuna classe non può avere l'effetto di alterare
l'ordine delle cause legittime di prelazione. Inoltre, si chiarisce che
l'eventuale risoluzione per inadempimento potrà essere chiesta da
ciascuno dei creditori ma che il concordato non si potrà risolvere se
l'inadempimento ha scarsa importanza. E' stato, poi, integralmente riscritto
l'art. 182 bis in tema di accordi di ristrutturazione. La nuova norma prevede
che l'imprenditore in stato di crisi può domandare, depositando la
documentazione di cui all'articolo 161, l'omologazione di un accordo di
ristrutturazione dei debiti stipulato con i creditori rappresentanti almeno
il sessanta per cento dei crediti, unitamente ad una relazione redatta da un
professionista in possesso dei requisiti di cui all'articolo 67, terzo comma,
lettera d) sull'attuabilità' dell'accordo stesso, con particolare
riferimento alla sua idoneità ad assicurare il regolare pagamento dei
creditori estranei. L'accordo e' pubblicato nel Registro delle imprese e
acquista efficacia dal giorno della sua pubblicazione. Dalla data della
pubblicazione e per sessanta giorni i creditori per titolo e causa anteriore
a tale data non possono iniziare o proseguire azioni cautelari o esecutive
sul patrimonio del debitore. Entro trenta giorni dalla pubblicazione i
creditori e ogni altro interessato possono proporre opposizione. Il
tribunale, decide le opposizioni e procede all'omologazione in camera di
consiglio con decreto motivato. Il decreto del tribunale è reclamabile
alla corte di appello ai sensi dell'articolo 183, in quanto
applicabile, entro quindici giorni dalla sua pubblicazione nel registro delle
imprese. In ultimo un importante chiarimento in ordine alla disciplina
transitoria in tema di esdebitazione: le disposizioni riguardanti
l'esdebitazione si applicano anche alle procedure di fallimento pendenti alla
data di entrata in vigore del decreto legislativo 9 gennaio 2006, n. 5
(recante la riforma delle procedure concorsuali). Qualora le procedure fallimentari
di cui sopra risultino chiuse alla data di entrata in vigore del presente
decreto, la domanda di esdebitazione può essere presentata nel termine
di un anno dalla medesima data. *avvocato cedrola@studiocedrola.it
28-11-2007.
( da "Denaro, Il" del
28-11-2007)
Spia al Diritto Class Action: contraddizioni e lacune
La nuova normativa: un colpo di mano del Senato di Salvatore Ciccarelli* Con
un colpo di mano il Senato, nel corso della seduta del 15/11/2007, con un
emendamento alla Finanziaria, aggiungendo l'art. 53-ter, ha introdotto la
normativa sulle "azioni collettive". Oltre a ricevere una
collocazione impropria quale è quella della legge finanziaria (ma di
questo il nostro Legislatore ci ha abituati), anziché essere raccolto in una
legge speciale tra le disposizioni del codice di procedura civile, la
normativa in questione si segnala per alcune gravi contraddizioni e per
alcune gravi lacune, che di fatto violano proprio quel diritto di difesa che
invece andava rafforzato ed ancor di più tutelato. Innanzitutto la
normativa crea un'assoluta confusione tra small claims e altre azioni
risarcitorie. In ordine alla nullità dei contratti conclusi nel corso
della campagna pubblicitaria di un messaggio (successivamente ) ritenuto
ingannevole, mentre la giurisprudenza sul caso Parmalat, in vicende assai
più gravi, aveva riconosciuto il diritto alla risoluzione del
contratto unitamente al risarcimento del danno, nel testo approvato dal
Senato, invece, la nullità, oltre ad essere incerta negli effetti
restitutori, conseguirebbe direttamente alla diffusione di un messaggio
diretto al pubblico, ma non al singolo contraente. Relativamente alla legittimazione
ad agire, pur allargando lo spettro dei soggetti, non include i comitati, che
costituiscono l'espressione più democratica ed efficace delle istanze
dei consumatori, e richiede l'iscrizione dei soggetti in un registro
ministeriale, limitando, così, il diritto alla difesa. L'azione collettiva esercitata da un ente esponenziale, se, da un
lato, può servire per ottenere contro il professionista una tutela di
tipo inibitoria, dall'altro è assai poco pratica quando sono in gioco
diritti risarcitori. Gli enti esponenziali, rappresentativi delle categorie
di consumatori, non agiscono in giudizio come rappresentanti dei soggetti
danneggiati, ma sono portatori solo di un interesse diffuso. Ciò ha
conseguenze sia in ordine all'oggetto di un simile processo sia in ordine ai
limiti soggettivi di efficacia della sentenza in esso pronunciata. La
interruzione dei procedimenti in corso viola il diritto alla difesa, mentre
ciò non accadrebbe se i procedimenti in corso fossero riuniti al
giudizio sull'azione collettiva. La previsione di
aderire automaticamente all'azione collettiva, con
la tecnica dell' opt-out viola il diritto alla difesa, che non può
essere imposto al cittadino, così come non può essergli imposta
la scelta di chiedere l'estromissione dal procedimento al quale non ha
aderito spontaneamente e per sua sollecitazione. E che dire, poi,
nell'ipotesi di rigetto dell'azione collettiva?
Invero, alla luce del principio del contraddittorio, sancito dalla nostra
Costituzione negli articoli 24, secondo comma, e 111, secondo comma, la
sentenza di un giudice può valere solo tra le parti del processo in
cui essa è stata pronunciata e non certo per coloro che a quel
processo non hanno preso parte. Ciò significa che i soggetti che sono
rimasti estranei al processo, se possono avvantaggiarsi del suo esito, non
possono, però, essere pregiudicati da esso. E allora, se ovviamente
impedisce altra azione tra le stesse parti per la medesima fattispecie, non
può impedire altre azioni relative alla stessa vicenda dannosa
esercitate da altri enti esponenziali. Né è pensabile che i
consumatori possano essere pregiudicati nelle loro
singole azioni risarcitorie da un esito infausto dell'azione collettiva. Quindi, è evidente che il modello di azione collettiva così come proposto è inadeguato ai bisogni che
invece dovrebbe soddisfare. La verità è che è che
l'azione collettiva non mette in gioco veramente i diritti della classe, non
avendo determinato i meccanismi per individuare detta classe. La
gestione dei rimborsi individuali tramite una camera di conciliazione
successiva alla decisione di accertamento ( e condanna?) della
responsabilità dell'impresa implica il rovesciamento della logica
giuridica processuale, perché la conciliazione serve a prevenire le cause,
altrimenti trattasi di una "camera di transazione". La
possibilità di proseguire l'azione giudiziaria nel caso che il
consumatore rimanga insoddisfatto contraddice tutta la procedura svolta fino
a quel momento, perché fallisce lo scopo di concentrare e concludere in un solo
procedimento le domande dei danneggiati. La fissazione di un importo - pari
al massimo al 10% - per le spese di difesa implica il prodursi degli effetti
di un patto di quota lite, mediante il quale si privano i danneggiati del
ristoro totale. Queste semplici osservazioni - che saranno espresse in modo
dettagliato e preciso sulla base dell'articolato approvato - inducono a
ritenere che il Legislatore ha partorito un " mostro giuridico",
senza attendere che la Commissione europea avesse indicato il percorso per
poter armonizzare le regole in materia , sulla base di un processo di
consultazione di tutti i soggetti interessati. *avvocato 28-11-2007.
( da "HelpConsumatori" del
28-11-2007)
News Class action, la voce dei Consumatori in piazza
27/11/2007 - 17:16 La associazioni dei Consumatori sono
scese in piazza oggi pomeriggio a Montecitorio in difesa dell'azione collettiva. Sono scesi in piazza per chiedere che sia approvato il testo
sulla class action e ribadire il diritto dei consumatori a una maggiore
tutela attraverso l'azione collettiva: oggi pomeriggio,
davanti Montecitorio, le associazioni dei Consumatori del Consiglio Nazionale
dei Consumatori e Utenti (Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Assoutenti,
Casa del Consumatore, Centro Tutela Consumatori Utenti, Cittadinanzattiva,
Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento
Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori)
sono scese in piazza e hanno organizzato un presidio per sollecitare
l'approvazione della class action in Finanziaria, evitando rinvii che
rischierebbero di portare alla cancellazione del provvedimento, e per
resistere dunque alle pressioni di imprese e Confindustria. Alla
manifestazione è intervenuto Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef,
che spiega come ragione della manifestazione sia "per impedire
l'ennesimo scippo da parte dei potentati e anche da parte dell'attuale
opposizione che afferma che questa azione di classe sarebbe un obbrobrio
giuridico e che la loro azione di classe, quella approvata alla Camera,
sarebbe la migliore possibile. Peccato che pur avendo una maggioranza bulgara
al Senato non l'abbiano approvata. Noi ringraziamo Bordon e Manzione, anche
l'Unione, per aver approvato al Senato una buona base di partenza, che non
può essere espunta dalla Finanziaria perché il Governo ci perderebbe
la faccia. C'è una crisi della politica, c'è il vento dell'antipolitica,
non possono più permettersi di prendere in giro milioni di famiglie
già molto arrabbiate, un milione di risparmiatori truffati dalle
banche. Anche Confindustria, ci dispiace per questo atteggiamento: anche
Montezemolo in questa fase sa dire solo no e non si capisce di cosa
Confindustria debba avere paura. Questo è un modello che può
essere migliorato ma può essere un grande deterrente contro i
professionisti della truffa". E dove è migliorabile? "Se
vogliono il filtro del giudice non ci sono problemi - commenta Lannutti -
però deve essere approvata anche in Italia la tutela collettiva". Class action
"all'amatriciana"? Risponde Giustino Trincia, vice segretario di
Cittadinanzattiva: "Detto da Confindustria è quasi un
complimento, non fosse altro per l'abilità con cui le aziende e
Confindustria si presentano puntualmente in occasione della Finanziaria per
usufruire di benefici di vario genere. In realtà è una
volontà politica che c'è dietro molto importante, che serve a
dotare i cittadini consumatori di strumenti più efficaci ai tanti
soprusi e alle tante vessazioni che stanno aumentando nel mercato in
tantissimi settori. Siamo qui per questo, anche per migliorarla se
necessario, se è possibile, ma soprattutto per dotare il Paese di un
elemento di modernità. Di questo si tratta". Dov'è che la
class action può essere migliorata? "Da un lato, con una
valutazione preventiva da parte del giudice sulla legittimazione e sulla
fondatezza dell'azione stessa, questo anche per non creare illusioni e strumentalizzazioni.
In secondo luogo può essere migliorata perché, laddove il giudice
condanni un'impresa a pagare un risarcimento e questo risarcimento non venga
pagato dall'impresa, ci sia la possibilità di considerare il giudizio
del giudice come atto in sede legale. Questo consentirebbe di evitare il
nuovo intervento da parte degli avvocati e via di seguito, quindi un elemento
di semplificazione. Penso infine che sarebbe importante anche introdurre
criteri di verifica della legittimità di quelle associazioni che non
siano dei consumatori, per attivare l'azione collettiva".
Massimiliano Dona, segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori,
commenta: "Siamo qui per essere certi che la class action non resti
impantanata. Siamo d'accordo con alcuni degli emendamenti proposti, ma non
quelli che la vogliono far affondare. In particolare l'idea di un filtro
all'azione non ci trova contrari, per verificare che siano effettivamente
fondate le pretese portate all'attenzione dei giudici. Credo poi che un
preliminare esame di un giudice favorevole sull'ammissibilità di
un'azione possa essere anche utile da spendere come potere contrattuale in
una futura trattativa con l'azienda, senza aspettare necessariamente i dieci
anni di un processo che effettivamente sono un tempo lungo. Vogliamo essere
ottimisti, la class action sembra a portata di mano, speriamo che non ce la
sottraggano all'ultimo momento soprattutto perché è una richiesta
della gente, non delle associazioni dei consumatori ma della gente".
"Le associazioni dei consumatori sono già riconosciute per legge
dal codice del consumo, per loro non deve essere necessario alcun ulteriore
approfondimento - aggiunge Dona - Siamo altresì disponibili a
consentire azioni collettive ad altri soggetti, purché la legge stabilisca requisiti
ulteriormente o parimenti severe rispetto a quelle cui sono soggette le
associazioni dei consumatori, in modo da esser certi che siano tutti serie le
azioni che saranno proposte". "Siamo qui davanti a Montecitorio per
vigilare e controllare che non ci sia uno scippo - commenta Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori
- Se qualcuno vuol metterci le mani lo si può fare eventualmente dopo
che sia stato immesso nel nostro ordinamento questa formidabile norma
giuridica. Noi siamo qui a vigilare e controllare". Un vademecum in
dieci punti per chiarire valore e applicazione dell'azione collettiva:
è quanto approntato dall'Adiconsum. A fronte delle affermazioni di
Confindustria per la quale la class action sarebbe un attacco alle imprese,
Adiconsum risponde: "Chi afferma queste sciocchezze è privo di
buonsenso e sta facendo informazione ingannevole. L'azione collettiva
oggi è già operativa in numerosi Paesi dell'Unione europea
(Portogallo, Francia, Inghilterra, Grecia, Germania, ecc.) e non ha provocato
alcun disastro nei confronti delle imprese né fughe dei capitali
multinazionali". "L'azione collettiva -
precisa ancora Adiconsum - è contro l'illegalità, i
comportamenti vessatori e le truffe attuate nei confronti dei consumatori.
Solo le imprese che non si comportano in modo corretto devono temere l'azione
collettiva". E dunque i miglioramenti
"sono sempre possibili" ma in questa fase c'è il rischio che
gli emendamenti abbiano l'unico obiettivo di accantonare la class action.
"Per questo le associazioni dei consumatori dicono che i correttivi si
possono apportare nel Regolamento attuativo". 2007 - redattore: BS.
( da "Gazzettino, Il
(Rovigo)" del 28-11-2007)
Una delegazione polesana ha incontrato i vertici di
Trenitalia denunciando i gravi disservizi che penalizzano i pendolari Treni,
parte il risarcimento collettivo Il Codacons chiede 10 milioni da destinare
agli utenti. Un questionario per segnalare i problemi RovigoI pendolari
polesani segnano un punto a loro favore nella "battaglia" con
Trenitalia. Ieri una delegazione partita da Rovigo ha incontrato, assieme ai
vertici del Codacons nazionale, i dirigenti di Trenitalia ottenendo l'impegno
ad affrontare i molti problemi del trasporto ferroviario. Gli agguerriti
polesani hanno elencato le disfuzioni: ritardi costanti dei treni,
soppressione di numerose fermate di Eurostar ed assenza di corse notturne da
Venezia, Verona e Padova.E presto, sperano a Rovigo, potranno arrivare anche
dei risarcimenti danni per un importo non ancora quantificato. Lo ha
annunciato il Codacons: una class action sui ritardi dei treni, la loro
pulizia e il sovraffollamento dei vagoni.E' questo l'esito più
importante dell'incontro che ieri a Roma, a piazza della Croce Rossa, ha
riunito i vertici di Trenitalia e le associazioni dei consumatori. All'ordine
del giorno c'erano lo stato di pulizia dei treni italiani e i primi risultati
della relativa indagine, svolta negli ultimi mesi, dal Codacons e
dall'Associazione utenti del trasporto aereo, marittimo e ferroviario. Presi
a campione circa 800 utenti che utilizzano con regolarità i treni, il
45\% ha dichiarato i treni "sporchi" e il 33\% "molto sporchi":
il resto del campione ha risposto "sufficientemente puliti" (19\%)
e "molto puliti" (3\%). Così, le associazioni dei
consumatori hanno annunciato l'ulteriore distribuzione di questionari.I nuovi
questionari varranno anche per aderire ad una class action contro Trenitalia.
L'azione collettiva di risarcimento
chiederà "il risarcimento dei danni biologici" legati al
"ritardo dei treni regionali, ai guasti, al sovraffollamento delle
carrozze e in generale alla mancanza di vivibilità e
pulizia"."Chiederemo un risarcimento pari a 10 milioni di
euro", ha detto il presidente del Codacons Carlo Rienzi. La
somma, destinata agli utenti che aderiranno all'iniziativa, dovrebbe servire
come "deterrente" per Trenitalia, "spingendo l'azienda a
migliorare gli standard qualitativi del servizio reso ai passeggeri: pena
analoghe iniziative di risarcimento ogni anno", ha concluso Rienzi.
( da "Reuters Italia" del
28-11-2007)
3.09 Versione per stampa MILANO (Reuters) - Se mal
interpretata la class="hilite">class="term">class class="term">action può essere dannosa
per il sistema, portando a un proliferare di cause legali. Lo ha detto il
presidente della Consob Lamberto Cardia intervenendo a un convegno sul
sistema dei controlli societari. La class="term">class class="term">action,
"se mal interpretata, può fare un danno enorme a tutto il
sistema, potrebbe portare a un dilagare di cause speciose o non speciose che
potrebbero ulteriormente danneggiare il sistema", ha detto Cardia. La
norma per l'introduzione della class="term">class class="term">action
nel sistema giudiziario italiano, inserita nella Finanziaria 2008, è
stata approvata dal Senato e deve adesso passare l'esame della Camera, ma al
testo sono state già preannunciate modifiche.
( da "Wall Street
Italia" del 28-11-2007)
Finanziaria, Antitrust critica class action e tetto
stipendi Pa -->ROMA (Reuters) - L'Autorità Antitrust critica alcune
norme della Finanziaria, class action e tetto agli stipendi dei manager
pubblici in particolare, perché potrebbero comportare distorsioni del
mercato. Alcune disposizioni, "se approvate definitivamente nel testo
attuale, possono determinare ingiustificate distorsioni della concorrenza e
del corretto funzionamento del mercato", scrive l'Antitrust in una
segnalazione arrivata oggi alla Camera. La class action, ad esempio,
"andrebbe perfezionata e migliorata nell'ottica di assicurare, da un
lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e, dall'altro, di non
risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto indesiderato
di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove attività
imprenditoriali o la loro prosecuzione". Il Garante auspica in
particolare che "possano essere introdotte disposizioni di raccordo tra
la disciplina della class action e le proprie competenze, ad esempio, prevedendo un sistema in cui l'azione collettiva
risarcitoria possa essere esperita a seguito del procedimento amministrativo
di competenza dell'Autorità". Sul tetto agli stipendi,
l'Antitrust dice che "la disposizione appare idonea ad alterare il
regolare funzionamento del mercato sotto diversi profili".
"La possibilità per gli organismi pubblici di competere sul
mercato viene pregiudicata, in quanto anche prestazioni di per sé
indispensabili a tal fine non possono essere conseguite quando si tratti di
prestazioni diverse da quelle professionali e d'opera artistica" oppure
"quando il professionista o il prestatore d'opera abbiano un precedente
rapporto con soggetti pubblici". "In tal modo sono trattate
diversamente fattispecie che l'ordinamento, e in specie la disciplina della
concorrenza, considera del tutto assimilabili determinando una grave
alterazione del corretto funzionamento del mercato", spiega il Garante.
( da "Wall Street
Italia" del 28-11-2007)
Di ANSA - -->(ANSA) - ROMA, 28 NOV - Dubbi sulle
norme inserite in Finanziaria sulla class action e sul tetto ai manager
pubblici arrivano dall'Antitrust. L'autorità in una segnalazione alla
Camera, al premier Romano Prodi e al ministro
dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, condivide l'opportunità di
inserire nel nostro ordinamento l'azione collettiva che
va però migliorata rispetto al testo della Finanziaria. Occhio poi
alla norma sui manager che "appare idonea ad alterare il regolare
funzionamento del mercato".(SEGUE).
( da "Reuters Italia" del
28-11-2007)
5.22 Versione per stampa ROMA (Reuters) -
L'Autorità Antitrust critica alcune norme della Finanziaria, class="hilite">class="term">class class="term">action
e tetto agli stipendi dei manager pubblici in particolare, perché potrebbero
comportare distorsioni del mercato. Alcune disposizioni, "se approvate
definitivamente nel testo attuale, possono determinare ingiustificate
distorsioni della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato",
scrive l'Antitrust in una segnalazione arrivata oggi alla Camera. La class="term">class class="term">action, ad esempio,
"andrebbe perfezionata e migliorata nell'ottica di assicurare, da un
lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e, dall'altro, di non risultare
irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto indesiderato di
scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove attività
imprenditoriali o la loro prosecuzione". Il Garante auspica in
particolare che "possano essere introdotte disposizioni di raccordo tra
la disciplina della class="term">class class="term">action
e le proprie competenze, ad esempio, prevedendo un sistema in cui l'azione collettiva risarcitoria possa essere esperita a seguito
del procedimento amministrativo di competenza dell'Autorità". Sul
tetto agli stipendi, l'Antitrust dice che "la disposizione appare idonea
ad alterare il regolare funzionamento del mercato sotto diversi
profili". "La possibilità per gli organismi pubblici di
competere sul mercato viene pregiudicata, in quanto anche prestazioni di per
sé indispensabili a tal fine non possono essere conseguite quando si tratti
di prestazioni diverse da quelle professionali e d'opera artistica"
oppure "quando il professionista o il prestatore d'opera abbiano un
precedente rapporto con soggetti pubblici". "In tal modo sono
trattate diversamente fattispecie che l'ordinamento, e in specie la
disciplina della concorrenza, considera del tutto assimilabili determinando
una grave alterazione del corretto funzionamento del mercato", spiega il
Garante.
( da "Asca" del
28-11-2007)
(ASCA) - Roma, 28 nov - Dubbi sulla class="term">class class="term">action,
sulla norma relativa al tetto per gli stipendi dei manager pubblici, sulle
modalita' di razionalizzazione dei servizi idrici. Li esprime l'Antitrust,
che ha esaminato il testo della finanziaria licenziato dal Senato per valutare
le possibili ''ingiustificate distorsioni della concorrenza e del corretto
funzionamento del mercato''. Sulla class="term">class class="term">action
l'Autorita' condivide la scelta di introdurre nell'ordinamento italiano un
nuovo istituto a tutela dei diritti dei Consumatori. ''Tuttavia - sottolinea
- la disciplina dell'azione collettiva andrebbe
perfezionata e migliorata nell'ottica di assicurare, da un lato, la piena
tutela dei consumatori, dall'altro di non risultare irrazionalmente punitiva
per le imprese, producendo l'effetto indesiderato di scoraggiare gli
investimenti''. L'Antitrust auspica che possano essre introdotte nella
finanziaria ''disposizioni di raccordo tra la disciplina della class="term">class class="term">action e le proprie competenze,
prevedendo, ad esempio, un siostema in cui l'azione collettiva
risarcitoria possa essere esperita a seguito del procedimento amministrativo
di competenza dell'Autorita'''. Le perplessita' sulla norma che introduce il
tetto allo stipendio dei manager pubblici riguardano la preclusione per un
ente pubblico di stipulare contratti d'opera con chi, ad altro titolo,
perpepisca emolumenti da parte di una pubblica amministrazione. ''La
disposizione - spiega l'Antitrust - appare idonea ad alterare il regolare
funzionamento del mercato''. Quanto alla gestione dei servizi idrici, la
finanziaria licenziata dal Senato prevede la soppressione degli enti di
gestione e la razionalizzazione del servizio attraverso la ridefinizione
degli ambiti territoriali ottimale che si identificano con quelli
provinciali. Questo pacchetto di interventi, secondo l'Antitrust ''rischia di
creare un ostacolo al processo di sviluppo dell'industria del settore''.
Desta ''particolare preoccupazione'', conclude l'Antitrust, il criterio del
territorio provinciale che ''nella maggior parte dei casi non consentoni la
realizzazione di opportune economie di scala''. lsa/sam/ss.
( da "Asca" del
28-11-2007)
(ASCA) - Roma, 28 nov - Rafforzamento della
portabilita' dei mutui; class="hilite">perfezionamento
della class="term">class
class="term">action. Questi i temi
all'attenzione del ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, che
saranno oggetto di emendamenti alla finanziaria alla Camera. ''Con
l'emendamento sui mutui - ha spiegato Bersani in Transatlantico - poniamo
fine alla vexata quaestio. Rafforziamo il principio che le operazioni di
portabilita' devono essere a costo zero per i clienti''. Le attuali norme
previste nel pacchetto Bersani sulle liberalizzazioni, infatti, hanno dato
luogo a contenziosi. Sulla class="term">class class="term">action,
che e' stata introdotta in finanziaria dal Senato, il governo intende
inserire un ''filtro di garanzia''. lsa/mcc/sr.
( da "Blogosfere" del
28-11-2007)
Nov 0728 Terza assemblea statale della APPO Pubblicato
da Enrico Straffi alle 01:27 in Annunci e comunicati, Fabrizio Lorusso,
angolo dell'esperto Immagine: APPO AI MASS MEDIA AI MEDIA ALTERNATIVI AL
MAGISTERO DEMOCRATICO AI POPOLI DI OAXACA, DEL PAESE E DEL MONDO. Il 17 e 18
novembre 2007 si è tenuta LA TERZA ASSEMBLEA STATALE DELLA APPPO,
nell'auditorio "Enedino Jiménez" dell'hotel del magistero, con la
partecipazione ampia, aperta e plurale del popolo; tale assemblea risponde al
bisogno di riorganizzazione urgente, dal basso, con le basi del popolo e intorno
alle seguenti domande: libertà immediata di tutti i prigionieri
politici e di coscienza, castigo immediato agli assassini materiali ed
intellettuali, responsabili dei crimini politici dell'anno scorso, in
particolare quelli del 25 novembre 2006, annullamento immediato dei mandati
di cattura nei confronti degli attivisti sociali e della loro persecuzione.
Il 25 novembre, a quasi un anno dalla repressione più selvaggia nei
confronti della APPO, sono ancora detenuti vari compagni, motivo e ragione
sufficienti per convocare la terza assemblea della APPO, in cui sono state
definite azioni concrete ed unitarie e si è proposto il coordinamento
con la sezione 22 per ottenere la libertà di tutti i prigionieri
politici. A tutt'oggi prevale l'impunità dei 26 assassinii politici
perpetrati nei confronti del movimento, le sparizioni forzate, le torture
fisiche e psicologiche, gli stupri, le detenzioni illegali, azioni che giorno
dopo giorno configurano uno stato fascista d'eccezione, dato che sono
l'esercito e i gruppi paramilitari quelli che hanno esercitato la
repressione, nelle regioni del paese in cui i grandi capitalsti pensano di
stabilire i loro megaprogetti di morte, in particolare Atenco, Guerrero e
Oaxaca. Pertanto in data 17 e 18 novembre il popolo organizzato nella APPO
dai suoi diversi settori di provenienza, collettivi ed
organizzazioni ha presentato le seguenti risoluzioni generali accordati nella
Terza Assemblea Statale della APPO: 1. Riguardo al tema elettorale, la APPO
conferma gli accordi emanati dal suo Congresso costitutivo e dalla sua prima
e seconda assemblea statale, che propongono azioni che permettano alla APPO
di avanzare aldilà dei processi congiunturali, come il processo
elettorale appena concluso, per proporsi la trasformazione sociale profonda
di Oaxaca e del paese. 2. La APPO esige la liberazione di tutti i prigionieri
politici dello stato: Pedro Castillo AragÓn, VÍctor Hugo MartÍnez Toledo,
Miguel Ángel GarcÍa, Wilber RamÓn Aquino AragÓn, Jaciel Cruz Cruz, Flavio
Sosa Villavicencio, David Venegas Reyes, AdÁn MejÍa LÓpez, così come i
detenuti di Xanica: Abraham RamÍrez VÁsquez, Juventino e Noel GarcÍa Cruz; i
prigionieri di San Isidro Aloapan e di San Blas Atempa: Juventino Cruz Pérez,
Eutimio Méndez LÓpez, Anastasio LÓpez Pérez y Artemio Pérez; e i prigionieri
dei paesini di Loxicha. 3. LA APPO esige un castigo agli assassini materiali
ed intellettuali dei nostri compagni, in primo luogo al genocida Ulises Ruiz
Ortiz. 4. Una commissione plurale della APPO parteciperà alla presentazione
dello sforzo del FRONTE NAZIONALE CONTRO LA REPRESSIONE e renderà nota
la posizione assunta nella scorsa assemblea statale. DICHIARAZIONI La APPO si
dichiara contraria alla persecuzione degli attivisti e lottatori sociali, in
particolare dei compagni: Dottora Bertha MuÑoz, Dolores Villalobos
Cuamatzin, RaÚl Gatica, Alejandro Cruz LÓpez, Samuel HernÁndez, Jaquelina
LÓpez AlmazÁn, Ulises Reynosa. Nei giorni scorsi sono stati repressi dei
compagni che appartengono al Comitato di Difesa Civica CODECI a Tuxtepec, per
cui esigiamo che venga fermata la persecuzione ai suoi militanti. Contro la
repressione delle scuole magistrali rurali e in appoggio agli studenti di
AYOTZINAPA. Guerrero. Quest'assemblea si dichiara a favore della lotta dei
popoli latinoamericani e appoggia totalmente il processo rivoluzionario dei
popoli di Cuba, Venezuela, Brasile e Bolivia. La APPO è solidale con
la lotta per la libertà dei prigionieri di San Salvador Atenco,
criminalizzati con pene esorbitanti dal regime fascista di Felipe CalderÓn.
5. Quest'assemblea struttura il Piano di Azione per
la "GIORNATA STATALE, NAZIONALE ED INTERNAZIONALE PER LA LIBERTà
DEI PRIGIONIERI POLITICI DI OAXACA", con le seguenti attività:
DATA ATTIVITà LUOGO PARTECIPANTI OSSERVAZIONI 25/XI/07 Participare
alla megamanifestazione Incrocio dell'aeroporto Tutto il popolo di Oaxaca.
Alle 8:00 in punto 25/XI/07 Elaborazione di materiali di denuncia Quello
indicato da ogni organizzazione o settore della APPO ogni organizzazione o
settore della APPO Mirati alla libertà dei prigionieri e al castigo
dei colpevoli di assassinii e torture. 25/XI/07 Partecipazione all'Assemblea
Nazionale del FNCR Da definire Parenti dei prigionieri, caduti e imputati,
commissione giuridica e di ponte, nonché volontari. Si partecipa per dare il beneplacito
all'iniziativa 7-8/XII/07 Partecipare all'incontro di donne oaxaqueÑas
"costruendo voci di speranza" Chiesa dei Poveri, Colonia Reforma
Aperta al pubblico in generale, specialmente le donne 8-9/XII/07 Partecipare
all'assemblea popolare dei popoli del Messico Locale del SITUAM, Tlalpan 1036
D.F. metro Nativitas Commissione amplia, plurale ed includente 13/XII/07
Organizzazione della carovana per la 3ª udienza del processo popolare
nazionale Guadalajara, Jal. (Plaza de armas) Commissione giuridica e di ponte
coi parenti dei prigionieri, caduti, imputati e torturati e volontari Luogo
non ancora confermato 15-16 /XII/07 Realizzazione della 3ª udienza del
processo popolare nazionale Guadalajara, Jal. Commissione giuridica, parenti
di prigionieri, caduti, imputati e torturati, e volontari Luogo non ancora
confermato Luogo di partenza: davanti all'hotel de magistero. 22/XII/07 Festa
popolare sui diritti umanos Attività da definire Data dipendente dalla
convocazione della sezione XXII Intervista con la sezione XXII Attendere
convocazione della Sez. XXII per il luogo, la data e l'ora Commissione ampia
di tutti coloro che hanno partecipato all'assemblea plenaria di coordinamento
Partecipare portando le decisioni di questa 3ª Assemblea Statale. 5 e 6
dicembre Picchetto davanti alla camera dei deputati a Città del
Messico per attivare la domanda di processo politico nei confronti di URO.
Palazzo Legislativo di San LÁzaro La APPO, la Sezione XXII e l'Assemblea
Popolare dei Popoli del Messico. 24/XI/07 Brigata di informazione
all'assemblea statale del magistero Casa hotel del magistero Commissione
nominata dall'assemblea Bollettino informativo e informazione diretta,
rinforzo esterno di tutti coloro che possano partecipare elaborare 20.000 12
e 13 gennaio 2008 1° incontro statale giovanile "il ruolo dei giovani
nel movimento sociale oaxaqueÑo" Oaxaca Organizzazioni giovanili
della APPO, giovani dei diversi spazi organizzati della APPO Organizzatori
nominati dall'assemblea. TUTTO IL POTERE AL POPOLO! ASSEMBLEA POPOLARE DEI
POPOLI DI OAXACA (APPO) OAXACA DE JUAREZ, OAXACA, CITTà DELLA
RESISTENZA, 21 NOVEMBRE 2007.
( da "Stampa, La" del
29-11-2007)
Maggioranza spaccata Dalla "Cosa rossa"
raffica di accuse "L'esecutivo si sta facendo ricattare"
[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA Diventa legge dello Stato il decreto fiscale
che contiene una bella fetta della manovra finanziaria 2008, ovvero misure
per 8,4 miliardi di euro. Tra queste, il bonus da 150 euro per gli
"incapienti", che arriverà a fine dicembre. Il
"sì" del Senato è arrivato senza sorprese, e senza la
necessità di ricorrere alla fiducia: 158 sì, 151 no, un
astenuto. Numeri che hanno portato un altro po' di polemica nel centrodestra:
il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ha denunciato l'assenza di cinque
senatori della ex-Cdl (anche se, grazie a due senatori a vita, erano assenze
ininfluenti) e s'è l'è presa con Berlusconi: "Chi ha
annunciato tante volte la spallata - ha detto Casini - deve oggi rispondere
di questa nuova mancata spallata". C'è soddisfazione invece a
Palazzo Chigi: una nota di Prodi osserva che il ddl sul welfare e il decreto fiscale
costituiscono insieme "la politica del centrosinistra". Intanto,
alla Camera la Commissione Bilancio sta per discutere la legge Finanziaria:
saranno una trentina in tutto le modifiche che verranno proposte dal governo,
che ha disposizione solo 100 milioni di euro, la metà già
impegnati per i treni per i pendolari. Molte le richieste di modifica della
maggioranza, ma dovranno trovare la copertura. Particolarmente attese due
modifiche già predisposte dall'Esecutivo: sulla portabilità dei
mutui (per chiudere ogni incertezza, dopo i recenti confronti
Abi-Notai-Consumatori) e soprattutto sulla "class="hilite">class="term">class class="term">action". La norma sulle
cause collettive - che è fortemente osteggiata in particolar modo da
Confindustria - subirà due significative modifiche. La prima riguarda
l'allargamento dei soggetti legittimati a promuovere le vertenze legali,
aprendo anche a gruppi di cittadini coinvolti e associazioni: oltre le
organizzazioni dei consumatori "riconosciute", potranno agire legalmente
anche le associazioni e i comitati che sono "adeguatamente
rappresentativi" dei diritti collettivi da far valere. La seconda
prevede invece ben quattro "filtri" del giudice
sull'ammissibilità della causa, per evitare vertenze
"ricattatorie" o senza basi. Il tribunale dovrà verificare
che chi vuole avviare la vertenza abbia i requisiti giusti; che la domanda
non sia chiaramente infondata; che non ci sia un conflitto d'interessi; che
ci sia un interesse collettivo da tutelare. Solo superati questi filtri si
potrà dare pubblicità alla "class="term">class class="term">action".
Ecco le principali misure contenute nel decreto fiscale. Poveri-incapienti
Tredicesima da 150 euro già a fine anno. Al momento si tratta di una
"una tantum" per il 2007.
C'è un impegno del governo a rendere più
sostanziosa e soprattutto più strutturale la misura dal 2008. Casa
Arrivano 550 milioni per ampliare l'offerta di alloggi a canone sociale. I
nuovi alloggi, che devono essere eco-compatibili, dovranno essere destinati
agli sfrattati e alle giovani coppie. Sarà costituita una
società ad hoc per acquisire o recuperare immobili ad uso abitativo:
parte con una dotazione di 150 milioni di euro. Pensionati Sparisce il
prelievo automatico dello 0,15-0,35%, che finanziava il fondo Inpdap per
garantire crediti agevolati ai pensionati pubblici. Acqua Moratoria
sull'assegnazione a privati degli acquedotti, fino a una legge organica sulla
materia. Editoria e tv Taglio dei contributi per i piccoli editori del 2 per
cento e per i grandi gruppi del 12 per cento. Slitta al 2012 il termine per
la completa conversione al digitale terrestre; le tv locali potranno operare
anche in 10 "bacini d'utenza". Sanità e regioni Arriva un
Commissario quando le Regioni non rispettano i piani di rientro finanziari.
Opere pubbliche Un miliardo alle Fs, 215 all'Anas, 800 milioni per le
metropolitane di Roma, Milano e Napoli.
( da "Repubblica, La" del
29-11-2007)
Via libera definitivo al decreto fiscale che stanzia
150 euro per le famiglie a basso reddito Senato, passa il bonus con 5 assenti
della Cdl Alla Camera entra nel vivo, con gli emendamenti, il dibattito sulla
Finanziaria ROBERTO PETRINI ROMA - Il decretone diventa legge dello Stato con
il via libera del Senato: il primo effetto sarà la partenza
dell'operazione "bonus" per 5,8 milioni di famiglie a basso
reddito, che vedranno fin dalla prossima tredicesima in busta-paga o nella
pensione l'"assegno" da 150 euro a persona: per un lavoratore
dipendente con un reddito fino a 11.800 euro annui lordi, con moglie e figlio
a carico, potrà raggiungere i 450 euro. Il decretone, approvato a
Palazzo Madama, senza ricorrere alla fiducia, ha ottenuto 158 voti
favorevoli, 151 contrari e un astenuto: la mancanza di 5 voti al plenum
dell'opposizione (di cui tre di Forza Italia) che dovrebbe contare su 156
seggi ha suscitato qualche polemica. "Decisive le assenze nel centrodestra",
ha detto D'Onofrio dell'Udc che ha rivendicato la compattezza del proprio
raggruppamento. "Ignorano i numeri del Senato, non saremmo andati
comunque oltre i 156 voti", ha replicato Novi di Fi. Bloccata invece
l'azione del "ribelle" Fernando Rossi che voleva riportare il bonus
a 300 euro: è stato approvato un ordine del giorno che impegna il
governo a farlo nel 2008.
A Montecitorio intanto comincia a entrare nel vivo
l'esame della Finanziaria. Come ci si aspettava il governo ha presentato
emendamenti, cui ha lavorato il ministro per lo Sviluppo Bersani, per mettere
registro le norme sulla class="hilite">class="term">class class="term">action: ci sarà un
"filtro" da parte del giudice sulla ammissibilità della
domanda che dovrà verificare l'adeguata rappresentatività dei
"diritti collettivi" e l'esistenza di un reale "interesse
collettivo". L'emendamento prevede tuttavia un allargamento della platea
legittimata a fare una class="term">class class="term">action:
non le sole leghe dei consumatori già registrate ma anche associazioni
e comitati "adeguatamente rappresentativi dei diritti collettivi"
in questione. L'altro emendamento, presentato da Bersani riguarda la
portabilità dei mutui: si rafforza in modo definitivo il principio che
un cliente di una banca può trasferire il proprio mutuo in un'altra
banca senza pagare penali e spese (si precisa che il principio vale anche per
i mutui frazionati, cioè stipulati originariamente dal costruttore,
come accade spesso). Complessivamente il governo è intenzionato a
presentare una trentina di emendamenti alla Finanziaria (che comincerà
ad essere votata in Commissione Bilancio da lunedì prossimo): tra
l'altro si prevede il ritorno di Mr.Prezzi per monitorare il caro-vita e il
taglio degli uffici provinciali del Tesoro (chiesto personalmente da
Padoa-Schioppa). Ancora in bilico la proroga per la rottamazione e i fondi
per i treni pendolari. Si affacciano altre richieste ma le risorse sono
contingentate: il Tesoro non è disposto a mettere sul tavolo
più di 100 milioni, contro richieste per 500. Tra i nodi resta aperto
quello del tetto agli stipendi dei manager oggetto dei dubbi dell'Antitrust
(dubbi espressi anche sulla class="term">class class="term">action
prima della presentazione dell'emendamento del governo). Infine un primo
bilancio dell'intera manovra di fine anno, tra Finanziaria e pacchetto
Welfare, è stato tracciato ieri dall'Isae: il beneficio medio a
famiglia sarà di 177 euro.
( da "Unita, L'" del
29-11-2007)
class="hilite">Stai
consultando l'edizione del Dall'esecutivo emendamenti sulla class="term">class class="term">action Torna il
"controllore" del costo della vita.
( da "Nuova Venezia,
La" del 29-11-2007)
Primo Piano I consumatori sul piede di guerra
"Pronti per sette giorni di protesta" MESTRE. In cantiere, uno
sciopero contro la soppressione di alcuni treni. Intanto, la convinzione che
"con le class action gli azionisti di Trenitalia dovranno scappare
all'estero, perché inchiodati alle proprie responsabilità".
L'avvocato Franco Conte, rappresentante della Codacons, non fa sconti. E,
contro i disservizi dell'azienda, annuncia battaglia sempre più
serrata. Ricorsi, denunce, scioperi. Avvocato, dove vuole arrivare il
Codacons? "Vogliamo semplicemente che i cittadini possano viaggiare
senza problemi e disagi. Invece ci troviamo di fronte a ritardi, soppressioni
di treni, affollamenti inauditi. Per noi queste situazioni, questi
disservizi, devono finire. Ecco perché siamo sempre in prima linea quando si
tratta di difendere e tutelare soprattutto i pendolari. E le iniziative, da
parte nostra, non mancano". Infatti, adesso, organizzate anche lo
sciopero... "E' una decisione maturata dopo la soppressione di alcuni
treni. Oltre alla sporcizia, ai ritardi, al costo dei biglietti, adesso ci
manca anche questo. Allora, a partire da domani, attueremo uno sciopero del
pendolare su alcune tratte definite. Sei mattinate di protesta fino al 7
dicembre, alla presenza dei sindaci di molte città". Com'è
articolata la protesta? "Saremo presenti su alcuni treni che vanno verso
Padova e Venezia. Vogliamo mettere in luce i disservizi che si creano durante
i tragitti dei pendolari. Contiamo di venire accolti dalle autorità
alle varie stazioni. Attendiamo anche il sindaco Cacciari. Si inizia
venerdì sul treno da Montagnana delle 7.01. Poi, il 3 dicembre,
saliamo a Rovigo sul treno delle 6.58. Il giorno dopo a Monselice, (7.14), il
5 dicembre a Terme Euganee, sul treno delle 7.24. Il 6 sul Padova-Venezia
delle 7.27 e il giorno dopo sul Venezia-Padova delle 7.09. Al di là
dello sciopero, comunque, per i cittadini pendolari adesso si affaccia una
novità molto importante". Quale? "Il governo sta
introducendo anche in Italia le class action. Azioni
collettive che permettono di mettere insieme più istanze in un'unica
azione legale. Uno strumento davvero importante per riuscire finalmente a
mettere Trenitalia di fronte alle proprie responsabilità". In che
modo può essere sfruttata la normativa sulla class action?
"Adesso come adesso gran parte dei cittadini rinunciano a denunciare
Trenitalia, visto che molte volte il valore procapite del disservizio subito
non induce a intraprendere la strada del Tribunale. Con la class action, si
possono mettere assieme le istanze di più cittadini danneggiati e
questo dà molta più forza all'azione legale. E anche le
associazioni dei consumatori possono offrire un apporto più
concreto". (g.cod.).
( da "Unita, L'" del
29-11-2007)
Stai consultando l'edizione del La Finanziaria cresce:
servirebbero altri 500 milioni Mezzo miliardo in più per mettere in
campo le novità proposte dal relatore alla Camera, Ventura / Roma
SOLDI Pochi soldi e molte richieste. Alla Camera la Finanziaria rischia di
diventare un nuovo terreno di scontro all'interno della maggioranza. Il totale
delle risorse necessarie per mettere in campo le novità proposte dal
relatore alla finanziaria alla Camera Michele Ventura ammonterebbe a 500
milioni di euro. L'esecutivo di soldi da mettere a disposizione ne ha molti
di meno: solo 100. A
fare la lista della spesa e i relativi conti sono stati i capigruppo di
maggioranza e il governo in una delle prime riunioni politiche sulla manovra
da quando il provvedimento è approdato alla Camera. Il prossimo
lunedì la Commissione Bilancio inizierà a votare i singoli
emendamenti. Per accontentare tutte le anime della maggioranza in
realtà bisognerà trovare molto più di mezzo miliardo di
euro se alle novità firmate dal relatore si aggiungono tutte le altre.
La manovra, che durante il passaggio al Senato è cresciuta di circa
due miliardi arrivando a quota 12,9, è dunque destinata a crescere
ancora. Un primo elenco ovviamente comunque già c'è: trasporto
pubblico locale (stanziamento di 1,7 miliardi in tre anni), sicurezza,
sociale ma anche Ferrovie dello Stato e protezione civile sono alcuni dei
capitoli. Ai quali si aggiungerà anche una parentesi fiscale: viene
infatti confermata la riduzione della tassazione del Tfr dal 23 al 18% e
l'aumento delle detrazioni per i mutui prima casa dal 19% attuale al 23%.
Proposte alle quali appunto poi bisogna aggiungere quelle dei singoli gruppi.
A fare più frizione sono stati i partiti della sinistra e l'Udeur. Il
capogruppo del Campanile alla Camera Mauro Fabris all'uscita infatti non
nasconde il proprio nervosismo: "La sinistra non pensasse di riaprire la
partita del welfare e rifarsi sul terreno della finanziaria. Non ci sono né i
margini politici né economici". Dalle polemiche ai contenuti. Oltre alle
proposte del relatore i gruppi infatti sono pronti a mettere in campo le
proprie proposte di modifica. L'Udeur, spiega Fabris, punterà "su
sicurezza, sui mutui e sulle famiglie". L'idea è di rilanciare la
proposta di rendere "graduale l'Ici, in modo che le famiglie più
povere - spiega l'esponente dell'Udeur - possano avvantaggiarsene
ulteriormente". Pronte anche le novità firmate Sinistra. Il
capogruppo di Sinistra democratica Titti di Salvo spiega: "Torneremo a
proporre interventi sul lavoro dipendente. Due le possibilità:
attraverso detrazioni o attraverso la detassazione degli aumenti dei
contrattuali". Dove si troveranno i soldi necessari? "Attraverso
nuovi tagli ai costi della politica", spiega l'esponente di Sd. Ma
anche, magari, attraverso "la tassazione delle stock option - torna
all'attacco Di Salvo - e delle plusvalenze". Anche il governo ha presentato
i suoi emendamenti. 30 in
tutto con solo uno di spesa. class="hilite">Tra
le modifiche le norme sulla class="term">class class="term">action
e la reintroduzione del controllore dell'andamento del costo della vita (Mr.
prezzi) che era saltato dal decreto fiscale. E poi un pacchetto di correzioni
alla parte fiscale, la correzione della norma che avrebbe rallentato il
processo di razionalizzazione delle sedi locali del Tesoro, la
portabilità dei mutui per sveltire l'attuazione del decreto Bersani e
il trasporto pubblico locale (il fondo verrebbe rimpinguato di 50 milioni nel
2008). Infine un emendamento sarebbe relativo all'accesso alle scuole di
specializzazione medica. Non è ancora noto se ci sarà o meno la
proroga della rottamazione per le auto perché sull'argomento è ancora
in corso un confronto politico.
( da "Corriere della
Sera" del 29-11-2007)
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia -
data: 2007-11-29 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Consumatori Cardia:
danni enormi se mal interpretata. Catricalà: class="hilite">ci
diano un ruolo Class class="term">action,
Authority contro La Consob e l'Antitrust chiedono modifiche del testo
Incontro tra Montezemolo e Fini, sul tavolo anche la questione delle azioni
collettive MILANO - Rafforzare il ruolo del giudice nell'ammissibilità
dell'azione e allargare la platea dei soggetti titolati a intraprenderla.
Sono queste le due principali modifiche alla class="term">class class="term">action
che intende presentare lo stesso Governo, come emendamento alla legge
Finanziaria. Di critiche alla norma che introduce anche in Italia l'azione
legale collettiva nei confronti delle imprese (per
il risarcimento di danni di varia natura, dai prodotti difettosi
all'inquinamento), ne erano arrivate molte già all'indomani
dell'approvazione al Senato, il 15 novembre. Soprattutto dalla Confindustria,
che definito il provvedimento "un'atto di grave ostilità
all'impresa". Il tema è stato anche al centro di un incontro ieri
a Roma tra il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, e il
presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini. Il timore degli
industriali è che le cause si trascinino per anni e possano essere
intentate pretestuosamente: "Bisognerebbe stare attenti perché in nessun
paese i tempi della giustizia civile sono lunghi come in Italia", ha
detto ieri il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta,
"inviterei tutti a riflettere, se non si vuole esporre molte aziende a
grandi ricatti". Ma all'avvicinarsi della scadenza del temine per la
presentazione degli emendamenti in commissione Bilancio alla Camera
sollecitazioni sono arrivate anche dall'Antitrust e dalla Consob. Lamberto
Cardia, presidente Consob, ieri ha avvisato che "se male interpretata la
class="term">class
class="term">action fa un danno
all'intero sistema paese. Potrebbe portare al dilagare di cause speciose che
danneggiano il sistema". Gli hanno fatto eco le parole di Antonio
Catricalà, presidente Antitrust, che già si era augurato un
ruolo di "co-protagonista ", nei procedimenti, per
l'Autorità: "la norma va rivista per assicurare la piena tutela
dei diritti dei consumatori e per non risultare irrazionalmente punitiva per
le imprese". Ora arriveranno le proposte di modifica dell'esecutivo. Sul
rafforzamento del ruolo del giudice come filtro, l'Adiconsum, principale
associazione di difesa dei consumatori, si augura che venga introdotta una
figura preventiva per stabilire l'ammissibilità delle cause,
"favorirebbe l'accordo tra le parti, evitando di andare in causa e
accorciando i tempi", dice Paolo Landi, presidente dell'associazione.
Landi fa notare peraltro che nel testo attuale un filtro è già
rappresentato dalla circostanza che i risarcimenti alla fine sono
riconosciuti solo a chi ha firmato una delega. Sull'aumento dei soggetti
promotori, secondo l'Adiconsum già il testo approvato in Senato
prevede, oltre alle associazioni dei consumatori, altri organismi, riconosciuti
dai ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Economia. "Spero che non
si voglia estendere agli studi legali, allora sì che aumenterebbe il
rischio di cause pretestuose". Marco Maroni Da sinistra, il presidente
Consob, Lamberto Cardia e il presidente Antitrust, Antonio Catricalà.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
29-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA
data: 2007-11-29 - pag: 1 autore: LIMITI ALLE AZIONI COLLETTIVE La class
action avrà un filtro di Isabella Bufacchi e Giovanni Negri S e
promossa da soggetti inadeguati, se infondata o inquinata dal conflitto
d'interessi e senza un vero diritto collettivo, la class action sarà
inammissibile e verrà respinta dal giudice. Ecco i
"filtri" introdotti dal Governo che però allarga la platea
dei legittimati ad agire. I "sistemi di filtro" sono introdotti
dall'emendamento preparato dal Governo all'articolo 99 della Finanziaria che
istituisce l'azione collettiva risarcitoria: un
intervento restrittivo accompagnato però da un allargamento dei
soggetti legittimati ad agire in giudizio. Oltre alle sedici associazioni dei
consumatori e degli utenti iscritte nell'elenco Cncu tenuto dal ministero
dello Sviluppo economico, l'Esecutivo apre i cancelli a tutte le
"associazioni " e i "comitati" giudicati
"adeguatamente rappresentativi " dei diritti collettivi fatti
valere nell'azione proposta. Lasciando così aperta la porta a investitori
e risparmiatori, categorie tuttavia non menzionate espressamente
nell'emendamento governativo dove spiccano consumatori e utenti. Continua u
pagina 12 l'articolo
prosegue in altra pagina.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
29-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data:
2007-11-29 - pag: 12 autore: DALLA PRIMA La class action avrà un
filtro Le modifiche dell'Esecutivo contengono una "ridefinizione" e
soprattutto un "perfezionamento " della norma sulla class action,
ha spiegato ieri il ministro dell'Economia Pier Luigi Bersani, il quale ha
assicurato che il nuovo testo prevede "sistemi di filtro e garanzie
sulle procedure che risulteranno semplificate". Il sistema proposto dal
Governo prevede non uno bensì quattro filtri, quattro criteri che
dovranno essere rispettati da chi presenta la domanda di class action presso
il Tribunale dove "ha sede" l'impresa (e non più "la
residenza"). Il primo requisito è quello dell'adeguata rappresentatività dei diritti collettivi fatti
valere da parte di chi promuove l'azione. La domanda sarà dichiarata
poi inammissibile: 1) se manifestamente infondata; 2) quando sussiste un
conflitto d'interessi; 3) quando il giudice non ravvisa l'esistenza di un
interesse collettivo suscettibile di adeguata tutela. In quest'ultimo
caso il giudice sarà così chiamato a una valutazione di
congruità, del tutto inedita, tra mezzo e bene giuridico da
tutelare.L'ammissibilità della domanda fa scattare immediatamente
un'"idonea pubblicità" (diversamente dal testo Manzione-
Bordon che prevedeva la pubblicità ex-post). Tra le altre modifiche al
testo approvato dal Senato, l'uscita dal perimetro dei casi soggetti a class
action dei contratti conclusi per effetto di un messaggio pubblicitario
ingannevole e la diversa definizione della fattispecie dei contratti per
adesione (sparisce il riferimento agli illeciti e si parla "solo"
di rapporti giuridici). Cancellato però il tetto al compenso dei
legali che doveva servire da deterrente nei confronti di cause temerarie. E
ancora, sul piano della procedura (ma la modifica potrebbe essere affidata a
emendamenti della maggioranza), il progetto del Governo prevede che il
giudice possa determinare da subito la somma da liquidare a ciascun
consumatore e l'impresa, nei 60 giorni successivi alla sentenza, possa a sua
volta proporre il pagamento di una somma. Ma se l'impresa non comunica la
proposta entro il termine prefissato, allora il presidente del tribunale
competente costituisce un'unica camera di conciliazione (composta da un
avvocato indicato dall'attore, uno dall'impresa convenuta e uno nominato dal
Tribunale) per la determinazione delle somme da corrispondere o da restituire
ai consumtori o utenti che hanno aderito all'azione collettiva.
La Camera di conciliazione quantifica, con verbale sottoscritto dal
presidente, i modi, i termini e l'ammontare da corrispondere ai ricorrenti.
Ieri, l'Antitrust aveva sollecitato il perfezionamento della disciplina
"nell'ottica di assicurare la piena tutela dei diritti dei consumatori e
di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo
l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove
attività imprenditoriali o la loro prosecuzione". Isabella
Bufacchi Giovanni Negri ANTITRUST IN CAMPO L'Authority ha sollecitato
modifiche alla disciplina che non deve essere punitiva per le imprese con
l'effetto di ridurre gli investimenti.
( da "Giorno, Il
(Sondrio)" del 29-11-2007)
"Meno servizi e sempre più salati" Il
grido d'allarme per la Valtellina del segretario nazionale Adiconsum di
CARLALBERTO BIASINI ? SONDRIO ? SEMPRE MENO SERVIZI per i valtellinesi e i
valchiavennaschi e più costosi. E' questo quanto si
verificherà, viste le previsioni fatte ieri mattina dal segretario
generale di Adiconsum, Paolo Landi, invitato a Sondrio dal responsabile
provinciale dell'associazione dei consumatori Cisl, Gianfranco Raschi. (Il
sodalizio conta in Italia 130 mila soci, 1400 in Valtellina. Sono
380 gli sportelli Adiconsum nella Penisola e 500 le persone impegnate negli
uffici). L'interessante incontro sulle liberalizzazioni si è tenuto
nella sala Vitali di via Delle Pergole. Fra il pubblico numerosi sindacalisti
confederali. Landi ha portato l'esempio di ferrovie e poste. "Il privato
se investirà sul settore dei trasporti lo farà sulle tratte ricche.
Sulla Milano-Firenze, ad esempio, dove c'è un numero considerevole di
passeggeri. Per i rami secondari lo scenario è o i tagli, o un aumento
delle tariffe, oppure lo Stato dovrà dare un sostegno". Il
segretario generale Adiconsum ha suonato il campanello d'allarme anche per le
Poste: nei centri grossi con tanti clienti i servizi postali potrebbero
migliorare e diminuire di prezzo grazie alla concorrenza, viceversa potrebbe
accadere nei piccoli paesi di montagna, poco allettanti per il privato. SEMPRE
SU TELECOM, ha ricordato che la società telefonica che era
all'avanguardia in Italia con la fibra ottica e faceva investimenti
all'estero "oggi è in una situazione disastrosa". Landi ha
portato l'esempio delle richieste per le nuove linee piuttosto che la copertura
Adsl (numerosi sono i problemi denunciati in provincia di Sondrio anche da
"Il Giorno"). Il segretario ha detto che spera che le Poste non
facciano la fine di Telecom con l'arrivo di Tronchetti Provera e lo scorporo
del patrimonio immobiliare. Sempre in tema telefonia, in merito alle bollette
supersalate che arrivano agli utenti per numeri tipo l'899, ha invitato i
cittadini che contestano gli addebiti a non pagarli. Landi ha consigliato di
inviare una lettera a Telecom - la società con la quale si è
stipulato il contratto (soggetti diversi sono le aziende che erogano i
servizi in rete, da quelli pornografici ai concorsi a premi) - e con un
bollettino postale di versare quanto dovuto, escluso l'importo che si
contesta. "Telecom, in casi del genere, non può tagliare i
fili". In ambito locale, una persona del pubblico ha fatto presente come
nel Tiranese, in territorio italiano quindi, spesso le telefonate con il
cellulare si colleghino a ponti svizzeri con un aggravio di costi per gli utenti.
SUL "CARO MUTUI" Landi ha ricordato che i costi per i clienti
potranno calare solo con la vera concorrenza. Al che un rappresentate del
Credito valtellinese, la banca ha messo a disposizione la sala di via Delle
Pergole, ha rivendicato per il suo istituto e l'altra banca locale di aver
sempre fatto da consulenti ai clienti. "Non è stato così
sul caso Parmalat e non tutto è stato fatto in buona fede" ha
ribattuto il sindacalista della Cgil Giorgio Nana. "Non avevamo
obbligazioni nel portafoglio - si è difeso il funzionario Creval -.
Qualche errore sarà stato fatto, ma abbiamo sempre venduto con
coscienza". E appunto dai crack finanziari, dai casi Parmal, Cirio, bond
Argentina (sono rimaste coinvolte in totale 400 mila famiglie), Adiconsum si
sta battendo per arrivare anche in Italia, come negli Stati Uniti e in
numerosi Paesi europei alla tutela collettiva. Passo
contrastato da Confindustria. "Sbagliano invece, perché il provvedimento
difenderebbe ancora di più le aziende che rispettano la legge".
Landi ha detto che la strada è tutelare i consumatori truffati grazie
alle associazioni già costituite e riconosciute o a quelle formate dai
diretti interessati. Il segretario auspica che l'introduzione dell'azione collettiva rimanga collegata alla Finanziaria e che non ci
siano rinvii in commissione. Pena il nulla di fatto. - -->.
( da "Milano Finanza
(MF)" del 29-11-2007)
MF I garanti bocciano la class action Secondo cardia,
se male interpretata la norma può avere effetti negativi sulle
imprese. Duro anche Catricalà, che ha inviato una segnalazione a
governo e Parlamento per dire che il testo è irrazionalmente punitivo.
Ora Prodi si prepara a modificare l'articolo sull'azione legale collettiva Due voci autorevoli si aggiungono al coro di
quanti, a partire dal presidente di Confindustria Luca Cordero di
Montezemolo, hanno bocciato la norma sulla class action inserita in
finanziaria. Il presidente della Consob, Lamberto Cardia, parlando ieri ad un
convegno sul sistema dei controlli societari, ha detto senza mezzi termini
che la possibilità di ricorrere alla cosiddetta class action, offerta
dal provvedimento in discussione alla Camera, "se male interpretata
può portare un danno enorme a tutto il sistema". Per Cardia,
insomma, si rischia di "mettere in difficoltà il sistema con il
dilagare di cause speciose e non". Sulla stessa linea si è
schierato anche il garante per la concorrenza. Antonio Catricalà,
sempre ieri, ha inviato una segnalazione al governo e al parlamento per
indicare alcuni punti della manovra finanziaria che non lo convincono. E uno
di questi è proprio la class action. "L'Autorità", ha
scritto Catricalà nel documento, "condivide, in linea di
principio, la scelta di introdurre nel nostro ordinamento tale istituto che
arricchisce gli strumenti giuridici posti a tutela dei diritti dei
consumatori e degli utenti, ponendo l'Italia al passo con altri paesi
particolarmente sensibili alle istanze dei consumatori e alla
necessità di assicurare loro strumenti di tutela pieni, rapidi ed
efficaci". Tuttavia, aggiunge Catricalà, la class action
all'italiana andrebbe "perfezionata e migliorata nell'ottica di
assicurare, da un lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e,
dall'altro, di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese,
producendo l'effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di
nuove attività imprenditoriali o la loro
prosecuzione".Esattamente le stesse preoccupazioni che aveva espresso la
Confindustria sulla norma inserita in finanziaria con il rocambolesco voto al
Senato su un emendamento dei dissidenti Willer Bordon e Roberto Manzione,
passato grazie all'errore nel voto del Senatori di Forza Italia Roberto
Antonione. Non solo. Sempre secondo Catricalà, dovrebbero anche essere
introdotte delle disposizioni di raccordo tra la class action e le competenze
dell'Authority, per esempio prevedendo un sistema in cui l'azione collettiva risarcitoria possa essere esperita a seguito del procedimento
amministrativo di competenza del garante. A bocce ferme, invece, in base alla
norma approvata al Senato (che entrerebbe in vigore a giugno del 2008), le
cause collettive potranno essere promosse da associazioni e soggetti
portatori di interessi collettivi di risparmiatori, consumatori o
utenti per chiedere risarcimenti a banche e società fornitrici di beni
e servizi. Ieri, tuttavia, durante la riunione del governo con la maggioranza
sugli emendamenti da presentare alla manovra di bilancio, sarebbe emersa la
volontà dell'esecutivo di modificare le norme sulla class action
approvate dal Senato. Innanzitutto restringendo la platea dei soggetti
legittimati a chiedere l'avvio della class action, e poi fissando dei paletti
più stringenti per la sua azione. (riproduzione riservata) MF
- Denaro & Politica Numero 237, pag. 3 del 29/11/2007 Autore:
Ivan I. Santamaria.
( da "Asca" del
29-11-2007)
(ASCA) - Roma, 29 nov - Ecco i principali titoli sui
giornali di stamani: Anna - Autogrill: la globalizzazione della Rustichella
Corriere della Sera - Gli industriali antimafia - Roma, l'assedio dei taxi
Economy - Noi, gabbati e all'attacco - Prendi i soldi e scappa! - Vendere con
ogni mezzo, la mia mission Il Messaggero - Dalla parte dei cittadini - I
consumatori: bene, ma c'e' ancora tanto da fare - Quattro anni a caccia di
trasparenza - Richieste di risarcimento, sara' il giudice a fare da filtro -
Separazione delle rete, i concorrenti attaccano Telecom - Telecom, si dimette
tutto il vertice - Zadra: ''Le banche sono imprese, e' loro interesse farsi
concorrenza'' Il Sole 24 Ore - Chi soffia sui taxi di Roma - Due missioni in
conflitto nelle aziende pubbliche - I prossimi passi in sei deleghe - Ma il
credito e' ai minimi dal 2003 - Multimandato, la sfida accelera - Rallenta il
mercato delle case - Una dote da due miliardi - Una recessione Usa colpirebbe
l'Europa - Una spinta dall'indennizzo diretto - Welfare blindato, si' alla
fiducia - ''Uscire dalle quote latte avra' un impatto oneroso'' Il Sole 24
Ore (Economia & Imprese) - Revocato il 37% dei progetti 488 Italia Oggi -
Agenti confronto a tutto campo - E il sottosegretario intanto fa carriera da
dirigente - Europa, le pmi cambiano pelle - Finanziaria avvantaggia il Nord -
Piu' tecnologia aiuta il turismo - Restrizioni in vista sulla class="term">class class="term">action - Tutti a dieta, meno
Prodi La Repubblica - '' Un accordo voluto dai lavoratori non un cedimento a
Confindustria'' - ''Banche, allungate i prestiti o questa crisi ci
travolgera''' - Antimafia, l'ultima battaglia ''Imprenditori ancora troppo
soli'' - Azzerato il vertice di Telecom - Bce, l'allarme prezzi parte dalla
Germania - Bemheim, pronto a resistere - Case, meno compravendite ma i prezzi
restano alti - E il leader delle auto bianche attacca ''Ci mettono in
ginocchio, resisteremo'' - Il Ricatto corporativo - L'ira di Rifondazione:
cosi' non si va avanti - Montezemolo: contro le cosche aspettiamo lo Stato -
Popolare Verona Spunta Amber - Trasporti, sara' un venerdi' nero -
Veltroni:Roma avra' piu' taxi quella protesta e' inaccettabile Per leggere
gli articoli abbonati a www.ascachannel.it red/.
( da "Giorno, Il
(Legnano)" del 29-11-2007)
Pianificazione territoriale "Chiediamo alla
gente" L'incontro si è tenuto al Centro Studi Kennedy di FABRIZIO
VALENTI CHE COSA DESIDERANO i cittadini con riferimento alla loro
città e al loro territorio? "È una domanda a cui non
è semplice dare una risposta, perché le persone in una società
come la nostra non sono tutte uguali, e hanno molteplici e differenti
desideri, interessi, concezioni del bene, del proprio bene e del bene
comune", ha spiegato l'onorevole Ambrogio Colombo in apertura della
serata di martedì al "Centro Studi Politico Sociale J.F.
Kennedy". UNA SERATA dedicata alla pianificazione territoriale e alla
quale, almeno inizialmente, avrebbe dovuto partecipare anche l'assessore
provinciale Pietro Mezzi. Ma così non è stato. Motivo
dell'assenza di Mezzi è stata una giunta provinciale
"bollente" per la questione Cerba, ovvero, il mega-centro per la
ricerca e la clinica del professor Umberto Veronesi, che sorgerà nel
territorio del Parco Agricolo Sud Milano. Ma malgrado l'assenza dell'invitato
numero uno, la serata - alla quale sono intervenute più di cinquanta
persone - è stata animata da una vivace discussione. Ha aperto i
lavori il presidente del Kennedy che ha detto a proposito della
programmazione territoriale. "DOBBIAMO INDAGARE a fondo per cercare di
comprendere e interpretare i veri desideri e bisogni della popolazione. Ma
accanto a quello che esiste di fatto, dobbiamo legittimamente porci questa
domanda: "che cosa è bene desiderare e stabilire per il destino
della città e del territorio?". Cioè - ha continuato -
accanto a quello che è, il "dover essere", da stabilire
attraverso l'azione collettiva, dobbiamo considerare
il processo di decisione politico". VA POI SOTTOLINEATA la
particolarità dell'iniziativa che per la prima volta ha visto il
"Centro Kennedy" collaborare con l'"Università
Verde" nell'organizzazione della serata. Durante l'incontro si sono
avanzate idee, risposte e proposte con riferimento in generale alle
città e al territorio del Milanese, ma più in particolare
all'asse Milano-Torino, dentro il quale si collocano con un loro ruolo e una loro
storia Magenta e tutto l'Est Ticino. Il dibattito moderato da Massimo
Gargiulo, direttore editoriale de "I Quaderni del Ticino" ha visto
così unicamente la presenza del professor Andrea Villani, docente
dell'Università Cattolica, nell'elenco dei relatori. L'intervento
"fiume di Villani" ha suscitato qualche malumore fra i numerosi
ambientalisti presenti in sala. Ma questo ha senza dubbio contribuito ad
animare il livello del confronto. Questo perché Villani si è
soffermato soprattutto sulle possibilità di nuovi insediamenti nella
zona del Parco Agricolo Sud Milano. FRA IL PUBBLICO, INTERESSANTE
l'intervento del presidente del Parco delle Orobie che ha posto l'accento
sulle assai frequenti speculazioni che ruotano attorno alla gestione dei
parchi. Fra gli altri presenti in sala da segnalare anche l'architetto Arturo
Beltrami, già assessore all'Urbanistica del Comune di Magenta, che si
è soffermato sulla questione della densità abitativa e
sull'utilizzo delle aree dismesse. - -->.
( da "Giornale.it, Il" del
29-11-2007)
Walter cerca di sfuggire alla mantide ulivista di
Paolo Granzotto - giovedì 29 novembre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni
Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato Veltroni non è
nato ieri, nossignore. E sa dunque bene, benissimo, che solo con l'azione, il
movimento, riesce a scrollarseli di dosso, gli ex. Sa che la surplace gli
sarebbe catastrofica perché lì, fermo, assaggino dopo assaggino, morso
dopo morso, quei marpioni finirebbero, appunto, per mangiarselo vivo. Ergo,
gli servono le elezioni, e con quelle la mobilitazione, l'impegno, lo spirito
di bandiera e il cuore oltre l'ostacolo. Gli serve il clima da campagna
elettorale e la campagna medesima, gli serve, in sostanza, che le mantidi
abbiano altro da fare che non affondare i denti nella sua metaforica polpa.
Se poi dovesse vincerle, le elezioni, diventerebbe invulnerabile, troppo
coriaceo per essere sgranocchiato. Se invece dovesse perderle - e le
perderebbe senz'altro con l'onore delle armi, meglio subito dimenticare i
"cappotti" - potrà contare su un lungo periodo di non
belligeranza, com'è consuetudine allorché si è impegnati a
leccarsi le ferite. Così la vedo io, caro Colletti, ma prenda questa
interpretazione dei fatti con le molle: quando dico che di politica poco me
ne intendo non sto a menare il can per l'aia, sa? Però, lo ammetto, di
mantidi me ne intendo abbastanza. << Pagina precedente.
( da "Asca" del
29-11-2007)
(ASCA) - Roma, 29 nov - ''Da Confindustria ho sentito
parole grosse, sono stati suscitati allarmismi ingiustificati. Spero che con
i miglioramenti che introdurremo, queste parole grosse si riducano di
spessore''. Lo ha detto il Ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi
Bersani, riferendosi agli interventi normativi sulla class="term">class class="term">action.
Conversando con i giornalisti Bersani ha spiegato che ''adesso abbiamo
proposto in Parlamento un perfezionamento della norma approvata al Senato,
nel senso che ci sia un filtro per dare sicurezza alla procedura''. Per il
ministro ''questo dovrebbe almeno in parte tranquillizzare. In ogni caso non
facciamo la procedura all'americana, ma all'europea e lo faremo con la
massima efficienza e attenzione''. Secondo il ministro, infatti, ''non e'
accettabile il ragionamento che dice che in Italia non si puo'. Si fara'
anche in Italia. Capisco che le nuove norme creino un po' di fastidio ma ne
abbiamo viste troppe e un consumatore non puo' essere lasciato solo davanti a
una montagna, dobbiamo dargli la forza di mettersi in compagnia e scalare
quella montagna con una certa facilita'''. glr/cam/ss.
( da "Affari Italiani
(Online)" del 29-11-2007)
Con il "filtro" Giovedí 29.11.2007 08:57
--> Dopo aver fatto una durissima opposizione la Confindustria e il Sole
24 ore "incassano" una modifica alla legge sulla Class Action. Oggi
il Sole 24 ore non riesce a celare una certa soddisfazione per le modifiche
introdotte dal governo. "Se promossa da soggetti inadeguati, se
infondata o inquinata dal conflitto d'interessi e senza un vero diritto
collettivo, la class action sarà inammissibile e verrà respinta
dal giudice. Ecco i "filtri" introdotti dal Governo che però
allarga la platea dei legittimati ad agire. I "sistemi di filtro"
sono introdotti dall'emendamento preparato dal Governo all'articolo 99 della
Finanziaria che istituisce l'azione collettiva risarcitoria: un intervento restrittivo accompagnato
però da un allargamento dei soggetti legittimati ad agire in giudizio.
Oltre alle sedici associazioni dei consumatori e degli utenti iscritte
nell'elenco Cncu tenuto dal ministero dello Sviluppo economico, l'Esecutivo
apre i cancelli a tutte le "associazioni " e i
"comitati" giudicati "adeguatamente rappresentativi " dei
diritti collettivi fatti valere nell'azione proposta. Lasciando così
aperta la porta a investitori e risparmiatori, categorie tuttavia non
menzionate espressamente nell'emendamento governativo dove spiccano
consumatori e utenti. In Italia il pericolo dei subprime non esiste, dicono
gli operatori. Forse. Ma secondo Ettore Livini l'allarme mutui c'è ed
è più che giustificato. Il giornalsta di Repubblica firma due pagine
sul'argomento. "Il tasso medio sui prestiti per la casa ha raggiunto il
5,71%. Quattro anni fa era al 3,5. L'esposizione totale degli italiani
è cresciuta del 63%, sfiora ormai i 500 miliardi. Migliaia di famiglie
pagano, ogni mese, centinaia di euro in più. E per molti la situazione
è già insostenibile. Siamo andati a vedere come banche, governo
e consumatori affrontano l'emergenza". Stranezze invece su Libero
Mercato. Il pezzo di Nino Sunseri titola così: "Crollano le
compravendite ma non i prezzi delle case". Se poi si va a vedere
l'attacco del pezzo sembra il contrario: "Rallentano i prezzi delle case
mentre i tassi sui mutui puntano con decisione verso l'alto". -->.
( da "Asca" del
29-11-2007)
(ASCA) - Roma, 29 nov - ''Mi ero proposto per fare da
filtro, ma mi rendo conto che non e' l'unica soluzione tecnica possibile.
Penso quindi che adotteranno dei correttivi necessari''. Lo ha detto il
presidente dell'Antitrust, Antonio Catricala', riferendosi alla class="term">class class="term">action spiegando che con
l'intervento dell'Antitrust i tempi risulterebbero ridotti ''perche' noi
concludiamo le istruttorie in 120 giorni. I tempi della giustizia non so se
siano cosi' brevi''. Per Catricala', in ogni caso, ''l'importante e' che la class="term">class class="term">action sia efficace''.
glr/cam/rob.
( da "Opinione, L'" del
29-11-2007)
Oggi è Gio, 29 Nov 2007 Edizione 261 del
29-11-2007 Sulla class action I dubbi dell'Antitrust Dubbi sulle norme
inserite in Finanziaria sulla class action e sul tetto ai manager pubblici
arrivano dall'Antitrust. L'autorità in una segnalazione alla Camera,
al premier e al ministro dell'Economia, condivide l'opportunità
di inserire nel nostro ordinamento l'azione collettiva che
va però migliorata rispetto al testo della Finanziaria. Occhio poi
alla norma sui manager che "appare idonea ad alterare il regolare
funzionamento del mercato". Più in generale l'autorità
sottolinea come alcune norme della Finanziaria "se approvate
definitivamente nel testo attuale, possono determinare ingiustificate
distorsioni della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato".
Per la class action l'autorità sottolinea come la disciplina
"andrebbe perfezionata e migliorata nell'ottica di assicurare, da un
lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e, dall'altro, di non
risultare irrazionalmente punitiva per le imprese, producendo l'effetto
indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l'avvio di nuove
attività imprenditoriali o la loro prosecuzione". Inoltre, sul
tetto agli stipendi per i manager pubblici, l'Antitrust sostiene che "la
disposizione appare idonea ad alterare il regolare funzionamento del mercato
sotto diversi profili". In primo luogo occorre ribadire che le
attività e i contratti esentati vengono individuati con una formula
generica, che suscita serie difficoltà applicative, di per sè
tali da ostacolare il funzionamento di rilevanti settori professionali.
Inoltre, "la possibilità per gli organismi pubblici di competere
sul mercato viene pregiudicata, in quanto anche prestazioni di per sè
indispensabili a tal fine non possono essere conseguite quando si tratti di
prestazioni diverse da quelle professionali e d'opera artistica oppure quando
il professionista o il prestatore d'opera abbiano un precedente rapporto con
soggetti pubblici".
( da "AprileOnline.info" del
29-11-2007)
Mario De Prospo*, 28 novembre 2007 Dibattito
Continuare a disputare su Togliatti, Craxi, Berlinguer, Turati e le
lacerazioni di oltre 100 anni di vita della sinistra organizzata in Italia, non aiuta a produrre qualcosa di utile per il bene collettivo.
Bisogna ascoltare l'elettorato e incamminarsi con convinzione verso
l'unità "Mi sono reso conto che mi ero sbagliato dall'inizio nel
considerare il socialismo come una speciale forma di organizzazione politica
che rappresentasse qualcosa di storicamente inevitabile nello sviluppo del
genere umano. La mia diretta esperienza mi ha convinto che una
concezione di socialismo basata su dei principi fosse assai più
corretta. Il socialismo è un processo nel quale la gente cerca di
realizzare certi principi e che in questo processo sono parte integrante
tutte le idee progressiste, democratiche e l'esperienza pratica". Mi
piace citare questa recente frase di Michail Gorbaciov. Parole che meglio di
altre dovrebbero servire a darci un pò di pace e sospendere la pratica
del farci l'un l'altro le analisi del sangue, che dovrebbero farci fermare un
attimo a riflettere, perché provengono da una persona che come poche al mondo
rappresenta la fine di un sogno che ha affascinato milioni di individui in
tutti il pianeta, e che sulla propria pelle e con le proprie azioni ha capito
che è stata solo una lunga illusione. Tutti invece a tirare l'acqua al
proprio mulino e a proclamarsi autentici esegeti del verbo. Ma quanto ci
è utile una discussione simile? Ergo, quanto avvanttaggia nel tenere
in vita, in questo Paese, una prospettiva socialista, di sinistra? Non credo
che continuando a disputare su Togliatti, Craxi, Berlinguer, Turati e le
interminabili lacerazioni di oltre 100 anni di vita della sinistra
organizzata in Italia, si caverà qualcosa di buono per il bene
collettivo. Penso che stiamo andando fuori strada avviandoci dritti dritti
verso la marginalizzazione. Chi vi dice che il 17,5% di voti che
rappresentavano i defunti DS finiranno tutti nel Partito Democratico? Ma non
è certo con l'esegesi del gran sol dell'avvenire che possiamo pensare
di corteggiare questa fetta consistente di consensi. Occorre ascoltare
l'elettorato, capirne le sue esigenze, i problemi, le sue istanze. Ovviamente
una classe dirigente degna di questo nome, dopo aver ascoltato dovrebbe
provare a fornire risposte, elaborare una visione di società
possibile, almeno migliore. E da vera classe dirigente far capire ai
cittadini che la sostengono sin dove può arrivare: dire si, ma anche
no, con coraggio e onestà, abbandonando posizioni cristallizzate e
ideologiche. Crediamo in una società coesa, tollerante, aperta, che
dia un'opportunità a tutti e che non dovrebbe mai far sentire soli i
suoi cittadini, con trasparenza e pazienza: è questa la sfida. Con i
compagni della Costituente socialista penso che si possa guardare ad un
futuro prossimo anche insieme, perché se si cambia (come auspico) una legge
elettorale dovranno scegliere con chi stare, visto che con massimo 2-3% di
voti non credo possano andare molto lontano e sotterrare il provinciale
"Midas-amarcord". Potrebbero darci una mano a spronare chi
attualmente più a sinistra di noi vuole fare qualcosa di serio, che
gli altri continuino pure a crogiolarsi nei frizzi, lazzi, tammorre e i loro
vari sbiaditi, e spesso un pò patetici, autorassicuranti moloch. *SD
Avellino.
( da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 29-11-2007)
I passeggeri della linea 1 hanno collaborato con
"Non distratti" e polizia a fermare 3 romeni e un moldavo Borseggi
a bordo, arresto "collettivo" Ne hanno presi
tre su quattro, con la collaborazione di un intero vaporetto e con tanto di
congratulazioni finali. Una banda di borseggiatori ventenni, composta da tre
romeni (tra cui una donna) e un moldavo, è finita nella rete tesa da
"Cittadini non distratti" e polizia l'altra sera all'imbarcadero
della Ca' d'oro. Un'operazione come tante ce ne sono state in passato,
ma con un dettaglio in più. Perchè a dar manforte nella
cattura, ci si sono messi anche i passeggeri del battello della linea 1, sul
quale i malviventi erano saliti per la consueta campagna di prelevamento di
portafogli e telefonini da tasche e borse altrui. Tutto è cominciato
all'altezza di San Silvestro, alle 22.30. Sul battello c'erano una trentina
di persone. Tra queste, i quattro borseggiatori e un turista russo, subito
preso di mira dalla banda. La quale, a sua volta, era tenuta d'occhio da
alcuni "Cittadini non distratti" che, per definizione, sono molto
attenti se notano presenze sospette. E di sospetto, quei quattro, avevano
parecchio quando hanno circondato il turista: tre hanno coperto la visuale ai
passeggeri, il quarto gli ha messo la mano nella borsa, prelevando una
macchina fotografica digitale. A quel punto i "Non distratti" sono
entrati in azione, riuscendo a bloccare tre componenti della banda. Il quarto
è riuscito a svicolare approfittando della fermata di Rialto. Nel
frattempo il vaporetto continuava la sua marcia, mentre a bordo "Non
distratti" e passeggeri tenevano a bada i borseggiatori. Poi, la telefonata
alla polizia e l'appuntamento all'imbarcadero della Ca' d'Oro per la
"consegna". Una volta fatti scendere, i tre (con precedenti penali)
sono stati subito arrestati tra la soddisfazione dei passeggeri per
l'operazione di "intelligence" collettiva
e la gratitudine del turista russo.
( da "Mattino, Il
(Circondario Sud2)" del 29-11-2007)
Vigili, vinte duemila cause il Comune paga 6 milioni SALVO
SAPIO "Risarcimento danno biologico". Le sentenze, alcune volte,
hanno espressioni di immediato impatto; i giudici che stabiliscono per legge
che senza riposo settimanale la vita viene danneggiata. Sentenza pesante in
tutti i sensi. Circa duemila vigili urbani di Napoli (sui 2180 in organico) hanno
fatto causa al Comune per la "mancata fruizione del riposo settimanale
dal 1998" e a tutti è stato riconosciuto il diritto al
risarcimento per "danni biologico". class="hilite">Senza
class="term">class
class="term">action, sono state tutte
cause individuali che, presentate praticamente contemporaneamente, sono
andate in giudizio tra novembre e dicembre dello scorso anno. Con effetti
devastanti. Il Comune ha perso su tutta la linea, non ha tentato una conciliazione,
ed è stato condannato a risarcire il "danno biologico" in
tutti i casi. Costo medio di ogni risarcimento attestato sui 2500 euro, con
circa il 70% destinato alle spese legali. Morale: il Comune è stato
costretto a pagare in totale quasi sei milioni di euro, inserendo la cifra
nella correzione di bilancio che, proprio in queste ore, è in
discussione in Consiglio. "Così l'amministrazione cittadina butta
i soldi dalla finestra - commenta il segretario della Cisl funzione pubblica,
Lorenzo Medici - c'era, da parte del Comune, il dovere di tentare una
conciliazione e, ancora più a monte, la possibilità di evitare
le cause migliorando l'organizzazione del lavoro. C'è un atteggiamento
di chiusura rispetto alle nostre sollecitazioni; chiediamo un confronto sereno
proprio sui problemi relativi all'organizzazione del lavoro. Ad inizio
dicembre l'assessore Mola ci ha convocato per parlare della riforma ma
sarebbe più corretto, in mancanza di fondi, parlare di
riorganizzazione.L'organico avrebbe bisogno di 500 persone in più per
varare una vera riforma". E dopo la bufera giudiziaria costata sei
milioni al Comune la Cisl annuncia altre iniziative. "Siamo pronti a
presentare cause individuali sul lavoro fuori servizio. Si tratta di un'altra
conseguenza della cattiva organizzazione del servizio. In alcuni casi
c'è davvero superficialità". Ad attaccare è anche
l'opposizione "I vigili urbani chiedendo il danno biologico hanno
inchiodato il Comune di Napoli - commenta Amedeo Laboccetta, dirigente
nazionale di An - C'è un un debito fuori bilancio causato, ancora una
volta, dall'incapacità degli amministratori locali. In pratica in
tutti questi anni palazzo San Giacomo non ha mai concesso il giorno di riposo
supplementare ai caschi bianchi che hanno lavorato la domenica. Ciò,
ovviamente, ha stressato in maniera particolare i nostri vigili che hanno
chiesto ed ottenuto una sorta di risarcimento danni dal tribunale. Ed ora,
suo malgrado, l'ente locale dovrà per forza di cose pagare
profumatamente i tanti agenti sottoposti a superlavoro". Oggi si torna
in aula per votare l'assestamento dei conti i debiti fuori bilancio iscritti
a registro. Tra le righe dell'ordine del giorno balza agli occhi la cifra di
12 milioni dovuta a "debiti derivanti da sentenze esecutive". Dati
alla mano le cause ai vigili coprono il 50% di questa cifra.
( da "HelpConsumatori" del 29-11-2007)
News EUROPA. La Commissione si muove per una strategia
comunitaria contro la violenza nello sport 29/11/2007 - 14:45 Il
vice-presidente della Commissione europea, responsabile della giustizia,
libertà e sicurezza, Franco Frattini, ha espresso il suo parere
positivo sulla conferenza della Commissione europea dal titolo "Verso
una strategia europea contro la violenza nello sport". L'UE può
giocare un ruolo importante, soprattutto per la scambio di dati operativi,
anche attraverso un portale elettronico. Per alcuni lo sport è fonte
di identità locale e nazionale condivisa e può favorire una
maggiore comprensione reciproca e può incoraggiare lo sviluppo di
valori comuni come l'imparzialità, l'autodisciplina, la solidarietà,
lo spirito di squadra e la tolleranza. Le competizioni sportive sono un
catalizzatore di integrazione e sviluppano un senso di responsabilità
personale e sociale. Purtroppo l'ambiente sportivo ha anche una faccia
oscura. Non mancano esempi di violenza, soprattutto nel calcio, che ha acquistato
nel tempo una funzione sociale. Franco Frattini ricorda gli episodi
più eclatanti: il derby siciliano di quest'anno, nel quale ha perso la
vita un poliziotto e sono state ferite una centinaia di persone; gli scontri
razzisti e antisemita che sono scaturiti da una partita tra il
Paris-St-Germain e una squadra israeliana e che hanno causato la morte di un
tifoso e la recente morte di Gabriele Sandri, seguita da
una serie di violenze collettive ai danni della società civile.
L'urgenza di questo problema è che diventa sempre di più un
fenomeno organizzato e non resta confinato negli stadi, ma tende ad arrivare
nei centri abitati delle città, coinvolgendo anche perone estranee
alle dinamiche degli eventi sportivi. Dopo le due grandi tragedie,
quella di Heysel del 1985 e quella di Hillsborough del 1989 in cui hanno perso
la vita rispettivamente 39 e 36 tifosi, sono stati presi tanti provvedimenti,
sia a livello nazionale, sia a livello europeo. L'UE ha messo a punto dei
punti nazionali di informazione in cui è migliorato molto lo scambio
dei dati operativi sui fattori che scatenano i disordini; grazi e alle
raccomandazioni del manuale di sicurezza adottato nel 2001, la cooperazione
della polizia ha contribuito ad una riduzione degli scontri. Nel novembre 2003
il Consiglio europeo ha adottato una risoluzione relativa alle decisioni di
interdizione dallo stadio, che costituisce uno strumento importante per
tenere lontani gli ultrà dagli incidenti sportivi. Sono state
intraprese importanti azioni anche per quanto riguarda l'assistenza negli
stadi, la vendita dei biglietti e la prevenzione del razzismo. Anche la
giustizia contribuisce ad affrontare il problema, portando a termine le
inchieste sui casi di violenta, fino alla fine. Ultimo è l'esempio del
processo ai 29 tifosi di una squadra di Stoccolma, accusati di aggressione e
di offesa a pubblico ufficiale. Ulteriori misure di sicurezza sono state
introdotte: stadi meglio sorvegliati e controllo video sugli spalti. Gli
sforzi comunitari si articolano in grandi aree di azione: la cooperazione tra
la comunità politica, quella sportiva e la polizia che lavora in
stretta comunicazione con gli organizzatori degli eventi sportivi e la UEFA.
Gli interventi devono agire su un piano pluridisciplinare, facendo appello alla
collaborazione tra i settori pubblici e quelli privati, senza dimenticare il
settore associativo. Una serie di misure preventive prevedono
l'organizzazione di corsi serali organizzati dai club sportivi per
individuare i fattori di rischio e per favorire l'inquadramento dei tifosi. I
club e le autorità locali devono sviluppare un dialogo costruttivo
sulle obbligazioni giuridiche e sugli obblighi finanziari e promuovere le
attività delle associazioni di tifosi con uno statuto ufficiale. L'invito
del vice-presidente della Commissione europea è quello di creare una
tavola rotonda europea permanente per la sicurezza dei principali club di
calcio, in vista di una condivisione delle esperienze e di una discussione
sulle pratiche da utilizzare per valorizzare la pratica e l'etica dello
sport. Esistono attualmente dei programmi finanziati dalla Commissione:
"Prevenire e combattere la criminalità", con un budget di
600 milioni di euro, "Gioventù in azione", "L'Europa
per i cittadini". Sarà accordato anche un aiuto finanziario per
la formazione dei poliziotti e si avvieranno partenariati con il Forum
europeo per la sicurezza urbana, che rappresenta più di 300
città dell'UE. 2007 - redattore: GA.
( da "Asca" del
29-11-2007)
(ASCA) - Roma, 29 nov - ''In questa fase e' giusto
tener distinta la parte riguardante la giustizia da quella amministrativa''.
Il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, risponde cosi' al
presidente dell'Antitrust, Antonio Catricala' che, sulla class="term">class class="term">action,
aveva candidato l'autorita' a fare da filtro. Nel corso di una tavola rotonda
Bersani ha sottolineato che sulla class="term">class class="term">action
''devono essere i giudici a fare da filtro'', perche' ''non puo' succedere
che i consumatori siano impotenti difronte ad un torto evidente''. Secondo il
ministro, in ogni caso, la norma che il governo si appresta a varare sulla class="term">class class="term">action deve muoversi su due
fondamenti: ''Il titolare dell'azione deve essere un organismo collettivo e
la presenza di un filtro''. glr/mcc/ss.
( da "Asca" del
29-11-2007)
(ASCA) - Roma, 29 nov - ''La class="term">class class="term">action
in Italia avviene con mille anni di ritardo''. E' l'opinione del padre del
movimento consumatori statunitense, Ralph Nader, secondo il quale ''era ora
che si facesse perche' i singoli cittadini, attraverso le associazioni dei
consumatori, possono fermare i poteri forti e impedirgli imbrogli nel mercato
che equivalgono ad una diminuzione della loro qualita' della vita''.
Interpellato dai giornalisti italiani a margine di un convegno a Roma, Nader
spiega che ''pagare di piu' una cosa, ad esempio 100 euro, rispetto al suo
valore che e' 80, equivale ad una riduzione dei salari''. Per Nader, quindi,
la class="term">class
class="term">action ''riporta
equilibrio tra i consumatori e le aziende perche' quando ci sono grandi
aziende il singolo consumatore puo' fare poco, ma quando si chiede giustizia
tutti insieme, allora, si possono evitare le ingiustizie''. Secondo Nader,
pero', ''la giustizia italiana deve gestire in modo veloce questa fase
perche' non si possono aspettare fino a 15 anni per risolvere le
controversie. Negli Stati Uniti solo un decimo di queste controversie arriva
in tribunale, nella maggior parte dei casi o si patteggia o perdono''.
glr/mcc/sr.
( da "Wall Street
Italia" del 29-11-2007)
Class action: Bersani, modifiche ridurranno allarmismi
di ANSA Ministro tranquillizza Confindustria: "miglioreremo norma"
-->(ANSA) - ROMA, 29 NOV - Il ministro Bersani tenta di tranquillizzare
Confindustria sulla norme per le class action grazie ai 'miglioramenti che introdurremo'.
'Da Confindustria ho sentito parole grosse, sono stati suscitati allarmismi
ingiustificati', spiega riferendosi alla nuova legge che consente l'azione collettiva dei consumatori. 'Abbiamo proposto in
Parlamento un perfezionamento della norma approvata al Senato - aggiunge -
Credo che questo possa almeno in parte tranquillizzare chi ha criticato la
norma'.%>.
( da "Asca" del
29-11-2007)
(ASCA) - Roma, 29 nov - Si allarga la platea delle
associazioni di consumatori che sono ammesse a promuovere la class="term">class class="term">action. Lo prevede un
emendamento del governo alla finanziaria presentato in Commissione bilancio
alla Camera. Sono legittimati ad agire ''anche le associazioni e i comitati
che sono adeguatamente rappresentativi dei diritti collettivi fatti valere''.
Viene poi introdotto un filtro giurisdizionale che consente di valutare preventivamente
l'ammissibilita' dell'azione collettiva. Alla prima
udienza il tribunale, sentite le parti, si pronuncia sul'ammissibilita' della
domanda. La domanda e' dichiarata inammissibile quando e' manifestatamente
infondata, quando sussiste un conflitto di interessi, oppure quando il
giudice non ravvisa l'esistenza di un interesse collettivo suscettibile di
adeguata tutela. Il giudice puo' differire la pronuncia di ammissibilita'
quando e' in corso una istruttoria davanti ad un'autorita' indipendente. lsa/mcc/sr.
( da "Provincia di
Sondrio, La" del 29-11-2007)
Se ne e' parlato in un convegno di Adiconsum
Novità e consigli per le tasche dei consumatori Liberalizzazioni e
problemi dei consumatori: se ne è parlato ieri alla sala Vitali del
Credito Valtellinese in un convegno organizzato dall'Adiconsum (Associazione
in difesa dei consumatori e dell'ambiente) e in cui sono interventi
Gianfranco Raschi, responsabile dell'associazione per la nostra provincia, ma
soprattutto Paolo Landi segretario generale della stessa Adiconsum. Proprio
Landi ha trattato svariati aspetti legati ai problemi dei cittadini, in
quanto consumatori, nel mercato e nella società attuale: in
particolare il segretario generale dell'Adiconsum si è soffermato a
parlare dell'azione collettiva,
della telefonia, dei mutui e, in generale, delle liberalizzazioni. Innanzitutto,
a proposito dell'azione collettiva, il cui disegno di
legge potrebbe essere votato in questi giorni insieme alla Finanziaria, Paolo
Landi ha precisato che si tratta di uno "strumento molto utile per
combattere le pratiche commerciali scorrette" e ha poi spiegato
quelle che, in caso di approvazione, sarebbero le sue caratteristiche.
"Un'azione collettiva riguarderebbe ? ha
esordito Landi ? pratiche commerciali scorrette nelle quali sono coinvolti
svariati consumatori. Potranno promuoverla le associazioni dei consumatori
riconosciute o altre associazioni già comunque riconosciute prima
dell'avvio della pratica. Il giudice chiamato a esprimersi sull'azione collettiva deciderà poi gli eventuali criteri di
risarcimento e poi si procederà alla camera di conciliazione per
stabilire l'entità dei risarcimenti per ciascuno dei
consumatori". Oltre che dell'azione collettiva
Landi ha parlato anche della telefonia e dei numeri e servizi ?a valore
aggiunto? (ad esempio, gli 899), per i quali proprio ieri l'autorità
della comunicazioni ha ammesso che è Telecom che deve rispondere e ha
dunque sbloccato le migliaia di conciliazioni finora bloccate (inoltre, a
breve Telecom potrebbe dotare tutti gli utenti di un Pin che sbloccherebbe
proprio le chiamate a numeri con valore aggiunto che altrimenti sarebbero
bloccate) e dei mutui. Proprio a proposito dei mutui, la legge ?Bersani?
prevede la portabilità dei mutui, cioè il trasferimento del
mutuo a un'altra banca senza costi aggiuntivi (ora al proposito esiste una
raccomandazione dell'Abi a tutte le banche), mentre l'Adiconsum ha chiesto di
concordare una procedura di prolungamento dei mutui stessi senza pagare
penali o commissioni, per rendere meno pesanti le rate. Infine, Landi ha
parlato di liberalizzazioni e dei loro effetti: "Alcune liberalizzazioni
? ha ammesso Landi ? hanno avuto ricadute positive, mentre altre, come quelle
delle poste, delle ferrovie stanno portando a un miglioramento del servizio
nelle zone ricche e già ?forti? e a un peggioramento dei servizi nelle
zone più decentrate". Giuseppe Maiorana.
