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TUTTI I DOSSIER
ARTICOLI DEL 7-2-2008
"Difendete i vostri
diritti ( da "Stampa, La" del 07-02-2008)
Argomenti: Scuola
Abstract:
capo della squadra mobile di Asti, che parlerà della
sua esperienza in Kosovo e della lotta alle nuove mafie dell'Est. Le giornate
gestite dagli studenti si chiuderanno domani con un dibattito sulla
"Riforma della scuola", che reintroduce gli esami di riparazione a
settembre: fra gli ospiti anche Giovanna Pentenero,
Lombardi primi della
classe: ecco i più <secchioni> d'Italia pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 07-02-2008)
Argomenti: Scuola
Abstract:
L'obiettivo? "Recuperare in matematica rispetto
alla media Ocse". E per riuscirci come farete? "Grazie ai progetti
a cui stiamo già lavorando e a quelli in collaborazione con la
Consulta speciale voluta dal ministro della pubblica Istruzione
Fioroni".
SSIS, niente accesso alle
graduatorie per gli studenti del IX ciclo: supplenti a tempo determinato ( da "Blogosfere" del 07-02-2008)
Argomenti: Scuola
Abstract:
E il Ministro Fioroni si è giustificato
affermando che gli iscritti al IX° ciclo sapevano benissimo che non avrebbero
potuto accedere alle graduatorie. Verissimo! Peccato che da bravi Italiani
che conoscono l'Italia, gli specializzandi abbiano pensato: “
CAPUANO: LA NOSTRA FORMULA?
COMBATTERE IL DISAGIO E VALORIZZARE L'ECCELLENZA ( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del
07-02-2008)
Argomenti: Scuola
Abstract:
recepita anche dal ministro Fioroni e attuata su scala
nazionale. Il grande intuito della regione ha compreso come la scuola sia un
grande strumento di agitazione positivo del sociale. Anche a Castellammare,
dopo il terzo circolo anche l'istituto alberghiero ha aderito
all'attività, mentre i dodici capi di istituto locali hanno avviato un
confronto stabile su temi come il recupero,
Articoli
( da "Stampa, La" del
07-02-2008)
Argomenti: Scuola
CONFERENZA.TESTIMONIANZE IN OCCASIONE
DELLA COGESTIONE Dibattiti "Difendete i vostri diritti Il ricordo della tragedia
nella fabbrica torinese dove a dicembre morirono sette addetti Investigatori
e nuove mafie [FIRMA]CLAUDIA CANEGALLO ASTI "Il nostro è un Paese
che aveva cancellato gli operai, come se non ci fossimo. Eccoci invece, noi
esistiamo: ma per dimostralo dovevamo morire". La fabbrica che ti ruba
il tempo e la vita, i diritti conquistati e quelli negati, ma soprattutto il
ricordo della morte orrenda dei loro sette compagni di lavoro che non
potrà mai lasciarli. Parole, rabbia e un dignitoso dolore hanno attraversato
le loro testimonianze di ragazzi di neppure trent'anni, già costretti
a sembrare più vecchi nella loro "tuta blu". Ciro Argentino,
Luigi Gerardi e Mirco Puscedddu sono operai alla "Thyssen Krupp":
nello stabilimento di Torino la notte tra il 5 e 6 dicembre 2007 sette
lavoratori vennero investiti, e morirono nel giro di un mese, dalla fiammata
generata da una fuoriuscita di olio bollente. Ieri mattina al liceo
Scientifico "Vercelli" hanno partecipato alla conferenza che aveva
per tema la sicurezza sul lavoro organizzata nell'ambito della cogestione. A
parlarne, insieme al giornalista della "Stampa" Roberto Gonella,
c'erano anche Sergio Ardissone, responsabile dello Spresal, il gruppo di
tecnici Asl che si occupa di prevenzione infortuni nelle 10 mila aziende
astigiane, oltre a Claudio Caron, ex segretario della Camera del lavoro di
Asti, sottosegretario nel Governo D'Alema e fino a pochi mesi fa presidente
dell'Asp. I tre operai della "Thyssen" hanno speso buona parte
della loro testimonianza spiegando ai ragazzi cosa significa lavorare in
un'acciaieria che non si ferma mai, su un turno "6+2" (sei giorni
di lavoro e due a casa), sabati e domeniche compresi, alternando orari diurni
e notturni, senza contare gli straordinari. "La fabbrica diventa anche
un po' la tua famiglia - hanno spiegato - Soprattutto quando non hai
più il tempo di frequentare amici che vivono settimane e orari
normali". Per questo motivo la perdita dei sette compagni di lavoro si
trasforma ancora di più in una ferita difficile da curare. "Ho
dato il cambio all'ultimo degli operai che è morto - racconta uno dei
tre - Erano le 22 quando gli ho dato le consegne della giornata. Non l'ho
più rivisto. Potevo essere io al suo posto". Le facce attonite
degli studenti hanno accompagnato i racconti di quei momenti da incubo,
quando gli estintori usati per spegnere l'incendio sono risultati scarichi,
quando le manichette dell'acqua hanno rivelato falle e cattivo funzionamento.
"Gli incendi erano episodi a cui eravamo abituati - ha rivelato Ciro
Argentino, delegato Rsu Fiom - Ma la "Thyssen" da almeno due anni
non aveva più investito nella manutenzione degli impianti e nella
sicurezza". Se oggi il tema del lavoro è ancora molto lontano
dalla realtà in cui vivono gli studenti del "Vercelli",
l'augurio è che questa testimonianza serva a quanti, in un futuro, si
troveranno a gestire ambienti di lavoro. "Molti di voi andranno al
Politecnico - ha suggerito Gonella agli studenti - Ma difficilmente qualcuno
vi insegnerà qualcosa sulla prevenzione degli incidenti nelle
fabbriche o nei cantieri". "Le imprese in questo Paese non hanno
più doveri sociali - ha affermato Caron in un passaggio - e a voi dico
di affrontare i problemi e non chinare la testa: non mettete mai in
discussione la vostra integrità fisica". Ardissone ha
approfondito il fenomeno delle malattie professionali, sottolineando come pur
in presenza di una abbondante normativa, gli organici non siano sufficienti a
garantire i controlli necessari: "Ci hanno definiti "sceriffi della
salute" - ha affermato - e in effetti ci troviamo ad operare in una
sorta di Far West". Stimoli di riflessione sono venuti anche da altri
appuntamenti in programma nella prima giornata di Cogestione allo
scientifico. Un esempio è stato l'incontro su "Mondo
Ultrà", dove i relatori hanno spiegato i sistemi adottati dalle
forze di polizia per mantenere l'ordine pubblico. "Abbiamo scoperto che
gli stadi sono un banco di prova - ha spiegato Marco Barla, docente di
Educazione fisica - I metodi testati negli stadi sono spesso utilizzati anche
in altri contesti. Interessante anche il paragone con altri sistemi adottati
nei paesi anglosassoni, dove il fenomeno "ultras" è gestito
in maniera molto diversa". Il programma di Cogestione al
"Vercelli" prosegue con un calendario di conferenze, dibattiti e
concerti. Oggi è in programma una conferenza a cura dell'associazione
"Oremi" sui Medici senza frontiere, e in contemporanea i ragazzi
potranno assistere a un incontro con Antonio Evangelista, capo della squadra mobile di Asti, che parlerà della sua
esperienza in Kosovo e della lotta alle nuove mafie dell'Est. Le giornate
gestite dagli studenti si chiuderanno domani con un dibattito sulla
"Riforma della scuola", che reintroduce gli esami di riparazione a settembre:
fra gli ospiti anche Giovanna Pentenero, assessore regionale
all'Istruzione. E' infine previsto anche un intervento di Franco Testore,
primario del Day Hospital di Oncologia, che parlerà di "Musica a
40 anni dal '68". Proseguono, inoltre, i laboratori e i corsi: fra i più
curiosi, "Percussioni africane", "Boxe",
"clownterapia" e "Logica e statistica applicata al poker
sportivo". \.
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( da "Giornale.it, Il" del
07-02-2008)
Argomenti: Scuola
Lombardi primi della classe: ecco i
più "secchioni" d'Italia di Redazione - giovedì 07
febbraio 2008, 07:00 Le ragazze battono i colleghi nel campo della lettura e si
aggiudicano un testa a testa nelle altre materie che, nel resto d'Italia,
vengono dominate dai ragazzi. "Sono orgogliosa dei miei studenti - ha
commentato Anna Maria Dominici, direttore generale dell'Ufficio scolastico
della Lombardia - ma non mi accontento e guardo già avanti, verso le
prossime rilevazioni". L'obiettivo? "Recuperare
in matematica rispetto alla media Ocse". E per riuscirci come farete?
"Grazie ai progetti a cui stiamo già lavorando e a quelli in
collaborazione con la Consulta speciale voluta dal ministro della pubblica
Istruzione Fioroni".
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( da "Blogosfere" del
07-02-2008)
Argomenti: Scuola
Feb 08 7 SSIS, niente accesso alle
graduatorie per gli studenti del IX ciclo: supplenti a tempo determinato
Pubblicato da Elisa, Blogosfere staff alle 09:50 in Scuola Insegnati,
categoria a rischio. Roberta, studentessa della SSIS a Bologna (Scuola di
Specializzazione per l'Insegnamento Superiore) solleva il problema degli
iscritti all'ultimo ciclo, a cui è negato l'accesso alle graduatorie.
Lo fa in una lettera pubblicata da Blogosfere Politca e Società; la riprendiamo
anche qui. Il 1 Febbraio 2008 presso l'Università di Bologna, si
è tenuto uno tra i tanti incontri presieduti dall'ANIEF (Associazione
Nazionale degli Insegnanti ed Educatori in Formazione) che nelle ultime
settimane si stanno svolgendo nelle diverse sedi universitarie di tutta
Italia. L'ANIEF si sta infatti facendo carico dell'assurda situazione che
riguarda TUTTI gli iscritti al IX° ciclo SSIS che secondo quanto stabilito
dall'art. 24-bis. DdL AC 3324/2007, una volta ottenuta l'abilitazione all'insegnamento
non potranno accedere alle graduatorie permanenti, trasformate in graduatorie
ad esaurimento. In poche parole agli ultimi iscritti non verrà
garantito lo stesso diritto garantito ai loro colleghi del I, II, III…VIII
ciclo SSIS. Il paradosso sta nel fatto che avendo superato un test di
ammissione, a queste persone non viene garantito un posto di lavoro che
spetta loro di diritto perchè vincitori di un concorso pubblico. Dopo
aver frequentato corsi universitari per due anni, con frequenza obbligatoria,
nella maggior parte dei casi lavorando già nelle scuole in
qualità di supplenti (alcuni ormai da anni), pagando tasse
universitarie che complessivamente ammonteranno a circa 4.000 euro, e dopo
aver superato un esame di stato, ottenendo così l'abilitazione
all'insegnamento, questi futuri prof continueranno ad essere trattati a
livello contrattuale come supplenti a tempo determinato. è già
scandaloso che il sistema delle SSIS, pur essendo stato approvato dal 1990,
sia stato avviato solo nel 1999, ma quel che sbalordisce ancora di più
è il trattamento riservato agli “ultimi arrivati”. Quando l'ANIEF ha
presentato l'emendamento all'Art. 24-bis. DdL AC 3324/2007 per modificare la
normativa, si è sentita rivolgere la sentenza di INAMMISSIBILITA',
nonostante l'appoggio sottoscritto anche dai Direttori SSIS che hanno
approvato all'unanimità la mozione in cui si dichiara che “...il
mancato inserimento degli specializzandi del IX ciclo nelle graduatorie
ex-permanenti è costituzionalmente censurabile per eccesso di potere,
disparità di trattamento e ingiustizia manifesta, costituendo un grave
pericolo per il servizio pubblico separando la formazione dal reclutamento”. E il Ministro Fioroni si è giustificato
affermando che gli iscritti al IX° ciclo sapevano benissimo che non avrebbero
potuto accedere alle graduatorie. Verissimo! Peccato che da bravi Italiani
che conoscono l'Italia, gli specializzandi abbiano pensato: “Chissà
che non cada il Governo o non cambi qualche legge prima della fine del
ciclo...” E una volta inseriti nel “sistema” SSIS si sono resi conto
dell'incostituzionalità della loro posizione. Per non parlare
dell'assurdità dell'avviamento di un nuovo ciclo SSIS nel momento in
cui il Ministero aveva già provveduto a chiudere le graduatorie!
Perché far abilitare nuovi insegnanti se non possono essere inseriti nelle
graduatorie “per abilitati”? Forse per quei 4000 euro a biennio (moltiplicati
per il totale degli iscritti)? A sostenere la paradossale situazione di
questi specializzandi sembra esserci l'ANIEF, che sta raccogliendo firme per
l'approvazione di una norma che recepisca l'emendamento e per la pre-adesione
a un eventuale ricorso contro il Decreto Ministeriale (oltre a una possibile
manifestazione nazionale). Sembra infatti che, a livello sindacale, nessuno
sia particolarmente interessato a sostenere la campagna del IX° ciclo
SSIS…forse perché qualche migliaio di ipotetici neo-tesserati non fa poi
così gola?!.
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( da "Mattino, Il
(Circondario Sud2)" del 07-02-2008)
Argomenti: Scuola
Capuano: "La nostra formula?
Combattere il disagio e valorizzare l'eccellenza" CATIA DI NARDO
Castellammare. Dirigente dal 1979 del terzo circolo didattico, in via
Cicerone nel quartiere San Marco, è Rosario Capuano. Figura nota nel
panorama scolastico extracittadino, Capuano è promotore del progetto
Scuole Aperte già da tempo. "Siamo alla seconda annualità
di un progetto regionale - spiega il dirigente - a cui abbiamo aderito fin
dalla prima ora, quando l'assessore regionale Gabriele attivò questa
iniziativa. Una partecipazione quasi ovvia, visto che già facevamo
normalmente attività extrascolastica pomeridiana attraverso corsi di
informatica, con tre laboratori, e di lingua inglese, in un presidio
organizzato che ci ha consentito di diventare un polo di rilievo provinciale
dell'insegnamento". La formula del successo? "Il nostro obiettivo
è trasformare le attività extrascolastiche in attività
ordinarie. Queste attività hanno il compito di ampliare il curriculum
nascosto di giovani e adulti. La scuola del mattino ha i suoi tempi, le sue
funzioni, e noi la vogliamo integrare alla scuola del pomeriggio. Il
doposcuola, gli esercizi pomeridiani, dovranno far parte di questo progetto e
consentire di seguire l'intero processo di formazione dei ragazzi. A questo,
poi, si aggiungono anche i corsi di cucina, danza, palestra dolce e tante
altre attività aperte a tutti i partecipanti". I soggetti a
rischio come rispondono all'appello? "Disagio ed eccellenza sono al
centro delle nostre attività e, attraverso un percorso già
collaudato nell'anno di attività precedenti, abbiamo constatato un
recupero automatico di questi soggetti. Ma la scuola non si apre soltanto al
disagio infantile, ma anche a quello della coppia e delle famiglie con
problemi, senza perdere di vista la valorizzazione dell'eccellenza e
stabilizzando la normalità. Cerchiamo di fornire ai giovani ragazzi tutti
gli strumenti utili a sviluppare le loro propensioni". La scuola centro
di eccellenza? "L'iniziativa regionale dell'assessore Gabriele è
stata recepita anche dal ministro Fioroni e attuata su scala nazionale. Il grande intuito della regione ha
compreso come la scuola sia un grande strumento di agitazione positivo del
sociale. Anche a Castellammare, dopo il terzo circolo anche l'istituto
alberghiero ha aderito all'attività, mentre i dodici capi di istituto
locali hanno avviato un confronto stabile su temi come il recupero, la
sicurezza e la salvaguardia dell'ambiente".
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ARTICOLI DAL 6 AL’11
DICEMBRE 2007
Riforme,
famiglie e docenti inadeguati i tre malanni della scuola italiana EDERICO
ORLANDO RISPONDE Europa 6-12-2007
Intrappolato
dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola
( da "Arena, L'"
del 06-12-2007)
I tedeschi
secchioni : complimenti ( da "Alto Adige" del
06-12-2007)
Intrappolato
dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola
( da "Arena.it, L'"
del 06-12-2007)
No alla riforma
della scuola i sindacati scrivono al premier
( da "Repubblica, La"
del 07-12-2007)
LIGURIA/ISTRUZIONE:
REGIONE, IN 2 ANNI 36 MLN PER STUDENTI E FAMIGLIE
( da "Asca"
del 07-12-2007)
Quale
futuro per l'universitàe per la docenza in medicina
( da "Sicilia, La"
del 10-12-2007)
SARDEGNA:
PROSEGUE ESAME FINANZIARIA IN COMMISSIONE BILANCIO
( da "Asca"
del 10-12-2007)
Riforme, famiglie e docenti inadeguati i tre malanni
della scuola italiana EDERICO ORLANDO RISPONDE Europa 6-12-2007
Cara Europa, finalmente un
accenno dei giornali e delle tv alle questioni della scuola, che interessano
(o, meglio, dovrebbero interessare) milioni di famiglie.
Ho sentito che, da inchieste internazionali, siamo tra i paesi più
ignoranti del mondo, mentre Cina e India sfornano laureati di livello sempre
più alto. Ho sentito anche parlare di merito, ma dove è
possibile trovarne? MAURO SINISCALCHI, NAPOLI
Caro
Siniscalchi, l’inchiesta internazionale a cui lei si riferisce è
quella dell’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico,
e si chiama, in sigla, Pisa (Programme for international student assessment).
Essa fotografa la capacità di utilizzare le nozioni da parte dei
quindicenni nei 30 paesi dell’Ocse e in altri, in totale 57. La terza
edizione, 2006, è dedicata alle scienze. Le due precedenti la
matematica (2000) e la lingua nazionale (2003). Gli studenti italiani sono al
38° posto in matematica, al 33° in lingua madre e al 36° in scienze. Insomma,
non sanno risolvere i problemi e, molti, non sanno leggere e scrivere.
È l’ignoranza l’enorme macigno sulla strada della vita sociale, dello
sviluppo economico e della democrazia in Italia. La Stampa ha anticipato i
dati dell’inchiesta. Per le scienze – si dice – siamo ignoranti perché non
abbiamo i laboratori. Ma per la matematica e per la lingua italiana quali
laboratori sono necessari? Due, certamente, anche se non si chiamano
così: la preparazione dei professori e la severità (voti,
esami, sbarramenti) la cui mancanza autorizza gli studenti, com’è
ovvio alla loro età, a occuparsi di tutt’altro. Sui professori,
riporto dalla Stampa questa considerazione del ministro Fioroni: «Dobbiamo
rivedere il sistema dei master e dei corsi di aggiornamento.
Perché si è verificata una situazione simile a quella che Lutero
condannava a proposito delle indulgenze: è certo il lucro di chi vende
le indulgenze e non è affatto certa l’acquisizione del posto in
paradiso». Per gli studenti, la cosa migliore l’abbiamo sentita da docenti e
rettori delle università torinesi: siccome chi entra
all’università spesso non sa scrivere e non sa fare due conti, occorre
sottoporli a un esame d’ingresso in lingua italiana e in matematica. Se non
superi questa porta, non accedi alla strada che porta alla laurea e alla
professione.
È questione di mezzi e di merito. I mezzi si può cominciare a
rastrellarli eliminando una infinità di ciarpame per concentrare i
mezzi nella preparazione di insegnanti e studenti nelle materie di base: che
sono italiano, matematica, scienza, lingue, storia e filosofia. Per il
merito, è necessario bocciare, nonostante le famiglie, licenziare i
docenti inidonei, fare concorsi pubblici durissimi. Insomma una democrazia
governante e non una democrazia elemosinante voti di clientele. Sarà
la bandiera del neocentrismo laico (quello del rigore) auspicato da Ichino,
gemello del neocentrismo democristiano (quello della spesa pubblica)? Non
credo, sia perché il neocentrismo laico è un’ipotesi illuministica
(per non dire veteroazionista), sia perché la lotta all’ignoranza nazionale
dev’essere di tutta la politica e non di un partito.
Chissà se ci faranno un summit, o una verifica, magari a gennaio.
Articoli
( da "Arena, L'" del
06-12-2007)
ODISSEA. I genitori lo hanno ritirato dalla prima per
problemi con l'insegnante e non hanno potuto iscriverlo altrove Intrappolato
dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola
Non riesce ad andare a scuola per colpa...della scuola. È una trama ingarbugliata quella in cui
è rimasto "intrappolato" un bimbo veronese il quale, dopo
aver iniziato la prima elementare in una scuola di
provincia, vicino a casa sua, a metà anno scolastico è stato
ritirato dai genitori per gravi problemi sorti nel rapporto con l'insegnante
prevalente (sfociati anche in somatizzazioni con eritemi e attacchi asmatici)
ma non ha più potuto essere iscritto alla seconda classe di un'altra scuola, in città, perchè non risulta aver
finito la prima. "In realtà la prima classe era stata di fatto
completata, almeno per la legge", spiega l'avvocato di famiglia Bruno De
Paoli, "anche se il ritiro del bambino era avvenuto il 24 marzo. Per questo abbiamo chiesto alla scuola di
provincia un nulla osta per poter iscrivere il bimbo alla seconda classe in
città, in una scuola
privata e parificata. Ma anche questa
seconda scuola ha voluto a sua volta sottoporrlo a una specie di esame di
idoneità, per verificare le sue capacità. E questo
esame, com'era anche prevedibile, ha rivelato della lacune nella
preparazione. Ma nel frattempo è stato perso altro tempo prezioso per
il bambino, che più volte ha chiesto ai genitori perchè non
riusciva ad andare a scuola come tutti gli altri
suoi coetanei". L'istituto privato cittadino ha risposto ai genitori del
bimbo solo il 24 ottobre, ad anno scolastico ampiamente iniziato. Ma nel
frattempo mamma e papà hanno adottato una decisione drastica: cambiare
città e iscrivere il figlio a una scuola che
si trova in un'altra regione. Adesso il piccolo va a scuola
e ha recuperato tutte le lacune ma la famiglia s'è trovata costretta a
vivere il disagio del trasferimento in un altro ambiente. "Una
situazione assurda per tutti, per il bambino e per la sua famiglia",
ribadisce l'avvocato ricordando che non c'è nessuna norma che preveda
un esame di idoneità per l'ammissione a una classe elementare nel
passaggio da una scuola all'altra, "così
come non è comprensibile il motivo per cui la prima scuola
non ha concesso subito un nulla osta, o un documento adatto per facilitare
l'iscrizione del suo ex scolaro alla classe seconda dell'altro
istituto". Per inciso, all'Ufficio scolastico provinciale il bimbo
risultava regolarmente iscritto alla scuola privata
cittadina e risultava perciò incomprensibile il motivo per cui non
frequentava la seconda elementare. Per questo motivo i genitori hanno
rischiato anche una denuncia penale per non aver mandato il figlio a scuola, come prevede la legge. "Noi avremmo anche
voluto fargli rifare la prima", spiega la madre, "ma per legge, in
base a un regio decreto ancora vigente, essendo il bambino stato ritirato il
24 marzo, cioè dopo la data del 15 marzo entro la quale l'anno
scolastico in corso non sarebbe risultato valido, il piccolo risultava aver
frequentato la prima". "Ma poi abbiamo scoperto che non abbiamo
potuto iscriverlo alla seconda classe perchè...non aveva fatto la
prima. Cose da perdere la testa. So solo che in questa assurda storia di
burocrazia mio figlio si è sentito trattato come un deficiente, un
minorato, nonostante tutti i nostri sforzi per fargli capire che i problemi
erano dei grandi e non suoi. E alla fine abbiamo scelto la strada del
trasferimento in un'altra regione. Ma ha senso tutto questo?" E.C.
( da "Alto Adige" del
06-12-2007)
HÖllrigl e Kasslatter Mur I tedeschi
"secchioni": complimenti BOLZANO. La nuova edizione dell'indagine
"Pisa" sulle competenze scolastiche dei quindicenni in scienze,
matematica e lettura ha promosso gli studenti tedeschi e bocciato gli
italiani. L'intendente scolastico tedesco - Peter HÖllrigl - esprime la sua
soddisfazione per il risultato. Nota di merito arriva anche dall'assessora
Kasslatter Mur. Caustica la Cgil che si complimenta con gli studenti ma
ricorda che i giovani "premiati" non sono
quelli coinvolti dalla riforma
della scuola tedesca. BREVI SOVRINTENDENZA
Scatta l'iscrizione alle scuole medie La Sovrintendenza comunica che è
fissato al 31 gennaio, il termine entro il quale dovranno essere effettuate
le iscrizioni alle scuole secondarie di I grado (media), in lingua italiana,
per l'anno scolastico 2008/2009. Le domande vanno presentate in carta
semplice al dirigente dell'elementare frequentata, che provvederà a
trasmetterle al dirigente della scuola secondaria di
I grado di competenza. LA TESSMANN Biblioteche, forum per l'innovazione Lo
sviluppo di progetti per il futuro delle biblioteche è stato al centro
dell'incontro "Forum delle biblioteche" in collaborazione con la
Teßmann che ha celebrato i 25 anni.
( da "Arena.it, L'" del
06-12-2007)
ODISSEA. I genitori lo hanno ritirato dalla prima per
problemi con l'insegnante e non hanno potuto iscriverlo altrove Intrappolato
dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola
La famiglia si è trasferita in un'altra regione per fargli frequentare
un istituto senza perdere l'anno Non riesce ad andare a scuola per colpa...della scuola.
È una trama ingarbugliata quella in cui è rimasto
"intrappolato" un bimbo veronese il quale, dopo aver iniziato la
prima elementare in una scuola di provincia, vicino
a casa sua, a metà anno scolastico è stato ritirato dai
genitori per gravi problemi sorti nel rapporto con l'insegnante prevalente
(sfociati anche in somatizzazioni con eritemi e attacchi asmatici) ma non ha
più potuto essere iscritto alla seconda classe di un'altra scuola, in città, perchè non risulta aver
finito la prima. "In realtà la prima classe era stata di fatto completata,
almeno per la legge", spiega l'avvocato di famiglia Bruno De Paoli,
"anche se il ritiro del bambino era avvenuto il 24 marzo. Per questo abbiamo chiesto alla scuola di
provincia un nulla osta per poter iscrivere il bimbo alla seconda classe in città,
in una scuola
privata e parificata. Ma anche questa
seconda scuola ha voluto a sua volta sottoporrlo a una specie di esame di
idoneità, per verificare le sue capacità. E questo
esame, com'era anche prevedibile, ha rivelato della lacune nella preparazione.
Ma nel frattempo è stato perso altro tempo prezioso per il bambino,
che più volte ha chiesto ai genitori perchè non riusciva ad
andare a scuola come tutti gli altri suoi
coetanei". L'istituto privato cittadino ha risposto ai genitori del
bimbo solo il 24 ottobre, ad anno scolastico ampiamente iniziato. Ma nel
frattempo mamma e papà hanno adottato una decisione drastica: cambiare
città e iscrivere il figlio a una scuola che
si trova in un'altra regione. Adesso il piccolo va a scuola
e ha recuperato tutte le lacune ma la famiglia s'è trovata costretta a
vivere il disagio del trasferimento in un altro ambiente. "Una
situazione assurda per tutti, per il bambino e per la sua famiglia",
ribadisce l'avvocato ricordando che non c'è nessuna norma che preveda
un esame di idoneità per l'ammissione a una classe elementare nel
passaggio da una scuola all'altra, "così
come non è comprensibile il motivo per cui la prima scuola
non ha concesso subito un nulla osta, o un documento adatto per facilitare
l'iscrizione del suo ex scolaro alla classe seconda dell'altro
istituto". Per inciso, all'Ufficio scolastico provinciale il bimbo
risultava regolarmente iscritto alla scuola privata
cittadina e risultava perciò incomprensibile il motivo per cui non
frequentava la seconda elementare. Per questo motivo i genitori hanno
rischiato anche una denuncia penale per non aver mandato il figlio a scuola, come prevede la legge. "Noi avremmo anche
voluto fargli rifare la prima", spiega la madre, "ma per legge, in
base a un regio decreto ancora vigente, essendo il bambino stato ritirato il
24 marzo, cioè dopo la data del 15 marzo entro la quale l'anno
scolastico in corso non sarebbe risultato valido, il piccolo risultava aver
frequentato la prima". "Ma poi abbiamo scoperto che non abbiamo
potuto iscriverlo alla seconda classe perchè...non aveva fatto la
prima. Cose da perdere la testa. So solo che in questa assurda storia di
burocrazia mio figlio si è sentito trattato come un deficiente, un
minorato, nonostante tutti i nostri sforzi per fargli capire che i problemi
erano dei grandi e non suoi. E alla fine abbiamo scelto la strada del
trasferimento in un'altra regione. Ma ha senso tutto questo?" E.C.
.
( da "Repubblica, La" del
07-12-2007)
Pagina X - Bari Iniziative di
protesta in tutte le prefetture delle province pugliesi No alla riforma della scuola i sindacati scrivono al premier La Finanziaria non premia la scuola pubblica e i sindacati scrivono al prefetto Carlo Schilardi.
Ieri mattina i rappresentanti dei lavoratori di Cgil, Cisl e Uil del comparto
scuola, hanno presentato nelle 5 prefetture pugliesi, e anche
a Bari, una lettera di protesta contro il governo Prodi. "Il testo del
disegno di legge Finanziaria per il 2008 approvato dal Senato - hanno scritto
- lascia senza risposta le rivendicazioni sostenute con lo sciopero e la
manifestazione nazionale del 27 ottobre scorso". In particolare i
sindacati della scuole protestano perché all'interno della legge in
discussione al Parlamento non sono state inserite le risorse economiche per
il rinnovo dei contratti per gli anni 2008 e 2009 e per risolvere il problema
del precariato all'interno del settore dell'istruzione pubblica. "Nella
Finanziaria - si legge nella lettera - non sono previsti gli interventi
finanziari necessari per una scuola pubblica di
qualità. Continua invece la politica delle riduzioni degli organici
che determina ulteriori difficoltà per i lavoratori, non assicura la
necessaria qualità dell'offerta formativa ed il concreto esercizio del
diritto allo studio".
( da "Asca" del
07-12-2007)
(ASCA) - Genova, 7 dic - Ammontano a 13 milioni di
euro nel 2007 gli stanziamenti per il diritto allo studio universitario, cui
si aggiungono 5 milioni di euro per la residenzialita' degli studenti fuori
sede. Su questo fronte, il numero dei posti letto a disposizione, attualmente
e' di 624, con la prospettiva di passare a 910 nel 2008, per arrivare a 1207
nel 2010, quando saranno completati i lavori di ristrutturazione di due nuove
strutture: il Convento di San Nicola (65 posti letto) e l'ex Caserma
Garibaldi (176 posti letto). Per quanto riguarda il diritto allo studio
scolastico sono pari a 18.050.000 euro i finanziamenti regionali erogati alle
famiglie, ai Comuni e alle Province nel 2007. Tale stanziamento riguarda le
borse di studio per il merito scolastico, i contributi per le spese di
frequenza, mensa, trasporto, laboratorio e attivita' integrative, libri di
testo. Nel pacchetto sono compresi i trasferimenti alle scuole dell'infanzia
e alle istituzioni scolastiche autonome (ISA). Sono inoltre comprese le
risorse destinate all'integrazione di alunni diversamente abili, con un
ammontare pari a 6.700.000 euro. Sono questi i dati che il presidente della
Regione Claudio Burlando e il vicepresidente Massimiliano Costa hanno
illustrato questa mattina nel corso della conferenza stampa dopo la riunione
di giunta. ''Siamo al secondo anno dell'applicazione della legge regionale
sul diritto allo studio approvata l'anno scorso - ha dichiarato il
vicepresidente - e possiamo dire che l'impegno della Regione Liguria per
questa partita sta dando i suoi frutti, con un indice di soddisfazione delle
richieste di borse di studio scolastiche e universitarie che raggiunge il
100%''. Per quanto riguarda il diritto allo studio scolastico, rispetto al
2006 gli stanziamenti sono aumentati, passando dai 13 milioni di euro nel 2006 a 18.050.000 euro nel
2007. In
particolare, per il 2007 e' previsto un aumento da 1.000 a 1.200 euro
dell'importo complessivo dei contributi alle famiglie quale rimborso per le
spese di iscrizione, frequenza, libri di testo, mensa, trasporto. Tutte le
borse di studio vengono erogate sulla base del reddito familiare per un
ammontare massimo del 40% delle spese giustificate sostenute dalla famiglia.
A queste borse di studio si aggiungono quelle per il merito scolastico, che
per la prima volta in Liguria vengono assegnate agli studenti delle scuole
superiori che hanno ottenuto un risultato finale con media dei voti superiore
all'8. Anche questo contributo viene erogato sulla base del reddito ISEE.
''Si tratta - ha spiegato Costa - di un segnale importante che punta a
diffondere una cultura della meritocrazia e a
garantire a tutti gli studenti diligenti la possibilita' di aspirare ai piu'
alti gradi dell'istruzione''. res-rus/cam/rob (Asca).
( da "Sicilia, La" del
10-12-2007)
Incontro al policlinico Quale futuro per
l'università e per la docenza in medicina Rapporto tra formazione,
ricerca ed assistenza, ristrettezza di risorse e tagli
minacciati di "posti-letto", riforma delle
scuole di specializzazione mediche e del dottorato di ricerca, reclutamento
dei ricercatori e concorsi per associati e ordinari. Su tutti questi
argomenti, alcuni dei quali "scottanti" oltre che attuali, si
è soffermata l'attenta disamina del prof. Andrea Lenzi,
presidente del Consiglio universitario nazionale, intervenuto alla seduta
della Conferenza permanente dei presidenti dei corsi di laurea magistrali in
Medicina e chirurgia - di cui è anche il coordinatore nazionale - i
cui lavori si sono svolti a Catania, al Policlinico. Lenzi ha anche raccolto
- prima di intervenire - le numerose sollecitazioni provenienti dal rettore
Antonino Recca, dal preside della facoltà Nunzio Crimi e dal
presidente del cdl Gaetano Catania, interessati ad avere notizie di prima
mano sullo stato dei principali provvedimenti messi in cantiere dal Ministero
dell'Università e sull'iter delle riforme annunciate dallo stesso
Mussi, illustrando poi tutti questi punti ad una platea composta da una
quarantina di presidenti di cdl provenienti da ogni parte d'Italia e a una
cospicua rappresentanza di docenti catanesi. "In questo momento
l'università italiana - ha premesso il presidente del Cun, organo
consultivo del Ministero, eletto da docenti e personale degli atenei
italiani, di cui fa parte anche il ricercatore catanese della facoltà
di Agraria Attilio Toscano - sta subendo attacchi furiosi da diverse parti
sociali, come si può apprendere da tutti i mass media. Forse perché
è uno dei pochi soggetti istituzionali che sta provando a navigare,
pur a fatica, verso un nuovo modello di sviluppo. Non ci nascondiamo le
difficoltà, ma è pur vero che la politica, i politici in
generale, non ci hanno aiutato e non ci aiutano moltissimo". In ogni suo
passaggio, Lenzi ha rivendicato con orgoglio l'appartenenza alla
comunità universitaria e alla facoltà di Medicina in
particolare: "I nostri corsi di laurea - ha spiegato - si autovalutano
da tempo, per migliorare la qualità e il servizio agli studenti,
anticipando così anche le attività della futura agenzia di
valutazione istituita dal ministero. Per questo possiamo dire che le
facoltà mediche oggi sono all'avanguardia, e stanno compiendo passi
importanti in direzione dell'autonomia, dell'innovazione e della
sperimentazione nella didattica, ancor più di tante altre realtà
solitamente più celebrate". Il rettore Recca ha posto con forza
il problema dei nuovi fondi per il reclutamento di ricercatori: "In
molti casi - ha detto - rischiano di non poter essere utilizzati, a scapito
delle università che si sono dimostrate virtuose nel recente passato".
E si è detto perplesso sull'annuncio dato da Mussi relativamente allo
sblocco dei concorsi per ordinari ed associati: "Se si vuole fare in
fretta, occorre intanto applicare la vecchia legge Moratti, e successivamente
approvare un nuovo provvedimento". Su questo punto è intervenuto
anche l'onorevole Giuseppe Palumbo, membro della commissione Sanità
della Camera: "Siamo disponibili a promuovere un accordo parlamentare
per varare dei correttivi alla normativa attuale, approvandoli già in
sede legislativa. Altrimenti temo che per far partire i concorsi serviranno 4
o 5 anni". Recca, infine, ha auspicato una maggiore autonomia delle
università per quanto riguarda la gestione dei Policlinici, sia dal
Sistema sanitario nazionale, sia dalla politica, "dato che, per la loro
missione peculiare legata anche alla didattica e alla ricerca, non possono
essere considerati in nessun modo come normali aziende ospedaliere". Il
preside Crimi ha invece lamentato lo "scarso peso" in cui vengono
tenute le facoltà di Medicina in sede di valutazione per i
finanziamenti, a causa della ridotta quantità di studenti dovuta al
numero programmato: "Ci sono tanti altri fattori qualitativi che non
vengono tenuti in considerazione come dovrebbero dai criteri nazionali, ad
esempio il rapporto privilegiato tra studenti e docenti, la grande
attrattività che i nostri corsi riscuotono e l'altissimo numero di
allievi che giungono alla laurea". Lenzi ha quindi commentato la
proposta di nuovo regolamento per il reclutamento dei ricercatori avanzata da
Mussi, che intendeva rivoluzionare la normativa del precedente governo e
"sostanzialmente emendata sia dal Consiglio di Stato che dal Cun: era
troppo complessa, oserei dire 'barocca'. La riscrittura che abbiamo suggerito
mi sembra migliore, poiché normative troppo arzigogolate, seppur in nome
della trasparenza, sono difficilmente applicabili e creano anticorpi
all'interno del sistema, anche se per non perdere 20 milioni di euro
già stanziati Mussi sta facendo bandire concorsi con le vecchie
regole". Infine ha annunciato una bozza di decreto, da lui definita
"molto interessante" sulla riorganizzazione del dottorato di
ricerca, "perché non possiamo pensare che i dottorandi abbiano come
unico sbocco la carriera universitaria, ma devono potersi affermare, con la
loro alta professionalità, anche nel sistema delle imprese e della
pubblica amministrazione", e l'imminente varo della riforma
globale delle scuole di specializzazione, che contempla pure la
compatibilità tra percorso specialistico e dottorato: "Sia chiaro
però - ha precisato - che sulla gestione delle scuole non tollereremo
eventuali 'scippi' alle nostre facoltà da parte della Sanità,
specie se subdolamente consentiti da normative inserite in finanziaria".
( da "Asca" del
10-12-2007)
(ASCA) - Cagliari, 10 dic - Prosegue l'esame della
manovra finanziaria 2008 da parte della commissione Bilancio del Consiglio
regionale della Sardegna, convocata per domani mattina. I lavori andranno
avanti nei giorni successivi, di mattina e di pomeriggio. La commissione
Trasporti si riunira' invece mercoledi' mattina. All'ordine del giorno il
disegno di legge 204 sul governo del territorio. Per giovedi' in programma
l'audizione dell'assessore ai trasporti sulla concessione del servizio alla
Tirrenia. La commissione Agricoltura e' convocata domani, presso lo stagno di
Calich (Alghero) per un sopralluogo e per un incontro con la cooperativa
concessionaria. Sul problema dello smaltimento dei rifiuti audizione giovedi'
del rappresentante della societa' Certo. Le ''norme di riordino delle aree
industriali'' sono all'ordine del giorno della commissione Industria, che si
riunira' a partire da domani pomeriggio. Si iniziera' l'esame del testo
unificato di tre proposte di legge (Giagu, Sanciu, Pisano). Gli assessori
della pubblica istruzione e del lavoro sono stati invitati dalla commissione
Cultura che discutera' sul testo unificato della riforma
della scuola (istruzione e formazione professionale). Lavori previsti
dal mattino di mercoledi'. res-muz/mcc/lv (Asca).
Indagine shock tra gli studenti Il 70% ha
assistito a violenze (La Repubblica 10-12-2007)
Ricerca dell'Istituto di Pediatriatra sul bullismo: "Fenomeno in
crescita" Secondo il 26,6 per cento chi compie angherie è un tipo
in gamba
ROMA- Il fenomeno del bullismo nelle
scuole è in costante aumento nel nostro Paese. Se nel 2005 gli
adolescenti che dichiaravano di avere assistito a prepotenze erano il 65,8
per cento, oggi sono il 72. Questo è quanto emerge dall'indagine sulle
abitudini e gli stili di vita degli adolescenti condotta nel 2007 dalla
Società italiana di pediatria.
Realizzata su un campione nazionale di 1.200 studenti della scuole media
inferiori di età compresa fra i 12 e 14 anni, l'indagine indica che
hanno assistito a episodi di bullismo soprattutto i maschi (75,6 per cento) e
che il bullismo non è affatto una preprogativa maschile (59,2 per cento
degli intervistati sono maschi, il 69,1 femmine).
Il 70 per cento (pari al 62 dei maschi) giudica negativamente un bullo, ma il
26,6 per cento (il 32 per cento dei maschi), se non ha subìto
personalmente prepotenze, non ha nulla da eccepire sul suo comportamento.
In generale il bullo è considerato un tipo in gamba. Tanto che si
comporta così per essere ammirato dagli amici (82 per cento dei
maschi, 86 delle femmine), essere il leader del gruppo (77 per cento e 81),
essere attraente (68,8 per cento e 71,2), non rischiare di essere una vittima
(61 per cento). Solo secondo il 45 per cento degli intervistati il bullo
è colui che si diverte alle spalle di qualcuno.
Per il 79 per cento è giusto denunciare a un adulto gli atti di
bullismo, mentre secondo il 20,5 (26 per cento dei maschi) chi lo fa è
una spia. Tuttavia, se fossero loro a subire prepotenze, il 64 per cento (74
dei maschi) non lo riferirebbe nè a insegnanti nè ai genitori;
il 47,3 per cento (60,4 dei maschi) si difenderebbe da solo, il 10per cento
(5,4 dei maschi) informerebbe al massimo un amico e il 4,6 per cento (5,7 dei
maschi) subirebbe in silenzio le prepotenze se non dovessero essere
eccessive.
(10 dicembre 2007)
Private,
in Italia le peggiori d'Europa "Meglio studiare nella pubblica" di
SALVO INTRAVAIA (La Repubblica 11-12-2007)
Indagine
Ocse-Pisa boccia senza apello gli istituti non statali
Nella maggioranzadei Paesi, invece, il privato alza il livello medio
LA scuola privata
italiana è la peggiore d'Europa. Ma non solo. E' anche una delle
ultime al mondo. In Italia, sulle scuole non statali, da alcuni anni a questa
parte si confrontano due opposte idee (pro e contro il finanziamento
pubblico). I favorevoli ritengono che il ruolo (e il conseguente trasferimento
di fondi pubblici) delle scuole private sia indispensabile per fare crescere
l'intero sistema scolastico nazionale. I contrari pensano sostengono che il
trasferimento diretto di risorse pubbliche alle scuole non statali sia
incostituzionale. Ma intanto arriva l'impietoso giudizio dell'indagine
Ocse-Pisa (Programme for international student assessment) 2007, che boccia
gli istituti privati senza appello.
Il report internazionale sulle competenze dei quindicenni nelle cosiddette
literacy relative alla Lettura, alle competenze in Matematica e scientifiche
certifica, in Italia, la maggiore qualità del pubblico sul privato. In
poche parole, il pur deludente quadro emerso dalla comparazione
internazionale dei quindicenni italiani con i coetanei di altri 56 stati
sparsi nei 5 continenti, pubblicato appena una settimana fa, si accentua se
si prendono in considerazione i risultati delle sole scuole private.
L'Italia è uno dei pochi paesi occidentali e industrializzati dove gli
adolescenti della scuola pubblica risultano "più" attrezzati
dei compagni delle private. I numeri parlano chiaro e non lasciano spazio a
troppi dubbi. Degli oltre 21 mila quindicenni presi in considerazione nel
Belpaese il 4 per cento, al momento dell'indagine, era iscritto in istituti
privati. Il divario emerso nella literacy Matematica è pari a 11
punti: 462 per gli adolescenti delle scuole statali e 451 per i compagni
iscritti nelle classi delle scuole private. Distanza che diventa ancora
più imbarazzante se si prende in considerazione la literacy
scientifica: 476 contro 462. Solo in quella riguardante la Lettura
(comprensione e produzione di testi scritti) il divario è minimo
(appena 3 punti), pur sempre a favore degli studenti che affollano le scuole
pubbliche.
Ma è il confronto internazionale a fare emergere una realtà
ancora poco conosciuta e soprattutto, misurata. Tra le 48 nazioni di cui
l'Ocse ha pubblicato i risultati disaggregati (pubblico/privato), in
Matematica, l'Italia viene sopravanzata da nazioni come Uruguay e Israele che
nella classifica complessiva la seguono e precede di appena un punto il Cile.
Facendo sempre riferimento ai risultati dei soli alunni che frequentano le
scuole private il nostro paese si colloca fra gli ultimissimi posti anche per
le competenze in Lettura e nella literacy scientifica dove paesi come
l'Azerbaijan e la Giordania, a giudicare dai risultati dei propri alunni,
mostrano scuole private più competitive della blasonata Italia.
E se nella maggior parte dei paesi del mondo nel complesso le scuole private
innalzano la qualità dell'intero sistema scolastico lo stesso non
può dirsi per il nostro paese dove quel 4 per cento di studenti, sulle
conoscenze scientifiche ad esempio, contribuisce ad abbassare il livello
italiano già di per sé preoccupante. Solo a titolo di esempio, in
Germania gli studenti delle private ottengono in Matematica quasi 40 punti in
più dei compagni delle statali. Stesso discorso per il Regno Unito
dove il distacco passa addirittura a 75 punti o in Spagna: più 25
punti a favore degli alunni delle private.
(11 dicembre 2007)
Articoli dal 29 novembre al 5 dicembre 2007
CARRARA - GIOVANI TALENTI,
magnifiche eccellenze ( da
"Nazione, La (Massa - Carrara)" del 02-12-2007)
Superiori a caccia di nuovi
iscritti ( da "Nuova Venezia,
La" del 02-12-2007)
Ricerca e
sviluppo L'anomalia italiana ( da "Unita, L'" del
03-12-2007)
Precari e
finanziaria 2008 ( da "Blogosfere" del
03-12-2007)
La scuola a
passo di gambero ( da "Alto Adige" del
04-12-2007)
Il vero
problema è il dirigismo politico - bernhard rathmayr
( da "Alto Adige"
del 04-12-2007)
L'obiettivo
strategico? Nessuno deve essere lasciato indietro
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 04-12-2007)
Il senso di
responsabilità visto da destra e da sinistra
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 04-12-2007)
L'Italia
delle eccellenze ( da "Sole 24 Ore, Il" del
04-12-2007)
Il senso di
responsabilità visto da destra e da sinistra
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 04-12-2007)
SABATO
SCORSO in Sala Zarri si è tenuta la presentazione del neonato Circolo
dell ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)"
del 04-12-2007)
Con lo
slogan "Per una scuola g-local"
( da "Gazzettino, Il
(Padova)" del 04-12-2007)
Montezemolo:
<L'assenteismo costa quasi un punto di Pil>
( da "Sole 24 Ore Online,
Il" del 04-12-2007)
L'INTERVISTA/1
( da "Mattino, Il
(Benevento)" del 04-12-2007)
SCUOLA/
GARDINI (FI): OCSE CI BOCCIA, ORA SCELTE CHIARE E URGENTI
( da "Virgilio Notizie"
del 04-12-2007)
Statali nel
mirino/ L'assenteismo costa quasi un punto di Pil. Montezemolo: maglia nera
all'Inpdap e alla Difesa pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del
04-12-2007)
Gardini:
''E Fioroni come risponde a bocciatura Ocse?''
( da "Redattore sociale"
del 04-12-2007)
Senza le
assenze diverse dalle ferie potremmo risparmiare quasi l'1% del pil
( da "Stampa, La"
del 05-12-2007)
Montezemolo
spara nel mucchio ( da "Unita, L'" del
05-12-2007)
Lintervento
( da "Italia Oggi"
del 05-12-2007)
Riconoscere
il merito per combattere le caste ( da "Sole 24 Ore, Il" del
05-12-2007)
Assessore
catechista nega il bonus agli immigrati Il partito e la Chiesa lo riprendono:
<Leso un diritto> ( da "Corriere del Veneto" del
05-12-2007)
Più
meritocrazia per riqualificare ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del
05-12-2007)
Interventi
e Repliche ( da "Corriere della Sera" del
05-12-2007)
<Statali
assenteisti ci costano più di 14 miliardi>
( da "Libero"
del 05-12-2007)
Montezemolo
attacca i fannulloni ( da "Tempo, Il" del
05-12-2007)
IL CASO
L'ASSESSORE PAITA: I SERVIZI FUNZIONANO E IL MUNICIPIO NON E' DESERTO 0
Comunali assenteisti, le bacchettate di Montezemolo
( da "Nazione, La (La
Spezia)" del 05-12-2007)
Articoli
CARRARA - GIOVANI
TALENTI, magnifiche eccellenze (sezione: Scuola)
( da "Nazione, La
(Massa - Carrara)" del
02-12-2007)
?
CARRARA ? "GIOVANI TALENTI, magnifiche eccellenze". I ragazzi
più bravi, gli studenti che si sono distinti per meriti particolari,
ma anche quelli le cui doti ancora non sono saltate fuori e che attendono
dalla scuola gli strumenti per dire la loro nella società". Tutti
i giovani sono stati protagonisti della Festa della Toscana che il nostro
consiglio comunale, coordinato dal presidente Luca Ragoni, ha celebrato ieri
mattina al Cinema Garibaldi di fronte a un folto pubblico di studenti. DOPO
L'INTERVENTO del sindaco Angelo Zubbani (di cui riferiamo nell'articolo di
sopra), e un singolare e brillante spot (così ha autodefinito il suo
intervento) del prefetto Carlo Striccoli, il quale ha voluto ricordare
l'importanza del genio che è in ognuno di noi, l'assessore alla Cultura Giovanna Bernardini, ricordando il valore di
questa manifestazione, in occasione dell'anniversario della soppressione
della pena di morte da parte del duca Leopoldo di Toscana, ha sottolineato
come non solo gli alunni premiati siano eccellenti, ma come ognuno di noi
abbia peculiarità e particolarità che lo rendono unico.
"Siamo tutti diversi, quindi tutti eccellenti" ha spiegato
Bernardini nel corso di una lunga prolusione in cui ha posto l'accento sui
più importanti valori che devono essere trasmessi ai giovani con
quello della vita, della solidarietà, del volontariato. Infine
è passata sul ruolo della scuola che deve proprio tirare fuori le
capacità di ogni alunno, favorire le condizioni "La politica deve
tornare a meritarsi i giovani: una giornata come questa che celebra le nuove
leve è un atto di grande responsabilità. E proprio per
celebrare i giovani è stata data oportunità a tre studenti
liceali di intevenire sul tema. Pertanto al loro debutto in pubblico Camilla
Pezzica, Stefano Pegoraro dello Scientifico e Chiara
Vatteroni del Classico hanno parlato di differenza fra meritocrazia e privilegio, di illuminismo e importanza della ragione, ma
anche dell'importanza dei sogni, e del compito della scuola che dovrebbe fare
in modo che ogni ragazzo coroni il proprio desiderio. Spesso invece proprio
fra i banchi i sogni si spengono. Infine i vicepresidentei del
consiglio comunale, Rigoletta Vincenti e Luciano Tonarelli hanno conferito un
attestato speciale a due soggetti svantaggiati che con la propria
attività letteraria hanno contribuito a tenere alto il nome della
città qui e altrove. Così la medaglia è andata al poeta
Stefano Mazzoni e alla scrittrice Silvia Tamberi, sui cui testi più di
una scuola imposta lezioni di italiano e di antologia. INFINE I VARI
consiglieri hano premiato gli studenti più eccellenti delle scuole
superiori, segnalati dai vari istituti: per l'Einaudi Azzurra Salerno e
Giuseppe Valerio, per lo scientifico Stefano Pegoratro e Camilla Pezzica, per
il Galilei Andrea Odifredi, Pietro Tognotti, Ulises Dvid Gomara, per
l'Artistico Tania Maffei, Federica Ricci, Maria Chiara Tosi, per il classico
Davide Amendola, Valdo Berretti, Chiara Vatteroni, per la scuola comunale di
Musica Michele Bianchi e Gaia Fantoni, per i giovani espositori all'Accademia
di Belle arti Marta Cadonici, Sandro Del Pistoia, Chiara Parodi, Francesco
Ricci, Michele Tajariol, Francesca Toti. Infine le tesi di laurea sui vari
aspetti della città che dal 2000 hanno ricevuto il premio del concorso
"Tesi per Carrara": Barbara Micheli, Supremo Zuccherini, Claudia
Giannotti, Cristina Giromella, Marcello Nesti, Ilaria Tusini, Lucia Brizzi,
Chiara Nostrato, Cristina Andrei, Marco Beccaria, Monica Catalucci, Luca
Evangelisti, David Merli, Elisa Sordelli, Davide Lambruschi, Matteo Lucchesi,
Andrea Vatteroni, Barbara Violi, Stefano Maltese, Francesca Rozzi, Maria
Giovanna Vivoli. Cristina Lorenzi - -->.
Superiori a caccia di nuovi iscritti ( da "Nuova Venezia, La" del
02-12-2007)
ALL'EX
PLIP DI CARPENEDO Superiori a caccia di nuovi iscritti Istituti in vetrina
per incontrare gli alunni di terza media e le famiglie Una vetrina delle
scuole superiori all'ex Plip di via San Donà, per orientare gli
studenti di terza media. Ieri mattina si è tenuta a Carpenedo la
seconda edizione di "Tutti a scuola!",
promossa dal Forum delle scuole superiori e dal Centro formazione
professionale di Venezia e Mestre nell'ambito del progetto "Orienta in
rete Venezia e Terraferma", un network di 27 scuole, sostenuto da fondi
regionali. I tanti istituti superiori del territorio hanno promosso le loro
attività con numerosi e colorati stand, in cui professori ed in alcuni
casi studenti, presentavano i corsi, non solo dispensando consigli e
brochure, ma anche mostrando accattivanti presentazioni multimediali sui
monitor di computer portatili. Molti i ragazzini delle medie ed i genitori,
che hanno preso parte all'iniziativa ma non c'è stata l'invasione, che
ci si sarebbe potuto aspettare, visto l'importanza dell'appuntamento con la
scelta della scuola superiore. Si tratta di un
momento, che oggi, a differenza di quanto succedeva sino a qualche anno fa,
interessa la totalità degli studenti di terza media, visto che
l'obbligo scolastico oggi si estende sino ai 16 anni. Forse l'iniziativa non
è stata sufficientemente pubblicizzata? "Veramente
- spiega il coordinatore di "Tutti a scuola"
Domenico Ticozzi, che è anche preside dell'istituto tecnico Zuccante -
sono state inviate lettere a tutte le scuole medie. Forse abbiamo pagato lo
scotto dei problemi di traffico. Infatti, a causa dei cantieri del tram, non
è facile arrivare sino al centro espositivo". Un genitore,
che ha guardato con attenzione tutti gli stand, dialogando con gli insegnanti
e prendendosi un pacco di materiale, alla fine ha detto: "Ho avuto
l'impressione che ci sia la guerra tra scuole sino all'ultimo studente.
Insomma più che cercare di indirizzare i ragazzi verso la scuola più adatta a loro ho avuto l'impressione che
ci sia il tentativo di convincere più ragazzi possibili che il proprio
istituto è il migliore per i preadolescenti". Abbiamo girato
l'osservazione ad un'insegnante del tecnico Zuccante, che ha commentato:
"Non credo che sarebbe l'atteggiamento giusto quello di cercare di
attrarre indiscriminatamente più alunni possibili. Un ragazzo che fa
la scelta più appropriata poi vivrà meglio la scuola superiore". Due studentesse della scuola media di Favaro hanno dimostrato di avere le idee
chiare: "Abbiamo scelto ci iscriveremo all'indirizzo pedagogico del
liceo sperimentale Stefanini". Conoscete bene il piano di studi?
"Sì, abbiamo avuto degli incontri informativi a scuola". Ieri, inoltre, sempre all'ex Plip c'è
stato anche un incontro sul tema: "L'obbligo di istruzione nella riforma della Scuole superiori", con l'assessore
comunale alle Politiche educative, Annamaria Giannuzzi Miraglia. (Michele
Bugliari).
Ricerca e sviluppo L'anomalia
italiana
(sezione: Scuola)
( da "Unita, L'" del
03-12-2007)
Stai consultando l'edizione del A FORLÌ Il
convegno sulla comunicazione della scienza Ricerca e sviluppo L'anomalia
italiana di Cristiana Pulcinelli Il mondo si trova ad una svolta epocale per
quello che riguarda la scienza. Gli investimenti per la ricerca non sono mai
stati così alti: nel 2007 hanno superato i 1.100 miliardi di dollari.
Il che vuol dire che il mondo investe in ricerca e sviluppo il 2,1% della
ricchezza che produce. È un processo che riguarda tutti, ma alcuni
paesi più di altri. Ad esempio, l'Europa, che per 400 anni è
stata il cuore della scienza, oggi investe meno della media del mondo:
l'1,9%. Mentre l'Asia si situa al primo posto. La Corea del sud, ad esempio,
che ha un Pil più basso del 40% rispetto al nostro, investe in termini
assoluti quanto l'Italia e la Spagna messe insieme. In questo quadro di luci
e ombre, ma che prospetta un futuro in cui la ricerca diventa multipolare,
l'Italia sembra non essere toccata da questo vento e andare in una direzione
opposta: l'investimento è solo dell'1,1% del Pil. Non investiamo in
ricerca e i risultati sono drammatici: cala il reddito pro capite, il numero
degli occupati, peggiora la nostra efficienza energetica (e, quindi,
inquiniamo anche di più). I dati sono emersi dal convegno sulla
comunicazione della scienza, organizzato dal gruppo per l'Innovazione nella
comunicazione della scienza (Ics) della Sissa di Trieste e dall'associazione
Nuova civiltà delle macchine. Quali sono i mali italiani che ci
impediscono di entrare a far parte di questa corrente che investe il resto
del mondo? Nel corso del convegno ne sono stati analizzati alcuni. Il primo,
ad esempio, è la mancanza di una ricerca privata nel nostro paese: nel
mondo si è passati da un tempo in cui per ogni due dollari investiti
dal pubblico nella ricerca corrispondeva un dollaro investito dai privati ad
un tempo in cui il rapporto si è invertito. Unica eccezione l'Italia,
dove gli investimenti privati sono diminuiti. Il secondo è l'imposizione
all'organizzazione della scienza di paradigmi estranei alla scienza stessa,
ad esempio la burocratizzazione. E ancora, la mancanza di una discussione tra
ricercatori e cittadini: un fenomeno che genera due atteggiamenti opposti, da
un lato la paura della scienza, dall'altro la fiducia cieca nei suoi
risultati che non possono venir messi in discussone. Inoltre, ci sono mali
antichi: ad esempio, una ricerca che non è basata
su principi di meritocrazia e che è troppo condizionata dalla politica, o ancora una
classe dirigente culturalmente lontana dalla scienza. A tutto ciò si
aggiunga il fatto che ai nostri ricercatori spesso manca quello che gli
anglosassoni chiamano "positive attitude and thinking" e che
potrebbe essere sintetizzato nell'espressione "credere in quello che si
fa", e il quadro si fa fosco. Per fortuna, è emerso dal
convegno, nel nostro paese fioriscono anche tante piccole iniziative che
cercano di avvicinare la gente alla scienza e che potrebbero avere un ruolo
importante nel ribaltare la nostra vocazione al declino.
( da "Blogosfere" del
03-12-2007)
Dic 07 2 Precari e finanziaria 2008 Pubblicato da
Franca Corradini alle 23:45 in Scuola&Società riceviamo , e
pubblichiamo, da parte dei docenti delle associazioni CIPNA (Comitato
Insegnanti Precari Non Abilitati Forum PrecariSalerno Forum Precariscuola Blog PrecariaMente La Finanziaria è stata
emendata dalla VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati in modo
positivo nella parte che riguarda la scuola: sono
state recepite le osservazioni dei docenti precari contro la ricollocazione
del personale senza titolo di studio, l'eliminazione della deroga al numero
complessivo di insegnanti di specializzati di sostegno in presenza di
handicap grave e certificato e quelle per l'aumento dell'organico di diritto
sul sostegno. Altre questioni sono però rimaste irrisolte: 1)
Cancellazione dei docenti a tempo indeterminato dalle Graduatorie ad Esaurimento.
Le attuali graduatorie sono piene di docenti di ruolo che usano le GaE come
canale per la mobilità snaturando la funzione delle graduatorie che
dovrebbero servire esclusivamente per stabilizzare i docenti precari.
Oltretutto il 50% dei posti vacanti è già assegnato ai docenti
di ruolo come quota per la mobilità. Con la cancellazione dei docenti
di ruolo dalle GaE si avrebbe la certezza che tutte le future assunzioni
saranno destinate a docenti effettivamente precari; oltretutto le graduatorie
sarebbero molto più gestibili visto che verrebbe ridotto il numero di
iscritti. 2) Scioglimento immediato della riserva per i docenti abilitati
Dm85 I docenti che si sono abilitati con i corsi attivati con il DM 85 non
hanno ancora potuto sciogliere la riserva, quindi non hanno potuto accedere
alle recenti 50000 immissioni in ruolo ed alle supplenze annuali. Sono
necessari quindi i seguenti provvedimenti: - Ruolo: nomina giuridica dal 1°
settembre 2007 per chi si fosse già abilitato e fosse collocato in posizione
utile per il ruolo; - Data fine corsi: tassativamente entro 31/12/2007
incluso esame di Stato, con sanzioni per chi non rispetti tale scadenza; -
Scioglimento della riserva: immediato per tutti coloro che abbiano già
conseguito l'abilitazione e contestuale al conseguimento dell'abilitazione
per tutti coloro i cui corsi debbano ancora terminare, in modo tale da poter
concorrere almeno alle rimanenti supplenze brevi da assegnare nel corrente
A.S. 2007-08; - Corsi non ancora attivati: Il MPi proceda con immediatezza a
fornire alla SSIS Lazio gli elenchi degli aventi diritto, secondo quanto
stabilito dalla nota prot. AOODGPER 22100 del 20 novembre 2007,
affinchè tali corsi possano trovare attuazione nei tempi previsti
dalla Convezione stipulata in data 16 novembre 2007 dal Dott. Masia (MiUR),
Dott. Fiori (MPI) e Prof. Guattari (SSIS Lazio). Con l'auspicio che,
stavolta, i Ministeri competenti sappiano muoversi nel rispetto dei tempi
concordati e sottoscritti e nell'assoluta certezza che il Prof. Guattari saprà
dimostrare la medesima perizia, scrupolosità ed attenzione già
dimostrata con l'attivazione dei percorsi "ordinari" del DM 85/05
gestiti dalla struttura da lui dirette (SSIS Lazio), una delle poche a far
partire e terminare i corsi nei tempi previsti dal DM 85/05. 3) Un maggiore
impegno contro i tagli agli organici e a favore di una scuola
pubblica di qualità Una scuola che sia
veramente di qualità non può prescindere da organici e finanziamenti adeguati: la finanziaria prevede il taglio
di 33000 cattedre in 3 anni, con conseguenze drammatiche per il diritto allo
studio e la qualità della didattica. L' attuale governo non considera
la scuola pubblica gratuita ed aperta a tutti come una risorsa vitale
per lo sviluppo del Paese su cui investire risorse e professionalità,
ma solo come un peso, mentre i finanziamenti
alle scuole private vengono aumentati. 4) L'immissione in ruolo sul sostegno
da GaE dei docenti che possono vantare più anni di esperienza In
questi anni tanti docenti sono entrati di ruolo senza aver fatto un
solo giorno di servizio sul sostegno solo perchè erano in I o II
fascia GaE, a discapito dei ragazzi diversamente abili e di tanti colleghi
che hanno maturato professionalità e competenza. E' necessario
immettere in ruolo sul sostegno da GaE i docenti con più anni di
esperienza in questo delicato campo di insegnamento, PRESCINDENDO DALLE FASCE
DI APPARTENENZA NELLE GRADUATORIE, per evitare che "il sostegno divenga
solo un ascensore, un grimaldello per arrivare prima al ruolo" (parole
del Min.Fioroni). I docenti precari chiedono quindi che il Parlamento si
impegni nella risoluzione delle questioni poste in questo documento.
( da "Alto Adige" del
04-12-2007)
Cultura e Spettacoli La scuola
a passo di gambero Dai pedagogisti arriva un grido d'allarme: così non
si cresce TEMA SCOTTANTE IN ALTO ADIGE La scuola
altoatesina è stata ed è al centro di un dibattito accesissimo,
con posizioni trasversali che percorrono i gruppi linguistici e che hanno
spaccato etnicamente anche la giunta provinciale. A questo dibattito è
dedicato l'ultimo numero di Rassegna, la rivista dell'Istituto Pedagogico
altoatesino in lingua italiana. Il panorama delle riforme scolastiche
è analizzato attraverso una serie di contributi focalizzati sulle
nuove direttive emanate dal ministro alla Pubblica Istruzione, Fioroni
nell'agosto scorso. Si tratta delle nuove linee di insegnamento "per
competenze" che riguardano in particolare la scuola
del primo ciclo e il nuovo elevamento dell'obbligo scolastico a 16 anni. Le
scuole hanno davanti a sé due anni di sperimentazione di tali proposte, ma in
Alto Adige le indicazioni saranno fornite, nell'ambito
delle competenze autonomistiche, dalla Giunta Provinciale. Il tema rientra -
a livello provinciale - nella legge di riforma della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione che la Provincia
di Bolzano sta predisponendo e su cui si sono registrati molti pareri,
critiche e proposte di miglioramento, oltre - come abbiamo detto -
alla frattura all'interno stesso della giunta tra assessori di lingua tedesca
e di lingua italiana. Ed è appunto questo difficile intreccio di
politiche scolastiche (statali e provinciali, articolate inoltre per i
diversi gruppi linguistici)) e di innovazioni pedagogiche che è al
centro di tutti gli articoli di "Rassegna" scritti da Renza Celli,
Carlo Bertorelle, Franco Frabboni, Giancarlo Cerini, Mariella Spinosi, Andrea
Bernabei, Bernhard Rathmayr, Dietmar Larcher, Domenico Chiesa. Siegfried
Baur, curatore del fascicolo, firma l'editoriale in cui mette in guardia dal
rischio che "le tre scuole dell'Alto Adige vadano definitivamente per
strade diverse e che i contatti reciproci vadano persi". Qui di seguito
pubblichiamo la sintesi - curata da Carlo Bertorelle - di due tra gli
interventi più importanti della rivista curata dall'Istituto
Pedagogico. Si tratta delle relazioni di due autorità riconosciute nel
campo della didattica come Dietmar Larcher e Bernhard Rathmayr. Il primo,
pedagogista ed esperto di linguistica, è uno dei massimi esperti di
interculturalità; il secondo invece è un pedagogista di
formazione cattolica che da sempre si occupa di adolescenza, formazione, scuola, nonché comunicazione di massa. Pur partendo da due
punti di vista diversi, la loro conclusione è convergente: il rischio
concreto per la scuola altoatesina di adottare
modelli pedagogici regressivi e impositivi. Un rischio da evitare a tutti i
costi.
( da "Alto Adige" del
04-12-2007)
BERNHARD RATHMAYR Il vero problema è il
dirigismo politico BERNHARD RATHMAYR Nel mondo scolastico e pedagogico si
assiste ad un eterno ritorno di teorie che si ripresentano a fasi alterne.
Negli anni Settanta in Austria e in Germania si sviluppò una vivace
ricerca scientifica e una discussione sullo sviluppo del percorsi di
apprendimento, che produsse materiali molto interessanti
di rinnovamento dei vecchi "programmi",
soprattutto nel campo della comunicazione linguistica. Ma ambienti
conservatori e bigotti bloccarono in tutti i modi queste innovazioni. In
genere anche gli insegnanti non compresero del tutto che la riforma di questi percorsi era di per sé la miglior riforma della scuola. In realtà quel periodo fu anche ricco di
feconde sperimentazioni e di interazione tra la comunità scientifica e
gli insegnanti sul campo, come ho constatato in particolare nella mia esperienza
nel progetto "Lingua come agire sociale", e ci fu grande
disponibilità dei docenti all'innovazione. La vera contraddizione
rimase tra interessi di controllo statale e sviluppo democratico e autonomo
delle scuole; lo stesso contrasto di fondo, presente fin dai tempi di
Federico di Prussia, per cui ancor oggi, nelle intenzioni fondamentali dello
stato, la scuola serve anche a mantenere la
stratificazione sociale e le gerarchie dei ruoli. Ma il rapporto tra scuola e società non deve essere solo di riproduzione
di un modello di ordine stabilito per le generazioni future, ma promuovere un
equilibrato sviluppo di entrambe le dinamiche della società: le
possibilità e gli interessi di sviluppo dei bambini e dei giovani e le
finalità della convivenza sociale. Così stando le cose, appare
logico e inevitabile creare grandi spazi liberi per i contenuti e per gli
obiettivi dell'apprendere. Solo gli stessi giovani e gli insegnanti che
interagiscono profondamente con loro possono sapere in cosa consistono le proprie
possibilità ed interessi di sviluppo e come possono collegarsi
contemporaneamente, con una motivante ed efficace relazione, alle esigenze
sociali di apprendimento e insegnamento. Questo inevitabile processo di
decentramento dell'insegnamento (non solo per ragioni di democrazia, ma
soprattutto per ragioni didattiche legate alle intime motivazioni
dell'apprendimento e ad una possibilità di esperienza soddisfacente
per gli alunni) sta diametralmente all'opposto dell'interesse di controllo
centralistico del potere statale, anche se paradossalmente al giorno d'oggi
il dirigismo statale nel controllo è ormai venuto meno in tutti gli
altri campi della vita sociale. Nelle linee-guida per i piani di studio
personalizzati in Provincia di Bolzano si può notare che il tema degli
interessi di chi apprende compare solo nella terza parte dell'orario
scolastico, quello facoltativo, e non anche nella parte di orario
obbligatorio uguale per tutti. E questo caratterizza le linee guida come
frutto di una tecnica di programmazione dell'insegnamento tradizionale e che
riporta l'orologio indietro addirittura a prima degli anni Settanta. Una
tecnica di programmazione basata sulla prescrizione centralizzata e sulla
successiva verifica-accertamento di obiettivi dettagliati esprime una
ideologia superata in tempi di pluralismo e di individualizzazione, in tempi
in cui vanno piuttosto sostenute la socializzazione e la solidarietà.
Al posto di obiettivi didattici prescritti dall'alto, dovrebbero invece
essere formulate intenzioni generali aperte che consentano spazi
interpretativi, la cui applicazione non cada dall'alto in modo automatico, ma
nasca da una partecipazione e co-progettazione allo sviluppo e dentro lo
sviluppo dei percorsi di insegnamento.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del
04-12-2007)
Cronaca pag. 12 L'obiettivo strategico? "Nessuno deve
essere lasciato indietro" Giornata piena quella di ieri a Brescia per il
viceministro della Pubblica Istruzione Mariangela Bastico. In mattinata ha
incontrato (ciome riferiamo qui accanto) una delegazione di insegnanti e
studenti dell'Istituto Lunardi, che l'hanno coinvolta in un dibattito a ruota
libera. Il punto più controverso delle innovazioni riguarda il
recupero dei debiti. " È un passaggio molto delicato - spiega il
viceministro - che riguarda quel 41% di studenti che viene promosso con il
debito: di questi solo 1 su 4 recupera, gli altri rimangono col debito. A
differenza degli esami a settembre lo studente non verrà lasciato
solo, ma verranno istituiti corsi di sostegno e di recupero". Il
pomeriggio, ospite dell'Istituto Sraffa, Mariangela Bastico ha partecipato ad
un incontro organizzato dai giovani del P.D. Il viceministro è in giro
un po' per tutta l'Italia per sentire il polso della situazione proprio nelle
scuole, perché se molte sono state le novità in questo campo, non
sempre sono state recepite nel giusto modo. "Abbiamo scelto la strada
del cambiamento senza affrontare una controriforma
generale - racconta l'on. Bastico - perché ci vuole un'intera legislatura per
mettere a segno una riforma della scuola e nel momento dell'applicazione spesso si cambia legislatura e
si riparte da capo. Abbiamo deciso di introdurre elementi di novità
anche radicali attraverso norme puntuali e precise". LA TECNICA, che
viene chiamata da Prodi "del cacciavite", montaggio e smontaggio
degli elementi, presenta però un inconveniente che è quello di
non riuscire a fornire un'idea complessiva. "Il nostro obiettivo
strategico - conclude Mariangela Bastico - è una scuola
pubblica, di qualità, che non lasci indietro nessuno. C'è
ancora una grande dispersione nelle nostre scuole, ben 22 studenti su 100
lasciano la scuola prima di conseguire un diploma.
Abbiamo deciso di lottare contro questo fenomeno partendo dalla scuola dell'infanzia perché il divario che c'è
nell'apprendimento corrisponde quasi sempre a una diversità sociale e
spesso economica. Vogliamo invece che tutti i ragazzi abbiano le stesse
opportunità. L'uguaglianza si può raggiungere solo se la scuola interviene per rimuovere almeno alcune delle cause
della disuguaglianza".L.PERR.
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-12-2007)
Udine Il senso di responsabilità visto da
destra e da sinistra PersonalMente di FULVIO CUIZZA Responsabilità. Il
termine trasmette una sensazione positiva, richiama un'idea di
consapevolezza, di coscienza, di affidabilità, di serietà.
L'assenza di responsabilità richiama invece sensazioni negative,
azioni socialmente dannose, sia nei confronti delle persone sia dell'ambiente.
L'idea di responsabilità, nel tradizionale pensiero politico di destra
e di sinistra, ha sempre presentato delle differenze, delle diverse
modalità di interpretazione. Pur schematizzando un po', la tendenza
del pensiero di destra è quella di concentrarsi prioritariamente sulla
responsabilità individuale, personale, mentre il pensiero di sinistra
tende a rivolgere la sua sensibilità alla responsabilità
sociale. La nostra cultura occidentale si fonda fortemente sulla dimensione
dei "diritti umani", e per questo è molto sensibile alla
loro difesa e alla loro salvaguardia. Questi diritti sono principalmente
diritti individuali, così vengono in primo luogo percepiti, e per
questo il centro del nostro sistema è rappresentato dall'individuo,
dalla sua tutela e dalle sue possibilità di realizzazione personale.
