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Il PuntO n° 411. 26-9-2020. Note a margine dei convegni organizzati per il progetto “e-RA DIGITALE”.

Energia, tecnologia, comunicazione: i tre settori che condizionano da sempre il progresso dell’umanità.

 

 

Documento inserito: 29-10-2020

 

Il PuntO n° 414

Seconda Nota a margine dei convegni organizzati per il progetto

 “e-RA DIGITALE”. On line e sistemi di pagamento elettronici: la loro debolezza strutturale  dipende anche da noi.

.

Di Mauro e Federico Novelli (28-10-2020)

 

Sommario

 

1) Truffe on line e con sistemi di pagamento elettronici. 1

2) Non rifiutiamo le nuove tecnologie: piuttosto conosciamole meglio e organizziamoci allo scopo utilizzarle per un vero progresso dell’umanità . 1

3) Curiosità. Alcune novità e qualche proposta. 1

3.1) L’euro digitale. 1

3.2) Legislazione nazionale. 1

3.3) Modificare i contratti e gli articoli che riguardano la gestione on line dei conti correnti, del Bancomat, delle carte di credito. 1

3.4) Avast secure browser. Indicazione attendibile?. 1

3.5) Lo skimmer non va in pensione. 1

3.6) Quando fui assunto in banca …. 1(un lontano ricordo di M. Novelli)

 

 

 

 

1) Truffe on line e con sistemi di pagamento elettronici.

 

A cura del MEF (Direzione V Ufficio VI) l’ UCAMP – Ufficio centrale Antifrode dei mezzi di pagamento -  edita annualmente un “Rapporto statistico sulle frodi con le carte di pagamento”.  Col ruolo di supporto e consulenza dell’UCAMP opera il GIPAF (Gruppo di Lavoro Interdisciplinare per la Prevenzione Amministrativa delle Frodi sulle Carte di Pagamento) di cui fanno parte ABI, Bankitalia, Poste, esponenti bancari, forze di polizia e  tre membri indicati dal CNCU ed altri operatori di settore. Nel 2011 il CNCU indicò, quali membri esperti, Francesco Avallone - Federconsumatori, Fabio PiccioliniAdisconsum  e Mauro Novelli - Adusbef. Il Gipaf ha funzioni consultive.

L’ultimo Rapporto (n° 9 del 2019) relativo all’anno 2018, relaziona di dati particolarmente interessanti circa  le frodi tramite carte di pagamento distinte per canali di utilizzo.

 Tratta dal 9° Rapporto, riportiamo una tavola riepilogativa:

Frodi con carte 2

Illuminanti i dati relativi al canale Internet.

Nel 2018, il 74% del valore delle frodi ha utilizzato Internet come canale. Di minore frequenza sia il canale  POS (17%) che quello del Bancomat (9%).

Il dato più preoccupante è fornito dal numero relativo di euro frodati sul totale del valore delle operazioni effettuate con carte di pagamento: mentre ogni 100.000 euro 4 sono frodati via POS e 2 via ATM, sul canale Internet sono frodati 2,2 euro su 1.000 (mille) euro. Complessivamente, sono frodati 1,12 euro su 10.000 euro trattati.

Quanto al numero delle operazioni effettuate on line,  sono frodate 0,94 operazioni ogni 10.000.

Stiamo parlando di rilevazioni del 2018. A parte la normale evoluzione intervenuta nel 2019, desta preoccupazione il fatto che con la pandemia da coronavirus e la necessità/decisione di uscire molto meno da casa, molti concittadini hanno deciso di affrontare il mondo degli acquisti on-line, dell’ e-commerce, dei pagamenti con moneta elettronica ecc. Questi concittadini sono stati spinti dalla situazione pandemica ad adottare i nuovi strumenti informatici obtorto collo, pur non essendo molto esperti e ancor meno entusiasti. Ci auguriamo che i futuri Rapporti UCAMP per il 2020 ed anni successivi non facciano emergere una situazione disastrosa circa le frodi perpetrate nel settore.

 

Il Rapporto Ucamp n°7 del 2017 ci permette alcune comparazioni tra i dati  2018 e quelli del 2016. Notiamo alcuni buoni miglioramenti:

 

Tra le altre comparazioni possibili:

·         Nel 2016 il 55% del valore delle frodi ha preso decisamente  la strada di Internet (74% nel 2018).

·         Nel 2016 ben 3 euro su 1.000 sono stati frodati via internet, contro i 2,2 euro del 2018.

