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ARCHIVIO  DOSSIER  BUROCRAZIA

DALL’11 AL 22 DICEMBRE 2007

ARCHIVIO GENERALE DEL DOSSIER

 


 


 

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INDICE

 

 

Articoli del 21 e 22 dicembre 2007

Articoli del 20 dicembre 2007

Articoli del 19 dicembre 2007

Articoli del 18 dicembre 2007

Articoli del 17 dicembre 2007

Articoli del 16 dicembre 2007

Articoli del 15 dicembre 2007

Articoli del 14 dicembre 2007

Articoli del 13 dicembre 2007

Articoli del 12 dicembre 2007

Articoli dell’ 11 dicembre 2007

 

 

 

ARCHIVIO DEL DOSSIER

 


ARTICOLI DEL 21 E 22 DICEMBRE 2007

 

La politica delude, la speranza salva ( da "Giornale di Brescia" del 21-12-2007)

L'allarme geasar: al costa smeralda i conti non tornano ( da "Nuova Sardegna, La" del 21-12-2007)

Opposizione critica sul concorso-lampo: <Poca trasparenza> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 21-12-2007)

Niente liquidazione dopo anni di lavoro Non ho più soldi, sarà un Natale amaro ( da "Giorno, Il (Lodi)" del 21-12-2007)

La burocrazia strangola le stalle ( da "Tirreno, Il" del 21-12-2007)

Burocrazia, il 2008 sarà digitale E le imprese sono già pronte A gennaio scatta la rivoluzione per firme, certificati e fatture ( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 21-12-2007)

Nel 2007 riesce a risparmiaremeno della metà delle famiglie ( da "Secolo XIX, Il" del 21-12-2007)

Stalle, chiusure a tappeto per colpa delle scartoffie ( da "Tirreno, Il" del 21-12-2007)

Il ministro: regole rigide, ma sceglie chi governa ( da "Stampa, La" del 21-12-2007)

<Vendo il mio voto>, consigliere all'asta su eBay pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 21-12-2007)

Più che scienziati FANNULLONI ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 21-12-2007)

Potrebbero invece assumere più personale e promuovere una ( da "Tempo, Il" del 21-12-2007)

La sanità si mette sotto tutela ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 21-12-2007)

Nel Mezzogiorno l'ostacolo storico resta la burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 21-12-2007)

Cemit vince la commessa in Brasile ma ora incappa nella burocrazia italiana ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 21-12-2007)

BERLUSCONI/ BONELLI: RIFORMA LIBERI RAI DA CONTROLLO PARTITI ( da "Virgilio Notizie" del 21-12-2007)

SANITA' - Dragotto (Fi): ''Burocrazia non fornisce risposte ai bisogni reali'' ( da "RomagnaOggi.it" del 21-12-2007)

Cervelli d'Italia, ecco perché "emigrano" È a Milano per un tour di conferenze Achille Varzi: insegna logica alla Columbia University, è tra gli italiani più stimati negli Usa <In ( da "Provincia di Como, La" del 21-12-2007)

Bibbiena Arriva lo sportello Sip La burocrazia degli enti verrà semplificata ( da "Nazione, La (Arezzo)" del 22-12-2007)

Lotta alla burocrazia obbiettivo del 2008 Testo unico per agevolare i cittadini ( da "Nazione, La (Grosseto)" del 22-12-2007)

Di GIANLUCA DOMENICHELLI IL 2008 s ( da "Nazione, La (Grosseto)" del 22-12-2007)

A CCETTATA mortale all'albero di Natale del centrodestra che si preparava a ( da "Nazione, La (Viareggio)" del 22-12-2007)

Burocrazia ( da "Nuova Sardegna, La" del 22-12-2007)

È un curioso Paese l'Italia. Non è certo priva di risorse, ma è incapace di sfru ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 22-12-2007)

I ricci nella rete della burocrazia ( da "Nuova Sardegna, La" del 22-12-2007)

Dai prezzi ai taxi, sull'Italia i veti dell' eredità fascista ( da "Unita, L'" del 22-12-2007)

Il sindaco ha proposto una legge regionale contro la burocrazia ( da "Stampa, La" del 22-12-2007)

Centrodestra, corsa tra medici ( da "Tirreno, Il" del 22-12-2007)

Il sole 24ore sciopera ( da "Riformista, Il" del 22-12-2007)

DRAGOTTO (FI): SANITA', BUROCRAZIA 'IPERTROFICA' NON FORNISCE RISPOSTE AI BISOGNI REALI ( da "Sestopotere.com" del 22-12-2007)


Articoli

La politica delude, la speranza salva (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale di Brescia" del 21-12-2007)

 

Edizione: 21/12/2007 testata: Giornale di Brescia sezione:IN PRIMO PIANO La politica delude, la speranza salva vernare i conflitti d'interesse di questa moderna società complessa. Ma un sistema funziona se ognuno fa il suo mestiere. Qui qualcuno non sa più farlo. E, cosa ancor peggiore, non vuole ammetterlo. Dunque, cosa escogita? Rompiamo le fila, capovolgiamo le gerarchie, ripartiamo dalla base: gattopardesco capolavoro di mutazione nominale, terremoto di superficie, ultima maschera di un potere che tenta di evitare il linciaggio popolare travestendosi da contropotere. Caso vuole che le cronache di questa lunghissima agonia della politica, più irritante che patetica, si siano intrecciate con la recente pubblicazione dell'enciclica "Spe salvi". Se si prescinde dalla diversità delle cattedre e si va dritti alla sostanza l'abisso che ne risulta non può che far riflettere. Lo scarto si misura in intelligenza storica e in coraggio. La cattedra di Pietro non specula su indifendibili diritti ereditari di un'antica chiesa trionfante e realisticamente parte dai termini in cui la condizione umana è stata ridefinita dopo i successivi fallimenti (parziali o totali) delle ideologie e delle fedi laiche otto-novecentesche. Scienza, progresso, crescita di indicatori materiali di benessere... Ratzinger ha osservato l'interlocutore, la qualità nuova e diversa della sua fame e gli rivolge il linguaggio che questa fame, oscuro intreccio di paure materiali e immateriali, esige. Lo affianca nell'attraversamento di una dura stagione storica che richiede attrezzatura essenziale e poche, robuste consapevolezze circa quel che davvero conta. Cos'altro se non una speranza ragionevolmente affidabile? Non stupisce che il documento abbia raccolto consensi di significativa ampiezza in settori della cultura laica ormai apertamente convinti del ruolo non residuale o apologetico che nella civiltà occidentale spetta a una spiritualità religiosamente orientata e capace di riflessioni esistenziali il cui interesse va ben oltre l'ambito della "stretta osservanza". Al respiro lungo di questa speranza la politica non ha da opporre che quello affannoso e corto della sua attuale pochezza. Prigioniera di un malinteso istinto di conservazione subisce con colpevole inerzia la crescente disaffezione della gente. Suppone d'avere grandi carte. Solo il tempo dirà. Ma è prevedibile che anche il dialogo sulla riforma elettorale non incasserà alcun apprezzabile risultato se si avviterà in tecnicismi astrusi e parallele reticenze contenutistiche. Il problema della governabilità ha un versante tecnico che, tuttavia, dipende a sua volta da uno squisitamente progettuale: non si va da nessuna parte senza il recupero di una tavola di valori condivisi che agisca da leva per grandi convergenze decisionali. Che paese vogliamo essere, come ci proiettiamo nel terzo millennio, su quali valori rilanciare la sfida del buon governo? Legalità, meritocrazia, etica delle professioni, forte investimento educativo sui giovani? Nessun vero progetto è sul tavolo. Solo reiterate baruffe quotidiane. Ada Ferrari.


L'allarme geasar: al costa smeralda i conti non tornano (sezione: Burocrazia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 21-12-2007)

 

Altre L'allarme Geasar: al Costa Smeralda i conti non tornano OLBIA. Il Costa Smeralda resta senza benzina. Lo scalo delle stelle, il primo in Europa ad agosto per numero di voli privati, è in fase di recessione economica, perde quota. Un primo arretramento dei conti dopo una crescita costante. Ma ad andare in picchiata non sono arrivi o numero di passeggeri. La zavorra su conti arriva dalla burocrazia, da modifiche normative che fanno andare i conti in tilt. A dare la notizia lo stesso amministratore delegato di Geasar, Sivlio Pippobello in un incontro con la quarta commissione regionale presieduta da Stefano Pinna. "Non c'è solo un incremento di costi - dice Pippobello -, ma con le nuove normative i ricavi si sono ridotti di un milione di euro nel corso dell'anno. Un calo che comincia a pesare sullo scalo Costa Smeralda". Ma al centro della discussione anche l'ampliamento della pista. 500 metri di nastro d'asfalto in più che renderanno la passarella più comoda per l'air force one e gli altri aerei presidenziali che dovranno planare sullo scalo per il G8 ai primi di luglio del 2009. A incrinare le certezze sull'opera il sindaco Gianni Giovannelli che ha lanciato un allarme sul silenzio di Stato e Regione e sulla totale mancanza di fondi assegnati per la struttura. Un sos che sembra condiviso anche dall'amministratore delegato di Geasar. Pippobello nell'audizione ha ribadito la necessità di cominciare subito l'allungamento della pista. Il progetto di potenziamento del Costa Smeralda, che la società di gestione aveva già pianificato in modo autonomo, prevede la crescita della capienza del terminal e l'adeguamento dei piazzali per gli aerei. Poi si dovrebbe continuare con gli interventi sulla viabilità per collegare l'aeroporto con una nuova arteria in modo diretto con la Sassari-Olbia e partire con l'adeguamento della pista. Tra le difficoltà storiche dello scalo anche la sua forte stagionalità. Esaurito in estate, deserto in inverno. Pippobello ha chiesto una maggiore attenzione da parte della Regione e una reale politica per allungare la stagione. "Sulla situazione economica pesa - continua l'ad -, anche la diminuzione degli scali dei jet privati. All'origine c'è la tassa introdotta dalla Regione". Il responsabile della Geasar ha messo in evidenza anche un'altra emergenza che si potrebbe creare nel G8. Durante il vertice si potrebbe rischiare la paralisi dei cieli nel nord dell'isola. Nei giorni del vertice dei grandi della terra alla Maddalena tutta l'area dovrebbe essere interdetta. Una "no fly zone" che isolerebbe la Sardegna per tre giorni in piena stagione turistica. (l.r.).


Opposizione critica sul concorso-lampo: <Poca trasparenza> (sezione: Burocrazia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 21-12-2007)

 

Quartu S.Elena Pagina 1043 Comune Per i 35 contratti a tempo Opposizione critica sul concorso-lampo: "Poca trasparenza" Comune. Per i 35 contratti a tempo --> Concorso-lampo sotto l'albero di Natale, con pacco pieno di polemiche. In Municipio è stato pubblicato un bando per trentacinque contratti a tempo determinato: consegna dei documenti, selezioni e assunzioni, però, devono essere portati a termine in appena 17 giorni. Tempistica quasi da guinness dei primati: la pubblicazione, infatti, è del 14 dicembre e per presentare le richieste c'è tempo fino alla vigilia di Natale, con l'obiettivo di chiudere le assunzioni entro la fine dell'anno perché nel 2008 contratti del genere saranno vietati dalla Finanziaria nazionale. C'è poi una corsia preferenziale per chi è residente in città e una riserva del 60 per conto per chi ha già fatto esperienza negli uffici comunali. "Tutto regolare", secondo l'amministrazione di via Porcu. Non così per l'opposizione: ieri i consiglieri di Forza Italia Alfredo Dessì e Luisella Sarritzu, di An Giancarlo De Campus e Cenzo Naitana, dell'Udc Luisa Carta e Mario Murgia, con Gabriele Marini (Riformatori) e Emanuele Dessì (Gruppo Misto) hanno presentato un'interrogazione urgente sulla vicenda puntando il dito anche sui punteggi di valutazione: appena otto per i titoli di studio, nove per i curriculum e ben trenta per i colloqui personali. "Alla faccia della tanto sbandierata trasparenza", contestano gli esponenti del centrodestra, "con questo bando la meritocrazia viene messa sotto i piedi. Hanno addirittura posticipato le visite mediche per fare ancora più in fretta". L'opposizione ha parecchi dubbi sulla legittimità di questo bando. "Ci chiediamo come mai non l'abbiano fatto un mese fa dando ai candidati maggior tempo per prepararsi". Con il fiatone per il poco tempo a disposizione, in questi giorni diversi candidati si sono messi in fila allo sportello dell'ufficio Protocollo per presentare le domande. "I tempi sono dettati dalla regole della legge finanziaria", replica alle accuse il sindaco Gigi Ruggeri, "solo con questa accelerazione rientreremo nei termini. È davvero paradossale essere attaccati per aver deciso di assumere tramite concorso. Ed è persino buffo che la critica arrivi da chi ha condiviso, nella precedente amministrazione, la scelta di riempire di consulenti gli uffici comunali. Altro che graduatorie e prove di selezione". GIOVANNI MANCA DI NISSA.


Niente liquidazione dopo anni di lavoro Non ho più soldi, sarà un Natale amaro (sezione: Burocrazia)

( da "Giorno, Il (Lodi)" del 21-12-2007)

 

SOMAGLIA LA STORIA DI MARIA GALLONI, VITTIMA DI BUROCRAZIA E DISINTERESSE "Niente liquidazione dopo anni di lavoro Non ho più soldi, sarà un Natale amaro" ? SOMAGLIA ? SARÀ UN NATALE amaro per Maria Maddalena Galloni, 59 anni, di Somaglia, dal primo ottobre scorso ex dipendente della Società Autogrill, che sta ancora attendendo il primo assegno della pensione e la liquidazione di fine rapporto. "Non ho più niente in tasca. Vivo da sola e non riesco nemmeno a fare i regali di Natale alla mia nipotina. Quel poco che ho lo devo spendere per mangiare", sottolinea la donna con rammarico. "Non voglio piangermi addosso nè lamentarmi a vanvera, ma credo che sia mio diritto avere il dovuto dopo tanti anni di servizio". DAL 1990, infatti la signora Galloni è stata dipendente della società e dal 1994 ha svolto il suo incarico dietro al bancone come barista e cassiera presso l'autogrill Somaglia Ovest. "Prima di trovare un'occupazione per Autogrill, ho lavorato tanti anni in fabbrica - spiega la donna - Ora avevo raggiunto il sospirato riposo, ma almeno fino a questo momento è una beffa". Infatti, dopo 30-45 giorni dall'ultimo giorno di lavoro, dovrebbe arrivare quanto meno la liquidazione. "NON È arrivato nulla. Nemmeno la pensione che mi aspettavo almeno a fine novembre". Ora si trova senza un soldo e con la prospettiva di trascorrere un Natale tirando la cinghia. "Mi sono interessata per capire le motivazioni della lentezza, ma mi è stato detto che gli incartamenti sono stati preparati in ritardo. Fino a mercoledì, la pratica non era ancora stata sbloccata. La burocrazia non mi permette, ad oggi, di avere ciò chi mi spetta. Certo la situazione si sbloccherà, ma questo ritardo non è davvero spiegabile. E dire che fino all'ultimo giorno ho lavorato con dedizione e professionalità". M.B. - -->.


La burocrazia strangola le stalle (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 21-12-2007)

 

ALLEVATORI KO La burocrazia strangola le stalle Diciannove registri da aggiornare tutti giorni. "Vuol dire che per almeno due o tre ore - spiega un allevatore - dobbiamo metterci al tavolo a fare di conto, ma non siamo ragionieri..." E' la legge della burocrazia ossessiva. E molti allevatori toscani si sono arresi ed hanno chiuso l'attività. In alcuni casi il trend negativo ha sfiorato il 35-40%. In 7 anni nella provincia di Massa-Carrara gli allevamenti sono scesi da 184 a 105. dall'inviato ARRIGHI a pag. 7 SEGUE A PAGINA 7.


Burocrazia, il 2008 sarà digitale E le imprese sono già pronte A gennaio scatta la rivoluzione per firme, certificati e fatture (sezione: Burocrazia)

( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 21-12-2007)

 

Di CLAUDIA MARIN ? ROMA ? PAROLA d'ordine, eliminare la necessità del supporto cartaceo per semplificare i processi amministrativi delle imprese italiane. L'anno in arrivo promette di rendere operative alcune leggi che mirano a semplificare i rapporti con le pubbliche amministrazioni attraverso la digitalizzazione delle procedure richieste alle imprese. Una rivoluzione, quella firmata Infocamere ? la società informatica delle Camere di commercio ?, che dovrà andare di pari passo con la diffusione della carta d'identità elettronica e con una specifica preparazione delle amministrazioni a ricevere le comunicazioni in forma digitale. E le imprese? Da tempo sono dotate degli strumenti necessari. PRONTI per partire? Pare proprio di sì. Ad oggi, le Camere di Commercio hanno distribuito gratuitamente a tutte le società italiane oltre due milioni di smart card contenenti i certificati di firma digitale e i certificati Cns, cioè gli strumenti per avviare il nuovo regime dal primo gennaio 2008. Quali le principali novità d'interesse per le imprese? Punto primo, la comunicazione unica, con cui le imprese assolvono gli adempimenti dichiarativi verso Registro delle imprese, Inps, Inail e Agenzia delle entrate, con la presentazione di un modello informatico unificato. In secondo luogo, le imprese saranno dotate di una casella di posta elettronica certificata, cui indirizzare le comunicazioni provenienti dalla amministrazioni pubbliche. Terzo, le istanze e le dichiarazioni presentate alle pubbliche amministrazioni per via telematica sono valide se sottoscritte con la firma digitale o se l'autore è identificato con la carta d'identità elettronica o con la carta nazionale dei servizi. Quarto, la fatturazione elettronica per le prestazioni effettuate a favore delle Amministrazioni statali e degli Enti pubblici nazionali. Last but not least, le semplificazioni del disegno di legge Bersani - ter (la terza lenzuolata). Ma con quale spirito la rivoluzione in atto viene vissuta dalle realtà locali? "La Camera di commercio di Livorno, sebbene piccola, ha sempre investito molto sull'automazione interna", spiega il suo presidente Roberto Nardi. Che comporta di per sé tutta una serie di servizi. "Ad esempio, la possibilità da parte della piccola impresa di poter verificare i propri dati attraverso una smart-card digitale". Non solo. In sede di accensione dei contratti l'impresa acquisisce, tramite il servizio Telemaco, la possibilità di accedere a tutti i dati del Registro delle imprese. Ma c'è di più. La più appariscente delle nuove sfide ha un nome che è tutto un programma. "'Impresa in un giorno' ? spiega Nardi ? è il provvedimento che, su suggerimento del ministero per lo Sviluppo economico, fa fulcro sulle Camere di commercio per la trasmissione telematica a tutti gli Enti competenti non solo dell'iscrizione, ma anche dell'intenzione di fondare un'impresa". Addio, dunque, attese infinite e montagne di moduli da riempire? "Certo. Noi inoltre rilasciamo una Carta servizi con cui, anche da casa, si può attuare qualsiasi tipo di variazione alla propria impresa". MA TRAGUARDI del genere arrivano da lontano. "La semplificazione amministrativa attraverso la diffusione degli strumenti telematici ? spiega Paolo Federico, della Camera di commercio di Lecco ? parte dagli anni Novanta e, qui a Lecco, è stata completata attraverso un forte impegno sia dal punto di vista della formazione del personale interno, sia attraverso una vasta campagna, che continua ancora oggi, di formazione/informazione agli utenti, in modo particolare ai professionisti e alle associazioni imprenditoriali". I risultati? "Soddisfacenti. Siamo arrivati a 11mila strumenti di firma digitale, con la smart card e poi con la Carta nazionale dei servizi". - -->.


Nel 2007 riesce a risparmiaremeno della metà delle famiglie (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 21-12-2007)

 

Rapporto bnl/einaudi Chi ha soldi li investe sul mattone e non ama il rischio. Per Assogestioni sono gli over 65 a sottoscrivere i fondi 21/12/2007 Roma. Il 51% degli italiani non risparmia e quando investe non ama il rischio. Per questo, emerge dal XXV' rapporto Bnl/Einaudi sul risparmio, la casa è considerata la forma migliore di investimento dall'88,5% degli italiani e il 26% di chi ha risparmiato nel 2007 lo ha fatto per acquistare e ristrutturare l'abitazione. In aumento anche il gradimento verso l'investimento in obbligazioni e dei titoli di Stato. Stabile quello nei fondi comuni. In calo le azioni.La percentuale di chi non ha accantonato nulla nel 2007 è salita rispetto al 49% del 2006 ma evidenzia un andamento stabile negli ultimi anni. In risalita, anche se lieve, si segnala la quota del reddito risparmiata, ora al 9,6% dal 9% dei 12 mesi precedenti ma ancora inferiore alla media del periodo compreso tra il 1994 e il 2002 (12%). Più alta del 2006 (al 27% dal 25%) anche la percentuale di quanti affermano che il risparmio è indispensabile: un aumento rinforzato dalla crescita di chi ritiene il risparmio "molto utile" (dal 42 al 45%). Rimane stabile il numero di coloro che si dicono soddisfatti del loro reddito corrente e futuro (dal 90 all'89%), ma diminuisce la percentuale degli italiani che ritengono di avere un reddito corrente più che sufficiente (al 12,8% nel 2007). Per quanto riguarda l'impiego del risparmio, dai dati del rapporto emerge chiaramente la sicurezza dell'investimento rimane al primo posto tra gli obiettivi degli italiani (per il 52%). Il 44% degli italiani, infatti, si dichiara per niente favorevole a correre dei rischi pur di aumentare il rendimento atteso e solo l'1,3% è molto favorevole ad assumersi dei rischi negli investimenti finanziari. Molto bassa (10%) è la percentuale di quanto si pongono un obiettivo il rendimento di lungo periodo. "Non è sorprendente - si legge nel rapporto - trovare in Italia una bassa partecipazione al mercato azionario, che viene confermata anche nel 2007. Un orizzonte di breve periodo e la ricerca della sicurezza rendono i titoli azionari poco attraenti, perché l'attenzione dell'investitore si concentra sulla volatilità di breve periodo piuttosto che sulla crescita del capitale". il mercato dei mutui. Il mercato dei mutui in Italia non mostra segnali di crisi. Anzi lo scorso mese di ottobre si è registrata una crescita all'11,2% rispetto all'anno scorso, dopo il +9,9% di settembre. Lo ha detto il presidente della Bnl, Luigi Abete, nel corso della presenatazione del rapporto sul risparmio. "C'è ancora un notevole spazio di crescita di questo settore", ha sottolineato il numero uno di Bnl, segnalando che in Italia la quota di reddito investita in mutui è pari al 16-18%, contro il 40% di Germania e Francia e il 70% di Gran Bretagna e Usa". Il presidente di Bnl, chiudendo il proprio intervento, si è soffermato sulla stato dell'economia italiana in generale. "L'Italia ha enormi problemi di burocrazia. Abbiamo anche problemi di grandi infrastrutture. Dobbiamo fare molto di più: la crescita nel paese è ridotta perché ci sono pochi investimenti pubblici e perché c'è una burocrazia molto pesante". Abete ha infine messo in evidenza come "non c'è un rischio inflazione, ma c'è un rischio mancate liberalizzazioni". Le ultime parole le ha dedicate al tasso di cambio. "L'euro forte ci penalizza negli Usa, ma ci dimentichiamo di dire quanto cresciamo in Russia e nei nuovi paesi emergenti. Perdiamo quote negli Stati Uniti, ma recuperiamo quote significative in altre zone, quali l'Opec, la Russia e la Cina". Risparmiatori anziani. Rapporto annuale anche per Assogestioni: dalla ricerca emerge che risparmiatori italiani che investono in fondi sono sempre più anziani: negli ultimi 10 anni l'età media si è alzata di 5,7 anni a 54,7. Gli over 65 rappresentano un terzo della popolazione che possiede quote di fondi e sono quelli che investono le somme più consistenti (47 mila euro in media). I sottoscrittori in media detengono 2 fondi, in cui investono complessivamente 34 mila euro. Da rilevare che investe maggiormente in fondi azionari proprio chi destina una somma modesta al risparmio: oltre un terzo di chi investe meno di 5.000 euro sceglie questa categoria di prodotto. Per Assogestioni sono 11 milioni gli individui che detengono, direttamente o indirettamente, quote di fondi comuni. L. C. 21/12/2007.


Stalle, chiusure a tappeto per colpa delle scartoffie (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 21-12-2007)

 

Attualità Stalle, chiusure a tappeto per colpa delle scartoffie Per allevare vacche, pecore e cavalli vanno aggiornati ogni giorno ben 19 registri. I produttori più anziani sono i primi a lasciare, i giovani scelgono altre strade Diciannove registri da "tenere" quotidianamente. "Vuol dire che per almeno due o tre ore - spiega un allevatore - dobbiamo metterci al tavolo a fare di conto, a caricare e scaricare numeri. Non sono mica un ragioniere!". E' la legge della burocrazia eccessiva e ossessiva. Qualche allevatore, stufo della situazione, si è arreso ed ha chiuso l'attività. Un po' ovunque, in tutta la Toscana, di stalle ne sono state sbarrate a decine, per questo e altri motivi: in alcuni casi il trend negativo ha sfiorato il 35-40%. I più anziani, proprio perchè stare dietro a mucche e pecore, cavalli e capre, non è certo una passeggiata, hanno dato forfait e il ricambio dei giovani, visto che il mestiere è duro e in considerazione delle difficoltà gestionali sempre maggiori, scelgono di fare altro. Le associazioni di categoria stanno muovendosi a vari livelli per sollecitare uno snellimento delle scartoffie. Al ministero delle politiche agricole è stato costituito un apposito gruppo di lavoro "per cercare di alleggerire - dice Valentino Vannelli vicepresidente della Cia regionale (confederazione italiana agricoltori) - la duplicazione di certe annotazioni". "Ci stiamo muovendo su più fronti - conferma Achille Guastalli, direttore dell'Associazione provinciale allevatori (Apa) di Massa Carrara - Si fa riferimento ad una eccessiva burocratizzazione, ma non è stato sempre così. Sicuramente nel corso degli anni il continuo legiferare ha creato questa situazione". Le regole non vengono più fatte "tutte in casa", ma l'Unione europea licenzia leggi quadro nell'ambito della politica agricola comunitaria. I vari Paesi devono poi recepirle. In questo passaggio, sia nel campo della zootecnia ma anche dell'agricoltura, prendono forma gli eccessi di burocrazia anche perchè oltre alle normative nazionali si inseriscono quelle regionali. Cosa fare, allora, visto che in sette anni nel territorio di Massa Carrara - per fare un esempio - gli allevamenti sono passati da 184 a 105? In primis sarà necessario - sollecitano gli addetti ai lavori della zona - che Regione Toscana, Provincia e Asl verifichino la possibilità di andare ad una semplificazione degli iter a seconda delle dimensioni aziendali. Le 79 chiusure in pochi anni ci sono state "grazie anche all'effetto della burocrazia" spiegano alla Coldiretti e all'Apa. "Un vero e proprio peso - conferma Marino Geri, vicepresidente della Cia provinciale di Livorno e responsabile per la Val di Cornia - Pensi che abbiamo pesato i registri con la bilancia: si raggiungono i 25 chili e se si vanno a mettere in fila i documenti si coprirebbe una distanza di 3.500 metri. Statistiche da Guinness a parte, stimiamo che tutta questa burocrazia, che vale per gli allevatori ma anche per le aziende agricole, costi in termini economici il 20% dei bilanci aziendali". Si parte dai cinque libri di stalla per arrivare - spiegano alla Coldiretti e Apa di Massa Carrara, che esaminano in particolare il settore degli allevamenti ovini che sono preponderanti nella zona con la pecora zerasca e quella nassese - ai cinque del caseificio fino agli otto faldoni fiscali (scarico scontrini, fatture, ricevute, contratti obbligatori, delega fiscale etc). "Ogni tanto riusciamo anche ad accudire gli animali - dice Marco Pavesi, presidente dell'Apa e titolare del caseificio La Braia a Licciana Nardi - la burocrazia è diventata una morsa. I controlli sono giusti, ma la mole di carte sta diventando troppo pesante e fare l'allevatore sarà sempre meno appetibile. Capiremmo se si trattasse di grandi aziende con centinaia di capi ma qui si tratta di micro-allevamenti con decine di animali. Soprattutto i vecchi allevatori, quelli storici hanno dovuto abbandonare". Ed è un male perchè si rischia un impoverimento della zootecnia di qualità - aggiunge Pavesi - presidio del territorio e salvaguardia delle razze rare. Anche Marino Geri della Cia livornese fa il punto sui registri da tenere: farmaci, fitofarmaci, spandimenti (relativi al letame), controlli ormonali, anagrafe, smaltimento olii minerali, libretto per il carburante dei mezzi a prezzo ridotto, applicazione della legge 626 sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, e poi tutti i documenti fiscali. "Un peso burocratico - aggiunge - a volte dovuto al fatto che fra gli enti, nonostante siamo ormai nell'era informatica, non c'è interscambio, quando per completare una bratica basterebbe incrociare i dati. Credo che il consumatore debba essere tutelato, ma non si può trasformare il lavoro quotidiano in un apparato burocratico che strangola. Fare l'allevatore, oggi, comporta una elevata specializzazione e non si può chiedere di assolvere anche a ruoli che esulano dalle competenze. L'agricoltura in generale - conclude Geri - e anche il settore della zootecnia soffrono da sempre di un problema di ricambio generazionale. Se non si fanno riforme incisive, la situazione volgerà sempre più verso l'abbandono delle attività". E.A.


Il ministro: regole rigide, ma sceglie chi governa (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 21-12-2007)

 

La sanità ha bisogno della politica". Il ministro Livia Turco ne è più che mai convinta, ma che sia politica "buona". Di fronte alle ultime polemiche, come quelle scoppiate a Genova in questi giorni, non si tira indietro. Da un lato dice stop ai "raccomandati incapaci", ma dall'altro sostiene anche che è sbagliato "dire che il mondo medico è innocente, mentre il mondo politico è tutto corrotto: perché non è così. Questa idea della raccomandazione, il fatto che ci si rivolga al politico di turno per essere promossi non è una cosa della politica. E' della società, del mondo delle professioni". Detto questo il problema esiste e per arginarlo la Turco ha messo a punto un disegno di legge che andrà in discussione a gennaio in Senato. La sua ricetta anti-lottizzazione è semplice: regole, trasparenza, meritocrazia. Perché la sanità ha bisogno di politica? Viste le ultime polemiche può sembrare azzardato. "Perché la sanità non è un fatto tecnico, ma anzi comporta scelte politiche molto dure e molto impegnative. Inoltre garantire il diritto alla salute ai cittadini è un dovere primario della politica su cui i governi regionali si giocano molto dei loro consensi". Però la politica si impiccia un po' troppo di sanità. O no? "Il punto è definire l'ambito della politica. E secondo me la politica deve innanzitutto programmare, leggendo in anticipo i bisogni di salute dei cittadini, promuovere l'efficienza e garantire un buon uso delle risorse". Poi a volte cade sulle nomine. "Quando un assessore o un governatore deve applicare una cura da cavallo alla sua sanità non può che scegliere persone di cui si fida. La responsabilità politica comporta inevitabilmente un elemento di discrezionalità, che non sempre è ingerenza, lottizzazione o cattiva politica". La tentazione può essere sempre forte. "E' difficile trovare il confine tra una discrezionalità politica coerente col principio della responsabilità e una che invece si muove nella logica delle cordate, delle simpatie politiche a prescindere dal merito. Per questo è utile mettere dei paletti, fissare regole e procedure precise". Qual è la prima regola? "La trasparenza. Sembra banale, ma dire che le Regioni rendono noto con congruo anticipo, anche via Internet, l'attivazione delle procedure per le nomine dei direttori generali delle Asl è importante". E poi come avviene la selezione? "I soggetti devono possedere requisiti precisi, e con la nuova legge serviranno ben otto anni di esperienza anziché cinque. Poi ci sarà un'istruttoria affidata a una commissione regionale sulla quale vigilerà un'autorità esterna come l'Agenzia nazionale dei servizi sanitari, che controllerà anche i curriculum dei candidati chiamati a comporre la terna finale". Alla fine però decide sempre l'assessore... "Lo ripeto: la responsabilità finale non può che essere politica. L'importante è che ci siano regole precise di controllo in maniera tale che sia molto difficile promuovere l'amico, perché questo dovrà dimostrare di avere dei requisiti molto precisi mentre il politico dovrà essere in grado di appoggiare pubblicamente questa candidatura. Ma a quel punto se un candidato è bravo e competente il problema che sia un amico o meno non è importante per la salute del cittadino". Come saranno scelti i primari? "Anche per loro sono previsti avvisi pubblici, bandi di selezione più rigidi, pubblicazione dei curriculum ed un processo di selezione affidato ad una commissione formata da 5 componenti, tre dei quali estratti a sorte. La scelta finale spetta poi al direttore generale dell'Azienda che individua il prescelto in una rosa di tre nomi e lo motiva per iscritto". Fatte le nuove regole c'è sempre il rischio che vengano aggirate... "La volontà politica conta certamente molto. Ma il problema, lo ripeto, è innanzitutto di etica, di cultura diffusa".


<Vendo il mio voto>, consigliere all'asta su eBay pag.1 (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 21-12-2007)

 

"Vendo il mio voto", consigliere all'asta su eBay di Paola Fucilieri - venerdì 21 dicembre 2007, 07:00 "Quindi - conclude de Corzent - se da un male può nascere un bene speriamo che questo momento di pulizia faccia scaturire un rilancio del nostro partito all'insegna della meritocrazia che sappia valorizzare le innumerevoli risorse, soprattutto di giovani e di donne, che ogni giorno lavorano, questi sì, per seguire i propri ideali".


Più che scienziati FANNULLONI (sezione: Burocrazia)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 21-12-2007)

 

Attualità ATENEI / LA CRISI DELL'ECCELLENZA Più che scienziati FANNULLONI Di Daniela Minerva e Valentina Murelli Fanno pochi lavori di valore. Sono spesso inoperosi. Se non assenti. Demotivati. E anche malpagati. Viaggio tra i ricercatori delle università italiane Il suo fascino ce l'ha, messo proprio dentro le mura della più grande università europea; a due passi da quel pregiato istituto di Fisica dove aleggia ancora lo spirito della mitica scuola romana (gli eredi di via Panisperna, per intenderci). Ma provate a entrarci dentro la sede di Antropologia del Dipartimento di Biologia animale e dell'uomo dell'Università di Roma La Sapienza: tre piani di cemento dove regna sovrano il silenzio. Provate ad aprire le porte, chiuse, per lo più, ma tutte con il nome di chi dovrebbe abitarle, corrispondente a uno stipendio erogato dal ministero dell'Università e della ricerca (Miur). Insomma: non c'è niente di più lontano da questo edificio semivuoto, un po' ammuffito e con i corridoi sporchi, dall'idea che abbiamo della scienza. Tanto che il professore ordinario di Morfologia umana è laureata in lettere, e ha vinto il concorso con una sola pubblicazione all'attivo, su una rivista minore e per giunta ancora in stampa al momento del concorso. Intendiamoci, nessuno vuole dare la croce in testa a questo professore di Morfologia, di certo una degnissima persona che di certo nei prossimi anni pubblicherà tantissimo, né a questa deserta sede di Antropologia. Luoghi come questo ce ne sono centinaia nei campus italiani o nella miriade di istituti del Cnr sparsi nella Penisola. Guardando in faccia uno a uno gli scienziati italiani scopriamo centinaia di ricercatori che ricercano davvero assai poco. Più burocrati che geniacci, vecchi e scarsamente retribuiti, se confrontati alle medie europee (vedi grafico qui a fianco), poco produttivi e selezionati spesso sulla base di baronie più che di merito. Vivacchiano senza mezzi, ma anche senza idee, dando sempre la colpa ai pochi soldi e al 'sistema dei baroni'. Lamentandosi molto. E forse a ragione, perché è vero che i finanziamenti non ci sono ed è vero che il sistema di cooptazione della comunità scientifica è una palude in cui il merito sembra raramente essere il criterio dirimente nella scelta di chi deve andare a occupare un posto in ateneo. Ma una domanda sorge legittima: quanti dei pochi soldi destinati alla scienza nel nostro Paese vanno a pagare stipendi e benefit che con la scienza non c'entrano nulla? E quante sono le Aree di ricerca del Cnr da cui arrivano ben pochi contributi alla modernizzazione del Paese? A Napoli, nella nuova sede del Cnr, poca la gente in giro. In compenso ci sono, come ormai in quasi tutti i presidi del principale ente di ricerca italiano, una serie di servizi dedicati alla pubblicizzazione: un Servizio di promozione della ricerca e sviluppo, ma al telefono non risponde nessuno, e uno di attività divulgative che ha prodotto una serie di video naturalistici locali con un paio di sconfinamenti, uno in Calabria e uno alle Isole Svalbard. Se questo è il trend non stupisce che soltanto il 6 per cento dei brevetti registrati dal Cnr trovi uno sbocco industriale e diventi licenza a fronte dell'89 di quelli registrati dal Mit, il Massachusetts institute of Technology, come ha raccontato l'economista bocconiano Stefano Breschi. Ma che il Cnr sia nei guai lo riconoscono gli stessi dirigenti del primo ente di ricerca italiano. Altre, invece, sono le pretese dell'accademia che difficilmente accetta di essere esaminata. Eppure se il Cnr piange, l'università non ride. E persino in un luogo di eccellenza come Pavia, al dipartimento di Biologia animale, ha occupato un posto assai ambito una signora che negli ultimi 17 anni ha prodotto solo cinque lavori di ricerca di nullo impatto scientifico. Per avere un'idea del tipo di lavoro che, anche, si fa in quell'istituto: c'è persino qualcuno che dichiara di occuparsi di "misurare l'area del piede dei gasteropodi (le lumache), dopo averne acquisito l'immagine con uno scanner e attraverso un programma informatico fatto fare su misura". Magari a noi profani sembra una questione di lana caprina, ed è invece un dettaglio fondamentale. Ma se così fosse le temibili banche dati internazionali lo registrerebbero. Perché la scienza è trasparente. E poggia su un principio cristallino: se una persona lavora bene, i risultati del suo lavoro devono essere pubblicati su riviste scientifiche, meglio lavora e più alto è il livello della pubblicazione (se arriva a 'Science', 'Nature', 'Cell' è più che bravo). Ma non è tutto: non serve a nessuno che un ricercatore lavori su dettagli insignificanti, e il suo vero valore non si basa sul numero delle pubblicazioni, ma su quante volte gli altri le citano, ovvero usano i suoi risultati per scoprire altre cose, e andare avanti. Dunque per sapere se uno scienziato è un fannullone o un farfallone basta contare le sue pubblicazioni e le sue citazioni. E le comunicazioni a congresso non sono considerate rilevanti. I software che fanno questo mestiere sono diversi: noi abbiamo usato Publish or Perish (chiamato così perché, effettivamente, nei paesi anglosassoni, uno scienziato che non pubblica va a casa), che ritrova tutte le pubblicazioni e le citazioni di un ricercatore dalla banca dati di Google Scholar (tra le più permissive). E abbiamo scoperto che di stipendi discutibili il Miur ne eroga un bel po'. Naturalmente non basta campionare a caso laboratori e dipartimenti. E allora siamo andati a vedere qual è l'impatto scientifico delle università italiane e del Cnr. Quest'ultimo sta ben al di sotto dei suo enti cugini: il Cnrs francese e il Csic spagnolo. Ma, nonostante lo sfascio conclamato in cui versa, è, come mostra il grafico di pag 84, ben al di sopra della media delle università italiane. Che sembrano oggi spesso luoghi del sapere dove di sapere ne gira ben poco. Lo mostrano bene i grafici qui sotto che documentano la produzione scientifica degli atenei italiani misurata col rapporto tra le citazioni ottenute sulla stampa scientifica internazionale e i fondi ricevuti. La mediocrità è la regola. E a svettare sono in poche. Il che non significa che non ci siano picchi di buona scienza. Tutt'altro: a sentire gli addetti ai lavori (vedi box a pag. 84) il mondo scientifico italiano è fatto di pochi eccellenti gruppi sparsi qua e là, e di una massa ameboica di persone che non fa o non è in grado di fare buona scienza. Perché, se è vero che l'università deve anche fare didattica, è anche vero che gli standard europei, nel fare diagrammi su costi e rendimenti degli universitari, stimano che il rapporto tra attività di docenza e di ricerca debba essere del 50 a 50. Dunque, non è possibile bluffare: chi fa scienza è facilmente riconoscibile dai suoi pari. Anche se raramente questo si riflette nel processo di selezione. Così, racconta uno dei migliori matematici del mondo, Franco Brezzi: "Ci sono interi dipartimenti che pullulano di incompetenti". E così, uno dei più brillanti storici della medicina europei, Bernardino Fantini, oggi professore all'università di Ginevra, ha sostenuto un concorso per una cattedra di Storia della medicina all'Università di Padova. Aveva al suo attivo decine di pubblicazioni, la direzione di un istituto in Svizzera e la presidenza dell'Associazione europea di storia della medicina, ma ha perso. Battuto da una signora che tra il tra il 1990 e il 2007 non ha pubblicato nulla che l'Isi, la più celebre tra le banche dati scientifiche, abbia ritenuto degno di annotare. Chi pensi che la storia della medicina risenta delle cattive abitudini baronali dei letterati, ancorché afferisca alle facoltà scientifiche, può spostare l'orizzonte verso Sud. Dove c'è ancora l'eco della bocciatura di un cervellone emigrato, Giulio Francesco Draetta, che ha fatto il ricercatore agli Nih di Bethesda e il direttore di ricerca all'European Molecular Biology Laboratory di Heidelberg, ma non è riuscito nemmeno a vincere il concorso di professore associato di Biologia molecolare all'Università di Napoli: a nulla sono valse le sue 750 pubblicazioni contro le 27 di chi ha vinto. Così oggi lui fa il vicepresidente della multinazionale farmaceutica Merck e il consigliere scientifico dell'Istituto di oncologia molecolare voluto da Veronesi a Milano. "Ma quale ricerca? Non se ne fa più da tempo", sbuffa Francesco Quaranta, ingegnere navale alla Federico II di Napoli che invece pubblica parecchio. Ma nel giudicare, forse, pensa a un recente concorso di professore ordinario di Manovrabilità delle navi alla Facoltà di Scienze e Tecnologie dell'Università Parthenope di Napoli: chi ha vinto ha contribuito alla scienza con nove articoli tra il 1990 e il 2003, poi più nulla, salvo qualche presentazione ai congressi. Che alla Parthenope la scienza non sia una priorità sembra di capirlo anche dalla classifica che stiliamo nel grafico di pagina 83. Eppure in questa università i ricercatori sono 200 e i fondi arrivano copiosi: sempre il grafico di pagina 82 mostra che uno scienziato della Parthenope, uno che scrive nove articoli in 17 anni, ad esempio, costa più di ogni altro scienziato italiano. Parthenope, come molte università nate di recente, magari per una ragion politica, non sembra avere una vocazione scientifica. Come non ce l'hanno al Polo scientifico di via Vivaldi a Caserta, uno dei campus della Sun (Seconda università di Napoli), o alla Mediterranea di Reggio Calabria, all'Università di Macerata, tanto per prendere quelle sedi che secondo il nostro lavoro di valutazione stanno vicine allo zero. Ma non è solo in queste università poco orientate scientificamente (che però ricevono per intero i Fondi di finanziamento ordinario del Miur), che non tutti i ricercatori ricercano. Il sottosegretario Luciano Modica, il nume dell'università, a un incontro con i ricercatori italiani nel Regno Unito nel gennaio di quest'anno ha raccontato che l'Università di Pisa ha fatto il rating professionale dei suoi scienziati e scoperto che 200 su 1.800 non avevano pubblicato nulla. Modica era contento, gli pareva un buon standard, e certo lo è su scala nazionale. Ma se andiamo a vedere bene: nel nostro diagramma Pisa si colloca entro le prime 20 università, e circa il 10 per cento degli scienziati non pubblica. Non perdiamoci nei calcoli, ma possiamo legittimamente chiederci: quanti sono i ricercatori che ricercano sui 60 mila scienziati italiani? Pochissimi. Non stupisce, allora, che l'Italia sia la Cenerentola europea. Nella classifica delle 500 migliori università del mondo stilata dalla Shanghai Jiao Tong University, l'Italia compare solo in 102-esima posizione, con il parimerito di Milano (Statale), Pisa e Roma La Sapienza. E va anche peggio nella classifica sulle eccellenze scientifiche redatta dal 'Times': questa volta la prima italiana è l'Università di Bologna, in posizione 173, seguita dalla Sapienza di Roma. I criteri utilizzati per stilare le due classifiche sono diversi, ma il succo rimane uguale: mentre l'Europa, nel suo complesso, regge bene il confronto mondiale, l'Italia appare malconcia, con nessuna università tra le prime cento del mondo. E il Consiglio nazionale delle ricerche, con i suoi circa 7 mila scienziati attivi, non va meglio. Di solito, arrivati a questo punto del discorso si dà la colpa alla scarsità di fondi. Vero: investiamo in ricerca l'1,10 per cento del Pil contro una media europea dell'1,78 (ma gli Usa investono il 2,67 per cento). Anche per questo abbiamo, in confronto, pochissimi ricercatori: solo 2,9 per mille unità di forza lavoro, contro i 9,7 degli Usa, gli 8 della Germania. Ma anche in questa girandola di numeri conviene andare a vederci chiaro. Lo ha fatto, in uno studio famoso pubblicato nel 2004 su 'Nature', David King, già consigliere scientifico di Tony Blair. King riconosce all'Italia il settimo posto in una classifica mondiale della produzione scientifica complessiva. Se però mettiamo questi risultati in relazione agli investimenti fatti, la musica cambia e passiamo in picchiata dalle prime alle ultimissime posizioni della classifica. Perché, a ben guardare, rispetto al numero di ricercatori, i nostri investimenti non sono pochi. Sebbene la nostra comunità di ricercatori sia più piccola di quella di altri paesi, per singolo ricercatore non spendiamo meno degli altri: in Europa, Giappone e Usa un ricercatore costa in media 180 mila euro all'anno, da noi poco più di 204 mila euro. E questo sposta decisamente l'attenzione dalla scarsità dei finanziamenti, che pur c'è, alla scarsa produttività dei ricercatori. Intendiamoci, non sempre la scarsa produttività è indice di cattiva volontà: la scienza è un'impresa molto complessa e per riuscire occorrono fondi, capacità e anche un po' di fortuna. Può succedere di non riuscire a ottenere risultati: il fatto è che, in queste condizioni, sarebbe meglio cercare un'altra strada. "Ecco perché non sono affatto d'accordo quando sento parlare di stabilizzazione dei precari", afferma il biochimico Ernesto Carafoli, uno degli scienziati italiani più citati al mondo: "Su cento persone che iniziano, solo dieci hanno i numeri per andare avanti, e solo questi devono fare i ricercatori. In Usa, in Svizzera, in Francia, il lavoro di chi fa ricerca viene valutato periodicamente per stabilire se è il caso di riconfermare la posizione o meno". Come dire, la scienza è un'attività estremamente dinamica e competitiva. è un affascinante campo di battaglia dove si viaggia alla velocità della luce. Chi sta al passo gioca, chi traccheggia è fuori in men che non si dica. E l'Italia, salvo alcuni gruppi di eccellenti, sembra ormai fuori dai giochi. ha collaborato Mario Fabbroni Largo agli under 40 A partire dal 2008, il 10 per cento del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica e il 10 per cento del Fondo per la ricerca biomedica del ministero della Salute saranno destinati a progetti scientifici presentati da ricercatori con meno di 40 anni. Non solo, a valutare i progetti sarà una commissione di pari: dieci ricercatori, per metà italiani e per metà stranieri, tutti al di sotto dei 40 anni e riconosciuti eccellenti sulla base di indici bibliometrici verificabili. A differenza del solito, inoltre, il finanziamento verrà assegnato al singolo ricercatore e non all'ente di ricerca. A stabilire il nuovo percorso sono le misure contenute in due emendamenti alla finanziaria 2008, presentati dal presidente della commissione Igiene e sanità del Senato Ignazio Marino e appena approvvati dalla commissione Bilancio. V. M. Così si misura la produttivit ll metodo che Gianni Cesareni, docente di Genetica molecolare all'Università di Roma Tor Vergata, ha messo a punto per produrre le valutazioni delle università e degli enti che pubblichiamo in queste pagine è molto semplice. Si parte da un programma informatico che interroga in modo automatico banche dati come Google Scholar, con informazioni bibliografiche sulla produttività (numero di articoli pubblicati) e la visibilità internazionale (numero di citazioni) di interi enti, istituti o dipartimenti o di singoli ricercatori. Questi dati si possono poi combinare con altri (come i fondi a disposizione) per arrivare a quadri via via più precisi della situazione. Con questo metodo, il bioinformatico romano ha ottenuto una prima valutazione della produttività scientifica delle Università italiane nel periodo 2001-2003 presentata lo scorso febbraio al congresso della Fisv (Federazione italiana scienze della vita). Con una sorpresa: i risultati dell'analisi - che ha richiesto zero soldi e qualche ora di lavoro - sono perfettamente sovrapponibili a quelli a cui è arrivato il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (Civr), con un processo molto più lungo e costoso (tre milioni e mezzo di euro). "Questo non significa che il lavoro del Civr sia stato inutile o che il mio metodo possa sostituirlo del tutto. è indubbio però che lo stesso risultato finale può essere raggiunto in modo più veloce, a partire da informazioni facilmente recuperabili", conclude Cesareni. Nei grafici elaborati per 'L'espresso' il professore ha esteso la sua ricerca al 2006 e alla valutazione dei costi. La valutazione è stata fatta riferendosi alle facoltà scientifiche. quattro ricette d'autore di Luca Carra Settimio Termini, professore di Cibernetica all'Università di Palermo e autore, insieme a Pietro Greco, di 'Contro il declino' (Codice edizioni 2007): "Se uno scienziato smette di avere idee buone non è obbligatorio che continui a far finta di ricercare. Ci sono altre funzioni a cui può accedere negli enti e nel mondo accademico. C'è la didattica, che ha bisogno di persone di buon livello. E trasferendo alla didattica i ricercatori, magari più anziani, che operano negli enti, si potrebbe contemporaneamente liberare posti per i giovani e evitare che le università facciano, come fanno, migliaia di contratti esterni. I finanziamenti, invece, devono andare a progetti e per questo devono essere banditi concorsi che allochino le risorse sulla base dei curricula dei candidati e dei progetti che vogliono portare avanti. Trascorso un certo periodo di tempo, poi, bisogna andare a verificare cosa è stato fatto. Ed eventualmente far decadere il finanziamento". Jacopo Meldolesi, direttore dell'Istituto di Neuroscienze del San Raffaele di Milano: "In Italia non è mai stata fatta una politica di eccellenza, cioè una politica di continua valutazione. Invece la parola d'ordine deve essere 'valutare, valutare, valutare'. Poi bisogna dar seguito ai risultati della valutazione: se un ricercatore o un gruppo non funzionano bisogna capire perché, e se le ragioni sono l'inefficienza o l'incapacità di stare al passo con la ricerca, allora non è giusto che a quel soggetto vengano assegnati fondi. Insomma: i soldi devono andare a chi se li merita e non a tutti solo perché stanno in un'università o in un ente. E bisogna smetterla di pensare inamovibili le persone, anche se non fanno niente". Franco Brezzi, direttore dell'Istituto di Matematica applicata del Cnr e professore all'Istituto universitario di Studi Superiori di Pavia: "La ricerca italiana non decolla perché non ci sono fondi, non c'è mobilità. E non c'è meritocrazia, per cui non si premiano i migliori: gli stipendi sono uguali per tutti indipendentemente dal tempo e dalla qualità del lavoro svolto. Sindacati e corpo accademico non vogliono mettere mano a questa questione. Ed è comprensibile: un docente incompetente e poco dedito attrae collaboratori come lui, che costituiscono una forte inerzia al cambiamento". Tommaso Maccacaro, direttore dell'Osservatorio astronomico di Brera: "è certo che c'è una bassa efficienza della ricerca in Italia. Anche perché chi lavora qui perde una fetta consistente del suo tempo a compilare moduli, mestiere che altrove fa il personale amministrativo. Non solo: in Italia non c'è una pressione sociale che mi spinga a fare bene. Stipendi e scatti di carriera vanno solo per anzianità. Così la realtà è che noi eccelliamo soltanto nelle 'code' statistiche: su mille scienziati, 50 sono bravissimi, e tutti gli altri sono decisamente scadenti". Fuori la politica di Luca Carra Serve un'agenzia che dia i fondi secondo il merito colloquio con Silvio Garattini Ha fatto un sogno: un ente pubblico che funziona. Che distribuisce i fondi su pure basi di merito. Senza condizionamenti politici e quindi con sede magari a Milano. Con una struttura agile e un robusto comitato scientifico internazionale, che vola alto e non si sporca con i traffici di casa nostra. Il sogno l'ha fatto Silvio Garattini, che insieme agli scienziati del Gruppo 2003 (un'accolita di cervelloni che fa lobbying per la ricerca) l'ha battezzato Airs, Agenzia italiana per la ricerca scientifica. Presentata in pubblico qualche mese fa, l'agenzia aveva destato l'interesse del ministro Fabio Mussi. Che, però, in occasione del convegno del Cnr milanese dello scorso 26 novembre, ci ripensa. Alla domanda: "Cosa ne pensa dell'Airs?", alza le spalle, storce il naso, scuote la testa: "Non mi convince". Se l'aspettava, Garattini, questo dietrofront di Mussi? "Il ministro mi sembra impegnato su troppi fronti. Mi piacerebbe però che ci stesse ad ascoltare, perché noi pensiamo che l'agenzia sia uno strumento essenziale per riqualificare la ricerca in Italia". Non sarà che l'agenzia disturba? "è un ente che non confonde ricerca e politica. La politica dà i soldi e l'agenzia li distribuisce secondo principi di merito e necessità. Il ministero non ha gli strumenti per fare questo". E al ministero cosa resterebbe da fare? "Il governo deve scegliere gli interessi nazionali e le priorità e fissare le risorse disponibili. Qui entra in gioco l'agenzia. Il decidere come spendere bene i soldi è un problema di professionalità, e oggi come oggi i ministeri non sono organizzati per far questo". Non c'è il rischio che diventi un nuovo elefantiaco Cnr? "Tutto deve giocarsi sulla meritocrazia. Serve gente che sia in grado di valutare i progetti, scartare automaticamente quelli che non vanno bene". Mussi dice che in Italia il pubblico investe in ricerca, è il privato, l'industria, che non tirano fuori un soldo. "Non mi vengano a dire che la spesa pubblica è buona, perché è lo 0,6 per cento del prodotto interno lordo. è noto, però, che la maggior parte di quei soldi vanno a pagare i professori universitari e quegli enti i cui gli stipendi vengono pagati direttamente con i soldi del ministero. Alla ricerca vera e propria restano le briciole". Poco pagati Salario annuale di un ricercatore (in euro) Svizzera 82.725 Giappone 68.872 Lussemburgo 63.865 Australia 64.150 Austria 62.406 Danimarca 61.355 Irlanda 60.727 Stati Uniti 60.156 Olanda 59.103 Norvegia 58.997 Belgio 58.462 Germania 56.132 Svezia 56.053 Regno Unito 56.048 Francia 50.879 Finlandia 44.635 Israele 42.552 Italia 36.201 Spagna 34.908 Portogallo 29.001 Slovenia 27.756 Grecia 25.685 Croazia 16.671 Turchia 16.249 Ungheria 15.812 Polonia 11.659 Fonte: Commissione europea, aprile 2007.


