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Documento inserito: 14-1-2020 Il PuntO
n° 379 “Sottoproletariato” (Terminologia e fenomeno del secolo
scorso?) Di Mauro Novelli 14-1-2020 Si sosteneva mezzo
secolo fa che il nemico più pericoloso del proletariato non fosse tanto la
borghesia, che combatteva e si combatteva a viso aperto, quanto piuttosto
l'infido sottoproletariato. Di scarso peso numerico, almeno fino alla metà
degli anni '80 del secolo scorso, quando le classi socialdemocratiche al
potere in buona parte dell' Europa (da noi Craxi),
pensarono bene di distillare il vino facendone un superalcolico. Da allora il suo peso è
cresciuto esponenzialmente. Oggi, un terzo dei cittadini è sottoproletarizzato. Con una aggravante: si tratta della
parte più giovane della nostra società. 1.
Senza una coscienza di classe, il sottoproletariato
sopravvive(va)
grazie alle briciole lanciate nella sua ciotola dalla borghesia
(passatemi la sintesi estrema). 2.
Senza istruzione (lasciamo stare l'assenza di
cultura), poteva solamente cercar di sfangare la giornata, considerando le
sue tribolazioni per sopravvivere come naturali. 3.
Senza organizzazione sindacale, perché senza luogo
fisico di lavoro, non era in grado di riconoscere i membri della sua stessa
sottoclasse per un minimo di organizzazione che andasse oltre l'arrabattarsi
giornaliero individuale. 4.
Senza un minimo di stabilità lavorativa, doveva accettare l'elemosina,
occasionale ma ragionata,
graziosamente offerta dalla classe al potere. Con il reddito di cittadinanza
(o con la sua randomizzazione dell'helicopter money) è raggiunta anche la quarta caratteristica. Scusate se mi ripeto.
Domando: chi, tra le varie fasce sociali, è affrancato dal subire questa condanna?
Risposta: gli attuali pensionati. Non ridete! Coscienza
(diciamo consapevolezza, senza sbrodolarci); cultura buonina; luogo fisico di
comunione, se si sanno o si vogliono usare le nuove tecnologie; reddito certo
pur se basso; tempo a disposizione, almeno finché sora nostra morte corporale
non decida di interessarsi di noi. Siamo stati noi – oggi vecchietti
- con il nostro atteggiamento di trascuratezza per i cambiamenti che si sono
accavallati negli ultimi trenta anni, ad aver causato questa situazione.
Siamo noi l'unica formazione sociale omogenea in grado di inventare (anche
per accomodamenti successivi) la soluzione per opporci al disastro che, da
satolli, abbiamo lasciato che si creasse ad opera di profittatori
sociali. La politica è in grado
di salvare la baracca? Quanti mestieranti ignoranti sono in grado di cogliere l'essenza
della situazione attuale? (Sul livello culturale della classe politica ho
qualcosa da dire, come sul suffragio universale che rende equipollente il mio
voto e quello di Lele Mora). Qui ancora si parla al
megafono di "lavoro", di diritti sul "posto di lavoro" di
"creazione di posti di lavoro"! Fra qualche tempo il
"lavoro" non servirà più, almeno per quei cittadini
sottoproletarizzati che verranno “mantenuti” per alimentare la domanda
interna, purché se ne stiano buoni e non rompano. Il resto, sempre più
ristretto, è embedded. Ricordo che se si
sceglie il mestierante o la formazione politica "meno peggio", si sta
comunque scegliendo tra i peggiori, pescando pur sempre in un campione di
pessimi. Qualcuno di questi poveracci è in grado di affrontare questi
problemi e di tirarsi più su degli altri almeno di quattro dita? Pensionati di tutto il
mondo riflettete e rimettetevi
a lavorare! |
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