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Riflessione n° 117
(19-12-2024)
Convengono
le aggressive guerre finanziarie di Trump?
In
una guerra tariffaria, finanziaria, prima, ed economica, poi, a rimetterci sono
soprattutto i cittadini, immediatamente come consumatori e,
successivamente, come risparmiatori ed investitori. Trump ha già aperto le
ostilità tariffarie con la Cina: aumentò i dazi sui prodotti cinesi dal
3,5% al 21. In parallelo la Cina ha rivisto quelli sui prodotti Usa dall'8
% al 20. Le conseguenze finanziarie internazionali sono state poco evidenti
soprattutto perché lo Yuan ancora non è particolarmente affermato come
valuta di riserva. Per cui, nei momenti critici successivi, le nazioni hanno
continuato a tenere alta la quota in dollari delle loro riserve, perché non
era lo yuan a poter competere con la a moneta Usa quanto a stabilità. Ma Trump sa bene che prima di
intraprendere una guerra commerciale con la UE deve "distruggere"
l'euro come seconda valuta di riserva mondiale dopo il dollaro. In meno di
20 anni l'euro ha raggiunto una quota del 20 % tra le monete di riserva (il
dollaro è al 60%), superando valute storiche come la sterlina, il franco
svizzero, e il più recente yen. Gli Usa sono stati abituati a comprarsi il
mondo stampando dollari, ben sapendo che quasi tutti gli altri paesi
avrebbero tesaurizzato i nuovi dollari nei caveaux delle rispettive banche
centrali. Ma col terzo millennio, si sono create alcune crepe nel sistema
del "dollar standard", successivo (dall’agosto 1971) al sistema
di del "gold exchange standard” impostato dall’Occidente a Bretton
Woodssubito dopo la seconda guerra mondiale. Non dimentichiamo che Saddam
Hussein fu annientato da Georgedabliu non per la boccetta da guerra chimica
agitata da Powell all'Onu, poi risultata una fake comunicativa ante
litteram - ma perché era intenzionato ad abbandonare il dollaro per i
pagamenti delle esportazioni
petrolifere irachene a favore
dell'euro, pur appena nato. Oltretutto Trump trascuragli effetti della
pessima immagine mondiale degli Anglosassoni e pensa di superare il
problema semplicemente mostrando i muscoli.
Né
vale il tentativo di nobilitare la posizione di Trump richiamando
Machiavelli, il quale sosteneva che sarebbe stato più utile e conveniente
al principe l’essere temuto piuttosto che amato. Ma Machiavelli si riferiva
ai rapporti tra principe e popolo e non a quelli tra principi.
Da
gennaio vedremo come cominceranno a sistemarsi i nuovi equilibri
internazionali.
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Riflessione
n° 116 (4 -12-2024)
L’isolazionismo
di Trump. Potrebbe avere il fiato corto.
Trump lascerà che si creino nuovi equilibri
internazionali e non interverrà se non per proteggere (promuovere) gli
interessi USA. Ogni paese se la vedrà da solo (o con le alleanze di cui è
stato capace) ogni qualvolta i vecchi equilibri salteranno.
Io proporrei la costituzione di una nuova
Nato, senza gli USA e, forse, senza la GB (per autoesclusione). La UE dovrà
affrettarsi a costruire procedure, sistemi e meccanismi di difesa
interregionali. Certamente a costi non indifferenti ma, comunque, da affrontare
con saggezza e lungimiranza. L’Europa dovrebbe avere, come primo obiettivo,
aggregare i paesi africani, sudamericani e del sud est asiatico che non
vogliono stare con Cina, Russia o USA. L’India è, ancora per qualche tempo,
alla finestra.
Trump non mette in conto che gli
Anglosassoni (in primis Stati Uniti e Regno Unito) sono invisi a tutti i
paesi ex colonizzati dalle cannoniere (‘800) o dal dollaro (‘900) e non
solo. Vedremo che cosa faranno.
Oggi Trump fa leva e si appella, di fatto,
ai vantaggi economici che deriverebbero agli Americani dall'isolazionismo.
Vedremo come gli Stati Uniti si comporteranno quando saranno effettivamente
isolati. Ad esempio, quando molti paesi rifiuteranno il dominio del dollaro
e passeranno ad altre valute di riserva, come l’euro.
Quest’ultima eventualità è ben presente
all’establishment americano: da anni cercano di affossare la nostra moneta
anche a costo di (tentare di) far saltare la UE.
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Riflessione
n° 115 (8 -11-2024)
I
lavori che gli Italiani non vogliono più fare. Ci
salveranno i migranti ?
Si
sostiene che l’Italia ha bisogno di almeno 150mila immigrati l’anno per
coprire quei posti di lavoro di cui gli italiani non vogliono più
interessarsi e, anzi, rifuggono.
Le
cose non stanno assolutamente così. Gli Italiani rifuggono quei lavori che
prevedono stipendi più bassi di quelli pagati dai datori di lavoro venti o
trenta anni fa, magari proprio ai loro genitori. Si potrebbe ipotizzare
addirittura la malafede di coloro che sostengono la necessità dei 150mila
ingressi l’anno. Quei migranti, non solo accetteranno quei posti di lavoro,
ma sono talmente deboli da accettare anche salari ancora più bassi.
Basta
richiamare Marx in materia di immigrazione. Marx osteggiava fermamente
l’immigrazione di Irlandesi in Gran Bretagna perché, sosteneva,
hanno il semplice ruolo di irrobustire l’esercito di lavoratori di riserva.
La presenza degli Irlandesi, infatti, avrebbe avuto come effetto quello di
tenere bassi i salari in tutto il paese.
La stessa analisi può essere d’aiuto oggi in Italia. Ci
sono forze interessate ad una accoglienza generalizzata di migranti per
continuare a pagare bassi salari, tra i più bassi d’Europa ed a spingere
molti giovani italiani ad emigrare. A conti fatti, accogliamo gente senza
istruzione ed esportiamo medici, ingegneri, architetti. E’ chiaro che altri
paesi europei sono interessati a mantenere questa situazione perché
approfitteranno dei sacrifici fatti dalle famiglie italiane per far
studiare i figli e riceveranno i vantaggi di accogliere professionisti e
non solo. Occorrono iniziative drastiche perché il ricollocamento presso
altri paesi non è assolutamente praticabile.
Addirittura, Slovenia e Croazia finanziano i migranti
perché vadano in Italia. Risultato:
un gioiello come la città di Trieste ridotta a dormitorio. Per tacer della
criminalità conseguente.
Senza considerare i lucri dell’industria
dell’accoglienza (coop, Vaticano, privati) che lucrano sui capitali messi a
disposizione per il mantenimento degli immigrati.
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Riflessione
n° 114 (2-10-2024)
Cascati
nella trappola con tutto il turbante! Hoc erat in votis.
Pensavo ad una più lungimirante
intelligenza del ayatollah. Invece sono caduti nella trappola di Bibi, come
preventivato un anno fa, quando si indicava l’Iran come obiettivo terminale
della reazione di Israele alla cazzata di Hamas dei mille ebrei ammazzati
facili. Non solo, ma ci sono caduti nel momento in cui aveva deciso Bibi.
Il quale, prima ha sfasciato Hamas,
lasciando tranquilli gli Hezbollah perché non intervenissero. Poi ha
cominciato il tiro al piccione contro i capi di Hezbollah, in Libano e in Iran.
A questo punto, l’Iran ha dovuto reagire lanciando fiammiferi (costosi) su
Israele, spenti come zolfanelli al vento da Iron dome (atrettanto costoso).
Ora la palla ripassa a Bibi, il quale distruggerà gli impianti nucleari, i
pozzi petroliferi e lo stesso regime degli ayatollah. In questa ultima
azione sarà aiutato dalla Cia che ha avuto tutto il tempo di intervenire
(come suo costume operativo in frangenti simili) nel corpo sociale
iraniano, in gran parte contrario al regime, alla polizia morale e al velo obbligatorio, agli
omicidi dei pasdaran.
Hoc erat in votis.
A meno che…..
A meno che non intervenga la Cina a salvare
i turbanti rivendendosi all’Ucraina (all’Occidente) un po’ di territori del
Donbass conquistati dai Russi.
Differenze
tra Sunniti e Sciiti:
28-9-2019 Il Musulmano. Sunniti
e Sciiti: chi sono e quali sono le loro differenze?
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Riflessione
n° 113 (17-9-2024)
Di Mauro e Federico Novelli
17-9-2024
Il Medio Evo fu superato
essendo stati messi in crisi i due pilastri che lo hanno sorretto per oltre
800 anni: il Papato, colpito dai movimenti pauperisti e, quindi, dalla
Riforma, e l'Impero, colpito dalla formazione dei grandi stati nazionali
(Francia, Spagna, Inghilterra, Portogallo).
Con l'uomo rimesso al
centro, l'attuale periodo (Evo moderno e contemporaneo) ha costruito altri
due pilastri su cui appoggiarsi: i diritti dell’uomo e del cittadino e la
democrazia.
Stiamo mettendo in crisi
anche questi due pilastri? Come sarà il prossimo Evo?
Il
Medioevo fu effettivamente caratterizzato dal predominio di due grandi
istituzioni: il Papato e l'Impero, che costituivano le fondamenta su cui si
basava l'ordine politico e sociale dell'epoca. La crisi di queste due
istituzioni, dovuta ai movimenti pauperisti e alla Riforma protestante e
alla nascita degli stati nazionali, segna l'inizio della modernità e della
centralità dell'uomo nell'ordine politico, filosofico e culturale.
Il
periodo moderno (Umanesimo, Rinascimento, Illuminismo, Rivoluzione inglese,
Rivoluzione americana, Rivoluzione francese, movimenti di massa cattolici e
socialisti, Rivoluzione Russa, Fascismo e Nazismo), ha costruito nuovi
pilastri, come i diritti umani, intesi quale tutela dell'individuo e delle
sue libertà, e la democrazia, intesa come un sistema di governo basato
sulla partecipazione popolare e sulla rappresentanza. Tuttavia, anche
questi pilastri stanno vivendo una fase di crisi o di trasformazione.
Negli
ultimi decenni, abbiamo assistito a una crescente polarizzazione delle
società e a un indebolimento di alcune conquiste fondamentali in tema di
diritti umani. Questioni come il controllo dei dati personali, le
disuguaglianze economiche, la discriminazione, e i diritti civili stanno
subendo continue pressioni. In alcuni casi, questi diritti sono minacciati
da regimi autoritari o da sistemi politici che tendono a privilegiare
l’efficienza e la sicurezza a discapito delle libertà individuali.
Crisi dei diritti per mancanza di
doveri
Il
concetto di diritto è strettamente legato a quello di dovere. Negli ultimi
decenni, in molte società si è enfatizzato molto sui diritti individuali,
lasciando quasi sempre in secondo
piano i doveri verso se stessi e verso la comunità. Questo squilibrio crea
tensioni, poiché i diritti richiedono delle responsabilità per essere
sostenibili, quindi dei doveri. Ad esempio:
· Diritti sociali ed
economici:
Pretendere garanzie senza contribuire in termini di lavoro, rispetto delle
regole o impegno civile porta a un indebolimento del sistema.
· Ambiente: Abbiamo diritti legati
all’ambiente (ad esempio, aria pulita, accesso alle risorse naturali), ma
la mancanza di responsabilità verso lo stato della Terra ha portato a una
crisi ecologica globale.
Senza
una cultura dei doveri, i diritti rischiano di essere percepiti come
concessioni scontate, svuotandosi del loro valore. Un possibile rimedio
potrebbe essere una nuova educazione civica che metta al centro
l'importanza di bilanciare diritti e doveri, riscoprendo l’idea di cittadinanza
responsabile.
Anche
la democrazia sta affrontando sfide rilevanti. In molti paesi si osserva
una crescente disillusione nei confronti delle istituzioni democratiche,
spesso viste come inefficaci, lente nelle decisioni o corrotte. Fenomeni
come l'astensionismo, la disinformazione, la facilità di spargere fake
news, l'ascesa dei populismi e la concentrazione del potere economico e
dells comunicazione nelle mani di pochi attori globali mettono in dubbio la
capacità della democrazia di rispondere ai bisogni della collettività. Ciò
spinge a ricercare scorciatoie esiziali.
Crisi della democrazia per
disconnessione tra élite e cittadini
La
democrazia si basa sull’idea che i governanti rispondano ai bisogni dei
cittadini. Tuttavia, in molte democrazie contemporanee, si è creata una
distanza sempre più marcata tra le élite politiche ed economiche e il
popolo:
· Politiche distanti dai
bisogni reali:
Le élite spesso sembrano più orientate a seguire interessi privati, logiche
di mercato o politiche globali ai limiti del dogmatismo, dimenticando le
esigenze quotidiane dei cittadini. Questo genera frustrazione e
alienazione, portando molte persone a disinteressarsi della politica.
· Astensionismo: Il calo della
partecipazione elettorale è un chiaro segnale di questa crisi. Quando i
cittadini non vedono più nella politica uno strumento efficace per
migliorare le loro vite, smettono di impegnarsi e di votare, accentuando il
divario tra governanti e governati.
Questo
ciclo vizioso rafforza l’ascesa di movimenti populisti, che promettono di
colmare il vuoto lasciato dalle élite ma spesso non riescono a fornire
soluzioni concrete. Il rischio è che la democrazia venga svuotata dei suoi
principi fondamentali, riducendosi a un mero processo elettorale senza
sostanza.
3) Il futuro: come sarà il
prossimo "Evo"? Quale soluzione per il futuro?
Per
evitare che questi due pilastri crollino definitivamente, sono necessarie
riforme radicali in due direzioni:
1.
Ritrovare l'equilibrio tra diritti e doveri: I diritti devono essere
accompagnati da una responsabilità verso la comunità e il bene comune.
Questo potrebbe richiedere un nuovo contratto sociale che faccia leva su
una maggiore partecipazione civica e su un senso rinnovato di solidarietà.
2.
Rinnovare la democrazia: La democrazia ha
bisogno di nuove forme di partecipazione e trasparenza. Strumenti come la
democrazia diretta (referendum, consultazioni popolari) o la democrazia
deliberativa (assemblee cittadine, processi partecipativi) potrebbero
riportare i cittadini al centro del processo decisionale. Gli strumenti
tecnologici ci sono.
Inoltre, riforme che
limitino il potere delle élite economico-finanziarie e che riducano le
disuguaglianze potrebbero contribuire a ristabilire la fiducia.
In
sintesi, i diritti senza doveri e una democrazia senza un legame forte con
i cittadini rischiano di far
crollare il sistema.
Il futuro dipenderà dalla nostra capacità
di rispondere a queste sfide con nuove forme di responsabilità civica e
partecipazione politica.
È
comunque difficile prevedere con certezza quale sarà il prossimo
"Evo", ma possiamo ipotizzare alcune tendenze. Potrebbe emergere
un nuovo ordine mondiale basato su una combinazione di nuove tecnologie,
come l'intelligenza artificiale e la blockchain, che ridefiniranno il
concetto di partecipazione politica e la distribuzione del potere, rendendo
possibili forme di partecipazione diretta e dalle decisioni impositive.
Sempre che si riesca a mantenere questi strumenti nella disponibilità
collettiva non siano gestiti da un ristretto numero di “tecnici”.
Possiamo
ipotizzare alcune tendenze:
· Post-democrazia: Dovemmo riuscire ad
imporre una ridefinizione del concetto di democrazia, con l’introduzione di
nuove forme di partecipazione diretta o decisioni delegate a sistemi
automatizzati. C’è però chi teorizza la possibilità di una
"post-democrazia", dove le istituzioni democratiche esistono solo
formalmente, mentre il potere effettivo viene esercitato da élite
economiche o tecnologiche.
·
· Nuovi diritti: La crisi dei diritti
attuali potrebbe portare alla nascita di nuovi diritti, legati soprattutto
alle sfide tecnologiche e ambientali. I diritti digitali, il diritto alla
privacy nell'era dei big data, i diritti legati all’intelligenza
artificiale, e i diritti ambientali potrebbero diventare centrali.
Alcuni
pensano che il prossimo Evo potrebbe vedere una nuova centralità dell'uomo,
ma ridefinita in termini di connessione olistica con la natura, il pianeta
e le altre specie viventi. Un umanesimo che integri la tecnologia e
l’ecologia (controllate dalla collettività), con un nuovo rispetto per la
natura e una rinnovata attenzione all'etica.
I pericoli: stato etico e
autocrazia.
In
sintesi, stiamo sicuramente mettendo in crisi i pilastri moderni della
democrazia e dei diritti, e il futuro potrebbe portare a una
ristrutturazione profonda del nostro modo di vivere e organizzare la
società.
Tutto
ciò purché, in presenza di una partecipazione allentata e sfilacciata dei
cittadini, non arrivino pigre
scorciatoie: stato etico ed
autocrazia.
Lo stato
etico.
Infatti,
quando i pilastri della democrazia e dei diritti vacillano, aumenta il
rischio che si instauri un sistema autoritario o uno Stato etico, in cui
un'autorità
centrale impone una visione morale o ideologica, eliminando il pluralismo e
la libertà individuale. Il potere politico si arroga il diritto di definire
ciò che è moralmente giusto o sbagliato per l’intera società. Questo tipo
di Stato cerca di indirizzare la vita dei cittadini non solo in ambito
politico, ma anche in quello morale e culturale, imponendo un'idea di bene
comune che non ammette deviazioni.
In
altri termini, nello stato etico “peccato” e “reato” tendono a confondersi.
Con pericolose conseguenze:
Soppressione del
pluralismo: In
uno Stato etico, l’autorità assume il ruolo di guida morale, e non tollera
visioni divergenti, perché vengono considerate pericolose o dannose per il
benessere collettivo. Questo porta alla cancellazione del pluralismo
politico, religioso e culturale.
Limitazione delle libertà
individuali: I
diritti individuali vengono subordinati al bene dello stato così come
definito dagli apparati al potere, eliminando la libertà di scelta
personale. Ne deriva che la libertà di pensiero e di espressione, la
libertà di religione e persino la libertà economica possono essere
seriamente limitate.
Controllo sociale: Lo Stato etico esercita un
forte controllo sulle vite dei cittadini attraverso strumenti come la
sorveglianza, la censura e l’educazione forzata a determinati valori,
spesso giustificando queste misure come necessarie per il bene comune. Un
esempio lampante è la “polizia morale” presente ed attiva in Iran.
L'affermarsi
dell'autocrazia
Un
altro rischio che emerge quando la democrazia fallisce nel rispondere ai
bisogni dei cittadini è l’ascesa di un governo autocratico, dove il potere
si concentra nelle mani di un singolo leader o di un piccolo gruppo di
persone. I cittadini possono essere affascinati dalla velocità delle
decisioni, dalla mortificazione della burocrazia, dal fatto che, in ogni
caso, tutta la responsabilità è facilmente riconducibile ad una persona ò
ad un piccolo gruppo di autocrati.
L’autocrazia
può assumere varie caratteristiche.
-
In ambito collettivo:
Populismi autoritari: In molte situazioni di
crisi democratica, leader carismatici riescono a ottenere il sostegno della
popolazione promettendo soluzioni rapide e semplici ai problemi complessi.
Spesso questi leader iniziano a erodere le istituzioni democratiche una
volta al potere, concentrando progressivamente il controllo nelle proprie
mani.
Erosione delle libertà
civili: In
un sistema autocratico, le libertà civili vengono gradualmente ridotte, a
partire dalla libertà di stampa, l’indipendenza del sistema giudiziario, e
la libertà di associazione politica. La giustificazione è spesso la
sicurezza nazionale o l’efficienza amministrativa, ma il risultato è un
progressivo restringimento dello spazio democratico.
Centralizzazione del
potere:
Nelle autocrazie, il potere si concentra vertiginosamente a livello
centrale, marginalizzando il Parlamento, i governi locali e altre
istituzioni rappresentative. Ciò comporta una progressiva eliminazione dei
sistemi di checks and balances (pesi e contrappesi), con un leader o un
gruppo ristretto che prende decisioni senza dover rispondere a un
elettorato o a un sistema giudiziario indipendente.
-
In ambito individuale:
Ma
il vuoto lasciato dalla crisi della democrazia e dall’indebolimento dei
diritti, unito alla disillusione dei cittadini nei confronti delle
istituzioni, crea terreno fertile a livello personale/individuale per
l’affermarsi di queste tendenze autoritarie:
Mancanza di fiducia nelle
istituzioni:
Quando i cittadini percepiscono che le istituzioni democratiche non
rispondono più alle loro esigenze, si sentono traditi e sono più propensi a
sostenere alternative autoritarie che promettono maggiore stabilità e
sicurezza.
Paura e insicurezza: In tempi di crisi
economica, migrazioni, terrorismo o pandemia, i cittadini tendono a cercare
leader forti che possano offrire risposte immediate. Le autocrazie
sfruttano queste paure per rafforzare il proprio potere, spesso attraverso
politiche che limitano le libertà in nome della sicurezza.
Debolezza del tessuto
sociale: Se
i cittadini non si sentono parte di una comunità solidale e se i loro
bisogni non sono riconosciuti, si crea un terreno fertile per
l'affermazione di leader autoritari che promettono di ricostruire una
società unita attraverso il controllo centralizzato.
Rinnovare la democrazia: La democrazia non deve
limitarsi a un processo elettorale formale, ma deve coinvolgere i cittadini
in modo costante attraverso forme di partecipazione diretta e deliberativa.
I cittadini devono sentirsi rappresentati e coinvolti nelle decisioni che
riguardano la loro vita.
Promuovere una cultura
dei diritti e dei doveri: I
diritti e i doveri devono essere riscoperti come due facce della stessa
medaglia. Solo attraverso un equilibrio tra questi due concetti si può
evitare che l'autorità centrale si appropri del potere con la scusa di
“guidare” la società verso il bene comune.
Difendere il pluralismo e
la diversità: Un
sistema politico sano è quello in cui le differenze vengono rispettate e
dove esiste un dialogo continuo tra diversi gruppi sociali, culturali e
politici. La repressione del dissenso e dell’opinione diversa è il primo
passo verso l’autoritarismo.
In
definitiva, il pericolo dello Stato etico e dell'autocrazia cresce quando
si affievolisce la fiducia nelle istituzioni democratiche e si perde
l'equilibrio tra diritti e doveri. Il futuro del nostro sistema politico
dipenderà dalla capacità di rafforzare la partecipazione civile e il
pluralismo, evitando che il potere si concentri in poche mani e che la
libertà venga sacrificata in nome di una visione ideologica quasi sacrale e
dogmatica imposta dall’alto.
Per
rispondere adeguatamente a tutti gli interrogativi ed ai problemi
sollevati, occorrono cittadini
colti, consapevoli, critici, partecipi, in grado di tacitare i gonzi e di
ricondurre i due pilastri dei diritti/doveri e della democrazia in alvei
politicamente e socialmente corretti ed utili.
In
conclusione, potremmo avviarci verso il perfezionamento dell’Evo attuale e
non ancora in cammino verso il
nuovo.
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Riflessione n° 112 (5-9-2024)
Migrazioni.
Confusione nella diagnosi e nella terapia
Nei
processi migratori, occorre distinguere tra il caso in cui tutto si svolge
secondo canoni legali e quello in
cui tutto è illegale.
Primo
caso (tutto legale). Un cittadino
migra dal suo paese e va in un altro con mezzi legali (pagandosi il
biglietto, come facevano i nostri migranti dei due secoli passati). Lì
ottiene tutti i permessi e riesce a trovare un lavoro. Invia a casa parte
dello stipendio. In molti paesi (Italia) otterrebbe anche la possibilità di
chiamare presso di sé la famiglia rimasta nel paese d'origine
(ricongiungimento).
Secondo
caso (Immigrazione illegale). Altro problema è quello del migrante che
entra clandestinamente in un paese dove, per mantenersi, deve spacciare,
soggiacere al caporalato, prostituirsi o derubare giornalmente cittadini
"normali".
Ma
nel descrivere questi fenomeni, si trascura quasi sempre di valutare la
situazione del paese di arrivo.
Una
cosa è arrivare in Germania (83 milioni di abitanti, economia solidissima,
debito pubblico basso, disoccupazione inesistente) un conto è arrivare in
Italia (59 milioni di abitanti, economia non solida, debito pubblico
elevatissimo [terzi nel mondo dopo Giappone e Grecia], disoccupazione
ancora molto incidente). Devi riconoscere che un politico non può gestire
il fenomeno tedesco come quello italiano. Eppure, oggi, dopo le ultime
iniziative di Scholz, è molto più restrittiva la gestione tedesca di quella
italiana di Meloni. Oltretutto, la tedesca è più facilitata: se deve
espellere un migrante lo rimanda nel primo paese europeo di accoglienza
(Italia, Malta , Grecia, Spagna, Cekia, Austria, Polonia). Noi invece
dovremmo rimandarlo nel paese africano o asiatico di provenienza, se ci
sono accordi sui rimpatri.
Questo
è dovuto ai famigerati accordo di Dublino.
Da noi ancora impera l’influenza di Bergoglio e del suo profeta, Luca
Casarini, mentre Sinistrology tacita la coscienza dicendo di accogliere
tutti: entrambe le chiese lasceranno
gli effetti negativi a carico dei privati cittadini, non essendo in
grado di gestire il fenomeno . Sia Bergoglio/ Casarini che
Sinistrology traducono un fenomeno
antropologico-politico – in cui l’aspetto quantitativo non è indifferente -
, da valutare sul campo, in fenomeno
etico-morale.
In
questa traduzione automatica è la
contraddizione socio politica, foriera di disastri.
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Riflessione n° 111 (4-9-2024)
Se la sinistra
scade in sinistrology.
UE. La
vittoria delle destre imputabile anche all’incapacità della sinistra
di
liberarsi delle comodità dell’ideologia di riferimento .
E'
un valente politico colui che sa capire che se un fenomeno sociale resta
entro margini quantitativi accettabili , è in grado di gestirlo; se invece
cresce oltre un certo livello, la sua gestione risulterà per lui
impossibile.
E' un pessimo politico colui che è
sopraffatto dalla ideologia. Questa gli impone di valutare i fenomeni
socio-politici esclusivamente attraverso strumenti etico-morali: se ritiene
che un fenomeno debba essere gestito in un certo modo, cercherà di farlo
indipendentemente da valutazioni quantitative. In caso di suo fallimento,
non potrà che lasciare a carico dei cittadini coinvolti gli effetti negativi rivenienti da quella
situazione ingestibile per lui.
Queste
valutazioni sono facilmente verificabili se si considera il fenomeno delle
migrazioni: i politici ideologicizzati non sono in grado di gestire un
arrivo di migranti oltre un certo livello. Le negatività collaterali di una
“accoglienza comunque", quindi dettata da considerazioni ideologiche,
sono state lasciate a carico dei
cittadini: dalla mancanza di sicurezza, alla microcriminalità,
all'abbattimento del valore degli immobili siti presso luoghi di raccolta
di migranti sbandati, all'occupazione indebita di immobili destinati ad
aventi diritto o, addirittura, di privati assenti temporaneamente,
all’affollamento delle carceri.
In
particolare, le conseguenze
derivanti da criticità causate
da migrazioni eccessive o irregolari e non controllate, ha
cominciato ad assumere caratteri socialmente minacciosi, vista la loro
dimensione, e completamente a carico dei cittadini. I quali, alla luce del
fatto che la politica non è in grado di "provvedere", sono
costretti ad intervenire nell'unica istanza a loro disposizione: le
elezioni politiche. Si orientano quindi verso forze politiche che, pur non
avendo soluzioni rispetto al fenomeno, cercano almeno di contenerlo e di
ostacolarlo.
Per
concludere, la pervicacia con la quale a sinistra si lasciano correre i
fenomeni della migrazione, della insicurezza dei cittadini, della
illegalità ben diffusa anche se di media gravità senza saperli controllare,
genera uno spostamento a destra dell'opinione pubblica e la vittoria
elettorale dei partiti contrari alla accoglienza dei migranti "sempre
e comunque", all’accettazione del prosperare della microcriminalità,
dell’ imputare l’insicurezza dei cittadini a loro personali ubbie..
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Riflessione n° 110 (25-7-2024)
Suicidi
in carcere. Davvero dipendono dal sovraffollamento delle celle?
Una
ricerca dell’Università di Losanna per conto del Consiglio d’Europa.
L’Università
di Losanna, su incarico del Consiglio d’Europa, ha effettuato una ricerca in
merito ai suicidi di cittadini detenuti in carcere nei vari paesi europei.
I
dati sono abbastanza sconcertanti: la Svizzera è il secondo paese europeo,
dopo la Lettonia, per numero di suicidi ogni 10mila carcerati. I dati, che
riportiamo per alcuni paesi, non confermano la tendenza individuata da
molti analisti del fenomeno, secondo i quali il numero di suicidi sarebbe
dovuto soprattutto al sovraffollamento delle celle.
Per
alcuni paesi, riportiamo i dati forniti dall’Università di Losanna per
l’anno 2022:
Paese
|
Numero di suicidi
ogni 10mila detenuti
|
Affollamento %
delle celle.
|
SVIZZERA
|
20,2
|
90
|
FRANCIA
|
19,1
|
119
|
SCOZIA
|
18,9
|
94
|
ITALIA
|
15
|
109
|
BELGIO
|
14,3
|
115
|
LUSSEMBURGO
|
14,2
|
71
|
Quindi,
in Svizzera si suicidano 20,2 detenuti nonostante il relativamente basso
affollamento, risultando occupate 90 celle su 100. La Svizzera è superata
solo dalla Lettonia con 21,7 suicidi ogni 10mila detenuti.
In
Scozia, con un affollamento pari al 94 %,
si suicidano 18,9 detenuti, 3,9 in più dell’Italia che ha un
affollamento del 109%.
Rispetto
a Svizzera e Scozia, in Italia si suicida un numero minore di detenuti,15
su 10mila carcerati, sebbene l’affollamento si superiore e pari al 109 %
In
Lussemburgo, con un affollamento del 71 %, si suicidano 14,2 detenuti. In
questo caso, con un numero di suicidi (14,2) paragonabile a quello italiano
(15), l’affollamento è inesistente, risultando pari a 71 celle occupate su
100.
Si
può concludere che l’affollamento sia solo una concausa per i suicidi di
detenuti ma, certamente, non la principale.
è
Prigioni svizzere, affollate e
con un alto tasso di suicidi - TVS tvsvizzera.it
Nella tabella
interattiva riportata dall’articolo
della TV svizzera, La Bosnia Erzegovina non ha fornito alcun dato; di
Germania e Norvegia non si sa la quota di suicidi; mentre Austria, Lettonia
e Malta non hanno comunicato l'occupazione.
|
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Riflessione
n° 109 (18-7-2024)
I
Berluschini scendono in campo?
E
così, i Berluschini sono stati conquistati dalla possibilità di entrare in
politica da vincenti.
Per
la verità, le prime mosse di Pier Silvio miranti a saggiare il
"mercato" potenziale attraverso manovrine aziendali, non hanno
sortito l'effetto desiderato. Gli acquisti a sinistra per orientare i
telespettatori di Mediaset (Berlinguer, Merlino) e rubare qualche
spettatore alla RAI, è stato praticamente un fallimento:
-
Bianchina credeva di avere la mano libera come nella RAI, ma i criteri di
valutazione di Mediaset sono molto diversi: se non sfondi (anche come spot
acquisiti) sei fuori, perché le perdite sono in capo all'azienda privata
Mediaset;
-
rivolta dei vecchi telespettatori di Rete Quattro – di orientamento
conservatore - contro il pollaio
“Berlinguer + amici” (Lerner, De Gregorio ecc.) e, conseguente, freddezza
delle aziende orientate a fare
pubblicità su quella rete, almeno nelle ore berlingueriane. Conseguenza?
Giubilato il pollaio Berlinguer;
-
fallimentare tentativo (ad esempio nei talk show) di contrastare,
dall'ombra e larvatamente, la politica di Fratelli d'Italia: Meloni
continua a crescere nonostante grossolani e, per i più attenti, manifesti atteggiamenti miranti a mettere
in luce crepuscolare le posizioni
del capo del governo e del suo partito in programmi di punta di Mediaset;
I
Berluschini hanno tre anni di tempo per programmare la loro discesetta in
campo ritenendosi capaci di conquistare il centro degli schieramenti
politici solo agendo sulla qualità delle emissioni televisive e dei
capitali destinati al progetto.
Meloni
ha altrettanto tempo per costruire una RAI moderna e (finalmente) concorrenziale nei confronti di Mediaset.
Se
le cose andranno secondo i piani dei Berluschini, Pier Silvio dovrebbe
diventare capo politico del centro politico dello schieramento politico
italiano: secondo "la famiglia"
oggi Forza Italia, con Taiani,
è un partito non
"dominante" e sulla difensiva.
Quasi un corpo mistico di Silvio, Per questo la famiglia ritiene di
poter pretendere la conquista di posizioni dominanti. Soprattutto ritiene
che sia bastato un po’ di mestiere Mediaset per far riprendere ed aumentare
il gradimento del corpo mistico da parte degli aficionados. A questo punto
perché lasciare il giocattolo a Taiani e agli altri?
Se
le cose andranno invece di traverso, i Berluschini, oltre alla figuraccia,
rischiano la decadenza delle loro aziende e dell’impero costruito da
Silvio.
è 17-7-2024
ANSA. Pier Silvio Berlusconi: la politica nel DNA ma evito.
Vuole
scendere in campo per acclamazione!
è 20-7-2024
Libero. Del Debbio, "ombra di Pier
Silvio": l'indiscrezione clamorosa, "un nuovo partito" –
Libero Quotidiano
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Riflessione
n° 108 (25-6-2024)
La
trappola del ballottaggio nelle comunali.
Se
al ballottaggio non si misurano due forze politicamente organizzate e
risulta vincente la fazione capace di aggregare forze politiche eterogenee
e messe assieme per l'occasione elettorale. In tal caso il meccanismo ha
tre negatività ed una positività.
La
prima negatività sarà a carico dei cittadini del comune chiamati alle urne:
saranno governati da una maggioranza arraffazzonata, senza una linea
politica di sintesi tra le varie componenti aggregate per l'occasione, non
in grado di produrre una maggioranza ragionata (altrimenti lo avrebbero
fatto prima delle elezioni).
La
seconda negatività sarà a carico del sindaco espresso da quella maggioranza
fittizia: sarà sotto continuo ricatto delle forze che, aggregandosi sul suo
nome senza ragionevolezza, ne hanno permesso l'elezione.
La
terza negatività sarà a carico del partito del sindaco eletto: l'effimero
ma sbandierato successo non obbliga quella forza ad una politica di
coinvolgimento delle forze contrarie al partito avversario sconfitto.
L’eventuale coinvolgimento è per mantenere posizioni di potere ed evitare
nuove elezioni.
La
positività è per il partito battuto nel ballottaggio: può godere di
avversari non compatti né con una linea politica comune. Approfitterà della
loro impossibilità/incapacità ad organizzarsi. La conseguente politica
asfittica del sindaco eletto permette loro un probabile riscatto alle
elezioni successive.
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Riflessione
n° 107 (19-6-2024)
Famiglia Salis, penosità e
sindrome di Abubakar.
Mi fa una
grande pena papà Salis.
Ha una figlia
che, a mio avviso, non ama molto
imparare a badare a se stessa ed è costretto
(con tutto l'amore di un padre protettivo) ad assisterla in ogni vicenda un
po' critica che la vita le pone davanti. Sono in attesa di poter giudicare
Ilaria attraverso la valutazione di almeno un suo intervento. Perché, fino
ad ora, la più articolata delle sue affermazioni, riportata dai media
durante la sua vicenda ungherese, è stata: "Voi sapete che io sono
antifascista". Può darsi, però,
che mi siano sfuggite sue interviste, suoi interventi in voce, suoi
scritti. Mi sembra di capire che papà Salis stiamo centellinando
informazioni e promuovendo piccole prese di posizione per preparare,
soprattutto i fratelli de sinistra, ad un abbandono della loro
organizzazione da parte di Ilaria: in tal modo non devrà rendere conto a
nessuno della sua attività o inattività a Bruxelles.
Mi fanno una
gran pena anche i fratelli de sinistra (Fratoianni e Bonelli): se il mio
giudizio su Ilaria Salis si avvicina alla realtà, la sua elezione al
Parlamento europeo - al di là dello
sconcerto creato presso molti cittadini europei dal conivogimento e dalla
elezione di Ilaria -
è ben più grave della vicenda Sumahoro. Il suo inserimento come capolista di AVS del Nord-Est dimostra la
compulsività dei fratelli de sinistra
nel correre dietro a personaggi con fama mediatica. Affetti dalla
sindrome di Abubakar e in assenza della benché minima capacità di fare
politica, non si sono neanche
premurati di digitare il cognome su
un motore di ricerca per cercar di indagare sul il retroterra della famiglia e per capire
di che fama godessero i Salis.
Mi fanno una
gran pena i militanti e gli attivisti di AVS. Molti di loro si battono
quotidianamente (magari da anni) ed operano nei territori per promuovere il
loro partito e si sono visti scalzare per la seconda volta da personaggi
paracadutati dai fretelli de sinistra e dalle loro profetiche intuizioni
circa il loro primato politico.
Mi fa una gran
pena, infine, la madre di Ilaria: si
tiene accuratamente lontana dagli aspetti mediatici dell vicenda. Conosce
meglio di tutti i problemi della sua famiglia.
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Riflessione
n° 106 (14-6-2024)
Giochino infantile:
provocazione-reazione-condanna della sola reazione.
Il giochino -
tutto infantile - del provocare al fine di
obbligare il provocato ad una reazione che poi il provocante
iniziale provvederà a denunciare ed a stigmatizzare, si abbandona in genere
col superamento dell’età adolescenziale: a quell'età, tutti sono in grado
di scoprire quel giochino e condannarlo.
Quanto è
successo alla Camera il 12 giugno è una riproposizione adulta del giochino
messo in piedi dai nostri seri deputati orfani di linea politica e di
fertilità cerebrale.
Sebbene
scoperto da tutti i normali, è stato somministrato a mo' di pastura agli
elettori di riferimento. I quali, essendo di bocca buona, accettano
esultanti anche la pastura di peggiore qualità, valutandola come elaborata
dal loro chef di fiducia.
Insomma, un
giochino riproposto da adulti ad usum stultorum i quali, affetti da
desertificazione neuronale, hanno accolto l'iniziativa come grande azione
rivoluzionaria, avendo obbligato gli avversari ad una reazione da
condannare. Iniziativa, secondo i gonzi,
tanto rivoluzionaria da coinvolgere
altri gonzi e tutta la sinistra, lasciatasi pasturare in mancanza di
altre risorse. Al canto dell'inno nostalgico (Bella, ciao) non intendono
lasciar cadere l'iniziativa: la pièce verrà aggiornata e riproposta nei
prossimi giorni quale esempio vittorioso di rivoluzione iniziale del
prossimo a risorgere Sol
dell'Avvenir.
Nello
specifico, al fine di generare una reazione forte, è stato facile al provocatore prendere di
petto un uomo considerato debole perché in lotta da tempo contro un cancro
e che gli amici di partito, e non
solo, tendono a proteggere.
Questo paese
non merita una classe politica (che si definisce) di sinistra così poco professionale e
tanto intellettualmente arida quanto impotente. Ma finché i cittadini di
quell'area restano afoni e distratti, questi sono i politici che il paese,
le istituzioni e la sinistra devono
tenersi.
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Riflessione
n° 105 (23-5-2024)
La
I.A. causerà l’abbandono di internet come strumento di comunicazione?
Visto
che con ' I.A. si è in grado (tra l'altro) di imitare perfettamente la voce
di una persona, tutte le registrazioni di telefonate (intercettazioni
ambientali, impegni contrattuali telefonici ecc.) diventano non probanti.
Voglio dire che, se una società di telefonia mi impone il rispetto di un
contratto che sostiene essere stato da me stipulato per telefono e di cui
fornisce la registrazione (falsa) della mia accettazione, che cosa posso
opporre? Solo che la registrazione della mia la voce è artefatta? Prova diabolica!.
Per qualche tempo il giochino causerà problemi a coloro la cui voce è stata
copiata, ma alla lunga ogni registrazione vocale perderà di capacità di
"autocertificazione". Esattamente come con le foto taroccate e
con le fake news. Io sostengo che queste possibilità renderanno internet non più attendibile, tanto meno come fonte di
informazione. Sbaglio?
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Riflessione
n° 104 (20-5-2024)
La
castroneria scientifica della biodiversità favorita dal non curare i
giardini di città.
Riflettevo
sulla soluzione trovata a Milano per favorire la biodiversità nei giardini
della città, promossa evitando di tagliare l’erba alta e rigogliosa e abbandonando la vegetazione a se stessa.
In altri termini, si sostiene - anche in Comune, tra gli amministratori -
che, se si taglia l’erba ogni settimana, la biodiversità è compromessa,
compromissione che non
interviene se l’erba si lascia
crescere. Come dire che le varietà di flora germinano ex nihilo ma solo se
si lascia tranquillo il prato, non sottoponendolo alle cure dei
giardinieri. Le quali, secondo il genio che ha pensato la motivazione
scientifica, mortificano alcuni tipi
di erba non permettendo loro di “nascere”, mentre al contrario, favoriscono
la “crescita” di altre. Molto poco
scientificamente stanno confondendo la “nascita” di un essere vivente con
la sua “crescita”.
Al
contrario è vero che in un prato
“germinano” sempre e tutti i semini
presenti e la rasatura blocca la “crescita” sempre e di tutti i tipi di
erba presenti. Con una eccezione: se sono presenti piante infestanti e si
lasciano crescere senza intervenire, nel giro di qualche tempo nasceranno e
si riprodurranno solo queste.
Per
concludere, la biodiversità o è presente o no. Nel secondo caso è una
castroneria sperare che, dismettendo il tosaerba, spuntino erbette ex
nihilo ad opera di un eone-levatrice che interviene tra il creatore ed il
creato.
Semmai,
il non curare i giardini, farà proliferare la fauna presente (topi e ratti,
cavallette, scarafaggi, lucertole ecc.)
richiamandone esemplari o specie che, in assenza di disturbi umani,
troveranno un habitat più favorevole e, quindi, da occupare.
Anche
in materia faunistica possono esserci delle eccezioni al loro proliferare:
intanto, l’uomo eviterà ai suoi cuccioli di frequentare quei posti e,
inoltre, se prolifereranno specie animali aggressive, predatrici e senza antagonisti, vinceranno loro e
tenderanno ad eliminare le altre.
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Riflessione
n° 103 (2-5-2024)
Differenze tra “Johnson
boia!” e “Ebrei nazisti!”
Mi chiedevo quale
fossero le differenze di fondo tra la mobilitazione studentesca del '68 e
quella di oggi pro Gaza. Enormi differenze!
60 anni fa ci si
mobilitava per impostare (imporre?
poveri ingenuotti!) un cambiamento radicale di sistema sociale, politico
economico, nel tentativo di sostituire il capitalismo imperante con il
mondo migliore (per tutti) rappresentato dalle soluzioni
marxiste-leniniste. Si scendeva in piazza, fortificati da Marcuse, contro la guerra in Viet Nam, per
sostenere il comunismo dei Vietcong contro il capitalismo americano,
sostenuto anche dai nostri genitori, nostri avversari: pur con i suoi
errori, si riteneva comunque un sistema sociale superiore a quello imposto dai liberisti borghesi.
La mobilitazione
studentesca del 1968 aveva le caratteristiche di un movimento globale che
coinvolgeva studenti in molti paesi,
con richieste di riforme politiche, sociali e culturali. Emerse, allora, come risposta a una serie di questioni,
tra cui il desiderio di maggiore democrazia, il rifiuto dell'autoritarismo,
la lotta per i diritti civili e la critica alle politiche imperialiste. In
molti paesi, inclusi gli Stati Uniti, la Francia, l'Italia e il Messico,
gli studenti protestavano anche per questioni specifiche nazionali. Non a
caso il maggio studentesco del '68
in Italia fu seguito dall'autunno operaio del '69. Ma le mobilitazioni studentesche
nazionali avevano un risvolto internazionalista, un senso di solidarietà globale tra di
loro. Comunque, la guerra finì con la fuga degli Americani dal Viet Nam.
Insomma, come si
diceva, si preferivano gli errori del marxismo-leninismo a quelli del
liberismo-capitalismo.
Le attuali
mobilitazioni studentesche a sostegno della Palestina avvengono, in
risposta al conflitto israelo-palestinese che, pur avendo radici storiche e
politiche complesse, hanno una dimensione locale, anche se emblematica.
Possono assumere diverse forme, simili a quelle di oltre mezzo secolo fa,
con proteste più o meno pacifiche, boicottaggi economici e campagne
politiche per sostenere i diritti e l'indipendenza palestinese. Gli
attivisti pro Palestina criticano le
politiche israeliane riguardanti i territori occupati, i diritti umani dei
palestinesi e la questione dei profughi. Ma lungi da loro proporre giudizi
a favore del "superiore" sistema arabo in materia sociale,
politica, economica, dei dirtti civili
contro quello occidentale. Si tratta di un atteggiamento mirante a
sostenere - cattolicamente - il più
debole, ma non ad esalatrne la superiorità.
In breve, mentre
la mobilitazione studentesca del 1968 era una ribellione giovanile più
ampia che affrontava molte questioni sociali e politiche, con storture
generali che si imputavano ai nostri
stessi genitori, assumendo quindi un contrasto generazionale, le
manifestazioni pro Palestina sono concentrate sulla situazione specifica
nel conflitto israelo-palestinese e mirano a sensibilizzare e promuovere la
causa palestinese in quanto debole e quindi colpita dall'enorme superiorità
israeliana.
Nel '68 si
auspicava il sorgere del Sol dell'avvenir. Oggi si auspica - molto più
limitatamente - il tramonto della Stella di Davide.
Insomma c'è una
grande differenza di valori e di
cultura tra la generazione che urlava "Jhonson boia!" rispetto a
questa dei giorni nostri che urla: "Ebrei nazisti!".
AGGIORNAMENTO DEL
17-5-2024:
Noi di “Johnson
boia” potevamo contare sui cervelli migliori del periodo; gli “Ebrei
nazisti” sulle elaborazioni di Zerocalcare e Chef Rubio.
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Riflessione
n° 102 (19-4-2024)
Terzo millennio
e il problema della “sostenibilità”
FUTURE RESPECT
Tutti insieme per lo sviluppo
sostenibile
Intervento di Mauro Novelli
(Adusbef) 19-4-2024
Sommario
· Premessa. perché
parliamo di sostenibilità solo agli inizi del terzo millennio? 1
· Definizione di
“sostenibilità”. 2
· Problema. le
banche e la sostenibilità aziendale. eba. avvantaggiare aziende impegnate
nella sostenibilita’ 3
· Come le aziende
possono impegnarsi nella sostenibilita’ 4
· Una cartina di
tornasole: il greenwashing. 5
· Conclusioni 5
Costi 5
Vantaggi 6
Gandhi:
«La terra ha risorse sufficienti per i bisogni di tutti, ma non per
l’avidità di tutti»
PREMESSA. Perché parliamo di
sostenibilità solo agli inizi del terzo millennio?
Concludevo la mia
riflessione ritenendo che una società agricola non ha bisogno di impegnarsi
nella sostenibilità, perché le soluzioni per migliorare la produzione
agraria sono da sempre in linea con la sostenibilità e creano vantaggi per
le future generazioni.
Due esempi illuminanti:
-
quando l’uomo primitivo progredì trasformandosi da
raccoglitore ad agricoltore e da
cacciatore ad allevatore dovette trovare soluzioni per mantenere,
sostenendolo, il nuovo sistema: se raccoglieva 10 sacchi di frumento, capì
che poteva consumarne solo 9, perché l’ultimo sacco doveva servire per la
nuova semina. [ Per inciso: gli agricoltori avevano inventato anche il
risparmio].
-
Quando capì che seminare ogni anno un campo impoveriva la
sua fertilità, capì che la soluzione era nel maggese: doveva lasciar
riposare il terreno evitando di seminare un anno su due o tre. Stesse soluzioni, altrettanto
sostenibili, per l’allevamento.
Con
l’industrializzazione, l’uomo abbandonò ogni soluzione di sostenibilità.
La rivoluzione
industriale di due secoli fa non serviva al mantenimento dei popoli, ma al
potenziamento dei paesi che più riuscivano ad avvantaggiarsi sugli
altri.
Finché
l’industrializzazione è stata appannaggio di pochi stati (Europa e America
del Nord) il problema della sostenibilità non si è posto. Dopo la seconda
guerra mondiale, è invece emerso prepotentemente dal momento che i paesi – fino ad allora esclusi dai
vantaggi dello sviluppo - esclusi hanno preteso di industrializzarsi e
passare da paesi in via di sviluppo a potenziali paesi sviluppati.
Si è allora capito che
il nostro pianeta non poteva sostenere quel sistema, soprattutto se
generalizzato. Una trentina di anni fa, si è arrivati a calcolare che
sarebbero occorsi 2,5 pianeti Terra per sostenere il nuovo sistema ed i
suoi sviluppi.
Si cominciò così a
affrontare il problema della sostenibilità. Con un’aggravante: avremmo
dovuto anche operare un recupero sulle trasandatezze adottate per oltre un
secolo in termini di sostenibilità.
La sostenibilità può
essere definita in modo concreto come la capacità di soddisfare le esigenze
attuali (nazionali, aziendali, familiari e individuali) senza compromettere
le risorse appannaggio delle
generazioni future senza cioè
intaccar la loro consistenza.
La Sostenibilità non è
un’ideologia. È l’obiettivo di armonizzare lo sviluppo alla
natura, la natura al benessere e il benessere
all’equità. Interesse generale e bene comune devono improntare la vita
nel rispetto del futuro.
Richiameremo spesso
l’acronimo ESG (Environmental cioè ambiente, social, governance).
L’espressione fu creata
nell’ambito di un documento delle Nazioni Unite che del 2004, in cui si
valutava che alle aziende che trascurano le tematiche ESG, si preclude la
possibilità di competere con successo nel mercato. Infatti, è ormai
consolidato che i responsabili aziendali devono contemperare le esigenze
industriali con gli interessi portati avanti da azionisti, dipendenti,
clienti, fornitori, consumatori i quali, facendo leva sugli orientamenti di
autorità di regolamentazione e sulle tendenze – ormai consolidate – della
società in generale, giudicano le aziende e le istituzioni secondo il grado
di contribuire fattivamente alla
risoluzione delle le sfide globali nell’adottare soluzioni industriali.
Secondo gli ambiti
definiti dalla ESG, questo concetto coinvolge le tre dimensioni
interconnesse: ambientale, economica e sociale, lavorando verso un
equilibrio armonioso tra le tre esigenze che non comprometta lo sviluppo
sostenibile per le generazioni presenti e future.
Sostenibilità ambientale: gestione responsabile delle
risorse naturali, alla riduzione dell'impatto ambientale delle attività
umane e alla conservazione della biodiversità, all’uso razionale dell’acqua
e degli ecosistemi, all’adozione di energie rinnovabili, alla riduzione
delle emissioni di gas serra.
Sostenibilità economica: adozione di modelli
economici, commerciali, tecnologici e occupazionali che promuovano progresso e prosperità a
lungo termine senza causare danni irreversibili all'ambiente.
Sostenibilità sociale: riguarda il rispetto dei diritti umani e la
promozione della diversità culturale. Mira al benessere delle comunità e
dei singoli, attraverso l’adozione di modelli sociali che assicurino
l'uguaglianza di opportunità, l'accesso ai servizi essenziali.
L’Associazione bancaria europea
(EBA) ha inteso intervenire
direttamente sul problema della sostenibilità ambientale, sociale e
gestionale delle aziende.