Potrebbero invece assumere più personale e promuovere una (sezione: Burocrazia)

( da "Tempo, Il" del 21-12-2007)

 

Potrebbero invece assumere più personale e promuovere una crescita professionale mirata: la maggioranza ha fallito anche su questo. Bruno Russo (Napoli) MERITOCRAZIA Morta e sepolta nel '68 Fra le molteplici assurdità esistenti nel settore pubblico, si notano: 1) il disincentivo all'operosità. Home prec succ Contenuti correlati CLIMA Arriva calcolatore personale CO2 Se non dovessero ... mento. Occorre promuovere un forte movimento culturale che ... nel sedere). Se invece, malauguratamente, questi giovani non ... Arrestato il "cassiere" di Messina Denaro, gestiva una rete di supermercati Sondaggio choc, un musulmano su tre è fondamentalista L'affare dei supermercati gestito da Cosa Nostra. Lo rivelano i pizzini di Provenzano Gli impiegati che lavorano molto e bene sono pagati come i poco o nullafacenti; 2) lo sprone allo spreco. La legge stimola le amministrazioni a spendere più soldi del necessario, per averne una dotazione maggiorata nell'anno successivo. L'Italia appare, in buona parte, il Paese di circoli, caste, club, conventicole, ordini professionali, monopoli e oligopoli - nei quali la raccomandazione e l'immobilità sociale prevalgono sul merito. Il sessantotto ha: concorso a distruggere il sistema e a uccidere il merito; propugnato l'egualitarismo e il 6 politico nella scuola, nonché l'arruolamento e l'illicenziabilità senza 21/12/2007.


La sanità si mette sotto tutela (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 21-12-2007)

 

Sud sezione: ISTITUZIONI data: 2007-12-19 - pag: 13 autore: CALABRIA. In Consiglio il nuovo piano che prevede la riorganizzazione dell'intera rete ospedaliera La sanità si mette sotto tutela In arrivo oltre 285 milioni e la Regione chiede allo Stato di gestirli Roberto De Santo CATANZARO Il sistema sanitario calabrese, sempre sotto accusa alla luce dei casi di malasanità come quelli che hanno coinvolto l'ospedale di Vibo Valentia, si avvia verso la riorganizzazione complessiva. La riforma del sistema, dopo una lunga gestazione, entra nella fase finale e si fonda su quattro capisaldi: razionalizzazione della rete ospedaliera, riorganizzazione delle aziende sanitarie e creazione di un sistema a rete per l'offerta. Un cammino che va avanti nonostante la necessità, emersa nei giorni scorsi, di dare una svolta nell'attuale gestione delle Aziende sanitarie e ospedaliere calabresi. Il Piano sanitario regionale per il triennio 2007-2009, approvato dalla Giunta regionale, attende di essere discusso in Consiglio regionale e in questa sede potrebbe subire ulteriori modifiche dopo quelle apportate alla prima bozza presentata dall'assessore regionale uscente alla Sanità, Doris Lo Moro. "Il mio auspicio - afferma Lo Moro - è che in Consiglio venga approvato rapidamente. E soprattutto che non venga stravolta l'impalcatura non inficiare le scelte che rispondono alle esigenze di razionalizzazione della spesa sanitaria e al rispetto dei livelli di assistenza richiesti dal territorio calabrese". Tra le novità introdotte nell'ultima versione la riorganizzazione dell'assistenza odontoiatrica regionale, l'introduzione di nuovi criteri di formazione del personale della aziende ospedaliere universitarie e la rideterminazione delle mansioni affidate ad alcuni ospedali calabresi.Su quest'ultimo punto si registrano le maggiori novità anche se restano immutate, come spiegano dal dipartimento regionale alla Sanità, le modifiche all'attuale sistema ospedaliero calabrese. Modifiche legate alla necessità, spiegano i tecnici del dipartimento, di razionalizzare il sistema per evitare sprechi e qualificare l'offerta. Il Piano prevede il passaggio dagli attuali 40 ospedali presenti in Calabria a 27. Un passaggio legato a un processo di trasformazione della rete ospedaliera che opererà in otto ambiti territoriali individuati nelle cinque aziende sanitarie provinciali istituite a maggio, con il maxiemendamento al collegato della legge finanziaria 2007. Il nuovo assetto prevede 11 ospedali di riferimento e 16 strutture ospedaliere per l'assistenza di pazienti acuti e non. Nel primo gruppo che comprende le tre aziende ospedaliere di Cosenza, Catanzaro e Reggio oltre ai nosocomi di Crotone, Lamezia Terme, Locri, Castrovillari, Cetraro, della Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro e di Vibo Valentia, saranno offerti livelli completi di assistenza sanitaria. Mentre nella altre strutture ospedaliere saranno garantiti solo alcuni servizi di assistenza specialistica. Gli altri ospedali attualmente presenti in Calabria saranno in parte riconvertiti in strutture sanitarie e non, e in parte dismessi. Altra novità è rappresentata dalla costruzione di un presidio ospedaliero a Cosenza che sostituirà gli attuali due ospedali ( Annunziata e Mariano Santo): la nuova struttura dovrebbe nascere utilizzando risorse pubbliche e private con il ricorso al project financing. La Regione, guidata da Agazio Loiero, ha incassato un finanziamento da parte dello Stato, attraverso l'accordo firmato nei giorni scorsi con il ministro della salute Livia Turco, di oltre 196,1 milioni che sommati agli oltre 89,4 milioni a proprio carico costituiscono una dote di oltre 285,8 milioni destinati alla costruzione e adeguamento di quattro nuovi ospedali compreso quello di Vibo finito più volte nella bufera per malasanità. Fondi che potrebbero essere gestiti dalla Protezione civile nazionale, alla luce degli scandali e delle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata in alcuni ospedali: "Nella sanità calabrese – ha detto Loiero nel corso di un'audizione alla commissione Sanità della Camera – le due cose che mi hanno più spaventato sono state la burocrazia e la criminalità. Ma adesso siamo impegnati verso un cambiamento, partendo dall'approvazione del Piano Sanitario Regionale che il Consiglio dovrà varare a gennaio". La Regione vorrebbe nominare i vertici delle Asl in deroga alle norme che la obbligano ad attingere dall'albo. Per l'Aiop il Psr avrebbe mortificato il ruolo della sanità privata calabrese. "Nonostante i nostri sacrifici - afferma Marcello Furriolo, presidente regionale dell'Aiop - non abbiamo visto atti finalizzati a valorizzare la sanità privata". Critica anche la posizione dei medici. Per Giorgio Ferrara, segretario regionale della Cimo-Asmd non vi è stata vera concertazione. "Speriamo –sostiene –di essere consultati in Commissione consiliare". Mentre la Cgil funzione pubblica parla di "poca chiarezza nelle scelte e nelle dotazioni finanziarie". "Non vogliamo libri dei sogni - afferma Luigi Verardi- ma risposte chiare alle esigenze dei cittadini". www.ilsole24ore.com/economia Il piano completo L'AMMISSIONE Il presidente Loiero alla commissione parlamentare: "Burocrazia e criminalità i problemi che mi hanno spaventato" DENTRO LE ASL La Giunta vorrebbe nominare i vertici delle aziende in deroga alle norme che la obbligano ad attingere dall'Albo Ex assessore. Doris Lo Moro AGF Il ministro. Livia Turco IMAGOECONOMICA.


Nel Mezzogiorno l'ostacolo storico resta la burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 21-12-2007)

 

Sud sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-12-19 - pag: 2 autore: INTERVISTA Mariano D'Antonio "Nel Mezzogiorno l'ostacolo storico resta la burocrazia" Francesco Prisco Se la situazione congiunturale del Mezzogiorno è stagnante, il problema risiede soprattutto nell'incapacità di spendere i fondi europei. E se i fondi europei non vengono spesi, la responsabilità va ricondotta soprattutto alle strutture amministrative delle Regioni. è per questo che l'economista Mariano D'Antonio, 69 anni individua la necessità di "attuare un rigoroso turn over del personale degli Enti pubblici. Serve gente nuova e motivata – dichiara –se si vuole che l'empasse della burocrazia, ostacolo storico dello sviluppo meridionale, diventi finalmente un ricordo ". Professor D'Antonio, dal rapporto Unicredit Regioss emerge il quadro di un Sud incapace di crescere. Dove bisogna ricercare le ragioni più profonde di questa triste situazione congiunturale? è necessario parlare di due ordini di fattori. Il primo è eminentemente amministrativo. è evidente che le Regioni meridionali siano in affanno nella spesa dei fondi strutturali. Soltanto tra ottobre e novembre ha cominciato a sbloccarsi qualcosa per quanto riguarda la spesa dell'ultimo scorcio del Por 2000-2006. Fino ad allora investimenti fermi, con tutti i contraccolpi negativi del caso sull'economia del territorio. Se guardiamo il Por 2007-2013 scopriamo che c'è da essere ancora meno allegri. Il 2007 è praticamente trascorso, eppure i programmi non sono ancora partiti e le imprese assistono impotenti ad un continuo rimpallodi responsabilità tra ministero dello Sviluppo e Regioni. Di fatto non si muove nulla e, salvo clamorosi colpi di scena, anche il 2008 è destinato a trascorrere senza che la spesa dei nuovi fondi comunitari si sblocchi. Quale, invece, il secondo ordine di fattori che frena lo sviluppo meridionale? La situazione nazionale ed internazionale dei mercati sicuramente non favorevole. C'è lo choc del caro petrolio con cui fare i conti che non incoraggia di certo gli investimenti. C'è l'euro pesante cui le Pmi del Sud più aperte all'estero provano a rispondere diversificando le proprie esportazioni e rivolgendosi a nuovi mercati come quello sudamericano e quelli dell'Est. In ultimo c'è il rapporto problematico delle imprese meridionali con le banche, poco abituate a ragionare con soggetti piccoli e sottocapitalizzati. Fatta la diagnosi, con quale cura intervenire? La leva da muovere più importante resta quella amministrativa. Bisogna perseguire l'efficientamento degli Enti locali, magari passando per misure radicali ed impopolari come il turn over. Bisognerebbe pensare a forme di pensionamento agevolato per i dipendenti delle Regioni anziani e demotivati ed, insieme, all'assunzione di giovani neolaureati finalmente in grado di far funzionare gli incentivi. Per i dirigenti, poi, bisognerebbe pensare a contratti triennali legati ad obiettivi di produzione da perseguire. "Bisogna puntare all'efficientamento degli enti locali con la leva del turnover" L'economista. Mariano D'Antonio FOTOGRAMMA.


Cemit vince la commessa in Brasile ma ora incappa nella burocrazia italiana (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 21-12-2007)

 

Sud sezione: PRIMA data: 2007-12-19 - pag: 1 autore: Puglia. A rischio la nuova fabbrica Cemit vince la commessa in Brasile ma ora incappa nella burocrazia italiana Taranto potrebbe ospitare nel suo porto un nuovo stabilimento con 100 addetti per costruire componenti di piattaforme petrolifere. L'iniziativa è di un'impresa locale, la Cemit. Ma ci sono problemi legati alle autorizzazioni e quindi alla fine l'impianto potrebbe essere realizzato in Brasile. La scelta del Paese sudamericano è legata al rafforzamento dell'alleanza della Cemit con la compagnia petrolifera locale, la Petrobras, in vista dello sfruttamento dell'importantissimo giacimento scoperto da quest'ultima in Atlantico. In quest'ambito, la Cemit ha ottenuto una maxi-commessa da decine di milioni di dollari. Palmiotti u pagina 7 l'articolo prosegue in altra pagina.


BERLUSCONI/ BONELLI: RIFORMA LIBERI RAI DA CONTROLLO PARTITI (sezione: Burocrazia)

( da "Virgilio Notizie" del 21-12-2007)

 

21-12-2007 12:29 A gennaio anche la legge sul conflitto di interessi Roma, 21 dic. (Apcom) - "Il dialogo tra Berlusconi e Saccà è inquietante e dimostra che il servizio pubblico radiotelevisivo va liberato dal controllo dei parti". Lo afferma il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli. "La riforma del sistema radiotelevisivo - aggiunge Bonelli - e la legge sul conflitto d'interessi sono sempre più urgenti e dovranno essere affrontati già a gennaio. E' necessario intervenire per ripristinare trasparenza e meritocrazia all'interno della Rai, che rimane la principale industria culturale italiana". "Si deve puntare - conclude Bonelli - sulla qualità dei programmi, sul pluralismo tematico e culturale, sulla valorizzazione delle professionalità interne. In questo modo la Rai potrà svolgere nel migliore dei modi la sua funzione di televisione pubblica".


SANITA' - Dragotto (Fi): ''Burocrazia non fornisce risposte ai bisogni reali'' (sezione: Burocrazia)

( da "RomagnaOggi.it" del 21-12-2007)

 

Sei in news/Emilia-Romagna, data 21.12.2007, orario 16:20. SANITA' - Dragotto (Fi): ''Burocrazia non fornisce risposte ai bisogni reali'' BOLOGNA - Giorgio Dragotto, capogruppo di forza italia, ha presentato un'interrogazione alla Giunta regionale in cui, riportando a titolo di esempio le difficoltà di tipo burocratico e assistenziale incontrate da una famiglia di un minorenne temporaneamente costretto ad una immobilità totale, a seguito di un grave incidente stradale, punta il dito contro una "disorganizzazione sanitaria altamente limitante e onerosa". Il consigliere riferisce in particolare i problemi legati alla lunghezza dell'iter necessario al rilascio del certificato di inabilità per ottenere il contrassegno da esibire nei parcheggi riservati ai diversamente abili. Due mesi tra la prenotazione (18 dicembre 2007) e l'appuntamento per la visita con il medico legale (14 febbraio 2008), mentre intanto i familiari del ragazzo, che nel frattempo intende ricominciare la scuola e deve anche recarsi frequentemente a visite e controlli in presidi medici bolognesi, in assenza del permesso, devono ricorrere ad auto private con autista. "Per poter accedere a qualsiasi servizio - fa poi presente Dragotto - è richiesta la cartella clinica" che però l'ospedale rilascia solo 30 giorni dopo le dimissioni. Per quanto riguarda l'assistenza domiciliare per la somministrazione di farmaci endovenosi, l'esponente di forza italia rileva infine che il sevizio, garantito al ragazzo nelle mattine dei giorni feriali da personale infermieristico dell'Ausl di Bologna, distretto di Casalecchio, non è erogato in quelli festivi e così si rende necessario il ricorso ad un infermiere privato a pagamento oppure al pronto soccorso, dove i casi catalogati "codice bianco", sono destinati a lunghe attese e al pagamento del ticket. Il consigliere chiede quindi alla Giunta Regionale se non ritenga che "costringere i malati a relazionarsi con una burocrazia ipertrofica, che non riesce a dare risposte reali alle loro esigenze e a garantire neppure alcuni servizi di base", sia una negazione dei diritti dei malati e un ostacolo, soprattutto per i giovani, ad una vita di relazione adeguata che consenta loro una rapida reintegrazione nella normalità.


Cervelli d'Italia, ecco perché "emigrano" È a Milano per un tour di conferenze Achille Varzi: insegna logica alla Columbia University, è tra gli italiani più stimati negli Usa <In (sezione: Burocrazia)

( da "Provincia di Como, La" del 21-12-2007)

 

Cervelli d'Italia, ecco perché "emigrano" È a Milano per un tour di conferenze Achille Varzi: insegna logica alla Columbia University, è tra gli italiani più stimati negli Usa "In America l'istruzione costa moltissimo. Ma nei corsi si fa vera ricerca, i professori si impegnano e gli studenti sono brillanti" Studenti e professori a lezione nei giardini di un campus anglosassone. A destra: il professor Achille Varzi, italiano di Trento, è tra le menti più brillanti del pensiero americano Cervelli in fuga, cervelli in gabbia. Da una parte meritocrazia ed efficienza, dall'altra mancanza di finanziamenti e asfissianti politiche baronali. C'è una spiegazione all'emorragia di talenti che lasciano l'Italia per fare ricerca all'estero, soprattutto negli Stati Uniti: da nomi famosi come Riccardo Giacconi, premio Nobel per la Fisica 2002, fuggito dall'Italia nel lontano 1954 ai tanti giovani che, senza clamore, cercano di valorizzare oltreconfine il sapere coltivato in Italia. I casi si moltiplicano e non solo nelle discipline scientifiche. Achille Varzi oggi è professore ordinario di Logica e Metafisica alla Columbia University di New York. Il suo è un percorso simile a quello di tanti italians che hanno costruito la propria fortuna in terra straniera. Laureato a Trento, consegue il Master e il Dottorato in Filosofia all'Università di Toronto: dal 1989 al 1995 lavora all'Istituto Trentino di Cultura, fino all'approdo definitivo a New York. Oggi collabora alla pagina culturale de La Stampa e al supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore. Ha scritto tra le altre cose Parole, oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica (Carocci 2006), e con Roberto Casati Semplicità insormontabili. 39 storie filosofiche (Laterza 2006, tradotto in otto lingue). Nessuno meglio di lui conosce pregi e difetti del fare ricerca tra Italia e Stati Uniti. La Provincia lo ha incontrato, in occasione di un ciclo di lezioni tenuto all'Università Cattolica di Milano. Professore, proviamo a stilare una pagella: davvero il sistema universitario americano è il luogo ideale per un giovane ricercatore? Veramente un difetto c'è: il costo della formazione. Le tasse di iscrizione per frequentare un'università sono elevate, di gran lunga superiori alle nostre. Esistono però forme di sovvenzionamento, borse di studio, per i giovani che lo meritano. Dovendo pagare le tasse poi lo studente fa una specie di mutuo, rimborsando l'investimento con gli anni sotto forma di detrazioni sulla busta paga. Mi viene da citare una maglietta che ho visto un giorno sulla metropolitana di New York: "Se l'educazione è costosa, figuriamoci l'ignoranza". E i pregi? Non sono un fan degli Usa, ma il mondo accademico è eccellente: per la qualità dell'insegnamento (solo nel dipartimento di Economia della Columbia ci sono tre premi Nobel), la dedizione dei professori, la partecipazione attiva degli studenti. Le classi sono piccole, i corsi a misura d'uomo, i docenti conoscono gli allievi per nome e cognome. E soprattutto viene data grande importanza alla ricerca, che non riguarda soltanto le discipline scientifiche, come medicina o fisica, ma anche quelle umanistiche. La concezione del mondo accademico americano è "fare scienza", non imparare la scienza che fanno gli altri. Vista "da straniero", com'è, invece, la condizione dell'Italia? Ho un rapporto particolare con il mio paese: ci torno spesso, ma lo guardo da fuori, vedo le cose belle e non vivo quelle brutte. Da quello che mi dicono i colleghi, l'Italia è nella situazione opposta. Mancano i fondi e non ci sono le strutture adeguate per fornire ai ragazzi un buon prodotto educativo. Spesso il campus non è concentrato nella stessa area, gli studenti sono sballottati da un edificio all'altro, i professori si vedono solo a lezione. L'unico vantaggio è che la formazione universitaria è aperta a tutti. In Italia si parla da tempo di fuga di cervelli. Da cosa nasce questo fenomeno? Guardi, più che fuga di cervelli comincerei a chiamarla fuga di persone. Purtroppo, non è facile mettere tutto in valigia e partire, con gli enormi sacrifici che questo comporta. Lo dico perché l'ho vissuto in prima persona, quando ho lasciato l'Italia per fare il dottorato di ricerca in Canada. È dura abbandonare il Paese nel quale si è vissuto per vent'anni, solo perché non si riesce ad avere le possibilità accademiche che uno vorrebbe. Sicuramente per determinate discipline come la medicina, l'economia, la fisica, il problema è legato alla disponibilità di fondi. Ma è un discorso complesso. In che senso? Da noi è tutto centralizzato, nel mondo anglosassone ciascuna università è autonoma e reperisce i fondi come può: in gran parte, sembra paradossale, con donazioni di ex alunni che sono diventati ricchi e hanno deciso di dare soldi alla propria università per finanziare borse di studio o comprare nuove macchine per i laboratori. È una mentalità diversa. In Italia lamentiamo la mancanza di fondi, e puntualmente continuano a mancare i fondi. E per le materie umanistiche, stesso discorso? Personalmente negli Usa ho trovato professori eccellenti, impegnati nel dibattito filosofico contemporaneo. Da un lato c'è una qualità viva e partecipe, dall'altro è un sistema non baronale, ma meritocratico. Ricordo che io feci domanda da Povo, in provincia di Trento, per un posto di professore junior in Logica alla Columbia University. Penso che il numero complessivo delle domande si aggirasse intorno alle duecento: dopo una lunga fase di selezione, il posto lo hanno affidato a me. In Italia, se uno è fortunato, arriva a fare il ricercatore a quarant'anni per mille e trecento euro al mese. La fuga di cervelli è figlia quindi di un sistema poco meritocratico? Anche. Da noi un professore cerca di tenersi stretti i propri allievi, mentre nel mondo anglosassone si preparano i ricercatori sperando che abbiano una carriera brillante. Certe caratteristiche del mondo baronale non sono sbagliate, anche perché tende a creare una continuità di pensiero e di scuola, ma quando un giovane laureato deve programmare la propria vita, si trova costretto, necessariamente, a compiere scelte diverse. Alessio Conca.


Bibbiena Arriva lo sportello Sip La burocrazia degli enti verrà semplificata (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Arezzo)" del 22-12-2007)

 

Bibbiena Arriva lo sportello Sip La burocrazia degli enti verrà semplificata SI COMPLETA questa mattina (ore 12), presso l'area del palazzetto, la rete del Sip (sportelli integrati provinciali ), creati - sottolinea il presidente della Provincia Vincenzo Ceccarelli - per rendere più semplice la vita ai cittadini che risiedono nelle quattro Vallate della provincia, nell'entrare in rapporto con gli uffici dell'Ente. "L'operazione - spiega Gabriella Cecchi, assessore all'innovazione e alla semplificazione amministrativa - è stata avviata proprio nel 2007, come intervento di decentramento burocratico". Si tratta di una esperienza unica tra le Provincie della Toscana - prosegue la Cecchi - che va nel senso del massimo decentramento possibile sotto il profilo funzionale ed organizzativo, consentendo ad un numero crescente di utenti, singoli e associati, di attivare procedure e risolvere problemi tecnico - amministrativi nelle sedi a loro più vicine. L'orario di apertura della sede (via Rignano è fissato dalle ore 9 alle 12, dal lunedì al sabato (martedì, anche dalle 15,30 alle 18,30). alfredo bartolini - -->.


Lotta alla burocrazia obbiettivo del 2008 Testo unico per agevolare i cittadini (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Grosseto)" del 22-12-2007)

 

IL SINDACO PROMETTE "Lotta alla burocrazia obbiettivo del 2008" Testo unico per agevolare i cittadini - -->.


Di GIANLUCA DOMENICHELLI IL 2008 s (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Grosseto)" del 22-12-2007)

 

Di GIANLUCA DOMENICHELLI IL 2008 sarà l'anno della lotta alla burocrazia. E' la promessa di fine anno del sindaco Claudio Saragosa: "Vorrei dare ai cittadini norme più chiare, semplificare la burocrazia comunale. Ora i regolamenti sono decine e decine, davvero troppi: al loro posto ? si impegna il primo cittadino follonichese ? studieremo un testo unico nel cui indice il cittadino possa trovare facilmente le regole da seguire caso per caso". DALLE PROMESSE al bilancio. Il tradizionale incontro natalizio per porgere gli auguri alla città è stato anche l'occasione di ripercorrere un anno di vita amministrativa. "Nel 2007 ? dice Saragosa ? l'attività del nostro Comune si è distinta in alcuni settori: penso al mondo del lavoro, con la stabilizzazione dei dipendenti precari all'interno dell'amministrazione, l'istituzione dell'Osservatorio sul lavoro, l'approvazione del disciplinare etico per gli appalti pubblici. Inoltre penso alle grandi opere, quelle già concluse e quelle cominciate: su tutte il completamento delle barriere a mare, la messa in sicurezza del torrente Petraia e la ristrutturazione della piscina comunale, che mi dicono abbia già 600 abbonati poche settimane dopo l'apertura". E poi i progetti che si concretizzeranno nei prossimi mesi. "Per l'amministrazione comunale ? prosegue il sindaco di Follonica ? è arrivato il momento di tradurre in realtà le progettazioni. Il 2008 sarà l'anno del Regolamento urbanistico (è pronto, e dopo il passaggio in commissione consiliare approderà in Consiglio per l'adozione) e del grande progetto del Parco centrale, il Central Park follonichese, che presenteremo ai cittadini a gennaio: un'area di 60 ettari, un decimo del tessuto urbano follonichese, che mette insieme l'Ilva, il vecchio ippodromo e gli impianti sportivi. Ma c'è dell'altro: l'anno prossimo sarà messo a gara il bando per realizzare 1.600 posti auto in tutta la città e si concluderà la realizzazione del nuovo centro ippico. NON SI PARLA solo delle foresterie: ora esiste una vera città del cavallo, con i 450 box del centro di allevamento già pronti. Insomma, tante idee che danno vita a una città nuova". Senza dimenticare i suoi abitanti. "Questa è una città viva in tanti settori, compresi quelli economici ? conclude il sindaco di Follonica ? ma in questo momento emerge in particolare la solidarietà: c'è anche quando non si vede. La voglia di comunità è un bel segnale". - -->.


A CCETTATA mortale all'albero di Natale del centrodestra che si preparava a (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Viareggio)" del 22-12-2007)

 

Lanciare il candidato capace di riconquistare il comune dopo 15 anni di centrosinistra: ieri An ha bocciato qualsiasi candidatura partitica, ha fatto decollare la candidatura di Alberto Benincasa di Vivere Viareggio, e ha presentato agli alleati (ex alleati?) i 4 punti prioritari del programma amministrativo. ECCO LA LINEA dettata dal coordinatore Valerio Bertuccelli, spalleggiato da Ciro Costagliola, Stefano Zeribelli e Lucia Accialini: "La Cdl non esiste più nè a Roma né a Viareggio. Finora siamo stati a guardare mentre altri esternavano sulle candidature. Ora basta. Per An il candidato sindaco deve portare un valore aggiunto al centrodestra che al primo turno non ha mai superato, alle amministrative, il 35%. Non può essere 'togato', espressione dei partiti tradizionali, mentre An non avrebbe preclusioni su nomi come il professor Giannecchini o il dottor Benincasa. Sarebbero ottime candidature. Non vogliamo candidare del 'mollacciume moderato', serve un sindaco capace di decidere, e che abbia gli attributi. Noi diciamo no ai buonisti. Ma, ovviamente, bisogna anche parlare di programmi". E DOPO questa doccia fredda, ecco le quattro priorità proposte di An: "Sicurezza: troppi si sciacquano la bocca senza averne titolo, An per prima ha sollevato l'argomento e Viareggio è l'unica città che ha in centro un punto d'accoglienza per immigrati. Poi c'è la partecipazione: ereditiamo un comune senza soldi e quindi chiederemo a tutti i soggetti possibili di proporre idee anche per i project-financing che il centrosinistra non ha saputo fare, quando hanno funzionato nei comuni amministrati dal centrodestra. Basta guardare i parcheggi a Camaiore. La Mover dovrà passare il 49% del capitale ai privati, come la Porto Spa, ma noi vogliamo anche la partecipazione della gente alle scelte amministrative. Al terzo punto c'è la meritocrazia, perché il comune non amministra più nulla. Ha passato tutto alle aziende, quindi An proporrà un regolamento perché vi siano nominate solo persone con curricula idonei. Servono manager e persone di cultura, ma anche giovani neolaureati: basta col fruttivendolo chiamato a fare il manager. Se questo regolamento fosse vigente, nei Cda delle società viareggine resterebbero solo un paio di amministratori". E INFINE la trasparenza: "Tutte le aziende pubbliche devono pubblicare delibere, decisioni e bandi. Il bilancio del comune non deve essere approvato se non è accompagnato dai bilanci delle partecipate. La trasparenza dovrà essere appliocata anche alle assunzioni e agli acquisti delle aziende, che oggi tengono tutto nascosto anche ai consiglieri comunali opponendo loro il segreto societario". - -->.


Burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 22-12-2007)

 

Sardegna Burocrazia CONFINDUSTRIA spera che il 2008 sia l'anno della semplificazione burocratica. Per questo il Consiglio dovrebbe approvare la legge sulla semplificazione che è già in commissione. Un altro punto fondamentale, per gli imprenditori, è dare piena operatività agli sportelli unici per le attività produttive. Infine più attenzione ai Confidi.


È un curioso Paese l'Italia. Non è certo priva di risorse, ma è incapace di sfru (sezione: Burocrazia)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 22-12-2007)

 

Lettere pag. 61 È un curioso Paese l'Italia. Non è certo priva di risorse, ma è incapace di sfru È un curioso Paese l'Italia. Non è certo priva di risorse, ma è incapace di sfruttarle. Abbonda di individualità eccellenti, che però possono essere valorizzate solo all'estero (come nel caso dei Nobel per le scienze e dei ricercatori), perché in patria si troverebbero le ali tarpate e non potrebbero esprimersi oltre un livello di aurea mediocrità. Le risorse umane vengono sistematicamente sprecate. A scuola la promozione è pressoché garantita per legge, a prescindere in larga misura dall'impegno e dalle capacità. L'Università sempre di più assomiglia a una scuola media e sempre più si trova a dover colmare lacune abissali ereditate dai corsi di studio precedenti. D'altra parte, i finanziamenti statali vengono elargiti in misura maggiore alle sedi dove le percentuali di promozione sono maggiori e ciò induce a non essere troppo severi nell'accertare la preparazione degli studenti, per non tirarsi la zappa sui piedi. Il risultato è quello di un'inflazione di titoli di studio che, non essendo in grado di raccomandarsi da soli, come sarebbe fisiologico e come potrebbe avvenire in un contesto meritocraticamente selettivo, devono essere successivamente "attivati" da una buona raccomandazione (che agli italiani piace più della selezione meritocratica). Così come manca una cultura improntata alla meritocrazia, allo stesso modo manca la capacità di operare scelte per il futuro. Per evitare errori, si decide di non decidere. Mentre gli altri vanno avanti, noi restiamo fermi al palo. La rete ferroviaria non viene potenziata, per i possibili danni ambientali; così il trasporto delle merci avviene tutto lungo la rete stradale, con costi in termini economici e di vite umane incomparabilmente superiori. A completare l'opera, il danno ambientale dovuto al trasporto su gomma è centinaia di volte maggiore di quello del trasporto su rotaia. Altra conseguenza è che mentre in Francia ci sono volute settimane perché lo sciopero degli autotrasportatori facesse sentire i suoi effetti, in Italia sono bastati tre giorni per mettere in ginocchio il Paese. I problemi in Italia vengono semplicemente accantonati, in attesa di decisioni che non verranno mai prese. Come l'asino di Buridano, che, posto di fronte a due mucchi d'erba uguali, non sapendo quale scegliere, decide di lasciarsi morire di fame, così l'Italia rimanda all'infinito tutte le scelte strategiche che riguardano l'energia (il nucleare è stato bandito, il carbone inquina e allora aspettiamo che arrivino i mulini a vento), le infrastrutture (la Tav si fa, anzi no, anzi forse sì, ma dopo), l'immigrazione (ci ritroveremo stranieri in casa nostra), le politiche per la famiglia (per gli anziani bisogna arrangiarsi e per i bambini pure, visto che mancano gli asili), la sicurezza (dove la situazione è da barzelletta ed è meglio soprassedere), l'istruzione (la scuola è un parcheggio tranquillo, con sosta sempre più lunga e con sempre meno sbocchi). Termino qua l'elenco per carità di patria. La nostra classe politica sta a guardare, in perenne attesa, vivacchiando e tirando a campare, disinteressandosi del futuro del Paese, tutta assorbita nella preparazione delle strategie per aggiudicarsi le elezioni successive. E' una considerazione tautologica, o lapalissiana, dire che è la classe politica che ci meritiamo. Se il clima culturale non si modifica in modo sostanziale, credo che la prognosi per l'Italia resti riservata e che le prospettive di guarigione siano ridotte al lumicino. Omar Valentini SALÒ.


I ricci nella rete della burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 22-12-2007)

 

Sassari I ricci nella rete della burocrazia Protestano i pescatori del bogamarì: "Non ci fanno vivere" LA STORIA Tempi lunghi per i gazebo ALGHERO. Anche il bogamarì è finito nella tagliola della burocrazia pubblica. Le istituzioni hanno voluto, ragionevolmente, regolarizzarne la pesca e la vendita ma hanno attivato un meccanismo maligno che sta mettendo in crisi una quindicina di famiglie che dalla pesca del riccio campano. Alla burocrazia pubblica poco importa che si tratta di un mestiere di grande fatica e sacrificio, che per pescare i sub professionisti debbono sperare nel bel tempo, immergersi nelle acque gelide del golfo, trasportare i ricci a terra con le proprie barche e poi sperare di venderli ai fedelissimi buongustai del frutto di mare per portare a casa la giornata. Tra l'altro il problema non riguarda i pescatori occasionali, ma quelli abilitati. L'amministrazione aveva individuato quale zona idonea per la vendita dei ricci il Lungomare Barcellona, il versante del porto. Esigendo perfino, in accordo con l'autorità sanitaria e marinara la realizzazione di strutture amovibili dove i veterinari potessero eseguire i controlli e quindi dare il via libera alla commestibilità del bogamarì. Ma la procedura di concessione di un piccolo box in legno, da queste parti, è più laboriosa del rilascio di una licenza edilizia vera e propria. Secondo quanto sostengono i pescatori, che stanno subendo consistenti danni per la loro inattività, per allestire il box di legno sul fronte del Porto che resterà in vita poco meno di un paio di mesi, giusto la stagione di pesca del riccio di mare, sono necessarie pratiche burocratiche che coinvolgono perfino l'Ufficio tutela del paesaggio della Regione. Struttura pubblica poco avvezza a conoscere nel merito che la pesca del riccio si pratica soprattutto in questo periodo, che ogni giorno che passa, soprattutto i fine settimana, sono guadagni perduti che non si recupereranno più. I pescatori di ricci se non pescano e vendono il prodotto, non guadagnano, a differenza di altre occupazioni dove lo stipendio arriva comunque. E in questo periodo anche la tredicesima non è prevista per i cacciatori del gustoso frutto di mare. E' forse anche per questa ragione che chiedono maggiore sollecitudine alle istituzioni pubbliche per il disbrigo delle pratiche. Succede poi che non avendo le postazioni ufficiali e autorizzate ognuno si arrangia come può, con banchetti allestiti magari sulla via Lido, incorrendo nelle sanzioni. Oltre al danno anche la beffa.


Dai prezzi ai taxi, sull'Italia i veti dell' eredità fascista (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 22-12-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Dai prezzi ai taxi, sull'Italia i veti dell'"eredità" fascista BUROCRAZIA E CATENE Dalle farmacie alle banche, dai notai passando per i tassisti e le assicurazioni: un Paese bloccato dai "no" delle categorie e da meccanismi regolamentari che risalgono agli anni 30. Eppure le liberalizzazioni tanto osteggiate hanno fatto risparmiare ai cittadini 2,4 miliardi di euro P ubblica amministrazione, mondo delle imprese e professioni. Sostiene Walter Veltroni: il sistema Italia rischia di "arrancare" per i troppi veti. Cerchiamo di capire, con qualche esempio concreto. Tassisti, farmacisti, commercianti, banche, avvocati, notai... Ovvero le cosidette liberalizzazioni, le ormai note "lenzuolate" Bersani. Ogni qualvolta si cerca di modificare lo status quo, tutti accorrono alla "ronda del player", tutti "spingono" per giocare la partita del potere di veto su ogni decisione. "Nel paese c'è un demone del non fare: si preferisce stare tranquilli e non fare (...). Bisogna prendere a cannonate l'abitudine di questo Paese di rimandare tutto alla burocrazia, che è un elefante seduto sulla velocità del Paese" ha ammonito l'altro ieri il leader del Pd. È proprio così, nella società c'è un fiorire di veti incrociati? Sottolineano gli esperti della Pubblica amministrazione e non solo: "Il paese è pieno di incrostazioni e meccanismi coorporativi sedimentati nel tempo, derivanti da un "approccio normativo e regolamentario che risale al periodo fascista. Culture e apparati che vivono sulla complicazione burocratica e sul controllo dell'accesso al mercato". Una ronda del veto che non è solo storia di oggi. Già nel 1998 le prime e complicate imposizioni di potere, quando Bersani rivoluzionò il settore del commercio al dettaglio. Il decreto arrivò dopo venti anni di progetti, non senza pressioni delle associazioni dei commercianti. Il presidente di Confcommercio di allora - la maggiore organizzazione del settore - era Sergio Billè (oggi coinvolto in un'inchiesta giudiziaria per appropriazione indebita dei fondi di Confcommercio). Minacciò proteste clamorose, fino a portare a Bettola, paese sulle colline piacentine e luogo di nascita dell'allora ministro dell'Industria, centinaia di commercianti intorno ad un falò con le proprie licenze. "Se non riusciremo a modificare almeno qualcosa - disse Billè - trasformerò Confcommercio in un'associazione di Cobas" e non esitò a definire la riforma un ritorno al "Far West". In realtà prima del decreto Bersani, erano proprio gli apparati che decidevano il bello e il cattivo tempo sul commercio: chi voleva aprire un negozio doveva comprare una licenza da un altro commerciante che smetteva l'attività. Una compravendita illegale, ma tollerata. Con il provvedimento di governo sparirono invece l'obbligo della licenza fino a 250mq di superficie e sparirono anche le 14 tabelle merceologiche, tranne per due settori: alimentare e non alimentare. Misure che aprirono alla concorrenza e liberarono il commercio dalle gabbie burocratiche e amministrative. Sottolinea un esperto del settore: "Con quell'innovazione radicale temevamo di essere messi fuori come categoria del commercio. Perdevamo potere nel dettare le regole del gioco, come il numero dei negozi da aprire ad esempio... Ci toccò rimetterci in discussione e non fu facile". Ma non finisce qui: arrivò l'eliminazione del "divieto" sul pane di un pomeriggio a settimana per una scelta determinata dai gruppi di potere sulla "serrata" infrasettimanale dei panifici. Poi la crociata contro i primi drugstore e l'ordinanza sui negozi aperti la domenica. Ma torniamo all'oggi con le tante tutele dei diritti del cittadino-consumatore previste dalla "lenzuolate" Bersani. Misure contenute in 3 distinti pacchetti: 2 i decreti legge già in vigore e l'ultimo ddl ancora fermo al Senato. Un "bicchiere che è ancora mezzo vuoto" - sottolinea una fonte -, sempre per via dei tanti veti incrociati al riparo delle sfide del mercato e della domocrazia. Un esempio per tutti: la Roma "prigioniera" dei tassisti, le proteste degli avvocati, fino allo scandaloso stralcio sull'unificazione del Pra, il pubblico registro automobilistico con con l'uffico della Motorizzazione, rimasto "prigioniero" dell'Automobil club Italia. Proprio questa unificazione era tra le principali misure previste nel terzo pacchetto Bersani, ma le forti lobby di potere con sponda nei partiti di riferimento in Parlamento (Udeur e Rifondazione in primis) fecero sì che non si toccasse lo status quo, che la mastodontica struttura con annesso il personale pubblico (2.300 dipendenti) non venisse soppressa e i lavoratori smistati nei vari ministeri. Per non parlare poi dei farmaci di fascia C, la liberalizzazione dei medicinali con ricetta pagati dai cittadini, previsti nel terzo pacchetto e fermo da giungo in Senato. Anche qui la lobby di potere dei farmacisti sta per imporre il rimescolamento delle carte deciso autonomamente dalla Camera. Sembra proprio vero: "Il problema della democrazia italiana è quello che non produce decisione". L'Italia è sempre più ostaggio di corporazioni di ogni genere rinvigorite dal ritrarsi dalla politica. A nulla è servita la fotografia del Censis nel suo 41° rapporto sullo stato sociale: "Il paese si disperde in una poltiglia di massa, una mucillagine di elementi individuali e di ritagli umani tenuti insieme da un tessuto sociale inconstistente". Come voltare pagina? "La politica abbia il coraggio di decidere, pur ascoltando tutti, ma nell'interesse generale dei cittadini", invocano esperti e politici. L'Italia non può continuare ad essere il paese dei veti: dai rifiuti alla Tav, dai rigassificatori alle autostrade. "Deve diventare il paese delle decisioni". di Maristella Iervasi / Roma.


Il sindaco ha proposto una legge regionale contro la burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 22-12-2007)

 

SALUZZO. PRESENTATA ALLA BRESSO Il sindaco ha proposto una legge regionale contro la burocrazia Semplificare i rapporti fra la Regione e gli enti locali. E' questo il significato della proposta di legge regionale che il sindaco di Saluzzo Paolo Allemano ha consegnato l'altro giorno al presidente del Piemonte Mercedes Bresso e all'assessore agli Enti locali Sergio Deorsola. "E' una proposta semplice - spiega Allemano - perché prevede che non vengano più applicate le norme regionali che sono in contrasto con la Costituzione, cioè quelle leggi antecedenti alla riforma del Titolo V della Carta costituzionale, datata 2001. Ci sarebbero effetti positivi per i cittadini perché si potrebbero snellire le procedure per arrivare ai finanziamenti e si farebbe chiarezza sulle commissioni comunali e in particolare su quella edilizia".


Centrodestra, corsa tra medici (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 22-12-2007)

 

Viareggio Centrodestra, corsa tra medici Benincasa e Giannecchini per An, Lunardini per FI Il retroscena. E intanto Forza Italia si spacca anche nelle cene di Natale VIAREGGIO. Potrebbe essere una corsa tutta tra medici quella per la scelta del candidato a sindaco per il centro destra. Mentre il direttivo regionale di Forza Italia ha indicato nell'urologo Luca Lunardini la "punta" per aggiudicarsi la poltrona che per dieci anni è stata di Marco Marcucci, da Alleanza nazionale arrivano i nomi di altri due possibili candidati: Alberto Benincasa, pediatra e consigliere comunale di "Vivere Viareggio", e Guido Giannecchini, oculista. Entrambi - hanno spiegato ieri i vertici del partito di Gianfranco Fini - risponderebbero ai requisiti che Alleanza nazionale ritiene essenziali per il prossimo primo cittadino che "non dovrà essere un "mollaccione", né un moderato e tantomeno un "togato"". Nel senso di esponente collaudato dei partiti locali. "Sui nominativi del dottor Benincasa e del professor Giannecchini - ha spiegato ieri Valerio Bertuccelli, coordinatore comunale di An in città - non abbiamo nessuna preclusione. Anzi, le consideriamo entrambe rispondenti ai requisiti fissati". Nonostante le divergenze in materia di nominativi, però, Bertuccelli ci tiene a ricordare "che i rapporti a livello locale tra i partiti dell'ex Casa delle libertà continuano in maniera proficua". E nonostante, viene da aggiungere, l'attuale divisione tra gli ex azzurri che è diventata palese proprio in questi giorni pre natalizi. Quando alla cena organizzata per domani sera dal senatore Giovanni Baldini in nome di Forza Italia ha risposto un altrettanto conviviale appuntamento che il coordinatore comunale Giovanni Santini ha già celebrato a Torre del Lago. Oltre ad indicare le proprie preferenze, An fissa anche quattro temi al centro dell'imminente campagna elettorale: sicurezza, meritocrazia, trasparenza, partecipazione. Che significa anche - spiega Bertuccelli - "apertura ai privati, attraverso project financing, per realizzare ciò su cui la nuova amministrazione punterà". Donatella Francesconi.


Il sole 24ore sciopera (sezione: Burocrazia)

( da "Riformista, Il" del 22-12-2007)

 

Il sole 24ore sciopera L'eclissi fa bene al mercato Ieri mattina lettori e abbonati si sono svegliati con una sorpresa. Niente Sole24ore nelle edicole e sulle scrivanie. Il casus belli è presto detto: con un ordine di servizio irritualmente firmato dall'ad Calabi ma non dal direttore De Bortoli, si annunciava alla redazione il reintegro come caporedattore di un giornalista "prestato", ormai oltre un decennio fa, al management. Per la precisione, il futuro caporedattore del quotidiano confindustriale aveva svolto la funzione di capo del personale. La redazione all'unanimità ha proclamato tre giorni di sciopero, di cui il primo con decorrenza immediata. Comprensibili, invero, le ragioni che hanno mobilitato la redazione. Anzitutto, il vizio, non solo formale, della mancata firma del direttore che instaurerebbe un precedente grave per tutti, stando al quale le scelte redazionali non sarebbero più obbligatoriamente dipendenti, in ultima istanza, di chi ha la responsabilità del giornale, e cioè il direttore. Ma a spingere i giornalisti del Sole a non fare uscire il loro giornale è stato un altro aspetto della vicenda: il dubbio cioè che si stia invalendo presso l'azienda l'idea dell'intercambiabilità tra giornalisti e manager, tanto più forte dato il delicato ruolo che il collega prestato all'azienda per parecchi anni aveva ricoperto. A noi, piccoli osservatori esterni, lettori sempre attenti del quotidiano restano poche note. Da alcune settimane, il Sole è quotato in borsa. Più che mai, dunque, a guidarne in ogni senso il cammino dovrebbero essere i criteri che, sul manuale del libero mercato, sono dati a dettaglio della vita di tutte le società, e in particolare di quelle che, stando in borsa, sollecitano il pubblico risparmio a farsi investimento. E quindi, i criteri di meritocrazia, di vantaggiosità economica, di competenza, eccetera eccetera. Non è nostra intenzione, naturalmente, sindacare sulle proposte dell'azienda in termini di assunzioni, ma non ci sentiamo di dare torto ai colleghi del Sole che, apparentemente proprio avendo a cuore questi criteri, hanno deciso di incrociare le braccia. E forse a via Monte Rosa non farebbe male dare più ascolto, a tutti i livelli, alle ragioni di questa protesta. Peraltro, proprio nella giornata di ieri, fresca di annuncio di tre giorni di sciopero, che costeranno diversi milioni di euro, ci saremmo aspettati un brutto venerdì di borsa, per il titolo. E invece la mattinata è stata addirittura euforica. Poteri - e misteri - del mercato. 22/12/2007.


DRAGOTTO (FI): SANITA', BUROCRAZIA 'IPERTROFICA' NON FORNISCE RISPOSTE AI BISOGNI REALI (sezione: Burocrazia)

( da "Sestopotere.com" del 22-12-2007)

 

(16:34) (21/12/2007 14:08) | DRAGOTTO (FI): SANITA', BUROCRAZIA 'IPERTROFICA' NON FORNISCE RISPOSTE AI BISOGNI REALI (Sesto Potere) - Bologna - 21 dicembre 2007 - Giorgio Dragotto, capogruppo di forza italia, ha presentato un'interrogazione alla Giunta regionale in cui, riportando a titolo di esempio le difficoltà di tipo burocratico e assistenziale incontrate da una famiglia di un minorenne temporaneamente costretto ad una immobilità totale, a seguito di un grave incidente stradale, punta il dito contro una "disorganizzazione sanitaria altamente limitante e onerosa". Il consigliere riferisce in particolare i problemi legati alla lunghezza dell'iter necessario al rilascio del certificato di inabilità per ottenere il contrassegno da esibire nei parcheggi riservati ai diversamente abili. Due mesi tra la prenotazione (18 dicembre 2007) e l'appuntamento per la visita con il medico legale (14 febbraio 2008), mentre intanto i familiari del ragazzo, che nel frattempo intende ricominciare la scuola e deve anche recarsi frequentemente a visite e controlli in presidi medici bolognesi, in assenza del permesso, devono ricorrere ad auto private con autista. "Per poter accedere a qualsiasi servizio ? fa poi presente Dragotto ? è richiesta la cartella clinica" che però l'ospedale rilascia solo 30 giorni dopo le dimissioni. Per quanto riguarda l'assistenza domiciliare per la somministrazione di farmaci endovenosi, l'esponente di forza italia rileva infine che il sevizio, garantito al ragazzo nelle mattine dei giorni feriali da personale infermieristico dell'Ausl di Bologna, distretto di Casalecchio, non è erogato in quelli festivi e così si rende necessario il ricorso ad un infermiere privato a pagamento oppure al pronto soccorso, dove i casi catalogati "codice bianco", sono destinati a lunghe attese e al pagamento del ticket. Il consigliere chiede quindi alla Giunta Regionale se non ritenga che "costringere i malati a relazionarsi con una burocrazia ipertrofica, che non riesce a dare risposte reali alle loro esigenze e a garantire neppure alcuni servizi di base", sia una negazione dei diritti dei malati e un ostacolo, soprattutto per i giovani, ad una vita di relazione adeguata che consenta loro una rapida reintegrazione nella normalità.


ARTICOLI DEL 20 DICEMBRE 2007

"Siamo vittime della burocrazia" ( da "Corriere Adriatico" del 20-12-2007)

<Troppa burocrazia> Gianni abbassa la serranda del bar ( da "Gazzetta di Parma, La" del 20-12-2007)

Per innovare occorre prima conoscere - ivano russo ( da "Repubblica, La" del 20-12-2007)

Per innovare - ivano russo ( da "Repubblica, La" del 20-12-2007)

Seguo con grande e crescente preoccupazione la polemica politica che investe la sanità savonese ( da "Stampa, La" del 20-12-2007)

<Aiuti ai giovani imprenditori? Male utilizzati> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 20-12-2007)

<Mal di scuola>, Imarisio racconta l'Italia ( da "Corriere Alto Adige" del 20-12-2007)

Italia superata dalla Spagna ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 20-12-2007)

"Attenti, ovunque torna la corruzione" ( da "Stampa, La" del 20-12-2007)

In Italia c'è troppa burocrazia e lì può nascere l'illecito ( da "Stampa, La" del 20-12-2007)

GIOVANI E MERITEVOLI, ECCO I PRESTITI D'ONORE ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 20-12-2007)

Veltroni: <Riemerge la corruzione ovunque> ( da "Corriere.it" del 20-12-2007)


Articoli

"Siamo vittime della burocrazia" (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere Adriatico" del 20-12-2007)

 

A partire dall'8 gennaio sarà aperto presso l'Informagiovani sotto i portici comunaliun servizio per dare assistenza a tuttii lavoratori extracomunitari Immigrati e lavoro: ne parla Angela Carcun dell'associazione dei moldavi "Siamo vittime della burocrazia" Pergola Angela Carcun, presidente dell'associazione dei Moldavi nelle Marche "Victoria" con sede a Pergola, comunica che a partire dall'8 gennaio sarà aperto presso l'Informagiovani, sotto i portici comunali, un servizio per dare assistenza a tutti i lavoratori extracomunitari alle prese con rinnovi di permessi di soggiorno, ricongiungimenti e avvio al lavoro. Prevista anche la possibilità di organizzare dei corsi per la conoscenza dell'italiano. Angela Carcun rinnova inoltre l'appello per un miglioramento dei rapporti tra i cittadini e le istituzioni. "I problemi degli extracomunitari dichiara non devono essere considerati secondari, ma vanno risolti con priorità. Riguardano l'integrazione dei soggetti che lavorano con passione e onestà e che danno un contributo fondamentale alla crescita dell'Italia. Basta pensare all'apporto che il lavoro extracomunitario da nell'agricoltura, nell'edilizia e soprattutto nel sociale con l'impegno per l'assistenza alle persone anziane e ai soggetti non autosufficienti. Questi lavoratori e queste lavoratrici vivono l'esperienza in Italia con molta difficoltà, essendo, in via continuativa, alle prese con lungaggini burocratiche e normative che rendono problematica la permanenza. Siamo tutti d'accordo che chi viene in Italia per delinquere va immediatamente espulso, ma chi viene per lavorare onestamente deve essere maggiormente tutelato". La presidente dell'associazione ha poi raccontato un fatto che l'ha riguardata personalmente e che per una questione burocratica le ha impedito di continuare il lavoro che aveva trovato da pochi giorni, nonostante fosse tutto in regola. "Sono in possesso di un attestato di operatrice sociosanitaria regolarmente riconosciuto, sono stata assunta da una casa di riposo e ho presentato la documentazione per l'assunzione. Dopo due giorni di lavoro mi ha chiamato la responsabile del servizio e mi ha comunicato che non potevo continuare a lavorare perché il permesso di soggiorno era scaduto. Ho sostenuto che le ricevute postali davano validità al mio permesso, ma lei ha detto che non davano la certezza che il permesso poteva essere rinnovato e che rischiavano di assumere una clandestina. Ho contattato la questura che è intervenuta immediatamente, ha spiegato come stavano le cose e ha inviato via fax alla casa di riposo la normativa che regola la materia, ma non è servito a niente e sono stata lo stesso licenziata. Avevo già parlato in un precedente intervento delle lungaggini e delle documentazioni chilometriche per ricevere o rinnovare il permesso di soggiorno e del fatto che essere in possesso delle ricevute postali non garantiva il lavoratore perché le normative in vigore non sono conosciute da tutti e quello che mi è successo personalmente conferma quanto è difficile vivere e lavorare in un Paese così complicato". GIUSEPPE MILITO,.


<Troppa burocrazia> Gianni abbassa la serranda del bar (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta di Parma, La" del 20-12-2007)

 

"Troppa burocrazia" Gianni abbassa la serranda del bar "Chiudo l'attività per lo stress. Fra tasse e scadenze non si va più avanti" Il caso: Titolare con la moglie Silvia di un locale in viale Mentana "Troppa burocrazia" Gianni abbassa la serranda del bar La denuncia "Chiudo l'attività per lo stress. Fra tasse e scadenze non si va più avanti" Ursula Boschi L a burocrazia in Italia? Può togliere l'entusia smo di avere un'attività commerciale. Spettri di carta si presentano puntuali al termine delle ore di lavoro proponendo rebus da compilare entro determinate scadenze e con la responsabilità che un frainteso possa procurare multe gravose. "Gli incassi non sono proporzionali alle ore di attività e allo stress emotivo di dover pensare a tutto", così Gianni Russo e la moglie Silvia Montecchio il 22 dicembre chiuderanno il bar Esperia di viale Mentana e andranno a passare il Natale in montagna, respirando aria nuova e non pensando per un po' di tempo al fitto calendario burocratico. continua... Per leggere il testo completo dell'articolo, registrati al nuovo "sfogliatore" online.


