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Il PuntO n° 86  Class action.Inizia il fuoco di sbarramento

 

 

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INDICE

 

 

Articoli dal 29 gennaio al 6 febbraio 2008

Sequestrati nel Milanese 120 contatori gas Consumi superiori a quelli effettivi, anche del 15%  (Il Corriere della Sera 29-1-2008)

Articoli dal 26 al 28 gennaio 2008

Articoli dal 23 al 25 gennaio 2008

Articoli Del 22-1-2008

ARCHIVIO DEL DOSSIER

 

Sequestrati nel Milanese 120 contatori gas Consumi superiori a quelli effettivi, anche del 15%  (Il Corriere della Sera 29-1-2008)

Nell'ambito di un'indagine su presunte truffe che coinvolge Snam Rete Gas, Italgas, Aem e Arcalgas. I consumatori annunciano class action

 

Contatori del gas tanto vecchi da segnalare consumi superiori a quelli effettivi, anche del 15%. È in corso a Bussero, un comune del Milanese, un sequestro di circa 120 contatori del gas di abitazioni private da parte della Guardia di finanza di Milano. Si tratta di un campione rappresentativo, secondo criteri relativi all'anno di costruzione, di installazione e al modello, il cui sequestro è stato ordinato dai pm Sandro Raimondi e Maria Letizia Mannella sulla base di una consulenza depositata dalla Procura, nell'ambito di un'indagine su presunte truffe ai danni dei consumatori che coinvolge Snam Rete Gas, Italgas, Aem e Arcalgas.

IPOTESI TRUFFA - Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, le bollette di milioni di famiglie italiane sarebbero aumentate nel corso degli ultimi anni per un presunto rincaro illecito che in media si aggirerebbe attorno al 10% per un totale stimato intorno a 500 mila metri cubi di gas, pagati ma mai erogati. Paolo Scaroni, ad dell'Eni, Carlo Malacarne, numero uno di Snam Rg, Giovanni Locanto dell'Italgas, Giuliano Zuccoli, ad di Aem e altri sette manager sarebbero accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. La perizia del tecnico ha riguardato contatori per uso domestico con membrane naturali che, con il tempo, perdono di elasticità, falsando i valori di gas effettivamente consumato.

MARGINE DI ERRORE - La perizia ha preso in esame 55 contatori, alcuni dei quali talmente usurati da non poter essere misurati. Dei 42 passati in rassegna tutti quelli con membrana naturale, ovvero una trentina, hanno manifestato margini di errore superiori al consentito, raggiungendo il picco del 15,2% di gas non erogato rispetto al pagato. Se le stime fossero veritiere ed estendibili a tutta Italia le reti di fornitura del gas distribuirebbero mezzo miliardo di metri cubi in meno all'anno rispetto a quanto risulta nelle bollette.

CONSUMATORI - Le associazioni dei consumatori annunciano una class action e stimano danni forfettari per 120-150 euro a famiglia. Il Codacons si costituirà parte civile nel procedimento per consentire ai consumatori di ottenere il rimborso delle maggiori somme pagate. L'associazione guidata da Carlo Rienzi «invita fin da ora gli utenti con contatori vecchi, clienti delle società coinvolte nei controlli che hanno dimostrato consumi errati, a conservare le bollette del gas e inviare al proprio gestore una raccomandata nella quale si chiede il rimborso delle erogazioni conteggiate e mai effettuate per gli ultimi 5 anni».

CINQUE ANNI - L'Unione nazionale consumatori chiede che se l'inchiesta confermerà le perizie «gli utenti siano risarciti per la differenza almeno a partire dai cinque anni precedenti, oltre i quali scatta la prescrizione, tenendo presente che su un consumo di 1.400 metri cubi annui l'indebita maggiorazione potrebbe arrivare a 150 euro l'anno». Telefono Blu Sos Consumatori si dice «pronto a chiedere la restituzione immediata del maltolto a tutte le famiglie attraverso le bollette». L'associazione «punta quindi, ancora prima di lanciare centinaia di ricorsi, a un'azione unilaterale degli erogatori con un mega rimborso a tutti gli aventi diritto». Adusbef e Federconsumatori chiedono «al fine di evitare future frodi e truffe, che anche i contatori di luce siano sottoposti alla procedura di omologazione presso i centri Sit».

29 gennaio 2008

 


ARTICOLI DAL 26 AL 28 GENNAIO 2008-01-29

 

Franza o Spagna, purché se... pesca! ( da "Italia Oggi (Agricoltura Oggi)" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action

Class action, pubblicità allerta ( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action

T-red, nasce il supercomitato veneto ( da "Corriere del Veneto" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action

T-red, nasce il supercomitato veneto Stangate ai semafori, nasce un supercomitato ( da "Corriere del Veneto" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action

MODULO CODACONS PER CHIEDERE SGRAVI ALL'ASìA: MILLE EURO DI INDENNIZZO PER AVER PAGATO INGIUSTAMENTE ( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action

DAI PROCESSI MEDIATICI DANNI ALLA GIUSTIZIA ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-01-2008)
Argomenti: Class Action

Petizioni, reclami e class action, la battaglia continua ( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 27-01-2008)
Argomenti: Class Action

E' operativo il piano di sviluppo rurale ( da "Messaggero Veneto, Il" del 27-01-2008)
Argomenti: Class Action

Uno spauracchio chiamato class action ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-01-2008)
Argomenti: Class Action

Fecondazione, i pazienti pronti a una class action contro il governo ( da "Manifesto, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

Grazie a Parmalat ecco la class action ( da "Giornale di Vicenza, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-01-27 num: - pag: 8 autore: di B... ( da "Corriere della Sera" del 28-01-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Class Action

Tre anni e poi lascia È giallo sul Cavaliere ( da "Tempo, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

Palm chiude i retail e una class action contro Treo ( da "Vnunet.it" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

Una class action contro truffe 899? ( da "Virgilio Notizie" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

<Codacons> propone una <Class action> a tutela dei clienti di Monza e Brianza ( da "Giornale di Vimercate" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

TLC: CONSUMATORI VALUTANO CLASS ACTION CONTRO TRUFFE 899 ( da "Prima Comunicazione" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

Il governo stava studiando "correttivi" alla class action (2) ( da "Velino.it, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

Il governo stava studiando "correttivi" alla class action ( da "Velino.it, Il" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

Fondi sovrani l'Occidente chiede regole ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action

Posta in perenne ritardo, i Comuni minacciano azioni legali ( da "Varesenews" del 28-01-2008)
Argomenti: Class Action


Articoli

Franza o Spagna, purché se... pesca! (sezione: Class action)

( da "Italia Oggi (Agricoltura Oggi)" del 26-01-2008)

Argomenti: Class Action

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Mercato Agricolo Numero 022, pag. 24 del 26/1/2008 Autore: Lorenzo Roida Visualizza la pagina in PDF       nelle reti/546 milioni di euro dai due stati ue alla pesca Franza o Spagna, purché se... pesca! Spagna. Il governo spagnolo ha approvato un piano 2008 di rilancio della pesca, con una dotazione finanziaria di 236 milioni di euro, che mira a migliorare la competitività delle imprese. Sarà sostenuta la realizzazione di azioni collettive destinate a contribuire in modo sostenibile alla gestione e alla conservazione delle risorse, promuovendo metodi di pesca selettivi e riducendo le catture accessorie. Il piano cercherà anche di migliorare le condizioni di lavoro e la sicurezza per i lavoratori. In relazione alla sicurezza, in particolare, il ministero sottoscriverà un accordo con la Sasemar (società di soccorso e sicurezza marittima) per un importo di 13 mln di euro, per migliorare la sicurezza dei lavoratori marittimi. Francia. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha presentato un piano da 310 milioni di euro in tre anni per rilanciare la pesca. "Il piano permetterà alle imprese di ritrovare redditività e comporta misure sociali, economiche, ecologiche e di sicurezza", ha precisato il ministro Michel Barnier. Il piano sarà, in gran parte, finanziato da una tassa del 2% sulla vendita di pesci nella grande distribuzione (valutata in 240 milioni in tre anni); il resto sarà a carico del bilancio del ministero e del Fep. L'essenza del piano riguarda l'ammodernamento delle barche come risposta al "caro gasolio". Lo stato vuole aiutare i pescatori a utilizzare combustibili alternativi meno costosi e a dotarsi di motorizzazioni più economiche perché, spiega un tecnico francese, "c'è sovracapacità di pesca, con barche dai motori che consumano troppo gasolio e non sono abbastanza selettivi sulle specie pescate".

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Class action, pubblicità allerta (sezione: Class action)

( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 26-01-2008)

Argomenti: Class Action

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Pubblicità Numero 022, pag. 16 del 26/1/2008 Autore: Pagina a cura di Federico Unnia Visualizza la pagina in PDF       class="hilite">Gli effetti della nuova norma a tutela dei consumatori secondo l'avvocato Ugo Ruffolo Class class="term">action, pubblicità allerta Anche la comunicazione a rischio per messaggi ingannevoli Il mondo della pubblicità non deve sottovalutare il rischio che singoli consumatori e le loro associazioni possano promuovere class="term">class class="term">action a seguito della diffusione di messaggi ritenuti scorretti. è quanto ipotizza l'avvocato Ugo Ruffolo, professore ordinario di diritto civile presso l'Università di Bologna e tra i paladini dei consumatori. La legge sulle class="term">class class="term">action, come noto, ha portato un forte stravolgimento nel panorama del rapporto tra cittadini e imprese. "Di certo la legge poteva essere scritta meglio. Ma nel complesso non possiamo che valutarla positivamente, se non altro per il fine che intende perseguire". E quali sono i settori più a rischio? "Teoricamente tutti quelli in cui si concludono contratti in serie o si pongono in essere pratiche commerciali scorrette o prassi anticoncorrenziali", continua Ruffolo. "Penso alle banche, assicurazioni, servizi telefonici, alimentare e il farmaceutico". Molti settori nei quali la pubblicità rappresenta lo strumento principale nella relazione con i consumatori. Con l'introduzione nel Codice del consumo del divieto di pratiche commerciali scorrette (pubblicità ingannevole e comparativa illecita), nell'ambito di applicazione della nuova normativa rientra anche la comunicazione. "Tutti i messaggi pubblicitari scorretti", continua l'avvocato, "che abbiano indotto alla conclusione di contratti lesivi dei diritti di una pluralità di consumatori possono comunque giustificare un'azione collettiva risarcitoria. Insomma, siamo solo all'inizio e non è escluso che si possa assistere anche a clamorose iniziative". Ma torniamo alla tanto discussa e criticata legge sulla class="term">class class="term">action. "Questa normativa segna un passaggio fondamentale nella tutela dei consumatori in quanto ha effetti rivoluzionari". L'Italia su questo campo è sempre stata in ritardo. Da ricordare, prima dell'avvento del Codice del consumo, la legge n. 281/1998 sulla tutela collettiva dei diritti ed interessi dei consumatori, in qualche modo collegate anche alla pubblicità. Ora la Penisola, almeno sulla carta, riduce il distacco con gli altri paesi. La class="term">class class="term">action all'italiana è diversa da quella esistente negli Stati Uniti: li il singolo può agire in rappresentanza di tutti e, in linea di principio, la decisione vale per tutti. "In Italia potranno proporre l'azione collettiva risarcitoria solo le associazioni inserite nell'apposito elenco ministeriale o quelle comunque adeguatamente rappresentative degli interessi collettivi dei consumatori e la decisione riguarderà solo gli enti e i singoli che abbiano aderito all'azione inviando una comunicazione scritta all'associazione". Ma per funzionare una class="term">class class="term">action dovrebbe riguardare il massimo numero di soggetti possibilmente interessati al caso. "La transazione, che rappresenta l'esito auspicabile e frequente delle class="term">class class="term">action, dovrebbe essere tombale e applicarsi al massimo numero di soggetti interessati", ricorda Ruffolo. In Italia, dove la class="term">class class="term">action si basa sulla volontaria adesione dei singoli all'azione collettiva, è prevedibile che non saranno molti i soggetti che vi aderiranno e le imprese non verranno così incentivate a cercare una transazione.

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T-red, nasce il supercomitato veneto (sezione: Class action)

( da "Corriere del Veneto" del 26-01-2008)

Argomenti: Class Action

Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: REGIONE - data: 2008-01-26 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE T-red, nasce il supercomitato veneto Da Verona a Vicenza a Treviso, la protesta dilaga: Class-action contro i Comuni Dopo il sequestro dei semafori "intelligenti" in provincia di Verona i gruppi spontanei dei cittadini tentano l'azione collettiva è anche sull'onda dei sequestri dei semafori "intelligenti" nell'Est veronese, ordinati giovedì dalla magistratura scaligera, che i comitati veneti sorti da tempo contro le multe troppo facili si riuniranno lunedì prossimo nel Vicentino, per dar vita ad un gruppo regionale di automobilisti "tartassati". Nell'incontro, le associazioni sorte in provincia di Verona, Vicenza e Treviso (ma altre province potrebbero unirsi all'ultimo momento, richiamate dal tam tam mediatico) daranno il primo abbozzo di struttura al super-comitato, eleggendo un coordinatore regionale. E parleranno dell'impulso che l'inchiesta penale potrebbe dare alla contestazione di altri semafori sospetti nel Veneto, valutando l'ipotesi di fare la voce grossa contro le amministrazioni comunali che utilizzano T-red e semafori a infrarossi, anche con una "class action ", l'azione legale collettiva di stampo statunitense ora possibile anche in Italia. Pioggia di mail Nel frattempo Mario Zampedri, il vicepresidente del consiglio provinciale di Verona che con i suoi esposti ha dato il "la" all'inchiesta della procura, viene subissato di e-mail che chiedono consigli su come compilare i moduli in autotutela, con i quali chiedere la restituzione dei soldi e dei punti patente tolti per le multe inflitte dai semafori contestati. "Ma la vera vittoria – annuncia – sarà per me ottenuta solo quando la restituzione di soldi e punti scatterà anche per chi non ha presentato ricorso". Per quanto riguarda i comitati, il progetto di un coordinamento regionale era nell'aria da tempo: l'obiettivo, unire i gruppi spontanei di cittadini che da mesi, da Altavilla Vicentina a Vago di Lavagno nel Veronese, da Illasi e Colognola alla provincia di Treviso, si scambiano documenti, informazioni e assistenza legale per ribellarsi alle multe causate – a loro dire - dal tempo troppo breve del semaforo arancione, e che ritengono vessatorie, un semplice modo per far cassa da parte delle amministrazioni comunali. La battaglia Una battaglia iniziata da Altavilla vicentina, che ha già ottenuto l'annullamento di diverse multe; sulla stessa scia, nel Veronese si sta muovendo il "Comitato multe Vago", che ha nel mirino due impianti di videosemaforo nel Comune di Lavagno. "Anche se la nostra situazione – spiega uno dei coordinatori, Giovanni Ballan – non è identica a quella di Illasi e a Colognola, è positivo che l'attenzione su questi temi sia alta". A Vago la contestazione, che ha portato a più di 7000 sanzioni in pochi mesi nel 2007, riguarda sempre la durata inferiore ai 4 secondi del "giallo", ma anche i contratti stipulati dal Comune con la ditta (che in quel caso non è la Cts di Como, ma la Traffic tecnolgy di Marostica), che anche qui prevedono un compenso fisso ai costruttori dell'impianto per ogni multa elevata dai vigili. Le ditte I titolari della ditta, in questi casi, già avevano spiegato la loro posizione: "Non ci viene corrisposto nulla in più in caso di sanzioni accessorie oltre a quella del passaggio con il rosso e, soprattutto, lo otteniamo solo a pagamento avvenuto da parte dell'automobilista multato: quindi, se c'è un ricorso o finché il cittadino non paga, non percepiamo alcunché". Giovanni Salvatori.

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T-red, nasce il supercomitato veneto Stangate ai semafori, nasce un supercomitato (sezione: Class action)

( da "Corriere del Veneto" del 26-01-2008)

Argomenti: Class Action

Corriere del Veneto - VERONA - sezione: PRIMOPIANO - data: 2008-01-26 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE T-red, nasce il supercomitato veneto Stangate ai semafori, nasce un supercomitato Da Verona a Vicenza a Treviso, la protesta dilaga: Class-action contro i Comuni T-Red, fronte fra comuni anti-multe. Pioggia di mail a Zampedri. "Ecco i moduli per riavere i soldi" Dopo il sequestro dei semafori "intelligenti" in provincia di Verona i gruppi spontanei dei cittadini tentano l'azione collettiva è anche sull'onda dei sequestri dei semafori "intelligenti" nell'Est veronese, ordinati giovedì dalla magistratura scaligera, che i comitati veneti sorti da tempo contro le multe troppo facili si riuniranno lunedì prossimo nel Vicentino, per dar vita ad un gruppo regionale di automobilisti "tartassati". Nell'incontro, le associazioni sorte in provincia di Verona, Vicenza e Treviso (ma altre province potrebbero unirsi all'ultimo momento, richiamate dal tam tam mediatico) daranno il primo abbozzo di struttura al super-comitato, eleggendo un coordinatore regionale. E parleranno dell'impulso che l'inchiesta penale potrebbe dare alla contestazione di altri semafori sospetti nel Veneto, valutando l'ipotesi di fare la voce grossa contro le amministrazioni comunali che utilizzano T-red e semafori a infrarossi, anche con una "class action ", l'azione legale collettiva di stampo statunitense ora possibile anche in Italia. Pioggia di mail Nel frattempo Mario Zampedri, il vicepresidente del consiglio provinciale di Verona che con i suoi esposti ha dato il "la" all'inchiesta della procura, viene subissato di e-mail che chiedono consigli su come compilare i moduli in autotutela, con i quali chiedere la restituzione dei soldi e dei punti patente tolti per le multe inflitte dai semafori contestati. "Ma la vera vittoria – annuncia – sarà per me ottenuta solo quando la restituzione di soldi e punti scatterà anche per chi non ha presentato ricorso". Per quanto riguarda i comitati, il progetto di un coordinamento regionale era nell'aria da tempo: l'obiettivo, unire i gruppi spontanei di cittadini che da mesi, da Altavilla Vicentina a Vago di Lavagno nel Veronese, da Illasi e Colognola alla provincia di Treviso, si scambiano documenti, informazioni e assistenza legale per ribellarsi alle multe causate – a loro dire - dal tempo troppo breve del semaforo arancione, e che ritengono vessatorie, un semplice modo per far cassa da parte delle amministrazioni comunali. La battaglia Una battaglia iniziata da Altavilla vicentina, che ha già ottenuto l'annullamento di diverse multe; sulla stessa scia, nel Veronese si sta muovendo il "Comitato multe Vago", che ha nel mirino due impianti di videosemaforo nel Comune di Lavagno. "Anche se la nostra situazione – spiega uno dei coordinatori, Giovanni Ballan – non è identica a quella di Illasi e a Colognola, è positivo che l'attenzione su questi temi sia alta". A Vago la contestazione, che ha portato a più di 7000 sanzioni in pochi mesi nel 2007, riguarda sempre la durata inferiore ai 4 secondi del "giallo", ma anche i contratti stipulati dal Comune con la ditta (che in quel caso non è la Cts di Como, ma la Traffic tecnolgy di Marostica), che anche qui prevedono un compenso fisso ai costruttori dell'impianto per ogni multa elevata dai vigili. Le ditte I titolari della ditta, in questi casi, già avevano spiegato la loro posizione: "Non ci viene corrisposto nulla in più in caso di sanzioni accessorie oltre a quella del passaggio con il rosso e, soprattutto, lo otteniamo solo a pagamento avvenuto da parte dell'automobilista multato: quindi, se c'è un ricorso o finché il cittadino non paga, non percepiamo alcunché". Giovanni Salvatori.

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MODULO CODACONS PER CHIEDERE SGRAVI ALL'ASìA: MILLE EURO DI INDENNIZZO PER AVER PAGATO INGIUSTAMENTE (sezione: Class action)

( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 26-01-2008)

Argomenti: Class Action

Modulo Codacons per chiedere sgravi all'Asìa: "Mille euro di indennizzo per aver pagato ingiustamente" MARIAGIOVANNA CAPONE SALVO SAPIO Dopo cortei e presidi, la lotta ai rifiuti si sposta in tribunale. Il Codacons scende in campo e annuncia tre iniziative in favore dei campani danneggiati dalla spazzatura. Si parte con una citazione per danni notificata a Comune di Napoli, Regione e Asìa, con la quale si chiede di restituire ad ogni famiglia 1.032 euro l'anno per aver pagato, ingiustamente, la Tarsu. Facendo due conti, si arriva a sette miliardi di euro quali risarcimento per i danni da rifiuti subiti negli ultimi cinque anni (prescritti i nove precedenti). Altro punto in esame, è far costituIre i campani come parte civile nei processi penali già avviati. Da quattro giorni lo ha fatto il primo napoletano: Ciro Discolo del quartiere San Ferdinando. L'associazione invita poi i napoletani a richiedere all'Asìa la riduzione della tassa del 60 per cento. Richiesta legittima poiché prevista nell'articolo 9 del contratto e che può essere richiesta compilando un modulo (www.codacons.it). Una "class="hilite">class="term">class class="term">action" in piena regola che fa prevedere rimborsi record ma soprattutto il "recupero della dignità dei cittadini" come precisa il presidente Carlo Rienzi. Istituito un numero verde (800.911.111). Sullo sfondo dell'iniziativa, ancora cumuli di riifuti in stada anche se in città, in centro, la situazione è nettamente migliorata. Ancora crisi in periferia e soprattutto in provincia. In via Marco Rocco a Casoria ieri ennesima protesta. Uno dei manifestanti è finito in cella. I carabinieri hanno fermato Salvatore Albruzzi, 30 anni con l'accusa di resistenza, blocco stradale e spargimento di rifiuti. Il commissario De Gennaro continua il suo lavoro. Procede con ottimismo ma anche con cautela. "Oggi il piano è un castello di carta. Se lo tocco cade tutto", ha detto ieri. "Ma se riesco ad aprire una discarica - ha aggiunto - diventa un castello di sabbia. E se poi allestisco anche un sito di stoccaggio allora il castello diventa di tufo. E così via, fino a quando il cemento armato avrà preso il posto della carta". E il super-commissario continuerà a svolgere il suo lavoro, nonostante la crisi di governo. Lo ha affermato il ministro per l'Innovazione nella Pubblica amministrazione, Luigi Nicolais. "C'è un forte impegno del governo ad affiancare il commissario - ha detto il ministro - Anche il presidente della Repubblica ha assicurato che De Gennaro non sarà mai solo, chiunque sia il premier". Il ministro ieri a Napoli ha inaugurato lo spazio "Plart", un museo e insieme un centro di ricerca, per il restauro e il riutilizzo dei materiali in plastica. L'occasione per Nicolais anche per parlare di riciclo e differenziata. "Oggi da plastiche vecchie - ha detto - si riesce a farne una nuova con proprietà migliori del materiale da cui si è partiti. Questo è possibile soltanto grazie alla capacità di fare una raccolta differenziata autentica, utile per i cittadini, per l'ambiente e per chi fa business". Dall'Eurispes intanto ancora una fotografia inquietante sui reati ambientali. Nei primi sei mesi del 2007 sono stati fatti 6.468 controlli per indagini sui reati nel settore ambientale. I maggiori controlli in Campania (12,8) dove c'è stato anche il maggior numero di arresti (26). E tornano d'attualità le collusioni con la camorra. Come la vicenda dei 158 bidoni pieni di sostanze altamente tossiche provenienti da una ditta di Cuneo e sotterrati a Villaricca e dell'autista diventato cieco per averli trasportati. Storia che risale al 1991, confermata dai pentiti della camorra casertana, emblematica di quanto è accaduto anche a Pianura. Non solo 14 anni di emergenza dunque, ma molti di più: anni in cui si sono creati i presupposti della crisi che ha messo in ginocchio la regione.

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DAI PROCESSI MEDIATICI DANNI ALLA GIUSTIZIA (sezione: Class action)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-01-2008)

Argomenti: Class Action

"Dai processi mediatici danni alla giustizia" MARIA PAOLA MILANESIO Roma. Non arriva a parlare di "abisso" Vincenzo Carbone, primo presidente della Corte di Cassazione. E, a differenza di quanto non sia accaduto in occasione di altre inaugurazioni dell'anno giudiziario, rinuncia alla sequela di statistiche desolanti sullo stato della giustizia in Italia. Eppure, da quelle sue parole pronunciate ieri nell'aula magna della Suprema Corte si intuisce che il confine ultimo è vicino. "I tempi della giustizia sono un elemento di fortissimo trascinamento verso il basso per l'Italia", allontanano gli investitori stranieri, hanno ricadute sul benessere dei cittadini e sono costati in cinque anni 41,5 milioni di euro, perché tanto si è speso in risarcimenti. "Uno dei principali freni allo sviluppo produttivo è dato dalla lentezza dei processi. Su 178 Paesi esaminati dai rapporti internazionali, l'Italia si colloca al 155 posto". È un quadro buio quello delineato da Carbone, che ha parlato ieri di fronte ai rappresentanti delle massime istituzioni (in prima fila il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il premier Romano Prodi, il presidente della Camera Fausto Bertinotti; assente il presidente del Senato Franco Marini, a rappresentarlo Mario Baccini; il vicepresidente del Csm Nicola Mancino). E a cancellare le troppe ombre che gravano sulla giustizia non aiutano certo i riflettori della ribalta. Assumono i toni del monito le parole del primo presidente: "Non si può continuare ad assistere a processi mediatici, che turbano la serenità e ostacolano la tempestività della giustizia. I processi mediatici sono dannosi e inutili: a un aumento dell'audience non corrisponde un miglioramento del servizio della giustizia. E il conto lo paga tutta la collettività". È un richiamo ai magistrati affinché non abbandonino mai la riservatezza e non si lascino tentare - come dirà poco dopo il procuratore generale Mario Delli Priscoli - "dal protagonismo, dalla ricerca di consensi, dalla ribalta". Riserbo, misura ma - avverte Carbone - capacità anche di reagire "contro attacchi pretestuosi, spropositati, intimidatori". "I magistrati non sono una casta, una corporazione. Non devono cedere a intimidazioni di chi minaccia i valori dello Stato, ma non devono neanche esercitarle, neppure in vista di un raggiungimento di un fine di giustizia". Tuttavia, non ci sta il primo presidente alle accuse di supplenza esercitata dalle toghe nei confronti della politica, perché "se la funzionalità degli altri poteri pubblici è carente, se vi è un forte disagio nel funzionamento delle istituzioni, il sistema tende a spingere i magistrati a una impropria funzione di supplenza. Il giudice deve resistere a questa tentazione ma neppure dovrebbe esservi indotto". Come dire, non si punti esclusivamente il dito contro le toghe accusandole di invadere campi altrui, forse non sempre salvaguardati fino in fondo da chi ne ha il compito. Tocca al procuratore generale Mario Delli Priscoli, invece, un primo bilancio sulla riforma dell'ordinamento giudiziario. E purtroppo, il magistrato è costretto a constatare che sia in questa legge sia nella "sconcertante cascata" di provvedimenti "abbattutasi sulla giustizia, sarebbe arduo individuare una sola norma o un solo comma che serva ad abbreviare anche di un solo giorno la durata dei processi". Dal che si intuisce, ma lo aveva sottolineato poco prima anche Carbone, che le inefficienze del sistema non sono imputabili ai magistrati, che hanno anzi una buona produttività. Disorganizzazione, class="hilite">leggi omnibus e non organiche (il primo presidente promuove però la class="term">class class="term">action e i progetti di riforma dei codici), eccessiva domanda di giustizia legata "talvolta a un uso improprio del processo": sono queste le cause che vanno rimosse, affinché si possa garantire un efficiente servizio ai cittadini.

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Petizioni, reclami e class action, la battaglia continua (sezione: Class action)

( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 27-01-2008)

Argomenti: Class Action

IN BRIANZA Petizioni, class="hilite">reclami e class="term">class class="term">action, la battaglia continua di BARBARA CALDEROLA ? AGRATE (Monza) ? IN BRIANZA le caselle piangono e i sindaci chiedono un incontro urgente a Poste Italiane per risolvere il problema alla radice. Che l'assunzione di 4 mila precari serva a scongiurare altri periodi neri se lo augurano tutti da Monza fino alle rive dell'Adda, ma di parole finora ne sono state dette tante. Anzi troppe. Specialmente se c'è in gioco la competitività della Silicon Valley italiana, e non quisquiglie. Dopo la clamorosa decisione degli utenti monzesi di promuovere una "class-class="term">action", una causa di massa per ottenere il risarcimento sotto la tutela del Codacons, la Brianza Est tenta la strada della mediazione. Adriano Poletti, sindaco di Agrate e presidente dei Comuni del Circondario del Vimercatese, è stato delegato da una ventina di colleghi ad incontrare la Direzione provinciale dell'Ente. "Sto scrivendo una lettera dai toni decisi - spiega il presidente - è difficile concedere un briciolo di fiducia alle Poste, visto quello che sta accadendo". LE CASSETTE sono vuote a macchia di leopardo da settimane, raccomandate e bollette arrivano a singhiozzo, oppure non arrivano affatto. Il problema riguarda centri grandi e piccoli. A Vimercate, città di 27 mila abitanti, il sindaco Paolo Brambilla è stato costretto ad affidare la distribuzione dell'informatore comunale a una società privata. "Il giornalimo non arrivava più alle famiglie - spiega - abbiamo ricevuto una valanga di reclami". Ma la lista è lunga, si va da Cavenago a Vaprio d'Adda, dove i residenti, stanchi di subire, hanno promosso una petizione. Intanto i sindaci della riviera convocano un vertice per giovedì. "Dobbiamo decidere il da farsi", annuncia Roberto Milanesi, primo cittadino di Trezzo e presidente dei 12 Comuni dell'Adda. La senatrice del Pd Emanuela Baio che risiede a Bernareggio e ha vissuto sulla propria pelle l'odissea delle raccomandate che non arrivano, ha investito del problema il Ministero, ottenendo che il monitoraggio della situazione fosse affidato a una società esterna a Poste Italiane. "In gioco c'è la competività del sistema Brianza - spiega la parlamentare - le aziende fanno viaggiare documenti importanti in busta, è inconcepibile che la prioritaria non arrivi da questi parti". Un tasto, quello economico, sul quale battono anche i sindaci. "Siamo di fronte a un fatto inaccettabile che sta danneggiando migliaia di famiglie e di imprese 'tagliate fuori' dal mondo - rincara Poletti - nell'incontro chiederemo un piano per risolvere la situazione contingente e prevenire disagi futuri. Sappiamo che c'è in atto un processo di riorganizzazione, ma non si può scaricarne i costi su utenti inermi". Sergio Colombo, responsabile dello sportello consumatori della Cisl Brianza, non ricorda di avere mai visto una cosa del genere. "E' la prima volta che ci troviamo di fronte a un caso così eclatante di ritardi e di posta non consegnata - spiega - stiamo valutando se presentare un esposto per mancato servizio". - -->.

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E' operativo il piano di sviluppo rurale (sezione: Class action)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 27-01-2008)

Argomenti: Class Action

Se ne è parlato ieri al convegno di Agriest dopo che venerdì la giunta Illy aveva dato il via libera al regolamento attuativo del programma E' operativo il piano di sviluppo rurale Si stanno delineando i contenuti delle singole misure. Domani un Tavolo verde UDINE. Gli appelli, le sollecitazioni e le richieste del mondo agricolo sono state finalmente accolte: il Piano di sviluppo rurale (Psr) del Friuli Venezia Giulia è operativo e il settore primario della regione ha le linee guida di qui al 2013. Ne ha parlato ieri ad Agriest l'assessore regionale Enzo Marsilio dopo che il giorno prima la giunta presieduta da Riccardo Illy aveva approvato il ddl che rappresenta il regolamento attuativo del Piano. Ammonta a 247 milioni la spesa complessiva che il Piano prevede di investire nel periodo di vigenza per accrescere la competitività del settore agricolo del Fvg. Si condensa in tre punti: accrescere la competitività del settore agricolo-forestale, sostenendone la ristrutturazione, lo sviluppo e l'innovazione; valorizzare l'ambiente e lo spazio naturale razionalizzando la gestione del territorio; migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche. E ieri, durante il convegno ad Agriest, la rassegna settoriale in corso a Udine Fiere, è stato detto che si stanno delineando i contenuti per l'attuazione delle singole misure del Psr, rivolte agli investimenti per la produzione, la trasformazione e la commercializzazione, all'agroambientale, alle fonti energetiche alternative, e alla montagna attraverso il progetto Leader. Tali strumenti saranno già oggetto della prossima riunione del Tavolo verde, convocata per domani a Udine. Successivamente, saranno sottoposti al vaglio del Comitato di sorveglianza previsto dalla Ue. Nel dettaglio del disegno di legge approvato venerdì dalla giunta Illy, va segnalato che tratta anche della promozione dei prodotti di qualità del Fvg e dell'introduzione della tracciabilità, nonchè dello sviluppo delle forme di associazionismo tra le imprese. Ma anche della tutela dell'ambiente rurale. Prevede inoltre l'istituzione della Consulta regionale per lo sviluppo rurale: tavolo verde che sarà guidato dal presidente della Regione e del quale saranno chiamati a far parte i soggetti politici e istituzionali coinvolti nello sviluppo dell'agricoltura. Contempla pure la creazione dei distretti rurali. Per quanto riguarda l'erogazione dei finanziamenti, capisaldi del nuovo Piano sono i progetti integrati di territorio e di filiera, le azioni collettive, e le domande singole per determinate casistiche. Anche da ciò, si evince la volontà di privilegiare una coesione forte su territori di produzione omogenei, nonché la capacità di riunirsi dei produttori nelle singole filiere: questo al fine di agevolare la competitività dell'intero sistema agroalimentare del Friuli Venezia Giulia. Comunque, tornando al convegno specifico di Agriest, Marsilio ha sottolineato che "il Piano di sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia è uno strumento avanzato atto a favorire la caratterizzazione del sistema agroalimentare della nostra realtà". Secondo l'assessore, l'inserimento dei piani territoriali, e dei progetti di filiera dei prodotti, tra le misure del Piano, evidenzia la volontà della Regione di valorizzare l'eccellenza costituita da diversi prodotti specifici della nostra terra, puntando a promuovere l'intera realtà agroalimentare attraverso le sue tipicità, anche perché "la competitività non si fonda purtroppo più solamente sull'elevata qualità di piccoli sistemi, ma risulta più efficace quando viene proposta per un'area vasta". Ecco dunque che assumono rilevanza in questo contesto anche i progetti transnazionali, che privilegiano i rapporti con l'Austria e la Slovenia. "Si tratta infatti - ha concluso Marsilio - di mettere assieme realtà capaci, di concerto tra loro, di presentarsi con successo sul mercato globale". La totale informatizzazione del Psr è stata la novità presentata al convegno. In pratica, si attua - è stato detto - una reale sburocratizzazione, a vantaggio della riduzione dei costi aziendali e della qualità dei prodotti finali, a supporto dunque anche dei consumatori.

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Uno spauracchio chiamato class action (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 27-01-2008)

Argomenti: Class Action

Commenti Pagina 315 A tutela del consumatore Uno spauracchio chiamato class="term">class class="term">action A tutela del consumatore --> Recentemente i quotidiani nazionali informavano sull'intenzione del Codacons di avviare un'azione collettiva avverso il trasporto dei rifiuti campani in Sicilia. Nata con la legge N. 244/2007, e introdotta nel nostro ordinamento all'articolo 140 bis del Codice del Consumo, l'azione collettiva risarcitoria è applicabile dal 28 giugno 2008. Le associazioni e i comitati che siano rappresentativi degli interessi collettivi avranno la possibilità di agire davanti al Tribunale del luogo in cui ha sede l'impresa per "l'accertamento del diritto al risarcimento del danno ed alla restituzione delle somme spettanti ai singoli consumatori o utenti" in conseguenza di contratti stipulati ai sensi dell'art. 1342 c.c., o di illeciti extracontrattuali, o comportamenti anticoncorrenziali. Presupposto è la lesione di diritti di una pluralità di soggetti. Padri del procedimento, gli americani, nel 1965, quando un intrepido avvocato (Nader) ebbe l'ardire di fronteggiare la General Motors, contestandone un prodotto, la Chevrolet Corvair, perché Unsafe at any speed (insicura a ogni velocità). Fu accusato di diffamazione, ma all'esito del processo fu la General Motors a essere invece condannata al risarcimento. Il successo della formula americana è dovuto al concorso di più fattori, che rendono un tale procedimento l'incubo delle grosse multinazionali: anzitutto la presenza delle giurie popolari in funzione decisoria, le modalità di retribuzione degli avvocati (la legge consente loro di godere di una percentuale sull'indennizzo ottenuto a favore dei clienti) e la cosiddetta indennità punitiva quale deterrente. Una volta, cioè, riconosciuta la responsabilità di un'impresa, la giuria ha facoltà di determinare un risarcimento di entità superiore rispetto al pregiudizio concretamente subito. Si tratta di uno strumento potentissimo e fortemente temuto se Confindustria lo ha definito "un atto ostile e rozzo", "di grave ostilità all'Impresa" che "costituirà un nuovo pesante disincentivo a investire nel nostro Paese che è già agli ultimi posti in Europa per attrazione di capitali stranieri". A dire il vero, i Paesi europei conoscono ben prima dell'Italia la class="term">class class="term">action e la ragione degli scarsi investimenti va sicuramente cercata altrove. Sarà interessante, all'atto pratico, constatare se il nuovo accattivante congegno processuale riuscirà ad avere - complice soprattutto la grinta degli operatori del diritto - l'impatto e l'applicazione che lo hanno reso vincente oltre oceano e non si risolva, invece, nell'ennesima occasione perduta. GIUSEPPINA DI SALVATORE (Avvocato).

