PRIVILEGIA NE IRROGANTO    di    Mauro Novelli

“Più dei tanti che tumultuano, i tiranni temono i pochi che pensano”. (Platone)

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RIFLESSIONI     di Mauro Novelli

 

 

RIFLESSIONI 2024

RIFLESSIONI 2023

RIFLESSIONI 2022

 

I N D I C E

 

Monogramma Tric.     RIFLESSIONI 2024

 

Riflessione n° 115 (8 -11-2024) I lavori che gli Italiani non vogliono più fare. Ci salveranno i migranti?

Riflessione n° 114 (2-10-2024)  Cascati nella trappola con tutto il turbante! Hoc erat in votis. Differenze tra Sunniti e Sciiti..

Riflessione n° 113 (17-9-2024)  Dopo il Medio Evo e l’Evo attuale, come sara’ Il Prossimo “Evo”? Di Mauro e Federico Novelli

Riflessione n° 112 (5-9-2024) Migrazioni. Confusione nella diagnosi e nella terapia

Riflessione n° 111 (4-9-2024) Se la sinistra scade in sinistrology. UE. La vittoria delle destre imputabile anche all’incapacità della sinistra di liberarsi delle comodità dell’ideologia di riferimento

Riflessione n° 110 (25-7-2024). Suicidi in carcere. Davvero dipendono dal sovraffollamento delle celle? Una ricerca dell’Università di Losanna per conto del Consiglio d’Europa.

Riflessione n° 109 (18-7-2024) I Berluschini scendono in campo?

Riflessione n° 108 (25-6-2024) La trappola del ballottaggio nelle comunali.

Riflessione n° 107 (19-6-2024). Famiglia Salis, penosità e sindrome di Abubakar.

Riflessione n° 106 (14-6-2024) Giochino infantile: provocazione-reazione-condanna della sola reazione.

Riflessione n° 105 (23-5-2024) La I.A. causerà l’abbandono di internet come strumento di comunicazione?

Riflessione n° 104 (20-5-2024). La castroneria scientifica della biodiversità favorita dal non curare i giardini di città.   

Riflessione n° 103 (2-5-2024). Differenze tra “Johnson boia!” e “Ebrei nazisti!”

Riflessione n° 102 (19-4-2024) Terzo millennio e il problema della “sostenibilità”

Riflessione n° 101 (13-4-2024) Interessante chiacchierata con Chat GPT.

Riflessione n° 100 (27-2-2024). Elezioni in Sardegna. Gli errori della Destra.

Riflessione n° 99 (15-2-2024). I.A. ed estro italico non sono antagonisti, ma  “collaboreranno”, esaltandosi. [Stresso concetti e considerazioni per farla breve. Procedo necessariamente per pillole.]

Riflessione n° 98 (10-2-2024). Scuola. Trasmissione di saperi e di esperienze. Luoghi e strumenti. Da Omero, alle scholae, allo smartphone. Di Mauro e Federico Novelli, Già pubblicato il 30-5-2021 come PuntO n° 430

Riflessione n° 97 (7-2-2024) Sinistra e destra, quali ruoli?

Riflessione n° 96 (23-1-2024). Presidenziali USA. Perché in campo solo ottantenni?

 


 

 

Monogramma Tric.    

RIFLESSIONI 2023

 

Riflessione n° 95 (12-12-2023). Chiesa cattolica, remissione dei peccati, Umanesimo.

Riflessione n° 94 (10-12-2023). Educazione sentimentale a scuola? Niente di più sbagliato

Riflessione n° 93 (22-11-2023) Giulia e Filippo Patriarcato e ignoranza. (Aggiornamenti del 25 e 26-11-2023)

Riflessione n° 92 (21-11--2023). Il microcosmo famiglia non si allinea più col macrocosmo società.

Riflessione n° 91 (5-11--2023). Falso progresso dell’umanità se imposto per via muscolare

Riflessione n° 90 (10-10-2023). Occidente in decadenza?

Riflessione n° 89 (7-10-2023). Alle corte! La vicenda del giudice Apostolico ed epigoni è una avvilente questione di professionalità

Riflessione n° 88 (30-9-2023). Il partito “Forza Spread!” compie 12 anni.

Riflessione n° 87 (27-9-2023) Ancora sui bassi salari. Una informazione curiosa

Riflessione n° 86 (23-9-2023) Notarelle a margine del Regolamento di Dublino III (2013)

Riflessione n° 85 (24-8-2023). Occidente in crisi di identità. decadenza  alle porte?

Riflessione n° 84 (30-7-2023). I CUP: Comunisti di unità papalina.

Riflessione n° 83 (26-7-2023). Intelligenze politiche in Italia ed in Spagna.

Riflessione n° 82 (27-6-2023). Il PD e gli analfabetismi estremisti di ritorno. Si riaprano i corsi alle Frattocchie.

Riflessione n° 81 (19-6-2023). Pericoli e problemi da uso inappropriato e/o predatorio di sistemi di I.A. Accortezze ed alcune possibili soluzioni.

Riflessione n° 80 (11-6-2023). “Come organizzare un partito politico?” Ho giocato per un’oretta con la I.A. E’ venuto fuori un documento interessante. Potrebbe essere utile alla segretaria del PD Schlein?

Riflessione n° 79 (8-6-2023). Migrazioni. Le basi per affrontare (seriamente!) il problema.

Riflessione n°78 (7-6-2023)  Elementi di analisi marxiana recuperati ahumm….ahumm….

Riflessione n°77 (6-6-2023). Elly e le candeline dell’avvenire.

Riflessione n°76 (28-5-2023). Riscaldamento globale e sue cause  

Riflessione n°75 (23-5-2023).Il primato della “persona”. All’Indice le “etnie”!   

Riflessione n°74 (16-5-2023) L’Intelligenza Artificiale non potrà mai avere intuizioni. Forse.

Riflessione n°73 (9-5-2023)  Ponte sullo stretto: preoccupazioni.

Riflessione n°72 (3-5-2023). GPT e problemi di sistema delle relazioni umane.

Riflessione n°71 (21-3-2023). Ricollocamento migranti nei paesi UE. Come i millesimi di un condominio e obbligatorio.

Riflessione n°70 (19-3-2023) Autovetture. Comparazione di inquinamento ed emissione di CO2.

Riflessione n°69 (11-3-2023). I furbastri della Banda Bassotti di Dublino.           

Riflessione n°68 (27-2-2023) Meglio la Schlein

Riflessione n°67 (19-2-2023). Superbonus con i miei soldi! Uno scherzetto tra governi?

Riflessione n°66 (1-2-2023) Auto elettrica. Non piace agli Italiani, ma  avremo colonnine di ricarica sovrabbondanti.

Riflessione n°64 (25-1-2023) Case green. Iniziativa UE da condannare, ma un po’ di conoscenza della situazione non guasta

Riflessione n°64(21-1-2023) Il giornale.  Strumento di informazione della prima metà del scorso secolo.

Riflessione n°63 (15-1-2023).  Alimentazione e civiltà.

Riflessione n°62 (14-1-2023). Cambiamenti climatici e azioni dell’uomo

Riflessione n°61 (6-1-2023) Microcosmo famiglia  e macrocosmo società.

Riflessione n°60 (6-1-2023)  Migranti. I nostri buonisti proprio non ci riescono!

Riflessione n° 59 (3-1-2023).  Embedded. A loro insaputa?


 

Monogramma Tric.  RIFLESSIONI 2022

 

Riflessione n° 58 / 2022  (7-12-2022). Politica salariale. Chi era costei ?

Riflessione n° 57 / 2022  (4-12-2022). Ma l’unione Europea non e’ una cupola di Cosa Nostra.

Riflessione n° 56 / 2022  (23-11-2022). Come calcolare il numero di partecipanti  ad una manifestazione a Roma.

Riflessione n° 55 / 2022  (6-11-2022). Ancora sui migranti. Integrazioni del 7,8 e 10 novembre 2022

Riflessione n° 54 / 2022  (31-10-2022)  Inflazione e cura della BCE attraverso l’aumento dei tassi. Il governatore Visco lancia alcuni avvisi. Ma non può fare di più.

Riflessione n° 53 / 2022  (31-10-2022)  Uno dei problemi della sinistra. Forse il più serio.

Riflessione n° 52 / 2022  (30-10-2022) . Uso dei contanti. Ennesima puntualizzazione sul limite imposto e sui prelievi in banca.

Riflessione n° 51 / 2022  (18-10-2022)  Nuovo governo: la debolezza delle opposizioni è anche una debolezza del governo

Riflessione n° 50 / 2022  (7-10-2022). Il PD obbligato ad abbandonare la realtà virtuale in cui si crogiolava.

Riflessione n° 49 / 2022 (12-9-2022). Scandalo. Meloni. L’Italia proteggerà in UE i propri interessi!

Riflessione n° 48 / 2022  (8-9-2022)  BCE: +0,75% il tasso sull’euro, fissato a 1,75%. Incongruente. A meno che….

Riflessione n° 47 / 2022  (7-9-2022)  Nuova gestione mondiale. Senza la Cina?

Riflessione n° 46 / 2022  (30-8-2022)  Euroinomani e crisi energetica. Perché in Italia non deve vincere il centro destra.

Riflessione n° 45 / 2022  (7-8-2022)  Conglomerato degli Inerti. Il programma massimo del centrosinistra. (Un aggiornamento)

Riflessione n° 44 / 2022  (6-8-2022). Il pallottoliere promosso a strumento politico. Anche da Letta.

Riflessione n° 43 / 2022  (28-7-2022). Promesse per gonzi, realizzate da personaggi deboli per restare al potere

Riflessione n° 42 / 2022 (26-7-2022). Metà dei nostri partiti politici (quelli di sinistra)  non sanno che cosa significhi competere ad armi pari con gli avversari.

Riflessione n° 41 / 2022  (22-7-2022). Politici. Anche delegittimare l’avversario è diventato troppo faticoso.

Riflessione n° 40 / 2022  (20-7-2022) In Senato, un Draghi fuori misura chiede la fiducia. Nel paese, un Letta sbroccato dimostra la sua pochezza politica

Riflessione  n° 39 / 2022  (13-7-2022)  6Torna l’inflazione, aggravata da trent’anni di irresponsabilità economiche, politiche, imprenditoriali e sindacali. 6

Riflessione  n° 38/ 2022  (4-7-2022)   Perugia. Sindrome di Stendhal contemplando il polittico di S. Antonio di Piero della Francesca. 12

Riflessione  n° 37/ 2022  (1-7-2022)   Europa addio! 15 Hanno vinto i barbari del Nord, approfittando dei barbari dell’Est. 15

Riflessione  n° 36/ 2022  (25-6-2022)  Per risparmiare il gas usato in cucina. 16

Riflessione  n° 35/ 2022  (22-6-2022)   La resipiscenza di Di Maio poteva essere anticipata di tre anni. 17 Con riduzione dei danni per il paese. 17

Riflessione  n° 34/ 2022  (28-5-2022)   18Prezzi dei prodotti agricoli e finanza. 18 I potentati hanno definitivamente vinto. 18

Riflessione  n° 33/ 2022  (26-5-2022)   Stragi americane. 21

Riflessione  n° 32 / 2022  (24-5-2022)   Referendum. Sulla legge Severino. 22

Riflessione  n° 31 / 2022  (21-5-2022)   Domande a Zelensky sul da lui auspicato Piano Marshall per l’Ucraina. 23

Riflessione  n° 30 / 2022  (20-4-2022)   Potenze atomiche. Anche potenze militari?  24

Riflessione  n° 29 / 2022  (28-3-2022)  Domandine ai due strateghi del terzio millennio. 25

Riflessione  n° 28 / 2022  (25-3-2022)   Da Formigli (La 7 ) Professor Orsini, stai punito! 26

Riflessione  n° 27 / 2022  (24-3-2022)   Fusione nucleare e e colpi di coda dei paesi produttori di petrolio. 28 La soluzione russa anti Zelensky riproponibile dall’Occidente in funzione anti Maduro?  28

Riflessione  n° 26 / 2022  (15-3-2022)  Ucraina. Se le cose stanno così…….. 30

Riflessione  n° 25 / 2022  (5-3-2022)    Ipotizziamo che Putin abbia ragione…. 30

Riflessione  n° 24 / 2022  (2-3-2022)    La mossa di Putin: un successone! 31

Riflessione  n° 23 / 2022  (26-2-2022)   “Meglio un maglione della mimetica”. 32 Aiutiamoci con buon senso. 32

Riflessione  n° 22 / 2022  (20-2-2022)   Traghetto in fiamme .Perché non si pensa…. 33

Riflessione  n° 21 / 2022  (16-2-2022)   Guerra! E guerra sia! 34

Riflessione  n° 20 / 2022  (7-2-2022) 36  SITUAZIONE NEI PARTITI 36   1) Come sta la destra. 36

Riflessione  n° 19 / 2022  (3-2-2022)  “Saper prendere tempo!” 39

Riflessione  n° 18 / 2022  (1-2-2022)   Maturità: “Oddio! La seconda prova scritta!” 40

Riflessione  n° 17 / 2022  (30-1-2022) Sul populismo e sul qualunquismo dopo le presidenziali. 42

Riflessione  n° 16 / 2022  (30-1-2022)   Meloni dovrà fare da sola. 44

Riflessione  n° 15 / 2022  (30-1-2022)   Mattarella bis? A mio avviso e andata così. 45

Riflessione  n° 14 / 2022  (28-1-2022)  Elezioni presidenziali. Ma la sinistra ha un nome da proporre?  47

Riflessione n° 13 / 2022  (26-1-2022)   Crisi ucraina. Sanzioni. Grossolanità anglosassone. 48

Riflessione n° 12 / 2022 (22-1-2022)   Un Cavaliere da cortile, prima ancora che provinciale. 49 Che cosa ha insegnato la vicenda Draghi agli Italiani. 49

Riflessione n° 11 / 2022 (22-1-2022) Il presidente della Repubblica?  51 Deve saper rispettare lo spirito della Costituzione, non solo la lettera. 51

Riflessione n° 10 / 2022    (18-1-2022)    Rispettare le leggi?  53 In Italia chi lo pretende è connotato negativamente dai furbi: è un giustizialista. 53

Riflessione n° 9 / 2022    (16-1-2022)   Divisivita’ di Berlusconi? Dipende. Per Letta nel 2013 andava benissimo. 54

Riflessione n° 8 / 2022    (16-1-2022)    Sicurezza dei conti correnti bancari e postali 55. informazioni, consigli, raccomandazioni minime ai correntisti. 55

Riflessione  n°  7 / 2022    (12-1-2022)   Trivelle off shore. come aumentarne la sicurezza  58

Riflessione  n° 6 / 2022    (11-1-2022)   Covid, varianti, vaccini. letto, latte e lana  59

Riflessione n° 5 / 2022    (9-1-2022)    Energia. condannati ad usare fino all’ultimo barile di petrolio?  60

Riflessione  n°  4 / 2022  (6-1-2022)   L’estro ci premia, almeno nel breve periodo. 61

Riflessione  n° 3 / 2022   (4-1-2022)    Sulla fine delle ideologie. 61

Riflessione  n°  2 / 2022.  (3-1-2022)    Sul fenomeno migrazioni 62

Riflessione n° 1 / 2022      (2-1-2022)    Sulle scorie radioattive. 63

 

 

 

 

 

RIFLESSIONI 2024

 

 

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 115 (8 -11-2024)

I lavori che gli Italiani non vogliono più fare.  Ci salveranno i migranti ?

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Si sostiene che l’Italia ha bisogno di almeno 150mila immigrati l’anno per coprire quei posti di lavoro di cui gli italiani non vogliono più interessarsi e, anzi, rifuggono.

Le cose non stanno assolutamente così. Gli Italiani rifuggono quei lavori che prevedono stipendi più bassi di quelli pagati dai datori di lavoro venti o trenta anni fa, magari proprio ai loro genitori. Si potrebbe ipotizzare addirittura la malafede di coloro che sostengono la necessità dei 150mila ingressi l’anno. Quei migranti, non solo accetteranno quei posti di lavoro, ma sono talmente deboli da accettare anche salari ancora più bassi.

Basta richiamare Marx in materia di immigrazione. Marx osteggiava fermamente l’immigrazione di Irlandesi in Gran Bretagna perché, sosteneva, hanno il semplice ruolo di irrobustire l’esercito di lavoratori di riserva. La presenza degli Irlandesi, infatti, avrebbe avuto come effetto quello di tenere bassi i salari in tutto il paese.  

La stessa analisi può essere d’aiuto oggi in Italia. Ci sono forze interessate ad una accoglienza generalizzata di migranti per continuare a pagare bassi salari, tra i più bassi d’Europa ed a spingere molti giovani italiani ad emigrare. A conti fatti, accogliamo gente senza istruzione ed esportiamo medici, ingegneri, architetti. E’ chiaro che altri paesi europei sono interessati a mantenere questa situazione perché approfitteranno dei sacrifici fatti dalle famiglie italiane per far studiare i figli e riceveranno i vantaggi di accogliere professionisti e non solo. Occorrono iniziative drastiche perché il ricollocamento presso altri paesi non è assolutamente praticabile.

Addirittura, Slovenia e Croazia finanziano i migranti perché vadano in Italia.  Risultato: un gioiello come la città di Trieste ridotta a dormitorio. Per tacer della criminalità conseguente.

Senza considerare i lucri dell’industria dell’accoglienza (coop, Vaticano, privati) che lucrano sui capitali messi a disposizione per il mantenimento degli immigrati.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 114  (2-10-2024)

Cascati nella trappola con tutto il turbante! Hoc erat in votis.

 

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Pensavo ad una più lungimirante intelligenza del ayatollah. Invece sono caduti nella trappola di Bibi, come preventivato un anno fa, quando si indicava l’Iran come obiettivo terminale della reazione di Israele alla cazzata di Hamas dei mille ebrei ammazzati facili. Non solo, ma ci sono caduti nel momento in cui aveva deciso Bibi. Il quale, prima  ha sfasciato Hamas, lasciando tranquilli gli Hezbollah perché non intervenissero. Poi ha cominciato il tiro al piccione contro i capi di Hezbollah, in Libano e in Iran. A questo punto, l’Iran ha dovuto reagire lanciando fiammiferi (costosi) su Israele, spenti come zolfanelli al vento da Iron dome (atrettanto costoso). Ora la palla ripassa a Bibi, il quale distruggerà gli impianti nucleari, i pozzi petroliferi e lo stesso regime degli ayatollah. In questa ultima azione sarà aiutato dalla Cia che ha avuto tutto il tempo di intervenire (come suo costume operativo in frangenti simili) nel corpo sociale iraniano, in gran parte contrario al regime, alla polizia  morale e al velo obbligatorio, agli omicidi dei pasdaran.

Hoc erat in votis.

A meno che…..

A meno che non intervenga la Cina a salvare i turbanti rivendendosi all’Ucraina (all’Occidente) un po’ di territori del Donbass conquistati dai Russi.

 

Differenze tra Sunniti e Sciiti:

28-9-2019 Il Musulmano. Sunniti e Sciiti: chi sono e quali sono le loro differenze?

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 113 (17-9-2024)

Dopo il Medio Evo e l’Evo attuale, come sara’ Il Prossimo “Evo”?

Di Mauro e Federico Novelli  17-9-2024

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Premessa/quesito: 1

1) La crisi dei diritti 2

2) La crisi della democrazia. 3

3) Il futuro: come sarà il prossimo "Evo"?. 4

4) Un nuovo umanesimo?. 5

5)Verso la compiutezza dell’Evo attuale. Come evitare i pericoli rilevati?. 8

 

 

Premessa/quesito:

Il Medio Evo fu superato essendo stati messi in crisi i due pilastri che lo hanno sorretto per oltre 800 anni: il Papato, colpito dai movimenti pauperisti e, quindi, dalla Riforma, e l'Impero, colpito dalla formazione dei grandi stati nazionali (Francia, Spagna, Inghilterra, Portogallo).

Con l'uomo rimesso al centro, l'attuale periodo (Evo moderno e contemporaneo) ha costruito altri due pilastri su cui appoggiarsi: i diritti dell’uomo e del cittadino e la democrazia.

Stiamo mettendo in crisi anche questi due pilastri? Come sarà il prossimo Evo?

Il Medioevo fu effettivamente caratterizzato dal predominio di due grandi istituzioni: il Papato e l'Impero, che costituivano le fondamenta su cui si basava l'ordine politico e sociale dell'epoca. La crisi di queste due istituzioni, dovuta ai movimenti pauperisti e alla Riforma protestante e alla nascita degli stati nazionali, segna l'inizio della modernità e della centralità dell'uomo nell'ordine politico, filosofico e culturale.

Il periodo moderno (Umanesimo, Rinascimento, Illuminismo, Rivoluzione inglese, Rivoluzione americana, Rivoluzione francese, movimenti di massa cattolici e socialisti, Rivoluzione Russa, Fascismo e Nazismo), ha costruito nuovi pilastri, come i diritti umani, intesi quale tutela dell'individuo e delle sue libertà, e la democrazia, intesa come un sistema di governo basato sulla partecipazione popolare e sulla rappresentanza. Tuttavia, anche questi pilastri stanno vivendo una fase di crisi o di trasformazione.

 

 

1) La crisi dei diritti

Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una crescente polarizzazione delle società e a un indebolimento di alcune conquiste fondamentali in tema di diritti umani. Questioni come il controllo dei dati personali, le disuguaglianze economiche, la discriminazione, e i diritti civili stanno subendo continue pressioni. In alcuni casi, questi diritti sono minacciati da regimi autoritari o da sistemi politici che tendono a privilegiare l’efficienza e la sicurezza a discapito delle libertà individuali.

         Crisi dei diritti per mancanza di doveri

Il concetto di diritto è strettamente legato a quello di dovere. Negli ultimi decenni, in molte società si è enfatizzato molto sui diritti individuali, lasciando quasi sempre  in secondo piano i doveri verso se stessi e verso la comunità. Questo squilibrio crea tensioni, poiché i diritti richiedono delle responsabilità per essere sostenibili, quindi dei doveri. Ad esempio:

·      Diritti sociali ed economici: Pretendere garanzie senza contribuire in termini di lavoro, rispetto delle regole o impegno civile porta a un indebolimento del sistema.

·      Ambiente: Abbiamo diritti legati all’ambiente (ad esempio, aria pulita, accesso alle risorse naturali), ma la mancanza di responsabilità verso lo stato della Terra ha portato a una crisi ecologica globale.

Senza una cultura dei doveri, i diritti rischiano di essere percepiti come concessioni scontate, svuotandosi del loro valore. Un possibile rimedio potrebbe essere una nuova educazione civica che metta al centro l'importanza di bilanciare diritti e doveri, riscoprendo l’idea di cittadinanza responsabile.

 

 

2) La crisi della democrazia

Anche la democrazia sta affrontando sfide rilevanti. In molti paesi si osserva una crescente disillusione nei confronti delle istituzioni democratiche, spesso viste come inefficaci, lente nelle decisioni o corrotte. Fenomeni come l'astensionismo, la disinformazione, la facilità di spargere fake news, l'ascesa dei populismi e la concentrazione del potere economico e dells comunicazione nelle mani di pochi attori globali mettono in dubbio la capacità della democrazia di rispondere ai bisogni della collettività. Ciò spinge a ricercare scorciatoie esiziali.

         Crisi della democrazia per disconnessione tra élite e cittadini

La democrazia si basa sull’idea che i governanti rispondano ai bisogni dei cittadini. Tuttavia, in molte democrazie contemporanee, si è creata una distanza sempre più marcata tra le élite politiche ed economiche e il popolo:

·      Politiche distanti dai bisogni reali: Le élite spesso sembrano più orientate a seguire interessi privati, logiche di mercato o politiche globali ai limiti del dogmatismo, dimenticando le esigenze quotidiane dei cittadini. Questo genera frustrazione e alienazione, portando molte persone a disinteressarsi della politica.

·      Astensionismo: Il calo della partecipazione elettorale è un chiaro segnale di questa crisi. Quando i cittadini non vedono più nella politica uno strumento efficace per migliorare le loro vite, smettono di impegnarsi e di votare, accentuando il divario tra governanti e governati.

Questo ciclo vizioso rafforza l’ascesa di movimenti populisti, che promettono di colmare il vuoto lasciato dalle élite ma spesso non riescono a fornire soluzioni concrete. Il rischio è che la democrazia venga svuotata dei suoi principi fondamentali, riducendosi a un mero processo elettorale senza sostanza.

 

 

3) Il futuro: come sarà il prossimo "Evo"? Quale soluzione per il futuro?

Per evitare che questi due pilastri crollino definitivamente, sono necessarie riforme radicali in due direzioni:

1.  Ritrovare l'equilibrio tra diritti e doveri: I diritti devono essere accompagnati da una responsabilità verso la comunità e il bene comune. Questo potrebbe richiedere un nuovo contratto sociale che faccia leva su una maggiore partecipazione civica e su un senso rinnovato di solidarietà.

2.  Rinnovare la democrazia: La democrazia ha bisogno di nuove forme di partecipazione e trasparenza. Strumenti come la democrazia diretta (referendum, consultazioni popolari) o la democrazia deliberativa (assemblee cittadine, processi partecipativi) potrebbero riportare i cittadini al centro del processo decisionale. Gli strumenti tecnologici ci sono.

Inoltre, riforme che limitino il potere delle élite economico-finanziarie e che riducano le disuguaglianze potrebbero contribuire a ristabilire la fiducia.

In sintesi, i diritti senza doveri e una democrazia senza un legame forte con i cittadini rischiano di far  crollare il sistema.

 Il futuro dipenderà dalla nostra capacità di rispondere a queste sfide con nuove forme di responsabilità civica e partecipazione politica.

È comunque difficile prevedere con certezza quale sarà il prossimo "Evo", ma possiamo ipotizzare alcune tendenze. Potrebbe emergere un nuovo ordine mondiale basato su una combinazione di nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale e la blockchain, che ridefiniranno il concetto di partecipazione politica e la distribuzione del potere, rendendo possibili forme di partecipazione diretta e dalle decisioni impositive. Sempre che si riesca a mantenere questi strumenti nella disponibilità collettiva non siano gestiti da un ristretto numero di “tecnici”.

Possiamo ipotizzare alcune tendenze:

·      Post-democrazia: Dovemmo riuscire ad imporre una ridefinizione del concetto di democrazia, con l’introduzione di nuove forme di partecipazione diretta o decisioni delegate a sistemi automatizzati. C’è però chi teorizza la possibilità di una "post-democrazia", dove le istituzioni democratiche esistono solo formalmente, mentre il potere effettivo viene esercitato da élite economiche o tecnologiche.

·       

·      Nuovi diritti: La crisi dei diritti attuali potrebbe portare alla nascita di nuovi diritti, legati soprattutto alle sfide tecnologiche e ambientali. I diritti digitali, il diritto alla privacy nell'era dei big data, i diritti legati all’intelligenza artificiale, e i diritti ambientali potrebbero diventare centrali.

 

 

4) Un nuovo umanesimo?

Alcuni pensano che il prossimo Evo potrebbe vedere una nuova centralità dell'uomo, ma ridefinita in termini di connessione olistica con la natura, il pianeta e le altre specie viventi. Un umanesimo che integri la tecnologia e l’ecologia (controllate dalla collettività), con un nuovo rispetto per la natura e una rinnovata attenzione all'etica.

 

            I pericoli: stato etico e autocrazia.

In sintesi, stiamo sicuramente mettendo in crisi i pilastri moderni della democrazia e dei diritti, e il futuro potrebbe portare a una ristrutturazione profonda del nostro modo di vivere e organizzare la società.

Tutto ciò purché, in presenza di una partecipazione allentata e sfilacciata dei cittadini,  non arrivino pigre scorciatoie: stato etico ed  autocrazia.

 

           Lo stato etico.

Infatti, quando i pilastri della democrazia e dei diritti vacillano, aumenta il rischio che si instauri un sistema autoritario o uno Stato etico, in cui

un'autorità centrale impone una visione morale o ideologica, eliminando il pluralismo e la libertà individuale. Il potere politico si arroga il diritto di definire ciò che è moralmente giusto o sbagliato per l’intera società. Questo tipo di Stato cerca di indirizzare la vita dei cittadini non solo in ambito politico, ma anche in quello morale e culturale, imponendo un'idea di bene comune che non ammette deviazioni.

In altri termini, nello stato etico “peccato” e “reato” tendono a confondersi. Con pericolose conseguenze:

Soppressione del pluralismo: In uno Stato etico, l’autorità assume il ruolo di guida morale, e non tollera visioni divergenti, perché vengono considerate pericolose o dannose per il benessere collettivo. Questo porta alla cancellazione del pluralismo politico, religioso e culturale.

Limitazione delle libertà individuali: I diritti individuali vengono subordinati al bene dello stato così come definito dagli apparati al potere, eliminando la libertà di scelta personale. Ne deriva che la libertà di pensiero e di espressione, la libertà di religione e persino la libertà economica possono essere seriamente limitate.

Controllo sociale: Lo Stato etico esercita un forte controllo sulle vite dei cittadini attraverso strumenti come la sorveglianza, la censura e l’educazione forzata a determinati valori, spesso giustificando queste misure come necessarie per il bene comune. Un esempio lampante è la “polizia morale” presente ed attiva in Iran.

 

           L'affermarsi dell'autocrazia

Un altro rischio che emerge quando la democrazia fallisce nel rispondere ai bisogni dei cittadini è l’ascesa di un governo autocratico, dove il potere si concentra nelle mani di un singolo leader o di un piccolo gruppo di persone. I cittadini possono essere affascinati dalla velocità delle decisioni, dalla mortificazione della burocrazia, dal fatto che, in ogni caso, tutta la responsabilità è facilmente riconducibile ad una persona ò ad un piccolo gruppo di autocrati.

L’autocrazia può assumere varie caratteristiche.

-    In ambito collettivo:

Populismi autoritari: In molte situazioni di crisi democratica, leader carismatici riescono a ottenere il sostegno della popolazione promettendo soluzioni rapide e semplici ai problemi complessi. Spesso questi leader iniziano a erodere le istituzioni democratiche una volta al potere, concentrando progressivamente il controllo nelle proprie mani.

Erosione delle libertà civili: In un sistema autocratico, le libertà civili vengono gradualmente ridotte, a partire dalla libertà di stampa, l’indipendenza del sistema giudiziario, e la libertà di associazione politica. La giustificazione è spesso la sicurezza nazionale o l’efficienza amministrativa, ma il risultato è un progressivo restringimento dello spazio democratico.

Centralizzazione del potere: Nelle autocrazie, il potere si concentra vertiginosamente a livello centrale, marginalizzando il Parlamento, i governi locali e altre istituzioni rappresentative. Ciò comporta una progressiva eliminazione dei sistemi di checks and balances (pesi e contrappesi), con un leader o un gruppo ristretto che prende decisioni senza dover rispondere a un elettorato o a un sistema giudiziario indipendente.

-    In ambito individuale:

Ma il vuoto lasciato dalla crisi della democrazia e dall’indebolimento dei diritti, unito alla disillusione dei cittadini nei confronti delle istituzioni, crea terreno fertile a livello personale/individuale per l’affermarsi di queste tendenze autoritarie:

Mancanza di fiducia nelle istituzioni: Quando i cittadini percepiscono che le istituzioni democratiche non rispondono più alle loro esigenze, si sentono traditi e sono più propensi a sostenere alternative autoritarie che promettono maggiore stabilità e sicurezza.

Paura e insicurezza: In tempi di crisi economica, migrazioni, terrorismo o pandemia, i cittadini tendono a cercare leader forti che possano offrire risposte immediate. Le autocrazie sfruttano queste paure per rafforzare il proprio potere, spesso attraverso politiche che limitano le libertà in nome della sicurezza.

Debolezza del tessuto sociale: Se i cittadini non si sentono parte di una comunità solidale e se i loro bisogni non sono riconosciuti, si crea un terreno fertile per l'affermazione di leader autoritari che promettono di ricostruire una società unita attraverso il controllo centralizzato.

 

 

5) Verso la compiutezza dell’Evo attuale. Come evitare i pericoli rilevati ?

Rinnovare la democrazia: La democrazia non deve limitarsi a un processo elettorale formale, ma deve coinvolgere i cittadini in modo costante attraverso forme di partecipazione diretta e deliberativa. I cittadini devono sentirsi rappresentati e coinvolti nelle decisioni che riguardano la loro vita.

Promuovere una cultura dei diritti e dei doveri: I diritti e i doveri devono essere riscoperti come due facce della stessa medaglia. Solo attraverso un equilibrio tra questi due concetti si può evitare che l'autorità centrale si appropri del potere con la scusa di “guidare” la società verso il bene comune.

Difendere il pluralismo e la diversità: Un sistema politico sano è quello in cui le differenze vengono rispettate e dove esiste un dialogo continuo tra diversi gruppi sociali, culturali e politici. La repressione del dissenso e dell’opinione diversa è il primo passo verso l’autoritarismo.

In definitiva, il pericolo dello Stato etico e dell'autocrazia cresce quando si affievolisce la fiducia nelle istituzioni democratiche e si perde l'equilibrio tra diritti e doveri. Il futuro del nostro sistema politico dipenderà dalla capacità di rafforzare la partecipazione civile e il pluralismo, evitando che il potere si concentri in poche mani e che la libertà venga sacrificata in nome di una visione ideologica quasi sacrale e dogmatica imposta dall’alto.

Per rispondere adeguatamente a tutti gli interrogativi ed ai problemi sollevati,  occorrono cittadini colti, consapevoli, critici, partecipi, in grado di tacitare i gonzi e di ricondurre i due pilastri dei diritti/doveri e della democrazia in alvei politicamente e socialmente corretti ed utili.

In conclusione, potremmo avviarci verso il perfezionamento dell’Evo attuale e non ancora  in cammino verso il nuovo.

 

 

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Riflessione n° 112 (5-9-2024)

Migrazioni. Confusione nella diagnosi e nella terapia

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Nei processi migratori, occorre distinguere tra il caso in cui tutto si svolge secondo canoni legali  e quello in cui tutto è illegale.

