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ARCHIVIO GENERALE DEL  DOSSIER SCUOLA


 

 

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Indice dell’Archivio Generale

 

 

 

Articoli del 7-2-2008

Articoli dal 29 gennaio al 6 febbraio 2008

Articoli dal 23 al 28 gennaio 2008

Articoli dal 17 al 22 gennaio 2008

Articoli dal 12 dicembre 2007 al 16 gennaio 2008

Articoli dal 6 all’11 dicembre 2007

Articoli dal 29 novembre al 5 dicembre 2007

Articoli dal 23 al 28 novembre 2007

Articoli dal 15 ottobre al 14 novembre 2007

Articoli del 16-10-2007

Articoli dell’11-10-2007

Articoli del 10-10-2007

ARTICOLI DELL’8-10-2007

ARTICOLI DEL 7-10-2007

INDICE DAL 31-8-2007  AL 3-10-2007

 

 

 

 

 

 



 

ARTICOLI DEL 7-2-2008

"Difendete i vostri diritti ( da "Stampa, La" del 07-02-2008)
Argomenti: Scuola

Abstract: capo della squadra mobile di Asti, che parlerà della sua esperienza in Kosovo e della lotta alle nuove mafie dell'Est. Le giornate gestite dagli studenti si chiuderanno domani con un dibattito sulla "Riforma della scuola", che reintroduce gli esami di riparazione a settembre: fra gli ospiti anche Giovanna Pentenero,

Lombardi primi della classe: ecco i più <secchioni> d'Italia pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 07-02-2008)
Argomenti: Scuola

Abstract: L'obiettivo? "Recuperare in matematica rispetto alla media Ocse". E per riuscirci come farete? "Grazie ai progetti a cui stiamo già lavorando e a quelli in collaborazione con la Consulta speciale voluta dal ministro della pubblica Istruzione Fioroni".

SSIS, niente accesso alle graduatorie per gli studenti del IX ciclo: supplenti a tempo determinato ( da "Blogosfere" del 07-02-2008)
Argomenti: Scuola

Abstract: E il Ministro Fioroni si è giustificato affermando che gli iscritti al IX° ciclo sapevano benissimo che non avrebbero potuto accedere alle graduatorie. Verissimo! Peccato che da bravi Italiani che conoscono l'Italia, gli specializzandi abbiano pensato: “

CAPUANO: LA NOSTRA FORMULA? COMBATTERE IL DISAGIO E VALORIZZARE L'ECCELLENZA ( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 07-02-2008)
Argomenti: Scuola

Abstract: recepita anche dal ministro Fioroni e attuata su scala nazionale. Il grande intuito della regione ha compreso come la scuola sia un grande strumento di agitazione positivo del sociale. Anche a Castellammare, dopo il terzo circolo anche l'istituto alberghiero ha aderito all'attività, mentre i dodici capi di istituto locali hanno avviato un confronto stabile su temi come il recupero,


Articoli

"Difendete i vostri diritti (sezione: Schola)

( da "Stampa, La" del 07-02-2008)

Argomenti: Scuola

CONFERENZA.TESTIMONIANZE IN OCCASIONE DELLA COGESTIONE Dibattiti "Difendete i vostri diritti Il ricordo della tragedia nella fabbrica torinese dove a dicembre morirono sette addetti Investigatori e nuove mafie [FIRMA]CLAUDIA CANEGALLO ASTI "Il nostro è un Paese che aveva cancellato gli operai, come se non ci fossimo. Eccoci invece, noi esistiamo: ma per dimostralo dovevamo morire". La fabbrica che ti ruba il tempo e la vita, i diritti conquistati e quelli negati, ma soprattutto il ricordo della morte orrenda dei loro sette compagni di lavoro che non potrà mai lasciarli. Parole, rabbia e un dignitoso dolore hanno attraversato le loro testimonianze di ragazzi di neppure trent'anni, già costretti a sembrare più vecchi nella loro "tuta blu". Ciro Argentino, Luigi Gerardi e Mirco Puscedddu sono operai alla "Thyssen Krupp": nello stabilimento di Torino la notte tra il 5 e 6 dicembre 2007 sette lavoratori vennero investiti, e morirono nel giro di un mese, dalla fiammata generata da una fuoriuscita di olio bollente. Ieri mattina al liceo Scientifico "Vercelli" hanno partecipato alla conferenza che aveva per tema la sicurezza sul lavoro organizzata nell'ambito della cogestione. A parlarne, insieme al giornalista della "Stampa" Roberto Gonella, c'erano anche Sergio Ardissone, responsabile dello Spresal, il gruppo di tecnici Asl che si occupa di prevenzione infortuni nelle 10 mila aziende astigiane, oltre a Claudio Caron, ex segretario della Camera del lavoro di Asti, sottosegretario nel Governo D'Alema e fino a pochi mesi fa presidente dell'Asp. I tre operai della "Thyssen" hanno speso buona parte della loro testimonianza spiegando ai ragazzi cosa significa lavorare in un'acciaieria che non si ferma mai, su un turno "6+2" (sei giorni di lavoro e due a casa), sabati e domeniche compresi, alternando orari diurni e notturni, senza contare gli straordinari. "La fabbrica diventa anche un po' la tua famiglia - hanno spiegato - Soprattutto quando non hai più il tempo di frequentare amici che vivono settimane e orari normali". Per questo motivo la perdita dei sette compagni di lavoro si trasforma ancora di più in una ferita difficile da curare. "Ho dato il cambio all'ultimo degli operai che è morto - racconta uno dei tre - Erano le 22 quando gli ho dato le consegne della giornata. Non l'ho più rivisto. Potevo essere io al suo posto". Le facce attonite degli studenti hanno accompagnato i racconti di quei momenti da incubo, quando gli estintori usati per spegnere l'incendio sono risultati scarichi, quando le manichette dell'acqua hanno rivelato falle e cattivo funzionamento. "Gli incendi erano episodi a cui eravamo abituati - ha rivelato Ciro Argentino, delegato Rsu Fiom - Ma la "Thyssen" da almeno due anni non aveva più investito nella manutenzione degli impianti e nella sicurezza". Se oggi il tema del lavoro è ancora molto lontano dalla realtà in cui vivono gli studenti del "Vercelli", l'augurio è che questa testimonianza serva a quanti, in un futuro, si troveranno a gestire ambienti di lavoro. "Molti di voi andranno al Politecnico - ha suggerito Gonella agli studenti - Ma difficilmente qualcuno vi insegnerà qualcosa sulla prevenzione degli incidenti nelle fabbriche o nei cantieri". "Le imprese in questo Paese non hanno più doveri sociali - ha affermato Caron in un passaggio - e a voi dico di affrontare i problemi e non chinare la testa: non mettete mai in discussione la vostra integrità fisica". Ardissone ha approfondito il fenomeno delle malattie professionali, sottolineando come pur in presenza di una abbondante normativa, gli organici non siano sufficienti a garantire i controlli necessari: "Ci hanno definiti "sceriffi della salute" - ha affermato - e in effetti ci troviamo ad operare in una sorta di Far West". Stimoli di riflessione sono venuti anche da altri appuntamenti in programma nella prima giornata di Cogestione allo scientifico. Un esempio è stato l'incontro su "Mondo Ultrà", dove i relatori hanno spiegato i sistemi adottati dalle forze di polizia per mantenere l'ordine pubblico. "Abbiamo scoperto che gli stadi sono un banco di prova - ha spiegato Marco Barla, docente di Educazione fisica - I metodi testati negli stadi sono spesso utilizzati anche in altri contesti. Interessante anche il paragone con altri sistemi adottati nei paesi anglosassoni, dove il fenomeno "ultras" è gestito in maniera molto diversa". Il programma di Cogestione al "Vercelli" prosegue con un calendario di conferenze, dibattiti e concerti. Oggi è in programma una conferenza a cura dell'associazione "Oremi" sui Medici senza frontiere, e in contemporanea i ragazzi potranno assistere a un incontro con Antonio Evangelista, capo della squadra mobile di Asti, che parlerà della sua esperienza in Kosovo e della lotta alle nuove mafie dell'Est. Le giornate gestite dagli studenti si chiuderanno domani con un dibattito sulla "Riforma della scuola", che reintroduce gli esami di riparazione a settembre: fra gli ospiti anche Giovanna Pentenero, assessore regionale all'Istruzione. E' infine previsto anche un intervento di Franco Testore, primario del Day Hospital di Oncologia, che parlerà di "Musica a 40 anni dal '68". Proseguono, inoltre, i laboratori e i corsi: fra i più curiosi, "Percussioni africane", "Boxe", "clownterapia" e "Logica e statistica applicata al poker sportivo". \.

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Lombardi primi della classe: ecco i più <secchioni> d'Italia pag.1 (sezione: Schola)

( da "Giornale.it, Il" del 07-02-2008)

Argomenti: Scuola

Lombardi primi della classe: ecco i più "secchioni" d'Italia di Redazione - giovedì 07 febbraio 2008, 07:00 Le ragazze battono i colleghi nel campo della lettura e si aggiudicano un testa a testa nelle altre materie che, nel resto d'Italia, vengono dominate dai ragazzi. "Sono orgogliosa dei miei studenti - ha commentato Anna Maria Dominici, direttore generale dell'Ufficio scolastico della Lombardia - ma non mi accontento e guardo già avanti, verso le prossime rilevazioni". L'obiettivo? "Recuperare in matematica rispetto alla media Ocse". E per riuscirci come farete? "Grazie ai progetti a cui stiamo già lavorando e a quelli in collaborazione con la Consulta speciale voluta dal ministro della pubblica Istruzione Fioroni".

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SSIS, niente accesso alle graduatorie per gli studenti del IX ciclo: supplenti a tempo determinato (sezione: Schola)

( da "Blogosfere" del 07-02-2008)

Argomenti: Scuola

Feb 08 7 SSIS, niente accesso alle graduatorie per gli studenti del IX ciclo: supplenti a tempo determinato Pubblicato da Elisa, Blogosfere staff alle 09:50 in Scuola Insegnati, categoria a rischio. Roberta, studentessa della SSIS a Bologna (Scuola di Specializzazione per l'Insegnamento Superiore) solleva il problema degli iscritti all'ultimo ciclo, a cui è negato l'accesso alle graduatorie. Lo fa in una lettera pubblicata da Blogosfere Politca e Società; la riprendiamo anche qui. Il 1 Febbraio 2008 presso l'Università di Bologna, si è tenuto uno tra i tanti incontri presieduti dall'ANIEF (Associazione Nazionale degli Insegnanti ed Educatori in Formazione) che nelle ultime settimane si stanno svolgendo nelle diverse sedi universitarie di tutta Italia. L'ANIEF si sta infatti facendo carico dell'assurda situazione che riguarda TUTTI gli iscritti al IX° ciclo SSIS che secondo quanto stabilito dall'art. 24-bis. DdL AC 3324/2007, una volta ottenuta l'abilitazione all'insegnamento non potranno accedere alle graduatorie permanenti, trasformate in graduatorie ad esaurimento. In poche parole agli ultimi iscritti non verrà garantito lo stesso diritto garantito ai loro colleghi del I, II, III…VIII ciclo SSIS. Il paradosso sta nel fatto che avendo superato un test di ammissione, a queste persone non viene garantito un posto di lavoro che spetta loro di diritto perchè vincitori di un concorso pubblico. Dopo aver frequentato corsi universitari per due anni, con frequenza obbligatoria, nella maggior parte dei casi lavorando già nelle scuole in qualità di supplenti (alcuni ormai da anni), pagando tasse universitarie che complessivamente ammonteranno a circa 4.000 euro, e dopo aver superato un esame di stato, ottenendo così l'abilitazione all'insegnamento, questi futuri prof continueranno ad essere trattati a livello contrattuale come supplenti a tempo determinato. è già scandaloso che il sistema delle SSIS, pur essendo stato approvato dal 1990, sia stato avviato solo nel 1999, ma quel che sbalordisce ancora di più è il trattamento riservato agli “ultimi arrivati”. Quando l'ANIEF ha presentato l'emendamento all'Art. 24-bis. DdL AC 3324/2007 per modificare la normativa, si è sentita rivolgere la sentenza di INAMMISSIBILITA', nonostante l'appoggio sottoscritto anche dai Direttori SSIS che hanno approvato all'unanimità la mozione in cui si dichiara che “...il mancato inserimento degli specializzandi del IX ciclo nelle graduatorie ex-permanenti è costituzionalmente censurabile per eccesso di potere, disparità di trattamento e ingiustizia manifesta, costituendo un grave pericolo per il servizio pubblico separando la formazione dal reclutamento”. E il Ministro Fioroni si è giustificato affermando che gli iscritti al IX° ciclo sapevano benissimo che non avrebbero potuto accedere alle graduatorie. Verissimo! Peccato che da bravi Italiani che conoscono l'Italia, gli specializzandi abbiano pensato: “Chissà che non cada il Governo o non cambi qualche legge prima della fine del ciclo...” E una volta inseriti nel “sistema” SSIS si sono resi conto dell'incostituzionalità della loro posizione. Per non parlare dell'assurdità dell'avviamento di un nuovo ciclo SSIS nel momento in cui il Ministero aveva già provveduto a chiudere le graduatorie! Perché far abilitare nuovi insegnanti se non possono essere inseriti nelle graduatorie “per abilitati”? Forse per quei 4000 euro a biennio (moltiplicati per il totale degli iscritti)? A sostenere la paradossale situazione di questi specializzandi sembra esserci l'ANIEF, che sta raccogliendo firme per l'approvazione di una norma che recepisca l'emendamento e per la pre-adesione a un eventuale ricorso contro il Decreto Ministeriale (oltre a una possibile manifestazione nazionale). Sembra infatti che, a livello sindacale, nessuno sia particolarmente interessato a sostenere la campagna del IX° ciclo SSIS…forse perché qualche migliaio di ipotetici neo-tesserati non fa poi così gola?!.

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CAPUANO: LA NOSTRA FORMULA? COMBATTERE IL DISAGIO E VALORIZZARE L'ECCELLENZA (sezione: Schola)

( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 07-02-2008)

Argomenti: Scuola

Capuano: "La nostra formula? Combattere il disagio e valorizzare l'eccellenza" CATIA DI NARDO Castellammare. Dirigente dal 1979 del terzo circolo didattico, in via Cicerone nel quartiere San Marco, è Rosario Capuano. Figura nota nel panorama scolastico extracittadino, Capuano è promotore del progetto Scuole Aperte già da tempo. "Siamo alla seconda annualità di un progetto regionale - spiega il dirigente - a cui abbiamo aderito fin dalla prima ora, quando l'assessore regionale Gabriele attivò questa iniziativa. Una partecipazione quasi ovvia, visto che già facevamo normalmente attività extrascolastica pomeridiana attraverso corsi di informatica, con tre laboratori, e di lingua inglese, in un presidio organizzato che ci ha consentito di diventare un polo di rilievo provinciale dell'insegnamento". La formula del successo? "Il nostro obiettivo è trasformare le attività extrascolastiche in attività ordinarie. Queste attività hanno il compito di ampliare il curriculum nascosto di giovani e adulti. La scuola del mattino ha i suoi tempi, le sue funzioni, e noi la vogliamo integrare alla scuola del pomeriggio. Il doposcuola, gli esercizi pomeridiani, dovranno far parte di questo progetto e consentire di seguire l'intero processo di formazione dei ragazzi. A questo, poi, si aggiungono anche i corsi di cucina, danza, palestra dolce e tante altre attività aperte a tutti i partecipanti". I soggetti a rischio come rispondono all'appello? "Disagio ed eccellenza sono al centro delle nostre attività e, attraverso un percorso già collaudato nell'anno di attività precedenti, abbiamo constatato un recupero automatico di questi soggetti. Ma la scuola non si apre soltanto al disagio infantile, ma anche a quello della coppia e delle famiglie con problemi, senza perdere di vista la valorizzazione dell'eccellenza e stabilizzando la normalità. Cerchiamo di fornire ai giovani ragazzi tutti gli strumenti utili a sviluppare le loro propensioni". La scuola centro di eccellenza? "L'iniziativa regionale dell'assessore Gabriele è stata recepita anche dal ministro Fioroni e attuata su scala nazionale. Il grande intuito della regione ha compreso come la scuola sia un grande strumento di agitazione positivo del sociale. Anche a Castellammare, dopo il terzo circolo anche l'istituto alberghiero ha aderito all'attività, mentre i dodici capi di istituto locali hanno avviato un confronto stabile su temi come il recupero, la sicurezza e la salvaguardia dell'ambiente".

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ARTICOLI DAL 6 AL’11 DICEMBRE 2007

 

Riforme, famiglie e docenti inadeguati i tre malanni della scuola italiana EDERICO ORLANDO RISPONDE   Europa 6-12-2007

Intrappolato dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola ( da "Arena, L'" del 06-12-2007)

I tedeschi secchioni : complimenti ( da "Alto Adige" del 06-12-2007)

Intrappolato dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola ( da "Arena.it, L'" del 06-12-2007)

No alla riforma della scuola i sindacati scrivono al premier ( da "Repubblica, La" del 07-12-2007)

LIGURIA/ISTRUZIONE: REGIONE, IN 2 ANNI 36 MLN PER STUDENTI E FAMIGLIE ( da "Asca" del 07-12-2007)

Quale futuro per l'universitàe per la docenza in medicina ( da "Sicilia, La" del 10-12-2007)

SARDEGNA: PROSEGUE ESAME FINANZIARIA IN COMMISSIONE BILANCIO ( da "Asca" del 10-12-2007)

 

 

 

 

 

Riforme, famiglie e docenti inadeguati i tre malanni della scuola italiana EDERICO ORLANDO RISPONDE   Europa 6-12-2007

Cara Europa, finalmente un accenno dei giornali e delle tv alle questioni della scuola, che interessano (o, meglio, dovrebbero interessare) milioni di famiglie.
Ho sentito che, da inchieste internazionali, siamo tra i paesi più ignoranti del mondo, mentre Cina e India sfornano laureati di livello sempre più alto. Ho sentito anche parlare di merito, ma dove è possibile trovarne? MAURO SINISCALCHI, NAPOLI

Caro Siniscalchi, l’inchiesta internazionale a cui lei si riferisce è quella dell’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, e si chiama, in sigla, Pisa (Programme for international student assessment).
Essa fotografa la capacità di utilizzare le nozioni da parte dei quindicenni nei 30 paesi dell’Ocse e in altri, in totale 57. La terza edizione, 2006, è dedicata alle scienze. Le due precedenti la matematica (2000) e la lingua nazionale (2003). Gli studenti italiani sono al 38° posto in matematica, al 33° in lingua madre e al 36° in scienze. Insomma, non sanno risolvere i problemi e, molti, non sanno leggere e scrivere. È l’ignoranza l’enorme macigno sulla strada della vita sociale, dello sviluppo economico e della democrazia in Italia. La Stampa ha anticipato i dati dell’inchiesta. Per le scienze – si dice – siamo ignoranti perché non abbiamo i laboratori. Ma per la matematica e per la lingua italiana quali laboratori sono necessari? Due, certamente, anche se non si chiamano così: la preparazione dei professori e la severità (voti, esami, sbarramenti) la cui mancanza autorizza gli studenti, com’è ovvio alla loro età, a occuparsi di tutt’altro. Sui professori, riporto dalla Stampa questa considerazione del ministro Fioroni: «Dobbiamo rivedere il sistema dei master e dei corsi di aggiornamento.
Perché si è verificata una situazione simile a quella che Lutero condannava a proposito delle indulgenze: è certo il lucro di chi vende le indulgenze e non è affatto certa l’acquisizione del posto in paradiso». Per gli studenti, la cosa migliore l’abbiamo sentita da docenti e rettori delle università torinesi: siccome chi entra all’università spesso non sa scrivere e non sa fare due conti, occorre sottoporli a un esame d’ingresso in lingua italiana e in matematica. Se non superi questa porta, non accedi alla strada che porta alla laurea e alla professione.
È questione di mezzi e di merito. I mezzi si può cominciare a rastrellarli eliminando una infinità di ciarpame per concentrare i mezzi nella preparazione di insegnanti e studenti nelle materie di base: che sono italiano, matematica, scienza, lingue, storia e filosofia. Per il merito, è necessario bocciare, nonostante le famiglie, licenziare i docenti inidonei, fare concorsi pubblici durissimi. Insomma una democrazia governante e non una democrazia elemosinante voti di clientele. Sarà la bandiera del neocentrismo laico (quello del rigore) auspicato da Ichino, gemello del neocentrismo democristiano (quello della spesa pubblica)? Non credo, sia perché il neocentrismo laico è un’ipotesi illuministica (per non dire veteroazionista), sia perché la lotta all’ignoranza nazionale dev’essere di tutta la politica e non di un partito.
Chissà se ci faranno un summit, o una verifica, magari a gennaio.

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Intrappolato dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola (sezione: Scuola)

( da "Arena, L'" del 06-12-2007)

 

ODISSEA. I genitori lo hanno ritirato dalla prima per problemi con l'insegnante e non hanno potuto iscriverlo altrove Intrappolato dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola Non riesce ad andare a scuola per colpa...della scuola. È una trama ingarbugliata quella in cui è rimasto "intrappolato" un bimbo veronese il quale, dopo aver iniziato la prima elementare in una scuola di provincia, vicino a casa sua, a metà anno scolastico è stato ritirato dai genitori per gravi problemi sorti nel rapporto con l'insegnante prevalente (sfociati anche in somatizzazioni con eritemi e attacchi asmatici) ma non ha più potuto essere iscritto alla seconda classe di un'altra scuola, in città, perchè non risulta aver finito la prima. "In realtà la prima classe era stata di fatto completata, almeno per la legge", spiega l'avvocato di famiglia Bruno De Paoli, "anche se il ritiro del bambino era avvenuto il 24 marzo. Per questo abbiamo chiesto alla scuola di provincia un nulla osta per poter iscrivere il bimbo alla seconda classe in città, in una scuola privata e parificata. Ma anche questa seconda scuola ha voluto a sua volta sottoporrlo a una specie di esame di idoneità, per verificare le sue capacità. E questo esame, com'era anche prevedibile, ha rivelato della lacune nella preparazione. Ma nel frattempo è stato perso altro tempo prezioso per il bambino, che più volte ha chiesto ai genitori perchè non riusciva ad andare a scuola come tutti gli altri suoi coetanei". L'istituto privato cittadino ha risposto ai genitori del bimbo solo il 24 ottobre, ad anno scolastico ampiamente iniziato. Ma nel frattempo mamma e papà hanno adottato una decisione drastica: cambiare città e iscrivere il figlio a una scuola che si trova in un'altra regione. Adesso il piccolo va a scuola e ha recuperato tutte le lacune ma la famiglia s'è trovata costretta a vivere il disagio del trasferimento in un altro ambiente. "Una situazione assurda per tutti, per il bambino e per la sua famiglia", ribadisce l'avvocato ricordando che non c'è nessuna norma che preveda un esame di idoneità per l'ammissione a una classe elementare nel passaggio da una scuola all'altra, "così come non è comprensibile il motivo per cui la prima scuola non ha concesso subito un nulla osta, o un documento adatto per facilitare l'iscrizione del suo ex scolaro alla classe seconda dell'altro istituto". Per inciso, all'Ufficio scolastico provinciale il bimbo risultava regolarmente iscritto alla scuola privata cittadina e risultava perciò incomprensibile il motivo per cui non frequentava la seconda elementare. Per questo motivo i genitori hanno rischiato anche una denuncia penale per non aver mandato il figlio a scuola, come prevede la legge. "Noi avremmo anche voluto fargli rifare la prima", spiega la madre, "ma per legge, in base a un regio decreto ancora vigente, essendo il bambino stato ritirato il 24 marzo, cioè dopo la data del 15 marzo entro la quale l'anno scolastico in corso non sarebbe risultato valido, il piccolo risultava aver frequentato la prima". "Ma poi abbiamo scoperto che non abbiamo potuto iscriverlo alla seconda classe perchè...non aveva fatto la prima. Cose da perdere la testa. So solo che in questa assurda storia di burocrazia mio figlio si è sentito trattato come un deficiente, un minorato, nonostante tutti i nostri sforzi per fargli capire che i problemi erano dei grandi e non suoi. E alla fine abbiamo scelto la strada del trasferimento in un'altra regione. Ma ha senso tutto questo?" E.C.


I tedeschi secchioni : complimenti (sezione: Scuola)

( da "Alto Adige" del 06-12-2007)

 

HÖllrigl e Kasslatter Mur I tedeschi "secchioni": complimenti BOLZANO. La nuova edizione dell'indagine "Pisa" sulle competenze scolastiche dei quindicenni in scienze, matematica e lettura ha promosso gli studenti tedeschi e bocciato gli italiani. L'intendente scolastico tedesco - Peter HÖllrigl - esprime la sua soddisfazione per il risultato. Nota di merito arriva anche dall'assessora Kasslatter Mur. Caustica la Cgil che si complimenta con gli studenti ma ricorda che i giovani "premiati" non sono quelli coinvolti dalla riforma della scuola tedesca. BREVI SOVRINTENDENZA Scatta l'iscrizione alle scuole medie La Sovrintendenza comunica che è fissato al 31 gennaio, il termine entro il quale dovranno essere effettuate le iscrizioni alle scuole secondarie di I grado (media), in lingua italiana, per l'anno scolastico 2008/2009. Le domande vanno presentate in carta semplice al dirigente dell'elementare frequentata, che provvederà a trasmetterle al dirigente della scuola secondaria di I grado di competenza. LA TESSMANN Biblioteche, forum per l'innovazione Lo sviluppo di progetti per il futuro delle biblioteche è stato al centro dell'incontro "Forum delle biblioteche" in collaborazione con la Teßmann che ha celebrato i 25 anni.


Intrappolato dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola (sezione: Scuola)

( da "Arena.it, L'" del 06-12-2007)

 

ODISSEA. I genitori lo hanno ritirato dalla prima per problemi con l'insegnante e non hanno potuto iscriverlo altrove Intrappolato dalla burocrazia Bimbo non può andare a scuola La famiglia si è trasferita in un'altra regione per fargli frequentare un istituto senza perdere l'anno   Non riesce ad andare a scuola per colpa...della scuola. È una trama ingarbugliata quella in cui è rimasto "intrappolato" un bimbo veronese il quale, dopo aver iniziato la prima elementare in una scuola di provincia, vicino a casa sua, a metà anno scolastico è stato ritirato dai genitori per gravi problemi sorti nel rapporto con l'insegnante prevalente (sfociati anche in somatizzazioni con eritemi e attacchi asmatici) ma non ha più potuto essere iscritto alla seconda classe di un'altra scuola, in città, perchè non risulta aver finito la prima. "In realtà la prima classe era stata di fatto completata, almeno per la legge", spiega l'avvocato di famiglia Bruno De Paoli, "anche se il ritiro del bambino era avvenuto il 24 marzo. Per questo abbiamo chiesto alla scuola di provincia un nulla osta per poter iscrivere il bimbo alla seconda classe in città, in una scuola privata e parificata. Ma anche questa seconda scuola ha voluto a sua volta sottoporrlo a una specie di esame di idoneità, per verificare le sue capacità. E questo esame, com'era anche prevedibile, ha rivelato della lacune nella preparazione. Ma nel frattempo è stato perso altro tempo prezioso per il bambino, che più volte ha chiesto ai genitori perchè non riusciva ad andare a scuola come tutti gli altri suoi coetanei". L'istituto privato cittadino ha risposto ai genitori del bimbo solo il 24 ottobre, ad anno scolastico ampiamente iniziato. Ma nel frattempo mamma e papà hanno adottato una decisione drastica: cambiare città e iscrivere il figlio a una scuola che si trova in un'altra regione. Adesso il piccolo va a scuola e ha recuperato tutte le lacune ma la famiglia s'è trovata costretta a vivere il disagio del trasferimento in un altro ambiente. "Una situazione assurda per tutti, per il bambino e per la sua famiglia", ribadisce l'avvocato ricordando che non c'è nessuna norma che preveda un esame di idoneità per l'ammissione a una classe elementare nel passaggio da una scuola all'altra, "così come non è comprensibile il motivo per cui la prima scuola non ha concesso subito un nulla osta, o un documento adatto per facilitare l'iscrizione del suo ex scolaro alla classe seconda dell'altro istituto". Per inciso, all'Ufficio scolastico provinciale il bimbo risultava regolarmente iscritto alla scuola privata cittadina e risultava perciò incomprensibile il motivo per cui non frequentava la seconda elementare. Per questo motivo i genitori hanno rischiato anche una denuncia penale per non aver mandato il figlio a scuola, come prevede la legge. "Noi avremmo anche voluto fargli rifare la prima", spiega la madre, "ma per legge, in base a un regio decreto ancora vigente, essendo il bambino stato ritirato il 24 marzo, cioè dopo la data del 15 marzo entro la quale l'anno scolastico in corso non sarebbe risultato valido, il piccolo risultava aver frequentato la prima". "Ma poi abbiamo scoperto che non abbiamo potuto iscriverlo alla seconda classe perchè...non aveva fatto la prima. Cose da perdere la testa. So solo che in questa assurda storia di burocrazia mio figlio si è sentito trattato come un deficiente, un minorato, nonostante tutti i nostri sforzi per fargli capire che i problemi erano dei grandi e non suoi. E alla fine abbiamo scelto la strada del trasferimento in un'altra regione. Ma ha senso tutto questo?" E.C.  .


No alla riforma della scuola i sindacati scrivono al premier (sezione: Scuola)

( da "Repubblica, La" del 07-12-2007)

 

Pagina X - Bari Iniziative di protesta in tutte le prefetture delle province pugliesi No alla riforma della scuola i sindacati scrivono al premier La Finanziaria non premia la scuola pubblica e i sindacati scrivono al prefetto Carlo Schilardi. Ieri mattina i rappresentanti dei lavoratori di Cgil, Cisl e Uil del comparto scuola, hanno presentato nelle 5 prefetture pugliesi, e anche a Bari, una lettera di protesta contro il governo Prodi. "Il testo del disegno di legge Finanziaria per il 2008 approvato dal Senato - hanno scritto - lascia senza risposta le rivendicazioni sostenute con lo sciopero e la manifestazione nazionale del 27 ottobre scorso". In particolare i sindacati della scuole protestano perché all'interno della legge in discussione al Parlamento non sono state inserite le risorse economiche per il rinnovo dei contratti per gli anni 2008 e 2009 e per risolvere il problema del precariato all'interno del settore dell'istruzione pubblica. "Nella Finanziaria - si legge nella lettera - non sono previsti gli interventi finanziari necessari per una scuola pubblica di qualità. Continua invece la politica delle riduzioni degli organici che determina ulteriori difficoltà per i lavoratori, non assicura la necessaria qualità dell'offerta formativa ed il concreto esercizio del diritto allo studio".


LIGURIA/ISTRUZIONE: REGIONE, IN 2 ANNI 36 MLN PER STUDENTI E FAMIGLIE (sezione: Scuola)

( da "Asca" del 07-12-2007)

 

(ASCA) - Genova, 7 dic - Ammontano a 13 milioni di euro nel 2007 gli stanziamenti per il diritto allo studio universitario, cui si aggiungono 5 milioni di euro per la residenzialita' degli studenti fuori sede. Su questo fronte, il numero dei posti letto a disposizione, attualmente e' di 624, con la prospettiva di passare a 910 nel 2008, per arrivare a 1207 nel 2010, quando saranno completati i lavori di ristrutturazione di due nuove strutture: il Convento di San Nicola (65 posti letto) e l'ex Caserma Garibaldi (176 posti letto). Per quanto riguarda il diritto allo studio scolastico sono pari a 18.050.000 euro i finanziamenti regionali erogati alle famiglie, ai Comuni e alle Province nel 2007. Tale stanziamento riguarda le borse di studio per il merito scolastico, i contributi per le spese di frequenza, mensa, trasporto, laboratorio e attivita' integrative, libri di testo. Nel pacchetto sono compresi i trasferimenti alle scuole dell'infanzia e alle istituzioni scolastiche autonome (ISA). Sono inoltre comprese le risorse destinate all'integrazione di alunni diversamente abili, con un ammontare pari a 6.700.000 euro. Sono questi i dati che il presidente della Regione Claudio Burlando e il vicepresidente Massimiliano Costa hanno illustrato questa mattina nel corso della conferenza stampa dopo la riunione di giunta. ''Siamo al secondo anno dell'applicazione della legge regionale sul diritto allo studio approvata l'anno scorso - ha dichiarato il vicepresidente - e possiamo dire che l'impegno della Regione Liguria per questa partita sta dando i suoi frutti, con un indice di soddisfazione delle richieste di borse di studio scolastiche e universitarie che raggiunge il 100%''. Per quanto riguarda il diritto allo studio scolastico, rispetto al 2006 gli stanziamenti sono aumentati, passando dai 13 milioni di euro nel 2006 a 18.050.000 euro nel 2007. In particolare, per il 2007 e' previsto un aumento da 1.000 a 1.200 euro dell'importo complessivo dei contributi alle famiglie quale rimborso per le spese di iscrizione, frequenza, libri di testo, mensa, trasporto. Tutte le borse di studio vengono erogate sulla base del reddito familiare per un ammontare massimo del 40% delle spese giustificate sostenute dalla famiglia. A queste borse di studio si aggiungono quelle per il merito scolastico, che per la prima volta in Liguria vengono assegnate agli studenti delle scuole superiori che hanno ottenuto un risultato finale con media dei voti superiore all'8. Anche questo contributo viene erogato sulla base del reddito ISEE. ''Si tratta - ha spiegato Costa - di un segnale importante che punta a diffondere una cultura della meritocrazia e a garantire a tutti gli studenti diligenti la possibilita' di aspirare ai piu' alti gradi dell'istruzione''. res-rus/cam/rob (Asca).


Quale futuro per l'universitàe per la docenza in medicina (sezione: Scuola)

( da "Sicilia, La" del 10-12-2007)

 

Incontro al policlinico Quale futuro per l'università e per la docenza in medicina Rapporto tra formazione, ricerca ed assistenza, ristrettezza di risorse e tagli minacciati di "posti-letto", riforma delle scuole di specializzazione mediche e del dottorato di ricerca, reclutamento dei ricercatori e concorsi per associati e ordinari. Su tutti questi argomenti, alcuni dei quali "scottanti" oltre che attuali, si è soffermata l'attenta disamina del prof. Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale, intervenuto alla seduta della Conferenza permanente dei presidenti dei corsi di laurea magistrali in Medicina e chirurgia - di cui è anche il coordinatore nazionale - i cui lavori si sono svolti a Catania, al Policlinico. Lenzi ha anche raccolto - prima di intervenire - le numerose sollecitazioni provenienti dal rettore Antonino Recca, dal preside della facoltà Nunzio Crimi e dal presidente del cdl Gaetano Catania, interessati ad avere notizie di prima mano sullo stato dei principali provvedimenti messi in cantiere dal Ministero dell'Università e sull'iter delle riforme annunciate dallo stesso Mussi, illustrando poi tutti questi punti ad una platea composta da una quarantina di presidenti di cdl provenienti da ogni parte d'Italia e a una cospicua rappresentanza di docenti catanesi. "In questo momento l'università italiana - ha premesso il presidente del Cun, organo consultivo del Ministero, eletto da docenti e personale degli atenei italiani, di cui fa parte anche il ricercatore catanese della facoltà di Agraria Attilio Toscano - sta subendo attacchi furiosi da diverse parti sociali, come si può apprendere da tutti i mass media. Forse perché è uno dei pochi soggetti istituzionali che sta provando a navigare, pur a fatica, verso un nuovo modello di sviluppo. Non ci nascondiamo le difficoltà, ma è pur vero che la politica, i politici in generale, non ci hanno aiutato e non ci aiutano moltissimo". In ogni suo passaggio, Lenzi ha rivendicato con orgoglio l'appartenenza alla comunità universitaria e alla facoltà di Medicina in particolare: "I nostri corsi di laurea - ha spiegato - si autovalutano da tempo, per migliorare la qualità e il servizio agli studenti, anticipando così anche le attività della futura agenzia di valutazione istituita dal ministero. Per questo possiamo dire che le facoltà mediche oggi sono all'avanguardia, e stanno compiendo passi importanti in direzione dell'autonomia, dell'innovazione e della sperimentazione nella didattica, ancor più di tante altre realtà solitamente più celebrate". Il rettore Recca ha posto con forza il problema dei nuovi fondi per il reclutamento di ricercatori: "In molti casi - ha detto - rischiano di non poter essere utilizzati, a scapito delle università che si sono dimostrate virtuose nel recente passato". E si è detto perplesso sull'annuncio dato da Mussi relativamente allo sblocco dei concorsi per ordinari ed associati: "Se si vuole fare in fretta, occorre intanto applicare la vecchia legge Moratti, e successivamente approvare un nuovo provvedimento". Su questo punto è intervenuto anche l'onorevole Giuseppe Palumbo, membro della commissione Sanità della Camera: "Siamo disponibili a promuovere un accordo parlamentare per varare dei correttivi alla normativa attuale, approvandoli già in sede legislativa. Altrimenti temo che per far partire i concorsi serviranno 4 o 5 anni". Recca, infine, ha auspicato una maggiore autonomia delle università per quanto riguarda la gestione dei Policlinici, sia dal Sistema sanitario nazionale, sia dalla politica, "dato che, per la loro missione peculiare legata anche alla didattica e alla ricerca, non possono essere considerati in nessun modo come normali aziende ospedaliere". Il preside Crimi ha invece lamentato lo "scarso peso" in cui vengono tenute le facoltà di Medicina in sede di valutazione per i finanziamenti, a causa della ridotta quantità di studenti dovuta al numero programmato: "Ci sono tanti altri fattori qualitativi che non vengono tenuti in considerazione come dovrebbero dai criteri nazionali, ad esempio il rapporto privilegiato tra studenti e docenti, la grande attrattività che i nostri corsi riscuotono e l'altissimo numero di allievi che giungono alla laurea". Lenzi ha quindi commentato la proposta di nuovo regolamento per il reclutamento dei ricercatori avanzata da Mussi, che intendeva rivoluzionare la normativa del precedente governo e "sostanzialmente emendata sia dal Consiglio di Stato che dal Cun: era troppo complessa, oserei dire 'barocca'. La riscrittura che abbiamo suggerito mi sembra migliore, poiché normative troppo arzigogolate, seppur in nome della trasparenza, sono difficilmente applicabili e creano anticorpi all'interno del sistema, anche se per non perdere 20 milioni di euro già stanziati Mussi sta facendo bandire concorsi con le vecchie regole". Infine ha annunciato una bozza di decreto, da lui definita "molto interessante" sulla riorganizzazione del dottorato di ricerca, "perché non possiamo pensare che i dottorandi abbiano come unico sbocco la carriera universitaria, ma devono potersi affermare, con la loro alta professionalità, anche nel sistema delle imprese e della pubblica amministrazione", e l'imminente varo della riforma globale delle scuole di specializzazione, che contempla pure la compatibilità tra percorso specialistico e dottorato: "Sia chiaro però - ha precisato - che sulla gestione delle scuole non tollereremo eventuali 'scippi' alle nostre facoltà da parte della Sanità, specie se subdolamente consentiti da normative inserite in finanziaria".


SARDEGNA: PROSEGUE ESAME FINANZIARIA IN COMMISSIONE BILANCIO (sezione: Scuola)

( da "Asca" del 10-12-2007)

 

(ASCA) - Cagliari, 10 dic - Prosegue l'esame della manovra finanziaria 2008 da parte della commissione Bilancio del Consiglio regionale della Sardegna, convocata per domani mattina. I lavori andranno avanti nei giorni successivi, di mattina e di pomeriggio. La commissione Trasporti si riunira' invece mercoledi' mattina. All'ordine del giorno il disegno di legge 204 sul governo del territorio. Per giovedi' in programma l'audizione dell'assessore ai trasporti sulla concessione del servizio alla Tirrenia. La commissione Agricoltura e' convocata domani, presso lo stagno di Calich (Alghero) per un sopralluogo e per un incontro con la cooperativa concessionaria. Sul problema dello smaltimento dei rifiuti audizione giovedi' del rappresentante della societa' Certo. Le ''norme di riordino delle aree industriali'' sono all'ordine del giorno della commissione Industria, che si riunira' a partire da domani pomeriggio. Si iniziera' l'esame del testo unificato di tre proposte di legge (Giagu, Sanciu, Pisano). Gli assessori della pubblica istruzione e del lavoro sono stati invitati dalla commissione Cultura che discutera' sul testo unificato della riforma della scuola (istruzione e formazione professionale). Lavori previsti dal mattino di mercoledi'. res-muz/mcc/lv (Asca).

Indagine shock tra gli studenti Il 70% ha assistito a violenze (La Repubblica 10-12-2007)


Ricerca dell'Istituto di Pediatriatra sul bullismo: "Fenomeno in crescita" Secondo il 26,6 per cento chi compie angherie è un tipo in gamba

 

ROMA- Il fenomeno del bullismo nelle scuole è in costante aumento nel nostro Paese. Se nel 2005 gli adolescenti che dichiaravano di avere assistito a prepotenze erano il 65,8 per cento, oggi sono il 72. Questo è quanto emerge dall'indagine sulle abitudini e gli stili di vita degli adolescenti condotta nel 2007 dalla Società italiana di pediatria.

Realizzata su un campione nazionale di 1.200 studenti della scuole media inferiori di età compresa fra i 12 e 14 anni, l'indagine indica che hanno assistito a episodi di bullismo soprattutto i maschi (75,6 per cento) e che il bullismo non è affatto una preprogativa maschile (59,2 per cento degli intervistati sono maschi, il 69,1 femmine).

Il 70 per cento (pari al 62 dei maschi) giudica negativamente un bullo, ma il 26,6 per cento (il 32 per cento dei maschi), se non ha subìto personalmente prepotenze, non ha nulla da eccepire sul suo comportamento.

In generale il bullo è considerato un tipo in gamba. Tanto che si comporta così per essere ammirato dagli amici (82 per cento dei maschi, 86 delle femmine), essere il leader del gruppo (77 per cento e 81), essere attraente (68,8 per cento e 71,2), non rischiare di essere una vittima (61 per cento). Solo secondo il 45 per cento degli intervistati il bullo è colui che si diverte alle spalle di qualcuno.

Per il 79 per cento è giusto denunciare a un adulto gli atti di bullismo, mentre secondo il 20,5 (26 per cento dei maschi) chi lo fa è una spia. Tuttavia, se fossero loro a subire prepotenze, il 64 per cento (74 dei maschi) non lo riferirebbe nè a insegnanti nè ai genitori; il 47,3 per cento (60,4 dei maschi) si difenderebbe da solo, il 10per cento (5,4 dei maschi) informerebbe al massimo un amico e il 4,6 per cento (5,7 dei maschi) subirebbe in silenzio le prepotenze se non dovessero essere eccessive.

(10 dicembre 2007)

 

 

 

 

 

Private, in Italia le peggiori d'Europa "Meglio studiare nella pubblica" di SALVO INTRAVAIA (La Repubblica 11-12-2007)

         Indagine Ocse-Pisa boccia senza apello gli istituti non statali
Nella maggioranzadei Paesi, invece, il privato alza il livello medio

 

 

LA scuola privata italiana è la peggiore d'Europa. Ma non solo. E' anche una delle ultime al mondo. In Italia, sulle scuole non statali, da alcuni anni a questa parte si confrontano due opposte idee (pro e contro il finanziamento pubblico). I favorevoli ritengono che il ruolo (e il conseguente trasferimento di fondi pubblici) delle scuole private sia indispensabile per fare crescere l'intero sistema scolastico nazionale. I contrari pensano sostengono che il trasferimento diretto di risorse pubbliche alle scuole non statali sia incostituzionale. Ma intanto arriva l'impietoso giudizio dell'indagine Ocse-Pisa (Programme for international student assessment) 2007, che boccia gli istituti privati senza appello.
Il report internazionale sulle competenze dei quindicenni nelle cosiddette literacy relative alla Lettura, alle competenze in Matematica e scientifiche certifica, in Italia, la maggiore qualità del pubblico sul privato. In poche parole, il pur deludente quadro emerso dalla comparazione internazionale dei quindicenni italiani con i coetanei di altri 56 stati sparsi nei 5 continenti, pubblicato appena una settimana fa, si accentua se si prendono in considerazione i risultati delle sole scuole private.
L'Italia è uno dei pochi paesi occidentali e industrializzati dove gli adolescenti della scuola pubblica risultano "più" attrezzati dei compagni delle private. I numeri parlano chiaro e non lasciano spazio a troppi dubbi. Degli oltre 21 mila quindicenni presi in considerazione nel Belpaese il 4 per cento, al momento dell'indagine, era iscritto in istituti privati. Il divario emerso nella literacy Matematica è pari a 11 punti: 462 per gli adolescenti delle scuole statali e 451 per i compagni iscritti nelle classi delle scuole private. Distanza che diventa ancora più imbarazzante se si prende in considerazione la literacy scientifica: 476 contro 462. Solo in quella riguardante la Lettura (comprensione e produzione di testi scritti) il divario è minimo (appena 3 punti), pur sempre a favore degli studenti che affollano le scuole pubbliche.
Ma è il confronto internazionale a fare emergere una realtà ancora poco conosciuta e soprattutto, misurata. Tra le 48 nazioni di cui l'Ocse ha pubblicato i risultati disaggregati (pubblico/privato), in Matematica, l'Italia viene sopravanzata da nazioni come Uruguay e Israele che nella classifica complessiva la seguono e precede di appena un punto il Cile. Facendo sempre riferimento ai risultati dei soli alunni che frequentano le scuole private il nostro paese si colloca fra gli ultimissimi posti anche per le competenze in Lettura e nella literacy scientifica dove paesi come l'Azerbaijan e la Giordania, a giudicare dai risultati dei propri alunni, mostrano scuole private più competitive della blasonata Italia.
E se nella maggior parte dei paesi del mondo nel complesso le scuole private innalzano la qualità dell'intero sistema scolastico lo stesso non può dirsi per il nostro paese dove quel 4 per cento di studenti, sulle conoscenze scientifiche ad esempio, contribuisce ad abbassare il livello italiano già di per sé preoccupante. Solo a titolo di esempio, in Germania gli studenti delle private ottengono in Matematica quasi 40 punti in più dei compagni delle statali. Stesso discorso per il Regno Unito dove il distacco passa addirittura a 75 punti o in Spagna: più 25 punti a favore degli alunni delle private.
(11 dicembre 2007)

 

 

Articoli dal 29 novembre al 5 dicembre 2007

 

CARRARA - GIOVANI TALENTI, magnifiche eccellenze  ( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 02-12-2007)

 

Superiori a caccia di nuovi iscritti  ( da "Nuova Venezia, La" del 02-12-2007)

 

Ricerca e sviluppo L'anomalia italiana ( da "Unita, L'" del 03-12-2007)

Precari e finanziaria 2008 ( da "Blogosfere" del 03-12-2007)

La scuola a passo di gambero ( da "Alto Adige" del 04-12-2007)

Il vero problema è il dirigismo politico - bernhard rathmayr ( da "Alto Adige" del 04-12-2007)

L'obiettivo strategico? Nessuno deve essere lasciato indietro ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 04-12-2007)

Il senso di responsabilità visto da destra e da sinistra ( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-12-2007)

L'Italia delle eccellenze ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-12-2007)

Il senso di responsabilità visto da destra e da sinistra ( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-12-2007)

SABATO SCORSO in Sala Zarri si è tenuta la presentazione del neonato Circolo dell ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 04-12-2007)

Con lo slogan "Per una scuola g-local" ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 04-12-2007)

Montezemolo: <L'assenteismo costa quasi un punto di Pil> ( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 04-12-2007)

L'INTERVISTA/1 ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 04-12-2007)

SCUOLA/ GARDINI (FI): OCSE CI BOCCIA, ORA SCELTE CHIARE E URGENTI ( da "Virgilio Notizie" del 04-12-2007)

Statali nel mirino/ L'assenteismo costa quasi un punto di Pil. Montezemolo: maglia nera all'Inpdap e alla Difesa pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 04-12-2007)

Gardini: ''E Fioroni come risponde a bocciatura Ocse?'' ( da "Redattore sociale" del 04-12-2007)

Senza le assenze diverse dalle ferie potremmo risparmiare quasi l'1% del pil ( da "Stampa, La" del 05-12-2007)

Montezemolo spara nel mucchio ( da "Unita, L'" del 05-12-2007)

Lintervento ( da "Italia Oggi" del 05-12-2007)

Riconoscere il merito per combattere le caste ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-12-2007)

Assessore catechista nega il bonus agli immigrati Il partito e la Chiesa lo riprendono: <Leso un diritto> ( da "Corriere del Veneto" del 05-12-2007)

Più meritocrazia per riqualificare ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 05-12-2007)

Interventi e Repliche ( da "Corriere della Sera" del 05-12-2007)

<Statali assenteisti ci costano più di 14 miliardi> ( da "Libero" del 05-12-2007)

Montezemolo attacca i fannulloni ( da "Tempo, Il" del 05-12-2007)

IL CASO L'ASSESSORE PAITA: I SERVIZI FUNZIONANO E IL MUNICIPIO NON E' DESERTO 0 Comunali assenteisti, le bacchettate di Montezemolo ( da "Nazione, La (La Spezia)" del 05-12-2007)


Articoli

CARRARA - GIOVANI TALENTI, magnifiche eccellenze (sezione: Scuola)

( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 02-12-2007)

? CARRARA ? "GIOVANI TALENTI, magnifiche eccellenze". I ragazzi più bravi, gli studenti che si sono distinti per meriti particolari, ma anche quelli le cui doti ancora non sono saltate fuori e che attendono dalla scuola gli strumenti per dire la loro nella società". Tutti i giovani sono stati protagonisti della Festa della Toscana che il nostro consiglio comunale, coordinato dal presidente Luca Ragoni, ha celebrato ieri mattina al Cinema Garibaldi di fronte a un folto pubblico di studenti. DOPO L'INTERVENTO del sindaco Angelo Zubbani (di cui riferiamo nell'articolo di sopra), e un singolare e brillante spot (così ha autodefinito il suo intervento) del prefetto Carlo Striccoli, il quale ha voluto ricordare l'importanza del genio che è in ognuno di noi, l'assessore alla Cultura Giovanna Bernardini, ricordando il valore di questa manifestazione, in occasione dell'anniversario della soppressione della pena di morte da parte del duca Leopoldo di Toscana, ha sottolineato come non solo gli alunni premiati siano eccellenti, ma come ognuno di noi abbia peculiarità e particolarità che lo rendono unico. "Siamo tutti diversi, quindi tutti eccellenti" ha spiegato Bernardini nel corso di una lunga prolusione in cui ha posto l'accento sui più importanti valori che devono essere trasmessi ai giovani con quello della vita, della solidarietà, del volontariato. Infine è passata sul ruolo della scuola che deve proprio tirare fuori le capacità di ogni alunno, favorire le condizioni "La politica deve tornare a meritarsi i giovani: una giornata come questa che celebra le nuove leve è un atto di grande responsabilità. E proprio per celebrare i giovani è stata data oportunità a tre studenti liceali di intevenire sul tema. Pertanto al loro debutto in pubblico Camilla Pezzica, Stefano Pegoraro dello Scientifico e Chiara Vatteroni del Classico hanno parlato di differenza fra meritocrazia e privilegio, di illuminismo e importanza della ragione, ma anche dell'importanza dei sogni, e del compito della scuola che dovrebbe fare in modo che ogni ragazzo coroni il proprio desiderio. Spesso invece proprio fra i banchi i sogni si spengono. Infine i vicepresidentei del consiglio comunale, Rigoletta Vincenti e Luciano Tonarelli hanno conferito un attestato speciale a due soggetti svantaggiati che con la propria attività letteraria hanno contribuito a tenere alto il nome della città qui e altrove. Così la medaglia è andata al poeta Stefano Mazzoni e alla scrittrice Silvia Tamberi, sui cui testi più di una scuola imposta lezioni di italiano e di antologia. INFINE I VARI consiglieri hano premiato gli studenti più eccellenti delle scuole superiori, segnalati dai vari istituti: per l'Einaudi Azzurra Salerno e Giuseppe Valerio, per lo scientifico Stefano Pegoratro e Camilla Pezzica, per il Galilei Andrea Odifredi, Pietro Tognotti, Ulises Dvid Gomara, per l'Artistico Tania Maffei, Federica Ricci, Maria Chiara Tosi, per il classico Davide Amendola, Valdo Berretti, Chiara Vatteroni, per la scuola comunale di Musica Michele Bianchi e Gaia Fantoni, per i giovani espositori all'Accademia di Belle arti Marta Cadonici, Sandro Del Pistoia, Chiara Parodi, Francesco Ricci, Michele Tajariol, Francesca Toti. Infine le tesi di laurea sui vari aspetti della città che dal 2000 hanno ricevuto il premio del concorso "Tesi per Carrara": Barbara Micheli, Supremo Zuccherini, Claudia Giannotti, Cristina Giromella, Marcello Nesti, Ilaria Tusini, Lucia Brizzi, Chiara Nostrato, Cristina Andrei, Marco Beccaria, Monica Catalucci, Luca Evangelisti, David Merli, Elisa Sordelli, Davide Lambruschi, Matteo Lucchesi, Andrea Vatteroni, Barbara Violi, Stefano Maltese, Francesca Rozzi, Maria Giovanna Vivoli. Cristina Lorenzi - -->.


Superiori a caccia di nuovi iscritti  ( da "Nuova Venezia, La" del 02-12-2007)

ALL'EX PLIP DI CARPENEDO Superiori a caccia di nuovi iscritti Istituti in vetrina per incontrare gli alunni di terza media e le famiglie Una vetrina delle scuole superiori all'ex Plip di via San Donà, per orientare gli studenti di terza media. Ieri mattina si è tenuta a Carpenedo la seconda edizione di "Tutti a scuola!", promossa dal Forum delle scuole superiori e dal Centro formazione professionale di Venezia e Mestre nell'ambito del progetto "Orienta in rete Venezia e Terraferma", un network di 27 scuole, sostenuto da fondi regionali. I tanti istituti superiori del territorio hanno promosso le loro attività con numerosi e colorati stand, in cui professori ed in alcuni casi studenti, presentavano i corsi, non solo dispensando consigli e brochure, ma anche mostrando accattivanti presentazioni multimediali sui monitor di computer portatili. Molti i ragazzini delle medie ed i genitori, che hanno preso parte all'iniziativa ma non c'è stata l'invasione, che ci si sarebbe potuto aspettare, visto l'importanza dell'appuntamento con la scelta della scuola superiore. Si tratta di un momento, che oggi, a differenza di quanto succedeva sino a qualche anno fa, interessa la totalità degli studenti di terza media, visto che l'obbligo scolastico oggi si estende sino ai 16 anni. Forse l'iniziativa non è stata sufficientemente pubblicizzata? "Veramente - spiega il coordinatore di "Tutti a scuola" Domenico Ticozzi, che è anche preside dell'istituto tecnico Zuccante - sono state inviate lettere a tutte le scuole medie. Forse abbiamo pagato lo scotto dei problemi di traffico. Infatti, a causa dei cantieri del tram, non è facile arrivare sino al centro espositivo". Un genitore, che ha guardato con attenzione tutti gli stand, dialogando con gli insegnanti e prendendosi un pacco di materiale, alla fine ha detto: "Ho avuto l'impressione che ci sia la guerra tra scuole sino all'ultimo studente. Insomma più che cercare di indirizzare i ragazzi verso la scuola più adatta a loro ho avuto l'impressione che ci sia il tentativo di convincere più ragazzi possibili che il proprio istituto è il migliore per i preadolescenti". Abbiamo girato l'osservazione ad un'insegnante del tecnico Zuccante, che ha commentato: "Non credo che sarebbe l'atteggiamento giusto quello di cercare di attrarre indiscriminatamente più alunni possibili. Un ragazzo che fa la scelta più appropriata poi vivrà meglio la scuola superiore". Due studentesse della scuola media di Favaro hanno dimostrato di avere le idee chiare: "Abbiamo scelto ci iscriveremo all'indirizzo pedagogico del liceo sperimentale Stefanini". Conoscete bene il piano di studi? "Sì, abbiamo avuto degli incontri informativi a scuola". Ieri, inoltre, sempre all'ex Plip c'è stato anche un incontro sul tema: "L'obbligo di istruzione nella riforma della Scuole superiori", con l'assessore comunale alle Politiche educative, Annamaria Giannuzzi Miraglia. (Michele Bugliari).

 

 

Ricerca e sviluppo L'anomalia italiana (sezione: Scuola)

( da "Unita, L'" del 03-12-2007)

 

Stai consultando l'edizione del A FORLÌ Il convegno sulla comunicazione della scienza Ricerca e sviluppo L'anomalia italiana di Cristiana Pulcinelli Il mondo si trova ad una svolta epocale per quello che riguarda la scienza. Gli investimenti per la ricerca non sono mai stati così alti: nel 2007 hanno superato i 1.100 miliardi di dollari. Il che vuol dire che il mondo investe in ricerca e sviluppo il 2,1% della ricchezza che produce. È un processo che riguarda tutti, ma alcuni paesi più di altri. Ad esempio, l'Europa, che per 400 anni è stata il cuore della scienza, oggi investe meno della media del mondo: l'1,9%. Mentre l'Asia si situa al primo posto. La Corea del sud, ad esempio, che ha un Pil più basso del 40% rispetto al nostro, investe in termini assoluti quanto l'Italia e la Spagna messe insieme. In questo quadro di luci e ombre, ma che prospetta un futuro in cui la ricerca diventa multipolare, l'Italia sembra non essere toccata da questo vento e andare in una direzione opposta: l'investimento è solo dell'1,1% del Pil. Non investiamo in ricerca e i risultati sono drammatici: cala il reddito pro capite, il numero degli occupati, peggiora la nostra efficienza energetica (e, quindi, inquiniamo anche di più). I dati sono emersi dal convegno sulla comunicazione della scienza, organizzato dal gruppo per l'Innovazione nella comunicazione della scienza (Ics) della Sissa di Trieste e dall'associazione Nuova civiltà delle macchine. Quali sono i mali italiani che ci impediscono di entrare a far parte di questa corrente che investe il resto del mondo? Nel corso del convegno ne sono stati analizzati alcuni. Il primo, ad esempio, è la mancanza di una ricerca privata nel nostro paese: nel mondo si è passati da un tempo in cui per ogni due dollari investiti dal pubblico nella ricerca corrispondeva un dollaro investito dai privati ad un tempo in cui il rapporto si è invertito. Unica eccezione l'Italia, dove gli investimenti privati sono diminuiti. Il secondo è l'imposizione all'organizzazione della scienza di paradigmi estranei alla scienza stessa, ad esempio la burocratizzazione. E ancora, la mancanza di una discussione tra ricercatori e cittadini: un fenomeno che genera due atteggiamenti opposti, da un lato la paura della scienza, dall'altro la fiducia cieca nei suoi risultati che non possono venir messi in discussone. Inoltre, ci sono mali antichi: ad esempio, una ricerca che non è basata su principi di meritocrazia e che è troppo condizionata dalla politica, o ancora una classe dirigente culturalmente lontana dalla scienza. A tutto ciò si aggiunga il fatto che ai nostri ricercatori spesso manca quello che gli anglosassoni chiamano "positive attitude and thinking" e che potrebbe essere sintetizzato nell'espressione "credere in quello che si fa", e il quadro si fa fosco. Per fortuna, è emerso dal convegno, nel nostro paese fioriscono anche tante piccole iniziative che cercano di avvicinare la gente alla scienza e che potrebbero avere un ruolo importante nel ribaltare la nostra vocazione al declino.


Precari e finanziaria 2008 (sezione: Scuola)

( da "Blogosfere" del 03-12-2007)

 

Dic 07 2 Precari e finanziaria 2008 Pubblicato da Franca Corradini alle 23:45 in Scuola&Società riceviamo , e pubblichiamo, da parte dei docenti delle associazioni CIPNA (Comitato Insegnanti Precari Non Abilitati Forum PrecariSalerno Forum Precariscuola Blog PrecariaMente La Finanziaria è stata emendata dalla VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati in modo positivo nella parte che riguarda la scuola: sono state recepite le osservazioni dei docenti precari contro la ricollocazione del personale senza titolo di studio, l'eliminazione della deroga al numero complessivo di insegnanti di specializzati di sostegno in presenza di handicap grave e certificato e quelle per l'aumento dell'organico di diritto sul sostegno. Altre questioni sono però rimaste irrisolte: 1) Cancellazione dei docenti a tempo indeterminato dalle Graduatorie ad Esaurimento. Le attuali graduatorie sono piene di docenti di ruolo che usano le GaE come canale per la mobilità snaturando la funzione delle graduatorie che dovrebbero servire esclusivamente per stabilizzare i docenti precari. Oltretutto il 50% dei posti vacanti è già assegnato ai docenti di ruolo come quota per la mobilità. Con la cancellazione dei docenti di ruolo dalle GaE si avrebbe la certezza che tutte le future assunzioni saranno destinate a docenti effettivamente precari; oltretutto le graduatorie sarebbero molto più gestibili visto che verrebbe ridotto il numero di iscritti. 2) Scioglimento immediato della riserva per i docenti abilitati Dm85 I docenti che si sono abilitati con i corsi attivati con il DM 85 non hanno ancora potuto sciogliere la riserva, quindi non hanno potuto accedere alle recenti 50000 immissioni in ruolo ed alle supplenze annuali. Sono necessari quindi i seguenti provvedimenti: - Ruolo: nomina giuridica dal 1° settembre 2007 per chi si fosse già abilitato e fosse collocato in posizione utile per il ruolo; - Data fine corsi: tassativamente entro 31/12/2007 incluso esame di Stato, con sanzioni per chi non rispetti tale scadenza; - Scioglimento della riserva: immediato per tutti coloro che abbiano già conseguito l'abilitazione e contestuale al conseguimento dell'abilitazione per tutti coloro i cui corsi debbano ancora terminare, in modo tale da poter concorrere almeno alle rimanenti supplenze brevi da assegnare nel corrente A.S. 2007-08; - Corsi non ancora attivati: Il MPi proceda con immediatezza a fornire alla SSIS Lazio gli elenchi degli aventi diritto, secondo quanto stabilito dalla nota prot. AOODGPER 22100 del 20 novembre 2007, affinchè tali corsi possano trovare attuazione nei tempi previsti dalla Convezione stipulata in data 16 novembre 2007 dal Dott. Masia (MiUR), Dott. Fiori (MPI) e Prof. Guattari (SSIS Lazio). Con l'auspicio che, stavolta, i Ministeri competenti sappiano muoversi nel rispetto dei tempi concordati e sottoscritti e nell'assoluta certezza che il Prof. Guattari saprà dimostrare la medesima perizia, scrupolosità ed attenzione già dimostrata con l'attivazione dei percorsi "ordinari" del DM 85/05 gestiti dalla struttura da lui dirette (SSIS Lazio), una delle poche a far partire e terminare i corsi nei tempi previsti dal DM 85/05. 3) Un maggiore impegno contro i tagli agli organici e a favore di una scuola pubblica di qualità Una scuola che sia veramente di qualità non può prescindere da organici e finanziamenti adeguati: la finanziaria prevede il taglio di 33000 cattedre in 3 anni, con conseguenze drammatiche per il diritto allo studio e la qualità della didattica. L' attuale governo non considera la scuola pubblica gratuita ed aperta a tutti come una risorsa vitale per lo sviluppo del Paese su cui investire risorse e professionalità, ma solo come un peso, mentre i finanziamenti alle scuole private vengono aumentati. 4) L'immissione in ruolo sul sostegno da GaE dei docenti che possono vantare più anni di esperienza In questi anni tanti docenti sono entrati di ruolo senza aver fatto un solo giorno di servizio sul sostegno solo perchè erano in I o II fascia GaE, a discapito dei ragazzi diversamente abili e di tanti colleghi che hanno maturato professionalità e competenza. E' necessario immettere in ruolo sul sostegno da GaE i docenti con più anni di esperienza in questo delicato campo di insegnamento, PRESCINDENDO DALLE FASCE DI APPARTENENZA NELLE GRADUATORIE, per evitare che "il sostegno divenga solo un ascensore, un grimaldello per arrivare prima al ruolo" (parole del Min.Fioroni). I docenti precari chiedono quindi che il Parlamento si impegni nella risoluzione delle questioni poste in questo documento.


La scuola a passo di gambero (sezione: Scuola)

( da "Alto Adige" del 04-12-2007)

 

Cultura e Spettacoli La scuola a passo di gambero Dai pedagogisti arriva un grido d'allarme: così non si cresce TEMA SCOTTANTE IN ALTO ADIGE La scuola altoatesina è stata ed è al centro di un dibattito accesissimo, con posizioni trasversali che percorrono i gruppi linguistici e che hanno spaccato etnicamente anche la giunta provinciale. A questo dibattito è dedicato l'ultimo numero di Rassegna, la rivista dell'Istituto Pedagogico altoatesino in lingua italiana. Il panorama delle riforme scolastiche è analizzato attraverso una serie di contributi focalizzati sulle nuove direttive emanate dal ministro alla Pubblica Istruzione, Fioroni nell'agosto scorso. Si tratta delle nuove linee di insegnamento "per competenze" che riguardano in particolare la scuola del primo ciclo e il nuovo elevamento dell'obbligo scolastico a 16 anni. Le scuole hanno davanti a sé due anni di sperimentazione di tali proposte, ma in Alto Adige le indicazioni saranno fornite, nell'ambito delle competenze autonomistiche, dalla Giunta Provinciale. Il tema rientra - a livello provinciale - nella legge di riforma della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione che la Provincia di Bolzano sta predisponendo e su cui si sono registrati molti pareri, critiche e proposte di miglioramento, oltre - come abbiamo detto - alla frattura all'interno stesso della giunta tra assessori di lingua tedesca e di lingua italiana. Ed è appunto questo difficile intreccio di politiche scolastiche (statali e provinciali, articolate inoltre per i diversi gruppi linguistici)) e di innovazioni pedagogiche che è al centro di tutti gli articoli di "Rassegna" scritti da Renza Celli, Carlo Bertorelle, Franco Frabboni, Giancarlo Cerini, Mariella Spinosi, Andrea Bernabei, Bernhard Rathmayr, Dietmar Larcher, Domenico Chiesa. Siegfried Baur, curatore del fascicolo, firma l'editoriale in cui mette in guardia dal rischio che "le tre scuole dell'Alto Adige vadano definitivamente per strade diverse e che i contatti reciproci vadano persi". Qui di seguito pubblichiamo la sintesi - curata da Carlo Bertorelle - di due tra gli interventi più importanti della rivista curata dall'Istituto Pedagogico. Si tratta delle relazioni di due autorità riconosciute nel campo della didattica come Dietmar Larcher e Bernhard Rathmayr. Il primo, pedagogista ed esperto di linguistica, è uno dei massimi esperti di interculturalità; il secondo invece è un pedagogista di formazione cattolica che da sempre si occupa di adolescenza, formazione, scuola, nonché comunicazione di massa. Pur partendo da due punti di vista diversi, la loro conclusione è convergente: il rischio concreto per la scuola altoatesina di adottare modelli pedagogici regressivi e impositivi. Un rischio da evitare a tutti i costi.


Il vero problema è il dirigismo politico - bernhard rathmayr (sezione: Scuola)

( da "Alto Adige" del 04-12-2007)

 

BERNHARD RATHMAYR Il vero problema è il dirigismo politico BERNHARD RATHMAYR Nel mondo scolastico e pedagogico si assiste ad un eterno ritorno di teorie che si ripresentano a fasi alterne. Negli anni Settanta in Austria e in Germania si sviluppò una vivace ricerca scientifica e una discussione sullo sviluppo del percorsi di apprendimento, che produsse materiali molto interessanti di rinnovamento dei vecchi "programmi", soprattutto nel campo della comunicazione linguistica. Ma ambienti conservatori e bigotti bloccarono in tutti i modi queste innovazioni. In genere anche gli insegnanti non compresero del tutto che la riforma di questi percorsi era di per sé la miglior riforma della scuola. In realtà quel periodo fu anche ricco di feconde sperimentazioni e di interazione tra la comunità scientifica e gli insegnanti sul campo, come ho constatato in particolare nella mia esperienza nel progetto "Lingua come agire sociale", e ci fu grande disponibilità dei docenti all'innovazione. La vera contraddizione rimase tra interessi di controllo statale e sviluppo democratico e autonomo delle scuole; lo stesso contrasto di fondo, presente fin dai tempi di Federico di Prussia, per cui ancor oggi, nelle intenzioni fondamentali dello stato, la scuola serve anche a mantenere la stratificazione sociale e le gerarchie dei ruoli. Ma il rapporto tra scuola e società non deve essere solo di riproduzione di un modello di ordine stabilito per le generazioni future, ma promuovere un equilibrato sviluppo di entrambe le dinamiche della società: le possibilità e gli interessi di sviluppo dei bambini e dei giovani e le finalità della convivenza sociale. Così stando le cose, appare logico e inevitabile creare grandi spazi liberi per i contenuti e per gli obiettivi dell'apprendere. Solo gli stessi giovani e gli insegnanti che interagiscono profondamente con loro possono sapere in cosa consistono le proprie possibilità ed interessi di sviluppo e come possono collegarsi contemporaneamente, con una motivante ed efficace relazione, alle esigenze sociali di apprendimento e insegnamento. Questo inevitabile processo di decentramento dell'insegnamento (non solo per ragioni di democrazia, ma soprattutto per ragioni didattiche legate alle intime motivazioni dell'apprendimento e ad una possibilità di esperienza soddisfacente per gli alunni) sta diametralmente all'opposto dell'interesse di controllo centralistico del potere statale, anche se paradossalmente al giorno d'oggi il dirigismo statale nel controllo è ormai venuto meno in tutti gli altri campi della vita sociale. Nelle linee-guida per i piani di studio personalizzati in Provincia di Bolzano si può notare che il tema degli interessi di chi apprende compare solo nella terza parte dell'orario scolastico, quello facoltativo, e non anche nella parte di orario obbligatorio uguale per tutti. E questo caratterizza le linee guida come frutto di una tecnica di programmazione dell'insegnamento tradizionale e che riporta l'orologio indietro addirittura a prima degli anni Settanta. Una tecnica di programmazione basata sulla prescrizione centralizzata e sulla successiva verifica-accertamento di obiettivi dettagliati esprime una ideologia superata in tempi di pluralismo e di individualizzazione, in tempi in cui vanno piuttosto sostenute la socializzazione e la solidarietà. Al posto di obiettivi didattici prescritti dall'alto, dovrebbero invece essere formulate intenzioni generali aperte che consentano spazi interpretativi, la cui applicazione non cada dall'alto in modo automatico, ma nasca da una partecipazione e co-progettazione allo sviluppo e dentro lo sviluppo dei percorsi di insegnamento.


L'obiettivo strategico? Nessuno deve essere lasciato indietro (sezione: Scuola)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 04-12-2007)

 

Cronaca pag. 12 L'obiettivo strategico? "Nessuno deve essere lasciato indietro" Giornata piena quella di ieri a Brescia per il viceministro della Pubblica Istruzione Mariangela Bastico. In mattinata ha incontrato (ciome riferiamo qui accanto) una delegazione di insegnanti e studenti dell'Istituto Lunardi, che l'hanno coinvolta in un dibattito a ruota libera. Il punto più controverso delle innovazioni riguarda il recupero dei debiti. " È un passaggio molto delicato - spiega il viceministro - che riguarda quel 41% di studenti che viene promosso con il debito: di questi solo 1 su 4 recupera, gli altri rimangono col debito. A differenza degli esami a settembre lo studente non verrà lasciato solo, ma verranno istituiti corsi di sostegno e di recupero". Il pomeriggio, ospite dell'Istituto Sraffa, Mariangela Bastico ha partecipato ad un incontro organizzato dai giovani del P.D. Il viceministro è in giro un po' per tutta l'Italia per sentire il polso della situazione proprio nelle scuole, perché se molte sono state le novità in questo campo, non sempre sono state recepite nel giusto modo. "Abbiamo scelto la strada del cambiamento senza affrontare una controriforma generale - racconta l'on. Bastico - perché ci vuole un'intera legislatura per mettere a segno una riforma della scuola e nel momento dell'applicazione spesso si cambia legislatura e si riparte da capo. Abbiamo deciso di introdurre elementi di novità anche radicali attraverso norme puntuali e precise". LA TECNICA, che viene chiamata da Prodi "del cacciavite", montaggio e smontaggio degli elementi, presenta però un inconveniente che è quello di non riuscire a fornire un'idea complessiva. "Il nostro obiettivo strategico - conclude Mariangela Bastico - è una scuola pubblica, di qualità, che non lasci indietro nessuno. C'è ancora una grande dispersione nelle nostre scuole, ben 22 studenti su 100 lasciano la scuola prima di conseguire un diploma. Abbiamo deciso di lottare contro questo fenomeno partendo dalla scuola dell'infanzia perché il divario che c'è nell'apprendimento corrisponde quasi sempre a una diversità sociale e spesso economica. Vogliamo invece che tutti i ragazzi abbiano le stesse opportunità. L'uguaglianza si può raggiungere solo se la scuola interviene per rimuovere almeno alcune delle cause della disuguaglianza".L.PERR.