Il testo approvato il 15-11-07 dal Senato
Da
Il Sole 24 Ore del 16-11-2007
L'emendamento sulla class action
53.0.200
(testo 3)
Manzione, Bordon
Dopo l'articolo 53, inserire il seguente:
«Art. 53-bis.
(Disciplina dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori)
1. Il presente articolo istituisce e disciplina l'azione collettiva
risarcitoria a tutela dei consumatori, quale nuovo strumento generale di
tutela nel quadro delle misure nazionali volte alla disciplina dei diritti
dei consumatori e degli utenti, conformemente ai princìpi stabiliti
dalla normativa comunitaria volti ad innalzare i livelli di tutela.
2. Dopo l'articolo 140 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo
6 settembre 2005, n. 206, è inserito il seguente:
"Art. 140-bis - (Azione collettiva risarcitoria). - 1. Le associazioni
dei consumatori e degli utenti di cui al comma 1 dell'articolo 139 e gli
altri soggetti di cui al comma 2 del presente articolo, fermo restando il
diritto del singolo cittadino di agire in giudizio per la tutela dei propri
diritti e interessi legittimi conformemente a quanto previsto dall'articolo
24 della Costituzione, possono richiedere singolarmente o collettivamente al
tribunale del luogo ove ha la residenza il convenuto, la condanna al
risarcimento dei danni e la restituzione delle somme dovute direttamente ai
singoli consumatori o utenti
interessati, in conseguenza di atti illeciti commessi nell'ambito di rapporti
giuridici relativi a contratti cosiddetti per adesione, di cui all'articolo
1342 del Codice Civile, che all'utente non è dato contrattare e
modificare, di atti illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali
illecite o di comportamenti anticoncorrenziali, messi in atto dalle società
fornitrici di beni e servizi nazionali e locali, sempre che ledano i diritti
di una pluralità di consumatori o di utenti.
2. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro
dello sviluppo economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari,
sono individuate le ulteriori associazioni di consumatori, investitori e gli
altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati ad agire ai
sensi del presente articolo.
3. L'atto con cui il soggetto abilitato promuove l'azione collettiva di cui
al comma 1 produce gli effetti interruttivi della prescrizione ai sensi
dell'articolo 2945 del codice civile, anche con riferimento ai diritti di
tutti i singoli consumatori o
utenti conseguenti al medesimo fatto o violazione.
4. Con la sentenza di condanna il giudice determina i criteri in base ai
quali deve essere fissata la misura dell'importo da liquidare in favore dei
singoli consumatori o utenti.
5. In relazione alle controversie di cui al comma 1, davanti al giudice
può altresì essere sottoscritto dalle parti un accordo
transattivo nella forma della conciliazione giudiziale.
6. La definizione del giudizio rende improcedibile ogni altra azione ai sensi
del presente articolo nei confronti dei medesimi soggetti e per le medesime
fattispecie.
7. Contestualmente alla pubblicazione della sentenza di condanna di cui al
comma 4 ovvero della dichiarazione di esecutività del verbale di
conciliazione, il giudice, per la determinazione degli importi da liquidare
ai singoli consumatori o
utenti, costituisce presso lo stesso tribunale apposita
Camera di Conciliazione, composta in modo paritario dai difensori dei
proponenti l'azione di gruppo e del convenuto e nomina un conciliatore di
provata esperienza professionale iscritto all'albo speciale per le
giurisdizioni superiori che la presiede. A tale Camera di Conciliazione tutti
i cittadini interessati possono ricorrere singolarmente o tramite delega alle
associazioni di cui al comma 1. Essa definisce, con verbale sottoscritto
dalle parti e dal presidente, i modi, i termini e l'ammontare per soddisfare
i singoli consumatori o utenti
nella loro potenziale pretesa. La sottoscrizione del verbale rende
improcedibile l'azione dei singoli consumatori o utenti per il periodo di
tempo stabilito dal verbale per l'esecuzione della prestazione dovuta.
8. In caso di inutile esperimento della composizione di cui al comma 7, il
singolo consumatore o utente può agire giudizialmente, in
contraddittorio, al fine di chiedere l'accertamento, in capo a se stesso, dei
requisiti individuati dalla sentenza di condanna di cui al comma 4 e la
determinazione precisa dell'ammontare del risarcimento dei danni riconosciuto
ai sensi della medesima sentenza.
9. La sentenza di condanna di cui al comma 4, unitamente all'accertamento
della qualità di creditore ai sensi dei commi 7 e 8, costituisce ai
sensi dell'articolo 634 del codice di procedura civile, titolo per la
pronuncia da parte del giudice competente di ingiunzione di pagamento,
richiesta dal singolo consumatore o utente, ai sensi degli articoli 633 e
seguenti del medesimo codice di procedura civile.
10. La sentenza di condanna di cui al comma 4, ovvero l'accordo transattivo
di cui al comma 5 debbono essere opportunamente pubblicizzati a cura e spese
della parte convenuta, onde consentire la dovuta informazione alla maggiore
quantità di consumatori e
utenti interessati.
11. Nelle azioni collettive aventi ad oggetto prodotti o servizi venduti
attraverso contratti conclusi secondo le modalità previste
dall'articolo 1342 del codice civile, la diffusione di messaggi pubblicitari
ingannevoli, accertati dall'autorità competente, rende nulli i
contratti nei confronti di tutti i singoli consumatori o utenti nel periodo di
diffusione del messaggio stesso. La nullità può essere fatta
valere solo dal promotore dell'azione di gruppo.
12. In caso di soccombenza, anche parziale, del convenuto, lo stesso è
condannato al pagamento delle spese legali. In ogni caso, il compenso dei
difensori del promotore della azione collettiva non può superare
l'importo massimo del 10 per cento del valore della controversia".
3. Le disposizioni di cui al presente articolo diventano efficaci decorsi 180
giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge».
Segnalazione Antitrust sulla Finanziaria 2008
[…]
L’art. 99 del disegno di legge ha introdotto nel nostro
sistema giuridico l’azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori (class
action).
L’Autorità condivide, in linea di principio, la
scelta di introdurre del nostro ordinamento tale istituto che arricchisce gli
strumenti giuridici posti a tutela dei diritti dei consumatori e degli
utenti, ponendo l’Italia al passo con altri Paesi particolarmente sensibili
alle istanze dei consumatori e alla necessità di assicurare loro
strumenti di tutela pieni, rapidi ed efficaci, come la Gran Bretagna, la
Spagna, la Germania, il Portogallo, la Svezia e gli Stati Uniti, ove la class
action esiste già da tempo.
La
disciplina dell’azione collettiva, così come prevista dall’art. 99 del
disegno di legge, andrebbe tuttavia perfezionata e migliorata nell’ottica di
assicurare, da un lato, la piena tutela dei diritti dei consumatori e,
dall’altro, di non risultare irrazionalmente punitiva per le imprese,
producendo l’effetto indesiderato di scoraggiare gli investimenti, l’avvio di
nuove attività imprenditoriali o la loro prosecuzione.
Nell’ambito degli strumenti di tutela amministrativa che
l’ordinamento pone a disposizione dei consumatori e delle loro associazioni,
l’Autorità svolge un importante ruolo, esercitando le competenze
attribuite in materia di pratiche commerciali scorrette, in materia di
pubblicità ingannevole e comparativa e in materia di tutela della
concorrenza. In questo quadro, l’Autorità auspica che possano essere introdotte disposizioni
di raccordo tra la disciplina della class action e le proprie
competenze, ad esempio, prevedendo un sistema in cui l’azione collettiva
risarcitoria possa essere esperita a seguito del procedimento amministrativo
di competenza dell’Autorità, volto a tutelare, nell’esercizio delle
diverse competenze indicate, in via diretta ed immediata l’interesse dei
consumatori e, dunque, a scongiurare la realizzazione stessa del danno ai
consumatori o, in ogni caso, a circoscriverne la portata.
Si auspica, infine, la soppressione del comma 11
dell’articolo in esame, il quale fa discendere un effetto di nullità
dei contratti dalla decisione di accertamento dell’ingannevolezza del
messaggio da parte dell’Autorità garante. Si tratta, infatti, di un
effetto che appare extra ordinem, nella misura in cui riconnette alla
decisione adottata in sede amministrativa dirette conseguenze sulla
validità di su una serie indefinita di contratti, determinando in
questo modo anche una grave incertezza nelle transazioni commerciali.
[…]
INDICE DEL 26 E
27 NOVEMBRE 2007
Dini,
Mastella e Confindustria: minacce sul welfare ( da "Manifesto, Il" del 26-11-2007)
Ma sui contratti a termine può saltare tutto
l'accordo ( da "Repubblica, La" del 26-11-2007)
I grillini in piazza per la raccolta firme ( da "Trentino" del 26-11-2007)
Pisicchio: un testo da migliorare ma si vada avanti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)
Class action con filtro dei giudici ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)
I consumatori presidiano la piazza ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)
Proposta senza appigli comunitari ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)
La versione del Senato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)
Che brutta lotta di class (action) ( da "Panorama" del 26-11-2007)
Finanziaria 2008: ecco la class action ( da "Denaro, Il" del 26-11-2007)
[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA Il governo
adopererà la mannaia della fiducia per far appr ( da "Stampa, La" del 26-11-2007)
Vapriese vince a valanga e torna in terza posizione ( da "Gazzetta della Martesana, La" del
26-11-2007)
Consumatori in pressing per approvazione class action ( da "Soldionline" del 26-11-2007)
FINANZIARIA: VENTURA, CLASS ACTION DA AGGIUSTARE. A
STUDIO ROTTAMAZIONE ( da "Asca" del 26-11-2007)
L'allarme di Draghi subito scomparso dai giornali ( da "Provincia di Como, La" del 26-11-2007)
Class action: niente passi indietro. Abbiamo scritto al
Governo ( da "Altroconsumo.it" del 26-11-2007)
Di BEATRICE BERTUCCIOLI - ROMA - VACILLA IL TRONO di
Barbie. Sei ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 27-11-2007)
L'invasione di campo che parte dal virtuale ( da "Manifesto, Il" del 27-11-2007)
Sarà il primo caso di "class action"
ovvero l'azione collettiva contro un sogget ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 27-11-2007)
Un mutuo dal volto umano ( da "Unita, L'" del 27-11-2007)
<Sarebbe stato necessario fare un ragionamento
più approfondito e meno frettoloso> Troppi rischi per le
società ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
27-11-2007)
Arriva la class action, imprese sarde in allarme ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
27-11-2007)
Azione collettiva, un modello all'italiana ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
27-11-2007)
<Si avrà uno snellimento delle pratiche, il
numero delle cause andrà a ridursi e scenderanno anche i costi per lo
Stato> <La norma difende le aziende serie> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
27-11-2007)
<Saranno le attività poco chiare in campo ambientale
a essere messe sotto la lente con più facilità> <Niente
sconti per i disonesti> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
27-11-2007)
<La norma è inefficace> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
27-11-2007)
Lo Cicero: Aumentare la dimensione del mercato ( da "Denaro, Il" del 27-11-2007)
Non basta essere indipendenti, ci vuole competenza ( da "Milano Finanza (MF)" del 27-11-2007)
Manovra, cambia la class action - roberto petrini ( da "Repubblica, La" del 27-11-2007)
Class action, quali impatti sull'IT ( da "Punto Informatico" del 27-11-2007)
CLASS ACTION: BERSANI, TROPPI PAROLONI NON VA
DEMONIZZATA ( da "Asca" del 27-11-2007)
CLASS ACTION. Per il modello europeo bisogna aspettare
fino 2009 ( da "HelpConsumatori" del 27-11-2007)
Finanziaria e class action: i consumatori a
Montecitorio ( da "Blogosfere" del 27-11-2007)
Cittadinanzattiva su class action: da approvare oggi
alla Camera, pur migliorandola ( da "Quotidiano.it, Il" del 27-11-2007)
Articoli
( da "Manifesto, Il" del
26-11-2007)
Red. Pol. Roma Non si butta direttamente in politica.
Ma nel comunicarlo, con un po' di enfasi - "ho sciolto la riserva, il
mestiere di imprenditore e di manager continuerà a essere il mio punto
di riferimento" - Luca Cordero di Montezemolo si lancia in un discorso
che più politico non si può. Parla di tutto, dell'indulto, dei
"politici marziani", della legge elettorale che bisogna cambiare
subito perché "si è perso tempo", delle riforme
"un'emergenza nazionale" e della class="term">class class="term">action:
"Il parlamento ha prodotto un mostro giuridico". Ma soprattutto il
presidente di Confindustria parla del disegno di legge sul welfare e avverte
bruscamente Prodi, che pure lo aveva rassicurato in un faccia a faccia
venerdì. "E' in gioco la credibilità del governo",
dice Montezemolo che non ha gradito per nulla le piccole migliorie che ha
introdotto la commissione lavoro della camera. L'avvertimento al governo che
sta decidendo su quale testo del disegno di legge mettere la fiducia diventa
minaccia: "Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo
firmato da imprese e sindacati vuol dire uccidere per sempre e
consapevolmente la concertazione". "I partiti non sono l'unico
mezzo per fare politica" chiarisce del resto il presidente di
Confindustria. Al quale invece il ministro Ferrero (Rifondazione) addebita
l'intenzione di "diventare il capo della destra. La sua richiesta sul
welfare - aggiunge il ministro - è inaccettabile perché di fatto
sembra voler abolire il ruolo del parlamento". Più che altro al
capo di Confindustria interessa mettere sotto pressione il governo. Che dallo
stesso lato è stretto dai sindacati che non vogliono modifiche al
patto firmato il 23 luglio scorso. Ma per Prodi è impossibile non
cambiare nulla. Sia le richieste della sinistra della coalizione, sia le
modifiche approvate in commissione su lavoratori usuranti, tempo determinato
e staff-leasing imporrebbero correzioni migliorative del testo. "Sarebbe
molto grave, una violazione del ruolo del parlamento, se il governo chiedesse
la fiducia su un testo diverso da quello approvato alla camera", ha
detto il presidente della commissione lavoro, il comunista Pagliarini.
D'altro canto ci sono i centristi della coalizione, e non pochi esponenti del
partito democratico, che tirano dalla stessa parte della Confindustria per un
ritorno al testo originario. Ma se sul voto favorevole alla fiducia dei
riformisti del Pd si può star certi, preoccupano le minacce continue
del gruppo di senatori fedeli a Dini. Sono in tre e due di loro, lo stesso
Dini con D'Amico, pubblicano oggi un articolo sul giornale della Confindustria
Il Sole 24 Ore. "Dopo gli inopportuni emendamenti approvati in
finanziaria - scrivono i senatori - sarebbe saggio che il governo apponesse
la fiducia sul testo a suo tempo concordato". Solo in questo caso,
è la minaccia del gruppo Dini, indispensabile per la tenuta della
maggioranza al senato, si può stare certi di un loro voto favorevole.
Mentre per non essere da meno anche il ministro Mastella aggiunge la sua
ingiunzione: "I patti vanno rispettati, no a cambi di rotta sul welfare perché
in caso di ripensamenti sarebbe probabile una crisi di governo". A
questo punto tocca al ministro Bersani e a Prodi trovare la mediazione.
Probabilmente su un testo tutto nuovo. Domani dovrebbero essere ricevuti a
palazzo Chigi i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
( da "Repubblica, La" del
26-11-2007)
Economia Lo scontro sul limite di otto mesi imposto in
Commissione dalla sinistra Ma sui contratti a termine può saltare
tutto l'accordo Sui lavori usuranti impossibile superare le diga innalzata
dalla Ragioneria Rifondazione: con Dini possiamo accordarci ma non cederemo a
Confindustria ROMA - Sono i contratti a termine il vero ostacolo per la terza
riscrittura del protocollo sul welfare. E l'esito non è affatto
scontato. Perché sui lavori usuranti superare le diga innalzata dalla
Ragioneria dello Stato (2,8 miliardi in un decennio dagli iniziali 2,5)
sarà praticamente impossibile. D'altra parte, il governo avrà
ancora tre mesi di tempo per definire con la delega legislativa la platea di
lavoratori che avranno diritto ad andare in pensione di anzianità con
le vecchie regole, 57 anni di età e 35 di contributi. La partita
più delicata, e immediata, allora riguarda la modifica che la
Commissione Lavoro della Camera, sotto la spinta della sinistra comunista
della coalizione, ha apportato alla norma sui contratti a tempo determinato.
Che questo sia il terreno minato per tutti gli attori in campo, lo si capiva
bene ieri dalle riflessioni del responsabile economico di Rifondazione
comunista, Maurizio Zipponi. "Le obiezioni di Dini sul rispetto delle
compatibilità finanziarie - diceva - sono superabili. Anche noi
sappiamo che va rispettato l'equilibrio economico: non siamo irresponsabili.
Ben diversa - proseguiva l'esponente di Rifondazione - si presenta la sfida
che ha lanciato la Confindustria. Ormai Montezemolo si erge a capo di un
partito e fissa l'agenda dell'azione del governo. Non si era mai
visto...". E, a parte la vicenda della class="term">class class="term">action
approvata per errore nella Finanziaria e destinata ad essere rattoppata,
è sui limiti temporali alla proroga dei contratti a termine che il
pressing degli industriali, sul governo e sui partiti, sarà
fortissimo. Proprio lo stesso campo nel quale Rifondazione ha impiantato la
sua bandiera contro la precarietà. Rispetto alla versione originale,
infatti, si prevede che la proroga del contratto a termine non possa superare
gli otto mesi. Un vincolo che - secondo Lamberto Dini leader della pattuglia
di senatori liberaldemocratici - "rischia di essere un potente
generatore di nuova disoccupazione". E questo che anche Montezemolo ha
direttamente detto a Prodi nell'incontro che hanno avuto venerdì
scorso. "Una modifica unilaterale che stravolge l'obiettivo del
protocollo, il quale lasciava libere le parti contraenti di definire il
periodo della proroga". Linea su cui si sono schierate tutte le
associazioni degli imprenditori. E anche la Cisl di Raffaele Bonnani,
indisponibile a riaprire il confronto dopo averlo già fatto per le
richieste della Cgil di Guglielmo Epifani. Palazzo Chigi è convinto,
invece, che quella modifica sui contratti a termine, un po' come le altre,
non snaturi lo spirito del protocollo sottoscritto il 23 luglio scorso. Il
ragionamento è il seguente. La mancanza di un limite temporale alla
proroga (dopo 36 mesi di durata, compresi anche gli eventuali periodi di
interruzione) avrebbe fatalmente condotto ad un ampio contenzioso
giudiziario. Quindi, prima o poi, un tetto si sarebbe dovuto introdurre.
Insomma dalla Commissione di Montecitorio sarebbe arrivato solo un
miglioramento tecnico al testo. Da qui la convinzione che alla fine
arriverà un testo "molto simile a quello iniziale del
protocollo". Insomma non sarà sulla reintroduzione del job on
call (il lavoro a chiamata praticamente inutilizzato) per alcuni settori
produttivi (turismo, ristorazione, spettacolo) o sull'abrogazione dello staff
leasing che, a memoria degli esperti, è stato adottato solo in una
cooperativa modenese, che potrà inciampare la nuova trattativa. Il
braccio di ferro è sui contratti a termine, con tanti giocatori.
Nessuno dei quali vuole perdere. (r.ma.).
( da "Trentino" del
26-11-2007)
L'INIZIATIVA I grillini in piazza per la raccolta
firme TRENTO. Hanno approfittato della prima domenica di negozi aperti anche
gli Amici di Beppe Grillo, che dalle 10 alle 19 in piazza
Pasi hanno raccolto firme per la class action o azione collettiva. Assieme a loro anche Nimby trentino, impegnata nella
battaglia contro l'inceneritore, e il Comitato dei cittadini per i diritti
umani, che si batte contro la somministrazione di psicofarmaci ai bambini.
"Anche se fa freddo abbiamo registrato tante adesioni e un grande
interesse", dice il "grillino" Diego Ponte. Le firme
raccolte in Trentino in tre settimane (dalla fiera "Fa' la cosa
giusta") sono già un migliaio. Simonetta Gabrielli, di Nimby, fa
volantinaggio: "Presentremo durante la campagna elettorale - afferma -
l'appello per lo stralcio del progetto di inceneritore. Le alternative sono
tante". Nello stesso periodo è stata già superata quota
600 firme. Paolo Roat del Comitato dei cittadini per i diritti umani,
è soddisfatto: "Siamo partiti prima, in agosto, alle Notti di
fiaba di Pergine, e fino ad oggi tremila persone ci hanno dato il loro
appogio". (maro).
( da "Sole 24 Ore, Il" del
26-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag:
23 autore: In commissione Pisicchio: un testo da migliorare ma si vada avanti
Orazio Carabini ROMA Lo definisce un "inestetismo ". Ma il blitz
del Senato che ha inserito la class action nella legge finanziaria, in fondo,
non gli dispiace. Dice Pino Pisicchio, presidente della commissione Giustizia
della Camera che milita nell'Italia dei Valori, il movimento
guidato da Antonio Di Pietro che è tra i più accesi sostenitori
dell'azione collettiva: "Certo, da mesi la mia commissione stava lavorando a un
testo di legge in grado di affrontare in modo appropriato il delicatissmo
tema: audizioni con le associazioni e i sindacati interessati, valutazione
delle strutture giuridiche più idonee proposte dai più
qualificati studiosi italiani, letture comparate delle soluzioni
adottate all'estero. Tutto questo perché nel nostro ordinamento manca uno
strumento processuale che consenta a una pluralità di sog-getti, che
intendano far valere un certo diritto, di adire l'autorità giudiziaria
con un'unica causa i cui esiti facciano stato per tutti gli interessati.
Giudicavamo necessario procedere con grande senso di responsabilità
senza furori ideologici o propagandistici". Poi arriva il Senato e zac,
la infila nella Finanziaria. Quel testo a Pisicchio non piace, ma
l'opportunità è ghiotta. "La realtà – afferma,
infatti, Pisicchio – è che ora la class action c'è. Imperfetta,
frettolosa, forse anche sbilanciata, ma c'è. Adesso dobbiamo
correggere il tiro, farne uno strumento veramente agibile per i cittadini e
giusto nei confronti delle imprese. Ma dobbiamo partire dalla considerazione
che l'Italia si sta dotando di una nuova struttura processuale, in grado, se
ben articolata, di aiutare i consumatori, ma anche le imprese che agiscono
correttamente". Sintetizzando: il testo non è granché, ma adesso
che la class action è salita su un treno in corsa (la Finanziaria),
meglio non perdere l'occasione viste le difficoltà che si incontrano
in questa legislatura a far passare le leggi. Ma nel merito? Dal mondo delle
imprese e da numerosi giuristi sono stati sollevati parecchi interrogativi
sulla qualità delle norme innestate dal Senato. Emma Marcegaglia,
vicepresidente della Confindustria, le ha riassunte in un articolo sul
Sole-24 Ore di venerdì. "Condivido alcune delle preoccupazioni
espresse da Emma Marcegaglia – aggiunge Pisicchio – e in particolare concordo
sul ruolo di filtro che deve essere assegnato al giudice: tocca a lui
impedire le azioni incaute e strumentali che si risolvono in un danno per
tutti, cittadini, imprese e Stato. Il testo del relatore alla Camera
potenziava questo ruolo e sicuramente gli emendamenti alla Finanziaria
ribadiranno il principio. Il ruolo del giudice può avere però
un'altra valenza: quello della verifica della rappresentatività delle
associazioni legittimate alla class action, perché il nuovo strumento
processuale viene previsto a tutela del cittadinoe non delle associazioni
consumeristiche incluse negli elenchi ministeriali. Deve essere data al
consumatore la possibilità di adire l'azione anche al di fuori del
ristretto novero delle organizzazioni preposte, proprio perché non va tradito
lo spirito generalista della class action. Colgo la sollecitazione a guardare
con cautela e precisione ai tempi e ai modi di adesione di ogni interessato
all'azione. Non va dimenticato, però, che l'articolo 24 della
Costituzione resta sempre a tutela di ogni cittadino che intenda agire in
giudizio per la tutela dei propri interessi, prescindendo dal nuovo istituto
processuale ". Ma è davvero questa la riforma di cui ha
più bisogno l'Italia di oggi? E soprattutto: con i tempi della
giustizia italiana non saranno più i danni dei benefici?
"L'ingresso della class action nel nostro ordinamento – risponde
Pisicchio – rappresenta un salto culturale straordinario ". E il
presidente della commissione Giustizia della Camera si lancia in un'ardita metafora
politica: "La class action segna il passaggio da una cultura, figlia
della stagione del bipartitismo imperfetto democristiano e comunista, che
privilegiava il partito come forma onnicomprensiva e fagocitava così
anche il singolo cittadino, a una sensibilità che pone al centro
dell'attenzione il cittadino consumatore e utente. Non è cosa da poco:
non foss'altro che per questo la class action andrebbe approvata
subito". Il presidente. Pino Pisicchio AGF.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
26-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag:
23 autore: Class action con filtro dei giudici Ai magistrati sarà
affidato il compito di bloccare le iniziative pretestuose Giovanni Negri ROMA
Un filtro dell'autorità giudiziaria per le azioni collettive
risarcitorie. Ed eliminazione della nullità automatica, senza verifica
del danno effettivamente subito, dei contratti per adesione stipulati nel
periodo di diffusione di una pubblicità giudicata ingannevole. Nulla
di fatto invece sull'ampliamento dell'area dei soggetti che possono
promuovere l'azione collettiva e
sull'opt in (la possibilità di adesione all'azione).Spiragli
sull'inserimento della pubblica amministrazione tra i bersagli. Sono queste
alcune linee per gli emendamenti sulla class action all'attenzione del
Governo, visto che l'ipotesi di stralciare le norme dalla manovra per la
Finanziaria 2008 non è stata mai di fatto presa in considerazione.
Giovedì mattina si è svolto un primo tavolo tecnico con
rappresentanti degli uffici legislativi della Presidenza del Consiglio, del
ministero della Giustizia e dello Sviluppo economico. Già domani
è previsto un nuovo incontro per verificare le ipotesi emerse negli
approfondimenti di questi giorni. L'incontro si terrà a poche ore
dalla scadenza, prevista alle 15, per il deposito degli emendamenti alla
Camera, in commissione Giustizia. Il termine, però, non è
decisivo per accelerare la presentazione delle correzioni preparate dal
Governo. L'ipotesi più accreditata, infatti, è quella che vede
le modifiche alla class action andare a costituire uno dei cardini del
maxiemendamento che verrà presentato in Aula a Montecitorio. E la necessità
di evitare sorprese, come invece si è verificato in Aula al Senato,
potrebbe essere tra le ragioni che spingerebbero Palazzo Chigia mettere la
fiducia su tutto il pacchetto di modifiche. Nel merito, sta prendendo quota
un orientamento favorevole ad accogliere le richieste di Confindustria (ma
anche di Ania e Assonime) su alcuni punti cruciali. Il primo è quello
di un filtro preventivo dell'autorità giudiziaria nei confronti di
azioni collettive manifestamente strumentalio pretestuose. Un intervento di
scrematura che però potrebbe anche allargarsi. Sino a mettere nelle
mani dei giudici una prima valutazione sulla congruità dello strumento
rispetto agli interessi da tutelare. In altre parole, il giudice dovrebbe
anche valutare se il mezzo della class action è il più idoneo a
proteggere un interesse come quello che si vorrebbe fare valere in giudizio.
Se la valutazione fosse negativa, naturalmente nulla impedirebbe la
proposizione di un'azione "ordinaria" da parte del singolo
consumatore o utente. Inoltre, si pensa di accantonare la previsione di
nullità per i contratti siglati dai consumatori per effetto di un
messaggio pubblicitario giudicato ingannevole. Infatti, nel testo approvato
dal Senato, la testimonianza del danno subìto non è necessaria
ma a pesare è, tra l'altro, la difficoltà, da parte degli
utenti, di provare che il contratto, oltretutto non con l'autore del
messaggio ma con il committente, è stato stipulato proprio in
conseguenza di quel messaggio. Più difficile, invece, un'intesa
sull'allargamento della platea dei soggetti che possono promuovere la class
action. O meglio: da Confindustria ci sarebbe pure un assenso in questa
direzione (e qualche possibilità c'è sull'inserimento della
pubblica amministrazione tra i soggetti che possono essere colpiti
dall'azione collettiva), se però l'estensione
fosse accompagnata da un meccanismo di opt in, di individuazione cioè
delle modalità attraverso le quali un interessato può entrare a
fare parte della classe. Adesso, invece, sia pure in maniera un po' confusa,
è previsto solo una possibilità di opt out, ovvero di
fuoriuscita dalla classe stessa. Perplessità poi, soprattutto da parte
del ministero dello Sviluppo economico, sull'esclusione delle small claims,
delle piccole cause, dal ventaglio delle controversie per cui è possibile
promuovere l'azione collettiva. Si dice: prendiamo
il caso di un Fiorani e dei vertici della ex Popolare di Lodi che, secondo la
pubblica accusa, depredavano piccole cifre dai conti correnti. Ecco, se
fossero escluse le small claims, un caso come questo ben difficilmente
arriverebbe davanti a un giudice.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
26-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag:
23 autore: La polemica. Per le imprese "un mostro giuridico" I
consumatori presidiano la piazza Il Senato ha approvato "frettolosamente
un mostro giuridico contro l'interesse del Paese". Il presidente di
Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ribadisce la netta bocciatura del
provvedimento sulla class action che viene difeso ancora, sulla sponda
opposta, dai consumatori che hanno organizzato per martedì prossimo un
presidio a Montecitorio. Intervenendo a Prato a un convegno sull'industria
manifatturiera, Montezemolo ha giudicato la class action un provvedimento
approvato "per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili
dell'ultimo minuto". La class action, ha poi aggiunto, "è
fondamentale in un Paese moderno, ma non la si può mettere in piedi in
24 ore sottostando a dei ricatti". Il leader degli industriali ha poi
considerato il provvedimento sulla class action, insieme al welfare, un banco
di prova per la "vocazione di partito moderno e riformista" che ha
sancito la nascita del Pd: "Se non si riuscirà a tenere la rotta
- ha fatto notare – se saranno le forze estreme o marginali a decidere su
provvedimenti così importanti, si daranno forti ragioni a chi chiede
di cambiare musicae orchestra". Le sigle dei consumatori rappresentate
dal Cncu, al contrario, in una nota annunciano il presidio di martedì
per impedire che il testo approvato al Senato venga stravolto e svuotato.
"Le associazioni manifestano per sostenere Governo, maggioranza e forze
dell'opposizione – conclude il comunicato congiunto – che hanno compreso
l'importanza della tutela del consumatore per l'efficienza di un vero mercato
competitivo e non comprendono la schizofrenia delle posizioni del presidente
Montezemolo e delle associazioni delle imprese". I consumatori si ritroveranno
davanti alla Camera in una manifestazione unitaria per sostenere il valore
pro-competitivodell'azione collettiva di
risarcimento, "un istituto giuridico che vige da decenni nel Paese icona
del libero mercato e cioè gli Stati Uniti". Secondo il segretario
generale dell'Adiconsum, Paolo Landi, "i filtri
richiesti dalle imprese per evitare azioni temerarie già esistono
nell'articolato uscito dal Senato: solo le associazioni riconosciute possono
attivare l'azione collettiva e, nella fase esecutiva (camera di conciliazione), è
prevista espressamente la richiesta di risarcimenti solo per coloro che hanno
dato esplicita delega all'associazione promotrice. è quindi
falso affermare che non ci sono filtri nel testo della legge. Un loro
rafforzamento può comunque essere realizzato – continua Landi – nel
regolamento attuativo successivo all'approvazione della legge. In particolare
può essere rafforzata la rappresentanza e il ruolo negoziale
conciliativo che deve esserci prima della decisione del giudice".
( da "Sole 24 Ore, Il" del
26-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag:
23 autore: INTERVENTO Proposta senza appigli comunitari di Alberto Santa
Maria L' azione collettiva risarcitoria a tutela dei
consumatori, prevista dall'articolo 53 bis della Finanziaria non ha nulla a
che spartire con la class action d'oltreoceano. A rendere impossibile
l'adozione di una "vera" class action nel nostro sistema giuridico
stanno, infatti, le diverse competenze (ben più ampie) e anche la
maggior preparazione economica del giudice statunitense, chiamato nella prima
parte della procedura a certificare una "classe" nonché a gestire e
anche indirizzare "secondo giustizia", in piena autonomia, l'intera
fase preliminare. Inoltre, la differenza è data dall'istituto della
"discovery" che, in quel sistema, impone alle parti di presentare
nella fase iniziale tutti i documenti in loro possesso attinenti alla causa
(e non solo quelli che ciascuna parte ritenga opportuno produrre).
L'interrogatorio dei testimoni è, poi, gestito direttamente da
ciascuna delle parti a 360 gradi. Ancora, a distinguere il sistema Usa
è la possibilità che vengano erogati i punitive damages nei
confronti del responsabile dell'illecito, colpevole di aver agito con dolo o
colpa grave. Insomma, l'azione collettiva
"generale" che, trascorsi 180 giorni dall'entrata in vigore della
Finanziaria, sarà operativa non è una class action ma,
piuttosto, una generalizzazione (malfatta) e un'estensione (mal concepita)
del modello processuale disciplinato dagli articoli 139 e seguenti del Codice
del consumo, nella sostanza importato per effetto di norme comunitarie. Vale
a dire: le direttive 97/7/Ce (protezione dei consumatori in materia di
contratti a distanza) e 98/27/Ce (provvedimenti inibitori a tutela degli
interessi dei consumatori) e il Regolamento Ce 861/2007 che istituisce un
procedimento semplificato per le controversie di modesta entità (sino
a 2mila euro). Si tratta di interventi che nulla hanno a che fare con la
class action e che, soprattutto, nessuna parentela hanno con la proposta
della Finanziaria. In realtà, la commissaria per la protezione del
consumatore, Meglena Kuneva, il 10 novembre, si è dichiarata contraria
all'introduzione in Europa di una qualsiasi forma di class action. Secondo la
Commissione, l'azione collettiva
comunitaria non dovrebbe avere il carattere punitivo della class action
statunitense; in particolare andrebbero scoraggiate le azioni legali
temerarie. L'articolo 53 bis, se non è un "mostro" capace di
provocare "lo scardinamento del sistema processuale vigente e
l'accelerazione della crisi della macchina della giustizia",
certamente è un mostriciattolo, generatore di controversie. L'opzione
per una legittimazione ad agire ristretta ad alcune associazioni
consume-ristiche, anche "ulteriori" rispetto a quelle iscritte
nell'elenco dell'articolo 137 del Codice del consumo, e ad altri indefiniti
"soggetti portatori di interessi collettivi", oggetto di
designazione per decreto ministeriale, comporta gravi problemi di ordine
costituzionale e dogmatico su titolarità degli interessi collettivi e
legittimità del potere governativo dideterminarne i portatori autorizzati.
Il campo soggettivo e oggettivo di applicazione della disciplina appare, al
contempo, limitato ma anche vago. Si identificano i possibili convenuti delle
azioni collettive nelle "società fornitrici di beni e servizi
nazionali e locali ",con l'esclusione di altre forme di organizzazione
giuridica (si pensi alle fondazioni bancarie) e di soggetti non esercenti
attività propriamente imprenditoriale, ma egualmente dirette verso
classi intere di soggetti ( sindacati, Ordini, associazioni fra
professionisti). Sul piano oggettivo, la norma fa riferimento anche ad
"atti illeciti extracontrattuali, ... pratiche commerciali illecite o
... comportamenti anticoncorrenziali", la cui pertinenza rispetto ai
consumatori, però, non è sempre chiara. Le violazioni commesse
dalle società nell'attività di propaganda, informazione e
offerta al pubblico rientrano o no nelle categorie indicate? Non dà
una risposta il paragrafo 8 che, con la nullità del contratto in
ipotesi di azione collettiva in presenza di
diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli accertata
dall'autorità competente, si riferisce all'esistenza di un contratto
per adesione. Quali comportamenti anticoncorrenziali, infine, potranno essere
invocati dalle associazioni consumeristiche, posto che qui il danno attiene
piuttosto alle imprese concorrenti? Ciò che potrà sortire dal
compimento dell'azione collettiva sarà
"solo" un provvedimento di accertamento con il quale il giudice
"determina i criteri in base ai quali deve essere fissata la misura
dell'importo da liquidare in favore dei singoli consumatori o utenti".
è evidente che un provvedimento collettivo del genere si limiterebbe
ad accertare l'illiceità degli atti del convenuto "lesivi degli
interessi dei consumatori e degli utenti", come già avviene nelle
azioni collettive tipizzate dall'ordinamento (si confronti l'articolo 140,
comma 1, lettera a del Codice del consumo). L'unica novità è la
definizione di criteri di commisurazione dei futuri risarcimenti individuali.
Se si considera l'ulteriore svolgimento del processo collettivo, successivo
alla pronuncia della "sentenza di condanna" si ha l'impressione che
per il consumatore le cose vadano complicandosi. L'effetto della procedura
conciliativa, rimessa alla Camera di conciliazione (comma 7), sui tempi del
giudizio - magari in pendenza di impugnazioni dall'esito incerto-non è
dato prevedere. Come, del resto, nulla può pronosticarsi sulla buona
volontà dei singoli danneggiati di aderire alla gran conciliazione
camerale (comma 7) anziché procedere a un giudizio individuale di condanna
per proprio conto (comma 8). Non si capisce, poi, se l'iniziativa individuale
sia o no preclusa in pendenza della procedura conciliativa collettiva,
né quale sia la sorte dell'azione individuale di condanna ove la condanna collettiva, nel frattempo, risulti riformata o annullata
in sede di gravame. Non si comprende, infine, a che serva
l'esperibilità di un procedimento ingiuntivo da parte del consumatore
munito della "sentenza di condanna di cui al comma 4,unitamente
all'accertamento della qualità di creditore ai sensi dei commi 7 e
8", posto che in sede di conciliazione camerale o di azione individuale
si dovrebbe pur giungere anche a un vero e proprio titolo esecutivo
individuale. Chi ha già un titolo esecutivo verbale conciliativo o
sentenza che siano- non ha bisogno di procurarsene un altro in via monitoria.
O forse quel verbale e quella seconda sentenza individuale non sono ancora
titoli esecutivi. Ma allora quale sarebbe la semplificazione a vantaggio del
danneggiato se questo, invece di ricorrere direttamente al giudice in via
individuale, deve attendere il compimento di tre distinti procedimenti (fase collettiva contenziosa con i relativi appelli, fase collettiva camerale, rito monitorio con i possibili
procedimenti nei tre gradi di giudizio) per ottenere il sospirato titolo
esecutivo? LA SOLUZIONE ITALIANA La Finanziaria estende in modo inadeguato il
modello processuale che è stato previsto nel Codice del consumo IL
PARADOSSO Il percorso delineato potrebbe rendere ancora più difficile
il risarcimento per i danni agli utenti.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
26-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: NORME data: 2007-11-25 - pag:
23 autore: Le correzioni La versione del Senato
Propongono l'azione di risarcimento danni le 16 associazioni dei consumatori
che fanno parte del Consiglio nazionale consumatori e utenti (sono previste
possibili integrazioni a questo elenco) Si può fare la richiesta
quando si tratta di contratti per adesione, pratiche commerciali e atti
extracontrattuali illeciti, comportamenti anticoncorrenziali L'azione
è proposta davanti al tribunale del luogo in cui ha la residenza la
società o l'impresa chiamata in causa e interrompe la prescrizione
Nella sentenza di condanna, il giudice non decide immediatamente quanto
è dovuto a ogni singolo consumatore: fissa solo i criteri generali in
base a cui definirà la somma.L'impresa che perde la causa deve, a sue
spese, informare della condanna la collettività La seconda fase si
svolge in Camera di conciliazione, dove si stabilisce la cifra da
corrispondere al singolo consumatore.
( da "Panorama" del
26-11-2007)
Che brutta lotta di class (action) ALESSANDRO DE
NICOLA* concorrenza/2 Il Senato ha approvato una legge che introduce in
Italia le azioni collettive. Ecco perché la Camera dovrà cambiarla. Il
Senato ha approvato insieme alla Finanziaria il disegno di legge che
introduce la class action. Un evento storico, visto che da molti anni in
Italia si discute se e come consentire le azioni collettive a tutela dei
consumatori, sulla falsariga di quelle americane, immortalate in innumerevoli
film interpretati da star come Julia Roberts e John Travolta. Il percorso,
del resto, è stato intrapreso già da molti paesi europei e
quindi non c'è da stupirsi se anche il nostro legislatore si sia
mosso. Il problema è che, secondo alcuni, ne è venuto fuori un
"indigeribile pasticcio", al punto che non manca chi spera, come la
Confindustria guidata da Luca Cordero di Montezemolo, che la Camera ci
ripensi. Ma cos'è la class action? E perché non piace nella formula
adottata in Italia? Le azioni collettive consentono a
tutti coloro che appartengono a una certa categoria di persone danneggiate
(dagli utenti di un servizio pubblico agli azionisti di una società)
di farsi difendere da un singolo rappresentante. In genere negli Stati Uniti
prendono l'iniziativa gli avvocati. Il meccanismo è possibile
perché in America esistono le "contingency fees" e gli accordi
"no win-no pay", in base ai quali percentuali rilevanti (fino al 30
per cento) di quanto recuperato va ai procuratori, che però, se
perdono, non incassano un dollaro. Peccato che un simile congegno abbia
sollevato molti problemi. Il primo è che vengono spesso iniziate cause
non meritorie da parte degli avvocati che sperano di transare con le imprese
portandosi a casa una lauta parcella, lasciando le briciole ai clienti i
quali, essendo tanti e dispersi, non possono controllare quel che fanno i
loro difensori. Inoltre, un meccanismo nato in parte per ridurre i costi
della giustizia (invece che fare mille piccole cause ne inizio una sola per
mille attori riuniti), è accusato di avere aumentato l'intasamento dei
tribunali e i costi assicurativi per le aziende. La normativa uscita dal
Senato, invece di predisporre meccanismi per ridurre questi difetti, li ha
esacerbati. Per esempio, ha concesso solo alle associazioni dei consumatori
il diritto di intraprendere le azioni giudiziarie, alimentando il pericolo di
opportunismo, visto che gli avvocati americani, se sbagliano, ci rimettono di
tasca loro (John Travolta, nel film Civil action, finisce in rovina). Invece
gli individui che compongono le associazioni dei consumatori (che spesso
godono di sussidi governativi) anche se sconfitti non corrono il rischio di
pagare di tasca propria. Inoltre viene considerato negativo il fatto che il
tentativo di conciliazione debba avvenire dopo la sentenza di condanna (e non
prima), fallito il quale bisognerà procedere individualmente con
un'azione singola per vedersi riconosciuta l'appartenenza alla categoria (con
costi e tempi lunghissimi). Insomma, le incongruenze sono molteplici ed
è un peccato: c'era l'occasione per dotarsi di una normativa
efficiente mentre i difetti della proposta sono tali che o avremo una legge
dannosa oppure dovremo aspettare ancora molto tempo prima che veda la luce.
( da "Denaro, Il" del
26-11-2007)
Soldi & Imprese Europa & Imprese Finanziaria
2008: ecco la class action di Sara Gobbato Il Natale 2007 potrebbe portare in
dono ai consumatori italiani un nuovo istituto processuale a lungo atteso: la
class action o "azione collettiva
risarcitoria". Dopo anni di discussioni e mentre un disegno di legge ad
hoc giace in Parlamento, è infatti in corso di approvazione un
emendamento alla legge Finanziaria 2008 che, se effettivamente varato,
introdurrà il nuovo art. 140-bis del Codice del consumo (Dlgs.
206/2005), recante la disciplina dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Il testo in discussione
prevede che l'azione collettiva possa essere promossa da parte delle associazioni dei
consumatori iscritte nell'elenco delle associazioni rappresentative a livello
nazionale, istituito presso il Ministero delle attività produttive ai
sensi dell'articolo 137 del Dlgs 206/2005. L'azione collettiva
si aggiungerà agli strumenti processuali già disponibili: la
proposizione della class action non escluderà, infatti, il diritto del
singolo cittadino di agire in giudizio in forma individuale. L'azione
potrà essere finalizzata all'ottenimento di una condanna al
risarcimento dei danni ed alla restituzione delle somme, dovuti in
conseguenza di illeciti commessi nell'ambito di contratti per adesione, di
illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali illecite o di
comportamenti anticoncorrenziali "messi in atto dalle società
fornitrici di beni e servizi nazionali e locali, sempre che ledano i diritti
di una pluralità di consumatori o di utenti". La specificazione
dei soggetti legittimati a promuovere l'azione collettiva
viene demandata ad un successivo decreto del Ministro della Giustizia. La
proposizione dell'azione collettiva produrrà
effetti interruttivi della prescrizione "anche con riferimento ai
diritti di tutti i singoli consumatori o utenti conseguenti al medesimo fatto
o violazione". Con la sentenza di condanna, il giudice
determinerà i criteri per la liquidazione dell'importo dovuto. La
sentenza costituirà titolo esecutivo, mentre la definizione del
giudizio renderà improcedibile ogni altra azione collettiva
ai sensi dell'art. 140-bis, nei confronti dei medesimi soggetti e per le
medesime fattispecie coperte dalla sentenza. Intervenuta la pronuncia di
condanna, potrà essere costituita presso il tribunale una "Camera
di Conciliazione", alla quale tutti i cittadini interessati potranno
ricorrere per la quantificazione degli importi da liquidare in loro favore.
Viene previsto che il compenso dei difensori del promotore della azione collettiva non possa superare, in ogni caso, l'importo
massimo del 10% del valore della controversia. La class action rappresenta
uno degli strumenti processuali che, ormai da anni, la Commissione europea
auspica vengano introdotti in tutti gli Stati membri dell'Ue, al fine di
garantire l'effettiva tutela dei consumatori per danni derivanti dalla
violazione delle regole di concorrenza (private enforcement). Il testo in
discussione deve, quindi, essere sicuramente accolto con favore, in quanto
corrisponde alle indicazioni rese in materia dall'Unione europea, già
applicate o in corso di applicazione da parte di altri Stati membri. La
disciplina dell'"azione collettiva
all'italiana", tuttavia, lascia aperti alcuni problemi, stigmatizzati in
particolare da Confindustria. Il primo problema riguarda la definizione dei
soggetti legittimati ad agire che, allo stato, non è ritenuta
sufficientemente chiara. Ulteriore punto critico è rappresentato dalla
potenziale "proliferazione" di più azioni collettive sulla
stessa materia, con un conseguente eventuale contrasto di giudicati che non
potrebbe essere evitato dall'attuale disciplina italiana della litispendenza.
Altrettanto dubbia è ritenuta l'efficacia dei generali meccanismi
processuali vigenti in tema di continenza e connessione di cause, ritenuti
troppo deboli per consentire il simultaneus processus delle controversie che richiederebbero
un'opportuna trattazione congiunta. Una soluzione per tali problemi, o
quantomeno il loro ridimensionamento, potrebbe derivare dall'idea lanciata
dal presidente dell'Antitrust Catricalà, il quale suggerisce
un'iniziale applicazione "in prova" della class action, limitata a
specifiche materie (ad esempio, sanità e risparmio). Muovendosi su
questa linea, si ritiene che potrebbe rivelarsi particolarmente proficua una
prima applicazione dell'"azione collettiva"
(anziché in materie specifiche) in via trasversale, alle violazioni delle
regole di concorrenza (intese fra imprese ed abusi di posizione dominante).
Applicando la class action a queste fattispecie, sarebbe infatti possibile
trarre vantaggio dall'esperienza già maturata, nella prassi, nell'area
del private enforcement, in linea con quanto auspicato dalla Commissione
europea. sara.gobbato@grimaldieassociati.com 24-11-2007.
( da "Stampa, La" del
26-11-2007)
Ovare dalla Camera il collegato sul Welfare in una
versione accettabile da Confindustria e dai senatori liberaldemocratici di
Lamberto Dini. Dopo una domenica di fittissimi contatti con i partiti e le
forze sociali, la decisione è stata presa: bisogna smussare il testo
votato dalla commissione Lavoro di Montecitorio. L'ultimo interrogativo - che
dovrebbe essere sciolto oggi in una nuova serie di contatti informali telefonici
- è se la fiducia sarà posta su di un maxiemendamento che
ripristinerà integralmente il testo del collegato a suo tempo
presentato dal governo dopo gli ultimi incontri con sindacati e imprenditori
(un articolato considerato "fedele" rispetto al protocollo firmato
a luglio). Oppure, se si deciderà di rispettare (almeno in parte) il
lavoro di modifica svolto dai deputati. Se così sarà il
maxiemendamento integrerà - con una eccezione - tutte le modifiche
già approvate su lavori usuranti, job on call, abolizione dello staff
leasing, e il chiarimento che specifica che i 36 mesi di durata del primo
contratto a tempo determinato possono anche essere interrotti più
volte. Verrà tuttavia eliminata la clausola fortemente voluta da
Rifondazione, Pdci e Sinistra Democratica, e osteggiata dagli industriali:
quella che limita a soli 8 mesi la durata dell'eventuale proroga (ultima
possibile) del contratto a termine per il lavoratore. Dunque, il pendolo per
il momento si volge a "destra": la mediazione deve guardare soprattutto
ai rapporti di forza politici al Senato, dove i senatori di Dini minacciano
di non votare il provvedimento. Tra l'altro i tempi sono stretti: da oggi a
Montecitorio comincia la discussione generale del "collegato"
Welfare, entro giovedì deve arrivare il voto della Camera. A lavorare
alla mediazione si è impegnato soprattutto il sottosegretario alla
Presidenza Enrico Letta. Rispetto ad altre tribolate mediazioni, spiegano nei
ministeri, stavolta il compito è insieme più facile e più
difficile. Più facile, perché meno intricata e "di peso"
è la materia del contendere: le correzioni approvate dai deputati, a
ben vedere, sono nel merito decisamente marginali o di modesto impatto.
Più difficile, perché sulla vicenda Welfare c'è un complicato
intreccio tra politica - la dinamica tra la sinistra radicale e i senatori di
Lamberto Dini - ed economia, con l'ira di Confindustria per il via libera
alla norma sulla "class="term">class class="term">action",
che è una delle poste in gioco in questa partita. Per non parlare dello
scontro tra la volontà delle parti sociali di non farsi scavalcare dal
Parlamento, di cui pure a parole accettano la "sovranità", e
la voglia dei deputati (compresi quelli non certo ultrasinistri, come il
relatore Pd Emilio Delbono) di affermare il loro primato di legislatori. Uno
scontro "istituzionale" che, con un po' di malizia, ieri ha
rilanciato Fausto Bertinotti, dichiaratosi "fautore del sistema
parlamentare". I contatti di questo week end sembrano lasciare pochi
margini di azione al lavoro dei pontieri. Dunque, le opzioni sono soltanto
due, come ha ricordato ieri a Saint-Vincent Walter Veltroni: "Se
sarà possibile trovare - ha detto il leader Pd - un punto di
equilibrio tra il testo originale del protocollo e qualche modifica che non
ne cambi l'ispirazione e tenga conto anche del dibattito parlamentare,
tenendo unita la maggioranza per poterlo approvare, benissimo. Se questa
strada non è praticabile, il riferimento non può che essere a
ciò che è stato votato da cinque milioni di lavoratori e sottoscritto
dalle parti sociali". Ovvero, o si torna al testo iniziale (che va bene
a tutte le parti sociali e ai diniani, ma scontenterà Rifondazione)
oppure si cercherà di rispettare il lavoro dei deputati. Cancellando
però il tetto degli 8 mesi per l'unica proroga al contratto a termine.
( da "Gazzetta della
Martesana, La" del 26-11-2007)
La " banda moro" recupera terreno VAPRIESE
VINCE A VALANGA E TORNA IN TERZA POSIZIONE VAPRIESE 4 COLOGNO CALCIO 1
VAPRIESE:Crea, Ferrillo, Mazzoleni, Balestri, Colletti (80' Zucchetti),
Garini, Riva (75' Podio), Rimoldi A., Piazza (80' Bustrero), Cervi, Passoni.
All: Moro. COLOGNO CALCIO:Restori, Bonavita, Villa, Arosio, Brizzolati,
Rotundo (80' Tedesco), Corbelli, Abruzzese (60' Muratore), Brecino, Bigati,
Beghi. All: Cazzinaghi. RETI:5' Cervi(V), 8' 20' Piazza(V), 48' Brecino(C),
53' Riva(V). ARBITRO:Sig. Brignore di Milano. VAPRIO - Straripante Vapriese
quest' oggi che piega con un prepotente poker il Cologno Calcio. La prima
mezz' ora di gioco si rivela infernale per gli ospiti che sono già
sotto al 25' di ben tre gol. La prima marcatura la mette a tabellino al 5'
Cervi, con un bel tiro dalla destra su passaggio preciso di Rimoldi A.
Passano solo 3 minuti e la Vapriese raddoppia con Piazza che ribatte in rete
un tiro di Riva che precedentemente era finito sul palo. Incrementa il
bottino la squadra di Moro al 20' dove è ancora Piazza a rendersi
protagonista, finalizzando una grande azione corale da parte di tutto l' 11
della Vapriese. Nella ripresa accorcia le distanze il Cologno al 3' con il
gol di Brecino, che sfrutta una disattenzione della difesa di casa. Tempo di
arrivare al 53' e la Vapriese sigla il poker, con una ribattuta in rete di
Riva sul palo colto con un tiro da fuori di Garini. Articolo pubblicato il
26/11/07.
( da "Soldionline" del
26-11-2007)
Obblig./Risp.Gest. Consumatori in pressing per
approvazione class action 15:19:57 La class action continua a far discutere:
intanto una nota di Adiconsum informa che domani pomeriggio alle ore 15.00 le
associazioni consumatori daranno vita unitariamente ad un presidio a Piazza
Montecitorio per sollecitare i parlamentari ad approvare l'azione collettiva in Finanziaria, evitando qualsiasi rinvio che
altro non significherebbe se non la sua cancellazione. "Molte sono le
pressioni di questi giorni da parte delle imprese" si legge nella nota
in cui le associazioni ribadiscono "che l'azione collettiva
non è contro le imprese, ma contro le illegalità, i raggiri e
le truffe che oggi restano impuniti". "Prive di senso e ingannevoli
sono, quindi, molte delle affermazioni rese dal presidente di
Confindustria" continua il comunicato, ricordando come l'azione collettiva esista già in numerosi Paesi dell'Unione Europea e non
abbia provocato alcun disastro nelle imprese. "L'azione collettiva, anzi, rafforza la correttezza del mercato". Le
associazioni consumatori evidenziano, inoltre, che non vi sono preclusioni
alla proposta di un filtro per impedire azioni temerarie o pretestuose.
Tale filtro, a parere delle associazioni, può essere recuperato anche
nel regolamento attuativo. "Ciò che occorre impedire è che
eventuali tentativi per migliorare il testo uscito dal Senato siano presi a
pretesto per bocciare l'azione collettiva alla
Camera o in seconda lettura al Senato". (l.s.) Links sponsorizzati.
( da "Asca" del
26-11-2007)
(ASCA) - Roma, 26 nov - Aggiustamenti alla class="term">class class="term">action, qualche miglioramento
alle misure sulle comunita' montane, eventuale proroga degli incentivi per la
rottamazione delle auto inquinanti. Questi, ha riferito il relatore Michele
Ventura dopo una riunione di maggioranza, i temi che il governo e l'Unione
intendono affrontare nell'iter della finanziaria alla Camera. La class="term">class class="term">action, ha assicurato Ventura
''restera' in finanziaria ma sara' perfezionata''. Altri interventi
riguarderanno le norme sulla razionalizzazione delle comunita' montane.
''Apporteremo qualche modifica, ma manterremo i risparmi stabiliti''. Altro
punto in discussione e' la proroga della rottamazione delle auto inquinanti
ma la misura ''e' ancora in via di definizione''. lsa/mcc/ss.
( da "Provincia di
Como, La" del 26-11-2007)
Cara Provincia, in Italia in questi giorni abbiamo
verificato che essere lavoratori, consumatori, piccoli imprenditori ed
elettori, ossia la stragrande maggioranza della cittadinanza di questo stato,
non è motivo sufficiente per interessare nella giusta direzione i
politici e le loro leggi. Ma è motivo sufficiente per riuscire nel
miracolo di mettere d'accordo (contro gli interessi dei cittadini) le anime
più diverse della litigiosa arena istituzionale. La politica opera
infatti in aperta simbiosi con le corporazioni più importanti: gli
industriali, la finanza e i politici stessi (la casta) e questo grazie anche
ad un mondo dell'informazione interessato alla manutenzione di un sistema da
cui ottiene finanziamenti contribuendo alla distribuzione delle poltrone di
nomina politica quanto condizionato dalla presenza nei cda di industriali e finanzieri.
Ecco spiegato il motivo che lega due recenti fatti importanti di mancata
cronaca o mancato approfondimento di cronaca: le parole del governatore
Draghi che affronta il tema della crescita dal lato dei consumi (e non
più solo in relazione alla competitività del sistema
produttivo), la cui eco si è spenta in poche ore, e
l'ennesima affossatura della leggina sulle azioni di tutela legale collettive
(le class-action). Per quanto diverse e non coordinate le due iniziative
avevano il comune interesse per il mercato ed erano volte a dare voce, volto
e strumenti al disagio di una collettività mai opportunamente tutelata
dai pubblici poteri. Il risultato invece certifica, se mai ce ne fosse
bisogno, come sempre più profondo il solco tra la nostra democrazia
alla mozzarella e quella degli altri paesi di punta del mondo economico
occidentale (non più solo anglosassone). Paesi che a ragione guardano
al nostro sempre più come ad un paese di serie B dove i grandi
interessi dei pochi si permettono di gestire un'economia terziarizzata al 65%
con gli occhi e le attenzioni esclusivamente rivolte al restante 35%. Il
citato miracolo bipartisan è l'ennesimo di quelli cui noi italiani
faremmo volentieri a meno nel tentativo di correggere le nostre anomalie
attraverso una migliore disciplina di un mercato oggi eccessivamente
deregolamentato al basso quanto protezionista in alto. Parole tanto
significative quanto vuote in un sistema dove c'è chi scala il
Corriere della Sera a debito e dove c'è chi vuole far considerare un affronto
nazionale scalare il Corriere della Sera. Cordiali saluti Alberto Negrini Un
bel tema, non c'è dubbio che tocca le basi stesse del nostro sistema.
Ma crede che la "casta" (e gli altri?) sia davvero interessata ad
approfondirlo?.
( da "Altroconsumo.it" del
26-11-2007)
26-11-2007
L'azione collettiva
risarcitoria approvata in Senato (comunemente definita class="term">class class="term">action,
anche se è cosa diversa dalle class="term">class class="term">action
americane) rappresenta a nostro avviso un passaggio storico per il
consumerismo in Italia. Considerata l'importanza di questo strumento per la
tutela dei consumatori nelle controversie di massa, in vista della
discussione alla Camera riteniamo opportuno mettere da parte alcune riserve
sul testo. In caso di modifiche o emendamenti, un ulteriore passaggio al
Senato metterebbe a rischio l'approvazione di un provvedimento che
rappresenta un passo avanti troppo importante per il nostro Paese. Per questo
abbiamo scritto al ministro dello Sviluppo economico Bersani. La nuova
normativa non introduce nuovi diritti dei consumatori, ma rende più
facile esercitabili quelli già esistenti in caso di violazione,
eliminando in parte la necessità di ricorrere a cause individuali, che
possono essere particolarmente gravose, soprattutto in caso di controversie
di basso valore economico. Ecco qualche esempio in cui potrà essere
utilizzata l'azione collettiva risarcitoria:
restituzione da parte della banca di una commissione illegittimamente
addebitata sui conti correnti di migliaia di utenti; risarcimento dei danni
causati ai risparmiatori da una frode finanziaria e da un prodotto difettoso,
da una pratica commerciale sleale, da un comportamento anticoncorrenziale
(per asempio un aumento di prezzo dovuto ad un cartello); rimborso del prezzo
pagato e dei danni causati da disservizi come il black out energetico, i
viaggi organizzati annullati, i voli cancellati. L'azione risarcitoria collettiva, molto diversa dalla class="term">class class="term">action
americana, è già stata introdotta in diversi Paesi europei e
non sarà uno strumento che mette a rischio aziende e lavoratori. Al
contrario, permetterà finalmente ai consumatori di giocare un ruolo
attivo e, affiancandosi alla vigilanza e al controllo da parte delle
autorità pubbliche, renderà più efficiente il mercato e
favorirà lo sviluppo economico.
( da "Nazione, La
(Nazionale)" del 27-11-2007)
Di BEATRICE BERTUCCIOLI ? ROMA ? VACILLA IL TRONO di
Barbie. Sei agguerritissime e fascinose fatine minacciano la sua supremazia
nei cuori delle bambine. Sono le Winx: la principessa Bloom e le sue amiche
Aisha, Stella, Flora, Tecna e Musa, sempre molto in tiro e trendy, lunghi
capelli lisci e setosi, corpo flessuoso come un giunco, grandi occhi da
cerbiatte. Le conoscono già bene le piccole spettatrici televisive che
hanno decretato il successo delle tre serie televisive, e non solo in Italia.
Infatti, in appena tre anni, le Winx sono sbarcate in centotrenta Paesi,
affermandosi come un fenomeno mondiale: 78 episodi televisivi e poi tutto il
merchandising collegato, dalle bambole agli accessori. E ORA, il grande
salto. La scommessa che tiene con il fiato sospeso il loro
"papà", il quarantaduenne marchigiano Iginio Straffi (nella
foto piccola) e le centinaia di persone che ha radunato attorno a sé nella
Rainbow, la sua società nata a Loreto e che ha poi stabilito il suo
quartier generale a Roma. "Winx - Il segreto del regno perduto"
(nella foto grande), prodotto e diretto da Straffi, sarà da
venerdì prossimo in oltre seicento sale. Il primo lungometraggio di
una saga destinata a continuare, costato una cifra da kolossal, 22 milioni di
euro, di cui 2 milioni e mezzo messi da Rai Fiction. Straffi, la risposta
italiana ai film d'animazione stranieri? "E' stato un grande sforzo per
noi realizzare un lungometraggio che potesse competere con i film che
arrivano dall'America e dal Giappone. La nostra è stata anche una
lotta contro il tempo. Non volevamo saltare l'appuntamento del Natale 2007 e
non è semplice riuscire a fare un film del genere in soli due anni. Ce
l'abbiamo fatta perché partivamo da personaggi e scenografie già
definiti nelle serie televisive. E' il primo film, speriamo di fare meglio
nel prossimo, ma noi siamo già soddisfatti perché riteniamo che il
film sia all'altezza delle produzioni hollywoodiane. Il nostro obiettivo
è raggiungere i primi della classe, ovvero la
Pixar, che è a un altro livello anche rispetto alla Dreamworks".
Un film rivolto soprattutto alle bambine? "No, abbiamo cercato di fare
un film per tutti. Un film che piaccia ai bambini ma che non sia una
punizione per i genitori. Dagli Stati Uniti arrivano solo commedie, spesso
con animali, perfino con macchine che hanno occhi e bocca e tutti le vanno a
vedere. Delle Winx, invece, si dirà magari che è un film solo
per bambine piccole. In realtà noi abbiamo voluto sperimentare un
genere nuovo, un fantasy-class="term">action-romance".
Vi aspettavate il grande successo ottenuto dalle serie tv? "Abbiamo
sempre puntato alla qualità e, girando il mondo e guardando quello che
fanno gli altri, cerchiamo sempre di migliorarci, di affinare il prodotto. Ma
il successo delle Winx è andato oltre le nostre aspettative. Hanno surclassato personaggi come Spider-Man e Winnie the Pooh.
Solo nei Paesi di lingua inglese non hanno sfondato come in tutto il resto
d'Europa e in Asia. Abbiamo pensato che forse dipende dal fatto che le
bambine americane, abituate a vestirsi più da maschiaccio, non si
riconoscono nelle elegnati e aggraziate fatine". Pensate di modificarle
per andare incontro ai loro gusti? "Assolutamente no. Sono già in
cantiere il secondo lungometraggio e la quarta serie televisiva, ma le Winx
restano così, perché rappresentano un'alternativa al modello
americano. E comunque gli ascolti avuti su Fox e Cartoon Network non sono
stati niente male". Le Winx sembrano quasi delle mini top model. Nessuna
riserva nel proporle come modello a chi non è forse ancora nemmeno
un'adolescente? "Il loro look fashion ci è servito per fare colpo
sulle bambine. Ma quello è soltanto l'involucro. Ciò che conta
è il loro messaggio: un messaggio positivo, che esalta il valore
dell'amicizia, della solidarietà e dell'onestà. Che incoraggia
a credere in se stessi e nella possibilità, aiutati dalle persone
care, di realizzare i propri sogni". - -->.
( da "Manifesto, Il" del
27-11-2007)
Né eslcusi né integrati, bensì giovani che
trovano nell'intreccio tra vita dentro e fuori lo schermo il luogo dove
inventarsi la propria identità L'invasione di campo che parte dal
virtuale Il fenomeno ultras non è una manifestazione di
marginalità sociale che ha nello stadio il suo terreno di scontro.
Bensì è espressione di "masse mobili" che si
aggregano attraverso l'osmosi tra Internet, telefoni cellulari e relazioni
vis-à-vis Silvano Cacciari Nell'attuale versione inglese del
videogioco Pro Evolution Soccer è stato eliminato un passaggio nella
telecronaca che a lungo ha accompagnato i giocatori di quel mondo digitale.
Nelle scorse edizioni John Chapman scandiva infatti che "ottantacinque
minuti sono trascorsi sull'orologio". Frasi che in passato sono state
elevate a oggetto di culto della Master League, il torneo più
apprezzato nel mondo del calcio digitale. Eppure se c'è un segno del
rovesciamento continuo della tirannia dell'orologio da indicatore del tempo
lavorativo a indicatore della massima performatività ludica, sta
proprio in questa frase di rito di Chapman. L'assenza di una comprensione
attorno a questa indedita centralità del cronometro all'interno di una
fenomenologia di una "relazione sociale" di tipo nuovo - i tornei
di soccer in rete - condurrebbe all'incomprensione su ciò che sta
accadendo nella ricezione collettiva del calcio, e quindi nel tifo. Ogni volta che si guarda ai
processi di socializzazione occorre infatti tenere presente l'avvenuta
integrazione tra i mondi "concreti" e i mondi sintetici e digitali.
Un esempio viene sempre dai tornei di Pro Evolution Soccer, studiati da
alcuni ricercatori della rivista on line nonché sito internet dedicato alla
vita sugli spalti Senza Soste (www.senzasoste.it). Ciò che
questi ricercatori hanno verificato è che gli incidenti reali che
hanno inizialmente opposto le due tifoserie prima degli incidenti che hanno
portato alla morte del commissiario di polizia Filippo Raciti erano accaduti
a causa di alcuni "eventi" accaduti sullo schermo. Un episodio
esemplificativo del fatto che nel mondo del calcio la produzione di
"disordini" risponde a una "attitudine ultras" che va al
di là della difesa di un territorio fisico simbolicamente perimetrato.
Questo intreccio tra reale e virtuale disloca quindi su un terreno inedito la
comprensione, ad esempio, delle strane alleanze tra tifoserie e della
presenza di neofascisti nelle curve degli stadi. Un fattore che è
sfuggito anche a quegli studiosi che hanno svolto un attenta ricostruzione
dell'iconografia dei gruppi ultras, magari nella convinzione di trovarsi di
fronte all'ultima generazione di ribelli senza causa in via di veloce
liquidazione e senza possibilità di uscita. Per capire cosa sta
succedendo nella percezione del calcio non bastano quindi più
l'imprescindibile Alessandro Dal Lago della Descrizione di una battaglia,
dove viene definita la cornice simbolica degli scontri tra tifoserie, o il
"classico" di Franklin Foer Come il calcio spiega il mondo (Baldini
Castoldi Dalai, nel quale lo studioso inglese legge le relazioni sociali
tanto sul piano locale che planetario. A questi due libri va sicuramente
aggiunto il testo di Edward Castronova sugli Universi Sintetici. Come le
comunità on-line stanno cambiando la società e l'economia
(Mondadori), dove viene analizzata l'integrazione tra l'economia e il legame
sociale on-line e i rispettivi referenti off-line. Per Castronova, infatti,
la sfera ludica digitale è immediatamente reale nell'economia. E
questo vale tanto più nel calcio, perché il ludico digitale completa
simbolicamente il soccer come narrazione unificante della società dopo
la fine delle grandi narrazioni della società industriale. Tutto
ciò non significa che siamo di fronte a una sublimazione del conflitto
nelle società contemporanee attraverso la digitalizzazione nei
videogiochi dei gruppi sociali. Semmai, l'integrazione tra "reale"
e virtuale, come testimonia l'ottimo Semiotica dei videogiochi di Massimo
Maietti (Unicopli), aiuta a spiegare l'emersione di improvvisi e violenti
conflitti in nome della difesa di una identità e di uno spazio di
azione che non sono più quelli definiti dalle narrazioni della
società industriale, ma neanche dalla retorica sedimentata attorno
all'affermarsi di una società post-industriale. Si tratta di
identità "maturate" proprio nella percezione di un'osmosi tra
lo spazio urbano e lo spazio digitale, osmosi che dà vita a nuovi
comportamenti videoludici e, al tempo stesso, a tradizionali forme di riot
urbani. Basta parlare con qualsiasi ultras per avere chiaro il fatto che
spesso il riferimento simbolico al regime fascista di alcuni ha molto a che
fare non il fascismo storico, ma con quanto viene prodotto dall'industria dei
videogiochi. In questo contesto parlare quindi di comportamenti da banlieue
per capire gli incidenti successivi alla tragica morte di Gabriele Sandri
è adeguato alla realtà come completamente fuorviante. Adeguato
nel momento in cui spiega che in Italia, come in Francia, la spaccatura
simbolica verticale tra potere istituzionale e gruppi che si identificano in
termini identitari di contropotere si dà nei momenti in cui accade un
evento luttuoso pensato come un'ingiustizia da riparare tramite la rivolta
urbana. Completamente fuorviante perché in Italia il calcio, il terreno su
cui avviene questa frattura, non è affatto una periferia fisica, ma
rappresenta piuttosto parte del tessuto connettivo dell'immaginario che rende
possibile l'idea stessa di realtà nazionale. D'altronde, l'episodio
della morte di Sandri, qualsiasi sia stata l'effettiva dinamica dei fatti,
è completamente all'interno di questi fenomeni: l'assimilazione della morte
giovane Dj romano al mondo ultras non avviene perché il fatto è
accaduto all'interno o in prossimità dello stadio, ma perché i mezzi
di informazione hanno trattato il "fatto di Arezzo" come
appartenente al mondo delle curve. Nel momento in cui la vicenda
dell'Autogrill è stata narrata dalle agenzie di stampa come
conseguenza di scontri tra ultras, è scattata una vera e propria
protesta che ha coinvolto centinaia di forum, siti Internet, blog, che
è fuoriuscita dallo schermo ed è giunta, tramite i telefoni
cellulari, ai tifosi in trasferta. Ciò che è stato
"prodotto" nello spazio digitale ufficiale, cioè
l'assimilazione tra il mondo ultras e il fatto di Arezzo, è
così velocemente penetrato nel mondo digitale delle culture da stadio
per finire infine nel mondo fuori dallo schemo, producendo la scossa
tellurica della rivolta. Sottolineare il fatto che le curve sono
"governate" dai gruppi fascisti rischia dunque di alimentare una
una visione conservatrice di quando sta accadendo nella nostra società,
nel senso che cerca di neutralizzare un fenomeno delimitandolo rigidamente.
Più realisticamente, gli ultras che hanno dato vita agli scontri allo
stadio di Bergamo e a Roma sono invece una declinazione italiana delle masse
mobili studiati da Howard Rheingold nel suo libro dedicato Smart Mobs
(Raffaello Cortina). Dunque, non il residuo marginale dei giovani raccontati
da Pier Paolo Pasolini o le masse masse mobili giovanili come appaiono negli
spot della Vodafone durante la promozione delle Summer Card, quanto gruppi
che hanno deciso di agire collettivamente attraverso
sms o telefonate al cellulare. La domenica della morte di Gabriele Sandri, la
massa circolante di tifosi si è quindi fatta media, creando dunque un
senso comune che ha finito per condizionare le versioni dei media mainstream
delle rivolte di Bergamo e Roma. È altresì dubbio che il
fenomeno ultras sia espressione di marginalità sociale. Se si leggesse
meglio il profilo biografico del giovane ucciso a Arezzo si scoprirebbe che
Gabriele Sandri era tutto fuorché un marginale. Anzi sembra più
corrispondere alla silhouette di un esponente della creative class descritta
dallo studioso statunitense Richard Florida: Dj, legato professionalmente
alla sfera dell'intrattenimento di tutta la fascia di lavoro giovanile che
con, differenti prospettive, cerca di entrare nei cicli del lavoro cognitivo.
L'obiezione a questa analisi può ovviamente sostenere che queste
"identità" sino espressione di fenomeni sociali certo
complessi, ma tendenti comunque a logiche identitarie e neotribali. Obiezione
scontata e autoconsolatoria se non si parte dall'assenza di un punto di vista
di sinistra attorno alla dimensione delle politiche del tempo libero. Non
bisogna certo scomodare le riflessione dello storico George Mosse per ricordare
che già nell'Ottocento la politica di massa si è organizzata a
partire anche dalle organizzazioni del cosiddetto tempo libero. Una politica
radicale, e dunque di sinistra, deve assumere il fatto che il lavoro politico
di oggi, pur nella assunzione formale della caduta delle barriere tra tempo
di lavoro e tempo libero, non può che partire da questi elementi di
realtà. Se va quindi cercato un un rapporto, in quella che è
una versione tecnologicamente evoluta della società dello spettacolo,
con la soggettività delle masse mobili, creative e cognitive bisogna
dunque fare i conti con quelle citazioni che ricorrono continuamente negli
articoli della Gazzetta dello Sport o nella trasmissione Controcampo che
contribuiscono a formare un senso comune che certo non si trova su The Nation
o su Micromega. In altri termini, bisogna fare i conti davvero con l'Idra,
cioè con quel processo di formazione delle soggettivtà
collettive che ha nell'integrazione tra "reale" e virtuale il suo
asse principale. Altrimenti di ci si pone sul piano della marginalità
sociale. Il fatto che sia arrivato a capirlo, per diventare presidente del
consiglio, persino un ex cantante delle navi da crociera può essere di
buon auspicio affinché lo comprendano formazioni collettive dotate di maggior
spessore cognitivo.
( da "Messaggero, Il
(Latina)" del 27-11-2007)
To fornitore di servizi e riguarderà Latina
Ambiente. Ad annunciarlo, quando il sistema deve ancora essere approvato,
è l'Adiconsum che "si attiverà per richiedere il rimborso
del tributo provinciale riscosso e soppresso fin dall'aprile 2006". Lo annuncia
il segretario provinciale Angelo Carcasole, il quale ha anche messo a punto
un'analisi sull'ultimo bilancio della società mista. "In sostanza
nel 2006 il Comune di Latina avrebbe dovuto dare alla società Latina
Ambiente un importo di 14.401.880,49 e l'importo è pari al valore della
delibera n. 44/2006 sulla Tia. E' possibile che il Comune di Latina non abbia
versato alcun importo?" Non solo: "Le fatture nei confronti degli
utenti le ha emesse la società Latina Ambiente ed essa stessa le ha
riscosse, come fa a pretendere l'importo suddetto dal Comune di Latina quando
è la stessa società che è stata incaricata per la
riscossione ? E perché sono stati caricati come "crediti verso
clienti" nei confronti del Comune di Latina e non nei confronti degli
utenti?".
( da "Unita, L'" del
27-11-2007)
Stai consultando l'edizione del Un mutuo dal volto
umano Angelo De Mattia I l ministro dell'Economia Padoa-Schioppa,
intervenendo nella trasmissione di Fabio Fazio domenica scorsa, non ha
nascosto le difficoltà che il pagamento delle rate dei mutui per la
casa sta provocando in non poche famiglie, e ha aggiunto che bisognerà
ricercare qualche rimedio. In effetti, sulla portabilità dei mutui
è arrivato il momento delle verifiche, anche da parte degli organi di
controllo. Non si può stare sempre in una sorta di fase costituente.
Le norme vi sono; occorre che si ponga mano "a elle", come diceva
il Poeta. Una parte delle infinite questioni verbali che confondono e rendono
assai complessa l'interpretazione delle leggi, come affermava Bacone,
c'è già stata. Occorrerà avere la disponibilità
di riscontri su come si comportano le singole banche. A tal fine, una sonda
importante è costituita dalle associazioni degli utenti. Ma anche la
stampa, a cominciare da questo giornale, può svolgere un ruolo
fondamentale di monitoraggio, di inchiesta, di stimolo. Non bisognerà
certo attendere il monito che verrà dalla class="term">class class="term">action
per avere comportamenti virtuosi nei rapporti contrattuali: è normale
che siano attuati sin d'ora. Non sono affatto poche le famiglie che vivono
una situazione di forte disagio per avere contratto mutui a tassi variabili
(anche se in una prima fase erano stati convenienti) mentre il costo di tali
prestiti ha raggiunto a ottobre la punta più alta degli ultimi 5 anni,
il 5,71%, come ha segnalato la stessa Associazione Bancaria: una situazione
di disagio che, in qualche caso, è sfociata nei mesi scorsi anche in
un tragico gesto estremo. Le spiegazioni, da parte dell'Assobancaria,
dell'onerosità chiamano in causa l'aumento dei tassi ufficiali della
Bce - ed è una spiegazione fondata - ma, come di consueto, omettono di
considerare la quota, di circa un punto percentuale, che ormai
strutturalmente rappresenta il maggior onere per questo tipo di finanziamenti
rispetto a quello in media sostenuto presso le banche europee, una quota
dovuta a minore efficienza, minore capacità competitiva, minore
trasparenza, non ancora adeguata concorrenza, perduranti disequilibri nei
rapporti contrattuali. Un'associazione, come l'Abi, che apprezzabilmente
intende percorrere la strada della chiarezza e della visibilità (si
veda l'iniziativa Patti Chiari), è bene che cammini senza remore,
ammettendo anche ritardi e arretratezze e proponendosi di superarle. Questo
vale senz'altro per il trasferimento dei mutui. Certo, un passo è
stato fatto con la raccomandazione alle banche perché sia quella presso la
quale si trasferisce il mutuo ad accollarsi i relativi oneri. Ma, per
prevenire la giusta critica del presidente dell'Antitrust, il quale ha
affermato che gli indirizzi uniformi non giovano alla concorrenza e che le
leggi vanno ovviamente rispettate, l'Abi avrebbe fatto (e farebbe) molto
meglio a limitarsi a ricordare alle associate la norma (del pacchetto
Bersani) che prevede in sostanza la nullità dei patti relativi a costi
diretti e indiretti della portabilità. Disponendo quest'ultima che il
trasferimento avvenga senza oneri, ha innanzitutto l'intento di far sì
che migliori il trattamento in termini di costi praticato dalla banca che ha
concesso il mutuo, la quale, se ciò non accade, rischia di essere
penalizzata con la perdita, ora più facile, del cliente. Proprio
perché si tratta di una materia tormentata - e non era stata ancora raggiunta
un'intesa con i notai per i compiti di loro spettanza, poi conseguita, ma in
parte rimessa in discussione dai rilievi dell'Antitrust - non sono ancora
molti i mutuatari che chiedono di trasferire il proprio mutuo. Ora
però che si converge nel ritenere che senza oneri significa senza
oneri, come voluto dalla norma, per conseguire i presupposti della
portabilità occorre, oltre che risolvere una buona volta i problemi
del rapporto con i notai, accrescere il livello di comparabilità delle
condizioni offerte dalle diverse banche e promuovere, in favore della
clientela, nuove forme di pubblicità in un contesto di sintesi e
chiarezza espositiva, al di là degli effetti che potrebbero
sopravvenire da una progettata previsione normativa in materia, ulteriormente
rafforzata. È necessario, insomma, che anche in questo campo le banche
capiscano che si gioca la loro immagine e che si compete pure sottraendo
all'altra banca il cliente insoddisfatto. In ogni caso, nei confronti di quest'ultimo
bisogna apprestare, soprattutto quando viene a trovarsi in difficoltà,
assistenza e consulenza. Fa parte di quest'opera l'allungamento delle
scadenze per il mutuatario in situazioni difficili senza che ciò
comporti aggravi insostenibili. Certo, le banche amministrano denaro non
proprio, ma dei risparmiatori, ai quali debbono corrispondere un rendimento
che deriva dal pagamento delle rate di mutuo. Ma un'accorta gestione
può consentire di dilazionare l'ammortamento senza pesanti conseguenze.
Non è più il tempo della vecchia norma del credito fondiario,
emanata quando mutui e "cartelle" erano strettamente connessi, per
la quale il mancato pagamento di una sola rata attivava l'avvio
dell'esecuzione immobiliare. Insomma, sui mutui le banche affrontano una
prova dalla quale si può dedurre se effettivamente i fiumi di
inchiostro versati circa la necessità di innovare nei rapporti con la
clientela corrispondono a una precisa volontà di chiudere con il
passato. Poi vi è la parte che spetta allo Stato. E sotto questo
profilo, lo stanziamento recentemente previsto di 5 milioni per sostenere le
famiglie in difficoltà nel far fronte all'ammortamento dei mutui
è inadeguato, anche se apprezzabile per il principio che così
si sancisce. Infine, è di grande rilievo migliorare l'educazione
finanziaria dei cittadini. Si stanno svolgendo apprezzabili iniziative di
promozione in questo campo. È un po' come quando nelle scuole medie
inferiori e superiori, alla fine degli anni '50, si introdusse lo studio
dell'educazione civica. È bene che si proceda con decisione. Ma questo
impegno sarà tanto più significativo quanto più si
dimostrerà, da parte delle banche, che vi sono sicuramente un ruolo e
una responsabilità del cliente, quest'ultimante variamente articolata
(potrebbe arrivare, per i risparmiatori, fino al "caveat emptor",
al dovere di stare in guardia), ma vi sono ben più rilevanti, cruciali
responsabilità alle quali le banche sono chiamate. Dal modo in cui vi
fanno fronte si dedurrà se si potrà escludere che la scarsa educazione
finanziaria sia vista come una attenuante di queste ultime
responsabilità e non come impegno, di interesse generale, per la
crescita della consapevolezza nell'amministrazione del denaro.
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 27-11-2007)
Impresa Oggi Pagina 11032 I dubbi di Alberto Scanu,
presidente di Confindustria della Sardegna Meridionale "Sarebbe stato
necessario fare un ragionamento più approfondito e meno
frettoloso" Troppi rischi per le società I dubbi di Alberto
Scanu, presidente di Confindustria della Sardegna Meridionale "Non si
capisce chi sarà leggittimato ad agire" --> "Non si
capisce chi sarà leggittimato ad agire" Non è contrario
alla class="term">class
class="term">action. Ma Alberto Scanu,
presidente di Confindustria della Sardegna Meridionale, ha una certezza:
"Serve una maggiore definizione soprattutto dei soggetti legittimati ad
agire". L'imprenditore cagliaritano è in linea con le
dichiarazioni fatte dal presidente nazionale degli industriali, Luca Cordero
di Montezemolo, sull'introduzione nell'ordinamento italiano della norma che
consentirà ai consumatori di agire in giudizio collettivamente,
condividendone, cioè, le spese processuali. Si è parlato di un
testo rozzo, che cosa significa? "La norma non è definita, non si
capisce nemmeno chi potrà esercitare queste azioni, non si capisce insomma
quale sarà il livello di rappresentatività e questo secondo me
è il problema principale perché crea molta incertezza. Tutte le
aziende italiane saranno in sostanza sottoposte al rischio di subire
un'azione aggressiva". Ma per tutelare lo stesso interesse avrebbero
potuto ricorrere anche i singoli consumatori. "Certo, ma il singolo
cittadino deve avere una legittimazione, un interesse specifico. Un
consumatore che ha comprato un prodotto e questo gli arreca un danno, ad
esempio, allora avrà giustamente la possibilità di andare in
giudizio". Diverso con la class="term">class class="term">action?
"Sì perché ora una qualsiasi associazione, di consumatori o
ambientalista, chiunque insomma, potrebbe intentare un'azione legale contro
un'azienda italiana per un ipotetico danno, con tutto ciò che ne
consegue, anche potenziali danni d'immagine. Le aziende saranno ricattate da
qualsiasi associazione che, chissà per quale finalità, magari
solo ideologica, si inventi che un prodotto è dannoso. Pensiamo se
qualche anti-americano un giorno dicesse che la Coca Cola fa male. Alla fine
verrebbe accertata l'infondatezza dell'azione, ma quando il danno è
già stato fatto". Si è parlato di danni incalcolabili.
"Parliamo di danni di lungo periodo, di perdita di competitività.
Con le lungaggini processuali ci vogliono anche tre o quattro anni, prima che
si possa accertare l'esistenza o meno del danno". Ma non siete contrari
alla class="term">class
class="term">action in sé? "No.
Anzi nel lungo periodo porterà più sicurezza nel mercato, gli
imprenditori ne potranno trarre vantaggio, sarebbe una garanzia della
correttezza e della trasparenza. Ma noi non la vogliamo come è stata
ideata ora: vogliamo che venga disciplinata per bene soprattutto circa i
soggetti legittimati". Senza si potrebbe ripetere il paradosso del crac
Parmalat, con risparmiatori italiani e americani tutelati in diverso modo?
"Certo, in quel caso avrebbe avuto un senso avere anche qui una simile
azione. Dovremmo partire da ipotesi come quella per capire come definirla
meglio". I correttivi sono stati annunciati, saranno sufficienti?
"Per applicarla sarà necessario un decreto di attuazione,
speriamo che nelle diatribe sulle modalità di emanazione si riesca a
rinviare il problema in modo tale da aver il tempo di discuterne o definirne
maggiormente i contorni. Sarebbe stato fondamentale fare un ragionamento
più approfondito e meno frettoloso. La norma comunque non doveva
essere inserita in Finanziaria. Sembra ormai diventato uno sport nazionale, e
in parte anche regionale, quello di introdurre norme intruse in un
provvedimento legislativo finanziario, di rapida applicazione, ma che non
consente di fare chiarezza su aspetti importanti delle discipline". (
an. ber. ).
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 27-11-2007)
Impresa Oggi Pagina 11033 Arriva la class="term">class class="term">action,
imprese sarde in allarme Via alle azioni collettive risarcitorie per i
cittadini Ma le aziende temono abusi e danni economici --> Via alle azioni
collettive risarcitorie per i cittadini Ma le aziende temono abusi e danni
economici Sarà il paladino dei consumatori e dei risparmiatori. Si
chiama class="term">class
class="term">action (azione collettiva risarcitoria) ed è il nuovo istituto
giuridico per chi è vittima di illeciti da parte delle aziende. Una
novità importante nell'ordinamento italiano, ma che già fa
discutere. Dopo il sì al Senato, il provvedimento - inserito nella
Finanziaria 2008 - ha scatenato le reazioni delle imprese. Il leader degli
industriali, Luca Cordero di Montezemolo, ha avuto parole dure:
"È una misura rozza e sbagliata, che creerà grandissimi
problemi alle società e ai lavoratori". All'opposto, la norma
è stata salutata con favore dalla maggior parte delle associazioni dei
consumatori. Cittadinanzattiva e Altroconsumo gioiscono. Sorride anche
l'Adusbef che parla di svolta per "i bidonati delle banche". Le
uniche critiche arrivano dal Codacons e dell'Aduc: "L'intervento",
spiegano, "non comprende il danno punitivo e i danneggiati dovranno
aspettare 20 anni per essere risarciti". In ogni caso, oggi alle 15,
tutte le organizzazioni dei consumatori daranno vita a un presidio a Piazza
Montecitorio, per sollecitare i parlamentari ad approvare l'azione collettiva in Finanziaria, "evitando qualsiasi rinvio
che altro non significherebbe se non la sua cancellazione". CLASS ACTION
Problemi causati da farmaci pericolosi o da fumo, viaggi truffa, illeciti
finanziari e impatti ambientali. Sono tanti i casi in cui i consumatori
danneggiati da "un'azienda di beni e servizi" potranno unire le
forze, sopportare costi minori (una parte della parcella degli avvocati
sarà pagata dalla società condannata: il tetto fissato è
il 10% del valore collettivo del risarcimento) e intentare un'azione collettiva. In altre parole, con la class="term">class class="term">action,
si riducono i costi, i tempi e gli impegni a carico del singolo cittadino,
che demanda la causa a una delle associazioni dei consumatori riconosciute
dal Governo (al momento sono quelle iscritte al Cncu, il Consiglio nazionale
consumatori e utenti). In base alle segnalazioni ricevute da un certo numero
di consumatori, l'associazione potrà avviare un'azione legale. La
causa avrà luogo nella città sede dell'azienda denunciata. Il
Tribunale civile stabilirà se l'impresa è colpevole o no: se ne
accerterà la colpevolezza, fisserà anche le modalità per
stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso a ogni
cittadino. Il passaggio seguente è la Camera di Conciliazione,
istituita presso il Tribunale che si occupa della causa, nella quale i
difensori delle vittime e la società cercheranno un accordo sui
rimborsi individuali. La cifra non sarà uguale per tutti. Se uno dei
ricorrenti non si riterrà soddisfatto dell'importo potrà
proseguire da solo la via giudiziaria, forte comunque della sentenza
ottenuta. La class="term">class class="term">action,
in sostanza, non va a sostituire l'azione legale singola, ma va ad
aggiungersi a questa. Oggi la norma prevede la possibilità di
rivolgersi solo alle associazioni del Cncu: tuttavia non è escluso
che, attraverso regolamenti, venga estesa ad altri rappresentanti di
interessi collettivi. Il tutto dipenderà dalle modifiche applicate al
testo nel passaggio alla Camera. I TIMORI Le imprese, però, sono
preoccupate. E secondo Cesare Cavallini, ordinario di Diritto processuale
civile all'Università Bocconi di Milano, i timori sono fondati.
"Un abuso del sistema", spiega, "porterebbe danni dal punto di
vista dell'economia, della produzione e della vita delle aziende". La
norma non parla di controlli. "C'è il rischio che un accesso
indiscriminato alla class="term">class class="term">action,
cioè non preventivamente valutato da un giudice, porti a
un'esposizione dell'azienda, in termini di pubblicità negativa, tale
da innescare una perdita di fiducia del credito e una possibile uscita dal
mercato". Con la condanna di primo grado il giudice determina i criteri
per liquidare il danno. "Ma se venisse riformulata questa prima sentenza
e i consumatori avessero già ottenuto i risarcimenti", si chiede
Cavallini, "l'azienda sarebbe in grado di recuperare ciò che ha
perso?". LANFRANCO OLIVIERI.
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 27-11-2007)
Lavoro e Opportunità Pagina 11031 Le
novità contenute nella Finanziaria Azione collettiva,
un modello all'italiana Le novità contenute nella Finanziaria di
Vincenzo Ricciuto * --> di Vincenzo Ricciuto * Che si tratti di
liberalizzazioni e privatizzazioni, concorrenza e mercato, imprese e
consumatori, i grandi fenomeni economici e giuridici disciplinati in altri
ordinamenti trovano sempre da noi una soluzione casereccia, qualcuno
(Montezemolo) ha detto "alla matriciana". Oggi è la volta
della class="term">class
class="term">action, figura di
derivazione nordamericana che indica la tutela giudiziale di interessi
collettivi rispetto a illeciti compiuti da Enti, società, aziende a
danno, appunto, di una massa di consumatori (acquirenti di beni e servizi,
risparmiatori). E che serve proprio a porre rimedio a una ingiustizia
sociale: spesso, per i costi della giustizia il singolo consumatore è
costretto a rinunciare ad agire contro queste imprese autrici di illeciti
(caso Parmalat), senza ottenere il risarcimento dei danni. La class="term">class class="term">action serve proprio a
consentire a intere categorie di consumatori di ricevere tutela risarcitoria,
senza che ognuno di essi debba agire individualmente, debole rispetto alla
forza della grande impresa. Nei giorni scorsi, il Senato ha approvato la
legge finanziaria (che dovrà ora passare alla Camera) e all'interno di
questa l'azione collettiva risarcitoria (la nostra class="term">class class="term">action, appunto). Ma l'impianto
normativo adottato fa confusione tra situazioni diverse per natura e origine,
accorda forme di tutela, di fatto, indiscriminatamente, senza distinzione tra
la gravità dei diversi illeciti e la portata economica e sociale delle
pretese risarcitorie, finendo per stravolgere l'istituto. Nella norma
approvata dal Senato tutte le cause collettive sono trattate allo stesso
modo. Non si distingue tra "piccole liti" (small claims) e grandi
processi (Cirio, Parmalat). E invece sarà necessario che in sede di
definitiva approvazione della normativa, per le "piccole liti" sia
previsto un filtro molto rigoroso per evitare che pretese risarcitorie frivole
o ricattatorie o che minuscoli danni (risarcimento per il ritardo dei treni o
per il black-out elettrico) finiscano per creare gravi problemi al
funzionamento di servizi essenziali per il Paese. Cosa che accadrebbe se
queste imprese fossero condannate, come prevede la norma, sulla base di un
giudizio preliminare di mera fondatezza della domanda giudiziale. Semmai, per
le "piccole liti" occorrerebbe prevedere forme rapide e
semplificate, incentivando i meccanismi di conciliazione delle liti. La norma
poi stravolge la logica giuridica processuale laddove prevede una fase di
conciliazione dopo la sentenza di primo grado di accertamento della
responsabilità dell'impresa per determinare il quantum risarcitorio,
mentre nell'esperienza comune la conciliazione serve a prevenire le liti,
altrimenti non si deve parlare di camera di conciliazione ma di "camera
di transazione". E se da un lato deve lamentarsi la restrizione del
novero dei soggetti legittimati ad agire collettivamente
(perché non anche categorie di professionisti?), non si coglie nella
normativa nessuno sforzo di bilanciamento degli interessi delle imprese e dei
consumatori, creando un minestrone che scontenta tutti. * Docente di Diritto
privato Università di Sassari.
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 27-11-2007)
Impresa Oggi Pagina 11032 "Si avrà uno
snellimento delle pratiche, il numero delle cause andrà a ridursi e
scenderanno anche i costi per lo Stato" "La norma difende le
aziende serie" L'Adiconsum: provvedimento equilibrato che non soddisfa
soltanto i consumatori --> L'Adiconsum: provvedimento equilibrato che non
soddisfa soltanto i consumatori Non cambierebbe una virgola di quella che
ritiene una "normativa opportuna sotto tutti i punti di vista".
Giorgio Vargiu, segretario di Adiconsum Sardegna, esprime soddisfazione per
il via libera in Senato alla class="term">class class="term">action.
L'allargamento della platea dei soggetti autorizzati ad avviare azioni
collettive "implica una serie lunghissima di vantaggi, anche per coloro
che hanno accolto la votazione con le polemiche". Provvidenziale,
dunque, l'errore palesato in aula da un senatore di Forza Italia, ago di una
bilancia che ha determinato una prima vittoria per i consumatori?
"Certamente, sempre che si sia trattato di una reale svista. Non
è da escludere che sia stato un errore voluto. Comunque, aldilà
della provvidenza, si è compiuto un passo avanti importantissimo.
Sempre che si riesca a portare a casa la norma: non possiamo ancora esultare
definitivamente ma solo accogliere con grande favore il voto al Senato".
Non tutte le associazioni dei consumatori la pensano così: Codacons ha
detto a chiare lettere che "il Senato ha approvato un pastrocchio".
"Non condividiamo la posizione del Codacons. Con la nuova class="term">class class="term">action si avrà al
contrario uno snellimento delle pratiche. Il numero delle cause sarà
certamente destinato a ridursi, con la conseguenza di costi inferiori per lo
Stato. Verrà innescato, così, una sorta di circolo
virtuoso". Nulla da rivedere, nemmeno da correggere con qualche leggera
limatura? "Il mio sincero parere? No, siamo davvero soddisfatti.
