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Il PuntO n° 411. 26-9-2020.
Note a margine dei convegni organizzati per il progetto “e-RA DIGITALE”. |
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Documento
inserito: 29-10-2020 Il PuntO
n° 414 Seconda Nota a margine dei convegni organizzati per
il progetto “e-RA
DIGITALE”. On line e sistemi di pagamento elettronici: la loro debolezza strutturale dipende
anche da noi. . Di Mauro
e Federico Novelli (28-10-2020)
1) Truffe on line
e con sistemi di pagamento elettronici.
A cura del MEF (Direzione V Ufficio VI) l’ UCAMP – Ufficio centrale Antifrode dei mezzi di pagamento - edita annualmente un “Rapporto statistico sulle frodi con le carte di pagamento”. Col ruolo di supporto e consulenza dell’UCAMP opera il GIPAF (Gruppo di Lavoro Interdisciplinare per la Prevenzione Amministrativa delle Frodi sulle Carte di Pagamento) di cui fanno parte ABI, Bankitalia, Poste, esponenti bancari, forze di polizia e tre membri indicati dal CNCU ed altri operatori di settore. Nel 2011 il CNCU indicò, quali membri esperti, Francesco Avallone - Federconsumatori, Fabio Picciolini – Adisconsum e Mauro Novelli - Adusbef. Il Gipaf ha funzioni consultive. L’ultimo Rapporto (n° 9 del 2019) relativo all’anno 2018, relaziona di dati particolarmente interessanti circa le frodi tramite carte di pagamento distinte per canali di utilizzo. Tratta dal 9° Rapporto, riportiamo una tavola riepilogativa: Illuminanti
i dati relativi al canale Internet. Nel
2018, il 74% del valore delle frodi ha utilizzato Internet come canale. Di
minore frequenza sia il canale POS (17%) che quello del Bancomat
(9%). Il
dato più preoccupante è fornito dal numero relativo di euro frodati sul
totale del valore delle operazioni effettuate con carte di pagamento: mentre
ogni 100.000 euro 4 sono frodati via POS e 2 via ATM, sul canale Internet
sono frodati 2,2 euro su 1.000 (mille) euro. Complessivamente, sono frodati
1,12 euro su 10.000 euro trattati. Quanto
al numero delle operazioni effettuate on line, sono frodate 0,94 operazioni ogni
10.000. Stiamo
parlando di rilevazioni del 2018. A parte la normale evoluzione intervenuta
nel 2019, desta preoccupazione il fatto che con la pandemia da coronavirus e
la necessità/decisione di uscire molto meno da casa, molti concittadini hanno
deciso di affrontare il mondo degli acquisti on-line, dell’
e-commerce, dei pagamenti con moneta elettronica ecc. Questi
concittadini sono stati spinti dalla situazione pandemica ad adottare i nuovi
strumenti informatici obtorto collo, pur non essendo molto esperti e ancor
meno entusiasti. Ci auguriamo che i futuri Rapporti UCAMP per il 2020 ed anni
successivi non facciano emergere una situazione disastrosa circa le frodi
perpetrate nel settore. Il Rapporto Ucamp n°7
del 2017 ci permette alcune comparazioni tra i dati 2018 e quelli del 2016. Notiamo alcuni buoni
miglioramenti: Tra
le altre comparazioni possibili: ·
Nel 2016 il 55% del valore delle frodi ha preso decisamente la
strada di Internet (74% nel 2018). ·
Nel 2016 ben 3 euro su 1.000 sono stati frodati
via internet, contro i 2,2 euro del 2018. ·
Nel 2016 sui tre canali (Internet, Pos, ATM) 1,64 euro sono stati frodati ogni 10.000,
contro 1,12 euro del 2018 ·
Nel 2016 complessivamente 1,29 operazioni su 10.000
sono state frodate, contro lo 0,94 del 2018 Possiamo
quindi affermare che, tra il 2016 ed il 2018, i presidi di sicurezza sono
migliorati e che le frodi si vanno accumulando sul canale Internet,
alleggerendo notevolmente i POS e gli ATM. 2) Non rifiutiamo
le nuove tecnologie: piuttosto conosciamole meglio e organizziamoci allo
scopo utilizzarle per un vero progresso dell’umanità .