Primo caso (tutto legale).  Un cittadino migra dal suo paese e va in un altro con mezzi legali (pagandosi il biglietto, come facevano i nostri migranti dei due secoli passati). Lì ottiene tutti i permessi e riesce a trovare un lavoro. Invia a casa parte dello stipendio. In molti paesi (Italia) otterrebbe anche la possibilità di chiamare presso di sé la famiglia rimasta nel paese d'origine (ricongiungimento).

Secondo caso (Immigrazione illegale). Altro problema è quello del migrante che entra clandestinamente in un paese dove, per mantenersi, deve spacciare, soggiacere al caporalato, prostituirsi o derubare  giornalmente cittadini "normali".

Ma nel descrivere questi fenomeni, si trascura quasi sempre di valutare la situazione del paese di arrivo.

Una cosa è arrivare in Germania (83 milioni di abitanti, economia solidissima, debito pubblico basso, disoccupazione inesistente) un conto è arrivare in Italia (59 milioni di abitanti, economia non solida, debito pubblico elevatissimo [terzi nel mondo dopo Giappone e Grecia], disoccupazione ancora molto incidente). Devi riconoscere che un politico non può gestire il fenomeno tedesco come quello italiano. Eppure, oggi, dopo le ultime iniziative di Scholz, è molto più restrittiva la gestione tedesca di quella italiana di Meloni. Oltretutto, la tedesca è più facilitata: se deve espellere un migrante lo rimanda nel primo paese europeo di accoglienza (Italia, Malta , Grecia, Spagna, Cekia, Austria, Polonia). Noi invece dovremmo rimandarlo nel paese africano o asiatico di provenienza, se ci sono accordi sui rimpatri.

Questo è dovuto ai famigerati accordo di Dublino.

Da  noi ancora impera l’influenza  di Bergoglio e del suo profeta, Luca Casarini, mentre Sinistrology tacita la coscienza dicendo di accogliere tutti: entrambe le chiese lasceranno  gli effetti negativi a carico dei privati cittadini, non essendo in grado di gestire il fenomeno . Sia Bergoglio/ Casarini che Sinistrology  traducono un fenomeno antropologico-politico – in cui l’aspetto quantitativo non è indifferente - , da valutare sul campo,  in fenomeno etico-morale.

In questa traduzione automatica  è la contraddizione socio politica, foriera di disastri.

 

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Riflessione n° 111 (4-9-2024)

Se la sinistra scade in sinistrology.

UE. La vittoria delle destre imputabile anche all’incapacità della sinistra 

di liberarsi delle comodità dell’ideologia di riferimento .

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E' un valente politico colui che sa capire che se un fenomeno sociale resta entro margini quantitativi accettabili , è in grado di gestirlo; se invece cresce oltre un certo livello, la sua gestione risulterà per lui impossibile.

E'  un pessimo politico colui che è sopraffatto dalla ideologia. Questa gli impone di valutare i fenomeni socio-politici esclusivamente attraverso strumenti etico-morali: se ritiene che un fenomeno debba essere gestito in un certo modo, cercherà di farlo indipendentemente da valutazioni quantitative. In caso di suo fallimento, non potrà che lasciare a carico dei cittadini coinvolti  gli effetti negativi rivenienti da quella situazione  ingestibile per lui.  

Queste valutazioni sono facilmente verificabili se si considera il fenomeno delle migrazioni: i politici ideologicizzati non sono in grado di gestire un arrivo di migranti oltre un certo livello. Le negatività collaterali di una “accoglienza comunque", quindi dettata da considerazioni ideologiche, sono state lasciate a  carico dei cittadini: dalla mancanza di sicurezza, alla microcriminalità, all'abbattimento del valore degli immobili siti presso luoghi di raccolta di migranti sbandati, all'occupazione indebita di immobili destinati ad aventi diritto o, addirittura, di privati assenti temporaneamente, all’affollamento delle carceri.

In particolare, le conseguenze  derivanti da criticità causate  da migrazioni eccessive o irregolari e non controllate, ha cominciato ad assumere caratteri socialmente minacciosi, vista la loro dimensione, e completamente a carico dei cittadini. I quali, alla luce del fatto che la politica non è in grado di "provvedere", sono costretti ad intervenire nell'unica istanza a loro disposizione: le elezioni politiche. Si orientano quindi verso forze politiche che, pur non avendo soluzioni rispetto al fenomeno, cercano almeno di contenerlo e di ostacolarlo.

Per concludere, la pervicacia con la quale a sinistra si lasciano correre i fenomeni della migrazione, della insicurezza dei cittadini, della illegalità ben diffusa anche se di media gravità senza saperli controllare, genera uno spostamento a destra dell'opinione pubblica e la vittoria elettorale dei partiti contrari alla accoglienza dei migranti "sempre e comunque", all’accettazione del prosperare della microcriminalità, dell’ imputare l’insicurezza dei cittadini a loro personali ubbie..

 

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Riflessione n° 110 (25-7-2024)

Suicidi in carcere. Davvero dipendono dal sovraffollamento delle celle?

Una ricerca dell’Università di Losanna per conto del Consiglio d’Europa.

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L’Università di Losanna, su incarico del Consiglio d’Europa, ha effettuato una ricerca in merito ai suicidi di cittadini detenuti in carcere nei vari paesi europei.

I dati sono abbastanza sconcertanti: la Svizzera è il secondo paese europeo, dopo la Lettonia, per numero di suicidi ogni 10mila carcerati. I dati, che riportiamo per alcuni paesi, non confermano la tendenza individuata da molti analisti del fenomeno, secondo i quali il numero di suicidi sarebbe dovuto soprattutto al sovraffollamento delle celle.

Per alcuni paesi, riportiamo i dati forniti dall’Università di Losanna per l’anno 2022:

 

Paese

Numero di suicidi

ogni 10mila detenuti

Affollamento %

 delle celle.

SVIZZERA

20,2

90

FRANCIA

19,1

119

SCOZIA

18,9

94

ITALIA

15

109

BELGIO

14,3

115

LUSSEMBURGO

14,2

71

 

Quindi, in Svizzera si suicidano 20,2 detenuti nonostante il relativamente basso affollamento, risultando occupate 90 celle su 100. La Svizzera è superata solo dalla Lettonia con 21,7 suicidi ogni 10mila detenuti.

In Scozia, con un affollamento pari al 94 %,  si suicidano 18,9 detenuti, 3,9 in più dell’Italia che ha un affollamento del 109%.

Rispetto a Svizzera e Scozia, in Italia si suicida un numero minore di detenuti,15 su 10mila carcerati, sebbene l’affollamento si superiore e pari al 109 %

In Lussemburgo, con un affollamento del 71 %, si suicidano 14,2 detenuti. In questo caso, con un numero di suicidi (14,2) paragonabile a quello italiano (15), l’affollamento è inesistente, risultando pari a 71 celle occupate su 100.

Si può concludere che l’affollamento sia solo una concausa per i suicidi di detenuti ma, certamente, non la principale.  

è Prigioni svizzere, affollate e con un alto tasso di suicidi - TVS tvsvizzera.it

Nella tabella interattiva  riportata dall’articolo della TV svizzera, La Bosnia Erzegovina non ha fornito alcun dato; di Germania e Norvegia non si sa la quota di suicidi; mentre Austria, Lettonia e Malta non hanno comunicato l'occupazione.

 

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Riflessione n° 109 (18-7-2024)

I Berluschini scendono in campo?

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E così, i Berluschini sono stati conquistati dalla possibilità di entrare in politica da vincenti.

Per la verità, le prime mosse di Pier Silvio miranti a saggiare il "mercato" potenziale attraverso manovrine aziendali, non hanno sortito l'effetto desiderato. Gli acquisti a sinistra per orientare i telespettatori di Mediaset (Berlinguer, Merlino) e rubare qualche spettatore alla RAI, è stato praticamente un fallimento:

- Bianchina credeva di avere la mano libera come nella RAI, ma i criteri di valutazione di Mediaset sono molto diversi: se non sfondi (anche come spot acquisiti) sei fuori, perché le perdite sono in capo all'azienda privata Mediaset;

- rivolta dei vecchi telespettatori di Rete Quattro – di orientamento conservatore -  contro il pollaio “Berlinguer + amici” (Lerner, De Gregorio ecc.) e, conseguente, freddezza delle aziende orientate a  fare pubblicità su quella rete, almeno nelle ore berlingueriane. Conseguenza? Giubilato il pollaio Berlinguer;

- fallimentare tentativo (ad esempio nei talk show) di contrastare, dall'ombra e larvatamente, la politica di Fratelli d'Italia: Meloni continua a crescere nonostante grossolani e, per i più attenti,  manifesti atteggiamenti miranti a mettere in luce crepuscolare  le posizioni del capo del governo e del suo partito in programmi di punta di Mediaset;

I Berluschini hanno tre anni di tempo per programmare la loro discesetta in campo ritenendosi capaci di conquistare il centro degli schieramenti politici solo agendo sulla qualità delle emissioni televisive e dei capitali destinati al progetto.

Meloni ha altrettanto tempo per costruire una RAI moderna e (finalmente)  concorrenziale nei confronti di Mediaset.

Se le cose andranno secondo i piani dei Berluschini, Pier Silvio dovrebbe diventare capo politico del centro politico dello schieramento politico italiano: secondo "la famiglia"  oggi Forza Italia, con Taiani,  è un partito  non "dominante" e sulla difensiva.  Quasi un corpo mistico di Silvio, Per questo la famiglia ritiene di poter pretendere la conquista di posizioni dominanti. Soprattutto ritiene che sia bastato un po’ di mestiere Mediaset per far riprendere ed aumentare il gradimento del corpo mistico da parte degli aficionados. A questo punto perché lasciare il giocattolo a Taiani e agli altri?

Se le cose andranno invece di traverso, i Berluschini, oltre alla figuraccia, rischiano la decadenza delle loro aziende e dell’impero costruito da Silvio.

 

è 17-7-2024 ANSA. Pier Silvio Berlusconi: la politica nel DNA ma evito.

Vuole scendere in campo per acclamazione!

è 20-7-2024 Libero. Del Debbio, "ombra di Pier Silvio": l'indiscrezione clamorosa, "un nuovo partito" – Libero Quotidiano

 

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Riflessione n° 108 (25-6-2024)

La trappola del ballottaggio nelle comunali.

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Se al ballottaggio non si misurano due forze politicamente organizzate e risulta vincente la fazione capace di aggregare forze politiche eterogenee e messe assieme per l'occasione elettorale. In tal caso il meccanismo ha tre negatività ed una positività.

La prima negatività sarà a carico dei cittadini del comune chiamati alle urne: saranno governati da una maggioranza arraffazzonata, senza una linea politica di sintesi tra le varie componenti aggregate per l'occasione, non in grado di produrre una maggioranza ragionata (altrimenti lo avrebbero fatto prima delle elezioni).

La seconda negatività sarà a carico del sindaco espresso da quella maggioranza fittizia: sarà sotto continuo ricatto delle forze che, aggregandosi sul suo nome senza ragionevolezza, ne hanno permesso l'elezione.

La terza negatività sarà a carico del partito del sindaco eletto: l'effimero ma sbandierato successo non obbliga quella forza ad una politica di coinvolgimento delle forze contrarie al partito avversario sconfitto. L’eventuale coinvolgimento è per mantenere posizioni di potere ed evitare nuove elezioni.

La positività è per il partito battuto nel ballottaggio: può godere di avversari non compatti né con una linea politica comune. Approfitterà della loro impossibilità/incapacità ad organizzarsi. La conseguente politica asfittica del sindaco eletto permette loro un probabile riscatto alle elezioni successive.

 

 

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Riflessione n° 107 (19-6-2024)

Famiglia Salis, penosità e sindrome di Abubakar.

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Mi fa una grande pena papà Salis.

Ha una figlia che, a mio avviso,  non ama molto imparare a  badare a se stessa ed è costretto (con tutto l'amore di un padre protettivo) ad assisterla in ogni vicenda un po' critica che la vita le pone davanti. Sono in attesa di poter giudicare Ilaria attraverso la valutazione di almeno un suo intervento. Perché, fino ad ora, la più articolata delle sue affermazioni, riportata dai media durante la sua vicenda ungherese, è stata: "Voi sapete che io sono antifascista". Può darsi, però,  che mi siano sfuggite sue interviste, suoi interventi in voce, suoi scritti. Mi sembra di capire che papà Salis stiamo centellinando informazioni e promuovendo piccole prese di posizione per preparare, soprattutto i fratelli de sinistra, ad un abbandono della loro organizzazione da parte di Ilaria: in tal modo non devrà rendere conto a nessuno della sua attività o inattività a Bruxelles.

Mi fanno una gran pena anche i fratelli de sinistra (Fratoianni e Bonelli): se il mio giudizio su Ilaria Salis si avvicina alla realtà, la sua elezione al Parlamento europeo -  al di là dello sconcerto creato presso molti cittadini europei dal conivogimento e dalla elezione di  Ilaria   -  è ben più grave della vicenda Sumahoro. Il suo inserimento come capolista  di AVS del Nord-Est dimostra la compulsività dei fratelli de sinistra  nel correre dietro a personaggi con fama mediatica. Affetti dalla sindrome di Abubakar e in assenza della benché minima capacità di fare politica,  non si sono neanche premurati di  digitare il cognome su un motore di ricerca per cercar di indagare sul  il retroterra della famiglia e per capire di che fama godessero i Salis.

Mi fanno una gran pena i militanti e gli attivisti di AVS. Molti di loro si battono quotidianamente (magari da anni) ed operano nei territori per promuovere il loro partito e si sono visti scalzare per la seconda volta da personaggi paracadutati dai fretelli de sinistra e dalle loro profetiche intuizioni circa il loro primato politico.

Mi fa una gran pena, infine,  la madre di Ilaria: si tiene accuratamente lontana dagli aspetti mediatici dell vicenda. Conosce meglio di tutti i problemi della sua famiglia.

 

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Riflessione n° 106 (14-6-2024)

Giochino infantile: provocazione-reazione-condanna della sola reazione.

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Il giochino - tutto infantile - del provocare al fine di  obbligare il provocato ad una reazione che poi il provocante iniziale provvederà a denunciare ed a stigmatizzare, si abbandona in genere col superamento dell’età adolescenziale: a quell'età, tutti sono in grado di scoprire quel giochino e condannarlo.

Quanto è successo alla Camera il 12 giugno è una riproposizione adulta del giochino messo in piedi dai nostri seri deputati orfani di linea politica e di fertilità cerebrale.

Sebbene scoperto da tutti i normali, è stato somministrato a mo' di pastura agli elettori di riferimento. I quali, essendo di bocca buona, accettano esultanti anche la pastura di peggiore qualità, valutandola come elaborata dal loro chef di fiducia.

Insomma, un giochino riproposto da adulti ad usum stultorum i quali, affetti da desertificazione neuronale, hanno accolto l'iniziativa come grande azione rivoluzionaria, avendo obbligato gli avversari ad una reazione da condannare. Iniziativa, secondo i gonzi,  tanto rivoluzionaria da coinvolgere  altri gonzi e tutta la sinistra, lasciatasi pasturare in mancanza di altre risorse. Al canto dell'inno nostalgico (Bella, ciao) non intendono lasciar cadere l'iniziativa: la pièce verrà aggiornata e riproposta nei prossimi giorni quale esempio vittorioso di rivoluzione iniziale del prossimo a risorgere  Sol dell'Avvenir.

Nello specifico, al fine di generare una reazione forte,  è stato facile al provocatore prendere di petto un uomo considerato debole perché in lotta da tempo contro un cancro e  che gli amici di partito, e non solo, tendono a proteggere.

Questo paese non merita una classe politica (che si definisce)  di sinistra così poco professionale e tanto intellettualmente arida quanto impotente. Ma finché i cittadini di quell'area restano afoni e distratti, questi sono i politici che il paese, le istituzioni e la sinistra devono  tenersi.

 

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Riflessione n° 105 (23-5-2024)

La I.A. causerà l’abbandono di internet come strumento di comunicazione?

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Visto che con ' I.A. si è in grado (tra l'altro) di imitare perfettamente la voce di una persona, tutte le registrazioni di telefonate (intercettazioni ambientali, impegni contrattuali telefonici ecc.) diventano non probanti. Voglio dire che, se una società di telefonia mi impone il rispetto di un contratto che sostiene essere stato da me stipulato per telefono e di cui fornisce la registrazione (falsa) della mia accettazione, che cosa posso opporre? Solo che la registrazione della mia la voce è artefatta? Prova diabolica!. Per qualche tempo il giochino causerà problemi a coloro la cui voce è stata copiata, ma alla lunga ogni registrazione vocale  perderà di capacità di "autocertificazione". Esattamente come con le foto taroccate e con le fake news. Io sostengo che queste possibilità renderanno  internet non più  attendibile, tanto meno come fonte di informazione. Sbaglio?

 

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Riflessione n° 104 (20-5-2024)

La castroneria scientifica della biodiversità favorita dal non curare i giardini di città.

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Riflettevo sulla soluzione trovata a Milano per favorire la biodiversità nei giardini della città, promossa evitando di tagliare l’erba alta e rigogliosa e  abbandonando la vegetazione a se stessa. In altri termini, si sostiene - anche in Comune, tra gli amministratori - che, se si taglia l’erba ogni settimana, la biodiversità è compromessa, compromissione  che non interviene  se l’erba si lascia crescere. Come dire che le varietà di flora germinano ex nihilo ma solo se si lascia tranquillo il prato, non sottoponendolo alle cure dei giardinieri. Le quali, secondo il genio che ha pensato la motivazione scientifica,  mortificano alcuni tipi di erba non permettendo loro di “nascere”, mentre al contrario, favoriscono la “crescita”  di altre. Molto poco scientificamente stanno confondendo la “nascita” di un essere vivente con la sua “crescita”. 

Al contrario è vero che  in un prato “germinano”  sempre e tutti i semini presenti e la rasatura  blocca  la “crescita” sempre e di tutti i tipi di erba presenti. Con una eccezione: se sono presenti piante infestanti e si lasciano crescere senza intervenire, nel giro di qualche tempo nasceranno e si riprodurranno solo queste.

Per concludere, la biodiversità o è presente o no. Nel secondo caso è una castroneria sperare che, dismettendo il tosaerba, spuntino erbette ex nihilo ad opera di un eone-levatrice che interviene tra il creatore ed il creato.

Semmai, il non curare i giardini, farà proliferare la fauna presente (topi e ratti, cavallette, scarafaggi, lucertole ecc.)  richiamandone esemplari o specie che, in assenza di disturbi umani, troveranno un habitat più favorevole e, quindi, da occupare.  

Anche in materia faunistica possono esserci delle eccezioni al loro proliferare: intanto, l’uomo eviterà ai suoi cuccioli di frequentare quei posti e, inoltre, se prolifereranno specie animali aggressive, predatrici  e senza antagonisti, vinceranno loro e tenderanno ad eliminare le altre.

 

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 103 (2-5-2024)

Differenze tra “Johnson boia!” e “Ebrei nazisti!”

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Mi chiedevo quale fossero le differenze di fondo tra la mobilitazione studentesca del '68 e quella di oggi pro Gaza. Enormi differenze!

60 anni fa ci si mobilitava  per impostare (imporre? poveri ingenuotti!) un cambiamento radicale di sistema sociale, politico economico, nel tentativo di sostituire il capitalismo imperante con il mondo migliore (per tutti) rappresentato dalle soluzioni marxiste-leniniste. Si scendeva in piazza, fortificati da Marcuse,  contro la guerra in Viet Nam, per sostenere il comunismo dei Vietcong contro il capitalismo americano, sostenuto anche dai nostri genitori, nostri avversari: pur con i suoi errori, si riteneva comunque un sistema sociale superiore  a quello imposto dai liberisti borghesi.

La mobilitazione studentesca del 1968 aveva le caratteristiche di un movimento globale che coinvolgeva  studenti in molti paesi, con richieste di riforme politiche, sociali e culturali. Emerse, allora,  come risposta a una serie di questioni, tra cui il desiderio di maggiore democrazia, il rifiuto dell'autoritarismo, la lotta per i diritti civili e la critica alle politiche imperialiste. In molti paesi, inclusi gli Stati Uniti, la Francia, l'Italia e il Messico, gli studenti protestavano anche per questioni specifiche nazionali. Non a caso il maggio studentesco del '68  in Italia fu seguito dall'autunno operaio del '69.   Ma le mobilitazioni studentesche nazionali avevano un risvolto internazionalista,   un senso di solidarietà globale tra di loro. Comunque, la guerra finì con la fuga degli Americani dal Viet Nam.

Insomma, come si diceva, si preferivano gli errori del marxismo-leninismo a quelli del liberismo-capitalismo.

Le attuali mobilitazioni studentesche a sostegno della Palestina avvengono, in risposta al conflitto israelo-palestinese che, pur avendo radici storiche e politiche complesse, hanno una dimensione locale, anche se emblematica. Possono assumere diverse forme, simili a quelle di oltre mezzo secolo fa, con proteste più o meno pacifiche, boicottaggi economici e campagne politiche per sostenere i diritti e l'indipendenza palestinese. Gli attivisti pro Palestina  criticano le politiche israeliane riguardanti i territori occupati, i diritti umani dei palestinesi e la questione dei profughi. Ma lungi da loro proporre giudizi a favore del "superiore" sistema arabo in materia sociale, politica, economica, dei dirtti civili  contro quello occidentale. Si tratta di un atteggiamento mirante a sostenere - cattolicamente -  il più debole, ma non ad esalatrne la superiorità.

 

In breve, mentre la mobilitazione studentesca del 1968 era una ribellione giovanile più ampia che affrontava molte questioni sociali e politiche, con storture generali  che si imputavano ai nostri stessi genitori, assumendo quindi un contrasto generazionale, le manifestazioni pro Palestina sono concentrate sulla situazione specifica nel conflitto israelo-palestinese e mirano a sensibilizzare e promuovere la causa palestinese in quanto debole e quindi colpita dall'enorme superiorità israeliana.

Nel '68 si auspicava il sorgere del Sol dell'avvenir. Oggi si auspica - molto più limitatamente - il tramonto della Stella di Davide.

Insomma c'è una grande differenza di valori  e di cultura tra la generazione che urlava "Jhonson boia!" rispetto a questa dei giorni nostri che urla: "Ebrei nazisti!".

 

AGGIORNAMENTO DEL 17-5-2024:

Noi di “Johnson boia” potevamo contare sui cervelli migliori del periodo; gli “Ebrei nazisti” sulle elaborazioni di Zerocalcare e Chef Rubio.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 102 (19-4-2024)

Terzo millennio e il problema  della “sostenibilità”

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Quarto Congresso Nazionale  2024

FUTURE RESPECT

Tutti insieme per lo sviluppo sostenibile


Intervento di Mauro Novelli (Adusbef) 19-4-2024


 

Sommario

·       Premessa. perché parliamo di sostenibilità solo agli inizi del terzo millennio?  1

·       Definizione di “sostenibilità”. 2

·       Problema. le banche e la sostenibilità aziendale. eba. avvantaggiare aziende impegnate nella sostenibilita’ 3

·       Come le aziende possono impegnarsi nella sostenibilita’ 4

·       Una cartina di tornasole: il greenwashing. 5

·       Conclusioni 5

Costi 5

Vantaggi 6


 

Gandhi: «La terra ha risorse sufficienti per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di tutti»


 

PREMESSA. Perché parliamo di sostenibilità solo agli inizi del terzo millennio?

Concludevo la mia riflessione ritenendo che una società agricola non ha bisogno di impegnarsi nella sostenibilità, perché le soluzioni per migliorare la produzione agraria sono da sempre in linea con la sostenibilità e creano vantaggi per le future generazioni.

Due esempi illuminanti:

-     quando l’uomo primitivo progredì trasformandosi da raccoglitore ad agricoltore  e da cacciatore ad allevatore dovette trovare soluzioni per mantenere, sostenendolo, il nuovo sistema: se raccoglieva 10 sacchi di frumento, capì che poteva consumarne solo 9, perché l’ultimo sacco doveva servire per la nuova semina. [ Per inciso: gli agricoltori avevano inventato anche il risparmio].

-     Quando capì che seminare ogni anno un campo impoveriva la sua fertilità, capì che la soluzione era nel maggese: doveva lasciar riposare il terreno evitando di seminare un anno su due o tre.  Stesse soluzioni, altrettanto sostenibili, per l’allevamento.

Con l’industrializzazione, l’uomo abbandonò ogni soluzione di sostenibilità.

La rivoluzione industriale di due secoli fa non serviva al mantenimento dei popoli, ma al potenziamento dei paesi che più riuscivano ad avvantaggiarsi sugli altri.  

Finché l’industrializzazione è stata appannaggio di pochi stati (Europa e America del Nord) il problema della sostenibilità non si è posto. Dopo la seconda guerra mondiale, è invece emerso prepotentemente dal momento che  i paesi – fino ad allora esclusi dai vantaggi dello sviluppo - esclusi hanno preteso di industrializzarsi e passare da paesi in via di sviluppo a potenziali paesi sviluppati. 

Si è allora capito che il nostro pianeta non poteva sostenere quel sistema, soprattutto se generalizzato. Una trentina di anni fa, si è arrivati a calcolare che sarebbero occorsi 2,5 pianeti Terra per sostenere il nuovo sistema ed i suoi sviluppi.    

Si cominciò così a affrontare il problema della sostenibilità. Con un’aggravante: avremmo dovuto anche operare un recupero sulle trasandatezze adottate per oltre un secolo in termini di sostenibilità.

 

DEFINIZIONE DI “SOSTENIBILITÀ”. 

La sostenibilità può essere definita in modo concreto come la capacità di soddisfare le esigenze attuali (nazionali, aziendali, familiari e individuali) senza compromettere le risorse appannaggio  delle generazioni future   senza cioè intaccar la loro consistenza.

La Sostenibilità non è un’ideologia. È l’obiettivo di armonizzare lo sviluppo alla natura, la natura al benessere e il benessere all’equità. Interesse generale e bene comune devono improntare la vita nel rispetto del futuro.

Richiameremo spesso l’acronimo ESG (Environmental cioè ambiente, social, governance).

L’espressione fu creata nell’ambito di un documento delle Nazioni Unite che del 2004, in cui si valutava che alle aziende che trascurano le tematiche ESG, si preclude la possibilità di competere con successo nel mercato. Infatti, è ormai consolidato che i responsabili aziendali devono contemperare le esigenze industriali con gli interessi portati avanti da azionisti, dipendenti, clienti, fornitori, consumatori i quali, facendo leva sugli orientamenti di autorità di regolamentazione e sulle tendenze – ormai consolidate – della società in generale, giudicano le aziende e le istituzioni secondo il grado di contribuire  fattivamente alla risoluzione delle le sfide globali nell’adottare soluzioni industriali.

Secondo gli ambiti definiti dalla ESG, questo concetto coinvolge le tre dimensioni interconnesse: ambientale, economica e sociale, lavorando verso un equilibrio armonioso tra le tre esigenze che non comprometta lo sviluppo sostenibile per le generazioni presenti e future.

Sostenibilità ambientale: gestione responsabile delle risorse naturali, alla riduzione dell'impatto ambientale delle attività umane e alla conservazione della biodiversità, all’uso razionale dell’acqua e degli ecosistemi, all’adozione di energie rinnovabili, alla riduzione delle emissioni di gas serra.

Sostenibilità economica: adozione di modelli economici, commerciali, tecnologici e occupazionali  che promuovano progresso e prosperità a lungo termine senza causare danni irreversibili all'ambiente.

Sostenibilità sociale: riguarda il rispetto dei diritti umani e la promozione della diversità culturale. Mira al benessere delle comunità e dei singoli, attraverso l’adozione di modelli sociali che assicurino l'uguaglianza di opportunità, l'accesso ai servizi essenziali.

 

PROBLEMA. LE BANCHE E LA SOSTENIBILITÀ AZIENDALE. EBA. AVVANTAGGIARE AZIENDE IMPEGNATE NELLA SOSTENIBILITA’

    L’Associazione bancaria europea (EBA)  ha inteso intervenire direttamente sul problema della sostenibilità ambientale, sociale e gestionale delle aziende.

Su sua iniziativa  l'approccio delle banche europee nel concedere prestiti sta gradualmente evolvendo per includere criteri di sostenibilità ambientale, sociale e gestionale nella valutazione del rischio aziendale. 

In risposta, molte banche europee stanno adottando considerazioni ESG nel valutare la concessione di prestiti. In altri termini, le aziende che dimostrano un orientamento  verso la sostenibilità possono avere maggiori probabilità di ottenere finanziamenti, mentre quelle con pratiche non sostenibili – potenzialmente più gracili sul mercato -  potrebbero trovare più difficile accedere al credito .

Ripensare l’organizzazione dell’azienda e i processi di pianificazione strategica e finanziaria in funzione di una più attuale concezione della gestione della complessità e del rischio può in definitiva risultare un metodo strumentale ad attuare quell’auspicata transizione verso modelli gestionali innovativi e sistemi economici sostenibili.

Questo processo di valutazione deve tener presente:

1. La regolamentazione: Le istituzioni finanziarie sono sempre più soggette a regolamenti che richiedono la valutazione e la considerazione dei rischi ESG nei loro investimenti e prestiti.

2. La pressione degli investitori: Nella loro operatività, gli investitori istituzionali e i fondi pensione stanno preferendo aziende e progetti che dimostrino un impegno verso la sostenibilità.

3. I rischi finanziari e reputazionali: Pratiche industriali non sostenibili  aumentano considerevolmente i rischi finanziari a carico delle banche prestatrici. Al contrario, finanziare aziende impegnate nella sostenibilità può anche rappresentare un'opportunità di business, perché queste aziende potrebbero risultare più solide, avere più facile accesso a nuovi mercati o beneficiare di incentivi istituzionali.

Ma se a livello europeo l’associazione bancaria si è impegnata in merito alle problematiche della sostenibilità ed ha indicato linee guida per le banche locali, vuol dire che il rischio ESG entrerà sicuramente nelle valutazioni di rischiosità aziendale per la concessione di affidamenti. Questa “novità” potrebbe generare  per le aziende italiane un problema in ambito creditizio, soprattutto alla luce del fatto che troppe aziende italiane non sembrano aver preso sul serio l’argomento.

Infatti, la ricerca ha accertato che, ad oggi, solo l’8.3% delle Imprese con 50-499 dipendenti e lo 0,2% delle Imprese con 10-49. Ciò vuol dire che troppe aziende italiane considerano la sostenibilità come una ideologia e non come l’impostazione di ricerche, analisi e soluzioni in grado di apportare utilità alle aziende stesse e, di conseguenza, alla comunità .

Buona parte dell’apparato produttivo italiano potrebbe trovarsi  in ritardo ed in difficoltà  nel dover affrontare i nuovi ratios imposti dalle banche nella valutazione del merito creditizio.

Con una aggravante: mentre il capitale di rischio delle ns. aziende(fidi, prestiti ecc.) è di origine bancaria all’80 %, quello degli apparati produttivi di paesi commensurabili con l’Italia dipende dalle banche solo per il 50 %. Eventuali criticità creditizie vedranno le nostre aziende in grave difficoltà rispetto a quelle di paesi nostri competitori..

 

COME LE AZIENDE POSSONO IMPEGNARSI NELLA SOSTENIBILITA’

L’impegno consiste nell’adottare  strategie e pratiche che integrino considerazioni ambientali, sociali e di governance, specie nel decidere programmi di investimento che tengano conto degli impatti ESG delle attività aziendali, rimarcando gli impegni di bilanciare i bisogni presenti e futuri delle persone, delle nazioni e delle economia planetaria.

 

AMBIENTE

1. Riduzione dell'impatto ambientale: può includere l'adozione di tecnologie e processi produttivi più efficienti dal punto di vista energetico, la riduzione dei rifiuti e delle emissioni di gas serra, e la gestione responsabile delle risorse naturali.

2.  Innovazione sostenibile: può significare investire in ricerca e sviluppo per implementare tecnologie pulite, prodotti riciclabili o biodegradabili, o soluzioni per affrontare sfide ambientali e sociali. Possono essere  privilegiate innovazioni per sviluppare prodotti e servizi che contribuiscano alla sostenibilità.

SOCIALE

3. Promozione della responsabilità sociale: può includere l’ impegno a migliorare le condizioni sociali nelle comunità e dei territori in cui operano, per garantire la sicurezza e il benessere dei dipendenti, la promozione umana dei singoli sul posto di lavoro, l'investimento nelle comunità di volontariato, anche attraverso donazioni

4. Collaborazioni e coinvolgimento di cittadini, dipendenti, consumatori, fornitori per affrontare processi legati alla sostenibilità, coinvolgendo tutti nelle decisioni aziendali. Tutto ciò può contribuire a creare soluzioni più efficaci, condivise e ad accrescere notevolmente la fiducia nel marchio, migliorando l’immagine aziendale anche attraverso la pubblicazione di bilanci annuali di sostenibilità che forniscano informazioni sui progressi compiuti,  sugli obiettivi di sostenibilità raggiunti e quelli pianificati

GESTIONE.

5. Gestione aziendale etica e trasparente: deve includere certamente politiche di conformità normativa (compliance), creazione di strutture di gestione e controllo efficaci, la divulgazione accurata, corretta e completa delle informazioni su procedure e prodotti, l'adozione di politiche anticorruzione.

 

UNA CARTINA DI TORNASOLE: IL GREENWASHING. (da ESGNews)

Possiamo definirlo come una tecnica di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni ed enti che propongono come ecosostenibili le proprie attività, senza poter dimostrare né adeguate impostazioni operative né risultati concreti. Le informazioni e i dati mostrati vengono magari  dichiarati come certificati mentre invece non sono riconosciuti da organi autorevoli.