D'altra parte è altrettanto vero che lo sviluppo dell'individuo non
può prescindere dall'ambiente culturale nel quale si forma e si
sviluppa. Credo che possa essere molto utile culturalmente sviluppare una
sensibilità che riesca a superare la distanza, la divisione tra le
idee di responsabilità individuale e responsabilità sociale, e
un pensiero moderno che si ponga come riferimento importante per l'evoluzione
sociale dovrebbe poter integrare le due visioni. Senza la
responsabilità individuale precipitano i princìpi della
convivenza civile cui siamo abituati, e senza il concetto di
responsabilità sociale succede lo stesso, perché si compromette
lìidea di una società democratica in grado di dare opportunità
a tutti. Lo sbilanciamento sul sociale tende a deresponsabilizzare
lìindividuo e giustificarlo, lo sbilanciamento sullìindividuo
tende a esasperare lìinteresse particolare, perdendo di vista la
qualità del contesto nel quale questo interesse può realizzarsi.
In un caso, troppo può essere giustificato come prodotto di situazioni
sociali, nell'altro viene perso di vista il fattore ambientale, il contesto,
la matrice culturale dalla quale poi inevitabilmente emergono comportamenti e
atteggiamenti, individuali sì, ma collettivi e dunque sociali. In una direzione si tende a perdere la meritocrazia e si appiattisce tutto, si disarma la spinta alla
realizzazione, nell'altra - se esasperata - si tende a considerare valido
solo chi "vince", rafforzando solo la competizione e non anche la
collaborazione. Riuscire a cogliere bene l'intreccio dei due livelli
può offrire una visione molto più completa, nella quale
i meccanismi sociali e psicologici si integrano, e riconoscimenti e
responsabilità possono risultare più equi e motivanti.
Così, se da un lato è evidente che il singolo deve pagare per i
suoi errori, è altrettanto evidente che spiegare i fenomeni
attribuendoli solo a forme di negatività e devianza personali
significa rimanere ciechi nei confronti del contesto nel quale i fatti
avvengono. Non riuscire a cogliere questo intreccio lascia aperto anche il
rischio di una diffusa ipocrisia sociale, rischio che mi pare si possa
correre a esempio in un caso come quello della ragazzina che vende delle sue
foto per una ricarica telefonica. Ferma restando la positività di
qualsiasi intento di salvaguardia dei minori, il modo in cui viene fatto
può essere molto diverso, a seconda se prescinde o meno dal contesto.
Allora, lo pongo come paradosso da considerare. Proviamo solo a immaginare
che la ragazzina avesse diciassette anni anziché quindici, e oggi compisse il
suo diciottesimo anno. Da domani non sarebbe più etichettata come una
depravata che si prostituisce, con l'aggravante della futilità della
motivazione. Da domani sarebbe una candidata al successo professionale e
artistico, potendo con le sue foto fare dei calendari e venderli, andando
orgogliosa della sua iniziativa ed essendo ospitata in televisione come un
personaggio vincente, una che ce l'ha fatta, perfettamente in sintonia con i
valori sociali dominanti. Che ci sia sfuggito qualcosa?.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
04-12-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data:
2007-12-04 - pag: 18 autore: Competitività. Montezemolo consegna i
riconoscimenti a undici medie imprese del made in Italy L'Italia delle
eccellenze A Paolo Vitelli (Azimut-Benetti) il premio Campioni della crescita
Massimo Mascini ROMA Undici campioni della nostra crescita. Confindustria li
ha selezionati e ieri li ha premiati. Undici medie aziende campioni della
crescita, che in questi anni, nonostante le mille difficoltà, sono
state capaci di continuare a crescere, internazionalizzarsi, innovare,
rispondendo in maniera egregia alla sfida della globalizzazione. Una
pattuglia, dietro alla quale però marciano in tante, tutte piccole e
medie aziende che lottano tutti i giorni sui mercati internazionali per portare
avanti il made in Italy. La migliore fra tutte è stata l'Azimut
Benetti, guidata da Paolo Vitelli, che ha ricevuto una menzione speciale. Ma
hanno ben meritato anche tutte le altre: Acciaierie Venete, Campari,
Cementir, Isagro, Stabilia, Industrie Polieco, El. En. Group, Leitner, Nice,
Rosetti Marino. Consegnando le pergamene del premio il presidente di
Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha ricordato i tratti distintivi
di queste aziende, la loro capacità, la loro spinta all'innovazione,
all'internazionalizzazione. "Veri imprenditori – ha detto – che si
confrontano tutti i giorni sui mercati internazionali cercando innovazione a
360 gradi. Non solo quella di prodotto e di processo, che sarebbe naturale,
ma quella di marketing, di organizzazione aziendale, dell'andare per il
mondo, del fare politica di brand". E ha ricordato il loro forte
radicamento nel territorio, sempre però "con le finestre aperte
sul mondo, segno di una grande mentalità". Andrea Pininfarina,
vicepresidente di Confindustria, ha presentato il premio, per il quale, ha
ricordato, hanno collaborato attivamente il Cerved, la McKinsey e la Bocconi
per selezionare questi campioni tra tutte le aziende con un fatturato tra i
100 e i 1.000 milioni di euro. Un riconoscimento alle piccole e medie
imprese, "enorme potenzialità – ha detto – per il Paese, segno
dell'elevato spirito imprenditoriale che lo contraddistingue, una
realtà ormai indiscutibile del nostro tessuto produttivo".
Un'iniziativa di Confindustria che, ha ricordato Montezemolo è sempre
attenta, naturalmente, alla diffusione della cultura d'impresa e alla difesa
degli interessi degli imprenditori, ma non dimentica da un lato il filone
della progettualità, come testimoniano i tanti temi lanciati dalla
confederazione e divenuti oggetto del dibattito nazionale, dalle riforme
istituzionali alla concorrenza, al merito, all'internazionalizzazione, da un
altro lato quello della crescita. "Non ci rassegniamo – ha detto – a
crescere da dieci anni meno di tutti in Europa. Per questo spingiamo per
portare all'estero le nostre imprese, e i risultati sono molto lusinghieri, e
cerchiamo in tutti i modi di provocare il confronto con gli altri, mettendo
in vetrina i campioni, come facciamo con questa iniziativa". L'analisi
di queste undici aziende ha evidenziato alcune caratteristiche comuni tra
loro: una forte tensione alla crescita, il non sentirsi in una nicchia, vista
come una prigione, l'accettazione delle acquisizioni, anche
se scomode, e la forte spinta alla meritocrazia. IL
PROGETTO I vincitori scelti tra tutte le aziende con un fatturato tra i 100 e
i mille milioni Cerved, McKinsey e Bocconi i partner dell'iniziativa STUDIO
FRANCESCHIN Premiazione. Da sinistra Andrea Pininfarina, Luca Cordero di
Montezemolo e Paolo Vitelli.
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-12-2007)
Gorizia Il senso di responsabilità visto da
destra e da sinistra PersonalMente di FULVIO CUIZZA Responsabilità. Il
termine trasmette una sensazione positiva, richiama un'idea di
consapevolezza, di coscienza, di affidabilità, di serietà.
L'assenza di responsabilità richiama invece sensazioni negative,
azioni socialmente dannose, sia nei confronti delle persone sia
dell'ambiente. L'idea di responsabilità, nel tradizionale pensiero
politico di destra e di sinistra, ha sempre presentato delle differenze,
delle diverse modalità di interpretazione. Pur schematizzando un po',
la tendenza del pensiero di destra è quella di concentrarsi
prioritariamente sulla responsabilità individuale, personale, mentre
il pensiero di sinistra tende a rivolgere la sua sensibilità alla
responsabilità sociale. La nostra cultura occidentale si fonda
fortemente sulla dimensione dei "diritti umani", e per questo
è molto sensibile alla loro difesa e alla loro salvaguardia. Questi
diritti sono principalmente diritti individuali, così vengono in primo
luogo percepiti, e per questo il centro del nostro sistema è
rappresentato dall'individuo, dalla sua tutela e dalle sue possibilità
di realizzazione personale. D'altra parte è altrettanto vero che lo
sviluppo dell'individuo non può prescindere dall'ambiente culturale
nel quale si forma e si sviluppa. Credo che possa essere molto utile culturalmente
sviluppare una sensibilità che riesca a superare la distanza, la
divisione tra le idee di responsabilità individuale e
responsabilità sociale, e un pensiero moderno che si ponga come
riferimento importante per l'evoluzione sociale dovrebbe poter integrare le
due visioni. Senza la responsabilità individuale precipitano i
princìpi della convivenza civile cui siamo abituati, e senza il
concetto di responsabilità sociale succede lo stesso, perché si
compromette lìidea di una società democratica in grado di dare
opportunità a tutti. Lo sbilanciamento sul sociale tende a
deresponsabilizzare lìindividuo e giustificarlo, lo sbilanciamento
sullìindividuo tende a esasperare lìinteresse particolare,
perdendo di vista la qualità del contesto nel quale questo interesse
può realizzarsi. In un caso, troppo può essere giustificato
come prodotto di situazioni sociali, nell'altro viene perso di vista il
fattore ambientale, il contesto, la matrice culturale dalla quale poi
inevitabilmente emergono comportamenti e atteggiamenti, individuali
sì, ma collettivi e dunque sociali. In una
direzione si tende a perdere la meritocrazia e
si appiattisce tutto, si disarma la spinta alla realizzazione, nell'altra -
se esasperata - si tende a considerare valido solo chi "vince",
rafforzando solo la competizione e non anche la collaborazione. Riuscire a
cogliere bene l'intreccio dei due livelli può offrire una visione
molto più completa, nella quale i meccanismi sociali e
psicologici si integrano, e riconoscimenti e responsabilità possono
risultare più equi e motivanti. Così, se da un lato è
evidente che il singolo deve pagare per i suoi errori, è altrettanto
evidente che spiegare i fenomeni attribuendoli solo a forme di
negatività e devianza personali significa rimanere ciechi nei
confronti del contesto nel quale i fatti avvengono. Non riuscire a cogliere
questo intreccio lascia aperto anche il rischio di una diffusa ipocrisia
sociale, rischio che mi pare si possa correre a esempio in un caso come
quello della ragazzina che vende delle sue foto per una ricarica telefonica.
Ferma restando la positività di qualsiasi intento di salvaguardia dei
minori, il modo in cui viene fatto può essere molto diverso, a seconda
se prescinde o meno dal contesto. Allora, lo pongo come paradosso da considerare.
Proviamo solo a immaginare che la ragazzina avesse diciassette anni anziché
quindici, e oggi compisse il suo diciottesimo anno. Da domani non sarebbe
più etichettata come una depravata che si prostituisce, con
l'aggravante della futilità della motivazione. Da domani sarebbe una
candidata al successo professionale e artistico, potendo con le sue foto fare
dei calendari e venderli, andando orgogliosa della sua iniziativa ed essendo
ospitata in televisione come un personaggio vincente, una che ce l'ha fatta,
perfettamente in sintonia con i valori sociali dominanti. Che ci sia sfuggito
qualcosa?.
( da "Resto del
Carlino, Il (Rovigo)" del 04-12-2007)
A Libertà 'Liberal Noi Per Cento' affiliato
all'Associazione nazionale Circolo della Libertà presieduto da Michela
Vittoria Brambilla. Il Presidente del sodalizio centese Marco Rabboni ha
presentato i dieci soci fondatori e il Direttivo composto da Alessandra
Bonzagni, Vito Perboni, Marco Cevolani, Paolo Govoni. Alessandra Bonzagni,
giovane imprenditrici centese, ricopre il ruolo di vicepresidente e coordina
le iniziative socio-culturali del Circolo. La Bonzagni, oltre a occuparsi
delle aziende di famiglia, è fondatrice con il padre Giancarlo della
Virtus Cento; Vito Perboni è assicuratore e Capogruppo nella
maggioranza in Consiglio Comunale di 'Gruppo Autonomo di Centro Destra';
Marco Cevolani è ex Presidente della Bocciofila Centese e ora nel
direttivo dello storico sodalizio sportivo centese. Paolo Govoni, conosciuto
nell'ambiente calcistico centese e, ovviamente, Marco Rabboni, membro del
direttivo e del comitato comunale della formazione politica Udc. Il
Presidente ha elencato i fondamenti del Circolo e perché è nato a
Cento sottolineando che "il cittadino è stanco dei vecchi rituali
della politica e ha bisogno di sentire più vicino la politica e i
politici sui temi forti come sicurezza, tasse più
eque, legalità, trasparenza e meritocrazia.
Tutti elementi che il Circolo di Cento ? ha proseguito Rabboni ? vede nella
figura del Sindaco Tuzet". Vito Perboni, nel suo intervento, ha parlato
del congresso comunale di FI che "manifestava la presenza di 17 soci
contro un centinaio d'iscritti". Alessandra Bonzagni ha posto
l'accento sul fatto che "il Circolo non è solo politica ma anche
interventi a favore della cultura e sociali". Rabboni si è detto
"soddisfatto per come i centesi hanno accolto il Circolo che si avvia a
porre come obiettivo le 50 adesioni entro fine anno. Al nostro appello hanno
aderito anche persone con un ruolo nel tessuto socio politico ed economico
centese come l'avvocato Vincenzo Giberti e l'Assessore Leonardo
Frabetti". - -->.
( da "Gazzettino, Il
(Padova)" del 04-12-2007)
Con lo slogan "Per una scuola
g-local" l'istituto tecnico commerciale Barbarigo ha presentato un nuovo
corso per l'anno 2008-2009, caratterizzato dall'introduzione di una materia
decisamente singolare: la Leadership. In programma un pacchetto di 200 ore
distribuite in 4 anni, cui si aggiunge il quinto di specializzazione e
preparazione all'esame di Stato finalizzato a incoronare i giovani
"ragionieri" a tutti gli effetti.La propensione alla dirigenza non
è dunque più una semplice attitudine, bensì "una competenza chiave della nuova riforma della scuola", come precisa il professor Mario Comoglio
dell'Università pontificia salesiana di Roma. Di qui l'idea di una
formazione professionale in questa direzione che parta dalla prima
superiore."Si tratta di un progetto unico in Italia - spiega il preside
del Barbarigo Don Giancarlo Battistuzzi - perché punta sull'internazionalizzazione
della scuola, con stage tenuti non più in
Italia ma in Europa sino al terzo anno, in Asia il quarto, e dal quinto in
Africa o in Sud America; il problema infatti è che i ragazzi devono
uscire con una visione completa del mondo del lavoro, bancario e finanziario,
per questo devono conoscere il modo di operare dei paesi emergenti, che si
metteranno in contrasto o a confronto con noi. L'esperienza permetterà
agli studenti di capire anche come le economie che oggi sono deboli, si preparano
alla globalizzazione".Ai dirigenti di domani, insomma, serve una visione
nitida e completa del mondo, e non solo quello degli affari. Per questo allo
studio dell'inglese e del tedesco, si somma lo spagnolo e un approccio
all'arabo. Scambi Comenius a partire dal primo anno, infine, forgeranno i
manager di domani alla conoscenza culturale e ambientale dei partner
commerciali del globo.Costo del corso, 4mila e 500 euro annui, cui si sommano
le spese per i libri di testo, ma non quelli per i viaggi, quasi totalmente
assorbiti dalla scuola con l'aiuto di Unindustria,
che ammicca ai dirigenti di domani, come spiega il vicepresidente della
sezione Giovani, Orazio Stangherlin: "Si va in contro sia alle esigenze
delle aziende - dice - sia all'evidente nuova competitività. Per
questo, insieme anche alla Camera di commercio, metteremo a disposizione
testimonianze, persone, progetti".Michela Danieli.
( da "Sole 24 Ore
Online, Il" del 04-12-2007)
Montezemolo: "L'assenteismo costa quasi un punto
di Pil" commenti - | | 4 dicembre 2007 Quasi un punto di Pil. Tanto
costa all'Azienda Italia l'assenteismo. Un male endemico, che pesa su un tasso
di crescit del Paese ancora troppo "modesto e non più
accettabile" e che secondo il presidnete di Confindustria, Luca Cordero
di Montezemolo, "è l'emblema dell'inefficienza e del cattivo
funzionamento della Pubblica amministrazione. Compresi i giorni di ferie
l'assenteismo nel pubblico impiego è del 30% superiore rispetto alle
grandi imprese industriali". Azzerando le assenze diverse dalle ferie,
secondo Montezemolo, si avrebbe quindi un risparmio di quasi un punto di Pil,
ovvero 14,1 miliardi. Per il presidente di Confindustria, "portare la
quota di assenze totali, comprese le ferie, a livello di quelle nel settore
privato darebbe un risparmio di 11,1 miliardi di euro", senza contare
"i costi generati dalla bassa o nulla produttività di quella
parte dei dipendenti pubblici (minoritaria ma non piccola) che svolge poco o
male la sua attività pur essendo ufficialmente presente sul luogo di
lavoro". Tra ferie e permessi vari un pubblico dipendente, ha detto
Montezemolo parlando all'inaugurazione dell'Anno accademico della Luiss,
è fuori ufficio "mediamente un giorno di lavoro su 5". Tra i
diversi ministeri il top riguarda il ministero della Difesa con 65 giornate
di assenze in un anno seguito dal ministero dell'Economia e da quello dell'Ambiente,
con oltre 60 giorni. Elevato anche l'assenteismo nell'Agenzia delle Entrate e
all'Inpdap con oltre 67 giorni. Questi dati, secondo Montezemolo, danno la
misura di quanto si debba fare ancora per far diventare la Pubblica
Amministrazione quel fulcro "indispensabile per rilanciare lo sviluppo
del Paese". Senza una Pubblica Amministrazione efficiente, infatti, non
si potranno "fornire servizi di qualità alle imprese e ai
cittadini, tempi certi della giustizia, sostegno concreto ai redditi dei più
deboli, un welfare moderno, una scuola e una Università valutate e
premiate in base al merito". Montezemolo ha poi sottolineato che
"la nostra rimane una società incentrata sulle caste, dove la
mobilità sociale è bassissima, dove i figli perpetuano il
lavoro dei padri, dove c'è poco posto per i giovani nelle posizioni di
vertice della politica e delle professioni". Ecco perché occorre puntare
su "una istruzione ed una Università imperniate sul
riconoscimento del merito e che diffondano la cultura del merito in tutta la
societa", perchè "solo così possiamo affrontare il
cambiamento richiesto dalle sfide globali e imboccare la strada della
modernizzazione del Paese". Un appello rivolto anche a Governo e
Parlamento, dal momento che "ogni sforzo di creare valutazioni del
merito e meccanismi premiali viene regolarmente vanificato". E
"anche l'ultimo è stato di fatto insabbiato: durante l'estate era
stato raggiunto un accordo nel governo per destinare nel 2008 il 5% del fondo
di finanziamento ordinario dell'Università agli atenei migliori, ma in
Finanziaria è rimasto solo un impegno privo di risorse. Nel frattempo
- dice ancora Montezemolo - l'Agenzia per la valutazione è stata
parcheggiata, si sono persi per strada i nuovi meccanismi di reclutamento dei
ricercatori e stiamo per assistere alla consueta infornata di
raccomandati". Al contrario, per il presidente degli industriali
"vincono la spesa a pioggia, l'allergia alla meritocrazia, l'università uguale per tutti ispirata a un falso
solidarismo che in realtà danneggia i più deboli, perchè
i più ricchi possono sempre andare a studiare all'estero. In questo
modo l'Università non sarà mai in grado di essere fonte di
progresso economico, sociale e civile".
( da "Mattino, Il
(Benevento)" del 04-12-2007)
"Essere figli di un professore universitario non
deve essere un vantaggio, ma nemmeno un motivo per essere discriminato".
Andrea Ballabio, direttore del Tigem (l'istituto Telethon di Genetica e Medicina),
si è laureato nella facoltà di Medicina di Napoli, poi ha
lavorato in Inghilterra e in America. Scherzosamente (ma non troppo)
assicura: "Ve lo dice un genetista, non esite il gene del professore
universitario, non è possibile che i figli dei professori nascano
già professori". Chi ha già un docente in famiglia
è avvantaggiato? "È ovvio che un piccolo vantaggio deriva
dal fatto che un padre possa trasmettere una parte delle sue conoscenze ed
esperienze al figlio, e in questo non c'è nulla di male. Ma se un
giovane sceglie di seguire la carriera universitaria a mio parere dovrebbe
farlo in una facoltà diversa da quella del padre. Io avrei fatto
così". Anche il figlio di un docente può essere meritevole
"Certamente. Ma qui entriamo in un discorso delicato, quello del
conflitto d'interesse che in Italia viene interpretato in maniera sui
generis. Ho visto come questo problema viene affrontato in Usa. Là non
si discute se una persona abbia sfruttato o meno la situazione, ma si parte
dall'idea che il conflitto non si deve comunque verificare. Una ragazzo che
è stato favorito, ma è bravo, ha comunque goduto di un
vantaggio. Il fatto che dei giovani siano bravi non giustifica il fatto che
debbano essere facilitati". Genitori e figli: ne esistono solo nella università
napoletana? "Assolutamente no. Anzi, in altre facoltà la
situazione è anche peggiore, perciò non metterei cappio al
collo solo alla Federico II". Questa situazione danneggia il nostro
sistema formativo? "Sicuramente questo è uno
dei fattori che non fa funzionare al meglio la nostra università
perché intacca la meritrocrazia. E uno dei difetti del nostro Paese è
proprio la mancanza di meritocrazia che ci impedisce di essere veramente competitivi". d.d.c.
( da "Virgilio Notizie" del
04-12-2007)
04-12-2007 15:26 "Aveva ragione il centrodestra
quando chiedeva una riforma" Roma, 4 dic.
(Apcom) - "L'Italia retrocede drammaticamente nella classifica Ocse.
Bocciata la scuola italiana e in particolare gli
istituti professionali: dopo lingua e matematica viene sancito anche il
fallimento nelle scienze. Allora aveva ragione il governo Berlusconi quando
per rispondere alla crisi del sistema scolastico propose una riforma che, tra l'altro, creava un percorso di formazione
professionale altamente qualificato, competitivo col resto d'Europa e aperto
al dialogo con il mercato del lavoro". Così in una nota la
deputata di Forza Italia Elisabetta Gardini, portavoce azzurra. "La
sinistra quando il governo Berlusconi avanzava questa
necessaria riforma
della scuola e del percorso professionale -
ricorda - ha fatto le barricate e appena arrivata al governo si è
subito impegnata per bloccarla: ora l'Ocse certifica chi avesse ragione e chi
torto. Restano però sul tavolo interrogativi che impongono risposte
precise: cosa sta facendo il comitato per la promozione delle discipline
scientifiche presieduto dall'ex ministro Luigi Berlinguer?",
domanda la deputata azzurra. "Come pensa di rispondere a questa pesante
bocciatura il ministro tradizionalista Fioroni? La scuola
italiana - conclude Gardini - ha bisogno di scelte urgenti, chiare e nette
per non compromettere definitivamente una situazione già assai
difficile".
( da "Affari Italiani
(Online)" del 04-12-2007)
Statali nel mirino/ L'assenteismo costa quasi un punto
di Pil. Montezemolo: maglia nera all'Inpdap e alla Difesa Martedí 04.12.2007
12:19 --> Montezemolo ha poi invitato a osservare quello che accade negli
altri paesi. "Nel confronto internazionale l'orario di lavoro in Italia
rimane basso e in riduzione - ha evidenziato - è inferiore del 7,5%
rispetto a quello del Regno Unito, del 13% rispetto a quello della Spagna e
del 16% rispetto a quello degli Stati Uniti. E' maggiore di quello che c'è
in Francia e Germania ma in entrambi questi paesi gli ultimi accordi
sindacali e le politiche dei governi vanno tutti nella direzione di allungare
l'orario di lavoro e di remunerare di più i lavoratori". Per il
numero uno di viale dell'Astronomia più meritocrazia e maggiore produttività sono vitali per una
società competitiva che vuole svilupparsi. L'aumento della
produttività è inoltre "l'unica strada - ha avvertito
Montezemolo - per migliorare il livello delle retribuzioni". Negli
ultimi sei anni, ha evidenziato Montezemolo, invece le retribuzioni reali
sono salite più della produttività: +0,7% all'anno nel
manifatturiero, contro una diminuzione dello 0,6% all'anno della
produttività. "La produttività è tornata a salire a
partire dal 2006 nell'industria - ha spiegato Montezemolo - ma ciò
rischia di essere vano se non c'è uno sforzo di tutto il paese".
"La nostra rimane una società incentrata sulle caste", ha
concluso Montezemolo. Invece di premiare chi merita viviamo in una
società in cui "la mobilità sociale è bassissima -
ha rimarcato il leader degli industriali - dove i figli perpetuano il lavoro
dei padri, dove c'è poco posto per i giovani nelle posizioni di
vertice della politica e delle professioni". Tra le persone di 18-37
anni, sei figli di operai su 10 fanno gli operai: "una quota che
è addirittura in aumento rispetto alle generazioni precedenti - ha
commentato Montezemolo - sentre sette (su 10) figli di professionisti,
imprenditori, dirigenti, fanno i professionisti, imprenditori, dirigenti.
Qualche segnale di mobilità in più c'è nelle regioni del
Nord ma non nel resto del Paese". Le parole di Montezemolo non sono per
nulla piaciute ai sindacati: il segretario generale della Cgil, Guglielmo
Epifani, pur concordando sul fatto che l'assenteismo "va combattuto
perché danneggia i lavoratori onesti", rileva che i dati forniti dal
leader degli industriali "non corrispondono al vero". "Bisogna
- ha poi aggiunto - smettere di parlare solo". Anche il segretario
generale della Cisl Raffaele Bonanni critica l'affondo di Montezemolo
definendolo "un'iperbole usata per fare sensazione sbagliata che offende
chi lavora". Infine, Luigi Angeletti segretario generale della Uil
invita sarcasticamente Montezemolo ad occuparsi della "vera
emergenza" e cioè dei bassi salari: "Montezemolo si dovrebbe
occupare in primo luogo del fatto che i lavoratori italiani hanno bassi
salari sia nel privato che nel pubblico. Questa è la vera emergenza,
se cambiamo sempre le priorità non risolveremo mai il problema".
--> << pagina precedente.
( da "Redattore
sociale" del 04-12-2007)
SCUOLA 14.3204/12/2007 Gardini: ''E Fioroni come risponde
a bocciatura Ocse?'' Roma - "Aveva ragione il governo Berlusconi quando
reagi' alla crisi della scuola proponendo una riforma che, tra l'altro, creava un percorso di formazione
professionale altamente qualificato, competitivo col resto d'Europa e aperto
al dialogo con il mercato del lavoro". La portavoce di Forza Italia,
Elisabetta Gardini, commenta cosi' i risutati dello studio Ocse. "La
Sinistra quando il governo Berlusconi avanzava questa necessaria riforma della scuola e del percorso professionale-
aggiunge- ha fatto le barricate e appena arrivata al governo si e' subito
impegnata per bloccarla". Ora l'Ocse "certifica chi avesse ragione
e chi torto", sentenzia Gardini. "Come pensa di rispondere a questa
pesante bocciatura il ministro tradizionalista Fioroni?". (DIRE).
( da "Stampa, La" del
05-12-2007)
"Senza le assenze diverse dalle ferie potremmo
risparmiare quasi l'1% del pil" [FIRMA]STEFANO LEPRI ROMA Contro i
fannulloni di nuovo si scaglia il presidente della Confindustria Luca Cordero
di Montezemolo. Per lui l'inefficienza del settore pubblico è la vera
palla al piede dell'economia italiana; ed "emblema
dell'inefficienza" è l'assenteismo. Se si riuscisse ad
"azzerare le assenze diverse dalle ferie" e in quei giorni gli
impiegati pubblici lavorassero, si avrebbe "un risparmio di quasi un
punto di Pil, 14,1 miliardi di euro"; riducendo la somma di ferie e
assenze al livello del settore privato si avrebbe "un risparmio di 11,1
miliardi". Montezemolo parla di istruzione e di freni allo sviluppo, di
come evitare che l'Italia "cada indietro" nella competizione
internazionale; perché si tratta dell'inaugurazione dell'anno accademico alla
Luiss, l'università romana che appartiene alla Confindustria. Propone
di premiare il merito e la produttività, anche per consentire l'ascesa
sociale di chi non è figlio di ricchi. Ma a sollevare un vespaio
è l'atto d'accusa contro il pubblico impiego: "tra ferie e
permessi vari un pubblico dipendente è fuori ufficio mediamente un
giorno su 5". Tra ferie malattie e permessi, appunto, secondo il presidente
della Confindustria "l'assenteismo è del 30% superiore rispetto
alle grandi imprese industriali"; "il top si raggiunge al ministero
della Difesa, con 65 giorni di assenza in un anno, seguito dal ministero
dell'Economia e da quello dell'Ambiente, entrambi con oltre 60 giorni. Altrettanto
elevato è l'assenteismo nell'Agenzia delle Entrate. All'Inpdap si
sfondano i 67 giorni". Ribatte il segretario generale della Cgil
Guglielmo Epifani: "L'assenteismo va combattuto perché danneggia i
lavoratori onesti ma Montezemolo ha fatto confusione, i suoi dati non
corrispondono al vero". Va oltre Luigi Angeletti della Uil:
"Montezemolo si dovrebbe preoccupare in primo luogo del fatto che i
lavoratori italiani, sia pubblici che privati, hanno bassi salari. Questa
è la vera emergenza". Andando a chiedere, però, i dati
sono gli stessi. La fonte è unica, è il "Conto
annuale" delle pubbliche amministrazioni pubblicato dalla Ragioneria
dello Stato. I sindacalisti sostengono che occorre guardare al numero dei
giorni di malattia e altre assenze retribuite, 18,71 nel 2005 secondo gli
ultimi dati disponibili, senza metterci le ferie. Anche così,
tuttavia, le assenze nel pubblico sono alquanto superiori rispetto al settore
privato. Anche nel settore privato occorre lavorare di più, secondo il
leader degli industriali, perché l'orario annuale è troppo corto; solo
Francia e Germania l'hanno più corto ancora, ma accordi sindacali e
politiche dei governi stanno allungandolo. Raffaele Bonanni, segretario
generale della Cisl, insinua che l'uscita di Montezemolo, presidente anche
della Fiat, potrebbe essere "conseguenza del rifiuto degli incentivi
alla rottamazione delle auto" annunciato un paio d'ore prima alla Camera
dei deputati. Certo ai sindacati del pubblico impiego suona sgraditissima la
richiesta confindustriale di arrivare a "una verifica oggettiva
dell'impegno" degli statali, invece dei "premi di risultato uguali
per tutti" finora contrattati. "Sembra che tutti i problemi del
Paese derivino dalla pubblica amministrazione" commenta il ministro che
la regge, Luigi Nicolais. Nella visione di Montezemolo i successi più
recenti dell'economia sono merito degli imprenditori; proprio per questo
occorre prendere di petto le inefficienze del settore pubblico, indcpace
anche di aiutare i più deboli e di garantire "tempi certi alla
giustizia". Romano Prodi ha scelto di non commentare. Il governo era
chiamato in causa da un'altra parte del discorso di Montezemolo, con critiche
evidentemente dirette al ministro per l'Università Fabio Mussi:
"stiamo per assistere alla consueta infornata di raccomandati"
mentre è "privo di vere risorse" l'impegno preso l'estate
scorsa di destinare il 5% finanziamenti alle sole università migliori;
insomma "vincono la spesa a pioggia, l'allergia alla
meritocrazia, l'università uguale per tutti ispirata a un falso
solidarismo che in realtà danneggia i più deboli, perché in
realtà i più ricchi possono sempre andare a studiare
all'estero". Già, i più deboli; perché il presidente della
Confindustria biasima la nostra "società incentrata sulle caste,
dove la mobilità sociale è bassissima, dove i figli
perpetuano il lavoro dei padri": "tra le persone di 18-37 anni sei
figli di operai su dieci fanno gli operai, una quota che è addirittura
in aumento rispetto alle generazioni precedenti, mentre 7 figli di
professionisti, imprenditori, dirigenti fanno i professionisti, imprenditori,
dirigenti"; qualche segnale di mobilità sociale in più
"c'è nelle regioni del Nord, ma non nel resto del Paese".
( da "Unita, L'" del
05-12-2007)
Stai consultando l'edizione del Montezemolo spara nel
mucchio Alfredo Recanatesi Segue dalla Prima Per altro verso, accrescono la
desolazione e lo sconforto di quanti lavorano nella pubblica amministrazione
con impegno, fornendo ad un tempo un alibi a quanti sono ben felici di avere
argomenti per dimostrare alla propria coscienza che impegnarsi sarebbe del
tutto inutile sia per se che per gli altri. Non ha fatto eccezione il presidente
della Confindustria. In un intervento all'inaugurazione dell'anno accademico
dell'Università confindustriale, ieri ha dipinto la burocrazia
pubblica solo ed esclusivamente come una palla al piede del Paese, la sentina
di ogni inefficienza, una tara di miliardi di euro che l'economia è
condannata a portarsi appresso nel suo sforzo di produrre ricchezza,
progresso, benessere. A parte le enfasi, gli accenti e un evidente eccesso di
manicheismo, in quanto ha detto la notizia non c'è: sappiamo tutti che
l'efficienza di una larga parte delle amministrazioni pubbliche è uno
dei problemi cruciali, ma dirlo duemila volte non rappresenta un passo avanti
rispetto al dirlo solo mille volte. Il passo avanti potrebbe compiersi solo
se si cominciasse a parlare del perché le cose stanno così, anzi dei
tanti perché fino ad individuare quello dal quale, a cascata, derivano tutti
gli altri. Ma questo è scomodo e genera risentimenti ed inimicizie.
Quindi ancora una volta Montezemolo si è limitato a sparare nel
mucchio, non sulla organizzazione della amministrazione, ma sugli statali.
L'assenteismo, sul quale ha incentrato il suo intervento con tanto di dati ad
effetto, è un indicatore, non una causa. Un impiegato presente, ma che
non fa niente o che, più spesso, è messo a svolgere inutili
mansioni è fonte di improduttività ancora più onerosa di
un impiegato assente, se non altro perché nella maggior parte dei casi le
assenze - questo Montezemolo sembra ignorarlo - sono punite con una
trattenuta sullo stipendio. Così come è fonte di
improduttività quell'egualitarismo che non viene applicato solo sulle
retribuzioni e persino, paradossalmente, sui premi di produttività, ma
anche sugli scatti di carriera che, nelle classi impiegatizie più
basse fino alla magistratura, sono determinati essenzialmente dalla
anzianità di servizio. È responsabilità del dipendente
se il tempo che passa è più importante dell'impegno sul lavoro
o sugli indici di presenza? Il merito, dice Montezemolo. Certo, il merito. Ma
il merito implica selezione, la selezione postula la responsabilità di
selezionare, e questa responsabilità, come tutte del resto, può
essere attribuita solo insieme ad un incentivo che induca a conferirgli una
valenza funzionale. E invece, sia la storia (i decenni del dopoguerra durante
i quali il posto pubblico, ancorché sottopagato, era in primo luogo una forma
assistenziale) sia la politica (gli anni della democrazia bloccata durante i
quali le varie forme di quell'unica maggioranza che governò l'Italia
non potevano permettersi di rischiare il consenso dei milioni di dipendenti
pubblici) hanno determinato un ordinamento che, nello spirito ancor
più che nella lettera, non solo non favorisce alcunché che sappia di meritocrazia, ma la avversa, addirittura emarginando chi ne tentasse una
qualche applicazione. È un ordinamento il cui nocciolo duro resiste
tuttora ai pur numerosi tentativi esperiti negli anni per riformarlo proprio
perché nessuno di questi si è assunto la responsabilità di
incentrare l'organizzazione funzionale delle amministrazioni pubbliche su una
gerarchia di responsabilità, assumendosi al tempo stesso la
responsabilità di valutarla e, quando ritenuto necessario, di
intervenire per modificarla. Come l'influenza non è colpa del
termometro, così l'inefficienza delle amministrazioni pubbliche non
è colpa degli assenteisti di Montezemolo o dei fannulloni di Ichino e
della sua scuola. Prendersela con loro è una operazione qualunquista
sia perché è generica coinvolgendo anche le amministrazioni che
funzionano - ce ne sono, ce ne sono - sia perché istillano una sensazione di
inutilità e di impotenza in quanti - e ce ne sono - si impegnano, ci
credono, e vorrebbero poter essere orgogliosi di servire lo Stato. Il
Presidente della Confindustria dovrebbe essere parecchio impegnato nella analisi
delle debolezze del nostro sistema produttivo e nella individuazione dei
rimedi verso i quali sollecitare l'intero mondo imprenditoriale. Ma, semmai
gli rimanesse del tempo, così come quando parla di industria ama, e
giustamente, citare quelle che hanno maggiore successo tacendo regolarmente
quelle che, invece, sono rimaste a vedersela con i cinesi o con i romeni,
faccia altrettanto con le amministrazioni pubbliche, parlando di quelle che,
malgrado tutto, sono efficienti per additarle, esplicitamente questa volta, a
quelle che efficienti non sono. Quelle efficienti sono poche, lo sappiamo, ma
sono poche anche le imprese che, anziché lamentarsi ed aspettare che altri si
diano carico dei loro problemi, si sono impegnate per farsi valere nel mondo
e ci riescono.
( da "Italia Oggi" del
05-12-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi
- Economia e Politica Numero 288, pag. 10 del 5/12/2007 Autore: on.
Simone Baldelli (Forza Italia) Visualizza la pagina in PDF
Lintervento Lassenteismo nel pubblico impiego non certo lunico problema del
nostro sistema, ma cercare in modo improbabile di minimizzarlo, o peggio
ancora di negarlo, ridicolo, e non aiuta affatto a svolgere un confronto
onesto e leale, che dovrebbe essere la premessa per affrontare e poi
risolvere concretamente un problema che riguarda da vicino la credibilit
dello stato e le tasche dei cittadini. Dal 19 luglio, in uninterrogazione
parlamentare sul caso degli arresti nella sanit a Perugia, in cui denunciavo
che nel pubblico impiego ci fosse un tasso di assenteismo tra il 12 e il 14
%, a fronte di un tasso nel privato tra il 4 e il 6%, ho chiesto al governo
quali iniziative avesse intenzione di intraprendere per ridurre in maniera
strutturale questo fenomeno. Neppure a dirlo: non mai giunta alcuna risposta.
Su questo fronte, cos come su tutto il meccanismo di valutazione e di premio
della produttivit nel pubblico impiego, il governo ha la grave
responsabilit di non aver incentivato la meritocrazia, e
di avere, invece, assecondato logiche di segno opposto, sia attraverso
interventi legislativi, come quelli della sanatoria dei cosiddetti precari, che
mortifica i diritti dei vincitori di concorso e degli idonei, sia attraverso
il rinnovo del contratto nazionale, che di fatto distribuisce soldi a pioggia
tra i dipendenti, vanificando lo sforzo di chi si impegna di pi, e non
tiene alta la guardia proprio sullassenteismo, come, successivamente, ebbero
a confermare ed a commentare anche illustri esperti, a partire dal professor
Ichino. Il caso di Perugia, spunto di quella interrogazione parlamentare, da
questo punto di vista, emblematico di come in Italia si affronti questo
genere di problemi: nessuna delle persone arrestate per assenteismo
fraudolento in quella inchiesta stata licenziata. Un altro caso emblematico
quello del comune di Roma, dove, per ammissione dellassessore al personale,
su 27 mila dipendenti, sono oltre 6 mila ogni giorno, per un motivo o per un
altro, a disertare lufficio. Quelli che, come il professor Ichino, ritengono
che per risolvere il problema si debba licenziare i dirigenti che non
riducono lassenteismo, dovrebbero prima proporre, forse, di rendere effettiva
per i dirigenti stessi la facolt di licenziare i dipendenti assenteisti e
quella di premiare effettivamente i pi produttivi, anche attraverso la
possibilit di intervento nelle cosiddette progressioni verticali, che oggi
sono sostanzialmente nelle mani dei sindacati. Gli ispettorati sono ridotti
allosso, le verifiche sulle assenze per malattie sono state rese facoltative
in diversi contratti, le procedure disciplinari sono lente, rigide e
farraginose: questi sono altri nodi da sciogliere se si vuole ridurre il
divario sempre pi ampio e sempre meno giusto che si va creando tra il mondo
del lavoro pubblico e quello privato. Ma questo, in un sistema pubblico
ultrasindacalizzato, in cui il governo si impegnato con il Memorandum a concertare
ogni virgola del proprio operato, appare solo come un vago miraggio. Un
miraggio di unItalia pi moderna ed efficiente che tutti, a parole, vogliono,
e che pochi, nei fatti si battono per costruire. Questo potrebbe e dovrebbe
essere uno dei grandi terreni di confronto politico da iscrivere nellagenda
del paese, a prescindere dalla legge elettorale, dalla data delle elezioni e
da chi le vincer. Un terreno su cui innescare, come dovrebbe accadere per le
liberalizzazioni, un meccanismo virtuoso di gioco al rialzo, di gara al
coraggio, e alla spinta riformista e riformatrice di segno liberale, della
quale ritengo davvero abbiamo un disperato bisogno.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
05-12-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data:
2007-12-05 - pag: 11 autore: Riconoscere il merito per combattere le caste
Pubblichiamo un estratto del discorso tenuto ieri da Luca Cordero di Montezemolo
all'Università Luiss di Roma. di Luca Cordero di Montezemolo U
n'istruzione e un'università imperniate sul riconoscimento del merito
e che diffondano la cultura del merito in tutta la società. Solo
così possiamo affrontare il cambiamento richiesto dalle sfide globali
e imboccare la strada della modernizzazione permanente. Altrimenti non si sta
fermi sulle posizioni conquistate faticosamente: si cade indietro. Solo
mettendo al centro il merito potremo vincere quella competizione per le idee
ed i talenti che è, e sarà la sfida di questo secolo. Contano e
conteranno sempre di più il capitale umano, le persone creative, le
idee, l'innovazione e la ricerca. E le persone vanno formate a questa
finalità. Blair in Gran Bretagna ha varato una riforma che premia le
università migliori con risorse aggiuntive, tolte a quelle peggiori. E
il meccanismo funziona: nelle graduatorie mondialidue università
europee spezzano il monopolio di quelle americane e sono entrambe inglesi;
cinque delle dieci migliori università europee sono britanniche. E da
noi? Oggi (ieri ndr.) escono ufficialmente i dati Ocse sulla valutazione
degli studenti quindicenni e sappiamo già che l'Italia, già
molto indietro nella graduatoria internazionale, è ancora peggiorata. Il
rapporto Pisa (Programme for International Student Assessment) fa
un'impietosa fotografia del livello di preparazione dei nostri studenti.
Siamotrail33 Úeil38Úposto, asecondadellema-terie, su 57 Paesi analizzati.
Risultati mortificanti di per se, ma ancora di più se pensiamo che
peggiorano rispetto alle precedenti rilevazioni. Vanno meglio di noi tutti i
Paesi del G7 e anche la maggioranza di quelli europei. E non potrà che
continuare così finché ogni sforzo di creare valutazione del merito e
meccanismi premiali viene regolarmente vanificato. Anche l'ultimo è
stato di fatto insabbiato: durante l'estate era stato raggiunto un accordo
nel Governo per destinare nel 2008 il 5% del fondo di finanziamento ordinario
dell'università agli atenei migliori, ma in Finanziaria è
rimasto solo un impegno privo di vere risorse. Nel frattempo l'Agenzia per la
valutazione è stata parcheggiata, si sono persi per strada i nuovi
meccanismi di reclutamento dei ricercatori e stiamo per assistere alla
consueta infornata di raccomandati. Vincono la spesa a pioggia, l'allergia alla meritocrazia,
l'università uguale per tutti ispirata a un falso solidarismo che in
realtà danneggia i più deboli,perché i più ricchi
possono sempre andare a studiare all'estero. In questo modo
l'università non sarà mai in grado di essere fonte di progresso
economico, sociale e civile. Perché il merito è segno di
civiltà oltre che di equità. Premiare chi merita significa
riconoscere le persone per quello che valgono, per il loro impegno e non per
la loro estrazione sociale. La nostra rimane invece una società
incentrata sulle caste, dove la mobilità sociale è bassissima,
dove i figli perpetuano il lavoro dei padri, dove c'è poco posto per i
giovani nelle posizioni di vertice della politica e delle professioni. Tra le
persone di 18-37 anni sei figli di operai su dieci fanno gli operai, una
quota che è addirittura in aumento rispetto alle generazioni
precedenti; mentre sette figli di professionisti, imprenditori, dirigenti
fanno i professionisti, imprenditori, dirigenti. Qualche segnale di
mobilità in più c'è nelle regioni del Nord. Ma non nel
resto del Paese. (...) Maggiore produttività, più meritocrazia sono vitali per una società
competitiva che vuole continuare a crescere. E sono fondamentali perché per i
giovani possano esserci prospettive e opportunità reali all'altezza
delle loro aspettative e delle loro capacità. Nella mia relazione di
maggio all'assemblea dissi che la gente sogna di vivere in un Paese migliore,
più prospero, più giusto e più funzionante, proiettato
nel futuro, ma ha paura del cambiamento e non sa neanche bene come chiamare
questo sogno. Io credo, come dissi allora, che la parola evocativa di questo
sogno è "merito", nel senso di premiare chi merita.
Attraverso il merito è possibile ristabilire il nesso,oggi perduto,
fra ciò che un individuo vale e fa e quello che riceve in cambio.
Questa è la via maestra che conduce a una società più
giusta. IL CONFRONTO TRA SISTEMI L'incentivazione degli atenei migliori
ideata da Blair funziona In Italia vince la spesa a pioggia e
l'università uguale per tutti, basata su un falso solidarismo.
( da "Corriere del
Veneto" del 05-12-2007)
Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: PRIMOPIANO -
data: 2007-12-05 num: - pag: 2 categoria: BREVI Assessore catechista nega il
bonus agli immigrati Il partito e la Chiesa lo riprendono: "Leso un
diritto" ROMANO D'EZZELINO (Vicenza) - Bonus scolastici negati agli
extracomunitari, è bufera sull'assessore-catechista. La decisione del
sindaco forzista di Romano d'Ezzelino Rossella Olivo ormai da qualche giorno
è al centro di furiose polemiche. Il provvedimento, già approvato
in Consiglio comunale, prevede un finanziamento di circa 500 euro agli
studenti meritevoli, indipendentemente dalle condizioni economiche. Unico
vincolo: essere cittadini comunitari. Quindi potranno accedere al bonus
bambini e ragazzi italiani, francesi, romeni, bulgari, rom, ma non gli
extracomunitari. Relatore in consiglio della delibera è stato
l'assessore dell'Udc Michele Sella, 28 anni, da 5 catechista nella Chiesa
parrocchiale di Romano d'Ezzelino. Cattolico convinto e praticante, Sella non
ha pensato solo un attimo che il provvedimento potesse contrastare
minimamente con il precetto evangelico di "accogliere i forestieri"
e ha difeso a spada tratta dagli attacchi dell'opposizione la delibera.
Opposizione che però non si è data per vinta. L'ex assessore ai
Servizi Sociali Giovanni Baron ha infatti spedito una lettera informativa al
vescovo di Padova Antonio Mattiazzo e al parroco di Romano capoluogo Tarcisio
Favaron. La prima bacchetta all'assessore- catechista arriva da un illustre
esponente del proprio partito: l'assessore regionale alle Politiche Sociali
Stefano Valdegamberi. "Non si può non essere contrari a
provvedimenti simili, l'integrazione passa anche attraverso il riconoscimento
del valore degli stranieri- commenta l'assessore Udc - Mi viene da dire che
la meritocrazia, come l'ignoranza, non ha limiti di
nazionalità ". Touché. Nonostante la solidarietà non
arrivi nemmeno dai compagni di partito, Sella si dice (con un po' di candore)
stupito e amareggiato di fronte alle polemiche. "Francamente non mi
aspettavo tutto questo polverone - ribatte - La delibera estende i bonus, che
fino alla settimana scorsa erano riservati solo agli italiani, anche ai
cittadini comunitari ". Escludere dagli incentivi economici
extracomunitari però non va contro gli insegnamenti della di Santa
Romana Chiesa? "Ai bambini del Catechismo non mi permetterei mai
d'insegnare qualcosa che esuli dal messaggio evangelico - afferma l'assessore
- Detto questo la sfera politica e quella religiosa vanno distinte e la delibera
è conforme alle leggi vigenti". Va prudente, ma non se la sente
di difendere Sella, nemmeno la Diocesi di Padova sotto la quale ricade il
territorio di Romano d'Ezzelino. "Non conosco il caso e quindi non
voglio entrare nel merito - commenta il vicario episcopale monsignor Franco
Costa - ciò che posso dire è che la Costituzione garantisce ai
minori stranieri residenti l'assistenza sanitaria e il diritto allo studio.
In virtù di questo, non si capisce perché si dovrebbero negare i bonus
gli extracomunitari". Un'altra tegola sulla giunta guidata da Rossella
Olivo arriva da Samira, una donna marocchina, madre di tre figli sposata con
un cuoco italiano. "Dal 2002 percepivo 1000 euro all'anno dal Comune per
mandare all'asilo due dei mie figli. Mio marito, che fa il cuoco, ha
mantenuto inalterato il suo reddito e io lo stesso racconta la donna- Gli
anni scorsi era sufficiente presentare un richiesta agli uffici competenti e
io lo facevo a nome di Mario Cavasin, mio marito. Quest'anno l'assessore al
Sociale David Cei ha voluto vedere di persona i richiedenti. Mi sono
presentata io e guarda caso la richiesta è stata respinta. Mi viene il
dubbio che il mio non essere italiana c'entri qualcosa". Alberto
Rodighiero Assessore Michele Sella Sindaco Rossella Olivo.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Nord Ovest)" del 05-12-2007)
Nord-Ovest sezione: ISTITUZIONI (con Cantiere leg
data: 2007-12-05 - pag: 15 autore: INTERVISTA Giovanni
Valotti Economista e direttore dell'Ocap "Più meritocrazia per riqualificare" "Negli ultimi anni le Regioni
hanno snellito gli organici, ma i risultati sono giunti per imposizione
dall'alto. è mancata, invece, una capacità di riformarsi
dall'interno per puntare a una maggiore efficienza". L'analisi
è di Giovanni Valotti, direttore dell'Ocap e docente di Economia delle
aziende e delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi di Milano. Professore,
Piemonte e Liguria hanno un numero di dirigenti regionali per abitanti
inferiore alla media. è un dato positivo o rischia di penalizzare nel
medio termine l'efficienza della macchina amministrativa? La strada
intrapresa è quella giusta: gli organici si possono ridurre, senza
penalizzare il servizio per gli utenti finali. Il percorso resta comunque
lungo: la Pa in generale, e le Regioni in particolare, non hanno bisogno di
troppi uomini, ma di professionisti qualificati ed efficienti. Un discorso,
il suo, che vale soprattutto per i nuovi. La realtà vede, però,
ai vertici delle Regioni soprattutto persone mature. è vero: molti
degli attuali dirigenti hanno svolto tutta la propria carriera professionale
all'interno della Pa,per cui manca la contaminazione di competenze che
un'alternanza di lavoro tra pubblico e privato può assicurare. Occorre
ripensare la formazione universitaria per creare una nuova classe dirigente,
in grado di superare l'eccesso di burocrazia che caratterizza ancora molte
regioni. Come si supera il problema? Nelle Regioni non c'è sufficiente
riconoscimento del merito. Prenda le retribuzioni da risultato: sono su
livelli molto contenuti e in alcuni casi inesistenti. Occorre accelerare sul
fronte delle retribuzioni variabili per attrarre competenze dal privato.
L.D.O. Direttore Ocap. Giovanni Valotti ROBERTO SORRENTINO.
( da "Corriere della
Sera" del 05-12-2007)
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere
- data: 2007-12-05 num: - pag: 45 categoria: BREVI Interventi e Repliche
L'incontro tra Berlusconi e Blair Contrariamente a quanto riportato a pagina
13 del Corriere di ieri, non c'è stata alcuna presenza estemporanea
della dottoressa Michela Vittoria Brambilla all'incontro tra il presidente
Silvio Berlusconi e Tony Blair. La dottoressa Brambilla era ad Arcore in
attesa dell'appuntamento successivo alla visita di Blair, previsto tra il
presidente Berlusconi e tutti i responsabili della Tv della Libertà e
del Giornale della Libertà. Luca d'Alessandro Capo
ufficio stampa FI Praticare un'iniezione di meritocrazia Con
la consueta chiarezza, Pietro Ichino ha invitato nuovamente il governo a
praticare "un'iniezione di meritocrazia nei
contratti collettivi e individuali" ( Corriere, 27 novembre). Ma, a
giudicare dalla posizione dei sindacati su questo versante, c'è poco
ahimè da aspettarsi. Di recente, il ministro Padoa-Schioppa ha
affermato che quella delle retribuzioni dei dipendenti pubblici è una
delle principali voci del bilancio statale. Ecco dunque che grandi progressi
si potrebbero conseguire se, da un lato, venissero premiati i meritevoli e,
dall'altro, severamente penalizzati i fannulloni o, come li chiama Ichino, i
nullafacenti. (Non è un mistero la penosa impressione che si offre di
alti ufficiali che si alternano sugli schermi televisivi al solo scopo di
leggere i bollettini meteorologici). Un buon passo in questa direzione
sarebbe quello di abolire definitivamente lo scorrere del tempo come metro di
misura per fare scattare gli avanzamenti di carriera e di grado e sostituirlo
finalmente con il merito. Ma, suppongo, sarà dura anche qui. Lorenzo
Milanesi, Milano Il simpatico comportamento del polpo Ho molto apprezzato
l'articolo di Danilo Mainardi "Il polpo si muove con il navigatore"
( Corriere, 13 novembre). Vorrei aggiungere, da quell'apneista dilettante che
sono, quello che la mia più che quarantennale esperienza di
osservatore del comportamento di Octopus vulgaris (Cuvier, 1798) mi
suggerisce. I polpi sono socievoli, giocherelloni (ho giocato con uno di loro
più volte a nascondino), amano essere accarezzati sulla testa,
riconoscono le persone e sono in grado di usare strumenti per procurarsi il
cibo: rompono le conchiglie utilizzando delle pietre. Rivolgo, pertanto, a
tutti gli amanti del mare l'invito a ucciderne di meno e osservarli di
più, specialmente nelle aree naturali marine protette, dove sono a
proprio agio. Sebastiano Caronni Orsenigo, Pavia Paperino e Topolino come
testimoni Ho letto sul Corriere di ieri che la Procura della repubblica di
Napoli ha citato a comparire come testimoni innanzi al tribunale di tale
città, in un processo per la contraffazione di giochi e adesivi con il
marchio di Topolino, i noti personaggi Disney di nome Topolino, Paperino e
altri. L'Ufficio notifiche di Milano ha poi notificato l'atto allo studio
legale milanese che rappresenta la Disney. è paradossale che nei vari
passaggi burocratici nessuno si sia accorto della bizzarria, ma data la
situazione della macchina giudiziaria, e poiché ovviamente i testimoni
convocati non si presenteranno, non mi meraviglierei se Topolino, Paperino e
compagni venissero condannati per mancata osservanza dell'atto di
comparizione. Giuseppe Federico, Milano.
( da "Libero" del
05-12-2007)
Prima pagina 05-12-2007 "Statali assenteisti ci
costano più di 14 miliardi" di LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO Un'istruzione
e un'università imperniate sul riconoscimento del merito e che
diffondano la cultura del merito in tutta la società. Solo così
possiamo affrontare il cambiamento richiesto dalle sfide globali e imboccare
la strada della modernizzazione permanente. Altrimenti non si sta fermi (...)
segue a pagina 13 LE CASTE IL MERITO ::: segue dalla prima LUCA CORDERO DI
MONTEZEMOLO IL DISCORSO Luca Cordero di Montezemolo. Ansa .p Attraverso il
merito è possibile ristabilire il nesso, oggi perduto, fra ciò
che un individuo vale e fa e quello che riceve in cambio. È la via
maestra che conduce a una società più giusta p Premiare chi
merita significa riconoscere le persone per il loro impegno e non per la loro
estrazione sociale. La nostra rimane invece una società incentrata
sulle caste (...) sulle posizioni conquistate faticosamente: si cade
indietro. Solo mettendo al centro il merito potremo vincere quella
competizione per le idee ed i talenti che è e sarà la sfida di
questo secolo. Contano e conteranno sempre di più il capitale umano,
le persone creative, le idee, l'innovazione e la ricerca. E le persone vanno
formate a questa finalità. Blair in Gran Bretagna ha varato una
riforma che premia le università migliori con risorse aggiuntive, tolte
a quelle peggiori. E il meccanismo funziona: nelle graduatorie mondiali due
università europee spezzano il monopolio di quelle americane e sono
entrambe inglesi; cinque delle dieci migliori università europee sono
britanniche. E da noi? Oggi escono ufficialmente i dati Ocse sulla
valutazione degli studenti quindicenni e sappiamo già che l'Italia,
già molto indietro nella graduatoria internazionale, è ancora
peggiorata. Il rapporto Pisa (Programme for International Student Assessment)
fa un'impietosa fotografia del livello di preparazione dei nostri studenti.
Siamo tra il 33° ed il 38° posto, a seconda delle materie, su 57 paesi
analizzati. Risultati mortificanti di per se, ma ancora di più se
pensiamo che peggiorano rispetto alle precedenti rilevazioni. Vanno meglio di
noi tutti i paesi del G7 e anche la maggioranza di quelli europei. E non
potrà che continuare così finché ogni sforzo di creare
valutazione del merito e meccanismi premiali viene regolarmente vanificato.
Anche l'ultimo è stato di fatto insabbiato: durante l'estate era stato
raggiunto un accordo nel governo per destinare nel 2008 il 5% del fondo di
finanziamento ordinario dell'università agli atenei migliori, ma in
Finanziaria è rimasto solo un impegno privo di vere risorse. Nel
frattempo l'Agenzia per la valutazione è stata parcheggiata, si sono
persi per strada i nuovi meccanismi di reclutamento dei ricercatori e stiamo
per assistere alla consueta infornata di raccomandati. Alla velocità
del più lento Vincono la spesa a pioggia, l'allergia
alla meritocrazia, l'università uguale per tutti ispirata a un falso
solidarismo che in realtà danneggia i più deboli, perché i
più ricchi possono sempre andare a studiare all'estero. In questo modo
l'università non sarà mai in grado di essere fonte di progresso
economico, sociale e civile. Perché il merito è segno di
civiltà oltre che di equità. Premiare chi merita significa
riconoscere le persone per quello che valgono, per il loro impegno e non per
la loro estrazione sociale. La nostra rimane invece una società
incentrata sulle caste, dove la mobilità sociale è bassissima,
dove i figli perpetuano il lavoro dei padri, dove c'è poco posto per i
giovani nelle posizioni di vertice della politica e delle professioni. Tra le
persone di 18-37 anni sei figli di operai su dieci fanno gli operai, una
quota che è addirittura in aumento rispetto alle generazioni
precedenti; mentre 7 figli di professionisti, imprenditori, dirigenti fanno i
professionisti, imprenditori, dirigenti. Qualche segnale di mobilità
in più c'è nelle regioni del Nord. Ma non nel resto del Paese.
In tutto il nostro Paese, anche nel settore privato e nell'industria,
c'è spazio per accrescere l'efficienza e aumentare la
produttività. Il livello della produttività nei diversi settori
dell'economia è nettamente inferiore, tra il 20% e il 25%, rispetto a
quella che si osserva nei Paesi nostri concor- renti europei. Aumentare la
produttività è l'unica strada per migliorare il livello delle
retribuzioni. Negli ultimi sei anni le retribuzioni reali sono salite più
della produttività: +0,7% all'anno nel manifatturiero contro una
diminuzione dello 0,6% all'anno della produttività. La
produttività è tornata a salire a partire dal 2006
nell'industria, ma ciò rischia di essere vano se non c'è uno
sforzo di tutto il Paese. L'efficienza della pubblica amministrazione
è il fulcro indispensabile per rilanciare lo sviluppo del Paese. Senza
una pubblica amministrazione efficiente non si potranno fornire servizi di
qualità alle imprese e ai cittadini, tempi certi della giustizia,
sostegno concreto ai redditi dei più deboli, un welfare moderno, una
scuola e un'università valutate e premiate in base al merito.
L'assenteismo è l'em blema dell'inefficienza e del cattivo
funzionamento della pubblica amministrazione, il fenomeno più evidente
e clamoroso. Compresi i giorni di ferie, l'assenteismo nel pubblico impiego
è infatti del 30% superiore rispetto alle grandi imprese industriali.
Azzerare le assenze diverse dalle ferie porterebbe a un risparmio di quasi un
punto di Pil, 14,1 miliardi: 8,3 negli enti centrali e 5,9 in quelli locali.
Portare la quota di assenze totali, comprese le ferie, al livello di quelle
nel settore privato darebbe un risparmio di 11,1 miliardi. E poi si
aggiungono i costi generati dalla bassa o nulla produttività di quella
parte di dipendenti pubblici (minoritaria ma non piccola) che svolge poco e
male la sua attività, pur essendo ufficialmente presente sul luogo di
lavoro. Tra ferie e permessi vari un pubblico dipendente è fuori
ufficio mediamente un giorno di lavoro su cinque. Tra i ministeri il top si
raggiunge al ministero della Difesa, con 65 giornate di assenza in un anno,
seguiti dal ministero dell'Economia e da quello dell'Ambiente, entrambi con
oltre 60 giorni. Altrettanto elevato è l'assentei smo nell'Agenzia delle
Entrate. All'In pdap si sfondano i 67 giorni. Negli enti locali spicca il
comune di Bolzano con 74 giorni di assenza all'anno, pari al 29% delle
giornate lavorative. Oltre 70 giorni anche il comune di La Spezia e la
provincia di Ascoli Piceno. Come si deve reagire? Occorre anzitutto tornare a
remunerare di più chi lavora di più, sia nel pubblico sia nel
privato. E sanzionare chi non produce pur essendo pagato per farlo. Nel
pubblico impiego serve poi una verifica oggettiva dell'impegno. Basta con
premi di risultato uguali per tutti! Guardate, nella pubblica amministrazione
così come in ogni parte della nostra società ci sono eccellenze
che dobbiamo far emergere. Persone straordinarie il cui entusiasmo viene ogni
giorno mortificato da un sistema che ha come obiettivo portare tutti alla
velocità del più lento. Produttività e aumenti Questi
sono gli argomenti che dobbiamo affrontare nel dialogo con i sindacati, se
vogliamo fare crescere di più il Paese e innalzare i salari dei
lavoratori. La riforma del metodo di contrattazione ha proprio questa
finalità: decidere gli aumenti delle retribuzioni in base alla
produttività là dove la produttività nasce, cioè
in azienda. Sono questioni che certamente interessano anche il governo ma in
primo luogo vanno affrontate tra le parti sociali. Non bisogna mai perdere di
vista quello che accade negli altri Paesi, osservare come si stanno muovendo
gli altri. Nel confronto internazionale l'orario di lavoro in Italia rimane
basso e in riduzione. È inferiore del 7,5% a quello del Regno Unito,
del 13% a quello della Spagna e del 16% a quello degli Stati Uniti. È
maggiore di quello che c'è in Francia e Germania, ma in entrambi
questi Paesi gli ultimi accordi sindacali e le politiche dei governi vanno
tutti in direzione di allungare l'orario di lavoro e di remunerare di
più i lavoratori. Maggiore produttività, più meritocrazia sono vitali per una società
competitiva che vuole continuare a crescere. E sono fondamentali perché per i
giovani possano esserci prospettive e opportunità reali all'altezza
delle loro aspettative e delle loro capacità. Nella mia relazione di
maggio all'assemblea dissi che la gente sogna di vivere in un paese migliore,
più prospero, più giusto e più funzionante, proiettato
nel futuro, ma ha paura del cambiamento e non sa neanche bene come chiamare
questo sogno. Io credo, come dissi allora, che la parola evocativa di questo
sogno è merito, nel senso di premiare chi merita. Attraverso il merito
è possibile ristabilire il nesso, oggi perduto, fra ciò che un
individuo vale e fa e quello che riceve in cambio. Questa è la via
maestra che conduce ad una società più giusta. Salvo per uso
personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza
autorizzazione.
( da "Tempo, Il" del
05-12-2007)
Giovanni Lombardo g.lombardo@iltempo.it Luca Cordero
di Montezemolo torna all'attacco. Il presidente di Confindustria mette nel
mirino gli statali: "L'assenteismo nel pubblico impiego costa all'Italia
un punto di Pil e cioè 14,1 miliardi di cui 8,3 miliardi negli enti
centrali e 5,9 in
quelli locali. Home Economia prec succ Contenuti correlati Ospedale,
Allegrini attacca Aloisio "La sanità sull'orlo del
fallimento" Ospedale, Allegrini attacca Aloisio "La sanità
sull'orlo del fallimento" Ospedale An attacca "Spese folli"
Calamante attacca "Comportamento grave e ingiustificabile"
Aeroporto, Caligiore attacca: e ora Scalia si dimetta Dini attacca la
sinistra: "Sta subendo una grande sconfitta" Un fenomeno che
è l'emblema dell'inefficenza della pubblica amministrazione". La
dura accusa è arrivata in occasione dell'inaugurazione dell'anno
accademico della Luiss. Ma i sindacati non ci stanno e contestano, oltre che
i modi, anche i dati "sbagliati e fuorvianti" forniti dal leader
degli industriali. Critiche anche dal governo. Il ministro della
Solidarietà sociale, Paolo Ferrero incalza: "Il vero scandalo
sono gli stipendi record dei manager". Montezemolo critica anche gli
atenei dove, a suo giudizio, vincono la spesa a pioggia e l'allergia alla meritocrazia. Pronta la replica
del ministro dell'Università e della Ricerca scientifica, Fabio Mussi:
"Parla di cose che non conosce. Io parlo con prudenza delle Ferrari, lui
faccia lo stesso con gli atenei". Tornando al pubblico impiego,
Montezemolo sostiene che "senza una pubblica amministrazione efficiente
non c'e rilancio per il Paese. E i numeri parlano chiaro:
"l'assenteismo nel pubblico impiego è del 30% superiore rispetto
a quello che si registra nelle grandi imprese industriali". I
"fannulloni" tanto spesso evocati in questi anni da politici ed
economisti, tornano sul banco degli imputati. "Ricorrere all'iperbole
per fare sensazione è sbagliato perché così si offende anche
chi lavora", dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Ma Montezemolo
legge un vero e proprio elenco di super assenteisti davanti alla folta platea
di studenti, economisti, riceratori e alla presenza del Governatore di
Bankitalia, Mario Draghi. In pole position c'è il ministero della
Difesa con 65 giornate di assenza in un anno, seguito da quello dell'Economia
e da quello dell'Ambiente che mediamente totalizzano oltre 60 giorni. Non
brilla neppure l'Agenzia delle entrate con 60 giorni di assenza in un anno
mentre tra gli enti di previdenza è l'Inpdap a conquistare il podio
sfondando quota 67. E ce n'è anche per gli enti locali: il comune di
Bolzano registra 74 giorni di assenza all'anno, pari al 29% delle giornate
lavorative, denuncia ancora Montezemolo che addita anche gli esempi del
comune di La Spezia e la Provincia di Ascoli Piceno con oltre 70 giorni.
Cifre che però raccolgono le critiche della Cgil. "L'assenteismo
va combattuto - dice il leader della confederazione di Corso Italia,
Guglielmo Epifani - Il sindacato è pronto, il governo si muova e
Confindustria, invece di parlare e basta, cooperi a questo obiettivo".
Per il leader della Uil, Luigi Angeletti "Montezemolo si dovrebbe
preoccupare più del fatto che i salari dei lavoratori italiani sono
bassi". 05/12/2007.
( da "Nazione, La (La
Spezia)" del 05-12-2007)
IL CASO L'ASSESSORE PAITA: "I SERVIZI FUNZIONANO
E IL MUNICIPIO NON E' DESERTO" Comunali assenteisti, le bacchettate di
Montezemolo IL PRESIDENTE di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo ha
affibbiato ieri al Comune della Spezia un record nazionale poco invidiabile:
quello del maggior assenteismo dei dipendenti. Come riferiamo nelle pagine
nazionali del giornale. La risposta dell'amministrazione non si è
fatta attendere. "Sono rimasta sorpresa ? replica l'assessore al personale
Raffaella Paita ? perchè non ho la sensazione di operare in un Comune
deserto. Sicuramente nel dato complessivo incidono fattori quali i permessi
di natura familiare, riferito in particolar modo alla presenza di una elevata
popolazione anziana. anche la gestione diretta di alcuni servizi come ad
esempio scuole e nidi incide nell'ambito di permessi per maternità.
Tutti fattori che analizzeremo nei prossimi giorni con maggiore
approfondimento". La Paita ritiene le affermazioni di Montezemolo una
lettura semplicistica del fenomeno ("La Spezia tra l'altro svetta in
altre classifiche come l'organizzazione dei servizi e le poche assenze dei
dipendenti per malattia"). E ricorda la battaglia avviata dal Comune sui
principi della meritocrazia e dell'efficienza. -
-->.
Articoli dal 23 al 28 novembre 2007
FACOLTA'
OCCUPATA per protesta. Ieri presso l'ala universitaria del Pol
( da "Resto del Carlino, Il
(Modena)" del 23-11-2007)
Lettere @
( da "Corriere del Veneto"
del 23-11-2007)
Meritocrazia
in arrivo nei Tribunali ( da "Corriere della Sera" del
23-11-2007)
Scuola e
riforme Storia di fallimenti ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
23-11-2007)
Laureata
con lode ma disoccupata da 3 anni ( da "Settegiorni (Rho)" del
23-11-2007)
SOCIALISTI,
A MATERA LE PRIMARIE DELLE IDEE ( da "Basilicanet.it" del 24-11-2007)
CESENA - Si
costituisce il ''Gruppo della Libertà''
( da "RomagnaOggi.it"
del 24-11-2007)
I
finanziamenti della discordia ( da "AprileOnline.info" del
24-11-2007)
Sorpresa, i
giovani scoprono la politica - raffaele bonaccorso
( da "Trentino"
del 25-11-2007)
Slitta di
un anno la riforma della scuola dell'assessora Annamaria Miraglia
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 25-11-2007)
'talento e
meritocrazia' ( da "Gazzetta di Modena,La" del
26-11-2007)
Sei troppo
bravo. E Storti mi cacciò ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)
La grande
fuga delle multinazionali ( da "Corriere Adriatico" del
26-11-2007)
La buona
politica non ama ipocrisie ( da "Italia Oggi" del
27-11-2007)
Come nel
calcio anche all'università esistono serie A e B dei laureati?
( da "Gazzetta del Sud"
del 27-11-2007)
La
"privata" vista da vicino ( da "Messaggero Veneto, Il" del
27-11-2007)
IL MERITO E
IL SALARIO ( da "Corriere della Sera" del
27-11-2007)
Per
l'istruzione al Sud 4,2 miliardi ( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-11-2007)
Università:
bilancio inrosso. E Agraria non trasloca Rimandata l'operazione da 35 milioni
di euro perla nuova facoltà. La Finanza andrà nell'ex caserma
sui lungarni ( da "Nazione, La (Firenze)" del
27-11-2007)
Castelli: 'Basta
con le ingerenze I politici si arrendano'
( da "Resto del Carlino, Il
(Ancona)" del 27-11-2007)
"Primari,
da oggi stop alle spintarelle" ( da "Corriere Adriatico" del
27-11-2007)
I PARADOSSI
DEL TALENTO ( da "Corriere di Bologna" del
28-11-2007)
Il
riformismo del nuovo millennio ( da "Avanti!" del
28-11-2007)
Articoli
( da "Resto del
Carlino, Il (Modena)" del 23-11-2007)
Iclinico i giovani medici si sono riuniti nella hall
del centro didattico, concentrandosi davanti all'ingresso della presidenza di
Medicina e Chirurgia. E' stato Gabriele Romani, a nome della
Federspecializzandi, organizzazione che tutela i frequentatori delle scuole
di specialità sanitarie, ad annunciare la manifestazione e a riferire
di aver ottenuto la solidarietà del preside, professor Aldo Tomasi
(nella foto) al quale sono stati illustrati i motivi della contestazione.
"PROTESTIAMO perchè quest' anno il ministro Mussi vorrebbe
fissare a gennaio il calendario delle prove di ammissione alle scuole ?
spiega il dottor Romani, che è in pista per entrare a Urologia ?
consideriamo che la scelta della data è quantomai infelice,
poichè taglia fuori dal concorso i medici che sono in pari e che
stanno portando a termine il tirocinio. Non sappiamo perchè il
calendario sia stato fissato in questo modo, non ha senso. Rimarrebbero fuori
tanti posti liberi". LA CONTESTAZIONE una volta registrata la
comprensione del preside è rientrata, salvo tornare alla ribalta nei
prossimi giorni se i dimostranti, che si sono riuniti in assemblea, non
otterranno al più presto quanto richiesto. Il movimento è
presente in tutta italia. e fa riferimento al sito web www.specializzandi.org
mentre analoghe manifestazioni che riguardano i corsi di specializzazione in
materie medico chirurgiche si tengono a Roma, Milano e in tanti altri atenei
d'Italia. "IL MINISTRO sta per firmare il decreto che istituisce i bandi
di concorso ma con la scusa di dare certezze sulle date si determinerà
una gravissima ingiustizia nei confronti dei giovani medici che si sono laureati
nelle sessioni di luglio e ottobre ? spiegano i camici bianchi ? in quanto
conseguiranno l'abilitazione alla professione nel mese di febbraio. Il
ministro Mussi in nome della coerenza e meritocrazia
? affermano ironicamente i promotori dell' occupazione ? ha deciso di
premiare i neo-laureati con un esame di accesso a cui i più
meritevoli, ovvero i laureati in corso, non potranno partecipare. Chiediamo
che al fine di evitare l'enorme confusione che si è verificata solo
pochi mesi fa il bando venga emanato a gennaio, con concorso a marzo.
Riteniamo che quanto sta accadendo sia dovuto alla non conoscenza, da parte
di chi legifera, del percorso che porta un giovane laureato a immettersi nel
mondo del lavoro e sia il risultato di pressioni politiche". Alessandro
Malpelo - -->.
