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Documento inserito: 30-3-2019 Il PuntO
n° 371 Convegno di Verona. La famiglia. Di Mauro Novelli 29-3-2019 E' curioso
come ci si dilani sulla concezione e i ruoli della famiglia senza riflettere
sul fatto che l'attuale sua struttura, in Occidente, è il risultato di una
evoluzione iniziata solo 150 anni fa e conclusasi con gli anni '70 del secolo
scorso. Fino al
secondo dopoguerra, la struttura dominante era quella di una famiglia tipica
di una società contadina. Era strutturata attorno al patriarca, depositario
insuperato della cultura contadina ed agricola, potendo vantare un numero di primavere
superiore a chiunque altro. Con i figli maschi sui quali la famiglia
investiva e le figlie femmine destinatarie della sola dote e della capacità
di gestione della cucina (oltre che attive sui campi): i primi, infatti,
restavano in casa, costituivano la "pensione" dei vecchi,
garantivano loro una assistenza fino alla morte, importavano femmine di altre
famiglie: "Auguri e figli maschi" era l'auspicio di buona fortuna.
Pensate al dramma di una famiglia patriarcale contadina senza figli maschi!
Il zitellaggio era situazione imposta ad alcune figlie. Le femmine+dote
venivano esportate, perdevano il nome d'origine e acquisivano quello della
famiglia importatrice. Siamo andati avanti così da quando da
cacciatori diventammo coltivatori. La cultura religiosa non c'entra,
limitandosi a prendere atto della realtà sociale. Il primo censimento del 1961 vide il 69,7%
delle forze lavoro occupate in agricoltura. Quindi la struttura familiare
appena ricordata era appannaggio della maggioranza dei nuclei. Cento anni dopo, nel 1961, nel corso del boom
postbellico, gli occupati in agricoltura, s'erano ridotti al 29,1%, per
passare, nel 2017, al 5,5%. Solo con gli anni postboom
la famiglia media acquisisce, quindi, le attuali caratteristiche strutturali:
la pensione non è più garantita dal figlio maschio, ma dall'INPS e dai
versamenti contributivi del lavoratore, l'assistenza sanitaria è garantita
dal SSN. Si investe in istruzione sia sui maschi che sulle femmine. Soprattutto, i vecchi non sono più depositari
della cultura necessaria alla sopravvivenza: ne sanno più i giovani. Gli
anziani sono stati relegati ai margini della società fino all'inizio del
terzo millennio. Oggi, in piena crisi, in molte realtà i vecchi pensionati
offrono l'unico reddito certo al nucleo familiare. Morale. Inutile dilaniarsi a Verona: la
famiglia acquisisce la struttura che risulta più congeniale alla sua
sussistenza, in funzione della realtà sociale, politica ed economica del
periodo. Obbligarla a mantenere superate strutture in
nome non si sa di chi, è battaglia perdente. Altra cosa (vedremo in seguito) è il problema
della procreazione e del declino della natalità. |
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