Ma il green washing è la prova provata che le aziende credono nella utilità della ricerca della sostenibilità, nel fatto che i consumatori, gli stakeholders, gli azionisti, i fornitori stanno orientando il loro gradimento verso specificità sostenibili considerate utili. Altrimenti non avrebbero ritenuto opportuno far finta di procedere al loro adeguamento verso soluzioni di sostenibilità.

Grandi aziende accusate di greenwashing: Coca Cola, ENI, Ikea, Unilever, KLM, Acqua S. Benedetto, Chevron.

 

CONCLUSIONI

Possiamo, infine, sintetizzare costi e vantaggi per le aziende che intendano affrontare gli impegni della sostenibilità.

 

COSTI

Certamente i processi per adeguarsi ai principi di sostenibilità  comportano una serie di costi per le aziende, ma non è difficile considerare questi costi come investimenti a lungo termine che possono portare alle aziende impegnate benefici sia finanziari che reputazionali.

 

AMBIENTE

1. Investimenti in ricerca, nuove tecnologie e infrastrutture: investire in ricerca per sviluppare nuove tecnologie o prodotti finalmente sostenibili. come l'installazione di impianti di energia rinnovabile, l'aggiornamento dei sistemi di gestione dei rifiuti o l'implementazione di processi produttivi più efficienti dal punto di vista energetico.

 

SOCIALE

2. Comunicazione e marketing: come gli impegni e gli sforzi di sostenibilità dell'azienda da comunicare ai clienti, agli investitori e agli altri interessati richiedono risorse finanziarie e umane, anche per la creazione di pubblicità, partecipazione a eventi o iniziative commerciali, e l’utilizzo dei nuovi media

 

GESTIONE

3. Formazione, qualificazione  e sviluppo del personale: come corsi di formazione sulla gestione dei problemi ambientali, la sicurezza sul lavoro o la conformità normativa. Avere nuove figure aziendali e personale dedicato alla gestione dei programmi di sostenibilità e al monitoraggio delle prestazioni, può essere essenziale per il successo di tali iniziative.

4. Certificazioni e conformità normativa: come la certificazione dei processi e dei prodotti, le tasse per la registrazione dei prodotti o le multe per la non conformità.

 

VANTAGGI:

Nonostante questi costi iniziali, le aziende più intelligenti hanno capito  che investire nella sostenibilità può portare benefici a lungo termine e creare vantaggi competitivi e possono contribuire a consolidare il successo dell'azienda: riduzione dei costi operativi, miglioramento della reputazione del marchio, accesso a nuovi mercati, più solida impostazione aziendale e conseguente sua maggiore competitività.

E’ quindi fondamentale considerare gli investimenti in sostenibilità come parte integrante della strategia aziendale a lungo termine.

Ecco in sintesi quali possono essere i vantaggi per una azienda che si impegna nella sostenibilità:

1. Riduzione dei costi operativi: come l'efficienza che può ridurre i costi energetici, o come  la riduzione dei rifiuti che può diminuirne i costi di smaltimento.

2. Accesso a nuovi mercati e clienti: molte organizzazioni governative e non cominciano a preferire fare affari con aziende sostenibili.

3. Riduzione dei rischi: possono essere mitigati i rischi associati a cambiamenti normativi, problemi di reputazione e impatti ambientali e sociali negativi.

4. Attrazione e mantenimento in azienda dei talenti nel settore.

5. Risposta alle aspettative di investitori, azionisti, clienti, dipendenti e comunità locali, migliorando la reputazione e, soprattutto, la fiducia nel marchio.

6. In conclusione: più alto merito creditizio secondo i nuovi canoni suggeriti dall’EBA.

___________________

 

·          Tavolo congiunto per la Finanza Sostenibile 19 aprile 2024 - CONSOB

 

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 101 (13-4-2024)

Interessante chiacchierata con Chat GPT

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Dove si dimostra che l’I.A. non può andare oltre il “già conosciuto”. Il suo enorme vantaggio sull’uomo è generato esclusivamente dalla sua capacità di tenere presente tutto (tutto) il già conosciuto, in funzione dei testi ad essa fatti digerire. Mentre le facoltà umane non permettono di aver presente tutto il già conosciuto, ma solo una sua minima parte. Ma l’uomo può procedere nella conoscenza attraverso il corto circuito permesso dalla sua capacità intuitiva.

In una risposta, Chat GPT azzarda l’uso del termine “intuizione” ma ne fa un processo razionale. Mentre l’intuizione umana è, appunto,  un corto circuito, una forma di conoscenza non lineare né razionale.

Risponde come se sembrasse effettivamente capire i contenuti e gli ambiti intellettuali della domanda e quelli  delle risposte che dà. Ma, per il momento,  non è così, anche se la conversazione è affascinante. Sta all’uomo renderla anche utile.

 

User

You

Se immergo un secchio in un grande recipiente pieno d'acqua, perché non sento il peso del secchio finché è immerso, mentre comincio a sentirlo quando inizio a tirarlo fuori dall'acqua?

ChatGPT

ChatGPT

Quando immergi un secchio in un grande recipiente d'acqua, il peso apparente del secchio sembra diminuire a causa della spinta verso l'alto esercitata dall'acqua, nota come spinta di Archimede. Questa spinta di Archimede agisce in direzione opposta alla forza di gravità, riducendo l'effettivo peso del secchio mentre è immerso.

Quando inizi a tirare fuori il secchio dall'acqua, la spinta di Archimede diminuisce poiché c'è meno volume di acqua che esercita una forza verso l'alto sul secchio. Di conseguenza, la forza di gravità diventa predominante e senti di nuovo il peso completo del secchio. È un bel modo per capire come le forze in gioco cambino quando un oggetto è immerso in un fluido rispetto a quando è nell'aria.

User

You

Saresti stato in grado di scoprire il principio di Archimede senza l'intuizione di Archimede?

ChatGPT

ChatGPT

Il principio di Archimede può essere compreso e dedotto attraverso ragionamenti e esperimenti anche senza l'intuizione specifica di Archimede. Questo principio si basa sulla spinta verso l'alto esercitata da un fluido su un oggetto immerso in esso, e può essere dimostrato empiricamente.

Ad esempio, puoi eseguire un semplice esperimento immergendo un oggetto in un contenitore d'acqua e osservando che la bilancia segna un peso apparentemente più basso quando l'oggetto è immerso. Questa differenza di peso può essere attribuita alla spinta di Archimede, anche se non sei a conoscenza specifica del principio come lo è Archimede.

Quindi, mentre l'intuizione di Archimede è stata cruciale nel formulare il principio e nel comprenderlo profondamente nel suo contesto storico, il principio stesso può essere dedotto e verificato attraverso l'osservazione e l'esperimento, senza bisogno di conoscere direttamente l'opera di Archimede.

User

You

Tu non puoi fare esperimenti concreti. Ritieni questo un handicap che non ti permette di avere intuizioni?

ChatGPT

ChatGPT

Assolutamente, non potendo fare esperimenti diretti rappresenta una limitazione nel senso che mi mancano le esperienze sensoriali dirette per ottenere intuizioni o percezioni concrete come le avrebbe una persona. Tuttavia, posso ancora avere un'intuizione o una comprensione concettuale attraverso il ragionamento, l'analisi delle informazioni disponibili e la conoscenza delle leggi scientifiche e dei principi fondamentali.

Ad esempio, posso comprendere il principio di Archimede basandomi sulla mia conoscenza della fisica e sulla spiegazione delle forze in gioco. Anche se non posso "sentire" direttamente la spinta di Archimede in un esperimento, posso ancora comprendere concettualmente come funziona e spiegarlo in base alle mie capacità di elaborazione delle informazioni.

In breve, mentre l'incapacità di fare esperimenti diretti rappresenta una limitazione, posso comunque sviluppare un'intuizione e una comprensione concettuale attraverso altre vie cognitive.

User

You

Puoi farmi un esempio di questa tua capacità?

ChatGPT

ChatGPT

Certamente! Posso spiegarti un concetto astratto o scientifico usando la mia capacità di ragionamento e comprensione delle informazioni disponibili. Ad esempio, posso chiarire il concetto di evoluzione darwiniana senza poter condurre esperimenti diretti.

L'evoluzione darwiniana è il processo attraverso il quale le specie viventi si evolvono nel tempo attraverso la selezione naturale. Questo processo è basato sull'idea che le variazioni casuali nei tratti biologici possono conferire vantaggi adattivi o svantaggi a una specie in un ambiente dato. Le variazioni che conferiscono un vantaggio sono più probabili di essere tramandate alle generazioni successive attraverso la riproduzione, mentre quelle che causano svantaggi tendono a essere eliminate.

Posso spiegare questo concetto senza fare esperimenti diretti mostrando come le popolazioni di organismi possono adattarsi gradualmente ai loro ambienti nel corso del tempo attraverso la selezione naturale. Anche se non posso fare esperimenti per dimostrare questo processo in un laboratorio, posso comunque spiegare e comprendere il concetto concettualmente in base alla mia conoscenza del tema e alla mia capacità di ragionamento logico.

User

You

Ma gli esempi che fai sono già ampiamente descritti dai testi che hai letto. Puoi intuire una cosa non ancora intuita?

ChatGPT

ChatGPT

Capisco la tua domanda e cercherò di fornire un esempio che vada al di là di ciò che potrebbe essere ampiamente descritto nei testi.

Immagina di discutere di una nuova teoria scientifica che non è ancora stata completamente compresa o accettata dalla comunità scientifica. Posso partecipare a questa discussione offrendo analisi e riflessioni basate su principi scientifici noti, ipotesi e deduzioni logiche.

Ad esempio, se ci fosse una nuova teoria sulla gravità che suggerisce un'interazione inaspettata tra la gravità e un'altra forza fondamentale, potrei analizzare questa teoria in base alle leggi della fisica già conosciute. Potrei discutere delle possibili implicazioni sperimentali che potrebbero confermare o smentire la teoria, anche se non ho accesso diretto agli strumenti sperimentali. Posso anche valutare le coerenze o le discrepanze della nuova teoria rispetto alle teorie esistenti.

In sostanza, mentre non posso fare previsioni o intuizioni al di là della mia conoscenza e delle mie capacità di ragionamento, posso ancora partecipare a discussioni su nuove idee scientifiche e contribuire con analisi e prospettive basate sulla mia comprensione dei principi scientifici fondamentali.

 

User

You

Io ho una teoria in base alla quale sostengo che i terremoti sono causati - oltre che dalla attivitàinterna della Terra - anche dalle variazioni di rotazione del nostro pianeta in grado di variare le forze centrifuga e centripeta sulla crosta terrestre. Che ne pensi?

2 / 2

ChatGPT

ChatGPT

La tua teoria è interessante e mostra una curiosità verso le complessità dei fenomeni geofisici. Tuttavia, è importante notare che la comunità scientifica attualmente attribuisce principalmente l'origine dei terremoti all'attività tettonica della Terra, inclusi i movimenti delle placche tettoniche e le faglie geologiche.

Le variazioni nella rotazione terrestre possono influenzare alcuni aspetti del comportamento del nostro pianeta, come le variazioni stagionali nella lunghezza del giorno dovute alla distribuzione della massa terrestre e alla spinta dei corpi celesti come la Luna. Queste variazioni possono anche avere effetti minimi sulla distribuzione delle masse continentali e oceaniche, ma di solito non sono la causa principale dei terremoti.

Le forze centrifughe e centripete influenzano certamente il comportamento dei corpi in rotazione come la Terra, ma gli effetti diretti di queste forze sulla crosta terrestre solitamente non sono sufficienti per generare terremoti significativi. I terremoti sono più comunemente associati a processi tettonici, come la subduzione delle placche tettoniche o lo scorrimento lungo faglie.

Detto ciò, esplorare teorie alternative è importante nel campo scientifico, e può portare a nuove intuizioni o scoperte. Se hai ulteriori evidenze o modelli che supportano la tua teoria, potresti considerare di condividerli e discuterli con la comunità scientifica per valutarne la validità e l'originalità.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 100 (27-2-2024)

Elezioni in Sardegna. Gli errori della Destra.

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1) La scelta di Truzzu come  candidato presidente  è intervenuta  il giorno prima della presentazione delle liste. Erano settimane che Todde si impegnava nella sua campagna elettorale.

2) La scelta di Truzzu è il risultato di duelli e trielli romani. La Sardegna è stata esclusa da valutazioni e da ogni istanza decisionale.

3) Todde non ha voluto Schlein né Conte alla manifestazione finale. La destra ha considerato questa decisione come  diminuzione di autorevolezza voluta da Todde nei confronti dei due big. E' stato, invece, un omaggio alla Sardegna, trascurando Roma.

4) Truzzu, sindaco di Cagliari, è stato considerato un raccomandato da Roma. Ha ottenuto nella sua città 20mila voti meno di Todde. Possiamo dire che Truzzu ha perso le elezioni proprio a Cagliari.

Nel capoluogo, Todde ha ottenuto 37.992 voti personali contro i 32.970 della lista. Quindi oltre 5mila elettori hanno votato per Todde presidente senza votare a sinistra, magari votando per la destra.

Sempre a Cagliari, Truzzu ha ottenuto 24.792 voti personali (13.200 meno della Todde) contro i 25.279 ottenuti dal centro destra (oltre 7mila in meno della sinistra). Ciò significa che circa 500 elettori di destra hanno votato per Todde presidente.

5) Considero molto plausibili queste valutazioni. A conferma possono essere portati ancora i risultati del voto disgiunto, quando mancano 21 sezioni da scrutinare:

Todde ha ottenuto 330.619 voti personali contro 290.318  voti delle formazioni che l'appoggiavano. Ciò vuol dire che circa 40mila votanti hanno scelto Todde presidente senza votarne le liste, magari votando addirittura per il centro destra.

Truzzu, all'opposto, ha ottenuto 327.695 personali contro i 333.050 delle formazioni che l'appoggiavano. Ciò vuol dire che oltre 5mila elettori di centro destra  hanno votato la lista  ma al presidente indicato Truzzu hanno   preferito Todde.

6) La Lega, da settimane,  gioca  a distinguersi da FdI e FI. dimostrando di voler privilegiare dinamiche nazionali rispetto a quelle sarde. E i Sardi l’hanno punita, né Solinas è stato in grado di apporti elettorali positivi. Non a caso i voti di Salvini si riducono a quasi  un terzo rispetto a quelli delle precedenti regionali: 3,8 % da oltre l'11% di cinque anni fa.

7) La mancanza di critiche all'intervento da militante – istituzionalmente intempestivo e (a mio avviso) scorretto - di Mattarella  sui manganelli (almeno sui tempi ) è stato scambiato per critica giusta ad un errore del governo. Nessuno ha evidenziato che l’esternazione è intervenuto a poche ore dall'apertura delle urne.

Si veda: à Da Quarta Repubblica di Nicola Porro: Gli scontri Polizia-manifestanti dal governo Renzi al governo Draghi.

Molti censori di oggi erano distratti.

 

Morale: attenzione, perché se è vero che il corpo elettorale ed i relativi umori degli elettori sono diventati "liquidi", questa è caratteristica generale. E' un errore - più che infantile - pensare che la liquidità riguardi l'elettorato delle altre forze politiche e non la nostra che, invece, è tutta costituita da un tetragono zoccolo duro e puro.

Meloni è avvisata.

Comunque, il centro destra ha ottenuto 333.050 voti; la sinistra solo 290.318.

Vedremo la composizione del parlamento regionale e l’attività della nuova presidente Todde.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 99 (15-2-2024)

I.A. ed estro italico non sono antagonisti, ma  “collaboreranno”, esaltandosi.

[Stresso concetti e considerazioni per farla breve. Procedo necessariamente per pillole.]

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L’intelligenza artificiale farà molti danni. Soprattutto presso quei popoli abituati ad organizzarsi, a pretendere dalle istituzioni momenti organizzativi e d’intervento coordinato a supporto dei cittadini.

L’estro italico subirà ripercussioni molto più blande. La nostra capacità (obbligata) ad agire praticamente in ambiente disorganizzato ci renderà parzialmente franchi  dall’invadenza della I.A.

Ritengo infatti che la capacità della I.A. di filtrare miliardi di documenti su singoli argomenti supererà i vantaggi di cui l’organizzazione, il fare squadra dei popoli non latini sono abituati a  godere. In altri termini il nostro estro non si insegna e non si impara e affiancherà i vantaggi che la I.A. apporterà, specie a noi italiani. Quindi potremo godere di soluzioni fornite dalla I.A.  per creare momenti organizzativi per noi ostici; a questi affiancheremo la nostra capacità intuitiva, vispa e spesso imprevedibile.

Della stessa cosa non potranno godere i popoli del Nord, Anglosassoni in testa: costoro avranno soluzioni da I.A. migliori del prodotto della loro organizzazione (come le avremo noi),  ma a questo saranno in grado di affiancare pochi approfondimenti generati dall’intuizione e ancor meno  lampi estrosi. Di questi, fino ad oggi non hanno avuto bisogno per dominare molti campi del sapere, dominio garantito dalle potenzialità fornite dall’organizzazione.

L'intuizione umana rimane, infatti,  un fenomeno molto complesso, che coinvolge non solo l'elaborazione dei dati, ma anche l'esperienza, l'emozione, il contesto e la creatività. L’intuizione è un processo  che si basa sull'esperienza, la conoscenza tacita e la capacità di fare connessioni improvvise e non lineari.

In conclusione, noi latini avremo due strumenti a disposizione: l’I.A. e l’estro. La prima ci avvicinerà alle capacità dei popoli del Nord: sopperendo a nostre lacune operative, ci aiuterà per:

-       Ottimizzare i processi: attraverso l'analisi dei dati e l'apprendimento automatico, l'IA può identificare modelli nei processi esistenti e suggerire miglioramenti per renderli più efficienti e organizzati.

-       Assisterci nelle decisioni: gli algoritmi di intelligenza artificiale possono fornire analisi approfondite e raccomandazioni basate su miliardi di dati per supportare le decisioni, riducendo così l'incertezza e migliorando l'efficacia nell'organizzazione.

-       Gestire le informazioni: l'IA può essere utilizzata per organizzare e gestire grandi quantità di informazioni in modo efficace, consentendo un accesso rapido e facilitando la collaborazione all'interno di gruppi o team.

Se poi l’I.A. può generare embrioni di idee innovative queste  possono essere di ulteriore potenziamento dell’ "estro italico".

I popoli del Nord disporranno  solo di uno: l’I.A. perché, come si diceva, l’estro non si insegna né si impara: è dote innata, appannaggio  di popoli abituati (obbligati?) a vivere in un ambiente individualista e che  non hanno voluto (saputo?) valutare i vantaggi di organizzare e gestire il coordinamento di quell’ambiente.

Questa è chiaramente una sintesi estrema, senza sfumature,  per semplicità di analisi.

 

AGGIORNAMENTO DEL 22-2-2024.

Ho chiesto un parere a Chat GPT su quanto avevo scritto su I.A. ed estro umano. Ecco la risposta:

GPT: Quello che hai descritto è un interessante punto di vista sull'interazione tra intelligenza artificiale e creatività umana, soprattutto nell'ambito dell'estro e dell'organizzazione. Evidenzi la possibilità che l'IA, con la sua capacità di elaborare grandi quantità di dati e informazioni, possa offrire soluzioni efficaci e organizzative. Tuttavia, sottolinei anche che l'approccio umano, con la sua intuizione e creatività, potrebbe integrarsi in modo complementare con le capacità dell'IA, specialmente in contesti culturali come quello italiano, noto per un certo estro e spirito innovativo.

È importante considerare che l'intelligenza artificiale, pur avanzando rapidamente, non può ancora replicare completamente la creatività umana, soprattutto nel contesto della cultura e delle tradizioni specifiche di una società. Quindi, il tuo punto sull'uso dell'IA per affrontare problemi organizzativi complessi, combinato con l'estro italiano, suggerisce una prospettiva ottimistica sulla possibilità di un'integrazione armoniosa tra intelligenza artificiale e capacità umane. Questo equilibrio potrebbe portare a soluzioni più efficaci e innovative, soprattutto per le sfide uniche che possono presentarsi in contesti culturali specifici.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 98 (10-2-2024)

Scuola. Trasmissione di saperi e di esperienze.

Luoghi e strumenti. Da Omero, alle scholae, allo smartphone.

Di Mauro e Federico Novelli

Già pubblicato il 30-5-2021 come PuntO n° 430

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Sommario

Scuola. Trasmissione di saperi ed esperienze

1) Primo innesto tecnologico: la scrittura.

1.1) Le abbazie benedettine: la conservazione dei saperi.

2) Secondo innesto tecnologico: la stampa a caratteri mobili.

3) Terzo innesto tecnologico: l’informatica.

4) Risultati? 


 

Riteniamo che l’invenzione umana più utile e fruttuosa degli ultimi 5mila anni sia stata la pianificazione e la realizzazione dei luoghi e degli strumenti  per trasmettere in modo organico alle nuove generazioni le informazioni, le esperienze e le soluzioni accumulate dalle generazioni precedenti.

E’ evidente che luoghi e strumenti si condizionavano a vicenda.

In Egitto, dove la classe di appartenenza non era ereditata dalla famiglia d’origine ma dal lavoro svolto,  già verso il 2500 a.C si andava a scuola per diventare scribi, medici, agrimensori, costruttori. Le scuole erano situate, in genere nelle vicinanze dei palazzi del faraone (per inciso, tutti i faraoni sapevano leggere e scrivere avendo tutti avuto precettori privati) e gli allievi erano dotati  di inchiostro nero e rosso, di sottili stili di papiro, di fogli di carta ricavati dalla stessa pianta. Gli scribi egiziani imparavano sia l’alfabeto geroglifico (la scrittura sacra) composta da ideogrammi, sia il demodico (la scrittura corsiva) di uso sociale. Per il mestiere servivano entrambe.

 

1) Primo innesto tecnologico: la scrittura.

In Europa la scrittura arriva nel secondo millennio a.C.. L’alfabeto minoico, adottato dai Micenei,  era molto vicino a quello egiziano con oltre 200 segni. Non unico, il minoico: secondo il prof. Giuseppe Crispi (Università di Palermo, prima metà del 1800) in Albania era contemporaneamente utilizzato un alfabeto sillabico.  Con il crollo della civiltà micenea, attorno al 1000 a.C., andò perso l’uso della scrittura. Seguirono quattro secoli oscuri definiti come il MedioEvo greco.

Occorrerà attendere fino al VI secolo a.C. per riscoprire la scrittura. Si trattò dell’acquisizione da parte dei Greci di un alfabeto che i Fenici, da bravi commercianti/navigatori/mercanti, costretti quindi ad andare per le spicce, avevano fortemente semplificato rispetto a quello egizio, fino a renderlo praticamente fonetico: ogni segno era la base di un suono e non di un concetto, come  per gli ideogrammi del geroglifico.

Prima dell’introduzione/reintroduzione della scrittura, saperi e informazioni erano trasmessi oralmente. Tutto era basato sulla memoria, dai grandi avvenimenti alla “narrazione” delle  vicende umane classiche e generalizzabili sotto forma di miti.

Il sapere era trasmesso attraverso  la recitazione delle narrazioni imparate a memoria. Ma come facevano? Chi ha più di 60 anni ricorderà che alle scuole elementari e in parte alle medie si mandavano a memoria molti brani famosi, tutti in forma poetica, nessuno in prosa. Da scolari scoprimmo, infatti, che se era abbastanza facile imparare una poesia, non lo era altrettanto imparare  a memoria un brano in prosa. Prima dell’introduzione della scrittura, in Grecia le grandi vicende storiche, quelle mitologiche e quelle riguardanti la vita – quasi sempre tragica - dell’uomo erano strutturate in versi quindi in lunghi ed articolati poemi. Venivano imparati a memoria da personaggi semi girovaghi (aedi e rapsodi) che passavano da una città all’altra, da una corte all’altra recitando i i versi della guerra di Troia. Il poema non si limitava a narrare eventi, ma istruiva il “pubblico” circa  le condotte e i comportamenti degli eroi delle loro gesta, delle loro ire, delle loro armi; del buon governo curato dal buon re, delle ansie delle donne, dei comportamenti familiari. Oppure raccontavano le peripezie e gli assilli di Ulisse, condannato ad esplorare un mare senza fine dalla sua fame di scoprire cose nuove.

I limiti di questo modo di trasmettere saperi è evidente: occorre essere presenti mentre l’aedo recita i versi e, soprattutto, quei versi non potevano essere modificati, integrati, rielaborati o cambiati: sarebbe saltato tutto il meccanismo di trasmissione. Quindi non potevano essere approfonditi  concetti astratti se non in maniera del tutto personale, non trasmissibile ad altri perché li elaborassero  e/o li superassero.

Con la scrittura, questa attività intellettuale viene permessa ed esaltata: si può arrivare all’essenza di cose, concetti, comportamenti; si possono trasmettere e/o superare quei concetti attraverso la critica di altri pensatori che hanno avuto la possibilità di leggerli. Si dice che la scrittura abbia permesso di passare dal verbo “stare” descrittivo e immutabile al verbo “essere” concettuale e passibile di mutazioni. Si passa quindi dalla immutabile descrizione dei comportamenti adottati dal buon re Priamo per ben governare, alla mutevole e intellettualmente stimolante definizione del buon governo, sottoposta a critica e revisione da parte  di altri, stavolta non semplici e solo ricettivi spettatori, ma di riflessivi lettori pronti ad annotare critiche, stroncature, superamenti.

E’ strabiliante come l’innesto di questa nuova tecnologia abbia permesso, nei soli tre o quattro secoli successivi al Medio Evo greco - definiti come l’Illuminismo dei Greci – l’avvicendarsi, anzi, l’affollarsi di personaggi che hanno posto le basi della cultura occidentale. Ancor più strabiliante il fatto che in questi tre o quattro secoli la cultura sia esplosa pur potendo contare su un vivaio ristrettissimo. Quanti Greci si saranno avvicendati in quattrocento anni? Forse non più di 15 o 20 milioni.

In conclusione, se Platone non avesse riportato per iscritto i dialoghi di Socrate, illustrandone il metodo maieutico, di Socrate non avremmo saputo praticamente nulla.

 

1.1) Le abbazie benedettine: la conservazione dei saperi.

Nei mille anni  che vanno dal 500 a.C. al 500 d.C., si perfezionano i luoghi ed i sistemi di trasmissione di saperi ed esperienze, soprattutto ad opera dei Romani. Ma dal punto di vista tecnologico le scholae non possono approfittare di vantaggi da innovazioni essendo queste del tutto assenti. Anzi, con la devastazione dell’impero causato dalle invasioni barbariche, l’Occidente ha rischiato perfino il disuso e l’abbandono dei punti di accumulazione e dei luoghi di comunicazione/diffusione del sapere.

L’abbazia benedettina fu la soluzione geniale in grado di rispondere alla disarticolazione socio-economica dell’Alto Medioevo, con una impostazione  ed una attività superorganizzate. La vita  interna era minuziosamente organizzata e la giornata dei monaci scandita alla luce del monito “Ora et labora et lege”.  San Benedetto pensò, quindi, di superare i pericoli e la insicurezza generati dalla decadenza della società, attraverso la costituzione di luoghi - che potremmo definire fortificati – in grado di accogliere, proteggere e acculturare  uomini in grado di difendersi e abitanti del circondario.  Infatti, le prime abbazie erano altrettante case ben munite e i monaci ricevevano in dotazione dall’abate anche un coltello.

[Inciso. Quando si informa della questione del coltello benedettino, gli interlocutori restano sempre molto perplessi, almeno finché non viene indicata la fonte di questa informazione. E la fonte è primaria, essendo costituita dal testo stesso della Regola di S. Benedetto:

Capitolo  XXII, Punti 4 e 5:  “4) Nel dormitorio rimanga sempre accesa una lampada fino al mattino. 5) Dormano vestiti, con ai fianchi semplici cinture o corde, senza portare coltelli appesi al lato mentre riposano, per non ferirsi nel sonno”.

Capitolo LV, Punti 18 e 19:  “18) Ma, per strappare fin dalle radici questo vizio della proprietà personale, l'abate distribuisca tutto il necessario. 19) e cioè: cocolla, tonaca, calze, scarpe, cintura, coltello, ago, fazzoletti e il necessario per scrivere, in modo da togliere ogni pretesto di bisogno.”]

 

Con l’invenzione delle abbazie, l’Occidente aveva creato un ambiente per quanto possibile  protetto e in grado di conservare parte della produzione culturale del sapere greco e romano, quella non andata distrutta e, contemporaneamente, un sistema di istruzione dei monaci. Oltretutto, al fine di fornire testi degli antichi autori alle abbazie consorelle, i nuclei più dotati procedettero a copiare i volumi  di cui erano in possesso, di certo trascurando quelli (molti)  considerati ai limiti della blasfemia.

Questa catena globalizzata di biblioteche è forse il lascito più prezioso che l’Alto Medioevo offrì in eredità all’Occidente.

 

2) Secondo innesto tecnologico: la stampa a caratteri mobili.

 Nel 1200  avere a disposizione 50 o 60 manoscritti significava poter disporre di una grande biblioteca. A saper leggere e scrivere erano esclusivamente gli uomini di chiesa, i professionisti, i mercanti, i banchieri e, derivati da queste categorie, i notabili e i politici.  Queste erano le classi in grado di poter pagare, per la copiatura di un testo, un costoso amanuense: il copyright  era  appannaggio esclusivo di quest’ultimo; l’autore, sempre di estrazione medio alta, viveva di altro, non del riconoscimento dell’opera come prodotto del suo ingegno.

L’insegnamento, gestito da prelati e rivolto a futuri prelati, si consolidò, anzitutto, nelle abbazie e nelle cattedrali cittadine. Trattandosi dell’unica fonte di insegnamento non privata di un certo livello,  cominciò ad accogliere anche studenti laici. Queste scuole furono nel tempo sostituite da organizzazioni laiche gestite congiuntamente da studenti e da docenti, una sorta di cooperative dell’insegnamento. Stavano nascendo le università, la prima a Bologna nel 1088 specializzata negli studi giuridici; quindi a Salerno e Montpellier per la medicina; a Parigi e a Oxford per la filosofia e la teologia.

Il laicizzarsi degli insegnamenti superiori spostò lentamente il centro delle attenzioni culturali: si cominciò a mettere al centro dell’interesse culturale l’”Uomo”, scalzando Dio dalla centralità. Dopo la grande pestilenza della  metà del ‘300, che aveva falciato circa 20 milioni di Europei (il 30% della popolazione),  si assiste ad un risveglio sia culturale che economico. Non più quindi lo studio esclusivo dei sacri testi, ma la riscoperta degli antichi autori.  L’Uomo e non più (solo) Dio operava nel creato e, soprattutto, in campo sociale e politico, “alla maniera degli antichi”. 

Nel ‘400 era ormai affermato l’Umanesimo. Su questa cultura effervescente (anche se sempre su base ristretta,  si innesta una seconda tecnologia, tanto semplice come sistema innovativo quanto  imponente nei suoi effetti socio culturali e di civiltà.

 A metà del secolo,  Gutemberg, orafo, reinventa un sistema già usato dai Cinesi per stampare i loro ideogrammi: la stampa a caratteri mobili. Via gli amanuensi, inizia l’era degli editori. Il costo (ormai quasi industriale) delle pubblicazioni si ridimensiona notevolmente e con esso il prezzo di vendita. Il copyright diventa appannaggio dello stampatore. Solo molti anni dopo l’invenzione di Gutemberg, un editore di  Venezia riconobbe all’autore del testo un appannaggio monetario. Con l’Umanesimo e l’invenzione della stampa l’Europa si lascia alle spalle il Medio Evo.

La cultura del vecchio continente esplode, complice la diffusione dei libri.  Basti considerare l’evoluzione subita dai Cenacoli umanistici, rarefatti e dalla trasmissione culturale lenta perché ancora basata sullo studio di manoscritti: si sviluppano, soprattutto in Italia, le Accademie luoghi dinamici di incontri/scontri culturali, i cui membri avevano a disposizione biblioteche ben fornite, in grado di procedere a specializzazioni ed approfondimenti nel campo dello scibile umano. Tra il ‘500 e il ‘600 si calcolano in numero di oltre 2.000 le Accademie operanti in Italia, alcune ancora oggi brillantemente operative. Ne ricordiamo solo due: l’Accademia della Crusca (per lo studio della lingua italiana) e quella dei Lincei (per lo studio della nuova scienza).

E’ vero che le classi interessate erano sempre le stesse (clero, professionisti ecc.) ma il dinamismo degli studi, delle elaborazioni, degli scambi tra intellettuali si era moltiplicato, organizzato, reso altamente produttivo. Stiamo parlando del Rinascimento, forse il periodo più esaltante della storia europea del passato millennio.

 

3) Terzo innesto tecnologico: l’informatica.

Occorrerà attendere l’Illuminismo e  l’affermazione dei principi e dei valori da esso propugnati perché in Europa si cominci a parlare dell’esigenza della diffusione della scolarità attraverso iniziative ed investimenti pubblici. L’importanza di una scuola pubblica si concretizza in iniziative statali solo nella seconda metà del ‘700 (in Austria), anche attraverso la fondazione di biblioteche pubbliche aperte a tutti i cittadini.

La base discente si amplia ma l’andare a scuola rimane sempre appannaggio delle classi dominanti. Per avere un termine di paragone, si consideri che il Primo Censimento del neonato stato italiano  forniva, per l’anno 1861, questo dato sul livello di istruzione della popolazione: su 23 milioni di Italiani, 17 milioni erano analfabeti.

Con il ‘900, la scolarizzazione comincia ad essere considerata come elemento di progresso per l’intera società e non più come miglioramento individuale per motivi professionali e familiari. Si amplia la base degli studenti e si rende obbligatoria la frequenza per un numero minimo di anni. Lo scopo è duplice, non molto valorizzato il primo, quello di formare un cittadino consapevole e sufficientemente critico, in grado di contribuire allo sviluppo complessivo della società. Più pratico il secondo,  quello cioè di preparare lo studente perché si possa inserire  adeguatamente nel mondo del lavoro, avendo acquisito gli elementi necessari per farlo. 