( da "Corriere del
Veneto" del 23-11-2007)
Corriere del Veneto - VERONA - sezione: NOTTEEGIORNO -
data: 2007-11-23 num: - pag: 21 categoria: BREVI Lettere @ E-mail:
corrierediverona@corriereveneto.it Fax: 045 8030137 Infrastrutture
"Sì" al traforo Il Comitato centro storico, certo di
interpretare anche la volontà della stragrande maggioranza dei
veronesi, è favorevole alla realizzazione della galleria sotto le
Torricelle perchè gli amministratori locali, da molti anni,
caldeggiano la realizzazione di questa opera pubblica di fondamentale
interesse. Già più di 20 anni addietro i professionisti
prevedevano il collegamento della Valpantena con la Valpolicella con la galleria
sotto le Torricelle che il Prg indicava come circonvallazione nord. Ora che
l'attuale amministratore comunale si è impegnato di realizzarla la
gente è rimasta stupita nel vedere una manifestazione di ecologisti a
osteggiare la sua realizzazione. Si tratta di un'opera che interessa i
residenti di Veronetta e le migliaia di cittadini obbligati a fare lunghe
code per attraversare con la loro macchina la parte nord della città.
In realtà questa opera va a completare l'anello attorno alla città
agevolando e razionalizzando il traffico in tutti i sensi. Per quanto
riguarda le ragioni avanzate dagli ecologisti contro la galleria sono
sorprendenti: non si può pensare che la galleria possa deturpare
più di quanto non facciano le code di macchine che intasano Veronetta
e la strada delle Torricelle, che è così trafficata che gli
alberi stanno morendo. Per fare funzionare una città come Verona si
richiedono una quantità di interventi su cui siamo abbastanza in
ritardo. Il traforo è uno di questi interventi che è indispensabile
per migliorare la qualità della vita. Ugo Soldà presidente
Comitato centro storico Antonio Padoan vicepresidente Comitato centro storico
Carriere Meriti e meritocrazia Leggo che anche in
Vaticano arriva la meritocrazia. E' quanto hanno
stabilito i vertici della Santa Sede in una riunione cui hanno partecipato i
capi dicastero e i responsabili di diversi organismi collegati. Se anche il
Vaticano sta pensando di risolvere questo vecchio problema, chissà
cosa faranno i nostri politici che stanno copiando sistemi tedeschi, inglesi,
spagnoli, francesi ad ogni piè sospinto e per le più svariate
occasioni. Le parole "merito" e "meritocrazia"
sono state tra le più utilizzate anche al recente congresso dei
Democratici di Sinistra ma poi vengo a sapere che il sindacato sta
allegramente firmando accordi per favorire l'esodo dei dipendenti a seguito
delle mega-fusioni bancarie e che questi accordi prevedono che la risoluzione
del rapporto di lavoro del dipendente sia condizionata all'assunzione del
figlio del dipendente in uscita. Boh. Potenza delle parole fini a se stesse o
accordi di comodo ? Molti altri poi identificano il problema dei
"baroni" universitari italiani come flagello
dell'università, origine dei "cervelli in fuga" e mera
questione di nepotismo, non sapendo che in Italia Baroni si nasce e non si
diventa, alla Totò insomma. Non credo quindi al Partito Democratico,
in cui persino all'interno i meriti sono decisi da una oligarchia e sotto la
conveniente etichetta di meritocrazia si ripetono
vecchi vizi corporativi; ma non credo neppure alle strombazzate vaticane, per
le quali staremo a vedere. Semmai funzionasse per davvero potremo copiare
senza allontanarci troppo da Roma, cosa molto gradita a tutti i nostri
politicanti eroi. Umberto Brusco Bardolino.
( da "Corriere della
Sera" del 23-11-2007)
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2007-11-23 num: - pag: 23 categoria: REDAZIONALE
Scelta dei capi Meritocrazia in arrivo nei Tribunali ROMA - I capi degli
uffici giudiziari verranno scelti in base al merito e all'attitudine e non
più per anzianità. Lo stabilisce una risoluzione del Consiglio
superiore della magistratura (contrario Anedda, An; astenuto Saponara,
FI) che avrà come effetto uno svecchiamento ai vertici delle procure e
dei tribunali. Oggi, l'età dei "capi" oscilla tra i 67 e i
68 anni ma presto la media si dovrebbe abbassare di almeno 10 anni. Altro
effetto, precisa Ezia Maccora, presidente della V commissione del Csm,
"sarà l'allargamento della platea" dei concorrenti. Per il
prossimo concorso (154 direttivi) si sono fatti avanti 1.200 magistrati con
7.800 domande. D.Mart.
( da "Giornale di
Vicenza.it, Il" del 23-11-2007)
LIBRI /1. UN LUCIDO SAGGIO DI ADOLFO SCOTTO DI LUZIO
Scuola e riforme Storia di fallimenti Cambiare le superiori: quanti tentativi
inutili Paolo Vidali La scuola degli
italiani di Adolfo Scotto Di Luzio (Il Mulino 2007, pagg. 423, euro 25)
è un libro impegnativo. Non solo per il problema che affronta, ma
soprattutto per le risposte che dà e per quelle che mostra di non
poter dare. Scotto Di Luzio insegue, nella storia italiana dall'Unità
ad oggi, le diverse idee di scuola che si sono
succedute, leggendole attraverso i progetti di riforma
e i loro fallimenti. La tesi del libro ruota, infatti, attorno al principale
di questi fallimenti, quello della riforma delle
superiori, concentrandosi sul suo snodo principale: il liceo classico. Il
liceo classico, secondo la borghesia ottocentesca che l'ha partorito,
è il luogo di formazione dell'individuo, "tempo dell'adolescenza
e della decifrazione interiore, del lavoro che ognuno fa scavando in
profondità su se stesso": è "una scuola
della solitudine e dei linguaggi dell'individuo". È così
per il liceo pensato da Casati nel 1859, ma è
ancora così per la riforma di Gentile del 1923. In entrambi i casi
il liceo "è una scuola che fa della solitudine
l'occasione per sottrarsi alla pressione uniformante dei linguaggi
pubblici". Tesi problematica per chi, come la mia generazione di
cinquantenni, ha vissuto il liceo come il luogo della formazione alla coscienza
sociale, come il primo vagito di una coscienza politica. Tra l'altro,
non è proprio Gentile che inserisce la riforma della
scuola superiore nel quadro della società di massa plasmata dal
fascismo? Sembra una contraddizione, ma proprio qui sta uno dei meriti del
libro di Scotto Di Luzio. Egli mostra come il progetto fascista di inglobare
l'individuo nella collettività si svolga contro Gentile, non grazie a
lui. Infatti il progetto di riforma gentiliana viene
trasformato dal sistema fascista e in questo viene alla luce un primo,
fatale, tradimento. Quello che ogni cultura di massa fa di una formazione che
si incentra su un'idea individuale di uomo. Fascismo, comunismo, cattolicesimo
privilegiano lo stato, la classe, la comunità, e tutti offuscano l'Io,
fino a dissolverlo. Per questo anche la politica dell'Italia democratica, con
le sue ideologie contrapposte, trova l'accordo solo per una riforma della scuola media. Dc e Pci condividono il
bisogno di superare la disparità sociale. Ma questo non basta per
affermare un nuovo modello di uomo. Non è un caso che il sistema
politico dell'Italia repubblicana tenti a più riprese una riforma delle superiori, ma fallisca sempre. Da Gonella (1951)
a Berlinguer (2000) alla Moratti (2003) la proposta di un progetto di scuola superiore non trova il consenso necessario: manca
un'idea condivisa del tipo di formazione che si vuole produrre. O meglio la
formazione liceale si mostra incapace di adattarsi alla società di
massa, a quella in cui contano la collettività, la comunità,
l'appartenenza di classe. Il percorso di formazione tecnica e professionale
trova una sua strada, anche perché è più facile definire un'identità
attraverso il lavoro. È in difficoltà la formazione superiore,
sospesa in una terra di nessuno che dura da cinquant'anni e che trascina
nella sua incertezza anche il sistema della formazione universitaria, con i
suoi 3029 corsi di laurea e 104.000 insegnamenti (dati 2004): una ricchezza
di opportunità che mostra la povertà di una sintesi. Resta da
chiedersi, alla fine di questo libro colto e documentato, se non sia il caso
di superare anche le categorie tradizionali su cui, pure, esso è
costruito. Veramente la nostra è una società di massa o non
è piuttosto una massa di individui? Veramente viviamo nell'epoca della
collettività che annulla l'io o, piuttosto, non siamo nel tempo in cui
i confini dell'io sono fin troppo affermati per comprendere la
complessità del nostro mondo? Non si deve forse cercare un nuovo
modello culturale per il XXI secolo, partendo dalla nostra tradizione, ma
anche sapendola dimenticare? Veramente il progresso scientifico, lo sviluppo
tecnologico, l'allargamento degli orizzonti linguistici e culturali, la
globalizzazione dei mercati e delle coscienze non sono sfide sufficienti per
elaborare un'idea di uomo contemporaneo di cui il liceo, o qualcos'altro, sia
la formazione? Il libro si ferma su una sconsolata incapacità a dare
risposte a queste sfide. Resta il sospetto che gli strumenti usati finora per
cercarle siano insufficienti. Ma appunto questa è la sfida
intellettuale che viene prima, ben prima, di una riforma.
( da "Settegiorni
(Rho)" del 23-11-2007)
LAVORO La richiesta di "raccomandazione" da
parte di una giovane al presidente Napolitano LAUREATA CON LODE MA
DISOCCUPATA DA 3 ANNI "Caro presidente Napolitano, sono una ragazza di
ventisette anni, laureata da tre, e le scrivo questa lettera per chiederle
una raccomandazione. Da quando ho concluso i miei studi universitari sono
all'incessante ricerca di un lavoro ma ho potuto tristemente constatare che
nel nostro Paese è quasi impossibile entrare nel mondo lavorativo
unicamente per le proprie capacità e per la preparazione di cui si
dispone. Mi sono sempre battuta per affermare quelli che ritenevo e ritengo i giusti diritti e per la meritocrazia,
rifiutando compromessi e scorciatoie che andassero in altre direzioni, seppur
più convenienti. Ho avuto qualche occasione per scavalcare selezioni e
graduatorie ma, volendo confidare unicamente in me stessa e nel mio
curriculum di tutto rispetto, ho sempre optato per la correttezza che mi
è stata insegnata e che è parte integrante di me. Ora,
però, ho l'assoluto bisogno di avere uno stipendio con cui mantenermi
e, dato che non vivo esclusivamente d'aria e di ideali, devo prendere atto
della realtà e cercare la mia strada che mi porta dritta dritta a lei.
Le confesso che è, a dir poco, sconcertante assistere giornalmente a
dibattiti politici e schermaglie in Parlamento sulla durata del governo
Prodi, su compravendite di senatori, nuove pseudo-alleanze e dichiarazioni al
vetriolo di leader delegittimati. Il tutto condito ad arte con le armi di
distrazione di massa che rispondono di volta in volta al nome di
"delitto di Cogne", "caso di Garlasco" e ultimamente
"omicidio di Perugia". Posso dire che, nonostante una mia
collaudata capacità di fare zapping affinata con gli anni, non riesco
a sfuggire da plastici e ricostruzioni minuziose (oltre che da commenti
qualunquisti) che mi rendono informatissima, mio malgrado, su tracce ematiche
su pedali di biciclette, pentolini e coltelli. Politica e informazione non
sono mai stati così lontani da me e dalle mie effettive esigenze. In
primis, trovare un lavoro. Nelle rare occasioni, poi, in cui si cerca di
affrontare il tema della disoccupazione giovanile ci si concentra
esclusivamente sulla precarietà del lavoro, intesa come durata
dell'impiego. Quando si parlerà anche dell'accesso al mondo lavorativo
che al giorno d'oggi è impossibile? Con una laurea in Lettere con
votazione di 110/110 con lode, due master e diversi stage all'attivo sono
disoccupata da tre anni, non certo per una mia mancanza di iniziativa,
sacrificio e determinazione. Le porte per me sono chiuse per due motivi,
paradossalmente opposti: primo, sono troppo titolata e la busta paga che mi
spetterebbe sarebbe un onere eccessivo per un datore di lavoro che mi assumesse
per un primo impiego; secondo, non ho abbastanza esperienza. Se non fosse una
situazione pesante, non dovessi fare i conti a fine mese con il pagamento di
un affitto e con la necessità di chiedere ancora a mia madre di
mantenermi, troverei il tutto addirittura divertente. Un non-sense
all'italiana. Come uscire dal tunnel dei "bamboccioni per scelta
altrui"? Vista l'innata sensibilità del ministro Padoa Schioppa
forse mi sarei potuta rivolgere a lui ma temevo che con venti euro e un'allegra
pacca sulla spalla mi avrebbe spronato a cercare una soluzione da sola.
Quindi mi rivolgo a lei e le chiedo pubblicamente di raccomandarmi, allegando
il mio curriculum cosicchè possa sapere qualcosa in più su di
me. La ringrazio anticipatamente per la "grazia" che spero mi
concederà e le invio i miei saluti. In fede". Articolo pubblicato
il 23/11/07 Lidia Mancini.
( da "Basilicanet.it" del
24-11-2007)
11.51.15 [Basilicata] Domani 25 Novembre 2007, alle
ore 17:00, presso l'Hotel S. Domenico a Matera, si terrà un incontro
organizzato dalla Federazione dei Giovani Socialisti sul tema "Riforme,
equità, meritocrazia: il nuovo corso socialista". All'assemblea
parteciperà l'On. Giacomo Mancini, parlamentare socialista e membro
della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della
criminalità organizzata mafiosa o similare. "I relatori saranno
tutti giovani con età inferiore ai 30 anni provenienti dalle varie
organizzazioni socialiste e dalla società civile, a
dimostrazione che, a differenza degli altri partiti, ai giovani viene
riconosciuto un ruolo attivo, propositivo e determinante nella
attività politica di partito riconoscendogli la massima libertà
di espressione e di proposta. "L'appuntamento rientra nell'ambito
dell'iniziativa "Primarie delle idee" promossa dal Partito
Socialista su scala nazionale e regionale per porre alle basi del nuovo
partito un programma di temi concreti come le riforme istituzionali, il
welfare, lo statuto regionale, la riforma del lavoro, la riforma
dell'università e del mondo della ricerca, le politiche industriali,
l'ambiente e l'energia, le infrastrutture". (bas - 04).
( da "RomagnaOggi.it" del
24-11-2007)
Sei in news/Cesena, data 24.11.2007, orario 12:12.
CESENA - Si costituisce il ''Gruppo della Libertà'' CESENA - I quattro
consiglieri comunali del Gruppo di Forza Italia, Luca Mancini, Stefano
Angeli, Giampiero Biondi ed Antonella Celletti, hanno costituito un nuovo
Gruppo che prenderà il nome di “Gruppo della Libertà”. “Da
mesi, – hanno spiegato i consiglieri – sia a livello nazionale che locale, si
sta lavorando nella direzione di dare vita ad un nuovo grande soggetto
politico che si apra alla società in senso lato e che accolga ed
interpreti le istanze della gente. Dopo lo straordinario successo popolare
della campagna di raccolta firme 'per tornare a votare', dello scorso fine
settimana, il Presidente Berlusconi, a San Babila, raccogliendo il messaggio
dei milioni di firmatari, ha rivoluzionato lo scenario politico italiano ed
ha sancito di fatto la nascita di questa nuova formazione, che raccoglierà
tanti soggetti del mondo politico, associazioni, movimenti e soprattutto
persone, ed in particolare giovani, che, pur non essendosi mai impegnate in
politica o nelle Istituzioni, intendono oggi dare il loro contributo per
rimettere in piedi il nostro Paese”. “Questo non vuol dire un distacco, un
taglio netto da Forza Italia, anzi il contrario. – affermano ancora i
consiglieri – Noi siamo gli esploratori, l'avanguardia di un flusso in
movimento verso il futuro. Forza Italia è la nostra casa di origine,
oggi, insieme a tanti, cerchiamo di fondare una casa più grande, dove
trovino collocazione ancora più amici che concordino con i nostri
principi fondanti: il rispetto delle regole e delle libertà, gli
ideali della nostra tradizione, la tutela della famiglia e della vita, la
sicurezza e la difesa della nostra identità, ma
anche un recupero della meritocrazia e del contatto
diretto con le persone in politica, come nelle Istituzioni. Crediamo infatti
che debba essere colmato quella sorta di baratro che si è frapposto
fra la politica e le Istituzioni e la società civile, che si sente
delusa nelle aspettative ed inascoltata nelle legittime richieste. La
risposta a questa situazione non sono l'antipolitica o il qualunquismo, ma il
recupero della vera politica da parte di soggetti sempre più numerosi.
Questo il principale obiettivo del nuovo soggetto politico di cui noi siamo
orgogliosi di fare parte”.
( da "AprileOnline.info" del
24-11-2007)
Carlo Patrignani, 24 novembre 2007 Ricerca Si accende
la polemica dopo la dichiarazione del Ministro Livia Turco sulrila presunta
"guerra tra bande", alla quale in particolare risponde l'Istituto
per la ricerca sul cancro di Genova. E rimane aperto anche il caso-Garaci,
che divide i rappresentanti di categoria all'Istituto Superiore di
Sanità. Martedì il nuovo direttore generale, Monica Bettoni
Brandanti Ma quale guerra per bande! Il Ministro della Salute, Livia Turco, cui
riconosco sensibilità e attenzione, fa un'affermazione,
"vergognosa guerra per bande", offensiva: è triste che
l'Italia non abbia ancora l'unico sistema, universalmente ammesso, di
finanziamento della ricerca, la peer review', basata su trasparenza e meritocrazia, e che a tale esigenza si risponda con guerra
per bande', o tra poteri accademici. E' stupito il direttore del laboratorio
di medicina rigenerativa dell'Istituto per la ricerca sul cancro di Genova, Ranieri
Cancedda, che con Elena Cattaneo e Paolo Bianco, ha chiesto alla Turco
chiarimenti sulla distribuzione dei finanziamenti gestiti dall'Istituto
Superiore di Sanità per la ricerca sulle tanto dibattute cellule
staminali. Finanziamenti che è dal 2001 che seguono percorsi poco
chiari e trasparenti: concessi dall'alto al basso, secondo il top down',
cioè quasi ad personam, senza controlli ed in assenza di rigorose
procedure. "Hanno ragione da vendere i colleghi: non c'è alcun
dubbio che per far correttamente le cose il sistema migliore è la peer
review e non già il top-down", afferma il genetista Edoardo
Boncinelli, riferendosi al metodo in voga in Italia e sui quali è
intervenuta la rivista internazionale Nature' con un editoriale dedicato alla
gestione dell'Iss ed alla "scienza ai maccheroni". Boncinelli
è uno dei maggiori scienziati italiani, al quale abbiamo chiesto cosa
ne pensa della vergognosa guerra per bande. "Non è importante -
risponde il genetista - l'importante è stare dalla parte giusta, quella
degli scienziati e ricercatori, di chi fa effettivamente la ricerca".
Dunque, siamo un Paese indietro come dice Nature? "Siamo un Paese ancora
troppo clientelare, dove il clientelismo impera indisturbato - conclude -
l'Italia dovrebbe provincializzarsi". E alla domanda se la politica
dovrebbe non occupare e non invadere campi non suoi, come la ricerca
scientifica, lo scienziato ritiene che "il Ministro ha sanato, a quanto
pare, la piaga dell'assegnazione dei fondi senza alcuna procedura di bando pubblico,
e quando smentisce che siano già stati assegnati fondi per la ricerca
senza ricorrere a bando pubblico non puo' che farci piacere". Dunque,
"se alla Turco va riconosciuto il merito e il coraggio di aver cambiato
registro con l'introduzione del bando pubblico e di una commissione di
referee esterni - prosegue - forse la nostra iniziativa non è stata
inutile e, con altrettanta sincerità, non possiamo che restare
sorpresi dalla sua affermazione: non è una vergognosa guerra per
bande' la nostra richiesta di fare ciò che il Ministro stesso ora
riconosce necessario fare". Secondo le assicurazioni del Ministro
potranno concorrere per l'assegnazione dei fondi (pari a 8 e non 3 milioni di
euro), solo i destinatari istituzionali, ossia le Regioni e gli Istituti di ricerca:
neanche un euro a singole persone, come avvenuto in passato. "E non deve
accadere che chi far parte della Commissione che valuta i progetti da
finanziare - avverte Cancedda - sia contemporaneamente autore, esaminatore e
finanziatore dello stesso progetto". Eccola la "scienza dei
maccheroni" di cui parla Nature e che va soppressa. "Quanto detto
dal Ministro su bando pubblico e commissione di referee esterni va bene:
è un bel risultato", conclude Cancedda che però di per se
non chiude la polemica: i tre ricercatori ci tengono a dire che loro non
hanno nulla di personale verso Enrico Garaci, riconfermato dalla Turco per la
terza volta alla guida dell'Istituto Superiore di Sanità; semmai sono
da cambiare ed innovare le modalità di scelta, come fatto il Ministro
dell'Università e Ricerca, Fabio Mussi, che per il rinnovo della
Presidenza del Cnr, ha affidato ad un nucleo di 12 esperti nazionali ed
internazionali (dei quali non ci conosce il nome), il compito di comporre una
rosa' di candidati da cui sceglierà il Presidente. "Avremmo
preferito un rinnovamento all'Iss: come del resto sta facendo Mussi per il
Cnr", nota Gianna Cioni, segretario nazionale della Flc-Cgil.
Rinnovamento non soltanto della Presidenza ma anche, come emerso dalla Conferenza
di Produzione, "delle strutture interne, con la creazione di un nuovo
organismo, il Consiglio Scientifico', per una maggiore democrazia e
partecipazione alla gestione dell'ente". Un po' diversa la posizione
delle Rdb, il sindacato di base. "Per noi la gestione-Garaci del
personale è positiva, sia per quanto riguarda i dipendenti a tempo
indeterminato' che per i precari: la condizione di lavoro è migliorata
rispetto alle passate gestioni", sostiene Claudio Argentini delle Rdb.
Poi ci sono le assunzioni dei tempo determinato' (195 tra ricercatori,
tecnici, personale amministrativo e operativo), che "derivano dalle
nostre lotte per la stabilizzazione dei precari", precisa Argentini.
Ciò e stato ottenuto anche grazie, aggiunge, "all'opera del Ministero
della Salute e del Presidente dell'Iss". Sulle critiche alla gestione
dei fondi per la ricerca mosse a Garaci da Nature' e dai tre ricercatori,
Cattaneo, Bianco e Cancedda, Argentini commenta: "La gestione dei fondi
è da criticare in tutti gli enti di ricerca, i pochi fondi dappertutto
vengono gestiti in maniera clientelare, per cui la critica a Garaci -
conclude Argentini - va estesa a tutto il mondo della ricerca". Se una
decina tra ricercatori ed amministrativi, prima firmataria la ricercatrice
precaria, Lucia Gabriele, hanno chiesto al Ministro della Salute, con una
lettera, la riconferma di Garaci, "importante per l'Istituto che ha
bisogno di stabilità e continuità per continuare a svolgere i
delicati compiti di ricerca", un altro gruppo più numeroso di
ricercatori, amministrativi e tecnici, vuole "un confronto
immediato" con Garaci sulle critiche riportate dalla stampa, e
soprattutto "una gestione meno centralistica e verticista".
Obiettivo: arrivare all'assemblea generale dei dipendenti. "L'assunzione
dei 195 precari sono merito dell'azione dei sindacati sul Governo",
avverte la Cioni e non sono ascrivibili a singoli dirigenti. Questa è
la situazione all'Iss, dove si susseguono riunioni e lettere,
contrapposizioni tra chi vuol mantenere lo status quo' e chi invece vuole cambiare,
fermo restando l'autonomia, le competenze e la tutela di un importante
istituto. Sarà un bel banco di prova per l'ex senatrice ds Monica
Bettoni Brandanti, che da martedì 27 si insedierà come
direttore generale.
( da "Trentino" del
25-11-2007)
Primiero. L'iniziativa è stata promossa dal
Comprensorio. Le impressioni di sei ragazzi coinvolti nel progetto Sorpresa,
i giovani "scoprono" la politica Un inatteso livello di
partecipazione agli incontri con le istituzioni RAFFAELE BONACCORSO PRIMIERO.
Più di cento giovani hanno partecipato all'incontro con il difensore
civico Borgonovo Re, altrettanti hanno invaso la sala del Comprensorio per
discutere con il presidente Cristiano Trotter e con il consigliere
provinciale Marco Depaoli, con lo stesso livello di partecipazione hanno
ascoltato Sergio Bonini docente dell'università di Trento. Tutto
questo succede a Primiero ed è sorprendente. Non capita spesso, specie
nelle piccole periferie, vedere così tanti giovani, partecipare a
riunioni che richiedono un certo impegno. Il successo è frutto della
strategia scelta dai responsabili del Tavolo delle politiche giovanili del
Comprensorio di Primiero. "Le giovani generazioni hanno un atteggiamento
di sfiducia e distacco nei confronti delle istituzioni - spiega Irene Grazzi,
referente tecnico del Tavolo stesso - e questo spesso è dovuto alla
poca conoscenza del tema ed alla scarsa coscienza civica. Partendo da queste
osservazioni il Tavolo delle politiche giovanili ha voluto creare un percorso
che riuscisse a superare questo stato di fatto. L'input è venuto dagli
stessi ragazzi, che lo scorso anno avevano partecipato al progetto "Sentieri"
e che li aveva portati fino ad Auschwitz, proponendo come seconda tappa Roma
e le sue istituzioni: il parlamento, il governo, la presidenza della
Repubblica. Propedeuticamente a questo obiettivo si sono voluti dare dei
contenuti in grado di preparare i giovani all'evento ed ecco quindi i quattro
incontri con il difensore civico, con i rappresentanti delle istituzioni
locali, con un docente universitario sugli aspetti giuridici ed infine sul
servizio civile". Ci si può chiedere quanto abbia influito nell'adesione
al progetto la visita a Roma. "Certo fra le due cose c'è un
legame - chiarisce Martina - ma avevamo anche l'esperienza positiva di
Auschwitz e la puntuale e concreta presenza della scuola superiore e del suo
dirigente scolastico che ha saputo valorizzare l'iniziativa. Il risultato
è stata la grande partecipazione agli incontri informativi". Ma i
giovani come vedono la politica? "Prima vedevo la politica come un mondo
lontano da noi - dice Cinzia - invece ora sto capendo come sia essenziale per
raggiungere degli scopi e degli obiettivi per poi realizzare anche i nostri
progetti di vita. L'impegno nella politica è importante". Ed
ancora: "La politica la si fa tutti i giorni quando si discute per
risolvere i problemi - aggiunge Martino - quelli che non fanno politica sono
a Roma, dove certa gente fa commedia". Anche sulla finanziaria le idee
sono chiare: "Un obiettivo che deve contenere è sicuramente
quello di puntare sull'impiego dei giovani e quindi garantire maggiore
indipendenza, come avviene in Scandinavia - dice Albert - e questo si fa
scommettendo sulla qualità dell'istruzione, in modo da fornire una
vera preparazione per il mondo del lavoro". Una osservazione puntuale la
fa Martino: "In Italia purtroppo non si punta sulla meritocrazia, né nella scuola, né nel mondo del lavoro. Si tende sempre a
livellare e la carriera la si fa per anzianità. Questo non aiuta i
giovani capaci". Su questo argomento Ambra aggiunge che "sono poche
le università che, come Pisa ed Udine, offrono il sistema di
"scuola superiore" e questo influisce sulla preparazione dei
giovani". Andando infine alle istituzioni più vicine,
Provincia e Regione, i ragazzi si rendono conto della specificità
trentina. "Lo statuto speciale ci dà certamente dei vantaggi -
ammette Mariapiera - purtroppo a volte si dà poca importanza a
ciò, non riuscendo a valorizzare le opportunità".
( da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 25-11-2007)
Il Piano di accorpamenti non ha convinto nessuno. E
lei lo congela Slitta di un anno la riforma della scuola
dell'assessora Annamaria Miraglia (al.spe.) La riforma
della scuola targata Miraglia è rinviata di un anno. Lo ha
deciso, all'unanimità, la Giunta adottando l'atto d'indirizzo
presentato dalla stessa assessora alla Pubblica istruzione che non ha fatto
finta di non vedere che aveva tutti contro: sindacati, insegnanti, genitori.
Ma attenzione perché Anna Maria Miraglia non fa marcia indietro sul contenuto
del suo piano di razionalizzazione delle rete scolastica comunale, ma si
impegna ad un maggiore approfondimento con le parti in causa. "Ho
compiuto un giro di consultazioni dal quale ho potuto evincere che c'è
scarsa comunicazione; se da un lato rimango convinta del fatto che il
progetto vada bene nel merito, dall'altro mi sono resa conto che è
necessario avviare ulteriori occasioni d'incontro e confronto per approdare a
un disegno maggiormente condiviso, senza forzature ma concertando" - ha
detto Miraglia. Il risultato finale è che la riforma
per adesso viene sospesa e non entrerà in vigore prima dell'anno
scolastico 2009-10. In
sintesi il piano si traduceva in tre parole: dimensionamento, verticalizzazione,
costituzione di poli scolastici in attuazione di una linea guida nazionale
vecchia di una decina di anni. In buona sostanza puntava
al rafforzamento dei cosiddetti "istituti comprensivi" accorpando
una scuola dell'infanzia, una primaria ed una secondaria sotto un'unica
dirigenza, un'unica segreteria e struttura burocratica. L'opposizione
è stata generalizzata con l'assessora che ha raccolto critiche e
perplessità ovunque. Pareri contrari che hanno spinto Miraglia
a una riflessione quanto meno sui tempi di attuazione fino a chiederne alla
Giunta la posticipazione. Detto e fatto, con piena soddisfazione dei
sindacati, insegnanti, genitori. L'atto di indirizzo, inoltre, fa riferimento
all'opportunità di sviluppare l'educazione permanente degli adulti e
impegna altresì il referato ai Lavori pubblici a mettere mano alle
strutture scolastiche.
( da "Gazzetta di
Modena,La" del 26-11-2007)
Provincia 'Talento e meritocrazia'
Il segretario diessino Pecoraro parla del nuovo Pd 'Stiamo organizzando
iniziative e forum tematici' Il segretario diesse Ciro Alessio Pecoraro
interviene sui primi passi del PD in città. "C'è ancora da
lavorare perché le persone si sentano davvero coinvolte - dice - ma stiamo
mettendo in campo iniziative e forum tematici". Cosa cambierà a
Sassuolo? "La prima cosa è il gruppo unico del Pd in Consiglio
comunale. Martedì ci sarà la prima assemblea in città,
da dicembre inizierà la distribuzione dei "Certificati di socio
fondatore" ed entro gennaio contatteremo le 2600 persone che hanno
votato il 14 ottobre per costituire il Pd in città". Si
vociferano divisioni tra i consiglieri Ds e possibili uscite. "I consiglieri
devono prima di tutto coerenza verso chi li ha eletti, poi al partito di
appartenenza. Siccome i Ds chiudono non è detto che tutti aderiscano
al Pd; se qualcuno non si sente vicino al progetto è giusto che si
chiami fuori. Questo però non significa che chi esce dal Pd sia fuori
dalla maggioranza". Ha più volte detto che vuoi un Pd come la
moderna sinistra europea, Scalabrini (coordinatore della Margherita) lo
vorrebbe più moderato. "Entrambi crediamo nel dialogo e nel
confronto. Quando parlo di moderna sinistra europea, penso ad una sinistra
efficace, di governo, capace di cambiare rapidamente le cose che non
funzionano. Il Pd dovrà essere laico e le diverse credenze, religiose
e non, non devono essere vissute come bandiere per battaglie
ideologiche". Cosa direbbe agli scettici di oggi? "I 20/25enni
hanno votato pochissimo alle primarie. Il primo passo è far loro
capire che farsi ascoltare non è impossibile; la presenza di giovani
nelle assemblee elettive dovrà essere importante. Finora nei partiti c'è
stata chiusura verso chi non è politico di professione: una delle
novità potrebbe essere l'impegno a tempo". Cosa si aspetta in
generale? "Che sappia premiare talento e meritocrazia.
Finora non è successo e per questo il Paese è fermo".
(ch.di.).
( da "Sole 24 Ore, Il" del
26-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data:
2007-11-25 - pag: 12 autore: Il potere ai settantenni. Marini: oggi giovani
meno combattivi "Sei troppo bravo. E Storti mi cacciò" di
Nunzia Penelope F ranco Marini è allievo di Donat-Cattin e, come al
suo maestro, la franchezza non gli manca: "è naturale guardare
con simpatia i giovani, ma occorre chiedersi: cos'è che determina
questa situazione? Io sono entrato nel sindacato a fine anni Cinquanta: nel
corso del tempo ho visto affievolirsi il coraggio di proporsi, di affrontare
battaglie nei gruppi dirigenti, come accadeva in Cisl negli anni Cinquanta,
Sessanta, Settanta. Non ho più trovato una dialettica forte come ai
tempi della mia generazione: i tempi di Pierre Carniti, Eraldo Crea, Mario
Colombo, io stesso. Eravamo entrati nel sindacato senza alcun potere, e poi
abbiamo saputo conquistare ruoli e peso. Non ci siamo
tirati indietro su nessuna battaglia: l'incompatibilità tra cariche
sindacali e politiche, la difesa della meritocrazia, il
sì o no all'unità sindacale. All'epoca erano argomenti che
dividevano profondamente, in modo anche drammatico. Ci siamo schierati, rischiando.
Nessuno di noi restava alla finestra, in attesa della "chiamata" o
della cooptazione. A volte si vinceva e a volte si perdeva, ma era
così che ci si formava, che si conquistava spazio. Poteva andare bene
e poteva andare male. A me è capitato ad esempio nel '63-64: con la
Cisl fortemente divisa al suo interno mi schierai contro Bruno Storti, allora
numero uno dell'organizzazione. Così un giorno Storti mi chiama
dicendomi: "Marini, tu sei troppo bravo per restare qui. Trovati un lavoro
da un'altra parte". In pratica, mi ha messo alla porta. Che feci?
Naturalmente cercai un lavoro. Lo trovai al ministero del Mezzogiorno, con
Giulio Pastore. Da questa portarientrai nella Cisl riprendendo il cammino
interrotto. Racconto questo episodio perché è vita vissuta,
testimonianza concreta. Come potrei narrare delle decine e decine di
battaglie nei congressi o degli scontri tra noi e con i "cugini"
delle altre organizzazioni: si è vinto, si è perso, si è
rivinto e anche riperso ma siamo andati avanti conquistando di volta in volta
qualche incarico di responsabilità& Questi eravamo noi, i giovani
di allora: non sfuggivamo al confronto per quanto aspro e per quali che
fossero le conseguenze. Un periodo d'oro del sindacato, in un'Italia che
cambiava profondamente nelle sue strutture economico-sociali". Dunque,
cosa dovrebbe fare un giovane oggi per farsi spazio, conquistare posizioni,
ruolo, potere? La ricetta di Marini è semplice: "Darsi da fare,
scegliere, puntare a degli obiettivi, avere pazienza e determinazione,
capacità di ascoltare e fiducia in se stessi. è una cosa che ti
forma, insegna anche ad assumerti le responsabilità. Mi pare che
all'epoca era la regola, oggi più l'eccezione. Il gusto del confronto
politico, l'orgoglio, il coraggio di correre qualche rischio. Cercare di
nuotare da soli: questa è la cosa essenziale". Ma è
davvero possibile che sia solo colpa dei giovani se non arrivano da nessuna
parte? Non c'è qualche responsabilità anche da parte degli
anziani nel costituire una chiusura del sistema politico, sindacale,
economico, che finisce per tenere fuori dalla porta, eternamente a
bagno-maria, le giovani leve? "Certo, negli anni si è creata
anche una maggiore rigidità della struttura, un problema del sindacato
come della società nel suo insieme. Forse è più
complesso di un tempo entrare, farsi strada, emergere. Ma quello che constato
è soprattutto un affievolimento della spinta di cui parlavo prima
". (...) Su una cosa però Marini concorda, e cioè che oggi
scarseggiano i luoghi deputati alla selezione della classe dirigente. Una
volta c'erano i partiti, le scuole di partito, le sezioni. Tutto questo
è scomparso. E ancora non si è capito cosa può
sostituire il patrimonio disperso. "Sì, i luoghi di selezione
della classe dirigente si sono ristretti e impoveriti. E la prevalenza della
comunicazione ha fatto molti danni ai partiti stessi. Ha preso il potere, lo
ha personalizzato. La vita interna ai partiti è dettata dalla
comunicazione. Il rapporto oggi è direttamente tra i leader – personaggi
conosciuti, noti,ma che a volte sono capaci e a volte no – e i media. Si bada
di più a come "narrare" una decisione che alla
qualità della decisione stessa, al suo fondamento, alla sua giustezza,
alla sua rispondenza rispetto al problema che l'ha generata e al processo
democratico di cui dovrebbe essere frutto. Così capita di dire cose
che durano il tempo di un Tg o di un quotidiano ma che non lasciano traccia a
distanza di ore, e questo non fa bene alla politica e alla sua
credibilità (...)". ADDIO VECCHIE SCUOLE Il presidente del
Senato: "I luoghi di selezione della classe dirigente si sono ristretti
e impoveriti, prevale la comunicazione".
( da "Corriere Adriatico" del
26-11-2007)
Per arginare la disoccupazione si pensa ad una
imprenditoria prettamente locale La grande fuga delle multinazionali ASCOLI
Quale futuro economico (ed occupazionale) per il Piceno in difficoltà
e, soprattutto, con quali strumenti affrontarlo? Ad interrogarsi sono un po'
tutti: dalla politica alle istituzioni, dal sindacato (che a tal fine ha
anche promosso un incontro, poi aggiornato al 10 dicembre) agli imprenditori.
E se c'è chi, Assindustria (per bocca del direttore Vizioli, che si
è anche prodotto in un richiamo all'assunzione di maggiori
responsabilità da parte di altri enti economici strumentali del
territorio quali la Camera di Commercio e le banche), afferma che dalle
multinazionali e dalla grande e media industria il nostro territorio non
può prescindere e che quindi bisognerebbe operare per tenersi stretti
i grandi gruppi (almeno quelli che sono rimasti), c'è anche chi, la
Provincia ma anche la regione Marche (con il vice presidente Luciano
Agostini), pensa che alle prime si possa affiancare una nuova imprenditoria
(e quindi un nuovo sviluppo) prettamente locale, in grado di sfruttare al
meglio le risorse che il nostro territorio è in grado di offrire.
Certo è che, in una società dei consumi in crisi e che di
contro sconta una forte capacità produttiva di tipo manifatturiero,
con il mercato appannaggio però di paesi dove il costo del lavoro
è più basso, non basta più, a nostro avviso, puntare
solo ad introdurre nelle aziende innovazione, nuove tecnologie, maggiore
qualità di prodotto. Bisognerebbe invece forse puntare di più,
oltre che su produzioni non delocalizzabili (perché non riproducibili
altrove), anche e soprattutto a "produrre" innovazione, da poter
immettere sul mercato. Perché è vero che il futuro di un territorio si
gioca sull'aumento della produttività e della competitività del
proprio sistema economico, ma è altresì vero che la vera
competizione, sia essa riferita al sistema industriale che ad altri segmenti
economici, sarà sempre più sui "saperi". Saperi che
però mal si coniugano con il rischio di mobilità sociale, in un
sistema come il nostro dove, sposando una tesi tanto cara
al presidente Montezemolo, ci sarebbe bisogno di maggiore "meritocrazia", messa però in forse dalle condizioni economiche
date, dove è più alta la probabilità che il figlio di un
operaio rischi di fare a sua volta l'operaio, rispetto a quella che investe i
rampolli di altre classi sociali. P.L. ,.
( da "Italia Oggi" del
27-11-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo
Piano Numero 281, pag. 8 del 27/11/2007 Autore: L. Franco Bussinello, Verona
Visualizza la pagina in PDF Uno lettore di IO ci
bacchetta per l'uso del sarcasmo sul caso Rai. Ma il punto è questo?
La buona politica non ama ipocrisie Basta con le false indignazioni su quello
che tutti sanno Egregio dottor Bechis, l'ironia e il sarcasmo sono figure
retoriche che ben concorrono a rendere qualitativamente pregiata e gradevole
la penna di chi scrive. Ma possono anche divenire (per esempio, per un
giornalista) strumenti di buon ausilio per "banalizzare" o
ridicolizzare una notizia che non si compone bene nel mosaico che s'è
costruito il giornale cui appartiene. ItaliaOggi del 23/11/2007: "Rai,
scoperta una lottizzazione". Sottotitolo: "Il clamoroso caso della
Bergamini, raccomandata da Berlusconi". è curioso che quando
certe cose accadono si dica che "tutti lo sapevano" e che quando si
sapevano nessuno abbia mai detto: "Ecco, io le so e le denuncio".
In ogni caso, Lei è così sicuro che l'"emergere di
intercettazioni telefoniche - che rivelano inquietanti accordi collusivi
facenti capo, non tanto alla Bergamini, quanto a eminenti personaggi del
giornalismo delle due testate televisive, e proprio per favorire l'allora
presidente del consiglio Berlusconi" - sia roba da affidare a qualche
bontempone in vena di barzellette? Staremo a vedere gli sviluppi della
vicenda, ma le preoccupazioni sono legittime e dovrebbero essere anche le Sue.
Perché, allora, giocare con l'ironia in una notizia seria ("scoperta una
lottizzata")? Uso io stavolta l'ironia: lasci che sia Berlusconi -
personaggio che è rimasto, da quando è sceso in politica,
notoriamente neutro e fuori da ogni interesse televisivo e politico, a
minimizzare o a parlare di sciacallaggio. Lo ha sempre fatto, anche quando le
sue vicende giudiziarie sono risultate tutt'altro che l'invenzione di qualche
"magistrato comunista", e lo fa tuttora, quando, ahimè!,
qualche volta, fanno timidamente capolino "falsi problemi o sciocchi
diversivi" come la riforma del sistema televisivo e il conflitto di
interessi. Ecco, dott. Bechis, non ho mai avuto difficoltà a
riconoscerLe il coraggio, la capacità di graffiare, di dissacrare, di
essere fuori dal coro, in un tempo in cui il conformismo, anche nel Suo
mestiere, dilaga. Non so se Lei si picchi di non avere appartenenze politiche
o se il suo cuore batta proprio e interamente da una parte sola. Non importa.
Si può essere obiettivi e buoni giornalisti anche se si è
politicamente schierati. In ogni caso, non di rado, si ha l'impressione che
non traspaia dal Suo giornale la genuina e preoccupata ricerca della
verità. Le forzature evidenti o lo scoop non aiutano questa ricerca.
Né tutto ciò può essere dissimulato dagli sforzi, spesso
malamente riusciti, di dosaggio e di equilibrismo degli attacchi fra i due
blocchi contrapposti. Le ho detto ancora che la testata del Suo giornale
(quotidiano economico, giuridico e politico), dovrebbe essere rovesciata, giacché
ItaliaOggi resta e si qualifica come un quotidiano "politico" prima
che economico e giuridico. Forse le intenzioni editoriali all'atto della sua
fondazione erano diverse. Niente di male. Ma chiamiamo le cose con il loro
nome, e se vogliamo proprio attestarci sull'onda di Libero e consimili
quotidiani, padroni di farlo. A me pare che la Sua penna e la Sua
intelligenza, come quella di tanti altri valenti Suoi colleghi, potrebbero
servire un giornalismo meno vociante, meno teso a vellicare la pancia della gente.
E qualche esempio positivo lo abbiamo anche nel giornalismo di casa nostra.
Umilmente, un consiglio: si tiri fuori, tiri fuori il Suo giornale dallo
Tsunami dell'antipolitica, uno sport che durerà poco, come la storia
dimostra. Denunciare, denunciare, denunciare. Documenti alla mano. Contro
tutte le caste, certo. è servito e serve per moralizzare questo paese.
Ma la denuncia impietosa è apprezzata quando è costruttiva,
quando non mostra di essere fine a se stessa, o quando non nasconde altri
obiettivi, o quando approfondisce (dura fatica) e non si lascia trascinare
dallo scoop. Ne abbiamo bisogno in un paese dove tutto è gridato, dove
tutto è marcio, dove tutte le vacche sono grigie, dove imperano
populismo e demagogia, dove pochi s'accontentano di come le cose possono
apparire e vogliono vedere come realmente stanno. Abbiamo bisogno di capire.
Per fortuna, la gente è, forse, meno disposta di quanto si creda a
farsi lavare il cervello. Risponde Franco Bechis. Caro Bussinello,
finalmente! Le avevo chiesto di continuare a tirarmi le orecchie dopo le
amichevoli e sagge correzioni che sempre mi ha imposto, ma era un po' di
tempo che non lo faceva più. Con questa sua però si riprende il
dovuto con gli interessi e garbatamente mi mette all'angolo. Comprendo, ma
sono convinto delle mie ragioni. Lei ha citato due argomenti- forse non a
caso- che hanno un tratto comune: la recente vicenda Rai (come le
dimostreremo nella pagina qui a fianco la realtà è assai
diversa da quel che appare spiando le telefonate) e le inchieste
sull'antipolitica. D'accordo con lei che alla fine quel che preme a tutti noi
cittadini è avere una buona politica, non la cacciata in massa di una
intera classe dirigente per quanto questa non abbia brillato. Ma negli
articoli che lei prende di mira- l'ironico commento sulla scoperta della
lottizzazione in Rai e i numerosi interventi sui costi della politica-
l'intenzione era quella di portare alla luce del sole la grande ipocrisia che
circonda gli uni e gli altri fatti. Ipocriti quelli che si indignano per la
lottizzazione Rai solo perché riguarda un loro nemico politico. Quando invece
i partiti hanno dato uno stipendio alto e garantito a giornalisti amici o
anche semplicemente a giornalisti con stipendi che pesavano come macigni sui
conti delle loro aziende editoriali (felici di liberarsene), ecco grandi
giugulatorie sulla professionalità premiata, etc_ etc_ Stesso copione
per l'antipolitica: un bravo politico, un ministro con i fiocchi dovrebbe non
solo essere pagato, ma ricevere uno stipendio da supermanager. Il fatto
è che riempiamo di soldi degli incapaci, e allora va un po' meno bene.
Sui costi della politica poi siamo sommersi di bugie. Nel 2005 la finanziaria
di Giulio Tremonti tagliò del 10% l'indennità parlamentare. Si
dimenticarono però di dire che la riduzione sarebbe scattata lo stesso
giorno in quell'indennità sarebbe aumentata del 10 per cento. Dissero
a tutti che tagliavano esponendo in tv volti contriti ed emaciati, e non
tagliarono un bel fico secco. Stessa cosa i successori: in questa finanziaria
hanno annunciato una riduzione dei costi della politica di 1,2 miliardi di
euro. Poi zitti zitti hanno stralciato, emendato, modificato. Alla fine resta
una riduzione di qualche migliaio di euro per l'anno prossimo, poi si
vedrà. Altra meraviglia: lo sa che 100 parlamentari con auto blu (per
cariche varie, governative o parlamentari) percepiscono un rimborso taxi di
1.300 euro per taxi che non prendono mai? E perché quello si chiama rimborso
e non stipendio? Poi prendono 4.500 euro netti al mese per pagarsi fino a tre
collaboratori (i portaborse). La cifra intera non viene mai spesa, e mai
restituita l'eccedenza. Ma almeno la metà di loro non assume nessun
collaboratore e intasca l'intera somma. Quello è stipendio. E agli
italiani comuni non è consentito. Basterebbe chiamare le cose con il
loro nome e introdurre un po' di meritocrazia nella
classe politica. Si licenzino i fannulloni, ad esempio: i cittadini non
possono più farlo perché è stato sottratto loro il voto di
preferenza con cui rimandarli a casa. Con un po' di chiarezza su questi punti
e la rinuncia alla grande ipocrisia, potremmo tutti discutere più
serenamente delle cose da fare. Che al momento non si fanno, perché meno si
fa, meno si rischia la fine anticipata della legislatura_.
( da "Gazzetta del Sud" del
27-11-2007)
Le scelte del ministro Mussi a proposito della specializzazione
alle scuole di medicina Come nel calcio anche all'università esistono
serie A e B dei laureati? Nicola D'Agrosa C'è una disparità di
trattamento tra i giovani medici laureati tra novembre 2006 e marzo 2007
(appartenenti all'anno accademico 2005-2006 e abilitati a luglio 2007) e
quelli laureati tra luglio e ottobre 2007 (appartenenti all'anno accademico
2006-07, che si abiliteranno nel febbraio 2008), in merito al problema
dell'accesso alle scuole di specializzazione medica. Infatti gli abilitati di
luglio 2007 sono stati estromessi dal concorso tenutosi a luglio in quanto
non in possesso dell'abilitazione al momento del termine della presentazione
della domanda (1-10 giugno 2007), poiché la data dell'esame di Stato fissato
per il 18 luglio non permetteva di ottenere tale requisito nei tempi
richiesti. Il ministro Mussi, interpellato in merito, ha risposto che non era
in suo potere modificare il Dm 172 del ministro Moratti, e inoltre che
l'abilitazione all'esercizio della professione era un requisito
indispensabile dal momento che si stata sostituendo una borsa di studio con
un contratto, motivo per cui in base alla regolamentazione della
partecipazione a concorsi pubblici, che prevede l'acquisizione dei requisiti
necessari al momento della presentazione delle domande, non erano ammissibili
deroghe (anche se questo implicava la partecipazione al concorso di una sola
sessione di abilitazione e non di due come dovrebbe essere). Grazie a una
sospensiva del Tar Lazio, però, alcuni abilitandi hanno potuto
sostenere il concorso; il ministro si è quindi appellato al Consiglio
di Stato (in linea con quanto affermato nel Dm 172 "(...) Il presente
decreto, munito del sigillo dello Stato sarà inserito nella Raccolta
ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto
obbligo a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare".) che ha
decretato l'esclusione dalle graduatorie di merito dei ricorsisti vincitori,
adducendo come motivazione la necessità inderogabile di possedere
l'abilitazione all'atto dell'iscrizione al concorso. Contemporaneamente il
ministro annunciava la volontà di ripristinare una normale
calendarizzazione del concorso con l'emissione del bando nel mese di
settembre e lo svolgimento delle prove nel mese di novembre in concomitanza
con l'inizio dell'anno accademico. Tuttavia questo non è accaduto e
benché il ministro abbia dichiarato, sia il 25 ottobre in risposta a una
interrogazione parlamentare sia il 31 ottobre durante una videoconferenza,
che avrebbe emesso il decreto per l'emanazione del bando a giorni con
svolgimento delle prove al massimo entro metà gennaio, ha invece
deciso di ritardare la pubblicazione del bando per permettere agli abilitandi
di febbraio di partecipare al concorso. A tal fine il ministro ha addirittura
emanato due decreti: nel primo anticipa la data di svolgimento dell'esame di
abilitazione dal 15 febbraio al 6 febbraio; nel secondo stabilisce l'avvio
dei corsi di specializzazione al 10 marzo, disattendendo così la
promessa di non perpetuare il ritardo accumulato dai suoi predecessori. Ci si
chiede per quale motivo il ministro Mussi abbia ora il potere di modificare
in un solo giorno un decreto per il quale a maggio era necessario addirittura
un nuovo regolamento poiché un decreto non sarebbe stato sufficiente. Sembra
quasi che per il ministro i giovani medici abilitatisi a luglio abbiano meno
diritti dei medici che si abiliteranno a febbraio e questo sul presupposto di
una falsa meritocrazia. Il ministro pare quindi riconoscere l'esistenza di laureati
di serie A e di serie B, benché in entrambe le categorie siano presenti
laureati in corso e fuori corso e con il massimo dei voti. Si chiede quindi
al ministro Mussi quali siano state le motivazioni che l'hanno indotto a
questo cambio di rotta e come sia possibile che gli ostacoli burocratici e
legislativi presenti nel mese di maggio si siano ora dissolti. Le
colonne della "Gazzetta del Sud" sono a disposizione del ministro
Mussi, per un chiarimento dovuto. (martedì 27 novembre 2007).
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 27-11-2007)
Confronto con la scuola
pubblica: parla un'allieva che ha sperimentato pecche e pregi di entrambi gli
ambienti scolastici La "privata" vista da
vicino La riforma ha modificato le regole per gli esami
finali I luoghi comuni da abbattere: tocca ai ragazzi Differenze tra scuola pubblica e privata. Ecco
un argomento che la riforma Fioroni ha riportato in evidenza e che su Internet
occupa parecchio spazio in blog e post. Personalmente ho avuto la fortuna, se
così vogliamo chiamarla, di poter conoscere le due realtà,
frequentando prima la scuola pubblica e oggi quella privata che mi trovo a scoprire giorno per giorno. Non
è certo con il fine di raccontare la mia "disastrosa"
situazione scolastica senza l'ombra di un successo che affronto questo tema
ma per esprimere anch'io la mia opinione riguardo a un argomento che accomuna
noi giovani e che ci tocca così da vicino. In Italia abbiamo un
sistema scolastico tra i più arretrati d'Europa ed è per questo
che Fioroni ha voluto riformare l'istituzione scolastica, che ha una notevole
quantità di pecche. Non capisco perché chi parla di realtà come
la scuola privata senza comprenderla si possa
azzardare a criticare un sistema sconosciuto dai più. Mi trovo
d'accordo con chi sostiene che la scuola privata
"è divenuta una scuola statale di
gestione privata" che non ha molto di diverso
da "una scuola statale di gestione
governativa". Ma chi l'ha resa tale? Semplicemente quegli alunni che con
la testa fra le nuvole che serve solo a portare coloratissimi cappellini e
nessuna intenzione di spianarsi la strada per il futuro, hanno cambiato sede
di studio per continuare a non muovere nemmeno un dito, con la
giustificazione che "pagando bisogna ottenere la promozione". A mio
avviso, dunque, la colpa non va attribuita unicamente allo Stato o delle
riforme quanto dei giovani che non si rendono conto di alimentare un sistema
in degrado totale con la loro poca voglia di imparare! I genitori dal loro
canto non si preoccupano di spiegare ai figli che i soldi non crescono dagli
alberi. Non è un luogo comune pensare che siano molti i figli di
papà che frequentano le scuole private pagate da genitori che, lavorando
mattina e sera (poco propensi a prestare attenzione alla famiglia altra
istituzione arretrata e disgregata) pretendono che non gli venga richiesto
nessun genere di sforzo perché abituati ad ottenere tutto pagando! La scuola privata non dovrebbe essere questo, dovrebbe essere
un luogo di studio con percorsi studiati ad hoc per dare spazio anche a chi
non si è trovato nella pubblica, che, peraltro, ha molte cose da
riformare, non solo gli edifici. Tutti i malintesi sono creati da coloro che
non capiscono, che non approfittano dell'istruzione. Per mia fortuna non mi
sono ritrovata davanti a un muro anzi, ritengo che mi siano dati occasione e
stimolo a fare di più. Ritengo che ciò dipenda anche da chi
riceve questo messaggio e da come esso viene interpretato senza dimenticare
che sono indispensabili applicazione e costanza. Tra le
riforme che hanno toccato anche la scuola privata
va registrata la modifica agli esami di stato
delle private che i candidati dovranno sostenere o nella propria regione o
nelle regioni limitrofe e non più migrando, per esempio, dal Nord al
Sud. un duro colpo alla necessita di una preparazione che deve dunque
livellarsi a quella della scuola pubblica. Julia
Klein jules15k@hotmail.com liceo linguistico - recupero anni Joppi.
( da "Corriere della
Sera" del 27-11-2007)
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima
Pagina - data: 2007-11-27 num: - pag: 1 autore: di PIETRO ICHINO categoria:
REDAZIONALE LA FATICA DEL LAVORARE BENE IL MERITO E IL SALARIO I l presidente
di Confindustria, Montezemolo, ha rilanciato con forza, in questi giorni, la
parola d'ordine della meritocrazia; e il
segretario della Cisl, Bonanni, gli ha risposto positivamente: "Il
nostro obiettivo è lavorare meglio e di più, per produrre e
guadagnare di più". Su questo tema, invece, la Cgil resta
abbottonata. Questa sua riluttanza non risponde a ragioni tattiche contingenti:
ha radici profonde nella cultura della sinistra. E niente affatto
disprezzabili. A sinistra l'idea dominante è che la
produttività non sia un attributo del lavoratore, bensì
dell'organizzazione aziendale in cui egli è inserito. "Prendi un
ingegnere bravissimo e mettilo a spaccare le pietre: otterrai probabilmente
un lavoratore molto meno produttivo di uno spaccapietre analfabeta". Se,
poi, nessuno domanda pietre, entrambi stanno fermi e la produttività
di entrambi è zero. Nel dibattito di tutto lo scorso anno sui
nullafacenti del settore pubblico, questo è stato immancabilmente il
concetto che veniva contrapposto all'idea di commisurare le retribuzioni
anche ai meriti individuali: "Il risultato penosamente basso di molti
uffici - si è detto da sinistra - ma anche il difetto di impegno di
molti impiegati dipendono dal pessimo livello di organizzazione e
strumentazione ". C'è del vero in questo argomento; ma a sinistra
si cade spesso nell'errore di fermarsi qui. è l'errore che il grande
Jacovitti rappresentò con l'indimenticabile vignetta dove una mucca
dall'aria torpida e pigra diceva: "Sono una mucca per colpa della
società". La realtà è che la produttività
del lavoro dipende da entrambe le variabili: sia dall'organizzazione, e
talvolta da circostanze esterne incontrollabili, sia dalla competenza e
dall'impegno del singolo addetto. E conta anche il suo impegno nel cercare
l'azienda dove il proprio lavoro può essere meglio valorizzato.
Commisurare interamente la retribuzione al risultato significa, certo,
scaricare sul lavoratore tutto il rischio di un esito negativo che può
non dipendere da suo demerito. Ma garantire una retribuzione del tutto
stabile e indifferente al risultato significa cadere nell'eccesso opposto:
così viene meno l'incentivo alla fatica del far bene il proprio lavoro
e del muoversi alla ricerca del lavoro più utile, per gli altri e per
se stessi. Questa stabilità e indifferenza della retribuzione è
la regola oggi di fatto imperante in tutto il settore pubblico, ma troppo
largamente applicata anche in quello privato, per effetto di contratti
collettivi che lasciano uno spazio del tutto insufficiente al premio legato
al risultato. E questo è uno dei motivi - insieme, certo, a tanti
altri difetti strutturali e imprenditoriali - della bassa produttività
media del lavoro nel nostro Paese. Per uno stipendio magari basso, che
però matura qualsiasi cosa accada, ci sono sempre i lavoratori che si
impegnano a fondo, se non altro per rispetto verso se stessi, e si ribellano
alle situazioni di improduttività; ma ce ne sono sempre anche altri
che se la prendono comoda, fino al limite del non far nulla. Un'iniezione di meritocrazia nei contratti collettivi e individuali fa
certamente bene anche a questi ultimi.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-11-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data:
2007-11-27 - pag: 23 autore: Fondi. Un piano di Bersani e Fioroni Per
l'istruzione al Sud 4,2 miliardi Luigi Illiano ROMA Circa 4,2 miliardi di
euro faranno rotta verso Sud per rafforzare il canale dell'istruzione. Lo ha
annunciato ieri a Lamezia Terme il ministro dello Sviluppo economico, Pier
Luigi Bersani, durante il convegno "La nuova politica del Quadro
strategico nazionale: l'istruzione motore dello sviluppo". All'incontro
ha partecipato anche il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni.
"Il contributo della scuola è sempre decisivo, ma nel Sud
è strategico. Per questo il Quadro nazionale 2007/2013 assegna
all'istruzione nel Mezzogiorno un ruolo centrale e un volume di risorse
cospicuo: circa 3,6 miliardi di euro per il programma nazionale
sull'istruzione ed altri 600 milioni di euro ai programmi regionali ",
ha detto Bersani. Intanto, sul versante dell'accesso all'occupazione, resta molto scarsa la fiducia verso criteri di meritocrazia: secondo l'89% degli italiani per trovare lavoroè
importante conoscere la persona giusta. In pratica: la raccomandazione resta
la chiave più importante per aprire le porte. è quanto emerge
da un sondaggio realizzato dalla Swg e reso noto ieri nel corso del convegno.
Il sondaggio è stato rivolto a cittadini italiani di età
compresa tra i 15 e i 30 anni e tra i 30 e i 64 anni con figli in età
scolare. Quanto alle competenze occorrenti per trovare un lavoro, quelle
matematiche o scientifiche, sono giudicate importanti dal 92% degli
intervistati, quelle socio-economiche dal 94%, quelle tecniche dal 93%,
quelle professionali dal 94% e quelle umanistiche dal 75 per cento. Giudizio
positivo degli intervistati sulla preparazione fornita nella propria zona
dalle scuole: il 60% la ritiene ottima o buona. Quanto alle singole aree, nel
Nord-Ovest d'Italia hanno espresso un giudizio positivo il 69% degli intervistati,
al Nord-Est il 60%, al Centro il 61%, al Sud il 53% e nelle Isole il 51 per
cento. Inoltre, gran parte dei cittadini che vivono nelle regioni meridionali
non crede che la qualità della formazione scolastica delle regioni del
CentroNord sia migliore di quella impartita nella propria regione: il 55%
degli abitanti del Sud e il 51% degli abitanti delle Isole ha affermato che
non ci sono differenze. "Sapevamo bene che nel senso comune degli
italiani la spintarella c'era – ha commentato Bersani – questi dati
certificano che, purtroppo, quest'idea c'è anche nella
mentalità dei giovani. Tutto quello che abbiamo battezzato
"liberalizzazione" vuole dire basta con le spintarelle. Vuol dire
che se un giovane sa fare un mestiere deve poterlo fare. Punto e basta. Se noi
non afferriamo questo concetto, per quanto ci costi in termini di
cambiamento, di rottura di meccanismi corporativi, di semplificazioni, noi
consumiamo una rottura nei confronti delle nuove generazioni", ha detto,
infine, il ministro dello Sviluppo. "Bisogna ripristinare nella scuola
il merito e l'eccellenza che è tutt'altro che una scuola selettiva e
classista – ha affermato il ministro Fioroni – anzi, è l'unico
strumento per chi sa di non poter accedere alle classi dirigenti in base alle
competenze che ha acquisito, alle capacità ed ai meriti che mette in
campo. Rimuovere dalla scuola il merito e le eccellenze significa consegnare
a chi è figlio di operaio l'opportunità di rimanere soltanto
figlio di operaio. Sfida valida per tutto il Paese ma soprattutto nella
scuola del Sud", ha concluso Fioroni. SONDAGGIO SWG Resta scarsa la
fiducia nella meritocrazia: 8 italiani su 10 pensano
che per trovare un posto serva conoscere la persona giusta.
( da "Nazione, La
(Firenze)" del 27-11-2007)
Di PAOLA FICHERA LA CERIMONIA ufficiale per inaugurare
l'anno accademico 2007-2008 dell'ateneo fiorentino si è svolta nel
Salone de' Cinquecento. Ma la soluzione ad almeno uno dei problemi più
urgenti dell'Università fiorentina è arrivata dalle retrovie di
Palazzo Vecchio. Uno dei problemi dell'ateneo, infatti, è il
trasferimento della facoltà di Agraria dagli immobili delle Cascine al
polo scientifico di Sesto. Costo dell'operazione oltre 35 milioni di euro.
Troppi. Tanto che il magnifico rettore Augusto Marinelli ha più volte
allargato le braccia per dichiarare l'impossibilità a sostenere
l'operazione. Il mancato trasloco di Agraria, però, rischiava di far
saltare il protocollo d'intesa per il passaggio di proprietà della
Fortezza da Basso (dal Demanio a Regione, Provincia e Comune) e del complesso
di Sant'Orsola (dal Demanio alla Provincia). Insomma un pasticcio che avrebbe
gravemente compromesso i rapporti fra Università e enti locali. Le
prime avvisaglie già ieri proprio nel Salone de' Cinquecento quando il
vicepremier Francesco Rutelli, ospite d'onore della manifestazione, ha
sostenuto a spada tratta "l'autonomia" del sistema universitario
che "deve dare il suo contributo forte anche al territorio". Che in
altre parole significa: è ora che l'Università impari a
risolvere da sola i suoi problemi. MA PER RIAVERE la Fortezza e fare in modo
che Sant'Orsola torni ad essere il cuore di San Lorenzo, l'assessore
all'urbanistica Gianni Biagi si è ingegnato. Così ha proposto
alla Guardia di Finanza una soluzione transitoria (anche se non di brevissimo
periodo): il trasferimento nella ex caserma De Laugier, sul lungarno della
Zecca Vecchia. I vertici delle Fiamme Gialle sono andati a fare un
sopralluogo: hanno trovato la soluzione un po' piccola, ma si sono dichiarati
disponibili. Morale: la facoltà di Agraria potrà restare alle
Cascine per tutto il tempo necessario a trovare i fondi per costruire la
nuova sede nel polo universitario di Sesto (in un terreno di proprietà
dell'Università a fianco della ex caserma Quarleri che, invece, deve
essere abbattuta e bonificata causa amianto). Una notizia trapelata al
termine della cerimonia, dopo che il magnifico rettore, Augusto Marinelli,
avvolto nel manto d'ermellino delle grandi occasioni, aveva sciorinato i
numeri negativi di un'Università in costante difficoltà
economica. DOPO l'intervento su tradizione e innovazione di Francesco
Rutelli, ministro ai Beni culturali e al turismo, chiamato a sostituire il
collega Fabio Mussi (impegnato nell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università
di Milano Bicocca). Rutelli ha parlato a lungo, (della meritocrazia che deve tornare ad essere l'unico criterio di giudizio e di
selezione per la formazione della nuova società, per ridare fiducia ai
giovani) ma non ha dato risposte ai tanti problemi sollevati. "Il
ministro Fabio Mussi è al lavoro e lo vedo battagliare in tutti i
consigli dei ministri a difesa delle università italiane e della
nostra ricerca ? ha detto Rutelli ? e credo che le cose oggi siano
già migliorate". Poi la fiducia d'ordinanza: "I segni si
vedranno; i primi dati sono positivi anche se c'è molta strada da
fare. È un cammino lungo". Del tutto insoddisfatti, come era
facilmente prevedibile, gli studenti di "Lista aperta":
"L'affermazione di Rutelli, in merito all'autonomia degli Atenei,
conferma che il Governo continua a non prendere responsabilità di
fonte ai problemi dell'Università". - -->.
( da "Resto del
Carlino, Il (Ancona)" del 27-11-2007)
SANITA' LE NOMINE DEI PRIMARI Castelli: 'Basta con le
ingerenze I politici si arrendano' ? SENIGALLIA ? "NON SARANNO
più ammissibili ingerenze politiche nella scelta dei nuovi primari
ospedalieri di Senigallia ed altre strutture sanitarie regional'': a parlare
è Guido Castelli, consigliere regionale di An. ''Proprio contro le
recenti "invasioni di campo" ho cercato di accelerare l'iter di una
proposta lasciata da tempo nei cassetti della Regione". Di quale legge
si tratta? "Una proposta, a mia firma e del collega Marco Luchetti
(Margherita), diretta proprio a modificare il procedimento per la nomina dei
primari. Duplice l'obiettivo: ridurre la totale discrezionalità di cui
godono i direttori di Zona e contrastare il triste fenomeno della
lottizzazione politica della salute pubblica. Il risultato è stato che
il consiglio regionale ha approvato la legge 6 novembre 2007 n. 15 che introduce elementi oggettivi di meritocrazia in uno dei settori più delicati". Quali le
novità introdotte? "Da ora in poi la commissione medica non
dovrà limitarsi a fornire un mero giudizio di idoneità
all'incarico, ma sarà chiamata ad enucleare una terna graduata dei
migliori aspiranti. Tra questi il direttore di Zona dovrà individuare
il vincitore del concorso con un provvedimento rigorosamente motivato.
Speriamo che anche il sindaco Luana Angeloni voglia "arrendersi" a
queste evidenze e riconoscere, dunque, alla categoria medica ed
all'organizzazione sanitaria il diritto di recuperare autonomia e meritocrazia". - -->.
( da "Corriere
Adriatico" del 27-11-2007)
Castelli (An) e Luchetti (Pd) rivoluzionano il sistema
di assunzione "Però si tenta di rallentare l'entrata in vigore
della normativa Il sostituto di Quagliarini non ci rientra ma confidiamo nel
buon senso di Bevilacqua" La bufera politica per Chirurgia fa approvare
la legge anti-raccomandazioni in Regione "Primari, da oggi stop alle
spintarelle" SENIGALLIA - La bufera sul primariato di chirurgia che ha
investito l'ospedale di Senigallia è arrivata fino in Regione: un caso
politico che ha dato la spinta che serviva alla rivoluzione delle normative
sull'assunzione dei dirigenti dei reparti, con una proposta bipartisan
diventata legge lo scorso 6 novembre. Consigliere Guido Castelli lei ha
presentato in Regione assieme al suo collega Marco Luchetti la legge antiraccomandazioni
nella sanità. Alleanza nazionale e un esponente del nuovo Pd uniti su
un tema che scotta e che fa discutere a destra e a sinistra. E tutto è
partito da Senigallia... "Le aspre polemiche che si sono innescate nella
vostra città per le ingerenze politiche sulle designazione del
primario di Chirurgia ma anche di quello di Fisiatria non sono certo rimaste
inascoltate in Regione. Proprio dopo essere venuto a conoscenze delle
invasioni di campo del sindaco e dell'assessore Volpini che hanno suscitato
una ridda di polemiche da parte dell'opposizione, ho cercato di accelerare
l'iter della nostra proposta di legge che da tempo giaceva nei cassetti degli
uffici regionali e diretta modificare il procedimento per la nomina dei
primari negli ospedali". Il risultato è stata l'approvazione
della nuova normativa proprio nei giorni scorsi. Quali sono i contenuti
innovativi della legge? "Intanto ridurre la discrezionalità di
cui godono i direttori di zona nella scelta del primario e contrastare il
triste fenomeno della lottizzazione politica della salute pubblica. Con questa legge si introducono elementi di meritocrazia in uno dei settori più delicati della pubblica
amministrazione". Come funzionerà dunque la nomina di un primario
dopo la pubblicazione del bando? "Prima di tutto la commissione medica
non dovrà dovrà limitarsi a fornire un mero giudizio di
idoneità all'incarico ma sarà chiamata ad enucleare una terna
graduata dei migliori aspiranti. Tra questi, poi, il direttore di Zona
dovrà individuare il vincitore del concorso con un provvedimento
rigorosamente motivato. Fino al 6 novembre il direttore di Zona poteva
decidere a suo piacimento il nuovo primario senza spiegare il perchè
della scelta: una situazione che di fatto impediva il ricorso al Tar. Da adesso
in poi non sarà più così". Però la scelta
del nuovo primario di Chirurgia e Fisiatria di Senigallia non rientra in
questa legge... "In effetti no, dal momento che il bando è stato
pubblicato prima dell'approvazione in Regione. Ma il Consiglio regionale si
è espresso chiaramente sulla volontà di cambiare le regole e di
puntare sulla meritocrazia, quindi lo riterrei quasi
un atto dovuto che il direttore Bevilacqua si attenesse alle nuove direttive
che sono state indicate nella nuova legge. In fondo anche il suo lavoro
nell'Asur di Senigallia sarà valutato a gennaio sulla base delle cose
che ha fatto nell'ultimo triennio. Non vedo perchè non possa muoversi
in questo senso pure il primariato di Chirurgia. In assenza di garanzie
giuridiche bisognerà confidare nel buon senso di tutti, soprattutto di
coloro che rappresentando le istituzioni come il sindaco Angeloni, devono
assumere comportamenti esemplari, arrendendosi a queste evidenze e
riconoscere alla categoria medica e all'organizzazione sanitaria il diritto
di recuperare autonomia e meritocrazia". Dopo
l'approvazione della legge da parte del Consiglio regionale a che punto
siamo? "La normativa prevede che i componenti delle commissioni dovranno
essere estratti a sorte con un atto aziendale. Non nascondo di avere un
sospetto: quello che si tenti di rallentare l'entrata in vigore della legge
inanellandosi sul come dovrà avvenire l'estrazione e cercando
così di sfruttare il più a lungo possibile le vecchie regole.
Una situazione che contrasteremo fino in fondo, perchè non si
può giocare sulla pelle dei pazienti". M. TERESA BIANCIARDI,.
( da "Corriere di
Bologna" del 28-11-2007)
Corriere di Bologna - BOLOGNA - sezione: 1APAGINA -
data: 2007-11-28 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE GIOVANI E LAVORO I
PARADOSSI DEL TALENTO di FRANCO MOSCONI P rendiamo due immagini fra le tante
- tutte illuminanti - emerse dall'inchiesta su "I giovani e il
lavoro" condotta dal Corriere di Bologna. La prima è sul
"paradosso- chiave" nelle libere professioni, che - racconta una
testimonianza - "sono le massime esaltatrici della competizione ",
ma nel contempo alzano "a dismisura le barriere all'ingresso". La
seconda, sulla "meta inarrivabile " spesso rappresentata dal
livello di top manager. "Non è un problema di precariato -
spiegano ad Almalaurea - nel privato le percentuali di stabilità sono
doppie rispetto al pubblico. Si tratta piuttosto di dare chance di crescita".
Ma allora c'è ancora una speranza, ci si può domandare giunti a
questo punto? Una speranza per ragazze e ragazzi di talento, preparati e
capaci? Oppure ciò che conta - più che il merito - è il
censo, il potere della famiglia e l'appartenenza a una lobby, come alcuni
recenti libri ampiamente dimostrano per il caso italiano? Quando si cerca di
scavare sotto la superficie, come il Corriere ha fatto in queste settimane,
è difficile dividere il mondo (la città) in bianco e nero: di
qua i buoni, di là i cattivi. Non è facile, dopo le tante
storie che abbiamo letto, trovare la ricetta giusta valida per tutti i campi.
In economia, più che altrove, in molti ci saremmo ritrovati - alla
vigilia di questo viaggio fra i giovani - lungo una linea di demarcazione
pubblico- privato. Era (ed è) difficile negare come una quota
consistente di imprese private (il riferimento va in particolare alle
"medie " imprese) abbia, in questi anni, posto in essere un
rilevante ricambio generazionale. Era (ed è) innegabile constatare
come nelle banche e nella finanza i trentenni e i quarantenni abbiano
raggiunto posizioni di grande responsabilità. La linea di demarcazione
pubblico- privato mantiene, certo, una sua validità se pensiamo al
blocco generazionale nelle cariche pubbliche. Essa, tuttavia, non spiega
tutto, e fortunatamente anche la sfera pubblica è capace - almeno in
alcuni ambiti - sia di dar vita a istituzioni efficienti sia di offrire
opportunità professionali a persone di valore (dalle nostre parti non
di rado). Forse la vera linea di demarcazione è, oggigiorno, quella
fra attività esposte alla concorrenza (interna e internazionale) e
attività che invece godono di varie forme di protezione (barriere
all'entrata e pesanti regolamentazioni). Con un corollario: fra attività
nelle quali si deve rendere conto dei propri comportamenti in maniera
trasparente e attività garantite da un certo grado di
"irresponsabilità". La meritocrazia ha maggiori possibilità di affermarsi laddove le
attività economiche si svolgono in campo aperto (ossia, in condizioni
di concorrenza e sotto il vincolo della responsabilità), anche se non
mancano neppure qui margini di miglioramento. I volti e le storie
messi in luce dal Corriere ci dicono che le ragazze e i ragazzi di talento
fanno bene a coltivare, in fondo al cuore, quella speranza di cui prima
dicevamo.
