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di Mauro
Novelli
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DOSSIER
Sequestrati nel Milanese 120
contatori gas Consumi
superiori a quelli effettivi, anche del 15% (Il Corriere della Sera
29-1-2008)
Nell'ambito di un'indagine su presunte truffe che
coinvolge Snam Rete Gas, Italgas, Aem e Arcalgas. I consumatori annunciano
class action
Contatori del gas tanto vecchi da segnalare consumi
superiori a quelli effettivi, anche del 15%. È in corso a Bussero, un
comune del Milanese, un sequestro di circa 120 contatori del gas di
abitazioni private da parte della Guardia di finanza di Milano. Si tratta di
un campione rappresentativo, secondo criteri relativi all'anno di
costruzione, di installazione e al modello, il cui sequestro è stato
ordinato dai pm Sandro Raimondi e Maria Letizia Mannella sulla base di una
consulenza depositata dalla Procura, nell'ambito di un'indagine su presunte
truffe ai danni dei consumatori che coinvolge Snam Rete Gas, Italgas, Aem e
Arcalgas.
IPOTESI TRUFFA - Secondo quanto riportato dal
quotidiano La Repubblica, le bollette di milioni di famiglie italiane sarebbero
aumentate nel corso degli ultimi anni per un presunto rincaro illecito che in
media si aggirerebbe attorno al 10% per un totale stimato intorno a 500 mila
metri cubi di gas, pagati ma mai erogati. Paolo Scaroni, ad dell'Eni, Carlo
Malacarne, numero uno di Snam Rg, Giovanni Locanto dell'Italgas, Giuliano
Zuccoli, ad di Aem e altri sette manager sarebbero accusati a vario titolo di
associazione a delinquere finalizzata alla truffa. La perizia del tecnico ha
riguardato contatori per uso domestico con membrane naturali che, con il
tempo, perdono di elasticità, falsando i valori di gas effettivamente
consumato.
MARGINE DI ERRORE - La perizia ha preso in esame 55
contatori, alcuni dei quali talmente usurati da non poter essere misurati.
Dei 42 passati in rassegna tutti quelli con membrana naturale, ovvero una
trentina, hanno manifestato margini di errore superiori al consentito,
raggiungendo il picco del 15,2% di gas non erogato rispetto al pagato. Se le
stime fossero veritiere ed estendibili a tutta Italia le reti di fornitura
del gas distribuirebbero mezzo miliardo di metri cubi in meno all'anno
rispetto a quanto risulta nelle bollette.
CONSUMATORI - Le associazioni dei consumatori
annunciano una class action e stimano danni forfettari per 120-150 euro a
famiglia. Il Codacons si costituirà parte civile nel procedimento per
consentire ai consumatori di ottenere il rimborso delle maggiori somme
pagate. L'associazione guidata da Carlo Rienzi «invita fin da ora gli utenti
con contatori vecchi, clienti delle società coinvolte nei controlli
che hanno dimostrato consumi errati, a conservare le bollette del gas e
inviare al proprio gestore una raccomandata nella quale si chiede il rimborso
delle erogazioni conteggiate e mai effettuate per gli ultimi 5 anni».
CINQUE ANNI - L'Unione nazionale consumatori
chiede che se l'inchiesta confermerà le perizie «gli utenti siano
risarciti per la differenza almeno a partire dai cinque anni precedenti,
oltre i quali scatta la prescrizione, tenendo presente che su un consumo di 1.400 metri cubi
annui l'indebita maggiorazione potrebbe arrivare a 150 euro l'anno». Telefono
Blu Sos Consumatori si dice «pronto a chiedere la restituzione immediata del
maltolto a tutte le famiglie attraverso le bollette». L'associazione «punta
quindi, ancora prima di lanciare centinaia di ricorsi, a un'azione
unilaterale degli erogatori con un mega rimborso a tutti gli aventi diritto».
Adusbef e Federconsumatori chiedono «al fine di evitare future frodi e
truffe, che anche i contatori di luce siano sottoposti alla procedura di
omologazione presso i centri Sit».
29 gennaio 2008
ARTICOLI DAL 26 AL 28
GENNAIO 2008-01-29
Franza o Spagna, purché se... pesca! ( da "Italia Oggi (Agricoltura Oggi)" del
26-01-2008)
Argomenti: Class Action
Class action, pubblicità allerta ( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del
26-01-2008)
Argomenti: Class Action
T-red, nasce il supercomitato veneto ( da "Corriere del Veneto" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action
T-red, nasce il supercomitato veneto Stangate ai
semafori, nasce un supercomitato ( da "Corriere del Veneto" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action
MODULO CODACONS PER CHIEDERE SGRAVI ALL'ASìA:
MILLE EURO DI INDENNIZZO PER AVER PAGATO INGIUSTAMENTE ( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del
26-01-2008)
Argomenti: Class Action
DAI PROCESSI MEDIATICI DANNI ALLA GIUSTIZIA ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action
Petizioni, reclami e class action, la battaglia
continua ( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 27-01-2008)
Argomenti: Class Action
E' operativo il piano di sviluppo rurale ( da "Messaggero Veneto, Il" del 27-01-2008)
Argomenti: Class Action
Uno spauracchio chiamato class action ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
27-01-2008)
Argomenti: Class Action
Fecondazione, i pazienti pronti a una class action
contro il governo ( da "Manifesto, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Grazie a Parmalat ecco la class action ( da "Giornale di Vicenza, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano -
data: 2008-01-27 num: - pag: 8 autore: di B... ( da "Corriere della Sera" del 28-01-2008) + 1 altra
fonte
Argomenti: Class Action
Tre anni e poi lascia È giallo sul Cavaliere ( da "Tempo, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Palm chiude i retail e una class action contro Treo ( da "Vnunet.it" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Una class action
contro truffe 899? ( da "Virgilio Notizie" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
<Codacons> propone una <Class action> a
tutela dei clienti di Monza e Brianza ( da "Giornale di Vimercate" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
TLC: CONSUMATORI VALUTANO CLASS ACTION CONTRO TRUFFE
899 ( da "Prima Comunicazione" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Il governo stava studiando "correttivi" alla
class action (2) ( da "Velino.it, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Il governo stava studiando "correttivi" alla
class action ( da "Velino.it, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Fondi sovrani l'Occidente chiede regole ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Posta in perenne ritardo, i Comuni minacciano azioni
legali ( da "Varesenews" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Articoli
( da "Italia Oggi
(Agricoltura Oggi)" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action
ItaliaOggi ItaliaOggi
- Mercato Agricolo Numero 022, pag. 24 del 26/1/2008 Autore:
Lorenzo Roida Visualizza la pagina in PDF nelle reti/546
milioni di euro dai due stati ue alla pesca Franza o Spagna, purché se...
pesca! Spagna. Il governo spagnolo ha approvato un piano 2008 di rilancio
della pesca, con una dotazione finanziaria di 236 milioni di euro, che mira a
migliorare la competitività delle imprese. Sarà
sostenuta la realizzazione di azioni collettive destinate a contribuire in
modo sostenibile alla gestione e alla conservazione delle risorse,
promuovendo metodi di pesca selettivi e riducendo le catture accessorie. Il
piano cercherà anche di migliorare le condizioni di lavoro e la
sicurezza per i lavoratori. In relazione alla sicurezza, in
particolare, il ministero sottoscriverà un accordo con la Sasemar
(società di soccorso e sicurezza marittima) per un importo di 13 mln
di euro, per migliorare la sicurezza dei lavoratori marittimi. Francia. Il
presidente francese Nicolas Sarkozy ha presentato un piano da 310 milioni di
euro in tre anni per rilanciare la pesca. "Il piano permetterà
alle imprese di ritrovare redditività e comporta misure sociali,
economiche, ecologiche e di sicurezza", ha precisato il ministro Michel
Barnier. Il piano sarà, in gran parte, finanziato da una tassa del 2%
sulla vendita di pesci nella grande distribuzione (valutata in 240 milioni in
tre anni); il resto sarà a carico del bilancio del ministero e del
Fep. L'essenza del piano riguarda l'ammodernamento delle barche come risposta
al "caro gasolio". Lo stato vuole aiutare i pescatori a utilizzare
combustibili alternativi meno costosi e a dotarsi di motorizzazioni
più economiche perché, spiega un tecnico francese, "c'è
sovracapacità di pesca, con barche dai motori che consumano troppo
gasolio e non sono abbastanza selettivi sulle specie pescate".
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( da "Italia Oggi
(MarketingOggi)" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action
ItaliaOggi ItaliaOggi
- Pubblicità Numero 022, pag. 16 del 26/1/2008 Autore:
Pagina a cura di Federico Unnia Visualizza la pagina in PDF
class="hilite">Gli effetti della
nuova norma a tutela dei consumatori secondo l'avvocato Ugo Ruffolo Class class="term">action, pubblicità
allerta Anche la comunicazione a rischio per messaggi ingannevoli Il mondo
della pubblicità non deve sottovalutare il rischio che singoli
consumatori e le loro associazioni possano promuovere class="term">class class="term">action
a seguito della diffusione di messaggi ritenuti scorretti. è quanto
ipotizza l'avvocato Ugo Ruffolo, professore ordinario di diritto civile
presso l'Università di Bologna e tra i paladini dei consumatori. La
legge sulle class="term">class class="term">action,
come noto, ha portato un forte stravolgimento nel panorama del rapporto tra
cittadini e imprese. "Di certo la legge poteva essere scritta meglio. Ma
nel complesso non possiamo che valutarla positivamente, se non altro per il
fine che intende perseguire". E quali sono i settori più a
rischio? "Teoricamente tutti quelli in cui si concludono contratti in
serie o si pongono in essere pratiche commerciali scorrette o prassi
anticoncorrenziali", continua Ruffolo. "Penso alle banche,
assicurazioni, servizi telefonici, alimentare e il farmaceutico". Molti
settori nei quali la pubblicità rappresenta lo strumento principale
nella relazione con i consumatori. Con l'introduzione nel Codice del consumo
del divieto di pratiche commerciali scorrette (pubblicità ingannevole
e comparativa illecita), nell'ambito di applicazione della nuova normativa
rientra anche la comunicazione. "Tutti i messaggi pubblicitari
scorretti", continua l'avvocato, "che abbiano indotto alla
conclusione di contratti lesivi dei diritti di una pluralità di
consumatori possono comunque giustificare un'azione collettiva
risarcitoria. Insomma, siamo solo all'inizio e non è escluso che si
possa assistere anche a clamorose iniziative". Ma torniamo alla tanto
discussa e criticata legge sulla class="term">class class="term">action.
"Questa normativa segna un passaggio fondamentale nella tutela dei
consumatori in quanto ha effetti rivoluzionari". L'Italia su questo
campo è sempre stata in ritardo. Da ricordare, prima dell'avvento del
Codice del consumo, la legge n. 281/1998 sulla tutela collettiva
dei diritti ed interessi dei consumatori, in qualche modo collegate anche
alla pubblicità. Ora la Penisola, almeno sulla carta, riduce il
distacco con gli altri paesi. La class="term">class class="term">action
all'italiana è diversa da quella esistente negli Stati Uniti: li il
singolo può agire in rappresentanza di tutti e, in linea di principio,
la decisione vale per tutti. "In Italia potranno proporre l'azione collettiva risarcitoria solo le associazioni inserite
nell'apposito elenco ministeriale o quelle comunque adeguatamente
rappresentative degli interessi collettivi dei consumatori e la decisione
riguarderà solo gli enti e i singoli che abbiano aderito all'azione
inviando una comunicazione scritta all'associazione". Ma per funzionare
una class="term">class
class="term">action dovrebbe riguardare
il massimo numero di soggetti possibilmente interessati al caso. "La
transazione, che rappresenta l'esito auspicabile e frequente delle class="term">class class="term">action, dovrebbe essere tombale
e applicarsi al massimo numero di soggetti interessati", ricorda
Ruffolo. In Italia, dove la class="term">class class="term">action
si basa sulla volontaria adesione dei singoli all'azione collettiva,
è prevedibile che non saranno molti i soggetti che vi aderiranno e le
imprese non verranno così incentivate a cercare una transazione.
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( da "Corriere del
Veneto" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action
Corriere del Veneto - PADOVA - sezione:
REGIONE - data: 2008-01-26 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE T-red, nasce
il supercomitato veneto Da Verona a Vicenza a Treviso, la protesta dilaga:
Class-action contro i Comuni Dopo il sequestro dei semafori
"intelligenti" in provincia di Verona i gruppi spontanei dei
cittadini tentano l'azione collettiva
è anche sull'onda dei sequestri dei semafori "intelligenti" nell'Est
veronese, ordinati giovedì dalla magistratura scaligera, che i
comitati veneti sorti da tempo contro le multe troppo facili si riuniranno
lunedì prossimo nel Vicentino, per dar vita ad un gruppo regionale di
automobilisti "tartassati". Nell'incontro, le associazioni
sorte in provincia di Verona, Vicenza e Treviso (ma altre province potrebbero
unirsi all'ultimo momento, richiamate dal tam tam mediatico) daranno il primo
abbozzo di struttura al super-comitato, eleggendo un coordinatore regionale.
E parleranno dell'impulso che l'inchiesta penale potrebbe dare alla
contestazione di altri semafori sospetti nel Veneto, valutando l'ipotesi di
fare la voce grossa contro le amministrazioni comunali che utilizzano T-red e
semafori a infrarossi, anche con una "class action ", l'azione
legale collettiva di stampo statunitense ora
possibile anche in Italia. Pioggia di mail Nel frattempo Mario Zampedri, il
vicepresidente del consiglio provinciale di Verona che con i suoi esposti ha
dato il "la" all'inchiesta della procura, viene subissato di e-mail
che chiedono consigli su come compilare i moduli in autotutela, con i quali
chiedere la restituzione dei soldi e dei punti patente tolti per le multe
inflitte dai semafori contestati. "Ma la vera vittoria – annuncia – sarà
per me ottenuta solo quando la restituzione di soldi e punti scatterà
anche per chi non ha presentato ricorso". Per quanto riguarda i
comitati, il progetto di un coordinamento regionale era nell'aria da tempo:
l'obiettivo, unire i gruppi spontanei di cittadini che da mesi, da Altavilla
Vicentina a Vago di Lavagno nel Veronese, da Illasi e Colognola alla
provincia di Treviso, si scambiano documenti, informazioni e assistenza
legale per ribellarsi alle multe causate – a loro dire - dal tempo troppo
breve del semaforo arancione, e che ritengono vessatorie, un semplice modo
per far cassa da parte delle amministrazioni comunali. La battaglia Una
battaglia iniziata da Altavilla vicentina, che ha già ottenuto
l'annullamento di diverse multe; sulla stessa scia, nel Veronese si sta
muovendo il "Comitato multe Vago", che ha nel mirino due impianti
di videosemaforo nel Comune di Lavagno. "Anche se la nostra situazione –
spiega uno dei coordinatori, Giovanni Ballan – non è identica a quella
di Illasi e a Colognola, è positivo che l'attenzione su questi temi
sia alta". A Vago la contestazione, che ha portato a più di 7000
sanzioni in pochi mesi nel 2007, riguarda sempre la durata inferiore ai 4
secondi del "giallo", ma anche i contratti stipulati dal Comune con
la ditta (che in quel caso non è la Cts di Como, ma la Traffic
tecnolgy di Marostica), che anche qui prevedono un compenso fisso ai
costruttori dell'impianto per ogni multa elevata dai vigili. Le ditte I
titolari della ditta, in questi casi, già avevano spiegato la loro
posizione: "Non ci viene corrisposto nulla in più in caso di
sanzioni accessorie oltre a quella del passaggio con il rosso e, soprattutto,
lo otteniamo solo a pagamento avvenuto da parte dell'automobilista multato:
quindi, se c'è un ricorso o finché il cittadino non paga, non
percepiamo alcunché". Giovanni Salvatori.
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( da "Corriere del
Veneto" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action
Corriere del Veneto - VERONA - sezione:
PRIMOPIANO - data: 2008-01-26 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE T-red,
nasce il supercomitato veneto Stangate ai semafori, nasce un supercomitato Da
Verona a Vicenza a Treviso, la protesta dilaga: Class-action contro i Comuni
T-Red, fronte fra comuni anti-multe. Pioggia di mail a Zampedri. "Ecco i
moduli per riavere i soldi" Dopo il sequestro dei semafori
"intelligenti" in provincia di Verona i gruppi spontanei dei
cittadini tentano l'azione collettiva
è anche sull'onda dei sequestri dei semafori "intelligenti"
nell'Est veronese, ordinati giovedì dalla magistratura scaligera, che
i comitati veneti sorti da tempo contro le multe troppo facili si riuniranno
lunedì prossimo nel Vicentino, per dar vita ad un gruppo regionale di
automobilisti "tartassati". Nell'incontro, le associazioni sorte
in provincia di Verona, Vicenza e Treviso (ma altre province potrebbero
unirsi all'ultimo momento, richiamate dal tam tam mediatico) daranno il primo
abbozzo di struttura al super-comitato, eleggendo un coordinatore regionale.
E parleranno dell'impulso che l'inchiesta penale potrebbe dare alla
contestazione di altri semafori sospetti nel Veneto, valutando l'ipotesi di
fare la voce grossa contro le amministrazioni comunali che utilizzano T-red e
semafori a infrarossi, anche con una "class action ", l'azione
legale collettiva di stampo statunitense ora
possibile anche in Italia. Pioggia di mail Nel frattempo Mario Zampedri, il
vicepresidente del consiglio provinciale di Verona che con i suoi esposti ha
dato il "la" all'inchiesta della procura, viene subissato di e-mail
che chiedono consigli su come compilare i moduli in autotutela, con i quali
chiedere la restituzione dei soldi e dei punti patente tolti per le multe
inflitte dai semafori contestati. "Ma la vera vittoria – annuncia –
sarà per me ottenuta solo quando la restituzione di soldi e punti
scatterà anche per chi non ha presentato ricorso". Per quanto
riguarda i comitati, il progetto di un coordinamento regionale era nell'aria
da tempo: l'obiettivo, unire i gruppi spontanei di cittadini che da mesi, da
Altavilla Vicentina a Vago di Lavagno nel Veronese, da Illasi e Colognola
alla provincia di Treviso, si scambiano documenti, informazioni e assistenza
legale per ribellarsi alle multe causate – a loro dire - dal tempo troppo
breve del semaforo arancione, e che ritengono vessatorie, un semplice modo
per far cassa da parte delle amministrazioni comunali. La battaglia Una
battaglia iniziata da Altavilla vicentina, che ha già ottenuto
l'annullamento di diverse multe; sulla stessa scia, nel Veronese si sta muovendo
il "Comitato multe Vago", che ha nel mirino due impianti di
videosemaforo nel Comune di Lavagno. "Anche se la nostra situazione –
spiega uno dei coordinatori, Giovanni Ballan – non è identica a quella
di Illasi e a Colognola, è positivo che l'attenzione su questi temi
sia alta". A Vago la contestazione, che ha portato a più di 7000
sanzioni in pochi mesi nel 2007, riguarda sempre la durata inferiore ai 4
secondi del "giallo", ma anche i contratti stipulati dal Comune con
la ditta (che in quel caso non è la Cts di Como, ma la Traffic
tecnolgy di Marostica), che anche qui prevedono un compenso fisso ai
costruttori dell'impianto per ogni multa elevata dai vigili. Le ditte I
titolari della ditta, in questi casi, già avevano spiegato la loro
posizione: "Non ci viene corrisposto nulla in più in caso di
sanzioni accessorie oltre a quella del passaggio con il rosso e, soprattutto,
lo otteniamo solo a pagamento avvenuto da parte dell'automobilista multato:
quindi, se c'è un ricorso o finché il cittadino non paga, non
percepiamo alcunché". Giovanni Salvatori.
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( da "Mattino, Il
(Circondario Sud2)" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action
Modulo Codacons per chiedere sgravi
all'Asìa: "Mille euro di indennizzo per aver pagato
ingiustamente" MARIAGIOVANNA CAPONE SALVO SAPIO Dopo cortei e presidi,
la lotta ai rifiuti si sposta in tribunale. Il Codacons scende in campo e
annuncia tre iniziative in favore dei campani danneggiati dalla spazzatura.
Si parte con una citazione per danni notificata a Comune di Napoli, Regione e
Asìa, con la quale si chiede di restituire ad ogni famiglia 1.032 euro
l'anno per aver pagato, ingiustamente, la Tarsu. Facendo due conti, si arriva
a sette miliardi di euro quali risarcimento per i danni da rifiuti subiti
negli ultimi cinque anni (prescritti i nove precedenti). Altro punto in
esame, è far costituIre i campani come parte civile nei processi
penali già avviati. Da quattro giorni lo ha fatto il primo napoletano:
Ciro Discolo del quartiere San Ferdinando. L'associazione invita poi i
napoletani a richiedere all'Asìa la riduzione della tassa del 60 per
cento. Richiesta legittima poiché prevista nell'articolo 9 del contratto e
che può essere richiesta compilando un modulo (www.codacons.it). Una
"class="hilite">class="term">class class="term">action"
in piena regola che fa prevedere rimborsi record ma soprattutto il
"recupero della dignità dei cittadini" come precisa il
presidente Carlo Rienzi. Istituito un numero verde (800.911.111). Sullo
sfondo dell'iniziativa, ancora cumuli di riifuti in stada anche se in
città, in centro, la situazione è nettamente migliorata. Ancora
crisi in periferia e soprattutto in provincia. In via Marco Rocco a Casoria
ieri ennesima protesta. Uno dei manifestanti è finito in cella. I
carabinieri hanno fermato Salvatore Albruzzi, 30 anni con l'accusa di
resistenza, blocco stradale e spargimento di rifiuti. Il commissario De
Gennaro continua il suo lavoro. Procede con ottimismo ma anche con cautela.
"Oggi il piano è un castello di carta. Se lo tocco cade
tutto", ha detto ieri. "Ma se riesco ad aprire una discarica - ha
aggiunto - diventa un castello di sabbia. E se poi allestisco anche un sito
di stoccaggio allora il castello diventa di tufo. E così via, fino a
quando il cemento armato avrà preso il posto della carta". E il
super-commissario continuerà a svolgere il suo lavoro, nonostante la
crisi di governo. Lo ha affermato il ministro per l'Innovazione nella
Pubblica amministrazione, Luigi Nicolais. "C'è un forte impegno
del governo ad affiancare il commissario - ha detto il ministro - Anche il
presidente della Repubblica ha assicurato che De Gennaro non sarà mai
solo, chiunque sia il premier". Il ministro ieri a Napoli ha inaugurato
lo spazio "Plart", un museo e insieme un centro di ricerca, per il
restauro e il riutilizzo dei materiali in plastica. L'occasione per Nicolais
anche per parlare di riciclo e differenziata. "Oggi da plastiche vecchie
- ha detto - si riesce a farne una nuova con proprietà migliori del
materiale da cui si è partiti. Questo è possibile soltanto
grazie alla capacità di fare una raccolta differenziata autentica,
utile per i cittadini, per l'ambiente e per chi fa business".
Dall'Eurispes intanto ancora una fotografia inquietante sui reati ambientali.
Nei primi sei mesi del 2007 sono stati fatti 6.468 controlli per indagini sui
reati nel settore ambientale. I maggiori controlli in Campania (12,8) dove
c'è stato anche il maggior numero di arresti (26). E tornano
d'attualità le collusioni con la camorra. Come la vicenda dei 158
bidoni pieni di sostanze altamente tossiche provenienti da una ditta di Cuneo
e sotterrati a Villaricca e dell'autista diventato cieco per averli
trasportati. Storia che risale al 1991, confermata dai pentiti della camorra
casertana, emblematica di quanto è accaduto anche a Pianura. Non solo
14 anni di emergenza dunque, ma molti di più: anni in cui si sono
creati i presupposti della crisi che ha messo in ginocchio la regione.
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( da "Mattino, Il (Nazionale)" del
26-01-2008)
Argomenti: Class Action
"Dai processi mediatici danni alla
giustizia" MARIA PAOLA MILANESIO Roma. Non arriva a parlare di
"abisso" Vincenzo Carbone, primo presidente della Corte di
Cassazione. E, a differenza di quanto non sia accaduto in occasione di altre
inaugurazioni dell'anno giudiziario, rinuncia alla sequela di statistiche
desolanti sullo stato della giustizia in Italia. Eppure, da quelle sue parole
pronunciate ieri nell'aula magna della Suprema Corte si intuisce che il confine
ultimo è vicino. "I tempi della giustizia sono un elemento di
fortissimo trascinamento verso il basso per l'Italia", allontanano gli
investitori stranieri, hanno ricadute sul benessere dei cittadini e sono
costati in cinque anni 41,5 milioni di euro, perché tanto si è speso
in risarcimenti. "Uno dei principali freni allo sviluppo produttivo
è dato dalla lentezza dei processi. Su 178 Paesi esaminati dai
rapporti internazionali, l'Italia si colloca al 155 posto". È un quadro
buio quello delineato da Carbone, che ha parlato ieri di fronte ai
rappresentanti delle massime istituzioni (in prima fila il capo dello Stato
Giorgio Napolitano, il premier Romano Prodi, il presidente della Camera
Fausto Bertinotti; assente il presidente del Senato Franco Marini, a
rappresentarlo Mario Baccini; il vicepresidente del Csm Nicola Mancino). E a
cancellare le troppe ombre che gravano sulla giustizia non aiutano certo i
riflettori della ribalta. Assumono i toni del monito le parole del primo
presidente: "Non si può continuare ad assistere a processi
mediatici, che turbano la serenità e ostacolano la tempestività
della giustizia. I processi mediatici sono dannosi e inutili: a un aumento
dell'audience non corrisponde un miglioramento del servizio della giustizia.
E il conto lo paga tutta la collettività". È un richiamo
ai magistrati affinché non abbandonino mai la riservatezza e non si lascino
tentare - come dirà poco dopo il procuratore generale Mario Delli
Priscoli - "dal protagonismo, dalla ricerca di consensi, dalla ribalta".
Riserbo, misura ma - avverte Carbone - capacità anche di reagire
"contro attacchi pretestuosi, spropositati, intimidatori". "I
magistrati non sono una casta, una corporazione. Non devono cedere a
intimidazioni di chi minaccia i valori dello Stato, ma non devono neanche
esercitarle, neppure in vista di un raggiungimento di un fine di
giustizia". Tuttavia, non ci sta il primo presidente alle accuse di
supplenza esercitata dalle toghe nei confronti della politica, perché
"se la funzionalità degli altri poteri pubblici è carente,
se vi è un forte disagio nel funzionamento delle istituzioni, il
sistema tende a spingere i magistrati a una impropria funzione di supplenza.
Il giudice deve resistere a questa tentazione ma neppure dovrebbe esservi
indotto". Come dire, non si punti esclusivamente il dito contro le toghe
accusandole di invadere campi altrui, forse non sempre salvaguardati fino in
fondo da chi ne ha il compito. Tocca al procuratore generale Mario Delli
Priscoli, invece, un primo bilancio sulla riforma dell'ordinamento
giudiziario. E purtroppo, il magistrato è costretto a constatare che
sia in questa legge sia nella "sconcertante cascata" di
provvedimenti "abbattutasi sulla giustizia, sarebbe arduo individuare
una sola norma o un solo comma che serva ad abbreviare anche di un solo
giorno la durata dei processi". Dal che si intuisce, ma lo aveva
sottolineato poco prima anche Carbone, che le inefficienze del sistema non
sono imputabili ai magistrati, che hanno anzi una buona produttività.
Disorganizzazione, class="hilite">leggi
omnibus e non organiche (il primo presidente promuove però la class="term">class class="term">action e i progetti di riforma
dei codici), eccessiva domanda di giustizia legata "talvolta a un uso
improprio del processo": sono queste le cause che vanno rimosse,
affinché si possa garantire un efficiente servizio ai cittadini.
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( da "Giorno, Il
(Nazionale)" del 27-01-2008)
Argomenti: Class Action
IN BRIANZA Petizioni, class="hilite">reclami
e class="term">class
class="term">action, la battaglia
continua di BARBARA CALDEROLA ? AGRATE (Monza) ? IN BRIANZA le caselle piangono
e i sindaci chiedono un incontro urgente a Poste Italiane per risolvere il
problema alla radice. Che l'assunzione di 4 mila precari serva a scongiurare
altri periodi neri se lo augurano tutti da Monza fino alle rive dell'Adda, ma
di parole finora ne sono state dette tante. Anzi troppe. Specialmente se
c'è in gioco la competitività della Silicon Valley italiana, e
non quisquiglie. Dopo la clamorosa decisione degli utenti monzesi di
promuovere una "class-class="term">action",
una causa di massa per ottenere il risarcimento sotto la tutela del Codacons,
la Brianza Est tenta la strada della mediazione. Adriano Poletti, sindaco di
Agrate e presidente dei Comuni del Circondario del Vimercatese, è
stato delegato da una ventina di colleghi ad incontrare la Direzione
provinciale dell'Ente. "Sto scrivendo una lettera dai toni decisi -
spiega il presidente - è difficile concedere un briciolo di fiducia
alle Poste, visto quello che sta accadendo". LE CASSETTE sono vuote a
macchia di leopardo da settimane, raccomandate e bollette arrivano a
singhiozzo, oppure non arrivano affatto. Il problema riguarda centri grandi e
piccoli. A Vimercate, città di 27 mila abitanti, il sindaco Paolo
Brambilla è stato costretto ad affidare la distribuzione dell'informatore
comunale a una società privata. "Il giornalimo non arrivava
più alle famiglie - spiega - abbiamo ricevuto una valanga di
reclami". Ma la lista è lunga, si va da Cavenago a Vaprio d'Adda,
dove i residenti, stanchi di subire, hanno promosso una petizione. Intanto i
sindaci della riviera convocano un vertice per giovedì. "Dobbiamo
decidere il da farsi", annuncia Roberto Milanesi, primo cittadino di
Trezzo e presidente dei 12 Comuni dell'Adda. La senatrice del Pd Emanuela
Baio che risiede a Bernareggio e ha vissuto sulla propria pelle l'odissea
delle raccomandate che non arrivano, ha investito del problema il Ministero,
ottenendo che il monitoraggio della situazione fosse affidato a una
società esterna a Poste Italiane. "In gioco c'è la
competività del sistema Brianza - spiega la parlamentare - le aziende
fanno viaggiare documenti importanti in busta, è inconcepibile che la
prioritaria non arrivi da questi parti". Un tasto, quello economico, sul
quale battono anche i sindaci. "Siamo di fronte a un fatto inaccettabile
che sta danneggiando migliaia di famiglie e di imprese 'tagliate fuori' dal
mondo - rincara Poletti - nell'incontro chiederemo un piano per risolvere la
situazione contingente e prevenire disagi futuri. Sappiamo che c'è in
atto un processo di riorganizzazione, ma non si può scaricarne i costi
su utenti inermi". Sergio Colombo, responsabile dello sportello
consumatori della Cisl Brianza, non ricorda di avere mai visto una cosa del
genere. "E' la prima volta che ci troviamo di fronte a un caso così
eclatante di ritardi e di posta non consegnata - spiega - stiamo valutando se
presentare un esposto per mancato servizio". - -->.
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( da "Messaggero
Veneto, Il" del 27-01-2008)
Argomenti: Class Action
Se ne è parlato ieri al convegno di
Agriest dopo che venerdì la giunta Illy aveva dato il via libera al
regolamento attuativo del programma E' operativo il piano di sviluppo rurale
Si stanno delineando i contenuti delle singole misure. Domani un Tavolo verde
UDINE. Gli appelli, le sollecitazioni e le richieste del mondo agricolo sono
state finalmente accolte: il Piano di sviluppo rurale (Psr) del Friuli
Venezia Giulia è operativo e il settore primario della regione ha le
linee guida di qui al 2013. Ne ha parlato ieri ad Agriest l'assessore
regionale Enzo Marsilio dopo che il giorno prima la giunta presieduta da
Riccardo Illy aveva approvato il ddl che rappresenta il regolamento attuativo
del Piano. Ammonta a 247 milioni la spesa complessiva che il Piano prevede di
investire nel periodo di vigenza per accrescere la competitività del
settore agricolo del Fvg. Si condensa in tre punti: accrescere la
competitività del settore agricolo-forestale, sostenendone la
ristrutturazione, lo sviluppo e l'innovazione; valorizzare l'ambiente e lo
spazio naturale razionalizzando la gestione del territorio; migliorare la
qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione
delle attività economiche. E ieri, durante il convegno ad Agriest, la
rassegna settoriale in corso a Udine Fiere, è stato detto che si
stanno delineando i contenuti per l'attuazione delle singole misure del Psr,
rivolte agli investimenti per la produzione, la trasformazione e la
commercializzazione, all'agroambientale, alle fonti energetiche alternative,
e alla montagna attraverso il progetto Leader. Tali strumenti saranno
già oggetto della prossima riunione del Tavolo verde, convocata per
domani a Udine. Successivamente, saranno sottoposti al vaglio del Comitato di
sorveglianza previsto dalla Ue. Nel dettaglio del disegno di legge approvato
venerdì dalla giunta Illy, va segnalato che tratta anche della
promozione dei prodotti di qualità del Fvg e dell'introduzione della
tracciabilità, nonchè dello sviluppo delle forme di
associazionismo tra le imprese. Ma anche della tutela dell'ambiente rurale.
Prevede inoltre l'istituzione della Consulta regionale per lo sviluppo
rurale: tavolo verde che sarà guidato dal presidente della Regione e
del quale saranno chiamati a far parte i soggetti politici e istituzionali
coinvolti nello sviluppo dell'agricoltura. Contempla pure la creazione dei
distretti rurali. Per quanto riguarda l'erogazione dei finanziamenti,
capisaldi del nuovo Piano sono i progetti integrati di territorio e di
filiera, le azioni collettive, e le domande singole per
determinate casistiche. Anche da ciò, si evince la volontà di
privilegiare una coesione forte su territori di produzione omogenei, nonché
la capacità di riunirsi dei produttori nelle singole filiere: questo
al fine di agevolare la competitività dell'intero sistema
agroalimentare del Friuli Venezia Giulia. Comunque, tornando al
convegno specifico di Agriest, Marsilio ha sottolineato che "il Piano di
sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia è uno strumento avanzato
atto a favorire la caratterizzazione del sistema agroalimentare della nostra
realtà". Secondo l'assessore, l'inserimento dei piani
territoriali, e dei progetti di filiera dei prodotti, tra le misure del
Piano, evidenzia la volontà della Regione di valorizzare l'eccellenza
costituita da diversi prodotti specifici della nostra terra, puntando a
promuovere l'intera realtà agroalimentare attraverso le sue
tipicità, anche perché "la competitività non si fonda
purtroppo più solamente sull'elevata qualità di piccoli
sistemi, ma risulta più efficace quando viene proposta per un'area
vasta". Ecco dunque che assumono rilevanza in questo contesto anche i
progetti transnazionali, che privilegiano i rapporti con l'Austria e la
Slovenia. "Si tratta infatti - ha concluso Marsilio - di mettere assieme
realtà capaci, di concerto tra loro, di presentarsi con successo sul
mercato globale". La totale informatizzazione del Psr è stata la
novità presentata al convegno. In pratica, si attua - è stato
detto - una reale sburocratizzazione, a vantaggio della riduzione dei costi
aziendali e della qualità dei prodotti finali, a supporto dunque anche
dei consumatori.
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( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 27-01-2008)
Argomenti: Class Action
Commenti Pagina 315 A tutela del
consumatore Uno spauracchio chiamato class="term">class class="term">action
A tutela del consumatore --> Recentemente i quotidiani nazionali
informavano sull'intenzione del Codacons di avviare un'azione collettiva avverso il trasporto dei rifiuti campani in
Sicilia. Nata con la legge N. 244/2007, e introdotta nel nostro ordinamento
all'articolo 140 bis del Codice del Consumo, l'azione collettiva
risarcitoria è applicabile dal 28 giugno 2008. Le associazioni e i
comitati che siano rappresentativi degli interessi collettivi avranno la
possibilità di agire davanti al Tribunale del luogo in cui ha sede
l'impresa per "l'accertamento del diritto al risarcimento del danno ed
alla restituzione delle somme spettanti ai singoli consumatori o utenti"
in conseguenza di contratti stipulati ai sensi dell'art. 1342 c.c., o di illeciti
extracontrattuali, o comportamenti anticoncorrenziali. Presupposto è
la lesione di diritti di una pluralità di soggetti. Padri del
procedimento, gli americani, nel 1965, quando un intrepido avvocato (Nader)
ebbe l'ardire di fronteggiare la General Motors, contestandone un prodotto,
la Chevrolet Corvair, perché Unsafe at any speed (insicura a ogni
velocità). Fu accusato di diffamazione, ma all'esito del processo fu
la General Motors a essere invece condannata al risarcimento. Il successo della
formula americana è dovuto al concorso di più fattori, che
rendono un tale procedimento l'incubo delle grosse multinazionali: anzitutto
la presenza delle giurie popolari in funzione decisoria, le modalità
di retribuzione degli avvocati (la legge consente loro di godere di una
percentuale sull'indennizzo ottenuto a favore dei clienti) e la cosiddetta
indennità punitiva quale deterrente. Una volta, cioè,
riconosciuta la responsabilità di un'impresa, la giuria ha
facoltà di determinare un risarcimento di entità superiore
rispetto al pregiudizio concretamente subito. Si tratta di uno strumento
potentissimo e fortemente temuto se Confindustria lo ha definito "un
atto ostile e rozzo", "di grave ostilità all'Impresa"
che "costituirà un nuovo pesante disincentivo a investire nel
nostro Paese che è già agli ultimi posti in Europa per
attrazione di capitali stranieri". A dire il vero, i Paesi europei
conoscono ben prima dell'Italia la class="term">class class="term">action
e la ragione degli scarsi investimenti va sicuramente cercata altrove.