·         Nel 2016 sui tre canali (Internet, Pos, ATM) 1,64 euro sono stati frodati ogni 10.000, contro 1,12 euro del 2018

·         Nel 2016 complessivamente 1,29 operazioni su 10.000 sono state frodate, contro lo 0,94 del 2018

Possiamo quindi affermare che, tra il 2016 ed il 2018, i presidi di sicurezza sono migliorati e che le frodi si vanno accumulando sul canale Internet, alleggerendo notevolmente i POS e gli ATM.

 

2) Non rifiutiamo le nuove tecnologie: piuttosto conosciamole meglio e organizziamoci allo scopo utilizzarle per un vero progresso dell’umanità .

 

Nel corso dell’ultimo convegno organizzato nell’ambito del progetto e-RA DIGITALE abbiamo appreso che società criminali, esperte di informatica, sono in grado di violare tutto, di copiare tutto, di sostituirsi a tutti. Ciò vuol dire che dobbiamo “gettare in mondezzaro” le nuove tecnologie? Certo, se consideriamo “normale” ed immutabile l’attuale stato dell’arte  sarebbe opportuno accantonare tutto. Ma dobbiamo considerare che siamo solo all’inizio dell’era digitale. Tale ambiente iniziale ha permesso alle organizzazioni più svelte e senza scrupoli (quelle criminali) di operare in un mercato brado, non libero, senza leggi. Quindi in mercato non regolato. Si sa che le azioni di contrasto poste in essere dalla società civile sono lente e macchinose, ma – pur se con lentezza – prima o poi torneranno ad imporre le condizioni perché il mercato torni ad essere “libero”. 

Questo stato di cose, lungi dallo scoraggiarci, deve imporci uno sforzo intellettuale (personale e sociale) perché le nuove tecnologie informatiche non cadano completamente in mano a cyber criminali e, anzi, ad essi siano sottratte.  Se si procedesse ad organizzare convegni sui pericoli che affronta chi cammina in strada, scopriremmo che, nel periodo 2015-2016, l’ISTAT stima che il 6,2 % dei cittadini ha subito borseggi, scippi, aggressioni e rapine, mentre  il 5% dei cittadini ha subito truffe informatiche e clonazione delle carte bancarie.

Insomma, tutti abbiamo assunto – più o meno frequentemente -  una medicina che ha queste controindicazioni: angioedema, ulcera peptica, anamnesi positiva per sanguinamenti intestinali, colite ulcerosa, morbo di Crohn o storia pregressa per le stesse patologie, sanguinamento cerebrovascolare, diatesi emorragica o concomitante terapia anticoagulante, insufficienza renale, insufficienza epatica, asma, ipofosfatemia ed infezioni virali. Ma non per questo siamo propensi a smettere l’utilizzo dell’Aspirina.

Occorre rendersi conto che l’utilizzo dei nuovi strumenti è stato convulso e brado, ed ha avuto la enorme comodità quale catalizzatore per far breccia nel consumatore quindi non regolato dal legislatore che, solo da pochi anni, si affanna ad aggiornare la normativa esistente, ritenendo che questa potesse applicarsi fruttuosamente anche alle ICT. Questo ritardo (legislativo, fiscale, finanziario ecc.) ha permesso la nascita e la crescita di enormi oligopoli che travalicano frontiere, lingue, comunità e reti finanziarie. Ha permesso la nascita e lo sviluppo di criminali informatici in grado di violare qualsiasi presidio di sicurezza.

Nella fase che stiamo attraversando, all’eterna e obbligata rincorsa tra aggressore e difensore, si stanno sommando le inadeguatezze legislative a quelle di impreparazione e approssimazione in termini di conoscenze tecniche personali. Ma mentre alla ineludibile rincorsa tra offesa e difesa non possiamo porre fine, possiamo ben porre fine ai ritardi legislativi, fiscali, di presidi di sicurezza – e della tendenza a non investire molto in essi, lasciando che se la sbrighino gli utenti - di conoscenza tecnica personale e del conseguente uso pressappochistico delle tecnologie. Insomma, non possiamo rinunciare alle scoperte della metallurgia perché da esse sono nate le spade  occorre riflettere sul fatto che la metallurgia ha permesso di produrre  anche aratri.

E’ necessario quindi operare su più fronti. In campo socio politico occorrerà creare gruppi di studio, capaci farsi gruppi di convinzione/pressione, perché il legislatore adotti nuove norme finalmente adeguate, imponga migliori presidi di sicurezza, anche contrattuali (si pensi ai contratti di conto corrente bancario. Si veda oltre), riveda completamente la materia senza sperare nella funzionalità di norme periodicamente rabberciate in fretta, ma create quando non esistevano neanche le fotocopiatrici.