( da "Avanti!" del
28-11-2007)
LE PROPOSTE DEI GIOVANI PER UN PARTITO SOCIALISTA CHE NASCA
DALLA GENTE E PER LA GENTE Il riformismo del nuovo millennio 28/11/2007
"Accanto a chi è indietro e compiendo un passo in avanti",
così Pietro Nenni spiegava il senso del socialismo. Ma oggi cosa
significa essere socialista in Italia? E ancor più, giovani e
socialisti. Non è soltanto ideologia ma è una cultura, un modo
di vivere. Non potrà mai essere soltanto un partito. Partiti degli
uomini e non uomini del partito, forse, questo è il senso di una
diaspora così lunga; forse, il problema di un socialismo ridotto a
pochi pensieri, non propositivo, non degno a volte dell'alta cultura degli
esponenti del passato, svilito e accomodato su quelle briciole
caritatevolmente donate dal magnate di turno. Il socialista, l'uomo dei lumi
e del senso della società, il riformismo dalla parte del popolo.
Uomini che come Pertini hanno molto più parlato con le azioni che non
con la prosa, che spesso non diventa né poesia, né storia. Ma oggi, noi della
generazione cresciuta nell'assenza del partito socialista italiano, quello
che in Europa non seguiva ma si faceva seguire nelle idee e nei contenuti,
quello che non credeva che soltanto esserci abbia un senso. Quello della
lotta partigiana, della Costituente, delle scissioni, del presidente Pertini,
del Concordato, dei ministri, del presidente del Consiglio, di Sigonella, dei
grandi errori, di tangentopoli e della distruzione del 1992. Noi, per
continuare ad essere socialisti abbiamo bisogno di un futuro. Vogliamo un
partito socialista vero, intraprendente, a 360 gradi e non arroccato solo su
pochi temi e pure di nicchia. Un partito memore degli errori del passato ma
anche orgogliosamente fiero delle grandi innovazioni apportate. Il socialista
è un uomo dotato di cultura, intendendo non il sapere scolastico o lo
sfoggio dei titoli ma l'apertura mentale per capire che la società
italiana è in crisi perché ormai troppo sufficiente. Gli italiani,
specialmente le nuove e nuovissime generazioni, non hanno più fame di
sapere. Abbiamo il dovere sociale di agire, di intervenire sul troppo ormai
svilito sistema scolastico e di informazione. Le nostre università si
sono adeguate allo standard europeo per numero di laureati. Risultato?
Più quantità, meno qualità. L'Italia è una
Repubblica incompleta. Non tutti hanno pari possibilità, cioè il nepotismo soverchia abbondantemente la meritocrazia. Come potrà essere competitivo un sistema che,
già dall'ingresso alla formazione, non è per i capaci e i
meritevoli? Il socialista deve essere accanto ai giovani. I giovani
socialisti devono aprire gli occhi alle dirigenze di partito sulle
problematiche giovanili. Non "bamboccioni" che seguono il
proprio padrino di partito, ma intelligenze che si fanno guidare
dall'esperienza ma fanno valere la propria forza vitale, la propria visione
innovativa e le proprie qualità. Essere giovani è difficile:
oltre alla necessità anagrafica occorre esserlo dentro. Il mondo del
lavoro attraversa una crisi sistemica enorme. I diritti del lavoratore
vengono quotidianamente calpestati nelle garanzie e nelle retribuzioni. La
parola flessibilità malamente interpretata in legge è divenuta
precarietà cronica. La precarietà è una di quelle
malattie che distrugge il futuro e il presente di uomini e donne. Un ottimo
contraccettivo per una società che tende alla senilità. I
sindacati? Avendoli i sindacalisti di un tempo? I partiti? Troppo impegnati
in tv o nelle fumose stanze del potere e con le finestre chiuse per non
ascoltare il mormorio della gente. Dove sono i colti uomini che discutevano
nel Transatlantico e crescevano con il senso dello Stato? Gli elettori? Non
rappresentati. I socialisti non possono che auspicare e lavorare ad una
riforma elettorale che sia proporzionale. Ogni manuale di diritto pubblico
parla di connubio tra società eterogenea e questo tipo di sistema. Gli
sbarramenti sono le correzioni specifiche: ingenti sono gli esempi. Si
aspetta il voto di preferenza: il rappresentante esercita senza vincolo di
mandato, perché, eletto su un impegno politico preso e perché dovrà
rappresentare le vicissitudini della propria circoscrizione di appartenenza.
Non il Parlamento dei fidi di partito ma quello dei territori e dei politici
veri. Si aspetta giustizia verso l'ignavia delle candidature multiple. Il
premio di maggioranza così come è stato concepito garantisce
l'instabilità. Il bipolarismo di coalizione e dell'alternanza ha fatto
vedere tutti i suoi grandi limiti. Il bipolarismo di partito che potrebbe
nascere in seno al referendum elettorale, sarebbe come Caronte: batte col
remo qualunque s'adagia e ti traghetta all'inferno della non
rappresentatività e dell'antidemocrazia. Il partito socialista
è democratico, cioè aperto al confronto. Laico, cioè non
anticlericale (quello è laicismo), date a Cesare quel che è di
Cesare e date a Dio quel che è di Dio. Il laico è chi vive del
proprio lavoro e non ha costrizioni mentali (Martelli docet), cioè non
nega a nessuno (anche ai compagni credenti) di esprimere il proprio essere.
Chi è convinto di un'idea si confronta e non chiede il silenzio.
Liberale e non liberalista. La grandezza del socialismo è la
capacità di crescere nella sua spiccata predisposizione
all'eterogeneità. Un partito socialista deve essere il partito degli
elettori e non degli eletti. Le istanze e le idee partono sempre dai
territori e la capacità di una dirigenza è quella di
convogliarle e renderle attualizzabili. Giovani e meno giovani abbiamo il
dovere di rendere all'Italia di oggi, e alle generazioni future, la cultura e
il partito socialista. Non possiamo sbagliare. Le idee si reggono sempre
sulle gambe degli uomini, ma questi devono sempre dimenticare che quelle
gambe sono proprie e pensare che siano di tutti. * Direzione nazionale fed.
Giovani "I Socialisti".
Articoli dal 15
ottobre al 14 novembre 2007
Il corteo se la
prende anche col Papa ( da
"Denaro, Il" del 15-10-2007) 6
Professionale in
sciopero contro gli esami di riparazione
( da "Piccolo di Trieste, Il" del 16-10-2007) 6
Consiglio
scolastico, no a Saurer Bocciata la riforma provinciale ( da "Corriere Alto Adige" del
16-10-2007) 7
Fioroni e gli
esami di riparazione stasera su Mtv: gli studenti scioperano in diretta Web (
da "Blogosfere" del 16-10-2007) 7
FIORONI, NESSUN
RIPRISTINO DEGLI ESAMI DI RIPARAZIONE
( da "Agi" del 17-10-2007) 8
Scuola, debito formativo
Il Senato vuole capire Calderoli: Illegale il test di riparazione ( da
"Giorno, Il (Nazionale)" del 18-10-2007) 9
Educazione, vera
emergenza ( da "Provincia di
Cremona, La" del 18-10-2007) 9
L'Fmi deluso
dalla linea di Prodi La crisi dei mutui rallenta la crescita. Solo la Cina fa
la locomotiva ( da "Unita, L'" del 18-10-2007) 10
Scuola occupata,
ma la metà entra in classe - pierpaolo poggianti ( da "Tirreno, Il" del
18-10-2007) 11
SCUOLA, NUOVO
SITO WEB SU ISTRUZIONE E FORMAZIONE ROSSONI: STRUMENTO DI COMUNICAZIONE CON
FAMIGLIE E STUDENTI ( da
"marketpress.info" del 18-10-2007) 11
SCUOLA. Via al
decreto. Fioroni: a cambiare sono "i tempi sul recupero dei debiti
formativi" Esami d... ( da "Brescia Oggi" del 18-10-2007) 12
Esami di
riparazione, un dubbio dal Senato ( da
"Giornale di Vicenza.it, Il" del 18-10-2007) Pubblicato anche in: (Arena.it, L') 12
Nicola Rossi:
rinnovare la classe dirigente Meritocrazia, chi non vale sia tenuto fuori (
da "Corriere della Sera" del 19-10-2007) 13
Troina, corteo
per rivendicareil diritto ai corsi di recupero ( da "Sicilia, La" del
19-10-2007) 13
Edilizia,
stanziati 130 milioni per la sicurezza delle scuole ( da "Gazzetta del Sud" del
20-10-2007) 14
OGGI Forza
Italia Giovani scende in piazza per manifestare contro la riforma della
scuola ( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 20-10-2007) 15
Scuola: la
"crisi" dell'istruzione pubblica italiana sotto la lente
d'ingrandimento ( da "Legambiente" del 20-10-2007) 15
"sulla
riforma fioroni subito un referendum" - tea maisto ( da "Repubblica, La" del
23-10-2007) 16
Con gli istituti
cattolici si risparmiano 6 milioni di euro
( da "Libero" del 24-10-2007) 16
Al via il
giornale degli studenti goriziani ( da
"Piccolo di Trieste, Il" del 25-10-2007) 17
Al via il
giornale degli studenti triestini ( da
"Piccolo di Trieste, Il" del 25-10-2007) 18
In cerca della
buona scuola ( da "Tirreno,
Il" del 25-10-2007) 19
Monito di
Draghi, è allarme sui salari (
da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 27-10-2007) Pubblicato anche in: (Giornale di Vicenza,
Il) 19
L'Universität
archivia il '68 ( da "Sole 24
Ore, Il" del 29-10-2007) 20
Benvenuti
nell'Italia di Franti ( da
"Affari Italiani (Online)" del 01-11-2007) 21
Cultura Ancora
un'altra possibilità: che l'effetto complessivo dei cambiamenti in
positivo e in nega... ( da "Repubblica, La" del 02-11-2007) 22
Giocare in
appennino ( da "Gazzetta di
Modena,La" del 02-11-2007) 23
<La legge
Fioroni è contradditoria> (
da "Brescia Oggi" del 03-11-2007) 24
La riforma della
scuola. Fatta senza gli insegnanti (
da "Provincia di Lecco, La" del 03-11-2007) 25
Al Secco Suardo
il Liceo Musicale ( da "Eco di
Bergamo, L'" del 04-11-2007) 25
Libri, 'Mal di
merito' ovvero l'Italia dei 'figli di...'
( da "ADN Kronos" del 04-11-2007) 26
MODENA, IL
SINDACO RISPONDE ALL'INTERROGAZIONE SU "IL FEUDO" ( da "Sestopotere.com" del
06-11-2007) 26
Scuola italiana
più vicina all'europa ( da
"Piccolo di Trieste, Il" del 07-11-2007) 32
Il commento
degli studenti goriziani: sì al salda-debiti ma con
elasticità ( da "Piccolo
di Trieste, Il" del 07-11-2007) 33
Adolescente
denudata e fotografata ( da
"Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 07-11-2007) 33
Nuovo diritto
per una scuola più moderna ( da
"Corriere Alto Adige" del 07-11-2007) 34
Parlato: noi
autolesionisti, meglio che torni Silvio
( da "Corriere della Sera" del 07-11-2007) 34
Dal Vco a Torino
sono solo vittorie ( da "Padania,
La" del 07-11-2007) 35
La dispersione
scolastica? E' estremamente ( da
"Gazzettino, Il (Padova)" del 08-11-2007) 36
Riforma della
scuola: occorre chiarezza ( da
"Giornale di Brescia" del 09-11-2007) 36
In via porta
palazzetto dimenticato ( da
"Provincia Pavese, La" del 09-11-2007) 37
E i docenti
discutono di autonomia ( da
"Gazzetta di Mantova, La" del 10-11-2007) 39
Le domande per
gli esami dei privatisti ( da
"Nuova Sardegna, La" del 11-11-2007) 39
Caro pesciolino
rosso , condividiamo questi (miei) ricordi
( da "Trentino" del 12-11-2007) 40
Ecco gli studenti
pratesi eletti nella consulta ( da
"Tirreno, Il" del 13-11-2007) 41
Candidati e
"decalogo" della Cisl F.P (
da "Giornal.it" del 14-11-2007) 41
Napoli scuola
Il corteo se la prende anche col Papa Studenti in corteo ieri per protestare
contro la riforma
della scuola superiore proposta dal
ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni. Il ministro dell'Istruzione
èstato il bersaglio privilegiato negli slogan dei ragazzi, molti gli
striscioni contro la decisione di ripristinare gli esami di riparazione:
"Il fiore sboccia, Fioroni boccia...", si legge. Le organizzazioni
degli studenti chiedono che "venga garantito il diritto
all'istruzione". Alcuni hanno invece preferito prendersela con il Papa.
Nel corso del corteo si sono staccati dal corteo per imbrattare i muri del
Corso Umberto e di via de Pretis con scritte di vernice contro il Papa e il
Vaticano. In sei, quattro ragazzi e due ragazze, probabilmente appartenenti
ai gruppi anarchici, iscritti in diverse scuole cittadine, sono stati
denunciati a piede libero per danneggiamento. "Occupiamo il
Vaticano" e "Impicchiamo il Papa" le scritte. "Un gesto
davvero inqualificabile, che va condannato senza esitazione, da tutti quanti
hanno a cuore le ragioni del dialogo, del confronto tra diverse visioni della
vita e della società", è la reazione del presidente del
Consiglio regionale Sandra Lonardo. "Di certo - prosegue l'esponente
dell'Udeur - non aiutano alla reciproca comprensione, all'affermazione di
sani valori universali. Le frasi minacciose rivolte al Papa sono un gesto vigliacco,
un'offesa alla nostra comunità ed un segno di grave
cecità". 13-10-2007.
La protesta degli studenti superiori monfalconesi non
si è esaurita con la manifestazione di venerdì scorso Decine di
ragazzi hanno deciso di non presentarsi a lezione Professionale in sciopero
contro gli esami di riparazione Non hanno fatto cortei, non hanno letto
slogan, non hanno causato disagi. Semplicemente, venerdì, sabato e in
certi casi anche ieri hanno lasciato le scuole vuote. Anche a Monfalcone
infatti lo sciopero degli studenti contro il ritorno degli esami di
riparazione ha avuto un'elevata adesione: in alcuni scuole dell'80%. Classi
quasi vuote e molti studenti a casa. Non solo venerdì, giornata di
sciopero nazionale, ma sabato e, al Polo professionale di via Boito, anche
ieri. "Non si può però parlare proprio di vero
sciopero", spiega il nuovo preside, Salvatore Simoncini, sottolineando
il numero esiguo degli studenti che ieri hanno saltato le lezioni. Erano
comunque abbastanza numerosi da farsi notare, in città. E non è
stata una loro idea autonoma, quella di proseguire l'agitazione. Secondo i
rappresentanti nazionali degli studenti, infatti, "il calendario degli
scioperi prevede di protestare tutta la settimana seguente fin quando noi ci
sarà una risposta concreta". Nelle altre scuole, comunque, dopo
l'astensione dalle lezioni di venerdì, scorso, la situazione è
tornata velocemente alla normalità. In tutta Italia, lo sciopero in
questione ha riguardato oltre 130 città con 300mila partecipanti, ed
è stato effettuato per ricordare ai ministri Fioroni e Mussi gli
impegni presi per il prossimo autunno e ribadire le posizioni sulle riforme
della scuola e dell'Università. A manifestare
nelle varie città infatti non sono stati solo gli studenti delle
superiori, ma anche gli universitari. Il pacchetto di rivendicazioni è
nutrito: ai ministri sichiede una risposta sul provvedimento relativo ai
debiti formativi (che ha avuto la contrarietà di studenti e
insegnanti), si giudicano troppo rigidi i sistemi del recupero e della
didattica e si sostiene " "l'inapplicabilità della norma
senza un forte investimento di risorse per l'attivazione delle
attività di recupero nelle scuole". Altra richiesta, poi, la
delimitazione del ruolo dei privati, per non tornare al caro vecchio
riparificio delle lezioni private, considerate "discriminatorie e
ingiuste". Il decreto infatti prevede l'assolvimento degli eventuali
debiti formativi entro e non oltre l'inizio dell'anno scolastico successivo,
e ciò significa che i percorsi di recupero dovranno essere organizzati
nel periodo estivo. Difficile, secondo gli studenti, che le scuole, vista la
gravosa situazione economica, siano in grado di farlo. Risultato? Le famiglie
saranno costrette a pagare salate lezioni private dei propri figli. Secondo
le statistiche, più del 90% degli studenti italiani lascia un debito
formativo. Ecco quindi che l'introduzione degli esami di riparazione riguarda
la stragrande maggioranza degli studenti. Un'altra richiesta avanzata dagli
studenti è stata "l'immediata cancellazione
di ciò che rimane della riforma
Moratti" e appunto "la personalizzazione dei tempi e dei modi di
recupero della didattica". Altre rivendicazioni sono state
"l'aumento dei finanziamenti per didattica, ricerca e diritto allo
studio, una legge quadro nazionale per il diritto allo studio, l'istituzione
di un reddito per i soggetti in formazione". Sia gli studenti
delle medie superiori che gli universitari, di Monfalcone ma di tutta Italia,
infine, chiedono una Finanziaria che investa di più su scuola università e ricerca. Elena Orsi.
Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: PRIMA -
data: 2007-10-16 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE LA NUOVA LEGGE
Consiglio scolastico, no a Saurer Bocciata la riforma
provinciale BOLZANO - Le riforme della scuola
contenute nella legge Omnibus è stata bocciata dal comitato scolastico.
Rigettato in particolar modo l'eventuale esame di
maturità per gli studenti delle scuole professionali provinciali, che,
è stato sottolineato nel corso della riunione, non può essere
affrontato con il metodo della "legge Omnibus". Ancora più
duro il giudizio dei Verdi: "Questa non è la scuola che serve a un Alto Adige degno dell'Europa. Vengono
modificati i punteggi nelle graduatorie per insegnanti, malgrado le obiezioni
dei sindacati". - A pagina 6 Armani.
Ott 0716 Fioroni e gli esami
di riparazione stasera su Mtv: gli studenti scioperano in diretta Web
Pubblicato da Elisa, Blogosfere staff alle 15:57 in Scuola, Televisione Mtv
dedica una serata a scuola, studenti ed esami di riparazione, protagonisti della cronaca delle
ultime settimane. Opsite d'onore Giuseppe Fioroni, il Ministro meno amato dai
giovani italiani; e non c'é da mervailgiarsi se poi si parla di disaffezione
alla politica. La serata di oggi
si presenta come una resa dei conti: la riforma Fioroni
sarà oggetto della discussione che si preannuncia decisamente animata
visti i precedenti. Ne abbiamo avuto un assaggio anche noi attraverso i
commenti degli studenti che ci hanno scritto qui su Blogosfere Cultura e con
le interviste realizzate venerdì 12 alla manifestazione milanese degli
studenti in sciopero. Mtv non si è lasciata sfuggire l'occasione e ha
realizzato il gruppo Mtv Scuola: gli studenti iscritti possono pubblicare la
loro domanda per Fioroni e interagire in diretta con la trasmissione che
sarà in onda stasera alle 21.00. Ma Fioroni deve anche guardarsi le
spalle: i conti non tornano a scuola, lo segnala
Franca Corradini, autrice di A scuola di bugie. Di
seguito riportiamo gli interventi di alcuni ragazzi che si rivolgono
direttamente a Fioroni - anche se la community di Mtv al momento non è
molto popolata) e le segnalazioni di Franca Corradini che premia Fioroni con
il Pinocchio d'oro per le bugie sui fondi scolastici. Le osservazioni di
Franca Corradini sono supportate da dati e documenti del Ministero: Cito dal
testo della locandina: "Abbiamo assegnato alle scuole i fondi necessari
per organizzare i recuperi in modo efficace: con docenti interni, con persone
esterne ed anche tramite laboratori..." Bugia !! Nessun fondo alla data
di oggi 16 ottobre è stato assegnato alle scuole allo scopo.
Più personali, ma non per questo meno validi, gli interventi di alcuni
studenti. In realtà sono poche le domande per Fioroni pervenute via
Web da Mtv, complice la struttura non ottimale del portale, e sono ancora
meno gli interventi significativi che vi riproponiamo qui sotto. Mattia_99
scrive: A nome dei 130 studenti che hanno firmato questa petizione online
negli ultimi due giorni, vorrei porre queste domande contenute nella
petizione al Ministro: - Come risponde a chi la accusa di
voler finanziare gli Istituti Privati indiscriminatamente dal loro progetto,
penalizzando quindi gli investimenti nella Scuola Pubblica? - Come pensa di
risolvere il problema delle centinaia di professori precari che non possono
garantire agli alunni continuità di insegnamento a causa dei loro
contratti a termine? - Come pensa di risolvere i problemi di degrado
dell'edilizia scolastica e come ha intenzione di affrontare il rincaro dei
libri di testo? [...] Rocklover scrive: salve ministro Fioroni, vorrei fare
quattro chiacchiere con lei [...] diciamo che lei vuole creare caos,
confusioni e proteste,perchè non mi spiego altrimenti il motivo di
questo nuovo decreto (che fortunatamente non è stato ancora
approvato). mi dica una cosa...con che coraggio viene a dire a noi che siamo
ignoranti e ne usciamo dalle scuole superiori, quando lei ha mandato suo
figlio alla scuola privata? un ministro della
pubblica istruzione che manda il figlio alla scuola privata...un
pò buffa come cosa... è anche un pò incoerente con lei
stesso,politico di SINISTRA [...] Errico_PG scrive: Il bullismo è solo
uno specchietto per le allodole rispetto ai gravi problemi che affliggono
tutto il sistema scolastico! NO AL RECUPERO A SETTEMBRE PER: 1. Evitare che
gli studenti vadano da altri professori A PAGAMENTO per recuperare quelle
materie che dovrebbero fare GRATUITAMENTE in classe. 2. Evitare che gli
studenti sappiano solo il 31 di agosto che classe faranno: passare alla
successiva oppure ripetere quella dell'anno appena terminato perché “si ha
bisogno di più tempo” ANCHE PER UNA SOLA MATERIA. 3. Sorpassare il concetto
che tutti sono uguali e quindi che tutti devono sapere le stesse cose,
esposte nello stesso modo. [...].
Cronaca FIORONI, NESSUN RIPRISTINO DEGLI ESAMI DI
RIPARAZIONE Stampa Invia questo articolo Ultimissime RIFORME: SI' COMMISSIONE
CAMERA, CDL SI ASTIENE EURO: CHIUDE IN RIALZO IN PROSSIMITA' DI 1, 42 SUL
DOLLARO IRAQ: TURCHIA APPROVA AZIONE MILITARE CONTRO CURDI FMI: DELUSI DA
UTILIZZO TESORETTO E MANCATE RIFORME SCUOLA: FIORONI, NESSUN RIPRISTINO DI
ESAMI RIPARAZIONE WALL STREET: INDICI IN RIALZO, DJ +0, 30% E NASDAQ +1, 37%
FMI: CRISI MUTUI RAFFREDDA CRESCITA, CINA LOCOMOTIVA FMI: FRENA RISANAMENTO
ITALIA, PIL +1, 3% 2008;+1, 7% 2007 ELUANA: OSSERVATORE,IN SENTENZA
INACCETTABILE RELATIVISMO FMI: FRENA RISANAMENTO ITALIA, PIL +1, 3% 2008.+1,
7% 2007 "Non c'e' alcuna reintroduzione degli esami di riparazione, questa
notizia e' frutto di informazione distorta e strumentalizzazioni". E'
quanto ha dichiarato il ministro della pubblica
istruzione Giuseppe Fioroni rispondendo ad una interrogazione parlamentare
dell'onorevole Manuela Ghizzoni dell'Ulivo, nel corso del Question Time.
"Noi abbiamo per decreto dato luogo alla rimodulazione dei tempi per il
recupero dei debiti formativi - ha detto il ministro Fioroni - che prevede la
certificazione da parte del consiglio di classe del superamento dei debiti
per poter accedere all'esame di maturita'". "Le verifiche vanno
effettuate nel corso dell'anno - ha continuato Fioroni - e a giugno il
consiglio di classe decide se le lacune sono state superate oppure no. C'e'
una possibilita' di proseguire, ove il consiglio di classe lo ritiene
opportuno, con la possibilita' di fare una verifica prima dell'inizio
dell'anno scolastico". "Questa norma e' un senso di responsabilita'
non solo per 8 milioni di studenti che in 10 anni non hanno mai superato il
debito - ha concluso Fioroni - ma per impedire che i nostri studenti si
vedano costretti a ripetere il quinto anno per non aver avuto certificato il
superamento del debito del terzo o quarto anno. Abbiamo stanziato una cifra
idonea, circa 500 mila euro e pagheremo 50 euro l'ora per le lezioni e i
corsi di recupero che le scuole dovranno fare". (AGI) - Roma, 17 ott. -.
Scuola, debito formativo Il Senato vuole capire
Calderoli:"Illegale il test di riparazione" di GAETANO BASILICI ?
ROMA ? NON C'È ALCUNA reintroduzione dei vecchi esami di riparazione,
ma più semplicemente una rimodulazione dei tempi per il recupero dei
debiti formativi. D'altra parte, ha chiarito ieri Giuseppe Fioroni, ministro
dell'Istruzione, durante il question time alla Camera, "gli esami di
riparazione sono stati abrogati dalla legge del 1995 ed è grave che in
questa Camera o nel Senato si possa ignorare che il ripristino di quell'esame
di riparazione potesse essere reintrodotto se non per legge". Ieri, la riforma della scuola firmata dal ministro Fioroni ha
ottenuto il via libera definitivo del Senato con 147 sì e 114 no, ma
proprio ieri il Senato ha approvato un ordine del giorno, presentato dal
leghista Roberto Calderoli, che impegna il governo a riferire sul decreto con
la possibilità "di intraprendere le eventuali necessarie
iniziative". NEI PROSSIMI giorni il decreto sarà valutato dalle
commissioni competenti e dalla stessa aula di Palazzo Madama: se dovessero
subentrare dubbi o contestazioni sulle procedure, il nuovo sistema ? che
obbliga gli studenti, a partire dal 2008, a recuperare tutte le insufficienze
entro l'inizio del nuovo anno scolastico ? rischierebbe di slittare di un
anno. Il ministro ha anche spiegato che le scuole devono organizzare i corsi
di recupero, aggiungendo che sono stati stanziati circa 200 milioni di euro.
Saranno pagati 50 euro l'ora per le lezioni, che saranno un incentivo anche
per i docenti esterni alla scuola "che possono
essere neo laureati e docenti in pensione". INSOMMA, nel rispondere
sulle modalità previste per il recupero dei debiti e sui corsi di
recupero Fioroni ha colto l'occasione per "fare chiarezza sull'informazione
distorta e su affermazioni e strumentalizzazioni prive di ogni fondamento che
dipingono il decreto per il recupero dei debiti come la reintroduzione degli
esami di riparazione". SECONDO la normativa vigente, ha sottolineato
Fioroni, "è obbligatorio che le scuole si facciano carico di
organizzare i corsi di recupero o interventi didattici a sostegno dello
studente che già a dicembre dimostra di avere lacune o insufficienze
in alcune materie". Le verifiche "vanno effettuate nel corso
dell'anno, e a giugno il consiglio di classe, dopo l'effettuazione delle
verifiche, decide se quelle lacune sono state superate oppure no". Ma,
se il consiglio di classe lo ritiene opportuno, è possibile
"un'ultima verifica prima dell'inizio dell'anno scolastico": in
quella sede il consiglio di classe decide "se il debito superato ha
diritto di andare avanti oppure no". Intanto, la legge approvata ieri
ripristina, tra l'altro, l'idoneità per l'ammissione agli esami di
terza media, il tempo pieno nella scuola primaria e
le sanzioni disciplinari al personale docente per comportamenti non
compatibili con la professione. INFINE, GLI STUDENTI. Quelli dell'Azione
cattolica hanno chiesto garanzie sulle norme per il recupero dei debiti
formativi; quelli della Rete hanno chiesto al governo di
assecondare una discussione sulla riforma del
sistema dei debiti; quelli dell'Unione hanno esortato il Parlamento a
decidere sugli esami di riparazione, e la politica a non strumentalizzare gli
studenti. - -->.
Edizione di Giovedì 18 ottobre 2007 Benvenuto
P.Review srl Centro Pastorale. Un convegno pubblico venerdì 26 con don
Mauro Inzoli e Luciano Corradini Educazione, vera emergenza Scuola, famiglia,
lavoro Proposte e riflessioni di Giuseppe Bruschi Scuola sempre più
lontana dalla società, dalla famiglia, dal lavoro? O scuola che non sa più educare i ragazzi e che non
è più portatrice di valori? Ed ancora: c'è solo il
bullismo, ci sono gli esami di riparazione, ci sono quelli di maturità
che tornano al passato o c'è anche qualcosa di nuovo? Domande
formidabili e che meritano risposte chiare, frutto di confronto e di analisi.
Benvenuto quindi l'incontro pubblico che si terrà venerdì 26
ottobre alle 21 al Centro Pastorale Diocesano e che ha per
titolo."Educazione:emergenza inevitabile per scuola,
famiglia e lavoro'. Promosso dal Tavolo Interassociativo e dall'Ufficio di
Pastorale Scolastica, avrà due relatori di peso: don Mauro Inzoli,
responsabile del settore scuola di Cl e presidente
del Banco Alimentare e Luciano Corradini, docente
universitario e tra i protagonisti di passate riforme della scuola. L'iniziativa è stata ufficialmente presentata ieri
pomeriggio da don Claudio Anselmi, responsabile dell'Ufficio diocesano per la
pastorale scolastica; da Mauro Faverzani; da Daniela Malabarda,
rappresentante dell'Associazione Didattica ed Innovazione Scolastica;
da Luisa Tinelli, presidente Unione Cattolica Insegnanti Medi e da Emilio
Serventi, docente e genitore. Tutti sono partiti dalle parole di Benedetto
XVI che ha recentemente affermato:"Oggi si parla di una grande 'emergenza educativa',
della crescente difficoltà che si incontra nel trasmettere alle nuove
generazioni i valori-base dell'esistenza e di un retto comportamento,
difficoltà che coinvolge sia la scuola, sia
la famiglia e si può dire ogni altro organismo che si prefigga scopi
educativi...Si tratta di una emergenza inevitabile... in una società
ed in una cultura che fanno del relativismo il proprio credo'. In buona
sostanza bisogna rapidamente tornare ad una scuola
che educhi alla vita; che non emargini la famiglia; che prepari al lavoro.
L'incontro pubblico di venerdì 26 va in questa direzione:permettere un
confronto a più voci su questa emergenza che coinvolge non solo la scuola, ma tutta la società. Don Anselmi ha
insistito sul richiamo forte del Papa, condiviso ovviamente dalla diocesi, a
mettere al centro di ogni sforzo educativo quello di saper trasmettere alle
nuove generazioni i valori base dell'esistenza e di un retto e corretto
comportamento. Sforzo che vede unite tutte le realtà che fanno parte del
Tavolo interassociativo e che hanno in programma altre iniziative in questo
senso. Al convegno del 26 ottobre sono dunque invitati tutti coloro che hanno
a cuore la sorte delle giovani generazioni, della scuola,
della famiglia e del lavoro.
Stai consultando l'edizione del L'Fmi
"deluso" dalla linea di Prodi La crisi dei mutui rallenta la
crescita. Solo la Cina fa la locomotiva di Roberto Rossi/ Roma RICETTE Al
Fondo monetario internazionale non piace la politica economica del governo
Prodi. Non piace come è stato utilizzato l'extragettito (o
"tesoretto"), non piace la riforma del
welfare e vorrebbe che si mettesse mano alla spesa pensionistica. In due
parole, e cioè quelle usate dal vice direttore del dipartimento
ricerche Charles Collins, il discusso istituto specializzato delle Nazioni Unite
- che tra i suoi fini ha quello di promuovere la stabilità e l'ordine
dei rapporti di cambio e fare prestiti - "è deluso". Tanto
da tagliare le stime di crescita per il nostro Paese. Il Pil, si legge nel
World Economic Outlook, è rivisto al ribasso non solo nel 2007 (+1,7%
contro +1,8%), ma anche sul 2008, che registra una riduzione più
marcata pari allo 0,4% in meno, fino a quota +1,3%. "Sarebbe molto
importante il consolidamento fiscale: i progressi sono talmente deludenti per
il prossimo anno perché la gran parte dell'extragettito è stato speso,
mentre noi vorremmo vedere un aumento del consolidamento fiscale".
"La priorità - ha aggiunto Collins - è ridurre il deficit
e il debito, cioè due voci che sono legate, perché se si abbassa una
si abbassa pure l'altra". Anche sui conti pubblici il Fondo ci boccia.
L'anno prossimo, complice la bassa crescita e l'utilizzo "distorto"
dell'extragettito, l'Italia non raggiungerà gli obiettivi sul deficit
e debito. "Il governo italiano ha un piano di riforme ambizioso - hanno
spiegato i tecnici - ma ha difficoltà ad attuarle. Abbiamo operato un
consistente ribasso della crescita 2008, rispetto allo scorso luglio, che riflette gli stessi fattori che interessano Eurolandia:
l'euro più forte, il rialzo dei prezzi del petrolio e le turbolenze
dei mercati finanziari". In più, nel caso dell'Italia, c'è
"delusione per il fatto che il governo non sia stato in grado di
realizzare le riforme in programma. È un elemento che avrà un
effetto limitante sulla crescita". Su questa base il Fondo, che
ha rivisto al ribasso anche la crescita mondiale per colpa dei subprime con
la sola eccezione della Cina, ha illustrato le sue ricette che il governo
Prodi dovrebbe attuare: quella "del mercato del lavoro, delle pensioni e
del welfare". È importante "avere un mercato del lavoro
flessibile e dinamico perché aumenterebbe l'occupazione, mentre la riforma delle pensioni può aiutare la
sostenibilità del sistema, visto l'invecchiamento della
popolazione". Un punto questo che non è sfuggito a Confindustria.
"Prevedo che dovremo mettere mano alle pensioni" ha detto a caldo
il vice-presidente di Confindustria, Alberto Bombassei. Valutazione
legittima. Eppure gli industriali dovrebbero fare attenzione a quanto viene
proposto dal Fondo monetario internazionale. Le ricette standardizzate
(più o meno neo liberiste) poco si adattano a tutti i Paesi. Spesso le
scelte del Fondo hanno aggravato le difficoltà economiche anziché
alleviarle. C'è una casistica interessante che andrebbe valutata. A
partire dal caso Argentina che l'Fmi considerava l'allievo modello, ma che
nel 2001 andò in bancarotta anche grazie alle sue indicazioni. O, come
ha spesso ricordato il premio Nobel per l'Economia Joseph Stiglitz, la Russia
o i paesi ex-comunisti dell'Europa orientale in generale, privatizzati nel
giro di una notte. In questo caso i prestiti erogati dal Fmi servirono a
rimborsare i creditori occidentali, anziché aiutare le loro economie.
Livorno Scuola occupata, ma la metà entra in
classe All'Enriques si ripete il rito fatto di musica e dibattiti. Oggi forse
si torna a lezione Il copione è lo stesso ma la tensione è poca
e la sera tutti a casa PIERPAOLO POGGIANTI LIVORNO. Sembra un'occupazione col
fiato corto quella che negli scorsi due giorni si è insediata,
affiancandosi alle normali lezioni, al liceo scientifico Enriques di via
della Bassata. Circa la metà degli alunni, secondo le rilevazioni
della scuola, infatti, hanno deciso di entrare
regolarmente in classe lasciando agli altri seicento il compito di sostenere
le loro rivendicazioni. Due le questioni nel mirino del studenti: il decreto
del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni e la costruzione del
rigassificatore. A non andare giù è, in particolare, il
ritorno, sotto mentite spoglie, degli esami di riparazione, uno spettro per
gli studenti della generazione scorsa. Una scelta che lascia il grosso punto
interrogativo dei fondi destinati ai corsi di recupero. "Sarebbe un
passo indietro - spiega Dario, felpa da nostalgia sovietica e piglio da
leader - e non possiamo accettarlo. Dobbiamo far sentire la nostra
voce". Per lui, alunno di quinta, è la seconda occupazione
vissuta da protagonista, ma rimpiange il successo di dodici mesi fa. "Lo
scorso anno - continua - c'era stata più partecipazione. Facevamo
assemblee e tutti erano presenti. Quest'anno in molti sono rimasti a casa. Se
c'è interesse alla nostra protesta, bene, altrimenti vuol dire che
torneremo presto in classe". La sensazione, infatti, è che
già da oggi l'occupazione possa terminare. "Dipenderà
molto - dicono gli stessi organizzatori della protesta - dall'interesse
mostrato dagli altri studenti. Non può essere solo una scusa per
rimanere a casa". Per adesso, comunque, l'Enriques è l'unica scuola ad aver preso l'iniziativa. Altre hanno cominciato
a interrogarsi su cosa fare, ma per adesso, tutto tace. L'occupazione,
ammettono gli insegnanti a mezza bocca, è diventato un rito: come a
dicembre ci sono le vacanze di Natale a ottobre c'è la settimana di
occupazione. L'autogestione, però, è illegale in quanto si
configura come interruzione di servizio pubblico e, ad essere fiscali,
potrebbe inguaiare gli alunni. Una prospettiva che non sembra al momento
avere alcun fondamento. Agli organi preposti, infatti, non è partita
alcuna denuncia. Sembra nato spontaneamente un tacito accordo, gli studenti se
ne vanno dalla scuola quando chiude e gli insegnanti
tollerano l'occupazione. Le occupazioni radicali di qualche anno fa sono un
ricordo e di notte, tutti gli studenti, se tornano sotto le coperte di casa
propria. Tutto il resto, poi, è rimasto uguale: il servizio d'ordine
alla porta, le coppiette che si sbaciucchiano negli angoli e la partitella a
pallone nel giardino. Una liturgia di abitudini che, spesso, si tinge di
rosso politica. Un colore che non tutti apprezzano. "Condivido le ragioni della protesta - dice Claudio, basetta da rocker e
piercing a profusione - ma non voglio riferimenti politici. Basta con questa
forte ideologia di fondo. La riforma della scuola non
può essere una lotta di destra o di sinistra". è costretto
a urlare Claudio per affermarlo, mentre una "Bella ciao" sparata da
un amplificatore sulle scale inonda il giardino della scuola occupata. Negli ultimi due giorni sono stati
organizzati corsi di tutti i generi. "Oggi spieghiamo cosa è
stato Woodstock" raccontano alcuni studenti con la chitarra in mano.
Qualche aula più avanti sembra in corso un litigio, ma è l'aula
del corso di teatro e l'equivoco è presto chiarito. All'ordine del
giorno nelle assemblee autogestite la questione "offshore", una
parola se scalda gli animi di qualcuno, sembra, però, lasciare
perplessa la maggioranza. "Il tema forse - ammette ancora Dario -
è più grande di noi, ma già l'aver fatto parlare per la
prima volta molti ragazzi è un traguardo. La crescita di
consapevolezza delle persone è uno dei risultati più importanti
di qualsiasi manifestazione".
Milano, 18 Ottobre 2007 ? Partito ieri
"Scuolalombardia", il nuovo portale dedicato all'istruzione e alla
formazione. "Scuola Lombardia - afferma l'assessore regionale
all'Istruzione, Formazione e Lavoro
Gianni Rossoni - è uno strumento di informazione e
comunicazione tra le famiglie e gli allievi, i centri di formazione
professionale e la
Regione Lombardia; uno spazio garantito da trasparenza e da
libertà, doppiamente utile: alla nostra istituzione e ai cittadini che
ne fanno uso". Sul sito www. Scuolalombardia. It si trovano tutte le
informazioni utili sull'offerta di corsi, servizi, borse di studio,
opportunità formative esistenti in regione. Nato dalla nuova legge sul
sistema educativo regionale (la n. 19 del 2007), entrata in vigore lo scorso
6 agosto, il nuovo spazio web è anche un efficace strumento per chi
lavora nella scuola: gli operatori del settore
potranno accedere alla sua ricca biblioteca documentale, aggiornare
direttamente l'archivio di corsi, presentare le proprie attività.
"Scuolalombardia" è un'autorevole fonte
d'informazione: spiega la riforma della scuola, a partire
dai valori di base, e i percorsi possibili, fino alla definizioni delle
competenze e all'alternanza scuola lavoro. Dedica inoltre ampio
spazio ai temi "caldi" legati alla scuola a
cominciare dalla dispersione scolastica per arrivare alle pari
opportunità. Naturalmente ci sono anche le news: notizie
puntuali e aggiornate su tutto il settore e uno spazio di dialogo con gli
utenti. E' attivo infatti un forum all'interno del quale avviare un
costruttivo scambio di idee, informazioni, critiche tra i cittadini, gli
operatori della formazione e la Regione stessa. . <<BACK.
SCUOLA. Via al decreto.
Fioroni: a cambiare sono "i tempi sul recupero dei debiti
formativi" Esami di riparazione, un dubbio dal Senato ROMA Via
libera definitivo del Senato al decreto legge di riforma della scuola. L'Aula non ha modificato il testo ma ha approvato un ordine
del giorno, presentato dal senatore della Lega Calderoli,
che impegna il governo a riferire sul decreto che reintroduce gli esami di
"riparazione". L'iniziativa di Calderoli porta in Parlamento la
questione degli esami con la possibilità che venga chiesta una legge
ad hoc per la loro reintroduzione visto che c'è solo un atto
amministrativo che abroga, di fatto, una legge del 1995. "Il ministro
dell'Istruzione", sostiene Calderoli, "aveva surrettiziamente
reintrodotto, chiamandoli in forma diversa, attraverso un semplice atto
amministrativo come un decreto ministeriale, gli esami di riparazione. Esami
aboliti per legge: quindi chiunque voglia reintrodurli deve far approvare una
legge in Parlamento". Il ministro della Pubblica Istruzione, Fioroni, ha
spiegato che non c'è nessuna reintroduzione degli esami di
riparazione, ma una "rimodulazione dei tempi per il recupero dei debiti
formativi" in base alla legge che ha rinnovato gli esami di
maturità e che prevede la certificazione da parte del consiglio di
classe del superamento dei debiti. Fioroni ha spiegato che le scuole si
devono far carico di organizzare corsi di recupero o interventi didattici a
sostegno dello studente. In ogni caso, l'approvazione della proposta di
Calderoli ha rimesso tutto in discussione: nei prossimi giorni il decreto
verrà valutato sia dalle Commissioni competenti che dalla stessa Aula
del Senato. Se dovessero subentrare dubbi o contestazioni sulle procedure, il
nuovo sistema di debiti formativi rischierebbe seriamente di essere rinviato
al prossimo anno scolastico.
Esami di riparazione, un dubbio dal Senato (sezione: Scuola) ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
18-10-2007)
Pubblicato anche in: (Arena.it, L')
SCUOLA. Via al decreto.
Fioroni: a cambiare sono "i tempi sul recupero dei debiti
formativi" Esami di riparazione, un dubbio dal Senato ROMA Via
libera definitivo del Senato al decreto legge di riforma della scuola. L'Aula non ha modificato il testo ma ha approvato un ordine
del giorno, presentato dal senatore della Lega Calderoli,
che impegna il governo a riferire sul decreto che reintroduce gli esami di
"riparazione". L'iniziativa di Calderoli porta in Parlamento la
questione degli esami con la possibilità che venga chiesta una legge
ad hoc per la loro reintroduzione visto che c'è solo un atto amministrativo
che abroga, di fatto, una legge del 1995. "Il ministro
dell'Istruzione", sostiene Calderoli, "aveva surrettiziamente
reintrodotto, chiamandoli in forma diversa, attraverso un semplice atto
amministrativo come un decreto ministeriale, gli esami di riparazione. Esami
aboliti per legge: quindi chiunque voglia reintrodurli deve far approvare una
legge in Parlamento". Il ministro della Pubblica Istruzione, Fioroni, ha
spiegato che non c'è nessuna reintroduzione degli esami di riparazione,
ma una "rimodulazione dei tempi per il recupero dei debiti
formativi" in base alla legge che ha rinnovato gli esami di
maturità e che prevede la certificazione da parte del consiglio di
classe del superamento dei debiti. Fioroni ha spiegato che le scuole si
devono far carico di organizzare corsi di recupero o interventi didattici a
sostegno dello studente. In ogni caso, l'approvazione della proposta di
Calderoli ha rimesso tutto in discussione: nei prossimi giorni il decreto
verrà valutato sia dalle Commissioni competenti che dalla stessa Aula
del Senato. Se dovessero subentrare dubbi o contestazioni sulle procedure, il
nuovo sistema di debiti formativi rischierebbe seriamente di essere rinviato
al prossimo anno scolastico. .
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano -
data: 2007-10-19 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE IL RIFORMISTA E LA
STRUTTURA DEL PARTITO Nicola Rossi: rinnovare la classe
dirigente Meritocrazia, chi non vale sia tenuto fuori ROMA (s. riz.) - Terzo
in lista, è rimasto fuori dal gruppone dei delegati. Ma Nicola Rossi
non ne fa una malattia. Lo considera anzi un esito scontato. Né si mostra
turbato dalle manovre dei vecchi apparati di Ds e Margherita che spesso hanno
condizionato le liste: "Doveva accadere, ma ho la netta
sensazione che a gennaio si immaginavano altri modi e altri uomini.
Nell'accelerazione impressa al Pd c'è un chiaro giudizio sulla
politica del centrosinistra degli ultimi due anni. La vera
discontinuità è avvenuta mesi fa, non domenica". Anche se
ora viene il bello. "Quando chiediamo al Pd di innovare, non gli
chiediamo di azzerare le strutture, né di rinunciare a intelligenze che nei
partiti ci sono", dice Rossi. "Ma se il segretario del Pd parla di
merito, per essere credibile, nella selezione del gruppo dirigente non
può fare indicazioni non meritocratiche. Se siamo il partito delle
pari opportunità, si deve vedere negli organi dirigenti. Se siamo il
partito della modernizzazione, mi aspetto che cessi la pratica
dell'immobilismo, per cui quando c'è un dirigente che non ha meritato
lo si colloca da un'altra parte: il Pd non potrà più fare cose
del genere". Premessa perché la vecchia classe dirigente prenda la
strada di casa? "Se il Pd è favorevole alla riduzione dei
parlamentari, mi aspetto che non abbia direzioni elefantiache. La gente non
considera la politica credibile perché non vede mai i politici capaci di
applicare a sé quello che chiedono agli altri". Ma il rinnovo, secondo
Rossi, non può riguardare soltanto gli uomini, sebbene "nel
momento in cui gli organismi dirigenti verranno costruiti, sarà
importante che non ci siano soggetti espressioni solo del partito, ma anche
della società". Il fatto è, afferma Rossi, che "il
partito nasce per durare decenni. Perciò sarebbe opportuno sostituire
una serie di istituzioni a carattere prevalentemente personale con un unico
strumento culturale del Pd che abbia l'autonomia e l'indipendenza per
costruire la cultura dell'alternanza". Quali "istituzioni?"
Fondazione Italianieuropei, Nens, Astrid, Arel...: in pensione anche loro.
Troina, corteo per rivendicare il diritto ai corsi di
recupero Troina. Mercoledì mattina, gli studenti
dell'Iiss "Ettore Majorana" non sono entrati in classe per chiedere
l'abolizione integrale della riforma della scuola che aveva
messo a punto l'ex ministro Letizia Moratti del governo di centrodestra
Berlusconi. Sabato scorso gli studenti si erano dalle lezioni in segno di
protesta contro la riforma Moratti, ma non avevano organizzato alcun corteo per le
vie del paese. Partendo dal piazzale antistante la loro scuola
di via Aldo Moro, hanno percorso in corteo le principali vie cittadine
gridando slogan contro il caro libri. Conseguito il diploma di geometra e di
ragioniera e ottenuta la licenza liceale, gli studenti sanno che, non
trovando lavoro, saranno costretti a continuare gli studi
all'università. "Questo spiega perché - dicono Fabio Linguanti e
Cristian Pagana - gli studenti medi rivendicano la riduzione delle tasse
universitarie e l'abolizione del numero chiuso per accedere
all'Università". Con la manifestazione di mercoledì gli
studenti chiedono inoltre di potenziare i corsi di recupero organizzati dalla
scuola per evitare gli esami di riparazione.
C'è anche un risvolto economico in questa rivendicazione di un numero
maggiore di ore dei corsi di recupero. "Con i corsi di recupero che la scuola dovrà promuovere, si dovrebbe ridurre il
ricorso alle lezioni private che le famiglie degli studenti meno abbienti non
sono in grado di sostenere" sostiene Cristian Pagana. Silvano Privitera.
Regione Approvato il Piano triennale Edilizia, stanziati 130 milioni per la sicurezza delle scuole Riforma del
Turismo, Granata attacca frontalmente la Giunta Michele Cimino PALERMO Approvato dalla
giunta di govermo il Piano triennale per l'edilizia scolastica di iniziativa
dell'assessore alla Pubblica Istruzione Lino Leanza. L'approvazione del
Piano, che entro il 24 ottobre sarà trasmesso al competente ministero,
è avvenuta nella seduta di giovedì sera, allorché è
stata approvata la proposta legislativa di riforma
del turismo, che sarà ora inviata all'Ars per l'esame e
l'approvazione. I particolari del provvedimento sono stati resi però
noti ieri. Si è appreso, così, che è prevista una spesa
di quasi 130 milioni di euro per la messa in sicurezza e l'adeguamento a
norma degli edifici scolastici siciliani. Inoltre, l'assessore Leanza ha
già firmato un primo bando di interventi per 25 milioni di euro, la cui
istruttoria sarà completata entro novembre in base ai progetti
presentati dagli enti locali. Entro il 2009 saranno spesi ulteriori 50
milioni di euro. E sono già stati individuati alcuni criteri per i
destinatari del finanziamento in maniera da non penalizzare le province
più piccole. Le somme, infatti, saranno destinate al 50 per cento in
misura uguale a tutte le province, mentre il rimanente 50 per cento
sarà assegnato in ragione della popolazione scolastica. In merito,
invece, alla proposta di riforma del turismo
dell'assessore Dore Misuraca si è appreso che con la nuova normativa
si vuole intervenire "strategicamente per ridisegnare la mappa del
turismo in Sicilia". Tra i punti chiave dell'iniziativa, il ritorno
delle aziende provinciali per il turismo, che però non saranno
più gestite da consigli di amministrazione, ma dai presidenti delle
province di appartenenza. Inoltre, come già anticipato, verranno
soppressi 23 servizi turistici regionali; i componenti del Consiglio regionale
del Turismo passano da 25 a
19; vengono soppresse le conferenze provinciali del Turismo. Piuttosto
critico, per l'iniziativa della Giunta di Governo l'ex assessore regionale al
Turismo Fabio Granata, autore della precedente legge di riforma
che ora si vuole modificare. "Si torna all'antico e si smantella una riforma innovativa - ha detto il responsabile nazionale
delle politiche culturali di An - basata sulla programmazione regionale, sui
distretti turistico-culturali, legati alla qualità e alla
specificità del territorio e su un modello turistico legato al viaggio
culturale, al paesaggio, alla straordinaria varietà del patrimonio
siciliano. Una battuta d'arresto, ma per fortuna il modello da me proposto e
approvato dal'Ars, va avanti lo stesso, al di là della legge".
Intanto, nell'attesa dell'ulteriore passaggio legislativo che li equipari ai
dipendenti dell'amministrazione regionale, l'assessore al Turismo Misuraca ha
sbloccato i pagamenti degli stipendi del personale delle ex aziende termali
di Sciacca e Acireale, ottenendo dalla Giunta di Governo l'autorizzazione a
trasferire le somme per il pagamento degli oneri relativi al personale e per
le procedure relative alla liquidazione delle aziende stesse. "Il
provvedimento - ha spiegato Misuraca - è stato approvato in attesa che
il personale venga inquadrato nel ruolo speciale dell'amministrazione
regionale, ai sensi dell'articolo 119 della legge regionale 17/2004. Adesso
è necessario un ulteriore intervento legislativo che disponga la
corrispondenza dei profili professionali, posseduti dal personale delle due
aziende, con quello dell'amministrazione regionale, tramite una tabella di
equiparazione". (sabato 20 ottobre 2007).
Fioroni. Ci sarà un banchetto in piazza Saffi
alle 15.30. Intanto il consigliere comunale Antonio Nervegna ha presentato
un'interpellanza per denunciare l'invasione di mosche che ha colpito la zona
di San Lorenzo in Noceto tra le vie Chiusarola e dell'Appennino. - -->.
Comunicati stampa 12/10/2007 11:23 Scuola: la “crisi”
dell'istruzione pubblica italiana sotto la lente d'ingrandimento Legambiente
Scuola e Formazione a congresso da oggi fino a domenica 14 ottobre a Spoleto
(PG), Villa Redenta – Sala Monterosso Si apre oggi a Spoleto il secondo
congresso nazionale di Legambiente Scuola e Formazione, l'associazione
professionale, promossa da Legambiente, di insegnanti ed educatori del
territorio che vogliono il rinnovamento del sistema di educazione e
istruzione per una società sostenibile saranno in assemblea fino a
domenica 14 ottobre (presso Villa Redenta, Sala Monterosso), per dibattere
sullo stato della scuola italiana. Per questo
appuntamento Legambiente Scuola e Formazione partirà da un bilancio
dell'azione di governo in questo “anno ponte”, come lo stesso ministero
dell'Istruzione lo ha definito, tra i danni della gestione Moratti e le
azioni prossime. Luci e ombre che verranno letti attraverso gli elementi
forniti dalla bozza di Finanziaria 2008 che, come spiega il responsabile di
Legambiente Scuola e Formazione, Vittorio Cogliati Dezza, “non serve a
sostenere l'innovazione ed il cambiamento di cui la scuola
ha bisogno, che si ispira ancora ad una cultura ragionieristica e semplicistica
che rema contro la qualità della scuola e
quindi la qualità del Paese. Comunque una finanziaria abbastanza
leggera che soprattutto interrompe quel pessimo costume, inaugurato dal
governo Berlusconi, di far passare le riforme della scuola
attraverso il cavallo di Troia della finanziaria”. In sostanza non ci sono
tagli drastici, ma non c'è nessun investimento (scarse anche le
risorse stanziate per i rinnovi contrattuali del personale della scuola, che rendono per nulla credibile l'“Intesa per un'azione
pubblica a sostegno della conoscenza” sottoscritta a giugno tra il Governo e
le organizzazioni sindacali individuando la scuola
come priorità nazionale) per sostenere l'innovazione che dovrebbe
seguire alle Nuove indicazioni nazionali per il 1° ciclo e all'innalzamento
dell'obbligo di istruzione a 16 anni. “Persiste l'idea che la scuola è un settore in cui fare risparmi, - insiste
Cogliati Dezza - che si attuano attraverso razionalizzazioni, in parte
accettabili (almeno per quanta riguarda la pletora di indirizzi nella scuola secondaria) ma che comunque significheranno
creazione di classi aggregate, con nuove difficoltà organizzative e
didattiche dovute alla presenza di alunni di diverse specializzazioni, e
oltre 20.000 posti in meno nei prossimi tre anni”. Ma si attuano anche
attraverso un indebolimento del sostegno, denuncia Legambiente Scuola e
Formazione, perché a fronte di un dato positivo che è la
stabilizzazione di più docenti (dal 50% attuale di ruolo al 70%,
premessa indispensabile alla riqualificazione delle relazioni e dei percorsi
educativi) il meccanismo di calcolo si irrigidisce (non più del 25%
delle classi in organico nel 2006/07 e non più di 1 posto per ogni 2
alunni bisognosi di sostegno) e difficilmente riuscirebbe a fare fronte alle
esigenze effettivamente rilevate, per cui se aumenta il numero degli alunni
diversamente abili, esiste comunque un tetto di posti di sostegno oltre il
quale non si potrebbe andare. “Eppure il sostegno
è uno dei pochi fiori all'occhiello della scuola italiana,
- aggiunge il responsabile Legambiente Scuola e Formazione - comunque
è interpretato ancora come voce di spesa incompatibile con le nuove
regole dello Stato sociale, piuttosto che come elemento di avanguardia per la
società italiana. Vince l'idea che il numero di alunni per
classe ed il numero degli insegnanti siano una variabile indipendente
rispetto alla qualità della scuola”. A
preoccupare, inoltre, la precarietà nel mondo della scuola:
sebbene a settembre 2007 siano stati assunti 50.000 insegnanti e 10.000 tra
bidelli e amministrativi, si fa un peccato di presunzione pensando che
l'indizione di concorsi ordinari periodici e le previsioni territoriali del
fabbisogno di insegnanti possa risolvere il problema del precariato che si
autogenera in continuazione, senza toccare l'organizzazione del lavoro e
sostenere nuove forme di organizzazione della didattica. Due, invece, i dati
positivi riscontrati a una prima lettura della bozza di Legge Finanziaria: la
detrazione di imposta fino ad un massimo di 500€ per spese di formazione e
autoaggiornamento degli insegnanti e lo stanziamento di una somma aggiuntiva,
pari a 20 milioni di euro, per interventi di adeguamento strutturale ed
antisismico. “Nel primo caso – chiarisce Cogliati Dezza - viene finalmente
riconosciuto il principio che gli insegnanti si aggiornano continuamente e
sostengono spese “culturali” indispensabili alla loro formazione. Si tratta
di una novità assoluta, il cui valore reale dipenderà dalle
voci che verranno riconosciute sotto il termine formazione e
autoaggiornamento. Lo stanziamento dei 20 milioni di euro, non rilevante in
termini assoluti, segnerebbe invece la conferma di un'inversione di tendenza
già avviata nella finanziaria 2007 (con 250 milioni di euro stanziati
per l'edilizia scolastica per il triennio e con gli interventi previsti per
il risparmio energetico, reiterati nella finanziaria di quest'anno). In
questo caso si tratta ora di vedere se e quanto si metterà realmente
in moto, se le scuole e gli enti locali sapranno raccogliere questi primi
segnali, anche per vedere se si riesce ad ampliare la gamma di interventi
finalizzati al risparmio energetico, per ora circoscritta quasi
esclusivamente all'utilizzo di fonti d'illuminazione a basso consumo (46,50%)”.
“Nel complesso però, – conclude Vittorio Cogliati Dezza - nelle scuole
italiane si
respira sempre la stessa aria di sfiducia, sia tra gli insegnanti che tra gli
studenti, sempre più demotivati. Nonostante alcune innovazioni molto
importanti, infatti, come l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni,
il rilancio dell'istruzione tecnica e professionale, la riforma
dell'esame di stato piuttosto che la ripresa degli investimenti
nell'edilizia, nella vita quotidiana della scuola
non si registrano cambiamenti tangibili. Delle difficoltà finanziare e
organizzative, della mancanza di un segnale chiaro che dicesse che questo
Paese vuole investire nell'istruzione e nella scuola
pubblica e delle azioni che ci spettano come associazione di educatori
ambientali se ne dibatterà fino a domenica 14 ottobre a Spoleto”.
L'ufficio stampa 06 86268355-77-79-99 [Torna all'elenco delle notizie].
Pagina IV - Roma La protesta Gli studenti che hanno
contestato il ministro al Morgagni "Sulla riforma
Fioroni subito un referendum" "è un nuovo modo per far
sentire la nostra voce oltre ai cortei e alle occupazioni" TEA MAISTO
Gli studenti come gli operai. Chiedono una "consultazione popolare"
nelle scuole sulla Riforma Fioroni e gli esami di riparazione. Loro lo
chiamano "referendum" e a lanciare l'idea sono stati gli alunni
dello scientifico Morgagni di Roma che ieri hanno accolto nel loro istituto
con fischi e slogan il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni.
"Perché non fare nelle nostre scuole un referendum proprio come quello
che è stato fatto sul Welfare nelle fabbriche? - ha chiesto uno dei
rappresentanti della contestazione che ieri ha anche incontrato Fioroni -
Perché per far sentire la nostra voce abbiamo bisogno dei cortei?". I
ragazzi hanno già in mente il quesito: "Quali sono i disagi
vissuti da noi studenti". Chiare anche le risposte: "Molti prof non
sono più in grado di insegnare. Inoltre molte strutture sono
fatiscenti". "Siamo contrari agli esami di riparazione e
all'inasprimento delle sanzioni disciplinari", hanno spiegato ancora i
manifestanti. La contestazione ha inizio con lo slogan "Contro la scuola di Fioroni 10, 100, 1000 occupazioni". Affisso
anche uno striscione: "Con il Senegal e Veltroni contro Fioroni".
Nell'istituto infatti ieri era in corso la presentazione
dell'iniziativa "Le scuole di Roma per l'Africa" che porterà
a maggio gli studenti di 37 scuole in Senegal. Con la raccolta fondi dei
ragazzi verrà fatto un asilo. Sono circa le 10 quando Fioroni ha
incontrato una delegazione: "Ogni volta che c'è stata
un'occasione di dialogo non mi sono sottratto".
Italia 24-10-2007 Con gli istituti cattolici si
risparmiano 6 milioni di euro di CAMILLA MONTELLA Si parla tanto (spesso e
volentieri durante le manifestazioni studentesche) di soldi dati alle scuole
private: che son troppi, che non dovrebbero esserci e che se uno non vuole
iscrivere il figlio negli istituti statali non può anche chiedere finanziamenti. Ma sapete quanto risparmia lo Stato grazie
agli ragazzi che vanno nelle scuole private? Seimila milioni di euro
(più di 12mila miliardi delle vecchie lire). I conti li ha fatti l'Agesc,
l'Associazione genitori scuole cattoliche, "prendendo dati ufficiali:
dal ministero della Pubblica Istruzione e da quello dell'Economia",
assicura la presidente di Agesc Maria Grazia Colombo. L'associazione ha redatto un
dossier, completo di tabelle e previsioni, per stilare delle richieste in
vista della prossima Finanziaria. Per ogni alunno lo stato spende (tra
strutture, insegnanti, bidelli e attrezzature) fino a 8mila euro: in
particolare, 6.116 euro per i bambini dell'asilo, 7.366 euro per quelli delle
elementari, 7.688 euro per i ragazzini delle medie e 8.108 euro per gli
adolescenti delle superiori. Al contrario, secondo la Finanziaria 2006, un
alunno della materna privata costa alle casse
nazionali 584 euro, uno della primaria 866 euro, scendendo a 106 euro per le
medie e 51 euro per le superiori. Considerando che gli studenti delle scuole
private sono più di un milione, i conti sono presto fatti: 6.245
milioni di euro risparmiati ogni anno. "Anche non considerando il
discorso sulla libera scelta educativa di ogni famiglia ma concentrandoci
solo sui numeri, allo Stato il sistema paritario "conviene"",
sottolinea Colombo. "Pensiamo a cosa succederebbe
alle casse nazionali se i privatisti decidessero di andare
nelle scuole private: il collasso. Lo Stato avrebbe un aggravio di spesa
equivalente a una manovra finanziaria". Il precedente governo Berlusconi
aveva alzato da 473.045.082 euro (soldi spesi dal centrosinistra negli anni
dal 1996 al 2001) a 566.810.844 euro i finanziamenti
agli istituti paritari. "Nell'ultimo anno, poi, è già
tanto se il ministro Fioroni ha confermato quella cifra", dice Colombo.
Senza contare che non tutte le risorse vanno alle scuole paritarie gestite da
privati: una parte, infatti, va alle scuole paritarie comunali (soprattutto
dell'infanzia), per circa 90 milioni di euro, quasi il 16% del totale. Altro
problema sono gli insegnanti di sostegno, indispensabili per i ragazzini
portatori di handicap. Per questi ragazzi, il dossier dell'Agesc chiede 70
milioni di euro (al posto degli attuali 10 milioni). Insomma, i genitori che
hanno scelto l'in segnamento paritario chiedono più soldi dallo stato:
nella prossima Finanziaria i fondi dovrebbero passare da 500 milioni di euro
a 800 milioni di euro. Salvo per uso personale è vietato qualunque
tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
7 novembre riprendono le pubblicazioni delle pagine
curate dalla redazione de "Il Piccolo scuola"
Al via il giornale degli studenti goriziani Prima riunione lunedì 29
ottobre con i compagni di Monfalcone e Trieste Taglia il traguardo della sua
terza edizione e riparte anche quest'anno "Il Piccolo Scuola", il
giornale ideato e scritto interamente dai ragazzi delle scuole medie
inferiori e superiori di Trieste, Gorizia e Monfalcone. La prima riunione
operativa della redazione è fissata per lunedì 29 ottobre, alle
15, nella sede del Piccolo di via Guido Reni 1. Qui aspettiamo i nuovi (e i
"veterani") aspiranti giornalisti, che potranno prendere confidenza
e poi lanciarsi nel mondo della carta stampata realizzando un fascicolo di
due pagine scritte tutte da loro (con l'aiuto ed i consigli della redazione
del nostro giornale), che sarà in edicola da mercoledì 7
novembre per tutto l'anno scolastico. Ma anche chi fosse impossibilitato a
partecipare in prima persona, potrà contribuire comunque all'iniziativa,
inviando il proprio elaborato per la sua pubblicazione direttamente alla
casella di posta elettronica scuola@ilpiccolo.it Per
altre informazioni e aiuti pratici studenti e insegnanti possono inoltre
rivolgersi al numero di cellulare 335-8748944, dove troveranno una persona a
loro disposizione per dare delle risposte ad ogni dubbio, chiarimento o aiuto
pratico relativo al loro lavoro. Il "Piccolo Scuola" nasce da
un'idea del direttore Sergio Baraldi resa possibile grazie al sostegno della
Fondazione CRTrieste, da sempre attenta alle tematiche giovanili e alle sue
prospettive future. Oltre a sensibilizzare i ragazzi alla
lettura dei giornali con la distribuzione, ogni mercoledì della
settimana (giorno di uscita dell'inserto), di un certo numero di copie de
"Il Piccolo" nelle scuole di Trieste e dell'Isontino, l'obiettivo
è anche quello di coinvolgere i giovani nel mondo dell'informazione e
della comunicazione, dando loro alcuni strumenti tecnici e rendendoli edotti
dei "trucchi del mestiere". Insomma, un primo approccio
graduale al giornalismo nelle sue diverse sfaccettature: dalla cronaca, alle
recensioni culturali, dallo spettacolo allo sport. Senza dimenticare la
fotografia, altro strumento di comunicazione oltremodo efficace. L'inserto
ospiterà però inoltre poesie, racconti, riflessioni su temi
scelti liberamente (proposte dai ragazzi o inviate dai docenti), annunci e
resoconti delle varie attività organizzate dagli istituti, segnalate e
scritte dagli iscritti. Sarà dunque anche uno strumento di informazione
per essere sempre aggiornati su quello che accade nell'universo delle scuole.
Durante le riunioni di redazione si sceglieranno e discuteranno insieme gli
argomenti da sviluppare negli articoli che saranno pubblicati. Sarà un
lavoro collettivo, che permetterà a tutti di esprimere le proprie
opinioni, dando spazio alle più varie posizioni, in modo da realizzare
in inserto rappresentativo di tutte le anime che compongono il mondo della scuola. Se già al suo debutto nell'anno 2005-2006
"Il Piccolo Scuola" aveva registrato uno ottima partecipazione,
quella della scorsa edizione ha visto un coinvolgimento ancora maggiore,
soprattutto da parte delle scuole di Gorizia che, pur non potendo essere
sempre presenti alle riunioni, si sono fatte sentire in gran numero
attraverso la casella di posta elettronica. Continua inoltre la proficua
collaborazione con i ragazzi del Collegio del Mondo Unito di varie
nazionalità che, "assistiti" da un compagno italiano, hanno
dato il loro particolare contributo. Le tematiche hanno coniugato la stretta
attualità con il punto di vista dei giovani: la violenza negli stadi,
il rapporto fra studenti e insegnanti, i viaggi di studio all'estero, il dopo
università, ma anche la blogmania, i fenomeni di You Tube e di Second
Life. Anche quest'anno di "carne al fuoco" da affrontare ce
n'è tanta, a cominciare dalla nuova riforma della
scuola. Vi aspettiamo. Marina Nemeth.
7 novembre riprendono le pubblicazioni delle pagine
curate dalla redazione de "Il Piccolo scuola"
Al via il giornale degli studenti triestini Prima riunione lunedì 29
ottobre con i compagni di Gorizia e Monfalcone Taglia il traguardo della sua
terza edizione e riparte anche quest'anno "Il Piccolo Scuola", il
giornale ideato e scritto interamente dai ragazzi delle scuole medie
inferiori e superiori di Trieste, Gorizia e Monfalcone. La prima riunione
operativa della redazione è fissata per lunedì 29 ottobre, alle
15, nella sede del Piccolo di via Guido Reni 1. Qui aspettiamo i nuovi (e i
"veterani") aspiranti giornalisti, che potranno prendere confidenza
e poi lanciarsi nel mondo della carta stampata realizzando un fascicolo di
due pagine scritte tutte da loro (con l'aiuto ed i consigli della redazione
del nostro giornale), che sarà in edicola da mercoledì 7
novembre per tutto l'anno scolastico. Ma anche chi fosse impossibilitato a
partecipare in prima persona, potrà contribuire comunque
all'iniziativa, inviando il proprio elaborato per la sua pubblicazione
direttamente alla casella di posta elettronica scuola@ilpiccolo.it
Per altre informazioni e aiuti pratici studenti e insegnanti possono inoltre
rivolgersi al numero di cellulare 335-8748944, dove troveranno una persona a
loro disposizione per dare delle risposte ad ogni dubbio, chiarimento o aiuto
pratico relativo al loro lavoro. Il "Piccolo Scuola" nasce da
un'idea del direttore Sergio Baraldi resa possibile grazie al sostegno della
Fondazione CRTrieste, da sempre attenta alle tematiche giovanili e alle sue
prospettive future. Oltre a sensibilizzare i ragazzi alla
lettura dei giornali con la distribuzione, ogni mercoledì della
settimana (giorno di uscita dell'inserto), di un certo numero di copie de
"Il Piccolo" nelle scuole di Trieste e dell'Isontino, l'obiettivo
è anche quello di coinvolgere i giovani nel mondo dell'informazione e della
comunicazione, dando loro alcuni strumenti tecnici e rendendoli edotti dei
"trucchi del mestiere". Insomma, un primo approccio graduale
al giornalismo nelle sue diverse sfaccettature: dalla cronaca, alle
recensioni culturali, dallo spettacolo allo sport. Senza dimenticare la fotografia,
altro strumento di comunicazione oltremodo efficace. L'inserto
ospiterà però inoltre poesie, racconti, riflessioni su temi
scelti liberamente (proposte dai ragazzi o inviate dai docenti), annunci e
resoconti delle varie attività organizzate dagli istituti, segnalate e
scritte dagli iscritti. Sarà dunque anche uno strumento di
informazione per essere sempre aggiornati su quello che accade nell'universo
delle scuole. Durante le riunioni di redazione si sceglieranno e discuteranno
insieme gli argomenti da sviluppare negli articoli che saranno pubblicati.
Sarà un lavoro collettivo, che permetterà a tutti di esprimere
le proprie opinioni, dando spazio alle più varie posizioni, in modo da
realizzare in inserto rappresentativo di tutte le anime che compongono il
mondo della scuola. Se già al suo debutto
nell'anno 2005-2006 "Il Piccolo Scuola" aveva registrato uno ottima
partecipazione, quella della scorsa edizione ha visto un coinvolgimento
ancora maggiore, soprattutto da parte delle scuole di Gorizia che, pur non
potendo essere sempre presenti alle riunioni, si sono fatte sentire in gran
numero attraverso la casella di posta elettronica. Continua inoltre la
proficua collaborazione con i ragazzi del Collegio del Mondo Unito di varie
nazionalità che, "assistiti" da un compagno italiano, hanno
dato il loro particolare contributo. Le tematiche hanno coniugato la stretta
attualità con il punto di vista dei giovani: la violenza negli stadi,
il rapporto fra studenti e insegnanti, i viaggi di studio all'estero, il dopo
università, ma anche la blogmania, i fenomeni di You Tube e di Second
Life. Anche quest'anno di "carne al fuoco" da affrontare ce
n'è tanta, a cominciare dalla nuova riforma della
scuola. Vi aspettiamo. Marina Nemeth.
Un convegno chiude il "Settembre Pedagogico"
In cerca della buona scuola Al Museo di Storia
Naturale si parla soprattutto del futuro LIVORNO. Il Settembre Pedagogico
2007 non poteva chiudersi in maniera più appropriata: ultimo
appuntamento del calendario sarà infatti il convegno "La buona scuola è quella che...", in programma per
domani mattina a partire dalle ore 9 al Museo di Storia Naturale (via Roma
234). Promosso dal Comune e dalla Provincia di Livorno, il convegno
sarà un'occasione importante per riflettere a tutto tondo sul mondo
della scuola, dalla primaria alla secondaria, ed in
particolare sulle novità messe in campo dalla Finanziaria. Su temi
come l'organizzazione scolastica, l'innalzamento dell'obbligo dell'istruzione
a 16 anni e il ripristino degli esami di riparazione. Sarà la stessa
Viceministro alla Pubblica Istruzione Mariangela Bastico ad illustrare le
novità in atto e i progetti di prossima attuazione. Il convegno
è articolato in due sessioni: una mattutina con relazioni generali
sulla qualità della scuola e sulle
prospettive future ed una pomeridiana rivolta al corpo docente, ai rappresentanti
di agenzie formative ed alle organizzazioni sindacali. Il convegno si apre
alle ore 9 con i saluti del vicepresidente della Provincia di Livorno Monica
Giuntini e dell'assessore alle Politiche educative del Comune di Livorno
Carla Roncaglia, quindi seguiranno gli interventi di Franco Cambi (docente di
Scienze della Formazione dell'Università di Firenze), di Giuseppe
Bagni del CIDI Nazionale e di Gianfranco Simoncini, assessore all'Istruzione,
Formazione e Lavoro della Regione Toscana che interverrà sulle
politiche regionali in campo scolastico. Chiuderà la sessione il
viceministro Mariangela Bastico. Alle ore 15 riapertura del convegno con
dirigenti scolastici e docenti. Una prima parte
sarà dedicata alle nuove indicazioni nazionali per la scuola primaria e secondaria di primo grado, mentre una seconda
verterà sulle proposte per la riforma della scuola secondaria di secondo grado. La partecipazione al convegno si
configura come attività di formazione e di aggiornamento per cui ai
partecipanti viene rilasciato attestato.
