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Documento
inserito: 18-5-2020 Il PuntO n° 399 Si ricomincia a parlare di patrimoniale ? Un
precedente autorevole: quello del 6 per mille imposto dal governo Amato – Barucci nel 1992. Un
po’ di storia. Di Mauro Novelli 18-5-2020 Vista la attuale situazione ed il sentire dei cittadini, le forze di
maggioranza non possono certo sperare, qualora le finanze richiedessero un
intervento diretto degli Italiani e dei loro risparmi, in benevolenti sottoscrizioni
volontarie. Questa soluzione, suggerita da Salvini, è impraticabile, viste le
qualità intrinseche degli attuali governanti. E allora si potrebbe procedere –
nottetempo – con un furto a danno dei saldi dei conti correnti e dei depositi
dei cittadini. Come fece il governo Amato-Barucci nel corso della crisi del
1992, quando la Lira dovette uscire dal Serpente monetario (SME) perché non
in grado di sostenere ulteriormente i colpi della speculazione, diretta dal
capoclasse George Soros, oggi in versione
umanitaria. Nel 1992, per
concludere la manovra lacrime e sangue e salvare il paese, mancavano ancora alcune
migliaia di miliardi. Si dette fondo
alle riserve valutarie detenute da Bankitalia per sostenere il cambio della
lira. Nel luglio 1992, il presidente del Consiglio Amato ed il ministro dell’economia
Barucci si chiesero: “In Italia, dove sono i soldi?”. Risposta in coro alla
maniera del Trio Lescano (Mario Draghi era
direttore del Tesoro): “Ma sui conti degli Italiani, che diamine!”. Nella notte di venerdì 10 luglio 1992, legittimato da un decreto
pubblicato alla mezzanotte tra il 10 e l'11 luglio, il Trio Lescano impose ai banchieri di aprire i cassetti dove i
depositanti detenevano i loro risparmi e decisero per uno “prelievo
con destrezza” del 6 per mille
del saldo. Poi ordinarono ai banchieri di richiudere i cassetti, e andarono a
letto soddisfatti. La manovra fruttò oltre 5.200 miliardi di lire. Ad essi si
aggiunsero le somme derivanti dalla patrimoniale sulle case del 2 per mille e
di altre tasse. La manovra fu considerata da Soros come la
naturale tappa di
un governo alla canna del gas. La speculazione si accanì ulteriormente contro
la Lira. A settembre saltò tutto. Questo è quanto può fare Conte alla luce del fatto che nessun
italiano verserebbe volontariamente suoi risparmi in un fondo gestito da
questo governo. Nel 1992, l’operazione creò in molti casi vere e proprie
disarticolazioni finanziarie: notai che avevano versato sul loro conto somme
di clienti da impiegare successivamente per concludere operazioni; clienti
con saldo appena sufficiente a pagare una cambiale o un assegno che, a
seguito del prelievo con destrezza, andarono protestati; mutuatari che si
videro decurtare la somma mutuata appena versata dalla banca;
consistenti accrediti per
titoli scaduti il giorno prima ecc. Si comincia a paventare una soluzione con destrezza come quella del
1992? Facciamo due conti per difetto. Secondo gli ultimi bollettini statistici di Bankitalia (Moneta e banche) i depositi dei residenti in Italia ammontavano, a marzo 2020, a 1.835,647 miliardi di euro, esclusi quelli di Banca d’Italia, delle altre banche e quelli delle pubbliche amministrazioni. Cresciuti di circa 85 miliardi rispetto al marzo 2019 quando ammontavano a 1.748,805 miliardi. [Per inciso, detenere somme in forma liquida su conti e depositi in periodi in cui l’inflazione è prossima allo zero con punte (come negli ultimi anni) addirittura deflazionistiche, non è una castroneria come lo era negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, quando l’inflazione era a due cifre: allora avere somme sul conto significava vederle decurtate, in un anno, di una percentuale pari all’inflazione.] A voler considerare solo i depositi, un prelievo “Trio Lescano mode 2.0” dello 0,6% darebbe luogo ad una ricettazione di circa 11 miliardi di euro, certamente insufficiente. Il colpo risulterebbe più efficace se si passasse al prelievo del 20 per mille (2%). Si introiterebbero oltre 36 miliardi di euro. Per tacer di eventuali “attenzioni occhiute” sugli immobili. Potrebbero risultare un buon aiutino per il governo Conte. |
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