Per innovare occorre prima conoscere - ivano russo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 20-12-2007)

 

Pagina I - Napoli LE IDEE Per innovare occorre prima conoscere IVANO RUSSO Credo che non vi sia alcuna modalità migliore, in tema di politiche innovative, che ripartire dai contenuti mettendo al centro "il fare" e il "come". Prima Dario Scalella, poi Umberto De Gregorio, infine il presidente Bassolino hanno alimentato una proficua arena di confronto, dalle colonne di questo giornale, proprio sul tema dell'innovazione amministrativa, politica, di sistema. Ma innovazione fa rima, anche se non in tutti i casi dal punto di vista sintattico, con meritocrazia, trasparenza, formazione, partecipazione. SEGUE A PAGINA XIV.


Per innovare - ivano russo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 20-12-2007)

 

Pagina XIV - Napoli Per innovare IVANO RUSSO (segue dalla prima di cronaca) Ecco che allora una reale svolta innovativa nella vita pubblica e nelle dinamiche economiche, produttive e sociali della nostra regione, non può prescindere dall'assunzione di alcune buone pratiche quali punto di riferimento della quotidiana azione di governo. Si potrebbe iniziare col prevedere, una volta l'anno, la presentazione all'opinione pubblica di un vero e proprio Rapporto regionale sullo stato di attuazione della spesa dei fondi strutturali Ue, sulle ricadute di questi in termini di pil e occupazione, sulla loro congruenza rispetto agli obiettivi fissati dalla Nuova Agenda di Lisbona e dentro il rinnovato quadro normativo che regolamenterà l'erogazione delle risorse, e delle premialità, per il periodo 2007-2013. Occorrerebbe far ciò servendosi, magari in regime di convenzione, di strutture istituzionali terze che sappiano valutare il monitoraggio dei flussi finanziari, e che siano in grado di analizzare l'impatto degli investimenti pubblici: grandi università nazionali, centri di ricerca economici, l'Istat, o i centri studi della Banca d'Italia o di altre prestigiose e autorevoli istituzioni culturali e scientifiche. Penso a un lavoro quotidiano, di approfondimento e proposta, che stimolato dalla Regione possa coinvolgere le forze sociali, le rappresentanze delle realtà produttive e imprenditoriali, il sistema delle autonomie locali, le università campane, gli ordini professionali, il variegato mondo delle competenze e dei saperi, a trecentosessanta gradi. Nulla di pletorico, ovviamente, né di assembleare. Semplicemente si tratterebbe di offrire la possibilità alle tante risorse presenti nella nostra realtà di partecipare a un grande processo di confronto pubblico, limpido, strutturato con la consapevolezza che, per una volta, anche il soggetto politico decisore destinatario delle osservazioni sarà sottoposto a una verifica ? non meramente contabile o di correttezza normativa formale ? bensì di qualità e capacità di gestione strategica. Non so se tutti gli sperperi descritti da Antonello Caporale nell'indagine apparsa su "Repubblica" lo scorso 20 novembre, e intitolata ironicamente "Dov'è finito l'oro di Napoli?" in relazione alla spesa dei fondi europei 2000-2006, rispondano rigidamente al vero. Ma non so neanche quanto ha inciso sul pil regionale la realizzazione della metropolitana, quante commesse di studi e ricerche abbiano attratto negli ultimi due anni i Centri di Competenza, quale sia la mole di investimenti privati che siano stati innescati dall'utilizzo dei fondi europei, quale sia il rapporto tra risorse destinate all'internazionalizzazione delle imprese campane e la crescita dell'export di queste o, infine, se i fondi destinati alla formazione, in particolare quelli per il personale amministrativo, abbiano effettivamente consentito all'efficacia e all'efficienza degli enti locali di compiere un salto di qualità riducendo, progressivamente, i soldi pubblici spesi per l'assistenza tecnica esterna o le consulenze, per di più non sempre facendo leva su criteri di meritocrazia e affidabilità. Su questo ultimo aspetto, in particolare, la verifica risulterebbe piuttosto semplice. Le due grandi linee guida nazionali su cui si sono concentrati gli sforzi, negli ultimi cinque anni, in tema di capacity e istitutional building per il personale amministrativo sono state: internazionalizzazione e informatizzazione. Bene, quante amministrazioni sono riuscite a costituire al proprio interno sportelli o uffici per l'europrogettazione? Quante risorse a "Sportello Bruxelles" sono state così intercettate? Che tipo di lavoro amministrativo "di accompagnamento" si è fatto in vista della realizzazione di Euromed 2010? Quanti dirigenti hanno partecipato a stage all'estero presso la Commissione Ue o altra grande istituzione sovrannazionale? E ancora, in quanti uffici pubblici è in uso il protocollo elettronico? Quante caselle di posta elettronica certificata sono in uso al personale amministrativo? Di quanto si è ridotta, quindi, la richiesta di documentazione cartacea? Di quanto si sono velocizzati i tempi per l'espletamento dei procedimenti più comuni? Sapere ciò ci darebbe la possibilità di capire, eventualmente, se e dove si è sbagliato negli anni passati, per meglio orientare l'utilizzo delle nuove risorse: circa 20 miliardi di euro, per i prossimi sette anni, tra fondi strutturali, fondi aree sottoutilizzate e cofinanziamento nazionale. Se si decidesse di promuovere e sostenere seriamente un lavoro di indagine del genere, almeno sui 4,5 settori strategici di investimento del nuovo Por regionale, avremmo realizzato la scelta più innovativa che si potesse anche solo immaginare.


Seguo con grande e crescente preoccupazione la polemica politica che investe la sanità savonese (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 20-12-2007)

 

E in particolare il nostro Ospedale. E' in corso un'operazione politica evidente: utilizzare un principio giusto - la meritocrazia professionale - come un grimaldello per indebolire e delegittimare una classe dirigente medica e un'azienda sanitaria. Come ha giustamente scritto il prof. Menardo, "è necessario che i medici ai quali sono affidate responsabilità importanti come la direzione dei reparti ospedalieri siano selezionati da altri medici competenti mediante concorsi severi e selettivi che facciano emergere i migliori". Se questo non avviene, la responsabilità non è dei medici, ma della politica, che definisce le regole e le applica. I medici, come tutti gli operatori del sistema pubblico, sono costretti a misurarsi con le regole, scritte e non scritte, che la politica impone loro. Sia la politica, quindi, ad alzare la testa e ad avere il coraggio di fare autocritica, il coraggio di ridare a tutto il sistema pubblico, non solo alla sanità, l'orgoglio di avere come missione unica e altissima quella dell'interesse generale. E vile invece additare all'opinione pubblica questo o quel medico, per farne tema di lotta di partito e non certo di lotta per l'interesse generale. Si dice che la politica non deve interferire nelle scelte dei professionisti, e nel dirlo si prendono di mira singoli medici, colpevoli di una militanza politica. Si tratta di medici che, loro come tutti i loro colleghi, devono poter operare ogni giorno serenamente, senza preoccupazioni diverse da quelle che riguardano la salute dei loro pazienti. E' un metodo pericolosissimo, quello della delegittimazione personale, che, se accettato, può riguardare a turno tutti. L'ospedale di Savona è l'ospedale della città capoluogo di questa provincia, terza città della Liguria per abitanti, e riveste un ruolo centrale per la salute dei cittadini. In questi anni in ospedale sono cresciute numerose specializzazioni, sulle quali investire. Il merito di quanto avviene nella sanità savonese, in ospedale come nei servizi territoriali, altrettanto importanti, è dei medici, dei paramedici, di tutto il personale che ogni giorno si prodiga. Io e l'Amministrazione comunale esprimiamo il nostro sostegno a tutti i loro, e vigiliamo affinché sia loro garantito di poter operare con tranquillità. * Sindaco di Savona.


<Aiuti ai giovani imprenditori? Male utilizzati> (sezione: Burocrazia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 20-12-2007)

 

Economia Pagina 211 agricoltura "Aiuti ai giovani imprenditori? Male utilizzati" Agricoltura --> Bandi in ritardo e fondi male utilizzati. Il convegno su "L'energia pulita delle giovani imprese", svoltosi nei giorni scorsi a Oristano nella sala convegni del Mistal 2, promosso dalla Coldiretti regionale era dedicato proprio alle nuove leve. Durante l'incontro è stata infatti evidenziata la necessità di un ricambio generazionale, da incentivare magari attraverso i fondi Por 2000-06 e 2007-2013, e il Pacchetto Giovani che partirà nel 2008. Tanto più che le nuove imprese devono puntare su innovazione e competitività, ha spiegato Arianna Giuliodori, segretario nazionale Giovani imprenditori di Coldiretti, che ha denunciato le lentezze della burocrazia regionale che solo di recente ha pubblicato nella Gazzetta ufficiale i bandi per i contributi di inserimento già noti da tre mesi. SPRECHI Su questo tema è intervenuto anche Gianni Ibba, direttore generale dell'Argea Sardegna, che si è è detto "insoddisfatto dei risultati del Por 2000-2006, laddove il contributo di primo insediamento è andato talvolta a giovani imprenditori che vivono nella penisola". Nella circostanza il funzionario ha anche annunciato l'approvazione della Carta dei servizi, strumento che garantirà risposte alle istanze degli imprenditori entro il termine di 60 giorni. E poi il Pacchetto giovani, che Ibba ha giudicato "utile per il ricambio generazionale del settore", che le statistiche impietosamente danno in progressivo invecchiamento. "I pacchetti giovani nascono nell'ambito della Comunità europea", ha spiegato Giacomo Ballari, presidente della Ceja-Consiglio europeo giovani agricoltori ed espressione della Coldiretti, "uno strumento innovativo che punta alla selettività dei progetti". GIANFRANCO ATZORI.


<Mal di scuola>, Imarisio racconta l'Italia (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere Alto Adige" del 20-12-2007)

 

Corriere dell'Alto Adige - TRENTO - sezione: TRENTOEPROV - data: 2007-12-20 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE L'appuntamento L'inviato del Corriere della Sera oggi a Trento per presentare il suo libro "Mal di scuola", Imarisio racconta l'Italia TRENTO - Dodici storie a geografia variabile (da Trento a Torino passando per Napoli e Reggio Calabria), dodici capitoli di ordinaria speranza e disperazione, dodici analisi sullo stato dell'arte nelle scuole italiane, ma un unico obiettivo: raccontare l'Italia contemporanea e la sua evoluzione-involuzione. Si potrebbe riassumere così il "viaggio" di Marco Imarisio, inviato del Corriere della Sera, nelle pieghe più nascoste della scuola italiana, eretta a paradigma di un cortocircuito più ampio che investe l'intera società italiana. Nelle 191 pagine di "Mal di scuola" (Bur editore, 9,80 euro) l'autore parte da una constatazione ("La rottura dell'alleanza tra professori e genitori, esemplificata dal fatto che il 65% delle famiglie ricorre al Tar contro le bocciature dei figli") per risalire la china della crisi di autorità dei docenti e dunque del graduale sfaldamento del ruolo formativo e educativo dell'istituzione scolastica. Con tutto quello che ne deriva per i cittadini del domani. Oggi Imarisio presenterà il libro a Trento, al Circolo culturale Rosmini (ore 17), insieme al critico letterario Giuseppe Colangelo. Il volume sfiora solo in superficie il tema delle riforme che si sono susseguite in questi anni, racconta l'autore, "perchè il problema della scuola non è tecnico, ma morale e sociale. Ho scelto l'ambito educativo per raffigurare l'Italia nella convinzione che questo racchiuda in sé tutte le possibilità e i limiti della nostra società. Ci sono delle potenzialità che non si riescono a sviluppare, si parla di meritocrazia ma non si fa nulla per imboccare questa direzione, si vorrebbe intervenire nelle scuole a rischio ma invece di fare come la Francia che triplica gli stipendi a chi accetta di insegnare nelle banlieue noi mandiamo i precari ". L'amara conclusione è che "se la scuola produce pessimi alunni, avremo di conseguenza pessimi cittadini. La maleducazione diffusa, il bullismo anticipano solo ciò che saremo". Nella raccolta di testimonianze e storie di docenti figura anche quella di Giovanna Giugni, prof trentina e militante del-l'Italia dei valori. Un altro spaccato di ciò che non va perchè, da un certo punto di vista, "assistiamo ad una crescente omologazione. Certo, Trento non è come la periferia di Napoli ma spesso i problemi sono analoghi ". Si. Ca. La copertina del libro.


Italia superata dalla Spagna (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 20-12-2007)

 

ECONOMIA 20-12-2007 PIL MARINI VA CONTROCORRENTE: STIAMO CRESCENDO CON LE PMI Italia superata dalla Spagna ROMA Salvatore Napolitano II Franco Marini ha una visione ottimistica della situazione italiana: "Non sono convinto di un destino di declino del nostro Paese. Penso che l'Italia possa farcela". Marini ha portato dati a supporto del suo ragionamento, citando l'accresciuta competitività delle medie imprese "capaci di trasformarsi e presentarsi in modo aggressivo sul mercato globale, aumentando le esportazioni del 12-13%". Un segno, secondo il presidente del Senato "di vitalità straordinaria". Certo, il tema delle carenze del nostro sistema economico è di stretta attualità dopo i dati estremamente negativi diffusi all'inizio della settimana da Eurostat: nella classifica della ricchezza prodotta per abitante, misurata sul potere d'acquisto dei cittadini, l'Italia è stata superata dalla Spagna. Germania e Francia sono naturalmente avanti, c'è una distanza siderale rispetto a Lussemburgo e Irlanda - che hanno registrato rispettivamente un dato più che doppio e superiore del 50% rispetto alla media europea, mentre il risultato italiano è appena poco sopra la media europea - ma il distacco è evidente anche rispetto a Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Belgio. E si prevede che entro il 2012 anche la Grecia ci passi davanti. Pesa come un macigno il debito pubblico accumulato nell'allegra gestione dei conti pubblici degli anni '80. Ma il Belgio era in una situazione pressoché identica alla nostra solo 5 anni fa ed è riuscito a ottenere risultati significativi. Un altro freno riconosciuto ormai da tutti è quello della burocrazia. Per Gianni Letta "la lentezza della pubblica amministrazione ci rende poco competitivi e bisogna dare una sveglia alla nostra burocrazia ". Sorpasso Zapatero e Prodi.


"Attenti, ovunque torna la corruzione" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 20-12-2007)

 

Polemica L'allarme lanciato da Veltroni FRANCESCO GRIGNETTI "Attenti, ovunque torna la corruzione" ROMA L'ultimo caso è grottesco, ma non per questo meno grave: tre ausiliari del traffico di Roma pizzicati ad un tavolino di bar mentre compilavano multe a carico di incolpevoli automobilisti. Perché lo facevano? Perché sono pagati a provvigione. Oppure una notizia di qualche giorno fa: un vigile urbano di Anzio è stato arrestato perché aveva denunciato un ignaro extracomunitario per abusi edilizi che in realtà erano stati commessi da un altro cittadino straniero. Ma su sua indicazione. A leggere le cronache, i casi di mazzette e di malcostume si moltiplicano. E Walter Veltroni scuote la testa: "Vedo riemergere ovunque fenomeni di corruzione". Già, chi si rivede: la corruzione. Il segretario del Pd ne fa una questione di riforme mancate. Di elefantiasi burocratica. Di slancio che s'è perso. "In Italia - è il suo ragionamento - c'è il demone del non fare. Si preferisce stare tranquilli e non fare guardando con sospetto chi, invece, fa. Bisogna prendere a cannonate l'abitudine di questo Paese di rimandare tutto alla burocrazia, che è un elefante seduto sulla velocità del Paese". Ma appunto l'eccesso di burocrazia è il tarlo che porta alla corruzione. "Se bisogna passare per stanze e uffici per ottenere un'autorizzazione, ci si può imbattere nel mascalzone". E non è solo questione di cattiva amministrazione. E' anche la deriva di una politica avvelenata. "Io stesso - dice ancora il sindaco di Roma - ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire fare i conti con uffici, di cui spesso nessuno si ricorda, ma che sono sempre pronti a fermare un iter amministrativo quando questo è innescato da qualcuno che è portatore di un diverso colore politico". Del resto lo stesso ministro Di Pietro, parlando l'altra sera a Ballarò, ha rilanciato una vecchia polemica, ricordando come dopo la sua firma per molte opere pubbliche ne occorrano altre decine. Col risultato che come minimo i tempi si allungano a dismisura. Il risultato? "Di fronte alla velocità della società - ha spiegato ancora Veltroni - la lentezza di una decisione politica crea una divaricazione e se si divaricano la democrazia e il potere di decisione non è scontato che gran parte dell'opinione pubblica scelga la prima rispetto alla seconda". Parole sante, gli ha fatto subito eco Achille Serra, il prefetto che il governo ha messo a capo del Commissariato Anticorruzione. "Questo Paese è ammalato di corruzione", dice a chiunque lo interpelli. Alcuni giorni fa, Serra ha presentato proprio a Veltroni la prima "mappa" ufficiale della corruzione in Italia, dove è dimostrato che aumentano del 65% i reati di corruzione in atti giudiziari, del 200% le truffe per ottenere sovvenzioni pubbliche, mentre diminuiscono del 30% le denunce contro pubblici ufficiali per concussione (e non è detto che sia il segno di una rinnovata moralità degli uffici, quanto di sfiducia dei cittadini). "E' crisi da assuefazione", dice Serra. Quanto al prefetto, l'hanno sistemato lì da qualche mese, ma già pensano a come sbaraccargli l'ufficio. E così lui protesta. "La corruzione - dice - va contrastata soprattutto in termini di prevenzione. Mi riesce ancora più difficile comprendere la logica di chi vorrebbe demolire l'unico ufficio esistente per contrastare questo grave fenomeno". Cioè il suo.


In Italia c'è troppa burocrazia e lì può nascere l'illecito (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 20-12-2007)

 

IL SINDACO LE CIFRE "In Italia c'è troppa burocrazia e lì può nascere l'illecito" In forte aumento le truffe per ottenere sovvenzioni pubbliche.


GIOVANI E MERITEVOLI, ECCO I PRESTITI D'ONORE (sezione: Burocrazia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 20-12-2007)

 

Giovani e meritevoli, ecco i prestiti d'onore MYRTA MERLINO Diamogli credito. A chi? Ai giovani tra i 18 e i 35 anni. Ma chi, i bamboccioni? No, i meritevoli che hanno voglia di fare e di scommettere sul futuro ma che non hanno i mezzi sufficienti per farlo. È un'altra Italia quella andata in scena ieri pomeriggio all'Abi davanti al presidente del Consiglio e ai più autorevoli banchieri nostrani per presentare la convenzione per il credito ai giovani fortemente voluta da Giovanna Melandri, ministro per le Politiche giovanili. "È un'Italia che scommette sulla crescita, sull'autonomia e sul futuro - spiega la Melandri - Stiamo aprendo per i giovani piste nuove e inesplorate. Soprattutto ci allineiamo a molti Paesi, europei e non, che da tempo hanno studiato misure per dare opportunità a chi non può esibire garanzie". È questo il cuore della convenzione tra governo e Abi per garantire alle giovani generazioni accesso al credito: consentire ai ragazzi di entrare in banca senza mamma e papà e senza il mattone da mettere a garanzia di un prestito. Fino a 6mila euro versati sul conto corrente di un giovane tra i 18 e i 35 anni a patto che lo meriti ma senza alcuna garanzia se non la sua voglia di fare e la sua capacità. "È un fatto molto innovativo, concedere agli studenti un prestito senza portare lo scontrino della busta paga e senza garanzia - chiosa Romano Prodi - È un prestito che non è rivolto al passato ma al futuro. Con questo accordo veniamo concretamente incontro alle esigenze dei giovani". Non solo, il premier sottolinea anche che si tratta di un'intesa positiva "perché questo genere di misure cambia la mentalità dei ragazzi. Se molte migliaia di giovani accederanno a questo prestito, vuol dire che questi ragazzi stanno facendo un progetto per il futuro e che dunque pensano a un orizzonte più prolungato. Insomma - conclude Prodi - lo vedo come un grande incentivo a una modifica del tipo di atteggiamento che si ha nei confronti della vita e della professione". Ma quali sono i requisiti minimi per chiedere il prestito? Giovane età e titoli di merito, parametri di rendimento scolastico. "Il governo ha scelto di dare credito ai giovani italiani - spiega la Melandri - ma a patto che questi ragazzi lo meritino. Quelli che si iscrivono al primo anno di università, per esempio, devono avere ottenuto il diploma di maturità con una votazione pari almeno all'80% di quella massima; quelli che puntano ad un corso post-laurea o ad un master, invece, devono essere usciti dalla loro facoltà con un punteggio pari almeno al 90% di quello massimo. Insomma, uno strumento studiato per chi ha talento ma non ha possibilità economiche". Un primo passo sulla strada stretta e difficile della meritocrazia, dunque. Ma cosa potrà essere finanziato da questa misura per la quale il governo ha stanziato 33 milioni di euro in tre anni con altrettanti denari messi a disposizione dagli istituti di credito? Il tetto più alto, 6mila euro, è destinato a chi vuole investirli per la partecipazione al programma di formazione europeo Erasmus o ad un corso post-laurea. A chi intende pagare un deposito per un contratto d'affitto, invece, verranno garantiti 3mila euro. Ancora, 2mila euro andranno a chi indicherà come destinazione finale il pagamento di tasse universitarie e mille euro a chi li utilizzerà per comprare un personal computer o i costi della connessione, misura finanziata con uno specifico stanziamento dal ministro per l'Innovazione Nicolais. Basteranno queste agevolazioni a dire addio per sempre ai nostri bamboccioni? Staremo a vedere.


Veltroni: <Riemerge la corruzione ovunque> (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 20-12-2007)

 

Il segretario del Partito democratico: "In Italia c'è il demone del non fare" Veltroni: "Riemerge la corruzione ovunque" "Si preferisce stare tranquilli guardando con sospetto chi invece fa. Burocrazia elefantiaca" ROMA - "In Italia c'è il demone del non fare, si preferisce stare tranquilli e non fare guardando con sospetto chi, invece, fa". Lo ha detto Walter Veltroni nel corso della presentazione del corridoio militare del complesso ospedaliero San Giovanni di Roma. "Bisogna prendere a cannonate l'abitudine di questo Paese di rimandare tutto alla burocrazia, che è un elefante seduto sulla velocità del Paese", ha aggiunto il segretario del Partito democratico. "Se bisogna passare per stanze e uffici per ottenere un'autorizzazione, ci si può imbattere nel mascalzone: vedo riemergere ovunque fenomeni di corruzione". REGOLE CONDIVISE - Secondo Veltroni "l'ossessione del tempo degli amministratori" spesso raggiunga risultati sorprendenti. "Le regole che vengono scritte devono essere condivise da tutti, ma quando ci si occupa dell'amministrazione e del bene dei cittadini bisogna saper prescindere dal colore politico. Io stesso ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire fare i conti con uffici, di cui spesso nessuno si ricorda, ma che sono sempre pronti a fermare un iter amministrativo quando questo è innescato da qualcuno che è portatore di un diverso colore politico". stampa |.

 

 


ARTICOLI DEL 19 DICEMBRE 2007

 

Zumiani: I primari? Meglio se trentini ( da "Trentino" del 19-12-2007)

Io sto con Fioroni, il nostro Don Chisciotte ( da "Trentino" del 19-12-2007)

Le suite, le villette, le regole del ppr e le attese di barrack ( da "Nuova Sardegna, La" del 19-12-2007)

Opposizione schiacciata dalla maggioranza ( da "Gazzetta del Sud" del 19-12-2007)

<Troppa burocrazia> Gianni abbassa la serranda del bar ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 19-12-2007)

Cemit vince la commessa in Brasile ma ora incappa nella burocrazia italiana ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 19-12-2007)

Nel Mezzogiorno l'ostacolo storico resta la burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 19-12-2007)

La sanità si mette sotto tutela ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 19-12-2007)

GLI ULTIMI dieci anni di amministrazione non sono stati soltanto una roboante se ( da "Nazione, La (Viareggio)" del 19-12-2007)

Quanti sprechi esistono nella scuola e anche fuori ( da "Giornale.it, Il" del 19-12-2007)

E la 'business key' abbatte i tempi della burocrazia Con la firma digitale 70mila pratiche viaggiano già in rete ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 19-12-2007)

Pagati a peso d'oro! ( da "Voce d'Italia, La" del 19-12-2007)

Farse grottesche in Consiglio regionale - 2 ( da "Blogosfere" del 19-12-2007)

RISCHIA DI BLOCCARSI DAVANTI ALLE PORTE SERRATE DELLA BUROCRAZIA L'AMBIZIOSO PROGETTO DI REINDUSTRIA ( da "Mattino, Il (Caserta)" del 19-12-2007)

Disponibile subito una sola area pubblica per sedici iniziative la cisl: l'asi requisisca ( da "Mattino, Il (Caserta)" del 19-12-2007)

SUMMA (FP CGIL): "IN FINANZIARIA REGIONALE FONDI SEGRETERIE" ( da "Basilicanet.it" del 19-12-2007)

Veltroni: c'e' demone del non fare ( da "Virgilio Notizie" del 19-12-2007)

Piacquadio: <A Varese servono più eccellenza, meritocrazia e novità> ( da "Provincia di Sondrio, La" del 19-12-2007)


Articoli

Zumiani: I primari? Meglio se trentini (sezione: Burocrazia)

( da "Trentino" del 19-12-2007)

 

Di Gianpaolo Tessari Zumiani: "I primari? Meglio se trentini" Dopo le accuse di Andreolli parla il presidente dell'Ordine dei medici Ma Bezzi, Patt, incalza l'assessore: "Noi non raccomandiamo mai" TRENTO. Premette che "più distante la politica se ne sta dalle nomine dei primari meglio è". Ma Giuseppe Zumiani, presidente dell'Ordine dei medici e primario a sua volta, nell'intervenire sul dibattito che contrappone l'assessore ed il Patt, dice: "Deve prevalere la competenza ma alla fine a parità di meriti deve essere tenuta in considerazione una candidatura locale, che vada nel segno della continuità". Bezzi incalza Andreolli: "Mai lottizzato nulla". Riassunto: nel pirotecnico finale di legislatura la sanità è nel mirino dei partiti. Dopo un tira e molla di svariati giorni ieri l'assessore Remo Andreolli aveva assestato un uppercut al Patt: "Basta critiche da quel pulpito. Gli autonomisti sono i primi a voler lottizzare le nomine dei primari". Secca la replica del leader del Patt Giacomo Bezzi: "Mai fatto una telefonata a Dellai per una nomina in dieci anni. Andreolli porti le prove delle sue accuse o il partito lo trascinerà in tribunale. La lottizzazione, semmai è sempre stata una specialità dei comunisti". Ma partita in ambito politico la questione delle nomine non poteva non passare sotto silenzio in ambiente medico, gli interessati. Due primari molto noti come Zumiani ed Eccher la pensano allo stesso modo. Anzi, no, fanno una distinzione destinata a fare discutere. Partiamo dal dermatologo: "Nella questione delle nomine la politica deve stare distante. Serve trasparenza, mi pare che sino ad oggi ci sia stata, ce ne dovrà essere sempre di più. Se nel passato sono emersi dei dubbi, si dovranno trovare degli strumenti per fare sì che queste situazioni non si ripetano. La nomina dei primari deve spettare al direttore generale, ma la sua scelta dovrebbe essere ancora più trasparente se si avvalesse di un comitato scientifico che ora non c'è, non è previsto per legge". Ma poi Zumiani introduce, con la meritocrazia, il fatto di essere trentini o di lavorare qui da anni: "Se ne tenga conto. Un modo per incentivare ancora più l'impegno e per garantire una soluzione di continuità". Ma su questo il chirurgo Claudio Eccher ha una visione opposta: "Guardi, la mia posizione sulle nomine dei primari è chiara: le promozioni in casa debbono essere delle eccezioni, non la regola. Del resto su questo sia la Chiesa che l'esercito hanno dei punti fermi: per fare carriera si viene spostati, ovvero ricambio e movimento. I candidati ideali debbono venire da fuori e mostrare interesse per la nuova destinazione. Un po' quanto sta avvenendo a Rovereto dove per il posto di primario chirurgo ci sono in lizza 11 medici. Un'altra cosa è il concorso dove c'è in lizza un solo pretendente, o al massimo sono due. La valutazione deve essere completa, questo sì: deve essere considerata anche la produzione di testi scientifici di un aspirante primario non solo i titoli. Vi sono casi di professionisti che nella loro carriera hanno scritto solo un contributo o due. La morale. Guardi - nota Eccher - siamo già in campagna elettorale è tutti si sentono in dovere di esprimere il proprio parere sulla sanità. Non sempre a proposito, anzi". Torniamo alla politica, con un altro autonomista ma che sta all'opposizione, Carlo Andreotti: "Mentre Trento incassa riconoscimenti unanimi e celebra il primo posto in Italia quanto a vivibilità, la sua sanità arranca nelle ultime posizioni della classifica. Tutto questo avviene mentre l'assessore Andreolli è tutto intento a polemizzare con gli autonomisti accusandoli di voler introdurre criteri clientelari. Il piano sanitario, che avrebbe dovuto presentare all'inizio della legislatura, è arrivato soltanto nei giorni scorsi, fuori tempo massimo, quando non c'è più il tempo materiale per approvarlo. Non si tratta forse di clientelismo nominare proprio consulente un primario roveretano, che continua peraltro a svolgere regolarmente la sua funzione? Quando lo fa il consulente? Ed è proprio certo l'assessore che le decisioni del direttore generale dell'azienda non siano influenzate dalla politica e da chi la politica sanitaria la "consiglia"? Stiamo vivendo una situazione che non esiste in nessuna parte d'Italia" chiude Andreotti.


Io sto con Fioroni, il nostro Don Chisciotte (sezione: Burocrazia)

( da "Trentino" del 19-12-2007)

 

Leggo con molta amarezza le notizie legate all'intenzione della Provincia Autonoma di Trento di non recepire la normativa nazionale sugli esami di riparazione a settembre. Che si voglia chiamarli tali o con altri termini politicamente corretti al momento non mi interessa. Ci sarebbe una proposta alla trentina, i dettagli della quale mi sfuggono ma che mi sembra vada nella direzione opposta a quell'utile. Se mi sono sbagliato, non potrò che felicitarmi. Avevo invece interpretato come un piccolo segno di speranza il recente tentativo del ministro Fioroni di interrompere un ciclo ormai ventennale di progressiva decadenza complessiva nella capacità della nostra scuola superiore di fornire una preparazione eccellente. Conoscendo la storia degli ultimi decenni, già iniziavo a considerare Fioroni quasi come un mitico Don Chisciotte a lottare contro i mulini a vento degli inevitabili riflessi condizionati dei sindacati, degli studenti politicizzati, dei genitori con spirito sessantottino mantenuto verde malgrado l'ingrigirsi dei capelli. Da troppi anni si aggira per l'Italia un fantasma di buonismo condito di belle intenzioni e di proclami ideologici (più formazione e meno esami, no al nozionismo ed alla meritocrazia) il cui suono mi appare sempre più ripetitivo, scontato, come le foglie d'autunno prima del vento invernale. Probabilmente adatto ad acquisire il consenso di genitori sempre più materni e protettivi, molto più preoccupati di gestire in modo rilassante la vacanza estiva che di puntare ad una formazione seria dei propri pargoli. Il punto di partenza era ottimo e fino agli anni sessanta e primi anni Settanta, probabilmente per il lavoro nascosto di molti docenti malgrado lo spirito dei nuovi tempi, potevamo andare giustamente fieri nel mondo di avere una scuola superiore a livelli eccellenti, forse il sistema di scuola superiore migliore al mondo, ad esempio di gran lunga superiore ai livelli dalla scuola americana. Questo ora lo vediamo con la massima chiarezza. E noi a seguire da novelli convertiti le mirabili novità della scuola americana, le materie a scelta degli studenti, lo spezzatino culturale, una spruzzata di tecnologia per fare vedere quanto siamo moderni, una spruzzata di attività autogestite perché la creatività è importante. Magari per ritrovarsi a proiettare pessimi film dell'orrore durante le assemblee autogestite perché così vuole la massa, od a scegliere la destinazione della gita di classe in base al costo della birra, non vorremo mica rovinarci la gita, o a raccogliere per le vie di Trento gli studenti ubriachi dopo una solenne manifestazione contro gli esami di riparazione e la meritocrazia nella scuola. Ancora esistono per fortuna isole dove la tradizione di serietà della scuola continua per il lavoro nascosto a volte quasi eroico di molti docenti. Siamo comunque in presenza di una vera e propria emergenza educativa, questo si tocca con mano lavorando al livello superiore (universitario) dove sempre più spesso vedo con profonda amarezza le molte, le troppe occasioni perse a causa di una scuola superiore troppo poco impegnativa. E ricordiamoci che le occasioni perse sono molto spesso per i figli della gente normale, quelli per i quali la scuola sarebbe l'unico modo per uscire da una situazione di partenza non ottimale. I figli di papà in qualche modo una sistemazione la trovano sempre. Laudator temporis acti? Mi piacerebbe e sicuramente qualche anno in più sulle spalle lo ho dai tempi del liceo. Purtroppo ritengo di avere un rispetto per i dati statistici sufficientemente elevato per non farmi abbagliare dai ricordi della gioventù. Ritengo invece sempre di più che la via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni. La scuola, anche superiore, è diventata sempre più scuola "materna" in senso psicologico, come una madre metaforica che offre la tetta agli alunni per calmarne le ansie ed assorbirle. Una camomilla somministrata in dosi massicce quotidiane tali da spegnere ogni volontà di puntare veramente in alto. Tutti i docenti seri sanno che gli esami sono un mezzo e non un fine, tutti i ragazzi seri (e sono la maggioranza, anche se andare contro lo spirito dominante richiede sempre fatica, in particolare in pubblico) sanno che avere dei debiti da non pagare è una truffa, della lingua italiana e della loro persona. Una truffa che serve a calmare le loro ansie, quelle dei genitori, forse a convincere più studenti a rimanere in un istituto per evitare tagli di organici, forse ad evitare qualche cambiamento delle procedure per organizzare la partenza dell'anno (ma non si riusciva forse anche quando non c'erano ancora i computer?). Forse a guadagnare il consenso di qualche albergatore che vede con preoccupazione la perdita di qualche settimana di vacanza. Chiediamoci se curare l'inverno dello scontento italiano ("In Italy, a Winter of Discontent") non richieda forse di ripartire da una serietà austro-ungarica della scuola trentina, a maggior ragione in una provincia che sta investendo in modo deciso e convincente in formazione universitaria e ricerca scientifica e tecnologica. Roberto Battiti Dipartimento di Scienza ed Ingegneria dell'Informazione Università di Trento.


Le suite, le villette, le regole del ppr e le attese di barrack (sezione: Burocrazia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 19-12-2007)

 

Sardegna Le suite, le villette, le regole del ppr e le attese di Barrack PORTO CERVO. Come una margherita il progetto da 410 milioni di euro di Tom Barrack ha perso petalo dopo petalo il suo splendore. Il piano per grattare via un po' di anni dalla superficie stellare della Costa Smeralda è stato smembrato, tritato, passato ai raggi X dalla burocrazia. L'impresa era far coincidere le regole di ferro del piano paesaggistico regionale, con il nuovo abito per il paradiso dei vip. Da subito l'amministrazione ha deciso di rimandare il restyling di Porto Cervo. Modifiche e volumetrie del villaggio delle stelle dovranno essere regolate dal puc. Una scelta che ha postdatato il primo assegno staccato dallo zio Tom. In piedi è rimasto il progetto per l'ampliamento dei quattro hotel a cinque stelle della galassia Colony. Sull'hotel Cervo è previsto un lieve incremento. L'albergo nel cuore del borgo è incastonato, quasi incastrato tra le altre strutture. Gli interventi più importanti sono sugli altre tre hotel. Nel piano è prevista la creazione di mini villette, suite legate al corpo centrale degli hotel, ma troppo vicine al mare, secondo l'amministrazione, per poter essere autorizzate. Dopo la presentazione del progetto prima dell'estate e la preghiera del presidente del consorzio Costa Smeralda, Renzo Persico e di quello della Smeralda holding, che controlla le altre società della galassia Barrack in Costa, Franco Carraro, si aspettava solo il via libera della politica. Sulla carta un atto formale. Solo sulla carta.


Opposizione schiacciata dalla maggioranza (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 19-12-2007)

 

Provincia I consiglieri di An e Udc denunciano il gravissimo deficit di democrazia all'interno dell'amministrazione guidata da Bruni Opposizione schiacciata dalla maggioranza "Pratiche secretate, commissioni "monocolore" e scelte dettate da esigenze politiche" Marialucia Conistabile Documenti di fatto "secretati" e praticamente inaccessibili all'opposizione; commissioni consiliari "monocolore" e un'attività amministrativa orientata non a soddisfare le istanze del territorio ma a tenere il passo dei diktat della politica. È il "conto" che i consiglieri provinciali d'opposizione (Alfonsino Grillo, Saverio Mancini, Pasquale Farfaglia, Rosamaria Rullo e Gerardo Bertucci) presentano all'Amministrazione di centrosinistra guidata da Ottavio Bruni. Hanno detto la loro nel corso di una conferenza stampa, ribadendo di essere schiacciati dalla maggioranza, volutamente tagliati fuori da tutto ciò che riguarda la vita dell'Ente e nella fattispecie delle iniziative che si ripercuotono sull'intera comunità vibonese. "Ci viene, di fatto, impedito di adempiere al mandato che ci hanno dato i cittadini", hanno sottolineato. E per dare l'idea di come le cose, dal loro punto di vista, funzionano hanno citato un fatto recentemente accaduto, l'ennesimo di una lunga serie: la delibera di giunta, riguardante un argomento importante, quale la variazione al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2007-Pluriennale 2007/2009, di vitale importanza per l'azione amministrativa di ogni Ente, è arrivata ai capigruppo giorno 11 dicembre; lo stesso giorno è stata ritirata per un'integrazione e giorno 13 è giunta in consiglio provinciale per l'approvazione. In pratica i capigruppo non hanno avuto tempo di studiare il documento. E se il problema non si è posto per gli esponenti di maggioranza, lo stesso non è avvenuto per quelli d'opposizione che tra le righe e le cifre avrebbero voluto leggere attentamente. "In pratica la variazione di bilancio è stata una partita giocata tutta in casa, quella del centrosinistra, perché noi abbiamo votato contro per il semplice fatto che la delibera non l'avevamo proprio vista". E su questo argomento l'opposizione per certi versi affievolita e ridotta anche nel numero dopo il passaggio nei lidi della maggioranza dei consiglieri Del Giudice e Mangiardi e quello più o meno manifesto di Bartone e Malta che dal gruppo di minoranza hanno preso le distanze di frecce all'arco ne ha messe parecchie. Infatti la mancata, o meglio la consegna in ritardo di alcuni deliberati di giunta e la rapidità con cui, al contrario, altri vengono sottoposti all'attenzione di maggioranza e minoranza, ha rappresentato solo la punta di un icesberg fatto di molte posizioni critiche e di altrettante accuse. In altre parole il giudizio di Alfonsino Grillo e Gerardo Bertucci (An), Saverio Mancini, Rosamaria Rullo e Pasquale Farfaglia (Udc), sull'operato della maggioranza è stato molto caustico. Una maggioranza che ha pensato solo "a fare giostra formale, praticamente immobile mentre la provincia langue, incapace di avanzare proposte di rilancio per il territorio" ha evidenziato Grillo, mentre Mancini dopo aver posto in risalto la disparità nel numero dei rappresentanti di maggioranza e minoranza nelle commissioni, si è soffermato sul problema sanità. "Anche se Provincia non ha deleghe in merito ha rilevato più volte abbiamo sollecitato il presidente Bruni all'attivazione di un tavolo unico dove maggioranza e opposizione, possano dare voce e consistenza alle reali istanze del Vibonese". Argomento ripreso anche dai consiglieri Rullo per la quale sarebbe ora di puntare sulla meritocrazia e Farfaglia a parere del quale il Psr andrebbe revisionato e svincolato dalla politica i quali hanno anche posto l'accento sullo stato della viabilità provinciale che hanno definito "la rete dei rattoppi perenni e continui. Basta guardare i lavori che vengono fatti ogni 6 o 7 anni ha ribadito Farfaglia per capire che si tappano soltanto le buche e che mai si tratta di opere a regola d'arte. Eppoi, le grandi infrastrutture dove sono? Gli unici argomenti che si tirano fuori sono tre: Tangenziale Est, Via del mare e collegamento A3-Tropea". Non è stato da meno Bertucci il quale nel sottolineare la raffica di interventi a pioggia varati dall'Amministrazione provinciale ha sostenuto: "Non hanno migliorato la qualità della vita e allo stato nulla lascia presagire che la situazione possa cambiare". (mercoledì 19 dicembre 2007).


<Troppa burocrazia> Gianni abbassa la serranda del bar (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 19-12-2007)

 

CRONACA 19-12-2007 Il caso: Titolare con la moglie Silvia di un locale in viale Mentana "Troppa burocrazia" Gianni abbassa la serranda del bar La denuncia "Chiudo l'attività per lo stress. Fra tasse e scadenze non si va più avanti" Ursula Boschi L a burocrazia in Italia? Può togliere l'entusiasmo di avere un'attività commerciale. Spettri di carta si presentano puntuali al termine delle ore di lavoro proponendo rebus da compilare entro determinate scadenze e con la responsabilità che un frainteso possa procurare multe gravose. "Gli incassi non sono proporzionali alle ore di attività e allo stress emotivo di dover pensare a tutto", così Gianni Russo e la moglie Silvia Montecchio il 22 dicembre chiuderanno il bar Esperia di viale Mentana e andranno a passare il Natale in montagna, respirando aria nuova e non pensando per un po' di tempo al fitto calendario burocratico. I titolari non ce la fanno più, "mi dispiace lasciare le persone che ho conosciuto, ma è impensabile continuare: avere un bar è diventato uno stress mentale", ha commentato Gianni. Inps, Inail, Iva, acconto d'Iva, diritto commerciale, tassa dei rifiuti, invio di bilancio, tassa sul bilancio, interessi bancari, assicurazione del locale, acqua, luce, gas e affitto: quasi tutti i mesi c'è una scadenza e "a novembre ti mettono in ginocchio". Ovviamente nelle spese annuali non si può dimenticare il commercialista che acquista una veste quasi divina di dipanatore di gomitoli di carta e traduttore dei diversi nomi dei contributi. Gianni aggiunge: "Ho dovuto pagare anche per chiedere all'Ufficio dell'Entrate se ho tutto in regola". Davanti al bar c'è un piccolo spazio di due posti auto che durante il periodo estivo viene trasformato in spazio all'aperto con tavolini. Tutti gli anni, continua Gianni, bisogna presentare il progetto di tende, sedie con ovviamente marca da bollo, ogni volta si ritira il progetto approvato con relativa marca da bollo e, come aggiunge Gianni, "si paga il costoso suolo pubblico in anticipo". "Non so chi lavora di meno di noi come possa fare - spiega Gianni - e infatti siamo in tre bar in viale Mentana a chiudere prima di Natale". Quattordici anni di attività a Parma, dopo una lunga esperienza a Londra dove Gianni e Silvia avevano un ristorante. "In Inghilterra la burocrazia è più snella, si pagano le tasse una volta all'anno, il commercialista si può chiamare per quell'unica scadenza, avevo sei dipendenti e non ho mai lasciato a casa nessuno. Inoltre non esiste il nero perché è tutto deducibile. E' dunque impensabile non fare scontrini e il mercato in questo modo va avanti". Gianni infine conclude: "Mi sento parmigiano, amo l'Italia, ma un'attività qui è diventata impossibile". La storia "In Inghilterra i contributi si pagano solo una volta all'anno" Titolari Gianni e Silvia chiudono il loro bar in viale Mentana perché tartassati dalla burocrazia.


Cemit vince la commessa in Brasile ma ora incappa nella burocrazia italiana (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 19-12-2007)

 

Sud sezione: PRIMA data: 2007-12-19 - pag: 1 autore: Puglia. A rischio la nuova fabbrica Cemit vince la commessa in Brasile ma ora incappa nella burocrazia italiana Taranto potrebbe ospitare nel suo porto un nuovo stabilimento con 100 addetti per costruire componenti di piattaforme petrolifere. L'iniziativa è di un'impresa locale, la Cemit. Ma ci sono problemi legati alle autorizzazioni e quindi alla fine l'impianto potrebbe essere realizzato in Brasile. La scelta del Paese sudamericano è legata al rafforzamento dell'alleanza della Cemit con la compagnia petrolifera locale, la Petrobras, in vista dello sfruttamento dell'importantissimo giacimento scoperto da quest'ultima in Atlantico. In quest'ambito, la Cemit ha ottenuto una maxi-commessa da decine di milioni di dollari. Palmiotti u pagina 7 l'articolo prosegue in altra pagina.


Nel Mezzogiorno l'ostacolo storico resta la burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 19-12-2007)

 

Sud sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-12-19 - pag: 2 autore: INTERVISTA Mariano D'Antonio "Nel Mezzogiorno l'ostacolo storico resta la burocrazia" Francesco Prisco Se la situazione congiunturale del Mezzogiorno è stagnante, il problema risiede soprattutto nell'incapacità di spendere i fondi europei. E se i fondi europei non vengono spesi, la responsabilità va ricondotta soprattutto alle strutture amministrative delle Regioni. è per questo che l'economista Mariano D'Antonio, 69 anni individua la necessità di "attuare un rigoroso turn over del personale degli Enti pubblici. Serve gente nuova e motivata – dichiara –se si vuole che l'empasse della burocrazia, ostacolo storico dello sviluppo meridionale, diventi finalmente un ricordo ". Professor D'Antonio, dal rapporto Unicredit Regioss emerge il quadro di un Sud incapace di crescere. Dove bisogna ricercare le ragioni più profonde di questa triste situazione congiunturale? è necessario parlare di due ordini di fattori. Il primo è eminentemente amministrativo. è evidente che le Regioni meridionali siano in affanno nella spesa dei fondi strutturali. Soltanto tra ottobre e novembre ha cominciato a sbloccarsi qualcosa per quanto riguarda la spesa dell'ultimo scorcio del Por 2000-2006. Fino ad allora investimenti fermi, con tutti i contraccolpi negativi del caso sull'economia del territorio. Se guardiamo il Por 2007-2013 scopriamo che c'è da essere ancora meno allegri. Il 2007 è praticamente trascorso, eppure i programmi non sono ancora partiti e le imprese assistono impotenti ad un continuo rimpallodi responsabilità tra ministero dello Sviluppo e Regioni. Di fatto non si muove nulla e, salvo clamorosi colpi di scena, anche il 2008 è destinato a trascorrere senza che la spesa dei nuovi fondi comunitari si sblocchi. Quale, invece, il secondo ordine di fattori che frena lo sviluppo meridionale? La situazione nazionale ed internazionale dei mercati sicuramente non favorevole. C'è lo choc del caro petrolio con cui fare i conti che non incoraggia di certo gli investimenti. C'è l'euro pesante cui le Pmi del Sud più aperte all'estero provano a rispondere diversificando le proprie esportazioni e rivolgendosi a nuovi mercati come quello sudamericano e quelli dell'Est. In ultimo c'è il rapporto problematico delle imprese meridionali con le banche, poco abituate a ragionare con soggetti piccoli e sottocapitalizzati. Fatta la diagnosi, con quale cura intervenire? La leva da muovere più importante resta quella amministrativa. Bisogna perseguire l'efficientamento degli Enti locali, magari passando per misure radicali ed impopolari come il turn over. Bisognerebbe pensare a forme di pensionamento agevolato per i dipendenti delle Regioni anziani e demotivati ed, insieme, all'assunzione di giovani neolaureati finalmente in grado di far funzionare gli incentivi. Per i dirigenti, poi, bisognerebbe pensare a contratti triennali legati ad obiettivi di produzione da perseguire. "Bisogna puntare all'efficientamento degli enti locali con la leva del turnover" L'economista. Mariano D'Antonio FOTOGRAMMA.


La sanità si mette sotto tutela (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 19-12-2007)

 

Sud sezione: ISTITUZIONI data: 2007-12-19 - pag: 13 autore: CALABRIA. In Consiglio il nuovo piano che prevede la riorganizzazione dell'intera rete ospedaliera La sanità si mette sotto tutela In arrivo oltre 285 milioni e la Regione chiede allo Stato di gestirli Roberto De Santo CATANZARO Il sistema sanitario calabrese, sempre sotto accusa alla luce dei casi di malasanità come quelli che hanno coinvolto l'ospedale di Vibo Valentia, si avvia verso la riorganizzazione complessiva. La riforma del sistema, dopo una lunga gestazione, entra nella fase finale e si fonda su quattro capisaldi: razionalizzazione della rete ospedaliera, riorganizzazione delle aziende sanitarie e creazione di un sistema a rete per l'offerta. Un cammino che va avanti nonostante la necessità, emersa nei giorni scorsi, di dare una svolta nell'attuale gestione delle Aziende sanitarie e ospedaliere calabresi. Il Piano sanitario regionale per il triennio 2007-2009, approvato dalla Giunta regionale, attende di essere discusso in Consiglio regionale e in questa sede potrebbe subire ulteriori modifiche dopo quelle apportate alla prima bozza presentata dall'assessore regionale uscente alla Sanità, Doris Lo Moro. "Il mio auspicio - afferma Lo Moro - è che in Consiglio venga approvato rapidamente. E soprattutto che non venga stravolta l'impalcatura non inficiare le scelte che rispondono alle esigenze di razionalizzazione della spesa sanitaria e al rispetto dei livelli di assistenza richiesti dal territorio calabrese". Tra le novità introdotte nell'ultima versione la riorganizzazione dell'assistenza odontoiatrica regionale, l'introduzione di nuovi criteri di formazione del personale della aziende ospedaliere universitarie e la rideterminazione delle mansioni affidate ad alcuni ospedali calabresi.Su quest'ultimo punto si registrano le maggiori novità anche se restano immutate, come spiegano dal dipartimento regionale alla Sanità, le modifiche all'attuale sistema ospedaliero calabrese. Modifiche legate alla necessità, spiegano i tecnici del dipartimento, di razionalizzare il sistema per evitare sprechi e qualificare l'offerta. Il Piano prevede il passaggio dagli attuali 40 ospedali presenti in Calabria a 27. Un passaggio legato a un processo di trasformazione della rete ospedaliera che opererà in otto ambiti territoriali individuati nelle cinque aziende sanitarie provinciali istituite a maggio, con il maxiemendamento al collegato della legge finanziaria 2007. Il nuovo assetto prevede 11 ospedali di riferimento e 16 strutture ospedaliere per l'assistenza di pazienti acuti e non. Nel primo gruppo che comprende le tre aziende ospedaliere di Cosenza, Catanzaro e Reggio oltre ai nosocomi di Crotone, Lamezia Terme, Locri, Castrovillari, Cetraro, della Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro e di Vibo Valentia, saranno offerti livelli completi di assistenza sanitaria. Mentre nella altre strutture ospedaliere saranno garantiti solo alcuni servizi di assistenza specialistica. Gli altri ospedali attualmente presenti in Calabria saranno in parte riconvertiti in strutture sanitarie e non, e in parte dismessi. Altra novità è rappresentata dalla costruzione di un presidio ospedaliero a Cosenza che sostituirà gli attuali due ospedali ( Annunziata e Mariano Santo): la nuova struttura dovrebbe nascere utilizzando risorse pubbliche e private con il ricorso al project financing. La Regione, guidata da Agazio Loiero, ha incassato un finanziamento da parte dello Stato, attraverso l'accordo firmato nei giorni scorsi con il ministro della salute Livia Turco, di oltre 196,1 milioni che sommati agli oltre 89,4 milioni a proprio carico costituiscono una dote di oltre 285,8 milioni destinati alla costruzione e adeguamento di quattro nuovi ospedali compreso quello di Vibo finito più volte nella bufera per malasanità. Fondi che potrebbero essere gestiti dalla Protezione civile nazionale, alla luce degli scandali e delle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata in alcuni ospedali: "Nella sanità calabrese – ha detto Loiero nel corso di un'audizione alla commissione Sanità della Camera – le due cose che mi hanno più spaventato sono state la burocrazia e la criminalità. Ma adesso siamo impegnati verso un cambiamento, partendo dall'approvazione del Piano Sanitario Regionale che il Consiglio dovrà varare a gennaio". La Regione vorrebbe nominare i vertici delle Asl in deroga alle norme che la obbligano ad attingere dall'albo. Per l'Aiop il Psr avrebbe mortificato il ruolo della sanità privata calabrese. "Nonostante i nostri sacrifici - afferma Marcello Furriolo, presidente regionale dell'Aiop - non abbiamo visto atti finalizzati a valorizzare la sanità privata". Critica anche la posizione dei medici. Per Giorgio Ferrara, segretario regionale della Cimo-Asmd non vi è stata vera concertazione. "Speriamo –sostiene –di essere consultati in Commissione consiliare". Mentre la Cgil funzione pubblica parla di "poca chiarezza nelle scelte e nelle dotazioni finanziarie". "Non vogliamo libri dei sogni - afferma Luigi Verardi- ma risposte chiare alle esigenze dei cittadini". www.ilsole24ore.com/economia Il piano completo L'AMMISSIONE Il presidente Loiero alla commissione parlamentare: "Burocrazia e criminalità i problemi che mi hanno spaventato" DENTRO LE ASL La Giunta vorrebbe nominare i vertici delle aziende in deroga alle norme che la obbligano ad attingere dall'Albo Ex assessore. Doris Lo Moro AGF Il ministro. Livia Turco IMAGOECONOMICA.


GLI ULTIMI dieci anni di amministrazione non sono stati soltanto una roboante se (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Viareggio)" del 19-12-2007)

 

GLI ULTIMI dieci anni di amministrazione non sono stati soltanto "una roboante serie di successi, anche se non si può negare che qualcosa sia stato fatto". Rodolfo Martinelli risponde così al documento dell'assessore Fabrizio Manfredi sul bilancio di questi ultimi anni di governo locale. "Quando Manfredi parla di 'predisposizione e concretizzazione di azioni organiche sul tema della casa come grande questione sociale' ? afferma Martinelli ? forse voleva riferirsi al grande aumento degli affitti e dei costi al metro quadro, perché non mi sembra di avere visto in dieci anni il proliferare di case per utilizzo sociale se non purtroppo la condiscendenza verso le grandi holding immobiliari ergo i più abbienti che di emergenza sociale non hanno proprio nulla!". E le "rigorose politiche finanziarie e di bilancio", continua il popolare 'Foffo', "sono forse riferite al proliferare di enti voluti da questa amministrazione e che avrebbero dovuto migliorare le cose in base al rapporto efficienza-costo? E' rigorosa politica finanziaria pagare dirigenti e consiglieri dei vari cda con emolumenti esosi rispetto alla realtà cittadina attingendo ad un bilancio alimentato soprattutto dalle tasse dei cittadini? L'unica alienazione eclatante è stata la vendita della passeggiata con quali risultati? Ancora non è chiaro. Signor Manfredi, o mi sbaglio io oppure i viareggini in tutti questi anni hanno visto un altro film. Se poi ? conclude ? volesse fornirci la lista esatta della spesa con nomi, cifre e criteri di meritocrazia adottati le saremmo tutti grati". - -->.