Monito di Draghi, è allarme sui salari (sezione: Scuola) ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del
27-10-2007)
Pubblicato anche in: (Giornale di Vicenza, Il)
ECONOMIA&LAVORO. Il governatore di Bankitalia:
più reddito, alzare l'eta pensionabile e l'incertezza diventi
imprenditorialità, La Cgil: ora sconti fiscali ai dipendenti Monito di
Draghi, è allarme sui salari ROMA Gli stipendi degli italiani sono tra
i più bassi d'Europa: inferiori del 10% rispetto alla Germania, del
20% in confronto al Regno Unito, il 25% in meno della Francia. "Bisogna
aumentarli". A lanciare l'allarme è stato il governatore della
Banca d'Italia, Mario Draghi, che nel corso di una lezione
all'Università di Torino ha lanciato un monito ai politici:
"Aumentare redditi e consumi per far ripartire la crescita". La
ricetta del numero uno di Bankitalia individua la necessità di riformare la spesa pubblica, di innalzare l'età di pensionamento,
ma soprattutto, dice, la necessaria flessibilità del mercato del
lavoro non deve essere scaricata solo sui giovani, limitando prospettive di
spesa e di programmazione di una vita adulta, ragione per cui in Italia si lascia la casa dei
genitori in età avanzata e si fanno pochi figli. I responsabili delle
scelte economiche hanno l'obbligo di intervenire e hanno un ventaglio di
possibilità per farlo, mette in evidenza Draghi, ma il perno su cui
deve ruotare il meccanismo di riforma non può
tralasciare quella che appare, soprattutto in prospettiva, come una vera
emergenza: i giovani: "La politica economica avrà successo se
aiuterà i giovani a scoprire nella flessibilità la
creatività, nell'incertezza l'imprenditorialità. Nel confronto
europeo l'Italia è il Paese con la quota più alta di giovani
che convivono con i genitori e con la quota più bassa di nuclei
familiari con capofamiglia al di sotto dei 30 anni". "Negli ultimi
dieci anni", ha rilevato Draghi, "la quota di giovani tra i 25 e i
35 anni che vive ancora in famiglia è cresciuta di circa cinque punti
percentuali, raggiungendo il 45%. I tassi di fecondità sono tra i
più bassi in Europa". E poi: "Nel 1996 il numero di persone
con oltre 65 anni sopravanzava quello degli individui con meno di 15 anni di
circa il 15 per cento; nel 2006 lo superava del 40 per cento: circa tre
anziani ogni due adolescenti". Molte le ragioni, riconosce Draghi,
"ma vi ha influito la percezione crescente che le condizioni reddituali
e l'organizzazione della vita familiare, siano di
ostacolo alla procreazione". Strettamente legato al tema
dell'invecchiamento della popolazione resta quello della spesa e del reddito.
Draghi inoltre raccomanda una riforma della scuola, soprattutto superiore, "coraggiosa", che deve
sollecitare i giovani in procinto di affacciarsi sul mercato del lavoro.
L'analisi è apprezzata solo a metà dai sindacati. "Tutti
dicono la stessa cosa", incalza Epifani (Cgil), "ma chi ha
responsabilità deve dare indicazioni per risolvere i problemi. Noi
chiediamo meno fisco per il lavoro dipendente, equità e rinnovi dei
contratti nei tempi giusti. Non si può non usare il fisco per il
lavoro, rimandare i contratti e poi lamentarsi dei salari che sono troppo
bassi. Questo è inammissibile".
Il Sole-24 Ore sezione: CORRISPONDENZA E INCONTRI
data: 2007-10-28 - pag: 34 autore: Lettera da Berlino L'UniversitÄt archivia
il '68 La "Freie", da cui partirono 40 anni fa le proteste
studentesche guidate da Dutschke, ha ottenuto lo status di "élite"
e un cospicuo finanziamento. Lo avranno anche altri atenei, ma servirà
a creare eccellenze? di Giulio Busi B ella e algida, Marietta Slomka, la
conduttrice del telegiornale dell'ora di punta, sgrana i nomi di nove
università tedesche. Ce l'abbiamo fatta! Anche la Freie UniversitÄt di
Berlino è nell'elenco, e da oggi potremo fregiarci del titolo di
"università d'élite". E, poiché non si vive di sola gloria,
assieme al prestigio arriverà dallo Stato anche un bel gruzzolo, oltre
centocinquanta milioni di euro, per rimpinguare un bilancio ormai tirato
all'osso. è il 19 ottobre, e naturalmente la data non è stata
scelta a caso. In questo stesso giorno del 1811, Johann Gottlieb Fichte aveva
tenuto il proprio discorso d'insediamento, come primo rettore
dell'Università di Berlino: "L'università è
l'istituzione più importante e la più santa che il genere umano
possieda",aveva detto,tra l'altro, il filosofo. Non ho mai amato Fichte,
padre oscuro del nazionalismo tedesco,ma devo confessare che l'interesse
mediatico mi sorprende e in fondo mi lusinga. Che tutta la stampa tedesca si
mobiliti, e che il Paese investa due miliardi di euro in una competizione tra
atenei, è comunque un segnale socio- culturale importante, anche se
nessuno, al di fuori della Germania, sembra essersene accorto. Sullo schermo
scorrono i volti già rubizzi dei miei colleghi, che brindano – niente
champagne,per carità,solo Sekt autarchico – fissando le telecamere con
un entusiasmo un po' legnoso. Anch'io, del resto, sono combattuto tra
ammirazione e scetticismo. Forse mai, come in questo momento, ho misurato la
distanza che separa la società tedesca da quella italiana. Nel bene e
nel male. Per due anni ho vissuto dall'interno, come docente
"tedesco", la bagarre della rincorsa allo status di élite. Il
progetto risale infatti al governo socialdemocratico di SchrÖder, ma è
stato diligentemente portato a compimento dalla Merkel. L'ideadi
fondoè quella di scegliere, tra le ottantadue università del
Paese, una cerchia ristretta su cui concentrare gl'investimenti e creare
così centri capaci di attrarre le forze migliori dalla Germania e,
soprattutto, dall'estero. Una scommessa sul futuro, ma anche, sostengono i
critici, un assegno in bianco firmato dalla classe politica. Le
università d'" élite" sono state infatti selezionate in base
a progetti di ricerca e di didattica ancora tutti sulla carta. Un amico giornalista
ha lasciato un messaggio nella mia segreteria telefonica. Si congratula,
inneggiando alla fine dell'università di massa. Effettivamente, le
fanfare del trionfo BILDERBERG annunciano che la Freie UniversitÄt, da
roccaforte del '68 tedesco,si avvia a trasformarsi in una specie di Harvard
sulla Sprea. Pochi forse sanno che il Maggio francese era stato anticipato di
parecchi mesi a Berlino e che, già nell'autunno del 1967, Rudi
Dutschke aveva fondato una contro-università. La parola d'ordine era
riappropriarsi collettivamente della cultura, e rovesciare la società
di massa dal suo interno. In apparenza, l'esatto contrario dell'élite
odierna. Eppure, più che la fine del '68, questo pare il canto del
cigno del movimento studentesco. APF I miei colleghi ora in posizione chiave,
e veri artefici della gara d'eccellenza, sono per lo più sulla
sessantina, gli ex-ventenni che inscenavano le contestazioni qui nel campus
di Dahlem e per le vie eleganti di Berlino ovest. Certo,
dagli slogan contro la meritocrazia di allora alle austere cittadelle di geni, che dovrebbero
sorgere come per incanto, c'è un bel salto ideologico. Ma che la
Germania, come del resto l'Europa intera,abbia bisogno di competenze di
punta, è sotto gli occhi di tutti. Una recente indagine ha
valutato che la mancanza di specialisti costa,all'economia del Paese,
diciotto miliardi di euro all'anno. Il problema è come arrivare al
risultato. è davvero possibile fondare una élite con un decreto
ministeriale, e inoltre, quale élite può rispecchiare una struttura
d'istruzione pubblica, pagata con le tasse di tutti? Se si leggono i progetti
premiati col marchio dell'eccellenza, è chiaro che sono state favorite
le proposte " di gruppo", la capacità di costruire reti
interdisciplinari, che dovrebbero catturare, nelle loro maglie, un pesce
misterioso chiamato "nuova cultura". Basta coi professori che
pretendono di approfondire un argomento alla volta, e di scrivere i loro
libri da soli. Largo a un nuovo ideale di ricercatore, che colloquia in
multidisciplinarese. A voler essere maliziosi, questa passione per le
ricerche trasversali – che spesso accomunano le materie più disparate,
con disinvoltura funambolica – evoca proprio la sindrome collettivista del
'68, e le autocoscienze d'infausta memoria. E se le discipline scientifiche
impongono spesso il lavoro d'equipe, completamente diverso è il caso
di quelle umanistiche, che attraversano oggi, anche in Germania, una crisi
profonda, e arrancano alla rincorsa del giovanile dinamismo delle scienze.
Nonostante i dubbi, sarebbe però un errore liquidare questo sforzo
d'innovazione dell'università tedesca con un sorriso di falsa
superiorità. Pensoa quegli istituti del Cnr italiano che, a quanto mi
dicono, hanno ricevuto quest'anno (stipendi e affitti a parte) finanziamenti grotteschi,
nell'ordine di mille/duemila euro per struttura, e che si trovano nelle
condizioni di non poter pagare nemmeno il toner per le stampanti. La
trasmissione della cultura è un bene collettivo, e la società
deve sapersi dire quanto è disposta a spendere per ricordarsi del
proprio passato, e per progettare il proprio futuro. Possiamo consolarci
pensando che l'individualismo italico sia un humus comunque fertile, e che la
disordinata creatività del nostro Paese produrrà, ancora una
volta, risultati miracolosi. Purtroppo, le migliaia di giovani ricercatori,
che ogni anno sono costretti a trasferirsi all'estero, dimostrano, nei
fatti,che l'endemico sottofinanziamento della ricerca, ora arrivato a livelli
umilianti,brucia uno straordinario patrimonio d'intelligenza. è molto
probabile che il progetto d'élite tedesco otterrà risultati al di
sotto delle attese, ma non provare nemmeno a immaginare un avvenire per
l'università è garanzia sicura d'insuccesso. Roccaforte della
protesta. Nella foto a sinistra Rudi Dutschke, leader della contestazione
tedesca, durante una manifestazione studentesca nel 1967. Accanto una visione
dall'alto della Freie UniversitÄt di Berlino, nella nuova struttura. Dagli
slogan contro la meritocrazia a selettiva fucina del
sapere La Germania investe nell'operazione due miliardi di euro per la
creazione di competenze di punta.
Giovedí 01.11.2007 15:55 --> di Antonino D'Anna Il
dramma del ragazzo di Ischia, impiccatosi ad appena 14 anni perché preso in
giro come "secchione" dai suoi compagni di scuola, deve far
riflettere. Perché è inutile invocare la meritocrazia se ormai i "capaci e meritevoli", come dice la
Costituzione, vengono sfottuti e ridotti al rango di macchietta. Le
"secchie" sono inevitabilmente brutte, non ci sanno fare con le
ragazze (o i ragazzi, se donne), nella vita saranno sempre messe sotto i
piedi dagli altri, i "furbi". Quelli che non hanno magari
fatto la versione però nella vita ci sanno fare. In che modo, è
tutto da vedere. Di chi la colpa? Pensiamo ci sia un drammatico concorso di
cause. Da un lato, l'Italia è ormai un Paese cinico, ignorante e
televisivo. In cui la cultura, ossia uno strumento spirituale in grado di
aiutare chi se ne serve a vivere meglio, viene confusa con il nozionismo,
ossia la capacità di ricordare qualcosa a memoria. "Che cultura!,
perché non vai in Tv che diventiamo ricchi?" è la frase
generalmente appioppata a quello che si ricorda qualcosa meglio degli altri.
Perché, come cantava Renzo Arbore, è col quiz che si fanno i milioni.
Ma dall'altro lato, la decadenza è sociale. Viene messo in testa ai
ragazzi che un lavoro o i soldi si possono fare senza bisogno di studiare.
Sai cantare, ballare, recitare? Non importa che tu sappia chi è Dante
Alighieri, farai i soldi. E se invece conosci il Sommo Poeta, per te
c'è un call center (altra grande stortura infame di questo Paese).
Studi? Passa la versione, servi solo a questo. Non si spiega, cioè,
che forse le "secchie" cercano di imparare per migliorarsi,
costruire un futuro. "Ti mando a lavorare" era la frase per incitare
lo studente recalcitrante. E chi studiava veniva premiato: ora, non siamo qua
a chiedere le medaglie d'oro, argento e bronzo come nel libro Cuore, dove i
De Rossi hanno i capelli biondi e i Garrone difendono i deboli; ma non
sviliamo i ragazzi dicendo loro che chi studia è un imbecille perché
c'è una "manina" in grado di dare una spintarella per essere
promossi senza sforzo. Incentiviamoli, spingiamoli a una sana competizione
senza livellare tutti sul "sei politico". La meritocrazia
va appresa a scuola, sacrificio e dovere sono due parole da pronunciare senza
vergogna mentre tutti parlano solo di diritti. La preside genovese che ha
istituito una classe di "soli asini", promettendo ai ragazzi il
recupero di due anni in uno per i più meritevoli, ha cercato coraggiosamente
di fare questo, sia pure tra le polemiche. Perché se non si investe in
formazione non si cresce. Di Franti che umiliano i timidi, colpevoli solo di
cercare un futuro migliore sudandolo sui libri, ne abbiamo avuti abbastanza.
-->.
Cultura
Ancora un'altra possibilità: che l'effetto complessivo dei cambiamenti
in positivo e in negativo sia un sostanziale declino dell'uguaglianza
politica e che la capacità dei cittadini di influire sulle decisioni
di governo subisca un ulteriore peggioramento. Per rendere più
gestibile questo campionario di incertezze, limiterò la discussione
agli Stati Uniti. A questo punto sorge una questione problematica: per
arrivare a concludere che l'uguaglianza politica è cresciuta o
è diminuita, abbiamo bisogno di uno strumento capace di misurare la
distanza che ci separa da questo traguardo inafferrabile. Formarsi un
giudizio veramente fondato circa il futuro dell'uguaglianza politica negli
Stati Uniti probabilmente è al di là delle nostre
capacità. Una ragione è che, diversamente dalla ricchezza e dal
reddito, dalla salute, dalla longevità e da molte altre possibili
finalità, per valutare guadagni e perdite nel campo della uguaglianza
politica ci mancano i metri espressi con numeri cardinali che ci permettano
di dire, ad esempio, che "l'uguaglianza politica nel paese X è
due volte maggiore che nel paese Y". Nel migliore dei casi, dobbiamo
fare affidamento su misure di tipo ordinale basate su giudizi come
"più", "meno", "all'incirca uguale" e
simili. Possiamo concludere che negli Stati Uniti, tra il 1990 e il 1999, il
PNL pro capite è cresciuto da 23.560 dollari a 31.910, ovvero del 65
per cento, ed era maggiore all'incirca del 25 per cento rispetto a quello
della Germania e pari a 122 volte quello della Nigeria. Ma non possiamo
affermare che nei vent'anni successivi all'approvazione delle leggi sui
diritti civili, avvenuta nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta,
l'uguaglianza politica è aumentata del 15 per cento (o di qualunque
altra cifra). Tuttavia, potremmo elaborare metri di tipo ordinale che ci
consentano di dire che un dato requisito o una data istituzione sono presenti
in misura maggiore o minore; di dire, per esempio, che la
"democrazia" o la "uguaglianza politica" negli Stati
Uniti è aumentata in seguito all'approvazione della legislazione che
ha contribuito a proteggere i diritti degli afroamericani a votare e a
partecipare attivamente ad altre attività politiche. Potremmo anche
pervenire alla conclusione che l'uguaglianza politica nel paese X è ad
un livello superiore che nel paese Y. A volte, possiamo anche giungere a
formulare solidi giudizi qualitativi basati a loro volta su indicatori
quantitativi, come per i mutamenti che si sono verificati quando dei gruppi
precedentemente esclusi, come gli operai, le donne e gli afroamericani, hanno
conquistato l'accesso al voto o altri importanti diritti politici. Ma
più spesso, per valutare in quale misura certe istituzioni
democratiche fondamentali sono presenti in un determinato paese, dobbiamo
affidarci ai giudizi di osservatori qualificati. Per alcuni anni, politologi
ed altri studiosi hanno fatto ricorso a giudizi di questo genere per
classificare i diversi paesi in una scala che va da quelli più
democratici a quelli meno democratici. Le classifiche di questo tipo si
basano su valutazioni relative all'esistenza di quattro delle istituzioni
politiche essenziali alla democrazia rappresentativa: 1) elezioni libere,
corrette e frequenti; 2) libertà di espressione; 3) fonti alternative
di informazione: libero accesso dei cittadini a punti di vista diversi da
quelli ufficiali; 4) autonomia associativa: piena libertà per le
organizzazioni politiche, come i partiti, di formarsi e di impegnarsi
nell'attività politica. Elenchi del genere sono tuttavia inficiati da
due difetti collegati fra loro che, ai fini di questa discussione, assumono
una grande importanza. La soglia superiore e quella inferiore sono piuttosto
arbitrarie; inoltre non viene fatta alcuna distinzione all'interno del gruppo
dei paesi classificati come i "più democratici" e di quello
dei "meno democratici" all'estremità opposta. In questo modo
la graduatoria non prevede la possibilità che la Norvegia, la Svezia o
la Svizzera possano essere un po' "più democratiche" della
Francia, dell'Italia o degli Stati Uniti (e che anche tra i paesi meno
democratici, o autoritari, possano esistere differenze molto importanti). Non
abbiamo un nome universalmente accettato per quei sistemi politici che si
collocano tra le due estremità della graduatoria. Sebbene tali sistemi
politici non siano al livello dei "più democratici", essi
sono tuttavia al di sopra, forse molto al di sopra, del livello di quelli
"meno democratici". Supponiamo che un declino delle libertà
civili provocato dalla minaccia terroristica determini negli Stati Uniti
mutamenti tali da giustificare un declassamento del paese dalla categoria
delle nazioni "più democratiche" a una posizione più
bassa della scala, ma tuttavia ancora ad un livello molto lontano dal fondo.
Definire un tale paese fascista, autoritario, totalitario o dittatoriale,
sarebbe profondamente fuorviante. E tuttavia, in qualunque modo decidiamo di
definire gli Stati Uniti, questo paese non sarà più tra quelli
che si collocano in cima ad una graduatoria accettabile che va dai paesi
più democratici a quelli meno democratici. In altre parole, non
saranno più una democrazia. Si sarebbero allontanati ancor di
più dall'obiettivo - non raggiunto - dell'uguaglianza politica tra i
suoi cittadini. Ma supponiamo che negli Stati Uniti si apra uno scenario
differente: la democrazia è fortemente rafforzata e il potere
esercitato dall'americano medio sulle decisioni del governo aumenta sino a
giungere ad un nuovo livello storico. Come dovremmo definire allora il nostro
sistema? Anche se il problema può sembrare di scarso rilievo, senza
denominazioni adeguate siamo facilmente portati ad una eccessiva semplificazione,
che ci induce a collocare i regimi in due categorie onnicomprensive: quella
dei paesi "democratici" e quella dei paesi "non
democratici", una "buona" e l'altra, semplicemente,
"cattiva" o "negativa". Nel 2005, un articolo
dell'Economist sulla "Meritocrazia in America"
osservava che, tra gli americani, "la disuguaglianza di reddito sta
crescendo a livelli mai visti dai tempi dell'età dell'oro, negli anni
Ottanta del XIX secolo". Nel 1979, il reddito medio dei più ricchi,
che costituivano l'1 per cento della popolazione totale, era 133 volte
più elevato di quello dei meno abbienti, che formavano il 20
per cento della popolazione; nel 2000 esso era diventato 189 volte più
alto. Nell'arco di trent'anni, la retribuzione dei primi 100 direttori
generali è aumentata da 39 ad oltre 1.000 volte il salario di un
lavoratore medio. Anche la mobilità sociale è diminuita.
Secondo uno studio, "il grado maggiore di mobilità si è
verificato ai vertici della società". E, sebbene gli americani
siano generalmente convinti del contrario, i dati confermano l'opinione
secondo cui negli Stati Uniti la mobilità sociale non è
maggiore che in molti paesi europei (e potrebbe, anzi, essere inferiore).
"Gli Stati Uniti", concludono gli autori, "rischiano di
sclerotizzarsi in una società di stile europeo fondata sulle
classi". L'accumulo diseguale di risorse politiche suggerisce una
possibilità inquietante: le disuguaglianze politiche possono
aumentare, per così dire, fino a giungere ad un livello irreversibile.
Il vantaggio complessivo in termini di potere, influenza e autorità
dei ceti privilegiati può diventare talmente forte che, anche se gli
americani meno fortunati costituiscono la maggioranza dei cittadini, sono
tuttavia semplicemente incapaci, e forse anche riluttanti, a compiere lo
sforzo necessario per vincere le forze della disuguaglianza schierate contro
di essi. Questo scenario pessimistico acquista maggiore plausibilità
se ammettiamo che per gran parte dei cittadini americani la quantità
di tempo disponibile, o la quantità di tempo che sono intenzionati a
rendere disponibile sottraendola ad altre attività, resterà
identica a quella del passato. I costi della lotta politica potrebbero dunque
diventare talmente elevati che soltanto un numero eccessivamente esiguo di
cittadini americani sarebbe disposto a sopportare i sacrifici, in termini di
tempo e di altre risorse, necessari a sconfiggere le risorse soverchianti dei
ceti più elevati, i quali reagirebbero tempestivamente a difesa delle proprie
posizioni di privilegio. (Traduzione di A. Cesarini Patrono)© 2006 Yale
University - © 2007 Laterza.
Giocare in appennino (sezione: Scuola) ( da "Gazzetta di Modena,La" del
02-11-2007)
Sport Giocare in Appennino Il progetto per le scuole
della montagna Il progetto "Gioca Sport in Appennino" è la
grande novità studiata dal Coordinamento della Formazione del Csi
Modena per la stagione 2007-2008.
L'iniziativa, già ampiamente presentata nel corso
di Vispo 2007, sta facendo il proprio ingresso in tutte
le scuole elementari del nostro Appennino. Ecco, nel dettaglio, in cosa
consiste il progetto e quali sono le finalità. Premesse. A partire
dalla riforma dei
programmi ministeriali della scuola elementare (febbraio 1985), all'educazione motoria è
stata riconosciuta pari dignità rispetto alle altre aree formative.
Da allora i programmi didattici le attribuiscono una
specifica attenzione da intendersi come strumento essenziale per
l'equilibrata formazione di tutte le dimensioni della personalità. In
questo quadro si inserisce il progetto "Gioca Sport in Appennino",
impegnato a proporre uno specifico itinerario didattico rivolto alla
formazione in servizio dei docenti elementari, articolando finalità ed
obiettivi dei programmi ministeriali in idonee
programmazioni didattiche verticali (curricolo disciplinare dalla prima alla
quinta classe) ed orizzontali (integrando l'educazione motoria con
l'educazione sportiva). In quest' ottica, gli enti promotori del progetto
(Ufficio Scolastico Provinciale di Modena, Coni e Csi Modena) intendono
proporre questo percorso didattico garantendo, per l'anno scolastico
2007-2008, i principi e gli obiettivi sotto elencati. Il progetto intrapreso
in questi ultimi anni dal Csi ha dimostrato di essere un ottima forma di
alfabetizzazione motoria per i bambini delle scuole elementari. Attraverso
questo progetto i bambini possono, infatti, sviluppare le proprie
capacità motorie in modo libero, ludico e graduale. L'intento è
quello di portare il bambino all'avviamento alla pratica sportiva attuata
secondo un criterio di coinvolgimento della classe, per sviluppare in ognuno
quella mentalità, quel costume e quella cultura sportiva di cui troppo
spesso si è avvertita la mancanza. Il fulcro del lavoro deve quindi
basarsi sulla crescita del bambino sotto ogni punto di vista, anche per
trasmettergli quei valori di amicizia e lealtà che devono
caratterizzare ogni intervento del Csi. L'attività ludico-motoria
prevista all'interno del progetto "Gioca Sport" deve quindi
promuovere la partecipazione sportiva giovanile senza alcun fine agonistico o
prestazionale. Obiettivi. 1) Valorizzazione dell'educazione motoria
scolastica. 2) Collaborazione attiva con gli insegnanti curricolari nella proposizione
e gestione delle unità didattiche di apprendimento. 3) Valorizzazione
dell'Educazione Sportiva Scolastica attraverso la collaborazione di
Associazioni Sportive locali. 4) Collaborazione con insegnanti nelle feste di
plesso proponendo modelli organizzativi di gestione di questi eventi
particolari. 5) Promuovere l'attività motoria e sportiva come
abitudine di vita a tutela della salute. Caratteristiche strutturali.
"Gioca Sport in Appennino" si articola, in tutte le sue iniziative,
nel periodo scolastico compreso tra novembre 2007 e maggio 2008. Progetto. I
Consulenti di educazione motoria (diplomati Isef o laureati in Scienze
Motorie) sono individuati e gestiti dagli enti promotori del progetto nella
salvaguardia, ove possibile, del principio di continuità didattica
degli anni precedenti. Questi esperti possiedono conoscenze specifiche,
capacità culturali, professionali ed esperienza provata nella scuola elementare che consentiranno di mantenere, per
l'appunto, la continuità didattico-educativa dei periodi del progetto
ormai conclusi. Gli interventi del consulente saranno 2 al mese, a scansione
quindicinale, di 1 ora per lezione; le restanti ore verranno gestite e
condotte dall'insegnante curricolare. Gli interventi sportivi proposti dalle
Federazioni e Associazioni saranno rivolti alle classi quarta e quinta con lo
scopo di promuovere l'educazione sportiva seguendo obiettivi comuni:
sviluppare abilità specifiche che possano contribuire all'evoluzione
delle capacità motorie dei bambini; promuovere un'azione educativa e
culturale della pratica sportiva perché diventi abitudine di vita; riscoprire
il valore educativo dello sport; favorire l'integrazione delle
attività sportive nel curricolo didattico; fornire ai bambini e alle
bambine momenti di confronto che possano servire allo sviluppo di un corretto
concetto di competitività per prevenire le degenerazioni che
caratterizzano alcune manifestazioni sportive; favorire la scelta della
pratica sportiva extra scolastica; offrire la possibilità di pratica
sportiva anche per quelle fasce giovanili che per emarginazione o precarie
situazioni socio-ambientali non trovano risposte nelle attuali iniziative
locali. In queste attività, di carattere polivalente, l'Educatore
Sportivo non si sostituirà all'insegnante curricolare, ma
creerà una collaborazione didattica e metodologica nello sviluppo dei
piani di attività. Questi interventi, infatti, non intendono
sostituire lo svolgimento delle lezioni di educazione motoria, ma essere di
supporto all'attività curricolare gestita dal docente della classe.
Strumenti didattici. "Gioca Sport in Appennino" si avvarrà
di importanti contributi di grande innovazione: in primo luogo la dispensa
scritta dalla professoressa Egle Saltini, membro della Commissione Manifestazioni
del Csi, "Un mondo di giochi", che altro non è che una
raccolta di giochi provenienti da ogni parte del mondo. Altri strumenti
didattici saranno la guida
di "Scuola Sport", il libro "Riciclare per giocare", che
ha come obiettivo quello di incentivare la manualità del bambino
attraverso l'esperienza con materiali di recupero, e il kit della Franco
Cosimo Panini Editore con i quattro fascicoli della collana "Come
Nasce", già distribuiti gratuitamente anche ai tantissimi bambini
che sono accorsi in Piazza Grande per Vispo 2007: si tratta di piccoli volumi
che illustrano una particolare disciplina sportiva. Comuni coinvolti.
"Gioca Sport in Appennino" raggiungerà 100 classi delle
scuole dell'Appennino modenese, coinvolgendo oltre 1600 alunni e circa 130
insegnanti di ben 14 Comuni: Lama Mocogno, Montefiorino, Pievepelago,
Sestola, Zocca, Riolunato, Fanano, Fiumalbo, Montecreto, Pavullo, Polinago,
Frassinoro, Montese e Palagano.
SCUOLA. Azione
studentesca fa le pulci alla riforma
del centrosinistra "La legge Fioroni è contradditoria"
Azione studentesca torna sulle questioni aperte dalla riforma della scuola voluta dal ministro Fioroni, mettendo in luce alcuni aspetti
contraddittori del nuovo assetto scolastico.
Lo fa per voce del presidente provinciale Paolo Treccani e di Andrea Ghezzi,
presidente provinciale di Azione Giovani, la realtà giovanile che
gravita in Alleanza Nazionale di cui Azione studentesca è parte.
"Nonostante la protesta studentesca contro la riforma
Fioroni si sia assopita, i problemi alla base rimangono - spiega Treccani -.
Le nuove disposizioni non danno un contributo a migliorare la situazione
nelle scuole, ma sono pensate solo per smantellare la riforma
Moratti. Si prevede che la riforma debba essere
messa in atto già da quest'anno scolastico, una prescrizione che rende
la situazione ancora più complessa e confusa, perché ci vuole un tempo
adeguato per passare dal sistema dei debiti agli esami di riparazione a
settembre". Per As è contraddittorio che i corsi di recupero per
le materie insufficienti vengano effettuati solo da metà anno, dopo
gli scrutini intermedi, un passo indietro rispetto a quanto accadeva con il
sistema vigente fino a poco fa, in cui si prevedevano corsi di recupero con i
professori lungo l'intero anno scolastico, per meglio ripartirli. Contro la riforma Fioroni in tutta Italia Azione studentesca organizza
per il 16 novembre scioperi e manifestazioni, cui aderirà anche la
rappresentanza bresciana. Sempre sul tema scuola,
Andrea Ghezzi e gli altri consiglieri comunali di AN hanno presentato
un'interrogazione che sarà presumibilmente discussa nel prossimo
consiglio comunale di mercoledì. "In relazione all'allarme
lanciato di recente dal ministro Fioroni per il sovraffollamento di alunni
stranieri nelle scuole bresciane, chiediamo quale sia la reale presenza di
alunni stranieri negli istituti cittadini - spiega Ghezzi - e come intendono
muoversi le istituzioni per risolvere le problematicità riscontrate
sul territorio".L.C.
Insegno da più di 20 anni in un istituto
tecnico per geometri con soddisfazione, per il lavoro gratificante che mi
pone continuamente a contatto dei giovani. Non altrettanto posso dire dei
nostri responsabili politici che negli ultimi dieci anni hanno ripetutamente
"riformato" la scuola
italiana. Inizialmente sono stati eliminati gli esami di riparazione
(introducendo i debiti formativi), poi è stato riformato
l'esame di maturità (il nuovo esame di Stato), poi è stato
tolto valore al voto di condotta, successivamente è stata proposta
l'eliminazione degli istituti tecnici (fortunatamente rientrata) e, ultima
novità, è stata richiesta la modifica dei programmi
del biennio. Ogni anno scolastico siamo tenuti dal Ministro dell'Istruzione
di turno a modificare metodologie, programmazioni e didattiche consolidate da
anni di esperienza. E' giusto aggiornare la scuola
per adeguarla allo sviluppo della società, ma sarebbe anche giusto che
ciò venisse fatto ascoltando "il parere del corpo docente".
Invece le Riforme ci vengono calate dall'alto per poi essere smentite dopo
pochi anni con un ritorno al passato, come si è verificato per gli
esami di Stato e come sta accadendo per i debiti formativi. Quindici anni fa
il validissimo preside dell'Istituto per Geometri di Cantù prof.
Colombo organizzava come istituto corsi di recupero gratuiti nei mesi di
giugno e luglio per gli studenti che dovevano sostenere gli esami di
riparazione a settembre. Forse la vera Riforma la stava attuando già
allora senza eclatanti annunci del Ministero. prof. Serafino Castellini
Capiago Intimiano (m. s.) Gentile professore, sottoscrivere la sua lettera non
è difficile, anche perché, quando ormai da tanti anni abbiamo lasciato
la scuola, i buoni ricordi del periodo passato sui
banchi coincidono esattamente con i buoni insegnanti. Sono quelli - siamo
certi che ce ne sono ancora molti - che non hanno alcun bisogno del Ministero
per sapere come formare gli allievi. Sensibilità ed esperienza hanno
sviluppato in loro quell'arte sottile che consente di ottenere il meglio
dagli allievi e di ottenerlo quasi senza parere, senza che, apparentemente,
ai ragazzi venga richiesto alcuno sforzo ma semplicemente aprendo i loro
occhi e schiudendo il bozzolo della loro curiosità. Lei però sa
bene che le scelte ministeriali poggiano su altre logiche e su altre ragioni:
non di rado quelle che "impongono" a un governo di lasciare il
proprio marchio politico sull'amministrazione della cosa pubblica, e quindi
anche della scuola. La quale, invece, avrebbe
bisogno di tranquillità e professionalità. In una parola, di
saggezza. Ma, si sa, non è la politica la fonte primaria di questo
dono. letterelecco@laprovincia.it.
Bergamo ha il suo primo Liceo musicale: partirà
il prossimo anno scolastico (2008-2009) come indirizzo del liceo
socio-psico-pedagogico Secco Suardo. Il Collegio dei docenti dell'istituto ha
infatti deliberato la sua istituzione nell'ambito delle prerogative
dell'autonomia scolastica. "Nel nostro liceo ? spiega il preside
Giuseppe Pezzoni ? sono già previste due ore di musica. L'indirizzo
musicale porta a quattro ore settimanali la materia musicale in prima,
seconda e terza classe e a tre
ore in quarta e quinta classe. Al pomeriggio, con un rientro settimanale, le
studentesse e gli studenti frequenteranno le classi di strumento oppure di
danza. Il Musicale infatti ricomprende anche l'indirizzo coreutico già
avviato da anni nel nostro istituto". al passo con le
riforme L'indirizzo musicale al Secco Suardo anticipa il liceo Musicale,
previsto dalla legge di riforma della scuola numero 53
(legge Moratti), che dovrebbe partire nel 2009-2010 dopo i due anni di
rimando della riforma, fissati dall'attuale ministro della Pubblica Istruzione,
Fioroni. In questo caso il liceo Secco Suardo sarebbe già
pronto a scivolare nell'alveo definitivo trasformando l'indirizzo in liceo
musicale tout-court. Se invece la riforma non
partisse, l'indirizzo resterà tale, portando comunque alla
maturità di liceo socio-psico-pedagogico (che abilita a tutte le
facoltà universitarie) ma con in più una competenza musicale e
musicologica già acquisita che metterà gli studenti e le studentesse
in grado di affrontare facoltà universitarie specifiche come
Musicologia e paleografia musicale o i corsi del Dams, oppure renderà
capaci di affrontare l'esame di ammissione agli Istituti di Alta Formazione
Musicale (i Conservatori, che diventano equivalenti a facoltà universitarie).
L'indirizzo che partirà al Falcone dal prossimo anno scolastico
2008-2009 avvia anche alle professioni collegate all'educazione musicale e
alla riabilitazione attraverso la musica. musica per tutte le materie Nel
curriculum del liceo Secco Suardo entrano così materie come Storia
della musica, teoria e grammatica musicale, pedagogia musicale, armonia e
composizione, portando così l'orario complessivo settimanale a 30 ore
nel biennio e 32 nel triennio. Sono previste poi un'ora di studio individuale
dello strumento e due ore di musica d'insieme. "In questo modo ?
sottolinea il dirigente Pezzoni ? pensiamo di rispondere alle numerose
richieste che provengono dagli studenti che frequentano scuole medie a
indirizzo musicale, ormai numerose sul territorio, e che non vogliono
rinunciare alle competenze acquisite e alla passione per la musica ma
continuare a svilupparle senza rinunciare a una formazione liceale e poi
universitaria. Il Secco Suardo si affianca alle proposte musicali che
già funzionano in città, ampliando l'offerta formativa degli
istituti secondari superiori". S. P.
Nell'ultima fatica di Giovanni Floris una desolante
fotografia del Paese delle inespugnabili caste e delle università a
conduzione familiare, da cui i 'cervelli' non possono che fuggire ascolta la
notizia commenta 0 vota 0 tutte le notizie di CULTURA Roma, 4 nov. (Ign) -
'Mal di merito', ovvero l'Italia che spalanca le porte solo ai 'figli di...'.
Il Paese dove la competenza o un titolo di studio non bastano, ma è
necessaria la 'spintarella'. La nazione dove la meritocrazia
è soffocata, la mobilità sociale bloccata e la guerra tra
generazioni sempre più aspra. Tra racconti di vita vissuta e
inchieste, l'ultimo libro di Giovanni Floris, disponibile in libreria dal
prossimo 7 novembre (euro 17,50, ed. Rizzoli, pag: 234 ) denuncia con forza
le disfunzioni del sistema Italia a partire dall'università , da cui i
'cervelli' non possono che fuggire schiacciati dal baronato familiare che ha
invaso gli atenei. Nel suo nuovo lavoro il conduttore di 'Ballarò'
riporta racconti di giovani plurispecializzati finiti a fare gli istruttori
di scuola guida o ad avere come unica prospettiva il lavoro in un call
center; ricostruisce una mappa del potere universitario attraverso alberi
genealogici. Quindi Floris non risparmia critiche alla generazione del '68 -
quei rivoluzionari contro il baronato, diventati baroni a loro volta - e alla
sinistra che non capisce che la chiave della sua azione politica dovrebbe
essere il ritorno alla meritocrazia, unico strumento
di possibile riscatto sociale per i singoli e per il Paese.
(11:19) (6/11/2007 10:11) | MODENA, IL SINDACO
RISPONDE ALL'INTERROGAZIONE SU "IL FEUDO" (Sesto Potere) - Modena -
6 novembre 2007 - "Questa non è lotta politica, confronto tra
posizioni diverse, sfida reale tra idee e progetti. È solo uno
squallido colpo basso, inferto nel tentativo di denigrare le persone
attraverso l'insinuazione. Il tutto, tritato assieme per non poter quasi
distinguere il vero dal falso. L'insinuazione è peggio dell'attacco
personale, è sottile quanto vigliacca, e consistere nel diffondere il
tanfo facendo credere che ci sia da qualche parte anche il guano. Invece a
puzzare sono le intenzioni di chi ha attivato questa vicenda. Sono le
pratiche usate dal fascismo, dai regimi comunisti dell'est europeo e dai
delinquenti di ogni risma per indebolire gli avversari. Quelli che ho citato,
però, erano professionisti della materia, mentre chi ha organizzato
questa farsa sgangherata sono dilettanti, che hanno lasciato innumerevoli
tracce delle loro intenzioni lesive". Così il sindaco Giorgio
Pighi ha risposto in Consiglio comunale all'interrogazione, subito
trasformata in interpellanza, presentata da Michele Barcaiuolo di Alleanza
nazionale e intitolata "il feudo". Così il consigliere ha
motivato la propria istanza: "da un'inchiesta svolta a livello nazionale
dall'associazione Azione universitaria e parzialmente pubblicata dal
quotidiano nazionale Il Giornale, emergono particolari che lasciano alee di
sospetto non certo sulla legalità ma sicuramente
sull'opportunità di alcune esperienze. accademiche e amministrative
del sindaco di Modena Giorgio Pighi. Credo sia un dovere di ogni consigliere
comunale interrogare il Sindaco su questi fatti, a prescindere dal suo
orientamento politico. Alcune persone", ha continuato Barcaiuolo, si
sono espresse pubblicamente sui media dicendo che i fatti sono stati regolari
e legittimi. Io ritengo che nessuno ponga in discussione la
legittimità o la regolarità di tutti i fatti: né il dossier, né
l'articolo, né questa interrogazione. È evidente che tutto è
stato corretto. Ma qui siamo in Consiglio comunale e non in Tribunale e
vogliamo discutere dell'opportunità politica dei fatti citati. Su
questo interroghiamo il Sindaco. Riteniamo che ogni singola scelta, dalla
designazione del membro interno della commissione al finanziamento al master,
sia discutibile dal punto di vista dell'opportunità politica o, come
qualcuno ha detto, dell'eleganza. Un'altra questione è cercare di
spostare un intervento politico su un piano personale. Non c'è niente
di personale, e chi non lo capisce cerca di intorbidire le acque. Il titolo
Il Feudo fa riferimento al dossier pubblico di tre dirigenti
dell'associazione. È in presentazione in tutte le università
italiane e non escludo sarà presentato anche qui. Ho fatto una breve
ricerca sui fatti enunciati nel dossier e sul giornale e ho trovato una sola
imprecisione: il fatto che, come è stato riportato dalla stampa, il
professor Donini non era il presidente della commissione che ha esaminato il
Sindaco, ma era invece il membro interno. Vorrei inoltre aggiungere alcune
cose, in riferimento alla stampa locale e agli articoli comparsi ieri e oggi: la Gazzetta di Modena
parla di un gruppo di docenti che chiede un codice etico contro il nepotismo,
e oggi anche il
segretario cittadino dei Ds invita il rettore a munirsi di un codice etico.
Condivido la richiesta da un punto di vista dei contenuti, è una
nostra richiesta da tempo che tutte le istituzioni pubbliche possano averlo:
è evidente che anche quando non ci sono irregolarità o
illegittimità, il codice serve a fare sì che i cittadini percepiscano
trasparenza, pari opportunità e meritocrazia. Sono dispostissimo a firmare un ordine del giorno che chieda
questo alla nostra Università". Così il Sindaco ha
proseguito il proprio intervento: "il teorema si basa su due pilastri:
il professor Massimo Donini era presidente della commissione e si suggerisce
il subdolo collegamento con la gestione del Master in sicurezza urbana.
Ipotizza uno scambio tra aiutino per la nomina in cambio del master. Il
ragionamento è primitivo ma filerebbe: però Donini non era
presidente della commissione e per la gestione del master non ha avuto nulla
in più del suo stipendio. All'epoca, Donini era l'unico ordinario di
Ius 17 presente in facoltà. Tutto è documentato in carte
ufficiali, come il mio curriculum di docente, il programma e il budget del
master, lo stato di servizio di Donini e degli altri docenti. Il professor
Canestrari è anche presidente della Commissione nazionale di
bioetica, incarico certamente non ottenuto grazie all'interessamento al mio
concorso. Lei si è privato della pur debole scusa che le restava, di
avere agito per il pubblico bene. Invece fornisce nell'interrogazione decine
di elementi in più rispetto a Il giornale. Solo l'interrogazione
afferma che Canestrari è intervenuto a un convegno organizzato da una
sezione Ds. Il Sindaco, certo, deve garantire trasparenza e meritocrazia: dunque all'epoca del concorso avrei dovuto
dire a Canestrari di non compiere il misfatto di parlare a convegni indetti
ai Ds. Gli avrei anche dovuto dire di non presiedere il comitato di bioetica.
Non le pare che siano insinuazioni grottesche? Solo il professor Flora,
secondo l'ineffabile interrogazione, non ha ancora avuto nulla in cambio.
Questa montatura è certamente stata costruita ad arte per colpirmi, il
che è riconosciuto da tutti. Prima Azione universitaria, poi il
Giornale e poi l'interrogazione, che era palesemente già pronta. Non
c'è ricerca della verità ma il semplice violento tentativo
squadristico di fare fuori l'avversario. Per rispondere bastavano i fatti, pubblicati
sul sito dell'Università. Lei sapeva bene che il danno alla mia
immagine si sarebbe verificato e i responsabili siete lei e Azione
universitaria. Il danno personale è molto grave, come nel caso del
virgolettato "Pighi fa carriera grazie ai Ds". Il suo manganello
è più duro della mia testa perché la sua insinuazione è
stata pubblicata, e ora è diffusa. A inizio mandato ho detto che da
sindaco non avrei mai querelato un giornale. Certo non lo farò nei
confronti di un consigliere. O lei sapeva che i dati erano falsi ed è
in malafede, oppure non lo sapeva e può rimediare, dicendo chi le ha
fornito queste informazioni false e dando, non al sindaco ma a Giorgio Pighi,
la possibilità di difendersi nelle sedi adeguate per dare la possibilità
a tutti di capire chi c'è dietro questa brutta vicenda". Molti
consiglieri hanno applaudito l'intervento del Sindaco. Nel dibattito, Achille
Caropreso del gruppo indipendente ha affermato: "desidero esprimere
tutta la mia solidarietà, che nei giorni scorsi è anche apparsa
sulla stampa. Penso che ci si trovi di fronte a una circostanza dove o si
agisce perché si ritiene che delle leggi sono state violate, oppure se tutto
ciò, come viene detto nel preambolo, non c'è, perché
intervenire? Se le procedure sono corrette, il problema è forse di
opportunità? Io non lo vedo. Il nostro Sindaco ha partecipato a un
concorso, per quale motivo non avrebbe dovuto farlo, come qualsiasi cittadino
che ricopre cariche accademiche? Non c'era forse già un codice deontologico
che avrebbe dovuto tutelare i pubblici concorsi? Come se l'operato di tutti
coloro che hanno vinto una cattedra negli anni antecedenti questo istituto
del codice d'onore fosse da mettere in discussione per opportunità
politica. Qui si agisce solo se sono state violate norme o procedure, il
resto non ha consistenza. Non esiste una consistenza politica e una legale,
esiste la legittimità. Questa, come lo stesso istante ha sottolineato,
è stata rispettata". Sergio Rusticali dello Sdi ha osservato:
"ci stanno anche la dialettica forte e le posizioni contrapposte, ma
quando si fa della non politica non va bene. Quando si vuole, come diceva il
Sindaco al quale ho già espresso solidarietà, immettere il
germe dell'insinuazione, la politica non c'entra. C'è il tentativo di
immettere dubbi nell'opinione pubblica sulla persona e sull'istituzione.
Considero una prova concreta di stile anche la differenza tra la
presentazione dell'interrogazione e la risposta del Sindaco. È
esemplare lo stile di risposta del Sindaco, uno stile di correttezza basato
su risposte concrete e precise. Debbo anche dire al consigliere Barcaiuolo
che il dubbio che lei abbia utilizzato la notizia del Giornale io non ce
l'ho. Lei è stato impegnato in prima persona nel definire questa
dettagliata interrogazione. Questa e la documentazione dell'associazione sono
stati strumenti per la notizia del Giornale. Questo tipo di politica si
chiama sciacallaggio. Siamo in un civico consesso e bisognerebbe a volte
analizzare ciò che accade, perché queste non sono solo opinioni personali.
Sono pervenute solidarietà anche dall'interno del suo partito, e dubbi
sulla sua azione. L'elemento trasversale è che nessuno ha riconosciuto
l'azione come degna. Aimi e Sighinolfi hanno fatto affermazioni precise,
anche Galli ha espresso solidarietà al Sindaco". Fausto Cigni dei
Ds - L'Ulivo ha detto: "dopo l'intervento del Sindaco, Barcaiuolo mi
sembra come i pifferai di Arezzo, è partito per pifferare ed è
stato pifferato. Barcaiuolo non può avere appreso la cosa dai
giornali. Bastava che il consigliere leggesse la Gazzetta di Modena di 3 anni
fa per sapere che il nostro Sindaco aveva anche questo ruolo. Le
argomentazioni sono peregrine e questo atteggiamento è tipico di una
cultura politica. Basta vedere il presidente del suo partito cosa sta combinando
a Roma. Non è un elemento giovanilistico ma una cultura. Non ho avuto
problemi a recarmi a un'iniziativa per ricordare Ramelli e mi aspettavo un
atteggiamento diverso, c'è ancora molta strada da fare in
quell'organizzazione. Come è possibile che Azione giovani difenda il
rettore? Quale è il ruolo di questa organizzazione? Mi dispiace che
non ci sia Davide Torrini, che ha espresso solidarietà a Pighi ma dato
la colpa di questa interrogazione alla sinistra. Vorrei tranquillizzarlo: le
interrogazioni poste da noi si basavano su fatti precisi, dichiarazioni del
preside della facoltà di Medicina, primari o docenti. Mi fa piacere
che fuori tempo massimo si parli di codice etico, sta bene anche a Pellacani,
lo ha affermato oggi. Io non conosco quel mondo ma sono abituato a stare sui
fatti". Antonio Maienza dell'Udeur è intervenuto ricordando:
"avevamo già espresso indignazione e amarezza per questo giuoco
al massacro politico del consigliere, censurato anche da autorevoli esponenti
del suo partito. La politica non si fa attraverso attacchi personali e
insinuazioni false, tendenziose e di bassissimo profilo. Più volte ho
verificato che ci troviamo di fronte a un professionista serio, attento
cultore della materia riconosciuto anche a livello europeo, come dimostrano
le sue pubblicazioni. Ribadisco la mia amicizia personale e la
solidarietà di tutto il mio partito. Caro Barcaiuolo, chi la fa se
l'aspetti: l'attacco ti si ritorce contro in termini negativi e anche i tuoi
ragazzi avranno oggi in te un esempio di cattivo maestro. Modena è
fortunata ad avere un Sindaco dalle qualità morali, personali e
professionali di Giorgio Pighi, che ha segnato un nuovo capitolo nella storia
politica della città, quello del dialogo, e che io stimo e ammiro".
Mauro Tesauro dei Verdi ha affermato: "a nome dei Verdi, Sinistra
democratica e Rifondazione comunista colgo l'occasione per manifestare al
Sindaco tutta la vicinanza e la solidarietà che la sua figura merita.
Chi vuole strologare sulle nefandezze del mondo accademico ha sbagliato
bersaglio e le scuse sarebbero d'obbligo". Paolo Ballestrazzi di Modena
a colori è intervenuto esprimendo "un grande imbarazzo,
perchè sul piano personale chi parla è rimasto vittima di
iniziative di questo stampo, forse anche più gravi. Ritengo che non
sia questo il terreno sul quale i cittadini vogliono conoscere e giudicare la
classe politica che esprimono. È un terreno estraneo al nostro gruppo
e alla nostra storia personale, mia e di Baldo Flori .Il Sindaco ed io siamo
legati da un'amicizia vecchia di mezzo secolo tra le nostre famiglie. Lei sa
quale stima personale mi lega alla sua storia, alla sua famiglia e alla sua
persona. Ma faccio fatica, dopo avere ascoltato i suoi maldestri difensori e
la sua risposta, a tacere. Capisco la sua risposta perché è motivata
da un giusto sdegno. So quanto le è costata, sul piano personale e
anche economico, la scelta di fare carriera politica. Ma, sul piano politico,
la sua risposta è stata pessima. Bisognava alzare il tono. Ognuno è
libero di assumere iniziative politiche e risponderne agli elettori. Io non
condivido i toni e i modi di Barcaiuolo. Ma prima di prendersela con lui, a
me dispiace che non ci sia l'assessore Querzè, che il 15 settembre di
quest'anno ha affermato 'pochi si indignano per i concorsi falsi, tutti sanno
che questo accade quotidianamente'. Un consigliere ha il diritto di porre un
problema politico a questo consesso. Non investe il sindaco Pighi, ma il
Sindaco. Non ha diritto la maggioranza di stabilire in quali binari si deve
esplicare l'azione della minoranza, tanto più che la situazione
dell'Ateneo modenese è turbolenta. È vero che non c'è
stato danno per il Comune. Ma ci sono già stati due casi in cui
carriere universitarie sono state foraggiate a spese del comune. Non
condivido l'azione, ma la maggioranza scenda dalla cattedra". Andrea Galli di Alleanza
nazionale ha aggiunto: "per sgomberare il campo dagli equivoci, preciso
che ho firmato stamattina l'interrogazione del collega. La figura della
testuggine romana, come strumento difensivo, mi è particolarmente
comprensibile e cara in questo momento. Il collega Barcaiuolo ha subito una
serie di attacchi, si è anche detto che io avevo preso le distanze.
Questo non è vero: ho comunicato a lui e al Sindaco cosa pensavo, ma
non posso togliergli il diritto di interrogare il Sindaco su cosa è
successo. Credo che il Sindaco abbia perso l'occasione di ringraziare
Barcaiuolo per avergli dato l'opportunità di spiegare ciò che
è successo. E non ridete, perché se Barcaiuolo non avesse presentato
l'interrogazione se ne sarebbe parlato nella città, ma non qui. Lei ha
avuto la solidarietà di tutti e oggi avrebbe avuto la possibilità di
spiegare con chiarezza cosa ha fatto. Io lo so, c'ero, l'ho vista insegnare
ed essere presente, mentre ci sono suoi colleghi che si presentano solo 30
ore ogni anno e quelli dovrebbero essere esposti al pubblico ludibrio. Cosa
doveva fare Barcaiuolo? Lei non è sceso nei fatti, ma capisco il
motivo, perché si è sentito offeso e tirato in ballo per essere finito
sul giornale ingiustamente. Lei esce da qui personalmente riabilitato,
politicamente non lo so. Per lei è un ottimo risultato e dovrebbe
ringraziare Michele con una pacca, vigorosa ma delicata per non slogargli la
spalla, è un ragazzo ancora giovane. Le notizie vengono non da
Michele, ma da uno dei tanti rivoli del mondo universitario, per definire il
quale non ho un termine abbastanza negativo. Mi meraviglio che lei abbia
dovuto aspettare 20 anni per questo concorso, essendo conosciuto, stimato e
se posso dirlo ammanicato. Chi non ha le sue conoscenze quanto deve
aspettare? Se fosse vero che lei ha avuto bisogno di un aiuto, una persona
come lei, significherebbe che quel mondo è davvero marcio e patocco.
Lei è uscito vincitore dal punto di vista personale, colga l'occasione
per farlo anche dal punto di vista politico, entrando nel merito di quello
che ha fatto in questi 20 anni di carriera". Baldo Flori di Modena a
colori è intervenuto "pur in accordo con il collega Ballestrazzi,
perché quando ci sono in ballo dei valori l'abbondanza è un fatto
positivo. Intervengo per la sofferenza umana del Sindaco, che mi ha colpito
profondamente, e anche perché il tema ha assunto un carattere generale sullo
stile del fare politica, sul rispetto per le persone al di là delle
diversità delle idee. Qui non è in discussione lo stile di un
giornale, né il diritto di un consigliere comunale di chiedere chiarimenti su
atti e comportamenti specifici dell'attività amministrativa. Sono
parti formali che vanno rispettate, ma ci sono anche le regole non scritte,
sui cosiddetti limiti della politica. Lo dico io, che sono stato il diretto
avversario del Sindaco in una campagna aspra e non facile, ma nella quale
credo che queste regole le abbiamo sempre rispettate. Avremmo potuto far
scivolare la campagna anche su un piano inclinato diverso, non lo abbiamo
fatto. La sofferenza umana colta nella passione della sua risposta è
la parte più vera e più sincera del suo intervento e mi ha
fatto entrare in sintonia sul piano umano e personale, al di là di
alcune asprezze verbali che avrebbe potuto evitare. È difficile
difendersi quando sono in ballo certi valori, la dignità e
l'onorabilità di una persona. È qui che dobbiamo interrogarci,
perché la politica non deve mai provocare sofferenza a un avversario politico
o alla sua famiglia. Questo limite deve essere insuperabile e secondo me
è il vero tema di questo dibattito". Teodoro Vetrugno dei Ds -
L'Ulivo ha espresso "un sincero ringraziamento al consigliere Flori, che
ha saputo rappresentare lo stato d'animo di tanti di noi. Nessuno vuole
mettere il bavaglio a un consigliere comunale, che ha il diritto di mettere
in atto le azioni politiche che ritiene più opportune, ma qui siamo di
fronte all'avvio di una campagna esasperata, che scava negli istinti più
bassi. L'organizzazione giovanile di An ha cercato di capire se quelle corde
potessero essere tese per sviluppare nel paese un clima negativo nei
confronti delle amministrazioni di centro sinistra. Lo stile non si compra
sulle bancarelle del mercato, o ce l'hai o non ce l'hai. La
responsabilità di chi fa politica e ha l'onore e l'onere di
rappresentare qualcuno dovrebbe fare sì che questo stile ce lo
imponessimo. Barcaiuolo ha voluto denigrare, diffamare, insinuare, colpire la
persona, e non ha avuto stile. Il Sindaco Pighi lo conoscono in tanti, forse
anche Barcaiuolo è stato suo studente. È stimato ovunque e non
ha bisogno di difese di ufficio. Sono convinto che gli attestati di stima gli
arrivino dalla città, per il lavoro che ha fatto negli anni. A
rimestare nel fango, se ne cosparge chi con questo fango ci lavora. Il fango
rimarrà sulle mani di chi ha cercato di gettarlo. Davide Torrini dice
che la sinistra doveva aspettarselo. Io non sono nuovo a interrogazioni sulle
politiche del rettore, lo contestavo già da studente, non mi sono
limitato a porre in essere qualche critica. Lo strabismo, in politica, paga?
O crediamo che possa essere sufficiente per essere credibili? Si è credibili se si sa
guardare a tutto tondo. La stima si conquista con l'onestà
intellettuale e tu non sei stato onesto". William Garagnani dei Ds -
L'Ulivo ha affermato: "ho applaudito l'intervento del Sindaco ma voglio
esprimere solidarietà anche a parole, sul piano umano. Si potrebbe
dire che il giornale citato è specializzato nelle calunnie ai leader
di centrosinistra. Si potrebbe parlare delle difficoltà dei nipotini
del fascismo a fare politica in una città medaglia d'oro della
Resistenza. Ma non farò nulla di tutto ciò. Voglio solo
esprimere solidarietà al Sindaco. Barcaiuolo ha insinuato la calunnia.
Ho conosciuto il sindaco Triva e so che in quest'aula c'è sempre stato
un grande rispetto, anche nei momenti di scontro più aspro. La
democrazia conquistata dalla Resistenza e affermata dalla Costituzione
è anche quella che consente a Barcaiuolo di fare quello che ha fatto
oggi. Al Sindaco, comunque, tutto il mio apprezzamento". Sergio Celloni
dell'Udc ha osservato: "in una forma di fare politica che non voglio
accettare, quello che manca non è l'intellettualità, come qualcuno
ha detto, ma forse l'educazione. È come se il fine giustificasse i
mezzi. Posso capire che nel mondo delle università, che io non ho mai
vissuto molto, i giovani possano sentirsi discriminati e vogliano portare
avanti certe istanze. I rapporti all'interno dell'Ateneo devono essere un
mezzo e non un fine, certo una discussione sull'Ateneo è importante
per ricostruire un clima di fiducia. C'è stata anche la richiesta di
un codice di etica comportamentale dei rapporti, perché sempre più
spesso viviamo in un mondo che non è assoggettato a nessuna regola
etica. Bisogna, a mio avviso, recuperare la fiducia nell'automoderazione
personale, in un mondo dove invece sembra che i furbi e gli scaltri abbiano
più successo degli onesti. Invece penso che nei rapporti
interpersonali e professionali la fiducia, al contrario della furbizia, non
paga e crea situazioni destinate a resistere. Ci è stato detto che
alcuni nostri interventi sono strumentali. Questo non mi sembra strumentale,
ma sono d'accordo che il Sindaco possa essersene avuto a male con giusta
ragione e vorrei che questo fosse di monito perché il dibattito in questo
consiglio non si infervori fino a diventare scontro". Enrico Artioli
della Margherita - L'Ulivo ha espresso solidarietà "al Sindaco e
all'uomo, perché la lotta politica, per quanto aspra, deve sempre fermarsi
molto prima dell'ambito personale e familiare. Non apprezzo l'azione di
questa associazione giovanile, né di un giornale con ampia tiratura, uso ad
azioni denigratorie. Non ci sono limiti alla libertà di un consigliere
di porre interrogazioni e non c'è nessuna copertura a eventuali
situazioni difficili all'interno dell'università. Di fronte
all'insinuazione non c'è difesa, se non la rettitudine personale, ma
il segno rimane. E mi associo al discorso di Flori, perché si abbia la
massima attenzione e cautela. Mi piacerebbe davvero, infine, conoscere la
genesi di questa triste vicenda, e che magari potessero arrivare scuse o
assunzioni di responsabilità personale". Olga Vecchi di Forza
Italia ha affermato: "personalmente io sono garantista, come è
sempre stato il mio partito. Credo ci debbano sempre essere prove certe. Ma
mi dispiace sentire che i consiglieri della sinistra, tardivamente, hanno
scoperto un garantismo con l'elastico. Credo che si debba distinguere la
politica dalle persone, tenere divisa l'ideologia e la lotta politica dal
rispetto della persona, e credo di averlo sempre fatto. Io sono stata spesso,
anche negli anni passati, molto forte come ideologia. Appena il Sindaco fu
eletto, ricordo un'importante cena dove parlò con i cittadini e anche
io lo torchiai chiedendogli se non si sentisse le mani legate dalla sinistra
estrema. Ma gli espressi allora, e la rinnovo oggi, una grande stima
personale, che mantengo fino a prove contrarie e certe. Ciò non
impedisce di poter attaccare la
Giunta e il suo operato, ma questo è diverso da un
attacco alla persona. Mi dispiace moltissimo che alcuni partiti della
sinistra non abbiano avuto questo garantismo negli anni passati quando
personaggi importanti della politica sono stati attaccati. Credo sarebbe
più corretto fare politica in un modo diverso". Andrea Leoni di
Forza Italia ha aggiunto: "non mi assocerò questa sera al
tentativo di pubblica crocifissione del consigliere Barcaiuolo. È
evidente che i consiglieri hanno il diritto di fare le interrogazioni e
bisognerebbe che la Giunta
e il Sindaco, ma anche i consiglieri, se ne ricordassero. Credo ci siano
state nell'intervento del Sindaco espressioni, come manganello o squadristi,
che non hanno fatto ricordare il rapporto di moderazione che, perlomeno nella
facciata, il Sindaco cerca di tenere con le opposizioni. Un consigliere che
io apprezzo, Vetrugno, ci ha detto che l'associazione giovanile di An sta
montando una campagna per screditare l'Università. Ma Giovanni Floris
ha pubblicato un libro sui raccomandati dell'università, da nord a
sud, e non è certamente un esponente del centro destra. Parla di 8
professori con lo stesso cognome nella stessa facoltà, di cervelli in
fuga e ricercatori che vanno a fare i centralinisti. La situazione
dell'università è un'emergenza del paese, è una delle
caste italiane. Questo era uno dei motivi che ci avrebbero visto volentieri
aprire un dibattito oggi. Credo che questa vicenda si concluderà con
tutte le possibilità per il Sindaco di salvaguardia della propria
onorabilità. Non condivido che lei e la maggioranza ci facciate la
morale su una scelta politica di un consigliere dell'opposizione. Ha
sbagliato a usare quei toni, sarebbe uscito da gigante con toni diversi.
Francamente, invece, è uscito anche lei per quello che è".
Di altro parere Michele Andreana, Ds - L'Ulivo: "ho apprezzato fermezza,
chiarezza, rigore e puntigliosità della risposta del Sindaco, sia
perché era chiamato in causa direttamente, sia perché ci ha fornito gli
elementi per riflettere su due aspetti che questa vicenda pone. Il primo
è il codice deontologico, anche quello della lotta politica, che
demarca il confine tra la lotta e le bassezze personali, come spiegava il
consigliere Flori. Mi pare che oggi, grazie alla risposta del Sindaco, questo
dato sia emerso, anche indirettamente nella risposta di Leoni. Leoni parla di
un livello politico che sarebbe stato molto alto se non ci fossero state
alcune asprezze. Qui dentro non ci sono stati sostenitori di Barcaiuolo,
mentre invece il Sindaco si è difeso molto bene. La seconda questione
è la campagna di Azione universitaria che sta alla base di questa
interrogazione, che non casualmente prende l'avvio in contemporanea.
Sostenere che non ci sia un collegamento è un tentativo di arrampicarsi
sugli specchi. Accreditarsi come fautore della verità è stato
da parte di Barcaiuolo un tentativo maldestro e puerile. Non era certo
un'interrogazione per consentire al Sindaco di accreditarsi come un
galantuomo. E poi, mi chiedo, a cosa punta questa campagna, a un'azione
moralizzatrice? A dimostrare che nelle Università c'è una casta
che si deve riportare a una maggiore responsabilità e trasparenza? Non
credo, perché guarda caso quelli citati sono tutti docenti appartenenti al
centro sinistra, e si cerca di accreditare l'esistenza di una lobby di
sinistra che non consente la meritocrazia.
Ahimè, avete scelto l'esempio sbagliato, la figura di Giorgio Pighi
è la più sbagliata per dimostrare questo teorema, che infatti
cade subito". Rosa Maria Fino della Società civile ha ringraziato
Flori "per avere espresso ciò che molti di noi avrebbero voluto
dire. Credo che questi siano i presupposti di una cattiva campagna
pre-elettorale e mi spiace che anche Modena sia stata raggiunta da questi
tentacoli velenosi: una campagna di calunnie e malevolenza, che attacca le
persone sul piano personale e non politico. Non vorrei che ci fosse
un'escalation anche in quella che ritenevo a torto un'isola felice, la nostra
città. Sono amareggiata, come credo tanti cittadini e cittadine, che
non meritano una cattiva politica impostata sulla diffamazione. Non lo merita
lei, Sindaco, come amministratore pubblico e professore di alta caratura, e
nemmeno come uomo. Non lo meritiamo nemmeno noi che sediamo in questo
Consiglio. Vorrei che Modena fosse portavoce di un'altra politica, una buona
politica". Ivo Esposito di Forza Italia ha ricordato:
"l'interrogazione ha per oggetto l'Università, un'istituzione che
sta vivendo un momento turbolento, è stata oggetto di un'interrogazione
del consigliere Cigni, di un libro citato da Leoni. Serve chiarezza, senza
fare attacchi personali, rispetto ai quali si deve esprimere
solidarietà. Tutti quanti in questa sala abbiamo firmato una mozione a
favore del collega Toni, che ha subito minacce fisiche, e non solo offese. Si
sarebbe dovuta trattare con urgenza anche quell'istanza. Facciamo in modo che
una deontologia ci sia sempre. O la sicurezza di Toni non è
importante? È buona norma che non si definisca un collega
manganellatore, squadrista, uomo di poca intelligenza o poca serietà.
Se vogliamo essere seri dobbiamo placare i termini ed essere solidali con
tutti, tutti sono innocenti fino a prova contraria. Solo qui si vede se
abbiamo raggiunto la civiltà che ci compete. Non dobbiamo lasciarci
andare a termini
offensivi, né richiamare periodi oscuri della storia italiana che non
dovrebbero essere più citati. Sarebbe giusto che questo spirito di
solidarietà si esprimesse per tutti e non si strumentalizzasse per
fare l'ennesimo attacco politico". A conclusione del dibattito è
intervenuto il presidente Ennio Cottafavi: "quando ho avuto per le mani
questa interrogazione ho provato disagio, disorientamento e quasi impotenza.
Mi sono tornate in mente sensazioni che ancora oggi cerco di dimenticare, che
ho provato in passato, e mi sono immedesimato nella persona che ha subito un
attacco violento e gratuito. Sono sensazioni laceranti. Mi piace il confronto
anche aspro sulle idee, ma non mi piace per niente quando si scivola nelle
insinuazioni e nel discredito per affermare le proprie idee. È un modo
di operare che ferisce, non aiuta il dibattito e costringe a scendere ai
livelli di chi attacca. Abbiamo offeso anche l'istituzione di cui facciamo
parte. Spero ritroviamo presto gli alti livelli di dibattito di cui siamo
capaci. Al Sindaco esprimo solidarietà e un augurio di dimenticare
presto questa bruttissima pagina". Anche questo intervento è
stato seguito da un applauso. Infine, è arrivata la replica di
Barcaiuolo: "è successo quello che speravo non accadesse: vedere
questa inchiesta come un attacco personale. È un'inchiesta pubblica ed
è pubblica anche quale è stata l'origine dei dati raccolti. Un
solo consigliere ha risposto sui contenuti, ed è stato Caropreso, che
ha affermato: per me se tutto è legittimo non ci sono problemi.
È una risposta che può andare bene. Non si può dire che
sono falsità, quando le ricerche fatte sono vere. Poi, che questo non
comporti irregolarità, è secondo me irrilevante dal punto di
vista politico. Vogliamo credere davvero che nella percezione dei cittadini
l'università italiana brilli per meritocrazia
e trasparenza? Se qualcuno pone delle determinate questioni, e le pone un
giornale molto letto, fare un'interrogazione per dare al Sindaco la
possibilità di spiegarsi mi sembra il minimo. Se avessi voluto
soffiare sul fuoco avrei parlato direttamente ai giornali, ma non l'ho fatto.
Il dossier è pubblico e l'interrogazione ne è figlia. Io non ho
nessun dubbio sull'onestà del Sindaco, ma stiamo parlando di altro: se
è opportuno o meno che gli intrecci esistano, da una parte o
dall'altra. Altre illazioni, come manganellatore o squadrista, vengono usate
troppo spesso, quasi come il jolly, per non rispondere sui contenuti. Fate
riferimento a una storia che non mi appartiene, se non altro per motivi
anagrafici. L'associazione è ovviamente vicina ad An, ma io non ne
faccio parte. Comunque, non ha bisogno di patenti di legittimità:
è il movimento giovanile con più iscritti nel nostro paese, ne
hanno fatto parte anche eroi come Paolo Borsellino. State continuando a
spostare il tema. Io non ho dubbi su Giorgio Pighi, ma sul sistema
universitario. Questo è il mio discorso: massima dignità,
ripeto, per gli autori dell'inchiesta, massima onestà per il Sindaco Pighi.
Ribadisco che queste affermazioni possono essere entrambe vere: se
presupponessimo delle irregolarità non avremmo fatto articoli e
interrogazioni, ma un esposto in Procura. Sono due piani diversi mentre con
questa discussione avete provato a intrecciarli. Il Giornale ha dato un
titolo sicuramente da biasimare, ma leggetevi l'inchiesta e ditemi cosa non
è vero. Questo è il problema. All'interrogazione si poteva
rispondere che i fatti non sono veri, e questo non lo credo. Oppure si poteva
dare la risposta che ha dato Caropreso: anche se sono fatti veri, sono
legittimi, pubblici e non mi creano imbarazzo". Il Sindaco ha replicato:
"Se ce ne fosse ancora bisogno, è evidente che questo dibattito
alcune cose le ha chiarite. È strano come, pur avendo notato che il
consigliere ha letto attentamente quanto apparso sulla stampa nei giorni
scorsi, non abbia sottolineato che io sin dal primo momento abbia detto: non
replicherò direttamente al giornale, per me trasparenza e correttezza
sono importanti. La posizione scomoda in cui si è trovato fa parte di
quello che può accadere in politica. La falsità, glielo ripeto,
e mi scuso se non era chiaro, è questa: lei, Azione giovani e il
Giornale affermate che tra il concorso e il master ci sia un collegamento.
È l'affermazione implicita all'interno dell'articolo,
dell'interrogazione e dell'inchiesta, ed è falsa. Se lei lo riconosce,
il cerchio si chiude. Nel momento in cui io, molto prima di essere sindaco,
ho partecipato a un concorso, non ho fatto altro che proseguire la mia
carriera, iniziata subito dopo la laurea. Dal 1980 ero dipendente di ruolo,
si trattava solo di un cambiamento di qualifica, e quando ho presentato
domanda si sono formate regolarmente le commissioni. Non è solo una
legittimità formale. Gli intrecci di cui lei parla sono una cosa
falsa, lo ripeto, falsa. C'è un altro tema, toccato in parte da Andrea Galli: lei dice
che ha presentato l'interrogazione dopo l'articolo di giornale. I tempi sono
sospetti, ma non è questo il punto. Dobbiamo chiarirci se seguire un
articolo di giornale sia sufficiente o se chi presenta un'interrogazione
abbia l'onere di verificare se almeno tendenzialmente sono notizie vere o
false. Si dice che una persona che era presidente della commissione - in
realtà era il componente interno - dopo sarebbe stato avvantaggiato da
me nell'appoggio a un master, con 2500 euro messi a disposizione dal Comune,
che ha approvato un'iniziativa che faceva parte del suo programma. È
chiaro che su 30 docenti ne può trovare 2 che hanno partecipato a
iniziative promosse dai Ds. Ma è questo il punto? In realtà, e
di questo tutti me ne hanno dato atto tranne lei, la falsità non
è prendere i singoli segmenti di fatto. Bisogna provare i
collegamenti, altrimenti si infangano le persone, e questo è quello
che lei ha fatto. Il suo diritto a presentare l'interrogazione è fuori
discussione, ma dobbiamo abituarci ad avere onestà intellettuale in
quest'aula".
IL PUNTO DI VISTA DEGLI STUDENTI DEL COLLEGIO DEL
MONDO UNITO Troppa diversità di vedute fra i diversi esecutivi: adesso
si cerca di fare ordine Scuola italiana più vicina all'Europa Le proposte
del governo ispirate al Baccalaureato internazionale Da ormai diversi decenni
si tenta di migliorare e di innovare il sistema scolastico italiano. A
condizionare il ritardo del rinnovamento è
sicuramente la discontinuità politica che ha caratterizzato gli ultimi
anni della storia del nostro paese, e l'assoluta diversità di veduta
da parte dei vari ministri in merito alla riforma della scuola. L'attuale ministro della pubblica istruzione Fioroni è
promotore di un disegno di riforme che hanno lo scopo di "realizzare una
scuola che coniughi equità ed eccellenza". I punti
salienti affrontati riguardano il recupero dei debiti scolastici e
l'acquisizione di "competenze chiave di cittadinanza": ciò
che tutti devono sapere per poter essere protagonisti del proprio futuro.