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Fecondazione, i pazienti pronti a una class action contro il governo (sezione: Class action)

( da "Manifesto, Il" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

Risarcimenti per i test svolti all'estero. E a Bologna un centro ricomincia la diagnosi preimpianto Giusi Marcante Bologna "class="hilite">Una class="term">class class="term">action verso il ministero? Non sarebbe un'idea sbagliata. Non vedo perché gente che è dovuta andare all'estero per ricorrere alle cure non debba adesso chiedere un risarcimento per quello che ha subito. I pazienti potrebbero farlo". Luca Gianaroli è il direttore scientifico del centro Sismer (Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione) di Bologna. Da Bruxelles dove si trova per lavoro commenta la sentenza del Tar del Lazio ma soprattutto riflette sugli scenari aperti dal pronunciamento dei giudici amministrativi che hanno dichiarato illegittimo il divieto della diagnosi preimpianto per gli embrioni. A partire proprio dalla notizia che tanti pazienti stanno pensando di chiedere un risarcimento per i danni biologici e psicologici subiti da un divieto previsto nelle linee guida della legge 40 che è stato sconfessato già da tre diversi tribunali. E' ovviamente contento Gianaroli di questa sentenza ma è altrettanto arrabbiato per i danni che la legge ha creato: "Chi si sarebbe mai immaginato gli italiani che vanno in Turchia o a Kiev. Le coppie si sono rivolte alle realtà più disparate, sono stati addirittura creati collegamenti aerei per questi viaggi alla ricerca di un figlio". Dopo questa sentenza del Tar il vostro centro è pronto a riprendere le diagnosi? Noi siamo pronti soprattutto perché in questi anni non abbiamo perso quella che in gergo tecnico viene chiamata la "curva di apprendimento", ovvero la capacità di praticare le diagnosi. Abbiamo eseguito la biopsia sulla cellula uovo che, se vogliamo, è una metodica ancora più delicata che vengono ad imparare presso il nostro centro anche colleghi dall'estero. E abbiamo dalla nostra parte soprattutto l'esperienza di migliaia di diagnosi preimpianto fatte prima dell'approvazione della legge e della sfortunata esperienza del referendum. Che ripercussioni ci sono state sul vostro lavoro da quando è in vigore la legge e le sue linee guida? In generale un calo delle gravidanze ma ci sono stati anche 3 / 4 casi di madri che hanno deciso di abortire dopo aver fatto l'amniocentesi e aver saputo che il loro figlio sarebbe stato affetto dalla sindrome di Down. Tutte problematiche che prima non si verificavano. In generale il calo delle pazienti si può stimare attorno al 25% ma il danno è stato enorme e questa sentenza riabilita anche i medici. Ovvero? Provi a immaginare cosa significa sentirsi dei criminali. E' questo che fa la legge 40, criminalizza i medici. Un'intera categoria, quella dei medici della riproduzione, che si sono sentiti ghettizzati, umiliati e vilipesi mentre negli altri stati a fianco i colleghi continuavano a praticare cure che qui sono diventate reato. E per cosa? Tutto il disastro che abbiamo fatto è stato quello di aver fatto nascere figli a delle coppie che li volevano. E l'ingiustizia profonda di questa legge si riversa sui pazienti. Con questa sentenza del Tar è stata fatta giustizia,adesso bisogna aspettare per vedere come si esprimerà la Corte Costituzionale (alla quale il Tar ha rimandato la decisione su altri due punti, il divieto di congelamento e il limite di embrioni da creare in provetta ndr). La legge potrebbe anche ritorcerci su se stessa. I tribunali stanno riempiendo un vuoto che la politica non ha colmato. Anche il governo che è appena caduto non è intervenuto su una legge molto controversa e osteggiata dalle associazioni. Che speranze ha per il futuro? Prima che la legge venisse approvata io sono andato a bussare a tutte le porte dei parlamentari trovando un vaghissimo interesse in una minoranza assoluta di politici. Non mi sono stupito poi che abbia vinto l'ideologia e credo che nulla cambierà se questo continuerà a rimanere l'atteggiamento.

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Grazie a Parmalat ecco la class action (sezione: Class action)

( da "Giornale di Vicenza, Il" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

LA LENTE Grazie a Parmalat ecco la class action di Roberta Paolini Le cause collettive, class action, grazie a Parmalat potrebbero aprirsi un varco anche nella legislazione italiana. Tutto dipende da come finirà il processo che riguarda il crac finanziario del gruppo di Collecchio , che ha portato i più importanti istituti bancari del pianeta in tribunale. Da una parte ci sono 40 mila risparmiatori che attraverso 60 avvocati chiedono il risarcimento a 4 banche estere (Ubs, Citigroup, Morgan Stanley, Deutsche Bank), accusate di aggiotaggio per i bond venduti pochi mesi prima default del gruppo. Per i risparmiatori la strada è in salita, poiché le istanze di chi si costituisce contro le persone giuridiche, sono state finora sempre rigettate dal tribunale di Milano. Per ora i giudici temporeggiano, prendono atto delle richieste che saranno illustrate nella prossima udienza, il 7 di marzo. Negli Stati Uniti le class action, cause collettive intentate da un gruppo di soggetti danneggiati dal comportamento di un ente o di una società sono molto diffuse. In Italia questo tipo di procedimento non è al contrario contemplato. Eppure per qualche risparmiatore potrebbe vedersi riconoscere il risarcimento di titoli esteri sui quali sono in corso delle class action, l'elenco è su soldi.it. "Per queste cause non è ancora stato stabilito l'importo del risarcimento né la data entro cui presentare la richiesta di partecipazione al risarcimento - si legge su - ciò nonostante, è importante conoscere l'evoluzione dell'iter giuridico per potervi attivare in tempo nel caso abbiate diritto al risarcimento". La lista è interessante e riguarda anche società molto note. Per esempio se avete azioni Vodafone, acquistate tra il 10 giugno 2004 e il 24 febbraio 2006, sappiate che potreste partecipare alla class action in corso contro il gruppo di telefonia, imputata di "aver diffuso informazioni ingannevoli in merito alla propria operatività economico/finanziaria attraverso la falsificazione dei bilanci consultivi e previsionali, al fine di inflazionare artificialmente il prezzo del titolo sul mercato". La lista è ben corposa, c'è anche la società del noto motore di ricerca Yahoo!, che tra l'8 aprile 2004 e il 18 luglio 2006, insieme ad alcuni amministratori, è accusata di aver violato il Securities Exchange Act of 1934, per aver diffuso false dichiarazioni in merito a una positiva crescita di fatturato. In realtà Yahoo non rese noto ai propri investitori la crescente perdita di fette di mercato.

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-01-27 num: - pag: 8 autore: di B... (sezione: Class action)

( da "Corriere della Sera" del 28-01-2008)
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(Corriere della Sera)

Argomenti: Class Action

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-01-27 num: - pag: 8 autore: di BEPPE SEVERGNINI categoria: ALTRI OGGETTI Presi in giro dagli stranieri L'uomo d'affari, qui a Madrid, cerca di metterla sul ridere: "Coraggio: anche il colonnello Tejero ha fatto il matto in parlamento!" Sì, ma quello era l'inizio del 1981, Franco era morto da cinque anni e quella spagnola era una democrazia bambina. La Spagna s'avvia a votare, oggi, alla scadenza naturale della legislatura: senza strappi, risse, sputi, botte, champagne e mortadella. Compatiti e consolati: questo è stato lo strano venerdì degli italiani nel mondo. "Cesso! Sei un cesso! Cesso!". "Merda! Sei una merda!": è la colonna sonora della nostra umiliazione, e le immagini sono peggio. Non è la prima volta, ricorda qualcuno: hanno fatto a botte almeno quindici volte, nella storia del parlamento repubblicano. è vero, ma internet moltiplica, riproduce a volontà, perpetua, archivia. Chi vuole deridere l'Italia - e sono molti - oggi ha materiale in abbondanza. Il danno è evidente, ma i danneggiatori sono troppo egocentrici per accorgersene. Dopo settimane in cui l'immondizia di Napoli ha dominato gli schermi di Tv e computer, arriva il senato-saloon. A suo modo, indimenticabile. Perché questo bisogna dire: per farci del male, scegliamo modi spettacolari. Collassano le banche francesi, implodono le compagnie americane: ma l'economia e la finanza non producono icone. La cronaca e la politica sì, e noi dovremmo saperlo. I ripetuti tentativi di "migliorare l'immagine italiana nel mondo", cari alla Farnesina e al Quirinale, si scontrano con questo masochismo incosciente. Tentativi sciagurati come il portale www.italia.it (45 milioni di euro, già chiuso) si uniscono a queste sceneggiate. Pensare di cambiare la percezione internazionale in queste condizioni è come imbellettare una ballerina ubriaca. Prima la svegli, poi la trucchi. L'imbarazzo non è di sinistra o di destra: è italiano. L'uomo d'affari, il ricercatore, il ristoratore o lo studente può votare centrodestra: ma non è contento d'essere rappresentato nel mondo da un senatore che si ingozza di mortadella in Senato, mentre un collega sputa e un altro sviene. Il senatore è Strano, e non possiamo farci niente. Ma noi siamo normali. E, francamente, un po' stanchi. La nuova "class="term">class class="term">action" consente di chiedere il risarcimento del danno?.

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Tre anni e poi lascia È giallo sul Cavaliere (sezione: Class action)

( da "Tempo, Il" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

Tre anni e poi lascia è giallo sul Cavaliere Fabrizio dell'Orefice f.dellorefice@iltempo.it Resto tre anni e vado via. è giallo su Silvio Berlusconi e sui suoi propositi dopo le elezioni. Resta per cinque anni o cede a metà legislatura a un suo successore. E nel caso, chi? A rilanciare l'indiscrezione è il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Home Politica prec succ Contenuti correlati Gaza, l'Egitto apre i varchi ai palestinesi L'atterraggio di emergenza a Heathrow La fiducia nelle istituzioni Giovanni Proietti Quanta rabbia per l'Astrea. Nell'ultima ... Michele Camaioni La giornata giusta ... Sono 550 i bambini che oggi crescono ... Il quale, in un'intervista al giornale inglese The Observer, spiega che il Cavaliere intende tornare al governo e fare come Tony Blair, con un programma in dieci punti, e passando il testimone a un "Gordon Brown italiano" dopo tre anni. "Berlusconi - dice il portavoce del leader del centrodestra - proporrà un piano molto semplice, molto pragmatico e molto britannico con 8-10 punti, simile allo stile di Tony Blair, che Berlusconi ammira per i risultati ottenuti, e con il quale ha sempre avuto un eccellente rapporto". "Noi andremo avanti alla maniera britannica - aggiunge Bonaiuti - con calma, possibilmente con richieste di cooperazione con l'opposizione su alcuni problemi difficili". Poi nel pomeriggio arriva una precisazione dall'ufficio stampa di Forza Italia: "L'onorevole Paolo Bonaiuti non ha annunciato nulla all'Observer, ma ha semplicemente confermato quello che il presidente Silvio Berlusconi aveva detto ad un gruppo di giornalisti a Napoli venerdì sera e che era stato riportato dai quotidiani di sabato mattina". Quindi si fa notare che Bonaiuti "ha aggiunto anche all'Observer: "Queste però sono solo ipotesi, avanzate in una conversazione, che non si sa se verranno confermate o meno?"". Ma che cosa aveva detto il Cavaliere a Napoli? Si era lasciato andare e aveva confessato: "Se ci penso mi chiedo a 71 anni chi me lo fa fare. Dovessi tornare a Palazzo Chigi sarebbe una grande fatica. Lo farei solo per il bene del Paese. Ve lo assicuro". Quindi aveva spiegato che il suo modello è l'ex premier inglese: "Il mio sogno - erano le parole del leader del centrodestra - è di comportarmi come Tony Blair. Stare lì tre anni, modernizzare l'Italia e poi lasciare a un Gordon Brown italiano". Dunque Blair, il modello inglese. Anche se nelle ultime settimane era affiorato un altro sistema da prendere ad esempio e che era piaciuto molto a Pier Ferdinando Casini. si tratta della commissione Attali incaricata dal presidente francese Sarkozy di mettere a punto un piano di riforme. Oltre trecento le proposte tra cui l'abolizione delle province, la deregolamentazione di vasti settori commerciali e dei saldi, lo sviluppo di nuovi sistemi antitrust e di sistemi di "class="hilite">class="term">class class="term">action", la riduzione a un solo mese della caparra per gli affitti di immobili e la creazione di altre politiche che favoriscano l'acquisto di una casa di proprietà. Ma Berlusconi non sembra molto entusiasta del piano francese (alla cui stesura hanno collaborato anche due italiani, Franco Bassanini e Mario Monti): "Tutto quello che è stato scritto dalla Commissione di Attali per Sarkozy lo conosco, lo sto finendo di leggere", ha spiegato il Cavaliere. Che ha aggiunto: "Ci sono idee valide ma non c'è nessuna novità che mi ha particolarmente colpito". E poi un po' stizzito ha concluso: "Se io dopo cinque anni di governo non avessi chiaro di cosa avesse bisogno il nostro Paese, dovrei starmene a casa". Tuttavia, Berlusconi ha più volte espresso apprezzamento per l'attuale inquilino dell'Eliseo. L'estate scorsa, partecipando alla festa dell'Udeur, gli venne chiesto se avrebbe imitato l'esempio di Sarkozy di pescare le menti anche nel campo opposto. Berlusconi replicò subito: "Dico subito di sì, perché le intelligenze vanno usate ovunque si trovino. Devo però dire che guardo con un sorriso questa magnificazione di Sarkozy, visto che la sinistra prima che vincesse le elezioni, lo considerava un fascista, e sosteneva Segolene Royal". D'altro canto lo stesso Sarkò, nel luglio 2003, disse di Berlusconi: "Si è lanciato in una grande opera di modernizzazione dell'Italia". Un feeling che dura da anni. Vai alla homepage 28/01/2008.

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Palm chiude i retail e una class action contro Treo (sezione: Class action)

( da "Vnunet.it" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

class="hilite">Versione stampabile Palm chiude i retail e una class="term">class class="term">action contro Treo L'azienda ristruttura per risparmiare. In attesa di approvazione il patteggiamento per gli utenti di Treo 600 e Treo 650 VNUnet.it 28-01-2008 Advertisement Palm da tempo versa in difficolta e chiude i retail, otto stand alone e 26 store presso aeroporti. Eccetto quello di Sunnyvale, chiuderanno tutti i negozi Palm nel terzo trimestre. Palm continuerà a vendere online, attraverso i rivenditori e i negozi dei gestori telefonici. Infine Palm sta anche per chiudere con un patteggiamento una class="term">class class="term">action contro Treo: se approvato, il patteggiamento prevede che gli utenti di Treo 600 e Treo 650 vengano risarciti cash oppure vengano sostituiti gli smartphone riparati o rimpiazzati due o più volte. La causa era iniziata nel 2005 presso la corte distrettuale del Northern District di California.

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Una class action contro truffe 899? (sezione: Class action)

( da "Virgilio Notizie" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

28-01-2008 14:22 Consumatori, si ricevono sms anonimi che invitano a chiamare (ANSA) - ROMA, 28 GEN - Adusbef-Federconsumatori stanno valutando di iniziare una class="term">class class="term">action contro le truffe legate ai numeri con tariffazione aggiuntiva 899. Lo annunciano le stesse associazioni, che 'continuano a ricevere centinaia di segnalazioni da parte dei cittadini che ricevono sms da parte di numeri sconosciuti che invitano a chiamare gli 899'. 'Abbiamo denunciato piu' volte questi problemi all'Autorita' e al Ministero delle comunicazioni. Fino ad oggi non abbiamo avuto risposte e le truffe continuano'.

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<Codacons> propone una <Class action> a tutela dei clienti di Monza e Brianza (sezione: Class action)

( da "Giornale di Vimercate" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

"CODACONS" PROPONE UNA "CLASS ACTION" A TUTELA DEI CLIENTI DI MONZA E BRIANZA. "CODACONS" PROPONE UNA "CLASS ACTION" A TUTELA DEI CLIENTI DI MONZA E BRIANZA. Vimercate - "Codacons" propone una "Class action" a tutela dei clienti di Monza e Brianza. "I disservizi postali che avevamo già lamentato - ha fatto sapere l'organizzazione a tutela dei consumatori - non sono cessati, vi sono, anzi, seri problemi in quasi tutti i comuni della Brianza. Le assicurazioni di Poste Italiane relative ad un celere superamento dei disagi patiti dai migliaia di utenti si sono dunque rivelate vane". Una constatazione a cui fa seguito un'importante iniziativa. "Per questa ragione - hanno spiegato - proponiamo l'avvio di una raccolta di dati in vista di una class action (azione collettiva risarcitoria) da intentare nei confronti dell'azienda". L'associazione si prepara così a far proprio uno strumento legale, divenuto legge a fine anno, che entrerà in vigore a luglio 2008. "Per ora - hanno aggiunto - chiediamo ai cittadini danneggiati dai disservizi di tenere, in questi mesi, annotazioni precise sui problemi riscontrati e di non gettare né buste con affrancature e timbri, né ricevute degli uffici postali, né cartoline di avviso di ricevimento ritornate con ritardo. Nei prossimi mesi informeremo tempestivamente sulle modalità di adesione all'iniziativa che potrebbe essere una delle prime tentate in Italia attraverso questo innovativo strumento giuridico a tutela dei cittadini". Articolo pubblicato il 22/01/08.

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TLC: CONSUMATORI VALUTANO CLASS ACTION CONTRO TRUFFE 899 (sezione: Class action)

( da "Prima Comunicazione" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

Data: 28/01/2008 Fonte: Ansa Categoria: Telecomunicazioni TLC: class="hilite">CONSUMATORI VALUTANO CLASS ACTION CONTRO TRUFFE 899 ECO:TLC 2008-01-28 13:09 TLC: CONSUMATORI VALUTANO CLASS ACTION CONTRO TRUFFE 899 ROMA (ANSA) - ROMA, 28 GEN - Adusbef e Federconsumatori stanno valutando di intraprendere una class="term">class class="term">action contro i responsabili delle truffe legate ai numeri con tariffazione aggiuntiva che iniziano per 899. Lo annunciano le stesse associazioni, che "continuano a ricevere centinaia di segnalazioni da parte dei cittadini che ricevono sms da parte di numeri sconosciuti che invitano a chiamare gli 899". "Abbiamo denunciato più volte questi problemi all'Autorità per le comunicazioni e al Ministero delle comunicazioni. Abbiamo anche proposto la disconnessione automatica dei numeri non geografici a tariffazione aggiuntiva affinché, chi vuole, possa connettersi consapevolmente e a proprio rischio a queste numerazioni. E inoltre - sottolineano i consumatori - abbiamo sostenuto l'esigenza di far pervenire agli utenti una tariffazione separata che evidenzi con chiarezza i soldi spesi per il traffico normale da quello a tariffazione aggiuntiva. Fino ad oggi non abbiamo avuto risposte e, purtroppo, le truffe seguitano a colpire i cittadini". (ANSA). COM-OM/ S0A QBXC.

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Il governo stava studiando "correttivi" alla class action (2) (sezione: Class action)

( da "Velino.it, Il" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

(ECO) Il governo stava studiando "correttivi" class="hilite">alla class="term">class class="term">action Roma, 28 gen (Velino) - Il governo Prodi era pronto a intervenire modificando la class="term">class class="term">action approvata nell'ambito della Finanziaria 2008. Secondo le indiscrezioni raccolte dal VELINO, i consiglieri giuridici della presidenza del Consiglio in un paper informale messo a punto per conto del sottosegretario Enrico Letta hanno sottolineato l'opportunità di un chiarimento interpretativo sulla norma che ha introdotto anche in Italia l'azione collettiva. Nel rapporto riservato si metterebbe in evidenza la necessità di chiarire uno dei punti chiave della normativa che lascerebbe ampi spazi di manovra per le aziende. Il punto su cui alcuni consiglieri giuridici di Palazzo Chigi hanno voluto soffermarsi è quello in particolare legato alla retroattività della norma. Un aspetto che nell'articolo della Finanziaria che ha previsto la class="term">class class="term">action non è presente. Dalle associazioni dei consumatori si sottolinea che non ci sarebbero dubbi in materia: la retroattività è insita nella norma che ha avuto il via libera del Parlamento, visto che è un provvedimento a carattere processuale, e quindi vale inevitabilmente anche su presunti danni subiti dagli utenti prima dell'entrata in vigore della legge in questione. Gli esperti giuridici vicini a Enrico Letta avrebbero invece messo per iscritto che per evitare interpretazioni come la precedente sostenuta dalle associazioni dei consumatori, che potrebbe riguardare anche i casi Parmalat, Cirio e Tango Bond, occorre una sorta di intervento normativo da mettere a punto per porre in evidenza che la class="term">class class="term">action sarebbe invece irretroattiva. Una impostazione che poggerebbe su questo assunto giuridico: la disciplina dell'azione collettiva ha modificato la struttura dei diritti soggettivi fatti valere dai consumatori e dagli utenti, in quanto l'interesse processuale ad agire e poi a determinare l'ammontare del risarcimento sarà riconosciuto anche alle associazioni dei consumatori. Nello stesso tempo, avrebbero sottolineato alcuni sherpa di Palazzo Chigi, è evidente che le associazioni hanno acquisito un diritto nuovo che prima non avevano. Quindi, non essendo una legge meramente processuale, la irretroattività è insita. (spr) 28 gen 15:28.

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Il governo stava studiando "correttivi" alla class action (sezione: Class action)

( da "Velino.it, Il" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

(ECO) Il governo stava studiando "correttivi" class="hilite">alla class="term">class class="term">action Roma, 28 gen (Velino) - Il governo Prodi era pronto a intervenire modificando la class="term">class class="term">action approvata nell'ambito della Finanziaria 2008. Secondo le indiscrezioni raccolte dal VELINO, i consiglieri giuridici della presidenza del Consiglio in un paper informale messo a punto per conto del sottosegretario Enrico Letta hanno sottolineato l'opportunità di un chiarimento interpretativo sulla norma che ha introdotto anche in Italia l'azione collettiva. Nel rapporto riservato si metterebbe in evidenza la necessità di chiarire uno dei punti chiave della normativa che lascerebbe ampi spazi di manovra per le aziende. Il punto su cui alcuni consiglieri giuridici di Palazzo Chigi hanno voluto soffermarsi è quello in particolare legato alla retroattività della norma. Un aspetto che nell'articolo della Finanziaria che ha previsto la class="term">class class="term">action non è presente. Dalle associazioni dei consumatori si sottolinea che non ci sarebbero dubbi in materia: la retroattività è insita nella norma che ha avuto il via libera del Parlamento, visto che è un provvedimento a carattere processuale, e quindi vale inevitabilmente anche su presunti danni subiti dagli utenti prima dell'entrata in vigore della legge in questione. Gli esperti giuridici vicini a Enrico Letta avrebbero invece messo per iscritto che per evitare interpretazioni come la precedente sostenuta dalle associazioni dei consumatori, che potrebbe riguardare anche i casi Parmalat, Cirio e Tango Bond, occorre una sorta di intervento normativo da mettere a punto per porre in evidenza che la class="term">class class="term">action sarebbe invece irretroattiva. Una impostazione che poggerebbe su questo assunto giuridico: la disciplina dell'azione collettiva ha modificato la struttura dei diritti soggettivi fatti valere dai consumatori e dagli utenti, in quanto l'interesse processuale ad agire e poi a determinare l'ammontare del risarcimento sarà riconosciuto anche alle associazioni dei consumatori. Nello stesso tempo, avrebbero sottolineato alcuni sherpa di Palazzo Chigi, è evidente che le associazioni hanno acquisito un diritto nuovo che prima non avevano. Quindi, non essendo una legge meramente processuale, la irretroattività è insita. (spr) 28 gen 15:28.

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Fondi sovrani l'Occidente chiede regole (sezione: Class action)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

SUPPLEMENTO AFFARI E FINANZA ultimo aggiornamento 28 Gennaio 2008 Affari & Finanza > RAPPORTO --> COPERTINA pag. 1 Fondi sovrani l'Occidente chiede regole il caso MARCO PANARA Se i Fondi sovrani sono un mostro, mai mostro fu più coccolato di essi. D'altra parte, come può l'Occidente affamato di capitali non corteggiare con galante insistenza i nuovi padroni della ricchezza mondiale? E infatti lo fa, con quell'ambigua arroganza che hanno i vecchi padroni quando trattano con i nuovi. C'è la fila per chiedere ai fondi sovrani di mettere miliardi nelle grandi banche Usa e anche in qualcuna europea, per colmare le voragini lasciate dai subprime. Poi, appena chiuso l'affare, si chiede loro di non contare e gli si promette anche una regolamentazione che ponga dei paletti alla loro attività. Al World Economic Forum di Davos, ossessionato quest'anno dalla crisi finanziaria e dalle ipotesi di recessione, la discussione vera, un po' a porte aperte e assai più a porte chiuse, è centrata sui fondi sovrani. Ci sono tutti, Norvegia e Corea, Cina e Russia, Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati. Negli incontri collettivi si ragiona dell'opportunità di regolare la loro attività, si sollecita anzi una loro collettiva capacità di autoregolamentazione.e in quelli privati, nei têteatête, si prepara il terreno per nuove operazioni, si stendono vermigli tappeti ai miliardi russi o asiatici in cerca di partecipazioni da comprare. È la fiera delle contraddizioni. Quando si sono aperte le prime crepe nel bilancio di Citibank, il segretario del Tesoro americano Hank Paulson è volato ad Abu Dhabi, che deve qualcosa alla copertura militare americana dell'area, per chiedere al fondo sovrano di quel prospero emirato di mettere qualche miliardo nel capitale della traballante regina delle banche d'America e del mondo. La Abu Dhabi Investment Authority ha graziosamente accettato e abilmente negoziato il suo ingresso nella forma di un 'convertendo' a due anni, remunerato al magico tasso dell'11 per cento. Hanno messo 7,5 miliardi di dollari e preso azioni di Citibank, ma tra due anni, se il valore di quelle azioni non risulterà superiore al prezzo al quale le hanno acquistate, potranno rivenderle avendo indietro i 7,5 miliardi investiti più l'interesse (l'11 per cento di cui sopra) maturato nei due anni. Un soccorso gradito ma tutt'altro che ingenuo. Quando in crisi è andata Ubs, è stata la Banca Centrale svizzera a muoversi con Singapore ottenendo la disponibilità a un investimento di 11 miliardi di franchi svizzeri nel capitale di Ubs (al quale si sono aggiunti altri due miliardi da parte dei Sauditi), anche questa volta nella forma di un convertendo remunerato al 9 per cento e forse un po' di più. Mentre il segretario del Tesoro di Washington Paulson cerca e ottiene l'intervento dei fondi sovrani, un suo predecessore, l'ex segretario del Tesoro Lawrence Summers, polemizza con loro: quali sono, chiede, le vere motivazioni dei loro investimenti? E se comprassero titoli di linee aeree per spostare i traffici dove a loro conviene? E se chiedessero alle grandi banche delle quali sono diventati primari azionisti di trasferire i loro quartieri generali per fare delle loro capitali le nuove capitali finanziarie del pianeta? E se poi qualcuno di questi loro investimenti miliardari andasse male, si chiede ancora Summers, siamo sicuri che i governi di quei paesi non interverranno nella partita chiedendo al governo del paese in cui hanno fatto l'infelice investimento di salvare la situazione? Domande legittime, che sbattono però con una realtà in cui oggi sono i governi occidentali (la politica cioè, che non si vuole che entri in gioco dall'altra parte) a chiedere ai fondi d'investire nelle banche americane ed europee. La politica c'è già, dalla parte dei comprati e da quella degli acquirenti, e tutti lo sanno. Il problema è come contenerla, come far sì che non distorca irrimediabilmente i mercati. La discussione è affascinante. Perché, chiede Lawrence Summers, i fondi sovrani non si siedono intorno a un tavolo e non firmano una carta con pochi punti ai quali tutti si impegnano ad attenersi? Ad accettare la proposta è solo il fondo pensioni norvegese, il più ricco fondo sovrano dell'Occidente con 380 miliardi di dollari in gestione, che è l'unico che in realtà non ne avrebbe bisogno, visto che sulla sua attività la trasparenza è già massima. Il vice governatore della Banca Centrale Saudita Muhammad AlJasser, che ha un ruolo attivo nella gestione dei fondi sovrani del suo paese (che si dice ammontino a 1.900 miliardi di dollari), lucidissimo invece risponde: "I fondi sovrani hanno tenuto un comportamento sempre corretto e volete regolarli. Ma come mai non avete regolato gli hedge fund, che invece qualche problema ai mercati l'hanno già creato?" Bader Al Sa'ad, managing director della Kuwait Investment Authority rincara la dose: "Stiamo discutendo un caso che non c'è: non abbiamo mai visto un fondo sovrano investire a debito o speculare su una valuta". Chi non ha dubbi sono i manager delle imprese, che vedono nei fondi sovrani gli azionisti ideali, stabili e non invadenti. Il loro rappresentante, qui a Davos, è Stephen Schwarzman, presidente e ceo di The Blackstone Group, il più grande gruppo di private equity del mondo, che poco prima della sua quotazione in Borsa ha visto l'arrivo della China Investment Corporation, che per 3 miliardi di dollari ha comprato il 9,9 per cento del capitale: "Li abbiamo visti all'opera e sono tra gli investitori più professionali del mondo, cercano buona redditività e sicurezza". Cosa chiedere di più a un azionista? Le azioni possedute dai cinesi in Blackstone non hanno neanche diritto di voto. L'esito probabile della discussione è che per il momento ad un'autoregolamentazione non si arriverà, mentre forse la prossima primavera le autorità finanziarie internazionali raggiungeranno l'accordo su una bozza di regolamentazione che dovrebbe puntare soprattutto sulla trasparenza. Molto di più non ci si può aspettare e forse non è neanche opportuno chiedere. "I rischi di comportamenti distorsivi ci sono ? commenta Gian Maria Gros Pietro, economista, già presidente dell'Iri e dell'Eni e ora di Atlantia ? non aspettiamo che si concretizzino per studiarli a fondo e regolarli opportunamente. Di fronte all'emergere di questo nuovo ruolo dei fondi sovrani dovremmo cogliere la lezione della crisi finanziaria: quando è esploso il fenomeno delle cartolarizzazioni non abbiamo studiato abbastanza i suoi meccanismi né la natura dei nuovi titoli che arrivano sul mercato, e non conoscendoli non li abbiamo regolati per tempo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti". La regolamentazione tuttavia, se arriverà, non muterà i fenomeni di fondo. Il primo è la potenza finanziaria di questi nuovi soggetti pubblici è crescente e apparentemente inarrestabile: dai 3 mila miliardi di dollari che hanno in portafoglio oggi arriveranno in cinque anni a 12 mila e nei prossimi 15 a 30 mila e più. Saranno i più grandi investitori nelle borse, nei mercati delle materie prime, in titoli di debito delle imprese e degli stati. Mostri giganteschi che tutti vorremmo buoni, che lusinghiamo per la dimensione dei loro portafogli ma temiamo per la loro forza e ancora di più per il rischio che le loro scelte d'investimento non siano dettate solo da ragioni di mercato ma anche da interessi extraeconomici. Il secondo fenomeno è ancora più rilevante e complesso. Il boom dei fondi sovrani è solo il più vistoso degli effetti dell'immenso spostamento di denari dai paesi industrializzati, dove per secoli e fino ad oggi la ricchezza si è andata accumulando, verso i paesi petroliferi ed i paesi emergenti. Comprando petrolio arabo, gas russo e merci cinesi, i paesi industrializzati pagano denaro, che lì viene accumulato, in cambio di prodotti, che qui vengono consumati. E quanto più alto è il prezzo del petrolio e del gas, tanto più grande è la massa di denaro che si sposta da una parte all'altra e tanto più veloce è la crescita dell'accumulazione, in quelle aree, di ricchezza finanziaria. Finché l'area industrializzata cresce con adeguato vigore e produce abbastanza reddito da pagare i prodotti che acquista e anche accumularne una parte, questo scambio è tuttavia sostenibile, e anche se le aree petrolifere ed i paesi emergenti accumulano ricchezza più rapidamente, finanche al punto di sorpassare quella dei paesi più ricchi, il processo potrebbe anche essere non traumatico. Rischia di diventare traumatico invece se l'Occidente non produce abbastanza nuova ricchezza da comprare e risparmiare e per mantenere il suo tenore di vita, dopo aver rinunciato a risparmiare, comincia ad accumulare debiti, e quando non riesce più a pagare i debiti comincia a vendere pezzi del suo patrimonio. In questo caso non c'è un sorpasso tra aree del mondo che hanno ritmi diversi di accumulazione, ma un vero e proprio spostamento di ricchezza. Forse è quello che sta cominciando ad accadere. La drastica riduzione della capacità di risparmio dell'Occidente, la crescita dell'indebitamento delle famiglie americane, la crisi delle banche e la vendita dei primi gioielli di famiglia, l'economia dei paesi industrializzati, dove per secoli e fino ad oggi la ricchezza si è andata accumulando, verso i paesi petroliferi ed i paesi emergenti. Comprando petrolio arabo, gas russo e merci cinesi, i paesi industrializzati pagano denaro, che lì viene accumulato, in cambio di prodotti, che qui vengono consumati. E quanto più alto è il prezzo del petrolio e del gas, tanto più grande è la massa di denaro che si sposta da una parte all'altra e tanto più veloce è la crescita dell'accumulazione, in quelle aree, di ricchezza finanziaria. Finché l'area industrializzata cresce con adeguato vigore e produce abbastanza reddito da pagare i prodotti che acquista e anche accumularne una parte, questo scambio è tuttavia sostenibile, e anche se le aree petrolifere ed i paesi emergenti accumulano ricchezza più rapidamente, finanche al punto di sorpassare quella dei paesi più ricchi, il processo potrebbe anche essere non traumatico. Rischia di diventare traumatico invece se l'Occidente non produce abbastanza nuova ricchezza da comprare e risparmiare e per mantenere il suo tenore di vita, dopo aver rinunciato a risparmiare, comincia ad accumulare debiti, e quando non riesce più a pagare i debiti comincia a vendere pezzi del suo patrimonio. In questo caso non c'è un sorpasso tra aree del mondo che hanno ritmi diversi di accumulazione, ma un vero e proprio spostamento di ricchezza. Forse è quello che sta cominciando ad accadere. La drastica riduzione della capacità di risparmio dell'Occidente, la crescita dell'indebitamento delle famiglie americane, la crisi delle banche e la vendita dei primi gioielli di famiglia, l'economia dei paesi industrializzati che si ferma e quella dei paesi emergenti che, lo speriamo tutti, continua a crescere. Forse non è ancora un fenomeno e forse neanche lo diventerà, forse è solo un segnale d'allarme. La sola cosa certa è che i nuovi padroni, i fondi sovrani, sono in azione: il passaggio delle consegne è già cominciato.