 

3) Curiosità. Alcune novità e qualche proposta.

 

Società criminali sono in grado di ottenere duplicati e sostituzioni di Sim e carte di credito; di inserirsi nel tragitto informatico seguito da operazioni on line; di mettere fuori gioco cellulari (Sim) quando vogliono. E’ ineludibile, quindi, che i presidi di sicurezza debbano essere progettati e costruiti sul terreno internazionale e della collaborazione tra stati; su quello legislativo nazionale, attraverso un ripensamento complessivo ed intelligente della materia da normare; sul fronte contrattuale in grado di imporre investimenti adeguati alle aziende che offrono servizi bancari e finanziari; nel campo personale attraverso una educazione, a partire obbligatoriamente dalla scuola, per mettere in grado tutti i cittadini di acquisire correttamente rudimenti di informatica e di conoscere, con metodo, i pericoli dell’uso criminale delle nuove tecnologie.

Sul versante delle istituzioni internazionali, si è assistito ad una afonia generalizzata in grado di rendere muti i grandi organismi mondiali e i grandi stati in grado di incidere sulle caratteristiche delle ICT. Questo ha lasciato il campo libero alla formazione di oligopoli potentissimi in grado ormai di condizionare la vita di miliardi di cittadini. Ha lasciato altresì il campo libero a che si traslasse il “battere moneta” nel campo merceologico: le cripto valute, le valute non cripto (in Italia il Sardex è tra le più consolidate) , entrambe comunque  complanari alle monete battute dalle zecche dei vari stati, sono prodotte e trattate come una merce qualsiasi, con vantaggi tali per quanti intendono operare nell’ombra, da far loro trascurare il problema della fiducia che da sempre deve accompagnare una moneta perché sia accettata dal mercato. Gli stessi giganti del web si stanno cimentando nel battere moneta. Facebook sta ritardando il lancio della sua valuta virtuale (la Libra) perché dal “consorzio” di gestione si sono tirate via sia Mastercard che Visa, con molta probabilità per la reazione dei sistemi bancari che potrebbero aver minacciato il boicottaggio dei loro servizi.

Quanto alle piattaforme di e-commerce, altro campo ormai dominato dagli oligopoli, Google potrebbe presto inserire delle funzionalità nuove nella sua piattaforma video Youtube. Attraverso queste funzionalità, tramite il conosciutissimo contenitore si potrebbero fare acquisti. Già oggi sono presenti sul portale numerosi youtubers e influencer che recensiscono prodotti di vario tipo (telefonini, dispositivi elettronici, elettrodomestici, capi d’ abbigliamento…). Gli influencer spesso inseriscono, all’ interno dei loro interventi dei link o dei coupon per l’acquisto dei prodotti recensiti. Presto potrebbe esserci un salto di qualità: Youtube chiederebbe ai creatori di contenuti (cioè coloro che fanno i video) di taggare e monitorare i prodotti che recensiscono; attraverso i tag, Google fornirebbe poi ai potenziali compratori i link diretti all’ acquisto su una piattaforma commerciale propria. Il salto di qualità finale potrebbe essere proprio questo: fare transazioni commerciali direttamente su Youtube. Del resto l’ e-commerce sui social network è già una realtà grazie ai Facebook Shops e agli Instagram Shops. E presto, quindi,  potremmo addirittura fare shopping direttamente attraverso Whatsapp.

Questi nuovi strumenti di acquisto, sicuramente molto comodi per i consumatori, al tempo stesso nascondono numerose insidie (in tema di privacy e possibili truffe) che queste nuove frontiere degli scambi commerciali portano con sé.

Di fronte a questo pervasiva attività dei nuovi oligopolisti, il settore bancario e finanziario internazionale (e i potentati che si è costruito a supporto) è stato motivato a reagire nel momento in cui quegli oligopoli hanno inteso invadere il settore della finanza e, parallelamente,  il settore delle criptovalute conquistava anche la fiducia dei cittadini venendo benevolmente accolto da molti operatori che non vedevano l’ora di potersi scaricare di dosso il giogo mondiale della finanza ufficiale.