Quanti sprechi esistono nella scuola e anche fuori (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 19-12-2007)

 

Di Monica Bottino - mercoledì 19 dicembre 2007, 07:00 Ho letto il bell'articolo di Monica Bottino a proposito degli sprechi telefonici di certe scuole (sprechi a fin di bene, cioè per reclutare il personale supplente). La colpevole burocrazia ministeriale permette involontariamente alla Telecom (beata lei!) di realizzare utili supplementari. La questione dello spreco è un problema doloroso nell'ambito degli uffici pubblici dai quali si alzano notoriamente alti lamenti in relazione alla modestia delle retribuzioni. Se anche trascurassimo il corretto problema della produttività (in rapporto al numero dei lavoratori in genere, comparandoli con quelli del settore privato), è pur vero che la caccia allo spreco, qualora fosse nei comparti pubblici inflessibile e desse risultati, libererebbe certamente risorse che potrebbero essere convogliate negli aumenti retributivi (e di conseguenza sulle pensioni). Aumenti sicuramente modesti ma, pur con tutte le contestazioni di rito, doverosi. Tuttavia sembra che la mentalità di chi dirige segmenti del settore pubblico, per esempio le scuole, non sia per nulla propensa all'abolizione dello spreco, come sicuramente sanno non pochi degli addetti ai lavori. Sussistono infatti finzioni di diverso genere. Ne cito una ad un livello che non riguarda i due dirigenti scolastici di cui si parla nell'articolo (presidi che peraltro conosco soltanto per nome e cognome). È noto che una delle parole del lessico frusto e abusato che circola negli istituti della scuola secondaria superiore sia "progetto". La retorica e la trombonaggine circolante in detti istituti è sovente quella che incita a credere che i "programmi scolastici" non esistano più mentre, come è noto a tutti i docenti, agli esami di Stato quei programmi vengono regolarmente chiesti. Usando la finzione che i programmi non ci sono più, si finisce così per costruire artatamente una miriade di progetti che in realtà non sono altro che normalissimi tasselli dei vecchi programmi (che con un gioco di prestigio si sono fatti "acutamente" scomparire). È doloroso dire che sovente non meno del 75% di detti progetti non sono altro che aria fritta. Se poi, come effettivamente è, le miriadi di fantasmagorici progetti (più o meno realizzati) risultano soggetti a retribuzione (anche se questa di solito non avviene nell'immediato), ci sarebbe ingenuamente da pensare che il Ministero avesse ingegnosamente scovato una scorciatoia per aumentare surrettiziamente lo stipendio ai docenti. La questione non è purtroppo così semplice: la distribuzione dei progetti (e la partecipazione agli stessi) è tutto fuorché liberale e democratica. A quanto la popolare "vucirria" conclama, si sono sviluppate, grazie all'opera diligente nel corso degli anni di determinati Presidi, vere e proprie "corti dei miracoli" che trattengono come "cosa loro" l'appalto e il subappalto delle diverse operazioni connesse al conseguimento dell'utile. Ora, "scherzi a parte" compare in modo qui clamoroso l'evidenza dello spreco che viene selezionato a feudalissimo beneficio di un numero ristretto di persone. Non si tratta qui di infierire sulla personalità di dirigenti scolastici che credono di rivestire un ruolo equivalente a quello dei professori universitari, né di maltrattare i loro ciambellani, i loro nani e le loro ballerine. Si tratta, da parte degli addetti ai lavori (e qui la stampa cittadina potrebbe, se consapevole, svolgere un ruolo indispensabile) di cominciare a tracciare un bilancio serio sulla cosiddetta autonomia delle scuole e sulla sua deplorevole débâcle. Quanto citato non è l'unico caso di malfunzionamento e di malgoverno. È però vero che lo spreco qui viene istituzionalizzato.


E la 'business key' abbatte i tempi della burocrazia Con la firma digitale 70mila pratiche viaggiano già in rete (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 19-12-2007)

 

SCRIVERE, firmare e spedire senza spostarsi. Da qualsiasi computer. E' quello che oggi fanno già i due milioni di persone che hanno in tasca la firma digitale delle Camere di commercio. Non ci sono vincoli: qualsiasi file può essere firmato con una serie di passaggi che in un attimo consentono di siglare il testo, con la stessa semplicità con cui si appone la firma autografa su un foglio. Ma in più ecco un'importante garanzia: la certezza che quella firma non potrà essere falsificata da nessuno: oltretutto chiunque può avere la propria firma digitale e usarla su qualsiasi file. Lo sanno già bene tutti coloro che sono soci o amministratori di società, e anche tutti gli uffici degli studi professionali e delle organizzazioni imprenditoriali che ogni giorno mandano tramite web al Registro delle imprese le 'pratiche' relative alle società bolognesi. NESSUN spostamento con questo sistema, nessun vincolo di orario e necessità di eseguire l'operazione da un computer dedicato. "Concretamente solo nella nostra provincia questo si è tradotto in 70mila pratiche e faldoni che quest'anno hanno viaggiato sulla rete anzichè per le strade di Bologna", sottolinea Gian Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio. Così come hanno seguito solo la rete internet i 150 milioni di raccomandate on line partite nel 2007 dal servizio di posta elettronica certificata Legalmail, che assicura una ricevuta di ritorno che ha lo stesso valore legale del tradizionale avviso postale, e inoltre toglie qualsiasi possibilità al destinatario di dichiarare di aver ricevuto un contenuto diverso rispetto a quello effettivamente spedito. "Anche questo porta a risultati estremamente concreti ? ricorda Sangalli ?, l'utilizzo della posta elettronica certificata negli ultimi due anni ha consentito alla pubblica amministrazione e alle imprese un risparmio superiore ai 1.160 milioni di euro. Questi dati dimostrano come quella della semplificazione amministrativa sia una strada positiva per tutti, non solo per le imprese. E' su questa strada che ora stiamo promuovendo un nuovo passo importante e cioè la diffusione di Business Key". CHE COS'È la Business Key? E' una chiavetta che utilizza la tecnologia USB (Universal serial bus). Può essere può usata su qualsiasi computer, contiene al suo interno la firma digitale del proprietario e permette anche di avere sempre a disposizione tutti i documenti aggiornati relativi alla propria attività. "La Business Key ? continua Sangalli ? conferma il nostro impegno nel coniugare il massimo della tecnologia al massimo della praticità". Alcuni esempi concreti di applicazione? Presentarsi a clienti e fornitori con immediatamente disponibili i dati della Camera di commercio, i bilanci, le visure, lo statuto, e così via. Inoltre, dal prossimo primo gennaio le istanze e le dichiarazioni presentate alle pubbliche amministrazioni per via telematica saranno valide solo se saranno sottoscritte con firma digitale (se l'autore si sarà identificato mediante la carta di identità elettronica). L'anno prossimo diventerà obbligatoria, dopo l'approvazione dei relativi decreti interministeriali, la fatturazione elettronica per tutte le prestazioni effettuate a pubbliche amministrazioni, e anche questo aspetto si basa sull'utilizzo della firma digitale. Per agevolarne la diffusione la Camera di commercio ha previsto una serie di offerte promozionali: un pacchetto di strumenti informatici che, oltre alla Business Key, comprende anche una casella di posta elettronica gratuita per un anno per l'invio di raccomandate on-line, e un bonus di 30 euro per i prodotti telematici del Registro delle imprese. m. t. - -->.


Pagati a peso d'oro! (sezione: Burocrazia)

( da "Voce d'Italia, La" del 19-12-2007)

 

La Voce d'Italia - nuova edizione anno II n.93 del 19/12/2007 Home Cronaca Politica Esteri Economia Scienze Spettacolo Cultura Sport Focus Politica Andare in rosso e' legittimo per i manager pubblici Pagati a peso d'oro! Il capogruppo Pcr porta avanti la battaglia della riduzione dei costi della burocrazia “Ce la faremo?” Questa è la domanda che si pone Giovanni Russo Spena, il capogruppo del Pcr. Pare che non sia affatto sicuro che il maxi emendamento della finanziaria riesca anche solo a varcare le soglie di Palazzo Madama. Ci risiamo. La bagarre è ancora sui costi di gestione dello stato italiano che come al solito aumentano anziché diminuire. Spena non vuole nemmeno pensare alla possibilità che il tutto si risolva nuovamente in un nulla di fatto. La norma che abbassa il tetto degli stipendi pubblici dovrebbe essere approvata insieme al maxi emendamento presentato in Senato per la fiducia. Il capogruppo Prc respinge seccamente la possibilità che anche questa volta gli sforzi della sinistra in questa direzione vadano persi. "La scorsa finanziaria pensavamo di riuscirci e non c'è stato niente da fare, i paladini dei manager hanno fatto muro.” Questa la dichiarazione riguardo alla proposta presentata l'anno precedente. Quest'anno però la situazione potrebbe cambiare. Lo sforzo profuso dalla sinistra ha portato ad innumerevoli riunioni con la maggioranza di governo dalle quali sono uscite le bozze del famoso emendamento che fissa limiti addirittura inferiori alle richieste. Quindi lo stipendio dei manager pubblici non può superare quello del primo presidente della Cassazione 274.000 euro. Da questo limite però ne sono esclusi 25 top manager che verranno vagliati dalla Presidenza del Consiglio, dalla Banca d'Italia e dall'Authority di settore. La norma però non toccherebbe gli strapagati artisti Rai i cui contratti rientrano invece nel genere privatistico e non pubblico, per i quali invece è previsto un taglio graduale che in 4 anni porti gli stipendi entro la soglia fissata. Non si vede però la necessità, secondo Spena, della differenziazione dei manager; non si vede quindi la necessità di concedere permessi speciali che permettono a questi 25 super manager di sforare ed indebitare lo stato italiano come meglio preferiscono conferendogli quindi l'irresponsabilità del caso. “Il capo della polizia, sarebbe bene che gli agenti che tirano la carretta ne fossero informati, guadagna cifre principesche. Ci siamo adeguati pur di riuscire a ottenere, per la prima volta, una norma la cui eticità è indiscutibile. Per questo,conclude Russo Spena, dico al governo che non gli conviene fare un colpo di mano". Di Marika Barbanti.


Farse grottesche in Consiglio regionale - 2 (sezione: Burocrazia)

( da "Blogosfere" del 19-12-2007)

 

Dic 0718 Farse grottesche in Consiglio regionale - 2 Pubblicato da Mario Meliado alle 23:24 in UNIONOPOLI (segue) L' “agguato” consiliare con la scena-madre del Governatore contestato dal suo ex-numero 2 per la nomina di una new entry fa il paio con l'aria d'antipolitica che si respira ovunque; non sempre a torto. Come dar torto a chi non è benevolo verso questa politica, quando questa politica offre l'apparenza del gruppo consiliare numericamente più consistente della storia della Regione Calabria e però, di contro, la sostanza di un Pd concretamente spaccato su tutto, in cui perfino i latifondisti di alcune tra le maggiori correnti si sfrangiano (A testa alta per la Calabria – Adamo apparentemente da una parte, Bova apparentemente dall'altra) o addirittura si detestano cordialmente dopo un apparentamento discutibile nel merito e con regole accettate unanimemente solo all'apparenza (Democratici riformisti – Principe il socialista da una parte, Covello e Naccari gli ex dc dall'altra che tratto comune vantano? Non s'è capito al momento della formazione della componente Dcr, peraltro pronta a reclutare Racco a sottolineare la valenza della sottocomponente socialista… salvo perderlo prim'ancòra delle Primarie, in favore di Bova & C. E le regole? Chi più avrà voti più conterà, s'era detto in sostanza, senza tutela predeterminata per chi – cioè Sandro Principe – in quel momento deteneva un Assessorato regionale; poi càpita che molti voti li prende Demetrio Naccari Carlizzi, e Principe “piange” per l'Assessorato perduto in barba alla meritocrazia…. Non era il caso di rivendicare prima un criterio diverso?). E poi, dietro l'angolo, c'è sempre la riserva mentale della fine-consiliatura. Perché diciamo che mentalmente s'è già girata pagina? Perché il “vento” è cambiato; e si sente. Perché il disamore verso il centrosinistra contagia la scena politica nazionale, per alcuni errori marchiani di alcuni ministri del governo Prodi. Perché Silvio Berlusconi è senz'altro criticabile per moltissimi motivi, ma come “animale politico” non teme davvero confronti, e l'invenzione del Pdl (?) agli italiani è piaciuta, e molto, pur non capendosi affatto che novità porterà in concreto, specie sul fronte dei programmi e dell'unità d'intenti (un po' come per il Pd). E poi…… non è stato Nicola Adamo deposto, in concreto, perché bucherellato dai “pallini” degli avvisi di garanzia più che il generale George Armstrong Custer dai colpi degli Apache a Little Big Horn? Be', tra un mesetto Agazio Loiero potrebbe essere rinviato a giudizio per abuso etc. nell'ambito del processo “Ital-TBS”. Un affare serio, a questo punto; che potrebbe coincidere col Giro Di Boa.


RISCHIA DI BLOCCARSI DAVANTI ALLE PORTE SERRATE DELLA BUROCRAZIA L'AMBIZIOSO PROGETTO DI REINDUSTRIA (sezione: Burocrazia)

( da "Mattino, Il (Caserta)" del 19-12-2007)

 

Rischia di bloccarsi davanti alle porte serrate della burocrazia l'ambizioso progetto di reindustrializzazione del sito di Caserta, obiettivo centrale del redigendo accordo di programma alla Presidenza del Consiglio. Dopo le verifiche effettuate alla Regione Campania, con la mappatura dei cosiddetti siti "delle opportunità" individuati dall'assessore alle attività produttive Andrea Cozzolino, parti sociali ed istituzionali hanno registrato ieri, a Roma, in sede di valutazione del Comitato tecnico, come gran parte dei suoli prescelti (circa 275 ettari di terreno compresi tra Aversa e Volturno nord) siano di proprietà privata. L'unica area pubblica su cui sarebbe possibile far convergere circa 16 iniziative imprenditoriali resta l'ex Saffa, di Sviluppo Italia. MULIERI A PAG. 34.


Disponibile subito una sola area pubblica per sedici iniziative la cisl: l'asi requisisca (sezione: Burocrazia)

( da "Mattino, Il (Caserta)" del 19-12-2007)

 

Disponibile subito una sola area pubblica per sedici iniziative La Cisl: l'Asi requisisca ENZO MULIERI Rischia di bloccarsi davanti alle porte serrate della burocrazia l'ambizioso progetto di reindustrializzazione del sito di Caserta, obiettivo centrale del redigendo accordo di programma alla Presidenza del Consiglio. Dopo le verifiche effettuate alla Regione Campania, con la mappatura dei cosiddetti siti "delle opportunità" individuati dall'assessore alle attività produttive Andrea Cozzolino, parti sociali ed istituzionali hanno registrato ieri, a Roma, in sede di valutazione del Comitato tecnico, come gran parte dei suoli prescelti (circa 275 ettari di terreno compresi tra Aversa e Volturno nord) siano di proprietà privata. L'unica area pubblica su cui sarebbe possibile far convergere circa 16 iniziative imprenditoriali, come quelle annunciate da Confindustria, resta l'ex Saffa, di Sviluppo Italia. Ma la superficie disponibile è di 320mila metri quadrati, in una zona decentrata e che dista ben quattro chilometri sia da Aversa sia da Marcianise. Per tutte le altre "opportunità" lo stop è inevitabile, nell'ambito di un percorso che si è rivelato quanto mai accidentato, all'esame del ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del consulente del ministro, Raffaldini, di alcuni dirigenti della Regione Campania, della Provincia, di Confindustria e del segretario della Cisl, Carmine Crisci, in rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil. Nel corso del vertice ha avuto il maggiore risalto possibile la strategia idonea per tutelare il territorio, una manovra che non può prescindere, secondo i partecipanti al tavolo istituzionale, da un programma di riconversione delle aree industriali e da un fattivo e concreto contributo del Consorzio Asi di Caserta. Vale a dire quell'Ente che proprio in questi ultimi tempi sta registrando diffuse incertezze - causate dal cambio della normativa quadro - per l'approvazione definitiva del Piano regolatore generale, unico strumento di riorganizzazione e di qualificazione dei siti produttivi. Intanto, in attesa che la burocrazia faccia il suo corso, il protocollo d'intesa dovrà necessariamente segnare il passo, potrà essere ripreso solo dopo che sarà realizzato un censimento dettagliato sia delle superfici disponibili sia di quelle già infrastrutturate. Senza trascurare l'importanza fondamentale che dovrà essere attribuita, secondo le parti sociali, alle aree dismesse "Per queste ultime - ritiene il segretario della Cisl casertana, Crisci - sarebbe necessario obbligare l'Asi a requisire i suoli, se non utilizzati a fini produttivi nell'arco di due anni, proprio come avviene per legge in altre regioni come la Lombardia". A fronte di questa nuova impostazione, bisognerà ancora effettuare altri passaggi a Roma prima di arrivare all'accordo, con il contestuale impegno dell'Asi, con lo stesso governo che dovrà portare sul tavolo ulteriori offerte, oltre alle manifestazioni di interesse di Confindustria. E questo nei tempi più brevi possibili, nella considerazione che stanno per imboccare la dirittura d'arrivo le più gravi emergenze occupazionali,quella dell'Ixfin e della Finmek che complessivamente coinvolgono più di mille lavoratori. I licenziamenti sono previsti già agli inizi di gennaio.


SUMMA (FP CGIL): "IN FINANZIARIA REGIONALE FONDI SEGRETERIE" (sezione: Burocrazia)

( da "Basilicanet.it" del 19-12-2007)

 

13.21.29 [Basilicata] â??Ancora una volta siamo costretti a denunciare lâ??ennesimo tentativo di ingerenza politica in materie regolamentate dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro mediante lâ??inserimento, in leggi regionali, di istituti contrattualmente inesistentiâ?. Lo afferma il segretario generale della Fp Cgil, Angelo Summa. â??La Fp Cgil â?" dichiara Summa è¨ venuta a conoscenza della proposta di emendamento al disegno di legge finanziaria regionale anno 2008, presentata da alcuni consiglieri regionali, con cui si vorrebbero istituire due specifici fondi (sia in Giunta che in Consiglio) per i dipendenti assegnati alle Segreterie Particolari e una â??indennità  forfettizzata onnicomprensiva e sostitutiva di ogni compenso accessorioâ?, â??introducendo meccanismi, al di fuori di qualsiasi regola contrattuale, per elargire in maniera del tutto discrezionale compensi a personale della Giunta e del Consiglio Regionale probabilmente a loro vicinoâ?. La Funzione pubblica Cgil denuncia â??tentate illegittimità  sostanziate da proposte tuttâ??altro che trasparenti e sicuramente poco etiche che introdurrebbero elementi di forte discrezionalità  nellâ??uso delle risorse pubbliche, determinando forti discriminazioni tra lavoratori a danno dellâ??efficienza e della meritocrazia nelle pubbliche amministrazioni. Questa organizzazione Sindacale, da sempre pronta a confrontarsi, nelle sedi appropriate, su proposte finalizzate al miglioramento della qualità  dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni, chiede il rigetto dellâ??emendamento in questione e di tutte le eventuali proposte inerenti materie espressamente regolamentate dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro o riservate alla contrattazione decentrata e/o alla concertazioneâ?. (BAS â?" 02).


Veltroni: c'e' demone del non fare (sezione: Burocrazia)

( da "Virgilio Notizie" del 19-12-2007)

 

19-12-2007 17:00 Prendere a cannonate abitudine rimandare tutto a burocrazia (ANSA) - ROMA, 19 DIC - 'In Italia c'e' il demone del non fare, si preferisce stare tranquilli e non fare guardando con sospetto chi, invece, fa'. Lo dice Veltroni. 'Bisogna prendere a cannonate - ha proseguito - l'abitudine di questo Paese di rimandare tutto alla burocrazia, che e' un elefante seduto sulla velocita' del Paese'. Il leader del Pd sottolinea che 'se bisogna passare per stanze e uffici per ottenere un'autorizzazione, ci si puo' imbattere nel mascalzone: vedo riemergere ovunque fenomeni di corruzione'.


Piacquadio: <A Varese servono più eccellenza, meritocrazia e novità> (sezione: Burocrazia)

( da "Provincia di Sondrio, La" del 19-12-2007)

 

Piacquadio: "A Varese servono più eccellenza, meritocrazia e novità" Quale spettacolo ha messo in agenda? Il "Woyzeck" di Büchner per la regia di Claudio Morganti, il 15 gennaio, a Genova al Teatro della Tosse. Lo spettacolo segna il debutto della varesina Silvia Bottini nel ruolo di Marie. Woyzeck è un testo che non finisce di affascinare per il mistero della sua frammentarietà ed incompletezza. Sotto la guida di Claudio Morganti, attore e pedagogo, sei giovani attori della Compagnia della Tosse si sono confrontati con Büchner. Quale mostra segnala? "David La Chapelle" a Palazzo Reale a Milano. La grande mostra indaga la complessa ricerca del fotografo americano scoperto da Andy Warhol. Oltre agli scatti con i ritratti alle star e le immagini per le riviste di moda c'è una serie di foto inedite come il monumentale "Deluge" ispirato agli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina e il ciclo dei "Risvegliati" con soggetti immortalati all'interno di cisterne d'acqua illuminate. C'è un libro da acquistare in libreria? "Orson Welles. It's all true. Interviste sull'arte del cinema" edito da Minimum fax. Il libro offre un incontro ravvicinato con uno dei cineasti più geniali di tutti i tempi. Poco amato a Hollywood sin dagli esordi con "Quarto Potere", Orson Welles ha passato gran parte della sua vita da apolide in Europa a rincorrere utopie cinematografiche, alcune realizzate come "L'infernale Quinlan" e "Otello", altre giunte come frammenti. C'è un libro da rileggere in biblioteca? Leggo piuttosto poco e in questo sono molto italiano, ma poi mi rifaccio alla grande con le immagini. Mi capita però spesso di rileggere il mio libro preferito in assoluto che è "Così parlò Zarathustra" di Friedrich Nietzsche. È al contempo un'opera di filosofia e di poesia: si racconta di Zarathustra che ritorna fra gli uomini in un mondo allo sfascio, per comunicare la propria sapienza, fondata sull'accettazione della vita. Ha un'idea per rilanciare Varese? La città presenta molteplici aspetti positivi, ma necessita di un rilancio dal punto di vista culturale a partire dalla qualità degli eventi. Occorre dare più spazio all'eccellenza, alla meritocrazia e alle novità. Non si tratta di cambiare le cose per far brillare gli amministratori, ma per dare maggiori possibilità alla gente comune. E poi si dovrebbe fare una programmazione, a livello artistico, di ampia visibilità come per il teatro, la musica e la letteratura. Quale itinerario varesino riporterebbe in una guida turistica per stranieri? Un percorso notturno che si snoda tra le prospettive verdi dei giardini estensi. Nel parco del Palazzo Estense non mancano ampi sentieri, corsi d'acqua ed elementi classici tipici del giardino all'italiana e alla francese. A prima vista si scorgono ricercate simmetrie, geometrici "parterres", oltre alla scenografia sontuosa della collina. Da non perdere lo spettacolo che si ammira dalla sommità del giardino.

 

 


ARTICOLI DEL 18 DICEMBRE 2007

 

Minoranze inventate ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 18-12-2007)

Un futuro preoccupante ( da "Citta' di Salerno, La" del 18-12-2007)

Stop furbi all'Ipes: tutti pagheranno l'affitto ( da "Alto Adige" del 18-12-2007)

Un ufficio informazioni"contro" la burocrazia ( da "Secolo XIX, Il" del 18-12-2007)

Caruso respinge gli attacchi ( da "Gazzetta del Sud" del 18-12-2007)

Chaplin: Sud frenato dalla burocrazia ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 18-12-2007)

<Burocrazia, un freno allo sviluppo> ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 18-12-2007)

PESARO Il Sole24Ore? E' il giornale di Confindustria ovvio che scriva quello che gli fa ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 18-12-2007)

Manuale anti burocrazia ( da "Giornale di Vicenza, Il" del 18-12-2007)

LEGGERI VENTI di ripresa in alcuni settori produttivi e segnali di rallentamento ( da "Nazione, La (Umbria)" del 18-12-2007)

Sos delle aziende: la burocrazia ci soffoca ( da "Denaro, Il" del 18-12-2007)

Manuale anti burocrazia ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 18-12-2007)

<Mi oppongo a una gestione clientelare> ( da "Adige, L'" del 18-12-2007)

<No all'ingerenza della politica> ( da "Adige, L'" del 18-12-2007)

Multiamo la burocrazia ( da "Gazzetta di Parma, La" del 18-12-2007)

Il Comune deve utilizzare gli introiti delle multe solo per gli investimenti ( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 18-12-2007)

Primari, l'ira di Andreolli <Il Patt vuole i suoi amici> ( da "Corriere Alto Adige" del 18-12-2007)

LA CONCORRENZA TEMUTA PIù DEI COSTI ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 18-12-2007)

BUROCRAZIA E POLITICA NON AIUTANO LO SVILUPPO ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 18-12-2007)

Sicurezza nei cantieri: <Più controlli, meno burocrazia> ( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 18-12-2007)

Carlo Nordio: <Prevenzione e meno burocrazia> ( da "Gazzettino, Il" del 18-12-2007)


Articoli

Minoranze inventate (sezione: Burocrazia)

( da "Piccolo di Trieste, Il" del 18-12-2007)

 

Minoranze "inventate" lHo letto le esternazioni dell'on. Maran sullo statuto della Regione: per lui le minoranze friulane e tedesche sono "inventate". Per i friulani l'affermazione si commenta con le prese di posizione dei cittadini della regione: pur con diverse visioni sul friulano come lingua veicolare, praticamente nessuno nega l'esistenza di una minoranza friulanofona. Per le minoranze di lingua tedesca il discorso è meno ovvio, ma perciò più necessario. La legislazione regionale riconosce tali minoranze solo a Sauris, Timau e in Val Canale e ne demanda la tutela alla Provincia di Udine. Conosco personalmente le tre comunità, che effettivamente parlano dialetti di derivazione austriaca. Non esistono statistiche ufficiali sui numeri, ma io stimo tra i 1.500 ed i 2.000 parlanti complessivi. Burocrazia a parte, esistono minoranze di lingua tedesca anche a Trieste e Gorizia: non sono organizzate in associazioni unitarie, quindi è più difficile determinarne il peso elettorale. Fin dal 1859 esisteva a Trieste lo "Schillerverein", associazione culturale di lingua tedesca, chiusa nel 1919 e riattivata quest'anno. Ne erano membri noti Triestini quali Kugy, Däubler, Hamerling, Weyprecht e pure mia nonna. Ci sono circoli di radice austriaca, come il Forum Italia-Austria ed il Verein der Österreicher. Dopo il 1918 molte famiglie triestine di lingua tedesca furono "ben consigliate" a lasciare la città in vista dell'arrivo del fascismo. Chi rimase si trovò senza scuole e Chiese cattoliche tedesche, e spesso, come mia madre, con il cognome tradotto. Fu un atto eroico in molte famiglie preservare identità e lingua tra le mura di casa, in mezzo ad un ambiente ostile. Ci furono matrimoni misti e, dato che la cultura ufficiale era italiana, che le scuole erano solo italiane (e, più tardi, slovene), che la vita si svolgeva prevalentemente in Italiano, nelle famiglie miste prevalse l'Italiano. Però tuttora esiste, seppur poco "visibile", una minoranza di lingua tedesca, cristiana e israelitica, sia a Trieste che a Gorizia, che stimo in toto sulle 3.000 persone. A differenza degli Sloveni, molto più numerosi, fieri delle loro origini e meglio organizzati, la minoranza di lingua tedesca a Trieste vive in sordina, senza la tutela istituzionale della Provincia (con cui quest'anno c'è stata una collaborazione), pur essendo in cifre assolute, anche qui una semplice stima, più numerosa che in Provincia di Udine. A Timau 600 persone sono il 75% degli abitanti e a Trieste anche 2.000 persone sarebbero l'1%, comunque tra essere "pochi" ed essere "inventati" la differenza è notevole! Invece di dire lapidariamente che certe minoranze sono "inventate", offendendo chi credeva di non dover essere più dimenticato, certi politici potrebbero informarsi e usufruire di queste "ricchezze", soprattutto nel nuovo ambito dell'Euroregione. Julius Franzot.


Un futuro preoccupante (sezione: Burocrazia)

( da "Citta' di Salerno, La" del 18-12-2007)

 

I risultati del sondaggio effettuato da Confindustria Salerno su come sará il 2008 "Un futuro preoccupante" Bocciate Regione e Provincia. Sufficienza per i comuni IL RAPPORTO Radiografia dell'economia " Eccessiva burocrazia, mancanza di efficaci strategie di sviluppo per il territorio, gap infrastrutturale e un circuito del credito poco soddisfacente. Nulla cambia, da un anno all'altro, per gli imprenditori salernitani. I problemi restano gli stessi ma l'insoddisfazione cresce. E' quanto emerso dalla terza "Indagine congiunturale del sistema economico e produttivo salernitano", realizzato da Confindustria Salerno in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell'Universitá degli Studi di Salerno. " Il futuro. Il futuro? Per le aziende salernitane è di preoccupazione e attesa. L'indicatore in chiave previsionale al quale la maggioranza del campione di imprese intervistato da Confindustria Salerno ha fatto prevalentemente riferimento è stato "stazionario" (60,8%). Insomma, c'è prudenza per il 2008. " Occupazione. Per il primo semestre 2008, il 46.2% degli intervistati considera le previsioni sull'occupazione "stazionarie". Favorevoli per il 36,9% e sfavorevoli nel 10,8% dei casi. " Istituzioni. Le politiche della Regione Campania sono considerate "estremamente negative" dal 72,36% degli imprenditori. Male anche la Provincia: per il 50,8% del campione, le azioni riservate allo sviluppo del territorio da parte dell'ente di Palazzo Sant'Agostino sono "inefficaci". Per il 47,7% degli intervistati l'azione delle amministrazioni comunali è stata invece "moderatamente efficace". " Burocrazia. Abbattere tutti i "legacci" burocratici che frenano le aziende. E' "l'intervento a costo zero" che sogna il presidente di Confindustria, Agostino Gallozzi, per il 2008. " Internazionalizzazione. Il 56,2% del panel interpellato dichiara di non avere preso in considerazione le opportunitá di crescita all'estero, a fronte di un 41,5% che conferma l'impegno anche oltre confine. Ma si tratta soprattutto di aziende "grandi". " Credito. E' l'altra spina nel fianco delle imprese. L'indagine evidenzia un alto livello di insoddisfazione per la qualitá dei servizi offerti. Non in linea con l'offerta nazionale anche il costo delle linee di credito ed i tempi di attesa per l'erogazione dei finanziamenti. Nel complesso un quadro davvero preoccupante. Caterina La Bella.


Stop furbi all'Ipes: tutti pagheranno l'affitto (sezione: Burocrazia)

( da "Alto Adige" del 18-12-2007)

 

Di Francesca Gonzato Stop furbi all'Ipes: tutti pagheranno l'affitto E' in arrivo il blocco del "canone zero" Forbice anche sul sussidio ai prestanome Durnwalder: c'è chi non paga e poi gira con macchinoni, basta BOLZANO. Continua la campagna "anti furbi" della Provincia sul fronte dei sussidi casa e degli alloggi Ipes. Stabilito la scorsa settimana il blocco (contestato) al contributo per i single quarantenni, ieri la giunta ha fissato regole contro i prestanome. Ma soprattutto, ha iniziato a studiare la cancellazione del "canone zero" all'Ipes. In futuro, tutti dovranno pagare almeno una quota minima di affitto. "E' un modo per fermare certi abusi", spiega il presidente provinciale Luis Durnwalder, "e per responsabilizzare gli inquilini alla cura degli alloggi". La giunta provinciale continua dunque il lavoro sulla riforma del settore dell'edilizia agevolata. Il punto più rilevante "anti furbi" annunciato ieri, anche se non è stata presa ancora una decisione, è l'abolizione del "canone zero" applicato a 800 inquilini Ipes. Durnwalder ha ricordato un problema segnalato più volte: "Ci sono persone che non pagano il canone, a causa delle loro presunte condizioni economiche, e che poi viaggiano con certe automobili non giustificabili". E questo nonostante l'Ipes verifichi sia il reddito sia i beni posseduti dai propri inquilini. E così la Provincia sta considerando di eliminare per tutti il canone "zero": "Non si dice tanto, ma tutti dovrebbero pagare almeno 50 o 100 euro. In questo modo si sanerebbero gli abusi di chi approfitta della situazione e in più le famiglie sarebbero responsabilizzate nella cura degli alloggi. Se ricevi qualcosa gratis, è inevitabile che la consideri poco importante". La difficoltà, mette le mani avanti Durnwalder, "è che rischiamo di creare inutile burocrazia, perché chi è effettivamente in difficoltà economiche andrà a chiedere un sostegno ai servizi sociali e rischiamo di creare solo burocrazia in più". Una prima stretta ieri è stata decisa: il garage lo pagheranno tutti. Durnwalder apre e chiude il discorso: "Se hai l'auto, ti puoi permettere anche il garage". In futuro ci sarà più flessibilità nell'assegnazione degli alloggi Ipes,. La riforma sull'edilizia agevolata comprenderà l'abolizione del vincolo di residenza di due anni nel Comune nel quale si richiede l'alloggio: sarà obbligatoria solo la residenza. Novità in arrivo anche per i separati-divorziati: potranno fare richiesta di assegnazione di un alloggio agevolato anche i coniugi che lasciano la casa di proprietà. Qualche altra misura di severità anticipata ieri dopo la giunta. Verrà cancellato il contributo per l'affitto agli inquilini di appartamenti di proprietà di enti pubblici. Durnwalder: "Questi enti dovrebbero applicare dei canono agevolati". Misure anche contro i prestanome: non riceverà più il contributo per l'affitto chi si intesta un appartamento e poi lo affida in subaffitto a stranieri. Sempre in tema di sussidio casa, verrà ridimensionato il contributo a chi oggi lo riceve pur non avendo i requisiti per ottenere un alloggio dell'Ipes. Dopo la riforma queste persone si vedranno decurtare il sussidio del 30-50 per cento. Chi invece ha i requisiti Ipes continuerà a ricevere un contributo che gli consentirà di pagare un canone d'affitto pari a quello previsto dall'edilizia agevolata provinciale. Le norme varate ieri dovranno essere inserite nel disegno di legge e poi riportate in giunta e infine approvate dal Consiglio provinciale.


Un ufficio informazioni"contro" la burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 18-12-2007)

 

In via Roseto Bordighera. Nasce "Informafamiglia" per la tutela dei cittadini. In via Roseto, 1, è infatti aperto un nuovo ufficio che gratuitamente cerca di dare una mano a chi, per far valere giustamente le proprie ragioni, non voglia però perdere troppo tempo oltre che girovagare a vuoto nei meandri della burocrazia. Uno sportello informativo unico grazie all'interessamento del vicesindaco Mario Iacobucci, nel quale ci si potrà rivolgersi per la risoluzione di una vasta gamma di problemi: pensionistici, ad esempio, come la presentazione di domande per le pensioni Inps, le anzianità di servizio, pratiche di invalidità, sociale; o assistenziali, cioè invalidità civili, (pratiche di accompagnamento, per ottenere protesi dentarie, richiesta di contrassegno auto per invalidi, esenzione bollo auto). L'ufficio di via Roseto è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle ore 17.30. Per eventuali informazioni, basterà comporre il seguente seguente numero: 0184 998492 . 18/12/2007.


Caruso respinge gli attacchi (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 18-12-2007)

 

Il commissario straordinario dell'Asp fa un bilancio dell'attività svolta e replica alle accuse dei sindacati Caruso respinge gli attacchi "Sui compensi ai consulenti nessuno spreco". Oggi audizione dei medici sospesi Paolo Toscano "In otto mesi non ho mai abusato degli spazi sui giornali. Negli ultimi giorni, però, certi argomenti sono stati trattati in modo non corrispondente al vero". In poche battute il commissario straordinario dell'Asp Renato Caruso condensa la motivazione della decisione di convocare ieri mattina la conferenza stampa nel suo ufficio al quinto piano di Palazzo Tibi. L'incontro offre l'occasione per tracciare un bilancio dell'attività svolta e replicare alle accuse di sprechi legati a consulenze costate 260 mila euro. Presenti il direttore sanitario Antonio Biasi, il direttore del personale dell'ex Asl di Palmi Giuseppe D'Angeli, l'avv. Ivana Calcopietro, l'addetto stampa Consalvo Cordova, il commissario replica a chi lo accusa di aver stravolto l'organizzazione dell'azienda, parla dell'emergenza urgenza e spiega che la sospensione dei medici Gabriele Napolitano e Giovanni Calogero, rispettivamente responsabili nel capoluogo della Centrale operativa per la provincia, e della gestione delle risorse umane del Suem 118 con sede a Palmi, adottato nell'ambito dell'inchiesta amministrativa sulla morte ai Riuniti del dodicenne Flavio Scutellà di Scido, era un atto dovuto. I due medici sono stati convocati per stamattina a Palazzo Tibi per le controdeduzioni. Caruso ripercorre i suoi otto mesi di guida: "Ho preso l'azienda in pieno dissesto e il primo obiettivo è stato il risanamento. Un'impresa, anche perché lavorare ogni giorno in emergenza non aiuta". Sulla vicenda consulenti Caruso è categorico: "Ho operato in modo trasparente e credibile e non ritengo di aver sprecato denaro. È falso dire che l'opera dei consulenti è durata 3 mesi perché hanno iniziato a maggio e stanno ancora lavorando, onorando l'impegno preso davanti al prefetto De Sena. Sull'entità dei compensi, comunque, erano informati il presidente Loiero e l'assessore alla Sanità". Sull'argomento interviene l'avv. Calcopietro: "La delibera sul conferimento dell'incarico è stata oggetto di ricorso. Tar e Consiglio di Stato dopo non hanno avuto nulla da obiettare e il ricorso è stato rigettato". Caruso ricorda di essere riuscito in pochi mesi a concludere la contrattazione decentrata ("nell'azienda non accadeva da dieci anni"), trovando l'accordo della maggioranza sindacale: "Abbiamo riscritto le regole sulla pronta disponibilità, sullo straordinario. Abbiamo attivato un sistema premiante che individua criteri di meritocrazia. Non abbiamo stravolto niente, abbiamo solo riscritto le regole prevedendo interventi per coprire il gap della mancanza di figure dirigenziali". A novembre sono stati corrisposti 2 milioni di euro per gli arretrati 2002-2005: "È falso aggiunge Giuseppe D'Angeli che toglieremo soldi dalla busta paga dei dipendenti di Palmi. Abbiamo solo cercato di omogeneizzare il sistema contrattuale dei 2300 dipendenti tra Palmi e Reggio, inserendo regole che puntano a valorizzare la meritocrazia". Caruso analizza i problemi della rete di emergenza territoriale: "Gli spiacevoli eventi recenti hanno evidenziato la disastrosa situazione dei collegamenti autostradali e l'assenza di percorsi alternativi. Il problema non si risolve acquistando ambulanze, e non solo perché abbiamo affitti di mezzi privati che scadono nel 2010. Riteniamo indispensabile il potenziamento dell'elisoccorso anche notturno". Il direttore sanitario Biasi riassume le 18 pagine del resoconto inviato ieri alla Regione. Sono stati realizzati interventi per 1 milione 800 mila euro solo per le urgenze negli ospedali e nelle strutture del territorio. Come acquisto di 90 condizionatori, riqualificazione di pronto soccorso e dialisi a Melito, chirurgia a Palmi, uffici della struttura 7 in viale Amendola (a gennaio nuovamente agibili). Si sta, inoltre, verificando la fattibilità di dotare di risonanza magnetica Melito e Polistena, della Tac nuova Melito e Scilla. E ancora la ristrutturazione dell'ospedale di Taurianova. Novità sul fronte assunzioni per il 2007, sono stati autorizzati 22 medici, 10 infermieri e 24 ausiliari. In chiusura Caruso torna sulla sospensione dei medici: "Partendo dal presupposto che l'errore, purtroppo, può capitare, io vorrei che l'errore diventasse un modo per rivedere le problematiche ed evitare il loro ripetersi". In sintesi vvvvvvv (martedì 18 dicembre 2007).


Chaplin: Sud frenato dalla burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 18-12-2007)

 

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: ECONOMIA - data: 2007-12-18 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE La visita L'ambasciatore inglese all'Unione industriali Chaplin: Sud frenato dalla burocrazia "Napoli è una città importante" Faccia a faccia, ieri, fra Edward Chaplin, ambasciatore britannico, e Gianni Lettieri, leader degli industriali di Napoli NAPOLI - Il Regno Unito e Napoli sono più vicine di quanto si immagini. Ieri mattina l'ambasciatore britannico in Italia, mister Edward Chaplin, ha incontrato il presidente dell'Unione industriali di Napoli, Gianni Lettieri, per discutere di una serie di strategie economiche e commerciali fra i due paesi. "Roma non è l'Italia, ne sono stato immediatamente consapevole fin da quando sono arrivato nel vostro paese. E Napoli è certo una città molto importante" ha esordito Chaplin, che era accompagnato dal console inglese a Napoli Michael Burgoyne. "Le opportunità per lavorare insieme ci sono - ha proseguito - e alcuni progetti sono già avviati come quello allo scalo di Capodichino, con la Baa". Lettieri ha auspicato lo sviluppo di rapporti commerciali ancora più intensi, ricordando che la Seda di Antonio D'Amato ha già una sede in Galles. "Proprio a questo proposito - ha aggiunto Lettieri - attraverso l'Ambasciatore l'Italia potrebbe imparare a prendere esempio dal Galles e adottare, come accade lì, misure per la defiscalizzazione per il Sud per gli imprenditori che investono. Misure che hanno portato significativi aiuti da Bruxelles ". L'ambasciatore è di diverso parere. "La defiscalizzazione non è la strada giusta. Piuttosto - spiega - in Italia il problema è un altro. La burocrazia rallenta all'inverosimile qualsiasi iniziativa e anche il sistema guiridico è lentissimo. Uno dei più grandi succcessi in Inghilterra riguarda l'adozione di un sistema che individua un unico interlocutore per chi investe. Interlocutore che, a sua volta, fa da interfaccia fra gli inprenditori e le diverse istituzioni". Da noi si chiama sportello unico, come ricorda sottolinea Lettieri, "che da noi invece non funziona ". Ma ci sono invece realtà che funzionano e dialogano con profitto. Numerose aziende britanniche sono impegnate nel Mazzogiorno. Sono inglesi i partner dell'Acquedotto pugliese ed è uno studio di progettazione di architetti londinesi quello che sta lavorando alla realizzazione di un sottopasso in via Acton. Di contro ci sono imprenditori napoletani che investono in Gran Bretagna. E' il caso della Kuvera Spa che con il marchio Carpisa è arrivata da due mesi ad Oxford Street. Ieri all'incontro all'Unione indistriali c'era anche Luciano Cimmino, patron non solo del marchio Carpisa, ma anche della griffe Yamamay, e Carlo Palmieri. Sarà proprio Chaplin a conferire a Carpisa il premio "Uk-Italy Business Awards" il prossimo 24 gennaio a Milano. Un riconoscimento attribuito alle imprese e alle personalità di maggior spicco del mondo degli affari italiano, che hanno giocato un importante ruolo in ambito di internazionalizzazione e hanno scelto il Regno Unito come location chiave per lo sviluppo della loro strategia di business. Anna Paola Merone British Edward Chaplin, ambasciatore inglese in Italia, ha incontrato ieri a Palazzo Partanna il presidente degli industriali partenopei.


<Burocrazia, un freno allo sviluppo> (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 18-12-2007)

 

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: 1PAGINA - data: 2007-12-18 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE La visita "Burocrazia, un freno allo sviluppo" L'ambasciatore britannico, Edward Chaplin, ieri ha incontrato a Napoli il presidente dell'Unione industriali, Lettieri. "La burocrazia in Italia è lentissima, un freno per lo sviluppo", ha osservato. A PAGINA 11 Merone.


PESARO Il Sole24Ore? E' il giornale di Confindustria ovvio che scriva quello che gli fa (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 18-12-2007)

 

PESARO "Il Sole24Ore? E' il giornale di Confindustria ovvio che scriva quello che gli fa comodo". Con questa battuta il presidente della Provincia, Palmiro Ucchielli, liquida la 40esima posizione e l'arretramento di sette posizioni di Pesaro Urbino tra le province in cui si vive meglio. Tutto frutto di logiche strumentali, secondo il presidente, la graduatoria sulla qualità della vita che sfavorirebbe le amministrazioni di centro-sinistra, pur consegnando le prime due piazze a Trento e Bolzano guidate proprio da liste civiche del centro-sinistra. Una tesi a cui anche il presidente di Confindustria provinciale, Andrea Ugolini crede poco: "Penso sia un modo superficiale di liquidare una questione molto seria - spiega Ugolini - la nostra provincia non solo non cresce ma addirittura indietreggia. E'un dato preoccupante perchè la qualità della vita comprende non solo l'aspetto economico ma anche la cultura, il benessere e l'ambiente. Credo che i nostri amministratori debbano iniziare a prendere atto di ciò, partendo proprio da una diminuzione della burocrazia nella nostra provincia. La pubblica amministrazione dovrebbe aiutare le imprese, e di conseguenza il territorio, a crescere mentre spesso le ostacola soltanto". Ma se il presidente Ucchielli riconosce comunque un problema legato a sanità ed infrastrutture "per cui stiamo predisponendo un piano mirato di investimenti per invertire la tendenza" l'idustriale punta l'indice ancora contro la burocrazia. "Ai nostri amministratori - conclude Ugolini - chiedo di fare di più, prima di tutto nella direzione di una diminuzione delle lungaggini burocratiche. Se crescono le imprese crescerà anche il benessere della comunità e così risaliremo la classifica". Lu.Fa.


Manuale anti burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale di Vicenza, Il" del 18-12-2007)

 

EDILIZIA. Presentata la pubblicazione realizzata dai giovani della Sezione edili di Confindustria Vicenza Manuale anti burocrazia Giulio Ardinghi VICENZA Equazione difficile da risolvere, conti complicati per scioglierli in completa serenità: tra pressione mediatica degli incidenti sul lavoro e legislazione che ad onta di migliaia di leggi fa acqua da tutte le parti, gli imprenditori edili hanno di che preoccuparsi. Ancora di più se un conto ulteriore debbono farlo con il lavoro nero che mette sul mercato prodotti di minore qualità, ma più o meno agli stessi prezzi, e se non c'è alcuna garanzia di prospettiva per pensare che la situazione cambierà. Il manuale "Lavori in corso", costruito pazientemente dai giovani della sezione edili di Confindustria Vicenza (coordinatore e presentatore Antonio Vescovi) per descrivere gli adempimenti indispensabili all'apertura di un cantiere, cerca il bandolo della matassa che è prima di tutto, come hanno detto lo stesso Vescovi e il presidente della sezione Fracasso, fatto di formazione e informazione e subito dopo di orientamento per l'applicazione scrupolosa della normativa. Un vero e proprio vademecum di misura quasi tascabile, dentro cui si trova di tutto. E' il primo prodotto veramente operativo messo in Italia a disposizione degli imprenditori edili per cui Confindustria Vicenza ne fa ora un orgoglioso must a cui riferirsi. Un tentativo qualche mese fa c'era stato da parte del Solo 24 Ore, ma non era così completo: sei le sezioni contenute nel volumetto, dalle norme in generale ai temi di sicurezza, fisco, lavoro, ambiente, edilizia. Un prodotto interessante ed elegante, ma soprattutto funzionale, con un pregio in più: non è rilegato, ma assemblato a schede che si possono aggiungere o togliere, a seconda di come andrà l'idea di legiferare che maturerà d'oggi in poi. È la nota francamente stridente che fa dire agli imprenditori di avere grossi dubbi sulla reale possibilità che la legislazione venga semplificata e resa un po' meno ingessata dagli obblighi burocratici (oggi sono 53 le prescrizioni da osservare per poter aprire un cantiere) tanto dall'avere operato questa scelta precisa: un libro con le pagine mobili, con due guide metalliche. Certo è che lo sfondo su cui avviene questo trapianto di buon senso è quanto meno eloquente di per sé: in provincia di Vicenza, tutte le categorie comprese, sono al lavoro ogni giorno almeno 300 mila persone. L'incarico di controllare la regolarità delle posizioni di dipendenti e imprenditori è affidato agli ispettori del lavoro: prima dell'ultima decisione che ha assegnato a questa provincia sette nuovi ispettori, l'organico era di due. In tutto, ora, fa nove. Cifre risibili se si considera che sul versante della categoria degli edili, nel comitato paritetico composto da imprenditori e parti sociali che si chiama Cpd, gli ispettori interni operanti sono otto e producono in un anno la bellezza di 1350 interventi di verifica, il doppio grosso modo di quanto riesce a fare lo Spisal dell'Ulss. I primi a chiedere regolarità, guerra aperta al lavoro nero e quindi alle aziende ombra guidate da speculatori che si improvvisano imprenditori, sono insomma proprio gli edili con i libri paga e i contributi a posto. Uno dei loro segnali più forti è quella scuola edile che verrà realizzata il prossimo anno e che formerà lavoratori e tecnici alla stregua di un avanzato grado di insegnamento professionale. In un paese abituato a varare leggi composte da 100 articoli, accompagnandole a regolamenti attuativi che di articoli ne hanno 600, è chiaro che il punto di equilibrio da ritrovare è ancora ben lontano. Forse può contribuire anche una iniziativa come questa del vademecum.


LEGGERI VENTI di ripresa in alcuni settori produttivi e segnali di rallentamento (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 18-12-2007)

 

Per altri; ulteriore perdita di posti di lavoro nel manifatturiero, ma tenuta occupazionale superiore alla media nazionale, con una crescita specialmente nei servizi e nel territorio; aumento del numero delle imprese ma non del numero degli addetti per impresa, anche se crescono le società di capitali e calano le ditte individuali. "Segnali contrastanti ? sostiene Luigi Quaglia, presidente Cna Umbria ? che ci fanno guardare al 2007 come ad un anno caratterizzato da luci e ombre e che fanno presagire previsioni contrastanti anche per il 2008. Gli interrogativi sul futuro economico dell'Umbria sono molti. Terrà la ripresa? ? si chide Quaglia ?. Settori come la meccanica riusciranno a tenere alti i livelli di sviluppo perduti con il calo delle costruzioni? La moda tornerà ad un trend positivo? Riusciremo a fare dell'Umbria un "sistema" integrato perché sia più competitivo verso l'esterno? ABBIAMO LICENZIATO di recente il documento unico di programmazione (Docup) per il periodo 2007-2013 ? continu il presidente regionale di Cna ?, stabilendo alcune priorità: risparmio energetico e utilizzo di fonti rinnovabili; valorizzazione della risorsa Umbria; infrastrutture materiali e immateriali; sostegno ad investimenti, crescita dimensionale, integrazione, internazionalizzazione e processi innovativi delle imprese, ancorate ad un disegno di legge regionale sulle politiche di sviluppo che dovrà contenere la revisione delle leggi di settore. Propositi che vanno tradotti in azioni concrete: se togliamo quelle previste dai Docup, non vediamo ancora nella Regione una polarizzazione degli interventi e delle decisioni strategiche". QUAGLIA, poi, fa alcune valutazioni sulle recenti riforme istituzionali fatte dalla Regione. "Purtroppo ? riprende ? anche la riforma endoregionale ha prodotto finora più pronunciamenti che decisioni: è come per la riforma delle Agenzie, tra cose dette e non dette e allungamento dei tempi per l'impossibilità di trovare soluzioni condivise. Da più parti ci sono segni di insofferenza e di insoddisfazione. Ci riferiamo alla riduzione delle Comunità montane, all'accorpamento dei servizi dei Comuni, alla semplificazione dei consigli di amministrazioni delle società pubbliche o pubblico-private, con ridimensionamento degli emolumenti. Tutto ciò ? afferma Quaglia ? ovviamente collegato con la riforma prima delle Agenzie regionali per lo sviluppo nel quadro del miglioramento degli assetti della pubblica amministrazione, la cui efficienza e semplificazione sono da considerare come uno dei fattori del vantaggio competitivo dei territori. LO SVILUPPO sostenibile si realizza se si torna a ragionare di senso di responsabilità, meritocrazia, qualità,: concetti che permettono di raggiungere l'eccellenza delle produzioni, dei servizi, dell'habitat, del livello culturale e della politica, per la promozione di quell'Umbria che tutti reputiamo degna di essere vista e vissuta dal mondo intero. Ma ciò ? dice il presidente di Cna ? si ottiene solo con la qualità delle imprese, della pubblica amministrazione, dei nostri servizi e delle persone che vivono e lavorano nel nostro territorio. Per quanto riguarda l'artigianato e la piccola impresa riaffermiamo l'esigenza di una legge di sostegno al tessuto economico "vero" della nostra Regione". A QUESTO PUNTO il presidente regionale dell'associazione di categoria fornisce i numeri che riguardano la nostra regione. "L'artigianato in Umbria ? riprende ? vuol dire 23-24 mila imprese con 60mila addetti tra titolari e dipendenti, il 18 per cento del Pil, il 20 per cento dell'export, il 27 per cento dell'occupazione "privata". Se ci aggiungiamo le piccole imprese (con meno di 50 addetti), arriviamo a cifre superiori al 95 per cento delle 89mila aziende umbre. Ci sono importanti territori limitrofi che stanno ragionando al riguardo in modo serio e costruttivo, onde integrare la legislazione e le politiche nazionali con misure territoriali che tendano a far emergere le potenzialità nascoste dallo specifico tessuto economico. UNA LEGGE NAZIONALE (e regionale) ? ribadisce Quaglia ? avente per oggetto i temi dello sviluppo delle imprese al di sotto dei 50 addetti, comincia ad essere assolutamente necessaria se è vero che l'Europa valuta che nei prossimi 10 anni usciranno dal mercato 600mila piccole imprese l'anno: cosa può significare per l'Italia? E per l'Umbria? "Industria 2015", il pacchetto di azioni previste dal Governo, vedrà il protagonismo di 10/20 gruppi industriali su temi centrali quali l'energia, la mobilità sostenibile, la ricerca e innovazione, la tecnologia dell'informazione, le reti d'impresa. Temi ripresi anche dai Docup regionali e mirati alle medie imprese di successo, che in Umbria sono alcune decine. Ma ? conclude il presidente regionale della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa ? ancora una volta manca un intervento a misura dell'impresa diffusa, del lavoro autonomo, dell'impresa micro (al dì sotto di 10 addetti) e piccola (sotto ai 50), ridando fiato e risorse alle leggi di settore". - -->.