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Posta in perenne ritardo, i Comuni minacciano azioni legali (sezione: Class action)

( da "Varesenews" del 28-01-2008)

Argomenti: Class Action

Varese - Alcune amministrazioni hanno già promosso cause risarcitorie per danni materiali e di immagine. C'è chi parla anche di "class="hilite">class="term">class class="term">action" Posta in perenne ritardo, i Comuni minacciano azioni legali È passata qualche settimana dall'emergenza Poste, ma in provincia di Varese i disagi e le lamentele sono rimasti. E dalla società nell'occhio del ciclone di risposte non ne sono arrivate, almeno a sentire gli amministratori locali che hanno sollevato il caso. Come riportato dai commenti agi articoli che VareseNews ha pubblicato poche settimane fa i disservizi erano molti e "democraticamente" diffusi su tutto il territorio. Alcuni sindaci, guidati da Alberto Tognola di Daverio e Giorgio Belli di Crosio della Valle avevano scritto a fine novembre al Prefetto per chiedere lumi e denunciare continui episodi di corrispondenza non consegnata o in perenne ritardo. Il Prefetto Roberto Aragno scrisse alle Poste e inoltrò la lettera ai Comuni interessati, ma a tutt'oggi non ci sono novità. A dire il vero il servizio è parzialmente migliorato, i ritardi ci sono ma almeno la posta arriva: quello che lascia perplessi utenti e amministratori è la mancanza di comunicazioni da parte delle stesse Poste. C'è addirittura chi minaccia una "class="term">class class="term">action", una causa collettiva sullo stile di quelle americane contro le grandi industrie del tabacco: non c'è nulla di avviato, ma la rabbia e la frustrazione è tanta. Ci sono Comuni, Oggiona Santo Stefano per esempio, che ha intrapreso una causa risarcitoria per 3-4 mila euro contro le Poste: sia per i danni materiali dovuti alla mancata consegna della corrispondenza (vedi i calendari della società che si occupa della gestione dei rifiuti), sia per rimediare ad un danno d'immagine dovuto al fatto che nelle case dei cittadini non è arrivato l'informatore comunale nei tempi prescritti. Altre amministrazioni si stanno muovendo: aspettano un segnale dalle Poste, ma soprattutto la corrispondenza che giace chissà dove per tanto, troppo tempo.   Lunedi 28 Gennaio 2008 t.g.

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ARTICOLI DAL 23 AL 25 GENNAIO 2008

Azione legale di Autovie possibile ma c'è anche il diritto di sciopero ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 23-01-2008)

Posta in ritardo, l'azienda si difendei consumatori pensano a una class action ( da "Secolo XIX, Il" del 23-01-2008)

Parmalat, 40 mila contro le banche ( da "Stampa, La" del 23-01-2008)

Consegne, Poste sotto accusa ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 23-01-2008)

Class action contro acque spa ( da "Tirreno, Il" del 23-01-2008)

Caos Poste: fallita la riorganizzazione Tonnellate di lettere e pacchi nei depositi. L'analisi dei sindacati ( da "Unita, L'" del 23-01-2008)

Una vertenza collettiva, come funziona ( da "Tirreno, Il" del 23-01-2008)

Rosso stop, parte il maxi-ricorso ( da "Provincia Pavese, La" del 23-01-2008)

'I COSTI DELL'ILLEGALITÀ. MAFIA ED ESTORSIONI IN SICILIA', UN CONVEGNO A PALERMO ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE CHINNICI ( da "marketpress.info" del 23-01-2008)

Posta lumaca, quartieri in rivolta ( da "Repubblica, La" del 23-01-2008)

Posta fantasma, la città in rivolta - giuliano foschini ( da "Repubblica, La" del 23-01-2008)

Parmalat, processo alle banche estere ( da "Stampa, La" del 23-01-2008)

CRAC PARMALAT ( da "TGCom" del 23-01-2008)

Scioperi dei dipendenti e degli autotrasportatori, difficoltà dovute alla neve. Sono queste le ( da "Messaggero, Il" del 23-01-2008)

C'è anche chi pensa a una class-action ( da "Giorno, Il (Brianza)" del 23-01-2008)

A RISCHIO ALITALIA, CLASS ACTION, SCONTI RAI ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 23-01-2008)

Pregi e difetti del ricorso alla class action ( da "Corriere Adriatico" del 23-01-2008)

Crac Parmalat, 40mila richieste civili ( da "TGCom" del 23-01-2008)

Caro Guido Rossi, il mercato è anche azzardo e speculazione ( da "Liberazione" del 23-01-2008)

ITALEASE/ SITI PROPONE AZIONI COLLETTIVE PER AZIONISTI E CLIENTI ( da "Virgilio Notizie" del 23-01-2008)

Italease, azione collettiva Siti a tutela clienti, azionisti ( da "Websim" del 23-01-2008)

Italease, spariti 70-80 milioni Cinque arresti tra cui Faenza ( da "Finanza e Mercati" del 24-01-2008)

Italease, spariti 70-80 milioni Cinque arresti tra cui Faenza ( da "Finanza e Mercati" del 24-01-2008)

IL NOSTRO IMPEGNO per i vostri diritti recita lo Standard di qualit&# ( da "Giorno, Il (Legnano)" del 24-01-2008)

Pratiche commerciali sleali ( da "AltaLex" del 24-01-2008)

Class action contro i giocattoli tossici: Thomas il trenino paga 30 milioni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-01-2008)

Arriva in Italia la class action, ecco cosa cambia ( da "ITnews.it" del 24-01-2008)

IBM taglia gli stipendi ai tecnici ( da "Punto Informatico" del 25-01-2008)

Gli 'ex' dell'Arvedi sostengono Agropolis ( da "Provincia di Cremona, La" del 25-01-2008)

Danni ai consumatori, da giugno via alle cause collettive ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 25-01-2008)

Un'agenzia di viaggi clandestina per un giro del mondo virtuale ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 25-01-2008)

RIFIUTI: PARTE LA BATTAGLIA LEGALE DEL CODACONS IN FAVORE DEI CITTADINI CAMPANI ( da "Sestopotere.com" del 25-01-2008)

Cambiare politica per cambiare il Paese ( da "Denaro, Il" del 25-01-2008)

Che effetti avrà sulle nostre tasche la crisi di governo? pag.1 ( da "Trend-online" del 25-01-2008)

I contrari. Perché non piace ai poteri forti ( da "Vita non profit magazine" del 25-01-2008)

Class action al via. Il signor Rossi in Tribunale non è più solo ( da "Vita non profit magazine" del 25-01-2008)

Le Faq della class action ( da "Vita non profit magazine" del 25-01-2008)

GIUSTIZIA. Anno Giudiziario, Carbone: "Al cittadino garanzie di terzietà e imparzialità" ( da "HelpConsumatori" del 25-01-2008)

PARMA - Ecco il piano 2008 per le associazioni di promozione sociale ( da "RomagnaOggi.it" del 25-01-2008)


Articoli

Azione legale di Autovie possibile ma c'è anche il diritto di sciopero (sezione: Class action)

( da "Piccolo di Trieste, Il" del 23-01-2008)

 

"Azione legale di Autovie possibile ma c'è anche il diritto di sciopero" TRIESTE Secondo Paolo Cendon, docente di istituzioni di diritto privato all'Università di Trieste, Autovie Venete ha titolo per chiedere i danni per i blocchi in autostrada. "Può fare richiesta di risarcimento attraverso una denuncia sia civile che penale. Il reato? Dall'occupazione di suolo pubblico alla manifestazione non autorizzata". Andrà poi valutato se esistono gli estremi della colpa. "C'è un punto di equilibrio sottile tra i diritti della vittima potenziale e il diritto allo sciopero dei manifestanti - spiega Cendon -. Non so se il giudice darà ragione a Riccardo Illy e alla sua giunta ma certo la denuncia è possibile". Ma contro chi? "Tocca al denunciante decidere se contro ignoti o persone precise, l'importante è che lo faccia a ragion veduta, altrimenti sarebbe un abuso". Ma anche gli automobilisti potrebbero sporgere denuncia? "In caso di danno, sotto il profilo civile tutte le vittime possono chiedere risarcimento". Stefano Delle Monache, docente di diritto privato all'Università di Udine, si sofferma proprio sugli utenti: "In teoria, dal punto di vista della ricostruzione civilistica, potrebbero lamentare l'inadempimento del gestore che ha fatto pagare un pedaggio per un servizio poi interrotto". Ma, va anche rilevato, "Autovie potrà replicare che un evento del genere non era sotto il suo controllo". Marina Brollo, ordinario di diritto del lavoro a Udine, aggiunge: "Si tratta di capire se la nozione di sciopero copra episodi simili. La Corte costituzionale ha chiarito che lo sciopero è tutto quello che la prassi sociale, cioè la gente, considera come tale. Anche se provoca disagio ai cittadini. Da qui la tendenza a ricondurre pure queste forme di lotta sindacale nell'area dello sciopero, se non assumono modalità estreme". Ma chi ha subito danni? "Non tanto Autovie quanto gli automobilisti in transito, cioè altri lavoratori. Ma anche i datori di lavoro del settore metalmeccanico nonché gli scioperanti che perdono le retribuzioni. Le perdono per la tutela di un interesse collettivo, a condizioni di lavoro dignitose". m.b.

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Posta in ritardo, l'azienda si difendei consumatori pensano a una class action (sezione: Class action)

( da "Secolo XIX, Il" del 23-01-2008)

 

Servizio nel caos Roma. Scioperi dei dipendenti e degli autotrasportatori, difficoltà dovute alla neve. Sono queste le cause con le quali le Poste hanno motivato ai consumatori gli eventuali ritardi nella consegna di lettere e bollette. Comunque, sottolinea l'azienda, le cose vanno bene. Ma secondo i sindacati il modello organizzativo della consegna ha mostrato crepe e va corretto. E la prossima settimana si aprirà una sessione no-stop di confronto con in sindacati per valutare la disponibilità dell'azienda a rivederlo. class="hilite">Adusbef e Federconsumatori stanno valutando l'ipotesi di una class="term">class class="term">action che sembra, però, una strada non facile da seguire, visto che questa pratica, spiegano, "non può essere intentata contro la pubblica amministrazione e bisogna valutare se le Poste rientrano in questa categoria, essendo una Spa a capitale pubblico". "I problemi ci sono e sono strutturali: le Poste si sono lanciate nelle banche e nei telefonini, tralasciando la loro missione principale", accusano i presidenti di Adusbef e Federconsumatori, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti. L'Adoc, per cercare di fronteggiare i ritardi nelle consegne, propone all'azienda la tracciatura dei prodotti postali. Continuano intanto a giacere nei depositi di Poste tonnellate e tonnellate di posta arretrata. Il modello di organizzazione del recapito postale "è sbagliato. C'è una situazione di sofferenza: da tre mesi ci sono disfunzioni gravi in varie regioni, con picchi in Lombardia", spiega il segretario dell'Slp-Cisl, Mario Petitto, precisando che "il sistema di recapito di Poste ha rivelato crepe vistose che Poste non ha colmato". Se l'azienda non deciderà di intervenire, la situazione si "aggraverebbe ulteriormente. Noi la buona volontà ce la mettiamo, ma serve anche una grande disponibilità dell'azienda". Proprio la Cisl ha annunciato uno sciopero degli straordinari dal 28 gennaio al 26 febbraio. 23/01/2008.

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Parmalat, 40 mila contro le banche (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 23-01-2008)

 

Per i bond spazzatura di quattro istituti di credito Parmalat, 40 mila contro le banche Via al processo, record di parti civili Il popolo dei risparmiatori bruciato dai bond spazzatura, a cinque anni dal "caso Parmalat", cerca giustizia nel terzo troncone giudiziario contro le banche estere, nel processo apertosi ieri a Milano. Sono circa 40 mila i clienti di Ubs, Citigroup, class="hilite">Morgan e Deutsche Bank che tentano di recuperare parte dei loro soldi: un esperimento di "class="term">class class="term">action" ora consentito dalla Finanziaria. Sperano di potersi costituire parte civile contro soggetti giuridici, cioè i grandi istituti di credito stranieri, chiamati a rispondere di "responsabilità oggettiva". Colonnello A PAGINA 25.

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Consegne, Poste sotto accusa (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 23-01-2008)

 

Economia Pagina 212 Tonnellate di corrispondenza in ritardo: sindacati polemici. I consumatori: ricorso alla class="term">class class="term">action Consegne, Poste sotto accusa Tonnellate di corrispondenza in ritardo: sindacati polemici. I consumatori: ricorso alla class="term">class class="term">action --> Scioperi dei dipendenti e degli autotrasportatori, difficoltà dovute alla neve. Sono queste le cause con le quali le Poste hanno motivato ai consumatori gli eventuali ritardi nella consegna di lettere e bollette. Comunque, sottolinea l'azienda, le cose vanno bene. Ma secondo i sindacati il modello organizzativo della consegna ha mostrato crepe e va corretto. E la prossima settimana si aprirà una sessione no-stop di confronto. I CONSUMATORI Adusbef e Federconsumatori stanno valutando l'ipotesi di una class="term">class class="term">action che sembra, però, una strada non facile da seguire, visto che questa pratica, spiegano, "non può essere intentata contro la pubblica amministrazione e bisogna valutare se le Poste rientrano in questa categoria, essendo una Spa a capitale pubblico". "I problemi ci sono e sono strutturali: le Poste si sono lanciate nelle banche e nei telefonini, tralasciando la loro missione principale", accusano i presidenti di Adusbef e Federconsumatori, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti. L'Adoc propone all'azienda la tracciatura dei prodotti postali. Continuano intanto a giacere nei depositi di Poste tonnellate e tonnellate di posta arretrata. IL SINDACATO Il modello di organizzazione del recapito postale "è sbagliato. C'è una situazione di sofferenza: da tre mesi ci sono disfunzioni gravi in varie regioni, con picchi in Lombardia", spiega il segretario dell'Slp-Cisl, Mario Petitto, precisando che "il sistema di recapito di Poste ha rivelato crepe vistose non colmate". Se l'azienda non deciderà di intervenire e, quindi di rompere con il sindacato, la situazione si "aggraverebbe ulteriormente. Noi la buona volontà ce la mettiamo, ma serve anche una grande disponibilità dell'azienda". LE PRIME PROTESTE Proprio la Cisl ha annunciato uno sciopero degli straordinari dal 28 gennaio al 26 febbraio: uno stop che il Codacons chiede di sospendere, "almeno fino a quando non sarà recuperata e consegnata ai consumatori tutta la posta in giacenza. Altrimenti potrebbe essere ipotizzato il reato di interruzione di pubblico servizio". Convinta che il modello organizzativo vada rivisto è anche la Slc-Cgil: secondo il segretario nazionale Riccardo Ferraro ci sono criticità nella copertura del servizio e nei carichi di lavoro. Il servizio, dice Ferraro, va articolazione meglio, "tenendo conto delle esigenze della clientela e del territorio". ACCORDO DA RISPETTARE "Se c'è un problema occorre correggerlo, è inutile la conflittualità", sostiene invece il segretario generale della Uilpost, Ciro Amicone. "Abbiamo fatto un accordo nel settembre 2006, importante per riformare la consegna della posta, in un'ottica di cambiamento degli usi e consumi della società. L'accordo è buono. C'è stata qualche sfasatura, stiamo cercando di rimediare".

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Class action contro acque spa (sezione: Class action)

( da "Tirreno, Il" del 23-01-2008)

 

Empoli "Class action contro Acque Spa" I consumatori si organizzano dopo la richiesta dei dati catastali PONTE A EGOLA. Potrebbe diventare oggetto della prima azione collettiva dei consumatori del Valdarno la richiesta, inviata da Acque spa a tutti i cittadini utenti del suo bacino di competenza, di compilare un modulo con i dati catastali delle singole abitazioni contrassegnate da un contatore. Una richiesta che ha provocato, sottolineano dallo sportello Arci per i consumatori, disagi a non finire. "Mi metto nei panni di uno degli anziani che si è rivolto a noi per chiedere aiuto con il questionario di Acque - spiega Sergio Coppola, dello sportello Arci del Cuoio, dove è attivo (due pomeriggi a settimana, lunedì e martedì dalle 18 alle 19,30, in via della Gioventù) lo sportello del Movimento Consumatori -. Qualche Comune intelligente, per dare un supporto ai cittadini, ha messo a disposizione alcuni uffici. Quello di Acque è il classico esempio di azienda che scarica sui cittadini utenti un problema che se risolvesse da sé le comporterebbe di assumere due persone. Non escludiamo al momento che, appena sarà possibile (dal primo luglio 2008, ndr) possa partire una class action, una vertenza collettiva contro Acque". Ma la campagna impopolare di raccolta dati promossa da Acque spa non è l'unico tormento dei cittadini che si rivolgono allo sportello Arci e Consumatori. Un altro, indubbiamente il più diffuso, sottolinea anche l'avvocato Fabio Ficcadenti (che segue i casi presentati allo sportello Consumatori e cura la newsletter Arcicuoio Notizie, progetto di Arci e Consumatori), riguarda i trabocchetti dei contratti telefonici, che gli addetti di quello o l'altro gestore cercano di rifilare allo sfortunato di turno. "Il 75% dei problemi che mi trovo a esaminare - spiega il legale - hanno a che vedere con la telefonia. Con il pretesto del risparmio, gli addetti convincono il cittadino ad attivare nuovi servizi, e invece finisce che gli piove addosso l'ennesimo salasso. I più tartassati sono gli anziani. L'ultimo caso del genere che ho analizzato - continua - riguarda un uomo, reduce da un precedente contenzioso con la compagnia telefonica. Quello nuovo, riguardo la trasformazione di una linea, gli ha causato di dover pagare due volte il servizio e poi gli hanno staccato tutto". E ancora, come si sottolinea nella newsletter (a cadenza mensile, viene diffusa nei circoli Arci con una tiratura di trecento copie cartacee e inviata ai circa cinquecento indirizzi della mailing-list dello sportello), le minacce che incombono con più frequenza sui cittadini riguardano multe da autovelox ("leggere sempre con attenzione il verbale di contestazione per verificare la regolarità della sanzione", consiglia Ficcadenti) e il phishing per chi ha più dimestichezza con la rete. Phishing ovvero accesso non autorizzato a informazioni riservate come numero di conto corrente o carta di credito, camuffato da richieste dati della propria banca. In questo modo il pirata può usare i dati per compiere operazioni e fare prelievi sul conto del malcapitato. L'ultima frode informatica del genere, rimbalzata nel Valdarno, aveva la forma di un messaggio di BancoPoste italiane online. Si spiegava che il conto era bloccato e si chiedeva di confermarlo con dati personali e password accedendo a un link. "Ma Poste si guarda bene da chiedere dati del genere via email!", dice Ficcadenti. Barbara Antoni.

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Caos Poste: fallita la riorganizzazione Tonnellate di lettere e pacchi nei depositi. L'analisi dei sindacati (sezione: Class action)

( da "Unita, L'" del 23-01-2008)

 

Stai consultando l'edizione del Caos Poste: fallita la riorganizzazione Tonnellate di lettere e pacchi nei depositi. L'analisi dei sindacati / Milano Centinaia di tonnellate di lettere e pacchi arretrati che giacciono nei depositi delle Poste, bollette dell'Enel per la cui consegna si accumuleranno due mesi di ritardo. A Milano, secondo la Cisl Poste, lo scorso sabato 19 gennaio è stata consegnata corrispondenza risalente al periodo tra la metà di novembre e l'inizio di dicembre 2007. E negli uffici postali di Roma intanto si sarebbero accatastate 60 tonnellate di corrispondenza. Una situazione di caos che, denunciano i sindacati, è figlia del fallimento del nuovo modello organizzativo adottato dalle Poste. E intanto Adusbef e Federconsumatori stanno class="hilite">valutando la possibilità di intentare una class="term">class class="term">action contro le Poste a causa dei ritardi nella consegna. "Il recapito - denuncia Riccardo Ferraro, segretario nazionalke Slc-Cgil - è un servizio essenziale per il paese, ne misura la civiltà e la coesione. È urgente un nuovo modello organizzativo in quanto stano emergendo insufficienza e scarsa qualità del servizio alla sportelleria all'interno degli ufficili postali". "Come Slc/Cgil - prosegue il sindacalista - abbiamo più volte evidenziato le criticità del nuovo modello organizzativo con particolare riferimento alla copertura del servizio, alla perequazione nei carichi di lavoro, ad una diversa articolazione nel servizio medesimo anche in relazione alle esigenze della clientela e del territorio". Sulla possibilità di intentare una class="term">class class="term">action contro le Poste Federconsumatori e Adusbef stanno verificando se tale azione si possa intraprendere contro le Poste, che è una Spa di capitale pubblico". "Dobbiamo attendere prima di un responso, anche perchè - spiega il presidente di Federconsumatori, Elio Lannutti - non vogliamo inflazionare uno strumento come la class="term">class class="term">action che abbiamo tanto voluto, dando allo stesso tempo adito agli oppositori per eventuali motivi di attaccarlo". Circa la qualità del servizio l'Adusbef ha denunciato che nel 2006 la posta prioritaria veniva consegnata nel 98% dei casi il giorno successivo, mentre nel 2007 c'è stato il crollo al 43%. "Le Poste negli ultimi tempi si sono lanciate nel business delle banche e dei telefonini - denunciano le due associazioni dei consumatoiri - e hanno trascurato la loro missione principale, quella del servizio universale, per la quale ricevono dal Governo ingenti sovvenzioni. Mentre aumentava il numero dei servizi svolti i dipendenti passavano da 175mila a 162mila. La nuova riorganizzazione dell'azienda non ha funzionato e a farne le spese è stato l'anello debole della filiera e cioè la distribuzione della posta e i servizi di conto correnti dei 14.000 sportelli".

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Una vertenza collettiva, come funziona (sezione: Class action)

( da "Tirreno, Il" del 23-01-2008)

 

Empoli Una vertenza collettiva, come funziona PONTE A EGOLA. Stanno affilando le armi gli sportelli che tutelano i consumatori ma anche multinazionali e grandi aziende in previsione dell'entrata in vigore, il primo luglio 2008 secondo le previsioni della Finanziaria, dell'azione collettiva, meglio nota, in inglese, come class action. Si tratta di un'azione legale condotta da uno o più soggetti che, come membri di una stessa classe (gruppo o comunità di persone), chiedono che la soluzione di un problema comune avvenga con effetti per tutti i componenti presenti o futuri della classe. Attraverso la class action (che potrà essere promossa dalle associazioni dei consumatori iscritte all'elenco del ministero dello sviluppo economico) potranno essere esercitate pretese di risarcimento per esempio in casi di illecito plurioffensivo. Al momento, nel Valdarno è in corso una discussione su come funzioneranno le cause ispirate all'azione collettiva risarcitoria. A giorni i referenti del Movimento Consumatori si incontreranno per orientarsi su "quello che l'azione consentirà di fare", dice l'avvocato Fabio Ficcadenti.

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Rosso stop, parte il maxi-ricorso (sezione: Class action)

( da "Provincia Pavese, La" del 23-01-2008)

 

Di Roberto Lodigiani Rosso stop, parte il maxi-ricorso In cinquecento dal giudice per cancellare la multa L'istanza inoltrata al tribunale. I residenti pronti alla protesta VOGHERA. La carica dei cinquecento. Tanti i ricorrenti che si accingono a chiedere al tribunale di Voghera, con una maxi-causa collettiva, l'annullamento della multa incassata al rosso stop di Gerola, autentico spauracchio degli automobilisti sulla Voghera-Novara. Altri dieci utenti della strada promuoveranno un'azione singola, dopo che il giudice di pace ha respinto le loro istanze. Continua e sembra inasprirsi, dunque, il braccio di ferro sul contestato semaforo fabbrica-multe (circa 1.500 in sei mesi), mentre già si annunciano ulteriori colpi di scena. Il più clamoroso potrebbe essere rappresentato dalla riattivazione di quel rosso stop che ha scatenato la guerra delle multe sulla Voghera-Novara. Un ritorno non escluso dal sindaco di Casei, Giancarlo Foschi, che lo aveva disattivato per attriti con la ditta che lo gestiva e soprattutto perchè il dispositivo era stato ritenuto fuori norma da una circolare prefettizia. Il semaforo ora funziona in modo standard, senza rosso che scatta se il veicolo si avvicina ad andatura elevata, nè fotografie a immortalare i trasgressori. Ma, avvisa Foschi, si è riproposto nella sua interezza e drammaticità anche il problema delle velocità elevate durante il transito per l'abitato di Gerola, con i rischi conseguenti per i pedoni e il rosario di vittime e lutti che agita i residenti, pronti a rinnovare le proteste sopite. Da qui l'ipotesi di un ripristino del dispositivo fabbrica-multe, mentre spunta (o meglio rispunta) anche l'idea, suggestiva ma costosa, di realizzare una pista ciclabile (salva ciclisti) accanto alla provinciale. Scenari per il futuro. L'immediato recita di un maxi-ricorso collettivo, che condensa cinquecento posizioni personali, e che verrà depositato nei prossimi giorni in tribunale a Voghera, con il patrocinio di Federconsumatori. Un'istanza di appello, dopo che il giudice di pace, in primo grado, ha negato la possibilità di un ricorso globale, ammettendo invece i ricorsi singoli. I cinquecento, circa un terzo degli utenti della strada multati nei sei mesi di funzionamento con il rosso stop di Gerola, vogliono l'annullamento del verbale. Allo stesso obiettivo puntano gli altri dieci automobilisti, sempre "sponsorizzati" dall'associazione di tutela dei consumatori, che hanno perso la causa davanti al giudice di pace, su un totale di 44 che avevano presentato ricorso singolo. In sostanza, tre ricorsi su quattro sono stati accolti, uno bocciato, sempre dall'identico giudice. Una disparità di valutazione ritenuta "sconcertante e assurda" da Mario Spadini, coordinatore provinciale di Federconsumatori, che aveva già criticato anche la decisione di escludere le istanze collettive, ammesse invece in altre sedi giudiziarie della provincia.

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'I COSTI DELL'ILLEGALITÀ. MAFIA ED ESTORSIONI IN SICILIA', UN CONVEGNO A PALERMO ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE CHINNICI (sezione: Class action)

( da "marketpress.info" del 23-01-2008)

 

Palermo, 23 gennaio 2008 - Venerdì 18 gennaio 2008 il Sottosegretario all'Interno Alessandro Pajno è intervenuto al Convegno "I costi dell'illegalità. Mafia ed estorsioni in Sicilia", organizzato a Palermo dalla Fondazione Rocco Chinnici e dall'Università degli studi. Aprendo il suo intervento, il sottosegretario ha evidenziato come sia necessario affrontare il problema partendo da un chiaro capovolgimento dell'approccio tradizionale che tende ad individuare ed analizzare i costi della legalità. È infatti solo rovesciando l'assunto secondo cui è la legalità ad avere un costo (procedure lunghe e dispendiose aggravate dalla poca efficienza dell'azione degli uffici, controlli e verifiche, ecc. ), che possiamo renderci realmente conto che è l'illegalità a produrre costi, imposti a tutto il sistema, cittadini e imprese. Questi costi costituiscono la somma algebrica di due fattori distinti. L'azione della criminalità mafiosa impone alle imprese, con la sua forza intimidatoria, una serie di costi diretti, all'interno di una strategia di consacrazione della propria "sovranità" (estorsione, usura, distorsioni del mercato, ecc. ). L'illegalità, allo stesso tempo, produce indirettamente conseguenze negative sullo stesso business climate, disincentivando la propensione ad investire e ad ampliare le attività, accrescendo i costi della paura, le spese per la sicurezza dell'impresa, ecc. ). E' chiaro tuttavia ? ha proseguito il Sottosegretario ? che per eliminare "i costi dell'illegalità" occorre aggredire con forza i presupposti che li determinano, attraverso una concezione moderna delle strategie di contrasto alla criminalità organizzata e, in specie, alla criminalità mafiosa, fondata sulla definizione di nuovi modelli di politiche di contrasto. In particolare, il contrasto alla criminalità organizzata necessita dell'individuazione e realizzazione di nuove modalità di collaborazione e cooperazione attiva tra i diversi livelli di governo (statale, regionale e locale); non può essere realizzato se non nel quadro del complessivo miglioramento del sistema Paese; e richiede l'interazione tra istituzioni e società. Nel panorama delle politiche di lotta alle mafie è quindi centrale il buon funzionamento, la qualità del sistema amministrativo, che rappresenta la concretizzazione dell'azione delle istituzioni pubbliche. E' questo il primo antidoto contro l'illegalità, in quanto assicurando la piena esplicazione dei diritti dei cittadini favorisce un ambiente sociale meno esposto a fenomeni di devianza, garantendo un equilibrato sviluppo socio economico. Imprescindibile è in questa ottica la costruzione di un nuovo spazio pubblico di governance fatto di reti, in cui operano soggetti istituzionali nazionali, regionali e locali, insieme a soggetti privati, imprenditoriali e a base associativa, non più tenuti insieme da vincoli gerarchici, ma piuttosto dalla comune esigenza di stabilire tra loro una cooperazione efficace per perseguire obiettivi di comune interesse. Una struttura reticolare, quindi, accompagnata ad un diffuso partenariato economico?sociale, che consenta di prendere decisioni pubbliche sulla base di un patrimonio di conoscenze disperse tra una moltitudine di soggetti e di mediare le diverse istanze di una società complessa. Questo principio deve tradursi in metodo e prassi amministrativa, attraverso la consapevole e sinergica costruzione di reti in grado di assicurare altrettanti livelli di azione tra loro complementari. Così operando, e sottraendo alla criminalità organizzata i benefici che le derivano da un'azione non coordinata, sarà possibile sconfiggere l'illegalità criminale ed eliminarne i costi che gravano sull'intera collettività. Il sottosegretario ha concluso il suo intervento ricordando poi gli interventi posti in essere dall'Amministrazione dell'Interno per il contrasto alla criminalità organizzata: dal monitoraggio degli appalti pubblici alla gestione dei beni confiscati, allo scioglimento degli Enti locali nei casi di infiltrazione mafiosa . <<BACK.

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Posta lumaca, quartieri in rivolta (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 23-01-2008)

 

Pagina III - Bari L'class="hilite">INCHIESTA Ieri altre adesioni alla class="term">class class="term">action: i portalettere li vediamo una volta a settimana Posta lumaca, quartieri in rivolta In Via Amendola due giorni si e due no. In via Carafa, invece, prima era una volta ogni dieci, quindici giorni. A Bari così come in mezza Italia il servizio della posta è completamente in tilt. A Picone, Poggiofranco, San Pasquale, in alcune zone di Palese la posta arriva male, a singhiozzo oppure non arriva proprio. Ritardi ciclopici, mancate consegne. FOSCHINI A PAGINA IX.

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Posta fantasma, la città in rivolta - giuliano foschini (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 23-01-2008)

 

Pagina XI - Bari I DISAGI Posta fantasma, la città in rivolta Quattro quartieri nel caos: class="hilite">ieri altre cento adesioni alla class="term">class class="term">action Rabbia e proteste da Picone Poggiofranco, San Paquale e Palese: "Così non si vive" Lettere accatastate per giorni "I postini se va bene si vedono una volta a settimana" I sindacati accusano l'azienda che si difende: "La situazione sta tornando alla normalità" GIULIANO FOSCHINI In Via Amendola due giorni sì e due no. In via Carafa, invece, prima era una volta ogni dieci, quindici giorni. Ora invece sembra andare meglio. "E lo sa perché?", dice Sonia Romito che è avvocato pignolo, deciso. "Dopo che ho minacciato esposti alla procura, dopo che per giorni sono andata io personalmente a rovistare nei sacchi della posta al centro di smistamento, il direttore delle poste ha cambiato il nostro postino: prima a turno giravano precari, ora è arrivato uno con venti anni di esperienza. E la differenza per il momento si vede". A Bari così come in mezza Italia il servizio della posta è completamente in tilt. A Picone, Poggiofranco, San Pasquale, in alcune zone di Palese la posta arriva male, a singhiozzo oppure non arriva proprio. Ritardi ciclopici, mancate consegne. "Siamo in una fase di riorganizzazione, ma le cose nelle ultime settimane sembrano andare meglio" assicurano dalle Poste. Gli utenti però non sembrano essere completamente d'accordo: solamente ieri sono arrivate un centinaio di adesioni da Bari e provincia all'associazione dei piccoli comuni che sta verificando l'opportunità di proporre una class="term">class class="term">action (la legge lo permette da giugno) contro le Poste per i disagi causati dal servizio recapito. "La situazione è complicata, a Bari e in Puglia così come in molte parti d'Italia" spiega Nico Di Ceglie, responsabile del settore Poste per la Cgil. "Il caos è frutto degli accordi non rispettati dall'azienda sul personale dopo la riorganizzazione del settore: i vecchi portalettere sono finiti a lavorare in ufficio. E per strada ci sono ragazzi inesperti e con contratti a tempo determinato: una malattia rischia di mettere in ginocchio un intero quartiere". Secondo i sindacati, infatti, le scorte, il personale di riserva, ci sono ma non abbastanza: rappresentano il 12-14 per cento della forza lavoro, troppo poco per coprire le nuove macro aree. La zona di Bari e provincia è divisa in 670 zone di recapito, c'è un postino per ciascuna area. A Bari città ce ne sono all'incirca 200. Oggi i sindacati hanno in calendario una riunione con l'azienda per verificare cosa è stato fatto e cosa no rispetto all'accordo dello scorso anno e prendere immediatamente le giuste contromisure. Il problema però non riguarda soltanto la zona di Bari. Ieri, per esempio, sono arrivate nuove proteste dal Subappennino dauno e dalla provincia di Foggia: al sindaco di Roseto Valfortore, Lucilla Parisi, è arrivata soltanto ieri la convocazione della Regione per una riunione di indirizzo che si era tenuta lunedì. "Uno scandalo dice lei". Il Codacons di Lecce ha invece presentato una diffida contro le Poste in seguito a numerose segnalazioni su disservizi nella consegna della posta nel Salento, in particolare a Torre San Giovanni, e alcune zone di Ugento. L'associazione dei consumatori ha chiesto all'azienda "un immediato riavvio del servizio, in caso contrario inizieramo - dicono - un'azione inibitoria secondo il codice del consumo". Il problema non riguarda soltanto la posta tradizionale. Ma anche bollette del telefono, gas e della luce: proprio l'Enel sta valutando di non far pagare more in questo periodo, vista la difficoltà nel recapito. Per risolvere proprio questo problema l'Adoc propone "l'adozione di un sistema di tracciatura idoneo a evitare che gli eventuali ritardi nella consegna di bollette, fatture e pacchi non ricadano sulle tasche dei cittadini, che ad oggi si vedono addebitare interessi di mora a loro non imputabili. In questo modo si potrebbe facilmente individuare chi non ha rispettato i tempi durante la trasmissione del prodotto e agire di conseguenza".