Il senso di responsabilità visto da destra e da sinistra (sezione: Scuola)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-12-2007)

 

Udine Il senso di responsabilità visto da destra e da sinistra PersonalMente di FULVIO CUIZZA Responsabilità. Il termine trasmette una sensazione positiva, richiama un'idea di consapevolezza, di coscienza, di affidabilità, di serietà. L'assenza di responsabilità richiama invece sensazioni negative, azioni socialmente dannose, sia nei confronti delle persone sia dell'ambiente. L'idea di responsabilità, nel tradizionale pensiero politico di destra e di sinistra, ha sempre presentato delle differenze, delle diverse modalità di interpretazione. Pur schematizzando un po', la tendenza del pensiero di destra è quella di concentrarsi prioritariamente sulla responsabilità individuale, personale, mentre il pensiero di sinistra tende a rivolgere la sua sensibilità alla responsabilità sociale. La nostra cultura occidentale si fonda fortemente sulla dimensione dei "diritti umani", e per questo è molto sensibile alla loro difesa e alla loro salvaguardia. Questi diritti sono principalmente diritti individuali, così vengono in primo luogo percepiti, e per questo il centro del nostro sistema è rappresentato dall'individuo, dalla sua tutela e dalle sue possibilità di realizzazione personale. D'altra parte è altrettanto vero che lo sviluppo dell'individuo non può prescindere dall'ambiente culturale nel quale si forma e si sviluppa. Credo che possa essere molto utile culturalmente sviluppare una sensibilità che riesca a superare la distanza, la divisione tra le idee di responsabilità individuale e responsabilità sociale, e un pensiero moderno che si ponga come riferimento importante per l'evoluzione sociale dovrebbe poter integrare le due visioni. Senza la responsabilità individuale precipitano i princìpi della convivenza civile cui siamo abituati, e senza il concetto di responsabilità sociale succede lo stesso, perché si compromette lìidea di una società democratica in grado di dare opportunità a tutti. Lo sbilanciamento sul sociale tende a deresponsabilizzare lìindividuo e giustificarlo, lo sbilanciamento sullìindividuo tende a esasperare lìinteresse particolare, perdendo di vista la qualità del contesto nel quale questo interesse può realizzarsi. In un caso, troppo può essere giustificato come prodotto di situazioni sociali, nell'altro viene perso di vista il fattore ambientale, il contesto, la matrice culturale dalla quale poi inevitabilmente emergono comportamenti e atteggiamenti, individuali sì, ma collettivi e dunque sociali. In una direzione si tende a perdere la meritocrazia e si appiattisce tutto, si disarma la spinta alla realizzazione, nell'altra - se esasperata - si tende a considerare valido solo chi "vince", rafforzando solo la competizione e non anche la collaborazione. Riuscire a cogliere bene l'intreccio dei due livelli può offrire una visione molto più completa, nella quale i meccanismi sociali e psicologici si integrano, e riconoscimenti e responsabilità possono risultare più equi e motivanti. Così, se da un lato è evidente che il singolo deve pagare per i suoi errori, è altrettanto evidente che spiegare i fenomeni attribuendoli solo a forme di negatività e devianza personali significa rimanere ciechi nei confronti del contesto nel quale i fatti avvengono. Non riuscire a cogliere questo intreccio lascia aperto anche il rischio di una diffusa ipocrisia sociale, rischio che mi pare si possa correre a esempio in un caso come quello della ragazzina che vende delle sue foto per una ricarica telefonica. Ferma restando la positività di qualsiasi intento di salvaguardia dei minori, il modo in cui viene fatto può essere molto diverso, a seconda se prescinde o meno dal contesto. Allora, lo pongo come paradosso da considerare. Proviamo solo a immaginare che la ragazzina avesse diciassette anni anziché quindici, e oggi compisse il suo diciottesimo anno. Da domani non sarebbe più etichettata come una depravata che si prostituisce, con l'aggravante della futilità della motivazione. Da domani sarebbe una candidata al successo professionale e artistico, potendo con le sue foto fare dei calendari e venderli, andando orgogliosa della sua iniziativa ed essendo ospitata in televisione come un personaggio vincente, una che ce l'ha fatta, perfettamente in sintonia con i valori sociali dominanti. Che ci sia sfuggito qualcosa?.


L'Italia delle eccellenze (sezione: Scuola)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-12-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2007-12-04 - pag: 18 autore: Competitività. Montezemolo consegna i riconoscimenti a undici medie imprese del made in Italy L'Italia delle eccellenze A Paolo Vitelli (Azimut-Benetti) il premio Campioni della crescita Massimo Mascini ROMA Undici campioni della nostra crescita. Confindustria li ha selezionati e ieri li ha premiati. Undici medie aziende campioni della crescita, che in questi anni, nonostante le mille difficoltà, sono state capaci di continuare a crescere, internazionalizzarsi, innovare, rispondendo in maniera egregia alla sfida della globalizzazione. Una pattuglia, dietro alla quale però marciano in tante, tutte piccole e medie aziende che lottano tutti i giorni sui mercati internazionali per portare avanti il made in Italy. La migliore fra tutte è stata l'Azimut Benetti, guidata da Paolo Vitelli, che ha ricevuto una menzione speciale. Ma hanno ben meritato anche tutte le altre: Acciaierie Venete, Campari, Cementir, Isagro, Stabilia, Industrie Polieco, El. En. Group, Leitner, Nice, Rosetti Marino. Consegnando le pergamene del premio il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha ricordato i tratti distintivi di queste aziende, la loro capacità, la loro spinta all'innovazione, all'internazionalizzazione. "Veri imprenditori – ha detto – che si confrontano tutti i giorni sui mercati internazionali cercando innovazione a 360 gradi. Non solo quella di prodotto e di processo, che sarebbe naturale, ma quella di marketing, di organizzazione aziendale, dell'andare per il mondo, del fare politica di brand". E ha ricordato il loro forte radicamento nel territorio, sempre però "con le finestre aperte sul mondo, segno di una grande mentalità". Andrea Pininfarina, vicepresidente di Confindustria, ha presentato il premio, per il quale, ha ricordato, hanno collaborato attivamente il Cerved, la McKinsey e la Bocconi per selezionare questi campioni tra tutte le aziende con un fatturato tra i 100 e i 1.000 milioni di euro. Un riconoscimento alle piccole e medie imprese, "enorme potenzialità – ha detto – per il Paese, segno dell'elevato spirito imprenditoriale che lo contraddistingue, una realtà ormai indiscutibile del nostro tessuto produttivo". Un'iniziativa di Confindustria che, ha ricordato Montezemolo è sempre attenta, naturalmente, alla diffusione della cultura d'impresa e alla difesa degli interessi degli imprenditori, ma non dimentica da un lato il filone della progettualità, come testimoniano i tanti temi lanciati dalla confederazione e divenuti oggetto del dibattito nazionale, dalle riforme istituzionali alla concorrenza, al merito, all'internazionalizzazione, da un altro lato quello della crescita. "Non ci rassegniamo – ha detto – a crescere da dieci anni meno di tutti in Europa. Per questo spingiamo per portare all'estero le nostre imprese, e i risultati sono molto lusinghieri, e cerchiamo in tutti i modi di provocare il confronto con gli altri, mettendo in vetrina i campioni, come facciamo con questa iniziativa". L'analisi di queste undici aziende ha evidenziato alcune caratteristiche comuni tra loro: una forte tensione alla crescita, il non sentirsi in una nicchia, vista come una prigione, l'accettazione delle acquisizioni, anche se scomode, e la forte spinta alla meritocrazia. IL PROGETTO I vincitori scelti tra tutte le aziende con un fatturato tra i 100 e i mille milioni Cerved, McKinsey e Bocconi i partner dell'iniziativa STUDIO FRANCESCHIN Premiazione. Da sinistra Andrea Pininfarina, Luca Cordero di Montezemolo e Paolo Vitelli.


Il senso di responsabilità visto da destra e da sinistra (sezione: Scuola)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-12-2007)

 

Gorizia Il senso di responsabilità visto da destra e da sinistra PersonalMente di FULVIO CUIZZA Responsabilità. Il termine trasmette una sensazione positiva, richiama un'idea di consapevolezza, di coscienza, di affidabilità, di serietà. L'assenza di responsabilità richiama invece sensazioni negative, azioni socialmente dannose, sia nei confronti delle persone sia dell'ambiente. L'idea di responsabilità, nel tradizionale pensiero politico di destra e di sinistra, ha sempre presentato delle differenze, delle diverse modalità di interpretazione. Pur schematizzando un po', la tendenza del pensiero di destra è quella di concentrarsi prioritariamente sulla responsabilità individuale, personale, mentre il pensiero di sinistra tende a rivolgere la sua sensibilità alla responsabilità sociale. La nostra cultura occidentale si fonda fortemente sulla dimensione dei "diritti umani", e per questo è molto sensibile alla loro difesa e alla loro salvaguardia. Questi diritti sono principalmente diritti individuali, così vengono in primo luogo percepiti, e per questo il centro del nostro sistema è rappresentato dall'individuo, dalla sua tutela e dalle sue possibilità di realizzazione personale. D'altra parte è altrettanto vero che lo sviluppo dell'individuo non può prescindere dall'ambiente culturale nel quale si forma e si sviluppa. Credo che possa essere molto utile culturalmente sviluppare una sensibilità che riesca a superare la distanza, la divisione tra le idee di responsabilità individuale e responsabilità sociale, e un pensiero moderno che si ponga come riferimento importante per l'evoluzione sociale dovrebbe poter integrare le due visioni. Senza la responsabilità individuale precipitano i princìpi della convivenza civile cui siamo abituati, e senza il concetto di responsabilità sociale succede lo stesso, perché si compromette lìidea di una società democratica in grado di dare opportunità a tutti. Lo sbilanciamento sul sociale tende a deresponsabilizzare lìindividuo e giustificarlo, lo sbilanciamento sullìindividuo tende a esasperare lìinteresse particolare, perdendo di vista la qualità del contesto nel quale questo interesse può realizzarsi. In un caso, troppo può essere giustificato come prodotto di situazioni sociali, nell'altro viene perso di vista il fattore ambientale, il contesto, la matrice culturale dalla quale poi inevitabilmente emergono comportamenti e atteggiamenti, individuali sì, ma collettivi e dunque sociali. In una direzione si tende a perdere la meritocrazia e si appiattisce tutto, si disarma la spinta alla realizzazione, nell'altra - se esasperata - si tende a considerare valido solo chi "vince", rafforzando solo la competizione e non anche la collaborazione. Riuscire a cogliere bene l'intreccio dei due livelli può offrire una visione molto più completa, nella quale i meccanismi sociali e psicologici si integrano, e riconoscimenti e responsabilità possono risultare più equi e motivanti. Così, se da un lato è evidente che il singolo deve pagare per i suoi errori, è altrettanto evidente che spiegare i fenomeni attribuendoli solo a forme di negatività e devianza personali significa rimanere ciechi nei confronti del contesto nel quale i fatti avvengono. Non riuscire a cogliere questo intreccio lascia aperto anche il rischio di una diffusa ipocrisia sociale, rischio che mi pare si possa correre a esempio in un caso come quello della ragazzina che vende delle sue foto per una ricarica telefonica. Ferma restando la positività di qualsiasi intento di salvaguardia dei minori, il modo in cui viene fatto può essere molto diverso, a seconda se prescinde o meno dal contesto. Allora, lo pongo come paradosso da considerare. Proviamo solo a immaginare che la ragazzina avesse diciassette anni anziché quindici, e oggi compisse il suo diciottesimo anno. Da domani non sarebbe più etichettata come una depravata che si prostituisce, con l'aggravante della futilità della motivazione. Da domani sarebbe una candidata al successo professionale e artistico, potendo con le sue foto fare dei calendari e venderli, andando orgogliosa della sua iniziativa ed essendo ospitata in televisione come un personaggio vincente, una che ce l'ha fatta, perfettamente in sintonia con i valori sociali dominanti. Che ci sia sfuggito qualcosa?.


SABATO SCORSO in Sala Zarri si è tenuta la presentazione del neonato Circolo dell (sezione: Scuola)

( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 04-12-2007)

 

A Libertà 'Liberal Noi Per Cento' affiliato all'Associazione nazionale Circolo della Libertà presieduto da Michela Vittoria Brambilla. Il Presidente del sodalizio centese Marco Rabboni ha presentato i dieci soci fondatori e il Direttivo composto da Alessandra Bonzagni, Vito Perboni, Marco Cevolani, Paolo Govoni. Alessandra Bonzagni, giovane imprenditrici centese, ricopre il ruolo di vicepresidente e coordina le iniziative socio-culturali del Circolo. La Bonzagni, oltre a occuparsi delle aziende di famiglia, è fondatrice con il padre Giancarlo della Virtus Cento; Vito Perboni è assicuratore e Capogruppo nella maggioranza in Consiglio Comunale di 'Gruppo Autonomo di Centro Destra'; Marco Cevolani è ex Presidente della Bocciofila Centese e ora nel direttivo dello storico sodalizio sportivo centese. Paolo Govoni, conosciuto nell'ambiente calcistico centese e, ovviamente, Marco Rabboni, membro del direttivo e del comitato comunale della formazione politica Udc. Il Presidente ha elencato i fondamenti del Circolo e perché è nato a Cento sottolineando che "il cittadino è stanco dei vecchi rituali della politica e ha bisogno di sentire più vicino la politica e i politici sui temi forti come sicurezza, tasse più eque, legalità, trasparenza e meritocrazia. Tutti elementi che il Circolo di Cento ? ha proseguito Rabboni ? vede nella figura del Sindaco Tuzet". Vito Perboni, nel suo intervento, ha parlato del congresso comunale di FI che "manifestava la presenza di 17 soci contro un centinaio d'iscritti". Alessandra Bonzagni ha posto l'accento sul fatto che "il Circolo non è solo politica ma anche interventi a favore della cultura e sociali". Rabboni si è detto "soddisfatto per come i centesi hanno accolto il Circolo che si avvia a porre come obiettivo le 50 adesioni entro fine anno. Al nostro appello hanno aderito anche persone con un ruolo nel tessuto socio politico ed economico centese come l'avvocato Vincenzo Giberti e l'Assessore Leonardo Frabetti". - -->.


Con lo slogan "Per una scuola g-local" (sezione: Scuola)

( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 04-12-2007)

 

Con lo slogan "Per una scuola g-local" l'istituto tecnico commerciale Barbarigo ha presentato un nuovo corso per l'anno 2008-2009, caratterizzato dall'introduzione di una materia decisamente singolare: la Leadership. In programma un pacchetto di 200 ore distribuite in 4 anni, cui si aggiunge il quinto di specializzazione e preparazione all'esame di Stato finalizzato a incoronare i giovani "ragionieri" a tutti gli effetti.La propensione alla dirigenza non è dunque più una semplice attitudine, bensì "una competenza chiave della nuova riforma della scuola", come precisa il professor Mario Comoglio dell'Università pontificia salesiana di Roma. Di qui l'idea di una formazione professionale in questa direzione che parta dalla prima superiore."Si tratta di un progetto unico in Italia - spiega il preside del Barbarigo Don Giancarlo Battistuzzi - perché punta sull'internazionalizzazione della scuola, con stage tenuti non più in Italia ma in Europa sino al terzo anno, in Asia il quarto, e dal quinto in Africa o in Sud America; il problema infatti è che i ragazzi devono uscire con una visione completa del mondo del lavoro, bancario e finanziario, per questo devono conoscere il modo di operare dei paesi emergenti, che si metteranno in contrasto o a confronto con noi. L'esperienza permetterà agli studenti di capire anche come le economie che oggi sono deboli, si preparano alla globalizzazione".Ai dirigenti di domani, insomma, serve una visione nitida e completa del mondo, e non solo quello degli affari. Per questo allo studio dell'inglese e del tedesco, si somma lo spagnolo e un approccio all'arabo. Scambi Comenius a partire dal primo anno, infine, forgeranno i manager di domani alla conoscenza culturale e ambientale dei partner commerciali del globo.Costo del corso, 4mila e 500 euro annui, cui si sommano le spese per i libri di testo, ma non quelli per i viaggi, quasi totalmente assorbiti dalla scuola con l'aiuto di Unindustria, che ammicca ai dirigenti di domani, come spiega il vicepresidente della sezione Giovani, Orazio Stangherlin: "Si va in contro sia alle esigenze delle aziende - dice - sia all'evidente nuova competitività. Per questo, insieme anche alla Camera di commercio, metteremo a disposizione testimonianze, persone, progetti".Michela Danieli.


Montezemolo: <L'assenteismo costa quasi un punto di Pil> (sezione: Scuola)

( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 04-12-2007)

 

Montezemolo: "L'assenteismo costa quasi un punto di Pil" commenti - | | 4 dicembre 2007 Quasi un punto di Pil. Tanto costa all'Azienda Italia l'assenteismo. Un male endemico, che pesa su un tasso di crescit del Paese ancora troppo "modesto e non più accettabile" e che secondo il presidnete di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, "è l'emblema dell'inefficienza e del cattivo funzionamento della Pubblica amministrazione. Compresi i giorni di ferie l'assenteismo nel pubblico impiego è del 30% superiore rispetto alle grandi imprese industriali". Azzerando le assenze diverse dalle ferie, secondo Montezemolo, si avrebbe quindi un risparmio di quasi un punto di Pil, ovvero 14,1 miliardi. Per il presidente di Confindustria, "portare la quota di assenze totali, comprese le ferie, a livello di quelle nel settore privato darebbe un risparmio di 11,1 miliardi di euro", senza contare "i costi generati dalla bassa o nulla produttività di quella parte dei dipendenti pubblici (minoritaria ma non piccola) che svolge poco o male la sua attività pur essendo ufficialmente presente sul luogo di lavoro". Tra ferie e permessi vari un pubblico dipendente, ha detto Montezemolo parlando all'inaugurazione dell'Anno accademico della Luiss, è fuori ufficio "mediamente un giorno di lavoro su 5". Tra i diversi ministeri il top riguarda il ministero della Difesa con 65 giornate di assenze in un anno seguito dal ministero dell'Economia e da quello dell'Ambiente, con oltre 60 giorni. Elevato anche l'assenteismo nell'Agenzia delle Entrate e all'Inpdap con oltre 67 giorni. Questi dati, secondo Montezemolo, danno la misura di quanto si debba fare ancora per far diventare la Pubblica Amministrazione quel fulcro "indispensabile per rilanciare lo sviluppo del Paese". Senza una Pubblica Amministrazione efficiente, infatti, non si potranno "fornire servizi di qualità alle imprese e ai cittadini, tempi certi della giustizia, sostegno concreto ai redditi dei più deboli, un welfare moderno, una scuola e una Università valutate e premiate in base al merito". Montezemolo ha poi sottolineato che "la nostra rimane una società incentrata sulle caste, dove la mobilità sociale è bassissima, dove i figli perpetuano il lavoro dei padri, dove c'è poco posto per i giovani nelle posizioni di vertice della politica e delle professioni". Ecco perché occorre puntare su "una istruzione ed una Università imperniate sul riconoscimento del merito e che diffondano la cultura del merito in tutta la societa", perchè "solo così possiamo affrontare il cambiamento richiesto dalle sfide globali e imboccare la strada della modernizzazione del Paese". Un appello rivolto anche a Governo e Parlamento, dal momento che "ogni sforzo di creare valutazioni del merito e meccanismi premiali viene regolarmente vanificato". E "anche l'ultimo è stato di fatto insabbiato: durante l'estate era stato raggiunto un accordo nel governo per destinare nel 2008 il 5% del fondo di finanziamento ordinario dell'Università agli atenei migliori, ma in Finanziaria è rimasto solo un impegno privo di risorse. Nel frattempo - dice ancora Montezemolo - l'Agenzia per la valutazione è stata parcheggiata, si sono persi per strada i nuovi meccanismi di reclutamento dei ricercatori e stiamo per assistere alla consueta infornata di raccomandati". Al contrario, per il presidente degli industriali "vincono la spesa a pioggia, l'allergia alla meritocrazia, l'università uguale per tutti ispirata a un falso solidarismo che in realtà danneggia i più deboli, perchè i più ricchi possono sempre andare a studiare all'estero. In questo modo l'Università non sarà mai in grado di essere fonte di progresso economico, sociale e civile".


L'INTERVISTA/1 (sezione: Scuola)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 04-12-2007)

 

"Essere figli di un professore universitario non deve essere un vantaggio, ma nemmeno un motivo per essere discriminato". Andrea Ballabio, direttore del Tigem (l'istituto Telethon di Genetica e Medicina), si è laureato nella facoltà di Medicina di Napoli, poi ha lavorato in Inghilterra e in America. Scherzosamente (ma non troppo) assicura: "Ve lo dice un genetista, non esite il gene del professore universitario, non è possibile che i figli dei professori nascano già professori". Chi ha già un docente in famiglia è avvantaggiato? "È ovvio che un piccolo vantaggio deriva dal fatto che un padre possa trasmettere una parte delle sue conoscenze ed esperienze al figlio, e in questo non c'è nulla di male. Ma se un giovane sceglie di seguire la carriera universitaria a mio parere dovrebbe farlo in una facoltà diversa da quella del padre. Io avrei fatto così". Anche il figlio di un docente può essere meritevole "Certamente. Ma qui entriamo in un discorso delicato, quello del conflitto d'interesse che in Italia viene interpretato in maniera sui generis. Ho visto come questo problema viene affrontato in Usa. Là non si discute se una persona abbia sfruttato o meno la situazione, ma si parte dall'idea che il conflitto non si deve comunque verificare. Una ragazzo che è stato favorito, ma è bravo, ha comunque goduto di un vantaggio. Il fatto che dei giovani siano bravi non giustifica il fatto che debbano essere facilitati". Genitori e figli: ne esistono solo nella università napoletana? "Assolutamente no. Anzi, in altre facoltà la situazione è anche peggiore, perciò non metterei cappio al collo solo alla Federico II". Questa situazione danneggia il nostro sistema formativo? "Sicuramente questo è uno dei fattori che non fa funzionare al meglio la nostra università perché intacca la meritrocrazia. E uno dei difetti del nostro Paese è proprio la mancanza di meritocrazia che ci impedisce di essere veramente competitivi". d.d.c.


SCUOLA/ GARDINI (FI): OCSE CI BOCCIA, ORA SCELTE CHIARE E URGENTI (sezione: Scuola)

( da "Virgilio Notizie" del 04-12-2007)

 

04-12-2007 15:26 "Aveva ragione il centrodestra quando chiedeva una riforma" Roma, 4 dic. (Apcom) - "L'Italia retrocede drammaticamente nella classifica Ocse. Bocciata la scuola italiana e in particolare gli istituti professionali: dopo lingua e matematica viene sancito anche il fallimento nelle scienze. Allora aveva ragione il governo Berlusconi quando per rispondere alla crisi del sistema scolastico propose una riforma che, tra l'altro, creava un percorso di formazione professionale altamente qualificato, competitivo col resto d'Europa e aperto al dialogo con il mercato del lavoro". Così in una nota la deputata di Forza Italia Elisabetta Gardini, portavoce azzurra. "La sinistra quando il governo Berlusconi avanzava questa necessaria riforma della scuola e del percorso professionale - ricorda - ha fatto le barricate e appena arrivata al governo si è subito impegnata per bloccarla: ora l'Ocse certifica chi avesse ragione e chi torto. Restano però sul tavolo interrogativi che impongono risposte precise: cosa sta facendo il comitato per la promozione delle discipline scientifiche presieduto dall'ex ministro Luigi Berlinguer?", domanda la deputata azzurra. "Come pensa di rispondere a questa pesante bocciatura il ministro tradizionalista Fioroni? La scuola italiana - conclude Gardini - ha bisogno di scelte urgenti, chiare e nette per non compromettere definitivamente una situazione già assai difficile".


Statali nel mirino/ L'assenteismo costa quasi un punto di Pil. Montezemolo: maglia nera all'Inpdap e alla Difesa pag.1 (sezione: Scuola)

( da "Affari Italiani (Online)" del 04-12-2007)

 

Statali nel mirino/ L'assenteismo costa quasi un punto di Pil. Montezemolo: maglia nera all'Inpdap e alla Difesa Martedí 04.12.2007 12:19 --> Montezemolo ha poi invitato a osservare quello che accade negli altri paesi. "Nel confronto internazionale l'orario di lavoro in Italia rimane basso e in riduzione - ha evidenziato - è inferiore del 7,5% rispetto a quello del Regno Unito, del 13% rispetto a quello della Spagna e del 16% rispetto a quello degli Stati Uniti. E' maggiore di quello che c'è in Francia e Germania ma in entrambi questi paesi gli ultimi accordi sindacali e le politiche dei governi vanno tutti nella direzione di allungare l'orario di lavoro e di remunerare di più i lavoratori". Per il numero uno di viale dell'Astronomia più meritocrazia e maggiore produttività sono vitali per una società competitiva che vuole svilupparsi. L'aumento della produttività è inoltre "l'unica strada - ha avvertito Montezemolo - per migliorare il livello delle retribuzioni". Negli ultimi sei anni, ha evidenziato Montezemolo, invece le retribuzioni reali sono salite più della produttività: +0,7% all'anno nel manifatturiero, contro una diminuzione dello 0,6% all'anno della produttività. "La produttività è tornata a salire a partire dal 2006 nell'industria - ha spiegato Montezemolo - ma ciò rischia di essere vano se non c'è uno sforzo di tutto il paese". "La nostra rimane una società incentrata sulle caste", ha concluso Montezemolo. Invece di premiare chi merita viviamo in una società in cui "la mobilità sociale è bassissima - ha rimarcato il leader degli industriali - dove i figli perpetuano il lavoro dei padri, dove c'è poco posto per i giovani nelle posizioni di vertice della politica e delle professioni". Tra le persone di 18-37 anni, sei figli di operai su 10 fanno gli operai: "una quota che è addirittura in aumento rispetto alle generazioni precedenti - ha commentato Montezemolo - sentre sette (su 10) figli di professionisti, imprenditori, dirigenti, fanno i professionisti, imprenditori, dirigenti. Qualche segnale di mobilità in più c'è nelle regioni del Nord ma non nel resto del Paese". Le parole di Montezemolo non sono per nulla piaciute ai sindacati: il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, pur concordando sul fatto che l'assenteismo "va combattuto perché danneggia i lavoratori onesti", rileva che i dati forniti dal leader degli industriali "non corrispondono al vero". "Bisogna - ha poi aggiunto - smettere di parlare solo". Anche il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni critica l'affondo di Montezemolo definendolo "un'iperbole usata per fare sensazione sbagliata che offende chi lavora". Infine, Luigi Angeletti segretario generale della Uil invita sarcasticamente Montezemolo ad occuparsi della "vera emergenza" e cioè dei bassi salari: "Montezemolo si dovrebbe occupare in primo luogo del fatto che i lavoratori italiani hanno bassi salari sia nel privato che nel pubblico. Questa è la vera emergenza, se cambiamo sempre le priorità non risolveremo mai il problema". --> << pagina precedente.


Gardini: ''E Fioroni come risponde a bocciatura Ocse?'' (sezione: Scuola)

( da "Redattore sociale" del 04-12-2007)

 

SCUOLA 14.3204/12/2007 Gardini: ''E Fioroni come risponde a bocciatura Ocse?'' Roma - "Aveva ragione il governo Berlusconi quando reagi' alla crisi della scuola proponendo una riforma che, tra l'altro, creava un percorso di formazione professionale altamente qualificato, competitivo col resto d'Europa e aperto al dialogo con il mercato del lavoro". La portavoce di Forza Italia, Elisabetta Gardini, commenta cosi' i risutati dello studio Ocse. "La Sinistra quando il governo Berlusconi avanzava questa necessaria riforma della scuola e del percorso professionale- aggiunge- ha fatto le barricate e appena arrivata al governo si e' subito impegnata per bloccarla". Ora l'Ocse "certifica chi avesse ragione e chi torto", sentenzia Gardini. "Come pensa di rispondere a questa pesante bocciatura il ministro tradizionalista Fioroni?". (DIRE).


Senza le assenze diverse dalle ferie potremmo risparmiare quasi l'1% del pil (sezione: Scuola)

( da "Stampa, La" del 05-12-2007)

 

"Senza le assenze diverse dalle ferie potremmo risparmiare quasi l'1% del pil" [FIRMA]STEFANO LEPRI ROMA Contro i fannulloni di nuovo si scaglia il presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Per lui l'inefficienza del settore pubblico è la vera palla al piede dell'economia italiana; ed "emblema dell'inefficienza" è l'assenteismo. Se si riuscisse ad "azzerare le assenze diverse dalle ferie" e in quei giorni gli impiegati pubblici lavorassero, si avrebbe "un risparmio di quasi un punto di Pil, 14,1 miliardi di euro"; riducendo la somma di ferie e assenze al livello del settore privato si avrebbe "un risparmio di 11,1 miliardi". Montezemolo parla di istruzione e di freni allo sviluppo, di come evitare che l'Italia "cada indietro" nella competizione internazionale; perché si tratta dell'inaugurazione dell'anno accademico alla Luiss, l'università romana che appartiene alla Confindustria. Propone di premiare il merito e la produttività, anche per consentire l'ascesa sociale di chi non è figlio di ricchi. Ma a sollevare un vespaio è l'atto d'accusa contro il pubblico impiego: "tra ferie e permessi vari un pubblico dipendente è fuori ufficio mediamente un giorno su 5". Tra ferie malattie e permessi, appunto, secondo il presidente della Confindustria "l'assenteismo è del 30% superiore rispetto alle grandi imprese industriali"; "il top si raggiunge al ministero della Difesa, con 65 giorni di assenza in un anno, seguito dal ministero dell'Economia e da quello dell'Ambiente, entrambi con oltre 60 giorni. Altrettanto elevato è l'assenteismo nell'Agenzia delle Entrate. All'Inpdap si sfondano i 67 giorni". Ribatte il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani: "L'assenteismo va combattuto perché danneggia i lavoratori onesti ma Montezemolo ha fatto confusione, i suoi dati non corrispondono al vero". Va oltre Luigi Angeletti della Uil: "Montezemolo si dovrebbe preoccupare in primo luogo del fatto che i lavoratori italiani, sia pubblici che privati, hanno bassi salari. Questa è la vera emergenza". Andando a chiedere, però, i dati sono gli stessi. La fonte è unica, è il "Conto annuale" delle pubbliche amministrazioni pubblicato dalla Ragioneria dello Stato. I sindacalisti sostengono che occorre guardare al numero dei giorni di malattia e altre assenze retribuite, 18,71 nel 2005 secondo gli ultimi dati disponibili, senza metterci le ferie. Anche così, tuttavia, le assenze nel pubblico sono alquanto superiori rispetto al settore privato. Anche nel settore privato occorre lavorare di più, secondo il leader degli industriali, perché l'orario annuale è troppo corto; solo Francia e Germania l'hanno più corto ancora, ma accordi sindacali e politiche dei governi stanno allungandolo. Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, insinua che l'uscita di Montezemolo, presidente anche della Fiat, potrebbe essere "conseguenza del rifiuto degli incentivi alla rottamazione delle auto" annunciato un paio d'ore prima alla Camera dei deputati. Certo ai sindacati del pubblico impiego suona sgraditissima la richiesta confindustriale di arrivare a "una verifica oggettiva dell'impegno" degli statali, invece dei "premi di risultato uguali per tutti" finora contrattati. "Sembra che tutti i problemi del Paese derivino dalla pubblica amministrazione" commenta il ministro che la regge, Luigi Nicolais. Nella visione di Montezemolo i successi più recenti dell'economia sono merito degli imprenditori; proprio per questo occorre prendere di petto le inefficienze del settore pubblico, indcpace anche di aiutare i più deboli e di garantire "tempi certi alla giustizia". Romano Prodi ha scelto di non commentare. Il governo era chiamato in causa da un'altra parte del discorso di Montezemolo, con critiche evidentemente dirette al ministro per l'Università Fabio Mussi: "stiamo per assistere alla consueta infornata di raccomandati" mentre è "privo di vere risorse" l'impegno preso l'estate scorsa di destinare il 5% finanziamenti alle sole università migliori; insomma "vincono la spesa a pioggia, l'allergia alla meritocrazia, l'università uguale per tutti ispirata a un falso solidarismo che in realtà danneggia i più deboli, perché in realtà i più ricchi possono sempre andare a studiare all'estero". Già, i più deboli; perché il presidente della Confindustria biasima la nostra "società incentrata sulle caste, dove la mobilità sociale è bassissima, dove i figli perpetuano il lavoro dei padri": "tra le persone di 18-37 anni sei figli di operai su dieci fanno gli operai, una quota che è addirittura in aumento rispetto alle generazioni precedenti, mentre 7 figli di professionisti, imprenditori, dirigenti fanno i professionisti, imprenditori, dirigenti"; qualche segnale di mobilità sociale in più "c'è nelle regioni del Nord, ma non nel resto del Paese".


Montezemolo spara nel mucchio (sezione: Scuola)

( da "Unita, L'" del 05-12-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Montezemolo spara nel mucchio Alfredo Recanatesi Segue dalla Prima Per altro verso, accrescono la desolazione e lo sconforto di quanti lavorano nella pubblica amministrazione con impegno, fornendo ad un tempo un alibi a quanti sono ben felici di avere argomenti per dimostrare alla propria coscienza che impegnarsi sarebbe del tutto inutile sia per se che per gli altri. Non ha fatto eccezione il presidente della Confindustria. In un intervento all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università confindustriale, ieri ha dipinto la burocrazia pubblica solo ed esclusivamente come una palla al piede del Paese, la sentina di ogni inefficienza, una tara di miliardi di euro che l'economia è condannata a portarsi appresso nel suo sforzo di produrre ricchezza, progresso, benessere. A parte le enfasi, gli accenti e un evidente eccesso di manicheismo, in quanto ha detto la notizia non c'è: sappiamo tutti che l'efficienza di una larga parte delle amministrazioni pubbliche è uno dei problemi cruciali, ma dirlo duemila volte non rappresenta un passo avanti rispetto al dirlo solo mille volte. Il passo avanti potrebbe compiersi solo se si cominciasse a parlare del perché le cose stanno così, anzi dei tanti perché fino ad individuare quello dal quale, a cascata, derivano tutti gli altri. Ma questo è scomodo e genera risentimenti ed inimicizie. Quindi ancora una volta Montezemolo si è limitato a sparare nel mucchio, non sulla organizzazione della amministrazione, ma sugli statali. L'assenteismo, sul quale ha incentrato il suo intervento con tanto di dati ad effetto, è un indicatore, non una causa. Un impiegato presente, ma che non fa niente o che, più spesso, è messo a svolgere inutili mansioni è fonte di improduttività ancora più onerosa di un impiegato assente, se non altro perché nella maggior parte dei casi le assenze - questo Montezemolo sembra ignorarlo - sono punite con una trattenuta sullo stipendio. Così come è fonte di improduttività quell'egualitarismo che non viene applicato solo sulle retribuzioni e persino, paradossalmente, sui premi di produttività, ma anche sugli scatti di carriera che, nelle classi impiegatizie più basse fino alla magistratura, sono determinati essenzialmente dalla anzianità di servizio. È responsabilità del dipendente se il tempo che passa è più importante dell'impegno sul lavoro o sugli indici di presenza? Il merito, dice Montezemolo. Certo, il merito. Ma il merito implica selezione, la selezione postula la responsabilità di selezionare, e questa responsabilità, come tutte del resto, può essere attribuita solo insieme ad un incentivo che induca a conferirgli una valenza funzionale. E invece, sia la storia (i decenni del dopoguerra durante i quali il posto pubblico, ancorché sottopagato, era in primo luogo una forma assistenziale) sia la politica (gli anni della democrazia bloccata durante i quali le varie forme di quell'unica maggioranza che governò l'Italia non potevano permettersi di rischiare il consenso dei milioni di dipendenti pubblici) hanno determinato un ordinamento che, nello spirito ancor più che nella lettera, non solo non favorisce alcunché che sappia di meritocrazia, ma la avversa, addirittura emarginando chi ne tentasse una qualche applicazione. È un ordinamento il cui nocciolo duro resiste tuttora ai pur numerosi tentativi esperiti negli anni per riformarlo proprio perché nessuno di questi si è assunto la responsabilità di incentrare l'organizzazione funzionale delle amministrazioni pubbliche su una gerarchia di responsabilità, assumendosi al tempo stesso la responsabilità di valutarla e, quando ritenuto necessario, di intervenire per modificarla. Come l'influenza non è colpa del termometro, così l'inefficienza delle amministrazioni pubbliche non è colpa degli assenteisti di Montezemolo o dei fannulloni di Ichino e della sua scuola. Prendersela con loro è una operazione qualunquista sia perché è generica coinvolgendo anche le amministrazioni che funzionano - ce ne sono, ce ne sono - sia perché istillano una sensazione di inutilità e di impotenza in quanti - e ce ne sono - si impegnano, ci credono, e vorrebbero poter essere orgogliosi di servire lo Stato. Il Presidente della Confindustria dovrebbe essere parecchio impegnato nella analisi delle debolezze del nostro sistema produttivo e nella individuazione dei rimedi verso i quali sollecitare l'intero mondo imprenditoriale. Ma, semmai gli rimanesse del tempo, così come quando parla di industria ama, e giustamente, citare quelle che hanno maggiore successo tacendo regolarmente quelle che, invece, sono rimaste a vedersela con i cinesi o con i romeni, faccia altrettanto con le amministrazioni pubbliche, parlando di quelle che, malgrado tutto, sono efficienti per additarle, esplicitamente questa volta, a quelle che efficienti non sono. Quelle efficienti sono poche, lo sappiamo, ma sono poche anche le imprese che, anziché lamentarsi ed aspettare che altri si diano carico dei loro problemi, si sono impegnate per farsi valere nel mondo e ci riescono.


Lintervento (sezione: Scuola)

( da "Italia Oggi" del 05-12-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Economia e Politica Numero 288, pag. 10 del 5/12/2007 Autore: on. Simone Baldelli (Forza Italia) Visualizza la pagina in PDF     Lintervento Lassenteismo nel pubblico impiego non certo lunico problema del nostro sistema, ma cercare in modo improbabile di minimizzarlo, o peggio ancora di negarlo, ridicolo, e non aiuta affatto a svolgere un confronto onesto e leale, che dovrebbe essere la premessa per affrontare e poi risolvere concretamente un problema che riguarda da vicino la credibilit dello stato e le tasche dei cittadini. Dal 19 luglio, in uninterrogazione parlamentare sul caso degli arresti nella sanit a Perugia, in cui denunciavo che nel pubblico impiego ci fosse un tasso di assenteismo tra il 12 e il 14 %, a fronte di un tasso nel privato tra il 4 e il 6%, ho chiesto al governo quali iniziative avesse intenzione di intraprendere per ridurre in maniera strutturale questo fenomeno. Neppure a dirlo: non mai giunta alcuna risposta. Su questo fronte, cos come su tutto il meccanismo di valutazione e di premio della produttivit nel pubblico impiego, il governo ha la grave responsabilit di non aver incentivato la meritocrazia, e di avere, invece, assecondato logiche di segno opposto, sia attraverso interventi legislativi, come quelli della sanatoria dei cosiddetti precari, che mortifica i diritti dei vincitori di concorso e degli idonei, sia attraverso il rinnovo del contratto nazionale, che di fatto distribuisce soldi a pioggia tra i dipendenti, vanificando lo sforzo di chi si impegna di pi, e non tiene alta la guardia proprio sullassenteismo, come, successivamente, ebbero a confermare ed a commentare anche illustri esperti, a partire dal professor Ichino. Il caso di Perugia, spunto di quella interrogazione parlamentare, da questo punto di vista, emblematico di come in Italia si affronti questo genere di problemi: nessuna delle persone arrestate per assenteismo fraudolento in quella inchiesta stata licenziata. Un altro caso emblematico quello del comune di Roma, dove, per ammissione dellassessore al personale, su 27 mila dipendenti, sono oltre 6 mila ogni giorno, per un motivo o per un altro, a disertare lufficio. Quelli che, come il professor Ichino, ritengono che per risolvere il problema si debba licenziare i dirigenti che non riducono lassenteismo, dovrebbero prima proporre, forse, di rendere effettiva per i dirigenti stessi la facolt di licenziare i dipendenti assenteisti e quella di premiare effettivamente i pi produttivi, anche attraverso la possibilit di intervento nelle cosiddette progressioni verticali, che oggi sono sostanzialmente nelle mani dei sindacati. Gli ispettorati sono ridotti allosso, le verifiche sulle assenze per malattie sono state rese facoltative in diversi contratti, le procedure disciplinari sono lente, rigide e farraginose: questi sono altri nodi da sciogliere se si vuole ridurre il divario sempre pi ampio e sempre meno giusto che si va creando tra il mondo del lavoro pubblico e quello privato. Ma questo, in un sistema pubblico ultrasindacalizzato, in cui il governo si impegnato con il Memorandum a concertare ogni virgola del proprio operato, appare solo come un vago miraggio. Un miraggio di unItalia pi moderna ed efficiente che tutti, a parole, vogliono, e che pochi, nei fatti si battono per costruire. Questo potrebbe e dovrebbe essere uno dei grandi terreni di confronto politico da iscrivere nellagenda del paese, a prescindere dalla legge elettorale, dalla data delle elezioni e da chi le vincer. Un terreno su cui innescare, come dovrebbe accadere per le liberalizzazioni, un meccanismo virtuoso di gioco al rialzo, di gara al coraggio, e alla spinta riformista e riformatrice di segno liberale, della quale ritengo davvero abbiamo un disperato bisogno.


Riconoscere il merito per combattere le caste (sezione: Scuola)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-12-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2007-12-05 - pag: 11 autore: Riconoscere il merito per combattere le caste Pubblichiamo un estratto del discorso tenuto ieri da Luca Cordero di Montezemolo all'Università Luiss di Roma. di Luca Cordero di Montezemolo U n'istruzione e un'università imperniate sul riconoscimento del merito e che diffondano la cultura del merito in tutta la società. Solo così possiamo affrontare il cambiamento richiesto dalle sfide globali e imboccare la strada della modernizzazione permanente. Altrimenti non si sta fermi sulle posizioni conquistate faticosamente: si cade indietro. Solo mettendo al centro il merito potremo vincere quella competizione per le idee ed i talenti che è, e sarà la sfida di questo secolo. Contano e conteranno sempre di più il capitale umano, le persone creative, le idee, l'innovazione e la ricerca. E le persone vanno formate a questa finalità. Blair in Gran Bretagna ha varato una riforma che premia le università migliori con risorse aggiuntive, tolte a quelle peggiori. E il meccanismo funziona: nelle graduatorie mondialidue università europee spezzano il monopolio di quelle americane e sono entrambe inglesi; cinque delle dieci migliori università europee sono britanniche. E da noi? Oggi (ieri ndr.) escono ufficialmente i dati Ocse sulla valutazione degli studenti quindicenni e sappiamo già che l'Italia, già molto indietro nella graduatoria internazionale, è ancora peggiorata. Il rapporto Pisa (Programme for International Student Assessment) fa un'impietosa fotografia del livello di preparazione dei nostri studenti. Siamotrail33 Úeil38Úposto, asecondadellema-terie, su 57 Paesi analizzati. Risultati mortificanti di per se, ma ancora di più se pensiamo che peggiorano rispetto alle precedenti rilevazioni. Vanno meglio di noi tutti i Paesi del G7 e anche la maggioranza di quelli europei. E non potrà che continuare così finché ogni sforzo di creare valutazione del merito e meccanismi premiali viene regolarmente vanificato. Anche l'ultimo è stato di fatto insabbiato: durante l'estate era stato raggiunto un accordo nel Governo per destinare nel 2008 il 5% del fondo di finanziamento ordinario dell'università agli atenei migliori, ma in Finanziaria è rimasto solo un impegno privo di vere risorse. Nel frattempo l'Agenzia per la valutazione è stata parcheggiata, si sono persi per strada i nuovi meccanismi di reclutamento dei ricercatori e stiamo per assistere alla consueta infornata di raccomandati. Vincono la spesa a pioggia, l'allergia alla meritocrazia, l'università uguale per tutti ispirata a un falso solidarismo che in realtà danneggia i più deboli,perché i più ricchi possono sempre andare a studiare all'estero. In questo modo l'università non sarà mai in grado di essere fonte di progresso economico, sociale e civile. Perché il merito è segno di civiltà oltre che di equità. Premiare chi merita significa riconoscere le persone per quello che valgono, per il loro impegno e non per la loro estrazione sociale. La nostra rimane invece una società incentrata sulle caste, dove la mobilità sociale è bassissima, dove i figli perpetuano il lavoro dei padri, dove c'è poco posto per i giovani nelle posizioni di vertice della politica e delle professioni. Tra le persone di 18-37 anni sei figli di operai su dieci fanno gli operai, una quota che è addirittura in aumento rispetto alle generazioni precedenti; mentre sette figli di professionisti, imprenditori, dirigenti fanno i professionisti, imprenditori, dirigenti. Qualche segnale di mobilità in più c'è nelle regioni del Nord. Ma non nel resto del Paese. (...) Maggiore produttività, più meritocrazia sono vitali per una società competitiva che vuole continuare a crescere. E sono fondamentali perché per i giovani possano esserci prospettive e opportunità reali all'altezza delle loro aspettative e delle loro capacità. Nella mia relazione di maggio all'assemblea dissi che la gente sogna di vivere in un Paese migliore, più prospero, più giusto e più funzionante, proiettato nel futuro, ma ha paura del cambiamento e non sa neanche bene come chiamare questo sogno. Io credo, come dissi allora, che la parola evocativa di questo sogno è "merito", nel senso di premiare chi merita. Attraverso il merito è possibile ristabilire il nesso,oggi perduto, fra ciò che un individuo vale e fa e quello che riceve in cambio. Questa è la via maestra che conduce a una società più giusta. IL CONFRONTO TRA SISTEMI L'incentivazione degli atenei migliori ideata da Blair funziona In Italia vince la spesa a pioggia e l'università uguale per tutti, basata su un falso solidarismo.


Assessore catechista nega il bonus agli immigrati Il partito e la Chiesa lo riprendono: <Leso un diritto> (sezione: Scuola)

( da "Corriere del Veneto" del 05-12-2007)

 

Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: PRIMOPIANO - data: 2007-12-05 num: - pag: 2 categoria: BREVI Assessore catechista nega il bonus agli immigrati Il partito e la Chiesa lo riprendono: "Leso un diritto" ROMANO D'EZZELINO (Vicenza) - Bonus scolastici negati agli extracomunitari, è bufera sull'assessore-catechista. La decisione del sindaco forzista di Romano d'Ezzelino Rossella Olivo ormai da qualche giorno è al centro di furiose polemiche. Il provvedimento, già approvato in Consiglio comunale, prevede un finanziamento di circa 500 euro agli studenti meritevoli, indipendentemente dalle condizioni economiche. Unico vincolo: essere cittadini comunitari. Quindi potranno accedere al bonus bambini e ragazzi italiani, francesi, romeni, bulgari, rom, ma non gli extracomunitari. Relatore in consiglio della delibera è stato l'assessore dell'Udc Michele Sella, 28 anni, da 5 catechista nella Chiesa parrocchiale di Romano d'Ezzelino. Cattolico convinto e praticante, Sella non ha pensato solo un attimo che il provvedimento potesse contrastare minimamente con il precetto evangelico di "accogliere i forestieri" e ha difeso a spada tratta dagli attacchi dell'opposizione la delibera. Opposizione che però non si è data per vinta. L'ex assessore ai Servizi Sociali Giovanni Baron ha infatti spedito una lettera informativa al vescovo di Padova Antonio Mattiazzo e al parroco di Romano capoluogo Tarcisio Favaron. La prima bacchetta all'assessore- catechista arriva da un illustre esponente del proprio partito: l'assessore regionale alle Politiche Sociali Stefano Valdegamberi. "Non si può non essere contrari a provvedimenti simili, l'integrazione passa anche attraverso il riconoscimento del valore degli stranieri- commenta l'assessore Udc - Mi viene da dire che la meritocrazia, come l'ignoranza, non ha limiti di nazionalità ". Touché. Nonostante la solidarietà non arrivi nemmeno dai compagni di partito, Sella si dice (con un po' di candore) stupito e amareggiato di fronte alle polemiche. "Francamente non mi aspettavo tutto questo polverone - ribatte - La delibera estende i bonus, che fino alla settimana scorsa erano riservati solo agli italiani, anche ai cittadini comunitari ". Escludere dagli incentivi economici extracomunitari però non va contro gli insegnamenti della di Santa Romana Chiesa? "Ai bambini del Catechismo non mi permetterei mai d'insegnare qualcosa che esuli dal messaggio evangelico - afferma l'assessore - Detto questo la sfera politica e quella religiosa vanno distinte e la delibera è conforme alle leggi vigenti". Va prudente, ma non se la sente di difendere Sella, nemmeno la Diocesi di Padova sotto la quale ricade il territorio di Romano d'Ezzelino. "Non conosco il caso e quindi non voglio entrare nel merito - commenta il vicario episcopale monsignor Franco Costa - ciò che posso dire è che la Costituzione garantisce ai minori stranieri residenti l'assistenza sanitaria e il diritto allo studio. In virtù di questo, non si capisce perché si dovrebbero negare i bonus gli extracomunitari". Un'altra tegola sulla giunta guidata da Rossella Olivo arriva da Samira, una donna marocchina, madre di tre figli sposata con un cuoco italiano. "Dal 2002 percepivo 1000 euro all'anno dal Comune per mandare all'asilo due dei mie figli. Mio marito, che fa il cuoco, ha mantenuto inalterato il suo reddito e io lo stesso racconta la donna- Gli anni scorsi era sufficiente presentare un richiesta agli uffici competenti e io lo facevo a nome di Mario Cavasin, mio marito. Quest'anno l'assessore al Sociale David Cei ha voluto vedere di persona i richiedenti. Mi sono presentata io e guarda caso la richiesta è stata respinta. Mi viene il dubbio che il mio non essere italiana c'entri qualcosa". Alberto Rodighiero Assessore Michele Sella Sindaco Rossella Olivo.


Più meritocrazia per riqualificare (sezione: Scuola)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 05-12-2007)

 

Nord-Ovest sezione: ISTITUZIONI (con Cantiere leg data: 2007-12-05 - pag: 15 autore: INTERVISTA Giovanni Valotti Economista e direttore dell'Ocap "Più meritocrazia per riqualificare" "Negli ultimi anni le Regioni hanno snellito gli organici, ma i risultati sono giunti per imposizione dall'alto. è mancata, invece, una capacità di riformarsi dall'interno per puntare a una maggiore efficienza". L'analisi è di Giovanni Valotti, direttore dell'Ocap e docente di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi di Milano. Professore, Piemonte e Liguria hanno un numero di dirigenti regionali per abitanti inferiore alla media. è un dato positivo o rischia di penalizzare nel medio termine l'efficienza della macchina amministrativa? La strada intrapresa è quella giusta: gli organici si possono ridurre, senza penalizzare il servizio per gli utenti finali. Il percorso resta comunque lungo: la Pa in generale, e le Regioni in particolare, non hanno bisogno di troppi uomini, ma di professionisti qualificati ed efficienti. Un discorso, il suo, che vale soprattutto per i nuovi. La realtà vede, però, ai vertici delle Regioni soprattutto persone mature. è vero: molti degli attuali dirigenti hanno svolto tutta la propria carriera professionale all'interno della Pa,per cui manca la contaminazione di competenze che un'alternanza di lavoro tra pubblico e privato può assicurare. Occorre ripensare la formazione universitaria per creare una nuova classe dirigente, in grado di superare l'eccesso di burocrazia che caratterizza ancora molte regioni. Come si supera il problema? Nelle Regioni non c'è sufficiente riconoscimento del merito. Prenda le retribuzioni da risultato: sono su livelli molto contenuti e in alcuni casi inesistenti. Occorre accelerare sul fronte delle retribuzioni variabili per attrarre competenze dal privato. L.D.O. Direttore Ocap. Giovanni Valotti ROBERTO SORRENTINO.


Interventi e Repliche (sezione: Scuola)

( da "Corriere della Sera" del 05-12-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2007-12-05 num: - pag: 45 categoria: BREVI Interventi e Repliche L'incontro tra Berlusconi e Blair Contrariamente a quanto riportato a pagina 13 del Corriere di ieri, non c'è stata alcuna presenza estemporanea della dottoressa Michela Vittoria Brambilla all'incontro tra il presidente Silvio Berlusconi e Tony Blair. La dottoressa Brambilla era ad Arcore in attesa dell'appuntamento successivo alla visita di Blair, previsto tra il presidente Berlusconi e tutti i responsabili della Tv della Libertà e del Giornale della Libertà. Luca d'Alessandro Capo ufficio stampa FI Praticare un'iniezione di meritocrazia Con la consueta chiarezza, Pietro Ichino ha invitato nuovamente il governo a praticare "un'iniezione di meritocrazia nei contratti collettivi e individuali" ( Corriere, 27 novembre). Ma, a giudicare dalla posizione dei sindacati su questo versante, c'è poco ahimè da aspettarsi. Di recente, il ministro Padoa-Schioppa ha affermato che quella delle retribuzioni dei dipendenti pubblici è una delle principali voci del bilancio statale. Ecco dunque che grandi progressi si potrebbero conseguire se, da un lato, venissero premiati i meritevoli e, dall'altro, severamente penalizzati i fannulloni o, come li chiama Ichino, i nullafacenti. (Non è un mistero la penosa impressione che si offre di alti ufficiali che si alternano sugli schermi televisivi al solo scopo di leggere i bollettini meteorologici). Un buon passo in questa direzione sarebbe quello di abolire definitivamente lo scorrere del tempo come metro di misura per fare scattare gli avanzamenti di carriera e di grado e sostituirlo finalmente con il merito. Ma, suppongo, sarà dura anche qui. Lorenzo Milanesi, Milano Il simpatico comportamento del polpo Ho molto apprezzato l'articolo di Danilo Mainardi "Il polpo si muove con il navigatore" ( Corriere, 13 novembre). Vorrei aggiungere, da quell'apneista dilettante che sono, quello che la mia più che quarantennale esperienza di osservatore del comportamento di Octopus vulgaris (Cuvier, 1798) mi suggerisce. I polpi sono socievoli, giocherelloni (ho giocato con uno di loro più volte a nascondino), amano essere accarezzati sulla testa, riconoscono le persone e sono in grado di usare strumenti per procurarsi il cibo: rompono le conchiglie utilizzando delle pietre. Rivolgo, pertanto, a tutti gli amanti del mare l'invito a ucciderne di meno e osservarli di più, specialmente nelle aree naturali marine protette, dove sono a proprio agio. Sebastiano Caronni Orsenigo, Pavia Paperino e Topolino come testimoni Ho letto sul Corriere di ieri che la Procura della repubblica di Napoli ha citato a comparire come testimoni innanzi al tribunale di tale città, in un processo per la contraffazione di giochi e adesivi con il marchio di Topolino, i noti personaggi Disney di nome Topolino, Paperino e altri. L'Ufficio notifiche di Milano ha poi notificato l'atto allo studio legale milanese che rappresenta la Disney. è paradossale che nei vari passaggi burocratici nessuno si sia accorto della bizzarria, ma data la situazione della macchina giudiziaria, e poiché ovviamente i testimoni convocati non si presenteranno, non mi meraviglierei se Topolino, Paperino e compagni venissero condannati per mancata osservanza dell'atto di comparizione. Giuseppe Federico, Milano.


<Statali assenteisti ci costano più di 14 miliardi> (sezione: Scuola)

( da "Libero" del 05-12-2007)

 

Prima pagina 05-12-2007 "Statali assenteisti ci costano più di 14 miliardi" di LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO Un'istruzione e un'università imperniate sul riconoscimento del merito e che diffondano la cultura del merito in tutta la società. Solo così possiamo affrontare il cambiamento richiesto dalle sfide globali e imboccare la strada della modernizzazione permanente. Altrimenti non si sta fermi (...) segue a pagina 13 LE CASTE IL MERITO ::: segue dalla prima LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO IL DISCORSO Luca Cordero di Montezemolo. Ansa .p Attraverso il merito è possibile ristabilire il nesso, oggi perduto, fra ciò che un individuo vale e fa e quello che riceve in cambio. È la via maestra che conduce a una società più giusta p Premiare chi merita significa riconoscere le persone per il loro impegno e non per la loro estrazione sociale. La nostra rimane invece una società incentrata sulle caste (...) sulle posizioni conquistate faticosamente: si cade indietro. Solo mettendo al centro il merito potremo vincere quella competizione per le idee ed i talenti che è e sarà la sfida di questo secolo. Contano e conteranno sempre di più il capitale umano, le persone creative, le idee, l'innovazione e la ricerca. E le persone vanno formate a questa finalità. Blair in Gran Bretagna ha varato una riforma che premia le università migliori con risorse aggiuntive, tolte a quelle peggiori. E il meccanismo funziona: nelle graduatorie mondiali due università europee spezzano il monopolio di quelle americane e sono entrambe inglesi; cinque delle dieci migliori università europee sono britanniche. E da noi? Oggi escono ufficialmente i dati Ocse sulla valutazione degli studenti quindicenni e sappiamo già che l'Italia, già molto indietro nella graduatoria internazionale, è ancora peggiorata. Il rapporto Pisa (Programme for International Student Assessment) fa un'impietosa fotografia del livello di preparazione dei nostri studenti. Siamo tra il 33° ed il 38° posto, a seconda delle materie, su 57 paesi analizzati. Risultati mortificanti di per se, ma ancora di più se pensiamo che peggiorano rispetto alle precedenti rilevazioni. Vanno meglio di noi tutti i paesi del G7 e anche la maggioranza di quelli europei. E non potrà che continuare così finché ogni sforzo di creare valutazione del merito e meccanismi premiali viene regolarmente vanificato. Anche l'ultimo è stato di fatto insabbiato: durante l'estate era stato raggiunto un accordo nel governo per destinare nel 2008 il 5% del fondo di finanziamento ordinario dell'università agli atenei migliori, ma in Finanziaria è rimasto solo un impegno privo di vere risorse. Nel frattempo l'Agenzia per la valutazione è stata parcheggiata, si sono persi per strada i nuovi meccanismi di reclutamento dei ricercatori e stiamo per assistere alla consueta infornata di raccomandati. Alla velocità del più lento Vincono la spesa a pioggia, l'allergia alla meritocrazia, l'università uguale per tutti ispirata a un falso solidarismo che in realtà danneggia i più deboli, perché i più ricchi possono sempre andare a studiare all'estero. In questo modo l'università non sarà mai in grado di essere fonte di progresso economico, sociale e civile. Perché il merito è segno di civiltà oltre che di equità. Premiare chi merita significa riconoscere le persone per quello che valgono, per il loro impegno e non per la loro estrazione sociale. La nostra rimane invece una società incentrata sulle caste, dove la mobilità sociale è bassissima, dove i figli perpetuano il lavoro dei padri, dove c'è poco posto per i giovani nelle posizioni di vertice della politica e delle professioni. Tra le persone di 18-37 anni sei figli di operai su dieci fanno gli operai, una quota che è addirittura in aumento rispetto alle generazioni precedenti; mentre 7 figli di professionisti, imprenditori, dirigenti fanno i professionisti, imprenditori, dirigenti. Qualche segnale di mobilità in più c'è nelle regioni del Nord. Ma non nel resto del Paese. In tutto il nostro Paese, anche nel settore privato e nell'industria, c'è spazio per accrescere l'efficienza e aumentare la produttività. Il livello della produttività nei diversi settori dell'economia è nettamente inferiore, tra il 20% e il 25%, rispetto a quella che si osserva nei Paesi nostri concor- renti europei. Aumentare la produttività è l'unica strada per migliorare il livello delle retribuzioni. Negli ultimi sei anni le retribuzioni reali sono salite più della produttività: +0,7% all'anno nel manifatturiero contro una diminuzione dello 0,6% all'anno della produttività. La produttività è tornata a salire a partire dal 2006 nell'industria, ma ciò rischia di essere vano se non c'è uno sforzo di tutto il Paese. L'efficienza della pubblica amministrazione è il fulcro indispensabile per rilanciare lo sviluppo del Paese. Senza una pubblica amministrazione efficiente non si potranno fornire servizi di qualità alle imprese e ai cittadini, tempi certi della giustizia, sostegno concreto ai redditi dei più deboli, un welfare moderno, una scuola e un'università valutate e premiate in base al merito. L'assenteismo è l'em blema dell'inefficienza e del cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, il fenomeno più evidente e clamoroso. Compresi i giorni di ferie, l'assenteismo nel pubblico impiego è infatti del 30% superiore rispetto alle grandi imprese industriali. Azzerare le assenze diverse dalle ferie porterebbe a un risparmio di quasi un punto di Pil, 14,1 miliardi: 8,3 negli enti centrali e 5,9 in quelli locali. Portare la quota di assenze totali, comprese le ferie, al livello di quelle nel settore privato darebbe un risparmio di 11,1 miliardi. E poi si aggiungono i costi generati dalla bassa o nulla produttività di quella parte di dipendenti pubblici (minoritaria ma non piccola) che svolge poco e male la sua attività, pur essendo ufficialmente presente sul luogo di lavoro. Tra ferie e permessi vari un pubblico dipendente è fuori ufficio mediamente un giorno di lavoro su cinque. Tra i ministeri il top si raggiunge al ministero della Difesa, con 65 giornate di assenza in un anno, seguiti dal ministero dell'Economia e da quello dell'Ambiente, entrambi con oltre 60 giorni. Altrettanto elevato è l'assentei smo nell'Agenzia delle Entrate. All'In pdap si sfondano i 67 giorni. Negli enti locali spicca il comune di Bolzano con 74 giorni di assenza all'anno, pari al 29% delle giornate lavorative. Oltre 70 giorni anche il comune di La Spezia e la provincia di Ascoli Piceno. Come si deve reagire? Occorre anzitutto tornare a remunerare di più chi lavora di più, sia nel pubblico sia nel privato. E sanzionare chi non produce pur essendo pagato per farlo. Nel pubblico impiego serve poi una verifica oggettiva dell'impegno. Basta con premi di risultato uguali per tutti! Guardate, nella pubblica amministrazione così come in ogni parte della nostra società ci sono eccellenze che dobbiamo far emergere. Persone straordinarie il cui entusiasmo viene ogni giorno mortificato da un sistema che ha come obiettivo portare tutti alla velocità del più lento. Produttività e aumenti Questi sono gli argomenti che dobbiamo affrontare nel dialogo con i sindacati, se vogliamo fare crescere di più il Paese e innalzare i salari dei lavoratori. La riforma del metodo di contrattazione ha proprio questa finalità: decidere gli aumenti delle retribuzioni in base alla produttività là dove la produttività nasce, cioè in azienda. Sono questioni che certamente interessano anche il governo ma in primo luogo vanno affrontate tra le parti sociali. Non bisogna mai perdere di vista quello che accade negli altri Paesi, osservare come si stanno muovendo gli altri. Nel confronto internazionale l'orario di lavoro in Italia rimane basso e in riduzione. È inferiore del 7,5% a quello del Regno Unito, del 13% a quello della Spagna e del 16% a quello degli Stati Uniti. È maggiore di quello che c'è in Francia e Germania, ma in entrambi questi Paesi gli ultimi accordi sindacali e le politiche dei governi vanno tutti in direzione di allungare l'orario di lavoro e di remunerare di più i lavoratori. Maggiore produttività, più meritocrazia sono vitali per una società competitiva che vuole continuare a crescere. E sono fondamentali perché per i giovani possano esserci prospettive e opportunità reali all'altezza delle loro aspettative e delle loro capacità. Nella mia relazione di maggio all'assemblea dissi che la gente sogna di vivere in un paese migliore, più prospero, più giusto e più funzionante, proiettato nel futuro, ma ha paura del cambiamento e non sa neanche bene come chiamare questo sogno. Io credo, come dissi allora, che la parola evocativa di questo sogno è merito, nel senso di premiare chi merita. Attraverso il merito è possibile ristabilire il nesso, oggi perduto, fra ciò che un individuo vale e fa e quello che riceve in cambio. Questa è la via maestra che conduce ad una società più giusta. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.


Montezemolo attacca i fannulloni (sezione: Scuola)

( da "Tempo, Il" del 05-12-2007)

 

Giovanni Lombardo g.lombardo@iltempo.it Luca Cordero di Montezemolo torna all'attacco. Il presidente di Confindustria mette nel mirino gli statali: "L'assenteismo nel pubblico impiego costa all'Italia un punto di Pil e cioè 14,1 miliardi di cui 8,3 miliardi negli enti centrali e 5,9 in quelli locali. Home Economia prec succ Contenuti correlati Ospedale, Allegrini attacca Aloisio "La sanità sull'orlo del fallimento" Ospedale, Allegrini attacca Aloisio "La sanità sull'orlo del fallimento" Ospedale An attacca "Spese folli" Calamante attacca "Comportamento grave e ingiustificabile" Aeroporto, Caligiore attacca: e ora Scalia si dimetta Dini attacca la sinistra: "Sta subendo una grande sconfitta" Un fenomeno che è l'emblema dell'inefficenza della pubblica amministrazione". La dura accusa è arrivata in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico della Luiss. Ma i sindacati non ci stanno e contestano, oltre che i modi, anche i dati "sbagliati e fuorvianti" forniti dal leader degli industriali. Critiche anche dal governo. Il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero incalza: "Il vero scandalo sono gli stipendi record dei manager". Montezemolo critica anche gli atenei dove, a suo giudizio, vincono la spesa a pioggia e l'allergia alla meritocrazia. Pronta la replica del ministro dell'Università e della Ricerca scientifica, Fabio Mussi: "Parla di cose che non conosce. Io parlo con prudenza delle Ferrari, lui faccia lo stesso con gli atenei". Tornando al pubblico impiego, Montezemolo sostiene che "senza una pubblica amministrazione efficiente non c'e rilancio per il Paese. E i numeri parlano chiaro: "l'assenteismo nel pubblico impiego è del 30% superiore rispetto a quello che si registra nelle grandi imprese industriali". I "fannulloni" tanto spesso evocati in questi anni da politici ed economisti, tornano sul banco degli imputati. "Ricorrere all'iperbole per fare sensazione è sbagliato perché così si offende anche chi lavora", dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Ma Montezemolo legge un vero e proprio elenco di super assenteisti davanti alla folta platea di studenti, economisti, riceratori e alla presenza del Governatore di Bankitalia, Mario Draghi. In pole position c'è il ministero della Difesa con 65 giornate di assenza in un anno, seguito da quello dell'Economia e da quello dell'Ambiente che mediamente totalizzano oltre 60 giorni. Non brilla neppure l'Agenzia delle entrate con 60 giorni di assenza in un anno mentre tra gli enti di previdenza è l'Inpdap a conquistare il podio sfondando quota 67. E ce n'è anche per gli enti locali: il comune di Bolzano registra 74 giorni di assenza all'anno, pari al 29% delle giornate lavorative, denuncia ancora Montezemolo che addita anche gli esempi del comune di La Spezia e la Provincia di Ascoli Piceno con oltre 70 giorni. Cifre che però raccolgono le critiche della Cgil. "L'assenteismo va combattuto - dice il leader della confederazione di Corso Italia, Guglielmo Epifani - Il sindacato è pronto, il governo si muova e Confindustria, invece di parlare e basta, cooperi a questo obiettivo". Per il leader della Uil, Luigi Angeletti "Montezemolo si dovrebbe preoccupare più del fatto che i salari dei lavoratori italiani sono bassi". 05/12/2007.


IL CASO L'ASSESSORE PAITA: I SERVIZI FUNZIONANO E IL MUNICIPIO NON E' DESERTO 0 Comunali assenteisti, le bacchettate di Montezemolo (sezione: Scuola)

( da "Nazione, La (La Spezia)" del 05-12-2007)

 

IL CASO L'ASSESSORE PAITA: "I SERVIZI FUNZIONANO E IL MUNICIPIO NON E' DESERTO" Comunali assenteisti, le bacchettate di Montezemolo IL PRESIDENTE di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo ha affibbiato ieri al Comune della Spezia un record nazionale poco invidiabile: quello del maggior assenteismo dei dipendenti. Come riferiamo nelle pagine nazionali del giornale. La risposta dell'amministrazione non si è fatta attendere. "Sono rimasta sorpresa ? replica l'assessore al personale Raffaella Paita ? perchè non ho la sensazione di operare in un Comune deserto. Sicuramente nel dato complessivo incidono fattori quali i permessi di natura familiare, riferito in particolar modo alla presenza di una elevata popolazione anziana. anche la gestione diretta di alcuni servizi come ad esempio scuole e nidi incide nell'ambito di permessi per maternità. Tutti fattori che analizzeremo nei prossimi giorni con maggiore approfondimento". La Paita ritiene le affermazioni di Montezemolo una lettura semplicistica del fenomeno ("La Spezia tra l'altro svetta in altre classifiche come l'organizzazione dei servizi e le poche assenze dei dipendenti per malattia"). E ricorda la battaglia avviata dal Comune sui principi della meritocrazia e dell'efficienza. - -->.


Articoli dal 23 al 28 novembre 2007

 

FACOLTA' OCCUPATA per protesta. Ieri presso l'ala universitaria del Pol ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 23-11-2007)

Lettere @ ( da "Corriere del Veneto" del 23-11-2007)

Meritocrazia in arrivo nei Tribunali ( da "Corriere della Sera" del 23-11-2007)

Scuola e riforme Storia di fallimenti ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 23-11-2007)

Laureata con lode ma disoccupata da 3 anni ( da "Settegiorni (Rho)" del 23-11-2007)

SOCIALISTI, A MATERA LE PRIMARIE DELLE IDEE ( da "Basilicanet.it" del 24-11-2007)

CESENA - Si costituisce il ''Gruppo della Libertà'' ( da "RomagnaOggi.it" del 24-11-2007)

I finanziamenti della discordia ( da "AprileOnline.info" del 24-11-2007)

Sorpresa, i giovani scoprono la politica - raffaele bonaccorso ( da "Trentino" del 25-11-2007)

Slitta di un anno la riforma della scuola dell'assessora Annamaria Miraglia ( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 25-11-2007)

'talento e meritocrazia' ( da "Gazzetta di Modena,La" del 26-11-2007)

Sei troppo bravo. E Storti mi cacciò ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

La grande fuga delle multinazionali ( da "Corriere Adriatico" del 26-11-2007)

La buona politica non ama ipocrisie ( da "Italia Oggi" del 27-11-2007)

Come nel calcio anche all'università esistono serie A e B dei laureati? ( da "Gazzetta del Sud" del 27-11-2007)

La "privata" vista da vicino ( da "Messaggero Veneto, Il" del 27-11-2007)

IL MERITO E IL SALARIO ( da "Corriere della Sera" del 27-11-2007)

Per l'istruzione al Sud 4,2 miliardi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-11-2007)

Università: bilancio inrosso. E Agraria non trasloca Rimandata l'operazione da 35 milioni di euro perla nuova facoltà. La Finanza andrà nell'ex caserma sui lungarni ( da "Nazione, La (Firenze)" del 27-11-2007)

Castelli: 'Basta con le ingerenze I politici si arrendano' ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 27-11-2007)

"Primari, da oggi stop alle spintarelle" ( da "Corriere Adriatico" del 27-11-2007)

I PARADOSSI DEL TALENTO ( da "Corriere di Bologna" del 28-11-2007)

Il riformismo del nuovo millennio ( da "Avanti!" del 28-11-2007)


Articoli

FACOLTA' OCCUPATA per protesta. Ieri presso l'ala universitaria del Pol (sezione: Scuola)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 23-11-2007)

 

Iclinico i giovani medici si sono riuniti nella hall del centro didattico, concentrandosi davanti all'ingresso della presidenza di Medicina e Chirurgia. E' stato Gabriele Romani, a nome della Federspecializzandi, organizzazione che tutela i frequentatori delle scuole di specialità sanitarie, ad annunciare la manifestazione e a riferire di aver ottenuto la solidarietà del preside, professor Aldo Tomasi (nella foto) al quale sono stati illustrati i motivi della contestazione. "PROTESTIAMO perchè quest' anno il ministro Mussi vorrebbe fissare a gennaio il calendario delle prove di ammissione alle scuole ? spiega il dottor Romani, che è in pista per entrare a Urologia ? consideriamo che la scelta della data è quantomai infelice, poichè taglia fuori dal concorso i medici che sono in pari e che stanno portando a termine il tirocinio. Non sappiamo perchè il calendario sia stato fissato in questo modo, non ha senso. Rimarrebbero fuori tanti posti liberi". LA CONTESTAZIONE una volta registrata la comprensione del preside è rientrata, salvo tornare alla ribalta nei prossimi giorni se i dimostranti, che si sono riuniti in assemblea, non otterranno al più presto quanto richiesto. Il movimento è presente in tutta italia. e fa riferimento al sito web www.specializzandi.org mentre analoghe manifestazioni che riguardano i corsi di specializzazione in materie medico chirurgiche si tengono a Roma, Milano e in tanti altri atenei d'Italia. "IL MINISTRO sta per firmare il decreto che istituisce i bandi di concorso ma con la scusa di dare certezze sulle date si determinerà una gravissima ingiustizia nei confronti dei giovani medici che si sono laureati nelle sessioni di luglio e ottobre ? spiegano i camici bianchi ? in quanto conseguiranno l'abilitazione alla professione nel mese di febbraio. Il ministro Mussi in nome della coerenza e meritocrazia ? affermano ironicamente i promotori dell' occupazione ? ha deciso di premiare i neo-laureati con un esame di accesso a cui i più meritevoli, ovvero i laureati in corso, non potranno partecipare. Chiediamo che al fine di evitare l'enorme confusione che si è verificata solo pochi mesi fa il bando venga emanato a gennaio, con concorso a marzo. Riteniamo che quanto sta accadendo sia dovuto alla non conoscenza, da parte di chi legifera, del percorso che porta un giovane laureato a immettersi nel mondo del lavoro e sia il risultato di pressioni politiche". Alessandro Malpelo - -->.