Come sempre, sono i banchieri i più capaci e svelti nell’impostare nuovi sbocchi ai propri affari e agli interessi di settore. [Si pensi all’introduzione dell’euro, fortemente voluta proprio dalla finanza europea, quando ancora i paesi della UE si esercitavano a questionare tra di loro su tutto. Abitudini che non hanno perso]. Per non essere sopravanzati e travolti dal nuovo stato di cose, hanno ripensato velocemente i loro “prodotti industriali”, aggiornandoli.

Comunque, c’è da osservare che i costi del cyber crimine sono molto alti e non conviene ai   malintenzionati prendere di mira conti o patrimoni non “capienti” o considerati poco interessanti. Anche questa valutazione potrebbe entrare nei calcoli di rischiosità dei sistemi informatici architettati. Oltretutto, non conviene ai cyber criminali inflazionare il loro sistema di commissione del reato per asciugare i conti di scarso i9nteresse finanziario.

 

3.1) L’euro digitale

Il 2 ottobre 2020 la BCE ha pubblicato un rapporto sulla possibile introduzione di un euro  digitale [https://www.ecb.europa.eu/euro/html/digitaleuro.en.html]. In essa viene esaminata l'emissione di una valuta digitale della banca centrale (CBDC), l'euro digitale, dal punto di vista dell'Eurosistema. Un simile euro digitale – si legge - può essere inteso come moneta della banca centrale offerta in forma digitale per essere utilizzata da cittadini e imprese per i pagamenti al dettaglio. Completerebbe l'attuale offerta di contanti e depositi all'ingrosso delle banche centrali. Ne parlano due banchieri: Christine Lagarde: “gli europei stanno ricorrendo sempre di più a soluzioni digitali per pagare, risparmiare e investire. Dato che il nostro ruolo è garantire la fiducia nella moneta unica, questo significa accertarsi che l’euro sia adatto all’era digitaleQuindi dobbiamo essere preparati a emettere l’euro digitale, se dovesse presentarsene la necessità”.  A queste fanno anche coro le parole di Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Bce che nei giorni scorsi è intervenuto proprio in merito alla possibilità di creare un euro digitale verso la metà del 2021, sottolinea come: “l’immobilismo non è un opzione”. “La tecnologia e l’innovazione stanno cambiando il modo in cui consumiamo, lavoriamo e interagiamo con gli altri”, spiega Panetta. “L’introduzione di un euro digitale sosterrebbe la spinta dell’Europa verso la continua innovazione, contribuendo inoltre alla sua sovranità finanziaria e al rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro”, conclude il banchiere centrale.

Ci si augura che la sicurezza operativa dell’euro digitale sia all’altezza della situazione, non potendosi la BCE permettere di fallire (troppo facilmente) sotto i colpi dei nuovi criminali.

Probabilmente adotterà tutti quegli strumenti, anche molto costosi, che gli istituti bancari e le finanziarie tendono a tralasciare lasciando al cliente poco protetto il compito di correre dietro al problema di truffa, di furto di identità ecc.

 

3.2) Adeguare la legislazione nazionale in materia.

Nel corso del convegno e-RA DIGITALE tenutosi a Pesaro, al Questore Pineschi veniva chiesto se banche e finanziarie avessero la possibilità di verificare se i documenti di identità presentati, ad esempio per aprire conti, fossero di libera detenzione, magari consultando le banche dati delle forze dell’ordine. Il Questore Pineschi informava che banche e finanziarie (non so se anche le Camere di commercio) non possono – se non in rarissimi casi – interrogare le banche dati dei documenti smarriti o rubati. Poiché, quindi, quegli elenchi non sono accessibili, chi si presenta in banca per aprire un conto può impunemente presentare quei documenti senza che l'istituto di credito possa verificarne la regolare circolazione. Mi raccontava un amico avvocato che con i documenti smarriti da una sua zia sono state aperte società.

Nella fattispecie, occorre pressare il legislatore perché renda non solo possibile, ma addirittura obbligatoria per  banche, finanziarie, Camere di commercio ecc. la consultazione  degli elenchi dei documenti di identità smarriti o rubati, detenuti da CC, Polizia, Guardia di Finanza ecc. Le entità interessate potrebbero creare, presso ogni filiale di città (quindi non in tutte le agenzie) un ufficio accreditato collegato con le forze dell’ordine per interrogare, anche non in via diretta, le banche dati di cui si parla.