Sarà interessante, all'atto pratico, constatare se il nuovo
accattivante congegno processuale riuscirà ad avere - complice
soprattutto la grinta degli operatori del diritto - l'impatto e
l'applicazione che lo hanno reso vincente oltre oceano e non si risolva,
invece, nell'ennesima occasione perduta. GIUSEPPINA DI SALVATORE (Avvocato).
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( da "Manifesto, Il" del
28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Risarcimenti per i test svolti all'estero.
E a Bologna un centro ricomincia la diagnosi preimpianto Giusi Marcante
Bologna "class="hilite">Una class="term">class class="term">action verso il ministero? Non
sarebbe un'idea sbagliata. Non vedo perché gente che è dovuta andare
all'estero per ricorrere alle cure non debba adesso chiedere un risarcimento
per quello che ha subito. I pazienti potrebbero farlo". Luca Gianaroli
è il direttore scientifico del centro Sismer (Società Italiana
Studi di Medicina della Riproduzione) di Bologna. Da Bruxelles dove si trova
per lavoro commenta la sentenza del Tar del Lazio ma soprattutto riflette
sugli scenari aperti dal pronunciamento dei giudici amministrativi che hanno
dichiarato illegittimo il divieto della diagnosi preimpianto per gli
embrioni. A partire proprio dalla notizia che tanti pazienti stanno pensando
di chiedere un risarcimento per i danni biologici e psicologici subiti da un
divieto previsto nelle linee guida della legge 40 che è stato
sconfessato già da tre diversi tribunali. E' ovviamente contento
Gianaroli di questa sentenza ma è altrettanto arrabbiato per i danni
che la legge ha creato: "Chi si sarebbe mai immaginato gli italiani che
vanno in Turchia o a Kiev. Le coppie si sono rivolte alle realtà
più disparate, sono stati addirittura creati collegamenti aerei per
questi viaggi alla ricerca di un figlio". Dopo questa sentenza del Tar
il vostro centro è pronto a riprendere le diagnosi? Noi siamo pronti
soprattutto perché in questi anni non abbiamo perso quella che in gergo
tecnico viene chiamata la "curva di apprendimento", ovvero la
capacità di praticare le diagnosi. Abbiamo eseguito la biopsia sulla
cellula uovo che, se vogliamo, è una metodica ancora più
delicata che vengono ad imparare presso il nostro centro anche colleghi
dall'estero. E abbiamo dalla nostra parte soprattutto l'esperienza di
migliaia di diagnosi preimpianto fatte prima dell'approvazione della legge e
della sfortunata esperienza del referendum. Che ripercussioni ci sono state
sul vostro lavoro da quando è in vigore la legge e le sue linee guida?
In generale un calo delle gravidanze ma ci sono stati anche 3 / 4 casi di
madri che hanno deciso di abortire dopo aver fatto l'amniocentesi e aver
saputo che il loro figlio sarebbe stato affetto dalla sindrome di Down. Tutte
problematiche che prima non si verificavano. In generale il calo delle
pazienti si può stimare attorno al 25% ma il danno è stato
enorme e questa sentenza riabilita anche i medici. Ovvero? Provi a immaginare
cosa significa sentirsi dei criminali. E' questo che fa la legge 40,
criminalizza i medici. Un'intera categoria, quella dei medici della
riproduzione, che si sono sentiti ghettizzati, umiliati e vilipesi mentre
negli altri stati a fianco i colleghi continuavano a praticare cure che qui
sono diventate reato. E per cosa? Tutto il disastro che abbiamo fatto
è stato quello di aver fatto nascere figli a delle coppie che li
volevano. E l'ingiustizia profonda di questa legge si riversa sui pazienti.
Con questa sentenza del Tar è stata fatta giustizia,adesso bisogna
aspettare per vedere come si esprimerà la Corte Costituzionale (alla
quale il Tar ha rimandato la decisione su altri due punti, il divieto di
congelamento e il limite di embrioni da creare in provetta ndr). La legge
potrebbe anche ritorcerci su se stessa. I tribunali stanno riempiendo un
vuoto che la politica non ha colmato. Anche il governo che è appena
caduto non è intervenuto su una legge molto controversa e osteggiata
dalle associazioni. Che speranze ha per il futuro? Prima che la legge venisse
approvata io sono andato a bussare a tutte le porte dei parlamentari trovando
un vaghissimo interesse in una minoranza assoluta di politici. Non mi sono stupito
poi che abbia vinto l'ideologia e credo che nulla cambierà se questo
continuerà a rimanere l'atteggiamento.
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( da "Giornale di
Vicenza, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
LA LENTE Grazie a
Parmalat ecco la class action di Roberta Paolini Le cause collettive, class
action, grazie a Parmalat potrebbero aprirsi un varco anche nella
legislazione italiana. Tutto dipende da come finirà il processo che
riguarda il crac finanziario del gruppo di Collecchio , che ha portato i
più importanti istituti bancari del pianeta in tribunale.
Da una parte ci sono 40 mila risparmiatori che attraverso 60 avvocati chiedono
il risarcimento a 4 banche estere (Ubs, Citigroup, Morgan Stanley, Deutsche
Bank), accusate di aggiotaggio per i bond venduti pochi mesi prima default
del gruppo. Per i risparmiatori la strada è in salita, poiché le
istanze di chi si costituisce contro le persone giuridiche, sono state finora
sempre rigettate dal tribunale di Milano. Per ora i giudici temporeggiano,
prendono atto delle richieste che saranno illustrate nella prossima udienza,
il 7 di marzo. Negli Stati Uniti le class action, cause collettive intentate
da un gruppo di soggetti danneggiati dal comportamento di un ente o di una
società sono molto diffuse. In Italia questo tipo di procedimento non
è al contrario contemplato. Eppure per qualche risparmiatore potrebbe
vedersi riconoscere il risarcimento di titoli esteri sui quali sono in corso
delle class action, l'elenco è su soldi.it. "Per queste cause non
è ancora stato stabilito l'importo del risarcimento né la data entro
cui presentare la richiesta di partecipazione al risarcimento - si legge su -
ciò nonostante, è importante conoscere l'evoluzione dell'iter
giuridico per potervi attivare in tempo nel caso abbiate diritto al
risarcimento". La lista è interessante e riguarda anche
società molto note. Per esempio se avete azioni Vodafone, acquistate
tra il 10 giugno 2004 e il 24 febbraio 2006, sappiate che potreste
partecipare alla class action in corso contro il gruppo di telefonia,
imputata di "aver diffuso informazioni ingannevoli in merito alla
propria operatività economico/finanziaria attraverso la falsificazione
dei bilanci consultivi e previsionali, al fine di inflazionare
artificialmente il prezzo del titolo sul mercato". La lista è ben
corposa, c'è anche la società del noto motore di ricerca
Yahoo!, che tra l'8 aprile 2004 e il 18 luglio 2006, insieme ad alcuni
amministratori, è accusata di aver violato il Securities Exchange Act
of 1934, per aver diffuso false dichiarazioni in merito a una positiva
crescita di fatturato. In realtà Yahoo non rese noto ai propri investitori
la crescente perdita di fette di mercato.
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( da "Corriere della Sera" del
28-01-2008)
Pubblicato anche in: (Corriere della Sera)
Argomenti: Class Action
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Primo Piano - data: 2008-01-27 num: - pag: 8 autore: di BEPPE SEVERGNINI
categoria: ALTRI OGGETTI Presi in giro dagli stranieri L'uomo d'affari, qui a
Madrid, cerca di metterla sul ridere: "Coraggio: anche il colonnello
Tejero ha fatto il matto in parlamento!" Sì, ma quello era
l'inizio del 1981, Franco era morto da cinque anni e quella spagnola era una
democrazia bambina. La Spagna s'avvia a votare, oggi, alla scadenza naturale
della legislatura: senza strappi, risse, sputi, botte, champagne e
mortadella. Compatiti e consolati: questo è stato lo strano
venerdì degli italiani nel mondo. "Cesso! Sei un cesso!
Cesso!". "Merda! Sei una merda!": è la colonna sonora
della nostra umiliazione, e le immagini sono peggio. Non è la prima
volta, ricorda qualcuno: hanno fatto a botte almeno quindici volte, nella
storia del parlamento repubblicano. è vero, ma internet moltiplica,
riproduce a volontà, perpetua, archivia. Chi vuole deridere l'Italia -
e sono molti - oggi ha materiale in abbondanza. Il danno è evidente,
ma i danneggiatori sono troppo egocentrici per accorgersene. Dopo settimane
in cui l'immondizia di Napoli ha dominato gli schermi di Tv e computer,
arriva il senato-saloon. A suo modo, indimenticabile. Perché questo bisogna
dire: per farci del male, scegliamo modi spettacolari. Collassano le banche
francesi, implodono le compagnie americane: ma l'economia e la finanza non
producono icone. La cronaca e la politica sì, e noi dovremmo saperlo.
I ripetuti tentativi di "migliorare l'immagine italiana nel mondo",
cari alla Farnesina e al Quirinale, si scontrano con questo masochismo
incosciente. Tentativi sciagurati come il portale www.italia.it (45 milioni
di euro, già chiuso) si uniscono a queste sceneggiate. Pensare di
cambiare la percezione internazionale in queste condizioni è come
imbellettare una ballerina ubriaca. Prima la svegli, poi la trucchi.
L'imbarazzo non è di sinistra o di destra: è italiano. L'uomo
d'affari, il ricercatore, il ristoratore o lo studente può votare
centrodestra: ma non è contento d'essere rappresentato nel mondo da un
senatore che si ingozza di mortadella in Senato, mentre un collega sputa e un
altro sviene. Il senatore è Strano, e non possiamo farci niente. Ma
noi siamo normali. E, francamente, un po' stanchi. La nuova "class="term">class class="term">action" consente di
chiedere il risarcimento del danno?.
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( da "Tempo, Il" del
28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Tre anni e poi lascia è giallo sul Cavaliere
Fabrizio dell'Orefice f.dellorefice@iltempo.it Resto tre anni e vado via.
è giallo su Silvio Berlusconi e sui suoi propositi dopo le elezioni.
Resta per cinque anni o cede a metà legislatura a un suo successore. E
nel caso, chi? A rilanciare l'indiscrezione è il portavoce di
Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Home Politica prec succ Contenuti correlati Gaza,
l'Egitto apre i varchi ai palestinesi L'atterraggio di emergenza a Heathrow
La fiducia nelle istituzioni Giovanni Proietti Quanta rabbia per l'Astrea.
Nell'ultima ... Michele Camaioni La giornata giusta ... Sono 550 i bambini
che oggi crescono ... Il quale, in un'intervista al giornale inglese The
Observer, spiega che il Cavaliere intende tornare al governo e fare come Tony
Blair, con un programma in dieci punti, e passando il testimone a un
"Gordon Brown italiano" dopo tre anni. "Berlusconi - dice il
portavoce del leader del centrodestra - proporrà un piano molto
semplice, molto pragmatico e molto britannico con 8-10 punti, simile allo
stile di Tony Blair, che Berlusconi ammira per i risultati ottenuti, e con il
quale ha sempre avuto un eccellente rapporto". "Noi andremo avanti
alla maniera britannica - aggiunge Bonaiuti - con calma, possibilmente con
richieste di cooperazione con l'opposizione su alcuni problemi
difficili". Poi nel pomeriggio arriva una precisazione dall'ufficio
stampa di Forza Italia: "L'onorevole Paolo Bonaiuti non ha annunciato
nulla all'Observer, ma ha semplicemente confermato quello che il presidente
Silvio Berlusconi aveva detto ad un gruppo di giornalisti a Napoli
venerdì sera e che era stato riportato dai quotidiani di sabato
mattina". Quindi si fa notare che Bonaiuti "ha aggiunto anche
all'Observer: "Queste però sono solo ipotesi, avanzate in una conversazione,
che non si sa se verranno confermate o meno?"". Ma che cosa aveva
detto il Cavaliere a Napoli? Si era lasciato andare e aveva confessato:
"Se ci penso mi chiedo a 71 anni chi me lo fa fare. Dovessi tornare a
Palazzo Chigi sarebbe una grande fatica. Lo farei solo per il bene del Paese.
Ve lo assicuro". Quindi aveva spiegato che il suo modello è l'ex
premier inglese: "Il mio sogno - erano le parole del leader del
centrodestra - è di comportarmi come Tony Blair. Stare lì tre
anni, modernizzare l'Italia e poi lasciare a un Gordon Brown italiano".
Dunque Blair, il modello inglese. Anche se nelle ultime settimane era
affiorato un altro sistema da prendere ad esempio e che era piaciuto molto a
Pier Ferdinando Casini. si tratta della commissione Attali incaricata dal
presidente francese Sarkozy di mettere a punto un piano di riforme. Oltre
trecento le proposte tra cui l'abolizione delle province, la
deregolamentazione di vasti settori commerciali e dei saldi, lo sviluppo di
nuovi sistemi antitrust e di sistemi di "class="hilite">class="term">class class="term">action", la riduzione a un
solo mese della caparra per gli affitti di immobili e la creazione di altre
politiche che favoriscano l'acquisto di una casa di proprietà. Ma
Berlusconi non sembra molto entusiasta del piano francese (alla cui stesura
hanno collaborato anche due italiani, Franco Bassanini e Mario Monti):
"Tutto quello che è stato scritto dalla Commissione di Attali per
Sarkozy lo conosco, lo sto finendo di leggere", ha spiegato il
Cavaliere. Che ha aggiunto: "Ci sono idee valide ma non c'è
nessuna novità che mi ha particolarmente colpito". E poi un po'
stizzito ha concluso: "Se io dopo cinque anni di governo non avessi
chiaro di cosa avesse bisogno il nostro Paese, dovrei starmene a casa".
Tuttavia, Berlusconi ha più volte espresso apprezzamento per l'attuale
inquilino dell'Eliseo. L'estate scorsa, partecipando alla festa dell'Udeur,
gli venne chiesto se avrebbe imitato l'esempio di Sarkozy di pescare le menti
anche nel campo opposto. Berlusconi replicò subito: "Dico subito
di sì, perché le intelligenze vanno usate ovunque si trovino. Devo
però dire che guardo con un sorriso questa magnificazione di Sarkozy,
visto che la sinistra prima che vincesse le elezioni, lo considerava un
fascista, e sosteneva Segolene Royal". D'altro canto lo stesso
Sarkò, nel luglio 2003, disse di Berlusconi: "Si è
lanciato in una grande opera di modernizzazione dell'Italia". Un feeling
che dura da anni. Vai alla homepage 28/01/2008.
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( da "Vnunet.it" del
28-01-2008)
Argomenti: Class Action
class="hilite">Versione
stampabile Palm chiude i retail e una class="term">class class="term">action
contro Treo L'azienda ristruttura per risparmiare. In attesa di approvazione
il patteggiamento per gli utenti di Treo 600 e Treo 650 VNUnet.it 28-01-2008
Advertisement Palm da tempo versa in difficolta e chiude i retail, otto stand
alone e 26 store presso aeroporti. Eccetto quello di Sunnyvale, chiuderanno
tutti i negozi Palm nel terzo trimestre. Palm continuerà a vendere
online, attraverso i rivenditori e i negozi dei gestori telefonici. Infine
Palm sta anche per chiudere con un patteggiamento una class="term">class class="term">action
contro Treo: se approvato, il patteggiamento prevede che gli utenti di Treo
600 e Treo 650 vengano risarciti cash oppure vengano sostituiti gli
smartphone riparati o rimpiazzati due o più volte. La causa era
iniziata nel 2005 presso la corte distrettuale del Northern District di
California.
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( da "Virgilio Notizie" del
28-01-2008)
Argomenti: Class Action
28-01-2008 14:22 Consumatori, si ricevono
sms anonimi che invitano a chiamare (ANSA) - ROMA, 28 GEN -
Adusbef-Federconsumatori stanno valutando di iniziare una class="term">class class="term">action
contro le truffe legate ai numeri con tariffazione aggiuntiva 899. Lo
annunciano le stesse associazioni, che 'continuano a ricevere centinaia di
segnalazioni da parte dei cittadini che ricevono sms da parte di numeri
sconosciuti che invitano a chiamare gli 899'. 'Abbiamo denunciato piu' volte
questi problemi all'Autorita' e al Ministero delle comunicazioni. Fino ad
oggi non abbiamo avuto risposte e le truffe continuano'.
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( da "Giornale di
Vimercate" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
"CODACONS" PROPONE UNA
"CLASS ACTION" A TUTELA DEI CLIENTI DI MONZA E BRIANZA.
"CODACONS" PROPONE UNA "CLASS ACTION" A TUTELA DEI
CLIENTI DI MONZA E BRIANZA. Vimercate - "Codacons" propone una
"Class action" a tutela dei clienti di Monza e Brianza. "I
disservizi postali che avevamo già lamentato - ha fatto sapere
l'organizzazione a tutela dei consumatori - non sono cessati, vi sono, anzi,
seri problemi in quasi tutti i comuni della Brianza. Le assicurazioni di
Poste Italiane relative ad un celere superamento dei disagi patiti dai
migliaia di utenti si sono dunque rivelate vane". Una constatazione a
cui fa seguito un'importante iniziativa. "Per questa ragione - hanno
spiegato - proponiamo l'avvio di una raccolta di dati in
vista di una class action (azione collettiva
risarcitoria) da intentare nei confronti dell'azienda". L'associazione
si prepara così a far proprio uno strumento legale, divenuto legge a
fine anno, che entrerà in vigore a luglio 2008. "Per ora - hanno
aggiunto - chiediamo ai cittadini danneggiati dai disservizi di tenere, in
questi mesi, annotazioni precise sui problemi riscontrati e di non
gettare né buste con affrancature e timbri, né ricevute degli uffici postali,
né cartoline di avviso di ricevimento ritornate con ritardo. Nei prossimi
mesi informeremo tempestivamente sulle modalità di adesione
all'iniziativa che potrebbe essere una delle prime tentate in Italia
attraverso questo innovativo strumento giuridico a tutela dei
cittadini". Articolo pubblicato il 22/01/08.
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( da "Prima
Comunicazione" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Data: 28/01/2008 Fonte: Ansa Categoria:
Telecomunicazioni TLC: class="hilite">CONSUMATORI
VALUTANO CLASS ACTION CONTRO TRUFFE 899 ECO:TLC 2008-01-28 13:09 TLC:
CONSUMATORI VALUTANO CLASS ACTION CONTRO TRUFFE 899 ROMA (ANSA) - ROMA, 28
GEN - Adusbef e Federconsumatori stanno valutando di intraprendere una class="term">class class="term">action contro i responsabili delle
truffe legate ai numeri con tariffazione aggiuntiva che iniziano per 899. Lo
annunciano le stesse associazioni, che "continuano a ricevere centinaia
di segnalazioni da parte dei cittadini che ricevono sms da parte di numeri
sconosciuti che invitano a chiamare gli 899". "Abbiamo denunciato
più volte questi problemi all'Autorità per le comunicazioni e
al Ministero delle comunicazioni. Abbiamo anche proposto la disconnessione
automatica dei numeri non geografici a tariffazione aggiuntiva affinché, chi
vuole, possa connettersi consapevolmente e a proprio rischio a queste
numerazioni. E inoltre - sottolineano i consumatori - abbiamo sostenuto
l'esigenza di far pervenire agli utenti una tariffazione separata che
evidenzi con chiarezza i soldi spesi per il traffico normale da quello a
tariffazione aggiuntiva. Fino ad oggi non abbiamo avuto risposte e,
purtroppo, le truffe seguitano a colpire i cittadini". (ANSA). COM-OM/
S0A QBXC.
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( da "Velino.it, Il" del
28-01-2008)
Argomenti: Class Action
(ECO) Il governo stava studiando
"correttivi" class="hilite">alla
class="term">class
class="term">action Roma, 28 gen
(Velino) - Il governo Prodi era pronto a intervenire modificando la class="term">class class="term">action approvata nell'ambito
della Finanziaria 2008. Secondo le indiscrezioni raccolte dal VELINO, i
consiglieri giuridici della presidenza del Consiglio in un paper informale
messo a punto per conto del sottosegretario Enrico Letta hanno sottolineato
l'opportunità di un chiarimento interpretativo sulla norma che ha
introdotto anche in Italia l'azione collettiva. Nel
rapporto riservato si metterebbe in evidenza la necessità di chiarire
uno dei punti chiave della normativa che lascerebbe ampi spazi di manovra per
le aziende. Il punto su cui alcuni consiglieri giuridici di Palazzo Chigi
hanno voluto soffermarsi è quello in particolare legato alla
retroattività della norma. Un aspetto che nell'articolo della
Finanziaria che ha previsto la class="term">class class="term">action
non è presente. Dalle associazioni dei consumatori si sottolinea che
non ci sarebbero dubbi in materia: la retroattività è insita nella
norma che ha avuto il via libera del Parlamento, visto che è un
provvedimento a carattere processuale, e quindi vale inevitabilmente anche su
presunti danni subiti dagli utenti prima dell'entrata in vigore della legge
in questione. Gli esperti giuridici vicini a Enrico Letta avrebbero invece
messo per iscritto che per evitare interpretazioni come la precedente
sostenuta dalle associazioni dei consumatori, che potrebbe riguardare anche i
casi Parmalat, Cirio e Tango Bond, occorre una sorta di intervento normativo
da mettere a punto per porre in evidenza che la class="term">class class="term">action
sarebbe invece irretroattiva. Una impostazione che poggerebbe su questo
assunto giuridico: la disciplina dell'azione collettiva
ha modificato la struttura dei diritti soggettivi fatti valere dai
consumatori e dagli utenti, in quanto l'interesse processuale ad agire e poi
a determinare l'ammontare del risarcimento sarà riconosciuto anche
alle associazioni dei consumatori. Nello stesso tempo, avrebbero sottolineato
alcuni sherpa di Palazzo Chigi, è evidente che le associazioni hanno
acquisito un diritto nuovo che prima non avevano. Quindi, non essendo una
legge meramente processuale, la irretroattività è insita. (spr)
28 gen 15:28.
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( da "Velino.it, Il" del
28-01-2008)
Argomenti: Class Action
(ECO) Il governo stava studiando
"correttivi" class="hilite">alla
class="term">class
class="term">action Roma, 28 gen
(Velino) - Il governo Prodi era pronto a intervenire modificando la class="term">class class="term">action approvata nell'ambito
della Finanziaria 2008. Secondo le indiscrezioni raccolte dal VELINO, i
consiglieri giuridici della presidenza del Consiglio in un paper informale
messo a punto per conto del sottosegretario Enrico Letta hanno sottolineato
l'opportunità di un chiarimento interpretativo sulla norma che ha
introdotto anche in Italia l'azione collettiva. Nel
rapporto riservato si metterebbe in evidenza la necessità di chiarire
uno dei punti chiave della normativa che lascerebbe ampi spazi di manovra per
le aziende. Il punto su cui alcuni consiglieri giuridici di Palazzo Chigi
hanno voluto soffermarsi è quello in particolare legato alla
retroattività della norma. Un aspetto che nell'articolo della
Finanziaria che ha previsto la class="term">class class="term">action
non è presente. Dalle associazioni dei consumatori si sottolinea che
non ci sarebbero dubbi in materia: la retroattività è insita
nella norma che ha avuto il via libera del Parlamento, visto che è un
provvedimento a carattere processuale, e quindi vale inevitabilmente anche su
presunti danni subiti dagli utenti prima dell'entrata in vigore della legge
in questione. Gli esperti giuridici vicini a Enrico Letta avrebbero invece
messo per iscritto che per evitare interpretazioni come la precedente
sostenuta dalle associazioni dei consumatori, che potrebbe riguardare anche i
casi Parmalat, Cirio e Tango Bond, occorre una sorta di intervento normativo
da mettere a punto per porre in evidenza che la class="term">class class="term">action
sarebbe invece irretroattiva. Una impostazione che poggerebbe su questo
assunto giuridico: la disciplina dell'azione collettiva
ha modificato la struttura dei diritti soggettivi fatti valere dai
consumatori e dagli utenti, in quanto l'interesse processuale ad agire e poi
a determinare l'ammontare del risarcimento sarà riconosciuto anche
alle associazioni dei consumatori. Nello stesso tempo, avrebbero sottolineato
alcuni sherpa di Palazzo Chigi, è evidente che le associazioni hanno
acquisito un diritto nuovo che prima non avevano. Quindi, non essendo una
legge meramente processuale, la irretroattività è insita. (spr)
28 gen 15:28.
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( da "Affari e Finanza
(La Repubblica)" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action
SUPPLEMENTO AFFARI E FINANZA ultimo
aggiornamento 28 Gennaio 2008 Affari & Finanza > RAPPORTO -->
COPERTINA pag. 1 Fondi sovrani l'Occidente chiede regole il caso MARCO PANARA
Se i Fondi sovrani sono un mostro, mai mostro fu più coccolato di
essi. D'altra parte, come può l'Occidente affamato di capitali non
corteggiare con galante insistenza i nuovi padroni della ricchezza mondiale?
E infatti lo fa, con quell'ambigua arroganza che hanno i vecchi padroni
quando trattano con i nuovi. C'è la fila per chiedere ai fondi sovrani
di mettere miliardi nelle grandi banche Usa e anche in qualcuna europea, per
colmare le voragini lasciate dai subprime. Poi, appena chiuso l'affare, si
chiede loro di non contare e gli si promette anche una regolamentazione che
ponga dei paletti alla loro attività. Al World Economic Forum di
Davos, ossessionato quest'anno dalla crisi finanziaria e dalle ipotesi di
recessione, la discussione vera, un po' a porte aperte e assai più a
porte chiuse, è centrata sui fondi sovrani. Ci sono tutti, Norvegia e
Corea, Cina e Russia, Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati. Negli
incontri collettivi si ragiona dell'opportunità di regolare la loro
attività, si sollecita anzi una loro collettiva
capacità di autoregolamentazione.e in quelli privati, nei
têteatête, si prepara il terreno per nuove operazioni, si
stendono vermigli tappeti ai miliardi russi o asiatici in cerca di
partecipazioni da comprare. È la fiera delle contraddizioni.
Quando si sono aperte le prime crepe nel bilancio di Citibank, il segretario del
Tesoro americano Hank Paulson è volato ad Abu Dhabi, che deve qualcosa
alla copertura militare americana dell'area, per chiedere al fondo sovrano di
quel prospero emirato di mettere qualche miliardo nel capitale della
traballante regina delle banche d'America e del mondo. La Abu Dhabi
Investment Authority ha graziosamente accettato e abilmente negoziato il suo
ingresso nella forma di un 'convertendo' a due anni, remunerato al magico
tasso dell'11 per cento. Hanno messo 7,5 miliardi di dollari e preso azioni
di Citibank, ma tra due anni, se il valore di quelle azioni non
risulterà superiore al prezzo al quale le hanno acquistate, potranno
rivenderle avendo indietro i 7,5 miliardi investiti più l'interesse
(l'11 per cento di cui sopra) maturato nei due anni. Un soccorso gradito ma
tutt'altro che ingenuo. Quando in crisi è andata Ubs, è stata
la Banca Centrale svizzera a muoversi con Singapore ottenendo la
disponibilità a un investimento di 11 miliardi di franchi svizzeri nel
capitale di Ubs (al quale si sono aggiunti altri due miliardi da parte dei
Sauditi), anche questa volta nella forma di un convertendo remunerato al 9
per cento e forse un po' di più. Mentre il segretario del Tesoro di
Washington Paulson cerca e ottiene l'intervento dei fondi sovrani, un suo
predecessore, l'ex segretario del Tesoro Lawrence Summers, polemizza con
loro: quali sono, chiede, le vere motivazioni dei loro investimenti? E se
comprassero titoli di linee aeree per spostare i traffici dove a loro
conviene? E se chiedessero alle grandi banche delle quali sono diventati
primari azionisti di trasferire i loro quartieri generali per fare delle loro
capitali le nuove capitali finanziarie del pianeta? E se poi qualcuno di
questi loro investimenti miliardari andasse male, si chiede ancora Summers,
siamo sicuri che i governi di quei paesi non interverranno nella partita
chiedendo al governo del paese in cui hanno fatto l'infelice investimento di
salvare la situazione? Domande legittime, che sbattono però con una
realtà in cui oggi sono i governi occidentali (la politica
cioè, che non si vuole che entri in gioco dall'altra parte) a chiedere
ai fondi d'investire nelle banche americane ed europee. La politica
c'è già, dalla parte dei comprati e da quella degli acquirenti,
e tutti lo sanno. Il problema è come contenerla, come far sì
che non distorca irrimediabilmente i mercati. La discussione è
affascinante. Perché, chiede Lawrence Summers, i fondi sovrani non si siedono
intorno a un tavolo e non firmano una carta con pochi punti ai quali tutti si
impegnano ad attenersi? Ad accettare la proposta è solo il fondo
pensioni norvegese, il più ricco fondo sovrano dell'Occidente con 380
miliardi di dollari in gestione, che è l'unico che in realtà
non ne avrebbe bisogno, visto che sulla sua attività la trasparenza
è già massima. Il vice governatore della Banca Centrale Saudita
Muhammad AlJasser, che ha un ruolo attivo nella gestione dei fondi sovrani
del suo paese (che si dice ammontino a 1.900 miliardi di dollari),
lucidissimo invece risponde: "I fondi sovrani hanno tenuto un
comportamento sempre corretto e volete regolarli. Ma come mai non avete
regolato gli hedge fund, che invece qualche problema ai mercati l'hanno
già creato?" Bader Al Sa'ad, managing director della Kuwait
Investment Authority rincara la dose: "Stiamo discutendo un caso che non
c'è: non abbiamo mai visto un fondo sovrano investire a debito o
speculare su una valuta". Chi non ha dubbi sono i manager delle imprese,
che vedono nei fondi sovrani gli azionisti ideali, stabili e non invadenti. Il
loro rappresentante, qui a Davos, è Stephen Schwarzman, presidente e
ceo di The Blackstone Group, il più grande gruppo di private equity
del mondo, che poco prima della sua quotazione in Borsa ha visto l'arrivo
della China Investment Corporation, che per 3 miliardi di dollari ha comprato
il 9,9 per cento del capitale: "Li abbiamo visti all'opera e sono tra
gli investitori più professionali del mondo, cercano buona
redditività e sicurezza". Cosa chiedere di più a un azionista?
Le azioni possedute dai cinesi in Blackstone non hanno neanche diritto di
voto. L'esito probabile della discussione è che per il momento ad
un'autoregolamentazione non si arriverà, mentre forse la prossima
primavera le autorità finanziarie internazionali raggiungeranno
l'accordo su una bozza di regolamentazione che dovrebbe puntare soprattutto
sulla trasparenza. Molto di più non ci si può aspettare e forse
non è neanche opportuno chiedere. "I rischi di comportamenti
distorsivi ci sono ? commenta Gian Maria Gros Pietro, economista, già
presidente dell'Iri e dell'Eni e ora di Atlantia ? non aspettiamo che si
concretizzino per studiarli a fondo e regolarli opportunamente. Di fronte
all'emergere di questo nuovo ruolo dei fondi sovrani dovremmo cogliere la
lezione della crisi finanziaria: quando è esploso il fenomeno delle
cartolarizzazioni non abbiamo studiato abbastanza i suoi meccanismi né la
natura dei nuovi titoli che arrivano sul mercato, e non conoscendoli non li
abbiamo regolati per tempo. Il risultato è sotto gli occhi di
tutti". La regolamentazione tuttavia, se arriverà, non
muterà i fenomeni di fondo. Il primo è la potenza finanziaria
di questi nuovi soggetti pubblici è crescente e apparentemente
inarrestabile: dai 3 mila miliardi di dollari che hanno in portafoglio oggi
arriveranno in cinque anni a 12 mila e nei prossimi 15 a 30 mila e più.
Saranno i più grandi investitori nelle borse, nei mercati delle
materie prime, in titoli di debito delle imprese e degli stati. Mostri
giganteschi che tutti vorremmo buoni, che lusinghiamo per la dimensione dei
loro portafogli ma temiamo per la loro forza e ancora di più per il
rischio che le loro scelte d'investimento non siano dettate solo da ragioni
di mercato ma anche da interessi extraeconomici. Il secondo fenomeno è
ancora più rilevante e complesso. Il boom dei fondi sovrani è
solo il più vistoso degli effetti dell'immenso spostamento di denari
dai paesi industrializzati, dove per secoli e fino ad oggi la ricchezza si
è andata accumulando, verso i paesi petroliferi ed i paesi emergenti.
Comprando petrolio arabo, gas russo e merci cinesi, i paesi industrializzati
pagano denaro, che lì viene accumulato, in cambio di prodotti, che qui
vengono consumati. E quanto più alto è il prezzo del petrolio e
del gas, tanto più grande è la massa di denaro che si sposta da
una parte all'altra e tanto più veloce è la crescita
dell'accumulazione, in quelle aree, di ricchezza finanziaria. Finché l'area
industrializzata cresce con adeguato vigore e produce abbastanza reddito da
pagare i prodotti che acquista e anche accumularne una parte, questo scambio
è tuttavia sostenibile, e anche se le aree petrolifere ed i paesi
emergenti accumulano ricchezza più rapidamente, finanche al punto di
sorpassare quella dei paesi più ricchi, il processo potrebbe anche
essere non traumatico. Rischia di diventare traumatico invece se l'Occidente
non produce abbastanza nuova ricchezza da comprare e risparmiare e per
mantenere il suo tenore di vita, dopo aver rinunciato a risparmiare, comincia
ad accumulare debiti, e quando non riesce più a pagare i debiti
comincia a vendere pezzi del suo patrimonio. In questo caso non c'è un
sorpasso tra aree del mondo che hanno ritmi diversi di accumulazione, ma un
vero e proprio spostamento di ricchezza. Forse è quello che sta cominciando
ad accadere. La drastica riduzione della capacità di risparmio
dell'Occidente, la crescita dell'indebitamento delle famiglie americane, la
crisi delle banche e la vendita dei primi gioielli di famiglia, l'economia
dei paesi industrializzati, dove per secoli e fino ad oggi la ricchezza si
è andata accumulando, verso i paesi petroliferi ed i paesi emergenti.
Comprando petrolio arabo, gas russo e merci cinesi, i paesi industrializzati
pagano denaro, che lì viene accumulato, in cambio di prodotti, che qui
vengono consumati. E quanto più alto è il prezzo del petrolio e
del gas, tanto più grande è la massa di denaro che si sposta da
una parte all'altra e tanto più veloce è la crescita
dell'accumulazione, in quelle aree, di ricchezza finanziaria. Finché l'area
industrializzata cresce con adeguato vigore e produce abbastanza reddito da
pagare i prodotti che acquista e anche accumularne una parte, questo scambio
è tuttavia sostenibile, e anche se le aree petrolifere ed i paesi
emergenti accumulano ricchezza più rapidamente, finanche al punto di
sorpassare quella dei paesi più ricchi, il processo potrebbe anche
essere non traumatico. Rischia di diventare traumatico invece se l'Occidente
non produce abbastanza nuova ricchezza da comprare e risparmiare e per
mantenere il suo tenore di vita, dopo aver rinunciato a risparmiare, comincia
ad accumulare debiti, e quando non riesce più a pagare i debiti
comincia a vendere pezzi del suo patrimonio. In questo caso non c'è un
sorpasso tra aree del mondo che hanno ritmi diversi di accumulazione, ma un
vero e proprio spostamento di ricchezza. Forse è quello che sta
cominciando ad accadere. La drastica riduzione della capacità di
risparmio dell'Occidente, la crescita dell'indebitamento delle famiglie
americane, la crisi delle banche e la vendita dei primi gioielli di famiglia,
l'economia dei paesi industrializzati che si ferma e quella dei paesi
emergenti che, lo speriamo tutti, continua a crescere. Forse non è
ancora un fenomeno e forse neanche lo diventerà, forse è solo
un segnale d'allarme. La sola cosa certa è che i nuovi padroni, i
fondi sovrani, sono in azione: il passaggio delle consegne è
già cominciato.
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( da "Varesenews" del
28-01-2008)
Argomenti: Class Action
Varese - Alcune amministrazioni hanno
già promosso cause risarcitorie per danni materiali e di immagine.