È stato fatto un ottimo lavoro e siamo certi che uno dei risultati
sarà un effetto generale di deterrenza". Lo stesso ministro
Bersani non ha nascosto la necessità di una revisione. "Noi siamo
convinti invece che rappresenti il giusto equilibrio tra misure troppo
strette, pensiamo alla posizione di Codacons, oppure troppo larghe, come
avrebbe preferito Confindustria". Che ha parlato di "atto di grave
ostilità verso le imprese": la reazione di Luca Cordero di
Montezemolo è stata molto dura. "Il presidente di Confindustria,
in questo modo, non sta tutelando le imprese. La realtà è che
la norma difende le aziende serie e scoraggia la concorrenza sleale, perché
esercita un'azione deterrente verso quelle aziende che, al contrario, non
rispettano le regole. Si è sempre parlato di responsabilità
sociale delle imprese: perché non si rimette in gioco questo vecchio
proposito? Sarebbe l'occasione giusta". Quando si sarebbe rivelata particolarmente
utile una norma come quella approvata dal Senato? "Nel periodo degli
addebiti ingiustificati presenti nelle tasse dell'Enel, circa due anni fa, o
durante gli scandali finanziari Cirio e Parmalat. Per non parlare del settore
assicurativo e le polizze pensionistiche. Anziché guadagnarci i clienti non
riuscivano neppure a recuperare il capitale che avevano versato. E il
problema è ancora attuale". Ipotizziamo una class="term">class class="term">action
da avviare, ora, in Sardegna. Chi si mobiliterebbe e, soprattutto, quali
sarebbero gli eventuali bersagli di un'azione collettiva
dei consumatori. "Costi illegittimi dei servizi di Abbanoa, per citare
un esempio. Ma anche viaggi organizzati. I primi credo che sarebbero comunque
i diportisti del porto di Oristano, che devono fare i conti con l'aumento
illegittimo delle tariffe". MARIANGELA LAMPIS.
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 27-11-2007)
Impresa Oggi Pagina 11033 Parla Iosto Puddu (Api
sarda) "Saranno le attività poco chiare in campo ambientale a
essere messe sotto la lente con più facilità" "Niente
sconti per i disonesti" Parla Iosto Puddu (Api sarda) --> "Le
imprese che operano bene, mettendo al centro il cliente, non hanno nulla da
temere dalla class="term">class class="term">action:
a patto di non trovarsi di fronte ad azioni speculative che ledano l'immagine
e il posizionamento dell'azienda sul mercato". Iosto Puddu, presidente
dell'Api sarda, mostra fiducia nella norma sulle azioni collettive
risarcitorie. D'altronde, "gli effetti sulle Pmi sarde", precisa, "saranno
probabilmente ridotti per ragioni anche strutturali: infatti, una parte
importante delle imprese dell'isola vende i beni e servizi ad altre imprese e
non ai cittadini consumatori". Saranno semmai, continua Puddu, "le
pratiche poco chiare di alcuni operatori in materia ambientale, per esempio,
a essere messe sotto la lente con più facilità dai
consumatori". Ci penserà poi il mercato. Il leader dell'Api
spiega che gli interessi in gioco sono quelli dei consumatori e delle
aziende, "e queste ultime, evidentemente, saranno spinte a una maggiore
efficienza, efficacia e quindi trasparenza". LE TUTELE La critica
principale alla norma, però, riguarda l'assenza di tutela delle
imprese da azioni strumentali. "Se per esempio l'azione collettiva risarcitoria si rivelasse dolosamente
infondata, andrebbe prevista la responsabilità in misura molto pesante
anche delle associazioni dei consumatori e di tutti quei soggetti che l'hanno
attivata". La legge, secondo Puddu, andrebbe migliorata ed
"è un peccato che non sia già stata predisposta in modo
tecnicamente compiuto". Da questo punto di vista, conclude,
"l'affermazione repentina di vari ministri circa la sua
migliorabilità lascia intendere che si ha coscienza di aver introdotto
una nuova legge lacunosa". ( lan. ol. ).
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 27-11-2007)
Impresa Oggi Pagina 11033 Le reazioni Confcommercio e
Confartigianato criticano il provvedimento "La norma è inefficace"
Le reazioni. Confcommercio e Confartigianato criticano il provvedimento
Confcooperative: "Minata la competitività" -->
Confcooperative: "Minata la competitività" "No alla
caccia alle streghe, sì alla chiarezza nei rapporti tra consumatori e
aziende". Gavino Sini, presidente dell'Unione regionale di
Confcommercio, è favorevole a una class="term">class class="term">action
"che spinga il mercato verso la trasparenza". Ma i dubbi non
mancano. "Dobbiamo copiare intelligentemente dagli altri Paesi: temo però
che la bozza uscita dal Senato sia inefficace coi grandi e dannosa per i
piccoli". CONFARTIGIANATO Va nella stessa direzione il commento di
Giorgio Guerrini, numero uno della Confartigianato. "È necessario
prevedere correttivi affinché la class="term">class class="term">action
costituisca un'opportunità di innovazione e di orientamento virtuoso
ed eticamente responsabile dell'intero sistema produttivo". Il leader
dell'organizzazione artigiana, inoltre, giudica "singolare l'introduzione
di questa norma nella Finanziaria", anche perché "la sua attuale
formulazione legittima ad agire soltanto alcuni soggetti, ne complica
inutilmente l'applicazione e rischia di creare effetti distorsivi,
compromettendo l'efficacia di uno strumento già da tempo utilizzato in
altre nazioni, per rafforzare la concorrenza e per tutelare gli interessi
collettivi di imprese e consumatori". CONFCOOPERATIVE La class="term">class class="term">action all'italiana non piace
nemmeno al presidente di Confcooperative, Luigi Marino. "Così come
è stato approvato al Senato, il testo avrebbe il solo effetto di
gravare pesantemente sulla competitività dell'Italia: le imprese
uscirebbero penalizzate da una norma che ha nella sua ratio non la tutela del
consumatore, ma la punizione delle società. La class="term">class class="term">action",
aggiunge Marino, "è uno strumento difficile e delicato. Inserirlo
in un ordinamento non è un'operazione che può essere fatta con
leggerezza e con demagogica precipitazione". Occorre perciò
"un dibattito serio e approfondito, che ascolti le ragioni delle
imprese. La tutela dei consumatori", conclude, "va conciliata con
quella delle aziende, altrimenti un'operazione da apprendista stregone
produrrebbe effetti negativi per gli stessi consumatori". ( lan. ol. ).
( da "Denaro, Il" del
27-11-2007)
Campania Lo Cicero: Aumentare la dimensione del
mercato La sfida per il Mezzogiorno è quella di aumentare la
dimensione del mercato, soprattutto di quello legale, e riqualificare
l'offerta di servizi istituzionali per le imprese. E' una delle ricette
fornite dall'economista Massimo Lo Cicero nel corso del seminario, tenutosi
ieri a Napoli, "sull'Economia in Campania: ciclo, struttura e politiche
regionali". In Campania, osserva l'economista, c'è una distanza
troppo ampia tra base produttiva e base demografica. Aiutando quest'ultima si
potrà contribuire ad allargare la prima, aumentare i consumi e, per questa
via, dare impulso a quella ripresa che "ora ha un po' di sabbia nel
motore". La seconda sfida riguarda la politica economica della Regione.
Raccordando le azioni dell'assessorato regionale alle Attività
produttive, il cui lavoro è incentrato sulle imprese ("gli
alberi", è l'esempio di Lo Cicero), con la politica di contesto
della Giunta regionale ("che guarda all'intera foresta", aggiunge
l'economista), si può invertire la tendenza negativa che vede "la
Campania, che ha in Napoli il punto d'appoggio, parte importante di una cosa
più grande che va male: un Sud ultimo in un'Italia ultima in un'Europa
ultima nel mondo". Per Lo Cicero, che denuncia "troppe analisi per
il Mezzogiorno, in particolare per la Campania, ma nessuna che fornisca
ricette utili", il lavoro è un fattore chiave per la ripresa,
come anche il fabbisogno di conoscenza. L'idea è quella di creare in
Campania un esercito di lavoro intellettuale con soldi pubblici, visto che
"il divario con il resto del Paese in termini di disoccupazione è
enorme". Ad esempio, dando un reddito temporaneo ai neolaureati per
farli lavorare dodici-diciotto mesi nelle imprese e fornire un salario di
cittadinanza per tre-quattro anni a chi è uscito dal mondo del lavoro
e cerca di rientrarvi, spiega l'economista. I giovani, secondo l'economista,
sono infatti i possibili "moderatori per il cambiamento". Come?
"Mettendo l'esercito del lavoro intellettuale al servizio delle Pmi,
permettendo l'assunzione di giovani neolaureati pagati con risorse pubbliche
per almeno un anno, un anno e mezzo. In questo modo si attiverebbe un vero
processo di innovazione guidato dai giovani, che vivono e comprendono meglio
i cambiamenti in atto", sottolinea Lo Cicero. Tornando all'allargamento
della dimensione del mercato legale meridionale e alla riqualificare
l'offerta di servizi istituzionali per le imprese", Lo Cicero osserva
che il Piano d'azione per lo sviluppo economico regionale, la riforma degli
incentivi e il Piano di sviluppo rurale predisposti dall'assessorato
regionale all'Agricoltura e alle Attività produttive, vanno già
in questa direzione, nella loro veste di collegamento tra Agenda 2000 e
l'ultimo ciclo delle politiche di coesione dell'Unione europea". Lo
Cicero ha poi delineato le strategie da seguire per sostenere la crescita
della Campania. "Qui si verifica una distanza troppo ampia tra base
produttiva e base demografica - ribadisce, osservando che la prima resta
piccola e la seconda continua a crescere -. Nei prossimi anni, dunque,
bisogna allargare la base produttiva per allargare il processo di
accumulazione e, quindi, l'occupazione; formare dei market-makers, in
particolare internazionali, per i mercati finanziari; attivare una finanza
per la crescita; puntare sulla internazionalizzazione per allargare i mercati
di riferimento e sull'utilizzo del salario di cittadinanza al posto della
cassa integrazione, perché dà più garanzie - ha ricordato
l'ordinario di Economia della comunicazione all'Università Tor Vergata
di Roma ?. Ma è necessaria soprattutto una politica per le imprese,
una politica cioè per i singoli alberi, che vada di pari passo con una
politica che interessi l'intero sistema economico campano, ovvero la foresta
in cui gli alberi vivono". s. g. Campania, il peso rispetto al Sud Il
27% del Pil Il 27% dei consumi pubblici e privati Il 25% degli investimenti
Il 27% della domanda (Fdl) e dell'offerta di lavoro (occupati) Il 28% di chi
cerca lavoro avendolo perso Il 32% di chi cerca lavoro per la prima volta Il
28,5% di chi è fuori della Fdl Il 28% della popolazione La nostra
regione pesa per oltre un quarto sull'intero Mezzogiorno sia in termini di
ricchezza, sia di abitanti, sia di disoccupati Criticità del
Mezzogiorno e proposte Punti di debolezza Ambiguità della situazione
in Campania: problema o risorsa per il Sud? Tragica situazione dei servizi collettivi Collegamenti e infrastrutture da migliorare (verso
il Sud e verso il mondo) Troppo ridotta, ma qualificata base industriale
Organizzazione d'impresa schiacciata sulla persona dell'imprenditore
Convivenza tra mondo moderno e mondo "tradizionale" Eccesso di
popolazione Mercato legale del lavoro in contrazione rispetto al Sud
Rilevanza economica della regione rispetto al Mezzogiorno La ricetta
Allargare la produzione per allargare il processo di accumulazione Market
makers per i mercati finanziari Creare capitale fisso sociale Esercito del
lavoro intellettuale Salario di cittadinanza Riqualificazione dei servizi
collettivi Partnership con attori esterni Internazionalizzazione per
allargare i mercati di riferimento Agenda e non agenda: cosa deve fare lo
Stato e come lo deve fare? Il Paser come anello di collegamento tra i modesti
risultati di agenda 2000 e l'ultimo ciclo delle politiche di coesione Ecco i
punti di debolezza e la ricetta dell'economista per far decollare il Sud,
partendo dal lavoro da sostenere con soldi pubblici 27-11-2007.
( da "Milano Finanza
(MF)" del 27-11-2007)
MF Non basta essere indipendenti, ci vuole competenza
Il Codice di autodisciplina delle società quotate stabilisce i
requisiti degli amministratori indipendenti qualificandoli come quelli che
non hanno determinati rapporti con gli azionisti della società o con la
società stessa. Ma non prevede alcun requisito positivo, forse dando
per scontato che detti amministratori dovrebbero essere almeno competenti,
onesti e capaci di prendere decisioni autonome. Gli indipendenti dovrebbero
contribuire a perseguire prioritariamente l'obiettivo della creazione di
valore per gli azionisti delle società da essi amministrate.Alcuni
osservatori hanno accusato gli amministratori indipendenti di essere in
sostanza indipendenti di diritto, ma collusi di fatto con i rappresentanti dell'azionariato.
Tale giudizio è probabilmente vero in determinati casi, che si
dovrebbero allora denunciare pubblicamente, ma è ingeneroso in altri,
che mi sembrano la maggioranza, in cui invece gli indipendenti sono
effettivamente tali anche quando non sono in grado di cambiare le cose, come
taluno vorrebbe.Il problema è una definizione adeguata di
indipendenza, che non può essere solo quella prevista dal Codice e che
deve necessariamente essere integrata almeno con caratteristiche di professionalità.
Senza di essa l'indipendenza non vale nulla. Inoltre la stessa indipendenza
deve sempre essere considerata in termini relativi: un legame infatti esiste
pur sempre fra gli azionisti e gli amministratori indipendenti, che sono
normalmente scelti tra persone note a soci e manager, da loro stimate e con
le quali hanno rapporti personali diretti o indiretti non da ieri. Vi
è una reciproca fiducia fra azionisti e amministratori indipendenti,
ai quali i primi chiedono solitamente di svolgere nei loro confronti una funzione
di critica, di stimolo e di controllo. Tale funzione deve essere improntata a
uno spirito di collaborazione e non è facile, anche perché il flusso
informativo di cui possono essere destinatari i consiglieri indipendenti, a
livello individuale e collettivo, è modesto e
spesso tardivo. I diritti informativi dei singoli amministratori sono infatti
diversi da quelli dell'organo consiliare nel suo insieme. Quando le
informazioni giungono al consiglio, e quindi ai singoli consiglieri, esse
sono già selezionate dai rappresentanti dell'azionariato e nelle
riunioni consiliari difficilmente si può entrare nei dettagli,
anche perché i tempi che intercorrono fra l'arrivo delle informazioni, il
loro esame e la presa delle decisioni sono solitamente molto stretti. Molti
amministratori indipendenti sollecitano tempi più lunghi e flussi
informativi migliori, ma non hanno quasi mai successo anche perché le
società hanno buon gioco nel rispondere che le strutture, già
appesantite dai sempre più numerosi e stressanti (e spesso inutili)
adempimenti burocratici che le assillano, non ce la fanno. In tale
situazione, se il consigliere indipendente non ritiene di essere in grado di
svolgere adeguatamente la sua funzione può solo rassegnare le
dimissioni. Sarebbe un bel regalo per il mercato, anche se finirebbe per
essere dimenticato in un battibaleno. In alternativa ci potrebbe essere la
più o meno ripetuta espressione di voti contrari o la messa a verbale
di dissensi o di lagnanze, ma esse, pur utili e anzi indispensabili in qualche
caso, non riuscirebbero a cambiare le cose se i rappresentanti
dell'azionariato non lo volessero. Non bisogna del resto dimenticare che gli
indipendenti sono quasi sempre una minoranza e che, se non condividono
l'operato della maggioranza, devono comportarsi di conseguenza.Nonostante
tutto questo, si possono portare numerosi esempi di interventi di
amministratori indipendenti che sono stati apprezzati dagli altri
amministratori e che in molti casi, soprattutto quando i primi sono
autorevoli e competenti o addirittura più competenti dei secondi,
hanno indotto questi ultimi a soluzioni diverse da quelle ipotizzate in un
primo momento.Il loro contributo potrebbe tuttavia essere molto maggiore se
dedicassero più tempo alle società che amministrano. Sicuramente
migliorerebbe la loro conoscenza dell'azienda e il flusso informativo su
quest'ultima sarebbe più adeguato, con tutte le conseguenze del caso.
In tale eventualità, occorrerebbe però aumentare parecchio i
loro compensi, che oggi sono mediamente molto modesti. Ciò potrebbe
tuttavia intaccare la loro indipendenza. Credo quindi che occorra
accontentarsi di quello che fanno attualmente i buoni e veri consiglieri
indipendenti, che si comportano ben diversamente da quelli falsi.
(riproduzione riservata) MF - Commenti & Analisi Numero 235,
pag. 7 del 27/11/2007 Autore: Roberto Ruozi.
( da "Repubblica, La" del
27-11-2007)
Economia Manovra, cambia la class="term">class class="term">action
In arrivo un filtro alle cause. Novità per gli stipendi dei manager
Decreto fiscale: il "dissidente" Rossi riproporrà al Senato
i 300 euro per gli incapienti Per le Comunità montane in arrivo criteri
meno severi Rottamazione auto ancora incerta ROBERTO PETRINI ROMA - Cambia di
nuovo la Finanziaria e su due argomenti cruciali: la class="term">class class="term">action,
cioè la possibilità per i cittadini di fare azioni di
risarcimento collettive contro grandi holding e società, e il tetto di
274 mila euro lordi agli stipendi di burocrati e manager di Stato. Proprio
sulle due questioni durante l'approvazione a Palazzo Madama, nei giorni
scorsi, si accese lo scontro: Mastella minacciò il voto contrario sul
limite agli stipendi mentre l'emendamento sull'azione collettiva
fu ripetutamente accantonato tra le polemiche. Ieri la manovra, al via alla
Camera, ha subito il primo vaglio di un vertice di maggioranza e proprio i
due temi sono stati al centro dell'attenzione. "Faremo pochi
emendamenti", ha assicurato il relatore Michele Ventura (Pd) che oggi
incontrerà il governo. Ma alcune correzioni sembrano inevitabili.
Contemporaneamente, sull'altro binario sul quale corre la manovra, il decretone
fiscale (che contiene in bonus incapienti da 150 euro) al Senato si
ripropongono le tensioni del primo passaggio. Ieri il provvedimento,
approvato con la fiducia dall'assemblea di Montecitorio nei giorni scorsi, ha
cominciato il suo cammino in Commissione Bilancio a Palazzo Madama. La corsa
contro il tempo in questo caso non è una semplice immagine: il decreto
scade il 2 dicembre e il Parlamento deve approvarlo, pena la decadenza.
"Confidiamo in un sì senza fiducia", ha detto il
sottosegretario all'Economia, Mario Lettieri. Ma il "dissidente"
Fernando Rossi non molla: fu suo il blitz al Senato che raddoppio
l'entità del bonus portandolo a 300 euro e facendo salire in un sol
colpo il costo del decreto di 2 miliardi. La Camera ha rimesso le cose a
posto, ma Rossi, come promesso, ha confermato che "darà
battaglia", trovando la sponda di An che ieri con Baldassarri ha
già fatto sapere che si accoderà all'emendamento del
"ribelle". E' tuttavia sull'esame della Finanziaria alla Camera che
sono puntati i riflettori. La norma sulla class="term">class class="term">action,
promossa al Senato con forza dal dissidente dell'Ulivo Roberto Manzione, non
è piaciuta alla Confindustria (Montezemolo l'ha definita una norma
"alla amatriciana"), ma al tempo stesso le associazioni dei consumatori
ritengono la nuova disciplina troppo tenera perché esclude le azioni di
responsabilità contro le multinazionali. L'orientamento della
maggioranza e del governo è tuttavia di mantenere la class="term">class class="term">action in Finanziaria, anche se
- come ha detto il segretario del Pd Veltroni nei giorni scorsi in un
intervento sul Sole 24 Ore - sono necessarie correzioni e "filtri".
"La class="term">class class="term">action
resta", ha detto ieri Ventura. Ma ha aggiunto che si sta lavorando per
"perfezionare" il testo anche raccogliendo le indicazioni che
dovrebbero provenire dalla Commissione Giustizia della Camera. Non è
escluso che si lavori per introdurre un passaggio di fronte al giudice per
una sorta di vaglio preventivo delle azioni collettive prima di far scattare
la vertenza legale. L'altra questione sul tappeto è quella del tetto
allo stipendio dei manager pubblici: la norma dovrebbe restare uguale a
quella uscita dal Senato per gli alti burocrati (sono 45 dai quali tuttavia
il governo potrà derogare 25 posizioni); dovrebbero invece cambiare le
disposizioni per i manager con contratti privatistici (che comunque
entreranno in vigore solo a partire dal loro rinnovo in quanto non vengono
toccati i contratti in essere). Per questi manager un emendamento
prevederebbe la possibilità di sforare il tetto: potrebbero aggiungere
allo stipendio un compenso aggiuntivo legato alla produttività. Il
motivo? Alcune aziende, come le Ferrovie, potrebbero trovare
difficoltà ad ingaggiare manager di livello senza poterli retribuire
adeguatamente. Limature dovrebbero essere introdotte anche alla norma che
taglia 80 Comunità montane e che introduce criteri vincolanti per la
loro costituzione (minimo 7 comuni, esclusi i centri con più di 15
mila abitanti, 80 per cento dei comuni sopra i 500 metri). Proprio su
questi criteri si dovrebbe intervenire, rimodulandoli ma senza modificare i
risparmi previsti. Una novità dovrebbe venire per le risorse destinate
al trasporto pubblico locale: si sta studiando una forma di finanziamento
stabile destinando a questo genere di servizio pubblico una quota di
compartecipazione fiscale delle Regioni. Resta invece ancora incerta la
proroga della rottamazione delle auto inquinanti per il 2008: il tema aleggia
ma, assicura Ventura, che "nulla è ancora deciso".
( da "Punto
Informatico" del 27-11-2007)
Roma - Lo scorso 15 novembre è stato approvato
dal Parlamento un emendamento che introduce nella Finanziaria l'articolo
53-bis, che istituisce e disciplina in Italia la "class="term">class class="term">action"
ovvero l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei
consumatori. Si tratta in altri termini di uno strumento legale che permette
di raggruppare una moltitudine di soggetti che hanno subito un danno
provocato da un altro soggetto. Tale novità consentirà ai
consumatori di avviare azioni legali collettive contro le aziende in
conseguenza di atti illeciti. La nuova norma prevede, infatti, l'attivazione
della class="term">class
class="term">action per ottenere
rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali
illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di società
fornitrici di beni o servizi. Misure specifiche sono poi previste per i
contratti stipulati tramite telefono, oppure on line via internet: se il
contratto è collegato ad un messaggio pubblicitario ingannevole, rende
nulli i contratti nei confronti di tutti i consumatori o utenti durante il
periodo di diffusione del messaggio. Soggetti legittimati ad avviare tale
tipo di azioni saranno, oltre alle associazioni dei consumatori e degli
utenti rappresentative a livello nazionale, anche le ulteriori associazioni
di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori di interessi
collettivi legittimati, appositamente individuati con decreto del Ministro
della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico. Tale
disciplina è destinata senza dubbio ad avere importanti riflessi nel
panorama italiano. Fino ad oggi, infatti, di fronte ad attività,
talvolta illecite poste in essere dalle aziende ai danni di una
pluralità di consumatori non era possibile esercitare un'azione collettiva risarcitoria, con la conseguente
necessità di agire singolarmente nei confronti della medesima azienda
fonte dell'illecito perpetrato. L'azione collettiva
consentirà così a più consumatori di agire nei confronti
del soggetto autore del danno come unica parte lesa, con la
possibilità di unirsi in un'unica causa civile contro i responsabili
dei soprusi subiti. L'istituto della Class Action ha origine nel mondo
anglosassone ove da tempo ormai si ricorre a tale strumento, diventato ormai
l'incubo delle grandi multinazionali. In particolare negli Stati Uniti nel
2001 una "class="term">class class="term">action"
si concluse con una punizione esemplare contro Ford e Firestone per i
pneumatici difettosi dei fuoristrada Explorer, che tendevano a sbandare ad
alta velocità. Basti pensare che in quell'occasione la sola Firestone
perse circa dieci miliardi di dollari. Recentemente sono state poi promosse
due azioni collettive nei confronti della Apple, in ordine alla problematica
relativa allo sblocco degli iPhone da parte di numerosi utenti. In
particolare le azioni (una promossa a livello del singolo stato della
California l'altra a livello federale) sono volte a denunciare i
comportamenti di presunto stampo monopolistico portati avanti da Apple e
AT&T nei confronti dell'iPhone in grado infatti di funzionare soltanto
con la rete telefonica AT&T. Oggetto delle azioni collettive è la
volontà dei consumatori di vedere loro riconosciuto il diritto di
sbloccare l'iPhone, usandolo con altri operatori, e di installarvi
applicazioni di terze parti senza che questo porti al blocco del telefono e
al decadimento delle condizioni di garanzia. Sempre di recente è stata
intenta una class="term">class class="term">action
nei confronti di Microsoft accusandola di aver realizzato il logo
"Windows Vista Capable" in maniera volutamente ambigua ed
ingannevole, impedendo così di acquistare un computer in grado di far
girare in maniera adeguata la versione desiderata di Windows Vista. Il logo
"Windows Vista Capable" è stato apposto su numerosi Pc nel
periodo di transizione tra il sistema operativo XP ed il nuovo Vista,
assicurando in tale modo gli acquirenti di un nuovo computer sul fatto di
poter aggiornare tranquillamente la propria macchina con il nuovo sistema
operativo non appena questo fosse stato reso disponibile. I consumatori avrebbero
tuttavia fatto emergere che il logo in questione assicura la piena
funzionalità solo della versione Home Basic di Windows Vista,
sprovvista di alcune caratteristiche molto apprezzate dall'utente medio,
quale l'interfaccia Aero e il controllo remoto di Windows Media Center. La
denuncia eccepisce quindi che tale logo abbia tratto in inganno molti
consumatori, ignari di acquistare una macchina insufficiente per far
funzionare adeguatamente Windows Vista nella versione Premium. Sotto accusa
sarebbe inoltre l'offerta di aggiornamento gratuito da XP a Vista, in quanto
riguarderebbe sempre e soltanto il passaggio alla versione Home Basic. Da
questi brevi esempi si potrebbe facilmente presumere che anche in Italia lo
strumento dell'azione collettiva sarà utile per
rafforzare il potere dei consumatori, non più costretti ad agire
individualmente e dunque in una posizione di debolezza rispetto allo
strapotere delle grandi realtà economiche. Tuttavia si è
già da più parti osservato come il modello recentemente adottato
in Italia ha introdotto due limiti che ostacolerebbero il successo che
l'azione collettiva ha riscosso negli Stati Uniti.
In particolare, la class="term">class class="term">action
opererebbe solo nel campo degli illeciti contrattuali, per cui ogni altro
illecito di natura non contrattuale, che lede i diritti o arrechi dei danni a
una pluralità di soggetti, non potrebbe essere materia di una simile
procedura. In secondo luogo, il riconoscere la legittimazione ad esperire la
procedura esclusivamente alle associazioni dei consumatori limiterebbe il
potere di iniziativa dei singoli utenti a cui diversamente negli Stati Uniti
è riconosciuto il potere di avviare l'azione, radunando
progressivamente altri consumatori danneggiati. Soltanto i fatti dimostreranno
pertanto se la nuova procedura introdotta dal legislatore italiano
rappresenti o meno una maggiore tutela per il cittadino, in particolare nel
settore telefonico-informatico. Avv. Marco Masieri
www.consulentelegaleinformatico.it www.consulentelegaleprivacy.it.
( da "Asca" del
27-11-2007)
(ASCA) - Roma, 27 nov - Sul provvedimento che
introduce la class="term">class class="term">action
anche in Italia stanno circolando ''troppi paroloni'' mentre siamo di fronte
a un provvedimento che non va demonizzato. Il ministro dello Sviluppo
economico, Pier Luigi Bersani, ha risposto cosi' alle critiche avanzate dal
direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta, che ha definito il
provvedimento un ''mostro giuridico''. ''Troppi paroloni - ha detto il
ministro a margine di una conferenza stampa -, abbiamo detto dall'inizio che
l'accelerazione utile che il Senato ha dato lasciava insoluti alcuni problemi
di equilibrio della norma, c'e' spazio per alcune correzioni''. Il governo,
ha proseguito Bersani, ''si fara' carico delle correzioni senza snaturare
l'intenzione di portare la class="term">class class="term">action
in Italia. Siamo pronti a cogliere alcuni suggerimenti ma non vorrei che ci
fosse una demonizzazione di questo strumento che esiste in una dozzina di
paesi europei''. Secondo Bersani ''non e' accettabile il discorso 'in Italia
no perche' in Italia non si puo'', ragioniamo sulle norme ma rendiamoci conto
che questo serve anche in Italia perche' i consumatori italiani non sono
diversi dagli altri''. fgl/mcc/lv.
( da "HelpConsumatori" del
27-11-2007)
News CLASS ACTION.
Per il modello europeo bisogna aspettare fino 2009 27/11/2007
- 16:56 BRUXELLES. I consumatori europei dovranno
aspettare almeno fino al 2009 per potere beneficiare di uno strumento europeo
di risarcimento collettivo. Potrebbero essere accontentati per primi coloro
che vogliono intentare azioni di risarcimento del danno per violazione delle
norme antitrust comunitarie. E solo dopo i consumatori che invece hanno subito
un danno per motivi diversi. IL PROGETTO DELLA KUNEVA Secondo quanto
spiegano fonti comunitarie a Help Consumatori, è ancora in fase di
consultazione il progetto per la creazione di strumento di risarcimento
collettivo che porterà la firma della commissaria alla tutela dei
consumatori Meglena Kuneva. Il modello intorno al quale si starebbe
orientando Bruxelles prende il nome di Collective Redress e segna un punto di
forte rottura con il modello di class action system (tipico di Australia,
Canada e Stati Uniti) il quale permette di estendere le tutele riconosciute
al primo soggetto (lead plaintifis) a tutti gli appartenenti alla medesima
categoria. Il sistema europeo vorrebbe piuttosto prevedere che chiunque abbia
subito un danno possa promuovere la propria azione e possa essere risarcito
solo se lo fa. Bruxelles deciderà se incoraggiare la creazione del
sistema di Collective Redress in tutti i Ventisette o se invece estendere un
modello particolare solo dopo la presentazione (prevista per il prossimo agosto)
dei risultati di uno studio sui punti di forza e le debolezze dei sistemi
adottati in alcuni stati membri europei. Se anche Kuneva dovesse decidere di
avanzare una proposta legislativa (ipotesi poco accreditata nei corridoi
comunitari) sarebbe comunque difficile trovare un accordo con Parlamento e
Consiglio Ue prima del 2009. Nel frattempo la commissaria sembra intenzionata
a presentare entro la fine del 2007 una "comunicazione ", un atto
non vincolante, sul possibile impiego in Europa di azioni di risarcimento
collettivo. Ma a determinare la forma che assumerà l'iniziativa Ue
sarà soprattutto la spinta che eserciteranno gli europarlamentari, i
quali hanno già dimostrato di tenere particolarmente al progetto.
Kuneva dovrà però superare l'ostruzionismo dell'industria,
terrorizzata dall'idea di dover sborsare risarcimenti milionari. IL PROGETTO
DELLA KROES É invece in uno stadio più avanzato del processo
legislativo il progetto di introdurre azioni di risarcimento dei privati
contro i danni provocati dalla violazione delle norme Ue sull'antitrust. Il
commissario Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, presenterà nei primi
mesi del 2008 (probabilmente a febbraio) il Libro Bianco con le
raccomandazioni per rimuovere tutti quegli ostacoli che spesso complicano il
ricorso della parte lesa davanti ai tribunali nazionali. L'obiettivo è
quello di risarcire coloro che hanno subito un danno a causa di un
comportamento anticoncorrenziale e, in secondo luogo, assicurare, attraverso
la disincentivazione delle condotte anticoncorrenziali, la piena efficacia
delle norme antitrust previste dal Trattato, contribuendo così in modo
significativo al mantenimento di una concorrenza effettiva nell'Unione
Europea (effetto deterrente). Il libro bianco farà seguito al libro
verde pubblicato dalla Commissione europea il 19 dicembre 2005: una
consultazione che mirava a chiarire lo scenario per agevolare la proposizione
di azioni di risarcimento del danno, sia nel caso in cui esse seguano
l'accertamento della violazione della normativa da parte dell'autorità
garante della concorrenza, siano esse azioni antecedenti. Alcune delle
questioni toccate dalla consultazione del 2005 hanno riguardato l'accesso
alle prove, l'identificazione dei soggetti legittimati ad agire (tramite un
sistema di registrazione o autorizzazione), la costituzione dei criteri con
cui definire il risarcimento del danno (se il risarcimento viene concesso
all'associazione stessa o ai suoi membri)o l'attribuzione del foro
competente. NEL MERCATO INTERNO Ma l'intenzione comunitaria di accelerare
sull'introduzione del ricorso collettivo si può cogliere anche nella
Comunicazione su "Un mercato unico per l'Europa del XXI secolo" che
il Presidente della Commissione José Manuel Barroso ha presentato lo scorso
20 novembre. Tra le azioni più importanti del pacchetto sul mercato
unico figurano iniziative per aiutare i consumatori ad esercitare i loro
diritti contrattuali e ad assisterli nelle procedure transfrontaliere di
ricorso. A pagina 6 si legge che "sulla base della revisione dell'acquis
comunitario, la Commissione presenterà nel 2008 alcune iniziative sui
diritti contrattuali dei consumatori e sul ricorso collettivo (nel documento
si legge "collective redress"), che facilitino il reclami nel caso
di infrazione dei diritti dei consumatori e delle leggi sulla concorrenza.
FONTI: ">Comunicazione su "Un mercato unico per l'Europa del XXI
secolo" Discorso Kroes 2007 - redattore: SP.
( da "Blogosfere" del
27-11-2007)
Nov 0727 Finanziaria e class action: i consumatori a
Montecitorio Pubblicato da Eleonora, Blogosfere Staff alle 08:00 in
Protagonisti La class action è l'uomo nero delle multinazionali e la sua
introduzione anche in Italia potrebbe costringere le aziende a un
atteggiamento molto rigoroso nei confronti dei diritti dei consumatori. Le
associazioni dei consumatori intanto si mobilitano affinchè le
intenzioni diventino legge, e subito. Oggi pomeriggio infatti saranno davanti
a Montecitorio per sollecitare i parlamentari ad approvare l'azione collettiva in Finanziaria, evitando qualsiasi rinvio che
altro non significherebbe se non la sua cancellazione. Le associazioni
consumatori in una lettera inviata al presidente della Camera Bertinotti e ai
presidenti della Commissioni Giustizia e Bilancio evidenziano che l'azione collettiva non è contro le imprese, ma contro le
illegalità, i raggiri e le truffe che oggi restano impuniti e reputano
quindi prive di senso e ingannevoli molte delle affermazioni rese dal
presidente di Confindustria. L'azione collettiva
esiste già in numerosi Paesi dell'Unione Europea e non ha provocato
alcun disastro nelle imprese. L'azione collettiva,
anzi, rafforza la correttezza del mercato. E proprio per questo motivo le
aziende stanno già tremando.
( da "Quotidiano.it,
Il" del 27-11-2007)
Roma | Rispetto al testo approvato al Senato,
Cittadinanzattiva sottolinea due cambiamenti auspicali, entrambi volti a
semplificare la vita al cittadino consumatore. "Ci auguriamo che oggi la
Camera approvi, come già avvenuto al Senato, l'emendamento sull'azione
collettiva
action) in Finanziaria. La priorità, infatti, è dotare i
cittadini di un fondamentale strumento per contrastare comportamenti
scorretti in forte incremento in molti settori del mercato". Nelle parole
del vice segretario Giustino Trincia l'auspicio di Cittadinanzattiva in
merito agli odierni lavori parlamentari. Rispetto al testo approvato al
Senato, Cittadinanzattiva sottolinea due cambiamenti auspicali, entrambi
volti a semplificare la vita al cittadino consumatore: * Introdurre una
valutazione preventiva del giudice sulla fondatezza dell'azione collettiva, al fine di evitare strumentalizzazioni, vane
illusioni e inutili perdite di tempo e risorse; * nel caso in cui un'azienda
condannata al risarcimento non ottemperi quanto le è stato imposto,
è necessario che la sentenza del giudice sia riconosciuta
immediatamente come titolo esecutivo, senza cioè prevedere la
necessità di un ulteriore intervento dei legali. Oggi alle ore 15.00
le associazioni consumatori daranno vita unitariamente ad un presidio a
Piazza Montecitorio per sollecitare i parlamentari ad approvare l'azione collettiva in Finanziaria, evitando qualsiasi rinvio che
altro non significherebbe se non la sua cancellazione. 27/11/2007.
ARTICOLI 21 e 22 novembre 2007
Veltroni: più filtri alla class action per
evitare abusi ( da "Stampa,
La" del 21-11-2007)
La class action ci difendera' ( da "Nuova Venezia, La" del 21-11-2007)
Spero che la "class action" diventi presto
legge ( da "Tirreno,
Il" del 21-11-2007)
Sì alla class action, ma con più filtri
contro i ricorsi facili ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)
Nella class action più verifiche sui consumatori ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)
Class action, la svolta per i consumatori frenata dai
tempi della giustizia ( da "Panorama.it" del 21-11-2007)
CLASS ACTION: GALLI (ANIA), E' UN MOSTRO GIURIDICO ( da "Asca" del 21-11-2007)
LEGITTIMI I TIMORI SUL DESTINO DELLA CLASS ACTION ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 21-11-2007)
FINANZIARIA, MASTELLA: CORREGGERE CRITICITÀ
DELLA CLASS ACTION ( da "Wall Street Italia" del 21-11-2007)
Finanziaria, Mastella: correggere criticità
della class action ( da "Reuters Italia" del 21-11-2007)
FINANZIARIA: RUTELLI, NORME SU CLASS ACTION DA RIVEDERE
ALLA CAMERA ( da "Asca" del
21-11-2007)
Veltroni: un filtro prima dell'azione ( da "Unita, L'" del 22-11-2007)
La grande tentazione di Montezemolo ( da "Unita, L'" del 22-11-2007)
Una class action senza avvocati ( da "Italia Oggi" del 22-11-2007)
Class action: cinque modifiche per migliorare la legge ( da "Corriere della Sera" del 22-11-2007)
Class action, sì a Veltroni La Camera lavora al
filtro ( da "Sole 24
Ore, Il" del 22-11-2007)
ROMA Pronti a correggere la norma sulla class action.
L'Ude ( da "Messaggero,
Il" del 22-11-2007)
IL SENATO approva la class action e l'Unione nazionale
consumatori di Pistoia esulta: Era ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 22-11-2007)
Class action, il Guardasigilli in commissione
Giustizia: <Il testo votato dal Senato è modificabile> ( da "Campanile, Il" del 22-11-2007)
Il testo sulla class action e le criticità
giuridiche ( da "Denaro,
Il" del 22-11-2007)
CLASS ACTION. CNCU: "Deve passare anche alla
Camera senza emendamenti" ( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)
CLASS ACTION. In Giappone risarcimento per danni da
inquinamento. Il commento di MDC Genova ( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)
La class action italiana nasce orfana pag.3 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)
La class action italiana nasce orfana pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)
La class action italiana nasce orfana pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)
La class action italiana nasce orfana pag.4 ( da "Affari Italiani (Online)" del 22-11-2007)
Class Action forse in arrivo anche in Italia? ( da "Voce d'Italia, La" del 22-11-2007)
Indice del 17-11-2007
I
consumatori pronti ad agire per i maxi-crack ( da "Cittadino, Il"
del 17-11-2007) 2
Class action, finalmente anche in
Italia ( da "Giornale di Brescia" del 17-11-2007) 3
Truffati dai bond argentini
'Presto le cause collettive' ( da "Provincia di Cremona, La" del
17-11-2007) 4
Class action montezemolo
all'attacco "una misura all'amatriciana" - galbiati, iezzi e
zampaglione alle pagine 10 e 11 ( da "Repubblica, La" del 17-11-2007) 5
"le imprese non ci stanno
perché oggi sono favorite" - walter galbiati ( da "Repubblica,
La" del 17-11-2007) 6
Dal tabacco ai farmaci, la
protesta made in usa - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del
17-11-2007) 7
Class action Nel mirino Parmalat.
Cirio e bond argentini. Le critiche di Montezemolo ( da
"Libertà" del 17-11-2007) 8
Dietro il no degli Industriali (
da "Unita, L'" del 17-11-2007) 9
Dietro il no degli industriali (
da "Unita, L'" del 17-11-2007) 11
<Class action, pronti a passare
all'incasso> ( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-11-2007) 13
Lapsus - stefano bartezzaghi ( da
"Repubblica, La" del 17-11-2007) 14
La class action divide ( da
"Adige, L'" del 17-11-2007) 15
Class action 1 gli esperti ( da
"Riformista, Il" del 17-11-2007) 16
Class action 2 cosa
cambierà ( da "Riformista, Il" del 17-11-2007) 17
Montezemolo: <No alla class
action all'amatriciana> ( da "Giornale.it, Il" del 17-11-2007) 19
Dagli illeciti finanziari ai
viaggi truffa ( da "Giornale.it, Il" del 17-11-2007) 20
Da parmalat a cirio: risarcimenti
più facili ( da "Tirreno, Il" del 17-11-2007) Pubblicato anche in: (Nuova Ferrara, La)
(Provincia Pavese, La) (Gazzetta di Reggio) (Gazzetta di Modena,La) (Nuova
Sardegna,) (Gazzetta di Mantova, La) (Citta' di Salerno, La) 20
Class action, consumatori divisi (
da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 17-11-2007) 22
Class action, si parteda Parmalat
e Cirio ( da "Secolo XIX, Il" del 17-11-2007) 23
L'emendamento che prevede delle
prove da superare è puro ideologismo, perché tutti sa ( da
"Messaggero, Il" del 17-11-2007) 24
Azione collettiva in due mosse (
da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007) 25
Un mostro giuridico da riscrivere
integralmente ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007) 27
Sedici sigle che non trovano
l'intesa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007) 29
Come funziona negli altri Paesi (
da "Sole 24 Ore, Il" del 17-11-2007) 30
Class action all'amatriciana ( da
"Manifesto, Il" del 17-11-2007) 30
"Su tango bond e Cirio faremo
causa" ( da "Stampa, La" del 17-11-2007) 32
PUÒ ESSERE l'Antitrust il filtro
per evitare quel diluvio di azioni collettive ( da "Messaggero, Il
(Umbria)" del 17-11-2007) 33
<Class action> in salita
Consumatori divisi ( da "Corriere della Sera" del 17-11-2007) 33
Alt negli Usa alle cause finte (
da "Corriere della Sera" del 17-11-2007) 34
Class action all'amatriciana
Montezemolo all'attacco. Consumatori divisi. Bersani: la miglioreremo ( da
"Nazione, La (Nazionale)" del 17-11-2007) Pubblicato anche in:
(Resto del Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale)) 35
I CONSUMATORI (divisi) plaudono,
la Confindustria parla di class action all'amatriciana ( da "Nazione, La
(Nazionale)" del 17-11-2007)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il
(Nazionale)) 36
Di NUCCIO NATOLI - ROMA - GLI
INDUSTRIALI la bocciano, i consumatori si dividono. I (sezione: Class action
( da "Nazione, La (Nazionale)" del 17-11-2007) Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il
(Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale)) 37
Class action - Nel mirino
Parmalat. Cirio e bond argentini. Le critiche di Montezemolo ( da
"Libertà" del 17-11-2007) 38
Costi bancari ancora elevati in
Italia ( da "Tempo, Il" del 17-11-2007) 39
Class action, riforma già
nel caos ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-11-2007) 39
"Su tango bond e Cirio faremo
causa" ( da "Stampaweb, La" del 17-11-2007) 40
Come funziona la class action ( da
"Corriere.it" del 17-11-2007) 42
Le imprese: <È una norma
rozza> ( da "Corriere.it" del 17-11-2007) 43
Consumatori pronti a richiedere i
risarcimenti ( da "Corriere Adriatico" del 17-11-2007) 44
Montezemolo: la class action?
<Provvedimento all amatriciana> ( da "Padania, La" del
17-11-2007) 45
Indice del 16-11-2007
Sì alla class
action (sezione: Class action) (
da "Giornale.it, Il"
del 16-11-2007) 1
Sì alle cause
collettive contro le aziende
(sezione: Class action) ( da "Stampa, La" del 16-11-2007) 2
[FIRMA]ROBERTO
GIOVANNINI ROMA La class action all'italiana nasce per un erro (sezione: Class action) ( da
"Stampa, La" del
16-11-2007) 3
Passa la Class
action , con coda di polemiche
(sezione: Class action) ( da "Giornale di Brescia" del 16-11-2007) 4
Bersani:"avanti
così". imprese in trincea - luca iezzi (sezione: Class action) (
da "Repubblica, La" del 16-11-2007) 4
La class action
sbarca in italia - roberto petrini
(sezione: Class action) ( da "Repubblica, La" del 16-11-2007) 5
La tenacia della
ragione (sezione: Class action) (
da "Unita, L'"
del 16-11-2007) 6
Risparmiatori e
clienti truffati arriva l' azione collettiva (sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007) 6
La gioia dei
consumatori, la rabbia di Confindustria Via libera alla class action: viaggi
truffa, illeciti finanziari, imbrogli ai clienti non resteranno impuniti (sezione: Class action) ( da
"Unita, L'" del
16-11-2007) 7
Antonione sbaglia
pulsante e piange: potrei dimettermi
(sezione: Class action) ( da "Unita, L'" del 16-11-2007) 7
Finanziariasì
del SenatoE passa la "class action" (sezione: Class action) ( da "Secolo XIX, Il" del 16-11-2007) 8
Colpi di scena,
lacrime, amuleti, scarpe sbattute
(sezione: Class action) ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-11-2007) 8
Passa la Finanziaria
e il governo esulta (sezione:
Class action) ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 16-11-2007) 9
Arriva anche in
Italia la class action (sezione:
Class action) ( da "Miaeconomia"
del 16-11-2007) 13
Inserimenti dal 9 al 13 novembre
Il bonus poveri
torna a 150 euro - roberto petrini ( da "Repubblica, La"
del 09-11-2007)
Unione e Cdl, tregua sui soldi ( da "Stampa, La"
del 09-11-2007)
Cause collettive come negli Usa ( da "Stampa, La"
del 09-11-2007)
Finanziaria, via libera in Senato al taglio delle
aliquote di Ires e Irap ( da "Corriere.it"
del 09-11-2007)
Le banche affondano le borse mondiali - elena polidori
( da "Repubblica, La" del 10-11-2007)
FINANZIARIA: PRECARI, STIPENDI MANAGER E CLASS ACTION.
GLI ULTIMI NODI ( da "Asca" del 10-11-2007)
Finanziaria, volata finale al Senato ( da
"Stampaweb,
La" del 11-11-2007)
L'azione collettiva, spesso citata con svelto
americanismo ( da "Tempo, Il" del 12-11-2007)
Finanziaria al Senato, per Prodi ultimi giorni di
passione ( da "Secolo XIX, Il" del
12-11-2007)
Democrazia è anche una class action (
da "Tempo, Il" del 12-11-2007)
Italia, Fmi:sistema finanziario migliorato ma banche
ancora care ( da "Reuters Italia" del
12-11-2007)
Manovra, intesa su precari e manager ( da
"Stampaweb,
La" del 12-11-2007)
Finanziaria, polemica fra sinistra radicale e Dini
( da "Reuters Italia" del 12-11-2007)
Bordon: sul proporzionale pronto a far saltare il
tavolo ( da "Giornale.it, Il" del
13-11-2007)
Il rischio soppressione del ( da "Tempo, Il"
del 13-11-2007)
Finanziaria, Senato accantona emendamento su class
action ( da "Reuters Italia" del
13-11-2007)
Finanziaria,Senato difende farmacisti,frena class
action ( da "Reuters Italia" del
13-11-2007)
Finanziaria: Senato con farmaceutiche, frena class
action ( da "Reuters Italia" del
13-11-2007)
FINANZIARIA: SACCONI, CLASS ACTION IN SALSA ITALIANA FA
SCAPPARE AZIENDE ( da "Asca" del 13-11-2007)
FINANZIARIA: DINIANI, NESSUNA SPACCATURA IN LD, STUPIDA
OGNI DIETROLOGIA ( da "Asca" del 13-11-2007)
Finanziaria, governo battuto in Senato. Prodi fiducioso
( da "ADN Kronos" del 13-11-2007)
Finanziaria 2008: il Senato accantona la Class action
( da "Vita non profit online" del 13-11-2007)
Dini e Turigliatto votano con la CdL Governo battuto,
ma Prodi dice "Sono fiducioso" ( da "Quotidiano.net"
del 13-11-2007)
Da marketpress.info 11-4-2007 Faissola
(ABI) "Sulla class action chiediamo una profonda riflessione in sede
legislativa
Da
comincialitalia.net 17-3-2007
"Ecco la class action dei cittadini"
Da il meridiano.info 16.03.2007 ore 09:30:00. La
Class Action asservita alle “corporazioni”
Da Il Giornale 7-3-2007
Confindustria. "Class action pericolosa"
Da Italia Oggi
22-2-2007 In parlamento si preparano
le modifiche al ddl Bersani che introduce in Italia l'azione collettiva.
Pagina a cura di Stefano Sansonetti 3
Da Il secolo XIX 21-2-2007
Consumi e risparmio, in Italia la tutela non sarà all'americana. 4
Da Il Giornale 23-12-2006. 5
Patuelli: «Le cause
collettive in Italia non funzionerebbero» di Massimo Restelli 5
F.Mucciarelli. Class action
in salsa italiana. 6
Da CorrierEconomia
27-11-2006. 10
Cesare Salvi: «Class action
ma non all’americana». 10
Da Il Giornale del
26-11-2006. 13
Così la sinistra
trasforma la «class action» in ricatto. 13
- di Stefania Craxi -
Parlamentare di Forza Italia. 13
Il PuntO n° 86. 14
Class action: inizia il
fuoco di sbarramento. 15
Di Mauro Novelli 25-11-2006. 15
ARTICOLI DAL 23 al
25 novembre 2007
Welfare, scontro sui contratti a termine ( da "Stampa, La" del 23-11-2007)
TERNI - UNA CAUSA collettiva contro chi inquina e chi non fa ( da "Nazione, La
(Umbria)" del
23-11-2007)
Meno pene, più risarcimenti ( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)
Class action all'arrabbiata ( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)
Class action per tutti e per tutto ( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)
Troppi rischi nella class action ( da "Sole 24 Ore,
Il" del
23-11-2007)
Di OLIVIA POSANI - ROMA - IL WELFARE della discordia si
conferma ( da "Resto del
Carlino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007) + 1 altra
fonte
Welfare, Unione divisa Rifondazione strappa alcuni ritocchi e
punta ( da "Resto del
Carlino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007) + 1 altra
fonte
ROMA Riforma del welfare: c'è il via libera della
Commissione Lavoro, ma non anco ( da "Messaggero, Il" del 23-11-2007)
No di Valdegamberi: è incostituzionale Meocci e gli
esponenti Udc intervengano ( da "Corriere del
Veneto" del
23-11-2007)
Interventi e Repliche ( da "Corriere della
Sera" del
23-11-2007)
Confindustria e sindacati alle barricate contro le modifiche ( da "Tempo, Il" del 23-11-2007)
La class action ha molti nemici. Forse perché è utile ( da "Italia Oggi" del 23-11-2007)
Consumatori al potere ( da "Espresso, L'
(abbonati)" del 23-11-2007)
CAMBIA IL WELFARE, L'IRA DI SINDACATI E IMPRESE ( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 23-11-2007)
"Approvazione class action: grande risultato" ( da "Varesenews" del 23-11-2007)
Welfare, le modifiche non piacciono ( da "Corriere.it" del 23-11-2007)
Class action, industriali all'attacco ( da "Repubblica, La" del 24-11-2007)
Arriva il Pd e riparte la politica ( da "Unita, L'" del 24-11-2007)
Dubbi su coperture e risparmi ( da "Unita, L'" del 24-11-2007)
Sul Welfare
decidono gli industriali ( da "Manifesto, Il" del 24-11-2007)
QUELLA di Legambiente rappresenta un'azione legittima te ( da "Nazione, La
(Pistoia)" del
24-11-2007)
E Montezemolo non dà tregua al premier: Guai a chi
tocca il protocollo ( da "Resto del
Carlino, Il (Nazionale)" del 24-11-2007) + 1 altra
fonte
La sfida del manifatturiero Più sostegni dai politici
Al meeting di Prato oggi arriva Montezemolo ( da "Nazione, La
(Nazionale)" del 24-11-2007)
Come salvaguardare il territorio ( da "Resto del
Carlino, Il (Ancona)" del 24-11-2007)
Lampioni nella strada Carlo Urbani Presto il sopralluogo di
Romani ( da "Resto del
Carlino, Il (Ancona)" del 24-11-2007)
Montezemolo a Prodi: tradita la concertazione ( da "Giornale.it,
Il" del
24-11-2007)
Laura Della Pasqua l.dellapasqua@iltempo.it Confindustria
è ( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)
Livio Buffo La Coppa America non si ( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)
Chi fa la spesa oggi dà una lezione di politica ( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)
Un aiuto concreto ai più poveri ( da "Nuova Ferrara,
La" del
24-11-2007)
Parmalat e Argentina sotto la spada Usa ( da "Sole 24 Ore,
Il (Plus)" del
24-11-2007)
È targata subprime la nuova primavera delle class
action ( da "Sole 24 Ore,
Il (Plus)" del
24-11-2007)
MONTEZEMOLO SPRONA GOVERNO E POLITICA SU WELFARE E LEGGE
ELETTORALE ( da "Asca" del 24-11-2007)
CLASS ACTION: MONTEZEMOLO, MOSTRO GIURIDICO PER RICATTI
INACCETTABILI ( da "Asca" del 24-11-2007)
PD: MONTEZEMOLO, CONFERMI CON FATTI VOCAZIONE PARTITO MODERNO ( da "Asca" del 24-11-2007)
I TITOLI DEI GIORNALI: ECONOMIA E FINANZA ( da "Asca" del 24-11-2007)
Welfare, Montezemolo: in gioco credibilità del governo ( da "Reuters Italia" del 24-11-2007)
COMUNICATO STAMPA. MULTE/CONTRIBUENTI.IT:NUOVA ONDATA DI
CARTELLE PAZZE ( da "ContribuentiWeb" del 24-11-2007)
Welfare, il governo mette la fiducia Strappo di Ferrero:
<Mi astengo> ( da "Corriere.it" del 24-11-2007)
CLASS ACTION: MONTEZEMOLO, SENATO HA APPROVATO MOSTRO
GIURIDICO ( da "Metronews" del 24-11-2007)
WELFARE ( da "TGCom" del 24-11-2007)
CLASS ACTION: ADUSBEF, NESSUN MOSTRO ( da "Wall Street
Italia" del
24-11-2007)
"Il governo si gioca la credibilità" ( da "Stampa, La" del 25-11-2007)
Bond argentini risarcito il 100% ( da "Stampa, La" del 25-11-2007)
"welfare, l'intesa non si tocca" - roberto mania ( da "Repubblica, La" del 25-11-2007)
Vissani a luca: "ma l'amatriciana batte la ferrari" ( da "Repubblica, La" del 25-11-2007)
Mastella e Montezemolo: non toccate il protocollo Il ministro
minaccia l'ennesima crisi, il presidente di Confindustria alza i toni della
polemica ( da "Unita, L'" del 25-11-2007)
Di ELENA DURANTI E' STATA annunciata la prima class action ch ( da "Nazione, La
(Prato)" del
25-11-2007)
Una class action ... all'italiana ( da "Gazzetta di
Modena,La" del
25-11-2007)
Montezemolo: Modificare il protocollo ( da "Nazione, La
(Nazionale)" del 25-11-2007) + 2 altre
fonti
Oggi colletta alimentare per i bisognosi ( da "Giornal.it" del 25-11-2007)
CLASS ACTION: MONTEZEMOLO, SENATO HA APPROVATO MOSTRO
GIURIDICO ( da "ADN Kronos" del 25-11-2007)
Montezemolo: ''Continuerò a fare l'imprenditore'' ( da "ADN Kronos" del 25-11-2007)
Vince la solidarietàin crescita donazioni ( da "Sicilia, La" del 25-11-2007)
CLASS ACTION, è SCONTRO CON I CONSUMATORI ( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 25-11-2007)
ESULTANO LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI, E CALOROSAMENTE
RINGRAZIANO IL SENATORE DI FORZA ITALIA RO ( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 25-11-2007)
Articoli
( da "Stampa, La" del 23-11-2007)
NELLA
NOTTE APPROVATI DALLA COMMISSIONE DELLA CAMERA EMENDAMENTI CHE FANNO
DISCUTERE LE PARTI SOCIALI Lavori usuranti Contratti a termine Staff leasing
Allargato anche l'universo dei lavori usuranti: si rischiano problemi di
copertura Welfare, scontro sui contratti a termine Mansioni notturne si
cambia Rinnovabili una sola volta Abolito l'impiego in prestito In vista del
voto al Senato proteste da sinistra, Cisl, Diniani e dall'Ud di Bordon
[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA Sono bastate poche ore perché il clima
politico intorno al "collegato" sul welfare e il lavoro tornasse ad
accendersi. La Commissione Lavoro di Montecitorio aveva finito le votazioni
del provvedimento soltanto alle due di notte, approvando il testo con diversi
emendamenti. Col progredire della giornata, però, la tensione è
gradatamente aumentata: ha cominciato Confindustria a denunciare lo scarto
del nuovo testo da quanto stabilito nell'intesa di luglio. Poi è
arrivato il leader cislino Raffaele Bonanni a lamentare l'abolizione dello
staff leasing. Poi da Rifondazione sono arrivate obiezioni di segno opposto.
E alla fine, sono intervenuti i socialisti e i liberaldemocratici ad
esprimere perplessità e a minacciare di non votare il provvedimento al
Senato. Insomma, una bella confusione e tante polemiche che l'Esecutivo
sicuramente voleva risparmiarsi. La tesi del ministero del Lavoro è
che gli emendamenti votati (spesso col parere contrario del governo) in
Commissione Lavoro non cambiano poi granché. "Ritengo che i lavori
parlamentari non abbiano alterato nella sostanza il complesso equilibrio
raggiunto col protocollo del 23 luglio - ha detto il sottosegretario Antonio
Montagnino - nemmeno per quelle modifiche che suscitano maggiori
dissensi". Va ricordato in effetti che lo staff leasing (il noleggio di
personale) abolito nonostante il "no" del governo in pratica non
l'aveva utilizzato alcuna impresa italiana; pochi ne sentiranno la mancanza.
Al contrario - attraverso i contratti nazionali, e soltanto nei settori del
turismo e dello spettacolo - è stato ripristinato un altro strumento
poco adoperato, il job on call (lavoro a chiamata). Diverso è il discorso
per le modifiche sui lavori usuranti e sui contratti a termine.
L'eliminazione del tetto delle 80 notti lavorate per poter rientrare nella
categoria degli "usurati" rappresenta senz'altro un allargamento
della platea dei potenziali aventi diritto (650mila persone in più,
dice l'esperto Cdl previdenziale Giuliano Cazzola). E bisogna dunque valutare
se la spesa su questo fronte non aumenterà: il governo assicura che il
meccanismo legislativo impedisce di sforare i tetti stabiliti, con risorse
sufficienti per quasi 10.000 esodi l'anno. Molto importanti, invece, sono le
novità sui contratti a termine, che sono uno strumento di assunzione
"flessibile" diffusissimo. Gli emendamenti votati dalla maggioranza
infatti non solo chiariscono che un contratto a tempo determinato può
durare in tutto 36 mesi anche se discontinui; ma specifica che l'unica
proroga consentita può durare al massimo otto mesi. Obiettivamente, si
tratta di un discreto "giro di vite". Anche per questo la reazione
di Confindustria nei confronti del centrosinistra è letteralmente di
rabbia: prima
la class action,
poi quelle che vengono definite dal vicepresidente Alberto Bombassei
"novità molto gravi" che si traducono in una
"mutilazione del protocollo di luglio, compiuta senza nemmeno sentire le
parti sociali o il governo". Non molto diversa la posizione del leader
della Cisl Raffaele Bonanni: "Sullo staff leasing i lavoratori hanno
subito un danno. Chi dice che la modifica è stata fatta in nome dei
lavoratori mente", spiega il sindacalista, secondo cui sui contratti a
termine "con tutto il rispetto per la sovranità del Parlamento,
questo non può essere irresponsabile. Si sta seminando vento, speriamo
non ci sia tempesta". Bonanni pensa alla precaria maggioranza al Senato;
e in effetti non è da escludere che qualche rischio possa manifestarsi
al momento della votazione del collegato a Palazzo Madama. Primo, perché
Rifondazione ancora non è soddisfatta di quanto ottenuto. Ieri, poi,
si è tenuto un vertice tra i due gruppi di senatori dissidenti dalla
maggioranza, i liberaldemocratici di Lamberto Dini, con Giuseppe Scalera e
Natale D'Amico, e l'Unione democratica di Roberto Manzione e Willer Bordon.
Si è discusso di possibili strategie comuni per pesare sul governo, e
tra le altre cose si è parlato del nuovo testo sul welfare. "Ci
sembra strano - ha detto Manzione - che si possano modificare delle opzioni
senza modificare l'impegno di spesa". Insomma, come spiega D'Amico, dopo
il voto della Camera "bisogna valutare con attenzione". E qualche
rischio c'è anche con i socialisti della Costituente: Lanfranco Turci
e i senatori Gavino Angius, Roberto Barbieri e Accursio Montalbano accusano
il governo di non aver varato - come promesso - una indennità di
disoccupazione per i super-precari, ovvero co.co.co e co.co.pro. E dicono:
senza correzioni, i socialisti potrebbero votare contro.Confermati il
superamento dello "scalone" pensionistico e la delega al governo
per definire la platea dei lavori usuranti. Tuttavia, il lavoro non
sarà più da considerare notturno se è indicato
così nei contratti nazionali o se prevede almeno 80 notti all'anno.
Sarà una commissione a stabilire i criteri del lavoro notturno, e
quindi la platea degli usuranti. Vincoli più rigidi per il rinnovo dei
contratti a tempo determinato. Si prevede un'unica deroga dopo 36 mesi (anche
non continuativi), ma non superiore a 8 mesi. Un nuovo contratto a termine,
quindi, "può essere stipulato una sola volta, per una durata non
superiore a otto mesi", a condizione che sia firmato in una direzione provinciale
del lavoro.È stato abolito l'istituto della "somministrazione di
lavoro a tempo indeterminato", ossia lo staff-leasing. Il lavoro
intermittente ("Job on call") è abrogato, come previsto nel
Protocollo, ma per garantire comunque forme di lavoro discontinuo sono state
introdotte "tipologie specifiche di lavoro nei settori del turismo e
dello spettacolo".
( da "Nazione, La
(Umbria)" del
23-11-2007)
?
TERNI ? UNA CAUSA collettiva "contro chi
inquina e chi non fa nulla perché tale contaminazione cessi", la propone
il Wwf denunciando ancora una volta il grave livello d'inquinamento da
polveri sottili che affligge il territorio ternano. "Sono ormai
moltissimi gli studi ? spiega Gianni Ricciutelli, responsabile del Wwf locale
? che hanno mostrato la correlazione fra esposizione al particolato (polveri
sottili) presenti in atmosfera e il rischio di patologie respiratorie e
cardiovascolari, nonostante tutto questo a Terni si continua a non fare nulla
per tentare di risolvere questo gravissimo problema che mette a rischio la
salute dei ternani. I dati raccolti dalle centraline installate in
città che rilevano tali inquinanti sono allarmanti. LA LEGGE fissa a
50 microgrammi per metrocubo il limite massimo di sicurezza che non deve
essere superato più di 35 volte l'anno: a Terni dal primo gennaio tale
limite è stato superato per ben 107 volte a Prisciano e 40 volte a Le
Grazie". "A questi drammatici risultati ? continua Ricciutelli ?
c'è da aggiungere che la centralina di via Carrara causa lavori
è ferma dal 19 aprile: come mai la Provincia non ha provveduto ad
installarla in altro luogo o quantomeno a collocare il laboratorio mobile
presso l'ex Siri, visto che il Comune aveva dato disponibilità
dell'area e dell'energia elettrica? Il 30 agosto abbiamo presentato una
circostanziata denuncia all'autorità giudiziaria segnalando il grave
problema delle polveri sottili ma non ci risulta siano stati presi
provvedimenti, quindi invitiamo tutti i cittadini che ritengano di essere
stati danneggiati nell'integrità della salute a causa dell'inquinamento da Pm10 e Pm2,5 di promuovere una causa collettiva, dichiarandoci fin da adesso disponibili a dare il nostro
supporto logistico-legale. TALE AZIONE ? conclude il Wwf ? oggi è
possibile anche in Italia, dopo la recente approvazione in Parlamento. Grandi
le battaglie vinte in altri Paesi con le class action". A
sostegno della denuncia, il Wwf diffonde alcuni preoccupanti dati: a
Prisciano il Pm10 non solo ha già superato per 107 volte il limite nel
2007, ma dal primo al 21 novembre ha sforato in ben 7 occasioni; la stazione
di Carrara, pur ferma dal 19 aprile, aveva in precedenza registrato 16
superamenti; dopo Prisciano (107) e Le Grazie (40) rischia di oltrepassare il
numero massimo di sforamenti previsti in un anno (35) anche Verga, già
a quota 30. E SE, come si sostiene da più parti, sarebbe il traffico
la causa principale di inquinamento da polveri sottili, è almeno
singolare che nelle due zone più caotiche della città, Borgo
Rivo e Maratta (rispettivamente 28 e 21 gli sforamento fin qui registrati),
l'inquinante sia destinato a rimanere entro la soglia dei 35 superamenti.
Stefano Cinaglia - -->.
( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)
Il
giudice "Meno pene, più risarcimenti" r. c. Una signora alla
quale un frullatore difettoso causa un taglio profondo a una guancia porta in
giudizio la Moulinex. L'accusa è di lesione colposa, reato procedibile
su querela di parte. L'azienda ammette l'errore, paga un maxirisarcimento e
si chiude la causa. Per sovrappiù, vista la pubblicità negativa
avuta dal caso, ritira dal mercato quel lotto di frullatori. Ma eventuali
altre vittime del frullatore-killer non hanno alcun risarcimento, a meno di
non cominciare un altro processo. "Ecco un caso in cui il risarcimento
si sarebbe esteso a molte più persone se ci fosse stata già
allora la class action",
dice Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto a Torino, protagonista di
tanti processi (penali) nei quali la parte della vittima è una
collettività: di consumatori danneggiati da un prodotto, lavoratori,
utenti, risparmiatori, calciatori... A cosa serve la class action?Adesso la principale
strada giudiziaria di tutela del consumatore è il processo penale. Io
ricevo innumerevoli esposti, segnalazioni, denunce su questo o quel problema,
e questo perché nel processo penale ci sono strumenti più incisivi e
più immediati di quelli che il singolo consumatore ha, con le regole
attuali, in sede civile. Mettendo invece in campo un soggetto collettivo, si
darebbero nuovi strumenti e più forza al processo civile, alleggerendo
così quello penale. Ma le imprese hanno più paura del processo
civile o di quello penale? Con la class action potrebbero trovarsi a
dover pagare maxirisarcimenti, una minaccia molto concreta. Penso che la class action abbia
un peso forte soprattutto nella prevenzione: per non rischiare, l'impresa
starà più attenta a garantire la sicurezza del consumatore. La
Confindustria l'ha presa malissimo. Non so se la sua reazione abbia per
oggetto il principio in sé o le modalità della sua attuazione. Sulle
modalità, si può discutere. Posso capire che ci siano
perplessità su alcuni dettagli tecnici. Ma l'introduzione dell'azione
giudiziaria collettiva è ormai matura, tutti
i paesi europei e la normativa comunitaria vanno in questa direzione,
è ora di rassegnarsi - o di entusiasmarsi, a seconda dei punti di
vista. E mettere in pratica la class action.
( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)
Per
Confindustria è "all'amatriciana", secondo la destra
è "una clava anticapitalistica", per le associazioni dei
consumatori sarà un tesoretto. Sbarca in Italia l'azione collettiva di risarcimento. Con un secolo di ritardo
Roberta Carlini "Una class action su Parmalat c'è
stata: negli Stati uniti, dove infatti i risparmiatori truffati hanno vinto,
mentre da noi aspettano ancora giustizia". Lo ricorda Giorgio Benvenuto,
presidente della Commissione Finanze del Senato, per sostenere che
l'inserimento della class action in finanziaria
"è un'occasione da non perdere". Dopo l'iniziale sorpresa
per quell'ultimo voto occasionale del Senato che, grazie all'errore di un
piangente senatore di Forza Italia sull'emendamento Manzione, ha infilato
"l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei
consumatori" nella Finanziaria, sulla " class action
all'italiana" si schierano le truppe e si affilano le armi. Ha aperto le
ostilità, a meno di mezz'ora dal voto del Senato, la Confindustria
paventando vessazioni verso le imprese; ha rincarato la dose Montezemolo,
definendo il provvedimento "una class action all'amatriciana".
E' sceso in campo sul Sole 24 Ore il famoso giurista Guido Alpa, mettendo in
fila tutti i difetti tecnici dell'articolato votato dal senato. Ma lo stesso
giornale confindustriale pochi giorni dopo ha pubblicato in prima pagina una
lettera del segretario del Pd Veltroni con un appello ai deputati:
"Correggetela, ma approvatela". Mentre il centrodestra dà
battaglia alla camera per stralciare la norma (definita da Maurizio Sacconi
"una clava anticapitalistica"), e il duo Manzione-Bordon minaccia:
"senza la class
action non votiamo più la Finanziaria". Il punto è:
i problemi giuridici e tecnici posti dall'affrettato emendamento sono
"dettagli da correggere" (come ha scritto sul Corriere l'ex
Commissario Consob Salvatore Bragantini, favorevole alla class action), ostacoli
insormontabili, o pretesti per bloccare il tutto? "Attenzione, la class action
è già stata insabbiata altre volte", avverte Benvenuto:
ricordando che doveva stare già nella legge di difesa del risparmio, e
che fu messa e poi sfilata anche dalle liberalizzazioni di Bersani. La lobby
contro la class action,
insomma, ci sa fare. Anche se quella che sbarca in Italia, a un secolo di
distanza dal diritto anglosassone e a qualche anno dagli altri paesi europei,
"non è una class action", precisa
Alessandro Maran, capogruppo dell'Ulivo nella commissione giustizia della
Camera, che ha adesso la patata bollente tra le mani. Nella class action
americana, una collettività di persone si mette insieme (dietro un
"capofila", un lead plaintiff) per agire in giudizio contro
un'impresa, una società, un ente: chi vuole può aderire,
associarsi all'azione collettiva dei David contro
l'impresa Golia, e con quel giudizio la questione si chiude. Nella class action
nostrana, invece, non c'è una vera e propria azione collettiva
dei David, ma si dà alle associazioni di consumatori e risparmiatori
"riconosciute" il potere di ergersi a rappresentanti dei David e di
agire in giudizio contro Golia. Ne segue un processo in due atti: nel primo,
il giudice (civile) decide se condannare o no l'impresa, e in caso
affermativo determina i criteri per liquidare il danno ai
consumatori/utenti/rispariatori; nel secondo atto, si passa a una Camera di
conciliazione davanti alla quale si presentano i danneggiati, e si determina
il risarcimento. Le obiezioni tecniche e di sostanza sono molteplici: a)
tutto il potere viene dato alle associazioni, che sono quelle già
riconosciute dal governo e quelle da riconoscere sempre con procedure
burocratico/governative; b) non c'è nessun disincentivo ad azioni
campate per aria, anzi il tetto dei compensi ai difensori (10% del valore
complesivo del risarcimento) è così alto da spingere gli
avvocati delle associazioni ad "azioni temerarie" (per non parlare
della possibilità di azioni ricattatorie); c) rimane sempre aperta la
possibilità di proseguire il giudizio, o aprire altre cause, dunque il
sistema invece di semplificarsi si complica. "Dettagli da correggere, ma
guai a stralciare tutto", dice Benvenuto. La correzione principale,
sulla quale si stanno indirizzando i deputati e anche i tecnici del ministero
della Giustizia, si chiama "filtro": un qualche metodo per vagliare
all'origine le richieste, buttando subito fuori dai tribunali quelle
infondate. Benvenuto affiderebbe questo potere di filtro all'Antitrust (che
sotto la guida Catricalà si è già messo in mostra nel
ruolo di paladino dei consumatori), e aggiungerebbe anche qualche precauzione
in più per vagliare la rappresentatività delle associazioni.
Anche alla camera in Commissione Giustizia si lavora al "filtro"
della class action.
Maran lo descrive così: "Va affidato al giudice il vaglio
preliminare, sia sulla fondatezza dell'azione che sulla legittimazione ad
agire dell'associazione". Punto delicatissimo, considerato il fatto che
le associazioni consumeristiche italiane, sulle quali pioverà tra
qualche mese il "tesoretto" della class action, non hanno spalle tanto
robuste, né i consumatori/utenti/vittime sono sempre disponibili a fidarsi di
loro.
( da "Manifesto, Il" del 23-11-2007)
Il
consulente "Class class="term">action
per tutti e per tutto" r. c. "Va benissimo il principio, ma adesso
non stravolgiamola". Per Sergio Cusani, già detenuto di
Tangentopoli e consulente economico-finanziario di sindacati, risparmiatori e
piccoli azionisti gabbati da quello che è stato definito un
"capitalismo di rapina", l'introduzione della class action in Italia è
"meritoria, doverosa e utile". Però è forte il
rischio che, nel cammino parlamentare, la misura si trasformi "in un
misero mortaretto destinato a spegnersi alla prima goccia d'acqua". Cosa
non va, nella class action
"all'italiana"? Per ora è passato il principio, il fine, ma
non la sua normazione, cioè i mezzi. Bisogna fare attenzione a che le
potenti lobby imprenditoriali, approfittando della debolezza e connivenza di
vasti settori politici, non annacquino il tutto. In quel caso, sarebbe meglio
non farne niente e lasciare gli istituti già previsti dalla legge.
Inoltre si può allargare il raggio di azione della legge 231 del 2001,
quella che ha introdotto la responsabilità penale di imprese, enti e
società, estendendolo a reati ambientali, frode fiscale, riciclaggio,
lavoro nero, sicurezza sul lavoro. E' giusto affidare l'azione collettiva solo alle associazioni di consumatori e utenti
riconosciute nei vari albi? I dubbi sul ruolo delle associazioni sono
legittimi. Per superarli c'è una strada maestra: dare la
possibilità a tutti i risparmiatori o consumatori che decidono di
procedere contro una società di costituirsi in un'associazione che ha
come proprio scopo quello di intraprendere la class action. I gruppi di
risparmiatori o piccoli azionisti, vasti o ristretti che siano, devono avere
la totale libertà di scegliere come difendersi: magari anche
appoggiandosi alle associazioni che godono della loro fiducia. E' vero che,
permettendo la class
action contro disservizi vari (ad esempio per ritardi dei treni o
black out) si rischia di bloccare tutto il sistema dei servizi? Faccio un
esempio: se in Spagna un treno ritarda più di 5 minuti, il biglietto
viene rimborsato direttamente in biglietteria. Da noi c'è una trafila
tale per avere il bonus di rimborso dalle Fs, che in molti rinunciano. A mio
avviso nella tutela della class action va contemplato tutto, il
consumatore/fruitore di servizi pubblici deve potersi tutelare contro imprese
che disattendono gli impegni presi con consumatori e azionisti, calpestando
anche la propria corporate governance.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-11-2007)
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2007-11-23 - pag: 11 autore: Troppi rischi
nella class action Pensiamo davvero che introdurre la "class
action" in queste condizioni sia un'idea così geniale e urgente
da utilizzare impropriamente lo strumento della Finanziaria? E per i tempi
della giustizia civile? Io non credo che si possa essere americani solo a
metà: è come se volessimo importare grandi automobili e
viaggiare sulle mulattiere. Nel caso dell'azione collettiva
così come votata dal Senato si rischiano effetti devastanti per le
imprese, che saranno esposte a ricatti di ogni genere. E benefici spesso
risibili per i consumatori. Guardiamo agli Stati Uniti, dove è in
corso un ripensamento assai critico rispetto alle norme sulla class action,
che già sono state modificate in senso restrittivo. Un ripensamento
che nasce dai numerosi casi di transazioni con parcelle milionarie per gli
studi legali e pochi spiccioli – quando non hanno perso dei soldi - per i
consumatori. Basta guardare su internet. Che fare a questo punto? Il buon
senso direbbe: stralciare il provvedimento dalla Finanziaria, affidandone la
stesura a una delega legislativa. Ma molti, pur riconoscendo che si tratta di
un pessimo testo – e c'è chi lo definisce un mostro giuridico - dicono
che la strada è quella di correggerlo. Se la scelta fosse questa
dobbiamo sapere che occorrono non piccoli ritocchi ma modifiche profonde. Per
dare certezze ai consumatori e anche alle imprese. Serve
il filtro del giudice per evitare azioni collettive manifestamente infondate
e occorre un meccanismo (il cosiddetto opt-in) che consenta di individuare
con precisione i soggetti che aderiscono effettivamente all'azione.
Altrimenti rischiamo di spacciare per azione collettiva
quella destinata ad avere effetti nei confronti di due o tre consumatori.
Per evitare il rischio di azioni collettive solo per ragioni strumentali
bisogna prevedere l'obbligo di un deposito cauzionale. E per evitare di
appesantire ulteriormente i nostri uffici giudiziari, si può pensare a
un obbligo preventivo di conciliazione tra le parti in causa prima di
procedere nel giudizio. Infine, la norma introdotta al Senato non chiarisce
che cosa succederà dopo la sentenza da parte del giudice. Se chi
promuove l'azione collettiva perde la causa, le
spese devono gravare sulla parte soccombente. E va superata la
possibilità per i difensori di pattuire compensi parametrati alle
somme ottenute per il risarcimento danni, per evitare compensi multimilionari
mentre si mettono i tetti alle retribuzioni dei dirigenti pubblici.
C'è un'ultima riflessione importante. Se si ritiene che l'azione collettiva abbia davvero una valenza positiva, allora deve
essere possibile anche nei confronti della pubblica amministrazione se
ritarda pagamenti dovuti o se impone disservizi ai cittadini. E in questo
caso i danneggiati potrebbero essere le stesse aziende. è solo con
modifiche di questo tipo che le imprese potrebbero forse pensare che
l'introduzione della class action all'italiana non è stata pensata e
voluta contro di loro. Emma Marcegaglia Vicepresidente di Confindustria
MODIFICHE PROFONDE Il provvedimento andrebbe stralciato dalla Finanziaria ma
se lo si vuole correggere bisogna dare certezze a consumatori e imprese.
( da "Resto del
Carlino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il
(Nazionale))
Di
OLIVIA POSANI ? ROMA ? IL WELFARE della discordia si conferma per Romano
Prodi il capitolo più rischioso della manovra economica 2008. Il
governo, per ora, minimizza i pericoli, ma anche ieri si è assistito a
un tutti contro tutti che nulla fa presagire di buono. Non a caso si
dà per scontato il voto di fiducia. Il disegno di legge che
approderà lunedì nell'aula della Camera è diverso dal
testo iniziale, che recepiva il protocollo di intesa tra governo e parti
sociali del 23 luglio. Tutto frutto dell'estenuante confronto che si è
svolto nella commisione lavoro di Montecitorio, dove la maggioranza si
è divisa e scontrata più volte prima di approvare modifiche su
contratti a termine, lavori usuranti, lavoro a chiamata e abolizione dello
staff leasing. "Sul welfare il governo non ha la maggioranza", dice
Berlusconi fissando così la seconda previsione sulla caduta di Prodi.
Certo è che ieri in due casi (deroghe all'abolizione del job on call
per turismo e spettacolo e apprendistato) si è assitito addirittura a
una saldatura dei voti dell'Unione con quelli della Cdl, mentre la sinistra
radicale l'ha spuntata su altri due emendamenti: maglie più larghe per
definire la platea dei lavori usuranti e maggiori limiti per l'utilizzo dei
contratti a termine. Ma Rifondazione non si accontenta e promette che
darà battaglia in aula per far passare le richieste bocciate dalla
commissione, a partire dal diritto di priorità all'assunzione per chi
ha già alle spalle 36 mesi di contratti a termine. "Abbiamo
ottenuto il 70% delle richieste ? ammette Rocchi (Prc) ? ma Prodi, sulla
precarità, deve risponderci in aula nel merito". IN REALTÀ
sono sufficienti le modifiche già approvate per far insorgere le parti
sociali. La Confindustria ha espresso "sconcerto" e ha bollato come
"molto gravi" i cambiamenti introdotti. Estremamente critico anche
Epifani, mentre Bonanni tuona: "Si sta seminando vento, speriamo che non
ci sia tempesta in Senato". Facile profezia: al di là delle
dichiarazioni ufficiali, improntate alla prudenza, la pattuglia che a Palazzo
Madama fa capo a Lamberto Dini ha infatti già mandato segnali a
Rifondazione: se a Montecitorio passa un testo che modifica gli impegni di
spesa, noi lo bloccheremo al Senato votando contro. "E' aumentato il
numero dei lavoratori 'usurati' ? fa notare Natale D'Amico ? Bisogna capire
come si fa ad attingere alle stesse risorse fissate allargando la paltea di
chi ha diritto al pensionamento anticipato". Giuliano Cazzola calcola
che si tratta di 650 mila unità in più. E ai tre
liberaldemocratici si andranno sicuramente a sommare i voti dei Bordon e
Manzione. A tutto questo vanno aggiunti i malumori dei socialisti. Lanfranco
Turci ha sottolineato ieri che il voto del suo gruppo dipende dalla
volontà del governo di rispettare un impegno: introdurre
l'indennità di disoccupazione per i lavoratori a progetto (co.co.pro.).
INSOMMA, Prodi rischia di rivivere l'incubo della finanziaria, se non peggio.
Per questo il ministro Chiti annuncia: "Il provvedimento sul Welfare al
99% è quello concordato con le parti sociali. Non va cambiato. Se
occorre ricorreremo alla fiducia". "Le distanze rispetto al
protocolo stanno aumentando", sottolinea invece il direttore generale di
Confindustria Beretta, che aggiunge: "Le modifiche sui contrati a
termine sono pessime, l' introduzione della class action e
l'abolizione delle staff leasing sono misure contro le imprese. Il protocollo
è stato mutilato e la concertazione è a rischio". Il tema
dei lavori usuranti, ammonisce Epifani, "non va affrontato con una
delega e non mi piacciono le deroghe al lavoro a chiamata, che rischiano di
rendere più complesso il contratto del commercio". E Bonanni:
"C'è una mortificazione delle parti sociali. Il Parlamento si
è fatto imporre da una minoranza scelte nell'interese
particolare". - -->.
( da "Resto del
Carlino, Il (Nazionale)" del 23-11-2007)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il
(Nazionale))
Di
OLIVIA POSANI ? ROMA ? IL WELFARE della discordia si conferma per Romano
Prodi il capitolo più rischioso della manovra economica 2008. Il
governo, per ora, minimizza i pericoli, ma anche ieri si è assistito a
un tutti contro tutti che nulla fa presagire di buono. Non a caso si
dà per scontato il voto di fiducia. Il disegno di legge che
approderà lunedì nell'aula della Camera è diverso dal
testo iniziale, che recepiva il protocollo di intesa tra governo e parti
sociali del 23 luglio. Tutto frutto dell'estenuante confronto che si è
svolto nella commisione lavoro di Montecitorio, dove la maggioranza si
è divisa e scontrata più volte prima di approvare modifiche su
contratti a termine, lavori usuranti, lavoro a chiamata e abolizione dello
staff leasing. "Sul welfare il governo non ha la maggioranza", dice
Berlusconi fissando così la seconda previsione sulla caduta di Prodi.
Certo è che ieri in due casi (deroghe all'abolizione del job on call
per turismo e spettacolo e apprendistato) si è assitito addirittura a
una saldatura dei voti dell'Unione con quelli della Cdl, mentre la sinistra
radicale l'ha spuntata su altri due emendamenti: maglie più larghe per
definire la platea dei lavori usuranti e maggiori limiti per l'utilizzo dei
contratti a termine. Ma Rifondazione non si accontenta e promette che
darà battaglia in aula per far passare le richieste bocciate dalla
commissione, a partire dal diritto di priorità all'assunzione per chi
ha già alle spalle 36 mesi di contratti a termine. "Abbiamo
ottenuto il 70% delle richieste ? ammette Rocchi (Prc) ? ma Prodi, sulla
precarità, deve risponderci in aula nel merito". IN REALTÀ
sono sufficienti le modifiche già approvate per far insorgere le parti
sociali. La Confindustria ha espresso "sconcerto" e ha bollato come
"molto gravi" i cambiamenti introdotti. Estremamente critico anche
Epifani, mentre Bonanni tuona: "Si sta seminando vento, speriamo che non
ci sia tempesta in Senato". Facile profezia: al di là delle
dichiarazioni ufficiali, improntate alla prudenza, la pattuglia che a Palazzo
Madama fa capo a Lamberto Dini ha infatti già mandato segnali a
Rifondazione: se a Montecitorio passa un testo che modifica gli impegni di
spesa, noi lo bloccheremo al Senato votando contro. "E' aumentato il
numero dei lavoratori 'usurati' ? fa notare Natale D'Amico ? Bisogna capire
come si fa ad attingere alle stesse risorse fissate allargando la paltea di
chi ha diritto al pensionamento anticipato". Giuliano Cazzola calcola
che si tratta di 650 mila unità in più. E ai tre
liberaldemocratici si andranno sicuramente a sommare i voti dei Bordon e
Manzione. A tutto questo vanno aggiunti i malumori dei socialisti. Lanfranco
Turci ha sottolineato ieri che il voto del suo gruppo dipende dalla
volontà del governo di rispettare un impegno: introdurre
l'indennità di disoccupazione per i lavoratori a progetto (co.co.pro.).
INSOMMA, Prodi rischia di rivivere l'incubo della finanziaria, se non peggio.
Per questo il ministro Chiti annuncia: "Il provvedimento sul Welfare al
99% è quello concordato con le parti sociali. Non va cambiato. Se
occorre ricorreremo alla fiducia". "Le distanze rispetto al
protocolo stanno aumentando", sottolinea invece il direttore generale di
Confindustria Beretta, che aggiunge: "Le modifiche sui contrati a
termine sono pessime, l' introduzione della class action e
l'abolizione delle staff leasing sono misure contro le imprese. Il protocollo
è stato mutilato e la concertazione è a rischio". Il tema
dei lavori usuranti, ammonisce Epifani, "non va affrontato con una
delega e non mi piacciono le deroghe al lavoro a chiamata, che rischiano di
rendere più complesso il contratto del commercio". E Bonanni:
"C'è una mortificazione delle parti sociali. Il Parlamento si
è fatto imporre da una minoranza scelte nell'interese
particolare". - -->.
( da "Messaggero, Il" del 23-11-2007)
Di
LUCIANO COSTANTINI ROMA Riforma del welfare: c'è il via libera della
Commissione Lavoro, ma non ancora quello di Montecitorio. "La battaglia
vera comincerà lunedì quando il disegno di legge
approderà in aula", commentano i protagonisti della no-stop
terminata l'altra notte. E che sarà battaglia lo testimoniano i
giudizi a caldo che si intrecciano tra le centrali sindacali, la Confidustria
e i rappresentanti dei partiti. I sindacalisti sono critici per alcune
correzioni (per esempio, quella che abolisce lo "staff leasing") e
riscontrano un "attentato" alla concertazione; gli imprenditori
perchè vedono penalizzate le loro aspettative soprattutto sulla
questione dei limiti ai contratti a tempo determinato; la sinistra radicale
perchè avrebbe preteso restrizioni più cogenti sul precariato e
i "diniani" perchè temono una lievitazione della spesa
pubblica dopo il possibile ampliamento della platea dei "lavori
usuranti". Sì, tutti promettono battaglia, anche se su fronti
diversi. "Puntiamo a correggere il ddl in aula", avverte
Rifondazione. Per i socialisti "il voto resta sospeso". Non si sbilanciano
i "diniani": "Vediamo come il testo uscirà
dall'aula". Parlano di "capitolazione" i comunisti.
"Viene leso l'equilibrio del protocollo", denunciano Verdi, Pdc,
Sinistra democratica e Prc. "In aula - assicura il relatore, Emilio
Delbono - non ci sarà alcuna modifica. Difenderemo il disegno di legge
così come è uscito dalla Commissione". Precisa il
presidente della stessa Commissione, Gianni Pagliarini: "Ci sono ancora
forti tensioni in una parte della maggioranza che non è soddisfatta,
ma non ci sono le condizioni per modificare il testo. La decisione di porre
la fiducia spetta al governo". Cioè Pagliarini fa balenare
l'ipotesi di un riscorso alla fiducia per blindare il pacchetto di
provvedimenti. Lunedì il dibattito potrebbe cancellare o accumulare le
nubi che oggi offuscano l'orizzonte. Le correzioni apportate all'impianto
concordato a luglio tra governo, sindacati e Confindustria sono
sostanzialmente quattro. La prima, quella più rilevante riguarda i
"lavori usuranti": scompare dal testo il vincolo delle 80 notti per
poter rientrare nella platea e quindi usufruire di una pensione anticipata.
La stessa platea potrebbe ampliarsi progressivamente superando le 5.000
unità previste (ma non fissate) dal ddl. Giuliano Cazzola, presidente
del Comitato per la difesa della legge Biagi, immagina addirittura che si
possa arrivare alle 650.000 unità. Resta immutata la posta di 2,8
miliardi che tuttavia dovrebbe essere rivista verso l'alto in caso di
sforamenti del numero dei "lavoratori usurati". Sul punto specifico
l'opposizione dei "diniani" è netta. Seconda correzione, il
lavoro a tempo determinato: viene prevista una sola proroga di 8 mesi con
l'accordo del lavoratore e del sindacato. E qui insorge Confindustria.
"Modifiche pessime - sottolinea il direttore generale, Maurizio Beretta
- difformi dallo spirito e dalla lettera del protocollo che vanno contro gli
interessi dei lavoratori e rompono la coerenza con quanto avevamo
sottoscritto. Gli
interventi su class action
e welfare sono atti ostili nei confronti delle imprese e che minano la concertazione".
Terza correzione, via lo "staff leasing". Sul punto specifico
scattano le critiche dei sindacati. Dice il leader Cisl Bonanni: "Un
danno per i lavoratori, c'è stata una mortificazione dell'autonomia
delle parti sociali, si sta seminando vento, speriamo che non produca
tempesta che prevedo però al Senato". Sulla stessa linea il
numero uno della Uil Angeletti. Per l'Ugl di Renata Polverini "le
modifiche restano nel complesso fedeli all'impianto definito". Il leader
della Cgil Epifani si limita ad auspicare che "il capitolo sulle riforme
venga chiuso entro dicembre". "E comunque - aggiunge - non mi piace
quanto fatto sul "job on call"". Ed è questa la quarta
correzione: il "lavoro a chiamata" viene ripristinato - su istanza
di maggioranza e opposizione - per i settori turismo, ristorazione e
spettacolo. Ma c'è chi teme uno sforamento nel commercio.
Martedì sera Epifani, Bonanni, Angeletti e Montezemolo si vedranno per
tentare di avviare un confronto sulla riforma dei contratti. Sarà poco
più che un incontro conviviale, ma che potrebbe servire per
focalizzare meglio la questione del welfare proprio alla luce delle modifiche
al protocollo maturate la scorsa notte.
( da "Corriere del
Veneto" del
23-11-2007)
Corriere
del Veneto - VERONA - sezione: PRIMOPIANO - data: 2007-11-23 num: - pag: 4
categoria: REDAZIONALE LA DIVISIONE L'assessore regionale e consigliere
comunale contrario alla delibera No di Valdegamberi: è
incostituzionale Meocci e gli esponenti Udc intervengano VERONA -
"Anticostituzionale e contraria a quello in cui crediamo. Verona ha
bisogno di provvedimenti seri sul fronte della sicurezza e di una politica
mirata a chi è in difficoltà, non di provvedimenti e ordinanze
che per altro nascono nulle". L'assessore regionale ai servizi sociali e
consigliere comunale Stefano Valdegamberi ieri ha messo in guarda da fughe in
avanti ed emulazioni delle ordinanze "anti – sbandati " adottate da
Cittadella ed in altri comuni del padovano. "So che l'ordinanza piace
molto anche al sindaco di Verona Flavio Tosi che vuole fare una delibera –
commentava ieri Valdegamberi intervenendo alla
presentazione della Colletta alimentare – credo che questo tipo di delibere
sposti pericolosamente la discussione politica verso l'equazione povero
uguale criminale, mentre non è così". A chi, come il
presidente Giancarlo Galan, immaginava una generalizzazione dell'ordinanza a
tutti il Veneto Valdegamberi ricorda la Costituzione ed il vangelo.
"Questa ordinanza è contraria a molti dei principi solidali a cui
si ispira la nostra Costituzione – aggiungeva l'assessore ai servizi sociali
– inoltre chi come me si ispira alla dottrina sociale della Chiesa non
può dimenticare i passi delle Beatitudini che prescrivono di dare da
mangiare agli affamati e vestire gli ignudi. Con provvedimenti come quella di
Cittadella invece si va nella direzione opposta: solo chi ha 13 euro di
reddito giornaliero può chiedere la residenza. E gli altri? Si rischia
di escludere dalla società i poveri e di emarginare ancora di
più chi è sulla soglia della povertà. Credo che Alfredo
Meocci in qualità di vicesindaco dell'Udc farebbe bene a parlare di
queste cose con il nostro primo cittadino ed altrettanto dovrebbero fare gli
esponenti del nostro partito". A chi gli ricorda che la motivazione
principale che muove i sindaci della Lega, e non solo, nell'adottare la
delibera è la crescente insicurezza del territorio veneto Valdegamberi
risponde: "chi infrange la legge, povero o no, va fermato e se è
straniero allontanato dalla nostra comunità. Più che di
ordinanze che non danno la residenza ai poveri i cittadini hanno bisogno di
certezza della pena per i delinquenti e di un maggiore presidio delle forze
dell'ordine nelle nostre città. Risultati che non si conseguono
purtroppo firmando una ordinanza comunale ma che richiedono una azione
politica determinata a tutti i livelli. Sarebbe meglio sforzarsi a livello europeo
perché la Romania controllasse meglio chi lascia il proprio Paese per venire
a delinquere in Italia e che si fornissero ai giudici strumenti migliori nel
fronteggiare la criminalità". Sull'avviso di garanzia notificato
al sindaco di Cittadella Massimo Bitonci l'assessore dell'Udc commenta
criptico: "la magistratura padovana ha sempre fatto bene il suo lavoro,
che è anche quello di controllare la conformità
dell'attività dei politici alla legge. Credo nella separazione dei poteri".
Alberto Gottardo Contrario \\ Questo tipo di delibere sposta pericolosamente
la questione verso l'equazione povero uguale criminale.
( da "Corriere della
Sera" del
23-11-2007)
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2007-11-23 num:
- pag: 53 categoria: BREVI Interventi e Repliche Forza Italia e la richiesta
di immacolatezza Sul Corriere del 19 Novembre viene pubblicato un articolo
dal titolo "Mosse spericolate. La Nuova sfida del Cavaliere. La seconda
discesa in campo contro i politici parrucconi" a firma Gian Antonio
Stella nel quale per contrastare "l'iniziale richiesta di
immacolatezza" dell'onorevole Berlusconi si scrive che egli ha "via
via imbarcato uomini come..." e di seguito una lista di persone che
secondo l'autore si sarebbero macchiati di gravi reati, fra i quali
"Gaspare Giudice, del quale i magistrati di Palermo chiesero invano
l'arresto considerandolo a disposizione del presunto boss di Caccamo,
Giuseppe Panzeca". Segnalo che il Gian Antonio Stella non sembra leggere
il suo giornale che il 28 aprile di questo anno ha dato ampio risalto alla
notizia della mia piena assoluzione, per non aver commesso il fatto, da parte
del Tribunale penale di Palermo. Ho subito per 9 anni un processo giudiziario
e mediatico per accuse totalmente infondate dalle quali mi sono difeso
pubblicamente e limpidamente. Ho sempre nutrito il più profondo
rispetto per la magistratura e per le regole del processo. Vorrei che chi fa
informazione si ricordasse anche delle sentenze di assoluzione e non solo dei
capi di imputazione. On. Gaspare Giudice Se il deputato Giudice è
stato assolto da ogni accusa, buon per lui. Ma io scrivevo una cosa
indifferente al suo attuale status giudiziario. E cioè che Forza
Italia, nata con premesse così giustizialiste da chiedere ai candidati
di dichiarare di non avere "mai ricevuto avvisi di garanzia" era
passata a difendere anche chi, a ragione o a torto, era considerato dai
magistrati così vicino alla mafia da meritare la richiesta d'arresto.
