(Sì, questa foto è per
sponsorizzare il primo podcast de Linkiesta)
Finalmente il Consiglio
europeo ha trovato un accordo? Sì, i 27 leader degli Stati membri hanno deciso che gli
piace molto la prima puntata del
nuovo podcast de Linkiesta
"Oltre l'Europa - i nodi da sciogliere per
unirsi davvero" realizzato con Bulle Media.
Fino a settembre usciranno altre cinque puntate in cui attraverso
i dati e le date spiegheremo come si sono create le fratture
politiche, sociali e culturali che dividono gli Stati europei.
Personaggi, eventi e numeri per capire i fenomeni oltre la
cronaca e i luoghi comuni. Parleremo della disparità tra Germania
Est e Ovest, il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, Cipro
divisa in due, lo scontro tra Scozia e Inghilterra a causa della Brexit e lo stato di diritto in Ungheria e
Polonia. La prima puntata è tutta dedicata alla questione
catalana e nella serie coinvolgeremo i lettori de Linkiesta (sì anche voi) in un modo
innovativo. Potete trovarci su Apple, Spotify, Google Podcast
e altro ancora.
Va bene, avete fatto
pubblicità al vostro primo podcast. Ora
possiamo parlare di com'è andato il Consiglio europeo? Certo, siam qui per questo. Il Next
Generation Eu sarà di 750 miliardi. La Commissione si farà prestare
questa cifra dai mercati e a partire dalla seconda metà del 2021
verserà in tutto ai 27 Stati membri 390 miliardi di trasferimenti
a fondo perduto e 260 miliardi di prestiti, ovviamente divisi in
quote diverse in base a quanto il Paese è stato danneggiato dalla
pandemia. Ci sono voluti cinque giorni e quattro notti per
trovare un accordo e per soli 20 minuti non si è frantumato il
record di Consiglio europeo più lungo della storia. Il primato
rimane al summit di Nizza del 2000.
Andiamo al sodo: all'Italia quanto andrà? Il nostro Paese sarà il più grande beneficiario tra gli
Stati Ue. Riceverà 208,8 miliardi di euro in tutto, di cui 81,4
tramite sussidi a fondo perduto e 127,4 tramite prestiti. È un
ottimo risultato perché nella proposta iniziale di maggio della
Commissione europea l'Italia avrebbe dovuto ricevere 173 miliardi
di cui 81,8 miliardi di sussidi e 90,9 miliardi di euro in
prestiti. Tradotto: il nostro Paese prenderà quasi 35 miliardi in
più del previsto ma ci saranno meno sussidi (- 3 miliardi) e
molti più prestiti (quasi +39 miliardi). Diventa così più
difficile per il governo Conte agitare complotti e rinunciare
politicamente ai 36 miliardi in prestito del Meccanismo europeo
di stabilità, visto che ne accetterà il triplo dal Next Generation Eu.
Sì, ma chi ha vinto? Un po’ tutti, visto che si tratta di un compromesso
politico tra 27 Stati. È sicuramente una vittoria di Francia e
Germania visto che fino a un mese fa sembrava impossibile per
qualsiasi osservatore far approvare un Recovery
fund da 750 miliardi di euro, con quasi 400 di trasferimenti a
fondo perduto. Ma è stata una vittoria soprattutto di Austria,
Svezia, Danimarca e Paesi Bassi che hanno rinunciato al principio
frugale di "zero sussidi" e in maniera cinica ed efficace
hanno ottenuto molti più sconti sul pagamento del bilancio Ue. E
tutto sommato sono riusciti a far diminuire il numero di
trasferimenti a fondo perduto: 390 miliardi invece dei 500
inizialmente previsti. Per non parlare del premier olandese Mark Rutte che voleva assolutamente un meccanismo
di controllo sulle riforme presentate dai Paesi per accedere ai
fondi e lo ha ottenuto, anche se non è così semplice.
Spieghiamolo. I vari governi nazionali dovranno presentare alla
Commissione europea un piano dettagliato su come intendono
spendere questi fondi europei. La Commissione deciderà entro due
mesi se meriterà di essere promosso in base a quanto rispetterà
le politiche verdi, digitali e soprattutto le raccomandazioni
fatte da Bruxelles in questi anni. Tradotto per l'Italia sì alla
riforma delle pensioni, del lavoro, della giustizia, della
pubblica amministrazione, dell'istruzione e della sanità. No a
una nuova Quota 100.
Fin qui tutto bene, poi? Come richiesto per cinque giorni e quattro notti da Rutte i piani saranno approvati dal Consiglio
dei ministri dell'Unione a maggioranza qualificata e il Comitato
economico e finanziario (organo dell'Ue composto da alti
funzionari delle amministrazioni nazionali e delle banche
centrali, della Banca centrale europea e della Commissione)
valuterà l'attuazione dei piani. Una piccola sconfitta per
l'Italia, visto che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in
questi giorni ha sempre chiesto che fosse solo la Commissione
europea, come organo indipendente, a dare il via libera al piano
di riforme e a monitorare.