C'è chi parla anche di "class="hilite">class="term">class class="term">action" Posta in perenne
ritardo, i Comuni minacciano azioni legali È passata qualche settimana
dall'emergenza Poste, ma in provincia di Varese i disagi e le lamentele sono
rimasti. E dalla società nell'occhio del ciclone di risposte non ne
sono arrivate, almeno a sentire gli amministratori locali che hanno sollevato
il caso. Come riportato dai commenti agi articoli che VareseNews ha
pubblicato poche settimane fa i disservizi erano molti e
"democraticamente" diffusi su tutto il territorio. Alcuni sindaci,
guidati da Alberto Tognola di Daverio e Giorgio Belli di Crosio della Valle
avevano scritto a fine novembre al Prefetto per chiedere lumi e denunciare
continui episodi di corrispondenza non consegnata o in perenne ritardo. Il
Prefetto Roberto Aragno scrisse alle Poste e inoltrò la lettera ai
Comuni interessati, ma a tutt'oggi non ci sono novità. A dire il vero
il servizio è parzialmente migliorato, i ritardi ci sono ma almeno la
posta arriva: quello che lascia perplessi utenti e amministratori è la
mancanza di comunicazioni da parte delle stesse Poste. C'è addirittura
chi minaccia una "class="term">class class="term">action",
una causa collettiva sullo stile di quelle americane
contro le grandi industrie del tabacco: non c'è nulla di avviato, ma
la rabbia e la frustrazione è tanta. Ci sono Comuni, Oggiona Santo
Stefano per esempio, che ha intrapreso una causa risarcitoria per 3-4 mila
euro contro le Poste: sia per i danni materiali dovuti alla mancata consegna
della corrispondenza (vedi i calendari della società che si occupa
della gestione dei rifiuti), sia per rimediare ad un danno d'immagine dovuto
al fatto che nelle case dei cittadini non è arrivato l'informatore
comunale nei tempi prescritti. Altre amministrazioni si stanno muovendo:
aspettano un segnale dalle Poste, ma soprattutto la corrispondenza che giace
chissà dove per tanto, troppo tempo. Lunedi 28 Gennaio
2008 t.g.
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ARTICOLI DAL 23 AL 25 GENNAIO 2008
Azione legale di Autovie possibile ma c'è anche
il diritto di sciopero ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 23-01-2008)
Posta in ritardo, l'azienda si difendei consumatori
pensano a una class action ( da "Secolo XIX, Il" del 23-01-2008)
Parmalat, 40 mila contro le banche ( da "Stampa, La" del 23-01-2008)
Consegne, Poste sotto accusa ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
23-01-2008)
Class action contro acque spa ( da "Tirreno, Il" del 23-01-2008)
Caos Poste: fallita la riorganizzazione Tonnellate di
lettere e pacchi nei depositi. L'analisi dei sindacati ( da "Unita, L'" del 23-01-2008)
Una vertenza collettiva, come funziona ( da "Tirreno, Il" del 23-01-2008)
Rosso stop, parte il maxi-ricorso ( da "Provincia Pavese, La" del 23-01-2008)
'I COSTI DELL'ILLEGALITÀ. MAFIA ED ESTORSIONI IN
SICILIA', UN CONVEGNO A PALERMO ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE CHINNICI ( da "marketpress.info" del 23-01-2008)
Posta lumaca, quartieri in rivolta ( da "Repubblica, La" del 23-01-2008)
Posta fantasma, la città in rivolta - giuliano
foschini ( da "Repubblica, La" del 23-01-2008)
Parmalat, processo alle banche estere ( da "Stampa, La" del 23-01-2008)
CRAC PARMALAT ( da "TGCom" del 23-01-2008)
Scioperi dei dipendenti e degli autotrasportatori,
difficoltà dovute alla neve. Sono queste le ( da "Messaggero, Il" del 23-01-2008)
C'è anche chi pensa a una class-action ( da "Giorno, Il (Brianza)" del 23-01-2008)
A RISCHIO ALITALIA, CLASS ACTION, SCONTI RAI ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 23-01-2008)
Pregi e difetti del ricorso alla class action ( da "Corriere Adriatico" del 23-01-2008)
Crac Parmalat, 40mila richieste civili ( da "TGCom" del 23-01-2008)
Caro Guido Rossi, il mercato è anche azzardo e
speculazione ( da "Liberazione" del 23-01-2008)
ITALEASE/ SITI PROPONE AZIONI COLLETTIVE PER AZIONISTI
E CLIENTI ( da "Virgilio Notizie" del 23-01-2008)
Italease, azione collettiva Siti a tutela clienti,
azionisti ( da "Websim" del 23-01-2008)
Italease, spariti 70-80 milioni Cinque arresti tra cui
Faenza ( da "Finanza e Mercati" del 24-01-2008)
Italease, spariti 70-80 milioni Cinque arresti tra cui
Faenza ( da "Finanza e Mercati" del 24-01-2008)
IL NOSTRO IMPEGNO per i vostri diritti recita lo Standard
di qualit&# ( da "Giorno, Il (Legnano)" del 24-01-2008)
Pratiche commerciali sleali ( da "AltaLex" del 24-01-2008)
Class action contro i giocattoli tossici: Thomas il
trenino paga 30 milioni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-01-2008)
Arriva in Italia la class action, ecco cosa cambia ( da "ITnews.it" del 24-01-2008)
IBM taglia gli stipendi ai tecnici ( da "Punto Informatico" del 25-01-2008)
Gli 'ex' dell'Arvedi sostengono Agropolis ( da "Provincia di Cremona, La" del 25-01-2008)
Danni ai consumatori, da giugno via alle cause collettive ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
25-01-2008)
Un'agenzia di viaggi clandestina per un giro del mondo
virtuale ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
25-01-2008)
RIFIUTI: PARTE LA BATTAGLIA LEGALE DEL CODACONS IN
FAVORE DEI CITTADINI CAMPANI ( da "Sestopotere.com" del 25-01-2008)
Cambiare politica per cambiare il Paese ( da "Denaro, Il" del 25-01-2008)
Che effetti avrà sulle nostre tasche la crisi di
governo? pag.1 ( da "Trend-online" del 25-01-2008)
I contrari. Perché non piace ai poteri forti ( da "Vita non profit magazine" del 25-01-2008)
Class action al via. Il signor Rossi in Tribunale non
è più solo ( da "Vita non profit magazine" del 25-01-2008)
Le Faq della class action ( da "Vita non profit magazine" del 25-01-2008)
GIUSTIZIA. Anno Giudiziario, Carbone: "Al
cittadino garanzie di terzietà e imparzialità" ( da "HelpConsumatori" del 25-01-2008)
PARMA - Ecco il piano 2008 per le associazioni di
promozione sociale ( da "RomagnaOggi.it" del 25-01-2008)
Articoli
( da "Piccolo di
Trieste, Il" del 23-01-2008)
"Azione
legale di Autovie possibile ma c'è anche il diritto di sciopero"
TRIESTE Secondo Paolo Cendon, docente di istituzioni di diritto privato
all'Università di Trieste, Autovie Venete ha titolo per chiedere i danni
per i blocchi in autostrada. "Può fare richiesta di risarcimento
attraverso una denuncia sia civile che penale. Il reato? Dall'occupazione di
suolo pubblico alla manifestazione non autorizzata". Andrà poi
valutato se esistono gli estremi della colpa. "C'è un punto di
equilibrio sottile tra i diritti della vittima potenziale e il diritto allo
sciopero dei manifestanti - spiega Cendon -. Non so se il giudice darà
ragione a Riccardo Illy e alla sua giunta ma certo la denuncia è possibile".
Ma contro chi? "Tocca al denunciante decidere se contro ignoti o persone
precise, l'importante è che lo faccia a ragion veduta, altrimenti
sarebbe un abuso". Ma anche gli automobilisti potrebbero sporgere
denuncia? "In caso di danno, sotto il profilo civile tutte le vittime
possono chiedere risarcimento". Stefano Delle Monache, docente di
diritto privato all'Università di Udine, si sofferma proprio sugli
utenti: "In teoria, dal punto di vista della ricostruzione civilistica,
potrebbero lamentare l'inadempimento del gestore che ha fatto pagare un
pedaggio per un servizio poi interrotto". Ma, va anche rilevato,
"Autovie potrà replicare che un evento del genere non era sotto
il suo controllo". Marina Brollo, ordinario di diritto del lavoro a
Udine, aggiunge: "Si tratta di capire se la nozione di sciopero copra
episodi simili. La Corte costituzionale ha chiarito che lo sciopero è
tutto quello che la prassi sociale, cioè la gente, considera come
tale. Anche se provoca disagio ai cittadini. Da qui la tendenza a ricondurre
pure queste forme di lotta sindacale nell'area dello sciopero, se non
assumono modalità estreme". Ma chi ha subito danni? "Non tanto Autovie quanto gli automobilisti in transito,
cioè altri lavoratori. Ma anche i datori di lavoro del settore
metalmeccanico nonché gli scioperanti che perdono le retribuzioni. Le perdono
per la tutela di un interesse collettivo, a condizioni di lavoro
dignitose". m.b.
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( da "Secolo XIX, Il" del
23-01-2008)
Servizio nel caos Roma. Scioperi dei
dipendenti e degli autotrasportatori, difficoltà dovute alla neve. Sono
queste le cause con le quali le Poste hanno motivato ai consumatori gli
eventuali ritardi nella consegna di lettere e bollette. Comunque, sottolinea
l'azienda, le cose vanno bene. Ma secondo i sindacati il modello
organizzativo della consegna ha mostrato crepe e va corretto. E la prossima
settimana si aprirà una sessione no-stop di confronto con in sindacati
per valutare la disponibilità dell'azienda a rivederlo. class="hilite">Adusbef e Federconsumatori
stanno valutando l'ipotesi di una class="term">class class="term">action
che sembra, però, una strada non facile da seguire, visto che questa
pratica, spiegano, "non può essere intentata contro la pubblica
amministrazione e bisogna valutare se le Poste rientrano in questa categoria,
essendo una Spa a capitale pubblico". "I problemi ci sono e sono
strutturali: le Poste si sono lanciate nelle banche e nei telefonini,
tralasciando la loro missione principale", accusano i presidenti di
Adusbef e Federconsumatori, Elio Lannutti e Rosario
Trefiletti. L'Adoc, per cercare di fronteggiare i ritardi
nelle consegne, propone all'azienda la tracciatura dei prodotti postali.
Continuano intanto a giacere nei depositi di Poste tonnellate e tonnellate di
posta arretrata. Il modello di organizzazione del recapito postale "è
sbagliato. C'è una situazione di sofferenza: da tre mesi ci sono
disfunzioni gravi in varie regioni, con picchi in Lombardia", spiega il
segretario dell'Slp-Cisl, Mario Petitto, precisando che "il sistema di
recapito di Poste ha rivelato crepe vistose che Poste non ha colmato".
Se l'azienda non deciderà di intervenire, la situazione si
"aggraverebbe ulteriormente. Noi la buona volontà ce la mettiamo,
ma serve anche una grande disponibilità dell'azienda". Proprio la
Cisl ha annunciato uno sciopero degli straordinari dal 28 gennaio al 26
febbraio. 23/01/2008.
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( da "Stampa, La" del
23-01-2008)
Per i bond spazzatura di quattro istituti
di credito Parmalat, 40 mila contro le banche Via al processo, record di
parti civili Il popolo dei risparmiatori bruciato dai bond spazzatura, a
cinque anni dal "caso Parmalat", cerca giustizia nel terzo troncone
giudiziario contro le banche estere, nel processo apertosi ieri a Milano.
Sono circa 40 mila i clienti di Ubs, Citigroup, class="hilite">Morgan
e Deutsche Bank che tentano di recuperare parte dei loro soldi: un
esperimento di "class="term">class class="term">action"
ora consentito dalla Finanziaria. Sperano di potersi costituire parte civile
contro soggetti giuridici, cioè i grandi istituti di credito
stranieri, chiamati a rispondere di "responsabilità
oggettiva". Colonnello A PAGINA 25.
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( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 23-01-2008)
Economia Pagina 212 Tonnellate di
corrispondenza in ritardo: sindacati polemici. I consumatori: ricorso alla class="term">class class="term">action Consegne, Poste sotto
accusa Tonnellate di corrispondenza in ritardo: sindacati polemici. I
consumatori: ricorso alla class="term">class class="term">action
--> Scioperi dei dipendenti e degli autotrasportatori, difficoltà
dovute alla neve. Sono queste le cause con le quali le Poste hanno motivato
ai consumatori gli eventuali ritardi nella consegna di lettere e bollette.
Comunque, sottolinea l'azienda, le cose vanno bene. Ma secondo i sindacati il
modello organizzativo della consegna ha mostrato crepe e va corretto. E la
prossima settimana si aprirà una sessione no-stop di confronto. I
CONSUMATORI Adusbef e Federconsumatori stanno valutando l'ipotesi di una class="term">class class="term">action che sembra, però,
una strada non facile da seguire, visto che questa pratica, spiegano,
"non può essere intentata contro la pubblica amministrazione e
bisogna valutare se le Poste rientrano in questa categoria, essendo una Spa a
capitale pubblico". "I problemi ci sono e sono strutturali: le
Poste si sono lanciate nelle banche e nei telefonini, tralasciando la loro
missione principale", accusano i presidenti di Adusbef e
Federconsumatori, Elio Lannutti e Rosario
Trefiletti. L'Adoc propone all'azienda la tracciatura dei
prodotti postali. Continuano intanto a giacere nei depositi di Poste
tonnellate e tonnellate di posta arretrata. IL SINDACATO Il modello di
organizzazione del recapito postale "è sbagliato. C'è una
situazione di sofferenza: da tre mesi ci sono disfunzioni gravi in varie
regioni, con picchi in Lombardia", spiega il segretario dell'Slp-Cisl,
Mario Petitto, precisando che "il sistema di recapito di Poste ha
rivelato crepe vistose non colmate". Se l'azienda non deciderà di
intervenire e, quindi di rompere con il sindacato, la situazione si
"aggraverebbe ulteriormente. Noi la buona volontà ce la mettiamo,
ma serve anche una grande disponibilità dell'azienda". LE PRIME
PROTESTE Proprio la Cisl ha annunciato uno sciopero degli straordinari dal 28
gennaio al 26 febbraio: uno stop che il Codacons chiede di sospendere,
"almeno fino a quando non sarà recuperata e consegnata ai
consumatori tutta la posta in giacenza. Altrimenti potrebbe essere ipotizzato
il reato di interruzione di pubblico servizio". Convinta che il modello
organizzativo vada rivisto è anche la Slc-Cgil: secondo il segretario
nazionale Riccardo Ferraro ci sono criticità nella copertura del
servizio e nei carichi di lavoro. Il servizio, dice Ferraro, va articolazione
meglio, "tenendo conto delle esigenze della clientela e del
territorio". ACCORDO DA RISPETTARE "Se c'è un problema
occorre correggerlo, è inutile la conflittualità",
sostiene invece il segretario generale della Uilpost, Ciro Amicone.
"Abbiamo fatto un accordo nel settembre 2006, importante per riformare
la consegna della posta, in un'ottica di cambiamento degli usi e consumi
della società. L'accordo è buono. C'è stata qualche
sfasatura, stiamo cercando di rimediare".
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( da "Tirreno, Il" del
23-01-2008)
Empoli "Class action contro Acque
Spa" I consumatori si organizzano dopo la richiesta dei dati catastali
PONTE A EGOLA. Potrebbe diventare oggetto della prima
azione collettiva dei consumatori del Valdarno la richiesta, inviata da Acque
spa a tutti i cittadini utenti del suo bacino di competenza, di compilare un modulo
con i dati catastali delle singole abitazioni contrassegnate da un contatore.
Una richiesta che ha provocato, sottolineano dallo sportello Arci per i
consumatori, disagi a non finire. "Mi metto nei panni di uno
degli anziani che si è rivolto a noi per chiedere aiuto con il
questionario di Acque - spiega Sergio Coppola, dello sportello Arci del
Cuoio, dove è attivo (due pomeriggi a settimana, lunedì e
martedì dalle 18 alle 19,30, in via della Gioventù) lo
sportello del Movimento Consumatori -. Qualche Comune intelligente, per dare
un supporto ai cittadini, ha messo a disposizione alcuni uffici. Quello di
Acque è il classico esempio di azienda che scarica sui cittadini
utenti un problema che se risolvesse da sé le comporterebbe di assumere due persone.
Non escludiamo al momento che, appena sarà possibile (dal primo luglio
2008, ndr) possa partire una class action, una vertenza collettiva
contro Acque". Ma la campagna impopolare di raccolta dati promossa da
Acque spa non è l'unico tormento dei cittadini che si rivolgono allo
sportello Arci e Consumatori. Un altro, indubbiamente il più diffuso,
sottolinea anche l'avvocato Fabio Ficcadenti (che segue i casi presentati
allo sportello Consumatori e cura la newsletter Arcicuoio Notizie, progetto
di Arci e Consumatori), riguarda i trabocchetti dei contratti telefonici, che
gli addetti di quello o l'altro gestore cercano di rifilare allo sfortunato
di turno. "Il 75% dei problemi che mi trovo a esaminare - spiega il
legale - hanno a che vedere con la telefonia. Con il pretesto del risparmio,
gli addetti convincono il cittadino ad attivare nuovi servizi, e invece
finisce che gli piove addosso l'ennesimo salasso. I più tartassati
sono gli anziani. L'ultimo caso del genere che ho analizzato - continua -
riguarda un uomo, reduce da un precedente contenzioso con la compagnia
telefonica. Quello nuovo, riguardo la trasformazione di una linea, gli ha
causato di dover pagare due volte il servizio e poi gli hanno staccato
tutto". E ancora, come si sottolinea nella newsletter (a cadenza
mensile, viene diffusa nei circoli Arci con una tiratura di trecento copie
cartacee e inviata ai circa cinquecento indirizzi della mailing-list dello
sportello), le minacce che incombono con più frequenza sui cittadini
riguardano multe da autovelox ("leggere sempre con attenzione il verbale
di contestazione per verificare la regolarità della sanzione",
consiglia Ficcadenti) e il phishing per chi ha più dimestichezza con
la rete. Phishing ovvero accesso non autorizzato a informazioni riservate
come numero di conto corrente o carta di credito, camuffato da richieste dati
della propria banca. In questo modo il pirata può usare i dati per
compiere operazioni e fare prelievi sul conto del malcapitato. L'ultima frode
informatica del genere, rimbalzata nel Valdarno, aveva la forma di un
messaggio di BancoPoste italiane online. Si spiegava che il conto era
bloccato e si chiedeva di confermarlo con dati personali e password accedendo
a un link. "Ma Poste si guarda bene da chiedere dati del genere via email!",
dice Ficcadenti. Barbara Antoni.
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( da "Unita, L'" del
23-01-2008)
Stai consultando l'edizione del Caos
Poste: fallita la riorganizzazione Tonnellate di lettere e pacchi nei
depositi. L'analisi dei sindacati / Milano Centinaia di tonnellate di lettere
e pacchi arretrati che giacciono nei depositi delle Poste, bollette dell'Enel
per la cui consegna si accumuleranno due mesi di ritardo. A Milano, secondo
la Cisl Poste, lo scorso sabato 19 gennaio è stata consegnata
corrispondenza risalente al periodo tra la metà di novembre e l'inizio
di dicembre 2007. E negli uffici postali di Roma intanto si sarebbero
accatastate 60 tonnellate di corrispondenza. Una situazione di caos che,
denunciano i sindacati, è figlia del fallimento del nuovo modello
organizzativo adottato dalle Poste. E intanto Adusbef e Federconsumatori
stanno class="hilite">valutando la
possibilità di intentare una class="term">class class="term">action
contro le Poste a causa dei ritardi nella consegna. "Il recapito -
denuncia Riccardo Ferraro, segretario nazionalke Slc-Cgil - è un
servizio essenziale per il paese, ne misura la civiltà e la coesione.
È urgente un nuovo modello organizzativo in quanto stano emergendo
insufficienza e scarsa qualità del servizio alla sportelleria
all'interno degli ufficili postali". "Come Slc/Cgil - prosegue il
sindacalista - abbiamo più volte evidenziato le criticità del
nuovo modello organizzativo con particolare riferimento alla copertura del
servizio, alla perequazione nei carichi di lavoro, ad una diversa
articolazione nel servizio medesimo anche in relazione alle esigenze della
clientela e del territorio". Sulla possibilità di intentare una class="term">class class="term">action contro le Poste
Federconsumatori e Adusbef stanno verificando se tale azione si possa
intraprendere contro le Poste, che è una Spa di capitale
pubblico". "Dobbiamo attendere prima di un responso, anche
perchè - spiega il presidente di Federconsumatori, Elio Lannutti - non
vogliamo inflazionare uno strumento come la class="term">class class="term">action
che abbiamo tanto voluto, dando allo stesso tempo adito agli oppositori per
eventuali motivi di attaccarlo". Circa la qualità del servizio
l'Adusbef ha denunciato che nel 2006 la posta prioritaria veniva consegnata
nel 98% dei casi il giorno successivo, mentre nel 2007 c'è stato il
crollo al 43%. "Le Poste negli ultimi tempi si sono lanciate nel
business delle banche e dei telefonini - denunciano le due associazioni dei
consumatoiri - e hanno trascurato la loro missione principale, quella del
servizio universale, per la quale ricevono dal Governo ingenti sovvenzioni.
Mentre aumentava il numero dei servizi svolti i dipendenti passavano da
175mila a 162mila. La nuova riorganizzazione dell'azienda non ha funzionato e
a farne le spese è stato l'anello debole della filiera e cioè
la distribuzione della posta e i servizi di conto correnti dei 14.000
sportelli".
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( da "Tirreno, Il" del
23-01-2008)
Empoli Una vertenza collettiva,
come funziona PONTE A EGOLA. Stanno affilando le armi gli sportelli che
tutelano i consumatori ma anche multinazionali e grandi aziende in previsione
dell'entrata in vigore, il primo luglio 2008 secondo le previsioni della
Finanziaria, dell'azione collettiva,
meglio nota, in inglese, come class action. Si tratta di un'azione legale
condotta da uno o più soggetti che, come membri di una stessa classe
(gruppo o comunità di persone), chiedono che la soluzione di un
problema comune avvenga con effetti per tutti i componenti presenti o futuri
della classe. Attraverso la class action (che potrà essere
promossa dalle associazioni dei consumatori iscritte all'elenco del ministero
dello sviluppo economico) potranno essere esercitate pretese di risarcimento
per esempio in casi di illecito plurioffensivo. Al momento, nel Valdarno
è in corso una discussione su come funzioneranno le cause ispirate
all'azione collettiva risarcitoria. A giorni i
referenti del Movimento Consumatori si incontreranno per orientarsi su
"quello che l'azione consentirà di fare", dice l'avvocato
Fabio Ficcadenti.
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( da "Provincia
Pavese, La" del 23-01-2008)
Di Roberto Lodigiani Rosso stop, parte il
maxi-ricorso In cinquecento dal giudice per cancellare la multa L'istanza
inoltrata al tribunale. I residenti pronti alla protesta VOGHERA. La carica
dei cinquecento. Tanti i ricorrenti che si accingono a
chiedere al tribunale di Voghera, con una maxi-causa collettiva, l'annullamento della multa incassata al rosso stop di Gerola,
autentico spauracchio degli automobilisti sulla Voghera-Novara. Altri dieci
utenti della strada promuoveranno un'azione singola, dopo che il giudice di
pace ha respinto le loro istanze. Continua e sembra inasprirsi,
dunque, il braccio di ferro sul contestato semaforo fabbrica-multe (circa 1.500 in sei mesi),
mentre già si annunciano ulteriori colpi di scena. Il più
clamoroso potrebbe essere rappresentato dalla riattivazione di quel rosso
stop che ha scatenato la guerra delle multe sulla Voghera-Novara. Un ritorno
non escluso dal sindaco di Casei, Giancarlo Foschi, che lo aveva disattivato
per attriti con la ditta che lo gestiva e soprattutto perchè il
dispositivo era stato ritenuto fuori norma da una circolare prefettizia. Il
semaforo ora funziona in modo standard, senza rosso che scatta se il veicolo
si avvicina ad andatura elevata, nè fotografie a immortalare i
trasgressori. Ma, avvisa Foschi, si è riproposto nella sua interezza e
drammaticità anche il problema delle velocità elevate durante
il transito per l'abitato di Gerola, con i rischi conseguenti per i pedoni e
il rosario di vittime e lutti che agita i residenti, pronti a rinnovare le
proteste sopite. Da qui l'ipotesi di un ripristino del dispositivo
fabbrica-multe, mentre spunta (o meglio rispunta) anche l'idea, suggestiva ma
costosa, di realizzare una pista ciclabile (salva ciclisti) accanto alla
provinciale. Scenari per il futuro. L'immediato recita di un maxi-ricorso
collettivo, che condensa cinquecento posizioni personali, e che verrà
depositato nei prossimi giorni in tribunale a Voghera, con il patrocinio di
Federconsumatori. Un'istanza di appello, dopo che il giudice di pace, in
primo grado, ha negato la possibilità di un ricorso globale,
ammettendo invece i ricorsi singoli. I cinquecento, circa un terzo degli
utenti della strada multati nei sei mesi di funzionamento con il rosso stop
di Gerola, vogliono l'annullamento del verbale. Allo stesso obiettivo puntano
gli altri dieci automobilisti, sempre "sponsorizzati"
dall'associazione di tutela dei consumatori, che hanno perso la causa davanti
al giudice di pace, su un totale di 44 che avevano presentato ricorso singolo.
In sostanza, tre ricorsi su quattro sono stati accolti, uno bocciato, sempre
dall'identico giudice. Una disparità di valutazione ritenuta
"sconcertante e assurda" da Mario Spadini, coordinatore provinciale
di Federconsumatori, che aveva già criticato anche la decisione di
escludere le istanze collettive, ammesse invece in altre sedi giudiziarie
della provincia.
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( da "marketpress.info" del
23-01-2008)
Palermo, 23 gennaio 2008 - Venerdì
18 gennaio 2008 il Sottosegretario all'Interno Alessandro Pajno è intervenuto
al Convegno "I costi dell'illegalità. Mafia ed estorsioni in
Sicilia", organizzato a Palermo dalla Fondazione Rocco Chinnici e
dall'Università degli studi. Aprendo il suo intervento, il
sottosegretario ha evidenziato come sia necessario affrontare il problema
partendo da un chiaro capovolgimento dell'approccio tradizionale che tende ad
individuare ed analizzare i costi della legalità. È infatti
solo rovesciando l'assunto secondo cui è la legalità ad avere
un costo (procedure lunghe e dispendiose aggravate dalla poca efficienza
dell'azione degli uffici, controlli e verifiche, ecc. ), che possiamo
renderci realmente conto che è l'illegalità a produrre costi,
imposti a tutto il sistema, cittadini e imprese. Questi costi costituiscono
la somma algebrica di due fattori distinti. L'azione della criminalità
mafiosa impone alle imprese, con la sua forza intimidatoria, una serie di
costi diretti, all'interno di una strategia di consacrazione della propria
"sovranità" (estorsione, usura, distorsioni del mercato,
ecc. ). L'illegalità, allo stesso tempo, produce indirettamente
conseguenze negative sullo stesso business climate, disincentivando la
propensione ad investire e ad ampliare le attività, accrescendo i
costi della paura, le spese per la sicurezza dell'impresa, ecc. ). E' chiaro
tuttavia ? ha proseguito il Sottosegretario ? che per eliminare "i costi
dell'illegalità" occorre aggredire con forza i presupposti che li
determinano, attraverso una concezione moderna delle strategie di contrasto
alla criminalità organizzata e, in specie, alla criminalità
mafiosa, fondata sulla definizione di nuovi modelli di politiche di
contrasto. In particolare, il contrasto alla criminalità organizzata
necessita dell'individuazione e realizzazione di nuove modalità di
collaborazione e cooperazione attiva tra i diversi livelli di governo
(statale, regionale e locale); non può essere realizzato se non nel
quadro del complessivo miglioramento del sistema Paese; e richiede
l'interazione tra istituzioni e società. Nel panorama delle politiche
di lotta alle mafie è quindi centrale il buon funzionamento, la
qualità del sistema amministrativo, che rappresenta la
concretizzazione dell'azione delle istituzioni pubbliche. E' questo il primo
antidoto contro l'illegalità, in quanto assicurando la piena
esplicazione dei diritti dei cittadini favorisce un ambiente sociale meno
esposto a fenomeni di devianza, garantendo un equilibrato sviluppo socio
economico. Imprescindibile è in questa ottica la costruzione di un
nuovo spazio pubblico di governance fatto di reti, in cui operano soggetti
istituzionali nazionali, regionali e locali, insieme a soggetti privati,
imprenditoriali e a base associativa, non più tenuti insieme da
vincoli gerarchici, ma piuttosto dalla comune esigenza di stabilire tra loro
una cooperazione efficace per perseguire obiettivi di comune interesse. Una
struttura reticolare, quindi, accompagnata ad un diffuso partenariato
economico?sociale, che consenta di prendere decisioni pubbliche sulla base di
un patrimonio di conoscenze disperse tra una moltitudine di soggetti e di
mediare le diverse istanze di una società complessa. Questo principio
deve tradursi in metodo e prassi amministrativa, attraverso
la consapevole e sinergica costruzione di reti in grado di assicurare
altrettanti livelli di azione tra loro complementari. Così operando, e
sottraendo alla criminalità organizzata i benefici che le derivano da
un'azione non coordinata, sarà possibile sconfiggere
l'illegalità criminale ed eliminarne i costi che gravano sull'intera collettività.
Il sottosegretario ha concluso il suo intervento ricordando poi gli
interventi posti in essere dall'Amministrazione dell'Interno per il contrasto
alla criminalità organizzata: dal monitoraggio degli appalti pubblici
alla gestione dei beni confiscati, allo scioglimento degli Enti locali nei
casi di infiltrazione mafiosa . <<BACK.
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( da "Repubblica, La" del
23-01-2008)
Pagina III - Bari L'class="hilite">INCHIESTA
Ieri altre adesioni alla class="term">class class="term">action:
i portalettere li vediamo una volta a settimana Posta lumaca, quartieri in rivolta
In Via Amendola due giorni si e due no. In via Carafa, invece, prima era una
volta ogni dieci, quindici giorni. A Bari così come in mezza Italia il
servizio della posta è completamente in tilt. A Picone, Poggiofranco,
San Pasquale, in alcune zone di Palese la posta arriva male, a singhiozzo
oppure non arriva proprio. Ritardi ciclopici, mancate consegne. FOSCHINI A
PAGINA IX.
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( da "Repubblica, La" del
23-01-2008)
Pagina XI - Bari I DISAGI Posta fantasma,
la città in rivolta Quattro quartieri nel caos: class="hilite">ieri
altre cento adesioni alla class="term">class class="term">action
Rabbia e proteste da Picone Poggiofranco, San Paquale e Palese:
"Così non si vive" Lettere accatastate per giorni "I
postini se va bene si vedono una volta a settimana" I sindacati accusano
l'azienda che si difende: "La situazione sta tornando alla
normalità" GIULIANO FOSCHINI In Via Amendola due giorni sì
e due no. In via Carafa, invece, prima era una volta ogni dieci, quindici
giorni. Ora invece sembra andare meglio. "E lo sa perché?", dice
Sonia Romito che è avvocato pignolo, deciso. "Dopo che ho
minacciato esposti alla procura, dopo che per giorni sono andata io
personalmente a rovistare nei sacchi della posta al centro di smistamento, il
direttore delle poste ha cambiato il nostro postino: prima a turno giravano
precari, ora è arrivato uno con venti anni di esperienza. E la
differenza per il momento si vede". A Bari così come in mezza
Italia il servizio della posta è completamente in tilt. A Picone,
Poggiofranco, San Pasquale, in alcune zone di Palese la posta arriva male, a
singhiozzo oppure non arriva proprio. Ritardi ciclopici, mancate consegne.
"Siamo in una fase di riorganizzazione, ma le cose nelle ultime
settimane sembrano andare meglio" assicurano dalle Poste. Gli utenti
però non sembrano essere completamente d'accordo: solamente ieri sono
arrivate un centinaio di adesioni da Bari e provincia all'associazione dei
piccoli comuni che sta verificando l'opportunità di proporre una class="term">class class="term">action (la legge lo permette da
giugno) contro le Poste per i disagi causati dal servizio recapito. "La
situazione è complicata, a Bari e in Puglia così come in molte
parti d'Italia" spiega Nico Di Ceglie, responsabile del settore Poste
per la Cgil. "Il caos è frutto degli accordi non rispettati
dall'azienda sul personale dopo la riorganizzazione del settore: i vecchi
portalettere sono finiti a lavorare in ufficio. E per strada ci sono ragazzi
inesperti e con contratti a tempo determinato: una malattia rischia di
mettere in ginocchio un intero quartiere". Secondo i sindacati, infatti,
le scorte, il personale di riserva, ci sono ma non abbastanza: rappresentano
il 12-14 per cento della forza lavoro, troppo poco per coprire le nuove macro
aree. La zona di Bari e provincia è divisa in 670 zone di recapito,
c'è un postino per ciascuna area. A Bari città ce ne sono all'incirca
200. Oggi i sindacati hanno in calendario una riunione con l'azienda per
verificare cosa è stato fatto e cosa no rispetto all'accordo dello
scorso anno e prendere immediatamente le giuste contromisure. Il problema
però non riguarda soltanto la zona di Bari. Ieri, per esempio, sono
arrivate nuove proteste dal Subappennino dauno e dalla provincia di Foggia:
al sindaco di Roseto Valfortore, Lucilla Parisi, è arrivata soltanto
ieri la convocazione della Regione per una riunione di indirizzo che si era
tenuta lunedì. "Uno scandalo dice lei". Il Codacons di Lecce
ha invece presentato una diffida contro le Poste in seguito a numerose
segnalazioni su disservizi nella consegna della posta nel Salento, in
particolare a Torre San Giovanni, e alcune zone di Ugento. L'associazione dei
consumatori ha chiesto all'azienda "un immediato riavvio del servizio,
in caso contrario inizieramo - dicono - un'azione inibitoria secondo il
codice del consumo". Il problema non riguarda soltanto la posta
tradizionale. Ma anche bollette del telefono, gas e della luce: proprio
l'Enel sta valutando di non far pagare more in questo periodo, vista la
difficoltà nel recapito. Per risolvere proprio questo problema l'Adoc
propone "l'adozione di un sistema di tracciatura idoneo a evitare che
gli eventuali ritardi nella consegna di bollette, fatture e pacchi non
ricadano sulle tasche dei cittadini, che ad oggi si vedono addebitare
interessi di mora a loro non imputabili. In questo modo si potrebbe
facilmente individuare chi non ha rispettato i tempi durante la trasmissione
del prodotto e agire di conseguenza".
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( da "Stampa, La" del
23-01-2008)
LE VITTIME DEI BOND SPAZZATURA CHIEDONO DI
COSTITUIRSI PARTE CIVILE NEL TERZO TRONCONE GIUDIZIARIO DELLO SCANDALO DI
COLLECCHIO Parmalat, processo alle banche estere [FIRMA]PAOLO COLONNELLO
MILANO Il popolo transumante dei "bond spazzatura" ora va all'attacco
delle banche straniere. Già parti civili nel processo per il crac
Parmalat che vede tra gli imputati Calisto Tanzi, i 40 mila risparmiatori che
nel dicembre del 2003 rimasero con il cerino in mano dei titoli di
Collecchio, ieri, assistiti da un esercito di 62 avvocati si sono
ripresentati, in spirito e carte bollate, davanti ai giudici della seconda
sezione penale d'innanzi ai quali si è incardinato il terzo troncone
del processo Parmalat che vede alla sbarra quattro colossi bancari esteri,
Ubs, Citigroup, Morgan Stanley, Deutsche Bank chiamati a rispondere della
cosiddetta responsabilità oggettiva, e nove funzionari di banca dei
quali uno di Credit Suisse First Boston, tutti accusati di aggiotaggio. In
realtà, nella grande aula del processo, al primo piano di palazzo di
giustizia, erano pochissimi i risparmiatori in carne e ossa. Nessuno
striscione, cartelli o slogan coloriti. Solo qualche commento amaro:
"Una volta andare in banca era come andare in chiesa, adesso non direi
proprio", dice un tassista arrivato a godersi lo spettacolo. class="hilite">Al completo invece i collegi
di difesa, guidati per questa sorta di "class="term">class class="term">action"
all'italiana, dal professor Carlo Federico Grosso che da solo rappresenta
oltre 32 mila persone, un esercito riunito sotto le bandiere del
"Comitato San Paolo". Il loro destino, nonostante il precedente al
processo contro Tanzi & Co., non è sicuro. Perchè mentre la
costituzione contro persone fisiche non dovrebbe trovare ostacoli, per quanto
riguarda le banche, considerate persone giuridiche, il tribunale milanese
finora ha sempre rigettato richieste di questo genere (vedi al processo
Antonveneta) nonostante la violazione della legge 231, frutto di una
direttiva europea del 2001, sia sempre stata perseguita in modo particolare
dalla procura. Ciò nonostante i risparmiatori Parmalat possono ancora
sperare perchè da Roma e Torino sono arrivate recentemente risposte
positive a costituzioni di parte civile contro soggetti giuridici. C'è
poi da tener presente le direttive inserite nell'ultima Finanziaria che
contemplano l'esistenza della class="term">class class="term">action.
Manca però un pronunciamento definitivo della Cassazione, l'unica
abilitata a fare giurisprudenza, e dunque la strada sembra essere ancora in
salita. Gli avvocati di parte civile ieri hanno riproposto la trascrizione
dell'intervento del pm Eugenio Fusco durante l'udienza per la scalata
Antonveneta, dove il sostituto procuratore aveva perorato le ragioni dei
piccoli risparmiatori, anche in quel caso vittime della spregiudicatezza
delle banche. La speranza dei legali è di convincere un collegio tutto
femminile, dal presidente Gabriella Manfrin ai giudici a latere Ferrara e
Mayer. Trattandosi di materia delicata, i giudici preso atto delle richieste
e hanno rinviato l'udienza al 7 marzo dove le stesse verranno illustrate,
perchè tutti hanno chiesto tempo per studiare a fondo la questione.