Lettere @ (sezione: Scuola)

( da "Corriere del Veneto" del 23-11-2007)

 

Corriere del Veneto - VERONA - sezione: NOTTEEGIORNO - data: 2007-11-23 num: - pag: 21 categoria: BREVI Lettere @ E-mail: corrierediverona@corriereveneto.it Fax: 045 8030137 Infrastrutture "Sì" al traforo Il Comitato centro storico, certo di interpretare anche la volontà della stragrande maggioranza dei veronesi, è favorevole alla realizzazione della galleria sotto le Torricelle perchè gli amministratori locali, da molti anni, caldeggiano la realizzazione di questa opera pubblica di fondamentale interesse. Già più di 20 anni addietro i professionisti prevedevano il collegamento della Valpantena con la Valpolicella con la galleria sotto le Torricelle che il Prg indicava come circonvallazione nord. Ora che l'attuale amministratore comunale si è impegnato di realizzarla la gente è rimasta stupita nel vedere una manifestazione di ecologisti a osteggiare la sua realizzazione. Si tratta di un'opera che interessa i residenti di Veronetta e le migliaia di cittadini obbligati a fare lunghe code per attraversare con la loro macchina la parte nord della città. In realtà questa opera va a completare l'anello attorno alla città agevolando e razionalizzando il traffico in tutti i sensi. Per quanto riguarda le ragioni avanzate dagli ecologisti contro la galleria sono sorprendenti: non si può pensare che la galleria possa deturpare più di quanto non facciano le code di macchine che intasano Veronetta e la strada delle Torricelle, che è così trafficata che gli alberi stanno morendo. Per fare funzionare una città come Verona si richiedono una quantità di interventi su cui siamo abbastanza in ritardo. Il traforo è uno di questi interventi che è indispensabile per migliorare la qualità della vita. Ugo Soldà presidente Comitato centro storico Antonio Padoan vicepresidente Comitato centro storico Carriere Meriti e meritocrazia Leggo che anche in Vaticano arriva la meritocrazia. E' quanto hanno stabilito i vertici della Santa Sede in una riunione cui hanno partecipato i capi dicastero e i responsabili di diversi organismi collegati. Se anche il Vaticano sta pensando di risolvere questo vecchio problema, chissà cosa faranno i nostri politici che stanno copiando sistemi tedeschi, inglesi, spagnoli, francesi ad ogni piè sospinto e per le più svariate occasioni. Le parole "merito" e "meritocrazia" sono state tra le più utilizzate anche al recente congresso dei Democratici di Sinistra ma poi vengo a sapere che il sindacato sta allegramente firmando accordi per favorire l'esodo dei dipendenti a seguito delle mega-fusioni bancarie e che questi accordi prevedono che la risoluzione del rapporto di lavoro del dipendente sia condizionata all'assunzione del figlio del dipendente in uscita. Boh. Potenza delle parole fini a se stesse o accordi di comodo ? Molti altri poi identificano il problema dei "baroni" universitari italiani come flagello dell'università, origine dei "cervelli in fuga" e mera questione di nepotismo, non sapendo che in Italia Baroni si nasce e non si diventa, alla Totò insomma. Non credo quindi al Partito Democratico, in cui persino all'interno i meriti sono decisi da una oligarchia e sotto la conveniente etichetta di meritocrazia si ripetono vecchi vizi corporativi; ma non credo neppure alle strombazzate vaticane, per le quali staremo a vedere. Semmai funzionasse per davvero potremo copiare senza allontanarci troppo da Roma, cosa molto gradita a tutti i nostri politicanti eroi. Umberto Brusco Bardolino.


Meritocrazia in arrivo nei Tribunali (sezione: Scuola)

( da "Corriere della Sera" del 23-11-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2007-11-23 num: - pag: 23 categoria: REDAZIONALE Scelta dei capi Meritocrazia in arrivo nei Tribunali ROMA - I capi degli uffici giudiziari verranno scelti in base al merito e all'attitudine e non più per anzianità. Lo stabilisce una risoluzione del Consiglio superiore della magistratura (contrario Anedda, An; astenuto Saponara, FI) che avrà come effetto uno svecchiamento ai vertici delle procure e dei tribunali. Oggi, l'età dei "capi" oscilla tra i 67 e i 68 anni ma presto la media si dovrebbe abbassare di almeno 10 anni. Altro effetto, precisa Ezia Maccora, presidente della V commissione del Csm, "sarà l'allargamento della platea" dei concorrenti. Per il prossimo concorso (154 direttivi) si sono fatti avanti 1.200 magistrati con 7.800 domande. D.Mart.


Scuola e riforme Storia di fallimenti (sezione: Scuola)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 23-11-2007)

 

LIBRI /1. UN LUCIDO SAGGIO DI ADOLFO SCOTTO DI LUZIO Scuola e riforme Storia di fallimenti Cambiare le superiori: quanti tentativi inutili     Paolo Vidali La scuola degli italiani di Adolfo Scotto Di Luzio (Il Mulino 2007, pagg. 423, euro 25) è un libro impegnativo. Non solo per il problema che affronta, ma soprattutto per le risposte che dà e per quelle che mostra di non poter dare. Scotto Di Luzio insegue, nella storia italiana dall'Unità ad oggi, le diverse idee di scuola che si sono succedute, leggendole attraverso i progetti di riforma e i loro fallimenti. La tesi del libro ruota, infatti, attorno al principale di questi fallimenti, quello della riforma delle superiori, concentrandosi sul suo snodo principale: il liceo classico. Il liceo classico, secondo la borghesia ottocentesca che l'ha partorito, è il luogo di formazione dell'individuo, "tempo dell'adolescenza e della decifrazione interiore, del lavoro che ognuno fa scavando in profondità su se stesso": è "una scuola della solitudine e dei linguaggi dell'individuo". È così per il liceo pensato da Casati nel 1859, ma è ancora così per la riforma di Gentile del 1923. In entrambi i casi il liceo "è una scuola che fa della solitudine l'occasione per sottrarsi alla pressione uniformante dei linguaggi pubblici". Tesi problematica per chi, come la mia generazione di cinquantenni, ha vissuto il liceo come il luogo della formazione alla coscienza sociale, come il primo vagito di una coscienza politica. Tra l'altro, non è proprio Gentile che inserisce la riforma della scuola superiore nel quadro della società di massa plasmata dal fascismo? Sembra una contraddizione, ma proprio qui sta uno dei meriti del libro di Scotto Di Luzio. Egli mostra come il progetto fascista di inglobare l'individuo nella collettività si svolga contro Gentile, non grazie a lui. Infatti il progetto di riforma gentiliana viene trasformato dal sistema fascista e in questo viene alla luce un primo, fatale, tradimento. Quello che ogni cultura di massa fa di una formazione che si incentra su un'idea individuale di uomo. Fascismo, comunismo, cattolicesimo privilegiano lo stato, la classe, la comunità, e tutti offuscano l'Io, fino a dissolverlo. Per questo anche la politica dell'Italia democratica, con le sue ideologie contrapposte, trova l'accordo solo per una riforma della scuola media. Dc e Pci condividono il bisogno di superare la disparità sociale. Ma questo non basta per affermare un nuovo modello di uomo. Non è un caso che il sistema politico dell'Italia repubblicana tenti a più riprese una riforma delle superiori, ma fallisca sempre. Da Gonella (1951) a Berlinguer (2000) alla Moratti (2003) la proposta di un progetto di scuola superiore non trova il consenso necessario: manca un'idea condivisa del tipo di formazione che si vuole produrre. O meglio la formazione liceale si mostra incapace di adattarsi alla società di massa, a quella in cui contano la collettività, la comunità, l'appartenenza di classe. Il percorso di formazione tecnica e professionale trova una sua strada, anche perché è più facile definire un'identità attraverso il lavoro. È in difficoltà la formazione superiore, sospesa in una terra di nessuno che dura da cinquant'anni e che trascina nella sua incertezza anche il sistema della formazione universitaria, con i suoi 3029 corsi di laurea e 104.000 insegnamenti (dati 2004): una ricchezza di opportunità che mostra la povertà di una sintesi. Resta da chiedersi, alla fine di questo libro colto e documentato, se non sia il caso di superare anche le categorie tradizionali su cui, pure, esso è costruito. Veramente la nostra è una società di massa o non è piuttosto una massa di individui? Veramente viviamo nell'epoca della collettività che annulla l'io o, piuttosto, non siamo nel tempo in cui i confini dell'io sono fin troppo affermati per comprendere la complessità del nostro mondo? Non si deve forse cercare un nuovo modello culturale per il XXI secolo, partendo dalla nostra tradizione, ma anche sapendola dimenticare? Veramente il progresso scientifico, lo sviluppo tecnologico, l'allargamento degli orizzonti linguistici e culturali, la globalizzazione dei mercati e delle coscienze non sono sfide sufficienti per elaborare un'idea di uomo contemporaneo di cui il liceo, o qualcos'altro, sia la formazione? Il libro si ferma su una sconsolata incapacità a dare risposte a queste sfide. Resta il sospetto che gli strumenti usati finora per cercarle siano insufficienti. Ma appunto questa è la sfida intellettuale che viene prima, ben prima, di una riforma.


Laureata con lode ma disoccupata da 3 anni (sezione: Scuola)

( da "Settegiorni (Rho)" del 23-11-2007)

 

LAVORO La richiesta di "raccomandazione" da parte di una giovane al presidente Napolitano LAUREATA CON LODE MA DISOCCUPATA DA 3 ANNI "Caro presidente Napolitano, sono una ragazza di ventisette anni, laureata da tre, e le scrivo questa lettera per chiederle una raccomandazione. Da quando ho concluso i miei studi universitari sono all'incessante ricerca di un lavoro ma ho potuto tristemente constatare che nel nostro Paese è quasi impossibile entrare nel mondo lavorativo unicamente per le proprie capacità e per la preparazione di cui si dispone. Mi sono sempre battuta per affermare quelli che ritenevo e ritengo i giusti diritti e per la meritocrazia, rifiutando compromessi e scorciatoie che andassero in altre direzioni, seppur più convenienti. Ho avuto qualche occasione per scavalcare selezioni e graduatorie ma, volendo confidare unicamente in me stessa e nel mio curriculum di tutto rispetto, ho sempre optato per la correttezza che mi è stata insegnata e che è parte integrante di me. Ora, però, ho l'assoluto bisogno di avere uno stipendio con cui mantenermi e, dato che non vivo esclusivamente d'aria e di ideali, devo prendere atto della realtà e cercare la mia strada che mi porta dritta dritta a lei. Le confesso che è, a dir poco, sconcertante assistere giornalmente a dibattiti politici e schermaglie in Parlamento sulla durata del governo Prodi, su compravendite di senatori, nuove pseudo-alleanze e dichiarazioni al vetriolo di leader delegittimati. Il tutto condito ad arte con le armi di distrazione di massa che rispondono di volta in volta al nome di "delitto di Cogne", "caso di Garlasco" e ultimamente "omicidio di Perugia". Posso dire che, nonostante una mia collaudata capacità di fare zapping affinata con gli anni, non riesco a sfuggire da plastici e ricostruzioni minuziose (oltre che da commenti qualunquisti) che mi rendono informatissima, mio malgrado, su tracce ematiche su pedali di biciclette, pentolini e coltelli. Politica e informazione non sono mai stati così lontani da me e dalle mie effettive esigenze. In primis, trovare un lavoro. Nelle rare occasioni, poi, in cui si cerca di affrontare il tema della disoccupazione giovanile ci si concentra esclusivamente sulla precarietà del lavoro, intesa come durata dell'impiego. Quando si parlerà anche dell'accesso al mondo lavorativo che al giorno d'oggi è impossibile? Con una laurea in Lettere con votazione di 110/110 con lode, due master e diversi stage all'attivo sono disoccupata da tre anni, non certo per una mia mancanza di iniziativa, sacrificio e determinazione. Le porte per me sono chiuse per due motivi, paradossalmente opposti: primo, sono troppo titolata e la busta paga che mi spetterebbe sarebbe un onere eccessivo per un datore di lavoro che mi assumesse per un primo impiego; secondo, non ho abbastanza esperienza. Se non fosse una situazione pesante, non dovessi fare i conti a fine mese con il pagamento di un affitto e con la necessità di chiedere ancora a mia madre di mantenermi, troverei il tutto addirittura divertente. Un non-sense all'italiana. Come uscire dal tunnel dei "bamboccioni per scelta altrui"? Vista l'innata sensibilità del ministro Padoa Schioppa forse mi sarei potuta rivolgere a lui ma temevo che con venti euro e un'allegra pacca sulla spalla mi avrebbe spronato a cercare una soluzione da sola. Quindi mi rivolgo a lei e le chiedo pubblicamente di raccomandarmi, allegando il mio curriculum cosicchè possa sapere qualcosa in più su di me. La ringrazio anticipatamente per la "grazia" che spero mi concederà e le invio i miei saluti. In fede". Articolo pubblicato il 23/11/07 Lidia Mancini.


SOCIALISTI, A MATERA LE PRIMARIE DELLE IDEE (sezione: Scuola)

( da "Basilicanet.it" del 24-11-2007)

 

11.51.15 [Basilicata] Domani 25 Novembre 2007, alle ore 17:00, presso l'Hotel S. Domenico a Matera, si terrà un incontro organizzato dalla Federazione dei Giovani Socialisti sul tema "Riforme, equità, meritocrazia: il nuovo corso socialista". All'assemblea parteciperà l'On. Giacomo Mancini, parlamentare socialista e membro della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. "I relatori saranno tutti giovani con età inferiore ai 30 anni provenienti dalle varie organizzazioni socialiste e dalla società civile, a dimostrazione che, a differenza degli altri partiti, ai giovani viene riconosciuto un ruolo attivo, propositivo e determinante nella attività politica di partito riconoscendogli la massima libertà di espressione e di proposta. "L'appuntamento rientra nell'ambito dell'iniziativa "Primarie delle idee" promossa dal Partito Socialista su scala nazionale e regionale per porre alle basi del nuovo partito un programma di temi concreti come le riforme istituzionali, il welfare, lo statuto regionale, la riforma del lavoro, la riforma dell'università e del mondo della ricerca, le politiche industriali, l'ambiente e l'energia, le infrastrutture". (bas - 04).


CESENA - Si costituisce il ''Gruppo della Libertà'' (sezione: Scuola)

( da "RomagnaOggi.it" del 24-11-2007)

 

Sei in news/Cesena, data 24.11.2007, orario 12:12. CESENA - Si costituisce il ''Gruppo della Libertà'' CESENA - I quattro consiglieri comunali del Gruppo di Forza Italia, Luca Mancini, Stefano Angeli, Giampiero Biondi ed Antonella Celletti, hanno costituito un nuovo Gruppo che prenderà il nome di “Gruppo della Libertà”. “Da mesi, – hanno spiegato i consiglieri – sia a livello nazionale che locale, si sta lavorando nella direzione di dare vita ad un nuovo grande soggetto politico che si apra alla società in senso lato e che accolga ed interpreti le istanze della gente. Dopo lo straordinario successo popolare della campagna di raccolta firme 'per tornare a votare', dello scorso fine settimana, il Presidente Berlusconi, a San Babila, raccogliendo il messaggio dei milioni di firmatari, ha rivoluzionato lo scenario politico italiano ed ha sancito di fatto la nascita di questa nuova formazione, che raccoglierà tanti soggetti del mondo politico, associazioni, movimenti e soprattutto persone, ed in particolare giovani, che, pur non essendosi mai impegnate in politica o nelle Istituzioni, intendono oggi dare il loro contributo per rimettere in piedi il nostro Paese”. “Questo non vuol dire un distacco, un taglio netto da Forza Italia, anzi il contrario. – affermano ancora i consiglieri – Noi siamo gli esploratori, l'avanguardia di un flusso in movimento verso il futuro. Forza Italia è la nostra casa di origine, oggi, insieme a tanti, cerchiamo di fondare una casa più grande, dove trovino collocazione ancora più amici che concordino con i nostri principi fondanti: il rispetto delle regole e delle libertà, gli ideali della nostra tradizione, la tutela della famiglia e della vita, la sicurezza e la difesa della nostra identità, ma anche un recupero della meritocrazia e del contatto diretto con le persone in politica, come nelle Istituzioni. Crediamo infatti che debba essere colmato quella sorta di baratro che si è frapposto fra la politica e le Istituzioni e la società civile, che si sente delusa nelle aspettative ed inascoltata nelle legittime richieste. La risposta a questa situazione non sono l'antipolitica o il qualunquismo, ma il recupero della vera politica da parte di soggetti sempre più numerosi. Questo il principale obiettivo del nuovo soggetto politico di cui noi siamo orgogliosi di fare parte”.


I finanziamenti della discordia (sezione: Scuola)

( da "AprileOnline.info" del 24-11-2007)

 

Carlo Patrignani, 24 novembre 2007 Ricerca Si accende la polemica dopo la dichiarazione del Ministro Livia Turco sulrila presunta "guerra tra bande", alla quale in particolare risponde l'Istituto per la ricerca sul cancro di Genova. E rimane aperto anche il caso-Garaci, che divide i rappresentanti di categoria all'Istituto Superiore di Sanità. Martedì il nuovo direttore generale, Monica Bettoni Brandanti Ma quale guerra per bande! Il Ministro della Salute, Livia Turco, cui riconosco sensibilità e attenzione, fa un'affermazione, "vergognosa guerra per bande", offensiva: è triste che l'Italia non abbia ancora l'unico sistema, universalmente ammesso, di finanziamento della ricerca, la peer review', basata su trasparenza e meritocrazia, e che a tale esigenza si risponda con guerra per bande', o tra poteri accademici. E' stupito il direttore del laboratorio di medicina rigenerativa dell'Istituto per la ricerca sul cancro di Genova, Ranieri Cancedda, che con Elena Cattaneo e Paolo Bianco, ha chiesto alla Turco chiarimenti sulla distribuzione dei finanziamenti gestiti dall'Istituto Superiore di Sanità per la ricerca sulle tanto dibattute cellule staminali. Finanziamenti che è dal 2001 che seguono percorsi poco chiari e trasparenti: concessi dall'alto al basso, secondo il top down', cioè quasi ad personam, senza controlli ed in assenza di rigorose procedure. "Hanno ragione da vendere i colleghi: non c'è alcun dubbio che per far correttamente le cose il sistema migliore è la peer review e non già il top-down", afferma il genetista Edoardo Boncinelli, riferendosi al metodo in voga in Italia e sui quali è intervenuta la rivista internazionale Nature' con un editoriale dedicato alla gestione dell'Iss ed alla "scienza ai maccheroni". Boncinelli è uno dei maggiori scienziati italiani, al quale abbiamo chiesto cosa ne pensa della vergognosa guerra per bande. "Non è importante - risponde il genetista - l'importante è stare dalla parte giusta, quella degli scienziati e ricercatori, di chi fa effettivamente la ricerca". Dunque, siamo un Paese indietro come dice Nature? "Siamo un Paese ancora troppo clientelare, dove il clientelismo impera indisturbato - conclude - l'Italia dovrebbe provincializzarsi". E alla domanda se la politica dovrebbe non occupare e non invadere campi non suoi, come la ricerca scientifica, lo scienziato ritiene che "il Ministro ha sanato, a quanto pare, la piaga dell'assegnazione dei fondi senza alcuna procedura di bando pubblico, e quando smentisce che siano già stati assegnati fondi per la ricerca senza ricorrere a bando pubblico non puo' che farci piacere". Dunque, "se alla Turco va riconosciuto il merito e il coraggio di aver cambiato registro con l'introduzione del bando pubblico e di una commissione di referee esterni - prosegue - forse la nostra iniziativa non è stata inutile e, con altrettanta sincerità, non possiamo che restare sorpresi dalla sua affermazione: non è una vergognosa guerra per bande' la nostra richiesta di fare ciò che il Ministro stesso ora riconosce necessario fare". Secondo le assicurazioni del Ministro potranno concorrere per l'assegnazione dei fondi (pari a 8 e non 3 milioni di euro), solo i destinatari istituzionali, ossia le Regioni e gli Istituti di ricerca: neanche un euro a singole persone, come avvenuto in passato. "E non deve accadere che chi far parte della Commissione che valuta i progetti da finanziare - avverte Cancedda - sia contemporaneamente autore, esaminatore e finanziatore dello stesso progetto". Eccola la "scienza dei maccheroni" di cui parla Nature e che va soppressa. "Quanto detto dal Ministro su bando pubblico e commissione di referee esterni va bene: è un bel risultato", conclude Cancedda che però di per se non chiude la polemica: i tre ricercatori ci tengono a dire che loro non hanno nulla di personale verso Enrico Garaci, riconfermato dalla Turco per la terza volta alla guida dell'Istituto Superiore di Sanità; semmai sono da cambiare ed innovare le modalità di scelta, come fatto il Ministro dell'Università e Ricerca, Fabio Mussi, che per il rinnovo della Presidenza del Cnr, ha affidato ad un nucleo di 12 esperti nazionali ed internazionali (dei quali non ci conosce il nome), il compito di comporre una rosa' di candidati da cui sceglierà il Presidente. "Avremmo preferito un rinnovamento all'Iss: come del resto sta facendo Mussi per il Cnr", nota Gianna Cioni, segretario nazionale della Flc-Cgil. Rinnovamento non soltanto della Presidenza ma anche, come emerso dalla Conferenza di Produzione, "delle strutture interne, con la creazione di un nuovo organismo, il Consiglio Scientifico', per una maggiore democrazia e partecipazione alla gestione dell'ente". Un po' diversa la posizione delle Rdb, il sindacato di base. "Per noi la gestione-Garaci del personale è positiva, sia per quanto riguarda i dipendenti a tempo indeterminato' che per i precari: la condizione di lavoro è migliorata rispetto alle passate gestioni", sostiene Claudio Argentini delle Rdb. Poi ci sono le assunzioni dei tempo determinato' (195 tra ricercatori, tecnici, personale amministrativo e operativo), che "derivano dalle nostre lotte per la stabilizzazione dei precari", precisa Argentini. Ciò e stato ottenuto anche grazie, aggiunge, "all'opera del Ministero della Salute e del Presidente dell'Iss". Sulle critiche alla gestione dei fondi per la ricerca mosse a Garaci da Nature' e dai tre ricercatori, Cattaneo, Bianco e Cancedda, Argentini commenta: "La gestione dei fondi è da criticare in tutti gli enti di ricerca, i pochi fondi dappertutto vengono gestiti in maniera clientelare, per cui la critica a Garaci - conclude Argentini - va estesa a tutto il mondo della ricerca". Se una decina tra ricercatori ed amministrativi, prima firmataria la ricercatrice precaria, Lucia Gabriele, hanno chiesto al Ministro della Salute, con una lettera, la riconferma di Garaci, "importante per l'Istituto che ha bisogno di stabilità e continuità per continuare a svolgere i delicati compiti di ricerca", un altro gruppo più numeroso di ricercatori, amministrativi e tecnici, vuole "un confronto immediato" con Garaci sulle critiche riportate dalla stampa, e soprattutto "una gestione meno centralistica e verticista". Obiettivo: arrivare all'assemblea generale dei dipendenti. "L'assunzione dei 195 precari sono merito dell'azione dei sindacati sul Governo", avverte la Cioni e non sono ascrivibili a singoli dirigenti. Questa è la situazione all'Iss, dove si susseguono riunioni e lettere, contrapposizioni tra chi vuol mantenere lo status quo' e chi invece vuole cambiare, fermo restando l'autonomia, le competenze e la tutela di un importante istituto. Sarà un bel banco di prova per l'ex senatrice ds Monica Bettoni Brandanti, che da martedì 27 si insedierà come direttore generale.


Sorpresa, i giovani scoprono la politica - raffaele bonaccorso (sezione: Scuola)

( da "Trentino" del 25-11-2007)

 

Primiero. L'iniziativa è stata promossa dal Comprensorio. Le impressioni di sei ragazzi coinvolti nel progetto Sorpresa, i giovani "scoprono" la politica Un inatteso livello di partecipazione agli incontri con le istituzioni RAFFAELE BONACCORSO PRIMIERO. Più di cento giovani hanno partecipato all'incontro con il difensore civico Borgonovo Re, altrettanti hanno invaso la sala del Comprensorio per discutere con il presidente Cristiano Trotter e con il consigliere provinciale Marco Depaoli, con lo stesso livello di partecipazione hanno ascoltato Sergio Bonini docente dell'università di Trento. Tutto questo succede a Primiero ed è sorprendente. Non capita spesso, specie nelle piccole periferie, vedere così tanti giovani, partecipare a riunioni che richiedono un certo impegno. Il successo è frutto della strategia scelta dai responsabili del Tavolo delle politiche giovanili del Comprensorio di Primiero. "Le giovani generazioni hanno un atteggiamento di sfiducia e distacco nei confronti delle istituzioni - spiega Irene Grazzi, referente tecnico del Tavolo stesso - e questo spesso è dovuto alla poca conoscenza del tema ed alla scarsa coscienza civica. Partendo da queste osservazioni il Tavolo delle politiche giovanili ha voluto creare un percorso che riuscisse a superare questo stato di fatto. L'input è venuto dagli stessi ragazzi, che lo scorso anno avevano partecipato al progetto "Sentieri" e che li aveva portati fino ad Auschwitz, proponendo come seconda tappa Roma e le sue istituzioni: il parlamento, il governo, la presidenza della Repubblica. Propedeuticamente a questo obiettivo si sono voluti dare dei contenuti in grado di preparare i giovani all'evento ed ecco quindi i quattro incontri con il difensore civico, con i rappresentanti delle istituzioni locali, con un docente universitario sugli aspetti giuridici ed infine sul servizio civile". Ci si può chiedere quanto abbia influito nell'adesione al progetto la visita a Roma. "Certo fra le due cose c'è un legame - chiarisce Martina - ma avevamo anche l'esperienza positiva di Auschwitz e la puntuale e concreta presenza della scuola superiore e del suo dirigente scolastico che ha saputo valorizzare l'iniziativa. Il risultato è stata la grande partecipazione agli incontri informativi". Ma i giovani come vedono la politica? "Prima vedevo la politica come un mondo lontano da noi - dice Cinzia - invece ora sto capendo come sia essenziale per raggiungere degli scopi e degli obiettivi per poi realizzare anche i nostri progetti di vita. L'impegno nella politica è importante". Ed ancora: "La politica la si fa tutti i giorni quando si discute per risolvere i problemi - aggiunge Martino - quelli che non fanno politica sono a Roma, dove certa gente fa commedia". Anche sulla finanziaria le idee sono chiare: "Un obiettivo che deve contenere è sicuramente quello di puntare sull'impiego dei giovani e quindi garantire maggiore indipendenza, come avviene in Scandinavia - dice Albert - e questo si fa scommettendo sulla qualità dell'istruzione, in modo da fornire una vera preparazione per il mondo del lavoro". Una osservazione puntuale la fa Martino: "In Italia purtroppo non si punta sulla meritocrazia, né nella scuola, né nel mondo del lavoro. Si tende sempre a livellare e la carriera la si fa per anzianità. Questo non aiuta i giovani capaci". Su questo argomento Ambra aggiunge che "sono poche le università che, come Pisa ed Udine, offrono il sistema di "scuola superiore" e questo influisce sulla preparazione dei giovani". Andando infine alle istituzioni più vicine, Provincia e Regione, i ragazzi si rendono conto della specificità trentina. "Lo statuto speciale ci dà certamente dei vantaggi - ammette Mariapiera - purtroppo a volte si dà poca importanza a ciò, non riuscendo a valorizzare le opportunità".


Slitta di un anno la riforma della scuola dell'assessora Annamaria Miraglia (sezione: Scuola)

( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 25-11-2007)

 

Il Piano di accorpamenti non ha convinto nessuno. E lei lo congela Slitta di un anno la riforma della scuola dell'assessora Annamaria Miraglia (al.spe.) La riforma della scuola targata Miraglia è rinviata di un anno. Lo ha deciso, all'unanimità, la Giunta adottando l'atto d'indirizzo presentato dalla stessa assessora alla Pubblica istruzione che non ha fatto finta di non vedere che aveva tutti contro: sindacati, insegnanti, genitori. Ma attenzione perché Anna Maria Miraglia non fa marcia indietro sul contenuto del suo piano di razionalizzazione delle rete scolastica comunale, ma si impegna ad un maggiore approfondimento con le parti in causa. "Ho compiuto un giro di consultazioni dal quale ho potuto evincere che c'è scarsa comunicazione; se da un lato rimango convinta del fatto che il progetto vada bene nel merito, dall'altro mi sono resa conto che è necessario avviare ulteriori occasioni d'incontro e confronto per approdare a un disegno maggiormente condiviso, senza forzature ma concertando" - ha detto Miraglia. Il risultato finale è che la riforma per adesso viene sospesa e non entrerà in vigore prima dell'anno scolastico 2009-10. In sintesi il piano si traduceva in tre parole: dimensionamento, verticalizzazione, costituzione di poli scolastici in attuazione di una linea guida nazionale vecchia di una decina di anni. In buona sostanza puntava al rafforzamento dei cosiddetti "istituti comprensivi" accorpando una scuola dell'infanzia, una primaria ed una secondaria sotto un'unica dirigenza, un'unica segreteria e struttura burocratica. L'opposizione è stata generalizzata con l'assessora che ha raccolto critiche e perplessità ovunque. Pareri contrari che hanno spinto Miraglia a una riflessione quanto meno sui tempi di attuazione fino a chiederne alla Giunta la posticipazione. Detto e fatto, con piena soddisfazione dei sindacati, insegnanti, genitori. L'atto di indirizzo, inoltre, fa riferimento all'opportunità di sviluppare l'educazione permanente degli adulti e impegna altresì il referato ai Lavori pubblici a mettere mano alle strutture scolastiche.


'talento e meritocrazia' (sezione: Scuola)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 26-11-2007)

 

Provincia 'Talento e meritocrazia' Il segretario diessino Pecoraro parla del nuovo Pd 'Stiamo organizzando iniziative e forum tematici' Il segretario diesse Ciro Alessio Pecoraro interviene sui primi passi del PD in città. "C'è ancora da lavorare perché le persone si sentano davvero coinvolte - dice - ma stiamo mettendo in campo iniziative e forum tematici". Cosa cambierà a Sassuolo? "La prima cosa è il gruppo unico del Pd in Consiglio comunale. Martedì ci sarà la prima assemblea in città, da dicembre inizierà la distribuzione dei "Certificati di socio fondatore" ed entro gennaio contatteremo le 2600 persone che hanno votato il 14 ottobre per costituire il Pd in città". Si vociferano divisioni tra i consiglieri Ds e possibili uscite. "I consiglieri devono prima di tutto coerenza verso chi li ha eletti, poi al partito di appartenenza. Siccome i Ds chiudono non è detto che tutti aderiscano al Pd; se qualcuno non si sente vicino al progetto è giusto che si chiami fuori. Questo però non significa che chi esce dal Pd sia fuori dalla maggioranza". Ha più volte detto che vuoi un Pd come la moderna sinistra europea, Scalabrini (coordinatore della Margherita) lo vorrebbe più moderato. "Entrambi crediamo nel dialogo e nel confronto. Quando parlo di moderna sinistra europea, penso ad una sinistra efficace, di governo, capace di cambiare rapidamente le cose che non funzionano. Il Pd dovrà essere laico e le diverse credenze, religiose e non, non devono essere vissute come bandiere per battaglie ideologiche". Cosa direbbe agli scettici di oggi? "I 20/25enni hanno votato pochissimo alle primarie. Il primo passo è far loro capire che farsi ascoltare non è impossibile; la presenza di giovani nelle assemblee elettive dovrà essere importante. Finora nei partiti c'è stata chiusura verso chi non è politico di professione: una delle novità potrebbe essere l'impegno a tempo". Cosa si aspetta in generale? "Che sappia premiare talento e meritocrazia. Finora non è successo e per questo il Paese è fermo". (ch.di.).


Sei troppo bravo. E Storti mi cacciò (sezione: Scuola)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2007-11-25 - pag: 12 autore: Il potere ai settantenni. Marini: oggi giovani meno combattivi "Sei troppo bravo. E Storti mi cacciò" di Nunzia Penelope F ranco Marini è allievo di Donat-Cattin e, come al suo maestro, la franchezza non gli manca: "è naturale guardare con simpatia i giovani, ma occorre chiedersi: cos'è che determina questa situazione? Io sono entrato nel sindacato a fine anni Cinquanta: nel corso del tempo ho visto affievolirsi il coraggio di proporsi, di affrontare battaglie nei gruppi dirigenti, come accadeva in Cisl negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta. Non ho più trovato una dialettica forte come ai tempi della mia generazione: i tempi di Pierre Carniti, Eraldo Crea, Mario Colombo, io stesso. Eravamo entrati nel sindacato senza alcun potere, e poi abbiamo saputo conquistare ruoli e peso. Non ci siamo tirati indietro su nessuna battaglia: l'incompatibilità tra cariche sindacali e politiche, la difesa della meritocrazia, il sì o no all'unità sindacale. All'epoca erano argomenti che dividevano profondamente, in modo anche drammatico. Ci siamo schierati, rischiando. Nessuno di noi restava alla finestra, in attesa della "chiamata" o della cooptazione. A volte si vinceva e a volte si perdeva, ma era così che ci si formava, che si conquistava spazio. Poteva andare bene e poteva andare male. A me è capitato ad esempio nel '63-64: con la Cisl fortemente divisa al suo interno mi schierai contro Bruno Storti, allora numero uno dell'organizzazione. Così un giorno Storti mi chiama dicendomi: "Marini, tu sei troppo bravo per restare qui. Trovati un lavoro da un'altra parte". In pratica, mi ha messo alla porta. Che feci? Naturalmente cercai un lavoro. Lo trovai al ministero del Mezzogiorno, con Giulio Pastore. Da questa portarientrai nella Cisl riprendendo il cammino interrotto. Racconto questo episodio perché è vita vissuta, testimonianza concreta. Come potrei narrare delle decine e decine di battaglie nei congressi o degli scontri tra noi e con i "cugini" delle altre organizzazioni: si è vinto, si è perso, si è rivinto e anche riperso ma siamo andati avanti conquistando di volta in volta qualche incarico di responsabilità& Questi eravamo noi, i giovani di allora: non sfuggivamo al confronto per quanto aspro e per quali che fossero le conseguenze. Un periodo d'oro del sindacato, in un'Italia che cambiava profondamente nelle sue strutture economico-sociali". Dunque, cosa dovrebbe fare un giovane oggi per farsi spazio, conquistare posizioni, ruolo, potere? La ricetta di Marini è semplice: "Darsi da fare, scegliere, puntare a degli obiettivi, avere pazienza e determinazione, capacità di ascoltare e fiducia in se stessi. è una cosa che ti forma, insegna anche ad assumerti le responsabilità. Mi pare che all'epoca era la regola, oggi più l'eccezione. Il gusto del confronto politico, l'orgoglio, il coraggio di correre qualche rischio. Cercare di nuotare da soli: questa è la cosa essenziale". Ma è davvero possibile che sia solo colpa dei giovani se non arrivano da nessuna parte? Non c'è qualche responsabilità anche da parte degli anziani nel costituire una chiusura del sistema politico, sindacale, economico, che finisce per tenere fuori dalla porta, eternamente a bagno-maria, le giovani leve? "Certo, negli anni si è creata anche una maggiore rigidità della struttura, un problema del sindacato come della società nel suo insieme. Forse è più complesso di un tempo entrare, farsi strada, emergere. Ma quello che constato è soprattutto un affievolimento della spinta di cui parlavo prima ". (...) Su una cosa però Marini concorda, e cioè che oggi scarseggiano i luoghi deputati alla selezione della classe dirigente. Una volta c'erano i partiti, le scuole di partito, le sezioni. Tutto questo è scomparso. E ancora non si è capito cosa può sostituire il patrimonio disperso. "Sì, i luoghi di selezione della classe dirigente si sono ristretti e impoveriti. E la prevalenza della comunicazione ha fatto molti danni ai partiti stessi. Ha preso il potere, lo ha personalizzato. La vita interna ai partiti è dettata dalla comunicazione. Il rapporto oggi è direttamente tra i leader – personaggi conosciuti, noti,ma che a volte sono capaci e a volte no – e i media. Si bada di più a come "narrare" una decisione che alla qualità della decisione stessa, al suo fondamento, alla sua giustezza, alla sua rispondenza rispetto al problema che l'ha generata e al processo democratico di cui dovrebbe essere frutto. Così capita di dire cose che durano il tempo di un Tg o di un quotidiano ma che non lasciano traccia a distanza di ore, e questo non fa bene alla politica e alla sua credibilità (...)". ADDIO VECCHIE SCUOLE Il presidente del Senato: "I luoghi di selezione della classe dirigente si sono ristretti e impoveriti, prevale la comunicazione".


La grande fuga delle multinazionali (sezione: Scuola)

( da "Corriere Adriatico" del 26-11-2007)

 

Per arginare la disoccupazione si pensa ad una imprenditoria prettamente locale La grande fuga delle multinazionali ASCOLI Quale futuro economico (ed occupazionale) per il Piceno in difficoltà e, soprattutto, con quali strumenti affrontarlo? Ad interrogarsi sono un po' tutti: dalla politica alle istituzioni, dal sindacato (che a tal fine ha anche promosso un incontro, poi aggiornato al 10 dicembre) agli imprenditori. E se c'è chi, Assindustria (per bocca del direttore Vizioli, che si è anche prodotto in un richiamo all'assunzione di maggiori responsabilità da parte di altri enti economici strumentali del territorio quali la Camera di Commercio e le banche), afferma che dalle multinazionali e dalla grande e media industria il nostro territorio non può prescindere e che quindi bisognerebbe operare per tenersi stretti i grandi gruppi (almeno quelli che sono rimasti), c'è anche chi, la Provincia ma anche la regione Marche (con il vice presidente Luciano Agostini), pensa che alle prime si possa affiancare una nuova imprenditoria (e quindi un nuovo sviluppo) prettamente locale, in grado di sfruttare al meglio le risorse che il nostro territorio è in grado di offrire. Certo è che, in una società dei consumi in crisi e che di contro sconta una forte capacità produttiva di tipo manifatturiero, con il mercato appannaggio però di paesi dove il costo del lavoro è più basso, non basta più, a nostro avviso, puntare solo ad introdurre nelle aziende innovazione, nuove tecnologie, maggiore qualità di prodotto. Bisognerebbe invece forse puntare di più, oltre che su produzioni non delocalizzabili (perché non riproducibili altrove), anche e soprattutto a "produrre" innovazione, da poter immettere sul mercato. Perché è vero che il futuro di un territorio si gioca sull'aumento della produttività e della competitività del proprio sistema economico, ma è altresì vero che la vera competizione, sia essa riferita al sistema industriale che ad altri segmenti economici, sarà sempre più sui "saperi". Saperi che però mal si coniugano con il rischio di mobilità sociale, in un sistema come il nostro dove, sposando una tesi tanto cara al presidente Montezemolo, ci sarebbe bisogno di maggiore "meritocrazia", messa però in forse dalle condizioni economiche date, dove è più alta la probabilità che il figlio di un operaio rischi di fare a sua volta l'operaio, rispetto a quella che investe i rampolli di altre classi sociali. P.L. ,.


La buona politica non ama ipocrisie (sezione: Scuola)

( da "Italia Oggi" del 27-11-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Primo Piano Numero 281, pag. 8 del 27/11/2007 Autore: L. Franco Bussinello, Verona Visualizza la pagina in PDF       Uno lettore di IO ci bacchetta per l'uso del sarcasmo sul caso Rai. Ma il punto è questo? La buona politica non ama ipocrisie Basta con le false indignazioni su quello che tutti sanno Egregio dottor Bechis, l'ironia e il sarcasmo sono figure retoriche che ben concorrono a rendere qualitativamente pregiata e gradevole la penna di chi scrive. Ma possono anche divenire (per esempio, per un giornalista) strumenti di buon ausilio per "banalizzare" o ridicolizzare una notizia che non si compone bene nel mosaico che s'è costruito il giornale cui appartiene. ItaliaOggi del 23/11/2007: "Rai, scoperta una lottizzazione". Sottotitolo: "Il clamoroso caso della Bergamini, raccomandata da Berlusconi". è curioso che quando certe cose accadono si dica che "tutti lo sapevano" e che quando si sapevano nessuno abbia mai detto: "Ecco, io le so e le denuncio". In ogni caso, Lei è così sicuro che l'"emergere di intercettazioni telefoniche - che rivelano inquietanti accordi collusivi facenti capo, non tanto alla Bergamini, quanto a eminenti personaggi del giornalismo delle due testate televisive, e proprio per favorire l'allora presidente del consiglio Berlusconi" - sia roba da affidare a qualche bontempone in vena di barzellette? Staremo a vedere gli sviluppi della vicenda, ma le preoccupazioni sono legittime e dovrebbero essere anche le Sue. Perché, allora, giocare con l'ironia in una notizia seria ("scoperta una lottizzata")? Uso io stavolta l'ironia: lasci che sia Berlusconi - personaggio che è rimasto, da quando è sceso in politica, notoriamente neutro e fuori da ogni interesse televisivo e politico, a minimizzare o a parlare di sciacallaggio. Lo ha sempre fatto, anche quando le sue vicende giudiziarie sono risultate tutt'altro che l'invenzione di qualche "magistrato comunista", e lo fa tuttora, quando, ahimè!, qualche volta, fanno timidamente capolino "falsi problemi o sciocchi diversivi" come la riforma del sistema televisivo e il conflitto di interessi. Ecco, dott. Bechis, non ho mai avuto difficoltà a riconoscerLe il coraggio, la capacità di graffiare, di dissacrare, di essere fuori dal coro, in un tempo in cui il conformismo, anche nel Suo mestiere, dilaga. Non so se Lei si picchi di non avere appartenenze politiche o se il suo cuore batta proprio e interamente da una parte sola. Non importa. Si può essere obiettivi e buoni giornalisti anche se si è politicamente schierati. In ogni caso, non di rado, si ha l'impressione che non traspaia dal Suo giornale la genuina e preoccupata ricerca della verità. Le forzature evidenti o lo scoop non aiutano questa ricerca. Né tutto ciò può essere dissimulato dagli sforzi, spesso malamente riusciti, di dosaggio e di equilibrismo degli attacchi fra i due blocchi contrapposti. Le ho detto ancora che la testata del Suo giornale (quotidiano economico, giuridico e politico), dovrebbe essere rovesciata, giacché ItaliaOggi resta e si qualifica come un quotidiano "politico" prima che economico e giuridico. Forse le intenzioni editoriali all'atto della sua fondazione erano diverse. Niente di male. Ma chiamiamo le cose con il loro nome, e se vogliamo proprio attestarci sull'onda di Libero e consimili quotidiani, padroni di farlo. A me pare che la Sua penna e la Sua intelligenza, come quella di tanti altri valenti Suoi colleghi, potrebbero servire un giornalismo meno vociante, meno teso a vellicare la pancia della gente. E qualche esempio positivo lo abbiamo anche nel giornalismo di casa nostra. Umilmente, un consiglio: si tiri fuori, tiri fuori il Suo giornale dallo Tsunami dell'antipolitica, uno sport che durerà poco, come la storia dimostra. Denunciare, denunciare, denunciare. Documenti alla mano. Contro tutte le caste, certo. è servito e serve per moralizzare questo paese. Ma la denuncia impietosa è apprezzata quando è costruttiva, quando non mostra di essere fine a se stessa, o quando non nasconde altri obiettivi, o quando approfondisce (dura fatica) e non si lascia trascinare dallo scoop. Ne abbiamo bisogno in un paese dove tutto è gridato, dove tutto è marcio, dove tutte le vacche sono grigie, dove imperano populismo e demagogia, dove pochi s'accontentano di come le cose possono apparire e vogliono vedere come realmente stanno. Abbiamo bisogno di capire. Per fortuna, la gente è, forse, meno disposta di quanto si creda a farsi lavare il cervello. Risponde Franco Bechis. Caro Bussinello, finalmente! Le avevo chiesto di continuare a tirarmi le orecchie dopo le amichevoli e sagge correzioni che sempre mi ha imposto, ma era un po' di tempo che non lo faceva più. Con questa sua però si riprende il dovuto con gli interessi e garbatamente mi mette all'angolo. Comprendo, ma sono convinto delle mie ragioni. Lei ha citato due argomenti- forse non a caso- che hanno un tratto comune: la recente vicenda Rai (come le dimostreremo nella pagina qui a fianco la realtà è assai diversa da quel che appare spiando le telefonate) e le inchieste sull'antipolitica. D'accordo con lei che alla fine quel che preme a tutti noi cittadini è avere una buona politica, non la cacciata in massa di una intera classe dirigente per quanto questa non abbia brillato. Ma negli articoli che lei prende di mira- l'ironico commento sulla scoperta della lottizzazione in Rai e i numerosi interventi sui costi della politica- l'intenzione era quella di portare alla luce del sole la grande ipocrisia che circonda gli uni e gli altri fatti. Ipocriti quelli che si indignano per la lottizzazione Rai solo perché riguarda un loro nemico politico. Quando invece i partiti hanno dato uno stipendio alto e garantito a giornalisti amici o anche semplicemente a giornalisti con stipendi che pesavano come macigni sui conti delle loro aziende editoriali (felici di liberarsene), ecco grandi giugulatorie sulla professionalità premiata, etc_ etc_ Stesso copione per l'antipolitica: un bravo politico, un ministro con i fiocchi dovrebbe non solo essere pagato, ma ricevere uno stipendio da supermanager. Il fatto è che riempiamo di soldi degli incapaci, e allora va un po' meno bene. Sui costi della politica poi siamo sommersi di bugie. Nel 2005 la finanziaria di Giulio Tremonti tagliò del 10% l'indennità parlamentare. Si dimenticarono però di dire che la riduzione sarebbe scattata lo stesso giorno in quell'indennità sarebbe aumentata del 10 per cento. Dissero a tutti che tagliavano esponendo in tv volti contriti ed emaciati, e non tagliarono un bel fico secco. Stessa cosa i successori: in questa finanziaria hanno annunciato una riduzione dei costi della politica di 1,2 miliardi di euro. Poi zitti zitti hanno stralciato, emendato, modificato. Alla fine resta una riduzione di qualche migliaio di euro per l'anno prossimo, poi si vedrà. Altra meraviglia: lo sa che 100 parlamentari con auto blu (per cariche varie, governative o parlamentari) percepiscono un rimborso taxi di 1.300 euro per taxi che non prendono mai? E perché quello si chiama rimborso e non stipendio? Poi prendono 4.500 euro netti al mese per pagarsi fino a tre collaboratori (i portaborse). La cifra intera non viene mai spesa, e mai restituita l'eccedenza. Ma almeno la metà di loro non assume nessun collaboratore e intasca l'intera somma. Quello è stipendio. E agli italiani comuni non è consentito. Basterebbe chiamare le cose con il loro nome e introdurre un po' di meritocrazia nella classe politica. Si licenzino i fannulloni, ad esempio: i cittadini non possono più farlo perché è stato sottratto loro il voto di preferenza con cui rimandarli a casa. Con un po' di chiarezza su questi punti e la rinuncia alla grande ipocrisia, potremmo tutti discutere più serenamente delle cose da fare. Che al momento non si fanno, perché meno si fa, meno si rischia la fine anticipata della legislatura_.


Come nel calcio anche all'università esistono serie A e B dei laureati? (sezione: Scuola)

( da "Gazzetta del Sud" del 27-11-2007)

 

Le scelte del ministro Mussi a proposito della specializzazione alle scuole di medicina Come nel calcio anche all'università esistono serie A e B dei laureati? Nicola D'Agrosa C'è una disparità di trattamento tra i giovani medici laureati tra novembre 2006 e marzo 2007 (appartenenti all'anno accademico 2005-2006 e abilitati a luglio 2007) e quelli laureati tra luglio e ottobre 2007 (appartenenti all'anno accademico 2006-07, che si abiliteranno nel febbraio 2008), in merito al problema dell'accesso alle scuole di specializzazione medica. Infatti gli abilitati di luglio 2007 sono stati estromessi dal concorso tenutosi a luglio in quanto non in possesso dell'abilitazione al momento del termine della presentazione della domanda (1-10 giugno 2007), poiché la data dell'esame di Stato fissato per il 18 luglio non permetteva di ottenere tale requisito nei tempi richiesti. Il ministro Mussi, interpellato in merito, ha risposto che non era in suo potere modificare il Dm 172 del ministro Moratti, e inoltre che l'abilitazione all'esercizio della professione era un requisito indispensabile dal momento che si stata sostituendo una borsa di studio con un contratto, motivo per cui in base alla regolamentazione della partecipazione a concorsi pubblici, che prevede l'acquisizione dei requisiti necessari al momento della presentazione delle domande, non erano ammissibili deroghe (anche se questo implicava la partecipazione al concorso di una sola sessione di abilitazione e non di due come dovrebbe essere). Grazie a una sospensiva del Tar Lazio, però, alcuni abilitandi hanno potuto sostenere il concorso; il ministro si è quindi appellato al Consiglio di Stato (in linea con quanto affermato nel Dm 172 "(...) Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare".) che ha decretato l'esclusione dalle graduatorie di merito dei ricorsisti vincitori, adducendo come motivazione la necessità inderogabile di possedere l'abilitazione all'atto dell'iscrizione al concorso. Contemporaneamente il ministro annunciava la volontà di ripristinare una normale calendarizzazione del concorso con l'emissione del bando nel mese di settembre e lo svolgimento delle prove nel mese di novembre in concomitanza con l'inizio dell'anno accademico. Tuttavia questo non è accaduto e benché il ministro abbia dichiarato, sia il 25 ottobre in risposta a una interrogazione parlamentare sia il 31 ottobre durante una videoconferenza, che avrebbe emesso il decreto per l'emanazione del bando a giorni con svolgimento delle prove al massimo entro metà gennaio, ha invece deciso di ritardare la pubblicazione del bando per permettere agli abilitandi di febbraio di partecipare al concorso. A tal fine il ministro ha addirittura emanato due decreti: nel primo anticipa la data di svolgimento dell'esame di abilitazione dal 15 febbraio al 6 febbraio; nel secondo stabilisce l'avvio dei corsi di specializzazione al 10 marzo, disattendendo così la promessa di non perpetuare il ritardo accumulato dai suoi predecessori. Ci si chiede per quale motivo il ministro Mussi abbia ora il potere di modificare in un solo giorno un decreto per il quale a maggio era necessario addirittura un nuovo regolamento poiché un decreto non sarebbe stato sufficiente. Sembra quasi che per il ministro i giovani medici abilitatisi a luglio abbiano meno diritti dei medici che si abiliteranno a febbraio e questo sul presupposto di una falsa meritocrazia. Il ministro pare quindi riconoscere l'esistenza di laureati di serie A e di serie B, benché in entrambe le categorie siano presenti laureati in corso e fuori corso e con il massimo dei voti. Si chiede quindi al ministro Mussi quali siano state le motivazioni che l'hanno indotto a questo cambio di rotta e come sia possibile che gli ostacoli burocratici e legislativi presenti nel mese di maggio si siano ora dissolti. Le colonne della "Gazzetta del Sud" sono a disposizione del ministro Mussi, per un chiarimento dovuto. (martedì 27 novembre 2007).


La "privata" vista da vicino (sezione: Scuola)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 27-11-2007)

 

Confronto con la scuola pubblica: parla un'allieva che ha sperimentato pecche e pregi di entrambi gli ambienti scolastici La "privata" vista da vicino La riforma ha modificato le regole per gli esami finali I luoghi comuni da abbattere: tocca ai ragazzi Differenze tra scuola pubblica e privata. Ecco un argomento che la riforma Fioroni ha riportato in evidenza e che su Internet occupa parecchio spazio in blog e post. Personalmente ho avuto la fortuna, se così vogliamo chiamarla, di poter conoscere le due realtà, frequentando prima la scuola pubblica e oggi quella privata che mi trovo a scoprire giorno per giorno. Non è certo con il fine di raccontare la mia "disastrosa" situazione scolastica senza l'ombra di un successo che affronto questo tema ma per esprimere anch'io la mia opinione riguardo a un argomento che accomuna noi giovani e che ci tocca così da vicino. In Italia abbiamo un sistema scolastico tra i più arretrati d'Europa ed è per questo che Fioroni ha voluto riformare l'istituzione scolastica, che ha una notevole quantità di pecche. Non capisco perché chi parla di realtà come la scuola privata senza comprenderla si possa azzardare a criticare un sistema sconosciuto dai più. Mi trovo d'accordo con chi sostiene che la scuola privata "è divenuta una scuola statale di gestione privata" che non ha molto di diverso da "una scuola statale di gestione governativa". Ma chi l'ha resa tale? Semplicemente quegli alunni che con la testa fra le nuvole che serve solo a portare coloratissimi cappellini e nessuna intenzione di spianarsi la strada per il futuro, hanno cambiato sede di studio per continuare a non muovere nemmeno un dito, con la giustificazione che "pagando bisogna ottenere la promozione". A mio avviso, dunque, la colpa non va attribuita unicamente allo Stato o delle riforme quanto dei giovani che non si rendono conto di alimentare un sistema in degrado totale con la loro poca voglia di imparare! I genitori dal loro canto non si preoccupano di spiegare ai figli che i soldi non crescono dagli alberi. Non è un luogo comune pensare che siano molti i figli di papà che frequentano le scuole private pagate da genitori che, lavorando mattina e sera (poco propensi a prestare attenzione alla famiglia altra istituzione arretrata e disgregata) pretendono che non gli venga richiesto nessun genere di sforzo perché abituati ad ottenere tutto pagando! La scuola privata non dovrebbe essere questo, dovrebbe essere un luogo di studio con percorsi studiati ad hoc per dare spazio anche a chi non si è trovato nella pubblica, che, peraltro, ha molte cose da riformare, non solo gli edifici. Tutti i malintesi sono creati da coloro che non capiscono, che non approfittano dell'istruzione. Per mia fortuna non mi sono ritrovata davanti a un muro anzi, ritengo che mi siano dati occasione e stimolo a fare di più. Ritengo che ciò dipenda anche da chi riceve questo messaggio e da come esso viene interpretato senza dimenticare che sono indispensabili applicazione e costanza. Tra le riforme che hanno toccato anche la scuola privata va registrata la modifica agli esami di stato delle private che i candidati dovranno sostenere o nella propria regione o nelle regioni limitrofe e non più migrando, per esempio, dal Nord al Sud. un duro colpo alla necessita di una preparazione che deve dunque livellarsi a quella della scuola pubblica. Julia Klein jules15k@hotmail.com liceo linguistico - recupero anni Joppi.


IL MERITO E IL SALARIO (sezione: Scuola)

( da "Corriere della Sera" del 27-11-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2007-11-27 num: - pag: 1 autore: di PIETRO ICHINO categoria: REDAZIONALE LA FATICA DEL LAVORARE BENE IL MERITO E IL SALARIO I l presidente di Confindustria, Montezemolo, ha rilanciato con forza, in questi giorni, la parola d'ordine della meritocrazia; e il segretario della Cisl, Bonanni, gli ha risposto positivamente: "Il nostro obiettivo è lavorare meglio e di più, per produrre e guadagnare di più". Su questo tema, invece, la Cgil resta abbottonata. Questa sua riluttanza non risponde a ragioni tattiche contingenti: ha radici profonde nella cultura della sinistra. E niente affatto disprezzabili. A sinistra l'idea dominante è che la produttività non sia un attributo del lavoratore, bensì dell'organizzazione aziendale in cui egli è inserito. "Prendi un ingegnere bravissimo e mettilo a spaccare le pietre: otterrai probabilmente un lavoratore molto meno produttivo di uno spaccapietre analfabeta". Se, poi, nessuno domanda pietre, entrambi stanno fermi e la produttività di entrambi è zero. Nel dibattito di tutto lo scorso anno sui nullafacenti del settore pubblico, questo è stato immancabilmente il concetto che veniva contrapposto all'idea di commisurare le retribuzioni anche ai meriti individuali: "Il risultato penosamente basso di molti uffici - si è detto da sinistra - ma anche il difetto di impegno di molti impiegati dipendono dal pessimo livello di organizzazione e strumentazione ". C'è del vero in questo argomento; ma a sinistra si cade spesso nell'errore di fermarsi qui. è l'errore che il grande Jacovitti rappresentò con l'indimenticabile vignetta dove una mucca dall'aria torpida e pigra diceva: "Sono una mucca per colpa della società". La realtà è che la produttività del lavoro dipende da entrambe le variabili: sia dall'organizzazione, e talvolta da circostanze esterne incontrollabili, sia dalla competenza e dall'impegno del singolo addetto. E conta anche il suo impegno nel cercare l'azienda dove il proprio lavoro può essere meglio valorizzato. Commisurare interamente la retribuzione al risultato significa, certo, scaricare sul lavoratore tutto il rischio di un esito negativo che può non dipendere da suo demerito. Ma garantire una retribuzione del tutto stabile e indifferente al risultato significa cadere nell'eccesso opposto: così viene meno l'incentivo alla fatica del far bene il proprio lavoro e del muoversi alla ricerca del lavoro più utile, per gli altri e per se stessi. Questa stabilità e indifferenza della retribuzione è la regola oggi di fatto imperante in tutto il settore pubblico, ma troppo largamente applicata anche in quello privato, per effetto di contratti collettivi che lasciano uno spazio del tutto insufficiente al premio legato al risultato. E questo è uno dei motivi - insieme, certo, a tanti altri difetti strutturali e imprenditoriali - della bassa produttività media del lavoro nel nostro Paese. Per uno stipendio magari basso, che però matura qualsiasi cosa accada, ci sono sempre i lavoratori che si impegnano a fondo, se non altro per rispetto verso se stessi, e si ribellano alle situazioni di improduttività; ma ce ne sono sempre anche altri che se la prendono comoda, fino al limite del non far nulla. Un'iniezione di meritocrazia nei contratti collettivi e individuali fa certamente bene anche a questi ultimi.


Per l'istruzione al Sud 4,2 miliardi (sezione: Scuola)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2007-11-27 - pag: 23 autore: Fondi. Un piano di Bersani e Fioroni Per l'istruzione al Sud 4,2 miliardi Luigi Illiano ROMA Circa 4,2 miliardi di euro faranno rotta verso Sud per rafforzare il canale dell'istruzione. Lo ha annunciato ieri a Lamezia Terme il ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, durante il convegno "La nuova politica del Quadro strategico nazionale: l'istruzione motore dello sviluppo". All'incontro ha partecipato anche il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni. "Il contributo della scuola è sempre decisivo, ma nel Sud è strategico. Per questo il Quadro nazionale 2007/2013 assegna all'istruzione nel Mezzogiorno un ruolo centrale e un volume di risorse cospicuo: circa 3,6 miliardi di euro per il programma nazionale sull'istruzione ed altri 600 milioni di euro ai programmi regionali ", ha detto Bersani. Intanto, sul versante dell'accesso all'occupazione, resta molto scarsa la fiducia verso criteri di meritocrazia: secondo l'89% degli italiani per trovare lavoroè importante conoscere la persona giusta. In pratica: la raccomandazione resta la chiave più importante per aprire le porte. è quanto emerge da un sondaggio realizzato dalla Swg e reso noto ieri nel corso del convegno. Il sondaggio è stato rivolto a cittadini italiani di età compresa tra i 15 e i 30 anni e tra i 30 e i 64 anni con figli in età scolare. Quanto alle competenze occorrenti per trovare un lavoro, quelle matematiche o scientifiche, sono giudicate importanti dal 92% degli intervistati, quelle socio-economiche dal 94%, quelle tecniche dal 93%, quelle professionali dal 94% e quelle umanistiche dal 75 per cento. Giudizio positivo degli intervistati sulla preparazione fornita nella propria zona dalle scuole: il 60% la ritiene ottima o buona. Quanto alle singole aree, nel Nord-Ovest d'Italia hanno espresso un giudizio positivo il 69% degli intervistati, al Nord-Est il 60%, al Centro il 61%, al Sud il 53% e nelle Isole il 51 per cento. Inoltre, gran parte dei cittadini che vivono nelle regioni meridionali non crede che la qualità della formazione scolastica delle regioni del CentroNord sia migliore di quella impartita nella propria regione: il 55% degli abitanti del Sud e il 51% degli abitanti delle Isole ha affermato che non ci sono differenze. "Sapevamo bene che nel senso comune degli italiani la spintarella c'era – ha commentato Bersani – questi dati certificano che, purtroppo, quest'idea c'è anche nella mentalità dei giovani. Tutto quello che abbiamo battezzato "liberalizzazione" vuole dire basta con le spintarelle. Vuol dire che se un giovane sa fare un mestiere deve poterlo fare. Punto e basta. Se noi non afferriamo questo concetto, per quanto ci costi in termini di cambiamento, di rottura di meccanismi corporativi, di semplificazioni, noi consumiamo una rottura nei confronti delle nuove generazioni", ha detto, infine, il ministro dello Sviluppo. "Bisogna ripristinare nella scuola il merito e l'eccellenza che è tutt'altro che una scuola selettiva e classista – ha affermato il ministro Fioroni – anzi, è l'unico strumento per chi sa di non poter accedere alle classi dirigenti in base alle competenze che ha acquisito, alle capacità ed ai meriti che mette in campo. Rimuovere dalla scuola il merito e le eccellenze significa consegnare a chi è figlio di operaio l'opportunità di rimanere soltanto figlio di operaio. Sfida valida per tutto il Paese ma soprattutto nella scuola del Sud", ha concluso Fioroni. SONDAGGIO SWG Resta scarsa la fiducia nella meritocrazia: 8 italiani su 10 pensano che per trovare un posto serva conoscere la persona giusta.


Università: bilancio inrosso. E Agraria non trasloca Rimandata l'operazione da 35 milioni di euro perla nuova facoltà. La Finanza andrà nell'ex caserma sui lungarni (sezione: Scuola)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 27-11-2007)

 

Di PAOLA FICHERA LA CERIMONIA ufficiale per inaugurare l'anno accademico 2007-2008 dell'ateneo fiorentino si è svolta nel Salone de' Cinquecento. Ma la soluzione ad almeno uno dei problemi più urgenti dell'Università fiorentina è arrivata dalle retrovie di Palazzo Vecchio. Uno dei problemi dell'ateneo, infatti, è il trasferimento della facoltà di Agraria dagli immobili delle Cascine al polo scientifico di Sesto. Costo dell'operazione oltre 35 milioni di euro. Troppi. Tanto che il magnifico rettore Augusto Marinelli ha più volte allargato le braccia per dichiarare l'impossibilità a sostenere l'operazione. Il mancato trasloco di Agraria, però, rischiava di far saltare il protocollo d'intesa per il passaggio di proprietà della Fortezza da Basso (dal Demanio a Regione, Provincia e Comune) e del complesso di Sant'Orsola (dal Demanio alla Provincia). Insomma un pasticcio che avrebbe gravemente compromesso i rapporti fra Università e enti locali. Le prime avvisaglie già ieri proprio nel Salone de' Cinquecento quando il vicepremier Francesco Rutelli, ospite d'onore della manifestazione, ha sostenuto a spada tratta "l'autonomia" del sistema universitario che "deve dare il suo contributo forte anche al territorio". Che in altre parole significa: è ora che l'Università impari a risolvere da sola i suoi problemi. MA PER RIAVERE la Fortezza e fare in modo che Sant'Orsola torni ad essere il cuore di San Lorenzo, l'assessore all'urbanistica Gianni Biagi si è ingegnato. Così ha proposto alla Guardia di Finanza una soluzione transitoria (anche se non di brevissimo periodo): il trasferimento nella ex caserma De Laugier, sul lungarno della Zecca Vecchia. I vertici delle Fiamme Gialle sono andati a fare un sopralluogo: hanno trovato la soluzione un po' piccola, ma si sono dichiarati disponibili. Morale: la facoltà di Agraria potrà restare alle Cascine per tutto il tempo necessario a trovare i fondi per costruire la nuova sede nel polo universitario di Sesto (in un terreno di proprietà dell'Università a fianco della ex caserma Quarleri che, invece, deve essere abbattuta e bonificata causa amianto). Una notizia trapelata al termine della cerimonia, dopo che il magnifico rettore, Augusto Marinelli, avvolto nel manto d'ermellino delle grandi occasioni, aveva sciorinato i numeri negativi di un'Università in costante difficoltà economica. DOPO l'intervento su tradizione e innovazione di Francesco Rutelli, ministro ai Beni culturali e al turismo, chiamato a sostituire il collega Fabio Mussi (impegnato nell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Milano Bicocca). Rutelli ha parlato a lungo, (della meritocrazia che deve tornare ad essere l'unico criterio di giudizio e di selezione per la formazione della nuova società, per ridare fiducia ai giovani) ma non ha dato risposte ai tanti problemi sollevati. "Il ministro Fabio Mussi è al lavoro e lo vedo battagliare in tutti i consigli dei ministri a difesa delle università italiane e della nostra ricerca ? ha detto Rutelli ? e credo che le cose oggi siano già migliorate". Poi la fiducia d'ordinanza: "I segni si vedranno; i primi dati sono positivi anche se c'è molta strada da fare. È un cammino lungo". Del tutto insoddisfatti, come era facilmente prevedibile, gli studenti di "Lista aperta": "L'affermazione di Rutelli, in merito all'autonomia degli Atenei, conferma che il Governo continua a non prendere responsabilità di fonte ai problemi dell'Università". - -->.


Castelli: 'Basta con le ingerenze I politici si arrendano' (sezione: Scuola)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 27-11-2007)

 

SANITA' LE NOMINE DEI PRIMARI Castelli: 'Basta con le ingerenze I politici si arrendano' ? SENIGALLIA ? "NON SARANNO più ammissibili ingerenze politiche nella scelta dei nuovi primari ospedalieri di Senigallia ed altre strutture sanitarie regional'': a parlare è Guido Castelli, consigliere regionale di An. ''Proprio contro le recenti "invasioni di campo" ho cercato di accelerare l'iter di una proposta lasciata da tempo nei cassetti della Regione". Di quale legge si tratta? "Una proposta, a mia firma e del collega Marco Luchetti (Margherita), diretta proprio a modificare il procedimento per la nomina dei primari. Duplice l'obiettivo: ridurre la totale discrezionalità di cui godono i direttori di Zona e contrastare il triste fenomeno della lottizzazione politica della salute pubblica. Il risultato è stato che il consiglio regionale ha approvato la legge 6 novembre 2007 n. 15 che introduce elementi oggettivi di meritocrazia in uno dei settori più delicati". Quali le novità introdotte? "Da ora in poi la commissione medica non dovrà limitarsi a fornire un mero giudizio di idoneità all'incarico, ma sarà chiamata ad enucleare una terna graduata dei migliori aspiranti. Tra questi il direttore di Zona dovrà individuare il vincitore del concorso con un provvedimento rigorosamente motivato. Speriamo che anche il sindaco Luana Angeloni voglia "arrendersi" a queste evidenze e riconoscere, dunque, alla categoria medica ed all'organizzazione sanitaria il diritto di recuperare autonomia e meritocrazia". - -->.


"Primari, da oggi stop alle spintarelle" (sezione: Scuola)

( da "Corriere Adriatico" del 27-11-2007)

 

Castelli (An) e Luchetti (Pd) rivoluzionano il sistema di assunzione "Però si tenta di rallentare l'entrata in vigore della normativa Il sostituto di Quagliarini non ci rientra ma confidiamo nel buon senso di Bevilacqua" La bufera politica per Chirurgia fa approvare la legge anti-raccomandazioni in Regione "Primari, da oggi stop alle spintarelle" SENIGALLIA - La bufera sul primariato di chirurgia che ha investito l'ospedale di Senigallia è arrivata fino in Regione: un caso politico che ha dato la spinta che serviva alla rivoluzione delle normative sull'assunzione dei dirigenti dei reparti, con una proposta bipartisan diventata legge lo scorso 6 novembre. Consigliere Guido Castelli lei ha presentato in Regione assieme al suo collega Marco Luchetti la legge antiraccomandazioni nella sanità. Alleanza nazionale e un esponente del nuovo Pd uniti su un tema che scotta e che fa discutere a destra e a sinistra. E tutto è partito da Senigallia... "Le aspre polemiche che si sono innescate nella vostra città per le ingerenze politiche sulle designazione del primario di Chirurgia ma anche di quello di Fisiatria non sono certo rimaste inascoltate in Regione. Proprio dopo essere venuto a conoscenze delle invasioni di campo del sindaco e dell'assessore Volpini che hanno suscitato una ridda di polemiche da parte dell'opposizione, ho cercato di accelerare l'iter della nostra proposta di legge che da tempo giaceva nei cassetti degli uffici regionali e diretta modificare il procedimento per la nomina dei primari negli ospedali". Il risultato è stata l'approvazione della nuova normativa proprio nei giorni scorsi. Quali sono i contenuti innovativi della legge? "Intanto ridurre la discrezionalità di cui godono i direttori di zona nella scelta del primario e contrastare il triste fenomeno della lottizzazione politica della salute pubblica. Con questa legge si introducono elementi di meritocrazia in uno dei settori più delicati della pubblica amministrazione". Come funzionerà dunque la nomina di un primario dopo la pubblicazione del bando? "Prima di tutto la commissione medica non dovrà dovrà limitarsi a fornire un mero giudizio di idoneità all'incarico ma sarà chiamata ad enucleare una terna graduata dei migliori aspiranti. Tra questi, poi, il direttore di Zona dovrà individuare il vincitore del concorso con un provvedimento rigorosamente motivato. Fino al 6 novembre il direttore di Zona poteva decidere a suo piacimento il nuovo primario senza spiegare il perchè della scelta: una situazione che di fatto impediva il ricorso al Tar. Da adesso in poi non sarà più così". Però la scelta del nuovo primario di Chirurgia e Fisiatria di Senigallia non rientra in questa legge... "In effetti no, dal momento che il bando è stato pubblicato prima dell'approvazione in Regione. Ma il Consiglio regionale si è espresso chiaramente sulla volontà di cambiare le regole e di puntare sulla meritocrazia, quindi lo riterrei quasi un atto dovuto che il direttore Bevilacqua si attenesse alle nuove direttive che sono state indicate nella nuova legge. In fondo anche il suo lavoro nell'Asur di Senigallia sarà valutato a gennaio sulla base delle cose che ha fatto nell'ultimo triennio. Non vedo perchè non possa muoversi in questo senso pure il primariato di Chirurgia. In assenza di garanzie giuridiche bisognerà confidare nel buon senso di tutti, soprattutto di coloro che rappresentando le istituzioni come il sindaco Angeloni, devono assumere comportamenti esemplari, arrendendosi a queste evidenze e riconoscere alla categoria medica e all'organizzazione sanitaria il diritto di recuperare autonomia e meritocrazia". Dopo l'approvazione della legge da parte del Consiglio regionale a che punto siamo? "La normativa prevede che i componenti delle commissioni dovranno essere estratti a sorte con un atto aziendale. Non nascondo di avere un sospetto: quello che si tenti di rallentare l'entrata in vigore della legge inanellandosi sul come dovrà avvenire l'estrazione e cercando così di sfruttare il più a lungo possibile le vecchie regole. Una situazione che contrasteremo fino in fondo, perchè non si può giocare sulla pelle dei pazienti". M. TERESA BIANCIARDI,.


I PARADOSSI DEL TALENTO (sezione: Scuola)

( da "Corriere di Bologna" del 28-11-2007)

 

Corriere di Bologna - BOLOGNA - sezione: 1APAGINA - data: 2007-11-28 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE GIOVANI E LAVORO I PARADOSSI DEL TALENTO di FRANCO MOSCONI P rendiamo due immagini fra le tante - tutte illuminanti - emerse dall'inchiesta su "I giovani e il lavoro" condotta dal Corriere di Bologna. La prima è sul "paradosso- chiave" nelle libere professioni, che - racconta una testimonianza - "sono le massime esaltatrici della competizione ", ma nel contempo alzano "a dismisura le barriere all'ingresso". La seconda, sulla "meta inarrivabile " spesso rappresentata dal livello di top manager. "Non è un problema di precariato - spiegano ad Almalaurea - nel privato le percentuali di stabilità sono doppie rispetto al pubblico. Si tratta piuttosto di dare chance di crescita". Ma allora c'è ancora una speranza, ci si può domandare giunti a questo punto? Una speranza per ragazze e ragazzi di talento, preparati e capaci? Oppure ciò che conta - più che il merito - è il censo, il potere della famiglia e l'appartenenza a una lobby, come alcuni recenti libri ampiamente dimostrano per il caso italiano? Quando si cerca di scavare sotto la superficie, come il Corriere ha fatto in queste settimane, è difficile dividere il mondo (la città) in bianco e nero: di qua i buoni, di là i cattivi. Non è facile, dopo le tante storie che abbiamo letto, trovare la ricetta giusta valida per tutti i campi. In economia, più che altrove, in molti ci saremmo ritrovati - alla vigilia di questo viaggio fra i giovani - lungo una linea di demarcazione pubblico- privato. Era (ed è) difficile negare come una quota consistente di imprese private (il riferimento va in particolare alle "medie " imprese) abbia, in questi anni, posto in essere un rilevante ricambio generazionale. Era (ed è) innegabile constatare come nelle banche e nella finanza i trentenni e i quarantenni abbiano raggiunto posizioni di grande responsabilità. La linea di demarcazione pubblico- privato mantiene, certo, una sua validità se pensiamo al blocco generazionale nelle cariche pubbliche. Essa, tuttavia, non spiega tutto, e fortunatamente anche la sfera pubblica è capace - almeno in alcuni ambiti - sia di dar vita a istituzioni efficienti sia di offrire opportunità professionali a persone di valore (dalle nostre parti non di rado). Forse la vera linea di demarcazione è, oggigiorno, quella fra attività esposte alla concorrenza (interna e internazionale) e attività che invece godono di varie forme di protezione (barriere all'entrata e pesanti regolamentazioni). Con un corollario: fra attività nelle quali si deve rendere conto dei propri comportamenti in maniera trasparente e attività garantite da un certo grado di "irresponsabilità". La meritocrazia ha maggiori possibilità di affermarsi laddove le attività economiche si svolgono in campo aperto (ossia, in condizioni di concorrenza e sotto il vincolo della responsabilità), anche se non mancano neppure qui margini di miglioramento. I volti e le storie messi in luce dal Corriere ci dicono che le ragazze e i ragazzi di talento fanno bene a coltivare, in fondo al cuore, quella speranza di cui prima dicevamo.