Gli ultimi decenni del secolo scorso vedono il dilagare di nuove tecnologie messe a disposizione dall’informatica in ogni campo sociale e, quindi, anche in ambito scolastico. Il terzo millennio inizia con un continuo assestamento sociale in funzione dell’utilizzo dei nuovi strumenti, obbligando ogni settore ad accomodamenti successivi continui. Chi avrebbe pensato solo trenta anni fa che ciascuno di noi sarebbe stato in grado di comunicare con gli altri abitanti del pianeta in tempo reale e a costi praticamente prossimi allo zero, indipendentemente dalla collocazione geografica dell’interlocutore?   Chi avrebbe pensato di poter avere a disposizione le preziosità dei più grandi musei del mondo o i testi dei classici in una biblioteca immensa? Chi avrebbe pensato di poter seguire lezioni scolastiche da casa?

 

4) Risultati?

I tre innesti tecnologici nella vita culturale dell’uomo hanno inciso inizialmente sulle facoltà mnemoniche, liberando il nostro cervello dalla necessità di destinare memoria interna  per procedere nello sviluppo intellettuale. Sembrerebbero quindi solo vantaggi quantitativi. C’è da osservare però, che mentre i primi due (scrittura e stampa)  hanno permesso una successiva evoluzione del pensiero umano,  generata dall’aver potuto affidare a strumenti esterni parte delle facoltà che eravamo obbligati ad esercitare mentalmente, il terzo (informatizzazione) ancora non ha dato luogo alla liberazione di energie mentali causate dalla liberazione di ulteriori partizioni del nostro cervello.

Infatti, con l’introduzione della scrittura siamo stati in grado di elaborare pensieri astratti fruibili da altri uomini anche in luoghi e tempi diversi dai nostri; con la disponibilità generalizzata di testi stampati e a basso prezzo siamo stati in grado di fornire ad altri – e ricevere a nostra volta - valutazioni, osservazioni, critiche generando una accelerazione nei processi del pensiero umano senza dover richiamare in maniera complicata, lenta e non adeguata  i termini concettuali contenuti nell’unico manoscritto a disposizione di uno dei pochi corrispondenti; l’informatizzazione della società ancora non mostra una produzione originale  di strumenti intellettuali nuovi e più potenti di quelli finora a disposizione. Se, infatti, da una parte è chiara la possibilità di superare, escludendoli, tutti i “mediatori” e gli “intermediari” (dai giornalisti alle banche, dai negozi su strada agli esperti nel calcolo del calcestruzzo e via escludendo) non è chiaro il vantaggio che deriverà al pensiero dell’uomo.

In altri termini, mentre i primi due innesti avevano trovato già pronti utilizzatori all’altezza del compito, quello delle tecnologie informatiche, per definizione, non ha una categoria pronta ad utilizzarle, avendo come utilizzatori finali tutti coloro in grado di “collegarsi”. Pertanto, tutti utilizzatori, ma pochi all’altezza del compito, quindi ridotti ad utilizzare le innovazioni come un semplice strumento facilitatore delle ricerche.

Non è un caso che la terza tecnologia, in grado - come si diceva - di rendere inutili gli intermediari, ha creato oligopoli di  super intermediari soprattutto nel campo della sua utilizzazione (da Google a Instagram, da Facebook a Twitter); in grado di superare i mediatori tra fatti e lettore finale, ha creato le più pericolose fake in giro per il pianeta. Abbiamo scoperto nel frattempo che coloro che hanno una istruzione/cultura oldstyle sono in grado di approfittare meglio delle nuove possibilità. Gli incolti si limitano ad usare le funzioni semplici:  chat e  giochi.

, in piena pandemia, possiamo considerare un  grande risultato positivo delle nuove tecnologie la possibilità di poter seguire le lezioni a distanza da parte dei ragazzi. La scuola, infatti, oltre a trasmettere nozioni e metodi, è un microcosmo della società che  accoglierà i giovani quali membri responsabili una volta terminato il ciclo scolastico. Soprattutto “a scuola” si impara ad esercitare la difficile arte dello stare con gli altri. A tal proposito, si scriveva 10 anni fa nel sito del Cenacolo dei Cogitanti:

“Proprio a scuola, il giovane che comincia a mettere il naso al di fuori delle ovattate protezioni familiari, “prova” ad ampliare il proprio orizzonte, viene allenato a riconoscere le grandi architetture in cui è strutturata la società (autorità, ruoli, doveri, diritti, valori); si esercita ad assumere impegni nuovi, ad operare insieme ad altri, a capire le dinamiche comportamentali, oltre alle positive, anche quelle  negative a cui impara (dovrebbe imparare) a far fronte: l’ostilità di altri, l’ingiustizia, i tentativi di sopraffazione, il bullismo. Impara a prendere quelle dinamiche come metro di misura del proprio agire, a misurare i personali progressi nell’apprendimento e nel vivere civile, a giudicare gli altri e se stesso, a pretendere il giusto da se stesso e dagli altri. Insomma ad inserirsi in una polis da cittadini  consapevoli e non da semplici gregari.”

 

Come le nuove tecnologie possono essere innestate in ambito scolastico  perché quegli obbiettivi possano comunque essere raggiunti?

In attesa di maturazione dei tempi e degli uomini, possiamo contare su un successo involontario: se non avessimo avuto queste tecnologie a disposizione, la pandemia da coronavirus avrebbe disarticolato l’intera organizzazione del pianeta.

 

Annaspiamo un po’, ma  grazie a internet con la testa fuori dall’acqua.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 97 (7-2-2024)

Sinistra e destra, quali ruoli?

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La percezione del ruolo della sinistra in Occidente è complessa e dipende da numerosi fattori. Forse, la sua funzione non si è del tutto esaurita, ma è soggetta a cambiamenti e adattamenti in risposta alle sfide e alle dinamiche politiche in evoluzione nei paesi democratici.

Possiamo però affermare che l’attuale ruolo della sinistra non è più quello che ha avuto nell’’800 e nel ‘900, quando, oltre alle sue classiche bandiere, sventolava minacciosa quella della rivoluzione di sistema.

Dopo 70 anni di “comunismo applicato”, in URSS e non solo, possiamo dire che quella rivoluzione non è più non solo in agenda, ma è addirittura rinnegata da molte forze politiche che, solo qualche decennio fa, quella idea coccolavano.

 

OBIETTIVI TENDENZIALI RAGGIUNTI DALLA SINISTRA IN QUASI DUE SECOLI DI AGIRE SOCIO-POLITICO.

Va comunque riconosciuta l’importanza della sua azione in settori sociali specifici, oggi riconosciuti quasi come “connaturati” nei diritti dell’uomo:

Giustizia sociale ed economica: per ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche, per sostenere politiche che mirano a distribuire equamente la ricchezza e ad assicurare un accesso equo alle opportunità.

Protezione ed organizzazione dei lavoratori: la sinistra ha promosso leggi e politiche che hanno migliorato le condizioni lavorative, con salari dignitosi, orari di lavoro ragionevoli e sicurezza sul posto di lavoro.

Welfare: ha imposto – con alterni risultati -  un robusto sistema di welfare, inclusi servizi pubblici accessibili a tutti, come l'istruzione e la sanità.

Sostenibilità e ambiente: più recentemente la sinistra si è concentrata sull'ambiente e sull'adozione di politiche che affrontano le sfide legate al cambiamento climatico e allo sviluppo sostenibile.

Democrazia e partecipazione: La sinistra – troppo spesso solo nominalmente – ha promosso la partecipazione democratica e l'accesso a processi decisionali inclusivi, cercando di coinvolgere i cittadini nelle decisioni politiche.

Diritti civili: La difesa dei diritti civili, i diritti delle minoranze, dei cittadini, oggi dei rifugiati e delle persone LGBT+, è da sempre una priorità dei progressisti.

Oggi, l’azione della sinistra è incentrata sulla denuncia di mancato raggiungimento di livelli accettabili nei settori appena elencati, alcuni dei quali ormai abbandonati (vedi la Protezione dei lavoratori) mentre ha difficoltà nel fornire risposte convincenti alle sfide di questi anni, come la globalizzazione, la migrazione, il cambiamento climatico e le dinamiche economiche in evoluzione.

 

E LA DESTRA?

Neanche la Destra ha granché da proporre. Ma ha avuto un insperato colpo di fortuna: nella sua ansia di contare ancora, la sinistra ha puntato tutte le sue risorse nella “protezione”, spesso irragionevole, dei diritti, sotto forme addirittura maniacali ed avulse da ogni realtà.

Questa monomaniacalità dei progressisti ha completamente trascurato il versante dei doveri, cioè dell’altra faccia della medaglia nei rapporti sociali. Negli ultimi tempi ha assunto addirittura forme irrazionali: sui migranti, sulla microcriminalità, sulla protezione di chi occupa proprietà altrui.

Questo imperante  “dirittismo”, come lo ha definito Alessandro Barbano, sta portando le società di molti paesi a subire sbandamenti senza che le classi al potere (anche di sinistra) siano in grado di provvedere. E poiché non sono in grado di prospettare soluzioni, tendono al giustificazionismo – aggravando così una situazione allarmante – ed a lasciare che tali fenomeni negativi ricadano sulle spalle dei cittadini. I quali, se alzano troppo la voce, vengono definiti fascisti, razzisti, qualunquisti, sovranisti.    

Ma questo atteggiamento autoassolutorio sta portando le forze di sinistra a risultare minoranza tra i cittadini, che invece  chiedono con forza una inversione di rotta socio-politica: rispetto delle regole e delle leggi, tolleranza zero nei confronti della criminalità, più accorto    atteggiamento di comprensione nei confronti dei minori o delle classi più povere che delinquono. Ed a nulla vale la risposta pigra per cui l’incertezza sociale, il senso di pericolo, la paura di muoversi in ambienti dominati dalla mala, viene liquidato come semplice “percezione non reale”. Insomma, i cittadini sono stanchi di sentirsi accusati di inadeguatezza dal momento che  - secondo la sinistra - scambiano per  paure giustificate e reali quelle che sono solo ubbie fascistoidi e preconcette.

Quindi, la destra politica sottolinea l'importanza dei doveri dei cittadini e delle istituzioni. Questa prospettiva si basa su un'ideologia che enfatizza concetti come responsabilità individuale, rispetto per l'autorità, le leggi  e la tradizione, e un ruolo limitato dello Stato nell'economia e nella società.

Le posizioni politiche della destra possono includere la promozione di politiche che rafforzano l'ordine sociale e la coesione attraverso il rispetto dei valori familiari e della cultura nazionale.

Dopo decenni di  mortificazioni del privato e del singolo da parte delle due chiese dominanti, quella comunista internazionalista e quella cattolica ecumenica, la destra enfatizza il rispetto delle istituzioni tradizionali, della  la famiglia, della responsabilità individuale, e sostiene  politiche che rafforzino il ruolo di queste istituzioni nella società

 

IN TUTTI I PAESI AVANZATI SI STA ALZANDO UN VENTO DI DESTRA. PER COLPA DELLA SINISTRA.

Alla luce di quanto affermato, non è difficile ipotizzare una destra vittoriosa in situazioni che hanno da anni visto primeggiare la sinistra, che esausta, non ha più idee forza in grado di attrarre attorno alle sue proposte la maggioranza dei cittadini. A questa morta gora, i cittadini rispondono allontanandosi dalla politica e disertando le urne.

Non è difficile ipotizzare una destra generalmente vittoriosa. La qual cosa assumerà aspetti pesanti, specie in alcune realtà di particolare rilievo. Si pensi alle conseguenze sociali della  ipotizzata vittoria dei conservatori nella UE. Si pensi alla più che probabile vittoria di Trump negli USA. Per inciso, è vero che Biden ha vinto con il 96% delle preferenze nelle primarie del  South Carolina, ma in quella circostanza ha votato solo il 4% degli iscritti Dem. In Nevada ha preso il 90%. Anche qui sarebbe interessante conoscere la percentuale di votanti.

In conclusione, la destra approfitta del trampolino costruito dalla sinistra per aver trascurato il versante del “dovere” in una società moderna. Potrebbe godere dei frutti  di questo fenomeno per alcuni lustri. Soprattutto per il fatto che in molti casi (ad esempio, in Italia) la sinistra si è mantenuta a galla grazie agli aiutini istituzionali (governi tecnici in luogo di elezioni ecc.)  di cui ha goduto e si adagiata sulla privatizzazione dell’ascensore sociale. .  Impiegherà almeno un decennio per tornare ad essere in grado di fare politica, riassumendo quella capacità di attrazione persa con l’inizio del nuovo millennio.

Purché prenda coscienza del suo ruolo in questa realtà e torni ad incidere in una società reale e non immaginaria.

 

PS. Disperante. Proposta costituzionale del Partito Democratico: cambiare il nome alla Camera dei Deputati in Camera delle Deputate e dei Deputati.

 

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 96 (24-1-2024)

Presidenziali USA. Perché in campo solo ottantenni?

 

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Uno dei fattori che caratterizzano l’attuale politica istituzionale americana è l’assenza dei cinquantenni sgomitanti e scalpitanti. Trump e Biden non hanno rincalzi credibili o, comunque all’altezza. Non dico di cancellare gli ottantenni, ma neanche di proporre una sfida.

Non credo che possano essere considerati decisivi argomenti del tipo:

- gli elettori potrebbero percepire i candidati più anziani come più esperti e saggi, con un bagaglio di esperienza che li qualifica per la presidenza.

– gli elettori potrebbero associare l'età avanzata a una maggiore stabilità e capacità di gestire le sfide del paese.

 - gli uomini politici più anziani hanno avuto carriere più lunghe e quindi godono di un sostegno consolidato all'interno dei loro partiti. Inizio modulo

 

A mio avviso, uno dei motivi deriva dalla ormai insuperabile concorrenza costituita dalle  remunerazioni dei manager nelle aziende private, cresciute enormemente negli ultimi 30 anni e tali da creare un motivo di forte attrazione nei confronti dei giovani più intraprendenti.

Un secondo motivo potrebbe derivare dalla tendenza dei politici anziani a fare in modo che non si creino, nell’apparato, giovani in grado di metterne in discussione autorità ed autorevolezza, proprio alla luce della mancanza di cinquantenni vispetti e in grado di tener loro testa. In altri termini gli ottantenni considerano “di proprietà” il rispettivo partito. Non si spiega altrimenti la macroscopica  assenza di rincalzi nel Partito Democratico e la blanda azione dei cinquantenni nel Partito Repubblicano, pronti a cedere subito le armi (DeSantis).

23-1-2024 – Libero Quotidiano Joe Biden, il "New York Post": "Fonti attendibili, Michelle Obama al suo posto?"

Si attinge all’usato sicuro? Clinton  poi  Hillary, Obama poi  Michelle….

 

 

 

RIFLESSIONI 2023

 

  

Monogramma Tric.Riflessione n° 95 (12-12-2023)

 

Chiesa cattolica, remissione dei peccati, Umanesimo.

 

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A volte, prima di addormentarmi, faccio un giro in radio per vedere se le stazioni da me più frequentate (Radio radicale, Radio 24, Radio Maria, Radio Tre) trasmettano programmi interessanti. Considero di buon livello molti servizi  di  Radio Maria,  dove seguo alcuni conferenzieri (religiosi e laici) di eccellente levatura. Imperdibili le riproposizioni, ancora oggi, delle  TAC culturali che un giovane monsignor Ravasi, negli anni '80, ha fatto dei libri della Bibbia.

Da Radio Maria, due informazioni per me  importanti.

La prima.  Una sera  un  (bravo) conferenziere religioso  stava affrontando il tema relativo alla "remissione dei peccati", potere concesso da Cristo, secondo la Chiesa,  ad apostoli e (soprattutto) ai loro successori. Ne  ho ricavato una informazione completamente nuova per me: nei primi secoli dopo Cristo, la remissione dei peccati mortali (mortali) era un potere esercitabile una sola volta nel corso della vita a favore di un uomo/peccatore. Per questo si cercava di rinviare continuamente la richiesta di assoluzione dai peccati mortali, fino agli ultimi istanti di vita, fino all'estrema unzione. Pensate che cosa abbia potuto significare una possibilità del genere in una società terrorizzata dalla dannazione eterna da scontare all'inferno se non avesse potuto "utilizzare" quel potere di intervento e conseguente aiuto salvifico messo a disposizione dei peccatori dalla Chiesa.

Ad un certo punto della sua storia, però, la Chiesa decise - con argomentazioni teologiche - che Cristo non intendeva limitare l'esercizio della remissione  ad una sola volta nella vita di un peccatore, ma tutte le volte decise dal confessore ( più o meno ben disposto o reso tale ). Il potere ecclesiastico sull'uomo aumentò a dismisura.

 

La seconda. Altri interventi  mi hanno confermato l'avversione della chiesa cattolica e della cultura di riferimento nei confronti dei principi promossi dall'Illuminismo contro la religione: assenza delle verità di fede, opposizione drastica contro i dogmi ecc.  Reazione comprensibile e intellettualmente accettabile e da discutere.

Alcune settimane fa, però,  ho avuto modo di seguire una conferenza (disgraziatamente non ricordo il nome dell'intervenuto) in cui si avanzavano  valutazioni negative non solo sui principi propri del secolo dei lumi, ma anche nei confronti dell'Umanesimo. In altri termini, aver voluto rimettere l'uomo al centro, ha scalzato Dio da quel centro, compromettendo in tal modo tutta la sovrastruttura teologica medievale e permettendo  all'Uomo di tenere la schiena dritta anche parlando della divinità: la società ne sarebbe stata disarticolata.

Secondo il conferenziere e la chiesa cattolica, le conseguenze dell'Umanesimo (crogiolo del Rinascimento)  risultarono funeste per l'intera società. La reazione all'Umanesimo porterà all’ irrobustimento del tribunale dell'Inquisizione e  alla controriforma (Marco Pannella amava sostenere che in Italia la chiesa cattolica procedette ad una controriforma senza aver mai avuto la riforma).

Non pensavo che quelle posizioni sull'Umanesimo fossero supportate ancora oggi.

 

Non sono credente, ma l'informazione sulla remissione dei peccati, non più una tantum, come era invece nei primi secoli, e l'avversione per i principi ispiratori dell'Umanesimo, mi hanno fatto molto riflettere sulla religione cristiana. Sebbene essa sia una religione rivelata (a tutti gli uomini), ha ceduto alle costruzioni sovrastrutturali di teologi, cristologi, mariologi, dottori della chiesa, dimenticando che proprio la rivelazione poneva al primo posto i poveri di spirito, perché loro sarebbero stati  i primi ad entrare nel regno dei cieli.

Costruzioni in grado di creare sovrastrutture tali da mutare nel tempo quei principi e quei valori che si vorrebbero immutabili perché rivelati direttamente da Cristo a tutti gli uomini e non perché "raggiunti" da professionisti di teologia in grado di procedere a sottili ragionamenti filosofici.

Un esempio: oggi  la chiesa di Bergoglio intende  perdonare, evitandogli in tal modo le pene dell'inferno, anche chi è stato scomunicato, chi cioè  si è messo in stato di "fuoriuscito dalla comunità del popolo di Dio" per aver violato i sacramenti. In altri termini, lo stesso peccato ha condannato alle pene dell’Inferno un peccatore di cento anni fa ma risulta del tutto inutilizzabile – perché depenalizzato - per la condanna di un peccatore del terzo millennio.

Penso ai divorziati.

A San Pietro andrebbe somministrato un urgente corso di aggiornamento sulle nuove posizioni della teologia gesuitica bergogliana, al fine di permettergli di svolgere con consapevolezza  il suo ruolo di portiere.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 94 (10-12-2023)

Educazione sentimentale a scuola? Niente di più sbagliato.

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Quanti si rendono conto della castroneria che si sta realizzando a danno dell'umana intelligenza?

Il modo di comportarsi con gli altri, maschi o femmine che siano, si acquisisce fin dalla culla osservando i comportamenti dei membri della famiglia. Sono questi che forniscono le  fondamentali basi personali in grado di farci entrare in società (scuola, lavoro) "sapendoci comportare". E' il comportamento di ciascun membro della famiglia ad essere di esempio per il piccolo, suggerendo un modo di fare e di agire prima personale e poi interpersonale.. Pensare che sia sufficiente fare una lezioncina di educazione comportamerntale (l'educazione sentimentale è una branca avanzata di questa) di un'ora a settimana, significa ritenere che i primi anni di vita di un bambino in ambito familiare siano del tutto inutili. Chi ritiene che questa affermazione sia vera, riterrà che sia sufficiente leggere un libretto in classe per sopperire alla mancanza di esempio familiare, una preziosità, questa, sempre più trascurata soprattutto da genitori distratti e assenti.

Sapete perché alcuni gattini salgono su un albero e non sanno più scendere? Perché non hanno mai avuto l'occasione di vedere la madre scendere da un albero rinculando sorretta dalle unghie aggrappate alla corteccia. E' lo stesso processo acquisitivo di un bambino che vede il padre alzare le mani sulla madre: quel bimbo considererà normale quel comportamento e sarà difficile recuperarlo con lezioni scolastiche.

Da tutto ciò deriva che le lezioni di educazione comportamentale (e poi sentimentale) devono avere come discepoli non i bambini, ma i genitori, cioè coloro che, con il loro comportamento quotidiano, con la loro condotta interpersonale, col loro contegno, con il loro atteggiamento, con la loro autorevolezza (se c’è), instilleranno nel figlio un corretto costume, prima personale e poi sociale.

In troppi casi i genitori di turno non sono all'altezza del compito che (naturalmente?) dovrebbero rivestire, per cui il loro "fare gli amici" dei figli tacita la loro coscienza e si sostituisce alla loro incapacità di educatori.

In troppie famiglie i genitori sono dei followers dei figli invece che dei maestri di vita.

Per essi vale sempre la regola: " Se ti bocciano, papà ricorre al Tar!".

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 93 (22-11-2023)

Giulia e Filippo Patriarcato e ignoranza.

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In una società contadina il patriarcato era funzionale al buon andamento della famiglia. Il "patriarca", cioè il maschio più vecchio, era quello che sapeva di più dell'arte della coltivazione. Aveva più primavere sulle spalle e l'esperienza accumulata in decenni di attività agricola ne faceva una preziosità. La società patriarcale (contadina) era maschilista perché ai maschi erano affidate tutte le azioni necessarie per la coltivazione dei campi, essendo le incombenze femminili solo di supporto. Quindi si "investiva" sui maschi, ai quali si insegnava l'arte. Le femmine erano infatti destinate a cambiar famiglia quando si sposavano. Ad esse era destinata una semplice dote. I figli maschi restavano in famiglia e costituivano la pensione per i più vecchi, in primo luogo del patriarca.

Quindi, in una famiglia patriarcale era funzionale alla sopravvivenza il rispetto del patriarca, di cui non era messa in discussione l'autorità, confondendosi questa con l'autorevolezza.

Nel breve volgere di mezzo secolo la nostra società si è trasformata da contadina ad industriale, con un ribaltamento radicale dei ruoli. In essa sono i più giovani a "saperne di più", essendo le conoscenze dei vecchi (operai) superate dal progresso tecnologico.

Quindi, dire oggi che il maschio prepotente e violento è figlio della cultura patriarcale è una castroneria culturale. Chiediamoci: chi ha ereditato il ruolo del patriarca nelle famiglie induastriali? Chi acquisice un ruolo preponderante nell'educazione di figli? Senza ombra di dubbio possiamo dire che quel ruolo è stato acquisito dalla femmina anziana della famiglia. E se questa non è sufficientemente intelligente e capace, se cioè, invece fare la "mamma" diventa una "momma", alleverà figli fondamentalmente disadattati, soprattutto se maschi. Il padre? E' ormai del tutto assente, soprattutto nel campo educativo. Essendo di questo consapevole, il genitore maschio  tende a sopperire alle sue mancanze con il soddisfare ogni desiderio dei figli: e se la società, come la scuola, "si mette di traverso" reagirà contro di essa difendendo ogni castroneria commessa dai figli. Questo è l'insegnamento che, in troppe famiglie, viene    scodellato ai figli.

Dare, quindi, la colpa dei femminicidi ad atteggiamenti patriarcali è indice di ignoranza e di non approfondimento delle cause dei mutamenti - anche antropologici - intervenuti nel passaggio da società contadina a società industriale e - oggi - post industriale. Se di colpe vogliamo parlare, esse sono imputabili alla scarsa intelligenza di genitori che, invece di educare la prole, riscatta la sua assenza in materia ritagliandosi un ruolo di "amico".

Quando nella società contadina si innestò la scolarità, proprio il patriarca, consapevole della sua impossibilità di competere col "maestro" diventò il miglior suo alleato. Era cosciente del fatto che se il figlio avesse studiato, avrebbe avuto una vita migliore della sua.

Col grande abbandono del ruolo di educatori da parte dei genitori (risalente agli anni '70 del secolo scorso) , l'alleanza famiglia-scuola venne meno. Venna a mancare ai giovani l'allenamento alla vita vera, che solo la scuola e dei genitori intelligenti potevano offrire.

"E se ti bocciano, ricorriamo al TAR"

Mi auguro che l'ignoranza sia sempre più emarginata da  questa società.  

La cultura non è come il coraggio manzoniano: chi non ce l’ha, se la può (faticosamente) dare.

 

AGGIORNAMENTO DEL 25 e 26-11-2023

 

25-11-2023 Il Tempo. Otto e mezzo, Cacciari spiazza Gruber: "La famiglia patriarcale non esiste più da 200 anni"   

 

Patriarcato e appiccicatismo culturale.

Confondono la famiglia patriarcale (tipicamente contadina) con quella in cui domina un “padre padrone”.

Ma il dramma della famiglia attuale  (in grado di produrre i Filippo) deriva dalla assoluta assenza del senso di autorità, del rispetto delle regole, delle conseguenze penalizzanti se quelle regole vengono violate.

Al contrario, nella famiglia patriarcale (ormai inesistente) o in quella in cui domina un maschio padrone, il senso dell’autorità, della norma da rispettare, delle conseguenze se quella norma si viola è presentissimo, tanto da risultare spesso  devastante, fino a generare cittadini consapevolmente fuorilegge.

Dovremmo essere più accorti nel fornire a cittadini non molto preparati parole d’ordine derivanti da pressappochismo culturale. Perché poi iquei cittadini le trangugiano e ne fanno una caratteristica identitaria che va a colmare, appunto,  il vuoto di identità che il basso livello culturale impone da alcuni decenni.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 92 (21-11--2023)

Il microcosmo famiglia non si allinea più col macrocosmo società.

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Il microcosmo famiglia non è più comparabile col macrocosmo società e non si allinea più con questo. La famiglia non insegna più ai piccoli a  prendere le misure nei confronti dell'autorità, inizialmente in ambito familiare. Non fornisce più loro modelli comportamentali. I giovani quindi non hanno il senso del superamento delle regole, tanto meno delle conseguenze di esso con il formalizzarsi dell'autorità che quelle regole deve far rispettare. La famiglia mantiene i figli in ambiente ovattato e (fintamente) protetto proprio contro la società che, invece, reagirà al superamento delle norme che si è data. E finché può, questo tipo di genitori si ergerà a protettore contro le" ingiuste violenze della società". Ma a quel punto i giovani cittadini, usciti dalla famiglia e entrati in società, non hanno modelli di comportamento in grado di far loro superare i momenti difficili, la cui esistenza è accuratamente nascosta dalla famiglia e di cui è - secondo questi genitori - responsabile proprio la società, dalla cui cattiveria e dai cui pericoli occorre difendersi

Inoltre ai piccoli manca il senso della responsabilità personale perché l'autorità genitoriale, del tutto assente, ha giustificato ogni loro comportamento. La mancanza del senso di responsabilità personale, acquisibile da piccoli in famiglia,, non permette alla società, di cui la  scuola costituisce una palestra in cui fare preatletica,  di instillare nei futuri cittadini  il senso della responsabilità collettiva e sociale.

Questa rottura dell'alleanza naturale tra famiglia e scuola e quindi tra famiglia e società, sta creando dei giovani disadattati: la loro vita sociale sarà problematica.

Insomma,  se in famiglia non ti insegnano fin da piccolo ad usare e gestire  il cervello ed il cuore, da grande non puoi che cercare di sopravvivere usando i muscoli e la violenza.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 91 (5-11--2023)

Falso progresso dell’umanità se imposto se per via muscolare

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Io credo che il progresso dell'umanità sia il risultato di competizioni tra modelli di vita, comportamentali, di educazione delle generazioni future. Fino ad oggi, quelle competizioni per valutare la superiorità di un modello antropologico su altri,  si sono realizzate in ambiti cruenti: violenze, invasioni, sottomissioni, aggressioni, legge del più forte, colonizzazioni. Questo ha creato falsi progressi, con periodi di regressione e decadenze profonde e di lunga durata. A mio avviso la competizione per il progresso si deve svolgere in ambito pacifico e su basi volontarie, senza, cioè, alcuna violenza prevaricatrice mirante ad imporre punti di vista sorretti da muscoli. Quindi, ben venga la difesa di ciò che riteniamo positivo per l'uomo, di ciò che mettiamo in gioco confrontandolo con quello proposto da altri. E se altri cercano di imporre il loro modello usando i muscoli brigantescamente, dobbiamo ricorrere all'adagio di Pertini: "A brigante, brigante e mezzo!".

Dall’alto del nostro dominio di fatto su altri popoli, ci comportiamo in modo  sbagliato, paternalisticamente, da razzisti: concediamo, benignamente e per finzione, ad altri modelli  la parità qualitativa. Li mettiamo al livello dei nostri risultati di civiltà antropologica, consolando in tal modo il nostro complesso di colpa per aver usato, fino ad oggi, i muscoli per promuovere i nostri.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 90 (10-10-2023)

Occidente in decadenza?

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  Continuo ad avere il sentore di una decadenza dell'Occidente: ci stiamo costruendo una torre d'avorio che ci isoli dal resto del mondo? Sarebbe la nostra fine e quella dei valori creati in secoli di elaborazioni e contrasti anche cruenti! La nostra civiltà è armata di un  setaccio infallibile: trattenere e proteggere ciò che - a nostro avviso - è da considerarsi "buono" per l'uomo, mortificare e cassare ciò che, per l'uomo, consideriamo "cattivo".

  A tal proposito, la capacità di reazione, cioè la nostra resilienza, deve prendere in considerazione gli insegnamenti di due maestri: Marco Pannella e Sandro Pertini.

  Quando Pannella veniva qualificato come pacifista, si inalberava: lui non era un "pacifista" ma un "non violento". Ogni sua azione era caratterizzata dalla non violenza, ma, in caso di aggressione violenta, considerava giusto reagire  con altrettanta violenza.

  Più energica la reazione di Pertini. Aveva un adagio della sua terra per definire la qualità delle sue reazioni: "A brigante, brigante e mezzo!". In caso di aggressioni brigantesche nei suoi confronti, avrebbe reagito con azioni  ancora più brigantesche di quelle dell'aggressore.

  Abbiamo perso questi insegnamenti. Oggi, in caso di aggressione violenta, l'Occidente "deve" reagire paternalisticamente da pacifista; in caso di aggressioni brigantesche deve assumere reazioni gentili e comprensive, altro che "brigante e mezzo"!  Ma, per altri versi, questo atteggiamento non fa altro che perpetuare gli errori e gli orrori di cui si sono rese responsabili molte nazioni occidentali alcuni secoli fa, procedendo con azioni violente nei confronti di altri popoli attraverso il colonialismo.

  Questo atteggiamento "buonista" lascia in bocca un  retrogusto sovranista e razzista: noi abbiamo capito tutto e dobbiamo evangelizzare il resto del mondo con i nostri principi, anche autodanneggiando noi stessi e la nostra gente. Cioè, invece di competere con le visioni esistenziali e antropologiche di altri popoli, per migliorare continuamente grazie ad una continua concorrenza di atteggiamenti (si  chiama: progresso), abbiamo deciso che i nostri sono i migliori possibili per tutte le genti di questo pianeta e, graziosamente da superiori, concediamo agli altri - considerati inferiori -  la possibilità e il tentativo di imporci i loro: tolleriamo gli intolleranti, trattiamo umanamente i disumani, comprendiamo con benevolenza la violenza degli altri.

   Questo cattolicesimo deteriore che, dopo il peccato (il colonialismo), deve prevedere il pentimento e, soprattutto, il castigo e la croce (la situazione di oggi è tutta colpa dell’Occidente!), è tipico non di competitori che, armati del setaccio antropologico di cui sopra, sono alla ricerca del bene dell’uomo. E’, al contrario, peculiare di chi si erge ad  evangelizzatore di poveri ignoranti di rango inferiore che, con  benevolenza ma falsamente, dice di voler considerare di pari livello.

Ecco l'inizio della nostra decadenza.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 89 (7-10-2023)

Alle corte! La vicenda del giudice Apostolico ed epigoni è una avvilente questione di professionalità

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Capisco che chi ha meno di 60 anni questo problema non riesca neanche a comprenderlo. Ormai da tempo la qualità della “produzione intellettuale” di questo paese è talmente bassa da non risultare più classificabile tra le cose da apprezzare. Chi ha più di 60 anni è ancora in grado di distinguere  l’atteggiamento “professionale” da quello “pressappochista” delle persone con cui viene  a contatto. Il professionista è colui che ama far bene il proprio “lavoro”, al quale si applica con serietà, scienza e coscienza. Praticamente vive della considerazione che gli altri hanno di lui, delle sue qualità professionali, riflesse nella vita che conduce giorno per giorno. Questa sua immagine si conquista (si conquistava)  con anni di applicazione e studio, di cura nei comportamenti e negli atteggiamenti.

Oggi i “professionisti” sono in via di estinzione. Questa loro precarietà esistenziale obbliga i cittadini a diventare sempre più “di bocca buona”.  Comunque si spera di non incappare in un medico che fa sì che il tuo malanno non si aggravi ma che comunque si cronicizzi; nel meccanico che ti stringe una vite, ma te ne allenti un’altra; nell’avvocato che non baratti la tua causa per favorire un collega, che ricambierà con gratitudine.