Oggi toccherà a un'altra banca affrontare l'aula, Bank of America, ma
facilmente l'udienza verrà aggiornata per lo sciopero dei penalisti. I
due dibattimenti viaggiano comunque verso l'unificazione. Ben distinto
rimarrà invece il processo a Tanzi e agli altri manager Parmalat
previsto per domani nella stessa aula. Si ricomincerà con
l'interrogatorio di Maurizio Bianchi, della società di revisione Grant
Thornton. La sentenza potrebbe arrivare prima dell'estate. A marzo invece
partirà a Parma il dibattimento più importante, quello per
bancarotta, l'unico per ora che non corre il rischio della prescrizione.
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( da "TGCom" del
23-01-2008)
Parmalat, 40mila le parti civili A Milano
processo contro quattro banche Sono circa 40mila i consumatori che hanno
chiesto di costituirsi parte civile nel processo, cominciato davanti alla
seconda sezione del tribunale di Milano, a carico di quattro banche imputate
di aggiotaggio in relazione al crack Parmalat. Gli istituti bancari sono Ubs,
Morgan Stanley, Deutsche Bank e Citigroup, mentre per una quinta banca, Bank
of America, è previsto un processo separato. class="hilite">Si
tratta della prima "class="term">class class="term">action"
italiana. Le richieste saranno discusse il prossimo 7 marzo. Il solo
professor Carlo Federico Grosso rappresenta 32mila risparmiatori del
"Comitato San Paolo" nel processo cominciato alla Corte d'assise
d'appello del Palazzo di giustizia milanese. La difficoltà per i
consumatori e le loro associazioni (tra queste Codacons e Adusbef)
sarà quella di costituirsi contro le banche che sono indagate in base
alla legge 231 del 2001 che impone alle società di costituire modelli
organizzativi per prevenire gli illeciti. Mentre è pacifica la loro
possibilità di costituirsi contro le nove persone fisiche, non
esistono a Milano precedenti favorevoli ai risparmiatori contro le aziende.
Anzi, la loro richiesta di costituzione di parte civile è stata
rigettata già dal gup Cesare Tacconi durante l'udienza del troncone
principale del procedimento sul crack di Collechio che vede imputati Calisto
Tanzi e l'ex management di Parmalat. I legali hanno comunque depositato la
trascrizione dell'intervento del pm Eugenio Fusco che aveva sollecitato
l'ingresso nel processo dei consumatori contro le banche nel caso Antonventa.
Anche in quel caso, però, il giudice aveva detto no, ma i consumatori
confidano in due decisioni prese a Torino e a Roma. Invia ad un amico.
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( da "Messaggero, Il" del
23-01-2008)
Cause con le quali le Poste hanno motivato
ai consumatori gli eventuali ritardi nella consegna di lettere e bollette.
Comunque, sottolinea l'azienda guidata da Massimo Sarmi (nella foto), le cose
vanno bene. class="hilite">Ma secondo i
sindacati il modello organizzativo della consegna ha mostrato crepe e va
corretto. E la prossima settimana si aprirà una sessione no-stop di
confronto con in sindacati per valutare la disponibilità dell'azienda
a rivederlo, mentre alcune associaizoni dei consumatori stanno valutando
l'ipotesi di una class="term">class class="term">action.
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( da "Giorno, Il
(Brianza)" del 23-01-2008)
NEL VIMERCATESE C'è anche chi pensa
a una class-action di ANTONIO CACCAMO ? VIMERCATE ? C'È CHI PENSA di
promuovere una "class-action", cioè
l'azione collettiva di risarcimento. E il sindaco di Ornago, Maurizia Erba, ha
già annunciato che sosterrà eventuali comitati di cittadini che
vorranno seguire questa strada: "anche se, avverte, bisognerà
vedere come si evolve la situazione". È sempre caos nel
Vimercatese sul fronte del trasporto pubblico, anche se i sindaci
qualche piccolo miglioramento. I disservizi sono cominciati da quando la Net,
la società (costituita da Atm e Sab), dal 1° gennaio, ha preso in
gestione il trasporto pubblico su incarico di Palazzo Isimbardi, modificando
orari e autolinee. Ora gli amministratori della Provincia stanno cercando di
correre ai ripari. Di correggere il tiro. Di superare i disordini emersi in
questa fase iniziale di riorganizzazione del servizio. I CITTADINI tempestano
di telefonate il centralino dei Comuni per chiedere spiegazioni. Anche per
segnalare situazioni paradossali; come la vendita di abbonamenti per Sesto
San Giovanni, su una tratta che è stata cancellata: "bisognerà
risolvere il problema, visto che i nostri concittadini hanno speso i
soldi", spiega il sindaco di Ornago. Le lamentele vanno da corse e
fermate cancellate, nuovi capolinea, ritardi. Mancano anche gli orari, che
sono stati tutti aggiornati e ancora sono in fase di definizione: l'ufficio
relazioni con il pubblico di Vimercate, travolto dalle proteste, si è
dovuto organizzare per far arrivare agli utenti almeno le stampe prese dal
sito della nuova società. A fare le spese della
"razionalizzazione" sono soprattutto i pendolari dei piccoli
Comuni, per i quali l'autobus è l'unico mezzo pubblico per raggiungere
Monza, Vimercate o Milano. IL SINDACO Erba, nei giorni di maggiore pressioni,
ha scritto alla Provincia e al gestore, implorandoli di rimediare. Gli utenti
e i sindaci hanno incassato le scuse dell'assessore Paolo Matteucci, che ha
invitato "ad avere pazienza", promettendo un "servizio
potenziato e di maggiore qualità". In arrivo, ma tra qualche
mese, 55 nuovi autobus ecologici. "Qualcosa è migliorato:
è stato modificato il tragitto più contestato e prevista
qualche corsa in più", ricorda Erba. Coinvolti nei disservizi
anche Agrate, Vimercate, Roncello, Burago e Cornate. Penalizzata la stazione
di Arcore dove sorgerà il nuovo centro scolastico per le superiori. In
altri paesi, ad esempio Carugate, le cose sembrano andare meglio: "Mi
pare che da noi i disagi siano contenuti, il nuovo servizio permette al
nostro Comune di risparmiare oltre 100mila euro", sottolinea il sindaco
Umberto Gravina. Carugate però appartiene alla fascia metropolitana, e
anche i grandi centri commerciali hanno un servizio navetta per i propri
clienti verso la metropolitana di Cologno Monzese. - -->.
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( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 23-01-2008)
class="hilite">A
rischio Alitalia, class="term">class class="term">action,
sconti Rai MARCO ESPOSITO Che ne sarà dell'Alitalia? E della class="term">class class="term">action?
O della Visco-Sud? La crisi di governo potrebbe mettere a
rischio anche decisioni già ben avviate o addirittura approvate.
È il caso della Finanziaria, i cui 1.193 commi sono legge dello Stato
dal primo gennaio 2008 senza essere però, molte volte, efficaci.
Occorrono infatti secondo un censimento del Sole 24 Ore ben 202 provvedimenti
attuativi per rendere operative altrettante norme, talvolta popolari come lo
sconto sul canone Rai per i più anziani o il fondo per i giovani
laureati del Sud. E non è detto che con un cambio di governo in vista
dei provvedimenti che dovrebbero essere atti dovuti non si fermino in qualche
cassetto. Del resto, per dar visibilità agli impegni, è stato
lo stesso premier a render noto che il delicatissimo dibattito sulla fiducia
al Senato non può cominciare in mattinata perché domani alle 12 Romano
Prodi ha un "meeting a porte chiuse con importanti investitori
internazionali", fissato da mesi e non rinviabile "perché gli
interessati stanno già arrivando, o sono arrivati, a Roma".
L'incontro si terrà al St. Regis Grand Hotel, a due chilometri da
Palazzo Madama, ma è chiaro che chi vorrà valutare se investire
o no in terra d'Italia più che ascoltare le parole del presidente del
Consiglio pro tempore alzerà le antenne per capire che clima tira al
Senato. Così come a Parigi si seguirà con una certa apprensione
la vicenda Air France-Alitalia. In teoria la trattativa è tutta
tecnica, con Maurizio Prato da una parte e Jean-Cyril Spinetta dall'altra. Ma
una volta raggiunta l'intesa tra le aziende toccherà al governo, con
il comitato privatizzazioni, dare il via libera decisivo. Calendario alla
mano, ci si dovrebbe trovare a metà marzo. A Palazzo Chigi potrebbe
esserci ancora il governo Prodi, con o senza le elezioni alle porte, ma anche
un governo tecnico. E non è escluso che in tale situazione la Lega
Nord, grande avversaria di Air France per il timore di vedere ridimensionata
Malpensa, non abbia nel frattempo conquistato un peso politico tale da
bloccare la cessione anche, al limite, pagando una penale ai francesi. Ma, al
di là delle grandi operazioni, ci sono molti provvedimenti che cadono
nell'incertezza. Per esempio la class="term">class class="term">action,
approvata sul filo di pochi voti di maggioranza al Senato e criticata da molte
lobby, non sarà operativa prima del 29 giugno 2008, ovvero di una data
nella quale un nuovo governo potrebbe intervenire magari solo per congelarne
la partenza. A rischio anche gli incentivi per la Visco-Sud - ovvero crediti
d'imposta automatici per le imprese che investono e assumono nel Mezzogiorno
- incentivi in teoria attivati già nel 2007, ma poi svaniti nei vari
passaggi parlamentari della Finanziaria e adesso in attesa di rientrare con
un emendamento al decreto milleproroghe, la cui conversione è a questo
punto quanto mai incerta. Futuro grigio poi per i giovani laureati di otto
regioni meridionali, per i quali la Finanziaria prevede un programma
nazionale di inserimento nel mondo lavorativo, finanziato con la revoca delle
agevolazioni della legge 488 del 1992. Tutto ciò è al momento
sulla carta e potrà diventare operativo soltanto con un decreto dello
Sviluppo economico. Pierluigi Bersani sembra intenzionato a stringere i tempi
e varare almeno questo provvedimento, mentre appare rassegnato a veder cadere
la terza lenzuolata sulle liberalizzazioni, già da troppo tempo ferma
al Senato. Resteranno infine nell'incertezza gli ultra 75enni a basso reddito
che il 31 gennaio potrebbero non pagare i 106 euro del canone Rai, se solo il
ministero dell'Economia spiegasse chi ne ha davvero diritto, visto che la
somma stanziata in Finanziaria basta appena per 4.717 vecchietti. Come ci si
poteva aspettare, la Rai consiglia, nel dubbio, di pagare.
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( da "Corriere
Adriatico" del 23-01-2008)
ASCOLI - "Un'azione collettiva, è un'azione legale condotta da uno o più
soggetti che, membri della classe, chiedono che la soluzione di una questione
comune di fatto o di diritto avvenga con effetti ultra partes per tutti i
componenti presenti e futuri della classe".
Lo afferma Andrea Calvaresi, presidente regionale dell'Arco Marche, al fine
di render più chiari ai cittadini la portata di una class action
ultimamente chiamata in causa sia sulla questione della crisi idrica che su
quella dei parcheggi ma che sui rifiuti. "Gli altri soggetti della
medesima spiega - possono chiedere di non avvantaggiarsi dell'azione altrui
esercitando l'opt-out right, oppure possono rimanere inerti avvantaggiandosi
dell'attività processuale altrui che avviene sulla base del modello
rappresentativo. Con l'azione rappresentativa si possono anche esercitare pretese
risarcitorie per esempio nei casi di illecito plurioffensivo, ma lo strumento
oltre alle ben note funzioni di deterrenza realizza anche indubbi vantaggi di
economia processuale e di riduzione della spesa pubblica . Si tratta, in
sostanza, di un meccanismo processuale che consente di estendere i rimedi
concessi a chi abbia agito in giudizio ed abbia ottenuto riconoscimento delle
proprie pretese a tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti
che non si siano attivati".
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( da "TGCom" del
23-01-2008)
Parmalat, 40mila le parti civili A Milano
processo contro quattro banche Sono circa 40mila i consumatori che hanno
chiesto di costituirsi parte civile nel processo, cominciato davanti alla
seconda sezione del tribunale di Milano, a carico di quattro banche imputate
di aggiotaggio in relazione al crack Parmalat. Gli istituti bancari sono Ubs,
Morgan Stanley, Deutsche Bank e Citigroup, mentre per una quinta banca, Bank
of America, è previsto un processo separato. class="hilite">Si
tratta della prima "class="term">class class="term">action"
italiana. Le richieste saranno discusse il prossimo 7 marzo. Il solo
professor Carlo Federico Grosso rappresenta 32mila risparmiatori del
"Comitato San Paolo" nel processo cominciato alla Corte d'assise
d'appello del Palazzo di giustizia milanese. La difficoltà per i
consumatori e le loro associazioni (tra queste Codacons e Adusbef)
sarà quella di costituirsi contro le banche che sono indagate in base
alla legge 231 del 2001 che impone alle società di costituire modelli
organizzativi per prevenire gli illeciti. Mentre è pacifica la loro
possibilità di costituirsi contro le nove persone fisiche, non
esistono a Milano precedenti favorevoli ai risparmiatori contro le aziende.
Anzi, la loro richiesta di costituzione di parte civile è stata
rigettata già dal gup Cesare Tacconi durante l'udienza del troncone
principale del procedimento sul crack di Collechio che vede imputati Calisto
Tanzi e l'ex management di Parmalat. I legali hanno comunque depositato la
trascrizione dell'intervento del pm Eugenio Fusco che aveva sollecitato
l'ingresso nel processo dei consumatori contro le banche nel caso Antonventa.
Anche in quel caso, però, il giudice aveva detto no, ma i consumatori
confidano in due decisioni prese a Torino e a Roma. Invia ad un amico.
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( da "Liberazione" del
23-01-2008)
Nel suo ultimo lavoro il giurista auspica
il ripristino del primato del diritto e della politica sull'economia per
mettere un argine alle grandi società per azioni. Ed individua un
capitalismo produttivo ed uno patologico dimenticando la lezione di
Hilferding Rosario Patalano La crisi finanziaria cominciata lo scorso agosto
ha profondamente scosso molte delle radicate convinzioni che hanno
caratterizzato quest'ultimo ventennio di egemonia del neoliberismo. Questa
volta la crisi non è alla periferia del sistema, come alla fine degli
anni Novanta, non ha colpito economie di mercato ancora immature, è
invece direttamente esplosa nel suo nucleo, ha devastato la perfetta architettura
disegnata dalla nuova ingegneria finanziaria, ha rivelato la fragilità
delle strutture che apparivano come i pilastri del capitalismo mondiale. La
crisi è tanto più grave perché era in qualche modo prevista e
ha rivelato l'inadeguatezza di tutti i meccanismi di controllo
sull'attività speculativa. Una inadeguatezza che in modo diverso, ma
non meno drammatico, era stata già anticipato dal crack della Enron.
In questo clima è ovvio l'esercizio, spesso del tutto sterile, di andare
ad individuare le responsabilità del disastro prima ancora di
rimuovere le macerie. Il recente lavoro di Guido Rossi, Il mercato d'azzardo
(Adelphi, pp. 110, euro 13,50), costituisce un valido esempio di questa
letteratura indirizzata alla ricerca dei capri espiatori e dei rimedi
tardivi. Secondo Rossi la crisi che attraversa il capitalismo contemporaneo
è imputabile quasi interamente al potere assunto dalle grandi imprese
(corporation) e alla loro crescente influenza nella società
contemporanea, fenomeni che sono stati resi possibili dalle lacune
dell'ordinamento giuridico, destinato da sempre a rincorrere e a risanare i
pericolosi vuoti di regolamentazione del diritto societario. In questa
"incessante rincorsa tra legislatore e corporation per disciplinare i
conflitti di interesse che muovono (e distorcono) il capitalismo", si
avvicendano volta per volta "leggi sempre nuove - sull'antitrust e i
mercati dell'investimento, sulla tutela della sicurezza sul lavoro, sulla
protezione dei creditori nelle procedure concorsuali, sulla difesa
dell'ambiente, sulla lotta alla corruzione e al riciclaggio". Ancora una
volta un capitalismo buono è contrapposto ad un capitalismo degenerato
(che Rossi chiama capitalismo finanziario); e il capitalismo buono è
quello che agisce nel quadro delle regole: la virtuosa libera concorrenza -
osserva Rossi - in fondo non è un prodotto del libero mercato, ma
è solo la conseguenza delle leggi antitrust. Una volta che i
responsabili sono stati individuati, non resta che capire come il capitalismo
abbia potuto perdere tutte le sue virtù per assumere il volto del
gioco d'azzardo, facendosi interamente dominare dalle grandi società
per azioni e dalle loro speculazioni incontrollate. Alla base di questa
degenerazione vi sono, secondo Rossi, tre caratteristiche delle moderne
corporation: lo scopo di lucro, la responsabilità limitata dei soci e
la libera trasferibilità delle azioni; all'origine, tutti aspetti
secondari della vita della società per azioni, ma che poi ne sono
divenuti, anche per l'assenza di una precisa regolamentazione, elementi
essenziali, favorendo la progressiva separazione tra proprietà e
gestione. La potenza economica e politica delle maggiori corporation è
ormai paragonabile a quella di Stati sovrani di media grandezza; un potere
che è però amministrato da una ristretta élite di manager e
magnati che hanno il controllo effettivo delle società pur non
avendone, in alcun modo, la titolarità delle proprietà. Le
maggioranze degli azionisti sono diventati così spettatori silenziosi
e impotenti di fronte "ai comportamenti opportunistici di
amministratori, ai conflitti di interesse, alle manipolazioni ai danni degli
investitori, alle anomalie delle società etero dirette, allo
strapotere dei capi azienda, all'inefficienza dei consigli di amministrazione
e dei vari organismi di controllo interni ed esterni". Il sogno del
capitalismo popolare, e magari democratico, è così fallito
miseramente nelle aule giudiziarie affollate di disperati piccoli azionisti
letteralmente derubati della loro ricchezza. Per Rossi questo epilogo segna
il completo fallimento della corporate governance , uno strumento di
autoregolamentazione della grandi società affermatosi negli anni
novanta che sanciva ancora, questa volta sotto la forma della gestione delle
corporation, l'autonomia dello spazio economico da qualsiasi ingerenza
esterna del diritto e della politica. Con la corporate governance il
conflitto di interessi tra azionisti anonimi, soci di minoranza, soci di
controllo e amministratori di una società poteva essere "sanato"
attraverso l'esercizio di un corretto governo societario fondato su un non
meglio precisato insieme di regole e soggetti di controllo esterno, di cui le
leggi costituivano solo un aspetto. Le esperienze positive di gestione
venivano poi erette a modello come best practice nelle quali primeggiava
sempre la correttezza etica degli amministratori (agenti) di fronte ai
proprietari e a tutti gli altri detentori di interessi nella società
(i cosiddetti stakeholders ). Ma il principio di autoregolamentazione non ha
retto alla prova dei fatti e le ultime versioni della corporate governance ,
per Rossi, sono state soltanto il risultato fallimentare di mistificazioni
finite ingloriosamente. A questo punto qual è l'alternativa per uscire
da "una crisi finanziaria di proporzioni ancora ignote"? Secondo
Rossi la soluzione passa attraverso il ripristino del primato del diritto e
della politica, e assume la forma di una nuova lex mercatoria globale che
sostituisca il regno dell'autonomia delle consuetudini commerciali con una
precisa regolamentazione dei poteri delle minoranze di controllo, al fine di
proteggere esplicitamente gli interessi degli stakeholder e della
collettività intera. Tale regolamentazione deve spingersi per Rossi,
fino a "vietare espressamente o controllare nel modo più severo
la circolazione di tutti o quasi i prodotti che oggi il risparmiatore
sprovveduto viene invitato ad acquistare da banche poco affidabili o
intermediari senza scrupoli". Questo "ripristino della
legalità" nel mercato e nella vita societaria servirebbe a
orientare il risparmio privato non più verso il mero accrescimento del
valore di mercato delle azioni ( shareholder's value ), ma verso investimenti
di lungo e medio termine, cioè verso la ricerca e lo sviluppo, obiettivi
virtuosi. Il capitalismo virtuoso sarebbe così salvato da un'altra
tendenza pericolosa che è solo timidamente accennata nel libro, ma che
ne costituisce, a mio avviso, la preoccupazione principale: la
possibilità che i conflitti di interesse, le speculazioni, i fallimenti e la scarsa tutela degli interessi nazionali e
collettivi possano favorire una rinnovata politica di nazionalizzazioni,
"e più in generale concezioni che prevedono un intervento dello
Stato nell'economia". E allora per evitare il male peggiore, ovvero un
rinnovato intervento dello Stato nell'economia, il capitalismo malato deve
pur ingoiare, prima cha sia troppo tardi, la medicina amara di una
più severa regolamentazione dei suoi affari. Questa è la
conclusione di Rossi, il modo in cui vi giunge manca, a mio avviso, di
spessore scientifico perché le sue argomentazioni restano chiuse in un
approccio meramente giuridico-formale del problema. La sua analisi avrebbe
tratto grande vantaggio se non avesse ignorato (volutamente o non, questo non
lo sappiamo) quella che resta la maggiore opera dedicata al tema del potere
della grandi società per azioni; mi riferisco a Das Finanzkapital del
marxista austriaco Rudolf Hilferding, pubblicata nel 1910 (tradotta in
italiano nel 1961), ma che è oggi ancora straordinariamente attuale.
Dalla sua lettura, Rossi avrebbe appreso che il controllo virtuale, le
società a catena, il peso dell'unioni personali fra varie
società, e fra queste e le banche, i cartelli, i trust, le fusioni
erano già tecniche presenti e consolidate all'inizio del Novecento, e
le conseguenze che hanno provocato sono note a tutti. Rossi avrebbe anche
appreso che la speculazione è una manifestazione fisiologica e non
patologica del capitalismo delle corporation, lo era all'inizio del
Novecento, come lo è adesso. "Il fatto che la speculazione sia
improduttiva - osservava Hilferding - che essa abbia il carattere di un gioco
o di una scommessa, e che questo carattere sia stato molto ben afferrato dal
senso comune del popolo, non contraddice affatto al suo essere necessaria
nella struttura della società capitalistica, o, per lo meno in una
determinata epoca dello sviluppo del capitalismo. E' mero artificio
apologetico ritenere connaturate alla società capitalistica unicamente
le attività produttive". 23/01/2008.
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( da "Virgilio Notizie" del
23-01-2008)
23-01-2008 18:23 Iniziativa del Sindacato
italiano tutela investimento e risparmio Milano, 23 gen. (Apcom)
- Due azioni collettive per tutelare azionisti e clienti della Banca
Italease, a poche ore dall'arresto dell'ex ad dell'istituto bancario Massimo
Faenza. Sono le proposte del Siti , Sindacato italiano per la tutela
dell'investimento e del risparmio. La prima azione, a tutela degli
azionisti della Banca Italease, ha come obiettivo il risarcimento delle
perdite subite dopo il tracollo del titolo in borsa. La seconda azione,
invece, sarà a tutela dei clienti di Banca Italease, danneggiati dalla
vendita da parte della Banca dei contratti swap su prodotti derivati,
denominati Irs. Tutte le informazioni per usufruire della tutela si trovano
sul sito www.sindacatositi.it.
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( da "Websim" del
23-01-2008)
NOTIZIE FLASH 23 Gennaio
08 ora 18:55 Italease, azione collettiva
Siti a tutela clienti, azionisti MILANO, 23 gennaio (Reuters) - Siti,
Sindacato Italiano per la Tutela dell'Investimento e del risparmio, comunica
di aver avviato due "azioni collettive" a tutela la prima degli
azionisti e la seconda dei clienti nei confronti di Banca Italease .
Le due distinte azioni, dice una nota del sindacato, sono da mettere "in
relazione alle recenti notizie di stampa e alle vicende che hanno portato
all'arresto il precedente AD Massimo Faenza". "La prima azione a
tutela degli azionisti, per il risarcimento delle perdite subite a seguito
del tracollo del titolo in borsa. La seconda a tutela dei clienti,
danneggiati dalla vendita da parte della banca dei contratti swap su prodotti
derivatidenominati 'Irs'" continua. Fonti giudiziarie hanno riferito che
il Nucleo provinciale di polizia tributaria della GdF di Milano ha arrestato
oggi l'ex amministratore delegato, l'ex vicedirettore generale Roberto
Fabbri, l'ex AD Italeasing Massimo Sarandrea e gli intermediari Claudio Calza
e Luca De Filippo nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Milano
sull'attività in derivati posta in atto dalla precedente gestione
della banca. Fra le ipotesi di reato al centro dell'ordinanza d'arresto
firmata dal gip Cesare Tacconi su richiesta del pm Roberto Pellicano, ci sono
secondo le fonti associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione
indebita e, solo per Faenza, ostacolo all'attività della Consob.
((Redazione Milano, Reuters messaging: alessia.pe.reuters.com@reuters.net,
+39 02 66129854, milan.newsroom@news.reuters.com)).
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( da "Finanza e
Mercati" del 24-01-2008)
Da Finanza&Mercati del 24-01-2008
Nuovi clamorosi sviluppi nell'inchiesta sui derivati Italease, che ieri in
Borsa ha perso il 9,36%, chiudendo a 6,09 euro, nuovo minino storico. Su
richiesta dei pm Roberto Pellicano e Giulia Perrotti, il gip di Milano,
Cesare Tacconi, ha firmato 5 ordinanze di custodia cautelare: una a Milano,
una a Ravenna e tre a Roma. L'accusa è di associazione per delinquere
finalizzata all'appropriazione indebita ai danni della stessa Italease sono
stati arrestati l'ex ad Massimo Faenza, gli ex dirigenti Massimo Sarandrea e
Roberto Fabbri - che si occupavano della gestione dei prodotti derivati - e i
due mediatori finanziari Luca De Filippo e Claudio Calza. Quest'ultimo - noto
anche per il rapporto di amicizia con l'ex presidente della repubblica,
Francesco Cossiga - risulta iscritto nel registro degli indagati anche della
procura di Roma, nell'inchiesta sul crack da 130 milioni di alcune
società della galassia dell'immobiliarista Danilo Coppola, che vede
coinvolto anche Faenza. Il rapporto che lega i tre soggetti è stato
definito nell'ordinanza di custodia cautelare "una colleganza di
malaffare". Secondo la ricostruzione accusatoria, per accedere a
finanziamenti privilegiati da parte di Italease, Coppola dava somme di denaro
a Calza, che le girava poi a Faenza. L'ex ad di Italease dovrà
rispondere anche di ostacolo all'attività di vigilanza.
L'appropriazione indebita contestata dall'accusa ammonterebbe a circa 70,
forse 80, milioni in un triennio. Rogatorie sono state avviate in Austria e
San Marino dove sarebbe finita una parte dei soldi. Le somme sarebbero state
sottratte a Italease da un'associazione per delinquere che operava
all'interno della banca, il cui promotore sarebbe stato Faenza. Questi
avrebbe approfittato "del ruolo di vertice occupato in seno a banca Italease"
per organizzare "una struttura, con a capo Sarandrea, (...) adibita allo
svolgimento in esclusiva dell'attività in materia di contratti
derivati, di fatto svincolata da controlli e dotata di completa
autonomia", si legge in un passaggio dell'ordinanza di custodia
cautelare. Per tre anni, Italease avrebbe piazzato derivati - definiti
"esotici" dal gip - senza "alcun riguardo alla
sostenibilità finanziaria e ai rischi legali e di immagine".
Secondo le tesi accusatorie per Faenza, "sono ben delineate le condotte
penalmente rilevanti inserite in un contesto di complessiva gestione di
Italease addirittura a livello di gruppo (quindi con il coinvolgimento delle
controllate), in buona parte deviata verso interessi di arricchimento
personale", si legge nel capo d'imputazione. Fonti vicine a Italease
hanno precisato che "l'istituto non ha più rapporti di lavoro con
gli arrestati" e che "quanto accaduto fa un certo tipo di chiarezza
e potrebbe farne anche su altri fronti". Intanto il
Siti (sindacato italiano per la tutela dell'investimento e del risparmio) ha
lanciato due azioni collettive in merito alla vicenda Italease. Atteso nei
prossimi giorni un incontro tra i vertici del Banco Popolare (socio Italease
al 30%) e sindacati.
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( da "Finanza e
Mercati" del 24-01-2008)
Di Stefania Pescarmona del 24-01-2008 da
Finanza&Mercati del 24-01-2008 [Nr. 17 pagina 6] Coinvolto Claudio Calza,
amico di Cossiga, indagato a Roma per il crack Coppola L'accusa è di
associazione a delinquere Nuovi clamorosi sviluppi nell'inchiesta sui
derivati Italease, che ieri in Borsa ha perso il 9,36%, chiudendo a 6,09
euro, nuovo minino storico. Su richiesta dei pm Roberto Pellicano e Giulia
Perrotti, il gip di Milano, Cesare Tacconi, ha firmato 5 ordinanze di
custodia cautelare: una a Milano, una a Ravenna e tre a Roma. L'accusa
è di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita
ai danni della stessa Italease sono stati arrestati l'ex ad Massimo Faenza,
gli ex dirigenti Massimo Sarandrea e Roberto Fabbri - che si occupavano della
gestione dei prodotti derivati - e i due mediatori finanziari Luca De Filippo
e Claudio Calza. Quest'ultimo - noto anche per il rapporto di amicizia con
l'ex presidente della repubblica, Francesco Cossiga - risulta iscritto nel
registro degli indagati anche della procura di Roma, nell'inchiesta sul crack
da 130 milioni di alcune società della galassia dell'immobiliarista
Danilo Coppola, che vede coinvolto anche Faenza. Il rapporto che lega i tre
soggetti è stato definito nell'ordinanza di custodia cautelare
"una colleganza di malaffare". Secondo la ricostruzione
accusatoria, per accedere a finanziamenti privilegiati da parte di Italease,
Coppola dava somme di denaro a Calza, che le girava poi a Faenza. L'ex ad di
Italease dovrà rispondere anche di ostacolo all'attività di
vigilanza. L'appropriazione indebita contestata dall'accusa ammonterebbe a
circa 70, forse 80, milioni in un triennio. Rogatorie sono state avviate in
Austria e San Marino dove sarebbe finita una parte dei soldi. Le somme
sarebbero state sottratte a Italease da un'associazione per delinquere che
operava all'interno della banca, il cui promotore sarebbe stato Faenza.
Questi avrebbe approfittato "del ruolo di vertice occupato in seno a
banca Italease" per organizzare "una struttura, con a capo
Sarandrea, (...) adibita allo svolgimento in esclusiva dell'attività
in materia di contratti derivati, di fatto svincolata da controlli e dotata
di completa autonomia", si legge in un passaggio dell'ordinanza di
custodia cautelare. Per tre anni, Italease avrebbe piazzato derivati -
definiti "esotici" dal gip - senza "alcun riguardo alla
sostenibilità finanziaria e ai rischi legali e di immagine".
Secondo le tesi accusatorie per Faenza, "sono ben delineate le condotte
penalmente rilevanti inserite in un contesto di complessiva gestione di
Italease addirittura a livello di gruppo (quindi con il coinvolgimento delle
controllate), in buona parte deviata verso interessi di arricchimento
personale", si legge nel capo d'imputazione. Fonti vicine a Italease
hanno precisato che "l'istituto non ha più rapporti di lavoro con
gli arrestati" e che "quanto accaduto fa un certo tipo di chiarezza
e potrebbe farne anche su altri fronti". Intanto il
Siti (sindacato italiano per la tutela dell'investimento e del risparmio) ha
lanciato due azioni collettive in merito alla vicenda Italease. Atteso nei
prossimi giorni un incontro tra i vertici del Banco Popolare (socio Italease
al 30%) e sindacati.
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( da "Giorno, Il
(Legnano)" del 24-01-2008)
"IL NOSTRO IMPEGNO per i vostri
diritti" recita lo Standard di qualità, il documento stilato
tempo fa in cui Poste Italiane descrive la natura dei servizi che offre. Uno
slogan che suona quasi come una beffa per gli utenti in tempi di disagi e
ritardi nel recapito della corrispondenza. Obiettivi, prodotti, tempi di
consegna, ma anche le modalità di presentazione di reclami e le
caratteristiche dei risarcimenti. "L'azienda ha previsto la possibilità
di ottenere rimborsi nel caso si riscontrino mancanze nel recapito di tutti i
prodotti, tranne la posta prioritaria che rappresenta ormai la gran parte del
mercato - ha spiegato durante l'assemblea Silvana Rognoni, responsabile
Adiconsum Legnano Magenta -. In ogni caso è possibile sporgere
reclamo. È molto importante la forma: mai orale, ma sempre
scritta". È LA STESSA Poste Italiane a tracciare il cammino da
seguire per presentare una lamentela: è necessario compilare una
lettera di reclamo che si può consegnare agli uffici postali oppure
inviare, senza affrancatura, a Poste Italiane, Casella Postale 160-00144
Roma. Esiste anche la possibilità di contattare l'azienda, qualora le
linee non risultino mute come è stato segnalato da molti cittadini
nelle ultime settimane, al numero verde 803160. I clienti più avvezzi
all'utilizzo delle tecnologie possono inviare una e-mail all'indirizzo
info@poste.it o compilare l'apposito modulo a disposizione sul sito
www.poste.it. "Lamentarsi a voce, magari sfogandosi con un dipendente
dell'azienda, non serve a nulla - ha proseguito Silvana Rognoni -. Per essere
ascoltati, è indispensabile relizzare una richiesta scritta. Chi dai
disservizi avesse ricevuto un danno reale che può documentare,
può ottenere anche un risarcimento che Poste Italiane quantifica in un
massimo di 500 euro". "In ogni caso, al di là delle
lamentele ognuno può adire le vie legali - concluso la rappresentante
dell'associazione in difesa dei diritti dei consumatori -. L'azione collettiva è sconsigliata perchè potrebbe
risultare una trappola in cui si spendono soldi e non si è neppure
certi di ricevere un rimborso". C.M. - -->.