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Parmalat, processo alle banche estere (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 23-01-2008)

 

LE VITTIME DEI BOND SPAZZATURA CHIEDONO DI COSTITUIRSI PARTE CIVILE NEL TERZO TRONCONE GIUDIZIARIO DELLO SCANDALO DI COLLECCHIO Parmalat, processo alle banche estere [FIRMA]PAOLO COLONNELLO MILANO Il popolo transumante dei "bond spazzatura" ora va all'attacco delle banche straniere. Già parti civili nel processo per il crac Parmalat che vede tra gli imputati Calisto Tanzi, i 40 mila risparmiatori che nel dicembre del 2003 rimasero con il cerino in mano dei titoli di Collecchio, ieri, assistiti da un esercito di 62 avvocati si sono ripresentati, in spirito e carte bollate, davanti ai giudici della seconda sezione penale d'innanzi ai quali si è incardinato il terzo troncone del processo Parmalat che vede alla sbarra quattro colossi bancari esteri, Ubs, Citigroup, Morgan Stanley, Deutsche Bank chiamati a rispondere della cosiddetta responsabilità oggettiva, e nove funzionari di banca dei quali uno di Credit Suisse First Boston, tutti accusati di aggiotaggio. In realtà, nella grande aula del processo, al primo piano di palazzo di giustizia, erano pochissimi i risparmiatori in carne e ossa. Nessuno striscione, cartelli o slogan coloriti. Solo qualche commento amaro: "Una volta andare in banca era come andare in chiesa, adesso non direi proprio", dice un tassista arrivato a godersi lo spettacolo. class="hilite">Al completo invece i collegi di difesa, guidati per questa sorta di "class="term">class class="term">action" all'italiana, dal professor Carlo Federico Grosso che da solo rappresenta oltre 32 mila persone, un esercito riunito sotto le bandiere del "Comitato San Paolo". Il loro destino, nonostante il precedente al processo contro Tanzi & Co., non è sicuro. Perchè mentre la costituzione contro persone fisiche non dovrebbe trovare ostacoli, per quanto riguarda le banche, considerate persone giuridiche, il tribunale milanese finora ha sempre rigettato richieste di questo genere (vedi al processo Antonveneta) nonostante la violazione della legge 231, frutto di una direttiva europea del 2001, sia sempre stata perseguita in modo particolare dalla procura. Ciò nonostante i risparmiatori Parmalat possono ancora sperare perchè da Roma e Torino sono arrivate recentemente risposte positive a costituzioni di parte civile contro soggetti giuridici. C'è poi da tener presente le direttive inserite nell'ultima Finanziaria che contemplano l'esistenza della class="term">class class="term">action. Manca però un pronunciamento definitivo della Cassazione, l'unica abilitata a fare giurisprudenza, e dunque la strada sembra essere ancora in salita. Gli avvocati di parte civile ieri hanno riproposto la trascrizione dell'intervento del pm Eugenio Fusco durante l'udienza per la scalata Antonveneta, dove il sostituto procuratore aveva perorato le ragioni dei piccoli risparmiatori, anche in quel caso vittime della spregiudicatezza delle banche. La speranza dei legali è di convincere un collegio tutto femminile, dal presidente Gabriella Manfrin ai giudici a latere Ferrara e Mayer. Trattandosi di materia delicata, i giudici preso atto delle richieste e hanno rinviato l'udienza al 7 marzo dove le stesse verranno illustrate, perchè tutti hanno chiesto tempo per studiare a fondo la questione. Oggi toccherà a un'altra banca affrontare l'aula, Bank of America, ma facilmente l'udienza verrà aggiornata per lo sciopero dei penalisti. I due dibattimenti viaggiano comunque verso l'unificazione. Ben distinto rimarrà invece il processo a Tanzi e agli altri manager Parmalat previsto per domani nella stessa aula. Si ricomincerà con l'interrogatorio di Maurizio Bianchi, della società di revisione Grant Thornton. La sentenza potrebbe arrivare prima dell'estate. A marzo invece partirà a Parma il dibattimento più importante, quello per bancarotta, l'unico per ora che non corre il rischio della prescrizione.

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CRAC PARMALAT (sezione: Class action)

( da "TGCom" del 23-01-2008)

 

Parmalat, 40mila le parti civili A Milano processo contro quattro banche Sono circa 40mila i consumatori che hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo, cominciato davanti alla seconda sezione del tribunale di Milano, a carico di quattro banche imputate di aggiotaggio in relazione al crack Parmalat. Gli istituti bancari sono Ubs, Morgan Stanley, Deutsche Bank e Citigroup, mentre per una quinta banca, Bank of America, è previsto un processo separato. class="hilite">Si tratta della prima "class="term">class class="term">action" italiana. Le richieste saranno discusse il prossimo 7 marzo. Il solo professor Carlo Federico Grosso rappresenta 32mila risparmiatori del "Comitato San Paolo" nel processo cominciato alla Corte d'assise d'appello del Palazzo di giustizia milanese. La difficoltà per i consumatori e le loro associazioni (tra queste Codacons e Adusbef) sarà quella di costituirsi contro le banche che sono indagate in base alla legge 231 del 2001 che impone alle società di costituire modelli organizzativi per prevenire gli illeciti. Mentre è pacifica la loro possibilità di costituirsi contro le nove persone fisiche, non esistono a Milano precedenti favorevoli ai risparmiatori contro le aziende. Anzi, la loro richiesta di costituzione di parte civile è stata rigettata già dal gup Cesare Tacconi durante l'udienza del troncone principale del procedimento sul crack di Collechio che vede imputati Calisto Tanzi e l'ex management di Parmalat. I legali hanno comunque depositato la trascrizione dell'intervento del pm Eugenio Fusco che aveva sollecitato l'ingresso nel processo dei consumatori contro le banche nel caso Antonventa. Anche in quel caso, però, il giudice aveva detto no, ma i consumatori confidano in due decisioni prese a Torino e a Roma. Invia ad un amico.

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Scioperi dei dipendenti e degli autotrasportatori, difficoltà dovute alla neve. Sono queste le (sezione: Class action)

( da "Messaggero, Il" del 23-01-2008)

 

Cause con le quali le Poste hanno motivato ai consumatori gli eventuali ritardi nella consegna di lettere e bollette. Comunque, sottolinea l'azienda guidata da Massimo Sarmi (nella foto), le cose vanno bene. class="hilite">Ma secondo i sindacati il modello organizzativo della consegna ha mostrato crepe e va corretto. E la prossima settimana si aprirà una sessione no-stop di confronto con in sindacati per valutare la disponibilità dell'azienda a rivederlo, mentre alcune associaizoni dei consumatori stanno valutando l'ipotesi di una class="term">class class="term">action.

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C'è anche chi pensa a una class-action (sezione: Class action)

( da "Giorno, Il (Brianza)" del 23-01-2008)

 

NEL VIMERCATESE C'è anche chi pensa a una class-action di ANTONIO CACCAMO ? VIMERCATE ? C'È CHI PENSA di promuovere una "class-action", cioè l'azione collettiva di risarcimento. E il sindaco di Ornago, Maurizia Erba, ha già annunciato che sosterrà eventuali comitati di cittadini che vorranno seguire questa strada: "anche se, avverte, bisognerà vedere come si evolve la situazione". È sempre caos nel Vimercatese sul fronte del trasporto pubblico, anche se i sindaci qualche piccolo miglioramento. I disservizi sono cominciati da quando la Net, la società (costituita da Atm e Sab), dal 1° gennaio, ha preso in gestione il trasporto pubblico su incarico di Palazzo Isimbardi, modificando orari e autolinee. Ora gli amministratori della Provincia stanno cercando di correre ai ripari. Di correggere il tiro. Di superare i disordini emersi in questa fase iniziale di riorganizzazione del servizio. I CITTADINI tempestano di telefonate il centralino dei Comuni per chiedere spiegazioni. Anche per segnalare situazioni paradossali; come la vendita di abbonamenti per Sesto San Giovanni, su una tratta che è stata cancellata: "bisognerà risolvere il problema, visto che i nostri concittadini hanno speso i soldi", spiega il sindaco di Ornago. Le lamentele vanno da corse e fermate cancellate, nuovi capolinea, ritardi. Mancano anche gli orari, che sono stati tutti aggiornati e ancora sono in fase di definizione: l'ufficio relazioni con il pubblico di Vimercate, travolto dalle proteste, si è dovuto organizzare per far arrivare agli utenti almeno le stampe prese dal sito della nuova società. A fare le spese della "razionalizzazione" sono soprattutto i pendolari dei piccoli Comuni, per i quali l'autobus è l'unico mezzo pubblico per raggiungere Monza, Vimercate o Milano. IL SINDACO Erba, nei giorni di maggiore pressioni, ha scritto alla Provincia e al gestore, implorandoli di rimediare. Gli utenti e i sindaci hanno incassato le scuse dell'assessore Paolo Matteucci, che ha invitato "ad avere pazienza", promettendo un "servizio potenziato e di maggiore qualità". In arrivo, ma tra qualche mese, 55 nuovi autobus ecologici. "Qualcosa è migliorato: è stato modificato il tragitto più contestato e prevista qualche corsa in più", ricorda Erba. Coinvolti nei disservizi anche Agrate, Vimercate, Roncello, Burago e Cornate. Penalizzata la stazione di Arcore dove sorgerà il nuovo centro scolastico per le superiori. In altri paesi, ad esempio Carugate, le cose sembrano andare meglio: "Mi pare che da noi i disagi siano contenuti, il nuovo servizio permette al nostro Comune di risparmiare oltre 100mila euro", sottolinea il sindaco Umberto Gravina. Carugate però appartiene alla fascia metropolitana, e anche i grandi centri commerciali hanno un servizio navetta per i propri clienti verso la metropolitana di Cologno Monzese. - -->.

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A RISCHIO ALITALIA, CLASS ACTION, SCONTI RAI (sezione: Class action)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 23-01-2008)

 

class="hilite">A rischio Alitalia, class="term">class class="term">action, sconti Rai MARCO ESPOSITO Che ne sarà dell'Alitalia? E della class="term">class class="term">action? O della Visco-Sud? La crisi di governo potrebbe mettere a rischio anche decisioni già ben avviate o addirittura approvate. È il caso della Finanziaria, i cui 1.193 commi sono legge dello Stato dal primo gennaio 2008 senza essere però, molte volte, efficaci. Occorrono infatti secondo un censimento del Sole 24 Ore ben 202 provvedimenti attuativi per rendere operative altrettante norme, talvolta popolari come lo sconto sul canone Rai per i più anziani o il fondo per i giovani laureati del Sud. E non è detto che con un cambio di governo in vista dei provvedimenti che dovrebbero essere atti dovuti non si fermino in qualche cassetto. Del resto, per dar visibilità agli impegni, è stato lo stesso premier a render noto che il delicatissimo dibattito sulla fiducia al Senato non può cominciare in mattinata perché domani alle 12 Romano Prodi ha un "meeting a porte chiuse con importanti investitori internazionali", fissato da mesi e non rinviabile "perché gli interessati stanno già arrivando, o sono arrivati, a Roma". L'incontro si terrà al St. Regis Grand Hotel, a due chilometri da Palazzo Madama, ma è chiaro che chi vorrà valutare se investire o no in terra d'Italia più che ascoltare le parole del presidente del Consiglio pro tempore alzerà le antenne per capire che clima tira al Senato. Così come a Parigi si seguirà con una certa apprensione la vicenda Air France-Alitalia. In teoria la trattativa è tutta tecnica, con Maurizio Prato da una parte e Jean-Cyril Spinetta dall'altra. Ma una volta raggiunta l'intesa tra le aziende toccherà al governo, con il comitato privatizzazioni, dare il via libera decisivo. Calendario alla mano, ci si dovrebbe trovare a metà marzo. A Palazzo Chigi potrebbe esserci ancora il governo Prodi, con o senza le elezioni alle porte, ma anche un governo tecnico. E non è escluso che in tale situazione la Lega Nord, grande avversaria di Air France per il timore di vedere ridimensionata Malpensa, non abbia nel frattempo conquistato un peso politico tale da bloccare la cessione anche, al limite, pagando una penale ai francesi. Ma, al di là delle grandi operazioni, ci sono molti provvedimenti che cadono nell'incertezza. Per esempio la class="term">class class="term">action, approvata sul filo di pochi voti di maggioranza al Senato e criticata da molte lobby, non sarà operativa prima del 29 giugno 2008, ovvero di una data nella quale un nuovo governo potrebbe intervenire magari solo per congelarne la partenza. A rischio anche gli incentivi per la Visco-Sud - ovvero crediti d'imposta automatici per le imprese che investono e assumono nel Mezzogiorno - incentivi in teoria attivati già nel 2007, ma poi svaniti nei vari passaggi parlamentari della Finanziaria e adesso in attesa di rientrare con un emendamento al decreto milleproroghe, la cui conversione è a questo punto quanto mai incerta. Futuro grigio poi per i giovani laureati di otto regioni meridionali, per i quali la Finanziaria prevede un programma nazionale di inserimento nel mondo lavorativo, finanziato con la revoca delle agevolazioni della legge 488 del 1992. Tutto ciò è al momento sulla carta e potrà diventare operativo soltanto con un decreto dello Sviluppo economico. Pierluigi Bersani sembra intenzionato a stringere i tempi e varare almeno questo provvedimento, mentre appare rassegnato a veder cadere la terza lenzuolata sulle liberalizzazioni, già da troppo tempo ferma al Senato. Resteranno infine nell'incertezza gli ultra 75enni a basso reddito che il 31 gennaio potrebbero non pagare i 106 euro del canone Rai, se solo il ministero dell'Economia spiegasse chi ne ha davvero diritto, visto che la somma stanziata in Finanziaria basta appena per 4.717 vecchietti. Come ci si poteva aspettare, la Rai consiglia, nel dubbio, di pagare.

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Pregi e difetti del ricorso alla class action (sezione: Class action)

( da "Corriere Adriatico" del 23-01-2008)

 

ASCOLI - "Un'azione collettiva, è un'azione legale condotta da uno o più soggetti che, membri della classe, chiedono che la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto avvenga con effetti ultra partes per tutti i componenti presenti e futuri della classe". Lo afferma Andrea Calvaresi, presidente regionale dell'Arco Marche, al fine di render più chiari ai cittadini la portata di una class action ultimamente chiamata in causa sia sulla questione della crisi idrica che su quella dei parcheggi ma che sui rifiuti. "Gli altri soggetti della medesima spiega - possono chiedere di non avvantaggiarsi dell'azione altrui esercitando l'opt-out right, oppure possono rimanere inerti avvantaggiandosi dell'attività processuale altrui che avviene sulla base del modello rappresentativo. Con l'azione rappresentativa si possono anche esercitare pretese risarcitorie per esempio nei casi di illecito plurioffensivo, ma lo strumento oltre alle ben note funzioni di deterrenza realizza anche indubbi vantaggi di economia processuale e di riduzione della spesa pubblica . Si tratta, in sostanza, di un meccanismo processuale che consente di estendere i rimedi concessi a chi abbia agito in giudizio ed abbia ottenuto riconoscimento delle proprie pretese a tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti che non si siano attivati".

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Crac Parmalat, 40mila richieste civili (sezione: Class action)

( da "TGCom" del 23-01-2008)

 

Parmalat, 40mila le parti civili A Milano processo contro quattro banche Sono circa 40mila i consumatori che hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo, cominciato davanti alla seconda sezione del tribunale di Milano, a carico di quattro banche imputate di aggiotaggio in relazione al crack Parmalat. Gli istituti bancari sono Ubs, Morgan Stanley, Deutsche Bank e Citigroup, mentre per una quinta banca, Bank of America, è previsto un processo separato. class="hilite">Si tratta della prima "class="term">class class="term">action" italiana. Le richieste saranno discusse il prossimo 7 marzo. Il solo professor Carlo Federico Grosso rappresenta 32mila risparmiatori del "Comitato San Paolo" nel processo cominciato alla Corte d'assise d'appello del Palazzo di giustizia milanese. La difficoltà per i consumatori e le loro associazioni (tra queste Codacons e Adusbef) sarà quella di costituirsi contro le banche che sono indagate in base alla legge 231 del 2001 che impone alle società di costituire modelli organizzativi per prevenire gli illeciti. Mentre è pacifica la loro possibilità di costituirsi contro le nove persone fisiche, non esistono a Milano precedenti favorevoli ai risparmiatori contro le aziende. Anzi, la loro richiesta di costituzione di parte civile è stata rigettata già dal gup Cesare Tacconi durante l'udienza del troncone principale del procedimento sul crack di Collechio che vede imputati Calisto Tanzi e l'ex management di Parmalat. I legali hanno comunque depositato la trascrizione dell'intervento del pm Eugenio Fusco che aveva sollecitato l'ingresso nel processo dei consumatori contro le banche nel caso Antonventa. Anche in quel caso, però, il giudice aveva detto no, ma i consumatori confidano in due decisioni prese a Torino e a Roma. Invia ad un amico.

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Caro Guido Rossi, il mercato è anche azzardo e speculazione (sezione: Class action)

( da "Liberazione" del 23-01-2008)

 

Nel suo ultimo lavoro il giurista auspica il ripristino del primato del diritto e della politica sull'economia per mettere un argine alle grandi società per azioni. Ed individua un capitalismo produttivo ed uno patologico dimenticando la lezione di Hilferding Rosario Patalano La crisi finanziaria cominciata lo scorso agosto ha profondamente scosso molte delle radicate convinzioni che hanno caratterizzato quest'ultimo ventennio di egemonia del neoliberismo. Questa volta la crisi non è alla periferia del sistema, come alla fine degli anni Novanta, non ha colpito economie di mercato ancora immature, è invece direttamente esplosa nel suo nucleo, ha devastato la perfetta architettura disegnata dalla nuova ingegneria finanziaria, ha rivelato la fragilità delle strutture che apparivano come i pilastri del capitalismo mondiale. La crisi è tanto più grave perché era in qualche modo prevista e ha rivelato l'inadeguatezza di tutti i meccanismi di controllo sull'attività speculativa. Una inadeguatezza che in modo diverso, ma non meno drammatico, era stata già anticipato dal crack della Enron. In questo clima è ovvio l'esercizio, spesso del tutto sterile, di andare ad individuare le responsabilità del disastro prima ancora di rimuovere le macerie. Il recente lavoro di Guido Rossi, Il mercato d'azzardo (Adelphi, pp. 110, euro 13,50), costituisce un valido esempio di questa letteratura indirizzata alla ricerca dei capri espiatori e dei rimedi tardivi. Secondo Rossi la crisi che attraversa il capitalismo contemporaneo è imputabile quasi interamente al potere assunto dalle grandi imprese (corporation) e alla loro crescente influenza nella società contemporanea, fenomeni che sono stati resi possibili dalle lacune dell'ordinamento giuridico, destinato da sempre a rincorrere e a risanare i pericolosi vuoti di regolamentazione del diritto societario. In questa "incessante rincorsa tra legislatore e corporation per disciplinare i conflitti di interesse che muovono (e distorcono) il capitalismo", si avvicendano volta per volta "leggi sempre nuove - sull'antitrust e i mercati dell'investimento, sulla tutela della sicurezza sul lavoro, sulla protezione dei creditori nelle procedure concorsuali, sulla difesa dell'ambiente, sulla lotta alla corruzione e al riciclaggio". Ancora una volta un capitalismo buono è contrapposto ad un capitalismo degenerato (che Rossi chiama capitalismo finanziario); e il capitalismo buono è quello che agisce nel quadro delle regole: la virtuosa libera concorrenza - osserva Rossi - in fondo non è un prodotto del libero mercato, ma è solo la conseguenza delle leggi antitrust. Una volta che i responsabili sono stati individuati, non resta che capire come il capitalismo abbia potuto perdere tutte le sue virtù per assumere il volto del gioco d'azzardo, facendosi interamente dominare dalle grandi società per azioni e dalle loro speculazioni incontrollate. Alla base di questa degenerazione vi sono, secondo Rossi, tre caratteristiche delle moderne corporation: lo scopo di lucro, la responsabilità limitata dei soci e la libera trasferibilità delle azioni; all'origine, tutti aspetti secondari della vita della società per azioni, ma che poi ne sono divenuti, anche per l'assenza di una precisa regolamentazione, elementi essenziali, favorendo la progressiva separazione tra proprietà e gestione. La potenza economica e politica delle maggiori corporation è ormai paragonabile a quella di Stati sovrani di media grandezza; un potere che è però amministrato da una ristretta élite di manager e magnati che hanno il controllo effettivo delle società pur non avendone, in alcun modo, la titolarità delle proprietà. Le maggioranze degli azionisti sono diventati così spettatori silenziosi e impotenti di fronte "ai comportamenti opportunistici di amministratori, ai conflitti di interesse, alle manipolazioni ai danni degli investitori, alle anomalie delle società etero dirette, allo strapotere dei capi azienda, all'inefficienza dei consigli di amministrazione e dei vari organismi di controllo interni ed esterni". Il sogno del capitalismo popolare, e magari democratico, è così fallito miseramente nelle aule giudiziarie affollate di disperati piccoli azionisti letteralmente derubati della loro ricchezza. Per Rossi questo epilogo segna il completo fallimento della corporate governance , uno strumento di autoregolamentazione della grandi società affermatosi negli anni novanta che sanciva ancora, questa volta sotto la forma della gestione delle corporation, l'autonomia dello spazio economico da qualsiasi ingerenza esterna del diritto e della politica. Con la corporate governance il conflitto di interessi tra azionisti anonimi, soci di minoranza, soci di controllo e amministratori di una società poteva essere "sanato" attraverso l'esercizio di un corretto governo societario fondato su un non meglio precisato insieme di regole e soggetti di controllo esterno, di cui le leggi costituivano solo un aspetto. Le esperienze positive di gestione venivano poi erette a modello come best practice nelle quali primeggiava sempre la correttezza etica degli amministratori (agenti) di fronte ai proprietari e a tutti gli altri detentori di interessi nella società (i cosiddetti stakeholders ). Ma il principio di autoregolamentazione non ha retto alla prova dei fatti e le ultime versioni della corporate governance , per Rossi, sono state soltanto il risultato fallimentare di mistificazioni finite ingloriosamente. A questo punto qual è l'alternativa per uscire da "una crisi finanziaria di proporzioni ancora ignote"? Secondo Rossi la soluzione passa attraverso il ripristino del primato del diritto e della politica, e assume la forma di una nuova lex mercatoria globale che sostituisca il regno dell'autonomia delle consuetudini commerciali con una precisa regolamentazione dei poteri delle minoranze di controllo, al fine di proteggere esplicitamente gli interessi degli stakeholder e della collettività intera. Tale regolamentazione deve spingersi per Rossi, fino a "vietare espressamente o controllare nel modo più severo la circolazione di tutti o quasi i prodotti che oggi il risparmiatore sprovveduto viene invitato ad acquistare da banche poco affidabili o intermediari senza scrupoli". Questo "ripristino della legalità" nel mercato e nella vita societaria servirebbe a orientare il risparmio privato non più verso il mero accrescimento del valore di mercato delle azioni ( shareholder's value ), ma verso investimenti di lungo e medio termine, cioè verso la ricerca e lo sviluppo, obiettivi virtuosi. Il capitalismo virtuoso sarebbe così salvato da un'altra tendenza pericolosa che è solo timidamente accennata nel libro, ma che ne costituisce, a mio avviso, la preoccupazione principale: la possibilità che i conflitti di interesse, le speculazioni, i fallimenti e la scarsa tutela degli interessi nazionali e collettivi possano favorire una rinnovata politica di nazionalizzazioni, "e più in generale concezioni che prevedono un intervento dello Stato nell'economia". E allora per evitare il male peggiore, ovvero un rinnovato intervento dello Stato nell'economia, il capitalismo malato deve pur ingoiare, prima cha sia troppo tardi, la medicina amara di una più severa regolamentazione dei suoi affari. Questa è la conclusione di Rossi, il modo in cui vi giunge manca, a mio avviso, di spessore scientifico perché le sue argomentazioni restano chiuse in un approccio meramente giuridico-formale del problema. La sua analisi avrebbe tratto grande vantaggio se non avesse ignorato (volutamente o non, questo non lo sappiamo) quella che resta la maggiore opera dedicata al tema del potere della grandi società per azioni; mi riferisco a Das Finanzkapital del marxista austriaco Rudolf Hilferding, pubblicata nel 1910 (tradotta in italiano nel 1961), ma che è oggi ancora straordinariamente attuale. Dalla sua lettura, Rossi avrebbe appreso che il controllo virtuale, le società a catena, il peso dell'unioni personali fra varie società, e fra queste e le banche, i cartelli, i trust, le fusioni erano già tecniche presenti e consolidate all'inizio del Novecento, e le conseguenze che hanno provocato sono note a tutti. Rossi avrebbe anche appreso che la speculazione è una manifestazione fisiologica e non patologica del capitalismo delle corporation, lo era all'inizio del Novecento, come lo è adesso. "Il fatto che la speculazione sia improduttiva - osservava Hilferding - che essa abbia il carattere di un gioco o di una scommessa, e che questo carattere sia stato molto ben afferrato dal senso comune del popolo, non contraddice affatto al suo essere necessaria nella struttura della società capitalistica, o, per lo meno in una determinata epoca dello sviluppo del capitalismo. E' mero artificio apologetico ritenere connaturate alla società capitalistica unicamente le attività produttive". 23/01/2008.

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ITALEASE/ SITI PROPONE AZIONI COLLETTIVE PER AZIONISTI E CLIENTI (sezione: Class action)

( da "Virgilio Notizie" del 23-01-2008)

 

23-01-2008 18:23 Iniziativa del Sindacato italiano tutela investimento e risparmio Milano, 23 gen. (Apcom) - Due azioni collettive per tutelare azionisti e clienti della Banca Italease, a poche ore dall'arresto dell'ex ad dell'istituto bancario Massimo Faenza. Sono le proposte del Siti , Sindacato italiano per la tutela dell'investimento e del risparmio. La prima azione, a tutela degli azionisti della Banca Italease, ha come obiettivo il risarcimento delle perdite subite dopo il tracollo del titolo in borsa. La seconda azione, invece, sarà a tutela dei clienti di Banca Italease, danneggiati dalla vendita da parte della Banca dei contratti swap su prodotti derivati, denominati Irs. Tutte le informazioni per usufruire della tutela si trovano sul sito www.sindacatositi.it.

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Italease, azione collettiva Siti a tutela clienti, azionisti (sezione: Class action)

( da "Websim" del 23-01-2008)

 

NOTIZIE FLASH 23 Gennaio 08 ora 18:55 Italease, azione collettiva Siti a tutela clienti, azionisti MILANO, 23 gennaio (Reuters) - Siti, Sindacato Italiano per la Tutela dell'Investimento e del risparmio, comunica di aver avviato due "azioni collettive" a tutela la prima degli azionisti e la seconda dei clienti nei confronti di Banca Italease . Le due distinte azioni, dice una nota del sindacato, sono da mettere "in relazione alle recenti notizie di stampa e alle vicende che hanno portato all'arresto il precedente AD Massimo Faenza". "La prima azione a tutela degli azionisti, per il risarcimento delle perdite subite a seguito del tracollo del titolo in borsa. La seconda a tutela dei clienti, danneggiati dalla vendita da parte della banca dei contratti swap su prodotti derivatidenominati 'Irs'" continua. Fonti giudiziarie hanno riferito che il Nucleo provinciale di polizia tributaria della GdF di Milano ha arrestato oggi l'ex amministratore delegato, l'ex vicedirettore generale Roberto Fabbri, l'ex AD Italeasing Massimo Sarandrea e gli intermediari Claudio Calza e Luca De Filippo nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Milano sull'attività in derivati posta in atto dalla precedente gestione della banca. Fra le ipotesi di reato al centro dell'ordinanza d'arresto firmata dal gip Cesare Tacconi su richiesta del pm Roberto Pellicano, ci sono secondo le fonti associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e, solo per Faenza, ostacolo all'attività della Consob. ((Redazione Milano, Reuters messaging: alessia.pe.reuters.com@reuters.net, +39 02 66129854, milan.newsroom@news.reuters.com)).

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Italease, spariti 70-80 milioni Cinque arresti tra cui Faenza (sezione: Class action)

( da "Finanza e Mercati" del 24-01-2008)

 

Da Finanza&Mercati del 24-01-2008 Nuovi clamorosi sviluppi nell'inchiesta sui derivati Italease, che ieri in Borsa ha perso il 9,36%, chiudendo a 6,09 euro, nuovo minino storico. Su richiesta dei pm Roberto Pellicano e Giulia Perrotti, il gip di Milano, Cesare Tacconi, ha firmato 5 ordinanze di custodia cautelare: una a Milano, una a Ravenna e tre a Roma. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita ai danni della stessa Italease sono stati arrestati l'ex ad Massimo Faenza, gli ex dirigenti Massimo Sarandrea e Roberto Fabbri - che si occupavano della gestione dei prodotti derivati - e i due mediatori finanziari Luca De Filippo e Claudio Calza. Quest'ultimo - noto anche per il rapporto di amicizia con l'ex presidente della repubblica, Francesco Cossiga - risulta iscritto nel registro degli indagati anche della procura di Roma, nell'inchiesta sul crack da 130 milioni di alcune società della galassia dell'immobiliarista Danilo Coppola, che vede coinvolto anche Faenza. Il rapporto che lega i tre soggetti è stato definito nell'ordinanza di custodia cautelare "una colleganza di malaffare". Secondo la ricostruzione accusatoria, per accedere a finanziamenti privilegiati da parte di Italease, Coppola dava somme di denaro a Calza, che le girava poi a Faenza. L'ex ad di Italease dovrà rispondere anche di ostacolo all'attività di vigilanza. L'appropriazione indebita contestata dall'accusa ammonterebbe a circa 70, forse 80, milioni in un triennio. Rogatorie sono state avviate in Austria e San Marino dove sarebbe finita una parte dei soldi. Le somme sarebbero state sottratte a Italease da un'associazione per delinquere che operava all'interno della banca, il cui promotore sarebbe stato Faenza. Questi avrebbe approfittato "del ruolo di vertice occupato in seno a banca Italease" per organizzare "una struttura, con a capo Sarandrea, (...) adibita allo svolgimento in esclusiva dell'attività in materia di contratti derivati, di fatto svincolata da controlli e dotata di completa autonomia", si legge in un passaggio dell'ordinanza di custodia cautelare. Per tre anni, Italease avrebbe piazzato derivati - definiti "esotici" dal gip - senza "alcun riguardo alla sostenibilità finanziaria e ai rischi legali e di immagine". Secondo le tesi accusatorie per Faenza, "sono ben delineate le condotte penalmente rilevanti inserite in un contesto di complessiva gestione di Italease addirittura a livello di gruppo (quindi con il coinvolgimento delle controllate), in buona parte deviata verso interessi di arricchimento personale", si legge nel capo d'imputazione. Fonti vicine a Italease hanno precisato che "l'istituto non ha più rapporti di lavoro con gli arrestati" e che "quanto accaduto fa un certo tipo di chiarezza e potrebbe farne anche su altri fronti". Intanto il Siti (sindacato italiano per la tutela dell'investimento e del risparmio) ha lanciato due azioni collettive in merito alla vicenda Italease. Atteso nei prossimi giorni un incontro tra i vertici del Banco Popolare (socio Italease al 30%) e sindacati.

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Italease, spariti 70-80 milioni Cinque arresti tra cui Faenza (sezione: Class action)

( da "Finanza e Mercati" del 24-01-2008)

 

Di Stefania Pescarmona del 24-01-2008 da Finanza&Mercati del 24-01-2008 [Nr. 17 pagina 6] Coinvolto Claudio Calza, amico di Cossiga, indagato a Roma per il crack Coppola L'accusa è di associazione a delinquere Nuovi clamorosi sviluppi nell'inchiesta sui derivati Italease, che ieri in Borsa ha perso il 9,36%, chiudendo a 6,09 euro, nuovo minino storico. Su richiesta dei pm Roberto Pellicano e Giulia Perrotti, il gip di Milano, Cesare Tacconi, ha firmato 5 ordinanze di custodia cautelare: una a Milano, una a Ravenna e tre a Roma. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita ai danni della stessa Italease sono stati arrestati l'ex ad Massimo Faenza, gli ex dirigenti Massimo Sarandrea e Roberto Fabbri - che si occupavano della gestione dei prodotti derivati - e i due mediatori finanziari Luca De Filippo e Claudio Calza. Quest'ultimo - noto anche per il rapporto di amicizia con l'ex presidente della repubblica, Francesco Cossiga - risulta iscritto nel registro degli indagati anche della procura di Roma, nell'inchiesta sul crack da 130 milioni di alcune società della galassia dell'immobiliarista Danilo Coppola, che vede coinvolto anche Faenza. Il rapporto che lega i tre soggetti è stato definito nell'ordinanza di custodia cautelare "una colleganza di malaffare". Secondo la ricostruzione accusatoria, per accedere a finanziamenti privilegiati da parte di Italease, Coppola dava somme di denaro a Calza, che le girava poi a Faenza. L'ex ad di Italease dovrà rispondere anche di ostacolo all'attività di vigilanza. L'appropriazione indebita contestata dall'accusa ammonterebbe a circa 70, forse 80, milioni in un triennio. Rogatorie sono state avviate in Austria e San Marino dove sarebbe finita una parte dei soldi. Le somme sarebbero state sottratte a Italease da un'associazione per delinquere che operava all'interno della banca, il cui promotore sarebbe stato Faenza. Questi avrebbe approfittato "del ruolo di vertice occupato in seno a banca Italease" per organizzare "una struttura, con a capo Sarandrea, (...) adibita allo svolgimento in esclusiva dell'attività in materia di contratti derivati, di fatto svincolata da controlli e dotata di completa autonomia", si legge in un passaggio dell'ordinanza di custodia cautelare. Per tre anni, Italease avrebbe piazzato derivati - definiti "esotici" dal gip - senza "alcun riguardo alla sostenibilità finanziaria e ai rischi legali e di immagine". Secondo le tesi accusatorie per Faenza, "sono ben delineate le condotte penalmente rilevanti inserite in un contesto di complessiva gestione di Italease addirittura a livello di gruppo (quindi con il coinvolgimento delle controllate), in buona parte deviata verso interessi di arricchimento personale", si legge nel capo d'imputazione. Fonti vicine a Italease hanno precisato che "l'istituto non ha più rapporti di lavoro con gli arrestati" e che "quanto accaduto fa un certo tipo di chiarezza e potrebbe farne anche su altri fronti". Intanto il Siti (sindacato italiano per la tutela dell'investimento e del risparmio) ha lanciato due azioni collettive in merito alla vicenda Italease. Atteso nei prossimi giorni un incontro tra i vertici del Banco Popolare (socio Italease al 30%) e sindacati.

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IL NOSTRO IMPEGNO per i vostri diritti recita lo Standard di qualit&# (sezione: Class action)

( da "Giorno, Il (Legnano)" del 24-01-2008)

 

"IL NOSTRO IMPEGNO per i vostri diritti" recita lo Standard di qualità, il documento stilato tempo fa in cui Poste Italiane descrive la natura dei servizi che offre. Uno slogan che suona quasi come una beffa per gli utenti in tempi di disagi e ritardi nel recapito della corrispondenza. Obiettivi, prodotti, tempi di consegna, ma anche le modalità di presentazione di reclami e le caratteristiche dei risarcimenti. "L'azienda ha previsto la possibilità di ottenere rimborsi nel caso si riscontrino mancanze nel recapito di tutti i prodotti, tranne la posta prioritaria che rappresenta ormai la gran parte del mercato - ha spiegato durante l'assemblea Silvana Rognoni, responsabile Adiconsum Legnano Magenta -. In ogni caso è possibile sporgere reclamo. È molto importante la forma: mai orale, ma sempre scritta". È LA STESSA Poste Italiane a tracciare il cammino da seguire per presentare una lamentela: è necessario compilare una lettera di reclamo che si può consegnare agli uffici postali oppure inviare, senza affrancatura, a Poste Italiane, Casella Postale 160-00144 Roma. Esiste anche la possibilità di contattare l'azienda, qualora le linee non risultino mute come è stato segnalato da molti cittadini nelle ultime settimane, al numero verde 803160. I clienti più avvezzi all'utilizzo delle tecnologie possono inviare una e-mail all'indirizzo info@poste.it o compilare l'apposito modulo a disposizione sul sito www.poste.it. "Lamentarsi a voce, magari sfogandosi con un dipendente dell'azienda, non serve a nulla - ha proseguito Silvana Rognoni -. Per essere ascoltati, è indispensabile relizzare una richiesta scritta. Chi dai disservizi avesse ricevuto un danno reale che può documentare, può ottenere anche un risarcimento che Poste Italiane quantifica in un massimo di 500 euro". "In ogni caso, al di là delle lamentele ognuno può adire le vie legali - concluso la rappresentante dell'associazione in difesa dei diritti dei consumatori -. L'azione collettiva è sconsigliata perchè potrebbe risultare una trappola in cui si spendono soldi e non si è neppure certi di ricevere un rimborso". C.M. - -->.

