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Documento inserito il 6-6-2023 e ripubblicato il 10-9-2023

 

Il PuntO n° 136


 Settembre 1973. La telescrivente dell’Ufficio Stampa Documentazione e Propaganda

dello Stato Maggiore della Marina, continuava a ticchettare senza sosta.

Di Mauro Novelli 6-6-2008. Ripubblicato il 10-9-2023


Settembre 1973.

Prima di lasciare l’ufficio e tornare a casa, entrai un’ultima volta nello stanzino della telescrivente per controllare i messaggi. L’ambiente, tanto angusto da contenere la sola macchina, era posto a fianco dell’Ufficio Documentazione e Propaganda dello Stato Maggiore della Marina, presso cui, da giovane guardiamarina, ero in forza in qualità di ufficiale inferiore. I tasti battevano senza sosta da qualche minuto. “Ancora aggiornamenti sul colera a Napoli… ancora morti…” pensai, mentre sollevavo il lungo foglio stampato.
Ma i flash non riguardavano il guaio napoletano. I messaggi che si accavallavano riferivano del golpe di Pinochet in Cile, contro il governo Allende. Restai di sasso. Più agitato che meravigliato, strappai il foglio e lo portai all’ammiraglio Rouger, responsabile dell’Ufficio. Ci guardammo senza dire una parola. Mi ringraziò. Uscii. Corsi nella redazione del Notiziario della Marina a dare la notizia al collega Giuliani. Mi aspettavo qualche mordace e fulminante commento toscano. Ma anche lì, tanto ammutoliti quanto eloquenti ed agitati. Certo, era nell’aria, ma si sperava in una correttezza di fondo degli USA. Ma figuriamoci ! “Puddu salterà di gioia….” Puddu, anch’esso operativo presso l’Ufficio Documentazione e Propaganda, era il destro (intelligente e simpatico) dell’UDP.
Informai Loretta per telefono.



Ottobre 1973.

 “ Riflessioni sull'Italia dopo i fatti del Cile”. Alleanze sociali e schieramenti politici.
di Enrico Berlinguer, Rinascita 12 ottobre 1973.
Fu il primo di tre (credo di ricordare) articoli che prepararono il terreno per un messaggio epocale: “Non si governa questo paese col 51 per cento dei voti”. Epocale per i sinistri più accorti.
Fino ad allora, noi sinistri eravamo convinti che, una volta al potere e occupato il posto di guida, la macchina avrebbe portato tutti non alla meta perseguita dai piloti democristiani, ma a quella che avrebbe avuto all’orizzonte il “Sol dell’avvenir”.
Quegli articoli ci fecero comprendere che non solo la meta non era alternativa, ma che la strada che si stava percorrendo non prevedeva mete, ma solo una continua elongazione con qualche tappa neanche significativa, senza punti di arrivo.
Ma, allora, in che cosa si sarebbe distinto il progetto delle sinistre rispetto a quello del centro democristiano?
Per continuare con la metafora automobilistica, esclusivamente sul modo di guidare il mezzo: sarebbe risultato vincente chi avrebbe dimostrato di guidare meglio, senza strappi, senza brusche frenate, più piacevolmente per i passeggeri, magari sostando in caso di malessere di qualche ragazzino ecc.
Come fare a permettere che i concittadini avvertissero quelle differenze?
I principi di “austerità”, portati avanti nella seconda metà degli anni ’70 dal PCI, dopo lo shock petrolifero, in alternativa al consumismo devastante cui la DC non era in grado di porre freno, non risultarono particolarmente incisivi. Certamente, facevano riflettere sulle caratteristiche del modello imperante, ormai chiaramente non riproponibili a livello planetario, ma non era quello il manifesto discrimine tra i due modi di condurre la macchina. Non si dimentichi che i dirigenti del PCI, per consolare i militanti e rendere meno doloroso il processo iniziale del compromesso storico, contrabbandarono per grande vittoria l’approvazione di leggi di riforma mediocri e addirittura dannose quali “la riforma sanitaria”, “l’equo canone”, “la legge per l’occupazione giovanile”.
Berlinguer seppe trovare la soluzione in grado di fornire gli strumenti – soprattutto etici - atti a permettere un chiaro discrimine con la classe allora al potere.

