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Documento inserito: 13-3-2019 Il PuntO
n° 368 Da wallstreetitalia.com: Banche a rischio bail-in: gli istituti italiani più esposti 6
Marzo 2019, di Alessandra Caparello Il bail-in,
letteralmente salvataggio interno, è lo strumento che
permette alle autorità di risoluzione di disporre, al ricorrere delle
condizioni previste, la riduzione del valore delle azioni e di alcuni crediti
o la loro conversione in azioni per assorbire le perdite. Obiettivo è
ricapitalizzare la banca in misura sufficiente a ripristinare un’adeguata
capitalizzazione e a mantenere la fiducia del mercato. Le crisi bancarie
In Italia la normativa in questione
è applicabile dal primo gennaio 2016. Il sistema
bancario tricolore è stato in più occasioni nell’occhio del ciclone. Il
paziente zero della crisi bancaria italiana si chiama Mps. A
fine 2015 quattro
banche in condizioni di dissesto sono finite in
procedura di risoluzione: Banca Marche, Banca
Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di
Risparmio di Chieti. Tutte insieme valevano appena l’1% del mercato bancario
italiano. PUBBLICITÀ
Onde evitarne il fallimento e rivenderle in breve tempo, Banca Marche,
Etruria, CariFerrara e CariChieti
sono state comprate da Ubi Banca e Bper per un euro nei mesi successivi. E nel 2017 il
Governo è intervenuto per assicurare il salvataggio di MPS e delle due banche venete, Veneto Banca e Banca
Popolare di Vicenza. Le banche più esposte al rischio bail-in
Un elenco esaustivo e ufficiale non
c’è ma vari report possono aiutarci. In primis è opportuno guardare
all’elenco delle banche sotto commissariamento da parte della Banca d’Italia. Le banche
commissariate in Italia rappresentano un forte rischio anche se il
commissariamento non significa necessariamente rischiare il bail in. Gli istituti sottoposti a commissariamento
da parte della Banca d’Italia passano dai 14
del 2017 a soli 3 nel 2018. Trattasi dell’Istituto per il Credito Sportivo, (che in data 28
febbraio 2018 ha chiuso la procedura di amministrazione straordinaria) della BCC di Cittanova e della Banca
Sviluppo Economico spa. Al 10 gennaio 2019 sono
due: Banca di Credito Cooperativo di Cittanova
e Banca Carige.
Altro documento importante che mette in luce le banche sane sono gli stress
test dell’Eba, l’Autorità dell’Unione
europea che vigilia sul mercato bancario europeo. Gli
ultimi stress test premiano Intesa SanPaolo, Unicredit,
Ubi e Banco-Bpm. Nel
dettaglio Intesa
Sanpaolo in uno scenario economico avverso
vede il proprio Cet1 fully loaded (ovvero
con il recepimento a regime dei criteri contabili Ifrs9, più stringenti) al
9,66%, mentre il Cet1 Transitional (e cioè con i criteri
transitori dell’Ifrs 9) è al 10,40%. Per Unicredit
il fully loaded al 2020 è stimato nello scenario
avverso al 9,34%, stesso livello che troviamo per il Transitional. Se la cavano un
po’ meno bene Ubi (7,46%, ma nella media Ue) ma
soprattutto Banco Bpm che ne esce con un Cet1 al
6,67%. Moody’s:
12 banche sotto osservazione
Altro report è quello reso noto a
ottobre 2018 dall’agenzia
di rating Moody’s che
a seguito del downgrade dell’Italia ha messo sotto osservazione 12 banche italiane.
Nel dettaglio trattasi di: UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banca IMI, Cassa
Depositi e Prestiti, Mediobanca, CA Cariparma,
FCA Bank, Banca Nazionale Del Lavoro, Credito
Emiliano, Cassa Centrale Raiffeisen, Invitalia,
Banca del Mezzogiorno – MCC S.p.A. (Banca del Mezzogiorno). Come spiega Moody’s: Anche se il contesto operativo per
le banche è colpito negativamente dall’aumentata suscettibilità ai rischi
politici del paese, le condizioni di credito sono moderatamente migliorate in
seguito a un calo concreto” dei non performing loans negli ultimi due anni prevedendo che i crediti problematiciscenderanno sotto
l’11% dei crediti lordi entro la fine del 2018 e scenderanno ancora nel 2019,
rispetto al picco di oltre il 18% nel 2015. Banche sicure: occhio al CET1
Considerato uno dei pilastri per la
valutazione della solidità patrimoniale, il Common Equity Tier
1 (Cet1), indica
che la banca è in grado di sopportare maggiori perdite senza entrare in
crisi. Secondo i parametri della Bce, il minimo ammesso è un rapporto dell’8,625%. Dall’ultimo stress test Eba, condotto sugli istituti direttamente sottoposti
alla sorveglianza della Bce, è emerso che le maggiori banche italiane sono al
riparo da eventuali scenari avversi. Nella classifica
più ampia, stilata sulla base dei dati relativi al terzo
trimestre 2018, troviamo Fineco Bank 20,46%, Mediolanum
20,2%, Banca Generali 18,0%, Creval
16,8%, Fideuram 15,5%, Bper
14,7%, Mediobanca 14,2%, Ing group 14,0%, Intesa 13,7%, Banco Bpm 13,2%, Credem 13,1%, Mps 12,8%, Farmafactoring
12,2, Unicredit 12,11%, Banco Desio 11,6%, Pop Sondrio
11.59%, Ubi 11,42%, Banca
Sella 11,49%, Banca Sistema11,1%, Carige10,8%, Banca
Ifis 10,67%. Bail-
in: le banche europee a rischio
Volgendo lo sguardo all’Ue, gli
stress test dell’Eba hanno mese otto osservazione Deutsche Bank –
che comunque è stata promossa. Tra le più deboli della classifica troviamo le
banche britanniche Barclays
e Lloyds, la tedesca Norddeutsche Landesbanken. Da ultimo si ricorda il caso della
tedesca Nord LB , il cui salvataggio non pare seguire le regole
puntuali del bail-in: le autorità tedesche
hanno stabilito che l’istituto venga messo in sicurezza con 3,7 miliardi di
euro complessivi, di cui 1,5 in arrivo dal Lander primo azionista,
ossia la Bassa Sassonia. Altri 1,2 miliardi arriveranno invece dal fondo
interbancario delle Sparkassen (le casse di
risparmio tedesche), a cui potrebbe aggiungersi un ulteriore miliardo di
risorse pubbliche, senza l’aiuto quindi dei risparmiatori. |
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