Su sua iniziativa l'approccio delle banche europee nel
concedere prestiti sta gradualmente evolvendo per includere criteri di
sostenibilità ambientale, sociale e gestionale nella valutazione del
rischio aziendale.
In risposta, molte
banche europee stanno adottando considerazioni ESG nel valutare la
concessione di prestiti. In altri termini, le aziende che dimostrano un
orientamento verso la sostenibilità
possono avere maggiori probabilità di ottenere finanziamenti, mentre quelle
con pratiche non sostenibili – potenzialmente più gracili sul mercato
- potrebbero trovare più difficile
accedere al credito .
Ripensare
l’organizzazione dell’azienda e i processi di pianificazione strategica e
finanziaria in funzione di una più attuale concezione della gestione della
complessità e del rischio può in definitiva risultare un metodo strumentale
ad attuare quell’auspicata transizione verso modelli gestionali innovativi
e sistemi economici sostenibili.
Questo processo di
valutazione deve tener presente:
1. La regolamentazione: Le istituzioni finanziarie sono sempre più
soggette a regolamenti che richiedono la valutazione e la considerazione
dei rischi ESG nei loro investimenti e prestiti.
2. La pressione degli investitori: Nella loro operatività, gli
investitori istituzionali e i fondi pensione stanno preferendo aziende e
progetti che dimostrino un impegno verso la sostenibilità.
3. I rischi finanziari e
reputazionali: Pratiche industriali non sostenibili aumentano considerevolmente i rischi
finanziari a carico delle banche prestatrici. Al contrario, finanziare
aziende impegnate nella sostenibilità può anche rappresentare un'opportunità
di business, perché queste aziende potrebbero risultare più solide, avere
più facile accesso a nuovi mercati o beneficiare di incentivi
istituzionali.
Ma se a livello europeo
l’associazione bancaria si è impegnata in merito alle problematiche della
sostenibilità ed ha indicato linee guida per le banche locali, vuol dire
che il rischio ESG entrerà sicuramente nelle valutazioni di rischiosità
aziendale per la concessione di affidamenti. Questa “novità” potrebbe
generare per le aziende italiane un
problema in ambito creditizio, soprattutto alla luce del fatto che troppe
aziende italiane non sembrano aver preso sul serio l’argomento.
Infatti, la ricerca ha
accertato che, ad oggi, solo l’8.3% delle Imprese con 50-499
dipendenti e lo 0,2% delle Imprese con 10-49. Ciò vuol dire che troppe
aziende italiane considerano la sostenibilità come una ideologia e non come
l’impostazione di ricerche, analisi e soluzioni in grado di apportare
utilità alle aziende stesse e, di conseguenza, alla comunità .
Buona parte
dell’apparato produttivo italiano potrebbe trovarsi in ritardo ed in difficoltà nel dover affrontare i nuovi ratios
imposti dalle banche nella valutazione del merito creditizio.
Con una aggravante:
mentre il capitale di rischio delle ns. aziende(fidi, prestiti ecc.) è di
origine bancaria all’80 %, quello degli apparati produttivi di paesi
commensurabili con l’Italia dipende dalle banche solo per il 50 %.
Eventuali criticità creditizie vedranno le nostre aziende in grave
difficoltà rispetto a quelle di paesi nostri competitori..
L’impegno consiste
nell’adottare strategie e pratiche che
integrino considerazioni ambientali, sociali e di governance, specie nel
decidere programmi di investimento che tengano conto degli impatti ESG
delle attività aziendali, rimarcando gli impegni di bilanciare i bisogni
presenti e futuri delle persone, delle nazioni e delle economia planetaria.
AMBIENTE
1. Riduzione dell'impatto ambientale: può includere l'adozione di
tecnologie e processi produttivi più efficienti dal punto di vista
energetico, la riduzione dei rifiuti e delle emissioni di gas serra, e la
gestione responsabile delle risorse naturali.
2. Innovazione
sostenibile: può significare investire in ricerca e sviluppo per
implementare tecnologie pulite, prodotti riciclabili o biodegradabili, o
soluzioni per affrontare sfide ambientali e sociali. Possono essere privilegiate innovazioni per sviluppare
prodotti e servizi che contribuiscano alla sostenibilità.
SOCIALE
3. Promozione della responsabilità sociale: può includere l’
impegno a migliorare le condizioni sociali nelle comunità e dei territori
in cui operano, per garantire la sicurezza e il benessere dei dipendenti,
la promozione umana dei singoli sul posto di lavoro, l'investimento nelle
comunità di volontariato, anche attraverso donazioni
4. Collaborazioni e coinvolgimento di cittadini, dipendenti,
consumatori, fornitori per affrontare processi legati alla sostenibilità,
coinvolgendo tutti nelle decisioni aziendali. Tutto ciò può contribuire a
creare soluzioni più efficaci, condivise e ad accrescere notevolmente la
fiducia nel marchio, migliorando l’immagine aziendale anche attraverso la
pubblicazione di bilanci annuali di sostenibilità che forniscano
informazioni sui progressi compiuti,
sugli obiettivi di sostenibilità raggiunti e quelli pianificati
GESTIONE.
5. Gestione aziendale etica e trasparente: deve includere
certamente politiche di conformità normativa (compliance), creazione di
strutture di gestione e controllo efficaci, la divulgazione accurata,
corretta e completa delle informazioni su procedure e prodotti, l'adozione
di politiche anticorruzione.
UNA CARTINA DI TORNASOLE: IL
GREENWASHING. (da ESGNews)
Possiamo definirlo come una tecnica di comunicazione o di marketing
perseguita da aziende, istituzioni ed enti che propongono come
ecosostenibili le proprie attività, senza poter dimostrare né adeguate
impostazioni operative né risultati concreti. Le informazioni e i dati
mostrati vengono magari dichiarati
come certificati mentre invece non sono riconosciuti da organi autorevoli.
Ma il green washing è la
prova provata che le aziende credono nella utilità della ricerca della
sostenibilità, nel fatto che i consumatori, gli stakeholders, gli
azionisti, i fornitori stanno orientando il loro gradimento verso
specificità sostenibili considerate utili. Altrimenti non avrebbero
ritenuto opportuno far finta di procedere al loro adeguamento verso
soluzioni di sostenibilità.
Grandi aziende accusate
di greenwashing: Coca Cola, ENI, Ikea, Unilever, KLM, Acqua S. Benedetto,
Chevron.
Possiamo, infine,
sintetizzare costi e vantaggi per le aziende che intendano affrontare gli
impegni della sostenibilità.
Certamente i processi
per adeguarsi ai principi di sostenibilità
comportano una serie di costi per le aziende, ma non è difficile
considerare questi costi come investimenti a lungo termine che possono
portare alle aziende impegnate benefici sia finanziari che reputazionali.
AMBIENTE
1. Investimenti in ricerca, nuove tecnologie e infrastrutture: investire
in ricerca per sviluppare nuove tecnologie o prodotti finalmente
sostenibili. come l'installazione di impianti di energia rinnovabile,
l'aggiornamento dei sistemi di gestione dei rifiuti o l'implementazione di
processi produttivi più efficienti dal punto di vista energetico.
SOCIALE
2. Comunicazione e marketing: come gli impegni e gli sforzi di
sostenibilità dell'azienda da comunicare ai clienti, agli investitori e
agli altri interessati richiedono risorse finanziarie e umane, anche per la
creazione di pubblicità, partecipazione a eventi o iniziative commerciali,
e l’utilizzo dei nuovi media
GESTIONE
3. Formazione, qualificazione e
sviluppo del personale: come corsi di formazione sulla gestione dei
problemi ambientali, la sicurezza sul lavoro o la conformità normativa.
Avere nuove figure aziendali e personale dedicato alla gestione dei
programmi di sostenibilità e al monitoraggio delle prestazioni, può essere
essenziale per il successo di tali iniziative.
4. Certificazioni e conformità normativa: come la certificazione
dei processi e dei prodotti, le tasse per la registrazione dei prodotti o
le multe per la non conformità.
VANTAGGI:
Nonostante questi costi
iniziali, le aziende più intelligenti hanno capito che investire nella sostenibilità può
portare benefici a lungo termine e creare vantaggi competitivi e possono
contribuire a consolidare il successo dell'azienda: riduzione dei costi
operativi, miglioramento della reputazione del marchio, accesso a nuovi
mercati, più solida impostazione aziendale e conseguente sua maggiore
competitività.
E’ quindi fondamentale
considerare gli investimenti in sostenibilità come parte integrante della
strategia aziendale a lungo termine.
Ecco in sintesi quali
possono essere i vantaggi per una azienda che si impegna nella
sostenibilità:
1. Riduzione dei costi operativi: come l'efficienza che può
ridurre i costi energetici, o come
la riduzione dei rifiuti che può diminuirne i costi di smaltimento.
2. Accesso a nuovi mercati e clienti: molte organizzazioni
governative e non cominciano a preferire fare affari con aziende
sostenibili.
3. Riduzione dei rischi: possono essere mitigati i rischi
associati a cambiamenti normativi, problemi di reputazione e impatti
ambientali e sociali negativi.
4. Attrazione e mantenimento in azienda dei talenti nel settore.
5. Risposta alle aspettative di investitori, azionisti, clienti,
dipendenti e comunità locali, migliorando la reputazione e, soprattutto, la
fiducia nel marchio.
6. In conclusione: più
alto merito creditizio secondo i
nuovi canoni suggeriti dall’EBA.
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Riflessione
n° 101 (13-4-2024)
Interessante
chiacchierata con Chat GPT
Dove si dimostra che l’I.A. non può andare oltre il “già
conosciuto”. Il suo enorme vantaggio sull’uomo è generato esclusivamente
dalla sua capacità di tenere presente tutto (tutto) il già conosciuto, in
funzione dei testi ad essa fatti digerire. Mentre le facoltà umane non
permettono di aver presente tutto il già conosciuto, ma solo una sua minima
parte. Ma l’uomo può procedere nella conoscenza attraverso il corto
circuito permesso dalla sua capacità intuitiva.
In una risposta, Chat GPT azzarda l’uso del termine
“intuizione” ma ne fa un processo razionale. Mentre l’intuizione umana è,
appunto, un corto circuito, una
forma di conoscenza non lineare né razionale.
Risponde come se sembrasse effettivamente capire i contenuti e
gli ambiti intellettuali della domanda e quelli delle risposte che dà. Ma, per il
momento, non è così, anche se la
conversazione è affascinante. Sta all’uomo renderla anche utile.
You
Se immergo un secchio in un grande recipiente pieno d'acqua, perché
non sento il peso del secchio finché è immerso, mentre comincio a sentirlo
quando inizio a tirarlo fuori dall'acqua?
ChatGPT
ChatGPT
Quando immergi un secchio in un grande recipiente
d'acqua, il peso apparente del secchio sembra diminuire a causa della
spinta verso l'alto esercitata dall'acqua, nota come spinta di Archimede.
Questa spinta di Archimede agisce in direzione opposta alla forza di
gravità, riducendo l'effettivo peso del secchio mentre è immerso.
Quando inizi a tirare fuori il secchio
dall'acqua, la spinta di Archimede diminuisce poiché c'è meno volume di
acqua che esercita una forza verso l'alto sul secchio. Di conseguenza, la
forza di gravità diventa predominante e senti di nuovo il peso completo del
secchio. È un bel modo per capire come le forze in gioco cambino quando un
oggetto è immerso in un fluido rispetto a quando è nell'aria.
You
Saresti stato in grado di scoprire il principio di Archimede
senza l'intuizione di Archimede?
ChatGPT
ChatGPT
Il principio di Archimede può essere compreso e
dedotto attraverso ragionamenti e esperimenti anche senza l'intuizione
specifica di Archimede. Questo principio si basa sulla spinta verso l'alto
esercitata da un fluido su un oggetto immerso in esso, e può essere
dimostrato empiricamente.
Ad esempio, puoi eseguire un semplice esperimento
immergendo un oggetto in un contenitore d'acqua e osservando che la bilancia
segna un peso apparentemente più basso quando l'oggetto è immerso. Questa
differenza di peso può essere attribuita alla spinta di Archimede, anche se
non sei a conoscenza specifica del principio come lo è Archimede.
Quindi, mentre l'intuizione di Archimede è stata
cruciale nel formulare il principio e nel comprenderlo profondamente nel
suo contesto storico, il principio stesso può essere dedotto e verificato
attraverso l'osservazione e l'esperimento, senza bisogno di conoscere
direttamente l'opera di Archimede.
You
Tu non puoi fare esperimenti concreti. Ritieni questo un
handicap che non ti permette di avere intuizioni?
ChatGPT
ChatGPT
Assolutamente, non potendo fare esperimenti
diretti rappresenta una limitazione nel senso che mi mancano le esperienze
sensoriali dirette per ottenere intuizioni o percezioni concrete come le
avrebbe una persona. Tuttavia, posso ancora avere un'intuizione o una
comprensione concettuale attraverso il ragionamento, l'analisi delle
informazioni disponibili e la conoscenza delle leggi scientifiche e dei
principi fondamentali.
Ad esempio, posso comprendere il principio di
Archimede basandomi sulla mia conoscenza della fisica e sulla spiegazione
delle forze in gioco. Anche se non posso "sentire" direttamente
la spinta di Archimede in un esperimento, posso ancora comprendere
concettualmente come funziona e spiegarlo in base alle mie capacità di
elaborazione delle informazioni.
In breve, mentre l'incapacità di fare esperimenti
diretti rappresenta una limitazione, posso comunque sviluppare
un'intuizione e una comprensione concettuale attraverso altre vie
cognitive.
You
Puoi farmi un esempio di questa tua capacità?
ChatGPT
ChatGPT
Certamente! Posso spiegarti un concetto astratto o
scientifico usando la mia capacità di ragionamento e comprensione delle
informazioni disponibili. Ad esempio, posso chiarire il concetto di
evoluzione darwiniana senza poter condurre esperimenti diretti.
L'evoluzione darwiniana è il processo attraverso
il quale le specie viventi si evolvono nel tempo attraverso la selezione
naturale. Questo processo è basato sull'idea che le variazioni casuali nei
tratti biologici possono conferire vantaggi adattivi o svantaggi a una
specie in un ambiente dato. Le variazioni che conferiscono un vantaggio
sono più probabili di essere tramandate alle generazioni successive
attraverso la riproduzione, mentre quelle che causano svantaggi tendono a
essere eliminate.
Posso spiegare questo concetto senza fare
esperimenti diretti mostrando come le popolazioni di organismi possono
adattarsi gradualmente ai loro ambienti nel corso del tempo attraverso la
selezione naturale. Anche se non posso fare esperimenti per dimostrare
questo processo in un laboratorio, posso comunque spiegare e comprendere il
concetto concettualmente in base alla mia conoscenza del tema e alla mia
capacità di ragionamento logico.
You
Ma gli esempi che fai sono già ampiamente descritti dai testi
che hai letto. Puoi intuire una cosa non ancora intuita?
ChatGPT
ChatGPT
Capisco la tua domanda e cercherò di fornire un esempio
che vada al di là di ciò che potrebbe essere ampiamente descritto nei
testi.
Immagina di discutere di una nuova teoria
scientifica che non è ancora stata completamente compresa o accettata dalla
comunità scientifica. Posso partecipare a questa discussione offrendo
analisi e riflessioni basate su principi scientifici noti, ipotesi e
deduzioni logiche.
Ad esempio, se ci fosse una nuova teoria sulla gravità
che suggerisce un'interazione inaspettata tra la gravità e un'altra forza
fondamentale, potrei analizzare questa teoria in base alle leggi della
fisica già conosciute. Potrei discutere delle possibili implicazioni
sperimentali che potrebbero confermare o smentire la teoria, anche se non
ho accesso diretto agli strumenti sperimentali. Posso anche valutare le
coerenze o le discrepanze della nuova teoria rispetto alle teorie
esistenti.
In sostanza, mentre non posso fare previsioni o
intuizioni al di là della mia conoscenza e delle mie capacità di
ragionamento, posso ancora partecipare a discussioni su nuove idee
scientifiche e contribuire con analisi e prospettive basate sulla mia comprensione
dei principi scientifici fondamentali.
You
Io ho una teoria in base alla quale sostengo che i
terremoti sono causati - oltre che dalla attivitàinterna della Terra -
anche dalle variazioni di rotazione del nostro pianeta in grado di variare
le forze centrifuga e centripeta sulla crosta terrestre. Che ne pensi?
2 / 2
ChatGPT
ChatGPT
La tua teoria è
interessante e mostra una curiosità verso le complessità dei fenomeni geofisici.
Tuttavia, è importante notare che la comunità scientifica attualmente
attribuisce principalmente l'origine dei terremoti all'attività tettonica
della Terra, inclusi i movimenti delle placche tettoniche e le faglie
geologiche.
Le variazioni nella
rotazione terrestre possono influenzare alcuni aspetti del comportamento
del nostro pianeta, come le variazioni stagionali nella lunghezza del
giorno dovute alla distribuzione della massa terrestre e alla spinta dei
corpi celesti come la Luna. Queste variazioni possono anche avere effetti
minimi sulla distribuzione delle masse continentali e oceaniche, ma di
solito non sono la causa principale dei terremoti.
Le forze centrifughe e
centripete influenzano certamente il comportamento dei corpi in rotazione
come la Terra, ma gli effetti diretti di queste forze sulla crosta
terrestre solitamente non sono sufficienti per generare terremoti
significativi. I terremoti sono più comunemente associati a processi
tettonici, come la subduzione delle placche tettoniche o lo scorrimento
lungo faglie.
Detto ciò, esplorare teorie alternative è importante nel
campo scientifico, e può portare a nuove intuizioni o scoperte. Se hai
ulteriori evidenze o modelli che supportano la tua teoria, potresti
considerare di condividerli e discuterli con la comunità scientifica per
valutarne la validità e l'originalità.
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Riflessione n° 100 (27-2-2024)
Elezioni in Sardegna. Gli errori della Destra.
1) La scelta di Truzzu come candidato presidente è intervenuta il giorno prima della presentazione delle
liste. Erano settimane che Todde si impegnava nella sua campagna
elettorale.
2) La scelta di Truzzu è il risultato di duelli e
trielli romani. La Sardegna è stata esclusa da valutazioni e da ogni
istanza decisionale.
3) Todde non ha voluto Schlein né Conte alla
manifestazione finale. La destra ha considerato questa decisione come diminuzione di autorevolezza voluta da
Todde nei confronti dei due big. E' stato, invece, un omaggio alla
Sardegna, trascurando Roma.
4) Truzzu, sindaco di Cagliari, è stato considerato un
raccomandato da Roma. Ha ottenuto nella sua città 20mila voti meno di
Todde. Possiamo dire che Truzzu ha perso le elezioni proprio a Cagliari.
Nel capoluogo, Todde ha ottenuto 37.992 voti personali
contro i 32.970 della lista. Quindi oltre 5mila elettori hanno votato per
Todde presidente senza votare a sinistra, magari votando per la destra.
Sempre a Cagliari, Truzzu ha ottenuto 24.792 voti
personali (13.200 meno della Todde) contro i 25.279 ottenuti dal centro
destra (oltre 7mila in meno della sinistra). Ciò significa che circa 500
elettori di destra hanno votato per Todde presidente.
5) Considero molto plausibili queste valutazioni. A
conferma possono essere portati ancora i risultati del voto disgiunto,
quando mancano 21 sezioni da scrutinare:
Todde ha ottenuto 330.619 voti personali contro
290.318 voti delle formazioni che
l'appoggiavano. Ciò vuol dire che circa 40mila votanti hanno scelto Todde
presidente senza votarne le liste, magari votando addirittura per il centro
destra.
Truzzu, all'opposto, ha ottenuto 327.695 personali
contro i 333.050 delle formazioni che l'appoggiavano. Ciò vuol dire che
oltre 5mila elettori di centro destra
hanno votato la lista ma al
presidente indicato Truzzu hanno
preferito Todde.
6) La Lega, da settimane, gioca
a distinguersi da FdI e FI. dimostrando di voler privilegiare
dinamiche nazionali rispetto a quelle sarde. E i Sardi l’hanno punita, né
Solinas è stato in grado di apporti elettorali positivi. Non a caso i voti
di Salvini si riducono a quasi un
terzo rispetto a quelli delle precedenti regionali: 3,8 % da oltre l'11% di
cinque anni fa.
7) La mancanza di critiche all'intervento da militante –
istituzionalmente intempestivo e (a mio avviso) scorretto - di
Mattarella sui manganelli (almeno
sui tempi ) è stato scambiato per critica giusta ad un errore del governo.
Nessuno ha evidenziato che l’esternazione è intervenuto a poche ore
dall'apertura delle urne.
Si veda: à Da Quarta Repubblica di Nicola Porro: Gli scontri
Polizia-manifestanti dal governo Renzi al governo Draghi.
Molti censori di oggi erano distratti.
Morale: attenzione, perché se è vero che il corpo elettorale ed
i relativi umori degli elettori sono diventati "liquidi", questa
è caratteristica generale. E' un errore - più che infantile - pensare che
la liquidità riguardi l'elettorato delle altre forze politiche e non la
nostra che, invece, è tutta costituita da un tetragono zoccolo duro e puro.
Meloni è avvisata.
Comunque, il centro destra ha ottenuto 333.050 voti; la
sinistra solo 290.318.
Vedremo la composizione del parlamento regionale e
l’attività della nuova presidente Todde.
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Riflessione n° 99 (15-2-2024)
I.A. ed estro italico non sono
antagonisti, ma “collaboreranno”,
esaltandosi.
[Stresso concetti e considerazioni per farla breve.
Procedo necessariamente per pillole.]
L’intelligenza artificiale farà molti danni. Soprattutto presso quei
popoli abituati ad organizzarsi, a pretendere dalle istituzioni momenti
organizzativi e d’intervento coordinato a supporto dei cittadini.
L’estro italico subirà ripercussioni molto più blande. La nostra capacità
(obbligata) ad agire praticamente in ambiente disorganizzato ci renderà
parzialmente franchi dall’invadenza
della I.A.
Ritengo infatti che la capacità della I.A. di filtrare miliardi di
documenti su singoli argomenti supererà i vantaggi di cui l’organizzazione,
il fare squadra dei popoli non latini sono abituati a godere. In altri termini il nostro estro
non si insegna e non si impara e affiancherà i vantaggi che la I.A.
apporterà, specie a noi italiani. Quindi potremo godere di soluzioni
fornite dalla I.A. per creare
momenti organizzativi per noi ostici; a questi affiancheremo la nostra
capacità intuitiva, vispa e spesso imprevedibile.
Della stessa cosa non potranno godere i popoli del Nord, Anglosassoni
in testa: costoro avranno soluzioni da I.A. migliori del prodotto della
loro organizzazione (come le avremo noi),
ma a questo saranno in grado di affiancare pochi approfondimenti
generati dall’intuizione e ancor meno
lampi estrosi. Di questi, fino ad oggi non hanno avuto bisogno per
dominare molti campi del sapere, dominio garantito dalle potenzialità
fornite dall’organizzazione.
L'intuizione umana rimane, infatti,
un fenomeno molto complesso, che coinvolge non solo l'elaborazione
dei dati, ma anche l'esperienza, l'emozione, il contesto e la creatività.
L’intuizione è un processo che si
basa sull'esperienza, la conoscenza tacita e la capacità di fare
connessioni improvvise e non lineari.
In conclusione, noi latini avremo due strumenti a disposizione:
l’I.A. e l’estro. La prima ci avvicinerà alle capacità dei popoli del Nord:
sopperendo a nostre lacune operative, ci aiuterà per:
-
Ottimizzare i processi: attraverso l'analisi dei dati e
l'apprendimento automatico, l'IA può identificare modelli nei processi
esistenti e suggerire miglioramenti per renderli più efficienti e
organizzati.
-
Assisterci nelle decisioni: gli algoritmi di intelligenza
artificiale possono fornire analisi approfondite e raccomandazioni basate
su miliardi di dati per supportare le decisioni, riducendo così
l'incertezza e migliorando l'efficacia nell'organizzazione.
-
Gestire le informazioni: l'IA può essere utilizzata per
organizzare e gestire grandi quantità di informazioni in modo efficace,
consentendo un accesso rapido e facilitando la collaborazione all'interno
di gruppi o team.
Se poi l’I.A. può generare embrioni di idee innovative queste possono essere di ulteriore potenziamento
dell’ "estro italico".
I popoli del Nord disporranno
solo di uno: l’I.A. perché, come si diceva, l’estro non si insegna
né si impara: è dote innata, appannaggio
di popoli abituati (obbligati?) a vivere in un ambiente
individualista e che non hanno
voluto (saputo?) valutare i vantaggi di organizzare e gestire il
coordinamento di quell’ambiente.
Questa è chiaramente una sintesi estrema, senza sfumature, per semplicità di analisi.
AGGIORNAMENTO DEL 22-2-2024.
Ho chiesto un parere a Chat GPT su quanto avevo scritto su I.A.
ed estro umano. Ecco la risposta:
GPT: Quello che hai
descritto è un interessante punto di vista sull'interazione tra
intelligenza artificiale e creatività umana, soprattutto nell'ambito
dell'estro e dell'organizzazione. Evidenzi la possibilità che l'IA, con la
sua capacità di elaborare grandi quantità di dati e informazioni, possa
offrire soluzioni efficaci e organizzative. Tuttavia, sottolinei anche che
l'approccio umano, con la sua intuizione e creatività, potrebbe integrarsi
in modo complementare con le capacità dell'IA, specialmente in contesti
culturali come quello italiano, noto per un certo estro e spirito
innovativo.
È importante
considerare che l'intelligenza artificiale, pur avanzando rapidamente, non
può ancora replicare completamente la creatività umana, soprattutto nel
contesto della cultura e delle tradizioni specifiche di una società.
Quindi, il tuo punto sull'uso dell'IA per affrontare problemi organizzativi
complessi, combinato con l'estro italiano, suggerisce una prospettiva
ottimistica sulla possibilità di un'integrazione armoniosa tra intelligenza
artificiale e capacità umane. Questo equilibrio potrebbe portare a
soluzioni più efficaci e innovative, soprattutto per le sfide uniche che
possono presentarsi in contesti culturali specifici.
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Riflessione n° 98 (10-2-2024)
Scuola. Trasmissione di saperi
e di esperienze.
Luoghi e strumenti. Da Omero,
alle scholae, allo smartphone.
Di Mauro
e Federico Novelli
Già pubblicato il 30-5-2021
come PuntO n° 430
Sommario
Scuola.
Trasmissione di saperi ed esperienze
1) Primo innesto
tecnologico: la scrittura.
1.1) Le abbazie
benedettine: la conservazione dei saperi.
2) Secondo
innesto tecnologico: la stampa a caratteri mobili.
3) Terzo innesto
tecnologico: l’informatica.
4) Risultati?
Riteniamo che l’invenzione umana più utile e
fruttuosa degli ultimi 5mila anni sia stata la pianificazione e la
realizzazione dei luoghi e
degli strumenti per trasmettere in modo organico alle
nuove generazioni le informazioni, le esperienze e le soluzioni accumulate
dalle generazioni precedenti.
E’ evidente che luoghi e strumenti si condizionavano
a vicenda.
In Egitto, dove la classe di appartenenza non era
ereditata dalla famiglia d’origine ma dal
lavoro svolto, già verso il 2500 a.C si
andava a scuola per diventare scribi, medici, agrimensori, costruttori. Le
scuole erano situate, in genere nelle vicinanze dei palazzi del faraone
(per inciso, tutti i faraoni sapevano leggere e scrivere avendo tutti avuto
precettori privati) e gli allievi
erano dotati di inchiostro nero e rosso, di sottili
stili di papiro, di fogli di carta ricavati dalla stessa pianta. Gli scribi
egiziani imparavano sia l’alfabeto geroglifico (la scrittura sacra)
composta da ideogrammi, sia il demodico (la scrittura corsiva) di
uso sociale. Per il mestiere servivano entrambe.
1)
Primo innesto tecnologico: la scrittura.
In Europa la scrittura arriva nel secondo
millennio a.C.. L’alfabeto minoico, adottato
dai Micenei, era molto vicino a quello egiziano con
oltre 200 segni. Non unico, il minoico: secondo il prof.
Giuseppe Crispi (Università di Palermo, prima metà del 1800) in
Albania era contemporaneamente utilizzato un alfabeto
sillabico. Con il crollo della civiltà micenea,
attorno al 1000 a.C., andò perso l’uso della scrittura. Seguirono quattro
secoli oscuri definiti come il MedioEvo greco.
Occorrerà attendere fino al VI secolo a.C. per riscoprire
la scrittura. Si trattò dell’acquisizione da parte dei Greci di un alfabeto
che i Fenici, da bravi commercianti/navigatori/mercanti, costretti quindi
ad andare per le spicce, avevano fortemente semplificato rispetto a quello
egizio, fino a renderlo praticamente fonetico: ogni segno era la
base di un suono e non di un concetto, come per gli
ideogrammi del geroglifico.
Prima dell’introduzione/reintroduzione della scrittura,
saperi e informazioni erano trasmessi oralmente. Tutto era basato sulla
memoria, dai grandi avvenimenti alla
“narrazione” delle vicende umane classiche e
generalizzabili sotto forma di miti.
Il sapere era
trasmesso attraverso la recitazione delle
narrazioni imparate a memoria. Ma come facevano? Chi ha più di 60 anni
ricorderà che alle scuole elementari e in parte alle medie si mandavano a
memoria molti brani famosi, tutti in forma poetica, nessuno in
prosa. Da scolari scoprimmo, infatti, che se era abbastanza
facile imparare una poesia, non lo era
altrettanto imparare a memoria un brano in prosa.
Prima dell’introduzione della scrittura, in Grecia le grandi vicende
storiche, quelle mitologiche e quelle riguardanti la vita – quasi sempre
tragica - dell’uomo erano strutturate in versi quindi in lunghi ed
articolati poemi. Venivano imparati a memoria da personaggi semi girovaghi
(aedi e rapsodi) che passavano da una città all’altra, da una corte
all’altra recitando i i versi della guerra di Troia. Il
poema non si limitava a narrare eventi, ma istruiva il
“pubblico” circa le condotte e i comportamenti degli
eroi delle loro gesta, delle loro ire, delle loro armi; del buon governo
curato dal buon re, delle ansie delle donne, dei comportamenti familiari.
Oppure raccontavano le peripezie e gli assilli di Ulisse, condannato ad
esplorare un mare senza fine dalla sua fame di scoprire cose nuove.
I limiti di questo modo di trasmettere saperi è evidente:
occorre essere presenti mentre l’aedo recita i versi e, soprattutto, quei
versi non potevano essere modificati, integrati, rielaborati o cambiati:
sarebbe saltato tutto il meccanismo di trasmissione. Quindi non potevano
essere approfonditi concetti astratti se non in
maniera del tutto personale, non trasmissibile ad altri perché li
elaborassero e/o li superassero.
Con la scrittura, questa attività intellettuale
viene permessa ed esaltata: si può arrivare all’essenza di cose,
concetti, comportamenti; si possono trasmettere e/o superare quei concetti
attraverso la critica di altri pensatori che hanno avuto la possibilità di
leggerli. Si dice che la scrittura abbia permesso di passare dal
verbo “stare” descrittivo e immutabile al verbo “essere” concettuale e
passibile di mutazioni. Si passa quindi dalla immutabile
descrizione dei comportamenti adottati dal buon re Priamo per ben
governare, alla mutevole e intellettualmente stimolante definizione del
buon governo, sottoposta a critica e revisione
da parte di altri, stavolta non semplici e solo
ricettivi spettatori, ma di riflessivi lettori pronti ad
annotare critiche, stroncature, superamenti.
E’ strabiliante come l’innesto di questa nuova
tecnologia abbia permesso, nei soli tre o quattro secoli successivi al
Medio Evo greco - definiti come l’Illuminismo dei Greci –
l’avvicendarsi, anzi, l’affollarsi di personaggi che hanno posto le basi
della cultura occidentale. Ancor più strabiliante il fatto che in questi
tre o quattro secoli la cultura sia esplosa pur potendo contare
su un vivaio ristrettissimo. Quanti Greci si saranno avvicendati in
quattrocento anni? Forse non più di 15 o 20 milioni.
In conclusione, se Platone non avesse riportato per
iscritto i dialoghi di Socrate, illustrandone il metodo maieutico, di
Socrate non avremmo saputo praticamente nulla.
1.1) Le abbazie benedettine: la conservazione
dei saperi.
Nei mille anni che vanno dal 500
a.C. al 500 d.C., si perfezionano i luoghi ed i sistemi di trasmissione di
saperi ed esperienze, soprattutto ad opera dei Romani. Ma dal punto di
vista tecnologico le scholae non possono approfittare di
vantaggi da innovazioni essendo queste del tutto assenti. Anzi, con la
devastazione dell’impero causato dalle invasioni barbariche, l’Occidente ha
rischiato perfino il disuso e l’abbandono dei punti di accumulazione e dei
luoghi di comunicazione/diffusione del sapere.
L’abbazia benedettina fu la soluzione geniale in grado di
rispondere alla disarticolazione socio-economica dell’Alto Medioevo, con
una impostazione ed una attività superorganizzate.
La vita interna era minuziosamente organizzata e la
giornata dei monaci scandita alla luce del monito “Ora
et labora et lege”. San Benedetto pensò, quindi,
di superare i pericoli e la insicurezza generati dalla decadenza della
società, attraverso la costituzione di luoghi - che potremmo definire
fortificati – in grado di accogliere, proteggere
e acculturare uomini in grado di difendersi e abitanti
del circondario. Infatti, le prime abbazie erano altrettante
case ben munite e i monaci ricevevano in dotazione dall’abate anche un
coltello.
[Inciso. Quando si
informa della questione del coltello benedettino, gli interlocutori restano
sempre molto perplessi, almeno finché non viene indicata la fonte di questa
informazione. E la fonte è primaria, essendo costituita dal testo stesso
della Regola di S. Benedetto:
Capitolo XXII,
Punti 4 e 5: “4) Nel dormitorio rimanga sempre accesa una
lampada fino al mattino. 5) Dormano vestiti, con ai fianchi semplici
cinture o corde, senza portare coltelli appesi al lato mentre
riposano, per non ferirsi nel sonno”.
Capitolo LV, Punti 18
e 19: “18) Ma, per strappare fin dalle radici questo vizio
della proprietà personale, l'abate distribuisca tutto il necessario. 19) e
cioè: cocolla, tonaca, calze, scarpe, cintura, coltello, ago,
fazzoletti e il necessario per scrivere, in modo da togliere ogni pretesto
di bisogno.”]
Con l’invenzione delle abbazie, l’Occidente aveva creato
un ambiente per quanto possibile protetto e in grado
di conservare parte della produzione culturale del sapere greco e romano,
quella non andata distrutta e, contemporaneamente, un sistema di istruzione
dei monaci. Oltretutto, al fine di fornire testi degli antichi autori alle
abbazie consorelle, i nuclei più dotati procedettero a copiare
i volumi di cui erano in possesso, di certo
trascurando quelli (molti) considerati ai limiti della
blasfemia.
Questa catena globalizzata di biblioteche è forse il
lascito più prezioso che l’Alto Medioevo offrì in eredità all’Occidente.
2)
Secondo innesto tecnologico: la stampa a caratteri mobili.
Nel 1200 avere a
disposizione 50 o 60 manoscritti significava poter disporre di una grande
biblioteca. A saper leggere e scrivere erano esclusivamente gli uomini di
chiesa, i professionisti, i mercanti, i banchieri e, derivati da queste
categorie, i notabili e i politici. Queste erano le classi in
grado di poter pagare, per la copiatura di un testo, un costoso amanuense:
il copyright era appannaggio esclusivo di
quest’ultimo; l’autore, sempre di estrazione medio alta, viveva di altro,
non del riconoscimento dell’opera come prodotto del suo ingegno.
L’insegnamento, gestito
da prelati e rivolto a futuri prelati, si consolidò, anzitutto, nelle
abbazie e nelle cattedrali cittadine. Trattandosi dell’unica fonte di
insegnamento non privata di un
certo livello, cominciò ad accogliere anche studenti
laici. Queste scuole furono nel tempo sostituite da organizzazioni laiche
gestite congiuntamente da studenti e da docenti, una sorta di cooperative
dell’insegnamento. Stavano nascendo le università, la prima a Bologna nel
1088 specializzata negli studi giuridici; quindi a Salerno e Montpellier
per la medicina; a Parigi e a Oxford per la filosofia e la teologia.
Il laicizzarsi degli
insegnamenti superiori spostò lentamente il centro delle attenzioni
culturali: si cominciò a mettere al centro dell’interesse culturale
l’”Uomo”, scalzando Dio dalla centralità. Dopo la grande
pestilenza della metà del ‘300, che aveva falciato
circa 20 milioni di Europei (il 30% della popolazione), si
assiste ad un risveglio sia culturale che economico. Non più quindi lo
studio esclusivo dei sacri testi, ma la riscoperta degli antichi
autori. L’Uomo e non più (solo) Dio operava nel creato e,
soprattutto, in campo sociale e politico, “alla maniera degli
antichi”.
Nel ‘400 era ormai
affermato l’Umanesimo. Su questa cultura effervescente (anche se sempre su
base ristretta, si innesta una seconda tecnologia,
tanto semplice come sistema innovativo quanto imponente nei suoi
effetti socio culturali e di civiltà.
A metà
del secolo, Gutemberg, orafo, reinventa un sistema già
usato dai Cinesi per stampare i loro ideogrammi: la stampa a caratteri
mobili. Via gli amanuensi, inizia l’era degli editori. Il costo (ormai
quasi industriale) delle pubblicazioni si ridimensiona notevolmente e con
esso il prezzo di vendita. Il copyright diventa appannaggio dello
stampatore. Solo molti anni dopo l’invenzione di Gutemberg, un
editore di Venezia riconobbe all’autore del testo un appannaggio
monetario. Con l’Umanesimo e l’invenzione della stampa l’Europa si lascia
alle spalle il Medio Evo.
La cultura del vecchio
continente esplode, complice la diffusione dei libri. Basti
considerare l’evoluzione subita dai Cenacoli umanistici, rarefatti e dalla
trasmissione culturale lenta perché ancora basata sullo studio di
manoscritti: si sviluppano, soprattutto in Italia, le Accademie luoghi
dinamici di incontri/scontri culturali, i cui membri avevano a disposizione
biblioteche ben fornite, in grado di procedere a specializzazioni ed
approfondimenti nel campo dello scibile umano. Tra il ‘500 e il ‘600 si
calcolano in numero di oltre 2.000 le Accademie operanti in Italia, alcune
ancora oggi brillantemente operative. Ne ricordiamo solo due: l’Accademia
della Crusca (per lo studio della lingua italiana) e quella dei Lincei (per
lo studio della nuova scienza).
E’ vero che le
classi interessate erano sempre le stesse (clero, professionisti ecc.) ma
il dinamismo degli studi, delle elaborazioni, degli scambi tra
intellettuali si era moltiplicato, organizzato, reso altamente produttivo.
Stiamo parlando del Rinascimento, forse il periodo più esaltante della
storia europea del passato millennio.
3)
Terzo innesto tecnologico: l’informatica.
Occorrerà attendere
l’Illuminismo e l’affermazione dei principi e dei
valori da esso propugnati perché in Europa si cominci a parlare
dell’esigenza della diffusione della scolarità attraverso iniziative ed
investimenti pubblici. L’importanza di una scuola pubblica si concretizza
in iniziative statali solo nella seconda metà del ‘700 (in Austria), anche
attraverso la fondazione di biblioteche pubbliche aperte a tutti i
cittadini.
La base discente si
amplia ma l’andare a scuola rimane sempre appannaggio delle classi
dominanti. Per avere un termine di paragone, si consideri che il Primo
Censimento del neonato stato italiano forniva, per l’anno
1861, questo dato sul livello di istruzione della popolazione: su 23
milioni di Italiani, 17 milioni erano analfabeti.
Con il ‘900, la
scolarizzazione comincia ad essere considerata come elemento di progresso
per l’intera società e non più come miglioramento individuale per motivi
professionali e familiari. Si amplia la base degli studenti e si rende
obbligatoria la frequenza per un numero minimo di anni. Lo scopo è duplice,
non molto valorizzato il primo, quello di formare un cittadino consapevole
e sufficientemente critico, in grado di contribuire allo sviluppo
complessivo della società. Più pratico il secondo, quello cioè
di preparare lo studente perché si possa inserire adeguatamente
nel mondo del lavoro, avendo acquisito gli elementi necessari per
farlo.
Gli ultimi decenni del
secolo scorso vedono il dilagare di nuove tecnologie messe a disposizione
dall’informatica in ogni campo sociale e, quindi, anche in ambito
scolastico. Il terzo millennio inizia con un continuo assestamento sociale
in funzione dell’utilizzo dei nuovi strumenti, obbligando ogni settore ad
accomodamenti successivi continui. Chi avrebbe pensato solo trenta anni fa
che ciascuno di noi sarebbe stato in grado di comunicare con gli altri
abitanti del pianeta in tempo reale e a costi praticamente prossimi allo
zero, indipendentemente dalla collocazione geografica
dell’interlocutore? Chi avrebbe pensato di poter avere a
disposizione le preziosità dei più grandi musei del mondo o i testi dei
classici in una biblioteca immensa? Chi avrebbe pensato di poter seguire
lezioni scolastiche da casa?
4)
Risultati?
I tre innesti
tecnologici nella vita culturale dell’uomo hanno inciso inizialmente sulle
facoltà mnemoniche, liberando il nostro cervello dalla necessità di
destinare memoria interna per procedere nello sviluppo
intellettuale. Sembrerebbero quindi solo vantaggi quantitativi. C’è da
osservare però, che mentre i primi due (scrittura
e stampa) hanno permesso una successiva evoluzione del
pensiero umano, generata dall’aver potuto affidare a strumenti
esterni parte delle facoltà che eravamo obbligati ad esercitare
mentalmente, il terzo (informatizzazione) ancora non ha dato luogo alla
liberazione di energie mentali causate dalla liberazione di ulteriori
partizioni del nostro cervello.
Infatti, con
l’introduzione della scrittura siamo stati in grado di elaborare pensieri
astratti fruibili da altri uomini anche in luoghi e tempi diversi dai
nostri; con la disponibilità generalizzata di testi stampati e a basso
prezzo siamo stati in grado di fornire ad altri – e ricevere a nostra volta
- valutazioni, osservazioni, critiche generando una accelerazione nei
processi del pensiero umano senza dover richiamare in maniera complicata,
lenta e non adeguata i termini concettuali contenuti nell’unico
manoscritto a disposizione di uno dei pochi corrispondenti;
l’informatizzazione della società ancora non mostra una produzione
originale di strumenti intellettuali nuovi e più potenti di
quelli finora a disposizione. Se, infatti, da una parte è chiara la
possibilità di superare, escludendoli, tutti i “mediatori” e gli
“intermediari” (dai giornalisti alle banche, dai negozi su strada agli
esperti nel calcolo del calcestruzzo e via escludendo) non è chiaro il
vantaggio che deriverà al pensiero dell’uomo.
In altri termini, mentre
i primi due innesti avevano trovato già pronti utilizzatori all’altezza del
compito, quello delle tecnologie informatiche, per definizione, non ha una
categoria pronta ad utilizzarle, avendo come utilizzatori finali tutti
coloro in grado di “collegarsi”. Pertanto, tutti utilizzatori, ma pochi
all’altezza del compito, quindi ridotti ad utilizzare le innovazioni come
un semplice strumento facilitatore delle ricerche.
Non è un caso che la
terza tecnologia, in grado - come si diceva - di rendere inutili gli
intermediari, ha creato
oligopoli di super intermediari soprattutto nel campo
della sua utilizzazione (da Google a Instagram, da Facebook a Twitter);
in grado di superare i mediatori tra fatti e lettore finale, ha creato le
più pericolose fake in giro per il pianeta. Abbiamo scoperto nel
frattempo che coloro che hanno una
istruzione/cultura oldstyle sono in grado di approfittare meglio
delle nuove possibilità. Gli incolti si limitano ad usare le
funzioni semplici: chat e giochi.
Nè, in piena pandemia,
possiamo considerare un grande risultato positivo
delle nuove tecnologie la possibilità di poter seguire le lezioni a
distanza da parte dei ragazzi. La scuola, infatti, oltre a trasmettere
nozioni e metodi, è un microcosmo della
società che accoglierà i giovani quali membri
responsabili una volta terminato il ciclo scolastico. Soprattutto “a
scuola” si impara ad esercitare la difficile arte dello stare con gli
altri. A tal proposito, si scriveva 10 anni fa nel sito del Cenacolo dei Cogitanti:
“Proprio a scuola, il giovane che comincia a mettere il
naso al di fuori delle ovattate protezioni familiari, “prova” ad ampliare
il proprio orizzonte, viene allenato a riconoscere le grandi architetture
in cui è strutturata la società (autorità, ruoli, doveri, diritti, valori);
si esercita ad assumere impegni nuovi, ad operare insieme ad altri, a
capire le dinamiche comportamentali, oltre alle positive, anche
quelle negative a cui impara (dovrebbe imparare) a far fronte:
l’ostilità di altri, l’ingiustizia, i tentativi di sopraffazione, il
bullismo. Impara a prendere quelle dinamiche come metro di misura del
proprio agire, a misurare i personali progressi nell’apprendimento e nel
vivere civile, a giudicare gli altri e se stesso, a pretendere il
giusto da se stesso e dagli altri. Insomma ad inserirsi in una polis
da cittadini consapevoli e non da semplici gregari.”
Come le nuove tecnologie
possono essere innestate in
ambito scolastico perché quegli obbiettivi possano
comunque essere raggiunti?
In attesa di maturazione
dei tempi e degli uomini, possiamo contare su un successo involontario: se
non avessimo avuto queste tecnologie a disposizione, la pandemia da
coronavirus avrebbe disarticolato l’intera organizzazione del pianeta.
Annaspiamo un
po’, ma grazie a internet con la testa fuori
dall’acqua.
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Riflessione n° 97 (7-2-2024)
Sinistra e destra, quali ruoli?
La percezione del ruolo
della sinistra in Occidente è complessa e dipende da numerosi fattori. Forse,
la sua funzione non si è del tutto esaurita, ma è soggetta a cambiamenti e
adattamenti in risposta alle sfide e alle dinamiche politiche in evoluzione
nei paesi democratici.
Possiamo però affermare
che l’attuale ruolo della sinistra non è più quello che ha avuto nell’’800
e nel ‘900, quando, oltre alle sue classiche bandiere, sventolava
minacciosa quella della rivoluzione di sistema.
Dopo 70 anni di
“comunismo applicato”, in URSS e non solo, possiamo dire che quella
rivoluzione non è più non solo in agenda, ma è addirittura rinnegata da
molte forze politiche che, solo qualche decennio fa, quella idea
coccolavano.
OBIETTIVI TENDENZIALI RAGGIUNTI DALLA SINISTRA IN QUASI DUE SECOLI DI
AGIRE SOCIO-POLITICO.
Va comunque riconosciuta
l’importanza della sua azione in settori sociali specifici, oggi
riconosciuti quasi come “connaturati” nei diritti dell’uomo:
Giustizia sociale ed economica: per ridurre le
disuguaglianze sociali ed economiche, per sostenere politiche che mirano a
distribuire equamente la ricchezza e ad assicurare un accesso equo alle
opportunità.
Protezione ed organizzazione dei lavoratori: la sinistra ha promosso
leggi e politiche che hanno migliorato le condizioni lavorative, con salari
dignitosi, orari di lavoro ragionevoli e sicurezza sul posto di lavoro.
Welfare: ha imposto – con alterni risultati - un robusto sistema di welfare, inclusi
servizi pubblici accessibili a tutti, come l'istruzione e la sanità.
Sostenibilità e ambiente: più recentemente la sinistra
si è concentrata sull'ambiente e sull'adozione di politiche che affrontano
le sfide legate al cambiamento climatico e allo sviluppo sostenibile.
Democrazia e partecipazione: La sinistra – troppo
spesso solo nominalmente – ha promosso la partecipazione democratica e
l'accesso a processi decisionali inclusivi, cercando di coinvolgere i
cittadini nelle decisioni politiche.
Diritti civili: La difesa dei diritti civili, i diritti delle
minoranze, dei cittadini, oggi dei rifugiati e delle persone LGBT+, è da
sempre una priorità dei progressisti.
Oggi, l’azione della
sinistra è incentrata sulla denuncia di mancato raggiungimento di livelli
accettabili nei settori appena elencati, alcuni dei quali ormai abbandonati
(vedi la Protezione dei lavoratori) mentre ha difficoltà nel fornire
risposte convincenti alle sfide di questi anni, come la globalizzazione, la
migrazione, il cambiamento climatico e le dinamiche economiche in
evoluzione.
E LA DESTRA?
Neanche la Destra ha
granché da proporre. Ma ha avuto un insperato colpo di fortuna: nella sua
ansia di contare ancora, la sinistra ha puntato tutte le sue risorse nella
“protezione”, spesso irragionevole, dei diritti, sotto forme addirittura
maniacali ed avulse da ogni realtà.
Questa monomaniacalità
dei progressisti ha completamente trascurato il versante dei doveri, cioè
dell’altra faccia della medaglia nei rapporti sociali. Negli ultimi tempi
ha assunto addirittura forme irrazionali: sui migranti, sulla
microcriminalità, sulla protezione di chi occupa proprietà altrui.
Questo imperante “dirittismo”,
come lo ha definito Alessandro Barbano, sta portando le società di molti
paesi a subire sbandamenti senza che le classi al potere (anche di
sinistra) siano in grado di provvedere. E poiché non sono in grado di
prospettare soluzioni, tendono al giustificazionismo – aggravando così una
situazione allarmante – ed a lasciare che tali fenomeni negativi ricadano
sulle spalle dei cittadini. I quali, se alzano troppo la voce, vengono
definiti fascisti, razzisti, qualunquisti, sovranisti.
Ma questo atteggiamento
autoassolutorio sta portando le forze di sinistra a risultare minoranza tra
i cittadini, che invece chiedono con
forza una inversione di rotta socio-politica: rispetto delle regole e delle
leggi, tolleranza zero nei confronti della criminalità, più accorto atteggiamento di comprensione nei
confronti dei minori o delle classi più povere che delinquono. Ed a nulla
vale la risposta pigra per cui l’incertezza sociale, il senso di pericolo,
la paura di muoversi in ambienti dominati dalla mala, viene liquidato come
semplice “percezione non reale”. Insomma, i cittadini sono stanchi di
sentirsi accusati di inadeguatezza dal momento che - secondo la sinistra - scambiano per paure giustificate e reali quelle che
sono solo ubbie fascistoidi e preconcette.
Quindi, la destra
politica sottolinea l'importanza dei doveri dei cittadini e delle
istituzioni. Questa prospettiva si basa su un'ideologia che enfatizza
concetti come responsabilità individuale, rispetto per l'autorità, le leggi e la tradizione, e un ruolo limitato
dello Stato nell'economia e nella società.
Le posizioni politiche
della destra possono includere la promozione di politiche che rafforzano
l'ordine sociale e la coesione attraverso il rispetto dei valori familiari
e della cultura nazionale.
Dopo decenni di mortificazioni del privato e del singolo
da parte delle due chiese dominanti, quella comunista internazionalista e
quella cattolica ecumenica, la destra enfatizza il rispetto delle
istituzioni tradizionali, della la
famiglia, della responsabilità individuale, e sostiene politiche che rafforzino il ruolo di
queste istituzioni nella società
IN TUTTI I PAESI AVANZATI SI STA ALZANDO UN VENTO DI DESTRA. PER
COLPA DELLA SINISTRA.