Proprio sulla base di quest'ultimo elemento è possibile notare una
certa similitudine di principi ispiratori del programma dell'IB:
Baccalaureato Internazionale. Questo è un programma offerto
dall'Organizzazione del Baccalaureato Internazionale, che riguarda l'ultimo
biennio scolastico superiore e porta al conseguimento di un diploma
riconosciuto a livello internazionale. Obiettivo principale dell'IB, in
comune con la riforma Fioroni, è quello di
fornire agli studenti le basi necessarie per la crescita della propria
persona e lo sviluppo di senso critico costruttivo e capacità di
collaborare superando le barriere culturali. Le "competenze chiave di
cittadinanza" di Fioroni potrebbero corrispondere alla parte del
programma IBO che incoraggia i ragazzi ad impegnarsi in attività
creative e servizi sociali e che introduce una nuova materia obbligatoria,
intesa a stimolare le capacità critiche degli studenti: Teoria della
Conoscenza. Per quanto concerne i contenuti didattici Fioroni riconosce
quattro assi culturali fondamentali (linguaggio,matematico,
scientifico-tecnologico, storico-letterario), che potrebbero coincidere con
quelli dell'IB. Il programma IB prevede infatti lo studio di sei materie, tre
a livello alto e tre
a livello medio, insegnate in lingua inglese; di esse devono far parte la
propria lingua madre, una lingua straniera, la matematica, una scienza
naturale, una scienza umanistica e poi a scelta musica, arte, o un'altra
materia facente parte dei gruppi precedenti. Nella riforma
Fioroni è fondamentale il recupero dei debiti scolastici entro e non
oltre l'inizio del nuovo anno, pena la bocciatura. Nel programma IB non sono
previsti debiti formativi e lo studente riceve una valutazione per ognuna
delle materie scelte. Il giudizio finale è determinato per una parte
da prove specifiche svolte nell'arco dei due anni e per un'altra dall'esame
sostenuto al termine del secondo anno. L'organizzazione dei Collegi del Mondo
Unito, ha adottato come sistema di istruzione l'IBO, il cui indirizzo educativo
è rivolto all'acquisizione di abilità cognitive e ai processi
di pensiero piuttosto che alla semplice trasmissione di cognizioni; dà
l'opportunità a giovani di tutti i paesi del mondo di vivere insieme,
proponendosi come modello di promozione della pace. Il Collegio del Mondo
Unito dell'Adriatico è un esempio di convivenza civile tra ragazzi di
tutto il mondo il cui pilastro è l'educazione che dovrebbe essere alla
base dei sistemi di istruzione di tutto il mondo. Vittoria Dicandia (Collegio
del Mondo Unito dell'Adriatico - Duino).
ANCHE NELL'ISONTINO SI APRE IL DIBATTITO SULLA RIFORMA
DELLA SCUOLA Il commento degli studenti goriziani: sì al salda-debiti
ma con elasticità Contrastanti i pareri degli studenti goriziani in
merito alla riforma Fioroni. Il Ministro della
Pubblica Istruzione ha proposto lo scorso 3 ottobre, un decreto ministeriale
che prevede il recupero dei debiti formativi entro la fine dell'anno
scolastico in cui questi siano stati contratti, con conseguente promozione
alla classe successiva se l'esito si rivelasse positivo o, viceversa, con
conseguente bocciatura in seguito al mancato recupero dei suddetti.
C'è chi, come Valentina, 16 anni, del Liceo scientifico Duca degli
Abruzzi sostiene: "Sono pienamente d'accordo perché se si viene promossi
alla classe successiva si devono avere tutte le conoscenze in regola; non si
può andare avanti trascinandosi dietro debiti, che indicano quindi
carenze o difficoltà, a volte difficilmente recuperabili. Se si viene
promossi, si deve essere adeguatamente preparati, altrimenti la scuola risulterebbe inutile. Poi non mi sembra giusto che
gli studenti che studiano sempre ed hanno una buona media, si ritrovino in
classe con degli altri che invece vengono ripetutamente promossi nonostante
non lavorino abbastanza". Anche Alessio, 18 anni, dell'Istituto statale
R.M. Cossar, si dice favorevole alla riforma,
ponendo la questione su un piano più materiale: "Con la sua
attuazione, lo studente è obbligato seriamente a studiare, se vuol
essere promosso, e questo lo responsabilizza di più, gli dà un
maggior senso del dovere". Valentina, 18 anni, del Liceo linguistico Europeo P. d'Aquileia, si dichiara anche essa favorevole alla riforma Fioroni, ma auspicherebbe una sua modifica in senso meno
drastico: "Sarebbe il caso di applicare delle eccezioni alla riforma. Se in un liceo linguistico si hanno dei debiti in materie
fondamentali come le lingue straniere, questi devono essere assolutamente
recuperati; ma se il debito fosse in matematica, i professori dovrebbero
essere più elastici nel dare i loro giudizi, tenendo conto che se si
è scelto un liceo linguistico, la predisposizione degli studenti
è indirizzata alle materie linguistiche, non certo a quelle
scientifiche". È di tutt'altra opinione Stefano, 17 anni, dell'I.T.I.
G. Galilei: "Sono totalmente contrario alla riforma
Fioroni: porre gli studenti nella condizione di dover recuperare i propri
debiti entro settembre dello stesso anno scolastico, equivarrebbe a creare in
loro un'eccessiva angoscia, che risulterebbe controproducente. Lo studente,
per recuperare un debito, deve trovarsi in una condizione psicologica
abbastanza stabile e serena, senza la terribile ansia da bocciatura. È
meglio, quindi, avere la possibilità di recuperare un debito anche nel
corso dell'anno scolastico successivo, ovviamente entro e non oltre la classe
quinta, evitando così di arrivare all'esame di stato senza averlo
saldato". Anche Luca, 16 anni, dell'Istituto tecnico Per Le
Attività Sociali G.
D'Annunzio I.T.A.S. concorda: "È già difficile recuperare
un unico debito nel corso di un anno, figuriamoci se ci si ritrova ad averne
due o tre. Il tempo previsto dalla riforma
risulterebbe veramente insufficiente". Per quanto riguarda gli scioperi
degli studenti, che sono scesi nelle piazze in circa 130 città
italiane, Elisa, 17 anni, sempre del Liceo linguistico Europeo P. d'Aquileia, ne
è rimasta quasi affascinata: "Il fatto che così tanti
studenti abbiano protestato in massa e siano accorsi così numerosi mi
ha colpita molto. È sintomo che i ragazzi italiani, una volta tanto,
si sono dimostrati uniti per uno scopo comune". Francesca Plesnizer
(Liceo linguistico Europeo "Paolino d'Aquileia" - Gorizia).
Cagliari e Provincia Pagina 1017 I precedenti. L'anno
scorso un altro gravissimo fatto accaduto all'interno di un'aula Adolescente
denudata e fotografata I precedenti.. L'anno scorso un altro gravissimo fatto
accaduto all'interno di un'aula --> Convinta a spogliarsi e a farsi
fotografare dai telefonini dei compagni. È un altro degli episodi di
bullismo che hanno avuto come teatro la scuola di
via Tuveri: la vicenda risale allo scorso anno scolastico. La ragazzina era
fidanzata con un compagno di scuola un po'
più grande di lui. Lei, innamoratissima, non esitava a fare qualunque
cosa le chiedesse il suo ragazzo. Il quale, per mostrare tutto il suo potere,
la convinse a spogliarsi in classe per farsi fotografare dai compagni. Foto
che, attraverso il bluetooth , viaggiarono da un telefonino all'altro. Uno
squallido episodio che arrivò anche alle orecchie dei dirigenti
scolastici. Quella volta, non ci furono conseguenze penali: la ragazzina fu
trasferita in un altro istituto mentre il fidanzato fu espulso dalla scuola (alla fine dell'anno, ha però potuto sostenere l'esame
da privatista e ha ottenuto la licenza media). Ma, nonostante l'impegno di
dirigenti e insegnanti, gli episodi di bullismo sono sempre dietro l'angolo.
Capita frequentemente che qualche battibecco tra compagni di classe rischi di
degenerare perché i protagonisti non esitano a tirare fuori il telefonino per
chiamare amici più grandi che si fanno trovare pronti
all'uscita di scuola. A quel punto, gli insegnanti
cercano di salvare il salvabile e accompagnano i ragazzi sino alla porta
della scuola. Un intervento che, però,
può rivelarsi inutile dal momento che il luogo della resa dei conti
è lontano dall'istituto: i litiganti si ritrovano, quasi sempre, nello
spazio sterrato di via Corsica. E la rissa, talvolta, coinvolge ragazzi che
nulla hanno a che fare con la scuola. Sono bambini
che, però, si comportano come grandi. Così capita che piccoli episodi
di vandalismo (l'ultima tendenza è la distruzione delle tapparelle) si
alternino a veri e propri atti delinquenziali. Come il plagio di una
ragazzina che ha la sola colpa di essere innamorata del proprio fidanzatino o
le angherie nei confronti di un ragazzino che, per sua sfortuna, dimostra
meno degli anni che realmente ha. ( mar.co. ).
Corriere dell'Alto Adige - TRENTO - sezione: PRIMA -
data: 2007-11-07 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE L'INTERVENTO Nuovo
diritto per una scuola più moderna di UMBERTO
GIACOMETTI L'estate scorsa il dipartimento di scienze giuridiche
dell'Università di Trento mi ha fatto avere, a sorpresa, un gradito e allo stesso tempo inaspettato omaggio di cui
ringrazio sinceramente: un grosso volume di 500 pagine ("Un diritto per
la scuola" - Università degli studi di Trento, 2004). Si
tratta degli atti di un qualificato convegno ("Questioni giuridiche e
organizzative per la riforma
della scuola": una giornata di studio
in onore di Umberto Pototschnig (Trento, 14 maggio 2003). Il volume
esce a cura di Donata Borgonovo Re e Fulvio Cortese. Purtroppo non ho avuto
il tempo e il coraggio di sfogliare subito quel libro. Eravamo in tempo di
referendum sul "finanziamento pubblico alle scuole private": poteva
infatti rappresentare un sussidio significativo per assicurare uno spessore
culturale al dibattito allora in atto. CONTINUA A PAGINA 6.
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica -
data: 2007-11-07 num: - pag: 14 autore: Andrea Garibaldi categoria:
REDAZIONALE L'INTERVISTA Parlato: noi autolesionisti, meglio che torni Silvio
"La paura del voto è cattiva consigliera, la sinistra è
più a suo agio all'opposizione" ROMA - Valentino Parlato,
fondatore e firma prestigiosa del manifesto, ieriha scritto sul giornale un
articolo di fondo intitolato "Il decreto ammazza poveri". Finiva
così: "è preferibile un ritorno di Berlusconi a una
berlusconizzazione di noi stessi ". Parlato, davvero per lei è
meglio che torni Berlusconi? "Ma sì! Se per resistere a
Berlusconi dobbiamo fare tutto ciò che farebbero lui e Fini, meglio
che riprenda il governo. Meglio restare diversi". Lei scrive che il
"decreto antiromeni" è "fascismo di sostanza".
"Mica i tedeschi hanno fatto un decreto anti-italiani dopo la strage
mafiosa di Duisburg, la scorsa estate. Né gli americani cacciavano siciliani e italiani
indiscriminatamente. Semplicemente, arrestavano chi commetteva reati, come Al
Capone. E poi, tutto questo potere ai prefetti! Quando io ero giovane, lo
slogan - dei comunisti, ma pure dei liberali - era "abolire i
prefetti"!". Veltroni si è battuto per il decreto.
"Veltroni si è mosso per un eccesso difensivo, per la paura che
la destra gli saltasse addosso. Ma il risultato è un'operazione
autolesionista, ha fatto la parte della destra. I giornali, non a caso,
scrivono che Fini e Veltroni sono i "politici nuovi"".
Insomma, meglio votare. "Meglio votare che vivere nella paura di andare
a votare: paura, cattiva consigliera, come dice il proverbio. Tanti lettori
mi scrivono: Valentino, che cavolo dici? E io rispondo: non si può
stare sotto l'eterno ricatto della crisi". Niente governi tecnici di
transizione. "Per carità. Un governo tecnico dovrebbe essere
bipartisan. Per il Pd e per la sinistra alternativa governare assieme alla
destra sarebbe lacerante, dannosissimo". Votare con questa legge
elettorale? "Si potrebbe evitare: segnalo che il professor Guarino sul
manifesto ha sostenuto che è anticostituzionale". Ma per chi la
pensa come lei non sarebbe dannosissimo il ritorno di Berlusconi al comando?
"Sarebbe pessimo, una vera sconfitta, un arretramento. Però,
ripeto, la paura non deve farci arretrare senza limiti. Consideriamo che
Berlusconi non è un alieno, fa parte dell'Italia, degli italiani:
dobbiamo combattere il berlusconismo dentro di noi...". C'è il
sospetto che la sinistra si trovi meglio all'opposizione. "Bisogna
ammetterlo: la sinistra alternativa è più a suo agio
all'opposizione. Si deve, d'altronde, ricordare la
storia: io ero nel vecchio Pci e sono state fatte più riforme col Pci
all'opposizione che non quando tutti i riformisti sono andati al governo. Con
un'opposizione senza grida, costruttiva, si sono ottenute la riforma agraria, la riforma della scuola... Tuttavia
non è detto che si perdano le elezioni". Non è
detto? "Il fascino di Berlusconi mi pare spento, oscurato. Non
potrà rifare il contratto con gli italiani: grande idea ma ormai
bruciata! Poi, gli imprenditori italiani non lo gradiscono più.
Montezemolo, mi pare, piuttosto vorrebbe addomesticare questo governo, oppure
vorrebbe Veltroni senza la sinistra alternativa. Quanto a Veltroni, dovrebbe
essere il più favorevole alle elezioni... ". Perché? "Perché
il Pd dovrebbe sentirsi più sicuro ed euforico degli altri, visto il
successo incassato con le primarie ". E la sinistra alternativa
farà l'unificazione? "Dovrebbe, ma non vedo passi avanti. La fine
delle ideologie ha portato la fine degli ideali e ora l'ideale può
essere diventare ministro o sottosegretario. Anche a sinistra". Quando
il governo Prodi nacque, lei che pensò? "Che era debole. Che la
nomina di Padoa- Schioppa all'Economia era poco rassicurante. Che sul piano
sociale sarebbe stato carente". E cosa l'ha delusa di più?
"Un incedere molle. Mi ha deluso la parte che riguarda il lavoro. E i
diritti civili. Il rapporto con la Chiesa. Il decreto antiromeni... ".
Lei che farebbe sul tema immigrazione? "Un accordo con la Romania per
decidere il numero di ingressi e poi a chi entra darei casa e lavoro. Meno
soldi per rifare il look alle strade come via Tomacelli, dove ha sede la
redazione del manifesto, e più fondi per aiutare i romeni".
è vero che il manifesto va meglio quando sta all'opposizione?
"Certo. Il massimo lo toccammo durante il primo governo Berlusconi: 45
mila copie vendute. Ora invece, con Prodi, da 28 mila siamo scesi a 26
mila". Da evitare anche il governo tecnico: sarebbe bipartisan GOVERNO
TECNICO.
Dal Vco a Torino sono solo vittorie (sezione: Scuola) ( da "Padania, La" del 07-11-2007)
Piemonte in ebollizione Dal Vco a Torino sono solo vittorie
"Basta essere presenti con le nostre idee per vincere": a dare il
senso dell exploit in Piemonte è il coordinatore nazionale dei Giovani
Padani Davide Cavallotto. Che se la ride di quanto sta succedendo.
Già, perchè il movimento studentesco padano sfonda ovunque, dal
Vco a Torino. Alberto Brignone, che del Msp è il coordinatore
nazionale, spiega i risultati eccezionali con l entusiasmo e con l impegno
messo dai suoi. Un lavoro che non è iniziato ieri e che
continuerà ancora a lungo. Il primo dicembre del 2006 a Cuneo il Msp
riuscì a portare in piazza 800 studenti. Quel
giorno furono oltre 4400 a
non presentarsi a scuola e le firme raccolte, oltre 400, sono state portate al ministro
Fioroni e al presidente della Repubblica per dire no alla riforma della scuola superiore. "Quella è stata la più grande
manifestazione studentesca che mai si è tenuta nel cuneese"
ricorda ancora con orgoglio Brignone. Non fu un episodio. Qualche mese
dopo, in aprile, i giovani studenti piemontesi scesero in piazza in massa per
dire no al razzismo e alla discriminazione decisa dalla finanziaria sui
finanziamenti per la scuola. I piemontesi ricevevano
9 euro per studente, in Campania quattro volte tanto. Ora è quindi
normale che arrivino i risultati. Venerdì a Cuneo c è la prima
seduta plenaria della consulta provinciale degli studenti. "Il nostro
Danilo Anfossi si candida per la presidenza - svela Brignone - e abbiamo
buone probabilità di vincere. Già una ventina di membri su 62
sono con lui. Quelli che mancano speriamo di conquistarli in questi
giorni". Anche qui, come da qualsiasi altra parte, non è facile
scontrarsi con lo strapotere della sinistra. I responsabili della Sinistra
Giovanile godono di collegamenti con le istituzioni che agli altri sono
preclusi. Nessuna paura, va all attacco Brignone, "noi possiamo contare
sulla forza dei nostri rappresentanti e coordinatori. A Torino come nel Vco i
risultati stanno arrivando e sono entusiasmanti". "Gli studenti
cercano in noi - conclude Cavallotto - un alternativa al solito modo di fare
politica nelle scuole. Noi siamo riusciti a dare risposte concrete ai loro
problemi, senza sventolare inutili bandiere di Che Guevara". [Data
pubblicazione: 07/11/2007].
La dispersione scolastica? E' estremamente fluttuante
e varia, come ricorda il professor Giovanni Chioetto dell'Ufficio scolastico
provinciale, dal 3,5\% al 30\% a seconda dell'indirizzo di studi e della
classe frequentata. Perdersi per strada è dunque un rischio tangibile,
ecco perchè agli ottomila ragazzi di terza media che l'ultima settimana
di gennaio sono chiamati a fare la grande scelta - l'iscrizione alle
superiori, non più preiscrizione da confermare poi in un secondo
momento come avveniva una volta, ma decisione definitiva - la Provincia offre
un contributo prezioso: la
guida "Liberi di scegliere". Stampata in 6.500
copie, farà la sua prima uscita oggi ad Exposcuola
per poi essere distribuita a istituti, biblioteche, Comuni, centri di
formazione professionale. Realizzato dagli assessorati alla cultura e alla
formazione di Palazzo Santo Stefano, il corposo manuale accompagna i
tredicenni alla scoperta della normativa vigente e delle centinaia di
percorsi formativi offerti da città e hinterland. "Questa
pubblicazione è dedicata a quanti stanno per affrontare una scelta
importante e delicata per il loro futuro, una scelta - rileva l'assessore
Mauro Fecchio - resa più complessa da una domanda educativa diventata
nel tempo sempre più articolata, che risponde anche alle esigenze di
un tessuto produttivo in rapidissima evoluzione, e non più limitata ad
un sistema scolastico rigido e uniforme, suddiviso in pochi, tradizionali
indirizzi. Dopo la riforma Moratti, il sistema
scolastico e formativo sta faticosamente tentando di cambiare la propria
struttura ed è in questo ambito che l'orientamento assume una funzione
strategica". Secondo Franco Venturella, direttore
dell'ex Provveditorato di Padova "le ripetute riforme della scuola, succedutesi nel tempo, hanno disorientato giovani e famiglie,
di qui l'importanza di aiutare i ragazzi a districarsi nel momento della
scelta, che deve essere compiuta in consapevolezza, tenendo conto dei propri
desideri, dei sogni di ciascuno. Perchè ogni scelta è
legittima se nasce da un senso di libertà interiore, è allora
che consente di vivere meglio con se stessi, passaggio prezioso, più
della possibilità un domani di trovare un lavoro, magari ben
retribuito, ma che non risponde al proprio io più
profondo".Federica Cappellato.
Edizione: 09/11/2007 testata: Giornale di Brescia
sezione:LETTERE IL PUNTO DI VISTA DI UNO STUDENTE Riforma della scuola: occorre chiarezza Scrivo questa lettera in
risposta a quella pubblicata il 4 novembre firmata Tommaso Gaglia da Brescia
riguardo alla riforma scolastica voluta dal ministro
della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni. Ci troviamo
perfettamente d'accordo quando si tratta di ristabilire una serietà
alla scuola che era venuta meno negli ultimi anni, dovuta a troppa
superficialità di alunni e docenti nel trattare il recupero dei debiti
formativi. Ma difendere a spada
tratta questa riforma come fosse oro colato non mi sembra corretto per diverse
ragioni. Quello che chiediamo al ministro Fioroni è anzitutto
un po' di chiarezza riguardo alle riforme che intende attuare nel mondo della
scuola, poiché da oltre un anno a questa parte ce
n'è stata ben poca e i disagi che ha creato in un mondo a lui
evidentemente lontano anni luce sono stati moltissimi. Se facessimo oggi
stesso un sondaggio a tutto il corpo docenti delle scuole superiori chiedendo
di spiegare in che cosa consiste la riforma della scuola
che è di fatto già in vigore da quest'anno scolastico, sono
sicuro che quasi nessuno sarebbe in grado di rispondere correttamente. E non
per deficit personale; ma per una inesistente campagna informativa da parte
del suo ministero agli addetti ai lavori. Non è rivoluzionando il
più velocemente possibile ed in corso d'anno la scuola
che si torna a darle credibilità e serietà; ma servirebbe
competenza e professionalità da parte del ministro e da parte di tutto
il suo entourage che richiede sicuramente fatica; ma soprattutto tempo. Trovo
infantile questo gioco messo in atto da Fioroni per cancellare la scuola studiata dall'ex ministro Moratti, ma soprattutto
collaudata a livello europeo, pur di farle un dispetto. Per il bene della scuola è meglio che ministri "dispettosi"
come Fioroni se ne stiano a casa dove sicuramente limiterebbero i danni ad
altri; lasciando il posto a persone competenti e che lavorano per l'interesse
pubblico e non della propria coalizione di Governo. LUCA ALBERTI
Rappresentante degli studenti nel Consiglio d'istituto del
"Cossali" di Orzinuovi.
PAVIA In via Porta palazzetto dimenticato
L'Amministrazione comunale di Pavia non perde occasione per dimostrare la sua
inefficienza e la scarsa considerazione della salute dei cittadini pavesi.
Già avevo denunciato lo stato di vergognoso abbandono in cui si
trovava l'ex Palazzetto dello Sport in via Luigi Porta ed il pericolo per la salute pubblica
costituito dalla copertura in eternit del capannone. Anche la Circoscrizione
Pavia Storica, nella seduta del 21 giugno, aveva presentato una mozione
votata all'unanimità ed inviata al sindaco e agli assessori competenti
invitando l'Amministrazione comunale a provvedere, con i residui di bilancio,
ad un intervento radicale di pulizia dell'immobile. Concludevo la mia lettera
con l'auspicio che "....il nostro sindaco non ignori questa vergogna e
provveda con urgenza". Speranza vana. Nulla è stato fatto (tranne
il taglio delle piante e l'asportazione di mucchietti di terra nel cortile).
Il tetto in eternit è ancora lì a minacciare la salute dei cittadini; i
cumuli di immondizia, i rottami, i mobili ed i materassi abbandonati, i
lavandini divelti fanno ancora bella mostra (si fa per dire) all'interno
dell'edificio; gli escrementi e l'odore di piscio continuano ad ammorbare
l'aria. Intanto la nostra ineffabile Amministrazione trova il modo di
aggiornare le spese per il festival dei Saperi aggiungendo altri 350.000 euro
e inserendo nelle proposte di variazione di bilancio 500.000 euro per una
eventuale transazione con la ditta che avrebbe dovuto realizzare la tanta
sospirata piscina di via Acerbi. Carlo Guerini consigliere della
Circoscrizione Pavia Storica Pavia, dopo la verifica si viaggia senza
progetti E così la Capitelli ha fatto il suo rimpasto. E' entrata
nella maggioranza la lista "Città per l'Uomo" spostando il
baricentro della giunta decisamente a destra. Ora, con il suo ingresso,
cercherà ovviamente di annacquare il programma amministrativo che gli
elettori avevano premiato. Avrà successo? Rifondazione, uscita
dalla stanza del potere e critica verso il sindaco, sosterrà comunque la giunta dall'esterno
(benché i suoi vertici lo negano) perché, per non confondere i suoi voti con
quelli della Lega e di An, sarà costretta alla peggio ad astenersi. Il
partito di Bertinotti a Pavia è purtroppo "Di Tommaso
dipendente". Esprime una politica che cavalca le emozioni del momento,
senza prospettive, miope, per una visibilità occasionale... ma non si
accorge che con queste scelte, ottusamente cieche, penalizza il suo
elettorato. Questa è la sostanza, tutto il resto è aria fritta.
Per la città di Pavia saranno comunque più spine che rose
perché la giunta
Capitelli, ingabbiata tra la sinistra di Bengiovanni e la destra di Rossella,
potrà fare solo ordinaria amministrazione. Eventuali progetti per un
rilancio della città rimarranno purtroppo nel cassetto. Terminato il
congresso provinciale, Forza Italia sta già scaldando i motori per
prepararsi a vincere le prossime elezioni comunali. Si parla di Contrini
quale candidato sindaco ma altre personalità aspirano a ricoprire la
carica di primo cittadino. Quasi tutte le componenti del Polo sembrano
organiche a questo progetto meno una. Pare che l'unica non allineata sia
l'Udc. Effettivamente non si capisce da che parte sta a Pavia anche perché
l'atteggiamento politico che esprime è ondivago. Il partito che si
riconosce in Casini guarda ancora alla Casa delle Libertà oppure
strizza l'occhio verso l'area della Capitelli? Recenti affermazioni pubbliche
della segreteria provinciale lasciano infatti pensare. Giancarlo Carelli
Moderati-Riformisti, Pavia Tecnologia, una materia poco valorizzata a scuola Desidererei dare il mio contributo al dibattito
sulla innovazione scolastica, limitando il mio intervento alla scuola secondaria di primo grado con particolare
riferimento alla disciplina "Tecnologia". Recita un sito di
insegnanti di Tecnologia: "La promozione della cultura tecnologica ed
informatica nella scuola di base, tradizionale ruolo
degli insegnanti di educazione tecnica, passò dalla risorsa oraria di
tre ore/settimana ad una sola (peraltro accorpata all'area
scienze-matematica). Quando iniziò il percorso
legislativo di riforma
della scuola italiana noto come
"Riforma Moratti", tanti educatori ed insegnanti sperarono in
un'azione di rinnovamento che desse struttura e concretezza istituzionale alle
sperimentazioni ed alla buona scuola che si
erano sviluppate e consolidate nel corso di tanti anni. La legge 28
marzo 2003 n. 53, posta a fondamento dei nuovi ordinamenti non fu
universalmente accolta di buon grado. Si trattava infatti di una "Delega
al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei
livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione
professionale". Ciò significa che tutto fu messo nelle mani di
una sola parte politica che preferì condurre la politica scolastica a
colpi di maggioranza". Da quanto sopra mi sembra evidente che
l'educazione tecnica sia considerata una materia "secondaria" ed
inoltre, per quel che mi riguarda come ex insegnante di questa disciplina,
che siano molti coloro che confondano questa materia scolastica con "il
disegno" o con l'"informatica". In realtà essa
comprende un ventaglio più vasto di "campi didattici" che
vanno dall'area agrobioalimentare, all'area dei materiali, dell'ambiente,
della meccanica, dell'elettricità, dell'informazione e comunicazione,
delle strutture. Non mi sembra quindi corretto ridurre le ore per questa
materia di studio non solo per l'estensione delle aree di competenza ma anche
per la loro importanza. Infatti "Tecnologia" non dovrebbe solo
informare sui contenuti ma anche stimolare, nei limiti consentiti a ragazzi
delle medie, il senso critico. Faccio un esempio. L'attività
tecnologica antropica ha creato una serie di problemi: effetto serra,
desertificazione, scioglimento dei ghiacci, inquinamento delle acque,
dell'atmosfera, del suolo, impoverimento delle materie prime comprese le
fonti energetiche, ecc. L'obiettivo quindi delle discipline scientifiche e
tecniche è anche quello di attrezzarsi per rispondere alle domande:
l'auto elettrica a batteria e quella ad idrogeno sono ecologiche? La
diffusione capillare delle centrali elettriche eoliche e fotovoltaiche
potrebbero influire sul clima? Se la produzione di energia elettrica è
una delle cause princiali dell'effetto serra è corretto favorire la
diffusione dei centri commerciali? ecc. ecc. "Tecnologia" è
quindi importante perchè tra l'altro rende gli alunni più
consapevoli dei problemi ambientali ed anche più idonei ad affrontare
con responsabilità alcune scelte della vita. Per questo va
salvaguardata. Araldo Bassani Pavia Caso Snia, il trionfalismo a volte rende
ciechi Mando questo intervento per chiarire i termini del mio dibattito con
l'assessore Brendolise. Premetto che ritengo legittimo, all'interno della
maggioranza, un dissenso, che ho più volte espresso in sede riservata,
e una discussione su alcune linee orientative. 1. Nello specifico, nella
situazione della Snia, si era proceduto così nel 2004: dopo avere
fatto un primo censimento, e avere allontanato coloro che si erano rifugiati
nell'area negli ultimi tempi, era stata trovata ospitalità, un passo
dopo l'altro, con notevoli difficoltà, per la sessantina di persone
rimaste. Il fatto di "avere utilizzato all'inverosimile tutte le
strutture di accoglienza disponibili" (Brendolise), inviando alcuni Rom
anche a Belgioioso, è qualcosa di cui un'amministrazione di
centro-sinistra deve andare orgogliosa: noi volevamo a tutti i costi
strappare quelle persone da una zona infernale, inquinatissima e patogena.
Questo risultato non avrebbe potuto essere ottenuto senza la collaborazione,
oltre che delle risorse interne all'assessorato, di un ampio schieramento di
forze, che andava dalla Casa del giovane di don Tassone alla Cam del dott.
Franco Costantino ai ragazzi di Fuoriluogo al Centro di aiuto alla vita di
Belgioioso e in genere al volontariato. 2. Alla fine del mio assessorato
l'area Snia era pressoché sgombra. Nel passaggio delle consegne posi
all'attenzione del nuovo Sindaco la salvaguardia della situazione, insieme
alla regolarizzazione dei diversi campi nomadi, nel quadro delle molteplici
incombenze dell'Assessorato. Tra queste, naturalmente, la "messa in
sicurezza" dell'area Snia, che doveva significare non solo mantenere, ma
anche rafforzare il controllo esistente. Purtroppo le cose andarono diversamente.
Il risultato fu che nell'estate 2007 i Rom erano ritornati più
numerosi di prima alla Snia: per mancanza di controllo, di sorveglianza, di
prevenzione. 3. Questo dibattito non vuole essere una semplice rievocazione.
Mi rendo conto che, dopo la primavera del 2005, sono affluiti nuovi e
molteplici gruppi di stranieri, per cause generali del tutto estranee
all'amministrazione di Pavia. Sono inoltre consapevole che oltre certi limiti
la situazione impone alle autorità preposte scelte molto dolorose - per
chi le intraprende, per i soggetti che vi sono implicati, per i pericoli di
rigurgiti di razzismo. 4. Per questo credo che sia necessario trovare il
giusto mezzo tra accoglienza, aiuto all'inserimento di chi vuole inserirsi, e
rigore, rispetto della legalità, allontanamento di chi non vuole
inserirsi. In sintesi, la mia conclusione è questa: dalla
capacità di autocritica ragionata nascono le possibilità di un
intervento futuro previdente ed efficace, dal trionfalismo generico non
nascono prospettive. Walter Minella consigliere comunale Pd Pavia Legittime
proteste dei pendolari lomellini Dopo aver letto l'articolo di martedì
scorso riguardante il problema della tratta ferroviaria Milano-Mortara, come
rappresentante del Movimento Lega Padana Lombardia trovo inaccettabile le
dichiarazioni del Presidente del Consiglio Comunale di Vigevano Marino
Cividati, il quale non approva le iniziative che stiamo portando avanti
insieme ad altri Movimenti in difesa dei pendolari. Sono anni che questo
problema si sta trascinando senza che destra e sinistra abbiano trovato una
soluzione, e ora che da parte di piccoli Movimenti come la Lega Padana
Lombardia lo si sta ponendo all'attenzione dei cittadini, l'Amministrazione
non accetta l'intraprendenza di tali Movimenti paventando nientemeno che un
"rischio per l'ordine pubblico". Alfredo Daolio Lega Padana
Lombardia I valori di Azzaretti padre e dirigente I tempi cambiano, forse
anche le persone. I valori che mi hanno costruito come essere umano pensante
sono in gran parte quelli che per come tutti i figli, credo, ho assorbito
dalla mia famiglia. E' l'aria che ho respirato nell'intimo della mia casa
quella che mi ha forgiato, intrisa dal primo giorno della mia vita dalle
personalità dei miei genitori, di una madre intellettuale e di un
padre devoto ad una missione, quella della sua fede politica e del suo lavoro
come responsabile dirigente del servizio sanitario nazionale. Mio padre, un
uomo che forse a volte ho creduto poco presente per i figli fisicamente, ma
che sicuramente ha contribuito a forgiare e temprare con il suo modus
operandi il mio spirito, come quello dei miei fratelli; un uomo - per come lo
ho vissuto io tutti i giorni nel suo essere più vero, nel suo fare e
nel suo commentare il suo fare, tra le sue mura domestiche - che ha sempre
creduto con passione e vera onestà di dover fare qualche cosa per gli
altri, che negli obiettivi che via via si è prefissato ha creduto e
per questi lottato anima e corpo difendendo le sue idee con tenacia; forse, a
volte, proprio come un "doberman". Ma quello che lo ha sempre mosso
è stato un impulso interiore generato esclusivamente dal desiderio di
contribuire - è forse pensiero ambizioso? - a migliorare la
qualità della vita in un territorio che lui ha sempre sentito come
"la sua terra" e della gente che lui ha sempre considerato, senza
distinzioni sociali, "la sua gente". I suoi valori restano quelli
di un uomo che è stato sindaco di un paese a 20 anni, di uno studente
che scendeva da Varzi verso Pavia in trenino per raggiungere una laurea, un
traguardo: valori che forse come hanno riempito e segnato la mia vita e la
mia visione del mondo, hanno costuito la vera forza di una generazione che ha
lottato e in parte cerca ancora di lottare per dei veri ideali, con passione,
con dedizione, con sentimenti, ma sempre nel massimo rispetto degli altri. Al
di la delle circostanze contingenti, mi spiace veramente vedere che, a poco
meno di due mesi dalla scadenza naturale del suo ultimo mandato alla
direzione di quella che per poco meno di 30 anni è stata la sua
seconda casa, quelli che con lui erano stati chiamati ex novo a gestire
collegialmente la struttura sanitaria pavese, abbiano, come uno dei loro atti
primari, con così chiara determinatezza voluto la sua prematura uscita
di scena. Marina Azzaretti via e-mail.
Cronaca E i docenti
discutono di autonomia Riforma della scuola,
le novità in previsione dell'obbligo fino a 16 anni IL CONVEGNO Gli
obiettivi e i dubbi Pensato per snellire la riforma
Moratti, innovativa e ricca di obiettivi e prescrizioni, la riforma
Fioroni predica nel 2007 un ritorno al sistema scolastico più
tradizionale privilegiando italiano, storia, matematica
e geografia. Tuttavia non si esime dal seminare una grande quantità di
domande attorno a sé, perché complessa e difficilmente interpretabile per i
docenti. Le riforme e le innovazioni scolastiche hanno animato ieri il
convegno organizzato dall'Aisam (Associazione istituzioni autonome
mantovane), aderente alla federazione regionale Faisal. Ritorna più
rafforzato che mai il tema dell'autonomia scolastica, che secondo Piero
Maffeis, presidente Faisal, va allontanandosi: "E' previsto dalla
costituzione che le istituzioni scolastiche lavorino in autonomia - ha detto
Maffeis - e invece sono troppe le decizioni delegate a Ministero e direzioni
regionali e provinciali. I docenti non dovrebbero essere condizionati da
decisioni centrali ma dare un'offerta che coinvolga personale e territorio.
E' un'esigenza che hanno in molti". Dino Cristanini, ispettore tecnico
del ministero, sceglie invece una linea difensiva nei confronti delle
novità apportate dall'attuale governo, pur confermando la presenza di
alcuni tratti ancora fumosi, come fosse un cantiere ancora aperto in cui
lavorare. "Il decreto ministeriale prevede continuità formativa
per le scuole del primo ciclo in previsione di un futuro innalzamento
dell'età della scuola dell'obbligo, fino ai
16 anni. La strategia prevede di lavorare per passi progressivi, e questo
primo biennio è definito 'operoso' perché serve per verificare
congruità ed efficacia delle modalità suggerite dal ministero.
Si tratta infatti - ha proseguito Cristanini - di indicazioni di lavoro, non
di imposizioni inderogabili". Per facilitare la comprensione della
legge, il ministero ha istituito un'agenzia nazionale che semplifichi la
comunicazione dei passaggi legislativi. Maurizio Tiriticco, docente e autore
di numerose pubblicazioni, ha invece parlato del nuovo obbligo di istruzione
nel secondo ciclo: "L'obbligo si è alzato per un'evoluzione dei
processi lavorativi, per un'evoluzione dei saperi in termini di ricerca e
tecnologie e per una sorta di evoluzione delle conoscenze e delle competenze
proposte dal sistema educativo nazionale. Non si parla più di leggere,
scrivere e far di conto. Entro i 16 anni questo sistema vuole insegnare literacy,
numeracy e problem solving". Ha aperto i lavori al convegno il
presidente dell'Aisam Ernesto Flisi, preside del Liceo Scientifico Belfiore.
Valeria Dalcore.
AL GALILEI Le domande per gli esami dei privatisti ORISTANO. Il dirigente dell'Istituto professionale
"Galileo Galilei", Luigi Roselli, comunica che i candidati privatisti che vogliono sostenere gli esami di Stato
per gli indirizzi sociali, odontotecnico, chimico biologico, devono
presentare domanda di ammissione all'Ufficio scolastico provinciale del
territorio di competenza entro il 30 novembre 2007. Eventuali domande
tardive saranno prese in considerazione, limitatamente a casi di gravi e
documentati motivi, sempre che provengano entro il 31 gennaio 2008 (come da
circolare ministeriale n.90 del 20 ottobre 2007).
LETTERA APERTA A BRUNO BALLARDINI
Caro "pesciolino rosso", condividiamo questi (miei) ricordi Caro
Renato, nell'incontrarsi i "ricordi di vita e di politica" non sono
solo i tuoi, "guizzi di un pesciolino rosso". A Trento, in un
pomeriggio piovoso, eppure di festa, ognuno è indotto a ricordare, a
te, a se stesso, al pubblico in sala. Presentano la tua storia Giuseppe
Ferrandi, Flavio Mengoni, Roland Riz, Walter Micheli, Lucia Maestri. Tutti
ricordano: chi una seduta del parlamento o del consiglio
provinciale, chi una commissione o una direzione di partito. Incontri
istituzionali in cui tu, sempre, agisci da uomo di dialogo. Costruttivo,
capace di capire le ragioni dell'altro. In democrazia non si è mai
troppo buoni, anche se questa è l'accusa di una lettrice di Rovereto.
Rivolta a te che, quando si trattò di riconquistare la libertà,
hai saputo "resistere" ai nazisti e ai fascisti. Ripenso al nostro
primo incontro, di trent'anni fa. Eravamo a un'assemblea di studenti,
attenti, infiammati, al liceo classico "G. Prati". Con te, membro socialista della commissione "pubblica
istruzione" della Camera, c'era il professor Luigi Melotti,
democristiano. Io, giovane insegnante, rappresentavo il Pci. Discutemmo di riforma della scuola (secondaria superiore). Pareva vicina: la commissione
presieduta da Oddo Biasini aveva ben lavorato. Sarebbe stata la
naturale (seppure tardiva) prosecuzione della riforma
della media unica del 1963. Capace di rispondere alla domanda di
"formazione", culturale e professionale, di una società in
trasformazione. Una riforma che però non
venne mai fatta, e che la società italiana ha pagato con uno spreco di
risorse enorme, sia nell'insuccesso scolastico di molti ragazzi e ragazze
innocenti, che nel successo illusorio di chi raggiungeva il diploma (e la
laurea), ma in un percorso incoerente con l'evoluzione economica, sociale e
culturale del mondo contemporaneo. A questo penso, tornando a casa, davanti
al bar "Fiorentina", dove l'odore di birra ammorba il crocevia. E'
affollato di giovani, innocenti. Lontani dall'immaginare che alla politica,
opaca, astrusa, è affidato il loro futuro. Serenamente assenti
all'incontro in cui si è ricostruita la tua vita politica, ma anche
professionale, e affettiva. A Palazzo Geremia erano assenti per altro anche
quei giovani che al valore della politica, sofferente, sono approdati, per
chissà quali vie, e hanno partecipato alle primarie, per costruire un
partito nuovo, il "democratico". Giovani che, innocenti anch'essi,
negli ottant'anni della tua vita, non vedono un senso. Non è bastato
per interessarli alla storia che tu dichiarassi di votare con convinzione
quel partito nuovo, che aspira, in Italia e in Trentino, a far collaborare la
sinistra e il movimento cattolico. *** Ricordo un'altra occasione, nel 1981, in cui ci siamo
incontrati, una sera di primavera, a Folgaria. Era in programma un dibattito,
uno dei cento organizzati nelle settimane dei due referendum (uno cattolico e
uno radicale, opposti fra loro) che volevano abrogare la legge che
depenalizzava l'aborto. Ma quel giorno un attentato aveva ferito papa Wojtyla
e allora chi ci aveva chiamati per rispetto aveva sospeso l'assemblea. E noi
due, allora, ci fermammo di notte, sulla strada, a ragionare di
laicità. Preoccupati per la posizione assunta dalla chiesa italiana,
ma fiduciosi. In parlamento, e nella società, in mille assemblee,
quella legge era stata discussa a lungo. Le obiezioni cattoliche erano state
ascoltate. Il popolo della sinistra era maturato: nelle discussioni le donne,
soprattutto, mostravano sensibilità, rispetto, pazienza. Molti
cattolici sapevano ormai, sull'onda del Concilio, distinguere l'etica dal
diritto, la coscienza dalla legge, la religione dalla politica. In parlamento
un senatore cattolico come Mario Gozzini aveva collaborato alla scrittura
della legge, e il ministro della giustizia, Paolo Bonifacio, pur contrario,
l'aveva serenamente controfirmata. *** Quello scontro referendario, che noi
non avevamo voluto, venne vinto, anche in Trentino. E la società
intera, dopo il divorzio, proseguì sulla strada della laicità.
Oggi è tutto più arduo. La scienza pone domande nuove. L'arrivo
di persone di altra cultura e religione suscita, a difesa, pulsioni
identitarie impensate. La Chiesa cattolica sembra dimenticare il suo
concilio. La sinistra è divisa in numerosi gruppi in concorrenza fra
loro: l'essere chiamati, insieme, a governare l'Italia, invece che attenuare,
accende i contrasti. La democrazia stessa vive un passaggio difficile,
ridotta in televisione a una rissa continua. Che accresce l'ostilità
verso la politica, dei giovani innanzi tutto, che non leggono i nostri
giornali, e non partecipano alle nostre assemblee. E così si
approfondisce il canyon che si è venuto scavando, e non sappiamo come
porvi rimedio. I giovani e la laicità restano temi decisivi. Se
pensiamo a una società italiana capace, in Europa e nel mondo, di
accogliere e integrare le persone, diverse, che arrivano da altri paesi. Il
sentirti fiducioso, caro Renato, mentre parli, e scrivi, apre il cuore alla
speranza.
Per loro due giorni di formazione a Villa Fiorelli
Ecco gli studenti pratesi eletti nella Consulta PRATO. Rappresenteranno gli
studenti toscani e quelli del territorio, ricoprendo una carica istituzionale
ufficiale. I nomi dei nuovi studenti eletti per la Consulta provinciale e il
Parlamento regionale - le elezioni si sono tenute in questi giorni nei
singoli istituti - sono stati resi noti ieri dall'Ufficio scolastico
provinciale. Due cariche di rappresentanza istituite, in
seno al progetto di riforma
della scuola, nel 1996 (Consulta
provinciale) e nel 2001 (Parlamento regionale degli studenti), con la
funzione di assicurare il più ampio confronto e dibattito fra gli
studenti degli istituti superiori e di rafforzare il loro senso di
responsabilità e partecipazione attiva attraverso occasioni
extracurricolari. Proprio in quest'ottica l'ex Provveditorato agli
studi ha programmato per i neo-eletti due giornate di formazione, in
programma per domani e per il 15 novembre a Villa Fiorelli, incentrate sui
diritti e i doveri degli studenti e sui progetti portati avanti dai due
organi anche sul tema della legalità. Nelle varie attività di
formazione gli studenti saranno assistiti da Matilde Griffo dell'Ufficio
scolastico provinciale; dal dirigente scolastico Grazia Tempesti e dai
docenti referenti di ogni istituto secondario. Saranno presenti anche i
referenti di Cnv e del progetto "Ska, Sono un cittadino attivo".
Dopo la formazione si terrà inoltre la cerimonia ufficiale e di
insediamento - prevista per le ore 16 del 15 sempre a Villa Fiorelli, dove il
prefetto Eleonora Maffei e alcuni membri delle istituzioni locali porteranno
il loro saluto ai rappresentanti eletti. Questa la composizione della
Consulta degli studenti: Ist. Stat. Sup. "Cicognini": Leonardo
Balestri; Luigi N Guessan. Iti Buzzi: Filippo Pelagatti; Renato Montagnolo.
Liceo scientifico "Copernico": Matteo Ala; Marco Biagioli. Liceo
scientifico "Livi": Francesca Benassai; Isaia Ariu. Convitto
Nazionale "Cicognini": Federico Barbera; Carlo Alberto De Fazio.
Iss "Gramsci-Keynes": Cristian Querci; Francesca Balli. Itc
"Dagomari": Ilaria Stermieri; Adriano Capecci. Istituto professionale
"Datini": Andrea Lito; Claudia Niarni. Istituto professionale
"Marconi": Andrea Biagiotti; Simone Marino. Istituto d'Arte
Montemurlo: Angela Malogi. Liceo scientifico parit. "S.
Niccolò": Matteo Mochi; Andrea Alberto Mucci. Mi. Mo.
17.16.53 Candidati e "decalogo" della Cisl
F.P. Tempo di elezioni al Comune di Alessandria. Ma in questo caso si
eleggono i nuovi rappresentanti sindacali delle RSU. I candidati della La
CISL F.P. di Alessandria che partecipano al voto di lunedì 19 (fino a
giovedì 22 novembre) sono: Gamalero Flavio, Camurati Carlo, Gambarana
Daniele, Zanfino Walter, Astori Guido, Palmeri Cristina, Zito Mario, Sacchi
Barbara, Braggio Claudio, Negri Lazzarino, Cassol Alberto, Farina Franco,
Tamerlani Annunziata, Pagin Patrizia, Peola Fabio, Becchi Fausto, Barisone
Paola, Chiapuzzi Dario, Cancelliere Isabella e Masini Paolo. Queste
candidature, fanno notare dal Sindacato, oltre a mettere in luce (in alcuni
casi) le esperienze già vissute all'interno delle RSU al Comune di
Alessandria, testimoniano anche la grande attenzione della CISL F.P. ad
aprirsi a forme di rappresentanza degli interessi dei dipendenti che siano il
più possibile diversificate e trasmettano quell'idea di sindacato
aperto, attento alla componente femminile e ai diversi ambiti nei quali
operano i dipendenti comunali: un sindacato che sa investire sul nuovo senza
perdere di vista la necessità di essere preparato a rispondere a tutte
le sfide che oggi una RSU in un Comune grande come Alessandria deve saper
fronteggiare. La CISL F.P. ha presentato un programma in dieci punti:
-Maggiore puntualità e trasparenza informativa, a 360 gradi -Piena
attuazione alle dichiarazioni congiunte del contratto integrativo già
firmato -Stabilizzazione dei lavoratori comunali ancora precari
-Mantenimento, per il 2007, della stessa entità del Fondo salario
accessorio 2006 garantendo una ripartizione equa e significativa dei benefici
-Rispetto e attuazione del Piano del Fabbisogno e della previsione delle
progressioni verticali -Revisione dei meccanismi e delle procedure previste
per la mobilità interna ed esterna -Conferimenti trasparenti ed equi
delle indennità previste per le particolari responsabilità -Concorrere a sviluppare una cultura che eviti gli sprechi
-Contrarietà (motivata) alla esternalizzazione dei Servizi comunali
-Meritocrazia: seria, sempre di più, a tutti i livelli! Gli orari per
votare (nello spazio adiacente la Saletta Lavori Pubblici al 3° piano, ala
sinistra del Palazzo Comunale) sono: lunedì 19 e martedì 20
novembre dalle ore 9.00 alle 17.00; mercoledì 21 novembre,
dalle ore 9.00 alle 13.00; giovedì 22 novembre, dalle ore 9.00 alle
14.00.
Articoli del 16-10-2007
Bullismo, le <novità> non convincono i presidi
3
«Tasse troppo alte e privilegi per gli insegnanti,
bisogna cambiare». 4
Roma, contestato il ministro Mussi 4. Protesta all'inaugurazione dell'anno accademico. I
ragazzi di Azione universitaria si mettono in mutande. 4
( da "Eco di Bergamo,
L'" del 16-10-2007)
Bullismo, le "novità" non convincono
i presidi L'istituto Quarenghi: utilizziamo già l'ipotesi dei lavori
utili Il Lussana: sì all'inasprimento. Il Paleocapa: intesa con le famiglie
Sospensione oltre i 15 giorni per atti gravi di bullismo, possibilità
di bocciatura nei casi più eclatanti, traduzione della punizione in
attività socialmente utili. Sembrerebbero essere queste le
novità introdotte nello Statuto degli studenti in seguito alle
modifiche approvate venerdì scorso dal Consiglio dei ministri e
contenute in un decreto che adesso è in attesa della firma del
presidente della Repubblica. Il condizionale è d'obbligo perché queste
"novità" lasciano perplessi i presidi degli istituti
superiori della città proprio perché di nuovo sembra esserci poco. Da
tempo infatti nelle scuole della nostra provincia le sospensioni vengono
tradotte in lavori socialmente utili, da compiersi a scuola,
e già nella legge 53 di riforma della scuola
(legge Moratti) di fatto era stato ripristinato il sette in condotta che come
conseguenza portava alla bocciatura. Comunque da indiscrezioni uscite da
Palazzo le modifiche apportate allo Statuto degli studenti (statuto voluto
dal ministro Luigi Berlinguer) affidano alle scuole il compito di stabilire
quali sono i comportamenti da punire e come devono essere sanzionati. E
possibile trasformare, in accordo con le famiglie e i servizi sociali, la
semplice sospensione in attività utili alla comunità. In presenza
di gravi infrazioni la sospensione può arrivare fino alla fine
dell'anno scolastico con la conseguenza dell'esclusione dagli scrutini finali
o dagli esami. Dunque la bocciatura. I problemi finanziari "Quella della
bocciatura ? commenta il preside del Quarenghi, Patrizio Mercadante ? sembra
l'unica novità perché di fatto nella nostra scuola
già da anni il Consiglio di disciplina valuta le infrazioni compiute
dagli studenti e trasforma le sospensioni in lavori utili che vengono svolti
a scuola. Ma anche la bocciatura non è una
novità. Di fatto già con la legge Moratti era stata
reintrodotta la possibilità di legare la bocciatura al sette in
condotta. Norma che era stata abolita da Berliguer quando aveva introdotto lo
Statuto degli studenti e delle studentesse. Di fronte a queste decisioni
siamo perplessi ? sottolinea Mercadante ? perché sembra che chi governa la scuola italiana non abbia la più pallida idea di
quello che già le scuole fanno. Siamo perplessi e amareggiati ?
rincara il dirigente ? perché i problemi più gravi della scuola sono altri. Sono problemi di carattere finanziario
che se non vengono risolti ci faranno chiudere. Un solo esempio per tutti:
questa mattina (ieri per chi legge) un'insegnante del Sud ha rassegnato le
dimissioni. Non ce la fa più a vivere nella nostra città con lo
stipendio da supplente. Stipendio che tra l'altro non le è stato
ancora pagato perché manca ancora il via libera del ministero dell'Economia
all'ufficio provinciale del tesoro". profitto e condotta uniti Anche al
liceo Lussana le sospensioni vengono tradotte in lavori socialmente utili:
"Un giorno di sospensione corrisponde a 4 ore di lavoro. Comunque ?
commenta il preside Cesare Quarenghi ? accolgo favorevolmente questo
inasprimento dello Statuto e soprattutto è giusto che la condotta non
sia separata dal profitto". Sanzioni condivisibili a parte, quello del
fenomeno del bullismo resta un problema difficile da individuare. Giusti
esempi di disciplina "Esiste un bullismo che spesso è ignoto ai
docenti ? fa notare il preside del Paleocapa, Michele Nicastri ?. Se lo
studente vittima si sente solo difficilmente denuncerà i soprusi.
Bisogna sollecitare le scuole a una maggior attenzione nel cogliere queste
situazioni e per questo è importante che nelle scuole si instauri un clima
di collaborazione tra famiglie, docenti e ragazzi". Valutazioni positive
su un nuovo rigore a scuola arrivano dall'Agesc:
"E giusto dare degli esempi di disciplina ? commenta Silvio Petteni,
presidente provinciale ? così come è giusto che a scuola ci sia un ritorno al rigore perché i ragazzi
capiscano la gravità dei loro gesti". Sempre a proposito di
bullismo l' "Osservatorio regionale della Lombardia sul fenomeno del
bullismo" lo scorso 27 settembre ha fatto il punto della situazione. Per
prevenire e fronteggiare il fenomeno: "Ogni gruppo provinciale
farà da trait d'union tra le scuole e l'Osservatorio ? ha dichiarato
Luigi Roffia, dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale di Bergamo e
referente regionale e coordinatore dell'Osservatorio ? e contribuirà
al supporto delle scuole colpite da atti di bullismo con la progettazione di
interventi formativi". Tiziana Sallese.
IL Corriere
della sera 16-10-2007
ROMA
- «Fabiani se Mussi non ti ci ha mandato ti ci mandiamo noi».
Recita così lo striscione che gli studenti di Azione universitaria
hanno steso all'ingresso della facoltà di Lettere e Filosofia di Roma
Tre in vista dell'arrivo del ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi.
Armati di megafono e rumorosissimi fischietti, i giovani hanno due bersagli:
il rettore Fabiani, che accusano di una «gestione personalistica e
partigiana» dell'ateneo e lo stesso Mussi. «Da quando è ministro -
spiegano i manifestanti - non ci sono più concorsi per docenti, le
tasse universitarie sono aumentate, gli scandali e gli abusi dei baroni sono
aumentati, sono diminuiti i fondi per i servizi e la ricerca».
IN
MUTANDE - La protesta degli studenti è poi proseguita all'interno
dell'aula magna dove una decina di giovani con fischietti hanno interrotto
l'intervento del rettore. Alla cerimonia interverranno più tardi il
presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano e la presidente della
Repubblica del Cile, Michelle Bachelet. Abbassandosi i pantaloni i ragazzi di
Azione universitaria hanno mostrato la biancheria intima gridando «siamo
tutti così: in mutande», poi rivolti al ministro ne hanno più
volte chiesto le dimissioni. A spiegare i motivi della protesta Matteo
Pedrella, membro del consiglio di amministrazione di ateneo, che lamenta il
considerevole aumento delle tasse universitarie a fronte di servizi non all'altezza
e non ultima la modifica dello statuto voluta dal rettore che consente di
prolungare «praticamente all'infinito» il proprio mandato, ratificata dal
ministro Mussi.
Scuola,
oggi manifestazioni in tutta Italia Il corteo dei bamboccioni Fabrizia Bagozzi
Da Aosta a Siracusa, da Milano a Catania oggi i
(futuri) bamboccioni scendono in piazza e se anche gli argomenti del
contendere sono più d’uno (più finanziamenti per la scuola,
caro libri, diritto allo studio) il grosso degli slogan sarà contro il
ripristino degli esami di riparazione voluto dal ministro dell’istruzione
Beppe Fioroni. Nella sua piattaforma la ormai più paludata Unione
degli studenti la butta in politica e critica la decisione perché vuole che i
corsi di recupero siano esclusivamente pubblici e con tempi di recupero
sostenibili.
Ma i tantissimi aficionados del molto iperbolico e piuttosto antipolico blog
scuolazoo – che ha già grillescamente ribattezzato la giornata V-day
della scuola – non lo vogliono e basta.
Motivo? È inconcepibile che per un debito non recuperato (la vecchia
insufficienza all’esame di riparazione) possa scattare la bocciatura. «Pensate
un po’ al prof che vi odia e che per ripicca non vi fa passare l’esame»,
scrive Scuolazoo. «Basterà il suo cinque a farvi bocciare».
Si sente puzza di bruciato: l’argomento “il professore mi odia” è da
sempre un grande classico di chi cerca di tirare a campare e pensa a
sfangarla senza fare troppa fatica.
Indice degli articoli dell’11-10-2007
La nuova questione settentrionale ( da "Provincia Pavese, La" del 11-10-2007)
An: striscione anti-fioroni esposto in piazza ( da "Messaggero Veneto, Il" del 11-10-2007)
( da "Provincia Pavese, La" del 11-10-2007)
GIOVANI ESCLUSI La nuova questione settentrionale
Egregio Direttore, a 15 anni da Tangentopoli e dall'inchiesta Mani Pulite,
è oggi quanto mai opportuno provare a ragionare su quanto di buono sia
rimasto sotto le macerie della cosiddetta Prima Repubblica, e su quanto
manchi all'attuale Seconda Repubblica per interpretare correttamente
l'Italia, rappresentarla, e quindi governarla con efficacia. C'è oggi
nel Paese una "Questione settentrionale" altrettanto se non
più grave dell'annosa "Questione meridionale". Il Nord
chiede efficienza della Pubblica Amministrazione, infrastrutture,
libertà d'impresa, minor pressione fiscale, sicurezza. Riceve dalla
politica gli sprechi che l'opinione pubblica identifica ormai a vantaggio
della "Casta" dal Parlamento giù giù fino al
più piccolo Consiglio comunale; riceve il trattamento riservato a
Malpensa ed un sistema viabilistico al collasso, con le nuove bretelle
autostradali invocate da anni che per altrettanti anni ancora non vedranno la
luce; riceve la politica fiscale del viceministro Visco e la conseguente
sfiducia nella possibilità di fare impresa, con l'immersione nel
lavoro nero che vediamo e vedremo crescere nei prossimi mesi di centinaia,
migliaia di piccole attività; riceve flussi immigratori incontrollati
e non gestiti, e una diffusa microcriminalità che ne mina la sicurezza
fin dentro le mura di casa. Riceve infine quel disastro di prospettiva che
è, foss' anche solo a livello di marketing politico, il passaggio
dalla riforma della Scuola di Letizia Moratti,
ispirata alle tre I (internet, inglese, impresa) alla riforma
Fioroni che brandisce grammatica e tabelline come certe beghine d'altri tempi
brandivano i rosari. Ed eccoci alla "Questione generazionale". Per
la prima volta dalla Rivoluzione Industriale la generazione dei trentenni di
oggi è più povera di quella che l'ha preceduta: quella che
sembrava una marcia delle generazioni che si succedevano, tutte incamminate
più o meno velocemente ma infallibilmente sulla strada del progresso
economico, inaspettatamente si è arrestata ed ha invertito la rotta. E
un'intera generazione, i ragazzi nati negli anni '70 e '80, che oggi hanno
20-30 anni, si chiama fuori dalla vita politica per disinteresse, per
disgusto e a ragion veduta: non è coinvolta nei processi decisionali e
non pesa nulla negli attuali equilibri di potere. La flessibilità del
mercato del lavoro, la riforma Biagi, è
un'opportunità importante sia per le imprese che per i giovani; spesso
si trasforma in una trappola perché rimane zoppa, incompleta. La soluzione
non è rimangiarsi la riforma, bensì
completarla con un'azione decisa contro il blocco corporativo in campo
professionale, economico, sindacale e politico che protegge solo chi ha
già un posto, tutela gli equilibri delle generazioni precedenti ed
esclude i giovani. Se il mercato del lavoro è flessibile senza essere
completamente aperto, crea ingiustizie sociali e rompe il patto
generazionale. In più, parliamo di ragazzi, i miei coetanei, che eran
più o meno adolescenti ai tempi di Tangentopoli, e di quella stagione
conservano la diffidenza verso la politica: una frattura economica e
culturale, dunque. E' la "Generazione del disincanto". Eppure le
energie questa generazione le ha intatte. Ma le applica al volontariato,
all'associazionismo, non alla politica. E i ragazzi non vanno a votare. Alcuni,
mobilitati da Internet, vanno con Grillo a spernacchiare la politica tutta.
Gli altri si astengono. In attesa. A loro la Seconda Repubblica italiana deve
risposte urgenti, coerenti, credibili, per non far rimpiangere la Prima. Luca
Sforzini Casteggio Chi ha paura di Beppe Grillo Egregio direttore, l'intero
mondo politico e tutto il loro "entourage" sono preoccupati per
Grillo e per quelli che lo prendono sul serio. Quello che spaventa è
che dietro a Grillo non ci sono industriali, latifondisti, multinazionali e
banche ma la gente stufa di farsi sfruttare e prendere in giro. Stato e
padroni in questo momento si sentono in pericolo. Pensavano di avere tutto
sotto controllo. Che la gente fosse soddisfatta di farsi sfruttare, guardare
la tv e cercare l'anima gemella su Internet. Invece scoprono che ci sono
persone, stimolate da un giullare, che cominciano a organizzarsi per cambiare
lo status quo. Quando il popolo si muove, non per andare allo stadio o a
messa, fa paura a chi lo sfrutta. Ma d'altro canto se chi lo sfrutta ha un
appetito bestiale è ovvio che gli sfruttati a un certo punto, prima di
soccombere, decidano di ribellarsi. E quando ci si ribella può
accadere di tutto. Perchè non accada basterebbe che la
"casta" e tutti gli altri componenti del circolo "lasciami
divorare tutto" decidessero, prima di scoppiare, di seguire l'esempio di
San Francesco. Ho l'impressione però che questi devoti del dio denaro
siano decisi a proseguire a rimpinzarsi fino allo scoppio fatale. Grillo, con
i suoi pregi e difetti, li ha messi in guardia, prima che sia troppo tardi.
Siro Zangrandi Pieve Porto Morone Non vogliamo l'autostrada dei tir Gentile
direttore, pochi giorni fa lei ha risposto a un cittadino di Bastida
Pancarana che le manifestava la sua preoccupazione circa l'autostrada
Broni-Pavia-Mortara. La lettera toccava quattro punti: logistica, paesaggio,
traffico e inquinamento. Lei ha scelto di rispondere sulla tutela del
paesaggio tramite un esempio virtuoso di architettura ambientale. Premesso
che in generale siamo d'accordo sull'importanza delle opere di mitigazione
ambientale, i problemi di quest'autostrada sono ben altri. Questa, come
sottolineato autorevolmente sul suo giornale da Giorgio Boatti, è
l'autostrada della logistica e del traffico pesante dell'A4 da dirottare sul
nostro territorio. Non è pensata per risolvere gli oggettivi problemi
di traffico sull'asse Pavia-Oltrepo, ma per portare traffico dal nord della
regione e per smaltire il nuovo che verrà creato con le grandi
logistiche che si progettano. Con i 50.000 veicoli al giorno stimati dai
proponenti i livelli di inquinamento si alzeranno drammaticamente. Il
discorso è lungo e lei lo sa. Ci permettiamo allora solo poche
domande. Da quando si parla di autostrada si parla di progresso e sviluppo,
senza mai tuttavia portare nessun dato concreto, tranne immaginare l'indotto
dei camionisti che chiedono una pizza e un caffè all'autogrill!
Perciò ci chiediamo: vale la pena di cementificare uno dei suoli
più fertili del mondo per impiantare autostrade, logistiche e centri
commerciali devastando il territorio?
Si dice che porta lavoro. La logistica è
attività ormai in gran parte meccanizzata: quanti e che tipo di posti
di lavoro può portare? La città dei saperi fa studiare i propri
figli per impiegarli come magazzinieri? Il sud di Milano (Rozzano, Corsico,
etc..) ha vissuto trent'anni fa ciò che stiamo vivendo noi ora:
è a quel tipo di situazione ambientale, sociale, produttiva che mira
la nostra provincia? Se non ci muoviamo ora, non servirà sperare in
qualche prunus o carpino per mitigare il rilevato alto 2 metri e mezzo su cui
scorre il 90% dell'autostrada, o in qualche olmo secolare che si alzi 18 metri come il
viadotto che, alle porte di Pavia, plana su un megasvincolo grande come Cava
Manara. Questa è la realtà della Broni-Pavia-Mortara. Crediamo
che sia civile che la classe politica illustri questo suo progetto nel
dettaglio, che chi lo sostiene si esponga e lo difenda con delle ragioni, dei
dati con cui misurarsi con i propri concittadini (che non sono solo elettori)
sul loro futuro. Da un anno cerchiamo di avviare un dibattito democratico e
costruttivo con chi vuole questa infrastruttura. Nessuno ha accettato il
nostro invito. Chiediamo ora a Lei, che si è mostrata sensibile al
problema, di parlarne e di cercare attraverso il suo giornale di aprire un
dibattito ora per non svegliarci un brutto giorno non capendo dove siamo.
Coordinamento dei comitati contro l'autostrada Broni-Pavia-Mortara via e-mail
Pavia, Festival dei Saperi tra costi e fallimento Dal prospetto consegnato ai
consiglieri comunali si rileva che il costo complessivo del Festival dei
Saperi, edizione settembre 2007, è stato di 635.244. Gli sponsor hanno
contribuito per 383.200 ed il Comune per i restanti 252.044. Le previsioni
però non erano queste. Dalla relazione della dirigente del settore
cultura, anch'essa distribuita ai consiglieri, si rileva infatti che "la
pianificazione economica, sottoposta nel febbraio 2007 al comitato promotore
del festival dal direttore Stefano Francesca, prevedeva la spesa di 1000.00
euro di cui 250.000 a
carico del Comune, 470.000 degli enti promotori e 280.000 degli
sponsor". La previsione quindi era di ricevere dai promotori e dagli
sponsor 750.000 euro. Invece la somma complessiva è stata soltanto di
383.200 circa il 50% in meno. Tra gli sponsor c'è anche la
società Carrefour - Gs che ha contribuito con 18.000 euro. E' sempre
positivo che un soggetto economico dia contributi in denaro per iniziative
culturali. Questo però non era avvenuto per l'edizione 2006, pur essendo
i supermercati Gs da decenni presenti in città. Sui contenuti del
festival, sulle ricadute d'immagine ed economiche sulla città, ci
possono essere opinioni diverse ma il disinteresse dei mezzi di comunicazione
sia televisivi che della carta stampata è un dato di fatto. Anche
questo anno l'importo più consistente è stato utilizzato per le
inserzioni pubblicitarie: 154.336 euro, il 25% dell'intera somma spesa.
Ciò dimostra che dello svolgimento del festival le persone vengono a
conoscenza soltanto dalla pubblicità, a pagamento, effettuata dal
Comune, in quanto i mezzi di informazione non prestano attenzione
all'iniziativa. Nè un articolo nè un servizio televisivo
è stato dedicato alla manifestazione. Questo dato è tanto
più evidente se si fa il paragone (inevitabile) con il festival del
libro di Mantova che si svolge in contemporanea con quello di Pavia. Ancor
prima che cominciasse la rassegna di Mantova, i giornali ne hanno parlato
diffusamente. Lo stesso si è verificato durante il suo svolgimento.
Ampi servizi sono stati dedicati dalle reti televisive, sia regionali che
nazionali. Su un giornale
nazionale, nella stessa pagina, al festival di Mantova
veniva dedicata una intera pagina mentre un misero trafiletto a quello di
Pavia. Forse, avendo ricevuto un bel po' di soldi di pubblicità,
è stato ritenuto doveroso fare almeno un accenno. Perché questa
diversità di trattamento? La risposta è semplice. Il festival
di Mantova interessa ai lettori ed agli spettatori, quello di Pavia no.
Inoltre dal sondaggio on-line effettuato sul sito del Comune risulta che
oltre il 91% dei partecipanti risiede o in città o nei Comuni
limitrofi. Anche questa è un'ulteriore conferma che l'iniziativa non
supera i confini di Pavia e degli altri paesi vicini. Non sono in discussione
le manifestazioni culturali, è in discussione questa manifestazione. Walter Veltri
consigliere comunale Cantiere di Pavia I Quartieri sono utili L'impegno a
Pavia Nord A parziale completamento delle riflessioni esposte nel suo scritto
dall'amico Fabio Castagna, vorrei aggiungere qualche concetto
sull'utilità delle circoscrizioni. I Quartieri sono utili come
interfaccia tra i citadini e l'amministrazione comunale, nella misura in cui
presidente e consiglieri si adoperano per risolvere i problemi in loco e l'amministrazione
centrale si impegna a dare corso alle istanze presentate. Nella mia
esperienza, pur breve, di consigliere di Pavia Nord, posso dire che mai
abbiamo pensato di essere un'entità inutile. Il presidente, allora G.
Roveda, usava almeno una volta alla settimana fare un giro, insieme a un paio
di consiglieri, per tutto il quartiere per controllare le segnalazioni
arrivate dagli abitanti e non solo, per vedere la situazione complessiva del
quartiere. Poi si segnalavano i problemi alle rispettive commissioni per
l'iter successivo. Personalmente ero in quartiere tutti i giorni ad ascoltare
tutti i cittadini che avevano qualche necessità e ho contribuito alla
risoluzione di diverse mancanze anche invitando l'assessore di competenza in
loco. Certo, se manca la volontà di una collaborazione reciproca
Comune-Quartiere, tutto il lavoro diventa inutile e il Quartiere cessa la sua
funzione di interfaccia tra cittadini e il Comune e diventa luogo di
discussioni sterili che non portano a nulla. Giorgio Veronesi ex consigliere
a Pavia Nord.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 11-10-2007)
Pordenone An: striscione anti-Fioroni
esposto in piazza Uno striscione senza mezzi termini
quello affisso da Azione giovani alle finestre della sede di An in piazza
Risorgimento. "No alla riforma Fioroni, basta cazzate,
rivolta generazionale", questo lo slogan che vuole manifestare la
contrarietà dei giovani di destra alla riforma della scuola del ministro Fioroni. "Prima di ripristinare gli esami di
riparazione a settembre - sottolinea Alberto Locatelli, presidente
provinciale di Azione giovani - il ministro dovrebbe occuparsi delle vere
urgenze della scuola italiana, come la formazione e
il controllo dell'operato degli insegnanti e la battaglia al caro-libri, che
oramai hanno raggiunto prezzi imbarazzanti e proibitivi per la maggior parte
delle famiglie e spesso si distinguono per una faziosità lampante come
molti testi di storia che dedicano solo poche righe alla tragedia delle foibe
e ai crimini del comunismo".
Articoli del 10-10-2007
Il sistema dei debiti scolastici è stato un
fallimento ( da "Mattino di Padova, Il" del 10-10-2007)
Corritore: puntare su
meritocrazia e internet ( da "Liberta" del 10-10-2007)
La Stampa
10-10-2007 Fioroni, studiate di più per non diventare poveri
La Stampa
10-10-2007 Il peso degli zainetti?
( da "Mattino di Padova, Il" del 10-10-2007)
A PROPOSITO DI ESAMI DI RIPARAZIONE IL SISTEMA
DEI DEBITI SCOLASTICI è STATO UN FALLIMENTO Vorrei intervenire sul
dibattito che si sta aprendo in merito alla "reintroduzione degli esami
di riparazione", che tale non è, in quanto né giuridicamente
(cfr. modalità di passaggio all'anno successivo), né nella pratica
concreta si tratta dello stesso strumento abolito dal ministro D'Onofrio nel
1995. Sono dirigente scolastica, con una lunghissima carriera di insegnante,
prevalentemente spesa nella scuola superiore, e ho
quindi sperimentato tutte le forme fin qui praticate di recupero o tentativo
di recupero: esami di riparazione, corsi di recupero e sostegno, sportello
etc. Ho anche dato ripetizioni private, sia durante l'anno che durante il
periodo estivo, dato che insegnavo discipline abbastanza "toste" e
perciò frequentemente "addebitate" agli studenti. Fermo
restando che lo strumento "esami" si era in realtà spesso
usurato e che non assicurava il totale recupero, oltre a costringere in
generale le famiglie ad affrontare costi elevati per le indispensabili
ripetizioni, non si può non ammettere il totale
fallimento del sistema dei debiti. Di fatto le iniziative delle scuole si
rivelavano inefficaci, perché la collocazione degli interventi di recupero o
degli sportelli nelle prime ore del pomeriggio dopo cinque o sei ore di
lezione vanificava di fatto la loro validità. D'altra parte
riusciva sempre difficile quantificare il numero massimo di debiti cumulabili
prima di arrivare a una bocciatura e, nel clima di generale
"buonismo" generato sicuramente da una più attenta
considerazione di problemi familiari o personali rispetto alla "spietatezza"
di quando andavo a scuola io, si assisteva alla
attivazione di strategie che permettevano agli alunni di escludere alcune
materie dalle loro prospettive di studio, materie anche di indirizzo, nella
assoluta certezza che nessuno sarebbe mai stato bocciato per due o tre debiti. Sono perfettamente
d'accordo che alcuni insegnanti sarebbero da cacciare per incompetenza o per
comportamenti professionalmente o deontologicamente condannabili, che tante
cose non vanno, che si dovrebbe ripensare a una diversa strutturazione del
sistema, che di riforma e riforme della scuola si parla invano da decenni; ritengo però
assurdo, controproducente a livello di immagine e assolutamente qualunquista
il movimento che invita al "vaffa day della scuola".
Ammettano questi ragazzi che ormai a scuola si
studia veramente poco, che basterebbe un po' di impegno per evitare
l'accumulo di debiti, che è autolesionista, oltre che dannoso per il
futuro del nostro paese mandare avanti persone impreparate, in particolare
nelle discipline di base. Non è possibile che persone giovani, con un
titolo di studio, siano incapaci di scrivere una lettera, di compilare un
curricolo o di capire un documento scritto: questo lo verifico ogni giorno e
me lo confermano i miei amici che insegnano all'università (fermo
restando che anche a livello di docenza universitaria ci sono lacune e
comportamenti discutibili). Certo questa nuova normativa non sarà una panacea
per tutti i mali e non risulterà facile da applicare per le scuole:
sicuramente l'organizzazione sarà impegnativa e non sempre efficace.
Servirà però da deterrente questo provvedimento del ministro
Fioroni? Ben venga! Si capisca l'utilità dell'istruzione e non si tiri
in ballo Don Milani, che voleva dare una possibilità a chi non l'aveva
e non invitare al disimpegno. Floriana Rizzetto dirigente scolastica.
( da "Libertà" del 10-10-2007)
Quotidiano partner di Gruppo Espresso
LIBERTA' di mercoledì 10 ottobre 2007 > Piacenza Corritore: puntare
su meritocrazia e internet Il vice presidente del
Consiglio comunale di Milano in corsa per il Pd: la Rete autostrada del
futuro "Meritocrazia, competizione e rete, connessione". Queste le
parole d'ordine portate a Piacenza dal vice presidente del consiglio comunale
di Milano Davide Corritore, a sostegno di Enrico Letta come leader del Pd
ieri al Caffé Ranuccio insieme al sindaco Roberto Reggi. "E' una sorta
di tabù interno al centro sinistra quello della meritocrazia
- ha detto - una cultura individualistica basata sul merito ha sempre perso
in Italia, fin dall'antichità, rispetto ad una cultura collettivistica.
