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PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento inserito il:
24-7-2014 |
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Il
PuntO n° 296 Debito pubblico negli
anni 2006-2014. Detentori esteri:
toccato il minimo a dicembre 2013, tornano ad affacciarsi
in Italia. Di
Mauro Novelli 25-2-2014
Del debito pubblico si
dà la seguente definizione: Il debito pubblico è pari al valore nominale di
tutte le passività lorde consolidate delle amministrazioni pubbliche
(amministrazioni centrali, enti locali e istituti previdenziali pubblici). Il
debito è costituito da biglietti, monete e depositi, titoli diversi dalle
azioni – esclusi gli strumenti finanziari derivati – e prestiti, secondo le
definizioni del SEC 95. [Ripropongo quesito
per inciso: se banconote e monete costituiscono una passività e
contribuiscono alla formazione del debito pubblico (158,392 miliardi a
dicembre 2013), chi sono i creditori dello stato italiano? La BCE? La Banca
d’Italia? I cittadini italiani? Nel suo ultimo bilancio, anche la ns. banca
centrale pone al passivo dello stato patrimoniale la voce “banconote in
circolazione”.] L’ultimo Supplemento
al Bollettino statistico “Finanza pubblica” (n° 37 del 14-7-2014) aggiorna i
dati relativi a fabbisogno e debito delle Amministrazioni centrali e di
quelle locali. Riportiamo ns. elaborazioni nella TAB. 1- Al di là delle
dimensioni raggiunte, la disaffezione di lungo periodo degli investitori stranieri
circa un loro impegno finanziario nel nostro debito pubblico e nei titoli che
in parte lo rappresentano, sembra invertire la tendenza. A dicembre del 2013,
ha toccato il minimo degli otto anni considerati (31,8 %), risalita a 33,2 %
ad aprile di quest’anno.
Negli otto anni della
crisi, la quota detenuta all’estero degli strumenti complessivi in cui si
articola finanziariamente il nostro debito pubblico (costituito per oltre
l’84 % da titoli di stato), è passata dal 43,3 per cento di dicembre 2006 al
31,8 di dicembre 2013, per tornare a
crescere ad aprile 2014 (33,2 %). Il fatto che il nostro
debito pubblico sia in buona parte detenuto da investitori non domestici non
è cosa del tutto positiva: così come sono messe le nostre finanze (dobbiamo
attingere dalla collocazione dei ns. titoli per pagare la spesa corrente,
anche improduttiva) essere troppo dipendenti dagli umori di investitori
esteri potrebbe dar luogo a situazioni non controllabili e disastrose,
qualora potentati e/o speculatori dovessero imporre una fuga dai titoli del
nostro debito pubblico, come avvenne tre anni fa in occasione della vendita
di miliardi di ns. BTP da parte della Bundesbank In particolare
(Tabella n° 2) la fuga dai ns. titoli del debito pubblico è stata marcata
fino a dicembre scorso per recuperare nel primo trimestre del 2014. Gli investitori esteri
hanno alleggerito le loro posizioni (in percentuale sul monte titoli) passando dal 55,5 per cento del dicembre
2006, al 37,1 di aprile scorso con un calo di oltre 18 punti
percentuali. Come si considerava in
precedenza, si rileva – per il primo trimestre del 2014 - la tendenza estera
ad un ritorno ad investire nei nostri titoli, sia in valore assoluto: 671
miliardi di aprile 2014 dai 618 di dicembre scorso.
Nello stesso periodo
assistiamo ad un andamento abbastanza costante per il monte titoli pubblici
detenuto da Banca d’Italia e aziende di credito. Nei loro caveaux ne sono conservati
oltre 512 miliardi pari al 28,4 %, in leggero calo percentuale rispetto al
dicembre precedente (28,9 %). Complessivamente, negli otto anni della crisi,
i titoli pubblici detenuti da Bankitalia e banche è cresciuto di oltre 10
punti, dal 17,9% di dicembre 2006, al 28,4% di aprile 2014. Da “L’economia
italiana in breve” n° 87 di luglio 2014, riportiamo una tavola sinottica
esplicativa dei detentori e della composizione dei titoli di stato con
l’andamento dal 1° trimestre 2010 al 1° trimestre del 2014. Si consideri che
nel comparto “Altri investitori” sono comprese assicurazioni, società
finanziarie, aziende non finanziarie e famiglie. La successiva Tabella
3- disaggrega il dato relativo ai detentori interni e fornisce la variazione
dall’aprile 2013 all’aprile 2014. A fronte di un monte titoli pubblici cresciuto, nel
periodo, del 5,7 percento, il maggior incremento nella detenzione dei titoli
è imputato al comparto “detentori esteri” cresciuto in un anno di oltre il 7
percento, seguito da società non finanziarie e famiglie con +5,8 per cento. Recuperano anche
aziende e famiglie italiane (+5,8 %),
dopo i crolli della quota di titoli pubblici da esse detenuti passati da complessivi
241 miliardi di aprile 2013 ai 255 dello stesso mese del 2014. Si consideri che
l’abbandono dei titoli da parte di famiglie e imprese residenti negli anni
della crisi non è stato generato da
disaffezione, quanto piuttosto, per i ceti meno abbienti, da
liquidazioni a seguito soprattutto di difficoltà finanziarie.
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