Abbiamo scritto alla Crif ed alla filiale di Roma della Banca d’Italia perché valutino la possibilità di istituire d’iniziativa una loro banca dati di documenti d’identità rubati o smarriti (certamente su base volontaria) affinché chi subisce il furto o smarrisce documenti di identità possa chiedere di inserire i riferimenti nei loro elenchi. Con questa iniziativa si cerca di contrastare il furto di identità, evitare a banche e finanziarie potenziali truffe e raggiri, salvaguardando in tal modo anche il cittadino colpito dalla vicenda. 

 

3.3) Modificare i contratti e gli articoli che riguardano la gestione on line dei conti correnti, del Bancomat, delle carte di credito.

Sarebbe opportuno procedere ad una modifica di alcuni contratti bancari. Ad esempio quelli relativi al Bancomat e alle carte di credito dovrebbero prevedere che alcuni dati finanziariamente sensibili (come i massimali di prelievo giornalieri e mensili) siano modificabili esclusivamente per via cartacea dal cliente, con raccomandata o raccomandata a mano consegnata agli sportelli, di cui il cliente conserverà copia. Sta poi alla banca adottare adeguati sistemi di sicurezza per la loro protezione perché il cyber criminale non sia in grado di violarli tanto facilmente. Certamente la soluzione non risolve il problema, ma ha lo scopo di richiamare l’attenzione del cliente sulla gravità delle sue scelte, potenzialmente foriere di guai e di spingere le banche ad adottare migliori sistemi di sicurezza. Si fa presente che in molti casi la sottoscrizione dei contratti di cui si tratta viene effettuata senza informare adeguatamente il cliente sui massimali di alcune voci “sensibili”: il cliente dovrebbe poter essere chiamato a decidere se effettuare o impedire bonifici all’estero, il limite massimo dei suoi bonifici, dei suoi assegni, oltre che dei massimali su Bancomat e carte. Deve altresì poter decidere se l’eventuale modifica di quelle voci vada effettuata per raccomandata. Certamente per il cliente si tratta di un impaccio che, però, oltre a renderlo consapevole della gravità delle decisioni, potrebbe evitare molte tristezze successive.

Si ricorda che una ventina di anni fa, in occasione della necessità di tradurre in euro i valori in lire dei contratti bancari, si sono verificati casi in cui alcune banche, di iniziativa, aumentarono i massimali su prelievi bancomat senza avvertire il cliente: “Sa, quei massimali erano troppo bassi… l’abbiamo fatto nel suo interesse…” (1)

 

3.4) Avast secure browser. Indicazione attendibile?

Nel corso di un confronto telefonico con l’Ispettore Filippelli della Polizia Postale di Catanzaro, si chiedeva un parere sul browser realizzato da Avast. La nota società produttrice dell’omonimo antivirus dichiara che nella versione “banca”, estensione attivabile  dal suo browser, “i dati sono al sicuro”. 

La “certificazione” appare sulla destra della barra in basso non appena si attiva la modalità banca (vedi foto). Poiché, come sostiene l’Ispettore Filippelli, tutto è informaticamente violabile, quella certificazione di sicurezza lascia molto perplessi. Comunque potrebbe essere oggetto di verifica (ingannevolezza?) da parte dell’Antitrust.

Ecco la dizione in basso a destra della videata di Avast secure browser in modalità “banca”.

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3.5) Lo skimmer non va in pensione.

Lo skimmer è una geniale soluzione criminale per entrare in possesso dei codici relativi ad un Bancomat o ad una carta di credito. L’ aggeggio è un lettore di bande magnetiche e  ripropone la fessura dell’ATM dove viene introdotto e sistemato. Il cliente che inserisce la carta per effettuare un’operazione non sa che, prima della macchina, i suoi codici sono letti e registrati dallo skimmer. Il criminale, ritirato dalla fessura il marchingegno elettronico di sua proprietà, potrà poi, in tutta tranquillità, leggere e riprodurre su altra tessera i riferimenti del cliente. Con quella tessera potrà a ritirare i contanti.

Con lo skimmer, alcuni anni fa, sono stati fatti molti danni. Oggi non va più di moda perché i cittadini sono stati adeguatamente, ma c’è sempre la possibilità che il detentore possa entrare in possesso dei codici segreti semplicemente inserendo nel suo apparecchietto tenuto in casa (e non pensionato) la carta rubata o rinvenuta da un complice.

Questo spiega come mai, in molte circostanze, il ladro abbia potuto ritirare contanti ancor prima che il malcapitato si accorga del furto e proceda al blocco della carta. Non è vero, come asseriscono banche e gestori di moneta elettronica, che il furto è stato possibile perché il titolare della tessera, venendo meno all’obbligo contrattuale di conservare adeguatamente i codici segreti, ha appuntato il pin ed ha conservato l’appunto assieme alla carta mettendo il ladro in grado di prelevare agevolmente. Basta che il criminale abbia un complice dotato di skimmer per entrare in possesso dei dati e poter prelevare contanti.