Nel
corso dell’ultimo convegno organizzato nell’ambito del progetto e-RA DIGITALE
abbiamo appreso che società criminali, esperte di informatica, sono in grado
di violare tutto, di copiare tutto, di sostituirsi a tutti. Ciò vuol dire che
dobbiamo “gettare in mondezzaro” le nuove
tecnologie? Certo, se consideriamo “normale” ed immutabile l’attuale stato dell’arte sarebbe
opportuno accantonare tutto. Ma dobbiamo considerare che siamo solo
all’inizio dell’era digitale. Tale ambiente iniziale ha permesso alle
organizzazioni più svelte e senza scrupoli (quelle criminali) di operare in
un mercato brado, non libero, senza leggi. Quindi in mercato non regolato. Si
sa che le azioni di contrasto poste in essere dalla società civile sono lente
e macchinose, ma – pur se con lentezza – prima o poi torneranno ad imporre le
condizioni perché il mercato torni ad essere “libero”. Questo stato di cose, lungi dallo scoraggiarci, deve imporci uno sforzo intellettuale (personale e sociale) perché le nuove tecnologie informatiche non cadano completamente in mano a cyber criminali e, anzi, ad essi siano sottratte. Se si procedesse ad organizzare convegni sui pericoli che affronta chi cammina in strada, scopriremmo che, nel periodo 2015-2016, l’ISTAT stima che il 6,2 % dei cittadini ha subito borseggi, scippi, aggressioni e rapine, mentre il 5% dei cittadini ha subito truffe informatiche e clonazione delle carte bancarie. Insomma,
tutti abbiamo assunto – più o meno frequentemente - una medicina che ha queste
controindicazioni: angioedema, ulcera peptica, anamnesi positiva per
sanguinamenti intestinali, colite ulcerosa, morbo di Crohn
o storia pregressa per le stesse patologie, sanguinamento cerebrovascolare,
diatesi emorragica o concomitante terapia anticoagulante, insufficienza
renale, insufficienza epatica, asma, ipofosfatemia ed infezioni virali. Ma
non per questo siamo propensi a smettere l’utilizzo dell’Aspirina. Occorre
rendersi conto che l’utilizzo dei nuovi strumenti è stato convulso e brado,
ed ha avuto la enorme comodità quale catalizzatore per far breccia nel
consumatore quindi non regolato dal legislatore che, solo da pochi anni, si
affanna ad aggiornare la normativa esistente, ritenendo che questa potesse applicarsi
fruttuosamente anche alle ICT. Questo ritardo (legislativo, fiscale,
finanziario ecc.) ha permesso la nascita e la crescita di enormi oligopoli
che travalicano frontiere, lingue, comunità e reti finanziarie. Ha permesso
la nascita e lo sviluppo di criminali informatici in grado di violare
qualsiasi presidio di sicurezza. Nella
fase che stiamo attraversando, all’eterna e obbligata rincorsa tra aggressore
e difensore, si stanno sommando le inadeguatezze legislative a quelle di
impreparazione e approssimazione in termini di conoscenze tecniche personali.
Ma mentre alla ineludibile rincorsa tra offesa e difesa non possiamo porre
fine, possiamo ben porre fine ai ritardi legislativi, fiscali, di presidi di
sicurezza – e della tendenza a non investire molto in essi, lasciando che se
la sbrighino gli utenti - di conoscenza tecnica personale e del conseguente
uso pressappochistico delle tecnologie. Insomma, non possiamo rinunciare alle
scoperte della metallurgia perché da esse sono nate le spade occorre riflettere sul fatto che la
metallurgia ha permesso di produrre
anche aratri. E’ necessario quindi operare su
più fronti. In campo socio politico occorrerà creare gruppi di studio, capaci
farsi gruppi di convinzione/pressione, perché il legislatore adotti nuove
norme finalmente adeguate, imponga migliori presidi di sicurezza, anche
contrattuali (si pensi ai contratti di conto corrente bancario. Si veda oltre),
riveda completamente la materia senza sperare nella funzionalità di norme
periodicamente rabberciate in fretta, ma create quando non esistevano neanche
le fotocopiatrici. 3) Curiosità. Alcune
novità e qualche proposta.