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Pratiche commerciali sleali (sezione: Class action)

( da "AltaLex" del 24-01-2008)

 

Articolo di Stefano Cionini 24.01.2008 Stampa Pratiche commerciali sleali di Stefano Cionini Sommario: Introduzione - Capitolo 1: Un nuovo scenario negli ordinamenti europei: la "Teoria del consumatore" - Capitolo 2: "Unfair commercial pratics directive". La Direttiva Europea - Capitolo 3. Il ruolo fondamentale della regola della correttezza - Capitolo 4: Il consenso viziato e la Direttiva 29/2005/CE. - Capitolo 5: Conclusioni - Bibliografia Introduzione La Comunità Europea riconosce l'importanza della tutela del consumatore e promuove interventi volti ad introdurre un maggiore equilibrio normativo nei contratti stipulati da imprese e professionisti(1) con questa particolare categoria di soggetti di diritto che, nelle leggi e nelle sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, vengono definiti come "persone fisiche che agiscono per scopi estranei alla propria attività professionale". Questo processo ha avuto inizio con la Risoluzione del Consiglio 14 aprile 1975 che individua cinque categorie di diritti fondamentali destinati a costituire la base della legislazione comunitaria in materia: diritto alla tutela della salute e della sicurezza; diritto alla tutela degli interessi economici; diritto al risarcimento dei danni; diritto all'informazione e all' educazione; diritto alla rappresentanza. Così è stato in questi ultimi trent'anni, nel corso dei quali l'interventismo europeo ha contribuito a creare negli ordinamenti degli stati membri un vero e proprio corpus normativo relativo ai rapporti tra imprese e consumatori. Questi sono a tutti gli effetti parte del rapporto di consumo, attori del mercato che, per soddisfare le proprie esigenze primarie e non, entrano in rapporto con il complesso sistema economico europeo delle imprese e dei professionisti, ma con un sostanziale difetto di informazione. E' proprio questa asimmetria informativa uno degli elementi, forse il più importante, che li classifica come soggetti meritevoli di una speciale tutela. Detto regime protezionistico dovrebbe, negli scopi del Trattato e nelle intenzioni del legislatore europeo, tendere ad una sostanziale omogeneizzazione della normativa all' interno di tutta l'Unione, allo scopo di garantire un uniforme livello di tutela, informazione ed educazione al consumo ai cittadini europei. Capitolo 1 - Un nuovo scenario negli ordinamenti europei: la "Teoria del consumatore" 1.1 ? Nascita ed evoluzione. La maggior parte dei codici civili europei appaiono originariamente disinteressati nei confronti della categoria dei consumatori. Soltanto il Codice Civile Italiano del 1942 prevedeva, e prevede tuttora, una specifica disciplina per le condizioni generali di contratto(2). Propulsore di una legislazione ad hoc per soggetti ritenuti, in sede di contrattazione, deboli, perciò meritevoli di una particolare tutela, è senz' altro l' Unione Europea. Conviene a questo punto chiedersi perché la legislazione a tutela dei consumatori sia un tema che si è formato solo di recente(3) e "al di fuori delle categorie giuridiche tradizionali"(4). La dottrina a cui ci riferiremorinviene la ragione di un così tardivo intervento "in un' esigenza del mercato, la quale si manifesta soltanto con la maturità del sistema capitalistico dell' economia e della società"(5) (6), d' altro canto "il diritto civile romanistico è formalmente pre-capitalistico, ossia disciplina gli istituti che ne fanno parte, anzitutto il contratto, indipendentemente dalla regolazione del mercato"(7). La formazione del diritto dei consumatori come realtà normativa può considerarsi compiutamente avvenuta in Europa dalla metà degli anni Settanta(8). Francia e Germania furono i primi Stati a mettersi al passo con le nuove prospettive di diritto privato dei contratti. Dietro i due audaci pionieri si sono via allineati tutti gli altri stati membri. Dal punto di vista della tecnica normativa si presentavano ai legislatori europei due modelli. L'uno, di tradizione francese, prevedeva "il consolidamento settoriale del diritto dei consumatori in un testo unico talvolta definito come un vero e proprio codice"(9); l'altro, tedesco, in cui il diritto dei consumatori "è stato organicamente integrato nel codice civile, mediante la collocazione delle norme che ne fanno parte all' interno delle discipline preesistenti"(10). Proprio quest' ultimo metodo viene ritenuto dalla predominante dottrina quello preferibile. "Una legge speciale organica muove surrettiziamente dal presupposto che esso (il diritto dei consumatori, ndr) si fondi su valori alternativi a quelli del codice civile"(11), si potrebbe configurare con le caratteristiche di un "intervento di politica sociale, con effetti redistributivi della ricchezza"(12), una sorta di "surrogato psicologico della lotta di classe (13), assolutamente incommensurabile con la disciplina dettata dal codice civile e con i valori che essa esprime, o almeno presuppone: l'autonomia privata e il mercato. In base a questa impostazione, dunque, il consumatore andrebbe "tutelato contro il mercato e a discapito dell' autonomia negoziale"(14), tradendo palesemente tutte le conquiste a cui il diritto privato, nella sua sistematica evoluzione, è giunto. Il diritto positivo europeo, e nazionale, supera questa concezione. Il consumatore riceve una tutela "concepita come un intervento di regolazione del mercato, conforme alla logica del mercato"(15). Non si impone in nessun caso un determinato assetto degli interessi economici delle parti in trattativa, ma si cerca di indirizzarle sulla direttrice di alcune fondamentali "regole del gioco". I meccanismi del mercato devono essere comunque preservati, ogni attore dell' universo consumeristico deve poter perseguire "il proprio vantaggio individuale"(16) (17). La ratio di queste osservazioni trae origine da quello che il celebre economista Adam Smith(18), nella sua opera sulla Ricchezza delle Nazioni, già prospettava: l'unico tipo di regolazione del mercato può essere immaginato solo afferente una tutela della concorrenza attraverso interventi che vietino concentrazioni economiche e comportamenti scorretti tra imprenditori. Sennonché in tale teoria non residua alcuno spazio per una vera e propria tutela del consumatore. In questo contesto, al nostro soggetto di riferimento, si affida il ruolo di semplice "destinatario passivo della politica di ristrutturazione del mercato [?], si riteneva che il miglior modo per tutelare il consumatore fosse quello di assicurare un' effettiva e leale concorrenza tra gli imprenditori"(19). D' altronde, l' evoluzione del sistema capitalistico ha dimostrato che quel primordiale tipo di regolazione del mercato era sì necessario, ma non certo sufficiente per garantirne l' efficienza. Molto spesso consumatori ed utenti non possono esercitare la loro autonomia negoziale in alcune situazioni oggi assolutamente tipiche (es., i c.d. "contratti di massa") e risentono delle distorsioni dovute alla concorrenza tra imprenditori. "Il diritto della concorrenza, per sua natura, non può rimediare a quest' ulteriore paradigma di fallimento del mercato"(20), il quale è "determinato da una strutturale asimmetria informativa tra le parti contraenti: occorrevano dunque nuove regole di diritto dei contratti, grazie alle quali gli utenti ed i consumatori finali fossero realmente in grado di individuare e di scegliere l' offerta più vantaggiosa da parte degli imprenditori"(21). Tali regole costituiscono, alla luce degli intervenni che si sono seguiti nel tempo, un limite all'autonomia contrattuale degli imprenditori "sicuramente riconducibile al principio generale di buona fede"(22) (23). 1.2 ? Il caso italiano Fin qui siamo stati a cercare una valida base su cui poggiare la disciplina a tutela del consumatore. Regole che guidano e proteggono tale soggetto nell' universo dei contratti. A questo punto è opportuno ed indispensabile dare conto, almeno sommariamente, di questa normativa contenuta nel neonato Codice del Consumo (24), inizialmente trasposta nel codice civile agli artt. 1469 bis e ss. dalla legge 6 febbraio 1996, n. 52 che ha recepito la direttiva europea 93/13/CEE, relativa alle "Clausole vessatorie nei contratti del consumatore", alla quale ci riferiremo nella successiva esposizione. Tale norma, se integrata con ulteriori disposizioni che si sono susseguite nel tempo(25), fornisce un valido quadro di riferimento di interventi che, talvolta direttamente, talvolta indirettamente, si prefiggono lo scopo di riequilibrare dal punto di vista normativo il regolamento di interessi tra consumatori e professionisti o imprese. Come più volte avremo modo di ricordare, il concetto di consumatore, pur essendo nozione poliedrica, si materializza nella disposizione dell' art. 1469 bis, 2°comma, c.c. come "persona fisica che agisce per scopi estranei all' attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta"; proseguendo si rinviene anche la definizione di "professionista", delineato "persona fisica o giuridica, pubblica o privata, che, nel quadro della sua attività imprenditoriale o professionale, utilizza il contratto di cui al primo comma" (quello "che ha per oggetto la cessione di beni o la prestazione di servizi", ndr). Configurate le due figure di riferimento, gli artt. 1469 bis (3° comma) ? 1469 sexies "introducono un controllo di tipo sostanziale sul contenuto dei contratti dei consumatori"(26) incentrato sulla nozione di vessatorietà della clausola. Ai sensi dell' art. 1469 bis, 1° comma, c.c. si considerano vessatorie le "clausole che, malgrado la buona fede, determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto". In sostanza sono vessatorie quelle clausole che, "in contrasto con la buona fede oggettiva, risultano significativamente squilibrate a carico del consumatore. Non si tratta di uno svantaggio di natura economica, ma di uno squilibrio normativo, di una debolezza del consumatore nelle facoltà giuridiche riconosciutegli dal contratto, per cui il giudizio di vessatorietà opera un controllo sulla giustizia normativa del contenuto contrattuale"(27) (28) L' art. 1469 ter, 2° comma, c.c. puntualizza che "la valutazione del carattere vessatorio della clausola non attiene alla determinazione dell' oggetto del contratto né all' adeguatezza del corrispettivo dei beni e dei servizi, purché tali elementi siano identificati in modo chiaro e comprensibile". Soffermandoci ancora su tale articolo, esso dispone che sia esclusa la vessatorietà della clausola "oggetto di trattativa individuale", ovvero quando riproduca disposizioni di legge "o attuative di principi contenuti in convenzioni internazionali delle quali siano parti contraenti tutti gli Stati membri dell' Unione Europea o l' Unione Europea". Dimostrare la vessatorietà di una clausola non è certo cosa agevole e, il nostro legislatore, sullo stampo della direttiva 93/13/CEE, ha voluto avvantaggiare il contraente debole anche sotto il profilo probatorio. L' art. 1469 bis, 3° comma, c.c. stabilisce un elenco di clausole che si presumono vessatorie sino a prova contraria. A tal proposito si è operata un' inversione dell' onere della prova che pone il professionista nella condizione di doverne dimostrare la non vessatorietà. Le clausole che l' art. 1469 bis, 3° comma, c.c. presume vessatorie possono essere ordinate per gruppi. "Un primo ambito riguarda le clausole che tendono a ridurre gli strumenti di tutela e di autotutela del consumatore"(29); "un secondo gruppo di ipotesi abbraccia le clausole che determinano un vantaggio eccessivo a favore solo del professionista e a carico del consumatore"(30); "infine un terzo ambito attiene alle clausole che tendono a creare una situazione di potenziale sorpresa per il consumatore rispetto allo stesso contenuto dell' impegno contrattuale"(31). Un ristretto elenco di clausole il cui carattere particolarmente gravoso ha indotto il legislatore ad escludere la trattativa individuale come prova contraria nel giudizio di vessatorietà, ce lo fornisce l' art. 1469 quinquies, 2° comma, c.c. . "Oggetto" o "effetto" di tali clausole deve essere: "escludere o limitare la responsabilità del professionista in caso di morte o danno alla persona del consumatore, risultante da un fatto o da un' omissione del professionista"(32); "escludere o limitare le azioni del consumatore nei confronti del professionista o di un' altra parte in caso di inadempimento totale o parziale o di inadempimento inesatto da parte del professionista"(33); "prevedere l' adesione del consumatore come estesa a clausole che non ha avuto, di fatto, la possibilità di conoscere prima della conclusione del contratto"(34). Per quanto concerne la tutela sostanziale riservata al consumatore, il legislatore ne ha previste due: quella inibitoria verso l' uso di clausole vessatorie contenute in condizioni generali di contratto (art. 1469 sexies c.c.) e l' "inefficacia" per clausole vessatorie previste in uno specifico contratto (art. 1469 quinquies c.c.). Il primo e un rimedio "general ? preventivo", poiché colpisce le condizioni generali di contratto (che per loro natura sono destinate a regolare una generalità di atti), inibendo l' uso delle condizioni di cui sia stata accertata l' abusività e, dunque, prevenendo in una generalità di casi l' apposizione di clausole vessatorie nei contratti dei consumatori"(35). L' utilizzo quanto la raccomandazione(36) all' utilizzo di condizioni generali di contratto vessatorie, sono presupposti dell' azione inibitoria. Ex art. 1469 sexies sono legittimati ad esperirla le "associazioni rappresentative dei consumatori e dei professionisti e le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura nei confronti di un professionista o di un' associazione di professionisti"(37). Il secondo rimedio ha carattere "individual ? successivo" poiché interviene su uno specifico contratto già concluso, attribuendo al giudice il potere di dichiarare l' inefficacia delle clausole ritenute, a norma di legge, vessatorie. La disciplina del rimedio appena citato si rinviene dalle prescrizioni dell' art. 1469 quinquies c.c. . Legittimato attivo è in questo caso lo stesso consumatore, pur essendo, a suo vantaggio, l' inefficacia rilevabile anche d' ufficio. Essa si configura come "parziale necessaria", nel senso che non travolge l' intero accordo. Altri elementi che permeano e completano il discorso possono desumersi "dai caratteri propri di un controllo ispirato alla buona fede oggettiva"(38): la pronuncia che accerta la vessatorietà ha carattere costitutivo, azione ed eccezione sono irrinunciabili, il vizio è insanabile, fatto salvo il caso in cui le parti decidano per una rinegoziazione della clausola in conformità con la regola della correttezza Le norme generali del nostro ordinamento giuridico, infine, assegnano ad azione ed eccezione un tempo di prescrizione ordinario (ex art. 2946 c.c., 10 anni) e fanno operare l' inefficacia esclusivamente inter partes. 1.3 ? Dalla stratificazione normativa al "Codice del Consumo". Il legislatore nazionale ha prodotto una serie di disposizioni che lo hanno messo al passo con l' evoluzione della normativa a tutela del consumatore, procedendo però con interventi orientati "per tema" e mai, fino ad oggi, "per materia", creando un coacervo di norme per lo più contenute nella legislazione speciale. Da ciò l' esigenza messa in luce dalla legge di delega 29 luglio 2003, n. 229 con la quale, all' art. 7, si incaricava il Governo di ordinare, armonizzare e omogeneizzare questa copiosa stratificazione normativa in un testo che raccogliesse, in modo coerente e sistematico, tutte le disposizioni in materia di protezione e tutela del consumatore. Seguendo questa direttrice si è giunti d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206 noto come "Codice del Consumo". Operare una codifica e non una mera raccolta (es. in un Testo Unico) è evidentemente qualcosa di più che creare un agevole strumento di consultazione per interpreti e cittadini, con questo metodo si compie un vero e proprio riordino di un' intera materia. Cercheremo ora di dar conto, in maniera assai sintetica, delle principali novità che il "Codice del Consumo" introduce nel nostro ordinamento giuridico. Consuetudine vuole che nel corso di questi ultimi anni il legislatore declami in apertura delle leggi speciali le formule definitorie. Così anche nel Codice del Consumo, dove la Parte Prima relativa alle "Disposizioni Generali" non presenta novità di sorta per quanto concerne i diritti dei consumatori e le definizioni di "consumatore o utente", "professionista", "associazione di consumatori". La Parte Seconda disciplina l'"informazione, l'educazione e la pubblicità" accogliendo norme delle leggi 281/98, 126/91 e del Decreto Ministeriale 101/97. Una norma è stata aggiunta all'art. 4, relativa all'"educazione del consumatore" di cui vengono individuate le finalità nel favorire la consapevolezza dei diritti, lo sviluppo dell' associazionismo, la partecipazione ai procedimenti amministrativi e la rappresentanza. Il Titolo II si occupa dell'informazione ai consumatori. Rispetto al d.lgs. 84/2000 viene specificato che, ai fini delle norme sull' informazione "si intende per consumatore o utente anche la persona fisica o giuridica cui sono dirette le informazioni commerciali"(art. 5); viene aggiunto al contenuto minimo delle informazioni l' indicazione del paese d' origine dei prodotti se situato al di fuori dell'UE (art. 6) ed è introdotto l' obbligo per i distributori di carburante di rendere visibili dalla strada i prezzi praticati al consumo. Proseguendo nella rassegna, un' ulteriore sfaccettatura della nozione di consumatore si rinviene nel Titolo III relativo alla "pubblicità" ex d.lgs 74/1992 e d.lgs. 67/2000. Qui si afferma che ai fini delle norme sulla pubblicità e sulle altre comunicazioni commerciali "si intende per consumatore o utente anche la persona fisica o giuridica cui sono dirette le comunicazioni commerciali o che ne subisce le conseguenze" (art. 18 par. 2). Proprio quest' ultimo punto merita un approfondimento: nonostante la nozione di consumatore sia stigmatizzata in apertura del Codice all' art. 3 ("persona fisica che agisce per finalità estranee alla propria attività economica"), essa continua ad essere poliedrica. Si potrebbe giungere, ai fini della menzionata disciplina, a far corrispondere questa figura addirittura con un' impresa commerciale o altro soggetto giuridico che non sia propriamente una "persona fisica". Sempre nell' ambito del Titolo III si evidenzia la rinnovata disciplina a tutela del consumatore in materia di televendite (artt. 28 ? 32), già legge 120/1998 e legge 39/2002, nelle quali sono "comprese quelle di astrologia, di cartomanzia ed assimilabili". La norma pone il divieto di sfruttamento ai fini delle televendite di superstizione, credulità o paura. Per quanto riguarda la disciplina dei "Contratti del Consumatore" e la "Disciplina sulla vendita dei beni di consumo", è importante segnalarne l' espunzione dal Codice Civile, dove fino ad oggi sembrava dovessero naturalmente trovare cittadinanza, ed il relativo inserimento nel nuovo Codice del Consumo (Parte III (Rapporto di consumo), Titolo I, artt. 33 ? 37 , ex Codice Civile artt. 1469bis ? 1469 sexies; Parte IV (Sicurezza e Qualità), Titolo III, artt. 128 ? 135, ex Codice Civile artt. 1519bis ? 1519nonies). La modifica apportata in questa parte dal legislatore colpisce con la nullità le clausole di cui sia stata accertata la vessatorietà, rinforzando la tutela del consumatore rispetto alla precedente "inefficacia". Autentica novità dell' intervento legislativo si rinviene, ancora nella Parte III, al Titolo II, art. 39, sull' obbligo di valutare i principi di buona fede, correttezza e lealtà nelle attività commerciali "anche alla stregua delle esigenze di protezione delle categorie di consumatori" . Il Titolo III della Parte III, relativo alle "modalità contrattuali", raccoglie agli artt. 45 ? 49 (Sezione I) le norme relative ai "contratti negoziati fuori dai locali commerciali" con una significativa unificazione per l' esercizio dello jus poenitendi. L' unico termine per il suo esercizio è di 10 giorni lavorativi, generalizzando così la previsione più vantaggiosa per il consumatore (quella relativa ai "contratti a distanza"). Inoltre, se nella precedente disciplina il consumatore che esercitava il recesso doveva risarcire le spese accessorie indicate preventivamente nel contratto, ora le sole spese dovute sono quelle "dirette alla restituzione del bene al mittente ove previsto dal contratto". Terza novità rilevante riguarda, in questa parte del Codice, la materia del credito al consumo. L' eventuale contratto di finanziamento concesso al consumatore viene risolto di diritto dall' esercizio del diritto di recesso. Senza dubbio si rafforza la figura ed il rilievo del collegamento negoziale. La Parte V del Codice (Associazioni dei consumatori e accesso alla giustizia) aggiunge, con l' art. 141, alle previgenti norme una nuova regola per la composizione extragiudiziale delle controversie che possono essere avviate ora anche per via telematica, favorendo indubbiamente il ricorso a queste forme di risoluzione dei conflitti intersoggettivi ad oggi prevalentemente amministrati dalle Camere di Commercio. Capitolo 2. "Unfair commercial pratics directive". La Direttiva Europea 29/2005/CE. 2.1 ? Breve descrizione e principali novità L' attenzione che gli organi della Comunità Europea riversano sui soggetti commercialmente ed economicamente più deboli, è linfa vitale per interventi quali la direttiva 11 maggio 2005, 29/2005/CEE, sulle "Pratiche commerciali sleali" (Unfair commercial pratics directive), ulteriore rafforzamento della tutela riservata al consumatore. Questa disposizione dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 12 giugno 2007. Per quanto riguarda l' Italia possiamo ragionevolmente presumere che la relativa norma andrà ad integrare il "Codice del Consumo". Il legislatore europeo ha previsto un meccanismo di revisione della direttiva che vedrà la Commissione, entro il 12 giugno 2011, sollecitare al Parlamento Europeo e al Consiglio una "relazione globale sull' applicazione della direttiva" e sulle "possibilità di armonizzare e semplificare ulteriormente il diritto comunitario in materia di protezione dei consumatori"(39). Anche da questa procedura si nota come il diritto europeo spinga verso un' omogeneizzazione delle normative interne ai vari ordinamenti statali, in particolare su ambiti riconducibili agli scambi economici di fondamentale importanza in un mercato sempre più "unico" e "globale" Il campo d' azione della direttiva può essere circoscritto a ciò che riguarda le pratiche il cui intento diretto è quello di influenzare le decisioni di natura commerciale dei consumatori relative a prodotti. Quelle che verranno definite "sleali", in base a specifici criteri contenuti nella disposizione, dovranno essere ovviamente vietate e sanzionate. La Direttiva fornisce in apertura (art. 2 delle "Disposizioni Generali") alcune definizioni che segnano in un certo modo la rotta che i legislatori nazionali dovranno seguire in sede di recepimento della stessa. Tralasciando le figure del consumatore o utente, del professionista e di prodotto che non presentano novità di sorta (vedremo in seguito la nuova figura del consumatore medio posta in relazioni con taluni pratiche "unfair"), soffermiamoci su alcune rilevanti definizioni forniteci dal testo in esame. Le pratiche commerciali prese a riferimento sono quelle che intercorrono tra imprese e consumatori rappresentate "da qualsiasi azione, omissione, condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la pubblicità ed il marketing, posta in essere da un professionista, direttamente connessa alla promozione, vendita o fornitura di un prodotto ai consumatori"(40). Quelle che la direttiva vuole colpire "falsano in misura rilevante il comportamento economico dei consumatori"(41) là dove "l' impiego di una pratica commerciale risulti idonea ad alterare sensibilmente la capacità del consumatore di prendere una decisione consapevole, inducendolo pertanto ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso". Relativamente a quest' aspetto tenteremo, successivamente(42), un raffronto con la disciplina dei "Vizi del consenso". Risulta palese l' assonanza nella definizione della condotta del professionista appena ricordata con le fattispecie di "dolo" e "violenza". La direttiva non tralascia il ruolo dei Codici di Condotta. Nell' esperienza giuridica italiana sono già presenti in molte categorie professionali. Costituiscono una delle tante normative così dette ad "adesione volontaria": nelle intenzioni della direttiva in esame "accordi o normative non imposti dalle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative di uno Stato membro e che definisce il comportamento dei professionisti che si impegnano a rispettare tale codice in relazione ad una o più pratiche commerciali o ad uno o più settori imprenditoriali specifici"(43). Ragionevolmente, questi, possono costituire uno strumento di preminente importanza per operare una vera e propria opera di prevenzione in riferimento a comportamenti scorretti. E' auspicabile che, anche alla luce della nuova normativa europea, se ne incentivi sempre più l' adozione per una generalità di categorie professionali e commerciali con lo scopo di rafforzare la tutela per consumatori ed utenti. Un codice di condotta presuppone che sia contestualmente istituita una figura "professionista o un gruppo di professionisti, responsabile della sua formulazione e revisione e/o del controllo del rispetto del codice da parte di coloro che si sono impegnati a rispettarlo". Proseguendo, al punto h) dell' art. 2 troviamo proprio la figura appena descritta del "Responsabile del Codice". Nell' orbita giuridica del professionista, la norma rivede il concetto di diligenza professionale relazionandola a pratiche di mercato oneste e/o al principio generale della buona fede nel settore di attività del professionista, cristallizzandola sul normale grado della speciale competenza e attenzione che ragionevolmente si possono presumere essere esercitate da un professionista nei confronti dei consumatori. Merita a tal proposito sottolineare che il nostro legislatore, con l' art. 1176, 2° comma, c.c. , impone una valutazione della diligenza professionale con riguardo alla sola "natura dell' attività esercitata". A livello comunitario si è dunque aggiunta una ulteriore modulazione rapportata alla buona fede oggettiva. La direttiva prosegue nelle definizioni circoscrivendo il concetto, che per effetto della disposizione diviene giuridico, di "invito all' acquisto". Lo configura come "una comunicazione commerciale indicante le caratteristiche ed il prezzo del prodotto in forme appropriate rispetto al mezzo impiegato per la comunicazione commerciale e pertanto tale da consentire al consumatore di effettuare un acquisto"(44). Il punto j) dell' art. 2 classifica l'"indebito condizionamento" come "sfruttamento di una posizione di potere rispetto al consumatore per esercitare una pressione, anche senza il ricorso alla forza fisica o la minaccia di tale ricorso, in modo da limitare notevolmente la capacità del consumatore di prendere una decisione consapevole. Ai fini della direttiva una "decisione di natura commerciale" è quella "presa da un consumatore relativa a se acquistare o meno un prodotto, in che modo e a quali condizioni, se pagare integralmente o parzialmente, se tenere un prodotto o disfarsene o se esercitare un diritto contrattuale in relazione al prodotto. Tale decisione può portare il consumatore a compiere un'azione o astenersi dal compierla". Niente di nuovo per quanto concerne le cosiddette "professioni regolamentate" che si confermano "attività professionali l'accesso alle quali e il cui esercizio, o una delle cui modalità di esercizio, è subordinata direttamente o indirettamente, in base a disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, al possesso di determinate qualifiche professionali"(45). Ai fini della direttiva in esame le pratiche commerciali sleali vengono configurate di due tipi: quelle ingannevoli e quelle aggressive. L'ambito temporale da prendere in considerazione riguarda quelle poste in essere "prima, durante e dopo un' operazione commerciale relativa ad un prodotto", così art. 3 par. 1. Una pratica commerciale può ingannare sia tramite un' azione, sia tramite un' omissione. Per quanto concerne il comportamento omissivo dell' impresa o professionista verso il pubblico dei consumatori si prevede un livello minimo di informazioni commerciali sul prodotto che devono essere fornite al fine di orientare una scelta consapevole. A titolo di esempio queste riguardano le caratteristiche principali del prodotto, il prezzo comprensivo di tasse, le spese di consegna, il diritto di recesso. D' altro canto, una pratica è ingannevole "per azione" se contiene informazioni false ovvero se induce o può indurre in errore il consumatore medio, ancorché siano oggettivamente corrette. In aggiunta la direttiva definisce i criteri per stabilire se una pratica commerciale sia o meno aggressiva, se cioè questa utilizza molestie, costrizioni (ivi compresa la violenza fisica) o indebito condizionamento. In riferimento a quest' ultimo concetto è necessario considerare: Tempo, luogo, natura o persistenza; Ricorso a minaccia fisica o verbale; Sfruttamento da parte del professionista di eventi tragici che siano idonei ad alterare la capacità di valutazione del consumatore; Ostacolo non contrattuale oneroso per l' esercizio di diritti contrattuali; Minaccia da parte del professionista di promuovere un' azione legale ove questa non sia giuridicamente ammessa. Un elenco completo dei comportamenti commerciali sleali vietati in tutta l'Unione Europea in ogni circostanza è contenuto nell' allegato I e, a titolo esemplificativo, se ne possono citare alcuni tra i più rilevanti, quali i sistemi piramidali di vendita, la fornitura non richiesta ovvero l' utilizzazione della pubblicità di un prodotto a buon prezzo ma non disponibile (c.d. pubblicità-esca) ovvero l' utilizzazione di finte interviste pubbliche. Già questi brevi richiami rendono bene l' idea di quanto influirà anche sul nostro mercato interno il recepimento della normativa in esame. La direttiva, riferendo il suo ambito di applicazione alle pratiche commerciali tra professionista e consumatore, in relazione a quest'ultimo, prende a riferimento il soggetto medio modulandolo in relazione a diversi fattori. Nello specifico definisce la figura del consumatore medio come individuo normalmente informato e ragionevolmente attento ed avveduto tenuto conto di fattori sociali, culturali e linguistici (definizione dinamica, dunque). Quando poi una pratica sia specificatamente diretta ad un determinato gruppo di consumatori, come ad esempio i bambini, è auspicabile che l' impatto della pratica commerciale venga valutato nell' ottica del soggetto medio di quel gruppo che diviene il vero punto di riferimento. Per quanto concerne la tutela sostanziale del consumatore, la direttiva, pur caldeggiando lo strumento dei codici di condotta, peraltro già esistenti in molti settori, prevede l'azione giudiziaria o il ricorso ad autorità amministrative, strutturate in maniera tale da garantire ai cittadini che vi ricorrano un buon grado di indipendenza, allo scopo di risolvere eventuali conflitti o promuovere ricorsi. I possibili esiti di questi rimedi dovranno tendere alla cessazione della pratica commerciale (ovvero ad azioni rivolte a tale scopo), oppure ad un procedimento d' urgenza di tipo cautelare che sbocchi in un provvedimento con effetto provvisorio o definitivo. In relazione a quest'ultimo punto è verosimile prevedere che il legislatore italiano utilizzi i già vigenti rimedi general-preventivi in sede di conciliazione extragiudiziale dinnanzi a commissioni all' uopo istituite presso le Camere di Commercio per quanto concerne i diritti e gli interessi attivabili ex Codice del Consumo(46). Non manca chi a tal proposito auspica un nuovo istituto giuridico ricalcato sul modello delle class="term">class class="term">action americane. Queste conferiscono alle organizzazioni dei consumatori il potere di adire l' autorità giurisdizionale su clausole o contratti che presumono vessatori o comunque in contrasto con la normativa di settore a prescindere dall' iniziativa della parte lesa. Argomento su cui la direttiva tace sono le sanzioni. Il legislatore europeo ne rimette la definizione agli organi statuali limitandosi a dire che dovranno essere effettive, proporzionate e dissuasive. Capitolo 3. Il ruolo fondamentale della regola della correttezza 3.1 - Buona fede oggettiva e principi di adempimento delle obbligazioni. Brevi cenni. Considerando che tra professionista e consumatore si instaura un rapporto contrattuale, per quanto concerne la parte della direttiva che insiste su aspetti e comportamenti tendenti ad orientare le scelte del consumatore, è necessario dar conto della disciplina relativa ai principi di adempimento delle obbligazioni in vigore nel nostro ordinamento giuridico. Il riferimento agli artt. 1175, 1176 appare assolutamente necessario. L'art. 1175 c.c. stabilisce quanto segue:" Il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza". L'art. 1176 c.c., dal suo canto, così recita: "Nell'adempiere l'obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia. Nell'adempimento delle obbligazioni inerenti all'esercizio di un'attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell'attività esercitata". A questo panorama normativo va senza dubbio aggiunto l' art. 1375 c.c. , il quale statuisce l' esecuzione del contratto secondo buona fede. Sintetizzando in tre parole le disposizioni sopra richiamate stiamo trattando di "correttezza", "diligenza", "buona fede". Questi tre concetti devono essere tenuti in preminente considerazione in tutti i rapporti contrattuali, ivi compresi quelli "del consumatore". L' attuazione del rapporto obbligatorio è dominata dalla stessa regola che già scandisce tutto l' iter contrattuale: la correttezza (art. 1375) o buona fede oggettiva. Giunti a questo punto, risulta fondamentale dare conto del dibattito attualmente in corso proprio su questo tema. Richiameremo, dunque, alcune considerazioni relative ai prevalenti orientamenti dottrinali volti a delinearne i contenuti e che svolgono un ruolo di fondamentale importanza in tema di contratti, ivi compresi quelli "del consumatore". 3.2 ? La buona fede oggettiva. Linee evolutive di un principio cardine. La regola della correttezza viene elevata dal nostro ordinamento civilistico a rango di vera e propria clausola generale, posta a governo della totalità dei rapporti che si generano dall' esercizio della c.d. "autonomia privata", sancita nel Codice Civile dagli artt. 1321 e ss. . In tema di integrazione del contratto l' interprete, ai sensi dell' art. 1374, è tenuto a considerare anche l' equità come fonte. Combinando, dunque, gli artt. 1366 e 1374 cc. si fornisce al giudice, qualora sia chiamato ad intervenire su di un determinato regolamento pattizio di interessi, un importante orientamento per risolvere l' eventuale squilibrio normativo del contratto. D' altro canto, risulta in via generale soltanto la buona fede intesa in senso oggettivo titolare di una "funzione lato sensu correttiva a posteriori"(47). Per quanto concerne l' equità, essa deve essere considerata in quanto richiamata dalla legge. Guardando al nostro ordinamento giuridico in generale, la sua evoluzione è oggi dovuta essenzialmente alla normativa comunitaria. Il diritto contrattuale, nello specifico, è stato oggetto di una rilevante spinta innovatrice proveniente dalla Comunità Europea nella direzione di una tendenziale armonizzazione ed omogeneizzazione dei sistemi giuridici degli Stati membri. Su questo sfondo si propone sempre più stringente il "collegamento tra buona fede ed equità all' insegna di una preminenza della prima sulla seconda"(48). Correttezza ed equità vengono espressamente allineate, e menzionate assieme alla trasparenza, nel catalogo dei diritti fondamentali riconosciuti ai consumatori e agli utenti dalla legge 30 luglio 1998, n. 281. La buona fede, dal canto suo, assume definitivamente, con la Direttiva 93/13/CEE "concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori"(49) e con la relativa introduzione nel Codice Civile degli artt. 1469 bis ss.(50), il ruolo di principio cardine, confermato da numerosi orientamenti giurisprudenziali(51), che "guida e delimita il giudizio sull' equità delle clausole contrattuali(52)", attribuendo al giudice il compito di verificare se, in concreto, una determinata clausola "determini a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto"(53). Dottrina vuole che la buona fede sia comunque "espressione del diritto positivo, pur essendo rivolta al superamento del positivismo"(54). Rappresenta una vera e propria esigenza di solidarietà, peraltro costituzionalmente riconosciuta, che giustifica un incisivo intervento sul contratto da parte di un potere alieno alle parti, quello del giudice, ma ciononostante "non autoritario in quanto si limita a filtrare valori sociali entro la forma giuridica"(55). Insomma una sorta di efficace correttivo che sonnecchia accanto al contratto. A ben vedere appare pertinente affermare che la regola della correttezza si configura come elemento posto a governo dell' intera vicenda contrattuale. Essa si attaglia perfettamente, oltre che alla disciplina afferente i consumatori ed utenti, anche a vicende contrattuali che possono sorgere nel mercato delle imprese, locus artificiails in cui è prospettabile un ruolo preminente della buona fede(56), ai fini di una sua regolamentazione fino addirittura a divenire un vero e proprio elemento correttivo. "Un mercato evoluto postula un sistema normativo che abbia la sua "parola ? chiave" nella correttezza"(57). In questo contesto, dunque, si ravvisa nella buona fede proprio uno "strumento di efficienza nel governo del mercato (e più nello specifico dei contratti di impresa) che: evita i costi transattivi necessari a governare gli effetti spesso arbitrari delle regole rigide; previene le conseguenze dannose delle asimmetrie informative [?]; e consente di reagire ad abusi collegati con i c.d. fallimenti del mercato"(58). La buona fede oggettiva, oltre che orientare, sviluppare, arricchire e finanche ricostruire l' accordo, ha, dal tempo della Direttiva 93/13/CEE "concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori"(59), assunto un ruolo c.d. "destruens"(60), rappresentando un "criterio ermeneutico tramite cui giudicare la giustizia normativa dell' accordo e colpire, originariamente con l' inefficacia, oggi, ex Codice del Consumo, per effetto dell' istituto della nullità(61), le clausole inique"(62). In quest' ambito il giudice effettua un "controllo sui contenuti"(63) dell' accordo. Tale intervento della buona fede, promosso da una parte e valutato dall' interprete alla stregua di specifici parametri giuridici, non opera ex se, ma presuppone una condizione di squilibrio nell' esercizio dell' autonomia privata. Proprio a tal proposito è necessario segnalare, proiettandoci nell' ambito della legislazione speciale relativa ai "consumatori", un vivace dibattito dottrinale relativamente ai destinatari della tutela all' uopo prevista. Prendendo a riferimento il nostro ordinamento giuridico, la giurisprudenza sembra non avere dubbi sui destinatari della protezione nei confronti di "clausole vessatorie" ex artt. 33 e ss. Codice del Consumo. Schivando qualsiasi spinta dottrinale relativa ad un interpretazione estensiva della disciplina sulle clausole normative, per i giudici il consumatore è e rimane "persona fisica". D' altro canto, chi in dottrina sostiene che tale ambito sia fin troppo riduttivo poggia le proprie ragioni, tra l' altro, su di un emergente orientamento europeo, in parte contrapposto a quello strettamente normativo finora ritagliato sulla figura del consumatore utente identificato come "contraente debole che non è riuscito a negoziare il contenuto contrattuale"(64), emergente dalle proposte di armonizzazione europea della disciplina del contratto (i Principles of European Contract Law e i principi Unidroit). Qui si lega "l' accertamento sulla giustizia normativa soltanto alla mancata negoziazione delle clausole" prevedendo "un sindacato sull' equilibrio economico dell' atto connesso con un' ampia descrizione di "debolezza contrattuale" di una parte"(65). Come già accennato in precedenza, proprio la Direttiva in esame, pur essendo volta ad ampliare la tutela del consumatore, fornisce a questo soggetto un corredo di caratteristiche che, per volontà dello stesso legislatore europeo, estendono in certi casi ad enti e persone giuridiche tale qualifica(66). Cercando di rendere meglio l' idea su uno dei presupposti dal quale muove tale dottrina, leggendo la disciplina dei contratti del consumatore nella prospettiva della rimozione delle asimmetrie informative, una delle cause, forse la più importante, dello squilibrio contrattuale, appare utile ricordare chi ha tentato una distinzione tra "atti della professione" e "atti relativi alla professione"(67). Tale criterio si discosta da quello dello "scopo" del contratto (causa professionale, non tutelata dagli artt. 33 e ss. Codice del Consumo; causa privata, abbracciata da tale tutela), ritenuto ingiustificatamente riduttivo, in quanto consente la "correzione delle asimmetrie informative solo nei casi di consumo "privato" e non anche "professionale", non considerando che le asimmetrie informative riguardano l' atto di consumo (finale), a prescindere dal fatto che esso sia personale o professionale"(68). Paradossalmente, potrebbe usufruire della protezione il cittadino che acquista un computer per navigare in internet e non l' avvocato che acquista lo stesso strumento, ma lo impiega nel suo studio. Appare invece ragionevole presumere per quanto concerne "l' atto della professione", dunque strettamente legato e funzionale all' attività imprenditoriale o professionale del soggetto o dell' ente, ridotta la forbice informativa tra chi acquista e chi vende(69). Dopo questa breve digressione torniamo a delineare il concetto di buona fede oggettiva, ricordando che una rilevante novità della Direttiva 2005/29/CE è proprio la rivisitazione della "diligenza professionale", istituto che si troverà ad accogliere, nella prospettiva delle "pratiche commerciali", una modulazione relazionata proprio al criterio della "correttezza" che, alla luce della dottrina qui esposta, identificherà "squilibri non fisiologici nell' esercizio dell' autonomia privata" e sarà al tempo stesso "canone di interpretazione che accerta l' abuso nella determinazione del contenuto del contratto"(70). Un primo criterio per poter apprezzare la buona fede oggettiva, deve trarsi dal raccordo tra la clausola generale e i principi costituzionali, specificatamente, dal principio di uguaglianza sostanziale. Emerge così la necessità di "misurare la forza o la debolezza delle parti, avendo riguardo allo specifico contesto di riferimento"(71). In secondo luogo la buona fede indica la "necessaria considerazione sia di parametri normativi sia delle circostanze del caso concreto"(72). Lo squilibrio nell' esercizio dell' autonomia privata va ricostruito "ponderando tanto indici normativi quanto elementi di fatto avendo riguardo allo specifico ambito in cui si colloca la contrattazione, a partire dalla basilare distinzione tra accordi conclusi dentro e fuori il mercato dei rapporti commerciali"(73); è verosimile che, dal recepimento della direttiva in poi, si aggiungeranno anche i criteri relativi alla valutazione della bontà di pratiche commerciali utilizzate per carpire il consenso dei consumatori ed utenti. Tutto ciò considerato, ex fide bona, si autorizza, come già ricordato, un controllo del giudice sul contenuto del contratto (Inhaltskontrolle, nell' ordinamento tedesco, pioniere di questa disciplina), con relativa adozione di interventi volti a riequilibrare il negozio giuridico. Al tempo del recepimento della Direttiva 93/13/CEE, il nostro legislatore introdusse il rimedio dell' "inefficacia" delle clausole vessatorie. L' alternativa poggiava o sulla nullità o sulla nullità speciale. Si scelse una diversa strada attraverso l' anodina formula dell' inefficacia che "pur nella sua ambiguità, consente di separare concettualmente, oltre che praticamente, l' ipotesi in cui nel contratto le parti si sottraggano ad una norma imperativa" ? intervento della nullità radicale ? "e il caso in cui è l' attività di formazione del contenuto contrattuale che in concreto e a posteriori risulta non coerente con una regola di condotta a cui le parti si dovrebbero attenere"(74). Insomma, una sorta di imprescindibile "deontologia" del contratto in cui un ingiustificato squilibrio non può sempre trovare cittadinanza nel concetto di "autonomia delle parti". Meglio ancora, nel "contratto iniquo viene perseguito non un contenuto contrario alla buona fede, ma una condotta contraria alla buona fede che si riverbera su un contenuto in sé non illecito bensì squilibrato in senso normativo e, dunque, non coerente con i risultati a cui avrebbe dovuto condurre una contrattazione conforme a correttezza"(75). Proprio la condotta oggetto della riflessione appena citata, pare attagliarsi a quelle che dovranno essere valutate dagli organi competenti, alla stregua della direttiva in esame, pratiche commerciali "sleali", sanzionabili alla luce delle nuove prospettive contrattuali europee, ma ad oggi ampiamente diffuse. A titolo meramente esemplificativo si ricorda il c.d. multilevel marketing, sistema di vendita e promozione dei più svariati prodotti, con cui si abbraccia dal settore degli integratori alimentari fino a giungere, addirittura, alle polizze di previdenza. Attualmente tale pratica, che dal recepimento della direttiva 2005/29/CE sarà vietata o quantomeno incisivamente contenuta, viene collocata tra i sistemi di vendita c.d. "al di fuori dei locali commerciali". Proseguendo, possiamo concludere sul punto tracciando i tratti caratteristici del concetto di buona fede oggettiva che, come visto, nonostante sia un valore vecchio come vecchia è la contrattazione privata, ha una forte capacità di rinnovamento e si adatta senza fatica alle più recenti ed innovative evoluzioni della lex mercatoria. Essa diviene "clausola cardine del contratto della post ? modernità, dove è interesse di ciascun contraente, tanto più impellente in quanto meno schermato della protezione dello Stato, perseguire le proprie istanze in conflitto con gli interessi della controparte, operando in un contesto sempre più libero, ma non governato dalla pura forza, in una realtà e secondo una logica sempre più competitive e antagoniste, ma proprio per questo di necessità assoggettate al vincolo del necessario rispetto della controparte"(76). La correttezza guarda a valori non tanto pubblicistici, bensì a quelli fondamentali di rispetto delle persone. Questi si coniugano in maniera spontanea con le principali tendenze europee proprio che spingono, diremmo inevitabilmente, verso l' armonizzazione delle discipline giuridiche, ivi compreso il diritto privato dei contratti. Dunque, "la buona fede oggettiva, categoria sempre più ricca e penetrante sul piano operativo, libera da vincoli ideologici e dogmatici del passato e con una precisa vocazione europea, non perde la sua identità, ma si rinnova dando voce ad una nuova assiologia aggregante i paesi europei nella quale si rispecchia un' Europa complessa, che guarda non soltanto al mercato e all' efficienza, ma anche al piano dei valori"(77). Capitolo 4. Il consenso viziato e la Direttiva 29/2005/CE. 4.1 ? I vizi del consenso nel Codice Civile. Breve disamina. Proseguendo con il confronto tra la normativa vigente e le novità che possiamo prevedere introduca la direttiva 29/2005/CE, dobbiamo ora considerare un tema di fondamentale importanza anche per la disposizione europea: i vizi del consenso. Siamo nella situazione in cui l' accordo è perfezionato, ma inficiato da un consenso formatosi "in maniera alterata o attraverso una manifestazione deviata"(78). Senza dubbio, ciò che rileva ai fini della direttiva è la sua oggettiva alterazione per effetto di pratiche commerciali sleali. Guardando alla normativa nazionale, il Codice Civile stigmatizza nell' art. 1427 l'errore, la violenza e il dolo come vizi che, insistendo sulla fase di formazione del consenso, possono determinarne l' annullamento. L' adozione di tale rimedio deve essere contemperata all' interesse della controparte nel senso che la parte incorsa nel vizio non sacrifichi interessi della controparte ritenuti dal legislatore prevalenti. Il nostro ordinamento giuridico conosce due tipi di errore: errore ? vizio ed errore ? ostativo. Il primo è contenuto nella fattispecie dell' art. 1427 ("consenso dato per errore", recita la disposizione codicistica); prende forma da una condizione di ignoranza o falsa rappresentazione della realtà nella quale incorre spontaneamente una parte, che si rappresenta mentalmente il contratto in maniera diversa da come esso è nella realtà. Il secondo tipo viene menzionato nell' art. 1433 c.c. la cui rubrica prefigura già la situazione di cui tratta: "Errore nella dichiarazione o nella sua trasmissione". In questo caso il consenso risulta viziato in quanto l'errore cagiona una divergenza tra la manifestazione del consenso e la volontà reale della parte, dovuta ad una deviata esternazione o trasmissione dello stesso. Continuando a scorrere la disciplina codicistica dei vizi del consenso si giunge all' art. 1429. Si tratta dell' "errore essenziale". Per poter procedere con l' annullamento, un requisito imprescindibile è proprio l' essenzialità. Il legislatore, a tal proposito, ha previsto quattro casi: "quando cade sulla natura o sull' oggetto del contratto"; "quando cade sull' identità dell' oggetto della prestazione ovvero sopra una qualità dello stesso che, secondo il comune apprezzamento o in relazione alle circostanze, deve ritenersi determinante del consenso"; "quando cade sull' identità o sulle qualità della persona dell' altro contraente, sempre che l' una o le altre siano state determinanti del consenso; "quando trattandosi di errore di diritto, è stata la ragione unica o principale del contratto". Nei casi ai punti 2, 3 e 4, l' errore si configura anche come "determinante", nel senso che se la parte se ne fosse accorta non avrebbe concluso il contratto e , dunque, prestato il proprio consenso. Tale requisito, d'altronde, in via interpretativa, deve essere considerato in tutti i casi in cui l'interprete si trovi a dover valutare la manifestazione del consenso come elemento di rilevanza primaria "avuto riguardo al comune apprezzamento e alle circostanze". Tutto ciò considerato, l' errore , per consentire l' annullamento del contratto, deve innanzitutto risultare determinante per il contraente e oggettivamente essenziale nell' economia dell' affare, il che si verifica se in concreto ricade su uno dei profili indicati dagli artt. 1429 e 1430 c.c. e se in concreto tale aspetto rende oggettivamente determinante l' errore avuto riguardo al "comune apprezzamento e alle circostanze". Ai fini della presente disciplina non ha rilevanza l' errore sui motivi, categoria che abbraccia tanto la "falsa valutazione o previsione. L' aspetto che però si attaglia meglio alla disciplina della direttiva sono senz'altro le ipotesi di "dolo" e "violenza". L' errore di un contraente può formarsi, anziché spontaneamente, per effetto dell' inganno perpetrato dalla controparte o da un terzo. Tale circostanza influenza notevolmente la disciplina del vizio, che viene designato come dolo. A tal proposito è sufficiente il carattere determinante dell' errore cagionato da dolo per annullare il contratto. Questo rileva ex art. 1439 1° comma c.c. se, senza i raggiri della controparte, "l' altra parte non avrebbe contratto". In questa circostanza assumono rilievo anche gli errori che ricadono nella sfera dei motivi. Nel caso in cui il dolo sia cagionato da un terzo si presenta l' esigenza di tutelare l' affidamento della controparte: recita il secondo comma dell' art. 1439 che "il contratto è annullabile se essi (i raggiri, ndr) erano noti al contraente che ne ha tratto vantaggio", posto che costui non deve incorrere nell' ipotesi di affidamento colpevole per non aver osservato "la normale diligenza" avrebbe ai fini di un' emersione della fattispecie di dolo. Valutando attentamente la disciplina giuridica del dolo nell' ambito dei vizi del consenso ci imbattiamo in questioni strettamente legate alla pubblicità ed al marketing, già oggetto di importanti interventi del legislatore comunitario. 4.2 ? Pubblicità e pubblicità ingannevole Le Direttive 85/450/CEE e 97/50/CE hanno predisposto una sorta di rifugio per il consumatore, assalito quotidianamente da un certo "marketing senza quartiere", attraverso una disciplina relativa alla "pubblicità ingannevole" accompagnata da una tutela di tipo prevalentemente inibitorio. Per pubblicità ingannevole viene intesa quella che "in qualunque modo induca in errore o possa indurre in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali è rivolta o che essa raggiunge e che, a causa del suo carattere ingannevole, possa pregiudicare il loro comportamento economico ovvero che, per questo motivo, lede o possa ledere un concorrente"(79). Tenendo conto delle nuove realtà presenti sul mercato e dei più recenti sviluppi normativi, il dolo può a ben vedere essere identificato come un comportamento oggettivamente idoneo a ingannare la parte e ad indurla in errore e proprio questo punto fornisce una prima giustificazione della direttiva oggetto del presente elaborato. Le pratiche commerciali che vengono dalla direttiva 2005/29/CE ritenute "sleali" sono anche quelle che attraverso la pubblicità dei prodotti, orientano la scelta del consumatore. Questa, nella genesi di cui è stata protagonista nel corso degli anni, si è trasformata da mezzo strumentale all' informazione del pubblico al quale è rivolta, a strumento di "persuasione" utile per orientare i consumi e far nascere nuove esigenze. Vengono intese troppo spesso esclusivamente per richiamare l' attenzione su un determinato prodotto, sottolinearne dunque solo alcuni aspetti senza descriverne qualità, modalità d'uso, proprietà e così via. Per la maggior parte la pubblicità di oggi viene utilizzata dalle grandi imprese per orientare i consumi, stimolare i bisogni, promuovere l' assorbimento della domanda. Secondo Chamberlin, l' economista che per primo si occupò scientificamente del fenomeno pubblicitario, i metodi di réclame "non hanno niente a che fare con la conoscenza da parte del consumatore; non sono metodi informativi; sono delle manipolazioni. Creano un nuovo schema di bisogni mutando i motivi per i quali i compratori sono spinti ad acquistare"(80). 4.3 ? La disciplina codicistica dei vizi del consenso e i criteri della Direttiva 29/2005/CE Il problema della disciplina di talune pratiche commerciali non è quello di una loro completa eliminazione dal mercato, bensì, in taluni casi, di un forte contenimento in modo da proteggere il consumatore da vere e proprie "aggressioni mediatiche" che potrebbero illegittimamente influenzare le sue "decisioni di natura commerciale"(81). L' aggressività di una pratica commerciale viene vietata dalla direttiva stessa che enuclea una serie di casi in cui risulta sanzionbile. Il riferimento alla "violenza" in merito alla disciplina dei vizi del consenso, appare allora necessario. La violenza morale è la minaccia di un male "ingiusto e notevole" (art. 1435 c.c.) per estorcere il consenso di una parte. Si pone il contraente dinnanzi alla scelta tra subire un male o stipulare il contratto e, volontariamente, sceglie come male minore di concludere il contratto. Facendo attenzione a non forzare troppo la disciplina appena esposta, potremmo tentare un accostamento con quelle che la direttiva 2005/29/CE definisce "Pratiche commerciali aggressive", cioè quelle "pratiche commerciali che, nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, mediante molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica, o indebito condizionamento, limiti o sia idonea a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore medio in relazione al prodotto e, pertanto, lo induca o sia idonea ad indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso"(art. 8); prosegue il testo della direttiva con la prescrizione di valutare il ricorso a molestie, coercizione o indebito condizionamento prendendo in considerazione una serie di elementi quali: "i tempi, il luogo, la natura o la persistenza"; "il ricorso alla minaccia fisica o verbale"; "lo sfruttamento da parte del professionista di qualsivoglia evento tragico o circostanza specifica di gravità tale da alterare la capacità di valutazione del consumatore, al fine di influenzarne la decisione relativa al prodotto"; "qualsiasi ostacolo non contrattuale, oneroso o sproporzionato, imposto dal professionista qualora un consumatore intenda esercitare diritti contrattuali, compresi il diritto di risolvere un contratto o quello di cambiare prodotto o rivolgersi ad un altro professionista"; "qualsiasi minaccia di promuovere un'azione legale ove tale azione non sia giuridicamente ammessa". Capitolo 5. Conclusioni Concludendo, nonostante i tempi che l' Unione Europea ha previsto per la ricezione della direttiva 29/2005/CE siano, come sempre accade, piuttosto lunghi ed al momento non si è riversata su questo intervento l'attenzione della comunità giuridica, tenteremo di immaginare, cercando di non essere troppo audaci, come essa inciderà sulla disciplina consumeristica. Appare fin d'ora verosimile una sua trasposizione all' interno del Codice del Consumo. Nelle intenzioni del legislatore delegato deve essere questo il primo riferimento ai fini dell' educazione e della tutela del consumatore. La direttiva in esame, dunque, andrà ad integrarlo e, non di meno, dovrà essere inserita nella sistematica del nostro ordinamento privatistico. Ipotizzando tale opera del legislatore, appare verosimile prevedere una certa influenza che la norma europea eserciterà sulla disciplina dei vizi del consenso. Come abbiamo avuto occasione di ricordare(82), sono le fattispecie del dolo e della violenza, perpetrate al fine di orientare il consenso della controparte, che meglio si attagliano al panorama della direttiva. Pratiche commerciali sleali ed aggressive, configurano senza dubbio ipotesi che ricadono in questi due definiti ambiti. Pertanto, il professionista o l' ente che pone in essere comportamenti atti "a creare una falsa impressione sulla natura dei prodotti"(83), o "mediante molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica, o indebito condizionamento, limiti considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore medio in relazione al prodotto e, pertanto lo induca ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe preso"(84), pone in essere una condotta sleale condizionando ed orientando indebitamente il consumatore. Prevedendo pratiche commerciali sleali suddivise in due ambiti, l' uno relativo a quelle "ingannevoli"(85), l' altro a quelle "aggressive"(86), il legislatore europeo sembra ripercorrere il sentiero che già aveva tracciato quando si era occupato, con la direttiva 93/13/CEE, della vessatorietà delle clausole nei contratti del consumatore stabilendo criteri per ritenerne alcune "vessatorie fino a prova contraria", altre "vessatorie in ogni caso". A tal proposito, nell' allegato I della direttiva si elencano, con una partizione tra quelle ingannevoli e quelle aggressive, le "pratiche commerciali considerate in ogni caso sleali", che cioè prescindono da un accertamento caso per caso, debitamente circostanziato. Risulta evidente la sistematica assonanza, rispettivamente, con gli artt. 1469 bis, 3° comma, c.c. e 1469 quinquies, 2° comma, c.c.. La disciplina dei contratti del consumatore, d' altronde, si valuta alla stregua di regola a cui professionisti imprese ed enti devono attenersi nella fase di definizione del contenuto normativo dell' accordo con il nostro soggetto di riferimento e, benché la direttiva insista su aspetti collocabili anche in questo momento contrattuale, appare evidente che l' attenzione si concentri su una fase finora scarsamente regolamentata. Quella, appunto, dei modi e delle pratiche che inducono i soggetti a configurare vantaggiosa e meritevole l' adesione ad un contratto proposto anche per mezzo di canali di comunicazione e con tecniche che, oggi sempre più copiosamente, investono la sfera privata dei cittadini. Non stiamo a trattare solo della pubblicità, ma ci riferiamo soprattutto a strategie di marketing originate da anni di ricerca e studio della psicologia consumeristica. Sono proprio queste considerazioni che estendono la disciplina dei vizi del consenso al di fuori dell' ambito strettamente contrattuale e, alla luce di un criterio di buona fede oggettivo sempre più cardinale all' interno del mercato comune europeo, monitorano lo svolgersi dei traffici commerciali preservando i soggetti più deboli da indebiti condizionamenti. Applicando una sorta di "principio di precauzione" anche in ambito strettamente privato, il legislatore europeo vuole che gli ordinamenti giuridici degli stati membri si fregino di una serie considerevole di prescrizioni finalizzate a ridurre la forbice dell' asimmetria informativa tra professionisti e consumatori, consentendo a questi ultimi scelte più consapevoli, statuendo erga omnes specifiche regole di comportamento che ad oggi trovano cittadinanza, per lo più, esclusivamente nelle normative ad adesione volontaria. Insomma, per poter rimanere sul mercato e partecipare ad un innalzamento del suo livello di efficienza, gli addetti ai lavori devono riuscire a trovare nella regola della correttezza e in un' accresciuta professionalità il volano della propria crescita. L'Europa è una grande opportunità per tutti, per poterne trarre un massimo vantaggio occorrono la forza ed il coraggio di abbandonare certe ideologie troppo spesso causa di un cronico arretramento delle nostre imprese e di un deleterio sfruttamento dei consumatori, circostanze, queste, che portano molti nostri partners europei a guardare all' Italia soltanto come il Bel Paese del sole e degli spaghetti. Bibliografia Sirena, Il codice civile e il diritto dei consumatori, in La nuova giurisprudenza civile commentata, n. 5 Settembre ? Ottobre 2005, p. 132. Irti, La fondazione hegeliana del "diritto dei consumatori", negli Atti del convegno "Il diritto europeo dei contratti d' impresa. 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II ? 98 2 Codice Civile, Libro IV, Titolo II "Dei contratti in generale". 3 Per un approfondimento su questo punto, V. anche, Alpa, Il diritto dei consumatori, Laterza, 2002, p. 26. 4 Sirena, Il codice civile e il diritto dei consumatori, in La nuova giurisprudenza civile commentata, n. 5 Settembre ? Ottobre 2005, p. 278. 5 Alpa, cit. 6 Giunge a tale conclusione anche Irti, La fondazione hegeliana del "diritto dei consumatori", negli Atti del convegno "Il diritto europeo dei contratti d' impresa. Autonomia negoziale dei privati e regolazione del mercato", Siena, 22 ? 24/09/2004. 7 Sirena, cit., p. 278. 8 Irti, ult. cit. 9 Per uno sguardo d' insieme sull' esperienza francese, v. la nota opera di Calais ? Auloy ? Steinmetz, Droit de la consommation, 6° ed., Paris, 2003. 10 Sirena, cit., p. 278. 11 Patti, I contratti del consumatore e la ricodificazione tedesca, in Europa e dir. Priv., 2003, p. 503 e ss. 12 Sirena, cit., p. 279. 13 Irti, ult. cit. 14 Sirena, cit., p. 279. 15 Sirena, L' integrazione del diritto dei consumatori nella disciplina generale del contratto, in Riv. Dir. Civ., 2004, I, p. 787. 16 Jannarelli, La disciplina dell' atto e dell' attività: i contratti tra imprese e tra imprese e consumatori, in Trattato di diritto privato europeo, a cura di Lipari, Cedam, 2003, passim e spec. 13, 39, 42. 17 V., anche, Cassese, La nuova costituzione economica, 2° ed., Laterza, 2000. 18 Edinburgo, 1723 ? Glasgow, 1790. 19 Sirena, Il codice civile e il diritto dei consumatori, cit., p. 279. 20 Mengoni, Problemi di integrazione della disciplina dei "contratti del consumatore" nel sistema del codice civile, in Studi in onore di P. Rescigno, III, 2, Giuffrè, 1998, p. 536. 21 Sirena, Il codice civile e il diritto dei consumatori, cit., p. 280. 22 Barcellona, Soggetti e tutele all' epoca del mercato europeo/mondiale, in Diritto privato europeo e categorie civilistiche, a cura di Lipari, Esi, 1998, p. 69. 23 Per una più esaustiva disamina della regola della buona fede oggettiva, V., infra, Cap. 3, par. 3.2. 24 V., ibidem, par. 1.3. 25 L. 281/1998, come modificata dalla l. 340/2000 (Capo II) e dal d.lgs. 50/2001 che enuncia i diritti dei consumatori e degli utenti, dai più ritenuta una vera e propria Carta dei diritti dei consumatori che legittima le associazioni rappresentative dei consumatori a far valere in via giudiziale gli interessi collettivi della categoria; d.lgs. 50/92, sui Contratti negoziati fuori dei locali commerciali; d.lgs. 385/93, che disciplina fra i contratti in materia bancaria e creditizia il Credito al consumo; d.lgs. 111/95, sui Contratti di viaggio, vacanze e circuiti "tutto compreso"; d.lgs. 427/98, sui Contratti di multiproprietà; d.lgs. 185/99, sui Contratti a distanza; d.lgs 24/02, che ha novellato il codice civile introducendo gli artt. 1519 bis ? nonies, sulla Vendita dei beni di consumo. 26 Navarretta, Diritto Privato ? Parte Prima, UTET, Torino, 2003, p. 355. 27 Navarretta, cit., p. 356. 28 V. anche, Smarto, Clausole abusive e diritti dei consumatori. Raffronti comparatistici, Cedam, 2003, p. 72. 29 Navarretta, cit., p. 358 (Queste sono indicate dall' art. 1469 bis nn. 1, 2, 15, 3, 16, 9, 17, 18, 19, c.c.). 30 Navarretta, cit., p. 358 (Queste sono indicate dall' art. 1469 bis nn. 4, 20, 5, 6, 7, 8, c.c.). 31 Navarretta, cit., p. 358 (Queste sono indicate dall' art. 1469 bis nn. 10, 11, 12, 13, 14, c.c.). 32 Codice Civile, art 1469 quinquies, comma 2, n. 1. 33 Codice Civile, art 1469 quinquies, comma 2, n. 2. 34 Codice Civile, art 1469 quinquies, comma 2, n. 3. 35 Navarretta, cit., p. 359. 36 Il termine raccomandazione riferito all' utilizzo di clausole vessatorie è stato inserito con la legge comunitaria 2002, a seguito di una condanna della Corte di Giustizia nei confronti dell' Italia (24 gennaio 2002) per aver omesso di considerare come presupposto della tutela inibitoria anche la sola raccomandazione all' utilizzo di condizioni generali di contratto vessatorie. 37 Tale norma di principio ha trovato attuazione nella legge 30 luglio 1998, n. 281. 38 Navarretta, cit., p. 360. 39 Cfr. Direttiva Europea 29/2005/CE, artt. 18 e 19. 40 Cfr. Direttiva Europea 2005/29/CE, art. 2, lett. d). 41 Cfr. Direttiva Europea 2005/29/CE, art. 2, lett. e). 42 V. infra, cap. 4, par. 4.3. 43 Cfr. Direttiva Europea 2005/29/CE, art. 2, lett. f). 44 Cfr. Direttiva Europea 2005/29/CE, art. 2, lett. i). 45 Cfr. Direttiva Europea 2005/29/CE, art. 2, lett. l). 46 Cfr. Codice del Consumo, artt. 136 - 141. 47 Cfr. Bigliazzi Geri, voce "Buona fede nel diritto civile", in Digesto disc. Priv., sez. civ., II, Torino, 1988, p. 180. 48 Cfr. Natoli, Note preliminari ad una teoria dell' abuso del diritto nell' ordinamento giuridico italiano, in Riv. Trim.,1958, p. 18. 49 V.,Dir. 93/13/CEE, art. 3.1. 50 Oggi, Codice del Consumo, artt. 33 ss. 51 V., per tutti, Cass., 20 aprile 1994, n. 3775, in Il Foro it., 1995, I, p. 1301 (nota come "Caso Fiuggi"). 52 Cfr. Busnelli, Note in tema di buona fede e equità, Riv. Dir. Civ., Indice annata 2001 ? Parte Prima, p. 545. 53 Cfr. Codice del Consumo, art. 33 comma 1. Preme, a tal proposito, sottolineare che, nel redigere il nuovo Codice del Consumo, si è persa l' occasione per correggere l' errore di traduzione dalla Direttiva 93/13/CEE riproducendo nella nuova codifica l' espressione "malgrado la buona fede"ex 1469 bis comma 1 del Codice Civile, anziché evidenziare la "contrarietà a buona fede" come criterio ispiratrice per il giudizio di vessatorietà di talune clausole inserite nei contratti stipulati con il consumatore che generano un "significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi" a carico del consumatore stesso. 54 Cfr. Busnelli, Note in tema di buona fede e equità, Riv. Dir. Civ., Indice annata 2001 ? Parte Prima, p. 556. 55 Busnelli, cit., p. 556. 56 Irti, L' ordine giuridico del mercato, Bari ? Roma, p. 67. 57 Busnelli, Una possibile traccia per una analisi sistematica della disciplina delle clausole abusive, in Commentario al capo XIV bis del codice civile: dei contratti del consumatore, a cura di Busnelli ? Bianca, in Le Nuove Leggi Civili Commentate, Padova, 1997, p. 766. 58 V., anche, Akerlof, The market for lemons: Quality uncertainty and the market mechanism, in Quarterly journal of economics, 1970, 84, p. 488 ss. 59 Cfr. Direttiva 93/13/CEE, art. 3.1. 60 Castronovo, Il contratto nei principi di diritto europeo, cit., p. 52. 61 Corsivo aggiunto. 62 Navarretta, cit., p. 511. 63 Zeno ? Zencovich, Il diritto europeo dei contratti (verso la distinzione fra "contratti commerciali" e "contratti dei consumatori", in Giur. It, 1993, p. 57. 64 Jannarelli, La disciplina dell' atto e dell' attività: i contratti tra imprese e tra imprese e consumatori, in Trattato di diritto privato europeo,III, Padova, 2003, p. 488. 65 Navarretta, cit., p. 512. 66 V. supra, cap.2, par 2.1. 67 Gabrielli, in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile,Indice annata 2003 ? II, p. 1180 68 Gabrielli, cit, p. 1181 69 In tal senso, V. anche, Camardi, Integrazione giuridica europea e regolazione del mercato. La disciplina dei contratti di consumo nel sistema del diritto della concorrenza, in Europa dir. priv., 2001, p. 716 ss. 70 Valle, L' inefficacia delle clausole vessatorie, Padova, 2004, p. 362. 71 Navarretta, cit., p. 514. 72 Navarretta, cit., p. 514. 73 Navarretta, cit., p. 514. 74 Navarretta, cit., p. 522. 75 Navarretta, cit., p. 523. 76 Navarretta, cit., p. 534. 77 Navarretta, cit., p. 537. 78 Cfr.Navarretta, , Diritto Privato ? Parte prima, UTET,Torino, 2003, pagg. 254-265 79 Cfr. D.lgs. 25 gennaio 1992, n. 74, art. 2, 1° comma, lett. b). 80 Cfr. CHAMBERLIN, The Theory of Monopolistic Competition, Cambridge 1931, p. 119 81 Cfr. Considerando n°7, Direttiva 2005/29/CE 82 V. supra, cap.4, par. 4.3. 83 Cfr. Dir. 2005/29/CE, considerando n. 10. 84 Cfr. Dir. 2005/29/CE, art. 8. 85 Cfr. Dir. 2005/29/CE, artt. 6 e 7. 86 Cfr. Dir. 2005/29/CE, artt. 8 e 9.