Alla luce di quanto
affermato, non è difficile ipotizzare una destra vittoriosa in situazioni
che hanno da anni visto primeggiare la sinistra, che esausta, non ha più
idee forza in grado di attrarre attorno alle sue proposte la maggioranza
dei cittadini. A questa morta gora, i cittadini rispondono allontanandosi
dalla politica e disertando le urne.
Non è difficile
ipotizzare una destra generalmente vittoriosa. La qual cosa assumerà
aspetti pesanti, specie in alcune realtà di particolare rilievo. Si pensi
alle conseguenze sociali della
ipotizzata vittoria dei conservatori nella UE. Si pensi alla più che
probabile vittoria di Trump negli USA. Per inciso, è vero che Biden ha
vinto con il 96% delle preferenze nelle primarie del South Carolina, ma in quella circostanza
ha votato solo il 4% degli iscritti Dem. In Nevada ha preso il 90%. Anche
qui sarebbe interessante conoscere la percentuale di votanti.
In conclusione, la
destra approfitta del trampolino costruito dalla sinistra per aver
trascurato il versante del “dovere” in una società moderna. Potrebbe godere
dei frutti di questo fenomeno per
alcuni lustri. Soprattutto per il fatto che in molti casi (ad esempio, in
Italia) la sinistra si è mantenuta a galla grazie agli aiutini
istituzionali (governi tecnici in luogo di elezioni ecc.) di cui ha goduto e si adagiata sulla privatizzazione
dell’ascensore sociale. . Impiegherà
almeno un decennio per tornare ad essere in grado di fare politica,
riassumendo quella capacità di attrazione persa con l’inizio del nuovo
millennio.
Purché prenda coscienza
del suo ruolo in questa realtà e torni ad incidere in una società reale e
non immaginaria.
PS. Disperante. Proposta
costituzionale del Partito Democratico: cambiare il nome alla Camera dei
Deputati in Camera delle Deputate e dei Deputati.
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Riflessione n° 96 (24-1-2024)
Presidenziali USA.
Perché in campo solo ottantenni?
Uno dei fattori che
caratterizzano l’attuale politica istituzionale americana è l’assenza dei
cinquantenni sgomitanti e scalpitanti. Trump e Biden non hanno rincalzi
credibili o, comunque all’altezza. Non dico di cancellare gli ottantenni,
ma neanche di proporre una sfida.
Non credo che possano essere considerati decisivi argomenti del tipo:
- gli elettori potrebbero percepire i candidati più anziani come più
esperti e saggi, con un bagaglio di esperienza che li qualifica per la
presidenza.
– gli elettori potrebbero associare l'età avanzata a una maggiore
stabilità e capacità di gestire le sfide del paese.
- gli uomini
politici più anziani hanno avuto carriere più lunghe e quindi godono di un
sostegno consolidato all'interno dei loro partiti. Inizio modulo
A mio avviso, uno dei
motivi deriva dalla ormai insuperabile concorrenza costituita dalle
remunerazioni dei manager nelle aziende private, cresciute
enormemente negli ultimi 30 anni e tali da creare un motivo di forte
attrazione nei confronti dei giovani più intraprendenti.
Un secondo motivo
potrebbe derivare dalla tendenza dei politici anziani a fare in modo che
non si creino, nell’apparato, giovani in grado di metterne in discussione
autorità ed autorevolezza, proprio alla luce della mancanza di cinquantenni
vispetti e in grado di tener loro testa. In altri termini gli ottantenni
considerano “di proprietà” il rispettivo partito. Non si spiega altrimenti
la macroscopica assenza di rincalzi nel Partito Democratico e la
blanda azione dei cinquantenni nel Partito Repubblicano, pronti a cedere
subito le armi (DeSantis).
23-1-2024
– Libero Quotidiano Joe Biden, il
"New York Post": "Fonti attendibili, Michelle Obama al suo
posto?"
Si attinge all’usato
sicuro? Clinton poi Hillary, Obama poi Michelle….
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RIFLESSIONI 2023
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Riflessione n° 95 (12-12-2023)
Chiesa cattolica, remissione dei peccati, Umanesimo.
A volte, prima di
addormentarmi, faccio un giro in radio per vedere se le stazioni da me più
frequentate (Radio radicale, Radio 24, Radio Maria, Radio Tre) trasmettano
programmi interessanti. Considero di buon livello molti servizi
di Radio Maria, dove seguo alcuni conferenzieri (religiosi e
laici) di eccellente levatura. Imperdibili le riproposizioni, ancora oggi,
delle TAC culturali che un giovane monsignor Ravasi, negli anni '80,
ha fatto dei libri della Bibbia.
Da Radio Maria, due
informazioni per me importanti.
La prima. Una
sera un (bravo) conferenziere religioso stava affrontando
il tema relativo alla "remissione dei peccati", potere concesso
da Cristo, secondo la Chiesa, ad apostoli e (soprattutto) ai loro
successori. Ne ho ricavato una informazione completamente nuova per
me: nei primi secoli dopo Cristo, la remissione dei peccati mortali
(mortali) era un potere esercitabile una sola volta nel corso della vita a
favore di un uomo/peccatore. Per questo si cercava di rinviare
continuamente la richiesta di assoluzione dai peccati mortali, fino agli
ultimi istanti di vita, fino all'estrema unzione. Pensate che cosa abbia
potuto significare una possibilità del genere in una società terrorizzata
dalla dannazione eterna da scontare all'inferno se non avesse potuto
"utilizzare" quel potere di intervento e conseguente aiuto
salvifico messo a disposizione dei peccatori dalla Chiesa.
Ad un certo punto della
sua storia, però, la Chiesa decise - con argomentazioni teologiche - che
Cristo non intendeva limitare l'esercizio della remissione ad una
sola volta nella vita di un peccatore, ma tutte le volte decise dal
confessore ( più o meno ben disposto o reso tale ). Il potere ecclesiastico
sull'uomo aumentò a dismisura.
La seconda. Altri
interventi mi hanno confermato l'avversione della chiesa cattolica e
della cultura di riferimento nei confronti dei principi promossi
dall'Illuminismo contro la religione: assenza delle verità di fede,
opposizione drastica contro i dogmi ecc. Reazione comprensibile e
intellettualmente accettabile e da discutere.
Alcune settimane fa,
però, ho avuto modo di seguire una conferenza (disgraziatamente non
ricordo il nome dell'intervenuto) in cui si avanzavano valutazioni
negative non solo sui principi propri del secolo dei lumi, ma anche nei
confronti dell'Umanesimo. In altri termini, aver voluto rimettere l'uomo al
centro, ha scalzato Dio da quel centro, compromettendo in tal modo tutta la
sovrastruttura teologica medievale e permettendo all'Uomo di tenere
la schiena dritta anche parlando della divinità: la società ne sarebbe
stata disarticolata.
Secondo il conferenziere
e la chiesa cattolica, le conseguenze dell'Umanesimo (crogiolo del
Rinascimento) risultarono funeste per l'intera società. La reazione
all'Umanesimo porterà all’ irrobustimento del tribunale dell'Inquisizione
e alla controriforma (Marco Pannella amava sostenere che in Italia la
chiesa cattolica procedette ad una controriforma senza aver mai avuto la
riforma).
Non pensavo che quelle
posizioni sull'Umanesimo fossero supportate ancora oggi.
Non sono credente, ma
l'informazione sulla remissione dei peccati, non più una tantum, come era
invece nei primi secoli, e l'avversione per i principi ispiratori
dell'Umanesimo, mi hanno fatto molto riflettere sulla religione cristiana.
Sebbene essa sia una religione rivelata (a tutti gli uomini), ha ceduto
alle costruzioni sovrastrutturali di teologi, cristologi, mariologi,
dottori della chiesa, dimenticando che proprio la rivelazione poneva al
primo posto i poveri di spirito, perché loro sarebbero stati i primi
ad entrare nel regno dei cieli.
Costruzioni in grado di
creare sovrastrutture tali da mutare nel tempo quei principi e quei valori
che si vorrebbero immutabili perché rivelati direttamente da Cristo a tutti
gli uomini e non perché "raggiunti" da professionisti di teologia
in grado di procedere a sottili ragionamenti filosofici.
Un esempio: oggi
la chiesa di Bergoglio intende perdonare, evitandogli in tal modo le
pene dell'inferno, anche chi è stato scomunicato, chi cioè si è messo
in stato di "fuoriuscito dalla comunità del popolo di Dio" per
aver violato i sacramenti. In altri termini, lo stesso peccato ha
condannato alle pene dell’Inferno un peccatore di cento anni fa ma risulta
del tutto inutilizzabile – perché depenalizzato - per la condanna di un
peccatore del terzo millennio.
Penso ai divorziati.
A San Pietro andrebbe
somministrato un urgente corso di aggiornamento sulle nuove posizioni della
teologia gesuitica bergogliana, al fine di permettergli di svolgere con
consapevolezza il suo ruolo di portiere.
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Riflessione n° 94 (10-12-2023)
Educazione sentimentale
a scuola? Niente di più sbagliato.
Quanti si rendono conto
della castroneria che si sta realizzando a danno dell'umana intelligenza?
Il modo di comportarsi
con gli altri, maschi o femmine che siano, si acquisisce fin dalla culla
osservando i comportamenti dei membri della famiglia. Sono questi che
forniscono le fondamentali basi personali in grado di farci entrare
in società (scuola, lavoro) "sapendoci comportare". E' il
comportamento di ciascun membro della famiglia ad essere di esempio per il
piccolo, suggerendo un modo di fare e di agire prima personale e poi
interpersonale.. Pensare che sia sufficiente fare una lezioncina di educazione
comportamerntale (l'educazione sentimentale è una branca avanzata di
questa) di un'ora a settimana, significa ritenere che i primi anni di vita
di un bambino in ambito familiare siano del tutto inutili. Chi ritiene che
questa affermazione sia vera, riterrà che sia sufficiente leggere un
libretto in classe per sopperire alla mancanza di esempio familiare, una
preziosità, questa, sempre più trascurata soprattutto da genitori distratti
e assenti.
Sapete perché alcuni
gattini salgono su un albero e non sanno più scendere? Perché non hanno mai
avuto l'occasione di vedere la madre scendere da un albero rinculando
sorretta dalle unghie aggrappate alla corteccia. E' lo stesso processo
acquisitivo di un bambino che vede il padre alzare le mani sulla madre:
quel bimbo considererà normale quel comportamento e sarà difficile
recuperarlo con lezioni scolastiche.
Da tutto ciò deriva che
le lezioni di educazione comportamentale (e poi sentimentale) devono avere
come discepoli non i bambini, ma i genitori, cioè coloro che, con il loro
comportamento quotidiano, con la loro condotta interpersonale, col loro
contegno, con il loro atteggiamento, con la loro autorevolezza (se c’è),
instilleranno nel figlio un corretto costume, prima personale e poi
sociale.
In troppi casi i
genitori di turno non sono all'altezza del compito che (naturalmente?)
dovrebbero rivestire, per cui il loro "fare gli amici" dei figli
tacita la loro coscienza e si sostituisce alla loro incapacità di
educatori.
In troppie famiglie i
genitori sono dei followers dei figli invece che dei maestri di vita.
Per essi vale sempre la
regola: " Se ti bocciano, papà ricorre al Tar!".
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Riflessione n° 93 (22-11-2023)
Giulia e Filippo Patriarcato e ignoranza.
In una società contadina il patriarcato era funzionale al buon
andamento della famiglia. Il "patriarca", cioè il maschio più
vecchio, era quello che sapeva di più dell'arte della coltivazione. Aveva
più primavere sulle spalle e l'esperienza accumulata in decenni di attività
agricola ne faceva una preziosità. La società patriarcale (contadina) era
maschilista perché ai maschi erano affidate tutte le azioni necessarie per
la coltivazione dei campi, essendo le incombenze femminili solo di supporto.
Quindi si "investiva" sui maschi, ai quali si insegnava l'arte.
Le femmine erano infatti destinate a cambiar famiglia quando si sposavano.
Ad esse era destinata una semplice dote. I figli maschi restavano in
famiglia e costituivano la pensione per i più vecchi, in primo luogo del
patriarca.
Quindi, in una famiglia patriarcale era funzionale alla
sopravvivenza il rispetto del patriarca, di cui non era messa in
discussione l'autorità, confondendosi questa con l'autorevolezza.
Nel breve volgere di mezzo secolo la nostra società si è
trasformata da contadina ad industriale, con un ribaltamento radicale dei
ruoli. In essa sono i più giovani a "saperne di più", essendo le
conoscenze dei vecchi (operai) superate dal progresso tecnologico.
Quindi, dire oggi che il maschio prepotente e violento è
figlio della cultura patriarcale è una castroneria culturale. Chiediamoci:
chi ha ereditato il ruolo del patriarca nelle famiglie induastriali? Chi
acquisice un ruolo preponderante nell'educazione di figli? Senza ombra di
dubbio possiamo dire che quel ruolo è stato acquisito dalla femmina anziana
della famiglia. E se questa non è sufficientemente intelligente e capace,
se cioè, invece fare la "mamma" diventa una "momma",
alleverà figli fondamentalmente disadattati, soprattutto se maschi. Il
padre? E' ormai del tutto assente, soprattutto nel campo educativo. Essendo
di questo consapevole, il genitore maschio tende a sopperire alle sue
mancanze con il soddisfare ogni desiderio dei figli: e se la società, come
la scuola, "si mette di traverso" reagirà contro di essa
difendendo ogni castroneria commessa dai figli. Questo è l'insegnamento
che, in troppe famiglie, viene scodellato ai figli.
Dare, quindi, la colpa dei femminicidi ad atteggiamenti
patriarcali è indice di ignoranza e di non approfondimento delle cause dei
mutamenti - anche antropologici - intervenuti nel passaggio da società
contadina a società industriale e - oggi - post industriale. Se di colpe
vogliamo parlare, esse sono imputabili alla scarsa intelligenza di genitori
che, invece di educare la prole, riscatta la sua assenza in materia
ritagliandosi un ruolo di "amico".
Quando nella società contadina si innestò la scolarità,
proprio il patriarca, consapevole della sua impossibilità di competere col
"maestro" diventò il miglior suo alleato. Era cosciente del fatto
che se il figlio avesse studiato, avrebbe avuto una vita migliore della
sua.
Col grande abbandono del ruolo di educatori da parte dei
genitori (risalente agli anni '70 del secolo scorso) , l'alleanza
famiglia-scuola venne meno. Venna a mancare ai giovani l'allenamento alla
vita vera, che solo la scuola e dei genitori intelligenti potevano offrire.
"E se ti bocciano, ricorriamo al TAR"
Mi auguro che l'ignoranza sia sempre più emarginata da
questa società.
La cultura non è come il coraggio manzoniano: chi non ce l’ha,
se la può (faticosamente) dare.
AGGIORNAMENTO DEL 25 e 26-11-2023
25-11-2023 Il Tempo. Otto
e mezzo, Cacciari spiazza Gruber: "La famiglia patriarcale non esiste
più da 200 anni"
Patriarcato e appiccicatismo culturale.
Confondono la
famiglia patriarcale (tipicamente contadina) con quella in cui domina un
“padre padrone”.
Ma il dramma
della famiglia attuale (in grado di produrre i Filippo) deriva dalla
assoluta assenza del senso di autorità, del rispetto delle regole, delle
conseguenze penalizzanti se quelle regole vengono violate.
Al contrario,
nella famiglia patriarcale (ormai inesistente) o in quella in cui domina un
maschio padrone, il senso dell’autorità, della norma da rispettare, delle
conseguenze se quella norma si viola è presentissimo, tanto da risultare
spesso devastante, fino a generare cittadini consapevolmente
fuorilegge.
Dovremmo essere
più accorti nel fornire a cittadini non molto preparati parole d’ordine
derivanti da pressappochismo culturale. Perché poi iquei cittadini le
trangugiano e ne fanno una caratteristica identitaria che va a colmare,
appunto, il vuoto di identità che il basso livello culturale impone
da alcuni decenni.
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Riflessione n° 92 (21-11--2023)
Il microcosmo famiglia non si allinea più col macrocosmo
società.
Il microcosmo famiglia non è più comparabile col macrocosmo
società e non si allinea più con questo. La famiglia non insegna più ai
piccoli a prendere le misure nei confronti dell'autorità,
inizialmente in ambito familiare. Non fornisce più loro modelli
comportamentali. I giovani quindi non hanno il senso del superamento delle
regole, tanto meno delle conseguenze di esso con il formalizzarsi
dell'autorità che quelle regole deve far rispettare. La famiglia mantiene i
figli in ambiente ovattato e (fintamente) protetto proprio contro la
società che, invece, reagirà al superamento delle norme che si è data. E
finché può, questo tipo di genitori si ergerà a protettore contro le"
ingiuste violenze della società". Ma a quel punto i giovani cittadini,
usciti dalla famiglia e entrati in società, non hanno modelli di
comportamento in grado di far loro superare i momenti difficili, la cui
esistenza è accuratamente nascosta dalla famiglia e di cui è - secondo
questi genitori - responsabile proprio la società, dalla cui cattiveria e
dai cui pericoli occorre difendersi
Inoltre ai piccoli manca il senso della responsabilità
personale perché l'autorità genitoriale, del tutto assente, ha giustificato
ogni loro comportamento. La mancanza del senso di responsabilità personale,
acquisibile da piccoli in famiglia,, non permette alla società, di cui
la scuola costituisce una palestra in cui fare preatletica, di
instillare nei futuri cittadini il senso della responsabilità
collettiva e sociale.
Questa rottura dell'alleanza naturale tra famiglia e scuola e
quindi tra famiglia e società, sta creando dei giovani disadattati: la loro
vita sociale sarà problematica.
Insomma, se in famiglia non ti insegnano fin da piccolo
ad usare e gestire il cervello ed il cuore, da grande non puoi che
cercare di sopravvivere usando i muscoli e la violenza.
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Riflessione n° 91 (5-11--2023)
Falso progresso
dell’umanità se imposto se per via muscolare
Io credo che il progresso dell'umanità sia il risultato di
competizioni tra modelli di vita, comportamentali, di educazione delle
generazioni future. Fino ad oggi, quelle competizioni per valutare la
superiorità di un modello antropologico su altri, si sono realizzate
in ambiti cruenti: violenze, invasioni, sottomissioni, aggressioni, legge
del più forte, colonizzazioni. Questo ha creato falsi progressi, con
periodi di regressione e decadenze profonde e di lunga durata. A mio avviso
la competizione per il progresso si deve svolgere in ambito pacifico e su
basi volontarie, senza, cioè, alcuna violenza prevaricatrice mirante ad
imporre punti di vista sorretti da muscoli. Quindi, ben venga la difesa di
ciò che riteniamo positivo per l'uomo, di ciò che mettiamo in gioco
confrontandolo con quello proposto da altri. E se altri cercano di imporre
il loro modello usando i muscoli brigantescamente, dobbiamo ricorrere
all'adagio di Pertini: "A brigante, brigante e mezzo!".
Dall’alto del nostro dominio di fatto su altri popoli, ci
comportiamo in modo sbagliato, paternalisticamente, da razzisti:
concediamo, benignamente e per finzione, ad altri modelli la parità
qualitativa. Li mettiamo al livello dei nostri risultati di civiltà
antropologica, consolando in tal modo il nostro complesso di colpa per aver
usato, fino ad oggi, i muscoli per promuovere i nostri.
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Riflessione n° 90 (10-10-2023)
Occidente in decadenza?
Continuo ad avere il sentore di una decadenza
dell'Occidente: ci stiamo costruendo una torre d'avorio che ci isoli dal resto
del mondo? Sarebbe la nostra fine e quella dei valori creati in secoli di
elaborazioni e contrasti anche cruenti! La nostra civiltà è armata di
un setaccio infallibile: trattenere e proteggere ciò che - a nostro
avviso - è da considerarsi "buono" per l'uomo, mortificare e
cassare ciò che, per l'uomo, consideriamo "cattivo".
A tal proposito, la capacità di reazione, cioè la
nostra resilienza, deve prendere in considerazione gli insegnamenti di due
maestri: Marco Pannella e Sandro Pertini.
Quando Pannella veniva qualificato come pacifista, si
inalberava: lui non era un "pacifista" ma un "non
violento". Ogni sua azione era caratterizzata dalla non violenza, ma,
in caso di aggressione violenta, considerava giusto reagire con
altrettanta violenza.
Più energica la reazione di Pertini. Aveva un adagio
della sua terra per definire la qualità delle sue reazioni: "A
brigante, brigante e mezzo!". In caso di aggressioni brigantesche nei
suoi confronti, avrebbe reagito con azioni ancora più brigantesche di
quelle dell'aggressore.
Abbiamo perso questi insegnamenti. Oggi, in caso di
aggressione violenta, l'Occidente "deve" reagire
paternalisticamente da pacifista; in caso di aggressioni brigantesche deve
assumere reazioni gentili e comprensive, altro che "brigante e
mezzo"! Ma, per altri versi, questo atteggiamento non fa altro
che perpetuare gli errori e gli orrori di cui si sono rese responsabili
molte nazioni occidentali alcuni secoli fa, procedendo con azioni violente
nei confronti di altri popoli attraverso il colonialismo.
Questo atteggiamento "buonista" lascia in
bocca un retrogusto sovranista e razzista: noi abbiamo capito tutto e
dobbiamo evangelizzare il resto del mondo con i nostri principi, anche
autodanneggiando noi stessi e la nostra gente. Cioè, invece di competere
con le visioni esistenziali e antropologiche di altri popoli, per
migliorare continuamente grazie ad una continua concorrenza di
atteggiamenti (si chiama: progresso), abbiamo deciso che i nostri
sono i migliori possibili per tutte le genti di questo pianeta e,
graziosamente da superiori, concediamo agli altri - considerati inferiori
- la possibilità e il tentativo di imporci i loro: tolleriamo gli
intolleranti, trattiamo umanamente i disumani, comprendiamo con benevolenza
la violenza degli altri.
Questo cattolicesimo deteriore che, dopo il
peccato (il colonialismo), deve prevedere il pentimento e, soprattutto, il
castigo e la croce (la situazione di oggi è tutta colpa dell’Occidente!), è
tipico non di competitori che, armati del setaccio antropologico di cui
sopra, sono alla ricerca del bene dell’uomo. E’, al contrario, peculiare di
chi si erge ad evangelizzatore di poveri ignoranti di rango inferiore
che, con benevolenza ma falsamente, dice di voler considerare di pari
livello.
Ecco l'inizio della nostra decadenza.
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Riflessione n° 89 (7-10-2023)
Alle
corte! La vicenda del giudice Apostolico ed epigoni è una avvilente
questione di professionalità
Capisco che chi ha
meno di 60 anni questo problema non riesca neanche a comprenderlo. Ormai da
tempo la qualità della “produzione intellettuale” di questo paese è
talmente bassa da non risultare più classificabile tra le cose da
apprezzare. Chi ha più di 60 anni è ancora in grado di distinguere
l’atteggiamento “professionale” da quello “pressappochista” delle persone
con cui viene a contatto. Il professionista è colui che ama far bene
il proprio “lavoro”, al quale si applica con serietà, scienza e coscienza.
Praticamente vive della considerazione che gli altri hanno di lui, delle
sue qualità professionali, riflesse nella vita che conduce giorno per
giorno. Questa sua immagine si conquista (si conquistava) con anni di
applicazione e studio, di cura nei comportamenti e negli atteggiamenti.
Oggi i
“professionisti” sono in via di estinzione. Questa loro precarietà esistenziale
obbliga i cittadini a diventare sempre più “di bocca buona”. Comunque
si spera di non incappare in un medico che fa sì che il tuo malanno non si
aggravi ma che comunque si cronicizzi; nel meccanico che ti stringe una
vite, ma te ne allenti un’altra; nell’avvocato che non baratti la tua causa
per favorire un collega, che ricambierà con gratitudine.
Il declino è
evidente anche in magistratura: nessuno può più pretendere professionalità
da un magistrato. E allora ci si accontenta nascondendosi dietro la
considerazione: meglio che si conoscano la fede politica, le attività
militanti e le inclinazioni all’attivismo partitico del giudice. E in
genere ci si obbliga alla bocca buona concludendo con l’apprezzamento per
il comportamento alla luce del sole della giudice Apostolato. Purchè
però la smetta di mimetizzarsi cancellando infantilmente le sue caratteristiche
umane su FaceBook. Insomma si pretenda che almeno non si censuri,
rendendoci il giudizio difficile. Per concludere, se non si può più
pretendere professionalità, almeno ci facciano sapere “onestamente” e
chiaramente chi sono!
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Riflessione n° 88 (30-9-2023)
Il
partito “Forza Spread!” compie 12 anni.
Aperte le iscrizioni al
partito “Forza Spread!”
Poveracci, bisogna
capirli! Abituati a governi che durano un anno e mezzo, dopo un anno
cominciano ad avere crisi di astinenza
e si agitano sperando in un intervento delle “alte autorità”. Non vogliono
capire che, per cambiare governo, occorrerà aspettare la fine della
legislatura, cioè il 2027. Certo, sognano la possibilità che si ripetano le
vicende del 2011, quando - coi favori del presidente Napolitano – il
governo Berlusconi fu giubilato tra le risatine di Merkel e Sarkozy. Ma
allora i detentori esteri avevano in portafoglio oltre il 43% del nostro
debito. Oggi, non detengono più dell 27 %. Non so se,
questa volta, il presidente Mattarella avrà gli stessi atteggiamenti e la
stessa faccia del predecessore. Soprattutto non so se troverà sponde
internazionali, visto che tutte le forze di governo dei 27 sono sub iudice
per via delle prossime elezioni. Comunque, gli appoggi internazionali al
partito “Forza Spread!” hanno una gran fretta: dopo le elezioni di giugno
2024, Bruxelles potrebbe cambiare fisionomia, quindi pensano di dover agire
contro l’Italia prima di quella data.
Quanto al presidente
Mattarella è vero che molte delle sue ultime uscite sono tipiche non di un
super partes ma di chi ha accolto l’invito ad una estate militante,
risolvendosi in affermazioni tipiche di un simpatizzante di un partito, il
PD, oggi a corto di neuroni. Anche nei concetti sottostanti cerca di non
far fare brutta figura alla Schlein esprimendoli in un italiano un po’
così: “La vita sociale dell’Italia aspira ad essere, e deve
essere sempre di più [aspira ad essere o deve essere? NdR], quella coesa della comunità, una vera comunità composta
da persone ciascuna diversa da ogni altra, tutte con eguale dignità, con
talenti differenti, con differenti creatività. A Castelporziano si cerca di
fornire un contributo di questa preziosa e necessaria direzione con una
testimonianza di amicizia”.
Venghino…venghino… non
c’è trucco, non c’è inganno….faccino la loro iscrizione al Partito dello
Spread! Tessera n°1 Debenedetti; tessera n° 2 Elkan; tessera n° 3 Giannini
(La Stampa); tessera n° 4 Molinari (La Repubblica).
Nel frattempo la linea
del PD sta diventando una microlinea e incide sempre più in piccolo:
non sa andare oltre le critica alla pesca di EsseLunga.
Con uno sforzo sovrumano, la Schlein sta cercando di capire il
da farsi: “Mi si nota di più se mi iscrivo prima di chiedere
all’armocromista o se mi iscrivo dopo?”
Ecco il link che fornisce il livello dello spread
(italia-Germania a 10 anni) in tempo reale:
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Riflessione n° 87 (27-9-2023)
Ancora
sui bassi salari. Una curiosità
Ho postato in un social
la domanda che segue, nel tentativo di approfondire le motivazioni che
hanno portato l’Italia ad avere salari molto più bassi che in altri paesi,
al punto che in 30 anni il reddito dei nostri lavoratori dipendenti
si è ridotto dello 0,5 %.,
Mia domanda
Dove sono andati a finire (oltre che in generosi
dividendi) i capitali che le aziende hanno risparmiato per l'inesistente
politica salariale adottata dagli anni '90 dai sindacati ed alla luce del
fatto che i nostri stipendi sono fermi da 30 anni?
Tra le varie risposte, una mi è sembrata particolarmente
interessante, per le articolate argomentazioni. Tanto da farmi ritenere che
chi mi risposto sia ben addentro al problema, almeno dal punto di vista
sindacale.
Tra le altre, mi ha incuriosito questa risposta:
Il patto è stato di limitare i licenziamenti, evitare la
meritocrazia, non competere sulla produttività, ma manteniamo gli stipendi
bassi e quando serve usiamo la cassa integrazione per evitare i fallimenti
e le relative perdite di posti di lavoro.
Si è preferito (politici, elettori, sindacati,
lavoratori) difendere i posti di lavoro invece che la competitività, la
meritocrazia, l'innovazione.
Andava bene a tutti, ma ovviamente sono scelte che hanno
sempre un prezzo…
I salari li aumenti solo con una maggiore produttività
che implica cambiamenti a cascata e prima di tutto deve essere un
cambiamento culturale per tutti.
Incuriosito dalla
risposta ben organizzata (si parla di “patto” come se chi mi ha risposto avesse
partecipato o dal lato sindacale o dal lato politico) , ho fatto una veloce
ricerca in merito alla produttività ed ho risposto a mia volta:
Mia risposta alla
risposta:
Questo è l'andamento
della produttività dal 1995. Forse qualche margine per aumenti salariali il
sindacato e i partiti di riferimento dei salariati avrebbero anche po-tuto
trovarlo. Non mi è chiaro il vantaggio della rinuncia alla meritocrazia:
vuol dire che invece di assumere o promuovere un buon ingegnere avete
preferito assumere l'ingegnere capra, figlio del politico di turno, che
avrebbe promesso di farvi rientrare procacciando affari di ritorno? Non mi
è chiaro neanche il vantaggio della rinuncia alla competitività:
competitività tra chi? Tra aziende italiane ? Con aziende estere? Non mi è
chiaro neanche l'accordo "partiti-elettori e sindacati-lavoratori”.
Cercherò i dati sulla disoccupazione. Ma adesso capisco il perché della
fuga precipitosa di Bonanni (Cisl). Se mi autorizza metterò questa sua
risposta sul mio sito
Ultimo dato sulla produttività: giugno 2023: 12,90
Quanto alla disoccupazione, il grafico che segue riporta
l’andamento dal 1992 al 2018 del tasso di disoccupazione per vari
paesi. Tra i paesi più importanti, dopo un livello di minima nel
2007, l’Italia è quello con il livello più alto dal 2013.
Non mi sembra che il
“patto” di cui parla chi mi ha risposto, sia stato foriero di buoni
risultati: l’unico risultato raggiunto è stato quello di avere i lavoratori
dipendenti italiani con salari talmente bassi da obbligare all’emigrazione
molti concittadini con titoli di studio ed esperienza di buon
livello: se ne vanno ingegneri, medici, infermieri, architetti,
ricercatori. Ma, secondo i giustificazionisti, tali fuoriuscite vengono
bilanciate: in cambio accogliamo raccoglitori di pomodori, quando va bene!
Oltretutto non hanno capito che salari bassi vuol dire fra qualche anno
pensioni altrettanto basse.
Di fatto, la nostra domanda interna è parallela ai nostri
salari e stipendi: asfittica da oltre trent’anni, non riesce a supportare
il nostro settore produttivo. Siamo costretti a puntare tutto sulle aziende
che esportano.
Circa la risposta sul social, sto ancora riflettendo
sulla rinuncia a puntare sulla meritocrazia e sulla competitività. Mah!
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Riflessione n° 86 (23-9-2023)
Notarelle a margine del Regolamento di Dublino III
(2013)
A ben guardare è proprio
il Regolamento Dublino III a scavalcare, violandola, una delle regole
fondamentali rispettare in tutti i trattati in materia di
navigazione: la nave che batte la bandiera di un paese è territorio di quel
paese; a bordo si applicano le leggi di quel paese e il comandante è
pubblico ufficiale riconosciuto da quel paese. I furbi del Nord hanno,
infatti, inserito una clausoletta in base alla quale: il
regolamento di Dublino si applica a qualsiasi richiedente asilo, a
prescindere dal mezzo utilizzato per arrivare in Ue, quindi anche a chi
sbarca sul territorio dell'Unione con una nave. In questo caso, sarà dunque
lo Stato costiero di sbarco a dover esaminare le domande d'asilo.
Il governo
Berlusconi e quello successivo, di Letta, si distrassero. Ma anche in
assenza di distrazioni non credo che avessero i mezzi intellettuali per
capire che cosa stessero approvando, tanto meno per intuire le implicazioni
di quelle norme.
I furbi del Nord hanno
poi inserito tre criteri miranti ad ampliare le tutele dei migranti,
ben sapendo che solo il terzo avrebbe avuto applicazione. Si è andata a
stabilire infatti una gerarchia dei criteri che tenga conto di posizioni
particolari dei richiedenti asilo. Il primo criterio indica come competente
lo “Stato membro dove può meglio realizzarsi il ricongiungimento
familiare”. Il secondo “lo Stato membro che ha rilasciato al richiedente un
titolo di soggiorno o un visto di ingresso in corso di validità”. Il terzo
criterio prevede la competenza dello "Stato membro la cui frontiera è
stata varcata illegalmente dal richiedente". Si tratta del criterio
"del primo ingresso illegale”. Questa si è rivelata negli anni la
norma più applicata e ha messo sotto pressione i Paesi esposti ai confini
esterni dell'Ue: Italia, Grecia, Cipro, Malta, Grecia.
E’ evidente come i primi
due criteri furono messi lì solo pour épater nos bourgeois: quanto
al primo, figuriamoci se si è in grado di analizzare la posizione familiare
del migrante per poterlo collocare nel paese dove sarà più agevole il
ricongiungimento! Quanto al secondo, questo è del tutto
pleonastico: se già c’è un titolo di soggiorno o un visto d’ingresso
offerti da uno stato membro della UE, è inutile parlare di stato a cui
assegnare il migrante.
Ma Dublino III è
imputabile una ulteriore gravissima violazione dei diritti fondamentali.
Intendo il diritto ad emigrare. Come mai, i migranti sbarcati in Italia
perdono il diritto ad ulteriori migrazioni. La Francia li respinge, come la
Germania. Non è possibile che un Regolamento della UE impedisca ulteriori
migrazioni dopo quella di primo approdo esercitata dal migrante.
Domanda: finora i
cittadini italiani hanno fatto affidamento sulla capacità di sopportazione
dei cittadini meridionali coinvolti in prima battuta dagli sbarchi
dei “naufraghi”. Ma se nei porti di sbarco indicati dal governo
italiano, si dovessero creare manifestazioni di popolo contrarie ad
accogliere i migranti coinvolti, creando disordini e impedendo lo
sbarco, quei porti potrebbero essere considerati ancora “sicuri”?
Oltre ad imporre la
ridefinizione di “naufragio” e di salvataggio di naufraghi, l’Italia
dovrebbe imporre la revisione del Regolamento Dublino III per manifesta
inapplicabilità, per contrasto con la fondamentale regola sulla
territorialità della nave, per violazione del diritto ad ulteriori
migrazioni, per eccessiva onerosità sopravvenuta e per motivi di ordine
pubblico.
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Riflessione n° 85 (24-8-2023)
Occidente
in crisi di identità. decadenza alle
porte?
Abbiamo insegnato al
mondo che la competitività, in ogni settore economico, si affronta con
investimenti, ricerca, buone scuole e migliori università. Cina e India
hanno imparato la lezione, (si vedano i loro risultati in campo
spaziale) ed ora l’Occidente pensa di batterli chiudendo a quei paesi
l’accesso ai prodotti della sua tecnologia e della sua ricerca. Troppo
tardi: capitali, ricerca e scuole sia indiane che cinesi possono procedere
da sole, essendo in grado di competere anche nei settori più avanzati.
Oltretutto, negli ultimi 20 anni, la Cina ha proceduto a consistenti e solide
acquisizioni (più o meno dirette) di importanti mercati delle materie prime
fondamentali per le nuove tecnologie.
Piuttosto, l’Occidente
ha un handicap quantitativo fondamentale e, forse, non sanabile: la
dimensione dei suoi mercati di riferimento è nettamente inferiore a quella
di Cina e India. Questi due paesi, da soli, contano su circa tre miliardi
di persone. L’Occidente non arriva al miliardo: sommando la popolazione di
USA, UE, Giappone e GB si ferma a 970 milioni.
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Riflessione n° 84 (30-7-2023)
I CUP. Comunisti di unità papalina.
Non sono pochi
coloro che, oggi, si atteggiano a “vecchi” comunisti duri e puri. Molti,
costituiscono il commovente zoccolo duro del PD. Altri – coloro che possono
utilizzare media, TV in particolare – assumono atteggiamenti clowneschi. Il
loro scimmiottare quanti hanno una solida formazione marxista assume
addirittura l’immagine della commedia popolare. Uno per tutti, il povero
Piero Sansonetti, direttore del quotidiano comunista fondato da Antonio
Gramsci. Tutti dimostrano scarsi o poco fruttuosi studi sull’analisi
marxiana. Oggi al massimo si possono rapportare, infatti, alle posizioni
sociali della Chiesa o, più frettolosamente e comodamente alle posizioni di
papa Mario Bergoglio.
Per Marx, due
sono le sottoclassi che possono risultare avversarie della classe operaia:
i migranti e gli appartenenti al sottoproletariato.
I
primi, i migranti, perché, invece di lottare in casa loro affiancando
i proletari, emigrano in nazioni – a loro avviso – più prospere,
andando ad irrobustire le legioni di quell’esercito di riserva che mina
alla basa l’azione degli operai locali, soprattutto in materia salariale.
I secondi, i
sottoproletari, perché invece di allearsi con la classe operaia, si
accontentano delle briciole e delle elemosine benignamente elargite dalle
classi al potere, purché si astengano dal lottare al fianco dei proletari
sostenendone l’azione politica. Pena, la cessazione delle elemosine.
Oggi,
quindi, in prima linea a sostenere l’accoglienza, sempre e comunque,
di ogni migrante (ma solo fino allo sbarco, poi si arrangino!) e ad
accusare il governo Meloni di affamare i cittadini con la
trasformazione/eliminazione dell’elemosina di stato del reddito di
cittadinanza sono proprio i sedicenti comunisti di unità papalina. Con
l’Unità dell’ignaro Sansonetti, che si definisce, gigionescamente, “vecchio
comunista”, in prima linea senza rendersi conto di aver sostituito – in
barba al povero Marx - la classe operaia con i poveri del momento.
Non a caso, ha pubblicato sull’Unità (quotidiano comunista fondato da
Antonio Gramsci!) quale fonte ideologica di ispirazione, non il Manifesto
di Marx ed Engels, ma la Populorum progressio di Palo VI, così introdotta
[Dall’Unità del 21-6-2023]: “Il 21 giugno del 1963 Giovanni
Battista Montini, arcivescovo di Milano, veniva eletto papa e prendeva il
nome di Paolo VI. Quattro anni dopo scrisse una enciclica, la Populorum
progressio, con un gigantesco valore di rivolta sociale”. Ne
pubblichiamo un ampio estratto”.
Capisco
comunque l’affanno dei CUP “comunisti di unità papalina” nel valorizzare
anzi, megafonare le iniziative e le posizioni socio-politiche di
Mario Bergoglio, allo scopo di creare con Luca Casarini un duopolio nel
cuore del papa, nel tentativo di affiancare il rivoluzionario di
professione nella lista dei favoriti del Vicario di Cristo.
Curiosamente,
i costi sostenuti per i migranti e per i sottoproletari non hanno, come
conseguenza, il classico appunto fatto all’Italia in caso di spese
notevoli. Nel nostro caso: “Visto l’altissimo debito pubblico italiano, non
vi potete permettere di spendere anche per migranti e sottoproletari”.
Qualcuno è riuscito a farne due variabili indipendenti dal
debito italico.
Alcuni
“bignamini”:
Non dico i testi
di Marx ed Engels, ma i CUP (comunisti di unità papalina) dovrebbero
almeno rileggere (leggere?) à Il Manifesto del partito comunista
e il riassunto che fece Carlo Cafiero del Capitale nel 1878,
approvato dallo stesso Marx: à
Compendio de Il
capitale di K. Marx
Comunque i
rapporti tra PCI e Chiesa cattolica dovrebbero averli più presenti. Un
aiutino: dalla
Enciclopedia Treccani: à La condanna dei
comunisti del 1949 in "Cristiani d'Italia" (treccani.it)
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Riflessione n° 83 (26-7-2023)
Intelligenze politiche in Italia ed in Spagna.
Dove si
dimostra che, spesso, allontanare l’amaro calice crea solo i presupposti
per una ineludibile bicchierata generale ancora più amara.
Nel 2019,
Salvini forzò la mano alle istituzioni dimettendosi (Papete). Sperava di
andare velocemente alle elezioni. Ma la paura delle istituzioni di sinistra
di dover cedere la mano a governi di destra, riuscì a convincere il PD ad
allearsi con i 5Stelle, nonostante i plateali anatemi precedenti di
Zingaretti. In quel periodo, Fratelli d’Italia a stento raggiungeva nei
sondaggi il 5%: la Lega stava attorno al 15, Forza Italia attorno al 16%.
Col senno di poi, possiamo considerare quella distribuzione come fortemente
a favore dei partiti di sinistra. Per rendere più adeguato il governo,
manifestamente inconcludente nella versione Conte 2, M5Stelle+PD), e per
allontanare ulteriormente il “pericolo” di una vittoria delle destre alle
eventuali elezioni, i grandi statisti della sinistra pensarono ad un
governo con a capo un tecnico della provvidenza. Fratelli d’Italia passò
all’opposizione.
Nel 2020,
questi erano, più o meno, i risultati dei sondaggi: Lega 31%, FdI
11%, FI 6%, PD 20%, M5S 13%.
A luglio
2022, le percentuali erano ancora cambiate: FdI 25%, PD 22%, Lega 13%, M5S
10%, FI 7,5.
La
crisi del governo Draghi causata da Giuseppe Conte, convinse tutti gli
strateghi della sinistra che non si poteva andare avanti così e,
presciolosamente, a luglio 2023, furono indette nuove elezioni
politiche ponendo fine alla legislatura. Tutti sappiamo con quali
risultati: col PD in mutande e col M5S sull’orlo di una crisi di
nervi, il governo Meloni dovrebbe durare non poco più di un anno, ma fino
al 2027. La sinistra, non più abituata a fare politica seria, stenta ad
estrae nella nuova fase di opposizione e corre dietro a piccolezze
politiche che la Meloni dissemina ad arte sulla sua strada.
Superiore (e
più coraggiosa) l’intelligenza strategica di Sanchez in Spagna: vista
la possibilità che il trend delle destre spagnole potesse seguire la
tendenza consolidata in molti paesi della UE, ha imposto il ritorno
tempestivo alle urne. La sinistra spagnola non ha vinto, ma è in grado di
tenere testa ai conservatori e, soprattutto, ha dimostrato capacità e
coraggio politico, cosa impossibile in Italia, visto il bassissimo q.i. dei
politici di sinistra.
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Riflessione n° 82 (27-6-2023)
Il PD e gli analfabetismi estremisti di ritorno.
Si riaprano i corsi alle Frattocchie.
Bisogna
capire le forze di opposizione avvicendatesi in Italia negli ultimi 75
anni: ben sapendo che i nostri esecutivi restano in carica mediamente meno
di un anno e mezzo, trascorsi 10, 12 mesi dalla formazione del governo in
carica cominciano a tirare le somme, cercando di mettere in mora le forze
di maggioranza: “In campagna elettorale hanno sostenuto di saper contare
fino a dieci, ma si sono fermate a tre!”. IL PD schleinista segue
esattamente lo stesso canovaccio nei confronti del governo Meloni ed ha
iniziato la solita cantilena: “Hanno ingannato gli elettori: sostenevano di
saper contare fino a dieci e si sono fermati a due!”.
Disgraziatamente
per la Schlein, questo governo può durare non un anno e mezzo, ma cinque
anni. Essendo però la Schlein affetta da analfabetismo estremista di
ritorno, non è in grado di impostare una politica tale da poter competere
con la destra. Lo confermano anche i risultati nelle regionali in Molise: è
andata male nonostante i 5Stelle siano il partito maggiore. Ritiene,
infatti, che tracciare la linea politica del partito per i prossimi
anni consista nel farsi vedere, nel canonico – ma sempre più raro
- minuto mediatico di TV, in atteggiamento supplice alla corte di
Conti o al seguito di Landini. I quali la fanno galoppare come un galoppino
dimostrando in tal modo di essere loro i padroni del campo (un po’ più)
largo, di cui sostengono di essere in grado di gestire i picchetti di
confine.
Al PD
restano quattro anni per organizzarsi con l’obiettivo di potersi
accreditare come forza in grado di competere con il centro destra e
tentare di vincere le elezioni politiche del ‘27. E la smetta di
trincerarsi dietro la scusa secondo cui la destra vince perché, a
differenza della sinistra, sa organizzare alleanze: il centro destra
vinche perché la sua visione di società e la sua offerta politica sono più
accettate di quelle – inesistenti – di PD e cespugli.
Infine, visto
che i cittadini non hanno ancora capito in che mondo vive la sinistra e
in che mondo la sinistra vuole che si viva, contro l’analfabetismo
estremista di ritorno si riapra, intanto, il Centro delle Frattocchie, per
organizzare corsi di gestione dell'amministrazione del partito, di
organizzazione delle riunioni, di comunicazione interna ed esterna, di
supervisione delle campagne elettorali, di collaborazione con i membri del
partito per sviluppare la strategia politica e delineare la società futura
immaginata dal PD, di capacità di coinvolgimento e motivazione di militanti
e simpatizzanti.
E, per
evitare precoci abbandoni scolastici, potrebbero rendere più
appetibili i programmi inserendo qualche ora di Armocromia italiana e
comparata.
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Riflessione n° 81 (19-6-2023)
Pericoli e problemi da uso inappropriato e/o predatorio
di sistemi di I.A. Accortezze ed alcune possibili soluzioni.
Uno dei
problemi evidenziati da Nello Cristianini (“La scorciatoia” ed. Il Mulino)
potrebbe derivare da una voluta o casuale cattiva progettazione dell’algoritmo
di un sistema di IA. In particolare, se l’obiettivo da raggiungere non è
ben pensato, ben delimitato, ben vincolato al rispetto di normative di
dettami di legge, rispettoso dal punto di vista etico, ben controllato e
controllabile; se l’algoritmo non viene messo a disposizione di
indagini terze e verificabile in ogni sua parte, l’I.A. potrebbe dar luogo
a risultati indesiderati se non addirittura nocivi.
Stavolta ho
giocato per meno di un quarto d’ora con il sistema di I.A. messo a
disposizione del volgo. Ecco il risultato.
Esistono
preoccupazioni legate alla possibilità che un sistema di intelligenza
artificiale (IA) possa sfuggire al controllo se è imposto a perseguire un
obiettivo senza le giuste limitazioni. Questo concetto è noto come
"problematica dell'obiettivo mal definito" o "problematica
dell'ottimizzazione inappropriata".
Quando si
crea un sistema di IA che deve raggiungere un obiettivo specifico, è
essenziale definire chiaramente i limiti e le restrizioni per garantire che
il sistema operi in modo sicuro ed etico. Se il sistema è programmato in
modo da massimizzare l'obiettivo senza considerare altri fattori
importanti, potrebbe intraprendere azioni indesiderate o dannose per
raggiungere quel risultato.
Per evitare
che ciò accada, ci sono diverse accortezze che possono essere
adottate, sia in materia progettuale, coinvolgenti strettamente gli addetti
ai lavori sia in materia istituzionale imponendo agli organismi di
indagine e di controllo di imporre un corpus normativo in grado di
obbligare ogni livello istituzionale ad attivarsi di continuo per
controllare, verificare, analizzare, imponendo anche sistemi di educazione
dei potenziali utilizzatori affinché siano consapevoli dello strumento che
intendono attivare.
Funzioni
di obiettivo ben definite: Definire con precisione la funzione di
obiettivo del sistema di IA, includendo una valutazione equilibrata dei
risultati desiderati. Questo richiede una chiara definizione di quali
valori etici e priorità devono essere considerati nel raggiungimento dell'obiettivo.
Limiti e
restrizioni: Imporre limiti e restrizioni al sistema di IA può aiutare
a prevenire comportamenti indesiderati. Ad esempio, stabilire un insieme di
vincoli che il sistema deve rispettare durante il raggiungimento
dell'obiettivo, come il rispetto dei principi etici o il rispetto delle
leggi.
Valutazione
continua: Monitorare e valutare costantemente le azioni del sistema di
IA per identificare comportamenti anomali o indesiderati. Questo può
richiedere audit periodici, test approfonditi e revisioni da parte di
esperti per assicurarsi che il sistema si stia comportando in modo conforme
alle aspettative.
Controllo
umano: Mantenere il coinvolgimento e il controllo umano nelle decisioni
critiche. L'IA può essere utilizzata come strumento per supportare e
assistere le decisioni umane, ma le decisioni finali dovrebbero essere
prese da esseri umani responsabili.
Algoritmi
di sicurezza: Sviluppare algoritmi di sicurezza che rilevano e mitigano
i comportamenti indesiderati o dannosi del sistema di IA. Questi algoritmi
possono funzionare come meccanismi di sicurezza e intervento per prevenire
l'ottimizzazione inappropriata.
Regolamentazione:
I governi e le organizzazioni internazionali devono collaborare per
stabilire norme e regolamenti che guidino lo sviluppo e l'uso dell'IA.
Questi regolamenti potrebbero riguardare aspetti come la privacy, la
sicurezza, la responsabilità e la trasparenza. Inoltre, dovrebbero essere
implementati meccanismi di controllo e monitoraggio per garantire la
conformità alle regole stabilite.
Trasparenza:
È importante che i sistemi di intelligenza artificiale siano trasparenti e
comprensibili. Gli algoritmi e i modelli utilizzati dovrebbero essere
documentati e resi disponibili per l'ispezione e la revisione da parte di
esperti indipendenti. Ciò consentirebbe di individuare eventuali devianze o
comportamenti indesiderati.
Sicurezza
informatica: Dato che l'IA può essere vulnerabile a minacce come
l'hacking o l'utilizzo improprio, è essenziale sviluppare robuste misure di
sicurezza informatica. Gli sviluppatori devono proteggere i sistemi di
intelligenza artificiale da accessi non autorizzati e attacchi dannosi.
Coinvolgimento
e partecipazione pubblica: Gli sviluppatori di IA dovrebbero
coinvolgere il pubblico, gli esperti e le parti interessate nelle
discussioni sull'IA. È importante tenere conto delle diverse prospettive e
considerare gli impatti sociali, etici ed economici dell'IA nella
formulazione delle politiche e delle decisioni.
Educazione
e formazione: Dovrebbe essere promossa un'educazione sulla tecnologia
dell'IA a vari livelli, per aiutare le persone a comprendere le
implicazioni e i rischi associati. L'alfabetizzazione digitale e la
comprensione delle capacità e dei limiti dell'IA possono contribuire a una
maggiore consapevolezza e a una partecipazione informata.
Monitoraggio
e controllo: Dovrebbero essere sviluppati meccanismi di monitoraggio e
controllo continui per valutare l'uso dell'IA e mitigare i rischi
associati. Questi meccanismi potrebbero comprendere la valutazione
dell'impatto sociale, l'auditing degli algoritmi e la gestione delle
violazioni o degli abusi.
Ricerca e
sviluppo responsabile: Gli sviluppatori di IA dovrebbero impegnarsi
nella ricerca responsabile, valutando attentamente gli impatti sociali,
etici e legali delle tecnologie che creano. Dovrebbero essere promossi
standard di sviluppo che incoraggino la sicurezza, la trasparenza e
l'accountability.
