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Documento inserito: 7-6-2019 Il PuntO n° 374 Contributo di Mauro
Novelli al seminario
“NPL - Esdebitazione”, tenutosi il 10 maggio 2019 nella sede
nazionale di Adusbef Di Mauro Novelli 11-5-2019 Bankitalia ci definisce i crediti deteriorati. I Non performing loan (NPL) sono
costituiti dall’aggregazione di questi tre componenti: "sofferenze",
"inadempienze probabili", "esposizioni scadute e/o sconfinanti" . In
particolare: •
Le sofferenze sono esposizioni verso soggetti in stato di insolvenza o
in situazioni sostanzialmente equiparabili. •
Le inadempienze probabili sono esposizioni (diverse da quelle
classificate tra le sofferenze) per le quali la banca valuta improbabile,
senza il ricorso ad azioni quali l'escussione delle garanzie, che il debitore
adempia integralmente alle sue obbligazioni contrattuali. • Le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate
sono esposizioni (diverse da quelle classificate tra le sofferenze o le
inadempienze probabili) che sono scadute o eccedono i limiti di affidamento
da oltre 90 giorni e oltre una predefinita soglia di rilevanza. Le analisi quantitative in materia distinguono tra crediti
deteriorati lordi e crediti
deteriorati netti, quelli cioè che
escludono la massa di crediti per i quali si è proceduto, sulle apposite
poste di bilancio, a svalutazioni e ad accantonamenti. Nel 2015, su un totale di NPL in UE di circa 1.000
miliardi, un terzo erano appannaggio del nostro paese Tab. 1 - Andamento
decennale dei crediti deteriorati lordi dall’inizio della crisi (2007) al 2017. Fonte Bankitalia
L’anno di svolta si ha nel 2016 quando i NPL passarono a
324 miliardi. Fino ad allora, le banche italiane puntarono fortemente a
divulgare il dato dei crediti deteriorati lordi e delle sofferenze lorde.
Potevano, con quelle cifre, mostrare la debolezza del sistema e giustificare
ogni forma di aiuto governativo. Per anni I Bollettini statistici di
Bankitalia avevano riportato solo il dato lordo. A fronte di quelle cifre impressionanti le ns. banche procedettero a chiudere sempre di più i rubinetti
del credito, provocando il famoso credit crunch. In quel periodo Adusbef
ricevette allarmate telefonate di cittadini e imprenditori affidati: sebbene,
per il rinnovo dei fidi si fossero presentati bilanci non pessimi – certo non
brillantissimi per via della crisi – gli affidamenti non venivano rinnovati e
si chiedeva il rientro, mettendo in grave difficoltà gli ex affidati. I
direttori tagliavano corto: “Non sa che le banche stanno tirando i remi in
barca?”. Queste azioni del tutto
intempestive generarono nuove sofferenze e ulteriori NPL, anche se in capo ad
entità e persone normalmente meritorie di credito. A questo stato di cose va
aggiunta la ns. abitudine, particolarmente adottata
dalle banche nel gestire i loro
affidamenti, a trattare bene gli “amici” e soprattutto gli “amici degli
amici”. Ma con l’introduzione della normativa del bail-in, gli utenti cominciarono ad interessarsi delle
“pagelle” che gli addetti ai lavori annettevano ad ogni istituto, nel
tentativo di pesare in tal modo la qualità della gestione pe rogni banca. Le rilevazioni, penalizzanti se riferite ai dati lordi,
passarono velocemente ai dati netti, anche sotto la spinta della nuove regole
di “Basilea”. Ad esempio nel 2014, a fronte di un dato lordo di 327 miliardi,
il valore netto mostrava un più rassicurante valore di 133 miliardi. [ 51 miliardi di Unicredit e 27 di Intesa]. I Bollettini
statistici “Moneta e Banche” di Bankitalia fino ad allora avevano sempre
riportato i valori lordi. Su spinta della banche stesse, cominciarono a
comparire i dati relativi al netto. Nel 2017 si era passati dai 264 miliardi lordi ai 173
miliardi di crediti deteriorati netti. In questa situazione intervenne la BCE che impose alle
banche italiane di rimuovere i NPL in sette anni, anche aumentando le
coperture fino a svalutare
integralmente lo stock di crediti deteriorati. Questa azione generò grandi
difficoltà al sistema creditizio che in borsa arrancò (il MPS crollò letteralmente).
Infatti, fino ad allora, il sistema aveva agito con superficialità e
spregiudicatezza sulla posta di bilancio “Crediti in sofferenza”. Le nostre banche hanno proceduto
e stanno procedendo alla sistemazione/liquidazione della massa dei NPL,
spesso coinvolgendo società riconducibili alle banche stesse o comunque di
sistema. In una intervista Radio 24 di Antonio Patuelli,
presidente dell’ABI, rispondeva a Barisoni - che
rilevava un interesse di entità straniere nell’acquisto dei nostri NPL – : “Stiamo pensando anche a soluzioni domestiche”.
Evidentemente il mercato era appetitoso. Ricordo che la SGA, società
incaricata di gestire la bad banbk
del Banco di Napoli (il buon Ciampi aveva addossato all’Erario 13mila
miliardi di lire) e dell’Isveimer, rientrò quasi
completamente dei crediti acquistati: evidentemente quelle sofferenze non
erano poi così sofferenti. Non affrontiamo il problema del
livello del prezzo di cessione. Ci limitiamo a riportare alcuni
dati aggregati: Unicredit
ha ceduto NPL al prezzo medio del 13% del valore del credito; Banca Intesa al
valore medio del 28,9%.-
In media, Il sistema ha dismesso i NPL al prezzo del 21-22%. TAB. -2 2018 Situazione NPL di alcune banche. (In miliardi di euro. Fonte Mediobanca)
Alla luce di quanto esposto, ci corre l’obbligo di
coinvolgere la nuova commissione parlamentare, che indagherà sulle banche, circa
seguenti argomenti: 1) Negli
anni della crisi, la gestione bancaria di fidi, crediti in sofferenza e NPL è
sempre stata dettata da comportamenti corretti? 2) Le
aziende italiane, soprattutto piccole e medie, hanno un capitale di rischio
che dipende all’80% da prestiti bancari. In paesi paragonabili col nostro,
questa percentuale quasi si dimezza. Le banche hanno approfittato di questa
quasi totale dipendenza dalle loro erogazioni per modificare artificiosamente
poste di bilancio e forzare la mano ai vari governi ? 3) E’
ipotizzabile un diritto di prelazione in capo al debitore nel momento in cui
la società veicolo metterà sul mercato i crediti veicolati dalla banca
originariamente creditrice, specie se si tratta di mutui non onorati? 4) Si
ritiene opportuno rivedere le modalità di approccio da parte delle società di
recupero crediti, spesso guidate da comportamenti a dir poco minacciosi e
banditeschi? |
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