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( da "AltaLex" del
24-01-2008)
Articolo di Stefano Cionini 24.01.2008
Stampa Pratiche commerciali sleali di Stefano Cionini Sommario: Introduzione
- Capitolo 1: Un nuovo scenario negli ordinamenti europei: la "Teoria
del consumatore" - Capitolo 2: "Unfair commercial pratics
directive". La Direttiva Europea - Capitolo 3. Il ruolo fondamentale
della regola della correttezza - Capitolo 4: Il consenso viziato e la
Direttiva 29/2005/CE. - Capitolo 5: Conclusioni - Bibliografia Introduzione
La Comunità Europea riconosce l'importanza della tutela del
consumatore e promuove interventi volti ad introdurre un maggiore equilibrio
normativo nei contratti stipulati da imprese e professionisti(1) con questa
particolare categoria di soggetti di diritto che, nelle leggi e nelle sentenze
della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, vengono definiti come
"persone fisiche che agiscono per scopi estranei alla propria
attività professionale". Questo processo ha avuto inizio con la
Risoluzione del Consiglio 14 aprile 1975 che individua cinque categorie di
diritti fondamentali destinati a costituire la base della legislazione
comunitaria in materia: diritto alla tutela della salute e della sicurezza;
diritto alla tutela degli interessi economici; diritto al risarcimento dei
danni; diritto all'informazione e all' educazione; diritto alla
rappresentanza. Così è stato in questi ultimi trent'anni, nel
corso dei quali l'interventismo europeo ha contribuito a creare negli
ordinamenti degli stati membri un vero e proprio corpus normativo relativo ai
rapporti tra imprese e consumatori. Questi sono a tutti gli effetti parte del
rapporto di consumo, attori del mercato che, per soddisfare le proprie
esigenze primarie e non, entrano in rapporto con il complesso sistema
economico europeo delle imprese e dei professionisti, ma con un sostanziale
difetto di informazione. E' proprio questa asimmetria informativa uno degli
elementi, forse il più importante, che li classifica
come soggetti meritevoli di una speciale tutela. Detto regime protezionistico
dovrebbe, negli scopi del Trattato e nelle intenzioni del legislatore
europeo, tendere ad una sostanziale omogeneizzazione della normativa all'
interno di tutta l'Unione, allo scopo di garantire un uniforme livello di
tutela, informazione ed educazione al consumo ai cittadini europei. Capitolo
1 - Un nuovo scenario negli ordinamenti europei: la "Teoria del
consumatore" 1.1 ? Nascita ed evoluzione. La maggior parte dei codici
civili europei appaiono originariamente disinteressati nei confronti della categoria
dei consumatori. Soltanto il Codice Civile Italiano del 1942 prevedeva, e
prevede tuttora, una specifica disciplina per le condizioni generali di
contratto(2). Propulsore di una legislazione ad hoc per soggetti ritenuti, in
sede di contrattazione, deboli, perciò meritevoli di una particolare
tutela, è senz' altro l' Unione Europea. Conviene a questo punto
chiedersi perché la legislazione a tutela dei consumatori sia un tema che si
è formato solo di recente(3) e "al di fuori delle categorie
giuridiche tradizionali"(4). La dottrina a cui ci riferiremorinviene la
ragione di un così tardivo intervento "in un' esigenza del
mercato, la quale si manifesta soltanto con la maturità del sistema
capitalistico dell' economia e della società"(5) (6), d' altro
canto "il diritto civile romanistico è formalmente
pre-capitalistico, ossia disciplina gli istituti che ne fanno parte,
anzitutto il contratto, indipendentemente dalla regolazione del
mercato"(7). La formazione del diritto dei consumatori come
realtà normativa può considerarsi compiutamente avvenuta in
Europa dalla metà degli anni Settanta(8). Francia e Germania furono i
primi Stati a mettersi al passo con le nuove prospettive di diritto privato
dei contratti. Dietro i due audaci pionieri si sono via allineati tutti gli altri
stati membri. Dal punto di vista della tecnica normativa si presentavano ai
legislatori europei due modelli. L'uno, di tradizione francese, prevedeva
"il consolidamento settoriale del diritto dei consumatori in un testo
unico talvolta definito come un vero e proprio codice"(9); l'altro,
tedesco, in cui il diritto dei consumatori "è stato organicamente
integrato nel codice civile, mediante la collocazione delle norme che ne
fanno parte all' interno delle discipline preesistenti"(10). Proprio
quest' ultimo metodo viene ritenuto dalla predominante dottrina quello
preferibile. "Una legge speciale organica muove surrettiziamente dal
presupposto che esso (il diritto dei consumatori, ndr) si fondi su valori
alternativi a quelli del codice civile"(11), si potrebbe configurare con
le caratteristiche di un "intervento di politica sociale, con effetti
redistributivi della ricchezza"(12), una sorta di "surrogato
psicologico della lotta di classe (13),
assolutamente incommensurabile con la disciplina dettata dal codice civile e
con i valori che essa esprime, o almeno presuppone: l'autonomia privata e il
mercato. In base a questa impostazione, dunque, il consumatore andrebbe
"tutelato contro il mercato e a discapito dell' autonomia
negoziale"(14), tradendo palesemente tutte le conquiste a cui il diritto
privato, nella sua sistematica evoluzione, è giunto. Il diritto
positivo europeo, e nazionale, supera questa concezione. Il consumatore
riceve una tutela "concepita come un intervento di regolazione del mercato,
conforme alla logica del mercato"(15). Non si impone in nessun caso un
determinato assetto degli interessi economici delle parti in trattativa, ma
si cerca di indirizzarle sulla direttrice di alcune fondamentali "regole
del gioco". I meccanismi del mercato devono essere comunque preservati,
ogni attore dell' universo consumeristico deve poter perseguire "il
proprio vantaggio individuale"(16) (17). La ratio di queste osservazioni
trae origine da quello che il celebre economista Adam Smith(18), nella sua opera
sulla Ricchezza delle Nazioni, già prospettava: l'unico tipo di
regolazione del mercato può essere immaginato solo afferente una
tutela della concorrenza attraverso interventi che vietino concentrazioni
economiche e comportamenti scorretti tra imprenditori. Sennonché in tale
teoria non residua alcuno spazio per una vera e propria tutela del
consumatore. In questo contesto, al nostro soggetto di riferimento, si affida
il ruolo di semplice "destinatario passivo della politica di
ristrutturazione del mercato [?], si riteneva che il miglior modo per
tutelare il consumatore fosse quello di assicurare un' effettiva e leale
concorrenza tra gli imprenditori"(19). D' altronde, l' evoluzione del
sistema capitalistico ha dimostrato che quel primordiale tipo di regolazione
del mercato era sì necessario, ma non certo sufficiente per garantirne
l' efficienza. Molto spesso consumatori ed utenti non possono esercitare la
loro autonomia negoziale in alcune situazioni oggi assolutamente tipiche
(es., i c.d. "contratti di massa") e risentono delle distorsioni
dovute alla concorrenza tra imprenditori. "Il diritto della concorrenza,
per sua natura, non può rimediare a quest' ulteriore paradigma di
fallimento del mercato"(20), il quale è "determinato da una
strutturale asimmetria informativa tra le parti contraenti: occorrevano
dunque nuove regole di diritto dei contratti, grazie alle quali gli utenti ed
i consumatori finali fossero realmente in grado di individuare e di scegliere
l' offerta più vantaggiosa da parte degli imprenditori"(21). Tali
regole costituiscono, alla luce degli intervenni che si sono seguiti nel
tempo, un limite all'autonomia contrattuale degli imprenditori
"sicuramente riconducibile al principio generale di buona fede"(22)
(23). 1.2 ? Il caso italiano Fin qui siamo stati a cercare una valida base su
cui poggiare la disciplina a tutela del consumatore. Regole che guidano e
proteggono tale soggetto nell' universo dei contratti. A questo punto
è opportuno ed indispensabile dare conto, almeno sommariamente, di questa
normativa contenuta nel neonato Codice del Consumo (24), inizialmente
trasposta nel codice civile agli artt. 1469 bis e ss. dalla legge 6 febbraio
1996, n. 52 che ha recepito la direttiva europea 93/13/CEE, relativa alle
"Clausole vessatorie nei contratti del consumatore", alla quale ci
riferiremo nella successiva esposizione. Tale norma, se integrata con
ulteriori disposizioni che si sono susseguite nel tempo(25), fornisce un
valido quadro di riferimento di interventi che, talvolta direttamente,
talvolta indirettamente, si prefiggono lo scopo di riequilibrare dal punto di
vista normativo il regolamento di interessi tra consumatori e professionisti
o imprese. Come più volte avremo modo di ricordare, il concetto di
consumatore, pur essendo nozione poliedrica, si materializza nella
disposizione dell' art. 1469 bis, 2°comma, c.c. come "persona fisica che
agisce per scopi estranei all' attività imprenditoriale o
professionale eventualmente svolta"; proseguendo si rinviene anche la
definizione di "professionista", delineato "persona fisica o
giuridica, pubblica o privata, che, nel quadro della sua attività
imprenditoriale o professionale, utilizza il contratto di cui al primo
comma" (quello "che ha per oggetto la cessione di beni o la
prestazione di servizi", ndr). Configurate le due figure di riferimento,
gli artt. 1469 bis (3° comma) ? 1469 sexies "introducono un controllo di
tipo sostanziale sul contenuto dei contratti dei consumatori"(26)
incentrato sulla nozione di vessatorietà della clausola. Ai sensi
dell' art. 1469 bis, 1° comma, c.c. si considerano vessatorie le
"clausole che, malgrado la buona fede, determinano a carico del
consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi
derivanti dal contratto". In sostanza sono vessatorie quelle clausole che,
"in contrasto con la buona fede oggettiva, risultano significativamente
squilibrate a carico del consumatore. Non si tratta di uno svantaggio di
natura economica, ma di uno squilibrio normativo, di una debolezza del
consumatore nelle facoltà giuridiche riconosciutegli dal contratto,
per cui il giudizio di vessatorietà opera un controllo sulla giustizia
normativa del contenuto contrattuale"(27) (28) L' art. 1469 ter, 2°
comma, c.c. puntualizza che "la valutazione del carattere vessatorio
della clausola non attiene alla determinazione dell' oggetto del contratto né
all' adeguatezza del corrispettivo dei beni e dei servizi, purché tali
elementi siano identificati in modo chiaro e comprensibile".
Soffermandoci ancora su tale articolo, esso dispone che sia esclusa la
vessatorietà della clausola "oggetto di trattativa
individuale", ovvero quando riproduca disposizioni di legge "o
attuative di principi contenuti in convenzioni internazionali delle quali
siano parti contraenti tutti gli Stati membri dell' Unione Europea o l'
Unione Europea". Dimostrare la vessatorietà di una clausola non
è certo cosa agevole e, il nostro legislatore, sullo stampo della
direttiva 93/13/CEE, ha voluto avvantaggiare il contraente debole anche sotto
il profilo probatorio. L' art. 1469 bis, 3° comma, c.c. stabilisce un elenco
di clausole che si presumono vessatorie sino a prova contraria. A tal
proposito si è operata un' inversione dell' onere della prova che pone
il professionista nella condizione di doverne dimostrare la non vessatorietà.
Le clausole che l' art. 1469 bis, 3° comma, c.c. presume vessatorie possono
essere ordinate per gruppi. "Un primo ambito riguarda le clausole che
tendono a ridurre gli strumenti di tutela e di autotutela del
consumatore"(29); "un secondo gruppo di ipotesi abbraccia le
clausole che determinano un vantaggio eccessivo a favore solo del
professionista e a carico del consumatore"(30); "infine un terzo
ambito attiene alle clausole che tendono a creare una situazione di
potenziale sorpresa per il consumatore rispetto allo stesso contenuto dell'
impegno contrattuale"(31). Un ristretto elenco di clausole il cui
carattere particolarmente gravoso ha indotto il legislatore ad escludere la
trattativa individuale come prova contraria nel giudizio di vessatorietà,
ce lo fornisce l' art. 1469 quinquies, 2° comma, c.c. . "Oggetto" o
"effetto" di tali clausole deve essere: "escludere o limitare
la responsabilità del professionista in caso di morte o danno alla
persona del consumatore, risultante da un fatto o da un' omissione del
professionista"(32); "escludere o limitare le azioni del
consumatore nei confronti del professionista o di un' altra parte in caso di
inadempimento totale o parziale o di inadempimento inesatto da parte del
professionista"(33); "prevedere l' adesione del consumatore come
estesa a clausole che non ha avuto, di fatto, la possibilità di
conoscere prima della conclusione del contratto"(34). Per quanto
concerne la tutela sostanziale riservata al consumatore, il legislatore ne ha
previste due: quella inibitoria verso l' uso di clausole vessatorie contenute
in condizioni generali di contratto (art. 1469 sexies c.c.) e l'
"inefficacia" per clausole vessatorie previste in uno specifico
contratto (art. 1469 quinquies c.c.). Il primo e un rimedio "general ? preventivo",
poiché colpisce le condizioni generali di contratto (che per loro natura sono
destinate a regolare una generalità di atti), inibendo l' uso delle
condizioni di cui sia stata accertata l' abusività e, dunque,
prevenendo in una generalità di casi l' apposizione di clausole
vessatorie nei contratti dei consumatori"(35). L' utilizzo quanto la
raccomandazione(36) all' utilizzo di condizioni generali di contratto
vessatorie, sono presupposti dell' azione inibitoria. Ex art. 1469 sexies
sono legittimati ad esperirla le "associazioni rappresentative dei
consumatori e dei professionisti e le camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura nei confronti di un professionista o di un'
associazione di professionisti"(37). Il secondo rimedio ha carattere
"individual ? successivo" poiché interviene su uno specifico
contratto già concluso, attribuendo al giudice il potere di dichiarare
l' inefficacia delle clausole ritenute, a norma di legge, vessatorie. La
disciplina del rimedio appena citato si rinviene dalle prescrizioni dell'
art. 1469 quinquies c.c. . Legittimato attivo è in questo caso lo
stesso consumatore, pur essendo, a suo vantaggio, l' inefficacia rilevabile
anche d' ufficio. Essa si configura come "parziale necessaria", nel
senso che non travolge l' intero accordo. Altri elementi che permeano e
completano il discorso possono desumersi "dai caratteri propri di un
controllo ispirato alla buona fede oggettiva"(38): la pronuncia che
accerta la vessatorietà ha carattere costitutivo, azione ed eccezione
sono irrinunciabili, il vizio è insanabile, fatto salvo il caso in cui
le parti decidano per una rinegoziazione della clausola in conformità
con la regola della correttezza Le norme generali del nostro ordinamento
giuridico, infine, assegnano ad azione ed eccezione un tempo di prescrizione
ordinario (ex art. 2946 c.c., 10 anni) e fanno operare l' inefficacia
esclusivamente inter partes. 1.3 ? Dalla stratificazione normativa al
"Codice del Consumo". Il legislatore nazionale ha prodotto una serie
di disposizioni che lo hanno messo al passo con l' evoluzione della normativa
a tutela del consumatore, procedendo però con interventi orientati
"per tema" e mai, fino ad oggi, "per materia", creando un
coacervo di norme per lo più contenute nella legislazione speciale. Da
ciò l' esigenza messa in luce dalla legge di delega 29 luglio 2003, n.
229 con la quale, all' art. 7, si incaricava il Governo di ordinare,
armonizzare e omogeneizzare questa copiosa stratificazione normativa in un
testo che raccogliesse, in modo coerente e sistematico, tutte le disposizioni
in materia di protezione e tutela del consumatore. Seguendo questa direttrice
si è giunti d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206 noto come "Codice del
Consumo". Operare una codifica e non una mera raccolta (es. in un Testo
Unico) è evidentemente qualcosa di più che creare un agevole
strumento di consultazione per interpreti e cittadini, con questo metodo si
compie un vero e proprio riordino di un' intera materia. Cercheremo ora di
dar conto, in maniera assai sintetica, delle principali novità che il
"Codice del Consumo" introduce nel nostro ordinamento giuridico.
Consuetudine vuole che nel corso di questi ultimi anni il legislatore declami
in apertura delle leggi speciali le formule definitorie. Così anche
nel Codice del Consumo, dove la Parte Prima relativa alle "Disposizioni
Generali" non presenta novità di sorta per quanto concerne i
diritti dei consumatori e le definizioni di "consumatore o utente",
"professionista", "associazione di consumatori". La Parte
Seconda disciplina l'"informazione, l'educazione e la
pubblicità" accogliendo norme delle leggi 281/98, 126/91 e del
Decreto Ministeriale 101/97. Una norma è stata aggiunta all'art. 4,
relativa all'"educazione del consumatore" di cui vengono
individuate le finalità nel favorire la consapevolezza dei diritti, lo
sviluppo dell' associazionismo, la partecipazione ai procedimenti
amministrativi e la rappresentanza. Il Titolo II si occupa dell'informazione
ai consumatori. Rispetto al d.lgs. 84/2000 viene specificato che, ai fini
delle norme sull' informazione "si intende per consumatore o utente
anche la persona fisica o giuridica cui sono dirette le informazioni
commerciali"(art. 5); viene aggiunto al contenuto minimo delle
informazioni l' indicazione del paese d' origine dei prodotti se situato al
di fuori dell'UE (art. 6) ed è introdotto l' obbligo per i
distributori di carburante di rendere visibili dalla strada i prezzi
praticati al consumo. Proseguendo nella rassegna, un' ulteriore sfaccettatura
della nozione di consumatore si rinviene nel Titolo III relativo alla
"pubblicità" ex d.lgs 74/1992 e d.lgs. 67/2000. Qui si
afferma che ai fini delle norme sulla pubblicità e sulle altre
comunicazioni commerciali "si intende per consumatore o utente anche la
persona fisica o giuridica cui sono dirette le comunicazioni commerciali o
che ne subisce le conseguenze" (art. 18 par. 2). Proprio quest' ultimo
punto merita un approfondimento: nonostante la nozione di consumatore sia
stigmatizzata in apertura del Codice all' art. 3 ("persona fisica che
agisce per finalità estranee alla propria attività
economica"), essa continua ad essere poliedrica. Si potrebbe giungere,
ai fini della menzionata disciplina, a far corrispondere questa figura
addirittura con un' impresa commerciale o altro soggetto giuridico che non
sia propriamente una "persona fisica". Sempre nell' ambito del
Titolo III si evidenzia la rinnovata disciplina a tutela del consumatore in
materia di televendite (artt. 28 ? 32), già legge 120/1998 e legge 39/2002,
nelle quali sono "comprese quelle di astrologia, di cartomanzia ed
assimilabili". La norma pone il divieto di sfruttamento ai fini delle
televendite di superstizione, credulità o paura. Per quanto riguarda
la disciplina dei "Contratti del Consumatore" e la "Disciplina
sulla vendita dei beni di consumo", è importante segnalarne l'
espunzione dal Codice Civile, dove fino ad oggi sembrava dovessero
naturalmente trovare cittadinanza, ed il relativo inserimento nel nuovo
Codice del Consumo (Parte III (Rapporto di consumo), Titolo I, artt. 33 ? 37
, ex Codice Civile artt. 1469bis ? 1469 sexies; Parte IV (Sicurezza e
Qualità), Titolo III, artt. 128 ? 135, ex Codice Civile artt. 1519bis
? 1519nonies). La modifica apportata in questa parte dal legislatore colpisce
con la nullità le clausole di cui sia stata accertata la
vessatorietà, rinforzando la tutela del consumatore rispetto alla
precedente "inefficacia". Autentica novità dell' intervento
legislativo si rinviene, ancora nella Parte III, al Titolo II, art. 39, sull'
obbligo di valutare i principi di buona fede, correttezza e lealtà
nelle attività commerciali "anche alla stregua delle esigenze di
protezione delle categorie di consumatori" . Il Titolo III della Parte
III, relativo alle "modalità contrattuali", raccoglie agli
artt. 45 ? 49 (Sezione I) le norme relative ai "contratti negoziati
fuori dai locali commerciali" con una significativa unificazione per l'
esercizio dello jus poenitendi. L' unico termine per il suo esercizio
è di 10 giorni lavorativi, generalizzando così la previsione
più vantaggiosa per il consumatore (quella relativa ai "contratti
a distanza"). Inoltre, se nella precedente disciplina il consumatore che
esercitava il recesso doveva risarcire le spese accessorie indicate
preventivamente nel contratto, ora le sole spese dovute sono quelle
"dirette alla restituzione del bene al mittente ove previsto dal
contratto". Terza novità rilevante riguarda, in questa parte del
Codice, la materia del credito al consumo. L' eventuale contratto di finanziamento
concesso al consumatore viene risolto di diritto dall' esercizio del diritto
di recesso. Senza dubbio si rafforza la figura ed il rilievo del collegamento
negoziale. La Parte V del Codice (Associazioni dei consumatori e accesso alla
giustizia) aggiunge, con l' art. 141, alle previgenti norme una nuova regola
per la composizione extragiudiziale delle controversie che possono essere
avviate ora anche per via telematica, favorendo indubbiamente il ricorso a
queste forme di risoluzione dei conflitti intersoggettivi ad oggi
prevalentemente amministrati dalle Camere di Commercio. Capitolo 2.
"Unfair commercial pratics directive". La Direttiva Europea
29/2005/CE. 2.1 ? Breve descrizione e principali novità L' attenzione
che gli organi della Comunità Europea riversano sui soggetti
commercialmente ed economicamente più deboli, è linfa vitale
per interventi quali la direttiva 11 maggio 2005, 29/2005/CEE, sulle
"Pratiche commerciali sleali" (Unfair commercial pratics
directive), ulteriore rafforzamento della tutela riservata al consumatore.
Questa disposizione dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il
12 giugno 2007. Per quanto riguarda l' Italia possiamo ragionevolmente
presumere che la relativa norma andrà ad integrare il "Codice del
Consumo". Il legislatore europeo ha previsto un meccanismo di revisione
della direttiva che vedrà la Commissione, entro il 12 giugno 2011,
sollecitare al Parlamento Europeo e al Consiglio una "relazione globale
sull' applicazione della direttiva" e sulle "possibilità di
armonizzare e semplificare ulteriormente il diritto comunitario in materia di
protezione dei consumatori"(39). Anche da questa procedura si nota come
il diritto europeo spinga verso un' omogeneizzazione delle normative interne
ai vari ordinamenti statali, in particolare su ambiti riconducibili agli
scambi economici di fondamentale importanza in un mercato sempre più
"unico" e "globale" Il campo d' azione della direttiva
può essere circoscritto a ciò che riguarda le pratiche il cui
intento diretto è quello di influenzare le decisioni di natura
commerciale dei consumatori relative a prodotti. Quelle che verranno definite
"sleali", in base a specifici criteri contenuti nella disposizione,
dovranno essere ovviamente vietate e sanzionate. La Direttiva fornisce in
apertura (art. 2 delle "Disposizioni Generali") alcune definizioni
che segnano in un certo modo la rotta che i legislatori nazionali dovranno
seguire in sede di recepimento della stessa. Tralasciando le figure del
consumatore o utente, del professionista e di prodotto che non presentano
novità di sorta (vedremo in seguito la nuova figura del consumatore
medio posta in relazioni con taluni pratiche "unfair"),
soffermiamoci su alcune rilevanti definizioni forniteci dal testo in esame.
Le pratiche commerciali prese a riferimento sono quelle che intercorrono tra
imprese e consumatori rappresentate "da qualsiasi azione, omissione,
condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la
pubblicità ed il marketing, posta in essere da un professionista,
direttamente connessa alla promozione, vendita o fornitura di un prodotto ai
consumatori"(40). Quelle che la direttiva vuole colpire "falsano in
misura rilevante il comportamento economico dei consumatori"(41)
là dove "l' impiego di una pratica commerciale risulti idonea ad
alterare sensibilmente la capacità del consumatore di prendere una
decisione consapevole, inducendolo pertanto ad assumere una decisione di
natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso". Relativamente a
quest' aspetto tenteremo, successivamente(42), un raffronto con la disciplina
dei "Vizi del consenso". Risulta palese l' assonanza nella
definizione della condotta del professionista appena ricordata con le
fattispecie di "dolo" e "violenza". La direttiva non
tralascia il ruolo dei Codici di Condotta. Nell' esperienza giuridica
italiana sono già presenti in molte categorie professionali.
Costituiscono una delle tante normative così dette ad "adesione
volontaria": nelle intenzioni della direttiva in esame "accordi o
normative non imposti dalle disposizioni legislative, regolamentari o
amministrative di uno Stato membro e che definisce il comportamento dei
professionisti che si impegnano a rispettare tale codice in relazione ad una
o più pratiche commerciali o ad uno o più settori imprenditoriali
specifici"(43). Ragionevolmente, questi, possono costituire uno
strumento di preminente importanza per operare una vera e propria opera di
prevenzione in riferimento a comportamenti scorretti. E' auspicabile che,
anche alla luce della nuova normativa europea, se ne incentivi sempre
più l' adozione per una generalità di categorie professionali e
commerciali con lo scopo di rafforzare la tutela per consumatori ed utenti.
Un codice di condotta presuppone che sia contestualmente istituita una figura
"professionista o un gruppo di professionisti, responsabile della sua
formulazione e revisione e/o del controllo del rispetto del codice da parte
di coloro che si sono impegnati a rispettarlo". Proseguendo, al punto h)
dell' art. 2 troviamo proprio la figura appena descritta del
"Responsabile del Codice". Nell' orbita giuridica del
professionista, la norma rivede il concetto di diligenza professionale
relazionandola a pratiche di mercato oneste e/o al principio generale della
buona fede nel settore di attività del professionista,
cristallizzandola sul normale grado della speciale competenza e attenzione
che ragionevolmente si possono presumere essere esercitate da un
professionista nei confronti dei consumatori. Merita a tal proposito
sottolineare che il nostro legislatore, con l' art. 1176, 2° comma, c.c. ,
impone una valutazione della diligenza professionale con riguardo alla sola
"natura dell' attività esercitata". A livello comunitario si
è dunque aggiunta una ulteriore modulazione rapportata alla buona fede
oggettiva. La direttiva prosegue nelle definizioni circoscrivendo il
concetto, che per effetto della disposizione diviene giuridico, di
"invito all' acquisto". Lo configura come "una comunicazione
commerciale indicante le caratteristiche ed il prezzo del prodotto in forme appropriate
rispetto al mezzo impiegato per la comunicazione commerciale e pertanto tale
da consentire al consumatore di effettuare un acquisto"(44). Il punto j)
dell' art. 2 classifica l'"indebito
condizionamento" come "sfruttamento di una posizione di potere
rispetto al consumatore per esercitare una pressione, anche senza il ricorso
alla forza fisica o la minaccia di tale ricorso, in modo da limitare
notevolmente la capacità del consumatore di prendere una decisione
consapevole. Ai fini della direttiva una "decisione di natura
commerciale" è quella "presa da un consumatore relativa a se
acquistare o meno un prodotto, in che modo e a quali condizioni, se pagare
integralmente o parzialmente, se tenere un prodotto o disfarsene o se esercitare
un diritto contrattuale in relazione al prodotto. Tale decisione può
portare il consumatore a compiere un'azione o astenersi dal compierla".
Niente di nuovo per quanto concerne le cosiddette "professioni
regolamentate" che si confermano "attività professionali
l'accesso alle quali e il cui esercizio, o una delle cui modalità di
esercizio, è subordinata direttamente o indirettamente, in base a
disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, al possesso di
determinate qualifiche professionali"(45). Ai fini della direttiva in
esame le pratiche commerciali sleali vengono configurate di due tipi: quelle
ingannevoli e quelle aggressive. L'ambito temporale da prendere in
considerazione riguarda quelle poste in essere "prima, durante e dopo
un' operazione commerciale relativa ad un prodotto", così art. 3
par. 1. Una pratica commerciale può ingannare sia tramite un' azione,
sia tramite un' omissione. Per quanto concerne il comportamento omissivo
dell' impresa o professionista verso il pubblico dei consumatori si prevede
un livello minimo di informazioni commerciali sul prodotto che devono essere
fornite al fine di orientare una scelta consapevole. A titolo di esempio
queste riguardano le caratteristiche principali del prodotto, il prezzo
comprensivo di tasse, le spese di consegna, il diritto di recesso. D' altro
canto, una pratica è ingannevole "per azione" se contiene
informazioni false ovvero se induce o può indurre in errore il
consumatore medio, ancorché siano oggettivamente corrette. In aggiunta la
direttiva definisce i criteri per stabilire se una pratica commerciale sia o
meno aggressiva, se cioè questa utilizza molestie, costrizioni (ivi
compresa la violenza fisica) o indebito condizionamento. In riferimento a
quest' ultimo concetto è necessario considerare: Tempo, luogo, natura
o persistenza; Ricorso a minaccia fisica o verbale; Sfruttamento da parte del
professionista di eventi tragici che siano idonei ad alterare la
capacità di valutazione del consumatore; Ostacolo non contrattuale
oneroso per l' esercizio di diritti contrattuali; Minaccia da parte del
professionista di promuovere un' azione legale ove questa non sia
giuridicamente ammessa. Un elenco completo dei comportamenti commerciali
sleali vietati in tutta l'Unione Europea in ogni circostanza è
contenuto nell' allegato I e, a titolo esemplificativo, se ne possono citare
alcuni tra i più rilevanti, quali i sistemi piramidali di vendita, la
fornitura non richiesta ovvero l' utilizzazione della pubblicità di un
prodotto a buon prezzo ma non disponibile (c.d. pubblicità-esca)
ovvero l' utilizzazione di finte interviste pubbliche. Già questi
brevi richiami rendono bene l' idea di quanto influirà anche sul
nostro mercato interno il recepimento della normativa in esame. La direttiva,
riferendo il suo ambito di applicazione alle pratiche commerciali tra
professionista e consumatore, in relazione a quest'ultimo, prende a
riferimento il soggetto medio modulandolo in relazione a diversi fattori.
Nello specifico definisce la figura del consumatore medio come individuo
normalmente informato e ragionevolmente attento ed avveduto tenuto conto di
fattori sociali, culturali e linguistici (definizione dinamica, dunque).
Quando poi una pratica sia specificatamente diretta ad un determinato gruppo
di consumatori, come ad esempio i bambini, è auspicabile che l'
impatto della pratica commerciale venga valutato nell' ottica del soggetto
medio di quel gruppo che diviene il vero punto di riferimento. Per quanto
concerne la tutela sostanziale del consumatore, la direttiva, pur caldeggiando
lo strumento dei codici di condotta, peraltro già esistenti in molti
settori, prevede l'azione giudiziaria o il ricorso ad autorità
amministrative, strutturate in maniera tale da garantire ai cittadini che vi
ricorrano un buon grado di indipendenza, allo scopo di risolvere eventuali
conflitti o promuovere ricorsi. I possibili esiti di questi rimedi dovranno
tendere alla cessazione della pratica commerciale (ovvero ad azioni rivolte a
tale scopo), oppure ad un procedimento d' urgenza di tipo cautelare che sbocchi
in un provvedimento con effetto provvisorio o definitivo. In relazione a
quest'ultimo punto è verosimile prevedere che il legislatore italiano
utilizzi i già vigenti rimedi general-preventivi in sede di
conciliazione extragiudiziale dinnanzi a commissioni all' uopo istituite
presso le Camere di Commercio per quanto concerne i diritti e gli interessi
attivabili ex Codice del Consumo(46). Non manca chi a tal proposito auspica
un nuovo istituto giuridico ricalcato sul modello delle class="term">class class="term">action
americane. Queste conferiscono alle organizzazioni dei consumatori il potere
di adire l' autorità giurisdizionale su clausole o contratti che
presumono vessatori o comunque in contrasto con la normativa di settore a prescindere
dall' iniziativa della parte lesa. Argomento su cui la direttiva tace sono le
sanzioni. Il legislatore europeo ne rimette la definizione agli organi
statuali limitandosi a dire che dovranno essere effettive, proporzionate e
dissuasive. Capitolo 3. Il ruolo fondamentale della regola della correttezza
3.1 - Buona fede oggettiva e principi di adempimento delle obbligazioni.
Brevi cenni. Considerando che tra professionista e consumatore si instaura un
rapporto contrattuale, per quanto concerne la parte della direttiva che insiste
su aspetti e comportamenti tendenti ad orientare le scelte del consumatore,
è necessario dar conto della disciplina relativa ai principi di
adempimento delle obbligazioni in vigore nel nostro ordinamento giuridico. Il
riferimento agli artt. 1175, 1176 appare assolutamente necessario. L'art.
1175 c.c. stabilisce quanto segue:" Il debitore e il creditore devono
comportarsi secondo le regole della correttezza". L'art. 1176 c.c., dal
suo canto, così recita: "Nell'adempiere l'obbligazione il
debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia. Nell'adempimento
delle obbligazioni inerenti all'esercizio di un'attività
professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura
dell'attività esercitata". A questo panorama normativo va senza
dubbio aggiunto l' art. 1375 c.c. , il quale statuisce l' esecuzione del
contratto secondo buona fede. Sintetizzando in tre parole le disposizioni
sopra richiamate stiamo trattando di "correttezza",
"diligenza", "buona fede". Questi tre concetti devono
essere tenuti in preminente considerazione in tutti i rapporti contrattuali,
ivi compresi quelli "del consumatore". L' attuazione del rapporto
obbligatorio è dominata dalla stessa regola che già scandisce
tutto l' iter contrattuale: la correttezza (art. 1375) o buona fede
oggettiva. Giunti a questo punto, risulta fondamentale dare conto del
dibattito attualmente in corso proprio su questo tema. Richiameremo, dunque,
alcune considerazioni relative ai prevalenti orientamenti dottrinali volti a
delinearne i contenuti e che svolgono un ruolo di fondamentale importanza in
tema di contratti, ivi compresi quelli "del consumatore". 3.2 ? La
buona fede oggettiva. Linee evolutive di un principio cardine. La regola
della correttezza viene elevata dal nostro ordinamento civilistico a rango di
vera e propria clausola generale, posta a governo della totalità dei
rapporti che si generano dall' esercizio della c.d. "autonomia
privata", sancita nel Codice Civile dagli artt. 1321 e ss. . In tema di
integrazione del contratto l' interprete, ai sensi dell' art. 1374, è
tenuto a considerare anche l' equità come fonte. Combinando, dunque,
gli artt. 1366 e 1374 cc. si fornisce al giudice, qualora sia chiamato ad
intervenire su di un determinato regolamento pattizio di interessi, un importante
orientamento per risolvere l' eventuale squilibrio normativo del contratto.
D' altro canto, risulta in via generale soltanto la buona fede intesa in
senso oggettivo titolare di una "funzione lato sensu correttiva a
posteriori"(47). Per quanto concerne l' equità, essa deve essere
considerata in quanto richiamata dalla legge. Guardando al nostro ordinamento
giuridico in generale, la sua evoluzione è oggi dovuta essenzialmente
alla normativa comunitaria. Il diritto contrattuale, nello specifico,
è stato oggetto di una rilevante spinta innovatrice proveniente dalla
Comunità Europea nella direzione di una tendenziale armonizzazione ed
omogeneizzazione dei sistemi giuridici degli Stati membri. Su questo sfondo
si propone sempre più stringente il "collegamento tra buona fede
ed equità all' insegna di una preminenza della prima sulla
seconda"(48). Correttezza ed equità vengono espressamente
allineate, e menzionate assieme alla trasparenza, nel catalogo dei diritti
fondamentali riconosciuti ai consumatori e agli utenti dalla legge 30 luglio
1998, n. 281. La buona fede, dal canto suo, assume definitivamente, con la
Direttiva 93/13/CEE "concernente le clausole abusive nei contratti
stipulati con i consumatori"(49) e con la relativa introduzione nel Codice
Civile degli artt. 1469 bis ss.(50), il ruolo di principio cardine,
confermato da numerosi orientamenti giurisprudenziali(51), che "guida e
delimita il giudizio sull' equità delle clausole
contrattuali(52)", attribuendo al giudice il compito di verificare se,
in concreto, una determinata clausola "determini a carico del
consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi
derivanti dal contratto"(53). Dottrina vuole che la buona fede sia
comunque "espressione del diritto positivo, pur essendo rivolta al
superamento del positivismo"(54). Rappresenta una vera e propria
esigenza di solidarietà, peraltro costituzionalmente riconosciuta, che
giustifica un incisivo intervento sul contratto da parte di un potere alieno
alle parti, quello del giudice, ma ciononostante "non autoritario in
quanto si limita a filtrare valori sociali entro la forma
giuridica"(55). Insomma una sorta di efficace correttivo che sonnecchia
accanto al contratto. A ben vedere appare pertinente affermare che la regola
della correttezza si configura come elemento posto a governo dell' intera
vicenda contrattuale. Essa si attaglia perfettamente, oltre che alla
disciplina afferente i consumatori ed utenti, anche a vicende contrattuali
che possono sorgere nel mercato delle imprese, locus artificiails in cui
è prospettabile un ruolo preminente della buona fede(56), ai fini di
una sua regolamentazione fino addirittura a divenire un vero e proprio
elemento correttivo. "Un mercato evoluto postula un sistema normativo
che abbia la sua "parola ? chiave" nella correttezza"(57). In
questo contesto, dunque, si ravvisa nella buona fede proprio uno
"strumento di efficienza nel governo del mercato (e più nello
specifico dei contratti di impresa) che: evita i costi transattivi necessari
a governare gli effetti spesso arbitrari delle regole rigide; previene le
conseguenze dannose delle asimmetrie informative [?]; e consente di reagire
ad abusi collegati con i c.d. fallimenti del mercato"(58). La buona fede
oggettiva, oltre che orientare, sviluppare, arricchire e finanche ricostruire
l' accordo, ha, dal tempo della Direttiva 93/13/CEE "concernente le
clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori"(59), assunto
un ruolo c.d. "destruens"(60), rappresentando un "criterio
ermeneutico tramite cui giudicare la giustizia normativa dell' accordo e
colpire, originariamente con l' inefficacia, oggi, ex Codice del Consumo, per
effetto dell' istituto della nullità(61), le clausole
inique"(62). In quest' ambito il giudice effettua un "controllo sui
contenuti"(63) dell' accordo. Tale intervento della buona fede, promosso
da una parte e valutato dall' interprete alla stregua di specifici parametri
giuridici, non opera ex se, ma presuppone una condizione di squilibrio nell'
esercizio dell' autonomia privata. Proprio a tal proposito è
necessario segnalare, proiettandoci nell' ambito della legislazione speciale
relativa ai "consumatori", un vivace dibattito dottrinale
relativamente ai destinatari della tutela all' uopo prevista. Prendendo a
riferimento il nostro ordinamento giuridico, la giurisprudenza sembra non
avere dubbi sui destinatari della protezione nei confronti di "clausole
vessatorie" ex artt. 33 e ss. Codice del Consumo. Schivando qualsiasi
spinta dottrinale relativa ad un interpretazione estensiva della disciplina
sulle clausole normative, per i giudici il consumatore è e rimane
"persona fisica". D' altro canto, chi in dottrina sostiene che tale
ambito sia fin troppo riduttivo poggia le proprie ragioni, tra l' altro, su
di un emergente orientamento europeo, in parte contrapposto a quello
strettamente normativo finora ritagliato sulla figura del consumatore utente
identificato come "contraente debole che non è riuscito a
negoziare il contenuto contrattuale"(64), emergente dalle proposte di armonizzazione
europea della disciplina del contratto (i Principles of European Contract Law
e i principi Unidroit). Qui si lega "l' accertamento sulla giustizia
normativa soltanto alla mancata negoziazione delle clausole" prevedendo
"un sindacato sull' equilibrio economico dell' atto connesso con un'
ampia descrizione di "debolezza contrattuale" di una
parte"(65). Come già accennato in precedenza, proprio la
Direttiva in esame, pur essendo volta ad ampliare la tutela del consumatore,
fornisce a questo soggetto un corredo di caratteristiche che, per
volontà dello stesso legislatore europeo, estendono in certi casi ad
enti e persone giuridiche tale qualifica(66). Cercando di rendere meglio l'
idea su uno dei presupposti dal quale muove tale dottrina, leggendo la
disciplina dei contratti del consumatore nella prospettiva della rimozione
delle asimmetrie informative, una delle cause, forse la più
importante, dello squilibrio contrattuale, appare utile ricordare chi ha
tentato una distinzione tra "atti della professione" e "atti
relativi alla professione"(67). Tale criterio si discosta da quello
dello "scopo" del contratto (causa professionale, non tutelata
dagli artt. 33 e ss. Codice del Consumo; causa privata, abbracciata da tale
tutela), ritenuto ingiustificatamente riduttivo, in quanto consente la
"correzione delle asimmetrie informative solo nei casi di consumo
"privato" e non anche "professionale", non considerando
che le asimmetrie informative riguardano l' atto di consumo (finale), a
prescindere dal fatto che esso sia personale o professionale"(68).