Quanto al "processo mediatico", Giudice ammetta che anche
all'estero avrebbero avuto perplessità su dettagli come la sua lettera
al nipote del boss mafioso Lorenzo Di Gesù: "Caro Giuseppe, l'autentica
e vera amicizia che mi legava a tuo zio Lorenzo..." Per carità:
innocentissimo. Ma il Berlusconi della "discesa in campo", con le
regole di allora, non lo avrebbe accettato. O no? Gian Antonio Stella La
linea strategica europea sul nucleare Ho letto l'intervento di Umberto
Guidoni "Nucleare: il progetto europeo", sul Corriere del 19
novembre e sono rimasta colpita dalle frasi conclusive in cui, per il
programma di accompagnamento a Iter, si parla di un possibile nuovo tokamak a
Frascati e contemporaneamente si nega la possibilità che questa nuova
struttura possa essere Ignitor perché indicato come progetto "al di
fuori del programma europeo". L'autore della lettera sa benissimo che il
programma europeo è il risultato delle proposte presentate dai vari
stati membri: se l'Italia proponesse Ignitor e lo sostenesse attivamente, lo
scenario europeo potrebbe essere diverso. Voglio anche ricordare a Guidoni
che i primi due obbiettivi nella linea strategica europea sono: 1) costruire
Iter: 2) sviluppare la fisica del "burning plasma". Il progetto
Ignitor è stato proposto proprio per lo studio del burning plasma.
L'Enea ha utilizzato molto denaro pubblico per sviluppare tale progetto e ora
dovrebbe essere suo dovere presentarlo all'Europa chiedendone l'inserimento
nel programma di accompagnamento. Augusta Airoldi Istituto di Fisica del
Plasma "P.Caldirola" Associazione Cnr-Enea-Euratom, Milano Class class="term">action: come migliorare la legge
Nell'ultima parte dell'articolo "Class class="term">action:
cinque modifiche per migliorare la legge" del Corriere di ieri, un
refuso ha alterato il senso dell'ultima frase. Deve leggersi:
"Abolizione del divieto del patto di quota lite" (e non:
"Abolizione del patto di quota lite". Gustavo Ghidini.
( da "Tempo, Il" del 23-11-2007)
Confindustria
e sindacati si trovano di nuovo insieme contro la sinistra radicale che vuole
sovvertire il testo sul welfare. "Le distanze rispetto al protocollo
stanno incomprensibilmente aumentando" lamenta il direttore generale di
Confindustria, Maurizio Beretta che definisce "pessimo"
l'intervento sui contratti a termine perchè "difforme dallo
spirito e dalla lettera del protocollo". Home Politica prec succ
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incontro in campo neutro E il Cav chiede un incontro in campo neutro
"Tutto pronto contro di noi Destra e Circoli, stesso logo" Protesta
a Villa Morelli contro i tagli La manifestazione contro le caserme dopo
l'assassinio ... Insomma, sostiene Confindustria, il rischio è che si
vada a minare "l'istituto stesso della concertazione" mentre proprio in
Parlamento si introduce, "in modo inusitato" da un lato la class action che
"rappresenta una grave minaccia per il sistema delle imprese" e
dall'altro si limita, con l'introduzione di un tetto, il ricorso ai contratti
a termine e si cancella lo staff leasing. Lo scontento di Confindustria
è condiviso dai sindacati. La cancellazione dello staff leasing
è infatti una vittoria di facciata visto che il contratto è
praticamente inapplicato mentre preoccupano di più le deroghe
all'abolizione del job on call che, di fatto, ne consentono l'utilizzo in
alcuni settori. Per ora sono il turismo e lo spettacolo ma i sindacati temono
che si possa aprire la falla anche nel commercio dove, da oltre 10 mesi, i
circa 2000 addetti stanno cercando di rinnovare il contratto. Non a caso
Confcommercio ne ha chiesto un allargamento: il lavoro a chiamata, dice,
"è una forma importante di flessibilità". La Cgil
teme soprattutto che l'eliminazione del tetto delle 80 notti per rientrare
nella categoria dei lavori usuranti si traduca in un cul de sac. Preferirei
che il "problema venisse risolto entro fine anno e che non ci si affidi
alla delega, che si presta a troppe incognite" ha detto il leader della
Cgil Guglielmo Epifani. Per il segretario della Uil, che giudica un
"errore" la cancellazione dello staff leasing, le modifiche agli
usuranti sono invece giuste perchè "non c'è nessuno in
grado di sapere quanti andranno in pensione prima: abbiamo scritto 5.000
perchè - confessa Angeletti- nessuno sa quanti sono". Non
piacciono al leader della Cisl, invece, le modifiche sullo staff leasing e
sui contratti a termine. "Sullo staff leasing i lavoratori hanno subito
un danno. Chi dice che la modifica è stata fatta in nome dei
lavoratori mente" dice Raffaele Bonanni che affonda anche sui contratti
a termine: "con tutto il rispetto per la sovranità del
Parlamento, questo non può essere irresponsabile. Si sta seminando
vento, speriamo non ci sia tempesta" aggiunge prevedendo "una
tempesta assai preoccupante in Senato". Intanto sindacati e Confindustria
si preparano ad aprire il tavolo sulla contrattazione: il 27 si incontreranno
Montezemolo, Epifani, Bonanni e Angeletti per un primo giro di tavolo.
"Il governo deve chiudere prima la Finanziaria" ha detto Epifani.
La trattativa entrerà infatti nel vivo a gennaio, perchè nelle
intenzioni dei sindacati la partita deve rientrare in quella più
complessiva, da aprire con il governo, sulla politica dei rediti, fisco e
tariffe. 23/11/2007.
( da "Italia Oggi" del 23-11-2007)
ItaliaOggi
ItaliaOggi - I commenti Numero 278, pag. 2 del
23/11/2007 Autore: di Ennio Fortuna* Visualizza la pagina in PDF
L'analisi La class action ha molti nemici. Forse perché
è utile Raramente mi è capitato di leggere critiche tanto
astiose e violente contro il testo di un progetto di legge come nel caso del
voto del senato sulle "class action", ovvero, in ottimo italiano, sulle azioni collettive. Rileggendo il testo, confesso
però che non vi trovo nulla di tanto sconvolgente. Ovviamente occorre
riflettere muovendo dalla posizione del piccolo consumatore (utente,
risparmiatore, acquirente e così via) che spesso, troppo spesso, e da
troppo tempo, recita la parte della vittima sacrificale. Se un privato
cittadino acquista un prodotto difettoso o si rivolge a un'impresa di servizi
(trasporti, energia e così via) che risulta inadempiente, in teoria
può muovere causa all'imprenditore, ma in pratica non lo fa perché le
spese della lite superano di centinaia di volte l'entità del danno
subito. Come tutte le armi di difesa, anche le azioni collettive possono
essere portate all'esasperazione, e risolversi in pratiche discorsive o
ricattatorie. Ma non mi sembra questo un argomento decisivo per vietarle. Del
resto, le critiche non sembrano affatto irresistibili. In sostanza, si
concentrano su due punti essenziali: l'assenza di un filtro, definito
imprescindibile, per bloccare iniziative temerarie e a sfondo ricattatorio, e
la mancata definizione dell'elenco dei legittimati all'azione. La prima
censura è infondata perché un filtro è già in atto, e in
tutte le controversie (introdurne un altro solo per le cause collettive
porrebbe evidenti problemi di costituzionalità). Infatti, il giudice
se ritiene matura la causa per la decisione, anche senza bisogno di
particolari mezzi di prova, può rimettere, e subito, le parti al
collegio. Quanto all'elenco dei legittimati, è previsto che il
ministro possa ampliarne la portata (ora sono solo 16 le associazioni
abilitate). Ma si tratta di un'ulteriore garanzia per le imprese produttrici
o erogatrici di servizi. Infatti, in caso di lite temeraria o assolutamente
infondata l'associazione soccombente rischia di perdere la legittimazione, e
inoltre il giudice può condannarla ai danni (in base all'istituto
notissimo, ancorché poco applicato nella prassi, della responsabilità
aggravata per iniziativa o resistenza in mala fede). Oltretutto, ed è
forse l'argomento più importante, la sola eventualità dell'esercizio
dell'azione collettiva appare idonea a indurre le
imprese a migliorare le loro prestazioni, non fosse altro per evitare il
rischio di condanne. Non mi sembra poco. *Procuratore della repubblica a
Venezia.
( da "Espresso, L'
(abbonati)" del
23-11-2007)
ECONOMIA
CLASS ACTION / DOPO IL BLITZ SULLA FINANZIARIA Consumatori al potere DI PAOLO
BIONDANI E FRANCESCO BONAZZI Sono 16 le associazioni che potranno promuovere
le cause di massa. Sono legate a partiti, sindacati e movimenti d'opinione. E
vivono di fondi pubblici Certo, se commettiamo l'errore di diventare i notai
della class action, poi non potremo lamentarci se ci passano al
microscopio... Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, ha già
fiutato i rischi di quel rocambolesco emendamento alla Finanziaria che
riconosce la tutela in giudizio degli interessi collettivi. Certo, per i
consumatori è una vittoria di principio e per certi versi addirittura
storica. Ma la via italiana alla class action prevede che chi si sente
calpestato da banche, assicurazioni o compagnie telefoniche passi per forza
dalle organizzazioni dei consumatori riconosciute dallo Stato. Una strettoia
che consiglia di accendere un faro per guardare meglio chi sono e che cosa
fanno i paladini dei nostri consumatori. Perché se dovranno trasformarsi in
notai sarà giusto sapere come si finanziano, quanta gente
rappresentano e se sono più o meno legati a partiti, movimenti
d'opinione o sindacati. Per iniziare il viaggio tra la ventina di sigle tra
le quali si muovono gli aspiranti Ralph Nader di casa nostra conviene partire
da una ferita ancora aperta come il crack Parmalat. All'epoca, fu definito
dai giornali di Oltreoceano 'The European Enron'. Perché quel buco da 4
miliardi di euro, nascosto fino al 2003 nei bilanci truccati del gruppo di
Collecchio, finì per bruciare i risparmi di migliaia d'investitori in
tutto il mondo. Tra loro, chi ha fatto causa negli Stati Uniti ha già
portato a casa un primo acconto da 40 milioni di euro. Come? Grazie alla
class action, naturalmente. Che per gli italiani è letteralmente una
roba da cinema, un sogno epico che ha il volto di Julia Roberts in 'Erin
Brockovich' o di Russell Crowe in 'The Insider'. Così, per presentare
una maxi-causa di risarcimento danni al Tribunale di Roma, Altroconsumo ha
dovuto raccogliere le deleghe di 3 mila ex azionisti o obligazionisti
Parmalat. Che significa trovare ed esaminare migliaia di posizioni personali,
fare tanti dossier separati, eccetera eccetera. In pratica, è come
presentare 3 mila cause singole. E infatti ci hanno messo tre anni per
costituirsi. Se poi otterranno ragione, gli eventuali risarcimenti andranno
solo a quei tremila ricorrenti e dopo svariati gradi di giudizio. Ma nessun
centesimo tornerà nelle tasche degli altri 80-100 mila italiani che,
secondo stime ufficiose, si sono scottati le mani con i titoli di Collecchio.
Il bello è che anche con la class action approvata dal Senato la
scorsa settimana, quei 3 mila azionisti Parmalat resterebbero quasi al palo.
Perché? Hanno sbagliato indirizzo. Altroconsumo, nonostante abbia oltre 300
mila soci e sia storicamente un'organizzazione tra le più serie, non
fa più parte del Consiglio nazionale consumatori e utenti (Cncu)
istituito per legge presso il ministero delle Attività produttive. Ne
è stata espulsa, su richiesta di altre associazioni, perché il fatto
di essere collegata a una casa editrice internazionale ne configurerebbe lo
scopo di lucro. Ora la vicenda, che ha avuto strascichi giudiziari, pare stia
per concludersi con il prossimo rientro di Altroconsumo nel Cncu, ma intanto
ci porta perfettamente al cuore del triplice problema
soldi-rappresentanza-autonomia. Dice la legge del '98 che per far parte del Cncu
bisogna avere almeno 29 mila iscritti ed essere presenti in più di
quattro Regioni. E l'emendamento appena approvato in Senato dice che la class
action made in Italy sarà affidata ai membri del Cncu e ad altre
organizzazioni che però dovranno essere individuate dallo Stato con un
futuribile regolamento ad hoc. Così le 16 organizzazioni che oggi
siedono nel Cncu, e che domani saranno la forca caudina delle azioni
collettive, dichiarano tutte oltre 30 mila soci (autocertificati, ovviamente)
e uffici un po' ovunque. Anche se magari in alcune città sono ospitate
da un sindacato e hanno giusto un telefono e due impiegati. Come spiega
efficacemente un alto dirigente del ministero diretto da Pierluigi Bersani,
questi 'Magnifici 16' possono essere divisi in due famiglie: quelli che hanno
un qualche legame con organizzazioni maggiori di tipo sindacale, politico o
d'opinione e quelli che sono sostanzialmente un 'one man show' e dipendono
dal carisma personal-mediatico dei loro dirigenti. Ma al di là delle
classificazioni, si tratta di un mondo eterogeneo e anche parecchio litigioso
al proprio interno. Se prendiamo per buoni i numeri ufficiali,
l'organizzazione più popolare è (forse) l'Adiconsum, che vanta
oltre 122 mila iscritti ed è sinonimo di Cisl. Sotto la guida storica
di Paolo Landi, spazia dalle assicurazioni alla sicurezza stradale, passando
per il risparmio e i trasporti. Anche la Cgil ha il suo robusto consolato tra
i cittadini-utenti, affidato alla Federconsumatori di Rosario
Trefiletti (oltre 60 mila soci). Mentre dietro le sigle di
Adoc (70 mila iscritti) e Lega Consumatori (43 mila) si muovono il mondo
della Uil e delle Acli. Altro nome storico è quello del Movimento
consumatori (40 mila soci), fondato dal giurista Gustavo Ghidini e finito in
area Arci. La risposta del centrodestra è più recente e si
chiama Casa del Consumatore, nata nel 2000, ma accreditata a livello
nazionale solo tre anni fa. La presiede Alessandro Fede Pellone, ex
consigliere regionale di Forza Italia al Pirellone, e nel direttivo gli fanno
compagnia l'ex assessore milanese alla moda Giovanni Bozzetti (Fi), l'ex
onorevole di An Pietro Cerullo e i leghisti Medardo Zanetti ed Ennio
Castiglioni. Fede Pellone dichiara di avere 56 mila associati e spiega l'alto
numero anche grazie alle convenzioni con Federcasalinghe e Ugl-Credito.
Ancora nel 2006 il presidente della Casa del Consumatore si è
candidato alle comunali di Milano. Non è stato eletto, ma sul suo sito
Internet è rimasta un'autentica perla: "Entrato in Forza Italia
fin dagli inizi dell'ascesa in campo del presidente Berlusconi nel novembre
'93", quando per la verità era solo 'L'espresso' a scrivere che
il Cavaliere stava fondando un nuovo partito. Notevoli anche i formulari per
l'apertura di nuove sedi, dove agli aspiranti neo-presidenti provinciali si
richiede di non aver subito "condanne passate ingiudicate". Un inno
dadaista alla prescrizione? Chissà. Intanto, per l'individuazione dei
reati 'ingiudicati' si è preferito rimanere nel vago: sono quelli
"ritenuti incompatibili con la carica di responsabile". Mistero.
Pirotecnica anche la storia di Assoutenti, fondata nel 1982 dall'ex vigile
urbano e sindacalista Uil Furio Truzzi. Ovviamente vanta oltre 30 mila
associati e ha una specializzazione riconosciuta nelle vertenze sui trasporti,
come i rimborsi ai pendolari per i ritardi dei treni. Truzzi è stato
il primo dei non eletti in una lista alleata con il centrosinistra alle
regionali liguri del 1995. Ma nel 2005 è passato sull'altro fronte con
Sandro Biasiotti e il simbolo inedito del 'rospo che ride' (slogan: 'Non
ingoiarlo, votalo'). Nonostante l'acrobazia, ha nuovamente fallito il gran
salto nella politica. Il primato nelle battaglie per la sicurezza
agro-alimentare spetta invece all'Acu, nata nel 1984 con la sigla di
Agrisalus e guidata da Gianni Calvinato e Clara Gonelli. Conta oltre 100 mila
soci e può vantare molti riconoscimenti internazionali. La sua ultima
campagna è quella contro la privatizzazione degli acquedotti. Molto
concentrata sui temi della salute è invece Cittadinanzattiva (76 mila
soci), fondata da Giovanni Moro e guidata oggi da Giustino Trincia. è
alla base dei Tribunali per i diritti del malato ed è tra le poche
associazioni ad aver messo online i bilanci e i costi della sua struttura
interna. Dopo aver combattuto per anni sul fronte dei mutui e delle
commissioni bancarie più o meno occulte, Adusbef e Codacons sono
diventate sempre più famose, anche se superano a stento i 30 mila
associati. Oggi sono in prima linea su Cirio, Parmalat, derivati, mutui subprime
e portabilità dei conti correnti. Piuttosto diverse tra loro, sono
entrambe guidate da personaggi carismatici. L'Adusbef è la creatura di
un ex bancario vulcanico come Elio Lannutti, molto bravo nei rapporti con i
mass media e dalla retorica tribunizia ma efficace. Il Codacons è
sinonimo di Carlo Rienzi, avvocato capace di perseguitare una grande impresa
per pochi centesimi, ma anche di presentare un esposto contro l'arbitro di
calcio Moreno, quello che ci fece vedere i sorci verdi ai mondiali di calcio
in Corea. Sia Lannutti che Rienzi sono diventati due mezzi monumenti e, se
è vero che sono nati lontano dalla politica, bisogna anche segnalare
che ne sono sempre più attratti (si sono candidati a più
riprese, chi con Di Pietro, chi alleandosi a Prodi). A stare nel fatidico
Cncu si prendono anche parecchi soldi. Grazie a una legge del 2004, che
devolve alle associazioni riconosciute il 70 per cento delle multe incassate
dall'Antitrust, negli ultimi anni sono piovute sul settore una trentina di
milioni di euro. Succede così che organizzazioni che hanno sempre
avuto un bilancio dell'ordine dei 100-200 mila euro si siano viste arrivare
d'un colpo finanziamenti pubblici da oltre un milione. Una vera sbornia
finanziaria, destinata a non finire se davvero decolleranno anche le class
action 'notarili'. Anche perché a quel punto il numero degli associati
volerà per davvero. n E LE LOBBY SI METTONO AL LAVORO C'è tempo
15 giorni per tamponare l'effetto del blitz. E di 180 giorni per l'entrata in
vigore Colpo di mano parlamentare? Probabile. Soluzione 'all'amatriciana'?
Dipende dai gusti. Ma una cosa è sicura: l'introduzione della class
action era promessa a chiare lettere nel programma elettorale con il quale
l'Unione di Prodi vinse le elezioni del 2006. Certo, era in compagnia di
altre chimere come la commissione parlamentare d'inchiesta sul G-8 di Genova
e il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, ma per esserci c'era.
Ora, dopo il blitz Manzione-Bordon al Senato, l'intera vicenda passa nelle
mani della commissione Giustizia della Camera. "E non è che non
ne sappiano nulla, perché qui ci sono i più convinti e preparati
sostenitori della class action", tiene a puntualizzare con 'L'espresso'
il suo presidente, Pino Pisicchio. Dopo otto mesi di audizioni, nel corso
delle quali sono stati ascoltati consumatori, giuristi, banche,
assicurazioni, industrie, avvocati e magistati, erano pronti alcuni testi di
legge. Il testo di maggioranza (relatore il diessino Maran), ad esempio, non
limitava la legittimazione delle cause alle organizzazioni dei consumatori
'riconosciute', però affidava un vaglio preventivo di non manifesta
infondatezza alla magistratura. Ora, alla Camera si sono rassegnati a toccare
il meno possibile ciò che approva con fatica il Senato. Ma Pisicchio
ci tiene a ricordare che "la class action è una riforma
ordinamentale e quindi non c'entra nulla con la Finanziaria". Questo non
vuol dire che la Camera butterà nel cestino l'emendamento
Manzione-Bordon, ma significa che proverà a introdurre dei correttivi.
Quali? Le diplomazie di Abi (banche), Ania assicurazioni), Assonime
(società emittenti) e Confindustria sono ovviamente già al
lavoro per limitare i danni ai loro associati. Il clamore di casi come Cirio,
Parmalat, mutui subprime e bomba-derivati sconsigliano ovviamente crociate
alla luce del sole, ma qualche margine di manovra c'è. Pisicchio
vorrebbe che la class action "fosse rimessa nelle mani dei cittadini,
anche attraverso i comitati spontanei". E Antonio Catricalà,
presidente dell'Antitrust, è già uscito allo scoperto
candidando la struttura che dirige al ruolo di 'primo filtro'
dell'ammissibilità dell'azione collettiva. Ce
la faranno? Lo si scoprirà nel giro di quindici giorni, ovvero nei
tempi della Finanziaria. Ma il fatto che la class action approvata dal Senato
sia un congegno a orologeria, con le lancette dell'entrata in vigore spostate
di ben 180 giorni rispetto all'approvazione della legge, in teoria
consentirebbe alla Camera di approvare anche qualche legge 'parallela'.
Nessuno ha poi finora valutato la sorda contrarietà che viene da tutta
l'avvocatura (perderebbero parecchi onorari) e da larga parte della
magistratura. Mentre qualche toga impegnata sui grandi scandali finanziari
avrebbe preferito una misura più semplice: l'allungamento dei tempi di
prescrizione per dar modo di accettare molti più risparmiatori tra le
parti civili.
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del
23-11-2007)
Cambia
il welfare, l'ira di sindacati e imprese Beretta: "Intervento pessimo
sui contratti" Bonanni: "Rischio tempesta al Senato" ANTONIO
TROISE Roma. La riforma del welfare fa il primo passo alla Camera. Il
sì della commissione Lavoro è arrivato ieri nel cuore della
notte, dopo un'estenuante trattativa fra i partiti dell'Unione che si
è conclusa senza un accordo definitivo. Tanto che Rifondazione,
Comunisti e Sinistra democratica hanno già annunciato che quando
lunedì il testo approderà in aula presenteranno un'ottantina di
emendamenti. Di tutt'altro avviso, invece, l'esecutivo che non ha nessuna
intenzione di fare ulteriori modifiche. Una "blindatura" che
potrebbe anche prendere la forma di un maxiemendamento sul quale porre la
fiducia. E non è neanche escluso che l'esecutivo possa tornare al
testo originario del protocollo sottoscritto con le parti sociali. Prodi,
comunque, ha già fatto sapere che deciderà nei prossimi giorni,
quando tornerà da Mosca. Il premier dovrà cercare anche di
placare l'ira di Confindustria e sindacati che non hanno gradito per nulla i
ritocchi decisi dalla maggioranza. E mandano un segnale esplicito:
così si mette a rischio la concertazione. Le modifiche. Il relatore al
disegno di legge, Emilio Del Bono, minimizza: "I cambiamenti non
modificano la sostanza dell'accordo e non comportano nuove spese". Tre,
in particolare, i capitoli ritoccati. In primo luogo i lavori usuranti:
è saltata la norma che faceva scattare le agevolazioni previdenziali
per il lavoro notturno solo se si faceva questo turno per 80 volte all'anno.
Cancellato anche lo "staff leasing", una delle poche tipologie
contrattuali previste dalla Biagi che era rimasta nel protocollo. In
compenso, rifà capolino il "lavoro a chiamata", sia pure
solo per alcuni settori (turismo e spettacolo). Infine, i contratti a
termine: il tetto dei 36 mesi previsti per questa tipologia di rapporto di
lavoro si calcolano per tutto l'arco della vita lavorativa. Si potrà
aggiungere una sola proroga per un massimo di 8 mesi. Dopo questo periodo, il
contratto diventerà a tempo indeterminato. Sindacati e imprese. Non ha
dubbi il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta:
"L'intervento sui contratti a termine è pessimo". E, dopo il blitz sulla
class action,
"c'è il rischio che si va a minare l'istituto stesso della
concertazione". Contrari alle modifiche, sia pure per motivi diversi,
anche i sindacati. Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, non ha gradito
la cancellazione dello staff leasing: "Il Parlamento è sovrano ma
non può essere irresponsabile. Si sta seminando vento, speriamo non ci
sia una tempesta in Senato". Preoccupa il leader della Cgil, Guglielmo
Epifani, la delega sui lavori usuranti, che rischia di non dare certezze ai
lavoratori. Mentre il segretario della Uil, Luigi Angeletti, teme che il
ritorno del "job on call", per ora limitato solo a turismo e
spettacolo, possa riguardare anche il commercio, ampliando notevolmente la
platea dei lavoratori interessati. Perplessa anche l'Assolavoro che chiede un
incontro a Damiano. Sindacati e Confindustria, comunque, si incontreranno il
27 per far partire un nuovo tavolo sulla contrattazione. Scontro nell'Unione.
Le modifiche della commissione hanno innescato nuove perplessità anche
fra i "diniani". In particolare per Natale D'Amico e Giuseppe
Scalera, i due senatori liberaldemocratici, è inconcepibile ampliare
la platea dei lavori usuranti mantenendo invariato il gettito. Ma i problemi,
nell'Unione, non riguardano solo l'ala moderata. Rifondazione insiste
sull'introduzione del cosiddetto "diritto di precedenza" per i
lavoratori con contratto a termine: una norma che imporrebbe agli
imprenditori di rivolgersi per coprire una mansione ai dipendenti che
già in passato erano stati impiegati in quella posizione sia pure con
rapporti di lavoro non continuativi. I socialisti insistono, invece,
sull'introduzione di un'indennità di disoccupazione anche per i
collaboratori a progetto che restano senza lavoro. Il cammino parlamentare
del disegno di legge, insomma, continua ad essere pieno di insidie. E non
è escluso che, per evitare brutte sorprese, l'esecutivo non ricorra
alla fiducia.
( da "Varesenews" del 23-11-2007)
Varese
- Intervento di Alessandro Milani Coordinatore Provinciale " Di Pietro Italia dei Valori" "Approvazione class action:
grande risultato" Riceviamo e pubblichiamo L'informazione si concentra
su notizie che trattano di processi mediatici, megalattiche bugie politiche,
pettegolezzi etc...... ma sembra disinteressarsi, trattandole in modo
marginale, di informazioni utili e rivoluzionarie come la Class Action ,
ovvero l'azione collettiva risarcitoria. Questa
innovazione è un passaggio storico di grande rilevanza per il nostro
Paese in quanto offre un efficace strumento, nelle mani dei consumatori, per
la tutela delle ingiustizie perpetuate nei loro confronti che, sino ad oggi,
restavano lettera morta. Infatti, nelle controversie di scarso valore
economico, i consumatori avrebbero dovuto esercitare il loro diritto
accollandosi spese di importo superiore al danno subito motivandoli ad una
resa incondizionata. Per esempio, grazie a questa legge, si può
esercitare l'azione collettiva in questi casi: - nel
caso che la banca applichi addebiti sui conti correnti per commissioni
illegittime - nel caso che i risparmiatori rimangano vittime di una frode
finanziaria - nel caso che ai consumatori venga fornito un prodotto difettoso
- nel caso di circonvenzione in merito ad una pratica commerciale sleale -
nel caso di azioni anticoncorrenziali che impongano aumenti di prezzo
illegittimi - nel caso di danni subiti a causa di disservizi tipo black out
energetico, voli cancellati, annullamento di viaggi organizzati etc??? Queste
opportunità offriranno al consumatore l'occasione di svolgere un ruolo
attivo che, se affiancato da una severa vigilanza da parte
dell'autorità pubbliche, obbligheranno le aziende a fornire servizi e
qualità di alto livello impegnandole ad una maggiore efficienza che stimolerà
lo sviluppo economico. Chi afferma che sia uno strumento che rischia di
mettere in crisi aziende e lavoratori mente sapendo di mentire in quanto il
mercato è tale solo se si rispettano le regole e si emarginano
furbetti e imbroglioni. Venerdi 23 Novembre 2007 Alessandro Milani,
Coordinatore Provinciale "Di Pietro Italia dei Valori".
( da "Repubblica, La" del 24-11-2007)
Economia
"Testo improponibile". I consumatori: no a modifiche che svuotano
la riforma Class
class="term">action, industriali
all'attacco ROMA - La class action era il secondo punto
nella lista delle "lamentele" di Confindustria portate ieri
all'incontro con Romano Prodi a Palazzo Chigi. Gli industriali hanno ribadito
le proprie perplessità sul meccanismo di cause collettive che
consumatori e utenti potranno da giugno intentare contro le società
sospettate di truffe e comportamenti anticoncorrenziali. "è
improponibile per l'Italia - è stato il commento del direttore
generale Maurizio Beretta - rischia di essere un atto di ostilità nei
confronti delle imprese. Continuiamo a pensare che la strada maestra sia
quella di stralciarlo dalla Finanziaria". Gli industriali lamentano come
la norma che li espone teoricamente a innumerevoli e lunghi contenziosi in
tribunale sia stata inserita senza un dibattito parlamentare. Se non dovesse
arrivare allo stralcio vero e proprio, si punta quantomeno a modifiche
"profonde e di sostanza" attraverso degli emendamenti da presentare
alla Camera dei deputati. Proprio queste modifiche hanno messo in allarme le
associazioni dei consumatori del Consiglio nazionale consumatori e utenti,
cioè quelle a cui la legge da il diritto di avviare le cause
collettive. In un comunicato congiunto le sedici sigle chiedono al governo e
al parlamento di "resistere ai tentativi messi in atto in queste ore
dalla Confindustria e da altri soggetti per svuotare e rendere inoffensiva la
class action".
Si teme l'emendamento che esclude i beni di consumo e i servizi per i quali
è obbligatoria la conciliazione. "In tal modo - si legge nel
comunicato - sarebbe impossibile attivare il procedimento a fronte, ad
esempio, di una automobile o di un elettrodomestico di cui si siano
dimostrate carenze di funzionamento o pericolosità; sarebbe
impossibile da utilizzare di fronte a casi di costi bancari addebitati in
maniera fraudolenta o in casi come i bond Parmalat o Cirio; sarebbero esclusi
anche tutti i casi di servizi indebitamente fatturati dalle società di
telecomunicazioni".
( da "Unita, L'" del 24-11-2007)
Stai
consultando l'edizione del Arriva il Pd e riparte la politica Moni Ovadia I
dubbi sono il sale di un pensiero sano e Bertholt Brecht scrisse una delle
sue celebri liriche didascaliche per tessere l'elogio del dubbio, ma il
celebre drammaturgo e poeta di Augusta in un'altra lirica ci mise in guardia
dagli eccessi del dubbio che rischiano di divenire paralizzanti. Morale: i
dubbi sul significato e la funzione del Pd sono leciti e utili, ma bisogna
sapere anche riconoscere che il progetto di tale partito, l'accelerazione che
la sua costituzione ha subito negli ultimi tempi sono fuor di dubbio la
grande novità della politica italiana. Il Pd nato da un'idea coltivata
a lungo, in particolare da Walter Veltroni, che si manifestò
all'origine dell'Ulivo e forse anche prima, ha generato nelle acque stagnanti
della politica italiana ribollìo e sommovimenti. Anche tangentopoli e
la consequenziale discesa in campo dell'outsider Berlusconi avevano provocato
turbolenze nel mare acquitrinoso della Prima Repubblica, dell'eterno penta
partito dominato dalla Balena Bianca, prima solitaria e poi in tandem con
l'orca craxiana. Ma la tempesta demagogico-populista del berlusconismo e
riuscita solo nell'intento di trasformare la palude del Caf in una palude ben
più insidiosa e stagnante, intorno agli interessi di un solo uomo. Il
berlusconismo ha avviluppato la nostra democrazia in una melma dolciastra e
vischiosa espungendone la robusta nervatura di cui la Costituzione
repubblicana nata dalla resistenza antifascista l'aveva dotata. In questo
quadro desolante, la sconfitta elettorale ancorché risicata inflitta alla Cdl
dall'Unione, la caparbia, lungimirante tenuta del governo Prodi e la sua
azione non eclatante, non esaltante, ma molto più concreta ed incisiva
di quanto la comunicazione carente e sfibrata non abbia mostrato, è
sfociata da ultimo in una finanziaria efficace, riformista, dalle prospettive
innovatrici ( si pensi alla class action), pur negli inevitabili
limiti di un'epoca recessiva come la nostra. Ma soprattutto ha permesso
l'emersione del Pd con un timing davvero invidiabile se si considera lo
scarso senso dello swing dei nostri politici. Grande merito di Romano Prodi
è anche quello di avere crepato il pregiudizio mussoliniano condiviso
da troppi, che governare l'Italia non sia impossibile quanto piuttosto, inutile.
Prodi ci ha comunicato che per governare in generale, e a fortiori il nostro
Paese, ci vuole la sottile arte del talmudista e che lui ne abbia il talento,
sia detto senza ombra di sarcasmo, lo dimostra la forzatura pro domo sua che
ha fatto citando un celebre motto del sublime Talmud per bacchettare un
politico sofistico. Così si fa quando la posta in gioco è alta!
La sinergia del Prodi governante e del Veltroni costituente ha travolto il
centro destra irrancidito dal Berlusconismo e dalla mancanza di vere
dinamiche relazionali, il torrente sotterraneo annunciato dall'onesto Follini
è emerso: Casini, ma soprattutto Fini, imbufalito dall'affaire
Silvio-Storace, hanno deciso di tentare l'avventura di uscire dal pantano.
Sarà solo un beaux geste? Speriamo di no. Se ce la faranno forse
l'Italia potrà tentare di avere un vero centro conservatore, ma se
ricadranno nella malia-brodaglia mille volte riscaldata del Masaniello di
Arcore, "capopopolo" dei miliardari, degli evasori e dei corruttori,
che indossa il doppiopetto come la camiciarossa dei garibaldini, forse
riceveranno un supplementino di governo per generosa concessione del padrone,
ma la loro carriera politica si avvierà ad uno squallido crepuscolo.
La palla del futuro politico della democrazia italiana non sta solo nel campo
del centro destra, ma anche nel campo della "cosa rossa", i cui
destini mi stanno particolarmente a cuore come uomo di sinistra. Quel
progetto sconta un notevole ritardo, a causa del piccolo cabotaggio della
navigazione e delle resistenze dei naviganti. Questo non è il tempo
dei sottili distinguo, nè degli psicodrammi da simbolo. Questo non
è il tempo degli ottavi di finale, né dei quarti, qui si tratta di
semifinale e se ti mettono fuori ti giochi il futuro tuo, ma soprattutto
quello dei cittadini più deboli, i giovani e i vecchi. Mala Tempora.
( da "Unita, L'" del 24-11-2007)
Stai
consultando l'edizione del FINANZIARIA Dubbi su coperture e risparmi Dubbi su
risparmi e coperture della Finanziaria, soprattutto sulla copertura della
norma per l'abolizione sui ticket sanitari (sarebbe sottostimata) arrivano
dai tecnici del servizio Bilancio della Camera, che in un corposo dossier
fanno le pulci alle singole norme. E questo a partire dall'impianto generale
che non consente quest'anno una "ricostruzione dell'intero procedimento
di quantificazione che ha condotto ai risultati indicati". Nel frattempo
arriva l'emendamento per gli indennizzi alle vittime della criminalità
organizzata che - annuncia il presidente della commissione affari
costituzionali di Montecitorio, Luciano Violante - sarà approvato in
commissione lunedì prossimo. Sempre per lunedì sono previsti a
Montecitorio due incontri dei capigruppo della maggioranza per mettere a
punto l'iter della Finanziaria in commissione Bilancio. Tra le proposte di
modifica potrebbe arrivare anche quella caldeggiata oggi dal leader del Pd,
Walter Veltroni, sui treni per i pendolari: "Mi auguro - dice Veltroni -
che vengano ripristinati quei fondi che erano stati stanziati e che sono
saltati perchè ce n'è grande bisogno". Mentre sulla class action, resta il no di
Confindustria, ribadito oggi a Prodi da Luca Cordero di Montezemolo. Il Senato
riprende da lunedì l'esame del decreto collegato alla Finanziaria,
licenziato con la fiducia dalla Camera. I tempi sono strettissimi. L'ipotesi
della fiducia è quindi al vaglio.
( da "Manifesto, Il" del 24-11-2007)
Il
terzo round Il disegno di legge verso una terza riscrittura. Prodi riceve
Montezemolo, che fa muro sui contratti a termine. Sì alla fiducia, ma
la sinistra chiede il rispetto dei lavori parlamentari Sara Farolfi È
bastato un giorno a Confindustria per essere ricevuta nelle stanze di palazzo
Chigi. "Il protocollo siglato tra il governo e le parti sociali non si
tocca" aveva tuonato due giorni fa il direttore generale Maurizio
Beretta. E ieri il multipresidente Montezemolo, in compagnia dello stesso
Beretta, sono stati ricevuti dal premier Prodi, e dal sottosegretario alla
presidenza del consiglio, Enrico Letta. Un incontro d'urgenza, sicuramente
non risolutivo, sufficiente però a far ritornare il disegno di legge
su welfare e pensioni alla casella iniziale. Quella delle mediazioni e
incontri tecnici, che proseguiranno nei prossimi giorni con i sindacati, e
probabilmente anche con la sinistra di governo e i diniani. Perchè a questo
punto, se la "fiducia" è data quasi per certa (il consiglio
dei ministri ieri ha dato il via libera), il problema diventa il testo su cui
la fiducia verrà posta. Che, c'è da scommeterci, non
sarà quello uscito nei giorni scorsi dalla commissione lavoro della
Camera. Dato ormai per assodato l'ammorbidimento dello "scalone" di
Maroni, i punti caldi restano la definizione della platea dei lavoratori
"usurati" che avranno diritto alla pensione con i vecchi requisiti
(la cui platea ora dovrà essere definita da una commissione ad hoc) -
su cui tuonano i tre diniani che in senato valgono la maggioranza - e le
norme in materia di mercato del lavoro, in particolare le precisazioni della
commissione lavoro sui contratti a tempo determinato - su cui invece c'è
il blocco degli industriali. A tal punto minacciosi, gli uni e gli altri, da
riuscire a far passare in secondo piano le richieste di miglioramenti che
chiedono i partiti della sinistra "che verrà". Al centro
dell'incontro tra Prodi e Montezemolo c'è stato il tetto alla proroga
dei contratti a termine (fissato in 8 mesi dalla commissione lavoro della
Camera, con
il parere contrario del governo) e la norma sulla class action. Si è parlato
anche di lavori usuranti e staff leasing - tipologia contrattuale che nel
passaggio in commissione è stata abrogata (in cambio della concessione
di deroghe all'utilizzo del job on call), pochissimo usata ma ottima merce di
scambio in trattativa. Confindustria parla di modifiche "lontane dal
testo originario e dallo spirito del protocollo stesso". "La nostra
posizione è molto chiara ed è che il testo che deve fare fede
è quello che le parti hanno sottoscritto, altrimenti sarebbe la logica
della concertazione ad essere affossata" dice Beretta. E così
continua: "In particolare il problema riguarda i contratti a termine
perchè la proroga, così come era prevista nel protocollo, non
aveva un limite temporale e veniva demandata all'autonomia delle parti".
Un intrusione "illegale" quella di Confindustria, secondo Maurizio
Zipponi, responsabile lavoro del Prc. Ma le dichiarazioni del sottosegretario
Letta prima - "troveremo la soluzione migliore per cercare di essere il
più aderenti possibile allo spirito del protocollo" - e
soprattutto il comunicato diffuso da palazzo Chigi poi, non promettono un
granchè. "Compito del governo è trovare una sintesi tra le
posizioni delle parti sociali e quelle della maggioranza - recita il
comunicato - Il punto di riferimento deve essere comunque il protocollo, non
solo per la firma delle parti sociali, ma anche per quei cinque milioni di
lavoratori che col voto lo hanno approvato". "Il punto di
riferimento era e resta il protocollo" conviene anche il ministro
Damiano. E Veltroni, in qualità di segretario del Pd: "Mi
adopererò perchè si possa trovare un punto di equilibrio che
non snaturi il protocollo e che riesca a tenere conto delle integrazioni
fatte in sede parlamentare". Ieri il consiglio dei ministri ha dato il
via libera alla "fiducia". Il ministro Ferrero ha espresso una
riserva, "perchè è chiaro che dipende da qual'è il
testo in questione". Prc, Pdci, Sd e Verdi, che avevano annunciato
battaglia in aula sulla precarietà, sono costretti a tornare al gioco
di rimessa. "Premesso che la fiducia al welfare alla Camera deve essere
posta sul testo uscito dalla commissione e non su quello del governo, bisogna
dire che al Senato il testo potrà e dovrà essere
migliorato", dice Giovanni Russo Spena, capogruppo Prc al senato.
"Chiedo al governo il rispetto del lavoro del parlamento e gli equilibri
faticosamente raggiunti anche attraverso alcune modifiche di elementare
equità sociale, sul lavoro precario e sugli usuranti", aggiunge
Diliberto, segretario del Pdci. E sulla stessa linea d'onda sono anche Sd e
Verdi. Dall'altra parte, nell'aula del senato, c'è Dini e la sua
piccola coorte "pronta a votare "no" se il governo dovesse
cedere alle richieste della sinistra radicale, in particolare sui lavori
usuranti". "Allarmismi insensati - ribatte Pagliarini del Pdci -
dal momento che la spesa si potrà definire solo quando la commissione
avrà definito la platea degli "usuranti"". La partita
alla camera si aprirà lunedì. A questo punto, su un terzo testo
che non promette nulla di buono.
( da "Nazione, La
(Pistoia)" del
24-11-2007)
"QUELLA
di Legambiente rappresenta un'azione legittima tesa a
garantire la salvaguardia dell'ambiente e la salute della collettività
locale e non certo, come di recente sostenuto da alcuni, un tentativo di
"delegittimazione" dell'operato delle amministrazioni locali".
Così Antonio Sessa, presidente dell'associazione ambientalista,
replica alle affermazioni dei rappresentanti di Provincia e Comune di
Serravalle, sul ricorso al Tar con cui Legambiente si è opposta
all'ampliamento della discarica del Cassero. "Non un atto pretestuoso ?
si sottolinea dunque ? ma necessario a dar voce alle persone che abitano
nella zona del Montalbano. Lo stesso provvedimento di rigetto della
sospensiva da parte del Tribunale regionale ? precisa Sessa ? è stato
adottato esclusivamente sulla base della carenza del presupposto
dell'attualità del danno, non essendo ancora in fase esecutiva il
progetto di ampliamento. Ma il Tar deve ancora valutare la legittimità
del provvedimento di autorizzazione all'ampliamento della discarica
decidendo, nel merito, della fondatezza dei motivi di ricorso sostenuti da
Legambiente. Fino ad allora, dunque, qualunque osservazione in ordine all'esito
del ricorso appare prematura e priva di fondamento. Le delibere che hanno
dato via libera all'ampliamento ? prosegue Legambiente ? hanno destato
legittime preoccupazioni". Simone Trinci - -->.
( da "Resto del
Carlino, Il (Nazionale)" del 24-11-2007)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il
(Nazionale))
NUOVO
INCONTRO E Montezemolo non dà tregua al premier: "Guai a chi
tocca il protocollo" ? ROMA ? "IL PROTOCOLLO sul Welfare
sottoscritto dal Governo con le parti sociali e con Confindustria non va
modificato in nessuno dei suoi punti. Così come è stato firmato
va portato in aula. Altrimenti "le conseguenze sono evidenti". E'
categorico il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta che ieri
? insieme al presidente Montezemolo ? ha partecipato all'incontro con il
premier Romano Prodi a Palazzo Chigi. "Il testo che deve fare fede
è il testo che le parti hanno sottoscritto" taglia corto Beretta.
Prodi e Montezemolo hanno parlato lungamente del tetto alla
proroga dei contratti a termine e della norma sulla class action. Si tratta, infatti,
insieme a quelli dei lavori usuranti e dello staff leasing, dei due temi sui
quali appare più dura l'opposizione di Confindustria alle modifiche
apportate dalla Commissione Lavoro della Camera al testo del protocollo di
luglio firmato da Governo e parti sociali. E IERI sono scesi in campo anche i
sindacati. "Se il Consiglio dei ministri porrà la fiducia sul
testo modificato, licenziato dalla Commissione ? dice il segretario
confederale della Cgil, Nicoletta Rocchi, ? è giusto che ci convochi
per verificare insieme la qualità delle modifiche". La richiesta
di convocazione viene ribadita da Giorgio Santini della Cisl. "Quello
della Commissione è stato un errore ? sostiene ? e il Governo era
garante del passaggio, anche parlamentare, del protocollo Welfare". Per
Domenico Proietti (Uil) "c'è la necessità di depurare il
dibattito politico dal testo del protocollo: abbiamo l'impressione che i
gruppi parlamentari stiano scaricando su questo accordo tensioni non emerse
nella discussione sulla Finanziaria". - -->.
( da "Nazione, La
(Nazionale)" del
24-11-2007)
La
sfida del manifatturiero "Più sostegni dai politici" Al
meeting di Prato oggi arriva Montezemolo di ROBERTO DAVIDE PAPINI ? PRATO ?
"ESISTE un futuro per il manifatturiero? La nostra risposta è
sì". La platea di 250 imprenditori ed economisti al Teatro
Metastasio gongola alle parole di Alberto Ribolla e degli altri relatori
della prima giornata del convegno di Confindustria e "Club dei 15"
su Manifatturiero industria del futuro. Un titolo che da un lato vuole essere
un po' provocatorio e dall'altro vuole ribadire che "l'asse portante
dell'economia italiana continua a essere il manifatturiero", come dice
il presidente degli industriali pratesi, Carlo Longo. Anche se proprio a
Prato, le brillanti prestazioni del manifatturiero italiano oggi stridono con
le difficoltà del distretto tessile. Comunque, in attesa dell'arrivo
del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo (che
chiuderà i lavori stamani) e mentre il direttore generale, Maurizio
Beretta, torna
ad attaccare la " class action" ("Un
testo improponibile per l'Italia") e le modifiche al protocollo sul
welfare ("Abbiamo chiesto coerenza al governo rispetto al testo che
è stato firmato") si susseguono analisi e interventi che
dimostrano come il settore sia tutt'altro che in declino e che sarà
sempre centrale nel futuro. TANTO CENTRALE che Alberto Ribolla (coordinatore
delle quindici province più industrializzate, diventate sedici con
Mantova) lancia un "manifesto per il manifatturiero" nel quale
sottolinea la necessità di "una rinnovata alleanza tra il mondo
delle imprese e il sistema politico: il primo deve puntare a sviluppare le
qualità per competere, il secondo deve indirizzare le risorse verso i
moltiplicatori di crescita, creando le condizioni favorevoli allo sviluppo,
eliminando le inefficienze e abbattendo le burocrazie". Questo
può consentire alle imprese manifatturiere, soprattutto a quelle
medio-grandi del cosiddetto "quarto capitalismo" (le medie sono
quelle fino a 499 dipendenti e 290 milioni di euro di fatturato, le
medio-grandi con più di 499 dipendenti e fino a un massimo di due
miliardi di fatturato) di continuare a trainare l'economia del Paese.
"Queste imprese ? dice Fulvio Coltorti, responsabile Ufficio studi di
Mediobanca ? sono quelle che in questi ultimi anni hanno ottenuto le
performance migliori sotto tutti i profili". Secondo Ribolla, le imprese
manifatturiere devono continuare ad aprirsi al mondo ("la logica del
distretto chiuso in se stesso non è perseguibile"), alle nuove
sfide, puntare sulle capacità e sul sapere, reagire tempestivamente
alle evoluzioni del mercato, essere efficienti, lavorare in sinergia partendo
dal bacino territoriale e aprirsi ai capitali. - -->.
( da "Resto del
Carlino, Il (Ancona)" del 24-11-2007)
L'INTERVENTO
DELL'INARCH "Come salvaguardare il territorio" IL MINISTRO RUTELLI
riconosce che il paesaggio italiano è gravemente compromesso, con il
fallimento della azioni fin qui compiute in termini di salvaguardia.
Nell'individuare le responsabilità dei danni che ormai da decenni
vengono arrecati al paesaggio italiano, il ministro ne ha per tutti: per le
Regioni che non hanno redatto nei tempi i piani paesistici né hanno
combattuto con convinzione l'abusivismo, per i Comuni che non sono stati in
grado di governare il territorio con una pianificazione attenta alla
salvaguardia del paesaggio, per i legislatori che negli ultimi cinquanta anni
non hanno emanato adeguate normative. Alle responsabilità delle
istituzioni vanno ad aggiungersi quelle della committenza publica e privata,
quella dei progettisti e quella dei costruttori. Il ministro formula anche
concrete indicazioni che vanno dall'esigenza di una nuova legislazione, alla
pianificazione, al ricorso alle procedure concorsuali da parte della
committenza pubblica. Rutelli ha aperto così un dibattito propositivo
che deve coinvolgere tutta la società per arginare la decadenza del
nostro territorio ed evitare il rischio di cancellazione dei tratti
costitutivi del paesaggio italiano e di avanzamento di "zone
grigie" prive di connotati qualificanti. IN TALE DIBATTITO
l'Inarch,(Istituto Nazionale di Architettura) intende svolgere un ruolo
importante per il rilancio della pianificazione coordinata e promozione della
qualità dell'architettura, in linea con i propri principi statutari e
gli obiettivi che furono di Bruno Zevi. In particolare Maria Luisa
Polichetti, presidente di Inarch Marche, sottolinea come, "Partendo
dalla consapevolezza che qualsiasi intervento rappresenta una trasformazione
del territorio e quindi incide sulla qualita' di vita delle comunita' che in
quel territorio vivono, è necessario concepire il progetto come un
processo complesso frutto di un'azione collettiva e pertanto tutte le componenti istituzionali,produttive e
culturali che su quel territorio operano devono essere coinvolte nell'intero
processo". NELL'INARCH la cultura del progetto si coniuga con quella
dell'impresa ed è ormai consolidato al suo interno un confronto
collaborativo fra le associazioni di categoria professionali ed
imprenditoriali e le istituzioni; seguendo questa logica l'Inarch sta
da tempo procedendo nella promozione delle procedure concorsuali, rivolte
anche al miglioramento della qualificazione della committenza, e a
collaborare ai processi formativi delle categorie interessate mediante lo
svolgimento di specifici master.Su tale strada l'Inarch intende continuare a
sviluppare la propria azione anche nell'intento di contribuire al
perseguimento degli obiettivi indicati dal Ministro Rutelli. Inarch Marche -
-->.
( da "Resto del
Carlino, Il (Ancona)" del 24-11-2007)
?
FABRIANO ? QUINDICI anni di rateizzazioni per la restituzione di almeno il
50% dei tributi e contributi dovuti e non versati all'epoca del sisma e la
richiesta che questa restituzione ritorni ad essere investita sui territori
di competenza, quindi ricada nei comuni della fascia "a", quelli
che hanno avuto oltre il 41% dei danni a causa del terremoto. Queste, insieme
alla proroga per i benefici "iva", le richieste maggiori che
saranno inserite nel maxiemendamento che le due regioni di Marche ed Umbria,
nelle persone dei parlamentari, dei sindaci e delle due presidenze,
presenteranno entro mercoledì per la discussone della legge
finanziaria alla camera dei deputati. A presentare l'iniziativa, e quindi
illustrare la posizione della maggioranza, il sindaco Sorci e alcuni
rappresentanti della coalizione, nella sala consiliare di Palazzo Chiavelli.
"GLI EMENDAMENTI - ha affermato il sindaco di Fabriano - sono
sostanzialmente pronti e verranno presentati la prossima settimana. Per
venerdì 30 abbiamo già fissato un incontro ufficiale con i
parlamentari marchigiani dove sarà intrapresa un'azione forte di
sensibilizzazione". Circa le azioni che si intendono intraprendere, il
primo cittadino ha sottolineato come "la vicenda non va affrontata con
demagogia. E' una situazione che interessa la collettività. In merito
stiamo impegnando i parlamentari senza distinzione". Oltre alla vicenda
della "busta pesante" c'è anche la questione dei
finanziamenti a favore del completamento della ricostruzione, la cui
erogazione si vuole che prosegua nel tempo con cifre importanti. Sorci ha
parlato di "100 milioni di euro per il 2008, 80 per il 2009 e 70 per il
2010". ALTRO NODO la questione dell'iva. "A dieci anni dal
terremoto dobbiamo essere consapevoli che la ricostruzione nelle due regioni
di Marche ed Umbria è comunque un esempio in Italia di come si
approcciano e si cercano di risolvere i problemi. Oggi - ha aggiunto il
sindaco - rischiamo che la restituzione dei tributi e contributi dovuti e non
versati all'epoca, penalizzi ancora di più i cittadini, ma non si
può giocare sulla pelle della gente con tanta demagogia". Valeria
Salari Peccica - -->.
( da "Giornale.it, Il" del 24-11-2007)
Di
Gian Battista Bozzo - sabato 24 novembre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni
Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato da Roma Cresce il
malumore in Confindustria per le modifiche al disegno di legge sul welfare,
sui cui il governo ha autorizzato il ricorso al voto di fiducia. Ieri,
all'ora di pranzo, Luca di Montezemolo e il direttore generale Maurizio
Beretta hanno varcato la soglia di palazzo Chigi per incontrare Romano Prodi
e il sottosegretario alla presidenza Enrico Letta. Il colloquio - centrato su
temi delicati come i contratti a termine, i lavori usuranti, la somministrazione
di lavoro (staff leasing) e le cause collettive ( class action)
- non ha dissolto i dubbi degli imprenditori. La Confindustria continua a
ritenere che gli emendamenti al ddl votati dalla maggioranza in commissione
abbiano tradito "lo spirito e la lettera" dell'intesa del 23 luglio
fra le parti sociali su lavoro e pensioni. Sarà lo stesso Montezemolo,
oggi al convegno confindustriale di Prato, a dar voce al malessere degli
imprenditori. Il governo parla di concertazione - questo è il senso di
quanto dirà il presidente degli industriali - e poi la stravolge nei
fatti, modificando impegni presi e sottoscritti insieme con le parti sociali,
e così danneggiando le imprese. Nel merito, infatti, le restrizioni
alla flessibilità e l'introduzione della class action rischiano di colpire
seriamente l'imprenditoria italiana, già alle prese con un deciso
rallentamento economico e con le difficoltà di esportare nell'area del
dollaro. Il protocollo di luglio va portato immutato nell'aula della Camera,
spiega il direttore generale Beretta; in caso contrario, "le conseguenze
sono evidenti. Il testo che fa fede è quello sottoscritto dalle parti
- aggiunge - altrimenti è la logica della concertazione ad essere
affossata dalle commissioni parlamentari". In particolare, Beretta
definisce "improponibile per il sistema italiano" il testo sulle
cause di gruppo, "approvato senza confronto e senza approfondimenti. Un
testo pessimo - denuncia - che rischia di essere un atto di ostilità
nei confronti delle imprese". Inoltre, il protocollo del 23 luglio
demandava alle parti le decisioni sulla durata dei contratti a termine. Il
tetto di otto mesi alle proroghe, "attuato con un blitz Pagina
successiva >>.
( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)
Laura
Della Pasqua l.dellapasqua@iltempo.it Confindustria è in allarme. Gli
industriali si sentono in un fortino stretti d'assedio dal pressing della
sinistra radicale che sul Welfare sembra averla spuntata e sta dettando
l'agenda al governo. Home Politica prec succ Contenuti correlati Scritte sui
muri di Roma dopo la morte di Gabriele Sandri Giallo Perugia: Catturato Guede
in Germania Sventata strage in liceo in Germania E' giusto che la Lazio
intitoli Formello a Gabriele Sandri? Il Sant'Eugenio ormai è al
collasso Scippi, furti e borseggi, aggressioni di ogni tipo. Lo scalo
ferroviario continua a far paura a romani e turisti Ed è proprio
dall'esito sulla delicata partita del pacchetto di misure sul lavoro che si
definiranno i futuri rapporti tra Prodi e la Confindustria. Tant'è che
Veltroni, intuito il carattere strategico della partita si è messo in
mezzo, accreditandosi come un mediatore. Sta di fatto che ieri il presidente
della Confindustria Luca di Montezemolo accompagnato dal direttore generale
Maurizio Beretta, ha varcato l'ingresso di Palazzo Chigi per mettere in
chiaro al premier che gli industriali non intendono accettare giochetti di
Palazzo su un testo che è stato firmato anche dai sindacati. Entrambi
si sarebbero lamentati: "C'è un attacco alle imprese e la norma
sulla class action
è uno strumento ostile". Montezemolo e Beretta hanno quindi
ribadito che se sul Welfare sarà seguita la strada della fiducia,
"va posta sul Protocollo così come è uscito dalla
concertazione e non sul testo modificato dalla Commissione Lavoro della
Camera". Il rischio, in caso contrario, "è che venga messa
in crisi la concertazione". Un rischio grave dal momento che di qui a
breve il governo dovrà affrontare il nodo della perdita del potere
d'acquisto dei salari e avrà bisogno della sponda confindustriale.
Confindustria ha indicato i due punti che " destano
preoccupazione": la class action e l'introduzione in Commissione
Lavoro del tetto degli otto mesi relativamente alla proroga dei contratti a
termine. "Se non si vuole attuare uno strumento ostile alle imprese la
norma sulla class action
va modificata" ha detto Beretta che avrebbe proposto di stralciare la
norma dalla Finanziaria. A chi solleva il problema che porre la fiducia su un
testo senza le modifiche della Commissione, equivale a esautorare il
Parlamento, la Confindustria ha sottolineato che "nessuno vuole mettere
in discussione le prerogative delle Camere" ma è anche vero che
il governo ha dato parere negativo su alcuni emendamenti e, per quanto
riguarda i contratti a termine, sul limite degli otto mesi. La richiesta
è di tornare all'accordo sottoscritto che non poneva nessun tetto e lasciava
alle parti la decisione. 24/11/2007.
( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)
Livio
Buffo La Coppa America non si farà nel 2009. Ieri pomeriggio, l'AC
Management, l'ente organizzatore della Old Mug, ha confermato le voci che si
rincorrevano da alcuni giorni, dichiarando che la "causa legale a New
York voluta da BMW Oracle Racing non lascia altra scelta che posticipare
l'evento". Home Sport prec Contenuti correlati V armata americana. Dopo
lo sfondamento della linea gotica ... BUFFON 6 Attento alle palle tese degli
scozzesi si butta a ... BUFFON 6 Attento alle palle tese degli scozzesi si
butta a ... Coppa, triangoli
pericolosi Un americano prova a scalare la società Democrazia è
anche una class action
Probabile lo spostamento della competizione al 2011 per evitare la
concomitanza con i Mondiali di calcio. Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi,
racconta il momento difficile della America's Cup. Presidente, come commenta
questo rinvio? "Sono dispiaciuto. Avevamo trovato una formula per la
33esima edizione condivisa da tutti i challenger. Invece, ci troviamo di
fronte a una situazione nella quale gli statunitensi, per ego sviluppato,
motivi personali o mancanza di sportività, hanno complicato
l'organizzazione della prossima Coppa America, portandoci davanti alla corte
suprema di New York, contestando l'iscrizione di Desafío Español come
Challenger of Record e alcune punti del regolamento". Avete cercato un
dialogo? "All'inizio della scorsa settimana le norme per la 33esima
edizione erano state approvate dagli sfidanti. Abbiamo cercato un punto
d'incontro con Oracle, chiedendogli di iscriversi alla manifestazione; poi,
gli abbiamo dato una scadenza nel tentativo di fargli capire l'emergenza.
Invece, siamo arrivati a dover rinviare tutto, non hanno accettato di
negoziare: Russel Coutts ha addirittura avanzato nuove richieste. Forse gli
americani vogliono che gli portiamo la Coppa direttamente a San
Francisco". I motivi di queste discussioni? "Tra i punti che ci
sono stati contestati, c'era quello riguardante la possibilità di
regatare con i challenger prima della finale di America's Cup. La nostra
politica per la prossima sfida è ridurre i costi, facendo costruire
una sola barca anziché due a ogni sindacato. La richiesta di due imbarcazioni
avrebbe significato tagliar fuori i sindacati meno ricchi, impedendogli la
partecipazione. Noi vogliamo allenarci con gli altri team. Se avessimo dato
ascolto a questa richieste, avremmo dovuto chiedere di avere una seconda
barca per allenarci tra noi ma sarebbe stata un'eccezione al
regolamento". Il rinvio, apre uno spiraglio ad un Act italiano?
"è quasi sicuro che un Act si correrà in Italia,
specialmente adesso che c'è stato uno spostamento della Coppa. Ci
siamo trovati molto bene a Trapani ma ci sono altri luoghi stupendi dove
regatare come la Sardegna o l'Elba, dove ho imparato a fare vela. La
America's Cup è anche italiana". 23/11/2007.
( da "Tempo, Il" del 24-11-2007)
È
un gesto di insurrezione. Fare la spesa per sé, e per un giorno anche per chi
non può. La colletta del banco alimentare si
svolge oggi in migliaia di supermercati, grazie all'azione della Fondazione
Banco Alimentare e di decine di migliaia di persone di buon volontà.
Home prec succ Contenuti correlati Pioggia di medaglie per gli atleti romani
Garibaldi, oggi il convegno per il bicentenario Ricettazione, Molise
punto di appoggio Maurizio Algenti La politica da il ... La solita
"vecchia" politica Il presidente Del Turco oggi a Gioia dei Marsi
Ci saranno anche gli ex-alpini. E infiniti altri. Un'Italia che si mobilita.
E non perché lo chiede un partito, o il suo partito opposto. Non è il
popolo di nessun gazebo. Non si muove perché lo decide il governo, o
l'opposizione. è un gesto che non esprime protesta. Non è
anti-niente. è solo "per". Dicono, sui fogli che daranno via
oggi: condividere i bisogni per condividere il senso della vita. è
semplice: si va a far la spesa e si compra qualcosa in più da lasciare
a chi poi lo smisterà alle centinaia di enti che assistono i poveri.
Una rete che vive e opera spesso silenziosamente nel nostro Paese, dando una
mano concretissima a tre milioni di persone. Una rete che vive grazie alla
passione e ai sacrifici di tanti italiani semplici. Tutti gli indicatori
registrano un aumento della povertà, spesso difficile da individuare.
Il gesto del banco alimentare rende possibile una prima risposta a questa
marea di bisogno. è un gesto di insurrezione. Insorge contro coloro
che non vogliono vedere quella parte d'Italia che non aspetta sempre che si
muovano gli altri (lo stato, la chiesa o gli enti preposti) ma si mette a
combinare come dare una mano. E insorge contro l'idea che la vita pubblica
sia lo spazio in cui far risuonare solo slogans o in cui marcare il proprio
territorio in difesa di interessi particolari. No, la res publica è
anche lo spazio della carità. Senza la quale, nessuna società
sopravvive. Sognare sistemi perfetti in cui non ci sia bisogno di essere
buoni è il vizio che ha dato avvio agli incubi dei totalitarismi. E
anche oggi, spesso, sentiamo parlare di una certa idea di welfare state che
dovrebbe riuscire a rispondere a tutti i bisogni, sentiamo parlare di tasse
da dover pagare così lo Stato pensa ai poveri. Come se l'obiettivo
fosse avere un'organizzazione perfetta. E non ci fosse più bisogno di
essere educati alla carità. Senza togliere nulla alle
responsabilità di Istituzioni preposte, e anzi chiedendo che davvero
le tasse servano allo Stato non solo per mantenere se stesso e troppe inutili
sue attività, ma per aiutare i più bisognosi, il gesto della
grande colletta è una pacifica e allegra insurrezione popolare. Nel
gesto di libera carità c'è l'origine e lo scopo della
società che non voglia trasformarsi in puro conflitto di interessi in
cui il debole ha la peggio. L'avvio della originale formula italiana del
Banco si deve alla simpatica passione di due uomini, un imprenditore e un
prete: Danilo Fossati, patron della Star e don Giussani. Il loro inizio ha
reso possibile un grande aiuto, ed è una proposta educativa per tutti.
24/11/2007.
( da "Nuova Ferrara,
La" del
24-11-2007)
Cronaca
Un aiuto concreto ai più poveri Oggi nella speciale raccolta impegnate
1.200 persone Coinvolti nel Ferrarese 133 esercizi, fra market e centri
commerciali Oggi si svolgerà nel Ferrarese, come in tutta Italia, la
Giornata della Colletta Alimentare organizzata dalla Fondazione Banco
Alimentare Onlus e dalla Federazione dell'Impresa Sociale Compagnia delle
Opere. Sarà possibile in quell'occasione aiutare concretamente i
poveri del nostro Paese che, secondo le ultime rilevazioni Istat (ottobre
2007), sono quasi il 13% della popolazione italiana. In occasione della
"Colletta alimentare" del 2006 gli italiani hanno donato più
di 8.422 tonnellate di cibo per un valore economico superiore a 26.200.000
euro; l'obiettivo per questa edizione è di coinvolgere sempre
più persone in un gesto di gratuità incrementando così
il quantitativo di alimenti raccolti. Nella provincia di Ferrara gli oltre 104.000 kg di generi
alimentari raccolti nel 2006 sono stati subito distribuiti a 103 fra enti e
associazioni caritative della provincia, convenzionati con il "Banco
Alimentare". Nella Ferrarese provincia la Giornata nazionale della
Colletta alimentare 2007 si svolgerà presso 133 punti vendita,
l'elenco dei quali sarà costantemente aggiornato sul sito web della
Fondazione Banco Alimentare Onlus all'indirizzo www.bancoalimentare.it. Nei
133 punti vendita si alterneranno circa 1.200 volontari provenienti da
esperienze diverse: San Vincenzo, Alpini, Scout, movimenti ecclesiali e tanti
altri, studenti e adulti desiderosi di partecipare a questo grande gesto di
carità. I generi alimentari raccolti, inscatolati per tipo,
immagazzinati a Ferrara saranno distribuiti agli enti e associazioni del
Ferrarese. A beneficiare della "Colletta" non
sono solo i poveri ma anche i donatori che, con un semplice gesto di
carità, condividono i bisogni primari di chi è emarginato. La
Giornata nazionale della Colletta alimentare è resa possibile grazie
alla collaborazione con l'Associazione Nazionale Alpini e la Società
San Vincenzo De Paoli e gode dell'alto patronato della Presidenza della
Repubblica e del patrocinio del Segretariato sociale Rai. A Ferrara i
volontari saranno in azione presso i market e i centri commerciali (26 quelli
che hanno aderito in città). In provincia i volontari sono presenti
davanti ai market di Argenta, Berra, Bondeno, Bosco Mesola, Casumaro, Cento,
Codigoro, Comacchio, Copparo, Jolanda di Savoia, Lagosanto, Massa Fiscaglia,
Mezzogoro, Migliarino, Migliaro, Mirabello, Ostellato, Poggio Renatico,
Porotto, Porto Garibaldi, Portomaggiore, Renazzo, Sant'Agostino, San
Giuseppe, Tresigallo e Vigarano Mainarda.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Plus)" del
24-11-2007)
Plus
sezione: ATTUALITA data: 2007-11-24 - pag: 17 autore: PARADOSSI FINANZIARI
Parmalat e Argentina sotto la spada Usa C i sono casi nei quali la class
action, invocata dalle associazioni dei risparmiatori come la panacea agli
scandali finanziari, alle lungaggini e alle storture dei tribunali d'Italia,
può essere un'arma a doppio taglio. Due azioni
collettive avviate negli Usa rischiano di avere conseguenze pesanti su
Parmalat e Argentina. Il 2 luglio, quando è emersa la notizia che un
giudice di New York aveva ammesso la class action contro la "nuova"
Parmalat risanata dalla gestione Bondi, i titoli di Collecchio a Piazza
Affari crollarono del 9,2%, vennero sospesi e poi chiusero in calo del
4,43%. Bondi ha poi impugnato la decisione. Il paradosso è che tra i
promotori della causa ci sono anche alcune banche considerate dai magistrati
italiani corresponsabili del crack. Anche chi ha ricevuto obbligazioni "switch"
da Buenos Aires come compensazione per il default del dicembre 2001 corre il
rischio di vederne il valore falcidiato se la class action avviata a New York
andrà a segno. La giustizia della class action è cieca, come in
un'ordalia medievale. (N.B.).
( da "Sole 24 Ore, Il
(Plus)" del
24-11-2007)
Plus
sezione: ATTUALITA data: 2007-11-24 - pag: 17 autore: Risparmio tradito. Negli
Stati Uniti vertenze collettive in ripresa è
targata subprime la "nuova primavera" delle class action Già
26 le cause contro banche e agenzie di rating per i mutui ad alto rischio M
entre in Italia infuria il dibattito sulla class action introdotta dal Senato
con il voto sulla Finanziaria, dopo un lungo periodo di flessione è
tornato a crescere negli Stati Uniti il numero delle cause collettive dei
risparmiatori che si considerano vittime di truffe e scandali
finanziari. Prima dell'estate la situazione era diversa. Da gennaio a giugno,
secondo l'indagine periodica della Law School dell'Università di
Stanford in collaborazione con Cornerstone Research, nonostante un leggero
aumento dell'avvio di class action su vicende finanziarie, le cause collettive
erano per il quarto semestre consecutivo sotto la media storica. Le 59 nuove
vertenze, in leggera ripresa sulle 53 della prima metà del 2006,
segnavano un calo del 42% sulla media semestrale di 101 segnata da luglio 1996. In aumento del 25%
invece le perdite per i titoli oggetto delle class action, dai 126 miliardi
di dollari di minor capitalizzazione del primo semestre del 2006 ai 158
miliardi dello stesso periodo del 2007. Secondo lo studio, l'avvio di nuove
class action è legato a due fattori. Il primo è rappresentato
dalle frodi finanziarie, calate per l'aumento dei controlli e della
repressione da parte della Sec, la Commissione di controllo sulla Borsa Usa,
e dei giudici dopo l'ondata di scandali del 2001-02. Il secondo fattore
è lo stato di salute di Wall Street: l'analisi evidenzia la
correlazione empirica tra alti livelli dell'indice S&P 500 Composite,
bassi livelli dell'indice S&P 500 Vix che misura la volatilità del
mercato e il calo nell'avvio delle class action. In una Borsa in salute, con
bassa volatilità, gli investitori hanno meno motivi di
litigiosità. "Se il mercato calasse, non sarei sorpreso di veder
tornare il numero delle nuove class action a quota 200 l'anno", avvertiva
però a inizio luglio John Gould, vicepresidente di Cornerstone
Research. Mai profezia si rivelò più azzeccata. Dall'estate a
oggi il numero delle nuove class action è tornato improvvisamente ad
aumentare. A guidare la ripresa delle vertenze sono due fattori: il numero
crescente di indagini su presunti illeciti societari da parte della Sec e la
frenata di Wall Street, che barcolla sotto i colpi della crisi finanziaria
innescata dai mutui subprime. Da febbraio sono già 26 le class action
legate ai mutui: tra i nomi coinvolti Moody's ( class action avviata il 19
luglio), American Home Mortgage (31 luglio), Countrywide (14 agosto),
McGraw-Hill (la società quotata che controlla l'agenzia di rating
Standard & Poor's è stata citata il 28 agosto), E Trade (2
ottobre), Merrill Lynch (30 ottobre), Washington Mutual (5 novembre), fino
all'ultima, avviata l'8 novembre contro Citigroup. A scatenare gli
investitori è stata la scoperta di pratiche contabili
"disinvolte" legate ai mutui subprime. I piccoli azionisti di
banche e agenzie di rating accusano le istituzioni finanziarie, i cui titoli
sono rimasti travolti da perdite e svalutazioni causate dai mutui ad alto
rischio, di aver distorto i bilanci omettendo di consolidare indebitamenti e
perdite dei "veicoli finanziari" utilizzati per emettere
cartolarizzazioni e derivati strutturati sui subprime. Gli avvocati dei
grandi studi legali, supremi sacerdoti delle class action e grandi
beneficiari delle relative maxiparcelle, tornano a sorridere. Nicola Borzi
nicola.borzi@ilsole24ore.com.
( da "Asca" del 24-11-2007)
(ASCA)
- Prato, 24 nov - Il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo
sprona il governo a mantenere gli impegni, a partire dal protocollo sul
Welfare, ma rivolge un pressante appello a tutta la politica perche' in primo
luogo approvi una nuova legge elettorale. L'occasione e' data dal convegno
'Manifatturiero industria del futuro' organizzato a Prato da Confindustria,
da Unione industriale pratese e dal 'Club dei 15'. Sul Welfare, dice rivolto
alle forze che sostengono l'esecutivo, ''e' in gioco la vostra
credibilita'''. E poi ammonisce: ''Approvare una norma che non rispetti
fedelmente il protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente la
concertazione''. Montezemolo si rivolge in particolare al Partito
democratico, che deve ''confermare nei fatti le tante professioni sulla sua
vocazione di partito moderno e riformista''. Altrimenti, mette in guardia,
''se saranno le forze estreme o marginali'' a decidere su provvedimenti
importanti ''si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e
orchestra''. Montezemolo stigmatizza tra l'altro i ''ricatti'' che hanno
portato al ''mostro giuridico'' della norma sulla class action o lo ''svuotamento'' del
pacchetto sicurezza ''perseguito da una parte della sinistra piu'
massimalista e consentito dalla debolezza di questo esecutivo''. L'intervento
di Montezemolo e' pero' un 'pungolo' a tutta la classe
politica italiana perche', dice, ''non e' solo di nuove formule elettorali,
nuovi partiti, nuovi slogan che puo' vivere l'Italia''. Il primo terreno su
cui la politica e' chiamata a rompere gli indugi e' sulla riforma
dell'attuale legge elettorale che e' ''assurda'' e il cui superamento e' un
''atto dovuto''. Montezemolo mette pero' in guardia dal pericolo di un lungo
e sterile dibattito: ''Tremo - dice - alla prospettiva che la politica
costringa il paese a un anno di schermaglie sul sistema tedesco, spagnolo,
francese o scandinavo per approdare poi a un compromesso all'italiana che
accontenta tutti i partiti e non risolva alcun problema''. E quindi indica
alcune necessita': maggiori poteri al capo del governo, superamento del
bicameralismo, riduzione del numero dei parlamentari, snellimento di
regolamenti parlamentari arcaici, semplificazione di tutti i livelli
decisionali al centro come sul territorio. L'importante dunque e' non perdere
altro tempo perche' ''mentre in Italia ci appassionamo su coalizioni, nuovi
partiti, facili populismo da campagna elettorale permanente, nomi di leader,
premi di maggioranza, lo scenario mondiale e' attraversato da forti tensioni:
squilibri finanziari e commerciali sempre piu' minacciosi, costro delle
materie prime alle stelle, tensioni politiche''. Per questo, secondo Montezemolo,
l'Italia ha bisogno di uno ''shock di modernizzazione'' puntando su
''infrastrutture, scuola, fisco, politiche energetiche, burocrazia, politiche
condivise per il Sud'' per essere un ''paese normale, in cui ciascuno fa il
suo lavoro''. Montezemolo conclude infine il suo intervento chiudedendo il
dibattito nato in questi giorni su un suo possibile coinvolgimento diretto in
politica. ''''Voglio dirvi chiaramente - spiega - con il massimo rispetto
verso le persone che hanno fatto il mio nome, che il mestiere di imprenditore
e manager, che mi ha regalato grandi soddisfazioni, continua a essere il
punto di riferimento della mia vita professionale''. L'impegno per la
modernizzazione del Paese, come guida degli industriali e come cittadino,
''e' la politica che mi piace ed e' la sola - conclude - che continuero' a
fare''. afe/min/ss.
( da "Asca" del 24-11-2007)
(ASCA)
- Prato, 24 nov - Sulla class action ''il Senato ha approvato
frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese e per
accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo minuto''. Lo ha
detto il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo,
intervenendo a Prato al convegno 'Manifatturiero industria del futuro'
organizzato da Confindustria e da Unione industriale pratese. afe/min/ss.
( da "Asca" del 24-11-2007)
(ASCA)
- Prato, 24 nov - Il Partito democratico ''deve ora confermare nei fatti le
tante professioni sulla sua vocazione di partito moderno e riformista''. Lo
ha detto il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo,
intervenendo a Prato al convegno 'Manifatturiero industria del futuro'
organizzato da Confindustria e da Unione industriale pratese. ''Se non si
riuscira' a tenere la rotta - ha fatto notare Montezemolo - se saranno le
forze estreme o marginali a decidere su provvedimenti cosi' importanti come
welfare e class action
si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra''.
Montezemolo ha ribadito l'importanza di alcuni principi: la ''concorrenza,
che vuol dire spazio al merito e servizi piu' efficienti e meno costosi'',
''risorse per un welfare dinamico invece che per giovani pensionati'', ''un
ritorno al nucleare che vuol dire diminuire la dipendenza energetica e le
bollette''. ''Tutte queste cose - si e' chiesto Montezemolo - sono di destra
o di sinistra'? Chi se ne avvantaggia, il benestante che ha sempre la
possibilita' di scegliere e pagare o il meno abbiente'? Il Paese che produce
e lavora - ha concluso Montezemolo - il Paese che rema, non ne puo' piu' di
discussioni interminabili, vecchi riti, decisioni rimandate, divisioni
incomprensibili. Lo stesso vale per il tema dei contratti e delle relazioni
sindacali''. afe/min/ss.
( da "Asca" del 24-11-2007)
(ASCA)
- Roma, 24 nov - Ecco i principali titoli sui giornali di stamani: Corriere
della Sera - Welfare con la fiducia Ma il testo non c'e' - ''Sarkozy, meno
protezionismo'' Il Foglio - Le riforme viste dal taxi Il Giornale - Quadrino:
''II futuro dei trasporti e' nel motore elettrico'' - ''In questa legge ci
sono diritti soltanto teorici'' - ''Ma se toccano il documento saremo
contro'' Il Sole 24 Ore - Debito sotto quota 100 nel 2010 - Enrico Cuccia, la
caduta dell'Impero romano e le Generali - I consuntivi raccontano la storia
dell'economia - I rischi del compromesso - L'Antitrust contesta l'intesa
Abi-notai sui mutui portabili - Lavori usuranti in cerca di definizione -
Marchio di Stato contro i falsi - Meno risorse al turismo - Per l'economia di
Eurolandia segnali di frenata - Quell'Oscar trasparente - Romiti e la
leggenda Ferrari - Sarko' contro i pirati del web - Sara' rivisto il tetto
del taglia stipendi - Strumento antico ma insostituibile e sempre nuovo -
Ticket, precari, Ires e lci: i dubbi sulle coperture - Welfare, la fiducia su
un terzo testo - ''Rispettare le scelte del Parlamento'' - ''Un dialogo
aperto a tutti'' La Repubblica - ''E Veltroni dov'e''? Parla sempre di
giovani ma sui precari tace'' - ''L'interesse del Paese e' la vera priorita'
non la vita dell'esecutivo'' - ''Ma nessuno riesce a vedere quel tesoro
creato dalle donne'' - Al tramonto l'era dei Tronchetti boys i posti a
rischio nell'azienda telefonica - Casalinghe spa - Class class="term">action,
industriali all'attacco - Da Profumo a Della Valle chi scommette su se stesso
- Dal premier stop alle modifiche - Euro a un passo da quota 1,50 Trichet: no
a fluttuazioni brutali - I tecnici della Camera ''smontano'' la Finanziaria -
Sempre meno case e i prezzi volano - Shopping in frenata a Natale spenderemo
336 milioni in meno - Stretta finale per i vertici Telecom - Welfare, governo
pronto alla fiducia ''Rispetteremo l'accordo iniziale'' La Stampa - Cuccia
l'ultimo arbitro - L'ira degli industriali ''Romano, cosi' non va'' - La
prima mina e' sui contratti a termine - Serve coerenza LiberoMercato -
Geronzi assediato da Bazoli e Padoa-Schioppa - I consumatori contro
Confi'ndustria Beretta; ''Class class="term">action
da riscrivere'' - Troppi costi, pochi passeggeri. Il monopolio viaggia ancora
sui binari Messaggero - Contratti a termine, Confi'ndustria all'attacco - Ma
Prodi offre la mediazione A Palazzo Chigi la cabina di regia - Welfare,
governo ''costretto'' alla fiducia - ''Troppi colpi all'interesse generale''
Milano Finanza - Orsi e tori Per leggere gli articoli abbonati a
www.ascachannel.it red/.
( da "Reuters Italia" del 24-11-2007)
2.07
Versione per stampa PRATO (Reuters) - Sul protocollo del Welfare si gioca la
credibilità del governo, ha detto oggi il presidente di Confindustria
Luca Cordero di Montezemolo. "Noi imprenditori non ne possiamo
più di questo modo di affrontare questioni fondamentali per il
Paese", ha detto Montezemolo a un convegno di Confindustria a Prato,
riferendosi al protocollo sul welfare sottoscritto da governo e parti sociali
il 23 luglio. Sul Welfare, ha detto Montezemolo, è in
atto "un incredibile balletto, come pure sulla class action che è
fondamentale, ma non si può mettere in piedi per ricatti
politici". "Ancora una volta forze politiche che fanno parte del
governo che ha promosso questo importante accordo cercano dal giorno dopo di
metterlo in discussione. Approvare una norma che non rispetti fedelmente il
protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente la
concertazione", ha aggiunto il numero uno degli industriali italiani.
"Questo vuol essere un messaggio chiaro per tutte le forze che
sostengono il governo: su questa vicenda è in gioco la vostra
credibilità". E al partito democratico, Montezemolo dice che
"deve ora confermare nei fatti le tante professioni sulla sua vocazione
di partito moderno e riformista". Il governo ha ottenuto
l'autorizzazione a porre la fiducia al ddl sul welfare che da lunedì
sarà all'esame dell'aula di Montecitorio. Le parti sociali,
Confindustria soprattutto, hanno espresso riserve sulle modifiche introdotte
in commissione. Si sta lavorando, in vista della discussione in Aula, a un
testo di compromesso tra quello uscito dalla commissione Lavoro della Camera
e la versione prevista dal protocollo. PARTITI NON SONO UNICO MEZZO PER FARE
POLITICA Montezemolo ha poi nuovamente escluso l'ipotesi di entrare in un
partito, auspicata nei giorni scorsi da esponenti centristi come il deputato
dell'Udc Bruno Tabacci. "In questi giorni il mio nome è stato
usato diverse volte in relazione alla creazione di una nuova forza politica.
Voglio dirvi chiaramente, con il massimo rispetto per le persone che hanno
fatto il mio nome, che il mestiere di imprenditore e manager che mi ha
regalato grande soddisfazione continua ad essere il punto di riferimento
della mia vita professionale". "I partiti non sono l'unico mezzo
per fare politica", ha aggiunto Montezemolo, ricordando che l'importanza
di assistere le imprese e migliorare la competitività è
"la politica che mi piace ed è l'unica che continuerò a
fare". Montezemolo ha poi tuonato nuovamente contro l'ipotesi di
introdurre anche nel sistema giudiziario italiano la class action, eventualità
possibile se la Finanziaria 2008 verrà approvata senza modifiche
rispetto al testo licenziato dal Senato il 15 novembre scorso. "Il
Senato ha approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse
del Paese e per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo
minuto".
( da "ContribuentiWeb" del 24-11-2007)
ROMA
? "Basta con le cartelle pazze". Questa è l'invito che
Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti
Italiani rivolge alle Esattorie, alle Prefetture, alla Polizia di Stato, ai
Carabinieri ed ai Comuni, dopo la nuova ondata di cartelle pazze che stanno
ricevendo i contribuenti italiani in questi giorni dal parte degli Agenti
della Riscossione di Equitalia. Sono oltre 1 MLN le cartelle pazze, i
preavvisi di fermo amministrativo, annunci di ipoteca, pignoramenti presso
terzi e pignoramenti del conto corrente bancario notificati in tutta Italia
dalle esattorie per contravvenzioni rimaste "in vita" nei ruoli di
riscossione della pubblica amministrazione per multe automobilistiche
prescritte, annullate o regolarmente pagate elevate antecedentemente il 1999.
"Tutte le esattorie devono sospendere immediatamente la riscossione
delle multe ante 1999 ? continua Carlomagno ? in attesa di ripulire il
sistema informatico degli agenti della riscossione. Basta con le cartelle
pazze". In attesa dell'urgente provvedimento, Contribuenti.it e Codacons
annunciano iniziative legale contro i responsabili di questo odioso fenomeno.
Una situazione oramai insostenibile, contro la quale Contribuenti. it e Codacons hanno deciso di avviare una clamorosa class action
"all'italiana" contro gli enti impositori e gli agenti della
riscossione, per chiedere il risarcimento dei danni per le vittime delle cartelle
pazze e la restituzione dei soldi ingiustamente versati dai cittadini.
( da "Corriere.it" del 24-11-2007)
Chiti:
"Gli impegni con le parti sociali vanno rispettati" Welfare, il
governo mette la fiducia Dini minaccia: "Pronti a votare no" In
consiglio dei ministri Ferrero si astiene. Incertezza sul testo da votare.
Montezemolo a Palazzo Chigi Lamberto Dini (Ansa) ROMA - Via libera del
consiglio dei Ministri alla fiducia sul welfare. Il vertice dei ministri ha
autorizzato il premier Romano Prodi a porre la fiducia sul ddl welfare, se
necessario. Il ministro Ferrero ha espresso la sua riserva su questa decisione.
Non si è però deciso su quale testo eventualmente porre la
fiducia, se quello del governo o se quello "corretto" in
commissione Lavoro alla Camera: "E' una valutazione ancora da
compiere", ha detto il ministro dei Rapporti col Parlamento, Vannino Chiti.
E si tratta di una decisione che "spetta alla presidenza del
Consiglio". Chiti ha ricordato che "sulle 4 modifiche apportate il
parere del governo è stato contrario". Sul protocollo pesa anche
la profezia di Berlusconi ( "Sono convinto che il governo cadrà
sul welfare"). SINTESI - Così, tra tante voci discordanti, arriva
il comunicato di Palazzo Chigi, che cerca di spegnere le polemiche:
"L'obiettivo del governo è quello di una sintesi tra le varie
posizioni in campo, un accordo il più possibile rispettoso del
protocollo". MONTEZEMOLO A PALAZZO CHIGI - Venerdì in tarda
mattinata, tra l'altro, a Palazzo Chigi c'è stata un'ora abbondante di
colloquio tra Prodi e il presidente di Confindustria, Luca Cordero di
Montezemolo. Al centro dell'incontro - secondo quanto si apprende - il tetto alla
proroga dei contatti e termine e la norma sulla class action, sulla quale
Confindustria ha ribadito la contrarietà "alla norma così
come è stata formulata ed articolata". Alla riunione erano
presenti anche il direttore generale di Viale dell'Astronomia, Maurizio
Beretta, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta.
CONFINDUSTRIA - Del resto i dubbi degli imprenditori, che non hanno gradito
le modifiche al protocollo, erano stati espressi anche dal vicepresidente di
Confindustria, Alberto Bombassei, in un'intervista al Corriere: "Non ci
stiamo, se il testo resta così dobbiamo considerare finita la fase
della concertazione. Cosa abbiamo discusso a fare in questi mesi - ha
aggiunto - se poi fanno quello che vogliono?". I DUBBI DEL PRC - Il
presidente della Camera Fausto Bertinotti minimizza l'entità delle
tensioni all'interno della maggioranza sul welfare e parla di
"discussione fisiologica, con posizioni diverse", ma precisando che
"tutto lavora per una convergenza". Prima delle dichiarazioni di
Chiti, la sinistra dell'Unione si era detta pronta a dare "battaglia in
Aula" su quel "30% di modifiche che mancano al provvedimento".
La richiesta su cui il Prc non vuole fare sconti riguarderebbe il cosiddetto
"diritto di precedenza" per i contratti a termine, emendamento
bocciato dalla commissione. DINISUL PIEDE DI GUERRA - Nuove minacce arrivano
anche da Lamberto Dini e dal piccolo drappello dei suoi liberaldemocratici
(Ld) che si dicono pronti a votare "no" sul ddl del welfare se il
governo dovesse cedere alle richieste della sinistra radicale, cosa
già avvenuta secondo Dini nell'accordo rivisto alla Camera dove si
prevedono aperture in materia di lavori usuranti. Intervistato sul Quotidiano
nazionale, l'ex premier, che aveva votato la Finanziaria appellandosi
all'"etica della responsabilità", chiarisce che per le
stesse ragioni sarebbe pronto a votare "no" sul welfare
perchè con le modifiche apportate alla Camera "si configura un
aumento di spesa notevole rispetto ai 10 miliardi iniziali". Ad avviso
di Dini, il presidente del Consiglio deve guardarsi dal partito
"tassa-e-spendi" che il senatore vede rappresentato dalla sinistra
radicale. "COME VOLEVASI DIMOSTRARE" - E sul probabile ricorso alla
fiducia, non mostra alcuna meraviglia Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di
Forza Italia, "Come volevasi dimostrare - dice Cicchitto -. Non appena
è ripreso il confronto sul merito nel centro-sinistra sono riemerse le
divisioni". stampa |.
( da "Metronews" del 24-11-2007)
Class class="term">action:
montezemolo, senato ha approvato mostro giuridico 24/11/2007 12:54 Prato, 24 nov.
- (Adnkronos) - In materia di class action "il Senato ha
approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese,
per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo
minuto". Lo ha detto Luca Cordero di Montezemolo, presidente di
Confindustria nel corso del suo intervento al convegno di Prato dal titolo
'Manifatturiero industria del futuro'.
( da "TGCom" del 24-11-2007)
Welfare,
Montezemolo avverte Prodi "In gioco credibilità governo e
Pd" Sul Welfare è in gioco la credibilità del governo e
soprattutto del Partito Democratico: a sostenerlo è il presidente di
Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. "Approvare una norma che non
rispetti fedelmente il protocollo vuol dire uccidere per sempre
consapevolmente la concertazione - ha avvertito - Questo vuole essere un
messaggio chiaro per tutte le forze che sostengono il governo".
"Noi imprenditori non ne possiamo più di questo modo di affrontare
questioni fondamentali per il Paese", ha detto Montezemolo a un convegno
di Confindustria a Prato. Sul Welfare, ha detto Montezemolo, è in
atto "un incredibile balletto, come pure sulla class action che è
fondamentale, ma non si può mettere in piedi per ricatti
politici". "Ancora una volta forze politiche che fanno parte del
governo che ha promosso questo importante accordo cercano dal giorno dopo di
metterlo in discussione. Approvare una norma che non rispetti fedelmente il
protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente la
concertazione", ha aggiunto il numero uno degli industriali italiani.
"Questo vuol essere un messaggio chiaro per tutte le forze che
sostengono il governo: su questa vicenda è in gioco la vostra credibilità".
E al partito democratico, Montezemolo dice che "deve ora confermare nei
fatti le tante professioni sulla sua vocazione di partito moderno e
riformista". Il governo ha ottenuto l'autorizzazione a porre la fiducia
al ddl sul welfare che da lunedì sarà all'esame dell'aula di
Montecitorio. Le parti sociali, Confindustria soprattutto, hanno espresso
riserve sulle modifiche introdotte in commissione. Si sta lavorando, in vista
della discussione in Aula, a un testo di compromesso tra quello uscito dalla
commissione Lavoro della Camera e la versione prevista dal protocollo.
"Resto imprenditore" Montezemolo ha poi nuovamente escluso
l'ipotesi di entrare in un partito, auspicata nei giorni scorsi da esponenti
centristi come il deputato dell'Udc Bruno Tabacci. "In questi giorni il
mio nome è stato usato diverse volte in relazione alla creazione di
una nuova forza politica. Voglio dirvi chiaramente, con il massimo rispetto
per le persone che hanno fatto il mio nome, che il mestiere di imprenditore e
manager che mi ha regalato grande soddisfazione continua ad essere il punto
di riferimento della mia vita professionale". "I partiti non sono
l'unico mezzo per fare politica", ha aggiunto Montezemolo, ricordando
che l'importanza di assistere le imprese e migliorare la competitività
è "la politica che mi piace ed è l'unica che
continuerò a fare". Montezemolo ha poi tuonato nuovamente contro
l'ipotesi di introdurre anche nel sistema giudiziario italiano la class action,
eventualità possibile se la Finanziaria 2008 verrà approvata
senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato il 15 novembre
scorso. "Il Senato ha approvato frettolosamente un mostro giuridico
contro l'interesse del Paese e per accondiscendere a ricatti politici
inaccettabili dell'ultimo minuto". Invia ad un amico.
( da "Wall Street
Italia" del
24-11-2007)
Class
Action: Adusbef, nessun mostro di ANSA Adiconsum, presente in vari paesi,
niente disastri -->(ANSA) - ROMA, 24 NOV - Montezemolo e' probabilmente
poco informato perche' la 'class action e' non e' un frettoloso mostro
giuridico contro l'interesse del Paese.Lo affermano i presidenti di Adusbef
Lannutti, e di Federconsumatori Trefiletti, per i quali si tratta di 'un
moderno strumento di civilta' giuridica, utile anche alle imprese che
vogliono stare sui liberi mercati'. 'L'azione collettiva
- dice il segretario generale dell'Adiconsum Landi - e' presente in vari
paesi dell'Ue e in nessuno ha causato disastri'.
( da "Stampa, La" del 25-11-2007)
Montezemolo:
"Modificare l'accordo equivale a uccidere la concertazione"
[FIRMA]PAOLO BARONI INVIATO A PRATO Montezemolo scioglie la
"riserva" e di fronte agli imprenditori del Club dei 15, che
raccoglie le province più industrializzate d'Italia, annuncia che non
entrerà in politica: "Resto manager e imprenditore". Sul
Welfare, il presidente della Confindustria avverte governo e maggioranza:
"Attenti, perché vi giocate la vostra credibilità" afferma,
chiamando in causa "in primo luogo il Partito democratico, che deve
confermare nei fatti le tante professioni circa la sua vocazione di partito
moderno". Pesa la "presa in giro" sul protocollo di luglio.
"A Prodi venerdì l'ho detto molto chiaramente - spiega -.
Approvare una norma che non rispetti il Protocollo vuol dire uccidere per
sempre, e consapevolmente, la concertazione". Confindustria, aveva
spiegato in precedenza dal palco del teatro Mercatale di Prato, ha "il
massimo rispetto per le prerogative del Parlamento, ma non prendiamoci in
giro", perché "ancora una volta forze politiche che fanno parte del
governo che ha promosso questo importante accordo cercano dal giorno dopo di
metterlo in discussione". Per questo Montezemolo ieri è tornato a
chiedere il rispetto del patti: "Noi imprenditori non ne possiamo
più di questo modo di affrontare questioni fondamentali per il
Paese". Stessi toni e stessa insofferenza quando passa a parlare di class action (un
"mostro giuridico" approvato frettolosamente dal Senato
"contro l'interesse del Paese e delle imprese per accondiscendere a
ricatti politici dell'ultimo minuto") o di sicurezza, visto che il
decreto annunciato dopo l'uccisione di Giovanna Reggiani è finito in
nulla "per l'effetto svuotamento perseguito da una parte della sinistra
più massimalista e la debolezza dell'esecutivo". La conclusione
di questi ragionamenti non può che essere un secco altolà
rivolto all'esecutivo: "se non si riuscirà a tenere la rotta, se
saranno le forze estreme o marginali a decidere su provvedimenti così
importanti, si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e
orchestra" sostiene Montezemolo. Su un altro versante, quello della
legge elettorale, il presidente di Confindustria non si mostra meno
preoccupato: registra con soddisfazione "tenui segnali di dialogo",
ma teme che "la politica costringa il paese ad un anno di schermaglie
sul sistema tedesco, spagnolo, francese o scandinavo, per approdare poi ad un
compromesso all'italiana che accontenta tutti i partiti e non risolve alcun
problema". Mentre invece la riforma dello Stato e la
governabilità restano la nostra "vera emergenza".