Sos delle aziende: la burocrazia ci soffoca (sezione: Burocrazia)

( da "Denaro, Il" del 18-12-2007)

 

Salerno rapporto confindustria Sos delle aziende: la burocrazia ci soffoca Banche e istituzioni finiscono sul banco degli imputati. Per gli imprenditori salernitani l'eccessiva burocrazia, la mancanza di efficaci strategie di crescita, il gap infrastrutturale e un circuito del credito poco soddisfacente rappresentano i veri ostacoli dello sviluppo. E' quanto emerso dalla terza "Indagine congiunturale del sistema economico e produttivo salernitano" realizzato da Confindustria Salerno in collaborazione con il Dipartimento di Scienze economiche e statistiche dell'Università degli Studi e presentato ieri dal presidente Agostino Gallozzi, da Pasquale Persico, direttore del Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell'Università degli Studi di Salerno e Paolo Coccorese, professore associato di Microeconomia. di Caterina La Bella Preoccupate e in attesa. Con previsioni "stazionarie". Lo segnalano le aziende salernitane nella terza "Indagine congiunturale del sistema economico e produttivo salernitano" realizzato da Confindustria Salerno. L'indicatore in chiave previsionale al quale la maggioranza del campione di imprese intervistate ha fatto riferimento è stato "stazionario". Nulla si muove perché tutte considerano le difficili eredità strutturali un fardello pesante da scontare. Per il primo semestre del 2008, secondo lo studio, sono stazionari gli ordini (per il 53,1 per cento del campione), la produzione (per il 51,5 per cento), il fatturato totale (per il 51,5 per cento) e l'occupazione (per il 46,2 per cento). Internazionalizzazione Non positivo l'orientamento all'internazionalizzazione. Il 56,2 per cento del panel interpellato dichiara di non avere preso in considerazione le opportunità di crescita all'estero, a fronte di un 41,5 per cento che conferma l'impegno oltre confine. Bocciate le istituzioni. Ad avere la peggio, la Regione Campania le cui politiche sono considerate "estremamente negative" dal 72,36 per cento degli imprenditori. Male la Provincia: per il 50,8 per cento del campione, le azioni riservate allo sviluppo del territorio sono "inefficaci". Per il 47,7 per cento degli intervistati l'azione delle Amministrazioni comunali è stata invece "moderatamente efficace". Il problema più sentito riguarda la filiera istituzionale considerata "scarsamente coordinata" e responsabile di non essere stata in grado di risolvere i "soliti" problemi: strategie di sviluppo del territorio salernitano, viabilità, debole capacità di attrazione degli investimenti, gap infrastrutturale, sottovalutazione del ruolo sociale ed economico delle strutture sanitarie provvisoriamente accreditate. Bacchettate anche ai media, rei di non aver tenuto conto di alcune problematiche come la pressione fiscale, il rapporto credito-imprese e la legalità. Infine, altra nota dolente, il credito. L'indagine ha evidenziato un livello di insoddisfazione per la qualità dei servizi offerti, il costo delle linee di credito ed i tempi di attesa per l'erogazione dei finanziamenti giudicati non in linea con l'offerta nazionale. Confidi "Per colmare il problema dell'accesso al credito ? annuncia Agostino Gallozzi - accompagneremo tutti i nostri associati nel Confidi, pagando oneri di iscrizioni e di ingresso. Daremo così la possibilità alle imprese di interloquire con maggiore efficacia con le banche". Un altro progetto riguarda la costituzione di un Consorzio aperto alle Pmi di beni e servizi. "Lo realizzeremo nei primi mesi del 2008 in collaborazione con la Camera di Commercio di Salerno che ne ha finanziato lo start up organizzativo con un finanziamento di 100 mila euro. L'obiettivo ? sottolinea Gallozzi - è di fare massa critica attraverso una gestione dei servizi comuni, dagli acquisti fino alla fase della commercializzazione e della internazionalizzazione". "Credo che l'esperienza di Confindustria e università di Salerno sia significativa ? afferma Pasquale Persico, direttore del dipartimento di Scienze economiche e statistiche dell'Università degli Studi di Salerno - perché si pone il problema di individuare e di organizzare una "visione comune" dello sviluppo che tiene conto delle reali esigenze degli agenti imprenditoriali presenti sul territorio. Mi riferisco al progetto di realizzazione di un "Piano Industriale e dei Servizi" che prende spunto dalla consapevolezza che il principale problema è la carenza di strategia complessiva derivante dalla mancata interlocuzione all'interno della filiera istituzionale, ma anche tra gli stessi soggetti che fanno impresa". Per l'anno in corso economia lenta... - Crescita lenta della produzione (andamento più basso del 2006) - Fatturato totale in aumento, ma meno dello scorso anno - Cresce la stazionarietà dell'occupazione (non ci sono nuovi assunti) Secondo le imprese salernitane il semestre 2007 si chiude con una leggera crescita, più bassa di quella del semestre 2006 ...nessuna novità per il 2008 - Ordini stazionari - Produzione stazionaria - Fatturato totale stazionario - Occupazione stazionaria Per le imprese salernitane i primi sei mesi del 2008 non presenteranno alcun elemento di crescita concreta 18-12-2007.


Manuale anti burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 18-12-2007)

 

EDILIZIA. Presentata la pubblicazione realizzata dai giovani della Sezione edili di Confindustria Vicenza Manuale anti burocrazia Una guida pratica per districarsi tra le 53 prescrizioni che bisogna osservare quando si vuole avviare un nuovo cantiere   Giulio Ardinghi VICENZA Equazione difficile da risolvere, conti complicati per scioglierli in completa serenità: tra pressione mediatica degli incidenti sul lavoro e legislazione che ad onta di migliaia di leggi fa acqua da tutte le parti, gli imprenditori edili hanno di che preoccuparsi. Ancora di più se un conto ulteriore debbono farlo con il lavoro nero che mette sul mercato prodotti di minore qualità, ma più o meno agli stessi prezzi, e se non c'è alcuna garanzia di prospettiva per pensare che la situazione cambierà. Il manuale "Lavori in corso", costruito pazientemente dai giovani della sezione edili di Confindustria Vicenza (coordinatore e presentatore Antonio Vescovi) per descrivere gli adempimenti indispensabili all'apertura di un cantiere, cerca il bandolo della matassa che è prima di tutto, come hanno detto lo stesso Vescovi e il presidente della sezione Fracasso, fatto di formazione e informazione e subito dopo di orientamento per l'applicazione scrupolosa della normativa. Un vero e proprio vademecum di misura quasi tascabile, dentro cui si trova di tutto. E' il primo prodotto veramente operativo messo in Italia a disposizione degli imprenditori edili per cui Confindustria Vicenza ne fa ora un orgoglioso must a cui riferirsi. Un tentativo qualche mese fa c'era stato da parte del Solo 24 Ore, ma non era così completo: sei le sezioni contenute nel volumetto, dalle norme in generale ai temi di sicurezza, fisco, lavoro, ambiente, edilizia. Un prodotto interessante ed elegante, ma soprattutto funzionale, con un pregio in più: non è rilegato, ma assemblato a schede che si possono aggiungere o togliere, a seconda di come andrà l'idea di legiferare che maturerà d'oggi in poi. È la nota francamente stridente che fa dire agli imprenditori di avere grossi dubbi sulla reale possibilità che la legislazione venga semplificata e resa un po' meno ingessata dagli obblighi burocratici (oggi sono 53 le prescrizioni da osservare per poter aprire un cantiere) tanto dall'avere operato questa scelta precisa: un libro con le pagine mobili, con due guide metalliche? Certo è che lo sfondo su cui avviene questo trapianto di buon senso è quanto meno eloquente di per sé: in provincia di Vicenza, tutte le categorie comprese, sono al lavoro ogni giorno almeno 300 mila persone. L'incarico di controllare la regolarità delle posizioni di dipendenti e imprenditori è affidato agli ispettori del lavoro: prima dell'ultima decisione che ha assegnato a questa provincia sette nuovi ispettori, l'organico era di due. In tutto, ora, fa nove. Cifre risibili se si considera che sul versante della categoria degli edili, nel comitato paritetico composto da imprenditori e parti sociali che si chiama Cpd, gli ispettori interni operanti sono otto e producono in un anno la bellezza di 1350 interventi di verifica, il doppio grosso modo di quanto riesce a fare lo Spisal dell'Ulss. I primi a chiedere regolarità, guerra aperta al lavoro nero e quindi alle aziende ombra guidate da speculatori che si improvvisano imprenditori, sono insomma proprio gli edili con i libri paga e i contributi a posto. Uno dei loro segnali più forti è quella scuola edile che verrà realizzata il prossimo anno e che formerà lavoratori e tecnici alla stregua di un avanzato grado di insegnamento professionale. In un paese abituato a varare leggi composte da 100 articoli, accompagnandole a regolamenti attuativi che di articoli ne hanno 600, è chiaro che il punto di equilibrio da ritrovare è ancora ben lontano. Forse può contribuire anche una iniziativa come questa del vademecum.  .


<Mi oppongo a una gestione clientelare> (sezione: Burocrazia)

( da "Adige, L'" del 18-12-2007)

 

"Mi oppongo a una gestione clientelare" Andreolli: "L'unico requisito deve essere la competenza" di PATRIZIA TODESCO Seduto davanti ad una buona rappresentanza di personale del S. Chiara, dopo aver ricevuto i complimenti per aver spinto verso la creazione del servizio di genetica presentato ieri, l'assessore Remo Andreolli ha colto l'occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, per dire ciò che in questi mesi non aveva mai manifestato pubblicamente. Lo ha fatto in maniera diretta, denunciando la volontà di qualcuno di voler portare in Trentino un metodo clientelare per la spartizione delle poltrone nella sanità trentina. Oggetto del contendere è la riforma della legge 10 sulla sanità. Ma ciò che ieri mattina ha fatto imbestialire l'assessore sono state le dichiarazione degli esponenti del Patt che lo hanno "sfiduciato" dicendo che la "sanità è gestita male". Il nocciolo del problema, dalle dichiarazioni pubblicate ieri, sarebbe la gestione degli ospedali periferici e la centralità del direttore generale il cui "potere assoluto" è criticato, oltre che dal Patt, anche dalla Margherita e dall'Ordine dei medici che in diversi documenti aveva chiesto un maggior coinvolgimento della categoria nelle scelte sulla sanità trentina. Critiche non nuove quelle dell'autonomista Sergio Muraro, del segretario Rossi e di Bezzi che però hanno fatto sbottare l'assessore che ieri è stato chiarissimo sulla sua intenzione di essere inflessibile sulla necessità che non vi siano ingerenze della politica nelle nomine dei direttori di struttura. "Mi sorprende che sul Corriere della Sera proprio oggi un giornalista come Stella censuri la pratica diffusa che lega le nomine dei primari alle simpatie politiche e da noi altri politici, invece, invochino una riduzione dei poteri del nostro direttore generale a favore della politica. In pratica si chiede che a decidere e nominare in tema di sanità siano persone che non ne hanno le competenze e che dunque seguono criteri che esulano dalla meritocrazie e dalla professionalità". Andreolli è un fiume in piena e si appella alla necessità di tutelare la salute dei cittadini. "Credo che alla fine agli utenti interessi che quando accedono ai servizi sanitari siano accolte e curate da persone competenti. Quello deve essere l'unico criterio. Quello che i primari o i direttori fanno nel loro tempo libero e le loro preferenze politiche non deve assolutamente interessare". Andreolli accenna anche a pressioni per sospendere, o comunque rimandare le numerose nomine di primari che dovrebbero essere effettuate nei prossimi mesi. Nomine pesanti come neurochirurgia, chirurgia pediatrica, reumatologia, pronto soccorso e nefrologia solo per citarne qualcuna. "Se c'è un punto fermo - ribadisce di fronte agli addetti ai lavori e agli organi di stampa - è l'intangibilità delle nomine. Qui qualcuno vuole introdurre nuovi criteri, un sistema clientelare, spartire le poltrone. Quella del Patt di oggi è la più bella sfiducia che potevo ottenere. Oggi e per sempre garantisco che, nel limite delle mie possibilità, possiamo discutere su tutto come anche detto nel corso della giornata dei medici, ma non su un principio sacro e inviolabile come quello delle nomine. Dove è stato messo in discussione si chiudono gli ospedali". E allora il discorso di Andreolli punta ancora sulla gente e sugli operatori del settore. "Visto che oggi quando si mettono al centro del lavoro il cittadino e i pazienti sembra di chiedere troppo, spero almeno che l'impegno profuso in questi anni sia stato colto dagli operatori". 18/12/2007.


<No all'ingerenza della politica> (sezione: Burocrazia)

( da "Adige, L'" del 18-12-2007)

 

"No all'ingerenza della politica" Marcello Disertori, presidente dell'Anpo, l'associazione che riunisce i primari ospedalieri, tranquillizza sulla situazione Trentina. Secondo lui Trento non è Genova e le nomine "politicizzate" dei primari denunciate sul Corriere della Sera da noi non ci sono. "Attualmente il problema non sussiste - conferma - ma il rischio c'è sempre. A mio avviso la politica deve rimanere fuori da certe scelte. Ha un ruolo importante nella pianificazione e nelle verifiche, ma non nelle nomine dove devono contare solo qualità tecniche e meriti professionali". Disertori punta sulla meritocrazia e sulla necessità che non vengano introdotti altri criteri se non quelli strettamente legati alle qualità professionali dei medici che, dice, da tempo chiedono un maggior coinvolgimento nelle scelte. "Quello che è successo a Genova - spiega il primario - è la dimostrazione di come le ingerenze siano negative. Fortunatamente mi sembra che in Trentino questo problema non ci sia e che la meritocrazia sia abbastanza rispettata". Sabato, nel corso dell'annuale riunione dei medici, anche il presidente dell'ordine, Giuseppe Zumiani, era tornato sull'argomento riforma, ribadendo la necessità di un rafforzamento della posizione dell'assessorato, della creazione di un organismo di controllo tra assessorato e Azienda e infine l'istituzione di un comitato scientifico. Secondo l'Ordine il problema sarebbe "la debolezza strutturale dell'assessorato, il ruolo egemone dell'Azienda e il fallimento della partecipazione". 18/12/2007.


Multiamo la burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta di Parma, La" del 18-12-2007)

 

Egregio direttore, giovedì 29 novembre mi sono state recapitate 2 raccomandate. Da qualche tempo, a Sissa, paese dove vivo e lavoro, la consegna di una raccomandata è sinonimo di una multa da pagare notificata dalla Polizia Municipale dell'Unione delle Terre Verdiane. Questa volta, però, c'era una novità: una delle raccomandate era stata spedita dal Comune di Parma, Comando di Polizia Locale, Servizio Notificazioni. Ma andiamo con ordine, perchè la storia merita di essere ben spiegata. Il verbale della Polizia Municipale dell'Unione delle Terre Verdiane si riferisce ad un'altra notifica di inizio ottobre 2007 che però riportava dati errati riguardanti il luogo della violazione del codice della strada. continua... Per leggere il testo completo dell'articolo, registrati al nuovo "sfogliatore" online.


Il Comune deve utilizzare gli introiti delle multe solo per gli investimenti (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 18-12-2007)

 

"Il Comune deve utilizzare gli introiti delle multe solo per gli investimenti" EPILOGO IN VISTA per il bilancio preventivo 2008 del Comune che giovedì e venerdì sarà discusso e approvato in consiglio comunale. La Confartigianato, ormai agli sgoccioli, avanza una proposta. "Gli introiti delle contravvenzioni non debbono essere più inseriti nel bilancio corrente ma nella parte straordinaria relativa agli investimenti ? dice il vicesegretario Giampiero Placuzzi ? Sarebbe un segnale di grande trasparenza per fugare il dubbio dei cittadini che il Comune tenda a far legna con le contravvenzioni per sanare i buchi di bilancio". Altre considerazioni della Confartigianato: il bilancio deve cementare la coesione sociale non solo far tornare i conti, vanno eliminate le tasse occulte a partire dai costi della burocrazia. Critiche ai fondi erogati per E-bus. Plauso al Comune che non ha ha aumentato i tributi. ANCHE IL SEGRETARIO della Cna cesenate Roberto Sanulli plaude dal canto suo "alla decisione della Giunta di mantenere inalterata la tassazione". "Per quanto riguarda la previsione di maggiori entrate Ici ? prosegue Sanulli ? riteniamo corretto continuare l'azione di recupero di evasione e elusione. Quanto al passaggio del catasto ai comuni non deve rappresentare una leva per fare cassa ma, invece, deve consentire di attivare tutte le azioni necessarie per operare con equità. Auspichiamo che un aggiornamento delle rendite catastali e un allargamento della base imponibile possano permettere una riduzione delle aliquote, a partire da quella dei capannoni, applicata al massimo consentito". La Cna giudica inoltre negative le risorse destinate al sistema produttivo e la scelta di non riproporre il fondo per lo sgravio dei tributi locali per i neo-imprenditori. GIUDIZI POSITIVI sul bilancio, ma anche lamentele arrivano dal quartiere Borello, che nel suo parere lamenta gli insufficienti finanziamenti erogati al quartiere in particolare nel 2009 (305mila euro per la scuola elementare e materna a Bora di Mercato Saraceno e acquisto terreni a Formignano) e gli investimenti assenti per il 2010. Il quartiere Cervese Sud chiede invece sul piano investimenti 2008-2010 uno studio di fattibilità per inserire nel 2009 la messa in sicurezza della via Madonna dello Schioppo e nel 2010 la realizzazione della pista ciclabile a Villa Chiaviche. - -->.


Primari, l'ira di Andreolli <Il Patt vuole i suoi amici> (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere Alto Adige" del 18-12-2007)

 

Corriere dell'Alto Adige - TRENTO - sezione: TRENTOEPROV - data: 2007-12-18 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Sanità L'assessore Ds contro gli autonomisti: logiche clientelari Primari, l'ira di Andreolli "Il Patt vuole i suoi amici" Rossi: non sa rispondere sul piano politico TRENTO - Guerra aperta in maggioranza. L'assessore alla sanità, Remo Andreolli, attacca a testa bassa il Patt, accusando i suoi dirigenti di proporre una gestione "clientelare" della sanità. "Hanno chiesto di sospendere la nomina dei primari per poterli indicare loro secondo logiche clientelari - accusa -. Sarebbe un problema per la salute di tutti i cittadini se, come vuole il Patt, i primari venissero nominati perché amici di Panizza, piuttosto che di Rossi o di Bezzi". La replica del segretario delle Stelle alpine non si fa attendere. Ugo Rossi, però, non getta benzina sul fuoco. "Noi - afferma - abbiamo posto un problema politico, quello degli ospedali periferici. Su un piano politico attendevamo la risposta dell'assessore". Quanto all'accusa specifica di aver fatto bloccare la nomina dei primari con l'intenzione di aiutare i propri favoriti, Rossi risponde così: "Nell'ultima riunione di maggioranza abbiamo effettivamente chiesto di rimandare la nomina dei primari, visto che si prevedeva a breve un riassetto della dirigenza della sanità trentina. Non certo per proporre nomi di amici ". Alla fine Remo Andreolli ha detto basta. Da agosto, quando la Margherita depositò il suo disegno di legge sulla sanità, Civica e Patt si danno il cambio nell'attaccare l'operato dell'assessore. Da ultimo, Sergio Muraro si è rifiutato di votare la legge finanziaria, motivando il suo no come segno di dissenso non verso la giunta, ma verso l'assessore Andreolli. Rossi, che aveva dato indicazioni di voto diverse, a posteriori ha cavalcato lo strappo di Muraro, vista l'assoluta condivisione delle critiche rivolte al titolare della sanità. A questo punto Andreolli non ci ha visto più. "è la più bella sfiducia che possa ottenere, perché io ho sempre garantito, e continuerò a farlo, il principio inviolabile e sacro di mettere al centro il cittadino, del diritto ad essere curati, diagnosticati e riabilitati da persone competenti. Le nomine si devono basare sulla meritocrazia e la competenza". Così l'assessore ieri, in occasione della presentazione del progetto di genetica medica. "Proprio oggi il Corriere della Sera - ha ricordato - si occupa di sanità e Gian Antonio Stella denuncia l'ingerenza diffusa della politica nelle nomine dei primari. In Trentino non accade e non deve accadere. Non si deve portare l'orologio indietro di trent'anni". In serata, l'assessore è tornato sull'argomento garantendo che "finché i Ds saranno al governo di questa Provincia, l'unico criterio di scelta della classe dirigente sarà quello della meritocrazia". Poi ha aggiunto: "Chi utilizza demagogicamente e elettoralisticamente il delicato argomento della sanità - ha concluso riferendosi ancora al Patt - ci pone nelle condizioni di riflettere sulla possibilità di lavorare ancora assieme". è crisi di giunta? No, ma sicuramente le elezioni si stanno avvicinando a passi larghi e tesi. Tristano Scarpetta Segnali Remo Andreolli ha attaccato frontalmente il Patt, ma forse ha voluto mandare un messaggio anche alla Civica (Foto Rensi).


LA CONCORRENZA TEMUTA PIù DEI COSTI (sezione: Burocrazia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 18-12-2007)

 

IL DATO "CAMPIONE" La concorrenza temuta più dei costi Le infrastrutture? Non sono tra le problematiche più avvertite dagli imprenditori salernitani, o comunque tra quelle con cui hanno dovuto fare i conti nel 2007. A sorpresa, infatti emerge che le aziende del campione intervistate dall'Ufficio Studi di Confindustria si sono lamentate un po' di tutto: dagli aumenti dei costi di gestione, agli eccessi della burocrazia, dalla crescita delle concorrenza, ai costi energetici sempre più sostenuti fino alle difficoltà di reperimento di personale specializzato e al decremento degli ordinativi. Ma poche hanno denunciato problemi legati in senso lato alle infrastrutture. Poco avvertito anche l'adeguamento normativo (evidentemente quindi in quasi tutti i comparti la normazione viene avvertita come al passo coi tempi). Altro dato un po' a sorpresa, riguarda la puntualità nella riscossione dei crediti: contrariamente alle aspettative, non è tra i problemi più avvertiti quest'anno.


BUROCRAZIA E POLITICA NON AIUTANO LO SVILUPPO (sezione: Burocrazia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 18-12-2007)

 

"Burocrazia e politica non aiutano lo sviluppo" REMO FERRARA Preoccupazione e attesa: sono questi gli elementi salienti che sintetizzano la terza indagine congiunturale presentata ieri da Confindustria Salerno e realizzata dall'Ufficio Studi con il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell'Università di Salerno. Il 2007 per gli imprenditori salernitani si chiude senza particolari scossoni, in positivo come in negativo, ma emerge accanto a quello che il presidente Gallozzi definisce "un clima non negativo ma realista" anche una grande sfiducia verso le amministrazioni locali. Una bocciatura secca delle politiche in materia di sviluppo che diventa più dura e netta man mano che ci si allontana dal territorio comunale per raggiungere le massime proporzioni nei confronti della Regione Campania. "Bisogna semplificare l'apparato burocratico - ha detto Gallozzi - avviare un piano di sviluppo per le infrastrutture della mobilità delle persone e delle merci, e promuovere una coesione istituzionale e territoriale molto più ampia e molto più forte. Solo così il nostro territorio può diventare più competitivo". Una necessità che ha anche una scadenza temporale: il 2010, quando si concretizzerà l'area di libero scambio nel Mediterraneo "e quindi si dovrà competere con paesi, come la Tunisia, che sono proprio di fronte a noi". Sembra avercela, Gallozzi, soprattutto con gli enti locali: "Manca una politica di sviluppo ai vari livelli istituzionali - dice - e spesso le varie amministrazioni non dialogano tra loro e sono incapaci di concepire un sistema di sviluppo che aiuti e accompagni le imprese". Gli imprenditori locali per il presidente Gallozzi rimangono tuttavia "pronti a rischiare ed investire non sul mattone, ma in attività imprenditoriali", ma per farlo rivendicano politiche incisive "per colmare le solite carenze: non è il solito pianto della suocera, ma la rivendicazione forte a che le cose vengano fatte. Non avviene a causa di una burocrazia troppo spesso lenta e farraginosa". La classe politica locale per il presidente di Confidustria Salerno spesso appare "non in grado di risolvere i problemi e soprattutto non propensa ad affiancare gli imprenditori nei percorsi di crescita e di sviluppo. L'impresa salernitana è sempre più sola". Per gli industriali salernitani occorre una visione complessiva dello sviluppo che metta al centro delle strategie il settore manifatturiero: e non spaventano le dimensioni medio-piccole delle imprese nostrane. "Le nostre aziende hanno spesso raggiunto livelli di specializzazione molto elevati. Ma in quanto piccole non riescono a raggiungere la massa critica per affrontare i mercati esteri". Di qui la creazione di un Consorzio, sostenuto anche dalla Camera di Commercio, che lo ha finanziato con 100mila euro, per unire gli sforzi e creare un organismo che competa su acquisti, competizione sui mercati, accesso al credito. In più Confidustria favorirà l'iscrizione al Confidi: "Ci faremo carico - dice Gallozzi - delle quote di adesione delle piccole imprese per agevolare i rapporti col sistema bancario".


Sicurezza nei cantieri: <Più controlli, meno burocrazia> (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 18-12-2007)

 

Sicurezza nei cantieri: "Più controlli, meno burocrazia" Confindustria ha presentato il "vademecum" per gli edili. Fracasso: "Una guida che aiuta, ma anche denuncia i problemi" Si scrive "cantiere edile" ma nel linguaggio quotidiano si dice sicurezza, formazione, regole. Argomenti che toccano molto da vicino Vicenza e che sono stati sviscerati ieri, durante la presentazione del vademecum "Lavori in corso", un volume ad anelli di una sessantina di pagine, più o meno tante quanti gli adempimenti che occorrono ad aprire e tener aperto un cantiere. Si tratta di una guida operativa che riassume gli obblighi, inseriti in un complesso contesto normativo, che un imprenditore deve rispettare per esercitare l'attività edilizia. Il volume è stato presentato nella sede dell'associazione dal suo curatore, Antonio Vescovi, coordinatore della sezione giovani imprenditori edili di Confindustria Vicenza, con la benedizione di Giuseppe Fracasso, presidente dei costruttori berici iscritti agli industriali. Il quale ha ufficialmente annunciato che nel 2008 inizieranno i lavori della prima scuola edile di Vicenza, la "Andrea Palladio", che sarà riconosciuta come scuola professionale. "Puntiamo sulla formazione sia degli imprenditori che dei lavoratori", spiega il presidente, "anche per quei dipendenti che hanno 30 anni di esperienza e conoscono perfettamente i ponteggi, ma devono ugualmente fare dei corsi come richiesto dalla legge".A dimostrazione che in questo settore tutto è interconnesso Fracasso non esita quindi a parlare di burocrazia, da sempre spina nel fianco dei costruttori, che il vademecum non accusa direttamente, ma semplicemente mostra nella sua interezza. "Credo che questa guida sia unica in Italia", ha commentato, "e rappresenta due aspetti, quello dell'utilità e quello politico, cioè far toccare con mano la vita delle aziende alle prese con la burocrazia". Fracasso, unendo i due temi, formalismo legislativo e sicurezza, condensa poi il suo pensiero in una frase: "Più controlli e meno burocrazia". Ma l'occasione porta anche ad altre riflessioni. Alcune delle quali mostrano il punto di vista dell'associazione proprio sull'origine delle "cattive pratiche" del lavoro, che si annidano particolarmente proprio in questo settore, in un circolo vizioso fatto di sub affidamenti a micro imprese che spesso fuggono a qualsiasi controllo. "Bisogna distinguere tra l'impresa edile e l'immobiliare, noi lavoriamo per chi ha le cosiddette "aree d'oro", l'impresa costruisce per l'immobiliare", sottolinea Fracasso. Ma se c'è una lobby dei costruttori, come mai questa non riesce ad impedire l'accesso nel mercato di quelle ditte "spuria" che scendono in campo abbassando i prezzi e alzando i rischi per i lavoratori? "I furbetti del quartierino ci sono da sempre", risponde il presidente. "Si fa presto a trovare un geometra e quattro artigiani che fanno la casetta e non rispettano le regole. Noi cerchiamo di fare lobby contro queste situazioni".Aprire un'impresa edile in effetti è immediato, basta l'iscrizione alla Camera di Commercio. "Un controsenso, un barbiere deve fare un corso per esercitare, un impresario edile no", dice Fracasso e conclude: "Noi chiediamo semplificazione e accorpamento degli adempimenti da una parte e controlli più rigorosi dall'altra, ma Vicenza ha 2 ispettori del lavoro, tra breve ne arriveranno altri 7, sono sufficienti per la terza provincia più industrializzata d'Italia?".Pietro Rossi.


Carlo Nordio: <Prevenzione e meno burocrazia> (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzettino, Il" del 18-12-2007)

 

Parla il sostituto procuratore di Venezia, uno dei protagonisti di Tangentopoli degli anni Novanta: "Il disagio è reale ma la soluzione è altrove" Carlo Nordio: "Prevenzione e meno burocrazia" "Il primo obiettivo non è rimediare solo alla corruzione ma alle lentezze per ottenere licenze, permessi, concessioni" E' convinto che il sondaggio faccia emergere un reale disagio, ma non si sente assolutamente di essere d'accordo con il tipo di soluzione proposta nella domanda dell'indagine. Combattere la corruzione con una riedizione di Tangentopoli per lui, Carlo Nordio sostituto procuratore della Repubblica di Venezia, uno dei protagonisti della magistratura inquirente veneta negli anni '90 non è la soluzione. "I giudici non possono essere considerati alla stregua di una forza divina in grado di risolvere ogni problema contemporaneo. Le gravi questioni legate alla corruzione non si combattono con la punizione, bensì con la prevenzione come qualsiasi altro tipo di reato. Il tema è andare alla radice ed estirpare ciò che inevitabilmente è destinato a logorarsi nel tempo. In questo caso sono le leggi a dover cambiare e l'elefantiaca burocrazia a dover essere bloccata ed eliminata".Leggendo tra le righe i risultati del sondaggio e la delusione del Nordest, insieme a quella dell'Italia, sembra di navigare in un oceano costellato di arcipelaghi del pessimismo quando si tenta di formulare un giudizio sull'onestà della classe dirigente nostrana."In realtà il Belpaese dovrebbe sapere che nella nostra penisola c'è molta meno corruzione sicuramente rispetto a tutti i paesi del terzo mondo e rispetto all'est europeo. Una premessa che è giusto fare, perchè troppo spesso gli italiani sono abituati a piangersi addosso e a disegnare catastrofi. A ritenersi i peggiori. Comunque sia se il disincanto rilevato nell'indagine è sicuramente concreto, è la diagnosi, o meglio la cura ipotizzata dagli intervistati, ad essere sbagliata. Perché la corruzione non è una vicenda sanabile esclusivamente dalle forze dell'ordine o nelle aule dei tribunali. Almeno non solo. E certamente non deve essere individuata dal popolo come prima soluzione. L'obiettivo che l'Italia si dovrebbe porre invece è un altro. Vale a dire cominciare a rimediare e a migliorare un sistema inefficiente e sgangherato. E Lento. Lento come le immagini di una moviola. La burocrazia continua ad essere vessatoria".I biblici iter burocratici strettamente collegati a fatti di corruzione?"Certo. In fondo, per avere licenze e permessi è necessario compiere molti passaggi e bussare a molte porte. Talora qualche porta può anche non aprirsi immediatamente e allora il cittadino è disposto a compiere dei reati, a corrompere, quindi, pur di chiudere il giro ed eliminare la morsa burocratica che lo tiene avvinghiato a sé, a volte per qualche anno, senza raggiungere nulla e senza ottenere permessi, licenze o concessioni".Come sostiene lei, dunque, non è la 'mano divina' di divise e toghe a veder volgere al termine amare vicende di corruzione. Suggerisce un percorso ben più importante: intervenire su un sistema che va al rallentatore. Difficile."Ma necessario. Del resto, se la tara è nella struttura non è possibile negarlo; e non è neppure possibile illudersi che la Giustizia possa fare da sola. La burocrazia è nel Dna del nostro Paese ed è certamente utopico pensare di invertire la tendenza dei fenomeni di corruzione attraverso le punizioni, le pene, i processi. La formula vincente per sconfiggere questo male contemporaneo, o quantomeno per limitarlo, sta nella semplificazione delle leggi e in una maggiore chiarezza e trasparenza nell'individuazione delle competenze. La questione è la stessa da secoli. Pensate che Tacito già a 'suo tempo' aveva capito tutto quando sosteneva che una repubblica è tanto più corrotta quante più leggi la governano. Ora, tornando ai giorni nostri e all'enorme quantità di carte e certificati che ci portiamo dietro, evidentemente da secoli, una semplificazione consentirebbe ai cittadini di non imbattersi in ostacoli e di non cercare soluzioni penalmente perseguibili. Insomma, non sarebbe necessario oliare ingranaggi che rimangono bloccati e che impediscono addirittura di lavorare. E' questo il primo traguardo da raggiungere nel nostro Paese per evitare di trovarsi sempre ad ungere le ruote della pigra e indolente macchina burocratica e a commettere reati. Il disagio c'è, il problema c'è. Ma veneti e friulani confondono la sgangheratezza del sistema con la corruzione".Annamaria Bacchin.

 


ARTICOLI DEL 17 DICEMBRE 2007

 

Pubblici dipendenti: valutazione dei comportamenti e responsabilità disciplinare ( da "AltaLex" del 17-12-2007)

 

"Soldi e meno burocrazia per sedurre le imprese" ( da "Stampa, La" del 17-12-2007)

<I tentativi di condizionamento? Arrivano da ogni parte> ( da "Secolo XIX, Il" del 17-12-2007)

Il patto d'acciaio bhp-rio tinto spaventa i cinesi - hugo dixon ( da "Repubblica, La" del 17-12-2007)

Tre anni per un'adozione, la burocrazia blocca le coppie ( da "Tribuna di Treviso, La" del 17-12-2007)

Malpensata, l'asilo in famiglia cerca aiuto ( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-12-2007)

Beni di mafia cercano gestore ( da "Panorama" del 17-12-2007)

Una chiavetta apri-burocrazia ( da "Corriere Economia" del 17-12-2007)

La burocrazia straccia la carta ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 17-12-2007)

"Chi è Stato?", l'analisi di Tivelli sugli uomini che fanno funzionare l'Italia ( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 17-12-2007)

Le due eguaglianze ( da "Opinione, L'" del 17-12-2007)

"Una sanità da riorganizzare..." ( da "Quotidiano.it, Il" del 17-12-2007)

I miracoli del quarto Capitalismo ( da "KataWeb News" del 17-12-2007)


Articoli

 

Pubblici dipendenti: valutazione dei comportamenti e responsabilità disciplinare (sezione: Costi dei politici)

( da "AltaLex" del 17-12-2007)

 

Ministero per le Riforme nella PA, direttiva 06.12.2007 n° 8 (Gesuele Bellini) Stampa Il Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, Luigi Nicolais, con la direttiva n. 8 del 6 dicembre 2007, recante principi di valutazione dei comportamenti nelle pubbliche amministrazioni e responsabilità' disciplinare, ha fornito opportune indicazioni a queste ultime affinché siano garantite sia le prescrizioni contrattuali, ma soprattutto i valori che sormontano l'azione delle pubbliche amministrazioni. Il provvedimento, nel richiamare il decreto del Ministro della Funzione pubblica del 28 novembre 2000, con cui è stato approvato il Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e la successiva circolare adottata dallo stesso Ministro del 12 luglio 2001, n.2198, inerente le norme sul comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, sottolinea il rilievo giuridico, oltreché etico, delle prescrizioni contenute nello stesso, in base alle quali possono essere comminate le sanzioni disciplinari. La direttiva evidenzia che in caso di inosservanza di quanto previsto nel Codice di comportamento e dalle disposizioni dei vari CCNL, possano essere irrogate sanzioni disciplinari, con particolarità nei seguenti casi: nel caso di insufficiente rendimento ovvero quando i dipendenti responsabili dei procedimenti violino le prescrizioni sostanziali e/o formali contenute nella legge 241/90, oppure adempiano secondo modalità inadeguate e/o incomplete (ad esempio: omettendo di indicare tutte le informazioni previste come contenuto necessario della comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell'art.8 della legge n.241 del 1990). in caso di malattia, quando vi è l'inosservanza delle prescrizioni inerenti la tempestività ed adeguatezza della produzione dei documenti sanitari diretti ad attestare la legittimità dell'assenza, ovvero l'allontanamento dal domicilio durante le fasce di reperibilità, senza previa comunicazione all'amministrazione; quando i soggetti preposti omettono l'attivazione delle procedure sanzionatone, concretizzando un danno all'immagine dell'amministrazione. La direttiva conclude ricordando che, ai sensi dell'art.60 comma 6 del decreto legislativo 30 marzo 2001 n.165, l'ispettorato per la funzione pubblica, è tenuto ad espletare un'attività di monitoraggio rispetto all'esercizio dell'azione disciplinare, e, pertanto, invita tutte le amministrazioni interessate ad inviare, entro 5 giorni, le contestazioni mosse al dipendente (sostituendone il nominativo con un codice al fine di tutelarne la riservatezza) con specifico riferimento alla violazione imputata al medesimo nonché il successivo esito del procedimento. (Altalex, 17 dicembre 2007. Nota di Gesuele Bellini) Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione Direttiva 6 dicembre 2007, n. 8 Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Segretariato generale Roma Alle Amministrazioni dello Stato anche ad ordinamento autonomo Loro Sedi Al Consiglio di Stato Ufficio del Segretario generale Roma Alla Corte dei Conti Ufficio del Segretario generale Roma All'Avvocatura generale dello Stato Ufficio del Segretario generale Roma Alle Agenzie Loro Sedi Al FARAN Roma Alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Roma Agli Enti pubblici non economici (tramite i Ministeri vigilanti) Loro Sedi Agli Enti pubblici (ex art. 70 del D.Lgs n. 165/01) Loro Sedi Agli Enti di ricerca (tramite i Ministeri vigilanti) Roma Alle Istituzioni universitarie (tramite il Ministero dell'istruzione dell'Università e della ricerca) Roma Alle Camere di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato (tramite il Ministero dello sviluppo economico) Alle Aziende del Servizio Sanitario Nazionale Ai Nuclei di valutazione Agli Organi di controllo interno E, p. c. Alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni AITANO All'UPI Alla CRUI All'UNIONCAMERE DIRETTIVA RECANTE PRINCIPI DI VALUTAZIONE DEI COMPORTAMENTI NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI -RESPONSABILITÀ' DISCIPLINARE 1. Premessa. L'attribuzione all'area dirigenziale del ruolo e dei poteri del datore di lavoro, impone una continua ed attenta disamina in merito alla condotta mantenuta dal personale assegnato alle varie strutture, sia sotto il profilo dell'esatto adempimento delle prescrizioni contrattuali che della conformità alle regole deontologiche previste per i dipendenti pubblici. Le prestazioni lavorative di tutti coloro che agiscono all'interno degli apparati pubblici devono garantire non il semplice ossequio alle prescrizioni contrattuali, ma una completa adesione ai valori che sormontano l'azione delle pubbliche amministrazioni. Le amministrazioni devono infatti perseguire l'interesse pubblico, garantendo ai cittadini, nel contempo, modalità di comunicazioni che assicurino la comprensibilità e l'affidabilità degli atteggiamenti e dichiarazioni di ogni addetto. Si ricorda che con decreto del Ministro della Funzione pubblica del 28 novembre 2000, è stato approvato il Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e che è stata successivamente adottata, dallo stesso Ministro la circolare 12 luglio 2001, n. 2198 inerente le Norme sul comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Le prescrizioni contenute nel Codice di comportamento tratteggiano i principi cui i dipendenti delle pubbliche amministrazioni devono conformarsi non solo in occasione dell'adempimento della prestazione lavorativa, ma anche con riguardo ai contatti sociali. Il suddetto codice, infatti, pone degli specifici vincoli con riferimento ai rapporti con il pubblico (art. 11 del Codice) nonché alle condotte da mantenere nella vita sociale (art. 9). E' opportuno ricordare che tutte le prescrizioni contenute nel Codice di condotta assumono, oltre che un valore etico, uno specifico rilievo giuridico, atteso che è sulla base dello stesso che possono essere comminate le sanzioni di più tenute afflittività. 2. La valutazione delle condotte dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni alla luce del Codice di comportamento. Con riferimento alle sanzioni del rimprovero verbale o scritto (censura) o della multa di importo pari a 4 ore di retribuzione, i contratti collettivi associano, generalmente, tale misura alla "a) inosservanza delle disposizioni di servizio, anche in tema di assenze per malattia, nonché dell'orario di lavoro; b) condotta non conforme ai principi di correttezza verso altri dipendenti o nei confronti del pubblico; c) negligenza nella cura dei locali e dei beni mobili o strumenti a lui affidati o sui quali, in relazione alle sue responsabilità, debba espletare azione di vigilanza; d) inosservanza delle norme in materia di prevenzione degli infortuni e di sicurezza sul lavoro nel caso in cui non ne sia derivato un pregiudizio al servizio o agli interessi deiramministrazione o di terzi; e) rifiuto di assoggettarsi a visite personali disposte a tutela del patrimonio deiramministrazione, nel rispetto di quanto previsto dall'art. 6 della L. 20 maggio 1970 n. 300; f) insufficiente rendimento" (così l'art. 13 del CCNL relativo al personale del comparto ministeri per il quadriennio normativo 2002 - 2005 e biennio economico 2002 - 2003) I dirigenti delle varie strutture destinatarie della presente direttiva sono tenuti a verificare che le condotte dei dipendenti siano conformi a tali indicazioni. In particolare, l'"inosservanza delle disposizioni di servizio", presuppone che i dirigenti assegnino specifiche responsabilità in capo ai dipendenti. L'art. 11 del Codice di comportamento prescrive che ciascun "dipendente in diretto rapporto con il pubblico prest[i] adeguata attenzione alle domande di ciascuno e fornisc[a] le spiegazioni che gli siano richieste in ordine al comportamento proprio e di altri dipendenti dell'ufficio. Nella trattazione delle pratiche egli rispetta l'ordine cronologico e non rifiuta prestazioni a cui sia tenuto motivando genericamente con la quantità di lavoro da svolgere o la mancanza di tempo a disposizione. Egli rispetta gli appuntamenti con i cittadini e risponde sollecitamente ai loro reclami". Se si combina quanto previsto nel Codice di comportamento con quanto prescritto nei vari CCNL si evince che i dipendenti delle pubbliche amministrazioni sono tenuti ad una condotta improntata alla sollecitudine e correttezza dell'azione amministrativa, diretta ad impedire generiche quanto, molto spesso, pretestuose giustificazioni all'inazione o ai ritardi. La regola comportamentale, infatti, qualifica come indebito il rinvio della trattazione delle questioni d'ufficio, in ragione di un indimostrato (ed indimostrabile) eccessivo carico di lavoro. Devono quindi censurarsi quelle amministrazioni che giustificano il mancato rispetto dei termini procedimentali in considerazione della mole di lavoro ovvero con la difficoltà nel reperimento della documentazione istruttoria. Tali comportamenti, peraltro, comportano censure di illegittimità da parte dell'autorità giurisdizionale amministrativa, in tutti quei casi in cui il trascorrere del termine per la conclusione del procedimento, equivale a provvedimento di diniego. Così la giurisprudenza amministrativa ha qualificato come illegittimo il rigetto dell'istanza, ove ciò sia ricondotto ad una "difficoltà di reperimento del fascicolo" (TAR Lazio, sentenza 14 ottobre 2003 n. 8356). 3. In particolare, l"insufficiente rendimento". L'insufficienza del rendimento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, integra il presupposto per l'applicazione di sanzioni disciplinari di vario livello, in ragione della gravità e continuità della condotta mantenuta (in genere dal semplice rimprovero verbale o scritto alla multa di importo pari a 4 ore di retribuzione fino al licenziamento con preavviso). Il parametro cui occorre fare riferimento, deve rinvenirsi nell'art. 2104 del codice civile, secondo cui "il prestatore di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta, dall'interesse dell'impresa". Presupposto per l'applicazione della sanzione disciplinare è l'imputabilità della condotta negligente e non il semplice mancato raggiungimento delle prestazioni attese. La mancata realizzazione delle prestazioni attese potrebbe, infatti, essere addebitabile a ragioni oggettive, non imputabili in quanto connesse alle condizioni psico-fisiche del dipendente. L'esigenza di commisurare la condotta del personale addetto alle varie strutture pone a carico dei responsabili degli uffici, l'onere di precisare la qualità della prestazione attesa da ciascuno. Con riferimento all'intestazione della qualità di responsabile del procedimento, appare opportuno precisare l'inderogabilità del rispetto delle prescrizioni contenute nella legge 7 agosto 1990 n. 241 e successive modifiche ed integrazioni, recante norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi. Le modifiche apportate alla legge n.241 del 1990, hanno introdotto nuovi adempimenti a carico dell'amministrazione procedente, quali l'obbligo di disporre la comunicazione di avvio del procedimento anche nei confronti del soggetto che ha presentato l'istanza sulla cui base si è avviato lo stesso procedimento (art. 8, comma 2 c)ter della legge n.241 del 1990), ovvero la comunicazione dei motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza (artAObis della legge n.241 del 1990). Suddetti adempimenti, in quanto previsti da fonte legislativa e finalizzati a favorire la partecipazione al procedimento da parte dei destinatari del provvedimento finale, appaiono strumentali al perseguimento dei valori della trasparenza ed imparzialità dell'amministrazione. Le amministrazioni destinatarie della presente direttiva, sono tenute ad avviare l'azione disciplinare ove i dipendenti responsabili dei procedimenti violino le suddette prescrizioni, ovvero adempiano secondo modalità inadeguate e/o incomplete (ad esempio: omettendo di indicare tutte le informazioni previste come contenuto necessario della comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell'art. 8 della legge n. 241 del 1990). La violazioni di prescrizioni formali previste dal legislatore, integra una condotta palesemente negligente, talché non possono tollerarsi ritardi o approssimazioni. Si consideri altresì che le suddette violazioni espongono l'amministrazione al rischio di subire l'annullamento dei provvedimenti in sede giurisdizionale, in considerazione della violazione del principio del contraddittorio, nonché un sicuro detrimento alla propria immagine. 4. I controlli sulle assenze per motivi di salute. I dirigenti delle amministrazioni destinatarie della presente direttiva sono tenuti ad assicurare il rispetto, da parte dei dipendenti assenti per ragioni di salute, delle prescrizioni contrattuali in tema di produzione dei certificati medici. Con riferimento alle assenze di un solo giorno lavorativo, per ragioni di salute, si precisa che l'amministrazione è comunque tenuta a pretendere la produzione della certificazione sanitaria, sussistendo, come riconosciuto dalla giurisprudenza, il potere di verificare la legittimità delle cause di assenza del dipendente dal servizio, a fortiori per le assenze (brevi) per malattia, che, per la loro imprevedibilità, sfuggono al controllo dell'amministrazione e costituiscono, tra quelle consentite, la più ricorrente ed onerosa forma di assenza dal servizio. I dirigenti delle strutture pubbliche sono altresì invitati a concludere, ai sensi dell'art. 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241, accordi con le competenti strutture sanitarie, allo scopo di assicurare che ogni dipendente assente per ragioni di salute, venga sottoposto, nella stessa giornata, a visita fiscale. Si precisa altresì che ove la competente struttura sanitaria non sia nelle condizioni di assicurare, nella stessa giornata, la visita fiscale per ogni dipendente assente, le amministrazioni possono comunque concludere accordi, ai sensi dell'art. 17 della legge n. 241 del 1990 con altre strutture pubbliche, allo scopo di conseguire la necessaria valutazione sanitaria. Al fine di favorire le attività di controllo da parte dei medici fiscali, si invitano i dirigenti delle amministrazioni destinatarie della presente direttiva, a predisporre adeguati mezzi di comunicazione affinché i dipendenti che abbiano la legittima esigenza di allontanarsi dal proprio domicilio, possano informare l'amministrazione di tale circostanza. A tal fine appare proporzionata la predisposizione di un numero telefonico/fax ovvero di un indirizzo di posta elettronica, esclusivamente destinato a ricevere le comunicazioni relative ad eventuali allontanamenti dal domicilio, da parte dei dipendenti assenti per ragioni di salute. L'inosservanza delle prescrizioni inerenti la tempestività ed adeguatezza della produzione dei documenti sanitari diretti ad attestare la legittimità dell'assenza, ovvero l'allontanamento dal domicilio durante le fasce di reperibilità, senza previa comunicazione all'amministrazione, integrano condotte meritevoli di sanzioni disciplinare, secondo quanto previsto dai rispettivi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro. 5. L'omessa attivazione delle procedure sanzionatone come danno all'immagine dell'amministrazione. Le pubbliche amministrazioni, oltre ad assicurare il perseguimento del proprio fine istituzionale, sono anche tenute a mantenere un'immagine positiva della propria organizzazione. L'immagine dell'amministrazione è oramai entrata tra i valori immateriali di ogni apparato pubblico. La Corte dei conti ha ricondotto fra i valori degli apparati pubblici, l'immagine delle pubbliche amministrazioni, ossia "la tutela della propria identità, del buon nome, delle reputazione e credibilità, nonché l'interesse che le competenze individuate siano rispettate, le funzioni assegnate siano esercitate, le responsabilità dei funzionari attivate" (così Corte dei Conti, Sezioni riunite, Sentenza del 23 aprile 2003 n. 10/2003/QM). Il perfezionamento delle procedure sanzionatorie integra il presupposto per diffondere un'immagine di efficienza dell'apparato. La stessa Corte dei conti, in sede di controllo sulla gestione delle amministrazioni statali, con riferimento all'avvio dell'azione disciplinare in conseguenza di azioni penali ha registrato una condotta protesa a "minimizzare le sanzioni, in modo da prevenire i ricorsi degli interessati" (Corte dei conti, Sez. gestione contr. Stato, Relazione approvata con delibera 7/06/G). Tale atteggiamento appare ancora più diffuso rispetto alle fattispecie disciplinari di ancor più ridotta afflittività, talché appare indifferibile una più rigorosa applicazione delle prescrizioni vigenti, allo scopo di ricostruire l'immagine di efficienza ed efficacia degli apparati pubblici. 6. Funzioni di monitoraggio dell'Ispettorato della funzione pubblica. L'ispettorato per la funzione pubblica, ai sensi dell'art. 60 comma 6 del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, è tenuto ad espletare un'attività di monitoraggio rispetto all'esercizio dell'azione disciplinare. A tal fine si invitano tutte le amministrazioni destinatarie della presente direttiva ad inviare all'indirizzo di posta elettronica ispettorato@funzionepubblica.it i dati relativi all'avvio dei procedimenti disciplinari ed agli esiti degli stessi. In particolare dovranno essere inviati, entro 5 giorni, le contestazioni mosse al dipendente, con specifico riferimento alla violazione imputata al medesimo nonché il successivo esito del procedimento. Al fine di tutelare la riservatezza dei soggetti sottoposti a procedimento disciplinare, stante la funzione di mero monitoraggio dell'attività espletata dall'Ispettorato della funzione pubblica, appare proporzionato l'invio dei documenti suddetti previa rimozione del nominativo del dipendente. Sarà cura dell'amministrazione che avvia il procedimento disciplinare, individuare sistemi di riconoscimento degli atti, al fine di consentire che i documenti richiesti (contestazioni ed esito dell'azione disciplinare) possano essere riconosciuti dall'Ispettorato. A tal fine può giovare la sostituzione del nominativo del dipendente con un codice pedissequamente riportato in occasione di tutte le seguenti comunicazioni rese all'Ispettorato.

 

"Soldi e meno burocrazia per sedurre le imprese" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 17-12-2007)

 

Soldi e semplificazione legislativa. Sono i pilastri su cui punta la Regione per attrarre e sviluppare in Piemonte investimenti produttivi dall'estero o il ritorno di aziende subalpine che negli anni scorsi hanno delocalizzato la produzione fuori dai confini regionale. Lo strumento individuato dall'assessore all'Innovazione, Andrea Bairati, si chiama contratto d'insediamento. Da gennaio gli uffici regionali inizieranno una trattativa con imprese, Università ed enti locali per arrivare alla firma del contratto. Tre gli obiettivi. Il primo: la costruzione di nuovi impianti produttivi. Il secondo: la realizzazione di centri di ricerca, sviluppo, competenza e progettazione; o la costruzione di laboratori e centri direzionali. Il terzo: ristrutturazione o riconversione in chiave tecnologica e innovativa di un impianto produttivo già esistente e la riattivazione di impianti e/o insediamenti inattivi. Spiega Bairati: "La nostra offerta si rivolge a tutte le aziende, a parte quelle del settore commerciale, che esercitano attività diretta alla produzione di beni e servizi. E' evidente che è nostro interesse privilegiare i settori maggiormente innovativi, quelli legati alla ricerca e alla tecnologia e, soprattutto, nel settore dell'energia". E l'offerta consiste in una serie di agevolazioni economiche che possono essere sotto forma di contributo a fondo perduto e di finanziamento agevolato. Il contributo economico è variabile in base alla dimensione delle imprese e può arrivare fino ad un massimo di 5 milioni per le piccole imprese. Per le aziende di media dimensione l'aiuto arriva fino a 7,5 milioni e a dieci per quanto riguarda le grandi imprese. Le agevolazioni possono prendere anche la forma della riduzione di canoni per la locazione o l'acquisto di immobili. Per ottenere il finanziamento le aziende private devono investire almeno un milione di euro e garantire che la fase di progettazione non durerà più di 48 mesi. In cambio possono ottenere contributi per acquistare o finanziare gli immobili per l'insediamento; per le sistemazioni del suolo aziendale (escluse bonifiche) e indagini geognostiche; opere murarie e di urbanizzazione. Sono previste anche agevolazioni regionali per quanto riguarda la formazione, qualificazione, riqualificazione e specializzazione del personale e per l'allestimento di laboratori o l'acquisto di macchinari, impianti, attrezzature e programmi informatici. "Ci rivolgiamo - spiega l'assessore - alle imprese a partecipazione o controllo estero che intendano insediarsi in Piemonte e alle imprese italiane che hanno delocalizzato la loro produzione e che intendano reinvestire nella nostra regione". L'offerta è rivolta anche alle aziende italiane localizzate fuori dai confini subalpini e che intendano insediare nuovi impianti produttivi. Tra i beneficiari del contratto ci sono enti pubblici, Università e organismi di ricerca piemontesi, le società di gestione dei parchi scientifici e tecnologici e dei poli di innovazione se concorrono direttamente all'attuazione del contratto di insediamento.