È importante
sottolineare che la riduzione dei pericoli dell'IA richiede un approccio
multi-stakeholder, coinvolgendo governi, industria, esperti tecnici. In
definitiva, è cruciale considerare attentamente le implicazioni etiche e le
conseguenze potenziali di un sistema di IA, nonché garantire una
progettazione responsabile che prenda in considerazione la sicurezza e i
limiti appropriati per mitigare il rischio di sfuggire al controllo.
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Riflessione n° 80 (11-6-2023)
“Come organizzare un partito politico?”. Ho giocato per
un’oretta con la I.A.
E’ venuto fuori un documento interessante.
Potrebbe essere utile alla segretaria del PD Schlein?
ORGANIZZARE
UN PARTITO POLITICO.
INDICE
· Organizare un partito
politico anche con strumenti di informatica. 1
· Come progettare le
strutture dirigenti di un partito politico…... 2
· …. Anche con strumenti
informatici …... 3
· Come organizzare
sezioni locali…. 4
· …. Anche con strumenti
informatici 5
· Come organizzare cellule
aziendali….. 6
· …Anche utilizzando
strumenti informatici. 7
· Come organizzare un
circolo culturale di un partito politico…. 9
· …Anche con strumenti
informatici. 10
· Visione
e idee: Definire una visione politica chiara e articolata, con obiettivi e
idee che siano rilevanti per il contesto socio-economico attuale.
Comunicare in modo efficace la tua piattaforma politica e i valori del
partito.
· Sito
web e piattaforma online: Creare un sito web attraente e ben strutturato
che rappresenti il partito politico. Assicurarsi che il sito contenga
informazioni sulla leadership, la piattaforma politica, le attività e gli
eventi del partito. Offrire anche una piattaforma online per coinvolgere i
membri e i sostenitori, consentendo loro di contribuire con idee, fare
donazioni, iscriversi e partecipare alle discussioni.
· Social
media: Sfruttare i social media per raggiungere un pubblico più ampio e
interagire con gli elettori. Creare pagine ufficiali del partito su
piattaforme come Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, LinkedIn, ecc.
Condividere contenuti pertinenti come annunci politici, aggiornamenti,
articoli, video e immagini. Interagisci con gli utenti, rispondi alle
domande e partecipa alle discussioni.
· Strategia
di email marketing: Utilizzare strumenti di email marketing per inviare
aggiornamenti, newsletter e comunicazioni ai membri e ai sostenitori del
partito. Assicurarsi che le email siano ben strutturate, coinvolgenti e
pertinenti. Si possono anche segmentare le liste di email in base agli
interessi e inviare messaggi mirati.
· Mobilitazione
online: Sfruttare gli strumenti informatici per la mobilitazione politica.
Creare petizioni online, organizzare campagne di raccolta fondi tramite
piattaforme di crowdfunding, promuovere eventi online come webinar o
trasmissioni in streaming per coinvolgere il pubblico e diffondere il
messaggio del partito.
· Analisi
dei dati: Utilizzare gli strumenti di analisi dei dati per monitorare
l'efficacia delle campagne online e misurare l'engagement del pubblico.
Questo aiuterà a valutare cosa funziona meglio e a prendere decisioni
informate per migliorare le tue strategie di comunicazione.
· Coinvolgimento
dei volontari: Creare una piattaforma online per reclutare e coordinare i
volontari del partito. Offrire strumenti per l'organizzazione delle
attività, la comunicazione e il monitoraggio dei progressi.
· Protezione
dei dati e sicurezza: Assicurarsi di adottare misure di sicurezza per
proteggere i dati dei membri e dei sostenitori del partito. Rispettare le
leggi sulla privacy e fai attenzione alle pratiche di sicurezza
informatica.
· Monitoraggio
delle tendenze e della concorrenza: Utilizzare strumenti di monitoraggio
online per tenere traccia delle tendenze politiche, della concorrenza e
delle opinioni pubbliche. Questo aiuterà a adattare la strategia in base
alle dinamiche in corso.
· Ricordare
che gli strumenti informatici sono un mezzo per raggiungere gli obiettivi
del partito politico, ma è fondamentale mantenere una strategia olistica
che combini sia gli aspetti online che quelli offline per avere un impatto
significativo.
La
progettazione delle strutture dirigenti di un partito politico dipende da
vari fattori, come la dimensione del partito, il suo scopo, la sua
ideologia e le norme statutarie.
· Leadership:
Definire chiaramente i ruoli di leadership nel partito, come il presidente,
il segretario generale o il coordinatore. Queste figure saranno
responsabili della direzione strategica e della gestione del partito.
· Organi
decisionali: Creare organi decisionali, come un comitato esecutivo o un
consiglio direttivo, che abbiano il potere di prendere decisioni importanti
sulle politiche, le strategie e le attività del partito. Questi organi
dovrebbero riflettere una rappresentanza diversificata e inclusiva
all'interno del partito.
· Assemblea
o congresso: Considerare l'organizzazione di un'assemblea generale o un
congresso periodico, in cui i membri del partito si riuniscono per discutere
e votare sulle questioni cruciali. Questo fornisce un'opportunità per
coinvolgere attivamente i membri nella presa di decisioni e nel processo
democratico interno del partito.
· Commissioni
tematiche o settoriali: Creare commissioni o gruppi di lavoro specifici per
affrontare temi o settori di particolare interesse o rilevanza per il
partito. Queste commissioni possono svolgere ricerche, formulare politiche
e fornire consulenza sui temi specifici di competenza.
· Strutture
locali: Considerare l'organizzazione di strutture dirigenti a livello
locale, come sezioni o circoli, per coinvolgere i membri nelle attività
politiche a livello regionale o comunale. Queste strutture possono avere
propri organi decisionali e rappresentanti che collegano le decisioni
locali con la leadership centrale del partito.
· Canali
di comunicazione e partecipazione: Creare canali di comunicazione e
partecipazione tra i membri del partito, come newsletter, forum online o
piattaforme di discussione, per consentire la condivisione di informazioni,
opinioni e idee. Questo favorisce la partecipazione attiva dei membri e
promuove un clima di trasparenza e dialogo all'interno del partito.
· Monitoraggio
e responsabilità: Stabilire meccanismi di monitoraggio e responsabilità per
garantire che i membri delle strutture dirigenti siano tenuti a rendere
conto delle loro azioni e decisioni. Ciò può includere la revisione
periodica delle performance, la valutazione dei risultati e il rispetto
delle norme etiche e statutarie del partito.
· Ricordare
che la progettazione delle strutture dirigenti di un partito politico è un
processo dinamico e può richiedere adattamenti nel tempo. È importante
coinvolgere i membri del partito nel processo decisionale e promuovere una
cultura di partecipazione e democrazia interna.
L'utilizzo di
strumenti informatici può semplificare e migliorare l'organizzazione della
struttura dirigente di un partito politico
· Gestione
dei contatti: Utilizzare un software di gestione dei contatti, come un CRM
(Customer Relationship Management), per organizzare le informazioni sui
membri del partito, i sostenitori, i volontari e i donatori. Questo
consentirà di mantenere un database centralizzato con i dettagli di
contatto e altre informazioni pertinenti.
· Comunicazione
interna: Utilizzare strumenti di comunicazione online come Slack, Microsoft
Teams o Telegram per facilitare la comunicazione e la collaborazione tra i
membri della struttura dirigente. Si possono creare canali specifici per
dipartimenti, progetti o temi specifici, consentendo la condivisione di
messaggi, file e informazioni in modo efficiente.
· Gestione
delle riunioni: Utilizzare strumenti di pianificazione delle riunioni, come
Google Calendar o Doodle, per coordinare gli appuntamenti e inviare inviti
alle riunioni. Si possono anche utilizzare strumenti di videoconferenza
come Zoom o Google Meet per condurre riunioni online con i membri della
struttura dirigente che potrebbero essere dispersi geograficamente.
· Collaborazione
sui documenti: Utilizzare strumenti di collaborazione sui documenti, come
Google Docs o Microsoft Office 365, per consentire ai membri della
struttura dirigente di lavorare insieme su documenti, fogli di calcolo o
presentazioni in tempo reale. Questi strumenti permettono di apportare
modifiche, fornire commenti e tenere traccia delle versioni dei documenti.
· Progetti
e attività: Utilizzare strumenti di gestione dei progetti online, come
Trello o Asana, per organizzare e tenere traccia dei progetti, delle
attività e dei compiti assegnati alla struttura dirigente. Si possono
assegnare responsabilità, impostare scadenze e visualizzare lo stato di
avanzamento del lavoro.
· Sondaggi
e feedback: Utilizzare strumenti di sondaggio online, come Google Forms o
SurveyMonkey, per raccogliere feedback e opinioni dai membri della
struttura dirigente o dagli iscritti al partito. Si possono creare sondaggi
personalizzati per ottenere informazioni specifiche o valutare il livello
di soddisfazione e coinvolgimento dei membri.
· Archiviazione
e condivisione dei documenti: Utilizzare servizi di cloud storage come
Google Drive, Dropbox o OneDrive per archiviare e condividere documenti,
file e risorse importanti tra i membri della struttura dirigente. Si
possono organizzare le cartelle in modo logico e consentire l'accesso ai
membri selezionati per garantire la collaborazione e l'accessibilità ai
materiali condivisi.
· Social
media e promozione: Utilizzare strumenti di gestione dei social media, come
Hootsuite o Buffer, per programmare e gestire la pubblicazione dei
contenuti sui canali social del partito. Si possono anche utilizzare
strumenti di monitoraggio delle prestazioni sui social media per valutare
l'impatto delle attività di promozione e comunicazione.
· Assicurarsi
di valutare attentamente la sicurezza e la privacy dei dati quando si
utilizzano strumenti informatici per l'organizzazione della struttura
dirigente di un partito politico. Proteggere adeguatamente le informazioni
sensibili e adottare buone pratiche di sicurezza informatica per evitare
accessi non autorizzati o perdite di dati.
Organizzare
sezioni locali con strumenti informatici e tramite conference call
può essere un ottimo modo per migliorare la comunicazione, la
collaborazione e l'efficienza all'interno delle sezioni.
· Utilizzare
strumenti di comunicazione online: Esistono molte piattaforme di
comunicazione online, come Slack, Microsoft Teams o Google Hangouts, che
consentono di creare canali di comunicazione specifici per ogni sezione o
progetto. Questi strumenti consentono di inviare messaggi, condividere
documenti e organizzare videochiamate per tenere tutti aggiornati.
· Pianificare
conferenze periodiche: Organizzare regolarmente conference call con tutti i
membri delle sezioni locali può aiutare a mantenere la comunicazione
fluida. Puoi fissare una volta alla settimana o al mese per discutere dei
progressi, condividere informazioni importanti e risolvere eventuali
problemi.
· Utilizzare
strumenti di gestione dei progetti: Esistono molti strumenti online per la
gestione dei progetti, come Trello, Asana o Jira. Questi strumenti
consentono di assegnare attività, tenere traccia dei progressi e
condividere documenti pertinenti. In questo modo, tutti i membri delle
agenzie possono lavorare in modo collaborativo e tenere traccia dello stato
dei progetti.
· Organizzare
webinar o sessioni di formazione online: Se è necessario condividere
informazioni o fornire formazione a distanza, puoi organizzare webinar o
sessioni di formazione online utilizzando strumenti come Zoom o Webex.
Questo ti consente di coinvolgere tutti i membri delle agenzie locali
contemporaneamente e risparmiare tempo ed energie per gli spostamenti.
· Creare
una piattaforma/bacheca di condivisione documenti: Utilizzare strumenti di
condivisione documenti come Google Drive o Dropbox per creare una
piattaforma centralizzata in cui tutti i membri delle agenzie locali
possono accedere e condividere documenti importanti. Questo rende più
semplice la collaborazione e assicura che tutti abbiano accesso alle ultime
versioni dei file.
· Promuovere
una cultura di comunicazione aperta: È importante incoraggiare tutti i
membri delle sezioni locali a comunicare apertamente e a condividere idee,
suggerimenti e preoccupazioni. Ciò può essere fatto attraverso canali di
comunicazione dedicati, riunioni one-on-one o attraverso strumenti di
feedback online. La comunicazione aperta aiuta a mantenere tutti coinvolti
e a risolvere eventuali problemi in modo tempestivo.
·
Organizzare sezioni locali con l'ausilio di strumenti
informatici e tramite conference call può portare molti benefici in termini
di efficienza e collaborazione. Assicurati di scegliere gli strumenti e le
piattaforme più adatti alle esigenze delle tue agenzie e incoraggia i
membri del team a utilizzarli in modo efficace per massimizzare i
risultati.
Organizzare
con l’informatica sezioni locali richiede una pianificazione oculata
·
Definire gli obiettivi e le responsabilità delle sezioni locali:
Iniziare stabilendo chiaramente gli obiettivi e le responsabilità di ogni
agenzia locale. Identificare quali sono le aree di competenza e le
responsabilità specifiche di ciascuna agenzia, in modo da avere una visione
chiara del ruolo di ognuna nell'organizzazione complessiva.
·
Scegliere gli strumenti di gestione dei progetti: Utilizzare
strumenti di gestione dei progetti online come Trello, Asana o Basecamp per
creare un ambiente virtuale in cui tutte le attività e i progetti delle
sezioni locali possono essere organizzati e monitorati. Creare bacheche di
progetto, assegnare compiti, impostare scadenze e tenere traccia dei
progressi in modo centralizzato.
·
Utilizzare strumenti di comunicazione online: Optare per piattaforme
di comunicazione online come Slack, Microsoft Teams o Google Hangouts per
facilitare la comunicazione e la collaborazione tra i membri delle sezioni
locali. Creare canali specifici per ogni sezione o progetto, inviare
messaggi istantanei, condividere file e documenti, e organizzare
videochiamate o riunioni virtuali.
·
Condividere documenti e file in cloud: Utilizzare servizi di cloud
storage come Google Drive, Dropbox o OneDrive per condividere documenti,
file e risorse importanti tra i membri delle sezioni locali. Assicurati di
organizzare i file in modo logico, utilizzando una struttura di cartelle
chiara e accessibile a tutti i membri della sezione.
·
Promuovere la condivisione delle conoscenze e l'apprendimento:
Creare una piattaforma online, come un forum o una wiki interna, in cui i
membri delle sezioni locali possano condividere le loro esperienze,
risolvere problemi comuni e condividere risorse utili, suggerire
iniziative. Incentivare la partecipazione attiva e la condivisione delle
conoscenze per migliorare la collaborazione e l'efficienza complessiva.
·
Organizzare videoconferenze periodiche: Programmare conferenze
online regolari utilizzando strumenti come Zoom, Webex o Skype. Queste
videoconferenze consentono di tenere aggiornati tutti i membri delle
sezioni locali, discutere i progressi, affrontare eventuali problemi e
mantenere un flusso costante di comunicazione tra le diverse sedi.
·
Valutare e ottimizzare l'utilizzo degli strumenti: monitorare
l'utilizzo degli strumenti informatici e raccogliere feedback dai membri
delle sezioni locali per valutare l'efficacia e l'efficienza delle
soluzioni adottate. Apporta eventuali miglioramenti o modifiche in base ai
bisogni e ai suggerimenti ricevuti, al fine di ottimizzare il flusso di
lavoro e la collaborazione
L'organizzazione
delle cellule aziendali di un partito politico può essere un processo
complesso che richiede una pianificazione attenta e una buona comprensione
delle esigenze e degli obiettivi del partito stesso.
·
Definire gli obiettivi: Prima di organizzare le cellule aziendali, è
fondamentale definire chiaramente gli obiettivi del partito politico.
Questo potrebbe includere l'elezione di candidati, l'implementazione di
politiche specifiche o la diffusione di un messaggio politico. Gli
obiettivi del partito politico aiuteranno a guidare la struttura e le
attività delle cellule aziendali.
·
Creare una struttura organizzativa: Una volta definiti gli
obiettivi, è importante creare una struttura organizzativa per le cellule
aziendali. Questo può includere la nomina di un coordinatore o un direttore
delle operazioni per ogni cellula aziendale e l'assegnazione di
responsabilità chiare a ciascun membro. Potrebbe essere utile creare anche
un organigramma per visualizzare la struttura gerarchica delle cellule
aziendali.
·
Identificare le funzioni chiave: Ogni cellula aziendale dovrebbe
svolgere funzioni chiave per supportare gli obiettivi del partito politico.
Queste funzioni potrebbero includere la raccolta di fondi, l'organizzazione
di eventi, l'elaborazione delle politiche, la comunicazione con i membri e
l'elettorato, la gestione dei social media, la ricerca e l'analisi
politica, ecc. Identificare queste funzioni chiave aiuterà a definire i
ruoli e le responsabilità dei membri di ciascuna cellula aziendale.
·
Promuovere la comunicazione e la collaborazione: Le cellule
aziendali dovrebbero essere in grado di comunicare e collaborare
efficacemente tra loro. Potrebbe essere utile stabilire canali di
comunicazione regolari, come riunioni settimanali o mensili, e utilizzare
strumenti di collaborazione online per condividere informazioni, documenti
e risorse. Inoltre, incoraggiare la condivisione delle migliori pratiche e
delle esperienze tra le diverse cellule aziendali può favorire
l'apprendimento e il miglioramento continuo.
·
Formazione e sviluppo: Investire nella formazione e nello sviluppo
dei membri delle cellule aziendali è importante per garantire che abbiano
le competenze e le conoscenze necessarie per svolgere i loro compiti in
modo efficace. Potrebbe essere utile organizzare seminari o sessioni di
formazione interne per migliorare le capacità di leadership, la
comunicazione, la gestione del tempo e altre competenze rilevanti.
·
Valutazione delle prestazioni: Periodicamente, valutare le
prestazioni delle cellule aziendali e dei loro membri può aiutare a
identificare punti di forza e debolezza e apportare eventuali miglioramenti
necessari. Questa valutazione può includere indicatori chiave di
prestazione, feedback dai membri del partito e analisi dei risultati
ottenuti rispetto agli obiettivi stabiliti.
·
Adattabilità e flessibilità: Le cellule aziendali dovrebbero essere
in grado di adattarsi ai cambiamenti nelle esigenze politiche e
all'evoluzione del panorama politico. Mantenere una mentalità aperta e
flessibile consentirà alle cellule aziendali di rispondere in modo
tempestivo alle sfide emergenti e di apportare modifiche alla struttura e
alle attività se necessario.
·
Ricorda che l'organizzazione delle cellule aziendali di un partito politico
può variare a seconda delle dimensioni del partito, dei suoi obiettivi
specifici e del contesto politico in cui opera.
·
Gestione delle informazioni: Utilizzare un software di gestione
delle informazioni o un sistema di customer relationship management (CRM)
per tenere traccia dei dati dei membri, dei volontari, degli elettori e dei
donatori. Questo consentirà di organizzare facilmente le informazioni,
inviare comunicazioni mirate e monitorare l'interazione con i vari gruppi
di interesse.
·
Strumenti di comunicazione: Utilizzare strumenti di comunicazione
come e-mail, chat e videoconferenze per facilitare la comunicazione tra i
membri delle cellule aziendali. App come Slack o Microsoft Teams possono
essere utilizzate per organizzare i team di lavoro e consentire la
comunicazione istantanea tra i membri.
·
Gestione delle attività: Utilizzare strumenti di gestione delle
attività come Trello, Asana o Monday per assegnare compiti, tenere traccia
dei progressi e coordinare le attività delle cellule aziendali. Questi
strumenti consentono di creare elenchi di attività, definire scadenze e
tenere tutti i membri aggiornati sulle attività in corso.
·
Condivisione e collaborazione sui documenti: Utilizzare strumenti di
condivisione e collaborazione sui documenti come Google Drive o Microsoft
Office 365 per consentire ai membri delle cellule aziendali di lavorare
insieme su documenti, fogli di calcolo e presentazioni in modo simultaneo e
sincronizzato. Ciò favorirà un lavoro di squadra più efficiente e garantirà
che tutti abbiano accesso alle ultime versioni dei documenti.
·
Social media e marketing online: Utilizzare strumenti di gestione
dei social media come Hootsuite o Buffer per pianificare e gestire le
attività di marketing sui social media. Questi strumenti consentono di
programmare post, monitorare l'engagement e analizzare i risultati delle
campagne sui social media.
·
Ricerca e analisi politica: Utilizzare strumenti di ricerca online
per monitorare notizie, analizzare dati e raccogliere informazioni
politiche rilevanti. Motori di ricerca avanzati, aggregatori di notizie e
strumenti di analisi dei dati possono essere utili per ottenere
informazioni approfondite sulle questioni politiche e per supportare la
formulazione di politiche e strategie.
·
Raccolta fondi online: Utilizzare piattaforme di crowdfunding o
software di raccolta fondi online per semplificare il processo di raccolta
fondi per il partito politico. Questi strumenti consentono di creare pagine
di donazione personalizzate, inviare e-mail di richiesta di donazioni e
tenere traccia dei contributi.
·
E’ importante fornire formazione e supporto tecnico ai membri delle
cellule aziendali per garantire che siano in grado di utilizzare
efficacemente questi strumenti informatici. Occorre assicurarsi di
proteggere le informazioni sensibili e rispettare la normativa sulla
privacy nel trattamento dei dati dei membri e degli elettori del partito
politico.
Organizzare
un circolo culturale per un partito politico può essere un'ottima
opportunità per coinvolgere i membri e la comunità locale, promuovere
dibattiti e discussioni su temi importanti e creare un ambiente stimolante
per lo scambio di idee.
·
Scopo e obiettivi: Definire chiaramente lo scopo e gli obiettivi del
circolo culturale. Ad esempio, si può promuovere la cultura, l'arte,
la letteratura, la filosofia o discutere di temi sociali e politici. Questo
aiuterà a stabilire il focus del circolo e ad attirare le persone
interessate.
·
Identifica una leadership: Designare una persona o un gruppo di
persone responsabile dell'organizzazione e della gestione del circolo
culturale. Queste persone dovrebbero essere motivate, impegnate e disposte
a dedicare del tempo per coordinare le attività del circolo.
·
Ricerca e coinvolgimento dei membri: Identificare i membri del
partito politico che potrebbero essere interessati a partecipare al circolo
culturale. Inviare loro comunicazioni personalizzate per spiegare
l'iniziativa, i suoi obiettivi e l'importanza di un coinvolgimento attivo.
Inoltre, si può pubblicizzare l'apertura del circolo attraverso i canali di
comunicazione del partito politico, come newsletter, social media e
incontri locali.
·
Struttura organizzativa: Creare una struttura organizzativa chiara
per il circolo culturale, che può includere un presidente, un segretario,
un tesoriere e altri ruoli a seconda delle necessità. Definire i compiti e
le responsabilità di ciascun ruolo per garantire un funzionamento efficace
del circolo.
·
Pianificare incontri e attività: Stabilire una cadenza regolare per
gli incontri del circolo culturale. Si possono organizzare dibattiti,
conferenze, presentazioni di libri, mostre d'arte, proiezioni
cinematografiche, visite culturali e altre attività che siano in linea con
gli obiettivi del circolo. Invitare esperti, accademici o rappresentanti di
altre organizzazioni a partecipare come relatori o moderatori.
·
Promozione e comunicazione: Utilizzare i canali di comunicazione del
partito politico, come il sito web, i social media e la newsletter, per
promuovere le attività del circolo culturale. Creare un calendario degli
eventi e diffondere le informazioni attraverso i canali appropriati.
Inoltre, sfruttare la rete personale dei membri del circolo per invitare
amici, familiari e colleghi a partecipare.
·
Coinvolgimento della comunità: Cercare di coinvolgere la comunità
locale organizzando eventi aperti al pubblico. Questo può aiutare a creare
connessioni più ampie e a mostrare l'impegno del circolo verso la
promozione della cultura e del dibattito aperto.
·
Valutazione e adattamento: Periodicamente, rivedere le attività
·
Creazione di un sito web: Creare un sito web dedicato al circolo
culturale, dove poter condividere informazioni sulle attività, gli eventi,
i membri del circolo e i risultati raggiunti. Assicurarti che il sito sia
facilmente navigabile e che includa un modulo di contatto per coloro che
desiderano unirsi o ricevere ulteriori informazioni.
·
Utilizzo di una piattaforma di gestione dei membri: Utilizzare una piattaforma
di gestione dei membri che consenta di tenere traccia delle informazioni
personali, delle preferenze e delle attività dei membri del circolo. Ciò
faciliterà l'organizzazione degli eventi e la comunicazione mirata con i
partecipanti.
·
Piattaforme di comunicazione: Utilizzare strumenti come gruppi
Facebook, Slack o Discord per creare un canale di comunicazione interno tra
i membri del circolo culturale. Queste piattaforme consentono di
condividere idee, organizzare discussioni online, proporre nuovi argomenti
e fornire aggiornamenti in tempo reale.
·
Videoconferenze e webinar: Organizzare incontri virtuali utilizzando
piattaforme come Zoom, Google Meet o Microsoft Teams. Queste piattaforme
consentono di tenere dibattiti, conferenze e presentazioni online,
coinvolgendo i membri del circolo culturale da diverse posizioni
geografiche.
·
Strumenti di sondaggio e voto online: Utilizzare strumenti come
Google Forms o SurveyMonkey per raccogliere feedback, opinioni,
suggerimenti o votazioni dai membri del circolo. Questi strumenti
semplificano la raccolta e l'analisi dei dati in modo rapido ed efficiente.
·
Social media: Utilizzare i social media per promuovere le attività
del circolo culturale, condividere aggiornamenti, foto e video degli eventi
passati e futuri. Assicurarsi di creare e gestire pagine o account
specifici per il circolo culturale su piattaforme come Facebook, Twitter,
Instagram o LinkedIn.
·
Newsletter e-mail: Creare una newsletter periodica da inviare via
e-mail ai membri del circolo. Includere notizie, informazioni sugli eventi
imminenti, approfondimenti culturali, inviti speciali e risorse utili.
Utilizzare strumenti di email marketing come Mailchimp o SendinBlue per
gestire le liste di contatti e creare newsletter professionali.
· Archiviazione
online dei documenti: Utilizzare servizi di archiviazione cloud come Google
Drive o Dropbox per condividere e archiviare documenti importanti, come programmi
degli eventi, presentazioni, relazioni o materiali di studio. Ciò
faciliterà l'accesso ai documenti da parte dei membri del circolo e ne
faciliterà la condivisione.
|
Riflessione
n° 79 (8-6-2023)
Migrazioni. Le basi per
affrontare (seriamente!) il problema.
Che cosa deve fare la UE.
Non esiste
una soluzione unica e definita per risolvere completamente il problema
delle migrazioni. Tuttavia, adottando un approccio complessivo che affronti
le cause profonde, promuova la cooperazione internazionale, l'integrazione
e lo sviluppo sostenibile, si può sperare di mitigare e cambiar di segno
agli effetti negativi delle migrazioni per creare un ambiente più
stabile e inclusivo per tutti.
1) Cooperazione internazionale: I problemi
delle migrazioni richiedono una risposta globale e una cooperazione
internazionale. Gli stati dovrebbero lavorare insieme per condividere
informazioni, scambiare migliori pratiche, coordinare le politiche di accoglienza
e fornire assistenza umanitaria ai rifugiati. Soprattutto abbandonare
atteggiamenti paternalistici post-coloniali.
2) Affrontare le cause profonde: È fondamentale
affrontare le cause profonde delle migrazioni, come la povertà, i conflitti
armati, la mancanza di opportunità economiche, l'instabilità politica, la
corruzione nei paesi d'origine. Ciò richiede buona volontà e buonsenso
internazionali, investimenti in programmi di sviluppo sostenibile,
promozione della pace, buona governance e accesso all'istruzione e ai
servizi sanitari nei paesi di origine.
3) Mediazione dei conflitti: La risoluzione
pacifica (anche forzosa) dei conflitti può prevenire la migrazione
obbligata. Gli sforzi diplomatici e la mediazione dovrebbero essere
incoraggiati per affrontare i conflitti interni ed esterni che spingono le persone
a lasciare le loro case.
4) Cooperazione con i paesi d'origine: I
paesi di destinazione dovrebbero collaborare con i paesi d'origine per
promuovere lo sviluppo economico, la governance efficace e la stabilità
politica. Ciò potrebbe includere la cooperazione in ambito commerciale, la
condivisione di conoscenze e risorse, e il sostegno alla capacità
istituzionale.
5) Sviluppo regionale: Promuovere lo
sviluppo regionale può contribuire a ridurre la pressione migratoria.
Investimenti in infrastrutture, industrie e programmi di cooperazione
economica possono creare opportunità all'interno delle regioni e ridurre la
necessità di migrazione.
L’Italia potrebbe seriamente operare nel
Corno d’Africa (Somalia, Etiopia, Eritrea, Gibuti) e nei paesi della sponda
africana del Mediterraneo (Libia, Tunisia, Algeria, Egitto)
6) Migrazione sicura e legale: Promuovere
canali di migrazione sicuri e legali può contribuire a ridurre le
migrazioni irregolari e pericolose. Occorre che i paesi avanzati tornino a
fornire visti di ingresso tramite Ambasciate e Consolati. I quali dovrebbero
fare opera di informazione circa le richieste numeriche e qualitative del
paese che rappresentano. Questo potrebbe includere programmi di
riunificazione familiare, visti di lavoro temporanei, corridoi umanitari
nei due sensi (da e verso i paesi di origine) per i lavoratori stagionali e
programmi di reinsediamento.
7) Integrazione e inclusione: Gli sforzi
dovrebbero essere fatti per promuovere l'integrazione e l'inclusione dei
migranti nelle comunità di accoglienza. Ciò implica garantire l'accesso
all'istruzione, all'assistenza sanitaria, all'occupazione e all'alloggio
adeguato. La diversità dovrebbe essere considerata come una risorsa.
Soluzioni di questo tipo faranno abbandonare atteggiamenti
discriminatori o xenofobi causati, nella popolazione che accoglie, dal
senso di abbandono del problema da parte dei governi del loro paese.
Finora, almeno in Italia, i vari governi hanno lasciato tutte le negatività
del fenomeno a carico dei cittadini: le conseguenze di spaccio, macro e
microcriminalità, caporalato, prostituzione, occupazione di immobili sono
lasciate nell’abbandono da parte delle istituzioni e devono essere
sopportate dai cittadini.
8) Educazione e consapevolezza:
L'educazione e la sensibilizzazione sulle questioni legate alla migrazione
possono contribuire a combattere l'intolleranza, i pregiudizi e le false
informazioni. La promozione della tolleranza, dei diritti umani e del rispetto
reciproco può favorire una migliore accoglienza dei migranti, purché
rispettosi dei valori, delle leggi e delle prassi civiche dei residenti.
Oggi, agli occhi dei cittadini, i governi
non sembrano interessati a risolvere problemi post sbarchi. Da qui,
atteggiamenti xenofobi sempre più consolidati nella popolazione. Si vedano
i recenti atteggiamenti di Olanda e Danimarca, per tacer del Regno Unito e
della Francia e , in genere, dei paesi ex sovietici, dove sarebbe dovuto
nascere l’uomo nuovo ad opera del comunismo. Ricordo che l’ungherese Orban
è stato responsabile della gioventù comunista nell’Ungheria sovietica.
Che cosa deve fare la UE
Integrando i punti precedenti, la UE deve
(puo?) promuovere:
1) Investimenti nel paesi di origine: L'UE
può sostenere i paesi di origine attraverso programmi di sviluppo economico
e sociale. Investimenti mirati possono contribuire a creare opportunità
economiche, migliorare l'istruzione e l'accesso ai servizi sanitari,
riducendo così la motivazione delle persone a migrare.
2) Gestione dei flussi migratori: L'UE
dovrebbe sviluppare politiche comuni per la gestione dei flussi migratori
tramite un sistema di asilo armonico che garantisca l'equa distribuzione
delle richieste di asilo tra gli Stati membri. Tali politiche dovrebbero
definire l'assegnazione di quote di rifugiati tra gli Stati membri,
consentendo un equo carico tra i paesi europei.
3) Investimenti nella sicurezza delle
frontiere: L'UE deve rafforzare la sicurezza delle sue frontiere esterne,
sia terrestri che marittime. Ciò per contribuire a ridurre i flussi
migratori irregolari e il traffico di esseri umani.
4) Lotta alle reti criminali. Una maggiore
cooperazione tra le forze di polizia e le autorità di frontiera europee può
aiutare a prevenire l'immigrazione illegale e il traffico di esseri umani.
Occorre intensificare gli sforzi per combattere le reti criminali coinvolte
anche nel contrabbando di migranti, “usati” anche come portatori di organi
di ricambio da trapiantare. Questo richiede una maggiore cooperazione tra
le forze dell'ordine dell’Unione, il potenziamento delle attività
investigative e la punizione dei responsabili.
Soprattutto richiede la condivisione di
obiettivi comuni.
Nel frattempo: https://www.mauronovelli.it/RIFLESSIONI.htm#_Riflessione_n_71
|
Riflessione
n°78 (7-6-2023)
Elementi di analisi
marxiana recuperati ahumm….ahumm….
(segue dalla riflessione
n° 77)
Vari economisti continuano a "recuperare" Marx
sotto il velo di una critica alle sue elaborazioni. Samuel Bawles,
professore di ricerca e direttore del programma di scienze comportamentali
presso il Santa Fe Institute. comincia con una serie di negatività a
carico del filosofo tedesco ma ipotizza la possibilità che le analisi
marxiane possano approfondire e migliorare i rapporti tra capitale e
lavoro, tanto da permettere al moderno capitalismo di trarne giovamento.
Queste posizioni di non pochi teorici
dell'economia mi fanno venire in mente l’astuta prefazione che Osiander
(pastore luterano) stilò per il libro sull'eliocentrismo di Copernico
il quale, ormai sul letto di morte, non ebbe mai il coraggio di pubblicare.
Per evitare gli strali delle gerarchie cattoliche, la prefazione di
Osiander avvertiva che le teorie copernicane non volevano rappresentare la
realtà dei moti celesti, ma costituivano semplicemente un modello, una
scorciatoia per effettuare calcoli astronomici con maggiore facilità e
precisione rispetto a quelli, molto più complicati, imposti dal
geocentrismo tolemaico che nessuno metteva in discussione.
Così Bowles: prima dimostra la validità e
l'attualità delle analisi marxiane, poi conclude, non sulla vigenza delle
contraddizioni del capitalismo e sul dispotismo nei rapporti
industriali capitalistici, ma sul contributo che il modello marxiano può
dare allo studio del problema e quindi al miglioramento del capitalismo
nella fase attuale.
_______________________________
https://promarket.org (traduzione con l'aiuto di Google. Mie annotazioni in
corsivo/grassetto.)
Marx e la moderna microeconomia
Pubblicato il 5 maggio 2018 da Samuel Bowles
[Note in corsivo/grassetto di MN]
Pochi economisti dubitano che Marx abbia bocciato l'economia, un
giudizio basato principalmente sulla sua teoria del valore del lavoro. Ma
questo articolo sostiene che la rappresentazione di Marx dei rapporti di
potere tra capitale e lavoro nell'impresa è un'intuizione essenziale per
comprendere e migliorare il capitalismo moderno. In effetti, questa
intuizione è incorporata nei modelli standard di “agente-attore principale”
dei mercati del lavoro e del credito.
[La relazione agente-attore principale (o Modello
d'agenzia) è definita come "un contratto in base al quale una
delle due parti (l’agente) delega una quota del proprio potere all’altro.
In particolare, una o più persone (attore principale) obbliga un'altra
persona (agente) ad una particolare attività. Nota di M.N.).
Nota: il post sottostante è stato pubblicato per
la prima volta su VoxEU.org.
Gli economisti, guardando indietro, non hanno trovato molto da
ammirare in Karl Marx, l'economista, il bicentenario della cui nascita
commemoriamo il mese prossimo. John Maynard Keynes considerava il Capitale
come "un libro di testo economico obsoleto, non solo scientificamente
errato ma senza interesse per il mondo moderno e ad esso
inapplicabile" (Keynes 1925). Ugualmente duro il giudizio di Paul
Samuelson: "Dal punto di vista della teoria economica pura, Karl
Marx può essere considerato un post-ricardiano minore" (Samuelson
1962). Giudizio duro specialmente perché Samuelson riteneva che Ricardo
fosse "il più sopravvalutato degli economisti".
Queste valutazioni si basano in gran parte sulla nostra
concezione corrente - e corretta a mio avviso – della teoria del valore del
lavoro di Marx come un tentativo pionieristico, ma incoerente e superato,
di un modello di equilibrio generale del prezzo e della distribuzione. Ma
c'è un altro aspetto del suo lavoro che è stato fortemente rivendicato dai
progressi teorici degli ultimi decenni: l'idea che l'esercizio del potere è
un aspetto essenziale del funzionamento dell'economia capitalista, anche se
impostato su uno stato idealizzato, perfettamente competitivo.
Dominio nella società liberale
Marx ha usato la teoria del valore del lavoro per dimostrare
che lo sfruttamento dei lavoratori è una condizione necessaria per i
profitti (Yoshihara 2017). [Marx sostiene (teoria del plusvalore) che
il profitto è funzione dello sfruttamento del lavoro (capitale variabile) e
non degli investimenti (capitale fisso). Infatti, Il lavoro che il
capitalista acquista sul mercato è una merce particolare che crea un
valore maggiore di quello che serve per remunerarla. Il lavoro, dunque, è
la sola merce che crea plusvalore. Nota di MN]. II termine
"sfruttamento" è giustificato dall'affermazione che il profitto
deriva da un sistema di dominio in cui i ricchi, in quanto proprietari di
beni capitali, dirigono le attività e limitano le scelte dei dipendenti
(Vrousalis 2013). La agisce per conto di una classe
capitalista, o attraverso l'esercizio del potere di mercato reso possibile
dalla limitata concorrenza nei mercati delle merci.
Ma Marx scelse di rispondere ad una domanda più stimolante: come
potrebbe realizzarsi il dominio sul lavoro da parte del capitale in
un'economia privata, perfettamente competitiva, governata da uno stato
liberale? La sua risposta si basava su quella che sembra una
rappresentazione del contratto agente-attore principale sorprendentemente
moderna del rapporto datore di lavoro-dipendente, derivante da un conflitto
di interessi per la quantità di lavoro svolto che potrebbe essere risolta
con un rapporto contrattualizzato.
Marx ha sottolineato che, sul mercato del lavoro, il
capitalista acquista il tempo del lavoratore non il lavoro del lavoratore.
La fornitura di lavoro materiale [sforzo] da parte del dipendente al
processo di produzione non è assicurata da un contratto ma è piuttosto una
"estrapolazione" che "solo impropriamente potrebbe ...
essere considerata come un qualsiasi tipo di scambio" (Marx 1939).
Per sottolineare l'aspetto distintivo del mercato del lavoro, Marx
(1867) ha sottolineato che:
"La crescita dei salari può ... non essere accompagnata da
alcun cambiamento nel costo del lavoro [nel significato di sforzo], o
possono anche essere accompagnati da una caduta di quest'ultimo".
L'importante conseguenza per il lavoratore, è che il livello alto o
basso del suo salario", era funzione di "dominazione e
sfruttamento", "forma di dispotismo più odioso per la sua
meschinità" (ibid).
L'ultimo passo nella spiegazione di Marx del predominio del
capitale in un'economia capitalista liberale è la considerazione che il
processo di accumulazione e innovazione tecnica [capitale fisso
=strumenti di produzione, investimenti. Nota di MN] sostiene un
"esercito di riserva" permanente (ibid), costituito da
disoccupati, e fornisce la base che impone obbedienza a carico del
lavoratore nei rapporti industriali. [Una delle contraddizioni del
capitalismo individuate da Marx è costituita dalla necessità del padrone di
avere massima libertà d’azione in ambito sociale (stato liberale) mentre in
fabbrica ha bisogno della massima subordinazione da parte del lavoratore.
Perfetta anarchia in società. Rigida gerarchia in azienda. Insomma, il
profitto (plusvalore) è generato dal lavoro; l’esercito di riserva è
generato dagli investimenti (innovazioni tecnologiche ecc.) e permette di
avere un’offerta di lavoro a basso costo perché sovrabbondante rispetto
alla domanda dei capitalisti. Nota di MN].
La proprietà privata dei mezzi di produzione conferisce il diritto di
escludere altri dall'uso dei beni dell'impresa, e quindi i proprietari
delle imprese hanno una potente minacciosa arma per indurre i lavoratori a
fornire quel lavoro che non può essere garantito da un contratto: lavorare
sodo, o aderire all' "esercito di riserva".
La politica della produzione.
Marx non ha spiegato perché il contratto di lavoro fosse
incompleto. Assunse che questa era un'osservazione empirica
incontrovertibile e la usava come punto di partenza per la sua teoria
economica. In questo, assomiglia a Charles Darwin che ha avanzato una
potente teoria della selezione naturale senza una comprensione del
meccanismo utilizzato per realizzarsi. L'eredità genetica sarebbe in
seguito spiegata da Gregor Mendel.
Proprio come Mendel sostenne Darwin, una comprensione più
completa del contratto di lavoro incompleto si sviluppò nel ventesimo
secolo, ma non rovesciò le conclusioni di Marx. Come Marx, Ronald Coase
(1937) ha sottolineato il ruolo centrale dell'autorità nelle relazioni
contrattuali dell'azienda:
"Nel contratto entra un fattore che è impiegato
all'interno di un'impresa ... Tale fattore ... è costituito
dall’accettazione di obbedire alle indicazioni dell'imprenditore per avere
in cambio una certa remunerazione ".
In effetti, Coase ha definito l'azienda con la sua struttura
politica:
"Se un operaio si sposta dal reparto Y al reparto X, non è
a causa di un cambiamento dei costi ma perché gli viene ordinato di farlo
... il segno distintivo dell'azienda è la possibilità di non prendere in
considerazione l’andamento dei costi." (Ibid)
Herbert Simon ha fornito il primo modello Coasiano dell'azienda
(Simon 1951). Ha rappresentato il rapporto di lavoro come uno scambio in
cui i dipendenti trasferiscono i diritti di controllo sulle loro mansioni
lavorative al datore di lavoro, in cambio di un salario. Simon ha
sottolineato il vantaggio per il datore di lavoro di questo accordo, perché
c'era un'incertezza inevitabile sui compiti che sarebbero stati necessari
nel corso del contratto. Pertanto, concordare una specifica contrattuale
completa delle attività da eseguire avrebbe comportato un costo troppo
elevato. Simon non sapeva che stava modellando esattamente il contratto di
lavoro incompleto, fulcro della teoria economica di Marx.
Coase o Simon non hanno spiegato direttamente perché i diritti di
controllo conferiscono potere. Come una questione empirica, l'azienda
sembra essere un'istituzione politica nel senso che alcuni membri della
società di fatto impartiscono comandi con l'aspettativa di essere obbediti,
mentre altri sono costretti a seguire questi comandi. Se diciamo che il
manager ha il diritto di decidere cosa farà il lavoratore, questo significa
solo che il manager ha l'autorità legittima, non il potere di garantire la
conformità di comportamento del lavoratore. Dato che, in una società
liberale, il manager è limitato nei tipi di punizione che possono essere
inflitti, e dato che il dipendente è libero di andarsene, è un enigma che
gli ordini siano in genere rispettati.
Notando questo, Armen Alchian e Harold Demsetz hanno sfidato
l'idea Coasiana che l'azienda è una mini "economia di comando",
suggerendo che il contratto di lavoro non è diverso a questo riguardo dagli
altri contratti:
"L'azienda ... non ha potere di iniziativa, nessuna
autorità, nessuna azione disciplinare diversa dal minimo comune contratto
di mercato tra due persone ... Dov'è allora la diversità nel rapporto tra
un droghiere e il suo dipendente diverso da quello tra un droghiere e il
suo cliente? "(Alchian e Demsetz 1972)
Oliver Hart (1989) ha risposto:
“Il motivo per cui un dipendente è probabilmente più reattivo a
quanto il suo datore di lavoro desidera rispetto al cliente di un droghiere
è che il datore di lavoro ... può privare il dipendente dei beni con cui
lavora e assumere un altro dipendente per lavorare con questi beni, mentre
il cliente può solo privare il droghiere del suo essere cliente e fintanto
che il cliente è piccolo, presumibilmente non è molto difficile per il
droghiere trovare un altro cliente. "
L'esercizio del potere
Questa spiegazione richiede una dimostrazione del fatto che il
potere, in un certo senso ben definito, può essere esercitato dai datori di
lavoro sui dipendenti nell'equilibrio di un'economia competitiva. È
tuttavia sconcertante che il potere sia esercitato in un'economia
competitiva [ma questa è caratteristica economica in uno stato
liberale “ideale”, di scuola, dove vige la perfetta concorrenza, dove sono
banditi monopoli ed oligopoli. Nota di MN] in cui ogni attore si
impegna volontariamente in scambi, dai quali ognuno è ugualmente libero di
andarsene.
La seguente condizione sufficiente per l'esercizio del potere
coglie le caratteristiche centrali della rappresentazione di Marx (1867)
del "dispotismo" del posto di lavoro:
Affinché B abbia potere su A, è sufficiente che, imponendo o
minacciando di imporre sanzioni su A, B sia in grado di influenzare le
azioni di A in modo che gli interessi di B siano soddisfatti, mentre A
manchi di questa capacità rispetto a B. (Bowles and Gintis 1992)
La definizione chiarisce la differenza tra il datore di lavoro e il
droghiere nella risposta di Hart ad Alchian e Demsetz. Le sanzioni imposte
al dipendente attraverso l’impedimento dell'accesso al capitale aziendale
(mezzi di produzione) sono severe (di primaria importanza), mentre quelle
imposte al droghiere dal cliente che non compra sono trascurabili o pari a
zero (di importanza secondaria). Il consumatore scontento che esce dalla
porta non impone una sanzione al droghiere perché il droghiere (in equilibrio
competitivo) massimizza i profitti selezionando un livello di vendite (e
dei prezzi di vendita, nota di MN) che eguaglia il costo
marginale al prezzo esogeno dato. Una piccola variazione nelle vendite ha
solo un effetto di secondo ordine sui profitti. Ma questo non è applicabile
al rapporto di lavoro datore-dipendente. Questo perché la disoccupazione
involontaria è una caratteristica dell'equilibrio concorrenziale di un
mercato in cui il lavoro materiale non è coperto da un contratto esecutivo
(Bowles 1985, Gintis e Ishikawa 1987, Shapiro e Stiglitz 1985). La minaccia
del datore di lavoro di porre fine al rapporto col lavoratore, imporrebbe
quindi un costo di primo ordine al lavoratore. Questa è la base
dell'esercizio del potere da parte dei datori di lavoro.
La natura incompleta del contratto di lavoro è quindi
essenziale per mostrare sia il motivo per cui il potere del datore di
lavoro sul lavoratore è essenziale per il profitto, sia il modo in cui può
essere sostenuto dal ruolo della disoccupazione di equilibrio. Marx capì il
primo assunto ma non il secondo, fornendo invece un resoconto dinamico (e
non del tutto convincente) di come l'esercito di riserva sarebbe stato
sostenuto nel lungo periodo.
Microeconomista o precursore di Microeconomia moderna?
Marx è stato un pioniere nello studio del sistema di relazioni
agente-attore principale, anche se ovviamente non usava questo termine. I
modelli di agente-attore principale costituiscono ora il fondamento
microeconomico per lo studio delle relazioni tra classi (sebbene gli
economisti non utilizzino tale termine) nelle economie capitalistiche e di
altro tipo, ad esempio nei trattamenti standard degli scambi tra datore di
lavoro e dipendente o tra prestatore e mutuatario. Questi modelli sono
essenziali per l'analisi attuale dei problemi economici di tutti i giorni,
come i modelli ciclici in materia di determinazione salariale e di
produttività e i vincoli di quantità che i mutuatari devono affrontare nei
mercati del credito. Entrambi questi problemi hanno una notevole importanza
microeconomica, ma sono anche importanti basi della macroeconomia.
Marx era un precursore visionario della microeconomia moderna, e la
microeconomia moderna gli ha ripagato il favore chiarendo i limiti di
alcune delle sue idee più importanti. Tra questi, la teoria del valore del
lavoro come rappresentazione di un sistema generale di scambio (Morishima
1973, 1974), e la sua "teoria della tendenza alla caduta del tasso di
profitto" (Bowles 1981, Okishio 1961). Come ha fatto notare Michio
Morishima (1974), Marx non ha risolto gli eccezionali problemi teorici dei
suoi giorni, ma piuttosto i problemi previsti che in seguito sarebbero
stati affrontati matematicamente.
La moderna economia pubblica, la concezione dei meccanismi e la
teoria delle decisioni pubbliche hanno anche messo in discussione la
nozione - comune tra molti marxisti degli ultimi giorni, sebbene non
suggerita da Marx stesso - che la governance economica senza proprietà
privata e mercati potrebbe costituire un sistema vitale di governance
economica.
Problemi politici ed economici
Nel 1972, Abba Lerner identificò astutamente uno dei limiti del
paradigma neoclassico. Un contratto trasforma "un problema politico in
un problema economico. Una transazione economica è un problema politico
risolto ... L'economia ha conquistato il titolo di regina delle scienze
sociali scegliendo i problemi politici risolti come suo dominio.
"(Lerner 1972)
Se questa è una caratteristica o un bug dipende dal tuo punto
di vista. Il dominio della economia-regina non è sembrato troppo angusto
perché lo stesso paradigma ha fornito una ragione per pensare che
"problemi politici" irrisolti, come la natura incompleta del
contratto di lavoro o l'esercizio del potere da parte dei datori di lavoro
sui lavoratori, fossero illusioni. Joseph Schumpeter ha sottolineato questo
punto: "Ciò che distingue il lavoro dirigente da quello diretto sembra
a prima vista fondamentale", ha scritto. Ma, sosteneva, in realtà che
la differenza "non costituisce una distinzione economica essenziale
... la condotta del primo è soggetta alle stesse regole di quella del
secondo ... e stabilire questa regolarità ... è un compito fondamentale
della teoria economica". (Schumpeter 1934)
Perché, ci si chiede, Schumpeter considererebbe questo punto di così
eccezionale importanza? La risposta è che se il dispotismo sul posto di
lavoro, esplicitato da Marx, fosse accertato, allora l'argomento liberale
contro la democrazia economica (“in economia non c'è niente da
democratizzare”) è falso.
__________
Nota dell'editore: Questo articolo è basato su un'opera
più grande dello stesso titolo che sarà pubblicata in giapponese in un
numero speciale del Seminario Keizai, edito da Naoki Yoshihara.
References
- Alchian, A
A and H Demsetz (1972), “Production, Information Costs, and Economic
Organization”, American Economic Review 62(5): 777-95.
- Bowles, S
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Theorem”, Cambridge Journal of Economics 5(2): 183–186.
- Bowles, S
(1985), “The Production Process in a Competitive Economy: Walrasian, Neo-
Hobbesian, and Marxian Models”, American Economic Review 75(1): 16-36.
- Bowles, S
and H Gintis (1992), “Power and Wealth in a Competitive Capitalist
Economy”, Philosophy and Public Affairs 21(4): 324-53.
- Coase, R H
(1937), “The Nature of the Firm”, Economica 4: 386-405.
- Gintis, H
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of Japanese and International Economies 1: 195-228.
- Hart, O
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Law Review89(7): 1757-74.
- Keynes, J M
(1925), “Soviet Russia.” Nation and Athenaeum, 17, 19 and 24 October.
- Lerner, A
(1972), “The Economics and Politics of Consumer Sovereignty”, American
Economic Review 62(2): 258-66.
- Mark, K
(1867), Capital, Critique of Political Economy, Verlag von Otto Meisner.
- Marx, K
(1939), Grundrisse: Foundations of the Critique of Political Economy,
Marx-Engels Institute.
- Morishima,
M (1973), Marx’s Economics: A Dual Theory of Value and Growth, Cambridge
University Press.