"Corriamo il rischio di un'altra lunga stagione di immobilismo nelle
decisioni, una stagione dove tutto cambia in apparenza ma nulla cambia nella
sostanza" lamenta ancora il presidente di Confindustria che chiede
"uno sforzo condiviso", fa appello "a tutte le forze migliori
del Paese" e propone uno shock di modernizzazione incentrato su
concorrenza, infrastrutture, scuola, fisco, politiche energetiche,
burocrazia, Mezzogiorno. Poi se la prende con "questa sorta di oblio
diffuso", dove mai nessuno rende conto di quello che non ha fatto e dove
"la colpa è sempre di chi è venuto prima o di quello che
è accaduto altrove". E quindi bacchetta i finti
"liberali", che "occupano tutti gli spazi pubblici per fini
privati o che propugnano il rigore finanziario, ma poi non tagliano le spese
ed aumentano le tasse", ed i politici-marziani, che "sembrano
sempre arrivati da una galassia lontana". Quanto a lui, ringrazia tutte
le persone che negli ultimi giorni hanno fatto il suo nome, ma preferisce non
entrare in politica. "Il mestiere di imprenditore e manager, che mi ha
regalato grandi soddisfazioni, continua ad essere il punto di riferimento
della mia vita professionale - spiega -. E poi i partiti non sono l'unico
mezzo per fare politica, la si può fare anche stando in Confindustria".
Montezemolo va al concreto: "Non è solo di nuove formule
elettorali, nuovi partiti, nuovi slogan che può vivere l'Italia",
c'è anche la politica concreta. "Modernizzare i rapporti tra
lavoratori e aziende, assistere migliaia di piccole imprese nel processo di
internazionalizzazione, spingere con forza su merito e concorrenza,
promuovere nella cultura dell'Italia concetti come rischio, innovazione e
spirito imprenditoriale: anche questa è iniziativa politica - conclude
Montezemolo -. Questa è la politica che mi piace ed la sola che
continuerò a fare".
( da "Stampa, La" del 25-11-2007)
La
sentenza È la prima volta che succede a Torino I legali dell'Adoc mettono
ko Unicredit Bond argentini risarcito il 100% RAPHAËL ZANOTTI Quando il
giudice ha letto il dispositivo della sentenza che le restituiva l'intera
somma investita nei famigerati bond argentina, la signora Giovanna ha pianto.
E con le lacrime agli occhi ha abbracciato il suo avvocato e i responsabili
dell'Adoc, l'associazione dei consumatori che in questi anni aveva seguito
passo passo il suo caso permettendole, a sette anni di distanza, di
recuperare i 100 mila euro che pensava di aver definitivamente perso. La
sentenza in questione è quella depositata nei giorni scorsi dalla
prima sezione civile del tribunale di Torino (presidente Pier Carlo
Premoselli). Una sentenza particolare in una città - Torino - in cui
da sempre gli istituti di credito hanno una certa influenza. Anche perché
ribadisce un concetto fondamentale: sulle banche grava l'onere di informare
sui rischi generali degli investimenti in obbligazioni e specifica di quelli
nei cosiddetti Paesi emergenti come l'Argentina. La signora Giovanna, professionista
torinese non aveva contezza di quel che stava andando a investire e di come.
Nel giugno-luglio 2000 il suo patrimonio era investito per 450 milioni in
fondi di investimento e per 350 milioni in titoli di Stato. Si trattava di
una risparmiatrice oculata, che mai aveva tentato la strada degli
investimenti speculativi. Contattata da personale della Unicredit, era stata
sollecitata a investire in bond argentini, presentati come sicuri e
remunerativi. E questo nonostante già all'epoca l'agenzia di rating
Standard & Poor's non li considerasse proprio un portento. Il tribunale
ha dichiarato che la signora Giovanna non ha provato in modo certo di essere
stata raggirata. Eppure il suo profilo di rischio basso e l'incapacità
della banca di provare di averla informata correttamente, ha determinato la
decisione del tribunale. La presidente regionale dell'Adoc
Silvia Cugini si è detta soddisfatta: "Una sentenza che ci offre
lo spunto per ribadire l'importanza della Class Action. Se fosse già
nel nostro ordinamento una decisione di tal fatta porterebbe benefici
immediati a tutti i risparmiatori coinvolti nella vicenda".
( da "Repubblica, La" del 25-11-2007)
Economia
"Welfare, l'intesa non si tocca" Stop di Montezemolo e sindacati.
Mastella: se si cambia è crisi Epifani: discutere le modifiche. Il
leader degli industriali: resto un imprenditore ROBERTO MANIA DAL NOSTRO
INVIATO PRATO - Su welfare e class action il governo e il neonato
Partito democratico si giocano la loro credibilità. E' quasi la
campanella dell'ultimo giro quella che ha suonato ieri da Prato il presidente
della Confindustria, Luca di Montezemolo. Un preavviso: "Se non si
riuscirà a tenere la rotta, se saranno le forze estreme o marginali a
decidere su provvedimenti così importanti, si daranno forti ragioni a
chi chiede di cambiare musica e orchestra". Così nel giorno in
cui il leader degli industriali scioglie pubblicamente la riserva sulla sua
indisponibilità a partecipare alla costruzione di un nuovo partito di
centro ("il mestiere di imprenditore e manager continua ad essere il
punto di riferimento della mia vita professionale e poi i partiti non sono
l'unico mezzo per fare politica"), si accentua la distanza tra la
Confindustria e il governo Prodi: "Noi imprenditori - dice - non ne
possiamo più di questo modo di affrontare questioni fondamentali per
il Paese. Ancora una volta forze politiche che fanno parte del governo che ha
firmato l'accordo con le parti sociali, cercano dal giorno dopo di metterlo
in discussione. Abbiamo il massimo rispetto delle prerogative del Parlamento,
ma sappiamo che non è questo il problema. Non prendiamoci in
giro". E ancora: "Approvare una norma che non rispetti fedelmente
il protocollo vuol dire uccidere per sempre consapevolmente - scandisce - la
concertazione". Frasi "inaccettabili", secondo il ministro di
Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, mentre quello del Lavoro, Cesare
Damiano (Pd) si appresta a precisare che "la sostanza" dell'accordo
sarà preservata. Come vogliono pure Cgil, Cisl e Uil, riunite a Milano
anche a difesa di un accordo promosso dai lavoratori nel referendum
sindacale. Il leader della Uil, Luigi Angeletti attacca il governo: "Sta
rovinando la cosa migliore che ha fatto"; quello della Cisl, Raffaele
Bonanni, il parlamento: "Così si squalifica". Infine il
segretario della Cgil, Guglielmo Epifani avverte che "qualsiasi modifica
va discussa con il sindacato". A difesa dell'accordo originario fanno
sentire la propria voce anche Rosi Bindi e Dini ("solo così
sicuro il sì alla fiducia"). Su quest'ultimo arrivano i fulmini
di Diliberto: "E' un ricattatore". Insomma, un ginepraio che - come
dice il ministro della Giustizia, Clemente Mastella - può condurre
alla crisi di governo, ma che porta anche argomenti alla tesi di Montezemolo:
l'Italia ha bisogno di uno choc di modernizzazione, a cominciare da quella
dell'apparato dello Stato, "sempre più la vera emergenza
nazionale", sostiene. "Perché - continua - mentre noi ci
appassioniamo su coalizioni, nuovi partiti, facili populismi da campagna
elettorale permanente, nomi di leader, premi di maggioranza, lo scenario
mondiale è attraversato da forti tensioni: squilibri finanziari e commerciali
sempre più minacciosi, costo delle materie prime alle stelle, tensioni
politiche, guerre". Un'Italia, allora, candidata ad essere marginale
sullo scacchiere globale per colpa soprattutto di una classe
politica miope, rissosa, incapace di compiere scelte fondamentali dopo quella
realizzata con l'adesione alla moneta unica europea. Montezemolo apprezza la
ripresa del dialogo sulle riforme tra gli schieramenti politici. Ma ammette
di "tremare" all'idea che ora possa aprirsi una anno "di
schermaglie" sul sistema elettorale da adottare con il rischio di
"approdare ad un compromesso all'italiana che accontenta tutti i partiti
e non risolve alcun problema". Anche ai sindacati il leader di
Confindustria chiede il coraggio di voltare pagina, cambiando le relazioni
industriali, di abbandonare "i vecchi riti". Se ne parlerà
da martedì, ma intanto propone di collegare gli aumenti retribuiti
alla crescita della produttività calata dello 0,6 per cento tra il
2000 e il 2006 a
fronte di una dinamica salariale dello 0,7 per cento. E' una rupture che
vorrebbe, Montezemolo. "Perché non è solo di nuove formule
elettorali, nuovi partiti e nuovi slogan che può vivere
l'Italia".
( da "Repubblica, La" del 25-11-2007)
Economia
IL CASO Vissani a Luca: "Ma l'amatriciana batte la Ferrari" ROMA -
E' lecito denigrare un provvedimento definendolo alla amatriciana?
Così ha fatto il presidente di Confindustria Montezemolo, nei giorni scorsi,
criticando la misura sulla class action introdotta in
Finanziaria. Ma a difesa della nota ricetta romana atta a confezionare i
bucatini, è sceso ieri in campo un "intellettuale" della
gastronomia come Gianfranco Vissani, che ama sempre di più intervenire
sui temi della politica e della società. "Per definire un
pasticcio un provvedimento della Finanziaria - ha dichiarato ieri il
gastronomo al Grinzane Cavour - Montezemolo lo ha paragonato alla pasta
all'amatriciana, senza conoscere la storia del famoso piatto romano
originario di Amatrice e quasi disprezzandolo. A lui vorrei ricordare che
l'amatriciana è nata prima della Ferrari".
( da "Unita, L'" del 25-11-2007)
Stai
consultando l'edizione del Mastella e Montezemolo: non toccate il protocollo
Il ministro minaccia l'ennesima crisi, il presidente di Confindustria alza i
toni della polemica di Bianca Di Giovanni/ Roma MATCH Sul welfare le parti
sociali fanno pressing sul governo perché porti in Aula domani il testo
uscito dal Consiglio dei ministri, senza le modifiche votate dalla
Commissione Lavoro. Con loro una pattuglia di parlamentari (Dini in testa) e
ministri (Mastella in testa). I toni sono ultimativi (o è così,
o non votiamo). Insomma, Romano Prodi rischia ancora la crisi. Ma a guardar
bene a rischiare ancora di più è il Parlamento, che mette in
gioco la sua credibilità. Ancora una volta sul protocollo l'esecutivo
si ritrova su un baratro, per non aver blindato per tempo quel testo,
evidente frutto di un faticoso compromesso, ma anche per le manovre che la
partita nasconde. Alcune sono inconfessabili, come quella di Confindustria che
lega le modifiche al Protocollo alla norma della class action (in Finanziaria) da
eliminare. Un vero ricatto, ma nessuno lo dice: il tam-tam mediatico ha
già ricostruito il quadretto dei "coscienziosi
istituzionali" che difendono i patti, e degli "sconsiderati
radicali" che li calpestano. Dal leader di Confindustria giù
critiche alla politica che "non governa", ai politici che
"sembrano marziani", e ancora strali contro "chi si dice
difensore dei ceti deboli e poi boicotta i provvedimenti che recano
benefici". Luca Cordero di Montezemolo, come al solito, è un
fiume in piena: a lui piace la politica fatta così. Non scenderà
in campo (almeno fino a maggio), ma parlerà e parlerà, come
ieri al convegno di Confindustria Prato. Dove non ha spiegato però
perché vuole più spesa pubblica per pagare manager e dirigenti.
Montezemolo cerca di cancellare, con incontri riservati un voto del
Parlamento, ma poi si iscrive sempre nella lista di chi difende le
istituzioni. Poco resta da dire al presidente della Commissione Gianni
Pagliarini (Pdci): "Grave se il testo fosse cambiato". Il governo
non ha ancora scoperto le carte. Pier Luigi Bersani dichiara che si
cercherà un punto di equilibrio tra i due testi. Non sarebbe molto
difficile, anche perché le modifiche apportate sono molto marginali rispetto
all'impianto complessivo del testo. Allora perché tanto baccano? A chi giova?
Questa è la vera domanda. La risposta più facile è
quella politica. Mastella marca ancora una volta il suo peso in maggioranza,
rirpoponendosi come bilancino al centro contro i cosiddetti radicali di
sinistra. Così punta i piedi: ""Sul welfare no a cambi di
rotta. I patti vanno rispettati, ancor di più dopo il referendum che
ha registrato un ampissimo consenso da parte dei lavoratori - dichiara - Se
ci fossero ripensamenti allora una crisi di governo sarebbe probabile".
Anche Rosy Bindi ha difeso il patto, offrendo una sponda al sindacato. Cesare
Damiano non ha sciolto le riserve. Intanto Lamberto Dini insiste. "Il
governo sia saggio - scrive - e porti il testo pattuito". Sull'altro
fronte Paolo Ferrero. "La richiesta di Confindustria è
inaccettabile". Domani, con l'avvio della discussione in Aula, si capirà
di più. "Non si può ferire il parlamento - insiste il
relatore Emilio Del Bono (Pd) - Tanto più che le modifiche sono
marginali". In effetti sui contratti a termine (che danno fastidio a
Confindustria) si è solo esplicitato il cumulo dei periodi per
arrivare ai 36 mesi e si è posto un limite alla deroga per un ultimo
rinnovo. Con il testo originario le possibilità di aggiramento
sarebbero state maggiori. Dunque, argomentano i parlamentari - è un
miglioramento non un tradimento del testo. Per Confindustria non servono
tante esplicitazioni. "Ma se è tutto sottinteso - spiega
Pagliarini - che male c'è a chiarire?". Insomma, non c'è
nessun delitto né un ritorno indietro. Eppure gli imprenditori insistono
anche con Alberto Bombassei, che minaccia la fine della concertazione. Ma qui
non gioca solo il merito (che pure pesa): per Viale dell'Astronomia pesa
anche il fatto che altri datori di lavoro (commercianti o artigiani) pur non
avendo sottoscritto il protocollo hanno ottenuto qualcosa. Come la reintroduzione
del lavoro a chiamata, limitata però ai lavoratori dello spettacolo e
del turismo. I sindacati dal canto loro difendono il voto dei lavoratori.
Anche se - dicono i boatos parlamentari - molte modifiche le hanno
caldeggiate proprio loro. Ma allora: a che gioco si sta giocando?.
( da "Nazione, La
(Prato)" del
25-11-2007)
Di
ELENA DURANTI E' STATA annunciata la prima "class action" che
riguarderà anche Prato. A intentarla, come prevede la legge,
sarà Contribuenti.it che ha vinto la causa pilota contro Equitalia
Polis (ex Gestline), Agente della Riscossione delle provincie di Bologna,
Caserta, Genova, Gorizia, Napoli, Padova, Prato, Rovigo e Venezia (533 Comuni
e 8 milioni di abitanti), che ha emesso preavvisi di fermo amministrativo
dell'auto senza motivazione. LA NUOVA "class action" ? azione collettiva per il risarcimento ? sarà aperta a tutti contribuenti
danneggiati dal fisco, secondo le linee tracciate dall'emendamento al disegno
di legge della finanziaria approvato la settimana scorsa in Senato. Sono due
i soggetti legittimati a chiedere un'azione collettiva: le
associazioni dei consumatori riconosciute a livello nazionale e i gruppi che
saranno indicati dal ministro della Giustizia e dal ministro per lo
Sviluppo economico. Due sono state le sentenze che dovrebbero avere una
ricaduta anche per i cittadini pratesi. I GIUDICI tributari di Napoli hanno
condannato l'operato di Equitalia, ribadendo che "il concessionario
nell'emettere un atto, che per sua natura assume una notevole rilevanza nella
sfera giuridica del soggetto passivo (esecutato), deve darne ampia e motivata
ragione dell'opportunità, della necessità e della perseverante
insolvenza a richieste ordinarie, insomma deve dire, quali sono state le
ragioni giuridiche che hanno indotto l'utilizzo di un mezzo di recupero
così invasivo a fronte di un credito d'imposta, tra l'altro già
pagato, di così modesta consistenza. E ALLA SENTENZA napoletana si
è aggiunta anche quella dei giudici di Genova per le ipoteche sui beni
immobili richieste da Equitalia (anche in provincia di Prato), i quali,
nell'accogliere la tesi del contribuente hanno ribadito che "per poter
pignorare un immobile e venderlo al miglior offerente, bisogna che il debito
contratto sia superiore aglio ottomila euro, tetto che non può
comprendere anche oneri ed interessi", ordinando all'agente della
riscossione Equitalia Polis di procedere alla immediata cancellazione
dell'ipoteca a sua cura e spese. Per l'ex Gestline si tratta di un nuovo
verdetto sfavorevole. A PRATO entro la fine dell'anno saranno notificati
circa 8mila avvisi per multe non pagate del 2004 e del 2005. La
società incaricata dal Comune di riscuotere quasi 9 milioni di
contravvenzioni mai pagate è a metà dell'opera. Le 5.700
cartelle relative alle multe 2003 e 2004 sono state quasi tutte notificate
(ne mancano 221). Per ora l'opera di sollecito ha portato in cassa 400mila euro
rispetto al totale di un milione e 600mila. A proposito delle iscrizioni
ipotecarie, quest'anno in città sono state 1.550, il 29,5% in meno
rispetto al 2006, mentre i solleciti bonari hanno visto un vero e proprio
boom (più 109% a livello nazionale). LA SOCIETÀ infatti ha
deciso di attuare una politica diversa che offre ai cittadini più
tempo per pagare. - -->.
( da "Gazzetta di
Modena,La" del
25-11-2007)
Cronaca
Una "class action"... all'italiana Nove gradi di giudizio e nessuna
sanzione per chi viola la legge Class action all'italiana c'è il
rischio boomerang per i cittadini? A pochi giorni dall'approvazione fa
già tanto discutere il decreto legge della
finanziaria sulle azioni collettive risarcitorie. Nove i gradi di giudizio
previsti e nessuna sanzione per chi viola la legge. Ancora una volta le cause
collettive dei consumatori contro i colossi produttivi rischiano di rimanere
un "sogno americano". Rischia di trasformarsi in un boomerang, se
ben impugnata da chi ha i propri interessi da proteggere, la legge
sulla class action all'italiana che avrebbe dovuto aprire nuove frontiere di
tutela per i cittadini ed i consumatori. Meno rigido di quello americano il
decreto legge promulgato dal Governo lascerebbe, infatti, aperti troppi
varchi a scapito della trasparenza senza comminare, poi, effettivamente,
alcuna sanzione punitiva alle grandi aziende imputate nemmeno se condannate
al risarcimento dei danni. Mentre in America la class action è
un'azione fortemente temuta, anche dai colossi produttivi, perchè, una
volta che la causa sia stata vinta da un gruppo di ricorrenti, l'azienda
imputata deve risarcire i danni ai cittadini di quella e di tutte le altre
cause future sullo stesso argomento e viene condannata al pagamento di una
multa, la class action italiana, formulata come da decreto, sembra porgere il
fianco ad una pericolosissima strumentalizzazione: "Così
com'è stata pensata - spiega Fabio Galli del Codacons - la legge
rischia di diventare uno strumento nelle mani degli stessi colossi. La legge,
infatti, prevede che una volta intentata una causa da parte di un gruppo
(anche minimo) di cittadini ed una volta che l'azienda accusata sia stata
riconosciuta colpevole se la stessa compie una transazione monetaria in
accordo con quei cittadini che hanno fatto ricorso nessuno, mai più,
potrà far valere i propri diritti sullo stesso argomento. Ora poniamo
che io sia un colosso aziendale e che il mio comportamento abbia causato
gravi danni a migliaia di cittadini. Certamente mi converrà sfruttare
questo aspetto della legge, ingaggiare un gruppo di complici,farmi fare una
causa, perderla, transare una cifra relativa in accordo con i complici e
chiudere, per sempre, la partita. Nessuno, mai più, potrà
chiedermi nulla. Addirittura i colossi industriali potrebbero arrivare a
prevenire le azioni dei cittadini transando risarcimenti prima che scoppi il
"caso" che li riguarda, in modo tale da annullare qualsiasi
possibilità effettiva di rischio per il futuro". E se la regola
dell'esclusione (una volta risarciti i primi a fare causa tutti gli altri non
si possono più rivalere) sembra essere decisamente quella più
pericolosa per un uso scorretto della legge, c'è un altro aspetto che
la aggrava ulteriormente: "Che un uso strumentale di questa legge sia
possibile proprio da parte di chi dovrebbe essere l'imputato - spiega ancora
Fabio Galli - è ancora più evidente se si guarda all'art.
140.2. della stessa. Secondo questo articolo, infatti, possono fare causa
oltre alle associazioni dei consumatori riconosciute anche "altre
associazioni di consumatori, produttori o portatori di interessi
collettivi...". Come si sa è il Codice ministeriale del Consumo a
definire e riconoscere con chiarezza quali sono le associazioni dei
consumatori in Italia. Aprire le cause ad altre entità, non
riconosciute, aggrava il rischio di complicità finalizzate a tutelare
gli interessi di quelli che potrebbero essere gli accusati. Come dicevamo
potrebbero formarsi associazioni ad hoc, fintamente interessate ai diritti
dei consumatori". Per le aziende riconosciute colpevoli e condannate la
legge, ad oggi, non prevede nessuna sanzione ulteriore, cioè nella
class action italiana non è previsto il risarcimento punitivo:
"Sarebbe come se preso il rapinatore di banca - continua Galli - lo si
condannasse solo a restituire il bottino... enon sarebbe un gran modo per
scoraggiarlo a ripetere l'atto. Poi, la stessa legge prevede che alla
condanna non segua immediatamente il risarcimento del cittadino, ma che
l'aspetto monetario venga trattato a parte, prima con tentativi conciliatori
poi, eventualmente, attraverso un altro decreto esecutivo. E le cause possono
arrivare a durare oltre 15 anni e che il cittadino, per vedersi risarcito
debba affrontare nove gradi di giudizio diversi". "Per far si che
la nostra assomigli alla class action americana il testo andrebbe rivisto in
più punti - conclude Galli - e certamente resa più severa e
restrittiva. Il dubbio è: c'è un vero interesse da parte della
classe politica a renderla tale?". (alessia pedrielli).
( da "Nazione, La
(Nazionale)" del
25-11-2007)
Pubblicato anche in: (Resto del
Carlino, Il (Nazionale)) (Giorno, Il (Nazionale))
Montezemolo:
"Modificare il protocollo dall'inviato STEFANO CECCHI ? PRATO ? LA
LABIRINTITE è passata in due giorni. Luca Cordero di Montezemolo non
cade al Centro. E non cade nemmeno in politica. Ringrazia chi lo ha cercato,
da Mastella a Casini, ma avverte che lui resta in piedi. Ovvero, resta a fare
il suo mestiere di imprenditore e di manager che "mi ha regalato tante
soddisfazioni" "Anche perché ? ha aggiunto ? i partiti non sono
mica l'unico mezzo per fare politica". Macchè. E per rendere
più efficace il concetto, vestendo i panni di presidente degli
industriali e, dunque, di leader del "Paese che rema", ha subito
mandato un avvertimento alzo zero a Prodi e al neonato Partito Democratico.
Argomento: il protocollo sul Welfare. "Approvare una norma che non
rispetti fedelmente il protocollo ? ha scandito duro Luca Cordero alla
vigilia del voto alla Camera ? vuol dire uccidere per sempre,
consapevolmente, la concertazione. Su ciò è in gioco la
credibilità del governo e delle forze che lo sostengono. Mi riferisco
in primo luogo al Pd, che deve confermare ora nei fatti le professioni
riformiste. Se non si riuscirà a tenere la rotta, se saranno le forze
estreme o marginali a decidere su provvedimenti così importanti, si
daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra". DI
LOTTA, dunque, e poco di governo. Dirompente e ammonitore. In 47 minuti di
intervento, interrotto solo da 6 applausi della platea (freddina per la
verità) e da 14 passaggi di mano sul ciuffo, Montezemolo ha offerto
così la sua risposta alle sirene che lo volevano nell'agone politico.
A coloro, LCdM manda a dire che non sarà un protagonista della Cosa
Bianca. Ma che, non per questo, rinuncia a parlare di politica. A essere
comunque un protagonista del dibattito politico. Al contrario. E' stato
infatti un intervento di caratura politica, quello scandito a Prato al
convegno sull'"orgoglio manifatturiero", organizzato dal 'club dei
15' e dalla Confindustria locale. Un intervento forte, da uomo dei fatti che
invoca uno "shock di modernizzazione" per il Paese. E che, per
questo, non può non farsi censore di una classe
politica minata da troppi vizi. "L'Italia non è governata da
troppi anni ? ha detto LCdM ? e talvolta pare di assistere a un film di
fantascienza dove importanti protagonisti del mondo politico sembrano
marziani appena arrivati da una galassia lontana". MARZIANI che, o non
fanno ("E' dai tempi dell'euro che non si compiono scelte fondamentali
per il Paese") o, se fanno, combinano pasticci. Come il recente
provvedimento "frettolosamente approvato" dal Senato sulla Class
Action: "Un mostro giuridico ? ha detto Montezemolo ? fatto solo per
accondiscendere a ricatti politici dell'ultimo minuto". O come la pessima
legge elettorale in vigore, il cosiddetto 'porcellum': "Una legge
assurda ? ha scandito il presidente della Ferrari ? che ci ha privati anche
della possibilità di scegliere chi mandare in Parlamento. Una legge
che non ho mai sentito difendere da nessuno e che avrebbe dovuto essere
cambiata sin dal giorno dopo il voto". Per questo, si augura
Montezemolo, cambiarla ora è un atto dovuto. Con un'avvertenza: fare
in fretta. IL LEADER del Paese che rema "trema", infatti, davanti
alla prospettiva di "un anno di schermaglie sul sistema tedesco,
spagnolo, francese o scandinavo per approdare ad un compromesso all'italiana.
Un compromesso ? ha concluso Montezemolo ? che accontenti tutti i partiti e
non risolva alcun problema". Nel più classico
stile del Paese che non rema, appunto. - -->.
( da "Giornal.it" del 25-11-2007)
10.30.56
Oggi colletta alimentare per i bisognosi. Appello alla
solidarietà Oggi, sabato 24 novembre si chiede a tutti quanti andranno
a far la spesa nei supermercati un piccolo gesto "natalizio":
Domani è la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che da undici
anni raccoglie generi di prima necessità non deperibili da inviare
alle associazioni che si occupano dei poveri e dei bisognosi.
Organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus e dalla Federazione
dell'Impresa Sociale Compagnia delle Opere, sotto l'Alto Patronato del
Presidente della Repubblica, consentirà ai cittadini italiani di aiutare
concretamente i poveri del nostro Paese che, secondo le ultime rilevazioni
Istat (ottobre 2007), sono quasi il 13% della popolazione italiana.
"Alessandria si sente particolarmente vicina a questa iniziativa ?
afferma il Sindaco Piercarlo Fabbio ? e invito tutti gli alessandrini a non
far mancare il proprio personale apporto per la piena riuscita della Colletta
nella nostra Città anche quest'anno, ricordando come, in occasione
della "Colletta Alimentare" del 2006, complessivamente gli italiani
abbiano donato più di 8.422 tonnellate di cibo per un valore economico
superiore a 26.200.000 euro". La Giornata Nazionale della Colletta
Alimentare nasce come un gesto di condivisione dei bisogni a livello
popolare: i volontari invitano le persone che stanno per fare la spesa al
supermercato ad acquistare alcuni generi alimentari di prima necessità
per offrirli a chi ne ha bisogno. "Nella loro apparente
"semplicità", queste azioni ? secondo Teresa Curino,
Assessore alle Politiche di Solidarietà Sociale del Comune di
Alessandria ? possono testimoniare realmente un orientamento profondo alla
solidarietà che è in grado di coinvolgere tutti e che vede
l'apporto di tante associazioni e di volontari come efficace elemento di
congiunzione di un movimento corale di aiuto fraterno: un'azione comune nella
quale il ruolo di ciascuno (con il semplice dono di alcuni generi alimentari
appena acquistati) si può fondere in un sistema complessivo e
sinfonico di aiuto solidale e di sostegno alla vita che diano senso e pienezza
allo slogan scelto quest'anno dalla Colletta Alimentare: "La
carità cambia la vita"".
( da "ADN Kronos" del 25-11-2007)
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la notizia leggi i commenti commenta 1 vota 0 tutte le notizie di ECONOMIA
Prato, 24 nov. - (Adnkronos) - In materia di class action "il Senato ha
approvato frettolosamente un mostro giuridico contro l'interesse del Paese,
per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili dell'ultimo
minuto". Lo ha detto Luca Cordero di Montezemolo, presidente di
Confindustria nel corso del suo intervento al convegno di Prato dal titolo
'Manifatturiero industria del futuro'.
( da "ADN Kronos" del 25-11-2007)
Il
presidente di Confindustria replica a chi in questi giorni fa il suo nome per
la creazione di un nuovo polo di centro: ''I partiti non sono l'unico mezzo
per fare politica''. E manda ''un messaggio chiaro'' alla maggioranza: sul
welfare ''è in gioco la vostra credibilità'' ascolta la notizia
leggi i commenti commenta 1 vota 0 tutte le notizie di POLITICA Prato, 24
nov. (Adnkronos/Ign) - "In questi giorni il mio nome è stato
usato diverse volte in relazione alla creazione di una nuova forza politica.
Voglio dirvi chiaramente, con il massimo rispetto verso le persone che hanno
fatto il mio nome, che il mestiere di imprenditore e manager, che mi ha
regalato grandi soddisfazioni, continua a essere il punto di riferimento
della mia vita professionale. E poi i partiti non sono l'unico mezzo per fare
politica". Così Luca Cordero di Montezemolo, presidente di
Confindustria, nel suo discorso a Prato per il convegno 'Manifatturiero
industria del futuro', risponde alle richieste arrivate dalla politica di una
sua discesa in campo in un eventuale polo di centro. "Il mio mestiere
come presidente di Confindustria oggi e di cittadino ed imprenditore dopo -
spiega poi - è anche un mestiere politico senza dover per questo
entrare in politica". Poi, il numero uno di Confindustria tocca
praticamente tutti i temi principali dell'agenda politica attuale.
Montezemolo, intanto, vede ''con soddisfazione i tenui segnali di dialogo che
si colgono nel Paese. La politica italiana sembra voler affrontare finalmente
almeno la questione della legge elettorale: era ora". Ma "tremo
alla prospettiva che la politica costringa il Paese a un anno di schermaglie
sul sistema tedesco, spagnolo, francese o scandinavo, per approdare poi a un
compromesso all'italiana che accontenta tutti i partiti e non risolve alcun
problema". "Una comunità che condivide una visione del
futuro è una forza inarrestabile - sottolinea -. Un Paese che si
divide su tutto non può trovare la via della crescita e dello
sviluppo''. A detta del numero uno di Viale dell'Astronomia ci vorrebbe poi
una spinta sulle riforme: "Tra le priorità fondamentali per
l'Italia vi è, in primo luogo, la riforma dello Stato che è
sempre più la vera emergenza nazionale". E rimprovera alla classe politica che "dall'euro in poi non sono state
più fatte scelte fondamentali per il Paese". "Lo dicono le
cifre, lo dicono i fatti: qui non si tratta di essere di questa o di quella
parte politica, sono 10 anni - afferma il presidente di Confindustria - che
siamo agli ultimi posti in Europa per crescita economica. Ma quale oscura
calamità ci condanna a questa situazione? Mentre in Italia ci
appassioniamo su coalizioni, nuovi partiti, facile populismo da campagna
elettorale permamente, nomi di leader e premi di maggioranza - aggiunge - lo
scenario mondiale è attraversato da forti tensioni: squilibri
finanziari e commerciali sempre più minacciosi, costo delle materie
prime alle stelle, tensioni politiche''. Insomma ''abbiamo bisogno di uno
shock di modernizzazione". Non risparmia affondi diretti nei confronti
della maggioranza. Sulprotocollo sul welfare "ancora una volta forze
politiche che fanno parte del governo che hanno promosso questo importante
accordo cercano dal giorno dopo di metterlo in discussione".
"Approvare una norma che non rispetti fedelmente il protocollo vuol dire
uccidere per sempre la concertazione - osserva -. Questo vuole essere un
messaggio chiaro per tutte le forze che sostengono il governo: su questa
vicenda è in gioco la vostra credibilità". Mentre in materia
di class action
"il Senato ha approvato frettolosamente un mostro giuridico contro
l'interesse del Paese, per accondiscendere a ricatti politici inaccettabili
dell'ultimo minuto". Al Partito democratico chiede di ''confermare nei
fatti le tante professioni sulla sua vocazione di partito moderno e
riformista. Se non si riuscirà a tenere la rotta, se saranno le forze
estreme o marginali a decidere su provvedimenti così importanti come
welfare e class action,
si daranno forti ragioni a chi chiede di cambiare musica e orchestra".
Altro tema caldo è quello dei contratti. "L'interesse dei
lavoratori e quello degli imprenditori è di avere retribuzioni
più alte a fronte di maggiore produttività. Non fa bene al
Paese chi cerca di dividere le imprese dai propri dipendenti e noi non
lasceremo che questo accada".
( da "Sicilia, La" del 25-11-2007)
La Colletta alimentare Vince la solidarietà in crescita
donazioni Michele guccione Che fine fanno i soldi che i cittadini versano al
Comune per la Tarsu, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti, che sono
entrate ordinarie vincolate al pagamento dei costi dell'Amia? C'è da chiederselo, visto che
l'Amia ha accumulato debiti con fornitori di materiali e con le aziende di
manutenzione mezzi per circa 40 milioni di euro e che il Comune ha le casse a
secco. Tant'è che si vuole aumentare l'addizionale Irpef (altra tassa)
per coprire il deficit. In attesa di una risposta, potrebbe esplodere in
periodo natalizio l'emergenza rifiuti a Palermo. Malgrado l'impegno assunto
in Prefettura ? pagare entro il 30 novembre sei degli otto milioni di euro
dovuti alle sette aziende di manutenzione mezzi (Romanital, Tech Servizi,
Tecnoservizi, Calabrese Eurotec, Remo, Sivibus e Meditec) ? l'Amia ha versato
loro solo un acconto, che è stato utilizzato per pagare l'Iva maturata
sulle fatture emesse e non onorate. L'accordo prevedeva che il Comune
versasse all'Amia due tranche, una di 2,2 milioni e una seconda di 3,7
milioni di euro. L'amministrazione ha provveduto tempestivamente. L'Amia,
invece, ha interpretato l'intesa come criterio valido per tutti i fornitori.
Come dire, se pago il 31% alle ditte di manutenzione dei mezzi, devo pagare
il 31% a tutti gli altri fornitori, pena una loro azione di rivalsa.
Stabilire chi abbia ragione non spetta a noi. Sta di fatto che, non avendo
ricevuto da giugno alcun pagamento dall'azienda di igiene ambientale, le
sette imprese non hanno più soldi per pagare gli stipendi arretrati e
quelli correnti e ieri, quindi, hanno deciso di comunicare ai sindacati la
convocazione dell'incontro per la richiesta di cassa integrazione e all'Amia
la sospensione del servizio di manutenzione di autocompattatori e spazzatrici
a partire da martedì prossimo. Ciò comporterà il
graduale arresto del servizio di raccolta dei rifiuti man mano che i mezzi si
andranno guastando, in aggiunta alla prevedibile riduzione di personale Amia
per ferie natalizie. Le imprese, in ogni caso, hanno chiesto anche un
incontro al sindaco Diego Cammarata e al prefetto Giosuè Marino. É
certo che solo il Comune può rifondere i debiti dell'Amia. Silvio
Vicari, segretario della Uilm-Uil che aveva organizzato la protesta dei
lavoratori, chiosa così: "Avevamo lanciato per tempo l'allarme.
Il sindaco e il prefetto avevano subito compreso l'emergenza che si andava
prospettando. Adesso, se le aziende ci dimostreranno che sono colpite da
crisi finanziaria e che soffrono di riduzione di commesse, saremo costretti
ad accogliere la richiesta di cassa integrazione".
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del
25-11-2007)
MARTEDÌ
LE
ASSOCIAZIONI MANIFESTANO A MONTECITORIO Class class="term">action,
è scontro con i consumatori Sulla class action è scontro tra
Confindustria e le associazioni dei consumatori. Il leader degli industriali
Montezemolo alla convention di Prato ha detto che la class action "è
fondamentale in un Paese moderno, ma non la si può mettere in piedi in
24 ore sottostando a ricatti inaccettabili dell'ultimo minuto". "Il
Senato - spiega Montezemolo - ha approvato frettolosamente un mostro
giuridico contro l'interesse del Paese". Parole che arrivano a poche ore
dall'annuncio del consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti di
scendere in piazza con un presidio davanti a Montecitorio martedì per
difendere la class action
e impedire che il testo approvato al Senato "venga stravolto e svuotato
a causa delle pressioni lobbistiche di Confindustria". "Gli
industriali - lamentano i consumatori - stanno cercando di togliere alle
associazioni la legittimazione ad agire per le class action, rimettendo alla
valutazione del giudice caso per caso. Inoltre, vorrebbe imporre al cittadino
consumatore e utente l'obbligo di formare la classe,
e cioè di riunire tutti coloro che si ritengono danneggiati nei
diritti di consumatori, addirittura attraverso annunci sui giornali e altri
simili mezzi dispendiosi che rendano impossibile l'esercizio della class action".
Confindustria "predica bene sulla libertà del mercato e sulla
competitività" e poi si oppone "ottusamente alla class action",
sottolinea il Movimento difesa del cittadino. "La legge sulla class action non
è un frettoloso mostro giuridico ma un moderno strumento di
civiltà giuridica, presente perfino in Bulgaria, utile anche alle
imprese", incalzano Adusbef e Federconsumatori. "Spiace polemizzare
con Montezemolo - attaccano i presidenti di Adusbef, Elio Lannutti, e di
Federconsumatori, Rosario Trefiletti
- ma probabilmente è poco informato sull'iter di una legge già
approvata nella scorsa legislatura dalla Camera, sull'onda di scandali e
crack finanziari, ma affossata in Senato per ricatti e pressioni dei padroni
delle ferriere alla Montezemolo, che invocano il libero mercato come una
vasta prateria di scorribande funzionale al tornaconto. Comportandosi come
capitalisti all'amatriciana, beneficati con il cuneo fiscale nella scorsa
legge di bilancio e altre provvidenze, come il sostanzioso abbattimento di
Ires e Irap di 5 punti, nell'attuale Finanziaria". Elio Lannutti, presidente
dell'associazione di difesa dei consumatori Adusbef.
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del
25-11-2007)
Esultano
le associazioni dei consumatori, e calorosamente ringraziano il senatore di
Forza Italia Roberto Antonione grazie al cui voto favorevole e involontario,
la tanto attesa " class action" è
finalmente entrata in un provvedimento di legge, la Finanziaria 2007 appena
licenziata dal Senato e ora alla Camera. Gioiscono po' meno i cittadini e
protestano banche e imprese. E non hanno tutti i torti, perché il testo della
legge è talmente farriginoso e contraddittorio da augurarsi che la
seconda lettura lo raddrizzi un po'. Eppure, ci sarebbe stato tutto il tempo
per fare un lavoro come si deve, visto che dai crac Cirio e Parmalat - casi
di scuola per l'avvio di una " class action",
un'azione collettiva di risarcimento - fino a oggi erano stati depositati in
Parlamento ben nove progetti di legge. Dei quali non si è minimamente
tenuto conto. Al punto che ora ci sarebbero più cose da riformare che
da conservare. Se il provvedimento non cambierà, tanto per cominciare,
le associazioni dei consumatori ne trarrebbero un potere enorme, perfino
eccessivo. A poter esercitare la " class action",
infatti, saranno solo quelle poche autorizzate dal ministero di Giustizia.
Non solo: mentre ora queste possono solo denunciare pubblicità
ingannevoli o invocare interventi a tutela dei consumatori, con questa legge
potranno anche chiedere un risarcimento danni o la restituzione di somme
indebitamente pagate. E non basta. In caso di vittoria, le spese legali
saranno tutte a carico dell'azienda colpevole e i compensi per i difensori
potranno arrivare fino al 10 per cento del valore della causa. Non c'è
bisogno di essere particolarmente maligni per comprenderne i rischi: dato che
le somme in gioco sono quasi sempre enormi (si pensi proprio a Cirio e Parmalat),
forte sarebbe la tentazione di ricorrere comunque alla " class action", e anche di patteggiare, pur di
incassare i compensi, al di là della somma che finirebbe nelle tasche
del singolo interessato: chi è chiamato a rappresentare i danneggiati
ha davvero poco da perdere ad avviare un'azione di risarcimento. Un bel
potere. Anche perché, secondo la legge, i cittadini possono agire da singoli
ma non possono organizzarsi in comitati né scegliere un loro legale di
fiducia: devono necessariamente passare per una delle associazioni
riconosciute. Che colpo per chi riuscisse a strappare questa patente. Ma
sarebbe anche più facile per banche e imprese tentare di condizionare
un numero limitato di possibili avversari. Cittadini in mano alle
associazioni. E codice rosso per le aziende. I tempi biblici della giustizia
costringerebbero infatti le imprese citate a mettere in gioco immagine e
reputazione per anni. Il che aumenterebbe il potere di ricatto nei loro
confronti da parte delle associazioni ricorrenti e dei loro legali. Il fatto
che tra questi possa esserci anche chi punta solo alla causa in sé, non
darebbe grandi garanzie ai consumatori. Via, uno sforzo in più perché
l'arma funzioni bene e non s'inceppi.
Indice degli articoli 21-22 novembre 2007
Veltroni: più filtri alla class action per evitare
abusi ( da "Stampa, La" del 21-11-2007)
La class action ci difendera' ( da "Nuova Venezia,
La" del
21-11-2007)
Spero che la "class action" diventi presto legge ( da "Tirreno, Il" del 21-11-2007)
Sì alla class action, ma con più filtri contro i
ricorsi facili ( da "Sole 24 Ore,
Il" del
21-11-2007)
Nella class action più verifiche sui consumatori ( da "Sole 24 Ore,
Il" del
21-11-2007)
Class action, la svolta per i consumatori frenata dai tempi
della giustizia ( da "Panorama.it" del 21-11-2007)
CLASS ACTION: GALLI (ANIA), E' UN MOSTRO GIURIDICO ( da "Asca" del 21-11-2007)
LEGITTIMI I TIMORI SUL DESTINO DELLA CLASS ACTION ( da "Mattino, Il
(Benevento)" del 21-11-2007)
FINANZIARIA, MASTELLA: CORREGGERE CRITICITÀ DELLA CLASS
ACTION ( da "Wall Street
Italia" del
21-11-2007)
Finanziaria, Mastella: correggere criticità della class
action ( da "Reuters Italia" del 21-11-2007)
FINANZIARIA: RUTELLI, NORME SU CLASS ACTION DA RIVEDERE ALLA
CAMERA ( da "Asca" del 21-11-2007)
Veltroni: un filtro prima dell'azione ( da "Unita, L'" del 22-11-2007)
La grande tentazione di Montezemolo ( da "Unita, L'" del 22-11-2007)
Una class action senza avvocati ( da "Italia Oggi" del 22-11-2007)
Class action: cinque modifiche per migliorare la legge ( da "Corriere della
Sera" del
22-11-2007)
Class action, sì a Veltroni La Camera lavora al filtro ( da "Sole 24 Ore,
Il" del
22-11-2007)
ROMA Pronti a correggere la norma sulla class action. L'Ude ( da "Messaggero, Il" del 22-11-2007)
IL SENATO approva la class action e l'Unione nazionale consumatori
di Pistoia esulta: Era ( da "Nazione, La
(Pistoia)" del
22-11-2007)
Class action, il Guardasigilli in commissione Giustizia:
<Il testo votato dal Senato è modificabile> ( da "Campanile, Il" del 22-11-2007)
Il testo sulla class action e le criticità giuridiche ( da "Denaro, Il" del 22-11-2007)
CLASS ACTION. CNCU: "Deve passare anche alla Camera senza
emendamenti" ( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)
CLASS ACTION. In Giappone risarcimento per danni da
inquinamento. Il commento di MDC Genova ( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)
La class action italiana nasce orfana pag.3 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 22-11-2007)
La class action italiana nasce orfana pag.1 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 22-11-2007)
La class action italiana nasce orfana pag.2 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 22-11-2007)
La class action italiana nasce orfana pag.4 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 22-11-2007)
Class Action forse in arrivo anche in Italia? ( da "Voce d'Italia,
La" del
22-11-2007)
Articoli
( da "Stampa, La" del 21-11-2007)
Lettera
a Soro Veltroni: più filtri alla class="term">class class="term">action
per evitare abusi "Caro Soro, chiedo che il gruppo dell'Ulivo alla
Camera si impegni per migliorare la norma approvata al Senato sulla class="term">class class="term">action": il leader del Pd,
Walter Veltroni, ha scritto al capogruppo alla Camera Antonello Soro per
sottolineare che una legge capace di garantire ai cittadini-consumatori la
possibilità di organizzarsi in azioni collettive è essenziale.
Perché da una parte può influenzare significativamente il funzionamento
dei mercati finanziari, dei beni e dei servizi, e dall'altro può
contribuire ad aprire i mercati più chiusi, corporativi e poco
concorrenziali. Una misura, insomma, che ben si coniuga con l'azione di
riequilibrio dei conti pubblici. Per questo, scrive Veltroni, è giusto
che stia nella Finanziaria. Ma con le giuste modifiche: un filtro di
proponibilità dell'azione collettiva, gestito
direttamente dal giudice, per evitare le azioni temerarie e la
possibilità di verificare la rappresentatività dei promotori
dell'azione collettiva. Infine, è necessario
"rendere le regole e le procedure della class="term">class class="term">action
pienamente compatibili col sistema giuridico italiano così
com'è".
( da "Nuova Venezia,
La" del
21-11-2007)
Altre
LA CLASS ACTION CI DIFENDERA' SEGUE DALLA PRIMA Si chiama "azione collettiva risarcitoria" e già in una dozzina di Paesi
europei normative analoghe sono entrate in vigore o sono in fase avanzata di
elaborazione. La sua comparsa è stata salutata in Italia, come spesso
accade, da perplessità e dubbi che ci consegnano un quadro niente
affatto chiaro delle potenzialità di questo strumento. Anche
sulle colonne di questo giornale, nei giorni scorsi, il presidente di
Unindustria Treviso, Andrea Tomat, ha espresso forti critiche rispetto alla
norma, definendola un errore pericoloso. In sintesi, da oggi ogni cittadino
può scegliere di richiedere anche collettivamente
il risarcimento di un danno subito rivolgendosi a una delle associazioni o
dei soggetti incaricati. Era una norma attesa da tempo; d'altra parte, anche
senza necessariamente uscire dai confini del nostro Paese, i fatti degli
ultimi anni, gli scandali finanziari, spesso ci hanno posto di fronte
all'esigenza di individuare strumenti di tutela per i cittadini vittime di
torti che hanno coinvolto anche fasce molto consistenti di consumatori.
L'azione collettiva risarcitoria, infatti, è
una pratica che interviene quando i rimedi individuali non sono convenienti,
fermo restando il diritto di ciascuno di procedere con il ricorso
individuale; penso per esempio all'esigenza di economizzare i costi
processuali, spesso proibitivi per il singolo, ma anche all'opportunità
di ridurre l'impatto organizzativo che migliaia di cause individuali
avrebbero sul sistema della giustizia italiano. Non un aggravamento, ma
invece un alleggerimento per il sistema della giustizia, pur senza negare a
chiunque abbia ricevuto un danno di promuoverne la riparazione a costi e con
tempi sostenibili. Si tratta tra l'altro di uno strumento che può
presentare indubbi vantaggi: un iter veloce e semplificato, per prima cosa, e
la possibilità di pervenire a una conciliazione complementare
dell'azione giudiziaria. Ritengo inoltre che questa norma possa esercitare un
efficace potere di deterrenza dei comportamenti scorretti nei confronti del
cittadino consumatore e, allo stesso tempo, possa tutelare e promuovere la
reputazione di tutte le imprese - la grande maggioranza - che operano nel
pieno rispetto delle normative vigenti. Vorrei che fosse chiaro che imprese,
cittadini e governo si trovano sullo stesso lato della barricata nella lotta
contro le pratiche di violazione della concorrenza e dei diritti del
consumatore, pratiche che distorcono il mercato favorendo proprio i soggetti
meno corretti. Nel corso del passaggio in Parlamento, quindi, si
procederà a perfezionare la norma, sia attraverso la previsione di un
apposito regolamento governativo che specifichi in modo puntuale chi
può attivare la procedura e in quali casi e condizioni, sia
introducendo un filtro giurisdizionale in Camera di Consiglio, a porte
chiuse, per verificare la titolarità di chi promuove la procedura e il
fatto che la procedura stessa non sia palesemente infondata. Ben venga, a
questo proposito, il dialogo con il mondo dell'impresa. Andrea Martella *
deputato Pd.
( da "Tirreno, Il" del 21-11-2007)
CONSUMATORI
Spero che la "class action" diventi presto legge Sono, insieme a
mia moglie, sottoscrittore dal 2001 d'obbligazioni Parmalat per l'ingente
sommma di 51mila euro, ricavate dalla vendita d'una casa di mia moglie,
frutto di grossi sacrifici. Dal crac è iniziato il tentativo di farsi
rimborsare dalla banca, Mps, ma è stato finora inutile. Adesso
è in corso una causa civile tramite l'associazione dei consumatori
Adoc, ma non sappiamo quanto durerà e quanto costerà. Mi rammaricavo che in Italia non esistesse la class action,
azione collettiva, che in tempi brevi e a costi contenuti, permettesse ai
risparmiatori traditi di ottenere rimborsi da imprese, banche, assicurazioni,
che hanno commesso illeciti ed errori. La norma esiste da tempo negli Usa e
in molte nazioni europee. Il governo Berlusconi, in carica al momento
del crac (e dei casi Cirio e bon argentini), propose una legge che, approvata
dalla Camera, si bloccò al Senato per l'opposizione delle corporazioni
interessate e per la scarsa volontà del governo. Dopo le elezioni del
2006, il governo Prodi la inserì nel suo programma e la affidò
il ministro Bersani. In questi giorni, su proposta del senatore Manzione, la
legge è stata approvata all'interno della Finanziaria. Bersani,
contento di questa legge, non molto diversa da quella da lui studiata, si
propone ora di migliorarla e semplificarla. Mi auguro che vada in porto,
anche se dovrà ritornare al Senato, in seconda lettura, dove la
maggioranza ha pochi voti di scarto. Le corporazioni torneranno ad agire,
come ha già fatto la Confindustria. Per questo motivo non sono certo
che sarà approvata. Marcello Valgattari Piombino.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2007-11-21 - pag: 1 autore: ... LA LETTERA
DI VELTRONI AI DEPUTATI PD ... Sì alla class action, ma con più
filtri contro i ricorsi facili La Finanziaria arriva alla Camera e il leader
Pd, Walter Veltroni, nella lettera che anticipiamo, chiede massimo impegno al
capogruppo dell'Ulivo-Pd, Antonello Soro, per difendere (e migliorare) la
norma sulla class action. di Walter Veltroni * C aro Soro, il tema della
class action, dopo la recente approvazione in Senato, sta suscitando grande
attenzione. Ti scrivo su questa materia proprio perché credo sia compito del
Partito democratico affrontare questi temi con assoluta fermezza sul
principio - per la modernizzazione del Paese è
essenziale che sia effettivamente possibile intentare azioni collettive a
tutela di consumatori, risparmiatori e utenti - e grande disponibilità
a introdurre nei dettagli della norma tutte le modifiche che sono necessarie
per tenere conto delle legittime - e fondate - preoccupazioni di tutti i
soggetti interessati. Le questioni relative ai principi generali -
come ben sai - sono riassumibili in due domande assai semplici: è
indispensabile che l'ordinamento italiano preveda le "cause
collettive"? E, se sì, è legittimo inserire le norme nella
Finanziaria? * segretario del Partito democratico Continua u pagina 2 l'articolo prosegue in
altra pagina.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-21 - pag: 2 autore:
INTERVENTO Nella class action più verifiche sui consumatori di Walter
Veltroni* u Continua da pagina 1
A lla prima domanda ha risposto Mario Monti, in un suo
vibrante articolo di fondo del Corriere della Sera. Perché un mercato ben
funzionante "ha bisogno" dell'azione collettiva
e perché sono anni che –di rinvio in rinvio –il legislatore non ha la forza
di una risposta efficace a questa essenziale esigenza. Più di recente,
la questione si è riproposta in seguito ai grandi scandali finanziari
(Cirio e Parmalat): secondo il nostro ordinamento, ciascuno dei danneggiati avrebbe
dovuto promuovere a propria azione, in quanto singolo... Un'assurdità.
Nell'immediato, furono in molti –quasi tutti –a riproporre l'adozione della
class action. Ma gli interessi che vi si oppongono hanno potuto ancora una
volta contare sul tempo e su quella che Monti ha chiamato l'"inazione collettiva". Nell'Aula del Senato la Politica ha
trovato la forza per uscire dall'inerzia, per vincere la logica del rinvio,
nella quale il dettaglio ha la meglio sui principi. è quindi
essenziale che il nostro gruppo parlamentare impieghi tutta la sua forza nel
difendere il risultato acquisito:entro il 31 dicembre,anche in Italia, deve
essere in vigore una legge che consenta l'azione collettiva
o di "categoria". è corretto che ciò avvenga in
Finanziaria? Non ho alcun dubbio nel rispondere positivamente, per due
ragioni. La prima ha carattere tecnico-politico: secondo la legge di
contabilità vigente, possono entrare in Finanziaria norme di carattere
ordinamentale alla sola condizione che siano in grado di influenzare significativamente
l'andamento della crescita. Ed è difficile non vedere che la
possibilità di ricorrere alla class action è destinata ad
influenzare significativamente il funzionamento dei mercati finanziario, dei
beni e dei servizi. La seconda ha a che fare con i cardini della politica
economica che serve al Paese: se vogliamo recuperare capacità
competitive, superare le chiusure corporative della società e aprire i
mercati chiusi è tanto essenziale quanto risanare i conti pubblici. E
bisogna che i tempi della prima operazione siano sincronici rispetto a quelli
della seconda. Anche al fine di difendere con successo la presenza della
norma in Legge finanziaria dagli attacchi di chi vuole rendere eterna la
pratica del rinvio, è essenziale che si proceda ad un'attenta verifica
– e alle conseguenti modificazioni – dei dettagli. è
troppo forte il rischio di azioni temerarie, destinate a danneggiare le
nostre imprese? Si introduca senz'altro un filtro di proponibilità
dell'azione collettiva, gestito direttamente dal giudice. Va verificata la
rappresentatività dei soggetti promotori dell'azione collettiva. è necessario rendere le regole e le procedure
della class action pienamente compatibili col sistema giuridico italiano
così com'è. Su tutti questi aspetti –e su altri particolari
rilevanti – chiedo al gruppo dell'Ulivo della Camera di impegnarsi in un
lavoro di miglioramento della norma approvata dal Senato, anche per questa
via impedendoche nascondendosi dietro dettagli da modificare – l'offensiva
dei conservatori dello status quo travolga questo strumento di
modernizzazione e di giustizia. * segretario Partito democratico I RISCHI Nel
testo del Senato troppo forte la possibilità di abusi Servono maggiori
filtri del giudice sulle cause.
( da "Panorama.it" del 21-11-2007)
Economia
- http://blog.panorama.it/economia - Class action, la svolta per i
consumatori frenata dai tempi della giustizia Posted By luca.delloiacovo On
21/11/2007 @ 12:54 In Apertura#1 | No Comments Truffe con strumenti
finanziari, bollette, tariffe. E ancora inquinamento, effetti collaterali dei
farmaci, disservizi. Ecco alcuni casi in cui le persone danneggiate
potrebbero iniziare un'azione collettiva per
il risarcimento, una class action: lo prevede [1] un emendamento al disegno
di legge della finanziaria approvato la settimana scorsa in Senato. Che
potrebbe diventare legge con il voto previsto per il mese prossimo. Sono due
i soggetti legittimati a chiedere un'azione collettiva: le
associazioni dei consumatori [2] riconosciute a livello nazionale e i
gruppi che saranno indicati dal ministro della Giustizia e dal ministro per
lo Sviluppo economico. "La class action deve far parte della cassetta
degli attrezzi di uno Stato moderno, ma è anche legata al
funzionamento complessivo della nostra macchina giudiziaria: si rischia
comunque l'inefficienza per i tempi lunghi della giustizia" osserva [3]
Donato Masciandaro, professore di economia politica all'università
Bocconi. Che succederebbe se i consumatori potessero richiedere insieme i
rimborsi ? Ipotizza il [4] procuratore capo di Parma Gerardo La Guardia:
"Nei casi Parmalat e Cirio potrebbe non esserci la parte civile. Quella
della class action, infatti, è una norma di carattere processuale e
potrebbe essere retroattiva. Nei procedimenti in corso, quindi, le richieste
di risarcimento si potrebbero spostare dalla sede penale a quella
civile". Con una riduzione dei tempi della giustizia. "Un'azione collettiva renderebbe meno necessario il ricorso al
giudice penale, come già accade negli Stati Uniti" sottolinea [5]
Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto a Torino. Potrebbe essere utile
nelle truffe sul prezzo del latte in polvere o sui farmaci. È uno
strumento in più per la difesa dei diritti. "Basta ricordare
alcuni casi della recente storia italiana" dice Francesco Ferrante di
[6] Legambiente "come l' esposizione di persone all'amianto, alla
diossina a Seveso, al policloruro di vinile a Porto Marghera. Ora potrebbero
essere affrontati con una class action". Altri eventi recenti dimostrano
l'esigenza di azioni collettive per i rimborsi. A Napoli dodici case di cura
hanno fatto [7] causa all'Asl Napoli 1 per il ritardo nei pagamenti delle
prestazioni erogate negli ultimi anni. In Toscana un giudice del lavoro ha
dato torto alla Cassa di risparmio di Prato perché non ha calcolato, ai fini
dell'avanzamento di carriera, i periodi di assenza per maternità facoltativa:
il ricorso è stato presentato da un gruppo di dipendenti dell'istituto
di credito. LEGGI ANCHE: [8] L'intervista: Ecco che cosa sarebbe successo ai
risparmiatori Parmalat - [9] Consumatori, avvocati, imprenditori: un primo
passo che lascia molti dubbi.
( da "Asca" del 21-11-2007)
(ASCA)
- Milano, 21 nov - La class="term">class class="term">action,
l'azione di responsabilita' collettiva, e' un mostro giuridico. Lo sostiene
Giampaolo Galli, direttore generale dell'Ania a margine di un convegno
sull'industria assicurativa in svolgimento a Milano. ''Il problema di fondo -
ha detto Galli - riguarda la necessaria coerenza con l'articolo 24 della
Costituzione che stabilisce il diritto per tutti di ricorrere alla giustizia.
Nel caso di class="term">class class="term">action
nessuno puo' impedire nuovi ricorsi contro l'impresa anche se questa viene
assolta. Da questa normativa l'impresa puo' solo perdere''. ''L'azienda - ha
detto ancora Galli - puo' essere dichiarata colpevole ma non e' mai
innocente. Ecco perche' i giuristi hanno definito questo progetto un mostro
giuridico e nella stessa commissione giustizia il progetto iniziale si era
fermato alla luce delle contraddizioni che emergevano. Questo e' uno
strumento molto piu' pericoloso rispetto a quello americano perche' non
consente di rendere definitivo e tombale il giudizio di assoluzione''. A
proposito dell'intervento di oggi del segretario del pd Walter Veltroni sul
Sole 24 Ore che chiede un'approvazione alla Camera del provvedimento sulla
Class Action anche se con qualche modifica, Galli ha aggiunto: ''Mi auguro
che si riesca a fare qualche modifica ma non vedo come si possa superare
l'ostacolo costituzionale''. eg/cam/rob.
( da "Mattino, Il
(Benevento)" del
21-11-2007)
RISPONDE
ANTONIO LUBRANO Legittimi i timori sul destino della "class action"
Caro Lubrano, le ho già scritto una volta a proposito della
"class action", essendo io uno delle migliaia di vittime del crac
Parmalat. Torno sull'argomento perché finalmente con la finanziaria approvata
al Senato a metà novembre, essa potrebbe finalmente considerarsi
introdotta anche in Italia. Uso il condizionale, data la costante
precarietà del governo e le dissidenze interne, ma soprattutto per la
durissima reazione delle aziende che vedono minacciato il loro quieto vivere
o il loro strapotere. Non è senza significato la presa di posizione di
Montezemolo che ha definito la class action "una misura rozza e
all'amatriciana". Voglio ricordare che nel caso
Parmalat l'azione collettiva avrebbe influito fortemente sull'andamento del processo e
forse i risultati sarebbero stati diversi, rispetto a quelli che si profilano
(molto scarsi o nulli). Alla fine della fiera i responsabili usciranno
indenni e noi non vedremo che qualche spicciolo.Del resto nel nostro
Paese a pagare è sempre il solito Pantalone, avviene così da
secoli. E ho l'impressione che si voglia perpetuare uno stato di fatto,
quello che assolve sempre il comportamento di certe imprese. Ludovico B. -
Napoli Partiamo dall'amatriciana, che a mio avviso è il lato, diciamo
così, più "leggero" della questione. Sappiamo tutti
che si tratta di una salsa, originaria di Amatrice, a base di guanciale,
pomodoro, cipolla e pecorino. Gli spaghetti all'amatriciana sono un piatto
tipico della cucina romana e i ristoratori della Capitale si sono risentiti
per la battuta del presidente di Confindustria. L'hanno presa come un'offesa,
addirittura un attacco ai loro menu. Niente di più ridicolo. Se non ci
fosse la "misura rozza" la battuta di Luca di Montezemolo potrebbe
essere interpretata anche nel senso opposto. L'amatriciana è infatti
un piatto gustosissimo e quindi il giudizio diventerebbe, malgrado l'autore,
positivo. Passiamo invece ai timori che lei esprime, sig. Ludovico (come vede
rispetto il suo desiderio relativo alla firma). Legittimi. Sì, le
lobbies sono già in agguato, pronte a far naufragare ancora una volta
l'introduzione della "class action" nel sistema processuale
italiano: la lobby dei gestori telefonici, per esempio, quella delle banche,
quella delle assicurazioni, quella dei trasporti, che tremano al solo
pensiero di finire davanti al giudice, trascinate dai consumatori che sono
rimasti vittime dei loro abusi (o soprusi). Non dimentichiamo il fallimento
del tentativo precedente. Il 21 luglio del 2004 la Camera dei deputati
approvò con un voto quasi unanime la legge sull'azione collettiva ma quando il testo passò al Senato per
il varo definitivo il progetto si arenò. Il nuovo allarme per le
lobbies è scattato quando l'attuale governo ha presentato alla
Commissione Giustizia di Montecitorio un disegno di legge del ministro
Bersani, condiviso dal ministro dell'economia Padoa Schioppa e dal ministro
della giustizia Clemente Mastella. Esso sancisce l'azione collettiva
qualora siano stati "lesi i diritti di una pluralità di
consumatori" e prevede "il risarcimento dei danni in conseguenza di
atti illeciti relativi a contratti, di atti illeciti extracontrattuali, di
pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali".
"Le grandi società di servizi e le grandi imprese - ha detto
Pierluigi Bersani in una recente intervista - devono imparare a comportarsi
come si deve, perché sappiano di poter ricevere non solo un buffetto ma anche
uno schiaffone". Ora che la class action, inserita nella finanziaria, è
passata al Senato, apriti Cielo! Le lobbies protestano apertamente. La legge
dovrà passare al vaglio di Montecitorio. Sarà più
facile? Chissà. Ho anch'io dei dubbi. Mi hanno colpito tuttavia le
reazioni contrastanti delle associazioni di consumatori. C'è chi definisce
la legge "una bufala", chi la considera "una conquista
storica". E chi come Cittadinanzattiva concorda con Bersani ma segnala
alcuni limiti del provvedimento: la mancata certezza su chi può
intentare la class action, svilendo di fatto i requisiti di legge già
recepiti nel Codice del Consumo; il mancato riconoscimento del risarcimento
nella prima fase del giudizio almeno per i danneggiati già
individuati; la preclusione per le associazioni di consumatori di stare in
giudizio nella seconda fase del procedimento. E io aggiungerei il fatto che
possono essere trascinate in giudizio soltanto le società nazionali o
locali e non le multinazionali. C'è solo da sperare che alla Camera
siano accolti i "possibili perfezionamenti", come li ha definiti
Bersani. E che non prevalgano ancora una volta le lobbies.
( da "Wall Street
Italia" del
21-11-2007)
Finanziaria,
Mastella: correggere criticità della class action -->ROMA (Reuters)
- Introduzione di filtri e procedure di conciliazione, maggiore definizione
del ruolo del giudice e delle spese rimborsabili dalla parte che perde il
processo. Sono questi alcuni degli ambiti sui quali il ministro della
Giustizia, Clemente Mastella, intende intervenire per modificare la class
action nella forma con cui è stata introdotta in Finanziaria al
Senato. Secondo Mastella, infatti, "l'azione collettiva
realizza indubbi vantaggi in termini di economia processuale e di riduzione
del processo per lo Stato", ma "il testo approvato dal Senato
presenta diversi punti di criticità". "In particolare,
occorrerà rimeditare sulle seguenti questioni: la
legittimazione all'azione collettiva (potere di agire e
possibilità di essere convenuti in giudizio; meccanismi di
individuazione dei partecipanti all'azione collettiva, al
fine di consentire all'impresa convenuta di quantificare il rischio di
contenzioso che costituisce una posta di bilancio con relativi
accantonamenti; i rapporti dell'azione collettiva
con le azioni individuali di risarcimento del danno. Occorrerà, in
particolare, pensare a strumenti di riunione delle cause davanti allo stesso
giudice, ciò a evitare il proliferare di cause ed un aggravio dei
costi difensivi a carico delle imprese", ha spiegato il ministro
intervenendo in commissione Giustizia a Montecitorio. Altri aspetti
riguardano "il ruolo ed i poteri del giudice nel procedimento e anche
prima del procedimento, con l'eventuale introduzione di filtri, quali ad
esempio forme di conciliazione che precedono l'eventuale giudizio", o
"la problematica relativa alle spese del processo, che non siano tali da
determinare una spinta all'eccesso di domanda", aggiunge Mastella.
( da "Reuters Italia" del 21-11-2007)
6.11
Versione per stampa ROMA (Reuters) - Introduzione di filtri e procedure di
conciliazione, maggiore definizione del ruolo del giudice e delle spese
rimborsabili dalla parte che perde il processo. Sono questi alcuni degli
ambiti sui quali il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, intende
intervenire per modificare la class="term">class class="term">action
nella forma con cui è stata introdotta in Finanziaria al Senato.
Secondo Mastella, infatti, "l'azione collettiva
realizza indubbi vantaggi in termini di economia processuale e di riduzione
del processo per lo Stato", ma "il testo approvato dal Senato
presenta diversi punti di criticità". "In particolare,
occorrerà rimeditare sulle seguenti questioni: la legittimazione
all'azione collettiva (potere di agire e
possibilità di essere convenuti in giudizio; meccanismi di
individuazione dei partecipanti all'azione collettiva,
al fine di consentire all'impresa convenuta di quantificare il rischio di
contenzioso che costituisce una posta di bilancio con relativi
accantonamenti; i rapporti dell'azione collettiva
con le azioni individuali di risarcimento del danno. Occorrerà, in
particolare, pensare a strumenti di riunione delle cause davanti allo stesso
giudice, ciò a evitare il proliferare di cause ed un aggravio dei
costi difensivi a carico delle imprese", ha spiegato il ministro
intervenendo in commissione Giustizia a Montecitorio. Altri aspetti
riguardano "il ruolo ed i poteri del giudice nel procedimento e anche
prima del procedimento, con l'eventuale introduzione di filtri, quali ad
esempio forme di conciliazione che precedono l'eventuale giudizio", o
"la problematica relativa alle spese del processo, che non siano tali da
determinare una spinta all'eccesso di domanda", aggiunge Mastella.
( da "Asca" del 21-11-2007)
(ASCA)
- Milano, 21 nov - La normativa sulla class="term">class class="term">action,
approvata ''frettolosamente al Senato'', va rivista alla Camera. E'
l'opinione del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli, che si e'
soffermato sulla necessita' di questa revisione durante il suo intervento al
convegno ''Le radici della cultura produttiva'' che si e' appena concluso in
Assolombarda. ''Non c'e' dubbio - ha detto Rutelli - che l'esigenza di avere
una normativa sulla class="term">class class="term">action
esiste, ed e' giusta che venga risolta con misure mature, giuste e di
garanzia per tutti''. Per il vicepremier, ''e' evidente che la norma
approvata frettolosamente al Senato vada rivista''. Insomma, ha insistito,
''e' giusto proporre una seria rivisitazione per evitare congestioni al
sistema giudiziario e perche' il sacrosanto diritto dei consumatori ad essere
tutelati non apra spazio a sperequazioni''. Ecco perche', ha concluso, ''credo
che ci sara' modo alla Camera di rivedere le norme approvate al Senato''.
fcz/mcc/sr.
( da "Unita, L'" del 22-11-2007)
Stai
consultando l'edizione del Veltroni: un filtro prima dell'azione Massimo
impegno a difesa della class="term">class class="term">action,
che va però dotata di filtri contro i ricorsi facili: lo scrive il
segretario del Pd, Walter Veltroni, in una lettera al capogruppo Antonello
Soro pubblicata ieri dal Sole 24 ore. "È essenziale - osserva
Veltroni - che il nostro gruppo parlamentare impieghi tutta la sua forza nel
difendere il risultato acquisito: entro il 31 dicembre, anche in Italia, deve
essere in vigore una legge che consente l'azione collettiva
o di categoria". Secondo Veltroni, "per la modernizzazione del
Paese è essenziale che sia effettivamente possibile intentare azioni
collettive a tutela di consumatori, risparmiatori e utenti". Inoltre,
rileva, "sono anni che il legislatore non ha la forza di una risposta
efficace a questa essenziale esigenza". Veltroni, tra l'altro, chiede di
introdurre "un filtro di proponibilità dell'azione collettiva, gestito direttamente dal giudice. Va
verificata la rappresentatività dei soggetti promotori dell'azione collettiva. È necessario rendere le regole e le
procedure della class="term">class class="term">action
pienamente compatibili col sistema giuridico italiano così
com'è". Class class="term">action.
( da "Unita, L'" del 22-11-2007)
Stai
consultando l'edizione del IL PERSONAGGIOIl discorso dell'altro giorno a
Fermo è sembrato una vera candidatura per la politica La "grande
tentazione" di Montezemolo di Sandra Amurri Il nuovo progetto
politico,"una grande tentazione", dice il Presidente regionale
Confindustria Federico Vitali, ex dirigente DC, ha tutta l'aria di essere
nato nelle Marche dove da tempo sono iniziate le "prove tecniche".
Incontri conviviali nelle residenze di campagna alla presenza di Dini,
Mastella, Della Valle, Rossella ecc... Certo è che Luca Cordero di
Montezemolo, dal palco dello splendido Teatro dell'Aquila di Fermo, martedì,
ha gettato le basi programmatiche di un partito che vorrebbe unire tutti:
imprenditori, borghesia e operai. Gli operai, come quelli della Tod's, del
suo amico Della Valle, che al suo arrivo hanno fischiato per reclamare quel
confronto richiesto da anni e mai accordato. Fischi che dopo le parole
rassicuranti del numero uno di Confindustria: "Già dalla prossima
settimana vi sarà l'apertura di un tavolo di concertazione, me ne
faccio garante io", si sono trasformati in applauso che si è infranto
nell'imbarazzo del patron delle Tod's che ai delegati CGIL e CISL ha detto:
"Parlate con me, lui che c'entra?" "Lei è un
imprenditore di successo i nostri salari sono da fame" "Sfondate
una porta aperta, mio nonno faceva il ciabattino, so cosa significa lavorare
e vivere con mille euro, ma non dipende da me c'è la Cina, la Romania,
venitemi a trovare,vi spiegherò come stanno le cose." Mille euro?
Non arrivano a ottocento e qualcuno anche di meno" "Guadagnano
troppo poco" ha sentenziato Montezemolo: "Mai come oggi gli
interessi degli imprenditori sono gli stessi dei lavoratori",
cancellando così in un lampo quel 'conflitto' individuato da Marx
considerato ineliminabile anche da Jacques Attali, oggi collaboratore di
Sarkozy "Un operaio ci costa 100 lui se ne mette in tasca 47. Troppo poco!
Occorre aumentare il salario reale diminuendo la pressione fiscale, visto che
oltretutto la differenza si perde in spese improduttive con servizi scadenti
mentre assistiamo ad un fiorire di società pubbliche, agli Enti Locali
che, invece di erogare servizi fanno business." Ha poi proseguito con un
racconto familiare, certamente improbabile, ma di sicuro effetto: "Ieri
mia moglie mi ha chiesto un assegno per i libri di testo per nostra figlia
che ha sei anni e frequenta la prima elementare. Ma come fa una famiglia con
i salari attuali ad andare avanti? Questo è un Paese in cui non esiste
il concetto del merito, dove chi nasce povero muore povero, dove il distacco
della politica dai bisogni reali dei cittadini è totale, basti pensare
alla legge elettorale che vieta di scegliere i propri rappresentanti". A
sentirlo ad occhi chiusi sembra di ascoltare il carteggio tra Fanfani e La
Pira, sindaco di Firenze. Ma gli occhi si sono riaperti quando Alessandro
Pertoldi, segretario provinciale CGIL ha puntualizzato:"Sono gli
imprenditori a costringere il sindacato ai tempi lunghi della
contrattazione" "Siamo il Paese che cresce meno in Europa, abbiamo
sigle ormai scomparse e sono di due partiti al Governo E' ora di costruire
uno Stato più dinamico, invece anziché eliminare le Province le stiamo
aumentando." Incurante del fatto che quella di Fermo è una delle
ultime nate."Occorre fare una riforma dello Stato e pretendere una classe politica che decida e non ricorra ad operazioni di
marketing come quella a cui abbiamo assistito con i rumeni, gli
extracomunitari sono una parte importante della nostra forza lavoro, i loro
figli vanno a scuola con i nostri figli, ma se non rispettano le leggi vanno
messi in galera o rispediti a casa". Non dimentica il tema della mafia e
rivendica la scelta degli imprenditori siciliani che oggi si ribellano al
pizzo". Montezemolo, senza illustrare esperienze o fatti rilevanti, ha
poi affermato: "Noi siamo imprenditori del bene comune". E con uno
slancio autocritico ha aggiunto: "Abbiamo avuto tanto da questo Paese
dobbiamo restituire qualcosa". E, dopo i partiti, sindacati, Prodi,
Veltroni, ce n'è anche per Berlusconi: "Questo è un Paese
democratico e libero, non c'è bisogno che la 'libertà' venga
utilizzata nelle sigle." Ha definito gli Stati Uniti un Paese grande che
ha continuato a crescere nonostante l'11 settembre, ma ha liquidato ancora
con un "obbrobrio giuridico" quell'esperienza che da lì
proviene, della "class="term">class class="term">action".
Gli ingredienti ci sono tutti, dunque, per impastare il partito di
Montezemolo. Basterà attendere la scadenza del suo mandato, a maggio
prossimo, quando si conoscerà le sorti della riforma elettorale?
Così come ha risposto pubblicamente a chi gli chiedeva:
"Presidente perché non scende in politica?".
( da "Italia Oggi" del 22-11-2007)
ItaliaOggi
ItaliaOggi - La Legge Numero 277, pag. 27 del
22/11/2007 Autore: di Antonio Ciccia Visualizza la pagina in PDF
FINANZIARIA 2008/L'istituto americano entra nell'ordinamento
italiano riveduto e corretto Una class action senza avvocati La
legittimazione è circoscritta e i compensi calmierati Legali in
posizione defilata nelle class action italiana, che somiglia poco a quella
americana. Sia per la mancanza del punitive damage (surplus di risarcimento
del danno con effetto sanzionatorio per l'imprenditore). Sia per la strettoia
della legittimazione attiva riservata alle associazioni dei consumatori
riconosciute da provvedimenti ministeriali. I legali possono riciclarsi quali
conciliatori nelle camere di conciliazioni da istituirsi per la
quantificazione del danno individuale. La posizione di retroguardia dei
legali si capisce anche dalla norma che calmiera gli onorari, fissando il
tetto massimo del 10% del danno risarcito. Questi i profili salienti visti
dal punto di vista degli avvocati della class action introdotta dalla
Finanziaria per il 2008, licenziata dal senato, e ora all'attenzione della
camera, e che non ha mancato di sollevare critiche da più parti. In
effetti mancano alcune leve che hanno fatto la fortuna della class action nei
sistemi anglosassoni. In particolare la legittimazione diffusa, con la
possibilità per gli avvocati di fare vera e propria attività di
promozione dell'azione collettiva.
Nella versione attuale l'azione collettiva
risarcitoria a tutela dei consumatori non è una possibilità a
disposizione di tutti, ma solo delle associazioni dei consumatori e degli
utenti maggiormente rappresentative (iscritte presso il ministero dello
sviluppo economico) e di ulteriori associazioni di consumatori,
investitori e di altri soggetti portatori di interessi collettivi individuati
dal ministero della giustizia di concerto con il ministro dello sviluppo
economico, sentite le competenti commissioni parlamentari. Ben poca strada ha
la possibilità di un certo numero di consumatori che si riuniscono e
danno mandato a uno studio legale per essere rappresentati come una singola
parte lesa. Altrettanto a dirsi per lo studio legale che vuole promuovere il
processo per poi pubblicizzarlo fra i consumatori, in modo da avere maggiori
clienti possibili e quindi più chance di guadagno in caso di esito
favorevole. Una seconda leva mancante di carattere sostanziale è il
punitive damage, cioè il sistema in base al quale, stabilita la
responsabilità di un'impresa, si possa determinare un risarcimento di
valore molto più elevato del danno effettivo. Chiaro l'obiettivo
pragmatico: evitare reiterazioni della condotta scorretta e dannosa e
contemporaneamente ottenere un ristoro pieno ed effettivo. La terza leva
mancante riguarda direttamente gli avvocati. La disposizione sulla class
action prevede che in caso di soccombenza dell'impresa, la stessa sarà
condannato al pagamento delle spese legali, ma il compenso dei difensori del
promotore della azione collettiva non potrà
superare l'importo massimo del 10% del valore della controversia. In altre
esperienze, come quella statunitense, è previsto che gli avvocati, in
caso di esito positivo (vittoria in giudizio o transazioni) prendano una
percentuale sull'indennizzo ottenuto per i propri clienti. Sarebbe da
chiedersi se la disposizione della class all'italiana finisca per favorire i
consumatori o invece proprio le imprese, che si troverebbero un massimale
garantito di spese legali di soccombenza. Tra l'altro una norma di questo
tipo potrebbe essere considerata lesiva del diritto costituzionale di difesa
e potrebbe rischiare di incentivare la resistenza in giudizio da parte delle
imprese. Tra l'altro la predeterminazione delle spese legali di soccombenza
non tiene conto degli eventuali sviluppi processuali, che magari richiedono
una mole di attività non adeguatamente compensata. Agli avvocati
rimane la possibilità di gestire le camere di conciliazioni: una volta
condannata l'impresa a risarcire, bisogna determinare quanto dovuto ai
singoli e allora entra in campo la camera di conciliazione insediata dal
tribunale.
( da "Corriere della
Sera" del
22-11-2007)
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2007-11-22 num: - pag: 42
autore: di GUSTAVO GHIDINI categoria: REDAZIONALE TUTELA DEI CITTADINI Class class="term">action: cinque modifiche per
migliorare la legge D a sole, le buone intenzioni non fanno buone leggi. E
buttar l'acqua sporca prodotta da una "confezione" giuridica non
eccelsa (diciamo così) salvando il bambino dell'idea giusta, è
sempre difficile, ancor più se l'acqua da sostituire è tanta.
L'idea-obiettivo di apprestare forme semplici e non costose di tutela
risarcitoria alle vittime di "illeciti di massa" trova conforto in
molteplici esperienze estere, di paesi di avanzata democrazia industriale, ai
cui più maturi e meno controversi modelli - scandinavi, in particolare
- sarebbe stato opportuno ispirarsi. Tant'è. Ma c'è ancora il
tempo, nel passaggio alla Camera, e da questa al Senato, per rimediare almeno
ad alcune più vistose lacune e incongruenze dell'attuale
"dettato". Mi limito, in questa sede, a cinque interventi che, a
titolo personale, ritengo particolarmente urgenti . 1. Introdurre, come
originariamente ipotizzato, una valutazione preventiva di fondatezza
dell'azione, a cura dello stesso Giudice avanti al quale la causa è
promossa. Non solo: se, in caso di vittoria dell'associazione dei
consumatori, la esecutività della sentenza venga impugnata
dall'impresa, la Corte d'Appello dovrebbe entrare anche nel merito, per una
seconda valutazione sulla fondatezza della causa. Tutto questo, lo
sottolineo, non solo per scoraggiare iniziative avventate e strumentali, ma
proprio a diretta tutela dei consumatori: che sia dalla promozione di cause
"sballate", sia dalla prosecuzione del giudizio dopo una vittoria
di Pirro, avrebbero tutto da temere: nel primo caso per la probabilità
di insuccesso, e nel secondo per il rischio di dover restituire il
risarcimento ottenuto in primo grado se la sentenza venga poi riformata. 2.
Sembra stravagante prevedere una fase di conciliazione dopo la sentenza di
primo grado, per determinare il "quanto" del risarcimento. La
conciliazione va esperita, come d'ordinario, prima di dar corso alla causa
(con i suoi tempi "italiani")! Ma poi: quel "quanto" non
può forse essere stabilito, in corso di causa, da un consulente
tecnico nominato dal Giudice?! 3. Nell'emendamento approvato dal Senato tutte
le cause collettive sono regolate da una medesima procedura. Ma non è forse
il caso di distinguere, come in alcune sagge esperienze estere, fra
"piccole liti" ( small claims) e maxi-processi alla Cirio, Parmalat
etc.? E, per le prime, prevedere forme rapide e semplificate, qui sì
facendo ampio ricorso a meccanismi di conciliazione? 4. La normativa si
applica alle associazioni di "consumatori": il termine
tecnico-giuridico si riferisce ai cittadini che agiscono in ambito privato:
non quindi, ad esempio, ai professionisti. Ma se centomila commercialisti
fossero "vittime" di un software gravemente errato per la
compilazione delle dichiarazioni dei redditi, perché non ammetterli alla
eguale tutela - se non dopo (campa cavallo) un apposito "decreto del
ministro della Giustizia, di concerto con il ministro dello Sviluppo
economico, sentite le competenti Commissioni parlamentari"? Qui
c'è più che un sospetto di incostituzionalità, per
violazione del principio (art. 3 Cost.) dell'eguaglianza dei cittadini di
fronte alla legge. 5. Un tetto massimo fisso del 10% del valore della controversia
per il compenso ai difensori è in contrasto: a) con il buon senso: 10%
di un maxi-contenzioso può corrispondere a cifre spropositate, tali da
incentivare iniziative ricattatorie (meglio,semmai, proporzionare la
percentuale a scaglioni di somme risarcite); b) con la logica della
liberalizzazione delle tariffe, e dell'abolizione del cosiddetto patto di
quota lite, recentemente (e sciaguratamente, quanto all'abolizione del patto)
introdotte. \\ In primo luogo va introdotta una valutazione preventiva di
fondatezza dell'azione.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-11-2007)
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2007-11-22 - pag: 13 autore:
Cause collettive. Catricalà: partire da vita, salute e risparmio Class
action, sì a Veltroni La Camera lavora al "filtro" Nicoletta
Picchio ROMA Walter Veltroni apprezza, ma sollecita modifiche, sulle pagine
del Sole 24 Ore di ieri. E Antonello Soro, capogruppo dell'Ulivo-Pd alla
Camera, destinatario della lettera aperta, immediatamente risponde, in piena
linea con le indicazioni del leader del Pd: ok alla richiesta di prevedere un
filtro per limitare i ricorsi facili, consentendo al giudice di valutare
l'ammissibilità dell'azione collettiva.
"In questo modo non ci sarebbe l'automaticità dell'azione,
impedendo che organizzazionipoco serie rendano difficile la vita delle
imprese ". Su questo punto aveva insistito Veltroni, dando comunque il
suo via libera politico alla class action. Che il testo del Senato debba
essere aggiustato è ormai una convinzione diffusa, sia dentro la
maggioranza, sia all'esterno. Lo ha detto ieri Antonio Catricalà,
presidente dell'Antitrust, proponendo che si possa partire con le azioni collettive
su tre settori, vita, salute e risparmio, rinviando al 2010 una verifica su
come le norme abbiano funzionato e poi allargare ad altri settori. Sui
ritocchi è favorevole anche Roberto Manzione, il padre
dell'emendamento che ha introdotto la class action: il suo testo iniziale
prevedeva il filtro anti- abusi."Nell'ultima versione del testo, che ha
ricevuto parere favorevole del relatore e del Governo, questo filtro è
stato cassato", spiega Manzione, che concorda anche sull'accelerazione
dei tempi delle cause collettive. Il ministro della Giustizia, Clemente
Mastella, ha già in mente una serie di interventi: bisognerà
"rimediare" sulla legittimazione dell'azione collettiva
e sul meccanismo di individuazione dei partecipanti, per consentire alle
imprese, ha aggiunto, di quantificare il rischio di contenzioso che
costituisce una posta di bilancio con relativi accantonamenti. Sì
anche a filtri e meccanismi di conciliazione, mentre Francesco Rutelli, si
preoccupa di non congestionare il sistema giudiziario, mentre Pierluigi
Mantini, responsabile giustizia del'ex Margherita, individua cinque punti:
filtro del giudice sui soggetti legittimati e sulla non temerarietà
della lite, un tempo di decadenza delle azioni
collettive, possibilità dell'appello, azione promossa anche in
presenza di illeciti, i soggetti legittimati sonoquelli già
riconosciuti e i portatori di interessi collettivi indicati dal giudice.
Dall'opposizione, invece, arriva la richiesta netta di stralciare questa
parte della Finanziaria: lo ha detto ieri Gaetano Pecorella, di Forza
Italia, mentre per Maurizio Sacconi, sempre di Forza Italia, il provvedimento
è una "clava anticapitalistica ". Resta però aperto
un problema di raccordo tra le novità della class action e alcune
norme costituzionali, come ha ribadito ieri il direttore generale
dell'Ania,Giampaolo Galli.Negli Stati Uniti, ha spiegato Galli, esiste un
giudizio definitivo e tombale di assoluzione. In altre parole, se un'azienda
vince una causa, non è possibile intentarne altre sullo stesso argomento.
"Da noi c'è un ostacolo costituzionale per attuare una regola del
genere, quindi un'azienda non è mai assolta definitivamente. è
per questo motivo che il progetto iniziale si era fermato in Commissione
giustizia al Senato". Saranno molti i quesiti che si ripresenteranno
alla Camera. Manzione è contrario a limitare il raggio a tre settori,
come ha proposto Catricalà, ma condivide che l'Antitrust possa avere
un ruolo importante, ruolo che ieri lo stesso presidente dell'Antitrust ha sottolineato:
"Ogni volta che l'Autorità come organo tecnico si sarà
espressa in modo chiaro su ingannevolezza o aggressività dei messaggi,
allora si potrà aprire la strada al risarcimento, con prove certe.
Imprenditori e investitori devono essere tranquillizzati che non si
tratterà di un massacro, ma saranno fatti rispettare diritti che
già esistono nel nostro ordinamento con un meccanismo più
moderno ". LE REAZIONI Manzione: il leader del Pd condivide le mie
richieste Nella prima stesura il meccanismo di selezione anti-abusi era
previsto.
( da "Messaggero, Il" del 22-11-2007)
Ur
di Mastella, l'Idv di Di Pietro, e naturalmente il Pd di Veltroni, annunciano
l'intenzione di aggiustare l'articolo della Finanziaria uscito dal Senato. Il
capogruppo dei democratici alla Camera, Antonello Soro, conferma la linea che
era stata esposta subito prima dal suo segretario: bisogna introdurre "un
filtro" per evitare che "associazioni poco serie rendano difficile
la vita delle imprese". Il ministro della Giustizia ha affrontato il
tema durante un'audizione a Montecitorio: "Il testo presenta diversi
punti di criticità, che mi propongo di correggere già nel corso
dell'ulteriore iter parlamentare". A chiedere "alcuni
correttivi" è anche il presidente dell'Autorità per la
concorrenza, Antonio Catricalà, che ipotizza anche un'introduzione
graduale della class="term">class class="term">action:
si potrebbe iniziare spiega limitando il campo solo ad alcuni grandi temi,
per esempio salute e risparmio. "Ci si può dare un appuntamento
al 2010 per vedere cosa è successo, per testare come ha funzionato,
fino a quella data".
( da "Nazione, La
(Pistoia)" del
22-11-2007)
IL
SENATO approva la class action e l'Unione nazionale consumatori di Pistoia esulta:
"Erano anni - dice il presidente provinciale Osvaldo Rastelli - che
aspettavamo questo provvedimento". Adesso i consumatori italiani, al
pari di quelli di altri paesi, come gli Usa, potranno intraprendere
azioni collettive nei confronti di aziende pubbliche erogatrici di servizi.
"La notizia che il Senato ha approvato un emendamento che riguarda la
class action - dice Rastelli - ci riempie di soddisfazione. Si tratta di un
primo passo importante e adesso ci auguriamo che alla Camera dei deputati il
procedimento abbia un prosieguo e attendiamo fiduciosi la normativa,
per poter costringere le aziende che erogano servizi pubblici, quindi acqua,
energia e telefonia ad essere più serie con i propri utenti. Se il
provvedimento, come ci auguriamo, andrà in porto, queste aziende
potranno essere perseguite in sede legale non dal singolo utente, che come
sappiamo ha poche chance nei confronti dei colossi, ma da più utenti,
anche aiutati dalle associazioni dei consumatori". Patrizio Ceccarelli -
-->.
( da "Campanile, Il" del 22-11-2007)
Class
class="term">action, il Guardasigilli
in commissione Giustizia: "Il testo votato dal Senato è
modificabile" Il testo sulla class="term">class class="term">action
"è modificabile". Lo ha detto ieri il ministro della
Giustizia, Clemente Mastella, a margine della seduta in commissione Giustizia
alla Camera. La norma, inserita nella Finanziaria e approvata dal Senato,
introduce la possibilità dell'azione risarcitoria collettiva.
Ma "il testo approvato dal Senato - spiega il Guardasigilli - presenta
diversi punti di criticità che mi propongo di correggere già
nel corso dell'ulteriore iter parlamentare della legge Finanziaria". In
particolare, per Mastella, bisognerà ridefinire la
"legittimazione all'azione collettiva", i
"meccanismi di individuazione dei partecipanti all'azione collettiva, al fine di consentire all'impresa convenuta di
quantificare il rischio di contenzioso che costituisce una posta di bilancio
con relativi accantonamenti", "la natura e gli effetti nei
confronti delle parti e dei terzi del provvedimento che definisce il processo",
il "ruolo degli organismi di conciliazione e le procedure di accesso a
tali organismi da parte di tutti i consumatori interessati e gli effetti del
verbale di conciliazione" e la "problematica relativa alle spese
del processo". Inoltre, da riscrivere la parte sui "rapporti
dell'azione collettiva con le azioni individuali del
risarcimento del danno", mettendo a punto "strumenti di riunione
delle cause dinanzi allo stesso giudice" in modo da evitare "il
proliferare di cause ed un aggravio dei costi defensivi a carico delle
imprese", oltre al ruolo e i poteri del giudice, con "l'eventuale
introduzione di filtri, come forme di conciliazione che precedono il giudizio
e l'autorizzazione giudiziale alla promozione dell'azione collettiva".
Insomma, chiosa il Guardasigilli, il testo approvato da Palazzo Madama
"è un testo modificabile, siccome si discute, si può dare
un tempo limite nel quale procede la class="term">class class="term">action
in modo tale che quello che la Commissione stava decidendo può
diventare motivo di legge successiva e modificativa". (22-11-2007).
( da "Denaro, Il" del 22-11-2007)
Commenti
finanziaria Il testo sulla class action e le criticità giuridiche di
Simone Gambuto* La norma presenta rilevanti criticità giuridiche e di
efficienza del sistema giustizia. Vale la pena di esaminarne alcune. Si
rafforza un ulteriore centro di potere nel nostro paese: le associazioni dei
consumatori. Sono attualmente legittimate a chiedere rimedi e inibitorie di
atti e comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori, ma non possono
essere portatori di vere e proprie pretese economiche. Possono cioè
agire contro una pubblicità ingannevole o chiedere un rimedio contro
un prodotto difettoso. La class action dà invece a un numero definito
di esse (anche se ancora non precisamente determinato) la possibilità
di agire per il risarcimento dei danni o la restituzione di somme dovute ai
singoli. Viene stabilito inoltre che in caso di loro vittoria, anche
parziale, l'impresa riconosciuta colpevole debba essere condannata al
pagamento delle loro spese e che "il compenso dei difensori del
promotore dell'azione collettiva" non possa
"superare"il 10 per cento del valore della controversia. Se si
tiene a mente il quantum complessivo dei danni potenzialmente risarcibili in
questi tipi di cause che coinvolgono potenzialmente migliaia di consumatori o
utenti, si capisce che il 10 per cento può rappresentare una somma
considerevole, anche se il risarcimento per singolo consumatore è
irrisorio. Vi sono perciò forti incentivi per le associazioni e i loro
difensori a intentare (e a transigere) la vertenza e incassare i compensi
senza eccessivo interesse al quantum effettivamente elargito ai singoli
danneggiati. Va anche rilevato che il costo che l'associazione di consumatori
sopporta per intentare una causa collettiva sembra
minimo, come lo sono le conseguenze in caso di insuccesso, mentre ampi
sembrano i "ricavi", oltre a quelli strettamente monetari, in
termini di pubblicità e consenso sociale. Con questa legge, le
associazioni riconosciute dal ministro della Giustizia consolidano solo nelle
loro mani la legittimazione nella proposizione di cause collettive. La totale
assenza di filtro della bontà di queste azioni nella fase introduttiva
del giudizio, e di scrutinio della loro effettiva rappresentanza di un
congruo numero di danneggiati, legittima a pensare a un forte incentivo alla
proposizione di cause collettive, anche pretestuose, dato il forte potere di
contrattazione nei confronti delle imprese convenute, dei consumatori stessi
e dei politici. Il meccanismo che deriva da questa legge porta alle
associazioni riconosciute uno strumento di potere che si può
facilmente tradurre in una lucrosa fonte di reddito, una sorta di scommessa
giudiziale con una puntata bassa e un avversario che difficilmente può
parare i colpi, in termini di esposizione alle cause e di danni di
reputazione alla sua solidità finanziaria (si noti che le possibili
perdite nelle cause civili vanno "stimate" in base anche al valore
della domanda di risarcimento e iscritte regolarmente in bilancio). I
consumatori danneggiati, se auto organizzarti in comitati, non possono invece
utilizzare la class action, né scegliere un avvocato di loro fiducia che li
rappresenti. In altre parole, creato un centro di potere, si crea
altresì una contrattazione sul suo esercizio e si perdono i vantaggi
che la legittimazione di un indefinito numero di soggetti può portare,
ad esempio, per la scoperta di nuovi casi. Se invece si fosse previsto un
filtro da parte di un giudice qualificato nella fase introduttiva dell'azione
che non rendesse esclusivo il ruolo delle associazioni riconosciute, tutto ciò
si sarebbe potuto evitare, non riservando uno strumento di tutela dei diritti
nelle mani di pochi. Sia l'articolo 140 che il 141 bis del codice del
consumo, introdotto da questa norma, fanno salvo il diritto del singolo
cittadino (e di terzi) ad agire in giudizio per la medesima controversia.