Il riformismo del nuovo millennio (sezione: Scuola)

( da "Avanti!" del 28-11-2007)

 

LE PROPOSTE DEI GIOVANI PER UN PARTITO SOCIALISTA CHE NASCA DALLA GENTE E PER LA GENTE Il riformismo del nuovo millennio 28/11/2007 "Accanto a chi è indietro e compiendo un passo in avanti", così Pietro Nenni spiegava il senso del socialismo. Ma oggi cosa significa essere socialista in Italia? E ancor più, giovani e socialisti. Non è soltanto ideologia ma è una cultura, un modo di vivere. Non potrà mai essere soltanto un partito. Partiti degli uomini e non uomini del partito, forse, questo è il senso di una diaspora così lunga; forse, il problema di un socialismo ridotto a pochi pensieri, non propositivo, non degno a volte dell'alta cultura degli esponenti del passato, svilito e accomodato su quelle briciole caritatevolmente donate dal magnate di turno. Il socialista, l'uomo dei lumi e del senso della società, il riformismo dalla parte del popolo. Uomini che come Pertini hanno molto più parlato con le azioni che non con la prosa, che spesso non diventa né poesia, né storia. Ma oggi, noi della generazione cresciuta nell'assenza del partito socialista italiano, quello che in Europa non seguiva ma si faceva seguire nelle idee e nei contenuti, quello che non credeva che soltanto esserci abbia un senso. Quello della lotta partigiana, della Costituente, delle scissioni, del presidente Pertini, del Concordato, dei ministri, del presidente del Consiglio, di Sigonella, dei grandi errori, di tangentopoli e della distruzione del 1992. Noi, per continuare ad essere socialisti abbiamo bisogno di un futuro. Vogliamo un partito socialista vero, intraprendente, a 360 gradi e non arroccato solo su pochi temi e pure di nicchia. Un partito memore degli errori del passato ma anche orgogliosamente fiero delle grandi innovazioni apportate. Il socialista è un uomo dotato di cultura, intendendo non il sapere scolastico o lo sfoggio dei titoli ma l'apertura mentale per capire che la società italiana è in crisi perché ormai troppo sufficiente. Gli italiani, specialmente le nuove e nuovissime generazioni, non hanno più fame di sapere. Abbiamo il dovere sociale di agire, di intervenire sul troppo ormai svilito sistema scolastico e di informazione. Le nostre università si sono adeguate allo standard europeo per numero di laureati. Risultato? Più quantità, meno qualità. L'Italia è una Repubblica incompleta. Non tutti hanno pari possibilità, cioè il nepotismo soverchia abbondantemente la meritocrazia. Come potrà essere competitivo un sistema che, già dall'ingresso alla formazione, non è per i capaci e i meritevoli? Il socialista deve essere accanto ai giovani. I giovani socialisti devono aprire gli occhi alle dirigenze di partito sulle problematiche giovanili. Non "bamboccioni" che seguono il proprio padrino di partito, ma intelligenze che si fanno guidare dall'esperienza ma fanno valere la propria forza vitale, la propria visione innovativa e le proprie qualità. Essere giovani è difficile: oltre alla necessità anagrafica occorre esserlo dentro. Il mondo del lavoro attraversa una crisi sistemica enorme. I diritti del lavoratore vengono quotidianamente calpestati nelle garanzie e nelle retribuzioni. La parola flessibilità malamente interpretata in legge è divenuta precarietà cronica. La precarietà è una di quelle malattie che distrugge il futuro e il presente di uomini e donne. Un ottimo contraccettivo per una società che tende alla senilità. I sindacati? Avendoli i sindacalisti di un tempo? I partiti? Troppo impegnati in tv o nelle fumose stanze del potere e con le finestre chiuse per non ascoltare il mormorio della gente. Dove sono i colti uomini che discutevano nel Transatlantico e crescevano con il senso dello Stato? Gli elettori? Non rappresentati. I socialisti non possono che auspicare e lavorare ad una riforma elettorale che sia proporzionale. Ogni manuale di diritto pubblico parla di connubio tra società eterogenea e questo tipo di sistema. Gli sbarramenti sono le correzioni specifiche: ingenti sono gli esempi. Si aspetta il voto di preferenza: il rappresentante esercita senza vincolo di mandato, perché, eletto su un impegno politico preso e perché dovrà rappresentare le vicissitudini della propria circoscrizione di appartenenza. Non il Parlamento dei fidi di partito ma quello dei territori e dei politici veri. Si aspetta giustizia verso l'ignavia delle candidature multiple. Il premio di maggioranza così come è stato concepito garantisce l'instabilità. Il bipolarismo di coalizione e dell'alternanza ha fatto vedere tutti i suoi grandi limiti. Il bipolarismo di partito che potrebbe nascere in seno al referendum elettorale, sarebbe come Caronte: batte col remo qualunque s'adagia e ti traghetta all'inferno della non rappresentatività e dell'antidemocrazia. Il partito socialista è democratico, cioè aperto al confronto. Laico, cioè non anticlericale (quello è laicismo), date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio quel che è di Dio. Il laico è chi vive del proprio lavoro e non ha costrizioni mentali (Martelli docet), cioè non nega a nessuno (anche ai compagni credenti) di esprimere il proprio essere. Chi è convinto di un'idea si confronta e non chiede il silenzio. Liberale e non liberalista. La grandezza del socialismo è la capacità di crescere nella sua spiccata predisposizione all'eterogeneità. Un partito socialista deve essere il partito degli elettori e non degli eletti. Le istanze e le idee partono sempre dai territori e la capacità di una dirigenza è quella di convogliarle e renderle attualizzabili. Giovani e meno giovani abbiamo il dovere di rendere all'Italia di oggi, e alle generazioni future, la cultura e il partito socialista. Non possiamo sbagliare. Le idee si reggono sempre sulle gambe degli uomini, ma questi devono sempre dimenticare che quelle gambe sono proprie e pensare che siano di tutti. * Direzione nazionale fed. Giovani "I Socialisti".

 

 

 

Articoli dal 15 ottobre al 14 novembre 2007

 

 

Il corteo se la prende anche col Papa  ( da "Denaro, Il" del 15-10-2007) 6

Professionale in sciopero contro gli esami di riparazione  ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 16-10-2007) 6

Consiglio scolastico, no a Saurer Bocciata la riforma provinciale  ( da "Corriere Alto Adige" del 16-10-2007) 7

Fioroni e gli esami di riparazione stasera su Mtv: gli studenti scioperano in diretta Web ( da "Blogosfere" del 16-10-2007) 7

FIORONI, NESSUN RIPRISTINO DEGLI ESAMI DI RIPARAZIONE  ( da "Agi" del 17-10-2007) 8

Scuola, debito formativo Il Senato vuole capire Calderoli: Illegale il test di riparazione ( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 18-10-2007) 9

Educazione, vera emergenza  ( da "Provincia di Cremona, La" del 18-10-2007) 9

L'Fmi deluso dalla linea di Prodi La crisi dei mutui rallenta la crescita. Solo la Cina fa la locomotiva ( da "Unita, L'" del 18-10-2007) 10

Scuola occupata, ma la metà entra in classe - pierpaolo poggianti  ( da "Tirreno, Il" del 18-10-2007) 11

SCUOLA, NUOVO SITO WEB SU ISTRUZIONE E FORMAZIONE ROSSONI: STRUMENTO DI COMUNICAZIONE CON FAMIGLIE E STUDENTI  ( da "marketpress.info" del 18-10-2007) 11

SCUOLA. Via al decreto. Fioroni: a cambiare sono "i tempi sul recupero dei debiti formativi" Esami d... ( da "Brescia Oggi" del 18-10-2007) 12

Esami di riparazione, un dubbio dal Senato  ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 18-10-2007)  Pubblicato anche in: (Arena.it, L') 12

Nicola Rossi: rinnovare la classe dirigente Meritocrazia, chi non vale sia tenuto fuori ( da "Corriere della Sera" del 19-10-2007) 13

Troina, corteo per rivendicareil diritto ai corsi di recupero  ( da "Sicilia, La" del 19-10-2007) 13

Edilizia, stanziati 130 milioni per la sicurezza delle scuole  ( da "Gazzetta del Sud" del 20-10-2007) 14

OGGI Forza Italia Giovani scende in piazza per manifestare contro la riforma della scuola ( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 20-10-2007) 15

Scuola: la "crisi" dell'istruzione pubblica italiana sotto la lente d'ingrandimento ( da "Legambiente" del 20-10-2007) 15

"sulla riforma fioroni subito un referendum" - tea maisto  ( da "Repubblica, La" del 23-10-2007) 16

Con gli istituti cattolici si risparmiano 6 milioni di euro  ( da "Libero" del 24-10-2007) 16

Al via il giornale degli studenti goriziani  ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 25-10-2007) 17

Al via il giornale degli studenti triestini  ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 25-10-2007) 18

In cerca della buona scuola  ( da "Tirreno, Il" del 25-10-2007) 19

Monito di Draghi, è allarme sui salari  ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 27-10-2007)  Pubblicato anche in: (Giornale di Vicenza, Il) 19

L'Universität archivia il '68  ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-10-2007) 20

Benvenuti nell'Italia di Franti  ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-11-2007) 21

Cultura Ancora un'altra possibilità: che l'effetto complessivo dei cambiamenti in positivo e in nega... ( da "Repubblica, La" del 02-11-2007) 22

Giocare in appennino  ( da "Gazzetta di Modena,La" del 02-11-2007) 23

<La legge Fioroni è contradditoria>  ( da "Brescia Oggi" del 03-11-2007) 24

La riforma della scuola. Fatta senza gli insegnanti  ( da "Provincia di Lecco, La" del 03-11-2007) 25

Al Secco Suardo il Liceo Musicale  ( da "Eco di Bergamo, L'" del 04-11-2007) 25

Libri, 'Mal di merito' ovvero l'Italia dei 'figli di...'  ( da "ADN Kronos" del 04-11-2007) 26

MODENA, IL SINDACO RISPONDE ALL'INTERROGAZIONE SU "IL FEUDO"  ( da "Sestopotere.com" del 06-11-2007) 26

Scuola italiana più vicina all'europa  ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 07-11-2007) 32

Il commento degli studenti goriziani: sì al salda-debiti ma con elasticità  ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 07-11-2007) 33

Adolescente denudata e fotografata  ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 07-11-2007) 33

Nuovo diritto per una scuola più moderna  ( da "Corriere Alto Adige" del 07-11-2007) 34

Parlato: noi autolesionisti, meglio che torni Silvio  ( da "Corriere della Sera" del 07-11-2007) 34

Dal Vco a Torino sono solo vittorie  ( da "Padania, La" del 07-11-2007) 35

La dispersione scolastica? E' estremamente  ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 08-11-2007) 36

Riforma della scuola: occorre chiarezza  ( da "Giornale di Brescia" del 09-11-2007) 36

In via porta palazzetto dimenticato  ( da "Provincia Pavese, La" del 09-11-2007) 37

E i docenti discutono di autonomia  ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 10-11-2007) 39

Le domande per gli esami dei privatisti  ( da "Nuova Sardegna, La" del 11-11-2007) 39

Caro pesciolino rosso , condividiamo questi (miei) ricordi  ( da "Trentino" del 12-11-2007) 40

Ecco gli studenti pratesi eletti nella consulta  ( da "Tirreno, Il" del 13-11-2007) 41

Candidati e "decalogo" della Cisl F.P  ( da "Giornal.it" del 14-11-2007) 41

 

 


Il corteo se la prende anche col Papa (sezione: Scuola) ( da "Denaro, Il" del 15-10-2007)

 

Napoli scuola Il corteo se la prende anche col Papa Studenti in corteo ieri per protestare contro la riforma della scuola superiore proposta dal ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni. Il ministro dell'Istruzione èstato il bersaglio privilegiato negli slogan dei ragazzi, molti gli striscioni contro la decisione di ripristinare gli esami di riparazione: "Il fiore sboccia, Fioroni boccia...", si legge. Le organizzazioni degli studenti chiedono che "venga garantito il diritto all'istruzione". Alcuni hanno invece preferito prendersela con il Papa. Nel corso del corteo si sono staccati dal corteo per imbrattare i muri del Corso Umberto e di via de Pretis con scritte di vernice contro il Papa e il Vaticano. In sei, quattro ragazzi e due ragazze, probabilmente appartenenti ai gruppi anarchici, iscritti in diverse scuole cittadine, sono stati denunciati a piede libero per danneggiamento. "Occupiamo il Vaticano" e "Impicchiamo il Papa" le scritte. "Un gesto davvero inqualificabile, che va condannato senza esitazione, da tutti quanti hanno a cuore le ragioni del dialogo, del confronto tra diverse visioni della vita e della società", è la reazione del presidente del Consiglio regionale Sandra Lonardo. "Di certo - prosegue l'esponente dell'Udeur - non aiutano alla reciproca comprensione, all'affermazione di sani valori universali. Le frasi minacciose rivolte al Papa sono un gesto vigliacco, un'offesa alla nostra comunità ed un segno di grave cecità". 13-10-2007.


Professionale in sciopero contro gli esami di riparazione (sezione: Scuola) ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 16-10-2007)

 

La protesta degli studenti superiori monfalconesi non si è esaurita con la manifestazione di venerdì scorso Decine di ragazzi hanno deciso di non presentarsi a lezione Professionale in sciopero contro gli esami di riparazione Non hanno fatto cortei, non hanno letto slogan, non hanno causato disagi. Semplicemente, venerdì, sabato e in certi casi anche ieri hanno lasciato le scuole vuote. Anche a Monfalcone infatti lo sciopero degli studenti contro il ritorno degli esami di riparazione ha avuto un'elevata adesione: in alcuni scuole dell'80%. Classi quasi vuote e molti studenti a casa. Non solo venerdì, giornata di sciopero nazionale, ma sabato e, al Polo professionale di via Boito, anche ieri. "Non si può però parlare proprio di vero sciopero", spiega il nuovo preside, Salvatore Simoncini, sottolineando il numero esiguo degli studenti che ieri hanno saltato le lezioni. Erano comunque abbastanza numerosi da farsi notare, in città. E non è stata una loro idea autonoma, quella di proseguire l'agitazione. Secondo i rappresentanti nazionali degli studenti, infatti, "il calendario degli scioperi prevede di protestare tutta la settimana seguente fin quando noi ci sarà una risposta concreta". Nelle altre scuole, comunque, dopo l'astensione dalle lezioni di venerdì, scorso, la situazione è tornata velocemente alla normalità. In tutta Italia, lo sciopero in questione ha riguardato oltre 130 città con 300mila partecipanti, ed è stato effettuato per ricordare ai ministri Fioroni e Mussi gli impegni presi per il prossimo autunno e ribadire le posizioni sulle riforme della scuola e dell'Università. A manifestare nelle varie città infatti non sono stati solo gli studenti delle superiori, ma anche gli universitari. Il pacchetto di rivendicazioni è nutrito: ai ministri sichiede una risposta sul provvedimento relativo ai debiti formativi (che ha avuto la contrarietà di studenti e insegnanti), si giudicano troppo rigidi i sistemi del recupero e della didattica e si sostiene " "l'inapplicabilità della norma senza un forte investimento di risorse per l'attivazione delle attività di recupero nelle scuole". Altra richiesta, poi, la delimitazione del ruolo dei privati, per non tornare al caro vecchio riparificio delle lezioni private, considerate "discriminatorie e ingiuste". Il decreto infatti prevede l'assolvimento degli eventuali debiti formativi entro e non oltre l'inizio dell'anno scolastico successivo, e ciò significa che i percorsi di recupero dovranno essere organizzati nel periodo estivo. Difficile, secondo gli studenti, che le scuole, vista la gravosa situazione economica, siano in grado di farlo. Risultato? Le famiglie saranno costrette a pagare salate lezioni private dei propri figli. Secondo le statistiche, più del 90% degli studenti italiani lascia un debito formativo. Ecco quindi che l'introduzione degli esami di riparazione riguarda la stragrande maggioranza degli studenti. Un'altra richiesta avanzata dagli studenti è stata "l'immediata cancellazione di ciò che rimane della riforma Moratti" e appunto "la personalizzazione dei tempi e dei modi di recupero della didattica". Altre rivendicazioni sono state "l'aumento dei finanziamenti per didattica, ricerca e diritto allo studio, una legge quadro nazionale per il diritto allo studio, l'istituzione di un reddito per i soggetti in formazione". Sia gli studenti delle medie superiori che gli universitari, di Monfalcone ma di tutta Italia, infine, chiedono una Finanziaria che investa di più su scuola università e ricerca. Elena Orsi.


Consiglio scolastico, no a Saurer Bocciata la riforma provinciale (sezione: Scuola) ( da "Corriere Alto Adige" del 16-10-2007)

 

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: PRIMA - data: 2007-10-16 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE LA NUOVA LEGGE Consiglio scolastico, no a Saurer Bocciata la riforma provinciale BOLZANO - Le riforme della scuola contenute nella legge Omnibus è stata bocciata dal comitato scolastico. Rigettato in particolar modo l'eventuale esame di maturità per gli studenti delle scuole professionali provinciali, che, è stato sottolineato nel corso della riunione, non può essere affrontato con il metodo della "legge Omnibus". Ancora più duro il giudizio dei Verdi: "Questa non è la scuola che serve a un Alto Adige degno dell'Europa. Vengono modificati i punteggi nelle graduatorie per insegnanti, malgrado le obiezioni dei sindacati". - A pagina 6 Armani.


Fioroni e gli esami di riparazione stasera su Mtv: gli studenti scioperano in diretta Web ( da "Blogosfere" del 16-10-2007)

 

Ott 0716 Fioroni e gli esami di riparazione stasera su Mtv: gli studenti scioperano in diretta Web Pubblicato da Elisa, Blogosfere staff alle 15:57 in Scuola, Televisione Mtv dedica una serata a scuola, studenti ed esami di riparazione, protagonisti della cronaca delle ultime settimane. Opsite d'onore Giuseppe Fioroni, il Ministro meno amato dai giovani italiani; e non c'é da mervailgiarsi se poi si parla di disaffezione alla politica. La serata di oggi si presenta come una resa dei conti: la riforma Fioroni sarà oggetto della discussione che si preannuncia decisamente animata visti i precedenti. Ne abbiamo avuto un assaggio anche noi attraverso i commenti degli studenti che ci hanno scritto qui su Blogosfere Cultura e con le interviste realizzate venerdì 12 alla manifestazione milanese degli studenti in sciopero. Mtv non si è lasciata sfuggire l'occasione e ha realizzato il gruppo Mtv Scuola: gli studenti iscritti possono pubblicare la loro domanda per Fioroni e interagire in diretta con la trasmissione che sarà in onda stasera alle 21.00. Ma Fioroni deve anche guardarsi le spalle: i conti non tornano a scuola, lo segnala Franca Corradini, autrice di A scuola di bugie. Di seguito riportiamo gli interventi di alcuni ragazzi che si rivolgono direttamente a Fioroni - anche se la community di Mtv al momento non è molto popolata) e le segnalazioni di Franca Corradini che premia Fioroni con il Pinocchio d'oro per le bugie sui fondi scolastici. Le osservazioni di Franca Corradini sono supportate da dati e documenti del Ministero: Cito dal testo della locandina: "Abbiamo assegnato alle scuole i fondi necessari per organizzare i recuperi in modo efficace: con docenti interni, con persone esterne ed anche tramite laboratori..." Bugia !! Nessun fondo alla data di oggi 16 ottobre è stato assegnato alle scuole allo scopo. Più personali, ma non per questo meno validi, gli interventi di alcuni studenti. In realtà sono poche le domande per Fioroni pervenute via Web da Mtv, complice la struttura non ottimale del portale, e sono ancora meno gli interventi significativi che vi riproponiamo qui sotto. Mattia_99 scrive: A nome dei 130 studenti che hanno firmato questa petizione online negli ultimi due giorni, vorrei porre queste domande contenute nella petizione al Ministro: - Come risponde a chi la accusa di voler finanziare gli Istituti Privati indiscriminatamente dal loro progetto, penalizzando quindi gli investimenti nella Scuola Pubblica? - Come pensa di risolvere il problema delle centinaia di professori precari che non possono garantire agli alunni continuità di insegnamento a causa dei loro contratti a termine? - Come pensa di risolvere i problemi di degrado dell'edilizia scolastica e come ha intenzione di affrontare il rincaro dei libri di testo? [...] Rocklover scrive: salve ministro Fioroni, vorrei fare quattro chiacchiere con lei [...] diciamo che lei vuole creare caos, confusioni e proteste,perchè non mi spiego altrimenti il motivo di questo nuovo decreto (che fortunatamente non è stato ancora approvato). mi dica una cosa...con che coraggio viene a dire a noi che siamo ignoranti e ne usciamo dalle scuole superiori, quando lei ha mandato suo figlio alla scuola privata? un ministro della pubblica istruzione che manda il figlio alla scuola privata...un pò buffa come cosa... è anche un pò incoerente con lei stesso,politico di SINISTRA [...] Errico_PG scrive: Il bullismo è solo uno specchietto per le allodole rispetto ai gravi problemi che affliggono tutto il sistema scolastico! NO AL RECUPERO A SETTEMBRE PER: 1. Evitare che gli studenti vadano da altri professori A PAGAMENTO per recuperare quelle materie che dovrebbero fare GRATUITAMENTE in classe. 2. Evitare che gli studenti sappiano solo il 31 di agosto che classe faranno: passare alla successiva oppure ripetere quella dell'anno appena terminato perché “si ha bisogno di più tempo” ANCHE PER UNA SOLA MATERIA. 3. Sorpassare il concetto che tutti sono uguali e quindi che tutti devono sapere le stesse cose, esposte nello stesso modo. [...].


FIORONI, NESSUN RIPRISTINO DEGLI ESAMI DI RIPARAZIONE (sezione: Scuola) ( da "Agi" del 17-10-2007)

 

Cronaca FIORONI, NESSUN RIPRISTINO DEGLI ESAMI DI RIPARAZIONE Stampa Invia questo articolo Ultimissime RIFORME: SI' COMMISSIONE CAMERA, CDL SI ASTIENE EURO: CHIUDE IN RIALZO IN PROSSIMITA' DI 1, 42 SUL DOLLARO IRAQ: TURCHIA APPROVA AZIONE MILITARE CONTRO CURDI FMI: DELUSI DA UTILIZZO TESORETTO E MANCATE RIFORME SCUOLA: FIORONI, NESSUN RIPRISTINO DI ESAMI RIPARAZIONE WALL STREET: INDICI IN RIALZO, DJ +0, 30% E NASDAQ +1, 37% FMI: CRISI MUTUI RAFFREDDA CRESCITA, CINA LOCOMOTIVA FMI: FRENA RISANAMENTO ITALIA, PIL +1, 3% 2008;+1, 7% 2007 ELUANA: OSSERVATORE,IN SENTENZA INACCETTABILE RELATIVISMO FMI: FRENA RISANAMENTO ITALIA, PIL +1, 3% 2008.+1, 7% 2007 "Non c'e' alcuna reintroduzione degli esami di riparazione, questa notizia e' frutto di informazione distorta e strumentalizzazioni". E' quanto ha dichiarato il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni rispondendo ad una interrogazione parlamentare dell'onorevole Manuela Ghizzoni dell'Ulivo, nel corso del Question Time. "Noi abbiamo per decreto dato luogo alla rimodulazione dei tempi per il recupero dei debiti formativi - ha detto il ministro Fioroni - che prevede la certificazione da parte del consiglio di classe del superamento dei debiti per poter accedere all'esame di maturita'". "Le verifiche vanno effettuate nel corso dell'anno - ha continuato Fioroni - e a giugno il consiglio di classe decide se le lacune sono state superate oppure no. C'e' una possibilita' di proseguire, ove il consiglio di classe lo ritiene opportuno, con la possibilita' di fare una verifica prima dell'inizio dell'anno scolastico". "Questa norma e' un senso di responsabilita' non solo per 8 milioni di studenti che in 10 anni non hanno mai superato il debito - ha concluso Fioroni - ma per impedire che i nostri studenti si vedano costretti a ripetere il quinto anno per non aver avuto certificato il superamento del debito del terzo o quarto anno. Abbiamo stanziato una cifra idonea, circa 500 mila euro e pagheremo 50 euro l'ora per le lezioni e i corsi di recupero che le scuole dovranno fare". (AGI) - Roma, 17 ott. -.


Scuola, debito formativo Il Senato vuole capire Calderoli: Illegale il test di riparazione ( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 18-10-2007)

 

Scuola, debito formativo Il Senato vuole capire Calderoli:"Illegale il test di riparazione" di GAETANO BASILICI ? ROMA ? NON C'È ALCUNA reintroduzione dei vecchi esami di riparazione, ma più semplicemente una rimodulazione dei tempi per il recupero dei debiti formativi. D'altra parte, ha chiarito ieri Giuseppe Fioroni, ministro dell'Istruzione, durante il question time alla Camera, "gli esami di riparazione sono stati abrogati dalla legge del 1995 ed è grave che in questa Camera o nel Senato si possa ignorare che il ripristino di quell'esame di riparazione potesse essere reintrodotto se non per legge". Ieri, la riforma della scuola firmata dal ministro Fioroni ha ottenuto il via libera definitivo del Senato con 147 sì e 114 no, ma proprio ieri il Senato ha approvato un ordine del giorno, presentato dal leghista Roberto Calderoli, che impegna il governo a riferire sul decreto con la possibilità "di intraprendere le eventuali necessarie iniziative". NEI PROSSIMI giorni il decreto sarà valutato dalle commissioni competenti e dalla stessa aula di Palazzo Madama: se dovessero subentrare dubbi o contestazioni sulle procedure, il nuovo sistema ? che obbliga gli studenti, a partire dal 2008, a recuperare tutte le insufficienze entro l'inizio del nuovo anno scolastico ? rischierebbe di slittare di un anno. Il ministro ha anche spiegato che le scuole devono organizzare i corsi di recupero, aggiungendo che sono stati stanziati circa 200 milioni di euro. Saranno pagati 50 euro l'ora per le lezioni, che saranno un incentivo anche per i docenti esterni alla scuola "che possono essere neo laureati e docenti in pensione". INSOMMA, nel rispondere sulle modalità previste per il recupero dei debiti e sui corsi di recupero Fioroni ha colto l'occasione per "fare chiarezza sull'informazione distorta e su affermazioni e strumentalizzazioni prive di ogni fondamento che dipingono il decreto per il recupero dei debiti come la reintroduzione degli esami di riparazione". SECONDO la normativa vigente, ha sottolineato Fioroni, "è obbligatorio che le scuole si facciano carico di organizzare i corsi di recupero o interventi didattici a sostegno dello studente che già a dicembre dimostra di avere lacune o insufficienze in alcune materie". Le verifiche "vanno effettuate nel corso dell'anno, e a giugno il consiglio di classe, dopo l'effettuazione delle verifiche, decide se quelle lacune sono state superate oppure no". Ma, se il consiglio di classe lo ritiene opportuno, è possibile "un'ultima verifica prima dell'inizio dell'anno scolastico": in quella sede il consiglio di classe decide "se il debito superato ha diritto di andare avanti oppure no". Intanto, la legge approvata ieri ripristina, tra l'altro, l'idoneità per l'ammissione agli esami di terza media, il tempo pieno nella scuola primaria e le sanzioni disciplinari al personale docente per comportamenti non compatibili con la professione. INFINE, GLI STUDENTI. Quelli dell'Azione cattolica hanno chiesto garanzie sulle norme per il recupero dei debiti formativi; quelli della Rete hanno chiesto al governo di assecondare una discussione sulla riforma del sistema dei debiti; quelli dell'Unione hanno esortato il Parlamento a decidere sugli esami di riparazione, e la politica a non strumentalizzare gli studenti. - -->.


Educazione, vera emergenza (sezione: Scuola) ( da "Provincia di Cremona, La" del 18-10-2007)

 

Edizione di Giovedì 18 ottobre 2007 Benvenuto P.Review srl Centro Pastorale. Un convegno pubblico venerdì 26 con don Mauro Inzoli e Luciano Corradini Educazione, vera emergenza Scuola, famiglia, lavoro Proposte e riflessioni di Giuseppe Bruschi Scuola sempre più lontana dalla società, dalla famiglia, dal lavoro? O scuola che non sa più educare i ragazzi e che non è più portatrice di valori? Ed ancora: c'è solo il bullismo, ci sono gli esami di riparazione, ci sono quelli di maturità che tornano al passato o c'è anche qualcosa di nuovo? Domande formidabili e che meritano risposte chiare, frutto di confronto e di analisi. Benvenuto quindi l'incontro pubblico che si terrà venerdì 26 ottobre alle 21 al Centro Pastorale Diocesano e che ha per titolo."Educazione:emergenza inevitabile per scuola, famiglia e lavoro'. Promosso dal Tavolo Interassociativo e dall'Ufficio di Pastorale Scolastica, avrà due relatori di peso: don Mauro Inzoli, responsabile del settore scuola di Cl e presidente del Banco Alimentare e Luciano Corradini, docente universitario e tra i protagonisti di passate riforme della scuola. L'iniziativa è stata ufficialmente presentata ieri pomeriggio da don Claudio Anselmi, responsabile dell'Ufficio diocesano per la pastorale scolastica; da Mauro Faverzani; da Daniela Malabarda, rappresentante dell'Associazione Didattica ed Innovazione Scolastica; da Luisa Tinelli, presidente Unione Cattolica Insegnanti Medi e da Emilio Serventi, docente e genitore. Tutti sono partiti dalle parole di Benedetto XVI che ha recentemente affermato:"Oggi si parla di una grande 'emergenza educativa', della crescente difficoltà che si incontra nel trasmettere alle nuove generazioni i valori-base dell'esistenza e di un retto comportamento, difficoltà che coinvolge sia la scuola, sia la famiglia e si può dire ogni altro organismo che si prefigga scopi educativi...Si tratta di una emergenza inevitabile... in una società ed in una cultura che fanno del relativismo il proprio credo'. In buona sostanza bisogna rapidamente tornare ad una scuola che educhi alla vita; che non emargini la famiglia; che prepari al lavoro. L'incontro pubblico di venerdì 26 va in questa direzione:permettere un confronto a più voci su questa emergenza che coinvolge non solo la scuola, ma tutta la società. Don Anselmi ha insistito sul richiamo forte del Papa, condiviso ovviamente dalla diocesi, a mettere al centro di ogni sforzo educativo quello di saper trasmettere alle nuove generazioni i valori base dell'esistenza e di un retto e corretto comportamento. Sforzo che vede unite tutte le realtà che fanno parte del Tavolo interassociativo e che hanno in programma altre iniziative in questo senso. Al convegno del 26 ottobre sono dunque invitati tutti coloro che hanno a cuore la sorte delle giovani generazioni, della scuola, della famiglia e del lavoro.


L'Fmi deluso dalla linea di Prodi La crisi dei mutui rallenta la crescita. Solo la Cina fa la locomotiva ( da "Unita, L'" del 18-10-2007)

 

Stai consultando l'edizione del L'Fmi "deluso" dalla linea di Prodi La crisi dei mutui rallenta la crescita. Solo la Cina fa la locomotiva di Roberto Rossi/ Roma RICETTE Al Fondo monetario internazionale non piace la politica economica del governo Prodi. Non piace come è stato utilizzato l'extragettito (o "tesoretto"), non piace la riforma del welfare e vorrebbe che si mettesse mano alla spesa pensionistica. In due parole, e cioè quelle usate dal vice direttore del dipartimento ricerche Charles Collins, il discusso istituto specializzato delle Nazioni Unite - che tra i suoi fini ha quello di promuovere la stabilità e l'ordine dei rapporti di cambio e fare prestiti - "è deluso". Tanto da tagliare le stime di crescita per il nostro Paese. Il Pil, si legge nel World Economic Outlook, è rivisto al ribasso non solo nel 2007 (+1,7% contro +1,8%), ma anche sul 2008, che registra una riduzione più marcata pari allo 0,4% in meno, fino a quota +1,3%. "Sarebbe molto importante il consolidamento fiscale: i progressi sono talmente deludenti per il prossimo anno perché la gran parte dell'extragettito è stato speso, mentre noi vorremmo vedere un aumento del consolidamento fiscale". "La priorità - ha aggiunto Collins - è ridurre il deficit e il debito, cioè due voci che sono legate, perché se si abbassa una si abbassa pure l'altra". Anche sui conti pubblici il Fondo ci boccia. L'anno prossimo, complice la bassa crescita e l'utilizzo "distorto" dell'extragettito, l'Italia non raggiungerà gli obiettivi sul deficit e debito. "Il governo italiano ha un piano di riforme ambizioso - hanno spiegato i tecnici - ma ha difficoltà ad attuarle. Abbiamo operato un consistente ribasso della crescita 2008, rispetto allo scorso luglio, che riflette gli stessi fattori che interessano Eurolandia: l'euro più forte, il rialzo dei prezzi del petrolio e le turbolenze dei mercati finanziari". In più, nel caso dell'Italia, c'è "delusione per il fatto che il governo non sia stato in grado di realizzare le riforme in programma. È un elemento che avrà un effetto limitante sulla crescita". Su questa base il Fondo, che ha rivisto al ribasso anche la crescita mondiale per colpa dei subprime con la sola eccezione della Cina, ha illustrato le sue ricette che il governo Prodi dovrebbe attuare: quella "del mercato del lavoro, delle pensioni e del welfare". È importante "avere un mercato del lavoro flessibile e dinamico perché aumenterebbe l'occupazione, mentre la riforma delle pensioni può aiutare la sostenibilità del sistema, visto l'invecchiamento della popolazione". Un punto questo che non è sfuggito a Confindustria. "Prevedo che dovremo mettere mano alle pensioni" ha detto a caldo il vice-presidente di Confindustria, Alberto Bombassei. Valutazione legittima. Eppure gli industriali dovrebbero fare attenzione a quanto viene proposto dal Fondo monetario internazionale. Le ricette standardizzate (più o meno neo liberiste) poco si adattano a tutti i Paesi. Spesso le scelte del Fondo hanno aggravato le difficoltà economiche anziché alleviarle. C'è una casistica interessante che andrebbe valutata. A partire dal caso Argentina che l'Fmi considerava l'allievo modello, ma che nel 2001 andò in bancarotta anche grazie alle sue indicazioni. O, come ha spesso ricordato il premio Nobel per l'Economia Joseph Stiglitz, la Russia o i paesi ex-comunisti dell'Europa orientale in generale, privatizzati nel giro di una notte. In questo caso i prestiti erogati dal Fmi servirono a rimborsare i creditori occidentali, anziché aiutare le loro economie.


Scuola occupata, ma la metà entra in classe - pierpaolo poggianti (sezione: Scuola) ( da "Tirreno, Il" del 18-10-2007)

 

Livorno Scuola occupata, ma la metà entra in classe All'Enriques si ripete il rito fatto di musica e dibattiti. Oggi forse si torna a lezione Il copione è lo stesso ma la tensione è poca e la sera tutti a casa PIERPAOLO POGGIANTI LIVORNO. Sembra un'occupazione col fiato corto quella che negli scorsi due giorni si è insediata, affiancandosi alle normali lezioni, al liceo scientifico Enriques di via della Bassata. Circa la metà degli alunni, secondo le rilevazioni della scuola, infatti, hanno deciso di entrare regolarmente in classe lasciando agli altri seicento il compito di sostenere le loro rivendicazioni. Due le questioni nel mirino del studenti: il decreto del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni e la costruzione del rigassificatore. A non andare giù è, in particolare, il ritorno, sotto mentite spoglie, degli esami di riparazione, uno spettro per gli studenti della generazione scorsa. Una scelta che lascia il grosso punto interrogativo dei fondi destinati ai corsi di recupero. "Sarebbe un passo indietro - spiega Dario, felpa da nostalgia sovietica e piglio da leader - e non possiamo accettarlo. Dobbiamo far sentire la nostra voce". Per lui, alunno di quinta, è la seconda occupazione vissuta da protagonista, ma rimpiange il successo di dodici mesi fa. "Lo scorso anno - continua - c'era stata più partecipazione. Facevamo assemblee e tutti erano presenti. Quest'anno in molti sono rimasti a casa. Se c'è interesse alla nostra protesta, bene, altrimenti vuol dire che torneremo presto in classe". La sensazione, infatti, è che già da oggi l'occupazione possa terminare. "Dipenderà molto - dicono gli stessi organizzatori della protesta - dall'interesse mostrato dagli altri studenti. Non può essere solo una scusa per rimanere a casa". Per adesso, comunque, l'Enriques è l'unica scuola ad aver preso l'iniziativa. Altre hanno cominciato a interrogarsi su cosa fare, ma per adesso, tutto tace. L'occupazione, ammettono gli insegnanti a mezza bocca, è diventato un rito: come a dicembre ci sono le vacanze di Natale a ottobre c'è la settimana di occupazione. L'autogestione, però, è illegale in quanto si configura come interruzione di servizio pubblico e, ad essere fiscali, potrebbe inguaiare gli alunni. Una prospettiva che non sembra al momento avere alcun fondamento. Agli organi preposti, infatti, non è partita alcuna denuncia. Sembra nato spontaneamente un tacito accordo, gli studenti se ne vanno dalla scuola quando chiude e gli insegnanti tollerano l'occupazione. Le occupazioni radicali di qualche anno fa sono un ricordo e di notte, tutti gli studenti, se tornano sotto le coperte di casa propria. Tutto il resto, poi, è rimasto uguale: il servizio d'ordine alla porta, le coppiette che si sbaciucchiano negli angoli e la partitella a pallone nel giardino. Una liturgia di abitudini che, spesso, si tinge di rosso politica. Un colore che non tutti apprezzano. "Condivido le ragioni della protesta - dice Claudio, basetta da rocker e piercing a profusione - ma non voglio riferimenti politici. Basta con questa forte ideologia di fondo. La riforma della scuola non può essere una lotta di destra o di sinistra". è costretto a urlare Claudio per affermarlo, mentre una "Bella ciao" sparata da un amplificatore sulle scale inonda il giardino della scuola occupata. Negli ultimi due giorni sono stati organizzati corsi di tutti i generi. "Oggi spieghiamo cosa è stato Woodstock" raccontano alcuni studenti con la chitarra in mano. Qualche aula più avanti sembra in corso un litigio, ma è l'aula del corso di teatro e l'equivoco è presto chiarito. All'ordine del giorno nelle assemblee autogestite la questione "offshore", una parola se scalda gli animi di qualcuno, sembra, però, lasciare perplessa la maggioranza. "Il tema forse - ammette ancora Dario - è più grande di noi, ma già l'aver fatto parlare per la prima volta molti ragazzi è un traguardo. La crescita di consapevolezza delle persone è uno dei risultati più importanti di qualsiasi manifestazione".


SCUOLA, NUOVO SITO WEB SU ISTRUZIONE E FORMAZIONE ROSSONI: STRUMENTO DI COMUNICAZIONE CON FAMIGLIE E STUDENTI (sezione: Scuola) ( da "marketpress.info" del 18-10-2007)

 

Milano, 18 Ottobre 2007 ? Partito ieri "Scuolalombardia", il nuovo portale dedicato all'istruzione e alla formazione. "Scuola Lombardia - afferma l'assessore regionale all'Istruzione, Formazione e Lavoro Gianni Rossoni - è uno strumento di informazione e comunicazione tra le famiglie e gli allievi, i centri di formazione professionale e la Regione Lombardia; uno spazio garantito da trasparenza e da libertà, doppiamente utile: alla nostra istituzione e ai cittadini che ne fanno uso". Sul sito www. Scuolalombardia. It si trovano tutte le informazioni utili sull'offerta di corsi, servizi, borse di studio, opportunità formative esistenti in regione. Nato dalla nuova legge sul sistema educativo regionale (la n. 19 del 2007), entrata in vigore lo scorso 6 agosto, il nuovo spazio web è anche un efficace strumento per chi lavora nella scuola: gli operatori del settore potranno accedere alla sua ricca biblioteca documentale, aggiornare direttamente l'archivio di corsi, presentare le proprie attività. "Scuolalombardia" è un'autorevole fonte d'informazione: spiega la riforma della scuola, a partire dai valori di base, e i percorsi possibili, fino alla definizioni delle competenze e all'alternanza scuola lavoro. Dedica inoltre ampio spazio ai temi "caldi" legati alla scuola a cominciare dalla dispersione scolastica per arrivare alle pari opportunità. Naturalmente ci sono anche le news: notizie puntuali e aggiornate su tutto il settore e uno spazio di dialogo con gli utenti. E' attivo infatti un forum all'interno del quale avviare un costruttivo scambio di idee, informazioni, critiche tra i cittadini, gli operatori della formazione e la Regione stessa. . <<BACK.


SCUOLA. Via al decreto. Fioroni: a cambiare sono "i tempi sul recupero dei debiti formativi" Esami d... ( da "Brescia Oggi" del 18-10-2007)

 

SCUOLA. Via al decreto. Fioroni: a cambiare sono "i tempi sul recupero dei debiti formativi" Esami di riparazione, un dubbio dal Senato   ROMA Via libera definitivo del Senato al decreto legge di riforma della scuola. L'Aula non ha modificato il testo ma ha approvato un ordine del giorno, presentato dal senatore della Lega Calderoli, che impegna il governo a riferire sul decreto che reintroduce gli esami di "riparazione". L'iniziativa di Calderoli porta in Parlamento la questione degli esami con la possibilità che venga chiesta una legge ad hoc per la loro reintroduzione visto che c'è solo un atto amministrativo che abroga, di fatto, una legge del 1995. "Il ministro dell'Istruzione", sostiene Calderoli, "aveva surrettiziamente reintrodotto, chiamandoli in forma diversa, attraverso un semplice atto amministrativo come un decreto ministeriale, gli esami di riparazione. Esami aboliti per legge: quindi chiunque voglia reintrodurli deve far approvare una legge in Parlamento". Il ministro della Pubblica Istruzione, Fioroni, ha spiegato che non c'è nessuna reintroduzione degli esami di riparazione, ma una "rimodulazione dei tempi per il recupero dei debiti formativi" in base alla legge che ha rinnovato gli esami di maturità e che prevede la certificazione da parte del consiglio di classe del superamento dei debiti. Fioroni ha spiegato che le scuole si devono far carico di organizzare corsi di recupero o interventi didattici a sostegno dello studente. In ogni caso, l'approvazione della proposta di Calderoli ha rimesso tutto in discussione: nei prossimi giorni il decreto verrà valutato sia dalle Commissioni competenti che dalla stessa Aula del Senato. Se dovessero subentrare dubbi o contestazioni sulle procedure, il nuovo sistema di debiti formativi rischierebbe seriamente di essere rinviato al prossimo anno scolastico.


Esami di riparazione, un dubbio dal Senato (sezione: Scuola) ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 18-10-2007)
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(Arena.it, L')

 

SCUOLA. Via al decreto. Fioroni: a cambiare sono "i tempi sul recupero dei debiti formativi" Esami di riparazione, un dubbio dal Senato   ROMA Via libera definitivo del Senato al decreto legge di riforma della scuola. L'Aula non ha modificato il testo ma ha approvato un ordine del giorno, presentato dal senatore della Lega Calderoli, che impegna il governo a riferire sul decreto che reintroduce gli esami di "riparazione". L'iniziativa di Calderoli porta in Parlamento la questione degli esami con la possibilità che venga chiesta una legge ad hoc per la loro reintroduzione visto che c'è solo un atto amministrativo che abroga, di fatto, una legge del 1995. "Il ministro dell'Istruzione", sostiene Calderoli, "aveva surrettiziamente reintrodotto, chiamandoli in forma diversa, attraverso un semplice atto amministrativo come un decreto ministeriale, gli esami di riparazione. Esami aboliti per legge: quindi chiunque voglia reintrodurli deve far approvare una legge in Parlamento". Il ministro della Pubblica Istruzione, Fioroni, ha spiegato che non c'è nessuna reintroduzione degli esami di riparazione, ma una "rimodulazione dei tempi per il recupero dei debiti formativi" in base alla legge che ha rinnovato gli esami di maturità e che prevede la certificazione da parte del consiglio di classe del superamento dei debiti. Fioroni ha spiegato che le scuole si devono far carico di organizzare corsi di recupero o interventi didattici a sostegno dello studente. In ogni caso, l'approvazione della proposta di Calderoli ha rimesso tutto in discussione: nei prossimi giorni il decreto verrà valutato sia dalle Commissioni competenti che dalla stessa Aula del Senato. Se dovessero subentrare dubbi o contestazioni sulle procedure, il nuovo sistema di debiti formativi rischierebbe seriamente di essere rinviato al prossimo anno scolastico.  .


Nicola Rossi: rinnovare la classe dirigente Meritocrazia, chi non vale sia tenuto fuori ( da "Corriere della Sera" del 19-10-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2007-10-19 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE IL RIFORMISTA E LA STRUTTURA DEL PARTITO Nicola Rossi: rinnovare la classe dirigente Meritocrazia, chi non vale sia tenuto fuori ROMA (s. riz.) - Terzo in lista, è rimasto fuori dal gruppone dei delegati. Ma Nicola Rossi non ne fa una malattia. Lo considera anzi un esito scontato. Né si mostra turbato dalle manovre dei vecchi apparati di Ds e Margherita che spesso hanno condizionato le liste: "Doveva accadere, ma ho la netta sensazione che a gennaio si immaginavano altri modi e altri uomini. Nell'accelerazione impressa al Pd c'è un chiaro giudizio sulla politica del centrosinistra degli ultimi due anni. La vera discontinuità è avvenuta mesi fa, non domenica". Anche se ora viene il bello. "Quando chiediamo al Pd di innovare, non gli chiediamo di azzerare le strutture, né di rinunciare a intelligenze che nei partiti ci sono", dice Rossi. "Ma se il segretario del Pd parla di merito, per essere credibile, nella selezione del gruppo dirigente non può fare indicazioni non meritocratiche. Se siamo il partito delle pari opportunità, si deve vedere negli organi dirigenti. Se siamo il partito della modernizzazione, mi aspetto che cessi la pratica dell'immobilismo, per cui quando c'è un dirigente che non ha meritato lo si colloca da un'altra parte: il Pd non potrà più fare cose del genere". Premessa perché la vecchia classe dirigente prenda la strada di casa? "Se il Pd è favorevole alla riduzione dei parlamentari, mi aspetto che non abbia direzioni elefantiache. La gente non considera la politica credibile perché non vede mai i politici capaci di applicare a sé quello che chiedono agli altri". Ma il rinnovo, secondo Rossi, non può riguardare soltanto gli uomini, sebbene "nel momento in cui gli organismi dirigenti verranno costruiti, sarà importante che non ci siano soggetti espressioni solo del partito, ma anche della società". Il fatto è, afferma Rossi, che "il partito nasce per durare decenni. Perciò sarebbe opportuno sostituire una serie di istituzioni a carattere prevalentemente personale con un unico strumento culturale del Pd che abbia l'autonomia e l'indipendenza per costruire la cultura dell'alternanza". Quali "istituzioni?" Fondazione Italianieuropei, Nens, Astrid, Arel...: in pensione anche loro.


Troina, corteo per rivendicareil diritto ai corsi di recupero (sezione: Scuola) ( da "Sicilia, La" del 19-10-2007)

 

Troina, corteo per rivendicare il diritto ai corsi di recupero Troina. Mercoledì mattina, gli studenti dell'Iiss "Ettore Majorana" non sono entrati in classe per chiedere l'abolizione integrale della riforma della scuola che aveva messo a punto l'ex ministro Letizia Moratti del governo di centrodestra Berlusconi. Sabato scorso gli studenti si erano dalle lezioni in segno di protesta contro la riforma Moratti, ma non avevano organizzato alcun corteo per le vie del paese. Partendo dal piazzale antistante la loro scuola di via Aldo Moro, hanno percorso in corteo le principali vie cittadine gridando slogan contro il caro libri. Conseguito il diploma di geometra e di ragioniera e ottenuta la licenza liceale, gli studenti sanno che, non trovando lavoro, saranno costretti a continuare gli studi all'università. "Questo spiega perché - dicono Fabio Linguanti e Cristian Pagana - gli studenti medi rivendicano la riduzione delle tasse universitarie e l'abolizione del numero chiuso per accedere all'Università". Con la manifestazione di mercoledì gli studenti chiedono inoltre di potenziare i corsi di recupero organizzati dalla scuola per evitare gli esami di riparazione. C'è anche un risvolto economico in questa rivendicazione di un numero maggiore di ore dei corsi di recupero. "Con i corsi di recupero che la scuola dovrà promuovere, si dovrebbe ridurre il ricorso alle lezioni private che le famiglie degli studenti meno abbienti non sono in grado di sostenere" sostiene Cristian Pagana. Silvano Privitera.


Edilizia, stanziati 130 milioni per la sicurezza delle scuole (sezione: Scuola) ( da "Gazzetta del Sud" del 20-10-2007)

 

Regione Approvato il Piano triennale Edilizia, stanziati 130 milioni per la sicurezza delle scuole Riforma del Turismo, Granata attacca frontalmente la Giunta Michele Cimino PALERMO Approvato dalla giunta di govermo il Piano triennale per l'edilizia scolastica di iniziativa dell'assessore alla Pubblica Istruzione Lino Leanza. L'approvazione del Piano, che entro il 24 ottobre sarà trasmesso al competente ministero, è avvenuta nella seduta di giovedì sera, allorché è stata approvata la proposta legislativa di riforma del turismo, che sarà ora inviata all'Ars per l'esame e l'approvazione. I particolari del provvedimento sono stati resi però noti ieri. Si è appreso, così, che è prevista una spesa di quasi 130 milioni di euro per la messa in sicurezza e l'adeguamento a norma degli edifici scolastici siciliani. Inoltre, l'assessore Leanza ha già firmato un primo bando di interventi per 25 milioni di euro, la cui istruttoria sarà completata entro novembre in base ai progetti presentati dagli enti locali. Entro il 2009 saranno spesi ulteriori 50 milioni di euro. E sono già stati individuati alcuni criteri per i destinatari del finanziamento in maniera da non penalizzare le province più piccole. Le somme, infatti, saranno destinate al 50 per cento in misura uguale a tutte le province, mentre il rimanente 50 per cento sarà assegnato in ragione della popolazione scolastica. In merito, invece, alla proposta di riforma del turismo dell'assessore Dore Misuraca si è appreso che con la nuova normativa si vuole intervenire "strategicamente per ridisegnare la mappa del turismo in Sicilia". Tra i punti chiave dell'iniziativa, il ritorno delle aziende provinciali per il turismo, che però non saranno più gestite da consigli di amministrazione, ma dai presidenti delle province di appartenenza. Inoltre, come già anticipato, verranno soppressi 23 servizi turistici regionali; i componenti del Consiglio regionale del Turismo passano da 25 a 19; vengono soppresse le conferenze provinciali del Turismo. Piuttosto critico, per l'iniziativa della Giunta di Governo l'ex assessore regionale al Turismo Fabio Granata, autore della precedente legge di riforma che ora si vuole modificare. "Si torna all'antico e si smantella una riforma innovativa - ha detto il responsabile nazionale delle politiche culturali di An - basata sulla programmazione regionale, sui distretti turistico-culturali, legati alla qualità e alla specificità del territorio e su un modello turistico legato al viaggio culturale, al paesaggio, alla straordinaria varietà del patrimonio siciliano. Una battuta d'arresto, ma per fortuna il modello da me proposto e approvato dal'Ars, va avanti lo stesso, al di là della legge". Intanto, nell'attesa dell'ulteriore passaggio legislativo che li equipari ai dipendenti dell'amministrazione regionale, l'assessore al Turismo Misuraca ha sbloccato i pagamenti degli stipendi del personale delle ex aziende termali di Sciacca e Acireale, ottenendo dalla Giunta di Governo l'autorizzazione a trasferire le somme per il pagamento degli oneri relativi al personale e per le procedure relative alla liquidazione delle aziende stesse. "Il provvedimento - ha spiegato Misuraca - è stato approvato in attesa che il personale venga inquadrato nel ruolo speciale dell'amministrazione regionale, ai sensi dell'articolo 119 della legge regionale 17/2004. Adesso è necessario un ulteriore intervento legislativo che disponga la corrispondenza dei profili professionali, posseduti dal personale delle due aziende, con quello dell'amministrazione regionale, tramite una tabella di equiparazione". (sabato 20 ottobre 2007).


OGGI Forza Italia Giovani scende in piazza per manifestare contro la riforma della scuola ( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 20-10-2007)

 

Fioroni. Ci sarà un banchetto in piazza Saffi alle 15.30. Intanto il consigliere comunale Antonio Nervegna ha presentato un'interpellanza per denunciare l'invasione di mosche che ha colpito la zona di San Lorenzo in Noceto tra le vie Chiusarola e dell'Appennino. - -->.


Scuola: la "crisi" dell'istruzione pubblica italiana sotto la lente d'ingrandimento ( da "Legambiente" del 20-10-2007)

 

Comunicati stampa 12/10/2007 11:23 Scuola: la “crisi” dell'istruzione pubblica italiana sotto la lente d'ingrandimento Legambiente Scuola e Formazione a congresso da oggi fino a domenica 14 ottobre a Spoleto (PG), Villa Redenta – Sala Monterosso Si apre oggi a Spoleto il secondo congresso nazionale di Legambiente Scuola e Formazione, l'associazione professionale, promossa da Legambiente, di insegnanti ed educatori del territorio che vogliono il rinnovamento del sistema di educazione e istruzione per una società sostenibile saranno in assemblea fino a domenica 14 ottobre (presso Villa Redenta, Sala Monterosso), per dibattere sullo stato della scuola italiana. Per questo appuntamento Legambiente Scuola e Formazione partirà da un bilancio dell'azione di governo in questo “anno ponte”, come lo stesso ministero dell'Istruzione lo ha definito, tra i danni della gestione Moratti e le azioni prossime. Luci e ombre che verranno letti attraverso gli elementi forniti dalla bozza di Finanziaria 2008 che, come spiega il responsabile di Legambiente Scuola e Formazione, Vittorio Cogliati Dezza, “non serve a sostenere l'innovazione ed il cambiamento di cui la scuola ha bisogno, che si ispira ancora ad una cultura ragionieristica e semplicistica che rema contro la qualità della scuola e quindi la qualità del Paese. Comunque una finanziaria abbastanza leggera che soprattutto interrompe quel pessimo costume, inaugurato dal governo Berlusconi, di far passare le riforme della scuola attraverso il cavallo di Troia della finanziaria”. In sostanza non ci sono tagli drastici, ma non c'è nessun investimento (scarse anche le risorse stanziate per i rinnovi contrattuali del personale della scuola, che rendono per nulla credibile l'“Intesa per un'azione pubblica a sostegno della conoscenza” sottoscritta a giugno tra il Governo e le organizzazioni sindacali individuando la scuola come priorità nazionale) per sostenere l'innovazione che dovrebbe seguire alle Nuove indicazioni nazionali per il 1° ciclo e all'innalzamento dell'obbligo di istruzione a 16 anni. “Persiste l'idea che la scuola è un settore in cui fare risparmi, - insiste Cogliati Dezza - che si attuano attraverso razionalizzazioni, in parte accettabili (almeno per quanta riguarda la pletora di indirizzi nella scuola secondaria) ma che comunque significheranno creazione di classi aggregate, con nuove difficoltà organizzative e didattiche dovute alla presenza di alunni di diverse specializzazioni, e oltre 20.000 posti in meno nei prossimi tre anni”. Ma si attuano anche attraverso un indebolimento del sostegno, denuncia Legambiente Scuola e Formazione, perché a fronte di un dato positivo che è la stabilizzazione di più docenti (dal 50% attuale di ruolo al 70%, premessa indispensabile alla riqualificazione delle relazioni e dei percorsi educativi) il meccanismo di calcolo si irrigidisce (non più del 25% delle classi in organico nel 2006/07 e non più di 1 posto per ogni 2 alunni bisognosi di sostegno) e difficilmente riuscirebbe a fare fronte alle esigenze effettivamente rilevate, per cui se aumenta il numero degli alunni diversamente abili, esiste comunque un tetto di posti di sostegno oltre il quale non si potrebbe andare. “Eppure il sostegno è uno dei pochi fiori all'occhiello della scuola italiana, - aggiunge il responsabile Legambiente Scuola e Formazione - comunque è interpretato ancora come voce di spesa incompatibile con le nuove regole dello Stato sociale, piuttosto che come elemento di avanguardia per la società italiana. Vince l'idea che il numero di alunni per classe ed il numero degli insegnanti siano una variabile indipendente rispetto alla qualità della scuola”. A preoccupare, inoltre, la precarietà nel mondo della scuola: sebbene a settembre 2007 siano stati assunti 50.000 insegnanti e 10.000 tra bidelli e amministrativi, si fa un peccato di presunzione pensando che l'indizione di concorsi ordinari periodici e le previsioni territoriali del fabbisogno di insegnanti possa risolvere il problema del precariato che si autogenera in continuazione, senza toccare l'organizzazione del lavoro e sostenere nuove forme di organizzazione della didattica. Due, invece, i dati positivi riscontrati a una prima lettura della bozza di Legge Finanziaria: la detrazione di imposta fino ad un massimo di 500€ per spese di formazione e autoaggiornamento degli insegnanti e lo stanziamento di una somma aggiuntiva, pari a 20 milioni di euro, per interventi di adeguamento strutturale ed antisismico. “Nel primo caso – chiarisce Cogliati Dezza - viene finalmente riconosciuto il principio che gli insegnanti si aggiornano continuamente e sostengono spese “culturali” indispensabili alla loro formazione. Si tratta di una novità assoluta, il cui valore reale dipenderà dalle voci che verranno riconosciute sotto il termine formazione e autoaggiornamento. Lo stanziamento dei 20 milioni di euro, non rilevante in termini assoluti, segnerebbe invece la conferma di un'inversione di tendenza già avviata nella finanziaria 2007 (con 250 milioni di euro stanziati per l'edilizia scolastica per il triennio e con gli interventi previsti per il risparmio energetico, reiterati nella finanziaria di quest'anno). In questo caso si tratta ora di vedere se e quanto si metterà realmente in moto, se le scuole e gli enti locali sapranno raccogliere questi primi segnali, anche per vedere se si riesce ad ampliare la gamma di interventi finalizzati al risparmio energetico, per ora circoscritta quasi esclusivamente all'utilizzo di fonti d'illuminazione a basso consumo (46,50%)”. “Nel complesso però, – conclude Vittorio Cogliati Dezza - nelle scuole italiane si respira sempre la stessa aria di sfiducia, sia tra gli insegnanti che tra gli studenti, sempre più demotivati. Nonostante alcune innovazioni molto importanti, infatti, come l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni, il rilancio dell'istruzione tecnica e professionale, la riforma dell'esame di stato piuttosto che la ripresa degli investimenti nell'edilizia, nella vita quotidiana della scuola non si registrano cambiamenti tangibili. Delle difficoltà finanziare e organizzative, della mancanza di un segnale chiaro che dicesse che questo Paese vuole investire nell'istruzione e nella scuola pubblica e delle azioni che ci spettano come associazione di educatori ambientali se ne dibatterà fino a domenica 14 ottobre a Spoleto”. L'ufficio stampa 06 86268355-77-79-99 [Torna all'elenco delle notizie].


"sulla riforma fioroni subito un referendum" - tea maisto (sezione: Scuola) ( da "Repubblica, La" del 23-10-2007)

 

Pagina IV - Roma La protesta Gli studenti che hanno contestato il ministro al Morgagni "Sulla riforma Fioroni subito un referendum" "è un nuovo modo per far sentire la nostra voce oltre ai cortei e alle occupazioni" TEA MAISTO Gli studenti come gli operai. Chiedono una "consultazione popolare" nelle scuole sulla Riforma Fioroni e gli esami di riparazione. Loro lo chiamano "referendum" e a lanciare l'idea sono stati gli alunni dello scientifico Morgagni di Roma che ieri hanno accolto nel loro istituto con fischi e slogan il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni. "Perché non fare nelle nostre scuole un referendum proprio come quello che è stato fatto sul Welfare nelle fabbriche? - ha chiesto uno dei rappresentanti della contestazione che ieri ha anche incontrato Fioroni - Perché per far sentire la nostra voce abbiamo bisogno dei cortei?". I ragazzi hanno già in mente il quesito: "Quali sono i disagi vissuti da noi studenti". Chiare anche le risposte: "Molti prof non sono più in grado di insegnare. Inoltre molte strutture sono fatiscenti". "Siamo contrari agli esami di riparazione e all'inasprimento delle sanzioni disciplinari", hanno spiegato ancora i manifestanti. La contestazione ha inizio con lo slogan "Contro la scuola di Fioroni 10, 100, 1000 occupazioni". Affisso anche uno striscione: "Con il Senegal e Veltroni contro Fioroni". Nell'istituto infatti ieri era in corso la presentazione dell'iniziativa "Le scuole di Roma per l'Africa" che porterà a maggio gli studenti di 37 scuole in Senegal. Con la raccolta fondi dei ragazzi verrà fatto un asilo. Sono circa le 10 quando Fioroni ha incontrato una delegazione: "Ogni volta che c'è stata un'occasione di dialogo non mi sono sottratto".


Con gli istituti cattolici si risparmiano 6 milioni di euro (sezione: Scuola) ( da "Libero" del 24-10-2007)

 

Italia 24-10-2007 Con gli istituti cattolici si risparmiano 6 milioni di euro di CAMILLA MONTELLA Si parla tanto (spesso e volentieri durante le manifestazioni studentesche) di soldi dati alle scuole private: che son troppi, che non dovrebbero esserci e che se uno non vuole iscrivere il figlio negli istituti statali non può anche chiedere finanziamenti. Ma sapete quanto risparmia lo Stato grazie agli ragazzi che vanno nelle scuole private? Seimila milioni di euro (più di 12mila miliardi delle vecchie lire). I conti li ha fatti l'Agesc, l'Associazione genitori scuole cattoliche, "prendendo dati ufficiali: dal ministero della Pubblica Istruzione e da quello dell'Economia", assicura la presidente di Agesc Maria Grazia Colombo. L'associazione ha redatto un dossier, completo di tabelle e previsioni, per stilare delle richieste in vista della prossima Finanziaria. Per ogni alunno lo stato spende (tra strutture, insegnanti, bidelli e attrezzature) fino a 8mila euro: in particolare, 6.116 euro per i bambini dell'asilo, 7.366 euro per quelli delle elementari, 7.688 euro per i ragazzini delle medie e 8.108 euro per gli adolescenti delle superiori. Al contrario, secondo la Finanziaria 2006, un alunno della materna privata costa alle casse nazionali 584 euro, uno della primaria 866 euro, scendendo a 106 euro per le medie e 51 euro per le superiori. Considerando che gli studenti delle scuole private sono più di un milione, i conti sono presto fatti: 6.245 milioni di euro risparmiati ogni anno. "Anche non considerando il discorso sulla libera scelta educativa di ogni famiglia ma concentrandoci solo sui numeri, allo Stato il sistema paritario "conviene"", sottolinea Colombo. "Pensiamo a cosa succederebbe alle casse nazionali se i privatisti decidessero di andare nelle scuole private: il collasso. Lo Stato avrebbe un aggravio di spesa equivalente a una manovra finanziaria". Il precedente governo Berlusconi aveva alzato da 473.045.082 euro (soldi spesi dal centrosinistra negli anni dal 1996 al 2001) a 566.810.844 euro i finanziamenti agli istituti paritari. "Nell'ultimo anno, poi, è già tanto se il ministro Fioroni ha confermato quella cifra", dice Colombo. Senza contare che non tutte le risorse vanno alle scuole paritarie gestite da privati: una parte, infatti, va alle scuole paritarie comunali (soprattutto dell'infanzia), per circa 90 milioni di euro, quasi il 16% del totale. Altro problema sono gli insegnanti di sostegno, indispensabili per i ragazzini portatori di handicap. Per questi ragazzi, il dossier dell'Agesc chiede 70 milioni di euro (al posto degli attuali 10 milioni). Insomma, i genitori che hanno scelto l'in segnamento paritario chiedono più soldi dallo stato: nella prossima Finanziaria i fondi dovrebbero passare da 500 milioni di euro a 800 milioni di euro. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.


Al via il giornale degli studenti goriziani (sezione: Scuola) ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 25-10-2007)

 

7 novembre riprendono le pubblicazioni delle pagine curate dalla redazione de "Il Piccolo scuola" Al via il giornale degli studenti goriziani Prima riunione lunedì 29 ottobre con i compagni di Monfalcone e Trieste Taglia il traguardo della sua terza edizione e riparte anche quest'anno "Il Piccolo Scuola", il giornale ideato e scritto interamente dai ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori di Trieste, Gorizia e Monfalcone. La prima riunione operativa della redazione è fissata per lunedì 29 ottobre, alle 15, nella sede del Piccolo di via Guido Reni 1. Qui aspettiamo i nuovi (e i "veterani") aspiranti giornalisti, che potranno prendere confidenza e poi lanciarsi nel mondo della carta stampata realizzando un fascicolo di due pagine scritte tutte da loro (con l'aiuto ed i consigli della redazione del nostro giornale), che sarà in edicola da mercoledì 7 novembre per tutto l'anno scolastico. Ma anche chi fosse impossibilitato a partecipare in prima persona, potrà contribuire comunque all'iniziativa, inviando il proprio elaborato per la sua pubblicazione direttamente alla casella di posta elettronica scuola@ilpiccolo.it Per altre informazioni e aiuti pratici studenti e insegnanti possono inoltre rivolgersi al numero di cellulare 335-8748944, dove troveranno una persona a loro disposizione per dare delle risposte ad ogni dubbio, chiarimento o aiuto pratico relativo al loro lavoro. Il "Piccolo Scuola" nasce da un'idea del direttore Sergio Baraldi resa possibile grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste, da sempre attenta alle tematiche giovanili e alle sue prospettive future. Oltre a sensibilizzare i ragazzi alla lettura dei giornali con la distribuzione, ogni mercoledì della settimana (giorno di uscita dell'inserto), di un certo numero di copie de "Il Piccolo" nelle scuole di Trieste e dell'Isontino, l'obiettivo è anche quello di coinvolgere i giovani nel mondo dell'informazione e della comunicazione, dando loro alcuni strumenti tecnici e rendendoli edotti dei "trucchi del mestiere". Insomma, un primo approccio graduale al giornalismo nelle sue diverse sfaccettature: dalla cronaca, alle recensioni culturali, dallo spettacolo allo sport. Senza dimenticare la fotografia, altro strumento di comunicazione oltremodo efficace. L'inserto ospiterà però inoltre poesie, racconti, riflessioni su temi scelti liberamente (proposte dai ragazzi o inviate dai docenti), annunci e resoconti delle varie attività organizzate dagli istituti, segnalate e scritte dagli iscritti. Sarà dunque anche uno strumento di informazione per essere sempre aggiornati su quello che accade nell'universo delle scuole. Durante le riunioni di redazione si sceglieranno e discuteranno insieme gli argomenti da sviluppare negli articoli che saranno pubblicati. Sarà un lavoro collettivo, che permetterà a tutti di esprimere le proprie opinioni, dando spazio alle più varie posizioni, in modo da realizzare in inserto rappresentativo di tutte le anime che compongono il mondo della scuola. Se già al suo debutto nell'anno 2005-2006 "Il Piccolo Scuola" aveva registrato uno ottima partecipazione, quella della scorsa edizione ha visto un coinvolgimento ancora maggiore, soprattutto da parte delle scuole di Gorizia che, pur non potendo essere sempre presenti alle riunioni, si sono fatte sentire in gran numero attraverso la casella di posta elettronica. Continua inoltre la proficua collaborazione con i ragazzi del Collegio del Mondo Unito di varie nazionalità che, "assistiti" da un compagno italiano, hanno dato il loro particolare contributo. Le tematiche hanno coniugato la stretta attualità con il punto di vista dei giovani: la violenza negli stadi, il rapporto fra studenti e insegnanti, i viaggi di studio all'estero, il dopo università, ma anche la blogmania, i fenomeni di You Tube e di Second Life. Anche quest'anno di "carne al fuoco" da affrontare ce n'è tanta, a cominciare dalla nuova riforma della scuola. Vi aspettiamo. Marina Nemeth.


Al via il giornale degli studenti triestini (sezione: Scuola) ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 25-10-2007)

 

7 novembre riprendono le pubblicazioni delle pagine curate dalla redazione de "Il Piccolo scuola" Al via il giornale degli studenti triestini Prima riunione lunedì 29 ottobre con i compagni di Gorizia e Monfalcone Taglia il traguardo della sua terza edizione e riparte anche quest'anno "Il Piccolo Scuola", il giornale ideato e scritto interamente dai ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori di Trieste, Gorizia e Monfalcone. La prima riunione operativa della redazione è fissata per lunedì 29 ottobre, alle 15, nella sede del Piccolo di via Guido Reni 1. Qui aspettiamo i nuovi (e i "veterani") aspiranti giornalisti, che potranno prendere confidenza e poi lanciarsi nel mondo della carta stampata realizzando un fascicolo di due pagine scritte tutte da loro (con l'aiuto ed i consigli della redazione del nostro giornale), che sarà in edicola da mercoledì 7 novembre per tutto l'anno scolastico. Ma anche chi fosse impossibilitato a partecipare in prima persona, potrà contribuire comunque all'iniziativa, inviando il proprio elaborato per la sua pubblicazione direttamente alla casella di posta elettronica scuola@ilpiccolo.it Per altre informazioni e aiuti pratici studenti e insegnanti possono inoltre rivolgersi al numero di cellulare 335-8748944, dove troveranno una persona a loro disposizione per dare delle risposte ad ogni dubbio, chiarimento o aiuto pratico relativo al loro lavoro. Il "Piccolo Scuola" nasce da un'idea del direttore Sergio Baraldi resa possibile grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste, da sempre attenta alle tematiche giovanili e alle sue prospettive future. Oltre a sensibilizzare i ragazzi alla lettura dei giornali con la distribuzione, ogni mercoledì della settimana (giorno di uscita dell'inserto), di un certo numero di copie de "Il Piccolo" nelle scuole di Trieste e dell'Isontino, l'obiettivo è anche quello di coinvolgere i giovani nel mondo dell'informazione e della comunicazione, dando loro alcuni strumenti tecnici e rendendoli edotti dei "trucchi del mestiere". Insomma, un primo approccio graduale al giornalismo nelle sue diverse sfaccettature: dalla cronaca, alle recensioni culturali, dallo spettacolo allo sport. Senza dimenticare la fotografia, altro strumento di comunicazione oltremodo efficace. L'inserto ospiterà però inoltre poesie, racconti, riflessioni su temi scelti liberamente (proposte dai ragazzi o inviate dai docenti), annunci e resoconti delle varie attività organizzate dagli istituti, segnalate e scritte dagli iscritti. Sarà dunque anche uno strumento di informazione per essere sempre aggiornati su quello che accade nell'universo delle scuole. Durante le riunioni di redazione si sceglieranno e discuteranno insieme gli argomenti da sviluppare negli articoli che saranno pubblicati. Sarà un lavoro collettivo, che permetterà a tutti di esprimere le proprie opinioni, dando spazio alle più varie posizioni, in modo da realizzare in inserto rappresentativo di tutte le anime che compongono il mondo della scuola. Se già al suo debutto nell'anno 2005-2006 "Il Piccolo Scuola" aveva registrato uno ottima partecipazione, quella della scorsa edizione ha visto un coinvolgimento ancora maggiore, soprattutto da parte delle scuole di Gorizia che, pur non potendo essere sempre presenti alle riunioni, si sono fatte sentire in gran numero attraverso la casella di posta elettronica. Continua inoltre la proficua collaborazione con i ragazzi del Collegio del Mondo Unito di varie nazionalità che, "assistiti" da un compagno italiano, hanno dato il loro particolare contributo. Le tematiche hanno coniugato la stretta attualità con il punto di vista dei giovani: la violenza negli stadi, il rapporto fra studenti e insegnanti, i viaggi di studio all'estero, il dopo università, ma anche la blogmania, i fenomeni di You Tube e di Second Life. Anche quest'anno di "carne al fuoco" da affrontare ce n'è tanta, a cominciare dalla nuova riforma della scuola. Vi aspettiamo. Marina Nemeth.