Il declino è evidente anche in magistratura: nessuno può più pretendere professionalità da un magistrato. E allora ci si accontenta nascondendosi dietro la considerazione: meglio che si conoscano la fede politica, le  attività militanti e le inclinazioni all’attivismo partitico del giudice. E in genere ci si obbliga alla bocca buona concludendo con l’apprezzamento per il  comportamento alla luce del sole della giudice Apostolato. Purchè però la smetta di mimetizzarsi cancellando infantilmente le sue caratteristiche umane su FaceBook. Insomma si pretenda che almeno non si censuri, rendendoci il giudizio difficile. Per concludere,  se non si può più pretendere professionalità, almeno ci facciano sapere “onestamente” e chiaramente  chi sono!

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 88 (30-9-2023)

Il partito “Forza Spread!” compie 12 anni.

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Aperte le iscrizioni al partito “Forza Spread!”

 Poveracci, bisogna capirli! Abituati a governi che durano un anno e mezzo, dopo un anno cominciano ad avere crisi di astinenza e si agitano sperando in un intervento delle “alte autorità”. Non vogliono capire che, per cambiare governo, occorrerà aspettare la fine della legislatura, cioè il 2027. Certo, sognano la possibilità che si ripetano le vicende del 2011, quando - coi favori del presidente Napolitano – il governo Berlusconi fu giubilato tra le risatine di Merkel e Sarkozy. Ma allora i detentori esteri avevano in portafoglio oltre il 43% del nostro debito. Oggi, non detengono più dell 27 %.    Non so se, questa volta, il presidente Mattarella avrà gli stessi atteggiamenti e la stessa faccia del predecessore. Soprattutto non so se troverà sponde internazionali, visto che tutte le forze di governo dei 27 sono sub iudice per via delle prossime elezioni. Comunque, gli appoggi internazionali al partito “Forza Spread!” hanno una gran fretta: dopo le elezioni di giugno 2024, Bruxelles potrebbe cambiare fisionomia, quindi pensano di dover agire contro l’Italia prima di quella data.

Quanto al presidente Mattarella è vero che molte delle sue ultime uscite sono tipiche non di un super partes ma di chi ha accolto l’invito ad una estate militante, risolvendosi in affermazioni tipiche di un simpatizzante di un partito, il PD, oggi a corto di neuroni. Anche nei concetti sottostanti cerca di non far fare brutta figura alla Schlein esprimendoli in un italiano un po’ così:  “La vita sociale dell’Italia aspira ad essere, e deve essere sempre di più [aspira ad essere o deve essere? NdR], quella coesa della comunità, una vera comunità composta da persone ciascuna diversa da ogni altra, tutte con eguale dignità, con talenti differenti, con differenti creatività. A Castelporziano si cerca di fornire un contributo di questa preziosa e necessaria direzione con una testimonianza di amicizia”.

Venghino…venghino… non c’è trucco, non c’è inganno….faccino la loro iscrizione al Partito dello Spread! Tessera n°1 Debenedetti; tessera n° 2 Elkan; tessera n° 3 Giannini (La Stampa); tessera n° 4 Molinari (La Repubblica).

Nel frattempo la linea del PD sta diventando una microlinea e  incide sempre più in piccolo: non sa andare oltre le critica alla pesca di EsseLunga.

Con uno sforzo sovrumano, la Schlein sta cercando di capire il da farsi: “Mi si nota di più se mi iscrivo prima di chiedere all’armocromista o se mi iscrivo dopo?”

 

Ecco il link che fornisce il livello dello spread (italia-Germania a 10 anni) in tempo reale:

Valore SPREAD BTP  - Bund aggiornato in tempo reale (ilsole24ore.com)

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 87 (27-9-2023)

Ancora sui bassi salari. Una curiosità

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Ho postato in un social la domanda che segue, nel tentativo di approfondire le motivazioni che hanno portato l’Italia ad avere salari molto più bassi che in altri paesi, al punto che in 30 anni il reddito dei nostri lavoratori  dipendenti si è ridotto dello 0,5 %.,

Mia domanda

Dove sono andati a finire (oltre che in generosi dividendi) i capitali che le aziende hanno risparmiato per l'inesistente politica salariale adottata dagli anni '90 dai sindacati ed alla luce del fatto che i nostri stipendi sono fermi da 30 anni?

Tra le varie risposte, una mi è sembrata particolarmente interessante, per le articolate argomentazioni. Tanto da farmi ritenere che chi mi risposto sia ben addentro al problema, almeno dal punto di vista sindacale.

Tra le altre, mi ha incuriosito questa risposta:

Il patto è stato di limitare i licenziamenti, evitare la meritocrazia, non competere sulla produttività, ma manteniamo gli stipendi bassi e quando serve usiamo la cassa integrazione per evitare i fallimenti e le relative perdite di posti di lavoro.

Si è preferito (politici, elettori, sindacati, lavoratori) difendere i posti di lavoro invece che la competitività, la meritocrazia, l'innovazione.

Andava bene a tutti, ma ovviamente sono scelte che hanno sempre un prezzo…

I salari li aumenti solo con una maggiore produttività che implica cambiamenti a cascata e prima di tutto deve essere un cambiamento culturale per tutti.

 

Incuriosito dalla risposta ben organizzata (si parla di “patto” come se chi mi ha risposto avesse partecipato o dal lato sindacale o dal lato politico) , ho fatto una veloce ricerca  in merito alla produttività ed ho risposto a mia volta:

Mia risposta alla risposta:

italy-productivityQuesto è l'andamento della produttività dal 1995. Forse qualche margine per aumenti salariali il sindacato e i partiti di riferimento dei salariati avrebbero anche po-tuto trovarlo. Non mi è chiaro il vantaggio della rinuncia alla meritocrazia: vuol dire che invece di assumere o promuovere un buon ingegnere avete preferito assumere l'ingegnere capra, figlio del politico di turno, che avrebbe promesso di farvi rientrare procacciando affari di ritorno? Non mi è chiaro neanche il vantaggio della rinuncia alla competitività: competitività tra chi? Tra aziende italiane ? Con aziende estere? Non mi è chiaro neanche l'accordo "partiti-elettori e sindacati-lavoratori”. Cercherò i dati sulla disoccupazione. Ma adesso capisco il perché della fuga precipitosa di Bonanni (Cisl). Se mi autorizza metterò questa sua risposta sul mio sito

Ultimo dato sulla produttività: giugno 2023: 12,90

 

Quanto alla disoccupazione, il grafico che segue riporta l’andamento  dal 1992 al 2018 del tasso di disoccupazione per vari paesi. Tra i paesi più importanti, dopo un livello di minima nel 2007,  l’Italia è quello con il livello più alto dal 2013.

Non mi sembra che il “patto” di cui parla chi mi ha risposto, sia stato foriero di buoni risultati: l’unico risultato raggiunto è stato quello di avere i lavoratori dipendenti italiani con salari talmente bassi da obbligare all’emigrazione molti concittadini con titoli di studio   ed esperienza di buon livello: se ne vanno ingegneri, medici, infermieri, architetti, ricercatori. Ma, secondo i giustificazionisti, tali fuoriuscite vengono bilanciate: in cambio accogliamo raccoglitori di pomodori, quando va bene!  Oltretutto non hanno capito che salari bassi vuol dire fra qualche anno pensioni altrettanto basse.

Di fatto, la nostra domanda interna è parallela ai nostri salari e stipendi: asfittica da oltre trent’anni, non riesce a supportare il nostro settore produttivo. Siamo costretti a puntare tutto sulle aziende che esportano.

Circa la risposta sul social, sto ancora riflettendo sulla rinuncia a puntare sulla meritocrazia e sulla competitività. Mah!

 

 

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 86 (23-9-2023)

Notarelle a margine del Regolamento di Dublino III (2013)

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A ben guardare è proprio il Regolamento Dublino III a scavalcare, violandola, una delle regole fondamentali rispettare in tutti i trattati in materia di  navigazione: la nave che batte la bandiera di un paese è territorio di quel paese; a bordo si applicano le leggi di quel paese e il comandante è pubblico ufficiale riconosciuto da quel paese. I furbi del Nord hanno, infatti, inserito una  clausoletta in base alla quale:  il regolamento di Dublino si applica a qualsiasi richiedente asilo, a prescindere dal mezzo utilizzato per arrivare in Ue, quindi anche a chi sbarca sul territorio dell'Unione con una nave. In questo caso, sarà dunque lo Stato costiero di sbarco a dover esaminare le domande d'asilo.

Il governo  Berlusconi e quello successivo, di Letta, si distrassero. Ma anche in assenza di distrazioni non credo che avessero i mezzi intellettuali per capire che cosa stessero approvando, tanto meno per intuire le implicazioni di quelle norme.

I furbi del Nord hanno poi inserito tre criteri  miranti ad ampliare le tutele dei migranti, ben sapendo che solo il terzo avrebbe avuto applicazione. Si è andata a stabilire infatti una gerarchia dei criteri che tenga conto di posizioni particolari dei richiedenti asilo. Il primo criterio indica come competente lo “Stato membro dove può meglio realizzarsi il ricongiungimento familiare”. Il secondo “lo Stato membro che ha rilasciato al richiedente un titolo di soggiorno o un visto di ingresso in corso di validità”. Il terzo criterio prevede la competenza dello "Stato membro la cui frontiera è stata varcata illegalmente dal richiedente". Si tratta del criterio "del primo ingresso illegale”. Questa si è rivelata negli anni la norma più applicata e ha messo sotto pressione i Paesi esposti ai confini esterni dell'Ue: Italia, Grecia, Cipro, Malta, Grecia.

E’ evidente come i primi due criteri  furono messi lì solo pour épater nos bourgeois: quanto al primo, figuriamoci se si è in grado di analizzare la posizione familiare del migrante per poterlo collocare nel paese dove sarà più agevole il ricongiungimento!  Quanto al secondo, questo è del tutto pleonastico:  se già c’è un titolo di soggiorno o un visto d’ingresso offerti da uno stato membro della UE, è inutile parlare di stato a cui assegnare il migrante.

Ma Dublino III è imputabile una ulteriore gravissima violazione dei diritti fondamentali. Intendo il diritto ad emigrare. Come mai, i migranti sbarcati in Italia perdono il diritto ad ulteriori migrazioni. La Francia li respinge, come la Germania. Non è possibile che un Regolamento della UE impedisca ulteriori migrazioni dopo quella di primo approdo esercitata dal migrante.

Domanda: finora i cittadini italiani hanno fatto affidamento sulla capacità di sopportazione dei cittadini meridionali coinvolti in prima battuta dagli sbarchi dei  “naufraghi”. Ma se nei porti di sbarco indicati dal governo italiano, si dovessero creare manifestazioni di popolo contrarie ad accogliere i migranti coinvolti, creando disordini e  impedendo lo sbarco, quei porti potrebbero essere considerati ancora “sicuri”?

Oltre ad imporre la ridefinizione  di “naufragio” e di salvataggio di naufraghi, l’Italia dovrebbe imporre la revisione del Regolamento Dublino III per manifesta inapplicabilità, per contrasto con la fondamentale regola sulla territorialità della nave, per violazione del diritto ad ulteriori migrazioni, per eccessiva onerosità sopravvenuta e per motivi di ordine pubblico.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 85 (24-8-2023)

Occidente in crisi di identità. decadenza  alle porte?

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24-8-2023  L’Identità.  “Huawei si produce i chip da sé”, ombre cinesi sui semiconduttori. By Giovanni Vasso

 

Abbiamo insegnato al mondo  che la competitività, in ogni settore economico, si affronta con investimenti, ricerca, buone scuole e migliori università. Cina e India hanno imparato la lezione, (si vedano i loro risultati in campo spaziale)  ed ora l’Occidente pensa di batterli chiudendo a quei paesi l’accesso ai prodotti della sua tecnologia e della sua ricerca. Troppo tardi: capitali, ricerca e scuole sia indiane che cinesi possono procedere da sole, essendo in grado di competere anche nei settori più avanzati. Oltretutto, negli ultimi 20 anni, la Cina ha proceduto a consistenti e solide acquisizioni (più o meno dirette) di importanti mercati delle materie prime fondamentali per le nuove tecnologie.

Piuttosto, l’Occidente ha un handicap quantitativo fondamentale e, forse, non sanabile: la dimensione dei suoi mercati di riferimento è nettamente inferiore a quella di Cina e India. Questi due paesi, da soli, contano su circa tre miliardi di persone. L’Occidente non arriva al miliardo: sommando la popolazione di USA, UE, Giappone e GB si ferma a 970 milioni.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 84 (30-7-2023)

I CUP. Comunisti di unità papalina.

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Non sono pochi coloro che, oggi, si atteggiano a “vecchi” comunisti duri e puri. Molti, costituiscono il commovente zoccolo duro del PD. Altri – coloro che possono utilizzare media, TV in particolare – assumono atteggiamenti clowneschi. Il loro scimmiottare quanti hanno una solida formazione marxista assume addirittura l’immagine della commedia popolare. Uno per tutti, il povero Piero Sansonetti, direttore del quotidiano comunista fondato da Antonio Gramsci.  Tutti dimostrano scarsi o poco fruttuosi studi sull’analisi marxiana. Oggi al massimo si possono rapportare, infatti, alle posizioni sociali della Chiesa o, più frettolosamente e comodamente alle posizioni di papa Mario Bergoglio.

Per Marx, due sono le sottoclassi che possono risultare avversarie della classe operaia: i migranti e gli appartenenti al sottoproletariato.

 I primi, i migranti,  perché, invece di lottare in casa loro affiancando i proletari,  emigrano in nazioni – a loro avviso – più prospere, andando ad irrobustire le legioni di quell’esercito di riserva che mina alla basa l’azione degli operai locali, soprattutto in materia salariale.

I secondi, i sottoproletari, perché invece di allearsi con la classe operaia, si accontentano delle briciole e delle elemosine benignamente elargite dalle classi al potere, purché si astengano dal lottare al fianco dei proletari sostenendone l’azione politica. Pena, la cessazione delle elemosine.

Oggi, quindi,  in prima linea a sostenere l’accoglienza, sempre e comunque, di ogni migrante (ma solo fino allo sbarco, poi si arrangino!) e ad accusare il governo Meloni di affamare i cittadini con la trasformazione/eliminazione dell’elemosina di stato del reddito di cittadinanza sono proprio i sedicenti comunisti di unità papalina. Con l’Unità dell’ignaro Sansonetti, che si definisce, gigionescamente, “vecchio comunista”, in prima linea senza rendersi conto di aver sostituito – in barba al povero Marx -  la classe operaia con i poveri del momento. Non a caso, ha pubblicato sull’Unità (quotidiano comunista fondato da Antonio Gramsci!) quale fonte ideologica di ispirazione, non il Manifesto di Marx ed Engels, ma la Populorum progressio di Palo VI, così introdotta [Dall’Unità del 21-6-2023]:   “Il 21 giugno del 1963 Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, veniva eletto papa e prendeva il nome di Paolo VI. Quattro anni dopo scrisse una enciclica, la Populorum progressio, con un gigantesco valore di rivolta sociale”. Ne pubblichiamo un ampio estratto”.  

Capisco comunque l’affanno dei CUP “comunisti di unità papalina” nel valorizzare anzi, megafonare le iniziative e le posizioni socio-politiche di  Mario Bergoglio, allo scopo di creare con Luca Casarini un duopolio nel cuore del papa, nel tentativo di affiancare il rivoluzionario di professione nella lista dei favoriti del Vicario di Cristo. 

Curiosamente, i costi sostenuti per i migranti e per i sottoproletari non hanno, come conseguenza, il classico appunto fatto all’Italia in caso di spese notevoli. Nel nostro caso: “Visto l’altissimo debito pubblico italiano, non vi potete permettere di spendere anche per migranti e sottoproletari”. Qualcuno è  riuscito a farne  due variabili indipendenti dal debito italico.

       

Alcuni “bignamini”:

Non dico i testi di Marx ed Engels, ma i CUP (comunisti di unità papalina) dovrebbero  almeno rileggere (leggere?) à Il Manifesto del partito comunista e  il riassunto che fece Carlo Cafiero del Capitale nel 1878, approvato dallo stesso Marx: à Compendio de Il capitale di K. Marx

Comunque i rapporti tra PCI e Chiesa cattolica dovrebbero averli più presenti. Un aiutino: dalla Enciclopedia Treccani: à La condanna dei comunisti del 1949 in "Cristiani d'Italia" (treccani.it)

Inoltre è bene non dimenticare che: 3-10-2022 Da Culturacattolica.it à Difesa della proprietà privata e Dottrina Sociale della Chiesa. Di Mons. Giampaolo Crepaldi

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 83 (26-7-2023)

Intelligenze politiche in Italia ed in Spagna.

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Dove si dimostra che, spesso, allontanare l’amaro calice crea solo i presupposti per una ineludibile bicchierata generale ancora più amara.

Nel 2019, Salvini forzò la mano alle istituzioni dimettendosi (Papete). Sperava di andare velocemente alle elezioni. Ma la paura delle istituzioni di sinistra di dover cedere la mano a governi di destra, riuscì a convincere il PD ad allearsi con i 5Stelle, nonostante i plateali anatemi precedenti di Zingaretti. In quel periodo, Fratelli d’Italia a stento raggiungeva nei sondaggi il 5%: la Lega stava attorno al 15, Forza Italia attorno al 16%. Col senno di poi, possiamo considerare quella distribuzione come fortemente a favore dei partiti di sinistra. Per rendere più adeguato il governo, manifestamente inconcludente nella versione Conte 2, M5Stelle+PD), e per allontanare ulteriormente il “pericolo” di una vittoria delle destre alle eventuali elezioni, i grandi statisti della sinistra pensarono ad un governo con a capo un tecnico della provvidenza. Fratelli d’Italia passò all’opposizione.

Nel 2020, questi erano, più o meno,  i risultati dei sondaggi: Lega 31%, FdI 11%, FI 6%, PD 20%, M5S 13%.

A luglio 2022, le percentuali erano ancora cambiate: FdI 25%, PD 22%, Lega 13%, M5S 10%, FI 7,5.

 La crisi del governo Draghi causata da Giuseppe Conte, convinse tutti gli strateghi della sinistra che non si poteva andare avanti così e, presciolosamente, a luglio 2023, furono indette nuove elezioni politiche  ponendo fine alla legislatura. Tutti sappiamo con quali risultati:  col PD in mutande e col M5S sull’orlo di una crisi di nervi, il governo Meloni dovrebbe durare non poco più di un anno, ma fino al 2027. La sinistra, non più abituata a fare politica seria, stenta ad estrae nella nuova fase di opposizione e corre dietro a piccolezze politiche che la Meloni dissemina ad arte sulla sua strada.

Superiore (e più coraggiosa)  l’intelligenza strategica di Sanchez in Spagna: vista la possibilità che il trend delle destre spagnole potesse seguire la tendenza consolidata in molti paesi della UE,  ha imposto il ritorno tempestivo alle urne. La sinistra spagnola non ha vinto, ma è in grado di tenere testa ai conservatori e, soprattutto, ha  dimostrato capacità e coraggio politico, cosa impossibile in Italia, visto il bassissimo q.i. dei politici di sinistra.

Monogramma Tric.Riflessione n° 82 (27-6-2023)

Il PD e gli analfabetismi estremisti di ritorno.

Si riaprano i corsi alle Frattocchie.

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Bisogna capire le forze di opposizione avvicendatesi in Italia negli ultimi 75 anni: ben sapendo che i nostri esecutivi restano in carica mediamente meno di un anno e mezzo, trascorsi 10, 12 mesi dalla formazione del governo in carica cominciano a tirare le somme, cercando di mettere in mora le forze di maggioranza: “In campagna elettorale hanno sostenuto di saper contare fino a dieci, ma si sono fermate a tre!”. IL PD schleinista segue esattamente lo stesso canovaccio nei confronti del governo Meloni ed ha iniziato la solita cantilena: “Hanno ingannato gli elettori: sostenevano di saper contare fino a dieci e si sono fermati a due!”.

Disgraziatamente per la Schlein, questo governo può durare non un anno e mezzo, ma cinque anni. Essendo però la Schlein affetta da analfabetismo estremista di ritorno, non è in grado di impostare una politica tale da poter competere con la destra. Lo confermano anche i risultati nelle regionali in Molise: è andata male nonostante i 5Stelle siano il partito maggiore. Ritiene, infatti,  che tracciare la linea politica del partito per i prossimi anni  consista nel farsi vedere, nel canonico – ma sempre più raro -  minuto mediatico di TV, in atteggiamento supplice alla corte di Conti o al seguito di Landini. I quali la fanno galoppare come un galoppino dimostrando in tal modo di essere loro i padroni del campo (un po’ più) largo, di cui sostengono di essere in grado di gestire i picchetti di confine.

Al PD restano  quattro anni per organizzarsi con l’obiettivo di potersi accreditare come forza in grado di competere con il centro destra  e tentare di vincere le elezioni politiche del ‘27. E la smetta di trincerarsi dietro la scusa secondo cui la destra vince perché, a differenza della sinistra,  sa organizzare alleanze: il centro destra vinche perché la sua visione di società e la sua offerta politica sono più accettate di quelle – inesistenti – di PD e cespugli.

Infine, visto che i cittadini non hanno ancora capito in che mondo vive la sinistra e in  che mondo la sinistra vuole che si viva, contro l’analfabetismo estremista di ritorno si riapra, intanto, il Centro delle Frattocchie, per organizzare corsi di gestione dell'amministrazione del partito, di organizzazione delle riunioni, di comunicazione interna ed esterna, di supervisione delle campagne elettorali, di collaborazione con i membri del partito per sviluppare la strategia politica e delineare la società futura immaginata dal PD, di capacità di coinvolgimento e motivazione di militanti e simpatizzanti.

E, per evitare precoci abbandoni scolastici, potrebbero rendere più appetibili  i programmi inserendo qualche ora di Armocromia italiana e comparata. 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 81 (19-6-2023)

Pericoli e problemi da uso inappropriato e/o predatorio

di sistemi di I.A. Accortezze ed alcune possibili soluzioni.

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Uno dei problemi evidenziati da Nello Cristianini (“La scorciatoia” ed. Il Mulino) potrebbe derivare da una voluta o casuale cattiva progettazione dell’algoritmo di un sistema di IA. In particolare, se l’obiettivo da raggiungere non è ben pensato, ben delimitato, ben vincolato al rispetto di normative di dettami di legge, rispettoso dal punto di vista etico, ben controllato e controllabile;  se  l’algoritmo non viene messo a disposizione di indagini terze e verificabile in ogni sua parte, l’I.A. potrebbe dar luogo a risultati indesiderati se non addirittura nocivi.

Stavolta ho giocato per meno di un quarto d’ora con il sistema di I.A. messo a disposizione del volgo. Ecco il risultato.

Esistono preoccupazioni legate alla possibilità che un sistema di intelligenza artificiale (IA) possa sfuggire al controllo se è imposto a perseguire un obiettivo senza le giuste limitazioni. Questo concetto è noto come "problematica dell'obiettivo mal definito" o "problematica dell'ottimizzazione inappropriata".

Quando si crea un sistema di IA che deve raggiungere un obiettivo specifico, è essenziale definire chiaramente i limiti e le restrizioni per garantire che il sistema operi in modo sicuro ed etico. Se il sistema è programmato in modo da massimizzare l'obiettivo senza considerare altri fattori importanti, potrebbe intraprendere azioni indesiderate o dannose per raggiungere quel risultato.

Per evitare che ciò accada, ci sono diverse accortezze  che possono essere adottate, sia in materia progettuale, coinvolgenti strettamente gli addetti ai lavori  sia in materia istituzionale imponendo agli organismi di indagine e di controllo di imporre un corpus normativo in grado di obbligare ogni livello istituzionale ad attivarsi di continuo per controllare, verificare, analizzare, imponendo anche sistemi di educazione dei potenziali utilizzatori affinché siano consapevoli dello strumento che intendono attivare.

Funzioni di obiettivo ben definite: Definire con precisione la funzione di obiettivo del sistema di IA, includendo una valutazione equilibrata dei risultati desiderati. Questo richiede una chiara definizione di quali valori etici e priorità devono essere considerati nel raggiungimento dell'obiettivo.

Limiti e restrizioni: Imporre limiti e restrizioni al sistema di IA può aiutare a prevenire comportamenti indesiderati. Ad esempio, stabilire un insieme di vincoli che il sistema deve rispettare durante il raggiungimento dell'obiettivo, come il rispetto dei principi etici o il rispetto delle leggi.

Valutazione continua: Monitorare e valutare costantemente le azioni del sistema di IA per identificare comportamenti anomali o indesiderati. Questo può richiedere audit periodici, test approfonditi e revisioni da parte di esperti per assicurarsi che il sistema si stia comportando in modo conforme alle aspettative.

Controllo umano: Mantenere il coinvolgimento e il controllo umano nelle decisioni critiche. L'IA può essere utilizzata come strumento per supportare e assistere le decisioni umane, ma le decisioni finali dovrebbero essere prese da esseri umani responsabili.

Algoritmi di sicurezza: Sviluppare algoritmi di sicurezza che rilevano e mitigano i comportamenti indesiderati o dannosi del sistema di IA. Questi algoritmi possono funzionare come meccanismi di sicurezza e intervento per prevenire l'ottimizzazione inappropriata.

Regolamentazione: I governi e le organizzazioni internazionali devono collaborare per stabilire norme e regolamenti che guidino lo sviluppo e l'uso dell'IA. Questi regolamenti potrebbero riguardare aspetti come la privacy, la sicurezza, la responsabilità e la trasparenza. Inoltre, dovrebbero essere implementati meccanismi di controllo e monitoraggio per garantire la conformità alle regole stabilite.

Trasparenza: È importante che i sistemi di intelligenza artificiale siano trasparenti e comprensibili. Gli algoritmi e i modelli utilizzati dovrebbero essere documentati e resi disponibili per l'ispezione e la revisione da parte di esperti indipendenti. Ciò consentirebbe di individuare eventuali devianze o comportamenti indesiderati.

Sicurezza informatica: Dato che l'IA può essere vulnerabile a minacce come l'hacking o l'utilizzo improprio, è essenziale sviluppare robuste misure di sicurezza informatica. Gli sviluppatori devono proteggere i sistemi di intelligenza artificiale da accessi non autorizzati e attacchi dannosi.

Coinvolgimento e partecipazione pubblica: Gli sviluppatori di IA dovrebbero coinvolgere il pubblico, gli esperti e le parti interessate nelle discussioni sull'IA. È importante tenere conto delle diverse prospettive e considerare gli impatti sociali, etici ed economici dell'IA nella formulazione delle politiche e delle decisioni.

Educazione e formazione: Dovrebbe essere promossa un'educazione sulla tecnologia dell'IA a vari livelli, per aiutare le persone a comprendere le implicazioni e i rischi associati. L'alfabetizzazione digitale e la comprensione delle capacità e dei limiti dell'IA possono contribuire a una maggiore consapevolezza e a una partecipazione informata.

Monitoraggio e controllo: Dovrebbero essere sviluppati meccanismi di monitoraggio e controllo continui per valutare l'uso dell'IA e mitigare i rischi associati. Questi meccanismi potrebbero comprendere la valutazione dell'impatto sociale, l'auditing degli algoritmi e la gestione delle violazioni o degli abusi.

Ricerca e sviluppo responsabile: Gli sviluppatori di IA dovrebbero impegnarsi nella ricerca responsabile, valutando attentamente gli impatti sociali, etici e legali delle tecnologie che creano. Dovrebbero essere promossi standard di sviluppo che incoraggino la sicurezza, la trasparenza e l'accountability.

È importante sottolineare che la riduzione dei pericoli dell'IA richiede un approccio multi-stakeholder, coinvolgendo governi, industria, esperti tecnici. In definitiva, è cruciale considerare attentamente le implicazioni etiche e le conseguenze potenziali di un sistema di IA, nonché garantire una progettazione responsabile che prenda in considerazione la sicurezza e i limiti appropriati per mitigare il rischio di sfuggire al controllo.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 80 (11-6-2023)

“Come organizzare un partito politico?”. Ho giocato per un’oretta con la I.A.

E’ venuto fuori un documento interessante.

                   Potrebbe essere utile alla segretaria del PD  Schlein?

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ORGANIZZARE UN PARTITO POLITICO.

INDICE

·      Organizare un partito politico anche  con strumenti di informatica. 1

·      Come progettare le strutture dirigenti di un partito politico…... 2

·      …. Anche con strumenti informatici …... 3

·      Come  organizzare sezioni locali…. 4

·      …. Anche con strumenti informatici 5

·      Come organizzare cellule aziendali….. 6

·      …Anche utilizzando strumenti informatici. 7

·      Come organizzare un circolo culturale di un partito politico…. 9

·      …Anche con strumenti informatici. 10

 

 

ORGANIZZARE UN PARTITO POLITICO ANCHE  CON STRUMENTI DI INFORMATICA

·     Visione e idee: Definire una visione politica chiara e articolata, con obiettivi e idee che siano rilevanti per il contesto socio-economico attuale. Comunicare in modo efficace la tua piattaforma politica e i valori del partito.

·     Sito web e piattaforma online: Creare un sito web attraente e ben strutturato che rappresenti il partito politico. Assicurarsi che il sito contenga informazioni sulla leadership, la piattaforma politica, le attività e gli eventi del partito. Offrire anche una piattaforma online per coinvolgere i membri e i sostenitori, consentendo loro di contribuire con idee, fare donazioni, iscriversi e partecipare alle discussioni.

·     Social media: Sfruttare i social media per raggiungere un pubblico più ampio e interagire con gli elettori. Creare pagine ufficiali del partito su piattaforme come Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, LinkedIn, ecc. Condividere contenuti pertinenti come annunci politici, aggiornamenti, articoli, video e immagini. Interagisci con gli utenti, rispondi alle domande e partecipa alle discussioni.

·     Strategia di email marketing: Utilizzare strumenti di email marketing per inviare aggiornamenti, newsletter e comunicazioni ai membri e ai sostenitori del partito. Assicurarsi che le email siano ben strutturate, coinvolgenti e pertinenti. Si possono anche segmentare le liste di email in base agli interessi e inviare messaggi mirati.

·     Mobilitazione online: Sfruttare gli strumenti informatici per la mobilitazione politica. Creare petizioni online, organizzare campagne di raccolta fondi tramite piattaforme di crowdfunding, promuovere eventi online come webinar o trasmissioni in streaming per coinvolgere il pubblico e diffondere il messaggio del partito.

·     Analisi dei dati: Utilizzare gli strumenti di analisi dei dati per monitorare l'efficacia delle campagne online e misurare l'engagement del pubblico. Questo aiuterà a valutare cosa funziona meglio e a prendere decisioni informate per migliorare le tue strategie di comunicazione.

·     Coinvolgimento dei volontari: Creare una piattaforma online per reclutare e coordinare i volontari del partito. Offrire strumenti per l'organizzazione delle attività, la comunicazione e il monitoraggio dei progressi.

·     Protezione dei dati e sicurezza: Assicurarsi di adottare misure di sicurezza per proteggere i dati dei membri e dei sostenitori del partito. Rispettare le leggi sulla privacy e fai attenzione alle pratiche di sicurezza informatica.

·     Monitoraggio delle tendenze e della concorrenza: Utilizzare strumenti di monitoraggio online per tenere traccia delle tendenze politiche, della concorrenza e delle opinioni pubbliche. Questo aiuterà a adattare la strategia in base alle dinamiche in corso.

·     Ricordare che gli strumenti informatici sono un mezzo per raggiungere gli obiettivi del partito politico, ma è fondamentale mantenere una strategia olistica che combini sia gli aspetti online che quelli offline per avere un impatto significativo.

 

COME PROGETTARE LE STRUTTURE DIRIGENTI DI UN PARTITO POLITICO…

La progettazione delle strutture dirigenti di un partito politico dipende da vari fattori, come la dimensione del partito, il suo scopo, la sua ideologia e le norme statutarie.

·     Leadership: Definire chiaramente i ruoli di leadership nel partito, come il presidente, il segretario generale o il coordinatore. Queste figure saranno responsabili della direzione strategica e della gestione del partito.

·     Organi decisionali: Creare organi decisionali, come un comitato esecutivo o un consiglio direttivo, che abbiano il potere di prendere decisioni importanti sulle politiche, le strategie e le attività del partito. Questi organi dovrebbero riflettere una rappresentanza diversificata e inclusiva all'interno del partito.

·     Assemblea o congresso: Considerare l'organizzazione di un'assemblea generale o un congresso periodico, in cui i membri del partito si riuniscono per discutere e votare sulle questioni cruciali. Questo fornisce un'opportunità per coinvolgere attivamente i membri nella presa di decisioni e nel processo democratico interno del partito.

·     Commissioni tematiche o settoriali: Creare commissioni o gruppi di lavoro specifici per affrontare temi o settori di particolare interesse o rilevanza per il partito. Queste commissioni possono svolgere ricerche, formulare politiche e fornire consulenza sui temi specifici di competenza.

·     Strutture locali: Considerare l'organizzazione di strutture dirigenti a livello locale, come sezioni o circoli, per coinvolgere i membri nelle attività politiche a livello regionale o comunale. Queste strutture possono avere propri organi decisionali e rappresentanti che collegano le decisioni locali con la leadership centrale del partito.

·     Canali di comunicazione e partecipazione: Creare canali di comunicazione e partecipazione tra i membri del partito, come newsletter, forum online o piattaforme di discussione, per consentire la condivisione di informazioni, opinioni e idee. Questo favorisce la partecipazione attiva dei membri e promuove un clima di trasparenza e dialogo all'interno del partito.

·     Monitoraggio e responsabilità: Stabilire meccanismi di monitoraggio e responsabilità per garantire che i membri delle strutture dirigenti siano tenuti a rendere conto delle loro azioni e decisioni. Ciò può includere la revisione periodica delle performance, la valutazione dei risultati e il rispetto delle norme etiche e statutarie del partito.