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Class action contro i giocattoli tossici: Thomas il trenino paga 30 milioni (sezione: Class action)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-01-2008)

 

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2008-01-24 - pag: 37 autore: Class action contro i giocattoli tossici: "Thomas il trenino" paga 30 milioni Primo successo per la class action contro le ditte di giocattoli per bambini:l'americana Rc2,produttrice fra l'altro del trenino Thomas ( nella foto) pagherà 30 milioni di dollari per evitare una class action intentata da migliaia di famiglie americane dopo il ritiro dal commercio di migliaia di giocattoli realizzati con materiali tossici. Per evitare l'azione collettiva,la società si è impegnata a rimborsare le famiglie, a sostituire i prodotti e inoltre a indennizzare i bambini con un giocattolo extra. AP.

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Arriva in Italia la class action, ecco cosa cambia (sezione: Class action)

( da "ITnews.it" del 24-01-2008)

 

Lo scorso 15 novembre è stato approvato dal Parlamento un emendamento che introduce nella Finanziaria l'articolo 53-bis, che istituisce e disciplina in Italia la "class="term">class class="term">action" ovvero l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Si tratta in altri termini di uno strumento legale che permette di raggruppare una moltitudine di soggetti che hanno subito un danno provocato da un altro soggetto. Tale novità consentirà ai consumatori di avviare azioni legali collettive contro le aziende in conseguenza di atti illeciti. La nuova norma prevede, infatti, l'attivazione della class="term">class class="term">action per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di società fornitrici di beni o servizi. Misure specifiche sono poi previste per i contratti stipulati tramite telefono, oppure on line via internet: se il contratto è collegato ad un messaggio pubblicitario ingannevole rende nulli i contratti nei confronti di tutti i consumatori o utenti durante il periodo di diffusione del messaggio. Soggetti legittimati ad avviare tale tipo di azioni saranno oltre alle associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale anche le ulteriori associazioni di consumatori, investitori e gli altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati, appositamente individuati con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico. Tale disciplina è destinata senza dubbio ad avere importanti riflessi nel panorama italiano. Fino ad oggi, infatti, di fronte ad attività illecite poste in essere dalle aziende ai danni di una pluralità di consumatori non era possibile esercitare un'azione collettiva risarcitoria con la conseguente necessità di agire singolarmente nei confronti della medesima azienda fonte dell'illecito perpretrato. L'azione collettiva consentirà così a più consumatori di agire nei confronti del soggetto autore del danno come unica parte lesa con la possibilità di unirsi in un'unica causa civile contro i responsabili dei soprusi subiti. L'class="hilite">istituto della Class Action ha origine nel mondo anglosassone ove da tempo ormai si ricorre a tale strumento diventato ormai l'incubo delle grandi multinazionali. In particolare negli Stati Uniti nel 2001 una "class="term">class class="term">action" si concluse con una punizione esemplare contro Ford e Firestone per i pneumatici difettosi dei fuoristrada Explorer, che tendevano a sbandare ad alta velocità. Basti pensare che in quell'occasione la sola Firestone perse circa dieci miliardi di dollari. Recentemente sono state poi promosse due azioni collettive nei confronti della Apple in ordine alla problematica relativa allo sblocco degli I-Phone da parte di numerosi utenti. In particolare le azioni (una promossa a livello del singolo stato della California l'altra a livello federale) sono volte a denunciare i comportamenti di presunto stampo monopolistico portati avanti da Apple e AT&T nei confronti dell'iPhone in grado infatti di funzionare soltanto con la rete telefonica AT&T. Oggetto delle azioni collettive è la volontà dei consumatori di vedere loro riconosciuto il diritto di sbloccare l'iPhone, usandolo con altri operatori, e di installarvi applicazioni di terze parti senza che questo porti al blocco del telefono e al decadimento delle condizioni di garanzia. Sempre di recente è stata intenta una class="term">class class="term">action nei confronti di Microsoft accusandola di aver realizzato il logo 'Windows Vista Capable' in maniera volutamente ambigua ed ingannevole, impedendo così loro di acquistare un computer in grado di far girare in maniera adeguata la versione desiderata di Windows Vista. Il logo "Windows Vista Capable" è stato apposto su numerosi Pc nel periodo di transizione tra il sistema operativo XP ed il nuovo Vista assicurando in tale modo gli acquirenti di un nuovo computer sul fatto di poter aggiornare tranquillamente la propria macchina con il nuovo sistema operativo non appena questo fosse stato reso disponibile. I consumatori avrebbero tuttavia fatto emergere che il logo in questione assicura la piena funzionalità solo della versione Home Basic di Windows Vista, sprovvista di alcune caratteristiche molto apprezzate dall'utente medio quale l'interfaccia Aero e il controllo remoto di Windows Media Center. La denuncia eccepisce quindi che tale logo abbia tratto in inganno molti consumatori, ignari di acquistare una macchina insufficiente per far funzionare adeguatamente Windows Vista nella versione Premium. Sotto accusa sarebbe inoltre l'offerta di aggiornamento gratuito da XP a Vista in quanto riguarderebbe sempre e soltanto il passaggio alla versione Home Basic. Da questi brevi esempi si potrebbe facilmente presumere che anche in Italia lo strumento dell'azione collettiva sarà utile per rafforzare il potere dei consumatori non più costretti ad agire individualmente e dunque in una posizione di debolezza rispetto allo strapotere delle grandi realtà economiche. Tuttavia si è già da più parti osservato come il modello recentemente adottato in Italia ha introdotto due limiti che ostacolerebbero il successo che l'azione collettiva ha riscosso negli Stati Uniti. In particolare la class="term">class class="term">action opererebbe solo nel campo degli illeciti contrattuali, per cui ogni altro illecito di natura non contrattuale, che lede i diritti o arrechi dei danni a una pluralità di soggetti, non potrebbe essere materia di una simile procedura. In secondo luogo il riconoscere la legittimazione ad esperire la procedura esclusivamente alle associazioni dei consumatori limiterebbe il potere di iniziativa dei singoli utenti a cui diversamente in America è riconosciuto il potere di avviare l'azione radunando progressivamente altri consumatori danneggiati. Soltanto i fatti dimostreranno pertanto se la nuova procedura introdotta dal legislatore italiano rappresenti o meno una maggiore tutela per il cittadino.