In cerca della buona scuola (sezione: Scuola) ( da "Tirreno, Il" del 25-10-2007)

 

Un convegno chiude il "Settembre Pedagogico" In cerca della buona scuola Al Museo di Storia Naturale si parla soprattutto del futuro LIVORNO. Il Settembre Pedagogico 2007 non poteva chiudersi in maniera più appropriata: ultimo appuntamento del calendario sarà infatti il convegno "La buona scuola è quella che...", in programma per domani mattina a partire dalle ore 9 al Museo di Storia Naturale (via Roma 234). Promosso dal Comune e dalla Provincia di Livorno, il convegno sarà un'occasione importante per riflettere a tutto tondo sul mondo della scuola, dalla primaria alla secondaria, ed in particolare sulle novità messe in campo dalla Finanziaria. Su temi come l'organizzazione scolastica, l'innalzamento dell'obbligo dell'istruzione a 16 anni e il ripristino degli esami di riparazione. Sarà la stessa Viceministro alla Pubblica Istruzione Mariangela Bastico ad illustrare le novità in atto e i progetti di prossima attuazione. Il convegno è articolato in due sessioni: una mattutina con relazioni generali sulla qualità della scuola e sulle prospettive future ed una pomeridiana rivolta al corpo docente, ai rappresentanti di agenzie formative ed alle organizzazioni sindacali. Il convegno si apre alle ore 9 con i saluti del vicepresidente della Provincia di Livorno Monica Giuntini e dell'assessore alle Politiche educative del Comune di Livorno Carla Roncaglia, quindi seguiranno gli interventi di Franco Cambi (docente di Scienze della Formazione dell'Università di Firenze), di Giuseppe Bagni del CIDI Nazionale e di Gianfranco Simoncini, assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Toscana che interverrà sulle politiche regionali in campo scolastico. Chiuderà la sessione il viceministro Mariangela Bastico. Alle ore 15 riapertura del convegno con dirigenti scolastici e docenti. Una prima parte sarà dedicata alle nuove indicazioni nazionali per la scuola primaria e secondaria di primo grado, mentre una seconda verterà sulle proposte per la riforma della scuola secondaria di secondo grado. La partecipazione al convegno si configura come attività di formazione e di aggiornamento per cui ai partecipanti viene rilasciato attestato.


Monito di Draghi, è allarme sui salari (sezione: Scuola) ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 27-10-2007)
Pubblicato anche in:
(Giornale di Vicenza, Il)

 

ECONOMIA&LAVORO. Il governatore di Bankitalia: più reddito, alzare l'eta pensionabile e l'incertezza diventi imprenditorialità, La Cgil: ora sconti fiscali ai dipendenti Monito di Draghi, è allarme sui salari ROMA Gli stipendi degli italiani sono tra i più bassi d'Europa: inferiori del 10% rispetto alla Germania, del 20% in confronto al Regno Unito, il 25% in meno della Francia. "Bisogna aumentarli". A lanciare l'allarme è stato il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che nel corso di una lezione all'Università di Torino ha lanciato un monito ai politici: "Aumentare redditi e consumi per far ripartire la crescita". La ricetta del numero uno di Bankitalia individua la necessità di riformare la spesa pubblica, di innalzare l'età di pensionamento, ma soprattutto, dice, la necessaria flessibilità del mercato del lavoro non deve essere scaricata solo sui giovani, limitando prospettive di spesa e di programmazione di una vita adulta, ragione per cui in Italia si lascia la casa dei genitori in età avanzata e si fanno pochi figli. I responsabili delle scelte economiche hanno l'obbligo di intervenire e hanno un ventaglio di possibilità per farlo, mette in evidenza Draghi, ma il perno su cui deve ruotare il meccanismo di riforma non può tralasciare quella che appare, soprattutto in prospettiva, come una vera emergenza: i giovani: "La politica economica avrà successo se aiuterà i giovani a scoprire nella flessibilità la creatività, nell'incertezza l'imprenditorialità. Nel confronto europeo l'Italia è il Paese con la quota più alta di giovani che convivono con i genitori e con la quota più bassa di nuclei familiari con capofamiglia al di sotto dei 30 anni". "Negli ultimi dieci anni", ha rilevato Draghi, "la quota di giovani tra i 25 e i 35 anni che vive ancora in famiglia è cresciuta di circa cinque punti percentuali, raggiungendo il 45%. I tassi di fecondità sono tra i più bassi in Europa". E poi: "Nel 1996 il numero di persone con oltre 65 anni sopravanzava quello degli individui con meno di 15 anni di circa il 15 per cento; nel 2006 lo superava del 40 per cento: circa tre anziani ogni due adolescenti". Molte le ragioni, riconosce Draghi, "ma vi ha influito la percezione crescente che le condizioni reddituali e l'organizzazione della vita familiare, siano di ostacolo alla procreazione". Strettamente legato al tema dell'invecchiamento della popolazione resta quello della spesa e del reddito. Draghi inoltre raccomanda una riforma della scuola, soprattutto superiore, "coraggiosa", che deve sollecitare i giovani in procinto di affacciarsi sul mercato del lavoro. L'analisi è apprezzata solo a metà dai sindacati. "Tutti dicono la stessa cosa", incalza Epifani (Cgil), "ma chi ha responsabilità deve dare indicazioni per risolvere i problemi. Noi chiediamo meno fisco per il lavoro dipendente, equità e rinnovi dei contratti nei tempi giusti. Non si può non usare il fisco per il lavoro, rimandare i contratti e poi lamentarsi dei salari che sono troppo bassi. Questo è inammissibile".


L'Universität archivia il '68 (sezione: Scuola) ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-10-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: CORRISPONDENZA E INCONTRI data: 2007-10-28 - pag: 34 autore: Lettera da Berlino L'UniversitÄt archivia il '68 La "Freie", da cui partirono 40 anni fa le proteste studentesche guidate da Dutschke, ha ottenuto lo status di "élite" e un cospicuo finanziamento. Lo avranno anche altri atenei, ma servirà a creare eccellenze? di Giulio Busi B ella e algida, Marietta Slomka, la conduttrice del telegiornale dell'ora di punta, sgrana i nomi di nove università tedesche. Ce l'abbiamo fatta! Anche la Freie UniversitÄt di Berlino è nell'elenco, e da oggi potremo fregiarci del titolo di "università d'élite". E, poiché non si vive di sola gloria, assieme al prestigio arriverà dallo Stato anche un bel gruzzolo, oltre centocinquanta milioni di euro, per rimpinguare un bilancio ormai tirato all'osso. è il 19 ottobre, e naturalmente la data non è stata scelta a caso. In questo stesso giorno del 1811, Johann Gottlieb Fichte aveva tenuto il proprio discorso d'insediamento, come primo rettore dell'Università di Berlino: "L'università è l'istituzione più importante e la più santa che il genere umano possieda",aveva detto,tra l'altro, il filosofo. Non ho mai amato Fichte, padre oscuro del nazionalismo tedesco,ma devo confessare che l'interesse mediatico mi sorprende e in fondo mi lusinga. Che tutta la stampa tedesca si mobiliti, e che il Paese investa due miliardi di euro in una competizione tra atenei, è comunque un segnale socio- culturale importante, anche se nessuno, al di fuori della Germania, sembra essersene accorto. Sullo schermo scorrono i volti già rubizzi dei miei colleghi, che brindano – niente champagne,per carità,solo Sekt autarchico – fissando le telecamere con un entusiasmo un po' legnoso. Anch'io, del resto, sono combattuto tra ammirazione e scetticismo. Forse mai, come in questo momento, ho misurato la distanza che separa la società tedesca da quella italiana. Nel bene e nel male. Per due anni ho vissuto dall'interno, come docente "tedesco", la bagarre della rincorsa allo status di élite. Il progetto risale infatti al governo socialdemocratico di SchrÖder, ma è stato diligentemente portato a compimento dalla Merkel. L'ideadi fondoè quella di scegliere, tra le ottantadue università del Paese, una cerchia ristretta su cui concentrare gl'investimenti e creare così centri capaci di attrarre le forze migliori dalla Germania e, soprattutto, dall'estero. Una scommessa sul futuro, ma anche, sostengono i critici, un assegno in bianco firmato dalla classe politica. Le università d'" élite" sono state infatti selezionate in base a progetti di ricerca e di didattica ancora tutti sulla carta. Un amico giornalista ha lasciato un messaggio nella mia segreteria telefonica. Si congratula, inneggiando alla fine dell'università di massa. Effettivamente, le fanfare del trionfo BILDERBERG annunciano che la Freie UniversitÄt, da roccaforte del '68 tedesco,si avvia a trasformarsi in una specie di Harvard sulla Sprea. Pochi forse sanno che il Maggio francese era stato anticipato di parecchi mesi a Berlino e che, già nell'autunno del 1967, Rudi Dutschke aveva fondato una contro-università. La parola d'ordine era riappropriarsi collettivamente della cultura, e rovesciare la società di massa dal suo interno. In apparenza, l'esatto contrario dell'élite odierna. Eppure, più che la fine del '68, questo pare il canto del cigno del movimento studentesco. APF I miei colleghi ora in posizione chiave, e veri artefici della gara d'eccellenza, sono per lo più sulla sessantina, gli ex-ventenni che inscenavano le contestazioni qui nel campus di Dahlem e per le vie eleganti di Berlino ovest. Certo, dagli slogan contro la meritocrazia di allora alle austere cittadelle di geni, che dovrebbero sorgere come per incanto, c'è un bel salto ideologico. Ma che la Germania, come del resto l'Europa intera,abbia bisogno di competenze di punta, è sotto gli occhi di tutti. Una recente indagine ha valutato che la mancanza di specialisti costa,all'economia del Paese, diciotto miliardi di euro all'anno. Il problema è come arrivare al risultato. è davvero possibile fondare una élite con un decreto ministeriale, e inoltre, quale élite può rispecchiare una struttura d'istruzione pubblica, pagata con le tasse di tutti? Se si leggono i progetti premiati col marchio dell'eccellenza, è chiaro che sono state favorite le proposte " di gruppo", la capacità di costruire reti interdisciplinari, che dovrebbero catturare, nelle loro maglie, un pesce misterioso chiamato "nuova cultura". Basta coi professori che pretendono di approfondire un argomento alla volta, e di scrivere i loro libri da soli. Largo a un nuovo ideale di ricercatore, che colloquia in multidisciplinarese. A voler essere maliziosi, questa passione per le ricerche trasversali – che spesso accomunano le materie più disparate, con disinvoltura funambolica – evoca proprio la sindrome collettivista del '68, e le autocoscienze d'infausta memoria. E se le discipline scientifiche impongono spesso il lavoro d'equipe, completamente diverso è il caso di quelle umanistiche, che attraversano oggi, anche in Germania, una crisi profonda, e arrancano alla rincorsa del giovanile dinamismo delle scienze. Nonostante i dubbi, sarebbe però un errore liquidare questo sforzo d'innovazione dell'università tedesca con un sorriso di falsa superiorità. Pensoa quegli istituti del Cnr italiano che, a quanto mi dicono, hanno ricevuto quest'anno (stipendi e affitti a parte) finanziamenti grotteschi, nell'ordine di mille/duemila euro per struttura, e che si trovano nelle condizioni di non poter pagare nemmeno il toner per le stampanti. La trasmissione della cultura è un bene collettivo, e la società deve sapersi dire quanto è disposta a spendere per ricordarsi del proprio passato, e per progettare il proprio futuro. Possiamo consolarci pensando che l'individualismo italico sia un humus comunque fertile, e che la disordinata creatività del nostro Paese produrrà, ancora una volta, risultati miracolosi. Purtroppo, le migliaia di giovani ricercatori, che ogni anno sono costretti a trasferirsi all'estero, dimostrano, nei fatti,che l'endemico sottofinanziamento della ricerca, ora arrivato a livelli umilianti,brucia uno straordinario patrimonio d'intelligenza. è molto probabile che il progetto d'élite tedesco otterrà risultati al di sotto delle attese, ma non provare nemmeno a immaginare un avvenire per l'università è garanzia sicura d'insuccesso. Roccaforte della protesta. Nella foto a sinistra Rudi Dutschke, leader della contestazione tedesca, durante una manifestazione studentesca nel 1967. Accanto una visione dall'alto della Freie UniversitÄt di Berlino, nella nuova struttura. Dagli slogan contro la meritocrazia a selettiva fucina del sapere La Germania investe nell'operazione due miliardi di euro per la creazione di competenze di punta.


Benvenuti nell'Italia di Franti (sezione: Scuola) ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-11-2007)

 

Giovedí 01.11.2007 15:55 --> di Antonino D'Anna Il dramma del ragazzo di Ischia, impiccatosi ad appena 14 anni perché preso in giro come "secchione" dai suoi compagni di scuola, deve far riflettere. Perché è inutile invocare la meritocrazia se ormai i "capaci e meritevoli", come dice la Costituzione, vengono sfottuti e ridotti al rango di macchietta. Le "secchie" sono inevitabilmente brutte, non ci sanno fare con le ragazze (o i ragazzi, se donne), nella vita saranno sempre messe sotto i piedi dagli altri, i "furbi". Quelli che non hanno magari fatto la versione però nella vita ci sanno fare. In che modo, è tutto da vedere. Di chi la colpa? Pensiamo ci sia un drammatico concorso di cause. Da un lato, l'Italia è ormai un Paese cinico, ignorante e televisivo. In cui la cultura, ossia uno strumento spirituale in grado di aiutare chi se ne serve a vivere meglio, viene confusa con il nozionismo, ossia la capacità di ricordare qualcosa a memoria. "Che cultura!, perché non vai in Tv che diventiamo ricchi?" è la frase generalmente appioppata a quello che si ricorda qualcosa meglio degli altri. Perché, come cantava Renzo Arbore, è col quiz che si fanno i milioni. Ma dall'altro lato, la decadenza è sociale. Viene messo in testa ai ragazzi che un lavoro o i soldi si possono fare senza bisogno di studiare. Sai cantare, ballare, recitare? Non importa che tu sappia chi è Dante Alighieri, farai i soldi. E se invece conosci il Sommo Poeta, per te c'è un call center (altra grande stortura infame di questo Paese). Studi? Passa la versione, servi solo a questo. Non si spiega, cioè, che forse le "secchie" cercano di imparare per migliorarsi, costruire un futuro. "Ti mando a lavorare" era la frase per incitare lo studente recalcitrante. E chi studiava veniva premiato: ora, non siamo qua a chiedere le medaglie d'oro, argento e bronzo come nel libro Cuore, dove i De Rossi hanno i capelli biondi e i Garrone difendono i deboli; ma non sviliamo i ragazzi dicendo loro che chi studia è un imbecille perché c'è una "manina" in grado di dare una spintarella per essere promossi senza sforzo. Incentiviamoli, spingiamoli a una sana competizione senza livellare tutti sul "sei politico". La meritocrazia va appresa a scuola, sacrificio e dovere sono due parole da pronunciare senza vergogna mentre tutti parlano solo di diritti. La preside genovese che ha istituito una classe di "soli asini", promettendo ai ragazzi il recupero di due anni in uno per i più meritevoli, ha cercato coraggiosamente di fare questo, sia pure tra le polemiche. Perché se non si investe in formazione non si cresce. Di Franti che umiliano i timidi, colpevoli solo di cercare un futuro migliore sudandolo sui libri, ne abbiamo avuti abbastanza. -->.


Cultura Ancora un'altra possibilità: che l'effetto complessivo dei cambiamenti in positivo e in nega... ( da "Repubblica, La" del 02-11-2007)

 

Cultura Ancora un'altra possibilità: che l'effetto complessivo dei cambiamenti in positivo e in negativo sia un sostanziale declino dell'uguaglianza politica e che la capacità dei cittadini di influire sulle decisioni di governo subisca un ulteriore peggioramento. Per rendere più gestibile questo campionario di incertezze, limiterò la discussione agli Stati Uniti. A questo punto sorge una questione problematica: per arrivare a concludere che l'uguaglianza politica è cresciuta o è diminuita, abbiamo bisogno di uno strumento capace di misurare la distanza che ci separa da questo traguardo inafferrabile. Formarsi un giudizio veramente fondato circa il futuro dell'uguaglianza politica negli Stati Uniti probabilmente è al di là delle nostre capacità. Una ragione è che, diversamente dalla ricchezza e dal reddito, dalla salute, dalla longevità e da molte altre possibili finalità, per valutare guadagni e perdite nel campo della uguaglianza politica ci mancano i metri espressi con numeri cardinali che ci permettano di dire, ad esempio, che "l'uguaglianza politica nel paese X è due volte maggiore che nel paese Y". Nel migliore dei casi, dobbiamo fare affidamento su misure di tipo ordinale basate su giudizi come "più", "meno", "all'incirca uguale" e simili. Possiamo concludere che negli Stati Uniti, tra il 1990 e il 1999, il PNL pro capite è cresciuto da 23.560 dollari a 31.910, ovvero del 65 per cento, ed era maggiore all'incirca del 25 per cento rispetto a quello della Germania e pari a 122 volte quello della Nigeria. Ma non possiamo affermare che nei vent'anni successivi all'approvazione delle leggi sui diritti civili, avvenuta nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, l'uguaglianza politica è aumentata del 15 per cento (o di qualunque altra cifra). Tuttavia, potremmo elaborare metri di tipo ordinale che ci consentano di dire che un dato requisito o una data istituzione sono presenti in misura maggiore o minore; di dire, per esempio, che la "democrazia" o la "uguaglianza politica" negli Stati Uniti è aumentata in seguito all'approvazione della legislazione che ha contribuito a proteggere i diritti degli afroamericani a votare e a partecipare attivamente ad altre attività politiche. Potremmo anche pervenire alla conclusione che l'uguaglianza politica nel paese X è ad un livello superiore che nel paese Y. A volte, possiamo anche giungere a formulare solidi giudizi qualitativi basati a loro volta su indicatori quantitativi, come per i mutamenti che si sono verificati quando dei gruppi precedentemente esclusi, come gli operai, le donne e gli afroamericani, hanno conquistato l'accesso al voto o altri importanti diritti politici. Ma più spesso, per valutare in quale misura certe istituzioni democratiche fondamentali sono presenti in un determinato paese, dobbiamo affidarci ai giudizi di osservatori qualificati. Per alcuni anni, politologi ed altri studiosi hanno fatto ricorso a giudizi di questo genere per classificare i diversi paesi in una scala che va da quelli più democratici a quelli meno democratici. Le classifiche di questo tipo si basano su valutazioni relative all'esistenza di quattro delle istituzioni politiche essenziali alla democrazia rappresentativa: 1) elezioni libere, corrette e frequenti; 2) libertà di espressione; 3) fonti alternative di informazione: libero accesso dei cittadini a punti di vista diversi da quelli ufficiali; 4) autonomia associativa: piena libertà per le organizzazioni politiche, come i partiti, di formarsi e di impegnarsi nell'attività politica. Elenchi del genere sono tuttavia inficiati da due difetti collegati fra loro che, ai fini di questa discussione, assumono una grande importanza. La soglia superiore e quella inferiore sono piuttosto arbitrarie; inoltre non viene fatta alcuna distinzione all'interno del gruppo dei paesi classificati come i "più democratici" e di quello dei "meno democratici" all'estremità opposta. In questo modo la graduatoria non prevede la possibilità che la Norvegia, la Svezia o la Svizzera possano essere un po' "più democratiche" della Francia, dell'Italia o degli Stati Uniti (e che anche tra i paesi meno democratici, o autoritari, possano esistere differenze molto importanti). Non abbiamo un nome universalmente accettato per quei sistemi politici che si collocano tra le due estremità della graduatoria. Sebbene tali sistemi politici non siano al livello dei "più democratici", essi sono tuttavia al di sopra, forse molto al di sopra, del livello di quelli "meno democratici". Supponiamo che un declino delle libertà civili provocato dalla minaccia terroristica determini negli Stati Uniti mutamenti tali da giustificare un declassamento del paese dalla categoria delle nazioni "più democratiche" a una posizione più bassa della scala, ma tuttavia ancora ad un livello molto lontano dal fondo. Definire un tale paese fascista, autoritario, totalitario o dittatoriale, sarebbe profondamente fuorviante. E tuttavia, in qualunque modo decidiamo di definire gli Stati Uniti, questo paese non sarà più tra quelli che si collocano in cima ad una graduatoria accettabile che va dai paesi più democratici a quelli meno democratici. In altre parole, non saranno più una democrazia. Si sarebbero allontanati ancor di più dall'obiettivo - non raggiunto - dell'uguaglianza politica tra i suoi cittadini. Ma supponiamo che negli Stati Uniti si apra uno scenario differente: la democrazia è fortemente rafforzata e il potere esercitato dall'americano medio sulle decisioni del governo aumenta sino a giungere ad un nuovo livello storico. Come dovremmo definire allora il nostro sistema? Anche se il problema può sembrare di scarso rilievo, senza denominazioni adeguate siamo facilmente portati ad una eccessiva semplificazione, che ci induce a collocare i regimi in due categorie onnicomprensive: quella dei paesi "democratici" e quella dei paesi "non democratici", una "buona" e l'altra, semplicemente, "cattiva" o "negativa". Nel 2005, un articolo dell'Economist sulla "Meritocrazia in America" osservava che, tra gli americani, "la disuguaglianza di reddito sta crescendo a livelli mai visti dai tempi dell'età dell'oro, negli anni Ottanta del XIX secolo". Nel 1979, il reddito medio dei più ricchi, che costituivano l'1 per cento della popolazione totale, era 133 volte più elevato di quello dei meno abbienti, che formavano il 20 per cento della popolazione; nel 2000 esso era diventato 189 volte più alto. Nell'arco di trent'anni, la retribuzione dei primi 100 direttori generali è aumentata da 39 ad oltre 1.000 volte il salario di un lavoratore medio. Anche la mobilità sociale è diminuita. Secondo uno studio, "il grado maggiore di mobilità si è verificato ai vertici della società". E, sebbene gli americani siano generalmente convinti del contrario, i dati confermano l'opinione secondo cui negli Stati Uniti la mobilità sociale non è maggiore che in molti paesi europei (e potrebbe, anzi, essere inferiore). "Gli Stati Uniti", concludono gli autori, "rischiano di sclerotizzarsi in una società di stile europeo fondata sulle classi". L'accumulo diseguale di risorse politiche suggerisce una possibilità inquietante: le disuguaglianze politiche possono aumentare, per così dire, fino a giungere ad un livello irreversibile. Il vantaggio complessivo in termini di potere, influenza e autorità dei ceti privilegiati può diventare talmente forte che, anche se gli americani meno fortunati costituiscono la maggioranza dei cittadini, sono tuttavia semplicemente incapaci, e forse anche riluttanti, a compiere lo sforzo necessario per vincere le forze della disuguaglianza schierate contro di essi. Questo scenario pessimistico acquista maggiore plausibilità se ammettiamo che per gran parte dei cittadini americani la quantità di tempo disponibile, o la quantità di tempo che sono intenzionati a rendere disponibile sottraendola ad altre attività, resterà identica a quella del passato. I costi della lotta politica potrebbero dunque diventare talmente elevati che soltanto un numero eccessivamente esiguo di cittadini americani sarebbe disposto a sopportare i sacrifici, in termini di tempo e di altre risorse, necessari a sconfiggere le risorse soverchianti dei ceti più elevati, i quali reagirebbero tempestivamente a difesa delle proprie posizioni di privilegio. (Traduzione di A. Cesarini Patrono)© 2006 Yale University - © 2007 Laterza.


Giocare in appennino (sezione: Scuola) ( da "Gazzetta di Modena,La" del 02-11-2007)

 

Sport Giocare in Appennino Il progetto per le scuole della montagna Il progetto "Gioca Sport in Appennino" è la grande novità studiata dal Coordinamento della Formazione del Csi Modena per la stagione 2007-2008. L'iniziativa, già ampiamente presentata nel corso di Vispo 2007, sta facendo il proprio ingresso in tutte le scuole elementari del nostro Appennino. Ecco, nel dettaglio, in cosa consiste il progetto e quali sono le finalità. Premesse. A partire dalla riforma dei programmi ministeriali della scuola elementare (febbraio 1985), all'educazione motoria è stata riconosciuta pari dignità rispetto alle altre aree formative. Da allora i programmi didattici le attribuiscono una specifica attenzione da intendersi come strumento essenziale per l'equilibrata formazione di tutte le dimensioni della personalità. In questo quadro si inserisce il progetto "Gioca Sport in Appennino", impegnato a proporre uno specifico itinerario didattico rivolto alla formazione in servizio dei docenti elementari, articolando finalità ed obiettivi dei programmi ministeriali in idonee programmazioni didattiche verticali (curricolo disciplinare dalla prima alla quinta classe) ed orizzontali (integrando l'educazione motoria con l'educazione sportiva). In quest' ottica, gli enti promotori del progetto (Ufficio Scolastico Provinciale di Modena, Coni e Csi Modena) intendono proporre questo percorso didattico garantendo, per l'anno scolastico 2007-2008, i principi e gli obiettivi sotto elencati. Il progetto intrapreso in questi ultimi anni dal Csi ha dimostrato di essere un ottima forma di alfabetizzazione motoria per i bambini delle scuole elementari. Attraverso questo progetto i bambini possono, infatti, sviluppare le proprie capacità motorie in modo libero, ludico e graduale. L'intento è quello di portare il bambino all'avviamento alla pratica sportiva attuata secondo un criterio di coinvolgimento della classe, per sviluppare in ognuno quella mentalità, quel costume e quella cultura sportiva di cui troppo spesso si è avvertita la mancanza. Il fulcro del lavoro deve quindi basarsi sulla crescita del bambino sotto ogni punto di vista, anche per trasmettergli quei valori di amicizia e lealtà che devono caratterizzare ogni intervento del Csi. L'attività ludico-motoria prevista all'interno del progetto "Gioca Sport" deve quindi promuovere la partecipazione sportiva giovanile senza alcun fine agonistico o prestazionale. Obiettivi. 1) Valorizzazione dell'educazione motoria scolastica. 2) Collaborazione attiva con gli insegnanti curricolari nella proposizione e gestione delle unità didattiche di apprendimento. 3) Valorizzazione dell'Educazione Sportiva Scolastica attraverso la collaborazione di Associazioni Sportive locali. 4) Collaborazione con insegnanti nelle feste di plesso proponendo modelli organizzativi di gestione di questi eventi particolari. 5) Promuovere l'attività motoria e sportiva come abitudine di vita a tutela della salute. Caratteristiche strutturali. "Gioca Sport in Appennino" si articola, in tutte le sue iniziative, nel periodo scolastico compreso tra novembre 2007 e maggio 2008. Progetto. I Consulenti di educazione motoria (diplomati Isef o laureati in Scienze Motorie) sono individuati e gestiti dagli enti promotori del progetto nella salvaguardia, ove possibile, del principio di continuità didattica degli anni precedenti. Questi esperti possiedono conoscenze specifiche, capacità culturali, professionali ed esperienza provata nella scuola elementare che consentiranno di mantenere, per l'appunto, la continuità didattico-educativa dei periodi del progetto ormai conclusi. Gli interventi del consulente saranno 2 al mese, a scansione quindicinale, di 1 ora per lezione; le restanti ore verranno gestite e condotte dall'insegnante curricolare. Gli interventi sportivi proposti dalle Federazioni e Associazioni saranno rivolti alle classi quarta e quinta con lo scopo di promuovere l'educazione sportiva seguendo obiettivi comuni: sviluppare abilità specifiche che possano contribuire all'evoluzione delle capacità motorie dei bambini; promuovere un'azione educativa e culturale della pratica sportiva perché diventi abitudine di vita; riscoprire il valore educativo dello sport; favorire l'integrazione delle attività sportive nel curricolo didattico; fornire ai bambini e alle bambine momenti di confronto che possano servire allo sviluppo di un corretto concetto di competitività per prevenire le degenerazioni che caratterizzano alcune manifestazioni sportive; favorire la scelta della pratica sportiva extra scolastica; offrire la possibilità di pratica sportiva anche per quelle fasce giovanili che per emarginazione o precarie situazioni socio-ambientali non trovano risposte nelle attuali iniziative locali. In queste attività, di carattere polivalente, l'Educatore Sportivo non si sostituirà all'insegnante curricolare, ma creerà una collaborazione didattica e metodologica nello sviluppo dei piani di attività. Questi interventi, infatti, non intendono sostituire lo svolgimento delle lezioni di educazione motoria, ma essere di supporto all'attività curricolare gestita dal docente della classe. Strumenti didattici. "Gioca Sport in Appennino" si avvarrà di importanti contributi di grande innovazione: in primo luogo la dispensa scritta dalla professoressa Egle Saltini, membro della Commissione Manifestazioni del Csi, "Un mondo di giochi", che altro non è che una raccolta di giochi provenienti da ogni parte del mondo. Altri strumenti didattici saranno la guida di "Scuola Sport", il libro "Riciclare per giocare", che ha come obiettivo quello di incentivare la manualità del bambino attraverso l'esperienza con materiali di recupero, e il kit della Franco Cosimo Panini Editore con i quattro fascicoli della collana "Come Nasce", già distribuiti gratuitamente anche ai tantissimi bambini che sono accorsi in Piazza Grande per Vispo 2007: si tratta di piccoli volumi che illustrano una particolare disciplina sportiva. Comuni coinvolti. "Gioca Sport in Appennino" raggiungerà 100 classi delle scuole dell'Appennino modenese, coinvolgendo oltre 1600 alunni e circa 130 insegnanti di ben 14 Comuni: Lama Mocogno, Montefiorino, Pievepelago, Sestola, Zocca, Riolunato, Fanano, Fiumalbo, Montecreto, Pavullo, Polinago, Frassinoro, Montese e Palagano.


<La legge Fioroni è contradditoria> (sezione: Scuola) ( da "Brescia Oggi" del 03-11-2007)

 

SCUOLA. Azione studentesca fa le pulci alla riforma del centrosinistra "La legge Fioroni è contradditoria"   Azione studentesca torna sulle questioni aperte dalla riforma della scuola voluta dal ministro Fioroni, mettendo in luce alcuni aspetti contraddittori del nuovo assetto scolastico. Lo fa per voce del presidente provinciale Paolo Treccani e di Andrea Ghezzi, presidente provinciale di Azione Giovani, la realtà giovanile che gravita in Alleanza Nazionale di cui Azione studentesca è parte. "Nonostante la protesta studentesca contro la riforma Fioroni si sia assopita, i problemi alla base rimangono - spiega Treccani -. Le nuove disposizioni non danno un contributo a migliorare la situazione nelle scuole, ma sono pensate solo per smantellare la riforma Moratti. Si prevede che la riforma debba essere messa in atto già da quest'anno scolastico, una prescrizione che rende la situazione ancora più complessa e confusa, perché ci vuole un tempo adeguato per passare dal sistema dei debiti agli esami di riparazione a settembre". Per As è contraddittorio che i corsi di recupero per le materie insufficienti vengano effettuati solo da metà anno, dopo gli scrutini intermedi, un passo indietro rispetto a quanto accadeva con il sistema vigente fino a poco fa, in cui si prevedevano corsi di recupero con i professori lungo l'intero anno scolastico, per meglio ripartirli. Contro la riforma Fioroni in tutta Italia Azione studentesca organizza per il 16 novembre scioperi e manifestazioni, cui aderirà anche la rappresentanza bresciana. Sempre sul tema scuola, Andrea Ghezzi e gli altri consiglieri comunali di AN hanno presentato un'interrogazione che sarà presumibilmente discussa nel prossimo consiglio comunale di mercoledì. "In relazione all'allarme lanciato di recente dal ministro Fioroni per il sovraffollamento di alunni stranieri nelle scuole bresciane, chiediamo quale sia la reale presenza di alunni stranieri negli istituti cittadini - spiega Ghezzi - e come intendono muoversi le istituzioni per risolvere le problematicità riscontrate sul territorio".L.C.


La riforma della scuola. Fatta senza gli insegnanti (sezione: Scuola) ( da "Provincia di Lecco, La" del 03-11-2007)

 

Insegno da più di 20 anni in un istituto tecnico per geometri con soddisfazione, per il lavoro gratificante che mi pone continuamente a contatto dei giovani. Non altrettanto posso dire dei nostri responsabili politici che negli ultimi dieci anni hanno ripetutamente "riformato" la scuola italiana. Inizialmente sono stati eliminati gli esami di riparazione (introducendo i debiti formativi), poi è stato riformato l'esame di maturità (il nuovo esame di Stato), poi è stato tolto valore al voto di condotta, successivamente è stata proposta l'eliminazione degli istituti tecnici (fortunatamente rientrata) e, ultima novità, è stata richiesta la modifica dei programmi del biennio. Ogni anno scolastico siamo tenuti dal Ministro dell'Istruzione di turno a modificare metodologie, programmazioni e didattiche consolidate da anni di esperienza. E' giusto aggiornare la scuola per adeguarla allo sviluppo della società, ma sarebbe anche giusto che ciò venisse fatto ascoltando "il parere del corpo docente". Invece le Riforme ci vengono calate dall'alto per poi essere smentite dopo pochi anni con un ritorno al passato, come si è verificato per gli esami di Stato e come sta accadendo per i debiti formativi. Quindici anni fa il validissimo preside dell'Istituto per Geometri di Cantù prof. Colombo organizzava come istituto corsi di recupero gratuiti nei mesi di giugno e luglio per gli studenti che dovevano sostenere gli esami di riparazione a settembre. Forse la vera Riforma la stava attuando già allora senza eclatanti annunci del Ministero. prof. Serafino Castellini Capiago Intimiano (m. s.) Gentile professore, sottoscrivere la sua lettera non è difficile, anche perché, quando ormai da tanti anni abbiamo lasciato la scuola, i buoni ricordi del periodo passato sui banchi coincidono esattamente con i buoni insegnanti. Sono quelli - siamo certi che ce ne sono ancora molti - che non hanno alcun bisogno del Ministero per sapere come formare gli allievi. Sensibilità ed esperienza hanno sviluppato in loro quell'arte sottile che consente di ottenere il meglio dagli allievi e di ottenerlo quasi senza parere, senza che, apparentemente, ai ragazzi venga richiesto alcuno sforzo ma semplicemente aprendo i loro occhi e schiudendo il bozzolo della loro curiosità. Lei però sa bene che le scelte ministeriali poggiano su altre logiche e su altre ragioni: non di rado quelle che "impongono" a un governo di lasciare il proprio marchio politico sull'amministrazione della cosa pubblica, e quindi anche della scuola. La quale, invece, avrebbe bisogno di tranquillità e professionalità. In una parola, di saggezza. Ma, si sa, non è la politica la fonte primaria di questo dono. letterelecco@laprovincia.it.


Al Secco Suardo il Liceo Musicale (sezione: Scuola) ( da "Eco di Bergamo, L'" del 04-11-2007)

 

Bergamo ha il suo primo Liceo musicale: partirà il prossimo anno scolastico (2008-2009) come indirizzo del liceo socio-psico-pedagogico Secco Suardo. Il Collegio dei docenti dell'istituto ha infatti deliberato la sua istituzione nell'ambito delle prerogative dell'autonomia scolastica. "Nel nostro liceo ? spiega il preside Giuseppe Pezzoni ? sono già previste due ore di musica. L'indirizzo musicale porta a quattro ore settimanali la materia musicale in prima, seconda e terza classe e a tre ore in quarta e quinta classe. Al pomeriggio, con un rientro settimanale, le studentesse e gli studenti frequenteranno le classi di strumento oppure di danza. Il Musicale infatti ricomprende anche l'indirizzo coreutico già avviato da anni nel nostro istituto". al passo con le riforme L'indirizzo musicale al Secco Suardo anticipa il liceo Musicale, previsto dalla legge di riforma della scuola numero 53 (legge Moratti), che dovrebbe partire nel 2009-2010 dopo i due anni di rimando della riforma, fissati dall'attuale ministro della Pubblica Istruzione, Fioroni. In questo caso il liceo Secco Suardo sarebbe già pronto a scivolare nell'alveo definitivo trasformando l'indirizzo in liceo musicale tout-court. Se invece la riforma non partisse, l'indirizzo resterà tale, portando comunque alla maturità di liceo socio-psico-pedagogico (che abilita a tutte le facoltà universitarie) ma con in più una competenza musicale e musicologica già acquisita che metterà gli studenti e le studentesse in grado di affrontare facoltà universitarie specifiche come Musicologia e paleografia musicale o i corsi del Dams, oppure renderà capaci di affrontare l'esame di ammissione agli Istituti di Alta Formazione Musicale (i Conservatori, che diventano equivalenti a facoltà universitarie). L'indirizzo che partirà al Falcone dal prossimo anno scolastico 2008-2009 avvia anche alle professioni collegate all'educazione musicale e alla riabilitazione attraverso la musica. musica per tutte le materie Nel curriculum del liceo Secco Suardo entrano così materie come Storia della musica, teoria e grammatica musicale, pedagogia musicale, armonia e composizione, portando così l'orario complessivo settimanale a 30 ore nel biennio e 32 nel triennio. Sono previste poi un'ora di studio individuale dello strumento e due ore di musica d'insieme. "In questo modo ? sottolinea il dirigente Pezzoni ? pensiamo di rispondere alle numerose richieste che provengono dagli studenti che frequentano scuole medie a indirizzo musicale, ormai numerose sul territorio, e che non vogliono rinunciare alle competenze acquisite e alla passione per la musica ma continuare a svilupparle senza rinunciare a una formazione liceale e poi universitaria. Il Secco Suardo si affianca alle proposte musicali che già funzionano in città, ampliando l'offerta formativa degli istituti secondari superiori". S. P.


Libri, 'Mal di merito' ovvero l'Italia dei 'figli di...' (sezione: Scuola) ( da "ADN Kronos" del 04-11-2007)

 

Nell'ultima fatica di Giovanni Floris una desolante fotografia del Paese delle inespugnabili caste e delle università a conduzione familiare, da cui i 'cervelli' non possono che fuggire ascolta la notizia commenta 0 vota 0 tutte le notizie di CULTURA Roma, 4 nov. (Ign) - 'Mal di merito', ovvero l'Italia che spalanca le porte solo ai 'figli di...'. Il Paese dove la competenza o un titolo di studio non bastano, ma è necessaria la 'spintarella'. La nazione dove la meritocrazia è soffocata, la mobilità sociale bloccata e la guerra tra generazioni sempre più aspra. Tra racconti di vita vissuta e inchieste, l'ultimo libro di Giovanni Floris, disponibile in libreria dal prossimo 7 novembre (euro 17,50, ed. Rizzoli, pag: 234 ) denuncia con forza le disfunzioni del sistema Italia a partire dall'università , da cui i 'cervelli' non possono che fuggire schiacciati dal baronato familiare che ha invaso gli atenei. Nel suo nuovo lavoro il conduttore di 'Ballarò' riporta racconti di giovani plurispecializzati finiti a fare gli istruttori di scuola guida o ad avere come unica prospettiva il lavoro in un call center; ricostruisce una mappa del potere universitario attraverso alberi genealogici. Quindi Floris non risparmia critiche alla generazione del '68 - quei rivoluzionari contro il baronato, diventati baroni a loro volta - e alla sinistra che non capisce che la chiave della sua azione politica dovrebbe essere il ritorno alla meritocrazia, unico strumento di possibile riscatto sociale per i singoli e per il Paese.


MODENA, IL SINDACO RISPONDE ALL'INTERROGAZIONE SU "IL FEUDO" (sezione: Scuola) ( da "Sestopotere.com" del 06-11-2007)

 

(11:19) (6/11/2007 10:11) | MODENA, IL SINDACO RISPONDE ALL'INTERROGAZIONE SU "IL FEUDO" (Sesto Potere) - Modena - 6 novembre 2007 - "Questa non è lotta politica, confronto tra posizioni diverse, sfida reale tra idee e progetti. È solo uno squallido colpo basso, inferto nel tentativo di denigrare le persone attraverso l'insinuazione. Il tutto, tritato assieme per non poter quasi distinguere il vero dal falso. L'insinuazione è peggio dell'attacco personale, è sottile quanto vigliacca, e consistere nel diffondere il tanfo facendo credere che ci sia da qualche parte anche il guano. Invece a puzzare sono le intenzioni di chi ha attivato questa vicenda. Sono le pratiche usate dal fascismo, dai regimi comunisti dell'est europeo e dai delinquenti di ogni risma per indebolire gli avversari. Quelli che ho citato, però, erano professionisti della materia, mentre chi ha organizzato questa farsa sgangherata sono dilettanti, che hanno lasciato innumerevoli tracce delle loro intenzioni lesive". Così il sindaco Giorgio Pighi ha risposto in Consiglio comunale all'interrogazione, subito trasformata in interpellanza, presentata da Michele Barcaiuolo di Alleanza nazionale e intitolata "il feudo". Così il consigliere ha motivato la propria istanza: "da un'inchiesta svolta a livello nazionale dall'associazione Azione universitaria e parzialmente pubblicata dal quotidiano nazionale Il Giornale, emergono particolari che lasciano alee di sospetto non certo sulla legalità ma sicuramente sull'opportunità di alcune esperienze. accademiche e amministrative del sindaco di Modena Giorgio Pighi. Credo sia un dovere di ogni consigliere comunale interrogare il Sindaco su questi fatti, a prescindere dal suo orientamento politico. Alcune persone", ha continuato Barcaiuolo, si sono espresse pubblicamente sui media dicendo che i fatti sono stati regolari e legittimi. Io ritengo che nessuno ponga in discussione la legittimità o la regolarità di tutti i fatti: né il dossier, né l'articolo, né questa interrogazione. È evidente che tutto è stato corretto. Ma qui siamo in Consiglio comunale e non in Tribunale e vogliamo discutere dell'opportunità politica dei fatti citati. Su questo interroghiamo il Sindaco. Riteniamo che ogni singola scelta, dalla designazione del membro interno della commissione al finanziamento al master, sia discutibile dal punto di vista dell'opportunità politica o, come qualcuno ha detto, dell'eleganza. Un'altra questione è cercare di spostare un intervento politico su un piano personale. Non c'è niente di personale, e chi non lo capisce cerca di intorbidire le acque. Il titolo Il Feudo fa riferimento al dossier pubblico di tre dirigenti dell'associazione. È in presentazione in tutte le università italiane e non escludo sarà presentato anche qui. Ho fatto una breve ricerca sui fatti enunciati nel dossier e sul giornale e ho trovato una sola imprecisione: il fatto che, come è stato riportato dalla stampa, il professor Donini non era il presidente della commissione che ha esaminato il Sindaco, ma era invece il membro interno. Vorrei inoltre aggiungere alcune cose, in riferimento alla stampa locale e agli articoli comparsi ieri e oggi: la Gazzetta di Modena parla di un gruppo di docenti che chiede un codice etico contro il nepotismo, e oggi anche il segretario cittadino dei Ds invita il rettore a munirsi di un codice etico. Condivido la richiesta da un punto di vista dei contenuti, è una nostra richiesta da tempo che tutte le istituzioni pubbliche possano averlo: è evidente che anche quando non ci sono irregolarità o illegittimità, il codice serve a fare sì che i cittadini percepiscano trasparenza, pari opportunità e meritocrazia. Sono dispostissimo a firmare un ordine del giorno che chieda questo alla nostra Università". Così il Sindaco ha proseguito il proprio intervento: "il teorema si basa su due pilastri: il professor Massimo Donini era presidente della commissione e si suggerisce il subdolo collegamento con la gestione del Master in sicurezza urbana. Ipotizza uno scambio tra aiutino per la nomina in cambio del master. Il ragionamento è primitivo ma filerebbe: però Donini non era presidente della commissione e per la gestione del master non ha avuto nulla in più del suo stipendio. All'epoca, Donini era l'unico ordinario di Ius 17 presente in facoltà. Tutto è documentato in carte ufficiali, come il mio curriculum di docente, il programma e il budget del master, lo stato di servizio di Donini e degli altri docenti. Il professor Canestrari è anche presidente della Commissione nazionale di bioetica, incarico certamente non ottenuto grazie all'interessamento al mio concorso. Lei si è privato della pur debole scusa che le restava, di avere agito per il pubblico bene. Invece fornisce nell'interrogazione decine di elementi in più rispetto a Il giornale. Solo l'interrogazione afferma che Canestrari è intervenuto a un convegno organizzato da una sezione Ds. Il Sindaco, certo, deve garantire trasparenza e meritocrazia: dunque all'epoca del concorso avrei dovuto dire a Canestrari di non compiere il misfatto di parlare a convegni indetti ai Ds. Gli avrei anche dovuto dire di non presiedere il comitato di bioetica. Non le pare che siano insinuazioni grottesche? Solo il professor Flora, secondo l'ineffabile interrogazione, non ha ancora avuto nulla in cambio. Questa montatura è certamente stata costruita ad arte per colpirmi, il che è riconosciuto da tutti. Prima Azione universitaria, poi il Giornale e poi l'interrogazione, che era palesemente già pronta. Non c'è ricerca della verità ma il semplice violento tentativo squadristico di fare fuori l'avversario. Per rispondere bastavano i fatti, pubblicati sul sito dell'Università. Lei sapeva bene che il danno alla mia immagine si sarebbe verificato e i responsabili siete lei e Azione universitaria. Il danno personale è molto grave, come nel caso del virgolettato "Pighi fa carriera grazie ai Ds". Il suo manganello è più duro della mia testa perché la sua insinuazione è stata pubblicata, e ora è diffusa. A inizio mandato ho detto che da sindaco non avrei mai querelato un giornale. Certo non lo farò nei confronti di un consigliere. O lei sapeva che i dati erano falsi ed è in malafede, oppure non lo sapeva e può rimediare, dicendo chi le ha fornito queste informazioni false e dando, non al sindaco ma a Giorgio Pighi, la possibilità di difendersi nelle sedi adeguate per dare la possibilità a tutti di capire chi c'è dietro questa brutta vicenda". Molti consiglieri hanno applaudito l'intervento del Sindaco. Nel dibattito, Achille Caropreso del gruppo indipendente ha affermato: "desidero esprimere tutta la mia solidarietà, che nei giorni scorsi è anche apparsa sulla stampa. Penso che ci si trovi di fronte a una circostanza dove o si agisce perché si ritiene che delle leggi sono state violate, oppure se tutto ciò, come viene detto nel preambolo, non c'è, perché intervenire? Se le procedure sono corrette, il problema è forse di opportunità? Io non lo vedo. Il nostro Sindaco ha partecipato a un concorso, per quale motivo non avrebbe dovuto farlo, come qualsiasi cittadino che ricopre cariche accademiche? Non c'era forse già un codice deontologico che avrebbe dovuto tutelare i pubblici concorsi? Come se l'operato di tutti coloro che hanno vinto una cattedra negli anni antecedenti questo istituto del codice d'onore fosse da mettere in discussione per opportunità politica. Qui si agisce solo se sono state violate norme o procedure, il resto non ha consistenza. Non esiste una consistenza politica e una legale, esiste la legittimità. Questa, come lo stesso istante ha sottolineato, è stata rispettata". Sergio Rusticali dello Sdi ha osservato: "ci stanno anche la dialettica forte e le posizioni contrapposte, ma quando si fa della non politica non va bene. Quando si vuole, come diceva il Sindaco al quale ho già espresso solidarietà, immettere il germe dell'insinuazione, la politica non c'entra. C'è il tentativo di immettere dubbi nell'opinione pubblica sulla persona e sull'istituzione. Considero una prova concreta di stile anche la differenza tra la presentazione dell'interrogazione e la risposta del Sindaco. È esemplare lo stile di risposta del Sindaco, uno stile di correttezza basato su risposte concrete e precise. Debbo anche dire al consigliere Barcaiuolo che il dubbio che lei abbia utilizzato la notizia del Giornale io non ce l'ho. Lei è stato impegnato in prima persona nel definire questa dettagliata interrogazione. Questa e la documentazione dell'associazione sono stati strumenti per la notizia del Giornale. Questo tipo di politica si chiama sciacallaggio. Siamo in un civico consesso e bisognerebbe a volte analizzare ciò che accade, perché queste non sono solo opinioni personali. Sono pervenute solidarietà anche dall'interno del suo partito, e dubbi sulla sua azione. L'elemento trasversale è che nessuno ha riconosciuto l'azione come degna. Aimi e Sighinolfi hanno fatto affermazioni precise, anche Galli ha espresso solidarietà al Sindaco". Fausto Cigni dei Ds - L'Ulivo ha detto: "dopo l'intervento del Sindaco, Barcaiuolo mi sembra come i pifferai di Arezzo, è partito per pifferare ed è stato pifferato. Barcaiuolo non può avere appreso la cosa dai giornali. Bastava che il consigliere leggesse la Gazzetta di Modena di 3 anni fa per sapere che il nostro Sindaco aveva anche questo ruolo. Le argomentazioni sono peregrine e questo atteggiamento è tipico di una cultura politica. Basta vedere il presidente del suo partito cosa sta combinando a Roma. Non è un elemento giovanilistico ma una cultura. Non ho avuto problemi a recarmi a un'iniziativa per ricordare Ramelli e mi aspettavo un atteggiamento diverso, c'è ancora molta strada da fare in quell'organizzazione. Come è possibile che Azione giovani difenda il rettore? Quale è il ruolo di questa organizzazione? Mi dispiace che non ci sia Davide Torrini, che ha espresso solidarietà a Pighi ma dato la colpa di questa interrogazione alla sinistra. Vorrei tranquillizzarlo: le interrogazioni poste da noi si basavano su fatti precisi, dichiarazioni del preside della facoltà di Medicina, primari o docenti. Mi fa piacere che fuori tempo massimo si parli di codice etico, sta bene anche a Pellacani, lo ha affermato oggi. Io non conosco quel mondo ma sono abituato a stare sui fatti". Antonio Maienza dell'Udeur è intervenuto ricordando: "avevamo già espresso indignazione e amarezza per questo giuoco al massacro politico del consigliere, censurato anche da autorevoli esponenti del suo partito. La politica non si fa attraverso attacchi personali e insinuazioni false, tendenziose e di bassissimo profilo. Più volte ho verificato che ci troviamo di fronte a un professionista serio, attento cultore della materia riconosciuto anche a livello europeo, come dimostrano le sue pubblicazioni. Ribadisco la mia amicizia personale e la solidarietà di tutto il mio partito. Caro Barcaiuolo, chi la fa se l'aspetti: l'attacco ti si ritorce contro in termini negativi e anche i tuoi ragazzi avranno oggi in te un esempio di cattivo maestro. Modena è fortunata ad avere un Sindaco dalle qualità morali, personali e professionali di Giorgio Pighi, che ha segnato un nuovo capitolo nella storia politica della città, quello del dialogo, e che io stimo e ammiro". Mauro Tesauro dei Verdi ha affermato: "a nome dei Verdi, Sinistra democratica e Rifondazione comunista colgo l'occasione per manifestare al Sindaco tutta la vicinanza e la solidarietà che la sua figura merita. Chi vuole strologare sulle nefandezze del mondo accademico ha sbagliato bersaglio e le scuse sarebbero d'obbligo". Paolo Ballestrazzi di Modena a colori è intervenuto esprimendo "un grande imbarazzo, perchè sul piano personale chi parla è rimasto vittima di iniziative di questo stampo, forse anche più gravi. Ritengo che non sia questo il terreno sul quale i cittadini vogliono conoscere e giudicare la classe politica che esprimono. È un terreno estraneo al nostro gruppo e alla nostra storia personale, mia e di Baldo Flori .Il Sindaco ed io siamo legati da un'amicizia vecchia di mezzo secolo tra le nostre famiglie. Lei sa quale stima personale mi lega alla sua storia, alla sua famiglia e alla sua persona. Ma faccio fatica, dopo avere ascoltato i suoi maldestri difensori e la sua risposta, a tacere. Capisco la sua risposta perché è motivata da un giusto sdegno. So quanto le è costata, sul piano personale e anche economico, la scelta di fare carriera politica. Ma, sul piano politico, la sua risposta è stata pessima. Bisognava alzare il tono. Ognuno è libero di assumere iniziative politiche e risponderne agli elettori. Io non condivido i toni e i modi di Barcaiuolo. Ma prima di prendersela con lui, a me dispiace che non ci sia l'assessore Querzè, che il 15 settembre di quest'anno ha affermato 'pochi si indignano per i concorsi falsi, tutti sanno che questo accade quotidianamente'. Un consigliere ha il diritto di porre un problema politico a questo consesso. Non investe il sindaco Pighi, ma il Sindaco. Non ha diritto la maggioranza di stabilire in quali binari si deve esplicare l'azione della minoranza, tanto più che la situazione dell'Ateneo modenese è turbolenta. È vero che non c'è stato danno per il Comune. Ma ci sono già stati due casi in cui carriere universitarie sono state foraggiate a spese del comune. Non condivido l'azione, ma la maggioranza scenda dalla cattedra". Andrea Galli di Alleanza nazionale ha aggiunto: "per sgomberare il campo dagli equivoci, preciso che ho firmato stamattina l'interrogazione del collega. La figura della testuggine romana, come strumento difensivo, mi è particolarmente comprensibile e cara in questo momento. Il collega Barcaiuolo ha subito una serie di attacchi, si è anche detto che io avevo preso le distanze. Questo non è vero: ho comunicato a lui e al Sindaco cosa pensavo, ma non posso togliergli il diritto di interrogare il Sindaco su cosa è successo. Credo che il Sindaco abbia perso l'occasione di ringraziare Barcaiuolo per avergli dato l'opportunità di spiegare ciò che è successo. E non ridete, perché se Barcaiuolo non avesse presentato l'interrogazione se ne sarebbe parlato nella città, ma non qui. Lei ha avuto la solidarietà di tutti e oggi avrebbe avuto la possibilità di spiegare con chiarezza cosa ha fatto. Io lo so, c'ero, l'ho vista insegnare ed essere presente, mentre ci sono suoi colleghi che si presentano solo 30 ore ogni anno e quelli dovrebbero essere esposti al pubblico ludibrio. Cosa doveva fare Barcaiuolo? Lei non è sceso nei fatti, ma capisco il motivo, perché si è sentito offeso e tirato in ballo per essere finito sul giornale ingiustamente. Lei esce da qui personalmente riabilitato, politicamente non lo so. Per lei è un ottimo risultato e dovrebbe ringraziare Michele con una pacca, vigorosa ma delicata per non slogargli la spalla, è un ragazzo ancora giovane. Le notizie vengono non da Michele, ma da uno dei tanti rivoli del mondo universitario, per definire il quale non ho un termine abbastanza negativo. Mi meraviglio che lei abbia dovuto aspettare 20 anni per questo concorso, essendo conosciuto, stimato e se posso dirlo ammanicato. Chi non ha le sue conoscenze quanto deve aspettare? Se fosse vero che lei ha avuto bisogno di un aiuto, una persona come lei, significherebbe che quel mondo è davvero marcio e patocco. Lei è uscito vincitore dal punto di vista personale, colga l'occasione per farlo anche dal punto di vista politico, entrando nel merito di quello che ha fatto in questi 20 anni di carriera". Baldo Flori di Modena a colori è intervenuto "pur in accordo con il collega Ballestrazzi, perché quando ci sono in ballo dei valori l'abbondanza è un fatto positivo. Intervengo per la sofferenza umana del Sindaco, che mi ha colpito profondamente, e anche perché il tema ha assunto un carattere generale sullo stile del fare politica, sul rispetto per le persone al di là delle diversità delle idee. Qui non è in discussione lo stile di un giornale, né il diritto di un consigliere comunale di chiedere chiarimenti su atti e comportamenti specifici dell'attività amministrativa. Sono parti formali che vanno rispettate, ma ci sono anche le regole non scritte, sui cosiddetti limiti della politica. Lo dico io, che sono stato il diretto avversario del Sindaco in una campagna aspra e non facile, ma nella quale credo che queste regole le abbiamo sempre rispettate. Avremmo potuto far scivolare la campagna anche su un piano inclinato diverso, non lo abbiamo fatto. La sofferenza umana colta nella passione della sua risposta è la parte più vera e più sincera del suo intervento e mi ha fatto entrare in sintonia sul piano umano e personale, al di là di alcune asprezze verbali che avrebbe potuto evitare. È difficile difendersi quando sono in ballo certi valori, la dignità e l'onorabilità di una persona. È qui che dobbiamo interrogarci, perché la politica non deve mai provocare sofferenza a un avversario politico o alla sua famiglia. Questo limite deve essere insuperabile e secondo me è il vero tema di questo dibattito". Teodoro Vetrugno dei Ds - L'Ulivo ha espresso "un sincero ringraziamento al consigliere Flori, che ha saputo rappresentare lo stato d'animo di tanti di noi. Nessuno vuole mettere il bavaglio a un consigliere comunale, che ha il diritto di mettere in atto le azioni politiche che ritiene più opportune, ma qui siamo di fronte all'avvio di una campagna esasperata, che scava negli istinti più bassi. L'organizzazione giovanile di An ha cercato di capire se quelle corde potessero essere tese per sviluppare nel paese un clima negativo nei confronti delle amministrazioni di centro sinistra. Lo stile non si compra sulle bancarelle del mercato, o ce l'hai o non ce l'hai. La responsabilità di chi fa politica e ha l'onore e l'onere di rappresentare qualcuno dovrebbe fare sì che questo stile ce lo imponessimo. Barcaiuolo ha voluto denigrare, diffamare, insinuare, colpire la persona, e non ha avuto stile. Il Sindaco Pighi lo conoscono in tanti, forse anche Barcaiuolo è stato suo studente. È stimato ovunque e non ha bisogno di difese di ufficio. Sono convinto che gli attestati di stima gli arrivino dalla città, per il lavoro che ha fatto negli anni. A rimestare nel fango, se ne cosparge chi con questo fango ci lavora. Il fango rimarrà sulle mani di chi ha cercato di gettarlo. Davide Torrini dice che la sinistra doveva aspettarselo. Io non sono nuovo a interrogazioni sulle politiche del rettore, lo contestavo già da studente, non mi sono limitato a porre in essere qualche critica. Lo strabismo, in politica, paga? O crediamo che possa essere sufficiente per essere credibili? Si è credibili se si sa guardare a tutto tondo. La stima si conquista con l'onestà intellettuale e tu non sei stato onesto". William Garagnani dei Ds - L'Ulivo ha affermato: "ho applaudito l'intervento del Sindaco ma voglio esprimere solidarietà anche a parole, sul piano umano. Si potrebbe dire che il giornale citato è specializzato nelle calunnie ai leader di centrosinistra. Si potrebbe parlare delle difficoltà dei nipotini del fascismo a fare politica in una città medaglia d'oro della Resistenza. Ma non farò nulla di tutto ciò. Voglio solo esprimere solidarietà al Sindaco. Barcaiuolo ha insinuato la calunnia. Ho conosciuto il sindaco Triva e so che in quest'aula c'è sempre stato un grande rispetto, anche nei momenti di scontro più aspro. La democrazia conquistata dalla Resistenza e affermata dalla Costituzione è anche quella che consente a Barcaiuolo di fare quello che ha fatto oggi. Al Sindaco, comunque, tutto il mio apprezzamento". Sergio Celloni dell'Udc ha osservato: "in una forma di fare politica che non voglio accettare, quello che manca non è l'intellettualità, come qualcuno ha detto, ma forse l'educazione. È come se il fine giustificasse i mezzi. Posso capire che nel mondo delle università, che io non ho mai vissuto molto, i giovani possano sentirsi discriminati e vogliano portare avanti certe istanze. I rapporti all'interno dell'Ateneo devono essere un mezzo e non un fine, certo una discussione sull'Ateneo è importante per ricostruire un clima di fiducia. C'è stata anche la richiesta di un codice di etica comportamentale dei rapporti, perché sempre più spesso viviamo in un mondo che non è assoggettato a nessuna regola etica. Bisogna, a mio avviso, recuperare la fiducia nell'automoderazione personale, in un mondo dove invece sembra che i furbi e gli scaltri abbiano più successo degli onesti. Invece penso che nei rapporti interpersonali e professionali la fiducia, al contrario della furbizia, non paga e crea situazioni destinate a resistere. Ci è stato detto che alcuni nostri interventi sono strumentali. Questo non mi sembra strumentale, ma sono d'accordo che il Sindaco possa essersene avuto a male con giusta ragione e vorrei che questo fosse di monito perché il dibattito in questo consiglio non si infervori fino a diventare scontro". Enrico Artioli della Margherita - L'Ulivo ha espresso solidarietà "al Sindaco e all'uomo, perché la lotta politica, per quanto aspra, deve sempre fermarsi molto prima dell'ambito personale e familiare. Non apprezzo l'azione di questa associazione giovanile, né di un giornale con ampia tiratura, uso ad azioni denigratorie. Non ci sono limiti alla libertà di un consigliere di porre interrogazioni e non c'è nessuna copertura a eventuali situazioni difficili all'interno dell'università. Di fronte all'insinuazione non c'è difesa, se non la rettitudine personale, ma il segno rimane. E mi associo al discorso di Flori, perché si abbia la massima attenzione e cautela. Mi piacerebbe davvero, infine, conoscere la genesi di questa triste vicenda, e che magari potessero arrivare scuse o assunzioni di responsabilità personale". Olga Vecchi di Forza Italia ha affermato: "personalmente io sono garantista, come è sempre stato il mio partito. Credo ci debbano sempre essere prove certe. Ma mi dispiace sentire che i consiglieri della sinistra, tardivamente, hanno scoperto un garantismo con l'elastico. Credo che si debba distinguere la politica dalle persone, tenere divisa l'ideologia e la lotta politica dal rispetto della persona, e credo di averlo sempre fatto. Io sono stata spesso, anche negli anni passati, molto forte come ideologia. Appena il Sindaco fu eletto, ricordo un'importante cena dove parlò con i cittadini e anche io lo torchiai chiedendogli se non si sentisse le mani legate dalla sinistra estrema. Ma gli espressi allora, e la rinnovo oggi, una grande stima personale, che mantengo fino a prove contrarie e certe. Ciò non impedisce di poter attaccare la Giunta e il suo operato, ma questo è diverso da un attacco alla persona. Mi dispiace moltissimo che alcuni partiti della sinistra non abbiano avuto questo garantismo negli anni passati quando personaggi importanti della politica sono stati attaccati. Credo sarebbe più corretto fare politica in un modo diverso". Andrea Leoni di Forza Italia ha aggiunto: "non mi assocerò questa sera al tentativo di pubblica crocifissione del consigliere Barcaiuolo. È evidente che i consiglieri hanno il diritto di fare le interrogazioni e bisognerebbe che la Giunta e il Sindaco, ma anche i consiglieri, se ne ricordassero. Credo ci siano state nell'intervento del Sindaco espressioni, come manganello o squadristi, che non hanno fatto ricordare il rapporto di moderazione che, perlomeno nella facciata, il Sindaco cerca di tenere con le opposizioni. Un consigliere che io apprezzo, Vetrugno, ci ha detto che l'associazione giovanile di An sta montando una campagna per screditare l'Università. Ma Giovanni Floris ha pubblicato un libro sui raccomandati dell'università, da nord a sud, e non è certamente un esponente del centro destra. Parla di 8 professori con lo stesso cognome nella stessa facoltà, di cervelli in fuga e ricercatori che vanno a fare i centralinisti. La situazione dell'università è un'emergenza del paese, è una delle caste italiane. Questo era uno dei motivi che ci avrebbero visto volentieri aprire un dibattito oggi. Credo che questa vicenda si concluderà con tutte le possibilità per il Sindaco di salvaguardia della propria onorabilità. Non condivido che lei e la maggioranza ci facciate la morale su una scelta politica di un consigliere dell'opposizione. Ha sbagliato a usare quei toni, sarebbe uscito da gigante con toni diversi. Francamente, invece, è uscito anche lei per quello che è". Di altro parere Michele Andreana, Ds - L'Ulivo: "ho apprezzato fermezza, chiarezza, rigore e puntigliosità della risposta del Sindaco, sia perché era chiamato in causa direttamente, sia perché ci ha fornito gli elementi per riflettere su due aspetti che questa vicenda pone. Il primo è il codice deontologico, anche quello della lotta politica, che demarca il confine tra la lotta e le bassezze personali, come spiegava il consigliere Flori. Mi pare che oggi, grazie alla risposta del Sindaco, questo dato sia emerso, anche indirettamente nella risposta di Leoni. Leoni parla di un livello politico che sarebbe stato molto alto se non ci fossero state alcune asprezze. Qui dentro non ci sono stati sostenitori di Barcaiuolo, mentre invece il Sindaco si è difeso molto bene. La seconda questione è la campagna di Azione universitaria che sta alla base di questa interrogazione, che non casualmente prende l'avvio in contemporanea. Sostenere che non ci sia un collegamento è un tentativo di arrampicarsi sugli specchi. Accreditarsi come fautore della verità è stato da parte di Barcaiuolo un tentativo maldestro e puerile. Non era certo un'interrogazione per consentire al Sindaco di accreditarsi come un galantuomo. E poi, mi chiedo, a cosa punta questa campagna, a un'azione moralizzatrice? A dimostrare che nelle Università c'è una casta che si deve riportare a una maggiore responsabilità e trasparenza? Non credo, perché guarda caso quelli citati sono tutti docenti appartenenti al centro sinistra, e si cerca di accreditare l'esistenza di una lobby di sinistra che non consente la meritocrazia. Ahimè, avete scelto l'esempio sbagliato, la figura di Giorgio Pighi è la più sbagliata per dimostrare questo teorema, che infatti cade subito". Rosa Maria Fino della Società civile ha ringraziato Flori "per avere espresso ciò che molti di noi avrebbero voluto dire. Credo che questi siano i presupposti di una cattiva campagna pre-elettorale e mi spiace che anche Modena sia stata raggiunta da questi tentacoli velenosi: una campagna di calunnie e malevolenza, che attacca le persone sul piano personale e non politico. Non vorrei che ci fosse un'escalation anche in quella che ritenevo a torto un'isola felice, la nostra città. Sono amareggiata, come credo tanti cittadini e cittadine, che non meritano una cattiva politica impostata sulla diffamazione. Non lo merita lei, Sindaco, come amministratore pubblico e professore di alta caratura, e nemmeno come uomo. Non lo meritiamo nemmeno noi che sediamo in questo Consiglio. Vorrei che Modena fosse portavoce di un'altra politica, una buona politica". Ivo Esposito di Forza Italia ha ricordato: "l'interrogazione ha per oggetto l'Università, un'istituzione che sta vivendo un momento turbolento, è stata oggetto di un'interrogazione del consigliere Cigni, di un libro citato da Leoni. Serve chiarezza, senza fare attacchi personali, rispetto ai quali si deve esprimere solidarietà. Tutti quanti in questa sala abbiamo firmato una mozione a favore del collega Toni, che ha subito minacce fisiche, e non solo offese. Si sarebbe dovuta trattare con urgenza anche quell'istanza. Facciamo in modo che una deontologia ci sia sempre. O la sicurezza di Toni non è importante? È buona norma che non si definisca un collega manganellatore, squadrista, uomo di poca intelligenza o poca serietà. Se vogliamo essere seri dobbiamo placare i termini ed essere solidali con tutti, tutti sono innocenti fino a prova contraria. Solo qui si vede se abbiamo raggiunto la civiltà che ci compete. Non dobbiamo lasciarci andare a termini offensivi, né richiamare periodi oscuri della storia italiana che non dovrebbero essere più citati. Sarebbe giusto che questo spirito di solidarietà si esprimesse per tutti e non si strumentalizzasse per fare l'ennesimo attacco politico". A conclusione del dibattito è intervenuto il presidente Ennio Cottafavi: "quando ho avuto per le mani questa interrogazione ho provato disagio, disorientamento e quasi impotenza. Mi sono tornate in mente sensazioni che ancora oggi cerco di dimenticare, che ho provato in passato, e mi sono immedesimato nella persona che ha subito un attacco violento e gratuito. Sono sensazioni laceranti. Mi piace il confronto anche aspro sulle idee, ma non mi piace per niente quando si scivola nelle insinuazioni e nel discredito per affermare le proprie idee. È un modo di operare che ferisce, non aiuta il dibattito e costringe a scendere ai livelli di chi attacca. Abbiamo offeso anche l'istituzione di cui facciamo parte. Spero ritroviamo presto gli alti livelli di dibattito di cui siamo capaci. Al Sindaco esprimo solidarietà e un augurio di dimenticare presto questa bruttissima pagina". Anche questo intervento è stato seguito da un applauso. Infine, è arrivata la replica di Barcaiuolo: "è successo quello che speravo non accadesse: vedere questa inchiesta come un attacco personale. È un'inchiesta pubblica ed è pubblica anche quale è stata l'origine dei dati raccolti. Un solo consigliere ha risposto sui contenuti, ed è stato Caropreso, che ha affermato: per me se tutto è legittimo non ci sono problemi. È una risposta che può andare bene. Non si può dire che sono falsità, quando le ricerche fatte sono vere. Poi, che questo non comporti irregolarità, è secondo me irrilevante dal punto di vista politico. Vogliamo credere davvero che nella percezione dei cittadini l'università italiana brilli per meritocrazia e trasparenza? Se qualcuno pone delle determinate questioni, e le pone un giornale molto letto, fare un'interrogazione per dare al Sindaco la possibilità di spiegarsi mi sembra il minimo. Se avessi voluto soffiare sul fuoco avrei parlato direttamente ai giornali, ma non l'ho fatto. Il dossier è pubblico e l'interrogazione ne è figlia. Io non ho nessun dubbio sull'onestà del Sindaco, ma stiamo parlando di altro: se è opportuno o meno che gli intrecci esistano, da una parte o dall'altra. Altre illazioni, come manganellatore o squadrista, vengono usate troppo spesso, quasi come il jolly, per non rispondere sui contenuti. Fate riferimento a una storia che non mi appartiene, se non altro per motivi anagrafici. L'associazione è ovviamente vicina ad An, ma io non ne faccio parte. Comunque, non ha bisogno di patenti di legittimità: è il movimento giovanile con più iscritti nel nostro paese, ne hanno fatto parte anche eroi come Paolo Borsellino. State continuando a spostare il tema. Io non ho dubbi su Giorgio Pighi, ma sul sistema universitario. Questo è il mio discorso: massima dignità, ripeto, per gli autori dell'inchiesta, massima onestà per il Sindaco Pighi. Ribadisco che queste affermazioni possono essere entrambe vere: se presupponessimo delle irregolarità non avremmo fatto articoli e interrogazioni, ma un esposto in Procura. Sono due piani diversi mentre con questa discussione avete provato a intrecciarli. Il Giornale ha dato un titolo sicuramente da biasimare, ma leggetevi l'inchiesta e ditemi cosa non è vero. Questo è il problema. All'interrogazione si poteva rispondere che i fatti non sono veri, e questo non lo credo. Oppure si poteva dare la risposta che ha dato Caropreso: anche se sono fatti veri, sono legittimi, pubblici e non mi creano imbarazzo". Il Sindaco ha replicato: "Se ce ne fosse ancora bisogno, è evidente che questo dibattito alcune cose le ha chiarite. È strano come, pur avendo notato che il consigliere ha letto attentamente quanto apparso sulla stampa nei giorni scorsi, non abbia sottolineato che io sin dal primo momento abbia detto: non replicherò direttamente al giornale, per me trasparenza e correttezza sono importanti. La posizione scomoda in cui si è trovato fa parte di quello che può accadere in politica. La falsità, glielo ripeto, e mi scuso se non era chiaro, è questa: lei, Azione giovani e il Giornale affermate che tra il concorso e il master ci sia un collegamento. È l'affermazione implicita all'interno dell'articolo, dell'interrogazione e dell'inchiesta, ed è falsa. Se lei lo riconosce, il cerchio si chiude. Nel momento in cui io, molto prima di essere sindaco, ho partecipato a un concorso, non ho fatto altro che proseguire la mia carriera, iniziata subito dopo la laurea. Dal 1980 ero dipendente di ruolo, si trattava solo di un cambiamento di qualifica, e quando ho presentato domanda si sono formate regolarmente le commissioni. Non è solo una legittimità formale. Gli intrecci di cui lei parla sono una cosa falsa, lo ripeto, falsa. C'è un altro tema, toccato in parte da Andrea Galli: lei dice che ha presentato l'interrogazione dopo l'articolo di giornale. I tempi sono sospetti, ma non è questo il punto. Dobbiamo chiarirci se seguire un articolo di giornale sia sufficiente o se chi presenta un'interrogazione abbia l'onere di verificare se almeno tendenzialmente sono notizie vere o false. Si dice che una persona che era presidente della commissione - in realtà era il componente interno - dopo sarebbe stato avvantaggiato da me nell'appoggio a un master, con 2500 euro messi a disposizione dal Comune, che ha approvato un'iniziativa che faceva parte del suo programma. È chiaro che su 30 docenti ne può trovare 2 che hanno partecipato a iniziative promosse dai Ds. Ma è questo il punto? In realtà, e di questo tutti me ne hanno dato atto tranne lei, la falsità non è prendere i singoli segmenti di fatto. Bisogna provare i collegamenti, altrimenti si infangano le persone, e questo è quello che lei ha fatto. Il suo diritto a presentare l'interrogazione è fuori discussione, ma dobbiamo abituarci ad avere onestà intellettuale in quest'aula".