Ciò vuol dire che è preferibile per un consumatore non aderire
alla azione collettiva. Se questa va bene,
può incamerarne i benefici in una fase successiva, presentando una
istanza alla camera di conciliazione. Se va male, può comunque
provarci nuovamente sia singolarmente sia, così pare, attraverso
un'altra associazione, perché il suo diritto non si prescrive. La definizione del giudizio rende infatti improcedibile ogni
altra azione solo nei confronti dei medesimi soggetti, non di terzi. Le
imprese citate in causa possono perciò subire ripetute chiamate in
giudizio per danni colossali, a mercati aperti, anche se sono innocenti e
magari vincono l'azione collettiva. Se invece sono
colpevoli, le imprese non hanno assolutamente idea di quanti consumatori
presenteranno, a giudizio definito, una effettiva richiesta di rimborso: con
quali basi si può contrattare una conciliazione? La procedura
evidenzia quattro giudizi: l'azione collettiva, la
successiva camera di conciliazione, l'eventuale decreto ingiuntivo, il
processo esecutivo. In più ci sono le eventuali azioni individuali e
di terzi. Attualmente nei nostri tribunali civili una causa dura in media
cinque anni e abbiamo un enorme volume di contenzioso. Nelle azioni
collettive sembra chiaro che più dura la lite, più si causano
danni alla impresa accusata, la cui reputazione finanziaria si gioca su ben
altre dimensioni temporali, ma ciononostante non si prevede alcuna
"corsia preferenziale" per questi processi, né un giudice
particolarmente qualificato. L'azione collettiva
è dichiaratamente uno strumento "generale di tutela" che,
però, analizzata per ogni singolo settore, presenta notevoli e
specifiche criticità. Ad esempio, per quanto concerne la concorrenza,
non si capisce più quale sia il giudice competente, se il tribunale
del luogo ove ha sede il convenuto, come è scritto in questa legge, o
la Corte di appello in unico grado di merito, che è legittimata, sia
dalla legge sulla concorrenza nazionale (287/90, art. 33), sia dalle sezioni
unite della Cassazione (22305/2007), a conoscere delle azioni di
nullità e risarcimento del danno antitrust. Inoltre, tutta la
legislazione comunitaria e nazionale incentiva il pentitismo delle imprese
colluse garantendo una protezione dalle sanzioni in caso di confessione, ma
poi se la stessa impresa può essere citata in giudizio a rispondere
dei danni civili, quale incentivo resta per l'auto denuncia? Rischiano poi di
rimanere scoperti, ennesimo paradosso, tutti quei soggetti che non agiscono
per scopi estranei alla loro attività professionale, ma che
ciononostante avrebbero tratto beneficio da una azione collettiva
in determinati casi. Si pensi soltanto agli intermediari e ai distributori
più o meno indipendenti vincolati da reti di contratti simili. Tutti,
governo compreso, dichiarano già che la norma va modificata "in
corsa", ma forse le modifiche alla class action richiederebbero
più tempo e più riflessione. (Il testo è tratto dal sito
www.lavoce.info) * docente all'Università di Torino di Diritto della concorrenza
e di Diritto dell'informazione 22-11-2007.
( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)
News CLASS ACTION. CNCU: "Deve passare anche alla
Camera senza emendamenti" 22/11/2007 - 15:34 "Il testo sulla class
action deve passare anche alla Camera senza emendamenti". È
"sempre migliorabile" ma già com'è rappresenta
"un risultato storico" per l'Italia. È quanto afferma il
CNCU, il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, esprimendo la
sua posizione sul testo che introduce in Italia l'azione collettiva dei consumatori. "Il testo sulla class action deve
passare anche alla Camera senza emendamenti": è la presa di
posizione unitaria delle associazioni del CNCU contro coloro che, dopo
l'approvazione in Senato del provvedimento sull'azione collettiva risarcitoria, si sono schierati per respingerlo o modificarlo.
"Formeremo una task force che s'impegnerà ad accompagnare l'iter
parlamentare del provvedimento fino all'approvazione all'interno della Legge
Finanziaria" - hanno affermato i rappresentanti delle associazioni nel
corso della plenaria mensile - E' chiaro che il testo è sempre migliorabile",
come sostiene il Codacons, ma anche se fosse approvato in questo modo
"sarebbe - affermano le altre sigle - un risultato storico in
Italia". "Il sostegno delle associazioni sarà determinante
perché queste rappresentano la voce dei consumatori - ha commentato il vice-ministro
dello Sviluppo Economico, Sergio D'Antoni - e il Governo garantisce l'impegno
affinché la disciplina sull'azione collettiva non
venga stralciata dalla Finanziaria". 2007 - redattore: BS.
( da "HelpConsumatori" del 22-11-2007)
News
CLASS ACTION. In Giappone risarcimento per danni da inquinamento. Il commento
di MDC Genova 22/11/2007 - 10:47 Anche in Italia si può pensare di
cominciare ad organizzare azioni legali collettive non solo contro le case
automobilistiche ma anche contro aziende che immettono nel mercato prodotti
pericolosi (vedi il Reach europeo - Registrazione, Valutazione e
Autorizzazione delle sostanze chimiche prodotte). E' quanto afferma il
Movimento Difesa del Cittadino (MDC) di Genova che, lo scorso 19 novembre, ha
presentato al convegno sulle Polveri Sottili "Diminuire l'inquinamento
per diminuire le malattie ....e i costi", un documento riguardante la
condanna delle case automobilistiche per danni a causa dell'inquinamento. Il
risarcimento è avvenuto in Giappone nei confronti di cittadini malati
di asma. Il documento presentato è stato tratto dal sito del "Mondo
Elettrico" e del "Corriere della Sera" e fornito dall'Avv.
Ileana Recchia di Genova. "La notizia - dichiara l'associazione -
è poco conosciuta in Italia perché la stampa e le TV ne hanno dato
poco risalto. Il fatto diventa molto interessante e di un certo rilievo nel
momento in cui in Italia in Senato giovedì 15 11 07 è passata
la Class Action. Certamente saranno necessari altri passaggi sia alla Camera
che in Senato per le previste o proposte correzioni o precisazioni del
disegno di legge. Inoltre si possono anche prevedere azioni legali contro
amministratori pubblici che permettono l'inquinamento, od altro, a danno
della salute e della sicurezza senza prendere provvedimenti adeguati".
Guardando al futuro MDC Genova auspica che si possa un giorno "intervenire
anche per impedire la costruzione di auto troppo veloci e che non potrebbero
circolare, visto che in Italia non vi è nessun tratto stradale dove si
possa andare a più di 110-120 all'ora". Troppe gli incidenti
stradale e troppe le "espressioni accorate e "di rimprovero"
quando a morire o subire gravi traumi sono i giovani che vanno a divertirsi
fino tardi al sabato sera. Ma chi fornisce queste macchine così veloci
? Chi permette alte velocità nelle nostre strade ?", si chiede
l'associazione che propone la possibilità di adire alle vie legali
collettive contro gli amministratori pubblici anche in casi del genere.
"In questo modo - conclude - si può contribuire a migliorare la
vita, oltre che allungarla, ed a "ridurre" non solo la sofferenza,
ma anche i costi della sanità, potendo, in alternativa, investire
meglio le risorse risparmiate, ad esempio, nella ricerca, in tutta la
ricerca". 2007 - redattore: SB.
( da "Affari Italiani
(Online)" del
22-11-2007)
La
class action italiana nasce orfana Giovedí 22.11.2007 12:15 --> Nessuna corsia preferenziale La procedura evidenzia quattro
giudizi: l'azione collettiva, la successiva camera di conciliazione, l'eventuale decreto
ingiuntivo, il processo esecutivo. In più ci sono le eventuali azioni
individuali e di terzi. Attualmente nei nostri tribunali civili una causa
dura in media cinque anni e abbiamo un enorme volume di contenzioso.
Nelle azioni collettive sembra chiaro che più dura la lite, più
si causano danni alla impresa accusata, la cui reputazione finanziaria si
gioca su ben altre dimensioni temporali, ma ciononostante non si prevede
alcuna "corsia preferenziale" per questi processi, né un giudice
particolarmente qualificato. Criticità specifiche L'azione collettiva è dichiaratamente uno strumento
"generale di tutela" che, però, analizzata per ogni singolo
settore, presenta notevoli e specifiche criticità. Ad esempio, per
quanto concerne la concorrenza, non si capisce più quale sia il
giudice competente, se il tribunale del luogo ove ha sede il convenuto, come
è scritto in questa legge, o la Corte di appello in unico grado di
merito, che è legittimata, sia dalla legge sulla concorrenza nazionale
(287/90, art. 33), sia dalle sezioni unite della Cassazione (22305/2007), a
conoscere delle azioni di nullità e risarcimento del danno antitrust.
Inoltre, tutta la legislazione comunitaria e nazionale incentiva il
pentitismo delle imprese colluse garantendo una protezione dalle sanzioni in
caso di confessione, ma poi se la stessa impresa può essere citata in
giudizio a rispondere dei danni civili, quale incentivo resta per l'auto
denuncia? --> << pagina precedente pagina successiva >>.
( da "Affari Italiani
(Online)" del
22-11-2007)
La
class action italiana nasce orfana Giovedí 22.11.2007 12:15 --> Vi sono
perciò forti incentivi per le associazioni e i loro difensori a
intentare (e a transigere) la vertenza e incassare i compensi senza eccessivo
interesse al quantum effettivamente elargito ai singoli danneggiati. Va anche
rilevato che il costo che l'associazione di consumatori sopporta per
intentare una causa collettiva sembra minimo, come
lo sono le conseguenze in caso di insuccesso, mentre ampi sembrano i
"ricavi", oltre a quelli strettamente monetari, in termini di
pubblicità e consenso sociale. Con questa legge, le associazioni
riconosciute dal ministro della Giustizia consolidano solo nelle loro mani la
legittimazione nella proposizione di cause collettive. La
totale assenza di filtro della bontà di queste azioni nella fase
introduttiva del giudizio, e di scrutinio della loro effettiva rappresentanza
di un congruo numero di danneggiati, legittima a pensare a un forte incentivo
alla proposizione di cause collettive, anche pretestuose, dato il forte
potere di contrattazione nei confronti delle imprese convenute, dei
consumatori stessi e dei politici. Il meccanismo che deriva da questa legge
porta alle associazioni riconosciute uno strumento di potere che si
può facilmente tradurre in una lucrosa fonte di reddito, una sorta di
scommessa giudiziale con una puntata bassa e un avversario che difficilmente
può parare i colpi, in termini di esposizione alle cause e di danni di
reputazione alla sua solidità finanziaria (si noti che le possibili
perdite nelle cause civili vanno "stimate" in base anche al valore
della domanda di risarcimento e iscritte regolarmente in bilancio). -->
<< pagina precedente pagina successiva >>.
( da "Affari Italiani
(Online)" del 22-11-2007)
La
class action italiana nasce orfana Giovedí 22.11.2007 12:15 --> I
consumatori danneggiati, se auto organizzarti in comitati, non possono invece
utilizzare la class action, né scegliere un avvocato di loro fiducia che li
rappresenti. In altre parole, creato un centro di potere, si crea
altresì una contrattazione sul suo esercizio e si perdono i vantaggi
che la legittimazione di un indefinito numero di soggetti può portare,
ad esempio, per la scoperta di nuovi casi. Se invece si fosse previsto un
filtro da parte di un giudice qualificato nella fase introduttiva dell'azione
che non rendesse esclusivo il ruolo delle associazioni riconosciute, tutto
ciò si sarebbe potuto evitare, non riservando uno strumento di tutela
dei diritti nelle mani di pochi. Un diritto che non si prescrive Sia
l'articolo 140 che il 141 bis del codice del consumo, introdotto da questa
norma, fanno salvo il diritto del singolo cittadino (e di terzi) ad agire in
giudizio per la medesima controversia. Ciò vuol dire che è
preferibile per un consumatore non aderire alla azione collettiva.
Se questa va bene, può incamerarne i benefici in una fase successiva,
presentando una istanza alla camera di conciliazione. Se va male, può
comunque provarci nuovamente sia singolarmente sia, così pare,
attraverso un'altra associazione, perché il suo diritto non si prescrive. La definizione del giudizio rende infatti improcedibile ogni
altra azione solo nei confronti dei medesimi soggetti, non di terzi. Le
imprese citate in causa possono perciò subire ripetute chiamate in
giudizio per danni colossali, a mercati aperti, anche se sono innocenti e
magari vincono l'azione collettiva. Se invece sono
colpevoli, le imprese non hanno assolutamente idea di quanti consumatori
presenteranno, a giudizio definito, una effettiva richiesta di rimborso: con
quali basi si può contrattare una conciliazione? --> <<
pagina precedente pagina successiva >>.
( da "Affari Italiani
(Online)" del
22-11-2007)
La
class action italiana nasce orfana Giovedí 22.11.2007 12:15 --> Rischiano
poi di rimanere scoperti, ennesimo paradosso, tutti quei soggetti che non
agiscono per scopi estranei alla loro attività professionale, ma che ciononostante avrebbero tratto beneficio da una azione collettiva in determinati casi. Si pensi soltanto agli intermediari e ai
distributori più o meno indipendenti vincolati da reti di contratti
simili. Tutti, governo compreso, dichiarano già che la norma va
modificata "in corsa", ma forse le modifiche alla class action
richiederebbero più tempo e più riflessione. -->
<< pagina precedente.
( da "Voce d'Italia,
La" del
22-11-2007)
La
Voce d'Italia - nuova edizione anno II n.66 del 22/11/2007 Home Cronaca
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Prossimo esame del testo da parte della Camera Class Action: forse in arrivo
anche in Italia? Confindustria contraria allo strumento delle azioni
collettive. E anche il mondo politico si spacca Genova, 22 Nov. - Molti
ricorderanno l'errore nell'esprimere il proprio voto e le successive le
lacrime del senatore di Forza Italia Roberto Antonione durante le votazioni
sul testo della legge finanziaria. Purtroppo molti meno sapranno su cosa,
precisamente, si stava votando. Eppure grazie allo sbaglio del parlamentare
forzista è stato approvato e sarà esaminato della Camera dei
Deputati un importante strumento come quello della Class Action. La Class
Action è un'azione legale di gruppo, condotta da una “classe” di
persone che è stata danneggiata da una comune causa (per esempio:
risparmiatori truffati da un prodotto finanziario, abitanti di una certa zona
che abbiano subito danni alla salute in seguito ad un determinato
inquinamento ma gli esempi potrebbero essere molteplici), i quali cercano una
risoluzione della controversia che abbia anche effetti verso terzi che non
abbiano partecipato al procedimento o che possano comunque trovarsi in una
situazione simile. La Class Action è uno strumento tipico degli Stati
Uniti: basti pensare alle condanne ricevute dalle multinazionali del tabacco
o, più frivolamente, al film “Erin Brockovich” - tratto da una storia
vera - dove Julia Roberts interpreta un'avvocatessa specializzata in questo
tipo di cause. Ma le azioni collettive made in Italy piacciono a tutti? Si
direbbe proprio di no. Al Senato la proposta è passata, come si
è già scritto, per un errore di un senatore che ha permesso di
raggiungere ai “Sì” quota 158 (a fronte di 40 “no” e 116 astenuti: ma
il regolamento di questo ramo del Parlamento prevede che, per essere
approvato, un testo ottenga la metà più uno dei voti), inoltre
fin dal giorno dopo il ministro della Giustizia Clemente Mastella dichiarava:
"dovrà essere modificata per evitare una fuga di investimenti
dall'Italia", mentre da Confindustria si aveva una levata di scudi:
"Un provvedimento rozzo che porterà vantaggi risibili per i
cittadini, ma esporrà le imprese ad ogni forma di ricatto, esponendo
le aziende italiane e i loro lavoratori a gravi rischi". A fare eco alle
dichiarazioni degli industriali il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Enrico Letta: "le preoccupazioni di Confindustria riguardo alle cause
temerarie contro le imprese meritano di essere considerate". Favorevoli
invece i commenti dell'ex-Commissario europeo alla Concorrenza, Mario Monti,
mentre il capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori, Nello Formisano, si
è lanciato in dichiarazioni entusiastiche: "finalmente, quando la
finanziaria vedrà la luceanche i consumatori italiani, al pari di
quelli europei, potranno esperire azioni collettive a tutela dei propri
diritti. Basti pensare, da ultimo, a tutti i danni provocati dai crack Cirio
o Parmalat, ad esempio, per capire quale sia la portata di questa nuova
opportunità per i consumatori e gli utenti italiani che fino ad ora ne
erano privati". Positiva ma più cauta la reazione dell'on. Pino
Pisicchio, presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati:
"l'approvazione della class action rappresenta un gesto politico
importante" aggiungendo però poi: "restano aperti alcuni
aspetti che la Commissione Giustizia della Camera, che già ha
lungamente discusso sul tema, si propone di affrontare al fine di poter
eventualmente intervenire quando il provvedimento inserito nella Finanziaria
arriverà a Montecitorio". Il testo licenziato dall'assemblea di Palazzo Madama prevede che le azioni collettive possano essere
avviate da soggetti "portatori di interessi collettivi": le
associazioni dei consumatori già riconosciute a cui se ne
affiancheranno altre, definite da un apposito decreto. Le cause potranno
riguardare comportamenti lesivi della concorrenza o commercialmente illeciti,
emissioni o prodotti inquinanti o dannosi per la salute. Sono inoltre
previsti particolari norme per i contratti stipulati telefonicamente o
on-line. La finalità della norma è comunque quella di colpire
quelle aziende che, ancora oggi, basano il loro profitto sull'inganno e
sull'omissione, salvaguardando così indirettamente tutte quelle
imprese che operano correttamente sul mercato e si pongono responsabilmente
nei confronti dei consumatori. Matteo Lai.
N
Le associazioni dei consumatori sono pronte a "passare
all'incasso": appena la class action approvata con la Finanziaria al
Senato diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti
nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione
e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del
consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini
la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero
di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di
provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e
imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma,
le azioni di classe sui 450mila risparmiatori truffati dai bond argentini -
ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai
quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina
andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che
avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono
proprio i bidonati delle banche, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura -
sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in
merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini".
L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle
altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei
danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno
vessatori e più virtuosi". E se analoga soddisfazione è
stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il
fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo
le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati
dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello
Sviluppo Economico
Pierluigi Bersani sottolinea come "é un passo
avanti", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia
finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. (Ansa).
Edizione:
17/11/2007 testata: Giornale di Brescia sezione:ECONOMIA Giudizio positivo
dei consumatori Class action, "finalmente anche in Italia" ROMA Le associazioni
dei consumatori sono pronte a passare all'incasso: appena la class action
approvata con la Finanziaria diventerà operativa - promettono - i
risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno
finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune
organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più,
è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente
di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il
problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che
crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente,
una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450mila risparmiatori
truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai
quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina
andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che
avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono
proprio i bidonati delle banche che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura -
sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in
merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini".
L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle
altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei
danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno
vessatori e più virtuosi". E se analoga soddisfazione è
stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il
fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo
le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati
dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello
Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, sottolinea come "è un
passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere
perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia
finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies.
Edizione
di Sabato 17 novembre 2007 Benvenuto P.Review srl Consumatori pronti alle
nuove richieste di risarcimento Truffati dai bond argentini 'Presto le cause
collettive' Ma per Montezemolo è un 'provvedimento all'amatriciana'
ROMA ? Le associazioni dei consumatori sono pronte a 'passare all'incasso':
appena la class action approvata con la Finanziaria giovedì al Senato
diventerà operativa ? promettono ? i risparmiatori coinvolti nei casi
Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e,
soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo
avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la
bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di
Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di
provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e
imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma,
le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini ?
ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti ? ai quali
le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina andava
verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che avevano
nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono proprio i
bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio
tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che
interrompe le azioni individuali". Che ? assicura ? sono "migliaia
e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat,
Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". L'avvio della causa collettiva ? spiega ? "interrompe le prescrizioni delle altre
cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e
obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e
più virtuosi". Analoga soddisfazione è stata espressa
anche da Cittadinanzattiva e
Altroconsumo, ma il fronte dei consumatori registra anche
le critiche di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non
comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per
essere risarciti. E se il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi
Bersani sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo
che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale
la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di
ostracismo delle lobbies.
La
replica del ministro Bersani "Esiste anche in Bulgaria" Class action Montezemolo
all'attacco "Una misura all'amatriciana" galbiati, iezzi e
zampaglione alle pagine 10 e 11 SEGUE A PAGINA 10.
Economia
Class action,
consumatori divisi Montezemolo:"E'all'amatriciana" Bersani: esiste
anche in Bulgaria, cittadini non più soli LUCA IEZZI ROMA - Le
associazioni dei consumatori si dividono sulla bontà della class action approvata in
Finanziaria, gli imprenditori invece sono compatti nel criticarla. Nettissimo
il giudizio del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, sul
nuovo meccanismo di tutela legale dei consumatori: "Era giusto porsi il
problema, ma ne è uscito un provvedimento all'amatriciana, rozzo, che
crea problemi a lavoratori e imprese e non si capisce cosa c'entri con la
Finanziaria". Gli imprenditori puntano a modificare la norma nel ddl
liberalizzazioni presto in discussione al Senato, riducendo il rischio che le
imprese sia sommerse da ricorsi legali, fondati o pretestuosi. Proprio
l'ispiratore delle liberalizzazioni, il ministro per lo Sviluppo economico,
Pierluigi Bersani, ha risposto a Montezemolo: "Diversi paesi europei,
non solo gli Usa, hanno la class action. Anche la Bulgaria".
Aggiunge Bersani: "è un passo in avanti, il consumatore non
sarà più lasciato solo. La norma può essere perfezionata
sia con un apposito regolamento governativo di chi abbia diritto ad attivare
la procedura e di quando ne abbia diritto; sia prevedendo un filtro giurisdizionale
in Camera di consiglio, vale a
dire a porte chiuse, per verificare la titolarità di
chi promuove la procedura e che la stessa non abbia presupposti palesemente
infondati e temerari". Tra gli entusiasti vanno annoverati i sindacati
come Cgil e Uil, ma soprattutto le numerose associazioni dei consumatori a
cui la nuova legge attribuisce il potere di avviare le cause: Cittadinanza
Attiva, Adiconsum, Altroconsum e Adusbef. Quest'ultima già annuncia
quali saranno i primi casi aperti appena (180 giorni dopo l'approvazione
della Finanziaria) i consumatori potranno unirsi in tribunale contro le
aziende: "Avvieremo immediatamente, le azioni di classe
sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il
presidente dell'Adusbef Elio
Lannutti - sono proprio i bidonati delle banche,
dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi. L'avvio della
causa collettiva - spiega - interrompe le prescrizioni delle altre cause
individuali avviate dai consumatori, così allargherà la platea
dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno
vessatori e più virtuosi". Critiche invece Codacons e Aduc, che
si aspettavano norme più dure: si critica che le nuove misure non
comprendono il danno punitivo. Vale a
dire una somma, di solito molto alta, che negli Stati Uniti
i tribunali stabiliscono non in correlazione ai danni realmente provocati ma
per punire e dissuadere rispetto a comportamenti fraudolenti. Inoltre secondo
queste associazioni i tempi dei processi in Italia faranno sì che si
dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. In questo lasso di tempo,
fanno notare, saranno proprio i proponenti a dover sostenere le spese legali.
Economia
La tutela Il penalista Carlo Federico Grosso, difensore di parte civile nel
processo Parmalat "Le imprese non ci stanno perché oggi sono
favorite" La difesa
del cittadino-consumatore è un interesse
fondamentale da riconoscere fino in fondo WALTER GALBIATI MILANO - Nasce la class action
all'italiana. E per il professor Carlo Federico Grosso, ordinario di diritto
penale all'Università di Torino, avvocato penalista impegnato come
difensore di parte civile nei processi Parmalat a Parma e a Milano, dove rappresenta 32
mila risparmiatori, è un passo avanti per i consumatori. "La
situazione attuale è tutta sbilanciata a favore delle imprese".
Nasce uno strumento che semplifica i processi. "Con la class action, Parmalat
sarebbe stata un'altra cosa". In America ogni singolo cittadino
può avviare l'azione collettiva. In Italia
invece solo le 16 associazioni legittimate: non le sembra una class action
depotenziata? "No, sono due modelli diversi che rispondono entrambi
all'esigenza di azionare in modo più agevole le azioni risarcitorie.
Il sistema statunitense è più libero, quello italiano usa come
filtro le associazioni riconosciute". Le associazioni, quindi, potranno
dichiarare infondate o ricattatorie le azioni ancor prima che al riguardo si
sia pronunciato un giudice? "Le associazioni avranno un rilevante potere
di gestione e di scelta nelle azioni. Trattandosi di associazioni che operano
nell'interesse dei cittadini e dei consumatori, ritengo che agiranno in modo
assolutamente limpido, trasparente e nei reali interessi dei soggetti
rappresentati. In un certo senso potrebbero essere anzi elemento di garanzia.
Auspico comunque che si dia spazio ad una rappresentatività associativa
sufficientemente ampia". Le aziende dicono che ci sarà
un'impennata dei contenziosi con costi altissimi. "è naturale che
le imprese si preoccupino. Tuttavia la tutela del cittadino e del consumatore
è un interesse fondamentale che deve essere riconosciuto fino in
fondo. L'introduzione della class action realizza un bilanciamento di
interessi contrapposti, modificando una situazione che oggi è invece
tutta sbilanciata a favore delle imprese". Confindustria parla di
incostituzionalità perché la norma legittima le associazioni ad agire
per conto dei singoli senza averne il diritto. è d'accordo? "Non
ho approfondito il problema. D'istinto riterrei tuttavia che non vi sia
ostacolo a riconoscere a soggetti intermediari il diritto di agire. Tanto, una
volta che l'associazione dovesse ottenere un risultato sul terreno
giudiziario, sarà poi ogni singolo interessato a decidere se
utilizzare o meno personalmente questo risultato. In ogni caso,
indipendentemente dall'esercizio della class action, il singolo rimane titolare
del suo diritto individuale di azione. E allora dove sarebbe
l'incostituzionalità?". è corretto prevedere, come fa la
legge, un tetto al compenso degli avvocati? "Io penso che predeterminare
un tetto alle remunerazioni dei professionisti sia in ogni caso una decisione
saggia". Cosa sarebbe cambiato se fosse stato possibile utilizzare la class action per il caso
Parmalat? "Sarebbe cambiato moltissimo. Pensi che per realizzare le
costituzioni di parte civile nei processi penali, rappresentando 32 mila
persone, il comitato delle vittime ha dovuto raccogliere ben 32 mila procure
speciali. Con la class action, sia pure azionabile nella
sola sede civile, è sufficiente adire per la classe.
Il risultato ottenuto potrà poi operare nei confronti di ciascun interessato.
Una semplificazione enorme".
Economia
L'azione collettiva è un'arma diffusissima in
America: avviati sinora 24 mila procedimenti Dal tabacco ai farmaci, la
protesta made in Usa Bush ha cercato di mettere un freno, ma nel 2006 i
risarcimenti sono cresciuti del 37% ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Negli Stati
Uniti, dove le class
action sono
nate, trovandovi il terreno più fertile, le hanno paragonate a un'arma
di distruzione di massa in mano a consumatori e risparmiatori. Di sicuro sono
un incubo per le multinazionali, fanno arricchire gli avvocati e rappresentano
un deterrente "democratico" nei confronti degli abusi. E a
servirsene sono gruppi sociologicamente molto eterogenei: ammalati di cancro
che si scagliano contro la Philip Morris, automobilisti feriti negli
incidenti contro le Big di Detroit, sopravvissuti dell'Olocausto contro le
banche che si arricchirono sotto il nazismo, azionisti truffati contro la
Enron. La class
action viene
definita dalla legislazione americana come una causa civile promossa per
conto di molte persone che hanno subito gli stessi danni. Ogni causa ha
bisogno di un "lead plantiff", un leader dei querelanti, che si
assume l'iniziativa e i compiti di coordinamento: almeno formalmente, perché
in realtà il lavoro viene fatto dagli studi legali in cambio di
parcelle salate e di una percentuale sui risarcimenti. L'iter dura in media
dai due ai quattro anni, che vanno dal momento in cui sono presentati i
documenti in tribunale alla conclusione definitiva, di solito sotto forma di
un accordo extra-giudiziale. Le cause più celebri riguardano prodotti
di largo consumo, dalle sigarette ai medicinali, dalle apparecchiature
elettroniche ai giocattoli. Coinvolgono milioni di americani, che
regolarmente ricevano a casa i documenti ufficiali per unirsi ai
procedimenti. E sono anche quelle che hanno solleticato la fantasia di
Hollywood e mobilitato attori famosi come Julia Roberts in Erin Brockovich,
Al Pacino in Insider e John Travolta in Civil Action. Ma in termini di
risarcimento sono le "secutities class action", cioè le cause
promosse dagli azionisti a guidare la hit parade. Secondo il centro
dell'università di Stanford specializzato in questo tipo di cause, e
che tiene aggiornato un archivio con oltre 24mila procedimenti, il
risarcimento record resta quello della Enron, il colosso energetico di Houston
costretto a pagare 7,1 miliardi di dollari agli azionisti per i falsi in
bilancio e le azioni fraudolente. Seguono la WorldCom con 6,1 miliardi, la
Cendant con 3,5, l'Aol-Time Warner con 2,5. I produttori di tabacco, pur
condannati a versare 145 miliardi, sinora sono riusciti a evitare la
sanzione. Facendosi portavoce delle preoccupazioni dei grandi gruppi, George
W. Bush ha cercato di frenare il moltiplicarsi delle class action. E nel 2005 il Congresso,
allora a maggioranza repubblicana, approvò il Class action fairness act. Il preambolo
della legge di riforma riaffermava il valore di queste azioni collettive:
"Le class
action -
dissero i parlamentari - rappresentano "un modo equo ed efficiente per
risolvere le richieste legittimi di molti querelanti". Ma poi il
provvedimento limitò le cause collettive che potevano essere discusse
dai tribunali statali, di norma più sensibili alle esigenze del
pubblico, allargando invece l'ambito di competenza ai tribunali federali,
meno severi nei confronti delle grandi imprese. Ma a dispetto di queste
restrizioni nel 2006 l'importo
complessivo dei risarcimenti class action è cresciuto del 37 per
cento, stabilendo un record.
Quotidiano
partner di Gruppo Espresso LIBERTA' di sabato 17 novembre 2007 > In Italia
class action Nel mirino Parmalat. Cirio e bond argentini. Le critiche di
Montezemolo I consumatori si preparano a chiedere i danni ROMA - Le
associazioni dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso":
appena la class action approvata con la Finanziaria giovedì al Senato
diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi
Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e,
soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo
avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura
delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo
che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento
"all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese".
"Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di
classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato
il presidente dell'Adusbef Elio
Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli
ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento,
scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti
infatti "sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al
risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione
collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura -
sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in
merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". E se
analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il
fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc,
secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i
danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro
dello Sviluppo Economico
Pierluigi Bersani sottolinea come "è un passo
avanti" pur ammettendo che la norma "può essere
perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia
finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. Duro invece il
giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che "sia giusto porsi il
problema", Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a
suo tempo aveva usato per definire la legge elettorale: "Un
provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "E' triste doverlo
dire, ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, una
misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi
alle imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali
infatti "si importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli
Usa, qualche cosa che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte
le aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e
problemi con una magistratura i cui tempi già oggi sono biblici e che
finirà intasata". Besani replica: "La class action ce l'ha
pure la Bulgaria". [.
Stai
consultando l'edizione del Dietro il no degli Industriali Angelo De Mattia Azione collettiva Manca solo la richiesta dello stato di
emergenza. A leggere i commenti del mondo confindustriale - grave atto di
ostilità contro le imprese; "spaghetti law"; si vuole curare
dopo aver ucciso; rischi consistenti di delocalizzazione all'estero delle
aziende, etc. - sembra che l'approvazione al Senato della disciplina della
" class action", l'azione di difesa
legale collettiva, rappresenti una catastrofe sulla
quale le prefiche già piangono. segue a pagina 29.
Stai
consultando l'edizione del La Confindustria ha paura della class action Montezemolo: una soluzione
all'amatriciana. Bersani: davvero? C'è anche in Bulgaria... di Bianca
Di Giovanni/ Roma PRIMA PIETRA Confindustria è inferocita e non lo
nasconde. "Hanno votato una class action all'amatriciana",
dichiara senza mezzi termini
Luca Cordero di Montezemolo. Tanto accanimento, tante
sottigliezze giuridiche non si vedono quando - che so - non passano i
risarcimento ai danneggiati dell'amianto. Ma quando - per sbaglio, come
è stato l'altra notte - passa una norma che chiama in causa la
responsabilità delle aziende, apriti cielo: giù improperi. Pier
Luigi Bersani replica con l'ironia. "All'amatriciana? Veramente ce l'ha
anche la Bulgaria. E tanti altri Paesi europei". Poi il ministro tenta di
riportare il dibattito su un terreno civile. "Davanti a un torto il
cittadino non può essere lasciato solo, né può stare zitto e
subire - spiega - La norma comunque può essere perfezionata con
accorgimenti tecnici". Ma alle imprese il perfezionamento non basta: non
la vogliono. Meglio: vogliono che il cittadino sia lasciato solo davanti a un
torto. vedono come fumo negli occhi la possibilità che i consumatori
facciano un ricorso collettivo e chiedano un risarcimento sui danni subiti.
Basta pensare a quanti si ritrovano truffati per capire il perché. Per le
imprese è un bel pasticcio e ora si ritrovano nella scomoda posizione
di dover togliere dal testo la norma: sarà difficile convincere folte
schiere di deputati. Alla Camera non è una passeggiata come in Senato,
dove alle lobby basta conquistare un piccolo drappello per poter sfondare. Lo
si è capito benissimo proprio nelle lunghe ore di voto al Senato. La
medaglia di fedelissimo delle imprese va data certamente a Maurizio Sacconi,
irruente senatore di FI (ha addirittura sbattuto una scarpa sullo scranno, ma
lo ricordiamo anche tra gli hooligans di Vicenza ad osannare il premier in
Confindustria in campagna elettorale) che decide proprio di votare contro,
invece di astenersi come ha deciso il suo gruppo. Molti sospetti si appuntano
sulla sua storia personale: i "cattivi" parlano della moglie che in
Confindustria ci ha lavorato ai tempi di Antonio D'Amato (collaborava con
Stefano Parisi), passata poi a Farmindustria. E qui arriva un altro blocco di
potere potentissimo. Sui farmaci in ogni Finanziaria si scatenano guerre
furibonde. Quest'anno l'industria farmaceutica può vantare una
vittoria: è riuscita a eliminare la proposta sulla ricetta con
l'indicazione del solo principio attivo. Ma sulla class action ha perso anche Farmindustria.
E già si stanno scaldando i motori per il duello a Montecitorio. La
Cgil ha fatto sapere di essere favorevole alla legge. "Erano norme che
si aspettavano già da diverse legislature, ma che la pressione delle
varie lobbies, era riuscita sinora ad affossare- dichiara la segretaria
Nicoletta Rocchi - Non convincono assolutamente le critiche di
Confindustria". Anche la Uil plaude alla nuova norma e parla di
"mossa vincente" con l'inclusione in Finanziaria. Le associazioni
dei consumatori sono già pronte a passare all'azione: se la norma
sarà confermata il primo caso da affrontare sarà quello dei
crac finanziari: Cirio, Parmalat e Tango bond. Insomma, sono le banche -
stranamente silenti finora - a dover tremare. A volte il silenzio dice di
più del rumore: presto si capirà se il pressing è
partito. An è già scesa in campo in difesa delle imprese.
Riccardo Pedrizzi parla di "pericoloso grimaldello per avvocati
d'assalto". Insomma, i cittadini sarebbero nelle mani di biechi
speculatori: gli avvocati. E chi si ritrova con offerte-truffa su telefonini,
assicurazioni o titoli finanziari in mano a chi si mette? Non vanno
dimenticate le lobby di segno contrario: quelle delle associazioni finora
escluse dalla possibilità di intraprendere l'azione legale. Anche loro
hanno avuto una piccola soddisfazione, con il no di Ferdinando Rossi che ha
rischiato di non far passare la norma. C'è poi chi, come Stefano
Pedica (Idv) dice che la norma è troppo debole, "aiuta i forti
contro i deboli" e che quindi non la voterà (così ai
deboli non resta proprio nulla) se non verranno apportate due modifiche:
l'automatico risarcimento dei danni alle vittime e l'estensione della sua
validità ad ogni tipo di reato, non solo agli illeciti di natura
contrattuale.
Stai
consultando l'edizione del Dietro il no degli industriali Angelo De Mattia
Segue dalla Prima Una drammatizzazione priva, innanzitutto, di buon senso.
Non c'è alcun Annibale "ante portas". C'è, invece,
una normativa, necessariamente da migliorare nella successiva lettura alla
Camera, che consente ai consumatori e agli utenti di chiedere al giudice
collettivamente, o anche singolarmente, la condanna al risarcimento dei danni
per atti illeciti, pratiche commerciali illecite, comportamenti
anticoncorrenziali verificatisi nell'ambito di rapporti contrattuali con
società fornitrici di beni o di servizi. Una normativa del genere vige
da decenni negli Stati Uniti, dove nessuna associazione datoriale accusa il
governo (o il congresso) di voler distruggere il sistema industriale. Il
riequilibrio dei rapporti negoziali , sopratutto nel caso di contratti conclusi
mediante moduli o formulari, è essenziale per il corretto
funzionamento del mercato; riproporzionando il potere del "contraente
debole", l'utente, costituisce un fattore di democrazia economica;
sospinge verso la maggiore trasparenza e visibilità dell'attività
dell'impresa; è uno stimolo a proseguire sulle linee, tante volte
declamate nei seminari confindustriali, della "costumer satisf action"; rappresenta un impulso a investire di
più nell'immagine e nei rapporti con la clientela; è una
sollecitazione e un aiuto per le stesse Autorità di controllo.
Perchè le parti datoriali si debbano attestare su di una difesa a
riccio dello status quo in questo campo è incomprensibile. Tale
atteggiamento rischia anche di vulnerare le sacrosante critiche di solito
mosse da quelle stesse parti alla lentezza della giustizia civile, ai ritardi
dell'ordinamento e così via, perchè esse appaiono voler
distinguere fior da fiore, sostenendo solo ciò che è percepito
come sicuramente coerente con il proprio "utile particulare". Non
giova soprattutto a una parte dell'imprenditoria - qualche volta un po'
troppo facilmente collocata nell'elenco dei "moderni", quelli che
sarebbero, cioè, la punta di diamante della trasformazione del paese -
apparire come preoccupata in tutto e per tutto da una disciplina che, nei
suoi principi, si potrebbe, all'opposto, considerare un atto di
civiltà: con il rischio che della difesa beneficino le imprese meno
efficienti, meno trasparenti, meno competitive. Si transita, così,
piuttosto nella "contromodernità" che sta nello stesso
comparto della modernità, come ricorda Beck. Sparare a zero,
disconoscere che la class action deve essere per forza
all'italiana, senza tuttavia perdere rigore, considerate le
peculiarità del nostro ordinamento rispetto a quello anglosasssone, fa
anche passare in secondo piano l'esigenza di miglioramenti che alla Camera
dovranno essere apportati, senza che si possa dire che così si pratica una terapia dopo
aver ucciso, perchè non vi è stato alcun assassinio ed è
nella logica del bicameralismo emendare e migliorare i testi dopo la prima
lettura. E da questo punto di vista va condotta una tempestiva riflessione,
innanzitutto, sulla necessità che prima di iniziare il processo vi sia
una pronuncia-filtro, da parte del magistrato, sull'ammissibilità-
procedibilità dell'azione collettiva; su come si forma la "classe" (se solo a iniziativa di associazioni e
organismi similari o anche per impulso del singolo); sul rapporto tra
sentenza di condanna, risarcimento, terzi che non hanno aderito alla class action. Su questi
aspetti, ed altri di più stretta valenza tecnico - giuridica, occorre
rassicurare con miglioramenti a prova di tenuta costituzionale. Ma
giovedì scorso il Senato, con la sua votazione, ha fissato dei punti -
cardine che segnano un progresso del diritto dell'economia. L'azione legale
di classe è anche un antidoto a quegli
squilibri di potere in economia che possono richiamare la struttura di
società di classe. Si dovranno, certamente,
evitare quelle distorsioni che stanno emergendo negli Usa, in specie nel
rapporto con gli studi legali. Ma il consumatore, il risparmiatore,
l'investitore potranno disporre di un importante strumento, non dirigistico,
di difesa, in un mercato nel quale sicuramente non dominano la concorrenza
perfetta e le "armonie prestabilite", ma sono presenti, invece,
pratiche anticoncorrenziali e posizioni dominanti, che l'Antitrust contrasta,
piramidi societarie e scatole cinesi. Se si va indietro nel tempo, si trova
un significativo precedente in materia di lamentazioni contro le innovazioni
normative. Quando, alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso stava per
essere introdotta in Italia la legislazione antistrust - negli Usa in vigore
dal 1893 - furono ugualmente all'opera non pochi profeti di sventura, e
paradossalmente le motivazioni riguardavano la non ricettività di
questa legge da parte del nostro ordinamento. Poi si è visto come le
cose sono andate e i progressi riscontrati senza sconvolgimenti di sorta.
Allora, sarebbe auspicabile che quelle parti sociali e politiche che oggi
nettamente contrastano la nuova normativa, si proponessero piuttosto di
convergere nella individuazione dei miglioramenti da apportare alla class action, invece di
pensare ed operare per il suo affondamento.
"Class
action, pronti a passare all'incasso" I consumatori: crac Cirio e
Parmalat, risarcimenti più facili Critiche alcune associazioni.
Montezemolo: misura rozza ROMA Le associazioni dei consumatori sono pronte a
"passare all'incasso": appena la class action approvata con la
Finanziaria giovedì al Senato diventerà operativa - promettono
- i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini,
avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune
organizzazioni di tutela del consumo, come Codacons e Aduc, criticano il
provvedimento e avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi
termini la bocciatura arrivata dalle aziende, con il presidente di
Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il
problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che
crea problemi a lavoratori e imprese". Le mosse dei consumatori
"Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di
classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato
il presidente dell'Adusbef Elio
Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli
ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il
fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio".
Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche,
dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura -
sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in
merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini".
L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle
altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei
danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno
vessatori e più virtuosi". Le critiche di Codacons e Aduc E se
analoga soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il
fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo
le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati
dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. "Il Senato ha approvato
un pastrocchio - spiega il Codacons -. Non c'è danno punitivo e i
consumatori potranno avere un risarcimento solo se giovani, visto che
dovranno aspettare almeno 20 anni prima di poter avere una liquidazione dei danni".
Secondo il Codacons, infatti, sarebbero almeno tre i giudizi, con almeno tre
gradi l'uno, per un totale di nove processi, per chiudere un procedimento.
Sindacati e imprenditori E se il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi
Bersani sottolinea come "è un passo avanti" pur ammettendo
che la norma "può essere perfezionata", dal mondo sindacale
la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata, dopo anni di
ostracismo delle lobbies. Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur
riconoscendo che "sia giusto porsi il problema", Montezemolo ha
rispolverato la stessa aggettivazione che a suo tempo aveva usato per
definire la legge elettorale: "Un provvedimento all'amatriciana". E
ha spiegato: "È triste doverlo dire, ma si è approvato,
per equilibri e galleggiamenti politici, una misura sbagliata, rozza, che
creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai
lavoratori". Secondo il leader degli industriali la class action
sottopone tutte le aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole,
a ricatti e problemi con una magistratura" i cui tempi già oggi
sono biblici e che finirà intasata.
Cultura
LAPSUS CLASS STEFANO BARTEZZAGHI Volete un termine interclassista?
Eccolo là: classe, o anche, e a maggior
ragione, nella versione inglese class.
"Classe" coniuga con disinvoltura upper e lower, la classe non è acqua e la classe
operaia non va in Paradiso. All'epoca dei movimenti poteva mettere in
sospetto la stravagante omonimia fra la classe
operaia medesima e la classe studentesca, intesa
come aula. Senza poi dimenticare la classe della
donna di classe, ovvero la classe
evocata anche fonosimbolicamente da un titolo sibilante come "Sapesse,
Contessa". Nell'inglese di importazione italiana "class" pareva avere prevalentemente quest'ultimo
senso, per esempio in testate e strizzate d'occhio che promettono "class" principalmente a chi non ce l'ha. Ora con la
battaglia della sinistra di "class" per la
" class action" avviene l'ultima, grande
transizione consentita da un sostantivo tanto singolarmente duttile. Dato che
la " class action" è una rivalsa
collettiva contro una ditta, il passaggio è fra le rivendicazioni
della "class" dei lavoratori a quelle
della "class" dei clienti: insomma dai
produttori ai consumatori, come dicevano antiche pubblicità, e dal
faber all'user, come si direbbe oggi, fra gente di class.
Codacons:
"Una schifezza", ma per gli altri è una vittoria. A
Confindustria non piace La class action divide Montezemolo: "Un
provvedimento all'amatriciana" ROMA - Le associazioni dei consumatori
sono pronte a "passare all'incasso": appena la class action
approvata con la Finanziaria al Senato diventerà operativa -
promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini,
avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune
organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più,
è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente
di Confindustria Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste,
parla di provvedimento "all' amatriciana, rozzo, che crea problemi a
lavoratori e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta
approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati
dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai
quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina
andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che
avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono
proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che
potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura -
sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in
merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini".
L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle
altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei
danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno
vessatori e più virtuosi". E se analoga soddisfazione è
stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il
fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo
le quali le nuove misure sono "una schifezza" nel senso che non
comprendono il danno punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per
essere risarciti. E se il ministro Bersani sottolinea come "è un
passo avanti" pur ammettendo che la norma "può essere
perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia
finalmente arrivata. Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur
riconoscendo che "sia giusto porsi il problema", Montezemolo ha
rispolverato la stessa aggettivazione che a suo tempo aveva usato per
definire la legge elettorale: "un provvedimento all'amatriciana". E
ha spiegato: "è triste doverlo dire, ma è una misura
sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle
imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali infatti
"si importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli Usa,
qualche cosa che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte le
aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e
problemi con una magistratura" i cui tempi già oggi sono biblici.
"Come sempre - ha aggiunto - quando c'è un principio su cui
lavorare, noi riusciamo a fare qualcosa di negativo". Oltretutto
è una misura che "non si capisce cosa abbia a che fare con la
Finanziaria". Forse "stanchi" di essere presi come
unità di misura negativa, a Montezemolo hanno scherzosamente risposto
alcuni ristoratori romani. Che gli hanno ricordato che "l'amatriciana
rozza non è" e "ha lunga tradizione". Insomma: è
una bandiera del made in Italy. 17/11/2007.
Class
action 1 gli
esperti È un passo avanti ma è ancora poco Milano. E
così, quando meno te l'aspetti, sbuca la Class Action. Oggetto di
parecchie proposte di legge stoppate, come accadde sul punto alla prima
Bersani; ripresa con limature gentili nei confronti di banche e assicurazioni dal
libro bianco di Rutelli; finita con poche speranze, da ultimo, nel calderone
della finanziaria, per l'azione collettiva di risarcimento
questa potrebbe essere davvero la volta buona. Tutto per un emendamento alla
finanziaria firmato da Manzione e
Bordon, e passato giovedì in Senato grazie alle
distrazioni del forzista Antonione, il più improbabile dei Michael
Clayton. Certo, manca ancora il passaggio alla Camera ed è certo che
modifiche saranno proposte da più parti, con corredo di nuove
polemiche. Mentre non accennano a placarsi, intanto, quelle che l'inattesa
approvazione ha già scatenato. Si distingue, fino quasi a sorprendere,
la virulenza con cui la Confindustria, da Luca Cordero di Montezemolo,
passando per Maurizio Beretta e arrivando alle pagine del Sole24ore ,
condanna senza appello e senza sfumature la norma. Montezemolo ha parlato di
provvedimento all'amatriciana. "Importiamo dagli Stati Uniti - ha detto
- un qualcosa che anche lì si sta modificando. Il provvedimento
sottoporrà tutte le aziende italiane, in particolare quelle più
piccole, a ricatti e a problemi con una magistratura i cui tempi sono uno dei
punti più negativi d'Italia. Del resto, quando una maggioranza approva
un provvedimento e poi, mentre lo sta approvando, dice che va modificato
è la dimostrazione di mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini
e delle imprese e questo è insostenibile". Sorprende meno la
protesta, già avanzata in sede di discussione, dal centrodestra e
incentrata sulla necessità di affrontare l'introduzione di un istituto
delicato in un iter normativo e in un dibattito parlamentare svincolato dal
contesto complessivo della finanziaria. Nobile intento, e osservazione
corretta, non fosse che le centinaia di sedute già dedicate al tema
hanno portato sempre a un nulla di fatto e alle richieste di un surplus di
meditazione. Lasciando il dubbio che solo un colpo di mano realizzato per mezzo
di errore potesse fare della class action una legge. Tuttavia - liberato
il voto di giovedì dalle sue implicazioni politiche e dalla
persistente sensazione che quell'emendamento non avesse nella propria
approvazione la finalità prima e ultima - è finalmente tempo di
prendere la futura nuova legge dello stato per quel che è. Un evento
epocale per i principi che sancisce e definitivamente introduce, da un lato;
una legge insufficiente e migliorabile nel merito, dall'altro. Un primo punto
di debolezza, da più parti sottolineato, riguarda la limitazione della
possibilità di intraprendere l'azione collettiva
alle sole sedici associazioni di consumatori e utenti elencate dal codice
del consumo (disposizione già prevista dalla Bersani), che può
essere allargata ad altre associazioni ammesse dal ministero della Giustizia
in accordo con quello dello Sviluppo economico. 3 Jacopo Tondelli 17/11/2007.
Class
action 2 cosa
cambierà Sarà migliorata con due modifiche L'orientamento del
ministero dello Sviluppo è chiarissimo: l'azione collettiva,
ha ribadito ieri Bersani, è "un passo avanti perché il
consumatore è un cittadino e davanti a un torto non può essere
lasciato solo, né può star zitto e subire". L'architettura della
riforma resterà dunque immutata. Ma rispetto al testo dell'emendamento
alla finanziaria targato Manzione-Bordon, qualche modifica andrà
fatta. Gli uffici di via Veneto sono al lavoro per preparare i cambiamenti
che dovrebbero arrivare già alla Camera. E gli sforzi degli uomini di
Bersani sono concentrati in particolare su due aspetti. Il primo, lo ha
evidenziato ieri anche il ministro, è lo strumento legislativo con cui
individuare le associazioni dei consumatori che potranno intentare una class action. La norma
approvata a Palazzo Madama prevede al comma 2 che sia un decreto,
"sentite le commissioni parlamentari" a individuare le categorie.
Ma Raffaello Sestini, capo del legislativo di via Veneto, spiega che "un
decreto è insufficiente, perché potrebbe causare problemi di
legittimità. Non rappresenta una base giuridica sufficiente per
individuare le tipologie di soggetti da ammettere. Noi dunque siamo orientati
ad un regolamento governativo". Per includere nuove tipologie di
soggetti che possano chiedere un risarcimento - Sestini fa l'esempio di
piccoli azionisti o di comitati di tutela dei cittadini per violazione di
norme ambientali - andrà individuato un "filtro". Ed
è probabile che la scelta sarà affidata a un giudice. Lo stesso
giudice risolverà poi un altro problema, evidenziato da alcuni
osservatori, cioè il rischio di abusi. L'idea è che
dovrà valutare a porte chiuse, in Camera di Consiglio, se le azioni
intentate sono fondate o meno. Il criterio di valutazione principale per
escludere processi velleitari, osserva Sestini, sarà che
"l'azione deve essere mirata anzitutto a tutelare un interesse
collettivo". Quanto ai tempi per l'entrata in vigore, "non ci
sarà bisogno di allungarli", commenta il consigliere, perché 180
giorni sono "più che sufficienti: l'importante è che siano
vincolati all'entrata in vigore del regolamento". Sestini risponde anche
nel merito delle accuse avanzate da alcune associazioni dei consumatori, che
parlano di tempi troppo lunghi per il risarcimento, visto che bisogna
attendere i tre gradi di giudizio: "e cosa c'entra con la class action? Lì
occorre una riforma diversa, strutturale, che affronti il tema gravissimo dei
tempi della giustizia. Comunque, personalmente sono favorevole all'idea di
dare efficacia già al primo grado di giudizio, a risarcire i
consumatori subito". Il consigliere ci tiene anche a mandare un
messaggio al mondo industriale, che tanto veementemente ha protestato contro
la riforma: "in qualsiasi sistema economico sano le class action dovrebbero essere viste con
estremo favore, perché mettono alle corde la concorrenza sleale. Faccio un
esempio: se un distributore allunga la benzina con l'acqua e perde una causa collettiva, i suoi concorrenti dovrebbero essere felici, o
no?". Sestini non teme neanche l'affossamento della class action a Montecitorio: "quella
è una riforma voluta dal governo, scritta nel programma, la faremo in
ogni caso, anche con un altro provvedimento. È come l'acqua, piano
piano si fa strada. E abbatte anche le dighe più alte". Tonia
Mastrobuoni 17/11/2007.
Segue
dalla prima class
action di
Jacopo Tondelli L'avvocato milanese Luca Ricci, che da anni opera nel settore della
tutela dei consumatori e dei risparmiatori organizzando, nel perimetro di un
ordinamento che non le prevede, "azioni collettive" fondate sulle
adesioni dei singoli, vede in modo critico questo passaggio. "Il limite
più grosso del provvedimento - spiega Ricci - sta qui, e nel rischio
correlato di creare una lobby della class action costruita attorno a poche
sigle che, per di più, esprimono tutte una coloritura o tendenza
politica". Come a dire
che il soggetto contro cui i cittadini-consumatori-risparmiatori vogliono ricorrere
potrebbe orientare necessariamente la scelta dell'associazione, o quantomeno
fortemente limitare il novero entro cui scegliere, già di per sé
ristretto, in partenza, alle sedici autorizzate. E questo, secondo Ricci,
potrebbe incrinare "il rapporto fiduciario tra cliente e avvocato, dal
momento che la scelta del legale sarebbe sempre centralizzata e in capo
all'associazione, e non ai ricorrenti, col rischio che l'interesse del
singolo non lascia spazio all'interesse dell'associazione". A tal proposito,
un'ipotesi alternativa che Ricci tratteggia, starebbe nella fissazione di un
limite minimo di ricorrenti co-interessati che poi scelgono i loro legali,
piuttosto che nella canalizzazione obbligatoria verso una tra le associazioni
"ufficiali". Riassumendola negli altri suoi tratti principali, la
riforma prevede che a stabilire i criteri della diversa liquidazione dei
danni ai singoli partecipanti all'azione collettiva,
sia il giudice in sede di condanna. I criteri fissati, poi, dovranno essere
declinati e quantificati sui singoli casi dalla Camera di Conciliazione,
composta pariteticamente dai difensori delle due parti e coordinati da un
conciliatore di fiducia di entrambi. Questo ulteriore passaggio,
innegabilmente, appesantisce una procedura non propriamente snella, e
può allungare i tempi della soddisfazione come denunciato dal
Codacons, unica voce critica tra le associazioni. Peraltro, il comma seguente
prevede l'ipotesi che la Camera di Conciliazione risulti inutile rimandando
al procedimento ordinario, di fatto limitando la funzione, pur tipica della class action, di
deflazione processuale. Permane inoltre - in base alla Costituzione - il
diritto individuale al ricorso processuale "classico"
in qualunque fase. Le ultime polemiche riguardano poi il tetto del 10% del
valore della controversia, come misura massima dei compensi, che pare
facilmente riferibile, a detta di diversi operatori del settore, alla misura
del risarcimento richiesto e quindi sprovvisto degli elementi di
oscurità segnalati da alcuni. Dalla laboriosità del
procedimento e dai necessari aggiustamenti di sistema che saranno necessari,
emerge così la sensazione di una legge che ci metterà parecchio
a funzionare, che difficilmente sembra poter respingere gli investitori
stranieri o, peggio, mettere paura alle imprese italiane. Che pure tanto si
sono agitate, per l'occasione. 17/11/2007.
Montezemolo:
"No alla class
action
all'amatriciana" di Laura Verlicchi - sabato 17 novembre 2007, 07:00
Stampa Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato da
Milano La class
action?
"Un provvedimento all'amatriciana". Ossia, secondo Luca Cordero di
Montezemolo, fatto male, con buona pace dei ristoratori trasteverini (che
peraltro hanno immediatamente protestato). Il presidente di Confindustria non
cambia una virgola del giudizio negativo, già espresso subito dopo l'approvazione
in Senato della norma sull'azione collettiva: "Un provvedimento
sbagliato, rozzo, che creerà grandissimi e ulteriori problemi alle
imprese e ai lavoratori". Quanto alle ipotesi di modifiche alla norma,
sostenute dalla stessa maggioranza, Montezemolo si è limitato a
rispondere: "È come se io presentassi la 500 dicendo che è
buonissima, ma va modificata". Il ministro dello Sviluppo economico Pierluigi
Bersani, invece, insiste nel suo tentativo di mediazione con gli
imprenditori, spiegando che la norma può essere perfezionata per
meglio stabilire chi abbia diritto ad attivare la procedura e di quando ne
abbia diritto, introducendo una valutazione preventiva da parte di un
magistrato per verificare la titolarità di chi promuove la procedura e
per stabilire che la causa non abbia presupposti palesemente infondati e
temerari. In ogni caso "anche la Bulgaria ha qualche norma in proposito.
Non vedo perché l'Italia non possa essere dentro a questo meccanismo",
sostiene il ministro. I consumatori, comunque, sono divisi: se per Paolo
Martinello, presidente di Altroconsumo, la class action è "un passaggio
storico per il consumerismo in questo Paese", per l'Aduc non è
altro che "una bufala. I cittadini che volessero costituirsi in
associazione per la tutela dei loro diritti non potrebbero farlo. Per esempio
i danneggiati Parmalat non potrebbero ricorrere in quanto tali, anche con una
loro associazione", afferma il segretario Primo Mastrantoni. Dal canto
suo, il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, passa subito all'azione:
"Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450mila risparmiatori truffati dai bond
argentini, ai quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che
l'Argentina andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i
titoli che avevano nel loro portafoglio". E replicando alle critiche del
presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, risponde: "Mi
stupisce ancora una volta che Confindustria, associazione fra le imprese serie
e credibili, difenda con questa posizione inspiegabile l'illegalità e
i professionisti della frode, invece di espellerli anche dall'associazione,
perché non c'è ragione di difendere coloro che praticano
illegalità e truffe a danno di cittadini-consumatori e delle imprese
più corrette".
Di
Redazione - sabato 17 novembre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione PDF
Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato Danni da farmaci pericolosi o da
fumo, viaggi truffa, illeciti finanziari e danneggiamenti ambientali. Sono
solo alcuni dei casi in cui i consumatori italiani vittime di un illecito
potranno unire le proprie forze, sopportare costi minori (visto che una parte
della parcella degli avvocati sarà pagata dalla società
condannata) e intentare un'azione collettiva, la cosiddetta class action.
Basterà rivolgersi a una delle associazioni dei consumatori
riconosciute dal governo (al momento sono quelle iscritte al Cncu, consiglio nazionale
consumatori e utenti) che si occuperà di tutto,
avviando un'azione legale in base alle segnalazioni ricevute sullo stesso
problema. Se il tribunale civile stabilirà la colpevolezza,
dell'azienda, fisserà anche le modalità per stabilire gli
importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso a ogni singolo
cittadino. Il passaggio seguente è la Camera di Conciliazione,
istituita presso il tribunale che si occupa della causa, nella quale i
difensori dei consumatori e la società chiamata in causa cercheranno
un accordo sui rimborsi individuali.
Da parmalat a
cirio: risarcimenti più facili
(sezione: Class
action) (
da "Tirreno, Il"
del 17-11-2007)
Pubblicato anche in: (Nuova
Ferrara, La) (Provincia Pavese, La) (Gazzetta di Reggio) (Gazzetta di
Modena,La) (Nuova Sardegna, La) (Gazzetta di Mantova, La) (Citta' di Salerno,
La)
Class
action. I "bidonati" potranno unirsi in gruppo e intentare una
causa collettiva tramite le associazioni Da Parmalat
a Cirio: risarcimenti più facili I consumatori pronti, Montezemolo
critico: provvedimento all'amatriciana Per Codacons e Aduc si poteva fare di
più: i danneggiati dovranno aspettare vent'anni ROMA. Le associazioni
dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso": appena la
class action - cioè la causa collettiva -
approvata con la Finanziaria diventerà operativa, i risparmiatori
coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente
soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di
tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più, è senza
mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria
Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste,
parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi".
"Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di
classe sui 450mila risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato
il presidente dell'Adusbef Elio
Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli
ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico, scaricando i
titoli che avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti
"sono proprio i bidonati delle banche che potranno
rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le
azioni individuali". Analoga soddisfazione viene espressa da
Cittadinanzattiva e
Altroconsumo, mentre critiche arrivano da Codacons e Aduc,
secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i
danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il
ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani sottolinea che
"è un passo avanti" pur ammettendo che la norma
"può essere perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil
sottolinea come la misura sia finalmente arrivata. Duro invece il giudizio
degli imprenditori. Pur riconoscendo che è "giusto porsi il
problema", Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a
suo tempo aveva usato per definire la legge elettorale: "un
provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "E' triste doverlo
dire, ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, una
misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi
alle imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali
infatti "si importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli
Usa, qualche cosa che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte
le aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e
problemi con una magistratura" i cui tempi già oggi sono biblici
e che finirà intasata". E stanchi di essere presi come
unità di misura negativa, a Montezemolo hanno scherzosamente risposto
alcuni ristoratori. Che gli hanno ricordato che "l'amatriciana rozza non
è", anzi, è una bandiera del made in Italy. Ma in quali
casi si può intentare una class action, cioè un'azione collettiva? Danni da farmaci pericolosi o da fumo, viaggi
truffa, illeciti finanziari e danneggiamenti ambientali. Sono alcuni dei casi
in cui i consumatori 'vittime' di una qualche sorta di illecito da parte di
un'azienda potranno unire le proprie forze, sopportare costi minori e
intentare un'azione. Si tratta dunque di una tutela in più, perché, ad
esempio, se avviare una causa singola può essere scoraggiante in
termini di costi, tempo e impegno, con l'azione collettiva
basta che un gruppo di cittadini si rivolga a una delle associazioni dei
consumatori riconosciute dal governo e quella si occuperà di tutto.
PRIMO
PIANO 17-11-2007 AZIONI LEGALI COLLETTIVE MONTEZEMOLO: "COSI' NON VA.
MISURE ALL'AMATRICIANA" Class action, consumatori divisi ROMA Adusbef:
"Raffica di cause alle banche" Codacons: "Servono molte
modifiche" II Danni da farmaci pericolosi o da fumo, viaggi truffa,
illeciti finanziari e danneggiamenti ambientali. Sono solo alcuni dei casi in
cui i consumatori
italiani "vittime " di una qualche sorta di
illecito da parte di un'azienda di beni e servizi potranno unire le proprie
forze, sopportare costi minori (visto che una parte della parcella degli
avvocati sarà pagata dalla società condannata. Il tetto fissato
è, al massimo, il 10% del valore collettivo del
risarcimento) e intentare un'azione collettiva, la
cosiddetta class action, su cui si sono scatenate le polemiche delle
associazioni di categoria. "Bisogna assolutamente evitare che le cause
dei singoli siano bloccate o sospese quando è in corso un'azione collettiva. Inoltre la class action non deve avere costi eccessivi
per le associazioni dei consumatori, poichè un costo elevato
significherebbe vanificare l'attività dell'associazione stessa"
afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Di diverso avviso
l'associazione Cittadinanzattiva. "Gli ambiti di applicazione della
class action devono coincidere con quelli di cui tratta il codice del
consumo. Per questo chiediamo che l'azione collettiva
venga applicata non solo nei contratti di massa stipulati con le imprese, ma
anche nei confronti della pubblica amministrazione, per danni ambientali e
alla salute" dice il vice segretario generale Giustino Trincia.
"Sono almeno dieci anni che ci battiamo per colmare con l'azione collettiva il gap tra l'Italia e i Paesi più
avanzati sul versante della tutela dei diritti dei cittadini consumatori
" prosegue Trincia. Resta contrario il presidente di Confindustria.
"E' triste doverlo dire ma si è approvato, per equilibri e
galleggiamenti politici, un provvedimento all'amatriciana. è una
misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi
alle imprese e ai lavoratori" dice Luca Cordero di Montezemolo a nome
degli imprenditori. "Si importa dagli Usa ha spiegato Montezemolo a
margine di una premiazione all'Università Luiss - che hanno strutture
e magistratura degli Usa". Incalzato su quanto ha dichiarato il ministro
dello Sviluppo Economico
Pierluigi Bersani, e cioè che la norma potrebbe
essere modificata attraverso un regolamento, il numero uno di viale
dell'Astronomia ha sorriso facendo un esempio: "E' come se presentassi
la 500 dicendo che è una buonissima macchina, ma che va
modificata". Di tutt'altro avviso Bersani: "E' un passo avanti
perché il consumatore è un cittadino e davanti ad un torto non
può essere lasciato solo, nè può star zitto e
subire". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma,
le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini, ai
quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina
andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che
avevano nel loro portafoglio" ha annuncia il presidente dell'Adusbef,
Elio Lannutti. "Mi stupisce ancora una volta che Confindustria, associazione
fra le imprese serie e credibili, difenda con questa posizione inspiegabile
l'illegalità e i professionisti della frode - aggiunge Lannutti -.
Sono proprio i bidonati delle banche che potranno rivalersi mediante l'azione
collettiva che interrompe le azioni individuali,
intentate dall'Adusbef nei tribunali, con migliaia di cause tutte vittoriose
sull'anatocismo, per la maggior parte vinte in merito a Parmalat, Cirio,
Giacomelli e soprattutto bond argentini. Ma sarà possibile rivalersi
anche sui cattivi consigli delle banche in merito ai tassi variabili dei
mutui, quando vi era la certezza di un aumento imminente del costo del denaro
e che hanno gettato a rischio di insolvenza 1,9 milioni di famiglie su 3,2
milioni di mutuatari ". Critico Il presidente di Confindustria Luca di
Montezemolo. FOTO AP.
L'annuncio
dei consumatori. Montezemolo: norma senza senso roma. Le associazioni dei
consumatori sono pronte a "passare all'incasso": appena la class action approvata
con la Finanziaria al Senato diventerà operativa - promettono - i
risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno
finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune
organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più,
è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente
di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il
problema esiste, parla di provvedimento "che crea problemi a lavoratori
e imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la
norma, le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori
truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai
quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina
andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che
avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti "sono i bidonati
delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi
mediante l'azione collettiva che interrompe le
azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia e tutte
vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli
e soprattutto bond argentini". L'avvio della causa collettiva
- spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate
dai consumatori, allargherà la platea dei danneggiati e
obbligherà banche e imprese a comportamenti meno vessatori e
più virtuosi". E se analoga soddisfazione è stata espressa
anche da Altroconsumo, il fronte dei consumatori registra anche le critiche
di Codacons e Aduc, secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno
punitivo e i danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E
se il ministro Bersani sottolinea come "è un passo avanti"
pur ammettendo che la norma "può essere perfezionata", dal
mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia finalmente arrivata,
dopo anni di ostracismo delle lobbies. Duro invece il giudizio degli
imprenditori. Pur riconoscendo che "sia giusto porsi il problema",
Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a suo tempo aveva
usato per definire la legge elettorale: "Un provvedimento all'amatriciana".
E ha spiegato: "È triste doverlo dire, ma si è approvato,
per equilibri e galleggiamenti politici, una misura sbagliata, rozza, che
creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle imprese e ai
lavoratori". Secondo il leader degli industriali infatti "si
importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli Usa, qualche cosa
che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte le aziende
italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi
con una magistratura i cui tempi già oggi sono biblici e che
finirà intasata". "Come sempre - ha aggiunto - quando
c'è un principio su cui lavorare, noi riusciamo a fare qualcosa di
negativo". Oltretutto è una misura che "non si capisce cosa
abbia a che fare con la Finanziaria". Forse "stanchi" di
essere presi come unità di misura negativa, a Montezemolo hanno
scherzosamente risposto alcuni ristoratori romani. Che gli hanno ricordato
che "l'amatriciana rozza non è, anzi ha una lunga
tradizione". Intanto, cresce la rabbia dei consumatori anche su un altro
fronte: quello dei mutui. Adusbef, Codacons, Federconsumatori e Adoc attaccano gli istituti
di credito, contro i quali dichiarano di aver ricevuto oltre 31.000 reclami
su vari temi quali la penale sui mutui e la loro portabilità, la
cancellazione del'ipoteca e la simmetria dei tassi. In particolare, 19.836
reclami hanno riguardato la simmetria dei tassi, 9.073 la portabilità
dei mutui, 1.267 la cancellazione dell'ipoteca e 967 la penalità. fe.
f. 17/11/2007 Post-it 17/11/2007 "La class action è un provvedimento
all'amatriciana", dice Montezemolo. Sempre meglio della (sua) solita
minestra. 17/11/2007.
Di
PAOLO POMBENI L'emendamento che prevede delle prove da superare è puro
ideologismo, perché tutti sanno che in questi casi non di selezione si
tratta, ma di finzioni per salvare le forme. Il secondo è la famosa
questione della " class action". È un tema
delicatissimo, che se da un lato consente giuste difese ai consumatori
deboli, dall'altro può creare meccanismi perversi di lobbismo se non
di avventurismo di profittatori che ricattano le imprese. Lo si è
fatto passare in una legge omnibus, tanto per stabilire un principio
ideologico, anziché lavorare ad una rigorosa normativa. Guardando le cose con
freddezza si deve concludere che in realtà serve una riforma
istituzionale, la sola capace di ricostruire il quadro sfilacciato del nostro
sistema politico: del resto lo ha esplicitamente detto anche Veltroni, la cui
leadership esce rafforzata, essendo stato lui il motore della ripresa del
dialogo sulle riforme. Ovviamente quella elettorale è una cosa importante,
ma non è un filtro magico che libera dall'incantesimo del sonno della
politica. Tanto per fare un esempio semplice, più volte ripetuto dagli
esperti, non serve a nulla immaginare sistemi di sbarramento elettorale alla
frammentazione, se poi si consente che, chiuse le urne, gli eletti si
frammentino come vogliono in Parlamento (beffando gli elettori) e siano pure
premiati per questo grazie ai vari meccanismi di finanziamento. Altrettanto
si dica per questo sistema di doppie letture (Camera e Senato), ormai
sbilanciato e senza senso, che consente però molti giochi e giochetti.
E anche oggi i più avventuristi già pensano ad interventi
correttivi della Finanziaria alla Camera, che poi rinvierà la legge al
Senato, dove magari qualche colpo di mano può ancora essere possibile.
Sono tutte questioni che non interessano solo uno dei due poli, ma entrambi,
se l'orizzonte è davvero una "fase nuova" che ci tolga da
questo impasse ormai troppo lungo. Che arrivarci sia difficile lo sappiamo
benissimo, visti anche molti interessi politici e corporativi che remano
contro. Però, tolto di mezzo il sogno della spallata al buio e toccato
con mano da parte degli "indisciplinati" del governo il rischio che
si corre a tirare troppo la corda, forse si apre la porta ad una fase di vero
lavoro politico. Sappiamo tutti che ce n'è gran bisogno.
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-17 - pag: 6 autore: Azione collettiva in due mosse La class action parte davanti al giudice, poi la
camera di conciliazione Giovanni Negri MILANO La Finanziaria 2008,
nell'emendamento approvato giovedì a sorpresa, ha immaginato una
procedura a due stadi per la class action all'italiana: la prima procedura
è prevista davanti all'autorità giudiziaria e la seconda di
fronte a una camera di conciliazione. L'emendamento votato dal Senato
per introdurre nel nostro ordinamento giuridico una forma di tutela collettiva degli interessi di utenti e consumatori
avrà sicuramente bisogno di correzioni anche significative alla Camera
per rispondere alle numerose questioni lasciate in sospeso. Già il
presidente della commissione
Giustizia di Montecitorio, davanti alla quale si era sinora
discusso della misura, Pino Pisicchio, ne individua alcuni: "Restano
aperti quegli aspetti relativi alla posizione del cittadino all'interno del
sistema. Deve risultare chiaro che quello della class action è uno strumento
processuale agibile, che ogni cittadino deve poter assumere conoscenza del
fatto che un'azione si sta intentando, e devono esser chiare anche le
prerogative del magistrato relativamente alla valutazione della
richiesta". La procedura Proprio la richiesta costituisce il punto di
partenza per una descrizione della procedura, descritta nel grafico. E sin da
qui iniziano le incertezze. Perché la disciplina voluta dal Senato individua
nelle 16 associazioni inserite nel Cncu (Consiglio nazionale
consumatori e utenti) le figure abilitate a promuovere le
azioni collettive. Ma poi si preoccupa di estendere il perimetro, aprendo la
strada a future integrazioni da definire attraverso un decreto
interministeriale tra Giustizia ed Economia. Quindi, per ora, nessuno spazio per
forme di aggregazione spontanea concentrate su unica specifica azione
giudiziaria (alla Erin Brokovich, per intendersi). L'azione,poi,va proposta
dalla singola associazione o da una "federazione" di associazioni
davanti al tribunale del luogo dove ha la residenza la società o
l'impresa chiamata in causa. La proposizione ha, tra l'altro,l'effetto
immediato di interrompere il corso della prescrizione. L'obiettivo,
naturalmente, è ottenere il risarcimento dei danni subiti nel corso di
una serie di rapporti giuridici o di situazioni di fatto. Anche in questo
caso qualche precisazione ulteriore sarebbe opportuna visto che si parla
esplicitamente di contratti per adesione disciplinati dall'articolo 1342 del
Codice civile, contratti che il consumatore deve accogliere "a scatola
chiusa" senza possibilità alcuna di negoziazione o di modifica.
Ma nel campo dei rapporti azionabili davanti al giudice c'è spazio
anche per atti illeciti commessi al di fuori dello stretto rapporto
contrattuale, per pratiche commerciali illecite, per condotte
anticoncorrenziali realizzate da società fornitrici di beni e servizi.
Con un'unica, ovvia, condizione: che a essere lesi siano i diritti di una
pluralità di utenti o consumatori. Dopo la causa La nuova disciplina
non precisa regole procedurali per lo svolgimento della causa collettiva, ma si preoccupa del suo esito: con la sentenza
di condanna, infatti, l'autorità giudiziaria non decide immediatamente
quanto è dovuto a ogni singolo consumatore, ma fissa solo criteri di
ordine generale in base ai quali andrà poi definita la somma. Davanti
al giudice è poi previsto che si possa raggiungere, in sede di
conciliazione, un accordo transattivo. Ed è a questo punto che si
innestano le forme di pubblicità per fare conoscere all'opinione
pubblica l'esito della class action. L'emendamento,infatti,prevede che sia
l'impresa, a sue spese, a dovere informare utenti e consumatori della
conclusione della causa e della condanna ricevuta. Subito dopo entra in gioco
il secondo stadio della procedura, che fa perno sull'istituzione di una
Camera di conciliazione, nella quale sono rappresentatiin maniera paritetica
i difensori degli utenti e delle imprese con la guida di un conciliatore
iscritto all'Albo per le giurisdizioni superiori. è all'interno della
Camera di conciliazione che viene determinata la cifra da corrispondere a
ogni singolo consumatore. Può anche essere che dalla Camera di
conciliazione non sortisca una soluzione soddisfacente per il consumatore,
che potrebbe non vedere riconosciuta la sua qualità di soggetto
interessato al risarcimento oppure perchè la somma proposta è
troppo bassa. La disciplina lascia allora aperta la porta per la proposizione
di una causa ordinaria, da singolo, davanti al tribunale. LE OPPORTUNITà
Non c'è spazio per ora per forme di aggregazione spontanea concentrate
su un'unica azione giudiziaria all'americana LE CONSEGUENZE è
l'impresa a sue spese a dover informare gli interessati della conclusione
della causa e della condanna ricevuta.
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-17 - pag: 7 autore:
INTERVENTO Un "mostro giuridico" da riscrivere integralmente di
Guido Alpa * u Continua da pagina 1 I nnanzitutto mette insieme, come se
fossero situazioni equipollenti, "small claims" e altre azioni
risarcitorie. Le "small claims" richiedono una disciplina a sé, un
filtro molto rigido per evitare frivole rivendicazioni, o manovre
ricattatorie, e pure per evitare che modestissimi danni – pur moltiplicati
per migliaia di persone – si convertano nella distruzione di servizi o
apparati produttivi utili per il Paese e rilevanti per il mercato. Gli
episodi sconcertanti dei danni da black-out o da lievi ritardi dei treni,
assecondati da qualche giudice di pace, dovrebbero costituire un monito per
il legislatore, perché class action promosse contro le Ferrovie dello Stato o
contro l'Enel rischierebbero di privare l'intero Paese di due servizi
essenziali, attesi gli ingenti danni che i due enti dovrebbero subire, se
fossero tenuti a risponderne già sulla base di una valutazione
preliminare della fondatezza della domanda. Non è necessario essere
abili gius-economisti per rendersi conto di questa ovvia conseguenza. La
violazione di diritti contrattuali come quelli conculcati nel caso Parmalat
non implica problemi di accesso alla giustizia; sono migliaia i casi, decisi
favorevolmente in primo grado, con cui i risparmiatori hanno potuto ottenere
soddisfazione; se mai la vicenda richiede diversi accorgimenti processuali e indirizzi univoci di
diritto sostanziale. Ancora, con riguardo ai settori in
cui l'azione collettiva è ammessa: uno di essi, per la formulazione ricevuta, è
indecifrabile ("illeciti commessi nell'ambito di rapporti giuridici
relativi a contratti cosiddetti per adesione , di cui all'art. 1342 del
Codice civile, che all'utente non è dato contrattare e
modificare"). A parte il fatto che il Legislatore – o il Governo
– si dovrebbero preoccupare delle ragioni per cui le disposizioni sulle
clausole vessatorie nei contratti dei consumatori, ora contenute nel Codice
del consumo, non hanno portato alcun beneficio, val la pena di ricordare che
l'illecito appartiene all'area extracontrattuale; che i contratti
"cosiddetti per adesione" non riguardano solo i consumatori ma
anche i professionisti; che per tutelare il consumatore se mai si dovevano
richiamare le disposizioni del Codice del consumo, contenute nello stesso testo
nel quale si vorrebbe inserire questo delle azioni collettive; ancora, che
interpretata alla lettera, la disposizione diviene inefficace se al
consumatore fosse consentito di negoziare anche una sola clausola (ad es., il
prezzo delle commissioni, i tassi, i rischi coperti, etc.). Vi sono poi altri
problemi. La legittimazione ad agire, pur allargando lo spettro dei soggetti,
non include i comitati, che costituiscono l'espressione più
democratica ed efficace delle istanze dei consumatori, e richiede l'iscrizione
dei soggetti agenti ad un registro ministeriale, limitando il diritto alla
difesa. Nel testo si parla poi di diritti : ricordo che l'azione inibitoria
si riferisce anche agli interessi; che fine faranno gli interessi collettivi?
Il modello introduce cripticamente un sistema opt-out, senza porsi il
problema se esso sia conciliabile con il dettato costituzionale, senza
considerare le esperienze già esistenti in Europa, e senza valutare
comparativamente gli interessi delle categorie di consumatori e gli interessi
delle categorie degli imprenditori. La gestione dei rimborsi individuali
tramite una camera di conciliazione successiva alla decisione di accertamento
(e condanna?) della responsabilità dell'impresa implica il
rovesciamento della logica giuridica processuale, perché la conciliazione
serve a prevenire le cause, altrimenti trattasi di una "camera di
transazione"; la possibilità di proseguire l'azione giudiziaria
nel caso che il consumatore rimanga insoddisfatto contraddice tutta la
procedura svolta fino a quel momento, perché fallisce lo scopo di concentrare
e concludere in un solo procedimento le domande dei danneggiati; la
fissazione di un importo – pari al massimo al 10% – per le spese di difesa
implica il prodursi degli effetti di un patto di quota lite, mediante il
quale si privano i danneggiati del ristoro totale. Senza calcolare che il
sistema sollecita l'applicazione delle success fees, ripudiate dagli
organismi rappresentativi della categoria forense in Italia e condannate in
molte esperienze europee, e dà ingresso all'accaparramento di
clientela, vietato dal codice deontologico forense. Consideriamo l'ultima
perla: la nullità dei contratti conclusi durante la campagna
pubblicitaria per effetto di un messaggio pubblicitario ingannevole. Qui si
potrebbe scrivere un poema satirico. Sia sufficiente segnalare che il
messaggio pubblicitario è rivolto alla generalità, che dare la
prova di aver concluso il contratto per effetto del messaggio rivolto al
pubblico è pressoché impossibile, che se si dovesse formare una
volontà distorta del consumatore per effetto di quel messaggio si
dovrebbe parlare di annullamento e non di nullità,, che – correlato
con gli effetti di un prospetto informativo lacunoso o recettivo nei
contratti finanziari – il rimedio introdotto è ben più
radicale, e, soprattutto, che il contratto è concluso dal consumatore
non con chi ha lanciato il messaggio ma con il rivenditore-dettagliante.
L'esercitazione potrebbe continuare: ma non si diceva che in Parlamento sedevano
troppi giuristi? * Presidente Consiglio nazionale forense
COMITATI ESCLUSI La legittimazione ad agire non include le forme più
democratiche di rappresentanza.
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-17 - pag: 7 autore:
L'universo consumatori. L'Adusbef esulta - Il Codacons: è una
schifezza Sedici sigle che non trovano l'intesa Serena Danna MILANO Nata da
un errore. Un momento di distrazione, la confusione e il dito che va sul
tasto sbagliato. è passata così la class action. Con le lacrime
del "colpevole", il senatore di Forza Italia Roberto
Antonione, a fungere da acqua battesimale alla norma. Forse non poteva
esserci genesi diversa per questa azione collettiva
all'italiana. E le reazioni delle associazioni dei consumatori, beneficiarie
dello strumento, non sono certo da meno, divise, come sempre, tra il plauso e
lo sdegno: "Una schifezza" per il Codacons dell'avvocato Carlo Rienzi, una norma
degna dell'"Italia di Arlecchino e Pulcinella " per l'Aduc, una
vittoria per l'Adusbef, Altroconsumo e il Movimento consumatori (Mc). A
completare il quadro c'è Cittadinanza Attiva che chiede di estendere
la legge alla Pubblica amministrazione. C'è da scommettere che lesigle
non troveranno un accordo. A metterle insieme, fino ad oggi, ci è
riuscito solo il Consiglio
nazionale dei consumatori e degli utenti (Cncu). Forse
perché l'iscrizione all'elenco del Cncu è il requisito indispensabile
per accedere ai fondi statali, che vengono ripartiti non sulla base di
criteri selettivi, bensì sul numero delle associazioni presenti. Al
registro sono iscritte oggi sedici sigle, che, ogni anno, ricevono milioni di
euro dal ministero delle Sviluppo economico per progetti non sempre di
indubbia utilità. L'ultimo che si registra è la "Lotteria
nazionale dei consumatori", nata per "coniugare la voglia di
giocare e la necessità di essere informati". In fondo, le sigle
italiane sono abbastanza abituate ad agire sui confini. Ad esempio quelli tra
consumerismo e sindacato, come nel caso delle tre di emanazione sindacale:
Federconsumatori (Cgil), Adiconsum (Cisl) e Adoc (Uil), che, messe insieme, fanno circa
300mila iscritti. Queste, pur gestendo i finanziamenti in autonomia, hanno
spesso le stessi sedi, e iscritti e collaboratori in comune. Oppure il
confine delle regole, come nel caso di Altroconsumo, l'associazione
presieduta da Paolo Martinello, che è stata accusata in passato da alcune
"colleghe" di essere una società di capitali e non
un'organizzazione no-profit. Stesso problema ha avuto il Codacons, accusato
di ricevere "finanziamenti illeciti dalle imprese". Ma la terra di
confine preferita dal consumerismo nostrano resta senza dubbio la politica:
odiata, amata e anche provata. Carlo Rienzi, in questa duplice tensione verso il
consumatore e il Parlamento, ha fatto scuola a tutti i colleghi. Perché se
è vero che ci hanno provato in molti, da Elio Lannutti,
presidente dell'Adusbef al segretario del Mc, Alessandro Miano – e che
qualcuno ci è anche riuscito (come Stefano Inglese, ex presidente del
Tribunale per i diritti del malato entrato nella squadra del ministro Livia
Turco, e Donatella Poretti passata dall'Aduc alla Rosa nel Pugno) – l'avvocato
salernitano, a seconda delle elezioni, dal 2004 in poi, è
passato con grande elasticità da Veltroni a Storace,
dall'"indipendenza da Berlusconi e Prodi"all'appoggio a entrambe le
coalizioni. Niente da fare. Rienzi è ancora in pista, anche se oggi ha
uno strumento in più tra le mani: la class action.
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-17 - pag: 7 autore: Come
funziona negli altri Paesi Francia Vi sono due proposte all'esame del
Parlamento, una governativa e l'altra espressione di un gruppo di senatori
dell'opposizione sono stati elaborati due modelli alternativi di azioni
collettive: l'azione di gruppo più vicina al modello statunitense e
canadese; l'azione per la responsabilità da "préjudice de
masse" l'ordinamento prevede già dal 1992 un' azione collettiva inserita nel Codice del consumo dove le
associazioni dei consumatori agiscono in rappresentanza di una
pluralità di soggetti. è inutilizzata perchè troppo
complessa: in 14 anniè stata promossa cinque volte.
Class
action
"all'amatriciana" Al presidente di Confindustria non piace l'azione
collettiva. Si dividono le associazioni dei
consumatori. Per Bersani la Camera dovrà rivedere il progetto Roberto
Tesi Montezemolo non ci sta: l'introduzione della class action proprio non gli piace. Lo
definisce un provvedimento "sbagliato, rozzo che creerà
grandissimi ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Per il
presidente della Confindustria quello approvato dal senato è un
provvedimento "all'amatriciana". Di parere totalmente opposto il
giudizio di Pier Luigi Bersani: "la norma sulla class action è un passo avanti
perché il consumatore è un cittadino e davanti a un torto non
può essere lasciato solo, ne può star zitto e subire". Ma
tenta anche di rassicurare le imprese. Il ministro dello Sviluppo economico
in una conferenza stampa tenuta ieri ha anche cercato di assicurare le
imprese, sostenendo che "a norma può essere perfezionata sia
attraverso un attento esame in un apposito regolamento governativo di chi
abbia diritto ad attivare la procedura e di quando ne abbia diritto, sia
prevedendo un filtro giurisdizionale in Camera di consiglio, vale a dire a porte chiuse, per
verificare la titolarità di chi promuove la procedura e il fatto che
la procedura stessa non abbia presupposti palesemente infondati e
temerari". Ma la Confindustria non è sola nel temere gli effetti
negativi della "azione collettiva".
Giudizio fortemente negativo è arrivato anche dalla Confcooperative
secondo la quale "sull'onda delle emozioni fa la sua comparsa una class action inadeguata e
controproducente che risulta essere solo una zavorra insostenibile per il
nostro sistema produttivo", ha dichiarato il presidente Luigi Marino.
Divise le associazioni dei consumatori. Mentre Altroconsumo parla di "un
passaggio storico per il consumerismo in questo Paese", molto sprezzante
è il giudizio del Codacons che definisce la norma "una
schifezza". Secondo il Codacons, "ben lungi dall'essere un'azione collettiva dei consumatori simile a quella americana, il
Senato ha approvato un pastrocchio. Non c'è danno punitivo e i
consumatori potranno avere un risarcimento solo se giovani, visto che
dovranno aspettare almeno 20 anni prima di poter avere una liquidazione dei
danni". E questo perché ci sarebbero almeno tre giudizi, ognuno con tre
gradi, per un totale di nove processi, prima che il procedimento possa essere
definitivamente chiuso. Non la pensa allo stesso modo l'Adusbef. Per il
presidente Lannutti, infatti, il provvedimento varato "riaccende le
speranze per milioni di cittadini truffati dai professionisti del
raggiro". E cita il caso delle banche che dopo aver truffato un milione
di risparmiatori ai quali aveva "appioppato obbligazione bidone - Cirio,
Parmalat, Giacomelli, bond argentini, My way e for You - hanno piazzato
prodotti derivati fraudolenti, spacciati per strumenti di copertura contro i
rischi dei tassi o dei cambi". Insomma, giudizi contrastanti. Ma la
verità qual è? Probabilmente ha ragione il Codacons: il
provvedimento approvato di gran fretta dal senato sembra avere molte lacune e
sicuramente necessiterà (alla camera) di modifiche e quindi di una
seconda lettura al senato. Quello che è certo che l'azione
risarcitoria collettiva potrà essere promossa
solo dal Cnun, le associazioni dei consumatori (attualmente 16) e da altre
associazioni o portatori di interesse collettivi, individuate dal ministero
di giustizia, sentito il parere del ministero dello sviluppo e delle
commissioni parlamentari. Negli Usa, invece, la class action può essere avviata
anche da un singolo cittadino. E a proposito di Usa, c'è da
sottolineare come la più rilevante azione collettiva
in essere è quella contro la Chiquita iniziata da 400 famiglie
colombiane che chiedono un indennizza di 7,8 miliardi. L'azione collettiva potrà essere proposta da consumatori,
utenti e anche investitori, ma per questi ultimi con criteri ancora da
definirsi, ma solo 180 giorni dopo l'approvazione della legge. Sarà un
giudice a stabilire se l'impresa va condannata e fisserà i paletti per
il rimborso che però sarà stabilito da una camera di
conciliazione. Se i danneggiati saranno insoddisfati, potranno proseguire
l'azione legale individuale.
L'ADUSBEF
ANNUNCIA: UNA VOLTA APPROVATA, AVVIEREMO LA PROCEDURA A FAVORE DEI
RISPARMIATORI TRUFFATI "Su tango bond e Cirio faremo causa" [FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI
ROMA Confindustria insiste: la class action all'italiana è da
buttare, anzi: è "un provvedimento - tuona Luca Montezemolo,
presidente degli industriali - all'amatriciana". Ma se i cuochi di Roma
scendono in campo per difendere il saporito sugo con pomodoro e guanciale,
intanto c'è chi conta i giorni che mancano al varo della legge
Finanziaria: all'Adusbef (e non solo) ci si prepara infatti a lanciare
massicce azioni legali collettive per "vendicare" i risparmiatori
bidonati nei casi Parmalat, Cirio, Giacomelli e bond argentini.
Giovedì una nota di Confindustria aveva parlato di "mossa ostile
al mondo dell'impresa"; ieri il leader degli imprenditori ha rincarato
la dose. "È triste doverlo dire - ha detto Montezemolo - ma si
è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, un provvedimento
all'amatriciana. È una misura sbagliata, rozza, che creerà
grandissimi e ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo
il presidente di Confindustria, importiamo dagli Usa una norma "che
anche lì si sta modificando", che peraltro sottoporrà
"tutte le aziende italiane, e in particolare quelle più piccole,
a ricatti e problemi con una magistratura i cui tempi sono uno dei punti
più negativi del Paese". E non servono nemmeno le rassicurazioni
del governo sul fatto che il provvedimento verrà corretto per evitare
le cause infondate: "è mancanza di rispetto", conclude
Montezemolo. Non è d'accordo il ministro dello Sviluppo Pierluigi
Bersani. Legge "all'amatriciana"? "Strano - è la replica
- visto che un provvedimento simile è stato adottato anche in Paesi
come la Bulgaria". La norma "è un passo avanti perchè
il consumatore è un cittadino e davanti a un torto non può
essere lasciato solo, né può star zitto e subire". Bersani cerca
però di placare il terrore di Confindustria: la norma "può
essere perfezionata" per evitare "pratiche distorsive".
Ovvero, si può meglio precisare chi ha il diritto o meno di attivare
la causa collettiva e affidare al giudice la possibilità di scartare
automaticamente vertenze "palesemente infondate e temerarie".
Tuttavia, conclude il ministro, una legge serve, perché "tutti dobbiamo
riconoscere che c'è un interesse sia del consumatore sia dell'impresa
a un mercato che caratterizzato da un nuovo civismo". Quasi tutte le
associazioni dei consumatori plaudono all'introduzione dello stumento della class action.
"Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450 mila risparmiatori truffati dai bond
argentini", annuncia il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti.
Nell'azione collettiva confluiranno le migliaia di azioni legali individuali
("tutte vittoriose", spiega l'Adusbef) sui clamorosi casi
finanziari che hanno visto risparmiatori truffati. Analoga soddisfazione
esprimono anche Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Altroconsumo, che
parla di "passaggio storico per il consumerismo". Sul fronte
opposto - ma perché considerano la norma troppo "morbida" e lenta - Codacons e Aduc:
"Con questa class action - sostiene il segretario Aduc
Primo Mastrantoni - ci vorranno 20 anni prima di aver definitivamente ragione
e ottenere un risarcimento. È una schifezza". Si contesta anche
l'impossibilità per i cittadini di costituirsi in associazione per la
tutela dei loro diritti, e il fatto che la legge non prevede il danno punitivo.
E se per il segretario confederale dcella Cgil Nicoletta Rocchi, "le
critiche arrivate dalla Confindustria, magari argomentate sul piano delle
imperfezioni sempre migliorabili, non convincono assolutamente e tradiscono
interessi non legittimi della parte più arretrata dei loro associati,
a fianco di Montezemolo si schierano Riccardo Pedrizzi (Alleanza Nazionale) e
Luigi Marino (Confcooperative).
"temerarie
e manifestamente infondate" che tanto temono gli imprenditori. Antonio
Catricalà, presidente dell'Autorità per la concorrenza, lo
chiede in modo esplicito. "Rivendico un ruolo sull'ammissibilità
della class action. L'Antitrust ha le competenze per stabilire se le clausole
applicate sono vessatorie o eccessivamente onerose". In molti casi
"potremmo chiedere all'impresa di eliminarle aggiunge e, se non lo fa,
applicare una multa commisurata al fatturato". Assicurazioni, autobus,
fornitura di luce e gas, potrebbero finire nel mirino. E le decisioni
arriverebbero al più tardi in quattro mesi.
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-11-17 num: - pag: 36 categoria:
REDAZIONALE Nella Finanziaria Il ministro Bersani: si può migliorare
"Class action"
in salita Consumatori divisi Montezemolo: una norma all'amatriciana La
protesta dei ristoratori romani. Cause collettive: Adiconsum "fatto
storico", "una bufala" per Codacons ROMA - Partenza in salita
per l'introduzione della class action approvata l'altro giorno dal
Senato. Il mondo produttivo si ribella, con il presidente di Confindustria
Luca di Montezemolo che la definisce "una misura rozza e all'amatriciana
" e con le associazioni dei consumatori divise. Per Altroconsumo si tratta
di un "passaggio storico" mentre Aduc e Codacons la definiscono
"una bufala e una schifezza, il Paese è in mano alle lobbies
delle banche e delle assicurazioni ". Nella maggioranza cominciano i
primi distinguo con Stefano Pedica (Italia dei valori) che minaccia di non
votarla alla Camera se il testo non verrà modificato. Lo stesso
presidente della commissione
Giustizia di Montecitorio Pino Pisicchio ha messo le mani
avanti sia sulla scelta dello strumento legislativo (cioè un
emendamento alla Finanziaria) sia invocando miglioramenti. Pierluigi Bersani,
ministro delle Sviluppo economico e autore delle "lenzuolate" a
favore dei consumatori, è intervenuto annunciando la
possibilità di "perfezionamenti" e prospettando "un
filtro giurisdizionale per verificare la titolarità di chi promuove la
procedura e il fatto che la procedura stessa non abbia presupposti
palesemente infondati e temerari". Per il resto la difende sia perché
una "volta tanto anticipiamo Bruxelles" e poi perché con la norma
sulla class action "un cittadino
davanti ad un torto non viene lasciato solo". Nonostante queste
assicurazioni, Montezemolo (al quale i ristoratori romani si sono rivolti
risentiti per il suo attacco contro l'amatriciana) ha manifestato tutta la
preoccupazione del mondo imprenditoriale raccogliendo anche l'adesione di
Luigi Marino per la Confcooperative. E ha criticato le parole di Bersani:
"E' come se io presentassi la 500 dicendo che è una buonissima
macchina, ma che va modificata ". Per la Cgil, che ha espresso un
giudizio positivo, la posizione della Confindustria è
"incomprensibile" e "tradisce interessi non legittimi della
parte più arretrata dei loro associati". Roberto Bagnoli.