·     Ricordare che la progettazione delle strutture dirigenti di un partito politico è un processo dinamico e può richiedere adattamenti nel tempo. È importante coinvolgere i membri del partito nel processo decisionale e promuovere una cultura di partecipazione e democrazia interna.

 

COME PROGETTARE, ANCHE CON STRUMENTI INFORMATICI, LE STRUTTURE DIRIGENTI DI UN PARTITO POLITICO …

L'utilizzo di strumenti informatici può semplificare e migliorare l'organizzazione della struttura dirigente di un partito politico

·     Gestione dei contatti: Utilizzare un software di gestione dei contatti, come un CRM (Customer Relationship Management), per organizzare le informazioni sui membri del partito, i sostenitori, i volontari e i donatori. Questo consentirà di mantenere un database centralizzato con i dettagli di contatto e altre informazioni pertinenti.

·     Comunicazione interna: Utilizzare strumenti di comunicazione online come Slack, Microsoft Teams o Telegram per facilitare la comunicazione e la collaborazione tra i membri della struttura dirigente. Si possono creare canali specifici per dipartimenti, progetti o temi specifici, consentendo la condivisione di messaggi, file e informazioni in modo efficiente.

·     Gestione delle riunioni: Utilizzare strumenti di pianificazione delle riunioni, come Google Calendar o Doodle, per coordinare gli appuntamenti e inviare inviti alle riunioni. Si possono anche utilizzare strumenti di videoconferenza come Zoom o Google Meet per condurre riunioni online con i membri della struttura dirigente che potrebbero essere dispersi geograficamente.

·     Collaborazione sui documenti: Utilizzare strumenti di collaborazione sui documenti, come Google Docs o Microsoft Office 365, per consentire ai membri della struttura dirigente di lavorare insieme su documenti, fogli di calcolo o presentazioni in tempo reale. Questi strumenti permettono di apportare modifiche, fornire commenti e tenere traccia delle versioni dei documenti.

·     Progetti e attività: Utilizzare strumenti di gestione dei progetti online, come Trello o Asana, per organizzare e tenere traccia dei progetti, delle attività e dei compiti assegnati alla struttura dirigente. Si possono  assegnare responsabilità, impostare scadenze e visualizzare lo stato di avanzamento del lavoro.

·     Sondaggi e feedback: Utilizzare strumenti di sondaggio online, come Google Forms o SurveyMonkey, per raccogliere feedback e opinioni dai membri della struttura dirigente o dagli iscritti al partito. Si possono creare sondaggi personalizzati per ottenere informazioni specifiche o valutare il livello di soddisfazione e coinvolgimento dei membri.

·     Archiviazione e condivisione dei documenti: Utilizzare servizi di cloud storage come Google Drive, Dropbox o OneDrive per archiviare e condividere documenti, file e risorse importanti tra i membri della struttura dirigente. Si possono organizzare le cartelle in modo logico e consentire l'accesso ai membri selezionati per garantire la collaborazione e l'accessibilità ai materiali condivisi.

·     Social media e promozione: Utilizzare strumenti di gestione dei social media, come Hootsuite o Buffer, per programmare e gestire la pubblicazione dei contenuti sui canali social del partito. Si possono  anche utilizzare strumenti di monitoraggio delle prestazioni sui social media per valutare l'impatto delle attività di promozione e comunicazione.

·     Assicurarsi di valutare attentamente la sicurezza e la privacy dei dati quando si utilizzano strumenti informatici per l'organizzazione della struttura dirigente di un partito politico. Proteggere adeguatamente le informazioni sensibili e adottare buone pratiche di sicurezza informatica per evitare accessi non autorizzati o perdite di dati.

 

COME  ORGANIZZARE SEZIONI LOCALI….

Organizzare sezioni  locali con strumenti informatici e tramite conference call può essere un ottimo modo per migliorare la comunicazione, la collaborazione e l'efficienza all'interno delle sezioni.

·     Utilizzare strumenti di comunicazione online: Esistono molte piattaforme di comunicazione online, come Slack, Microsoft Teams o Google Hangouts, che consentono di creare canali di comunicazione specifici per ogni sezione o progetto. Questi strumenti consentono di inviare messaggi, condividere documenti e organizzare videochiamate per tenere tutti aggiornati.

·     Pianificare conferenze periodiche: Organizzare regolarmente conference call con tutti i membri delle sezioni locali può aiutare a mantenere la comunicazione fluida. Puoi fissare una volta alla settimana o al mese per discutere dei progressi, condividere informazioni importanti e risolvere eventuali problemi.

·     Utilizzare strumenti di gestione dei progetti: Esistono molti strumenti online per la gestione dei progetti, come Trello, Asana o Jira. Questi strumenti consentono di assegnare attività, tenere traccia dei progressi e condividere documenti pertinenti. In questo modo, tutti i membri delle agenzie possono lavorare in modo collaborativo e tenere traccia dello stato dei progetti.

·     Organizzare webinar o sessioni di formazione online: Se è necessario condividere informazioni o fornire formazione a distanza, puoi organizzare webinar o sessioni di formazione online utilizzando strumenti come Zoom o Webex. Questo ti consente di coinvolgere tutti i membri delle agenzie locali contemporaneamente e risparmiare tempo ed energie per gli spostamenti.

·     Creare una piattaforma/bacheca di condivisione documenti: Utilizzare strumenti di condivisione documenti come Google Drive o Dropbox per creare una piattaforma centralizzata in cui tutti i membri delle agenzie locali possono accedere e condividere documenti importanti. Questo rende più semplice la collaborazione e assicura che tutti abbiano accesso alle ultime versioni dei file.

·     Promuovere una cultura di comunicazione aperta: È importante incoraggiare tutti i membri delle sezioni locali a comunicare apertamente e a condividere idee, suggerimenti e preoccupazioni. Ciò può essere fatto attraverso canali di comunicazione dedicati, riunioni one-on-one o attraverso strumenti di feedback online. La comunicazione aperta aiuta a mantenere tutti coinvolti e a risolvere eventuali problemi in modo tempestivo.

·     Organizzare sezioni  locali con l'ausilio di strumenti informatici e tramite conference call può portare molti benefici in termini di efficienza e collaborazione. Assicurati di scegliere gli strumenti e le piattaforme più adatti alle esigenze delle tue agenzie e incoraggia i membri del team a utilizzarli in modo efficace per massimizzare i risultati.

 

…. ANCHE CON STRUMENTI INFORMATICI

Organizzare con l’informatica sezioni  locali richiede una pianificazione oculata

·     Definire gli obiettivi e le responsabilità delle sezioni locali: Iniziare stabilendo chiaramente gli obiettivi e le responsabilità di ogni agenzia locale. Identificare quali sono le aree di competenza e le responsabilità specifiche di ciascuna agenzia, in modo da avere una visione chiara del ruolo di ognuna nell'organizzazione complessiva.

·     Scegliere gli strumenti di gestione dei progetti: Utilizzare strumenti di gestione dei progetti online come Trello, Asana o Basecamp per creare un ambiente virtuale in cui tutte le attività e i progetti delle sezioni locali possono essere organizzati e monitorati. Creare bacheche di progetto, assegnare compiti, impostare scadenze e tenere traccia dei progressi in modo centralizzato.

·     Utilizzare strumenti di comunicazione online: Optare per piattaforme di comunicazione online come Slack, Microsoft Teams o Google Hangouts per facilitare la comunicazione e la collaborazione tra i membri delle sezioni locali. Creare canali specifici per ogni sezione o progetto, inviare messaggi istantanei, condividere file e documenti, e organizzare videochiamate o riunioni virtuali.

·     Condividere documenti e file in cloud: Utilizzare servizi di cloud storage come Google Drive, Dropbox o OneDrive per condividere documenti, file e risorse importanti tra i membri delle sezioni locali. Assicurati di organizzare i file in modo logico, utilizzando una struttura di cartelle chiara e accessibile a tutti i membri della sezione.

·     Promuovere la condivisione delle conoscenze e l'apprendimento: Creare una piattaforma online, come un forum o una wiki interna, in cui i membri delle sezioni locali possano condividere le loro esperienze, risolvere problemi comuni e condividere risorse utili, suggerire iniziative. Incentivare la partecipazione attiva e la condivisione delle conoscenze per migliorare la collaborazione e l'efficienza complessiva.

·     Organizzare videoconferenze periodiche: Programmare conferenze online regolari utilizzando strumenti come Zoom, Webex o Skype. Queste videoconferenze consentono di tenere aggiornati tutti i membri delle sezioni locali, discutere i progressi, affrontare eventuali problemi e mantenere un flusso costante di comunicazione tra le diverse sedi.

·     Valutare  e ottimizzare l'utilizzo degli strumenti: monitorare l'utilizzo degli strumenti informatici e raccogliere feedback dai membri delle sezioni locali per valutare l'efficacia e l'efficienza delle soluzioni adottate. Apporta eventuali miglioramenti o modifiche in base ai bisogni e ai suggerimenti ricevuti, al fine di ottimizzare il flusso di lavoro e la collaborazione

 

COME ORGANIZZARE CELLULE AZIENDALI…..

L'organizzazione delle cellule aziendali di un partito politico può essere un processo complesso che richiede una pianificazione attenta e una buona comprensione delle esigenze e degli obiettivi del partito stesso.

·     Definire gli obiettivi: Prima di organizzare le cellule aziendali, è fondamentale definire chiaramente gli obiettivi del partito politico. Questo potrebbe includere l'elezione di candidati, l'implementazione di politiche specifiche o la diffusione di un messaggio politico. Gli obiettivi del partito politico aiuteranno a guidare la struttura e le attività delle cellule aziendali.

·     Creare una struttura organizzativa: Una volta definiti gli obiettivi, è importante creare una struttura organizzativa per le cellule aziendali. Questo può includere la nomina di un coordinatore o un direttore delle operazioni per ogni cellula aziendale e l'assegnazione di responsabilità chiare a ciascun membro. Potrebbe essere utile creare anche un organigramma per visualizzare la struttura gerarchica delle cellule aziendali.

·     Identificare le funzioni chiave: Ogni cellula aziendale dovrebbe svolgere funzioni chiave per supportare gli obiettivi del partito politico. Queste funzioni potrebbero includere la raccolta di fondi, l'organizzazione di eventi, l'elaborazione delle politiche, la comunicazione con i membri e l'elettorato, la gestione dei social media, la ricerca e l'analisi politica, ecc. Identificare queste funzioni chiave aiuterà a definire i ruoli e le responsabilità dei membri di ciascuna cellula aziendale.

·     Promuovere la comunicazione e la collaborazione: Le cellule aziendali dovrebbero essere in grado di comunicare e collaborare efficacemente tra loro. Potrebbe essere utile stabilire canali di comunicazione regolari, come riunioni settimanali o mensili, e utilizzare strumenti di collaborazione online per condividere informazioni, documenti e risorse. Inoltre, incoraggiare la condivisione delle migliori pratiche e delle esperienze tra le diverse cellule aziendali può favorire l'apprendimento e il miglioramento continuo.

·     Formazione e sviluppo: Investire nella formazione e nello sviluppo dei membri delle cellule aziendali è importante per garantire che abbiano le competenze e le conoscenze necessarie per svolgere i loro compiti in modo efficace. Potrebbe essere utile organizzare seminari o sessioni di formazione interne per migliorare le capacità di leadership, la comunicazione, la gestione del tempo e altre competenze rilevanti.

·     Valutazione delle prestazioni: Periodicamente, valutare le prestazioni delle cellule aziendali e dei loro membri può aiutare a identificare punti di forza e debolezza e apportare eventuali miglioramenti necessari. Questa valutazione può includere indicatori chiave di prestazione, feedback dai membri del partito e analisi dei risultati ottenuti rispetto agli obiettivi stabiliti.

·     Adattabilità e flessibilità: Le cellule aziendali dovrebbero essere in grado di adattarsi ai cambiamenti nelle esigenze politiche e all'evoluzione del panorama politico. Mantenere una mentalità aperta e flessibile consentirà alle cellule aziendali di rispondere in modo tempestivo alle sfide emergenti e di apportare modifiche alla struttura e alle attività se necessario.

·     Ricorda che l'organizzazione delle cellule aziendali di un partito politico può variare a seconda delle dimensioni del partito, dei suoi obiettivi specifici e del contesto politico in cui opera.

 

…ANCHE UTILIZZANDO STRUMENTI INFORMATICI.

·     Gestione delle informazioni: Utilizzare un software di gestione delle informazioni o un sistema di customer relationship management (CRM) per tenere traccia dei dati dei membri, dei volontari, degli elettori e dei donatori. Questo consentirà di organizzare facilmente le informazioni, inviare comunicazioni mirate e monitorare l'interazione con i vari gruppi di interesse.

·     Strumenti di comunicazione: Utilizzare strumenti di comunicazione come e-mail, chat e videoconferenze per facilitare la comunicazione tra i membri delle cellule aziendali. App come Slack o Microsoft Teams possono essere utilizzate per organizzare i team di lavoro e consentire la comunicazione istantanea tra i membri.

·     Gestione delle attività: Utilizzare strumenti di gestione delle attività come Trello, Asana o Monday per assegnare compiti, tenere traccia dei progressi e coordinare le attività delle cellule aziendali. Questi strumenti consentono di creare elenchi di attività, definire scadenze e tenere tutti i membri aggiornati sulle attività in corso.

·     Condivisione e collaborazione sui documenti: Utilizzare strumenti di condivisione e collaborazione sui documenti come Google Drive o Microsoft Office 365 per consentire ai membri delle cellule aziendali di lavorare insieme su documenti, fogli di calcolo e presentazioni in modo simultaneo e sincronizzato. Ciò favorirà un lavoro di squadra più efficiente e garantirà che tutti abbiano accesso alle ultime versioni dei documenti.

·     Social media e marketing online: Utilizzare strumenti di gestione dei social media come Hootsuite o Buffer per pianificare e gestire le attività di marketing sui social media. Questi strumenti consentono di programmare post, monitorare l'engagement e analizzare i risultati delle campagne sui social media.

·     Ricerca e analisi politica: Utilizzare strumenti di ricerca online per monitorare notizie, analizzare dati e raccogliere informazioni politiche rilevanti. Motori di ricerca avanzati, aggregatori di notizie e strumenti di analisi dei dati possono essere utili per ottenere informazioni approfondite sulle questioni politiche e per supportare la formulazione di politiche e strategie.

·     Raccolta fondi online: Utilizzare piattaforme di crowdfunding o software di raccolta fondi online per semplificare il processo di raccolta fondi per il partito politico. Questi strumenti consentono di creare pagine di donazione personalizzate, inviare e-mail di richiesta di donazioni e tenere traccia dei contributi.

·     E’ importante fornire formazione e supporto tecnico ai membri delle cellule aziendali per garantire che siano in grado di utilizzare efficacemente questi strumenti informatici. Occorre assicurarsi di proteggere le informazioni sensibili e rispettare la normativa sulla privacy nel trattamento dei dati dei membri e degli elettori del partito politico.

 

COME ORGANIZZARE UN CIRCOLO CULTURALE DI UN PARTITO POLITICO….

Organizzare un circolo culturale per un partito politico può essere un'ottima opportunità per coinvolgere i membri e la comunità locale, promuovere dibattiti e discussioni su temi importanti e creare un ambiente stimolante per lo scambio di idee.

·     Scopo e obiettivi: Definire chiaramente lo scopo e gli obiettivi del circolo culturale. Ad esempio, si può  promuovere la cultura, l'arte, la letteratura, la filosofia o discutere di temi sociali e politici. Questo aiuterà a stabilire il focus del circolo e ad attirare le persone interessate.

·     Identifica una leadership: Designare una persona o un gruppo di persone responsabile dell'organizzazione e della gestione del circolo culturale. Queste persone dovrebbero essere motivate, impegnate e disposte a dedicare del tempo per coordinare le attività del circolo.

·     Ricerca e coinvolgimento dei membri: Identificare i membri del partito politico che potrebbero essere interessati a partecipare al circolo culturale. Inviare loro comunicazioni personalizzate per spiegare l'iniziativa, i suoi obiettivi e l'importanza di un coinvolgimento attivo. Inoltre, si può pubblicizzare l'apertura del circolo attraverso i canali di comunicazione del partito politico, come newsletter, social media e incontri locali.

·     Struttura organizzativa: Creare una struttura organizzativa chiara per il circolo culturale, che può includere un presidente, un segretario, un tesoriere e altri ruoli a seconda delle necessità. Definire i compiti e le responsabilità di ciascun ruolo per garantire un funzionamento efficace del circolo.

·     Pianificare incontri e attività: Stabilire una cadenza regolare per gli incontri del circolo culturale. Si possono organizzare dibattiti, conferenze, presentazioni di libri, mostre d'arte, proiezioni cinematografiche, visite culturali e altre attività che siano in linea con gli obiettivi del circolo. Invitare esperti, accademici o rappresentanti di altre organizzazioni a partecipare come relatori o moderatori.

·     Promozione e comunicazione: Utilizzare i canali di comunicazione del partito politico, come il sito web, i social media e la newsletter, per promuovere le attività del circolo culturale. Creare un calendario degli eventi e diffondere le informazioni attraverso i canali appropriati. Inoltre, sfruttare la rete personale dei membri del circolo per invitare amici, familiari e colleghi a partecipare.

·     Coinvolgimento della comunità: Cercare di coinvolgere la comunità locale organizzando eventi aperti al pubblico. Questo può aiutare a creare connessioni più ampie e a mostrare l'impegno del circolo verso la promozione della cultura e del dibattito aperto.

·     Valutazione e adattamento: Periodicamente, rivedere le attività

 

…ANCHE CON STRUMENTI INFORMATICI.

·     Creazione di un sito web: Creare un sito web dedicato al circolo culturale, dove poter condividere informazioni sulle attività, gli eventi, i membri del circolo e i risultati raggiunti. Assicurarti che il sito sia facilmente navigabile e che includa un modulo di contatto per coloro che desiderano unirsi o ricevere ulteriori informazioni.

·     Utilizzo di una piattaforma di gestione dei membri: Utilizzare una piattaforma di gestione dei membri che consenta di tenere traccia delle informazioni personali, delle preferenze e delle attività dei membri del circolo. Ciò faciliterà l'organizzazione degli eventi e la comunicazione mirata con i partecipanti.

·     Piattaforme di comunicazione: Utilizzare strumenti come gruppi Facebook, Slack o Discord per creare un canale di comunicazione interno tra i membri del circolo culturale. Queste piattaforme consentono di condividere idee, organizzare discussioni online, proporre nuovi argomenti e fornire aggiornamenti in tempo reale.

·     Videoconferenze e webinar: Organizzare incontri virtuali utilizzando piattaforme come Zoom, Google Meet o Microsoft Teams. Queste piattaforme consentono di tenere dibattiti, conferenze e presentazioni online, coinvolgendo i membri del circolo culturale da diverse posizioni geografiche.

·     Strumenti di sondaggio e voto online: Utilizzare strumenti come Google Forms o SurveyMonkey per raccogliere feedback, opinioni, suggerimenti o votazioni dai membri del circolo. Questi strumenti semplificano la raccolta e l'analisi dei dati in modo rapido ed efficiente.

·     Social media: Utilizzare i social media per promuovere le attività del circolo culturale, condividere aggiornamenti, foto e video degli eventi passati e futuri. Assicurarsi di creare e gestire pagine o account specifici per il circolo culturale su piattaforme come Facebook, Twitter, Instagram o LinkedIn.

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Monogramma Tric.Riflessione n° 79 (8-6-2023)

Migrazioni. Le basi per affrontare (seriamente!) il problema.

Che cosa deve fare la UE.

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Non esiste una soluzione unica e definita per risolvere completamente il problema delle migrazioni. Tuttavia, adottando un approccio complessivo che affronti le cause profonde, promuova la cooperazione internazionale, l'integrazione e lo sviluppo sostenibile, si può sperare di mitigare e cambiar di segno agli effetti negativi delle migrazioni per  creare un ambiente più stabile e inclusivo per tutti.

1) Cooperazione internazionale: I problemi delle migrazioni richiedono una risposta globale e una cooperazione internazionale. Gli stati dovrebbero lavorare insieme per condividere informazioni, scambiare migliori pratiche, coordinare le politiche di accoglienza e fornire assistenza umanitaria ai rifugiati. Soprattutto abbandonare atteggiamenti paternalistici post-coloniali.

 

2) Affrontare le cause profonde: È fondamentale affrontare le cause profonde delle migrazioni, come la povertà, i conflitti armati, la mancanza di opportunità economiche, l'instabilità politica, la corruzione nei paesi d'origine. Ciò richiede buona volontà e buonsenso internazionali,  investimenti in programmi di sviluppo sostenibile, promozione della pace, buona governance e accesso all'istruzione e ai servizi sanitari nei paesi di origine.

 

3) Mediazione dei conflitti: La risoluzione pacifica (anche forzosa) dei conflitti può prevenire la migrazione obbligata. Gli sforzi diplomatici e la mediazione dovrebbero essere incoraggiati per affrontare i conflitti interni ed esterni che spingono le persone a lasciare le loro case.

 

4) Cooperazione con i paesi d'origine: I paesi di destinazione dovrebbero collaborare con i paesi d'origine per promuovere lo sviluppo economico, la governance efficace e la stabilità politica. Ciò potrebbe includere la cooperazione in ambito commerciale, la condivisione di conoscenze e risorse, e il sostegno alla capacità istituzionale.

5) Sviluppo regionale: Promuovere lo sviluppo regionale può contribuire a ridurre la pressione migratoria. Investimenti in infrastrutture, industrie e programmi di cooperazione economica possono creare opportunità all'interno delle regioni e ridurre la necessità di migrazione.

L’Italia potrebbe seriamente operare nel Corno d’Africa (Somalia, Etiopia, Eritrea, Gibuti) e nei paesi della sponda africana del Mediterraneo (Libia, Tunisia, Algeria, Egitto)

 

6) Migrazione sicura e legale: Promuovere canali di migrazione sicuri e legali può contribuire a ridurre le migrazioni irregolari e pericolose. Occorre che i paesi avanzati tornino a fornire visti di ingresso tramite Ambasciate e Consolati. I quali dovrebbero fare opera di informazione circa le richieste numeriche e qualitative del paese che rappresentano. Questo potrebbe includere programmi di riunificazione familiare, visti di lavoro temporanei, corridoi umanitari nei due sensi (da e verso i paesi di origine) per i lavoratori stagionali e programmi di reinsediamento.

7) Integrazione e inclusione: Gli sforzi dovrebbero essere fatti per promuovere l'integrazione e l'inclusione dei migranti nelle comunità di accoglienza. Ciò implica garantire l'accesso all'istruzione, all'assistenza sanitaria, all'occupazione e all'alloggio adeguato. La diversità dovrebbe essere considerata come una risorsa. Soluzioni di questo tipo faranno abbandonare  atteggiamenti discriminatori o xenofobi causati, nella popolazione che accoglie, dal senso di abbandono del problema da parte dei governi del loro paese. Finora, almeno in Italia, i vari governi hanno lasciato tutte le negatività del fenomeno a carico dei cittadini: le conseguenze di spaccio, macro e microcriminalità, caporalato, prostituzione, occupazione di immobili sono lasciate nell’abbandono da parte delle istituzioni e devono essere sopportate dai cittadini.

8) Educazione e consapevolezza: L'educazione e la sensibilizzazione sulle questioni legate alla migrazione possono contribuire a combattere l'intolleranza, i pregiudizi e le false informazioni. La promozione della tolleranza, dei diritti umani e del rispetto reciproco può favorire una migliore accoglienza dei migranti, purché rispettosi dei valori, delle leggi e delle prassi civiche dei residenti.

 

Oggi, agli occhi dei cittadini, i governi non sembrano interessati a risolvere problemi post sbarchi. Da qui, atteggiamenti xenofobi sempre più consolidati nella popolazione. Si vedano i recenti atteggiamenti di Olanda e Danimarca, per tacer del Regno Unito e della Francia e , in genere, dei paesi ex sovietici, dove sarebbe dovuto nascere l’uomo nuovo ad opera del comunismo. Ricordo che l’ungherese Orban è stato responsabile della gioventù comunista nell’Ungheria sovietica.

 

 

Che cosa deve fare la UE

 

Integrando i punti precedenti, la UE deve (puo?) promuovere:

1) Investimenti nel paesi di origine: L'UE può sostenere i paesi di origine attraverso programmi di sviluppo economico e sociale. Investimenti mirati possono contribuire a creare opportunità economiche, migliorare l'istruzione e l'accesso ai servizi sanitari, riducendo così la motivazione delle persone a migrare.

2) Gestione dei flussi migratori: L'UE dovrebbe sviluppare politiche comuni per la gestione dei flussi migratori tramite un sistema di asilo armonico che garantisca l'equa distribuzione delle richieste di asilo tra gli Stati membri. Tali politiche dovrebbero definire l'assegnazione di quote di rifugiati tra gli Stati membri, consentendo un equo carico tra i paesi europei.

3) Investimenti nella sicurezza delle frontiere: L'UE deve rafforzare la sicurezza delle sue frontiere esterne, sia terrestri che marittime. Ciò per contribuire a ridurre i flussi migratori irregolari e il traffico di esseri umani.

4) Lotta alle reti criminali. Una maggiore cooperazione tra le forze di polizia e le autorità di frontiera europee può aiutare a prevenire l'immigrazione illegale e il traffico di esseri umani. Occorre intensificare gli sforzi per combattere le reti criminali coinvolte anche nel contrabbando di migranti, “usati” anche come portatori di organi di ricambio da trapiantare. Questo richiede una maggiore cooperazione tra le forze dell'ordine dell’Unione, il potenziamento delle attività investigative e la punizione dei responsabili.

Soprattutto richiede la condivisione di obiettivi comuni.

 

Nel frattempo:  https://www.mauronovelli.it/RIFLESSIONI.htm#_Riflessione_n_71

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n°78 (7-6-2023)

Elementi di analisi marxiana recuperati ahumm….ahumm….

(segue dalla riflessione n° 77)

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 Vari economisti continuano a "recuperare" Marx sotto il velo di una critica alle sue elaborazioni. Samuel Bawles, professore di ricerca e direttore del programma di scienze comportamentali presso il  Santa Fe Institute. comincia con una serie di negatività a carico del filosofo tedesco ma ipotizza la possibilità che le analisi marxiane possano approfondire e migliorare i rapporti tra capitale e lavoro, tanto da permettere al moderno capitalismo di trarne giovamento.

 

Queste posizioni di non pochi teorici dell'economia mi fanno venire in mente l’astuta prefazione che Osiander (pastore luterano) stilò per il libro  sull'eliocentrismo di Copernico il quale, ormai sul letto di morte, non ebbe mai il coraggio di pubblicare. Per evitare gli strali delle gerarchie cattoliche, la prefazione di Osiander avvertiva che le teorie copernicane non volevano rappresentare la realtà dei moti celesti, ma costituivano semplicemente un modello, una scorciatoia per effettuare calcoli astronomici con maggiore facilità e precisione rispetto a quelli, molto più complicati, imposti dal geocentrismo tolemaico che nessuno metteva in discussione.

Così Bowles: prima dimostra la validità e l'attualità delle analisi marxiane, poi conclude, non sulla vigenza delle contraddizioni del capitalismo e sul  dispotismo nei rapporti industriali capitalistici, ma sul contributo che il modello marxiano può dare allo studio del problema e quindi al miglioramento del capitalismo nella fase attuale.

 

 

_______________________________ 

 

https://promarket.org  (traduzione con l'aiuto di Google. Mie annotazioni in corsivo/grassetto.)

 

 

Marx e la moderna microeconomia

Pubblicato il 5 maggio 2018 da Samuel Bowles

[Note in corsivo/grassetto di MN]

 

Pochi economisti dubitano che Marx abbia bocciato l'economia, un giudizio basato principalmente sulla sua teoria del valore del lavoro. Ma questo articolo sostiene che la rappresentazione di Marx dei rapporti di potere tra capitale e lavoro nell'impresa è un'intuizione essenziale per comprendere e migliorare il capitalismo moderno. In effetti, questa intuizione è incorporata nei modelli standard di “agente-attore principale” dei mercati del lavoro e del credito.

[La relazione agente-attore principale (o Modello d'agenzia) è definita  come "un contratto in base al quale una delle due parti (l’agente) delega una quota del proprio potere all’altro. In particolare, una o più persone (attore principale) obbliga un'altra persona (agente) ad una particolare attività. Nota di M.N.).

  Nota: il post sottostante è stato pubblicato per la prima volta su VoxEU.org.

 Gli economisti, guardando indietro, non hanno trovato molto da ammirare in Karl Marx, l'economista, il bicentenario della cui nascita commemoriamo il mese prossimo. John Maynard Keynes considerava il Capitale come "un libro di testo economico obsoleto, non solo scientificamente errato ma senza interesse per il mondo moderno e ad esso inapplicabile" (Keynes 1925). Ugualmente duro il giudizio di Paul Samuelson:  "Dal punto di vista della teoria economica pura, Karl Marx può essere considerato un post-ricardiano minore" (Samuelson 1962). Giudizio duro specialmente perché Samuelson riteneva che Ricardo fosse "il più sopravvalutato degli economisti".

 Queste valutazioni si basano in gran parte sulla nostra concezione corrente - e corretta a mio avviso – della teoria del valore del lavoro di Marx come un tentativo pionieristico, ma incoerente e superato, di un modello di equilibrio generale del prezzo e della distribuzione. Ma c'è un altro aspetto del suo lavoro che è stato fortemente rivendicato dai progressi teorici degli ultimi decenni: l'idea che l'esercizio del potere è un aspetto essenziale del funzionamento dell'economia capitalista, anche se impostato su uno stato idealizzato, perfettamente competitivo.

Dominio nella società liberale

 Marx ha usato la teoria del valore del lavoro per dimostrare che lo sfruttamento dei lavoratori è una condizione necessaria per i profitti (Yoshihara 2017). [Marx sostiene (teoria del plusvalore) che il profitto è funzione dello sfruttamento del lavoro (capitale variabile) e non degli investimenti (capitale fisso). Infatti, Il lavoro che il capitalista acquista sul mercato è una  merce particolare che crea un valore maggiore di quello che serve per remunerarla. Il lavoro, dunque, è la sola merce che crea plusvalore. Nota di MN]. II termine "sfruttamento" è giustificato dall'affermazione che il profitto deriva da un sistema di dominio in cui i ricchi, in quanto proprietari di beni capitali, dirigono le attività e limitano le scelte dei dipendenti (Vrousalis 2013). La   agisce per conto di una classe capitalista, o attraverso l'esercizio del potere di mercato reso possibile dalla limitata concorrenza nei mercati delle merci.

 Ma Marx scelse di rispondere ad una domanda più stimolante: come potrebbe realizzarsi il dominio sul lavoro da parte del capitale in un'economia privata, perfettamente competitiva, governata da uno stato liberale? La sua risposta si basava su quella che sembra una rappresentazione del contratto agente-attore principale sorprendentemente moderna del rapporto datore di lavoro-dipendente, derivante da un conflitto di interessi per la quantità di lavoro svolto che potrebbe essere risolta con un rapporto contrattualizzato.

 Marx ha sottolineato che, sul mercato del lavoro, il capitalista acquista il tempo del lavoratore non il lavoro del lavoratore. La fornitura di lavoro materiale [sforzo] da parte del dipendente al processo di produzione non è assicurata da un contratto ma è piuttosto una "estrapolazione" che "solo impropriamente potrebbe ... essere considerata come un qualsiasi tipo di scambio" (Marx 1939).

Per sottolineare l'aspetto distintivo del mercato del lavoro, Marx (1867) ha sottolineato che:

 "La crescita dei salari può ... non essere accompagnata da alcun cambiamento nel costo del lavoro [nel significato di sforzo], o possono anche essere accompagnati da una caduta di quest'ultimo".

L'importante conseguenza per il lavoratore, è che il livello alto o basso del suo salario", era funzione di "dominazione e sfruttamento", "forma di dispotismo più odioso per la sua meschinità" (ibid).

 L'ultimo passo nella spiegazione di Marx del predominio del capitale in un'economia capitalista liberale è la considerazione che il processo di accumulazione e innovazione tecnica [capitale fisso =strumenti di produzione, investimenti. Nota di MN] sostiene un "esercito di riserva" permanente (ibid), costituito da disoccupati, e fornisce la base che impone obbedienza a carico del lavoratore nei rapporti industriali. [Una delle contraddizioni del capitalismo individuate da Marx è costituita dalla necessità del padrone di avere massima libertà d’azione in ambito sociale (stato liberale) mentre in fabbrica ha bisogno della massima subordinazione da parte del lavoratore. Perfetta anarchia in società. Rigida gerarchia in azienda. Insomma, il profitto (plusvalore) è generato dal lavoro; l’esercito di riserva è generato dagli investimenti (innovazioni tecnologiche ecc.) e permette di avere un’offerta di lavoro a basso costo perché sovrabbondante rispetto alla domanda dei capitalisti. Nota di MN].

La proprietà privata dei mezzi di produzione conferisce il diritto di escludere altri dall'uso dei beni dell'impresa, e quindi i proprietari delle imprese hanno una potente minacciosa arma per indurre i lavoratori a fornire quel lavoro che non può essere garantito da un contratto: lavorare sodo, o aderire all' "esercito di riserva".

 La politica della produzione.

 Marx non ha spiegato perché il contratto di lavoro fosse incompleto. Assunse che questa era un'osservazione empirica incontrovertibile e la usava come punto di partenza per la sua teoria economica. In questo, assomiglia a Charles Darwin che ha avanzato una potente teoria della selezione naturale senza una comprensione del meccanismo utilizzato per realizzarsi. L'eredità genetica sarebbe in seguito spiegata da Gregor Mendel.