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IBM taglia gli stipendi ai tecnici (sezione: Class action)

( da "Punto Informatico" del 25-01-2008)

 

Roma - Stipendi tagliati del 15 per cento, più ore di straordinario per tutti i tecnici. È questa la decisione presa da IBM in seguito alla composizione di una disputa salariale durata due anni, class="hilite">che vedeva coinvolti i tecnici statunitensi di Big Blue e che era sfociata in una class="term">class class="term">action costata 65 milioni di dollari all'azienda. La vicenda, riassunta brevemente, riguarda le ore di lavoro straordinario compiute ogni settimana dai dipendenti: i tecnici prestano spesso almeno 5 ore di servizio in più rispetto a quanto stabilito da contratto, senza ricevere alcunché. Per questo in 32mila, tra attuali ed ex-dipendenti, avevano fatto causa al colosso per chiedere qualche forma di risarcimento. IBM aveva scelto la via extragiudiziale: l'accordo aveva garantito ai lavoratori un bonus economico, ma aveva anche spinto i vertici di Big Blue a rivedere i termini contrattuali e le mansioni assegnate ai propri dipendenti. Secondo un documento interno, citato da Associated Press e ripreso da Wired, la decisione di tagliare gli stipendi sarebbe legata all'intenzione di garantire la "competitività" dei salari. Secondo l'azienda, infatti, il nuovo assetto economico dovrebbe assicurare comunque a tutti di tornare al precedente regime di entrate: uno stipendio medio scenderebbe da 80mila a 68mila dollari, a cui andranno sommati gli extra provenienti dagli straordinari. In pratica, ai lavoratori verrà riconosciuto il diritto allo straordinario, ma per questo dovranno accettare anche una decurtazione dello stipendio. Una idea che non piace ai rappresentanti sindacali, che non esitano a definire la mossa nient'altro che una "rappresaglia" nei confronti dei lavoratori: con l'abbassamento del salario di base, accusano, muteranno anche tutti i benefit ad esso collegati. E dunque ci saranno gravi conseguenze per quanto attiene all'assistenza sanitaria, che negli USA resta privata e a pagamento, e a tutte le forme di previdenza complementare. Tanto più che, sfogliando le pagine del documento, dicono, si scopre che le stime di IBM indicano che per un terzo dei lavoratori coinvolti (2.500 su un totale di quasi 8mila), non ci sarebbero a disposizione abbastanza ore di straordinario per garantire il ritorno al monte salariare precedente. Il consiglio fornito da Big Blue ai suoi dirigenti, a cui era originariamente destinato lo scritto, è di tentare di ridistribuire il più equamente possibile gli impegni: ma le scelte, si legge, "non potranno prescindere dalle effettive capacità di ciascuno e dai requisiti delle commesse in essere". Insomma, i lavoratori mugugnano e i sindacalisti protestano: ma come, dicono, IBM guadagna 10 miliardi di dollari all'anno e noi dobbiamo venire pagati meno? Al momento, Big Blue non ha voluto commentare questa fuga di notizie. Stando a quanto riportato, il nuovo assetto salariale sarà effettivo dalla metà di febbraio. Luca Annunziata.

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Gli 'ex' dell'Arvedi sostengono Agropolis (sezione: Class action)

( da "Provincia di Cremona, La" del 25-01-2008)

 

Edizione di Venerdì 25 gennaio 2008 Benvenuto P.Review srl Solidarietà. Ieri consegnati a cascina Marasco i fondi raccolti Gli 'ex' dell'Arvedi sostengono Agropolis Sono stati i consiglieri e il presidente dell'Alpa - Associazione Lavoratori Pensionati Arvedi, Antonio Livrini, a consegnare ieri a Gianluigi Romanini, presidente di Agropolis, la donazione frutto della tradizionale colletta di Natale. L'associazione infatti, ogni anno in concomitanza con le feste, si dà appuntamento per una cena sociale, occasione di ritrovo per i circa duecentocinquanta tesserati. Ogni anno una donazione. "L'Alpa ? spiega Livrini ? ha già consegnato il raccolto delle collette ad associazioni come Lae e Cucine benefiche. Quest'anno abbiamo scelto Agropolis grazie alla segnalazione di un nostro associato che, fra l'altro, è direttamente impegnato nelle attività della cooperativa sociale". La delegazione è stata accolta a Cascina Marasco da Romanini il quale ha voluto personalmente ringraziare la generosità di tutti coloro che hanno partecipato alla colletta. "Queste donazioni sono vitali per noi, e ci permettono di andare avanti". Ampia è l'azione di Agropolis: con il supporto di psicologi, psichiatri, educatori professionali, strutture adeguatamente predisposte e volontari, la cooperativa sociale sviluppa e valorizza le capacità dei soggetti deboli per disagio psico-intellettivo che frequentano la cascina. Tra le tante iniziative vale la pena ricordare i percorsi di terapia attuati tramite la danza e la pittura, oltre a corsi di educazione stradale realizzati con la collaborazione della Polizia Municipale di Cremona o il coinvolgimento in attività sportive tramite l'iniziativa Open Sport promossa dal Cisvol di Cremona. La delegazione, dopo la consegna, è stata guidata in una visita ai locali che ospitano Agropolis. (l. m.).

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Danni ai consumatori, da giugno via alle cause collettive (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 25-01-2008)

 

Cronaca di Cagliari Pagina 1022 class="term">class class="term">action Danni ai consumatori, da giugno via alle cause collettive Class class="term">action --> Dal 1 giugno prossimo anche in Sardegna le associazioni dei consumatori promuoveranno le cosiddette class="term">class class="term">action, cause collettive intentate per difendere i diritti dei clienti danneggiati da comportamenti scorretti delle aziende. In collaborazione con Federconsumatori, Adiconsum e Adoc, la Camera di Commercio di Cagliari ha avviato il progetto Consumo consapevole, che prevede un ciclo di incontri di divulgazione e l'apertura di uno sportello informativo nella sede di largo Carlo Felice, per dare indicazioni sulle possibilità offerte dall'azione collettiva. L'iniziativa è stata presentata nel pomeriggio a Cagliari nel primo convegno sulle recenti innovazioni al Codice del Consumo. "Le class="term">class class="term">action potrebbero risolvere i numerosi contenziosi, ad esempio, con l'ente unico delle risorse idriche Abbanoa", ha detto il rappresentante territoriale della Federconsumatori Andrea Pusceddu. I clienti sardi che avessero subito danni di natura contrattuale oppure extra-contrattuale potranno rivolgersi alle associazioni che avvieranno il procedimento collettivo di fronte al giudice. L'azione prevede due stadi: "Il primo livello della causa serve per determinare il diritto ad ottenere un risarcimento da una determinata impresa", ha spiegato Pusceddu. "E di questa sentenza si possono poi avvalere tutti i consumatori che si trovino nella stessa situazione. A quel punto, si passa al secondo livello, con l'accertamento dei singoli danni". L'indirizzo e-mail cui inviare richieste di assistenza è info@federconsumatori.it.

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Un'agenzia di viaggi clandestina per un giro del mondo virtuale (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 25-01-2008)

 

Provincia di Sassari Pagina 7053 Sassari Un'agenzia di viaggi clandestina per un giro del mondo virtuale Sassari --> Una agenzia di viaggi clandestina a Parigi che ha ospitato per un mese un sorsese-sassarese che propone interventi urbani, campagne pubblicitarie e azioni collettive. Protagonista dell'iniziativa è un genio dell'immagine, Leonardo Boscani, 45 anni, realizzatore tra l'altro dell'immagine della petroliera sulla spiaggia della Pelosa. L'agenzia si chiama Vu Vulà e si occupa di "tutti i tipi di viaggi e di forme di migrazione, terrestri e celesti, la scalata di mondi conosciuti e sconosciuti" (per questi ultimi grazie alla filiale Cosmik). L'agenzia propone, attraverso diverse attività ("consigli di viaggi e vagabondaggi, soggiorni di piacere sulla Luna, informazioni e organizzazione di viaggi verso terre sconosciute e territori immateriali, stampa di documenti, diffusione di informazioni multimediali, manifesti, volantini, internet (www.vuvula.org), fornitura di mezzi di fortuna e veicoli, sensibilizzazione alla condizione dei migranti e alla cultura dell'erranza, della fuga e dell'esilio e di altre prestazioni fuori dal catalogo"), di contribuire all'immaginario del viaggio e delle migrazioni contemporanee. Il viaggio con la tendenza al nomadismo, ecco la filosofia dell'iniziativa che ha vissuto per un mese circa in un locale nei pressi del centro Pompidou in una sorta di vero Second Life, con tanto di sedicenti alberghi in altrettante sedicenti isole (Lemusa) creati da alcuni collaboratori svizzeri. "L'idea va ben oltre: è il divenire migrante della società moderna che alimenta il progetto", dice Toscani , "è il nomadismo come destino planetario. Questo divenire è condiviso dai turisti, come passatempo, e dagli emigrati, che fuggono la miseria o le condizioni impossibili di sopravvivenza. Due attitudini dei viaggiatori che si contrappongono, come la libertà e la fantasia delle scelte rispetto all'obbligo e al carattere involontario subìto da quelli che sfuggono la miseria e il destino di esiliati. Ma hanno in comune il sogno e l'esperienza dello spostamento e del viaggio. (pa. pa.).

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RIFIUTI: PARTE LA BATTAGLIA LEGALE DEL CODACONS IN FAVORE DEI CITTADINI CAMPANI (sezione: Class action)

( da "Sestopotere.com" del 25-01-2008)

 

(10:12) (25/1/2008 09:28) | RIFIUTI: PARTE LA BATTAGLIA LEGALE DEL CODACONS IN FAVORE DEI CITTADINI CAMPANI (Sesto Potere) - Roma - 25 gennaio 2008 - Il Codacons ha organizzato per venerdì 25 gennaio a Napoli (ore 12:30 presso il Bar Vesuvio ? Galleria Umberto I ? lato Via Roma) una conferenza stampa per illustrare ai giornalisti la battaglia legale che l'associazione ha avviato per la questione rifiuti, e le altre iniziative in favore dei cittadini della Campania danneggiati dalle tonnellate di immondizia che stazionano da settimane per le strade dei vari Comuni. Alla presenza dei Presidenti Nazionali dell'associazione, Carlo Rienzi e Giuseppe Ursini, del Responsabile Codacons Campania Enrico Marchetti, del Dott. Maurizio Marinella e dei rappresentanti dei vari comitati verrà presentato un numero verde, istituito dal Codacons offerto da Voiceplus, dedicato ai cittadini campani, attraverso il quale sarà possibile costituirsi parte civile, chiedere la riduzione del 60% della Tarsu e aderire alla class="hilite">class="term">class class="term">action che l'associazione sta studiando per far ottenere agli utenti danneggiati dai rifiuti il giusto risarcimento danni. Nel corso della conferenza, alla quale è stato invitato a partecipare anche il Commissario Straordinario Gianni De Gennaro, verranno dimostrati i danni che stanno subendo le famiglie della regione e saranno illustrate alla stampa le seguenti iniziative: citazione per danni notificata al Comune di Napoli, alla Regione Campania e all'ASIA spa nella quale si chiede, in favore degli utenti campani, un equo risarcimento e la restituzione di 3 miliardi di euro indebitamente percepiti a titolo di contributi per la raccolta dei rifiuti e per la realizzazione degli impianti di smaltimento Ricorso al Tar contro l'erogazione, da parte del Governo, di ulteriori 115,6 milioni di euro in favore del Governatore Bassolino per interventi atti a contrastare l'emergenza rifiuti e il conseguente inquinamento di alcune aree; Appello a tutti i comitati nati per la questione rifiuti, ad unirsi in un unico movimento per far sentire più forte la voce dei cittadini e aderire alle iniziative legali in corso I GIORNALISTI SONO INVITATI A PARTECIPARE ALLA CONFERENZA CUI SEGUIRA' RINFRESCO OFFERTO DAL CODACONS.

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Cambiare politica per cambiare il Paese (sezione: Class action)

( da "Denaro, Il" del 25-01-2008)

 

Enti Locali & Cittadini le autonomie Cambiare politica per cambiare il Paese Nando Morra Per Bassolino non sarà come per Prodi, il giorno più lungo. Il Governatore non sarà costretto a fare i conti con i piccoli numeri, un timone che per demerito del governo e del centro sinistra, ha retto con mano traballante, con lucida quanto discutibile capacità di tenere la rotta giusta. Il paese, dopo Berlusconi, da Prodi e dal centro sinistra chiedeva di voltare pagina. A partire dalla legge elettorale e dal conflitto di interesse. Oggi l'Italia è disorientata e avvilita. C'è aria e spinta al cambiamento. Il centro sinistra e non le imboscate di Mastella, confermatosi purtroppo un cinico voltafaccia della politica, ha saputo confezionare un miracolo all'italiana. Ha resuscitato Berlusconi, riaprendo i cancelli del paese a Forza Italia e aggregati. Tre mesi fa Berlusconi era un leader sbiadito e in crisi. Scappavano tutti. Da Fini a Casini e truppe di complemento. La parola d'ordine: il tempo è scaduto. Il tempo di Berlusconi. La CdL spappolata, Berlusconi alla caccia disperata del partito dal "nome nuovo". In tre mesi, il vero ribaltone politico. La bora delle politiche anticipate scuote i troppi pseudo leader dell'Unione e del centro sinistra. Il nodo è cambiare politica. E' il prezzo e la condizione per la continuità istituzionale e per mettere in piedi strategie politiche e azioni capaci di costituire la svolta che i cittadini della Campania reclamano. Il tempo delle attese, dei proclami, di coprire con annunci e presenzialismo un vuoto serio progettuale, di operatività, di risultati, è scaduto. Il negativo della Campania non è solo la sciagurata annunciata catastrofe RSU. E' lo sviluppo mancato; è il segno rosso dell'occupazione; è la qualità della vita; è la malasanità; la sicurezza, (o insicurezza); la gestione dei fondi U.E.; la mancanza di certezze sui diritti primari, dell'accesso al lavoro, al welfare; il rapporto con le istituzioni territoriali, le città ed i Comuni. Ancora: è il centralismo ed una macchina burocratica che implode sotto i colpi della inefficienza della improduttività e del clientelismo. Nel Consiglio Regionale campano, invece, i conti tornano. Anche senza l'UDEUR. Le truppe mastelliane non sono decisive per assicurare la maggioranza. Staranno a guardare. Nelle Province e nei Comuni l'UDEUR c'è e vuole restare. Il voltafaccia di Mastella non è una rinuncia al potere. Anzi. E' la dimostrazione di un potere che c'è, vuole restare e, se possibile, crescere. Per Bassolino il problema non è nemmeno la mozione di sfiducia del centro destra. Con ritardo grave, è un atto dovuto. Che non inciderà sul risultato dello scontro. Il nodo politico per Bassolino e per il centro sinistra è un altro. Il dramma RSU è solo la punta di un iceberg contenitore di una politica contraddittoria, dai lati oscuri, incapace di essere e rappresentare il "nuovo" del quale la Campania aveva ed ha estremo, urgente bisogno. Urge uno scatto ed una sterzata nell'azione del governo regionale per rimontare lo scollamento che ha colpito la Campania. Urge uno scatto ed una sterzata decisa nel rapporto tra la Regione, le Istituzioni territoriali, il sistema economico-sociale-produttivo, i cittadini. E' il punto debole e critico della "questione Campania". Va rilanciata l'azione di governo con il coinvolgimento, in primo luogo, delle Autonomie Locali. Province, Città, Comuni, Comunità Montane debbono diventare protagoniste dirette e responsabili della governance regionale. Lo scatto deve essere forte e visibile. E' tempo di discontinuità, di mettere in campo nuovi valori, nuovi obiettivi, nuova qualità della politica e di governo. Il punto di partenza è la convocazione degli Stati generali delle Autonomie. Un passaggio non più rinviabile per rilanciare l'idea-forza del governo partecipato, per portare a sintesi ed unità l'azione dei governi locali per nuovi programmi. Nell'interesse complessivo della Campania è sollecitare una svolta netta per una nuova qualità del governo del territorio. L'inversione di rotta è urgente e necessaria. Il Presidente della Giunta deve comprendere ed interpretare "lo spirito pubblico". Si avverte la dissociazione crescente tra cittadini, società, la politica e le istituzioni. Si tratta di problemi seri e gravi che attengono direttamente sia il governo regionale, sia i processi in corso in determinanti gangli del sistema delle Autonomie Locali. Processi che impattano, coinvolgono e si scaricano direttamente sui cittadini, sulle imprese, sugli Enti Locali. Lo dimostra e conferma il nodo RSU e territorio. E' la icona dirompente che coinvolge, in negativo, nello immaginario collettivo, città, province, tutta la comunità regionale. Sappiamo tutti che non è così. Che ci sono realtà territoriali, Città, Comuni grandi e piccoli della Campania che per efficienza e qualità dei servizi sono allo stesso livello di altre Regioni e Province d'Italia. Ma questo è il "messaggio" che gira per il paese e per il mondo. E' il punto politico, istituzionale e sociale più grave. Non è tempo di recriminazioni e di ricerca delle responsabilità. Che ci sono e coinvolgono per tanti aspetti, governo centrale, Commissariati, la Regione Campania e, sia pure in modo diverso, gli stessi Enti Locali. L'emergenza minaccia di trasformarsi in psicodramma collettivo di difficile soluzione. Questo tema-problema isola e confina la Campania lontana dall'Italia e dall'Europa. Recuperare i ritardi sulla "provincializzazione" del ciclo, sulla differenziata, sulla realizzazione dei termovalorizzatori, nel rapporto con le comunità locali non è e non sarà facile. Ma è una scelta obbligata. Si è finalmente capito che nessuno può decidere da solo. Ma il neocentralismo è un cavallo di Troia. Solo ora si ascoltano Province e Comuni. E' tardi, ma è strada a senso unico. Il sistema delle Autonomie può dare un contributo fondamentale per aprire un nuovo corso in Campania. La preoccupante e pesante situazione del Sud e della Campania, delineano un quadro grave ed impegnativo. Il sistema delle Autonomie è chiamato a confrontarsi e ad indicare strategie e obiettivi per una via di uscita positiva e possibile che rinsaldi e rilanci le istituzioni territoriale. A partire dal governo regionale. Recuperare e colmare il gap di fiducia e di credibilità tra i cittadini, la politica e le istituzioni, è un obiettivo fondamentale. La Campania, più di altre regioni meridionali, è un conglomerato di problemi seri e gravi che condizionano pesantemente la vita dei cittadini e si riflettono sul sistema degli Enti Locali. I nodi politici incidono in profondità sullo "spirito pubblico". Alimentano un clima da antipolitica reso più acuto da errori e ritardi gravi del governo centrale e delle istituzioni locali, aprendo la strada pericolosa e preoccupante al rischio della delegittimazione per governi e istituzioni. Un solo esempio: la sanità. Non è solo un problema di barelle nelle corsie e nei corridoi. In quale parte del mondo "civile", è possibile, come purtroppo si verifica, che l'unica preoccupazione per tanti parlamentari e forze politiche sia la "occupazione" delle caselle di D.G. delle ASL, dei "primari" e aiuti e mai che all'Ospedale Monaldi, centro di eccellenza, ci siano reparti inaugurati e poi chiusi. Mai aperti, come dopo ancora non funzionano i centri diagnostici avanzati al Cardarelli mentre c'è indegno sovraffollamento di barelle ed occorrono anni-luce per prenotare indagini diagnostiche e ricoveri. Ma anche sulle Amministrazioni "virtuose" si riflette e si avverte la fase che si attraversa. Anche Comuni e amministratori validi, oltre ad essere penalizzati dal governo che impedisce la fruibilità di risorse proprie, possono essere messi in discussione. Non è allarmismo. E' la rappresentazione reale di una condizione ormai insostenibile. Urge, dunque, una svolta netta. Uscire rapidamente dalla palude dello status-quo, è al tempo stesso, un dovere civile e politico, una necessità; un obbligo per chi governa ma anche per la società, per il mondo della cultura, per le Associazioni. E' un compito concreto per le forze sociali, per il mondo produttivo e per i Sindacati; per le forze della cultura e delle professioni, per l'associazionismo. E' tempo di recuperare i valori della autonomia, la laicità piena della "missione civile" affidata alle diverse articolazioni della società, della unità di intenti per costruire una Campania "normale". Non è normale, infatti, che il Capo dello Stato avverta la sensibilità e la esigenza di sollecitare le Istituzioni locali ad affrontare e risolvere i problemi. Non è "normale" che sia il Cardinale Sepe a scendere in campo sui nodi della Regione, della Città, dei RSU. Forse la cosiddetta "società strutturata" non ha fatto abbastanza. In primo luogo di insistere e di convincere chi governa, a tutti i livelli, che le critiche sono fondamentali per chi governa e per la democrazia, non sono siluri ed attacchi aprioristici "ad personam". Sono sollecitazioni. L'errore di chi governa è non volere e sapere ascoltare. del 25-01-2008 num.

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Che effetti avrà sulle nostre tasche la crisi di governo? pag.1 (sezione: Class action)

( da "Trend-online" del 25-01-2008)

 

Che effetti avrà sulle nostre tasche la crisi di governo? BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Banche e Risparmio , 25.01.2008 14:37 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! style="font-weight: bold;">tassazione delle rendite al 20%; rinnovi di diversi Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro (manca, ad esempio, ancora quello del Commercio, che coinvolge un grandissimo numero di lavoratori); potenziale rallentamento, se non arresto, di iniziative e programmi a supporto delle imprese e dei lavoratori, che perdono di priorità, e che comunque richiederebbero un ottica temporale e strategica non compatibile con la situazione attuale di governo; inoltre, diversi "pacchetti" di leggi che erano stati più o meno promessi o ventilati (come un ulteriore ampliamento della Legge Bersani) adesso non si sa che fine faranno. Banche e Risparmio [http://banche.blogspot.com].

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I contrari. Perché non piace ai poteri forti (sezione: Class action)

( da "Vita non profit magazine" del 25-01-2008)

 

Di Redazione (redazione@vita.it) 24/01/2008 --> "Un mostro giuridico", "una gogna mediatica", "un danno a tutto il sistema". Da Confindustria all'Ania, ecco chi ha remato contro. Abbonati a VITA Magazine, conviene! Una lunga guerra, nemmeno troppo sotterranea. Attorno al progetto, diventato poi legge, sulla "class action" all'italiana si sono scatenate critiche, pressioni incrociate, fuochi di fila di dichiarazioni. Che hanno inevitabilmente influenzato l'esito normativo finale. Confindustria, innanzitutto.Quando ancora il testo era in discussione al Senato, il direttore generale dell'associazione di categoria degli industriali, Maurizio Beretta, in un'audizione alla commissione Giustizia della Camera esponeva così quelli che sarebbero stati i rischi legati all'introduzione della class action: "Benefici deboli per i consumatori, rischi alti per le imprese e compensi faraonici per gli studi legali". L'avversione alla legge e le preoccupazioni per le imprese sono rimaste le medesime anche dopo l'approvazione del testo: "Così si espongono le imprese a una vera gogna mediatica oltre che alla possibilità di grandi danni economici, mediatici e occupazionali prodotti dall'azione collettiva".Due delle vittorie portate a casa da Confindustria con il testo definitivo approvato dal Parlamento sono state l'introduzione dell'"opt in", che stabilisce i criteri di partecipazione alle cause collettive e il filtro preventivo di ammissibilità dell'autorità giudiziaria.Anche la Consob è entrata nel novero degli scettici: "Se mal interpretata, può fare un danno enorme a tutto il sistema, potrebbe portare a un dilagare di cause speciose o non speciose che potrebbero ulteriormente danneggiare il sistema": così il presidente Lamberto Cardia. Anche le assicurazioni (potenziali bersagli di future cause risarcitorie collettive) non risparmiano critiche allo strumento: "Il problema di fondo", commenta Giampaolo Galli, direttore generale dell'Ania, "è che nel caso di class action nessuno può impedire nuovi ricorsi contro l'impresa anche se questa viene assolta. Da questa normativa l'impresa può solo perdere. Ecco perché i giuristi hanno definito questo progetto un mostro giuridico. Questo è uno strumento molto più pericoloso rispetto a quello americano perché non consente di rendere definitivo e tombale il giudizio di assoluzione".

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Class action al via. Il signor Rossi in Tribunale non è più solo (sezione: Class action)

( da "Vita non profit magazine" del 25-01-2008)

 

Di Redazione (redazione@vita.it) 24/01/2008 --> Da una bolletta irregolare sino al risarcimento finale. Un immaginario cittadino, un'immaginaria causa collettiva (a cura di Piero Pacchioli e Paolo Fiorio). Abbonati a VITA Magazine, conviene! Il signor Rossi abita a Milano. Ha un telefono di casa che utilizza principalmente per chiamate locali. La spesa a bimestre si aggira sui 30 euro. Una bella mattina di febbraio 2008 si accorge che la bolletta appena arrivata riporta l'indicazione di una spesa di 501,87 euro. Pensando subito ad un errore, il signor Rossi chiama il servizio clienti per chiedere spiegazioni e una signorina molto gentile gli spiega che lui ha aderito al servizio web/tv tutto incluso e quello indicato in bolletta è il costo della promozione per i mesi di novembre e dicembre. Il signor Rossi non ricorda di aver aderito ad alcuna promozione, ma ha già pagato, avendo l'addebito automatico della bolletta sul conto corrente.Negli stessi giorni si trovano nella medesima situazione altre centinaia di persone, compresa la signora Bianchi, pensionata di Pedaso e il signor Verdi, lavoratore precario di Reggio Emilia. La signora Bianchi decide di rivolgersi all'associazione consumatori X che ha visto in tv il giorno prima perché non vuol pagare. Verdi decide di pagare per evitare ulteriori problemi. La signora Bianchi scopre che altri utenti si sono rivolti all'associazione per lo stesso problema e che quindi è in preparazione una azione collettiva. Le propongono di aderire al costo simbolico di 5 euro. Lei accetta , firma un paio di fogli e torna a casa.L'avvocato del signor Rossi consiglia al suo cliente di verificare se esiste già una azione collettiva in corso e, nel caso, intervenire in quella causa. Chiarisce che è anche possibile aderire direttamente all'azione (come ha fatto la signora Bianchi) ma in questo caso si delegherebbe all'associazione qualsiasi difesa e non si potrebbe influire sull'iter della causa. Rossi decide di fidarsi del consiglio dell'avvocato e lo incarica di intervenire per suo conto nell'eventuale class action. Nel frattempo l'associazione X della signora Bianchi sta raccogliendo le adesioni e predisponendo le carte per iniziare l'azione che, finalmente, a luglio 2008 viene iniziata. I giudici fissano la prima udienza a settembre. La signora Bianchi riceve comunicazione dell'udienza ma le viene chiarito che non deve fare niente. L'udienza servirà solo per stabilire se la causa può essere iniziata.Il signor Rossi, invece, riceve la comunicazione del suo avvocato che gli dice che la causa è stata iniziata dall'associazione X e che è giunto il momento di decidere se intervenire. Il signor Rossi si ricorda dell'ipotesi dell'adesione e chiede all'avvocato i vantaggi e gli svantaggi per decidere quale strada seguire. L'avvocato gli ricorda che l'adesione porta i medesimi benefici dell'intervento ma, non essendo necessario il difensore di fiducia, non comporta spese, nemmeno in caso di sconfitta. Non è possibile, però, decidere in autonomia la strategia processuale in quanto la difese è delegata all'associazione alla quale si aderisce. Rossi decide quindi di aderire (come già ha fatto la signora Bianchi) e si reca all'associazione X che ha promosso la causa dove compila i moduli e versa i 5 euro. Il signor Rossi e la signora Bianchi tornano alle loro vite senza più preoccuparsi della causa. L'associazione comunica periodicamente le varie fasi del procedimento. L'azienda non ha intenzione di sottoscrivere una transazione e, quindi, si aspetta la sentenza.A metà novembre 2009 il Tribunale emette la sentenza che accoglie tutte le richieste dei consumatori: il servizio non richiesto non doveva essere attivato e, quindi, il signor Rossi e la signora Bianchi, come tutti i consumatori che hanno aderito, hanno diritto al risarcimento dei costi sostenuti indebitamente. L'azienda dovrà adesso fare un'offerta di risarcimento per chiudere la causa e chi vorrà potrà accettare. La signora Bianchi è tranquilla perché non avendo pagato la bolletta la sua vicenda può considerarsi conclusa. Rossi, invece, dovrà attendere la proposta dell'azienda. Se non accetterà si aprirà una procedura di conciliazione per stabilire il risarcimento effettivo. E Verdi? Aveva pagato la bolletta e non aveva aderito all'azione. Vedendo la notizia sul giornale chiama l'associazione per avere anche lui il risarcimento. Dopo tutto il caso è identico. Purtroppo l'associazione gli comunica la pessima notizia: solo chi ha agito (aderendo o intervenendo) nella causa può fare valere la sentenza. Gli altri possono agire individualmente e a proprie spese tenendo conto dei termini di prescrizione che, non avendo richiesto niente nel frattempo, potrebbero essere passati. dossier a cura di Piero Pacchioli e Paolo Fiorio Il progetto L'Europa ci copia "Sono favorevole all'adozione di un sistema di Collective Redress in tutti gli Stati membri dell'Ue, che potrebbe essere il modo migliore con cui i semplici cittadini possono essere tutelati e risarciti collettivamente dai torti delle grandi aziende e delle multinazionali". è quanto ha dichiarato il commissario Kuneva in una recente intervista rilasciata ad Help Consumatori. L'Europa, dunque, seguirà la strada italiana e cercherà di emanare una direttiva che uniformi le legislazioni nazionali sui risarcimenti collettivi. Ancora non è chiaro l'impianto della nuova normativa ma sicuramente, come quella italiana, sarà molto lontana dal modello stautunitense. Dopo uno studio preliminare sulle varie legislazioni, probabilmente verrà indetta nei prossimi mesi una consultazione pubblica.

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Le Faq della class action (sezione: Class action)

( da "Vita non profit magazine" del 25-01-2008)

 

Di Redazione (redazione@vita.it) 24/01/2008 --> 11 domande. Abbonati a VITA Magazine, conviene! ? Cos'è? L'azione collettiva risarcitoria permette alle associazioni di agire in giudizio per tutelare gli interessi dei consumatori in caso di problematiche che coinvolgano un elevato numero di soggetti. ? è uguale a quella americana? No, la class action italiana è fondamentalmente diversa. La maggiore differenza consiste nel fatto che la sentenza non vale nei confronti di tutti i soggetti lesi ma solo di quelli che abbiano aderito all'azione o siano intervenuti nel processo. ? Chi può farla? La class action italiana deve essere presentata da una associazione che dimostri di rappresentare adeguatamente l'interesse collettivo per il quale si agisce. Non può, quindi, essere iniziata da un singolo consumatore. ? Chi decide l'ammissimilità dell'azione? Il Tribunale, alla prima udienza. Le azioni manifestamente infondate vengono rigettate. ? Come si aderisce? La legge non è chiara. Sarà necessaria una comunicazione al soggetto promotore (l'associazione).? Come si fa ad intervenire nella causa?Nelle forme previste dal codice di procedura civile incaricando un legale di fiducia. Con l'intervento si diventa parti della causa a tutti gli effetti.? Quando arriva il risarcimento?La causa può terminare in qualsiasi momento con una transazione o, alla fine del giudizio, con la sentenza. In caso di transazione il risarcimento per il singolo verrà stabilito nell'accordo. In caso di sentenza di accoglimento può accadere che: 1) il giudice determini l'importo da liquidare; 2) l'azienda proponga una somma a titolo di risarcimento; 3) l'importo venga determinato dalle camere di conciliazione che verranno istituite dal Tribunale. ? A cosa serve la conciliazione? Nella class action il Tribunale decide se, in astratto, il comportamento dell'azienda ha leso i diritti dei consumatori. Per valutare il danno in concreto è necessario analizzare, attraverso la conciliazione, i casi dei singoli danneggiati. ? Si deve sempre passare dalla conciliazione? No, nei casi più semplici sarà il giudice a determinare l'importo minimo da risarcire. Inoltre, l'azienda ha 60 giorni di tempo per proporre un risarcimento che, se accettato dal consumatore, chiude la causa in relazione a quel caso specifico. ? Se la conciliazione non va bene, bisogna accettarla per forza? No. Se attraverso la conciliazione non si raggiunge un accordo, il singolo è legittimato ad agire per far liquidare il proprio risarcimento. ? Se la causa viene vinta, il risarcimento arriva a tutti i consumatori? Il risarcimento spetta solamente a quei consumatori che hanno aderito all'azione o siano intervenuti nel processo.

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GIUSTIZIA. Anno Giudiziario, Carbone: "Al cittadino garanzie di terzietà e imparzialità" (sezione: Class action)

( da "HelpConsumatori" del 25-01-2008)

 

News GIUSTIZIA. Anno Giudiziario, Carbone: "Al cittadino garanzie di terzietà e imparzialità" 25/01/2008 - 16:53 "Il cittadino-utente della giustizia deve avere garanzie di terzietà, di imparzialità e di durata ragionevole del processo". Con queste parole il Primo Presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone ha indicato uno dei primi obiettivi della giustizia, ovvero lavorare sul rapporto giudici-parti del processo. Ma al centro del sistema giudiziario anche altri rapporti come quello tra i giudici e la collettività: "I magistrati - ha detto Carbone - non sono una corporazione, non vogliono essere una casta o l'insieme di più caste". Gli obiettivi fissati dal presidente seguono un bilancio chiaro della giustizia e dei suoi problemi. Tra questi la lentezza dei processi. "I tempi della giustizia - ha affermato Carbone- sono un elemento di fortissimo trascinamento verso il basso per l'Italia, anche in tutti gli altri indicatori internazionali con pesanti ricadute negative sulla crescita del Paese e sul benessere dei cittadini". "Incontrovertibili e intollerabili" sono i costi derivanti da questi ritardi. "Non si può accettare - ha detto il premier dimissionario, Roma Prodi - in nessun modo che dalle case delle nostre città escano sacchi di rifiuti che non si smaltiscono perché non si sa dove portarli, allo stesso modo non è accettabile che in una causa civile una udienza venga fissata, come si è letto anche in questi giorni, al 2013 se non al 2020. Né è accettabile che una sentenza sia depositata a distanza di anni dal momento della decisione. Queste cose non si possono semplicemente ammettere, quale che possa essere la giustificazione. Il tempo non è una variabile irrilevante, come del resto ben sa chi deve operare sotto la minaccia di termini perentori la cui scadenza conduce a conseguenze irreparabili". Tra le ombre delle giustizia anche i "processi mediatici, che turbano la serenità e ostacolano la tempestività della giustizia"- ha detto presidente della Corte - sono dannosi e inutili. Un aumento dell'audience non corrisponde a un miglioramento della giustizia". Carbone ha inoltre ricordato l'introduzione in Italia class action definendo "interessante la legittimazione a proporre un'azione collettiva di associazioni e comitati adeguatamente rappresentativi dei diritti dei singoli, che però deve essere unica anche per evitare contrasti logici tra Giudicati con la presenza di più attori esponenziali". 2008 - redattore: SB.