- Morishima,
M (1974), “Marx in Light of Modern Economic Theory”, Econometrica 4:
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- Okishio,
(1961), “Technical Changes and the Rate of Profit”, Kobe University
Economic Review 7: 85-99.
- Samuelson,
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51(1): 1-18.
- Schumpeter,
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Capital, Credit, Interest and the Business Cycle, Oxford University Press.
- Shapiro, C
and J Stiglitz (1985), “Equilibrium Unemployment as a Worker Disciplining
Device: A Reply”, American Economic Review 75(4): 892-93.
- Simon, H
(1951), “A Formal Theory of the Employment Relation”, Econometrica 19(3):
293-305.
- Vrousalis,
N (2013), “Exploitation, Vulnerability, and Social Domination”, Philosophy
and Public Affairs 41: 131-57.
- Yoshihara,
N (2017), “A Progress Report on Marxian Economic Theory and on
Controversies in Exploitation Theory since Okishio, 1963”, Journal of
Economic Surveys, forthcoming.
---------------------------------------------
Ma anche Jeremy Rifkin….
Considerazioni
sul recupero, mimetizzato e sotto traccia, di elaborazioni marxiane in
linea con le precedenti, possono essere svolte in merito alle riflessioni
socio-economiche di Jeremy Rifkin. Se si analizza il suo “ "La società a costo marginale zero: l'internet
delle cose, l'ascesa del capitalismo collaborativo e l'eclissi del
capitalismo", ci si informa sull'evoluzione delle tecnologie digitali,
come l'Internet delle cose e l'economia collaborativa.Nuovi strumenti
che stanno spingendo l'economia verso una nuova fase in cui il costo
marginale di produrre e distribuire beni e servizi tende a zero, con il
conseguente declino del saggio di profitto, esattamente come indicava Marx.
Il costo marginale si riferisce al costo aggiuntivo
necessario a produrre una ulteriore unità di un bene o servizio, una
volta che i costi fissi sono stati sostenuti. Tradizionalmente, l'economia
ha funzionato con una struttura di costo marginale positivo, in cui la
produzione e la distribuzione richiedono costi significativi anche per ogni
unità aggiuntiva.
Tuttavia, secondo Rifkin, le tecnologie digitali stanno
cambiando questo paradigma. Con l'avvento di Internet e delle tecnologie
digitali, la riproducibilità dei beni e dei servizi è diventata
praticamente gratuita o a costo marginale vicino allo zero.
Chi avrebbe ipotizzato, solo qualche decennio fa, la
possibilità di comunicare a costo zero con ogni essere umano dotato di un
account di posta elettronica?
Rifkin sostiene che questa transizione verso una
società a costo marginale zero avrà profonde implicazioni sull'economia,
sulle imprese e sulla società nel suo complesso. Egli sostiene che
l'economia collaborativa e la condivisione delle risorse saranno sempre più
importanti, poiché le persone possono sfruttare le tecnologie per
condividere beni e servizi senza bisogno di possederli fisicamente e senza
bisogno di (costori) intermediari . Questo potrebbe portare a una maggiore
sostenibilità, alla riduzione dei costi e a radicali cambiamenti nei
modelli di business tradizionali.
Ci sono, comunque, implicazioni sociali,
politiche e legali che devono essere prese in considerazione quando si
affrontano i cambiamenti derivanti da una transizione verso una società a
costo marginale zero.
Interessante il suo articolo: à «Il progresso ha fallito. È ora
che inizi l’età della Resilienza» L’ideologia dell’efficienza economica ha
divorato il pianeta. Ma comincia ad affermarsi una mentalità diversa,
specie tra i giovani, che ha altre priorità. di Jeremy Rifkin.
(L’Espresso 28-11-2022)
Ma Rifkin non
può dire di aver rivalutato alcune posizioni analitiche di Marx: verrebbe
subito censurato! Visto che, ormai (grazie ai coglionazzi di cui alla
riflessione 77) marxismo = comunismo.
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Riflessione
n°77 (6-6-2023)
Elly e le candeline
dell’avvenire.
Elly &Co
hanno scoperto che, vista l’incapacità di elaborare linee politiche e
progetti per la società, risulta molto utile adottare principi e metodi del
qualunquismo populista: dire, scrivere e fare le cose che il popolino vuol
sentire, leggere e vedere. Con l’aiuto di quotidiani blasonati è questa la
nuova linea della sinistra che più sinistra, oggi, non si può..
Qualche
esempio recente: Murgia e Saviano sul saluto romano dei comandanti dei
reparti in sfilata; Corte dei Conti esclusa dalle verifiche
concomitanti sulla realizzazione dei progetti del PNRR; cacciata di
Fazio, Littizzetto e dell’Annunziata dalla Rai; eliminazione dell’assegno
di cittadinanza per i poveri; Repubblica dopo il primo turno delle
amministrative: “L’onda di destra si è fermata”.
Il fatto è
che ormai si è definitivamente confuso il comunismo col marxismo e col
cattolicesimo. Non sapendo più che cosa fare per ritrovare una linea
politica, i più arditi intellettuali de sinistra si limitano a
ripetere che “essere di sinistra significa stare con i più deboli”. Ma
questa linea politica non ha nulla a che fare col marxismo. Semmai
scimmiotta, con atteggiamento deteriore, il cattolicesimo, neanche la
dottrina sociale della chiesa cattolica.
Marx ha
indagato il sistema borghese, impostando una visione di classe
(semplifico), e non ha mai individuato come obiettivo lo stare con i
più deboli. I quali non sono una classe. Secondo Marx il sistema borghese
verrà travolto dalla classe operaia non dai più deboli, cioè disoccupati,
sottoproletari, emigranti ecc. Per inciso, dura fu la presa di posizione di
Marx contri gli immigrati irlandesi in Gran Bretagna: la creazione di un
esercito di riserva avrebbe messo in discussione il livello dei salari degli
operai inglesi. Ma tant’è: rifocillati da Papa Francesco (apprezzato
però solo quando conviene) gli intellettuali de sinistra sono
diventati tutti prima cattocomunisti e poi solo catto.
Disgraziatamente
per Marx (il cui sistema di analisi della società è ancora valido e –credo
- utile) la sua dottrina è stata confusa con l’attuazione politica
pratica che coglionazzi hanno pensato bene di fare: il comunismo (di
Stalin, di Pol Pot, di Chavez o di Enver Oxa) è stato contrabbandato
per realizzazione del marxismo. E dopo settant’anni di applicazione di
dittature personali ad opera dei profittatori di cui sopra (i quali però
sono riusciti a far passare il messaggio che il loro fosse “dispotismo
proletario” secondo i canoni marxisti) l’analisi marxiana è stata confusa e
ridotta alla semplice “dittatura del proletariato”, termine neanche
coniato da Marx, ma mutuato da un marxista ex militare prussiano emigrato
in USA, di cui non ricordo il nome.
A seguito di
queste vicende, il “Sol dell’avvenire” si è rifiutato perfino di sorgere. E
la sinistra di Elly, senza più ideologia ormai massacrata e snaturata
dal “comunismo”, deve sperare di illuminare la sua politica accendendo
“candeline dell’avvenire” con Murgia, Saviano, con saluti fascisti, sulla
Corte dei Conti, con Fazio, Annunziata ecc.
Di Marxismo
potremo riparlare esplicitamente tra un paio di generazioni, ma secondo la
lettura che ne fece Rosa Luxemburg: conquista democratica del potere
democratico.
[Continua
alla Riflessione n° 78]
|
Riflessione
n°76 (28-5-2023)
Riscaldamento globale e
sue cause
Dal carotaggio
dei ghiacci della Groenlandia.Da Journal of Quaternary Science Reviews .
Negli ultimi 10mila
anni, il periodo di maggiore riscaldamento risale a 3.200 anni fa
(1200 a.C.). E’ definito Riscaldamento Minoico.
Dopo la
temperatura tende a calare, ma sempre in periodo caldo. Risale nel 300 a.C
fino al 200 d.C. E’ definito Riscaldamento Romano
Dal 600
d.C. all’800 d.C. l’ambiente si raffredda con temperatura in
calo.
Dall’800/1000
d.C.. inizia un periodo di forte riscaldamento fino al 1400 d.C. E’
definito Riscaldamento Medievale.
Dal 1400 inizia
un raffreddamento evidente fino al 1850. Da quel periodo, sempre in
ambiente freddo, inizia un aumento della temperatura fino ai nostri giorni.
Questo periodo è definito Piccola Glaciazione.
Il grafico
evidenzia come, negli ultimi 10.000 anni, i periodi di notevole
raffreddamento siano significativamente più brevi rispetto a quelli (pur
con alti e bassi) di notevole riscaldamento. Il più lungo periodo di
raffreddamento è quello della Piccola Glaciazione dal 1400 ad oggi. Nel
corso della quale, la temperatura odierna è stata raggiunta anche attorno
al 1650.
Il grafico che
segue evidenzia meglio l’andamento della temperatura dal 1000 ai giorni
nostri.
Quindi, nessun
problema nel riconoscere che il pianeta si sta riscaldando.
I dubbi nascono
sulle cause.
Io non ritengo che
il riscaldamento sia colpa dell’uomo e dei suoi barbecue, o delle mucche
soggette a sorprendenti soffioni flatulenti. Mentre è vero che
l’inquinamento è tutta colpa nostra.
|
Riflessione
n°75 (23-5-2023)
Il primato della
“persona”. All’Indice le etnie!
Con l’ultimo
compulsivo intervento del presidente Mattarella, secondo il quale ad avere
diritto ad essere difesa è la singola persona e non l’etnia, possiamo dire
concluso, perché perfezionato (nel senso che non saprei come andare oltre
nell’affermazione e nel primato dell’individuo), il periodo
dell’individualismo, imposto - nei fatti - trent’anni fa da Silvio
Berlusconi
Comincia ad
essere sanzionabile dagli audaci e corretti progressisti anche parlare di
“popolo italiano”, di “ cittadini italiani” e genericamente di “Italiani”.
Più corretto sarebbe sostituire quei concetti con “chi staziona
(stabilmente o occasionalmente) entro i confini stabiliti (per
l’Italia) 77 anni fa, al termine della seconda guerra mondiale”.
A conferma di
quanto detto, ricordo che su una delle pareti dell’androne della sede
del PD, in Via del Nazareno a Roma, è presente un monito per il viandante:
il partito è “Dalla parte delle persone”.
Pertanto,
conoscendo l’ignoranza dei suoi concittadini, il presidente sa che se, si
parla di etnia, si rischia di accostarsi troppo al termine
“razza”. Per evitare questa contaminazione, si fa un guazzabuglio di
concetti tra etnia, razza, popolo, cittadini. Tutti da rifuggire, pro bono
delle singole persone. Meglio evitare contaminazioni e straripamenti
concettuali, anche a costo di sostenere, con superficiale originalità
culturale, che, in termini di “protezione”, non si possa andare oltre
la “persona”. Penso al concetto marxiano di “classe”; ai gruppi etnici
minoritari, a quelli linguistici, a quelli religiosi ecc.
Ecco la
definizione di etnia del vocabolario Treccani:
“etnìa s. f.– In etnologia e
antropologia, aggruppamento umano basato su caratteri culturali e
linguistici. Spesso usato, nel linguaggio giornalistico, con il
significato di minoranza nazionale, gruppo etnico minoritario.
Quindi le
caratteristiche che individuano una etnia sono principalmente “culturali e
linguistiche”.
Ma, per
carità, il termine etnia si sta usando da destra, quindi meglio
censurarlo, anche perché gli ignoranti potrebbero facilmente confonderlo
con razza.
Per inciso, la
nostra Costituzione si esprime richiamando la “razza” e non l’
“etnia” (Art.-3).
PS. Sarà
opportuno cambiare nome all’Etnologia come materia di studio e settore di
ricerca.
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Riflessione
n°74 (16-5-2023)
L’Intelligenza Artificiale
non potrà mai avere intuizioni.
Forse.
Così come la
veniamo conoscendo, l’Intelligenza Artificiale può apprendere, imparare,
dominare, organizzare ed elaborare per le sue risposte tutto lo scibile
umano. Ma una cosa non può fare: andare oltre quello scibile. Per superare
le attuali conoscenze e poterle superare non solo quantitativamente, è
necessaria una particolare capacità umana: l’intuizione. Questa permette
all’uomo di guardare dentro le cose, oltre le loro caratteristiche
sensibili, quindi di superficie e, quindi, affidabili alla ragione.
L’IA
non può quindi “guardare dentro”, “entrare nelle cose conosciute fino a
scoprire di esse quanto ancora non è conosciuto dall’uomo. Il processo
umano , attraverso collegamenti umorali, creativi e non lineari e
concatenazioni irrazionali di esperienze razionali.
A tal
proposito, ho interrogato Chat GPT sull’intuizione umana.
Tra le altre
cose mi risponde che:
“ L'intuizione
umana rimane un fenomeno molto complesso e multifattoriale, che coinvolge
non solo l'elaborazione dei dati, ma anche l'esperienza, l'emozione, il
contesto e la creatività. È improbabile che le IA raggiungano completamente
il livello di intuizione umana nel prossimo futuro, ma potrebbero
sviluppare capacità sempre più sofisticate che si avvicinano ad alcune
forme di intuizione”.
Insomma,
l’I.A. non potrà mai esclamare: “Eureka!”.
Forse.
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AGGIORNAMENTO
DEL 17-5-2023: Un ulteriore limite della IA.
Perché l’IA
possa essere d’aiuto, occorre che le conoscenze umane siano manifestate
attraverso documenti, foto, video, registrazioni. Se non esistono tali
media, l’IA non può suggerire alcunché. Voglio dire che se – ad esempio –
io scopro la pietra filosofale ma non diffondo la scoperta pubblicando
documenti scritti, foto, video, registrazioni, la IA non sa nulla della
scoperta della pietra filosofale e non può produrre commenti ecc. .
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Riflessione
n°73 (9-5-2023)
Ponte sullo stretto:
preoccupazioni.
Ponte sullo Stretto, ecco il progetto |
VIDEO, SCHEDE e RENDERING
-à Il
progetto definitivo del Ponte sullo Stretto: si riparte da qui, tutti i
dettagli e le immagini con le schede tecniche della grande opera. Di Peppe
Caridi 16 Mar 2023 | 19:22
Da tremare! Si legge nell’articolo:
“Quadro
geo-sismotettonico – Revisione
critica ed aggiornamento con le conoscenze ed i risultati scientifici più
recenti (2003-2011) da parte di un team di esperti in geodinamica, geologia
strutturale, sismologia, geodesia, geologia marina (La Sapienza – INGV).
Confermato che l’allontanamento tra le due coste avviene con velocità
inferiore a 0,5 mm/anno (10 cm in 200 anni), ininfluente ai fini della
realizzazione del ponte.
• 7,1
magnitudo della scala Richter resistenza al sisma”
Per l’estensore dell’articolo (dd
16-3-2023) i “risultati scientifici geodinamici più recenti risalgono al
2011”.
Ma nel 2017 si scopre (CNR) che le cause
dell’allontanamento della Sicilia dalla Calabria sono dovute al movimento
di alcune
microplacche con movimenti particolari che sarebbero individuate sotto il
mar Ionio e potrebbero portare alla formazione di catene montuose e a
rendere sempre più distante la nostra isola dal resto della nazione.
Da newsicilia.it/Catania/scienze: del 2-3-2018: La Sicilia si allontana dalla
Calabria, ing. Palano (Ingv): "Una lingua crostale penetra in
profondità nel mantello terrestre" (newsicilia.it)
Spiega il dottor Mimmo Palano dell’Ingv, Istituto
Nazionale Geofisica Vulcanologia di Catania, che in primis ci ha
parlato della struttura geologica della zona e dei complessi movimenti
geodetici misurati sul nostro territorio. “La Sicilia costituisce
un blocco crostale noto in letteratura come “micro placca
Siculo-iblea” – spiega Palano […] Questo blocco
crostale si muove in direzione nord-nord-ovest con velocità di circa 5-6
mm/anno [Nota di MN: : verso la Sardegna], mentre la Calabria e il
settore nord-est della nostra isola si muovono verso nord-nord-est [Nota
di MN: verso la Puglia] al ritmo di un centimetro
l’anno.[…] Infine per quanto
riguarda il ponte, suggerisco di acquisire nuovi dati geologici e
geofisici, al fine di quantificare meglio i tassi di
deformazione a cavallo dello stretto”.
Il, 5 giugno 2020, ai microfoni di CityNow è intervenuto il dott.
Enzo Siviero: ingegnere, architetto e Rettore
dell’Università eCampus che ha dedicato gran parte della sua carriera nella progettazione
di ponti e nell’insegnamento delle strutture nella facoltà di
architettura dell’Università di Venezia. [ Ponte sullo Stretto, l'esperto a
CityNow: 'Vento e terremoti non sono un problema...']
Circa il problema dell’allontanamento costante della
Sicilia dalla Calabria, il dott. Siviero afferma:
“Questione risolta che va smentita: la Sicilia si
allontana di un cm all’anno dalla Calabria. La vita stimata del ponte
(prima di ulteriori interventi) è di 200 anni, quindi l’allontanamento
delle due terre sarà di circa 2 metri. Facciamo anche 3 per esagerare. I
giunti che verranno utilizzati garantiranno spostamenti per 8 metri. Anche
in questo caso non ci saranno problemi.”
Ricordo che i progettisti, hanno approntato un
meccanismo che permette al ponte di “estendersi” di circa 8 metri.
Questa possibilità
è tranquillizzante ad una condizione, che gli spostamenti della micro
placca Siculo-Iblea siano, quanto a direzione, sempre uguali a quelli di
oggi per i prossimi due secoli.
Domanda
seria.
Ipotesi di
cambio di direzione delle direttrici di allontanamento Sicilia/Calabria.
Se
l’allontanamento – per i motivi tettonici e geodinamici più vari -
cambiasse direzione e si organizzasse su una linea divergente rispetto
all’attuale (ad esempio la Sicilia di Nord-Est cambia direzione e comincia
a spostarsi verso Nord-Nord Ovest come il resto dell’isola invece che
continuare verso Nord-Nord Est come la Calabria), il ponte sarebbe in grado
di sopportare la torsione risultante?
Certamente i progettisti avranno valutato
le varie ipotesi.
Sostiene Fuxas, che nessuna delle entità
interessate o dei professionisti coinvolti (hanno tutti molta fretta di
cominciare) si curi di prevedere le modalità e i costi per la
manutenzione. La vicenda del ponte Morandi inaugurato nel 1967 e crollato
50 anni dopo, non ha insegnato molto. L’ultimo ponte di una certa
dimensione realizzato in Francia, ha una struttura ed un cemento armato
garantiti per 120 anni. Il nostro, con i problemi tettonici che deve
affrontare, lo garantiamo per due secoli.
Per stare più tranquilli, riporto i
terremoti intervenuti in Sicilia ed in Calabria il 6, 7 e 8 maggio
2023. Non riporto lo sciame sismico che sta coinvolgendo Malta (distante da
Messina 272 Km.) con magnitudine tra il 2 e il 4, con una scossa del 31-1-2023
pari a 5,6 ed una del 22-4-2023 pari
a
5,5.
Data e Ora
|
Magnitudo
|
Zona
|
2023-05-08 16:54:19
|
ML 2.1
|
4 km SW Crotone (KR)
|
2023-05-08 16:38:58
|
ML 2.1
|
Costa Ionica Crotonese (Crotone)
|
2023-05-08 16:35:54
|
ML 3.4
|
5 km S Crotone (KR)
|
2023-05-08 16:29:01
|
ML 3.0
|
5 km S Crotone (KR)
|
2023-05-08 15:17:44
|
ML 2.4
|
6 km NE Isola di C.Rizzuto (KR)
|
2023-05-08 05:39:19
|
ML 3.2
|
Tirreno Meridionale (MARE)
|
2023-05-08 05:37:35
|
ML 2.3
|
Costa Siciliana nord orientale (Messina)
|
2023-05-08 04:28:34
|
Md 3.4
|
Campi Flegrei
|
2023-05-07 22:31:32
|
ML 2.2
|
Isole Eolie (Messina)
|
2023-05-07 20:34:13
|
ML 2.3
|
Tirreno Meridionale (MARE)
|
2023-05-07 07:09:08
|
ML 2.3
|
Isole Eolie (Messina)
|
2023-05-06 19:43:53
|
ML 2.1
|
Costa Siciliana nord orientale (Messina)
|
2023-05-06 18:06:27
|
ML 2.3
|
Mar Ionio Meridionale (MARE)
|
|
Riflessione
n°72 (3-5-2023)
GPT e problemi di sistema
delle relazioni umane.
Finora
abbiamo considerato vera l'ipotesi che l'informatica potesse eliminare molti
posti di lavoro (al netto di quelli che avrebbe creato). Hinton ci informa
che probabilmente l'informatica sarebbe in grado di far esplodere l'attuale
sistema non solo nel settore lavorativo ma in quello generale dei rapporti
umani.
Da Il Sole 24
ore: “Nei primi test e in una demo aziendale, GPT-4 è stato utilizzato per
redigere cause legali, superare esami standardizzati e costruire un sito
web funzionante partendo da uno schizzo disegnato a mano. Nell’intervista
al Times, Hinton ha ribadito le sue preoccupazioni riguardo al potenziale
dell’IA di eliminare posti di lavoro e di creare un mondo in cui molti «non
saranno più in grado di sapere cosa è vero»”.
Sono già
disponibili app che possono "trasferire" una persona e farla
diventare protagonista - ad esempio - di film porno: basta fornire al
sistema quattro o cinque foto del volto. Altrettanto avanzate, anche
se meno precise di quella appena descritta, app che ripropongono audio con
la voce di una persona reale.
Che fare?
Il mondo sarà
diviso tra coloro che sono in grado di produrre cultura che definirei
“nativa” e coloro che devono appoggiarsi al sistema tipo GPT per poter
avere informazioni articolate sui vari argomenti? E i rapporti economici
come si struttureranno? E quelli politici?
Problemi
molto seri.
|
Riflessione
n°71 (21-3-2023)
Ricollocamento migranti
nei paesi UE. Come i millesimi di un condominio e obbligatorio.
Bruxelles è
finanziata dai 27 paesi in base a certi parametri. Prima finanziatrice la
Germania ecc. Il criterio per la redistribuzione obbligatoria dei migranti,
deve essere basato sulla suddivisione in millesimi da annettere a ciascun
paese.
Come in un
condominio, ogni appartamento ha tot millesimi che ne individuano la
ripartizione delle spese. In ogni settore di interesse UE, dobbiamo
procedere con lo stesso criterio, ma cambiando i pesi dei parametri
fondamentali. Ad esempio, per l'accoglienza dei migranti si valuteranno:
PIL, demografia, caratteristiche industriali, capacità economica, debito
pubblico, situazione finanziaria, disoccupazione ecc. Voglio dire che chi
ha un manifatturiero molto sviluppato o una agricoltura intensiva,
potrà accogliere più migranti. Chi ha molto sviluppato il settore dei
servizi ne potrà accogliere di meno.
Definiti i
millesimi per il settore (rivedibili periodicamente) si procederà al
conteggio dei migranti entrati in ciascun paese UE. Fatto pari a mille il
numero degli ingressi, si valuterà in funzione dei millesimi chi deve
accoglierne e chi deve redistribuire. Si procederà quindi di conseguenza,
secondo i millesimi: se la UE ha accolto 400mila migranti e in Italia sono
arrivati in 200 mila quando ne deve accogliere solo 80mila, i 1200mila in
più verranno accolti obbligatoriamente da quei paesi che non sono arrivati
al numero prefissato secondo i propri millesimi. In tal modo tutti
accoglieranno il giusto numero di migranti, sopportando – in base ai
calcoli – lo stesso impegno degli altri paesi. Inoltre tutti i 27
paesi saranno coinvolti sul problema delle migrazioni dedicando ad esso lo
stesso impegno degli altri.
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Riflessione
n°70 (19-3-2023)
Autovetture. Comparazione
di inquinamento ed emissione di CO2.
Notizia riportata da un TG. Interessante
studio su inquinamento ed emissioni di CO2.
Si sono rilevati sia l’inquinamento che le
emissioni di CO2 per due vetture, una col motore a scoppio e l’altra col
motore elettrico. L’indagine parte dall’estrazione dei minerali per la
costruzione dei due mezzi, la loro trasformazione fino alla loro
messa su strada.
A Km. zero, la vettura elettrica è molto
più inquinante e produce una quantità di CO2 enormemente superiore,
soprattutto per via dei processi di fabbricazione dei 700-900 chili di
batterie.
A questo punto la ricerca ha inteso
rispondere alla domanda: quanti Km. deve percorrere l’auto a combustione
interna, inquinante, per raggiungere inquinamento ed emissioni
di quella elettrica prodotti fino alla messa su strada? I ricercatori hanno
valutato che la vettura old style deve percorrere 100mila Km. per
allinearsi ai valori della vettura elettrica. Solo dopo i 100mila Km.
l’auto con motore a scoppio comincia ad inquinare complessivamente di
più.
Sarebbe interessante integrare l’indagine con la valutazione
dei valori di inquinamento ed emissione di CO2 prodotti dallo smaltimento
delle due vetture al termine del loro ciclo di vita, compresi i vantaggi di
un possibile recupero di materiali.
|
Riflessione
n°69 (11-3-2023)
I furbastri della Banda
Bassotti di Dublino
Migrazioni. Il nuovo parlamento europeo
(2024) deve rivedere gli accordi di Dublino.
Ricapitoliamo: in violazione della
fondamentale legge del mare che considera la nave che batte bandiera di un
paese come territorio di quel paese, gli accordi di Dublino impongono che
il primo paese a cui il migrante mette piede e chiede protezione sia
quello di sbarco e non quello di cui la nave "salvatrice" batte
bandiera. Questa norma crea una situazione molto grave nei confronti di
Grecia, Malta e Italia.
[Per inciso, la Spagna costruì le
barriere alla fine degli anni '90. La separazione è costituita da
barriere coronate da filo spinato. Per il progetto, 30 milioni di euro sono
stati stanziati dall'Unione europea. Sono state erette due barriere parallele
di tre metri di altezza, con posti di vigilanza alternati e camminamenti
per il passaggio di veicoli adibiti alla sicurezza. Cavi posti sul terreno
connettono una rete di sensori elettronici acustici e visivi. La barriera è
dotata di un'illuminazione ad alta intensità, di un sistema di videocamere
di vigilanza a circuito chiuso e strumenti per la visione notturna. Una
successiva opera d'innalzamento della barriera l'ha portata a sei metri
d'altezza, con il consenso dell'agenzia europea Frontex [Wikipedia]
Perché si è creata una situazione
insostenibile per Italia, Grecia e Malta? I migranti arrivati in quei paesi
attraversando il Canale di Sicilia, una volta sbarcati, possono anche
disperdersi in Europa, in genere nei paesi del Nord Europa. Ma se le autorità
di quei paesi decidono che non hanno diritto a ricevere protezione, non
devono né tenerseli né rimpatriarli riportandoli nel paese di origine.
Basta che li riportino nel primo paese UE di sbarco, secondo gli
accordi di Dublino. Quindi in Italia, in Grecia, o a Malta. Comodo,
no?!
Ti t’hee capì?
La Merkel organizzò dei charter per
riportare migranti irregolari in Italia.
Da Rassegne
Italia info del 18-6-2019:
. Merkel ci manda in
aereo migranti storditi e sedati. L'ira dei leghisti: "Siamo pronti a
chiudere gli aeroporti" -
Da Il
Giornale 11-3-2023:
https://www.ilgiornale.it/news/nazionale/non-avete-idea-cosa-accadr-profezia-sui-migranti-che-2125495.html
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Riflessione
n°68 (27-2-2023)
Meglio la Schlein
Non so se Schlein abbia vinto per le truppe cammellate organizzate dai
5Stelle o per decisioni autonome dei simpatizzanti, visto che gli iscritti
si sono già espressi a favore di Bonaccini, ma credo che, viste le
caratteristiche attuali del PD, sia stata la scelta migliore.
Il PD non ha più una organizzazione interna adeguata, in grado
di operare un controllo del territorio e di concorrere alla definizione
della linea politica del partito. Non controlla più neanche le
periferie, lasciate ormai all’attivismo della destra. Bonaccini, uomo
d’apparato, avrebbe dovuto iniziare da capo, ricercando momenti di
motivazione per iscritti e militanti. Problema forse di impossibile
soluzione, almeno oggi. Una conferma di quanto scrivo è per me clamorosa:
il gazebo aperto la domenica mattina dal circolo PD vicino casa, nel
pomeriggio era stato sbaraccato, non credo per manca di clienti, semmai per
mancanza di militanti/volontari.
La Schlein, non essendo del PD, non ha bisogno di apparati, procederà
a trasformare il partito PD in movimento PD, sulla falsa riga del M5S. Per
questo le basteranno i talk show, cui farà partecipare gente nuova mirante
ad inserire nel corpo dei simpatizzanti momenti di curiosità, di
galvanizzazione e di spontaneismo, escludendo i vecchi e logori figuri
onnipresenti e, ormai, rompipalle. Pur sapendo di non avere a disposizione
molti media: la RAI potrebbe essere ben presto rivisitata dalla Meloni e le
reti Mediaset potrebbero subordinare la sua partecipazione alle sue
posizioni e ai suoi giudizi espressi sulla situazione dei partiti sia di
destra che di sinistra. A meno che le reti del Cavaliere non intuiscano
che, con la sua presenza, il PD verrà ridotto al lumicino. In questo senso
è illuminante una sua dichiarazione dopo la vittoria: “Sarò un problema per
la Meloni!”. Quindi non il PD, ma lei in prima persona. Infine, non so se
riuscirà a mantenere il serbatoio costituito dallo zoccolo duro dei vecchi
militanti comunisti (ormai in via di estinzione naturale). Alcuni di questi
forse emigreranno verso il partito di Marco Rizzo. Certamente spera di
riuscire ad interrompere il deflusso verso il M5S di cittadini che si
ritengono di sinistra, soprattutto giovani.
Vedremo di quali compagni di viaggio si circonderà per questa sua
avventura: capiremo subito se lei stessa e gli “assistenti” saranno in
grado di convincere i cittadini, che seguono i talk show e i social, di
saper affrontare i gravi problemi del paese, oltre che proclamarsi in grado
di farlo. Almeno virtualmente.
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Riflessione
n°67 (19-2-2023)
Superbonus con i miei soldi!
Uno scherzetto tra governi?
Come vanno le cose! Una volta era il nuovo
governo Prodi a dover correggere le cazzate del precedente governo di
destra al fine di rimettere in sesto i conti. Oggi le cose si sono
invertite: è il governo di destra a dover correggere le cazzate disastrose
dei precedenti governi, quello giallorosso (M5S+PD) e quello del tecnico
della provvidenza (Mario Draghi).
Passi per i 5Stelle, ma non è credibile che
nè il PD né Draghi si siano resi conto del disastro che le loro
normative avrebbero provocato sui conti pubblici. Da sabino
diffidente ritengo: o che avessero l’assicurazione dalla UE che
– finché in sella il governo Draghi - non avrebbe imposto di
considerare il buco generato come debito pubblico o (opzione meno
probabile) che il tecnico della provvidenza non si sia accorto delle
potenzialità esplosive del meccanismo. Infatti, Draghi se ne rese conto: in
una prima stesura, la finanziaria 2022 prevedeva l’introduzione di un
limite Isee a 25mila euro per poter accedere alla regalia del superbonus.
Di fatto quel limite, inserito per i gonzi (Corte dei Conti? UE? Tecnici) è
stato cancellato. Ma di questo, il miglior tecnico della provvidenza in
circolazione non si è reso conto. Per cui tutto l’ammanco e i gravissimi
problemi creati a famiglie ed aziende edili dovranno essere gestiti dal
governo Meloni. A giugno 2022 se ne accorse anche la Corte dei Conti
che evidenziò il calo di gettito fiscale e gli effetti distorsivi del
meccanismo
Per inciso, In un incontro tra
amministratori pubblici italiani e tedeschi, spiegavamo i meccanismi del
superbonus. I Tedeschi non approfondirono, si limitarono ad osservare
seccamente che una normativa del genere sarebbe stata subito cassata dalla
loro Corte dei Conti.
A proposito: la Corte dei Conti, chi era
costei? Solo a giugno 2022 si accorge del problema?
AGGIORNAMENTI
DEL 20-2-2023
Vedremo
che cosa chiedono alla CDP. Ricordo che la CDP raccoglie e gestisce
il risparmio degli italiani espresso in Libretti Postali (sic) e Buoni
Postali Fruttiferi (risic). Di “postale” hanno solo la raccolta
e il collocamento, ma la Cassa approfitta della considerazione che
Poste Italiane ha nell’ambito dei piccoli e medi risparmiatori. Non vorrei
che le cazzate di Conte e Letta (per tacer del “non cale” di Draghi)
le paghino i nostri cittadini titolari di Libretti e BPF.
Ma
Daniele Franco, ministro dell’Economia e delle Finanze del governo del tecnico
della provvidenza che più tecnico della provvidenza non si può, dov’era?
Cottarelli
è persona degna. Ancora non riesco a spiegarmi la castroneria commessa da
Matteo Renzi il quale, dopo averlo incaricato di elaborare una spending
review di ampio respiro, lo ha giubilato ed ha accantonato il suo
lavoro. A mio avviso quello è stato l’inizio della fine di Renzi. Il
successo gli stava dando alla testa.
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Riflessione
n°66 (1-2-2023)
Auto elettrica. Non piace
agli Italiani, ma avremo colonnine di ricarica sovrabbondanti.
Il motore a combustione interna, brevettato
nel 1853 da due lucchesi, Barsanti e Matteucci e sviluppato da Daimler oltre
venti anni dopo, andrà in pensione dopo circa 180 anni. Il motore elettrico
avrà una vita di circa 30 anni. Fra due o tre lustri verrà soppiantato dal
motore a idrogeno. Nonostante ciò, costruttori e governi impongono al mondo
di adottare il motore totalmente elettrico, anche se avrà vita brevissima
se paragonata a quella del motore a scoppio. I Cinesi, praticamente
monopolisti nel settore delle batterie, ringraziano.
L'attuale tecnologia dell'elettrico impone
accumulatori invadenti (peso di 800-900 chili), dalla capacità non
esaltante (percorrenze di 400-500 Km), con capacità calante negli anni e
durata molto variabile (5-8 anni), soprattutto se si è obbligati a lasciare
l'auto in sosta al sole. Trascorsi i quali, occorrerà smaltire batterie di
oltre 40 milioni di autoveicoli solo in Italia e di circa 300 milioni in
Europa. Quando la tecnologia ci permetterà di dimezzarne il peso,
raddoppiarne la capacità e la durata, saremo pronti per il motore a
idrogeno. Oltretutto, in caso di incidente, il maggior peso degli
autoveicoli causerà danni ben più gravi.
L'andamento delle vendite di auto
elettriche vede gli Italiani non particolarmente entusiasti. Siamo
praticamente gli ultimi tra i paesi importanti: in Germania, 198.293 nuove
immatricolazioni da ottobre a dicembre (+66,1%), seguita dalla Francia che
sale del 12,6%; in Italia, invece, si è registrato un calo; - 34,2% Ma
stavolta il buon senso non paga: se la propulsione completamente elettrica
verrà adottata massicciamente nel mondo, un paese turistico come il nostro
sarà comunque obbligato a massicci investimenti per dotarsi di un numero
adeguato di punti di ricarica, anche se sovrabbondante rispetto alle nostre
esigenze e anche se le colonnine, rese inutili dall'affermarsi del motore a
idrogeno, verranno dismesse entro pochi anni. In caso di mancata, scarsa o
lacunosa diffusione, molti turisti potrebbero preferire altri paesi dove
ricaricare una batteria non costituisca una criticità. Si consideri che le
in Italia sono state istallate 36mila colonnine, in Olanda (17,5 milioni di
abitanti) 90 mila.
Ringraziamo costruttori e governi
comprensivi degli investimenti da fatti dalle aziende. I cittadini devono
avere pazienza. Le case costruttrici hanno speso per imporre il motore
elettrico: devono rientrare delle spese e guadagnarci un po'. Poi ci verrà offerta
l’auto all'idrogeno.
Ma non è che gli altri paesi siano messi molto meglio: La media UE è di
12,2.
https://it.motor1.com/news/631859/parco-cricolante-auto-europa-alimentazioni/
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Riflessione
n°65 (25-1-2023)
Case green. Iniziativa da
condannare, ma un po’ di conoscenza della situazione non guasta.
Case green. Io sono contrario
all’impostazione che è stata data dalla UE. Però occorre mettere in campo,
se c'è, un po' di (chiamiamola) capacità analitica e di osservazione.
La Palombelli (e non solo) insiste a dire che le case dei nostri centri
storici dovranno mettere il cappottino coibentante. Evidentemente non è mai
entrata in una casa in un centro storico di qualche secolo fa. Prima del
cemento armato, i muri maestri delle case erano spessi dai 70 cm. ad un
metro. Non hanno certo bisogno di coibentazione. Semmai gli infissi
delle finestre vanno raddoppiate o sostituite con quelle a doppi
vetri.
Vivo in una casa popolare all'Ostiense
(Roma), in uno di quei complessi fatti costruire dal sindaco Nathan negli
anni ’10 del secolo scorso. I due muri maestri dei lati lunghi
dell'appartamento (di cui uno esterno) hanno uno spessore di 70 cm. Feci
mettere i doppi vetri una ventina di anni fa. Io non devo fare proprio
nulla. Dei cinque termosifoni di cui è dotato il mio appartamento, viene
acceso per qualche ora, la mattina, quello del bagno e, quando fa molto
freddo, quello del soggiorno per qualche ora la sera. Gli altri sono
perennemente chiusi, compreso quello della camera da letto.
Altra cosa sono le case costruite in
cemento armato dagli anni '40.
PS: Devo precisare cha l'appartamento è esposto tutto a mezzogiorno. Chi ha
occasione di entrare in casa durante una giornata d'inverno ci suggerisce
di abbassare i termosifoni, perché fa troppo caldo. Ma se anche la
casa fosse esposta a nord, il cappottino non servirebbe a nulla
perché non apporterebbe alcun vantaggio.
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Riflessione n°64 (21-1-2023)
Il giornale.
Strumento di informazione della prima metà del scorso secolo.
Mi sono chiesto: ma quanto vendono i
quotidiani nel luogo deputato, cioè in edicola? In altri termini, quanti
sono i concittadini che ogni giorno si attivano per “acquistare dal loro
giornalaio il loro giornale”?
I dati sono avvilenti. Soprattutto se
confrontati con quelli di un paio di lustri fa.
Curiosità. Negli anni ’20 del secolo
scorso, il Corriere della Sera aveva una tiratura superiore ai due milioni
di copie: le fonti di informazione erano limitate alla sola carta stampata
e la radio ancora non aveva una diffusione tale da poter competere con
l’informazione dei quotidiani. Negli anni ’90, Il Corriere della Sera e La
Repubblica competevano con tirature superiori alle 700mila copie.
21-11-2022
Affari Italiani. Il Domani, chiude l'edizione cartacea? La
smentita del direttore Feltri. De Benedetti vorrebbe lasciare le edicole e
tenere esclusivamente la versione digitale del quotidiano. Selvaggia
Lucarelli: "Voci arrivate anche a me"
Ecco i dati relativi ad alcuni
quotidiani.
Fonte: https://www.blitzquotidiano.it/
Quotidiani
nazionali
|
Copie vendute
in edicola 9/2022
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Riflessione
n°63 (15-1-2023)
Alimentazione e civiltà.
15-1-2023
AGI. La dieta mediterranea è la migliore mondo, ma è "sotto
attacco". Esplosione dei costi di produzione, cambiamento climatico e
etichette "terroristiche" minacciano la tenuta del sistema di
alimentazione più salutare per il cuore ed è stata associata a una
riduzione della pressione sanguigna, del colesterolo
11-1-2023
ANSA. Vino: ok Ue a etichetta Irlanda con avvertenze sanitarie.
Roma, Parigi e Madrid contrarie: 'Ostacolo al mercato interno'
Sosteneva Paracelso, intelligente prima
ancora che uomo di buon senso: “Per l’uomo tutto è veleno. Dipende dalla
dose”. Dopo quasi sei secoli, i barbari del Nord ancora non ci sono
arrivati.
Ricordate quando Guzzanti-Funari chiamava
Helmut Khol per sapere se la Germania ce l’avrebbe fatta ad entrare
nell’euro?
“Pronto… scusa Ermu.. te volevo
chiede: secondo te ‘a Germania ja’a fa o gna’a fa? Ah… ma che stai a
magna’? Hai magnato. Ch’hai magnato? Ah.. i briuste.”
Se i barbari del Nord preferiscono “magna’
i briuste” mangino i briuste. E’ inutile insistere. E’ una questione di
civiltà e non ci saranno insegnamenti che tengano. Lasciamoli tranquilli a
gustare i loro salamacci!
Mi raccontava la responsabile (nonché
cuoca) di un agriturismo vicino Deruta, che il novembre precedente aveva
avuto a pranzo - nel loro giorno del ringraziamento - un gruppo di
americani. Non chiesero particolari piatti, ma, dopo alcuni piatti umbri,
lei si presentò con due tacchini ripieni, in onore degli ospiti. I quali
rimasero sorpresi sia per l'omaggio della signora che, soprattutto per la
qualità della portata. Coinvolgendo la "cuoca" si misero quindi a
parlare della cucina e dell'attenzione che in Italia si poneva circa il
mangiare. La signora spiegò di aver letto e riflettuto sulla ricetta del
tacchino ripieno, alla quale però aveva apportato due piccole varianti che,
evidentemente avevano avuto successo. La piacevole conversazione fu
interrotta bruscamente dal commento di uno dei commensali il quale, con una
punta di astio, informò la nostra cuoca (e ricordò ai connazionali) che in
America, le signore non "avevano tempo da perdere in cucina!"
Ecco chiarita la differenza di civiltà: noi
mangiamo secondo l'esperienza e le invenzioni secolari di chi vede la
cucina come un laboratorio alchemico e inventa e prova varianti per
il solo piacere di migliorare quello che porta in tavola, proprio come un
alchimista alla ricerca della pietra filosofale. Non a caso il procedimento
operativo in cucina ha lo stesso nome di quello dallo speziale e, oggi, dal
farmacista: ricetta. E molto spesso si ricavano eccellenze da prodotti
poveri ( o rifiutati dai consumatori o invendibili). Basti pensare alle
ricette ricavate - con grande intelligenza e sapienza - da prodotti quasi
di scarto. A Roma è sufficiente ricordare la coda alla vaccinara, la
pajata. E che dire della poverissima focaccia ligure che, grazie agli
alchimisti genovesi, ha raggiunto vette sublimi partendo
semplicemente da acqua, farina, sale e olio, con la semplice aggiunta dei
profumi del posto e farcibile, sia calda che fredda, a piacere? E
della pizza napoletana?
Questa è quindi la differenza tra civiltà e
barbarie: nelle nostre cucine operano da secoli alchimisti (uomini e,
soprattutto, donne). Nella cucina dei barbari, dove si perderebbe tempo,
sono dominanti le salutari scatolette e i relativi apriscatole, magnifici
nella loro variante elettrica.
Quanto al vino, visto che i ns.
esportatori in Irlanda devono cambiare etichetta, inventiamo
etichette con immagini e scritte ironiche, tipo fumetti, che prendano
per il culo gli Irlandesi. Tipo, Tex Willer che esclama: "Vino rosso
non avrai il mio scalpo!"
Se le etichette si rinnovano e cambiano
spesso, potrebbero creare una moda da collezione. E regaleremo loro
anche l'album per raccoglierle...
Se poi i barbari del Nord pensano di
risolvere i loro problemi di alcolismo con iniziative da stato etico, tanto
paternalistiche quanto false e diseducative, sbagliano: Non con la sola
comunicazione (sbagliata) risolvono i problemi dei loro concittadini dediti
all'alcol, ma con informazione corretta ed educazione fin nelle scuole.
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Riflessione
n°62 (14-1-2023)
Cambiamenti climatici e
azioni dell’uomo
Ricordate quando, oltre 40 anni fa,
scoprimmo il buco dell'ozono? La colpa fu annessa quasi immediatamente alle
attività umane. Nel caso specifico, fu individuato il freon quale causa
principale della distruzione dell'ozono, trasformato in ossigeno: il
freon aveva creato un buco nello strato di ozono al di sopra del Polo Sud.
Subito al lavoro per sostituire il freon (usato nelle bombolette spray e
nei frigoriferi) con un gas non aggressivo dell'ozono. Il freon fu
messo al bando nel 1987.
Tutto a posto, dunque? l'uomo condannato ed
il pericolo scampato?
No! Come no?! Abbiamo sostituito –
sostenendo notevoli costi - il distruttivo per l’ozono gas freon
prodotto dall'uomo per le bombolette di deodorante e di lacca fin dal 1987
e il problema ancora non è risolto?!
Proprio così. La Nasa ha calcolato che il
buco creatosi nel 2021 è tra i più grandi mai osservati e tra i più
longevi. Insomma, ogni anno da agosto ad ottobre si crea il buco che poi
tende a rimarginarsi nel tempo. A metà anni ’70, molti scienziati sostenevano
che sarebbero occorsi 40 anni per veder chiudersi il buco
dell’ozono…..
In conclusione, io credo che abbiano
ragione quegli scienziati che considerano l'influenza delle attività
umane non incidere massicciamente nei cambiamenti climatici.
Alcuni scienziati valutano che quell’incidenza non vada oltre il 5 per cento.
Al resto pensano i cicli della natura.
è https://atmosphere.copernicus.eu/sites/default/files/2022-09/CAMS_ECMWF%20Ozone%20layer%20newsflash%202022_ITA.pdf
è https://www.iconaclima.it/salute-del-pianeta/atmosfera/buco-ozono-2021/
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Riflessione
n°61 (6-1-2023)
Microcosmo famiglia
e macrocosmo società.
Mi interrogavo sulle differenze tra
l'adolescenza della mia generazione (prima metà degli anni '60) e gli
adolescenti di oggi. In particolare mi chiedevo perché molti ragazzi
di oggi si comportino come se la società attuale fosse senza autorità, con
la possibilità, quindi, di avere praticamente la man salva (così
credono) su qualsiasi comportamento adolescenziale.
Sono arrivato a questa conclusione
(generalizzo per semplicità di analisi): "ai miei tempi" la
famiglia riproponeva le strutture gerarchiche della società, con
l'individuazione precisa del ruolo dei genitori quale autorità (non
interessa in questo momento se quel ruolo era imposto con
autoritarismo o autorevolezza) in grado di gestire le gerarchie familiari
con i figli in posizione subordinata da essi normalmente accettata. In
altri termini, la famiglia di noi adolescenti altro non era che il
microcosmo del macrocosmo rappresentato dalla società. Altro non era che un
allenamento al nostro futuro divenire cittadini. Al contrario, gli
adolescenti di oggi vivono e crescono in famiglie che, troppo spesso, non
sono in grado di fornire la concezione di autorità, tanto meno di offrire
loro una educazione utile. Molti genitori, complessati dal fatto che vedono
poco i figli, tendono a ricompensare se stessi con la giustificazione
che i genitori devono essere non educatori, ma "amici" della
prole. Da troppe famiglie, quindi, i ragazzi che si affacciano alla società
non sono "avvisati" che quella società è libera perché si è data
delle regole, imposte da chi riveste il ruolo di autorità in grado di farle
rispettare. Ritengono quindi che, come i loro "genitori-amici",
quell'autorità sia obbligata a riconoscere la loro mansalva in ogni
manifestazione sociale: dal comportamento da bulli, alle garrule violazioni
delle regole, col solo piacere di violarle, all'insofferenza per ogni
inquadramento comportamentale. E si meravigliano se le loro azioni vengono
invece sanzionate e gli autori colpiti da penalità: ma come? mio padre mi
rassicurava che se mi avessero bocciato a scuola, avrebbe fatto ricorso al
TAR, che avrebbe preso di petto il professore se si fosse azzardato a rimproverarmi
in classe, a darmi troppi compiti, a mettermi una nota sul registro o a
sospendermi per aver bullizzato un compagno di classe ed ora qualcuno vuole
sanzionarmi perché con gli amici ci siamo divertiti a prendere di petto
l'anziano del quartiere, solitario, impedito e indifeso, o a picchiare chi
si azzarda a guardare in un certo modo la compagna o il
compagno. Insomma, ho diritto ad avere il Reddito di cittadinanza senza
lavorare così come il "genitore-amico" (troppo spesso assente) mi
diceva essere un mio diritto avere i 10, 20 o 50 euro a fine
settimana per i miei divertimenti. E per sua assoluzione consolatoria .
Oggi la proiezione del microcosmo famiglia
non è più coincidente con le caratteristiche del macrocosmo società.
Pertanto la famiglia non allena più
l’alunno e, poi, lo studente alla scuola. La scuola non allena più il
cittadino alla società. Ad insegnargli qualche cosa , bon gré mal gré, ci
penserà la vita.
A rimetterci sono anzitutto i ragazzi e, di
conseguenza, l'intera società.
Si dirà: e allora il '68!? Proprio l'aver
assorbito il senso di autorità ci portò a considerare necessario il
sovvertimento di quel concetto, prima in famiglia e poi nello stato. Noi
pensavamo e volevamo un mondo migliore per tutti, non semplicemente punire
gli adulti.
Oggi il massimo del sovvertimento operato
dagli adolescenti è gettare una pentola di minestrone su un quadro di Van
Gog, tanto per far dispetto agli adulti che non vogliono abbassare la
temperatura della Terra.
6-1-2023 Il
Giornale "Cinghiate
della destra ai nostri figli". L'ultima sparata di Concita De
Gregorio. Marco Leardi
Illuminante!
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Riflessione
n°60 (6-1-2023)
Migranti. I nostri
buonisti proprio non ci riescono!
Stavo riflettendo sulla difficoltà di
governare, in Italia, il fenomeno delle migrazioni. Questa
consapevolezza induce i cittadini a due atteggiamenti contrapposti: alcuni
pensano che comunque tutti i migranti debbano essere accolti, anche
se poi sarà molto difficile integrarli; altri ritengono che il fenomeno
vada governato scoraggiando la loro partenza fin dai paesi d'origine, anche
alla luce del fatto che i paesi UE non hanno alcuna intenzione di
accoglierne una parte. Ne è una dimostrazione l'isterismo che ha colpito la
Francia per aver dovuto "accogliere" qualche decina di migranti
dopo l'unico sbarco di una nave ONG in Francia. L'atteggiamento francese è
stato giustificato e “capito” dai nostri "accogliamolitutti" i
quali hanno dato la colpa degli screzi con la Francia all'Italia.
Insomma, i buonisti nostrani hanno approvato l'incazzatura della
Francia per una cosa per la quale l'Italia deve giornalmente
provvedere, destinare e accogliere centinaia di migranti clandestini
traghettati dalle navi delle organizzazioni ONG. ONG che incamerano 3,4
miliardi di euro da Bruxelles anche per i salvataggi dai marosi di
sopravvissuti da naufragi a pagamento.
Sono anni che gli
"accogliamolitutti" tacciano di razzismo, fascismo, nazismo,
qualunquismo coloro che vorrebbero governare il fenomeno. Per questo non se
la sentono di rivedere le loro valutazioni e adottano tre atteggiamenti
autoassolventi.