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-11-17 num: - pag: 36 categoria:
REDAZIONALE Il riflusso Dopo il boom delle azioni collettive Alt negli Usa
alle cause finte NEW YORK - Se l'eroina delle class action americane è Erin
Brockovich come l'ha rappresentata Julia Roberts nell'omonimo film, l'anima
nera delle "azioni di massa" è William S. Lerach. L'avvocato
ex re delle cause che hanno fatto tremare le blue chip di Wall Street
è passato dall'essere un paladino dei consumatori a reo confesso di
crimini federali (la sentenza è attesa a gennaio 2008). A fine ottobre
ha ammesso di aver cospirato per trasformare le class action in un vero e proprio business
per il suo studio legale, pagando bustarelle a individui per convincerli a
intentar causa e "inventando " casi, con lo scopo di estorcere
patteggiamenti alle aziende colpite. Così, secondo i giudici, Lerach e
soci hanno guadagnato illecitamente centinaia di migliaia di dollari dal 1983
al 2005, perché le società preferiscono pagare piuttosto che
trascinare i contenziosi in tribunale. La parabola di Lerach è
emblematica. Dopo aver conseguito clamorose vittorie in nome di migliaia di
vittime di aziende interessate solo ai profitti, gli avvocati specializzati
in queste cause sono finiti a loro volta sul banco degli accusati come gli
unici veri beneficiari del sistema. Hanno fatto scandalo risarcimenti
miliardari in cui alle vittime sono arrivate le briciole - anche solo pochi
centesimi l'una- a fronte delle grasse parcelle degli avvocati, variabili dal
10 al 40% delle cifre pattuite. Un caso che sta facendo discutere in questi
giorni è la richiesta di 460 milioni di dollari in parcelle da parte
dei tre studi che hanno curato la class action contro Tyco, gruppo quotato a
Wall Street e accusato di truffa ai piccoli azionisti. Tyco pagherà
3,2 miliardi di dollari, un record nel campo delle cause per frodi di Borsa,
ma tre investitori istituzionali che avevano avviato la causa ora contestano
come esagerate le pretese degli avvocati, fra i quali c'è lo studio
dove lavorava Lerach. Sull'onda di questi malumori nel febbraio 2005 il
presidente Bush aveva ottenuto uno dei pochi successi del suo secondo
mandato: l'approvazione a larga maggioranza nel Parlamento Usa della legge
per la "giustizia delle class action" (Class Action Fairness
Act), che rende più difficile per gli avvocati intentare le cause
negli Stati dove i tribunali sono loro "amici". Maria Teresa
Cometto.
"Class
action
all'amatriciana" Montezemolo all'attacco. Consumatori divisi. Bersani:
la miglioreremo ? MILANO ? ARRIVA ANCHE in Italia la class action, ovvero la possibilità
di chiedere un ricarcimento collettivo per i danni subiti da una platea di
consumatori o risparmiatori. L'articolo 53-bis inserito come emendamento alla
Finanziaria prevede infatti l'introduzione (entro 180 giorni
dall'approvazione della Finanziaria, quindi dal 1° luglio 2008) di questo
nuovo strumento legale. Ma come funziona la class action all'italiana? Anche se il
Governo ha già detto che apporterà modifiche alla legge durante
il passaggio alla Camera, cerchiamo di capirlo in base al testo approvato in
Senato. La causa collettiva. La nuova norma disciplina
l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei
consumatori, degli utenti e degli investitori. In pratica di fronte a un
danno che riguarda la fornitura di beni e servizi, anche via Internet (dai
farmaci pericolosi al fumo, dai viaggi truffa agli illeciti finanziari ai
black out energetici) si può avviare una causa collettiva.
Un vantaggio per il singolo scoraggiato a muoversi da solo dai costi, dal
tempo, dall'impegno richiesti. Chi promuove la causa. Legittimate ad operare
sono le associazioni di consumatori (16) presenti nel Cncu, il Consiglio nazionale
consumatori e utenti. Con un decreto del ministero della
Giustizia potranno essere individuati in futuro altri soggetti: consumatori,
investitori, ambientalisti. Le associazioni possono avviare la causa in base
alle segnalazioni riguardanti un problema con uno stesso bene o servizio. La
causa avrà luogo nella città sede della società e il
Tribunale civile stabilirà se l'azienda o la banca chiamata in causa
è colpevole. Il risarcimento. Dopo la sentenza di condanna, il
giudice, per determinare il risarcimento, costituirà una Camera di
Conciliazione. Le parti si presenteranno davanti a un conciliatore per
trovare un accordo sull'ammontare e sui termini del risarcimento (per cui
è previsto un tetto del 10% per il compenso agli avvocati). In questa
fase, resta il diritto del singolo consumatore di agire in giudizio anche da
solo. Il rimborso non sarà uguale per tutti e se uno dei ricorrenti
non si riterrà soddisfatto potrà proseguire da solo la via
giudiziaria. a.pe. - -->.
Quella
prevista dalla Finanziaria è una via italiana all'azione
collettiva risarcitoria. Diversa da quella americana, dove c'è da
settant'anni, e in parte anche dagli esperimenti attuati in alcuni paesi
europei. I punti deboli (dei quali s'è accorto il governo che
già parla di aggiustamenti) non mancano. Diversamente dalle norme
americane da noi non può essere il singolo a promuovere la causa
collettiva ma solo le associazioni dei consumatori e in futuro altre
realtà (come gli ambientalisti) sempre però autorizzate dal
governo. Non esiste poi, come negli Usa, un filtro (il giudice) che a priori
escluda le cause speculative per tutelare le aziende dai ricatti. Ma pur
migliorabile (perché non estenderla alla Pubblica amministrazione?), attesa
da anni, tenuta nel cassetto da Berlusconi dopo i casi Cirio e Parmalat, la class action adesso
è una realtà. E per i consumatori una vittoria. - -->.
Di
NUCCIO NATOLI ? ROMA ? GLI INDUSTRIALI la bocciano, i consumatori si
dividono. Il Governo ammette che "può essere migliorata". La
class action ha visto la
luce per un tasto spinto per errore al Senato. Ora dovrà affrontare il
voto della Camera, tenendo conto delle polemiche che ha scatenato sin dal
primo vagito. L'opposizione è compatta: "E' una norma
inapplicabile in Italia. Il sistema industriale e quello giuridico non
possono sostenerla". Però, non va oltre, consapevole del peccato
originale del 'tasto sbagliato'. In ogni caso le polemiche sono esplose al
calor bianco. Lo stesso ministro Bersani, che più di tutti ha voluto
la class action, ha dovuto
dare un colpo al cerchio e una alla botte: "E' un passo avanti a favore
dei cittadini e dei consumatori. La norma, però, può essere
perfezionata". Sulla necessità di "miglioramenti"
concordano tutti. Sia chi la vorrebbe più dura, sia chi preferirebbe
annacquarla. "Di sicuro è meglio di niente, ma va migliorata",
il giudizio di Maurizio Turco (Rosa nel pugno). "E' sacrosanto
introdurre la class
action, ma
come è stata congegnata è un arma spuntata. Se non sarà
migliorata non la voterò", ha annunciato il deputato Pedica
(Idv). A tutto campo, invece, il giudizio negativo delle imprese. Il
presidente della Confindustria, Montezemolo, è stato lapidario:
"Una norma fatta male. E' triste doverlo dire ma, per equilibri e
galleggiamenti politici è stato approvato un provvedimento
all'amatriciana". Il presidente degli industriali ha affondato il
coltello con un paragone automobilistico: "E' come se presentassi la
nuova 500 dicendo che è buonissima e poi aggiungessi che va
modificata". Sulla stessa linea il presidente della Confcooperative,
Marino: "La tutela dei consumatori va conciliata con la tutela dell'impresa.
E' stata un'operazione da apprendista stregone che avrà effetti
negativi anche per i consumatori". Il mondo bancario è stato
zitto, ma si sa che banchieri vedono la class action come il fumo negli occhi. SE
IL MONDO delle imprese non ha digerito la class action, neppure tra le associazioni
dei consumatori i pareri sono unanimi. L'Adusbef ha guardato subito alle
prossime mosse: "Appena sarà approvata definitivamente, la
avvieremo subito per i bond argentini", contro le banche. Di parere
diverso l'Aduc secondo cui la class action nostrana "è una
bufala perché con le regole che prevede ci vorranno 20 anni prima di riuscire
a ottenere un risarcimento". Più secco il Codacons: "E' una
schifezza ci vogliono 9 processi per avviare un procedimento". - -->.
Quotidiano
partner di Gruppo Espresso LIBERTA' di sabato 17 novembre 2007 > In Italia
Class action - Nel mirino Parmalat. Cirio e bond argentini. Le critiche di
Montezemolo I consumatori si preparano a chiedere i danni ROMA - Le
associazioni dei consumatori sono pronte a "passare all'incasso":
appena la class action approvata con la Finanziaria giovedì al Senato
diventerà operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi
Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e,
soprattutto, risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo
avrebbero voluto ancora di più, è senza mezzi termini la
bocciatura delle aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di
Montezemolo che, pur riconoscendo che il problema esiste, parla di
provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e
imprese". "Avvieremo immediatamente, una volta approvata la norma,
le azioni di classe sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini -
ha assicurato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti - ai
quali le banche hanno appioppato quei titoli ben sapendo che l'Argentina
andava verso il disastro economico e il fallimento, scaricando i titoli che
avevano nel loro portafoglio". Secondo Lannutti infatti "sono
proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno
rivalersi mediante l'azione collettiva che
interrompe le azioni individuali". Che - assicura - sono "migliaia
e tutte vittoriose", per la maggior parte "in merito a Parmalat,
Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini". E se analoga
soddisfazione è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il
fronte dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc,
secondo le quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i
danneggiati dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro
dello Sviluppo Economico
Pierluigi Bersani sottolinea come "è un passo
avanti" pur ammettendo che la norma "può essere
perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia
finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. Duro invece il
giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che "sia giusto porsi il
problema", Montezemolo ha rispolverato la stessa aggettivazione che a
suo tempo aveva usato per definire la legge elettorale: "Un provvedimento
all'amatriciana". E ha spiegato: "E' triste doverlo dire, ma si
è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, una misura
sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed ulteriori problemi alle
imprese e ai lavoratori". Secondo il leader degli industriali infatti
"si importa dagli Usa, che hanno strutture e magistratura degli Usa,
qualche cosa che anche lì si sta modificando. Che sottopone tutte le
aziende italiane, ed in particolare quelle più piccole, a ricatti e
problemi con una magistratura i cui tempi già oggi sono biblici e che
finirà intasata". Besani replica: "La class action ce l'ha
pure la Bulgaria". [.
"Costi
bancari ancora elevati in Italia" Sono troppo costosi i sevizi bancari
in Italia. E la direzione da intraprendere è quella di un'ulteriore
loro riduzione. A sostenere questa è il Fondo monetario
internazionale, secondo il quale, le spese sostenute dai correntisti italiani
sono ancora sopra la media europea. Home Economia prec succ Contenuti
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di ... A Glasgow per restituire il sorriso al calcio italiano Piccoli drogati
crescono: i consumatori
italiani di ... Nell'aggiornamento dell'outlook
sull'Europa, il Fmi ha, infatti, sottolineato come il prezzo medio dei
servizi bancari in Italia "sembra essere uno dei più alti in
Europa". Un grande sforzo è stato fatto per modernizzare il
sistema finanziario, ma "la strada da fare per mettersi in pari con i
sistemi più avanzati è ancora lunga". Oltre
"rafforzare la concorrenza fra le banche", il Fmi suggerisce di
potenziare e rendere più efficiente la corporate governance, la
contabilità e i requisiti di trasparenza per tutte le società,
in particolare i gruppi di grandi dimensioni; di aumentare ulteriormente la
protezione dei piccoli azionisti permettendo le class action e rafforzando l'efficacia del
sistema giudiziario civile. 13/11/2007.
Economia
Pagina 216 Finanziaria. Polemiche sulle novità per le azioni
collettive in difesa dei cittadini Class action, riforma già nel caos
Finanziaria.. Polemiche sulle novità per le azioni collettive in
difesa dei cittadini I consumatori sono divisi, forti critiche da
Confindustria --> I consumatori sono divisi, forti critiche da
Confindustria Polemiche sulla riforma della class action. Il provvedimento divide le
associazioni dei consumatori. Per il Codacons la norma è incompleta. Positive
invece Adiconsum e Adusbef. Critiche da Confindustria. Le associazioni dei
consumatori sono pronte a passare all'incasso: appena la class action approvata con la Finanziaria
l'altro ieri al Senato diventerà operativa - promettono - i
risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e bond argentini, avranno
finalmente soddisfazione e, soprattutto, risarcimenti. E se alcune
organizzazioni di tutela del consumo avrebbero voluto ancora di più,
è senza mezzi termini la bocciatura delle aziende, con il presidente
di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che, pur riconoscendo che il
problema esiste, parla di provvedimento "all'amatriciana, rozzo, che
crea problemi a lavoratori e imprese". I CONSUMATORI "Avvieremo
immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe
sui 450.000 risparmiatori truffati dai bond argentini", ha assicurato il
presidente dell'Adusbef Elio
Lannutti, "ai quali le banche hanno appioppato quei
titoli ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il
fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio".
Secondo Lannutti "sono proprio i bidonati delle banche, dall'anatocismo
al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". L'avvio
della causa collettiva, spiega, "interrompe le
prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, allargherà la
platea dei danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti
meno vessatori e più virtuosi". LA SPACCATURA E se soddisfazione
è stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il
fronte dei consumatori registra le critiche di Codacons e Aduc, secondo le
quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati
dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. E se il ministro dello
Sviluppo Economico
Pierluigi Bersani sottolinea come "è un passo
avanti" pur ammettendo che la norma "può essere
perfezionata", dal mondo sindacale la Cgil sottolinea come la misura sia
finalmente arrivata, dopo anni di ostracismo delle lobbies. CONFINDUSTRIA
Duro invece il giudizio degli imprenditori. Pur riconoscendo che "sia
giusto porsi il problema", Montezemolo ha definito la riforma "un
provvedimento all'amatriciana". E ha spiegato: "è triste
doverlo dire, ma si è approvato, per equilibri e galleggiamenti
politici, una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi ed
ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori".
(8:0)
"Su tango bond e Cirio faremo causa" VOTA Arriva la class action. Che cosa ne
pensi? Class action,
consumatori pronti a muoversi. Montezemolo: "E' una norma
all'amatriciana" ROBERTO
GIOVANNINI ROMA Confindustria insiste: la class action all'italiana
è da buttare, anzi: è "un provvedimento - tuona Luca
Montezemolo, presidente degli industriali - all'amatriciana". Ma se i
cuochi di Roma scendono in campo per difendere il saporito sugo con pomodoro
e guanciale, intanto c'è chi conta i giorni che mancano al varo della
legge Finanziaria: all'Adusbef (e non solo) ci si prepara infatti a lanciare
massicce azioni legali collettive per "vendicare" i risparmiatori
bidonati nei casi Parmalat, Cirio, Giacomelli e bond argentini.
Giovedì una nota di Confindustria aveva parlato di "mossa ostile
al mondo dell'impresa"; ieri il leader degli imprenditori ha rincarato
la dose. "È triste doverlo dire - ha detto Montezemolo - ma si
è approvato, per equilibri e galleggiamenti politici, un provvedimento
all'amatriciana. È una misura sbagliata, rozza, che creerà
grandissimi e ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori". Secondo
il presidente di Confindustria, importiamo dagli Usa una norma "che
anche lì si sta modificando", che peraltro sottoporrà
"tutte le aziende italiane, e in particolare quelle più piccole,
a ricatti e problemi con una magistratura i cui tempi sono uno dei punti
più negativi del Paese". E non servono nemmeno le rassicurazioni
del governo sul fatto che il provvedimento verrà corretto per evitare
le cause infondate: "è mancanza di rispetto", conclude
Montezemolo. Non è d'accordo il ministro dello Sviluppo Pierluigi
Bersani. Legge "all'amatriciana"? "Strano - è la
replica - visto che un provvedimento simile è stato adottato anche in
Paesi come la Bulgaria". La norma "è un passo avanti
perchè il consumatore è un cittadino e davanti a un torto non
può essere lasciato solo, né può star zitto e subire".
Bersani cerca però di placare il terrore di Confindustria: la norma
"può essere perfezionata" per evitare "pratiche
distorsive". Ovvero, si può meglio precisare chi ha il diritto o
meno di attivare la causa collettiva e affidare al giudice la
possibilità di scartare automaticamente vertenze "palesemente
infondate e temerarie". Tuttavia, conclude il ministro, una legge serve,
perché "tutti dobbiamo riconoscere che c'è un interesse sia del
consumatore sia dell'impresa a un mercato che caratterizzato da un nuovo
civismo". Quasi tutte le associazioni dei consumatori plaudono
all'introduzione dello stumento della class action. "Avvieremo
immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe
sui 450 mila risparmiatori truffati dai bond argentini", annuncia il
presidente dell'Adusbef Elio Lannutti. Nell'azione collettiva confluiranno le
migliaia di azioni legali individuali ("tutte vittoriose", spiega
l'Adusbef) sui clamorosi casi finanziari che hanno visto risparmiatori
truffati. Analoga soddisfazione esprimono anche Cittadinanzattiva, Federconsumatori
e Altroconsumo,
che parla di "passaggio storico per il consumerismo". Sul fronte
opposto - ma perché considerano la norma troppo "morbida" e lenta - Codacons e Aduc:
"Con questa class action - sostiene il segretario Aduc
Primo Mastrantoni - ci vorranno 20 anni prima di aver definitivamente ragione
e ottenere un risarcimento. È una schifezza". Si contesta anche
l'impossibilità per i cittadini di costituirsi in associazione per la
tutela dei loro diritti, e il fatto che la legge non prevede il danno
punitivo. E se per il segretario confederale dcella Cgil Nicoletta Rocchi,
"le critiche arrivate dalla Confindustria, magari argomentate sul piano
delle imperfezioni sempre migliorabili, non convincono assolutamente e
tradiscono interessi non legittimi della parte più arretrata dei loro
associati, a fianco di Montezemolo si schierano Riccardo Pedrizzi (Alleanza
Nazionale) e Luigi Marino (Confcooperative).
Per
diventare definitiva la norma deve essere approvata dalla Camera Come
funziona la class
action
Più ampia la platea dei ricorrenti. Cause collettive anche per
danneggiamenti ambientali ROMA - La nuova normativa sulla class action, che disciplina anche il
procedimento da seguire, prevede l'attivazione di un'azione collettiva per
ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche
commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di
società fornitrici di beni o servizi. Dai farmaci pericolosi ai viaggi
truffa, dagli illeciti finanziari ai danneggiamenti ambientali: sono molte le
fattispecie che, riguardando una pluralità di cittadini, potranno
rientrare nella fattispecie della " class action".
Misure specifiche sono poi previste per i contratti stipulati tramite
telefono, oppure via internet. In più se il contratto è
collegato a un messaggio pubblicitario ingannevole rende nulli i contratti
nei confronti di tutti i consumatori o utenti durante il periodo di diffusione del
messaggio. A CHI SPETTA - La class action potrà essere attuata
dalle associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale
consumatori e utenti ma anche da parte di associazioni di
"consumatori, investitori e altri soggetti portatori di interessi
collettivi legittimati". Su questo punto è previsto un passaggio
parlamentare nelle commissioni parlamentari competenti. La platea dei
soggetti legittimati a ricorrere sarà così più ampia,
per consentire, ad esempio, cause collettive anche per eventuali
danneggiamenti ambientali. GLI EFFETTI - L'avvio di una causa collettiva
avrà subito effetti: interrompe le prescrizioni delle altre cause
avviate dai consumatori, magari singolarmente. Sono quindi previsti vari passaggi.
Il primo è la decisione del giudice, che dovrà solo stabilire
se l'impresa va condannata. Fisserà però anche le
modalità per stabilire gli importi dovuti e la procedura per
attribuire il rimborso ad ogni singolo cittadino. Dalla causa collettiva si passa
quindi a stabilire rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito
da una Camera di Conciliazione che dovrà essere costituita presso il
tribunale che si occupa della causa. In questa fase parteciperanno in modo
paritario i difensori di coloro che hanno proposto l'azione di gruppo e la
società chiamata a rispondere del proprio comportamento. COSTI -
Durante questa procedura i cittadini possono anche ricorrere singolarmente e,
nel caso si ritengano non soddisfatti dall'accordo raggiunto, possono anche
decidere di proseguire l'azione giudiziaria. Sono infine previste
modalità per pubblicizzare la sentenza di condanna e l'accordo
raggiunto nella successiva transazione. Un'ultima misura serve ad evitare che
i costi ricadano sui consumatori. La parcella degli avvocati dei ricorrenti
sarà pagata dalla società condannata, anche se solo
parzialmente. L'importo dovuto non dovrà però superare il 10%
del valore collettivo del risarcimento stampa |.
PRIMO
Sì ALLA "CLASS ACTION" Le imprese: "È una norma
rozza" "Così le aziende saranno ricattabili". Beretta:
"Pericolo di fallimenti e di crisi" ROMA - "Un provvedimento rozzo
che espone le aziende italiane e i loro lavoratori a gravi rischi". La
reazione della Confindustria al blitz del Senato a favore della class action, non si fa
attendere e con una nota ufficiale bolla questo emendamento come "un
atto di grave ostilità ". Sono settimane che l'associazione degli
imprenditori sottolineava la "rudimentalità" del testo
Manzione-Bordon perché "mette le imprese nelle condizioni di subire
ricatti di ogni tipo". Ma non è servito a molto. Ora l'attenzione
di Confindustria si sposta alla Camera dove il direttore generale Maurizio
Beretta spera in "un soprassalto di buonsenso" "E' il peggior
testo tra quelli in circolazione - spiega Beretta - destinato a infliggere a
tutte le aziende, comprese le piccolissime, danni incalcolabili ".
"Con i tempi lunghi della giustizia - osserva facendo un esempio tra
tanti - una impresa è destinata a fallire dieci volte prima che i
giudici decidano che magari ha ragione, senza contare l'effetto di aumentare
la crisi dei tribunali". Né consolano le parole del ministro dello
Sviluppo Pier Luigi Bersani che si è augurato un miglioramento del
testo. "E' come dire prima ti sparo e poi ti curo", ironizza
Beretta che sottolinea in particolare gli effetti distorsivi di questa legge
su tutta l'economia. "E' noto che l'Italia è agli ultimi posti in
Europa nella capacità di attrarre investimenti esteri, se la legge
verrà approvata anche dalla Camera davvero non ci verrà
più nessuno ". Un altro dei punti contestati da Confindustria
è l'aspetto di incostituzionalità "perché legittima le
associazioni - si legge nel comunicato - ad agire per conto di singoli senza
averne il diritto visto che la Costituzione prevede la sola titolarità
del singolo ad agire se danneggiato". Insomma, per gli imprenditori
è un vero disastro. "Anche negli Usa stanno cambiando la legge
sulla class action - spiega
Beretta - perché si sono accorti che alla fine a guadagnarci non sono i
consumatori ma gli studi legali". Esemplare il caso di una anziana
signora, che era stata danneggiata da un televisore difettoso, e alla quale
il tribunale americano alla fine riconobbe un bonus di 50 dollari per
comperarsi un nuovo apparecchio. Ma gli avvocati che seguirono la causa, per
conto di migliaia di "danneggiati", intascarono parcelle per 22
milioni di dollari. "E' di estrema gravità - stigmatizza ancora
Confindustria - il fatto che il testo approvato al Senato non preveda alcuna
valutazione preventiva di ammissibilità da parte del giudice per
evitare azioni manifestamente infondate che finirebbero per avere conseguenze
pesanti, nel caso di società quotate, a danno dei risparmiatori e dei
piccoli azionisti". Una vicenda che "sconcerta e colpisce" il
mondo degli imprenditori anche perché lo stesso senatore Cesare Salvi,
presidente della Commissione
Giustizia, aveva più volte sollecitato forti dubbi
sulle norme restrittive previste dalla class action. stampa |.
Class
Action, nel mirino crac e bond Consumatori pronti a richiedere i risarcimenti
ROMA - Le associazioni dei consumatori sono pronte a 'passare all'incasso':
appena la class action approvata con la Finanziaria al Senato diventerà
operativa - promettono - i risparmiatori coinvolti nei casi Parmalat, Cirio e
bond argentini, avranno finalmente soddisfazione e, soprattutto,
risarcimenti. E se alcune organizzazioni di tutela del consumo avrebbero
voluto ancora di più, è senza mezzi termini la bocciatura delle
aziende, con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che,
pur riconoscendo che il problema esiste, parla di provvedimento "all'
amatriciana, rozzo, che crea problemi a lavoratori e imprese". "Avvieremo
immediatamente, una volta approvata la norma, le azioni di classe sui 450.000
risparmiatori truffati dai bond argentini - ha assicurato il presidente
dell'Adusbef Elio
Lannutti - ai quali le banche hanno appioppato quei titoli
ben sapendo che l'Argentina andava verso il disastro economico e il
fallimento, scaricando i titoli che avevano nel loro portafoglio".
Secondo Lannutti infatti "sono proprio i bidonati delle banche,
dall'anatocismo al risparmio tradito, che potranno rivalersi mediante l'azione collettiva che interrompe le azioni individuali". Che - assicura -
sono "migliaia e tutte vittoriose", per la maggior parte "in
merito a Parmalat, Cirio, Giacomelli e soprattutto bond argentini".
L'avvio della causa collettiva - spiega infatti - "interrompe le prescrizioni delle
altre cause avviate dai consumatori, allargherà la platea dei
danneggiati e obbligherà banche e imprese a comportamenti meno
vessatori e più virtuosi". E se analoga soddisfazione è
stata espressa anche da Cittadinanzattiva e Altroconsumo, il fronte
dei consumatori registra anche le critiche di Codacons e Aduc, secondo le
quali le nuove misure non comprendono il danno punitivo e i danneggiati
dovranno aspettare 20 anni per essere risarciti. Duro anche il giudizio degli
imprenditori per bocca del presidente Montezemolo.
Confindustria
delusa Montezemolo: la class action? "Provvedimento all
amatriciana" Roma - "È triste doverlo dire, ma per equilibri
e galleggiamenti politici si è approvato un provvedimento all
amatriciana". Caustica ironia quella che Luca Cordero di Montezemolo
riserva al provvedimento sulla class action approvato nell ambito della
legge finanziaria. Per il presidente della Confindustria si tratta di
"un provvedimento sbagliato, rozzo, che creerà grandissimi,
ulteriori problemi alle imprese e ai lavoratori. E questo è di per sé
negativo". La nuova normativa legittima dunque l attivazione di un
azione collettiva per ottenere rimborsi legati a
contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali illecite o a
comportamenti anticoncorrenziali da parte di aziende che forniscono beni o
servizi. La class
action
potrà essere attivata dalle associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale
consumatori e utenti oppure da associazioni di
"consumatori, investitori e altri soggetti portatori di interessi
collettivi legittimati". Secondo Altroconsumo, l azione collettiva risarcitoria approvata ieri in Senato
rappresenta invece "un passaggio storico per il consumerismo. Uno
strumento per garantire una più efficace, anche se migliorabile,
tutela dei consumatori nelle controversie di massa, la cui importanza
è già stata riconosciuta dalla Commissione europea".
[Data pubblicazione: 17/11/2007].
Sì alla class action (sezione: Class
action) ( da "Giornale.it, Il" del 16-11-2007)
Class action, sì del Senato: la Cdl si astiene
Decisivo l'errore di Antonione (Forza Italia) di Redazione - giovedì
15 novembre 2007, 23:06 Stampa Dimensioni Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5
Risultato Roma - Sì del Senato all'introduzione della Classaction nell'ordinamento italiano. L'aula ha approvato
con 158 sì, 40 no e 116 astenuti l'emendamento all'articolo 53 della
finanziaria di Roberto Manzione e Willer Bordon (Ud) che istituisce e disciplina
l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Previsto l'ampliamento
della platea dei soggetti che possono avviare l'azione, rispetto alle associazioni del
consiglio nazionale consumatori e utenti. Decisivo l'errore
dell'azzurro Antonione Il via libera all'emendamento che introduce la Classaction in Italia per un errore del senatore di Forza
italia, Roberto Antonione, che ha votato insieme alla maggioranza. Se il
rappresentante di Forza Italia avesse votato no, il totale dei voti fra
contrari e astenuti sarebbe stato pari ai consensi ottenuti dal
provvedimento, causandone quindi la bocciatura, secondo il regolamento del
Senato. La proposta sulla Classaction è
passata con 158 sì, 40 no e 116 astenuti. Quindi, se Antonione non
avesse sbagliato pulsante, i sì sarebbero diventati 157 e la somma di
no e astenuti avrebbe raggiunto la stessa soglia. Dai tabulati della
votazione mostrati in transatlantico ai giornalisti dal sottosegretario
Gianpaolo D'Andrea, risulta inoltre che erano presenti e non votanti i
senatori Saporito, Dini, Turigliatto e Barbieri. Risutano inoltre astenuti il
senatore a vita Giulio Andreotti e Fernando Rossi. Subito dopo il voto, dai
banchi di Forza Italia i senatori azzurri si sono avvicinati ad Antonione per
consolare il collega e fargli coraggio. Lite in aula tra la Cdl e Marini I
senatori della Cdl chiedono la parola sull'ordine dei lavori e di poter
subemendare la nuova versione dell'emendamento di Roberto Manzione. Con il
rischio di allontanare l'ok definitivo che governo e maggioranza puntano ad
incassare. Il presidente del Senato, Franco Marini, dopo diversi interventi,
ha invitato ad evitare "forme di ostruzionismo", ricordando
l'accordo sui tempi preso ieri in capigruppo. A un certo punto Marini Marini
sbotta: "Ieri abbiamo fatto un patto fra gentiluomini. Finiti i tempi c'è
il dovere del voto. I tempi sono stati condivisi dai capigruppo - ha
proseguito Marini - sono stati comunicati all'aula e tutti hanno il dovere di
rispettare quella decisione. Ora è il momento del voto. Il ritocco
è stato fatto tenedo conto del dibattito in aula. è una forma
di assoluto ostruzionismo. La decisione è stata presa; ora stiamo
votando su un emenamento in discussione da tempo". Immediata la reazione
stizzita di Schifani, che ha ricordato al presidente che, calendario alla
mano, il voto poteva slittare a domani mattina. Pagina successiva >>.
[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA La Classaction
"all'italiana" nasce per un errore clamoroso: al momento di votare,
il senatore forzista Roberto Antonione si confonde e preme il pulsante del
"sì". Fatto sta che ora arriva la Class Action, ovvero la
possibilità per i cittadini/consumatori di avviare azioni legali collettive
per punire con multe e rimborsi i comportamenti scorretti da parte di
aziende. Tutta roba che finora si è potuta vedere soltanto al cinema,
"Erin Brockovich" in testa, anche se da noi le procedure saranno
molto diverse da quelle in vigore negli States. Tra l'altro, è quasi
scontato un intervento correttivo al momento dell'esame della Finanziaria
alla Camera. Il promotore è il senatore di Unione Democratica Roberto
Manzione, primo firmatario di un emendamento alla Finanziaria di fatto
concordato con il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi
Bersani. Nel primo pacchetto Bersani era previsto un ddl sulla Classaction, presto arenatosi; il treno della manovra 2008
è stato preso al volo, e a fine anno la Classaction
sarà legge (a meno di sorprese). Un
emendamento che non dispiaceva nemmeno al centrodestra, in linea generale,
che però ha scelto l'astensione o il voto contrario. L'Unione ha
traballato: Lamberto Dini e il socialista Roberto Barbieri sono
usciti, mentre l'ex-Pdci Rossi
si è astenuto. E il testo è passato per un
voto, quello - errato - del povero Antonione, che si è subito
disperato per lo sbaglio. Ha preso poi la parola per annunciare che forse si
dimetterà, e poi si è abbandonato a un pianto sul suo scranno. La
Classaction all'italiana punirà con azioni
collettive le pratiche commerciali illecite o i comportamenti
anticoncorrenziali, dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti
finanziari ai danneggiamenti ambientali, anche con contratti stipulati via
telefono o Web. L'azione legale potrà essere attuata dalle
associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale
consumatori e utenti, ma anche da parte di associazioni di
"consumatori, investitori e altri soggetti portatori di interessi
collettivi legittimati", che però dovranno essere definiti.
L'avvio di una causa collettiva avrà subito effetti: interrompe le
prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori individualmente. Il
primo passaggio è la decisione del giudice, che dovrà solo
stabilire se l'impresa va condannata, e fisserà le modalità per
stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso ad
ogni singolo cittadino. Dalla causa collettiva si passa quindi a stabilire
rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito da una Camera di
Conciliazione che dovrà essere costituita presso il tribunale che si
occupa della causa. In questa fase parteciperanno in modo paritario i
difensori di coloro che hanno proposto l'azione di gruppo e la società
chiamata a rispondere del proprio comportamento. Durante questa procedura i
cittadini possono anche ricorrere singolarmente e se insoddisfatti
dall'accordo raggiunto, possono anche decidere di proseguire l'azione
giudiziaria. Il testo ha delle lacune, fanno sapere al ministero e
dovrà essere corretto: oltre ad ampliare la platea delle associazioni
che possono ricorrere, si vuole evitare l'avvio di cause su questioni non
significative. Bersani, però, è soddisfatto: "Le
liberalizzazioni vanno avanti - dice - e questo mostra una crescita di
sensibilità sui processi già avviati". Durissima, invece,
è la reazione di Confindustria. "È un atto di grave
OStilità all'impresa". Il timore è che la Classaction "costituirà un nuovo pesante
disincentivo a investire nel nostro paese".
[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI
ROMA La class action all'italiana nasce per un erro (sezione: Class
action) ( da "Stampa, La" del 16-11-2007)
[FIRMA]ROBERTO GIOVANNINI ROMA La Classaction
"all'italiana" nasce per un errore clamoroso: al momento di votare,
il senatore forzista Roberto Antonione si confonde e preme il pulsante del
"sì". Fatto sta che ora arriva la Class Action, ovvero la
possibilità per i cittadini/consumatori di avviare azioni legali
collettive per punire con multe e rimborsi i comportamenti scorretti da parte
di aziende. Tutta roba che finora si è potuta vedere soltanto al
cinema, "Erin Brockovich" in testa, anche se da noi le procedure
saranno molto diverse da quelle in vigore negli States. Tra l'altro, è
quasi scontato un intervento correttivo al momento dell'esame della
Finanziaria alla Camera. Il promotore è il senatore di Unione
Democratica Roberto Manzione, primo firmatario di un emendamento alla
Finanziaria di fatto concordato con il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi
Bersani. Nel primo pacchetto Bersani era previsto un ddl sulla Classaction, presto arenatosi; il treno della manovra 2008
è stato preso al volo, e a fine anno la Classaction
sarà legge (a meno di sorprese). Un
emendamento che non dispiaceva nemmeno al centrodestra, in linea generale,
che però ha scelto l'astensione o il voto contrario. L'Unione ha
traballato: Lamberto Dini e il socialista Roberto Barbieri sono
usciti, mentre l'ex-Pdci Rossi
si è astenuto. E il testo è passato per un
voto, quello - errato - del povero Antonione, che si è subito
disperato per lo sbaglio. Ha preso poi la parola per annunciare che forse si
dimetterà, e poi si è abbandonato a un pianto sul suo scranno.
La Classaction all'italiana punirà con azioni
collettive le pratiche commerciali illecite o i comportamenti
anticoncorrenziali, dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti
finanziari ai danneggiamenti ambientali, anche con contratti stipulati via
telefono o Web. L'azione legale potrà essere attuata dalle associazioni
dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale
consumatori e utenti, ma anche da parte di associazioni di
"consumatori, investitori e altri soggetti portatori di interessi
collettivi legittimati", che però dovranno essere definiti.
L'avvio di una causa collettiva avrà subito effetti: interrompe le
prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori individualmente. Il
primo passaggio è la decisione del giudice, che dovrà solo
stabilire se l'impresa va condannata, e fisserà le modalità per
stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso ad
ogni singolo cittadino. Dalla causa collettiva si passa quindi a stabilire
rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito da una Camera di
Conciliazione che dovrà essere costituita presso il tribunale che si
occupa della causa. In questa fase parteciperanno in modo paritario i
difensori di coloro che hanno proposto l'azione di gruppo e la società
chiamata a rispondere del proprio comportamento. Durante questa procedura i cittadini
possono anche ricorrere singolarmente e se insoddisfatti dall'accordo
raggiunto, possono anche decidere di proseguire l'azione giudiziaria. Il
testo ha delle lacune, fanno sapere al ministero e dovrà essere
corretto: oltre ad ampliare la platea delle associazioni che possono
ricorrere, si vuole evitare l'avvio di cause su questioni non significative.
Bersani, però, è soddisfatto: "Le liberalizzazioni vanno
avanti - dice - e questo mostra una crescita di sensibilità sui
processi già avviati". Durissima, invece, è la reazione di
Confindustria. "È un atto di grave OStilità
all'impresa". Il timore è che la Classaction
"costituirà un nuovo pesante disincentivo a investire nel nostro
paese".
Edizione: 16/11/2007 testata: Giornale di Brescia
sezione:IN PRIMO PIANO Passa la "Class action", con coda di polemiche Anche in Italia vengono introdotte le
azioni collettive dei consumatori. Confindustria: atto ostile per l'impresa
ROMA L'unione fa la forza. E presto questo sarà vero anche in Italia.
Arriva la Class action, o meglio la possibilità di promuovere cause
collettive per ottenere rimborsi in caso di imbrogli e danni da parte di
imprese scorrette. A dare il via libera a questo strumento di difesa
dei consumatori è stato il Senato, con un voto sul filo di lana, che
ha approvato un emendamento proposto dal senatore Manzione (Ud) che ha raccolto
i voti del centrosinistra, con voti in opposizione o in astensione da parte
del centrodestra. La norma non piace alle imprese. Confindustria, da sempre
contraria, ha subito tuonato: "È un atto di grave di
ostilità all'impresa". La Confederazione guidata da Montezemolo
teme che il provvedimento "costituirà un nuovo pesante
disincentivo a investire nel nostro Paese che già è agli ultimi
posti in Europa per attrazione di capitali stranieri. È un
provvedimento rozzo che espone le aziende italiane e i loro lavoratori a
gravi rischi". Non la pensa così il ministro dello Sviluppo
Bersani. "Faremo tesoro delle esperienze degli altri continenti",
dice spiegando che alla Camera si lavorerà per introdurre un filtro
che eviti abusi nei ricorsi. Il risultato al Senato è stato sul filo
di lana (158 sì, 40 no e 116 astenuti) anche perché un senatore di FI,
Antonione ha votato a favore per errore. Se avesse votato contro, o si fosse
astenuto, la proposta sarebbe stata bocciata. La nuova norma prevede l'attivazione
della Class action per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole
prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti
anticoncorrenziali da parte di società fornitrici di beni o servizi.
Dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti finanziari ai
danneggiamenti ambientali: sono molte le fattispecie che, riguardando una
pluralità di cittadini, potranno rientrare nella fattispecie della
"Class action". Misure specifiche sono poi previste per i contratti
stipulati tramite telefono, oppure on-line: se il contratto è
collegato ad un messaggio pubblicitario ingannevole rende nulli i contratti
nei confronti di tutti i consumatori o utenti durante il periodo di diffusione del
messaggio. La Class action potrà essere attuata dalle associazioni dei
consumatori. L'avvio di una causa collettiva
avrà subito effetti: interrompe le prescrizioni delle altre cause
avviate dai consumatori. Sono quindi previsti vari passaggi. Il primo
è la decisione del giudice, che dovrà solo stabilire se
l'impresa va condannata. Fisserà però anche le modalità
per stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso ad
ogni cittadino. Dalla causa collettiva si passa a
stabilire rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito da una
Camera di Conciliazione che dovrà essere costituita presso il
tribunale che si occupa della causa. In questa fase parteciperanno in modo
paritario i difensori di coloro che hanno proposto l'azione di gruppo e la
società chiamata a rispondere. Durante questa procedura i cittadini
possono anche ricorrere singolarmente e, nel caso si ritengano non
soddisfatti dall'accordo raggiunto, possono anche decidere di proseguire
l'azione giudiziaria. Sono previste modalità per pubblicizzare la
sentenza di condanna e l'accordo raggiunto nella successiva transazione.
Un'ultima misura serve ad evitare che i costi ricadano sui consumatori. La
parcella degli avvocati dei ricorrenti sarà pagata dalla
società condannata.
Economia Il ministro non esclude aggiustamenti
successivi sulla Classaction. Confindustria: un atto
ostile contro le aziende Bersani:"Avanti così". Imprese in
trincea A poter avviare le azioni risarcitorie sono le associazioni dei
consumatori Nel mirino prodotti dannosi per la salute come alimenti e
farmaci LUCA IEZZI ROMA - Soddisfatti il governo e i consumatori (con qualche
distinguo), furiosi imprenditori e avvocati. La Classaction
finisce "per errore" nella Finanziaria con un testo che suscita
parecchi interrogativi, polemiche aspre e la sicurezza di nuovi correttivi.
L'idea di importare anche in Italia le speciali "cause collettive"
in cui i consumatori si uniscono per trascinare in tribunale le aziende che
li hanno truffati (famosi i casi negli Usa contro l'industria del tabacco, o
in casi di disastri ambientali) è nata sull'onda degli scandali
finanziari Cirio, Parmalat e bond argentini, ma il progetto di legge del centrodestra dopo l'approvazione della Camera
giacque quasi due anni in Senato. La terza lenzuolata del ministro per lo
Sviluppo Economico
Pierluigi Bersani l'ha riproposta e l'emendamento del
senatore diniano Roberto Manzione anticipa quel testo, modificandolo molto
poco. Per questo il commento Bersani è positivo: "L'accelerazione
che il Senato ha voluto dare segnala che c'è una crescita di
sensibilità. Nel merito la norma è suscettibile di un miglioramento
dal lato, in particolare, di un filtro di garanzia rispetto a possibili
pratiche distorsive e abusi nei ricorsi". Modifiche che potrebbero
arrivare alla Camera o aspettare l'approvazione del Ddl liberalizzazioni in
Senato. Il testo attuale prevede che a poter avviare le cause siano le
associazioni dei consumatori riconosciute e quelle presenti in un altro
elenco più ampio da definire con decreto ministeriale (dovrebbe
includere ad esempio gli ambientalisti). L'altro elemento nuovo è
l'obbligo per lo Stato di rendere operativo questo strumento 180 giorni dopo
l'approvazione della Finanziaria. Le cause possono essere avviate per
pratiche commerciali illecite o anticoncorrenziali, oppure in caso di
prodotti pericolosi per la
salute o inquinanti (farmaci, alimenti). Misure specifiche
sono poi previste per i contratti stipulati tramite telefono, oppure on-line
via internet. Il giudice stabilirà gli importi complessivi dovuti. Per
arrivare ai rimborsi individuali nascerà una Camera di Conciliazione
tra le parti presso il tribunale che si occupa della causa. Durante questa
procedura i cittadini possono anche ricorrere singolarmente. Durissima la
reazione di Confindustria che lo definisce un "atto ostile, un
provvedimento rozzo che porterà vantaggi risibili per i cittadini, ma
esporrà le imprese ad ogni forma di ricatto, sovraccaricando i
tribunali". Gli imprenditori avevano già paventato la probabile
incostituzionalità dell'intero meccanismo, visto che l'ordinamento
italiano riconosce un diritto al singolo di procedere in tribunale. Uno dei
correttivi allo studio è proprio un filtro contro quei soggetti che
ricatterebbero le imprese con la minaccia di paralizzarle in continue cause,
come accaduto negli Usa. Divisi i consumatori: chi temeva l'azione delle
lobby, applaude, ma c'è anche chi ne critica l'efficacia a causa dei
tempi giudiziari lunghissimi e l'impossibilità di comminare danni
"punitivi" ma solo risarcimenti concreti.
Economia La Classaction
sbarca in Italia In Finanziaria anche sconti fiscali alle aziende anti-racket
La manovra Tra le misure, la riduzione delle tasse sulla casa e gli sconti
fiscali alle imprese Passa la norma sul tetto agli stipendi di manager
pubblici e burocrati ROBERTO PETRINI ROMA - Potremo promuovere come
risparmiatori, consumatori o
utenti, cause collettive per chiedere risarcimenti a
banche, società energetiche o produttori di giocattoli: arriva la Classaction. La commissione di Vigilanza sulla Rai
potrà conoscere i compensi di conduttori e star della Tv. Chi ha il
coraggio di denunciare il racket sarà premiato: un emendamento
bipartisan gli assicura il congelamento delle addizionali Irap. Ultime tre
"sorprese" - insieme all'annunciato tetto agli stipendi dei manager
pubblici - del via libera di ieri nell'aula del Senato alla Finanziaria 2008
che dalla prossima settimana sarà alla Camera. Un testo di 97
articoli, per un totale di 11,5 miliardi di interventi, che utilizza per
circa 6 miliardi i fondi del "tesoretto" fiscale e per il resto
ricava risorse dai costi della politica e della burocrazia (dalla gestione
degli immobili, all'acquisto dei beni, all'adozione delle "utilitarie
blu" e dei contratti low cost per i telefoni dei ministeri). Riduzione
delle tasse sulla casa, taglio delle tasse sulle imprese, scure sui costi
della politica, sono le misure portanti della manovra. Oltre ad interventi
sociali: dalla stabilizzazione dei precari con concorso, all'abolizione del
ticket di 10 euro su visite specialistiche e analisi, alla cancellazione del
canone Rai per gli over-75 a
basso reddito e all'arrivo di una detrazione per la tessera dell'autobus.
Senza contare le risorse per i contratti degli statali (1 miliardo per il
biennio 2006-2007) e il miliardo e mezzo che servirà per abolire lo
"scalone" pensionistico. La casa è in prima fila in un
pacchetto di riduzione fiscale che è di circa 3 miliardi di euro: la
franchigia Ici sale a 303 euro e varrà per tutti i possessori di prima
casa (tranne ville e palazzi storici). Sconti Irpef arrivano per gli affitti
(300 euro fino ad un reddito di 15.500 euro) che raggiungono circa 1.000 euro
per i giovani tra i 20 e i 30 anni che lasciano casa. Incentivi anche per
l'acquisto e la ristrutturazione della casa: sale del 10 per cento (a
3.976,72 euro) la quota del mutuo che si può detrarre dalle tasse e
vengono confermati gli sgravi per i lavori (36% e Iva agevolata). La
Finanziaria si impegna anche a redistribuire il surplus fiscale del prossimo
anno: andrà al lavoro dipendente sotto forma di sgravi fiscali
(quest'anno è destinato ai più poveri con il bonus di 150 euro
previsto nel decretone fiscale attualmente alla Camera). Taglio di tasse
anche alle imprese: ridotte Ires e Irap ma a fronte di una sostanziale
eliminazione delle deduzioni e detrazioni. Il capitolo sui costi della
politica darà risparmi per un miliardo dal prossimo anno (3,5 in tre anni). Lo
spettro delle misure è ampio: congelati gli stipendi dei parlamentari
per cinque anni, ridotto a 12 il numero dei ministri dal prossimo governo,
tagliate 80 comunità montane, ridotte le indennità e le spese
per missioni per gli amministratori locali e tagliato il numero degli
assessori (da 16 a
12). Intervento anche su manager pubblici e burocrati (l'articolo è
stato approvato ieri): dal prossimo contratto non potranno pretendere
più di 274 mila euro lordi (restano fuori le authority e 25 casi speciali). Anche le
società pubbliche dovranno ridurre il numero dei consiglieri di
amministrazione. La sicurezza si guadagna un posto importante in Finanziaria:
nuove assunzioni nelle forze dell'ordine (50 milioni nel 2008) e fondi ammodernare i mezzi.
Sconti Irap a chi denuncia il racket e sgravi fiscali fino a 3.000 euro ai
tabaccai che acquistano telecamere anti-rapina.
Stai consultando l'edizione del La tenacia della
ragione Antonio Padellaro È davvero una bella vittoria della tenacia e
della ragione quella conseguita ieri notte sulla Finanziaria dal governo
Prodi. La tenacia, e la costanza, dei senatori dell'Unione, guidati da una
tostissima Finocchiaro, che per centinaia di votazioni, articolo dopo
articolo, hanno difeso il minimo vantaggio numerico sull'opposizione, cedendo
soltanto su un paio di emendamenti minori. Ma ha vinto anche la forza della
ragione perché sarebbe stato assurdo, oltre che sommamente sciagurato l'affondamento
di una legge fondata principalmente sui valori dell'equità. Una legge
che, finalmente, si preoccupa di dare e di non togliere alle famiglie e alle
fasce più deboli. Che impone una tutela del lavoro precario. Che
attraverso l'azione collettiva, consente
per la prima volta a consumatori e risparmiatori di rivalersi nei confronti
di chi li ha imbrogliati, colossi bancari compresi. Un successo del governo
politicamente prezioso visto che sicuramente metterà in evidenza le
contraddizioni dentro la Cdl, a cominciare da Berlusconi e dai suoi indecenti
tentativi di compravendita. Un successo, tuttavia, su cui
peserà lo strappo deciso da Dini e dai suoi aggregati. Con cinque
senatori in meno una maggioranza già di per sè risicatissima
non può più considerarsi tale. Ma sono anche cinque signori che
mandati a palazzo Madama dagli elettori dell'Unione annunciano di voler far
cadere il governo voluto da quegli stessi elettori. Sostiene Dini che occorre
un nuovo quadro politico perché il governo ha perso consenso. Sarebbe facile
rispondere che se il governo stenta nei sondaggi sarà forse perché
alcuni suoi alleati si comportano come Dini e company. E resta
incomprensibile come il disagio dei cinque sia diventato insopportabile
proprio quando la coalizione si mostra più compatta. Cinque senatori
che rischiano di vanificare il voto di diciannove milioni di italiani. Una
bella responsabilità.
Stai consultando l'edizione del Risparmiatori e
clienti truffati arriva l'"azione collettiva" "L'accelerazione
che il Senato ha dato alla norma sulla "Classaction"
segnala che c'è una crescita di sensibilità sui processi di
liberalizzazione che abbiamo attivato". Pierluigi Bersani, ministro
dello Sviluppo economico, commenta con evidente soddisfazione il via libera
di Palazzo Madama all'articolo della Finanziaria che introduce la "Classaction". E cioè, l'azione collettiva dei
consumatori per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole
prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti
anticoncorrenziali da parte di società. Positive le reazioni delle
associazione dei consumatori, mentre del tutto negativo è il giudizio
di Confindustria che parla di atto di ostilità verso le imprese.
Matteucci a pagina 2.
Stai consultando l'edizione del La gioia dei
consumatori, la rabbia di Confindustria Via libera alla Classaction:
viaggi truffa, illeciti finanziari, imbrogli ai clienti non resteranno
impuniti di Laura Matteucci/ Milano TUTELE La soddisfazione del ministro
Bersani, l'esultanza delle associazioni dei consumatori, che la aspettavano
da almeno tre legislature. "L'accelerazione che il Senato ha dato alla
norma sulla Classaction segnala che c'è una
crescita di sensibilità sui processi di liberalizzazione che abbiamo
attivato", dice il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani,
commentando il via libera all'articolo della Finanziaria che introduce
l'azione collettiva dei consumatori. La nuova norma ne prevede l'attivazione
per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche
commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di
società. Dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti
finanziari ai danneggiamenti ambientali: sono molte le fattispecie
interessate alla possibilità di attivare la Classaction.
Misure specifiche sono previste per i contratti stipulati via telefono,
oppure on-line: se collegato ad un messaggio pubblicitario ingannevole, il
contratto viene annullato a tutti gli utenti. L'azione potrà partire
dalle associazioni presenti nel Consiglio nazionale
consumatori e utenti, ma la platea dei soggetti legittimati
a ricorrere sarà anche più ampia, per consentire, ad esempio,
cause collettive per eventuali danneggiamenti ambientali. L'avvio della causa
ha subito effetti: interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai
consumatori, magari singolarmente. Sono quindi previsti vari passaggi. Il
primo è la decisione del giudice, che dovrà stabilire se
l'impresa va condannata, e fisserà le modalità per stabilire
gli importi dovuti. Dalla causa collettiva si passa quindi ai rimborsi
individuali: questo passaggio sarà gestito da una Camera di
Conciliazione, costituita presso il tribunale che si occupa della causa.
Parteciperanno i difensori di chi ha proposto l'azione e la società
chiamata a rispondere. I cittadini possono anche ricorrere singolarmente, e
decidere di proseguire l'azione giudiziaria. Un'ultima misura serve ad
evitare che i costi ricadano sui consumatori. La parcella degli avvocati dei
ricorrenti sarà pagata dalla società condannata, anche se solo
parzialmente. L'importo dovuto non dovrà però superare il 10%
del valore collettivo del risarcimento. L'Italia anticipa così la
proposta di Bruxelles sulla Classaction che
arriverà all'inizio del prossimo anno. Del tutto negativo è
invece il commento di Confindustria, secondo cui il testo approvato
rappresenta un atto grave di ostilità all'impresa: espone aziende e
lavoratori a gravi rischi, con benefici risibili per i consumatori. I
consumatori, però, la pensano diversamente: secondo Elio Lannutti (Adusbef)
e Rosario Trefiletti
(Federconsumatori) la classs action "è
uno strumento di grande serietà che dovrebbe essere appoggiato, invece
di essere osteggiato dalle imprese più serie ed innovative, che
vogliono rispettare le regole e stare sul mercato correttamente e che si
possono rafforzare espungendo dal mercato i professionisti della frode".
Stai consultando l'edizione del IL VOTO SULLE CLASS
ACTION Antonione sbaglia pulsante e piange: potrei dimettermi... n.l. Non
serve dirgli che anche Del Piero sbagliò un rigore fatale, Roberto
Antonione, senatore di FI, si accascia sul banco e piange: "Per colpa
mia è passata la Classaction", confessa
in aula subito dopo il voto. Ha sbagliato, ha votato sì, verde.
L'emendamento Manzione-Bordon, sul quale si è discusso per ore,
è passato per un voto, il suo: 158 a 157. "Sono pronto a lasciare per
rispetto dei miei colleghi del gruppo e degli elettori", dice con la
voce spezzata rivolto verso il presidente Marini. A consolarlo va anche Lidia
Menapace, pacifista di Rifondazione, ex partigiana comprensiva. Molti
forzisti sono furiosi, altri vanno in processione a consolarlo: il capogruppo
Schifani, Pera, Biondi, Nitto Palma gli si siede a fianco.
"Verde!", "rossooo": le indicazioni di voto dei
capigruppo risuonano come grida da mercato. "In Aula c'è sempre
una confusione terribile e non è possibile che si voti in queste
condizioni", sussurra il "peccatore" ricadendo a sedere sullo
scranno. Alla vista del tabellone il forzista Sacconi schizza fuori
imbufalito: "Non ci posso credere, eravamo pari. Sarebbe cambiato
tutto". "Sarebbe successa l'ira di Dio per la maggioranza",
commenta Quagliarello, E il leghista Calderoli dice la sua: "Ha vinto il
solito "fattore C"..". A dare una mano al senatore
"colpevole" ci ha pensato anche Dini, che non ha partecipato al
voto insieme a Turigliatto e Barbieri. E Saporito, di An, ha estratto la
scheda convinto che non si votasse. Alto e asciutto, riccio brizzolato,
Antonione è stato sottosegretario agli Esteri nel governo Berlusconi
(che lo rimosse dal ruolo di coordinatore di FI in Friuli). Si consola alla
buvette ma solo con un'aranciata. Le mani tremanti, gli occhi lucidi. Scuote
la testa. Una senatrice di Fi lo sgrida, non per l'errore: "Dai, dai,
adesso non fare quello che stai pensando, eh? Non te lo permetteremo
mai", e gli dà un buffetto. Pensa di dimettersi? chiediamo.
Guarda in basso: "Eh, sì".
Con 161 voti contro 157 L'Unione tiene. Dini
approva "ma il quadro politico va superato". Tetto agli stipendi
dei manager. Via all'extragettito dei porti. Andrà alle Regioni per le
infrastrutture 16/11/2007 Roma. La Finanziaria 2008 è stata approvata
(161 contro 157). Con il voto del Senato, in bilico fino a notte, via libera
all'assunzione dei precari del pubblico impiego, al tetto da 270 mila euro
per gli stipendi dei manager pubblici e alla Classaction.
Passa l'extragettito fiscale generato dai porti. Le Regioni lo destineranno
alle infrastrutture. Prodi: "Grande successo". Dini vota a favore,
ma prende le distanze dalla maggioranza: "Va superato il quadro
politico". Berlusconi: "L'implosione nell'Unione c'è
stata". Cafasso, Bocconetti, Lombardi e un commento di Francesco Ferrari
>> 4, 5 e 23 16/11/2007.
Primo Piano Pagina 103 Il film Colpi di scena,
lacrime, amuleti, scarpe sbattute Il film --> ROMA Alla fine la tabella di
marcia si riesce a rispettarla: il voto arriva in tarda serata, ma non sono
mancati i colpi di scena. Lo scontro più aspro si ha sulla Classaction, l'emendamento di Manzione che dà alle
associazioni di consumatori la possibilità di fare azioni legali
collettive. L'ERRORE E LE LACRIME Questo emendamento è quello che crea
più problemi alla maggioranza. La Cdl prima critica, poi si astiene.
La norma passa per un voto perchè Dini e Roberto Barbieri decidono
di uscire, mentre Ferdinando Rossi, ex Pdci, si astiene. All'Unione mancano
così tre voti. Ma gli viene in soccorso involontario il senatore di FI
Roberto Antonione. Nella confusione dell'Aula sbaglia tasto e vota con la
maggioranza. Antonione si dispera. Ammette pubblicamente il suo sbaglio e
prima se la prende con Marini che non riesce a tenere l'ordine in Aula poi si
abbandona al pianto. Si accascia al suo posto e piange lacrime amare. I
colleghi gli si stringono intorno e lo consolano, ma lui fa spallucce e si
asciuga gli occhi. In molti gli esprimono solidarietà. Anche Lidia
Menapace (Prc) lo raggiunge per stringergli la mano. LA SCARPA DI SACCONI Rocco
Buttiglione ci aveva provato con un voluminoso block notes, ma ieri, a
emulare la protesta di Nikita Krusciov all'Onu, ci prova Maurizio Sacconi
(FI). Durante la discussione sulla Classaction si
leva la scarpa
e comincia a sbatterla furiosamente sul banco. L'AMULETO DEL PD Dove non
basta la politica interviene la scaramanzia. Salvatore Adduce (Pd), mentre
l'Aula è nel caos, tira fuori l'arma segreta: un pupazzetto-amuleto
che viene fatto toccare a mò di santino anche ad Anna Finocchiaro che
sorridendo si piega al rito.
Primo Piano Pagina 103 Passa la Finanziaria e il
governo esulta Dini e Bordon:
votiamo sì ma la maggioranza politica non c'è più -->
Dini e Bordon:
votiamo sì ma la maggioranza politica non c'è più
L'Unione ha vinto la battaglia della Finanziaria, approvata
ieri dal Senato. Fallita la spallata di Berlusconi, Prodi può
esultare. ROMA Dopo 42 giorni di riunioni e sedute, con 715 voti sempre sul
filo del rasoio, minacce di spallate, nervosismi tra alleati, ostruzionismo
in aula e rissa finale il Senato ha dato il suo sì alla Finanziaria
per il 2008. Il voto dell'aula sulla manovra da 11,7 miliardi è stato
accolto dalla maggioranza con un sospiro di sollievo. I sì sono stati
161, i no 157, e il voto dei senatori a vita non è stato determinante:
quattro a favore della Finanziaria (Ciampi, Montalcini, Colombo, Scalfaro),
uno contro (Cossiga). Tra i senatori della maggioranza non ha votato solo il
dissidente di Rifondazione Franco Turigliatto, uscito dall'aula. Ma i
problemi politici per la maggioranza restano tutti, perchè Dini e Bordon, in pratica, hanno
chiesto un cambiamento di governo. Il centrodestra usa proprio questo
argomento per attaccare governo e maggioranza; ma il voto di Palazzo Madama
è stato anche la ratifica del fallimento della spallata. SODDISFAZIONE
"Ce l'abbiamo fatta senza ricorrere alla fiducia", ha detto il
premier Romano Prodi
arrivando a Palazzo Madama per godersi lo spettacolo del voto finale, su cui
per molti mesi l'opposizione aveva "gufato". Era dal 2002 che la
Finanziaria non passava a Palazzo Madama senza che il governo mettesse la
fiducia. E Berlusconi? Attacca nonostante la sconfitta: "L'attesa e
prevista implosione del centrosinistra si è verificata: le dichiarazioni
del presidente Dini e del senatore Bordon hanno sancito la fine di questa
maggioranza e di questo governo. In sintonia con la grande maggioranza dei
cittadini - afferma il Cavaliere - insistiamo quindi nella nostra battaglia
politica per mandare a casa questa compagine governativa dannosa per il
Paese, incapace di favorire la crescita, incapace di garantire la sicurezza
dei cittadini, capace solo di imporre più tasse e più spesa
pubblica ma, incredibilmente, di diminuire le risorse per le forze dell'ordine".
Berlusconi reagisce poi alle accuse di corruzione rivolte dalla capogruppo
del Pd al Senato Anna Finocchiaro."Respingiamo infine le ignobili e
intollerabili calunnie della senatrice Finocchiaro - reagisce l'ex premier -
espressione di una mentalità stalinista che incita ancora una volta
all'odio nei confronti del nemico politico. La realtà è invece
che con questa finanziaria la sinistra ha dispensato denaro pubblico
effettuando un gigantesco voto di scambio". I DUE SÌ CON RISERVA
Dini ha sciolto la sua riserva parlando per ultimo in aula. L'ex presidente
del Consiglio ha spiegato che avrebbe votato sì alla Finanziaria in
ottemperanza al principio dell'etica della responsabilità;
però, ha aggiunto, "dobbiamo superare rapidamente l'attuale
quadro politico, perchè questo governo non appare adatto ad attuare
una politica in grado di invertire il declino economico e civile del
paese". Non molto diverso l'annuncio del sì di Willer Bordon.
"Non esiste più una vera e propria maggioranza politica", ha
detto l'ex capogruppo dell'Ulivo. E quindi ha annunciato: "D'ora in poi,
sui singoli provvedimenti, decideremo volta per volta". I PROVVEDIMENTI
La Finanziaria esce da Palazzo Madama ben diversa da come era entrata. Nella
giornata di ieri è stato approvato il tetto agli stipendi dei manager
pubblici, con le correzioni che chiedeva Mastella sui 25 dirigenti pubblici
da salvare dalla scure. Via libera anche alla Classaction:
l'emendamento darà più forza alle cause intentate alle aziende
dalle associazioni dei consumatori.
Fondi e risparmio › News Arriva anche in Italia la
class action (16/11/2007) Arriva anche in Italia la class action, vale a dire l'azione che consente a
un giudice di disporre il risarcimento per i danni subiti, non solo per le
lesione individuali, ma anche per quelle rivendicate da una pluralità
di consumatori, nel caso in cui i fatti abbiano un'origine comune. L'aula del
Senato ha infatti approvato (158 voti a favore, contrari 49 e 116 astenuti)
l'emendamento di Roberto Manzione e Willer Bordon (Ud) all'articolo 53 della
Finanziaria che introduce in Italia "l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori". Decisivo un voto
favorevole dato per errore del senatore di Forza Italia, Roberto Antonione,
che salva la maggioranza. La nuova disciplina entra in vigore 180 giorni dopo
l'approvazione della Finanziaria e limita il pagamento delle spese legali da
parte di chi perde la causa al 10% del valore della controversia. La
possibilità di azioni risarcitorie collettive non è prevista
nel nostro ordinamento, mentre lo strumento è molto diffuso negli
Stati Uniti. La class action è uno strumento processuale che consente
a una pluralità di soggetti che intendano far valere un diritto -
siano essi consumatori o
utenti di un certo servizio - di adire l'autorità
giudiziaria con un'unica causa i cui esiti si riflettano su tutta la
categoria. La norma approvata dal Senato prevede l'ampliamento della platea
dei soggetti che possono avviare l'azione, rispetto alle 16 associazioni del
Consiglio nazionale consumatori e utenti che ne avevano
facoltà secondo il ddl Bersani, attualmente all'esame della commissione Giustizia
della Camera. L'obiettivo è quello di non privare della
possibilità di agire per azioni risarcitorie agli altri soggetti
portatori di interessi collettivi. Le ulteriori associazioni legittimate ad
agire saranno individuate con decreto del ministro della Giustizia, di
concerto con il ministro dello Sviluppo economico, sentite le competenti
commissioni parlamentari. La platea potrà essere allargata anche alle
associazioni degli investitori. Le associazioni possono chiedere la condanna
al risarcimento e la restituzione delle somme direttamente ai singoli
consumatori interessati, in conseguenza di atti illeciti commessi
"nell'ambito di contratti per adesione" e che l'utente non
può discutere e modificare, di pratiche commerciali illecite o di
"comportamenti anticoncorrenziali". Nel caso in cui in cui sia
riconosciuto il torto, anche parziale, del soggetto chiamato a rispondere,
questi è condannato al pagamento delle spese legali. 0 voti - › Vota
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Articoli
dal 9 al 13 novembre 2007
( da "Repubblica, La" del 09-11-2007)
Economia
Il bonus poveri torna a 150 euro Finanziaria, rispunta la class
action.
Niente
canone Rai per over 75 indigenti La Bindi propone congedi parentali ai nonni
che accudiscono i nipotini ROBERTO PETRINI ROMA - Un robusto taglio alle
tasse sulle imprese, fisco meno occhiuto su studi di settore e scontrini
fiscali. Primo passo sui costi della politica: approvata la norma che congela
per cinque anni gli stipendi dei parlamentari (bocciato invece l'emendamento
di Turigliatto che voleva tagliarli del 50 per cento). Ma anche, a sorpresa,
passa una norma bipartisan, firmata dall'ex presidente della Rai Sergio Zavoli e da
Filippo Berselli di An, che cancella il canone televisivo per gli over-75 con
un reddito inferiore a 516 euro al mese (si sa che gli ultrasettantacinquenni
che pagano il canone sono circa 3 milioni). Se la Finanziaria ieri ha
proceduto con passo cadenzato e senza scivoloni a Palazzo Madama, a poche
centinaia di metri di distanza in Commissione Bilancio di Montecitorio
è entrato nel vivo il dibattito sul decretone collegato alla manovra
2008. E proprio lì è giunta la conferma dell'intenzione del
governo e della maggioranza di cancellare l'emendamento del
"dissidente" Rossi (costo 2 miliardi), approvato in Senato, che
raddoppiava il bonus per i più poveri riportandolo a 150 euro. La
modifica (che prevede l'erogazione in dicembre) fa parte di un pacchetto
presentato ieri per conto del governo dal sottosegretario Lettieri che ha
fatto indignare Ferdinando Rossi: "Tanto dal Senato devono
ripassare...", ha minacciato. La Finanziaria? "Fila liscia come
l'olio", ha detto ieri la capogruppo del Pd al Senato Finocchiaro. E gli
scrutini fin dalla mattina sono proseguiti garantendo uno scarto di 6 voti a
favore della maggioranza: addirittura, in qualche caso, si sono formati
schieramenti bipartisan. Oltre che nel caso Rai, la convergenza si è
verificata nell'emendamento che attribuisce all'Agenzia delle entrate
l'"onere della prova" sugli accertamenti sugli studi di settore
evitando che cada sul contribuente il compito di dimostrare la propria
"innocenza". Nel merito delle misure fanno passi in avanti, con
l'approvazione di ieri, le norme che tagliano l'Ires e l'Irap a fronte di un
allargamento della base imponibile. Per i piccoli lavoratori autonomi (ricavi
fino a 30 mila euro) arriva il forfait: potranno optare per una aliquota
unica del 20 per cento. Si lega al pacchetto imprese anche la conferma, con
l'ok di ieri, l'abolizione della cosiddetta gogna-fiscale e l'introduzione
del riccometro per l'Isee. Giunto all'articolo 8 (su 97 complessivi) il
Senato ha di fronte ancora circa 400 emendamenti e relative votazioni. Mentre
alcuni nodi restano aperti: il primo è quella della class="term">class class="term">action
(cause di risarcimento collettivo dei risparmiatori) che ieri è stata
rilanciata dalla coppia Manzione-Bordon (Ud). L'altro è quello del
tetto agli stipendi dei manager pubblici: i diniani sono contrari. Con la
seduta di ieri arrivano anche altre norme di carattere sociale: come la
detrazione di 250 euro per l'abbonamento al bus e la conferma della
detrazione fino ad un tetto di 636 euro per le rette degli asili nido. Mentre
Rosi Bindi ha proposto congedi per i nonni che voglio accudire i nipotini (la
misura entrerà in un collegato).
( da "Stampa, La" del 09-11-2007)
[FIRMA]ALESSANDRO
BARBERA ROMA Incredibile ma vero: non solo la maggioranza al Senato tiene, ma
ieri è perfino stata capace di mettersi d'accordo con l'opposizione su
un emendamento. Incredibile ma vero: in serata dallo staff di Prodi si esprimeva
"soddisfazione" per l'andamento delle votazioni sulla Finanziaria:
"I lavori si svolgono in un dibattito rispettoso". Quasi da non
crederci. E però, il diavolo sta sempre nel dettaglio. Ad esempio,
l'emiciclo di Palazzo Madama si è raccolto quasi unanime contro un
emendamento dei dissidenti della sinistra Fernando Rossi e Franco Turigliatto
che avrebbe dimezzato le indennità dei senatori. Trentasei voti favorevoli,
266 contrari. Vota sì compatto (ma i maligni degli altri partiti
dicono "solo perché sapevano sarebbe stato bocciato") la Lega di
Bossi. "Avete il cuore a sinistra e il portafoglio a destra", grida
in aula per il Carroccio Dario Galli. Gli altri che hanno il fegato di
intervenire (fra gli altri Nitto Francesco Palma per Forza Italia e Giorgio
Stracquadanio della Dc di Rotondi) si limitano a protestare contro una norma
"demagogica e anti-politica". Per evitare qualche titolo di troppo
sui giornali, poco prima di bocciare la proposta Rossi-Turigliatto i senatori
hanno votato sì al congelamento per cinque anni della cosiddetta
"indennità di contingenza", una voce che vale un centinaio
di euro al mese. Dalla Camera intanto arrivano novità che porteranno
con sé venti di guerra. Il Governo ha presentato a Montecitorio gli
emendamenti di modifica del decreto fiscale e che - come vogliono i
regolamenti - dovrà passare nuovamente dalle forche caudine di Palazzo
Madama. Uno di questi riguarda il cosiddetto "bonus incapienti", l'assegno
da 150 euro che in Senato, grazie ad un blitz dei soliti
Rossi&Turigliatto, era raddoppiato. Il governo ha preso atto di non avere
le risorse, dunque si torna a 150 euro. Rossi attende la "navetta"
con il coltello fra i denti: "Tanto da qui devono ripassare".
L'unico momento difficile ieri in Senato è stato verso l'ora di cena.
Sinistra Democratica presenta un emendamento che ritocca gli studi di settore
al quale si dicono favorevoli Forza Italia, Lega e Alleanza Nazionale. Alla
fine, dopo lunga diatriba fra i giuristi, arriva il sì bipartisan: di
fatto l'onere della prova sugli studi sarà a carico del fisco e non
del piccolo imprenditore. Destra e sinistra si sono trovate d'accordo anche
sull'emendamento che elimina il pagamento del canone Rai per gli anziani con
più di 75 anni e a basso
reddito (il tetto è quello della pensione sociale da 516 euro
mensili). Passa lo sconto Irpef da 250 euro per chi si abbona all'autobus o
alla metro, il forfait del 20% per le imprese con fatturato fino a 30mila euro
e la rimodulazione delle aliquote Ires e Irap per le imprese. Giorno per
giorno, con estenuanti riunioni tecniche, nella maggioranza si tenta di
trovare l'accordo sugli emendamenti presentati in aula dai dissidenti. Ieri,
per accontentare la coppia Bordon-Manzione, si è messa a punto una
proposta che introduce una sorta di "class="term">class class="term">action",
ovvero la possibilità per i consumatori di fare cause collettive come
negli Stati Uniti. Ma la coperta è sempre corta e così, come
viene accontentato un partito ce n'è un altro che alza il dito e dice
che il testo non va. Ad esempio al diniano Natale D'Amico e all'Udeur non
piace la riformulazione della norma sul tetto di 250mila euro ai manager
pubblici. Per D'Amico non basta aver escluso i contratti d'opera, ovvero i
cachet degli artisti ingaggiati in Rai, ma vanno escluse subito dal tetto
tutte le Autorità di controllo e la Banca d'Italia,
le cui professionalità - secondo D'Amico - sul mercato valgono spesso
molto di più.
( da "Stampa, La" del 09-11-2007)
Sì
alla Class Action Cause collettive come negli Usa La commissione giustizia
della Camera compie un passo verso la disciplina della "class="term">class class="term">action", Un'azione legale
condotta da uno o più soggetti che chiedono che la soluzione di una
questione comune avvenga con effetti ultra partes per tutti i componenti
presenti e futuri della classe. Gli altri soggetti della
medesima possono chiedere di non avvantagiarsi dell'azione altrui, oppure
possono rimanere inerti avvantaggiandosi dell'attività processuale. La
"class="term">class
class="term">action" è un
modo con cui i semplici cittadini possano essere tutelati e risarciti dai
torti delle grandi aziende in quanto la relativa sentenza favorevole
avrà poi effetto sututti i soggetti che si trovino nell'identica
situazione dell'attore.
( da "Corriere.it" del 09-11-2007)
Via
libera al congelamento degli stipendi dei parlamentari Manovra, sì in
Senato a taglio Ires e Irap Via il canone Rai per gli anziani a basso reddito. Detrazioni
Irpef per chi si abbona al trasporto pubblico ROMA - La riforma dell'Irap e
dell'Ires, il 'riccometro' antifurbi, il 'forfettone' per le microimprese. Ma
anche l'esenzione dal canone Rai per gli over 75 a basso reddito e il
congelamento degli stipendi dei parlamentari per cinque anni. Procedono i
lavori della Finanziaria in aula al Senato e, dopo le tensioni di
mercoledì, la maggioranza mette al sicuro misure rilevanti Affrontati
i primi otto articoli del disegno di legge, restano
da affrontare ancora i nodi che riguardano la stabilizzazione dei precari
della Pubblica amministrazione, il tetto di emolumenti per i manager pubblici
e l'eventuale introduzione della class="term">class class="term">action.
Su cui, secondo le indicazioni del firmatario dell'emendamento, Roberto
Manzione, la maggioranza avrebbe trovato un accordo. Ecco, più nel
dettaglio, le misure più importanti approvate a Palazzo Madama. IRAP E
IRAS - Via libera all'articolo 3 della Finanziaria che introduce una riforma
dell'Ires (l'imposta sul reddito delle società) e dell'Irap (l'imposta
sulle attività produttive). I voti a favore sono stati 159, i contrari
158. Dal primo gennaio l'aliquota Ires calerà di 5 punti dal 33% al
27,5% e contestualmente verrà ampliata la base imponibile. Si riduce
anche l'Irap che scenderà dal 4,25% al 3,9%. Dal 2009, inoltre, lo
Stato abbandonerà la gestione dell'imposta sulle attività
produttive trasferendola interamente alle Regioni. Si tratta di una riforma
chiesta a gran voce, nei mesi scorsi, da Confindustria. L'emendamento non
è stato votato dal senatore di sinistra critica Turigliatto. CONGELATO
STIPENDIO DEI PARLAMENTARI - Sospeso per cinque anni l'adeguamento automatico
delle indennità dei parlamentari. I voti a favore sono stati 164, 147
i contrari. Respinta invece la sforbiciata proposta da Turigliatto e Rossi
che avrebbero voluto dimezzare le buste paga di senatori e deputati. NIENTE
CANONE PER GLI ANZIANI - Tra le novità più interessanti,
l'esonero dal pagamento del canone Rai per gli anziani a basso reddito con più
di 75 anni. Il Senato ha infatti acceso il semaforo verde su un emendamento
bipartisan. NUOVO RICCOMETRO - Sì di Palazzo Madama anche al
"riccometro" a prova di furbi. L'Assemblea ha approvato la norma
che rivede l'Isee (l'indicatore di situazione economica equivalente), quello
che consente ad un nucleo familiare di ottenere l'accesso alle prestazioni
sociali come gli sconti sulla tassa dei rifiuti o quelli per gli asili nido.
La dichiarazione sostitutiva presentata dal contribuente viene inviata
direttamente all'Agenzia delle entrate che potrà fare controlli
incrociati. ABBONAMENTI AL TRASPORTO PUBBLICO - Arrivano poi le detrazioni
Irpef per chi si abbona ai servizi di trasporto pubblico locale. L'Aula del
Senato ha infatti approvato l'articolo 6 della Finanziaria, con 161 voti
favorevoli, 155 contrari e un astenuto. Gli importi fino a 250 euro potranno
essere detratti al 19% dalle imposte.La norma istituisce un fondo per lo
sviluppo del trasporto pubblico locale, con una dotazione di 500 milioni di
euro per l'anno 2008. STRETTA SU INTERESSI PASSIVI - Insieme alla diminuzione
delle aliquote Ires e Irap, vengono eliminate le deduzioni extracontabili e
introdotte imposte sostitutive sulle operazioni di riorganizzazione
aziendale. Si prevede anche una stretta sulle deduzioni degli interessi
passivi. Non saranno più ammesse, quindi, deduzioni extracontabili
(quelle a titolo di ammortamento e altri costi che è possibile
effettuare nella dichiarazione dei redditi oltre l'importo imputato al conto
economico). Per quanto riguarda la stretta sugli interessi passivi, le
società di persone e le imprese individuali non verranno toccate.
Anche banche e
assicurazioni restano escluse, mentre le limitazioni nelle
deduzioni riguarderà le holding di partecipazioni non bancarie e
creditizie. Arriva anche una deduzione fiscale per i mancati incassi dovuti
ai ritardi nei pagamenti da parte delle Amministrazioni pubbliche. Inoltre,
le imprese individuali e i soci di società di persone, in regime di
contabilità ordinaria, potranno optare per la tassazione al 27,5% del
reddito del prodotto a condizione che il reddito rimanga all'interno
dell'impresa. VERSO IL FEDERALISMO - Per quanto riguarda l'Irap, oltre alla
regionalizzazione a partire dal 2009 (che rappresenta una sorta di primo
passo verso il federalismo fiscale), arriva anche una semplificazione: la sua
base imponibile si sgancia da specifiche regole fiscali e deriverà per
intero dai dati di bilancio. Scompare, inoltre, il modulo per la dichiarazione
annuale Irap dal modello Unico. Le imprese indicheranno i valori direttamente
alle Regioni. BONUS INCAPIENTI DIMEZZATO - Il bonus incapienti torna alla
cifra originaria di 150 euro: è questo il contenuto di un emendamento
del governo al decreto fiscale, all'esame della Camera, secondo quanto
riferisce il Sottosegretario all'Economia Mario Lettieri. L'agevolazione era
stata raddoppiata durante l'iter al Senato, ma ora viene riportata a 150
euro. stampa |.
( da "Asca" del 10-11-2007)
(ASCA)
- Roma, 10 nov - Stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione,
stipendio dei manager, class="term">class class="term">action.
Sono questi i nodi che restano da sciogliere nel cammino della finanziaria al
Senato a partire da lunedi', quando l'Aula riprendera' l'esame del
provvedimento. Confermato il termine di mercoledi' 14 novembre per
l'approvazione. Dopo il lavoro approfondito svolto in Commissione, L'Aula sta
sostanzialmente confermando le misure senza colpi di scena. Ma sulla
questione dei precari i tre senatori diniani confermano le loro perplessita':
''No ad assunzioni degli amici degli amici o dei portaborse. Le persone
assunte dovranno aver superato prove selettive dimostrando di meritare''. La
norma introdotta in Commissione Bilancio prevede un piano triennale di
assunzioni da parte delle amministrazione centrali e periferiche per
l'assunzione di coloro che, con le varie forme contrattuali, abbiano lavorato
per almeno tre anni. Una parte di essi ha gia' superato prove selettive e
quindi hanno il titolo per accedere alla stabilizzazione. Ma nel mirino dei
'diniani' sono i diretti collaboratori degli organi politici, che lavorano
nell'amministrazione perche' chiamati direttamente, senza aver superato prove
selettive. Questa linea sembra essere stata recepita dalla maggioranza che
sta elaborando un nuovo emendamento per l'Aula. Fa discutere anche il tetto
allo stipendio dei manager pubblici, che secondo la finanziaria non puo'
superare quello del primo presidente della Cassazione. Ma cosi' come e'
scritta la misura non piace ne' all'Udc, ne' ai diniani che chiedono
''cambiamenti radicali''. L'Udc, pur giudicando ''opportuna'' la previsione
di una soglia massima per i compensi di chi opera ai vertici degli organismi
pubblici, ritiene necessario ''salvaguardare'' le posizioni in essere. La
nuova formulazione, che la maggioranza sta definendo, dovrebbe prevedere la riorganizzazione
di una fase transitoria per i contratti attualmente in vigore. Vicina la
soluzione anche per la class="term">class class="term">action,
l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Il proponente,
Roberto Manzione, e' certo che il nuovo strumento entrera' nella manovra ed
egli stesso sta riscrivendo la norma. Sara' previsto un allargamento della
platea dei soggetti abilitati a promuovere la class="term">class class="term">action
rispetto agli attuali 16 riconosciuti dal Consiglio Nazionale dei
Consumatori e Utenti. Nei giorni scorsi il Senato ha dato il via libera a
pezzi importanti della finanziaria. Molto nutrito il capitolo dei tagli ai
costi della politica: la riduzione a 12 dei ministeri e a 60 unita' per
l'intera compagine governativa a partire dal prossimo esecutivo, il
congelamento dello stipendio dei parlamentari, la razionalizzazione delle
comunita' montane, la stretta alle indennita' dei consiglieri
circoscrizionali, comunali e provinciali e ai rimborsi delle spese per i
viaggi. Approvate anche le misure fiscali: l'extragettito 2008 da destinare
ad alleggerire il carico sui lavoratori dipendenti,
il taglio dell'Ici sulla prima casa senza limiti di reddito (sono esclusi
immobili di lusso, ville e castelli), la riforma della tassazione per le
imprese con il calo delle aliquote Ires e Irap compensato dall'allargamento
della base imponibile, il cosiddetto 'forfettone' per le imprese marginali.
lsa/min/ss.
( da "Stampaweb, La" del 11-11-2007)
(17:3)
Finanziaria, volata finale al Senato Lamberto Dini MULTIMEDIA FOTOGALLERY
Finanziaria '08, 1 miliardo per i più poveri FOTOGALLERY Finanziaria.
Manovra in 6 mosse Manovra, Dini minaccia il "no". Intesa su
precari, domani vertice su tetto per stipendi dei manager MILANO Si riparte domani, ma
questa volta con l'obiettivo di chiudere. La Finanziaria si appresta,
infatti, a tagliare, per la prima volta da anni senza fiducia, il traguardo a
palazzo Madama. I senatori, presenti in Aula a ranghi serrati, hanno dato
prova di compattezza riuscendo a superare indenni le prime tre giornate di
votazioni. Ma una voce fuori dal coro è quella del leader dei
Liberaldemocratici, Lamberto Dini, che ancora oggi minaccia il suo
"no" sulla manovra se aumenta la spesa. Lo stop di Dini "Noi -
avverte Dini - abbiamo le mani libere". Ottimista il presidente dei
senatori dell'Ulivo, Anna Finocchiaro, regista di un impegnativo lavoro di
tessitura fra le diverse anime della coalizione. "Sono convinta - dice -
che troveremo la giusta sintonia per approvare, con tutta la maggioranza, la
manovra di bilancio". Il sì din palazzo Madama è previsto
per mercoledì, ma potrebbe anche slittare a giovedì mattina.
Berlusconi all'attacco Anche l'opposizione continua a incalzare l'esecutivo e
sperare che il governo Prodi inciampi sulla manovra. Silvio Berlusconi da
Montecatini ha fatto sapere che alcuni senatori continuano, in colloqui
privati, a manifestare la loro volontà di non votare la legge Finanziaria. "La mia strategia non cambia -
sottolinea l'ex premier - conto sul fatto che ho parlato con alcuni senatori
e ho trovato degli stati d'animo e dei giudizi che francamente non consentono
a certe personalità di dare l'approvazione alla legge
Finanziaria". Maggioranza fiduciosa Convinto che l'Unione
supererà indenne la prova Senato è il relatore di maggioranza,
Giovanni Legnini (Ulivo), che esclude "totalmente" il ricorso al
voto di fiducia. "La maggioranza - dice - sta dando ottima prova di
sé". Sui rilievi mossi da Dini, il relatore spiega che dopo aver
corretto la copertura per l'abolizione sui ticket sanitari da 10 euro sulla
diagnostica e la specialistica non c'è nessun aumento di spesa in Finanziaria.
Intesa su precari. Resta il nodo del tetto per stipendi dei manager La
settimana che si apre in Senato sarà quindi decisiva. Maggioranza e
governo sono alle prese con gli ultimissimi "nodi" ancora da
sciogliere. Archiviato il problema della sanatoria dei precari (il diniano
D'Amico a fine seduta di venerdì ha depositato l'emendamento che
recepisce l'intesa nell'Unione che prevede una procedura selettiva per la
stabilizzazione) resta soprattutto da definire la norma sul tetto agli
stipendi dei manager pubblici che secondo un emendamento approvato in
commissione Bilancio non può superare quello del primo presidente
della Corte di Cassazione. Per Dini non ha senso fissare per legge un tetto agli stipendi pubblici rischiando di
privare molte amministrazioni delle risorse umane di migliore qualità.
La maggioranza è quindi alle prese con una riformulazione del testo
che dovrebbe prevedere una fase transitoria per i contratti a termine. Mentre
ancora si discute se far rientrare nel tetto anche gli stipendi delle
Authority (inclusa la
Banca d'Italia). Su questo argomento, spiega Legnini,
"non c'è ancora una soluzione definitiva e non c'è intesa
sul testo, anche se c'è la volontà di raggiungere un accordo.
Lunedì mattina lavoreremo su questo". Si lavora ancora anche
sulla "class="term">class class="term">action"
Si lavora ancora anche sulla "class="term">class class="term">action",
l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. "Serve
qualche ritocco - precisa Legnini - sto studiando io personalmente qualche
modifica". Al momento la proposta di modifica elaborata dal senatore
Roberto Manzione(che inserisce l'articolo 53 bis nella Finanziaria) dovrebbe
prevedere un allargamento della base dei soggetti legittimati alla 'class="term">class class="term">action' su indicazione dei
ministri della Giustizia e dello Sviluppo economico, sentite le commissione
parlamentari competenti. L'obiettivo è quello di non privare della
possibilità quei soggetti portatori di interessi collettivi diversi da
consumatori e utenti
assistiti dalle associazioni elencate nel Cncu (Consiglio nazionale
consumatori e utenti). Il problema però è
quello di far approvare l'emendamento in Aula, ma il relatore si dice
ottimista. Ovviamente c'è chi all'interno del governo avrebbe
preferito affrontare la materia con un intervento più organico, ma a
fronte della lentezza con cui procedono i lavori in commissione Giustizia
della Camera, sembra esserci infatti l'intenzione di approvare già
nella manovra l'emendamento. Alla Camera sinistra all'attacco sulla Società
Stretto di Messina Spa Grane per l'Unione spuntano anche alla Camera dove
è in corso l'esame del dl che accompagna la manovra: la sinistra ha,
infatti, ripresentato l'emendamento, bocciato dal Senato, sulla soppressione
della Società Stretto di Messina Spa. Le votazioni inizieranno domani
con l'obiettivo di licenziare il testo in tempo per l'approdo in Aula
mercoledì. Sui tempi si approvazione della Finanziaria, invece, domani
pomeriggio alle 15 si riunirà una Conferenza dei Capigruppo. Al
momento il 'disco verdè resta fissato per mercoledì 14, ma
potrebbe anche essere deciso uno slittamento alla mattina successiva. I
lavori riprenderanno alle 16 dall'articolo 23 (sulle intercettazioni
telefoniche e ambientali), ma restano da votare ben 75 articoli. L'Unione
confida nel fatto che una volta scaduto il tempo per l'illustrazione delle proposte di modifica l'esame dovrebbe procedere più
speditamente.
( da "Tempo, Il" del 12-11-2007)
L'azione
collettiva, spesso citata con svelto americanismo con l'espressione "class="term">class class="term">action", se ha trovato
qualche popolarità presso il pubblico italiano attraverso la
filmografia hollywoodiana con testimonial affascinanti del calibro della
Roberts e di Clooney, certamente si è maggiormente imposta
all'attenzione dei cittadini per la sua assenza nel nostro ordinamento, in
occasione dei dolorosi crack della Cirio e della Parmalat. Home prec succ
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ospitalità ad Amaseno Spaccio di cocaina, arrestato un ex vigile
urbano Spalletti: ora basta processi Cerci spinge il Pisa. Bologna ok Nei codici italiani,
dunque, manca uno strumento processuale che possa consentire ad una
pluralità di soggetti, siano essi consumatori o utenti di un certo
servizio, che intendano far valere un diritto, di adire l'autorità
giudiziaria con un'unica causa i cui esiti si riflettano su tutti gli
appartenenti alla categoria. V'è da dire, peraltro, che l'esigenza di
una regolazione di questo spazio giuridico vuoto è stata avvertita
dalla politica fin dalla scorsa legislatura con il tentativo - frustrato - di
introdurre nel nostro ordinamento una norma sulla class="term">class class="term">action.
Inoltre già all'inizio dell'attuale legislatura il governo ha
presentato un suo disegno di legge che la prevede,
mentre nell'alacre attività emendativa dei senatori alla Finanziaria
c'è da registrare l'episodio di un emendamento su questo tema, non
accolto per palese improcedibilità. La Commissione Giustizia
della Camera, dal canto suo, ha svolto una lunga serie di audizioni, interpellando
le associazioni consumeristiche, i sindacati dei lavoratori, le associazioni
degli imprenditori e una serie di accademici, ed ha predisposto un testo
unificato (non si dimentichi che, accanto al disegno di legge
governativo, ci sono numerose class="term">proposte di legge parlamentari) a
cui apportare le proposte di emendamento per il voto
finale che si avrà in Commissione nel giro di giorni. Fin qui il
percorso legislativo dell'importante provvedimento. Ma il punto non è
questo: il punto è che l'azione collettiva non gode di buona
considerazione nella cultura politica, imprenditoriale ma anche giuridica del
nostro paese. Probabilmente per la stessa ragione per cui il
cittadino-consumatore non ha mai avuto storia nelle grandi culture politiche italiane,
quella socialcomunista e quella democristiana, perché sublimato nella fede
nel partito-madre e padre. A quelle grandi culture, cui tutti dobbiamo
qualcosa, probabilmente tutti stiamo rendendo tributo con un riflesso
condizionato anche sulla class="term">class class="term">action.
Che, se riesce ad allargare la platea dei legittimati ad agire in giudizio,
diventa, invece, un grande strumento di partecipazione democratica anche
fuori dal recinto dell'azione consumeristica: si pensi, in questa stagione di
particolare languidezza delle garanzie democratiche all'interno dei partiti,
alla possibilità di un'azione collettiva intentata dagli iscritti che
vedano conculcati i loro diritti di scelta all'interno di strutture politiche
sempre più verticistiche! Uno strumento di libertà, allora, che
mette alla prova la modernità dei partiti. 12/11/2007.
( da "Secolo XIX, Il" del 12-11-2007)
Discussione
in dirittura d'arrivo Legge vicina al traguardo: il governo non dovrebbe
porre la fiducia. Da mercoledì alla Camera decreto fiscale e welfare
12/11/2007 Roma. La Finanziaria arriva in vista del traguardo. Il governo ha
tre giorni di tempo per chiudere la partita al Senato, senza il voto di
fiducia, per poi affrontare i due prossimi scogli, non meno pericolosi: il
decreto fiscale e il testo di legge sul welfare, che
sono all'esame della Camera. Ma intanto c'è la Finanziaria da varare
entro mercoledì notte e ci sono gli ultimi nodi, che la maggioranza
deve sciogliere prima di affrontare la volata finale sfidando la previsione
di Silvio Berlusconi: "Il governo cadrà sulla manovra, a
metà novembre". Si profila un accordo con i diniani
sull'assunzione dei precari della pubblica amministrazione, richiesta dalla
sinistra radicale. La norma è una di quelle più a rischio e
dovrà essere votata tra oggi e domani. In pratica, come ha spiegato il
relatore Giovanni Legnini, sarà proposto un emendamento di un senatore
miniano, Natale D'Amico, concepito apposta per mettere alcuni paletti alle
assunzioni. Il nuovo testo prevede delle prove selettive per chi ha contratti
a termine mentre i co.co.co avranno diritto a un punteggio da far valere nei
concorsi."Non ci sarà una sanatoria indifferenziata", ha
osservato Legnini. Ma non è detto che la sinistra dia il suo via
libera senza discutere a un vertice della maggioranza, che si terrà al
Senato prima di riprendere le votazioni in aula ed è lì che ci
sarà la resa dei conti. Su precari e sul resto. Nelle prossime ore,
l'aula voterà anche la norma con la quale viene abolito il ticket di
10 euro su diagnostica e specialistica anche nel 2008. La misura costa 830
milioni di euro e ha provocato le accuse di mancata copertura da parte della
Cdl ma, venerdì scorso, c'è già stato il via libera
dell'aula alle diverse voci di copertura (anche con molti tagli ai costi
della politica) in parte rivisti e corretti dalla Ragioneria generale. Ora bisogna
approvare la norma che cancella il ticket, che non convince Lamberto Dini e
due senatori liberaldemocratici in grado con i loro tre voti di azzoppare la
maggioranza. "Ci sono ancora 350 emendamenti da votare e ci teniamo le
mani libere anche sulla cancellazione del ticket che non ha una vera
copertura. Eliminare il ticket è una cosa popolare ma costosa",
ha osservato Dini. Un altro dei nervi scoperti riguarda i manager pubblici e
la norma proposta dal governo che impone un tetto di 274 mila euro ai
compensi dei manager e degli altri dirigenti pubblici con 25 casi di deroga
che dovrebbero essere indicati con un decreto di Palazzo Chigi. I diniani e i
centristi dell'Udeur non sono d'accordo e vogliono eliminare il tetto mentre
sinistra radicale, Idv e Ulivo insistono. Ma si sta cercando un compromesso.
Il tetto ai compensi verrebbe escluso per i manager di società
controllate dal Tesoro, come l'Eni, l'Enel e anche la Rai. Il limite verrebbe
confermato per i dirigenti pubblici, comprese per le Authority ma quasi
certamente sarà adottata una fase transitoria per non tagliare le alte
retribuzioni già in vigore. L'accordo è a portata di mano anche
sulla class="term">class
class="term">action, l'azione
giudiziaria collettiva a tutela degli utenti e dei consumatori, che il
senatore Roberto Manzione (ormai è battitore libero, in coppia con
Willer Bordon) ha proposto di inserire nella Finanziaria. L'ultima versione
allarga la platea delle associazioni che si potranno costituire in giudizio a difesa di interessi
collettivi oltre alle 16 già riconosciute. Sul decreto fiscale che
distribuisce i soldi del tesoretto, la maggioranza è scivolata per
nove volte di seguito al Senato e adesso quel provvedimento approda
mercoledì in aula alla Camera portandosi dietro le scorie della
discussione (e degli agguati) già visti in Senato. I passaggi a
rischio sono soprattutto due: la società Stretto di Messina tenuta in
vita grazie a un blitz di Antonio di Pietro e il bonus per gli incapienti
raddoppiato da 150 a
300 euro con un emendamento di Fernando Rossi, ex Pdci, approvato con il voto
del centrodestra. Alla Camera, la sinistra ripropone l'abolizione della
società creata apposta per progettare il ponte sullo Stretto e questo
porterà a un nuovo braccio di ferro con Di Pietro. Il bonus sarà
invece riportato a 150 euro dal governo e Rossi ha già fatto sapere di
attendere il decreto al varco per la terza lettura in Senato, dove
probabilmente sarà blindato con la fiducia. Michele Lombardi
12/11/2007.
( da "Tempo, Il" del 12-11-2007)
L'azione
collettiva, spesso citata con svelto americanismo con l'espressione "class="term">class class="term">action", se ha trovato
qualche popolarità [...] Home prec Contenuti correlati Flaminia a
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Terracina senza stadio, ottiene ospitalità ad Amaseno Spaccio di
cocaina, arrestato un ex vigile urbano Spalletti: ora basta processi Cerci
spinge il Pisa. Bologna ok [...] presso il pubblico italiano attraverso la
filmografia hollywoodiana con testimonial affascinanti del calibro della
Roberts e di Clooney, certamente si è maggiormente imposta
all'attenzione dei cittadini per la sua assenza nel nostro ordinamento, in
occasione dei dolorosi crack della Cirio e della Parmalat. Nei codici italiani,
dunque, manca uno strumento processuale che possa consentire ad una
pluralità di soggetti, siano essi consumatori o utenti di un certo
servizio, che intendano far valere un diritto, di adire l'autorità
giudiziaria con un'unica causa i cui esiti si riflettano su tutti gli
appartenenti alla categoria. V'è da dire, peraltro, che l'esigenza di
una regolazione di questo spazio giuridico vuoto è stata avvertita dalla
politica fin dalla scorsa legislatura con il tentativo - frustrato - di
introdurre nel nostro ordinamento una norma sulla class="term">class class="term">action.