Scuola italiana più vicina all'europa (sezione: Scuola) ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 07-11-2007)

 

IL PUNTO DI VISTA DEGLI STUDENTI DEL COLLEGIO DEL MONDO UNITO Troppa diversità di vedute fra i diversi esecutivi: adesso si cerca di fare ordine Scuola italiana più vicina all'Europa Le proposte del governo ispirate al Baccalaureato internazionale Da ormai diversi decenni si tenta di migliorare e di innovare il sistema scolastico italiano. A condizionare il ritardo del rinnovamento è sicuramente la discontinuità politica che ha caratterizzato gli ultimi anni della storia del nostro paese, e l'assoluta diversità di veduta da parte dei vari ministri in merito alla riforma della scuola. L'attuale ministro della pubblica istruzione Fioroni è promotore di un disegno di riforme che hanno lo scopo di "realizzare una scuola che coniughi equità ed eccellenza". I punti salienti affrontati riguardano il recupero dei debiti scolastici e l'acquisizione di "competenze chiave di cittadinanza": ciò che tutti devono sapere per poter essere protagonisti del proprio futuro. Proprio sulla base di quest'ultimo elemento è possibile notare una certa similitudine di principi ispiratori del programma dell'IB: Baccalaureato Internazionale. Questo è un programma offerto dall'Organizzazione del Baccalaureato Internazionale, che riguarda l'ultimo biennio scolastico superiore e porta al conseguimento di un diploma riconosciuto a livello internazionale. Obiettivo principale dell'IB, in comune con la riforma Fioroni, è quello di fornire agli studenti le basi necessarie per la crescita della propria persona e lo sviluppo di senso critico costruttivo e capacità di collaborare superando le barriere culturali. Le "competenze chiave di cittadinanza" di Fioroni potrebbero corrispondere alla parte del programma IBO che incoraggia i ragazzi ad impegnarsi in attività creative e servizi sociali e che introduce una nuova materia obbligatoria, intesa a stimolare le capacità critiche degli studenti: Teoria della Conoscenza. Per quanto concerne i contenuti didattici Fioroni riconosce quattro assi culturali fondamentali (linguaggio,matematico, scientifico-tecnologico, storico-letterario), che potrebbero coincidere con quelli dell'IB. Il programma IB prevede infatti lo studio di sei materie, tre a livello alto e tre a livello medio, insegnate in lingua inglese; di esse devono far parte la propria lingua madre, una lingua straniera, la matematica, una scienza naturale, una scienza umanistica e poi a scelta musica, arte, o un'altra materia facente parte dei gruppi precedenti. Nella riforma Fioroni è fondamentale il recupero dei debiti scolastici entro e non oltre l'inizio del nuovo anno, pena la bocciatura. Nel programma IB non sono previsti debiti formativi e lo studente riceve una valutazione per ognuna delle materie scelte. Il giudizio finale è determinato per una parte da prove specifiche svolte nell'arco dei due anni e per un'altra dall'esame sostenuto al termine del secondo anno. L'organizzazione dei Collegi del Mondo Unito, ha adottato come sistema di istruzione l'IBO, il cui indirizzo educativo è rivolto all'acquisizione di abilità cognitive e ai processi di pensiero piuttosto che alla semplice trasmissione di cognizioni; dà l'opportunità a giovani di tutti i paesi del mondo di vivere insieme, proponendosi come modello di promozione della pace. Il Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico è un esempio di convivenza civile tra ragazzi di tutto il mondo il cui pilastro è l'educazione che dovrebbe essere alla base dei sistemi di istruzione di tutto il mondo. Vittoria Dicandia (Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico - Duino).


Il commento degli studenti goriziani: sì al salda-debiti ma con elasticità (sezione: Scuola) ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 07-11-2007)

 

ANCHE NELL'ISONTINO SI APRE IL DIBATTITO SULLA RIFORMA DELLA SCUOLA Il commento degli studenti goriziani: sì al salda-debiti ma con elasticità Contrastanti i pareri degli studenti goriziani in merito alla riforma Fioroni. Il Ministro della Pubblica Istruzione ha proposto lo scorso 3 ottobre, un decreto ministeriale che prevede il recupero dei debiti formativi entro la fine dell'anno scolastico in cui questi siano stati contratti, con conseguente promozione alla classe successiva se l'esito si rivelasse positivo o, viceversa, con conseguente bocciatura in seguito al mancato recupero dei suddetti. C'è chi, come Valentina, 16 anni, del Liceo scientifico Duca degli Abruzzi sostiene: "Sono pienamente d'accordo perché se si viene promossi alla classe successiva si devono avere tutte le conoscenze in regola; non si può andare avanti trascinandosi dietro debiti, che indicano quindi carenze o difficoltà, a volte difficilmente recuperabili. Se si viene promossi, si deve essere adeguatamente preparati, altrimenti la scuola risulterebbe inutile. Poi non mi sembra giusto che gli studenti che studiano sempre ed hanno una buona media, si ritrovino in classe con degli altri che invece vengono ripetutamente promossi nonostante non lavorino abbastanza". Anche Alessio, 18 anni, dell'Istituto statale R.M. Cossar, si dice favorevole alla riforma, ponendo la questione su un piano più materiale: "Con la sua attuazione, lo studente è obbligato seriamente a studiare, se vuol essere promosso, e questo lo responsabilizza di più, gli dà un maggior senso del dovere". Valentina, 18 anni, del Liceo linguistico Europeo P. d'Aquileia, si dichiara anche essa favorevole alla riforma Fioroni, ma auspicherebbe una sua modifica in senso meno drastico: "Sarebbe il caso di applicare delle eccezioni alla riforma. Se in un liceo linguistico si hanno dei debiti in materie fondamentali come le lingue straniere, questi devono essere assolutamente recuperati; ma se il debito fosse in matematica, i professori dovrebbero essere più elastici nel dare i loro giudizi, tenendo conto che se si è scelto un liceo linguistico, la predisposizione degli studenti è indirizzata alle materie linguistiche, non certo a quelle scientifiche". È di tutt'altra opinione Stefano, 17 anni, dell'I.T.I. G. Galilei: "Sono totalmente contrario alla riforma Fioroni: porre gli studenti nella condizione di dover recuperare i propri debiti entro settembre dello stesso anno scolastico, equivarrebbe a creare in loro un'eccessiva angoscia, che risulterebbe controproducente. Lo studente, per recuperare un debito, deve trovarsi in una condizione psicologica abbastanza stabile e serena, senza la terribile ansia da bocciatura. È meglio, quindi, avere la possibilità di recuperare un debito anche nel corso dell'anno scolastico successivo, ovviamente entro e non oltre la classe quinta, evitando così di arrivare all'esame di stato senza averlo saldato". Anche Luca, 16 anni, dell'Istituto tecnico Per Le Attività Sociali G. D'Annunzio I.T.A.S. concorda: "È già difficile recuperare un unico debito nel corso di un anno, figuriamoci se ci si ritrova ad averne due o tre. Il tempo previsto dalla riforma risulterebbe veramente insufficiente". Per quanto riguarda gli scioperi degli studenti, che sono scesi nelle piazze in circa 130 città italiane, Elisa, 17 anni, sempre del Liceo linguistico Europeo P. d'Aquileia, ne è rimasta quasi affascinata: "Il fatto che così tanti studenti abbiano protestato in massa e siano accorsi così numerosi mi ha colpita molto. È sintomo che i ragazzi italiani, una volta tanto, si sono dimostrati uniti per uno scopo comune". Francesca Plesnizer (Liceo linguistico Europeo "Paolino d'Aquileia" - Gorizia).


Adolescente denudata e fotografata (sezione: Scuola) ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 07-11-2007)

 

Cagliari e Provincia Pagina 1017 I precedenti. L'anno scorso un altro gravissimo fatto accaduto all'interno di un'aula Adolescente denudata e fotografata I precedenti.. L'anno scorso un altro gravissimo fatto accaduto all'interno di un'aula --> Convinta a spogliarsi e a farsi fotografare dai telefonini dei compagni. È un altro degli episodi di bullismo che hanno avuto come teatro la scuola di via Tuveri: la vicenda risale allo scorso anno scolastico. La ragazzina era fidanzata con un compagno di scuola un po' più grande di lui. Lei, innamoratissima, non esitava a fare qualunque cosa le chiedesse il suo ragazzo. Il quale, per mostrare tutto il suo potere, la convinse a spogliarsi in classe per farsi fotografare dai compagni. Foto che, attraverso il bluetooth , viaggiarono da un telefonino all'altro. Uno squallido episodio che arrivò anche alle orecchie dei dirigenti scolastici. Quella volta, non ci furono conseguenze penali: la ragazzina fu trasferita in un altro istituto mentre il fidanzato fu espulso dalla scuola (alla fine dell'anno, ha però potuto sostenere l'esame da privatista e ha ottenuto la licenza media). Ma, nonostante l'impegno di dirigenti e insegnanti, gli episodi di bullismo sono sempre dietro l'angolo. Capita frequentemente che qualche battibecco tra compagni di classe rischi di degenerare perché i protagonisti non esitano a tirare fuori il telefonino per chiamare amici più grandi che si fanno trovare pronti all'uscita di scuola. A quel punto, gli insegnanti cercano di salvare il salvabile e accompagnano i ragazzi sino alla porta della scuola. Un intervento che, però, può rivelarsi inutile dal momento che il luogo della resa dei conti è lontano dall'istituto: i litiganti si ritrovano, quasi sempre, nello spazio sterrato di via Corsica. E la rissa, talvolta, coinvolge ragazzi che nulla hanno a che fare con la scuola. Sono bambini che, però, si comportano come grandi. Così capita che piccoli episodi di vandalismo (l'ultima tendenza è la distruzione delle tapparelle) si alternino a veri e propri atti delinquenziali. Come il plagio di una ragazzina che ha la sola colpa di essere innamorata del proprio fidanzatino o le angherie nei confronti di un ragazzino che, per sua sfortuna, dimostra meno degli anni che realmente ha. ( mar.co. ).


Nuovo diritto per una scuola più moderna (sezione: Scuola) ( da "Corriere Alto Adige" del 07-11-2007)

 

Corriere dell'Alto Adige - TRENTO - sezione: PRIMA - data: 2007-11-07 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE L'INTERVENTO Nuovo diritto per una scuola più moderna di UMBERTO GIACOMETTI L'estate scorsa il dipartimento di scienze giuridiche dell'Università di Trento mi ha fatto avere, a sorpresa, un gradito e allo stesso tempo inaspettato omaggio di cui ringrazio sinceramente: un grosso volume di 500 pagine ("Un diritto per la scuola" - Università degli studi di Trento, 2004). Si tratta degli atti di un qualificato convegno ("Questioni giuridiche e organizzative per la riforma della scuola": una giornata di studio in onore di Umberto Pototschnig (Trento, 14 maggio 2003). Il volume esce a cura di Donata Borgonovo Re e Fulvio Cortese. Purtroppo non ho avuto il tempo e il coraggio di sfogliare subito quel libro. Eravamo in tempo di referendum sul "finanziamento pubblico alle scuole private": poteva infatti rappresentare un sussidio significativo per assicurare uno spessore culturale al dibattito allora in atto. CONTINUA A PAGINA 6.


Parlato: noi autolesionisti, meglio che torni Silvio (sezione: Scuola) ( da "Corriere della Sera" del 07-11-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2007-11-07 num: - pag: 14 autore: Andrea Garibaldi categoria: REDAZIONALE L'INTERVISTA Parlato: noi autolesionisti, meglio che torni Silvio "La paura del voto è cattiva consigliera, la sinistra è più a suo agio all'opposizione" ROMA - Valentino Parlato, fondatore e firma prestigiosa del manifesto, ieriha scritto sul giornale un articolo di fondo intitolato "Il decreto ammazza poveri". Finiva così: "è preferibile un ritorno di Berlusconi a una berlusconizzazione di noi stessi ". Parlato, davvero per lei è meglio che torni Berlusconi? "Ma sì! Se per resistere a Berlusconi dobbiamo fare tutto ciò che farebbero lui e Fini, meglio che riprenda il governo. Meglio restare diversi". Lei scrive che il "decreto antiromeni" è "fascismo di sostanza". "Mica i tedeschi hanno fatto un decreto anti-italiani dopo la strage mafiosa di Duisburg, la scorsa estate. Né gli americani cacciavano siciliani e italiani indiscriminatamente. Semplicemente, arrestavano chi commetteva reati, come Al Capone. E poi, tutto questo potere ai prefetti! Quando io ero giovane, lo slogan - dei comunisti, ma pure dei liberali - era "abolire i prefetti"!". Veltroni si è battuto per il decreto. "Veltroni si è mosso per un eccesso difensivo, per la paura che la destra gli saltasse addosso. Ma il risultato è un'operazione autolesionista, ha fatto la parte della destra. I giornali, non a caso, scrivono che Fini e Veltroni sono i "politici nuovi"". Insomma, meglio votare. "Meglio votare che vivere nella paura di andare a votare: paura, cattiva consigliera, come dice il proverbio. Tanti lettori mi scrivono: Valentino, che cavolo dici? E io rispondo: non si può stare sotto l'eterno ricatto della crisi". Niente governi tecnici di transizione. "Per carità. Un governo tecnico dovrebbe essere bipartisan. Per il Pd e per la sinistra alternativa governare assieme alla destra sarebbe lacerante, dannosissimo". Votare con questa legge elettorale? "Si potrebbe evitare: segnalo che il professor Guarino sul manifesto ha sostenuto che è anticostituzionale". Ma per chi la pensa come lei non sarebbe dannosissimo il ritorno di Berlusconi al comando? "Sarebbe pessimo, una vera sconfitta, un arretramento. Però, ripeto, la paura non deve farci arretrare senza limiti. Consideriamo che Berlusconi non è un alieno, fa parte dell'Italia, degli italiani: dobbiamo combattere il berlusconismo dentro di noi...". C'è il sospetto che la sinistra si trovi meglio all'opposizione. "Bisogna ammetterlo: la sinistra alternativa è più a suo agio all'opposizione. Si deve, d'altronde, ricordare la storia: io ero nel vecchio Pci e sono state fatte più riforme col Pci all'opposizione che non quando tutti i riformisti sono andati al governo. Con un'opposizione senza grida, costruttiva, si sono ottenute la riforma agraria, la riforma della scuola... Tuttavia non è detto che si perdano le elezioni". Non è detto? "Il fascino di Berlusconi mi pare spento, oscurato. Non potrà rifare il contratto con gli italiani: grande idea ma ormai bruciata! Poi, gli imprenditori italiani non lo gradiscono più. Montezemolo, mi pare, piuttosto vorrebbe addomesticare questo governo, oppure vorrebbe Veltroni senza la sinistra alternativa. Quanto a Veltroni, dovrebbe essere il più favorevole alle elezioni... ". Perché? "Perché il Pd dovrebbe sentirsi più sicuro ed euforico degli altri, visto il successo incassato con le primarie ". E la sinistra alternativa farà l'unificazione? "Dovrebbe, ma non vedo passi avanti. La fine delle ideologie ha portato la fine degli ideali e ora l'ideale può essere diventare ministro o sottosegretario. Anche a sinistra". Quando il governo Prodi nacque, lei che pensò? "Che era debole. Che la nomina di Padoa- Schioppa all'Economia era poco rassicurante. Che sul piano sociale sarebbe stato carente". E cosa l'ha delusa di più? "Un incedere molle. Mi ha deluso la parte che riguarda il lavoro. E i diritti civili. Il rapporto con la Chiesa. Il decreto antiromeni... ". Lei che farebbe sul tema immigrazione? "Un accordo con la Romania per decidere il numero di ingressi e poi a chi entra darei casa e lavoro. Meno soldi per rifare il look alle strade come via Tomacelli, dove ha sede la redazione del manifesto, e più fondi per aiutare i romeni". è vero che il manifesto va meglio quando sta all'opposizione? "Certo. Il massimo lo toccammo durante il primo governo Berlusconi: 45 mila copie vendute. Ora invece, con Prodi, da 28 mila siamo scesi a 26 mila". Da evitare anche il governo tecnico: sarebbe bipartisan GOVERNO TECNICO.


Dal Vco a Torino sono solo vittorie (sezione: Scuola) ( da "Padania, La" del 07-11-2007)

 

Piemonte in ebollizione Dal Vco a Torino sono solo vittorie "Basta essere presenti con le nostre idee per vincere": a dare il senso dell exploit in Piemonte è il coordinatore nazionale dei Giovani Padani Davide Cavallotto. Che se la ride di quanto sta succedendo. Già, perchè il movimento studentesco padano sfonda ovunque, dal Vco a Torino. Alberto Brignone, che del Msp è il coordinatore nazionale, spiega i risultati eccezionali con l entusiasmo e con l impegno messo dai suoi. Un lavoro che non è iniziato ieri e che continuerà ancora a lungo. Il primo dicembre del 2006 a Cuneo il Msp riuscì a portare in piazza 800 studenti. Quel giorno furono oltre 4400 a non presentarsi a scuola e le firme raccolte, oltre 400, sono state portate al ministro Fioroni e al presidente della Repubblica per dire no alla riforma della scuola superiore. "Quella è stata la più grande manifestazione studentesca che mai si è tenuta nel cuneese" ricorda ancora con orgoglio Brignone. Non fu un episodio. Qualche mese dopo, in aprile, i giovani studenti piemontesi scesero in piazza in massa per dire no al razzismo e alla discriminazione decisa dalla finanziaria sui finanziamenti per la scuola. I piemontesi ricevevano 9 euro per studente, in Campania quattro volte tanto. Ora è quindi normale che arrivino i risultati. Venerdì a Cuneo c è la prima seduta plenaria della consulta provinciale degli studenti. "Il nostro Danilo Anfossi si candida per la presidenza - svela Brignone - e abbiamo buone probabilità di vincere. Già una ventina di membri su 62 sono con lui. Quelli che mancano speriamo di conquistarli in questi giorni". Anche qui, come da qualsiasi altra parte, non è facile scontrarsi con lo strapotere della sinistra. I responsabili della Sinistra Giovanile godono di collegamenti con le istituzioni che agli altri sono preclusi. Nessuna paura, va all attacco Brignone, "noi possiamo contare sulla forza dei nostri rappresentanti e coordinatori. A Torino come nel Vco i risultati stanno arrivando e sono entusiasmanti". "Gli studenti cercano in noi - conclude Cavallotto - un alternativa al solito modo di fare politica nelle scuole. Noi siamo riusciti a dare risposte concrete ai loro problemi, senza sventolare inutili bandiere di Che Guevara". [Data pubblicazione: 07/11/2007].


La dispersione scolastica? E' estremamente (sezione: Scuola) ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 08-11-2007)

 

La dispersione scolastica? E' estremamente fluttuante e varia, come ricorda il professor Giovanni Chioetto dell'Ufficio scolastico provinciale, dal 3,5\% al 30\% a seconda dell'indirizzo di studi e della classe frequentata. Perdersi per strada è dunque un rischio tangibile, ecco perchè agli ottomila ragazzi di terza media che l'ultima settimana di gennaio sono chiamati a fare la grande scelta - l'iscrizione alle superiori, non più preiscrizione da confermare poi in un secondo momento come avveniva una volta, ma decisione definitiva - la Provincia offre un contributo prezioso: la guida "Liberi di scegliere". Stampata in 6.500 copie, farà la sua prima uscita oggi ad Exposcuola per poi essere distribuita a istituti, biblioteche, Comuni, centri di formazione professionale. Realizzato dagli assessorati alla cultura e alla formazione di Palazzo Santo Stefano, il corposo manuale accompagna i tredicenni alla scoperta della normativa vigente e delle centinaia di percorsi formativi offerti da città e hinterland. "Questa pubblicazione è dedicata a quanti stanno per affrontare una scelta importante e delicata per il loro futuro, una scelta - rileva l'assessore Mauro Fecchio - resa più complessa da una domanda educativa diventata nel tempo sempre più articolata, che risponde anche alle esigenze di un tessuto produttivo in rapidissima evoluzione, e non più limitata ad un sistema scolastico rigido e uniforme, suddiviso in pochi, tradizionali indirizzi. Dopo la riforma Moratti, il sistema scolastico e formativo sta faticosamente tentando di cambiare la propria struttura ed è in questo ambito che l'orientamento assume una funzione strategica". Secondo Franco Venturella, direttore dell'ex Provveditorato di Padova "le ripetute riforme della scuola, succedutesi nel tempo, hanno disorientato giovani e famiglie, di qui l'importanza di aiutare i ragazzi a districarsi nel momento della scelta, che deve essere compiuta in consapevolezza, tenendo conto dei propri desideri, dei sogni di ciascuno. Perchè ogni scelta è legittima se nasce da un senso di libertà interiore, è allora che consente di vivere meglio con se stessi, passaggio prezioso, più della possibilità un domani di trovare un lavoro, magari ben retribuito, ma che non risponde al proprio io più profondo".Federica Cappellato.


Riforma della scuola: occorre chiarezza (sezione: Scuola) ( da "Giornale di Brescia" del 09-11-2007)

 

Edizione: 09/11/2007 testata: Giornale di Brescia sezione:LETTERE IL PUNTO DI VISTA DI UNO STUDENTE Riforma della scuola: occorre chiarezza Scrivo questa lettera in risposta a quella pubblicata il 4 novembre firmata Tommaso Gaglia da Brescia riguardo alla riforma scolastica voluta dal ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni. Ci troviamo perfettamente d'accordo quando si tratta di ristabilire una serietà alla scuola che era venuta meno negli ultimi anni, dovuta a troppa superficialità di alunni e docenti nel trattare il recupero dei debiti formativi. Ma difendere a spada tratta questa riforma come fosse oro colato non mi sembra corretto per diverse ragioni. Quello che chiediamo al ministro Fioroni è anzitutto un po' di chiarezza riguardo alle riforme che intende attuare nel mondo della scuola, poiché da oltre un anno a questa parte ce n'è stata ben poca e i disagi che ha creato in un mondo a lui evidentemente lontano anni luce sono stati moltissimi. Se facessimo oggi stesso un sondaggio a tutto il corpo docenti delle scuole superiori chiedendo di spiegare in che cosa consiste la riforma della scuola che è di fatto già in vigore da quest'anno scolastico, sono sicuro che quasi nessuno sarebbe in grado di rispondere correttamente. E non per deficit personale; ma per una inesistente campagna informativa da parte del suo ministero agli addetti ai lavori. Non è rivoluzionando il più velocemente possibile ed in corso d'anno la scuola che si torna a darle credibilità e serietà; ma servirebbe competenza e professionalità da parte del ministro e da parte di tutto il suo entourage che richiede sicuramente fatica; ma soprattutto tempo. Trovo infantile questo gioco messo in atto da Fioroni per cancellare la scuola studiata dall'ex ministro Moratti, ma soprattutto collaudata a livello europeo, pur di farle un dispetto. Per il bene della scuola è meglio che ministri "dispettosi" come Fioroni se ne stiano a casa dove sicuramente limiterebbero i danni ad altri; lasciando il posto a persone competenti e che lavorano per l'interesse pubblico e non della propria coalizione di Governo. LUCA ALBERTI Rappresentante degli studenti nel Consiglio d'istituto del "Cossali" di Orzinuovi.


In via porta palazzetto dimenticato (sezione: Scuola) ( da "Provincia Pavese, La" del 09-11-2007)

 

PAVIA In via Porta palazzetto dimenticato L'Amministrazione comunale di Pavia non perde occasione per dimostrare la sua inefficienza e la scarsa considerazione della salute dei cittadini pavesi. Già avevo denunciato lo stato di vergognoso abbandono in cui si trovava l'ex Palazzetto dello Sport in via Luigi Porta ed il pericolo per la salute pubblica costituito dalla copertura in eternit del capannone. Anche la Circoscrizione Pavia Storica, nella seduta del 21 giugno, aveva presentato una mozione votata all'unanimità ed inviata al sindaco e agli assessori competenti invitando l'Amministrazione comunale a provvedere, con i residui di bilancio, ad un intervento radicale di pulizia dell'immobile. Concludevo la mia lettera con l'auspicio che "....il nostro sindaco non ignori questa vergogna e provveda con urgenza". Speranza vana. Nulla è stato fatto (tranne il taglio delle piante e l'asportazione di mucchietti di terra nel cortile). Il tetto in eternit è ancora lì a minacciare la salute dei cittadini; i cumuli di immondizia, i rottami, i mobili ed i materassi abbandonati, i lavandini divelti fanno ancora bella mostra (si fa per dire) all'interno dell'edificio; gli escrementi e l'odore di piscio continuano ad ammorbare l'aria. Intanto la nostra ineffabile Amministrazione trova il modo di aggiornare le spese per il festival dei Saperi aggiungendo altri 350.000 euro e inserendo nelle proposte di variazione di bilancio 500.000 euro per una eventuale transazione con la ditta che avrebbe dovuto realizzare la tanta sospirata piscina di via Acerbi. Carlo Guerini consigliere della Circoscrizione Pavia Storica Pavia, dopo la verifica si viaggia senza progetti E così la Capitelli ha fatto il suo rimpasto. E' entrata nella maggioranza la lista "Città per l'Uomo" spostando il baricentro della giunta decisamente a destra. Ora, con il suo ingresso, cercherà ovviamente di annacquare il programma amministrativo che gli elettori avevano premiato. Avrà successo? Rifondazione, uscita dalla stanza del potere e critica verso il sindaco, sosterrà comunque la giunta dall'esterno (benché i suoi vertici lo negano) perché, per non confondere i suoi voti con quelli della Lega e di An, sarà costretta alla peggio ad astenersi. Il partito di Bertinotti a Pavia è purtroppo "Di Tommaso dipendente". Esprime una politica che cavalca le emozioni del momento, senza prospettive, miope, per una visibilità occasionale... ma non si accorge che con queste scelte, ottusamente cieche, penalizza il suo elettorato. Questa è la sostanza, tutto il resto è aria fritta. Per la città di Pavia saranno comunque più spine che rose perché la giunta Capitelli, ingabbiata tra la sinistra di Bengiovanni e la destra di Rossella, potrà fare solo ordinaria amministrazione. Eventuali progetti per un rilancio della città rimarranno purtroppo nel cassetto. Terminato il congresso provinciale, Forza Italia sta già scaldando i motori per prepararsi a vincere le prossime elezioni comunali. Si parla di Contrini quale candidato sindaco ma altre personalità aspirano a ricoprire la carica di primo cittadino. Quasi tutte le componenti del Polo sembrano organiche a questo progetto meno una. Pare che l'unica non allineata sia l'Udc. Effettivamente non si capisce da che parte sta a Pavia anche perché l'atteggiamento politico che esprime è ondivago. Il partito che si riconosce in Casini guarda ancora alla Casa delle Libertà oppure strizza l'occhio verso l'area della Capitelli? Recenti affermazioni pubbliche della segreteria provinciale lasciano infatti pensare. Giancarlo Carelli Moderati-Riformisti, Pavia Tecnologia, una materia poco valorizzata a scuola Desidererei dare il mio contributo al dibattito sulla innovazione scolastica, limitando il mio intervento alla scuola secondaria di primo grado con particolare riferimento alla disciplina "Tecnologia". Recita un sito di insegnanti di Tecnologia: "La promozione della cultura tecnologica ed informatica nella scuola di base, tradizionale ruolo degli insegnanti di educazione tecnica, passò dalla risorsa oraria di tre ore/settimana ad una sola (peraltro accorpata all'area scienze-matematica). Quando iniziò il percorso legislativo di riforma della scuola italiana noto come "Riforma Moratti", tanti educatori ed insegnanti sperarono in un'azione di rinnovamento che desse struttura e concretezza istituzionale alle sperimentazioni ed alla buona scuola che si erano sviluppate e consolidate nel corso di tanti anni. La legge 28 marzo 2003 n. 53, posta a fondamento dei nuovi ordinamenti non fu universalmente accolta di buon grado. Si trattava infatti di una "Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale". Ciò significa che tutto fu messo nelle mani di una sola parte politica che preferì condurre la politica scolastica a colpi di maggioranza". Da quanto sopra mi sembra evidente che l'educazione tecnica sia considerata una materia "secondaria" ed inoltre, per quel che mi riguarda come ex insegnante di questa disciplina, che siano molti coloro che confondano questa materia scolastica con "il disegno" o con l'"informatica". In realtà essa comprende un ventaglio più vasto di "campi didattici" che vanno dall'area agrobioalimentare, all'area dei materiali, dell'ambiente, della meccanica, dell'elettricità, dell'informazione e comunicazione, delle strutture. Non mi sembra quindi corretto ridurre le ore per questa materia di studio non solo per l'estensione delle aree di competenza ma anche per la loro importanza. Infatti "Tecnologia" non dovrebbe solo informare sui contenuti ma anche stimolare, nei limiti consentiti a ragazzi delle medie, il senso critico. Faccio un esempio. L'attività tecnologica antropica ha creato una serie di problemi: effetto serra, desertificazione, scioglimento dei ghiacci, inquinamento delle acque, dell'atmosfera, del suolo, impoverimento delle materie prime comprese le fonti energetiche, ecc. L'obiettivo quindi delle discipline scientifiche e tecniche è anche quello di attrezzarsi per rispondere alle domande: l'auto elettrica a batteria e quella ad idrogeno sono ecologiche? La diffusione capillare delle centrali elettriche eoliche e fotovoltaiche potrebbero influire sul clima? Se la produzione di energia elettrica è una delle cause princiali dell'effetto serra è corretto favorire la diffusione dei centri commerciali? ecc. ecc. "Tecnologia" è quindi importante perchè tra l'altro rende gli alunni più consapevoli dei problemi ambientali ed anche più idonei ad affrontare con responsabilità alcune scelte della vita. Per questo va salvaguardata. Araldo Bassani Pavia Caso Snia, il trionfalismo a volte rende ciechi Mando questo intervento per chiarire i termini del mio dibattito con l'assessore Brendolise. Premetto che ritengo legittimo, all'interno della maggioranza, un dissenso, che ho più volte espresso in sede riservata, e una discussione su alcune linee orientative. 1. Nello specifico, nella situazione della Snia, si era proceduto così nel 2004: dopo avere fatto un primo censimento, e avere allontanato coloro che si erano rifugiati nell'area negli ultimi tempi, era stata trovata ospitalità, un passo dopo l'altro, con notevoli difficoltà, per la sessantina di persone rimaste. Il fatto di "avere utilizzato all'inverosimile tutte le strutture di accoglienza disponibili" (Brendolise), inviando alcuni Rom anche a Belgioioso, è qualcosa di cui un'amministrazione di centro-sinistra deve andare orgogliosa: noi volevamo a tutti i costi strappare quelle persone da una zona infernale, inquinatissima e patogena. Questo risultato non avrebbe potuto essere ottenuto senza la collaborazione, oltre che delle risorse interne all'assessorato, di un ampio schieramento di forze, che andava dalla Casa del giovane di don Tassone alla Cam del dott. Franco Costantino ai ragazzi di Fuoriluogo al Centro di aiuto alla vita di Belgioioso e in genere al volontariato. 2. Alla fine del mio assessorato l'area Snia era pressoché sgombra. Nel passaggio delle consegne posi all'attenzione del nuovo Sindaco la salvaguardia della situazione, insieme alla regolarizzazione dei diversi campi nomadi, nel quadro delle molteplici incombenze dell'Assessorato. Tra queste, naturalmente, la "messa in sicurezza" dell'area Snia, che doveva significare non solo mantenere, ma anche rafforzare il controllo esistente. Purtroppo le cose andarono diversamente. Il risultato fu che nell'estate 2007 i Rom erano ritornati più numerosi di prima alla Snia: per mancanza di controllo, di sorveglianza, di prevenzione. 3. Questo dibattito non vuole essere una semplice rievocazione. Mi rendo conto che, dopo la primavera del 2005, sono affluiti nuovi e molteplici gruppi di stranieri, per cause generali del tutto estranee all'amministrazione di Pavia. Sono inoltre consapevole che oltre certi limiti la situazione impone alle autorità preposte scelte molto dolorose - per chi le intraprende, per i soggetti che vi sono implicati, per i pericoli di rigurgiti di razzismo. 4. Per questo credo che sia necessario trovare il giusto mezzo tra accoglienza, aiuto all'inserimento di chi vuole inserirsi, e rigore, rispetto della legalità, allontanamento di chi non vuole inserirsi. In sintesi, la mia conclusione è questa: dalla capacità di autocritica ragionata nascono le possibilità di un intervento futuro previdente ed efficace, dal trionfalismo generico non nascono prospettive. Walter Minella consigliere comunale Pd Pavia Legittime proteste dei pendolari lomellini Dopo aver letto l'articolo di martedì scorso riguardante il problema della tratta ferroviaria Milano-Mortara, come rappresentante del Movimento Lega Padana Lombardia trovo inaccettabile le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Comunale di Vigevano Marino Cividati, il quale non approva le iniziative che stiamo portando avanti insieme ad altri Movimenti in difesa dei pendolari. Sono anni che questo problema si sta trascinando senza che destra e sinistra abbiano trovato una soluzione, e ora che da parte di piccoli Movimenti come la Lega Padana Lombardia lo si sta ponendo all'attenzione dei cittadini, l'Amministrazione non accetta l'intraprendenza di tali Movimenti paventando nientemeno che un "rischio per l'ordine pubblico". Alfredo Daolio Lega Padana Lombardia I valori di Azzaretti padre e dirigente I tempi cambiano, forse anche le persone. I valori che mi hanno costruito come essere umano pensante sono in gran parte quelli che per come tutti i figli, credo, ho assorbito dalla mia famiglia. E' l'aria che ho respirato nell'intimo della mia casa quella che mi ha forgiato, intrisa dal primo giorno della mia vita dalle personalità dei miei genitori, di una madre intellettuale e di un padre devoto ad una missione, quella della sua fede politica e del suo lavoro come responsabile dirigente del servizio sanitario nazionale. Mio padre, un uomo che forse a volte ho creduto poco presente per i figli fisicamente, ma che sicuramente ha contribuito a forgiare e temprare con il suo modus operandi il mio spirito, come quello dei miei fratelli; un uomo - per come lo ho vissuto io tutti i giorni nel suo essere più vero, nel suo fare e nel suo commentare il suo fare, tra le sue mura domestiche - che ha sempre creduto con passione e vera onestà di dover fare qualche cosa per gli altri, che negli obiettivi che via via si è prefissato ha creduto e per questi lottato anima e corpo difendendo le sue idee con tenacia; forse, a volte, proprio come un "doberman". Ma quello che lo ha sempre mosso è stato un impulso interiore generato esclusivamente dal desiderio di contribuire - è forse pensiero ambizioso? - a migliorare la qualità della vita in un territorio che lui ha sempre sentito come "la sua terra" e della gente che lui ha sempre considerato, senza distinzioni sociali, "la sua gente". I suoi valori restano quelli di un uomo che è stato sindaco di un paese a 20 anni, di uno studente che scendeva da Varzi verso Pavia in trenino per raggiungere una laurea, un traguardo: valori che forse come hanno riempito e segnato la mia vita e la mia visione del mondo, hanno costuito la vera forza di una generazione che ha lottato e in parte cerca ancora di lottare per dei veri ideali, con passione, con dedizione, con sentimenti, ma sempre nel massimo rispetto degli altri. Al di la delle circostanze contingenti, mi spiace veramente vedere che, a poco meno di due mesi dalla scadenza naturale del suo ultimo mandato alla direzione di quella che per poco meno di 30 anni è stata la sua seconda casa, quelli che con lui erano stati chiamati ex novo a gestire collegialmente la struttura sanitaria pavese, abbiano, come uno dei loro atti primari, con così chiara determinatezza voluto la sua prematura uscita di scena. Marina Azzaretti via e-mail.


E i docenti discutono di autonomia (sezione: Scuola) ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 10-11-2007)

 

Cronaca E i docenti discutono di autonomia Riforma della scuola, le novità in previsione dell'obbligo fino a 16 anni IL CONVEGNO Gli obiettivi e i dubbi Pensato per snellire la riforma Moratti, innovativa e ricca di obiettivi e prescrizioni, la riforma Fioroni predica nel 2007 un ritorno al sistema scolastico più tradizionale privilegiando italiano, storia, matematica e geografia. Tuttavia non si esime dal seminare una grande quantità di domande attorno a sé, perché complessa e difficilmente interpretabile per i docenti. Le riforme e le innovazioni scolastiche hanno animato ieri il convegno organizzato dall'Aisam (Associazione istituzioni autonome mantovane), aderente alla federazione regionale Faisal. Ritorna più rafforzato che mai il tema dell'autonomia scolastica, che secondo Piero Maffeis, presidente Faisal, va allontanandosi: "E' previsto dalla costituzione che le istituzioni scolastiche lavorino in autonomia - ha detto Maffeis - e invece sono troppe le decizioni delegate a Ministero e direzioni regionali e provinciali. I docenti non dovrebbero essere condizionati da decisioni centrali ma dare un'offerta che coinvolga personale e territorio. E' un'esigenza che hanno in molti". Dino Cristanini, ispettore tecnico del ministero, sceglie invece una linea difensiva nei confronti delle novità apportate dall'attuale governo, pur confermando la presenza di alcuni tratti ancora fumosi, come fosse un cantiere ancora aperto in cui lavorare. "Il decreto ministeriale prevede continuità formativa per le scuole del primo ciclo in previsione di un futuro innalzamento dell'età della scuola dell'obbligo, fino ai 16 anni. La strategia prevede di lavorare per passi progressivi, e questo primo biennio è definito 'operoso' perché serve per verificare congruità ed efficacia delle modalità suggerite dal ministero. Si tratta infatti - ha proseguito Cristanini - di indicazioni di lavoro, non di imposizioni inderogabili". Per facilitare la comprensione della legge, il ministero ha istituito un'agenzia nazionale che semplifichi la comunicazione dei passaggi legislativi. Maurizio Tiriticco, docente e autore di numerose pubblicazioni, ha invece parlato del nuovo obbligo di istruzione nel secondo ciclo: "L'obbligo si è alzato per un'evoluzione dei processi lavorativi, per un'evoluzione dei saperi in termini di ricerca e tecnologie e per una sorta di evoluzione delle conoscenze e delle competenze proposte dal sistema educativo nazionale. Non si parla più di leggere, scrivere e far di conto. Entro i 16 anni questo sistema vuole insegnare literacy, numeracy e problem solving". Ha aperto i lavori al convegno il presidente dell'Aisam Ernesto Flisi, preside del Liceo Scientifico Belfiore. Valeria Dalcore.


Le domande per gli esami dei privatisti (sezione: Scuola) ( da "Nuova Sardegna, La" del 11-11-2007)

 

AL GALILEI Le domande per gli esami dei privatisti ORISTANO. Il dirigente dell'Istituto professionale "Galileo Galilei", Luigi Roselli, comunica che i candidati privatisti che vogliono sostenere gli esami di Stato per gli indirizzi sociali, odontotecnico, chimico biologico, devono presentare domanda di ammissione all'Ufficio scolastico provinciale del territorio di competenza entro il 30 novembre 2007. Eventuali domande tardive saranno prese in considerazione, limitatamente a casi di gravi e documentati motivi, sempre che provengano entro il 31 gennaio 2008 (come da circolare ministeriale n.90 del 20 ottobre 2007).


Caro pesciolino rosso , condividiamo questi (miei) ricordi (sezione: Scuola) ( da "Trentino" del 12-11-2007)

 

LETTERA APERTA A BRUNO BALLARDINI Caro "pesciolino rosso", condividiamo questi (miei) ricordi Caro Renato, nell'incontrarsi i "ricordi di vita e di politica" non sono solo i tuoi, "guizzi di un pesciolino rosso". A Trento, in un pomeriggio piovoso, eppure di festa, ognuno è indotto a ricordare, a te, a se stesso, al pubblico in sala. Presentano la tua storia Giuseppe Ferrandi, Flavio Mengoni, Roland Riz, Walter Micheli, Lucia Maestri. Tutti ricordano: chi una seduta del parlamento o del consiglio provinciale, chi una commissione o una direzione di partito. Incontri istituzionali in cui tu, sempre, agisci da uomo di dialogo. Costruttivo, capace di capire le ragioni dell'altro. In democrazia non si è mai troppo buoni, anche se questa è l'accusa di una lettrice di Rovereto. Rivolta a te che, quando si trattò di riconquistare la libertà, hai saputo "resistere" ai nazisti e ai fascisti. Ripenso al nostro primo incontro, di trent'anni fa. Eravamo a un'assemblea di studenti, attenti, infiammati, al liceo classico "G. Prati". Con te, membro socialista della commissione "pubblica istruzione" della Camera, c'era il professor Luigi Melotti, democristiano. Io, giovane insegnante, rappresentavo il Pci. Discutemmo di riforma della scuola (secondaria superiore). Pareva vicina: la commissione presieduta da Oddo Biasini aveva ben lavorato. Sarebbe stata la naturale (seppure tardiva) prosecuzione della riforma della media unica del 1963. Capace di rispondere alla domanda di "formazione", culturale e professionale, di una società in trasformazione. Una riforma che però non venne mai fatta, e che la società italiana ha pagato con uno spreco di risorse enorme, sia nell'insuccesso scolastico di molti ragazzi e ragazze innocenti, che nel successo illusorio di chi raggiungeva il diploma (e la laurea), ma in un percorso incoerente con l'evoluzione economica, sociale e culturale del mondo contemporaneo. A questo penso, tornando a casa, davanti al bar "Fiorentina", dove l'odore di birra ammorba il crocevia. E' affollato di giovani, innocenti. Lontani dall'immaginare che alla politica, opaca, astrusa, è affidato il loro futuro. Serenamente assenti all'incontro in cui si è ricostruita la tua vita politica, ma anche professionale, e affettiva. A Palazzo Geremia erano assenti per altro anche quei giovani che al valore della politica, sofferente, sono approdati, per chissà quali vie, e hanno partecipato alle primarie, per costruire un partito nuovo, il "democratico". Giovani che, innocenti anch'essi, negli ottant'anni della tua vita, non vedono un senso. Non è bastato per interessarli alla storia che tu dichiarassi di votare con convinzione quel partito nuovo, che aspira, in Italia e in Trentino, a far collaborare la sinistra e il movimento cattolico. *** Ricordo un'altra occasione, nel 1981, in cui ci siamo incontrati, una sera di primavera, a Folgaria. Era in programma un dibattito, uno dei cento organizzati nelle settimane dei due referendum (uno cattolico e uno radicale, opposti fra loro) che volevano abrogare la legge che depenalizzava l'aborto. Ma quel giorno un attentato aveva ferito papa Wojtyla e allora chi ci aveva chiamati per rispetto aveva sospeso l'assemblea. E noi due, allora, ci fermammo di notte, sulla strada, a ragionare di laicità. Preoccupati per la posizione assunta dalla chiesa italiana, ma fiduciosi. In parlamento, e nella società, in mille assemblee, quella legge era stata discussa a lungo. Le obiezioni cattoliche erano state ascoltate. Il popolo della sinistra era maturato: nelle discussioni le donne, soprattutto, mostravano sensibilità, rispetto, pazienza. Molti cattolici sapevano ormai, sull'onda del Concilio, distinguere l'etica dal diritto, la coscienza dalla legge, la religione dalla politica. In parlamento un senatore cattolico come Mario Gozzini aveva collaborato alla scrittura della legge, e il ministro della giustizia, Paolo Bonifacio, pur contrario, l'aveva serenamente controfirmata. *** Quello scontro referendario, che noi non avevamo voluto, venne vinto, anche in Trentino. E la società intera, dopo il divorzio, proseguì sulla strada della laicità. Oggi è tutto più arduo. La scienza pone domande nuove. L'arrivo di persone di altra cultura e religione suscita, a difesa, pulsioni identitarie impensate. La Chiesa cattolica sembra dimenticare il suo concilio. La sinistra è divisa in numerosi gruppi in concorrenza fra loro: l'essere chiamati, insieme, a governare l'Italia, invece che attenuare, accende i contrasti. La democrazia stessa vive un passaggio difficile, ridotta in televisione a una rissa continua. Che accresce l'ostilità verso la politica, dei giovani innanzi tutto, che non leggono i nostri giornali, e non partecipano alle nostre assemblee. E così si approfondisce il canyon che si è venuto scavando, e non sappiamo come porvi rimedio. I giovani e la laicità restano temi decisivi. Se pensiamo a una società italiana capace, in Europa e nel mondo, di accogliere e integrare le persone, diverse, che arrivano da altri paesi. Il sentirti fiducioso, caro Renato, mentre parli, e scrivi, apre il cuore alla speranza.


Ecco gli studenti pratesi eletti nella consulta (sezione: Scuola) ( da "Tirreno, Il" del 13-11-2007)

 

Per loro due giorni di formazione a Villa Fiorelli Ecco gli studenti pratesi eletti nella Consulta PRATO. Rappresenteranno gli studenti toscani e quelli del territorio, ricoprendo una carica istituzionale ufficiale. I nomi dei nuovi studenti eletti per la Consulta provinciale e il Parlamento regionale - le elezioni si sono tenute in questi giorni nei singoli istituti - sono stati resi noti ieri dall'Ufficio scolastico provinciale. Due cariche di rappresentanza istituite, in seno al progetto di riforma della scuola, nel 1996 (Consulta provinciale) e nel 2001 (Parlamento regionale degli studenti), con la funzione di assicurare il più ampio confronto e dibattito fra gli studenti degli istituti superiori e di rafforzare il loro senso di responsabilità e partecipazione attiva attraverso occasioni extracurricolari. Proprio in quest'ottica l'ex Provveditorato agli studi ha programmato per i neo-eletti due giornate di formazione, in programma per domani e per il 15 novembre a Villa Fiorelli, incentrate sui diritti e i doveri degli studenti e sui progetti portati avanti dai due organi anche sul tema della legalità. Nelle varie attività di formazione gli studenti saranno assistiti da Matilde Griffo dell'Ufficio scolastico provinciale; dal dirigente scolastico Grazia Tempesti e dai docenti referenti di ogni istituto secondario. Saranno presenti anche i referenti di Cnv e del progetto "Ska, Sono un cittadino attivo". Dopo la formazione si terrà inoltre la cerimonia ufficiale e di insediamento - prevista per le ore 16 del 15 sempre a Villa Fiorelli, dove il prefetto Eleonora Maffei e alcuni membri delle istituzioni locali porteranno il loro saluto ai rappresentanti eletti. Questa la composizione della Consulta degli studenti: Ist. Stat. Sup. "Cicognini": Leonardo Balestri; Luigi N Guessan. Iti Buzzi: Filippo Pelagatti; Renato Montagnolo. Liceo scientifico "Copernico": Matteo Ala; Marco Biagioli. Liceo scientifico "Livi": Francesca Benassai; Isaia Ariu. Convitto Nazionale "Cicognini": Federico Barbera; Carlo Alberto De Fazio. Iss "Gramsci-Keynes": Cristian Querci; Francesca Balli. Itc "Dagomari": Ilaria Stermieri; Adriano Capecci. Istituto professionale "Datini": Andrea Lito; Claudia Niarni. Istituto professionale "Marconi": Andrea Biagiotti; Simone Marino. Istituto d'Arte Montemurlo: Angela Malogi. Liceo scientifico parit. "S. Niccolò": Matteo Mochi; Andrea Alberto Mucci. Mi. Mo.


Candidati e "decalogo" della Cisl F.P (sezione: Scuola) ( da "Giornal.it" del 14-11-2007)

 

17.16.53 Candidati e "decalogo" della Cisl F.P. Tempo di elezioni al Comune di Alessandria. Ma in questo caso si eleggono i nuovi rappresentanti sindacali delle RSU. I candidati della La CISL F.P. di Alessandria che partecipano al voto di lunedì 19 (fino a giovedì 22 novembre) sono: Gamalero Flavio, Camurati Carlo, Gambarana Daniele, Zanfino Walter, Astori Guido, Palmeri Cristina, Zito Mario, Sacchi Barbara, Braggio Claudio, Negri Lazzarino, Cassol Alberto, Farina Franco, Tamerlani Annunziata, Pagin Patrizia, Peola Fabio, Becchi Fausto, Barisone Paola, Chiapuzzi Dario, Cancelliere Isabella e Masini Paolo. Queste candidature, fanno notare dal Sindacato, oltre a mettere in luce (in alcuni casi) le esperienze già vissute all'interno delle RSU al Comune di Alessandria, testimoniano anche la grande attenzione della CISL F.P. ad aprirsi a forme di rappresentanza degli interessi dei dipendenti che siano il più possibile diversificate e trasmettano quell'idea di sindacato aperto, attento alla componente femminile e ai diversi ambiti nei quali operano i dipendenti comunali: un sindacato che sa investire sul nuovo senza perdere di vista la necessità di essere preparato a rispondere a tutte le sfide che oggi una RSU in un Comune grande come Alessandria deve saper fronteggiare. La CISL F.P. ha presentato un programma in dieci punti: -Maggiore puntualità e trasparenza informativa, a 360 gradi -Piena attuazione alle dichiarazioni congiunte del contratto integrativo già firmato -Stabilizzazione dei lavoratori comunali ancora precari -Mantenimento, per il 2007, della stessa entità del Fondo salario accessorio 2006 garantendo una ripartizione equa e significativa dei benefici -Rispetto e attuazione del Piano del Fabbisogno e della previsione delle progressioni verticali -Revisione dei meccanismi e delle procedure previste per la mobilità interna ed esterna -Conferimenti trasparenti ed equi delle indennità previste per le particolari responsabilità -Concorrere a sviluppare una cultura che eviti gli sprechi -Contrarietà (motivata) alla esternalizzazione dei Servizi comunali -Meritocrazia: seria, sempre di più, a tutti i livelli! Gli orari per votare (nello spazio adiacente la Saletta Lavori Pubblici al 3° piano, ala sinistra del Palazzo Comunale) sono: lunedì 19 e martedì 20 novembre dalle ore 9.00 alle 17.00; mercoledì 21 novembre, dalle ore 9.00 alle 13.00; giovedì 22 novembre, dalle ore 9.00 alle 14.00.



 

Articoli del 16-10-2007

Bullismo, le <novità> non convincono i presidi 3

 

«Tasse troppo alte e privilegi per gli insegnanti, bisogna cambiare». 4

Roma, contestato il ministro Mussi 4. Protesta all'inaugurazione dell'anno accademico. I ragazzi di Azione universitaria si mettono in mutande. 4

 

Bullismo, le <novità> non convincono i presidi (sezione: Scuola)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 16-10-2007)

 

Bullismo, le "novità" non convincono i presidi L'istituto Quarenghi: utilizziamo già l'ipotesi dei lavori utili Il Lussana: sì all'inasprimento. Il Paleocapa: intesa con le famiglie Sospensione oltre i 15 giorni per atti gravi di bullismo, possibilità di bocciatura nei casi più eclatanti, traduzione della punizione in attività socialmente utili. Sembrerebbero essere queste le novità introdotte nello Statuto degli studenti in seguito alle modifiche approvate venerdì scorso dal Consiglio dei ministri e contenute in un decreto che adesso è in attesa della firma del presidente della Repubblica. Il condizionale è d'obbligo perché queste "novità" lasciano perplessi i presidi degli istituti superiori della città proprio perché di nuovo sembra esserci poco. Da tempo infatti nelle scuole della nostra provincia le sospensioni vengono tradotte in lavori socialmente utili, da compiersi a scuola, e già nella legge 53 di riforma della scuola (legge Moratti) di fatto era stato ripristinato il sette in condotta che come conseguenza portava alla bocciatura. Comunque da indiscrezioni uscite da Palazzo le modifiche apportate allo Statuto degli studenti (statuto voluto dal ministro Luigi Berlinguer) affidano alle scuole il compito di stabilire quali sono i comportamenti da punire e come devono essere sanzionati. E possibile trasformare, in accordo con le famiglie e i servizi sociali, la semplice sospensione in attività utili alla comunità. In presenza di gravi infrazioni la sospensione può arrivare fino alla fine dell'anno scolastico con la conseguenza dell'esclusione dagli scrutini finali o dagli esami. Dunque la bocciatura. I problemi finanziari "Quella della bocciatura ? commenta il preside del Quarenghi, Patrizio Mercadante ? sembra l'unica novità perché di fatto nella nostra scuola già da anni il Consiglio di disciplina valuta le infrazioni compiute dagli studenti e trasforma le sospensioni in lavori utili che vengono svolti a scuola. Ma anche la bocciatura non è una novità. Di fatto già con la legge Moratti era stata reintrodotta la possibilità di legare la bocciatura al sette in condotta. Norma che era stata abolita da Berliguer quando aveva introdotto lo Statuto degli studenti e delle studentesse. Di fronte a queste decisioni siamo perplessi ? sottolinea Mercadante ? perché sembra che chi governa la scuola italiana non abbia la più pallida idea di quello che già le scuole fanno. Siamo perplessi e amareggiati ? rincara il dirigente ? perché i problemi più gravi della scuola sono altri. Sono problemi di carattere finanziario che se non vengono risolti ci faranno chiudere. Un solo esempio per tutti: questa mattina (ieri per chi legge) un'insegnante del Sud ha rassegnato le dimissioni. Non ce la fa più a vivere nella nostra città con lo stipendio da supplente. Stipendio che tra l'altro non le è stato ancora pagato perché manca ancora il via libera del ministero dell'Economia all'ufficio provinciale del tesoro". profitto e condotta uniti Anche al liceo Lussana le sospensioni vengono tradotte in lavori socialmente utili: "Un giorno di sospensione corrisponde a 4 ore di lavoro. Comunque ? commenta il preside Cesare Quarenghi ? accolgo favorevolmente questo inasprimento dello Statuto e soprattutto è giusto che la condotta non sia separata dal profitto". Sanzioni condivisibili a parte, quello del fenomeno del bullismo resta un problema difficile da individuare. Giusti esempi di disciplina "Esiste un bullismo che spesso è ignoto ai docenti ? fa notare il preside del Paleocapa, Michele Nicastri ?. Se lo studente vittima si sente solo difficilmente denuncerà i soprusi. Bisogna sollecitare le scuole a una maggior attenzione nel cogliere queste situazioni e per questo è importante che nelle scuole si instauri un clima di collaborazione tra famiglie, docenti e ragazzi". Valutazioni positive su un nuovo rigore a scuola arrivano dall'Agesc: "E giusto dare degli esempi di disciplina ? commenta Silvio Petteni, presidente provinciale ? così come è giusto che a scuola ci sia un ritorno al rigore perché i ragazzi capiscano la gravità dei loro gesti". Sempre a proposito di bullismo l' "Osservatorio regionale della Lombardia sul fenomeno del bullismo" lo scorso 27 settembre ha fatto il punto della situazione. Per prevenire e fronteggiare il fenomeno: "Ogni gruppo provinciale farà da trait d'union tra le scuole e l'Osservatorio ? ha dichiarato Luigi Roffia, dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale di Bergamo e referente regionale e coordinatore dell'Osservatorio ? e contribuirà al supporto delle scuole colpite da atti di bullismo con la progettazione di interventi formativi". Tiziana Sallese.

 

 

«Tasse troppo alte e privilegi per gli insegnanti, bisogna cambiare» Roma, contestato il ministro Mussi

Protesta all'inaugurazione dell'anno accademico. I ragazzi di Azione universitaria si mettono in mutande

IL Corriere della sera 16-10-2007

 

ROMA - «Fabiani se Mussi non ti ci ha mandato ti ci mandiamo noi». Recita così lo striscione che gli studenti di Azione universitaria hanno steso all'ingresso della facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre in vista dell'arrivo del ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi. Armati di megafono e rumorosissimi fischietti, i giovani hanno due bersagli: il rettore Fabiani, che accusano di una «gestione personalistica e partigiana» dell'ateneo e lo stesso Mussi. «Da quando è ministro - spiegano i manifestanti - non ci sono più concorsi per docenti, le tasse universitarie sono aumentate, gli scandali e gli abusi dei baroni sono aumentati, sono diminuiti i fondi per i servizi e la ricerca».

IN MUTANDE - La protesta degli studenti è poi proseguita all'interno dell'aula magna dove una decina di giovani con fischietti hanno interrotto l'intervento del rettore. Alla cerimonia interverranno più tardi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la presidente della Repubblica del Cile, Michelle Bachelet. Abbassandosi i pantaloni i ragazzi di Azione universitaria hanno mostrato la biancheria intima gridando «siamo tutti così: in mutande», poi rivolti al ministro ne hanno più volte chiesto le dimissioni. A spiegare i motivi della protesta Matteo Pedrella, membro del consiglio di amministrazione di ateneo, che lamenta il considerevole aumento delle tasse universitarie a fronte di servizi non all'altezza e non ultima la modifica dello statuto voluta dal rettore che consente di prolungare «praticamente all'infinito» il proprio mandato, ratificata dal ministro Mussi.

16 ottobre 2007

 

Scuola, oggi manifestazioni in tutta Italia Il corteo dei bamboccioni  Fabrizia Bagozzi

Europa 12-10-2007

Da Aosta a Siracusa, da Milano a Catania oggi i (futuri) bamboccioni scendono in piazza e se anche gli argomenti del contendere sono più d’uno (più finanziamenti per la scuola, caro libri, diritto allo studio) il grosso degli slogan sarà contro il ripristino degli esami di riparazione voluto dal ministro dell’istruzione Beppe Fioroni. Nella sua piattaforma la ormai più paludata Unione degli studenti la butta in politica e critica la decisione perché vuole che i corsi di recupero siano esclusivamente pubblici e con tempi di recupero sostenibili.
Ma i tantissimi aficionados del molto iperbolico e piuttosto antipolico blog scuolazoo – che ha già grillescamente ribattezzato la giornata V-day della scuola – non lo vogliono e basta.
Motivo? È inconcepibile che per un debito non recuperato (la vecchia insufficienza all’esame di riparazione) possa scattare la bocciatura. «Pensate un po’ al prof che vi odia e che per ripicca non vi fa passare l’esame», scrive Scuolazoo. «Basterà il suo cinque a farvi bocciare».
Si sente puzza di bruciato: l’argomento “il professore mi odia” è da sempre un grande classico di chi cerca di tirare a campare e pensa a sfangarla senza fare troppa fatica.

 

Indice degli articoli dell’11-10-2007

 

 

La nuova questione settentrionale ( da "Provincia Pavese, La" del 11-10-2007)

An: striscione anti-fioroni esposto in piazza ( da "Messaggero Veneto, Il" del 11-10-2007)

La nuova questione settentrionale (sezione: Scuola)

( da "Provincia Pavese, La" del 11-10-2007)

 

GIOVANI ESCLUSI La nuova questione settentrionale Egregio Direttore, a 15 anni da Tangentopoli e dall'inchiesta Mani Pulite, è oggi quanto mai opportuno provare a ragionare su quanto di buono sia rimasto sotto le macerie della cosiddetta Prima Repubblica, e su quanto manchi all'attuale Seconda Repubblica per interpretare correttamente l'Italia, rappresentarla, e quindi governarla con efficacia. C'è oggi nel Paese una "Questione settentrionale" altrettanto se non più grave dell'annosa "Questione meridionale". Il Nord chiede efficienza della Pubblica Amministrazione, infrastrutture, libertà d'impresa, minor pressione fiscale, sicurezza. Riceve dalla politica gli sprechi che l'opinione pubblica identifica ormai a vantaggio della "Casta" dal Parlamento giù giù fino al più piccolo Consiglio comunale; riceve il trattamento riservato a Malpensa ed un sistema viabilistico al collasso, con le nuove bretelle autostradali invocate da anni che per altrettanti anni ancora non vedranno la luce; riceve la politica fiscale del viceministro Visco e la conseguente sfiducia nella possibilità di fare impresa, con l'immersione nel lavoro nero che vediamo e vedremo crescere nei prossimi mesi di centinaia, migliaia di piccole attività; riceve flussi immigratori incontrollati e non gestiti, e una diffusa microcriminalità che ne mina la sicurezza fin dentro le mura di casa. Riceve infine quel disastro di prospettiva che è, foss' anche solo a livello di marketing politico, il passaggio dalla riforma della Scuola di Letizia Moratti, ispirata alle tre I (internet, inglese, impresa) alla riforma Fioroni che brandisce grammatica e tabelline come certe beghine d'altri tempi brandivano i rosari. Ed eccoci alla "Questione generazionale". Per la prima volta dalla Rivoluzione Industriale la generazione dei trentenni di oggi è più povera di quella che l'ha preceduta: quella che sembrava una marcia delle generazioni che si succedevano, tutte incamminate più o meno velocemente ma infallibilmente sulla strada del progresso economico, inaspettatamente si è arrestata ed ha invertito la rotta. E un'intera generazione, i ragazzi nati negli anni '70 e '80, che oggi hanno 20-30 anni, si chiama fuori dalla vita politica per disinteresse, per disgusto e a ragion veduta: non è coinvolta nei processi decisionali e non pesa nulla negli attuali equilibri di potere. La flessibilità del mercato del lavoro, la riforma Biagi, è un'opportunità importante sia per le imprese che per i giovani; spesso si trasforma in una trappola perché rimane zoppa, incompleta. La soluzione non è rimangiarsi la riforma, bensì completarla con un'azione decisa contro il blocco corporativo in campo professionale, economico, sindacale e politico che protegge solo chi ha già un posto, tutela gli equilibri delle generazioni precedenti ed esclude i giovani. Se il mercato del lavoro è flessibile senza essere completamente aperto, crea ingiustizie sociali e rompe il patto generazionale. In più, parliamo di ragazzi, i miei coetanei, che eran più o meno adolescenti ai tempi di Tangentopoli, e di quella stagione conservano la diffidenza verso la politica: una frattura economica e culturale, dunque. E' la "Generazione del disincanto". Eppure le energie questa generazione le ha intatte. Ma le applica al volontariato, all'associazionismo, non alla politica. E i ragazzi non vanno a votare. Alcuni, mobilitati da Internet, vanno con Grillo a spernacchiare la politica tutta. Gli altri si astengono. In attesa. A loro la Seconda Repubblica italiana deve risposte urgenti, coerenti, credibili, per non far rimpiangere la Prima. Luca Sforzini Casteggio Chi ha paura di Beppe Grillo Egregio direttore, l'intero mondo politico e tutto il loro "entourage" sono preoccupati per Grillo e per quelli che lo prendono sul serio. Quello che spaventa è che dietro a Grillo non ci sono industriali, latifondisti, multinazionali e banche ma la gente stufa di farsi sfruttare e prendere in giro. Stato e padroni in questo momento si sentono in pericolo. Pensavano di avere tutto sotto controllo. Che la gente fosse soddisfatta di farsi sfruttare, guardare la tv e cercare l'anima gemella su Internet. Invece scoprono che ci sono persone, stimolate da un giullare, che cominciano a organizzarsi per cambiare lo status quo. Quando il popolo si muove, non per andare allo stadio o a messa, fa paura a chi lo sfrutta. Ma d'altro canto se chi lo sfrutta ha un appetito bestiale è ovvio che gli sfruttati a un certo punto, prima di soccombere, decidano di ribellarsi. E quando ci si ribella può accadere di tutto. Perchè non accada basterebbe che la "casta" e tutti gli altri componenti del circolo "lasciami divorare tutto" decidessero, prima di scoppiare, di seguire l'esempio di San Francesco. Ho l'impressione però che questi devoti del dio denaro siano decisi a proseguire a rimpinzarsi fino allo scoppio fatale. Grillo, con i suoi pregi e difetti, li ha messi in guardia, prima che sia troppo tardi. Siro Zangrandi Pieve Porto Morone Non vogliamo l'autostrada dei tir Gentile direttore, pochi giorni fa lei ha risposto a un cittadino di Bastida Pancarana che le manifestava la sua preoccupazione circa l'autostrada Broni-Pavia-Mortara. La lettera toccava quattro punti: logistica, paesaggio, traffico e inquinamento. Lei ha scelto di rispondere sulla tutela del paesaggio tramite un esempio virtuoso di architettura ambientale. Premesso che in generale siamo d'accordo sull'importanza delle opere di mitigazione ambientale, i problemi di quest'autostrada sono ben altri. Questa, come sottolineato autorevolmente sul suo giornale da Giorgio Boatti, è l'autostrada della logistica e del traffico pesante dell'A4 da dirottare sul nostro territorio. Non è pensata per risolvere gli oggettivi problemi di traffico sull'asse Pavia-Oltrepo, ma per portare traffico dal nord della regione e per smaltire il nuovo che verrà creato con le grandi logistiche che si progettano. Con i 50.000 veicoli al giorno stimati dai proponenti i livelli di inquinamento si alzeranno drammaticamente. Il discorso è lungo e lei lo sa. Ci permettiamo allora solo poche domande. Da quando si parla di autostrada si parla di progresso e sviluppo, senza mai tuttavia portare nessun dato concreto, tranne immaginare l'indotto dei camionisti che chiedono una pizza e un caffè all'autogrill! Perciò ci chiediamo: vale la pena di cementificare uno dei suoli più fertili del mondo per impiantare autostrade, logistiche e centri commerciali devastando il territorio? Si dice che porta lavoro. La logistica è attività ormai in gran parte meccanizzata: quanti e che tipo di posti di lavoro può portare? La città dei saperi fa studiare i propri figli per impiegarli come magazzinieri? Il sud di Milano (Rozzano, Corsico, etc..) ha vissuto trent'anni fa ciò che stiamo vivendo noi ora: è a quel tipo di situazione ambientale, sociale, produttiva che mira la nostra provincia? Se non ci muoviamo ora, non servirà sperare in qualche prunus o carpino per mitigare il rilevato alto 2 metri e mezzo su cui scorre il 90% dell'autostrada, o in qualche olmo secolare che si alzi 18 metri come il viadotto che, alle porte di Pavia, plana su un megasvincolo grande come Cava Manara. Questa è la realtà della Broni-Pavia-Mortara. Crediamo che sia civile che la classe politica illustri questo suo progetto nel dettaglio, che chi lo sostiene si esponga e lo difenda con delle ragioni, dei dati con cui misurarsi con i propri concittadini (che non sono solo elettori) sul loro futuro. Da un anno cerchiamo di avviare un dibattito democratico e costruttivo con chi vuole questa infrastruttura. Nessuno ha accettato il nostro invito. Chiediamo ora a Lei, che si è mostrata sensibile al problema, di parlarne e di cercare attraverso il suo giornale di aprire un dibattito ora per non svegliarci un brutto giorno non capendo dove siamo. Coordinamento dei comitati contro l'autostrada Broni-Pavia-Mortara via e-mail Pavia, Festival dei Saperi tra costi e fallimento Dal prospetto consegnato ai consiglieri comunali si rileva che il costo complessivo del Festival dei Saperi, edizione settembre 2007, è stato di 635.244. Gli sponsor hanno contribuito per 383.200 ed il Comune per i restanti 252.044. Le previsioni però non erano queste. Dalla relazione della dirigente del settore cultura, anch'essa distribuita ai consiglieri, si rileva infatti che "la pianificazione economica, sottoposta nel febbraio 2007 al comitato promotore del festival dal direttore Stefano Francesca, prevedeva la spesa di 1000.00 euro di cui 250.000 a carico del Comune, 470.000 degli enti promotori e 280.000 degli sponsor". La previsione quindi era di ricevere dai promotori e dagli sponsor 750.000 euro. Invece la somma complessiva è stata soltanto di 383.200 circa il 50% in meno. Tra gli sponsor c'è anche la società Carrefour - Gs che ha contribuito con 18.000 euro. E' sempre positivo che un soggetto economico dia contributi in denaro per iniziative culturali. Questo però non era avvenuto per l'edizione 2006, pur essendo i supermercati Gs da decenni presenti in città. Sui contenuti del festival, sulle ricadute d'immagine ed economiche sulla città, ci possono essere opinioni diverse ma il disinteresse dei mezzi di comunicazione sia televisivi che della carta stampata è un dato di fatto. Anche questo anno l'importo più consistente è stato utilizzato per le inserzioni pubblicitarie: 154.336 euro, il 25% dell'intera somma spesa. Ciò dimostra che dello svolgimento del festival le persone vengono a conoscenza soltanto dalla pubblicità, a pagamento, effettuata dal Comune, in quanto i mezzi di informazione non prestano attenzione all'iniziativa. Nè un articolo nè un servizio televisivo è stato dedicato alla manifestazione. Questo dato è tanto più evidente se si fa il paragone (inevitabile) con il festival del libro di Mantova che si svolge in contemporanea con quello di Pavia. Ancor prima che cominciasse la rassegna di Mantova, i giornali ne hanno parlato diffusamente. Lo stesso si è verificato durante il suo svolgimento. Ampi servizi sono stati dedicati dalle reti televisive, sia regionali che nazionali. Su un giornale nazionale, nella stessa pagina, al festival di Mantova veniva dedicata una intera pagina mentre un misero trafiletto a quello di Pavia. Forse, avendo ricevuto un bel po' di soldi di pubblicità, è stato ritenuto doveroso fare almeno un accenno. Perché questa diversità di trattamento? La risposta è semplice. Il festival di Mantova interessa ai lettori ed agli spettatori, quello di Pavia no. Inoltre dal sondaggio on-line effettuato sul sito del Comune risulta che oltre il 91% dei partecipanti risiede o in città o nei Comuni limitrofi. Anche questa è un'ulteriore conferma che l'iniziativa non supera i confini di Pavia e degli altri paesi vicini. Non sono in discussione le manifestazioni culturali, è in discussione questa manifestazione. Walter Veltri consigliere comunale Cantiere di Pavia I Quartieri sono utili L'impegno a Pavia Nord A parziale completamento delle riflessioni esposte nel suo scritto dall'amico Fabio Castagna, vorrei aggiungere qualche concetto sull'utilità delle circoscrizioni. I Quartieri sono utili come interfaccia tra i citadini e l'amministrazione comunale, nella misura in cui presidente e consiglieri si adoperano per risolvere i problemi in loco e l'amministrazione centrale si impegna a dare corso alle istanze presentate. Nella mia esperienza, pur breve, di consigliere di Pavia Nord, posso dire che mai abbiamo pensato di essere un'entità inutile. Il presidente, allora G. Roveda, usava almeno una volta alla settimana fare un giro, insieme a un paio di consiglieri, per tutto il quartiere per controllare le segnalazioni arrivate dagli abitanti e non solo, per vedere la situazione complessiva del quartiere. Poi si segnalavano i problemi alle rispettive commissioni per l'iter successivo. Personalmente ero in quartiere tutti i giorni ad ascoltare tutti i cittadini che avevano qualche necessità e ho contribuito alla risoluzione di diverse mancanze anche invitando l'assessore di competenza in loco. Certo, se manca la volontà di una collaborazione reciproca Comune-Quartiere, tutto il lavoro diventa inutile e il Quartiere cessa la sua funzione di interfaccia tra cittadini e il Comune e diventa luogo di discussioni sterili che non portano a nulla. Giorgio Veronesi ex consigliere a Pavia Nord.


An: striscione anti-fioroni esposto in piazza (sezione: Scuola)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 11-10-2007)

 

Pordenone An: striscione anti-Fioroni esposto in piazza Uno striscione senza mezzi termini quello affisso da Azione giovani alle finestre della sede di An in piazza Risorgimento. "No alla riforma Fioroni, basta cazzate, rivolta generazionale", questo lo slogan che vuole manifestare la contrarietà dei giovani di destra alla riforma della scuola del ministro Fioroni. "Prima di ripristinare gli esami di riparazione a settembre - sottolinea Alberto Locatelli, presidente provinciale di Azione giovani - il ministro dovrebbe occuparsi delle vere urgenze della scuola italiana, come la formazione e il controllo dell'operato degli insegnanti e la battaglia al caro-libri, che oramai hanno raggiunto prezzi imbarazzanti e proibitivi per la maggior parte delle famiglie e spesso si distinguono per una faziosità lampante come molti testi di storia che dedicano solo poche righe alla tragedia delle foibe e ai crimini del comunismo".

 

 



Articoli del 10-10-2007

 

Il sistema dei debiti scolastici è stato un fallimento ( da "Mattino di Padova, Il" del 10-10-2007)


Corritore: puntare su meritocrazia e internet
( da "Liberta" del 10-10-2007)

La Stampa 10-10-2007 Fioroni, studiate di più per non diventare poveri

La Stampa 10-10-2007 Il peso degli zainetti?

 

 

Il sistema dei debiti scolastici è stato un fallimento (sezione: Scuola)

( da "Mattino di Padova, Il" del 10-10-2007)

 

A PROPOSITO DI ESAMI DI RIPARAZIONE IL SISTEMA DEI DEBITI SCOLASTICI è STATO UN FALLIMENTO Vorrei intervenire sul dibattito che si sta aprendo in merito alla "reintroduzione degli esami di riparazione", che tale non è, in quanto né giuridicamente (cfr. modalità di passaggio all'anno successivo), né nella pratica concreta si tratta dello stesso strumento abolito dal ministro D'Onofrio nel 1995. Sono dirigente scolastica, con una lunghissima carriera di insegnante, prevalentemente spesa nella scuola superiore, e ho quindi sperimentato tutte le forme fin qui praticate di recupero o tentativo di recupero: esami di riparazione, corsi di recupero e sostegno, sportello etc. Ho anche dato ripetizioni private, sia durante l'anno che durante il periodo estivo, dato che insegnavo discipline abbastanza "toste" e perciò frequentemente "addebitate" agli studenti. Fermo restando che lo strumento "esami" si era in realtà spesso usurato e che non assicurava il totale recupero, oltre a costringere in generale le famiglie ad affrontare costi elevati per le indispensabili ripetizioni, non si può non ammettere il totale fallimento del sistema dei debiti. Di fatto le iniziative delle scuole si rivelavano inefficaci, perché la collocazione degli interventi di recupero o degli sportelli nelle prime ore del pomeriggio dopo cinque o sei ore di lezione vanificava di fatto la loro validità. D'altra parte riusciva sempre difficile quantificare il numero massimo di debiti cumulabili prima di arrivare a una bocciatura e, nel clima di generale "buonismo" generato sicuramente da una più attenta considerazione di problemi familiari o personali rispetto alla "spietatezza" di quando andavo a scuola io, si assisteva alla attivazione di strategie che permettevano agli alunni di escludere alcune materie dalle loro prospettive di studio, materie anche di indirizzo, nella assoluta certezza che nessuno sarebbe mai stato bocciato per due o tre debiti. Sono perfettamente d'accordo che alcuni insegnanti sarebbero da cacciare per incompetenza o per comportamenti professionalmente o deontologicamente condannabili, che tante cose non vanno, che si dovrebbe ripensare a una diversa strutturazione del sistema, che di riforma e riforme della scuola si parla invano da decenni; ritengo però assurdo, controproducente a livello di immagine e assolutamente qualunquista il movimento che invita al "vaffa day della scuola". Ammettano questi ragazzi che ormai a scuola si studia veramente poco, che basterebbe un po' di impegno per evitare l'accumulo di debiti, che è autolesionista, oltre che dannoso per il futuro del nostro paese mandare avanti persone impreparate, in particolare nelle discipline di base. Non è possibile che persone giovani, con un titolo di studio, siano incapaci di scrivere una lettera, di compilare un curricolo o di capire un documento scritto: questo lo verifico ogni giorno e me lo confermano i miei amici che insegnano all'università (fermo restando che anche a livello di docenza universitaria ci sono lacune e comportamenti discutibili). Certo questa nuova normativa non sarà una panacea per tutti i mali e non risulterà facile da applicare per le scuole: sicuramente l'organizzazione sarà impegnativa e non sempre efficace. Servirà però da deterrente questo provvedimento del ministro Fioroni? Ben venga! Si capisca l'utilità dell'istruzione e non si tiri in ballo Don Milani, che voleva dare una possibilità a chi non l'aveva e non invitare al disimpegno. Floriana Rizzetto dirigente scolastica.