 

3.6) Quando fui assunto in banca … (un lontano ricordo di Mauro Novelli)

 

Alleggeriamo il discorso! Entrai in banca – assunto a Padova nel 1974 -  per un corso di qualificazione postuniversitario di un anno (così erano allora denominati i master). Fui affidato ad un funzionario prossimo alla pensione per formalizzare la mia posizione (apertura del conto ecc.). Prese i moduli da firmare e…:” Questi sono i tre moduli che i clienti devono firmare quando aprono un conto. Anche tu depositerai la firma per la sottoscrizione dei tuoi ordini alla banca: si chiamano “spèsimen”. Ragionai sul termine per un attimo. Gli feci presente che forse si trattava di latino e non di inglese, dunque si sarebbero dovuti chiamare “specìmen” con l’accento sulla i. Non insistetti perché capii che era rimasto male. Comunque firmai gli spèsimen. Mi chiese, poi, di avere la mia Carta di identità. La osservò, ma prima ancora di registrarla sugli spèsimen, mi fece osservare  con atteggiamento protettivo che sarebbe stato molto pericoloso depositare in banca la stessa firma da me usata per tutte le sottoscrizioni, dalla richiesta del certificato di residenza alla sottoscrizione di un abbonamento ad un periodico, al deposito della firma sul documento di identità. Riconobbi che aveva ragione. Dopo essermi esercitato con una firma diversa, gli chiesi di risottoscrivere gli spèsimen. Da allora la mia firma in banca (oggi in Poste) è diversa da quella che appongo in qualsiasi altra circostanza.

Ho adottato il metodo dell’univocità dei riferimenti da fornire alla banca anche per quanto riguarda il numero di cellulare e l’indirizzo di posta elettronica. Il mio conto ha un numero di cellulare ed un indirizzo di posta elettronica dedicati ed esclusivi. La Sim di quel cellulare costa (PosteMobile) due euro al mese, la e-mail è invece gratuita. Il sistema non risolve il problema del furto di dati o di identità, ma comunque non mi creano ansia: se arrivano messaggi “bancari” equivoci sul mio numero di cellulare pubblico o sul mio indirizzo e-mail comunicato a tutti, so che sono tentativi truffaldini. Se invece il messaggio equivoco mi arriva sul numero di cellulare o sulla posta elettronica forniti alla banca o alla Posta, so che o hanno violato gli archivi detenuti da quelle aziende o che si è alla presenza di impiegati infedeli che si son rivenduti i miei dati.

 

(1)  Da  www.adusbef.it Il ConsigliO. Massimali Bancomat: sorpresa! Di Mauro Novelli 22-11-2001

 

Quando richiedemmo la carta Bancomat/PagoBancomat, firmammo un contratto e definimmo gli importi massimi prelevabili giornalmente e mensilmente come POS o, in contanti, dagli sportelli automatici (in genere, 500.000 lire giornaliere - 258,23 euro- con un massimo di 3.000.000 di lire mensili - 1549,37 euro).Con la motivazione di favorire il cliente, molte banche hanno aumentato tali massimali senza nulla comunicare al titolare della carta. Alcuni correntisti hanno scoperto di avere massimali giornalieri pari a 10 milioni di lire ( 5.164,57 euro), dopo aver subito furti (prelievi e pagamenti illeciti) per svariati milioni nello stesso giorno. "Ma come, io posso prelevare solo 500 mila lire al giorno, mentre il truffatore può farlo per svariati milioni !?!?!""Guardi, lei non lo sa, ma per favorirla abbiamo aumentato il suo massimale ..............".Riprendete il contratto di Bancomat/PagoBancomat a suo tempo firmato: - verificate i massimali indicati.- scrivete una Raccomandata A.R. alla Presidenza della Banca (per conoscenza alla Banca d’Italia, per conoscenza a noi [indirizzi alla voce Banche e Clienti dell’Indice del sito] ) nella quale ribadite che quel massimale contrattuale è ancora in vigore, che ne vietate tassativamente il superamento e che in caso di trasgressione riterrete responsabile degli ammanchi la banca. .Se non siete in possesso del contratto, richiedetene una copia al vostro sportello.(MN)

22/11/2001