Luglio 1981.

«I partiti sono diventati macchine di potere» «I partiti non fanno più politica» «I partiti hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia» dice Enrico Berlinguer.
La questione morale. Intervista a Enrico Berlinguer di Eugenio Scalfari. La Repubblica , 28 luglio 1981
Berlinguer aveva individuato la caratteristica peculiare dello strumento, un setaccio per poter giudicare la classe al potere prima, la classe che al potere puntava poi, e permettere ai cittadini di valutare consapevolmente le motivazioni dell’eventuale cambiamento di pilota.



Giugno 2008.

 Le cose stanno ancora a questo punto. Anzi, si sono aggravate. Il setaccio è stato accuratamente tolto di mezzo, nascosto in soffitta. Si rilegga attentamente l’intervista a Berlinguer: oggi, quelle considerazioni sarebbero considerate cascami qualunquisti di risulta.
In 25 anni, la casta ha reso passanti e vincenti una serie di messaggi:
- che le difficoltà del paese sono oggettive e non derivate da incapacità generalizzata di governo della cosa pubblica;
- che esse non dipendono dalla inettitudine della classe dirigente, che anzi si sacrifica con fatiche diuturne ;
- che detta casta è la spina dorsale del paese, anche se i cittadini più attenti sostengono che è invece più simile a cariatidi in bella vista(qualcuno cerca di spacciarsi per telamone, pensando di tirarsi un po’ sopra la media);
- che chi cerca di mantenere (recuperare) principi di legalità è un giustizialista forcaiolo;
- che chi chiede nuovi metodi di formazione e promozione delle classe dirigente è un qualunquista antipolitico;
- che non valuta a fondo i costi della democrazia chi critica i finanziamenti allegri alle caste scherane (giornalisti e giornali (anche fantasma), TV, qualche emittentina, settori comprensivi della magistratura, legioni di funzionari di partito mantenuti dalla pubblica amministrazione ecc.);
- che per diminuire le voci di uscita dovute alla “politica” è sufficiente eliminare qualche comunità montana, qualche deputato, qualche azienda partecipata;
- che il conflitto di interessi non è un problema;
- che pretendere l’allontanamento dei vecchi figuri della politica, diversamente mafiosi, ignoranti e poco intelligenti, per puntare invece ad uno svecchiamento - soprattutto anagrafico - in grado di smantellare concrezioni maleodoranti, vuol dire buttare alle ortiche preziose professionalità acquisite in anni di dedizione e di sacrifici.
[Potremmo continuare per qualche pagina.]

Mi chiedo: chi può oggi riprendere in mano, ripristinare le funzionalità e legittimamente utilizzare lo strumento berlingueriano della “questione morale” ?
Stiamo ancora aspettando che gli eredi si facciano avanti. Poiché non sono in grado di presentare documentazione probante di legittimazione ad agire, non la inseriscono nell’asse ereditario.
Sappiamo, invece, che la motivazione vera deriva dal fatto che quelle stesse argomentazioni esplicitate da Berlinguer oggi verrebbero tacciate di qualunquismo, di antipolitica, di ignoranza democratica, di incompetenza.
Il guaio, per la casta attuale, in grado solo di tatticucce (intercettare il voto dei cattolici, recuperare i nostalgici del Sol dell’avvenir, annusatina all’anello del Papa ecc.) è che quello strumento strategico è comunque l’unico in grado di migliorare il livello generale della politica; se ne può contrastare l’uso; se ne possono denigrare funzionalità ed efficacia (la volpe e l’uva), ma prima o poi i cittadini più coscienti torneranno a riattarlo ed a metterlo ancora a disposizione della società civile per recuperarne la capacità di giudicare la “reputazione” di chi si erige a classe dirigente.
Tre secoli fa Locke e poi Montesquieu lo posero a base intellettuale di liquidazione dell’assolutismo.