Paradossalmente, potrebbe usufruire della protezione il cittadino che
acquista un computer per navigare in internet e non l' avvocato che acquista
lo stesso strumento, ma lo impiega nel suo studio. Appare invece ragionevole
presumere per quanto concerne "l' atto della professione", dunque
strettamente legato e funzionale all' attività imprenditoriale o
professionale del soggetto o dell' ente, ridotta la forbice informativa tra
chi acquista e chi vende(69). Dopo questa breve digressione torniamo a
delineare il concetto di buona fede oggettiva, ricordando che una rilevante
novità della Direttiva 2005/29/CE è proprio la rivisitazione
della "diligenza professionale", istituto che si troverà ad
accogliere, nella prospettiva delle "pratiche commerciali", una
modulazione relazionata proprio al criterio della "correttezza"
che, alla luce della dottrina qui esposta, identificherà
"squilibri non fisiologici nell' esercizio dell' autonomia privata"
e sarà al tempo stesso "canone di interpretazione che accerta l'
abuso nella determinazione del contenuto del contratto"(70). Un primo
criterio per poter apprezzare la buona fede oggettiva, deve trarsi dal
raccordo tra la clausola generale e i principi costituzionali,
specificatamente, dal principio di uguaglianza sostanziale. Emerge
così la necessità di "misurare la forza o la debolezza
delle parti, avendo riguardo allo specifico contesto di
riferimento"(71). In secondo luogo la buona fede indica la
"necessaria considerazione sia di parametri normativi sia delle
circostanze del caso concreto"(72). Lo squilibrio nell' esercizio dell'
autonomia privata va ricostruito "ponderando tanto indici normativi
quanto elementi di fatto avendo riguardo allo specifico ambito in cui si
colloca la contrattazione, a partire dalla basilare distinzione tra accordi
conclusi dentro e fuori il mercato dei rapporti commerciali"(73);
è verosimile che, dal recepimento della direttiva in poi, si
aggiungeranno anche i criteri relativi alla valutazione della bontà di
pratiche commerciali utilizzate per carpire il consenso dei consumatori ed
utenti. Tutto ciò considerato, ex fide bona, si autorizza, come
già ricordato, un controllo del giudice sul contenuto del contratto
(Inhaltskontrolle, nell' ordinamento tedesco, pioniere di questa disciplina),
con relativa adozione di interventi volti a riequilibrare il negozio
giuridico. Al tempo del recepimento della Direttiva 93/13/CEE, il nostro
legislatore introdusse il rimedio dell' "inefficacia" delle
clausole vessatorie. L' alternativa poggiava o sulla nullità o sulla
nullità speciale. Si scelse una diversa strada attraverso l' anodina
formula dell' inefficacia che "pur nella sua ambiguità, consente
di separare concettualmente, oltre che praticamente, l' ipotesi in cui nel
contratto le parti si sottraggano ad una norma imperativa" ? intervento
della nullità radicale ? "e il caso in cui è l'
attività di formazione del contenuto contrattuale che in concreto e a
posteriori risulta non coerente con una regola di condotta a cui le parti si
dovrebbero attenere"(74). Insomma, una sorta di imprescindibile
"deontologia" del contratto in cui un ingiustificato squilibrio non
può sempre trovare cittadinanza nel concetto di "autonomia delle
parti". Meglio ancora, nel "contratto iniquo viene perseguito non un
contenuto contrario alla buona fede, ma una condotta contraria alla buona
fede che si riverbera su un contenuto in sé non illecito bensì
squilibrato in senso normativo e, dunque, non coerente con i risultati a cui
avrebbe dovuto condurre una contrattazione conforme a correttezza"(75).
Proprio la condotta oggetto della riflessione appena citata, pare attagliarsi
a quelle che dovranno essere valutate dagli organi competenti, alla stregua
della direttiva in esame, pratiche commerciali "sleali",
sanzionabili alla luce delle nuove prospettive contrattuali europee, ma ad
oggi ampiamente diffuse. A titolo meramente esemplificativo si ricorda il
c.d. multilevel marketing, sistema di vendita e promozione dei più
svariati prodotti, con cui si abbraccia dal settore degli integratori
alimentari fino a giungere, addirittura, alle polizze di previdenza.
Attualmente tale pratica, che dal recepimento della direttiva 2005/29/CE
sarà vietata o quantomeno incisivamente contenuta, viene collocata tra
i sistemi di vendita c.d. "al di fuori dei locali commerciali".
Proseguendo, possiamo concludere sul punto tracciando i tratti caratteristici
del concetto di buona fede oggettiva che, come visto, nonostante sia un
valore vecchio come vecchia è la contrattazione privata, ha una forte
capacità di rinnovamento e si adatta senza fatica alle più
recenti ed innovative evoluzioni della lex mercatoria. Essa diviene
"clausola cardine del contratto della post ? modernità, dove
è interesse di ciascun contraente, tanto più impellente in
quanto meno schermato della protezione dello Stato, perseguire le proprie
istanze in conflitto con gli interessi della controparte, operando in un
contesto sempre più libero, ma non governato dalla pura forza, in una
realtà e secondo una logica sempre più competitive e
antagoniste, ma proprio per questo di necessità assoggettate al
vincolo del necessario rispetto della controparte"(76). La correttezza
guarda a valori non tanto pubblicistici, bensì a quelli fondamentali
di rispetto delle persone. Questi si coniugano in maniera spontanea con le
principali tendenze europee proprio che spingono, diremmo inevitabilmente,
verso l' armonizzazione delle discipline giuridiche, ivi compreso il diritto
privato dei contratti. Dunque, "la buona fede oggettiva, categoria sempre
più ricca e penetrante sul piano operativo, libera da vincoli
ideologici e dogmatici del passato e con una precisa vocazione europea, non
perde la sua identità, ma si rinnova dando voce ad una nuova
assiologia aggregante i paesi europei nella quale si rispecchia un' Europa
complessa, che guarda non soltanto al mercato e all' efficienza, ma anche al
piano dei valori"(77). Capitolo 4. Il consenso viziato e la Direttiva
29/2005/CE. 4.1 ? I vizi del consenso nel Codice Civile. Breve disamina.
Proseguendo con il confronto tra la normativa vigente e le novità che
possiamo prevedere introduca la direttiva 29/2005/CE, dobbiamo ora
considerare un tema di fondamentale importanza anche per la disposizione
europea: i vizi del consenso. Siamo nella situazione in cui l' accordo
è perfezionato, ma inficiato da un consenso formatosi "in maniera
alterata o attraverso una manifestazione deviata"(78). Senza dubbio,
ciò che rileva ai fini della direttiva è la sua oggettiva
alterazione per effetto di pratiche commerciali sleali. Guardando alla
normativa nazionale, il Codice Civile stigmatizza nell' art. 1427 l'errore, la violenza
e il dolo come vizi che, insistendo sulla fase di formazione del consenso,
possono determinarne l' annullamento. L' adozione di tale rimedio deve essere
contemperata all' interesse della controparte nel senso che la parte incorsa
nel vizio non sacrifichi interessi della controparte ritenuti dal legislatore
prevalenti. Il nostro ordinamento giuridico conosce due tipi di errore:
errore ? vizio ed errore ? ostativo. Il primo è contenuto nella
fattispecie dell' art. 1427 ("consenso dato per errore", recita la
disposizione codicistica); prende forma da una condizione di ignoranza o
falsa rappresentazione della realtà nella quale incorre spontaneamente
una parte, che si rappresenta mentalmente il contratto in maniera diversa da
come esso è nella realtà. Il secondo tipo viene menzionato
nell' art. 1433 c.c. la cui rubrica prefigura già la situazione di cui
tratta: "Errore nella dichiarazione o nella sua trasmissione". In
questo caso il consenso risulta viziato in quanto l'errore cagiona una
divergenza tra la manifestazione del consenso e la volontà reale della
parte, dovuta ad una deviata esternazione o trasmissione dello stesso.
Continuando a scorrere la disciplina codicistica dei vizi del consenso si
giunge all' art. 1429. Si tratta dell' "errore essenziale". Per
poter procedere con l' annullamento, un requisito imprescindibile è
proprio l' essenzialità. Il legislatore, a tal proposito, ha previsto
quattro casi: "quando cade sulla natura o sull' oggetto del
contratto"; "quando cade sull' identità dell' oggetto della
prestazione ovvero sopra una qualità dello stesso che, secondo il
comune apprezzamento o in relazione alle circostanze, deve ritenersi
determinante del consenso"; "quando cade sull' identità o
sulle qualità della persona dell' altro contraente, sempre che l' una
o le altre siano state determinanti del consenso; "quando trattandosi di
errore di diritto, è stata la ragione unica o principale del
contratto". Nei casi ai punti 2, 3 e 4, l' errore si configura
anche come "determinante", nel senso che se la parte se ne fosse
accorta non avrebbe concluso il contratto e , dunque, prestato il proprio
consenso. Tale requisito, d'altronde, in via interpretativa, deve essere
considerato in tutti i casi in cui l'interprete si trovi a dover valutare la
manifestazione del consenso come elemento di rilevanza primaria "avuto
riguardo al comune apprezzamento e alle circostanze". Tutto ciò
considerato, l' errore , per consentire l' annullamento del contratto, deve
innanzitutto risultare determinante per il contraente e oggettivamente
essenziale nell' economia dell' affare, il che si verifica se in concreto
ricade su uno dei profili indicati dagli artt. 1429 e 1430 c.c. e se in
concreto tale aspetto rende oggettivamente determinante l' errore avuto
riguardo al "comune apprezzamento e alle circostanze". Ai fini
della presente disciplina non ha rilevanza l' errore sui motivi, categoria
che abbraccia tanto la "falsa valutazione o previsione. L' aspetto che
però si attaglia meglio alla disciplina della direttiva sono
senz'altro le ipotesi di "dolo" e "violenza". L' errore
di un contraente può formarsi, anziché spontaneamente, per effetto
dell' inganno perpetrato dalla controparte o da un terzo. Tale circostanza
influenza notevolmente la disciplina del vizio, che viene designato come
dolo. A tal proposito è sufficiente il carattere determinante dell'
errore cagionato da dolo per annullare il contratto. Questo rileva ex art. 1439
1° comma c.c. se, senza i raggiri della controparte, "l' altra parte non
avrebbe contratto". In questa circostanza assumono rilievo anche gli
errori che ricadono nella sfera dei motivi. Nel caso in cui il dolo sia
cagionato da un terzo si presenta l' esigenza di tutelare l' affidamento
della controparte: recita il secondo comma dell' art. 1439 che "il
contratto è annullabile se essi (i raggiri, ndr) erano noti al
contraente che ne ha tratto vantaggio", posto che costui non deve
incorrere nell' ipotesi di affidamento colpevole per non aver osservato
"la normale diligenza" avrebbe ai fini di un' emersione della
fattispecie di dolo. Valutando attentamente la disciplina giuridica del dolo
nell' ambito dei vizi del consenso ci imbattiamo in questioni strettamente
legate alla pubblicità ed al marketing, già oggetto di
importanti interventi del legislatore comunitario. 4.2 ? Pubblicità e
pubblicità ingannevole Le Direttive 85/450/CEE e 97/50/CE hanno
predisposto una sorta di rifugio per il consumatore, assalito quotidianamente
da un certo "marketing senza quartiere", attraverso una disciplina
relativa alla "pubblicità ingannevole" accompagnata da una
tutela di tipo prevalentemente inibitorio. Per pubblicità ingannevole
viene intesa quella che "in qualunque modo induca in errore o possa
indurre in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali è rivolta
o che essa raggiunge e che, a causa del suo carattere ingannevole, possa
pregiudicare il loro comportamento economico ovvero che, per questo motivo,
lede o possa ledere un concorrente"(79). Tenendo conto delle nuove
realtà presenti sul mercato e dei più recenti sviluppi
normativi, il dolo può a ben vedere essere identificato come un
comportamento oggettivamente idoneo a ingannare la parte e ad indurla in
errore e proprio questo punto fornisce una prima giustificazione della
direttiva oggetto del presente elaborato. Le pratiche commerciali che vengono
dalla direttiva 2005/29/CE ritenute "sleali" sono anche quelle che
attraverso la pubblicità dei prodotti, orientano la scelta del
consumatore. Questa, nella genesi di cui è stata protagonista nel
corso degli anni, si è trasformata da mezzo strumentale all'
informazione del pubblico al quale è rivolta, a strumento di
"persuasione" utile per orientare i consumi e far nascere nuove esigenze.
Vengono intese troppo spesso esclusivamente per richiamare l' attenzione su
un determinato prodotto, sottolinearne dunque solo alcuni aspetti senza
descriverne qualità, modalità d'uso, proprietà e
così via. Per la maggior parte la pubblicità di oggi viene
utilizzata dalle grandi imprese per orientare i consumi, stimolare i bisogni,
promuovere l' assorbimento della domanda. Secondo Chamberlin, l' economista
che per primo si occupò scientificamente del fenomeno pubblicitario, i
metodi di réclame "non hanno niente a che fare con la conoscenza da
parte del consumatore; non sono metodi informativi; sono delle manipolazioni.
Creano un nuovo schema di bisogni mutando i motivi per i quali i compratori
sono spinti ad acquistare"(80). 4.3 ? La disciplina codicistica dei vizi
del consenso e i criteri della Direttiva 29/2005/CE Il problema della
disciplina di talune pratiche commerciali non è quello di una loro
completa eliminazione dal mercato, bensì, in taluni casi, di un forte
contenimento in modo da proteggere il consumatore da vere e proprie
"aggressioni mediatiche" che potrebbero illegittimamente
influenzare le sue "decisioni di natura commerciale"(81). L'
aggressività di una pratica commerciale viene vietata dalla direttiva
stessa che enuclea una serie di casi in cui risulta sanzionbile. Il
riferimento alla "violenza" in merito alla disciplina dei vizi del
consenso, appare allora necessario. La violenza morale è la minaccia
di un male "ingiusto e notevole" (art. 1435 c.c.) per estorcere il
consenso di una parte. Si pone il contraente dinnanzi alla scelta tra subire
un male o stipulare il contratto e, volontariamente, sceglie come male minore
di concludere il contratto. Facendo attenzione a non forzare troppo la
disciplina appena esposta, potremmo tentare un accostamento con quelle che la
direttiva 2005/29/CE definisce "Pratiche commerciali aggressive",
cioè quelle "pratiche commerciali che, nella fattispecie
concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, mediante
molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica, o indebito
condizionamento, limiti o sia idonea a limitare considerevolmente la
libertà di scelta o di comportamento del consumatore medio in
relazione al prodotto e, pertanto, lo induca o sia idonea ad indurlo ad
assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti
preso"(art. 8); prosegue il testo della direttiva con la prescrizione di
valutare il ricorso a molestie, coercizione o indebito condizionamento
prendendo in considerazione una serie di elementi quali: "i tempi, il
luogo, la natura o la persistenza"; "il ricorso alla minaccia
fisica o verbale"; "lo sfruttamento da parte del professionista di
qualsivoglia evento tragico o circostanza specifica di gravità tale da
alterare la capacità di valutazione del consumatore, al fine di
influenzarne la decisione relativa al prodotto"; "qualsiasi
ostacolo non contrattuale, oneroso o sproporzionato, imposto dal
professionista qualora un consumatore intenda esercitare diritti
contrattuali, compresi il diritto di risolvere un contratto o quello di
cambiare prodotto o rivolgersi ad un altro professionista";
"qualsiasi minaccia di promuovere un'azione legale ove tale azione non
sia giuridicamente ammessa". Capitolo 5. Conclusioni Concludendo,
nonostante i tempi che l' Unione Europea ha previsto per la ricezione della
direttiva 29/2005/CE siano, come sempre accade, piuttosto lunghi ed al
momento non si è riversata su questo intervento l'attenzione della
comunità giuridica, tenteremo di immaginare, cercando di non essere
troppo audaci, come essa inciderà sulla disciplina consumeristica.
Appare fin d'ora verosimile una sua trasposizione all' interno del Codice del
Consumo. Nelle intenzioni del legislatore delegato deve essere questo il
primo riferimento ai fini dell' educazione e della tutela del consumatore. La
direttiva in esame, dunque, andrà ad integrarlo e, non di meno,
dovrà essere inserita nella sistematica del nostro ordinamento
privatistico. Ipotizzando tale opera del legislatore, appare verosimile prevedere
una certa influenza che la norma europea eserciterà sulla disciplina
dei vizi del consenso. Come abbiamo avuto occasione di ricordare(82), sono le
fattispecie del dolo e della violenza, perpetrate al fine di orientare il
consenso della controparte, che meglio si attagliano al panorama della
direttiva. Pratiche commerciali sleali ed aggressive, configurano senza
dubbio ipotesi che ricadono in questi due definiti ambiti. Pertanto, il
professionista o l' ente che pone in essere comportamenti atti "a creare
una falsa impressione sulla natura dei prodotti"(83), o "mediante
molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica, o indebito
condizionamento, limiti considerevolmente la libertà di scelta o di
comportamento del consumatore medio in relazione al prodotto e, pertanto lo
induca ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe
preso"(84), pone in essere una condotta sleale condizionando ed
orientando indebitamente il consumatore. Prevedendo pratiche commerciali
sleali suddivise in due ambiti, l' uno relativo a quelle
"ingannevoli"(85), l' altro a quelle "aggressive"(86), il
legislatore europeo sembra ripercorrere il sentiero che già aveva
tracciato quando si era occupato, con la direttiva 93/13/CEE, della
vessatorietà delle clausole nei contratti del consumatore stabilendo
criteri per ritenerne alcune "vessatorie fino a prova contraria",
altre "vessatorie in ogni caso". A tal proposito, nell' allegato I
della direttiva si elencano, con una partizione tra quelle ingannevoli e
quelle aggressive, le "pratiche commerciali considerate in ogni caso
sleali", che cioè prescindono da un accertamento caso per caso,
debitamente circostanziato. Risulta evidente la sistematica assonanza,
rispettivamente, con gli artt. 1469 bis, 3° comma, c.c. e 1469 quinquies, 2°
comma, c.c.. La disciplina dei contratti del consumatore, d' altronde, si
valuta alla stregua di regola a cui professionisti imprese ed enti devono
attenersi nella fase di definizione del contenuto normativo dell' accordo con
il nostro soggetto di riferimento e, benché la direttiva insista su aspetti
collocabili anche in questo momento contrattuale, appare evidente che l'
attenzione si concentri su una fase finora scarsamente regolamentata. Quella,
appunto, dei modi e delle pratiche che inducono i soggetti a configurare
vantaggiosa e meritevole l' adesione ad un contratto proposto anche per mezzo
di canali di comunicazione e con tecniche che, oggi sempre più
copiosamente, investono la sfera privata dei cittadini. Non stiamo a trattare
solo della pubblicità, ma ci riferiamo soprattutto a strategie di
marketing originate da anni di ricerca e studio della psicologia
consumeristica. Sono proprio queste considerazioni che estendono la
disciplina dei vizi del consenso al di fuori dell' ambito strettamente
contrattuale e, alla luce di un criterio di buona fede oggettivo sempre
più cardinale all' interno del mercato comune europeo, monitorano lo
svolgersi dei traffici commerciali preservando i soggetti più deboli
da indebiti condizionamenti. Applicando una sorta di "principio di
precauzione" anche in ambito strettamente privato, il legislatore
europeo vuole che gli ordinamenti giuridici degli stati membri si fregino di
una serie considerevole di prescrizioni finalizzate a ridurre la forbice
dell' asimmetria informativa tra professionisti e consumatori, consentendo a
questi ultimi scelte più consapevoli, statuendo erga omnes specifiche
regole di comportamento che ad oggi trovano cittadinanza, per lo più,
esclusivamente nelle normative ad adesione volontaria. Insomma, per poter
rimanere sul mercato e partecipare ad un innalzamento del suo livello di
efficienza, gli addetti ai lavori devono riuscire a trovare nella regola
della correttezza e in un' accresciuta professionalità il volano della
propria crescita. L'Europa è una grande opportunità per tutti,
per poterne trarre un massimo vantaggio occorrono la forza ed il coraggio di
abbandonare certe ideologie troppo spesso causa di un cronico arretramento
delle nostre imprese e di un deleterio sfruttamento dei consumatori,
circostanze, queste, che portano molti nostri partners europei a guardare
all' Italia soltanto come il Bel Paese del sole e degli spaghetti.
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1173. Faillace, Contratti stipulati con i consumatori, in Contratto e
impresa, 1996, p. 359. Di Marzio, Verso il nuovo diritto dei contratti (note
sulla contrattazione diseguale), in Rivista di diritto privato, 4/2002, p.
721. Roppo, Contratto di diritto comune, contratto del consumatore, contratto
con asimmetria di potere contrattuale: genesi e sviluppi di un nuovo
paradigma, in Rivista di diritto privato, 4/2002, p. 769. Alpa, Il diritto
dei consumatori, Laterza, 2002. Calais ? Auloy ? Steinmetz, Droit de la
consommation, 6° ed., Paris, 2003. Jannarelli, La disciplina dell' atto e
dell' attività: i contratti tra imprese e tra imprese e consumatori,
in Trattato di diritto privato europeo, a cura di Lipari, Cedam, 2003. Cassese,
La nuova costituzione economica, 2° ed., Laterza, 2000. Navarretta, Diritto
Privato ? Parte Prima, UTET, Torino, 2003. Smarto, Clausole abusive e diritti
dei consumatori. Raffronti comparatistici, Cedam, 2003. Jannarelli, La
disciplina dell' atto e dell' attività: i contratti tra imprese e tra
imprese e consumatori, in Trattato di diritto privato europeo,III, Padova,
2003. Valle, L'inefficacia delle clausole vessatorie, Padova, 2004.
Chamberlin, The Theory of Monopolistic Competition, Cambridge 1931. Gabrielli
? Minervin, I Contratti dei consumatori, UTET, Torino, 2002. Barcellona,
Soggetti e tutele all'epoca del mercato europeo/mondiale, in Diritto privato
europeo e categorie civilistiche, a cura di Lipari, Esi, 1998. Mengoni,
Problemi di integrazione della disciplina dei "contratti del
consumatore" nel sistema del codice civile, in Studi in onore di P.
Rescigno, III, 2, Giuffrè, 1998. Bigliazzi Geri, voce "Buona fede
nel diritto civile", in Digesto disc. Priv., sez. civ.,II, Torino, 1988.
_________________ 1 Cfr. Trattato di Amsterdam (1997), art. 153; Carta di
Nizza (2000), art. II ? 98 2 Codice Civile, Libro IV, Titolo II "Dei
contratti in generale". 3 Per un approfondimento su questo punto, V.
anche, Alpa, Il diritto dei consumatori, Laterza, 2002, p. 26. 4 Sirena, Il
codice civile e il diritto dei consumatori, in La nuova giurisprudenza civile
commentata, n. 5 Settembre ? Ottobre 2005, p. 278. 5 Alpa, cit. 6 Giunge a
tale conclusione anche Irti, La fondazione hegeliana del "diritto dei
consumatori", negli Atti del convegno "Il diritto europeo dei
contratti d' impresa. Autonomia negoziale dei privati e regolazione del
mercato", Siena, 22 ? 24/09/2004. 7 Sirena, cit., p. 278. 8 Irti, ult.
cit. 9 Per uno sguardo d' insieme sull' esperienza francese, v. la nota opera
di Calais ? Auloy ? Steinmetz, Droit de la consommation, 6° ed., Paris, 2003.
10 Sirena, cit., p. 278. 11 Patti, I contratti del consumatore e la
ricodificazione tedesca, in Europa e dir. Priv., 2003, p. 503 e ss. 12
Sirena, cit., p. 279. 13 Irti, ult. cit. 14 Sirena, cit., p. 279. 15 Sirena,
L' integrazione del diritto dei consumatori nella disciplina generale del
contratto, in Riv. Dir. Civ., 2004, I, p. 787. 16 Jannarelli, La disciplina
dell' atto e dell' attività: i contratti tra imprese e tra imprese e
consumatori, in Trattato di diritto privato europeo, a cura di Lipari, Cedam,
2003, passim e spec. 13, 39, 42. 17 V., anche, Cassese, La nuova costituzione
economica, 2° ed., Laterza, 2000. 18 Edinburgo, 1723 ? Glasgow, 1790. 19
Sirena, Il codice civile e il diritto dei consumatori, cit., p. 279. 20
Mengoni, Problemi di integrazione della disciplina dei "contratti del
consumatore" nel sistema del codice civile, in Studi in onore di P.
Rescigno, III, 2, Giuffrè, 1998, p. 536. 21 Sirena, Il codice civile e
il diritto dei consumatori, cit., p. 280. 22 Barcellona, Soggetti e tutele
all' epoca del mercato europeo/mondiale, in Diritto privato europeo e
categorie civilistiche, a cura di Lipari, Esi, 1998, p. 69. 23 Per una
più esaustiva disamina della regola della buona fede oggettiva, V.,
infra, Cap. 3, par. 3.2. 24 V., ibidem, par. 1.3. 25 L. 281/1998, come
modificata dalla l. 340/2000 (Capo II) e dal d.lgs. 50/2001 che enuncia i
diritti dei consumatori e degli utenti, dai più ritenuta una vera e
propria Carta dei diritti dei consumatori che legittima le associazioni
rappresentative dei consumatori a far valere in via giudiziale gli interessi
collettivi della categoria; d.lgs. 50/92, sui Contratti negoziati fuori dei
locali commerciali; d.lgs. 385/93, che disciplina fra i contratti in materia
bancaria e creditizia il Credito al consumo; d.lgs. 111/95, sui Contratti di
viaggio, vacanze e circuiti "tutto compreso"; d.lgs. 427/98, sui
Contratti di multiproprietà; d.lgs. 185/99, sui Contratti a distanza;
d.lgs 24/02, che ha novellato il codice civile introducendo gli artt. 1519
bis ? nonies, sulla Vendita dei beni di consumo. 26 Navarretta, Diritto
Privato ? Parte Prima, UTET, Torino, 2003, p. 355. 27 Navarretta, cit., p.
356. 28 V. anche, Smarto, Clausole abusive e diritti dei consumatori.
Raffronti comparatistici, Cedam, 2003, p. 72. 29 Navarretta, cit., p. 358
(Queste sono indicate dall' art. 1469 bis nn. 1, 2, 15, 3, 16, 9, 17, 18, 19,
c.c.). 30 Navarretta, cit., p. 358 (Queste sono indicate dall' art. 1469 bis
nn. 4, 20, 5, 6, 7, 8, c.c.). 31 Navarretta, cit., p. 358 (Queste sono
indicate dall' art. 1469 bis nn. 10, 11, 12, 13, 14, c.c.). 32 Codice Civile,
art 1469 quinquies, comma 2, n. 1. 33 Codice Civile, art 1469 quinquies,
comma 2, n. 2. 34 Codice Civile, art 1469 quinquies, comma 2, n. 3. 35
Navarretta, cit., p. 359. 36 Il termine raccomandazione riferito all'
utilizzo di clausole vessatorie è stato inserito con la legge
comunitaria 2002, a
seguito di una condanna della Corte di Giustizia nei confronti dell' Italia
(24 gennaio 2002) per aver omesso di considerare come presupposto della
tutela inibitoria anche la sola raccomandazione all' utilizzo di condizioni
generali di contratto vessatorie. 37 Tale norma di principio ha trovato
attuazione nella legge 30 luglio 1998, n. 281. 38 Navarretta, cit., p. 360.
39 Cfr. Direttiva Europea 29/2005/CE, artt. 18 e 19. 40 Cfr. Direttiva
Europea 2005/29/CE, art. 2, lett. d). 41 Cfr. Direttiva Europea 2005/29/CE,
art. 2, lett. e). 42 V. infra, cap. 4, par. 4.3. 43 Cfr. Direttiva Europea
2005/29/CE, art. 2, lett. f). 44 Cfr. Direttiva Europea 2005/29/CE, art. 2,
lett. i). 45 Cfr. Direttiva Europea 2005/29/CE, art. 2, lett. l). 46 Cfr.
Codice del Consumo, artt. 136 - 141. 47 Cfr. Bigliazzi Geri, voce "Buona
fede nel diritto civile", in Digesto disc. Priv., sez. civ., II, Torino,
1988, p. 180. 48 Cfr. Natoli, Note preliminari ad una teoria dell' abuso del
diritto nell' ordinamento giuridico italiano, in Riv. Trim.,1958, p. 18. 49
V.,Dir. 93/13/CEE, art. 3.1. 50 Oggi, Codice del Consumo, artt. 33 ss. 51 V.,
per tutti, Cass., 20 aprile 1994, n. 3775, in Il Foro it., 1995, I, p. 1301 (nota
come "Caso Fiuggi"). 52 Cfr. Busnelli, Note in tema di buona fede e
equità, Riv. Dir. Civ., Indice annata 2001 ? Parte Prima, p. 545. 53
Cfr. Codice del Consumo, art. 33 comma 1. Preme, a tal proposito,
sottolineare che, nel redigere il nuovo Codice del Consumo, si è persa
l' occasione per correggere l' errore di traduzione dalla Direttiva 93/13/CEE
riproducendo nella nuova codifica l' espressione "malgrado la buona
fede"ex 1469 bis comma 1 del Codice Civile, anziché evidenziare la
"contrarietà a buona fede" come criterio ispiratrice per il
giudizio di vessatorietà di talune clausole inserite nei contratti
stipulati con il consumatore che generano un "significativo squilibrio
dei diritti e degli obblighi" a carico del consumatore stesso. 54 Cfr.
Busnelli, Note in tema di buona fede e equità, Riv. Dir. Civ., Indice
annata 2001 ? Parte Prima, p. 556. 55 Busnelli, cit., p. 556. 56 Irti, L'
ordine giuridico del mercato, Bari ? Roma, p. 67. 57 Busnelli, Una possibile
traccia per una analisi sistematica della disciplina delle clausole abusive,
in Commentario al capo XIV bis del codice civile: dei contratti del
consumatore, a cura di Busnelli ? Bianca, in Le Nuove Leggi Civili Commentate, Padova, 1997, p. 766. 58
V., anche, Akerlof, The market for lemons: Quality uncertainty and the market
mechanism, in Quarterly journal of economics, 1970, 84, p. 488 ss. 59 Cfr.
Direttiva 93/13/CEE, art. 3.1. 60 Castronovo, Il
contratto nei principi di diritto europeo, cit., p. 52. 61 Corsivo aggiunto.
62 Navarretta, cit., p. 511. 63 Zeno ? Zencovich, Il diritto europeo dei
contratti (verso la distinzione fra "contratti commerciali" e
"contratti dei consumatori", in Giur. It, 1993, p. 57. 64
Jannarelli, La disciplina dell' atto e dell' attività: i contratti tra
imprese e tra imprese e consumatori, in Trattato di diritto privato
europeo,III, Padova, 2003, p. 488. 65 Navarretta, cit., p. 512. 66 V. supra,
cap.2, par 2.1. 67 Gabrielli, in Rivista trimestrale di diritto e procedura
civile,Indice annata 2003 ? II, p. 1180 68 Gabrielli, cit, p. 1181 69 In tal senso, V. anche,
Camardi, Integrazione giuridica europea e regolazione del mercato. La
disciplina dei contratti di consumo nel sistema del diritto della
concorrenza, in Europa dir. priv., 2001, p. 716 ss. 70 Valle, L' inefficacia
delle clausole vessatorie, Padova, 2004, p. 362. 71 Navarretta, cit., p. 514.
72 Navarretta, cit., p. 514. 73 Navarretta, cit., p. 514. 74 Navarretta, cit.,
p. 522. 75 Navarretta, cit., p. 523. 76 Navarretta, cit., p. 534. 77
Navarretta, cit., p. 537. 78 Cfr.Navarretta, , Diritto Privato ? Parte prima,
UTET,Torino, 2003, pagg. 254-265 79 Cfr. D.lgs. 25 gennaio 1992, n. 74, art.
2, 1° comma, lett. b). 80 Cfr. CHAMBERLIN, The Theory of Monopolistic
Competition, Cambridge 1931, p. 119 81 Cfr. Considerando n°7, Direttiva
2005/29/CE 82 V. supra, cap.4, par. 4.3. 83 Cfr. Dir. 2005/29/CE,
considerando n. 10. 84 Cfr. Dir. 2005/29/CE, art. 8. 85 Cfr. Dir. 2005/29/CE,
artt. 6 e 7. 86 Cfr. Dir. 2005/29/CE, artt. 8 e 9.
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( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-01-2008)
Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI
data: 2008-01-24 - pag: 37 autore: Class action contro i giocattoli tossici:
"Thomas il trenino" paga 30 milioni Primo successo per la class
action contro le ditte di giocattoli per bambini:l'americana Rc2,produttrice
fra l'altro del trenino Thomas ( nella foto) pagherà
30 milioni di dollari per evitare una class action intentata da migliaia di
famiglie americane dopo il ritiro dal commercio di migliaia di giocattoli
realizzati con materiali tossici. Per evitare l'azione collettiva,la società si è impegnata a rimborsare le
famiglie, a sostituire i prodotti e inoltre a indennizzare i bambini con un
giocattolo extra. AP.
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( da "ITnews.it" del
24-01-2008)
Lo scorso 15 novembre è stato
approvato dal Parlamento un emendamento che introduce nella Finanziaria
l'articolo 53-bis, che istituisce e disciplina in Italia la "class="term">class class="term">action" ovvero l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Si
tratta in altri termini di uno strumento legale che permette di raggruppare una
moltitudine di soggetti che hanno subito un danno provocato da un altro
soggetto. Tale novità consentirà ai consumatori di avviare
azioni legali collettive contro le aziende in conseguenza di atti illeciti.
La nuova norma prevede, infatti, l'attivazione della class="term">class class="term">action
per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche
commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di
società fornitrici di beni o servizi. Misure specifiche sono poi
previste per i contratti stipulati tramite telefono, oppure on line via
internet: se il contratto è collegato ad un messaggio pubblicitario
ingannevole rende nulli i contratti nei confronti di tutti i consumatori o
utenti durante il periodo di diffusione del messaggio. Soggetti legittimati
ad avviare tale tipo di azioni saranno oltre alle associazioni dei
consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale anche le
ulteriori associazioni di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori
di interessi collettivi legittimati, appositamente individuati con decreto
del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo
economico. Tale disciplina è destinata senza dubbio ad avere
importanti riflessi nel panorama italiano. Fino ad oggi, infatti, di fronte
ad attività illecite poste in essere dalle aziende ai danni di una
pluralità di consumatori non era possibile esercitare un'azione collettiva risarcitoria con la conseguente
necessità di agire singolarmente nei confronti della medesima azienda
fonte dell'illecito perpretrato. L'azione collettiva
consentirà così a più consumatori di agire nei confronti
del soggetto autore del danno come unica parte lesa con la possibilità
di unirsi in un'unica causa civile contro i responsabili dei soprusi subiti.
L'class="hilite">istituto della Class
Action ha origine nel mondo anglosassone ove da tempo ormai si ricorre a tale
strumento diventato ormai l'incubo delle grandi multinazionali. In
particolare negli Stati Uniti nel 2001 una "class="term">class class="term">action"
si concluse con una punizione esemplare contro Ford e Firestone per i
pneumatici difettosi dei fuoristrada Explorer, che tendevano a sbandare ad
alta velocità. Basti pensare che in quell'occasione la sola Firestone
perse circa dieci miliardi di dollari. Recentemente sono state poi promosse
due azioni collettive nei confronti della Apple in ordine alla problematica
relativa allo sblocco degli I-Phone da parte di numerosi utenti. In
particolare le azioni (una promossa a livello del singolo stato della
California l'altra a livello federale) sono volte a denunciare i
comportamenti di presunto stampo monopolistico portati avanti da Apple e
AT&T nei confronti dell'iPhone in grado infatti di funzionare soltanto
con la rete telefonica AT&T. Oggetto delle azioni collettive è la
volontà dei consumatori di vedere loro riconosciuto il diritto di
sbloccare l'iPhone, usandolo con altri operatori, e di installarvi
applicazioni di terze parti senza che questo porti al blocco del telefono e al
decadimento delle condizioni di garanzia. Sempre di recente è stata
intenta una class="term">class class="term">action
nei confronti di Microsoft accusandola di aver realizzato il logo 'Windows
Vista Capable' in maniera volutamente ambigua ed ingannevole, impedendo
così loro di acquistare un computer in grado di far girare in maniera
adeguata la versione desiderata di Windows Vista. Il logo "Windows Vista
Capable" è stato apposto su numerosi Pc nel periodo di
transizione tra il sistema operativo XP ed il nuovo Vista assicurando in tale
modo gli acquirenti di un nuovo computer sul fatto di poter aggiornare
tranquillamente la propria macchina con il nuovo sistema operativo non appena
questo fosse stato reso disponibile. I consumatori avrebbero tuttavia fatto
emergere che il logo in questione assicura la piena funzionalità solo
della versione Home Basic di Windows Vista, sprovvista di alcune
caratteristiche molto apprezzate dall'utente medio quale l'interfaccia Aero e
il controllo remoto di Windows Media Center. La denuncia eccepisce quindi che
tale logo abbia tratto in inganno molti consumatori, ignari di acquistare una
macchina insufficiente per far funzionare adeguatamente Windows Vista nella
versione Premium. Sotto accusa sarebbe inoltre l'offerta di aggiornamento
gratuito da XP a Vista in quanto riguarderebbe sempre e soltanto il passaggio
alla versione Home Basic. Da questi brevi esempi si potrebbe facilmente
presumere che anche in Italia lo strumento dell'azione collettiva
sarà utile per rafforzare il potere dei consumatori non più
costretti ad agire individualmente e dunque in una posizione di debolezza
rispetto allo strapotere delle grandi realtà economiche. Tuttavia si
è già da più parti osservato come il modello recentemente
adottato in Italia ha introdotto due limiti che ostacolerebbero il successo
che l'azione collettiva ha riscosso negli Stati
Uniti. In particolare la class="term">class class="term">action
opererebbe solo nel campo degli illeciti contrattuali, per cui ogni altro
illecito di natura non contrattuale, che lede i diritti o arrechi dei danni a
una pluralità di soggetti, non potrebbe essere materia di una simile
procedura. In secondo luogo il riconoscere la legittimazione ad esperire la
procedura esclusivamente alle associazioni dei consumatori limiterebbe il
potere di iniziativa dei singoli utenti a cui diversamente in America
è riconosciuto il potere di avviare l'azione radunando
progressivamente altri consumatori danneggiati. Soltanto i fatti
dimostreranno pertanto se la nuova procedura introdotta dal legislatore
italiano rappresenti o meno una maggiore tutela per il cittadino.