 Proprio come Mendel sostenne Darwin, una comprensione più completa del contratto di lavoro incompleto si sviluppò nel ventesimo secolo, ma non rovesciò le conclusioni di Marx. Come Marx, Ronald Coase (1937) ha sottolineato il ruolo centrale dell'autorità nelle relazioni contrattuali dell'azienda:

 "Nel contratto entra un fattore che è impiegato all'interno di un'impresa ... Tale fattore ... è costituito dall’accettazione di obbedire alle indicazioni dell'imprenditore per avere in cambio una certa remunerazione ".

 In effetti, Coase ha definito l'azienda con la sua struttura politica:

 "Se un operaio si sposta dal reparto Y al reparto X, non è a causa di un cambiamento dei costi ma perché gli viene ordinato di farlo ... il segno distintivo dell'azienda è la possibilità di non prendere in considerazione l’andamento dei costi." (Ibid)

Herbert Simon ha fornito il primo modello Coasiano dell'azienda (Simon 1951). Ha rappresentato il rapporto di lavoro come uno scambio in cui i dipendenti trasferiscono i diritti di controllo sulle loro mansioni lavorative al datore di lavoro, in cambio di un salario. Simon ha sottolineato il vantaggio per il datore di lavoro di questo accordo, perché c'era un'incertezza inevitabile sui compiti che sarebbero stati necessari nel corso del contratto. Pertanto, concordare una specifica contrattuale completa delle attività da eseguire avrebbe comportato un costo troppo elevato. Simon non sapeva che stava modellando esattamente il contratto di lavoro incompleto, fulcro della teoria economica di Marx.

Coase o Simon non hanno spiegato direttamente perché i diritti di controllo conferiscono potere. Come una questione empirica, l'azienda sembra essere un'istituzione politica nel senso che alcuni membri della società di fatto impartiscono comandi con l'aspettativa di essere obbediti, mentre altri sono costretti a seguire questi comandi. Se diciamo che il manager ha il diritto di decidere cosa farà il lavoratore, questo significa solo che il manager ha l'autorità legittima, non il potere di garantire la conformità di comportamento del lavoratore. Dato che, in una società liberale, il manager è limitato nei tipi di punizione che possono essere inflitti, e dato che il dipendente è libero di andarsene, è un enigma che gli ordini siano in genere rispettati.

 Notando questo, Armen Alchian e Harold Demsetz hanno sfidato l'idea Coasiana che l'azienda è una mini "economia di comando", suggerendo che il contratto di lavoro non è diverso a questo riguardo dagli altri contratti:

 "L'azienda ... non ha potere di iniziativa, nessuna autorità, nessuna azione disciplinare diversa dal minimo comune contratto di mercato tra due persone ... Dov'è allora la diversità nel rapporto tra un droghiere e il suo dipendente diverso da quello tra un droghiere e il suo cliente? "(Alchian e Demsetz 1972)

 Oliver Hart (1989) ha risposto:

 “Il motivo per cui un dipendente è probabilmente più reattivo a quanto il suo datore di lavoro desidera rispetto al cliente di un droghiere è che il datore di lavoro ... può privare il dipendente dei beni con cui lavora e assumere un altro dipendente per lavorare con questi beni, mentre il cliente può solo privare il droghiere del suo essere cliente e fintanto che il cliente è piccolo, presumibilmente non è molto difficile per il droghiere trovare un altro cliente. "

 L'esercizio del potere

 Questa spiegazione richiede una dimostrazione del fatto che il potere, in un certo senso ben definito, può essere esercitato dai datori di lavoro sui dipendenti nell'equilibrio di un'economia competitiva. È tuttavia sconcertante che il potere sia esercitato in un'economia competitiva [ma questa è caratteristica economica in uno stato liberale “ideale”, di scuola, dove vige la perfetta concorrenza, dove sono banditi monopoli ed oligopoli. Nota di MN] in cui ogni attore si impegna volontariamente in scambi, dai quali ognuno è ugualmente libero di andarsene.

 La seguente condizione sufficiente per l'esercizio del potere coglie le caratteristiche centrali della rappresentazione di Marx (1867) del "dispotismo" del posto di lavoro:

Affinché B abbia potere su A, è sufficiente che, imponendo o minacciando di imporre sanzioni su A, B sia in grado di influenzare le azioni di A in modo che gli interessi di B siano soddisfatti, mentre A manchi di questa capacità rispetto a B. (Bowles and Gintis 1992)

La definizione chiarisce la differenza tra il datore di lavoro e il droghiere nella risposta di Hart ad Alchian e Demsetz. Le sanzioni imposte al dipendente attraverso l’impedimento dell'accesso al capitale aziendale (mezzi di produzione) sono severe (di primaria importanza), mentre quelle imposte al droghiere dal cliente che non compra sono trascurabili o pari a zero (di importanza secondaria). Il consumatore scontento che esce dalla porta non impone una sanzione al droghiere perché il droghiere (in equilibrio competitivo) massimizza i profitti selezionando un livello di vendite (e dei prezzi di vendita, nota di MN) che eguaglia il costo marginale al prezzo esogeno dato. Una piccola variazione nelle vendite ha solo un effetto di secondo ordine sui profitti. Ma questo non è applicabile al rapporto di lavoro datore-dipendente. Questo perché la disoccupazione involontaria è una caratteristica dell'equilibrio concorrenziale di un mercato in cui il lavoro materiale non è coperto da un contratto esecutivo (Bowles 1985, Gintis e Ishikawa 1987, Shapiro e Stiglitz 1985). La minaccia del datore di lavoro di porre fine al rapporto col lavoratore, imporrebbe quindi un costo di primo ordine al lavoratore. Questa è la base dell'esercizio del potere da parte dei datori di lavoro.

 La natura incompleta del contratto di lavoro è quindi essenziale per mostrare sia il motivo per cui il potere del datore di lavoro sul lavoratore è essenziale per il profitto, sia il modo in cui può essere sostenuto dal ruolo della disoccupazione di equilibrio. Marx capì il primo assunto ma non il secondo, fornendo invece un resoconto dinamico (e non del tutto convincente) di come l'esercito di riserva sarebbe stato sostenuto nel lungo periodo.

 Microeconomista o precursore di Microeconomia moderna?

 Marx è stato un pioniere nello studio del sistema di relazioni agente-attore principale, anche se ovviamente non usava questo termine. I modelli di agente-attore principale costituiscono ora il fondamento microeconomico per lo studio delle relazioni tra classi (sebbene gli economisti non utilizzino tale termine) nelle economie capitalistiche e di altro tipo, ad esempio nei trattamenti standard degli scambi tra datore di lavoro e dipendente o tra prestatore e mutuatario. Questi modelli sono essenziali per l'analisi attuale dei problemi economici di tutti i giorni, come i modelli ciclici in materia di determinazione salariale e di produttività e i vincoli di quantità che i mutuatari devono affrontare nei mercati del credito. Entrambi questi problemi hanno una notevole importanza microeconomica, ma sono anche importanti basi della macroeconomia.

Marx era un precursore visionario della microeconomia moderna, e la microeconomia moderna gli ha ripagato il favore chiarendo i limiti di alcune delle sue idee più importanti. Tra questi, la teoria del valore del lavoro come rappresentazione di un sistema generale di scambio (Morishima 1973, 1974), e la sua "teoria della tendenza alla caduta del tasso di profitto" (Bowles 1981, Okishio 1961). Come ha fatto notare Michio Morishima (1974), Marx non ha risolto gli eccezionali problemi teorici dei suoi giorni, ma piuttosto i problemi previsti che in seguito sarebbero stati affrontati matematicamente.

 La moderna economia pubblica, la concezione dei meccanismi e la teoria delle decisioni pubbliche hanno anche messo in discussione la nozione - comune tra molti marxisti degli ultimi giorni, sebbene non suggerita da Marx stesso - che la governance economica senza proprietà privata e mercati potrebbe costituire un sistema vitale di governance economica.

 Problemi politici ed economici

Nel 1972, Abba Lerner identificò astutamente uno dei limiti del paradigma neoclassico. Un contratto trasforma "un problema politico in un problema economico. Una transazione economica è un problema politico risolto ... L'economia ha conquistato il titolo di regina delle scienze sociali scegliendo i problemi politici risolti come suo dominio. "(Lerner 1972)

 Se questa è una caratteristica o un bug dipende dal tuo punto di vista. Il dominio della economia-regina non è sembrato troppo angusto perché lo stesso paradigma ha fornito una ragione per pensare che "problemi politici" irrisolti, come la natura incompleta del contratto di lavoro o l'esercizio del potere da parte dei datori di lavoro sui lavoratori, fossero illusioni. Joseph Schumpeter ha sottolineato questo punto: "Ciò che distingue il lavoro dirigente da quello diretto sembra a prima vista fondamentale", ha scritto. Ma, sosteneva, in realtà che la differenza "non costituisce una distinzione economica essenziale ... la condotta del primo è soggetta alle stesse regole di quella del secondo ... e stabilire questa regolarità ... è un compito fondamentale della teoria economica". (Schumpeter 1934)

Perché, ci si chiede, Schumpeter considererebbe questo punto di così eccezionale importanza? La risposta è che se il dispotismo sul posto di lavoro, esplicitato da Marx, fosse accertato, allora l'argomento liberale contro la democrazia economica (“in economia non c'è niente da democratizzare”) è falso.

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 Nota dell'editore: Questo articolo è basato su un'opera più grande dello stesso titolo che sarà pubblicata in giapponese in un numero speciale del Seminario Keizai, edito da Naoki Yoshihara.

 

References

 

-      Alchian, A A and H Demsetz (1972), “Production, Information Costs, and Economic Organization”, American Economic Review 62(5): 777-95.

-      Bowles, S (1981), “Technical Change and the Profit Rate: A Simple Proof of the Okishio Theorem”, Cambridge Journal of Economics 5(2): 183–186.

-      Bowles, S (1985), “The Production Process in a Competitive Economy: Walrasian, Neo- Hobbesian, and Marxian Models”, American Economic Review 75(1): 16-36.

-      Bowles, S and H Gintis (1992), “Power and Wealth in a Competitive Capitalist Economy”, Philosophy and Public Affairs 21(4): 324-53.

-      Coase, R H (1937), “The Nature of the Firm”, Economica 4: 386-405.

-      Gintis, H and T Ishikawa (1987), “Wages, Work Discipline, and Unemployment”, Journal of Japanese and International Economies 1: 195-228.

-      Hart, O (1989), “An Economist’s Perspective on the Theory of the Firm”, Columbia Law Review89(7): 1757-74.

-      Keynes, J M (1925), “Soviet Russia.” Nation and Athenaeum, 17, 19 and 24 October.

-      Lerner, A (1972), “The Economics and Politics of Consumer Sovereignty”, American Economic Review 62(2): 258-66.

-      Mark, K (1867), Capital, Critique of Political Economy, Verlag von Otto Meisner.

-      Marx, K (1939), Grundrisse: Foundations of the Critique of Political Economy, Marx-Engels Institute.

-      Morishima, M (1973), Marx’s Economics: A Dual Theory of Value and Growth, Cambridge University Press.

-      Morishima, M (1974), “Marx in Light of Modern Economic Theory”, Econometrica 4: 611-32.

-      Okishio,  (1961), “Technical Changes and the Rate of Profit”, Kobe University Economic Review 7: 85-99.

-      Samuelson, P (1962), “Economists and the History of Ideas”, American Economic Review 51(1): 1-18.

-      Schumpeter, J (1934), The Theory of Economic Development: An Inquiry into Profits, Capital, Credit, Interest and the Business Cycle, Oxford University Press.

-      Shapiro, C and J Stiglitz (1985), “Equilibrium Unemployment as a Worker Disciplining Device: A Reply”, American Economic Review 75(4): 892-93.

-      Simon, H (1951), “A Formal Theory of the Employment Relation”, Econometrica 19(3): 293-305.

-      Vrousalis, N (2013), “Exploitation, Vulnerability, and Social Domination”, Philosophy and Public Affairs 41: 131-57.

-      Yoshihara, N (2017), “A Progress Report on Marxian Economic Theory and on Controversies in Exploitation Theory since Okishio, 1963”, Journal of Economic Surveys, forthcoming.

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Ma anche Jeremy Rifkin….

Considerazioni sul recupero, mimetizzato e sotto traccia, di elaborazioni marxiane in linea con le precedenti, possono essere svolte in merito alle riflessioni socio-economiche di Jeremy Rifkin. Se si analizza  il suo “ "La società a costo marginale zero: l'internet delle cose, l'ascesa del capitalismo collaborativo e l'eclissi del capitalismo", ci si informa sull'evoluzione delle tecnologie digitali, come l'Internet delle cose e l'economia collaborativa.Nuovi strumenti che  stanno spingendo l'economia verso una nuova fase in cui il costo marginale di produrre e distribuire beni e servizi tende a zero, con il conseguente declino del saggio di profitto, esattamente come indicava Marx.

Il costo marginale si riferisce al costo aggiuntivo necessario a  produrre una ulteriore unità di un bene o servizio, una volta che i costi fissi sono stati sostenuti. Tradizionalmente, l'economia ha funzionato con una struttura di costo marginale positivo, in cui la produzione e la distribuzione richiedono costi significativi anche per ogni unità aggiuntiva.

Tuttavia, secondo Rifkin, le tecnologie digitali stanno cambiando questo paradigma. Con l'avvento di Internet e delle tecnologie digitali, la riproducibilità dei beni e dei servizi è diventata praticamente gratuita o a costo marginale vicino allo zero.

Chi avrebbe ipotizzato, solo qualche decennio fa, la possibilità di comunicare a costo zero con ogni essere umano dotato di un account di posta elettronica?

Rifkin sostiene che questa transizione verso una società a costo marginale zero avrà profonde implicazioni sull'economia, sulle imprese e sulla società nel suo complesso. Egli sostiene che l'economia collaborativa e la condivisione delle risorse saranno sempre più importanti, poiché le persone possono sfruttare le tecnologie per condividere beni e servizi senza bisogno di possederli fisicamente e senza bisogno di (costori) intermediari . Questo potrebbe portare a una maggiore sostenibilità, alla riduzione dei costi e a radicali cambiamenti nei modelli di business tradizionali.

Ci sono, comunque,  implicazioni sociali, politiche e legali che devono essere prese in considerazione quando si affrontano i cambiamenti derivanti da una transizione verso una società a costo marginale zero.

Interessante il suo articolo: à  «Il progresso ha fallito. È ora che inizi l’età della Resilienza» L’ideologia dell’efficienza economica ha divorato il pianeta. Ma comincia ad affermarsi una mentalità diversa, specie tra i giovani, che ha altre priorità. di Jeremy Rifkin. (L’Espresso 28-11-2022)

Ma Rifkin non può dire di aver rivalutato alcune posizioni analitiche di Marx: verrebbe subito censurato! Visto che, ormai (grazie ai coglionazzi di cui alla riflessione 77) marxismo = comunismo.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n°77 (6-6-2023)

Elly e le candeline dell’avvenire.

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Elly &Co hanno scoperto che, vista l’incapacità di elaborare linee politiche e progetti per la società, risulta molto utile adottare principi e metodi del qualunquismo populista: dire, scrivere e fare le cose che il popolino vuol sentire, leggere e vedere. Con l’aiuto di quotidiani blasonati è questa la nuova linea della sinistra che più sinistra, oggi,  non si può..

Qualche esempio recente: Murgia e Saviano sul saluto romano dei comandanti dei reparti in sfilata; Corte dei Conti esclusa dalle verifiche concomitanti  sulla realizzazione dei progetti del PNRR; cacciata di Fazio, Littizzetto e dell’Annunziata dalla Rai; eliminazione dell’assegno di cittadinanza per i poveri; Repubblica dopo il primo turno delle amministrative: “L’onda di destra si è fermata”.

Il fatto è che ormai si è definitivamente confuso il comunismo col marxismo e col cattolicesimo. Non sapendo più che cosa fare per ritrovare una linea politica, i più arditi intellettuali de sinistra si limitano a ripetere che “essere di sinistra significa stare con i più deboli”. Ma questa linea politica non ha nulla a che fare col marxismo. Semmai scimmiotta, con atteggiamento deteriore, il cattolicesimo, neanche la dottrina sociale della chiesa cattolica.

Marx ha indagato il sistema borghese, impostando una visione di classe (semplifico),  e non ha mai individuato come obiettivo lo stare con i più deboli. I quali non sono una classe. Secondo Marx il sistema borghese verrà travolto dalla classe operaia non dai più deboli, cioè disoccupati, sottoproletari, emigranti ecc. Per inciso, dura fu la presa di posizione di Marx contri gli immigrati irlandesi in Gran Bretagna: la creazione di un esercito di riserva avrebbe messo in discussione il livello dei salari degli operai inglesi.  Ma tant’è: rifocillati da Papa Francesco (apprezzato però solo quando conviene)  gli intellettuali de sinistra sono diventati tutti prima cattocomunisti e poi solo catto.

Disgraziatamente per Marx (il cui sistema di analisi della società è ancora valido e –credo - utile) la sua dottrina è stata confusa  con l’attuazione politica pratica che coglionazzi hanno pensato bene di fare: il comunismo (di Stalin, di Pol Pot, di  Chavez o di Enver Oxa) è stato contrabbandato per realizzazione del marxismo. E dopo settant’anni di applicazione di dittature personali ad opera dei profittatori di cui sopra (i quali però sono riusciti a far passare il messaggio che il loro fosse “dispotismo proletario” secondo i canoni marxisti) l’analisi marxiana è stata confusa e ridotta alla semplice  “dittatura del proletariato”, termine neanche coniato da Marx, ma mutuato da un marxista ex militare prussiano emigrato in USA, di cui non ricordo il nome.

A seguito di queste vicende, il “Sol dell’avvenire” si è rifiutato perfino di sorgere. E la sinistra di Elly, senza più ideologia ormai massacrata e snaturata  dal “comunismo”, deve sperare di illuminare la sua politica accendendo “candeline dell’avvenire” con Murgia, Saviano, con saluti fascisti, sulla Corte dei Conti, con Fazio, Annunziata ecc.

Di Marxismo potremo riparlare esplicitamente tra un paio di generazioni, ma secondo la lettura che ne fece Rosa Luxemburg: conquista democratica del potere democratico. 

 

[Continua alla Riflessione n° 78]

 

Monogramma Tric.Riflessione n°76 (28-5-2023)

Riscaldamento globale e sue cause

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Dal carotaggio dei ghiacci della Groenlandia.Da Journal of Quaternary Science Reviews .

Negli ultimi 10mila anni, il periodo di maggiore riscaldamento risale a 3.200 anni fa  (1200 a.C.). E’ definito Riscaldamento Minoico.

Dopo la temperatura tende a calare, ma sempre in periodo caldo. Risale nel 300 a.C fino al 200 d.C. E’ definito Riscaldamento Romano

Dal 600 d.C.   all’800 d.C. l’ambiente si raffredda con temperatura in calo.

Dall’800/1000  d.C.. inizia un periodo di forte riscaldamento  fino al 1400 d.C. E’ definito Riscaldamento Medievale.

 

Dal 1400 inizia un raffreddamento evidente fino al 1850. Da quel periodo, sempre in ambiente freddo, inizia un aumento della temperatura fino ai nostri giorni. Questo periodo è definito Piccola Glaciazione.

Il  grafico evidenzia come, negli ultimi 10.000 anni, i periodi di notevole raffreddamento siano significativamente più brevi rispetto a quelli (pur con alti e bassi) di notevole riscaldamento. Il più lungo periodo di raffreddamento è quello della Piccola Glaciazione dal 1400 ad oggi. Nel corso della quale, la temperatura odierna è stata raggiunta anche attorno al 1650.

 

 

 

Il grafico che segue evidenzia meglio l’andamento della temperatura dal 1000 ai giorni nostri.

 

Andamento della temperatura dell'ultimo millennio

 

 

Quindi, nessun problema nel riconoscere che il pianeta si sta riscaldando.

I dubbi nascono sulle cause.

Io non ritengo che il riscaldamento sia colpa dell’uomo e dei suoi barbecue, o delle mucche soggette a sorprendenti  soffioni flatulenti. Mentre è vero che l’inquinamento è tutta colpa nostra.

 

Monogramma Tric.Riflessione n°75 (23-5-2023)

Il primato della “persona”. All’Indice le etnie!

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Con l’ultimo compulsivo intervento del presidente Mattarella, secondo il quale ad avere diritto ad essere difesa è la singola persona e non l’etnia, possiamo dire concluso, perché perfezionato (nel senso che non saprei come andare oltre nell’affermazione e nel primato dell’individuo), il periodo dell’individualismo, imposto - nei fatti - trent’anni fa da Silvio Berlusconi

Comincia ad essere sanzionabile dagli audaci e corretti progressisti anche parlare di “popolo italiano”, di “ cittadini italiani” e genericamente di “Italiani”. Più corretto sarebbe sostituire quei concetti con “chi staziona (stabilmente o occasionalmente)  entro i confini stabiliti (per l’Italia) 77 anni fa, al termine della seconda guerra mondiale”. 

A conferma di quanto detto, ricordo che  su una delle pareti dell’androne della sede del PD, in Via del Nazareno a Roma, è presente un monito per il viandante: il partito è “Dalla parte delle persone”.

Pertanto, conoscendo l’ignoranza dei suoi concittadini, il presidente sa che se, si parla di etnia, si rischia  di accostarsi troppo al termine  “razza”. Per evitare questa contaminazione, si fa un guazzabuglio di concetti tra etnia, razza, popolo, cittadini. Tutti da rifuggire, pro bono delle singole persone. Meglio evitare contaminazioni e straripamenti concettuali, anche a costo di sostenere, con superficiale originalità culturale,  che, in termini di “protezione”, non si possa andare oltre la “persona”. Penso al concetto marxiano di “classe”; ai gruppi etnici minoritari, a quelli linguistici, a quelli religiosi ecc.

Ecco la definizione di etnia del vocabolario Treccani:

“etnìa s. f.– In etnologia e antropologia, aggruppamento umano basato su caratteri culturali e linguistici. Spesso usato, nel linguaggio giornalistico, con il significato di minoranza nazionale, gruppo etnico minoritario.

Quindi le caratteristiche che individuano una etnia sono principalmente “culturali e linguistiche”.

Ma, per carità, il termine etnia si sta usando da destra, quindi meglio censurarlo, anche perché gli ignoranti potrebbero facilmente confonderlo con  razza.

Per inciso, la nostra Costituzione si esprime richiamando la  “razza” e non l’ “etnia” (Art.-3).

 

PS. Sarà opportuno cambiare nome all’Etnologia come materia di studio e settore di ricerca.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n°74 (16-5-2023)

L’Intelligenza Artificiale non potrà mai avere intuizioni.

Forse.

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Così come la veniamo conoscendo, l’Intelligenza Artificiale può apprendere, imparare, dominare, organizzare ed elaborare per le sue risposte tutto lo scibile umano. Ma una cosa non può fare: andare oltre quello scibile. Per superare le attuali conoscenze e poterle superare non solo quantitativamente, è necessaria una particolare capacità umana: l’intuizione. Questa permette all’uomo di guardare dentro le cose, oltre le loro caratteristiche sensibili, quindi di superficie e, quindi, affidabili alla ragione.

 L’IA non può quindi “guardare dentro”, “entrare nelle cose conosciute fino a scoprire di esse quanto ancora non è conosciuto dall’uomo. Il processo umano , attraverso collegamenti umorali, creativi e non lineari  e concatenazioni  irrazionali di esperienze razionali.

A tal proposito, ho interrogato Chat GPT sull’intuizione umana.

Tra le altre cose mi risponde che:

“ L'intuizione umana rimane un fenomeno molto complesso e multifattoriale, che coinvolge non solo l'elaborazione dei dati, ma anche l'esperienza, l'emozione, il contesto e la creatività. È improbabile che le IA raggiungano completamente il livello di intuizione umana nel prossimo futuro, ma potrebbero sviluppare capacità sempre più sofisticate che si avvicinano ad alcune forme di intuizione”.

Insomma, l’I.A. non potrà mai esclamare: “Eureka!”.

Forse.

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AGGIORNAMENTO DEL 17-5-2023: Un ulteriore limite della IA.

Perché l’IA possa essere d’aiuto, occorre che le conoscenze umane siano manifestate attraverso documenti, foto, video, registrazioni. Se non esistono tali media, l’IA non può suggerire alcunché. Voglio dire che se – ad esempio – io scopro la pietra filosofale ma non diffondo la scoperta pubblicando documenti scritti, foto, video, registrazioni, la IA non sa nulla della scoperta della pietra filosofale e non può produrre commenti ecc. .

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n°73 (9-5-2023)

Ponte sullo stretto: preoccupazioni.

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Ponte sullo Stretto, ecco il progetto | VIDEO, SCHEDE e RENDERING

-à Il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto: si riparte da qui, tutti i dettagli e le immagini con le schede tecniche della grande opera. Di Peppe Caridi 16 Mar 2023 | 19:22

 

Da tremare! Si legge nell’articolo:

 “Quadro geo-sismotettonico – Revisione critica ed aggiornamento con le conoscenze ed i risultati scientifici più recenti (2003-2011) da parte di un team di esperti in geodinamica, geologia strutturale, sismologia, geodesia, geologia marina (La Sapienza – INGV). Confermato che l’allontanamento tra le due coste avviene con velocità inferiore a 0,5 mm/anno (10 cm in 200 anni), ininfluente ai fini della realizzazione del ponte.

• 7,1 magnitudo della scala Richter resistenza al sisma”

 

Per l’estensore dell’articolo (dd 16-3-2023) i “risultati scientifici geodinamici più recenti risalgono al 2011”.

Ma nel 2017 si scopre (CNR) che le cause dell’allontanamento della Sicilia dalla Calabria sono dovute al movimento di alcune microplacche con movimenti particolari che sarebbero individuate sotto il mar Ionio e potrebbero portare alla formazione di catene montuose e a rendere sempre più distante la nostra isola dal resto della nazione.

Da newsicilia.it/Catania/scienze: del 2-3-2018:  La Sicilia si allontana dalla Calabria, ing. Palano (Ingv): "Una lingua crostale penetra in profondità nel mantello terrestre" (newsicilia.it)

Spiega  il dottor Mimmo Palano dell’Ingv, Istituto Nazionale Geofisica Vulcanologia di Catania, che in primis ci ha parlato della struttura geologica della zona e dei complessi movimenti geodetici misurati sul nostro territorio.  “La Sicilia costituisce un blocco crostale noto in letteratura come “micro placca Siculo-iblea” – spiega Palano  […] Questo blocco crostale si muove in direzione nord-nord-ovest con velocità di circa 5-6 mm/anno [Nota di MN: : verso la Sardegna], mentre la Calabria e il settore nord-est della nostra isola si muovono verso nord-nord-est [Nota di MN: verso la Puglia]  al ritmo di un centimetro l’anno.[…]       Infine per quanto riguarda il ponte, suggerisco di acquisire nuovi dati geologici e geofisici, al fine di quantificare meglio i tassi di deformazione a cavallo dello stretto”.

Il, 5 giugno 2020, ai microfoni di CityNow è intervenuto il dott. Enzo Siviero: ingegnere, architetto e Rettore dell’Università eCampus che ha dedicato gran parte della sua carriera nella progettazione di ponti e nell’insegnamento delle strutture nella facoltà di architettura dell’Università di Venezia. [ Ponte sullo Stretto, l'esperto a CityNow: 'Vento e terremoti non sono un problema...']

 

Circa il problema dell’allontanamento costante della Sicilia dalla Calabria, il dott. Siviero afferma:

“Questione risolta che va smentita: la Sicilia si allontana di un cm all’anno dalla Calabria. La vita stimata del ponte (prima di ulteriori interventi) è di 200 anni, quindi l’allontanamento delle due terre sarà di circa 2 metri. Facciamo anche 3 per esagerare. I giunti che verranno utilizzati garantiranno spostamenti per 8 metri. Anche in questo caso non ci saranno problemi.”

Ricordo che i progettisti, hanno approntato  un meccanismo che permette al ponte di “estendersi” di circa 8 metri.

 

Questa possibilità  è  tranquillizzante ad una condizione, che gli spostamenti della micro placca Siculo-Iblea siano, quanto a direzione, sempre uguali a quelli di oggi per i prossimi due secoli.

Domanda seria.

Ipotesi di cambio di direzione delle direttrici di allontanamento Sicilia/Calabria.

Se l’allontanamento – per i motivi tettonici e geodinamici  più vari - cambiasse direzione e si organizzasse su una linea divergente rispetto all’attuale (ad esempio la Sicilia di Nord-Est cambia direzione e comincia a spostarsi verso Nord-Nord Ovest come il resto dell’isola invece che continuare verso Nord-Nord Est come la Calabria), il ponte sarebbe in grado di sopportare la torsione risultante?    

Certamente i progettisti avranno valutato le varie ipotesi.

Sostiene Fuxas, che nessuna delle entità interessate o dei professionisti coinvolti (hanno tutti molta fretta di cominciare)  si curi di prevedere le modalità e i costi per la manutenzione. La vicenda del ponte Morandi inaugurato nel 1967 e crollato 50 anni dopo, non ha insegnato molto. L’ultimo ponte di una certa dimensione realizzato in Francia, ha una struttura ed un cemento armato garantiti per 120 anni. Il nostro, con i problemi tettonici che deve affrontare, lo garantiamo per due secoli.

                                                

Per stare più tranquilli, riporto i terremoti intervenuti in Sicilia ed in Calabria  il 6, 7 e 8 maggio 2023. Non riporto lo sciame sismico che sta coinvolgendo Malta (distante da Messina 272 Km.) con magnitudine tra il 2 e il 4, con una scossa del 31-1-2023 pari a 5,6 ed una  del 22-4-2023 pari a                                                                        5,5.

Data e Ora

Magnitudo

Zona

2023-05-08 16:54:19

ML 2.1

4 km SW Crotone (KR)

2023-05-08 16:38:58

ML 2.1

Costa Ionica Crotonese (Crotone)

2023-05-08 16:35:54

ML 3.4

5 km S Crotone (KR)

2023-05-08 16:29:01

ML 3.0

5 km S Crotone (KR)

2023-05-08 15:17:44

ML 2.4

6 km NE Isola di C.Rizzuto (KR)

2023-05-08 05:39:19

ML 3.2

Tirreno Meridionale (MARE)

2023-05-08 05:37:35

ML 2.3

Costa Siciliana nord orientale (Messina)

2023-05-08 04:28:34

Md 3.4

Campi Flegrei

2023-05-07 22:31:32

ML 2.2

Isole Eolie (Messina)

2023-05-07 20:34:13

ML 2.3

Tirreno Meridionale (MARE)

2023-05-07 07:09:08

ML 2.3

Isole Eolie (Messina)

2023-05-06 19:43:53

ML 2.1

Costa Siciliana nord orientale (Messina)

2023-05-06 18:06:27

ML 2.3

Mar Ionio Meridionale (MARE)

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n°72 (3-5-2023)

GPT e problemi di sistema delle relazioni umane.

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Finora abbiamo considerato vera l'ipotesi che l'informatica potesse eliminare molti posti di lavoro (al netto di quelli che avrebbe creato). Hinton ci informa che probabilmente l'informatica sarebbe in grado di far esplodere l'attuale sistema non solo nel settore lavorativo ma in quello generale dei rapporti umani.

Da Il Sole 24 ore: “Nei primi test e in una demo aziendale, GPT-4 è stato utilizzato per redigere cause legali, superare esami standardizzati e costruire un sito web funzionante partendo da uno schizzo disegnato a mano. Nell’intervista al Times, Hinton ha ribadito le sue preoccupazioni riguardo al potenziale dell’IA di eliminare posti di lavoro e di creare un mondo in cui molti «non saranno più in grado di sapere cosa è vero»”.

Sono già disponibili app che possono "trasferire" una persona e farla diventare protagonista - ad esempio - di film porno: basta fornire al sistema  quattro o cinque foto del volto. Altrettanto avanzate, anche se meno precise di quella appena descritta, app che ripropongono audio con la voce di una persona reale.

Che fare?

Il mondo sarà diviso tra coloro che sono in grado di produrre cultura che definirei “nativa” e coloro che devono appoggiarsi al sistema tipo GPT per poter avere informazioni articolate sui vari argomenti? E i rapporti economici come si struttureranno? E quelli politici?

Problemi molto seri.

 

Monogramma Tric.Riflessione n°71 (21-3-2023)

Ricollocamento migranti nei paesi UE. Come i millesimi di un condominio e obbligatorio.

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Bruxelles è finanziata dai 27 paesi in base a certi parametri. Prima finanziatrice la Germania ecc. Il criterio per la redistribuzione obbligatoria dei migranti, deve essere basato sulla suddivisione in millesimi da annettere a ciascun paese. 

Come in un condominio, ogni appartamento ha tot millesimi che ne individuano la ripartizione delle spese. In ogni settore di interesse UE, dobbiamo procedere con lo stesso criterio, ma cambiando i pesi dei parametri fondamentali. Ad esempio, per l'accoglienza dei migranti si valuteranno: PIL, demografia, caratteristiche industriali, capacità economica, debito pubblico, situazione finanziaria, disoccupazione ecc. Voglio dire che chi ha un manifatturiero molto sviluppato o una agricoltura intensiva,  potrà accogliere più migranti. Chi ha molto sviluppato il settore dei servizi ne potrà accogliere di meno.

Definiti i millesimi per il settore (rivedibili periodicamente) si procederà al conteggio dei migranti entrati in ciascun paese UE. Fatto pari a mille il numero degli ingressi, si valuterà in funzione dei millesimi chi deve accoglierne e chi deve redistribuire. Si procederà quindi di conseguenza, secondo i millesimi: se la UE ha accolto 400mila migranti e in Italia sono arrivati in 200 mila quando ne deve accogliere solo 80mila, i 1200mila in più verranno accolti obbligatoriamente da quei paesi che non sono arrivati al numero prefissato secondo i propri millesimi. In tal modo tutti accoglieranno il giusto numero di migranti, sopportando – in base ai calcoli – lo stesso impegno degli altri paesi.  Inoltre tutti i 27 paesi saranno coinvolti sul problema delle migrazioni dedicando ad esso lo stesso impegno degli altri.