Gli Stati frugali
potranno mettere un veto alle riforme dell’Italia? Un singolo Stato non avrà il potere di bloccare tutto,
come invece sperava di ottenere Rutte.
Per farlo serve un gruppo di paesi che rappresenti almeno il 35%
della popolazione. Facciamo un esempio concreto: i quattro Stati
frugali e la Finlandia insieme rappresentano il 10,69% della
popolazione. Se volessero bloccare le riforme italiane dovrebbero
per forza trovare l'appoggio di un Paese grande come Germania o
Francia per superare la soglia del 35%.
Quindi Conte ha vinto? Dobbiamo uscire da questa logica perché il Consiglio
europeo non è una finale di Champions League, ma un accordo
politico. L'Italia ha ottenuto più fondi ma ha dovuto concedere
un possibile veto al Consiglio dei ministri dell'Unione europea
sulle sue riforme. Ma è normale in un negoziato a 27. Per dire,
hanno vinto anche Polonia e Ungheria, visto che il meccanismo per
impedire a un Paese che non rispetta i principi dello Stato di
diritto con leggi liberticide di accedere ai fondi del Next Generation Eu non solo non è stato
creato, ma dovrà essere convalidato dal Consiglio europeo. E come
abbiamo visto in questi cinque giorni i 27 leader decidono all'unanimità:
senza l'appoggio di Polonia e Ungheria e dei loro due alleati del
gruppo Visegrad (Cechia
e Slovacchia), non accadrà nulla, come ha ricordato il premier
polacco Mateusz Morawiecki
dopo l'accordo.
Ci sarà però qualcuno
che avrà perso. Sì, alla fine l’unico
vero sconfitto del negoziato è il bilancio pluriennale
dell’Unione del 2021-2027 che ne esce più povero e striminzito.
Annacquati i riferimenti alla lotta al cambiamento climatico e al
rispetto dello stato di diritto, il budget Ue sarà solo di 1074
miliardi di euro (circa l’1% del Prodotto nazionale lordo
dell’Unione), come proposto dal presidente del Consiglio europeo,
Charles Michel. Una cifra di gran lunga inferiore dei 1300
miliardi di euro chiesti dagli eurodeputati nella sessione plenaria
del Parlamento europeo dello scorso maggio. Così come i vari
programmi europei legati alla ricerca, alla sanità,
all’innovazione, alla transizione ecologica e digitale che sono
stati ridotti in modo considerevole per far aumentare gli sconti
dei già citati Stati “frugali”. Nei prossimi sette anni i Paesi
Bassi otterranno 1921 miliardi di rimborsi (+25% rispetto al
precedente budget), la Svezia, 1.069 miliardi (+62%), l’Austria
565 milioni (+120%) e la Danimarca 377 milioni di euro
(+280%).
E Ursula von der Leyen come si è comportata? Il negoziato ha messo in ombra il ruolo della
presidente della Commissione europea che non è riuscita a
imporre in toto il sui piano iniziale. Pur di arrivare a un
accordo ha lasciato quasi azzerare l'ambizioso programma Eu4health
proposto per non far trovare l'Unione europea impreparata di
fronte alla prossima crisi sanitaria, così come è stato azzerato
lo strumento di ricapitalizzazione delle imprese e sono diminuite
le risorse per i progetti di ricerca Horizon,
il Just Transition Fund sulla
transizione ecologica. Parliamo di programmi che fino a pochi
giorni fa erano considerati intoccabili dalla
Commissione.
Cosa succederà ora? Dovremo aspettare la metà del 2021 per vedere i primi
miliardi arrivare ma gli investimenti e le riforme che sono state
adottate a partire dal febbraio 2020 potranno essere rimborsate.
Quindi i governi nazionali potranno già iniziare a programmare
anticipando gli investimenti e contare così su un rimborso da
Bruxelles. Ovviamente per i piani e le riforme che rispetteranno
i criteri.
Quindi il piano è stato
definitivamente approvato? Non proprio. Se n'è parlato poco ma serve ancora il via
libera da parte del Parlamento europeo. Lunedì, mentre i 27
leader discutevano, il presidente del Parlamento europeo, David
Sassoli, ha detto che l'Aula non darà il suo consenso al nuovo Next Generation Eu e al budget pluriennale
dell’Unione 2021-2027 se non saranno rispettati tre requisiti. Il
bilancio dell’Unione dovrà avere nuove risorse proprie, gli Stati
non dovranno più godere degli sconti, bisognerà vincolare
l’accesso ai fondi al rispetto dello Stato di diritto.
Ma ci hai detto che ci sono molti più sconti del previsto
ed è stato annacquato il vincolo al rispetto dello Stato di
diritto. E vi dico anche
che a oggi l'unica risorsa propria (tradotto: tasse) per
finanziare il bilancio è la plastica tax.
Non sarà facile approvarlo. Forse anche per questo il presidente
del Consiglio europeo Charles Michel durante la conferenza stampa
dopo l'accordo ha detto che gli Stati hanno tenuto conto delle
richieste del Parlamento europeo. Come reagiranno gli
eurodeputati? Seguite le prossime newsletter di Europea.
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