Inoltre già all'inizio dell'attuale legislatura il governo ha
presentato un suo disegno di legge che la prevede,
mentre nell'alacre attività emendativa dei senatori alla Finanziaria
c'è da registrare l'episodio di un emendamento su questo tema, non
accolto per palese improcedibilità. La Commissione Giustizia
della Camera, dal canto suo, ha svolto una lunga serie di audizioni,
interpellando le associazioni consumeristiche, i sindacati dei lavoratori, le
associazioni degli imprenditori e una serie di accademici, ed ha predisposto
un testo unificato (non si dimentichi che, accanto al disegno di legge governativo, ci sono numerose class="term">proposte di legge parlamentari) a
cui apportare le proposte di emendamento per il voto
finale che si avrà in Commissione nel giro di giorni. Fin qui il
percorso legislativo dell'importante provvedimento. Ma il punto non è
questo: il punto è che l'azione collettiva non gode di buona
considerazione nella cultura politica, imprenditoriale ma anche giuridica del
nostro paese. Probabilmente per la stessa ragione per cui il
cittadino-consumatore non ha mai avuto storia nelle grandi culture politiche
italiane, quella socialcomunista e quella democristiana, perché sublimato
nella fede nel partito-madre e padre. A quelle grandi culture, cui tutti
dobbiamo qualcosa, probabilmente tutti stiamo rendendo tributo con un riflesso
condizionato anche sulla class="term">class class="term">action.
Che, se riesce ad allargare la platea dei legittimati ad agire in giudizio,
diventa, invece, un grande strumento di partecipazione democratica anche
fuori dal recinto dell'azione consumeristica: si pensi, in questa stagione di
particolare languidezza delle garanzie democratiche all'interno dei partiti,
alla possibilità di un'azione collettiva intentata dagli iscritti che
vedano conculcati i loro diritti di scelta all'interno di strutture politiche
sempre più verticistiche! Uno strumento di libertà, allora, che
mette alla prova la modernità dei partiti. 12/11/2007.
( da "Reuters Italia" del 12-11-2007)
2.03
Versione per stampa
MILANO (Reuters) - Complice anche "un basso punto di
partenza, il sistema finanziario italiano è migliorato
significativamente in anni recenti, ma ha ancora molta strada da fare per
mettersi al passo dei sistemi più avanzati secondo il Fondo Monetario
Internazionale. "A dispetto della bassa concentrazione, c'è
ancora spazio per rafforzare la concorrenza tra banche, dal momento che il
prezzo di alcune servizi bancari di base in Italia appare tra i più
elevati in Europa", scrive l'Fmi nel suo Regional Economic Outlook per
l'Europa rinviando a questo proposito a studi del 2005. "In maniera analoga
c'è spazio per ridurre i costi di quotazione in borsa, per rafforzare
e semplificare la corporate governance, la contabilità, la trasparenza
societaria, soprattutto da parte dei gruppi, e irrobustire ulteriormente la
protezione degli azionisti di minoranza". A tutela dei piccoli azionisti
il Fondo monetario suggerisce di consentire azioni legali collettive action) e di migliorare l'efficienza della
giustizia civile. "Lo sviluppo del pilastro pensionistico privato e una
maggiore uscita dello stato dall'economia potrebbero inoltre essere d'aiuto".
Tra le tappe dell'evoluzione legislativa che ha consentito lo sviluppo
dell'intermediazione non bancaria, l'organismo di Washington cita la legge Draghi del 1998 e la più recente legge sul risparmio emanata nel 2005 in risposta agli
scandali Cirio e Parmalat, oltre che la normativa sulle cartolarizzazioni che
hanno ampliato le fonti di finanziamento per le banche accrescendo le
capacità di gestione del rischio.
( da "Stampaweb, La" del 12-11-2007)
(20:20)
Manovra, intesa su precari e manager Il ministro dell'Economia Tommaso
Padoa-Schioppa Sciolti ultimi nodi della Finanziaria. Confermato il via
libera mercoledì. Novità in arrivo su energia e sicurezza ROMA
In discesa i lavori sulla Finanziaria in Senato. Maggioranza e governo hanno
sciolto gli ultimi nodi, dai precari al tetto degli stipendi dei manager
pubblici, spianando la strada per il via libera alla manovra dopodomani senza
fiducia. Anche oggi le votazioni sono andate avanti senza scossoni: i
senatori dell'Unione hanno continuato a dare prova di compattezza sfiorando
in alcuni casi anche 6 voti di scarto. In dirittura d'arrivo anche l'intesa
sull'introduzione nell'ordinamento italiano della "class="term">class class="term">action",
l'azione collettiva risarcitoria a favore dei consumatori. Sul tetto agli
stipendi dei manager pubblici il punto di mediazione all'interno dell'Unione
si è trovato su un taglio graduale delle retribuzioni. In pratica, per
quei dirigenti delle società statali che guadagnano di più del
primo presidente della Corte
di Cassazione (cioè oltre 274 mila euro) lo
stipendio verrà ridotto del 25% l'anno per quattro anni, fino al
raggiungimento del limite massimo concesso dalla norma. Restano fuori le
retribuzioni di chi lavora nelle Autorità di vigilanza (compresa la Banca d'Italia).
Per le Authority l'impegno è a intervenire del disegno di legge di riordino delle Autorità, ormai fermo al
Senato da oltre 10 mesi. L'accordo fa salvi anche i contratti per gli artisti
che lavorano in Rai: restano fuori dal tetto, infatti, tutti i contratti
d'opera. Viene riservata, però, allo Stato la possibilità di
una deroga per un totale di 25 dirigenti. La proposta di modifica non
è stata ancora formalizzata, ma sembra che ci sia l'appoggio di tutti
i gruppi della maggioranza. Una soluzione che il presidente dei senatori
dell'Ulivo, Anna Finocchiaro, definisce "buona". Soddisfatto anche
il capogruppo dell'Uder, Tommaso Barbato, che aveva in precedenza espresso
dubbi sul taglio "traumatico" agli stipendi. Con l'applicazione
graduale, afferma, si evitano "ghigliottine penalizzanti". Per il
diniano Natale D'Amico il punto ferma era escludere le Authority, e
così è stato. Accordo definitivo, invece, sulla sanatoria dei
precari della P.A.. Dopo giorni di braccio di ferro tra diniani e i partiti
della sinistra della maggioranza è stato messo nero su bianco che il
concorso è la strada maestra per l'assunzione a tempo indeterminaro
nella pubblica amministrazione e si chiarisce che sono esclusi dalla
stabilizzazione i cosiddetti 'portaborsè. Si prevede la
regolarizzazione dei contratti a tempo determinato più recenti (una
sorta di proroga delle norme sui precari della Finanziaria dello scorso anno
che include coloro che raggiungono i tre anni di anzianità entro il 28
settembre 2007). Ai co.co.co e ai co.co.pro viene riconosciuto un punteggio
maggiore nei concorsi. Sulla 'class="term">class class="term">action',
invece, si lavora ancora. Sembra
ormai certo un allargamento della base dei soggetti legittimati. Si punta,
infatti, a non privare della possibilità quei soggetti portatori di
interessi collettivi diversi da consumatori e utenti assistiti dalle
associazioni elencate nel Cncu (Consiglio nazionale
consumatori e utenti). Si discute però sull'introduzione
di un tetto alle spese legali a carico dei soggetti che perdono la causa.
Intanto, l'Aula di palazzo Madama ha approvato una serie di misure per
potenziare l'ordine pubblico e la sicurezza. In particolare, si prevede
l'istituzione di un Fondo con uno stanziamento di 100 milioni di euro. Sulla
sicurezza è arrivato il disco verde del Senato anche a un emendamento
bipartisan (a firma del senatore Nello Formisano dell'Idv a cui hanno
aggiunto la firma Francesco Storace de La Destra e Sergio De Gregorio degli
Italiani nel mondo), che stanzia 20 milioni di euro per le forze di polizia,
di cui 10 per l'ammodernamento degli automezzi e 10 per gli straordinari. La
proposta di modifica è stata approvata quasi all'unanimità:
nessun 'nò e 3
astenuti. Novità di rilievo anche sul fronte energia. Palazzo Madama
ha dato l'ok alla riforma del sistema di incentivazione della produzione di
energia da fonti rinnovabili. Si chiarisce, inoltre, definitivamente la norma
sugli incentivi Cip6 per i produttori di energia da fonti rinnovabili:
andranno ai soli impianti realizzati ed operativi, escludendo quelli
già autorizzati, ma non ancora realizzati. Infine, è passato
l'emendamento che istituisce un Osservatorio del ministero delle Politiche
agricole con il compito di verificare la trasparenza dei prezzi dei prodotti
alimentari.
( da "Reuters Italia" del 12-11-2007)
8.28
Versione per stampa ROMA
(Reuters) - I lavori sulla Finanziaria in aula al Senato
procedono fra le turbolenze della maggioranza che però, almeno per
ora, tiene nonostante si voti senza fiducia. La giornata di oggi è
stata segnata da un botta e risposta fra gli esponenti della sinistra
radicale e il liberale Lamberto Dini sull'atteggiamento da avere nel voto in
aula. Nella riunione di maggioranza si è comunque riusciti ad
appianare le divergenze sui vari emendamenti, in particolare su compensi
massimi nella pubblica amministrazione e la regolarizzazione dei precari. Il
vero punto a favore del centrosinistra lo ha però fatto segnare il
senatore dell'Unione eletto all'estero, Nino Randazzo, che ha oggi reso
pubblica la sua lettera di rifiuto alle 'avances' di Silvio Berlusconi per
convincerlo a cambiare casacca. Entusiasta la reazione di Palazzo Chigi che
attraverso una fonte definisce "un atto di serietà e
nobiltà la lettera con la quale il senatore ha risposto a chi gli
offriva una alternativa". "Questo gesto gli fa onore e fa onore al
rispetto per il mandato degli elettori", aggiunge la fonte senza mai
citare Berlusconi. Il fuoco di fila delle stilettate nella maggioranza
è stato avviato in mattinata dal ministro dell'Ambiente, Alfonso
Pecoraro Scanio. "Tutti devono valutare i singoli emendamenti, ma poi
devono avere rispetto del mandato che abbiamo ricevuto dagli elettori.
Nessuno ha il diritto di sfilarsi dall'impegno preso con la gente", ha
detto Pecoraro riferendosi chiaramente all'area liberale guidata da Dini.
Poco dopo il capogruppo al Senato di Rifondazione, Giovanni Russo Spena,
ha rincarato la dose: "Credo che la brutta espressione 'tenersi le mani
libere', utilizzata da Dini in questi giorni, significhi valutare cosa gli
verrà offerto: un ministero da Prodi nel rimpasto che si farà a
gennaio, o da Berlusconi, nel caso di elezioni immediate. Sono amareggiato.
Penso che questo sia il peggio della politica". La risposta di Dini non
si è fatta aspettare ed è stata altrettanto dura: "Ricordo
al senatore Russo Spena che Rifondazione comunista, il partito del 'tassa e
spendi', è il vero peggio della politica. Gli italiani non ne possono
più della sinistra massimalista e lo dimostreranno con il voto alle
prossime elezioni". Nonostante le tensioni, la capogruppo dell'Ulivo
Anna Finocchiaro mostra ottimismo: "La spallata? Wait and see",
dice Finocchiaro scimmiottando le parole di Berlusconi OK IN SENATO
CONFERMATO A MERCOLEDÌ, BRIVIDI SU NUCLEARE Il voto finale dell'aula
del Senato, dove l'Unione gode di una maggioranza risicatissima, è
previsto per il 14 novembre, andando avanti ad oltranza. Oggi è stato
approvato l'articolo 30, che contiene gli incentivi alle fonti energetiche
rinnovabili e affida più poteri all'Autorità dell'Energia nel
calcolo dei parametri per i contributi Cip6. L'Aula ha fra l'altro bocciato
un emendamento della Lega che istituiva un fondo per la ricerca sul nucleare. I
voti a favore sono stati 155 e 152 i contrari, ma i 5 astenuti (che al Senato
si sommano ai contrari), fra i quali Mario Bacicni dell'Udc, hanno permesso
che l'emendamento venisse bocciato. INTESA SU PRECARI; SI LAVORA SU CLASS
ACTION L'intesa sui precari della Pa si è trovata su un emendamento
del diniano Natale D'Amico che subordina l'assunzione ai concorsi ed esclude
i collaboratori dei politici. Dal tetto di 274.000 euro per dirigenti
pubblici saranno esclusi i contratti d'opera e i dirigenti delle
Autorità di garanzia. Chi ha una retribuzione superiore ai 274.000 si
vedrà decurtare del 25% l'anno la parte dello stipendio in modo da
garantire un allineamento entro 4 anni. Resta sul tavolo la questione della class="term">class class="term">action (l'azione risarcitoria
collettiva), prevista da un emendamento all'articolo 52 del senatore Roberto
Manzione. La proposta a cui la maggioranza sta lavorando prevede un
allargamento della platea dei soggetti ricorrenti rispetto a quelli indicati
nel ddl Bersani, all'esame della Camera.
( da "Giornale.it, Il" del 13-11-2007)
Di
Gian Maria De Francesco - martedì 13 novembre 2007, 07:00 Stampa
Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato da Roma
Senatore Bordon, l'apertura del segretario del Pd Veltroni a una riforma
proporzionale della legge elettorale ha spostato i
riflettori dal difficile passaggio della Finanziaria in Senato. "Con la
sua proposta è diventato il principale alleato del Cavaliere. È
quasi incredibile pensare che Walter Veltroni butti nel dibattito il ritorno
al proporzionale in un momento in cui si contano i voti con il pallottoliere.
Da tempo sostengo che in Senato non c'è una maggioranza politica ma
numerica. Se si voleva provocare uno sconquasso, ci si è quasi riusciti".
Perché "quasi"? "In questi anni s'è sviluppato un
maggioritario spurio, ma dal primo referendum Segni l'Italia ha avuto governi
di legislatura. Il proporzionale significa tornare ai governi di 9 mesi che
hanno prodotto un enorme disavanzo. Aglio per i vampiri, per uno come me che
da vent'anni lavora per trasformare l'Italia in una democrazia bipolare. Non
entrai nel Pd perché ne intravedevo i caratteri truffaldini, ma non mi sarei
mai aspettato un tale capovolgimento". Sulla Finanziaria, però,
siete riusciti a ottenere delle vittorie. "Con Manzione abbiamo
sollevato mille perplessità e ancora ne abbiamo, ma abbiamo avuto
successo con la riduzione del numero dei ministri e la probabile introduzione
della class="term">class
class="term">action. Ci aspettavamo,
però, un segnale diverso". Che cosa vuol dire? "La
priorità è dare al Paese un sistema stabile. Il maggioritario
italiano non lo è mai stato, ma il proporzionale è il sistema
delle mani libere per cui i governi si fanno dopo le elezioni. Sono tentato
di interrogarmi sull'opportunità di far saltare il tavolo. Bisogna
andare al referendum e poi votare con il sistema che ne risulterà. In
entrambi i poli ci sono tanti che la pensano come me e sono disposto a
insistere per il bene del Paese". E se si ponesse la fiducia sulla
manovra? "Non basta discutere, voglio capire quello che viene dopo. Se
il dopo è quello che prefigura Veltroni, si torna alla fanghiglia in
cui non c'è vero governo e vera opposizione. Il problema non è
Prodi, che fa del suo meglio, ma il suo maggiore alleato. Non vado al
suicidio cantando. Il mio discorso è disinteressato perché il 16
gennaio do le dimissioni da senatore. Non lascerò buttar via vent'anni
di tentativi di rinnovamento". Pagina successiva >>.
( da "Tempo, Il" del 13-11-2007)
Il
rischio soppressione del distaccamento della polizia stradale di Cassino
arriva sul tavolo del governo. Nella mattinata di ieri il deputato dell'Udc,
Anna Teresa Formisano ha presentato un'inerrogazione al ministro Amato,
spiegando le ragioni che dovrebbero indurre il governo a non dar seguito alla
proposta di soppressione avanzata nel documento allegato alla nuova
finanziaria. Home Frosinone prec succ Contenuti correlati In Italia è
boom di immigrati L'ultimo sms a De Silvestri: "Daje Lo. Sempre con
voi" Da YouTube a Videoio: l'autorappresentazione del crimine Democrazia
è anche una class="term">class class="term">action
PENSIONE-BEFFA All'invalido 4,13 euro Pensioni ... CAMPOBASSO Dalla
proclamazione ufficiale davanti Assemblea ... "Il Governo impedisca ad
ogni costo la soppressione del distaccamento della Polizia Stradale di
Cassino, avamposto irrinunciabile che rischia di sparire a causa dei tagli alla
sicurezza presenti in Finanziaria". Ha esordito il deputato Udc:
"Nel 2006 la sede cassinate ha effettuato pattugliamenti per circa 230
mila Km, tra servizi in auto e moto, 1800 pattuglie, 1500 verbali e, solo
negli ultimi tre mesi, gli agenti della stradale hanno denunciato per guida
in stato di ebbrezza ben 50 persone". "Questi dati eloquenti
dovrebbero far riflettere sull'utilità di un distaccamento che da ben
53 anni assicura un rigido controllo su un crocevia viario come Cassino,
costretto, purtroppo, a fare i conti anche con una crescente infiltrazione
criminale". "è illogico e pericoloso - conclude la deputata
Udc - chiudere presidi della Polizia come quello di Cassino solo in base a
dati numerici, non tenendo conto delle dinamiche del territorio e dei reali
bisogni dei cittadini". Nei giorni scorsi ad annunciare una levata di
scudi contro il provvedimento ventilato dal ministro sono stare le
organizzazioni sindacali della Polizia di Stato. Queste ultime hanno inviato
una nota al Viminale nella quale hanno illustrato quanto sia inopportuna
anche sotto l'aspetto economico la soppressione del distaccamento di Cassino.
Attualmente la sede della polizia stradale di via Arigni, nella quale
lavorano 18 poliziotti, costa al ministero la cifra annua di 70.000 Euro, tra
affitto dell'immobile e spese di gestione. A fronte di tale spese lo stato si
è assicurato l'incasso di circa 1500 verbali, molti dei quali superano
anche la cifra di cento Euro, bastipensare che negli ultimi tre mesi sono
state contravvenzionate per guida in stato di ebbrezza circa 50 persone. E
come si sa per tale infrazione sono previste somme da pagare molto alte.
13/11/2007.
( da "Reuters Italia" del 13-11-2007)
11.53
Versione per stampa ROMA
(Reuters) - L'aula del Senato ha votato l'accantonamento
dell'articolo 53-bis che introduce in Italia la class="term">class class="term">action,
l'azione risarcitoria collettiva. Il testo, rispetto al ddl del ministro
Pierluigi Bersani all'esame della Camera, prevedeva l'estensione della platea
dei possibili ricorrenti tramite un decreto del ministero della Giustizia e
dello Sviluppo. A sostegno dell'accantonamento si è dichiarato anche
Clemente Mastella, leader dell'Udeur e ministro della Giustizia. Governo e
relatore si erano detti favorevoli.
( da "Reuters Italia" del 13-11-2007)
12.36
Versione per stampa ROMA
(Reuters) - Nessuna indicazione del solo principio attivo
nelle ricette per i farmaci di classe C. Accantonata
l'introduzione in Italia della class="term">class class="term">action.
Questi i risultati delle prime votazioni in Senato sulla Finanziaria durante
le quali maggioranza e governo sono andati sotto per la prima volta da quando
la manovra è approdata in aula sull'emendamento di un senatore di An.
Su proposta del relatore Giovanni Legnini (Ulivo), è stata quindi
stralciata dalla Finanziaria la norma che prevedeva, per i farmaci soggetti a
prescrizione medica e non ammessi al rimborso del sistema sanitario,
l'obbligo di indicazione del solo principio attivo. Non nasconde la sua
delusione Roberto Manzione (Ud), promotore della misura: "Le lobby sono
potenti e riescono ad arrivare in qualunque angolo del Senato. Hanno
raggiunto anche il centrosinistra". "Buon viaggio ai medici che
grazie al voto del Senato potranno continuare a fare le crociere gratis a
spese delle case farmaceutiche", ha aggiunto il senatore, che ha
comunque confermato il suo voto favorevole alla manovra. Un'altra proposta di
Manzione, che prevedeva l'introduzione in Italia dell'azione risarcitoria
collettiva (la class="term">class class="term">action,
appunto), viene accantonata nonostante il parere favorevole di governo e
relatore. La richiesta di accantonamento è arrivata dal senatore di
Forza Italia Maurizio
Sacconi e ha trovato l'appoggio di Clemente Mastella, leader Udeur e ministro
della Giustizia. GOVERNO E MAGGIORANZA VANNO SOTTO, DINI CON CDL Governo e
maggioranza sono stati battuti in aula al Senato su un emendamento alla
Finanziaria del senatore Giuseppe Valditara (An), che aumenta di 40 milioni
l'anno il fondo per i dottorati di ricerca. La proposta, contrari governo e
relatore, passa con 161 sì, 152 no e 3 astenuti. Votano a favore, oltre alla Casa
delle libertà, i senatori di maggioranza Lamberto Dini e Giuseppe
Scalera (Ld), Domenico Fisichella e i due dissidenti di sinistra Fernando
Rossi e Franco Turgliatto. Le astensioni, che al Senato vengono considerati
come voti contrari, sono dei socialisti Gavino Angius, Roberto Barbieri e
Accursio Montalbano. Quello di oggi è il primo voto, da quando la manovra
è approdata in aula, che vede maggioranza e governo andare sotto.
Secondo il sottosegretario ai Rapporti con il parlamento Giampaolo D'Andrea,
nell'episodio "non c'è nessun significato politico. Il relatore
aveva invitato il presentatore dell'emendamento a ritirarlo per trasformarlo
in ordine del giorno, perché riteniamo che la questione sia rilevante ma vada
trattata in una sede e con modalità improprie, ma questo non è
stato possibile". Immediatamente dopo il voto, Dini ha ribadito di
"avere le mani libere, perché non siamo nel partito democratico e non
abbiamo vincolo di mandato". L'aula sta esaminando in questo momento
l'articolo 54 della Finanziaria, che ne conta in tutto 97. Il via libera
definitivo è previsto per domani.
( da "Reuters Italia" del 13-11-2007)
1.05
Versione per stampa ROMA
(Reuters) - Nessuna indicazione del solo principio attivo
nelle ricette per i farmaci di classe C. Accantonata
l'introduzione in Italia della class="term">class class="term">action.
Questi i risultati delle prime votazioni in Senato sulla Finanziaria, durante
le quali maggioranza e governo sono andati sotto per la prima volta da quando
la manovra è approdata in aula sull'emendamento di un senatore di An.
Su proposta del relatore Giovanni Legnini (Ulivo), è stata quindi
stralciata dalla Finanziaria la norma che prevedeva, per i farmaci soggetti a
prescrizione medica e non ammessi al rimborso del sistema sanitario,
l'obbligo di indicazione del solo principio attivo. Non nasconde la sua
delusione Roberto Manzione (Ud), promotore della misura: "Le lobby sono
potenti e riescono ad arrivare in qualunque angolo del Senato. Hanno raggiunto
anche il centrosinistra". "Buon viaggio ai medici che grazie al
voto del Senato potranno continuare a fare le crociere gratis a spese delle
case farmaceutiche", ha aggiunto il senatore, che ha comunque confermato
il suo voto favorevole alla manovra. Un'altra proposta di Manzione, che
prevedeva l'introduzione in Italia dell'azione risarcitoria collettiva (la class="term">class class="term">action, appunto), viene
accantonata nonostante il parere favorevole di governo e relatore
all'emendamento. La richiesta di accantonamento è arrivata dal
senatore di Forza Italia
Maurizio Sacconi e ha trovato l'appoggio di Clemente
Mastella, leader Udeur e ministro della Giustizia. GOVERNO E MAGGIORANZA
VANNO SOTTO, DINI CON CDL Governo e maggioranza sono stati battuti in aula al
Senato su un emendamento alla Finanziaria del senatore Giuseppe Valditara
(An), che aumenta di 40 milioni l'anno il fondo per i dottorati di ricerca.
La proposta, contrari governo e relatore, passa con 161 sì, 152 no e 3 astenuti. Votano a favore,
oltre alla Casa delle libertà, i senatori di maggioranza Lamberto Dini
e Giuseppe Scalera (Ld), Domenico Fisichella e i due dissidenti di sinistra
Fernando Rossi e Franco Turgliatto. Le astensioni, che al Senato vengono
considerati come voti contrari, sono dei socialisti Gavino Angius, Roberto Barbieri e
Accursio Montalbano. Quello di oggi è il primo voto, da quando la
manovra è approdata in aula, che vede maggioranza e governo andare
sotto. Secondo il sottosegretario ai Rapporti con il parlamento Giampaolo
D'Andrea, nell'episodio "non c'è nessun significato politico. Il
relatore aveva invitato il presentatore dell'emendamento a ritirarlo per
trasformarlo in ordine del giorno, perché riteniamo che la questione sia
rilevante ma vada trattata in una sede e con modalità improprie, ma
questo non è stato possibile". Immediatamente dopo il voto, Dini
ha ribadito di "avere le mani libere, perché non siamo nel partito
democratico e non abbiamo vincolo di mandato". Passa, invece, un emendamento
che prevede un fondo per il risanamento degli edifici pubblici per eliminare
i rischi sulla salute derivanti dalla presenza di amianto. Il via libera
definitivo dell'aula alla Finanziaria è previsto per domani.
( da "Asca" del 13-11-2007)
(ASCA)
- Roma, 13 nov - ''Ci mancherebbe solo una class="term">class class="term">action
in salsa italiana per far scappare le aziende dal nostro Paese e per non
attrarne dall'estero''. E' quanto afferma il senatore Maurizio Sacconi (Fi)
parlando dell'emendamento che consentiva la cause collettive dei consumatori
che e' stato accantonato. ''Il Senato potrebbe introdurre in una sede impropria
come la legge Finanziaria la disciplina della class="term">class class="term">action che appare ancora molto
controversa per le complessive caratteristiche dell'ordinamento giuridico e
giudiziario italiano - afferma Sacconi -. Fortunatamente ne e' stato deliberato
l'accantonamento che offre l'opportunita' nelle prossime 24 ore di un esame
piu' attento della materia come lo stesso ministro di grazie e giustizia ha
auspicato''. ''C'e' da augurarsi che Confindustria batta un colpo e
rappresenti tutte le legittime preoccupazioni dell'impresa italiana anche in
considerazione delle peculiari caratteristiche dell'associazionismo dei
consumatori. Cosa diversa - conclude Sacconi - e' la tutela dell'utente e del consumatore
che va rafforzata sul piano individuale''. red-njb/cam/lv.
( da "Asca" del 13-11-2007)
(ASCA)
- Roma, 13 nov - ''Nessuna spaccatura fra i liberaldemocratici. Piu'
semplicemente su due questioni molto particolari abbiamo espresso un voto
diverso. Cosa che e' difficile da comprendere solo per chi ha una visione
ottusa e militaresca del voto parlamentare; e per chi non riconosce la
liberta' di voto che la nostra Costituzione garantisce ai parlamentari
stessi''. Lo dichiarano congiuntamente i tre senatori liberaldemocratici
Lamberto Dini, Natale D'Amico e Giusepe Scalera che proseguono ''nel merito
noi liberaldemocratici siamo favorevoli all'introduzione nel nostro
ordinamento della 'class="term">class class="term">action',
ma vediamo nel testo proposto dal collega Manzione alcuni problemi. Due di
noi hanno ritenuto utile accantonare l'emendamento per facilitare
un'ulteriore riflessione. Uno di noi ha ritenuto che il lungo termine - 6
mesi - previsto per l'entrata in vigore della norma consentira' i necessari
aggiustamenti. Noi liberaldemocratici - continuano i tre senatori - siamo
favorevoli a sostenere la ricerca. La diversita' del voto espresso sull'aumento
dell'assegno di dottorato per i ricercatori attiene al giudizio sulla norma
di copertura. Ogni retroscena politico e' fuori luogo''. red-njb/cam/sr.
( da "ADN Kronos" del 13-11-2007)
Maggioranza
sotto sull'emendamento Valditara (An). Dini vota con la Cdl:
''Continuerò ad avere le mani libere''. La proposta di modifica
prevede un incremento dell'assegno di dottorato di ricerca. Via libera
all'abolizione del ticket sanitario. Il premier: ''Può capitare di
essere battuti su materie specifiche''. Mercoledì notte si chiude
l'iter a Palazzo Madama: countdown col fiato sospeso ascolta la notizia
commenta 0 vota 11 tutte le notizie di ECONOMIA Roma, 13 nov. (Adnkronos/Ign)
- Governo e maggioranza sono stati battuti in aula al Senato, su un
emendamento alla Finanziaria. La sconfitta in aula arriva alla vigilia del
voto finale previsto per mercoledì notte ma non turba il premier che
si dice ''fiducioso''. Con 161 voti favorevoli, 152 contrari e 3 astenuti è passato un
emendamento all'articolo 52, del senatore Giuseppe Valditara (An), su cui
relatore e governo avevano espresso parere contrario. La proposta di modifica
prevede un incremento dell'assegno di dottorato di ricerca, attraverso un
aumento del fondo di finanziamento ordinario di 40 milioni di euro per i
prossimi tre anni. "Io e il senatore Scalera abbiamo votato a favore
dell'emendamento Valditara, a titolo personale", ha riferito il senatore
Lamberto Dini, a margine dei lavori dell'Aula. A votare con la Cdl sarebbero
stati anche i due senatori Fernando Rossi e Franco Turigliatto, mentre il
senatore Accurzio Montalbano (Cs), ha riferito che "i senatori della costituente
socialista si sono astenuti". Quanto alle mani libere, ha detto poi,
"continuerò ad averle sempre, ora e dopo". "Noi
liberaldemocratici non siamo nel Pd e non abbiamo nessun vincolo di
mandato", ha poi aggiunto sottolineando come nella Finanziaria ci siano
ancora "nodi critici "da affrontare" come nel caso dell'art.
91: "Cerchiamo - ha spiegato Dini - di limitare i danni e puntiamo a
evitare ogni aumento di spesa in generale". Dini ha anche ricordato i
recenti dati di variazioni del Pil, di cui l'attuale Finanziaria non tiene
conto. Parlando con i giornalisti a margine di una lunga visita nella sede
della Protezione civile, il presidente del Consiglio Romano Prodi
(nella foto) assicura che per domani ''non c'è bisogno di una
strategia contro i grandi rischi, perché abbiamo preparato tutto bene''. Il
premier minimizza l'episodio di oggi al Senato: ''Che su emendamenti molto
particolari e specifici la maggioranza vada sotto, mi sembra che non sia un
elemento straordinario. E si è verificato tantissime volte, anche
quando c'erano maggioranze enormi al Parlamento. Il problema è il voto
finale sulla Finanziaria: quello è importante''. Nel merito della
norma, il ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi
afferma che "sostenere il dottorato di ricerca, preziosissimo livello di
qualificazione, è nella linea del governo". "L'emendamento
passato al Senato - spiega Mussi - risponde pertanto a una esigenza reale e
sarebbe ottima cosa, se fosse stata prevista anche una adeguata copertura
finanziaria". In Aula, via libera invece all'abolizione del ticket
sanitario nel 2008. Palazzo Madama ha votato l'articolo 48-bis che prevede,
per il 2008, l'esenzione
dal pagamento del ticket di 10 euro per le visite diagnostiche e
specialistiche. Stralciato l'articolo che prevedeva l'obbligo per le
prescrizioni mediche di indicare solo il principio attivo, e non il nome di
uno specifico farmaco, per i farmaci di fascia C. Approvato anche l'articolo
53-bis che prevede l'istituzione del fondo nazionale di 50 milioni di euro
per il finanziamento degli interventi finalizzati a eliminare i rischi per la salute pubblica,
derivante dalla presenza di amianto negli edifici pubblici. L'aula del Senato
ha poi accantonato la norma che prevede l'introduzione della class="term">class class="term">action. Il provvedimento, messo
a punto dal senatore dell'Ud, Roberto Manzione, introduce in Italia l'azione
risarcitoria collettiva a tutela dei consumatori.
( da "Vita non profit
online" del
13-11-2007)
Di
Redazione (redazione@vita.it) 13/11/2007 --> Protestano le associazioni
dei consumatori Le Associazioni dei consumatori Adiconsum,
Cittadinanzattiva, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del
Cittadino e Unione
Nazionale Consumatori protestano duramente contro
l'accantonamento dell'emendamento, presentato dai senatori Manzione e Bordon, che avrebbe
introdotto la class="term">class class="term">action
nell'ordinamento giuridico italiano e ricordano all'on. Maurizio Sacconi che
il partito a cui appartiene, Forza Italia, la scorsa legislatura aveva
approvato una proposta per introdurre la class="term">class class="term">action.
Le Associazioni dei consumatori richiamano il governo e le forze di
maggioranza, nonché la parte dell'opposizione più sensibile agli
interessi dei consumatori e meno condizionata dalle lobbies confindustriali,
a mantenere fede agli impegni presi votando l'emendamento accantonato.
( da "Quotidiano.net" del 13-11-2007)
Mobile
email stampa FINANZIARIA / AL SENATO
Dini e Turigliatto votano con la CdL Governo battuto, ma
Prodi dice "Sono fiducioso" Sull'emendamento di An che proponeva la
modifica all'articolo 52 per un fondo di 40 milioni di euro al dottorato di
ricerca c'era il parere contrario di governo e relatore Home Politica prec succ
Roma, 13 novembre 2007 - Primo scivolone di maggioranza e governo in Senato
sulla Finanziaria. Con nove voti di scarto (161 sì, 152 no e 3 astenuti) è passato in
mattinata un emendamento di An che aumenta i fondi per gli assegni di
ricerca: Unione e esecutivo sono stati battuti a palazzo Madama per la prima
volta dall'inizio delle votazioni. Andare sotto una volta è normale,
commenta il premier Romano
Prodi, dichiarandosi fiducioso sul voto finale di domani.
"Che su emendamenti molto particolari e specifici la maggioranza vada
sotto - dice Prodi - mi
sembra non sia un elemento straordinario. L'importante è il voto
finale: abbiamo preparato tutto bene, sono fiducioso". Con la Cdl hanno
votato Lamberto Dini e Giuseppe Scalera, ma anche Domenico Fisichella del
gruppo Misto, e i due dissidenti di sinistra Fernando Rossi, Franco
Turigliatto. Si sono invece astenuti, ma al Senato le astensioni equivalgono
a voti contrari, i tre senatori socialisti (Angius, Barbieri e Montalbano),
mentre Roberto Manzione sembra non abbia proprio preso parte al voto. Nomi
che appartengono a diverse anime dell'Unione, ma rientrano quasi tutte nella
categoria dei 'sorvegliati' speciali in vista del voto finale di domani. A
cominciare da Lamberto Dini, considerato il numero uno dei 'corteggiati' da
Berlusconi e che ancora oggi continua a dire di avere "mani libere". La
pattuglia del presidente della commissione Esteri conta su altri due senatori:
Giuseppe Scalera e Natale D'Amico. Di 'peso' anche il voto di Domenico
Fisichella: ex An, eletto nelle fila dell'Ulivo ed entrato nel Misto dopo la
nascita del Pd, finora ha continuato a garantire il suo sostegno alla
maggioranza, non rinunciando però in alcune occasioni a 'lanciare dei
segnali', scegliendo l'astensione, anziché il voto contrario. Il governo
minimizza l'incidente. "Non c'è assolutamente motivo per mettere
la fiducia - afferma il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino
Chiti - su oltre 400 votazioni con una maggioranza esigua al Senato"
andare sotto "mi pare che sia del tutto normale e possibile se si
accetta un confronto parlamentare". L'accaduto "non ha nessun
significato politico - commenta anche il sottosegretario Giampaolo D'Andrea -
anche se c'è stato il soccorso di alcuni esponenti della maggioranza,
poi però la maggioranza ha votato tutto l'articolo così
emendato". Soddisfatto, invece, Giuseppe Valditara, firmatario
dell'emendamento. "E' una grande vittoria per l'Università
italiana. Si premia il merito, si privilegia la qualità dei giovani
che si impegnano nella ricerca, finora dimenticata e vituperata dal governo
di centrosinistra, che oggi siamo riusciti a battere nell'Aula del
Senato". La norma approvata prevede di incrementare l'assegno di
dottorato di ricerca aumentando di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni
2008-2009 e 2010 il Fondo di finanziamento ordinario. Brivido
in Aula anche sulla 'class="term">class class="term">action'.
Sulla
proposta dell'opposizione di accantonamento è stata approvata grazie
al voto determinante del diniano Giuseppe Scalera. E al non voto del
senatore, Roberto
Barbieri (Cs), che non era presente in Aula. Con la
maggioranza hanno invece votato Dini e Natale D'Amico. Prendendo la parola in
Aula, il ministro della Giustizia, pur dichiarandosi favorevole
all'introduzione nell'ordinamento italiano dell'azione collettiva
risarcitoria a favore dei consumatori, ha espresso "forti
perplessità" sull'inserimento della materia in Finanziaria,
rimettendosi all'Assemblea. Tra le principali novità approvate nel corso
della mattina da palazzo Madama, l'abolizione (dopo il braccio di ferro dei
giorni scorsi fra governo e Ragioneria generale dello Stato sulla copertura)
dei ticket sanitari da 10 euro sulle visite specialistiche e la diagnostica.
Stralciata, invece, la norma (proposta da Manzione e già approvata in
commissione Bilancio) che prevede l'obbligo per il medico di base di
prescrivere per i medicinali di fascia C (a totale carico dei consumatori) il solo principio
attivo del farmaco. Forte delusione del senatore Manzione che afferma:
"E' il segno evidente che le lobby hanno colpito anche nel
centrosinistra". Sì anche alle risorse per il Protocollo del
welfare.
POICHE’
L’ART. 24 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE E’ CONSIDERATO DAL “FUOCO DI SBARRAMENTO”
UN OSTACOLO INSORMONTABILE ALL’INTRODUZIONE DELLA CLASS ACTION IN ITALIA, NE
RIPORTIAMO IL TESTO.
Costituzione
della
Repubblica italiana:
ART. 24
– Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e
interessi legittimi. La
difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado
del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i
mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione. La legge
determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.”
Da
marketpress.info 11-4-2007 Faissola (ABI) "Sulla
class action chiediamo una profonda riflessione in sede legislativa
Roma, 11 aprile
2007 - "Sulla class action chiediamo una profonda riflessione in sede
legislativa per conciliare con equilibrio quelli che devono essere gli
obiettivi alla base di questo strumento: tutela del consumatore, snellimento
del carico del contenzioso e presidio dell'integrità del sistema delle
imprese". Nessuna pregiudiziale al varo di una legge dal Presidente
dell'Abi, Corrado Faissola, il 4 aprile in audizione alla Commissione giustizia
della Camera, ma la richiesta di modifiche di punti critici:
"soprattutto alla luce di un provvedimento fortemente innovativo e che
può essere connotato da un elevato rischio di abusi". Chiarezza
sui soggetti legittimati ad agire, soluzione al rischio di proliferazione
delle cause collettive, procedura giudiziaria adeguata. Sono questi gli
elementi segnalati da Abi su cui "è necessaria un'approfondita
riflessione" per tre ragioni: per dotare di garanzie sempre più
stringenti di professionalità e di serietà chi promuove,
assumendosene tutte le responsabilità, azioni in grado di influenzare
profondamente il mercato e le imprese; per introdurre meccanismi di azione di
classe che rispondano ad obiettivi reali di snellimento del carico del
contenzioso presso le sedi giudiziarie; perchè la classe sia
precisamente circoscritta dal giudice. Faissola ha sottolineato la
necessità che si tenga conto del dibattito che si sta svolgendo in
materia anche in ambito europeo, ricordando le posizioni recentemente
espresse dal Commissario per la protezione dei consumatori, Meglena Kuneva, e
dal Commissario per la concorrenza, Neelie Kroes, secondo cui un eventuale
progetto europeo dovrebbe differenziarsi decisamente dal sistema della class
action statunitense, per evitarne i difetti e gli abusi. Infatti, proprio
negli Stati Uniti è ormai largamente diffusa l'esigenza di una
profonda modifica normativa. Il Presidente dell'Abi ha anche evidenziato il
ruolo svolto dai meccanismi di soluzione alternativa delle controversie
(dalla conciliazione all'Ombudsman), su cui le banche sono largamente
impegnate, per fornire alla clientela strumenti rapidi e poco costosi, e
contribuire a rendere più efficiente il sistema giudiziario.
Il Corriere della Sera
23-3-2007 Class action: Bersani, puntiamo a un
modello europeo
ROMA - Puntare a
un modello squisitamente europeo che si differenzi da quello statunitense. E'
questo l'obiettivo dell'Italia e dell'Europa per la legge sulle class action,
le azioni legali collettive. A dirlo e' il ministro dello Sviluppo economico,
Pier Luigi Bersani, che ha incontrato oggi il commissario europeo per i
consumatori, Meglena Kuneva. "Sulla class action siamo pronti ad
appoggiare iniziative dell'Unione europea, mentre portiamo avanti la nostra -
ha detto Bersani - Penso che il dibattito sul nostro Ddl possa essere utile
per approfondire la questione a livello europeo". (Agr)
Da comincialitalia.net
17-3-2007 "Ecco la
class action dei cittadini"
"Dobbiamo far arrivare un'informazione ai
cittadini su alcuni diritti che li riguardano da vicino, e dalle cui
violazioni si potranno forse difendere, un giorno, grazie all'introduzione
della class action.
Il fatto
straordinario è che di class action ancora nessuno per la strada ne sa
niente o poco più, nonostante questa potrà essere, forse, come
si è detto, una risorsa importantissima per tutti.
E dico
"forse" perché tutto dipenderà dal modello che si
sceglierà per introdurre questo sistema in Italia.
Da una parte, infatti,
c'è la class action classica, all'americana, quella che negli Stati
Uniti fa tremare le grandi holding, le multinazionali, i cartelli e i poteri
forti, grazie a un potere che è realmente dato in mano al consumatore
e al cittadino.
Ogni cittadino è legittimato a promuovere una class action, la cui
regolarità deve essere vagliata e approvata dall'autorità
giudiziaria che nomina un curatore. Non ci sono limitazioni riguardo alle
tipologie di risarcimenti che saranno oggetto della class action.
Dall'altra
c'è la class action detta all'italiana, accettata da multinazionali,
poteri forti e via dicendo proprio perché al cittadino non servirà a
niente.
Rispetto all'originario modello statunitense quello italiano risulta
fortemente limitato nel campo d'azione e nel numero dei soggetti cui è
data facoltà di intentare un'azione risarcitoria collettiva (class
action).
Innanzitutto la class action all'italiana, trovando collocazione giuridica
nel Codice del Consumo, riguarderà solo il campo degli illeciti
contrattuali, per cui ogni altro illecito di natura non contrattuale, che
lede i diritti o arrechi dei danni a una pluralità di soggetti, non
potrà essere materia di una simile procedura.
Inoltre la legittimazione a promuovere la class action all'italiana, è
conferita solamente alle associazioni dei consumatori che fanno parte del Consiglio Nazionale dei
Consumatori e degli Utenti (CNCU), organo dello Stato, che fa capo al
Ministero delle Attività Produttive, formato da 16 associazioni
consumeristiche generaliste, come il Codacons, l'Adusbef, la Confconsumatori,
per citarne alcune. Si vede bene quindi che si assiste a una vera e propria
delegittimazione e discriminazione nei confronti di tutti gli altri soggetti
che potrebbero avere legittimo interesse a promuovere un'azione risarcitoria,
tanto che su questo procedimento parecchi sono i dubbi riguardo la
correttezza costituzionale.
Ma ciò che è peggio, e in qualche modo paradossale, è
che per come è formulato questo modello italiano, la vittoria di
un'azione risarcitoria non comporterà automaticamente il risarcimento
di tutte le parti danneggiate, ma sulla base della sentenza ogni cittadino
potrà decidere se aprire autonomamente delle singole cause per
ottenere il risarcimento, e si vede bene come il gioco non sempre, e in
realtà quasi mai, valga effettivamente la candela.
Nella partita
tra questi due modelli il governo italiano sta giocando un ruolo fondamentale
e, spiace dirlo, non solo secondo noi, ma secondo le legittime aspettative
dei cittadini, nella direzione sbagliata.
Il Premier e il
ministro Bersani, che ha anche presentato in proposito una PdL, hanno
chiaramente già deciso che la class action si farà
all'italiana, con buona pace delle procedure e del dibattito parlamentare, ma
soprattutto delle legittime aspettative dei cittadini.
Io faccio parte
della maggioranza di governo, e come me anche gli altri colleghi - Donatella
Poretti e Gino Capotosti, deputati rispettivamente Rnp e Udeur; erano inoltre
presenti inoltre Domenico Bacci, segretario nazionale del SITI, Sindacato
Italiano Tutela dell'investimento, e Primo Mastrantoni segretario dell'ADUC,
Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori - coi quali si
è deciso di convocare questo incontro, ma non è la prima volta
che su questioni delicate, che dovrebbero essere qualificanti per le
politiche dell'Unione, come il welfare e alcuni metodi con i quali si stanno
portando avanti le liberalizzazioni, abbia assunto delle posizioni a volte
critiche rispetto a quella che è la direzione dell'azione di governo.
Ora, devo
denunciare, naturalmente, non solo il fatto di vederla diversamente dal
governo sull'introduzione della class action in Italia, anche se in questo
ritengo di stare dalla parte degli interessi del cittadino, ma anche e
soprattutto il modo col quale sull'intera faccenda, e in misura ancora
maggiore sul modello americano, è stato imposto il più assoluto
silenzio.
Per cui il
cittadino non dovrà sapere, fino al fatto compiuto, che gli si sta
tentando di rifilare una legge che sarà da lui scarsamente utilizzata,
preferita, per ossequio ai poteri forti, ad altre proposte che realmente
possono far valere diritti finora ignorati, e mi riferisco per esempio ai
comitati delle vittime di disastri o attentati, ai risarcimenti per le
vittime di contenziosi con la pubblica amministrazione o con gli enti locali,
alle vittime di vere e proprie truffe finanziarie come i tango bond, Cirio o
Parmalat, alle vittime di reati contro l'ambiente, alle vittime di violazioni
contrattuali da parte di colossi della finanza e del mercato...
Questo silenzio
è una cosa che in democrazia non si dovrebbe sentire e che noi non
accettiamo.
Oggi, per la
giornata europea del consumatore, tra qualche ora si aprirà un
convegno organizzato dai DS sulla class action. Io non so se mi riuscirò
a intrufolare, perché neanche sono stato invitato ad assistervi. Nessuno di
noi che oggi siamo qui per sostenere la class action di stampo americano
è stato invitato. Però tra i relatori significativamente
c'è Colaninno di Confindustria.
Perciò,
quello che ci preme chiedere è che, sull'introduzione della class
action nel nostro Paese, su come si vuole introdurla e sulla scelta del
modello, non ci siano imposizioni dirigiste, ma si apra al più presto,
nella politica e nel paese, il più leale e trasparente
confronto,nell'interesse e nella tutela del diritto di conoscere dei
cittadini".
Stefano Pedica
Da
il meridiano.info 16.03.2007 ore 09:30:00. La Class Action asservita alle
“corporazioni”
Roma Confindustria alza la voce, i poteri forti tremano e
il governo fa il Ponzio Pilato. La Class Action mina le lobby che si
troverebbero di fronte una schiera di consumatori traditi pronti a
raccogliere i proventi di un’azione giudiziaria collettiva, che rimborserebbe
direttamente la parte lesa. Questo tipo di strumento di tutela giuridica ha
sortito incoraggianti effetti in America, dove l’hanno spuntata anche i
nostri connazionali che si sono ritrovati a far causa negli States. I cugini
d’oltreoceano ci hanno visto giusto, mentre l’Italia arranca. La commissione Giustizia
della Camera è impelagata nella discussione delle diverse proposte
che, sostanzialmente, seguono due opposti filoni. Il primo è
costituito dal progetto dell’Associazione per i diritti degli utenti e dei
consumatori, sostenuto da Donatella Poretti, deputato della Rosa nel Pugno e
segretario della commissione Affari Sociali, e dal deputato Daniele
Capezzone (Rnp). La proposta prevede che chiunque possa adire alla causa
collettiva ed il rimborso avverrebbe automaticamente. Di altra natura
è la proposta del governo, la quale prevede che solo le camere di
commercio e alcune associazioni dei consumatori possano partecipare
all’azione giudiziaria. Per il rimborso, poi, ogni singolo partecipante
sarà costretto ad adire individualmente alle vie legali. Al contrario
dell’altra proposta, inoltre, non è disciplinata la fase processuale.
I sostenitori della proposta dell’Aduc sono fermamente convinti che si sia
facendo di tutto per far passare la linea del governo e lo hanno denunciato a
chiare lettere in una conferenza stampa che si è tenuta ieri alla
Camera in occasione della Giornata europea del consumatore. «Il testo
sostenuto dal governo – polemizza l’onorevole Poretti – considera il
consumatore un soggetto passivo nelle mani di quelle associazioni di consumatori
che prendono i contributi di Stato e che sono dirette dal ministero dello
Sviluppo economico, nonché nelle mani delle corporazioni professionali e
delle camere di commercio». Al contrario, il consumatore è «soggetto
attivo e consapevole dei propri diritti» nella proposta di cui è prima
firmataria la Poretti e alla quale si rifanno le altre proposte presentate da
alcuni deputati. Il testo del governo, per tagliare corto, non sarebbe
nemmeno funzionale perché, a questo punto, ogni consumatore potrebbe agire
senza attendere l’esito dell’azione giudiziaria collettiva. Insomma, la
richiesta rivolta al governo è che non faccia il gioco dei poteri
forti, ma continui a tener conto delle esigenze dei consumatori come ha
dimostrato di voler fare con le liberalizzazioni. «Spero che ci si renda
conto dell’errore che si commetterebbe nel far passare così
com’è la proposta del Governo – continua Donatella Poretti -. L’unica
novità sarebbe l’aver creato un nuovo gruppo di privilegiati (l’associazione
di consumatori) che si affiancherebbe a quelli già esistenti,
confermando la nostra economia e società strutturata e funzionante in
corporazioni. Le politiche di liberalizzazione in corso hanno senso e
prospettive solo se gli strumenti di difesa del cittadino, come la Class
Action, saranno anch’essi liberalizzanti, diretti, semplici, accessibili ed
economici, superando gli schemi e le organizzazioni corporative».
Mariangela Mariani
Da Il Giornale 7-3-2007
Confindustria. "Class
action pericolosa"
di Redazione - mercoledì 07 marzo 2007, 07:00 da
Milano È di "netto dissenso" e "grande
preoccupazione" la posizione di Confindustria sul progetto di legge
sulla "class action", in discussione in Parlamento. L'esperienza
degli Stati Uniti, patria dell'azione collettiva, "dimostra che la
prospettiva è di avere una tutela molto modesta dei diritti dei
consumatori e rischi devastanti per il sistema delle imprese", ha
sottolineato il direttore generale Maurizio Beretta durante un'audizione alla
Commissione
Giustizia della Camera. "Benefici smodati"
sarebbero invece quelli per gli studi legali e i professionisti. Beretta ha
aggiunto che importare in Italia il meccanismo americano sarebbe ancora
più rischioso vista la peculiarità tutta italiana di "tempi
della giustizia particolarmente lunghi". Comunque, in caso il
provvedimento in esame divenisse concreto, gli imprenditori avanzano alcune
proposte. "Si dovrebbe andare a una forte selettività e grande
attenzione nella certificazione dei soggetti che dovessero essere autorizzati
ad agire in giudizio collettivo", compresa "una valutazione
preventiva di ammissibilità" della causa, ha concluso Beretta
Da Italia Oggi 22-2-2007 In parlamento si preparano le
modifiche al ddl Bersani che introduce in Italia l'azione collettiva. Pagina a cura di Stefano Sansonetti
ItaliaOggi ItaliaOggi - La Legge Numero 045, pag. 54 del 22/2/2007 Autore: Pagina a cura di Stefano Sansonetti Visualizza la pagina in PDF In parlamento si preparano le modifiche al ddl Bersani che introduce in Italia l'azione collettiva Class Action In Versione Extra-large Azionabile Pure Da Organismi Che Esprimono Interessi Specifici Una class action più all'americana che alla Bersani. L'azione collettiva, che il ministro per lo sviluppo economico ha messo nei mesi scorsi nelle mani di pochi eletti, sembra destinata a estendere il suo perimetro. E a poter essere azionata non soltanto dalle associazioni dei consumatori collegate al ministero e dalle camere di commercio, come adesso prevede la proposta del titolare del dicastero di via Veneto, ma anche da tutte le associazioni che esprimono interessi specifici (risparmiatori traditi, vittime di incidenti e così via). Mentre sta per concludersi il ciclo di audizioni in commissione giustizia della camera sul tema dell'azione collettiva, già si vanno delineando le proposte di correzione che riguarderanno il testo. E tra queste, appunto, quella che sta raccogliendo più consensi riguarda l'ampliamento dei cosiddetti legittimati attivi, ovvero dei soggetti che potranno azionare lo strumento. In tal senso sono già in preparazione alcuni emendamenti. Prima però, come spiega a ItaliaOggi il relatore ulivista Alessandro Maran, 'andrà individuato il testo base, che potrà essere quello di Bersani o un eventuale testo unificato proposto dalla commissione'. Come lo stesso Maran ammette, comunque, sin da adesso 'sembra utile allargare l'azionabilità dello strumento anche ad altri soggetti oltre a quelli previsti dal testo del governo'. Ancora più esplicito, in tal senso, è Enrico Buemi, capogruppo della Rosa nel pugno in commissione giustizia, che pure aveva presentato una proposta di legge non proprio favorevole all'estensione della class action. 'Ho già espresso un orientamento favorevole all'ampliamento della platea dei promotori', ha detto Buemi nei giorni scorsi, 'con particolare riferimento alle associazioni che esprimono interessi specifici, per esempio in campo finanziario'. Il riferimento è a tutte quelle associazioni che, escluse dal ddl Bersani, si sono riunite intorno al Siti (Sindacato italiano per la tutela dell'investimento e del risparmio) firmando una petizione al ministro per ottenere l'allargamento dell'azione collettiva (tra le altre ci sono Telefono blu, Telefono rosa, Greenpeace Italia, Associazione italiana familiari e vittime della strada, Comitato risparmiatori e piccoli azionisti Bipop-Carire). A dimostrare che queste sollecitazioni sono state ampiamente recepite c'è una circostanza di non poco conto. Qualche tempo fa, al dicastero di via Veneto, una delegazione di rappresentanti di queste associazioni è stata ricevuta da Antonio Lirosi, direttore generale per l'armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori, il quale ha fatto presente che per il ministero non ci sono problemi ad accettare l'aumento della categoria dei legittimati attivi. Il parlamento, ha poi aggiunto Lirosi, è in ogni caso sovrano. E da questo punto di vista un ulteriore segnale a favore dei soggetti firmatari della petizione potrebbe essere rappresentato dal fatto che alla camera, tra le varie pdl depositate, ben quattro prevedono una class action allargata (pdl Poretti-Capezzone, pdl Pedica, pdl Grillini e pdl Fabris). Un ostacolo non indifferente verso questo esito, però, potrebbe essere rappresentato dalle ultime audizioni che la commissione giustizia si appresta ad affrontare, quella di Confindustria e Abi. Si tratta di organizzazioni che già da tempo hanno manifestato contrarietà all'azione collettiva, addirittura proponendo in un documento interno (vedi ItaliaOggi del 24 ottobre 2006) una restrizione del perimetro dei legittimati attivi. (riproduzione riservata).
In parlamento si
preparano le modifiche al ddl Bersani che introduce in Italia l'azione
collettiva Class Action In Versione Extra-large Azionabile Pure Da Organismi
Che Esprimono Interessi Specifici Una class action più all'americana
che alla Bersani. L'azione collettiva, che il ministro per lo sviluppo
economico ha messo nei mesi scorsi nelle mani di pochi eletti, sembra
destinata a estendere il suo perimetro. E a poter essere azionata non
soltanto dalle associazioni dei consumatori collegate al ministero e dalle
camere di commercio, come adesso prevede la proposta del titolare del
dicastero di via Veneto, ma anche da tutte le associazioni che esprimono
interessi specifici (risparmiatori traditi, vittime di incidenti e
così via). Mentre sta per concludersi il ciclo di audizioni in commissione giustizia
della camera sul tema dell'azione collettiva, già si vanno delineando
le proposte di correzione che riguarderanno il testo. E tra queste, appunto,
quella che sta raccogliendo più consensi riguarda l'ampliamento dei
cosiddetti legittimati attivi, ovvero dei soggetti che potranno azionare lo
strumento. In tal senso sono già in preparazione alcuni emendamenti.
Prima però, come spiega a ItaliaOggi il relatore ulivista Alessandro
Maran, 'andrà individuato il testo base, che potrà essere
quello di Bersani o un eventuale testo unificato proposto dalla commissione'.
Come lo stesso Maran ammette, comunque, sin da adesso 'sembra utile allargare
l'azionabilità dello strumento anche ad altri soggetti oltre a quelli
previsti dal testo del governo'. Ancora più esplicito, in tal senso,
è Enrico Buemi, capogruppo della Rosa nel pugno in commissione giustizia,
che pure aveva presentato una proposta di legge non proprio favorevole
all'estensione della class action. 'Ho già espresso un orientamento
favorevole all'ampliamento della platea dei promotori', ha detto Buemi nei
giorni scorsi, 'con particolare riferimento alle associazioni che esprimono
interessi specifici, per esempio in campo finanziario'. Il riferimento
è a tutte quelle associazioni che, escluse dal ddl Bersani, si sono
riunite intorno al Siti (Sindacato italiano per la tutela dell'investimento e
del risparmio) firmando una petizione al ministro per ottenere l'allargamento
dell'azione collettiva (tra le altre ci sono Telefono blu, Telefono rosa,
Greenpeace Italia, Associazione italiana familiari e vittime della
strada, Comitato risparmiatori e piccoli azionisti Bipop-Carire). A
dimostrare che queste sollecitazioni sono state ampiamente recepite
c'è una circostanza di non poco conto. Qualche tempo fa, al dicastero
di via Veneto, una delegazione di rappresentanti di queste associazioni
è stata ricevuta da Antonio Lirosi, direttore generale per l'armonizzazione
del mercato e la tutela dei consumatori, il quale ha fatto presente che per
il ministero non ci sono problemi ad accettare l'aumento della categoria dei
legittimati attivi. Il parlamento, ha poi aggiunto Lirosi, è in ogni
caso sovrano. E da questo punto di vista un ulteriore segnale a favore dei
soggetti firmatari della petizione potrebbe essere rappresentato dal fatto
che alla camera, tra le varie pdl depositate, ben quattro prevedono una class
action allargata (pdl Poretti-Capezzone, pdl Pedica, pdl Grillini e pdl
Fabris). Un ostacolo non indifferente verso questo esito, però,
potrebbe essere rappresentato dalle ultime audizioni che la commissione giustizia
si appresta ad affrontare, quella di Confindustria e Abi. Si tratta di
organizzazioni che già da tempo hanno manifestato contrarietà
all'azione collettiva, addirittura proponendo in un documento interno (vedi
ItaliaOggi del 24 ottobre 2006) una restrizione del perimetro dei legittimati
attivi.
Alberto Cavaliere L'introduzione delle azioni collettive crea legittime aspettative di maggior protezione dei risparmiatori, frequenti vittime di clamorosi scandali finanziari, e induce a sperare nel risarcimento individuale dei consumatori danneggiati dalla formazione da cartelli già sanzionati dall'Autorità antitrust. Tuttavia, l'esperienza degli Stati Uniti evidenzia un ruolo altrettanto importante delle azioni collettive per risarcimento di danni causati da prodotti difettosi e fondate sulla responsabilità civile dei produttori. Basterà una legge sulle class action per diffondere anche in Italia una simile tradizione? Probabilmente no, dal momento che restano notevoli le differenze fra Europa e Stati Uniti per quanto riguarda il regime di responsabilità oggettiva del produttore, le garanzie offerte dallo Stato sociale e il costo di accesso alla giustizia. Gli effetti della responsabilità oggettiva Negli Usa la diffusione di questo genere di azioni collettive è avvenuta dopo l'introduzione del regime di responsabilità oggettiva del produttore, secondo il quale la vittima non deve più dimostrare il comportamento colposo del fabbricante. In genere, è sufficiente la prova del danno e del difetto, eventualmente integrata dalla dimostrazione del legame causale fra essi. Tale regime è ritenuto più efficiente rispetto alla responsabilità per colpa (soggettiva), nella misura in cui dovrebbe indurre le imprese a internalizzare i costi degli incidenti, scaricandoli sui prezzi, inducendo un contenimento delle attività rischiose attraverso il mercato. La diffusione quasi epidemica delle cause e la crescita esponenziale dei risarcimenti ha però provocato il fallimento del mercato di alcuni prodotti, la cui offerta era divenuta troppo rischiosa, e ridotto la copertura assicurativa accordata alle imprese. Nel 1985 il regime di responsabilità oggettiva fu introdotto anche in Europa. Malgrado le preoccupazioni della comunità industriale, la direttiva non sembra aver prodotto né incrementi dei risarcimenti, né distorsioni dei mercati. Questo scarso impatto potrebbe essere imputato alle limitazioni e agli esoneri dal regime di responsabilità. Per esempio, non possono essere risarciti danni inferiori a 500 euro e questa franchigia, utile alla ripartizione del rischio, limita le compensazioni dei danni di piccola entità. Un altro limite riguarda l'ammontare massimo del risarcimento per danni causati da molteplici esemplari dello stesso prodotto. L'introduzione delle class action sarebbe quindi destinata a scontrarsi con questi confini. Il regime europeo risente dell'esenzione accordata alle imprese in caso di sviluppo di nuovi prodotti. Se le imprese dimostrano che lo stato delle conoscenze scientifico-tecnologiche non era tale da renderle edotte sugli effetti nocivi del prodotto, quando era stato introdotto sul mercato, allora non saranno ritenute responsabili dei danni causati successivamente. L'esonero è stato raramente invocato nella giurisprudenza. La resistenza contro la sua eliminazione, opposta sia dalle imprese che dalle compagnie di assicurazione, può essere spiegata dall'enorme portata dei risarcimenti che sarebbero dovuti in simili casi. Chi paga il costo degli incidenti? Ma le differenze sostanziali fra le due sponde dell'Atlantico riguardano soprattutto le protezioni fornite dallo Stato sociale e il costo di accesso alla giustizia. Le protezioni universali fornite in Europa dal welfare state garantiscono alle vittime cure gratuite e benefici pensionistici in caso di danni da prodotti difettosi. L'assicurazione pubblica rende meno urgente il ricorso alla giustizia. Però, i costi degli incidenti restano a carico dello Stato, che. dovrebbe pretendere il risarcimento del danno, come avviene abitualmente in Francia, ma non in Italia e Germania. Il sistema di compensazione delle vittime in tali paesi è quindi inefficiente e poco trasparente. Senza ricorso dello Stato contro le imprese, i costi degli incidenti non sono internalizzati nelle attività che li producono e quindi gli incentivi a evitarli sono inadeguati. Gli unici deterrenti sono le regolamentazioni amministrative sulla sicurezza dei prodotti e il timore delle imprese di subire perdite di reputazione che si tradurrebbero in un calo delle vendite. Il costo di accesso alla giustizia Le differenze fra Europa e Stai Uniti in tema di accesso alla giustizia sono altrettanto notevoli. L'introduzione delle azioni collettive contribuirà a ridurle, ma non a colmarle. La popolarità delle class action negli Usa è legata al sistema di remunerazione degli avvocati, in base al quale la vittima versa al professionista un'elevata percentuale dei risarcimenti in caso di vittoria, ma non paga nulla in caso di sconfitta. In Europa, non solo tale sistema è poco diffuso, ma in caso di sconfitta l'attore in giudizio può essere chiamato a pagare anche le spese legali del convenuto. Ciò rende la singola azione enormemente più rischiosa per un consumatore rispetto a un'impresa impegnata in una molteplicità di cause. Spesso in Europa gli avvocati vengono remunerati in funzione della durata dei procedimenti civili, che in Italia è lunghissima e tale da scoraggiare di per sé i potenziali attori. I risarcimenti esorbitanti assegnati negli Usa sono anche riconducibili all'intervento delle giurie popolari, ritenute più emotive, e ai "risarcimenti punitivi", che sono esclusi in Europa. Negli Usa si ritiene che abbiano la funzione di commisurare il risarcimento all'effettivo danno totale, comprendente anche i danni delle vittime non compensate in giudizio. © www.lavoce.info 21/02/2007.
Alberto
Cavaliere L'introduzione delle azioni collettive crea legittime aspettative
di maggior protezione dei risparmiatori, frequenti vittime di clamorosi
scandali finanziari, e induce a sperare nel risarcimento individuale dei
consumatori danneggiati dalla formazione da cartelli già sanzionati
dall'Autorità antitrust. Tuttavia, l'esperienza degli Stati Uniti
evidenzia un ruolo altrettanto importante delle azioni collettive per
risarcimento di danni causati da prodotti difettosi e fondate sulla
responsabilità civile dei produttori. Basterà una legge sulle
class action per diffondere anche in Italia una simile tradizione?
Probabilmente no, dal momento che restano notevoli le differenze fra Europa e
Stati Uniti per quanto riguarda il regime di responsabilità oggettiva
del produttore, le garanzie offerte dallo Stato sociale e il costo di accesso
alla giustizia. Gli effetti della responsabilità oggettiva Negli Usa
la diffusione di questo genere di azioni collettive è avvenuta dopo
l'introduzione del regime di responsabilità oggettiva del produttore,
secondo il quale la vittima non deve più dimostrare il comportamento
colposo del fabbricante. In genere, è sufficiente la prova del danno e
del difetto, eventualmente integrata dalla dimostrazione del legame causale
fra essi. Tale regime è ritenuto più efficiente rispetto alla
responsabilità per colpa (soggettiva), nella misura in cui dovrebbe
indurre le imprese a internalizzare i costi degli incidenti, scaricandoli sui
prezzi, inducendo un contenimento delle attività rischiose attraverso
il mercato. La diffusione quasi epidemica delle cause e la crescita
esponenziale dei risarcimenti ha però provocato il fallimento del
mercato di alcuni prodotti, la cui offerta era divenuta troppo rischiosa, e
ridotto la copertura assicurativa accordata alle imprese. Nel 1985 il regime
di responsabilità oggettiva fu introdotto anche in Europa. Malgrado le
preoccupazioni della comunità industriale, la direttiva non sembra
aver prodotto né incrementi dei risarcimenti, né distorsioni dei mercati.
Questo scarso impatto potrebbe essere imputato alle limitazioni e agli
esoneri dal regime di responsabilità. Per esempio, non possono essere
risarciti danni inferiori a 500 euro e questa franchigia, utile alla ripartizione
del rischio, limita le compensazioni dei danni di piccola entità. Un
altro limite riguarda l'ammontare massimo del risarcimento per danni causati
da molteplici esemplari dello stesso prodotto. L'introduzione delle class
action sarebbe quindi destinata a scontrarsi con questi confini. Il regime
europeo risente dell'esenzione accordata alle imprese in caso di sviluppo di
nuovi prodotti. Se le imprese dimostrano che lo stato delle conoscenze
scientifico-tecnologiche non era tale da renderle edotte sugli effetti nocivi
del prodotto, quando era stato introdotto sul mercato, allora non saranno
ritenute responsabili dei danni causati successivamente. L'esonero è
stato raramente invocato nella giurisprudenza. La resistenza contro la sua
eliminazione, opposta sia dalle imprese che dalle compagnie di assicurazione,
può essere spiegata dall'enorme portata dei risarcimenti che sarebbero
dovuti in simili casi. Chi paga il costo degli incidenti? Ma le differenze
sostanziali fra le due sponde dell'Atlantico riguardano soprattutto le
protezioni fornite dallo Stato sociale e il costo di accesso alla giustizia.
Le protezioni universali fornite in Europa dal welfare state garantiscono
alle vittime cure gratuite e benefici pensionistici in caso di danni da
prodotti difettosi. L'assicurazione pubblica rende meno urgente il ricorso
alla giustizia. Però, i costi degli incidenti restano a carico dello
Stato, che. dovrebbe pretendere il risarcimento del danno, come avviene
abitualmente in Francia, ma non in Italia e Germania. Il sistema di
compensazione delle vittime in tali paesi è quindi inefficiente e poco
trasparente. Senza ricorso dello Stato contro le imprese, i costi degli
incidenti non sono internalizzati nelle attività che li producono e
quindi gli incentivi a evitarli sono inadeguati. Gli unici deterrenti sono le
regolamentazioni amministrative sulla sicurezza dei prodotti e il timore
delle imprese di subire perdite di reputazione che si tradurrebbero in un
calo delle vendite. Il costo di accesso alla giustizia Le differenze fra Europa
e Stai Uniti in tema di accesso alla giustizia sono altrettanto notevoli.
L'introduzione delle azioni collettive contribuirà a ridurle, ma non a
colmarle. La popolarità delle class action negli Usa è legata
al sistema di remunerazione degli avvocati, in base al quale la vittima versa
al professionista un'elevata percentuale dei risarcimenti in caso di
vittoria, ma non paga nulla in caso di sconfitta. In Europa, non solo tale
sistema è poco diffuso, ma in caso di sconfitta l'attore in giudizio
può essere chiamato a pagare anche le spese legali del convenuto.
Ciò rende la singola azione enormemente più rischiosa per un
consumatore rispetto a un'impresa impegnata in una molteplicità di
cause. Spesso in Europa gli avvocati vengono remunerati in funzione della
durata dei procedimenti civili, che in Italia è lunghissima e tale da
scoraggiare di per sé i potenziali attori. I risarcimenti esorbitanti
assegnati negli Usa sono anche riconducibili all'intervento delle giurie
popolari, ritenute più emotive, e ai "risarcimenti
punitivi", che sono esclusi in Europa. Negli Usa si ritiene che abbiano
la funzione di commisurare il risarcimento all'effettivo danno totale,
comprendente anche i danni delle vittime non compensate in giudizio. ©
www.lavoce.info 21/02/2007.
Patuelli: «Le cause collettive in Italia
non funzionerebbero» di Massimo
Restelli
da Milano
Negli Stati Uniti funziona a dovere ed è uno degli incubi delle
potenti multinazionali ma l’idea di importare in Italia la cosiddetta class
action per tutelare i risparmiatori non è facilmente realizzabile, a
meno di non cambiare la prima parte della Costituzione. A mettere sull’avviso
è il vicepresidente dell’Abi e dell’Acri, Antonio Patuelli, invitando
a «evitare facili illusioni» agli investitori. Al di là della proposta
del ministro Pierluigi Bersani di guardare oltreoceano per introdurre la
possibilità di un’azione legale collettiva il problema tuttavia esiste.
Ecco perché sarebbe opportuna «una discussione per aggiornare più
aspetti della Carta Costituzionale» così da renderla «omogenea e
più attuale» con le esigenze del mercato, prosegue Patuelli che nella
veste di presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna smentisce anche
quanti considerano incontendibile il mondo delle Popolari.
Cosa ne pensa dell’idea di Bersani di introdurre la class action in Italia?
«Alcuni guardano agli Usa convinti di poterne importare l’esempio normativo
ma l’Italia non è la cinquantunesima stella della bandiera americana:
i nostri sistemi giuridici sono diversi. L’ostacolo è già nella
Costituzione: l’articolo 24 specifica che è possibile agire in
giudizio solo per tutelare i propri diritti e interessi legittimi. Abbastanza
per rendere impraticabile un’importazione automatica della class action
statunitense perché tutti coloro che ne avrebbero diritto dovrebbero
sottoscrivere l’atto stesso. Invito ad essere realisti».
Il caso Parmalat è stato una lezione severa, quale potrebbe essere la
soluzione per la tutela dei risparmiatori?
«Ci sono due
strade. Trasformare la class action per adattarla alla Carta Costituzionale,
oppure cambiare quest’ultima prima di approvare qualsiasi disegno di legge.
È una questione pregiudiziale, dobbiamo evitare facili illusioni ed
essere chiari dall’inizio: bisogna seguire il nostro diritto processuale, in
caso contrario una causa collettiva potrebbe crollare davanti a un’eccezione
di incostituzionalità. Occorre una discussione diversa, magari con la
lungimiranza di guardare anche ai trattati internazionali che l’Italia ha
già ratificato».
Propone di cambiare la Costituzione?
«È il sessantesimo anniversario della Costituente. Credo che da
affrontare ci sia una discussione non solamente sull’articolo 24 ma
più in generale sulla prima parte della Costituzione. Di problemi di
aggiornamento sotto il profilo economico ne vedo più di uno. A partire
dall’articolo 81 voluto da Luigi Einaudi per regolare la spesa pubblica e che
occorre rendere ancora più stringente e rigoroso».
Da banchiere come considera la scelta di Banca Lombarda di proteggersi da un
eventuale attacco esterno trasformandosi in popolare per unirsi a Bpu?
«Ci deve essere una totale libertà di modelli societari. È un
treno che può viaggiare in entrambe le direzioni senza cambiare
motrice: la scelta spetta agli azionisti. Non è vero che il controllo
di una popolare è bloccato, è sufficiente studiare un’Opa
condizionata alla trasformazione in Spa. Parlo per esperienza: dieci anni fa
con la Cassa di Ravenna ho lanciato un’offerta sulla Banca Cooperativa di
Imola. Mi lasci dire che l’unica realtà non scalabile non è il
mondo popolare ma quello del credito cooperativo».
(LaVoce.info) 20.12.2006 13:30
La crisi del gruppo Parmalat ha arrecato ingenti danni a
innumerevoli investitori, molti dei quali hanno intentato azioni
"collettive" negli Stati Uniti d’America. Quali possibilità
hanno, invece, gli investitori danneggiati di fare valere i loro diritti in
Italia?
Le proposte di legge
Da quasi un mese la
Commissione giustizia della Camera è alle prese con
alcuni progetti di legge, uno dei quali è di iniziativa del governo,
sull’introduzione della cosiddetta "class action". Nella scorsa
legislatura la Camera ne approvò uno analogo dopo un lungo dibattito,
ma il Senato non fece in tempo a esaminarlo.
Il problema è noto: immaginiamo che un’impresa danneggi un numero
considerevole di soggetti con lo stesso comportamento e che questo danno sia
complessivamente ingente, ma singolarmente minimo; i danneggiati, in pratica,
non hanno alcun incentivo o interesse ad agire, confrontando i rischi e le
spese connessi al processo, con il possibile risarcimento del danno.
La versione americana
L’esperienza più importante e famosa in tema di class action è
quella statunitense: ogni danneggiato può agire e chiedere
l’introduzione di un’azione di "classe" al giudice, che è
chiamato a decidere in primo luogo sulla sua ammissibilità, e solo
successivamente a decidere sul merito. La sentenza di condanna, peraltro, non
vincola i danneggiati che dichiarano di non volersene avvalere. La class
action "all’americana" mostra però un pericoloso lato
oscuro. L’intero meccanismo è guidato dagli avvocati, i quali sono
rimunerati con una percentuale del valore complessivo del risarcimento
ottenuto con una sentenza favorevole o una transazione: il risultato è
un proliferare di azioni collettive, le quali per lo più non sfociano
in una sentenza di merito, ma in una transazione.
Quindi, il problema delle azioni collettive potrebbe essere sintetizzato
così: da un lato si pone l’obiettivo di incentivare le azioni di
risarcimento, dall’altro, sorge il pericolo di unmoltiplicarsi di azioni
pretestuose o infondate. (1)
Vista dall’Italia
Torniamo in Italia e ai progetti in cantiere. Bisogna subito sgombrare il
campo da un equivoco. Il progetto del governo, così come alcuni degli
altri proposti, si fonda su una logica differente da quella tipica delle
class action americane: la legittimazione ad agire è attribuita solamente
alle associazioni dei consumatori, alle associazioni dei professionisti e
alle camere di commercio, ma non ai singoli danneggiati.
Nel progetto del governo, il giudice emette una sentenza di condanna
"generica" e ogni singolo danneggiato dovrà poi agire
individualmente per ottenere il risarcimento del proprio danno. Pertanto, dal
momento che la legittimazione ad agire non spetta ai singoli danneggiati, non
di vera class action si tratta.
Da un punto di vista politico, la scelta è alquanto singolare. Nella
scorsa legislatura, infatti, i due partiti maggiori della coalizione ora al
governo hanno presentato proposte di class action assai simili al modello
statunitense. (2)
I limiti imposti dal diritto italiano
Il governo, inoltre, pare non cogliere l’occasione propizia determinata da un
suo stesso coraggioso provvedimento, ossia l’eliminazione dall’ordinamento
italiano del divieto del patto di quota/lite: d’ora innanzi gli avvocati
potranno determinare il loro compenso in percentuale sui frutti della causa
vinta o transatta, così come avviene nel sistema americano.
Resta aperto il problema di rendere ogni meccanismo processuale nuovo
compatibile con l’articolo 24 della Costituzione, che riconosce a ogni
cittadino il diritto individuale ad agire per fare valere i propri diritti,
diritto che non può essere "espropriato" da alcun giudice
senza l’assenso del danneggiato. Il meccanismo americano, in base al quale la
sentenza o la transazione sono efficaci verso chiunque non abbia dichiarato
di volere uscire dalla "classe", sarebbe incostituzionale in
Italia.
C’è, infine, il nodo politico più significativo: come evitare
il proliferare di cause pretestuose? Il pericolo è fondato, ma la
soluzione proposta non lo risolve, poiché rischia di trasformare le nuove e
acerbe associazioni dei consumatori in strutture finalizzate esclusivamente
alla ricerca di azioni collettive.
Non ci sono ragioni reali, quindi, per non tentare un passo più
coraggioso e introdurre una vera e propria class action, consentendo ai
danneggiati di raggrupparsi in classi e ai giudici di emanare una sentenza
vincolante per tutti i partecipanti (in maniera tale che l’impresa
danneggiante non soffra i rischi dell’incertezza).
Per rispettare il vincolo costituzionale la soluzione è semplice: basta
attribuire alla sentenza (o alla transazione) forza vincolante solo verso chi
vi abbia espressamente aderito.
Il timore che questa innovazione generi un eccesso di litigiosità,
infine, potrebbe scemare introducendo una clausola di "scadenza",
come previsto di recente dal diritto tedesco sulle cause collettive in
materia finanziaria (3): si potrebbe indicare un periodo di cinque o dieci
anni, allo scadere del quale la legge cessa di essere efficace, cosicché le
forze politiche siano in grado di valutarne l’efficacia e di introdurre
eventuali modifiche.
(1)
Eisenberg – Miller, in 1 Journal of empirical legal studies (2004) p. 27 ss.
(2) AC 4639, Onn. Fassino et
al., art. 30 e AC 4747, Onn. Letta et al.,art. 3.
(3) KapMuG, entrato in vigore il 1/11/2005, sul quale v. Merkt, in Giur.
Comm., 2006.
*Federico M. Mucciarelli è laureato in Giurisprudenza
all’Università degli Studi di Bologna, è avvocato, ha
conseguito un LL.M. presso l’Università di Heidelberg ed un dottorato
di ricerca in diritto commerciale presso l’Università di Brescia. E’
stato, inoltre, dipendente della Banca d’Italia, assegnista di ricerca presso
la Facoltà di Economia dell’Università di Bologna e consulente
legale per la Camera dei Deputati. Attualmente è ricercatore di
diritto commerciale presso la Facoltà di Economia
dell’Università degli Studi di Bologna e professore a contratto di
diritto dei mercati finanziari presso la Facoltà di Economia
dell’Università di Trento. Suoi principali temi di ricerca sono le
offerte pubbliche d’acquisto, il diritto delle società di capitali ed
il diritto internazionale societario.
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Intervista «Troppe le differenze con il nostro sistema
giuridico per importare la legge dagli Stati Uniti senza correttivi» Il
presidente della Commissione
giustizia contrario alla quota lite nelle azioni collettive
Prima «dovrà toccare alle banche e le
assicurazioni, poi verrà estesa a tutti gli altri settori». Cesare
Salvi, senatore diessino e presidente della Commissione giustizia
di Palazzo Madama dove la legge per introdurre la possibilità di fare
cause collettive (class action ) dovrà arrivare dopo l’approvazione
della Camera, ritiene che il testo predisposto dal governo vada modificato
profondamente «per evitare un eccesso di litigiosità come è
accaduto negli Usa». «Si tratta di una vera e propria rivoluzione nell’economia
ma bisogna stare attenti a non fare pasticci, insomma meglio evitare
l’effetto taxi». In che senso pasticci…
«Anche negli Stati Uniti, dove la class action è
nata nel 1930, è in corso un ripensamento legislativo proprio sul
connubio tra il patto di quota-lite e il loro sistema risarcitorio. Quindi
stiamo attenti a importare il modello americano senza tener conto di queste
critiche e delle profonde differenze tra i due sistemi. In pratica, negli
Usa, la gran parte delle cause supermiliardarie alla fine ha arricchito gli
avvocati più che risarcire i consumatori».
Un passo indietro. Cosa intende per quota-lite?
«È così chiamata la legge, approvata
nello scorso agosto, che prevede l’abolizione del divieto del patto di
quota-lite. Vale a dire
il divieto che finora impediva ai professionisti, avvocati compresi, di
pattuire compensi parametrati al risultato del processo».
E lei cosa suggerisce?
«Secondo me andrebbe previsto un sistema diverso dalla
quota-lite per le azioni collettive».
Ci sono ben sei proposte di legge sulla class action .
Può spiegare come stanno le cose?
«Tra queste c’è un testo di legge del governo
che sostanzialmente ricalca quello bipartisan approvato nella scorsa
legislatura dalla sola Camera dei deputati. Gli altri si ispirano a
iniziative parlamentari della maggioranza e dell’opposizione. In gioco ci
sono due modelli: uno, adottato dal governo, che consente l’avvio dell’azione
risarcitoria solo da parte di soggetti collettivi come le associazioni di
consumatori, le camere di commercio, le associazioni di professionisti (che
non è ben chiaro cosa siano). L’altro, più vicino al modello
americano, permette l’azione a chiunque vi abbia interesse, compresi i
singoli individui. In quest’ultima direzione è interessante la
proposta fatta da Daniele Capezzone».
Può fare un esempio?
«Quello più chiaro riguarda il prodotto
medicinale difettoso. Il giudice può stabilire, a fronte di un singolo
promotore, l’azione risarcitoria per tutti quelli che possono dimostrare di
avere subito danni da quella medicina».
Perché il modello americano è di difficile
importazione?
«Il motivo sta nelle profonde differenze giuridiche tra
il sistema anglosassone e quello europeo. Da noi, per esempio, il giudicato
vale solo tra le parti, mentre nel sistema americano il giudicato riguarda
tutte le persone coinvolte in quella classe di danni anche se non sono state
chiamate in causa. Questo si può fare perché il giudice americano ha
molti più poteri del nostro: è lui, per esempio, che valuta se
il numero dei consumatori coinvolti ha attendibilità o meno sul piano
della rappresentatività. Da noi, poi, c’è l’articolo 24 della
Costituzione il quale prevede che tutti hanno diritto ad agire in giudizio».
E cosa propone la legge in discussione?
«Il testo di legge bipartisan prevede che l’azione
risarcitoria debba partire dalle associazioni riconosciute. Poi è nato
il quesito: ma la causa produce effetti solo per loro o per tutti i
consumatori? Per tentare di risolverlo è stato allestito un meccanismo
a tre fasi.
Prima l’azione promossa dalle associazioni, poi un tentativo di pace
conciliativa, poi l’azione dei singoli consumatori. È un sistema molto
complesso e macchinoso che, vista la situazione della giustizia italiana,
può comportare tempi lunghissimi. Insomma, come si vede, ci sono molti
aspetti sui quali riflettere».
Perché sotto il governo Berlusconi, la vecchia legge
sulla Class Action si è arenata al Senato?
«La hanno affossata le lobby , preoccupate
dall’introduzione di meccanismi di questo tipo oltre alle difficoltà
tecniche di cui parlavo. Ora bisogna procedere ma la mia opinione è
che il testo del governo vada modificato profondamente».
L’Europa come si sta muovendo?
«La Francia e la Germania stanno varando anche loro una
legislazione modellata sul diritto europeo ed hanno esattamente i nostri
problemi: fare una legge che sia funzionale ed efficace e non persecutoria. E
con una procedura snella e semplice per non intasare i tribunali».
È vero che lei sostiene una introduzione
graduale della class action?
«Sì. Sono convinto che dovremmo prima partire da
settori, diciamo così laboratorio, come le banche e le assicurazioni.
Così com’è scritto adesso il testo di legge è troppo
generalizzato. Potrebbe, faccio una ipotesi estrema, consentire anche a un
gruppo di condomini di agire contro il negoziante sotto casa».
Lei prima citava le lobby. Quali sono e in che modo si
sono mosse per stoppare la legge?
«Tutte le categorie della grande industria hanno
sollevato eccezioni tecnico-giuridico che peraltro vanno ascoltate. Ma non
possono fare come Bertoldo che non trovava mai l’albero a cui impiccarsi.
Devono essere propositive perché la legge va fatta ed è giusto che si
faccia per tutelare i consumatori
oggi in una condizione di estrema debolezza rispetto al
potere della grande impresa».
Viste tutte queste difficoltà, la legge
riuscirà a vedere la luce entro il 2007?
«Secondo me sì, ancora qualche mese e la legge
verrà approvata. Basta non farsi prendere né dall’entusiasmo né subire
le resistenze».
Lei ha detto che occorre evitare l’effetto taxi. È una critica al
ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani ?
«No. Il ministro Bersani e il governo nel suo insieme
hanno avuto il grande merito di porre per la prima volta il consumatore al
centro dell’azione legislativa. Ma non dimentichiamo che se poi i meccanismi
non funzionano c’è il contraccolpo negativo. Le cose vanno dunque
fatte bene».
Secondo lei la class action modello italiano
potrà coinvolgere i risparmiatori colpiti dai bond Parmalat e Cirio?
«Potrebbe farlo. Non ci sono ostacoli costituzionali.
Serve però una disciplina transitoria, essendoci processi già
in corso».
È da tempo che il ministro Bersani, seguito a
ruota da Padoa-Schioppa, annuncia con sussiego l'introduzione, anche in
Italia, della class action, cioè la possibilità di un'azione
collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. È un istituto
già operante negli Stati Uniti dove ultimamente, proprio in
adempimento della class action, Banca nazionale del
lavoro e Crédit Suisse sono state condannate a pagare 25 milioni di dollari
ciascuna a favore dei creditori americani ed europei del crac Parmalat. In
Italia la class action ha per ora solo la forma di diversi disegni di legge,
di cui uno del governo, che giacciono presso la commissione Giustizia
in attesa di esame. In una prima lettura si ha l'impressione di un argomento
serio e difficile, trattato con estrema disinvoltura solo mirando all'effetto
propagandistico dell'iniziativa.
Una class action che non voglia far danni e non si
limiti a illudere il consumatore richiede ben altra prudenza e
oggettività. Essa investe grandi interessi e necessita di delicati
processi di attuazione.
Il testo governativo prevede la possibilità per
le associazioni di tutela del consumatore di ottenere dalle aziende il
risarcimento dell'eventuale danno, un giudizio accelerato della magistratura
e la possibilità di risarcire il singolo consumatore.
Uno dei disegni di legge, sempre di area governativa,
svela il carattere demagogico dell'iniziativa, e lo spirito
anti-imprenditoriale che la anima, arrivando addirittura alla configurazione
di un «danno punitivo», non contemplato da nessuna disposizione civilistica,
che dovrebbe essere anche esso risarcito. Si prevede inoltre la istituzione
di nuove figure giuridiche atte alla rapidità dei processi, anch'esse
non contemplate nei codici procedurali. Con questi provvedimenti da
dilettanti allo sbaraglio noi metteremmo nella mani di singole associazioni e
di singole persone, di cui conosciamo ben poco, un potere processuale ed
economico del tutto sproporzionato alla consistenza e alla frammentazione di
quei soggetti che il testo governativo, non sapendo bene come indicarli,
qualifica come «enti esponenziali delle categorie dei consumatori»,
cioè della totalità dei cittadini perché non ce n'è uno
che non sia anche un consumatore. E sarebbero proprio questi «enti
esponenziali», ad accertare gli eventuali danni che un'azienda potrebbe
arrecare ai cittadini.
Ma chi sono, quanti sono, dove sono? È facile
prevedere che se le proposte che giacciono in Commissione diventassero legge,
gli «enti esponenziali» di cui parla il governo crescerebbero a dismisura:
chi non vorrebbe avere nelle mani un bel potere risarcitorio (e magari anche
ricattatorio) senza pagare dazio alcuno?
Un minimo di serietà vorrebbe che prima di
affrontare l'esame e l'approvazione di una legge che investe grandi interessi
e conferisce enormi poteri si procedesse a un censimento e a una conseguente
regolazione, delle associazioni e degli altri soggetti collettivi che si
intende legittimare ad agire in giudizio. È altresì necessaria
un'audizione preventiva della controparte, le aziende, che non possono essere
lasciate al rischio di subire accuse, processi e rilevanti danni d'immagine
per iniziative velleitarie e prive di fondamento.
La difesa dei consumatori è un bene prezioso, basta pensare
al settore alimentare o a quello bancario con i vari casi Parmalat, Cirio, Banca Popolare di Lodi,
i contratti ingannevoli della Banca 121, quella del Salento passata al Monte
dei Paschi di Siena. Se gli attuali strumenti di controllo non funzionano o
funzionano male, ben venga la tutela dei consumatori. Ma questa tutela non
può sconfinare nella parzialità, nella leggerezza,
nell'irresponsabilità. La class action è una questione seria e
seriamente va trattata.
Il PuntO n° 86.
Di Mauro
Novelli 25-11-2006
Riportiamo alcune critiche/preoccupazioni generate
dall’ipotesi di introduzione della class action nell’ordinamento italiano.
Vedremo che partono tutte da alcuni concetti pigramente insiti nel nostro
costume e sono il pezzo forte delle argomentazioni di giornalisti e di
legislatori preoccupati di perdere il rapporto di protezione biunivoco con i
potentati – asfittici, ma ancora in grado di far danni - operanti in questo
Paese (banche, assicurazioni, mega aziende falsamente privatizzate ecc.).
Mi riferisco:
- alla concezione secondo la quale, poiché è
naturale e funzionale la durata geologica dei nostri giudizi, il ricorso
all’autorità giudiziaria deve essere fatto per le cose “serie” (non
per violazioni di legge coinvolgenti magari diritti diffusi e/o poche
centinaia di euro); deve essere a titolo fortemente oneroso e non a basso prezzo; deve essere
riservato a chi ha capacità di reggere anche decenni il peso di azioni
giudiziarie e la vociante plebe deve esserne tenuta fuori.
- al considerare l’accesso alla giustizia non come
strada obbligata per proteggere diritti non riconosciuti da controparti, ma
appannaggio elitario di chi può permettersi – per lustri – i costi
economici e psicologici di un giudizio, anche al solo scopo di conquistare i
termini di prescrizione.
- al considerare troppo oneroso per i giudici ferrarsi
su materie inerenti fattispecie in grado di coinvolgere, non il singolo
cittadino, ma centinaia o migliaia,
cioè a trattare situazioni di dimensioni elettoralmente rilevanti.
- al considerare i cittadini italiani come bramosi di
accedere alla giustizia perché costa poco, e non perché vogliono eliminare
prevaricazioni e violenze non rimovibili altrimenti e subite a danno dei loro diritti. Meglio
continuare a tenere le masse in stato di astinenza giuridica: non è
opportuno inflazionare il “servizio-giustizia”, riserviamolo ai “pari”.
- al considerare tutti gli imprenditori come
normalmente in stato di delinquenza, mutuando per generali le mascalzonate di
alcuni potenti settori, di monopolisti di fatto, di rentiers di posizione:
oggi, con i costi, i metodi ed i tempi di giudizio possono tranquillamente
travalicare la legalità nei loro rapporti con il versante della
domanda; con la class action dovranno stare più attenti. Questo
porterà a maggiori costi d’impresa e, di conseguenza, ad una
diminuzione della competitività. Non è il caso di gravare ulteriormente
sul nostro sistema produttivo. Le nostre aziende sono già così
poco competitive…
- al considerare un rischio il fatto che potrebbero
crearsi i professionisti della class action (le associazioni abilitate). Dopo
aver tribolato a costituire il monopolio dei professionisti dell’azione
unica, individuale, e costosa (gli avvocati), questo sasso rompe un po’ le
uova nel paniere.
- allo sminuire la valenza della class action made in
USA, dove – sostengono i potentomani – è ormai soggetta a forti critiche.
- al considerare l’art. 24 della nostra Costituzione in
netto contrasto con i principi ispiratori della class action. Ne riportiamo
il testo per una valutazione diretta:
“Art. 24 Cost. – Tutti possono agire in giudizio per la
tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è
diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati
ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi
davanti ad ogni giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per
la riparazione degli errori giudiziari.”
Come se agire in giudizio tramite class action non
fosse azione personale ed individuale. E’ maldestro il tentativo di
confondere in tal modo il diritto di decidere di ciascun cittadino con i
procedimenti ed risultati dell’azione giudiziaria con valenza collettiva.
Ecco alcuni passi di un articolo del Sole 24 Ore del 23
novembre 2006, a
firma di Franco Locatelli, il primo di una serie. Si tratta delle “storture”
da evitare, riportate dal pezzo (credo di capire) come valutazioni della Adam
Smith Society:
….” L’esplosione ed il ripetersi senza fine di migliaia
di controversie che annullerebbero i benefici di economia giudiziaria……. La difficoltà del giudice italiano
di approfondire valutazioni di analisi economica (questa non l’ho capita - ndr); la frustrazione
dell’allargamento dell’accesso alla giustizia dovuta all’obbiettivo
collettivo di provvedimenti puramente inibitori mentre per il risarcimento
dei danni l’onere di agire in proprio resta al singolo.” …….
Il pezzo riporta alcune valutazioni di tre politici
(Benvenuto, Vietti, Capezzone). Ne estrapoliamo un paio. Dimostrano un
munizionamento uniforme, fornito da uno stesso fabbricante:
”..….A patto che la legge non acuisca la
litigiosità e non scordi tre avvertenze: 1) l’Italia è fatta di
piccole e medie imprese che non possono reggere l’impatto della class action
che si applica per le grandi imprese. Occorre fare in modo di non porre altri
vincoli alla crescita dimensionale delle imprese; 2) la class action va
conciliata con l’art. 24 della Costituzione che prevede il diritto
individuale ad agire in giudizio a difesa dei propri interessi; 3) va evitata la
contraddizione per cui ci si può avvalere dei benefici della class
action non solo se la sentenza ha esito positivo ma non si è vincolati
nel caso di esito negativo.
Preferisco la promozione individuale a quella
collettiva sia per coerenza con la Costituzione sia per evitare la
proliferazione di “professionisti” della class action che potrebbero fare un uso
economicamente e politicamente distorto dei nuovi strumenti di difesa dei
consumatori”….. (Michele Vietti -
UDC).
….”…. E’ importante trovare un punto di equilibrio
che eviti gli estremi e dica no sia ai
professionisti della class action sia a todos caballeros. Occorre fare della
class action uno strumento di civiltà e di difesa dei consumatori,
senza ledere la competitività delle imprese.”…… (Daniele Capezzone
- RnP).
In conclusione, non c’è da riservare grande
fiducia nell’azione combinata giornalisti-legislatore- avvocati: idee non di
governo, ma di mantenimento di privilegi, di lacci e laccioli per i
cittadini, di uso non civile della giustizia.
Perdere le commesse dei potentati non è
situazione comoda. Oltretutto, proprio gli avvocati hanno già dovuto cedere le armi nei confronti dei
grandi committenti (banche, assicurazioni ecc): l’eliminazione dei minimi
tariffari (decreto Bersani) ha travolto l’unica loro arma nella definizione
delle parcelle richieste per le pratiche appaltate (i minimi definiti
dall’ordine). Perdere anche i pollastri singoli sarebbe troppo.
Vedremo come andrà a
finire.
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