 

Monogramma Tric.Riflessione n°70 (19-3-2023)

Autovetture. Comparazione di inquinamento ed emissione di CO2.

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Notizia riportata da un TG. Interessante studio su inquinamento ed emissioni di CO2.

Si sono rilevati sia l’inquinamento che le emissioni di CO2 per due vetture, una col motore a scoppio e l’altra col motore elettrico. L’indagine parte dall’estrazione dei minerali per la costruzione dei due mezzi, la loro trasformazione fino alla  loro messa su strada.

A Km. zero, la vettura elettrica è molto più inquinante e produce una quantità di CO2 enormemente superiore, soprattutto per via dei processi di fabbricazione dei 700-900 chili di batterie.

A questo punto la ricerca ha inteso rispondere alla domanda: quanti Km. deve percorrere l’auto a combustione interna, inquinante,  per raggiungere  inquinamento ed emissioni di quella elettrica prodotti fino alla messa su strada? I ricercatori hanno valutato che la vettura old style deve percorrere 100mila Km. per allinearsi ai valori della vettura elettrica. Solo dopo i 100mila Km. l’auto con motore a scoppio comincia ad inquinare complessivamente di più. 

Sarebbe interessante integrare l’indagine con la valutazione dei valori di inquinamento ed emissione di CO2 prodotti dallo smaltimento delle due vetture al termine del loro ciclo di vita, compresi i vantaggi di un possibile recupero di materiali.

Monogramma Tric.Riflessione n°69 (11-3-2023)

I furbastri della Banda Bassotti di Dublino

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Migrazioni. Il nuovo parlamento europeo (2024) deve rivedere gli accordi di Dublino.

Ricapitoliamo: in violazione della fondamentale legge del mare che considera la nave che batte bandiera di un paese come territorio di quel paese, gli accordi di Dublino impongono che il primo paese  a cui il migrante mette piede e chiede protezione sia quello di sbarco e non quello di cui la nave "salvatrice" batte bandiera. Questa norma crea una situazione molto grave nei confronti di Grecia, Malta e Italia.

[Per inciso, la Spagna costruì le barriere alla fine degli anni '90. La separazione  è costituita da barriere coronate da filo spinato. Per il progetto, 30 milioni di euro sono stati stanziati dall'Unione europea. Sono state erette due barriere parallele di tre metri di altezza, con posti di vigilanza alternati e camminamenti per il passaggio di veicoli adibiti alla sicurezza. Cavi posti sul terreno connettono una rete di sensori elettronici acustici e visivi. La barriera è dotata di un'illuminazione ad alta intensità, di un sistema di videocamere di vigilanza a circuito chiuso e strumenti per la visione notturna. Una successiva opera d'innalzamento della barriera l'ha portata a sei metri d'altezza, con il consenso dell'agenzia europea Frontex [Wikipedia]

Perché si è creata una situazione insostenibile per Italia, Grecia e Malta? I migranti arrivati in quei paesi attraversando il Canale di Sicilia, una volta sbarcati, possono anche disperdersi in Europa, in genere nei paesi del Nord Europa. Ma se le autorità di quei paesi decidono che non hanno diritto a ricevere protezione, non devono né tenerseli né rimpatriarli riportandoli nel paese di origine. Basta che li riportino nel primo paese UE  di sbarco, secondo gli accordi di Dublino. Quindi in Italia, in Grecia, o a Malta. Comodo, no?!

Ti t’hee capì? 

La Merkel organizzò dei charter per riportare migranti irregolari in Italia.  

Da Rassegne Italia info del 18-6-2019:

.  Merkel ci manda in aereo migranti storditi e sedati. L'ira dei leghisti: "Siamo pronti a chiudere gli aeroporti" -  

Da Il Giornale 11-3-2023:

 https://www.ilgiornale.it/news/nazionale/non-avete-idea-cosa-accadr-profezia-sui-migranti-che-2125495.html

 

Monogramma Tric.Riflessione n°68 (27-2-2023)

Meglio la Schlein

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Non so se Schlein abbia vinto per le truppe cammellate organizzate dai 5Stelle o per decisioni autonome dei simpatizzanti, visto che gli iscritti si sono già espressi a favore di Bonaccini, ma credo che, viste le caratteristiche attuali del PD, sia stata la scelta migliore.

 Il PD non ha più una organizzazione interna adeguata, in grado di operare un controllo del territorio e di concorrere alla definizione della linea politica del partito. Non controlla più  neanche le periferie, lasciate ormai all’attivismo della destra. Bonaccini, uomo d’apparato, avrebbe dovuto iniziare da capo, ricercando momenti di motivazione per iscritti e militanti. Problema forse di impossibile soluzione, almeno oggi. Una conferma di quanto scrivo è per me clamorosa: il gazebo aperto la domenica mattina dal circolo PD vicino casa, nel pomeriggio era stato sbaraccato, non credo per manca di clienti, semmai per mancanza di militanti/volontari.

La Schlein, non essendo del PD, non ha bisogno di apparati, procederà a trasformare il partito PD in movimento PD, sulla falsa riga del M5S. Per questo le basteranno i talk show, cui farà partecipare gente nuova mirante ad inserire nel corpo dei simpatizzanti momenti di curiosità, di  galvanizzazione e di spontaneismo, escludendo i vecchi e logori figuri onnipresenti e, ormai, rompipalle. Pur sapendo di non avere a disposizione molti media: la RAI potrebbe essere ben presto rivisitata dalla Meloni e le reti Mediaset potrebbero subordinare la sua partecipazione alle sue posizioni e ai suoi giudizi espressi sulla situazione dei partiti sia di destra che di sinistra. A meno che le reti del Cavaliere non intuiscano che, con la sua presenza, il PD verrà ridotto al lumicino. In questo senso è illuminante una sua dichiarazione dopo la vittoria: “Sarò un problema per la Meloni!”. Quindi non il PD, ma lei in prima persona. Infine, non so se riuscirà a mantenere il serbatoio costituito dallo zoccolo duro dei vecchi militanti comunisti (ormai in via di estinzione naturale). Alcuni di questi forse emigreranno verso il partito di Marco Rizzo. Certamente spera di riuscire ad interrompere il deflusso verso il M5S di cittadini che si ritengono di sinistra, soprattutto giovani. 

Vedremo di quali compagni di viaggio si circonderà per questa sua avventura: capiremo subito se lei stessa e gli “assistenti” saranno in grado di convincere i cittadini, che seguono i talk show e i social, di saper affrontare i gravi problemi del paese, oltre che proclamarsi in grado di farlo. Almeno virtualmente.  

 

Monogramma Tric.Riflessione n°67 (19-2-2023)

Superbonus con i miei soldi! Uno scherzetto tra governi?

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Come vanno le cose! Una volta era il nuovo governo Prodi a dover correggere le cazzate del precedente governo di destra al fine di rimettere in sesto i conti. Oggi le cose si sono invertite: è il governo di destra a dover correggere le cazzate disastrose dei precedenti governi, quello giallorosso (M5S+PD) e quello del tecnico della provvidenza (Mario Draghi).

Passi per i 5Stelle, ma non è credibile che il PD né Draghi si siano resi conto del disastro che le loro normative  avrebbero provocato sui conti pubblici. Da sabino diffidente ritengo: o  che avessero l’assicurazione dalla UE  che – finché in sella il governo Draghi -  non avrebbe imposto di considerare il buco generato  come debito pubblico o (opzione meno probabile) che il tecnico della provvidenza non si sia accorto delle potenzialità esplosive del meccanismo. Infatti, Draghi se ne rese conto: in una prima stesura, la finanziaria 2022 prevedeva l’introduzione di un limite Isee a 25mila euro per poter accedere alla regalia del superbonus. Di fatto quel limite, inserito per i gonzi (Corte dei Conti? UE? Tecnici) è stato cancellato. Ma di questo, il miglior tecnico della provvidenza in circolazione non si è reso conto. Per cui tutto l’ammanco e i gravissimi problemi creati a famiglie ed aziende edili dovranno essere gestiti dal governo Meloni. A giugno 2022  se ne accorse anche la Corte dei Conti che evidenziò il calo di gettito fiscale e gli effetti distorsivi del meccanismo

Per inciso, In un incontro tra amministratori pubblici italiani e tedeschi, spiegavamo i meccanismi del superbonus. I Tedeschi non approfondirono, si limitarono ad osservare seccamente che una normativa del genere sarebbe stata subito cassata dalla loro Corte dei Conti.

A proposito: la Corte dei Conti, chi era costei? Solo a giugno 2022 si accorge del problema?

 

25-6-2022 Il Sole 24 Ore. Superbonus, la Corte dei conti boccia il 110%: «Incentivo distorsivo»   Il sistema di incentivi e   detrazioni è «un elemento di distorsione del prelievo», E la fatturazione elettronica ha portato a risultati inferiori rispetto a quanto previsto di Gianni Trovati.

8-11-2021 fiscoconsulting.it SUPERBONUS 110, cambia tutto. Nessun limite Isee per ville e villette (fiscoconsulting.it) 

10-12-2021 Investireoggi. Proroga Superbonus 110. Salta il limite ISEE, nuove indicazioni da Draghi (investireoggi.it)

18-2-2023  SKY TG24. Bonus edilizi, il governo convoca anche Abi, Cdp e Sace domani a Palazzo Chigi | Sky TG24

 

AGGIORNAMENTI DEL 20-2-2023

20-2-2023. ANSA.  VERTICE SUL SUPERBONUS. Abi, Cdp e Sace dal governo
Ance: 'Risposte rapidissime'. A Palazzo Chigi, in rappresentanza dell'esecutivo, ci sono il sottosegretario alla presidenza Mantovano e i ministri Giorgetti, Urso e Pichetto. 

Vedremo che cosa chiedono alla CDP. Ricordo che la CDP raccoglie e gestisce  il risparmio degli italiani espresso in Libretti Postali (sic) e Buoni Postali Fruttiferi (risic). Di “postale”  hanno solo la raccolta e  il collocamento, ma la Cassa approfitta della considerazione che Poste Italiane ha nell’ambito dei piccoli e medi risparmiatori. Non vorrei che le cazzate di Conte e Letta (per tacer del “non cale” di Draghi)  le paghino i nostri cittadini titolari di Libretti e BPF.

 

11-2-2022  TGCom 24  Superbonus, Franco: truffe tra le più grandi mai viste

Ma  Daniele Franco, ministro dell’Economia e delle Finanze del governo del tecnico della provvidenza che più tecnico della provvidenza non si può, dov’era?

 

20-2-2023 MSN:COM. Superbonus, Cottarelli e il coraggio dell’onestà: “Meloni ha fatto una scelta giusta” e le va riconosciuto. Franco Locatelli

Cottarelli è persona degna. Ancora non riesco a spiegarmi la castroneria commessa da Matteo Renzi il quale, dopo averlo incaricato di elaborare una spending review di ampio respiro, lo ha giubilato ed ha  accantonato il suo lavoro. A mio avviso quello è stato l’inizio della fine di Renzi. Il successo gli stava dando alla testa.

 

Monogramma Tric.Riflessione n°66 (1-2-2023)

Auto elettrica. Non piace agli Italiani, ma  avremo colonnine di ricarica sovrabbondanti.

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Il motore a combustione interna, brevettato nel 1853 da due lucchesi, Barsanti e Matteucci e sviluppato da Daimler oltre venti anni dopo, andrà in pensione dopo circa 180 anni. Il motore elettrico avrà una vita di circa 30 anni. Fra due o tre lustri verrà soppiantato dal motore a idrogeno. Nonostante ciò, costruttori e governi impongono al mondo di adottare il motore totalmente elettrico, anche se avrà vita brevissima se paragonata a quella del motore a scoppio. I Cinesi, praticamente monopolisti nel settore delle batterie, ringraziano.

L'attuale tecnologia dell'elettrico impone accumulatori invadenti (peso di 800-900 chili), dalla capacità non esaltante (percorrenze di 400-500 Km), con capacità calante negli anni e durata molto variabile (5-8 anni), soprattutto se si è obbligati a lasciare l'auto in sosta al sole. Trascorsi i quali, occorrerà smaltire batterie di oltre 40 milioni di autoveicoli solo in Italia e di circa 300 milioni in Europa. Quando la tecnologia ci permetterà di dimezzarne il peso, raddoppiarne la capacità e la durata, saremo pronti per il motore a idrogeno. Oltretutto, in caso di incidente, il maggior peso degli autoveicoli causerà danni ben più gravi.

L'andamento delle vendite di auto elettriche vede gli Italiani non particolarmente entusiasti. Siamo praticamente gli ultimi tra i paesi importanti: in Germania, 198.293 nuove immatricolazioni da ottobre a dicembre (+66,1%), seguita dalla Francia che sale del 12,6%; in Italia, invece, si è registrato un calo; - 34,2% Ma stavolta il buon senso non paga: se la propulsione completamente elettrica verrà adottata massicciamente nel mondo, un paese turistico come il nostro sarà comunque obbligato a massicci investimenti per dotarsi di un numero adeguato di punti di ricarica, anche se sovrabbondante rispetto alle nostre esigenze e anche se le colonnine, rese inutili dall'affermarsi del motore a idrogeno, verranno dismesse entro pochi anni. In caso di mancata, scarsa o lacunosa diffusione, molti turisti potrebbero preferire altri paesi dove ricaricare una batteria non costituisca una criticità. Si consideri che le in Italia sono state istallate 36mila colonnine, in Olanda (17,5 milioni di abitanti) 90 mila.

Ringraziamo costruttori e governi comprensivi degli investimenti da fatti dalle aziende. I cittadini devono avere pazienza. Le case costruttrici hanno speso per imporre il motore elettrico: devono rientrare delle spese e guadagnarci un po'. Poi ci verrà offerta l’auto all'idrogeno.

 

25-3-2022 HDMotori. In Italia le auto sono sempre più vecchie: l'età media è quasi di 12 anni.

           Ma non è che gli altri paesi siano messi molto meglio: La media UE è di 12,2.

      https://it.motor1.com/news/631859/parco-cricolante-auto-europa-alimentazioni/ 

Integrazione del 20-3-2023 Colonnine di ricarica in Europa: quante e dove sono nel 2022? - SicurAUTO.it

Monogramma Tric.Riflessione n°65 (25-1-2023)

Case green. Iniziativa da condannare, ma un po’ di conoscenza della situazione non guasta.

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Case green. Io sono contrario all’impostazione che è stata data dalla UE. Però occorre mettere in campo, se c'è, un po' di (chiamiamola) capacità analitica e di osservazione.


La Palombelli (e non solo) insiste a dire che le case dei nostri centri storici dovranno mettere il cappottino coibentante. Evidentemente non è mai entrata in una casa in un centro storico di qualche secolo fa. Prima del cemento armato, i muri maestri delle case erano spessi dai 70 cm. ad un metro. Non hanno certo bisogno di coibentazione. Semmai gli infissi delle  finestre vanno raddoppiate o sostituite con quelle a doppi vetri.

Vivo in una casa popolare all'Ostiense (Roma), in uno di quei complessi fatti costruire dal sindaco Nathan negli anni ’10 del secolo scorso. I due muri maestri dei lati lunghi dell'appartamento (di cui uno esterno) hanno uno spessore di 70 cm. Feci mettere i doppi vetri una ventina di anni fa. Io non devo fare proprio nulla. Dei cinque termosifoni di cui è dotato il mio appartamento, viene acceso per qualche ora, la mattina, quello del bagno e, quando fa molto freddo, quello del soggiorno per qualche ora la sera. Gli altri sono perennemente chiusi, compreso quello della camera da letto.

Altra cosa sono le case costruite in cemento armato dagli anni '40.


PS: Devo precisare cha l'appartamento è esposto tutto a mezzogiorno. Chi ha occasione di entrare in casa durante una giornata d'inverno ci suggerisce di abbassare i termosifoni, perché fa troppo caldo. Ma se anche la casa  fosse esposta a nord, il cappottino non servirebbe a nulla perché non apporterebbe alcun vantaggio.

17-6-2021 Huff.Post. Storia di Nathan, il più grande sindaco di Roma. Con Nathan, Roma lasciò l'Ottocento e in pochi anni fu trasformata in una moderna città novecentesca.

Monogramma Tric.Riflessione n°64 (21-1-2023)

Il giornale.  Strumento di informazione della prima metà del  scorso secolo.

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Mi sono chiesto: ma quanto vendono i quotidiani nel luogo deputato, cioè in edicola? In altri termini, quanti sono i concittadini che ogni giorno si attivano per “acquistare dal loro giornalaio il loro giornale”?

I dati sono avvilenti. Soprattutto se confrontati con quelli di un paio di lustri fa.

Curiosità. Negli anni ’20 del secolo scorso, il Corriere della Sera aveva una tiratura superiore ai due milioni di copie: le fonti di informazione erano limitate alla sola carta stampata e la radio ancora non aveva una diffusione tale da poter competere con l’informazione dei quotidiani. Negli anni ’90, Il Corriere della Sera e La Repubblica competevano con tirature superiori alle 700mila copie.

21-11-2022 Affari Italiani.  Il Domani, chiude l'edizione cartacea? La smentita del direttore Feltri. De Benedetti vorrebbe lasciare le edicole e tenere esclusivamente la versione digitale del quotidiano. Selvaggia Lucarelli: "Voci arrivate anche a me"

 

Ecco i dati relativi  ad alcuni quotidiani.

Fonte: https://www.blitzquotidiano.it/

Quotidiani
nazionali

Copie vendute

 in edicola  9/2022

Copie vendute

in edicola 9/2021

Copie vendute
in edicola 12/2015

Vendite
dicembre
2014

Vendite
dicembre
2013

Vendite
dicembre
2012

Il Corriere d. Sera

150.774

154.117

213.001

236.049

263.530

304.764

La Repubblica

88.388

103.318

216.890

244.123

279.259

329.176

La Stampa

68.027

69.166

139.387

153.671

172.856

192.774

Il Giornale

30.035

33.695

71.615

84.760

96.149

104.643

Il Sole 24 Ore

23.850

29.341

87.027

96.883

115.994

130.692

La Verità

26.775

26.379

 

 

 

 

Il Fatto Quotidiano

24.456

24.645

35.152

37.576

45.803

46.002

Libero

20.475

20.558

33.886

35.973

43.596

50.979

Italia Oggi

6.490

6.930

27.028

26.875

33.902

41.603

Avvenire

5.337

5.238

21.950

20.866

21.285

20.445

Monogramma Tric.Riflessione n°63 (15-1-2023)

Alimentazione e civiltà.

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15-1-2023 AGI. La dieta mediterranea è la migliore mondo, ma è "sotto attacco". Esplosione dei costi di produzione, cambiamento climatico e etichette "terroristiche" minacciano la tenuta del sistema di alimentazione più salutare per il cuore ed è stata associata a una riduzione della pressione sanguigna, del colesterolo

 

11-1-2023 ANSA. Vino: ok Ue a etichetta Irlanda con avvertenze sanitarie. Roma, Parigi e Madrid contrarie: 'Ostacolo al mercato interno'

 

Sosteneva Paracelso, intelligente prima ancora che uomo di buon senso: “Per l’uomo tutto è veleno. Dipende dalla dose”. Dopo quasi sei secoli, i barbari del Nord ancora non ci sono arrivati.

Ricordate quando Guzzanti-Funari chiamava Helmut Khol per sapere se la Germania ce l’avrebbe fatta ad entrare nell’euro?

“Pronto… scusa Ermu..  te volevo chiede: secondo te ‘a Germania ja’a fa o gna’a fa? Ah… ma che stai a magna’? Hai magnato. Ch’hai magnato? Ah.. i briuste.”

Se i barbari del Nord preferiscono “magna’ i briuste”  mangino i briuste. E’ inutile insistere. E’ una questione di civiltà e non ci saranno insegnamenti che tengano. Lasciamoli tranquilli a gustare  i loro salamacci!

 

Mi raccontava la responsabile (nonché cuoca) di un agriturismo vicino Deruta, che il novembre precedente aveva avuto a pranzo - nel loro giorno del ringraziamento - un gruppo di americani. Non chiesero particolari piatti, ma, dopo alcuni piatti umbri,  lei si presentò con due tacchini ripieni, in onore degli ospiti. I quali rimasero sorpresi sia per l'omaggio della signora che, soprattutto per la qualità della portata. Coinvolgendo la "cuoca" si misero quindi a parlare della cucina e dell'attenzione che in Italia si poneva circa il mangiare. La signora spiegò di aver letto e riflettuto sulla ricetta del tacchino ripieno, alla quale però aveva apportato due piccole varianti che, evidentemente avevano avuto successo. La piacevole conversazione fu interrotta bruscamente dal commento di uno dei commensali il quale, con una punta di astio, informò la nostra cuoca (e ricordò ai connazionali) che in America, le signore non "avevano tempo da perdere in cucina!"

Ecco chiarita la differenza di civiltà: noi mangiamo secondo l'esperienza e le invenzioni secolari di chi vede la cucina come un laboratorio alchemico  e inventa e prova varianti per il solo piacere di migliorare quello che porta in tavola, proprio come un alchimista alla ricerca della pietra filosofale. Non a caso il procedimento operativo in cucina ha lo stesso nome di quello dallo speziale e, oggi, dal farmacista: ricetta. E molto spesso si ricavano eccellenze da prodotti poveri ( o rifiutati dai consumatori o invendibili). Basti pensare alle ricette ricavate - con grande intelligenza e sapienza - da prodotti quasi di scarto. A Roma è sufficiente ricordare la coda alla vaccinara, la pajata.  E che dire della poverissima focaccia ligure che, grazie agli alchimisti genovesi,  ha raggiunto vette sublimi partendo semplicemente da acqua, farina, sale e olio, con la semplice aggiunta dei profumi del posto e farcibile, sia calda che fredda,  a piacere? E della pizza napoletana?

Questa è quindi la differenza tra civiltà e barbarie: nelle nostre cucine operano da secoli alchimisti (uomini e, soprattutto, donne). Nella cucina dei barbari, dove si perderebbe tempo, sono dominanti le salutari scatolette e i relativi apriscatole, magnifici nella loro variante elettrica.

 

Quanto al vino, visto che i ns. esportatori  in Irlanda devono cambiare etichetta, inventiamo etichette con immagini e scritte  ironiche, tipo fumetti, che prendano per il culo gli Irlandesi. Tipo, Tex Willer che esclama: "Vino rosso non avrai il mio scalpo!"

Se le etichette si rinnovano e cambiano spesso,  potrebbero creare una moda da collezione. E regaleremo loro anche l'album per raccoglierle...

Se poi i barbari del Nord pensano di risolvere i loro problemi di alcolismo con iniziative da stato etico, tanto paternalistiche quanto false e diseducative, sbagliano: Non con la sola comunicazione (sbagliata) risolvono i problemi dei loro concittadini dediti all'alcol, ma con informazione corretta ed educazione fin nelle scuole.

 

Monogramma Tric.Riflessione n°62 (14-1-2023)

Cambiamenti climatici e azioni dell’uomo

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Ricordate quando, oltre 40 anni fa, scoprimmo il buco dell'ozono? La colpa fu annessa quasi immediatamente alle attività umane. Nel caso specifico, fu individuato il freon quale causa principale  della distruzione dell'ozono, trasformato in ossigeno: il freon aveva creato un buco nello strato di ozono al di sopra del Polo Sud. Subito al lavoro per sostituire il freon (usato nelle bombolette spray e nei frigoriferi) con un gas  non aggressivo dell'ozono. Il freon fu messo al bando nel 1987.

Tutto a posto, dunque? l'uomo condannato ed il pericolo scampato?

No! Come no?! Abbiamo sostituito – sostenendo notevoli costi - il distruttivo per l’ozono  gas freon prodotto dall'uomo per le bombolette di deodorante e di lacca fin dal 1987 e il problema ancora non è risolto?!

Proprio così. La Nasa ha calcolato che il buco creatosi nel 2021 è tra i più grandi mai osservati e tra i più longevi. Insomma, ogni anno da agosto ad ottobre si crea il buco che poi tende a rimarginarsi nel tempo. A metà anni ’70, molti scienziati sostenevano che sarebbero occorsi  40 anni per veder chiudersi  il buco dell’ozono…..

In conclusione, io credo che abbiano ragione quegli scienziati che considerano l'influenza delle attività umane  non incidere massicciamente  nei cambiamenti climatici. Alcuni scienziati valutano che quell’incidenza non vada oltre il 5 per cento. Al resto pensano i cicli della natura.

 

è https://atmosphere.copernicus.eu/sites/default/files/2022-09/CAMS_ECMWF%20Ozone%20layer%20newsflash%202022_ITA.pdf

 

è https://www.iconaclima.it/salute-del-pianeta/atmosfera/buco-ozono-2021/

 

Monogramma Tric.Riflessione n°61 (6-1-2023)

Microcosmo famiglia  e macrocosmo società.

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Mi interrogavo sulle differenze tra l'adolescenza della mia generazione (prima metà degli anni '60) e gli adolescenti di oggi. In particolare mi chiedevo  perché molti ragazzi di oggi si comportino come se la società attuale fosse senza autorità, con la possibilità, quindi, di avere praticamente la man salva (così credono)  su qualsiasi comportamento adolescenziale.

Sono arrivato a questa conclusione (generalizzo per semplicità di analisi): "ai miei tempi" la famiglia riproponeva le strutture gerarchiche della società, con l'individuazione precisa del ruolo dei genitori quale autorità (non interessa in questo momento se quel ruolo era  imposto con autoritarismo o autorevolezza) in grado di gestire le gerarchie familiari con i figli in posizione subordinata da essi normalmente accettata. In altri termini, la famiglia di noi adolescenti altro non era che il microcosmo del macrocosmo rappresentato dalla società. Altro non era che un allenamento al nostro futuro divenire cittadini. Al contrario, gli adolescenti di oggi vivono e crescono in famiglie che, troppo spesso, non sono in grado di fornire la concezione di autorità, tanto meno di offrire loro una educazione utile. Molti genitori, complessati dal fatto che vedono poco i figli, tendono a ricompensare se stessi  con la giustificazione che i genitori devono essere non educatori, ma "amici" della prole. Da troppe famiglie, quindi, i ragazzi che si affacciano alla società non sono "avvisati" che quella società è libera perché si è data delle regole, imposte da chi riveste il ruolo di autorità in grado di farle rispettare. Ritengono quindi che, come i loro "genitori-amici", quell'autorità sia obbligata a riconoscere la loro mansalva in ogni manifestazione sociale: dal comportamento da bulli, alle garrule violazioni delle regole, col solo piacere di violarle, all'insofferenza per ogni inquadramento comportamentale. E si meravigliano se le loro azioni vengono invece sanzionate e gli autori colpiti da penalità: ma come? mio padre mi rassicurava che se mi avessero bocciato a scuola, avrebbe fatto ricorso al TAR, che avrebbe preso di petto il professore se si fosse azzardato a rimproverarmi in classe, a darmi troppi compiti, a mettermi una nota sul registro o a sospendermi per aver bullizzato un compagno di classe ed ora qualcuno vuole sanzionarmi perché con gli amici ci siamo divertiti a prendere di petto l'anziano del quartiere, solitario, impedito e indifeso, o a picchiare chi si azzarda a guardare in un certo modo  la  compagna o il  compagno. Insomma, ho diritto ad avere il Reddito di cittadinanza senza lavorare così come il "genitore-amico" (troppo spesso assente) mi diceva essere un mio diritto avere i 10, 20 o 50 euro  a fine settimana per i miei divertimenti. E per sua assoluzione consolatoria .

Oggi la proiezione del microcosmo famiglia non è più coincidente con le caratteristiche del macrocosmo società.

Pertanto la famiglia non allena più l’alunno e, poi, lo studente alla scuola. La scuola non allena più il cittadino alla società. Ad insegnargli qualche cosa , bon gré mal gré, ci penserà la vita.

A rimetterci sono anzitutto i ragazzi e, di conseguenza, l'intera società.

Si dirà: e allora il '68!? Proprio l'aver assorbito il senso di autorità ci portò a considerare necessario il sovvertimento di quel concetto, prima in famiglia e poi nello stato. Noi pensavamo e volevamo un mondo migliore per tutti, non semplicemente punire gli adulti.

Oggi il massimo del sovvertimento operato dagli adolescenti è gettare una pentola di minestrone su un quadro di Van Gog, tanto per far dispetto agli adulti che non vogliono abbassare la temperatura della Terra.

 

6-1-2023 Il Giornale  "Cinghiate della destra ai nostri figli". L'ultima sparata di Concita De Gregorio. Marco Leardi

                   Illuminante!

 

Monogramma Tric.Riflessione n°60 (6-1-2023)

Migranti. I nostri buonisti proprio non ci riescono!

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Stavo riflettendo sulla difficoltà di governare, in Italia,  il fenomeno delle migrazioni.  Questa consapevolezza induce i cittadini a due atteggiamenti contrapposti: alcuni pensano  che comunque tutti i migranti debbano essere accolti, anche se poi sarà molto difficile integrarli; altri ritengono che il fenomeno vada governato scoraggiando la loro partenza fin dai paesi d'origine, anche alla luce del fatto che i paesi UE non hanno alcuna intenzione di accoglierne una parte. Ne è una dimostrazione l'isterismo che ha colpito la Francia per aver dovuto "accogliere" qualche decina di migranti dopo l'unico sbarco di una nave ONG in Francia. L'atteggiamento francese è stato giustificato e “capito” dai nostri "accogliamolitutti" i quali  hanno dato la colpa degli screzi con la Francia all'Italia. Insomma, i buonisti nostrani hanno approvato l'incazzatura della Francia  per una cosa per la quale l'Italia deve giornalmente provvedere, destinare e accogliere centinaia di migranti clandestini traghettati dalle navi delle organizzazioni ONG. ONG che incamerano 3,4 miliardi di euro da Bruxelles anche per i salvataggi dai marosi di sopravvissuti da naufragi a pagamento. 

Sono anni che gli "accogliamolitutti" tacciano di razzismo, fascismo, nazismo, qualunquismo coloro che vorrebbero governare il fenomeno. Per questo non se la sentono di rivedere le loro valutazioni e adottano tre atteggiamenti autoassolventi. 

1) Si limitano a considerazioni esclusivamente quantitative: che volete che siano 100mila ingressi l'anno per un paese come il nostro di quasi 60 milioni di abitanti, oltretutto con un bilancio demografico negativo? Però, ancora una volta, si limitano a valutazioni quantitative: emigrano 120mila Italiani ed entrano 104 mila migranti. Si guardano bene dall'informare (e forse informarsi) che vanno via nostri laureati (medici, architetti, ingegneri, ricercatori ecc.) ed entrano migranti che, essendo poco o nulla qualificati, andranno ad ingrassare la malavita (spaccio e prostituzione)  e - quando va bene - il caporalato. 

2) Si autocensurano sulla qualità della nostra capacità di accoglienza e di integrazione  e cassano dalla loro vita quanto accade ai migranti dopo lo sbarco, soprattutto non vogliono sapere quanti miliardi di euro paghiamo agli "accoglienti" prelevandoli dall'Erario. 

3) Infine, fanno finta (mi auguro) di non capire la differenza tra numero dei  “richiedenti asilo”, che possono essere arrivati anche anni prima della richiesta, e numero di immigrati clandestini. Parallelamente mistificano il dato del contributo degli immigrati al PIL nazionale non chiarendo che il contributo stesso è appannaggio degli immigrati regolarmente integrati da anni e non anche di quelli clandestini ed irregolari. 

 

Monogramma Tric.Riflessione n°59 (3-1-2023)

Embedded. A loro insaputa?

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A loro insaputa! E' strabiliante come sia stato facile per la casta acquisire come embedded un direttore di giornale come Piero Sansonetti che si autodefinisce "vecchio comunista". Ormai è quasi giornalmente presente nei TG (ore 19) e nei talkshow di Rete Quattro. Ritiene oltretutto di poter aspirare alla direzione dell'Unità quotidiano Lazzaro/comunista fondato da Antonio Gramsci, risuscitato due o tre volte senza mai rispondere alle cure. Al di là dei Caroselli a favore del Cavaliere ("grande statista" che "avrebbe meritato il dicastero della giustizia"), commentando il Qatargate dimostra di aver ben assorbito e riproposto ai gonzi, il concetto di "garantista" così come fatto passare dalla casta: finché non ci sono condanne i politici (a cui si sono subito accodati i grand commis) devono restare al loro posto e - nel caso di specie - la presidente Metsola deve difenderli dai magistrati belgi dipietreschi, invadenti e prepotenti. Da anni, la casta ha convinto i cittadini gonzi che essere garantisti significhi attendere i tre gradi di giudizio per poter decidere la sorte di un imputato. Ha dovuto, però, parallelamente soffocare con cura mediatica professionale, il concetto di "opportunità", nel nostro caso "politica", infamandolo come "giustizialismo". Per chiarire il concetto, ripropongo un esempio: se la baby sitter di vs. figlio è inquisita per pedofilia, che cosa fate? Convincete vostra moglie ad attendere la Cassazione prima di sostituirla o ritenete che sia più "opportuno" sostituirla subito? Dice: ma che c'entrano le sorti di un bambino! Bene! Mentre la baby sitter condiziona le sorti di un bambino, il politico condiziona, oltre all'infanzia del bambino, la sua vita futura, la sua crescita culturale, la società in cui si inserirà come cittadino e lavoratore, la sua famiglia, la vita dei genitori, il loro lavoro, la loro cultura, il loro tempo libero, la salute di tutti, la loro vecchiaia, la loro pensione, la società in cui vivono ecc. Ma i garantisti sono spesso ottusi e dichiarano che fino alla condanna, contro ogni evidenza e contro ogni buon senso di opportunità, il politico (come il grand commis) deve restare al suo posto. La posizione in divenire di Piero Sansonetti è molto interessante e me la sto studiando da tempo.