Corritore: puntare su meritocrazia e internet (sezione: Scuola)

( da "Libertà" del 10-10-2007)

 

Quotidiano partner di Gruppo Espresso LIBERTA' di mercoledì 10 ottobre 2007 > Piacenza Corritore: puntare su meritocrazia e internet Il vice presidente del Consiglio comunale di Milano in corsa per il Pd: la Rete autostrada del futuro "Meritocrazia, competizione e rete, connessione". Queste le parole d'ordine portate a Piacenza dal vice presidente del consiglio comunale di Milano Davide Corritore, a sostegno di Enrico Letta come leader del Pd ieri al Caffé Ranuccio insieme al sindaco Roberto Reggi. "E' una sorta di tabù interno al centro sinistra quello della meritocrazia - ha detto - una cultura individualistica basata sul merito ha sempre perso in Italia, fin dall'antichità, rispetto ad una cultura collettivistica. La meritocrazia, questo Letta lo ha sottolineato più volte, deve iniziare dalla stessa politica; ci dovranno essere per ogni elezione, che siano comunali o regionali, le primarie delle primarie. Sarà la prima proposta che porteremo nello statuto del Pd, infatti anche le liste chiuse di queste primarie le abbiamo osteggiate". Un messaggio chiaro, ribadito anche da Reggi: "Corritore è una persone che rappresenta il merito in politica - ha sottolineato - Letta ha dimostrato di essere l'unico nel Pd a introdurre nei fatti un ricambio generazionale di dirigenti politici. Grazie a lui l'età media dei candidati è molto bassa, per una politica che riparta dal basso". "Noi - ha proseguito Reggi indicando la platea con numerosi altri candidati a sostegno di Letta - non ci vergogniamo più di essere bravi. Un'intera generazione non ha avuto possibilità adeguate di sviluppo a causa di una mancanza di meritocrazia, a scuola e altrove". Corritore, ex presidente delle terme di Bobbio, dopo aver parlato dell'Expò milanese a cui è chiamata a dibattere l'assise lombarda ("che porterà benefici anche a Piacenza") è passato a parlare del concetto di "rete": "Quello della banda larga dovrà essere un diritto di cittadinanza italiana". "L'economia globalizzata - ha aggiunto - significa che le nostre aziende devono vedersela con aziende dell'altra parte del mondo, e senza una rete estesa il Paese perde il treno: internet è un cavallo di battaglia di Letta e non è un aspetto secondario, la rete è l'autostrada del futuro, prendete Bobbio che neglio ultimi anni ha perso 6mila abitanti perché è distante 40 chilometri da uno snodo autostradale. Con internet non dobbiamo fare altrettanto, la rete a banda larga deve arrivare in tutto il Paese e il Pd si dovrà avvalere di consultazione online ufficiali che avranno la loro valenza". E conclude con il Festival delle idee di Piacenza, la partenza della campagna elettorale di Letta: "Ho sentito tante persone - ha ricordato - dire che se ne andavano da questa città con la luce negli occhi. Una città che ha espresso il Pd di Letta, e sono sempre felicissimo di tornarci". Mattia Motta

 

 

La Stampa 10-10-2007 Fioroni, studiate di più per non diventare poveri

CAGLIARI
«Non posso chiedere ai ragazzi di condividere il mio pensiero, ma chiedo e domando loro un piccolo sforzo: studiare un po’ di più per non diventare i nuovi poveri di domani». Così il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, stasera a Sassari per sostenere le candidature di Veltroni e Cabras alle segreteria nazionale e regionale del PD, ha commentato parlando coi giornalisti il V-Day della scuola, organizzato per il 12 ottobre prossimo da alcune associazioni studentesche per protestare contro le riforme di scuola e università.

Fioroni ha ricordato l’aumento agli insegnanti e la riforma dell’istruzione, ribadendo la necessità di una scuola di qualità e non solo di massa, con «il ripristino della serietà nelle medie inferiori, dove il 40% dei ragazzi, anche in Sardegna, vengono promossi con »sufficiente«, e si tratta soprattutto ragazzi che vengono da famiglie meno abbienti».

Sulla reintroduzione degli esami di riparazione, Fioroni ha ricordato che «più del 40% degli studenti delle superiori ha un debito». «Un ragazzo su quattro - ha detto il ministro - non supera i debiti formativi, e questo crea nuovi poveri di competenze e di saperi, e siccome i debiti prima o poi si pagano, questi saranno nuovi poveri anche nella vita, scontando nel mercato del lavoro l’inaccessibilità a una tipologia di lavori per cui, nella scuola italiana, chi entra figlio di operaio resta figlio di operaio».

 

 

La Stampa 10-10-2007 Il peso degli zainetti?


Lo deciderà il governo Un nucleo tecnico scientifico individuerà il limite massimo tollerabile ROMA
Gli zaini degli studenti hanno forse le ore contate. Sarà istituito un nucleo tecnico scientifico per individuare il limite massimo tollerabile di peso e dimensione degli zainetti e per studiare soluzioni alternative al trasporto contemporaneo di tutti i libri.
È questa una delle novità del ddl sull’istruzione approvato oggi dalla Camera che prevede, in aggiunta, l’apertura di un dialogo con gli editori per valutare le modalità di realizzazione dei libri di testo, «supportandoli con materiale informatico e fascicolandoli in più dispense se fosse necessario, dividendo le parti specifiche per gli insegnanti da quelle degli alunni».
In una nota, il ministero della Pubblica Istruzione spiega che il decreto interviene anche su Tarsu, edilizia scolastica e personale della scuola. Nel dettaglio, si stabilisce che le scuole, singolarmente, non sono tenute al pagamento della Tarsu, che viene corrisposta direttamente ai comuni dal Ministero della Pubblica Istruzione, sulla base di una somma concordata in sede di Conferenza Stato-Città (pari a 38,734 milioni di euro) e rapportata al numero degli studenti.
Sul versante dell’edilizia scolastica, vengono recuperate e rimesse a disposizione delle Regioni le risorse non spese per l’edilizia scolastica che potranno essere riutilizzate rapidamente anche mediante modalità innovative di finanziamento. Le misure riguardano anche il personale della scuola: il ddl contiene una serie di norme per utilizzare pienamente le graduatorie dei concorsi così da coprire tutti i posti ancora vacanti (superando incarichi e reggenze) per i dirigenti scolastici.
«Esprimo grande soddisfazione - ha commentato il viceministro della Pubblica istruzione Mariangela Bastico - perchè le norme del ddl collegate e complementari a quelle del decreto legge per l’inizio dell’anno scolastico costituiscono un punto di riferimento di certezze finanziarie e di strumenti utili che danno maggiore serenità agli operatori della scuola, agli studenti e alle famiglie. Dopo aver sollevato le scuole dal pagamento delle supplenze per maternità ora interveniamo tagliando il pagamento della Tarsu. Per le scuole poi che ancora oggi hanno dirigenti con una reggenza diamo certezze di copertura di tutti i posti vacanti. C’è infine - ha concluso Bastico - anche un’attenzione agli studenti e alle loro spalle con l’alleggerimento degli zainetti. È una norma che vuole affrontare il caro libri».

 

 

 

Articoli dell’8-10-2007

 

 

L'opinione Una riparazione alla dignità perduta di GIANNI CUMINETTI

( da "Libertà" del 08-10-2007)

 

Gli studenti non contano più nulla - Francesco La Regina

( da "Repubblica, La" del 08-10-2007)

 

 

L'opinione Una riparazione alla dignità perduta di GIANNI CUMINETTI

( da "Libertà" del 08-10-2007)

LIBERTA' di lunedì 8 ottobre 2007 &gt In Italia l'opinione Una riparazione alla dignità perduta di GIANNI CUMINETTI Ha destato molte reazioni (di segno diverso), destinate a non sopirsi tanto presto, il decreto del ministro dell'Istruzione col quale sono stati reintrodotti gli esami di riparazione (ora chiamati "recupero dei debiti scolastici") che erano stati soppressi 13 anni fa. Dico subito che sono favorevole al decreto. È sotto gli occhi di tutti che si è progressivamente abbassato, in generale, il livello qualitativo della scuola pubblica. Non mi riferisco tanto al tipo di insegnamento ed alla buona volontà dei docenti quanto ai risultati pratici in termini di preparazione degli studenti. Col passare degli anni non si finisce di contare il danno che ha prodotto il Sessantotto (che pure ha avuto indiscutibili meriti) e credo che a quel periodo storico debba farsi risalire l'origine di molti dei mali che affliggono l'istituzione scolastica italiana. La spinta iniziale del movimento giovanile, radicalmente innovativa, produsse risultati positivi cui seguirono, fatalmente, effetti secondari gravemente negativi, soprattutto in ambito scolastico, non previsti (ma prevedibili) minando alla base l'autorità e la credibilità del corpo docente. Fu soprattutto la scuola come istituzione a perdere la faccia ed i guasti di allora li stiamo ancora scontando a distanza di tanti anni. C'è da dire che una parte non marginale degli insegnanti (e dei presidi) cavalcò allora l'onda della protesta studentesca, con rigurgiti di giovanilismo libertario messi in campo nella speranza di accattivarsi la simpatia di chi occupava le aule dettando tempi e modi dell'insegnamento quando non addirittura i voti da attribuire. Sta di fatto che da allora sono usciti dalle scuole generazioni di studenti gravemente carenti quanto ad impegno e livello di preparazione. La politica del "comunque promosso", della "sufficienza garantita" e della "autogestione" dell'insegnamento unita alla perdita di autorevolezza e di prestigio dei docenti (spesso e volentieri sbeffeggiati dagli studenti senza subirne sostanziali conseguenze) non è estranea alla nascita di fenomeni di lassismo che è una delle matrici del vandalismo e del bullismo. Il ritorno all'antico può quindi essere un segnale importante per recuperare alla scuola la dignità perduta. È giusto (ed educativo) che chi non merita la promozione subito non l'ottenga e che, se non recupera con gli esami di riparazione, venga anche bocciato. È, in fondo, una lezione di vita. Secondo un antico adagio, il gatto coi guanti non acchiappa i topi. La scuola deve riscoprire l'autorevolezza (che non è autoritarismo) e il valore del rispetto (che non si impone ma va guadagnato) insegnando ai giovani anche l'importanza della meritocrazia così vaccinandoli contro le difficoltà che la vita imporrà presto a loro di superare e, in definitiva, creando dei cittadini migliori.


Gli studenti non contano più nulla - Francesco La Regina

( da "Repubblica, La" del 08-10-2007)

Pagina I - Napoli Il caso Gli studenti non contano più nulla FRANCESCO LA REGINA Sono rimasto profondamente colpito dalla quantità e qualità delle lettere che studenti e laureati in Architettura hanno inviato alla redazione del quotidiano "la Repubblica", a seguito della pubblicazione della denuncia del professor Rossetti relativamente alle modalità con cui si sono svolte le prove del concorso per due posti di professore associato. Riscontro una notevole capacità di analisi della situazione in cui versa oggi l'Università italiana, congiuntamente ad una palese sfiducia in un cambiamento sostanziale di tale stato di cose. Lo stesso invito di Rossetti ad un'azione più propositiva ed incisiva degli studenti sembra cadere nel vuoto di un diffuso scetticismo, di una inerzia e rassegnazione mortale. Ed è questo, io credo, il rischio peggiore che le istituzioni universitarie rischiano di correre, involgendo verso forme sempre più negative di nepotismo e familiarismo, cause ed insieme effetti della dequalificazione e della degenerazione scientifica e culturale. Per fortuna non mancano eccezioni né sono assenti punti ed aree di eccellenza, tuttavia la realtà complessiva è un'altra. Se la meritocrazia cede il posto all'arroganza del potere di gruppi e clan, lo spazio per l'affermazione e lo sviluppo delle competenze, per la qualificazione dei percorsi formativi, per lo sviluppo della ricerca scientifica rischia di restringersi ogni giorno di più. SEGUE A PAGINA XII.

 

 

 

 

Articoli del 7-10-2007

 

 

A PORTARE il saluto del ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni

( da "Resto del Carlino, Il (Macerata)" del 07-10-2007)

Ni, impossibilitato a partecipare a causa di impegni istituzionali, è intervenuto Mario Dutto, capo della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, settore ministeriale in cui si preparano i testi delle riforme della scuola. "Questa iniziativa ? ha detto ? fa onore a questa Università e conferma la necessità della ricerca storica. Per la prima volta si analizza un tema di grande interesse e fascino, ma anche di estrema attualità. I quaderni di scuola sono il risultato di una costruzione sociale e culturale, ma non possiamo dimenticare la dimensione affettiva legata a questi oggetti. C'è qualcosa di antico e di straordinariamente moderno nei quaderni di scuola". E riferendosi alle tre esposizioni in corso Mario Dutto ha commentato: "Queste mostre servono per riflettere oggi le scelte del passato". E a ritrovare, aggiungiamo noi, le nostre autentiche radici su cui costruire il futuro della scuola e la sua identità. - -->.


GALANTI e affettuosi, ma per nulla intenzionati a 'riparare ad ottobre' (sezione: Scuola)

( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 07-10-2007)

Gli studenti delle scuole superiori lughesi si sono 'presentati' così al vice ministro della pubblica istruzione Mariangela Bastico, che ieri ha fatto tappa a Lugo per parlare della riforma della scuola firmata dal ministro Fioroni. Una visita che ha portato il mondo scolastico lughese ad affollare l'aula magna del liceo scientifico: oltre alle rappresentanze degli studenti delle superiori, era rappresentato l'intero corpo docente e dirigente del territorio, dalle scuole materne alle superiori. A fianco della Bastico erano presenti il sindaco Raffaele Cortesi, gli assessori comunale e provinciale alla pubblica istruzione Clara Caravita e Nadia Simoni, la preside del liceo di Lugo Mariangela Liverani. Un incontro durato due ore e mezza, perché di 'carne al fuoco' ce n'era in abbondanza, visto che la riforma riguarda tutte le fascie dell'istruzione scolastica dai 2 ai 19 anni. Nel discorso introduttivo Cortesi, anche in veste di presidente dell'Associazione Intercomunale, ha sottolineato che "le amministrazioni comunali di questo territorio ritengono fondamentale investire sul sapere. Qui gli asili nido danno risposta a tutte le richieste e per le materne abbiamo avviato una collaborazione con le strutture private che consente di accogliere tutti. Vorremmo proseguire così, con l'aiuto del governo centrale, che speriamo sia lungimirante per dare speranza ai giovani, che sono i 'nuovi italiani'". Molto dettagliata la relazione del vice ministro, che ha parlato prima di tutto della "valorizzazione dell'autonomia scolastica, che deve vedere uno stretto rapporto tra docenti e territorio", e si è complimentata con il sindaco per le risorse destinate alla scuola. Ha poi specificato che "per modificare la riforma Moratti, è stata scelta la 'tecnica del cacciavite', cioè dello smontare e rimontare pezzo per pezzo gli aspetti da cambiare". Si è dunque soffermata sugli aspetti principali: l'estensione degli asili ai bambini di due anni, l'obbligo scolastico fino a 16 anni, l'eliminazione dei licei tecnologici ed economici a favore di un incremento degli istituti tecnici e professionali, l'istituzione dei corsi post diploma. Poi la riforma dell'esame di stato, affidato 'alla pari' a una commissione interna e a una esterna, anche per dare al titolo di studio quella credibilità aveva perso. E così è giunta al 'punto cruciale': il ripristino del 'vecchio' esame di riparazione, un tempo chiamato comunemente 'andare a ottobre'. In sostanza, per essere ammesso all'esame di maturità, lo studente non dovrà avere debiti formativi, a partire dal prossimo anno, "perché la scuola buona non è quella che promuove tutti ma quella che fa davvero apprendere". La relazione è stata salutata da un lungo applauso, durante il quale due ragazzi hanno consegnato alla Bastico un mazzo di rose rosa ricevendo dalla vice ministro un bacio che li ha fatti arrossire come peperoni. Ma la 'dolcezza' è finita qui, perché poi vari studenti hanno affermato 'forte e chiaro' che loro gli esami di riparazione proprio non li vogliono. Tra il pubblico adulto c'è stato chi ha chiesto perché. Risposta: "Perché non ci siamo abituati". Controrisposta, dal pubblico: "Vi abituerete". E loro: "No, si abitueranno quelli che iniziano ad andare a scuola adesso". Poi l'annuncio: "Per questo scenderemo tutti in piazza venerdì prossimo". La Bastico ha comunque precisato che l'obiettivo non è creare difficoltà, in quanto verranno destinate risorse ai corsi di sostegno proprio per evitare che si arrivi al debito. I ragazzi hanno comunque potuto 'consolarsi' con il succulento buffet organizzato per loro nell'atrio della scuola. Lorenza Montanari - -->.


Nell'isola record di bocciati all'esame di guida - luisa satta (sezione: Scuola)

( da "Nuova Sardegna, La" del 07-10-2007)

Un'inchiesta di Quattroruote rivela un primato negativo per la Sardegna. Si salva Oristano Nell'isola record di bocciati all'esame di guida Troppi privatisti, il 30% deve ripresentarsi. Maglia nera a Cagliari, Sassari è al 28,29 LUISA SATTA SASSARI. Ma dove ti hanno dato la patente? In Sardegna? Beh, allora al volante sei un asino. O un asso. Dipende dai punti di vista. Già, perché l'isola è la regione d'Italia con il maggior numero di bocciati all'esame di guida: il 30%. E la provincia di Cagliari con il 33,4% ha la maglia nera, anzi nerissima, nel raffronto con qualsiasi altra zona del Belpaese. Il che - naturalmente in teoria e con un tantino di azzardo - può significare due cose. O i sardi hanno maggiori difficoltà ad apprendere i rudimenti per far marciare una macchina. Oppure, in alternativa, grazie alle dure prove su strada richieste da inflessibili istruttori, i nuovi automobilisti nell'isola si rivelano più selezionati e quindi migliori. Ma, al di là del fatto che come vedremo meglio esiste una terza ipotesi molto più concreta, quel che conta sono le classifiche. E a rivelarle è il mensile specialistico "Quattroruote" con un dettagliatissimo servizio contenuto nel numero di ottobre. La rivista, sul caso Sardegna, ha interpellato Mario Forneris, segretario nazionale dell'Unasca, l'associazione che rappresenta il maggior numero di autoscuole. Secondo l'esperto, lasciando da parte facili battute e malevole illazioni, la strage di candidati nell'isola dipende dall'elevata percentuale di allievi che preferisce presentarsi agli esami da privatista. Risultata la più alta su scala nazionale. Pari al 24,09%. Contro, per esempio, il 5,68% della Toscana e una media italiana attestata intorno al 10%. L'inchiesta giornalistica è basata su rigorosi dati statistici. E rivela qualche curiosità: in provincia di Oristano la media dei bocciati ritorna a sorpresa in linea con i dati generali. Anzi, con il 9,5%, è persino migliore. Nel Nuorese, invece, si passa di nuovo a valori più preoccupanti: il 28,33%. E in provincia di Sassari al 28,29. Ma quali sono le aree dov'è più facile prendere la patente? La risposta arriva dallo stesso servizio di "Quattroruote": Sicilia e Calabria. Al contrario, per i novellini al volante, ci sono guai seri in Liguria. Con la conferma di disparità clamorose. Capaci di far sorgere più di un interrogativo sulle modalità di svolgimento delle prove: a Enna, nel 2006, i respinti sono stati solo il 6,9% dei candidati, a Reggio Calabria il 9,4%, a Catanzaro il 9,5%, a Napoli l'11%. Valori che, invece, diventano più del triplo in province come Genova (30,4% di bocciati), Grosseto (29,8%) e Imperia (29,7%). I numeri rivelano altre situazioni paradossali come quelle legate al raffronto Cagliari-Oristano: se in provincia di Milano i candidati costretti a ridare le prove sono il 18,35%, a Bergamo scendono ad appena al 7,3%.


Articoli 2

 

·         Il Sole 24 Ore 3-10-2007 Scuola: addio debiti formativi. Da quest'anno si torna all'esame di riparazione di Francesca Milano. Il testo del Decreto

·         La Repubblica 3-10-2007 La Ue boccia la scuola: "Si studia poco". Troppi abbandoni, pochi investimenti. Pubblicato il rapporto sullo stato dell'istruzione nei Paesi dell'Unione europea Bassa abilità di lettura-scrittura tra i quindicenni, bene i laureati in scienze tecnologiche. di BRUNO PERSANO

·         La Stampa 3-10-2007 Tornano da quest'anno gli esami di riparazione. Il ministro Fioroni ha firmato oggi il decreto che introduce nuove modalità di recupero dei debiti formativi nelle scuole superiori

·         Il Corriere della Sera 2-10-2007 Rivoluzione d'Oltralpe. Scuola, la Francia riduce l'orario. In classe solo 4 giorni la settimana, studenti a casa il mercoledì e il sabato. Gli esperti italiani si dividono. 2

·         La Repubblica 1-10-2007 Secondo il sondaggio di Repubblica Demos-Coop il bullismo è un fenomeno nuovo che preoccupa Mancano i fondi e il collegamento con il mondo del lavoro continua ad essere insufficiente. Scuola, fiducia leggermente in calo Gli italiani la promuovono senza lode. Ma per la grande maggioranza, l'istruzione pubblica rimane uno dei pilastri fondanti del Paese. di LUIGI CECCARINI e FABIO BORDIGNON. 3

·         La Repubblica 1-10-2007 Il bullismo, gli insegnanti, il caro-libri: il sondaggio di Repubblica conferma i disagi Ma gli italiani continuano ad avere fiducia nell'Istruzione. Pubblica Quelle aule così lontane dalla società che cambia Tutti sognano una scuola diversa, la fiducia espressa è sempre "nonostante" qualcosa. di ILVO DIAMANTI 4

·         Europa 29-9-2007 Scuola, studenti, orari: cosa non si farebbe per oziare di più e studiare di meno FEDERICO ORLANDO RISPONDE. 6

·         La riforma non basta, servono borse di studio e biblioteche 6

·         ( da "Manifesto, Il" del 18-09-2007) 6

·         Linee e i criteri per la nuova scuola dell'infanzia e del primo ciclo 7

·         ( da "AltaLex" del 17-09-2007) 7

·         Religione a scuola Gli studenti promossi a metà 15

·         ( da "Eco di Bergamo, L'" del 05-09-2007) 15

·         Processo alla scuola 15

·         ( da "L'Espresso" del 31-08-2007) 15

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Il Sole 24 Ore 3-10-2007 Scuola: addio debiti formativi. Da quest'anno si torna all'esame di riparazione di Francesca Milano. Il testo del Decreto

 

 

SCHEDA/I regi decreti e l'esame di riparazione

Il testo del decreto

 

 

 

Finisce l'era dei debiti formativi trascinati da una classe all'altra. Già da questo anno scolastico si torna all'esame di riparazione, che dovrà necessariamente essere superato entro il 31 agosto. Altrimenti lo studente dovrà ripetere l'anno.
Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni ha presentato questa mattina il suo piano per il recupero delle lacune nell'apprendimento, che dovranno essere colmate con lo studio estivo. Si accorciano, quindi, le vacanze per gli studenti "somari", costretti sui libri sotto l'ombrellone come i loro fratelli maggiori: fino 1993, infatti, le materie in cui si era insufficienti venivano ripassate durante l'estate per poi presentarsi a settembre davanti a una commissione.
La scelta di tornare agli esami di riparazione nasce dall'allarme lanciato dal ministro: "Quaranta due studenti italiani su cento – afferma Fioroni – vengono ammessi con debito alla classe successiva. Solo uno su quattro lo recupera, gli altri vanno avanti comunque". Una differenza rispetto ai vecchi esami di riparazione c'è: saranno le scuole a organizzare i corsi di recupero e le verifiche durante tutto l'anno scolastico. I corsi potranno essere tenuti sia dai docenti dell'istituto sia da soggetti esterni. "Una scuola seria ed esigente – sottolinea il titolare di Viale Trastevere – garantisce tutti ma soprattutto i più deboli: i ragazzi che non hanno alle spalle famiglie e condizioni sociali in grado di aiutarli a farcela comunque. Deve farlo la scuola".
La novità sul recupero dei debiti formativi è contenuta in un decreto firmato dal ministro. "Come in campo economico – spiega Fioroni – i debiti si devono saldare. Attualmente invece a scuola questo non accade più per unaserie di motivi che questo decreto cerca di affrontare".
Che la maggior parte degli studenti delle scuole superiori italiane non siano delle "cime" lo dimostrano i dati dello scorso anno scolastico: il 42% degli studenti delle superiori sono stati ammessi con debito alla classe successiva. Di questi il 43,4% aveva lacune in matematica, il 31,9% in lingua e letteratura straniera, il 18% in materie tecnico-professionali.
"Fare arrivare all'università o sul mercato del lavoro uno studente senza basi solide per andare avanti é un danno irreversibile prima di tutto per il debitore, cioé i nostri ragazzi che non avranno più l'opportunità di colmare lacune vecchie e stratificate".


La Repubblica 3-10-2007 La Ue boccia la scuola: "Si studia poco". Troppi abbandoni, pochi investimenti. Pubblicato il rapporto sullo stato dell'istruzione nei Paesi dell'Unione europea Bassa abilità di lettura-scrittura tra i quindicenni, bene i laureati in scienze tecnologiche. di BRUNO PERSANO

 

ROMA - Troppi gli abbandoni scolastici. Anche se in Italia la percentuale tende a ridursi, ogni anno un ragazzo su cinque lascia i banchi di scuola. E si studia poco. Così da Bruxelles arriva una sonora bocciatura. In Repubblica Ceca, per esempio, le cose vanno nettamente meglio: appena il 5,5% contro il 20,8% italiano. E non è diverso in Polonia o in Slovacchia dove solo sei bambini su cento preferiscono il lavoro alla scuola.

Il rapporto Ue. Dopo quella dell'Ocse, per la scuola italiana arriva una nuova insufficienza, questa volta dalla
Commissione Europea. Nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi cinque anni, resta al di sotto della media comunitaria negli indicatori chiave prescelti per il rilancio della competitività.

Pochi soldi alla scuola. Scarsi gli investimenti in risorse umane, che sono saliti in Italia soltanto dal 4,47 al 4,59% del Pil contro una media Ue aumentata dal 4,7 al 5,1%. L'aveva già detto l'Ocse, l'Organizzazione per lo sviluppo economico che comprende i paesi europei, l'Australia e l'America del Nord. Nel rapporto "Education at glance 2007" è scritto che all'università, l'Italia destina solo lo 0,9% del Pil. Lo ripete adesso anche la Ue. "Bisogna fare ulteriori sforzi economici", avverte il vicepresidente della commissionme Europea Franco Frattini.
Troppi "lettori-poveri". Bruxelles lancia l'allarme sull'alfabetizzazione dei più giovani. Li definisce "lettori poveri". Sono quegli scolari che hanno scarsa proprietà di linguaggio, leggono poco e masticano ancora meno congiuntivi e date storiche. Un quindicenne su 5 nell'Europa dei Ventisette mostra scarco interesse per l'istruzione. Decisamente meglio in Finlandia dove la percentuale sfiora il 6% o in Irlanda e nei Paesi Bassi dove la percentuale supera l'11%. L'Italia purtroppo, insieme a stati come Grecia, Lussemburgo, Slovacchia, Germania, Portogallo e Spagna, registra un aumento nella percentuale di alunni con basse abilità di lettura-scrittura: nel 2000 erano il 19%; tre anni dopo il 23,9%.

Più donne tra i laureati in tecnologia. Promossi invece i paesi dell'UE che sono riusciti a sfornare un buon numero di laureati in scienze tecnologiche. Era un obiettivo che l'Unione si era dato nel convegno di Lisbona del 2002 convinta che sia la risposta giusta alla richiesta futura del mercato del lavoro. Se le tendenze attuali continueranno, oltre un milione di allievi raggiungerà la laurea in matematica, scienza e tecnologia entro il 2010. I paesi che più degli altri hanno laureato giovani in materie scientifiche sono l'Irlanda con 24.5 laureati su 1000 giovani, la Francia con 22.5 su 1.000 giovani e la Lituania. In Italia, su 1000 giovani tra 20 e 29 anni, solo 13,3 scelgono corsi universitari tecnici ma con una percentuale sempre più alta di donne. Dal 2000 al 2006, le studentesse universitarie in quelle materie sono salite dal 36,6% al 37,1% a fronte di una media UE attestata al 31,2%.

"Servono due lingue straniere". Un ultimo appunto, la Ue lo fa ai governi dell'Unione che poco fanno per insegnare due lingue straniere agli scolari più piccoli. E' un leit motive della Commissione: già nel precedente rapporto diffuso cinque anni fa, l'Unione aveva consigliato ai ministeri dell'Istruzione dei Ventisette di introdurre l'obbligatorietà della doppia lingua già nelle scuole elementari mentre la media registrata nei Paesi Ue è al di sotto degli obiettivi comuni: appena una lingua straniera e mezza per bambino.

(3 ottobre 2007)


La Stampa 3-10-2007 Tornano da quest'anno gli esami di riparazione. Il ministro Fioroni ha firmato oggi il decreto che introduce nuove modalità di recupero dei debiti formativi nelle scuole superiori

ROMA
Tornano gli esami di riparazione, già da quest’anno. Il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni ha infatti firmato oggi il decreto che dà il via alle nuove modalità di recupero dei debiti formativi nelle scuole secondarie superiori. Il provvedimento è stato già inviato per la registrazione alla Corte dei Conti e Fioroni ha auspicato che l’iter sia rapidissimo.

L’ora X per gli studenti delle superiori che dovranno dimostrare di aver superato i debiti scolastici scatterà il 31 agosto e, comunque, non oltre la data di inizio delle lezioni dell’anno scolastico. Entro questa scadenza si dovranno concludere le iniziative di recupero e subito dopo si effettueranno le verifiche finali sulla base delle quali si conclude lo scrutinio con il giudizio definitivo: promozione o bocciatura.

«Quarantadue studenti su cento - ha sottolineato il ministro in una conferenza stampa - vengono ammessi con debito alla classe successiva, solo 1 su 4 lo recupera, ma gli altri vanno avanti comunque. Sarebbe imperdonabile - ha osservato Fioroni - prendere atto di questa situazione e non fare nulla. Per questo ho deciso di stabilire una data, il 31 agosto, e comunque prima che inizi il nuovo anno scolastico, per accertare di aver colmato le lacune. Le scuole organizzeranno corsi e faranno verifiche anche durante tutto l’anno, ma l’ultima chiamata dovrà essere fatta prima che ricomincino le lezioni: chi ha saldato andrà avanti, chi ha bisogno di più tempo si fermerà».


Il Corriere della Sera 2-10-2007 Rivoluzione d'Oltralpe. Scuola, la Francia riduce l'orario. In classe solo 4 giorni la settimana, studenti a casa il mercoledì e il sabato. Gli esperti italiani si dividono

 

ROMA — Dal prossimo anno per i bambini delle elementari francesi la campanella suonerà quattro giorni a settimana invece di cinque: alla storica pausa del mercoledì si aggiungerà la settimana corta. E' l'effetto di un taglio di circa cento ore (da 958 a 864 l'anno) deciso dal governo per diminuire le distanze dalla media europea che è di 800 ore, mentre l'Italia è a quota 980. Quattro giorni in classe e tre in famiglia. Una soluzione che in Italia viene bocciata da tutti, a cominciare dalle famiglie e a seguire prof, dirigenti scolastici e pedagogisti. La piccola rivoluzione d'Oltralpe, a parte la settimana corta generalizzata in Italia dal 1990-1, pone un problema che nessuno sa risolvere: i bambini italiani come e dove passerebbero il tempo sottratto alla scuola? In Italia l'unica proposta in materia è quella avanzata dal ministro del Turismo e vicepremier Rutelli: un calendario delle vacanze più duttile, con pausa estiva più breve compensata da interruzioni invernali e primaverili più lunghe, ma neppure un'ora in meno. Oggi la formula più diffusa è quella delle 30 ore settimanali con uno o due rientri pomeridiani.

Il 27 per cento degli alunni frequenta invece un tempo pieno di 40 ore. Un peso eccessivo? Non lo nega Angela Nava, presidente del Coordinamento genitori democratici: «L'idea di un minor tempo scuola non induce necessariamente a riflessioni negative, perché spesso ci accorgiamo che i bambini avrebbero bisogno di più tempo da dedicare alla loro infanzia, all'essere bambini ». «Ma la scelta nel nostro Paese — aggiunge subito dopo — diventa inapplicabile perché non esistono interventi specifici alternativi». «La scuola — aggiunge Angela Nava — ha rappresentato e rappresenta ancora una grande camera di compensazione per le molte politiche dell'infanzia disattese». Il ministro francese dell'Educazione Xavier Darcos vorrebbe utilizzare il surplus di ore per dei corsi di recupero per i bambini in difficoltà. La ricetta non convince però il leader dei prof della Cgil: «Siamo in una società dove aumentano a dismisura le diversità tra i ragazzi per quanto riguarda l'apprendimento e la quantità di informazioni possedute — dice Enrico Panini —. Quella francese mi sembra una scelta un po' classista: con meno scuola chi è forte resta sempre forte e chi è debole diventa più debole».

La riduzione dell'orario delle elementari non sorprende i nostri presidi. «Rientra in una tendenza generale della scuola francese, che precede l'avvento di Sarkozy, verso l'essenzialità dei saperi e l'alleggerimento del tempo scuola — afferma Paolino Petrolino dell'Anp —. Una simile decisione, che comporta un taglio del 15 per cento dell'orario di lavoro frontale dei docenti, incontrerebbe da noi resistenze fortissime. Dubito che il ministero dell'Economia regalerebbe alla scuola tutte quelle risorse». Per il viceministro Angela Bastico dietro parole come essenzialità dei saperi e alleggerimento si nasconde in realtà un'offerta formativa più povera. «Sotto un certo numero di ore — spiega — resta soltanto una possibilità, quella della lezione in aula, da una parte il maestro e dall'altra i bambini, senza laboratori di lingue, senza la minima possibilità di un apprendimento sperimentale». Esistono infiniti stimoli e opportunità di apprendimento che la permanenza prolungata nelle aule fa venir meno. Ne è convinta Luisa Ribolzi, sociologa dell'educazione nell'università di Genova: «In Italia siamo di fronte a una totalizzazione del tempo dei bambini da parte della scuola. Un adulto passa meno tempo in azienda. Ma se le alternative sono i videogiochi, la tv o la nonna semianalfabeta meglio la scuola».
02 ottobre 2007


La Repubblica 1-10-2007 Secondo il sondaggio di Repubblica Demos-Coop il bullismo è un fenomeno nuovo che preoccupa Mancano i fondi e il collegamento con il mondo del lavoro continua ad essere insufficiente. Scuola, fiducia leggermente in calo Gli italiani la promuovono senza lode. Ma per la grande maggioranza, l'istruzione pubblica rimane uno dei pilastri fondanti del Paese. di LUIGI CECCARINI e FABIO BORDIGNON

 

LA SUA immagine si è leggermente appannata, negli ultimi anni, ma la scuola sembra comunque tenere. Lo testimoniano i risultati della 15esima indagine dell'Osservatorio sul Capitale Sociale, che ricostruisce gli orientamenti e le valutazioni degli italiani sul sistema dell'istruzione. È una scuola alle prese con vecchi e nuovi problemi, quella descritta dallo studio realizzato da Demos-Coop: dalla cronica mancanza di fondi allo scarso collegamento con il mondo del lavoro, fino alla recente diffusione della violenza negli istituti.
È scesa la fiducia degli italiani nella scuola: era al 63%, alla fine del 2003, mentre oggi si attesta al 54%.

Comunque, più di una persona su due, fra gli intervistati, la considera un'istituzione su cui fare affidamento, e agli insegnanti va la fiducia del 60%. Anche la scuola viene giudicata attraverso la lente ideologica.

In passato, appariva maggiormente "bipartisan". Poi, soprattutto in corrispondenza dei diversi cicli di riforma, si è colorata politicamente. È diventata maggiormente "di destra", nel periodo successivo alla riforma Moratti; mentre già oggi gli orientamenti sembrano riflettere il cambio di maggioranza.
Calano anche gli indici di soddisfazione del servizio. Tuttavia, l'istruzione pubblica continua ad essere valutata positivamente dalla maggioranza dei cittadini e, in particolar modo, dagli stessi "utenti": gli studenti e i genitori. L'indagine Demos-Coop, inoltre, rileva grande accordo sulle novità introdotte, di recente, dal ministro Fioroni: dal ritorno degli esami di riparazione (80%) all'apertura degli istituti di pomeriggio (77%); dalla maggiore attenzione dedicata ad alcune materie (come la matematica e l'italiano) alle procedure più rapide contro gli insegnati inefficienti o assenteisti (90%).

Va precisato che la scuola continua ad essere intesa e valorizzata innanzitutto come scuola pubblica: gli istituti privati ottengono un apprezzamento molto più basso. Le emergenze della scuola sembrano richiamare i problemi già emersi dal sondaggio del 2004: la mancanza di fondi (20%), innanzitutto, e lo scarso collegamento con il mondo del lavoro (19%). I più giovani (15-19 anni) puntano il dito soprattutto sul primo problema, mentre quelli della fascia successiva (20-24 anni) sottolineano soprattutto la debolezza della funzione "professionalizzante".

Un problema emergente riguarda invece la violenza negli istituti (12%). Si registra una crescita del fenomeno del bullismo (66%). Se aule e corridoi diventano luoghi sempre più insicuri, la responsabilità viene però addossata quasi interamente alle famiglie: nello specifico, alla mancanza di autorità da parte dei genitori (66%). Questi ultimi, peraltro, secondo una percezione diffusa, tendono ad assumere troppo "le difese" dei figli.
(1 ottobre 2007)

 

LE TABELLE


La Repubblica 1-10-2007 Il bullismo, gli insegnanti, il caro-libri: il sondaggio di Repubblica conferma i disagi Ma gli italiani continuano ad avere fiducia nell'Istruzione. Pubblica Quelle aule così lontane dalla società che cambia Tutti sognano una scuola diversa, la fiducia espressa è sempre "nonostante" qualcosa. di ILVO DIAMANTI

LA SCUOLA non gode di buona fama e di buona stampa, da qualche tempo. Perché considerata asimmetrica rispetto ai cambiamenti sociali, economici, culturali. Perché gli insegnanti hanno perduto considerazione, credibilità. Perché pare divenuta un luogo insicuro, attraversato da violenze quotidiane, piccole e (talora) grandi. Il sondaggio di Demos-coop, però, fornisce un'immagine diversa. Certo, la sua credibilità fra i cittadini, negli ultimi anni, è calata. Ma, il giudizio nei suoi confronti risulta ancora largamente positivo. Circa il 55% degli italiani, infatti, manifesta fiducia nella scuola e nell'università. Una quota ancor più ampia, il 60%, negli insegnanti. Oltre i due terzi delle persone si dicono "soddisfatti" dei servizi e delle prestazioni della scuola. Pubblica. Mentre la scuola privata, di ogni ordine e grado, ottiene commenti assai meno positivi.

Si tratta di dati inattesi, in contrasto con il dibattito politico e mediatico, ma anche con il senso comune. Riflettono il rapporto ambiguo fra scuola e società, tra le famiglie e il sistema educativo, tra i genitori i professori.

I cittadini, infatti, esprimono fiducia nella scuola e negli insegnanti "nonostante". Perché, in realtà, vorrebbero una scuola diversa. Con più risorse, maggiori relazioni con il mercato del lavoro. In grado di riconoscere e di promuovere il talento degli studenti, permettendo ai migliori di emergere.

Vorrebbero, inoltre, insegnanti più motivati. Sottoposti a un costante processo di "valutazione". E, quindi, "premiati" in base al merito, in termini di carriera e di retribuzione. Come propone, d'altronde, il "Quaderno bianco sulla scuola", predisposto di recente dai ministeri della Pubblica Istruzione, del Tesoro e dell'Economia. Si tratta di attese largamente deluse. Da cui originano, fra l'altro, le contestazioni di molti genitori nei confronti degli insegnanti. A "protezione" dei figli. Non sempre per "giustificato motivo".

In altri termini: la scuola fornisce un servizio utile e piuttosto apprezzato, dalle famiglie e dagli studenti. Ma non riesce più a trasmettere il senso del futuro. Non dà più "sicurezza". Come, invece, è avvenuto, in passato, nel nostro Paese. La scuola: il "centro" della vita sociale, dell'educazione, della formazione. Dove si comunicano valori, modelli e conoscenze. Dove, per dieci-vent'anni, gli individui trascorrono gran parte del loro tempo di vita. Dove passano dall'infanzia, all'adolescenza, alla giovinezza fino all'età adulta (anche se pochi, ormai, accettano di "diventare grandi"). Senza soluzione di continuità. Dove i giovani coltivano amicizie e incontrano "maestri", buoni o cattivi non importa; ma capaci di fornire modelli, di fungere essi stessi da esempio. Dove si ridimensionano le differenze sociali e si valorizzano i "talenti" individuali.

Nella "memoria" degli italiani la scuola è tutto questo. Anche se, nei fatti, si tratta di una raffigurazione eccedente e mitizzata. Oggi, però, è "impossibile" immaginare che tutto ciò sia "possibile". Perché è cambiato tutto; intorno ma anche all'interno. Il mondo, il sapere, i valori, l'organizzazione della conoscenza, la comunicazione. Sono cambiate la demografia, la struttura e la dinamica del mercato del lavoro. E' cambiato il rapporto fra genitori e figli.
Però la scuola resta sempre lì. Al suo posto. Allo snodo tra i giovani, le famiglie, la società, le istituzioni.

Anzi, occupa una "porzione" del tempo di vita personale e familiare crescente. Visto che si tende ad anticipare l'ingresso nel sistema educativo e, nello stesso tempo, ad accompagnare un numero più ampio di persone fino alla laurea, senza "perderle per strada". Visto che il rarefarsi del numero dei figli ha accentuato la pressione e l'attenzione dei genitori sulla loro "carriera scolastica".

Da ciò il contrasto di atteggiamenti e di giudizi. La scuola e gli insegnanti soffrono di cattiva fama, perché subiscono la pressione di attese irrealistiche. Che contribuiscono ad alimentare le tensioni con gli studenti e i loro genitori. D'altronde, la legittimazione sociale degli insegnanti, oggi, è declinante. Il "professore universitario" dispone ancora di un prestigio professionale notevole. Poco inferiore ai magistrati e più elevato rispetto ai manager privati e agli imprenditori. Ma i maestri e i professori delle secondarie - superiori e medie - godono, invece, di considerazione assai minore. Il che ne limita l'autorevolezza: in classe e nell'ambiente sociale. (Difficile ottenere rispetto da ragazzi i cui genitori hanno redditi, consumi, posizione professionale di livello molto più elevato).

Tuttavia, "nonostante tutto", la scuola e i professori condividono con gli studenti e le famiglie un percorso biografico molto lungo. E ciò spiega la grande fiducia di cui godono. Perché, in fin dei conti, la scuola continua a fare da "collante" in una società "scollata". E' un elemento "normale", per questo importante, della storia personale e della vita quotidiana. Non è un caso che venga apprezzata in misura maggiore fra coloro che ne hanno esperienza diretta. La fiducia nella scuola, ad esempio, è espressa dal 54% della popolazione nell'insieme, ma dal 62% di coloro che hanno un familiare che studia e, infine, dal 66% degli studenti. Al tempo stesso, cresce parallelamente all'ottimismo nel futuro, al senso di sicurezza personale, alla fiducia negli altri. Perché è una risorsa di "capitale sociale". Luogo di relazioni, dove, per quanto in modo contraddittorio e traballante, si rafforza il "senso civico", la solidarietà.

Altra origine delle tensioni che scuotono la scuola è la frammentarietà degli interventi riformatori, di cui è stata oggetto nel corso degli anni. Soprattutto nell'ultimo periodo. Privi di coerenza, di un disegno. L'hanno cambiata senza fornirle una identità, un profilo comune. Senza comunicare un progetto, a chi vi opera, agli studenti, alle famiglie. Per questo, alcuni elementi della riforma annunciata dal ministro dell'Istruzione, Fioroni, incontrano un favore così massiccio. La riproposta degli esami di riparazione (80%), l'apertura degli istituti di pomeriggio (77%), la maggiore attenzione dedicata a materie come la geografia, la matematica e soprattutto l'italiano.

Riscuotono un consenso ampio perché evocano i "fondamenti" della tradizione educativa. Il ritorno alla scuola di un tempo, "quando le cose funzionavano". E riflettono l'insoddisfazione per l'esperienza recente, che non riesce a dare orientamento, senso del futuro. Certezze.

Da ciò il sospetto che le famiglie cerchino nella scuola una supplenza (ma anche un alibi) alle proprie difficoltà di capire e di educare i giovani. Come suggerisce la questione del "bullismo". Un fenomeno preoccupante, che, tuttavia, gran parte degli italiani non considera un'emergenza. Tanto meno i giovani e gli studenti. I più spaventati sono quelli che non vanno a scuola. E che non hanno studenti in famiglia. Si tratta, dunque, di una "paura" largamente in-giustificata; e in-definita. Riflette un senso di insicurezza più generale. Non è un caso che i principali responsabili della violenza nelle scuole siano ritenuti, anzitutto, i genitori. Poi, in misura più limitata, gli insegnanti. Accusati, entrambi, di non esprimere né esercitare "autorità".

L'insicurezza delle scuole, così, finisce per riflettere la crisi di senso e di governo che affligge la società. L'autorità perduta, non solo dalla politica e dalle istituzioni. Ma anche dalla famiglia. Da ciò l'atteggiamento contraddittorio nei confronti della scuola. Che critichiamo tanto. Ma ispira, nonostante tutto, fiducia. E' come provare disagio davanti allo specchio. Guardando la nostra immagine riflessa. Perché la scuola siamo noi.

(1 ottobre 2007)

 

 

 


Europa 29-9-2007 Scuola, studenti, orari: cosa non si farebbe per oziare di più e studiare di meno FEDERICO ORLANDO RISPONDE

Cara Europa, leggo che al liceo classico Mamiani di Roma gli studenti contestano il rispetto dell’orario e protestano contro il nuovo regolamento scolastico. Trattandosi di studenti e di Mamiani, non mi sorprende. Ma mi avvilisce ancora. ENZA SANTANGELI, ROMA  

  

 Cara signora, neanche io sono sorpreso. I licei esprimono il contesto sociale dal quale gli studenti provengono: quello del Mamiani è il contesto di un ceto medio anarcoide, dove anche i padri che si fingono “servitori dello stato” (impiegati, funzionari, professionisti, ecc.) in realtà lo contestano con comportamenti poco rispettosi delle regole. Talvolta le regole sono ridicole, come quelle, mi dicono, introdotte in una scuola superiore di Civitavecchia: grembiule blu per le fanciulle, pantaloni grigi, camicia nera, bracciale rosso (niente croce uncinata, però) per i ragazzi. Spesso ai giovani il cattivo esempio viene dall’alto, con regole capotiche o con atteggiamenti a-morali: come quello del vescovo di Trento Bressan, che, nel referendum di domenica prossima sull’abrogazione del finanziamento pubblico provinciale alle scuole paritarie, invita a non votare (e sono due): «Perché – spiega – votare no può essere più espressivo, ma la scelta dell’astensione si rivela in questo caso più efficace». Il fine giustifica i mezzi, viva la pedagogia democratica degli adulti.
Ciò detto, trovo che i giovani facciano la loro parte distruttiva quando, come nel caso del Mamiani, rifiutano il nuovo regolamento che impone il suono della campanella alle 8,10 anziché alle 8,20, con perdita di “crediti” per i ritardatari: e contestano tutto il regolamento, che, loro dicono, è stato votato senza il concorso dei genitori e dei ragazzi (cioè senza rispetto delle regole). Comunque, sono d’accordo col sottosegretario Dalla Chiesa quando dice che l’inciviltà della società sbrindellata nasce anche dall’indifferenza alla puntualità: puntualità che nessuno oserebbe violare quando si entra allo stadio. E sono d’accordo con la signora italo-americana Bruna Pelucchi, che in una lettera a Repubblica contesta gli studenti di un liceo di Vicenza in guerra contro l’anticipo delle lezioni alle 7,30; e ricorda che in America del Nord i suoi figli di 10-13 anni (scuola media) prendono l’autobus alle 7 e sono a scuola alle 7,30 anche quando ci sono 20 gradi sotto zero. Come vede, la storia dei “vecchi fusti” rimpianti da Longanesi, che ho ricordato di recente, non vale solo per gli adulti, ma anche per i ragazzi e i giovani: ce ne sono già “fusti” a dieci anni e tanti altri già smollacchiati a quindici.


La riforma non basta, servono borse di studio e biblioteche (sezione: Scuola)

( da "Manifesto, Il" del 18-09-2007)

Tullio de Mauro L'ex ministro della Pubblica istruzione polemizza con il governo "La riforma non basta, servono borse di studio e biblioteche" Simone Verde "Basta con le belle parole, ora ci vogliono soldi. Perfino Margaret Thatcher spese più e meglio del nostro centro-sinistra". E l'accusa di Tullio De Mauro alla vigilia delle trattative che porteranno al rinnovo del contratto dei docenti. "A forza di trattare gli insegnanti come poveracci - ammonisce l'ex ministro della Pubblica istruzione nel governo Amato del 2000/01 - si è diffusa un'immagine sociale della cultura misera e dannosa". Per restituire autorevolezza alla scuola, suggerisce quindi De Mauro, non bastano riforme, ma ci vogliono nuovi fondi e più capitoli di spesa: "Borse di studio, aiuti alle famiglie che subiranno economicamente l'innalzamento dell'età dell'obbligo, biblioteche e corsi di istruzione per adulti". L'assenza di queste misure, afferma De Mauro, "dimostra le responsabilità e i limiti storici della sinistra italiana". Cosa pensa del ministero Fioroni? Dai documenti pubblicati negli ultimi mesi emerge una volontà di riformare senza traumi che parte da principi condivisibili. Se alle buone intenzioni, però, non seguono finanziamenti adeguati, il nostro paese continuerà a trascinarsi l'eredità di un pesante analfabetismo primario e di ritorno. L'ultima indagine internazionale sulle capacità di lettura, scrittura e calcolo ha rivelato che soltanto il 41 per cento degli italiani è pienamente alfabetizzato. Ragione per cui occorre investire di più. Per gli studenti, ma anche per gli adulti che hanno perso le proprie capacità alfabetiche o che hanno bisogno di continui aggiornamenti professionali. Una misura utile anche al sistema produttivo. Certo, poiché i problemi di alfabetizzazione pesano in maniera assolutamente negativa sull'economia. Sono sconcertato nel constatare che soltanto alcuni economisti illuminati come Tito Boeri, il gruppo della Voce o la Banca d'Italia si preoccupano per il peso del deficit culturale sulle capacità produttive e economiche del paese. Una delle priorità del governo è combattere l'abbandono scolastico. Non crede che senza aiuti alle famiglie più povere, qualsiasi misura rischi di essere velleitaria? Mandando i propri figli a scuola, le famiglie rinunciano spesso a un salario. Perciò sarebbe necessario, come avviene in molti paesi d'Europa, accompagnare l'innalzamento dell'obbligo con borse di studio mensili per i più poveri. Cominciare con piccole somme sarebbe già un bel passo in avanti, un atto simbolico che restituirebbe autorevolezza alla scuola e sarebbe compatibile con le attuali disponibilità di bilancio. La mancanza di nuovi investimenti non rivela una responsabilità storica della sinistra nel degrado della scuola? Nella misura in cui dovrebbe essere più attenta della destra al ruolo dello Stato, sì. In questo senso, c'è una responsabilità culturale, un parallelo tra la crisi della scuola e quella della sinistra italiana. L'errore sta nel limitare l'orizzonte della politica al Palazzo, rinunciando a regolare economia e società. Le faccio un esempio:, il modo con cui oggi si guarda ad Antonio Gramsci. Non è più un pensatore che ci ha regalato pagine importantissime sulla cultura e sul linguaggio ma un uomo politico che ha rotto con i socialisti e ha avuto una certa posizione nell'Internazionale. Tutto il resto è roba vecchia, da buttare via. Ho sfidato platee nelle feste dell'Unità, dicendo che la destra di Margaret Thatcher ha fatto cose che la sinistra italiana non si sogna neanche. C'era un'elaborazione teorica, una visione di sistema che da noi, in Italia, sarebbe più che progressista. Magari avessimo la Thatcher. Sulla scuola non ha gravato anche un'ansia di modernizzazione che ha prodotto aggiustamenti, ma mai una riforma? Ha pesato un riflesso incondizionato che Sartori chiama "novitismo". Un'ansia di novità per la novità che grava tutt'ora nella nostra sinistra in fuga perenne dal passato, senza una riflessione e una ricerca per il futuro. Una sinistra che non riesce a promuovere vere e proprie politiche culturali? Se si vuole dare una mano alla scuola, non basta riformare i programmi. Ci vogliono risorse, come ho detto, ma anche cultura, diffusa a più livelli. Sono ormai decenni che sappiamo quanto importante sia la presenza di libri in casa per la buona riuscita degli studenti. Facile immaginare, quindi, cosa succede quando l'unico tipo di carta stampata che si ha sotto mano è l'elenco del telefono. Lo stato deve assumersi le proprie responsabilità. Se pensa che a Roma, città che ambisce a diventare una delle capitali europee della cultura, ci sono solo ventotto biblioteche comunali, le verrà forse il sospetto che si deve fare qualcosa in più. E molto difficile svolgere il mestiere di educatore in un paese in cui non c'è niente che si contrapponga al mercato, in cui non ci sono politiche culturali che limitino i danni e la diffusione delle etiche del consumo. La scarsa autorevolezza dei docenti dipende anche dall'assenza di uno statuto pubblico della cultura? Certo. So di sfidare demoni terribili, ma la mancanza di rispetto per i professori è legata anche alle basse retribuzioni. Se la figura sociale di un insegnante è quella di un poveraccio, di un fallito, quale rispetto possono avere di lui gli studenti? Ma non solo, è la stessa cultura, così, a essere vista come una cosa da poveracci. E se un poveraccio si permette di dire che mio figlio va male in algebra, io, genitore, vado e gli meno. E un poveraccio! Cose che succedono tutti i giorni e che non fanno più notizia.


Linee e i criteri per la nuova scuola dell'infanzia e del primo ciclo (sezione: Scuola)

( da "AltaLex" del 17-09-2007)