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( da "Punto
Informatico" del 25-01-2008)
Roma - Stipendi tagliati del 15 per cento,
più ore di straordinario per tutti i tecnici. È questa la
decisione presa da IBM in seguito alla composizione di una disputa salariale
durata due anni, class="hilite">che
vedeva coinvolti i tecnici statunitensi di Big Blue e che era sfociata in una
class="term">class
class="term">action costata 65 milioni
di dollari all'azienda. La vicenda, riassunta brevemente, riguarda le ore di
lavoro straordinario compiute ogni settimana dai dipendenti: i tecnici
prestano spesso almeno 5 ore di servizio in più rispetto a quanto
stabilito da contratto, senza ricevere alcunché. Per questo in 32mila, tra
attuali ed ex-dipendenti, avevano fatto causa al colosso per chiedere qualche
forma di risarcimento. IBM aveva scelto la via extragiudiziale: l'accordo
aveva garantito ai lavoratori un bonus economico, ma aveva anche spinto i
vertici di Big Blue a rivedere i termini contrattuali e le mansioni assegnate
ai propri dipendenti. Secondo un documento interno, citato da Associated
Press e ripreso da Wired, la decisione di tagliare gli stipendi sarebbe
legata all'intenzione di garantire la "competitività" dei
salari. Secondo l'azienda, infatti, il nuovo assetto economico dovrebbe
assicurare comunque a tutti di tornare al precedente regime di entrate: uno
stipendio medio scenderebbe da 80mila a 68mila dollari, a cui andranno
sommati gli extra provenienti dagli straordinari. In pratica, ai lavoratori
verrà riconosciuto il diritto allo straordinario, ma per questo dovranno
accettare anche una decurtazione dello stipendio. Una idea che non piace ai
rappresentanti sindacali, che non esitano a definire la mossa nient'altro che
una "rappresaglia" nei confronti dei lavoratori: con l'abbassamento
del salario di base, accusano, muteranno anche tutti i benefit ad esso
collegati. E dunque ci saranno gravi conseguenze per quanto attiene
all'assistenza sanitaria, che negli USA resta privata e a pagamento, e a
tutte le forme di previdenza complementare. Tanto più che, sfogliando
le pagine del documento, dicono, si scopre che le stime di IBM indicano che
per un terzo dei lavoratori coinvolti (2.500 su un totale di quasi 8mila),
non ci sarebbero a disposizione abbastanza ore di straordinario per garantire
il ritorno al monte salariare precedente. Il consiglio fornito da Big Blue ai
suoi dirigenti, a cui era originariamente destinato lo scritto, è di
tentare di ridistribuire il più equamente possibile gli impegni: ma le
scelte, si legge, "non potranno prescindere dalle effettive
capacità di ciascuno e dai requisiti delle commesse in essere".
Insomma, i lavoratori mugugnano e i sindacalisti protestano: ma come, dicono,
IBM guadagna 10 miliardi di dollari all'anno e noi dobbiamo venire pagati
meno? Al momento, Big Blue non ha voluto commentare questa fuga di notizie.
Stando a quanto riportato, il nuovo assetto salariale sarà effettivo
dalla metà di febbraio. Luca Annunziata.
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( da "Provincia di
Cremona, La" del 25-01-2008)
Edizione di Venerdì 25 gennaio 2008
Benvenuto P.Review srl Solidarietà. Ieri consegnati a cascina Marasco
i fondi raccolti Gli 'ex' dell'Arvedi sostengono Agropolis Sono stati i
consiglieri e il presidente dell'Alpa - Associazione Lavoratori Pensionati
Arvedi, Antonio Livrini, a consegnare ieri a Gianluigi Romanini, presidente
di Agropolis, la donazione frutto della tradizionale colletta di Natale.
L'associazione infatti, ogni anno in concomitanza con le feste, si dà
appuntamento per una cena sociale, occasione di ritrovo per i circa
duecentocinquanta tesserati. Ogni anno una donazione. "L'Alpa ? spiega
Livrini ? ha già consegnato il raccolto delle collette ad associazioni
come Lae e Cucine benefiche. Quest'anno abbiamo scelto Agropolis grazie alla
segnalazione di un nostro associato che, fra l'altro, è direttamente
impegnato nelle attività della cooperativa sociale". La
delegazione è stata accolta a Cascina Marasco da Romanini il quale ha
voluto personalmente ringraziare la generosità di
tutti coloro che hanno partecipato alla colletta. "Queste donazioni sono
vitali per noi, e ci permettono di andare avanti". Ampia è
l'azione di Agropolis: con il supporto di psicologi, psichiatri, educatori
professionali, strutture adeguatamente predisposte e volontari, la
cooperativa sociale sviluppa e valorizza le capacità dei soggetti
deboli per disagio psico-intellettivo che frequentano la cascina. Tra
le tante iniziative vale la pena ricordare i percorsi di terapia attuati
tramite la danza e la pittura, oltre a corsi di educazione stradale
realizzati con la collaborazione della Polizia Municipale di Cremona o il
coinvolgimento in attività sportive tramite l'iniziativa Open Sport
promossa dal Cisvol di Cremona. La delegazione, dopo la consegna, è
stata guidata in una visita ai locali che ospitano Agropolis. (l. m.).
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( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 25-01-2008)
Cronaca di Cagliari Pagina 1022 class="term">class class="term">action Danni ai consumatori, da
giugno via alle cause collettive Class class="term">action
--> Dal 1 giugno prossimo anche in Sardegna le associazioni dei
consumatori promuoveranno le cosiddette class="term">class class="term">action,
cause collettive intentate per difendere i diritti dei clienti danneggiati da
comportamenti scorretti delle aziende. In collaborazione con
Federconsumatori, Adiconsum e Adoc, la Camera di Commercio di Cagliari ha
avviato il progetto Consumo consapevole, che prevede un ciclo di incontri di
divulgazione e l'apertura di uno sportello informativo nella sede di largo
Carlo Felice, per dare indicazioni sulle possibilità offerte
dall'azione collettiva. L'iniziativa è stata
presentata nel pomeriggio a Cagliari nel primo convegno sulle recenti
innovazioni al Codice del Consumo. "Le class="term">class class="term">action
potrebbero risolvere i numerosi contenziosi, ad esempio, con l'ente unico
delle risorse idriche Abbanoa", ha detto il rappresentante territoriale
della Federconsumatori Andrea Pusceddu. I clienti sardi che avessero subito
danni di natura contrattuale oppure extra-contrattuale potranno rivolgersi alle
associazioni che avvieranno il procedimento collettivo di fronte al giudice.
L'azione prevede due stadi: "Il primo livello della causa serve per
determinare il diritto ad ottenere un risarcimento da una determinata
impresa", ha spiegato Pusceddu. "E di questa sentenza si possono
poi avvalere tutti i consumatori che si trovino nella stessa situazione. A
quel punto, si passa al secondo livello, con l'accertamento dei singoli
danni". L'indirizzo e-mail cui inviare richieste di assistenza è
info@federconsumatori.it.
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( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 25-01-2008)
Provincia di Sassari Pagina 7053 Sassari
Un'agenzia di viaggi clandestina per un giro del mondo virtuale Sassari
--> Una agenzia di viaggi clandestina a Parigi che ha ospitato per un mese
un sorsese-sassarese che propone interventi urbani, campagne
pubblicitarie e azioni collettive. Protagonista dell'iniziativa è un
genio dell'immagine, Leonardo Boscani, 45 anni, realizzatore tra l'altro
dell'immagine della petroliera sulla spiaggia della Pelosa. L'agenzia si
chiama Vu Vulà e si occupa di "tutti i tipi di viaggi e di forme
di migrazione, terrestri e celesti, la scalata di mondi conosciuti e
sconosciuti" (per questi ultimi grazie alla filiale Cosmik).
L'agenzia propone, attraverso diverse attività ("consigli di
viaggi e vagabondaggi, soggiorni di piacere sulla Luna, informazioni e
organizzazione di viaggi verso terre sconosciute e territori immateriali,
stampa di documenti, diffusione di informazioni multimediali, manifesti,
volantini, internet (www.vuvula.org), fornitura di mezzi di fortuna e
veicoli, sensibilizzazione alla condizione dei migranti e alla cultura
dell'erranza, della fuga e dell'esilio e di altre prestazioni fuori dal
catalogo"), di contribuire all'immaginario del viaggio e delle
migrazioni contemporanee. Il viaggio con la tendenza al nomadismo, ecco la
filosofia dell'iniziativa che ha vissuto per un mese circa in un locale nei
pressi del centro Pompidou in una sorta di vero Second Life, con tanto di
sedicenti alberghi in altrettante sedicenti isole (Lemusa) creati da alcuni
collaboratori svizzeri. "L'idea va ben oltre: è il divenire
migrante della società moderna che alimenta il progetto", dice
Toscani , "è il nomadismo come destino planetario. Questo
divenire è condiviso dai turisti, come passatempo, e dagli emigrati,
che fuggono la miseria o le condizioni impossibili di sopravvivenza. Due
attitudini dei viaggiatori che si contrappongono, come la libertà e la
fantasia delle scelte rispetto all'obbligo e al carattere involontario
subìto da quelli che sfuggono la miseria e il destino di esiliati. Ma
hanno in comune il sogno e l'esperienza dello spostamento e del viaggio. (pa.
pa.).
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( da "Sestopotere.com" del
25-01-2008)
(10:12) (25/1/2008 09:28) | RIFIUTI: PARTE
LA BATTAGLIA LEGALE DEL CODACONS IN FAVORE DEI CITTADINI CAMPANI (Sesto
Potere) - Roma - 25 gennaio 2008 - Il Codacons ha organizzato per
venerdì 25 gennaio a Napoli (ore 12:30 presso il Bar Vesuvio ?
Galleria Umberto I ? lato Via Roma) una conferenza stampa per illustrare ai
giornalisti la battaglia legale che l'associazione ha avviato per la
questione rifiuti, e le altre iniziative in favore dei cittadini della Campania
danneggiati dalle tonnellate di immondizia che stazionano da settimane per le
strade dei vari Comuni. Alla presenza dei Presidenti Nazionali
dell'associazione, Carlo Rienzi e Giuseppe Ursini, del Responsabile Codacons
Campania Enrico Marchetti, del Dott. Maurizio Marinella e dei rappresentanti
dei vari comitati verrà presentato un numero verde, istituito dal
Codacons offerto da Voiceplus, dedicato ai cittadini campani, attraverso il
quale sarà possibile costituirsi parte civile, chiedere la riduzione
del 60% della Tarsu e aderire alla class="hilite">class="term">class class="term">action che l'associazione sta
studiando per far ottenere agli utenti danneggiati dai rifiuti il giusto
risarcimento danni. Nel corso della conferenza, alla quale è stato
invitato a partecipare anche il Commissario Straordinario Gianni De Gennaro,
verranno dimostrati i danni che stanno subendo le famiglie della regione e
saranno illustrate alla stampa le seguenti iniziative: citazione per danni
notificata al Comune di Napoli, alla Regione Campania e all'ASIA spa nella
quale si chiede, in favore degli utenti campani, un equo risarcimento e la
restituzione di 3 miliardi di euro indebitamente percepiti a titolo di
contributi per la raccolta dei rifiuti e per la realizzazione degli impianti
di smaltimento Ricorso al Tar contro l'erogazione, da parte del Governo, di
ulteriori 115,6 milioni di euro in favore del Governatore Bassolino per
interventi atti a contrastare l'emergenza rifiuti e il conseguente
inquinamento di alcune aree; Appello a tutti i comitati nati per la questione
rifiuti, ad unirsi in un unico movimento per far sentire più forte la
voce dei cittadini e aderire alle iniziative legali in corso I GIORNALISTI
SONO INVITATI A PARTECIPARE ALLA CONFERENZA CUI SEGUIRA' RINFRESCO OFFERTO
DAL CODACONS.
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( da "Denaro, Il" del
25-01-2008)
Enti Locali & Cittadini le autonomie
Cambiare politica per cambiare il Paese Nando Morra Per Bassolino non
sarà come per Prodi, il giorno più lungo. Il Governatore non
sarà costretto a fare i conti con i piccoli numeri, un timone che per
demerito del governo e del centro sinistra, ha retto con mano traballante,
con lucida quanto discutibile capacità di tenere la rotta giusta. Il
paese, dopo Berlusconi, da Prodi e dal centro sinistra chiedeva di voltare
pagina. A partire dalla legge elettorale e dal conflitto di interesse. Oggi
l'Italia è disorientata e avvilita. C'è aria e spinta al
cambiamento. Il centro sinistra e non le imboscate di Mastella, confermatosi
purtroppo un cinico voltafaccia della politica, ha saputo confezionare un
miracolo all'italiana. Ha resuscitato Berlusconi, riaprendo i cancelli del
paese a Forza Italia e aggregati. Tre mesi fa Berlusconi era un leader
sbiadito e in crisi. Scappavano tutti. Da Fini a Casini e truppe di
complemento. La parola d'ordine: il tempo è scaduto. Il tempo di
Berlusconi. La CdL spappolata, Berlusconi alla caccia disperata del partito
dal "nome nuovo". In tre mesi, il vero ribaltone politico. La bora
delle politiche anticipate scuote i troppi pseudo leader dell'Unione e del
centro sinistra. Il nodo è cambiare politica. E' il prezzo e la condizione
per la continuità istituzionale e per mettere in piedi strategie
politiche e azioni capaci di costituire la svolta che i cittadini della
Campania reclamano. Il tempo delle attese, dei proclami, di coprire con
annunci e presenzialismo un vuoto serio progettuale, di operatività,
di risultati, è scaduto. Il negativo della Campania non è solo
la sciagurata annunciata catastrofe RSU. E' lo sviluppo mancato; è il
segno rosso dell'occupazione; è la qualità della vita; è
la malasanità; la sicurezza, (o insicurezza); la gestione dei fondi
U.E.; la mancanza di certezze sui diritti primari, dell'accesso al lavoro, al
welfare; il rapporto con le istituzioni territoriali, le città ed i
Comuni. Ancora: è il centralismo ed una macchina burocratica che
implode sotto i colpi della inefficienza della improduttività e del
clientelismo. Nel Consiglio Regionale campano, invece, i conti tornano. Anche
senza l'UDEUR. Le truppe mastelliane non sono decisive per assicurare la
maggioranza. Staranno a guardare. Nelle Province e nei Comuni l'UDEUR c'è
e vuole restare. Il voltafaccia di Mastella non è una rinuncia al
potere. Anzi. E' la dimostrazione di un potere che c'è, vuole restare
e, se possibile, crescere. Per Bassolino il problema non è nemmeno la
mozione di sfiducia del centro destra. Con ritardo grave, è un atto
dovuto. Che non inciderà sul risultato dello scontro. Il nodo politico
per Bassolino e per il centro sinistra è un altro. Il dramma RSU
è solo la punta di un iceberg contenitore di una politica contraddittoria,
dai lati oscuri, incapace di essere e rappresentare il "nuovo" del
quale la Campania aveva ed ha estremo, urgente bisogno. Urge uno scatto ed
una sterzata nell'azione del governo regionale per rimontare lo scollamento
che ha colpito la Campania. Urge uno scatto ed una sterzata decisa nel
rapporto tra la Regione, le Istituzioni territoriali, il sistema
economico-sociale-produttivo, i cittadini. E' il punto debole e critico della
"questione Campania". Va rilanciata l'azione di governo con il
coinvolgimento, in primo luogo, delle Autonomie Locali. Province,
Città, Comuni, Comunità Montane debbono diventare protagoniste
dirette e responsabili della governance regionale. Lo scatto deve essere
forte e visibile. E' tempo di discontinuità, di mettere in campo nuovi
valori, nuovi obiettivi, nuova qualità della politica e di governo. Il
punto di partenza è la convocazione degli Stati generali delle
Autonomie. Un passaggio non più rinviabile per rilanciare l'idea-forza
del governo partecipato, per portare a sintesi ed unità l'azione dei
governi locali per nuovi programmi. Nell'interesse complessivo della Campania
è sollecitare una svolta netta per una nuova qualità del
governo del territorio. L'inversione di rotta è urgente e necessaria.
Il Presidente della Giunta deve comprendere ed interpretare "lo spirito
pubblico". Si avverte la dissociazione crescente tra cittadini,
società, la politica e le istituzioni. Si tratta di problemi seri e
gravi che attengono direttamente sia il governo regionale, sia i processi in
corso in determinanti gangli del sistema delle Autonomie Locali. Processi che
impattano, coinvolgono e si scaricano direttamente sui cittadini, sulle
imprese, sugli Enti Locali. Lo dimostra e conferma il nodo RSU e territorio.
E' la icona dirompente che coinvolge, in negativo, nello
immaginario collettivo, città, province, tutta la comunità
regionale. Sappiamo tutti che non è così. Che ci sono
realtà territoriali, Città, Comuni grandi e piccoli della
Campania che per efficienza e qualità dei servizi sono allo stesso
livello di altre Regioni e Province d'Italia. Ma questo è il
"messaggio" che gira per il paese e per il mondo. E' il punto
politico, istituzionale e sociale più grave. Non è tempo di
recriminazioni e di ricerca delle responsabilità. Che ci sono e
coinvolgono per tanti aspetti, governo centrale, Commissariati, la Regione
Campania e, sia pure in modo diverso, gli stessi Enti Locali. L'emergenza
minaccia di trasformarsi in psicodramma collettivo di difficile soluzione.
Questo tema-problema isola e confina la Campania lontana dall'Italia e
dall'Europa. Recuperare i ritardi sulla "provincializzazione" del
ciclo, sulla differenziata, sulla realizzazione dei termovalorizzatori, nel
rapporto con le comunità locali non è e non sarà facile.
Ma è una scelta obbligata. Si è finalmente capito che nessuno
può decidere da solo. Ma il neocentralismo è un cavallo di
Troia. Solo ora si ascoltano Province e Comuni. E' tardi, ma è strada
a senso unico. Il sistema delle Autonomie può dare un contributo
fondamentale per aprire un nuovo corso in Campania. La preoccupante e pesante
situazione del Sud e della Campania, delineano un quadro grave ed
impegnativo. Il sistema delle Autonomie è chiamato a confrontarsi e ad
indicare strategie e obiettivi per una via di uscita positiva e possibile che
rinsaldi e rilanci le istituzioni territoriale. A partire dal governo
regionale. Recuperare e colmare il gap di fiducia e di credibilità tra
i cittadini, la politica e le istituzioni, è un obiettivo
fondamentale. La Campania, più di altre regioni meridionali, è
un conglomerato di problemi seri e gravi che condizionano pesantemente la
vita dei cittadini e si riflettono sul sistema degli Enti Locali. I nodi
politici incidono in profondità sullo "spirito pubblico".
Alimentano un clima da antipolitica reso più acuto da errori e ritardi
gravi del governo centrale e delle istituzioni locali, aprendo la strada
pericolosa e preoccupante al rischio della delegittimazione per governi e
istituzioni. Un solo esempio: la sanità. Non è solo un problema
di barelle nelle corsie e nei corridoi. In quale parte del mondo
"civile", è possibile, come purtroppo si verifica, che
l'unica preoccupazione per tanti parlamentari e forze politiche sia la
"occupazione" delle caselle di D.G. delle ASL, dei "primari"
e aiuti e mai che all'Ospedale Monaldi, centro di eccellenza, ci siano
reparti inaugurati e poi chiusi. Mai aperti, come dopo ancora non funzionano
i centri diagnostici avanzati al Cardarelli mentre c'è indegno
sovraffollamento di barelle ed occorrono anni-luce per prenotare indagini
diagnostiche e ricoveri. Ma anche sulle Amministrazioni "virtuose"
si riflette e si avverte la fase che si attraversa. Anche Comuni e
amministratori validi, oltre ad essere penalizzati dal governo che impedisce
la fruibilità di risorse proprie, possono essere messi in discussione.
Non è allarmismo. E' la rappresentazione reale di una condizione ormai
insostenibile. Urge, dunque, una svolta netta. Uscire rapidamente dalla
palude dello status-quo, è al tempo stesso, un dovere civile e
politico, una necessità; un obbligo per chi governa ma anche per la
società, per il mondo della cultura, per le Associazioni. E' un
compito concreto per le forze sociali, per il mondo produttivo e per i
Sindacati; per le forze della cultura e delle professioni, per l'associazionismo.
E' tempo di recuperare i valori della autonomia, la laicità piena
della "missione civile" affidata alle diverse articolazioni della
società, della unità di intenti per costruire una Campania
"normale". Non è normale, infatti, che il Capo dello Stato
avverta la sensibilità e la esigenza di sollecitare le Istituzioni
locali ad affrontare e risolvere i problemi. Non è "normale"
che sia il Cardinale Sepe a scendere in campo sui nodi della Regione, della
Città, dei RSU. Forse la cosiddetta "società
strutturata" non ha fatto abbastanza. In primo luogo di insistere e di
convincere chi governa, a tutti i livelli, che le critiche sono fondamentali
per chi governa e per la democrazia, non sono siluri ed attacchi aprioristici
"ad personam". Sono sollecitazioni. L'errore di chi governa
è non volere e sapere ascoltare. del 25-01-2008 num.
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( da "Trend-online" del 25-01-2008)
Che effetti avrà sulle nostre
tasche la crisi di governo? BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di
Banche e Risparmio , 25.01.2008 14:37 Scopri le migliori azioni per fare
trading questa settimana!! style="font-weight: bold;">tassazione
delle rendite al 20%; rinnovi di diversi Contratti Collettivi Nazionali del
Lavoro (manca, ad esempio, ancora quello del Commercio, che coinvolge un
grandissimo numero di lavoratori); potenziale rallentamento, se non arresto,
di iniziative e programmi a supporto delle imprese e dei lavoratori, che
perdono di priorità, e che comunque richiederebbero un ottica
temporale e strategica non compatibile con la situazione attuale di governo;
inoltre, diversi "pacchetti" di leggi che erano stati più o
meno promessi o ventilati (come un ulteriore ampliamento della Legge Bersani)
adesso non si sa che fine faranno. Banche e Risparmio
[http://banche.blogspot.com].
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( da "Vita non profit
magazine" del 25-01-2008)
Di Redazione (redazione@vita.it)
24/01/2008 --> "Un mostro giuridico", "una gogna
mediatica", "un danno a tutto il sistema". Da Confindustria
all'Ania, ecco chi ha remato contro. Abbonati a VITA Magazine, conviene! Una
lunga guerra, nemmeno troppo sotterranea. Attorno al progetto, diventato poi
legge, sulla "class action" all'italiana si sono scatenate
critiche, pressioni incrociate, fuochi di fila di dichiarazioni. Che hanno
inevitabilmente influenzato l'esito normativo finale. Confindustria,
innanzitutto.Quando ancora il testo era in discussione al Senato, il
direttore generale dell'associazione di categoria degli industriali, Maurizio
Beretta, in un'audizione alla commissione Giustizia della Camera esponeva
così quelli che sarebbero stati i rischi legati all'introduzione della
class action: "Benefici deboli per i consumatori, rischi alti per le
imprese e compensi faraonici per gli studi legali". L'avversione alla
legge e le preoccupazioni per le imprese sono rimaste le medesime anche dopo
l'approvazione del testo: "Così si espongono le imprese a una
vera gogna mediatica oltre che alla possibilità di grandi danni
economici, mediatici e occupazionali prodotti dall'azione collettiva".Due
delle vittorie portate a casa da Confindustria con il testo definitivo
approvato dal Parlamento sono state l'introduzione dell'"opt in",
che stabilisce i criteri di partecipazione alle cause collettive e il filtro
preventivo di ammissibilità dell'autorità giudiziaria.Anche la
Consob è entrata nel novero degli scettici: "Se mal interpretata,
può fare un danno enorme a tutto il sistema, potrebbe portare a un
dilagare di cause speciose o non speciose che potrebbero ulteriormente danneggiare
il sistema": così il presidente Lamberto Cardia. Anche le
assicurazioni (potenziali bersagli di future cause risarcitorie collettive)
non risparmiano critiche allo strumento: "Il problema di fondo",
commenta Giampaolo Galli, direttore generale dell'Ania, "è che
nel caso di class action nessuno può impedire nuovi ricorsi contro
l'impresa anche se questa viene assolta. Da questa normativa l'impresa
può solo perdere. Ecco perché i giuristi hanno definito questo
progetto un mostro giuridico. Questo è uno strumento molto più
pericoloso rispetto a quello americano perché non consente di rendere
definitivo e tombale il giudizio di assoluzione".
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( da "Vita non profit
magazine" del 25-01-2008)
Di Redazione (redazione@vita.it)
24/01/2008 --> Da una bolletta irregolare sino al risarcimento finale. Un
immaginario cittadino, un'immaginaria causa collettiva
(a cura di Piero Pacchioli e Paolo Fiorio). Abbonati a VITA Magazine,
conviene! Il signor Rossi abita a Milano. Ha un telefono di casa che utilizza
principalmente per chiamate locali. La spesa a bimestre si aggira sui 30
euro. Una bella mattina di febbraio 2008 si accorge che la bolletta appena
arrivata riporta l'indicazione di una spesa di 501,87 euro. Pensando subito
ad un errore, il signor Rossi chiama il servizio clienti per chiedere
spiegazioni e una signorina molto gentile gli spiega che lui ha aderito al
servizio web/tv tutto incluso e quello indicato in bolletta è il costo
della promozione per i mesi di novembre e dicembre. Il signor Rossi non
ricorda di aver aderito ad alcuna promozione, ma ha già pagato, avendo
l'addebito automatico della bolletta sul conto corrente.Negli stessi giorni
si trovano nella medesima situazione altre centinaia di persone, compresa la
signora Bianchi, pensionata di Pedaso e il signor Verdi, lavoratore precario
di Reggio Emilia. La signora Bianchi decide di rivolgersi all'associazione
consumatori X che ha visto in tv il giorno prima perché non vuol pagare.
Verdi decide di pagare per evitare ulteriori problemi. La signora Bianchi
scopre che altri utenti si sono rivolti all'associazione
per lo stesso problema e che quindi è in preparazione una azione collettiva. Le propongono di aderire al costo simbolico di 5 euro. Lei
accetta , firma un paio di fogli e torna a casa.L'avvocato del signor Rossi
consiglia al suo cliente di verificare se esiste già una azione collettiva in corso e, nel caso, intervenire in quella causa.
Chiarisce che è anche possibile aderire direttamente all'azione (come
ha fatto la signora Bianchi) ma in questo caso si delegherebbe
all'associazione qualsiasi difesa e non si potrebbe influire sull'iter della
causa. Rossi decide di fidarsi del consiglio dell'avvocato e lo incarica di
intervenire per suo conto nell'eventuale class action. Nel frattempo
l'associazione X della signora Bianchi sta raccogliendo le adesioni e
predisponendo le carte per iniziare l'azione che, finalmente, a luglio 2008
viene iniziata. I giudici fissano la prima udienza a settembre. La signora
Bianchi riceve comunicazione dell'udienza ma le viene chiarito che non deve
fare niente. L'udienza servirà solo per stabilire se la causa
può essere iniziata.Il signor Rossi, invece, riceve la comunicazione
del suo avvocato che gli dice che la causa è stata iniziata
dall'associazione X e che è giunto il momento di decidere se
intervenire. Il signor Rossi si ricorda dell'ipotesi dell'adesione e chiede
all'avvocato i vantaggi e gli svantaggi per decidere quale strada seguire.
L'avvocato gli ricorda che l'adesione porta i medesimi benefici
dell'intervento ma, non essendo necessario il difensore di fiducia, non
comporta spese, nemmeno in caso di sconfitta. Non è possibile,
però, decidere in autonomia la strategia processuale in quanto la
difese è delegata all'associazione alla quale si aderisce. Rossi
decide quindi di aderire (come già ha fatto la signora Bianchi) e si
reca all'associazione X che ha promosso la causa dove compila i moduli e
versa i 5 euro. Il signor Rossi e la signora Bianchi tornano alle loro vite
senza più preoccuparsi della causa. L'associazione comunica
periodicamente le varie fasi del procedimento. L'azienda non ha intenzione di
sottoscrivere una transazione e, quindi, si aspetta la sentenza.A metà
novembre 2009 il Tribunale emette la sentenza che accoglie tutte le richieste
dei consumatori: il servizio non richiesto non doveva essere attivato e,
quindi, il signor Rossi e la signora Bianchi, come tutti i consumatori che
hanno aderito, hanno diritto al risarcimento dei costi sostenuti
indebitamente. L'azienda dovrà adesso fare un'offerta di risarcimento
per chiudere la causa e chi vorrà potrà accettare. La signora
Bianchi è tranquilla perché non avendo pagato la bolletta la sua
vicenda può considerarsi conclusa. Rossi, invece, dovrà
attendere la proposta dell'azienda. Se non accetterà si aprirà
una procedura di conciliazione per stabilire il risarcimento effettivo. E
Verdi? Aveva pagato la bolletta e non aveva aderito all'azione. Vedendo la
notizia sul giornale chiama l'associazione per avere anche lui il
risarcimento. Dopo tutto il caso è identico. Purtroppo l'associazione
gli comunica la pessima notizia: solo chi ha agito (aderendo o intervenendo)
nella causa può fare valere la sentenza. Gli altri possono agire
individualmente e a proprie spese tenendo conto dei termini di prescrizione
che, non avendo richiesto niente nel frattempo, potrebbero essere passati.
dossier a cura di Piero Pacchioli e Paolo Fiorio Il progetto L'Europa ci
copia "Sono favorevole all'adozione di un sistema di Collective Redress
in tutti gli Stati membri dell'Ue, che potrebbe essere il modo migliore con
cui i semplici cittadini possono essere tutelati e risarciti collettivamente dai torti delle grandi aziende e delle
multinazionali". è quanto ha dichiarato il commissario Kuneva in
una recente intervista rilasciata ad Help Consumatori. L'Europa, dunque,
seguirà la strada italiana e cercherà di emanare una direttiva che
uniformi le legislazioni nazionali sui risarcimenti collettivi. Ancora non
è chiaro l'impianto della nuova normativa ma sicuramente, come quella
italiana, sarà molto lontana dal modello stautunitense. Dopo uno
studio preliminare sulle varie legislazioni, probabilmente verrà
indetta nei prossimi mesi una consultazione pubblica.
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( da "Vita non profit
magazine" del 25-01-2008)
Di Redazione (redazione@vita.it)
24/01/2008 --> 11 domande. Abbonati a VITA Magazine, conviene! ?
Cos'è? L'azione collettiva
risarcitoria permette alle associazioni di agire in giudizio per tutelare gli
interessi dei consumatori in caso di problematiche che coinvolgano un elevato
numero di soggetti. ? è uguale a quella americana? No, la class action
italiana è fondamentalmente diversa. La maggiore differenza
consiste nel fatto che la sentenza non vale nei confronti di tutti i soggetti
lesi ma solo di quelli che abbiano aderito all'azione o siano intervenuti nel
processo. ? Chi può farla? La class action italiana deve essere
presentata da una associazione che dimostri di rappresentare adeguatamente
l'interesse collettivo per il quale si agisce. Non può, quindi, essere
iniziata da un singolo consumatore. ? Chi decide l'ammissimilità
dell'azione? Il Tribunale, alla prima udienza. Le azioni manifestamente
infondate vengono rigettate. ? Come si aderisce? La legge non è
chiara. Sarà necessaria una comunicazione al soggetto promotore
(l'associazione).? Come si fa ad intervenire nella causa?Nelle forme previste
dal codice di procedura civile incaricando un legale di fiducia. Con
l'intervento si diventa parti della causa a tutti gli effetti.? Quando arriva
il risarcimento?La causa può terminare in qualsiasi momento con una
transazione o, alla fine del giudizio, con la sentenza. In caso di
transazione il risarcimento per il singolo verrà stabilito
nell'accordo. In caso di sentenza di accoglimento può accadere che: 1)
il giudice determini l'importo da liquidare; 2) l'azienda proponga una somma
a titolo di risarcimento; 3) l'importo venga determinato dalle camere di
conciliazione che verranno istituite dal Tribunale. ? A cosa serve la
conciliazione? Nella class action il Tribunale decide se, in astratto, il
comportamento dell'azienda ha leso i diritti dei consumatori. Per valutare il
danno in concreto è necessario analizzare, attraverso la
conciliazione, i casi dei singoli danneggiati. ? Si deve sempre passare dalla
conciliazione? No, nei casi più semplici sarà il giudice a
determinare l'importo minimo da risarcire. Inoltre, l'azienda ha 60 giorni di
tempo per proporre un risarcimento che, se accettato dal consumatore, chiude
la causa in relazione a quel caso specifico. ? Se la conciliazione non va
bene, bisogna accettarla per forza? No. Se attraverso la conciliazione non si
raggiunge un accordo, il singolo è legittimato ad agire per far
liquidare il proprio risarcimento. ? Se la causa viene vinta, il risarcimento
arriva a tutti i consumatori? Il risarcimento spetta solamente a quei
consumatori che hanno aderito all'azione o siano intervenuti nel processo.
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( da "HelpConsumatori" del
25-01-2008)
News GIUSTIZIA. Anno Giudiziario, Carbone:
"Al cittadino garanzie di terzietà e imparzialità"
25/01/2008 - 16:53 "Il cittadino-utente della giustizia deve avere
garanzie di terzietà, di imparzialità e di durata ragionevole
del processo". Con queste parole il Primo Presidente della Corte di
Cassazione Vincenzo Carbone ha indicato uno dei primi obiettivi della
giustizia, ovvero lavorare sul rapporto giudici-parti del processo. Ma al
centro del sistema giudiziario anche altri rapporti come quello tra i giudici
e la collettività: "I magistrati - ha detto Carbone - non sono
una corporazione, non vogliono essere una casta o l'insieme di più
caste". Gli obiettivi fissati dal presidente seguono un bilancio chiaro
della giustizia e dei suoi problemi. Tra questi la lentezza dei processi.
"I tempi della giustizia - ha affermato Carbone- sono un elemento di
fortissimo trascinamento verso il basso per l'Italia, anche in tutti gli
altri indicatori internazionali con pesanti ricadute negative sulla crescita
del Paese e sul benessere dei cittadini". "Incontrovertibili e
intollerabili" sono i costi derivanti da questi ritardi. "Non si può
accettare - ha detto il premier dimissionario, Roma Prodi - in nessun modo
che dalle case delle nostre città escano sacchi di rifiuti che non si
smaltiscono perché non si sa dove portarli, allo stesso modo non è
accettabile che in una causa civile una udienza venga fissata, come si
è letto anche in questi giorni, al 2013 se non al 2020. Né è
accettabile che una sentenza sia depositata a distanza di anni dal momento
della decisione. Queste cose non si possono semplicemente ammettere, quale che
possa essere la giustificazione. Il tempo non è una variabile
irrilevante, come del resto ben sa chi deve operare sotto la minaccia di
termini perentori la cui scadenza conduce a conseguenze irreparabili".
Tra le ombre delle giustizia anche i "processi mediatici, che turbano la
serenità e ostacolano la tempestività della giustizia"- ha
detto presidente della Corte - sono dannosi e inutili. Un aumento
dell'audience non corrisponde a un miglioramento della giustizia".
Carbone ha inoltre ricordato l'introduzione in Italia
class action definendo "interessante la legittimazione a proporre
un'azione collettiva di associazioni e comitati adeguatamente rappresentativi dei
diritti dei singoli, che però deve essere unica anche per evitare
contrasti logici tra Giudicati con la presenza di più attori
esponenziali". 2008 - redattore: SB.