Società
criminali sono in grado di ottenere duplicati e sostituzioni di Sim e carte di credito; di inserirsi nel tragitto
informatico seguito da operazioni on line; di mettere fuori gioco cellulari (Sim) quando vogliono. E’ ineludibile, quindi, che i
presidi di sicurezza debbano essere progettati e costruiti sul terreno
internazionale e della collaborazione tra stati; su quello legislativo
nazionale, attraverso un ripensamento complessivo ed intelligente della
materia da normare; sul fronte contrattuale in grado di imporre investimenti
adeguati alle aziende che offrono servizi bancari e finanziari; nel campo
personale attraverso una educazione, a partire obbligatoriamente dalla
scuola, per mettere in grado tutti i cittadini di acquisire correttamente
rudimenti di informatica e di conoscere, con metodo, i pericoli dell’uso
criminale delle nuove tecnologie. Sul
versante delle istituzioni internazionali, si è assistito ad una afonia
generalizzata in grado di rendere muti i grandi organismi mondiali e i grandi
stati in grado di incidere sulle caratteristiche delle ICT. Questo ha
lasciato il campo libero alla formazione di oligopoli potentissimi in grado
ormai di condizionare la vita di miliardi di cittadini. Ha lasciato altresì
il campo libero a che si traslasse il “battere moneta” nel campo
merceologico: le cripto valute, le valute non cripto (in Italia il Sardex è tra le più consolidate) , entrambe comunque complanari alle monete battute dalle zecche
dei vari stati, sono prodotte e trattate come una merce qualsiasi, con
vantaggi tali per quanti intendono operare nell’ombra, da far loro trascurare
il problema della fiducia che da sempre deve accompagnare una moneta perché
sia accettata dal mercato. Gli stessi giganti del web si stanno cimentando
nel battere moneta. Facebook sta ritardando il
lancio della sua valuta virtuale (la Libra) perché dal “consorzio” di gestione
si sono tirate via sia Mastercard che Visa, con
molta probabilità per la reazione dei sistemi bancari che potrebbero aver
minacciato il boicottaggio dei loro servizi. Quanto
alle piattaforme di e-commerce, altro campo ormai dominato dagli oligopoli, Google
potrebbe presto inserire delle funzionalità nuove nella sua piattaforma video
Youtube. Attraverso queste funzionalità, tramite il
conosciutissimo contenitore si potrebbero fare acquisti. Già oggi sono presenti
sul portale numerosi youtubers e influencer che recensiscono prodotti di vario tipo
(telefonini, dispositivi elettronici, elettrodomestici, capi d’
abbigliamento…). Gli influencer spesso inseriscono,
all’ interno dei loro interventi dei link o dei coupon per l’acquisto dei
prodotti recensiti. Presto potrebbe esserci un salto di qualità: Youtube chiederebbe ai creatori di contenuti (cioè coloro
che fanno i video) di taggare e monitorare i
prodotti che recensiscono; attraverso i tag, Google
fornirebbe poi ai potenziali compratori i link diretti all’ acquisto su una
piattaforma commerciale propria. Il salto di qualità finale potrebbe essere
proprio questo: fare transazioni commerciali direttamente su Youtube. Del resto l’ e-commerce
sui social network è già una realtà grazie ai Facebook
Shops e agli Instagram Shops.
E presto, quindi, potremmo addirittura fare shopping
direttamente attraverso Whatsapp. Questi
nuovi strumenti di acquisto, sicuramente molto comodi per i consumatori, al
tempo stesso nascondono numerose insidie (in tema di privacy e possibili
truffe) che queste nuove frontiere degli scambi commerciali portano con sé. Di
fronte a questo pervasiva attività dei nuovi oligopolisti, il settore
bancario e finanziario internazionale (e i potentati che si è costruito a
supporto) è stato motivato a reagire nel momento in cui quegli oligopoli
hanno inteso invadere il settore della finanza e, parallelamente, il settore delle criptovalute conquistava
anche la fiducia dei cittadini venendo benevolmente accolto da molti
operatori che non vedevano l’ora di potersi scaricare di dosso il giogo
mondiale della finanza ufficiale. Come
sempre, sono i banchieri i più capaci e svelti nell’impostare nuovi sbocchi
ai propri affari e agli interessi di settore. [Si pensi all’introduzione
dell’euro, fortemente voluta proprio dalla finanza europea, quando ancora i
paesi della UE si esercitavano a questionare tra di loro su tutto. Abitudini
che non hanno perso]. Per non essere sopravanzati e travolti dal nuovo stato
di cose, hanno ripensato velocemente i loro “prodotti industriali”, aggiornandoli. Comunque,
c’è da osservare che i costi del cyber crimine sono molto alti e non conviene
ai malintenzionati prendere di mira conti o
patrimoni non “capienti” o considerati poco interessanti. Anche questa
valutazione potrebbe entrare nei calcoli di rischiosità dei sistemi
informatici architettati. Oltretutto, non conviene ai cyber criminali
inflazionare il loro sistema di commissione del reato per asciugare i conti
di scarso i9nteresse finanziario. 3.1) L’euro digitale
Il 2
ottobre 2020 la BCE ha pubblicato un rapporto sulla possibile introduzione di
un euro digitale [https://www.ecb.europa.eu/euro/html/digitaleuro.en.html].