<I tentativi di condizionamento? Arrivano da ogni parte> (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 17-12-2007)

 

"I tentativi di condizionamento? Arrivano da ogni parte" L'inchiesta Francesco Rosano, monarchico, fu scaricato dal centrodestra. Lobby massoniche, la risposta del Grande Oriente 17/12/2007 Genova. Francesco Rosano ha trascorso una carriera negli ospedali. Dal Gaslini (dieci anni) a Santa Margherita, a Rapallo, alla Valbisagno. Ancora, commissario straordinario a Ventimiglia ("quando tutta la dirigenza fu associata alla locale casa circondariale... per poi essere prosciolta"), a Imperia, fino a fare il coordinatore amministrativo della Asl 3. Oggi è in pensione. Ha fama di uomo di destra ("monarchico", ammette lui) e di persona integerrima. "Ho le mie idee - racconta - ma nel mio lavoro ho sempre cercato di fare una cosa sola: l'interesse dell'amministrazione per cui lavoravo. Resistendo anche alle pressioni dei politici. Mi hanno detto tante volte: Rosano, lei è poco elastico". Pressioni? Tante, tantissime nella sua carriera. "Continue e difficilmente denunciabili - ricorda - perché il tentativo di inflenzarti arriva sempre in incontri riservati, privati, senza testimoni". Rammenta ancora, Rosano, quando "un politico importante mi disse: "lei ha fatto terra bruciata intorno a sé"". Un politico di quale area? "Di destra". Fatto sta che, quando Sandro Biasotti vince le elezioni, Rosano salta. "Io, considerato uomo di destra, ho sempre lavorato con la sinistra, pur subendo anche da loro decine di tentativi di condizionamento. Poi sono stato messo fuori gioco dalla giunta di centrodestra". E spiega ancora: "Dagli anni Settanta è iniziato il condizionamento pesante della politica sulla sanità. Ancora un esempio? Quando lavoravo in provincia di Imperia, tornavo a Genova ogni sera per evitare ogni situazione che potesse essere poco trasparente". Tra i casi che, dopo la prima puntata dell'inchiesta del Secolo XIX, hanno fatto discutere c'è anche quello di Valter Ferrando, nominato responsabile della "struttura semplice" di chirurgia oncologica. Una posizione che non richiede un concorso. Come si può dedurre dalla consultazione del sito www.claudioburlando.it, Valter Ferrando, che ha collaborato con Maestrale (l'associazione culturale che fa capo al presidente della Regione), si è presentato alla primarie per l'assemblea nazionale del Partito Democratico nella lista "Democratici con Veltroni". Anche lui, raggiunto dal Secolo XIX, ribatte sfoderando i suoi risultati e rintuzza: "Sono stato promosso con concorso, ho partecipato alle primarie del Pd, perché ci credo. Ma è mio diritto di cittadino e poi non ho mai avuto incarichi pubblici". Nel mirino dell'attacco sferrato venerdì pomeriggio da Edoardo Berti Riboli, presidente della società Ligure di Chirurgia, è finito un altro sistema per garantire ottimi risultati: "Ad alcuni colleghi gli apparecchi non vengono concessi, ad altri sì. Come alla primaria di un dipartimento che ha il più bel reparto e il più bel papà di San Martino". Il riferimento, in questo caso, è all'ex, storico presidente dell'ordine dei medici, esponente di spicco della Democrazia Cristiana e di Forza Italia e parlamentare europeo Eolo Parodi e alla figlia Maria Caterina. Il Secolo XIX ha parlato con Eolo Parodi. Che risponde con una prima battuta: "Basta guardarmi per capire che non posso essere il più bel papà del San Martino. Dove, tra l'altro, non ho mai lavorato". Seconda battuta: "Ognuno guardi nella bisaccia sua". Poi una considerazione: "Non capisco il riferimento a me, che non ho mai chiesto, né spinto, né raccomandato nessuno nella mia vita, né quello a mia figlia. Se ha un bel reparto e belle apparecchiature, è perchéè considerata una delle maggiori professioniste italiane in quel ruolo e i risultati si vedono". Parodi poi apre un nuovo fronte di discussione: "Parliamo, piuttosto, dei medici che non sanno fare i medici, delle liste d'attesa, di tutti i problemi che gravano sui cittadini e che rappresentano le problematiche vere della nostra professione e della società". E propone: "Sono anche pronto a un pubblico confronto. Ma che sia su questi temi importanti per tutti i cittadini e non su piccole polemiche personali". Altra "citazione"è stata riferita alle lobby massoniche che avrebbero influenzato le nomine. Interviene sulla questione Giuseppe Anania, Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d'Italia. "La nostra concezione delle professioni - spiega Anania - è basata sull'impegno e la meritocrazia. Noi non raccomandiamo nessuno e riteniamo sgradevole che, ogni qualvolta si parli di queste circostanze, venga tirata in ballo la Massoneria". E chiosa: "Nessuna delle persone citate fa parte del Grande Oriente". M. Men. - F. Sa. (2 - fine. la precedente puntata è stata pubblicata il 16 dicembre) 17/12/2007.


Il patto d'acciaio bhp-rio tinto spaventa i cinesi - hugo dixon (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 17-12-2007)

 

Economia BREAKINGVIEWS Il patto d'acciaio Bhp-Rio Tinto spaventa i cinesi HUGO DIXON BHP Billiton batte la grancassa dei vantaggi che l'intero settore siderurgico ricaverà dalla sua fusione con Rio Tinto, ma i produttori sono spaccati fra chi, come i cinesi, teme la dipendenza dal nuovo monopolista del minerale di ferro, e le altre società metallurgiche tra cui Arcelor Mittal, Tata, Evraz e CSN che, essendo proprietarie di miniere, potrebbero anche malignamente gradire le difficoltà di qualche loro concorrente. La versione ufficiale di BHP è che dopo la fusione la maggiore quantità di minerale estratto a minor costo comprimerà i prezzi, ma i cinesi temono che la posizione di supremazia della nuova società (39% del minerale di ferro trasportato via mare) porterà invece dei rincari. E infatti da BHP provengono messaggi contrastanti: se da una parte i suoi costi di estrazione sono minori, dall'altra la società manda a dire che il suo prodotto merita un sovrapprezzo perché alla Cina la spedizione viene a costare di meno. In ogni caso, il matrimonio fra BHP e Rio Tinto sarà gravido di conseguenze per gli equilibri di potere nel settore. Intanto l'indiana Tata, la russa Evraz e la brasiliana CSN, tutte autosufficienti nella produzione, fanno il tifo per BHP assieme ad Arcelor Mittal, che lo è già per metà. Per loro un rincaro sarebbe manna dal cielo, perché ne otterrebbero un vantaggio competitivo sui concorrenti cinesi ed europei, tra i quali ThyssenKrupp. John Foley [Strozzati dalla burocrazia] Raramente in passato ci sono stati tanti mugugni nella giungla degli enti britannici di vigilanza finanziaria come ora che l'indispensabile riforma del piano di indennizzi agli utenti si è trasformata in un farraginoso pasticcio di competenze incrociate. Intanto gli operatori sono arcistufi della burocrazia che fa lievitare i costi e non propone soluzioni plausibili. La maggior parte delle associazioni di categoria dei servizi finanziari, con la sola rilevante eccezione dei consulenti autonomi, non vede di buon occhio il piano della Financial Services Authority di istituire un "supersettore" che, in casi estremi, consentirebbe ad esempio ad una compagnia di assicurazioni di attingere ai fondi d'indennizzo intersettoriali. Naturalmente, quando l'anno scorso la FSA mise mano alla riforma, nessuno poteva prevedere il disastro di Northern Rock, che ha messo in luce l'inadeguatezza delle garanzie per i correntisti bancari. L'intervento del Tesoro in questa direzione lo scorso ottobre era necessario e politicamente inevitabile, ma ora lo stesso colossale importo (1 mld di sterline) erogato dal piano d'indennizzo dal 2001 a oggi impone alla FSA di rivedere i massimali anche negli altri settori finanziari. Dato il settarismo di molte associazioni di categoria, la FSA ha ragione ad insistere per l'istituzione del supersettore, che tutto sommato è il male minore. Tuttavia, l'intervento a tutela dei depositi bancari, che agevolerà ai correntisti il recupero dei risparmi in caso d'insolvenza degli istituti, per essere efficace richiederà un'apposita legge. Nell'attesa, il settore resta sospeso in un incerto limbo tra il nuovo piano della FSA, un nuovo piano dell'associazione bancaria e la semplice revisione degli importi degli indennizzi, di cui ancora non si conosce l'entità, ma che si prevede farà aumentare i costi. Gli operatori hanno ragione a sentirsi strozzati dalla burocrazia: prima il governo britannico chiarirà la situazione con una legge, meglio sarà per tutti. Michael Prest (Traduzioni a cura di MTC).


Tre anni per un'adozione, la burocrazia blocca le coppie (sezione: Burocrazia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 17-12-2007)

 

CONVEGNO DELL'USL 9 Tre anni per un'adozione, la burocrazia blocca le coppie Tre anni. Tanto è il tempo che una coppia trevigiana deve aspettare, in media, per poter adottare un bambino straniero. Un tempo biblico determinato da burocrazia, interminabili comunicazioni fra le istituzioni dei due Paesi coinvolti nel processo di adozione, ma anche, come sottolinea Giuseppe Dal Ben della direzione servizi sociali dell'Usl 9, "da necessari tempi tecnici per far metabolizzare alla famiglie quella che per loro sarà una svolta epocale". Ieri mattina, in un affollato incontro all'auditorium Pio X, Regione, Usl 9 e Veneto Adozioni hanno fatto il punto sullo stato di salute delle adozioni nella nostra regione. "I numeri sono importanti - spiega Dal Ben - e parlano di un territorio fortemente impegnato nell'aiuto di chi ha bisogno". In Veneto, solo lo scorso anno, sono state esaminate 1734 domande di adozione (nazionale o internazionale), di cui oltre 400 avanzate da coppie residenti nella Marca. La sfida, ora, è quella di comprimere, per quanto possibile, le attese per dare una nuova famiglia a chi l'ha persa o non l'ha mai avuta. "Qui entra in gioco l'efficienza delle istituzioni - conclude Dal Ben - da un anno la Regione ha avviato un protocollo per garantire tempi certi nell'espletamento delle pratiche di competenza italiana. Per la dichiarazione di idoneità di una coppia, ad esempio, (primo passo verso l'adozione) non devono passare più di sei mesi. C'è di più: fino ad oggi le famiglie, anche se dichiarate idonee, non sapevano più nulla della loro pratica per mesi. Per le coppie questo è un fatto disarmante che stiamo cercando di eliminare fornendo assistenza continua alle famiglie in modo tale che possano sapere, in ogni momento, il reale stato della loro richiesta". (br.zuc.).


Malpensata, l'asilo in famiglia cerca aiuto (sezione: Burocrazia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-12-2007)

 

Potrebbe essere l'ultimo Natale insieme per i bimbi dell'asilo Iqbal. Dopo il caso del nido del Cav, i tagli alla legge regionale 23 hanno fatto altre vittime. Questa volta è il nido in famiglia per figli di donne straniere. Il servizio è attivo da otto anni grazie anche al lavoro delle volontarie dell'associazione Donne internazionali onlus. Accoglie sette bambini fino a tre anni, ma nella cartelletta delle iscrizioni la lista di attesa è di 40 persone. Purtroppo però senza i finanziamenti regionali l'asilo potrebbe non riuscire a riaprire per il nuovo anno. "siamo già in emergenza" Nella sede di via Tadini, negli spazi messi a disposizione dal Comune di Bergamo all'interno della scuola media Lotto della Malpensata, non si sa più che fare. "Per otto anni siamo andate avanti presentando domande di finanziamento a fondazioni e accedendo ai fondi della legge 23 ? spiegano Bruna Fanin, la coordinatrice di Iqbal, e Alzira Baia, presidente delle Donne internazionali ?: prima eravamo nella sede dell'istituto Sordomuti di Torre Boldone, da due anni siamo in questi spazi molto accogliente della Malpensata. In entrambi i casi sono spazi messi a disposizione dal Comune. Ora la convenzione in comodato d'uso sta per scadere: dovrebbe essere rinnovata per altri due anni". Incertezza sulla disponibilità degli spazi dunque, ma soprattutto sul proseguimento delle attività senza un finanziamento pubblico. "La legge 23 ? continuano le responsabili ? ha puntato soprattutto ai progetti sulla dispersione scolastica e così stiamo andando avanti con l'aiuto di sostenitori privati. Ci siamo inventati persino un bazar vendendo prodotti artigianali e abbiamo raccolto 630 euro. Ma così non arriviamo lontano. Anche le mamme si sono attivate e ognuna di loro prepara a turno il pranzo per tutti i bambini, altre si prestano per tenere puliti gli spazi". "il tappo della burocrazia" "Eppure pensiamo che il nostro servizio ? spiegano ancora le volontarie ? incroci un bisogno che sul territorio non trova altre risposte: accogliamo bimbi stranieri di madri sole o con famiglie in situazioni di disagio. Hanno magari vissuti di irregolarità, lavori pesanti e non hanno la possibilità di occuparsi dei bimbi durante la giornata, case sovraffollate in cui i piccoli vivono in una stanza con altri adulti. Per noi la tutela dei bambini e del loro diritto a un'infanzia felice è la cosa più importante, che essi siano regolari o no. Molte delle famiglie ci vengono segnalate dagli stessi Servizi sociali, ma anche dalla Caritas, dal Cav, oltre che dal passa parola tra le famiglie. Da anni cerchiamo come Donne internazionali di rispondere con azioni concrete ai bisogni delle donne straniere e non e offrire un supporto alla loro maternità è una cosa in cui abbiamo sempre creduto". "Si parla tanto d'integrazione e di attenzione alla persona ? spiega Alzira Baia ? e poi quando esiste un servizio che si muove dal cittadino e risponde a un bisogno della comunità, arriva la burocrazia a fare da tappo". le mamme preparano il pranzo Un'educatrice sempre presente e sei volontarie si alternano dalle 8 alle 16 tutti i giorni dal lunedì al venerdì mentre sono le mamme a preparare il pranzo alternandosi durante la settimana. "Tutti diamo e continueremo a dare il nostro contributo ? spiegano ? ma non possiamo vivere sempre nella precarietà. Non è rispettoso nei confronti degli educatori che lavorano con noi con contratti a tempo, nei confronti delle famiglie che non sanno se potranno contare ancora su questo servizio. Noi ci chiediamo: ci sembra d'incontrare una necessità del territorio e d'impegnarci con passione in questo compito. Se questo è riconosciuto allora ci aspettiamo anche un riconoscimento e sostegno economico". "25 mila euro all'anno" Da settembre le donne di Iqbal hanno iniziato a bussare alle porte degli uffici comunali e provinciali: ai Servizi sociali, dell'Infanzia e al consiglio delle Istituzioni, oltre che ai Servizi sociali della Provincia. Per loro notti insonni con il pensiero che la convezione per il comodato d'uso sarebbe scaduta e che i soldi ormai scarseggiavano. "Abbiamo incontrato ovunque una grande apertura ? confermano le donne ?: il servizio è apprezzato e ci è sembrato che ci fosse la volontà seria di trovare un supporto economico. Ma alla fine dopo due mesi non abbiamo avuto risposte. Abbiamo vissuto da vicino la chiusura del Cav, accogliendo anche alcuni bambini, e siamo state contente di vedere che alla fine la città si è mossa per aiutare questo servizio. E così abbiamo preso coraggio e lanciamo anche noi il nostro appello d'aiuto. Dovremo trasformare il nido in famiglia in un micronido sempre per adeguarci alla nuova legge: potremo così accogliere dieci bambini ma dovremo introdurre un sistema mensa adeguato e non possiamo pesare sulle famiglie che danno già un loro contributo economico mensile. Abbiamo contato che, continuando anche con il sostegno volontario, ci servono almeno 25 mila euro all'anno. E coltiviamo anche il sogno che Iqbal un giorno sia lo spazio per bimbi italiani e stranieri". Elena Catalfamo.


Beni di mafia cercano gestore (sezione: Burocrazia)

( da "Panorama" del 17-12-2007)

 

Beni di mafia cercano gestore BIANCA STANCANELLI BUROCRAZIA Come amministrare ville e imprese sequestrate ai boss? L'Agenzia del demanio non è capace, parola di commissione parlamentare. "Spirito eccessivamente burocratico", "inadeguatezza", "scarsa conoscenza dei modi di gestione di realtà dinamiche come le imprese": per essere il giudizio di una commissione parlamentare sull'operato di un alto funzionario dello Stato, non si può certo dire che pecchi di delicatezza. Se poi il funzionario porta il nome di Elisabetta Spitz, architetto, dall'aprile 2000 direttore generale dell'Agenzia del demanio, nominata e riconfermata da governi di centrosinistra, e il giudizio che la riguarda viene dall'intera commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia, presieduta da un parlamentare di Rifondazione comunista, Francesco Forgione, c'è da restare di sasso. Anche perché l'architetto Spitz, ex moglie del neoresponsabile dell'informazione per il Pd Marco Follini, nominata a capo dell'Agenzia del demanio dall'allora ministro Vincenzo Visco e riconfermata, nel dicembre 2006, per volontà di Tommaso Padoa-Schioppa, si fa un vanto di descriversi, nelle sue interviste, come un manager devoto ai criteri dell'efficienza. Invece la relazione sull'uso dei beni confiscati alla criminalità organizzata, redatta da un parlamentare del Pd, Giuseppe Lumia, e approvata all'unanimità dalla commissione martedì 27 novembre, descrive l'Agenzia del demanio più o meno come un malandato carrozzone e le imputa la cattiva gestione dei patrimoni sottratti ai boss. Due dati: su 7.328 immobili confiscati alla criminalità entro il dicembre 2006, più della metà, 3.835, non sono ancora stati assegnati, mentre su 831 aziende sottratte ai patrimoni mafiosi non solo il 28 per cento è ancora in attesa di destinazione, ma la larga maggioranza ha fatto una pessima fine: alcune liquidate, altre dichiarate in fallimento, altre ancora cancellate dal Registro delle imprese. Ce n'è abbastanza, secondo l'Antimafia, per pronunciare un giudizio di "inadeguatezza" sulla capacità del Demanio di gestire proprietà e aziende confiscate ai boss. Giudizio che, a parere del relatore Lumia, appare condiviso dal governo Prodi, che nel giugno scorso ha nominato un magistrato, Antonio Maruccia, commissario straordinario per la gestione e destinazione dei beni confiscati. La requisitoria dell'Antimafia sull'architetto Spitz non finisce qui. Al capo del Demanio la relazione rimprovera peccati di "omissione", accusandola d'aver taciuto la scelta di bandire una gara d'appalto europea (importo, 800 mila euro) per reclutare personale capace di amministrare i beni sottratti alla criminalità e di non aver detto alla commissione che il Demanio stava per firmare un accordo con la società pubblica Italia lavoro per intervenire in aiuto dei dipendenti di aziende di mafia. La conclusione dell'Antimafia è perentoria: si tolga all'Agenzia del demanio la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e si crei una nuova struttura nazionale che li amministri con maggiore sapienza. Per l'architetto, un vero benservito.


Una chiavetta apri-burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere Economia" del 17-12-2007)

 

Sommario L'innovazione Una chiavetta apri-burocrazia U na firma (digitale) per snellire gli iter e il dialogo tra imprese, professionisti e pubblica amministrazione. Una scorciatoia elettronica che abbatte i costi, in tempo e denaro, legati alla produzione dei documenti cartacei e al continuo spostamento di documenti e persone. E' un obiettivo che sembra essere finalmente a portata di mano con l'avvento di servizi e dispositivi come la firma digitale e la posta elettronica certificata (Pec). E la progressiva entrata in vigore delle normative sulla pubblica amministrazione e le imprese digitali. La rivoluzione coinvolgerà imprenditori e cittadini chiamati ad adeguarsi a una realtà in cui moduli, code e sportelli saranno, in alcuni casi obbligatoriamente, sostituiti da pagine web da compilare ed email "firmate" con una speciale smartcard o chiavette Usb da inviare alle caselle di posta "certificate" di cui uffici pubblici, aziende e professionisti dovranno dotarsi. Queste le principali novità con cui le imprese, a meno di slittamenti, dovranno imparare a convivere a partire dal 2008. Come prima cosa scatterà la comunicazione unica con la quale le imprese assolvono gli adempimenti dichiarativi verso Registro delle imprese, Inps, Inail e Agenzia delle Entrate, mediante la presentazione di un modello informatico unificato. Istanze e dichiarazioni inviate elettronicamente saranno valide se sottoscritte con la firma digitale o se l'autore è identificato mediante la carta d'identità elettronica (peraltro ancora poco diffusa). Ma scatteranno anche due obblighi: di fatturazione elettronica per tutte le prestazioni effettuate a favore delle amministrazioni statali e degli enti pubblici nazionali e di utilizzo della posta elettronica e della posta elettronica certificata da parte delle pubbliche amministrazioni. Le Camere di Commercio sono in grado di offrire gratuitamente questa casella alle nuove aziende iscritte, ma naturalmente andrà bene una qualsiasi casella Pec messa a disposizione dai provider autorizzati. Per quanto riguarda la firma da apporre ai documenti elettronici, si tratta di acquisire le necessarie combinazioni di software e hardware che integrano le funzionalità nei normali programmi (videoscrittura, posta elettronica, navigazione su Internet) per personal computer. Infocert, newco di Infocamere per i servizi di dematerializzazione, ha già pronte le soluzioni che semplificano al massimo la procedura di vidimazione elettronica. Business Key, per esempio, è una chiavetta Usbortatile, facile da usare, utilizzabile su qualsiasi computer senza installazione. E' uno strumento che serve a firmare digitalmente i documenti, custodire con un unico Pin tutte le password per accedere ai siti web e conservare in sicurezza (una chiave rubata o smarrita è inservibile) i documenti riservati. Antonio Lirosi, direttore generale Armonizzazione del mercato e tutela consumatori nel ministero dello Sviluppo economico, ricorda anche l'avvio della discussione in Commissione del Senato (dopo l'approvazione della Camera nel giugno scorso) dei provvedimenti del terzo pacchetto Bersani. "Contiamo di concludere questa discussione entro la fine di gennaio ? ricorda il funzionario ?. Il pacchetto prevede per esempio la "comunicazione unica" anche per le società cooperative e l'obbligo per società già costituite, quelle nuove la riceveranno automaticamente, e i professionisti iscritti agli albi ad aprire una casella di posta certificata". A proposito di firma digitale Fabrizio Pistolesi, consigliere dell'Ordine degli architetti di Roma, parla della sperimentazione che in tre anni ha portato, primo caso in Italia, alla completa implementazione su Web dell'iter per le "dichiarazioni di inizio attività" verso gli uffici tecnici in 122 comuni della Provincia di Roma. "E a partire dal 2008 gli architetti romani riceveranno il loro tesserino su smartcard". Questo strumento permette di firmare elettronicamente le dichiarazioni e abbina la firma alla certificazione dell'iscrizione all'Albo. "Una misura che serve a combattere il fenomeno dell'esercizio abusivo della professione" sottolinea Pistolesi ricordando che le tecnologie messe a punto per l'occasione potranno essere esportate in altre province e ordini professionali. ANDREA LAWENDEL.


La burocrazia straccia la carta (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 17-12-2007)

 

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2007-12-17 - pag: 19 autore: Amministrazione digitale. Nel 2008 diventano operative alcune novità del Codice e debutta la comunicazione unica La burocrazia "straccia" la carta Nella Finanziaria prevista la fatturazione elettronica e l'uso della Pec Antonello Cherchi Il 2008 può essere un anno di svolta per il passaggio, da parte della pubblica amministrazione, al documento digitale e il progressivo abbandono di quello cartaceo, con vantaggi per i cittadini e le imprese. In calendario ci sono una serie di scadenze: la validità, a partire dal 1Úgennaio prossimo (appuntamento previsto dal Codice dell'amministrazione digitale), delle istanze e delle dichiarazioni telematiche, la comunicazione unica per le imprese, la fatturazione elettronica e la diffusione della posta elettronica (adempimenti, questi ultimi, inseriti nella Finanziaria). La manovra di fine anno, però, da una parte dà e dall'altra toglie. Se, infatti, induce le amministrazioni statali a dotarsi e usare le e-mail – come da ormai due anni predica il Codice dell'amministrazione digitale – pena il taglio dei soldi necessari per acquistare la carta e prefigura un futuro prossimo in cui le fatture emesse nei rapporti con gli uffici pubblici saranno solo elettroniche, allo stesso tempo, però, rinvia di un anno (al 31 dicembre 2008) il termine per le trasmissioni telematiche gestite dal ministero dell'Economia e dalle Agenzie fiscali. Lo slittamento preoccupa il mondo imprenditoriale, perché quello con il Fisco è un flusso di documenti di primaria importanza. In particolare, Infocamere, la società informatica delle Camere di commercio che lavora per rendere più snelli i rapporti tra aziende e pubbliche amministrazioni facendo ricorso alle nuove tecnologie, teme che la proroga possa ingessare un processo ormai in corso. Le aziende, infatti, da tempo utilizzano la firma digitale e anche la posta elettronica (compresa quella certificata) per dialogare con il Registro delle imprese gestito dalle Cdc e, quando è possibile, con gli uffici pubblici. Dialogo che dovrebbe diventare ancora più snello con il debutto, previsto per i primi mesi del 2008, della comunicazione unica. Il rinvio è in parte giustificato dal fatto che soprattutto la carta di identità elettronica – che rappresenta, insieme alla carta nazionale dei servizi e alla firma digitale, uno degli strumenti per inviare le istanze e le dichiarazioni alle pubbliche amministrazioni a partiredal1 Úgennaioprossimo–èancora in alto mare. Sono state definite le regole tecniche, è stato individuato nel Poligrafico il soggetto che dovrà occuparsi della produzione delle carte, ma l'operazione non potrà andare a regime che nel corso dell'anno prossimo. A meno di ulteriori sorprese, visto che il debutto è stato data come imminente più volte, salvo poi ripensarci. Al pacchetto di novità in arrivo dovrebbe sommarsi, nel corso del 2008, il ventaglio di semplificazioni, sempre a vantaggio di cittadini e imprese, previsto nel disegno di legge Bersani-ter. La questione è nella mani del Parlamento,precisamente all'attenzione della commissione Industria del Senato, dopo che il Ddl è stato licenziato a giugno da Montecitorio. Anche in tal caso ci sono semplificazioni da realizzare puntando sulle nuove tecnologie per snellire i rapporti e tagliare i costi. Il documento digitale, infatti, non solo diminuisce la carta in circolazione – con un risparmio, stimato da un recente studio realizzato dal Cnr per Infocert e Wavegruop, in 259mila tonnellate ad anno, cioè l'equivalente disei milioni di alberi e di 900mila tonnellate di anidride carbonica – ma costa anche meno, perché, per esempio, per un messaggio di po-sta elettronica certificata si spendono 0,35 euro contro i 3,29 della tradizionale raccomandata. Anche per questo il BersaniTer insiste, tra l'altro, sulla Pec, chiedendo a imprese, professionisti e amministrazioni pubbliche che ancora non si sono messe al passo, di dotarsene e di comunicare gli indirizzi agli organi di competenza, rispettivamente il Registro delle imprese, gli Ordini e i Collegi e il Cnipa (Centro per l'informatica nella pubblica amministrazione). L'obiettivo è anche dare pubblicità agli indirizzi di Pec, così che il dialogo viaggi sempre di più on-line e in modalità sicure.


"Chi è Stato?", l'analisi di Tivelli sugli uomini che fanno funzionare l'Italia (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 17-12-2007)

 

ACCADEMIA CONCORDI "Chi è Stato?", l'analisi di Tivelli sugli uomini che fanno funzionare l'Italia (N.A.) Chi sono gli uomini che fanno funzionare l'Italia? Sono gli operai, gli impiegati, i professionisti, gli imprenditori, oppure i politici? Una risposta è nel libro di Luigi Tivelli "Chi è Stato?", presentato in Accademia dei Concordi dall'autore a una platea formata, in maggioranza, da una parte della classe politica locale: dal sindaco Fausto Merchiori a Paolo Avezzù, Enzo Bacchiega, Andrea Bimbatti, Aniello Piscopo. Tivelli è una delle intelligenze uscite dal Polesine diventando consigliere parlamentare della Camera dei deputati e docente di amministrazione pubblica, dopo una formazione politica completata negli anni universitari come vice segretario nazionale, nel 1976, dei Giovani repubblicani. I colleghi di Tivelli, allora, erano Marco Follini e Pierferdinando Casini del Movimento dei giovani Dc, Enrico Boselli ed Enrico Mentana nella segreteria dei Giovani socialisti, Massimo D'Alema e Walter Veltroni della Fgci (la federazione dei giovani comunisti). Solo Mentana e Tivelli hanno scelto professioni diverse dalla politica, e Tivelli ha operato al servizio dei governi che si sono succeduti dagli anni '80 alla Seconda Repubblica, affiancando esperienze di editorialista e scrittore. Con "Chi è Stato?" Tivelli ha scelto di raccontare, in 10 ritratti, esempi di classe politica "anti-casta", secondo i termini attuali. Esempi come il segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni, Gianni Letta, Antonio Catricalà e Corrado Calabrò. "Chi è Stato?" parla degli uomini che fanno funzionare l'Italia mentre "lo Stato dimostra di avere scarso interesse per i cittadini, e i cittadini dimostrano di avere scarso interesse dello Stato". Un Paese dove l'ascensore sociale s'è fermato ai piani "della lottizzazione e dei monopoli". E dove il "Partito nazionale dei favori", ha detto Tivelli in Accademia, "ha più elettori del Partito europeo dei diritti, dei doveri e del merito". L'Italia della casta e dell'anti-casta, allora, va valutata come una moneta. Che mostra su una faccia una classe dirigente che per il 58,5\% è formata da ultrasessantenni. E, sull'altra faccia, "l'appiattimento" e i nepotismi che ammazzano la meritocrazia dell'ascensore sociale e il senso dello Stato.


Le due eguaglianze (sezione: Burocrazia)

( da "Opinione, L'" del 17-12-2007)

 

Oggi è Lun, 17 Dic 2007 Edizione 275 del 15-12-2007 Paradossi Le due eguaglianze di Roberto Levi Come nel caso del colesterolo, esiste un'eguaglianza buona e un'eguaglianza cattiva. È buona l'eguaglianza che prescrive pari opportunità per tutti i cittadini, è buona l'eguaglianza che si riflette nel motto "La legge è uguale per tutti" (anche se, in Italia, la legge è più uguale per alcuni che per altri), è buona l'eguaglianza contro ogni forma di discriminazione (in Italia, non ancora realizzata), è buona l'eguaglianza contro rendite di posizione e privilegi di casta (in Italia, del tutto irrealizzata). È cattiva l'eguaglianza livellatrice. Direi di più: è contro natura. Non siamo tutti uguali: siamo tutti diversi e la diversità è ricchezza. Ma vi sono alcuni, gli egualitaristi livellatori, cui la diversità dà fastidio, provoca l'orticaria, e si prodigano per annullarla. Esagerando: egualitarista livellatore è colui che, profondamente turbato dalla palese diseguaglianza estetica fra l'onorevole Rosy Bindi e l'onorevole Mara Carfagna, proporrebbe di porvi rimedio con un intervento di chirurgia plastica leggermene deturpante, ai danni della seconda, in modo da abbassare a livello bindiano le fattezze della parlamentare azzurra; ovvero che, vista l'evidente diseguaglianza motoria fra un asino e un'aquila, proporrebbe di ovviarvi tarpando le ali all'aquila. Esempi un po' iperbolici, ma esplicativi: se ne potrebbero ricavare spot contro il livellamento verso il basso. Sotto il profilo psicologico, l'egualitarista livellatore, anche quando non se ne rende conto e si proclama paladino della giustizia, è un invidioso, e lo dimostra il fatto che i suoi piani sono distruttivi: l'eguaglianza livellatrice aumenta l'entropia del sistema (sociale), tende a trasformarlo in una landa desolata, lo devitalizza. L'egualitarista livellatore si crede un Robin Hood: vorrebbe togliere ai ricchi per dare ai poveri. In realtà, toglie ai ricchi senza dare ai poveri e tanto gli basta, perché il suo vero scopo è livellare. L'egualitarista livellatore è contro la meritocrazia: difende la parità di trattamento fra quelli che lavorano e i nullafacenti, fra quelli che sanno e gli ignoranti; al limite, nella sua furia 'differenzoclastica', fra le persone oneste e le disoneste. Corollari dell'egualitarismo livellatore sono il 'collettivismo', l''assolutismo', lo 'statalismo', il 'dirigismo'. Unico antidoto contro tutti questi 'ismi' perniciosi è il liberalismo, che valorizza l'individuo, pratica un saggio relativismo, combatte le ingerenze di uno Stato impiccione, propugna il liberismo (non "selvaggio": civilissimo).


"Una sanità da riorganizzare..." (sezione: Burocrazia)

( da "Quotidiano.it, Il" del 17-12-2007)

 

San Benedetto Del Tronto | "Risulta veramente singolare l'atteggiamento del vice Presidente Regionale Luciano Agostini sul fronte della riorganizzazione sanitaria territoriale della zona 12..." Risulta veramente singolare l'atteggiamento del vice Presidente Regionale Luciano Agostini sul fronte della riorganizzazione sanitaria territoriale della zona 12 soprattutto in virtu' di una sbandierata ed inconsistente programmazione sanitaria regionale abbattutasi da diversi anni al Madonna del Soccorso. AN ha sempre promosso atti concreti votati all'unanimita' dei Consigli Comunali, dall'Amministrazione Martinelli all'Amministrazione Gaspari, l'ultimo dei quali ancora piu' consistente. Questo Consiglio Comunale oggi a maggioranza di centro sinistra su proposta di AN ha votato all'unanimita' affinché il Sindaco si impegni a rappresentare in Conferenza dei Sindaci, la netta contrarieta', ad ogni ipotesi di riduzione, declassamento, dell'offerta sanitaria locale, a qualsivoglia riduzione della pianta organica, al depauperamento dei livelli qualitativi assistenziali, ad ipotesi, non condivise e partecipate, di Aziende Ospedaliere riunite, di fusione tra zone territoriali e di ASL Provinciale L'indirizzo del Consiglio teso a valorizzare e rilanciare le strutture ed i servizi gia' esistenti sul territorio e ad implementare l'offerta attuale con alte specializzazioni. AN ha quindi condiviso una linea politico sanitaria con tutto il Consiglio Comunale che e' in rappresentanza di tutti cittadini di un territorio capofila. Quindi e' inutile che continuate a far finta di non capire ed a rivolgervi ad AN quando e' evidente che in seno al centro sinistra locale e regionale c'e qualche altra linea di potere arroccata nel voler imporre lo status quo politico al Madonna del Soccorso tra l'altro anche mirato . Alla luce del volere di un intero Consiglio Comunale la Giunta Regionale Marche si e' mostrata sempre ostile a causa di beghe interne politiche ancora oggi ricadenti sulla pelle dei cittadini. Mistificare la realta'dei fatti, oltre a non fare onore, non fa bene al nostro territorio, nonostante, non siamo abituati a fermarci e dalle chiacchiere che si continuano a leggere proseguiremo sulla strada del confronto dei temi concreti soprattutto quando ad esserci di mezzo e' proprio la salute della collettivita'. Parleremo di DRGs (qualita' delle prestazioni sanitarie); parleremo di tempi di attesa molti dei quali arrivati a marzo 2008; parleremo di sicurezza dei lavoratori perche' essi debbono lavorare in sicurezza personale per la sicurezza dei pazienti; parleremo di territorio, di deospedalizzazione, del ruolo dell'assistenza domiciliare, e di funzionalita' Amministrativa sul territorio; parleremo di "appropriatezza delle prestazioni"; parleremo di carenza di organici e di inutili file di attesa a causa di disorganizzazioni; parleremo di meritocrazia. 16/12/2007.


I miracoli del quarto Capitalismo (sezione: Burocrazia)

( da "KataWeb News" del 17-12-2007)

 

Alle 13:15 - Fonte: giuseppeturani.repubblica.it - 0 commenti Prosegue il dibattito per cercare di capire se l'Italia sia o no un cadavere che galleggia. Ma, mentre le discussioni proseguono, si scopre che nei primi sette mesi dell'anno, il saldo export-import (industria manifatturiera) è cresciuto del 12 per cento. Molto più cioè del Pil e di qualsiasi altra cosa in Italia. E, se si va a scavare ancora più in profondità, si vede che una buona parte di questo saldo viene dalle aziende del IV Capitalismo, che stanno cioè sotto i 500 dipendenti (ma sopra i 20) e comunque sotto i 2 miliardi di fatturato. E, ancora, se uno va a vedere che cosa fanno queste imprese (4400 in tutto) si accorge che non fanno (in massima parte) niente di straordinario. Fanno semplicemente le cose che vediamo tutti i giorni intorno a noi: scarpe, sedie, divani, lampade, tavoli, ecc. Le aziende del IV Capitalismo italiano, cioè, non sono una sorta di Silicon Valley distribuita sul territorio. Magari fosse così. No. Sono aziende normali che fanno cose normali impiegando una tecnologia assolutamente normale. Eppure, nonostante i tempi, riescono a far crescere il saldo dell'export del 12 per cento in un anno difficile come il 2007. Viene da chiedersi, naturalmente, come facciano a essere così brave. E qui ci sono un paio di risposte. La prima è che si tratta di imprese di solito a proprietà familiare e nelle quali comunque il processo decisionale è velocissimo (errori compresi). Insomma, pochissima burocrazia e molta flessibilità. In conclusione un'enorme capacità di "stare sul mercato". La seconda risposta è che si tratta di aziende che hanno deciso di stare nella parte alta del mercato. Magari fanno solo scarpe, ma cercano di fare quelle più belle. E lo stesso accade per quelli che invece fanno "solo" sedie. La loro forza, insomma, sta nel fare cose eccellenti, che in altri posti è molto difficile produrre. Chiarito questo, viene da chiedersi perché il IV Capitalismo italiano (che è fatto da gente indubbiamente intelligente e dotata) sia costretto, in un certo senso, a battersi dentro una striscia di terra così sottile (cose comuni, ma più belle di tutte le altre) e non possa invece esprimersi su tecnologie di avanguardia che lo metterebbero almeno un po' al riparo dalla concorrenza di paesi più a buon mercato. E qui si arriva alle critiche che in questi giorni sono piovute sull'Italia. La verità, molto semplice, è che per fare "altre cose" (quelle tecnologicamente avanti) serve un "contorno" di qualità: scuole, prima di tutto, e poi infrastrutture e servizi. Ma aggiungerei anche una burocrazia meno ottusa e meno ossessivamente presente. Una volta un vecchio mio maestro (che ha fatto in seguito grande carriera in politica) mi spiegava che i tedeschi hanno tre aziende chimiche fra le prime mondiali, e noi nemmeno una, solo perché loro avevano una certa università. Sapevano tutto insomma della chimica, e così avevano potuto costruire i loro tre giganti. La stessa cosa si può dire per la Silicon Valley, circondata da università scientifiche fra le migliori del mondo e da un insieme di "soggetti" pubblici che spendono moltissimo in ricerca e comunque in attività scientifiche di avanguardia (dal Jet Propulsion Lab al Livermore Lab). Tutto questo qui da noi non c'è. Se percorrete l'asse Milano-Venezia (dove nasce il 65 per cento delle nuove imprese del IV Capitalismo) vedrete che non c'è assolutamente niente. Anzi, il progetto del famoso raddoppio della Milano-Bergamo (pochi chilometri di autostrada, in pianura e senza gallerie) va avanti da non so quanti anni. E comunque a fare quel breve tratto di strada si possono impiegare anche 50 minuti. In sostanza, il IV Capitalismo "normale" (che fa cose normali con tecnologie normali) non è una scelta: in gran parte è una strada obbligata. E', forse, l'unica cosa che quegli imprenditori potevano fare da soli, visto che non hanno quel "contorno" che serve per far crescere un certo tipo di industria e di competenze. La stessa cosa si potrebbe dire per gli stilisti italiani (da Armani a Versace, da Valentino a Prada). Molti dei quali hanno cominciato a fare le loro cose belle (le più belle del mondo) addirittura nei bui anni Settanta, quando l'Italia stava andando a rotoli (e in parte c'è andata, perché parte allora l'esplosione del debito pubblico). In conclusione, se si guarda oggi all'industria italiana più vitale (il IV Capitalismo, appunto), si vede un'industria "minore" (che fa miracoli tutti i giorni) che è così non perché non sappia far di meglio, ma perché in questo paese non è proprio possibile fare altro. D'altra parte, se uno vede che cosa sta accadendo intorno all'Alitalia (azienda assolutamente impropria, strafallita, irrecuperabile, ma tenuta in piedi dal potere politico a dispetto dei santi) si rende conto che è meglio fare sedie o scarponi a Treviso e a Vicenza. Almeno lì si lavora. giuseppeturani.


ARTICOLI DEL 16 DICEMBRE 2007

 

Mille euro per cambiare telefono Passaggio da Telecom a Fastweb e ritorno fra i cavilli della burocrazia ( da "Giorno, Il (Milano)" del 16-12-2007)

La multa è di 3 , per riscuoterla il Comune ne spende 30 ( da "Giorno, Il (Como)" del 16-12-2007)

Il Pri alla CdL <Basta con asini e galoppini> ( da "Gazzetta del Sud" del 16-12-2007)

Museo archeologico, ennesima e intollerabile incompiuta ( da "Gazzetta del Sud" del 16-12-2007)

Due anni di battaglia per una casa L'odissea di una coppia che tenta di affittare un edificio del Demanio ( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 16-12-2007)

A rischio i progetti per il costa smeralda ( da "Nuova Sardegna, La" del 16-12-2007)

Poche opportunità ai giovani in un paese che invecchia ( da "Gazzetta del Sud" del 16-12-2007)

Cani abbandonati dalla burocrazia ( da "Nuova Sardegna, La" del 16-12-2007)

Ecco l'ufficio postale di Cefalonia ( da "Nuova Venezia, La" del 16-12-2007)

FRA PASSATO E FUTURO, <LA SPERANZA INDIANA> DI FEDERICO RAMPINI ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 16-12-2007)

Il miracolo italiano delle imprese normali - giuseppe turani ( da "Repubblica, La" del 16-12-2007)

Il Tribunale di Ostia non può essere prigioniero delle carte. Visto che la burocrazia blocca l& ( da "Messaggero, Il (Ostia)" del 16-12-2007)

Giustizia, appello dei magistrati ai politici "Meno burocrazia e meno leggi contro il nemico più sub... ( da "Brescia Oggi" del 16-12-2007)

LETTERE ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 16-12-2007)

Unioni civili Non vogliamo più aspettare Cara "Liberazione", Bruno Santino, assassinato nell'incendio della Thyssenkrupp, era colpevole del reato di lesa famiglia. Era un convivent ( da "Liberazione" del 16-12-2007)


Articoli

Mille euro per cambiare telefono Passaggio da Telecom a Fastweb e ritorno fra i cavilli della burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 16-12-2007)

 

Di GIANLUCA PRUDENTI ? PIEVE EMANUELE ? "CAMBIARE operatore telefonico? In un anno ho speso circa mille euro tra attivazioni, bollette e lavori. E ancora non ho quello che voglio". Queste le parole di Piero Virili, cittadino pievese 62enne, protagonista suo malgrado di un' odissea telefonica che ancora non sembra essere giunta al termine. Dal dicembre del 2005, quando ha deciso di cambiare operatore telefonico sono iniziati i suoi problemi, amplificati dal fatto di essere cardiopatico e di non poter stare senza telefono di casa. "ORMAI SONO passati due anni da quello sciagurato giorno in cui ho deciso di cambiare operatore telefonico - racconta Piero Virili - Da li sono cominciati i miei problemi. Io sono ammalato, non posso permettermi di stare per mesi senza telefono fisso. Prima non potevo effettuare chiamate, poi non riuscivo a riceverle. Avrò chiamato la Telecom un milione di volte, prendendomela anche con i poveri operatori, ma a oggi non sono ancora soddisfatto. Io sono sempre stato cliente Telecom, ma visto che avevo bisogno di internet e che l'offerta mi sembrava conveniente ho deciso di cambiare operatore e di passare a Fastweb". "PER DIVERSI motivi - continua il signor Virili - non mi sono trovato bene e dopo pochi mesi io e la mia famiglia abbiamo optato per un ritorno a Telecom anche perchè mi arrivavano bollette astronomiche anche se l'utilizzo di internet e telefono era normale. Nell'aprile del 2006 ricordo di aver aderito a un'offerta Telecom che permetteva di riattivare numero e linea senza pagare l'allacciamento. Da lì sono cominciati i miei problemi". Un percorso ancora senza fine, costato al cliente circa mille euro. "PER QUELLO che riguarda la mia esperienza effettuare qualsiasi tipo di cambio operatore non è assolutamente conveniente, da nessun punto di vista. Siamo rientrati in Telecom nell'aprile del 2006 ma fino ad agosto non mi hanno allacciato creandomi un grosso danno. Sono stato tre mesi senza linea e ancora non so perchè. Poi finalmente mi hanno ripristinato il servizio ma fino al mese di aprile non mi sono arrivate bollette. Sono dovuto andare a informarmi io a un certo punto, perchè temevo, così come poi è stato, che potessero arrivare tutte insieme alla fine. A parte questo, quando mi hanno presentato il conto, nel totale c'era anche il costo di allacciamento che in realtà io non dovevo pagare avendo aderito a una promozione. Allora ho dovuto ripagare su un conto corrente diverso, quello dell'ufficio storni, perchè mi rimborsassero delle circa 140 euro dell'attivazione. La cosa bella è che nella seconda bolletta risultavamo morosi per non aver pagato l'allacciamento". "COME SE NON bastasse - continua il signor Virili - da luglio 2007 sono ricominciati i problemi con la linea, ma intanto continuavano ad arrivare bollette da non pagare, more e costi di attivazione. Ho speso circa 600 euro che a mio avviso sono immotivate e in più dato che la linea non funzionava sono venuti degli operai della stessa ditta che mi hanno cambiato dei fili per l'accesso a internet e mi hanno fatto pagare circa 300 euro. In compenso mi sono arrivati due o tre modem, un telefono ed una segreteria telefonica da me mai richiesti. Ora la linea sembra funzionare da un paio di settimane ma ancora non sono riuscito a ottenere il piano telefonico desiderato. Morale della favola: ho speso quasi 1.000 euro in un anno e ancora non ho quello che voglio". Da parte nostra, a oggi ancora nessuna risposta da parte dell'ufficio stampa di Telecom. - -->.


La multa è di 3 , per riscuoterla il Comune ne spende 30 (sezione: Burocrazia)

( da "Giorno, Il (Como)" del 16-12-2007)

 

VIGEVANO UN'AUTOMOBILISTA DENUNCIA: "IL MIO CASO NON È ISOLATO, BISOGNA METTERE UN FRENO AGLI SPRECHI" La multa è di 3 , per riscuoterla il Comune ne spende 30 ? VIGEVANO ? LA MULTA, per divieto di sosta, l'aveva regolarmente pagata. Salvo dimenticarsi di versare anche i 3 euro e 40 centesimi di spese di notifica, che ora le sono stati richiesti. Anche se per incassarli il Comune di Vigevano, attraverso i vigili, spenderà sicuramente di più. E' un paradosso della burocrazia quello con cui si è trovata a che fare una automobilista di Vigevano. "Io la multa l'ho pagata regolarmente e nei termini previsti - spiega - versando l'importo indicato dal bollettino. Anche perchè delle spese di notifica non è stato fatto alcun accenno. Se volevano quei soldi avrebbero potuto indicare cifra e causale". Così, oltre a doverli pagare (il termine scade il 29 febbraio prossimo), la donna si pone anche una domanda. "Mi chiedo quanto costerà al Comune incassare quella cifra - dice -. Ho tanto la sensazione che per incassare un euro si spenda dieci volte tanto". Domanda più che legittima, per la quale al momento non esistono risposte. "Deve essere una procedura gestita direttamente dal nostro sistema informatico", si limita a commentare Pietro Di Troia, il comandante della polizia locale, che è in servizio da meno di due mesi e mezzo. E che certamente ne vorrà capire di più, se non altro per evitare sprechi di tempo, risorse e denaro di vigili. U.Z. - -->.


Il Pri alla CdL <Basta con asini e galoppini> (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 16-12-2007)

 

La nota di Currò Il Pri alla CdL "Basta con asini e galoppini" Un richiamo forte alla Casa delle Libertà. Talvolta anche polemico. Un incipit deciso, quello del segretario regionale del Partito repubblicano, Pietro Currò che non lesina gli affondi. "Il presente di Messina è quello di una città in crisi ed il futuro appare incerto con segnali di un declino inarrestabile attacca il segretario regionale . Pesano una politica che non ha definito e non definisce scelte strategiche ed amministrazioni incapaci di affrontare i problemi concreti del territorio. Se a questo poi si aggiunge la mancanza di amore verso la città di tanta parte dei cittadini emerge un quadro desolante". E quindi i dettagli. "La politica non può continuare a guardare, imbelle e mediocre, furba e attenta solo alle piccole fortune dei singoli, senza tentare un volo, un colpo d'ala, senza iniziare a pensare da subito ad un nuovo corso, al cambiamento ed al bene comune. E la CdL deve intanto decidere, tempestivamente, se continuare ad essere CdL o ipotizzare nuovi scenari". La qualità della politica innanzitutto. "Si può cambiare ma necessita coraggio conclude Currò . Il coraggio di non candidare galoppini, portaborse ed asini. Il coraggio di chiedere esperienza, cultura e conoscenza. Il coraggio della meritocrazia. Il coraggio della bellezza, senza liste civetta. Una sola lista con i migliori. Ed un candidato sindaco, autorevole scelto subito con le primarie svolte seriamente. Ed ancora un programma comprensibile e scarno, un programma con il risanamento delle aree degradate della città di Messina al primo punto. Questo chiedo ai partiti della CdL, questo chiedo che venga sottoscritto in un patto politico programmatico".(m.c.) (domenica 16 dicembre 2007).


Museo archeologico, ennesima e intollerabile incompiuta (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 16-12-2007)

 

Milazzo Il progetto delle Casermette spagnole perso nei meandri della burocrazia Museo archeologico, ennesima e intollerabile incompiuta Il sindaco Italiano chiede spiegazioni alla Soprintendenza MILAZZO Ci sono cose che il cittadino difficilmente riesce a comprendere. Soprattutto quando si parla di opere pubbliche. E la domanda che ci si pone è questa: perché qualsiasi opera finanziata con soldi pubblici, viene avviata ma mai ultimata? E ancora, perché tra pareri, autorizzazioni e nulla osta, gli anni trascorrono veloci come i giorni della settimana? Non parleremo del campo di calcio di Fossazzo o di palazzo D'Amico per i quali fiumi d'inchiostro sono stati spesi, ma di un immobile che sembrava pronto per essere consegnato e che invece rischia oggi di finire nelle mani del degrado: le Casermette spagnole. Un altro "segno" della storia di questa città che doveva ospitare il "museo archeologico", e per il quale sono stati investiti circa due milioni di euro. Da diverso tempo le associazioni culturali cittadine sollecitano il sindaco a dare un impulso all'apertura di questa struttura. Proprio Italiano, da consigliere provinciale, circa cinque anni addietro, assieme agli altri milazzesi che sedevano sugli scranni della Provincia (Pippo Russo, Santi La Rosa e Alberto Gullino) aveva ottenuto dall'amministrazione allora guidata da Buzzanca un finanziamento di circa 200 mila euro per il completamento dell'opera. A distanza di anni tutto è bloccato e appare sorprendente anche il silenzio della Sovrintendenza che in quel sito voleva riunire tutti i reperti appartenenti a Milazzo e sparsi nelle varie città siciliane. "Obiettivamente non comprendo la ragione per la quale tutto sembra caduto nell'oblio scrive in una lettera inviata alla Soprintendenza il sindaco Italiano nonostante sin dal mio insediamento (2005) ho sollecitato la Soprintendenza a ultimare l'opera, offrendo la massima disponibilità mia e degli uffici comunali. Non ho avuto mai nessuna risposta da Messina. L'inerzia sembra farla da padrone, nel totale disinteresse delle aspettative della comunità milazzese, che sinceramente non merita questa mancanza di rispetto". Sin qui il primo cittadino. Sarebbe opportuno che chi di competenza, intervenga per far luce su questi gravi ritardi, davvero inammissibili, visto che lo ribadiamo sul piatto ci sono soldi pubblici. La Comunità europea, con i nuovi fondi Por ha previsto rigidi cronoprogrammi per le nuove opere pubbliche non è dunque il caso delle casermette spagnole fissando precise responsabilità per ritardi nella definizione di pratiche e stabilendo date certe per il completamento. Sarebbe opportuno seguire questa metodologia ed evitare la politica dello "scaricabarile" che sino ad oggi nulla di produttivo ha portato alla comunità, determinando solo per usare un eufemismo un cattivo impiego delle risorse. Quando un'opera pubblica infatti viene avviata e mai ultimata, non vi è soltanto il fallimento politico ma uno sperpero di risorse. E in questi casi non è più tollerabile che tutto risulta causato dalla cosiddetta "burocrazia", colpevole dei ritardi e delle mummificazioni. (domenica 16 dicembre 2007).


Due anni di battaglia per una casa L'odissea di una coppia che tenta di affittare un edificio del Demanio (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 16-12-2007)

 

BUROCRAZIA "Due anni di battaglia per una casa" L'odissea di una coppia che tenta di affittare un edificio del Demanio - -->.


A rischio i progetti per il costa smeralda (sezione: Burocrazia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 16-12-2007)

 

Olbia A rischio i progetti per il "Costa Smeralda" Allarme del sindaco di Olbia: l'ampliamento dello scalo resta sulla carta Era una delle grandi opere da realizzare con urgenza in vista del G8 del 2009 OLBIA. La passerella delle stelle viene spenta dalla burocrazia. La pista si restringe, si sgretola sotto l'inconsistenza dei contributi e il peso nebbia della politica. L'ampliamento del Costa Smeralda rischia di saltare. Doveva essere la colonna portante del G8. Il cancello di accesso dei grandi della terra. Un progetto già preparato nei dettagli dalla Geasar e fatto proprio dal Comune. L'idea c'è, manca la sostanza. Il sindaco Gianni Giovannelli ha preso sottobraccio le carte della Geasar, ma il suo girovagare per gli uffici di Cagliari è stato vano. "Per ora l'ampliamento resta sulla carta e non ho certezza che venga realizzato. Né dalla Regione, né dal Governo sono arrivati stanziamenti". ROJCH a pagina 3.