La meritocrazia, questo Letta lo ha sottolineato
più volte, deve iniziare dalla stessa politica; ci dovranno essere per
ogni elezione, che siano comunali o regionali, le primarie delle primarie.
Sarà la prima proposta che porteremo nello statuto del Pd, infatti
anche le liste chiuse di queste primarie le abbiamo osteggiate". Un
messaggio chiaro, ribadito anche da Reggi: "Corritore è una
persone che rappresenta il merito in politica - ha sottolineato - Letta ha
dimostrato di essere l'unico nel Pd a introdurre nei fatti un ricambio
generazionale di dirigenti politici. Grazie a lui l'età media dei
candidati è molto bassa, per una politica che riparta dal basso".
"Noi - ha proseguito Reggi indicando la platea con numerosi altri candidati
a sostegno di Letta - non ci vergogniamo più di essere bravi.
Un'intera generazione non ha avuto possibilità adeguate di sviluppo a
causa di una mancanza di meritocrazia, a scuola e
altrove". Corritore, ex presidente delle terme di Bobbio, dopo aver
parlato dell'Expò milanese a cui è chiamata a dibattere
l'assise lombarda ("che porterà benefici anche a Piacenza")
è passato a parlare del concetto di "rete": "Quello
della banda larga dovrà essere un diritto di cittadinanza italiana".
"L'economia globalizzata - ha aggiunto - significa che le nostre aziende
devono vedersela con aziende dell'altra parte del mondo, e senza una rete
estesa il Paese perde il treno: internet è un cavallo di battaglia di
Letta e non è un aspetto secondario, la rete è l'autostrada del
futuro, prendete Bobbio che neglio ultimi anni ha perso 6mila abitanti perché
è distante 40
chilometri da uno snodo autostradale. Con internet non
dobbiamo fare altrettanto, la rete a banda larga deve arrivare in tutto il
Paese e il Pd si dovrà avvalere di consultazione online ufficiali che
avranno la loro valenza". E conclude con il Festival delle idee di
Piacenza, la partenza della campagna elettorale di Letta: "Ho sentito
tante persone - ha ricordato -
dire che se ne andavano da questa città con la luce
negli occhi. Una città che ha espresso il Pd di Letta, e sono sempre
felicissimo di tornarci". Mattia Motta
La
Stampa 10-10-2007 Fioroni, studiate di più per non diventare
poveri
CAGLIARI
«Non posso chiedere ai ragazzi di condividere il mio pensiero, ma chiedo e
domando loro un piccolo sforzo: studiare un po’ di più per non
diventare i nuovi poveri di domani». Così il ministro della Pubblica
istruzione Giuseppe Fioroni, stasera a Sassari per sostenere le candidature
di Veltroni e Cabras alle segreteria nazionale e regionale del PD, ha
commentato parlando coi giornalisti il V-Day della scuola, organizzato per il
12 ottobre prossimo da alcune associazioni studentesche per protestare contro
le riforme di scuola e università.
Fioroni ha ricordato l’aumento agli insegnanti e la riforma dell’istruzione,
ribadendo la necessità di una scuola di qualità e non solo di
massa, con «il ripristino della serietà nelle medie inferiori, dove il
40% dei ragazzi, anche in Sardegna, vengono promossi con »sufficiente«, e si
tratta soprattutto ragazzi che vengono da famiglie meno abbienti».
Sulla reintroduzione degli esami di riparazione, Fioroni ha ricordato che
«più del 40% degli studenti delle superiori ha un debito». «Un ragazzo
su quattro - ha detto il ministro - non supera i debiti formativi, e questo
crea nuovi poveri di competenze e di saperi, e siccome i debiti prima o poi si pagano, questi saranno
nuovi poveri anche nella vita, scontando nel mercato del lavoro
l’inaccessibilità a una tipologia di lavori per cui, nella scuola
italiana, chi entra figlio di operaio resta figlio di operaio».
La Stampa 10-10-2007 Il
peso degli zainetti?
Lo deciderà il
governo Un nucleo tecnico scientifico individuerà il
limite massimo tollerabile ROMA
Gli zaini degli studenti hanno forse le ore contate. Sarà istituito un
nucleo tecnico scientifico per individuare il limite massimo tollerabile di
peso e dimensione degli zainetti e per studiare soluzioni alternative al
trasporto contemporaneo di tutti i libri.
È questa una delle novità del ddl sull’istruzione approvato
oggi dalla Camera che prevede, in aggiunta, l’apertura di un dialogo con gli
editori per valutare le modalità di realizzazione dei libri di testo,
«supportandoli con materiale informatico e fascicolandoli in più dispense
se fosse necessario, dividendo le parti specifiche per gli insegnanti da
quelle degli alunni».
In una nota, il ministero della Pubblica Istruzione spiega che il decreto
interviene anche su Tarsu, edilizia scolastica e personale della scuola. Nel
dettaglio, si stabilisce che le scuole, singolarmente, non sono tenute al
pagamento della Tarsu, che viene corrisposta direttamente ai comuni dal
Ministero della Pubblica Istruzione, sulla base di una somma concordata in
sede di Conferenza Stato-Città (pari a 38,734 milioni di euro) e
rapportata al numero degli studenti.
Sul versante dell’edilizia scolastica, vengono recuperate e rimesse a
disposizione delle Regioni le risorse non spese per l’edilizia scolastica che
potranno essere riutilizzate rapidamente anche mediante modalità
innovative di finanziamento. Le misure riguardano anche il personale della
scuola: il ddl contiene una serie di norme per utilizzare pienamente le
graduatorie dei concorsi così da coprire tutti i posti ancora vacanti
(superando incarichi e reggenze) per i dirigenti scolastici.
«Esprimo grande soddisfazione - ha commentato il viceministro della Pubblica
istruzione Mariangela Bastico - perchè le norme del ddl collegate e
complementari a quelle del decreto legge per l’inizio dell’anno scolastico
costituiscono un punto di riferimento di certezze finanziarie e di strumenti
utili che danno maggiore serenità agli operatori della scuola, agli
studenti e alle famiglie. Dopo aver sollevato le scuole dal pagamento delle
supplenze per maternità ora interveniamo tagliando il pagamento della
Tarsu. Per le scuole poi che ancora oggi hanno dirigenti con una reggenza
diamo certezze di copertura di tutti i posti vacanti. C’è infine - ha
concluso Bastico - anche un’attenzione agli studenti e alle loro spalle con
l’alleggerimento degli zainetti. È una norma che vuole affrontare il
caro libri».
L'opinione Una
riparazione alla dignità perduta di GIANNI CUMINETTI
( da
"Libertà" del 08-10-2007)
Gli studenti non contano
più nulla - Francesco La Regina
( da "Repubblica, La" del 08-10-2007)
L'opinione
Una riparazione alla dignità perduta di GIANNI
CUMINETTI
( da "Libertà" del
08-10-2007)
LIBERTA' di lunedì 8 ottobre 2007 > In Italia
l'opinione Una riparazione alla dignità perduta di GIANNI CUMINETTI Ha
destato molte reazioni (di segno diverso), destinate a non sopirsi tanto
presto, il decreto del ministro dell'Istruzione col quale sono stati
reintrodotti gli esami di riparazione (ora chiamati "recupero dei debiti
scolastici") che erano stati soppressi 13 anni fa. Dico subito che sono
favorevole al decreto. È sotto gli occhi di tutti che si è
progressivamente abbassato, in generale, il livello qualitativo della scuola
pubblica. Non mi riferisco tanto al tipo di insegnamento ed alla buona
volontà dei docenti quanto ai risultati pratici in termini di
preparazione degli studenti. Col passare degli anni non si finisce di contare
il danno che ha prodotto il Sessantotto (che pure ha avuto indiscutibili
meriti) e credo che a quel periodo storico debba farsi risalire l'origine di
molti dei mali che affliggono l'istituzione scolastica italiana. La spinta
iniziale del movimento giovanile, radicalmente innovativa, produsse risultati
positivi cui seguirono, fatalmente, effetti secondari gravemente negativi,
soprattutto in ambito scolastico, non previsti (ma prevedibili) minando alla
base l'autorità e la credibilità del corpo docente. Fu soprattutto
la scuola come istituzione a perdere la faccia ed i guasti di allora li
stiamo ancora scontando a distanza di tanti anni. C'è da dire che una
parte non marginale degli insegnanti (e dei presidi) cavalcò allora
l'onda della protesta studentesca, con rigurgiti di giovanilismo libertario
messi in campo nella speranza di accattivarsi la simpatia di chi occupava le
aule dettando tempi e modi dell'insegnamento quando non addirittura i voti da
attribuire. Sta di fatto che da allora sono usciti dalle scuole generazioni di
studenti gravemente carenti quanto ad impegno e livello di preparazione. La
politica del "comunque promosso", della "sufficienza
garantita" e della "autogestione" dell'insegnamento unita alla
perdita di autorevolezza e di prestigio dei docenti (spesso e volentieri
sbeffeggiati dagli studenti senza subirne sostanziali conseguenze) non
è estranea alla nascita di fenomeni di lassismo che è una delle
matrici del vandalismo e del bullismo. Il ritorno all'antico può
quindi essere un segnale importante per recuperare alla scuola la
dignità perduta. È giusto (ed educativo) che chi non merita la
promozione subito non l'ottenga e che, se non recupera con gli esami di
riparazione, venga anche bocciato. È, in fondo, una lezione di vita.
Secondo un antico adagio, il gatto coi guanti non acchiappa i topi. La scuola
deve riscoprire l'autorevolezza (che non è autoritarismo) e il valore
del rispetto (che non si impone ma va guadagnato) insegnando ai giovani anche
l'importanza della meritocrazia così vaccinandoli contro le difficoltà
che la vita imporrà presto a loro di superare e, in definitiva,
creando dei cittadini migliori.
Gli
studenti non contano più nulla - Francesco La Regina
( da "Repubblica,
La"
del 08-10-2007)
Pagina I - Napoli Il caso Gli studenti
non contano più nulla FRANCESCO LA REGINA Sono rimasto profondamente
colpito dalla quantità e qualità delle lettere che studenti e
laureati in Architettura hanno inviato alla redazione del quotidiano "la
Repubblica", a seguito della pubblicazione della denuncia del professor
Rossetti relativamente alle modalità con cui si sono svolte le prove
del concorso per due posti di professore associato. Riscontro una notevole
capacità di analisi della situazione in cui versa oggi
l'Università italiana, congiuntamente ad una palese sfiducia in un
cambiamento sostanziale di tale stato di cose. Lo stesso invito di Rossetti
ad un'azione più propositiva ed incisiva degli studenti sembra cadere
nel vuoto di un diffuso scetticismo, di una inerzia e rassegnazione mortale.
Ed è questo, io credo, il rischio peggiore che le istituzioni
universitarie rischiano di correre, involgendo verso forme sempre più
negative di nepotismo e familiarismo, cause ed insieme effetti della
dequalificazione e della degenerazione scientifica e culturale. Per fortuna
non mancano eccezioni né sono assenti punti ed aree di eccellenza, tuttavia
la realtà complessiva è un'altra. Se la meritocrazia cede il posto all'arroganza del potere di gruppi e clan, lo
spazio per l'affermazione e lo sviluppo delle competenze, per la
qualificazione dei percorsi formativi, per lo sviluppo della ricerca
scientifica rischia di restringersi ogni giorno di più. SEGUE A
PAGINA XII.
A
PORTARE il saluto del ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni
( da "Resto del
Carlino, Il (Macerata)" del 07-10-2007)
Ni, impossibilitato
a partecipare a causa di impegni istituzionali, è intervenuto Mario
Dutto, capo della Direzione generale per gli ordinamenti
scolastici, settore ministeriale in cui si preparano i testi delle riforme
della scuola. "Questa iniziativa
? ha detto ? fa onore a questa Università e conferma
la necessità della ricerca storica. Per la prima volta si analizza un
tema di grande interesse e fascino, ma anche di estrema
attualità. I quaderni di scuola sono il
risultato di una costruzione sociale e culturale, ma non possiamo dimenticare
la dimensione affettiva legata a questi oggetti. C'è qualcosa di
antico e di straordinariamente moderno nei quaderni di scuola".
E riferendosi alle tre esposizioni in corso Mario Dutto ha commentato:
"Queste mostre servono per riflettere oggi le scelte del passato".
E a ritrovare, aggiungiamo noi, le nostre autentiche radici su cui costruire
il futuro della scuola e la sua identità. -
-->.
( da "Resto del
Carlino, Il (Faenza)" del 07-10-2007)
Gli studenti delle
scuole superiori lughesi si sono 'presentati' così al vice ministro
della pubblica istruzione Mariangela Bastico, che ieri ha fatto tappa a Lugo
per parlare della riforma della scuola firmata dal
ministro Fioroni. Una visita che ha portato il mondo scolastico lughese ad
affollare l'aula magna del liceo scientifico: oltre alle rappresentanze degli
studenti delle superiori, era rappresentato l'intero corpo docente e
dirigente del territorio, dalle scuole materne alle superiori. A fianco della
Bastico erano presenti il sindaco Raffaele Cortesi, gli assessori comunale e
provinciale alla pubblica istruzione Clara Caravita e Nadia Simoni, la
preside del liceo di Lugo Mariangela Liverani. Un incontro durato due ore e
mezza, perché di 'carne al fuoco' ce n'era in abbondanza, visto che la riforma riguarda tutte le fascie dell'istruzione
scolastica dai 2 ai 19 anni. Nel discorso introduttivo Cortesi, anche in
veste di presidente dell'Associazione Intercomunale, ha sottolineato che
"le amministrazioni comunali di questo territorio ritengono fondamentale
investire sul sapere. Qui gli asili nido danno risposta a tutte le richieste
e per le materne abbiamo avviato una collaborazione con le strutture private
che consente di accogliere tutti. Vorremmo proseguire così, con
l'aiuto del governo centrale, che speriamo sia lungimirante per dare speranza
ai giovani, che sono i 'nuovi italiani'". Molto dettagliata la relazione
del vice ministro, che ha parlato prima di tutto della "valorizzazione
dell'autonomia scolastica, che deve vedere uno stretto rapporto tra docenti e
territorio", e si è complimentata con il sindaco per le risorse
destinate alla scuola. Ha poi specificato che
"per modificare la riforma Moratti, è
stata scelta la 'tecnica del cacciavite', cioè dello smontare e
rimontare pezzo per pezzo gli aspetti da cambiare". Si è dunque
soffermata sugli aspetti principali: l'estensione degli asili ai bambini di
due anni, l'obbligo scolastico fino a 16 anni, l'eliminazione dei licei
tecnologici ed economici a favore di un incremento degli istituti tecnici e
professionali, l'istituzione dei corsi post diploma. Poi la riforma dell'esame di stato, affidato 'alla pari' a una
commissione interna e a una esterna, anche per dare al titolo di studio
quella credibilità aveva perso. E così è giunta al 'punto
cruciale': il ripristino del 'vecchio' esame di riparazione, un tempo
chiamato comunemente 'andare a ottobre'. In sostanza, per essere ammesso
all'esame di maturità, lo studente non dovrà avere debiti
formativi, a partire dal prossimo anno, "perché la scuola
buona non è quella che promuove tutti ma quella che fa davvero
apprendere". La relazione è stata salutata da un lungo applauso,
durante il quale due ragazzi hanno consegnato alla Bastico un mazzo di rose
rosa ricevendo dalla vice ministro un bacio che li ha fatti arrossire come
peperoni. Ma la 'dolcezza' è finita qui, perché poi vari studenti
hanno affermato 'forte e chiaro' che loro gli esami di riparazione proprio
non li vogliono. Tra il pubblico adulto c'è stato chi ha chiesto perché.
Risposta: "Perché non ci siamo abituati". Controrisposta, dal
pubblico: "Vi abituerete". E loro: "No, si abitueranno quelli
che iniziano ad andare a scuola adesso". Poi
l'annuncio: "Per questo scenderemo tutti in piazza venerdì
prossimo". La Bastico ha comunque precisato che l'obiettivo non è
creare difficoltà, in quanto verranno destinate risorse ai corsi di
sostegno proprio per evitare che si arrivi al debito. I ragazzi hanno
comunque potuto 'consolarsi' con il succulento buffet organizzato per loro
nell'atrio della scuola. Lorenza Montanari - -->.
( da "Nuova
Sardegna, La"
del 07-10-2007)
Un'inchiesta di
Quattroruote rivela un primato negativo per la Sardegna. Si
salva Oristano Nell'isola record di bocciati all'esame di guida Troppi privatisti, il 30% deve ripresentarsi. Maglia nera a Cagliari, Sassari
è al 28,29 LUISA SATTA SASSARI. Ma dove ti hanno dato la patente? In
Sardegna? Beh, allora al volante sei un asino. O un asso. Dipende dai punti
di vista. Già, perché l'isola è la regione d'Italia
con il maggior numero di bocciati all'esame di guida: il 30%. E la provincia
di Cagliari con il 33,4% ha la maglia nera, anzi nerissima, nel raffronto con
qualsiasi altra zona del Belpaese. Il che - naturalmente in teoria e con un
tantino di azzardo - può significare due cose. O i sardi hanno
maggiori difficoltà ad apprendere i rudimenti per far marciare una
macchina. Oppure, in alternativa, grazie alle dure prove su strada richieste
da inflessibili istruttori, i nuovi automobilisti nell'isola si rivelano
più selezionati e quindi migliori. Ma, al di là del fatto che
come vedremo meglio esiste una terza ipotesi molto più concreta, quel
che conta sono le classifiche. E a rivelarle è il mensile
specialistico "Quattroruote" con un dettagliatissimo servizio
contenuto nel numero di ottobre. La rivista, sul caso Sardegna, ha
interpellato Mario Forneris, segretario nazionale dell'Unasca, l'associazione
che rappresenta il maggior numero di autoscuole. Secondo l'esperto, lasciando
da parte facili battute e malevole illazioni, la strage di candidati
nell'isola dipende dall'elevata percentuale di allievi che preferisce
presentarsi agli esami da privatista. Risultata la
più alta su scala nazionale. Pari al 24,09%. Contro, per esempio, il
5,68% della Toscana e una media italiana attestata intorno al 10%.
L'inchiesta giornalistica è basata su rigorosi dati statistici. E
rivela qualche curiosità: in provincia di Oristano la media dei
bocciati ritorna a sorpresa in linea con i dati generali. Anzi, con il 9,5%,
è persino migliore. Nel Nuorese, invece, si passa di nuovo a valori
più preoccupanti: il 28,33%. E in provincia di Sassari al 28,29. Ma
quali sono le aree dov'è più facile prendere la patente? La
risposta arriva dallo stesso servizio di "Quattroruote": Sicilia e
Calabria. Al contrario, per i novellini al volante, ci sono guai seri in
Liguria. Con la conferma di disparità clamorose. Capaci di far sorgere
più di un interrogativo sulle modalità di svolgimento delle
prove: a Enna, nel 2006, i respinti sono stati solo il 6,9% dei candidati, a
Reggio Calabria il 9,4%, a Catanzaro il 9,5%, a Napoli l'11%. Valori che,
invece, diventano più del triplo in province come Genova (30,4% di
bocciati), Grosseto (29,8%) e Imperia (29,7%). I numeri rivelano altre
situazioni paradossali come quelle legate al raffronto Cagliari-Oristano: se
in provincia di Milano i candidati costretti a ridare le prove sono il 18,35%,
a Bergamo scendono ad appena al 7,3%.
Articoli 2
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Il Sole 24 Ore 3-10-2007 Scuola:
addio debiti formativi. Da quest'anno si torna all'esame di riparazione di
Francesca Milano. Il testo del Decreto
·
La Repubblica 3-10-2007 La Ue boccia la scuola: "Si studia
poco". Troppi abbandoni, pochi investimenti. Pubblicato il rapporto
sullo stato dell'istruzione nei Paesi dell'Unione europea Bassa
abilità di lettura-scrittura tra i quindicenni, bene i laureati in
scienze tecnologiche. di BRUNO PERSANO
·
La Stampa 3-10-2007 Tornano da quest'anno gli esami di riparazione. Il
ministro Fioroni ha firmato oggi il decreto che introduce nuove
modalità di recupero dei debiti formativi nelle scuole superiori
·
Il Corriere della Sera 2-10-2007
Rivoluzione d'Oltralpe. Scuola, la Francia riduce l'orario. In classe solo 4
giorni la settimana, studenti a casa il mercoledì e il sabato. Gli
esperti italiani si dividono. 2
·
La Repubblica 1-10-2007 Secondo il
sondaggio di Repubblica Demos-Coop il bullismo è un fenomeno nuovo che
preoccupa Mancano i fondi e il collegamento con il mondo del lavoro continua
ad essere insufficiente. Scuola, fiducia leggermente in calo Gli italiani la
promuovono senza lode. Ma per la grande maggioranza, l'istruzione pubblica
rimane uno dei pilastri fondanti del Paese. di LUIGI CECCARINI e FABIO
BORDIGNON. 3
·
La Repubblica 1-10-2007 Il
bullismo, gli insegnanti, il caro-libri: il sondaggio di Repubblica conferma
i disagi Ma gli italiani continuano ad avere fiducia nell'Istruzione.
Pubblica Quelle aule così lontane dalla società che cambia
Tutti sognano una scuola diversa, la fiducia espressa è sempre
"nonostante" qualcosa. di ILVO DIAMANTI 4
·
Europa 29-9-2007 Scuola, studenti,
orari: cosa non si farebbe per oziare di più e studiare di meno
FEDERICO ORLANDO RISPONDE. 6
·
La riforma non basta, servono borse
di studio e biblioteche 6
·
( da "Manifesto, Il" del
18-09-2007) 6
·
Linee e i criteri per la nuova
scuola dell'infanzia e del primo ciclo 7
·
( da "AltaLex" del 17-09-2007) 7
·
Religione a scuola Gli studenti
promossi a metà 15
·
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 05-09-2007) 15
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Processo alla scuola 15
·
( da "L'Espresso" del
31-08-2007) 15
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Il Sole 24 Ore 3-10-2007 Scuola: addio
debiti formativi. Da quest'anno si torna all'esame di riparazione di
Francesca Milano. Il testo del Decreto
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Finisce l'era dei debiti formativi trascinati da una
classe all'altra. Già da questo anno scolastico si torna all'esame di
riparazione, che dovrà necessariamente essere superato entro il 31
agosto. Altrimenti lo studente dovrà ripetere l'anno.
Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni ha presentato questa mattina il
suo piano per il recupero delle lacune nell'apprendimento, che dovranno
essere colmate con lo studio estivo. Si accorciano, quindi, le vacanze per
gli studenti "somari", costretti sui libri sotto l'ombrellone come
i loro fratelli maggiori: fino 1993, infatti, le materie in cui si era
insufficienti venivano ripassate durante l'estate per poi presentarsi a
settembre davanti a una commissione.
La scelta di tornare agli esami di riparazione nasce dall'allarme lanciato
dal ministro: "Quaranta due studenti italiani su cento – afferma Fioroni
– vengono ammessi con debito alla classe successiva. Solo uno su quattro lo
recupera, gli altri vanno avanti comunque". Una differenza rispetto ai
vecchi esami di riparazione c'è: saranno le scuole a organizzare i
corsi di recupero e le verifiche durante tutto l'anno scolastico. I corsi
potranno essere tenuti sia dai docenti dell'istituto sia da soggetti esterni.
"Una scuola seria ed esigente – sottolinea il titolare di Viale
Trastevere – garantisce tutti ma soprattutto i più deboli: i ragazzi
che non hanno alle spalle famiglie e condizioni sociali in grado di aiutarli
a farcela comunque. Deve farlo la scuola".
La novità sul recupero dei debiti formativi è contenuta in un
decreto firmato dal ministro. "Come in campo economico – spiega Fioroni
– i debiti si devono saldare. Attualmente invece a scuola questo non accade
più per unaserie di motivi che questo decreto cerca di
affrontare".
Che la maggior parte degli studenti delle scuole superiori italiane non siano
delle "cime" lo dimostrano i dati dello scorso anno scolastico: il
42% degli studenti delle superiori sono stati ammessi con debito alla classe
successiva. Di questi il 43,4% aveva lacune in matematica, il 31,9% in lingua
e letteratura straniera, il 18% in materie tecnico-professionali.
"Fare arrivare all'università o sul mercato del lavoro uno
studente senza basi solide per andare avanti é un danno irreversibile prima
di tutto per il debitore, cioé i nostri ragazzi che non avranno più
l'opportunità di colmare lacune vecchie e stratificate".
ROMA - Troppi gli abbandoni
scolastici. Anche se in Italia la percentuale tende a ridursi, ogni anno un
ragazzo su cinque lascia i banchi di scuola. E si studia poco. Così da
Bruxelles arriva una sonora bocciatura. In Repubblica Ceca, per esempio, le
cose vanno nettamente meglio: appena il 5,5% contro il 20,8% italiano. E non
è diverso in Polonia o in Slovacchia dove solo sei bambini su cento
preferiscono il lavoro alla scuola.
Il rapporto Ue. Dopo quella dell'Ocse, per la scuola italiana arriva una
nuova insufficienza, questa volta dalla Commissione
Europea. Nonostante i passi in avanti
fatti negli ultimi cinque anni, resta al di sotto della media comunitaria
negli indicatori chiave prescelti per il rilancio della competitività.
Pochi soldi alla scuola. Scarsi gli investimenti in risorse umane, che sono
saliti in Italia soltanto dal 4,47 al 4,59% del Pil contro una media Ue
aumentata dal 4,7 al 5,1%. L'aveva già detto l'Ocse, l'Organizzazione
per lo sviluppo economico che comprende i paesi europei, l'Australia e
l'America del Nord. Nel rapporto "Education at glance 2007"
è scritto che all'università, l'Italia destina solo lo 0,9% del
Pil. Lo ripete adesso anche la Ue. "Bisogna fare ulteriori sforzi
economici", avverte il vicepresidente della commissionme Europea Franco
Frattini.
Troppi "lettori-poveri". Bruxelles lancia l'allarme
sull'alfabetizzazione dei più giovani. Li definisce "lettori
poveri". Sono quegli scolari che hanno scarsa proprietà di
linguaggio, leggono poco e masticano ancora meno congiuntivi e date storiche.
Un quindicenne su 5 nell'Europa dei Ventisette mostra scarco interesse per
l'istruzione. Decisamente meglio in Finlandia dove la percentuale sfiora il
6% o in Irlanda e nei Paesi Bassi dove la percentuale supera l'11%. L'Italia
purtroppo, insieme a stati come Grecia, Lussemburgo, Slovacchia, Germania,
Portogallo e Spagna, registra un aumento nella percentuale di alunni con basse
abilità di lettura-scrittura: nel 2000 erano il 19%; tre anni dopo il
23,9%.
Più donne tra i laureati in tecnologia. Promossi invece i paesi
dell'UE che sono riusciti a sfornare un buon numero di laureati in scienze
tecnologiche. Era un obiettivo che l'Unione si era dato nel convegno di
Lisbona del 2002 convinta che sia la risposta giusta alla richiesta futura
del mercato del lavoro. Se le tendenze attuali continueranno, oltre un
milione di allievi raggiungerà la laurea in matematica, scienza e tecnologia
entro il 2010. I paesi che più degli altri hanno laureato giovani in
materie scientifiche sono l'Irlanda con 24.5 laureati su 1000 giovani, la
Francia con 22.5 su 1.000 giovani e la Lituania. In Italia, su 1000 giovani
tra 20 e 29 anni, solo 13,3 scelgono corsi universitari tecnici ma con una
percentuale sempre più alta di donne. Dal 2000 al 2006, le studentesse
universitarie in quelle materie sono salite dal 36,6% al 37,1% a fronte di
una media UE attestata al 31,2%.
"Servono due lingue straniere". Un ultimo appunto, la Ue lo fa ai
governi dell'Unione che poco fanno per insegnare due lingue straniere agli
scolari più piccoli. E' un leit motive della Commissione: già
nel precedente rapporto diffuso cinque anni fa, l'Unione aveva consigliato ai
ministeri dell'Istruzione dei Ventisette di introdurre
l'obbligatorietà della doppia lingua già nelle scuole
elementari mentre la media registrata nei Paesi Ue è al di sotto degli
obiettivi comuni: appena una lingua straniera e mezza per bambino.
(3 ottobre 2007)
ROMA
Tornano gli esami di riparazione, già da quest’anno. Il ministro della
Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni ha infatti firmato oggi il decreto
che dà il via alle nuove modalità di recupero dei
debiti formativi nelle scuole secondarie superiori. Il provvedimento è
stato già inviato per la registrazione alla Corte dei Conti e
Fioroni ha auspicato che l’iter sia rapidissimo.
L’ora X per gli studenti delle superiori che dovranno dimostrare di aver
superato i debiti scolastici scatterà il 31 agosto e, comunque, non
oltre la data di inizio delle lezioni dell’anno scolastico. Entro questa
scadenza si dovranno concludere le iniziative di recupero e subito dopo si
effettueranno le verifiche finali sulla base delle quali si conclude lo
scrutinio con il giudizio definitivo: promozione o bocciatura.
«Quarantadue studenti su cento - ha sottolineato il ministro in una
conferenza stampa - vengono ammessi con debito alla classe successiva, solo 1
su 4 lo recupera, ma gli altri vanno avanti comunque. Sarebbe imperdonabile -
ha osservato Fioroni - prendere atto di questa situazione e non fare nulla.
Per questo ho deciso di stabilire una data, il 31 agosto, e comunque prima
che inizi il nuovo anno scolastico, per accertare di aver colmato le lacune.
Le scuole organizzeranno corsi e faranno verifiche anche durante tutto
l’anno, ma l’ultima chiamata dovrà essere fatta prima che ricomincino
le lezioni: chi ha saldato andrà avanti, chi ha bisogno di più
tempo si fermerà».
Il Corriere della Sera
2-10-2007 Rivoluzione d'Oltralpe. Scuola, la Francia riduce l'orario. In
classe solo 4 giorni la settimana, studenti a casa il mercoledì e il
sabato. Gli esperti italiani
si dividono
ROMA — Dal prossimo anno per i
bambini delle elementari francesi la campanella suonerà quattro giorni a
settimana invece di cinque: alla storica pausa del mercoledì si
aggiungerà la settimana corta. E' l'effetto di un taglio di circa
cento ore (da 958 a
864 l'anno)
deciso dal governo per diminuire le distanze dalla media europea che
è di 800 ore, mentre l'Italia è a quota 980. Quattro giorni in
classe e tre in
famiglia. Una soluzione che in Italia viene bocciata da tutti, a cominciare
dalle famiglie e a seguire prof, dirigenti scolastici e pedagogisti. La
piccola rivoluzione d'Oltralpe, a parte la settimana corta generalizzata in
Italia dal 1990-1, pone un problema che nessuno sa risolvere: i bambini
italiani come e dove passerebbero il tempo sottratto alla scuola? In Italia
l'unica proposta in materia è quella avanzata dal ministro del Turismo
e vicepremier Rutelli: un calendario delle vacanze più duttile, con
pausa estiva più breve compensata da interruzioni invernali e
primaverili più lunghe, ma neppure un'ora in meno. Oggi la formula
più diffusa è quella delle 30 ore settimanali con uno o due
rientri pomeridiani.
Il 27 per cento degli alunni
frequenta invece un tempo pieno di 40 ore. Un peso eccessivo? Non lo nega
Angela Nava, presidente del Coordinamento genitori democratici: «L'idea di un
minor tempo scuola non induce necessariamente a riflessioni negative, perché
spesso ci accorgiamo che i bambini avrebbero bisogno di più tempo da
dedicare alla loro infanzia, all'essere bambini ». «Ma la scelta nel nostro
Paese — aggiunge subito dopo — diventa inapplicabile perché non esistono
interventi specifici alternativi». «La scuola — aggiunge Angela Nava — ha
rappresentato e rappresenta ancora una grande camera di compensazione per le
molte politiche dell'infanzia disattese». Il ministro francese
dell'Educazione Xavier Darcos vorrebbe utilizzare il surplus di ore per dei
corsi di recupero per i bambini in difficoltà. La ricetta non convince
però il leader dei prof della Cgil: «Siamo in una società dove
aumentano a dismisura le diversità tra i ragazzi per quanto riguarda
l'apprendimento e la quantità di informazioni possedute — dice Enrico
Panini —. Quella francese mi sembra una scelta un po' classista: con meno
scuola chi è forte resta sempre forte e chi è debole diventa
più debole».
La riduzione dell'orario delle
elementari non sorprende i nostri presidi. «Rientra in una tendenza generale
della scuola francese, che precede l'avvento di Sarkozy, verso
l'essenzialità dei saperi e l'alleggerimento del tempo scuola —
afferma Paolino Petrolino dell'Anp —. Una simile decisione, che comporta un
taglio del 15 per cento dell'orario di lavoro frontale dei docenti,
incontrerebbe da noi resistenze fortissime. Dubito che il ministero
dell'Economia regalerebbe alla scuola tutte quelle risorse». Per il
viceministro Angela Bastico dietro parole come essenzialità dei saperi
e alleggerimento si nasconde in realtà un'offerta formativa più
povera. «Sotto un certo numero di ore — spiega — resta soltanto una
possibilità, quella della lezione in aula, da una parte il maestro e
dall'altra i bambini, senza laboratori di lingue, senza la minima
possibilità di un apprendimento sperimentale». Esistono infiniti
stimoli e opportunità di apprendimento che la permanenza prolungata
nelle aule fa venir meno. Ne è convinta Luisa Ribolzi, sociologa
dell'educazione nell'università di Genova: «In Italia siamo di fronte
a una totalizzazione del tempo dei bambini da parte della scuola. Un adulto
passa meno tempo in azienda. Ma se le alternative sono i videogiochi, la tv o
la nonna semianalfabeta meglio la scuola».
02 ottobre 2007
LA SUA immagine si è
leggermente appannata, negli ultimi anni, ma la scuola sembra comunque
tenere. Lo testimoniano i risultati della 15esima indagine dell'Osservatorio
sul Capitale Sociale, che ricostruisce gli orientamenti e le valutazioni
degli italiani sul sistema dell'istruzione. È una scuola alle prese
con vecchi e nuovi problemi, quella descritta dallo studio realizzato da
Demos-Coop: dalla cronica mancanza di fondi allo scarso collegamento con il
mondo del lavoro, fino alla recente diffusione della violenza negli istituti.
È scesa la fiducia degli italiani nella scuola: era al 63%, alla fine
del 2003, mentre oggi si
attesta al 54%.
Comunque, più di una persona su due, fra gli intervistati, la
considera un'istituzione su cui fare affidamento, e agli insegnanti va la
fiducia del 60%. Anche la scuola viene giudicata attraverso la lente
ideologica.
In passato, appariva maggiormente "bipartisan". Poi, soprattutto in
corrispondenza dei diversi cicli di riforma, si è colorata
politicamente. È diventata maggiormente "di destra", nel periodo
successivo alla riforma Moratti; mentre già oggi gli orientamenti
sembrano riflettere il cambio di maggioranza.
Calano anche gli indici di soddisfazione del servizio. Tuttavia, l'istruzione
pubblica continua ad essere valutata positivamente dalla maggioranza dei
cittadini e, in particolar modo, dagli stessi "utenti": gli
studenti e i genitori. L'indagine Demos-Coop, inoltre, rileva grande accordo
sulle novità introdotte, di recente, dal ministro Fioroni: dal ritorno
degli esami di riparazione (80%) all'apertura degli istituti di pomeriggio
(77%); dalla maggiore attenzione dedicata ad alcune materie (come la
matematica e l'italiano) alle procedure più rapide contro gli
insegnati inefficienti o assenteisti (90%).
Va precisato che la scuola continua ad essere intesa e valorizzata
innanzitutto come scuola pubblica: gli istituti privati ottengono un
apprezzamento molto più basso. Le emergenze della scuola sembrano
richiamare i problemi già emersi dal sondaggio del 2004: la mancanza
di fondi (20%), innanzitutto, e lo scarso collegamento con il mondo del
lavoro (19%). I più giovani (15-19 anni) puntano il dito soprattutto
sul primo problema, mentre quelli della fascia successiva (20-24 anni)
sottolineano soprattutto la debolezza della funzione "professionalizzante".
Un problema emergente riguarda invece la violenza negli istituti (12%). Si
registra una crescita del fenomeno del bullismo (66%). Se aule e corridoi
diventano luoghi sempre più insicuri, la responsabilità viene
però addossata quasi interamente alle famiglie: nello specifico, alla
mancanza di autorità da parte dei genitori (66%). Questi ultimi,
peraltro, secondo una percezione diffusa, tendono ad assumere troppo "le
difese" dei figli.
(1 ottobre 2007)
LE
TABELLE
LA SCUOLA non
gode di buona fama e di buona stampa, da qualche tempo. Perché considerata
asimmetrica rispetto ai cambiamenti sociali, economici, culturali. Perché gli
insegnanti hanno perduto considerazione, credibilità. Perché pare
divenuta un luogo insicuro, attraversato da violenze quotidiane, piccole e
(talora) grandi. Il sondaggio di Demos-coop, però, fornisce
un'immagine diversa. Certo, la sua credibilità fra i cittadini, negli
ultimi anni, è calata. Ma, il giudizio nei suoi confronti risulta
ancora largamente positivo. Circa il 55% degli italiani, infatti, manifesta
fiducia nella scuola e nell'università. Una quota ancor più
ampia, il 60%, negli insegnanti. Oltre i due terzi delle persone si dicono
"soddisfatti" dei servizi e delle prestazioni della scuola.
Pubblica. Mentre la scuola privata, di ogni ordine e grado, ottiene commenti
assai meno positivi.
Si tratta di dati inattesi, in contrasto con il dibattito politico e
mediatico, ma anche con il senso comune. Riflettono il rapporto ambiguo fra
scuola e società, tra le famiglie e il sistema educativo, tra i
genitori i professori.
I cittadini, infatti, esprimono fiducia nella scuola e negli insegnanti
"nonostante". Perché, in realtà, vorrebbero una scuola
diversa. Con più risorse, maggiori relazioni con il mercato del
lavoro. In grado di riconoscere e di promuovere il talento degli studenti,
permettendo ai migliori di emergere.
Vorrebbero, inoltre, insegnanti più motivati. Sottoposti a un costante
processo di "valutazione". E, quindi, "premiati" in base
al merito, in termini di carriera e di retribuzione. Come propone,
d'altronde, il "Quaderno bianco sulla scuola", predisposto di
recente dai ministeri della Pubblica Istruzione, del Tesoro e dell'Economia.
Si tratta di attese largamente deluse. Da cui originano, fra l'altro, le
contestazioni di molti genitori nei confronti degli insegnanti. A
"protezione" dei figli. Non sempre per "giustificato
motivo".
In altri termini: la scuola fornisce un servizio utile e piuttosto
apprezzato, dalle famiglie e dagli studenti. Ma non riesce più a
trasmettere il senso del futuro. Non dà più
"sicurezza". Come, invece, è avvenuto, in passato, nel
nostro Paese. La scuola: il "centro" della vita sociale,
dell'educazione, della formazione. Dove si comunicano valori, modelli e
conoscenze. Dove, per dieci-vent'anni, gli individui trascorrono gran parte
del loro tempo di vita. Dove passano dall'infanzia, all'adolescenza, alla
giovinezza fino all'età adulta (anche se pochi, ormai, accettano di
"diventare grandi"). Senza soluzione di continuità. Dove i
giovani coltivano amicizie e incontrano "maestri", buoni o cattivi
non importa; ma capaci di fornire modelli, di fungere essi stessi da esempio.
Dove si ridimensionano le differenze sociali e si valorizzano i
"talenti" individuali.
Nella "memoria" degli italiani la scuola è tutto questo.
Anche se, nei fatti, si tratta di una raffigurazione eccedente e mitizzata.
Oggi, però, è "impossibile" immaginare che tutto
ciò sia "possibile". Perché è cambiato tutto; intorno
ma anche all'interno. Il mondo, il sapere, i valori, l'organizzazione della
conoscenza, la comunicazione. Sono cambiate la demografia, la struttura e la
dinamica del mercato del lavoro. E' cambiato il rapporto fra genitori e
figli.
Però la scuola resta sempre lì. Al suo posto. Allo snodo tra i
giovani, le famiglie, la società, le istituzioni.
Anzi, occupa una "porzione" del tempo di vita personale e familiare
crescente. Visto che si tende ad anticipare l'ingresso nel sistema educativo
e, nello stesso tempo, ad accompagnare un numero più ampio di persone
fino alla laurea, senza "perderle per strada". Visto che il
rarefarsi del numero dei figli ha accentuato la pressione e l'attenzione dei
genitori sulla loro "carriera scolastica".
Da ciò il contrasto di atteggiamenti e di giudizi. La scuola e gli
insegnanti soffrono di cattiva fama, perché subiscono la pressione di attese
irrealistiche. Che contribuiscono ad alimentare le tensioni con gli studenti
e i loro genitori. D'altronde, la legittimazione sociale degli insegnanti,
oggi, è declinante. Il "professore universitario" dispone
ancora di un prestigio professionale notevole. Poco inferiore ai magistrati e
più elevato rispetto ai manager privati e agli imprenditori. Ma i
maestri e i professori delle secondarie - superiori e medie - godono, invece,
di considerazione assai minore. Il che ne limita l'autorevolezza: in classe e
nell'ambiente sociale. (Difficile ottenere rispetto da ragazzi i cui genitori
hanno redditi, consumi, posizione professionale di livello molto più
elevato).
Tuttavia, "nonostante tutto", la scuola e i professori condividono
con gli studenti e le famiglie un percorso biografico molto lungo. E
ciò spiega la grande fiducia di cui godono. Perché, in fin dei conti,
la scuola continua a fare da "collante" in una società
"scollata". E' un elemento "normale", per questo
importante, della storia personale e della vita quotidiana. Non è un
caso che venga apprezzata in misura maggiore fra coloro che ne hanno
esperienza diretta. La fiducia nella scuola, ad esempio, è espressa
dal 54% della popolazione nell'insieme, ma dal 62% di coloro che hanno un
familiare che studia e, infine, dal 66% degli studenti. Al tempo stesso,
cresce parallelamente all'ottimismo nel futuro, al senso di sicurezza
personale, alla fiducia negli altri. Perché è una risorsa di "capitale
sociale". Luogo di relazioni, dove, per quanto in modo contraddittorio e
traballante, si rafforza il "senso civico", la solidarietà.
Altra origine delle tensioni che scuotono la scuola è la
frammentarietà degli interventi riformatori, di cui è stata
oggetto nel corso degli anni. Soprattutto nell'ultimo periodo. Privi di
coerenza, di un disegno. L'hanno cambiata senza fornirle una identità,
un profilo comune. Senza comunicare un progetto, a chi vi opera, agli
studenti, alle famiglie. Per questo, alcuni elementi della riforma annunciata
dal ministro dell'Istruzione, Fioroni, incontrano un favore così
massiccio. La riproposta degli esami di riparazione (80%), l'apertura degli
istituti di pomeriggio (77%), la maggiore attenzione dedicata a materie come
la geografia, la matematica e soprattutto l'italiano.
Riscuotono un consenso ampio perché evocano i "fondamenti" della
tradizione educativa. Il ritorno alla scuola di un tempo, "quando le
cose funzionavano". E riflettono l'insoddisfazione per l'esperienza
recente, che non riesce a dare orientamento, senso del futuro. Certezze.
Da ciò il sospetto che le famiglie cerchino nella scuola una supplenza
(ma anche un alibi) alle proprie difficoltà di capire e di educare i
giovani. Come suggerisce la questione del "bullismo". Un fenomeno
preoccupante, che, tuttavia, gran parte degli italiani non considera
un'emergenza. Tanto meno i giovani e gli studenti. I più spaventati
sono quelli che non vanno a scuola. E che non hanno studenti in famiglia. Si
tratta, dunque, di una "paura" largamente in-giustificata; e
in-definita. Riflette un senso di insicurezza più generale. Non
è un caso che i principali responsabili della violenza nelle scuole
siano ritenuti, anzitutto, i genitori. Poi, in misura più limitata,
gli insegnanti. Accusati, entrambi, di non esprimere né esercitare
"autorità".
L'insicurezza delle scuole, così, finisce per riflettere la crisi di
senso e di governo che affligge la società. L'autorità perduta,
non solo dalla politica e dalle istituzioni. Ma anche dalla famiglia. Da
ciò l'atteggiamento contraddittorio nei confronti della scuola. Che
critichiamo tanto. Ma ispira, nonostante tutto, fiducia. E' come provare
disagio davanti allo specchio. Guardando la nostra immagine riflessa. Perché
la scuola siamo noi.
(1 ottobre 2007)
Cara Europa, leggo che al
liceo classico Mamiani di Roma gli studenti contestano il rispetto
dell’orario e protestano contro il nuovo regolamento scolastico. Trattandosi
di studenti e di Mamiani, non mi sorprende. Ma mi avvilisce ancora. ENZA
SANTANGELI, ROMA
Cara signora, neanche io
sono sorpreso. I licei esprimono il contesto sociale dal quale gli studenti
provengono: quello del Mamiani è il contesto di un ceto medio
anarcoide, dove anche i padri che si fingono “servitori dello stato”
(impiegati, funzionari, professionisti, ecc.) in realtà lo contestano
con comportamenti poco rispettosi delle regole. Talvolta le regole sono
ridicole, come quelle, mi dicono, introdotte in una scuola superiore di
Civitavecchia: grembiule blu per le fanciulle, pantaloni grigi, camicia nera,
bracciale rosso (niente croce uncinata, però) per i ragazzi. Spesso ai
giovani il cattivo esempio viene dall’alto, con regole capotiche o con
atteggiamenti a-morali: come quello del vescovo di Trento Bressan, che, nel
referendum di domenica prossima sull’abrogazione del finanziamento pubblico
provinciale alle scuole paritarie, invita a non votare (e sono due): «Perché
– spiega – votare no può essere più espressivo, ma la scelta
dell’astensione si rivela in questo caso più efficace». Il fine
giustifica i mezzi, viva la pedagogia democratica degli adulti.
Ciò detto, trovo che i giovani facciano la loro parte distruttiva
quando, come nel caso del Mamiani, rifiutano il nuovo regolamento che impone
il suono della campanella alle 8,10 anziché alle 8,20, con perdita di
“crediti” per i ritardatari: e contestano tutto il regolamento, che, loro
dicono, è stato votato senza il concorso dei genitori e dei ragazzi
(cioè senza rispetto delle regole). Comunque, sono d’accordo col
sottosegretario Dalla Chiesa quando dice che l’inciviltà della
società sbrindellata nasce anche dall’indifferenza alla
puntualità: puntualità che nessuno oserebbe violare quando si
entra allo stadio. E sono d’accordo con la signora italo-americana Bruna
Pelucchi, che in una lettera a Repubblica contesta gli studenti di un liceo
di Vicenza in guerra contro l’anticipo delle lezioni alle 7,30; e ricorda che
in America del Nord i suoi figli di 10-13 anni (scuola media) prendono
l’autobus alle 7 e sono a scuola alle 7,30 anche quando ci sono 20 gradi
sotto zero. Come vede, la storia dei “vecchi fusti” rimpianti da Longanesi,
che ho ricordato di recente, non vale solo per gli adulti, ma anche per i
ragazzi e i giovani: ce ne sono già “fusti” a dieci anni e tanti altri
già smollacchiati a quindici.
( da "Manifesto, Il"
del 18-09-2007)
Tullio de Mauro L'ex
ministro della Pubblica istruzione polemizza con il governo "La riforma
non basta, servono borse di studio e biblioteche" Simone Verde
"Basta con le belle parole, ora ci vogliono soldi. Perfino Margaret
Thatcher spese più e meglio del nostro centro-sinistra". E
l'accusa di Tullio De Mauro alla vigilia delle trattative che porteranno al
rinnovo del contratto dei docenti. "A forza di trattare gli insegnanti
come poveracci - ammonisce l'ex ministro della Pubblica istruzione nel
governo Amato del 2000/01 - si è diffusa un'immagine sociale della cultura misera e dannosa". Per restituire
autorevolezza alla scuola, suggerisce quindi De
Mauro, non bastano riforme, ma ci vogliono nuovi fondi e più capitoli
di spesa: "Borse di studio, aiuti alle famiglie che subiranno
economicamente l'innalzamento dell'età dell'obbligo, biblioteche e
corsi di istruzione per adulti". L'assenza di queste misure, afferma De
Mauro, "dimostra le responsabilità e i limiti storici della
sinistra italiana". Cosa pensa del ministero Fioroni? Dai documenti
pubblicati negli ultimi mesi emerge una volontà di riformare senza
traumi che parte da principi condivisibili. Se alle buone intenzioni,
però, non seguono finanziamenti adeguati, il nostro paese
continuerà a trascinarsi l'eredità di un pesante analfabetismo primario e di ritorno. L'ultima indagine
internazionale sulle capacità di lettura, scrittura e calcolo ha
rivelato che soltanto il 41 per cento degli italiani è pienamente
alfabetizzato. Ragione per cui occorre investire di più. Per gli
studenti, ma anche per gli adulti che hanno perso le proprie capacità
alfabetiche o che hanno bisogno di continui aggiornamenti professionali. Una
misura utile anche al sistema produttivo. Certo, poiché i problemi di
alfabetizzazione pesano in maniera assolutamente negativa sull'economia. Sono
sconcertato nel constatare che soltanto alcuni economisti illuminati come
Tito Boeri, il gruppo della Voce o la Banca d'Italia si
preoccupano per il peso del deficit culturale sulle
capacità produttive e economiche del paese. Una delle priorità
del governo è combattere l'abbandono scolastico. Non crede che senza
aiuti alle famiglie più povere, qualsiasi misura rischi di essere
velleitaria? Mandando i propri figli a scuola, le
famiglie rinunciano spesso a un salario. Perciò sarebbe necessario,
come avviene in molti paesi d'Europa, accompagnare l'innalzamento dell'obbligo
con borse di studio
mensili per i più poveri. Cominciare con piccole
somme sarebbe già un bel passo in avanti, un atto simbolico che
restituirebbe autorevolezza alla scuola e sarebbe
compatibile con le attuali disponibilità di bilancio. La mancanza di
nuovi investimenti non rivela una responsabilità storica della
sinistra nel degrado della scuola? Nella misura in cui dovrebbe essere più attenta della
destra al ruolo dello Stato, sì. In questo senso, c'è una
responsabilità culturale, un parallelo tra la crisi della scuola e quella
della sinistra italiana. L'errore sta nel limitare l'orizzonte della politica
al Palazzo, rinunciando a regolare economia e società. Le
faccio un esempio:, il modo con cui oggi si guarda ad Antonio Gramsci. Non è
più un pensatore che ci ha regalato pagine importantissime sulla cultura e sul linguaggio ma un uomo politico che ha rotto
con i socialisti e ha avuto una certa posizione nell'Internazionale. Tutto il
resto è roba vecchia, da buttare via. Ho sfidato platee nelle feste
dell'Unità, dicendo che la destra di Margaret Thatcher ha fatto cose
che la sinistra italiana non si sogna neanche. C'era un'elaborazione teorica,
una visione di sistema che da noi, in Italia, sarebbe più che
progressista. Magari avessimo la Thatcher. Sulla scuola
non ha gravato anche un'ansia di modernizzazione che ha prodotto
aggiustamenti, ma mai una riforma? Ha pesato un riflesso incondizionato che
Sartori chiama "novitismo". Un'ansia di novità per la
novità che grava tutt'ora nella nostra sinistra in fuga perenne dal
passato, senza una riflessione e una ricerca per il
futuro. Una sinistra che non riesce a promuovere vere e proprie politiche culturali? Se si vuole dare una mano alla scuola, non basta riformare i programmi. Ci vogliono
risorse, come ho detto, ma anche cultura, diffusa a
più livelli. Sono ormai decenni che sappiamo quanto importante sia la
presenza di libri in casa per la buona riuscita degli studenti. Facile
immaginare, quindi, cosa succede quando l'unico tipo di carta stampata che si
ha sotto mano è l'elenco del telefono. Lo stato deve assumersi le
proprie responsabilità. Se pensa che a Roma, città che ambisce
a diventare una delle capitali europee della cultura,
ci sono solo ventotto biblioteche comunali, le verrà forse il sospetto
che si deve fare qualcosa in più. E molto difficile svolgere il
mestiere di educatore in un paese in cui non c'è niente che si
contrapponga al mercato, in cui non ci sono politiche culturali
che limitino i danni e la diffusione delle etiche del consumo. La scarsa
autorevolezza dei docenti dipende anche dall'assenza di uno statuto pubblico
della cultura? Certo. So di sfidare demoni
terribili, ma la mancanza di rispetto per i professori è legata anche
alle basse retribuzioni. Se la figura sociale di un insegnante è
quella di un poveraccio, di un fallito, quale rispetto possono avere di lui
gli studenti? Ma non solo, è la stessa cultura,
così, a essere vista come una cosa da poveracci. E se un poveraccio si
permette di dire che mio figlio va male in algebra, io, genitore, vado e gli
meno. E un poveraccio! Cose che succedono tutti i giorni e che non fanno
più notizia.
( da "AltaLex"
del 17-09-2007)
Ministero della
Pubblica istruzione, indicazioni 04.09.2007 Stampa Da quest'anno le scuole
dell'infanzia e del primo ciclo dovranno elaborare i c.d. curriculi di studi,
testi 'aperti' contenenti le scelte relative a contenuti, metodi,
organizzazione e valutazione, "con particolare attenzione alla
continuità del percorso educativo dai 3 ai 14 anni". E' quanto
prevede un provvedimento del Ministero della Pubblica istruzione con il quale
sono stati fissati, seguendo l'orientamento europeo, i criteri da rispettare
nella proposta didattica del sistema scolastico italiano, in un'ottica di
interdisciplinarità e flessibilità che promuova
l'organizzazione degli apprendimenti in maniera progressivamente orientata ai
saperi disciplinari e la la ricerca delle connessioni fra i saperi
disciplinari, nonchè la collaborazione fra insegnanti. Il
raggruppamento delle discipline in aree indica una possibilità di
interazione e collaborazione fra le discipline (sia all'interno di una stessa
area, sia fra tutte le discipline) che le scuole potranno delineare nella
loro autonomia con peculiari modalità organizzative. E' inoltre
previsto il raggruppamento in macro aree delle varie discipline, al fine di
favorire l'interazione e la collaborazione fra le stesse. In particolare,
vengono individuate tre aree disciplinari: linguistico-artistico-espressiva;
storico-geografica; matematico-scientifico-tecnologica. (Altalex, 17
settembre 2007) Ministero della Pubblica Istruzione, Indicazioni per il
Curricolo Per la scuola dell'infanzia e per il primo
ciclo d'istruzione CULTURA SCUOLA PERSONA LA SCUOLA NEL NUOVO SCENARIO In un
tempo molto breve, abbiamo vissuto il passaggio da una società
relativamente stabile a una società caratterizzata da molteplici cambiamenti
e discontinuità. Questo nuovo scenario è ambivalente: per ogni
persona, per ogni comunità, per ogni società si moltiplicano
sia i rischi che le opportunità. Gli ambienti in cui la scuola è immersa sono più ricchi di stimoli culturali, ma anche più contraddittori. Oggi
l'apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di
formazione che i bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze
specifiche spesso non vi è bisogno dei contesti scolastici. Ma proprio
per questo la scuola non può abdicare al
compito di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla
varietà delle loro esperienze, al fine di ridurre la frammentazione e
il carattere episodico che rischiano di caratterizzare la vita dei bambini e
degli adolescenti. L'orizzonte territoriale della scuola
si allarga. Ogni specifico territorio possiede legami con le varie aree del
mondo e con ciò stesso costituisce un microcosmo che su scala locale
riproduce opportunità, interazioni, tensioni, convivenze globali.
Anche ogni singola persona, nella sua esperienza quotidiana, deve tener conto
di informazioni sempre più numerose ed eterogenee e si confronta con
la pluralità delle culture. Nel suo itinerario formativo ed
esistenziale lo studente si trova a interagire con culture diverse, senza
tuttavia avere strumenti adatti per comprenderle e metterle in relazione con
la propria. Alla scuola spetta il compito di fornire
supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un'identità
consapevole e aperta. La piena attuazione del riconoscimento e della garanzia
della libertà e dell'uguaglianza (articoli 2 e 3 della Costituzione), nel
rispetto delle differenze di tutti e dell'identità di ciascuno,
richiede oggi, in modo ancor più attento e mirato, l'impegno dei
docenti e di tutti gli operatori della scuola, ma
richiede altresì la collaborazione delle formazioni sociali, in una
nuova dimensione di integrazione fra scuola e
territorio, per far sì che ognuno possa "svolgere, secondo le
proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una
funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della
società" (art. 4 della Costituzione). Non dobbiamo però
dimenticare che in questa situazione di potenziale ricchezza formativa
permangono vecchie forme di analfabetismo e di
emarginazione culturale. Queste si intrecciano con
analfabetismi di ritorno, che rischiano di impedire a molti l'esercizio di
una piena cittadinanza. Inoltre, la diffusione delle tecnologie di
informazione e di comunicazione, insieme a grandi opportunità, rischia
di introdurre anche serie penalizzazioni nelle possibilità di
espressione di chi non ha ancora accesso a tali tecnologie. Questa situazione
nella scuola è ancora più evidente.
Allo stato attuale delle cose, infatti, le relazioni con gli strumenti
informatici sono assai diseguali fra gli studenti come fra gli insegnanti.
Anche le relazioni fra il sistema formativo e il mondo del lavoro stanno
rapidamente cambiando. Ogni persona si trova ricorrentemente nella
necessità di riorganizzare e reinventare i propri saperi, le proprie competenze
e persino il proprio stesso lavoro. Le tecniche e le competenze diventano
obsolete nel volgere di pochi anni. Per questo l'obiettivo della scuola non può essere soprattutto quello di
inseguire lo sviluppo di singole tecniche e competenze; piuttosto, è
quello di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente
l'incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti
e futuri. Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che
comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi, non sono
più adeguate. Al contrario, la scuola
è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più
rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare
gli aspetti peculiari della personalità di ognuno. In tale scenario,
alla scuola spettano alcune finalità
specifiche: offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei
linguaggi culturali di base; far sì che gli
studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a
selezionare le informazioni; promuovere negli studenti la capacità di
elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli
itinerari personali; favorire l'autonomia di pensiero degli studenti,
orientando la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da
concreti bisogni formativi. La scuola realizza
appieno la propria funzione pubblica impegnandosi, in questa prospettiva, per
il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione
al sostegno delle varie forme di diversità, di disabilità o di
svantaggio. Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità
pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali
vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in
disuguaglianza; inoltre nel Paese, affinché le situazioni di svantaggio
sociale, economiche, culturali non impediscano il
raggiungimento degli essenziali obiettivi di qualità che è
doveroso garantire. In entrambi i casi con la finalità sancita dalla
nostra Costituzione di garantire e di promuovere la dignità e
l'uguaglianza di tutti gli studenti "senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali
e sociali"
e impegnandosi a rimuovere gli ostacoli di qualsiasi natura che possano
impedire "il pieno sviluppo della persona umana". CENTRALITA DELLA
PERSONA Le finalità della scuola devono
essere definite a partire dalla persona che apprende, con l'originalità
del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni
che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la
realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener
conto della singolarità e complessità di ogni persona, della
sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e
delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione. Lo
studente è posto al centro dell'azione educativa in tutti i suoi
aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici,
spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e
realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti,
ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande
esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di
significato. Sin dai primi anni di scolarizzazione è importante che i
docenti definiscano le loro proposte in una relazione costante con i bisogni
fondamentali e i desideri dei bambini e degli adolescenti. E altrettanto
importante valorizzare simbolicamente i momenti di passaggio che segnano le
tappe principali di apprendimento e di crescita di ogni studente. Particolare
cura è necessario dedicare alla formazione della classe come gruppo,
alla promozione dei legami cooperativi fra i suoi componenti, alla gestione
degli inevitabili conflitti indotti dalla socializzazione. La scuola si deve costruire come luogo accogliente,
coinvolgendo in questo compito gli studenti stessi. Sono, infatti, importanti
le condizioni che favoriscono lo star bene a scuola,
al fine di ottenere la partecipazione più ampia dei bambini e degli
adolescenti a un progetto educativo condiviso. La formazione di importanti
legami di gruppo non contraddice la scelta di porre la persona al centro
dell'azione educativa, ma è al contrario condizione indispensabile per
lo sviluppo della personalità di ognuno. La scuola
deve porre le basi del percorso formativo dei bambini e degli adolescenti
sapendo che esso proseguirà in tutte le fasi successive della vita. In
tal modo la scuola fornisce le chiavi per apprendere
ad apprendere, per costruire e per trasformare le mappe dei saperi rendendole
continuamente coerenti con la rapida e spesso imprevedibile evoluzione delle
conoscenze e dei loro oggetti. Si tratta di elaborare gli strumenti di
conoscenza necessari per comprendere i contesti naturali, sociali, culturali, antropologici nei quali gli studenti si
troveranno a vivere e a operare. PER UNA NUOVA CITTADINANZA La scuola persegue una doppia linea formativa: verticale e
orizzontale. La linea verticale esprime l'esigenza di impostare una
formazione che possa poi continuare lungo l'intero arco della vita; quella
orizzontale indica la necessità di un'attenta collaborazione fra la scuola e gli attori extrascolastici con funzioni a vario
titolo educative: la famiglia in primo luogo. Insegnare le regole del vivere
e del convivere è per la scuola un compito
oggi ancora più ineludibile rispetto al passato, perché sono molti i
casi nei quali le famiglie incontrano difficoltà più o meno
grandi nello svolgere il loro ruolo educativo. La scuola
non può interpretare questo compito come semplice risposta a
un'emergenza. Non è opportuno trasformare le sollecitazioni che le
provengono da vari ambiti della società in un moltiplicarsi di
microprogetti che investano gli aspetti più disparati della vita degli
studenti, con l'intento di definire norme di comportamento specifiche per
ogni situazione. L'obiettivo non è di accompagnare passo dopo passo lo
studente nella quotidianità di tutte le sue esperienze, bensì
di proporre un'educazione che lo spinga a fare scelte autonome e feconde,
quale risultato di un confronto continuo della sua progettualità con i
valori che orientano la società in cui vive. La scuola
perseguirà costantemente l'obiettivo di costruire un'alleanza
educativa con i genitori. Non si tratta di rapporti da stringere solo in
momenti critici, ma di relazioni costanti che riconoscano i reciproci ruoli e
che si supportino vicendevolmente nelle comuni finalità educative. La scuola si apre alle famiglie e al territorio circostante,
facendo perno sugli strumenti forniti dall'autonomia scolastica, che prima di
essere un insieme di norme è un modo di concepire il rapporto delle
scuole con le comunità di appartenenza, locali e nazionali.
L'acquisizione dell'autonomia rappresenta un momento decisivo per le
istituzioni scolastiche. Grazie a essa si è già avviato un
processo di sempre maggiore responsabilizzazione condiviso dai docenti e dai
dirigenti, che favorisce altresì la stretta connessione di ogni scuola con il suo territorio. In quanto comunità
educante, la scuola genera una diffusa
convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi,
e è anche in grado di promuovere la condivisione di quei valori che
fanno sentire i membri della società come parte di una comunità
vera e propria. La scuola affianca al compito
"dell'insegnare ad apprendere" quello "dell'insegnare a
essere". L'obiettivo è quello di valorizzare l'unicità e
la singolarità dell'identità culturale
di ogni studente. La presenza di bambini e adolescenti con radici culturali diverse è un fenomeno ormai strutturale e
non può più essere considerato episodico: deve trasformarsi in
un'opportunità per tutti. Non basta riconoscere e conservare le
diversità preesistenti, nella loro pura e semplice autonomia. Bisogna,
invece, sostenere attivamente la loro interazione e la loro integrazione
attraverso la conoscenza della nostra e delle altre culture, in un confronto
che non eluda questioni quali le convinzioni religiose, i ruoli familiari, le
differenze di genere. La promozione e lo sviluppo di ogni persona stimola in
maniera vicendevole la promozione e lo sviluppo delle altre persone: ognuno
impara meglio nella relazione con gli altri. Non basta convivere nella
società, ma questa stessa società bisogna crearla continuamente
insieme. Il sistema educativo deve formare cittadini in grado di partecipare
consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie e
composite, siano esse quella nazionale, quella europea, quella mondiale. Non
dobbiamo dimenticare che fino a tempi assai recenti la scuola
ha avuto il compito di formare cittadini nazionali attraverso una cultura omogenea. Oggi, invece, può porsi il
compito più ampio di educare alla convivenza proprio attraverso la
valorizzazione delle diverse identità e radici culturali
di ogni studente. La finalità è una cittadinanza che certo
permane coesa e vincolata ai valori fondanti della tradizione nazionale, ma
che può esse alimentata da una varietà di espressioni ed
esperienze personali molto più ricca che in passato. Per educare a
questa cittadinanza unitaria e plurale a un tempo, una via privilegiata
è proprio la conoscenza e la trasmissione delle nostre tradizioni e
memorie nazionali: non si possono realizzare appieno le possibilità
del presente senza una profonda memoria e condivisione delle radici storiche.
A tal fine sarà indispensabile una piena valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio nazionale, proprio per arricchire
l'esperienza quotidiana dello studente con culture materiali, espressioni
artistiche, idee, valori che sono il lascito vitale di altri tempi e di altri
luoghi. La nostra scuola, inoltre, deve formare
cittadini italiani che siano nello stesso tempo cittadini dell'Europa e del
mondo. I problemi più importanti che oggi toccano il nostro continente
e l'umanità tutta intera non possono essere affrontati e risolti
all'interno dei confini nazionali tradizionali, ma solo attraverso la comprensione
di far parte di grandi tradizioni comuni, di un'unica comunità di
destino europea così come di un'unica comunità di destino
planetaria. Perché gli studenti acquisiscano una tale comprensione, è
necessario che la scuola li aiuti a mettere in
relazione le molteplici esperienze culturali emerse
nei diversi spazi e nei diversi tempi della storia europea e della storia
dell'umanità. La scuola è luogo in cui
il presente è elaborato nell'intreccio tra passato e futuro, tra
memoria e progetto. PER UN NUOVO UMANESIMO Le relazioni fra il microcosmo
personale e il macrocosmo dell'umanità e del pianeta oggi devono
essere intese in un duplice senso. Da un lato tutto ciò che accade nel
mondo influenza la vita di ogni persona; dall'altro, ogni persona tiene nelle
sue stesse mani una responsabilità unica e singolare nei confronti del
futuro dell'umanità. La scuola può e
deve educare a questa consapevolezza e a questa responsabilità i
bambini e gli adolescenti, in tutte le fasi della loro formazione. A questo
scopo il bisogno di conoscenze degli studenti non si soddisfa con il semplice
accumulo di tante informazioni in vari campi, ma solo con il pieno dominio
dei singoli ambiti disciplinari e, contemporaneamente, con l'elaborazione
delle loro molteplici connessioni. E quindi decisiva una nuova alleanza fra
scienza, storia, discipline umanistiche, arti e tecnologia, in grado di
delineare la prospettiva di un nuovo umanesimo. In tale prospettiva, la scuola potrà perseguire alcuni obiettivi, oggi
prioritari: ? insegnare a ricomporre i grandi oggetti della conoscenza -
l'universo, il pianeta, la natura, la vita, l'umanità, la
società, il corpo, la mente, la storia - in una prospettiva complessa,
volta cioè a superare la frammentazione delle discipline e a
integrarle in nuovi quadri d'insieme. ? promuovere i saperi propri di un
nuovo umanesimo: la capacità di cogliere gli aspetti essenziali dei
problemi; la capacità di comprendere le implicazioni, per la
condizione umana, degli inediti sviluppi delle scienze e delle tecnologie; la
capacità di valutare i limiti e le possibilità delle
conoscenze; la capacità di vivere e di agire in un mondo in continuo
cambiamento. ? diffondere la consapevolezza che i grandi problemi
dell'attuale condizione umana (il degrado ambientale, il caos climatico, le crisi energetiche, la distribuzione ineguale delle risorse, la salute e la malattia,
l'incontro e il confronto di culture e di religioni, i dilemmi bioetici, la ricerca
di una nuova qualità della vita) possono essere affrontati e risolti
attraverso una stretta collaborazione non solo fra le nazioni, ma anche fra
le discipline e fra le culture. Tutti questi obiettivi possono essere
realizzati sin dalle prime fasi della formazione degli alunni. L'esperimento,
la manipolazione, il gioco, la narrazione, le espressioni artistiche e
musicali sono infatti altrettante occasioni privilegiate per apprendere per via pratica quello che
successivamente dovrà essere fatto oggetto di più elaborate
conoscenze teoriche e sperimentali. Nel contempo, lo studio dei contesti storici,
sociali, culturali nei quali si sono sviluppate le
conoscenze è condizione di una loro piena comprensione. Inoltre, le
esperienze personali che i bambini e gli adolescenti hanno degli aspetti a
loro prossimi della natura, della cultura, della
società e della storia sono una via di accesso importante per la
sensibilizzazione ai problemi più generali e per la conoscenza di
orizzonti più estesi nello spazio e nel tempo. Ma condizione
indispensabile per raggiungere questo obiettivo è ricostruire insieme
agli studenti le coordinate spaziali e temporali necessarie per comprendere
la loro collocazione rispetto agli spazi e ai tempi assai ampi della
geografia e della storia umana, così come rispetto agli spazi e ai
tempi ancora più ampi della natura e del cosmo. Definire un tale
quadro d'insieme è compito sia della formazione scientifica (chi sono
e dove sono io nell'universo, sulla terra, nell'evoluzione?) sia della
formazione umanistica (chi sono e dove sono io nelle culture umane, nelle
società, nella storia?). Negli ultimi decenni, infatti, discipline una
volta distanti hanno collaborato nel ricostruire un albero genealogico delle
popolazioni umane e nel tracciare i tempi e i percorsi delle grandi
migrazioni con cui il pianeta è stato popolato. La genetica, la
linguistica, l'archeologia, l'antropologia, la climatologia, la storia
comparata dei miti e delle religioni hanno cominciato a delineare una storia
globale dell'umanità. Da parte loro, la filosofia, le arti,
l'economia, la storia delle idee, delle società, delle scienze e delle
tecnologie stanno mettendo in evidenza come le popolazioni umane abbiano
sempre comunicato fra loro e come le innovazioni materiali e culturali
siano sempre state prodotte da una lunga storia di scambi, interazioni,
tradizioni. A loro volta, le scienze del vivente oggi allargano ancora di
più questo quadro: le collaborazioni fra genetica, paleontologia,
embriologia, ecologia, etologia, geologia, biochimica, biofisica, ci danno
per la prima volta un quadro delle grandi tappe della storia della vita sulla
terra e mostrano la stretta interdipendenza fra tutte le forme viventi.
L'elaborazione dei saperi necessari per comprendere l'attuale condizione
dell'uomo planetario, definita dalle molteplici interdipendenze fra locale e
globale, è dunque la premessa indispensabile per l'esercizio
consapevole di una cittadinanza nazionale, europea e planetaria. Oggi la scuola italiana può proporsi concretamente un tale
obiettivo, contribuendo con ciò a creare le condizioni propizie per
rivitalizzare gli aspetti più alti e fecondi della nostra tradizione.
Questa, infatti, è stata ricorrentemente caratterizzata da momenti di
intensa creatività - come la civiltà classica greca e latina,
la Cristianità, il Rinascimento e, più in generale, l'apporto
degli artisti, dei musicisti, degli scienziati, degli esploratori e degli
artigiani in tutto il mondo e per tutta l'età moderna - nei quali
l'incontro fra culture diverse ha saputo generare l'idea di un essere umano
integrale, capace di concentrare nella singolarità del microcosmo
personale i molteplici aspetti del macrocosmo umano. L'ORGANIZZAZIONE DEL
CURRICOLO Nel rispetto e nella valorizzazione dell'autonomia delle
Istituzioni scolastiche, le Indicazioni costituiscono il quadro di
riferimento per la progettazione curricolare affidata alle scuole. Sono un
testo aperto, che la comunità professionale è chiamata ad
assumere e a contestualizzare, elaborando specifiche scelte relative a
contenuti, metodi, organizzazione e valutazione. La costruzione del curricolo
è il processo attraverso il quale si sviluppano e organizzano la ricerca
e l'innovazione educativa. Il curricolo si delinea con particolare attenzione
alla continuità del percorso educativo dai 3 ai 14 anni. Ogni scuola predispone il curricolo, all'interno del Piano
dell'offerta formativa, nel rispetto delle finalità, dei traguardi per
lo sviluppo delle competenze, degli obiettivi di apprendimento posti dalle
Indicazioni. Il curricolo si articola attraverso i campi di esperienza nella scuola dell'infanzia e attraverso le discipline nella scuola del primo ciclo. Campi di esperienza I campi di
esperienza sono luoghi del fare e dell'agire del bambino orientati
dall'azione consapevole degli insegnanti e introducono ai sistemi simbolico-culturali. Le scuole, all'interno della loro autonomia
didattica, articoleranno i campi di esperienza al fine di favorire il
percorso educativo di ogni bambino, aiutandolo a orientarsi nella
molteplicità e nella diversità degli stimoli e delle
attività. Discipline e aree disciplinari Nella scuola
del primo ciclo la progettazione didattica promuove l'organizzazione degli
apprendimenti in maniera progressivamente orientata ai saperi disciplinari;
promuove inoltre la ricerca delle connessioni fra i saperi
disciplinari e la collaborazione fra i docenti. Il raggruppamento delle
discipline in aree indica una possibilità di interazione e
collaborazione fra le discipline (sia all'interno di una stessa area, sia fra
tutte le discipline) che le scuole potranno delineare nella loro autonomia
con peculiari modalità organizzative. Nella scuola
primaria, l'autonoma progettualità delle scuole prevede e organizza
l'affidamento degli insegnamenti ai diversi docenti, con riferimento alla
professionalità e alle inclinazioni, mentre nella scuola
secondaria di primo grado si opererà tenendo conto delle classi di
concorso. L'insegnamento della Religione Cattolica
è disciplinato dagli accordi concordatari in vigore. I traguardi per
lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento saranno
definiti d'intesa con l'autorità ecclesiastica, come da disposizione
concordataria. Traguardi per lo sviluppo delle competenze Al termine della scuola dell'infanzia, della scuola
primaria e della scuola secondaria di primo grado,
per i campi di esperienza e per le discipline, vengono individuati traguardi
per lo sviluppo delle competenze. Tali traguardi, posti al termine dei
più significativi snodi del percorso curricolare, dai tre a
quattordici anni, rappresentano riferimenti per gli insegnanti, indicano piste
da percorrere e aiutano a finalizzare l'azione educativa allo sviluppo
integrale dell'alunno. Obiettivi di apprendimento Gli obiettivi di
apprendimento sono definiti in relazione al termine del terzo e del quinto
anno della scuola primaria e al termine del terzo
anno della scuola secondaria di primo grado. Sono
obiettivi ritenuti strategici al fine di raggiungere i traguardi per lo
sviluppo delle competenze previsti dalle Indicazioni. Valutazione Agli
insegnanti compete la responsabilità della valutazione e la cura della
documentazione didattica, nonché la scelta dei relativi strumenti nel quadro
dei criteri deliberati dai competenti organi collegiali. La valutazione
precede, accompagna e segue i percorsi curricolari. Attiva le azioni da
intraprendere, regola quelle avviate, promuove il bilancio critico su quelle
condotte a termine. Assume una preminente funzione formativa, di
accompagnamento dei processi di apprendimento e di stimolo al miglioramento
continuo. Alle singole istituzioni scolastiche spetta poi la responsabilità
dell'autovalutazione, che ha la funzione di introdurre modalità
riflessive sull'intera organizzazione dell'offerta educativa e didattica
della scuola, ai fini del suo continuo
miglioramento, anche attraverso dati di rendicontazione sociale o dati che
emergono da valutazioni esterne. L'Istituto nazionale per la valutazione del
sistema educativo di istruzione e formazione ha il compito di rilevare la
qualità dell'intero sistema scolastico nazionale, fornendo alle
scuole, alle famiglie e alla comunità sociale, al Parlamento e al
Governo elementi di informazione essenziali circa la salute e le
criticità del nostro sistema di istruzione, e questo all'interno di un
confronto internazionale che oggi va assumendo sempre più rilevanza.