In essa viene esaminata l'emissione di una valuta digitale della banca
centrale (CBDC), l'euro digitale, dal punto di vista dell'Eurosistema.
Un simile euro digitale – si legge - può essere inteso come moneta della
banca centrale offerta in forma digitale per essere utilizzata da cittadini e
imprese per i pagamenti al dettaglio. Completerebbe l'attuale offerta di
contanti e depositi all'ingrosso delle banche centrali. Ne parlano due
banchieri: Christine Lagarde: “gli europei
stanno ricorrendo sempre di più a soluzioni digitali per pagare, risparmiare
e investire. Dato che il nostro ruolo è garantire la fiducia nella moneta
unica, questo significa accertarsi che l’euro sia adatto all’era digitale. Quindi
dobbiamo essere preparati a emettere l’euro digitale, se dovesse
presentarsene la necessità”. A queste fanno anche coro le parole
di Fabio Panetta, membro del Comitato
esecutivo della Bce che nei giorni scorsi è intervenuto proprio in merito
alla possibilità di creare un euro digitale verso la metà del 2021,
sottolinea come: “l’immobilismo non è un opzione”.
“La tecnologia e l’innovazione stanno cambiando il modo in cui consumiamo,
lavoriamo e interagiamo con gli altri”, spiega Panetta.
“L’introduzione di un euro digitale sosterrebbe la spinta dell’Europa verso
la continua innovazione, contribuendo inoltre alla sua sovranità finanziaria
e al rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro”, conclude il banchiere
centrale. Ci
si augura che la sicurezza operativa dell’euro digitale sia all’altezza della
situazione, non potendosi la BCE permettere di fallire (troppo facilmente)
sotto i colpi dei nuovi criminali. Probabilmente
adotterà tutti quegli strumenti, anche molto costosi, che gli istituti
bancari e le finanziarie tendono a tralasciare lasciando al cliente poco
protetto il compito di correre dietro al problema di truffa, di furto di
identità ecc. 3.2) Adeguare la legislazione
nazionale in materia.
Nel
corso del convegno e-RA DIGITALE tenutosi a Pesaro, al Questore Pineschi veniva chiesto se banche e finanziarie avessero
la possibilità di verificare se i documenti di identità presentati, ad
esempio per aprire conti, fossero di libera detenzione, magari consultando le
banche dati delle forze dell’ordine. Il Questore Pineschi
informava che banche e finanziarie (non so se anche le Camere di commercio)
non possono – se non in rarissimi casi – interrogare le banche dati dei documenti
smarriti o rubati. Poiché, quindi, quegli elenchi non sono accessibili, chi
si presenta in banca per aprire un conto può impunemente presentare quei
documenti senza che l'istituto di credito possa verificarne la regolare
circolazione. Mi raccontava un amico avvocato che con i documenti smarriti da
una sua zia sono state aperte società. Nella
fattispecie, occorre pressare il legislatore perché renda non solo possibile,
ma addirittura obbligatoria per banche, finanziarie, Camere di commercio
ecc. la consultazione degli elenchi
dei documenti di identità smarriti o rubati, detenuti da CC, Polizia, Guardia
di Finanza ecc. Le entità interessate potrebbero creare, presso ogni filiale
di città (quindi non in tutte le agenzie) un ufficio accreditato collegato
con le forze dell’ordine per interrogare, anche non in via diretta, le banche
dati di cui si parla. Abbiamo
scritto alla Crif ed alla filiale di Roma della
Banca d’Italia perché valutino la possibilità di istituire d’iniziativa una
loro banca dati di documenti d’identità rubati o smarriti (certamente su base
volontaria) affinché chi subisce il furto o smarrisce documenti di identità
possa chiedere di inserire i riferimenti nei loro elenchi. Con questa
iniziativa si cerca di contrastare il furto di identità, evitare a banche e
finanziarie potenziali truffe e raggiri, salvaguardando in tal modo anche il
cittadino colpito dalla vicenda. 3.3) Modificare
i contratti e gli articoli che riguardano la gestione on line dei conti
correnti, del Bancomat, delle carte di credito.