1) Si limitano a considerazioni
esclusivamente quantitative: che volete che siano 100mila ingressi l'anno
per un paese come il nostro di quasi 60 milioni di abitanti, oltretutto con
un bilancio demografico negativo? Però, ancora una volta, si limitano a valutazioni
quantitative: emigrano 120mila Italiani ed entrano 104 mila migranti. Si
guardano bene dall'informare (e forse informarsi) che vanno via nostri
laureati (medici, architetti, ingegneri, ricercatori ecc.) ed entrano
migranti che, essendo poco o nulla qualificati, andranno ad ingrassare la
malavita (spaccio e prostituzione) e - quando va bene - il
caporalato.
2) Si autocensurano sulla qualità della
nostra capacità di accoglienza e di integrazione e cassano dalla loro
vita quanto accade ai migranti dopo lo sbarco, soprattutto non vogliono
sapere quanti miliardi di euro paghiamo agli "accoglienti"
prelevandoli dall'Erario.
3) Infine, fanno finta (mi auguro) di non
capire la differenza tra numero dei “richiedenti asilo”, che possono
essere arrivati anche anni prima della richiesta, e numero di immigrati
clandestini. Parallelamente mistificano il dato del contributo degli
immigrati al PIL nazionale non chiarendo che il contributo stesso è
appannaggio degli immigrati regolarmente integrati da anni e non anche di
quelli clandestini ed irregolari.
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Riflessione
n°59 (3-1-2023)
Embedded. A loro
insaputa?
A loro insaputa! E' strabiliante come sia stato
facile per la casta acquisire come embedded un direttore di giornale come
Piero Sansonetti che si autodefinisce "vecchio comunista". Ormai
è quasi giornalmente presente nei TG (ore 19) e nei talkshow di Rete
Quattro. Ritiene oltretutto di poter aspirare alla direzione dell'Unità
quotidiano Lazzaro/comunista fondato da Antonio Gramsci, risuscitato due o
tre volte senza mai rispondere alle cure. Al di là dei Caroselli a favore
del Cavaliere ("grande statista" che "avrebbe meritato il
dicastero della giustizia"), commentando il Qatargate dimostra di aver
ben assorbito e riproposto ai gonzi, il concetto di "garantista"
così come fatto passare dalla casta: finché non ci sono condanne i politici
(a cui si sono subito accodati i grand commis) devono restare al loro posto
e - nel caso di specie - la presidente Metsola deve difenderli dai
magistrati belgi dipietreschi, invadenti e prepotenti. Da anni, la casta ha
convinto i cittadini gonzi che essere garantisti significhi attendere i tre
gradi di giudizio per poter decidere la sorte di un imputato. Ha dovuto,
però, parallelamente soffocare con cura mediatica professionale, il
concetto di "opportunità", nel nostro caso "politica",
infamandolo come "giustizialismo". Per chiarire il concetto,
ripropongo un esempio: se la baby sitter di vs. figlio è inquisita per
pedofilia, che cosa fate? Convincete vostra moglie ad attendere la
Cassazione prima di sostituirla o ritenete che sia più
"opportuno" sostituirla subito? Dice: ma che c'entrano le sorti
di un bambino! Bene! Mentre la baby sitter condiziona le sorti di un
bambino, il politico condiziona, oltre all'infanzia del bambino, la sua
vita futura, la sua crescita culturale, la società in cui si inserirà come
cittadino e lavoratore, la sua famiglia, la vita dei genitori, il loro
lavoro, la loro cultura, il loro tempo libero, la salute di tutti, la loro
vecchiaia, la loro pensione, la società in cui vivono ecc. Ma i garantisti
sono spesso ottusi e dichiarano che fino alla condanna, contro ogni
evidenza e contro ogni buon senso di opportunità, il politico (come il
grand commis) deve restare al suo posto. La posizione in divenire di Piero
Sansonetti è molto interessante e me la sto studiando da tempo.
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Riflessione n° 58 (7-12-2022)
Politica
salariale. Chi era costei ?
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E’
da fine 1996 che i sindacati italiani si astengono da politiche di
rivendicazione salariale. Da quando, cioè, Prodi impose il
"Contributo straordinario per l'Europa" manovra tributaria di
4.300 miliardi di lire (eurotassa) per permettere all’Italia di entrare
in Eurolandia. I sindacati aderirono alla raccomandazione di Prodi
mirante ad imporre una moderazione salariale per non creare criticità
finanziarie al sistema Italia, in un momento tanto delicato.
Da
allora, i sindacati non hanno più rivendicato adeguamenti salariali per i
lavoratori dipendenti. E il susseguirsi delle crisi ( 11
settembre, sub prime, Berlusconi e il prime rate ecc.) ha giustificato –
ai loro occhi - questa loro rinuncia. Ne è derivato che, negli
ultimi trent’anni, le retribuzioni italiane sono scese dello 0,5 % mentre
quelle in altri paesi europei sono aumentate del 30 % in media.
Questa
situazione di ristrettezza salariale ha, tra l’altro, generato
problemi di asfissia della domanda interna, non in grado di sostenere i
consumi e tutto il sistema produttivo. Proprio nel momento in cui, nei
grandi paesi della UE la domanda aggregata interna era in grado di
adeguarsi all’offerta sostenendo l’intero sistema economico. Non a
caso, in Italia, le positività del settore dell’offerta sono tutte
imputabili alle aziende esportatrici. Oggi, oltre alle
esportazioni, ci stanno salvando il settore turistico e,
soprattutto, l’estro italico: i nostri imprenditori non hanno bisogno di
una organizzazione
amministrativa sovraziendale nazionale che ne tracci
le linee di condotta e li supporti soprattutto nel commercio estero. Come
abituati da sempre, inventano azioni e tracciano vie senza attendere
iniziative statali.
Oggi,
dopo 27 anni di afonia retributiva, i sindacati scoprono che le nostre
retribuzioni sono inadeguate e pretendono dal governo una più incisiva
politica fiscale a favore delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti:
l’azione governativa sul cuneo è del tutto inadeguata. Anche la
Confindustria si inserisce nel coretto sostenendo che il governo avrebbe
dovuto avere più coraggio. Non una parola critica con i gli ultimi
quattordici governi succedutisi al governo Prodi fino al governo
Draghi. Ma oggi, Confindustria e sindacato riscoprono la politica
salariale e ne chiedono conto al governo Meloni.
A
parte la restaurazione del sindacato come cinghia di trasmissione dei
partiti di riferimento, i cittadini dovrebbero porsi una domanda. Da 27
anni le aziende e tutto il settore dell’offerta non ha dovuto sostenere
dispendiose richieste di adeguamenti salariali: i capitali risparmiati
dove sono finiti? In azienda, a sostenere l’apparato produttivo? Portati
all’estero? Versati nei paradisi fiscali come capitali sottratti al
sistema fiscale e produttivo del paese? Insomma che fine hanno fatto quei
capitali?
Ricordate
le litanie confindustriali a cui si era soggetti circa l’alto costo del
lavoro in Italia? Da qualche lustro quelle filastrocche non sono più in
cartellone.
Oggi,
invece, i sindacati riscoprono che un capitolo importante del loro essere
sindacato è proprio la politica salariale. E la rispolverano non
per chiedere alle aziende nuove iniziative perché salari e stipendi
recuperino, ma per mettere in mora il governo.
Una
cosa è sconsolante: oltre a chiedere soldi allo stato, né sindacati, né
Confindustria sanno che cosa fare e come ridarsi un ruolo
utile.
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Riflessione n° 57 (4-12-2022)
MA L’UNIONE
EUROPEA NON E’ UNA CUPOLA DI COSA NOSTRA.
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Si
grida allo scandalo e si accusa il governo - fregandosi le mani -
di incongruenza e di palese marcia indietro rispetto a precedenti
“proclami” contro la UE perché Meloni, da una parte, chiede più Europa
nella gestione dei flussi di migranti attraverso il Canale di Sicilia, e
dall’altra chiede un minore “interventismo” su materie ed argomenti che
possono essere gestiti “meglio” dai singoli stati.
Un
simile atteggiamento (tanto frettoloso quanto infantile), che condanna il
governo per incoerenza visto che chiede più Europa e meno Europa al
contempo, lascia intuire una concezione pericolosa circa le
istituzioni dell’Unione da parte delle forze politiche che in esso
si crogiolano. Sembra che considerino Bruxelles alla stregua di una
dépendance di Cosa Nostra, una succursale della Cupola: occorre
giurare fedeltà alla Cupola ed attendere, senza chiedere e senza
criticare, i favori che essa può elargire ai
fedeli picciotti.Chi non si comporta in tal modo è un
sovranista e nemico di Bruxelles.
Niente
di più errato! Soprattutto, niente di più dannoso per le istituzioni
europee. La cui attività può essere paragonata a quelle di un sindaco di
una città: se prende iniziative giuste, verrà approvato, se la sua azione
è carente in alcuni settori, se ne richiederanno interventi più incisivi.
Questo è il modo di agire di cittadini interessati alla buona salute
delle istituzioni e questo approccio ne manterrà efficace l’azione.
Non
intervenire mai con azioni stimolanti o di critica nei confronti di
quanto vanno realizzando le istituzioni europee, è indice di
provincialismo e trascuratezza, non di “adesione ai principi ed ai valori
di cui l’Unione è portatrice” che i “sovranisti” minano quotidianamente.
L’Unione
Europea non ha bisogno di manifestazioni di fedeltà, ma di membri
intelligentemente critici.
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Riflessione n° 56 (23-11-2022)
COME CALCOLARE IL
NUMERO DI PARTECIPANTI AD UNA MANIFESTAZIONE A ROMA.
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Riflessione n° 55 (6-11-2022)
Ancora sui
migranti
Integrazioni del
7, 8 e 10 novembre 2022
( --> Torna
all’indice )
Non
riproporrò le mie posizioni sul fenomeno dei migranti, sui
naufragi a pagamento per comitive, sulla territorialità implicita di una
nave battente bandiera di un paese sovrano, sul perché si
parla di porto sicuro più vicino, sulla incapacità di gestire il fenomeno
dell’accoglienza, dimostrata ormai da lustri, da parte dei vari governi
avvicendatisi, di sinistra, di destra, di tecnici della provvidenza.
Incapacità che dovrebbe suggerire il blocco del fenomeno fino a prova
contraria.
Intanto
ho notato un cambiamento nelle informazioni fornite dai vari TG sul
fenomeno. Se in precedenza si informava che “i profughi fuggono da guerre
e dai lager libici” oggi si accomoda l’informazione sui
“migranti molti dei quali fuggono da guerre e dai lager
libici”.
Mi
limiterò a fornire alcuni dati.
La
tabella mostra i paesi di origine dei migranti giunti in Italia nel
periodo 1° gennaio – 4 novembre 2022
Forse
fuggono da guerre i migranti provenienti da Siria, Afghanistan, Eritrea,
per un totale di 14.458 su oltre 87mila. Quindi fugge da guerre il 16,6 %
dei migranti sbarcati u Italia.
I
primi tre paesi non sono in guerra ed hanno addirittura un
fiorente turismo internazionale: quasi 15 milioni verso l’Egitto, oltre 4
milioni di turisti verso la Tunisia. Meno massivo ma presente il turismo
in Bangladesh. Perché a Tunisia ed Egitto non si chiede di indicare un
porto sicuro? Nei loro porti possono attraccare meganavi con
migliaia di turisti a bordo e non un barcone con qualche centinaio di
migranti?
Dai
primi tre paesi di provenienza, è giunto il 53,6 % pari
a 46.823 migranti, ben oltre la metà degli
sbarcati che, quindi, non stanno fuggendo da guerre.
Secondo
un rapporto dell’ UNHCR di tre o quattro anni fa, circa la metà dei
migranti in patria aveva una occupazione. Quindi possiamo affermare che
per almeno la metà si tratta di migranti economici.
In
Italia, per ogni migrante entrato, il nostro Erario preleva 33 euro al
giorno, 990 euro mensili, e li fornisce alla industria dell’accoglienza.
Di questi 33 euro, 2,5 possono essere forniti al migrante
come argent de poche.
Per
avere un termine di paragone, ricordo che:
- l’assegno
sociale per gli Italiani non percettori di reddito è pari a 468,11 euro
mensili (13 mensilità);
- l’assegno
sociale mensile di assistenza invalidi è pari a 287,09 euro (13
mensilità);
- l’indennità
di accompagnamento per invalidi civili è di 522,10 euro (12 mensilità);
- il
reddito di cittadinanza è mediamente pari a 600 euro mensili per 18 mesi
rinnovabili.
Dati
interessanti sui migranti forniti dall’Unicef: https://www.unicef.it/emergenze/rifugiati-migranti-europa/
Proposta:
mettiamo in piedi una commissione di buoni cervelli, competenti e colti e
di buon senso che decida quanti migranti il nostro paese, data
la sua situazione economica e sociale attuale, può accogliere degnamente
ogni anno? Deciso il numero, offriamoci di trasferirli
direttamente dai loro paesi, dalle coste del golfo di Guinea o
del Corno d'Africa,
dal Bangla Desh o dall’Afghanistan. Evitiamo
loro la traversata del Sahara e il vero finto naufragio nel Canale di
Sicilia. Resterebbero nelle loro tasche i
6.500-7.500 dollari (calcolo per difetto) che oggi
spendono per la traversata del deserto, e per il biglietto del naufragio
a pagamento. Raggiunto il numero definito dalla commissione, possiamo
chiudere le frontiere.
Integrazione
del 7-11-2022
UNHCR
Sul naufragio e sugli interventi di salvataggio. .
A
questo link potete trovare un interessante e doveroso approfondimento di
UNHCR sui salvataggi in mare. https://acrobat.adobe.com/link/review?uri=urn:aaid:scds:US:96d2437c-7493-304d-8e85-3f13b635995b
E'
evidente che il "naufragio" contemplato è quello della
definizione data dalla Treccani:
naufràgio s.
m. [dal lat. naufragium, comp. di navis «nave» e
tema di frangĕre «rompere»]. – Sommersione o perdita
totale di una nave per grave avaria del suo scafo, dovuta all’azione
degli elementi naturali, a urto contro un ostacolo o a collisione con
altra nave, a incendio o altra causa di forza maggiore (se conseguente ad
azione bellica, si parla più comunem. di affondamento):
[....] carta di n. (o carta di localizzazione dei naufraghi),
carta sulla quale i soccorritori delimitano la zona di probabile
esistenza dei superstiti, tenuto conto della posizione della nave
naufragata e dei dati relativi al vento e alle correnti che possono aver
determinato la deriva e lo scarroccio delle imbarcazioni di
salvataggio; diritto di n. (lat. ius naufragii),
diritto, invalso nel medioevo e non più vigente, di occupazione sulle
cose dei naufraghi. Per analogia, è detto n. (o n. aereo) il sinistro
aereo, quando l’aeromobile perduto cada in mare.
Dispiace
che nel documento non sia riportata la data di
pubblicazione:
Tra
le altre informazioni di interesse riportato dal documento UNHCR mi hanno
colpito le due seguenti:
-
Il governo responsabile per la regione SAR in cui sono
stati recuperati i sopravvissuti è responsabile di fornire un
luogo sicuro o di assicurare che tale luogo venga fornito. (para. 2.5)
-
Sebbene una nave che presta assistenza possa costituire temporaneamente
un luogo sicuro, essa dovrebbe essere sollevata da tale responsabilità
non appena possano essere. intraprese soluzioni alternative. (para. 6.13)
Integrazione
dell’8-11-2022.
Il
Diritto internazionale non esiste, essendo semplicemente costituito
dall'insieme dei trattati internazionali sottoscritti da un paese. Anni
fa, il Giappone ritirò la sua adesione al Trattato sulla pesca alle
balene e pesca quello che vuole, senza che nessuno possa dire nulla.
E' fondamentale riconoscere che una nave è territorio del paese di cui
batte bandiera, tanto che il comandante è anche istituzione civile:
celebra matrimoni, funerali, registra nascite, tutte azioni con valenza
civile presso il suo paese. Con una furbata la UE ha imposto che per
quanto riguarda i migranti, il paese dove mette piede il disgraziato non
è quello della nave che lo ha accolto, ma quello del
primo paese di cui calpesta il territorio. Nel frattempo paga
la Turchia perché blocchi il flusso via terra dai Balcani. Quindi per la
UE il paese che dovrà farsi carico del migrante non è quello la cui
bandiera è innalzata dalla nave che lo ha imbarcato, ma quello della
prima discesa a terra, dove chiederà asilo. Me se chiede asilo al
comandante della nave che lo ha accolto? Forse lo stesso comandante
scoraggerà l’iniziativa.
Ricapitolando:
i naufragi non sono naufragi veri ma, con poveracci nel ruolo di comparse
alcuni fino alla morte, spettacoli organizzati, tra scafisti (che
scelgono i migranti da imbarcare sui gommoni, inserendo qualche donna
incinta, minori e qualche malato per gettare fumo negli occhi a chi dovrà
controllare) e ONG con la supervisione di Alarm phone che
coordina le coincidenze. Ci sono filmati in cui si vedono navi
"madre" che lasciano i gommoni nel luogo di appuntamento -
senza possibilità di manovra - carichi di poveracci (che però hanno
pagato il biglietto). Ci sono filmati in cui, i gommoni, giunti sul luogo
pilotati da scafisti, vengono privati dei motori, caricati su navi madre
e riutilizzati. L'UNHCR non li chiama più profughi, ma migranti: la metà
di quelli sbarcati in Italia proviene infatti da Egitto, Libia
e BangklaDesh, con florido turismo e non in guerra, quindi sono
migranti economici. Solo il 16% fugge da guerre. L'UNHCR ha verificato
che la metà dei migranti lascia nel paese di origine una occupazione
lavorativa. E' risibile la giustificazione per la quale "ma che
volete che siano alcune migliaia di migranti!". Il problema è
continentale e non può essere sottovalutato. Solo dei barbari possono
considerare il fenomeno in base alla numerosità con cui si manifestano.
Nessuno vuole gestirlo.
Infine,
non è vero che il "porto sicuro" debba essere definito dal
paesi di SAR o limitrofi. Il porto sicuro è a carico del paese di SAR.
Dice l'UNHCR: Il governo responsabile per la regione SAR in cui sono
stati recuperati i sopravvissuti è responsabile di fornire un luogo
sicuro o di assicurare che tale luogo venga fornito. (para. 2.5).
Quando
la Lamorgese ha respinto sette navi con migranti, i guardiani della
rivoluzione non hanno detto nulla, dimostrando la loro nullità anche come
guardiani, informati secondo convenienza dai superiori.
Integrazione
del 10-11-2022
Dove
quel “i sopravvissuti” fa la differenza tra buona e mala fede.!
Linee
guida sul trattamento delle persone soccorse in mare .
[….]
- il
governo responsabile per la regione SAR in cui sono stati recuperati
i sopravvissuti è responsabile di fornire un luogo sicuro o di
assicurare che tale luogo venga fornito. (para. 2.5)
INTEGRAZIONE
DEL 10-11-2022:
Interviene
anche la UE e bacchetta la Francia.
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Riflessione n° 54
(31-10-2022)
Inflazione e cura della BCE attraverso l’aumento dei
tassi.
Il governatore
Visco lancia alcuni avvisi. Ma non può fare di più.
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L’
inflazione da costi (offerta) si combatte soprattutto con una politica fiscale
mirata. Peccato che l’Ufficio legislativo di palazzo Chigi abbia fornito
a Draghi un testo sbagliato della legge sulla tassazione degli
extraprofitti! Però, un presidente del Consiglio che non può fare
affidamento sul suo ufficio legislativo... Chissà quanti magistrati
lavorano in quell'ufficio a Palazzo Chigi?...... O avranno sbagliato il
testo della legge per far fare bella figura alla Meloni che sta per
modificarla?
Certamente,
c’è il rischio che l’aspettativa di inflazione si trasli nel campo delle
preoccupazioni delle famiglie, accettando ulteriori aumenti dei prezzi.
Ma vi sembra che oggi l'offerta aumenti i prezzi perché vuole
approfittare delle aspettative di ulteriori crescite? Con voci di costo
cresciute di due, quattro, sei volte ed oltre (energia) ; con voci di
trasporto, di distribuzione, di assicurazione, dei servizi bancari,
delle materie prime cresciute altrettanto (si vedano i noli di qualche
mese fa: +600%); si ritiene che i produttori, la distribuzione e i
commercianti vogliano approfittare delle aspettative? Oltretutto sanno
che una quota crescente di consumatori naviga in ristrettezze atroci.
Quindi, o aumentano i prezzi per rientrare dei costi o devono chiudere.
E
tralasciamo il fenomeno dell'usura in eccellente salute.
Ma
che cosa può fare il governatore della Banca d’Italia per informare la
BCE che sta sbagliando manovra se non intervenire due volte in pochi mesi
in manifestazioni ufficiali per allertare Francoforte di
essere accorta almeno sui tempi di somministrazione della
“strana” cura decisa per combattere l’inflazione importata?
Intervento
di Ignazio Visco alla Giornata Mondiale del Risparmio (31-10-2022)
organizzata dall’ACRI
[….]
Il rialzo dei tassi ufficiali dovrà proseguire per attenuare il rischio
che il persistere di un’elevata inflazione causata dal susseguirsi di
shock “di offerta” si trasli sulle aspettative di famiglie e imprese,
alimentando la dinamica dei prezzi e determinando aumenti più forti delle
retribuzioni. Il ritmo di incremento dei tassi e il loro punto di arrivo,
tuttavia, non possono essere predeterminati sulla base di proiezioni o
scenari precostituiti, che in questa fase hanno una natura puramente indicativa.
L’elevata incertezza richiede di procedere in modo graduale, valutando
con attenzione l’adeguatezza dell’orientamento monetario sulla base delle
evidenze che si renderanno via via disponibili. Non va comunque
sottovalutato il pericolo che il deterioramento delle prospettive
economiche si riveli peggiore del previsto, rendendo sproporzionato un
passo eccessivamente rapido nella normalizzazione dei tassi ufficiali. Si
tratta di un rischio di cui il Consiglio dovrà tenere conto nei prossimi
mesi, al pari di quello di lasciare che l’inflazione resti eccessivamente
alta per troppo tempo.[….]
Già
il 16 luglio 2022 Ignazio Visco aveva masso in guardia la BCE almeno da
un intempestiva accelerazione dell’aumento dei Tassi da parte della BCE:
Intervento
del Governatore su “Inflazione e tassi di interesse a lungo
termine” in Analysis: Forum Istituzionale:
[….]
La scelta del ritmo di normalizzazione della politica monetaria deve
bilanciare due rischi. Nel caso in cui esso fosse troppo graduale,
l’inflazione potrebbe radicarsi nelle aspettative e nei processi di
fissazione dei salari, rischiando di compromettere la credibilità della
banca centrale e rendendo necessaria una correzione
della stance con ricadute negative più forti sull’attività
economica e sull’occupazione. D’altro canto, se il ritmo di
normalizzazione della politica monetaria fosse troppo rapido o il suo
annuncio male interpretato, i mercati potrebbero reagire in modo
eccessivo e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento potrebbe
risultare più forte del necessario, con rischi per la stabilità
finanziaria, l’attività economica e, in ultima analisi, la dinamica dei
prezzi, che solo da poco è prevista attestarsi al 2 per cento nel medio
termine. Se da un lato non vi possono più essere preclusioni
all’abbandono della politica di tassi ufficiali negativi, dall’altro
ritengo cruciale che, come annunciato, la normalizzazione della politica
monetaria continui in modo graduale e con molta attenzione all’incerta
evoluzione delle prospettive economiche e delle condizioni finanziarie.
Solo in questo modo potremo infatti preservare e consolidare il patrimonio
di credibilità che abbiamo costruito nel tempo. [….]
|
Riflessione n° 53 (31-10-2022)
Uno dei problemi della sinistra. Forse il
più serio.
( --> Torna
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Se
la sinistra di casa farà la stessa fine dei socialisti francesi la colpa
è solo in parte di una dirigenza incapace. Le responsabilità
maggiori sono attribuibili a militanti e simpatizzanti infingardi. Sempre
pronti a sostenere acriticamente fino all’ultima stupidaggine della
nomenklatura, ma preparatissimi a condannare i compagni di
viaggio (parigrado) che azzardano qualche appunto alle decisioni dei
dirigenti. E costoro non hanno più preteso che la base sia mobilitata: il
partito sopravviveva degnamente per gli aiutini di alte
istituzioni embedded, della magistratura embedded, di giornalisti
embedded, di burosauri embedded, consolidando le posizioni di dirigenti,
col tempo divenuti una concrezione a capo di un partito che da
lustri non ha più bisogno di fare politica.
E
gli infingardi hanno fatto da palo ai superiori. Nel controllo di
compagni di strada sono prontissimi a tacitarli se solo provassero a
sollevare dubbi sulla correttezza o l’utilità degli
apparati. Insomma, sembra che soffrano di invidia nei confronti
di quei compagni di base che, più abituati di
loro a riflettere e ad approfondire i problemi, osano
sollevare critiche più o meno velate alle decisioni dei
“superiori”. La reazione degli infingardi è addirittura astiosa verso chi
osa ciò che loro non sono in grado di osare. Fino all’accusa di fascismo
per chi non arretra dai giudizi negativi sul partito, perché loro, gli
infingardi, sanno ben riconoscere un fascista, anche se dissimulato.
Ecco
quindi il problema: i dirigenti possono essere cambiati, i neuroni degli
infingardi no!
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Riflessione n° 52 (30-10-2022)
Uso dei contanti.
Ennesima puntualizzazione sul limite imposto e sui prelievi in banca.
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La
decisione di rivedere il limite massimo dell'uso dei contanti sta creando
una gran confusione. In molti interventi critici, politici blasonati
argomentano sostenendo che la gran parte dei cittadini non ha interesse
ad andare in giro con diecimila euro in tasca. Questa critica fa pensare
al fatto che l'imposizione di un nuovo limite (diecimila euro) nell'uso
del contante sia il massimo che può essere prelevato in banca.
Ribadisco
che il limite all'uso del contante è inteso come limite massimo di
pagamento in contanti di una singola obbligazione e che per obbligazioni
di importo superiore occorre lasciar traccia attraverso l'uso di
strumenti tracciabili (assegno, bonifico, pagamento con carta di debito o
di credito). Ma io posso - se voglio - andare in giro con 100mila euro in
contanti in tasca da sempre, limiti o non limiti imposti al loro uso: se
li ho accantonati in decenni di lavoro e, ho sempre pagato le tasse, posso
chiedere alla banca dove sono depositati di prelevarli tutti (tutti) in
contanti. La banca mi dirà che, per motivi di sicurezza, non potrò
ritirarli in unica soluzione ma dovrò farlo in dieci, venti volte. Ma
nessuno mi potrà impedire il loro prelievo totale. Molto spesso, bancari
solerti provano ad opporsi perché "non si può prelevare più del
limite fissato per legge". Basta insistere di parlare col
direttore per sbloccare la situazione: nessuno mi può impedire di
ritirare l'intera somma di 100mila euro. Di fronte alla sconfitta, il
solerte impiegato mi avviserà minaccioso che "dovrà inviare una
denuncia dell'operazione alle autorità di controllo". Gli si
risponda che può fare tutte le denunce che vuole, visto che ho sempre
lasciato traccia dei miei versamenti e lascerò traccia dei miei
prelevanti e che ho sempre pagato tutte le tasse.
Di
fronte ad opposizioni tanto minacciose quanto inconsistenti, dovette
intervenire - anni fa - anche l'ABI per sostenere il diritto del
correntista a prelevare allo sportello ed in contanti la totalità delle
somme che ha in giacenza.
Integrazione
del 31-10-2022.
PER
I DURI DI COMPRENDONIO.
Il
limite fissato si riferisce al pagamento di una singola obbligazione, non
ai soldi che posso ritirare allo sportello e che voglio tenermi in tasca.
Faccio
alcuni esempi.
Ipotizziamo
che il limite sia fissato a 2000 euro.
Se
devo pagare 1.500 euro ad un avvocato, 700 ad un idraulico e 500 ad un
medico, io posso effettuare tre pagamenti in contanti anche nello stesso
giorno. Quindi avrò prelevato 2.700 euro in contanti, anche in unica
soluzione, per poter effettuare quei pagamenti. Pertanto, dopo aver
prelevato LEGITTIMAMENTE alla cassa i 2.700 euro (rivenienti da miei
risparmi e sui quali ho, a suo tempo, pagato le tasse) girerò
LEGITTIMAMENTE con quei soldi in tasca e procederò, altrettanto
LEGITTIMAMENTE, ai tre pagamenti in contanti.
Se
devo pagare al concessionario 2.100 euro per una moto di seconda mano,
devo invece effettuare il pagamento con strumenti tracciabili, anche se
mi ritrovo in tasca 5.000 euro.
Sono
vietati i frazionamenti di una unica obbligazione. In altri termini non
posso pagare al concessionario la moto acquistata con 1000 euro in
contanti oggi, altri 1000 domani e 200 dopodomani.
Se,
a seguito delle mie richieste di prelevamento di contanti, la banca
dovesse insospettirsi e ritenere che io sia il noto riciclatore
e filoevasore del quartiere, procederà a denunciarmi alle
autorità monetarie. Le quali indagheranno sulle mie operazioni e non
troveranno nulla di anormale, avendo sempre effettuato operazioni
tracciabili, regolari versamenti e prelevamenti e pagate le tasse sui
redditi imponibili. La pratica verrà archiviata.
Per
concludere.
Tutti
accettiamo per vera l'affermazione per cui una mancanza del limite
nell'uso del contante o un limite troppo alto favorisce l'evasione
fiscale e tacitiamo la ns. coscienza dando le colpe al sistema ed al
venditore. A ben riflettere, siamo noi acquirenti che, di fronte alla
proposta "100 senza fattura oppure 120 con fattura" permettiamo
al venditore di diventare evasore scegliendo la prima opzione.
Quindi,
la soluzione non è un limite basso, ma tutto si risolverebbe ponendo
l’acquirente in conflitto di interessi, permettendo all'acquirente di
scaricare dal reddito imponibile parte di quella fattura.
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Riflessione n° 51 (18-10-2022)
Nuovo governo:
la debolezza delle opposizioni è anche una debolezza del governo
Tra
le altre, due circostanze rendono particolarmente difficile il lavoro dei
partiti di opposizione:
1)
La destra è consapevole della irripetibilità dell’occasione in cui si è
venuta a trovare, con le forze di minoranza praticamente senza linea
politica, inconsistenti e inadeguate. Questo la rende particolarmente
“accorta” e attenta a non fare stupidaggini, tipo quella commessa dal
Cavaliere che pensava di imporre la Ronzulli con
un semplice esercizio di volontà. Il quale,
però, sembra non aver imparato nulla dal ceffone ricevuto:
alla Giustizia va la Casellati: accordo smentito da Meloni,
ma megafonato come successo da Berlusconi. Bisogna capirlo: se
al Rubi Ter viene condannato prima che la Legge Severino sia messa in
condizione di non nuoceregli, torna ad Arcore senza passare dal Via.
2)
Mi sembra di aver capito che la Meloni voglia dimostrare a
tutti - in Italia e all’estero - di saper fare bene il proprio
lavoro, caratteristica piuttosto rara tra i politici, soprattutto maschi.
Dalla squadra di governo pretenderà quindi efficienza, lealtà e buona
volontà. Parallelamente mi sembra di capire che deciderà per le
soluzioni, secondo lei, più vantaggiose per tutti, senza sfilacciamenti o
cedimenti per quieto vivere, che informerà il paese della situazione
reale, specie finanziaria, che avvertirà per tempo delle possibilità
reali di soluzione dei problemi.
La
maggior forza di opposizione, il PD, in assenza di una linea politica in
grado di prospettare vie alternative a quelle che il futuro governo
proporrà, è alla ricerca di aiuti sul versante quantitativo, l’unico che
sa valutare. Se le forze di opposizione non saranno capaci di organizzare
un minimo di politiche alternative credibili, al governo verrà a mancare
una componente fondamentale perché il suo operato sia messo alla frusta:
la concorrenza e la competizione su basi accettabili con le opposizioni.
E questa, in un sistema democratico, è una vera iattura.
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Riflessione n° 50 (7-10-2022)
Il PD obbligato ad
abbandonare la realtà virtuale in cui si crogiolava.
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Che
abbia avuto ragione Renzi quando sosteneva che, al primo
rovescio politico serio, il PD non avrebbe retto sfaldandosi?
Ma
la colpa non è solo di una dirigenza inadeguata e spesso incapace. E'
infatti mancata al PD la volontà di sentire il polso di iscritti e
simpatizzanti che, con le loro critiche e i loro commenti avrebbero
potuto instillare qualche dubbio tra i neuroni di molti satrapi circa le
politiche attuate. Oltretutto non esisteva più un luogo di raccolta di
quei pareri, vista la loro inutilità: a nessuno della dirigenza
interessava confrontarsi con chi ancora viveva in una realtà “reale”.
Per
la verità, da tempo, iscritti e simpatizzanti sono risultati affetti da
afonia politica promossa e concimata dall’albagia di cui
soffriva tutta la nomenklatura. E aveva ragione chi sosteneva che il PD
era ormai diventato il partito di chi non aveva problemi. Comunque,
quanti si esprimevano lo facevano come azione di risulta nei confronti
delle poche consapevoli voci critiche circa la "linea del
partito" espressa dei dirigenti, per tacitarle e colpirle.
Questi
sono i risultati favoriti anche dal fatto che oggi non sono più
possibili aiutini istituzionali come negli ultimi due
lustri.
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Riflessione n° 49 (12-9-2022)
Scandalo. Meloni.
L’Italia proteggerà in UE i propri interessi!
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Invece
la Francia che non fa passare un gasdotto nel suo territorio per portare
metano rigassificato dalla Spagna, che ne processa in
sovrabbondanza, perché deve vendere il suo surplus di energia elettrica,
non ha atteggiamenti sovranisti? E la Germania ? E l’Olanda? E l’Austria
che non vende più legna in attesa che i primi freddi facciano schizzare
in alto il prezzo? Non fanno forse i propri interessi? Solo in Italia,
finora, abbiamo avuto gli euroinomani, contrabbandati per europeisti. Il
loro programma è: se non rompiamo le palle a Bruxelles,
gli euroburosauri non romperanno le palle ai nostri governi,
anzi li aiuteranno, ma quelli “seri”, cioè i “nostri” non quelli degli
altri partiti, sovranisti, fascisti, razzisti, qualunquisti, antimimmolucanisti!
Il
programma degli euroinomani è stato finora un po’ nascosto. Ma Emiliano
governatore della Puglia, lo ha
esplicitato apertis verbi: la Puglia sarà la Stalingrado contro
la Meloni. Finito il programma.
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Riflessione n° 48
(8-9-2022)
BCE: +0,75% il tasso
sull’euro, fissato a 1,75%. Incongruente. A meno che….
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Con
una economia europea bisognosa di flebo finanziarie sempre più
consistenti, l’aumento della BCE (+0,75%) che porta il tasso sull’euro a
1,25%, risulta del tutto incongruente. A parte l’economia dell’Olanda,
che lucra sul sistema di fissazione dei prezzi del suo gas mutuandoli –
speculativamente – dai futures registrati alla cosiddetta borsa
di Amsterdam, le economie degli altri paesi risultano asfittiche. La
fissazione del prezzo del gas alla borsa dei futures, sta
massacrando famiglie ed imprese di quasi tutti i paesi
europei. Finora le flebo hanno immesso nell’economia della UE
oltre 280 miliardi di euro. E’ di questi giorni l’annuncio che la
Germania aprirà il portafogli per 65 miliardi a favore di famiglie e
imprese. L’Italia dovrebbe aggiungere altri 17 miliardi di euro ai 49,5
già stanziati. Le flebo hanno il compito minimo di mantenere in vita
aziende e famiglie, integrando – solo in parte – entrate e redditi a
fronte delle emorragie causate dal costo soprattutto dell’energia E
l’aumento del tasso imposto dalla BCE non sarà altro che l’ennesimo
aumento dei costi di una delle voci di bilancio più pesanti, per le
aziende: il tasso di interesse pagato alle banche sugli affidamenti; per
le famiglie: l’aumento delle rate dei mutui e dei prestiti a tasso
variabile.
In
questa situazione, le cause dell’inflazione europea sono riconducibili
all’aumento delle materie prime importate (in testa gas e petrolio) e non
da eccesso di domanda, come sta succedendo negli USA. Gli economisti più
accorti hanno già evidenziato l’incoerenza dell’aumento dei tassi della
BCE, che raffredderà una domanda interna asfittica (ulteriormente
mortificata dal massacro dei redditi a seguito del costo dell’energia) ,
a fronte della correttezza delle manovre della FED, miranti a raffreddare
la domanda interna, bollente per eccesso di liquidità. Ricorderete che,
in piena pandemia, le iniziative di Biden per migliaia di
miliardi di dollari a favore dei cittadini americani, non hanno mai resa
necessaria la loro acquisizione o copertura tramite aumento delle tasse.
Si è trattato di dollari stampati dalla FED.
A
meno che…..
L’aumento
del tasso di riferimento di una valuta, apportato dalla relativa banca
centrale, rende più convenienti gli investimenti in quella valuta,
proprio perché godranno di una remunerazione maggiore. Questo
creerà maggiori flussi di capitali verso questa valuta ed una dismissione
di asset nelle valute concorrenti. Il risultato finale sarà una
rivalutazione della prima valuta (per aumento di domanda) ed una
svalutazione delle valute concorrenti dovuta alle vendite. Fino al
raggiungimento di un nuovo equilibrio di cambio.
Nel
nostro caso, quindi, la necessità della FED di aumentare il tasso sul
dollaro (oggi al 2,50%) creerebbe un flusso di capitali da euro a dollaro
in assenza di interventi della BCE: il dollaro si rivaluta e l’euro si
svaluta, creando svantaggi per le esportazioni e la bilancia commerciale
degli USA e vantaggi per le esportazioni e la bilancia commerciale dei
paesi di Eurolandia, anche se verrebbe importata inflazione.
A
meno che non ci sia un accordo per evitare che Eurolandia si avvantaggi
della svalutazione dell’euro rispetto al dollaro. Questo risultato è
ottenibile attraverso aumenti del tasso sull’euro apportati dalla BCE
paralleli e conseguenti agli aumenti del tasso sul dollaro apportati
dalla FED. Solo così si può spiegare quella che, altrimenti, verrebbe
considerata una maldestra manovra della Lagarde mirante a
raffreddare un ambiente economico già freddino di suo. Comunque ha tenuto
a chiarire che”… La decisione di alzare i tassi di 0,75 punti,
ha aggiunto, è stata proposta del capo economista Philip Lane ed è stata
presa all’unanimità, sia pure dopo un ampio dibattito alimentato da
diversità di vedute sulle dimensioni del rialzo”. Ulteriore notizia: ci
saranno altri aumenti. Obiettivi della BCE? Boh!
Si
ricorderanno, infine, le lamentazioni irate di Trump contro la Cina
perché manteneva basso il valore dello yuan rispetto al dollaro.
Sono
curioso di vedere come si sviluppa la vicenda dei rapporti dollaro-euro e
quale sarà l’andamento dell’inflazione nei due sistemi economici.
Questo
è l’andamento del cambio euro/dollaro (oggi in
parità) dell’ultimo mese:
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Riflessione n° 47
(7-9-2022)
Nuova gestione
mondiale. Senza la Cina?
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Non
era difficile preventivare le difficoltà mercantili della
Cina. Non ha saputo gestire la possibilità di svolgere un ruolo di primo
piano nei tentativi di fermare la guerra russo-ucraina. I Cinesi hanno
pensato di fare i pesci in barile ritenendo di colonizzare la Russia con
i loro capitali e la loro tecnologia e, al contempo, di mantenere intatte
le posizioni di mercato acquisite nel mondo, specie occidentale. Ma i
popoli dell’Occidente non se la sentono più di affidarsi a
paesi come la Cina, vicina alla Russia e lontana dalla pace, perché
ritengono che quanto sta facendo la Russia con il gas, possa essere
ripetuto, domani, dalla Cina per la tecnologia. Quindi, alla
larga Russia e paesi ad essa vicini. Credo che si vada realizzando un dominio
mercantile assoluto degli Anglosassoni in Occidente. Ma molti, compresi i
Giapponesi, alla luce di come hanno impastato le cose Russia e
Cina, ritengono che sia preferibile il dominio
USA-GB-CAN-AUS-NZL a quello cinese e russo.
Insomma,
la commistione della immagine della Cina con quella russa, che i cinesi
non hanno saputo tenere separate, sarà probabilmente letale per Xi:
da codominatore del mondo (con gli USA) a dominatore di un
pezzetto di Eurasia.
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Riflessione n° 46
(30-8-2022)
Euroinomani e
crisi energetica.
Perché in Italia
non deve vincere il centro destra.
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Più
perdura la crisi energetica e più precise e articolate sono le
informazioni che i media sono in grado di fornire ai
cittadini.
Siamo
venuti a sapere quindi che il prezzo dell’energia elettrica che il
consumatore finale deve pagare è quello definito dal più costoso dei
sistemi di trasformazione in elettricità. Oggi è il gas. Ne deriva che
una società che produce e distribuisce energia elettrica ricavata dal
vento definirà il suo prezzo finale come se stesse usando il gas. Questo
ha voluto Bruxelles e a questo meccanismo finanziario soggiacciono i
cittadini europei. Si tratta del più ingiusto procedimento di formazione
del prezzo che gli euroburocrati abbiano mai inventato. Per non
scontentare le aziende che producono elettricità tramite gas i e metterle
fuori mercato, la UE – paladina a parole del liberismo e del libero
mercato, ha inventato il meccanismo più anti concorrenza che quelle
aziende potessero sperare. I nostri euroinomani non si resero conto delle
conseguenze? Cosa gravissima! Se ne resero conto e
accettarono, tacendo? Cosa ancor più grave e sconcertante. Di
fatto, non essendo in grado di articolare alcunché i nostri euroinomani
sostengono che la UE è di loro proprietà e guai a governi che
(sovranisti!) ne vorrebbero correggere gli errori più marchiani.
Oggi
la UE cerca di uscire da questa trappola cercando di eliminare
l’allineamento automatico del prezzo finale dell’elettricità
venduta da quello definito dal procedimento più
costoso.
Siamo
venuti a sapere che la famosa Borsa del Gas di Amsterdam non è affatto un
luogo dove si incontrano domanda e offerta di gas, ma un luogo dove si
incontrano acquirenti e venditori
di Futures e Options sul gas. Di economico (libero
mercato, competizione tra produttori, libero accesso dell’offerta,
competizione, pari condizioni imposte dal
regolatore ecc.) non ha nulla, trattandosi di pure
operazioni finanziarie. Questa è la Waterloo per quei paesi solo nominalmente
liberisti, che fanno finta di mobilitarsi contro i potentati speculativi
finanziari, ma che tengono stretti tra le loro mani i cordoni delle borse
di Bruxelles.
Finora
nessuno è riuscito ad uscire da questa trappola, la cui stretta potrebbe
essere mitigata dalla definizione da parte dei paesi acquirenti del
prezzo massimo a cui sono disposti ad acquistare il gas. Ma due sono i
paesi che si oppongono “per l’alto senso della comunità a cui
appartengono”: la Germania, che ritiene che
il price cap potrebbe irritare la Russia tanto da farle
cessare le forniture, cosa che sta comunque avvenendo.; e l’Olanda, che
da paese produttore ed esportatore di gas sta lucrando miliardi di euro
per puri meccanismi finanziari. Per inciso, l’Olanda (17,5 milioni di
abitanti) è il diciassettesimo paese produttore di gas e secondo in
Europa, dopo la Norvegia (4,5 milioni di abitanti seduti su barili di
petrolio e metri cubi di gas).
Bruxelles,
in un primo tempo, aveva assecondato Olanda e
Germania rinviando la discussione a metà ottobre (sic!). Poi
dopo i colpi sempre più pesanti della crisi è stata costretta ad
anticipare a metà settembre. Ora sembra che si discuterà del prezzo
massimo il 9 settembre, in una riunione dei ministri dell’economia dei
27. Sempre comunque troppo tardi
Cominciamo
a capire perché tanta preoccupazione se in Italia si dovesse affermare
una maggioranza di centro destra: quante altre magagne gli euroinomani
cercano di tenere accuratamente riservate, nascondendole dietro il loro
sbandierato europeismo e latrando impauriti contro i
sovranisti, fascisti, antieuropeisti,
razzisti, antimimmolucanisti, antiraketisti ecc.?
Pensate
ad immaginare che cosa potrebbe essere l’Europa senza queste storture –
imposte dai barbari del nord - che di europeista non hanno
nulla. Pensate al potere geopolitico che potrebbe assumere con decisioni
più corrette e meno disarticolate dai sovranismi (oggi) di
Germania e Olanda.
Riporto, sull’argomento,
undici minuti della Rassegna stampa di Radio Radicale di oggi 30-8-1022 à (Stampa
e Regime)
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Riflessione n° 45
(7-8-2022)
Conglomerato degli
Inerti. Il programma massimo del centrosinistra. Un aggiornamento
( --> Torna
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Ma
certo! Chi glielo fa fare? Per mettere in piedi un programma credibile
occorre cervello, cultura, buon intelletto, fatica, capacità di
coinvolgimento, una struttura adeguata capace di rapportarsi
ai problemi dei cittadini. Ancor più faticoso mettere insieme un
raggruppamento con obiettivi quanto più convergenti
possibile. Cose praticamente impossibili per il Conglomerato
degli Inerti (Letta + Cetto La Calenda + Fratoianni +
Gelmini + Bonelli + Carfagna + Bonino + il povero
Ape Maio + Della Vedova) e perse da decenni, visto che
non c’è stato più bisogno di essere all’altezza con valentia e
adeguatezza. Molto più comodo e facile sostenere – per quanto possibile
convinti - che gli Inerti hanno come obiettivo massimo quello
di difendere la Costituzione da fascisti, populisti, razzisti,
qualunquisti, nazisti antieuropei,
sovranisti, orbanisti, criptoputinisti ecc. e
di ostacolare il governo delle destre (secondo gli Inerti già è decisa la
loro vittoria), sperando che le masse di gonzi costituenti i vari zoccoli
duri, continuino a credere ai loro capi.
Per
il raggiungimento della convergenza degli Inerti su questo obiettivo, è
stato sufficiente che il Primo Inerte parlasse di Agenda Draghi
(inesistente anche a detta dello stesso Draghi) con Azione+EU e
non ne parlasse con Verdi+SI. Parallelamente, Ha imposto
al Partito Democratico di trasformarsi in Scrannomat e
permettere ai cespugli di attingere ad esso. Dice: “Ma anche
il centro destra si è diviso gli scranni! Lo impone il Rosatellum!”.
Certamente, ma mentre nel centro destra ciascun partito ha una dotazione
personale di scranni, tra gli Inerti solo i Dem possono contare
sulla quasi totalità di quelli a disposizione.
Secondo You trend questa è la media dei sondaggi al 4 agosto:
Destra: FdI=
23,4%; Lega= 13,4%; FI= 8 %
Sinistra:
PD= 22,8%: Azione+Europa= 5%: Verdi+SI=
4%; Art1 – MDP= 1,8%
Comunque,
all’obiettivo massimo degli Inerti concorreranno anche i sindacati.
I quali, facendo finta di non sapere chi vincerà e chi
governerà il paese (risate a destra, al centro e a sinistra), hanno già
deciso di manifestare ad ottobre contro il governo.
Dice:
“Ma insomma, chi affronta i problemi del paese, chi governerà
i difficili tempi dell’autunno? Chi proseguirà nella realizzazione
del Pnrr? Possibile che a sinistra non ci sia un
programma minimo da valutare?”.
Vabbè
ma mica possono fare tutto gli Inerti! Bisogna arrangiarsi! I cittadini
si diano da fare! Il Conglomerato già deve difendere la Costituzione! Che
altro potete pretendere? Piuttosto, dopo la costituzione del Conglomerato
(6-8-22) con la conferma di Verdi, SI e Di Maio, Cetto La
Calenda – in genere incline a super
utilizzare Twitter - tace da 24 ore. Che vorrà dire?
I
guai per l’Italia sarebbero inaffrontabili qualora il Conglomerato degli
Inerti dovesse risultare vincente rispetto alla destra: come potrà
governare il paese? Che deciderebbe Mattarella? E Draghi?
Aggiornamento
delle ore 14:15. Sembra che Cetto La Calenda abbia intenzione
di abbandonare la casamatta costruita dagli Inerti a difesa della
Costituzione. Mentre +Europa ha espresso apprezzamento per l’azione di
Letta.
Aggiornamento
delle 14:40. Carlo Calenda lascia ufficialmente il Conglomerato
degli Inerti.
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Riflessione n°
44 (6-8-2022)
Il pallottoliere
promosso a strumento politico. Anche da Letta.
( --> Torna
all’indice )
E
così, il pallottoliere è stato adottato anche dal segretario PD Letta. E’
facile da usare perché una pallina vale l’altra: cambia solo il colore.
Letta preme per alleanze tra tutti coloro che hanno poco da
dire, anche se quel poco è in netto contrasto con l’ennesimo “alleato”
convinto a partecipare. L’unico impegno richiesto a Letta è quello di
evitare che le palline coinvolte parlino tra loro: si scannerebbero e
tutto salterebbe. Solo rapporti bilaterali, quindi, gestiti dal PD.
Operazione facile, poiché i coinvolti (consapevoli della loro nullità
come classe dirigente) sanno benissimo che sarebbero messi in
condizione di nullità se vincesse la destra.
Lo
strumento fu promosso ad arnese politico dal presidente
Mattarella che impose il Conte Bis attraverso un connubio contro natura
tra PD e 5Stelle pur di evitare le elezioni anticipate nel
2019. I danni di quella decisione sono sotto gli occhi di
tutti. Sebbene abbia dato pessimi risultati ed abbia causato seri
problemi al paese, lo strumento è di grande aiuto per chi non sa fare
politica.
Insomma,
adottare il pallottoliere è semplice e di nessun impegno,
perché una pallina vale l’altra!
Mi
chiedo che cosa accadrebbe al nostro paese se dovesse risultare vincente
la manovra di Letta: come affiancare i principi
di Fratoianni con quelli della Gelmini o quelli di Bonelli
con Cetto La Calenda? Per tacer di Di Maio.
Queste
sono le situazioni assurde che democristiani, non in grado di fare
politica, hanno scaricato addosso al PD. Costoro possono vantare solo una
discendenza meccanica dalla vecchia Democrazia Cristiana, senza averne
ereditato la benché minima capacità come classe dirigente.
E
anche se dovessero perdere, hanno sempre nella manica la carta Landini,
pur se ridotto a gestire i pensionati iscritti alla Confederazione
Geriatrica del Lavoro.
Berlinguer!
Chi era costui?
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Riflessione n°
43 (28-7-2022)
Pensioni. Promesse
per gonzi, realizzate da personaggi deboli per restare al potere
Portare,
come ha promesso Berlusconi, a 1000 euro al mese per 13 mesi
le pensioni al disotto di quella cifra (circa 5,5 milioni) costerebbe
circa 25 miliardi di euro. L'anno. Attenzione! Se vince la destra,
Berlusconi è capace di mettere in croce il governo perché realizzi quella
promessa, pena la sua fuoriuscita. Ricordo il precedente col governo
Letta (2013): il Cavaliere aveva promesso in campagna elettorale
l’eliminazione dell’IMU: minacciò di abbandonare il governo se Letta non
avesse proceduto all’eliminazione della tassa [Indovinate dove prese i
soldi]. Letta cedette, ponendo il paese tra le pochissime nazioni che non
hanno una tassazione sulla prima casa. Qualche tempo dopo,
comunque, Berlusconi lasciò la maggioranza.
Se
vince, la Meloni è avvisata.
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Riflessione n°
42 (26-7-2022
Metà dei nostri
partiti politici (quelli di sinistra) non sanno che cosa significhi
competere ad armi
pari con gli avversari.