Poche opportunità ai giovani in un paese che invecchia (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 16-12-2007)

 

Messina Il dibattito alla Provincia sul libro di Michele Cucuzza Poche opportunità ai giovani in un paese che invecchia MESSINANon solo "bamboccioni" che se ne stanno acquattati in casa dei genitori anche dopo i trent'anni, perché privi di voglia di fare e poco attrezzati culturalmente. In una realtà socio politica che vede una nutrita area giovanile piuttosto rinunciataria e disinteressata, vi sono ragazzi che sanno conquistarsi spazi per emergere, per mostrare grinta e operosità. E' un percorso più difficile, in salita, ma chi è tenace e determinato può cogliere buoni risultati. Rimane tuttavia il problema complessivo di politiche che non agevolano i giovani, tendenzialmente tenuti ai margini da una classe dirigente che con l'allungamento della vita media cerca di mantenersi in sella quanto più è possibile. "Con questo libro ho voluto contribuire a mantenere viva la questione del mancato ricambio generazionale nel nostro Paese attraverso una carrellata di sedici interviste a persone che invece sono riuscite ad affermarsi". Così Michele Cucuzza ha introdotto il suo libro dal titolo "Sotto i 40 - Storie di giovani in un paese vecchio", dedicato a chi si affaccia al mondo del lavoro. "Oggi tutto è più difficile, ma dobbiamo essere ottimisti nei confronti delle nuove generazioni, mi rivolgo ai giovani affinché si ribellino ai meccanismi di cooptazione che finiscono per penalizzare proprio loro; bisogna incentivare la meritocrazia, quindi concorsi e borse di studio". Da Eleonora Abbagnato, prima ballerina all'Opera di Parigi, a Matteo Renzi, presidente della Provincia di Firenze, da Matteo Colaninno, presidente dei Giovani industriali, al cantante Mario Biondi, fino alla vice presidente della Camera dei Deputati, Giorgia Meloni. Tutte testimonianze di successo: giovani che hanno superato difficoltà e raggiunto posizioni di rilievo nel mondo imprenditoriale, della politica, dello spettacolo. Il libro è stato presentato ieri mattina al Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni nell'incontro promosso dall'assessore provinciale alle politiche giovanili Daniela Bruno: "L'iniziativa di oggi vuole essere un esempio per tutti i ragazzi: incoraggiarli sulla strada dell'impegno sociale e professionale, allontanarli dal disfattismo e dal pessimismo, riavvicinarli alla politica, che ha bisogno di nuovi volti e talenti". La prof.ssa Patrizia Danzè, giornalista e docente di lettere nel liceo La Farina, ha presentato il libro di fronte a un numeroso pubblico di studenti, alcuni provenienti dalla provincia, in particolare da Mistretta e Santo Stefano, che hanno partecipato attivamente, rivolgendo domande all'autore e offrendo nuovi spunti di riflessione su temi come droga, alcol, bullismo. Si è parlato anche di sicurezza stradale; "Ho letto proprio stamane i nuovi dati Istat in tema i incidenti mortali ha detto la Giuseppa Cassaniti Mastroeni, presidente nazionale dell'Associazione Familiari e Vittime della Strada e purtroppo sono peggiori dell'anno scorso. Dobbiamo impegnarci e fare molto di più". (domenica 16 dicembre 2007).


Cani abbandonati dalla burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 16-12-2007)

 

Di Serena Lullia Cani abbandonati dalla burocrazia Arzachena, ancora chiuso il canile costato mezzo milione ARZACHENA. Il rifugio per gli orfanelli a quattro zampe resta prigioniero della burocrazia. Le chiavi per aprire il canile alle porte della città sono passate dalla ex comunità montana alla Regione. Il commissario della Cm4, Gianfranco Pinducciu, ha inviato a Cagliari la delibera con la quale affida la gestione ai comuni di Arzachena, Telti, Sant'Antonio, Golfo Aranci e Monti. Ma prima che i cani possano scodinzolare nei recinti bisognerà aspettare la benedizione finale della Regione. Solo allora l'alleanza dei comuni potrà decidere a chi dare in gestione la struttura. Nel frattempo il canile costato oltre mezzo milione di euro rimane abbandonato, ostaggio del tempo e dei vandali. I cancelli restano spalancati, ingresso libero anche all'interno dei recinti e delle cucce. Resta blindato solo l'edificio con gli ambulatori. Ancora per poco. Qualcuno ha già provato a forzare l'ingresso. In un portone laterale è impresso il segno di un piede di porco. Il vetro di una seconda porta è stato rotto. Nessun guardiano vigila sulla struttura a cinque stelle che l'intera Gallura aspetta da anni. Il progetto era nato nel 1999. Il comune di Arzachena aveva messo a disposizione il terreno alle porte della città, la comunità montana Riviera di Gallura i soldi per realizzarla. Ma il residence per Fido non sembra essere nato sotto una buona stella. Conclusa la costruzione di recinti e box il bando per affidare la struttura è stato emanato e subito bloccato. Una sentenza del tar del Piemonte dichiarava illegittime le gare per la gestione dei canili aperte alle associazioni che non pagavano l'iva. A rendere ancora più ingarbugliato l'iter è arrivato il provvedimento del governatore Soru che polverizza le comunità montane. Il taglio del nastro annunciato nel 2004 è scivolato all'estate del 2007. La stagione degli ombrelloni è però passata e i randagi della provincia sono ancora senza casa. Nessuno ha più il coraggio di indicare una nuova data. ??Adesso siamo nelle mani della Regione - dice il sindaco di Arzachena, Pasquale Ragnedda -. Il commissario Pinducciu ha rispettato i tempi indicati da Cagliari per l'invio della documentazione richiesta. Il dossier nel quale illustra lo stato di fatto della ex comunità montana e delle opere realizzate dall'ente, tra le quali anche il canile, è stato spedito il 10 dicembre. Nel documento le competenze sulla gestione vengono passate dalla Cm4 ai comuni di Arzachena, Telti, Sant'Antonio, Golfo Aranci e Monti??. Non appena la Regione metterà il sigillo alla delibera la cordata di enti potrà affidare il rifugio nato per accogliere 230 trovatelli. ??E'fondamentale accelerare i tempi - aggiunge Ragnedda -. Questa struttura rischia di essere consumata dal tempo e presa di mira dai vandali. Aspettiamo il via libera dalla Regione. Subito dopo ci sarà una riunione dei comuni coinvolti per scegliere il sistema più rapido per far partire la gestione ??. Due le soluzioni tra le quali scegliere, la prima macchinosa, la seconda flash: indire una gara d'appalto o stipulare una convenzione con una associazione di volontariato riconosciuta dalla Regione. Il comune di Arzachena strizza l'occhio alla seconda.


Ecco l'ufficio postale di Cefalonia (sezione: Burocrazia)

( da "Nuova Venezia, La" del 16-12-2007)

 

REPERTI STORICI Ecco l'ufficio postale di Cefalonia In quattro casse e con un kit completo, ora è custodito a Venezia Era militare, attivo nel '43 e rispondeva al Comando della Divisione Acqui CLAUDIO BACCARIN Una bottiglia di alcool da ardere da mezzo litro. Una bottiglia d'inchiostro nero. Una bottiglia d'inchiostro stilografico. Una boccetta d'inchiostro rosso. Una cassetta d'impostazione. Una boccetta di gomma liquida. Tre scatole di latta piccole. Una scatola di spilli da grammi 250. Cinque fogli di carta assorbente (42x60). Una tenaglia per chiodi. Una lanterna da campo. E' dettagliatissimo l'elenco dei materiali a corredo di uno dei due kit e delle quattro casse che dovevano far parte dell'ufficio di Posta Militare attivo a Cefalonia nel 1943. I kit sono stati ritrovati nell'ex direzione provinciale di Verona. Uno dei due è ora gelosamente custodito nell'antico palazzo delle Poste di Rialto, a Venezia, da Mario Coglitore, responsabile dell'Archivio storico di Poste Italiane. Le casse permettevano, in pochissimo tempo, di allestire una vera postazione, dotata di sgabelli, bilancia di precisione, casellario a soffietto, insegna e tenda sotto la quale sistemarsi. "Stando ai documenti ritrovati - argomenta Coglitore, mustacchi alla Umberto I - il kit ritrovato è caratterizzato dal numero 2 e si riferisce all'ufficio di Posta Militare che operava a Cefalonia, al servizio del Comando Divisione Acqui". Nella maggiore delle isole Ionie, in seguito all'armistizio firmato dall'Italia, i tedeschi vi massacrono la guarnigione italiana, che non aveva voluto cedere le armi: morirono 341 ufficiali e 4750 soldati. "Come attestano le relazioni ufficiali - continua Coglitore - dopo l'8 settembre gli impiegati dell'ufficio, che a differenza della Grande Guerra erano tutti militari graduati, distrussero le cartevalori, la corrispondenza inevasa e i timbri". Le casse, gli sgabelli e il casellario sarebbero invece scampati alla distruzione. Vennero riadattati e integrati nel 1951 (il boom economico era ancora di là da venire), ai tempi della Guerra Fredda, quando, al ministero delle Poste e Telecomunicazioni fu costituito l'Ufficio Speciale M (Mobilitazione), che dislocò in sedici capoluoghi di regione un ufficio di Posta militare pronto a diventare operativo nell'eventualità dell'accendersi di un conflitto. Preziosa, in ordine all'attività svolta dall'ufficio PM 2, giunto a Cefalonia il 4 agosto 1943, sarebbe risultata la testimonianza di Battista Actis, ultimo sopravvissuto dell'ufficio postale di Cefalonia, il quale però è morto a Torino nel 2005, alla bella età di 92 anni. Coglitore, figlio e nipote di dipendenti postali, è anche impegnato nell'esame e nella conservazione di 3 mila fascicoli personali di impiegati che hanno lavorato nella provincia di Venezia a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. Una parte di questo sforzo appassionato è già confluito nella sua tesi di dottorato intitolata "Senza infamia e senza lode. Burocrazia, pubblico impiego e piccola borghesia tra le carte degli impiegati postali a Venezia (1915-1950)". Il lavoro d'archivio è consistito nello spoglio di 250 fascicoli di impiegati nati tra il 1880 e il 1920 e collocati a riposo tra il 1930 e il 1950 dopo una vita lavorativa media di 35-40 anni. Ne è derivata una vera e propria antropologia del travet postale, fatta di comportamenti, opinioni e sentimenti espressi da ogni singolo impiegato durante la sua carriera lavorativa.


FRA PASSATO E FUTURO, <LA SPERANZA INDIANA> DI FEDERICO RAMPINI (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 16-12-2007)

 

CULTURA 16-12-2007 Letti per voi I n una maniera tanto documentata ed esaustiva quanto dilettevole, il giornalista e saggista Federico Rampini ci informa degli straordinari cambiamenti che interessano l'Estremo Oriente. Dopo "Il secolo cinese" e "L'impero di Cindia", Mondadori pubblica "La speranza indiana ", un libro che ci guida attraverso questa nazione sterminata, variopinta e dagli innumerevoli contrasti: "Il vitale caos indiano contiene le contraddizioni più estreme, paradossi che non hanno eguali nella storia umana ". L'India odierna è all'avanguardia ed eccelle nell'informatica, nel software e nella biogenetica, eppure sopporta una burocrazia inefficiente e troppo spesso corrotta; il paese si sviluppa a ritmi vertiginosi eppure i poveri ammontano a centinaia di milioni. A Mumbai (un tempo chiamata Bombay) si estendono, di fianco a ville e grattacieli, baraccopoli fatiscenti e maleodoranti, "catapecchie di legno, plastica e cartone". L'ingiusto e anacronistico sistema delle caste tuttora si conserva, ma viene mitigato dal fatto che alle categorie più svantaggiate vengono riservate, per esempio nella burocrazia statale e nel pubblico impiego, "quote di posti di lavoro". Nonostante le sue filosofie rispettose della natura e della vita in tutte le manifestazioni, una parte del subcontinente è diventata "una delle discariche del pianeta", dove si accumula ogni tipo di "immondizia elettronica ". In una nazione a maggioranza induista vivono centocinquanta milioni di musulmani: la reciproca convivenza è inevitabilmente problematica. "L'India - ribadisce l'autore - è il Paese delle contraddizioni e al centro di queste contraddizioni ci sono le donne indiane ", le quali vengono oppresse e discriminate fin da piccole e addirittura ancora prima di nascere con l'aberrante pratica degli "aborti selettivi ". Per fortuna è altrettanto vero che oggi nel paese "brillano straordinari talenti femminili in tutti i campi". Questa antica civiltà popolata di giovani e giovanissimi, dove la differenza prevale sull'omogeneità, dove si "sta esplorando una sintesi fra tradizione e modernità, tra identità storica e globalizzazione ", ci stupisce per energia e vitalità, per il suo tentativo di assimilare il nuovo rielaborandolo. FRA PASSATO E FUTURO, "LA SPERANZA INDIANA" DI FEDERICO RAMPINI Giancarlo Baroni.


Il miracolo italiano delle imprese normali - giuseppe turani (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 16-12-2007)

 

Economia Affari & politica Il miracolo italiano delle imprese normali GIUSEPPE TURANI Prosegue il dibattito per cercare di capire se l'Italia sia o no un cadavere che galleggia. Ma, mentre le discussioni proseguono, si scopre che nei primi sette mesi dell'anno, il saldo export-import (industria manifatturiera) è cresciuto del 12 per cento. Molto più cioè del Pil e di qualsiasi altra cosa in Italia. E, se si va a scavare ancora più in profondità, si vede che una buona parte di questo saldo viene dalle aziende del IV Capitalismo, che stanno cioè sotto i 500 dipendenti (ma sopra i 20) e comunque sotto i 2 miliardi di fatturato. E, ancora, se uno va a vedere che cosa fanno queste imprese (4400 in tutto) si accorge che non fanno (in massima parte) niente di straordinario. Fanno semplicemente le cose che vediamo tutti i giorni intorno a noi: scarpe, sedie, divani, lampade, tavoli, ecc. Le aziende del IV Capitalismo italiano, cioè, non sono una sorta di Silicon Valley distribuita sul territorio. Magari fosse così. No. Sono aziende normali che fanno cose normali impiegando una tecnologia assolutamente normale. Eppure, nonostante i tempi, riescono a far crescere il saldo dell'export del 12 per cento in un anno difficile come il 2007. Viene da chiedersi, naturalmente, come facciano a essere così brave. E qui ci sono un paio di risposte. La prima è che si tratta di imprese di solito a proprietà familiare e nelle quali comunque il processo decisionale è velocissimo (errori compresi). Insomma, pochissima burocrazia e molta flessibilità. In conclusione un'enorme capacità di "stare sul mercato". La seconda risposta è che si tratta di aziende che hanno deciso di stare nella parte alta del mercato. Magari fanno solo scarpe, ma cercano di fare quelle più belle. E lo stesso accade per quelli che invece fanno "solo" sedie. La loro forza, insomma, sta nel fare cose eccellenti, che in altri posti è molto difficile produrre. Chiarito questo, viene da chiedersi perché il IV Capitalismo italiano (che è fatto da gente indubbiamente intelligente e dotata) sia costretto, in un certo senso, a battersi dentro una striscia di terra così sottile (cose comuni, ma più belle di tutte le altre) e non possa invece esprimersi su tecnologie di avanguardia che lo metterebbero almeno un po' al riparo dalla concorrenza di paesi più a buon mercato. E qui si arriva alle critiche che in questi giorni sono piovute sull'Italia. La verità, molto semplice, è che per fare "altre cose" (quelle tecnologicamente avanti) serve un "contorno" di qualità: scuole, prima di tutto, e poi infrastrutture e servizi. Ma aggiungerei anche una burocrazia meno ottusa e meno ossessivamente presente. Una volta un vecchio mio maestro (che ha fatto in seguito grande carriera in politica) mi spiegava che i tedeschi hanno tre aziende chimiche fra le prime mondiali, e noi nemmeno una, solo perché loro avevano una certa università. Sapevano tutto insomma della chimica, e così avevano potuto costruire i loro tre giganti. La stessa cosa si può dire per la Silicon Valley, circondata da università scientifiche fra le migliori del mondo e da un insieme di "soggetti" pubblici che spendono moltissimo in ricerca e comunque in attività scientifiche di avanguardia (dal Jet Propulsion Lab al Livermore Lab). Tutto questo da noi non c'è. Se percorrete l'asse Milano-Venezia (dove nasce il 65 per cento delle nuove imprese del IV Capitalismo) vedrete che non c'è assolutamente niente. Anzi, il progetto del famoso raddoppio della Milano-Bergamo (pochi chilometri di autostrada, in pianura e senza gallerie) va avanti da non so quanti anni. E comunque a fare quel breve tratto di strada si possono impiegare anche 50 minuti. In sostanza, il IV Capitalismo "normale" (che fa cose normali con tecnologie normali) non è una scelta: in gran parte è una strada obbligata. E', forse, l'unica cosa che quegli imprenditori potevano fare da soli, visto che non hanno quel contorno che serve per far crescere un certo tipo di industria e di competenze. La stessa cosa si potrebbe dire per gli stilisti italiani (da Armani a Versace, da Valentino a Prada). Molti dei quali hanno cominciato a fare le loro cose belle (le più belle del mondo) addirittura nei bui anni Settanta, quando l'Italia stava andando a rotoli (e in parte c'è andata, perché parte allora l'esplosione del debito pubblico). In conclusione, se si guarda oggi all'industria italiana più vitale (il IV Capitalismo, appunto), si vede un'industria "minore" (che fa miracoli tutti i giorni) che è così non perché non sappia far di meglio, ma perché in questo paese non è proprio possibile fare altro. D'altra parte, se uno vede che cosa sta accadendo intorno all'Alitalia (azienda assolutamente impropria, strafallita, irrecuperabile, ma tenuta in piedi dal potere politico a dispetto dei santi) si rende conto che è meglio fare sedie o scarponi a Treviso e a Vicenza. Almeno lì si lavora.


Il Tribunale di Ostia non può essere prigioniero delle carte. Visto che la burocrazia blocca l& (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Ostia)" del 16-12-2007)

 

Chiudi di GIULIO MANCINI Il Tribunale di Ostia non può essere prigioniero delle carte. Visto che la burocrazia blocca l'apertura del secondo ufficio giudiziario del litorale, sarà il Campidoglio domani a fare luce sui ritardi e a mettere in mora l'amministrazione statale. Partirà dal presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirco Coratti, l'iniziativa di votare domani un atto d'indirizzo affinchè il Campidoglio intervenga drasticamente sul Ministero della Giustizia e sull'Agenzia delle Entrate per porre fine ad uno scempio. Dal mese di giugno sono pronti i locali di via Cardinal Ginnasi 12 presi in affitto dal Comune di Roma per trasferire parte delle attività del Tribunale di Ostia che nella sua sede originaria di via dei Fabbri Navali soffre di "nanismo". La mancanza di un parere di congruità, palleggiato tra gli uffici da oltre un anno, impedisce la presa in carico dei nuovi locali. Martedì prossimo, dopo un primo rinvio avvenuto il 6 dicembre, la società proprietaria dell'immobile lo consegnerà al Comune di Roma. E da quel momento, uffici attivati o no, le casse capitoline dovranno sborsare 10 mila euro al mese. Uno spreco che nessuno vuole. Salvo i borocrati che non rilasciano il loro nulla-osta. "Siamo di fronte esclama Coratti a un dato raccapricciante. Non si possono tenere prigionieri di un pezzo di carta i lavoratori del Tribunale costretti a operare in spazi angusti e i cittadini che devono fruire dei servizi della giustizia". Prima di visitare gli spazi appena completati di via Ginnasi, il presidente del consiglio capitolino accompagnato dal dirigente del tribunale Massimo Moriconi, ha visitato la sede di via dei Fabbri Navali. Un archivio quasi inaccessibile per la quantità di fascicoli, faldoni ammucchiati persino sotto le scrivanie dei cancellieri, aule troppo anguste per accogliere le udienze, l'assenza di una stanza dove far incontrare avvocati e clienti. "Ho un sogno si appassiona Moriconi quello di realizzare qualcosa che funzioni meglio di altri posti. Ma non posso arrendermi di fronte all'impossibilità di prendere in consegna locali già pronti e destinati all'attività del tribunale". L'impossibilità di accettare oltre le lungaggini deriva anche dall'efficienza del Tribunale del Lido. Istituito da appena cinque anni, l'ufficio giudiziario decentrato produce circa 38 mila notifiche l'anno e 6 mila atti esecutivi per un bacino d'utenza di circa 300 mila abitanti. A Ostia si trattano più processi di tribunali come quelli di Terni, Pisa o Rovigo: in un anno si supera il numero di 400 di procedimenti penali di convalida di arresti con pressochè altrettanti ordini di custodia in carcere. Complessivamente nel 2006 sono stati emessi tremila provvedimenti tra sentenze civili e penali, ordinanze cautelari e atti in materia di locazioni. Quest'anno l'incremento dell'attività sarà del 10 per cento circa. L'aumento del contenzioso penale e civile rispetto al 2005 è stato del 30 per cento: le nuove cause civili sono circa 1.500 oltre a 1700 ricorsi per decreto ingiuntivo. Infine sono state iscritte circa 700 esecuzioni mobiliari e 250 pignoramenti immobiliari.


Giustizia, appello dei magistrati ai politici "Meno burocrazia e meno leggi contro il nemico più sub... (sezione: Burocrazia)

( da "Brescia Oggi" del 16-12-2007)

 

Giustizia, appello dei magistrati ai politici "Meno burocrazia e meno leggi contro il nemico più subdolo: la prescrizione"   "Una buona economia, una giustizia efficiente, una buona politica: dalla loro salute dipende la salute della democrazia". A ricordarlo, venerdì sera nella sala Piamarta di via San Faustino, è stata Elena Palladino di "Libera", l'associazione che ha promosso l'incontro sul contrasto alle mafie e all'illegalità, nell'ambito degli incontri promossi dalla Tenda della solidarietà che proprio oggi chiude i battenti. Ospiti della serata due giudici: Paolo Ielo, ex pool di Mani Pulite e attuale gip a Milano, e Carlo Bianchetti, giudice delle indagini preliminari a Brescia. LA "BUONA GIUSTIZIA" in Italia stenta, e non solo perché mancano giudici e risorse, ma anche perché assomiglia a un circuito automobilistico con sempre più curve e tempi sempre più stretti per percorrerlo. L'immagine l'ha usata Paolo Ielo, riferendosi ai tempi della prescrizione e alle regole e i modi di condurre i processi, cambiati 415 volte dal 1988 a oggi. "Un po' come se al chirurgo continuassero a cambiare la posizione del paziente o gli spegnessero la luce", ha osservato. Concetto ribadito da Carlo Bianchetti, ricordando che all'estero non esiste un sistema del genere: nei paesi anglosassoni la prescrizione non c'è proprio, in Francia basta un atto per sospenderla. In Italia no, la prescrizione vale fino al giudizio in Cassazione ed è quindi inevitabile che si faccia a gara per prolungare i tempi dei processi. Ma non è solo questione di prescrizione: anche di produzione bulimica di leggi che poi sono inapplicate e servono solo a intasare i tribunali di carta, di procedure farraginose e tanto altro ancora. Ielo ha parlato dei doppi binari della giustizia, non l'antico adagio dei due pesi e due misure ma il fatto che in Italia "ognuno ha il pezzo di legalità che più gli piace": per qualcuno coincide con la sicurezza, per altri riguarda i cosiddetti reati dei "colletti bianchi". No, la legalità è unica e dovrebbe essere un valore condiviso. E' un dato di fatto, però, avverte Ielo, "che a pagare oggi sono solo gli "stracci" della società". Qualcuno, dal pubblico, osserva se non sia il caso che i magistrati alzino di più la voce per denunciare le storture del sistema. Ielo replica che il giuramento di fedeltà allo Stato e alle sue leggi non è un atto formale e per cui si può partecipare a un dibattito e discuterne ma un giudice è un "tecnico" ed è chiamato ad eseguire le leggi che vengono fatte da altri. Se le cose non cambiano, insomma, la responsabilità è innanzitutto del legislatore. QUALCUNO chiede se non ci sia frustrazione nel lavoro del magistrato. Certo che ce n'è, è la risposta di Ielo, il quale rileva però che un discorso analogo potrebbero farlo tanti medici che vorrebbero ospedali più efficienti o insegnanti che gradirebbero una scuola diversa. E tanti cittadini: l'importante è non rassegnarsi. Dal canto suo Bianchetti ricorda che nel sistema dell'illegalità grande attenzione dovrebbe essere posta sui reati di frode fiscale: non è d'altronde Brescia la capitale delle "cartiere" che producono fatture false? CR.B.


LETTERE (sezione: Burocrazia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 16-12-2007)

 

Lettere Sul colonialismo i francesi tacciano Delio Lomaglio - NAPOLI Le Figaro, commentando gli incontri tra Italia e Libia circa gli indennizzi per la colonizzazione, ricorda che "le forze francesi nel 1943 posero fine a un'occupazione italiana brutale, fatta di deportazioni di beduini, impiccagioni di capi tribù, saccheggi, violenze". Sarà tutto vero, ma detto da un giornale francese è intollerabile, visto che la condotta coloniale dei francesi non è stata certo più civile. Basti ricordare il massacro di 12000 guerriglieri del Fln a seguito dei fatti di Philippeville nel 1965 e la deportazione di due milioni di algerini in campi di concentramento nel 1957. Purtroppo, quegli orrori li commettemmo, usando perfino armi chimiche. Ma lei ha ragione, i francesi non hanno diritto di dare lezioni in merito, il loro colonialismo fu ben più lungo e molto più spietato. Da un po' di tempo non ci amano, sarà colpa del pallone. "Niente tasse" e poi rispuntano Riccardo Marrocco - NAPOLI Caro dottor Gargano, Prodi e Padoa Schioppa avevano assicurato che la Finanziaria non avrebbe comportato aumento della pressione fiscale e che, comunque, non avrebbe toccato le tasche degli italiani. A valle della approvazione al Senato leggo che la finanziaria prevede un rincaro delle sigarette per reperire i fondi per il risarcimento degli emotrasfusi; controlli incrociati sulle detrazioni per i figli all'asilo, per cui alcuni che usufruivano di tale detrazione potrebbero perdere il diritto. C'è qualcosa di contraddittorio o no? C'è e non si è mai visto un governo che, nonostante le promesse, non mettesse le mani nelle tasche degli italiani. Prodi non fa eccezione. Però il primo rincaro che lei indica ha un nobile fine (da fumatore, pagherò volentieri); e anche il secondo provvedimento è giusto se si limita a togliere un privilegio a chi, dopo verifiche, risulti non averne diritto. "La mia lotta con la burocrazia" C. A. - NAPOLI Egregio dottor Gargano, da sette anni ho in corso una causa di servizio col Provveditorato agli Studi di Napoli per un incidente d'auto occorsomi nel tornare da scuola: ricovero in pronto soccorso con sospetto trauma cranico, trasferimento nel reparto maxillo facciale per frattura della mandibola e intervento. Non ricordo più neanche da quanto tempo sono stato sottoposto alla visita di verifica presso l'ospedale militare. Credo quattro anni o giù di lì. Tra l'altro, da tre, sono in pensione. La cosa mi era passata di mente. Me l'ha fatta ricordare l'Ufficio competente inviando alla mia scuola, nel giugno scorso, la richiesta del rapporto dell'autorità giudiziaria intervenuta sul luogo dell'incidente. Mi sono messo in cammino per cercare, tra commissariati e carabinieri, quale sia, eventualmente, intervenuto sul posto dal momento che fui portato in ospedale in stato di incoscienza. "Con ogni probabilità, nessuna pattuglia è intervenuta. Ma poi dopo sette anni, lei adesso se ne ricorda? - mi è stato risposto con aria di sufficienza - Dopo cinque anni, noi svuotiamo gli archivi mandando le carte al macero". Alla fine, tra la richiesta al tribunale e, dopo un mese, il rilascio dell'autorizzazione, sono riuscito a recuperare, al commissariato dell'Arenella, una "pandetta" con le mie dichiarazioni, il giorno del ricovero, al drappello del pronto soccorso del Cardarelli. E mi sono dovuto sorbire le rampogne degli amici che mi hanno tacciato di ingenuità per non essermi rivolto, a suo tempo, a un legale. "Per come vanno le cose in Italia - e non ne parliamo nel Provveditorato di Napoli - cosa speravi? Che dopo sei mesi ti mandavano i soldi a casa? Sei rimasto il solito ingenuo" (volevano dire allocco). La testimonianza era firmata, il lettore ci ha chiesto l'anonimato (come altri) e lo accontentiamo, pur se certe volte proprio non riusciamo a capire il perché. Comunque, a lui ogni solidarietà, come a ogni prigioniero della burocrazia. Debiti dei padroni? vanno all'asta i cani Giulia Lodigiani - PERSICO DOSIMO (Cremona) A Parma sei cani, non essendo stati acquistati, saranno di nuovo messi all'asta il 20 dicembre. Le aste giudiziarie in cui vengono battuti animali (soprattutto gatti e cani) sono sempre di più, in tutta Italia. Comprendo la necessità di rivalersi su chi ha contratto dei debiti, ma trovo scorretto che siano gli animali a pagare per i debiti dei loro padroni. Sono esseri viventi senzienti ed essere separati dai loro affetti (umani e canini) è già un grande dolore, che crescerà se verranno venduti ad altri. L'Istituto Vendite Giudiziarie di Parma potrebbe costituire un esempio di rispetto per i fratelli animali se rinunciasse a venderli e li affidasse a un'associazione animalista (l'Enpadi Parma ha promesso che si prenderà cura di questi animali, ma sarebbe diverso affidarli loro piuttosto che farli acquistare). Mi auguro che tutto si risolva per il meglio, ma anche che a livello nazionale venga introdotto il divieto di mettere in vendita qualsiasi tipo di animale per recuperare i debiti. In attesa di leggi nuove, gli amici degli animali non potrebbero quotarsi per comprare i sei cani? Un gesto simbolico, l'avvio di una campagna tosta. Carceri nuove e mai utilizzate Guido Reni - NAPOLI Egregio dottor Gargano, è stato detto in tv che per costruire nuove carceri occorrono quattro anni. Ma perché non utilizzare quelle già costruite - sono tante - perfettamente funzionali? Perché continuare a prendere in giro gli italiani? Non sempre (anzi) la tv ha ragione, gentile signor Reni. In questa rubrica abbiamo già scritto che quelle carceri nuove e mai utilizzate sono piccole, mal distribuite sul territorio e non risolvono il problema. Resta tuttavia lo scandalo (ricorrente) dello spreco di danaro pubblico.


Unioni civili Non vogliamo più aspettare Cara "Liberazione", Bruno Santino, assassinato nell'incendio della Thyssenkrupp, era colpevole del reato di lesa famiglia. Era un convivent (sezione: Burocrazia)

( da "Liberazione" del 16-12-2007)

 

La colpa di Bruno, arso vivo: era convivente Gramsci e gli "assetti proprietari" dell'"Unità" Sì, blocchiamo i prezzi. Una volta per tutte Unioni civili Non vogliamo più aspettare Cara "Liberazione", Bruno Santino, assassinato nell'incendio della Thyssenkrupp, era colpevole del reato di lesa famiglia. Era un convivente. Alla donna con cui divideva la vita non verrà riconosciuto alcun risarcimento, né le cronache, pure copiose, di questi giorni l'hanno degnata di una citazione. La sua compagna, parola che ha un significato ben più pregnante di altre, non potrà avere giustizia. Ma Bruno, quella mattina, era andato a lavorare anche per lei, per il figlio che aspettavano, per il loro futuro. Questo è l'ennesimo atto di discriminazione verso le coppie di fatto. Ci chiediamo: la compagna di Bruno esiste, o esistono solo le spose, i figli, i genitori e tutti coloro che sono incorniciati nella foto della sacra famiglia? E allora la sinistra che stiamo costruendo deve farsi carico ora, subito, anche prima della finanziaria, della questione delle unioni civili. Possiamo sopravvivere ad un anno di esercizio provvisorio, ma non possiamo vivere un minuto di più senza diritti. Per questo non vogliamo i Pacs, non vogliamo i Dico, non vogliamo i Cus, vogliamo la legge sulle unioni civili "Bruno Santino". Pina Casella Paolo Costagliola conviventi, Salerno "L'Unità" I nuovi proprietari e il fondatore Caro Sansonetti, in vista del cosiddetto "assetto societario" per cui "l'Unità" - giornale fondato da Antonio Gramsci - verrà "mercantilizzato" con l'ingresso del proprietario di "Libero", ritengo che dovremmo sostenere con forte richiesta che almeno dalla sottotestata venga eliminata la dizione riferita al fondatore. Ciò nel rispetto della sua memoria e dei tanti, delle tante che nei decenni hanno lavorato, collaborato e creduto nel foglio ispirato da Antonio Gramsci certamente alieno dal "senso del mercato". Mauro Borromeo Milano Carovita Prezzi sempre più su Caro direttore, siamo all'ennesimo aumento dei prezzi. Una volta è il cambio lira-euro, un'altra l'aumento del petrolio, un'altra l'aumento delle materie prime, un'altra il blocco criminale dei tir, in mezzo decine di altri piccoli motivi. Ogni volta i commercianti aumentano i prezzi in modo speculativo? Non voglio criminalizzare tutti i commercianti ma fra di loro vi sono una gran massa di antitaliani. Questa è una realtà. Un ministro, Ferrero, ha chiesto di bloccare i prezzi per tutto il 2008. Sono daccordo, è così che si fa. Ma non ai prezzi attuali. E' ora che un'apposita branchia della GdF indaghi sulla formazione dei prezzi e sui guadagni dei vari comparti (servirà anche a scoprire l'evasione fiscale) riportando i prezzi a quello che devono essere e bloccarli, anche quelli energetici, in cui certi monopoli ci sguazzano. Orrore! Questo è socialismo reale! Diranno i soliti idioti? Ma voi pensate che i poveri abbiano mai creduto alla balla del "libero mercato" come toccasana per loro? Credete non abbiano capito che era l'ennesima truffa sulla loro vita? Augusto Giuliani via e-mail Colpire gli speculatori Cara "Liberazione", come si fa a non rendersi conto che i continui aumenti dei prezzi mettono in ginocchio i lavoratori a reddito fisso? Sono un operaio, vivo in una cittadina del sud e questo fa di me un "privilegiato": una rete di relazioni familiari, l'amico che ha la campagna, l'acquisto diretto dal produttore, la moglie che facendo i salti mortali fa quadrare il bilancio ci permettono di sopravvivere, ma ora è quasi impossibile. Non voglio pensare che al governo che ho contribuito a eleggere non gliene frega niente del fatto che non riusciamo ad arrivare alla fine del mese. Se così non è lo dimostri: blocchi i prezzi dei beni di prima necessità e delle tariffe, intervenga con le forze dell'ordine in tutti i settori per fermare gli speculatori? Bisogna solo scegliere di stare dalla parte di chi vive onestamente del proprio lavoro, non mi pare così complicato. A meno che? Domenico Gioia via e-mail G8 Non vogliono fare chiarezza Cara "Liberazione", la prima sentenza sui fatti del G8 del luglio 2001 a Genova concorre ad aumentare la profondità del baratro in cui è precipitata la volontà morale, prima che politica, di fare chiarezza, e si aggiunge al contributo già dato in Parlamento in tal senso, con l'affossamento della costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta. Fulvia Notaro Lecce Reddito di cittadinanza Rimarrà solo una chimera Cari compagni, il reddito di cittadinanza in questa Italia è e rimarrà ancora per molto tempo una chimera. Non abbiamo a mio avviso bisogno di ammortizzatori, ma di diritti esigibili. Per i giovani serve la certezza di un lavoro e di un reddito adeguati. Per gli anziani, una pensione più che dignitosa. Ora la domanda: i governi (tutti) che non garantiscono il diritto a chi si è sudato la pensione versando il 38% del proprio reddito per 35-40 anni saranno così incoerenti da garantire il diritto ad un giusto ma fantomatico reddito di cittadinanza per il quale non si è versato nulla?? I soldi, o li cacciamo noi o li cacciano gli "imprenditori", ma mi pare che oggi le cosiddette imprese rischino in proprio veramente poco e godano invece di tutele maggiori che i propri dipendenti? Sono con il compagno Diego Novelli, quando nel suo amaro sfogo dice di non riconoscersi più in questa Italia. In questa Italia aggiungo io, dove la politica vera, cioè i problemi della gente non li affrontano più i politici ma i comici come Grillo, Benigni e buon ultimo, ci strappa un sorriso amaro pure Pieraccioni. Giuseppe Bellanova Cento (Fe) Musica Major, una replica dell'on. Carlucci Rispondo ad alcune osservazioni pubblicate da "Liberazione" in merito la mia proposta di legge sulle major. Iniziamo col dire che nutro molte critiche nei riguardi delle grandi case discografiche (i prezzi innanzitutto), ma le considero comunque un soggetto con cui confrontarsi. Secondo, prima di sventolare slogan come "la destra sta con le major", allarmando brutti finali per le piccole etichette, vi consiglio di concentrare il clamore attorno ad alcune "leggi manifesto" di questo Governo. Un brutto finale lo avete già: tutte chiacchiere senza costrutto, salvo che non si tratti di tasse in più per le imprese e i cittadini o in meno per le banche. Vado poi a sciogliere un po' di "burocrazia". Qual è la domanda? Se è giusta la scelta di finanziare grandi aziende private con denaro pubblico? La mia risposta è chiaramente sì! Un'annotazione: il credito d'imposta non coincide con il concetto di meno tasse: è un sostegno a fronte di un investimento. Nel caso in questione l'impresa investe cento e lo Stato gli riconosce dieci: ma novanta sono a carico dell'investitore. Inoltre la minore imposta è riconosciuta per ben definiti fatti, tra cui le opere prime e seconde dei nuovi talenti. Se un sostegno va fatto, deve essere fatto per tutti, come accade negli altri settori industriali. Inoltre i dati mostrano un mercato in forte contrazione, quindi anche le major non guazzano nell'oro. La differenza tra grandi e piccoli, nel settore della musica, ma anche in molti altri, è che le grandi sono nate prima e sono sopravvissute a tutte le intemperie, accumulando un proprio patrimonio e acquisendo quello delle case che andavano a morire. Ricordo che da piccoli eravamo pazzi della Virgin, nata da poco in uno scantinato, che proponeva le cose più innovative e interessanti: guardi ora cosa è diventata. E ora veniamo ad un po' di sana autocritica. Diciamo che quando si sente parlare di compiti dello Stato o altro ente pubblico, in un qualunque campo artistico, bisognerebbe diventare sospettosi. Idem quando sull'argomento si costituiscono Commissioni, Organismi, Osservatori etc. Nell'arte lo Stato, o chi per lui, non ci dovrebbe proprio mettere il naso se non per fornire spazi, eliminare gravami fiscali e semmai, ma con molta cautela, raddrizzare storture. Ma bisogna anche considerare che viviamo in un Paese in cui la burocrazia si occupa di tutto, tranne che dell'essenziale, e che anche il Parlamento ormai è obbligato a pagarle pedaggio. Gabriella Carlucci deputata di Forza Italia Appunto, la destra sta con le major. Nessuna novità. I problemi arrivano invece quando anche un pezzo del centrosinistra sceglie di inseguire i "pescecani" del settore. Ma questo è un altro discorso. s. b. 16/12/2007.


 

 

ARTICOLI DEL 15 DICEMBRE 2007

 

UN PRODOTTO agricolo, dal momento in cui è raccolto da ( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 15-12-2007)

Legnini: con la finanziaria meno tasse per le imprese ( da "Centro, Il" del 15-12-2007)

<No alle assunzioni senza concorso> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 15-12-2007)

Procedure espropriative e burocrazia Così il nuovo "Scientifico" resta al palo ( da "Gazzetta del Sud" del 15-12-2007)

Il Comune annuncia collaborazione coi volontari ( da "Gazzetta del Sud" del 15-12-2007)

<Il 2008 sara' l'anno della qualita'> ( da "Secolo XIX, Il" del 15-12-2007)

Prezzi alti Confronto tra associazioni ( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 15-12-2007) + 1 altra fonte

Montezemolo: "un paese fai da te ma la sfida al declino non è persa" - alberto statera ( da "Repubblica, La" del 15-12-2007)

Parma ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 15-12-2007)

Più sicurezza nei cantieri ( da "Corriere delle Alpi" del 15-12-2007)

La società cresce ma uomini e donne non sono uguali ( da "Trentino" del 15-12-2007)

Colpa della burocrazia o della malavoglia? ( da "Libero" del 15-12-2007)

Attilio Baldan, ricercatore di Storia delle dottrine politiche e docente di Storia del giornalismo alla Facoltà di Sociologia di Trento, si è cimentato nell'impresa di presentare - ( da "Adige, L'" del 15-12-2007)

IL LAVORO PER L'UOMO, NON L'UOMO PER IL LAVORO ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 15-12-2007)


Articoli

UN PRODOTTO agricolo, dal momento in cui è raccolto da (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 15-12-2007)

 

I campi alla vendita al consumatore aumenta di cinque volte. Eppure all'imprenditore agricolo resta sempre la fetta minore di quanto si incassa. Su 467 euro che ogni famiglia spende mediamente al mese per fare la spesa, il 19% è rappresentato da quanto resta alle imprese agricole, il 30% va all'industria alimentare, il 51% a commercio, servizi, terziario in generale. Non a caso la Coldiretti ha intitolato il convegno di ieri pomeriggio 'Prezzi: un percorso lungo e costoso' mettendo attorno al tavolo commercianti, artigiani, consumatori, istituzioni. Difficile dire, però, da dove cominciare ad accorciare questo percorso. Due comunque le certezze: molte famiglie fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese, mentre sulle imprese (artigiane, agricole, commerciali non importa) il peso del costo del lavoro, dell'energia, del fisco, della burocrazia è arrivato ad un livello ben oltre quello di guardia. Nel senso che poi tutti questi costi si riversano sul prezzo del prodotto finale. Tiziano Melandri, presidente della Coldiretti, sta tra l'incudine e il martello: il prezzo del grano, per quanto cresciuto quest'anno del 60%, si è sempre mantenuto costante negli ultimi vent'anni, in compenso il prezzo del pane è aumentato del 400%. "Le filiere ? afferma Melandri ? devono essere più efficienti". Roberto Manzoni, presidente della Confesercenti, invita a cercare alleanze "perchè i prezzi non li fa la piccola impresa, e il 70% del mercato è in mano alla grande distribuzione". Per Manzoni sui prezzi incidono in maniera determinante l'aumento del 20% dell'energia, la politica fiscale, e quella che lui stesso definisce la 'tassazione occulta', come le multe. "L'altro giorno ? racconta ? un ambulante è stato multato di 175 euro per aver appoggiato per un attimo a terra una cassetta: ha violato le norme igieniche. Così non si può andare avanti". Anche Sergio Folicaldi, direttore della Confartigianato, indica il costo del lavoro, la burocrazia, la spesa improduttiva come elementi che pesano troppo sulle aziende. "Sta di fatto ? afferma comunque Romeo Camanzi, presidente dell'associazione del consumatori Adoc ? che la povertà aumenta anche a Ravenna. La mensa di don Ugo, nella parrocchia di San Rocco, ha distribuito 45mila pasti fino a novembre. Persone anziane si sono viste chiudere il contatore del gas perchè il Consorzio dei servizi sociali ha finito i 'buoni' e quindi non hanno più i soldi per pagare le bollette. Troppi elevati gli aumenti di gas, luce, rifiuti e trasporti. Credo ci sia un conflitto di interesse tra i sindaci che sono azionisti di Hera, quindi di un'azienda che deve fare utili, e il loro compito di tutelare i cittadini". "Siamo una garanzia per tutto il sistema, anche per il consumatore ? commenta il presidente di Confcooperative Raffaele Gordini? anche se è chiaro che certi meccanismi della filiera vanno rivisti, ma la sinergia tra produzione agricola e distribuzione è possibile proprio grazie alla cooperazione. Il percorso tra produttore e consumatore dovrà essere sempre più trasparente". Per il presidente della Camera di commercio, Gianfranco Bessi, "è necessario stringere i rapporti tra produttori e consumatori, ma su tutto occorre un intervento di modernizzazione del Paese, con infrastrutture efficienti, meno burocrazia e anche un minore carico fiscale". "Viviamo in una realtà ? conclude Libero Asioli, assessore provinciale all'Agricoltura ? dove l'aumento delle tariffe è escluso per le fasce deboli. Come amministrazioni pubbliche dobbiamo fare economie e pesare sempre meno sui cittadini. Ma nel caso specifico dei prezzi la risposta forte è stare nella filiera creando patti seri tra produttori e consumatori. In una società condannata a consumare è l'unico modo per difendersi". - -->.


Legnini: con la finanziaria meno tasse per le imprese (sezione: Burocrazia)

( da "Centro, Il" del 15-12-2007)

 

CHIETI. Il governatore Ottaviano Del Turco è rimasto bloccato dalla neve a Navelli, ma il presidente dei costruttori della provincia teatina, Paolo Primavera, non si è dimenticato di lui nel convegno organizzato all'Assindustria anche con il senatore Giovanni Legnini, relatore per il governo della legge finanziaria 2008, per dibattere di programmazione e sviluppo. "Rivolgo un appello a Del Turco", dice Primavera, "ovvero se vuole ragionare di grandi opere, di grandi progetti, lui che invita sempre gli imprenditori a ragionare in grande, ebbene deve sapere che prima della grande politica occorre una grande riforma. la Regione non può essere ingessata, anzi imbalsamata dai costi dell'assistenza sanitaria che paralizza ogni tipo di prospettiva. L'incidenza della spesa sanitaria in una regione che sia capace di amministrare bene non deve superare il 60%, altrimenti l'innovazione e lo sviluppo non vengono favoriti in alcun modo e l'Abruzzo resta fermo". Di fronte a una platea molto attenta poco prima il presidente nazionale dei costruttori, Paolo Buzzetti, aveva stuzzicato il governo a proporre soluzioni concrete per sveltire gli appalti pubblici, evitare le tagliole di una legislazione che, attraverso cavilli vari, rende affannoso il lavoro nell'edilizia. A cominciare dalla burocrazia. "Non costruiamo più case, ma monumenti alla burocrazia", è la battuta di Primavera. Legnini ha spiegato nel dettaglio le varie voci della finanziaria che favoriscono l'Abruzzo, a cominciare dal finanziamento ultramilionario per il potenziamento della ferrovia con Roma. Fondi riprogrammati, ha detto il senatore, anche per l'Anas, per le strade e i servizi. "E poi l'attenzione particolare rivolta alle piccole e medie imprese con il nuovo regime fiscale che prevede l'abbassamento dell'Ires di ben 5 punti e mezzo".


<No alle assunzioni senza concorso> (sezione: Burocrazia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 15-12-2007)

 

Cronaca Regionale Pagina 107 "No alle assunzioni senza concorso" Il centrodestra va all'attacco contro le "short list" della Giunta --> Il centrodestra va all'attacco contro le "short list" della Giunta Mozione del centrodestra contro l'abuso da parte della Giunta delle short list per l'assunzione di personale a tempo negli assessorati. "Assumere senza concorso è politica clientelare, dovete annullare quella delibera". Il centrodestra ammonisce la Giunta, reclama il dietrofront e fa saltare il tappo sulle short list (elenchi per la chiamata diretta al lavoro). Nel mirino gli ultimi dodici contratti che l'assessorato regionale alla Sanità è pronto a siglare. "Due anni di lavoro per gli amici di chi governa la Sardegna", tuona Pierpaolo Vargiu, capogruppo dei Riformatori in Consiglio e primo firmatario della mozione con cui l'ex Cdl presenta il conto all'esecutivo Soru. "Basta con le amministrazioni parallele. Adesso vogliamo sapere quante assunzioni senza concorso ha fatto il centrosinistra, dal 2004 a oggi". L'AFFONDO Short list: ancora una delibera - del 30 novembre 2007 - che fa il paio con i sospetti. A cominciare "dall'uso improprio e continuato degli strumenti normativi". Il j'accuse ruota intorno alla legge regionale 31 del 1998, "che sì prevede il ricorso a consulenti esterni di elevata professionalità, ma solo per precisi obiettivi e progetti specifici", spiega Vargiu. Di qui la deduzione: "La giunta Soru recluta invece nuovo personale, con l'aggravante della massima discrezionalità nella scelta dei candidati". E poi "quando si assumono dodici persone insieme, verosimilmente si stanno coprendo vuoti di organico". Vargiu guarda agli effetti "devastanti", perché "da una parte si crea nuovo precariato e dall'altra si costruisce un'amministrazione-ombra. In barba ai proclami del presidente Soru: sostiene che l'organico della Regione non va potenziato, ma i dodici contratti alla Sanità dimostrano il contrario". CONTRO LA GIUNTA E se le stilettate di Vargiu sono messe nero su bianco nella mozione ("il governatore ha il dovere istituzionale di fare chiarezza sul reclutamento del personale"), le short list spostano l'asse della polemica anche sull'Agenzia della sanità. "Altra vergogna", va avanti l'esponente dei Riformatori. "È stata istituita un anno e mezzo fa come supporto tecnico-scientifico all'assessorato. Tuttora non ha un presidente, e a questo punto risulta un doppione rispetto alle figure professionali previste nella delibera di novembre. Quasi tutte di altissimo livello e per ruoli dirigenziali che mal si conciliano con contratti a termine". A seguire un paradosso: "Si cercano pure medici. Ma, forse, la Regione dimentica di aver appena bandito un concorso pubblico ad hoc per assumere dottori". La chiusura di Vargiu è sui giovani disoccupati: "Non ha senso che Soru parli loro di meritocrazia, visto che il lavoro lo assicura solo ai suoi amici". GLI SCENARI Roberto Capelli, da ieri neo capogruppo Udc, piazza l'affondo ("siamo alla diabolica gestione della pubblica amministrazione") e tira fuori un dettaglio: "All'articolo 2 della determinazione regionale, si chiede buona conoscenza della lingua italiana ai candidati stranieri. Quando l'elenco degli ammessi sarà noto, capiremo tutti il perché". Giorgio La Spisa (Fi) chiude il cerchio: "Le short list sono la punta dell'iceberg in una politica sempre sospesa tra demagogia pauperistica e dirigismo. Speriamo che la Corte dei conti faccia chiarezza sulle irregolarità". L'altro azzurro, Mariano Contu, aggiunge: "Non è nei poteri di un'amministrazione stravolgere le procedure di assunzione. Non possiamo rischiare un Policlinico-due, dove una quota enorme del personale è precaria". Sergio Pisano (Riformatori) chiede verifiche sul "rispetto del Patto di stabilità" (tetto di spesa massimo per gli enti pubblici), insieme ad Antonello Liori (An) che invoca in Sardegna il "ritorno alla legalità". ALESSANDRA CARTA.


Procedure espropriative e burocrazia Così il nuovo "Scientifico" resta al palo (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 15-12-2007)

 

S. Teresa Progetto arenato a causa di difformi interpretazioni del Testo unico Procedure espropriative e burocrazia Così il nuovo "Scientifico" resta al palo Tecnici comunali e della Provincia divisi sull'iter da seguire Giuseppe Puglisi SANTA TERESA DI RIVA Il progetto definitivo per la costruzione del nuovo Liceo scientifico di Santa Teresa di Riva è bloccato per la controversa interpretazione di un articolo del Testo unico in materia di espropriazioni per pubblica utilità da parte della Provincia e del Comune. I due dirigenti la pensano in modo diverso ed il procedimento si è fermato, anzi, come in un gioco dell'oca, deve tornare alla casella iniziale. La "politica", naturalmente, sta a guardare. Intanto, il Testo è del 2001, per cui non si comprende che "interpretazione" ancora si deve dare all'articolo 16 chiamato in causa dal dirigente coordinatore del dipartimento edilizia scolastica della Provincia, ing. Vincenzo Carditello, il quale ha sospeso il procedimento di esproprio "che potrà essere notificato ai proprietari dell'area solo dopo l'approvazione della variante al vigente strumento urbanistico di Santa Teresa di Riva, di competenza del Comune". Il dirigente dell'area tecnica del Comune, ing. Claudio Pellegrino, sostiene, invece, che prima la Provincia deve procedere alla dichiarazione di pubblica utilità per l'esproprio dell'area e solo dopo il Comune procederà alla variante urbanistica. Che è come la pensava l'arch. Gabriele Schifilliti, predecessore di Carditello alla direzione del dipartimento edilizia scolastica della Provincia, che aveva comunicato a tutti i proprietari dell'area interessata l'avvio del procedimento per la dichiarazione di pubblica utilità. A questo si è aggiunta una diffida inoltrata alla Provincia da parte dei proprietari delle aree interessate che rilevano presunte irregolarità nell'iter seguito dalla Provincia e chiedono l'annullamento in autotutela dello stesso. Rilievi che Carditello ha condiviso ufficialmente dandone comunicazione agli interessati e passando la palla al Comune di Santa Teresa di Riva che deve provvedere alla variante del Piano di fabbricazione. Sarebbe bene che la politica dicesse ai due dirigenti di telefonarsi per chiarire la procedura da seguire. Prima che i buoi scappino dalla stalla, ovvero il nuovo Liceo diventi una chimera per gli studenti dello scientifico che da venti anni sono "ospiti" dei colleghi del Classico nell'edificio, ovviamente angusto, di piazza Municipio. Se poi l'amministrazione comunale, che è a conoscenza di tutti i passaggi seguiti da Schifilliti e Carditello, ritiene che l'area di Bucalo non sia idonea ad ospitare il liceo, lo dica in modo chiaro. Spiegando i motivi per cui non può essere condivisa la scelta della precedente amministrazione guidata da Carlo Lo Schiavo. Perchè, per esempio, la scuola risulta lontana dalla stazione ferroviaria e nella zona centrale del paese ci sono aree più idonee (ma anche questo è discutibile) oppure perchè in quella stessa area di Bucalo è stato costruito l'edificio delle scuole elementari "Michele Trimarchi" che come è noto è chiuso da dieci anni perchè costruito su un terreno che è risultato alluvionale ed instabile. (sabato 15 dicembre 2007).


Il Comune annuncia collaborazione coi volontari (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 15-12-2007)

 

Pozzallo Il Comune annuncia collaborazione coi volontari Calogero Castaldo Pozzallo Creare una rete di sviluppo del turismo culturale in collaborazione con le associazioni di volontariato, una burocrazia più "snella" e un censimento di tutte le associazioni. Sono questi i punti precipui dell'incontro fra Comune (presenti il vicesindaco Luciano Susino e il segretario generale Giampiero Bella) ed alcune organizzazioni "no-profit" della città. Non era mai successo, in passato, che l'ente comunale si "aprisse" al volontariato per discutere delle istanze prioritarie di chi vi opera. Difatti, sono state molteplici le critiche esternate agli organizzatori. In passato, sono stati spesi milioni per festival e concerti quando, poi, diverse associazioni hanno avuto difficoltà ad organizzare eventi culturali, richiedendo contributi di modesta entità all'ente. "Abbiamo avuto spiega il presidente de "La Sorgente", Giovanni Rosa problemi di natura organizzativa anche per mettere un bollo sulle autorizzazioni". Il vice sindaco Susino ha promesso meno burocrazia e ha caldeggiato una maggiore presenza: "Ma bisognerà ha detto lavorare già dal mese prossimo perché bisogna organizzare un'estate di eventi. Spero che tutte le associazioni possano dare il loro contributo". (sabato 15 dicembre 2007).