Sarebbe
opportuno procedere ad una modifica di alcuni contratti bancari. Ad esempio
quelli relativi al Bancomat e alle carte di credito dovrebbero prevedere che
alcuni dati finanziariamente sensibili (come i massimali di prelievo
giornalieri e mensili) siano modificabili esclusivamente per via cartacea dal
cliente, con raccomandata o raccomandata a mano consegnata agli sportelli, di
cui il cliente conserverà copia. Sta poi alla banca adottare adeguati sistemi
di sicurezza per la loro protezione perché il cyber criminale non sia in
grado di violarli tanto facilmente. Certamente la soluzione non risolve il
problema, ma ha lo scopo di richiamare l’attenzione del cliente sulla gravità
delle sue scelte, potenzialmente foriere di guai e di spingere le banche ad
adottare migliori sistemi di sicurezza. Si fa presente che in molti casi la
sottoscrizione dei contratti di cui si tratta viene effettuata senza informare
adeguatamente il cliente sui massimali di alcune voci “sensibili”: il cliente
dovrebbe poter essere chiamato a decidere se effettuare o impedire bonifici
all’estero, il limite massimo dei suoi bonifici, dei suoi assegni, oltre che
dei massimali su Bancomat e carte. Deve altresì poter decidere se l’eventuale
modifica di quelle voci vada effettuata per raccomandata. Certamente per il
cliente si tratta di un impaccio che, però, oltre a renderlo consapevole
della gravità delle decisioni, potrebbe evitare molte tristezze successive. Si
ricorda che una ventina di anni fa, in occasione della necessità di tradurre
in euro i valori in lire dei contratti bancari, si sono verificati casi in
cui alcune banche, di iniziativa, aumentarono i massimali su prelievi
bancomat senza avvertire il cliente: “Sa, quei massimali erano troppo bassi…
l’abbiamo fatto nel suo interesse…” (1) 3.4) Avast secure browser. Indicazione
attendibile?
Nel
corso di un confronto telefonico con l’Ispettore Filippelli della Polizia
Postale di Catanzaro, si chiedeva un parere sul browser realizzato da Avast. La nota società produttrice dell’omonimo antivirus
dichiara che nella versione “banca”, estensione attivabile dal suo browser, “i dati sono al
sicuro”. La
“certificazione” appare sulla destra della barra in basso non appena si
attiva la modalità banca (vedi foto). Poiché, come sostiene l’Ispettore
Filippelli, tutto è informaticamente violabile,
quella certificazione di sicurezza lascia molto perplessi. Comunque potrebbe
essere oggetto di verifica (ingannevolezza?) da parte dell’Antitrust. Ecco la
dizione in basso a destra della videata di Avast secure browser in modalità “banca”. 3.5) Lo skimmer non va in pensione.
Lo skimmer è una geniale soluzione criminale
per entrare in possesso dei codici relativi ad un Bancomat o ad una carta di
credito. L’ aggeggio è un lettore di bande magnetiche e ripropone la fessura dell’ATM dove viene
introdotto e sistemato. Il cliente che inserisce la carta per effettuare un’operazione
non sa che, prima della macchina, i suoi codici sono letti e registrati dallo
skimmer. Il criminale, ritirato dalla fessura il
marchingegno elettronico di sua proprietà, potrà poi, in tutta tranquillità, leggere
e riprodurre su altra tessera i riferimenti del cliente. Con quella tessera potrà
a ritirare i contanti. Con lo skimmer, alcuni anni fa, sono stati
fatti molti danni. Oggi non va più di moda perché i cittadini sono stati
adeguatamente, ma c’è sempre la possibilità che il detentore possa entrare in
possesso dei codici segreti semplicemente inserendo nel suo apparecchietto
tenuto in casa (e non pensionato) la carta rubata o rinvenuta da un complice. Questo spiega come mai, in molte circostanze, il ladro abbia potuto
ritirare contanti ancor prima che il malcapitato si accorga del furto e
proceda al blocco della carta. Non è vero, come asseriscono banche e gestori
di moneta elettronica, che il furto è stato possibile perché il titolare
della tessera, venendo meno all’obbligo contrattuale di conservare
adeguatamente i codici segreti, ha appuntato il pin ed ha conservato l’appunto
assieme alla carta mettendo il ladro in grado di prelevare agevolmente. Basta
che il criminale abbia un complice dotato di skimmer
per entrare in possesso dei dati e poter prelevare contanti. 3.6) Quando
fui assunto in banca … (un lontano ricordo di Mauro Novelli)
Alleggeriamo il discorso! Entrai
in banca – assunto a Padova nel 1974 -
per un corso di qualificazione postuniversitario di un anno (così
erano allora denominati i master). Fui affidato ad un funzionario prossimo
alla pensione per formalizzare la mia posizione (apertura del conto ecc.).