Sono
per la meritocrazia. Sia quando cerco di star dietro ai miei interessi
personali (se ho bisogno di un avvocato o di un medico, non scelgo il
mediocre), sia quando si tratta di affidare a responsabili le strutture
collettive di organismi sociali. Nei due casi cercherò di
optare per il migliore, perché questa scelta, oltre a
garantire risultati superiori, si rivelerà – in ultima analisi
– la più economica perché obbligherà tutti a mettere a miglior frutto le
risorse disponibili.
Strumento
per la scelta del migliore è una sana competizione. Non la legge del più
forte (mercato brado), ma del più adeguato, preparato, intelligente
(mercato libero perché normato) certamente sì! Questa opzione
permette un progresso personale e istituzionale generalizzato e duraturo
perché spinge individui e organizzazioni sociali a migliorare se stessi
attraverso la promozione e la scelta dei più preparati.
Questo
in ogni campo.
Ma
c’è un settore in Italia, fondamentale per un paese che si definisce
democratico, dove la competizione è tenuta alla larga e i processi di
promozione sono assoggettati a dinamiche esogene al settore: è il campo
di operatività della cosiddetta classe politica. Mi riferisco al sistema
dei partiti politici richiamato dalla costituzione, che risulta entità
fondamentali per la formazione della volontà delle istituzioni e per
dettare le azioni di funzionamento della macchina dello stato.
In
Italia, in questo settore, la competizione non è genuina, essendo falsata
da pesanti commistioni generate da interventi della magistratura e delle
alte autorità, in grado di creare consenso ai partiti “amici”
indipendentemente dalla qualità della loro produzione politica. Si tratta
di interventi che, in ultima analisi, drogano le potenzialità dei partiti
coinvolti e ne promuovono l’immagine nel corpo sociale ben al di là della
loro capacità “normale” di gestire strutture ed
infrastrutture. A queste formazioni politiche non serve promuovere i
migliori, investire sugli apparati, affinare le capacità di analisi e di
sintesi degli elementi collocati in ruoli di responsabilità, investire al
meglio le risorse: sono sufficienti quegli interventi esogeni in grado di
fare premio sugli sforzi – magari corretti - dei partiti avversari.
Perché,
quindi, perdere tempo e denaro ad impostare politiche del territorio e
dell’elettorato di riferimento? Perché impegnare cervelli (spesso non
all’altezza) e risorse per “pensare” linee politiche in grado di
aggredire i problemi dei cittadini e caratterizzare i singoli
partiti? E’ sufficiente mettere all’opera presidenti della
repubblica di area, o accordarsi con pezzi della magistratura per
abbattere la fazione avversa per via giudiziaria e gestire le sorti del
paese, mobilitando altresì entità politiche internazionali
ad adiuvandum. Questa ultima iniziativa è particolarmente indicata
per fare breccia tra i gonzi più provinciali. E se
l’incapacità dei partiti beneficiari è particolarmente seria, basta
inventare le ormai istituzionalizzate allonge presidenziali, in
grado di mantenere al potere quei presidenti di area ben oltre i sette
anni istituzionali, termine temporale ormai assurdamente lungo per i
moderni stati democratici.
I
partiti dovrebbero prefigurare la società futura attraverso
l’impostazione di politiche che lascino intuire il modello di società che
si vuole perseguire nel tempo. Nulla di tutto ciò. I partiti che godono
di quegli interventi esogeni si limitano a tacciare gli avversari di
qualunquismo, sovranismo, giustizialismo, razzismo, antieuropeismo e,
quindi, di fascismo. Tanto basta per competere nell’agone
politico. Nella certezza che, qualora tutto ciò non fosse sufficiente,
arriveranno dall’esterno interventi in grado di mantenerli comunque negli
ambiti di gestione del potere.
Questo
stato di cose è responsabile dell’ormai dimostrata incapacità di governo
della nostra classe dirigente nel corso degli ultimi decenni, mai
obbligata a confrontarsi sul “mercato politico”. Comunque, in caso di
affermazione da parte delle forze politiche avversarie, si porranno in
essere azioni istituzionali (e, come si diceva, anche internazionali) per
affossare i vincitori e rimettere in carreggiata i partiti figliocci e
drogati. Magari imponendo governi guidati da elementi estranei ai
partiti, di una certa levatura, quella levatura che i nostri partiti
bisognosi di aiutini pseudo istituzionali non sono più in grado
di ricercare tra i loro dirigenti.
Questa
assenza di elementi di concorrenza nel settore ha ridotto metà dei nostri
partiti politici a semplici gestori del potere, incapaci di confrontarsi
con i veri problemi del paese. Questo è un serio problema.
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Riflessione n°
41 (22-7-2022)
Politici. Anche delegittimare l’avversario è diventato
troppo faticoso.
I
nostri politici sono ormai del tutto incolti. Molti sono addirittura
ignoranti. La cosa è dimostrata dal fatto che, da una trentina d’anni e
fino a qualche anno fa, piuttosto che far politica si sono adagiati sul
molto poco impegnativo esercizio di delegittimazione di chi non è della
propria fazione. Per contrastare politicamente le idee, le proposte, le
critiche di un avversario occorre intelligenza, cultura, impegno. La
delegittimazione è più abbordabile. Basta individuare, nel rivale,
qualche caratteristica connotata negativamente e tagliare corto senza
impegnarsi in faticose analisi, proposte alternative: è omosessuale, è
veterocomunista, ha frequentazioni malavitose, è amico del magnate, è
raccomandato, è fascista.
[ Il
PuntO n° 112. (17-6-2007). Incapaci? Resta solo la delegittimazione. ]
Ma,
da qualche anno, è considerata troppo faticosa anche la
delegittimazione. E il politico degli anni venti ha avuto una trovata
dialettica, uno strumento molto facile da usare, anche dagli ignoranti:
basta tacciare l’avversario, e tutto ciò che non proviene dalla propria
parte politica, di qualunquismo e sovranismo. Fateci caso: ormai è
sufficiente connotare come qualunquiste le azioni, le linee politiche, le
critiche portate avanti dalla fazione avversa per superare
ogni prova mediatica. E’ sufficiente sostenere - con fiero e
grave cipiglio - che occorre smetterla definitivamente con
questi qualunquisti e non se ne può più delle azioni dettate
da sovranismo e delle inclinazioni giustizialiste, che tutti coloro
diversi da noi sono antisistema, anti UE. E il politico –
se fiero e grave – può legittimamente aspirare al ruolo di
leader della sua fazione, esattamente come il giornalista che – se fiero
e grave – può aspirare alla fattiva benevolenza dei potenti.
Inutile
dire che giornalisti embedded hanno fatto passare come corretto il
messaggio che l’accusa di qualunquismo, sovranismo, giustizialismo e
antisistema chiude correttamente la discussione a favore di chi lancia
l’anatema.
Curiosità:
nelle eterne discussioni sessantottine sui massimi sistemi ricordo che,
nel corso dei dibattiti, gli studenti più pigri
intellettualmente e meno ferrati ideologicamente, aspettavano che
l’interlocutore ideologicizzato inciampasse dialetticamente in
affermazioni anche lontanamente tacciabili di corporativismo per
sbaragliarlo accusandolo di aver assunto, appunto, posizioni corporative.
Era la fine dell’interlocutore E spesso l’accusato, un po’ perplesso e
disorientato, impiegava un po’ di tempo per reagire
scompostamente.
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Riflessione n°
40 (20-7-2022) ()
In Senato, un Draghi fuori misura chiede la fiducia.
Nel paese, un
Letta sbroccato dimostra la sua pochezza politica..
Stiamo
arrivando velocemente a: “Dio lo vuole!”. Letta non si rende conto che
gran parte dei problemi che stanno frantumando le palle (per
ora) e la vita (fra qualche mese) degli Italiani derivano
dall’aver voluto imporre il “governo del pallottoliere” (il Conte
bis) per evitare di andare alle urne. Un presidente di parte [
vedi: Riflessione
n° 11 / 2022 (22-1-2022) Il
presidente della Repubblica? Deve
saper rispettare lo spirito della Costituzione, non solo la lettera.]
impose al paese quell’obbrobrio costituzionale del
pallottoliere rimettendo in circolo il PD, ben contento di mandar
giù i 5 stelle, nonostante i vari giudizi di schifo proclamati da quasi
tutti i dirigenti dem. Consapevole dei problemi creati, il
presidente cercò di rimediare chiamando al governo il tecnico della
provvidenza. Ma la gestione di Draghi sta risultando
altrettanto problematica del governo precedente. Credo di non sbagliare
se sostengo che, da quando Supermario è stato trombato nella
sua corsa al Quirinale, ha tirato i remi in barca essendosi sentito
tradito (truffato) rispetto agli accordi che lo convinsero ad accettare
l’incarico.
Fino
a giungere ad oggi quando Supermario ha sostenuto in Parlamento
che, se lui è presente in Senato, è perché lo vogliono gli
Italiani.
Got mit uns.
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Riflessione n°
39 / 2022 (13-7-2022)
Torna l’inflazione, aggravata da trent’anni di
irresponsabilità economiche, politiche, imprenditoriali e sindacali.
Col prepotente
ritorno dell’inflazione, si cominciano anche a fare calcoli circa le
ripercussioni su retribuzioni da lavoro dipendente e pensioni.( -->
Torna all’indice )
Ricordo
che almeno fino a d un lustro fa ancora si condannava l’alto costo del
lavoro di cui era gravata l’Italia rispetto all’omologa variabile delle
altre nazioni europee. Solo da circa un anno a questa parte,
si è proceduto ad indagini quantitative serie sull’incidenza del costo
del lavoro nell’ambito dei costi aziendali. A fine 2021, il 55° Rapporto
del Censis informava: “Negli ultimi trent`anni di
globalizzazione, tra il 1990 e oggi, l`Italia è l’unico Paese Ocse in cui
le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali
rispetto al +276,3% della Lituania, il primo Paese in graduatoria, al
+33,7% in Germania e al +31,1% in Francia. […]
Ma
come abbiamo fatto a raggiungere questi risultati aberranti?
Due
decenni fa.
Mi
è tornato in mente un pezzo che scrissi nel 2007, nel quale
indagavo in materia di previdenza, assistenza, costo del
lavoro procedendo al confronto
tra i paesi europei.
[ Il
PuntO n° 119. 20-12-2007. Costo del lavoro: perché Eurostat non
può rendere pubblici i dati dell’Italia?]
In
esso riportavo una tabella pubblicata nel 2005 dal Ministero del Tesoro
nell’ambito di uno studio sull’andamento dei prezzi ,
che fornisce i dati del 2001 circa la struttura dei costi per
le imprese.
Meraviglia
che dati di importanza fondamentale quali quelli sul costo del lavoro non
siano a disposizione dei cittadini, ma – probabilmente – solo per alcuni
addetti ai lavori. I sindacalisti conoscevano questi dati, o hanno
deciso spannometricamente? E se li conoscevano, perché non ne hanno
imposto la diffusione ufficiale? Sta di fatto che, da sempre, politici e
imprenditori hanno contribuito a diffondere la fake news che in
Italia le cose vanno male, soprattutto in termini di
concorrenza, perché il costo del lavoro è troppo alto e superiore a
quello dei paesi concorrenti.
Comunque
non ci si limiti ai dati sul costo del lavoro, in verità più basso di
Francia e Germania. Le aziende italiane sopportavano già nel 2001 costi
maggiori delle concorrenti esteri anche sui servizi bancari e
assicurativi, sull’energia.
Ecco
la tabella:
Un
decennio fa
Nel
2011, secondo il rapporto OCSE l’Italia è caratterizzata da
un’incidenza degli oneri fiscali e contributivi a carico di lavoratori e
imprese italiane pari al 47,6% del costo del lavoro. Il dato
colloca il nostro Paese al sesto posto della graduatoria dei 34 Paesi
considerati, comunque alle spalle di Belgio (55,5%), Germania (49,8%),
Francia (49,4%), Ungheria (49,4%) e Austria (48,4%)
Oggi
Per
arrivare ai nostri giorni, riportiamo parte di uno studio di Assolombarda
sul cuneo fiscale. Dati OCSE 2021.
Nel
grafico viene riportata la graduatoria relativa al cuneo fiscale (in
percentuale sul costo del lavoro) di un lavoratore senza carichi
familiari:
Fonte: elaborazione
Centro Studi Assolombarda su dati Ocse
Il
cuneo fiscale italiano è al quinto posto (46,5%), sempre dopo Germania
(48,1%) e Francia (47%).
Riparametrando
il calcolo del cuneo fiscale in rapporto alla retribuzione netta, la
situazione dell’Italia e dei suoi tre principali concorrenti dell’Area
Euro è quella rappresentata nel grafico a fianco.
Fonte: elaborazione
Centro Studi Assolombarda su dati Ocse.
Quindi,
su 100 in busta paga, in Germania il lavoro costa 193, in Francia 189, in
Italia 187.
In
soldoni (euro) il grafico successivo riporta la graduatoria
dei Paesi in funzione decrescente del costo del lavoro:
Fonte: elaborazione
Centro Studi Assolombarda su dati Ocse.
Il
report completo di Assolombarda è disponibile al
seguente -> LINK.
Alla
luce di questi dati, non è difficile comprendere il perché in Italia, da
almeno 30 anni, la domanda aggregata risulti asfittica tanto da non
riuscire a sostenere il versante della produzione, positivo o,
almeno, “tranquillo” solo per le aziende esportatrici.
Perché
questo disastro?
Ma
che cosa era successo nel corso degli anni ’90? Quali azioni e quali
decisioni di politica economica hanno causato questi danni all’economia
nazionale non più in grado di competere con gli altri paesi UE che,
invece, hanno una domanda interna robusta e comunque di livello adeguato?
Dal
punto di vista istituzionale, giubilato il governo Berlusconi da Bossi
nel 1966, nei cinque anni successivi si sono alternati i seguenti governi
di centro sinistra: governo Prodi, appoggiato anche dal PRC, in carica
dal 17.5.96 al 20.10.98; il governo D'Alema dal 21.10.98 al 21.12.99; il
governo D'Alema-bis dal 22.12.99 al 17.4.2000; il governo Amato
dal dal 26-4-2000 all'11.6.2001.
Ci
limitiamo ad elencare alcune iniziative politiche risultate troppo spesso
deleterie per il paese: il federalismo fiscale e amministrativo, il
presidenzialismo regionale, la cosiddetta "riforma Bassanini'' che
introduce il federalismo amministrativo; la definitiva controriforma
costituzionale sull'ordinamento federalista della Repubblica (8 marzo
2001) che costituzionalizza il principio liberista della
"sussidiarietà'' e frantuma l'Italia attraverso il federalismo
fiscale; la controriforma dei servizi segreti in base alla quale i
servizi dipendono direttamente dal premier; l’arma dei
Carabinieri promossa a quarta forza armata praticamente alla
diretta dipendenza del presidente del consiglio.
Nei
5 anni considerati, leggi finanziarie massacranti hanno carpito ai
cittadini circa 150 mila miliardi di lire anche con tagli alla
spesa sociale, sanitaria e previdenziale. Sono stati permessi salti in
alto alle tariffe di acqua, luce, gas, telefono, fognature,
rifiuti. Il federalismo fiscale ha permesso l’introduzione
di balzelli locali e di addizionali Irpef per regioni e
comuni.
Di
particolare incidenza sono risultate le privatizzazioni, ai migliori
livelli neoliberisti cileni e Tatcheriani, che, oltre alla perdita
di controllo da parte dello stato, hanno causato oltre 100mila “esuberi”:
INA, IMI, Stet incorporata in Telercom messa in
vendita nel 1997 (ricorderete i famosi “capitani coraggiosi” di D’Alema).
E ancora, IRI con FinMeccanica, FinCantieri, Autostrade,
Alitalia, Aeroporti di Roma; Enel, Istituto S. Paolo di Torino. Poste è
trasformata in SPA.
Nel
mercato del lavoro, la liberalizzazione iniziata dal governo Amato nel
1993 con l’abolizione della scala mobile. Continua Prodi con la
flessibilità su orari e salari, instaurando l’era del precariato. Si
inaugura l’introduzione (per sei mesi) del blocco delle
assunzioni nel pubblico impiego.
Tutte
iniziative fatte passare con il pretesto dell’ingresso
dell’Italia nell’area euro, per cui sono stati richiesti ed ottenuti
atteggiamenti “morigeratamente responsabili” da parte dei sindacati, i
quali – per ragionevolezza - hanno rinunciato da trent’anni a
chiedere aumenti salariali.
Nel
complesso, una serie di iniziative legislative e amministrative che hanno
visto il sindacato cascare in trappola a sua insaputa. Cominciata come
cinghia di trasmissione strettamente controllata, la trappola ancora oggi
svolge il suo ruolo tanto da rendere i sindacati praticamente asfittici e
afoni.
Sorvoliamo
sugli accordi per la formazione del “governo del pallottoliere”, il conte
bis, per entrare nel quale il PD ha regalato troppo ai 5 Stelle: scelta
del capo del governo, mantenimento dell’assegno di cittadinanza e di
altri superbonus. Accettazione della riduzione dei parlamentari ecc.
Sono
risultati ormai da anni controproducenti e fallimentari i risultati dei
trenta anni di lacci al collo dei cittadini resi funzionali da una classe
politica e imprenditoriale – con il concorso del sindacato
- per nulla lungimiranti, rese satolle per quanto ottenuto nel
breve e medio periodo, con salari in calo e stato sociale disfatto e
ormai bisognevole di assistenza continua nei periodi difficili
come quello che stiamo attraversando dal 2020. Sarebbe
interessante sapere quanti capitali – “risparmiati” negli ultimi 30 anni
sul versante della produzione - sono stati trasferiti all’estero e
distolti dal sistema produttivo italiano. Non è un caso se le imprese
italiane sono dipendenti da capitali presi in banca per circa l’80% del
totale del capitale di rischio, contro il 50-60% delle imprese dei paesi
concorrenti. Di fatto gli imprenditori chiedono allo stato di rinunciare
a parte della quota di cuneo fiscale introitato dalle finanze pubbliche.
Per
tacer del fallimento della globalizzazione accompagnata dalla
delocalizzazione di molte nostre aziende: oggi molti imprenditori cercano
di tornare indietro, alla luce delle complessità, anche geopolitiche,
introdotte da pandemia e guerra.
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Riflessione n° 38/
2022 (4-7-2022)
Perugia.
Sindrome di Stendhal contemplando il polittico di S. Antonio di Piero
della Francesca.
Una trentina di anni fa, invacanza a
Deruta, con moglie e figlio decidemmo di visitare il museo di
Perugia. In un ambiente del museo, ero circondato ed abbagliato da
splendori di oro di arte. Mi soffermai a contemplare il Polittico di S.
Antonio di Piero della Francesca.
Abbagliato, feci scorrere lo sguardo verso l’alto fino
ad arrivare al triangolo superiore: colori un po’ smorti, nessuna
elaborazione pittorica. Non più frastornato, mi sembrò di
tornare alla normalità. Tornai ad abbassare lo sguardo verso il corpo
centrale dell’opera, passando obbligatoriamente ad osservare la fuga di
archi. Lì cominciai a perdermi e, quando posai di nuovo la mia attenzione
al cuore del polittico ed allo splendore fattomi dimenticare
dal triangolo superiore incerto nei colori e nella composizione quasi
affrettata, cominciai letteralmente a perdere l’equilibrio.
Dovetti fare un paio di passi indietro per tenermi in piedi.
A dire il vero, l’aver subito la sindrome di
Stendhal mi lasciò un senso di insicurezza e non di
esaltazione.
Di quell’esperienza non ho mai parlato con nessuno.
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Riflessione n° 37/
2022 (1-7-2022)
Europa addio!
Hanno vinto i barbari del Nord, approfittando dei barbari
dell’Est.
L’idea
d’Europa incarnata (bene o male) dalla UE è finita. Gli Anglosassoni,
dominatori della Nato, hanno cancellato quell’idea. Provarono,
senza riuscirci, a controllarla con l’ingresso della Gran Bretagna nella
CEE nel 1973. Ma col successo di Eurolandia e dell’euro
competitivo nei confronti di dollaro e sterlina, gli Anglosassoni si
convinsero di dover impostare la liquidazione politica
dell’Unione Europea. Hanno preso la palla al balzo approfittando
dell’iniziativa di Putin contro l’Ucraina. Praticamente l’Unione Europea,
rinunciando alla strutturazione di una difesa e di una politica estera
comune, è diventata una semplice espressione geografica. Rubiamo questa
espressione ad un altro barbaro del Nord, Von Metternich, il quale, a
metà Ottocento, così qualificava l’Italia.
E’
la prosecuzione – con altri mezzi – della “diplomazia delle
cannoniere” del Regno Unito del 1800, affiancata, nei primi anni del
‘900, dalla diplomazia “del grosso bastone” di Theodore Roosevelt.
Non
è un caso che il segretario della Nato a Madrid si sia lamentato per il
fatto che molti paesi aderenti all’alleanza non abbiano ancora raggiunto
il livello di spesa in armamenti definito nel 2% del rispettivo PIL. E il
problema della difesa comune europea timidamente accennato da Macron?
De minimis non curant Britannici! Molto più utile
creare, all’interno dell’espressione geografica Europa, delle zone di
influenza, una sorta di protettorati del terzo millennio, in Polonia, nei
paesi baltici ed ora in Ucraina e in Moldavia.
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Riflessione n° 36/
2022 (25-6-2022)
Per risparmiare il gas usato in cucina.
Ho
rifatto l'esperimento che feci un anno fa per curiosità. Ho voluto
calcolare il tempo impiegato per far bollire l'acqua di un bricco per il
tè sia sistemandolo normalmente sulla griglia della cucina a gas, sia
poggiandolo direttamente sul bruciatore dopo aver tolto la griglia. Il
tempo impiegato nel secondo caso è del 35% inferiore: 6:30 minuti sulla
griglia; 4:30 minuti direttamente sul bruciatore. Il risultato è simile a
quello di un anno fa con fornello e pentolino diversi: 11 minuti circa
contro 7.
Il
risparmio è notevole e molto interessante visto il costo attuale del gas.
Se le verifiche dell'esperimento dovessero confermare il
risultato, sarebbe il caso di avvisare i produttori perché riducano
l'altezza della griglia fino a permettere che il fondo delle pentole
tocchi il bruciatore.
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Riflessione n° 35/
2022 (22-6-2022)
La resipiscenza di Di Maio poteva essere anticipata di tre
anni.
Con riduzione dei danni per il paese.
I
5 Stelle hanno avuto una congiuntura favorevole alla nascita: molti
cittadini, desiderosi di cambiare il sistema, non avevano più una offerta
politica credibile - secondo loro - dai partiti
"normali" e moltissimi cittadini incolti, ai quali non è parso
vero che qualcuno dicesse loro che uno vale uno anche se non capisce un
piffero e che quindi, anche loro – diciamo - un po’ digiuni,
valgono come gli altri anche se non capiscono un piffero. Giggino ha
impiegato 9 anni per capire che tutta la costruzione era campata in aria.
Probabilmente perché messo di fronte alla sua inadeguatezza proprio nel
ruolo di ministro degli esteri, con una serie di figuracce che
non conosciamo, nei confronti dello strapotere
dei grand commis del ministero e nei confronti dei
colleghi esteri.. Se il presidente Mattarella fosse stato più accorto,
avrebbe permesso all'Italia di avere un Parlamento più in linea col
sentire dei cittadini e non imponendo un governo del
Pallottoliere, con l’obbligare, nell’agosto 2019, il PD e i cespugli di
sinistra a tripli salti mortali carpiati per giustificare a dirigenti e
votanti un’alleanza aborrita fino a qualche
settimana prima.I danni di un anno e mezzo del governo Conte 2
sono stati enormi. Se si fossero permesse le elezioni, forse quei 9 anni
impiegati da Giggino potevano accorciarsi a 6. Ne sarebbe
conseguita una importante riduzione dei danni subiti irragionevolmente
dal paese.
Oggi
la maggiore forza del governo Draghi è diventata la Lega. Agli occhi del
mondo, comunque, Draghi è più debole se non traballante. Magnifici
risultati!
|
Riflessione n° 34/
2022 (28-5-2022)
Prezzi dei prodotti agricoli e finanza.
I potentati hanno definitivamente
vinto.
Fino
a qualche tempo fa, gli economisti seri si scagliavano contro l’influenza
che i futures su commodities e sui prodotti agricoli avevano
circa l’andamento dei prezzi di quei prodotti: prezzi così determinati
non avevano più a base i costi di produzione, immagazzinaggio, trasporto
ecc. ma soltanto una valutazione esclusivamente finanziaria circa le
tendenze del mercato (finanziario).
Si
veda: à Da Agriregionieuropa anno 10 n°36, Mar 2014.
La speculazione finanziaria nei mercati future: operatori e informazioni
disponibili. Di Marco Zuppiroli Università
di Parma, Dipartimento di Economia.
Da
qualche tempo, gli economisti più attenti al problema della
crescita dei prezzi dei prodotti alimentari, suggeriscono, sussurrando e
quasi scusandosi, di tornare a valutazioni corrette di costi di
produzione e, possibilmente, ad abbandonare le previsioni suggerite esclusivamente
dall’andamento finanziario dei futures con sottostanti quei
prodotti.
Perché
questa timidezza? Insomma, se è “naturale” che i prezzi si formino in
base alle dinamiche del mercato (economico), sembra che si
consideri altrettanto “naturale” che il prezzo si
formi per analisi finanziarie sui futures.
Oggi,
troppi di quegli addetti ai lavori sono stranamente afoni. Come si
diceva, azzardano – ma con voce tremolante – il consiglio (per carità,
solo un suggerimento) di svincolare la formazione dei prezzi di quei
prodotti dall’andamento dei relativi futures. Fingono di agitarsi ma
in concreto si limitano a guardare: politicamente non sono in grado di
articolare denunce e soluzioni risolutive.
Oggi,
troppi politici non sanno neanche di che cosa si stia trattando:
figuriamoci se sono in grado di imporre un dibattito serio e articolato
tale da permettere alla società di reagire a questa imposizione, che di
economico non ha più nulla.
Ma
in Occidente nessuno sembra essere interessato a denunciare con forza e
convinzione quelle che potrebbero risultare manovre addirittura
disarticolanti ed esiziali per le società democratiche. Infatti, non sono
causa dei disastri economici di questo periodo, ma si limitano ad
“esasperare al rialzo o al ribasso…” . Né il G 20 manifesta
l’intenzione di affrontare il problema.
Che
cosa è accaduto? Che cosa non sappiamo? Che cosa non dobbiamo sapere?
AGGIORNAMENTO
DEL 10-6-2022.
Il
prezzo del gas:
Certamente
c’è posto anche per la speculazione. Ma questa va
“governata” affinchè il mercato resti “libero”, cioè regolato.
Se assume una dimensione planetaria come in questi frangenti, la
speculazione va colpita duramente e le regole che fanno da cornice ad un
mercato libero vanno riviste.
Il
prezzo del grano:
Oggi,
quegli stessi potentati finanziari stanno riuscendo a far
credere al mondo che il problema dell’aumento del prezzo del grano
dipenda dalla guerra e che la carestia prossima ventura – specie in
Africa - derivi dal blocco dei porti ucraini.
La
produzione mondiale di cereali è di 2.800 milioni di tonnellate. La
produzione mondiale di grano è pari a 750 milioni di tonnellate L’
Ucraina produce 4 per cento del grano tenero mondiale, il 3 per cento del
mais, e poco grano duro. Come si fa a sostenere che il blocco di 20
milioni di tonnellate sia causa di carestia mondiale?
Questo
è l’andamento dell’Import/Export di grano nel mondo per gli
anni 2015-2016:
I
principali paesi esportatori e importatori di grano nel mondo
Grado
|
Stato
|
ESPORTAZIONE DI GRANO, FARINA E PRODOTTI A
BASE DI GRANO IN 2015 / 2016, (in 1,000 tonnellate)
|
Stato
|
IMPORTAZIONE DI GRANO, FARINA E PRODOTTI A
BASE DI GRANO in 2015 / 2016, (in 1,000 tonnellate)
|
1
|
Un.Europea
|
33,000
|
Egitto
|
11,500
|
2
|
Russia
|
24,500
|
Indonesia
|
9,100
|
3
|
Canada
|
22,500
|
Algeria
|
8,100
|
4
|
Stati Uniti
|
21,200
|
Turchia
|
7,300
|
5
|
Australia
|
16,300
|
Un.europea
|
6,700
|
6
|
Ucraina
|
15,800
|
Brasile
|
5,800
|
7
|
Argentina
|
8,800
|
Giappone
|
5,700
|
8
|
Kazakistan
|
7,500
|
Iran
|
5,500
|
9
|
Turchia
|
5,500
|
Messico
|
4,500
|
10
|
Messico
|
1,300
|
Nigeria
|
4,300
|
Come
si vede, Russia, Canada, USA, Australia, Ucraina, Ucraina, Argentina e
Kazakistan sono esportatori netti di grano. Nel 2016, gli 8 paesi
considerati hanno esportato 116 milioni di tonnellate di frumento.
All’Ucraina è imputabile il 10 % delle esportazioni. I dati
andrebbero aggiornati ad oggi, ma la situazione non cambierebbe di molto.
Ed
infatti, nel 2021, la quota di export di grano imputabile all’Ucraina è
addirittura scesa ed è pari all’8,5%.
Siamo
in presenza di un vero e proprio processo di false notizie.
|
Riflessione n° 33/
2022 (26-5-2022) )
Stragi americane.
Immagino i molti giovani americani, cresciuti a film western
e ketchup, gracili mentalmente e fortificati solo dall'idea di possedere
un'arma, che a 18 anni fanno un salto in negozio e comprano fucili
d'assalto ed altre armi da guerra. Vere.
Li immagino come, una volta tornati a casa, davanti
allo specchio mimino gli assalti finti con mitragliatori veri: “pam… pam” come
facevano da bambini con i fuciletti di plastica. Poi a nanna pensando di
essere diventati invincibili. Li immagino avviliti e depressi, dopo un
mese di quei giochi allo specchio, per non poter passare dal gioco del
mimo ad un assalto vero.
Ed eccoli risolvere le loro frustrazioni: imbracciare
la bacchetta magica che li rende invincibili, rifornirsi di munizioni ed
uscire di casa e recarsi a scuola, magari la loro scuola dove sono stati
presi in giro per le loro posizioni antropologicamente inaccettabili e
inaccettate da parte di quegli amici che, "normali, li prendevano in
giro per i loro ragionamenti tanto infantili quanto pericolosi.
Ed ecco che l'assalto finto si trasforma in vero e non
serve più fare "pam...pam..." imitando gli spari: questa volta
gli spari parlano da soli e uccidono veramente.
A quale soluzione pensano molti Americani per evitare
queste tragedie? Per molti di loro è sufficiente che si armino maestri e
professori, bidelli e inservienti, e si addestrino per
rispondere col fuoco vero all'assalto vero. In questo modo si potrebbero
dimezzare o addirittura ridurre ad un terzo i morti del gioco vero del
commando. Istruzione, informazione, cultura, approfondimento delle
dinamiche cerebrali sottostanti? Troppo complicato, meglio un M12 nel
cassetto della cattedra o della guardiola.
Queste posizioni mi ricordano la guerra ucraina.
Diplomazia, incontri, studi, conoscenze reciproche, consultazioni
periodiche con chi si atteggia ad avversario o a nemico? Troppo
complicato. Meglio che Zalensky sia rifornito di missili. Però, una
domanda: Zalensky è presidente dell'Ucraina dal 20 maggio 2019.
Possibile che non abbia pensato per tempo ad armarsi, proprio alla luce
delle sue intenzioni di dichiarare al mondo di voler entrare nella Nato?
Mistero!
|
Riflessione n° 32 /
2022 (24-5-2022)
Referendum. Sulla legge Severino.
I nostri responsabili politici non sono più in grado
di conoscere e seguire le regole di "opportunità
politica", che vorrebbero fosse escluso dalle liste il personaggio
“chiacchierato”, sopportato perché temuto per i suoi metodi e nelle sue
frequentazioni, colluso anche lontanamente con la mala più o meo
organizzata. Ad esempio, non sono in grado di
escludere dalle liste chi abbia avuto una condanna anche in primo grado
per opportunità politica. L'opportunità partitica vince su quella
politica. Non sono in grado perché se l'escluso si incazza potrebbe
“scoprire gli altarini” del partito. Allora, da grandi statisti, hanno
trasferito per legge quell'opportunità.
Solo che la legge Severino viola uno dei principi
fondanti della ns. Costituzione: l'innocenza fino al terzo
grado di giudizio.. Ma con chi non una robustezza
intellettuale da mettere in gioco, c'è poco da fare: deve
sempre rendere le sue decisioni in maniera tale dapoter dire che
non si poteva fare diversamente: è la legge!
.
|
Riflessione n° 31 / 2022 (21-5-2022)
Domande a Zelensky sul da lui auspicato Piano Marshall per
l’Ucraina.
Suggerimento a Zelensky: studia e
medita sulla storia del popolo kurdo dall’inizio del ‘900 ad oggi. Cerca
di evitare che Anglosassonia ti riservi un trattamento simile.
|
Riflessione n° 30 / 2022 (20-4-2022
Potenze atomiche. Anche potenze militari?
Guerra Russia-Ucraina. Riflettevo su una serie di
fatti: una nazione dotata di armamenti atomici è anche una potenza
militare? Il Pakistan o la Corea del Nord sono anche potenze militari?
Una potenza atomica che cerca di ingerirsi negli affari interni di una
nazione e procede ad una aggressione sul campo per cambiare governi e
condizionare la politica di quel paese, può essere considerata una
potenza militare se non usa la bomba atomica? Le vicende del Viet Nam,
dell’Afghanistan e dei paesi in cui le iniziative delle
potenze atomiche non hanno avuto successo, non avendo “voluto/potuto”
usare l’atomica, starebbero a dimostrare che una guerra non classica, ma
mirante ad impedire ad una nazione autonome espressioni di politica
estera e, quindi, riconducibile a reazioni di guerriglia di
popolo, starebbero a dimostrare il contrario.
Insomma, l’armata di Putin ha mostrato tutte le
caratteristiche di una scarsa potenza militare: dai piani di invasione,
ai risultati sul campo, alle perdite di materiale bellico. Invece di una
guerra lampo, come negli auspici dei Russi, si sta dimostrando una guerra
monsonica e gommosa, che potrebbe andare avanti per tutta una
stagione senza vedere conclusioni, per sfociare, infine, in
una guerra di guerriglia.
E infatti molte potenze atomiche hanno costruito bombe
nucleari di basso e bassissimo potenziale, comunque tali da poter essere
usate senza creare reazioni avverse planetarie. Se non ricordo male, gli
USA di Reagan lavoravano alla bomba a neutroni, in grado di distruggere
ogni forma di vita ma di lasciare le infrastrutture intatte.
|
Riflessione n° 29 / 2022 (28-3-2022)
Domandine ai due strateghi del terzio millennio.
Domanda a Zelensky, che continua a sostenere che l'Occidente non
ha il coraggio di far scoppiare l'ultima (nel senso proprio di ultima)
guerra mondiale: "Caro Zelensky, con la Russia siete in guerra
nel Donbass da otto anni. Gli Ucraini sono 45 milioni, i Russi
145 milioni e ,in geopolitica, il differenziale non è così
eclatante. Governanti previdenti avrebbero resa l'Ucraina una
super potenza locale, come ha provveduto a fare la Turchia (82 milioni di
abitanti) mettendo in piedi il secondo esercito della Nato.
Invece siete ancora a corto di armi. Come mai? Dove è mancata la vostra
classe dirigente? Tu sei al potere da tre anni. Dunque?".
Domanda a Putin che dopo un mese dall'invasione
dell'Ucraina, sostiene - non molto convinto - di aver raggiunto
finalmente gli obiettivi che si era dato per
i primi tre giorni di guerra: "Caro Putin hai potuto
verificare che una buona metà del tuo arsenale è finta, nel senso che i
sistemi d'arma di precisione non sono poi tanto precisi (verifica i
fornitori) ; che alcuni di questi non possono neanche definirsi sistemi
d'arma perché fanno cilecca; che gli Ucraini sono in grado di individuare
con precisione la localizzazione degli alti comandi della campagna di
invasione, tanto che ti hanno fatto fuori ben sette alti generali in capo
del corpo di spedizione; che, per evitare figuracce, non è
quindi opportuno che tu provi ad utilizzare una delle 5mila bombe
atomiche, molte delle quali costruite anche oltre mezzo secolo fa, visto
che potrebbero riuscire a stento a fare un bel buco in un
parcheggio di un supermercato ucraino. Bene, perché non aggiorni la tua
strategia? Gli stati cuscinetto che tu pretendi sono stati resi inutili
dai sistemi balistici intercontinentali e relegati alla storia
delle guerra del secolo scorso. Invece di generare decine di migliaia di
morti, promuovi alti ufficiali in grado di aiutarti, invece di pescarli
tra i tuoi fedeli. Ti informo che, in genere, i fedeli sono anche un po'
coglioni".
|
Riflessione n° 28 /
2022 (25-3-2022)
Da Formigli (La 7 ) Professor Orsini, stai punito!
Premetto che è mio costume criticare le cose che
ritengo malfatte e elogiare le cose che ritengo benfatte,
indipendentemente da chi abbia male o bene operato. Nella guerra in corso
mi schiero a favore degli Ucraini contro i drammi causati da Putin
e i danni generati dalla Nato negli ultimi 20 anni (ci si
informi).
Il professor Orsini della LUISS
- semplifico - ha posizioni filo russe. Come si vede, tutti i
maestri del pensiero unico sono pronti a criticare i metodi
autocratici che, però, in ultima analisi, per chi sostiene - a
sua insaputa – il pensiero monoverso , risultano molto
comodi, veloci, facili da usare e definitivi per tutti, anche
per chi ha sulla spalla il marchio della democrazia. Lo hanno dimostrato
gli invitati di Formigli nei confronti del prof. Orsini.
Sembrava una scena di un film tratto dai romanzi di
Salgari: schiumanti piraña (niente plurale, dice La
Crusca) intenti a spolpare la carcassa di un
facocero.
Credo che la trasmissione di Formigli (che
non seguo ma che, su indicazione di amici, ho scaricato
da YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=rdw5zJMW4DE )
rappresenti il giornalismo italiano plasticamente (termine
questo che va di moda tra i lavoratori dell’informazione nostrani un po’
così). Per la verità Formigli era ben spalleggiato da un altro
giornalista, il direttore Calabresi, in grado di affermare che gli
Italiani vogliono che si inviino armi all’Ucraina – ma forse non guarda i
sondaggi e si fida del suo intuito - e da una
ricercatrice, di cui non ricordo il nome che, comunque, è bene
tacere, ma che dirige l’Istituto Affari Internazionali, la quale sostiene
che non si può parlare di eventi che non siano stati vissuti
personalmente. Con questi geni dell’informazione, in grado di
risolvere problemi di politica internazionale in due minuti di
interventino, ed il livello che hanno
imposto ai media italiani (medium, sosterrebbe La Crusca),
Putin può dormire sonni tranquilli nel settore della comunicazione.
Ormai siamo all’infantilismo informativo militante.
Come quando il maestro che doveva
allontanarsi incaricava il capoclasse di segnare sulla lavagna
i buoni e i cattivi e il massimo dell’accomodamento e della elasticità di
giudizio era il + o il – segnato accanto al nome. Nella
fattispecie il cattivo era uno solo e i capiclasse tutti gli
altri. Formigli gestiva
alla grande gesso e cancellino, non essendo in grado di andare oltre il
ruolo di bidello.
Che dire? Mark Twain sosteneva che a voler insegnare a
cantare ad un maiale si perde tempo e si finisce per
annoiare lo stesso maiale.
|
Riflessione n° 27 /
2022 (24-3-2022)
Fusione nucleare e e colpi di coda dei paesi produttori di
petrolio.
La soluzione russa anti Zelensky riproponibile
dall’Occidente in funzione anti Maduro?
Occorre
decuplicare gli sforzi finanziari e cerebrali per accelerare sulla
ricerca in materia di fusione atomica. Il trend attuale porterebbe ad un
primo utilizzo “industriale” nella seconda metà del secolo, ma la nuova
situazione di mercato potrebbe premiare un mastodontico aumento delle
risorse messe a disposizione del settore, accelerandone i progressi e
l’impostazione di tecnologie che permettano la sua utilizzazione entro
trenta anni.
La
Russia e molti paesi arabi sono in rotta con l’Occidente e, avviandosi lo
sfruttamento degli idrocarburi verso la loro conclusione, potrebbero
riservare tristi e micidiali novità per i paesi importatori.
Mappa
dei giacimenti petroliferi nel mondo.
Questi
sono i paesi con la più grande riserva di petrolio comprovata.
Grado
|
Stato
|
Barili (in milioni)
|
1
|
Venezuela
|
300,878
|
2
|
Arabia Saudita
|
266,455
|
3
|
Canada
|
169,709
|
4
|
Iran
|
158,400
|
5
|
Iraq
|
142,503
|
6
|
Kuwait
|
101,500
|
7
|
Emirati Arabi Uniti
|
97,800
|
8
|
Russia
|
80,000
|
9
|
Libia
|
48,363
|
10
|
Stati Uniti
|
39,230
|
11
|
Nigeria
|
37,062
|
12
|
Kazakistan
|
30,000
|
13
|
Cina
|
25,620
|
14
|
Qatar
|
25,244
|
15
|
Brasile
|
12,999
|
16
|
Algeria
|
12,200
|
.
In
caso di forti turbolenze nei processi di approvvigionamento, l’Occidente
arriverà a riproporre contro Maduro la soluzione trovata da
Putin contro Zelensky?
|
Riflessione n° 26 /
2022 (15-3-2022)
Ucraina. Se le cose stanno così……..
Se
ne parlava circa un mese fa. Se i Russi sono convinti della grande
difficoltà da parte delle forze armate occidentali di intercettare i
missili ipersonici (si arriva anche a Mach 7) potrebbero anche fare un
pensierino alla guerra prima che la tecnologia Nato riesca a realizzare
intercettori adeguati. Soprattutto se la tecnologia di
intercettazione russo-cinese fosse più avanzata. Se le cose stanno in tal
modo, ogni reazione farebbe avvicinare la deflagrazione. Mentre l'assenza
di reazioni convincerebbe i Russi a continuare a sbocconcellare i paesi
confinanti. Non riusciamo ad affrancarci dall'errore più frequente
commesso dall'homo militaris da almeno 10mila anni: "Le cose stanno
così e così resteranno per mille anni". E' l'errore degli Occidentali
ripetuto da almeno una trentina di anni. Adesso corriamo per correggere
le nostre decisioni prese negli ultimi decenni fidandoci del fatto che
"se le cose stanno così, così resteranno per i prossimi mille
anni".
|
Ipotizziamo che Putin abbia ragione….
Ipotizziamo
che Putin abbia ragione sull'espansionismo della NATO. Ma perché ha fatto
il pesce in barile cercando di rispondere con un suo espansionismo
(Donbass) a quello occidentale, invece di impostare una battente campagna
mediatica mondiale contro l'atteggiamento aggressivo della Nato? Non
essendo riuscito nell'intento espansivo con la forza, ha deciso di
invadere l'Ucraina. Si è cacciato così in un vicolo sempre più
stretto, ed è caduto nella trappola occidentale (sempre nell'ipotesi degli
Occidentali cattivi) che lo ha fatto passare dalla ragione al
torto. Questo fatto non depone a favore del q.i. di chi
pretende di essere uno dei grandi statisti del pianeta.
Credo
che se ne uscirà solo con la mediazione della Cina.
|
Riflessione n° 24 /
2022 (2-3-2022) (
La mossa di Putin: un successone!
Risultati
dell'azione del Putìn: ha ricompattato l'Occidente; ha fatto prendere
coscienza alla UE della sua nullità in campo internazionale; ha rotto le
uova nel paniere di Pechino, visto che la Cina sta aspirando a prima
potenza mondiale pur giocando con le regole dettate dagli stessi
Occidentali; ha aperto alle finanze cinesi l'acquisto di asset
russi, visto che Putin non ha una lira e finanziamenti internazionali
sono ormai compromessi, mentre i Cinesi non sanno dove mettere i miliardi
di dollari a disposizione: oltre a pensare all'Africa, si compreranno la
Russia investendo lì (intanto stanno impostando il progetto del più
grande gasdotto del mondo, dalla Russia); ha convinto la Germania a
riarmarsi (Berlino cercava solo l'occasione per far parte – alla pari - dei
paesi leader mondiali); ha convinto tutti i paesi Nato a spendere di più
in armamenti; ha ricompattato la UE circa le posizioni da tenere con i
paesi di Visegrad; ha reso conveniente per l' Europa riconversioni sulle
fonti di approvvigionamento energetico, troppo costose (e, infatti,
sempre accantonati) in periodi di tranquillità e con
accettabili prezzi di gas e petrolio; ha reso praticabile lo spazzar via
i governi di Cuba, del Venezuela e di tutti quei paesi che si ritiene
"rompano le palle" all'Occidente; ha obbligato Turchia e Cina
schierarsi su posizioni di non adesione nei confronti della
mossa di Mosca; i contractor russi spediti in Africa (Libia,
paesi subsahariani ecc.) verranno spazzati via in pochi mesi. Insomma,
per i Russi un successone!.
Dispiace
che, con tutto questo cambiamento nel crogiolo, gli Ucraini rivestano il
ruolo, occasionale, di catalizzatore.
|
Riflessione n° 23 /
2022 (26-2-2022)
“Meglio un maglione della mimetica”.
Aiutiamoci con buon senso.
• Abbassiamo
di un paio di gradi il riscaldamento di casa. Meglio indossare un
maglione oggi che una mimetica domani.
• Sostituire
con lampade a led tutte le fonti di luce casalinghe. La sera, accendiamo
la luce un po' dopo rispetto alle nostre abitudini.
• Mettiamo
a bollire il quantitativo giusto di acqua per lessare la verdura, per il
tè, per la pasta. Utilizziamo una pentola di diametro
adeguato rispetto alle dimensioni del fuoco su cui verrà
posta: la fiamma non deve superare il fondo del recipiente. Se abbiamo
fretta e vogliamo riempire una pentola di acqua già calda, utilizziamo il
rubinetto più vicino allo scaldabagno.
· Se
dobbiamo mettere a bollire l’acqua (tè, pasta, verdure ecc.) utilizziamo
recipienti senza i tripli e quadrupli fondi. Occorrono minuti solo per
scaldare il fondo delle pentole.
· Attiviamo
la lavastoviglie solo a pieno carico e non perché non abbiamo più
forchette o piatti puliti a disposizione. Cerchiamo di caricare la
lavatrice con il massimo peso di panni consentito.
• Evitiamo
di fare il bagno e cerchiamo di fare docce economiche. Teniamo acceso lo
scaldabagno solo durante la notte.
Le
famiglie italiane sono 26 milioni.
Se
riuscissimo a risparmiare un solo centesimo ogni 24 ore a
famiglia, recupereremmo 260.000 euro al giorno, 94.900.000 di euro
l'anno.
Se
arrivassimo a risparmiare un euro al mese a famiglia,
recupereremmo 312 milioni di euro l’anno.
|
Riflessione n° 22 /
2022 (20-2-2022)
Traghetto in fiamme .Perché non si pensa….
Perché
non si pensa ad un sistema antincendio con elementi posti al
di fuori delle murate, alimentati autonomamente e con idrovora con
pescaggio direttamente in mare. Questi
riverserebbero l’acqua all’interno dell’imbarcazione e
potrebbero risultare risolutivi qualora i sistemi antincendio “normali”
vengano messi fuori uso da incidenti. Oltretutto il sistema non
obbligherebbe ad attendere gli idranti di rimorchiatori o imbarcazioni di
soccorso.
|
Riflessione n° 21 / 2022 (16-2-2022)
Guerra! E guerra sia!
I
due principali paesi anglosassoni, USA e GB, alternatisi negli ultimi due
secoli come gendarmi del mondo, hanno perso quel ruolo nell’ultimo
ventennio. Una serie di non ben valutate iniziative anglosassoni sugli
scacchieri internazionali hanno relegato i due paesi un po’ ai
margini delle dinamiche geopolitiche: dalla seconda guerra irachena, alle
primavere arabe, alle manovre di Sarkozy, il quale per scalzare
l’Italia dalla Libia, ha permesso alla Russia e ai Turchi di ricavarsi un
posticino nel Mediterraneo centrale. Per non parlare del disastro afghano
e della Brexit .
Anche
la Russia, praticamente emarginata negli anni ’90, ha stentato a
recuperare posizioni, sopravanzata dalla Cina che ha praticamente
globalizzato il mondo e fra tre o quattro anni ci ritroveremo anche sulla
Luna. Nel frattempo, mentre gli altri tre giocano alla data della guerra,
ha creato notevoli interessenze in Oceania (Isole Fiji ecc.)
Le
attuali difficoltà interne di Biden e di Johnson e la stagnante posizione
geopolitica russa hanno suggerito il rimescolamento delle forze nello
scacchiere internazionale attraverso la crisi ucraina. Oggi è mercoledì
12 febbraio: secondo Biden oggi (ora di Washington?) dovrebbe
scoppiare la guerra. Aspettiamo ancora qualche ora.
Gli
obiettivi dei tre contendenti paciocconi in parte coincidono: far
emergere la debolezza europea in campo energetico, militare e
diplomatico. A fronte di questa vicenda, la UE dovrà trovarsi, nel breve
periodo, nuove fonti di approvvigionamento (gli Stati Uniti?);
dovrà cominciare a spendere di più per gli armamenti; in ultimo, non
riuscirà mai a parlare con una sola voce in campo diplomatico
internazionale, restando un nano in feluca. In conclusione, la UE non
cerchi di avvicinarsi alla Cina che, in questo frangente ha dimostrato di
stare al fianco di Putin, e torni a schierarsi - senza se e senza ma –
con gli Anglosassoni.
Analisi troppo
semplicistica? Domanda: come mai neanche i
potentati finanziari internazionali hanno creduto a uno
“scrocchio” vero? Il dollaro, in genere valuta rifugio nelle crisi vere,
ha avuto qualche giorno di rivalutazione negli ultimi giorni di gennaio
(1,11 per 1 euro) per tornare a scendere ai livelli di dicembre-gennaio
(1,13 – 1,14).
AGGIORNAMENTO
del 17-2-2022.
Un
amico mi fa presente che in situazioni di crisi occorre guardare non
tanto al dollaro quanto all’oro.
La
quotazione dell’oro ha cominciato a crescere da metà 2019. Ha raggiunto
il picco massimo di 1725,35 euro il 10 agosto 2020. Mercoledì 16 febbraio
(giorno della guerra) l’oro quotava 1629,83 euro.
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Riflessione n° 20 / 2022 (7-2-2022)
SITUAZIONE NEI PARTITI
1) Come sta la destra.
Salvini
sostiene che per ricomporre il centro destra occorrerà un anno. Nel
frattempo lui prova a sondare il terreno per capire se il Grande Centrino
(FI e cespugli) può dargli spazio e se avrà un futuro. Intanto continua
ad accusare di tradimento e diserzione quanti hanno fatto mancare il voto
alla Casellati nelle elezioni presidenziali.
Dopo
una ansimante fuga in avanti, Berlusconi ha capito
che, per continuare a gestire da Arcore l’eventuale Grande
Centrino, dovrebbe impedire alla Lega di convergere su quello
che considera un suo terreno esclusivo. Pena l’irrilevanza di Forza
Italia come forza egemonica della nuova formazione.