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( da "RomagnaOggi.it" del
25-01-2008)
Sei in news/Emilia-Romagna, data
25.01.2008, orario 18:38. PARMA - Ecco il piano 2008 per le associazioni di
promozione sociale PARMA - Formazione, consulenza, guide informative, ma
anche interventi specifici mirati a garantire la continuità: la
Provincia continua a sostenere le Associazioni di promozione sociale (ASP)
ovvero quelle organizzazioni che svolgono la propria attività non solo
all'esterno, come le associazioni di volontariato, ma anche per i propri
soci. Fra di esse si trovano vere “pietre miliari” dell'associazionismo
parmense come Arci, Famija pramzana, Cus, Pro loco e la gran parte delle
realtà sportive. La Provincia le sostiene con il nuovo Piano 2008, un
programma di interventi del valore di 30mila euro (di cui 14mila della
Regione) disegnato a partire da una indagine effettuata presso le
Associazioni che ne ha rilevate circa 1100 in tutto il territorio. Attualmente
iscritte al registro provinciale sono 191, dunque poco meno del 20 % delle
realtà delle Asp, che coinvolge una larga parte di cittadini impegnati
in ambito culturale, ricreativo, sportivo, a tutela e promozione diritti etc.
“ Il piano predisposto dalla Provincia riconferma molte delle azioni attivate
in questi tre anni in cui le associazioni iscritte all'albo sono passate da 53 a 191. Questa
realtà è un grande indicatore del livello di partecipazione
della nostra collettività. Per il loro sostegno abbiamo predisposto
una serie di servizi finalizzati ad accomunarne la nascita, come nel caso
delle associazioni di cittadini immigrati, o la crescita” ha detto
l'assessore provinciale alle Politiche sociali e sanitarie Tiziana
Mozzoninell'incontro di presentazione del Piano 2008. A realizzare i
servizi di consulenza saranno gli esperti di Forum solidarietà. “ Le
normative introdotte che regolano la vita dell'associazionismo impongono di
fatto una formazione continua per le persone che gestiscono queste
realtà, in particolare per gli amministratori – ha detto nell'incontro
Rossana Belletti del Centro servizi di Forum solidarietà presentando i
servizi offerti con il piano 2008, fruibili anche dalle associazioni non
iscritte all'albo provinciale. Eccoli in sintesi: a) consulenza giuridica,
fiscale, assicurativa, del lavoro § di sportello, consulenza “ad personam”,
per ogni singola associazione che ne fa richiesta. Impegna uno o più
professionisti a seconda della materia trattata; § on-line: attraverso il
sito www.sociale.parma.it si potrà accedere alla legislazione di
settore, alla normativa fiscale, alle news; vi sarà inoltre la
possibilità di porre quesiti direttamente ai consulenti. § Specifica
per cittadini immigrati che intendono costituire associazioni di promozione
sociale. b) corsi formativi relativi all'amministrazione e alle gestione
delle associazioni di promozione sociale I 4 corsi che saranno realizzati, si
pongono l'obiettivo di conferire strumenti pratici per la risoluzione di casi
concreti, ma anche strumenti teorici di inquadramento giuridico fiscale della realtà associativa di cui un membro di un
organismo collettivo è parte. c) serate formative/informative
Organizzate con il contributi di esperti, queste 4 serate hanno un carattere
tecnico e hanno lo scopo di aggiornare le associazioni di promozione sociale
sulle novità legislative in ambito giuridico - amministrativo, a
supporto dell'attività dei corsi di formazione. Una serata
sarà in particolare finalizzata alla comunicazione per un
miglioramento delle progettualità d) serate formative specifiche per
associazioni sportive dilettantistiche 4 serate (una per distretto) di
formazione e di sensibilizzazione sui temi della prevenzione del disagio
giovanile rivolte ai dirigenti e allenatori delle associazioni sportive
dilettantistiche. e) realizzazione di guide giuridico fiscali: Si prevede
inoltre la realizzazione di una guida sui temi della raccolta fondi e delle
agevolazioni fiscali. La guida avrà una sezione impostata in forma di
“domanda e risposta” sulle domande più comuni e ricorrenti in tema di
associazionismo di promozione fiscale, corredata di fac-simile. In questo
ambito sono già state realizzate “guida alle Aps” e una su “Privacy e
Siae” entrambe in ristampa perché esaurite. f) promozione e diffusione
iniziative Aps. Pubblicizzazione, promozione e diffusione delle iniziative
delle Associazioni attraverso il sito www.sociale.parma.it, al fine di dare
la massima visibilità possibile delle stesse e di far conoscere le
iniziative, i progetti, e così via. Pubblicazione ed invio news-letter
mensili relative alle iniziative delle associazioni e della pubblica amministrazione
in materia volontariato, associazionismo e di politiche sociali.
Aggiornamento database relativo alle associazioni di promozione sociale. In
particolare per ciascuna realtà avente caratteristica di associazione
di promozione sociale verrà riportato: anagrafica (completa di
identificativi dell'associazione dei referenti), ambiti di intervento e
destinatari, modalità organizzative, nonché principali
attività. g) attività di consulenza e formazione alle Aps che
utilizzano la tecnica dell'auto mutuo aiuto Realizzazione di un seminario
trasversale finalizzato a approfondire e implementare il dialogo tra soggetti
di natura diversa; Attività di coordinamento/consulenza al tavolo di
lavoro provinciale con rappresentanti delle Aps che possa dare continuità
di pensiero e azione al ruolo al tema del auto mutuo aiuto tra le Aps nella
provincia di Parma.
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ARTICOLI DEL 22-1-2008
A Zelo si è costituito un unico comitato, fronte
comune contro le multe dei T-Red ( da "Cittadino, Il" del 22-01-2008)
Poste nel caos milioni di lettere in ritardo - berizzi
e foschini a pagina 17 ( da "Repubblica, La" del 22-01-2008)
Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla puglia parte
la class action - giuliano foschini ( da "Repubblica, La" del 22-01-2008)
Cierre, una beffa estrema ( da "Stampa, La" del 22-01-2008)
Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla Puglia parte
la class action ( da "KataWeb News" del 22-01-2008)
Sugli indennizzi per la mancanza d'acqua, accantonata
la class action, le associazioni ( da "Messaggero, Il (Marche)" del 22-01-2008)
Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla Puglia parte
la class action ( da "Repubblica.it" del 22-01-2008)
L'armonizzazione penalizza i privati ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
22-01-2008)
Il progetto è strutturato in cinque assi
prioritari: puntano su sostenibilità e qualità dei prodotti Via
libera da Bruxelles alle risorse italiane per la pesca ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
22-01-2008)
Firme per lo spostamento della farmacia ( da "Corriere Adriatico" del 22-01-2008)
Parmalat, 40mila contro le banche estere pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 22-01-2008)
( da "Cittadino, Il" del
22-01-2008)
ZELO Poco meno di 10mila multe a Paullo,
circa 7mila a Spino, forse 3mila a Melegnano. Adesso ci sarà un unico
comitato per far fronte comune contro le "sanzioni elettroniche"
elevate al passaggio col rosso ai T-Red. Si è costituito nei giorni
scorsi a Zelo Buon Persico, di fronte ad almeno duecento persone tutte pronte
a presentare ricorso avanti al giudice di pace. Il 28 gennaio
comincerà la battaglia legale, con la prima udienza fissata
all'ufficio di Lodi per la contestazione delle sanzioni a Paullo (si
dovrà invece aspettare fino al 7 aprile per l'udienza di Crema, contro
il T-red spinese). È Alfonso Testa che ha convocato il popolo dei
multati, referente del comitato di Paullo e del nuovo supercomitato che
farà coordinamento anche per Spino e Melegnano. Proprio lui ha
snocciolato i dati relativi alle multe erogate e ai ricorsi presentati, che
per il momento sono circa 500: 400
a Paullo, circa 40 a Spino e un numero pare inferiore (non
quantificato) a Melegnano. A disposizione nei tre casi un modello simile di
opposizione alle multe avanti l'autorità giurisdizionale. Non solo:
potrà essere avanzato un esposto in Procura per segnalare eventuali
irregolarità con possibili ipotesi di dolo nella procedura
d'installazione e una denuncia penale per risarcimento di danni che potrebbe
sfruttare l'entrata in vigore della class action (azione collettiva in sede giurisdizionale). Nel Lodigiano i precedenti sono
incoraggianti: il prefetto e il giudice di pace hanno già dato ragione
ai multati di Tavazzano e Montanaso. In terra cremasca il prefetto ha chiesto
i documenti al comando di polizia locale di Spino, mentre il consigliere
provinciale Andrea Ladina ha presentato un'interrogazione al Torzzazo
per valutare la legalità del funzionamento di semafori intelligenti
senza autorizzazione prefettizia e collaudati dall'azienda costruttrice o che
li gestisce. "Noi riteniamo che oltre ad esserci un funzionamento
"abusivo" degli impianti T-Red, in assenza dell'autorizzazione
prefettizia - sostiene Testa -, al contempo si determini un malfunzionamento
degli stessi. Purtroppo ci sono automobilisti che per paura d'incappare nel
rosso, si fermano all'improvviso quando è giallo, a volte quando la
lanterna è verde. Si trovano spaesati, non sapendo più quale
atteggiamento tenere, con conseguenze negative sull'incolumità altrui
e propria". Secondo il rappresentante del comitato, in queste condizioni
gli automobilisti sarebbero sottoposti ad un vero e proprio stress.
"Varie sentenze parlano di danno psicologico - dice Testa -, che noi intendiamo
richiedere direttamente ai responsabili del procedimento (in questo caso ai
comandanti delle polizie locali, ndr). Per il momento si sta preparando
l'azione a Paullo. Chiederemo non meno di mille euro per ogni singolo
caso". Sull'annullamento delle multe in via giurisdizionale il caposaldo
del ricorso è impostato sulla notifica della sanzione, esibito non
direttamente dal corpo di polizia locale. Emiliano Cuti.
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( da "Repubblica, La" del
22-01-2008)
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Puglia scatta la class="term">class class="term">action
per il blocco delle consegne Poste nel caos milioni di lettere in ritardo
Berizzi e foschini a pagina 17 SEGUE A PAGINA 17.
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( da "Repubblica, La" del
22-01-2008)
Cronaca L'associazione dei piccoli comuni:
in campo un pool di legali, chiediamo un risarcimento Troppi ritardi, class="hilite">scoppia la rivolta e dalla
Puglia parte la class="term">class class="term">action
In alcuni quartieri di Bari distribuzione a singhiozzo. Ma in molti centri
dell'entroterra la posta non arriva per venti giorni consecutivi GIULIANO
FOSCHINI BARI - A Torremaggiore, entroterra di Foggia, la posta non è
arrivata per venti giorni consecutivi. "Niente lettere di lavoro, niente
comunicazioni della banca, niente di niente". A Bari, nella periferia
bene della città, le lettere si recapitano a singhiozzo: "Per
cinque giorni il postino non bussa, poi arriva tutta insieme. Saltano le
date, le scadenze, a volte le lettere si perdono". E' nata così,
da esperienze comuni di corrispondenza negata, l'idea di mettere su la prima class="term">class class="term">action contro Poste italiane.
Una causa collettiva, mossa da cittadini di mezza Italia, esasperati per gli
incredibili ritardi dei recapiti di lettere che si stanno verificando negli
ultimi mesi da nord a sud. "Abbiamo messo in movimento un pool di legali
per verificare la fattibilità dell'azione e utilizzare l'unico vero
strumento che può aiutare i consumatori", spiega Virgilio
Caivano, portavoce dell'associazione nazionale dei piccoli comuni. Lui abita
a Rocchetta Sant'Antonio, piccolo centro in provincia di Foggia, e la
cassetta della posta piena è diventata un lieto evento. "Non ne
potevo più - spiega - eravamo tutti esasperati, ho pensato che
bisognava fare qualcosa. Ho lanciato la proposta della class="term">class class="term">action
e in pochi giorni mi sono arrivate già cinquemila segnalazioni, dalla
Puglia e dalla Lombardia: speriamo che, almeno mettendoci insieme, ci venga
riconosciuto un diritto essenziale qual è la corrispondenza". A
leggere l'elenco dei disagi ce n'è per tutti i gusti. C'è chi
chiede alle Poste la "mora" della bolletta arrivata già
scaduta. Chi è arrabbiato e spaventato, "perché non è
riuscito a pagare in tempo il bollettino del mutuo". Chiede invece il
"rimborso morale" il ragazzo che non si è potuto presentare
in tempo al colloquio di lavoro, "dopo mesi che l'aspettavo". E poi
c'è l'abbonato fedele che è andato su tutte le furie quando si
è visto arrivare in cassetta la copia del settimanale uscita quindici
giorni prima in edicola. C'è chi poi la class="term">class class="term">action
se l'è già fatta in casa. I condomini di via Carafa 61, Bari,
stanno per presentare un esposto penale alla magistratura: "Interruzione
di pubblico servizio", dicono. "Sono quattro mesi - spiega Antonio
Mazzarella, medico del Pronto soccorso - che la posta arriva a singhiozzo. Un
giorno sì e quattro no. Non se ne può più, c'è
gente che ha avuto danni gravissimi da questa situazione". "Ci sono
problemi e stiamo facendo di tutto per risolverli" rispondono da Poste
Italiane. "Per quanto riguarda la class="term">class class="term">action,
a nostro parere non ci sono però le condizioni di legge per muoverla:
soltanto in Puglia ci sono 51 centri per lo smistamento che funzionano
regolarmente". Dov'è allora l'intoppo? "Dal fatto che i
portalettere sono pochi e non vengono sostituiti" sostiene Nico Di
Ceglie, sindacalista della Cgil. "Una malattia, un infortunio, riescono
a mettere in ginocchio un intero quartiere". E' successo proprio a Bari
qualche giorno fa: un portalettere, mentre era a lavoro, fu inseguito e morso
da un cane imbizzarrito. I condomini tutti gli augurano una pronta
guarigione.
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( da "Stampa, La" del
22-01-2008)
Partitissima Poteva essere la sfida del
rilancio 3 TIRO DECISIVO ESPULSO PASSERA Cierre, una beffa estrema Il
canestro della sconfitta con Venezia a filo di sirena gela i tifosi del
Palasanquirico ENZO ARMANDO Le sconfitte del 2008 Sul 70-69 per la Tubosider
allo scadere è arrivata la "bomba" da tre di Carrizzo La
prematura uscita del coach costa agli astigiani anche quattro tiri liberi
contro ASTI Il cuore c'è, la fortuna continua invece a latitare. La
Tubosider ha perso sul fischio della sirena il difficile confronto con la
Reyer Venezia. A decidere una partita di un'intensità incredibile
è stato un tiro da tre di Carrizzo. Il finale è stato allo
sprint. Al 9' le due squadre erano sul 68-68. A -12'' Biganzoli
commetteva un fallo ingenuo su Rombaldoni: la medaglia d'argento ad Atene
segnava un libero su due. Nell'azione successiva si apriva un'autostrada per
Castelli che andava a schiacciare per il 70-69. Ma mancavano ancora 4 secondi
che il Venezia riusciva a sfruttare con il rocambolesco canestro per il 70-72
conclusivo (19-17, 29-30, 51-48 i parziali). Senza Jack Passera, e in attesa
del rinforzo sotto le plance, la Cierre ha avuto un avvio strepitoso con un
13-0 iniziale, rintuzzato da uno 0-15 dei veneti. La partita è
proseguita all'insegna dell'equilibrio con il Venezia scatenato nelle triple
con Sartori (3/3) e il nazionale Prandin (4/5). Ma i bancari sono sempre
rimasti dentro l'incontro grazie al solito, superlativo Ferrari, a un Di
Gioia a tratti maestoso, a un Mapelli incisivo e alla difesa tenace di
Allara, Brezzo e Castelli. Attacco all'arbitro. A partita conclusa, il diesse
della Tubosider Enzo Daniele ha criticato i direttori di gara: "Abbiamo
assistito all'ennesimo arbitraggio scandaloso, non all'altezza di grandi
giocatori come quelli messi in campo da Venezia. Non possiamo tollerare che
al gap tecnico che evidentemente esiste tra noi ed alcune squadre si
aggiungano direzioni di gara penalizzanti". Daniele pone l'accento anche
su un altro aspetto: "Tra l'altro da diverse gare non siamo più
seguiti dal commissario arbitrale, segno della scarsa considerazione in cui
siamo tenuti dai designatori, ma adesso non staremo più zitti e ci
faremo sentire in tutte le sedi opportune". E' anche vero che quando si
è ultimi difficilmente la Federazione invia i migliori fischietti. Ma
due tecnici sono troppi.Rimediare un tecnico nel primo quarto con la
Tubosider in vantaggio per 13-0 suona a demerito della Cierre. Il primo
è stato assegnato al vice-presidente Enzo Gai, che era l'incaricato
allo scout: due liberi regalati a Rombaldoni. Il secondo è toccato
alla panchina con palla in mano alla Cierre ed è costato l'espulsione
a coach Passera (sostituito dal vice Massimo Pettenuzzo): quattro tiri dalla
lunetta tutti realizzati da Carrizo e rimessa al Venezia. Totale: 6 punti in dono ai veneti e tenendo conto della
situazione d'emergenza di casa Tubosider, non era proprio il caso di fare
quest'ulteriore concessione. Tubosider: Allara, Brezzo 6, Castelli 8,
Biganzoli 9, Di Gioia 10, Savoldelli 1, Ferrari 25, Colletti ne, Mapelli 11,
Palmesino ne.
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( da "KataWeb News" del
22-01-2008)
Alle 07:48 - Fonte:
Cronaca">repubblica.it - 0 commenti IL CASO. L'associazione dei
piccoli comuni: in campo un pool di legali, chiediamo un risarcimento In
alcuni quartieri di Bari distribuzione a singhiozzo. Ma in molti centri
dell'entroterra la posta non arriva per venti giorni consecutivi Giuliano
Foschini.
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( da "Messaggero, Il
(Marche)" del 22-01-2008)
Di SERGIO BIAGINI Sugli indennizzi per la
mancanza d'acqua, accantonata la class action, le associazioni di categoria e
quelle dei consumatori tentano la strada della conciliazione. Diverse ipotesi
sono in questo momento allo studio e il 28 gennaio si dovrebbe discutere la
proposta unitaria dei consumatori che sarà portata subito
all'attenzione dell'Ato e poi della Ciip. Cittadinanzattiva come si sa ha
individuato con i propri associati una possibile piattaforma di discussione
quantificando in 25 euro il risarcimento giornaliero per ogni utente che
arriverebbe a 75 considerando il nucleo familiare. Il tutto moltiplicato
ipoteticamente per le quarantamila circa utenze. "Proporremo questo
schema all'incontro fissato con le altre associazioni per lunedì 28
gennaio" dice il responsabile Alberto Franco. Per l'Adiconsum
però "è prematuro parlare di cifre". "Inutile
anticipare i termini della contrattazione" dice la responsabile regionale
Silvana Santinelli. "I danni sono variegati e occorre conteggiare i
giorni di erogazione mancata e quelli di razionamento parziale. Certamente
una soluzione forfettaria è più praticabile di una trattativa
caso per caso". "Le cifre che ho sentito mi sembrano al
ribasso" nota Micaela Girardi, presidente del Movimento difesa del
cittadino. "Sarà il tavolo delle associazioni a valutare e
decidere gli importi. L'azione risarcitoria collettiva che da noi sarà efficace solo a luglio non è
praticabile, per cui ci pare più adatta l'azione extragiudiziale. La conciliazione
poi può evitare contenziosi e costi ulteriori per tutta la
collettività". Oltre agli utenti sono mobilitate per gli
indennizzi anche le categorie dei lavoratori e le aziende. La
Confcommercio ha avviato la conta dei danni. "I picchi di criticità
soprattutto nei primi 5 giorni di interruzione, hanno messo praticamente in
ginocchio l'intera cittadinanza ed in particolare le imprese commerciali, con
in testa bar, ristoranti ed alberghi" dice il direttore Giorgio Fiori.
"Dopo aver distribuito un questionario a tutti gli associati, per
effettuare un primo screening del numero di imprese realmente danneggiate,
stiamo redigendo in questi giorni la quantificazione del danno patito da ogni
singola impresa, ricompresa nel gruppo di quelle danneggiate. Abbiamo
ritenuto più utile accantonare l'ipotesi della class action, poiché
non potrà esperirsi prima del prossimo mese di Luglio, e passare
quindi a quella della conciliazione. Certamente il lavoro è piuttosto
arduo poiché mentre la cittadinanza rimasta senz'acqua ha subito più
che altro un grande disagio per le imprese la situazione è ben diversa
poiché le stesse hanno avuto dei veri e propri danni economici ed ognuna per
importi diversi". "Tra le imprese da noi monitorate - sottolinea
Fiori - c'è infatti chi ha dovuto ridurre di gran lunga la normale
attività, ma c'è anche chi è stato costretto a chiudere
per alcuni giorni o che ha subito il danneggiamento di una qualche
attrezzatura, senza poi considerare le spese extra di acqua minerale, taniche
ed altro. Si dovranno ipotizzare diversi parametri per la Conciliazione collettiva, raggruppando le imprese per gruppi di danni
omogenei subiti. Ci auguriamo - conclude Fiori - che una tale soluzione sia
condivisa anche dalla Ciip poiché in caso contrario dovremo ipotizzare
centinaia di singole vertenze legali e non credo che la cosa convenga ad
alcuno". La Confesercenti da parte sua ha messo a disposizione degli
associati l'avvocato Girardi per un patrocinio gratuito in favore di chi
vorrà richiedere i danni. "Abbiamo anche individuato - dice
Paride vagnoni - i documenti che vanno allegati alle richieste".
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( da "Repubblica.it" del
22-01-2008)
IL CASO. L'associazione dei piccoli
comuni: in campo un pool di legali, chiediamo un risarcimento Troppi ritardi,
scoppia la rivolta e dalla Puglia parte la class="term">class class="term">action
In alcuni quartieri di Bari distribuzione a singhiozzo. Ma in molti centri
dell'entroterra la posta non arriva per venti giorni consecutivi di GIULIANO
FOSCHINI Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla Puglia parte la class="term">class class="term">action"/> BARI - A
Torremaggiore, entroterra di Foggia, la posta non è arrivata per venti
giorni consecutivi. "Niente lettere di lavoro, niente comunicazioni
della banca, niente di niente". A Bari, nella periferia bene della
città, le lettere si recapitano a singhiozzo: "Per cinque giorni
il postino non bussa, poi arriva tutta insieme. Saltano le date, le scadenze,
a volte le lettere si perdono". E' nata così, da esperienze
comuni di corrispondenza negata, l'idea di mettere su la prima class="term">class class="term">action contro Poste italiane.
Una causa collettiva, mossa da cittadini di mezza Italia, esasperati per gli
incredibili ritardi dei recapiti di lettere che si stanno verificando negli
ultimi mesi da nord a sud. "Abbiamo messo in movimento un pool di legali
per verificare la fattibilità dell'azione e utilizzare l'unico vero
strumento che può aiutare i consumatori", spiega Virgilio
Caivano, portavoce dell'associazione nazionale dei piccoli comuni. Lui abita
a Rocchetta Sant'Antonio, piccolo centro in provincia di Foggia, e la
cassetta della posta piena è diventata un lieto evento. "Non ne
potevo più - spiega - eravamo tutti esasperati, ho pensato che
bisognava fare qualcosa. Ho lanciato la proposta della class="term">class class="term">action
e in pochi giorni mi sono arrivate già cinquemila segnalazioni, dalla
Puglia e dalla Lombardia: speriamo che, almeno mettendoci insieme, ci venga
riconosciuto un diritto essenziale qual è la corrispondenza". A
leggere l'elenco dei disagi ce n'è per tutti i gusti. C'è chi
chiede alle Poste la "mora" della bolletta arrivata già
scaduta. Chi è arrabbiato e spaventato, "perché non è
riuscito a pagare in tempo il bollettino del mutuo". Chiede invece il
"rimborso morale" il ragazzo che non si è potuto presentare in
tempo al colloquio di lavoro, "dopo mesi che l'aspettavo". E poi
c'è l'abbonato fedele che è andato su tutte le furie quando si
è visto arrivare in cassetta la copia del settimanale uscita quindici
giorni prima in edicola. C'è chi poi la class="term">class class="term">action
se l'è già fatta in casa. I condomini di via Carafa 61, Bari,
stanno per presentare un esposto penale alla magistratura: "Interruzione
di pubblico servizio", dicono. "Sono quattro mesi - spiega Antonio
Mazzarella, medico del Pronto soccorso - che la posta arriva a singhiozzo. Un
giorno sì e quattro no. Non se ne può più, c'è
gente che ha avuto danni gravissimi da questa situazione". "Ci sono
problemi e stiamo facendo di tutto per risolverli" rispondono da Poste
Italiane. "Per quanto riguarda la class="term">class class="term">action,
a nostro parere non ci sono però le condizioni di legge per muoverla:
soltanto in Puglia ci sono 51 centri per lo smistamento che funzionano
regolarmente". Dov'è allora l'intoppo? "Dal fatto che i portalettere
sono pochi e non vengono sostituiti" sostiene Nico Di Ceglie,
sindacalista della Cgil. "Una malattia, un infortunio, riescono a
mettere in ginocchio un intero quartiere". E' successo proprio a Bari
qualche giorno fa: un portalettere, mentre era a lavoro, fu inseguito e morso
da un cane imbizzarrito. I condomini tutti gli augurano una pronta
guarigione. (22 gennaio 2008.
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( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 22-01-2008)
Lavoro e Opportunità Pagina 11027
Gli effetti della riforma L'armonizzazione penalizza i privati Gli effetti
della riforma di Elio Lannutti * --> di Elio Lannutti * Il programma
dell'Unione contemplava la cosiddetta armonizzazione delle rendite
finanziarie, per evitare che la tassazione sui redditi da lavoro, fosse
più pesante rispetto al "capital gain" (guadagni) degli
investimenti di Borsa e sugli interessi percepiti. Oggi, sui rendimenti di
azioni, Bot, titoli di Stato, (tornati d'attualità con guadagni che
superano l'inflazione dopo gli aumenti dei tassi da parte della Banca
centrale europea), l'imposta è del 12,5%, mentre sulla remunerazione
degli interessi su conti correnti e depositi bancari (fissati a tassi dello
0,020-0,30) l'aliquota è del 27%. L'armonizzazione ideata dal Governo
vorrebbe fissare l'aliquota al 20%, abbassando i rendimenti sui depositi e i
libretti di risparmio, che non rendono nulla, aumentando invece quelli sui
titoli di Stato, che rendono qualcosa. Saranno colpiti dalla variazione
dell'imposta sostitutiva solo i detentori privati residenti, mentre le
società pagheranno - come in precedenza - in funzione del reddito
imponibile (alla formazione del quale contribuiscono gli interessi sui
titoli), mentre i detentori esteri sono esenti. Simulando gli effetti della
variazione preannunciata dell'imposta sugli interessi applicata ai detentori
domestici, prendendo a base i dati del luglio 2007, si ottiene: 1) Titoli di
Stato in essere: 1.347.951 miliardi di euro; tasso medio lordo di rendimento:
4,14 % (Fonte Tesoro); monte interessi sui titoli di Stato: 55,805 miliardi
di euro. 2) Titoli di Stato detenuti dalle famiglie italiane al 30 giugno
2007: 176,008 miliardi di euro (Bot: 24,681; Cct: 25,107; Btp: 126,220), pari
al 13,06% del totale. (Fonte Suppl. Conti Finanziari n° 64 del 2007). Da
ciò ne consegue che gli interessi di pertinenza delle famiglie (il
13,06%) equivalgono a 7,288 miliardi di euro. Applicando una tassa del 12,5%
si ottengono 911 milioni di euro, mentre con una aliquota al 20% il risultato
è di 1,458 miliardi di euro. In altre parole, il passaggio
dell'imposta dal 12,5 al 20% darebbe luogo a 547 milioni di euro a carico
delle famiglie, con maggiori uscite sostenute dai detentori di titoli di
Stato residenti in Italia. Per evitare di colpire i piccoli risparmiatori,
Adusbef - oltre a ritenere incostituzionale l'eventuale aumento delle
aliquote per i titoli in circolazione - ha proposto che vengano esentati i
risparmi sui titoli di Stato, per singola famiglia, fino a 50 mila euro. Ma
ha anche richiesto al Governo l'applicazione del primo pacchetto Bersani
sulla simmetria dei tassi, in vigore dal giugno 2006: provvedimento che
all'articolo 10 impone analogo aumento su conti correnti e libretti di
risparmio in caso di manovra della Bce sul costo del denaro. Se il Governo
dovesse decidere di procedere a elevare le tasse anche sui risparmi, dovrebbe
imporre il rispetto della reciprocità, facendo elevare anche i tassi
sui conti correnti: i risparmiatori rientrerebbero dalle perdite per il
rialzo della tassazione sulle rendite. class="hilite">Il
mancato rispetto dell'articolo 10 (che sarà oggetto di una class="term">class class="term">action) ha consentito alle
banche di intascare 5,9 miliardi di euro su 23,8 miliardi di utili netti nel
2007: soldi dei correntisti, incamerati dalle banche. * Presidente Adusbef.
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( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 22-01-2008)
Impresa Oggi Pagina 11031 Settore ittico
Il nuovo Fondo europeo (Fep) sarà operativo sino al 2013. Appello
dell'Agci agrital: per evitare rallentamenti serve un accordo tra le regioni
Il progetto è strutturato in cinque assi prioritari: puntano su
sostenibilità e qualità dei prodotti Via libera da Bruxelles
alle risorse italiane per la pesca Settore ittico. Il nuovo Fondo europeo
(Fep) sarà operativo sino al 2013. Appello dell'Agci agrital: per
evitare rallentamenti serve un accordo tra le regioni --> La Commissione
europea ha approvato il Programma operativo dell'Italia per l'utilizzo del
Fondo europeo per la pesca, il nuovo strumento di finanziamento dedicato al
settore ittico che sarà attivo sino al 2013. La prima bozza era stata
bocciata e il ministro Paolo De Castro ha, in tempi brevi, riformulato una
proposta che la commissione ha approvato lo scorso 8 gennaio. Per la pesca
italiana nei prossimi 7 anni ci saranno a disposizione, tra finanziamenti
europei e statali, circa 848.685 milioni di euro, di cui 424.342 milioni a
carico del bilancio comunitario. IL RUOLO DELLE REGIONI La quota a carico
della comunità europea sarà poi ripartita tra le regioni
interessate dall'obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia)
che potranno contare su una dotazione di 318.281 milioni di euro, mentre per
le altre, tra le quali la Sardegna, ci saranno a disposizione 106.060 milioni
di euro comunitari. Su questa successiva ripartizione tra le regioni
interviene Giampaolo Buonfiglio, presidente dell'Agci agrital, che chiede
"l'intervento del ministero per accelerare gli accordi con le regioni,
per evitare di rallentare l'operatività del Fep". Infatti, solo
dopo che le risorse saranno ripartite tra le regioni, organizzate nei singoli
piani regionali ed emanati i bandi, si potranno di fatto iniziare gli
interventi ammessi dal Fep. "Inoltre", prosegue Buonfiglio,
"tutte le misure per la flotta saranno gestite, per la prima volta,
dalle regioni ed è necessario che si crei una cabina di regia per
omogeneizzare le regole ed evitare discriminazioni agli operatori". FEP
E ASSI DI INTERVENTO Nel periodo di attività dello Sfop, il vecchio
fondo strutturale andato in pensione lo scorso anno, l'Italia ha fruito di
finanziamenti europei per circa 410 milioni di euro che, secondo il ministero
delle Politiche agricole e forestali, sono serviti a finanziare oltre 5.200
progetti e a mantenere circa 30.300 posti di lavoro nel settore della pesca
marittima. Il nuovo programma comunitario, che per diventare efficace aveva
necessità proprio dell'approvazione del Programma operativo
predisposto da ciascuno Stato membro, è strutturato su 5 assi
prioritari che puntano sulla sostenibilità e sulla qualità dei
prodotti. Il primo asse, che in parte potrebbe essere gestito direttamente
dalle regioni, è destinato all'adeguamento della flotta da pesca e ha
come obiettivo la promozione della sostenibilità nella pesca
marittima. Al suo interno sono previste misure per garantire l'equilibrio
delle risorse come il fermo temporaneo dell'attività, gli interventi a
bordo dei pescherecci e per la selettività degli attrezzi da pesca, ma
anche misure socio economiche come la formazione e la diversificazione delle
attività. ACQUACOLTURA Il secondo asse è dedicato
all'acquacoltura e alla pesca nelle acque interne, ma anche alla
trasformazione e commercializzazione dei prodotti. L'obiettivo è
quello di promuovere attività economiche investendo in particolar modo
sulla qualità, sull'igiene e le condizioni di lavoro e sulla creazione
di nuovi metodi innovativi e rispettosi dell'ambiente. LE MISURE COMUNI Gli ultimi
tre assi sono destinati a misure di interesse più generale. Il terzo
asse finanzia misure con un ambito di interesse più vasto di quello
delle imprese private e mira quindi a realizzare gli obiettivi più
generali della politica della pesca. Qui potranno infatti
essere finanziate azioni collettive, misure per la conservazione della flora
e fauna ittica, ma anche porti da pesca pubblici o privati finalizzati a
migliorare i servizi offerti, campagne per i consumatori e gli interventi sui
pescherecci per destinarli ad altre attività. Gli ultimi due
assi, il quarto e il quinto, sono destinati allo sviluppo sostenibile delle
zone da pesca e all'assistenza tecnica. ROBERTA KAPPLER.
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( da "Corriere
Adriatico" del 22-01-2008)
I residenti chiedono anche un nuovo spazio
per l'ufficio postale lontano dalla strada provinciale Firme per lo
spostamento della farmacia Mobilitazione a Santa Maria Apparente, proposta la
sede dell'ex elementare CIVITANOVA - Sono quasi 500 le firme raccolte a Santa
Maria Apparente e presentate all'amministrazione per chiedere lo spostamento
della farmacia comunale. Una richiesta che ha visto in
prima linea il circolo "Marinetti" di Azione Giovani
ma anche gli assessori Fabrizio Ciarapica di An e Claudio Morresi della lista
civica "Insieme per Civitanova con Marinelli". Proprio da Morresi,
era arrivata la proposta di utilizzare alcuni spazi dell'ex scuola elementare
di via Vecellio, ora spostata in una nuova sede. In particolare,
c'è un locale adibito a palestra che potrebbe ospitare, dopo adeguato
restauro, la farmacia mentre il resto dell'ex scuola diventerà un
asilo. Una proposta che piace ai firmatari della petizione. "La nuova
collocazione sarebbe ottimale spiegano Daniele Rossi e Luca Romoli del
circolo di Azione Giovani la palestra dell'ex scuola
si trova nel centro del quartiere, di fronte alla chiesa e adiacente ad un
parcheggio. Inoltre gli spazi a disposizione permetterebbero di far crescere
la stessa farmacia, fornendo servizi adeguati alla legge che liberalizza la
vendita dei farmaci senza prescrizione medica. Senza contare che la palestra,
con il muro rivolto verso la piazza, crea uno sgradito impatto architettonico
mentre la farmacia, con le sue vetrine, renderebbe più gradevole e
accogliente la stessa piazza". La farmacia comunale attualmente si trova
lungo la provinciale 485 "maceratese", in prossimità di un
incrocio molto trafficato. Una zona pericolosa per l'utenza (difficile anche
attraversare la strada) e priva di parcheggi. Inoltre sono angusti gli spazi
a disposizione. Di qui la ricerca di una nuova sede, senza barriere
architettoniche. Tra i vantaggi segnalati nella petizione, anche aspetti
economici. "L'affitto dichiarano Romoli e Rossi andrebbe direttamente al
Comune che riverserebbe l'utile per la collettività". Ora la
proposta passerà alla giunta con l'avallo, non indifferente, di due
assessori. Dunque la soluzione del trasferimento nella palestra della vecchia
scuola elementare pare in pole position rispetto ad altre prospettate dalla
maggioranza. Non è solo la farmacia comunale, però, che ha
bisogno di una sede più adeguata. Da anni i residenti chiedono lo
spostamento dell'ufficio postale, anch'esso ubicato lungo la provinciale,
privo di parcheggi e difficile da raggiungere a piedi senza il rischio di
essere investito. Al momento non ci sono locali di proprietà comunale
a disposizione ma solo un'area dove è in progetto un centro civico.
Qui potrebbero essere ricavati locali da mettere a disposizione delle Poste
Italiane. Ma i tempi sono inevitabilmente lunghi. Inoltre bisognerà
sempre verificare la disponibilità delle Poste e trovare un accordo
sugli affitti. E.P.,.
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( da "Giornale.it, Il" del
22-01-2008)
Parmalat, 40mila contro le banche estere
di Redazione - martedì 22 gennaio 2008, class="hilite">16:18
Class class="term">action I giudici per
ora prendono atto delle richieste che saranno illustrate nella prossima
udienza, il 7 di marzo, perché tutti hanno chiesto i termini per studiare a
fondo la questione. Domani toccherà a un'altra banca, Bank of America,
ma il processo sarà aggiornato per lo sciopero dei penalisti. Prima o
poi i due processi diventeranno un solo perchè il fatto e l'accusa
sono gli stessi. Dopodomani nella stessa aula grande della corte d'assise
d'Appello riprnederà invece il processo a Tanzi con l'interrogatorio
di Maurizio Bianchi della società di revisione Grant Thornton. La
vicenda dovrebbe arrivare a conclusione con la sentenza prima dell'estate. A
marzo a Parma invece inizierà il dibattimento più importante quello
dove si parla della bancarotta, l'unico nelle previsioni generali a non
rischiare di finire in prescrizione.
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