LA SCUOLA DELL'INFANZIA La scuola dell'infanzia,
liberamente scelta dalle famiglie, si rivolge a tutti i bambini dai 3 ai 6
anni di età e è la risposta al loro diritto all'educazione. Ha
le sue origini nelle comunità locali (come i Comuni e le Parrocchie) e
in esse è cresciuta. Oggi
si esprime in una pluralità di modelli istituzionali
e organizzativi promossi da diversi soggetti: lo Stato; gli Ordini religiosi,
le Associazioni e le Comunità parrocchiali; gli Enti Locali. Ciascuno
di essi ha apportato un contributo originale allo sviluppo della scuola dell'infanzia, per la valorizzazione della
collaborazione delle famiglie, per l'innovazione pedagogica e la
partecipazione sociale, per la generalizzazione e la qualificazione del
servizio. La storia della scuola dei piccoli, passando
dalle iniziali forme di assistenza locale a una diffusione nazionale, resa
possibile dall'intervento dello Stato, riassume il percorso di crescita e
affermazione di una cultura che dà valore
all'infanzia. La scuola dell'infanzia è oggi
un sistema pubblico integrato in evoluzione, che rispetta le scelte educative
delle famiglie e realizza il senso nazionale e universale del diritto
all'istruzione. Nelle sue diverse espressioni, ha prodotto sperimentazioni,
ricerche e contributi che costituiscono un patrimonio pedagogico riconosciuto
in Europa e nel Mondo. Per ogni bambino o bambina, la scuola
dell'infanzia si pone la finalità di promuovere lo sviluppo
dell'identità, dell'autonomia, della competenza, della cittadinanza.
Sviluppare l'identità significa imparare a stare bene e a sentirsi
sicuri nel-l'affrontare nuove esperienze in un ambiente sociale allargato.
Vuol dire imparare a conoscersi e a sentirsi riconosciuti come persona unica
e irripetibile, ma vuol dire anche sperimentare diversi ruoli e diverse forme
di identità: figlio, alunno, compagno, maschio o femmina, abitante di
un territorio, appartenente a una comunità. Sviluppare l'autonomia
comporta l'acquisizione della capacità di interpretare e governare il
proprio corpo; partecipare alle attività nei diversi contesti; avere
fiducia in sé e fidarsi degli altri; realizzare le proprie attività
senza scoraggiarsi; provare piacere nel fare da sé e saper chiedere aiuto;
esprimere con diversi linguaggi i sentimenti e le emozioni; esplorare la realtà
e comprendere le regole della vita quotidiana; partecipare alle negoziazioni
e alle decisioni motivando le proprie opinioni, le proprie scelte e i propri
comportamenti; assumere atteggiamenti sempre più responsabili.
Sviluppare la competenza significa imparare a riflettere sull'esperienza
attraverso l'esplorazione, l'osservazione e l'esercizio al confronto;
descrivere la propria esperienza e tradurla in tracce personali e condivise,
rievocando, narrando e rappresentando fatti significativi; sviluppare
l'attitudine a fare domande, riflettere, negoziare i significati. Sviluppare
il senso della cittadinanza significa scoprire gli altri, i loro bisogni e la
necessità di gestire i contrasti attraverso regole condivise, che si
definiscono attraverso le relazioni, il dialogo, l'espressione del proprio
pensiero, l'attenzione al punto di vista dell'altro, il primo riconoscimento
dei diritti e dei doveri; significa porre le fondamenta di un abito
democratico, eticamente orientato, aperto al futuro e rispettoso del rapporto
uomo-natura. I BAMBINI, LE FAMIGLIE, L'AMBIENTE DI APPRENDIMENTO I bambini I
bambini sono attivi, amano costruire, giocare, comunicare e fin dalla nascita
intraprendono una ricerca di senso che li sollecita
a indagare la realtà. Oggi, però, la crescita di ciascun
bambino e di ciascuna bambina è resa ardua dalle innumerevoli e spesso
contrastanti sollecitazioni comunicative, dai riferimenti identitari e
relazionali plurimi, dai tempi contratti che caratterizzano gli ambienti di
vita e i rapporti familiari e
sociali, dalla solitudine di molte famiglie e dalla carenza
per molti bambini di contatti con i coetanei. Giungono alla scuola dell'infanzia con una storia: hanno imparato a
parlare e a muoversi con autonomia; hanno sperimentato le prime e più
importanti relazioni; hanno appreso a esprimere emozioni e a interpretare
ruoli attraverso il gioco; hanno appreso i tratti fondamentali della loro cultura. Fra i tre e i sei anni incontrano e sperimentano
diversi linguaggi, scoprono attraverso il dialogo e il confronto con gli
altri bambini l'esistenza di diversi punti di vista, pongono per la prima
volta le grandi domande esistenziali, osservano e interrogano la natura,
elaborano le prime ipotesi sulla lingua, sui media e sui diversi sistemi
simbolici. Le loro potenzialità e disponibilità possono essere
sviluppate o inibite, possono evolvere in modo armonioso o disarmonico, in
ragione dell'impegno professionale degli insegnanti, della collaborazione con
le famiglie, dell'organizzazione e delle risorse disponibili per costruire
contesti di apprendimento ricchi e significativi. Le famiglie Le famiglie,
che rappresentano il contesto più influente per lo sviluppo dei
bambini, pur nella loro diversità ? perché molteplici sono gli
ambienti di vita e i riferimenti, religiosi, etici, comportamentali ? sono
sempre portatrici di risorse che possono essere valorizzate, sostenute e
condivise nella scuola, per consentire di creare una
rete solida di scambi e di responsabilità comuni. Il primo incontro
con la scuola e con gli insegnanti, nonché
l'esperienza scolastica dei figli aiutano i genitori a prendere più
chiaramente coscienza della responsabilità educativa che è loro
affidata. Essi sono così stimolati a partecipare a un dialogo intorno
alle finalità della scuola e agli
orientamenti educativi, per rendere forti i loro bambini e attrezzarli per un
futuro che non è facile da prevedere e decifrare. Alla scuola dell'infanzia si affacciano genitori che provengono
da altre nazioni e che costruiscono progetti lunghi o brevi di vita per i
loro figli nel nostro paese. Essi professano religioni diverse, si ispirano
spesso a modelli tradizionali di educazione, di ruoli sociali e di genere
appresi nei paesi di origine ed esprimono il bisogno di rinfrancare la
propria identità in una cultura per loro
nuova. La scuola dell'infanzia è per loro
occasione di incontro con altri genitori, per costruire rapporti di fiducia e
nuovi legami di comunità. Le famiglie dei bambini con
disabilità chiedono sostegno alla scuola per
promuovere le risorse dei loro figli, attraverso il riconoscimento sereno
delle differenze e la costruzione di ambienti educativi accoglienti e
inclusivi, in modo che ciascun bambino possa trovare attenzioni specifiche ai
propri bisogni e condividere con gli altri il proprio percorso di formazione.
L'ambiente di apprendimento La scuola dell'infanzia
si propone come contesto di relazione, di cura e di apprendimento, nel quale
possono essere filtrate, analizzate ed elaborate le sollecitazioni che i
bambini sperimentano nelle loro esperienze. Promuove una pedagogia attiva e
delle relazioni che si manifesta nella capacità degli insegnanti di
dare ascolto e attenzione a ciascun bambino, nella cura dell'ambiente, dei
gesti e delle cose e nell'accompagnamento verso forme di conoscenza sempre
più elaborate e consapevoli. L'apprendimento avviene attraverso
l'esperienza, l'esplorazione, i rapporti tra i bambini, con la natura, gli
oggetti, l'arte, il territorio e le sue tradizioni, attraverso la
rielaborazione individuale e collettiva delle esperienze e attraverso
attività ludiche. Con il gioco i bambini si esprimono, raccontano,
interpretano e combinano in modo creativo le esperienze soggettive e sociali.
L'ambiente di apprendimento è organizzato dagli insegnanti in modo che
ogni bambino si senta riconosciuto, sostenuto e valorizzato: il bambino con
competenze forti, il bambino la cui famiglia viene da lontano, il bambino con
fragilità e difficoltà, il bambino con bisogni educativi
specifici, il bambino con disabilità, poiché tutti devono saper
coniugare il senso dell'incompiutezza con la tensione verso la propria
riuscita. La vita di relazione è caratterizzata da ritualità e
da convivialità serena per incoraggiare il bambino a ritrovarsi
nell'ambiente e ad averne cura e responsabilità. Le relazioni con gli
insegnanti e fra i bambini sono un importante fattore protettivo e di
promozione dello sviluppo. La scuola dell'infanzia
organizza le proposte educative e didattiche espandendo e dando forma alle
prime esplorazioni, intuizioni e scoperte dei bambini attraverso un curricolo
esplicito. A esso è sotteso un curricolo implicito costituito da
costanti che definiscono l'ambiente di apprendimento e lo rendono specifico e
immediatamente riconoscibile: ? Lo spazio accogliente, caldo, curato,
orientato dal gusto, espressione della pedagogia e delle scelte educative di
ciascuna scuola. E uno spazio che parla dei bambini,
del loro valore, dei loro bisogni di gioco, di movimento, di espressione, di
intimità e di socialità, attraverso l'ambiente fisico, la
scelta di arredamenti e oggetti volti a creare una funzionale e invitante
disposizione a essere abitato dagli stessi bambini. ? Il tempo disteso, nel
quale è possibile per il bambino giocare, esplorare, dialogare,
osservare, ascoltare, capire, crescere con sicurezza e nella
tranquillità, sentirsi padrone di sé e delle attività che
sperimenta e nelle quali si esercita. In questo modo il bambino può
scoprire e vivere il proprio tempo esistenziale senza accelerazioni e senza
rallentamenti indotti dagli adulti. ? La documentazione, come processo che
produce tracce, memoria e riflessione, che rende visibili le modalità
e i percorsi di formazione e che permette di valutare i progressi
dell'apprendimento individuale e di gruppo. ? Lo stile educativo, fondato
sull'osservazione e sull'ascolto, sulla progettualità elaborata
collegialmente, sull'intervento indiretto e di regia. ? La partecipazione,
come dimensione che permette di stabilire e sviluppare legami di corresponsabilità,
di incoraggiare il dialogo e la cooperazione nella costruzione della
conoscenza. La scuola dell'infanzia sperimenta con
libertà la propria organizzazione, la formazione dei gruppi, delle
sezioni e le attività di intersezione a seconda delle scelte pedagogiche,
dell'età e della numerosità dei bambini e delle risorse umane e
ambientali delle quali può disporre. I CAMPI DI ESPERIENZA Gli
insegnanti accolgono, valorizzano ed estendono le curiosità, le
esplorazioni, le proposte dei bambini e creano occasioni e progetti di
apprendimento per favorire l'organizzazione di ciò che i bambini vanno
scoprendo. L'esperienza diretta, il gioco, il procedere per tentativi ed
errori permettono al bambino, opportunamente guidato, di approfondire e
sistematizzare gli apprendimenti e di avviare processi di simbolizzazione e
formalizzazione. Pur nell'approccio globale che caratterizza la scuola dell'infanzia, gli insegnanti individuano, dietro
ai vari campi di esperienza, il delinearsi dei saperi disciplinari e dei loro
alfabeti. In particolare nella scuola dell'infanzia
i traguardi per lo sviluppo della competenza suggeriscono all'insegnante
orientamenti, attenzioni e responsabilità nel creare occasioni e
possibilità di esperienze volte a favorire lo sviluppo della competenza,
che a questa età va inteso in modo globale e unitario. Il sé e l'altro
Le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme I bambini formulano le
grandi domande esistenziali e sul mondo e cominciano a riflettere sul senso e
sul valore morale delle loro azioni, prendono coscienza della propria
identità, scoprono le diversità e apprendono le prime regole
necessarie alla vita sociale. Negli anni della scuola
dell'infanzia il bambino osserva la natura, la vita e il suo evolversi ed
estinguersi, l'ambiente che lo circonda, le relazioni tra le persone; ascolta
le narrazioni degli adulti, le espressioni delle loro opinioni e della loro
fede; è testimone degli eventi e ne vede la rappresentazione
attraverso i media, partecipa alle tradizioni della famiglia e della
comunità. Sente di appartenere alla sua famiglia, alla sua
comunità, alla sua scuola; si accorge di
essere uguale e diverso nella varietà delle situazioni, di poter
essere accolto o escluso, di poter accogliere o escludere. Si chiede dove era
prima di nascere e se e dove finirà la sua esistenza e quella di chi
gli è caro, quale sia l'origine del mondo; si interroga su Dio e si
confronta con l'esperienza religiosa. La presenza di bambini che parlano
altre lingue e hanno tratti diversi e famiglie con tradizioni e religioni
diverse, apre nuovi orizzonti, suscita reazioni, curiosità,
preoccupazioni e sentimenti che non possono essere ignorati. In questi anni,
dunque, si definisce e si articola l'identità di ciascun bambino e di
ciascuna bambina come consapevolezza del proprio corpo, della propria
personalità e del proprio stare con gli altri. Sono gli anni della
scoperta degli adulti come fonte di protezione e contenimento, degli altri
bambini come compagni di giochi e come limite alla propria volontà. Il
bambino cerca di dare un nome agli stati d'animo, sperimenta il piacere e le
difficoltà della condivisione e i primi conflitti, supera
progressivamente l'egocentrismo e può cogliere altri punti di vista.
Esperienze, emozioni, pensieri e domande generano riflessioni, ipotesi,
discorsi, comportamenti sociali che hanno bisogno di spazi di incontro e di
elaborazione. La scuola si pone come luogo di
dialogo, di approfondimento culturale e di reciproca
formazione tra genitori e insegnanti per affrontare insieme questi temi e
proporre ai bambini un modello di ascolto e di rispetto, per convenire come
aiutare ciascun bambino a trovare risposte alle grandi domande in coerenza
con le scelte della sua famiglia e al tempo stesso riconoscendo e
comprendendo scelte diverse e mostrando per loro rispetto. La scuola si confronta con le famiglie per condividere le
regole che consentono di realizzare le finalità educative e propone ai
bambini prime forme di dialogo sulle domande che essi pongono, sugli eventi
della vita quotidiana, sulle regole del vivere insieme. Traguardi per lo
sviluppo della competenza Il bambino sviluppa il senso dell'identità
personale, è consapevole delle proprie esigenze e dei propri
sentimenti, sa controllarli ed esprimerli in modo adeguato. Sa di avere una
storia personale e familiare, conosce le tradizioni della famiglia, della
comunità e sviluppa un senso di appartenenza. Pone domande sui temi
esistenziali e religiosi, sulle diversità culturali,
su ciò che è bene o male, sulla giustizia, e ha raggiunto una
prima consapevolezza dei propri diritti e dei diritti degli altri, dei
valori, delle ragioni e dei doveri che determinano il suo comportamento.
Riflette, si confronta, discute con gli adulti e con gli altri bambini, si
rende conto che esistono punti di vista diversi e sa tenerne conto. E
consapevole delle differenze e sa averne rispetto. Ascolta gli altri e
dà spiegazioni del proprio comportamento e del proprio punto di vista.
Dialoga, discute e progetta confrontando ipotesi e procedure, gioca e lavora
in modo costruttivo e creativo con gli altri bambini. Comprende chi è
fonte di autorità e di responsabilità nei diversi contesti, sa
seguire regole di comportamento e assumersi responsabilità. Il corpo
in movimento Identità, autonomia, salute I bambini prendono coscienza
e acquisiscono il senso del proprio sé fisico, il controllo del corpo, delle
sue funzioni, della sua immagine, delle possibilità sensoriali ed
espressive e di relazione e imparano ad averne cura attraverso l'educazione
alla salute. Il bambino che entra nella scuola ha
già acquisito il dominio delle principali funzioni del corpo, il senso
della propria identità e alcune conoscenze fondamentali riguardanti lo
schema e il linguaggio corporeo, attraverso le quali si esprime e organizza
la sua presenza attiva nel mondo circostante. Sviluppa la conoscenza del
proprio corpo attraverso l'esperienza sensoriale e percettiva che gli
permette di sperimentarne le potenzialità, di affinarle e di
rappresentarlo. I giochi e le attività di movimento consolidano la
sicurezza di sé e permettono ai bambini e alle bambine di sperimentare le
potenzialità e i limiti della propria fisicità, i rischi dei
movimenti incontrollati e violenti, le diverse sensazioni date dai momenti di
rilassamento e di tensione, il piacere del coordinare le attività con
quelle degli altri in modo armonico. Il corpo ha potenzialità
espressive e comunicative che si realizzano in un linguaggio caratterizzato
da una propria struttura e da regole che il bambino apprende attraverso
specifici percorsi di apprendimento: i gesti mimici, sostituiscono o
sottolineano la parola, mantengono la conversazione o la sospendono,
esprimono sentimenti ed emozioni, accompagnano la fruizione musicale. Le
attività informali, di routine e di vita quotidiana, la vita e i
giochi all'aperto sono altrettanto importanti delle attività
espressive e di movimento libero o guidato e possono essere occasione per
l'educazione alla salute attraverso una sensibilizzazione alla corretta
alimentazione e all'igiene personale. La scuola
dell'infanzia mira a sviluppare gradualmente nel bambino la capacità
di leggere, capire e interpretare i messaggi provenienti dal corpo proprio e
altrui, di rispettarlo e di averne cura, di esprimersi e di comunicare
attraverso di esso per giungere ad affinarne la capacità percettive e
di conoscenza degli oggetti, la capacità di orientarsi nello spazio,
di muoversi e di comunicare secondo fantasia e creatività. Traguardi
per lo sviluppo della competenza Il bambino raggiunge una buona autonomia
personale nell'alimentarsi e nel vestirsi, riconosce i segnali del corpo, sa
che cosa fa bene e che cosa fa male, conosce il proprio corpo, le differenze
sessuali e di sviluppo e consegue pratiche corrette di cura di sé, di igiene
e di sana alimentazione. Prova piacere nel movimento e in diverse forme di
attività e di destrezza quali correre, stare in equilibrio,
coordinarsi in altri giochi individuali e di gruppo che richiedono l'uso di
attrezzi e il rispetto di regole, all'interno della scuola
e all'aperto. Controlla la forza del corpo, valuta il rischio, si coordina
con gli altri. Esercita le potenzialità sensoriali, conoscitive,
relazionali, ritmiche ed espressive del corpo. Conosce le diverse parti del
corpo e rappresenta il corpo in stasi e in movimento. Linguaggi,
creatività, espressione Gestualità, arte, musica,
multimedialità I bambini sono portati a esprimere con immaginazione e
creatività le loro emozioni e i loro pensieri: l'arte orienta questa
propensione, educa al sentire estetico e al piacere del bello. Lo sforzo di
esplorare i materiali, di interpretare e creare sono atteggiamenti che si
manifestano nelle prime esperienze artistiche e che possono estendersi e
appassionare ad altri apprendimenti. I bambini possono esprimersi in
linguaggi differenti: con la voce, il gesto, la drammatizzazione, i suoni, la
musica, la manipolazione e la trasformazione dei materiali più
diversi, le esperienze grafico-pittoriche, i mass-media, ecc. La fruizione di
questi linguaggi educa al senso del bello, alla conoscenza di se stessi,
degli altri e della realtà. L'incontro dei bambini con l'arte è
occasione per osservare con occhi diversi il mondo che li circonda. I diversi
materiali esplorati con tutti i sensi, le tecniche sperimentate, confrontate,
condivise ed esercitate, le osservazioni di quadri, sculture o architetture
aiuteranno a migliorare la capacità di osservare, coltivare il piacere
della fruizione e ad avvicinare alla cultura e al
patrimonio artistico. I bambini che si cimentano nelle diverse pratiche di
pittura, di manipolazione, di costruzione plastica e meccanica osservano,
imitano, trasformano, interpretano, inventano e raccontano. La musica
è un linguaggio universale, carico di emozioni e ricco di tradizioni culturali. Il bambino, interagendo con il paesaggio
sonoro, sviluppa le proprie capacità cognitive e relazionali, impara a
percepire, ascoltare, ricercare e discriminare i
suoni all'interno di contesti di apprendimento significativi. Esplora le
proprie possibilità sonoro-espressive e simbolico-rappresentative,
accrescendo la fiducia nelle proprie potenzialità. L'ascolto delle
produzioni sonore personali lo apre al piacere di fare musica e alla
condivisione di repertori appartenenti a vari generi musicali. Il bambino si
confronta con i nuovi media e con i nuovi linguaggi della comunicazione, come
spettatore e come attore. La scuola può
aiutarlo a familiarizzare con l'esperienza della multimedialità,
favorendo un contatto attivo con i media e la ricerca
delle loro possibilità espressive e creative. Traguardi per lo
sviluppo della competenza Il bambino segue con attenzione e con piacere
spettacoli di vario tipo (teatrali, musicali, cinematografici?); sviluppa
interesse per l'ascolto della musica e per la fruizione e l'analisi di opere
d'arte. Comunica, esprime emozioni, racconta, utilizzando le varie
possibilità che il linguaggio del corpo consente. Inventa storie e si
esprime attraverso diverse forme di rappresentazione e drammatizzazione. Si
esprime attraverso il disegno, la pittura e altre attività manipolative
e sa utilizzare diverse tecniche espressive. Esplora i materiali che ha a
disposizione e li utilizza con creatività. Formula piani di azione,
individualmente e in gruppo, e sceglie con cura materiali e strumenti in
relazione al progetto da realizzare. E preciso, sa rimanere concentrato, si
appassiona e sa portare a termine il proprio lavoro. Ricostruisce le fasi
più significative per comunicare quanto realizzato. Scopre il
paesaggio sonoro attraverso attività di percezione e produzione musicale
utilizzando voce, corpo e oggetti. Sperimenta e combina elementi musicali di
base, producendo semplici sequenze sonoro-musicali. Esplora i primi alfabeti
musicali, utilizzando i simboli di una notazione informale per codificare i
suoni percepiti e riprodurli. Esplora le possibilità offerte dalle
tecnologie per fruire delle diverse forme artistiche, per comunicare e per
esprimersi attraverso di esse. I discorsi e le parole Comunicazione, lingua, cultura I bambini apprendono a comunicare verbalmente, a
descrivere le proprie esperienze e il mondo, a conversare e dialogare, a
riflettere sulla lingua, e si avvicinano alla lingua scritta. Attraverso la
conoscenza e la consapevolezza della lingua materna e di altre lingue
consolidano l'identità personale e culturale
e si aprono verso altre culture. I bambini giungono alla scuola
dell'infanzia avendo acquisito le principali strutture linguistiche: hanno
appreso, nell'interazione con i familiari, la lingua materna, le sue
intonazioni e i ritmi, le principali regole del discorso; sanno usare la
lingua per esprimere le proprie intenzioni e i propri desideri e per
interagire con gli altri; hanno osservato e appreso come le diverse persone
comunicano tra loro; hanno avuto contatti con i messaggi prodotti dai media.
Spesso hanno già incontrato lingue diverse. La lingua diventa via via
uno strumento con il quale giocare ed esprimersi in modi personali, creativi
e sempre più articolati; sul quale riflettere per comprenderne il
funzionamento; attraverso il quale raccontare e dialogare, pensare
logicamente, approfondire le conoscenze, chiedere spiegazioni e spiegare il
proprio punto di vista, progettare, lasciare tracce. Se opportunamente
guidati, i bambini estendono il patrimonio lessicale, le competenze
grammaticali, conversazionali, logiche e argomentative, confrontano la
propria lingua materna con altre lingue, formulano ipotesi e si cimentano con
l'esplorazione della lingua scritta. Possono apprendere efficacemente una
seconda lingua purché il contesto sia dotato di senso, l'apprendimento
avvenga in modo naturale, sia inserito nelle attività quotidiane e
diventi esso stesso occasione di riflessione e di dialogo. La scuola dell'infanzia ha il compito di promuovere in tutti
i bambini la padronanza della lingua italiana e la consapevolezza
dell'importanza dell'uso della propria lingua materna da parte dei bambini di
origini culturali diverse. Offre la
possibilità di vivere contesti di espressione-comunicazione nei quali
il bambino possa imparare a utilizzare la lingua in tutte le sue funzioni e
nelle forme necessarie per addentrarsi nei diversi campi di esperienza.
Sollecita le pratiche linguistiche che mettano i bambini in condizione di
scambiare punti di vista, confrontare le proprie interpretazioni attorno a
fatti ed eventi, esprimere i propri pensieri, negoziare e condividere con gli
altri le proprie opinioni. Incoraggia il progressivo avvicinarsi dei bambini
alla lingua scritta, che potenzia e dilata gli orizzonti della comunicazione,
attraverso la lettura di libri illustrati e l'analisi dei messaggi presenti
nell'ambiente. Traguardi per lo sviluppo della competenza Il bambino sviluppa
la padronanza d'uso della lingua italiana e arricchisce e precisa il proprio
lessico. Sviluppa fiducia e motivazione nell'esprimere e comunicare agli altri
le proprie emozioni, le proprie domande, i propri ragionamenti e i propri
pensieri attraverso il linguaggio verbale, utilizzandolo in modo
differenziato e appropriato nelle diverse attività. Racconta, inventa,
ascolta e comprende le narrazioni e la lettura di storie, dialoga, discute,
chiede spiegazioni e spiega, usa il linguaggio per progettare le
attività e per definirne le regole. Sviluppa un repertorio linguistico
adeguato alle esperienze e agli apprendimenti compiuti nei diversi campi di
esperienza. Riflette sulla lingua, confronta lingue diverse, riconosce,
apprezza e sperimenta la pluralità linguistica e il linguaggio
poetico. E consapevole della propria lingua materna. Formula ipotesi sulla
lingua scritta e sperimenta le prime forme di comunicazione attraverso la
scrittura, anche utilizzando le tecnologie. La conoscenza del mondo Ordine,
misura, spazio, tempo, natura I bambini esplorano la realtà, imparando
a organizzare le proprie esperienze attraverso azioni consapevoli quali il
raggruppare, il comparare, il contare, l'ordinare, l'orientarsi e il
rappresentare con disegni e con parole. Attraverso le attività
proposte, le organizzazioni dei fenomeni naturali e degli organismi viventi,
le conversazioni, le attività ludiche, costruttive o progettuali, il
bambino comincia a capire l'importanza di guardare sempre meglio i fatti del
mondo, confrontando le proprie idee con le idee proposte dagli adulti e dagli
altri bambini. Partendo da situazioni di vita quotidiana, dal gioco, dalle
domande e dai problemi che nascono dall'esperienza concreta il bambino
comincia a costruire competenze trasversali quali: osservare, manipolare,
interpretare i simboli per rappresentare significati; chiedere spiegazioni,
riflettere, ipotizzare e discutere soluzioni; cogliere il punto di vista
degli altri in relazione al proprio, nelle azioni e nelle comunicazioni;
prevedere, anticipare, osservare, organizzare, ordinare gli oggetti e le
esperienze; interagire con lo spazio in modo consapevole e compiere i primi
tentativi per rappresentarlo; avvicinarsi al numero come segno e strumento
per interpretare la realtà e interagire con essa; riflettere sulla
misura, sull'ordine e sulla relazione; osservare i viventi, sempre in
relazione con aspetti del mondo fisico, mossi dalla curiosità verso di
sé e verso l'ambiente naturale nonché verso le sue continue trasformazioni;
progettare e perseguire progetti nel tempo documentandone gli sviluppi. Nella
scuola dell'infanzia i bambini apprendono a
organizzarsi gradualmente nel tempo e nello spazio, a partire dai loro
vissuti quotidiani di vita familiare, scolastica, ludica e facendo
riferimento alle attività degli adulti e agli eventi naturali e culturali. Spazio e tempo sono legati tra loro
nell'esperienza fondamentale del movimento, le cui caratteristiche di durata,
estensione e rapidità costituiscono per i bambini sia elementi di
analisi degli stessi movimenti direttamente osservati, sia criteri di
interpretazione del cambiamento in generale. I bambini acquisiscono
consapevolezza del proprio corpo attraverso una corrispondente consapevolezza
del mondo e viceversa: la prima "organizzazione fisica" del mondo
esterno (forma, movimento, luce, calore, ecc.) si sviluppa in stretta e
reciproca corrispondenza con i canali di percezione e motricità. In modo
analogo il bambino mette in relazione le funzioni interne e le
funzionalità esterne di qualunque organismo vivente e si accosta alla
consapevolezza delle trasformazioni della materia mettendole in relazione con
le esperienze del proprio corpo. Il bambino può interpretare qualunque
macchina, meccanismo, strumento, artefatto tecnologico che fa parte della sua
esperienza mediante un contrappunto fra "come è fatto" e
"cosa fa". L'intreccio fra linguaggio e azione nell'attività
di conoscenza del bambino favorisce la scoperta della varietà degli
aspetti del mondo e, al tempo stesso, promuove l'organizzazione culturale. Il compito degli insegnanti è quello di
rendere i bambini gradualmente consapevoli della ricchezza potenziale della
loro esperienza quotidiana e dei modi in cui la cultura
dà forma a tale esperienza; di assecondarli e sostenerli nel processo
dello sviluppo della competenza e nei loro primi tentativi di simbolizzare e
formalizzare le conoscenze del mondo; di aiutarli e indirizzarli nel
costruire le prime immagini del mondo e di sé che siano coerenti e
significative, a percepire e coltivare il benessere che deriva dallo stare
nell'ambiente naturale. Traguardi per lo sviluppo della competenza Il bambino
raggruppa e ordina secondo criteri diversi, confronta e valuta
quantità; utilizza semplici simboli per registrare; compie misurazioni
mediante semplici strumenti. Colloca correttamente nello spazio se stesso,
oggetti, persone; segue correttamente un percorso sulla base di indicazioni
verbali. Si orienta nel tempo della vita quotidiana. Riferisce eventi del
passato recente dimostrando consapevolezza della loro collocazione temporale;
formula correttamente riflessioni e considerazioni relative al futuro
immediato e prossimo. Coglie le trasformazioni naturali. Osserva i fenomeni
naturali e gli organismi viventi sulla base di criteri o ipotesi, con
attenzione e sistematicità. Prova interesse per gli artefatti
tecnologici, li esplora e sa scoprirne funzioni e possibili usi. E curioso,
esplorativo, pone domande, discute, confronta ipotesi, spiegazioni, soluzioni
e azioni. Utilizza un linguaggio appropriato per descrivere le osservazioni o
le esperienze. LA SCUOLA DEL PRIMO CICLO Il primo ciclo d'istruzione
comprende la scuola primaria e la scuola
secondaria di primo grado, già elementare e media. Esso ricopre un
arco di tempo fondamentale per l'apprendimento e per la costruzione
dell'identità degli alunni, nel quale si pongono le basi e si
sviluppano le competenze indispensabili per continuare ad apprendere a scuola e lungo l'intero arco della vita. La
finalità del primo ciclo è la promozione del pieno sviluppo
della persona. Per realizzarla la scuola concorre
con altre istituzioni alla rimozione di ogni ostacolo alla frequenza; cura
l'accesso facilitato per gli alunni con disabilità, previene
l'evasione dell'obbligo scolastico e contrasta la dispersione; persegue con
ogni mezzo il miglioramento della qualità del sistema di istruzione.
In questa prospettiva la scuola accompagna gli
alunni nell'elaborare il senso della propria esperienza, promuove la pratica consapevole
della cittadinanza attiva e l'acquisizione degli alfabeti di base della cultura. IL SENSO DELL'ESPERIENZA Fin dai primi anni del
percorso formativo, la scuola svolge un fondamentale
ruolo educativo e di orientamento, fornendo all'alunno le occasioni per
capire se stesso, per prendere consapevolezza delle sue potenzialità e
risorse, per progettare percorsi esperienziali e verificare gli esiti
conseguiti in relazione alle attese. La scuola
favorisce lo sviluppo delle capacità necessarie per imparare a leggere
le proprie emozioni e a gestirle, per rappresentarsi obiettivi non immediati
e perseguirli. Promuove inoltre quel primario senso di responsabilità
che si traduce nel fare bene il proprio lavoro e nel portarlo a termine,
nell'avere cura di sé, degli oggetti, degli ambienti che si frequentano, sia
naturali sia sociali. Sollecita gli alunni a un'attenta riflessione sui
comportamenti di gruppo al fine di individuare quegli atteggiamenti che
violano la dignità della persona e il rispetto reciproco, li orienta a
sperimentare contesti di relazione dove sviluppare atteggiamenti positivi e
realizzare pratiche collaborative. Segue con attenzione le diverse condizioni
di sviluppo e di elaborazione dell'identità di genere, che nella
preadolescenza ha la sua stagione cruciale.Facilita le condizioni di
fruizione e produzione della comunicazione tra coetanei e dei messaggi
provenienti dalla società nelle loro molteplici forme. Crea contesti
in cui gli alunni sono indotti a riflettere per comprendere la realtà
e se stessi, diventano consapevoli che il proprio corpo è un bene da
rispettare e tutelare, trovano stimoli al pensare analitico e critico,
coltivano la fantasia e il pensiero divergente, si confrontano per ricercare significati ed elaborare mappe cognitive. Di
fronte alla complessa realtà sociale, la scuola
ha bisogno di stabilire con i genitori rapporti non episodici o dettati
dall'emergenza, ma costruiti dentro un progetto educativo condiviso e
continuo. La consapevolezza dei cambiamenti intervenuti nella società
e nella scuola richiede la messa in atto di un
rinnovato rapporto di corresponsabilità formativa con le famiglie, in
cui con il dialogo si costruiscano cornici di riferimento condivise e si dia
corpo a una progettualità comune. L'ALFABETIZZAZIONE CULTURALE DI BASE
Il compito specifico del primo ciclo è quello di promuovere
l'alfabetizzazione di base attraverso l'acquisizione dei linguaggi simbolici
che costituiscono la struttura della nostra cultura,
in un orizzonte allargato alle altre culture con cui conviviamo. Si tratta di
una alfabetizzazione culturale e sociale, che
include quella strumentale e la potenzia con un ampliamento e un
approfondimento della prospettiva attraverso i linguaggi delle varie
discipline. La scuola primaria mira all'acquisizione
degli apprendimenti di base, come primo esercizio dei diritti costituzionali.
Ai bambini e alle bambine che la frequentano va offerta l'opportunità
di sviluppare le dimensioni cognitive, emotive, affettive, sociali, corporee,
etiche e religiose, e di acquisire i saperi irrinunciabili. Si pone come scuola formativa che, attraverso gli alfabeti delle
discipline, permette di esercitare differenti potenzialità di
pensiero, ponendo così le premesse per lo sviluppo del pensiero
riflessivo e critico. Per questa via si formano cittadini consapevoli e
responsabili a tutti i livelli, da quello locale a quello europeo. La
padronanza degli alfabeti di base è ancor più importante per
bambini che vivono in situazioni di svantaggio: più solide saranno le
strumentalità apprese nella scuola primaria,
maggiori saranno le probabilità di inclusione sociale e culturale attraverso il sistema dell'istruzione. La scuola secondaria di primo grado rappresenta la fase in
cui si realizza l'accesso alle discipline come punti di vista sulla
realtà e come modalità di interpretazione, simbolizzazione e
rappresentazione del mondo. La valorizzazione delle discipline avviene
pienamente quando si evitano due rischi: sul piano culturale,
quello della frammentazione dei saperi; sul piano didattico, quello della
impostazione trasmissiva. Rispetto al primo, le discipline non vanno
presentate come territori da proteggere definendo confini rigidi, ma come
chiavi interpretative. I problemi complessi richiedono, per essere esplorati,
che i diversi punti di vista disciplinari interessati dialoghino e che si
presti attenzione alle zone di confine e di cerniera fra discipline. Le
esperienze interdisciplinari sono finalizzate a trovare interconnessioni e
raccordi fra le indispensabili conoscenze disciplinari e a formulare in modo
adeguato i problemi complessi posti dalla condizione umana nel mondo odierno
e dallo stesso sapere. La comprensione di specifici temi e problemi, infatti,
non si realizza soltanto con l'introduzione ai quadri teorici e metodologici
propri di ciascuna disciplina, ma anche mediante approcci integrati, atti a
meglio focalizzare la complessità del reale e a promuovere
modalità di elaborazione progressivamente più complesse. Nella scuola secondaria di primo grado vengono favorite una
più approfondita padronanza delle discipline e una articolata
organizzazione delle conoscenze, nella prospettiva della elaborazione di un
sapere integrato. Le competenze sviluppate nell'ambito delle singole
discipline concorrono a loro volta alla promozione di competenze più
ampie e trasversali, che rappresentano una condizione essenziale per la piena
realizzazione personale e per la partecipazione attiva alla vita sociale,
nella misura in cui sono orientate ai valori della convivenza civile e del
bene comune. Le competenze per l'esercizio della cittadinanza attiva sono
promosse continuamente nell'ambito di tutte le attività di
apprendimento, utilizzando e finalizzando opportunamente i contributi che
ciascuna disciplina può offrire. LA CITTADINANZA E compito peculiare
di questo ciclo scolastico porre le basi per l'esercizio della cittadinanza
attiva, potenziando e ampliando gli apprendimenti promossi nella scuola dell'infanzia. L'educazione alla cittadinanza viene
promossa attraverso esperienze significative che consentano di apprendere il
concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e dell'ambiente e che
favoriscano forme di cooperazione e di solidarietà. Questa fase del
processo formativo è il terreno favorevole per lo sviluppo di
un'adesione consapevole a valori condivisi e di atteggiamenti cooperativi e
collaborativi che costituiscono la condizione per praticare la convivenza
civile. Obiettivi irrinunciabili dell'educazione alla cittadinanza sono la costruzione
del senso di legalità e lo sviluppo di un'etica della
responsabilità, che si realizzano nel dovere di scegliere e agire in
modo consapevole e che implicano l'impegno a elaborare idee e a promuovere
azioni finalizzate al miglioramento continuo del proprio contesto di vita.
Gli allievi imparano a riconoscere e a rispettare i valori sanciti nella
Costituzione della
Repubblica Italiana, in particolare i diritti inviolabili
di ogni essere umano (art. 2), il riconoscimento della pari dignità
sociale (art. 3), il dovere di contribuire in modo concreto alla
qualità della vita della società (art. 4), la libertà di
religione (art. 8), le varie forme di libertà (articoli 13-21). Parte
integrante dei diritti costituzionali e di cittadinanza è il diritto
alla parola (art. 21). Attraverso la parola si negoziano i significati e si
opera per sanare le divergenze prima che sfocino in conflitti. E compito
ineludibile del primo ciclo garantire un adeguato livello di uso e di
controllo della lingua italiana, in rapporto di complementarità con
gli idiomi nativi e le lingue comunitarie. La lingua italiana costituisce il
primo strumento di comunicazione e di accesso ai saperi. La lingua scritta,
in particolare, rappresenta un mezzo importante per l'organizzazione del
pensiero e della riflessione e per l'accesso ai beni culturali.
Così intesa, la scuola diventa luogo
privilegiato di confronto libero e pluralistico. L'AMBIENTE DI APPRENDIMENTO
Il primo ciclo, nella sua articolazione di scuola
primaria e secondaria di primo grado, persegue efficacemente le
finalità che le sono assegnate nella misura in cui si costituisce come
un contesto idoneo a promuovere apprendimenti significativi e a garantire il
successo formativo per tutti gli alunni. A tal fine è possibile
individuare, nel rispetto della libertà di insegnamento,
alcune impostazioni metodologiche di fondo. Valorizzare l'esperienza e le
conoscenze degli alunni, per ancorarvi nuovi contenuti. Nel processo di
apprendimento l'alunno porta la ricchezza di esperienze e conoscenze, mette
in gioco aspettative ed emozioni, si presenta con una dotazione di
informazioni, abilità, modalità di apprendere, che l'azione
didattica può opportunamente richiamare, esplorare, problematizzare.
In questo modo l'allievo riesce a dare senso e significato a quello che va
imparando. Attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità,
per fare in modo che non diventino disuguaglianze. Le classi scolastiche sono
oggi caratterizzate da molteplici diversità, legate alle differenze nei
modi di apprendere, ai livelli di apprendimento raggiunti, alle specifiche
inclinazioni e ai personali interessi, ma anche a condizioni particolari, che
possono essere causa di difficoltà nell'apprendimento, oppure a
particolari stati emotivi e affettivi. La scuola deve
progettare e realizzare percorsi didattici specifici per rispondere ai
bisogni educativi degli allievi. Particolare attenzione va rivolta agli
alunni con cittadinanza non italiana i quali, al di là
dell'integrazione sociale, devono affrontare sia il problema di acquisire un
primo livello di padronanza della lingua italiana per comunicare, sia un
livello più avanzato per proseguire nel proprio itinerario di
istruzione. L'integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole
comuni, inoltre, anche se è da tempo un fatto culturalmente
e normativamente acquisito e un'esperienza consolidata nella pratica,
richiede maggiori attenzioni e una rinnovata progettualità,
utilizzando anche le varie forme di flessibilità previste
dall'autonomia e le opportunità offerte dalle tecnologie. Favorire
l'esplorazione e la scoperta, al fine di promuovere la passione per la ricerca
di nuove conoscenze. In questa prospettiva, la problematizzazione svolge una
funzione insostituibile: sollecita gli alunni a individuare problemi, a sollevare
domande, a mettere in discussione le mappe cognitive già elaborate, a
trovare piste d'indagine adeguate ai problemi, a cercare soluzioni anche
originali attraverso un pensiero divergente e creativo. Incoraggiare
l'apprendimento collaborativo. Imparare non è solo un processo
individuale. La dimensione comunitaria dell'apprendimento svolge un ruolo
significativo. In tal senso, molte sono le forme di interazione e
collaborazione che possono essere introdotte (dall'aiuto reciproco
all'apprendimento nel gruppo cooperativo, all'apprendimento tra pari?), sia
all'interno della classe, sia attraverso la formazione di gruppi di lavoro
con alunni di classi e di età diverse. Promuovere la consapevolezza
del proprio modo di apprendere, al fine di "imparare ad apprendere".
Riconoscere le difficoltà incontrate e le strategie adottate per
superarle, prendere atto degli errori commessi, ma anche comprendere le
ragioni di un insuccesso, conoscere i propri punti di forza, sono tutte
competenze necessarie a rendere l'alunno consapevole del proprio stile di
apprendimento e capace di sviluppare autonomia nello studio. Occorre che
l'alunno sia attivamente impegnato nella costruzione del suo sapere, sia
sollecitato a riflettere su quanto impara, sia incoraggiato a esplicitare i
suoi modi di comprendere e a comunicare ad altri i traguardi raggiunti. Ogni
alunno va posto nelle condizioni di capire il compito assegnato, valutare le
difficoltà e stimare le proprie abilità, imparando così
a riflettere sul proprio comportamento, valutare gli esiti delle proprie
azioni e trarne considerazioni per migliorare. Realizzare percorsi in forma
di laboratorio, per favorire l'operatività e allo stesso tempo il
dialogo e la riflessione su quello che si fa. Il laboratorio è una
modalità di lavoro che incoraggia la sperimentazione e la
progettualità, coinvolge gli alunni nel pensare-realizzare-valutare
attività vissute in modo condiviso e partecipato con altri, e che
può essere attivata sia all'interno sia all'esterno della scuola, valorizzando il territorio come risorsa per
l'apprendimento. L'acquisizione dei saperi richiede un uso flessibile e
polivalente degli spazi usuali della scuola, ma
anche la disponibilità di luoghi attrezzati che facilitino il processo
di esplorazione e di ricerca: per le scienze,
l'informatica, le lingue comunitarie, la produzione musicale, il teatro, le
attività pittoriche, la motricità?. Particolare importanza
assume la biblioteca scolastica, da intendersi come luogo deputato alla
lettura ma anche all'ascolto e alla scoperta di libri, che sostiene
l'apprendimento autonomo e continuo; un luogo pubblico, fra scuola e territorio, che favorisce la partecipazione delle
famiglie, agevola i percorsi di integrazione delle famiglie immigrate, crea
ponti tra lingue, linguaggi, religioni e culture. DISCIPLINE E AREE
DISCIPLINARI AREA LINGUISTICO-ARTISTICO-ESPRESSIVA AREA STORICO-GEOGRAFICA
AREA MATEMATICO-SCIENTIFICO-TECNOLOGICA ().
( da "Eco di Bergamo,
L'" del 05-09-2007)
Ricerca della diocesi
su ventimila allievi "Informati sì, ma non davvero
competenti" Perché Abramo lascia la sua terra, perché Mosé è
importante per i cristiani, chi è Gesù e perché muore in croce?
Queste cose (e tante altre ancora) i ragazzi delle scuole
bergamasche le sanno. Non è dunque giusto dire che i giovani sono
"analfabeti" della religione come strombazzano tante ricerche
svolte a livello nazionale. E vero invece che, come si dice, "tra il
dire e il fare c'è di mezzo il mare" e le nozioni spesso restano
lì, parcheggiate in qualche angolo della mente, e non riescono
a trasformarsi in azioni, in competenze, in uno stile di vita. Faticano ad
essere organizzate in modo critico e finalizzate a un'analisi del contesto
sociale, relazionale, storico che vada un po' in profondità. Sono le
prime conclusioni di un'interessante ricerca su
"Conoscenze, abilità e competenze religiose dopo cinque, otto e
tredici anni di insegnamento della religione
cattolica", promossa dalla diocesi di Bergamo e voluta dal servizio
nazionale Cei-Irc in collaborazione con il ministero della Pubblica
istruzione. A metterla a punto concretamente sono stati i docenti del Centro
di ateneo per la qualità dell'insegnamento
dell'Università degli studi di Bergamo guidati da Giuliana Sandrone
Boscarino e Giuseppe Bertagna. I questionari sono stati sottoposti a oltre
ventimila studenti, tutti quelli che si avvalgono dell'ora di religione. I
primi risultati sono stati presentati ieri alla Casa del Giovane nel corso
del Convegno d'inizio anno degli insegnanti di religione. Le risposte
raccolte sono state 7.993 per la scuola primaria,
7.250 per la secondaria di primo grado, 3.862 per la secondaria di secondo
grado. I questionari erano molto articolati e comprendevano domande sui
contenuti ma anche sulla didattica e in generale sul contesto scolastico. A
dare un maggiore numero di risposte esatte sono stati gli allievi del liceo:
in media 22,57 su 29, in
percentuale il 77,82. "Bravi" anche i bimbi della primaria, con
18,06 risposte corrette su 24, il 75,5%. Non ci sono stati tentennamenti
sulle questioni fondamentali, comprese alcune non proprio immediate come (per
i piccoli della primaria) "Che cosa vuol dire che all'uomo è
affidato il creato?" e per i grandi "Il concetto di coscienza
è meglio descritto come...". Molte domande hanno avuto oltre il
90% di risposte giuste. I bimbi più piccoli non sono però
riusciti a individuare "Chi è l'autore degli Atti degli
apostoli": solo il 33,27% ha risposto Luca, mentre il 45,7 si è
rifugiato in un più generico "gli apostoli". Qualche
abbaglio l'hanno preso anche su "Chi ha fondato la Chiesa?". Ben il
51,38% ha infatti risposto "San Pietro", e solo il 34%
"Gesù Cristo". E al liceo ha fatto molte vittime "Che
cosa sono i sacramenti?". Solo per il 30% sono "segni della grazia
di Dio", mentre per il 51% sono "riti creati dalla Chiesa per
accompagnare la vita dei cristiani". Un segno che un po' di confusione
c'è nella testa dei fanciulli. Dalla ricerca
emerge poi che non esiste una correlazione significativa tra quello che il
ragazzo impara e il metodo utilizzato dal docente per insegnarglielo:
"In pratica ? sottolinea Bertagna ? sia una didattica attiva innovativa
che una tradizionale produrrebbero gli stessi risultati". E sembrano non
esserci legami con la frequenza di attività di catechesi parrocchiale
né con l'interesse al problema religioso. "E come se ? commenta Bertagna
? le buone conoscenze religiose non dipendessero da una specifica
attività formativa, scolastica o ecclesiale, ma penetrassero comunque
indistintamente in tutti per una specie di processo di intrisione
istituzionale, o se vogliamo per una specie di metonimia ambientale. Queste
abilità sono in pratica respirate a scuola e
fuori come i virus. L'unica variabile che pare determinante è proprio
il poter contare su 13 anni di insegnamento della
religione cattolica nella scuola". Secondo
Bertagna questi due dati, da una parte le conoscenze acquisite, dall'altra il
fatto che la didattica sembri non avere peso sono segno di una più
ampia crisi della scuola: "Non solo per la Rc,
ma per tutte le discipline di insegnamento, negli
ultimi decenni, l'istituzione scuola avrebbe perduto
il suo tradizionale primato informativo. Un ragazzo imparerebbe, infatti,
ormai, su tutte le discipline, perlomeno tante cose a casa, con internet, e
con gli altri mass media che consuma in dosi industriali, quante ne apprende
poi durante le ore scolastiche e sui libri di testo". L'importanza della
frequenza scolastica diventa quindi sempre di più quella di fornire
agli studenti la capacità di organizzare, selezionare e trattare
criticamente le conoscenze. "La scuola ?
afferma Bertagna ? è chiamata, più che a insegnare discipline,
a promuovere competenze personali". La ricerca
prosegue: "A breve ? spiega Giuliana Sandrone ? partirà la
seconda fase, che prenderà in considerazione poche classi, con
l'obiettivo di valutare le reali competenze degli allievi in una situazione
controllata". In analisi anche alcuni ulteriori incroci tra le risposte,
per estrapolare altre evidenze significative, e un'analisi a campione per
valutare se il modello della ricerca possa essere
trasferibile ad un ambito più ampio, come quello regionale.
"Manterremo un rapporto stretto con gli insegnanti ? spiega Sandrone ?
creando una piattaforma di e-learning, attiva da ottobre, a cui potranno
partecipare con contributi e riflessioni e all'interno della quale saranno
messi a disposizione in tempo reale i risultati della ricerca
e materiali utili per eventuali approfondimenti". Sabrina Penteriani.
( da "L'Espresso"
del 31-08-2007)
Attualità
EDUCAZIONE / LA CRISI DELL'ISTRUZIONE Processo alla scuola
di Roberta Carlini Il nostro sistema da vent'anni continua a peggiorare. E i
nostri studenti sono sempre più ignoranti. Le colpe della politica,
degli insegnanti e delle famiglie Matematica: sex. Sulle pagelle degli
studenti italiani meno bravi si legge ancora il 'sex' inventato nel secolo
scorso per evitare che qualcuno trasformasse la i in t e proseguisse
contraffacendo un bel 'sette'. Solo che adesso le pagelle sono scritte al
computer e poi stampate, per cui una correzione con la biro sarebbe impossibile.
Eppure, è rimasto il 'sex'. Per Domenico Starnone, scrittore ed ex
insegnante, quella del 'sex' è una metafora potentissima della nostra scuola: della scuola invecchiata
che non vuole cambiare, che non si arrende neanche all'evidenza. E che ci
consegna, lo dicono i numeri
italiani e i confronti internazionali, un sostanziale
fallimento educativo. Nonostante tre riforme in dieci anni, nonostante i
grandi proclami della politica, nonostante la spasmodica e spesso isterica
attenzione delle famiglie, nonostante le agitazioni dei suoi 835 mila
insegnanti. O forse proprio a causa loro: della politica, degli insegnanti,
delle famiglie. Protagonisti e imputati nel processo alla scuola
del 'sex'. Fallimento in cifre "Nel Mezzogiorno italiano un quindicenne
su cinque è povero di conoscenze". L'allarme è risuonato
fortissimo, qualche mese fa, non nell'aula del Parlamento, non in un comizio,
non in un'assemblea, e ad ascoltarlo non c'erano studenti né professori né
politici, ma compunti banchieri e uomini d'affari, convenuti in Banca
d'Italia a sentire le 'Considerazioni' del governatore Mario Draghi. Ennesima
bizzarria dell'Italia, ennesima supplenza della sua Banca centrale? Fatto
sta che i dati denunciati da Bankitalia collocano la nostra scuola al venticinquesimo posto nell'Ocse. Quando sono
stati pubblicati hanno suscitato discussioni e commenti perfino in Germania,
paese nel quale gli studenti mostravano competenze inferiori alla media, ma
superiori a quelle degli italiani, mentre da noi sono passati quasi inosservati.
A quelle evidenze poi se ne sono aggiunte altre, ma non si può dire
che intorno alla scuola sia nato quel clima da
emergenza nazionale che potrebbe forse salvarla. Dove nasce la crisi? Col suo
sguardo lungo e disincantato, Starnone colloca l'inizio della fine negli anni
'80: fu allora che "mentre negli altri paesi si scopriva il business
dell'istruzione, da noi la scuola perse interesse
agli occhi della politica e della società". Un clima immortalato
sin nel titolo dal suo 'Ex cathedra', libro-icona di una generazione di
insegnanti che avevano sognato di rivoluzionare la scuola.
Anche Marco Rossi Doria, 'maestro di strada' da trent'anni e fondatore del
progetto Chance, da qualche mese consulente del ministero dell'Istruzione, fu
parte di quella 'meglio gioventù' di insegnanti e intellettuali. Cita
i dati sulla dispersione, legge le statistiche e sbotta: "Altro che scuola di massa. Se uno su tre prende solo sufficiente
alla licenza media e uno su cinque esce da scuola
senza diploma né qualifica, siamo di fronte a un fallimento formativo di
massa". Dieci anni di riforme Eppure negli ultimi dieci anni la politica
le mani nella scuola le ha messe, eccome. Rossi
Doria non è sospettabile di simpatie morattiane quando dice alla
sinistra: "Smettiamola di imputare tutti i mali della scuola
a Letizia Moratti, è una follia pensare di cambiare ogni volta la scuola col cambio di colore dei governi". E di mani
di colore ne sono state date tante, negli ultimi dieci anni: le regole
sull'obbligo scolastico sono cambiate tre volte, sono stati aboliti e
spostati esami, riformati i cicli, fatte e disfatte commissioni e resi
autonomi i quasi 60 mila istituti della Repubblica. Senza con questo
migliorare la scuola italiana: che resta 'senz'arte
ma di parte', come ha sostenuto Luigi Berlinguer all'inizio dell'estate in un
articolo sul 'manifesto' in cui denunciava la carenza della cultura scientifica, del metodo sperimentale e della
musica nel nostro sistema educativo. Attirandosi lettere infuriate: "Tu
dov'eri?", è stata la domanda prevalente, soprattutto da parte
degli insegnanti. Berlinguer era al governo, dal '96 al '98, prima che la
rivolta del mondo della scuola inducesse il
centrosinistra a mandarlo via. Con lui sparì la proposta, impallinata
dagli insegnanti, di introdurre criteri di valutazione del lavoro dei
docenti. Restò la novità principale: l'autonomia scolastica,
con tutto il suo portato di sponsor, progetti, Pof (piani di offerta
formativa delle singole scuole). Cosa hanno fatto le 57.557 scuole d'Italia
finalmente autonome dal centralismo romano? Basta aprire un sito Internet di
un istituto o recarsi a una riunione preparatoria alle iscrizioni per
capirlo: un marketing di offerte e progetti di attività aggiuntive,
rare novità sugli insegnamenti tradizionali. "L'autonomia
è diventata intrattenimento formativo", dice Starnone: "Non
ha portato soldi e ha introdotto l'incubo del Pof, burocratizzando ancora di
più il lavoro degli insegnanti". Sicché le nostre scuole si sono
trasformate in progettifici, senza per questo avere più risorse: i
fondi pubblici, a dispetto della sbandierata autonomia, sono rimasti fino
all'anno scorso tutti vincolati agli specifici capitoli di bilancio - questo
per i cancellini questo per i laboratori - mentre i famosi sponsor si sono
visti poco. Assai spesso si chiedono soldi alle famiglie per fare corsi
aggiuntivi, mentre i programmi tradizionali restano immutati e i laboratori
deserti. Così l'autonomia, che esiste in molti dei sistemi scolastici
al top delle classifiche mondiali, in Italia è diventata uno dei
problemi, per tanti il problema principale. è successo "perché
è stata attuata male, da un corpo docente che non l'ha digerita, e poi
vanificata dalla Moratti", sostiene Berlinguer; mentre gran parte del
corpo docente, ben rappresentata da Paola Mastrocola, autrice del libro 'La scuola spiegata al mio cane', sogna di de-berlinguerizzare
la scuola, e vagheggia un ritorno al passato, con
tanto latino. E programmi tradizionali dettati da Roma. A proposito di
programmi. Nel turbinio delle riforme ci si è dimenticati
dell'essenziale: cosa e come si insegna, dove e perché nascono i 'poveri di
conoscenze'. Perché la scuola italiana fallisce
nell'educare al 'problem solving'? Perché dopo elementari decenti abbiamo il
tracollo delle medie? Perché quando si parla di riforme ci si concentra
sempre sui licei, mentre più della metà degli studenti
frequenta tecnici e professionali? E perché una scuola
apparentemente uguale per tutti a Sud tracolla? Mauro Palma, coordinatore
dell'area educativa dell'Enciclopedia Treccani e co-autore di uno dei
più diffusi manuali di matematica dei licei sperimentali, ha un buon
punto di osservazione sull'insegnamento delle
materie scientifiche. "Fatte salve le sperimentazioni, nei licei siamo
ancora fermi ai programmi dettati nel 1944. Quanto alle commissioni per i
nuovi programmi, per anni si è andati avanti con criteri parlamentari:
per mediare tra le varie posizioni, mettevano dentro un po' di tutto",
racconta. Il passaggio dai programmi alle linee-guida, omaggio all'autonomia
scolastica, non ha migliorato le cose. Palma condanna
quanto fatto e quanto non fatto sull'insegnamento
della matematica: "Bisogna chiedersi perché i bambini, che cominciano a
imparare proprio dai numeri, a un certo punto se ne distaccano. E perché la
materia più insegnata nella scuola italiana
è anche quella in cui andiamo peggio". Secondo la sua
diagnosi, il luogo in cui qualcosa si rompe è la scuola
media, "quando si perde il riferimento problematico"; molto pesa
anche il contesto culturale generale, "per cui
una persona colta deve sapere il latino, ma può tranquillamente
sbagliare una percentuale senza vergognarsene". Gli insegnanti Stanchi
di Pof e progettifici, malpagati, sempre meno gratificati. Gli insegnanti
italiani non se la passano bene. Ce lo dicono persino i loro matrimoni,
sostiene il sociologo Antonio Schizzerotto, che nel tipo di nozze di maestre
e prof ha rintracciato un declino della desiderabilità sociale della
professione. Ma siamo sicuri che siano senza peccato, nella crisi della scuola? Com'è fatta e come si muove la classe
insegnante? I dati generali ci dicono che è più anziana della
media dei lavoratori (età media 49 anni, nei prossimi sei anni ne
andranno in pensione oltre 200 mila) e per i tre quarti fatta da donne. Sono
al 60 per cento laureati, lavorano in media 15 ore a settimana meno degli
altri. Il numero di precari è enorme: 124 mila su 835 mila. Per un
giovane che si avvia all'insegnamento, la
probabilità di avere un contratto a termine è 25 volte
superiore che in qualsiasi altro settore. è quanto sostiene un lavoro
della Banca d'Italia, che sottolinea: in questo caso la flessibilità
non aumenta l'efficienza, ma la abbatte. Lo stesso studio dà un
indizio decisivo per chi voglia scoprire cosa non va nella scuola:
la giostra annuale degli insegnanti. Un dato per tutti: un docente su cinque
cambia scuola da un anno all'altro. Una girandola
che non è dovuta solo ai precari: le richieste di trasferimento dei
prof di ruolo verso la scuola preferita riguardano
un terzo del turn-over, 50 mila all'anno. I criteri? Tutti burocratici e
anagrafici, niente a che vedere col merito né con i bisogni delle scuole.
Così, si assiste ogni anno a esodi continui: prevalgono i movimenti
verso Sud e all'interno del Sud; quanto ai tipi di scuola,
c'è una fuga da professionali e medie. Dunque, la mappa dei
trasferimenti ricalca quella delle zone nere del sistema scolastico: medie,
professionali e Mezzogiorno. Non è certo un caso. Può reggere
un sistema nel quale ciascuna scuola è
autonoma e diversa dall'altra, ma i docenti sono tutti identici, un sistema
in cui un professore bravo non ha alcun incentivo ad andare dove c'è
più bisogno di lui, cioè una scuola
difficile? Rossi Doria, che nei quartieri a rischio di Napoli ci è
andato per scelta, dice che no, non può funzionare. Per aumentare
l'eguaglianza, dice, dobbiamo accettare le differenze: così come fanno
in Francia, dove gli insegnanti che vanno nelle Zone di educazione
prioritaria (le Zep) hanno incentivi economici e di punteggio. "Con
l'egualitarismo standardizzato finisci per fare una scuola
di classe, dove vanno bene solo i licei". Insomma, bisognerebbe
costruire un meccanismo, o almeno dare degli incentivi, perché i migliori
vadano nelle scuole peggiori: ma quali sono 'i migliori'? Ritorna l'argomento
tabù, quello della valutazione: quello su cui, anni luce fa, esplosero
Gilda e Cobas, contro i primi timidi tentativi in tal senso. Negli staff
tecnici del ministero sono allo studio metodi per valutare l'andamento delle
classi, modo indiretto per valutare l'operato dei professori. I quali, dice
Rossi Doria, prima o poi qualche cambiamento dovranno accettarlo: "Si
considerano dipendenti pubblici, ma sono professionisti del sapere, devono
abbandonare una visione rivendicativa, capire che è cambiata la scuola e la società, sono cambiate le
famiglie". La famiglia Intorno alla scuola
invecchiata senza crescere, alla scuola del sex in
pagella, è cambiato tutto, a partire da studenti e famiglie. "La
divisione degli studenti non passa semplicemente tra figli di poveri e figli
di ricchi", constata Starnone: "A scuola
arriva anche un ceto svantaggiato culturalmente, che
però dal punto di vista materiale ha tutto. E allo stesso tempo i
figli del ceto medio colto, quelli che una volta gratificavano gli insegnanti,
sono esposti come tutti a violenza, alcol, droga. La violenza a scuola c'è sempre stata, persino in 'Cuore'
Garrone, che era uno buono, andava a scuola col
coltello: solo che se prima c'era una rissa tra due, il terzo interveniva per
separarli, adesso si ferma per filmarli". Ma se la scuola
è impreparata a tutto ciò, non è che le famiglie
l'aiutino a migliorare. Sborsano sempre più soldi, dai libri ai corsi
aggiuntivi ai materiali, e sono più presenti di prima; ma spesso
arrivano come clienti a guardare la vetrina della scuola
e quando qualcosa non va, protestano violentemente o vanno dal giudice.
"Vale nella scuola quello che vale fuori: chi
batte i pugni sul tavolo vince", dice amaro Starnone. "Le famiglie
spesso delegano, non costruiscono più il super Io, ma poi se la scuola impone delle regole severe, molti si
infuriano", commenta Rossi Doria. La famiglia-cliente non mette sotto
processo pubblico la scuola, si limita a difendere
il proprio discendente, a suon di pugni o di ricorsi legali. C'è poi
un altro effetto-famiglia, ed è quello antico: nonostante tutti i
cambiamenti, resiste il fenomeno per cui il background familiare ha un peso
decisivo negli esiti scolastici. Nei paesi nei quali la scuola
è migliore, diventano meno decisivi il reddito o l'istruzione di
papà e mamma: anche qui, numeri e studi sul fenomeno mettono l'Italia in posizione
svantaggiata. L'economista Daniele Checchi ha scandagliato la relazione tra i
sistemi scolastici e peso dei background familiari, tra scuola
e promozione sociale: vien fuori che, se negli anni tutti hanno avuto qualche
opportunità in più, non è cambiata la mappa delle
diseguaglianze. Lo si vede anche nelle macro-differenze, quelle tra Nord e
Sud: il 5 per cento dei genitori di quindicenni del Sud ha al massimo la
licenza elementare, il 32 per cento si ferma a quella media. Nel Nord Est, le
stesse percentuali scendono all'1,6 e al 19,8 per cento. Insomma, la famiglia
e il territorio continuano a fare la differenza nella scuola
pubblica italiana. Nel bene e nel male. n Retrocessi agli ultimi banchi
Matematica, lettura, scienze e problem solving: Italia agli ultimi posti
Lettura Matematica Scienze Problem solving Finlandia 543 544 548 548 Media
Ocse 500 500 500 500 Francia 496 511 511 519 Germania 491 503 502 513 Spagna
481 485 487 482 Portogallo 478 466 468 470 Italia 476 466 486 469 Grecia 472
445 481 448 Tunisia 375 359 385 345 Fonte: Ocse. Punteggi medi dell'indagine
'Pisa' per tipo di competenza (anno 2003) Privato e pure bocciato 'Più
soldi alle private'. In passerella a Rimini, il ministro Giuseppe Fioroni ha
annunciato ai ciellini festanti (ma un po' scettici) il suo favore
all'aumento degli stanziamenti per le scuole private. Che, dall'introduzione
della parità scolastica (centrosinistra) ai buoni scuola
regionali (centrodestra) non sono mai state dimenticate, senza però
mai decollare davvero. Nell'anno scolastico 2005-2006 gli iscritti alle
scuole superiori paritarie erano 79.200 (1.904 in meno rispetto
all'anno precedente): il 4 per cento del totale, concentrati a Nord. In parte
sono scuole a pieno titolo, in parte sono quei diplomifici che hanno dato
pessimo spettacolo agli ultimi esami di maturità, spedendo ragazzi che
avevano pagato fior di quattrini a sostenere gli esami di Stato da privatisti
anche laddove, in base a regole note da mesi e mesi, non potevano sostenerli
perché c'era un tetto numerico. Quanto al rendimento, i dati 'Pisa' dell'Ocse
dicono che in Italia la scuola privata non è
affatto d'eccellenza. Anzi: le competenze in matematica di un quindicenne in
un istituto privato sono, nella media, pari a quelle del suo collega nella scuola pubblica (cioè basse). Altrove, specie nei
contesti anglosassoni, si evidenzia invece un divario netto, a favore della scuola privata: ma solo a causa di una autoselezione
basata sul reddito. Depurati dall'effetto-background (cioè dal peso
del contesto familiare e sociale), ecco che anche i bei risultati delle
scuole private inglesi non brillano più tanto. Quanto all'Italia,
depurati dall'effetto-background, i risultati della scuola
privata crollano, e quella pubblica sale in vantaggio (sempre nei test ai
quindicenni) di 27 punti. Il quindicenne? è un bel problem Le pagelle
del fallimento ce le danno gli organismi internazionali e sono quelli
dell'indagine 'Pisa' dell'Ocse. Sono i voti dati ai quindicenni italiani dopo
test specifici sulle competenze in lettura, matematica, scienze e problem
solving: la capacità di risolvere i problemi, il ramo più secco
del nostro sapere. Ma i numeri del fallimento li abbiamo anche in casa, e ci
dicono che il disastro si concentra nel Mezzogiorno e nella scuola media. I dispersi Sono i giovani tra i 18 e i 24
anni che hanno lasciato la scuola senza un diploma
superiore né una qualifica professionale. Hanno solo la licenza di terza
media. L'obiettivo europeo è portarli entro il 2010 sotto quota 10 per
cento. In Europa sono intorno al 15, in Italia il 20,6. Vale a dire: un giovane su cinque
è uscito da scuola senza un titolo utile, né
sta facendo formazione in alcun modo. La Sicilia ha il record negativo, con
il 30,4 per cento di giovani fuori da ogni formazione, pur avendo il record
degli enti di formazione professionale: 2.700 (contro i 600 della Lombardia).
Le medie Alla fine delle elementari, i bambini in ritardo sul regolare corso
di studi sono il 4,2 per cento. Alla fine del terzo anno delle medie la
percentuale dei ritardi è salita all'11. E ben il 37,3 ottiene la
licenza di terza media per un soffio, con il voto 'sufficiente'. Nella stessa
direzione vanno le indagini internazionali sulle competenze dei ragazzi: una
comparazione dei dati Iea e Ocse, contenuta in una ricerca
fatta degli economisti Piero Cipollone e Paolo Sestito (Ufficio studi di
Bankitalia), mostra che alle elementari i bambini italiani ne sanno quanto gli
altri, mentre dalle medie si evidenzia un forte calo, soprattutto in
matematica e scienze. Il non fatto delle medie si svela alla fine del primo
anno delle superiori: un iscritto su cinque lascia e il 35 per cento è
promosso con almeno un debito formativo. Le conoscenze I punteggi conseguiti
dai quindicenni italiani ci collocano al venticinquesimo posto nell'Ocse.
Sulla base di tali dati, la ricerca di Cipollone e Sestito ha
tracciato una mappa dei 'poveri in conoscenze': studenti che pur sapendo
leggere non sono capaci di utilizzare la lettura per apprendere cose nuove,
ragazzi che pur sapendo far di conto non sanno fare il cambio di una moneta.
La quota di quindicenni 'poveri di conoscenze' nel Nord non supera il 5 per
cento, nel Centro è sull'8 e nel Sud va dal 14 al 22. Insomma, a Nord siamo 'bravi come gli
altri', per citare il titolo di uno studio curato da Luciano Abburrà
che mette a confronto Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana con altre regioni
Ue. Le medie superiori In parallelo alle differenze Nord-Sud, corrono quelle
tra istituti. Tutti i dati della ricerca migliorano
nei licei, peggiorano negli istituti tecnici e soprattutto nei professionali.
Quella dei professionali è un'area critica anche nel Nord, è
qui che si concentrano le competenze più basse. Ma è qui che si
concentra anche la maggior parte degli studenti: nei licei, anche dopo il
recente boom, va un terzo dei ragazzi, il 32,5 per cento. Più della
metà si divide tra tecnici e professionali. La spesa La spesa pubblica
per istruzione e formazione, in Italia, è scesa dal 4,75 al 4,66 per
cento del Pil in dieci anni. A tirarla giù, nei confronti
internazionali, è soprattutto l'università:
nella scuola primaria e secondaria la spesa pubblica
per studente (pari nel 2004
a 6.136 euro) è superiore alla media europea.
Tale spesa è all'85 per cento statale. La parte affidata agli enti
locali fa la differenza: si va dai 1.536 euro per studente del Trentino Alto
Adige ai 537 della Puglia. R. C. In piedi ragazzi, entra il ministro Obbligo
scolastico a 16 anni: la riforma che scatta in questi giorni si sarebbe
potuta definire storica, se solo fosse stata fatta 30 anni fa. Invece quella
dell'innalzamento dell'obbligo è una storia infinita. Se ne parla
senza far niente per decenni mentre l'Italia resta con l'età
dell'obbligo più bassa d'Europa. Alla fine degli anni '90 Berlinguer
innalza l'obbligo a scuola di un solo anno e
aggiunge 240 ore di formazione per gli apprendisti in fabbrica. La riforma si
perde per strada: nella scuola non si fa in tempo ad
attuarla che è cambiato il governo, quanto alla formazione le aziende
semplicemente non firmano più contratti di apprendistato, diventati
troppo onerosi. Arriva la Moratti e l'obbligo si trasforma in 'diritto-dovere
all'istruzione', si affida alle formazione professionale delle regioni un
gran ruolo. Riforma osteggiata dal centro-sinistra e ri-riformata da Fioroni,
che infila il nuovo innalzamento dell'obbligo in uno dei tanti commi della
Finanziaria. Chissà se questa riforma vedrà davvero la luce:
fatto sta che, mentre la politica dibatteva sul come e sul dove dell'obbligo,
di fatto già il passaggio alle superiori dopo le medie era ormai una
realtà diffusa: insufficiente però a ottenere titoli e
competenze paragonabili a quelle dei coetanei europei. E quella dell'età
dell'obbligo è solo una delle tante altalene politiche sulla scuola. Ci sono poi gli esami che vanno e che vengono:
quelli di riparazione, aboliti da D'Onofrio e adesso oggetto della nostalgia
di molti, e quelli di quinta elementare, aboliti da Moratti. C'è la
storia delle commissioni d'esame: prima tutte esterne, poi con membro
esterno, poi tutte interne, poi di nuovo esterne, anche qui con evidenti
effetti sul numero di promossi e bocciati. C'è infine la vicenda dei
debiti formativi che hanno sostituito gli esami di riparazione, che fino
all'anno scorso potevano esser portati avanti allegramente e quest'anno sono
stati valutati più duramente all'ultimo anno, aumentando così
il numero dei non ammessi all'esame di maturità. Che fare di quel 35
per cento di studenti che accumula debiti e non se ne libera piu? Adesso
qualcuno propone di tornare ai vecchi esami di riparazione, altri pensano a
lezioni di recupero settimanali, con ore supplementari a scuola
nel pomeriggio. Altri ancora propongono una cura più radicale: rompere
l'unità-classe, cosicché chi ha un debito resti nella classe
precedente per la materia in cui è insufficiente, e vada avanti nelle
altre. R. C.
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