Ma
sia Salvini che Berlusconi commettono un errore: non è vero che la
situazione odierna si limita a spingere gli innervositi elettori di
centro a trovarsi una offerta politica liberal moderata. E’ vero invece
che molti cittadini italiani (il 40% non va a votare) sono alla ricerca
dell’ennesimo percorso politico che sia in grado di prospettare quel
cambiamento radicale politico, partitico, comportamentale che da una
decina d’anni vanno affannosamente esplorando, nella
speranza di riconoscersi in nuove offerte politiche, finora
comunque tutte deludenti e fallimentari. Dalla mancata rottamazione di
Renzi e le sue conversioni sulla spending review fino al
licenziamento di Cottarelli, al grande bluff dei 5Stelle i quali, lungi
dall’aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, si sono
esercitati in manovre autoimmuni tanto evidenti quanto foriere di
disastri.
Oggi
a destra è la Meloni ad incarnare la voglia e la
possibilità di un drastico cambio di rotta rispetto all’andazzo generale.
E la sua proposta politica risulta la più adeguata ad
accogliere il cambiamento auspicato da una buona parte di
cittadini. Cambiamento non certo rivoluzionario (Giorgia Meloni sostiene
di essere la più rispettosa delle istituzioni) ma negli
atteggiamenti politici; nel tentativo di imporre una maggiore
correttezza e lealtà nei rapporti interpartitici, appunto, con le
istituzioni, con le altre forze politiche e con i cittadini; nel più
fermo e diverso atteggiamento nei confronti di questa UE.
Queste
almeno sono le caratteristiche di Fratelli d’Italia agli occhi di almeno
un terzo dei cittadini italiani. Gli altri partiti, quelli che non sanno
fare più politica, hanno da contrapporre solo l’accusa di fascismo, di
estremismo di razzismo alla formazione di Giorgia Meloni, non essendo in
grado di opporre linee e visioni politiche, soluzioni diverse, diversi
metodi operativi nell’affrontare i vari problemi della nostra società.
Sosteneva
Leonardo Sciascia che “Il più bell’esemplare di fascista in cui
ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più
accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista
unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è”. (Nero
su nero, Einaudi 1979 - Pag. 73)
Salvini
e Berlusconi cercheranno di saggiare la disponibilità di altri forni, ma
mentre loro devono affannosamente prendere tempo per cercar di
trovare la strada più conveniente a loro ed alle loro formazioni, la
Meloni può invece più semplicemente aspettare, approfittando della loro
inadeguata e sconclusionata offerta politica e della conversione di parte
di quel 40 % di cittadini che si astengono. Con le amministrative alle
porte, le decisioni rischiano di essere affette da presciolosità intellettuale.
Altri
sono i problemi di FdI.
1)
Mancanza di una classe politico-amministrativa adeguata da proporre
localmente. Può contare su una esperienza di governo ridotta:
partecipò come Alleanza Nazionale al IV governo
Berlusconi (2008-2011) con 4 ministri e 8 sottosegretari. Dal 2018
partecipa alla avanzata della destra nelle amministrative, regionali e
comunali.
2)
Mancanza di canali mediatici di comunicazione che vadano oltre i social e
Il Secolo d’Italia. Certamente Berlusconi (Silvio) farà
mancare quelli di Mediaset o cercherà di mettere in luce
critica – tramite i suoi giornalisti – la partecipazione di
esponenti di FdI. Dovrebbero progettare l’impostazione di
alternativi canali di comunicazione sfruttando le nuove
tecnologie, anche alla luce del fatto che i due anni e passa di pandemia
hanno costretto moti cittadini ad impadronirsi degli strumenti per accedere
alle nuove forme di informazione e partecipazione.
Alle
elezioni politiche del 2018 il partito si attestò al 4,35 %
alla Camera e al 4,26 % al Senato. Risultati prossimi all’irrilevanza
rispetto ad oltre il 17 % della Lega e al 14 % di Forza Italia. Oggi,
grazie all’esposizione mediatica offerta anche dai canali del Cavaliere,
i sondaggi collocano la Meloni tra il 18 ed il 20 %. C’è da aggiungere
che la partecipazione ai talk show di Giorgia Meloni fa aumentare gli
ascolti di quei canali, ripagando in tal modo quegli stessi canali.
3) Mancanza
di presa di distanza nei fatti e nell’azione di tutti i giorni, non
semplicemente in dichiarazioni formali, da frange violente che si
definiscono simpatizzanti di estrema destra. Oppure da coloro che
ridicolizzano il suo partito con manifestazioni infantili di approccio
folkloristico richiamanti il ventennio fascista.
4)
Difficoltà nel promuovere una cultura di destra adeguata, attraendo in
maniera organica forze intellettuali di area e non, attive e
critiche, in grado di prospettare da qui a dieci, venti anni soluzioni
strutturali ai gravi problemi che una società complessa deve
affrontare.
5)
Mancata valorizzazione (conseguenza del punto 2) del ruolo di
Meloni nella UE quale presidente del Partito dei Conservatori e
dei Riformisti Europei.
Per
concludere, la voglia di cambiamento degli Italiani e le posizioni
raggiunte nei sondaggi possono indurre la Meloni a
posizioni politco-sociali dettate da pigrizia operativa.
Sbaglierebbe.
I
tre partiti devono decidere prima delle amministrative di metà anno.
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Riflessione n° 19 /
2022 (3-2-2022)
“Saper prendere tempo!”
I
vecchi democristiani sapevano benissimo che il “Saper prendere tempo!”
era arte raffinata e sempre pagante. Sapendo fare, male che fosse andata,
il bilancio dell’attesa sarebbe stato uguale a zero.
Quando
Mattarella impose il BisConte per meriti di pallottoliere e
contro ogni morale costituzionale, sapeva benissimo che il suo partito
non ci avrebbe rimesso nulla e che, anzi, avrebbe potuto ben lucrare.
Soprattutto se gli avversari non avessero avuto in dote lungimiranza,
buona organizzazione, costanza, adeguatezza.
I
risultati sono sotto gli occhi di tutti: è stato sufficiente aspettare
per veder cuocere nel loro misero brodo Lega, Fratelli
d’Italia e Forza Italia. Non sono stati in grado di adeguare la loro
politica alle vicende che la realtà poneva loro innanzi.
Dei
tre, ha retto meglio il partito di Giorgia Meloni, con una impostazione
etica più solida rispetto agli altri due e con migliore
approccio istituzionale, nel senso di migliore adesione e più manifesto
rispetto dei valori istituzionali. Ma, se non riuscirà ad attirare una
parte cospicua del corpo centrista del vecchio schieramento di
centro-destra, a che servirà? Certo, Meloni potrebbe essere avvantaggiata
dagli obiettivi indecifrabili e nebulosi degli ex
alleati, dalle manifeste incapacità dimostrate dai vertici
della Lega e dalle umoralità del Cavaliere che ancora
sbatacchiano malamente Forza Italia. Ma in questa manovra di
coinvolgimento si varrà la nobilitate dei dirigenti di Fratelli d’Italia.
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Riflessione n°
18 / 2022 (1-2-2022)
Maturità: “Oddio! La seconda prova scritta!”
Ai
miei tempi…
Feci
l’esame di maturità nel 1965. Liceo scientifico. Fui rimandato in tre
materie. Promosso poi ad ottobre.
Nel
1965, l’esame prevedeva i riferimenti degli ultimi tre anni: se, per
caso, nel corso degli orali ci fosse stata occasione di
parlare del trapasso dal feudalesimo ai comuni, del
citoplasma, o di Machiavelli non potevamo obiettare che,
trattandosi di argomenti studiati due anni prima, la domanda era
irricevibile. Gli scritti consistevano in cinque prove: Italiano,
Matematica, Latino, Francese, Disegno. Agli orali si portavano tutte le
materie, compresa “Educazione civica”. Nessuno ci consolava con “Poveri
ragazzi… vi stanno massacrando!”. Ricordo che terminata la prova di
disegno, il membro della commissione ci informò che il giorno dopo ci
saremmo dovuti presentare in tuta e scarpe da ginnastica: avremmo dovuto
sostenere anche la prova di Educazione Fisica.
L’indomani,
in cortile, tutti in riga sull’attenti. L’esaminatore ci fece avanzare a
turno. A ciascuno chiese di mimare i movimenti di una prova di
atletica. Quando fu il mio turno, mi toccò simulare le movenze di un
lanciatore di disco. Superai l’esame perché nel 1960, in TV tra i vari
servizi sulle gare olimpiche (Roma 1960) seguii quelli relativi al lancio
del disco. Ricordai i lanci e i relativi movimenti di
Adolfo Consolini (un grande campione, ormai vecchietto di oltre
40 anni). Come posizione iniziale adottai quella del Discobolo
di Mirone. Fu un successo, a parte le tre materie ad
ottobre.
Per
decenni, l’esame di maturità fu un mio incubo ricorrente – almeno annuale
- e sempre uguale: un personaggio mi convocava e mi informava
che avrei dovuto sostenere di nuovo l’esame di stato. Mi lamentavo
affranto, sostenendo che non vedevo il motivo …. che non era giusto….
soprattutto che ero già laureato…. Niente da fare. Sebbene afflitto,
cercavo sul patibolo di organizzarmi: va bene alcune materie … ma
matematica mi avrebbe affossato, chi ricordava nulla dello studio delle
funzioni? Quando, angosciato e sudato, mi svegliavo, da quell’incubo, me
ne stavo minuti e minuti a crogiolarmi, ridendo, sotto le lenzuola,
felice per lo scampato patibolo. Uno dei momenti esaltanti della mia
vita!
Curioso:
da una trentina d’anni quel sognaccio non si è più
ripresentato. Che sia, nel frattempo, maturato?
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Riflessione n° 17 /
2022 (30-1-2022)
Sul populismo e sul qualunquismo dopo le presidenziali.
1)
E’ stata dimostrata l’inamovibilità di Draghi. E’ stata dimostrata
l’insostituibilità di Mattarella.
2)
E’ stata dimostrata l’inadeguatezza dei partiti a svolgere un ruolo pur
minimo di rappresentanza e iniziativa democratica. Non sono in grado di
svolgere neanche un “lavoretto”. Ricordo che i partiti politici hanno una
rilevanza costituzionale e che le entità che si definiscono “partito
politico” rispondono ai cittadini ed alla costituzione del loro
comportamento.
3)
E’ stata dimostrata l’incapacità dei capipartito a gestire
politicamente le formazioni di riferimento. La prova di questa loro
insulsaggine è stata data da Mattarella: per i 30 secondi di
pseudo supplica perché accettasse la rielezione, ha accolto i gruppi
parlamentari (cioè i peones che l’hanno voluto ed eletto) e i
grandi elettori regionali, ma non i capibastone.
4)
E’ stata dimostrata l’assoluta estraneità dei partiti rispetto alla
società italiana: non sono più capaci di fare politica. Per la quale
occorrono cultura, intelligenza, intuizione, lavoro,
impegno, tutte qualità di cui i partiti sono orfani. Le
“fortune” della nomenclatura si basano esclusivamente su tre cose:
sull’essere fedeli (pur se coglioni) a chi ha il potere di “stilare le
liste elettorali”; sulla più o meno intensa partecipazione ai
talk show televisivi (da cui deriva un obbligato loro asservimento ai
padroni dei canali mediatici) e, soprattutto, sul fatto che
gli iscritti, i militanti, gli attivisti sono del tutto afoni e non in
grado di svolgere un minimo di controllo e di sindacato circa l’azione
dei capi: devono solo mettere la croce dove sanno quando ci saranno le
votazioni.
5)
E’ stato dimostrato che il paese può andare avanti anche senza partiti e
capipartito, ridotti ormai a comitati d’affari, e che anzi spesso il loro
coinvolgimento fa crollare la qualità degli interventi e delle decisioni
politiche.
6)
E’ stato dimostrato che sono in mala fede (per altro obbligata dalla loro
scarsa cultura) quanti tacciano di qualunquismo e populismo coloro che si
riconoscono nelle considerazioni appena esposte: li condannano
le loro analisi miserevoli che cianciano di cultura, progressismo,
umanitarismo, antifascismo, antirazzismo ecc. senza neanche conoscere a
fondo il significato di quei concetti, ripetuti come leggendo una lista
della spesa dal droghiere. Se i cittadini imponessero un radicale
cambiamento a questo andazzo, se le cose tornassero “normali”, non
saprebbero che cosa fare o dire.
7)
E’ stato dimostrato che i pigri profittatori della situazione attuale
accusano ferocemente di qualunquismo e populismo ogni minima nuova
inclinazione democratica mirante a ridare voce ai cittadini
perché si torni ad ascoltarli. Chi oggi cerca di ergersi al di sopra di
tutti e di tutto dimostra un vero disprezzo proprio per i cittadini,
considerati ignoranti ed incapaci di ricoprire, senza la loro alta ed
indispensabile mediazione, il ruolo che la costituzione loro assegna come
guardiani e custodi della sovranità.
Anche
perché sanno che, se le cose tornassero “normali”, il loro sciamanesimo
verrebbe spazzato via e dovrebbero (faticosamente) ricominciare a fare
politica.
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Riflessione n°
16 / 2022 (30-1-2022)
Meloni dovrà fare da sola.
Dopo
la dimostrazione di inaffidabilità di Letta e relativo cerchio, e al di
là delle ideologie, FdI è l’unico partito che ha dimostrato una
tempra resistente e una adeguata coerenza nei fatti. Il
partito di Meloni sarà l’unico ad attrarre deputati
e senatori perché – nonostante il taglio dei parlamentari -
sarà l’unico partito a crescere anche numericamente. Meloni si
rende conto che dovrà fare tutto avendo indisponibili i canali di Mediaset?
Sarà obbligata e costruire canali di comunicazione alternativi. Ne sarà
capace? Meloni ha due vantaggi. Il primo è costituito dalla esigenza
di Berlusconi+cespugli e Renzi di costituire un centro per
reggere alla prossima legge elettorale proporzionale: tale urgenza
obbligherà gli statisti Renzi e Berlusconi a non andare oltre
progetti old style. Oltretutto non sarebbero capaci di
procedere ad innovazioni. .. Per inciso, non so se la Lega
mendicherà uno strapuntino. Tutto verrà appoggiato a Mediaset
in una campagna elettorale già cominciata. Il secondo vantaggio le deriva
dagli atteggiamenti che Draghi assumerà nei
confronti degli squalificati partiti della maggioranza ed in quelli dei
loro ministri, ancor più squalificati: opererà da decisionista dando
luogo ad una continua loro mortificazione.
Meloni
avrà la Lega contro.
Mi
corre l’obbligo di una correzione al giudizio di Meloni sulla “sinistra”
espresso sul Corriere: il comportamento di Letta e della maggioranza del
PD non è dettato da complesso di superiorità, ma di inferiorità nei
confronti dei competitori: chi è sicuro di sé, delle proprie idee e delle
proprie ragioni tratta a viso aperto con tutti ed in ogni frangente, e
rifugge da atteggiamenti meschini e sleali come la fregatura rifilata da
Letta al povero Salvini circa il presidente donna.
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Riflessione n°
15 / 2022 (30-1-2022)
Mattarella bis? A mio avviso e andata così.
La
destra riteneva che si dovesse eleggere il nuovo presidente della
Repubblica. La sinistra invece mirava al Mattarella bis e cercava di
squalificare la destra agli occhi dei cittadini, disseminando di trappole
il percorso che avrebbe seguito Scout Salvini. Conte cercava di
approfittare della vicenda rendendola un trampolino per la sua posizione
di capo statista dei 5Stelle.
Compulsi
verso questi telos, Scout Salvini cercava di proporre una serie di
personaggi degni di essere eletti. Letta, statista sornione,
rifiutava ogni nome proposto e, al contempo, cercava il modo di
predisporre la trappola finale contro la destra. Conte non ci stava
capendo nulla, ma si atteggiava a chi aveva capito tutto. Da lontano
Berlusconi affinava la progettazione della vendetta contro gli
alleati (Scout Salvini e Mamy Meloni) dei quali non aveva digerito la
quasi-manifesta - pur se sotterranea - disapprovazione della sua auto
candidatura e della avvilente campagna acquisti.
Come
ultimo tentativo Scout Salvini gettava nell'agone la Casellati, ritenendo
che sarebbe stata votata da tutto il centro destra compatto per poterla
riproporre ancora. Berlusconi pensava bene che fosse giunto il
momento di tirare il laccio dove Scout Salvini aveva infilato
un piede. Faceva così mancare una quarantina di voti alla presidente del
Senato: candidatura bruciata.
A
quel punto Scout Salvini – ormai impotente - si recava nel campo
avversario per trattare direttamente con capo Letta e capo
Conte. Capo Letta capiva che era arrivato il momento della
trappola finale: offriva allo Scout una rosa di nomi, tra i quali è
presente anche Belloni. Lo Scout riferiva a Mamy Meloni e al
povero Taiani la proposta Letta-Conte. Otteneva un loro assenso
nei riguardi di Belloni. Tornato nel campo avversario, comunicava il
placet per Belloni. Tutto a posto.
Da
bravo provinciale, Scout Salvini si precipitava per primo in braccio ai
cronisti e comunicava soddisfatto a tutto il mondo: “Sto lavorando perché
ci sia un presidente donna…. Se tutti la smettono di mettere veti ….
Lavoro perché domani si chiuda”. Da bravo provinciale si era annesso la
definizione procedurale e la soluzione al femminile del
problema: avrebbe tutto risolto il giorno dopo.
Usciva
anche capo Conte e preannunciava per l’indomani l’elezione di un
presidente donna.
Tutto
bene?
No!
La
mattina successiva, capo Letta ritirava l’indicazione (da lui fatta)
della candidata Belloni e tutto precipitava in un vergognoso nulla. A
quel punto, affossato Scaut Salvini, i grandi elettori hanno
cominciato a premere per il Mattarella bis. Che, messosi a
disposizione, verrà eletto.
Grande
vittoria del furbo capo Letta: rovinato Scout Salvini e la destra.
Rovinato, ma era già disastrato di suo, capo Conte e le
varie tribù dei 5Stelle. Lo scaltro capo Letta
affossa gli avversari e fa eleggere l’ennesimo presidente di
area che gestirà le prossime elezioni e la formazione del nuovo governo.
Dopo
questi avvenimenti, Giorgia Meloni dovrà fare da sola, rinunciando ai
canali mediatici che il Cavaliere metterà a disposizione della nuova
formazione di centro, con i vari cespugli e Matteo Renzi, oltre Forza
Italia. Non so ipotizzare la fine di Salvini.
La
politica italiana, squalificata agli occhi del mondo, ha dimostrato di
aver quasi toccato il fondo. Vedremo come e quando lo toccherà
Tutto
è pronto per una legge proporzionale.
Sarà
interessante vedere come si distribuiranno i transfughi del 5Stelle,
anche alla luce del fatto che l’unica formazione in grado – secondo i
sondaggi – di veder crescere i propri eletti è Fratelli d’Italia, pur con
il taglio dei parlamentari.
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Elezioni presidenziali. Ma la sinistra ha un nome da
proporre?
La
sinistra non ha fatto una proposta, non ha indicato un nome da proporre
alla discussione. Forse vuole imporre a Mattarella un mandato bis? Non
si capisce altrimenti la strategia dello statista Enrico Letta. I
tifosi della curva di sinistra danno la colpa a Salvini. Ma credo che
si tratti solo della lezioncina imparata par coeur dalla tifoseria.
I cittadini si chiedono perché dopo nove nomi proposti dalla destra
(tutti di levatura notevole) la sinistra abbia sempre cassato quei
nominativi per nove volte senza proporne uno di sua pertinenza.
Quando
a Mattarella fu consigliato di fare lo spot “Il Presidente cerca casa”
mi venne un sospetto: troppo plateale quella manifestazione di volontà
nel non voler accettare un secondo mandato. Come l’altro spot
(altrettanto plateale) della preparazione degli scatoloni per il
trasloco, per altro tutti vuoti. Perché tanta teatralità?
Col
Mattarella bis la sinistra può continuare a contare su un presidente di
area che gestirebbe le elezioni prossime e – comunque vadano – la
formazione del prossimo governo. E non solo. Doverlo sostituire vuol
dire non poter più contare su quella benevolenza
istituzionale. Inoltre, imporlo dopo aver disastrato la situazione ma
avendo dimostrato ai gonzi l’incapacità dei grandi elettori
di formulare ipotesi adeguate, riuscirebbe forse a farlo passare –
sempre agli occhi dei gonzi - superpartes.
Curioso
di vedere come reagirà il centro destra.
I
cittadini hanno altri problemi.
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Riflessione n° 13 /
2022 (26-1-2022)
Crisi ucraina.
Sanzioni. Grossolanità anglosassone.
25-1-2022 ASCA Ucraina, Caracciolo: con sanzioni alla
Russia scoppierà una crisi Usa-Ue. Non possiamo escludere che un
incidente porti a un conflitto aperto.
Gli
Anglosassoni non sono in grado di avere una visione dei problemi
geopolitici che vada oltre il loro sentirsi ed essere isolani. USA, GB,
Canada, Australia e Nuova Zelanda hanno solo tre confini di terra. Ben
due hanno problemi: USA-Messico e Irlanda del Nord-Irlanda. Il terzo
(USA-Canada) è domestico. Non si rendono conto di che cosa significhi
per molti paesi europei questionare duramente (sanzioni) con la Russia
e cioè con il fornitore di energia da cui attinge la Germania e molti
paesi del Nord. Soprattutto in questo frangente, con una crisi
energetica massacrante. Ed una pandemia preoccupante.
La
politica inglese delle cannoniere (1800) si sta riproponendo a livello
mondiale dalla pace di Sèvres dopo la prima guerra mondiale:
se in continente qualche nazione cresce troppo e mette a repentaglio
gli interessi e l’impero britannico, gli Anglosassoni
intervengono, abbattono la nazione che rompe loro le scatole senza
alcuna preoccupazione degli effetti collaterali cioè di quello che
accadrà nel continente, e se ne tornano nelle loro isole. Gli altri si
arrangino.
Oggi,
l’iniziativa “cannoniere” è funzionale anche nella politica interna di
USA e GB: la crisi di credibilità di Biden e di Johnson ha bisogno
della classica cura del “nemico esterno alle porte”. Questo fa
abbassare di in ulteriore piano i problemi che dovranno affrontare i
paesi europei.
24-1-2022 HuffPost. L’Ue
non segue gli Usa: nessun ritiro dei diplomatici dall’Ucraina, dialogo
con Mosca. di Angela Mauro. (ansa ). Blinken al Consiglio Esteri a Bruxelles. Borrell: “Se la diplomazia fallisce, siamo pronti a
reagire”.
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Un Cavaliera da
cortile, prima ancora che provinciale.
Che cosa ha
insegnato la vicenda Draghi agli Italiani.
22-1-2022 AGI. Berlusconi
ai suoi: "Ancora non ho deciso". Il leader di
Forza Italia ha chiesto il parere di tutti i ministri e sottosegretari
in apertura del vertice.
La
destra si sta giocando tutta la credibilità acquisita fino ad oggi. Sta
dimostrando una incapacità di fondo, una inadeguatezza a rivestire un
ruolo di governo come pretenderebbero i tre leader.
Berlusconi tiene sotto ricatto (per ora vincente) sia
Salvini che Meloni ai quali ha fatto balenare il loro ostracismo dai
canali Mediaset. Certamente soprattutto per Meloni sarebbe una iattura,
visto che ha costruito la progressione di Fratelli d’Italia attraverso
l’esposizione delle sue indubbie capacità solo attraverso i canali
mediatici di Silvio. Berlusconi sa benissimo che, se anche trovasse i
numeri, la sua presidenza sarebbe minata moralmente ed
istituzionalmente agli occhi dei cittadini e del mondo a causa del
suo petulante mendicar voti. E in questo giudizio è atrocemente
coinvolto anche il Parlamento piegato e ruinato dall’insulsaggine della
stragrande maggioranza dei parlamentari.
Berlusconi
ha chiesto ai suoi di esprimersi. Indovinate con quali risultati.
Il
Cavaliere ha avuto la disgrazia di avere come pietra di paragone Mario
Draghi. Il quale ha dimostrato agli Italiani (al di là dei giudizi di
merito sui risultati) i vantaggi per le istituzioni e l’immagine del
paese acquisiti dal coinvolgimento e la responsabilizzazione di persone
capaci, serie, professionali e non grettamente razzolanti in un
cortiletto. Sarebbe stato tutto più facile per lui se si fosse dovuto
offrire in paragone con personaggi commensurabili: Conte,
Letta, Di Maio, Bersani, Speranza.
Non
sarà facile per i nostri politici di destra tirarsi fuori da questa che
potrebbe risultare una atroce gogna mediatica gestita da Berlusconi e i
suoi canali.
22-1-2022 HuffPost.
Berlusconi ritira la candidatura al Colle, il centrodestra dice no a
Draghi. Il Cav non si collega neanche al vertice. Tajani: "Il premier resti a Palazzo Chigi".
Anche Meloni contraria all'ipotesi Draghi
Ma
il giudizio resta lo stesso. Anzi, con una gestione così provinciale,
si aggrava nelle sue negatività.
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Il presidente della Repubblica?
Deve saper
rispettare lo spirito della Costituzione, non solo la lettera.
Velocemente: non è possibile sostenere che se c’è
una qualsivoglia maggioranza in Parlamento, si procede con un
qualsivoglia governo.
In materia, lo spirito dei padri costituenti era un
altro. Riporto il pensiero di due padri Costituenti, Costantino Mortati
e Lelio Basso.
Costantino Mortati - membro della Costituente e
giudice della Corte costituzionale - in un manuale di diritto pubblico
del 1958 ebbe modo di chiarire che spetta al presidente della
Repubblica «una suprema soprintendenza dell' attività degli altri
organi costituzionali, non allo scopo di indirizzarla in un senso o
nell' altro intervenendovi attivamente, bensì solo per compiere presso
gli organi stessi un' opera di segnalazione delle eventuali gravi
disarmonie che potessero rilevarsi rispetto al sentimento o alle
esigenze espresse dal popolo, o per effettuare un appello al popolo
stesso, attraverso l' impiego dell' istituto dello scioglimento
anticipato, quando vi siano elementi tali da renderlo necessario o
anche solo opportuno».
Mortati non è il solo ad
esprimere il concetto della necessità di avere una continua
corrispondenza tra il sentire popolare e la composizione delle
Istituzioni. Dello stesso avviso un altro padre costituente, Lelio
Basso, che dieci anni dopo scriveva:
Lelio Basso - «In un ordinamento democratico ci dev'essere
corrispondenza continua fra la volontà degli elettori e quella degli
eletti; il nostro ordinamento conosce alcuni meccanismi volti a questo
scopo, e precisamente: lo scioglimento anticipato delle Camere da parte
del presidente della Repubblica che dovrebbe essere pronunciato quando
fosse constatata un'aperta frattura fra Parlamento e Paese». [….].
Nel Medio Evo si sbalzava sul marmo (Palazzo dei
Priori a Perugia) il seguente memento: “Ius reddens Iudex semper sis omnibus
idem, iudicium alterius iudicis ut fugias”.
E’ il giudice che deve essere sempre uguale a se stesso per tutti. Se
riusciamo ad ottenere ciò, ne deriva necessariamente che “la
legge sarà uguale per tutti”. Mentre non è vero il viceversa: la legge
sarà pure nominalmente uguale per tutti, ma solo finché il
giudice sarà uguale a se stesso per tutti. Infatti, un giudice non
all’altezza del suo compito e non sempre coerente, può
applicare o interpretare la stessa norma. Se per gli “amici” conviene
applicarla, vuol dire che per i nemici conviene interpretarla. E
viceversa.
E’ quanto è accaduto con l’avvento del BisConte:
costituito per meriti di pallottoliere. Se un qualsivoglia governo può
ottenere una qualsivoglia maggioranza in Parlamento, si faccia il
governo! Precedente molto pericoloso.
Cassate dalla memoria le posizioni dei big sia del
PD che del M5S ribadite solo pochi giorni prima della costituzione del
Bis Conte (5-9-2019):
è 18-7-2019 Il Fatto.
Di Maio al Pd: “Mai col partito di Bibbiano che toglie bimbi a
famiglie”. I dem: “Quereliamo”.
è 31-8-2019 Libero. Nicola Zingaretti e l’alleanza
con il M5S: il video definitivo che lo cancella: "Io lo dico
davanti a tutti", una tragica figuraccia.
Tutti dei veri statisti!
Un sogno. In un’aula di tribunale l’imputato ha di
fronte il monito: ”La legge è uguale per tutti”. Mi
piacerebbe che venisse richiamato il monito primario: “Iudex semper idem sit omnibus”
riportandolo di fronte al giudice, sulla parete opposta.
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Rispettare le
leggi?
In Italia chi lo
pretende è connotato negativamente dai furbi: è un giustizialista.
Dominazioni
straniere hanno imposto per secoli alle popolazioni autoctone del
nostro paese un apparato normativo vessatorio ed estraneo. Inutile
ricordare le dominazioni dal Sacro Romano Impero alla normanna, alla
sveva, alla angioina. Si pensi al periodo di dominio spagnolo
(dal 1559) dell’Italia non solo meridionale con la sostituzione del
dominio francese nel nord Italia.
I
cittadini che a quelle leggi si appellavano, o erano membri della casta
dei dominanti o erano dominati ai quali convenivano atteggiamenti
collaborazionisti. Agli occhi dei cittadini normali quella collusione
appariva come deprecabile e comunque foriera di ulteriori vessazioni.
Le
cose non sono migliorate con l’unità d’Italia: ampie fasce di
popolazione meridionale accolsero di buon grado i suggerimenti del
Cardinale Rufo che spingeva i veri cristiani ad opporsi
all’apparato imposto dai piemontesi.
Più
in generale, il Papa tenne lontani i cattolici da una attiva
vita politica nazionale, imponendo loro di considerarsi estranei ai
processi di unificazione che avevano visto il vicario di Cristo ridursi
a dominare il territorio racchiuso entro le mura paoline. Il veto ad
una compiuta cittadinanza dei cattolici fu rimosso solo nel 1913
(Patto Gentiloni).
Dopo
neanche un decennio da quella data, la dittatura fascista impose una
legislazione totalitarista, rifiutata da una parte della popolazione,
almeno come atteggiamento intellettuale e di contrasto all’assolutismo
del ventennio.
Dopo
la liberazione, passato il momento costituente di enorme
forza unificante, una parte della popolazione (la sinistra) non ebbe un
completo atteggiamento di adesione alla nuova struttura giuridico
istituzionale della Repubblica. Atteggiamento perdurato almeno fino al
discorso di Berlinguer col quale si annunciava che “.. non si
governa il Paese col 51 per cento dei voti…”.
Da
quel momento, a mio avviso, è iniziato un faticoso processo di adesione
alle istituzioni di questo paese. Ma le disarticolazioni
operate per secoli hanno portato a storture difficili da raddrizzare:
dagli atteggiamenti della Lega anni ‘90, a quelli di Berlusconi sul
pagamento delle tasse, a quelle del Subcomandante Fausto che opponeva
allo Sceriffo Cofferati il fatto che “…la legalità non è mai stata un
valore della sinistra marxista…”. Per arrivare a Mimmo Lucano, a
Carola Rakete e, oggi, ai “no vax”, “no tav”,
“no tut”.
Insomma,
in Italia rispettare le leggi è una opzione dettata non da etica, ma da
personali adesioni a schieramenti politici.
In
conclusione: il proverbio “fatta la legge, trovato l’inganno” non
nasconde una rassegnazione di fondo, ma esplicita un modus operandi
“legittimo”, addirittura apprezzato.
Oggi
il legalismo è trapassato in giustizialismo, con connotati fortemente
negativi alimentati dai furbi per mettere in difficoltà i cittadini
che, ligi, “pretenderebbero” il rispetto delle leggi. Quei furbi che
hanno fatto del mancato rispetto delle norme un lucroso business, e
della non piena adesione alle istituzioni un ascensore sociale.
Un
inciso: Il procuratore capo di Milano Ciro Cascone, così
commentava i fatti di Capodanno: «I genitori che lavorano fino a notte
non sanno come prenderli: il modello con cui sono stati allevati nel
Paese d’origine, basato sull’obbedienza all’autorità, qui non funziona»
Domanda al dottor Cascone: “ Perché da noi il rispetto dell’autorità
non funziona?”.
E
noi che ci ribelliamo a questo atteggiamento eversivo? Beh, siamo dei
poveracci. D’altra parte, che cosa pretendere da noi cittadini
giustizialisti? E se, in quanto deprecati giustizialisti, fossimo in
grado di far breccia nel corpo sociale e trovassimo “pericolosamente”
un po’ di seguito, diventeremmo addirittura forcaioli, da
combattere sempre e comunque.
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Divisivita’ di Berlusconi? Dipende. Per Letta nel 2013
andava benissimo.
Certamente
quella di Berlusconi da parte della destra è un indicazione divisiva.
Ma detto da Letta che, nel 2013, pur di tenersi il cavaliere come
alleato di governo, fece la grande stupidaggine fiscale di eliminare
l’Imu dalla prima casa, è affermazione risibile, per gonzi
smemorati. infatti, nel 2013, Berlusconi aveva impostato la
sua campagna elettorale proprio sull’abolizione della tassa sulla prima
casa. Dal governo Letta (di cui era forza di maggioranza con il Popolo
delle libertà) ottenne quella eliminazione e poi ( cucù!) abbandonò il
governo
“Grande”
mormora Letta al termine della dichiarazione di fiducia al suo governo
da parte di Berlusconi.
https://www.iltempo.it/politica/2022/01/15/news/enrico-letta-diceva-grande-silvio-berlusconi-30108974/
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Sicurezza dei
conti correnti bancari e postali
informazioni, consigli,
raccomandazioni minime ai correntisti.
Occorre
riflettere anzitutto sulle conseguenze che la pandemia ha ingenerato
nell’ambito della clientela bancaria, postale e delle società
finanziarie di trading on line e non solo.
Le
restrizioni fisiche che i vari governi hanno imposto alla popolazione
al fine di ridurre al minimo contatti e, quindi, diffusione del virus,
ha convinto (in molti casi , obbligato) una consistente quota di
cittadini ad adottare soluzioni procedurali on line per i servizi
bancari e finanziari da loro sottoscritti, risultando di particolare
impaccio la esecuzione “in presenza” delle operazioni bancarie
necessarie alla loro gestione finanziaria personale e familiare. I new
entry hanno comunque abbassato la media delle conoscenze di tecnica
bancaria e, soprattutto, la media di consapevolezza dei rischi insiti
nelle nuove tecnologie informatiche.
Questi
“nuovi” clienti del settore on line possono risultare particolarmente
esposti alle aggressioni di cybercriminali. Ecco alcuni
suggerimenti, non solo per loro.
1)
Non si cada nella compulsiva ricerca affannosa della
velocità, della semplicità e della comodità di esecuzione, soprattutto
nel campo delle operazioni finanziarie on line.
Più
si semplificano le procedure di esecuzione, più è facile per
i cybercriminali aggredirci. Abbandonare il mito della
velocità, della semplicità e della comodità di esecuzione degli
obbiettivi che vogliamo raggiungere. Più il sistema ci permette di
raggiungerli facilmente e senza passaggi “rognosi”, più è possibile che
ci renda intrappolabili da parte della rete cybercriminale, anche
per via del grande numero di dati sensibili che dobbiamo affidare ad
altri. Questo meccanismo compulsivo fa premio sulla sicurezza delle
operazioni.
2) Usare
smartphone che abbiano il riconoscimento tramite impronte digitali.
Negli apparti
attivabili tramite impronta digitale il sistema di sicurezza
risulta meno facilmente violabile rispetto a quello che richiede solo
la PW. Al contrario, non adottare assolutamente la possibilità del
riconoscimento facciale perché facilmente violabile: gli stessi
costruttori di smartphone preavvisano, nelle istruzioni del telefonino,
di questa debolezza .
3)
Resettare a fondo gli apparecchi (magari vecchiotti) recuperati in
famiglia e destinati a gestire le nostre finanze.
Non
è opportuno riattare vecchi apparecchi abbandonati, perché superati, da
figli, nipoti e cugini. Soprattutto non si utilizzino per le operazioni
finanziarie device sui quali siano stati scaricate decine di
giochi e tanta paccottiglia pericolosa: potrebbero essere
“appestati”. Soprattutto non usare lo stesso computer per
l’operatività on line dei vari conti della famiglia. In ogni caso è
opportuno resettare a fondo gli apparati recuperati prima di
predisporli alle funzionalità finanziarie.
4)
Per l’ e-commerce usare una carta prepagata.
Le
spese di e-commerce vanno gestite non tramite il conto corrente, ma
tramite una carta prepagata dove terremo giacenti pochi euro. Con le
prepagate le spese on line sono gestibili anche in assenza di conti
correnti o in presenza di conti correnti che non abbiano la gestibilità
on line. La ricaricheremo in funzione degli acquisti on line
programmati, effettuati i quali, il saldo tornerà ad essere di pochi
euro: in caso di violazione cyber criminale, il danno sarà di piccola
entità. Oltre che tramite app, le ricariche dal conto corrente
possono essere effettuate tramite ATM, quindi approfittando dei
sistemi di sicurezza delle banche, di Poste, delle finanziarie.
5)
Evitare di essere sempre collegati in rete.
I
pericoli vengono dalla rete. Chi è costantemente collegato ad internet
- perché è in ansiosa attesa che qualcuno lo messaggi
- corre maggiori pericoli di chi si collega qualche minuto
ogni due o tre ore, verifica la posta, controlla i messaggi giunti dai
contatti, risponde e torna a scollegarsi. Ricordo che i professionisti
preferiscono utilizzare gli sms piuttosto che ogni altro sistema di
comunicazione: i messaggini arrivano sempre, anche se il destinatario è
scollegato dalla rete o se, per cause di forza maggiore, ha dovuto
sistemare la sim in uno dei vecchi telefonini perché il suo
smartphone è temporaneamente fuori uso.
6) Phishing e Sim swap.
Due
sono le truffe più comunemente usate dai cybercriminali per entrare
in possesso di codici e procedure in grado di permettere una loro
operatività diretta, tramite il cellulare, sul
nostro contocorrente: il (vecchio) phishing e il
(recente) Sim swap.
Il phishing consiste
nell’inviare all’indirizzo di posta elettronica del correntista preso
di mira, un messaggio che sembra inviato da un contatto
conosciuto, dalla banca o da altre entità. Il messaggio contiene link
che, se attivati dal ricevente, permettono al criminale di gestire in
ns. conto. Questo sistema vecchiotto si è aggiornato con telefonate al
cellulare, dato come riferimento alla banca, che invitano a dar seguito
alle richieste da parte di interlocutori che si dichiarano dipendenti
della banca. Ancora oggi è uno dei sistemi più usati e fertili per
i cybercriminali. Oltretutto è gratuito.
Il Simswap permette
l’intrusione nei nostri conti attraverso la duplicazione
della sim il cui numero fornimmo all’atto dell’apertura del
rapporto bancario o postale. Ottenuto il duplicato,
il cybercriminale – impostando una operazione di addebito -
riceverà dalla banca il messaggio con l’indicazione
della password da usare una sola volta (secondo
livello di sicurezza) per autorizzare l’operazione truffa impostata.
E’
evidente che se alla banca abbiamo fornito come riferimenti la ns.
e-mail e il nostro numero di cellulare che stiamo usando da 15 anni ed
è conosciuto da centinaia di ns. contatti, non sarà difficile per i
malintenzionati (anche sprovveduti) venirne e conoscenza e procedere
con tentativi di phishing e Simswap.
Dobbiamo
quindi far sì che siano forniti alla banca due riferimenti quanto più
riservati possibile. Apriremo quindi un nuovo account di
posta elettronica (gratis) che non daremo a nessuno e
attiveremo una nuova Sim (PosteMobile ne offre una da 2
euro al mese) che non utilizzeremo mai. Forniremo alla banca entrambi
questi riferimenti.
Pertanto,
messaggi della banca indirizzati alla e-mail da noi usata
pubblicamente, e non all’indirizzo riservato, saranno facilmente
individuati con phishing. Mentre sarà molto più complicato per
il cybercriminale entrare in possesso del nostro nuovo e
riservato numero di cellulare al fine di richiedere il duplicato
della sim.
.Certamente
i suggerimenti indicati non risolvono alla radice i problemi
di sicurezza, ma aiutano e potrebbero scoraggiare una banda criminale
non molto attrezzata.
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Trivelle
off shore. come aumentarne la sicurezza
Per
aumentare la sicurezza delle trivelle off shore in caso di
incidente e conseguente fuoriuscita di greggio, si potrebbe predisporre
un cilindro dal fondale alla superficie dell’acqua che,
usando le zampe di ancoraggio dell’isola come scheletro di
supporto e inglobando la struttura di estrazione, eviti che eventuali
fuoriuscite di petrolio si disperdano in mare in balia delle correnti.
Il cilindro manterrebbe tali fuoriuscite al suo interno fino alla
superficie, dove verrebbe raccolto da idrovore.
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Covid, varianti, vaccini. letto, latte e lana
La
Pfizer informa che a primavera sarà disponibile il nuovo vaccino contro
la variante omicron. Questa informazione fa presupporre che, conclusa
la tornata vaccinale contro la variante delta, occorrerà iniziare il
tris vaccinale contro la omicron. Secondo molti addetti ai lavori,
sembrerebbe la omicron più virulenta della delta, ma meno aggressiva e
distruttiva. Se a queste caratteristiche virali aggiungiamo il livello
di vaccinazione della popolazione, potremmo affermare che la variante
omicron colpisce come una brutta influenza. Al contrario, la variante
delta continua a massacrare la popolazione non vaccinata o vaccinata ma
senza aver concluso il ciclo delle tre inoculazioni.
Se
questa analisi è – per quanto possibile – corretta, non risulterebbero
giustificate le restrizioni imposte avendo come parametri l’occupazione
ospedaliera dei casi di ricovero con sintomi o in terapia intensiva. Se
tre quarti delle nuove ospedalizzazioni sono a carico di non vaccinati
o parzialmente vaccinati non si giustificano le restrizioni e
l’imposizione di giorni di quarantena che coinvolgano anche
i vaccinati.
Ricordo
che nelle epidemie di influenza “stagionale”, si arriva ad attribuire
ogni anno in Italia mediamente 8000 decessi per la malattia in sé e le
sue complicanze (polmonite ecc.). Inoltre, tutti ricordiamo i titoli
eclatanti circa il numero di Italiani costretti a letto. Nel
2018 si valutò in circa quattro milioni gli allettati durante il picco
massimo di incidenza. Ma in quei frangenti nessuno si sognò di chiudere
il paese: chi si “beccava l’influenza” se ne stava, per qualche giorno,
a casa a curarsi il suo malanno con letto, lana e
latte. come suggerivano le nonne.
Sono
di questo parere USA e Spagna, confortati soprattutto dal fatto che il
rapporto tra numero di contagi e numero di morti per Covid
suggerisce il passaggio da «pandemia» a influenza di stagione.
Allenteranno quindi le restrizioni. Pronti a rivedere ogni impostazione
se l’evoluzione dovesse scostarsi di molto dalle previsioni.
D’altra
parte, la scienza procede galileianamente, “provando e riprovando”
anche se molti poveri di spirito starebbero più tranquilli se potessero
affidarsi all’ “ Ipse dixit”. Soprattutto per annettere colpe con
facilità in caso di fallimenti.
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Riflessione n°
5 / 2022 (9-1-2022)
Energia. condannati ad usare fino all’ultimo barile di
petrolio?
Una quindicina di anni fa, tre premi Nobel,
tra i quali Carlo Rubbia, chiesero il finanziamento di 40 milioni di
euro per sviluppare il progetto di una centrale atomica che non
utilizzasse come combustibile l’uranio, ma il torio. A differenza del primo,
il torio è quattro volte più diffuso sulla Terra, non è radioattivo per
natura, ma lo diventa con un processo di innesco tramite uranio;
rilascia scorie che decadono più velocemente di quelle prodotte da
centrali ad uranio; non può essere usato direttamente come materiale
per la costruzione di bombe atomiche. Non se ne fece nulla. Ancora oggi
Rubbia deve argomentare con valutazioni vecchie di qualche
lustro, nella speranza di convincere qualche politico più intelligente
della media. [ Si veda: Rivista energia.it del
26-10-2020 Intervista a Carlo Rubbia: tra nucleare e fossili a 0
emissioni]
L’articolo indicato ha un commento del prof.
Ettore Ruberti. Ne riporto qualche frase:
[…] “come correttamente sottolineato da Rubbia
sia il solare fotovoltaico che l’eolico sono caratterizzati dalla bassa
intensità energetica e dall’intermittenza della disponibilità e, se si
stanno diffondendo in maniera massiccia, è solo perché lautamente
finanziati con soldi pubblici. Se avessero finanziato, con un millesimo
di quanto sprecato con il fotovoltaico, il solare termodinamico a
concentrazione (brevetto dell’ENEA realizzato proprio grazie a Rubbia
quando era Presidente dell’Ente) e lo avessero realizzato in Paesi con
alta insolazione, allora sì che il solare sarebbe competitivo, anche,
se non soprattutto, per produrre idrogeno”.
Inoltre, è evidente che se si discute di nucleare
quando il petrolio è a 15 dollari al barile (costo del barile a novembre
1987, quando si tenne il referendum sul nucleare) sarà difficile
argomentare sulla sua economicità. Col petrolio a 80 dollari (come
oggi) risulteranno economiche anche soluzioni basate sulla produzione
di energia alternativa, problematiche ma facilitate dal prezzo del
greggio e abbondantemente finanziate. E non valutiamo
l’intervento delle mafie.
Mi sembra chiara la nostra condanna: finché non
verrà utilizzato l’ultimo barile di petrolio la lobby mondiale dei
petrolieri ostacolerà ogni scostamento dall’uso dei combustibili
fossili per produrre energia. Oltre a questi potentati dobbiamo
considerare anche “l’interessata incapacità” dei nostri politici a
valutare la gravità del problema energetico.
Le prossime generazioni si arrangino!
________________
Energia. Un ulteriore problema.
8-1-2022 Formiche.net. Turismo
energetico da criptovaluta e crisi Kazakha. Problemi per l’AI italiana?
Di Andrea Monti. Turismo energetico da criptovaluta e crisi Kazakha.
Problemi per l’AI italiana? La crisi energetica del Kazakhstan solleva
un tema apparentemente meno drammatico ma strategicamente critico: il
“turismo energetico” delle aziende high-tech e la pericolosità delle
criptovalute. L’analisi di Andrea Monti, professore incaricato di
digital law nell’università di Chieti-Pescara
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Riflessione n° 4 / 2022 (6-1-2022)
L’estro ci
premia, almeno nel breve periodo.
Nei
momenti di difficoltà complessiva e generalizzata, in cui è vincente
chi “inventa” prima e meglio soluzioni creative, l’estro italico viene
a galla e ci fa emergere. Non abbiamo bisogno di grandi
riorganizzazioni, anche alla luce del fatto che non abbiamo mai potuto
contare su grandi organizzazioni. Proprio per questo gli altri paesi
impiegano più tempo per “riorganizzarsi”, ma alla fine si riorganizzano
accomodando i difetti evidenziati dalle loro strutture nel periodo di
grande difficoltà. E ricominceranno ad andare avanti meglio di noi.
A
meno che non si prenda una italica palla al balzo per cominciare anche
noi ad “organizzarci” e fare squadra, correggendo i difetti generati da
individualismi e scarso senso della collettività.
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Riflessione n° 3 / 2022 (4-1-2022)
Sulla fine delle
ideologie.
Solo
chi ritiene che l’ideologia sia una sovrastruttura mentale può
tranquillamente parlare di fine delle ideologie, nello specifico
“ideologie politico-sociali”. Ma l’ideologia è una struttura della
mente umana non una sovrastruttura. E’ l’organizzazione intellettuale
di pensieri, culture, idee, conoscenze, sentimenti che ogni uomo si
crea per interpretare le vicende che la vita e la realtà pongono
giornalmente alla sua osservazione. Senza una ideologia, l’uomo non
saprebbe interpretare il suo vivere.
E’
evidente come una tale struttura mentale non può essere costruita una
tantum, non può essere imprigionata da poche incorruttibili certezze:
ha infatti bisogno di essere continuamente rivista, aggiornata,
arricchita. Revisioni e correzioni per le quali occorre un adeguato
fardello culturale.
Si
prenda l’ideologia costruita sulle realtà politico-sociali del secolo
scorso, sull’esigenza cioè di comprendere dinamiche come
l’internazionalismo o l’ecumenismo. Sclerotizzate dal leninismo e dal
cattolicesimo, hanno finito per non essere più in grado di fornire
capacità interpretativa a chi su di esse riponeva immarcescibile
fiducia. Ma parallelamente al loro essere abbandonate perché ormai
inutili, hanno lasciato il campo a nuove ideologie sul versante
socio-politico. Certamente approssimative e superficiali (penso
all’ideologia del “No Tutto”) ma comunque ritenute in grado di
aiutare chi le adotta nell’analizzare, spiegare e incasellare la realtà
e le nuove esperienze.
Anche
se costruita con strumenti intellettuali inadeguati, l’ideologia
del “No tutto” ( No Vax, No Pass, No Tav, No Tap,
No Tax, No Nuk) risulta poderosamente mobilitante: si
pensi a chi preferisce morire di covid piuttosto che farsi curare.
Ciononostante non è in grado di offrire strumenti culturali tali da
permettere all’uomo un progresso socializzante generalizzato e
costante. Anche perché rendono quel versante ideologico –
costruito con intelletto inidoneo - necessariamente immobile,
sclerotico incapace di mettersi in discussione e non in grado di
aggiornare la capacità di valutazione al mutare delle variegate
esperienze vissute.
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Riflessione n° 2 / 2022.
(3-1-2022)
Sul fenomeno
migrazioni
Anche
se con anni di ritardo, l’ONU ha preso atto dell’evidenza: buona
parte dei naufraghi “salvati” dalle ONG è composta non da
profughi ma da semplici migranti economici.
Vedi:.[https://www.ilgiornale.it/news/politica/pure-lonu-smentisce-sinistra-i-migranti-non-sono-profughi-1865683.html ].
Quindi noi, accogliendo tutti tramite il
“permesso umanitario” (invenzione della florida e creativa
imprenditoria dell’accoglienza nostrana) non stiamo aiutando gli
“ultimi”.
La UE e i nostri governi hanno dimostrato di non
saper gestire il fenomeno. C’è un solo modo corretto per governarlo:
chiuse le frontiere alla immigrazione clandestina, in base a parametri
da definire, ogni anno si calcola il numero di migranti che
l’Italia può accogliere in maniera corretta e soprattutto degna.
10mila? 100mila? Un milione? Raggiunta quella cifra si chiudono
le frontiere. In attesa dei nuovi calcoli per l’anno successivo. Le
ambasciate italiane dei paesi interessati dal fenomeno rilasceranno i
visti d’ingresso. Con questo sistema, oltre ad evitare i campi di
concentramento in Libia, i migranti potranno risparmiare i 5.000
dollari pagati per attraversare il Sahara, i 1.500 per organizzare il
naufragio nel Canale di Sicilia, il costo del biglietto richiesto da
scafisti mediorientali.
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Riflessione n° 1
/ 2022
(2-1-2022)
Sulle scorie
radioattive.
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Le scorie radioattive Immagazzinate in Italia,
derivanti dalle quattro centrali nucleari dismesse e dagli usi civili
(in genere clinici) ammontano a poco più di 34mila metri cubi.
Pur considerando la sismicità del nostro paese, non è credibile che non
si sappia come interrare ad una profondità di 3 – 4 chilometri (quindi
ben al di sotto delle falde acquifere) un cubo di 33 metri di lato per
isolarne e renderne innocuo il contenuto.
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