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PARMA - Ecco il piano 2008 per le associazioni di promozione sociale (sezione: Class action)

( da "RomagnaOggi.it" del 25-01-2008)

 

Sei in news/Emilia-Romagna, data 25.01.2008, orario 18:38. PARMA - Ecco il piano 2008 per le associazioni di promozione sociale PARMA - Formazione, consulenza, guide informative, ma anche interventi specifici mirati a garantire la continuità: la Provincia continua a sostenere le Associazioni di promozione sociale (ASP) ovvero quelle organizzazioni che svolgono la propria attività non solo all'esterno, come le associazioni di volontariato, ma anche per i propri soci. Fra di esse si trovano vere “pietre miliari” dell'associazionismo parmense come Arci, Famija pramzana, Cus, Pro loco e la gran parte delle realtà sportive. La Provincia le sostiene con il nuovo Piano 2008, un programma di interventi del valore di 30mila euro (di cui 14mila della Regione) disegnato a partire da una indagine effettuata presso le Associazioni che ne ha rilevate circa 1100 in tutto il territorio. Attualmente iscritte al registro provinciale sono 191, dunque poco meno del 20 % delle realtà delle Asp, che coinvolge una larga parte di cittadini impegnati in ambito culturale, ricreativo, sportivo, a tutela e promozione diritti etc. “ Il piano predisposto dalla Provincia riconferma molte delle azioni attivate in questi tre anni in cui le associazioni iscritte all'albo sono passate da 53 a 191. Questa realtà è un grande indicatore del livello di partecipazione della nostra collettività. Per il loro sostegno abbiamo predisposto una serie di servizi finalizzati ad accomunarne la nascita, come nel caso delle associazioni di cittadini immigrati, o la crescita” ha detto l'assessore provinciale alle Politiche sociali e sanitarie Tiziana Mozzoninell'incontro di presentazione del Piano 2008. A realizzare i servizi di consulenza saranno gli esperti di Forum solidarietà. “ Le normative introdotte che regolano la vita dell'associazionismo impongono di fatto una formazione continua per le persone che gestiscono queste realtà, in particolare per gli amministratori – ha detto nell'incontro Rossana Belletti del Centro servizi di Forum solidarietà presentando i servizi offerti con il piano 2008, fruibili anche dalle associazioni non iscritte all'albo provinciale. Eccoli in sintesi: a) consulenza giuridica, fiscale, assicurativa, del lavoro § di sportello, consulenza “ad personam”, per ogni singola associazione che ne fa richiesta. Impegna uno o più professionisti a seconda della materia trattata; § on-line: attraverso il sito www.sociale.parma.it si potrà accedere alla legislazione di settore, alla normativa fiscale, alle news; vi sarà inoltre la possibilità di porre quesiti direttamente ai consulenti. § Specifica per cittadini immigrati che intendono costituire associazioni di promozione sociale. b) corsi formativi relativi all'amministrazione e alle gestione delle associazioni di promozione sociale I 4 corsi che saranno realizzati, si pongono l'obiettivo di conferire strumenti pratici per la risoluzione di casi concreti, ma anche strumenti teorici di inquadramento giuridico fiscale della realtà associativa di cui un membro di un organismo collettivo è parte. c) serate formative/informative Organizzate con il contributi di esperti, queste 4 serate hanno un carattere tecnico e hanno lo scopo di aggiornare le associazioni di promozione sociale sulle novità legislative in ambito giuridico - amministrativo, a supporto dell'attività dei corsi di formazione. Una serata sarà in particolare finalizzata alla comunicazione per un miglioramento delle progettualità d) serate formative specifiche per associazioni sportive dilettantistiche 4 serate (una per distretto) di formazione e di sensibilizzazione sui temi della prevenzione del disagio giovanile rivolte ai dirigenti e allenatori delle associazioni sportive dilettantistiche. e) realizzazione di guide giuridico fiscali: Si prevede inoltre la realizzazione di una guida sui temi della raccolta fondi e delle agevolazioni fiscali. La guida avrà una sezione impostata in forma di “domanda e risposta” sulle domande più comuni e ricorrenti in tema di associazionismo di promozione fiscale, corredata di fac-simile. In questo ambito sono già state realizzate “guida alle Aps” e una su “Privacy e Siae” entrambe in ristampa perché esaurite. f) promozione e diffusione iniziative Aps. Pubblicizzazione, promozione e diffusione delle iniziative delle Associazioni attraverso il sito www.sociale.parma.it, al fine di dare la massima visibilità possibile delle stesse e di far conoscere le iniziative, i progetti, e così via. Pubblicazione ed invio news-letter mensili relative alle iniziative delle associazioni e della pubblica amministrazione in materia volontariato, associazionismo e di politiche sociali. Aggiornamento database relativo alle associazioni di promozione sociale. In particolare per ciascuna realtà avente caratteristica di associazione di promozione sociale verrà riportato: anagrafica (completa di identificativi dell'associazione dei referenti), ambiti di intervento e destinatari, modalità organizzative, nonché principali attività. g) attività di consulenza e formazione alle Aps che utilizzano la tecnica dell'auto mutuo aiuto Realizzazione di un seminario trasversale finalizzato a approfondire e implementare il dialogo tra soggetti di natura diversa; Attività di coordinamento/consulenza al tavolo di lavoro provinciale con rappresentanti delle Aps che possa dare continuità di pensiero e azione al ruolo al tema del auto mutuo aiuto tra le Aps nella provincia di Parma.

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ARTICOLI DEL 22-1-2008

A Zelo si è costituito un unico comitato, fronte comune contro le multe dei T-Red ( da "Cittadino, Il" del 22-01-2008)

Poste nel caos milioni di lettere in ritardo - berizzi e foschini a pagina 17 ( da "Repubblica, La" del 22-01-2008)

Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla puglia parte la class action - giuliano foschini ( da "Repubblica, La" del 22-01-2008)

Cierre, una beffa estrema ( da "Stampa, La" del 22-01-2008)

Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla Puglia parte la class action ( da "KataWeb News" del 22-01-2008)

Sugli indennizzi per la mancanza d'acqua, accantonata la class action, le associazioni ( da "Messaggero, Il (Marche)" del 22-01-2008)

Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla Puglia parte la class action ( da "Repubblica.it" del 22-01-2008)

L'armonizzazione penalizza i privati ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-01-2008)

Il progetto è strutturato in cinque assi prioritari: puntano su sostenibilità e qualità dei prodotti Via libera da Bruxelles alle risorse italiane per la pesca ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-01-2008)

Firme per lo spostamento della farmacia ( da "Corriere Adriatico" del 22-01-2008)

Parmalat, 40mila contro le banche estere pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 22-01-2008)


Articoli

A Zelo si è costituito un unico comitato, fronte comune contro le multe dei T-Red (sezione: Class action)

( da "Cittadino, Il" del 22-01-2008)

 

ZELO Poco meno di 10mila multe a Paullo, circa 7mila a Spino, forse 3mila a Melegnano. Adesso ci sarà un unico comitato per far fronte comune contro le "sanzioni elettroniche" elevate al passaggio col rosso ai T-Red. Si è costituito nei giorni scorsi a Zelo Buon Persico, di fronte ad almeno duecento persone tutte pronte a presentare ricorso avanti al giudice di pace. Il 28 gennaio comincerà la battaglia legale, con la prima udienza fissata all'ufficio di Lodi per la contestazione delle sanzioni a Paullo (si dovrà invece aspettare fino al 7 aprile per l'udienza di Crema, contro il T-red spinese). È Alfonso Testa che ha convocato il popolo dei multati, referente del comitato di Paullo e del nuovo supercomitato che farà coordinamento anche per Spino e Melegnano. Proprio lui ha snocciolato i dati relativi alle multe erogate e ai ricorsi presentati, che per il momento sono circa 500: 400 a Paullo, circa 40 a Spino e un numero pare inferiore (non quantificato) a Melegnano. A disposizione nei tre casi un modello simile di opposizione alle multe avanti l'autorità giurisdizionale. Non solo: potrà essere avanzato un esposto in Procura per segnalare eventuali irregolarità con possibili ipotesi di dolo nella procedura d'installazione e una denuncia penale per risarcimento di danni che potrebbe sfruttare l'entrata in vigore della class action (azione collettiva in sede giurisdizionale). Nel Lodigiano i precedenti sono incoraggianti: il prefetto e il giudice di pace hanno già dato ragione ai multati di Tavazzano e Montanaso. In terra cremasca il prefetto ha chiesto i documenti al comando di polizia locale di Spino, mentre il consigliere provinciale Andrea Ladina ha presentato un'interrogazione al Torzzazo per valutare la legalità del funzionamento di semafori intelligenti senza autorizzazione prefettizia e collaudati dall'azienda costruttrice o che li gestisce. "Noi riteniamo che oltre ad esserci un funzionamento "abusivo" degli impianti T-Red, in assenza dell'autorizzazione prefettizia - sostiene Testa -, al contempo si determini un malfunzionamento degli stessi. Purtroppo ci sono automobilisti che per paura d'incappare nel rosso, si fermano all'improvviso quando è giallo, a volte quando la lanterna è verde. Si trovano spaesati, non sapendo più quale atteggiamento tenere, con conseguenze negative sull'incolumità altrui e propria". Secondo il rappresentante del comitato, in queste condizioni gli automobilisti sarebbero sottoposti ad un vero e proprio stress. "Varie sentenze parlano di danno psicologico - dice Testa -, che noi intendiamo richiedere direttamente ai responsabili del procedimento (in questo caso ai comandanti delle polizie locali, ndr). Per il momento si sta preparando l'azione a Paullo. Chiederemo non meno di mille euro per ogni singolo caso". Sull'annullamento delle multe in via giurisdizionale il caposaldo del ricorso è impostato sulla notifica della sanzione, esibito non direttamente dal corpo di polizia locale. Emiliano Cuti.

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Poste nel caos milioni di lettere in ritardo - berizzi e foschini a pagina 17 (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 22-01-2008)

 

class="hilite">In Puglia scatta la class="term">class class="term">action per il blocco delle consegne Poste nel caos milioni di lettere in ritardo Berizzi e foschini a pagina 17 SEGUE A PAGINA 17.

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Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla puglia parte la class action - giuliano foschini (sezione: Class action)

( da "Repubblica, La" del 22-01-2008)

 

Cronaca L'associazione dei piccoli comuni: in campo un pool di legali, chiediamo un risarcimento Troppi ritardi, class="hilite">scoppia la rivolta e dalla Puglia parte la class="term">class class="term">action In alcuni quartieri di Bari distribuzione a singhiozzo. Ma in molti centri dell'entroterra la posta non arriva per venti giorni consecutivi GIULIANO FOSCHINI BARI - A Torremaggiore, entroterra di Foggia, la posta non è arrivata per venti giorni consecutivi. "Niente lettere di lavoro, niente comunicazioni della banca, niente di niente". A Bari, nella periferia bene della città, le lettere si recapitano a singhiozzo: "Per cinque giorni il postino non bussa, poi arriva tutta insieme. Saltano le date, le scadenze, a volte le lettere si perdono". E' nata così, da esperienze comuni di corrispondenza negata, l'idea di mettere su la prima class="term">class class="term">action contro Poste italiane. Una causa collettiva, mossa da cittadini di mezza Italia, esasperati per gli incredibili ritardi dei recapiti di lettere che si stanno verificando negli ultimi mesi da nord a sud. "Abbiamo messo in movimento un pool di legali per verificare la fattibilità dell'azione e utilizzare l'unico vero strumento che può aiutare i consumatori", spiega Virgilio Caivano, portavoce dell'associazione nazionale dei piccoli comuni. Lui abita a Rocchetta Sant'Antonio, piccolo centro in provincia di Foggia, e la cassetta della posta piena è diventata un lieto evento. "Non ne potevo più - spiega - eravamo tutti esasperati, ho pensato che bisognava fare qualcosa. Ho lanciato la proposta della class="term">class class="term">action e in pochi giorni mi sono arrivate già cinquemila segnalazioni, dalla Puglia e dalla Lombardia: speriamo che, almeno mettendoci insieme, ci venga riconosciuto un diritto essenziale qual è la corrispondenza". A leggere l'elenco dei disagi ce n'è per tutti i gusti. C'è chi chiede alle Poste la "mora" della bolletta arrivata già scaduta. Chi è arrabbiato e spaventato, "perché non è riuscito a pagare in tempo il bollettino del mutuo". Chiede invece il "rimborso morale" il ragazzo che non si è potuto presentare in tempo al colloquio di lavoro, "dopo mesi che l'aspettavo". E poi c'è l'abbonato fedele che è andato su tutte le furie quando si è visto arrivare in cassetta la copia del settimanale uscita quindici giorni prima in edicola. C'è chi poi la class="term">class class="term">action se l'è già fatta in casa. I condomini di via Carafa 61, Bari, stanno per presentare un esposto penale alla magistratura: "Interruzione di pubblico servizio", dicono. "Sono quattro mesi - spiega Antonio Mazzarella, medico del Pronto soccorso - che la posta arriva a singhiozzo. Un giorno sì e quattro no. Non se ne può più, c'è gente che ha avuto danni gravissimi da questa situazione". "Ci sono problemi e stiamo facendo di tutto per risolverli" rispondono da Poste Italiane. "Per quanto riguarda la class="term">class class="term">action, a nostro parere non ci sono però le condizioni di legge per muoverla: soltanto in Puglia ci sono 51 centri per lo smistamento che funzionano regolarmente". Dov'è allora l'intoppo? "Dal fatto che i portalettere sono pochi e non vengono sostituiti" sostiene Nico Di Ceglie, sindacalista della Cgil. "Una malattia, un infortunio, riescono a mettere in ginocchio un intero quartiere". E' successo proprio a Bari qualche giorno fa: un portalettere, mentre era a lavoro, fu inseguito e morso da un cane imbizzarrito. I condomini tutti gli augurano una pronta guarigione.

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Cierre, una beffa estrema (sezione: Class action)

( da "Stampa, La" del 22-01-2008)

 

Partitissima Poteva essere la sfida del rilancio 3 TIRO DECISIVO ESPULSO PASSERA Cierre, una beffa estrema Il canestro della sconfitta con Venezia a filo di sirena gela i tifosi del Palasanquirico ENZO ARMANDO Le sconfitte del 2008 Sul 70-69 per la Tubosider allo scadere è arrivata la "bomba" da tre di Carrizzo La prematura uscita del coach costa agli astigiani anche quattro tiri liberi contro ASTI Il cuore c'è, la fortuna continua invece a latitare. La Tubosider ha perso sul fischio della sirena il difficile confronto con la Reyer Venezia. A decidere una partita di un'intensità incredibile è stato un tiro da tre di Carrizzo. Il finale è stato allo sprint. Al 9' le due squadre erano sul 68-68. A -12'' Biganzoli commetteva un fallo ingenuo su Rombaldoni: la medaglia d'argento ad Atene segnava un libero su due. Nell'azione successiva si apriva un'autostrada per Castelli che andava a schiacciare per il 70-69. Ma mancavano ancora 4 secondi che il Venezia riusciva a sfruttare con il rocambolesco canestro per il 70-72 conclusivo (19-17, 29-30, 51-48 i parziali). Senza Jack Passera, e in attesa del rinforzo sotto le plance, la Cierre ha avuto un avvio strepitoso con un 13-0 iniziale, rintuzzato da uno 0-15 dei veneti. La partita è proseguita all'insegna dell'equilibrio con il Venezia scatenato nelle triple con Sartori (3/3) e il nazionale Prandin (4/5). Ma i bancari sono sempre rimasti dentro l'incontro grazie al solito, superlativo Ferrari, a un Di Gioia a tratti maestoso, a un Mapelli incisivo e alla difesa tenace di Allara, Brezzo e Castelli. Attacco all'arbitro. A partita conclusa, il diesse della Tubosider Enzo Daniele ha criticato i direttori di gara: "Abbiamo assistito all'ennesimo arbitraggio scandaloso, non all'altezza di grandi giocatori come quelli messi in campo da Venezia. Non possiamo tollerare che al gap tecnico che evidentemente esiste tra noi ed alcune squadre si aggiungano direzioni di gara penalizzanti". Daniele pone l'accento anche su un altro aspetto: "Tra l'altro da diverse gare non siamo più seguiti dal commissario arbitrale, segno della scarsa considerazione in cui siamo tenuti dai designatori, ma adesso non staremo più zitti e ci faremo sentire in tutte le sedi opportune". E' anche vero che quando si è ultimi difficilmente la Federazione invia i migliori fischietti. Ma due tecnici sono troppi.Rimediare un tecnico nel primo quarto con la Tubosider in vantaggio per 13-0 suona a demerito della Cierre. Il primo è stato assegnato al vice-presidente Enzo Gai, che era l'incaricato allo scout: due liberi regalati a Rombaldoni. Il secondo è toccato alla panchina con palla in mano alla Cierre ed è costato l'espulsione a coach Passera (sostituito dal vice Massimo Pettenuzzo): quattro tiri dalla lunetta tutti realizzati da Carrizo e rimessa al Venezia. Totale: 6 punti in dono ai veneti e tenendo conto della situazione d'emergenza di casa Tubosider, non era proprio il caso di fare quest'ulteriore concessione. Tubosider: Allara, Brezzo 6, Castelli 8, Biganzoli 9, Di Gioia 10, Savoldelli 1, Ferrari 25, Colletti ne, Mapelli 11, Palmesino ne.

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Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla Puglia parte la class action (sezione: Class action)

( da "KataWeb News" del 22-01-2008)

 

Alle 07:48 - Fonte: Cronaca">repubblica.it - 0 commenti IL CASO. L'associazione dei piccoli comuni: in campo un pool di legali, chiediamo un risarcimento In alcuni quartieri di Bari distribuzione a singhiozzo. Ma in molti centri dell'entroterra la posta non arriva per venti giorni consecutivi Giuliano Foschini.

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Sugli indennizzi per la mancanza d'acqua, accantonata la class action, le associazioni (sezione: Class action)

( da "Messaggero, Il (Marche)" del 22-01-2008)

 

Di SERGIO BIAGINI Sugli indennizzi per la mancanza d'acqua, accantonata la class action, le associazioni di categoria e quelle dei consumatori tentano la strada della conciliazione. Diverse ipotesi sono in questo momento allo studio e il 28 gennaio si dovrebbe discutere la proposta unitaria dei consumatori che sarà portata subito all'attenzione dell'Ato e poi della Ciip. Cittadinanzattiva come si sa ha individuato con i propri associati una possibile piattaforma di discussione quantificando in 25 euro il risarcimento giornaliero per ogni utente che arriverebbe a 75 considerando il nucleo familiare. Il tutto moltiplicato ipoteticamente per le quarantamila circa utenze. "Proporremo questo schema all'incontro fissato con le altre associazioni per lunedì 28 gennaio" dice il responsabile Alberto Franco. Per l'Adiconsum però "è prematuro parlare di cifre". "Inutile anticipare i termini della contrattazione" dice la responsabile regionale Silvana Santinelli. "I danni sono variegati e occorre conteggiare i giorni di erogazione mancata e quelli di razionamento parziale. Certamente una soluzione forfettaria è più praticabile di una trattativa caso per caso". "Le cifre che ho sentito mi sembrano al ribasso" nota Micaela Girardi, presidente del Movimento difesa del cittadino. "Sarà il tavolo delle associazioni a valutare e decidere gli importi. L'azione risarcitoria collettiva che da noi sarà efficace solo a luglio non è praticabile, per cui ci pare più adatta l'azione extragiudiziale. La conciliazione poi può evitare contenziosi e costi ulteriori per tutta la collettività". Oltre agli utenti sono mobilitate per gli indennizzi anche le categorie dei lavoratori e le aziende. La Confcommercio ha avviato la conta dei danni. "I picchi di criticità soprattutto nei primi 5 giorni di interruzione, hanno messo praticamente in ginocchio l'intera cittadinanza ed in particolare le imprese commerciali, con in testa bar, ristoranti ed alberghi" dice il direttore Giorgio Fiori. "Dopo aver distribuito un questionario a tutti gli associati, per effettuare un primo screening del numero di imprese realmente danneggiate, stiamo redigendo in questi giorni la quantificazione del danno patito da ogni singola impresa, ricompresa nel gruppo di quelle danneggiate. Abbiamo ritenuto più utile accantonare l'ipotesi della class action, poiché non potrà esperirsi prima del prossimo mese di Luglio, e passare quindi a quella della conciliazione. Certamente il lavoro è piuttosto arduo poiché mentre la cittadinanza rimasta senz'acqua ha subito più che altro un grande disagio per le imprese la situazione è ben diversa poiché le stesse hanno avuto dei veri e propri danni economici ed ognuna per importi diversi". "Tra le imprese da noi monitorate - sottolinea Fiori - c'è infatti chi ha dovuto ridurre di gran lunga la normale attività, ma c'è anche chi è stato costretto a chiudere per alcuni giorni o che ha subito il danneggiamento di una qualche attrezzatura, senza poi considerare le spese extra di acqua minerale, taniche ed altro. Si dovranno ipotizzare diversi parametri per la Conciliazione collettiva, raggruppando le imprese per gruppi di danni omogenei subiti. Ci auguriamo - conclude Fiori - che una tale soluzione sia condivisa anche dalla Ciip poiché in caso contrario dovremo ipotizzare centinaia di singole vertenze legali e non credo che la cosa convenga ad alcuno". La Confesercenti da parte sua ha messo a disposizione degli associati l'avvocato Girardi per un patrocinio gratuito in favore di chi vorrà richiedere i danni. "Abbiamo anche individuato - dice Paride vagnoni - i documenti che vanno allegati alle richieste".

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Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla Puglia parte la class action (sezione: Class action)

( da "Repubblica.it" del 22-01-2008)

 

IL CASO. L'associazione dei piccoli comuni: in campo un pool di legali, chiediamo un risarcimento Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla Puglia parte la class="term">class class="term">action In alcuni quartieri di Bari distribuzione a singhiozzo. Ma in molti centri dell'entroterra la posta non arriva per venti giorni consecutivi di GIULIANO FOSCHINI Troppi ritardi, scoppia la rivolta e dalla Puglia parte la class="term">class class="term">action"/> BARI - A Torremaggiore, entroterra di Foggia, la posta non è arrivata per venti giorni consecutivi. "Niente lettere di lavoro, niente comunicazioni della banca, niente di niente". A Bari, nella periferia bene della città, le lettere si recapitano a singhiozzo: "Per cinque giorni il postino non bussa, poi arriva tutta insieme. Saltano le date, le scadenze, a volte le lettere si perdono". E' nata così, da esperienze comuni di corrispondenza negata, l'idea di mettere su la prima class="term">class class="term">action contro Poste italiane. Una causa collettiva, mossa da cittadini di mezza Italia, esasperati per gli incredibili ritardi dei recapiti di lettere che si stanno verificando negli ultimi mesi da nord a sud. "Abbiamo messo in movimento un pool di legali per verificare la fattibilità dell'azione e utilizzare l'unico vero strumento che può aiutare i consumatori", spiega Virgilio Caivano, portavoce dell'associazione nazionale dei piccoli comuni. Lui abita a Rocchetta Sant'Antonio, piccolo centro in provincia di Foggia, e la cassetta della posta piena è diventata un lieto evento. "Non ne potevo più - spiega - eravamo tutti esasperati, ho pensato che bisognava fare qualcosa. Ho lanciato la proposta della class="term">class class="term">action e in pochi giorni mi sono arrivate già cinquemila segnalazioni, dalla Puglia e dalla Lombardia: speriamo che, almeno mettendoci insieme, ci venga riconosciuto un diritto essenziale qual è la corrispondenza". A leggere l'elenco dei disagi ce n'è per tutti i gusti. C'è chi chiede alle Poste la "mora" della bolletta arrivata già scaduta. Chi è arrabbiato e spaventato, "perché non è riuscito a pagare in tempo il bollettino del mutuo". Chiede invece il "rimborso morale" il ragazzo che non si è potuto presentare in tempo al colloquio di lavoro, "dopo mesi che l'aspettavo". E poi c'è l'abbonato fedele che è andato su tutte le furie quando si è visto arrivare in cassetta la copia del settimanale uscita quindici giorni prima in edicola. C'è chi poi la class="term">class class="term">action se l'è già fatta in casa. I condomini di via Carafa 61, Bari, stanno per presentare un esposto penale alla magistratura: "Interruzione di pubblico servizio", dicono. "Sono quattro mesi - spiega Antonio Mazzarella, medico del Pronto soccorso - che la posta arriva a singhiozzo. Un giorno sì e quattro no. Non se ne può più, c'è gente che ha avuto danni gravissimi da questa situazione". "Ci sono problemi e stiamo facendo di tutto per risolverli" rispondono da Poste Italiane. "Per quanto riguarda la class="term">class class="term">action, a nostro parere non ci sono però le condizioni di legge per muoverla: soltanto in Puglia ci sono 51 centri per lo smistamento che funzionano regolarmente". Dov'è allora l'intoppo? "Dal fatto che i portalettere sono pochi e non vengono sostituiti" sostiene Nico Di Ceglie, sindacalista della Cgil. "Una malattia, un infortunio, riescono a mettere in ginocchio un intero quartiere". E' successo proprio a Bari qualche giorno fa: un portalettere, mentre era a lavoro, fu inseguito e morso da un cane imbizzarrito. I condomini tutti gli augurano una pronta guarigione. (22 gennaio 2008.

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L'armonizzazione penalizza i privati (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-01-2008)

 

Lavoro e Opportunità Pagina 11027 Gli effetti della riforma L'armonizzazione penalizza i privati Gli effetti della riforma di Elio Lannutti * --> di Elio Lannutti * Il programma dell'Unione contemplava la cosiddetta armonizzazione delle rendite finanziarie, per evitare che la tassazione sui redditi da lavoro, fosse più pesante rispetto al "capital gain" (guadagni) degli investimenti di Borsa e sugli interessi percepiti. Oggi, sui rendimenti di azioni, Bot, titoli di Stato, (tornati d'attualità con guadagni che superano l'inflazione dopo gli aumenti dei tassi da parte della Banca centrale europea), l'imposta è del 12,5%, mentre sulla remunerazione degli interessi su conti correnti e depositi bancari (fissati a tassi dello 0,020-0,30) l'aliquota è del 27%. L'armonizzazione ideata dal Governo vorrebbe fissare l'aliquota al 20%, abbassando i rendimenti sui depositi e i libretti di risparmio, che non rendono nulla, aumentando invece quelli sui titoli di Stato, che rendono qualcosa. Saranno colpiti dalla variazione dell'imposta sostitutiva solo i detentori privati residenti, mentre le società pagheranno - come in precedenza - in funzione del reddito imponibile (alla formazione del quale contribuiscono gli interessi sui titoli), mentre i detentori esteri sono esenti. Simulando gli effetti della variazione preannunciata dell'imposta sugli interessi applicata ai detentori domestici, prendendo a base i dati del luglio 2007, si ottiene: 1) Titoli di Stato in essere: 1.347.951 miliardi di euro; tasso medio lordo di rendimento: 4,14 % (Fonte Tesoro); monte interessi sui titoli di Stato: 55,805 miliardi di euro. 2) Titoli di Stato detenuti dalle famiglie italiane al 30 giugno 2007: 176,008 miliardi di euro (Bot: 24,681; Cct: 25,107; Btp: 126,220), pari al 13,06% del totale. (Fonte Suppl. Conti Finanziari n° 64 del 2007). Da ciò ne consegue che gli interessi di pertinenza delle famiglie (il 13,06%) equivalgono a 7,288 miliardi di euro. Applicando una tassa del 12,5% si ottengono 911 milioni di euro, mentre con una aliquota al 20% il risultato è di 1,458 miliardi di euro. In altre parole, il passaggio dell'imposta dal 12,5 al 20% darebbe luogo a 547 milioni di euro a carico delle famiglie, con maggiori uscite sostenute dai detentori di titoli di Stato residenti in Italia. Per evitare di colpire i piccoli risparmiatori, Adusbef - oltre a ritenere incostituzionale l'eventuale aumento delle aliquote per i titoli in circolazione - ha proposto che vengano esentati i risparmi sui titoli di Stato, per singola famiglia, fino a 50 mila euro. Ma ha anche richiesto al Governo l'applicazione del primo pacchetto Bersani sulla simmetria dei tassi, in vigore dal giugno 2006: provvedimento che all'articolo 10 impone analogo aumento su conti correnti e libretti di risparmio in caso di manovra della Bce sul costo del denaro. Se il Governo dovesse decidere di procedere a elevare le tasse anche sui risparmi, dovrebbe imporre il rispetto della reciprocità, facendo elevare anche i tassi sui conti correnti: i risparmiatori rientrerebbero dalle perdite per il rialzo della tassazione sulle rendite. class="hilite">Il mancato rispetto dell'articolo 10 (che sarà oggetto di una class="term">class class="term">action) ha consentito alle banche di intascare 5,9 miliardi di euro su 23,8 miliardi di utili netti nel 2007: soldi dei correntisti, incamerati dalle banche. * Presidente Adusbef.

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Il progetto è strutturato in cinque assi prioritari: puntano su sostenibilità e qualità dei prodotti Via libera da Bruxelles alle risorse italiane per la pesca (sezione: Class action)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-01-2008)

 

Impresa Oggi Pagina 11031 Settore ittico Il nuovo Fondo europeo (Fep) sarà operativo sino al 2013. Appello dell'Agci agrital: per evitare rallentamenti serve un accordo tra le regioni Il progetto è strutturato in cinque assi prioritari: puntano su sostenibilità e qualità dei prodotti Via libera da Bruxelles alle risorse italiane per la pesca Settore ittico. Il nuovo Fondo europeo (Fep) sarà operativo sino al 2013. Appello dell'Agci agrital: per evitare rallentamenti serve un accordo tra le regioni --> La Commissione europea ha approvato il Programma operativo dell'Italia per l'utilizzo del Fondo europeo per la pesca, il nuovo strumento di finanziamento dedicato al settore ittico che sarà attivo sino al 2013. La prima bozza era stata bocciata e il ministro Paolo De Castro ha, in tempi brevi, riformulato una proposta che la commissione ha approvato lo scorso 8 gennaio. Per la pesca italiana nei prossimi 7 anni ci saranno a disposizione, tra finanziamenti europei e statali, circa 848.685 milioni di euro, di cui 424.342 milioni a carico del bilancio comunitario. IL RUOLO DELLE REGIONI La quota a carico della comunità europea sarà poi ripartita tra le regioni interessate dall'obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) che potranno contare su una dotazione di 318.281 milioni di euro, mentre per le altre, tra le quali la Sardegna, ci saranno a disposizione 106.060 milioni di euro comunitari. Su questa successiva ripartizione tra le regioni interviene Giampaolo Buonfiglio, presidente dell'Agci agrital, che chiede "l'intervento del ministero per accelerare gli accordi con le regioni, per evitare di rallentare l'operatività del Fep". Infatti, solo dopo che le risorse saranno ripartite tra le regioni, organizzate nei singoli piani regionali ed emanati i bandi, si potranno di fatto iniziare gli interventi ammessi dal Fep. "Inoltre", prosegue Buonfiglio, "tutte le misure per la flotta saranno gestite, per la prima volta, dalle regioni ed è necessario che si crei una cabina di regia per omogeneizzare le regole ed evitare discriminazioni agli operatori". FEP E ASSI DI INTERVENTO Nel periodo di attività dello Sfop, il vecchio fondo strutturale andato in pensione lo scorso anno, l'Italia ha fruito di finanziamenti europei per circa 410 milioni di euro che, secondo il ministero delle Politiche agricole e forestali, sono serviti a finanziare oltre 5.200 progetti e a mantenere circa 30.300 posti di lavoro nel settore della pesca marittima. Il nuovo programma comunitario, che per diventare efficace aveva necessità proprio dell'approvazione del Programma operativo predisposto da ciascuno Stato membro, è strutturato su 5 assi prioritari che puntano sulla sostenibilità e sulla qualità dei prodotti. Il primo asse, che in parte potrebbe essere gestito direttamente dalle regioni, è destinato all'adeguamento della flotta da pesca e ha come obiettivo la promozione della sostenibilità nella pesca marittima. Al suo interno sono previste misure per garantire l'equilibrio delle risorse come il fermo temporaneo dell'attività, gli interventi a bordo dei pescherecci e per la selettività degli attrezzi da pesca, ma anche misure socio economiche come la formazione e la diversificazione delle attività. ACQUACOLTURA Il secondo asse è dedicato all'acquacoltura e alla pesca nelle acque interne, ma anche alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti. L'obiettivo è quello di promuovere attività economiche investendo in particolar modo sulla qualità, sull'igiene e le condizioni di lavoro e sulla creazione di nuovi metodi innovativi e rispettosi dell'ambiente. LE MISURE COMUNI Gli ultimi tre assi sono destinati a misure di interesse più generale. Il terzo asse finanzia misure con un ambito di interesse più vasto di quello delle imprese private e mira quindi a realizzare gli obiettivi più generali della politica della pesca. Qui potranno infatti essere finanziate azioni collettive, misure per la conservazione della flora e fauna ittica, ma anche porti da pesca pubblici o privati finalizzati a migliorare i servizi offerti, campagne per i consumatori e gli interventi sui pescherecci per destinarli ad altre attività. Gli ultimi due assi, il quarto e il quinto, sono destinati allo sviluppo sostenibile delle zone da pesca e all'assistenza tecnica. ROBERTA KAPPLER.

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Firme per lo spostamento della farmacia (sezione: Class action)

( da "Corriere Adriatico" del 22-01-2008)

 

I residenti chiedono anche un nuovo spazio per l'ufficio postale lontano dalla strada provinciale Firme per lo spostamento della farmacia Mobilitazione a Santa Maria Apparente, proposta la sede dell'ex elementare CIVITANOVA - Sono quasi 500 le firme raccolte a Santa Maria Apparente e presentate all'amministrazione per chiedere lo spostamento della farmacia comunale. Una richiesta che ha visto in prima linea il circolo "Marinetti" di Azione Giovani ma anche gli assessori Fabrizio Ciarapica di An e Claudio Morresi della lista civica "Insieme per Civitanova con Marinelli". Proprio da Morresi, era arrivata la proposta di utilizzare alcuni spazi dell'ex scuola elementare di via Vecellio, ora spostata in una nuova sede. In particolare, c'è un locale adibito a palestra che potrebbe ospitare, dopo adeguato restauro, la farmacia mentre il resto dell'ex scuola diventerà un asilo. Una proposta che piace ai firmatari della petizione. "La nuova collocazione sarebbe ottimale spiegano Daniele Rossi e Luca Romoli del circolo di Azione Giovani la palestra dell'ex scuola si trova nel centro del quartiere, di fronte alla chiesa e adiacente ad un parcheggio. Inoltre gli spazi a disposizione permetterebbero di far crescere la stessa farmacia, fornendo servizi adeguati alla legge che liberalizza la vendita dei farmaci senza prescrizione medica. Senza contare che la palestra, con il muro rivolto verso la piazza, crea uno sgradito impatto architettonico mentre la farmacia, con le sue vetrine, renderebbe più gradevole e accogliente la stessa piazza". La farmacia comunale attualmente si trova lungo la provinciale 485 "maceratese", in prossimità di un incrocio molto trafficato. Una zona pericolosa per l'utenza (difficile anche attraversare la strada) e priva di parcheggi. Inoltre sono angusti gli spazi a disposizione. Di qui la ricerca di una nuova sede, senza barriere architettoniche. Tra i vantaggi segnalati nella petizione, anche aspetti economici. "L'affitto dichiarano Romoli e Rossi andrebbe direttamente al Comune che riverserebbe l'utile per la collettività". Ora la proposta passerà alla giunta con l'avallo, non indifferente, di due assessori. Dunque la soluzione del trasferimento nella palestra della vecchia scuola elementare pare in pole position rispetto ad altre prospettate dalla maggioranza. Non è solo la farmacia comunale, però, che ha bisogno di una sede più adeguata. Da anni i residenti chiedono lo spostamento dell'ufficio postale, anch'esso ubicato lungo la provinciale, privo di parcheggi e difficile da raggiungere a piedi senza il rischio di essere investito. Al momento non ci sono locali di proprietà comunale a disposizione ma solo un'area dove è in progetto un centro civico. Qui potrebbero essere ricavati locali da mettere a disposizione delle Poste Italiane. Ma i tempi sono inevitabilmente lunghi. Inoltre bisognerà sempre verificare la disponibilità delle Poste e trovare un accordo sugli affitti. E.P.,.

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Parmalat, 40mila contro le banche estere pag.1 (sezione: Class action)

( da "Giornale.it, Il" del 22-01-2008)

 

Parmalat, 40mila contro le banche estere di Redazione - martedì 22 gennaio 2008, class="hilite">16:18 Class class="term">action I giudici per ora prendono atto delle richieste che saranno illustrate nella prossima udienza, il 7 di marzo, perché tutti hanno chiesto i termini per studiare a fondo la questione. Domani toccherà a un'altra banca, Bank of America, ma il processo sarà aggiornato per lo sciopero dei penalisti. Prima o poi i due processi diventeranno un solo perchè il fatto e l'accusa sono gli stessi. Dopodomani nella stessa aula grande della corte d'assise d'Appello riprnederà invece il processo a Tanzi con l'interrogatorio di Maurizio Bianchi della società di revisione Grant Thornton. La vicenda dovrebbe arrivare a conclusione con la sentenza prima dell'estate. A marzo a Parma invece inizierà il dibattimento più importante quello dove si parla della bancarotta, l'unico nelle previsioni generali a non rischiare di finire in prescrizione.

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