Ministero della Pubblica istruzione, indicazioni 04.09.2007 Stampa Da quest'anno le scuole dell'infanzia e del primo ciclo dovranno elaborare i c.d. curriculi di studi, testi 'aperti' contenenti le scelte relative a contenuti, metodi, organizzazione e valutazione, "con particolare attenzione alla continuità del percorso educativo dai 3 ai 14 anni". E' quanto prevede un provvedimento del Ministero della Pubblica istruzione con il quale sono stati fissati, seguendo l'orientamento europeo, i criteri da rispettare nella proposta didattica del sistema scolastico italiano, in un'ottica di interdisciplinarità e flessibilità che promuova l'organizzazione degli apprendimenti in maniera progressivamente orientata ai saperi disciplinari e la la ricerca delle connessioni fra i saperi disciplinari, nonchè la collaborazione fra insegnanti. Il raggruppamento delle discipline in aree indica una possibilità di interazione e collaborazione fra le discipline (sia all'interno di una stessa area, sia fra tutte le discipline) che le scuole potranno delineare nella loro autonomia con peculiari modalità organizzative. E' inoltre previsto il raggruppamento in macro aree delle varie discipline, al fine di favorire l'interazione e la collaborazione fra le stesse. In particolare, vengono individuate tre aree disciplinari: linguistico-artistico-espressiva; storico-geografica; matematico-scientifico-tecnologica. (Altalex, 17 settembre 2007) Ministero della Pubblica Istruzione, Indicazioni per il Curricolo Per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo d'istruzione CULTURA SCUOLA PERSONA LA SCUOLA NEL NUOVO SCENARIO In un tempo molto breve, abbiamo vissuto il passaggio da una società relativamente stabile a una società caratterizzata da molteplici cambiamenti e discontinuità. Questo nuovo scenario è ambivalente: per ogni persona, per ogni comunità, per ogni società si moltiplicano sia i rischi che le opportunità. Gli ambienti in cui la scuola è immersa sono più ricchi di stimoli culturali, ma anche più contraddittori. Oggi l'apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze specifiche spesso non vi è bisogno dei contesti scolastici. Ma proprio per questo la scuola non può abdicare al compito di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla varietà delle loro esperienze, al fine di ridurre la frammentazione e il carattere episodico che rischiano di caratterizzare la vita dei bambini e degli adolescenti. L'orizzonte territoriale della scuola si allarga. Ogni specifico territorio possiede legami con le varie aree del mondo e con ciò stesso costituisce un microcosmo che su scala locale riproduce opportunità, interazioni, tensioni, convivenze globali. Anche ogni singola persona, nella sua esperienza quotidiana, deve tener conto di informazioni sempre più numerose ed eterogenee e si confronta con la pluralità delle culture. Nel suo itinerario formativo ed esistenziale lo studente si trova a interagire con culture diverse, senza tuttavia avere strumenti adatti per comprenderle e metterle in relazione con la propria. Alla scuola spetta il compito di fornire supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un'identità consapevole e aperta. La piena attuazione del riconoscimento e della garanzia della libertà e dell'uguaglianza (articoli 2 e 3 della Costituzione), nel rispetto delle differenze di tutti e dell'identità di ciascuno, richiede oggi, in modo ancor più attento e mirato, l'impegno dei docenti e di tutti gli operatori della scuola, ma richiede altresì la collaborazione delle formazioni sociali, in una nuova dimensione di integrazione fra scuola e territorio, per far sì che ognuno possa "svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società" (art. 4 della Costituzione). Non dobbiamo però dimenticare che in questa situazione di potenziale ricchezza formativa permangono vecchie forme di analfabetismo e di emarginazione culturale. Queste si intrecciano con analfabetismi di ritorno, che rischiano di impedire a molti l'esercizio di una piena cittadinanza. Inoltre, la diffusione delle tecnologie di informazione e di comunicazione, insieme a grandi opportunità, rischia di introdurre anche serie penalizzazioni nelle possibilità di espressione di chi non ha ancora accesso a tali tecnologie. Questa situazione nella scuola è ancora più evidente. Allo stato attuale delle cose, infatti, le relazioni con gli strumenti informatici sono assai diseguali fra gli studenti come fra gli insegnanti. Anche le relazioni fra il sistema formativo e il mondo del lavoro stanno rapidamente cambiando. Ogni persona si trova ricorrentemente nella necessità di riorganizzare e reinventare i propri saperi, le proprie competenze e persino il proprio stesso lavoro. Le tecniche e le competenze diventano obsolete nel volgere di pochi anni. Per questo l'obiettivo della scuola non può essere soprattutto quello di inseguire lo sviluppo di singole tecniche e competenze; piuttosto, è quello di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente l'incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri. Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi, non sono più adeguate. Al contrario, la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno. In tale scenario, alla scuola spettano alcune finalità specifiche: offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi culturali di base; far sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a selezionare le informazioni; promuovere negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali; favorire l'autonomia di pensiero degli studenti, orientando la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi. La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi, in questa prospettiva, per il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità, di disabilità o di svantaggio. Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza; inoltre nel Paese, affinché le situazioni di svantaggio sociale, economiche, culturali non impediscano il raggiungimento degli essenziali obiettivi di qualità che è doveroso garantire. In entrambi i casi con la finalità sancita dalla nostra Costituzione di garantire e di promuovere la dignità e l'uguaglianza di tutti gli studenti "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" e impegnandosi a rimuovere gli ostacoli di qualsiasi natura che possano impedire "il pieno sviluppo della persona umana". CENTRALITA DELLA PERSONA Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l'originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione. Lo studente è posto al centro dell'azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato. Sin dai primi anni di scolarizzazione è importante che i docenti definiscano le loro proposte in una relazione costante con i bisogni fondamentali e i desideri dei bambini e degli adolescenti. E altrettanto importante valorizzare simbolicamente i momenti di passaggio che segnano le tappe principali di apprendimento e di crescita di ogni studente. Particolare cura è necessario dedicare alla formazione della classe come gruppo, alla promozione dei legami cooperativi fra i suoi componenti, alla gestione degli inevitabili conflitti indotti dalla socializzazione. La scuola si deve costruire come luogo accogliente, coinvolgendo in questo compito gli studenti stessi. Sono, infatti, importanti le condizioni che favoriscono lo star bene a scuola, al fine di ottenere la partecipazione più ampia dei bambini e degli adolescenti a un progetto educativo condiviso. La formazione di importanti legami di gruppo non contraddice la scelta di porre la persona al centro dell'azione educativa, ma è al contrario condizione indispensabile per lo sviluppo della personalità di ognuno. La scuola deve porre le basi del percorso formativo dei bambini e degli adolescenti sapendo che esso proseguirà in tutte le fasi successive della vita. In tal modo la scuola fornisce le chiavi per apprendere ad apprendere, per costruire e per trasformare le mappe dei saperi rendendole continuamente coerenti con la rapida e spesso imprevedibile evoluzione delle conoscenze e dei loro oggetti. Si tratta di elaborare gli strumenti di conoscenza necessari per comprendere i contesti naturali, sociali, culturali, antropologici nei quali gli studenti si troveranno a vivere e a operare. PER UNA NUOVA CITTADINANZA La scuola persegue una doppia linea formativa: verticale e orizzontale. La linea verticale esprime l'esigenza di impostare una formazione che possa poi continuare lungo l'intero arco della vita; quella orizzontale indica la necessità di un'attenta collaborazione fra la scuola e gli attori extrascolastici con funzioni a vario titolo educative: la famiglia in primo luogo. Insegnare le regole del vivere e del convivere è per la scuola un compito oggi ancora più ineludibile rispetto al passato, perché sono molti i casi nei quali le famiglie incontrano difficoltà più o meno grandi nello svolgere il loro ruolo educativo. La scuola non può interpretare questo compito come semplice risposta a un'emergenza. Non è opportuno trasformare le sollecitazioni che le provengono da vari ambiti della società in un moltiplicarsi di microprogetti che investano gli aspetti più disparati della vita degli studenti, con l'intento di definire norme di comportamento specifiche per ogni situazione. L'obiettivo non è di accompagnare passo dopo passo lo studente nella quotidianità di tutte le sue esperienze, bensì di proporre un'educazione che lo spinga a fare scelte autonome e feconde, quale risultato di un confronto continuo della sua progettualità con i valori che orientano la società in cui vive. La scuola perseguirà costantemente l'obiettivo di costruire un'alleanza educativa con i genitori. Non si tratta di rapporti da stringere solo in momenti critici, ma di relazioni costanti che riconoscano i reciproci ruoli e che si supportino vicendevolmente nelle comuni finalità educative. La scuola si apre alle famiglie e al territorio circostante, facendo perno sugli strumenti forniti dall'autonomia scolastica, che prima di essere un insieme di norme è un modo di concepire il rapporto delle scuole con le comunità di appartenenza, locali e nazionali. L'acquisizione dell'autonomia rappresenta un momento decisivo per le istituzioni scolastiche. Grazie a essa si è già avviato un processo di sempre maggiore responsabilizzazione condiviso dai docenti e dai dirigenti, che favorisce altresì la stretta connessione di ogni scuola con il suo territorio. In quanto comunità educante, la scuola genera una diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi, e è anche in grado di promuovere la condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità vera e propria. La scuola affianca al compito "dell'insegnare ad apprendere" quello "dell'insegnare a essere". L'obiettivo è quello di valorizzare l'unicità e la singolarità dell'identità culturale di ogni studente. La presenza di bambini e adolescenti con radici culturali diverse è un fenomeno ormai strutturale e non può più essere considerato episodico: deve trasformarsi in un'opportunità per tutti. Non basta riconoscere e conservare le diversità preesistenti, nella loro pura e semplice autonomia. Bisogna, invece, sostenere attivamente la loro interazione e la loro integrazione attraverso la conoscenza della nostra e delle altre culture, in un confronto che non eluda questioni quali le convinzioni religiose, i ruoli familiari, le differenze di genere. La promozione e lo sviluppo di ogni persona stimola in maniera vicendevole la promozione e lo sviluppo delle altre persone: ognuno impara meglio nella relazione con gli altri. Non basta convivere nella società, ma questa stessa società bisogna crearla continuamente insieme. Il sistema educativo deve formare cittadini in grado di partecipare consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie e composite, siano esse quella nazionale, quella europea, quella mondiale. Non dobbiamo dimenticare che fino a tempi assai recenti la scuola ha avuto il compito di formare cittadini nazionali attraverso una cultura omogenea. Oggi, invece, può porsi il compito più ampio di educare alla convivenza proprio attraverso la valorizzazione delle diverse identità e radici culturali di ogni studente. La finalità è una cittadinanza che certo permane coesa e vincolata ai valori fondanti della tradizione nazionale, ma che può esse alimentata da una varietà di espressioni ed esperienze personali molto più ricca che in passato. Per educare a questa cittadinanza unitaria e plurale a un tempo, una via privilegiata è proprio la conoscenza e la trasmissione delle nostre tradizioni e memorie nazionali: non si possono realizzare appieno le possibilità del presente senza una profonda memoria e condivisione delle radici storiche. A tal fine sarà indispensabile una piena valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio nazionale, proprio per arricchire l'esperienza quotidiana dello studente con culture materiali, espressioni artistiche, idee, valori che sono il lascito vitale di altri tempi e di altri luoghi. La nostra scuola, inoltre, deve formare cittadini italiani che siano nello stesso tempo cittadini dell'Europa e del mondo. I problemi più importanti che oggi toccano il nostro continente e l'umanità tutta intera non possono essere affrontati e risolti all'interno dei confini nazionali tradizionali, ma solo attraverso la comprensione di far parte di grandi tradizioni comuni, di un'unica comunità di destino europea così come di un'unica comunità di destino planetaria. Perché gli studenti acquisiscano una tale comprensione, è necessario che la scuola li aiuti a mettere in relazione le molteplici esperienze culturali emerse nei diversi spazi e nei diversi tempi della storia europea e della storia dell'umanità. La scuola è luogo in cui il presente è elaborato nell'intreccio tra passato e futuro, tra memoria e progetto. PER UN NUOVO UMANESIMO Le relazioni fra il microcosmo personale e il macrocosmo dell'umanità e del pianeta oggi devono essere intese in un duplice senso. Da un lato tutto ciò che accade nel mondo influenza la vita di ogni persona; dall'altro, ogni persona tiene nelle sue stesse mani una responsabilità unica e singolare nei confronti del futuro dell'umanità. La scuola può e deve educare a questa consapevolezza e a questa responsabilità i bambini e gli adolescenti, in tutte le fasi della loro formazione. A questo scopo il bisogno di conoscenze degli studenti non si soddisfa con il semplice accumulo di tante informazioni in vari campi, ma solo con il pieno dominio dei singoli ambiti disciplinari e, contemporaneamente, con l'elaborazione delle loro molteplici connessioni. E quindi decisiva una nuova alleanza fra scienza, storia, discipline umanistiche, arti e tecnologia, in grado di delineare la prospettiva di un nuovo umanesimo. In tale prospettiva, la scuola potrà perseguire alcuni obiettivi, oggi prioritari: ? insegnare a ricomporre i grandi oggetti della conoscenza - l'universo, il pianeta, la natura, la vita, l'umanità, la società, il corpo, la mente, la storia - in una prospettiva complessa, volta cioè a superare la frammentazione delle discipline e a integrarle in nuovi quadri d'insieme. ? promuovere i saperi propri di un nuovo umanesimo: la capacità di cogliere gli aspetti essenziali dei problemi; la capacità di comprendere le implicazioni, per la condizione umana, degli inediti sviluppi delle scienze e delle tecnologie; la capacità di valutare i limiti e le possibilità delle conoscenze; la capacità di vivere e di agire in un mondo in continuo cambiamento. ? diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell'attuale condizione umana (il degrado ambientale, il caos climatico, le crisi energetiche, la distribuzione ineguale delle risorse, la salute e la malattia, l'incontro e il confronto di culture e di religioni, i dilemmi bioetici, la ricerca di una nuova qualità della vita) possono essere affrontati e risolti attraverso una stretta collaborazione non solo fra le nazioni, ma anche fra le discipline e fra le culture. Tutti questi obiettivi possono essere realizzati sin dalle prime fasi della formazione degli alunni. L'esperimento, la manipolazione, il gioco, la narrazione, le espressioni artistiche e musicali sono infatti altrettante occasioni privilegiate per apprendere per via pratica quello che successivamente dovrà essere fatto oggetto di più elaborate conoscenze teoriche e sperimentali. Nel contempo, lo studio dei contesti storici, sociali, culturali nei quali si sono sviluppate le conoscenze è condizione di una loro piena comprensione. Inoltre, le esperienze personali che i bambini e gli adolescenti hanno degli aspetti a loro prossimi della natura, della cultura, della società e della storia sono una via di accesso importante per la sensibilizzazione ai problemi più generali e per la conoscenza di orizzonti più estesi nello spazio e nel tempo. Ma condizione indispensabile per raggiungere questo obiettivo è ricostruire insieme agli studenti le coordinate spaziali e temporali necessarie per comprendere la loro collocazione rispetto agli spazi e ai tempi assai ampi della geografia e della storia umana, così come rispetto agli spazi e ai tempi ancora più ampi della natura e del cosmo. Definire un tale quadro d'insieme è compito sia della formazione scientifica (chi sono e dove sono io nell'universo, sulla terra, nell'evoluzione?) sia della formazione umanistica (chi sono e dove sono io nelle culture umane, nelle società, nella storia?). Negli ultimi decenni, infatti, discipline una volta distanti hanno collaborato nel ricostruire un albero genealogico delle popolazioni umane e nel tracciare i tempi e i percorsi delle grandi migrazioni con cui il pianeta è stato popolato. La genetica, la linguistica, l'archeologia, l'antropologia, la climatologia, la storia comparata dei miti e delle religioni hanno cominciato a delineare una storia globale dell'umanità. Da parte loro, la filosofia, le arti, l'economia, la storia delle idee, delle società, delle scienze e delle tecnologie stanno mettendo in evidenza come le popolazioni umane abbiano sempre comunicato fra loro e come le innovazioni materiali e culturali siano sempre state prodotte da una lunga storia di scambi, interazioni, tradizioni. A loro volta, le scienze del vivente oggi allargano ancora di più questo quadro: le collaborazioni fra genetica, paleontologia, embriologia, ecologia, etologia, geologia, biochimica, biofisica, ci danno per la prima volta un quadro delle grandi tappe della storia della vita sulla terra e mostrano la stretta interdipendenza fra tutte le forme viventi. L'elaborazione dei saperi necessari per comprendere l'attuale condizione dell'uomo planetario, definita dalle molteplici interdipendenze fra locale e globale, è dunque la premessa indispensabile per l'esercizio consapevole di una cittadinanza nazionale, europea e planetaria. Oggi la scuola italiana può proporsi concretamente un tale obiettivo, contribuendo con ciò a creare le condizioni propizie per rivitalizzare gli aspetti più alti e fecondi della nostra tradizione. Questa, infatti, è stata ricorrentemente caratterizzata da momenti di intensa creatività - come la civiltà classica greca e latina, la Cristianità, il Rinascimento e, più in generale, l'apporto degli artisti, dei musicisti, degli scienziati, degli esploratori e degli artigiani in tutto il mondo e per tutta l'età moderna - nei quali l'incontro fra culture diverse ha saputo generare l'idea di un essere umano integrale, capace di concentrare nella singolarità del microcosmo personale i molteplici aspetti del macrocosmo umano. L'ORGANIZZAZIONE DEL CURRICOLO Nel rispetto e nella valorizzazione dell'autonomia delle Istituzioni scolastiche, le Indicazioni costituiscono il quadro di riferimento per la progettazione curricolare affidata alle scuole. Sono un testo aperto, che la comunità professionale è chiamata ad assumere e a contestualizzare, elaborando specifiche scelte relative a contenuti, metodi, organizzazione e valutazione. La costruzione del curricolo è il processo attraverso il quale si sviluppano e organizzano la ricerca e l'innovazione educativa. Il curricolo si delinea con particolare attenzione alla continuità del percorso educativo dai 3 ai 14 anni. Ogni scuola predispone il curricolo, all'interno del Piano dell'offerta formativa, nel rispetto delle finalità, dei traguardi per lo sviluppo delle competenze, degli obiettivi di apprendimento posti dalle Indicazioni. Il curricolo si articola attraverso i campi di esperienza nella scuola dell'infanzia e attraverso le discipline nella scuola del primo ciclo. Campi di esperienza I campi di esperienza sono luoghi del fare e dell'agire del bambino orientati dall'azione consapevole degli insegnanti e introducono ai sistemi simbolico-culturali. Le scuole, all'interno della loro autonomia didattica, articoleranno i campi di esperienza al fine di favorire il percorso educativo di ogni bambino, aiutandolo a orientarsi nella molteplicità e nella diversità degli stimoli e delle attività. Discipline e aree disciplinari Nella scuola del primo ciclo la progettazione didattica promuove l'organizzazione degli apprendimenti in maniera progressivamente orientata ai saperi disciplinari; promuove inoltre la ricerca delle connessioni fra i saperi disciplinari e la collaborazione fra i docenti. Il raggruppamento delle discipline in aree indica una possibilità di interazione e collaborazione fra le discipline (sia all'interno di una stessa area, sia fra tutte le discipline) che le scuole potranno delineare nella loro autonomia con peculiari modalità organizzative. Nella scuola primaria, l'autonoma progettualità delle scuole prevede e organizza l'affidamento degli insegnamenti ai diversi docenti, con riferimento alla professionalità e alle inclinazioni, mentre nella scuola secondaria di primo grado si opererà tenendo conto delle classi di concorso. L'insegnamento della Religione Cattolica è disciplinato dagli accordi concordatari in vigore. I traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento saranno definiti d'intesa con l'autorità ecclesiastica, come da disposizione concordataria. Traguardi per lo sviluppo delle competenze Al termine della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, per i campi di esperienza e per le discipline, vengono individuati traguardi per lo sviluppo delle competenze. Tali traguardi, posti al termine dei più significativi snodi del percorso curricolare, dai tre a quattordici anni, rappresentano riferimenti per gli insegnanti, indicano piste da percorrere e aiutano a finalizzare l'azione educativa allo sviluppo integrale dell'alunno. Obiettivi di apprendimento Gli obiettivi di apprendimento sono definiti in relazione al termine del terzo e del quinto anno della scuola primaria e al termine del terzo anno della scuola secondaria di primo grado. Sono obiettivi ritenuti strategici al fine di raggiungere i traguardi per lo sviluppo delle competenze previsti dalle Indicazioni. Valutazione Agli insegnanti compete la responsabilità della valutazione e la cura della documentazione didattica, nonché la scelta dei relativi strumenti nel quadro dei criteri deliberati dai competenti organi collegiali. La valutazione precede, accompagna e segue i percorsi curricolari. Attiva le azioni da intraprendere, regola quelle avviate, promuove il bilancio critico su quelle condotte a termine. Assume una preminente funzione formativa, di accompagnamento dei processi di apprendimento e di stimolo al miglioramento continuo. Alle singole istituzioni scolastiche spetta poi la responsabilità dell'autovalutazione, che ha la funzione di introdurre modalità riflessive sull'intera organizzazione dell'offerta educativa e didattica della scuola, ai fini del suo continuo miglioramento, anche attraverso dati di rendicontazione sociale o dati che emergono da valutazioni esterne. L'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione ha il compito di rilevare la qualità dell'intero sistema scolastico nazionale, fornendo alle scuole, alle famiglie e alla comunità sociale, al Parlamento e al Governo elementi di informazione essenziali circa la salute e le criticità del nostro sistema di istruzione, e questo all'interno di un confronto internazionale che oggi va assumendo sempre più rilevanza. LA SCUOLA DELL'INFANZIA La scuola dell'infanzia, liberamente scelta dalle famiglie, si rivolge a tutti i bambini dai 3 ai 6 anni di età e è la risposta al loro diritto all'educazione. Ha le sue origini nelle comunità locali (come i Comuni e le Parrocchie) e in esse è cresciuta. Oggi si esprime in una pluralità di modelli istituzionali e organizzativi promossi da diversi soggetti: lo Stato; gli Ordini religiosi, le Associazioni e le Comunità parrocchiali; gli Enti Locali. Ciascuno di essi ha apportato un contributo originale allo sviluppo della scuola dell'infanzia, per la valorizzazione della collaborazione delle famiglie, per l'innovazione pedagogica e la partecipazione sociale, per la generalizzazione e la qualificazione del servizio. La storia della scuola dei piccoli, passando dalle iniziali forme di assistenza locale a una diffusione nazionale, resa possibile dall'intervento dello Stato, riassume il percorso di crescita e affermazione di una cultura che dà valore all'infanzia. La scuola dell'infanzia è oggi un sistema pubblico integrato in evoluzione, che rispetta le scelte educative delle famiglie e realizza il senso nazionale e universale del diritto all'istruzione. Nelle sue diverse espressioni, ha prodotto sperimentazioni, ricerche e contributi che costituiscono un patrimonio pedagogico riconosciuto in Europa e nel Mondo. Per ogni bambino o bambina, la scuola dell'infanzia si pone la finalità di promuovere lo sviluppo dell'identità, dell'autonomia, della competenza, della cittadinanza. Sviluppare l'identità significa imparare a stare bene e a sentirsi sicuri nel-l'affrontare nuove esperienze in un ambiente sociale allargato. Vuol dire imparare a conoscersi e a sentirsi riconosciuti come persona unica e irripetibile, ma vuol dire anche sperimentare diversi ruoli e diverse forme di identità: figlio, alunno, compagno, maschio o femmina, abitante di un territorio, appartenente a una comunità. Sviluppare l'autonomia comporta l'acquisizione della capacità di interpretare e governare il proprio corpo; partecipare alle attività nei diversi contesti; avere fiducia in sé e fidarsi degli altri; realizzare le proprie attività senza scoraggiarsi; provare piacere nel fare da sé e saper chiedere aiuto; esprimere con diversi linguaggi i sentimenti e le emozioni; esplorare la realtà e comprendere le regole della vita quotidiana; partecipare alle negoziazioni e alle decisioni motivando le proprie opinioni, le proprie scelte e i propri comportamenti; assumere atteggiamenti sempre più responsabili. Sviluppare la competenza significa imparare a riflettere sull'esperienza attraverso l'esplorazione, l'osservazione e l'esercizio al confronto; descrivere la propria esperienza e tradurla in tracce personali e condivise, rievocando, narrando e rappresentando fatti significativi; sviluppare l'attitudine a fare domande, riflettere, negoziare i significati. Sviluppare il senso della cittadinanza significa scoprire gli altri, i loro bisogni e la necessità di gestire i contrasti attraverso regole condivise, che si definiscono attraverso le relazioni, il dialogo, l'espressione del proprio pensiero, l'attenzione al punto di vista dell'altro, il primo riconoscimento dei diritti e dei doveri; significa porre le fondamenta di un abito democratico, eticamente orientato, aperto al futuro e rispettoso del rapporto uomo-natura. I BAMBINI, LE FAMIGLIE, L'AMBIENTE DI APPRENDIMENTO I bambini I bambini sono attivi, amano costruire, giocare, comunicare e fin dalla nascita intraprendono una ricerca di senso che li sollecita a indagare la realtà. Oggi, però, la crescita di ciascun bambino e di ciascuna bambina è resa ardua dalle innumerevoli e spesso contrastanti sollecitazioni comunicative, dai riferimenti identitari e relazionali plurimi, dai tempi contratti che caratterizzano gli ambienti di vita e i rapporti familiari e sociali, dalla solitudine di molte famiglie e dalla carenza per molti bambini di contatti con i coetanei. Giungono alla scuola dell'infanzia con una storia: hanno imparato a parlare e a muoversi con autonomia; hanno sperimentato le prime e più importanti relazioni; hanno appreso a esprimere emozioni e a interpretare ruoli attraverso il gioco; hanno appreso i tratti fondamentali della loro cultura. Fra i tre e i sei anni incontrano e sperimentano diversi linguaggi, scoprono attraverso il dialogo e il confronto con gli altri bambini l'esistenza di diversi punti di vista, pongono per la prima volta le grandi domande esistenziali, osservano e interrogano la natura, elaborano le prime ipotesi sulla lingua, sui media e sui diversi sistemi simbolici. Le loro potenzialità e disponibilità possono essere sviluppate o inibite, possono evolvere in modo armonioso o disarmonico, in ragione dell'impegno professionale degli insegnanti, della collaborazione con le famiglie, dell'organizzazione e delle risorse disponibili per costruire contesti di apprendimento ricchi e significativi. Le famiglie Le famiglie, che rappresentano il contesto più influente per lo sviluppo dei bambini, pur nella loro diversità ? perché molteplici sono gli ambienti di vita e i riferimenti, religiosi, etici, comportamentali ? sono sempre portatrici di risorse che possono essere valorizzate, sostenute e condivise nella scuola, per consentire di creare una rete solida di scambi e di responsabilità comuni. Il primo incontro con la scuola e con gli insegnanti, nonché l'esperienza scolastica dei figli aiutano i genitori a prendere più chiaramente coscienza della responsabilità educativa che è loro affidata. Essi sono così stimolati a partecipare a un dialogo intorno alle finalità della scuola e agli orientamenti educativi, per rendere forti i loro bambini e attrezzarli per un futuro che non è facile da prevedere e decifrare. Alla scuola dell'infanzia si affacciano genitori che provengono da altre nazioni e che costruiscono progetti lunghi o brevi di vita per i loro figli nel nostro paese. Essi professano religioni diverse, si ispirano spesso a modelli tradizionali di educazione, di ruoli sociali e di genere appresi nei paesi di origine ed esprimono il bisogno di rinfrancare la propria identità in una cultura per loro nuova. La scuola dell'infanzia è per loro occasione di incontro con altri genitori, per costruire rapporti di fiducia e nuovi legami di comunità. Le famiglie dei bambini con disabilità chiedono sostegno alla scuola per promuovere le risorse dei loro figli, attraverso il riconoscimento sereno delle differenze e la costruzione di ambienti educativi accoglienti e inclusivi, in modo che ciascun bambino possa trovare attenzioni specifiche ai propri bisogni e condividere con gli altri il proprio percorso di formazione. L'ambiente di apprendimento La scuola dell'infanzia si propone come contesto di relazione, di cura e di apprendimento, nel quale possono essere filtrate, analizzate ed elaborate le sollecitazioni che i bambini sperimentano nelle loro esperienze. Promuove una pedagogia attiva e delle relazioni che si manifesta nella capacità degli insegnanti di dare ascolto e attenzione a ciascun bambino, nella cura dell'ambiente, dei gesti e delle cose e nell'accompagnamento verso forme di conoscenza sempre più elaborate e consapevoli. L'apprendimento avviene attraverso l'esperienza, l'esplorazione, i rapporti tra i bambini, con la natura, gli oggetti, l'arte, il territorio e le sue tradizioni, attraverso la rielaborazione individuale e collettiva delle esperienze e attraverso attività ludiche. Con il gioco i bambini si esprimono, raccontano, interpretano e combinano in modo creativo le esperienze soggettive e sociali. L'ambiente di apprendimento è organizzato dagli insegnanti in modo che ogni bambino si senta riconosciuto, sostenuto e valorizzato: il bambino con competenze forti, il bambino la cui famiglia viene da lontano, il bambino con fragilità e difficoltà, il bambino con bisogni educativi specifici, il bambino con disabilità, poiché tutti devono saper coniugare il senso dell'incompiutezza con la tensione verso la propria riuscita. La vita di relazione è caratterizzata da ritualità e da convivialità serena per incoraggiare il bambino a ritrovarsi nell'ambiente e ad averne cura e responsabilità. Le relazioni con gli insegnanti e fra i bambini sono un importante fattore protettivo e di promozione dello sviluppo. La scuola dell'infanzia organizza le proposte educative e didattiche espandendo e dando forma alle prime esplorazioni, intuizioni e scoperte dei bambini attraverso un curricolo esplicito. A esso è sotteso un curricolo implicito costituito da costanti che definiscono l'ambiente di apprendimento e lo rendono specifico e immediatamente riconoscibile: ? Lo spazio accogliente, caldo, curato, orientato dal gusto, espressione della pedagogia e delle scelte educative di ciascuna scuola. E uno spazio che parla dei bambini, del loro valore, dei loro bisogni di gioco, di movimento, di espressione, di intimità e di socialità, attraverso l'ambiente fisico, la scelta di arredamenti e oggetti volti a creare una funzionale e invitante disposizione a essere abitato dagli stessi bambini. ? Il tempo disteso, nel quale è possibile per il bambino giocare, esplorare, dialogare, osservare, ascoltare, capire, crescere con sicurezza e nella tranquillità, sentirsi padrone di sé e delle attività che sperimenta e nelle quali si esercita. In questo modo il bambino può scoprire e vivere il proprio tempo esistenziale senza accelerazioni e senza rallentamenti indotti dagli adulti. ? La documentazione, come processo che produce tracce, memoria e riflessione, che rende visibili le modalità e i percorsi di formazione e che permette di valutare i progressi dell'apprendimento individuale e di gruppo. ? Lo stile educativo, fondato sull'osservazione e sull'ascolto, sulla progettualità elaborata collegialmente, sull'intervento indiretto e di regia. ? La partecipazione, come dimensione che permette di stabilire e sviluppare legami di corresponsabilità, di incoraggiare il dialogo e la cooperazione nella costruzione della conoscenza. La scuola dell'infanzia sperimenta con libertà la propria organizzazione, la formazione dei gruppi, delle sezioni e le attività di intersezione a seconda delle scelte pedagogiche, dell'età e della numerosità dei bambini e delle risorse umane e ambientali delle quali può disporre. I CAMPI DI ESPERIENZA Gli insegnanti accolgono, valorizzano ed estendono le curiosità, le esplorazioni, le proposte dei bambini e creano occasioni e progetti di apprendimento per favorire l'organizzazione di ciò che i bambini vanno scoprendo. L'esperienza diretta, il gioco, il procedere per tentativi ed errori permettono al bambino, opportunamente guidato, di approfondire e sistematizzare gli apprendimenti e di avviare processi di simbolizzazione e formalizzazione. Pur nell'approccio globale che caratterizza la scuola dell'infanzia, gli insegnanti individuano, dietro ai vari campi di esperienza, il delinearsi dei saperi disciplinari e dei loro alfabeti. In particolare nella scuola dell'infanzia i traguardi per lo sviluppo della competenza suggeriscono all'insegnante orientamenti, attenzioni e responsabilità nel creare occasioni e possibilità di esperienze volte a favorire lo sviluppo della competenza, che a questa età va inteso in modo globale e unitario. Il sé e l'altro Le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme I bambini formulano le grandi domande esistenziali e sul mondo e cominciano a riflettere sul senso e sul valore morale delle loro azioni, prendono coscienza della propria identità, scoprono le diversità e apprendono le prime regole necessarie alla vita sociale. Negli anni della scuola dell'infanzia il bambino osserva la natura, la vita e il suo evolversi ed estinguersi, l'ambiente che lo circonda, le relazioni tra le persone; ascolta le narrazioni degli adulti, le espressioni delle loro opinioni e della loro fede; è testimone degli eventi e ne vede la rappresentazione attraverso i media, partecipa alle tradizioni della famiglia e della comunità. Sente di appartenere alla sua famiglia, alla sua comunità, alla sua scuola; si accorge di essere uguale e diverso nella varietà delle situazioni, di poter essere accolto o escluso, di poter accogliere o escludere. Si chiede dove era prima di nascere e se e dove finirà la sua esistenza e quella di chi gli è caro, quale sia l'origine del mondo; si interroga su Dio e si confronta con l'esperienza religiosa. La presenza di bambini che parlano altre lingue e hanno tratti diversi e famiglie con tradizioni e religioni diverse, apre nuovi orizzonti, suscita reazioni, curiosità, preoccupazioni e sentimenti che non possono essere ignorati. In questi anni, dunque, si definisce e si articola l'identità di ciascun bambino e di ciascuna bambina come consapevolezza del proprio corpo, della propria personalità e del proprio stare con gli altri. Sono gli anni della scoperta degli adulti come fonte di protezione e contenimento, degli altri bambini come compagni di giochi e come limite alla propria volontà. Il bambino cerca di dare un nome agli stati d'animo, sperimenta il piacere e le difficoltà della condivisione e i primi conflitti, supera progressivamente l'egocentrismo e può cogliere altri punti di vista. Esperienze, emozioni, pensieri e domande generano riflessioni, ipotesi, discorsi, comportamenti sociali che hanno bisogno di spazi di incontro e di elaborazione. La scuola si pone come luogo di dialogo, di approfondimento culturale e di reciproca formazione tra genitori e insegnanti per affrontare insieme questi temi e proporre ai bambini un modello di ascolto e di rispetto, per convenire come aiutare ciascun bambino a trovare risposte alle grandi domande in coerenza con le scelte della sua famiglia e al tempo stesso riconoscendo e comprendendo scelte diverse e mostrando per loro rispetto. La scuola si confronta con le famiglie per condividere le regole che consentono di realizzare le finalità educative e propone ai bambini prime forme di dialogo sulle domande che essi pongono, sugli eventi della vita quotidiana, sulle regole del vivere insieme. Traguardi per lo sviluppo della competenza Il bambino sviluppa il senso dell'identità personale, è consapevole delle proprie esigenze e dei propri sentimenti, sa controllarli ed esprimerli in modo adeguato. Sa di avere una storia personale e familiare, conosce le tradizioni della famiglia, della comunità e sviluppa un senso di appartenenza. Pone domande sui temi esistenziali e religiosi, sulle diversità culturali, su ciò che è bene o male, sulla giustizia, e ha raggiunto una prima consapevolezza dei propri diritti e dei diritti degli altri, dei valori, delle ragioni e dei doveri che determinano il suo comportamento. Riflette, si confronta, discute con gli adulti e con gli altri bambini, si rende conto che esistono punti di vista diversi e sa tenerne conto. E consapevole delle differenze e sa averne rispetto. Ascolta gli altri e dà spiegazioni del proprio comportamento e del proprio punto di vista. Dialoga, discute e progetta confrontando ipotesi e procedure, gioca e lavora in modo costruttivo e creativo con gli altri bambini. Comprende chi è fonte di autorità e di responsabilità nei diversi contesti, sa seguire regole di comportamento e assumersi responsabilità. Il corpo in movimento Identità, autonomia, salute I bambini prendono coscienza e acquisiscono il senso del proprio sé fisico, il controllo del corpo, delle sue funzioni, della sua immagine, delle possibilità sensoriali ed espressive e di relazione e imparano ad averne cura attraverso l'educazione alla salute. Il bambino che entra nella scuola ha già acquisito il dominio delle principali funzioni del corpo, il senso della propria identità e alcune conoscenze fondamentali riguardanti lo schema e il linguaggio corporeo, attraverso le quali si esprime e organizza la sua presenza attiva nel mondo circostante. Sviluppa la conoscenza del proprio corpo attraverso l'esperienza sensoriale e percettiva che gli permette di sperimentarne le potenzialità, di affinarle e di rappresentarlo. I giochi e le attività di movimento consolidano la sicurezza di sé e permettono ai bambini e alle bambine di sperimentare le potenzialità e i limiti della propria fisicità, i rischi dei movimenti incontrollati e violenti, le diverse sensazioni date dai momenti di rilassamento e di tensione, il piacere del coordinare le attività con quelle degli altri in modo armonico. Il corpo ha potenzialità espressive e comunicative che si realizzano in un linguaggio caratterizzato da una propria struttura e da regole che il bambino apprende attraverso specifici percorsi di apprendimento: i gesti mimici, sostituiscono o sottolineano la parola, mantengono la conversazione o la sospendono, esprimono sentimenti ed emozioni, accompagnano la fruizione musicale. Le attività informali, di routine e di vita quotidiana, la vita e i giochi all'aperto sono altrettanto importanti delle attività espressive e di movimento libero o guidato e possono essere occasione per l'educazione alla salute attraverso una sensibilizzazione alla corretta alimentazione e all'igiene personale. La scuola dell'infanzia mira a sviluppare gradualmente nel bambino la capacità di leggere, capire e interpretare i messaggi provenienti dal corpo proprio e altrui, di rispettarlo e di averne cura, di esprimersi e di comunicare attraverso di esso per giungere ad affinarne la capacità percettive e di conoscenza degli oggetti, la capacità di orientarsi nello spazio, di muoversi e di comunicare secondo fantasia e creatività. Traguardi per lo sviluppo della competenza Il bambino raggiunge una buona autonomia personale nell'alimentarsi e nel vestirsi, riconosce i segnali del corpo, sa che cosa fa bene e che cosa fa male, conosce il proprio corpo, le differenze sessuali e di sviluppo e consegue pratiche corrette di cura di sé, di igiene e di sana alimentazione. Prova piacere nel movimento e in diverse forme di attività e di destrezza quali correre, stare in equilibrio, coordinarsi in altri giochi individuali e di gruppo che richiedono l'uso di attrezzi e il rispetto di regole, all'interno della scuola e all'aperto. Controlla la forza del corpo, valuta il rischio, si coordina con gli altri. Esercita le potenzialità sensoriali, conoscitive, relazionali, ritmiche ed espressive del corpo. Conosce le diverse parti del corpo e rappresenta il corpo in stasi e in movimento. Linguaggi, creatività, espressione Gestualità, arte, musica, multimedialità I bambini sono portati a esprimere con immaginazione e creatività le loro emozioni e i loro pensieri: l'arte orienta questa propensione, educa al sentire estetico e al piacere del bello. Lo sforzo di esplorare i materiali, di interpretare e creare sono atteggiamenti che si manifestano nelle prime esperienze artistiche e che possono estendersi e appassionare ad altri apprendimenti. I bambini possono esprimersi in linguaggi differenti: con la voce, il gesto, la drammatizzazione, i suoni, la musica, la manipolazione e la trasformazione dei materiali più diversi, le esperienze grafico-pittoriche, i mass-media, ecc. La fruizione di questi linguaggi educa al senso del bello, alla conoscenza di se stessi, degli altri e della realtà. L'incontro dei bambini con l'arte è occasione per osservare con occhi diversi il mondo che li circonda. I diversi materiali esplorati con tutti i sensi, le tecniche sperimentate, confrontate, condivise ed esercitate, le osservazioni di quadri, sculture o architetture aiuteranno a migliorare la capacità di osservare, coltivare il piacere della fruizione e ad avvicinare alla cultura e al patrimonio artistico. I bambini che si cimentano nelle diverse pratiche di pittura, di manipolazione, di costruzione plastica e meccanica osservano, imitano, trasformano, interpretano, inventano e raccontano. La musica è un linguaggio universale, carico di emozioni e ricco di tradizioni culturali. Il bambino, interagendo con il paesaggio sonoro, sviluppa le proprie capacità cognitive e relazionali, impara a percepire, ascoltare, ricercare e discriminare i suoni all'interno di contesti di apprendimento significativi. Esplora le proprie possibilità sonoro-espressive e simbolico-rappresentative, accrescendo la fiducia nelle proprie potenzialità. L'ascolto delle produzioni sonore personali lo apre al piacere di fare musica e alla condivisione di repertori appartenenti a vari generi musicali. Il bambino si confronta con i nuovi media e con i nuovi linguaggi della comunicazione, come spettatore e come attore. La scuola può aiutarlo a familiarizzare con l'esperienza della multimedialità, favorendo un contatto attivo con i media e la ricerca delle loro possibilità espressive e creative. Traguardi per lo sviluppo della competenza Il bambino segue con attenzione e con piacere spettacoli di vario tipo (teatrali, musicali, cinematografici?); sviluppa interesse per l'ascolto della musica e per la fruizione e l'analisi di opere d'arte. Comunica, esprime emozioni, racconta, utilizzando le varie possibilità che il linguaggio del corpo consente. Inventa storie e si esprime attraverso diverse forme di rappresentazione e drammatizzazione. Si esprime attraverso il disegno, la pittura e altre attività manipolative e sa utilizzare diverse tecniche espressive. Esplora i materiali che ha a disposizione e li utilizza con creatività. Formula piani di azione, individualmente e in gruppo, e sceglie con cura materiali e strumenti in relazione al progetto da realizzare. E preciso, sa rimanere concentrato, si appassiona e sa portare a termine il proprio lavoro. Ricostruisce le fasi più significative per comunicare quanto realizzato. Scopre il paesaggio sonoro attraverso attività di percezione e produzione musicale utilizzando voce, corpo e oggetti. Sperimenta e combina elementi musicali di base, producendo semplici sequenze sonoro-musicali. Esplora i primi alfabeti musicali, utilizzando i simboli di una notazione informale per codificare i suoni percepiti e riprodurli. Esplora le possibilità offerte dalle tecnologie per fruire delle diverse forme artistiche, per comunicare e per esprimersi attraverso di esse. I discorsi e le parole Comunicazione, lingua, cultura I bambini apprendono a comunicare verbalmente, a descrivere le proprie esperienze e il mondo, a conversare e dialogare, a riflettere sulla lingua, e si avvicinano alla lingua scritta. Attraverso la conoscenza e la consapevolezza della lingua materna e di altre lingue consolidano l'identità personale e culturale e si aprono verso altre culture. I bambini giungono alla scuola dell'infanzia avendo acquisito le principali strutture linguistiche: hanno appreso, nell'interazione con i familiari, la lingua materna, le sue intonazioni e i ritmi, le principali regole del discorso; sanno usare la lingua per esprimere le proprie intenzioni e i propri desideri e per interagire con gli altri; hanno osservato e appreso come le diverse persone comunicano tra loro; hanno avuto contatti con i messaggi prodotti dai media. Spesso hanno già incontrato lingue diverse. La lingua diventa via via uno strumento con il quale giocare ed esprimersi in modi personali, creativi e sempre più articolati; sul quale riflettere per comprenderne il funzionamento; attraverso il quale raccontare e dialogare, pensare logicamente, approfondire le conoscenze, chiedere spiegazioni e spiegare il proprio punto di vista, progettare, lasciare tracce. Se opportunamente guidati, i bambini estendono il patrimonio lessicale, le competenze grammaticali, conversazionali, logiche e argomentative, confrontano la propria lingua materna con altre lingue, formulano ipotesi e si cimentano con l'esplorazione della lingua scritta. Possono apprendere efficacemente una seconda lingua purché il contesto sia dotato di senso, l'apprendimento avvenga in modo naturale, sia inserito nelle attività quotidiane e diventi esso stesso occasione di riflessione e di dialogo. La scuola dell'infanzia ha il compito di promuovere in tutti i bambini la padronanza della lingua italiana e la consapevolezza dell'importanza dell'uso della propria lingua materna da parte dei bambini di origini culturali diverse. Offre la possibilità di vivere contesti di espressione-comunicazione nei quali il bambino possa imparare a utilizzare la lingua in tutte le sue funzioni e nelle forme necessarie per addentrarsi nei diversi campi di esperienza. Sollecita le pratiche linguistiche che mettano i bambini in condizione di scambiare punti di vista, confrontare le proprie interpretazioni attorno a fatti ed eventi, esprimere i propri pensieri, negoziare e condividere con gli altri le proprie opinioni. Incoraggia il progressivo avvicinarsi dei bambini alla lingua scritta, che potenzia e dilata gli orizzonti della comunicazione, attraverso la lettura di libri illustrati e l'analisi dei messaggi presenti nell'ambiente. Traguardi per lo sviluppo della competenza Il bambino sviluppa la padronanza d'uso della lingua italiana e arricchisce e precisa il proprio lessico. Sviluppa fiducia e motivazione nell'esprimere e comunicare agli altri le proprie emozioni, le proprie domande, i propri ragionamenti e i propri pensieri attraverso il linguaggio verbale, utilizzandolo in modo differenziato e appropriato nelle diverse attività. Racconta, inventa, ascolta e comprende le narrazioni e la lettura di storie, dialoga, discute, chiede spiegazioni e spiega, usa il linguaggio per progettare le attività e per definirne le regole. Sviluppa un repertorio linguistico adeguato alle esperienze e agli apprendimenti compiuti nei diversi campi di esperienza. Riflette sulla lingua, confronta lingue diverse, riconosce, apprezza e sperimenta la pluralità linguistica e il linguaggio poetico. E consapevole della propria lingua materna. Formula ipotesi sulla lingua scritta e sperimenta le prime forme di comunicazione attraverso la scrittura, anche utilizzando le tecnologie. La conoscenza del mondo Ordine, misura, spazio, tempo, natura I bambini esplorano la realtà, imparando a organizzare le proprie esperienze attraverso azioni consapevoli quali il raggruppare, il comparare, il contare, l'ordinare, l'orientarsi e il rappresentare con disegni e con parole. Attraverso le attività proposte, le organizzazioni dei fenomeni naturali e degli organismi viventi, le conversazioni, le attività ludiche, costruttive o progettuali, il bambino comincia a capire l'importanza di guardare sempre meglio i fatti del mondo, confrontando le proprie idee con le idee proposte dagli adulti e dagli altri bambini. Partendo da situazioni di vita quotidiana, dal gioco, dalle domande e dai problemi che nascono dall'esperienza concreta il bambino comincia a costruire competenze trasversali quali: osservare, manipolare, interpretare i simboli per rappresentare significati; chiedere spiegazioni, riflettere, ipotizzare e discutere soluzioni; cogliere il punto di vista degli altri in relazione al proprio, nelle azioni e nelle comunicazioni; prevedere, anticipare, osservare, organizzare, ordinare gli oggetti e le esperienze; interagire con lo spazio in modo consapevole e compiere i primi tentativi per rappresentarlo; avvicinarsi al numero come segno e strumento per interpretare la realtà e interagire con essa; riflettere sulla misura, sull'ordine e sulla relazione; osservare i viventi, sempre in relazione con aspetti del mondo fisico, mossi dalla curiosità verso di sé e verso l'ambiente naturale nonché verso le sue continue trasformazioni; progettare e perseguire progetti nel tempo documentandone gli sviluppi. Nella scuola dell'infanzia i bambini apprendono a organizzarsi gradualmente nel tempo e nello spazio, a partire dai loro vissuti quotidiani di vita familiare, scolastica, ludica e facendo riferimento alle attività degli adulti e agli eventi naturali e culturali. Spazio e tempo sono legati tra loro nell'esperienza fondamentale del movimento, le cui caratteristiche di durata, estensione e rapidità costituiscono per i bambini sia elementi di analisi degli stessi movimenti direttamente osservati, sia criteri di interpretazione del cambiamento in generale. I bambini acquisiscono consapevolezza del proprio corpo attraverso una corrispondente consapevolezza del mondo e viceversa: la prima "organizzazione fisica" del mondo esterno (forma, movimento, luce, calore, ecc.) si sviluppa in stretta e reciproca corrispondenza con i canali di percezione e motricità. In modo analogo il bambino mette in relazione le funzioni interne e le funzionalità esterne di qualunque organismo vivente e si accosta alla consapevolezza delle trasformazioni della materia mettendole in relazione con le esperienze del proprio corpo. Il bambino può interpretare qualunque macchina, meccanismo, strumento, artefatto tecnologico che fa parte della sua esperienza mediante un contrappunto fra "come è fatto" e "cosa fa". L'intreccio fra linguaggio e azione nell'attività di conoscenza del bambino favorisce la scoperta della varietà degli aspetti del mondo e, al tempo stesso, promuove l'organizzazione culturale. Il compito degli insegnanti è quello di rendere i bambini gradualmente consapevoli della ricchezza potenziale della loro esperienza quotidiana e dei modi in cui la cultura dà forma a tale esperienza; di assecondarli e sostenerli nel processo dello sviluppo della competenza e nei loro primi tentativi di simbolizzare e formalizzare le conoscenze del mondo; di aiutarli e indirizzarli nel costruire le prime immagini del mondo e di sé che siano coerenti e significative, a percepire e coltivare il benessere che deriva dallo stare nell'ambiente naturale. Traguardi per lo sviluppo della competenza Il bambino raggruppa e ordina secondo criteri diversi, confronta e valuta quantità; utilizza semplici simboli per registrare; compie misurazioni mediante semplici strumenti. Colloca correttamente nello spazio se stesso, oggetti, persone; segue correttamente un percorso sulla base di indicazioni verbali. Si orienta nel tempo della vita quotidiana. Riferisce eventi del passato recente dimostrando consapevolezza della loro collocazione temporale; formula correttamente riflessioni e considerazioni relative al futuro immediato e prossimo. Coglie le trasformazioni naturali. Osserva i fenomeni naturali e gli organismi viventi sulla base di criteri o ipotesi, con attenzione e sistematicità. Prova interesse per gli artefatti tecnologici, li esplora e sa scoprirne funzioni e possibili usi. E curioso, esplorativo, pone domande, discute, confronta ipotesi, spiegazioni, soluzioni e azioni. Utilizza un linguaggio appropriato per descrivere le osservazioni o le esperienze. LA SCUOLA DEL PRIMO CICLO Il primo ciclo d'istruzione comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, già elementare e media. Esso ricopre un arco di tempo fondamentale per l'apprendimento e per la costruzione dell'identità degli alunni, nel quale si pongono le basi e si sviluppano le competenze indispensabili per continuare ad apprendere a scuola e lungo l'intero arco della vita. La finalità del primo ciclo è la promozione del pieno sviluppo della persona. Per realizzarla la scuola concorre con altre istituzioni alla rimozione di ogni ostacolo alla frequenza; cura l'accesso facilitato per gli alunni con disabilità, previene l'evasione dell'obbligo scolastico e contrasta la dispersione; persegue con ogni mezzo il miglioramento della qualità del sistema di istruzione. In questa prospettiva la scuola accompagna gli alunni nell'elaborare il senso della propria esperienza, promuove la pratica consapevole della cittadinanza attiva e l'acquisizione degli alfabeti di base della cultura. IL SENSO DELL'ESPERIENZA Fin dai primi anni del percorso formativo, la scuola svolge un fondamentale ruolo educativo e di orientamento, fornendo all'alunno le occasioni per capire se stesso, per prendere consapevolezza delle sue potenzialità e risorse, per progettare percorsi esperienziali e verificare gli esiti conseguiti in relazione alle attese. La scuola favorisce lo sviluppo delle capacità necessarie per imparare a leggere le proprie emozioni e a gestirle, per rappresentarsi obiettivi non immediati e perseguirli. Promuove inoltre quel primario senso di responsabilità che si traduce nel fare bene il proprio lavoro e nel portarlo a termine, nell'avere cura di sé, degli oggetti, degli ambienti che si frequentano, sia naturali sia sociali. Sollecita gli alunni a un'attenta riflessione sui comportamenti di gruppo al fine di individuare quegli atteggiamenti che violano la dignità della persona e il rispetto reciproco, li orienta a sperimentare contesti di relazione dove sviluppare atteggiamenti positivi e realizzare pratiche collaborative. Segue con attenzione le diverse condizioni di sviluppo e di elaborazione dell'identità di genere, che nella preadolescenza ha la sua stagione cruciale.Facilita le condizioni di fruizione e produzione della comunicazione tra coetanei e dei messaggi provenienti dalla società nelle loro molteplici forme. Crea contesti in cui gli alunni sono indotti a riflettere per comprendere la realtà e se stessi, diventano consapevoli che il proprio corpo è un bene da rispettare e tutelare, trovano stimoli al pensare analitico e critico, coltivano la fantasia e il pensiero divergente, si confrontano per ricercare significati ed elaborare mappe cognitive. Di fronte alla complessa realtà sociale, la scuola ha bisogno di stabilire con i genitori rapporti non episodici o dettati dall'emergenza, ma costruiti dentro un progetto educativo condiviso e continuo. La consapevolezza dei cambiamenti intervenuti nella società e nella scuola richiede la messa in atto di un rinnovato rapporto di corresponsabilità formativa con le famiglie, in cui con il dialogo si costruiscano cornici di riferimento condivise e si dia corpo a una progettualità comune. L'ALFABETIZZAZIONE CULTURALE DI BASE Il compito specifico del primo ciclo è quello di promuovere l'alfabetizzazione di base attraverso l'acquisizione dei linguaggi simbolici che costituiscono la struttura della nostra cultura, in un orizzonte allargato alle altre culture con cui conviviamo. Si tratta di una alfabetizzazione culturale e sociale, che include quella strumentale e la potenzia con un ampliamento e un approfondimento della prospettiva attraverso i linguaggi delle varie discipline. La scuola primaria mira all'acquisizione degli apprendimenti di base, come primo esercizio dei diritti costituzionali. Ai bambini e alle bambine che la frequentano va offerta l'opportunità di sviluppare le dimensioni cognitive, emotive, affettive, sociali, corporee, etiche e religiose, e di acquisire i saperi irrinunciabili. Si pone come scuola formativa che, attraverso gli alfabeti delle discipline, permette di esercitare differenti potenzialità di pensiero, ponendo così le premesse per lo sviluppo del pensiero riflessivo e critico. Per questa via si formano cittadini consapevoli e responsabili a tutti i livelli, da quello locale a quello europeo. La padronanza degli alfabeti di base è ancor più importante per bambini che vivono in situazioni di svantaggio: più solide saranno le strumentalità apprese nella scuola primaria, maggiori saranno le probabilità di inclusione sociale e culturale attraverso il sistema dell'istruzione. La scuola secondaria di primo grado rappresenta la fase in cui si realizza l'accesso alle discipline come punti di vista sulla realtà e come modalità di interpretazione, simbolizzazione e rappresentazione del mondo. La valorizzazione delle discipline avviene pienamente quando si evitano due rischi: sul piano culturale, quello della frammentazione dei saperi; sul piano didattico, quello della impostazione trasmissiva. Rispetto al primo, le discipline non vanno presentate come territori da proteggere definendo confini rigidi, ma come chiavi interpretative. I problemi complessi richiedono, per essere esplorati, che i diversi punti di vista disciplinari interessati dialoghino e che si presti attenzione alle zone di confine e di cerniera fra discipline. Le esperienze interdisciplinari sono finalizzate a trovare interconnessioni e raccordi fra le indispensabili conoscenze disciplinari e a formulare in modo adeguato i problemi complessi posti dalla condizione umana nel mondo odierno e dallo stesso sapere. La comprensione di specifici temi e problemi, infatti, non si realizza soltanto con l'introduzione ai quadri teorici e metodologici propri di ciascuna disciplina, ma anche mediante approcci integrati, atti a meglio focalizzare la complessità del reale e a promuovere modalità di elaborazione progressivamente più complesse. Nella scuola secondaria di primo grado vengono favorite una più approfondita padronanza delle discipline e una articolata organizzazione delle conoscenze, nella prospettiva della elaborazione di un sapere integrato. Le competenze sviluppate nell'ambito delle singole discipline concorrono a loro volta alla promozione di competenze più ampie e trasversali, che rappresentano una condizione essenziale per la piena realizzazione personale e per la partecipazione attiva alla vita sociale, nella misura in cui sono orientate ai valori della convivenza civile e del bene comune. Le competenze per l'esercizio della cittadinanza attiva sono promosse continuamente nell'ambito di tutte le attività di apprendimento, utilizzando e finalizzando opportunamente i contributi che ciascuna disciplina può offrire. LA CITTADINANZA E compito peculiare di questo ciclo scolastico porre le basi per l'esercizio della cittadinanza attiva, potenziando e ampliando gli apprendimenti promossi nella scuola dell'infanzia. L'educazione alla cittadinanza viene promossa attraverso esperienze significative che consentano di apprendere il concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e dell'ambiente e che favoriscano forme di cooperazione e di solidarietà. Questa fase del processo formativo è il terreno favorevole per lo sviluppo di un'adesione consapevole a valori condivisi e di atteggiamenti cooperativi e collaborativi che costituiscono la condizione per praticare la convivenza civile. Obiettivi irrinunciabili dell'educazione alla cittadinanza sono la costruzione del senso di legalità e lo sviluppo di un'etica della responsabilità, che si realizzano nel dovere di scegliere e agire in modo consapevole e che implicano l'impegno a elaborare idee e a promuovere azioni finalizzate al miglioramento continuo del proprio contesto di vita. Gli allievi imparano a riconoscere e a rispettare i valori sanciti nella Costituzione della Repubblica Italiana, in particolare i diritti inviolabili di ogni essere umano (art. 2), il riconoscimento della pari dignità sociale (art. 3), il dovere di contribuire in modo concreto alla qualità della vita della società (art. 4), la libertà di religione (art. 8), le varie forme di libertà (articoli 13-21). Parte integrante dei diritti costituzionali e di cittadinanza è il diritto alla parola (art. 21). Attraverso la parola si negoziano i significati e si opera per sanare le divergenze prima che sfocino in conflitti. E compito ineludibile del primo ciclo garantire un adeguato livello di uso e di controllo della lingua italiana, in rapporto di complementarità con gli idiomi nativi e le lingue comunitarie. La lingua italiana costituisce il primo strumento di comunicazione e di accesso ai saperi. La lingua scritta, in particolare, rappresenta un mezzo importante per l'organizzazione del pensiero e della riflessione e per l'accesso ai beni culturali. Così intesa, la scuola diventa luogo privilegiato di confronto libero e pluralistico. L'AMBIENTE DI APPRENDIMENTO Il primo ciclo, nella sua articolazione di scuola primaria e secondaria di primo grado, persegue efficacemente le finalità che le sono assegnate nella misura in cui si costituisce come un contesto idoneo a promuovere apprendimenti significativi e a garantire il successo formativo per tutti gli alunni. A tal fine è possibile individuare, nel rispetto della libertà di insegnamento, alcune impostazioni metodologiche di fondo. Valorizzare l'esperienza e le conoscenze degli alunni, per ancorarvi nuovi contenuti. Nel processo di apprendimento l'alunno porta la ricchezza di esperienze e conoscenze, mette in gioco aspettative ed emozioni, si presenta con una dotazione di informazioni, abilità, modalità di apprendere, che l'azione didattica può opportunamente richiamare, esplorare, problematizzare. In questo modo l'allievo riesce a dare senso e significato a quello che va imparando. Attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità, per fare in modo che non diventino disuguaglianze. Le classi scolastiche sono oggi caratterizzate da molteplici diversità, legate alle differenze nei modi di apprendere, ai livelli di apprendimento raggiunti, alle specifiche inclinazioni e ai personali interessi, ma anche a condizioni particolari, che possono essere causa di difficoltà nell'apprendimento, oppure a particolari stati emotivi e affettivi. La scuola deve progettare e realizzare percorsi didattici specifici per rispondere ai bisogni educativi degli allievi. Particolare attenzione va rivolta agli alunni con cittadinanza non italiana i quali, al di là dell'integrazione sociale, devono affrontare sia il problema di acquisire un primo livello di padronanza della lingua italiana per comunicare, sia un livello più avanzato per proseguire nel proprio itinerario di istruzione. L'integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole comuni, inoltre, anche se è da tempo un fatto culturalmente e normativamente acquisito e un'esperienza consolidata nella pratica, richiede maggiori attenzioni e una rinnovata progettualità, utilizzando anche le varie forme di flessibilità previste dall'autonomia e le opportunità offerte dalle tecnologie. Favorire l'esplorazione e la scoperta, al fine di promuovere la passione per la ricerca di nuove conoscenze. In questa prospettiva, la problematizzazione svolge una funzione insostituibile: sollecita gli alunni a individuare problemi, a sollevare domande, a mettere in discussione le mappe cognitive già elaborate, a trovare piste d'indagine adeguate ai problemi, a cercare soluzioni anche originali attraverso un pensiero divergente e creativo. Incoraggiare l'apprendimento collaborativo. Imparare non è solo un processo individuale. La dimensione comunitaria dell'apprendimento svolge un ruolo significativo. In tal senso, molte sono le forme di interazione e collaborazione che possono essere introdotte (dall'aiuto reciproco all'apprendimento nel gruppo cooperativo, all'apprendimento tra pari?), sia all'interno della classe, sia attraverso la formazione di gruppi di lavoro con alunni di classi e di età diverse. Promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere, al fine di "imparare ad apprendere". Riconoscere le difficoltà incontrate e le strategie adottate per superarle, prendere atto degli errori commessi, ma anche comprendere le ragioni di un insuccesso, conoscere i propri punti di forza, sono tutte competenze necessarie a rendere l'alunno consapevole del proprio stile di apprendimento e capace di sviluppare autonomia nello studio. Occorre che l'alunno sia attivamente impegnato nella costruzione del suo sapere, sia sollecitato a riflettere su quanto impara, sia incoraggiato a esplicitare i suoi modi di comprendere e a comunicare ad altri i traguardi raggiunti. Ogni alunno va posto nelle condizioni di capire il compito assegnato, valutare le difficoltà e stimare le proprie abilità, imparando così a riflettere sul proprio comportamento, valutare gli esiti delle proprie azioni e trarne considerazioni per migliorare. Realizzare percorsi in forma di laboratorio, per favorire l'operatività e allo stesso tempo il dialogo e la riflessione su quello che si fa. Il laboratorio è una modalità di lavoro che incoraggia la sperimentazione e la progettualità, coinvolge gli alunni nel pensare-realizzare-valutare attività vissute in modo condiviso e partecipato con altri, e che può essere attivata sia all'interno sia all'esterno della scuola, valorizzando il territorio come risorsa per l'apprendimento. L'acquisizione dei saperi richiede un uso flessibile e polivalente degli spazi usuali della scuola, ma anche la disponibilità di luoghi attrezzati che facilitino il processo di esplorazione e di ricerca: per le scienze, l'informatica, le lingue comunitarie, la produzione musicale, il teatro, le attività pittoriche, la motricità?. Particolare importanza assume la biblioteca scolastica, da intendersi come luogo deputato alla lettura ma anche all'ascolto e alla scoperta di libri, che sostiene l'apprendimento autonomo e continuo; un luogo pubblico, fra scuola e territorio, che favorisce la partecipazione delle famiglie, agevola i percorsi di integrazione delle famiglie immigrate, crea ponti tra lingue, linguaggi, religioni e culture. DISCIPLINE E AREE DISCIPLINARI AREA LINGUISTICO-ARTISTICO-ESPRESSIVA AREA STORICO-GEOGRAFICA AREA MATEMATICO-SCIENTIFICO-TECNOLOGICA ().


Religione a scuola Gli studenti promossi a metà (sezione: Scuola)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 05-09-2007)

 

Ricerca della diocesi su ventimila allievi "Informati sì, ma non davvero competenti" Perché Abramo lascia la sua terra, perché Mosé è importante per i cristiani, chi è Gesù e perché muore in croce? Queste cose (e tante altre ancora) i ragazzi delle scuole bergamasche le sanno. Non è dunque giusto dire che i giovani sono "analfabeti" della religione come strombazzano tante ricerche svolte a livello nazionale. E vero invece che, come si dice, "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare" e le nozioni spesso restano lì, parcheggiate in qualche angolo della mente, e non riescono a trasformarsi in azioni, in competenze, in uno stile di vita. Faticano ad essere organizzate in modo critico e finalizzate a un'analisi del contesto sociale, relazionale, storico che vada un po' in profondità. Sono le prime conclusioni di un'interessante ricerca su "Conoscenze, abilità e competenze religiose dopo cinque, otto e tredici anni di insegnamento della religione cattolica", promossa dalla diocesi di Bergamo e voluta dal servizio nazionale Cei-Irc in collaborazione con il ministero della Pubblica istruzione. A metterla a punto concretamente sono stati i docenti del Centro di ateneo per la qualità dell'insegnamento dell'Università degli studi di Bergamo guidati da Giuliana Sandrone Boscarino e Giuseppe Bertagna. I questionari sono stati sottoposti a oltre ventimila studenti, tutti quelli che si avvalgono dell'ora di religione. I primi risultati sono stati presentati ieri alla Casa del Giovane nel corso del Convegno d'inizio anno degli insegnanti di religione. Le risposte raccolte sono state 7.993 per la scuola primaria, 7.250 per la secondaria di primo grado, 3.862 per la secondaria di secondo grado. I questionari erano molto articolati e comprendevano domande sui contenuti ma anche sulla didattica e in generale sul contesto scolastico. A dare un maggiore numero di risposte esatte sono stati gli allievi del liceo: in media 22,57 su 29, in percentuale il 77,82. "Bravi" anche i bimbi della primaria, con 18,06 risposte corrette su 24, il 75,5%. Non ci sono stati tentennamenti sulle questioni fondamentali, comprese alcune non proprio immediate come (per i piccoli della primaria) "Che cosa vuol dire che all'uomo è affidato il creato?" e per i grandi "Il concetto di coscienza è meglio descritto come...". Molte domande hanno avuto oltre il 90% di risposte giuste. I bimbi più piccoli non sono però riusciti a individuare "Chi è l'autore degli Atti degli apostoli": solo il 33,27% ha risposto Luca, mentre il 45,7 si è rifugiato in un più generico "gli apostoli". Qualche abbaglio l'hanno preso anche su "Chi ha fondato la Chiesa?". Ben il 51,38% ha infatti risposto "San Pietro", e solo il 34% "Gesù Cristo". E al liceo ha fatto molte vittime "Che cosa sono i sacramenti?". Solo per il 30% sono "segni della grazia di Dio", mentre per il 51% sono "riti creati dalla Chiesa per accompagnare la vita dei cristiani". Un segno che un po' di confusione c'è nella testa dei fanciulli. Dalla ricerca emerge poi che non esiste una correlazione significativa tra quello che il ragazzo impara e il metodo utilizzato dal docente per insegnarglielo: "In pratica ? sottolinea Bertagna ? sia una didattica attiva innovativa che una tradizionale produrrebbero gli stessi risultati". E sembrano non esserci legami con la frequenza di attività di catechesi parrocchiale né con l'interesse al problema religioso. "E come se ? commenta Bertagna ? le buone conoscenze religiose non dipendessero da una specifica attività formativa, scolastica o ecclesiale, ma penetrassero comunque indistintamente in tutti per una specie di processo di intrisione istituzionale, o se vogliamo per una specie di metonimia ambientale. Queste abilità sono in pratica respirate a scuola e fuori come i virus. L'unica variabile che pare determinante è proprio il poter contare su 13 anni di insegnamento della religione cattolica nella scuola". Secondo Bertagna questi due dati, da una parte le conoscenze acquisite, dall'altra il fatto che la didattica sembri non avere peso sono segno di una più ampia crisi della scuola: "Non solo per la Rc, ma per tutte le discipline di insegnamento, negli ultimi decenni, l'istituzione scuola avrebbe perduto il suo tradizionale primato informativo. Un ragazzo imparerebbe, infatti, ormai, su tutte le discipline, perlomeno tante cose a casa, con internet, e con gli altri mass media che consuma in dosi industriali, quante ne apprende poi durante le ore scolastiche e sui libri di testo". L'importanza della frequenza scolastica diventa quindi sempre di più quella di fornire agli studenti la capacità di organizzare, selezionare e trattare criticamente le conoscenze. "La scuola ? afferma Bertagna ? è chiamata, più che a insegnare discipline, a promuovere competenze personali". La ricerca prosegue: "A breve ? spiega Giuliana Sandrone ? partirà la seconda fase, che prenderà in considerazione poche classi, con l'obiettivo di valutare le reali competenze degli allievi in una situazione controllata". In analisi anche alcuni ulteriori incroci tra le risposte, per estrapolare altre evidenze significative, e un'analisi a campione per valutare se il modello della ricerca possa essere trasferibile ad un ambito più ampio, come quello regionale. "Manterremo un rapporto stretto con gli insegnanti ? spiega Sandrone ? creando una piattaforma di e-learning, attiva da ottobre, a cui potranno partecipare con contributi e riflessioni e all'interno della quale saranno messi a disposizione in tempo reale i risultati della ricerca e materiali utili per eventuali approfondimenti". Sabrina Penteriani.


Processo alla scuola (sezione: Scuola)

 ( da "L'Espresso" del 31-08-2007)

Attualità EDUCAZIONE / LA CRISI DELL'ISTRUZIONE Processo alla scuola di Roberta Carlini Il nostro sistema da vent'anni continua a peggiorare. E i nostri studenti sono sempre più ignoranti. Le colpe della politica, degli insegnanti e delle famiglie Matematica: sex. Sulle pagelle degli studenti italiani meno bravi si legge ancora il 'sex' inventato nel secolo scorso per evitare che qualcuno trasformasse la i in t e proseguisse contraffacendo un bel 'sette'. Solo che adesso le pagelle sono scritte al computer e poi stampate, per cui una correzione con la biro sarebbe impossibile. Eppure, è rimasto il 'sex'. Per Domenico Starnone, scrittore ed ex insegnante, quella del 'sex' è una metafora potentissima della nostra scuola: della scuola invecchiata che non vuole cambiare, che non si arrende neanche all'evidenza. E che ci consegna, lo dicono i numeri italiani e i confronti internazionali, un sostanziale fallimento educativo. Nonostante tre riforme in dieci anni, nonostante i grandi proclami della politica, nonostante la spasmodica e spesso isterica attenzione delle famiglie, nonostante le agitazioni dei suoi 835 mila insegnanti. O forse proprio a causa loro: della politica, degli insegnanti, delle famiglie. Protagonisti e imputati nel processo alla scuola del 'sex'. Fallimento in cifre "Nel Mezzogiorno italiano un quindicenne su cinque è povero di conoscenze". L'allarme è risuonato fortissimo, qualche mese fa, non nell'aula del Parlamento, non in un comizio, non in un'assemblea, e ad ascoltarlo non c'erano studenti né professori né politici, ma compunti banchieri e uomini d'affari, convenuti in Banca d'Italia a sentire le 'Considerazioni' del governatore Mario Draghi. Ennesima bizzarria dell'Italia, ennesima supplenza della sua Banca centrale? Fatto sta che i dati denunciati da Bankitalia collocano la nostra scuola al venticinquesimo posto nell'Ocse. Quando sono stati pubblicati hanno suscitato discussioni e commenti perfino in Germania, paese nel quale gli studenti mostravano competenze inferiori alla media, ma superiori a quelle degli italiani, mentre da noi sono passati quasi inosservati. A quelle evidenze poi se ne sono aggiunte altre, ma non si può dire che intorno alla scuola sia nato quel clima da emergenza nazionale che potrebbe forse salvarla. Dove nasce la crisi? Col suo sguardo lungo e disincantato, Starnone colloca l'inizio della fine negli anni '80: fu allora che "mentre negli altri paesi si scopriva il business dell'istruzione, da noi la scuola perse interesse agli occhi della politica e della società". Un clima immortalato sin nel titolo dal suo 'Ex cathedra', libro-icona di una generazione di insegnanti che avevano sognato di rivoluzionare la scuola. Anche Marco Rossi Doria, 'maestro di strada' da trent'anni e fondatore del progetto Chance, da qualche mese consulente del ministero dell'Istruzione, fu parte di quella 'meglio gioventù' di insegnanti e intellettuali. Cita i dati sulla dispersione, legge le statistiche e sbotta: "Altro che scuola di massa. Se uno su tre prende solo sufficiente alla licenza media e uno su cinque esce da scuola senza diploma né qualifica, siamo di fronte a un fallimento formativo di massa". Dieci anni di riforme Eppure negli ultimi dieci anni la politica le mani nella scuola le ha messe, eccome. Rossi Doria non è sospettabile di simpatie morattiane quando dice alla sinistra: "Smettiamola di imputare tutti i mali della scuola a Letizia Moratti, è una follia pensare di cambiare ogni volta la scuola col cambio di colore dei governi". E di mani di colore ne sono state date tante, negli ultimi dieci anni: le regole sull'obbligo scolastico sono cambiate tre volte, sono stati aboliti e spostati esami, riformati i cicli, fatte e disfatte commissioni e resi autonomi i quasi 60 mila istituti della Repubblica. Senza con questo migliorare la scuola italiana: che resta 'senz'arte ma di parte', come ha sostenuto Luigi Berlinguer all'inizio dell'estate in un articolo sul 'manifesto' in cui denunciava la carenza della cultura scientifica, del metodo sperimentale e della musica nel nostro sistema educativo. Attirandosi lettere infuriate: "Tu dov'eri?", è stata la domanda prevalente, soprattutto da parte degli insegnanti. Berlinguer era al governo, dal '96 al '98, prima che la rivolta del mondo della scuola inducesse il centrosinistra a mandarlo via. Con lui sparì la proposta, impallinata dagli insegnanti, di introdurre criteri di valutazione del lavoro dei docenti. Restò la novità principale: l'autonomia scolastica, con tutto il suo portato di sponsor, progetti, Pof (piani di offerta formativa delle singole scuole). Cosa hanno fatto le 57.557 scuole d'Italia finalmente autonome dal centralismo romano? Basta aprire un sito Internet di un istituto o recarsi a una riunione preparatoria alle iscrizioni per capirlo: un marketing di offerte e progetti di attività aggiuntive, rare novità sugli insegnamenti tradizionali. "L'autonomia è diventata intrattenimento formativo", dice Starnone: "Non ha portato soldi e ha introdotto l'incubo del Pof, burocratizzando ancora di più il lavoro degli insegnanti". Sicché le nostre scuole si sono trasformate in progettifici, senza per questo avere più risorse: i fondi pubblici, a dispetto della sbandierata autonomia, sono rimasti fino all'anno scorso tutti vincolati agli specifici capitoli di bilancio - questo per i cancellini questo per i laboratori - mentre i famosi sponsor si sono visti poco. Assai spesso si chiedono soldi alle famiglie per fare corsi aggiuntivi, mentre i programmi tradizionali restano immutati e i laboratori deserti. Così l'autonomia, che esiste in molti dei sistemi scolastici al top delle classifiche mondiali, in Italia è diventata uno dei problemi, per tanti il problema principale. è successo "perché è stata attuata male, da un corpo docente che non l'ha digerita, e poi vanificata dalla Moratti", sostiene Berlinguer; mentre gran parte del corpo docente, ben rappresentata da Paola Mastrocola, autrice del libro 'La scuola spiegata al mio cane', sogna di de-berlinguerizzare la scuola, e vagheggia un ritorno al passato, con tanto latino. E programmi tradizionali dettati da Roma. A proposito di programmi. Nel turbinio delle riforme ci si è dimenticati dell'essenziale: cosa e come si insegna, dove e perché nascono i 'poveri di conoscenze'. Perché la scuola italiana fallisce nell'educare al 'problem solving'? Perché dopo elementari decenti abbiamo il tracollo delle medie? Perché quando si parla di riforme ci si concentra sempre sui licei, mentre più della metà degli studenti frequenta tecnici e professionali? E perché una scuola apparentemente uguale per tutti a Sud tracolla? Mauro Palma, coordinatore dell'area educativa dell'Enciclopedia Treccani e co-autore di uno dei più diffusi manuali di matematica dei licei sperimentali, ha un buon punto di osservazione sull'insegnamento delle materie scientifiche. "Fatte salve le sperimentazioni, nei licei siamo ancora fermi ai programmi dettati nel 1944. Quanto alle commissioni per i nuovi programmi, per anni si è andati avanti con criteri parlamentari: per mediare tra le varie posizioni, mettevano dentro un po' di tutto", racconta. Il passaggio dai programmi alle linee-guida, omaggio all'autonomia scolastica, non ha migliorato le cose. Palma condanna quanto fatto e quanto non fatto sull'insegnamento della matematica: "Bisogna chiedersi perché i bambini, che cominciano a imparare proprio dai numeri, a un certo punto se ne distaccano. E perché la materia più insegnata nella scuola italiana è anche quella in cui andiamo peggio". Secondo la sua diagnosi, il luogo in cui qualcosa si rompe è la scuola media, "quando si perde il riferimento problematico"; molto pesa anche il contesto culturale generale, "per cui una persona colta deve sapere il latino, ma può tranquillamente sbagliare una percentuale senza vergognarsene". Gli insegnanti Stanchi di Pof e progettifici, malpagati, sempre meno gratificati. Gli insegnanti italiani non se la passano bene. Ce lo dicono persino i loro matrimoni, sostiene il sociologo Antonio Schizzerotto, che nel tipo di nozze di maestre e prof ha rintracciato un declino della desiderabilità sociale della professione. Ma siamo sicuri che siano senza peccato, nella crisi della scuola? Com'è fatta e come si muove la classe insegnante? I dati generali ci dicono che è più anziana della media dei lavoratori (età media 49 anni, nei prossimi sei anni ne andranno in pensione oltre 200 mila) e per i tre quarti fatta da donne. Sono al 60 per cento laureati, lavorano in media 15 ore a settimana meno degli altri. Il numero di precari è enorme: 124 mila su 835 mila. Per un giovane che si avvia all'insegnamento, la probabilità di avere un contratto a termine è 25 volte superiore che in qualsiasi altro settore. è quanto sostiene un lavoro della Banca d'Italia, che sottolinea: in questo caso la flessibilità non aumenta l'efficienza, ma la abbatte. Lo stesso studio dà un indizio decisivo per chi voglia scoprire cosa non va nella scuola: la giostra annuale degli insegnanti. Un dato per tutti: un docente su cinque cambia scuola da un anno all'altro. Una girandola che non è dovuta solo ai precari: le richieste di trasferimento dei prof di ruolo verso la scuola preferita riguardano un terzo del turn-over, 50 mila all'anno. I criteri? Tutti burocratici e anagrafici, niente a che vedere col merito né con i bisogni delle scuole. Così, si assiste ogni anno a esodi continui: prevalgono i movimenti verso Sud e all'interno del Sud; quanto ai tipi di scuola, c'è una fuga da professionali e medie. Dunque, la mappa dei trasferimenti ricalca quella delle zone nere del sistema scolastico: medie, professionali e Mezzogiorno. Non è certo un caso. Può reggere un sistema nel quale ciascuna scuola è autonoma e diversa dall'altra, ma i docenti sono tutti identici, un sistema in cui un professore bravo non ha alcun incentivo ad andare dove c'è più bisogno di lui, cioè una scuola difficile? Rossi Doria, che nei quartieri a rischio di Napoli ci è andato per scelta, dice che no, non può funzionare. Per aumentare l'eguaglianza, dice, dobbiamo accettare le differenze: così come fanno in Francia, dove gli insegnanti che vanno nelle Zone di educazione prioritaria (le Zep) hanno incentivi economici e di punteggio. "Con l'egualitarismo standardizzato finisci per fare una scuola di classe, dove vanno bene solo i licei". Insomma, bisognerebbe costruire un meccanismo, o almeno dare degli incentivi, perché i migliori vadano nelle scuole peggiori: ma quali sono 'i migliori'? Ritorna l'argomento tabù, quello della valutazione: quello su cui, anni luce fa, esplosero Gilda e Cobas, contro i primi timidi tentativi in tal senso. Negli staff tecnici del ministero sono allo studio metodi per valutare l'andamento delle classi, modo indiretto per valutare l'operato dei professori. I quali, dice Rossi Doria, prima o poi qualche cambiamento dovranno accettarlo: "Si considerano dipendenti pubblici, ma sono professionisti del sapere, devono abbandonare una visione rivendicativa, capire che è cambiata la scuola e la società, sono cambiate le famiglie". La famiglia Intorno alla scuola invecchiata senza crescere, alla scuola del sex in pagella, è cambiato tutto, a partire da studenti e famiglie. "La divisione degli studenti non passa semplicemente tra figli di poveri e figli di ricchi", constata Starnone: "A scuola arriva anche un ceto svantaggiato culturalmente, che però dal punto di vista materiale ha tutto. E allo stesso tempo i figli del ceto medio colto, quelli che una volta gratificavano gli insegnanti, sono esposti come tutti a violenza, alcol, droga. La violenza a scuola c'è sempre stata, persino in 'Cuore' Garrone, che era uno buono, andava a scuola col coltello: solo che se prima c'era una rissa tra due, il terzo interveniva per separarli, adesso si ferma per filmarli". Ma se la scuola è impreparata a tutto ciò, non è che le famiglie l'aiutino a migliorare. Sborsano sempre più soldi, dai libri ai corsi aggiuntivi ai materiali, e sono più presenti di prima; ma spesso arrivano come clienti a guardare la vetrina della scuola e quando qualcosa non va, protestano violentemente o vanno dal giudice. "Vale nella scuola quello che vale fuori: chi batte i pugni sul tavolo vince", dice amaro Starnone. "Le famiglie spesso delegano, non costruiscono più il super Io, ma poi se la scuola impone delle regole severe, molti si infuriano", commenta Rossi Doria. La famiglia-cliente non mette sotto processo pubblico la scuola, si limita a difendere il proprio discendente, a suon di pugni o di ricorsi legali. C'è poi un altro effetto-famiglia, ed è quello antico: nonostante tutti i cambiamenti, resiste il fenomeno per cui il background familiare ha un peso decisivo negli esiti scolastici. Nei paesi nei quali la scuola è migliore, diventano meno decisivi il reddito o l'istruzione di papà e mamma: anche qui, numeri e studi sul fenomeno mettono l'Italia in posizione svantaggiata. L'economista Daniele Checchi ha scandagliato la relazione tra i sistemi scolastici e peso dei background familiari, tra scuola e promozione sociale: vien fuori che, se negli anni tutti hanno avuto qualche opportunità in più, non è cambiata la mappa delle diseguaglianze. Lo si vede anche nelle macro-differenze, quelle tra Nord e Sud: il 5 per cento dei genitori di quindicenni del Sud ha al massimo la licenza elementare, il 32 per cento si ferma a quella media. Nel Nord Est, le stesse percentuali scendono all'1,6 e al 19,8 per cento. Insomma, la famiglia e il territorio continuano a fare la differenza nella scuola pubblica italiana. Nel bene e nel male. n Retrocessi agli ultimi banchi Matematica, lettura, scienze e problem solving: Italia agli ultimi posti Lettura Matematica Scienze Problem solving Finlandia 543 544 548 548 Media Ocse 500 500 500 500 Francia 496 511 511 519 Germania 491 503 502 513 Spagna 481 485 487 482 Portogallo 478 466 468 470 Italia 476 466 486 469 Grecia 472 445 481 448 Tunisia 375 359 385 345 Fonte: Ocse. Punteggi medi dell'indagine 'Pisa' per tipo di competenza (anno 2003) Privato e pure bocciato 'Più soldi alle private'. In passerella a Rimini, il ministro Giuseppe Fioroni ha annunciato ai ciellini festanti (ma un po' scettici) il suo favore all'aumento degli stanziamenti per le scuole private. Che, dall'introduzione della parità scolastica (centrosinistra) ai buoni scuola regionali (centrodestra) non sono mai state dimenticate, senza però mai decollare davvero. Nell'anno scolastico 2005-2006 gli iscritti alle scuole superiori paritarie erano 79.200 (1.904 in meno rispetto all'anno precedente): il 4 per cento del totale, concentrati a Nord. In parte sono scuole a pieno titolo, in parte sono quei diplomifici che hanno dato pessimo spettacolo agli ultimi esami di maturità, spedendo ragazzi che avevano pagato fior di quattrini a sostenere gli esami di Stato da privatisti anche laddove, in base a regole note da mesi e mesi, non potevano sostenerli perché c'era un tetto numerico. Quanto al rendimento, i dati 'Pisa' dell'Ocse dicono che in Italia la scuola privata non è affatto d'eccellenza. Anzi: le competenze in matematica di un quindicenne in un istituto privato sono, nella media, pari a quelle del suo collega nella scuola pubblica (cioè basse). Altrove, specie nei contesti anglosassoni, si evidenzia invece un divario netto, a favore della scuola privata: ma solo a causa di una autoselezione basata sul reddito. Depurati dall'effetto-background (cioè dal peso del contesto familiare e sociale), ecco che anche i bei risultati delle scuole private inglesi non brillano più tanto. Quanto all'Italia, depurati dall'effetto-background, i risultati della scuola privata crollano, e quella pubblica sale in vantaggio (sempre nei test ai quindicenni) di 27 punti. Il quindicenne? è un bel problem Le pagelle del fallimento ce le danno gli organismi internazionali e sono quelli dell'indagine 'Pisa' dell'Ocse. Sono i voti dati ai quindicenni italiani dopo test specifici sulle competenze in lettura, matematica, scienze e problem solving: la capacità di risolvere i problemi, il ramo più secco del nostro sapere. Ma i numeri del fallimento li abbiamo anche in casa, e ci dicono che il disastro si concentra nel Mezzogiorno e nella scuola media. I dispersi Sono i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno lasciato la scuola senza un diploma superiore né una qualifica professionale. Hanno solo la licenza di terza media. L'obiettivo europeo è portarli entro il 2010 sotto quota 10 per cento. In Europa sono intorno al 15, in Italia il 20,6. Vale a dire: un giovane su cinque è uscito da scuola senza un titolo utile, né sta facendo formazione in alcun modo. La Sicilia ha il record negativo, con il 30,4 per cento di giovani fuori da ogni formazione, pur avendo il record degli enti di formazione professionale: 2.700 (contro i 600 della Lombardia). Le medie Alla fine delle elementari, i bambini in ritardo sul regolare corso di studi sono il 4,2 per cento. Alla fine del terzo anno delle medie la percentuale dei ritardi è salita all'11. E ben il 37,3 ottiene la licenza di terza media per un soffio, con il voto 'sufficiente'. Nella stessa direzione vanno le indagini internazionali sulle competenze dei ragazzi: una comparazione dei dati Iea e Ocse, contenuta in una ricerca fatta degli economisti Piero Cipollone e Paolo Sestito (Ufficio studi di Bankitalia), mostra che alle elementari i bambini italiani ne sanno quanto gli altri, mentre dalle medie si evidenzia un forte calo, soprattutto in matematica e scienze. Il non fatto delle medie si svela alla fine del primo anno delle superiori: un iscritto su cinque lascia e il 35 per cento è promosso con almeno un debito formativo. Le conoscenze I punteggi conseguiti dai quindicenni italiani ci collocano al venticinquesimo posto nell'Ocse. Sulla base di tali dati, la ricerca di Cipollone e Sestito ha tracciato una mappa dei 'poveri in conoscenze': studenti che pur sapendo leggere non sono capaci di utilizzare la lettura per apprendere cose nuove, ragazzi che pur sapendo far di conto non sanno fare il cambio di una moneta. La quota di quindicenni 'poveri di conoscenze' nel Nord non supera il 5 per cento, nel Centro è sull'8 e nel Sud va dal 14 al 22. Insomma, a Nord siamo 'bravi come gli altri', per citare il titolo di uno studio curato da Luciano Abburrà che mette a confronto Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana con altre regioni Ue. Le medie superiori In parallelo alle differenze Nord-Sud, corrono quelle tra istituti. Tutti i dati della ricerca migliorano nei licei, peggiorano negli istituti tecnici e soprattutto nei professionali. Quella dei professionali è un'area critica anche nel Nord, è qui che si concentrano le competenze più basse. Ma è qui che si concentra anche la maggior parte degli studenti: nei licei, anche dopo il recente boom, va un terzo dei ragazzi, il 32,5 per cento. Più della metà si divide tra tecnici e professionali. La spesa La spesa pubblica per istruzione e formazione, in Italia, è scesa dal 4,75 al 4,66 per cento del Pil in dieci anni. A tirarla giù, nei confronti internazionali, è soprattutto l'università: nella scuola primaria e secondaria la spesa pubblica per studente (pari nel 2004 a 6.136 euro) è superiore alla media europea. Tale spesa è all'85 per cento statale. La parte affidata agli enti locali fa la differenza: si va dai 1.536 euro per studente del Trentino Alto Adige ai 537 della Puglia. R. C. In piedi ragazzi, entra il ministro Obbligo scolastico a 16 anni: la riforma che scatta in questi giorni si sarebbe potuta definire storica, se solo fosse stata fatta 30 anni fa. Invece quella dell'innalzamento dell'obbligo è una storia infinita. Se ne parla senza far niente per decenni mentre l'Italia resta con l'età dell'obbligo più bassa d'Europa. Alla fine degli anni '90 Berlinguer innalza l'obbligo a scuola di un solo anno e aggiunge 240 ore di formazione per gli apprendisti in fabbrica. La riforma si perde per strada: nella scuola non si fa in tempo ad attuarla che è cambiato il governo, quanto alla formazione le aziende semplicemente non firmano più contratti di apprendistato, diventati troppo onerosi. Arriva la Moratti e l'obbligo si trasforma in 'diritto-dovere all'istruzione', si affida alle formazione professionale delle regioni un gran ruolo. Riforma osteggiata dal centro-sinistra e ri-riformata da Fioroni, che infila il nuovo innalzamento dell'obbligo in uno dei tanti commi della Finanziaria. Chissà se questa riforma vedrà davvero la luce: fatto sta che, mentre la politica dibatteva sul come e sul dove dell'obbligo, di fatto già il passaggio alle superiori dopo le medie era ormai una realtà diffusa: insufficiente però a ottenere titoli e competenze paragonabili a quelle dei coetanei europei. E quella dell'età dell'obbligo è solo una delle tante altalene politiche sulla scuola. Ci sono poi gli esami che vanno e che vengono: quelli di riparazione, aboliti da D'Onofrio e adesso oggetto della nostalgia di molti, e quelli di quinta elementare, aboliti da Moratti. C'è la storia delle commissioni d'esame: prima tutte esterne, poi con membro esterno, poi tutte interne, poi di nuovo esterne, anche qui con evidenti effetti sul numero di promossi e bocciati. C'è infine la vicenda dei debiti formativi che hanno sostituito gli esami di riparazione, che fino all'anno scorso potevano esser portati avanti allegramente e quest'anno sono stati valutati più duramente all'ultimo anno, aumentando così il numero dei non ammessi all'esame di maturità. Che fare di quel 35 per cento di studenti che accumula debiti e non se ne libera piu? Adesso qualcuno propone di tornare ai vecchi esami di riparazione, altri pensano a lezioni di recupero settimanali, con ore supplementari a scuola nel pomeriggio. Altri ancora propongono una cura più radicale: rompere l'unità-classe, cosicché chi ha un debito resti nella classe precedente per la materia in cui è insufficiente, e vada avanti nelle altre. R. C.