Prese i moduli da firmare e…:” Questi sono i tre moduli che i clienti devono
firmare quando aprono un conto. Anche tu depositerai la firma per la
sottoscrizione dei tuoi ordini alla banca: si chiamano “spèsimen”.
Ragionai sul termine per un attimo. Gli feci presente che forse si trattava
di latino e non di inglese, dunque si sarebbero dovuti chiamare “specìmen” con l’accento sulla i. Non insistetti perché
capii che era rimasto male. Comunque firmai gli spèsimen.
Mi chiese, poi, di avere la mia Carta di identità. La osservò, ma prima
ancora di registrarla sugli spèsimen, mi fece osservare con
atteggiamento protettivo che sarebbe stato molto pericoloso depositare in
banca la stessa firma da me usata per tutte le sottoscrizioni, dalla
richiesta del certificato di residenza alla sottoscrizione di un abbonamento
ad un periodico, al deposito della firma sul documento di identità. Riconobbi
che aveva ragione. Dopo essermi esercitato con una firma diversa, gli chiesi
di risottoscrivere gli spèsimen.
Da allora la mia firma in banca (oggi in Poste) è diversa da quella che
appongo in qualsiasi altra circostanza. Ho adottato il metodo dell’univocità
dei riferimenti da fornire alla banca anche per quanto riguarda il numero di
cellulare e l’indirizzo di posta elettronica. Il mio conto ha un numero di
cellulare ed un indirizzo di posta elettronica dedicati ed esclusivi. La Sim di quel cellulare costa (PosteMobile)
due euro al mese, la e-mail è invece gratuita. Il sistema non risolve il
problema del furto di dati o di identità, ma comunque non mi creano ansia: se
arrivano messaggi “bancari” equivoci sul mio numero di cellulare pubblico o
sul mio indirizzo e-mail comunicato a tutti, so che sono tentativi
truffaldini. Se invece il messaggio equivoco mi arriva sul numero di
cellulare o sulla posta elettronica forniti alla banca o alla Posta, so che o
hanno violato gli archivi detenuti da quelle aziende o che si è alla presenza
di impiegati infedeli che si son rivenduti i miei dati. (1) Da www.adusbef.it
Il ConsigliO. Massimali Bancomat: sorpresa! Di Mauro Novelli 22-11-2001
Quando
richiedemmo la carta Bancomat/PagoBancomat, firmammo
un contratto e definimmo gli importi massimi prelevabili giornalmente e
mensilmente come POS o, in contanti, dagli sportelli automatici (in genere,
500.000 lire giornaliere - 258,23 euro- con un massimo di 3.000.000 di lire
mensili - 1549,37 euro).Con la motivazione di
favorire il cliente, molte banche hanno aumentato tali massimali senza nulla
comunicare al titolare della carta. Alcuni correntisti hanno scoperto di
avere massimali giornalieri pari a 10 milioni di lire (
5.164,57 euro), dopo aver subito furti (prelievi e pagamenti illeciti)
per svariati milioni nello stesso giorno. "Ma come, io posso prelevare
solo 500 mila lire al giorno, mentre il truffatore può farlo per svariati milioni !?!?!""Guardi, lei non lo sa, ma
per favorirla abbiamo aumentato il suo massimale
..............".Riprendete il contratto di Bancomat/PagoBancomat
a suo tempo firmato: - verificate i massimali indicati.- scrivete una
Raccomandata A.R. alla Presidenza della Banca (per conoscenza alla Banca d’Italia,
per conoscenza a noi [indirizzi alla voce Banche e Clienti dell’Indice del
sito] ) nella quale ribadite che quel massimale contrattuale è ancora in vigore, che ne vietate tassativamente il superamento e che
in caso di trasgressione riterrete responsabile degli ammanchi la banca. .Se non siete in possesso del contratto, richiedetene una
copia al vostro sportello.(MN) 22/11/2001 |
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