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Documento inserito: 23-2-2019

 

Il PuntO n° 364

Conoscenze. Competenze. Obsolescenze. Cultura.

Gli Italiani non sono interessati agli aggiornamenti (OCSE)

Di Mauro Novelli 23-2-2019

 

Nel corso di una trasmissione su Radio 24, un ospite (cacciatore di teste, selezionatore? Non saprei, perché mi sono sintonizzato verso la fine…) indicava in un paio d'anni il periodo di invecchiamento/obsolescenza delle competenze/conoscenze acquisite nel corso degli studi o in ambito di lavoro. Specie in settori come il tecnologico, l'informatico, il medico, dopo 24 mesi non si poteva più far conto sulla "specializzazione" acquisita. Sosteneva di privilegiare quanti dimostravano di essere in grado di aggiornarsi avendo acquisito un metodo di studio capace di permettere di selezionare fonti, mettere a punto indagini analitiche e dimostrare il "piacere" a rivedere le proprie competenze. Insomma, limitarsi a scrivere nel curriculum  di aver seguito, un decennio fa, un master biennale al MIT, non era più premiante. Sarebbe stato più opportuno far trasparire una personale inclinazione almeno alla ricerca di  aggiornamenti continui.

Ho sempre sostenuto che la formazione fornita (almeno fino a qualche tempo fa) dal Liceo classico - in misura minore, dal Liceo scientifico - era quella giusta per dotare gli studenti di metodi di studio adeguati, polivalenti, in grado di fornire consapevolezza della propria situazione in ogni momento della vita ed in ogni campo. Capaci di apprezzare il piacere di uno studio continuo, coscienti della limitatezza delle proprie conoscenze. Insomma,  capaci di fornire la società di cittadini all'altezza, critici, partecipativi, con l'obiettivo di contribuire al  progresso di tutti.

 

Pensavo che queste mie concezioni fossero cancellate dalla tendenza attuale di considerare utile solo la "specializzazione fin da bambino", dalle esaltate  iniziative scuola-lavoro, che mi ricordano l'Avviamento al lavoro per chi, negli anni '50 del secolo scorso, dopo la quinta elementare, non intendeva proseguire con gli studi iscrivendosi alle medie. Ma chi ha cervello, come deve averne chi si definisce talent scout e come  l'ospite della trasmissione di Radiop 24 ha dimostrato (pena loro fallimenti personali) non può che considerare la cultura come unico terreno antropologico fertile per ogni iniziativa umana. Forse scomodo e per questo sottoposto a continue mortificazioni.

 

Per i giovani italiani, il suggerimento si cala in un ambiente completamente disattento nei confronti degli aggiornamenti continui in materia di specializzazione e di riqualificazione di competenze sia teoriche che pratiche. In altri termini, di urgenza e utilità di aggiornamento continuo in questo paese non parla nessuno.

Un recente studio dell’OCSE (https://www.oecd.org/employment/getting-skills-right-future-ready-adult-learning-systems-9789264311756-en.htm )colloca impietosamente l’Italia al penultimo posto in un elenco dei 23 paesi più avanzati: solo il 5 % dei cittadini adulti attivi è interessato ad aggiornarsi e partecipa alle iniziative in merito. Il 70 % non partecipa e non è intenzionato a partecipare. Però inchiodiamo la Grecia all’ultimo posto.

Ecco la tabella OCSE: