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Documento inserito: 21-08-2017 Il PuntO n° 354 Drittes Reich (tausend Jahre) oder Erste Pervitinreich (tausend Tage) ? 21-8-2017 I soldati tedeschi drogati con Pervitin
(Metamfetamina) Gli anglo americani drogati con
benzedrina (Amfetamina) I nostri soldati “drogati” con
para-metossifenilpropene Che cos’è il para-metossifenilpropene?
E’ il famoso “cordiale” al sapore di anice (anetolo). Insomma, un goccetto di sambuca e
andavi a combattere contro i drogati veri.
Dal National Geographic: La doppia
vita di Hitler. ________________________________________ Rachel
Cooke “The Guardian” Il 6 ottobre Norman Ohler pubblica
“Blitzed” per la “Penguin”, la storia mai raccontata delle droghe usate dal
Terzo Reich - nessuna esclusa, cocaina, eroina, morfina e soprattutto
metanfetamina - e l’effetto che ebbero sugli ultimi giorni di Hitler. In Germania lo scorso anno è diventato
bestseller ed ora è tradotto in 18 lingue. Per l’autore Hitler era
drogatissimo, nei giorni del bunker aveva ormai le vene distrutte. Le fonti
usate sono le carte private del Dr Theodor Morell, medico personale del dittatore,
e la storia inizia dalla Repubblica di Weimar, quando l’industria
farmaceutica tedesca era fiorente, esportava oppiacei e la droga si trovava
facilmente per strada. IL BESTSELLER BLITZED All’epoca, 1930, per Hitler il corpo
era un tempio, libero da tossine, nemmeno il caffè doveva contaminarlo. Si
diceva che non beveva, mangiava solo verdure e non toccava le donne. Nel 1933
i drogati erano ritenuti “criminalmente insani”, alcuni venivano uccisi con
iniezioni letali, altri spediti nei campi di concentramento. Addirittura
furono sanzionate le aziende che producevano integratori ed energizzanti. Tuttavia, il biologo di Hitler, Dr
Fritz Hauschild, ispirato dal successo americano della benzedrina ai Giochi
Olimpici del 1936, creò il “Pervitin” a base di anfetamina, inizialmente si
poteva ottenere senza prescrizione medica. La prendevano tutti, dai
ferrovieri alle segretarie. Alle donne era consigliata perché lavoravano
meglio e le faceva dimagrire. Fu una specie di nazionalsocialismo in pillola. LA TEMMLER DI BERLINO FABBRICAVA DROGA
PER SOLDATI Chiaramente anche l’esercito ne faceva
uso. E’ stata ritrovata una lettera dal fronte del 1939 firmata Heinrich
Böll, futuro Nobel, in cui supplicava rifornimenti di “Pervitin” per
combattere il nemico più grande: il sonno. Il “Pervitin”, concluse il Dr Otto
Ranke, è la medicina perfetta per i soldati esausti. Si poteva lavorare 50 ore senza
sentire la stanchezza, le inibizioni sparivano. Nel 1940, mentre si
programmava l’invasione in Francia attraverso le Ardenne, la Wehrmacht ordinò
grosse quantità di pillole per l’esercito tedesco e Luftwaffe. Da prendere
ogni tre ore, se necessario. L’invasione quindi fu possibile, secondo
l’autore del libro, grazie alle droghe. Senza quelle, probabilmente non
sarebbe riuscita. Solo così i soldati riuscirono a tenersi svegli tre giorni
e tre notti. PERVITIN LA DROGA DEI NAZISTI La droga era un’arma potente. Nel
1944-45, i tedeschi svilupparono le “U-boat”, sottomarini monoposto da
inviare all’estuario del Tamigi, ma come potevano fare i piloti, da soli, a
guidare per giorni e notti? Il Dr Gerhard Orzechowski inventò il potentissimo
chewing gum alla cocaina, e lo testò prima sui prigionieri del campo di
concentramento di Sachsenhausen. L’effetto era terribile. E i piloti
tedeschi, chiusi nel metallo, impossibilitati a muoversi e vittime di forti
episodi psicotici, dovevano guidare sette giorni pur di sancire la vittoria
della Germania. HITLER CON IL DOTTOR MORELL l Führer intanto soffriva di dolori
intestinali e assoldò il Dr Morell, diventando il suo “Paziente A”. Fu lì che
iniziò il loro rapporto di dipendenza. Morell partì con il somministrare
iniezioni di vitamina, poi ormoni animali, poi “Eukodal”, oppiaceo cugino
dell’eroina. Hitler lo prendeva più volte al giorno, combinato con due dosi
giornaliere di cocaina. I due parlavano sempre in termini di salute, ma di
dipendenza. Così Hitler era un minuto euforico e l’altro fragile e depresso.
Mussolini era il “Paziente D” del dottor Morell, gli venivano somministrate
le stesse droghe di Hitler e ogni settimana si faceva rapporto sulla sua
salute e sui suoi progressi. HITLER MALMESSO Le fabbriche dove si producevano
“Pervitin” e “Eukodal” furono però bombardate, i rifornimenti finirono. Hitler stava malissimo, si parla di Parkinson
ma secondo il libro è chiaro che fosse in crisi di astinenza. Si legge: «Si
pensa che il nazismo fosse ordine, invece fu caos totale. La gente sotto
metanfetamina stava in quel sistema senza nemmeno pensarci».
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LA
STAMPA 09/09/2015 Oppiacei
e anfetamine, le armi segrete di Hitler In un libro tutte le droghe del Reich:
dal Führer ai soldati al fronte I soldati al fronte assumono
soprattutto la metanfetamina Pervitin, del tutto legale, che permette di combattere
per giorni e notti. TONIA MASTROBUONI INVIATA A BERLINO
«Ricordatevi di spedirmi tanto
Pervitin, la prossima volta. Fa miracoli». Lettera dal fronte di uno dei più
grandi scrittori tedeschi del Novecento: Heinrich Böll. Supplica la famiglia
di mandargli «tanto» Pervitin. Niente di scandaloso: la metanfetamina va di
moda, nella Germania nazista, soprattutto nelle trincee della Seconda guerra
mondiale. Una droga travestita da farmaco che mantiene svegli ed euforici per
ore e ore. L’ha sviluppata un medico, Fritz Hauschild, strabiliato dagli
effetti delle benzedrine sugli atleti americani arrivati a Berlino nel 1936,
per le Olimpiadi del Führer. Pazienza se questo micidiale «Crystal Meth» del
Terzo Reich rende dipendenti e ha effetti devastanti: il Pervitin si diffonde
rapidamente, nel regno degli «invincibili». Lo prendono sportivi, cantanti,
studenti sotto esame. La fabbrica di Pervitin inventa addirittura il
cioccolatino al Pervitin per allietare le casalinghe. «La grande euforia» Quando comincia la Seconda guerra
mondiale, la droga si diffonde rapidamente tra i soldati della Wehrmacht.
Tanto che l’autore di un libro appena uscito sull’argomento è convinto che
abbia avuto un ruolo fondamentale non solo nel Blitzkrieg contro la Francia
del 1940, ma anche nel comportamento di Adolf Hitler. «Medici e droghe
spiegano molto della struttura interna del nazismo» sostiene Norman Ohler,
autore di «Der totale Rausch» («La totale euforia»). Per il capo dei medici del Reich, Otto
Ranke, è «un farmaco militarmente prezioso!». Quando la Germania invade la
Francia, Ranke non fa fatica a convincere i generali, tra cui Erwin Rommel,
che guidano l’attacco a distribuire Pervitin tra i soldati. Rommel, l’abile
generale passato poi alla storia come la «volpe del deserto», conosce il
farmaco perché lo usa personalmente. L’attacco della Wehrmacht è notoriamente
micidiale: i carri armati procedono a tutta velocità attraverso le Ardenne
senza fermarsi mai, notte e giorno, in quattro giorni macinano centinaia di
chilometri. A metà maggio del 1940 raggiungono e radono totalmente al suolo
l’accampamento militare francese ad Avesnes. I soldati francesi sono
sconvolti dallo stato si esaltazione dei loro nemici. Sono inarrestabili. È
un blitzkrieg metanfetaminico. Ma dopo il 1941, scrive Ohler, anche
il Führer comincia ad assumere comportamenti che gli storici non sono mai
riusciti del tutto a spiegare: Ohler è convinto che siano in parte
attribuibili agli stupefacenti. Alla «Süddeutsche Zeitung» ha dichiarato che
«ovviamente ciò non solleva minimamente Hitler dalle sue colpe». I risultati
della ricerca sono impressionanti. Metanfetamine, steroidi e altre
sostanze vengono iniettate a Hitler 800 volte in 1349 giorni; prende 1100
pillole. Tanto che Hermann Göring soprannomina il medico personale del
Führer, Theo Morell, «il maestro delle punture del Reich». Non senza una
punta di sarcasmo: i fedelissimi del Führer non amano il suo medico, ne
temono il potere. A quanto pare, a ragione. Nel 1945 Hitler è ormai un
rottame: gli cascano i denti, poco prima della capitolazione, il 17 aprile,
minaccia il medico di morte, mangia zucchero per superare le crisi di
astinenza. Ma un episodio della sua tossicodipendenza ha anche segnato il
destino dell’Italia. Nell’estate del 1943, quando Benito
Mussolini sembra voler mollare l’alleato tedesco, Hitler lo raggiunge in
Italia. Arriva piegato in due dai mal di stomaco. Morell gli inetta un
potentissimo oppioide, l’Eukodal. Il Führer si riprende in un battibaleno,
diventa euforico, logorroico. Convince il duce a non mollare. La sera, Morell
si appunta nel diario che il Führer ha detto che se Mussolini gli resterà
fedele è merito suo. Il resto è storia.
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Il
Corriere della Sera 9 settembre 2015 (modifica il 9 settembre 2015 | 08:21) LA
STORIA I
soldati della Wehrmacht drogati con le metanfetamine Un libro rivela: «I successi
dell’esercito? Non ideologia ma doping». Mommsen,
decano degli storici del nazismo: «Cambia il quadro generale» di Paolo Valentino La Wehrmacht era un esercito di
dopati. La formidabile macchina da guerra di Adolf Hitler vinceva grazie alle
anfetamine. La tattica rivoluzionaria del Blitzkrieg e l’autosuggestione di
essere gli indistruttibili guerrieri della razza ariana non spiegano da sole
i successi dell’esercito nazista nei primi anni del conflitto. In realtà un
ruolo determinante ebbe l’uso sistematico fra i ranghi di Pervitin, una
pillola a base di metanfetamina brevettata nel 1937 da Theodor Temmler e
distribuita regolarmente dai medici militari ai soldati. A sfatare il mito dell’armata resa
invincibile dall’ideologia e dalla superiorità tecnica, è un nuovo libro che
esce oggi in Germania per i tipi di Kiepenheuer & Witsch. In Der totale
Rausch. Drogen im Dritten Reich , lo scrittore Norman Ohler, storico per
caso, racconta un capitolo poco conosciuto del Terzo Reich. Quello di un
regime superomistico dove moltissimi, dalla guida suprema alle casalinghe,
indulgevano nell’uso di stimolanti chimici. Partito con l’idea di scrivere un
romanzo, una storia di abuso di droga ambientata nella Germania nazista,
Ohler ha fatto lunghe ricerche negli archivi di Friburgo e Coblenza. Nella
sede della Cia a Washington ha potuto leggere i protocolli degli
interrogatori del famigerato dottor Morell, il medico personale di Hitler,
che soprattutto negli anni di guerra tenne di fatto il dittatore «sotto
siringa», trasformandolo poco a poco in un tossicodipendente. Così, dall’idea
del romanzo l’autore è approdato al saggio. Il risultato finale è clamoroso.
Perfino Hans Mommsen, decano degli storici del nazismo che ha fatto da
consulente scientifico all’opera, riconosce la bontà del lavoro: «La storia
del nazionalsocialismo non dev’essere riscritta, ma questo libro cambia il
quadro generale» ha detto alla Sueddeutsche Zeitung . Grazie al suo direttore
di laboratorio, Fritz Hauschild, Temmler era riuscito a produrre per sintesi
la metanfetamina, brevettandola come Pervitin. Ma soprattutto aveva saputo,
grazie a una perfetta campagna pubblicitaria, far diventare di moda la
pillola magica: eliminava la stanchezza, combatteva la depressione, rendeva
euforici, insomma esaltava lo Zeitgeist del nazismo. Ne abusavano in tanti:
professionisti, militari, studenti, artisti, impiegati, casalinghe. Quando nel 1939, Hitler invade la
Polonia, i medici della Wehrmacht conoscono bene prodotto ed effetti: «Una
sostanza di grande valore militare», dice Otto Ranke, capo degli psicologi
dell’esercito, nonostante le riserve di alcuni colleghi. I generali non fanno
obiezioni: per von Kleist, Guderian, Rommel, distribuire il Pervitin ai
soldati insieme alla razione di cibo quotidiana può solo tornare utile ai
loro ambiziosi piani d’attacco . E al momento dell’offensiva contro i
francesi attraverso il Belgio, la capacità di resistenza delle truppe
tedesche diventa fattore decisivo. I reparti motorizzati devono muoversi il
più velocemente possibile per aggirare la linea Maginot e inoltrarsi in
profondità per prendere alle spalle il nemico. Avanzano nelle Ardenne per 72
ore, senza pause. In 4 giorni i francesi sono annientati. Effetto sorpresa,
logistica e superiorità tecnica, certo. Ma come moderni ciclisti, anche
soldati dopati in grado di prestazioni sovrumane. «La guerra lampo fu guidata
dalle anfetamine», conclude Peter Steinkamp, storico della medicina. Ma come tutte le vittorie col doping,
prima o poi i nodi vengono al pettine. Anzi, come scrive Ohler, già nei
successi iniziali delle armate hitleriane si celava il germe della
catastrofe. Giunse infatti il momento in cui la droga non funzionò più, la
dipendenza diventò eccessiva e non ci fu più Pervitin che tenesse nelle lande
innevate della Russia o nel deserto nord-africano. 9 settembre 2015 (modifica il 9
settembre 2015 | 08:21) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il
Giornale 8-11-2016 Metanfetamina
e svastiche. Così la droga aiutò il Reich Matteo Sacchi - Mar, 08/11/2016 -
08:55 Sangue e acciaio. Da sempre i
componenti fondamentali della guerra. Ma nelle guerre contemporanee se ne aggiunge
almeno un terzo: la chimica. Se ne è accorto lo storico tedesco
Norman Ohler a proposito della Germania nazista. È stato appena tradotto in
italiano il suo Tossici. L'arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista
(Rizzoli, pagg. 384, euro 22). Ohler racconta come dopo la Prima guerra
mondiale uno dei primi settori in cui la Germania riprese rapidamente il suo
primato industriale è stato quello farmaceutico. Divenne uno dei principali
produttori mondiali di droghe. Ne nacque un mercato fiorente anche se
destinato a diventare presto illegale. Nel frattempo però accaddero due cose:
presero il potere i nazisti e vennero sintetizate in Germania le
metanfetamine. Un medico tedesco, Fritz Hauschild, alle Olimpiadi di Berlino
del 1936, osservò gli effetti della benzedrina sugli atleti Usa. Decise di
sintetizzare un equivalente tedesco per la ditta Temmler. Nel 1937 produsse,
a prezzo contenuto, la metilanfetamina. Venne commercializzata con il nome di
Pervitin. All'epoca nessuno si era preso la briga di studiarne gli effetti
collaterali (assuefazione e disturbi del cervello). E la pubblicità si
concentrò solo sugli effetti benefici. Capacità di lavoro aumentata,
resistenza al sonno, euforia. Venne lanciata una campagna coi fiocchi, ai
medici vennero inviate pillole omaggio... Vennero addirittura prodotte delle
praline al Pervitin per donne e bambini. La Germania si riempì di
ipercinetici consumatori di anfetamine. Ma al Regime (salutista) sembrarono
solo tedeschi perfetti dediti alla causa del Reich. E quando scoppiò la nuova
guerra i medici al fronte iniziarono a richiederne scorte sempre più grosse
per i soldati: guerra lampo a colpi di farmaci simpaticomimetici (li diedero
alle truppe che attaccarono i forti del Belgio). E più il conflitto
proseguiva e più, si ricorse a questi prodotti, mettendoli nella cioccolata.
Alcuni soldati, come il futuro premio Nobel Heinrich Böll, ne rimasero
dipendenti per sempre. Esce così dall'indagine di Ohler, tutta documentata
dagli archivi militari, un lato ignoto della guerra e della fanatica
resistenza tedesca. __________________________________ Archivi
tag: Pervitin 5
gennaio 2017 doktor Morell: therapie A. Di team557 Theodor
Morell, se di lui per molti è rimasta l’idea di un ciarlatano o qualcosa di
simile, a detta della moglie era comunque un ottimo amministratore dei suoi
beni. Sin dall’inizio del suo rapporto con Hitler ha saputo approfittare
della sua posizione per accaparrarsi ogni opportunità per ingrandirsi, pur
restando sempre nell’ombra del Fuhrer ed allargare gli orizzonti delle sue
attività più o meno misteriose. Il Fuhrer quasi sempre
sembra depresso, sempre di malumore, insofferente per i frequenti cambi di
personale ed estremamente svogliato persino nel muoversi. Dice che non
vuole più sentir parlare del Fronte orientale perché gli si rivolta lo
stomaco. Alla fine del ’42 ormai si
capiva sempre meglio che la guerra era perduta e si tentava in ogni modo di
cambiare le cose. Ma è uno solo dei 16 diversi
farmaci che nel ’43 Morell utillizza per sostenere il sofferente Hitler. Uno dei più strani farmaci
che Morell inietta ad Hitler è questo Testoviron, un estratto si sperma di
toro per stimolare il testosterone e ne è sottoposto spesso, specialmente
quando è in compagnia di Eva, al Berghoff. Di suo, la tendenza ad
assumere droghe poco si sposa con la visione del mondo nazista: il sogno di
una razza superiore, pura, è supportata dal culto del vigore fisico, ma la
nazione invece si diletta con le droghe, in particolare, con i cristalli di
metanfetamina. All’inizio della guerra,
l’aiuto alle truppe del 1940 è dato dal Pervitin; una metanfetamina
primitiva, usato da milioni di casalinghe e lavoratori di fabbrica. Si usa
questo “aiutino” per superare le difficoltà del periodo bellico anche nel
privato. Secondo un sito catalano,
recentemente sono apparse prove inconfutabili che rivelerebbero che il Fuhrer
ha avuto ripetutamente tendenze omosessuali, non ignorate dalla stessa Eva
Braun, che lo avrebbero costretto a non dormire nella camera da letto con la
sua compagna che, appena possibile, avvallò una terapia intensiva a base di
ormoni femminili.
doktor Morell: therapie B.
Di team557 Dal
1944 il totale dei farmaci per sostenere il Fuhrer è talmente eccessivo anche
per gli standard di Morell che sospetta che ci sia qualcosa di fondo che non
vada nel suo paziente e gli impone dei nuovi controlli al cuore. Gli esami
evidenziano che le arterie sono intasate; oggi la malattia si chiama
“malattia coronarica” e lo stress è riconosciuto come un pesante acceleratore
della patologia evidenziata. Nel 1944 la situazione
fisica del dittatore è in rapido declino; il suo cuore sta cedendo e, per
tenerlo in qualche modo in vita, somministra al Fuhrer due stimolanti
artificiali: Coramina e Cardiazol. Due farmaci
molto potenti che funzionano come eccitanti. Per contrastrare gli effetti
di questi prodotti Morell somministra un mix devastante di sedativi, fino al punto
massimo del 1944 dove vengono somministrati tranquillanti e stimolanti, a
seconda delle occasioni e degli impegni politico-militari del momento. Mix di medicinali assunti
dal Fuhrer. Dal febbraio ’44, la routine
del Fuhrer diventa tremendamente insolita e per avere sempre la disponibilità
del suo dottore Hitler fa costruire gli alloggi di Morell attigui al Berghoff. Il 6 giugno del 44, giorno
del D-Day è nel bel mezzo di una vacanza estiva al Berghoff dove si concedeva
sonni fino a tardi; come in quel giorno, giorno del quale il diario di Morell
non fa alcun cenno particolare. Il 14 luglio del 44 Hitler e
Morell lasciano il Berghoff: non vi faranno più ritorno. Esisteva però una nutrita
schiera di detrattori del dottore che in una atmosfera piena di ansie e di
tradimento, specialmente dopo l’episodio dell’attentato, lo accusava per
avere somministrato un farmaco, per limitare la flatulenza del dittatore,
contenente stricnina: che è un veleno per topi. Morell viene accusato di
avvelenare il suo paziente! E colui imputato di aver tentato di avvelenare il
Fuhrer era passibile di essere ammesso alla pena capitale.
Molti
hanno sostenuto che provocasse effetti simili o associabili al morbo di
Parkinson, ma l’effetto più grave provocato era quello della rigidità dei
muscoli e una strana rigidità cognitiva. Dopo la guerra verrà
arrestato dalla polizia americana e rilasciato senza alcuna accusa. Muore nel
1948 in Germania per problemi di salute dovuti alla sua obesità. Treccani: [...]
Un uso massiccio delle anfetamine si registrò durante la Seconda guerra
mondiale, quando i combattenti, in particolare gli aviatori, se ne servivano
per sviluppare una maggiore resistenza alla fatica (i piloti della RAF
consumavano quantità enormi di benzedrina). https://www.youtube.com/watch?v=8nCPfJ-KUr4
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