<Il 2008 sara' l'anno della qualita'> (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 15-12-2007)

 

"Il 2008 sara' l'anno della qualita'" montaldo "IL PROSSIMO sarà l'anno della qualità, di un'assistenza sanitaria migliore e più rapida nel dare risposte, dell'abbattimento delle liste d'attesa e, soprattutto, il 2008 sarà l'anno del nuovo piano sanitario regionale". Lo ha detto l'assessore regionale alla Salute Claudio Montaldo giovedì sera nel corso dell'assemblea del Forum della Salute riunita al Teatro della Gioventù. "Fino ad oggi abbiamo dovuto pensare a sistemare i conti, ma dal 2008 dobbiamo provvedere a migliorare complessivamente il sistema sanitario ligure" ha ribadito Montaldo. Riferimento alla diagnostica, ai settori in sofferenza per le lunghe liste d'attesa e anche alla riabilitazione che, pur avendo ricevuto impulso in questi ultimi due anni, è ancora distante dal soddisfare le necessità della popolazione ligure e genovese in particolare. "In un mondo perfetto i posti letto non si taglierebbero mai, ma dobbiamo fare i conti con il denaro a disposizione - ha detto ieri il coordinatore del Fourum della Salute, Sandro Viglino - e quindi fare di necessità virtù. L'unica strada per assicurare l'assistenza sanitaria è la specializzazione degli ospedali ed è questa che si deve percorrere" Il Fourm della Salute comincia a prendere corpo. Giovedì sera l'assemblea (150 persone) ha deciso di organizzare tavoli di lavoro tematici. Si comincia a febbraio con un tema "caldo" nel mondo della sanità, la valorizzazione della meritocrazia. A parlare di meritocrazia è stata invitata Fernanda Contri, ex giudice della Corte Costituzionale. 15/12/2007.


Prezzi alti Confronto tra associazioni (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 15-12-2007)
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(Resto del Carlino, Il (Faenza))

 

UN PRODOTTO agricolo, dal momento in cui è raccolto dai campi alla vendita al consumatore aumenta di cinque volte. Eppure all'imprenditore agricolo resta sempre la fetta minore di quanto si incassa. Su 467 euro che ogni famiglia spende mediamente al mese per fare la spesa, il 19% è rappresentato da quanto resta alle imprese agricole, il 30% va all'industria alimentare, il 51% a commercio, servizi, terziario in generale. Non a caso la Coldiretti ha intitolato il convegno di ieri pomeriggio 'Prezzi: un percorso lungo e costoso' mettendo attorno al tavolo commercianti, artigiani, consumatori, istituzioni. Difficile dire, però, da dove cominciare ad accorciare questo percorso. Due comunque le certezze: molte famiglie fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese, mentre sulle imprese (artigiane, agricole, commerciali non importa) il peso del costo del lavoro, dell'energia, del fisco, della burocrazia è arrivato ad un livello ben oltre quello di guardia. Nel senso che poi tutti questi costi si riversano sul prezzo del prodotto finale. Tiziano Melandri, presidente della Coldiretti, sta tra l'incudine e il martello: il prezzo del grano, per quanto cresciuto quest'anno del 60%, si è sempre mantenuto costante negli ultimi vent'anni, in compenso il prezzo del pane è aumentato del 400%. "Le filiere ? afferma Melandri ? devono essere più efficienti". Roberto Manzoni, presidente della Confesercenti, invita a cercare alleanze "perchè i prezzi non li fa la piccola impresa, e il 70% del mercato è in mano alla grande distribuzione". Per Manzoni sui prezzi incidono in maniera determinante l'aumento del 20% dell'energia, la politica fiscale, e quella che lui stesso definisce la 'tassazione occulta', come le multe. "L'altro giorno ? racconta ? un ambulante è stato multato di 175 euro per aver appoggiato per un attimo a terra una cassetta: ha violato le norme igieniche. Così non si può andare avanti". Anche Sergio Folicaldi, direttore della Confartigianato, indica il costo del lavoro, la burocrazia, la spesa improduttiva come elementi che pesano troppo sulle aziende. "Sta di fatto ? afferma comunque Romeo Camanzi, presidente dell'associazione del consumatori Adoc ? che la povertà aumenta anche a Ravenna. La mensa di don Ugo, nella parrocchia di San Rocco, ha distribuito 45mila pasti fino a novembre. Persone anziane si sono viste chiudere il contatore del gas perchè il Consorzio dei servizi sociali ha finito i 'buoni' e quindi non hanno più i soldi per pagare le bollette. Troppi elevati gli aumenti di gas, luce, rifiuti e trasporti. Credo ci sia un conflitto di interesse tra i sindaci che sono azionisti di Hera, quindi di un'azienda che deve fare utili, e il loro compito di tutelare i cittadini". "Siamo una garanzia per tutto il sistema, anche per il consumatore ? commenta il presidente di Confcooperative Raffaele Gordini? anche se è chiaro che certi meccanismi della filiera vanno rivisti, ma la sinergia tra produzione agricola e distribuzione è possibile proprio grazie alla cooperazione. Il percorso tra produttore e consumatore dovrà essere sempre più trasparente". Per il presidente della Camera di commercio, Gianfranco Bessi, "è necessario stringere i rapporti tra produttori e consumatori, ma su tutto occorre un intervento di modernizzazione del Paese, con infrastrutture efficienti, meno burocrazia e anche un minore carico fiscale". "Viviamo in una realtà ? conclude Libero Asioli, assessore provinciale all'Agricoltura ? dove l'aumento delle tariffe è escluso per le fasce deboli. Come amministrazioni pubbliche dobbiamo fare economie e pesare sempre meno sui cittadini. Ma nel caso specifico dei prezzi la risposta forte è stare nella filiera creando patti seri tra produttori e consumatori. In una società condannata a consumare è l'unico modo per difendersi". - -->.


Montezemolo: "un paese fai da te ma la sfida al declino non è persa" - alberto statera (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 15-12-2007)

 

Economia Il gran premio L'Italia divisa Busta paga povera La guida politica Montezemolo: "Un paese fai da te ma la sfida al declino non è persa" E' come se con l'ingresso nell'euro avessimo vinto un Gran Premio e poi la macchina si fosse inchiodata lì L'Italia non è più governata da anni ed è divisa tra chi produce, lavora e rema e chi sta seduto a poppa. Troppi egoismi Se avessimo avuto la stessa crescita dei partner europei ogni lavoratore oggi avrebbe 3.400 euro in più in busta paga Le imprese marciano bene ma manca una vera guida politica. La distinzione destra-sinistra è vecchia. Ci vuole uno shock ALBERTO STATERA Scomparso Pavarotti all'Italia restano davvero, come congettura il New York Times, soltanto pizza e spaghetti galleggianti nella "mucillagine sociale", secondo la definizione di Giuseppe De Rita? "No, resta un paese pieno di energie positive e di eccellenze, ma è difficilmente contestabile l'immagine di un "Paese fai da te", un paese dove ci sono gli italiani, ma non c'è più l'Italia": Luca Montezemolo in gioventù ha studiato alla Columbia, si beava del liberal New York Time e la sua gioia domenicale era quel chilo di carta del Sunday Times. Oggi, da presidente della Confindustria, deve pur dire per contratto che magari "ci sono reazioni un po' eccessive a un articolo seppur importante. Ma sarebbe un errore non confrontarsi con critiche non immotivate". Allora confrontiamoci, presidente Montezemolo: cos'è questo malessere collettivo, questa incapacità di volerci bene in economia, in politica, nel sociale, che fa dire che l'Italia finirà come la repubblica di Venezia, diventata "un cadavere calpestato da milioni di turisti"? "Spiace doverlo dire, ma in fondo l'analisi del New York Times riassume ciò che noi andiamo dicendo da anni. Il paese è fermo e anzi ha cominciato ad andare indietro. E' come se con l'ingresso nell'euro avessimo vinto un Gran Premio e poi la macchina si fosse inchiodata lì: la crescita, la produttività, l'assenteismo, la spesa pubblica, il debito, la criminalità, la giustizia, il divario tra ricchi e poveri sono temi reali e sono i nostri temi. Non autorizzano a cadere in eccessive semplificazioni, come quando lo Spiegel titolò in copertina "Spaghetti in salsa cilena", ma neanche a liquidare il tutto come critiche immotivate". Perché la macchina si è rotta? "Perché questo paese fatica a mettere al centro il bene comune, è fatto di troppi "particulari", è poco "sistema", è fatto di un 20% di sommerso, ciò che produce evasione fiscale, che è un furto, e incidenti sul lavoro. E' un paese che non mette al centro l'educazione, la scuola, l'università, in una parola i giovani e quindi il proprio futuro. Qui chi nasce povero rischia quasi sempre di morire povero. Il paese è diviso tra chi produce, lavora e rema e chi sta seduto a poppa" Come è potuto accadere? "Dall'ingresso nell'euro l'Italia o non è più governata, nel senso che non si è più ritrovata intorno a grandi sfide comuni. é stato gestito male il suo "core business": il funzionamento dello Stato, la scuola, i servizi, le infrastrutture. La politica parla in televisione in modo oscuro, soprattutto ai giovani, senza rispondere nel merito alle questioni fondamentali delle famiglie italiane. La politica e i suoi leader non riescono a identificare obiettivi condivisi". Ma il paese è effettivamente migliore della sua classe dirigente? "Va ripristinato il senso della comunità, bisogna rimettere in fila diritti e doveri, uno Stato che sia di guida, che eserciti la sua autorità, che dia valore reale a regole e leggi, che garantisca la certezza delle pene. Che vuole che pensi un americano che viene in Italia e, a parte i blocchi dei tassisti e dei camionisti, i trasporti che non funzionano, vede una nazione che ha le stesse infrastrutture di vent'anni fa, una burocrazia meno efficiente di vent'anni fa, una macchina dello Stato complicata e costosa con duplicazioni tra Camera e Senato, tra centro e periferia?". Lei, presidente Montezemolo, riesce a mettere insieme povertà, riscatto sociale, salari, da una parte, e produttività dall'altra? "Guardi, è proprio questo che bisogna capire: il Pil pro capite italiano è calato rispetto alla media dell'area euro da 105 nel 1988 a 94 nel 2007. Se avessimo avuto la stessa crescita dei partner europei ogni lavoratore oggi potrebbe avere 3.400 euro in più in busta paga". Ci sta dicendo che lo sviluppo non è questione di destra o di sinistra, ma di scelte giuste o sbagliate ? "La politica deve coinvolgere i cittadini, sui fatti non sulle ideologie. La distinzione destra-sinistra è vecchia, è finita, persistendo non consente lo shock di cui il paese ha urgente bisogno. Reagan era considerato di destra, ma parlava alla gente. Clinton prima di candidarsi alla presidenza non lo conosceva nessuno. Sarkozy è figlio di un immigrato. La smettano di occuparsi dei presidenti delle banche, ma rivalutino i principi forti: lo Stato, l'ordine, il mercato, la concorrenza, il rispetto l'educazione, insomma il bene comune". Tutta colpa dei politici o anche del nostro capitalismo un po' alle vongole? "C'è una differenza clamorosa tra il paese che produce e le ovattate stanze del capitalismo finanziario, di quei templi che devono aprire le finestre e far entrare aria fresca". Anche quelli calcati per lustri dall'avvocato Agnelli? "Anche quei tempi sono cambiati, è inesorabile e auspicabile l'apertura di situazioni chiuse per creare una nuova borghesia e un nuovo capitalismo". Lei sembra echeggiare De Rita, quando parla degli industriali come di una minoranza forte contro una maggioranza vischiosa, aggiungendo però che la minoranza forte non è "trainante". "Le imprese e chi ci lavora stanno rispondendo alle sfide: l'export è salito nella prima parte del 2007 dell'11,5%, contro il 10,5 della Germania. La quota italiana sull'export mondiale sale per la prima volta dal 2001. La bilancia tecnologica è in attivo per la prima volta dal 1981, abbiamo creato 2,8 milioni di posti di lavoro in un decennio. Le par poco? Il capitalismo delle imprese è sano e ha posizioni di eccellenza nel mondo. La Luxottica ha comprato la Ray Ban in America, la Brembo fa i freni per l'Harley Davidson, la Ferrari ha battuto, la Toyota, la Bmw e anche la Ford. Noi abbiamo portato in giro per il mondo 6.500 imprese, che hanno incrementato il loro fatturato estero". Sarete pure uno squarcio di luce in un paese che ne ha pochi altri, come dice il NYT. Ma è anche vero che non abbiamo più Rossellini, Fellini, né una nuova Sofia Loren. "Un Antonioni non nasce tutti i giorni, come non nasce un Ferrè o un Versace. Ma sa che il nostro cinema sta incassando in Italia in questi mesi più di quello americano? Io sono innamorato questo paese e, grazie a dio, credo che ce la farà". Ce la farà grazie a Dio, presidente Montezemolo? "No, grazie a Dio non è tutto come dice il New York Times. Sono convinto che possiamo farcela a vincere il declino se la politica saprà dare grandi obiettivi e grandi sfide condivise, necessarie per scelte difficili: spingere il paese ad aprirsi, chiudere finalmente una transizione infinita, puntare sulla capacità, sul merito e non sulla cooptazione, sui tanti giovani determinati e preparati che abbiamo, riformare veramente la burocrazia, rispettare il mercato, rilanciare la scuola, sciogliere i lacci e i lacciuoli, a cominciare dall'ambiguità delle duplicazioni tra Stato e regioni, eliminare un po' di quelle società a controllo pubblico che finiscono per essere discariche per politici trombati". Ci sono le condizioni, secondo lei? "Se ciascuno ricomincia a far bene il suo mestiere spero di sì. Conforta che tutti i leader dei partiti, almeno a parole, concordano sulla necessità di una riforma elettorale che dia spazio di manovra a chi vincerà le prossime elezioni, che sono cruciali per il cambiamento, per lo shock buono di cui il paese ha bisogno. Con buona pace del New York Times".


Parma (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 15-12-2007)

 

PARMA 15-12-2007 Parma BUROCRAZIA DOVRA' SORGERE NELL'EX SCALO MERCI DI VIALE FRATTI Manca una lettera La nuova questura è bloccata Allarme del sindaco in Consiglio comunale: "Demanio e Viminale non si parlano" Marco Federici II La nuova questura? Impantanata nel gorgo della burocrazia. Semplicemente, un caso tutto italiano. Un dialogo tra sordi, ma tant'è. Due istituzioni dello Stato, il Demanio e il ministero dell'Interno, non si capiscono e il progetto resta arrotolato nella sua planimetria. Sembra che nessuno riesca a trovare il bandolo di un'intricata matassa di competenze. E al sindaco, Pietro Vignali, dopo aver inviato lettere su lettere gli uffici della capitale, non resta altro che lanciare un appello: "Nonostante l'importanza di realizzare a Parma una nuova questura sia riconosciuta da tutti - dice - e nonostante il Comune abbia già messo a disposizione l'area ed esista già il progetto, il Demanio e il Ministero dell'Interno non riescono a dare il via alla permuta delle attuali sedi della polizia di borgo della Posta e borgo Riccio". La polvere sotto il tappeto viene scoperta in Consiglio comunale, quando Massimo Iotti dell'Ulivo presenta una mozione sulla eventuale incompatibilità tra il centro giovanile e la nuova questura destinati a sorgere all'ex scalo merci (operazione ampiamente annunciata e legata alla riqualificazione della stazione ferroviaria). L'assessore all'Urbanistica, Francesco Manfredi, risponde che non esiste nessuna incompatibilità, e in ogni caso i due edifici saranno dislocati a debita distanza. Qui si alza in piedi Vignali, prende la parola, lancia il suo appello, appunto, e fa deflagrare il caso. E qual è il motivo dell'impasse? In soldoni, la vicenda si può riassumere così: secondo i beninformati, sembra che la direzione centrale del Demanio, proprietario dell'attuale sede della questura - acquistata un paio di anni fa - abbia chiesto al Ministero dell'Interno il motivo per cui - a distanza di così poco tempo - dovrebbe vendere l'immobile. Il Ministero pare abbia risposto quanto tutti sanno: ovvero che i proventi della permuta servono per finanziare, almeno in parte, la nuova questura, il cui progetto è più che valido. Ma sembra che il Demanio consideri la risposta insufficiente e che stia ancora aspettando una sorta di liberatoria per dare il via all'alienazione. Insomma, un documento, una lettera. Sembrerebbe una barzelletta, ma che non fa ridera la città. Morale: ci sono l'area e il progetto della nuova sede della polizia, ma manca una parte di finanziamento solo perchè due istituzioni dello stesso Stato non riescono a spiegarsi. Il presidente del Consiglio, Elvio Ubaldi, rincara pure la dose: "Denuncio la condizione deplorevole in cui operano il Demanio e la sua agenzia a Parma: questa vicenda si collega alla destinazione di alcuni immobili, proprio di proprietà del Demanio, presenti in città: mi riferisco ad esempio all'edificio di via Garibaldi e all'area adiacente alla Camera di commercio: abbiamo fatto proposte per un loro migliore utilizzo, ma non ci è nemmeno arrivata una risposta. Non è più tollerabile una simile latitanza di tali uffici dello Stato". Questura, ma non solo: la sicurezza è uno dei temi forti del Consiglio comunale. Il capogruppo di "Per Parma con Ubaldi ", Vittorio Guasti, e il consigliere Giuseppe Pantano presentano un ordine del giorno a difesa dell'operato delle forze dell'ordine a Parma, denunciano una carenza cronica di uomini e mezzi a loro disposizione e sollecitano il Comune a chiedere "maggiori risorse e strumenti normativi affinché le forze dell'ordine possano fronteggiare meglio le necessità di sicurezza personale e patrimoniale dei cittadini di Parma". Attaccano pure il governo, colpevole - aggiungono - di prevedere in Finanziaria meno risorse per il 2008 al capitolo sicurezza di quante promesse. Su quest'ultimo punto, oggetto di emendamento, parte della minoranza non ci sta. Franco Torreggiani e Giorgio Pagliari, dell'Ulivo e Gabriella Biacchi, dell'Idv, non condividono le critiche al bilancio dello Stato. A favore dell'ordine del giorno, invece, si schierano Massimo Moine di Alleanza nazionale e Maria Teresa Guarnieri di Altra politica. Risultato: il documento passa con ventisette sì, un contrario e due astenuti. Ex scalo merci di viale Fratti In quest'area dovrebbe sorgere la nuova questura.


Più sicurezza nei cantieri (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere delle Alpi" del 15-12-2007)

 

CONVEGNO CISL "Più sicurezza nei cantieri" Il sindacato chiede un Osservatorio sull'edilizia BELLUNO. Tante leggi poco rispettate, leggi all'avanguardia ma che non vengano applicate. E' uno dei numerosi mali italiani, ma quando la conseguenza è la morte sul posto di lavoro, allora non è più una questione di burocrazia, ma di diritti alla vita e al lavoro. Ne hanno discusso ieri, nei giorni del dolore per la tragedia di Torino e per tutte le altre morti sul lavoro che ci sono ogni giorno, i sindacalisti della Cisl, riuniti prima per il consiglio regionale della Filca (settore edilizia) e poi per il convegno su "Legalità e sicurezza in edilizia". A confrontarsi c'erano Edi Toigo, segretario Filca Belluno, Sergio Reolon, Ezio De Prà, nuovo presidente dell'Ance Belluno, Salvatore Federico, segretario regionale della Filca, Lucia Vastano, giornalista, mentre le conclusioni sono state affidate a Primo Torresin. Due proposte fondamentali sono state avanzate da Federico ai rappresentanti delle istituzioni e degli imprenditori: attivare un Osservatorio, convocato dalla prefettura, che segua da vicino i cantieri e il rispetto delle regole e delle leggi; e la presenza di un rappresentante territoriale per la sicurezza. Se Reolon si è detto d'accordo sull'Osservatorio, a patto che non diventi un altro tavolo inutile, le posizioni tra Ance e sindacati sul rappresentante per la sicurezza sono lontane, considerato, ha detto De Prà "che a Belluno funzionano gli enti paritetici territoriali" che già effettuano controlli. Si è parlato molto anche di appalti pubblici. Da parte dell'imprenditore, il rammarico perchè la nuova legge regionale sull'offerta più vantaggiosa (al posto del massimo ribasso causa di tanti problemi) è stata cassata dalla Consulta. "Occorre superare il sistema della gara al massimo ribasso" ha detto dal canto suo Reolon "guardando invece alla qualità dell'offerta". Ma ha anche ammesso che il sistema dell'offerta vantaggiosa fa venire il febbrone ai funzionari provinciali, per il rischio di cause da parte delle ditte escluse. Legalità e sicurezza vanno di pari passo, hanno detto un po' tutti gli interlocutori, perchè senza la legalità si abbassa la sicurezza per gli operai. Gli incidenti in edilizia sono diminuiti, secondo i dati portati da Giulio Fortuni, della segreteria regionale della Cisl, ma sono aumentati quelli mortali. Dopo l'intervento della Vastano che ha parlato della necessità di un presidio territoriale da parte dei cittadini che non deve avere timori a chiedere, a fare domande, a porre questioni, Primo Torresin ha concluso gli interventi (che erano iniziati con un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell'acciaieria di Torino): "La legge 626 sulla sicurezza non è stata un fallimento, ma è stata vissuta come una aggiunta di burocrazia senza cogliere le innovazioni che comportava".


La società cresce ma uomini e donne non sono uguali (sezione: Burocrazia)

( da "Trentino" del 15-12-2007)

 

Trentino. Il Rapporto Opes La società cresce ma uomini e donne non sono "uguali" TRENTO. In Trentino l'origine familiare influisce sempre meno sui destini educativi ed occupazionali, avvicinandoli così ai Paesi più avanzati ed allontanandoli, in senso positivo, dal resto d'Italia. Per quanto riguarda la situazione sociale, poi, il Trentino si conferma terra aperta, equa, con alti livelli di scolarizzazione ed una crescente propensione alla mobilità sociale e alla meritocrazia. Le maggiori diseguaglianze che ancora si riscontrano sono quella fra uomini e donne, o "di genere", soprattutto sul piano lavorativo, e fra le diverse generazioni. E' quanto emerge dal Rapporto sulla Situazione economica sociale del Trentino, curato dall'Osservatorio Permanente per l'economia, il lavoro e per la valutazione della domanda sociale (Opes) creato dalla Provincia, dall'Università degli Studi di Trento e dalla Camera di Commercio. Dai dati emerge che cospicui sono stati gli investimenti in istruzione effettuati dagli individui e dalle famiglie. I tassi di scolarità dei ragazzi trentini di età compresa tra i 14 e i 18 anni e di partecipazione all'istruzione universitaria dei trentini di età compresa tra i 20 e i 24 anni risultano entrambi superiori a quelli medi dell'Ue. Sostanzialmente assenti risultano, poi, i fenomeni di disoccupazione adulta e giovanile. Contenuta è, infine, l'incidenza di chi si trova in condizione di povertà relativa, ossia quella misurata sulla base del reddito familiare disponibile, anche se si inizia ad osservare qualche fenomeno di deprivazione connesso alla perdita di capacità d'acquisto. Sul piano economico si registrano una positiva situazione occupazionale e un'ulteriore fase di crescita dell'economia locale. I valori del Pil pro-capite rimangono decisamente più elevati rispetto a quelli italiani e dell'Ue a 15, calcolati a parità di potere di acquisto. La crescita trentina è stimata, per il 2007, su un livello pari all'1,5%. L'economia locale, peraltro, sembra assestarsi su un profilo di crescita leggermente più basso di quello nazionale, già poco al di sotto della media europea. Le difficoltà internazionali, in particolare legate alle incertezze dell'economia americana e alla crescita dei prezzi delle materie prime, si riflettono anche sull'andamento locale dell'economia trentina. Essa, peraltro, è caratterizzata nelle fasi espansive da limiti di crescita dovuti, da un lato, alla situazione di piena occupazione e alla difficoltà di estendere ulteriormente la base dei lavoratori attivi e, dall'altro, alla bassa dinamica della produttività del lavoro, in Trentino pur più elevata che a livello nazionale. La crescita della produttività è legata sostanzialmente a due fattori quali la qualificazione delle risorse umane (istruzione e formazione) e l'innovazione tecnologica, quindi la ricerca, sopratutto finanziatra dal pubblico.


Colpa della burocrazia o della malavoglia? (sezione: Burocrazia)

( da "Libero" del 15-12-2007)

 

Attualità 15-12-2007 Colpa della burocrazia o della malavoglia? Sabato primo dicembre io e mia moglie ultrasettantenni andiamo nella sede Asl di via Andrea Doria per la vaccinazione antinfluenzale. All'ingresso un mare di avvisi. Il più vistoso: vaccinazione influenzale al 4° piano. Al 4° piano un altro cartello: vaccinazione influenzale trasferita al 1° piano. Ma a quel piano ci informano che non si effettuano vaccinazioni, per informazioni rivolgersi all'ingresso. Allo sportello, vicino al cartello che indicava il quarto piano, ci informano che la vaccinazione era sospesa... Luigi Stefanelli Segrate Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.


Attilio Baldan, ricercatore di Storia delle dottrine politiche e docente di Storia del giornalismo alla Facoltà di Sociologia di Trento, si è cimentato nell'impresa di presentare - (sezione: Burocrazia)

( da "Adige, L'" del 15-12-2007)

 

Nel solco della attuale letteratura dell'antipolitica tracciato da "La casta" di Gian Antonio Stella et similia - un quadro complessivo e storicamente molto vasto, della cultura politica italiana degli ultimi duecento anni per scovarne - tirando in ballo centinaia di noti personaggi - i prodromi dell'attuale fase politica e sociale caratterizzata da malgoverno, burocrazia, becerume, nepotismi vari, intoccabilità del Potere Attilio Baldan, ricercatore di Storia delle dottrine politiche e docente di Storia del giornalismo alla Facoltà di Sociologia di Trento, si è cimentato nell'impresa di presentare - nel solco della attuale letteratura dell'antipolitica tracciato da "La casta" di Gian Antonio Stella et similia - un quadro complessivo e storicamente molto vasto, della cultura politica italiana degli ultimi duecento anni per scovarne - tirando in ballo centinaia di noti personaggi - i prodromi dell'attuale fase politica e sociale caratterizzata da malgoverno, burocrazia, becerume, nepotismi vari, intoccabilità del Potere. 15/12/2007.


IL LAVORO PER L'UOMO, NON L'UOMO PER IL LAVORO (sezione: Burocrazia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 15-12-2007)

 

RISPONDE PIETRO GARGANO Il lavoro per l'uomo, non l'uomo per il lavoro Gentile dottore, il progresso scientifico e l'automazione hanno fatto sì che, con una quota minore di lavoro, si produca una maggiore quantità di beni e servizi, una cosa positiva che potrà liberare l'uomo dalla maledizione di essere costretto con gran sudore a procacciarsi il necessario per vivere. Paradigmatico è l'esempio di quanto producono un contadino americano e uno africano: il primo, grazie ai fertilizzanti, alla cospicua irrigazione e all'uso di macchinari, produce quanto cento africani, per cui, ipotizzando che anche loro potranno usufruire degli stessi accorgimenti, fra non molto il lavoro di uno solo basterà a produrre il cibo per gli altri 99, i quali potranno anche non lavorare, se però colui che produce sarà disposto a dividere con gli altri il frutto del lavoro. E qui nascono le difficoltà forse insormontabili per l'egoismo dell'uomo, forse bisognerà creare una rotazione nel lavoro: un giorno ogni cento. Una prospettiva allettante che invita però alla meditazione dopo che per anni abbiamo ascoltato l'utopico slogan "lavorare meno lavorare tutti". In numerosi altri campi la riduzione del lavoro è stata massiccia, mentre il prodotto è aumentato, riuscendo a soddisfare gli scriteriati bisogni di una civiltà dominata dall'imperativo categorico di consumare. Non è ipotesi fantascientifica immaginare un mondo nel quale il lavoro non sarà necessario e i beni e i servizi saranno realizzati dalle macchine e dai robot. Il problema drammatico sarà costituito dalla distribuzione dei prodotti, venuto meno anche l'uso del denaro o quanto meno del modo per procacciarselo al quale siamo abituati. A complicare il quadro, il moloch della globalizzazione, che annulla le volontà non solo dei cittadini, ma degli stessi Stati, impotenti davanti al potere cieco delle multinazionali. Potremo in futuro, quanto prima, liberarci dal fardello del lavoro, ma dovremo affrontare e risolvere una serie di non facili problemi: distribuire equamente la ricchezza e creare una reale uguaglianza tra nazioni e cittadini. Dovrà essere l'obiettivo delle nuove generazioni. Achille della Ragione - NAPOLI Gentile dottor Gargano, i contributi dei precari co.co.co. dovrebbero essere parificati (anche se figurativamente) a quelli di lavoro a tempo indeterminato per permettere che gli anni così lavorati possano essere considerati paritari e permettere la pensione di anzianità. L'Italia è fondata sul lavoro (oggi precario), almeno il frutto finale del lavoro, qualunque sia, sia raggiunto per anni di lavoro e non per tipologie di lavoro. Giuseppe Ruffo - CAIVANO (NA) Sono stati assunti migliaia di giovani postini a tempo determinato. Migliorato il bilancio, è molto peggiorata la distribuzione della corrispondenza. In varie finanziarie, per ridurre i costi dalla pubblica amministrazione, è stato bloccato o limitato il turn over. Ma i costi non sono diminuiti in quanto si è fatto ricorso ad assunzioni temporanee. L'esercito dei precari è andato aumentando, a beneficio delle caste. Ha trionfato la tessera, la spintarella, il clientelismo e non il merito. Ora quasi tutti i precari, meritevoli e non, saranno assunti a tempo indeterminato. È giunto il momento di voltare pagina. Per assicurare l'indipendenza dell'amministrazione rispetto alla politica e per affermare la meritocrazia contro il clientelismo è necessario avvalersi solo di personale a tempo indeterminato e selezionato con pubblici concorsi, come è previsto dall'articolo 97 della Costituzione. Angelo Ciarlo - NAPOLI Secondo i dati dell'Ue, gli italiani lavorano in media 38,30 ore la settimana, un pelino di più dei francesi ma molto di più di inglesi e tedeschi. E con un reddito nettamente più basso. Ora, quando si va a discutere di 80-100 euro lordi di aumento, magari diluiti in tre anni, gli industriali non facciano tante storie: firmino e basta. Questi aumenti non ci renderanno più ricchi di francesi, inglesi e tedeschi, non danneggeranno la competitività delle aziende, ma renderanno meno drammatica la vita di molte famiglie. Giuseppe Diotto - TORINO L'idea di un mondo robotizzato è orrenda. Quel gran Papa di Wojyla disse: "Non l'uomo per il lavoro, ma il lavoro per l'uomo". Quanto alle altre lettere, ritenendo ingiusto un Paese fondato sul precariato, per quel poco che conta stiamo dalla parte dei lavoratori a orologeria. Oltretutto - ce lo ricorda il signor Diotto - non siamo poi fannulloni.

 

 


ARTICOLI DEL 14 DICEMBRE 2007

 

Intesa per snellire la burocrazia tra le imprese e il municipio ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 14-12-2007)

Come districarsi tra la burocrazia ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 14-12-2007)

Sanatoria edilizia Riparte l'iter burocratico ( da "Gazzetta del Sud" del 14-12-2007)

Di LAURA VALDESI R ICORSO AL TAR, una spada di Damocle che ora pende sulla tes ( da "Nazione, La (Siena)" del 14-12-2007)

Il Fisco a Trento premia la vera produttività ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 14-12-2007)

Discesa di classe ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 14-12-2007)

PRIGIONIERI DELLA BUROCRAZIA LA DISAVVENTURA 0 Ici, multa da 41 euro per un centesimo non versato ( da "Resto del Carlino, Il (Macerata)" del 14-12-2007)

LA CRISI alla ex Somec dove tremano 70 dipendenti, quella p ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 14-12-2007)

Carriere differenziate e meritocrazia per i docenti ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 14-12-2007)

FARMACI/ RAPPORTO NOMISMA: ITALIA POCO ATTRATTIVA PER INVESTIMENTI ( da "Virgilio Notizie" del 14-12-2007)

Ricerca, precari criticano il governo ( da "AprileOnline.info" del 14-12-2007)

Quanto costa perdere un lavoratore IT? ( da "Punto Informatico" del 14-12-2007)


Articoli

Intesa per snellire la burocrazia tra le imprese e il municipio (sezione: Burocrazia)

( da "Piccolo di Trieste, Il" del 14-12-2007)

 

Le pratiche per l'avvio dell'attività inoltrate via web, senza file Intesa per snellire la burocrazia tra le imprese e il municipio Entro il primo semestre del 2008 le imprese triestine potranno avvalersi della gestione informatizzata dello Sportello unico per le attività produttive (Suap), attraverso il progetto ImpresaFuturo. Le pratiche burocratiche per l'avvio dell'attività lavorativa o, ad esempio, per l'ampliamento degli edifici interessati dalla stessa verranno compilate e inoltrate direttamente in rete per mezzo dei computer. Niente più code, nè mezze giornate perse per orientarsi fra le carte e tra le regole imposte dalla burocrazia. Basterà una serie di click per ottenere quanto richiesto. Discorso identico pure per gli uffici dell'interlocutore delle aziende, ovvero l'amministrazione comunale: stop agli infiniti ammassamenti di documenti e casellari vari, ma spazio a un bell'archivio informatico. Lo snellimento avverrà grazie al protocollo d'intesa Regione-Comune siglato ieri mattina nella sede dell'Assessorato allo Sviluppo economico del Comune di Trieste dall'assessore regionale Gianni Pecol Cominotto e dall'assessore comunale Paolo Rovis. Avviato nel 2004, ImpresaFuturo era già riuscito a coprire con il suo servizio il 59 per cento del territorio del Friuli Venezia Giulia. Grazie all'allargamento a Trieste del progetto, questa percentuale salirà al 75. Basterà connettersi al sito www.impresafuturo.it e registrarsi, una volta pronte le strumentazioni di front-office del comune triestino. "Un'iniziativa resa possibile - ha spiegato Rovis - grazie allo sviluppo già portato avanti dalla Regione e che servirà a rendere più snella e meno burocratizzata l'interfaccia con le imprese. Tutto dovrebbe essere pronto entro i primi mesi del nuovo anno". "Attiviamo a Trieste ciò che da questa città è stato inventato nel 2001 - ha aggiunto Pecol Cominotto - e poi avviato in altre zone del Friuli Venezia Giulia. Come ente regionale mettiamo a disposizione il software per uno strumento che è dei comuni e che la Regione sostiene". ma. un.


Come districarsi tra la burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 14-12-2007)

 

AVVIATI I PATRONATI PER I PENSIONATI Come districarsi tra la burocrazia Per aiutare i pensionati a districarsi nei meandri della burocrazia fiscale e previdenziale, sono attivi a Calcinato i patronati che si occupano di compilare i moduli dei redditi, le richiste di invalidità e di pensione. Al bar Amici di Calcinatello, in via Nino Bixio, ogni martedì dalle 9 alle 12, è aperto lo sportello dei coltivatori diretti; il patronato Inca Cgil (via XX Settembre 36) riceve il martedì e il sabato dalle 8.30 alle 11.30, il giovedì dalle 15.30 alle 18.30. I pensionati Cisl possono fare riferimento al centro diurno anziani (via Roma 1) dove il mercoledì (9-11) e il giovedì (17-18) trovano assistenza. Alla biblioteca comunale (via XX Settembre 80) ogni venerdì dalle 8.30 alle 11.30, è aperto lo spazio di consulenza della Cia (Confederazione italiana agricoltori). Le Acli hanno aperto un punto di assistenza ai pensionati di Ponte S. Marco il sabato (14.30-16) al centro Romanelli.


Sanatoria edilizia Riparte l'iter burocratico (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 14-12-2007)

 

Malvagna Sanatoria edilizia Riparte l'iter burocratico MALVAGNA Sanatoria edilizia venti anni dopo. E già, sono numerosi i cittadini che recentemente si sono visti recapitare delle missive a cura del Comune con le quali si richiedevano documenti vari per integrare le istanze di condono edilizio presentate con la legge regionale e nazionale del 1985. Si rimette in moto, quindi, l'iter per ottenere le concessioni edilizie relative a quei fabbricati o abusi edilizi che rientravano nella casistica di cui alle due leggi del lontano 1985, e in effetti ancora in molti comuni siciliani non si sono concluse ed esitate decine di migliaia di istanze di condono edilizio. A Malvagna, a supporto dell'ufficio sanatoria edilizia, è stata incaricata una squadra di tecnici esterni che peraltro ogni mercoledì incontra nella sala consiliare i cittadini o i tecnici che hanno bisogno di chiarimenti. In effetti, anche alcuni titolari delle istanze di condono sono pure morti in questi anni. Burocrazia lenta, forse fin troppo lenta, probabilmente pure con danni erariali, ma che così gravita pur sempre sui cittadini contribuenti, dove adesso i costi per un qualunque progetto in sanatoria o un certificato di idoneità statica ha dei costi superiori rispetto a quando fu iniziata la pratica o comunque rispetto agli anni precedenti allorquando le domande di condono andavano comunque esitate. (m.l.r.) (venerdì 14 dicembre 2007).


Di LAURA VALDESI R ICORSO AL TAR, una spada di Damocle che ora pende sulla tes (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Siena)" del 14-12-2007)

 

Di LAURA VALDESI R ICORSO AL TAR, una spada di Damocle che ora pende sulla testa dell'Università dopo il clamoroso errore compiuto dalla commissione giudicatrice dei test di ammissione ai quindici corsi di laurea delle professioni sanitarie. Nell'assegnare il numero alla scheda con le risposte e poi alla busta chiusa con il nominativo sarebbero "saltate" sette persone per cui 170 candidati hanno ricevuto un voto che non era il loro ma di un collega. Trovare una via di uscita senza che nessuno ricorra alle vie legali ad ieri appariva molto difficile. Anche perché l'avvocato Duccio Panti ha inviato ieri per raccomandata, anticipata via fax a rettore e facoltà di Medicina, una lettera di formale contestazione delle risultanze e delle procedure di rinnovo della graduatoria chiedendo che le sue clienti "restino inserite o vengano reinserite con effetto immediato e retroattivo nella graduatoria iniziale". Domanda inoltre che possano continuare a frequentare il corso di laurea. Ma è solo l'inizio. I perché è presto detto. "Ai rappresentanti degli studenti che ho incontrato stamani (ieri, ndr) e che chiedevano garanzie, oltre a voler conoscere la procedura seguita dall'Università ? spiega il rettore Silvano Focardi ? ho detto che sono 29 i nomi coinvolti. Ossia coloro che già studiano e sono stati immatricolati, invece non ne avevano diritto all'esito dei test. Saranno tutelati ma la cifra esatta si conoscerà solo a nuove iscrizioni chiuse e scorrimento della graduatoria avvenuta. Quindi dopo il 18 dicembre". L'Università intende dunque trovare la soluzione per consentire agli ammessi, poi esclusi, di proseguire gli studi. Si pensa di chiedere posti in più da attivare all'assessore regionale, non sono poi moltissimi. Oppure si potrebbero far frequentare iscrivendoli direttamente al secondo anno. Magari "anticipando" la fruibilità dei posti disponibili nel 2008-2009 per le specialistiche in oggetto. In fondo, sostiene il rettore, l'università ha una propria autonomia. Assodato ciò si arriva al nocciolo della questione: tutti gli altri candidati, che non hanno diritto a seguire i corsi a numero chiuso, vengono lasciati fuori e chi è stato inserito per sbaglio deve godere di un privilegio? Questi "figli di un dio minore" potrebbero ricorrere al Tar per veder riconosciuto il trattamento ingiusto, comunque chiedere un risarcimento del danno derivante dalla discriminazione. "Un quesito che mi ha posto durante l'incontro qualcuno degli studenti ? ribatte secco Focardi ? ma la filosofia è questa: chi aveva superato il test deve entrare, chi ha acquisito un diritto per un colpo di fortuna lo stesso. Un eventuale ricorso sarebbe soltanto contro chi ha avuto la fortuna di pescare il jolly a seguito del nostro errore. Approfittare della situazione per andare avanti non va bene... Faranno ricorso? Lo facciano pure...". Ricorda il caso di uno studente che era stato ammesso al corso ma si è poi scoperto che non poteva: concluso l'iter del Tar si era già laureato! "Se pensassimo che tutti coloro che hanno superato il test devono entrare sponsorizzeremmo un'ipotesi che sarebbe la morte della meritocrazia", tuona il preside di Medicina Alberto Auteri "che difende la linea del rispetto delle regole". DI RIPETERE LA SELEZIONE neppure a parlarne. "Non c'è motivo. Se gli attuali vincitori non dovessero per qualche motivo rientrarci cosa succederebbe? E poi quanto avvenuto ? osserva il rettore ? non si configura come una frode ma è un errore che ha sconvolto la graduatoria. Troveremo in futuro un meccanismo diverso per evitare che possa accadere di nuovo", Magari attraverso una maggiore informatizzazione. Non esclude di ricorrere al Cineca per i quiz (come avviene nel caso dell'accesso a Medicina, invece di farli predisporre a livello locale dai docenti, seppur preparati). "Partiamo dal presupposto che le cose sono avvenute senza dolo ? ribadisce ? in caso contrario, il giorno dopo non avrei esitato a licenziare il responsabile. Il danno d'immagine per l'Università è enorme". - -->.


Il Fisco a Trento premia la vera produttività (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 14-12-2007)

 

Nord-Est sezione: NORD EST data: 2007-12-12 - pag: 1 autore: ... ACCORDO TRA AGENZIA DELLE ENTRATE E DIPENDENTI ... Il Fisco a Trento premia la vera produttività di Albino Leonardi P agare di più chi lavora di più.All'Agenzia delle entrate di Trento si fa. Ed è un sasso nello stagno. A gettarlo è la direzione provinciale trentina che, mentre imperversa la polemica sull'assenteismo della Pa, ha fatto qualcosa di concreto. L'accordo sottoscritto il 4 dicembre con i sindacati stabilisce i criteri coi quali premiare con esattezza e obiettività un lavoratore. Senza implementare la quasi paradossale "indennità di presenza", bensì destinando la maggior parte delle risorse per retribuire chi fa di più. Attraverso la contrattazione integrativa, infatti, vengono stanziati soldi per la produttività che, in pratica, si traducono in un aumento della busta paga per il solo fatto di timbrare il cartellino ("indennità di presenza", appunto). L'Agenzia delle entrate di Trento ha cambiato rotta. La meritocrazia, d'accordo, è ancora pratica lontana. Tuttavia il patto sottoscritto il 4 dicembre riconosce ai dipendenti degli uffici delle Entrate la produttività individuale nello svolgimento dell'attività lavorativa. In sostanza, il salario accessorio sarà distribuito utilizzando indicatori oggettivie trasparenti che terranno conto dell'apporto fornito dal singolo dipendente per il raggiungimento dei risultati dell'ufficio. Non basterà più "passare il badge" in un lettore ottico per far valere il "diritto" alla produttività. " Controlli", "rimborsi" e "contenzioso", sono le tre principali aree di lavoro per le quali l'Agenzia delle entrate peserà la produzione individuale sul territorio trentino. Quanto conterà un "controllo fiscale" lo diranno indici come "la maggiore imposta accertata" e "la maggior imposta definita" attraverso l'adesione del contribuente, oltre naturalmente il numero degli accertamenti svolti. Per i rimborsi, al lavoratore sarà monetizzato il suo giusto merito in base a quanti rimborsi saprà erogare e di quale valore. Infine, un addetto al contenzioso sarà tanto più incentivato quanti più saranno i ricorsi istruiti e il valore di ogni lite.


Discesa di classe (sezione: Burocrazia)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 14-12-2007)

 

Attualità L'ITALIA DEL TERZO MILLENNIO discesa di classe Di emiliano fittipaldi meno soldi. un lavoro meno qualificato. la mobilit sociale al contrario. Quella dei figli che stanno peggio dei padri. soprattutto Nelle famiglie di dirigenti e imprenditori. Ma ANCHE in quelle di impiegati e operai Roma, Torino, Napoli, Milano, ovunque tra i giovani italiani il gioco dell'oca è tornato di moda. Un gioco, però, a cui nessuno vorrebbe partecipare, perché inevitabilmente milioni di concorrenti finiscono sulla casella che obbliga a tornare al punto di partenza. In un percorso che, fuor di metafora, li costringe a scendere la piramide sociale peggiorando lo stile di vita conosciuto nella famiglia d'origine. Un fenomeno che in Occidente non si osservava dalla seconda guerra mondiale. Difficile, dunque, che Simone Gracco, classico figlio di papà della Roma bene, immaginasse da piccolo che a 36 anni avrebbe passato gran parte delle ferie estive nei bollenti parchi della città. Nato da un architetto benestante, madre professoressa al liceo, dopo la laurea in economia ha trovato un posto a 1.200 euro al mese in una piccola azienda fuori porta. Ci lavora da quattro anni, ma lo stipendio è fermo al giorno dell'assunzione. "Da bambino andavo a Capalbio per un mese, e d'inverno la settimana bianca a Corvara era di rigore. Ora, con grandi sforzi e un aiuto del mio vecchio, riesco a fare al massimo sei giorni in un villaggio all-inclusive. Quando mio figlio compirà due anni dovrò pagare anche la sua quota. Sarà un disastro". Ugo Reggiani (chiede un nome di fantasia, "non voglio guai"), torinese e ricercatore universitario a progetto, ricorda la guerra tra due potenti baroni della sua facoltà. "Stranamente, non si erano organizzati come al solito. In un concorso per una cattedra di diritto si scannarono per piazzare i rispettivi figli. L'erede del perdente ha dovuto cambiare lavoro e status: ora fa l'impiegato in un'assicurazione". Ad Antonio Migliaccio, 34 anni, di Napoli, è andata meglio. Ingegnere come papà, ha evitato uno scivolamento di ceto emigrando in Irlanda. "Elaboro sistemi informatici, e dopo un anno sono arrivato a guadagnare tremila euro. Se sei sveglio gli scatti di carriera sono fulminei, si cambia azienda ogni sei mesi. Ora vivo agli stessi livelli di mio padre trent'anni fa. Forse addirittura meglio: io ho un'Audi presa a rate, lui guidava la Fiat 850". Antonio è un'eccezione. Se negli ultimi tempi i sociologi denunciano la mancanza di mobilità sociale e i politici d'ogni schieramento promettono potenti iniezioni di meritocrazia, dal Duemila la situazione è invece drasticamente peggiorata: l'ascensore soci ale è in movimento, i giovani ci salgono sopra ma, invece di salire o, almeno, restare fermi al livello della classe d'origine, spesso e volentieri si ritrovano a scendere sui pianerottoli più bassi. Ascensore per l'inferno L'"indietro tutta" non interessa solo la prole del ceto medio e degli operai. Sono soprattutto i figli dei dirigenti e degli imprenditori a dover abbandonare la posizione conquistata dal padre o dal nonno. I dati Istat e Censis sono fermi al 2002, ma letti nelle pieghe segnalavano già il pericolo. Ora 'L'espresso' ha consultato lo studio Ilfi, un'indagine sulle famiglie che ha coinvolto quasi10mila individui - elaborata da esperti della Bicocca di Milano, dall'università di Trieste e Bologna - dimostra che, lungi dal vivere un nuovo ciclo di rimescolamento sociale, i giovani si dirigono senza scampo verso il declino. Se la metà degli italiani dai 18 ai 37 anni ricalca pari pari la strada di papà e mamma e il 7,4 per cento fa un lavoro diverso ma resta inchiodato al censo d'origine, e ben il 24,4 per cento scende a rotta di collo la piramide sociale. Uno scivolamento 'silenzioso': come notano gli osservatori più attenti, nonostante tirocini umilianti, mansioni pagate quattro soldi e subalternità al potere dei gerontocrati, la generazione nata a cavallo tra i Sessanta e i Settanta non ringhia. E non combatte, al contrario dei propri padri protagonisti del '68 e del '77, la guerra generazionale per la propria emancipazione. I dati fotografano impietosamente la caduta. Solo un quarto dei figli dell'alta borghesia riesce a fare il dirigente o il libero professionista, magari nello studio di famiglia. Quasi la metà è costretta ad accontentarsi di una scrivania e fa l'impiegato 'qualificato', il 7 per cento decide per il lavoro autonomo, mentre il 23 per cento scende molti gradini e diventa operaio o manovale nei servizi. Anche i colletti bianchi riescono con difficoltà a mantenere posizioni: una piccola minoranza ha successo e fa il salto di classe, ma oltre il 36 per cento finisce, volente o nolente, nei ceti subalterni. Gli artigiani, i commercianti e le partite Iva sono le categorie più mobili, ma il ritorno alle origini tocca quattro rampolli su dieci. Anche i figli ventenni delle tute blu hanno meno possibilità di affermarsi rispetto ai pari-censo degli anni Sessanta: solo cinque su cento sfondano come imprenditori e professionisti, la massa (il 60 per cento) è destinato alla fabbrica. La scalata alle professioni intellettuali, obiettivo dei proletari sessantottini, resta una chimera. "Un paradosso. Perché la generazione che va dai 20 ai 40", spiega il sociologo Antonio Schizzerotto, curatore della ricerca e massimo esperto italiano in materia, "è in media molto più istruita e preparata dei padri e dei nonni. Conosce le lingue straniere, ha possibilità di muoversi in un mondo globalizzato, ma in termini reali è molto più povera. Anche chi resta al piano rischia di peggiorare il proprio ménage: fare l'impiegato oggi ha molti meno vantaggi di un tempo, i differenziali con i salari di chi suda in catena di montaggio sono enormemente diminuiti". La questione centrale è che, in Italia, non c'è stato un vero passaggio al terziario avanzato, come nel resto dei paesi occidentali. "Se negli anni '60 e '80 la scolarizzazione di massa prima e la nascita della società dei servizi poi portò nuova ricchezza e un boom dei sorpassi sociali, negli anni '90 e nel 2000 siamo rimasti congelati. La mobilità ascendente (al 21 per cento, ndr) è dovuta in gran parte a fattori esogeni, alla scomparsa di mestieri come i coltivatori diretti e i contadini. In realtà non ci stiamo modernizzando per niente. Non stupiamoci se il mercato del lavoro è asfittico ed è caratterizzato da settori ipermaturi". Redditi da fame L'abbassamento dei salari negli ultimi sette anni ha riguardato quasi tutti i dipendenti, ma la vera proletarizzazione colpisce soprattutto le nuove leve. Nemmeno il capitale familiare e le reti relazionali, che in Italia valgono tradizionalmente più delle risorse culturali e del merito individuale, sembrano bastare più. La sindrome della quarta settimana investe anche 'segnalati' e raccomandati. Se molti puntano il dito contro una presunta pigrizia generazionale e il mito del 'tutto e subito', tanto che persino il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha criticato "i bamboccioni" attaccati alla gonnella di mammà, uno studio della Banca d'Italia firmato da Alfonso Rosolia e Roberto Torrini, ancora non pubblicato in italiano, mostra come nel corso degli anni Novanta e Duemila la busta paga dei giovani si sia drasticamente ridotta rispetto a quella del decennio precedente. Alla fine degli anni Ottanta le retribuzioni nette degli under 30 erano più basse del 20 per cento rispetto a quelle dei senior. Nel 2004 il gap è raddoppiato, crescendo fino al 35 per cento. "Un andamento", dicono gli autori del paper, "riscontrabile a tutti i livelli di istruzione". Il crollo dei salari d'ingresso è spaventoso: spulciando dati dell'archivio dell'Inps del settore privato, si stima che dal 1992 ai primi anni del millennio sia i diplomati che i laureati siano tornati sui livelli di venti anni prima. Oggi, al netto del lavoro nero, il 27 di ogni mese intascano poco più di 1.100 euro. "Un riduzione non controbilanciata" chiosano gli studiosi "da una carriera e da una crescita delle retribuzioni più rapida. La perdita di reddito nel confronto con le generazioni precedenti risulta in larga parte permanente". Un controsenso, visto che l'invecchiamento della popolazione avrebbe dovuto contribuire a sostenere il portafoglio degli junior, sempre meno numerosi ma sulla carta più colti e preparati. Se la crisi ha toccato milioni di famiglie, la redistribuzione degli stipendi è stata invece asimmetrica, a tutto vantaggio degli anziani. Non solo: in Italia al di là del mestiere e dello status, anche la correlazione tra le buste paga è fortissima. Un altro report dell'ufficio studi, elaborato da Sauro Mocetto, sottolinea infatti che, se i tuoi genitori guadagnano poco, è assai probabile che anche il tuo stipendio sarà basso. I paesi scandinavi, Svezia in testa, sono i più dinamici, seguiti a ruota dal Canada e dalla Gran Bretagna. I figli dei poveri possono diventare ricchi più facilmente anche in Francia e Stati Uniti, che galleggiano a metà classifica, mentre l'immobilismo è massimo nel nostro Paese e in Brasile, ultimo nella graduatoria dei casi analizzati. L'Italia degli ignoranti Al di là delle divisioni di classe, protagonisti assoluti del gioco dell'oca sono i laureati. Negli anni '60 l'agognato pezzo di carta permetteva di scalare le gerarchie e regalava carriere fulminanti, oggi università poco selettive sembrano aver generato, invece di maggiori opportunità, un'offerta di dottori sproporzionata rispetto alle esigenze del sistema. "Non conviene investire come un tempo nell'istruzione. Le imprese cercano soprattutto tecnici diplomati, i cervelli sono troppi e il mercato non riesce ad assorbirli", sentenzia Schizzerotto. Anche secondo i dati Istat e Almalaurea la laurea paga poco e su tempi lunghi. "Ma non ci sono certezze", aggiunge Luca Bianchi, vicedirettore della Svimez. "Ho due amici romani di 40 anni, laureati in legge da oltre dieci anni, che hanno trovato solo un impiego nei call center. Abitano nella casa di papà, niente moglie e marmocchi, l'utilitaria presa di seconda mano. I genitori sono impiegati di buon livello: un classico esempio di arretramento dal ceto medio a posizioni borderline". Se la riforma del 'tre più due' ha peggiorato il grado di preparazione e le matricole continuano a snobbare le più redditizie materie scientifiche, l'inflazione dei titoli di studio è da addebitare anche alle politiche delle imprese. Gli investimenti in ricerca e sviluppo languono, e le figure professionali più gettonate restano tecnici specializzati. Alla fine del 2007, secondo l'analisi Excelsior di Unioncamere, su 100 assunti solo 9 saranno laureati. Verranno usati come dirigenti, ma anche come impiegati (gli ingegneri a mille euro non si contano) e addetti alle vendite. Agli industriali i dottori interessano ancora meno: solo 5 assunzioni su cento saranno destinate a loro. Per lavorare a salario minimo basta un diploma, l'istruzione professionale e, per un assunto su tre, la sola scuola dell'obbligo. La carica dei dipendenti Seguire il sentiero già percorso dai genitori, nell'anno di grazia 2007, è quasi una necessità. Il 'familismo amorale', come lo chiamano i sociologi, diventa spesso l'unica risposta alla recessione. Così nepotismo e autoriproduzione delle professioni invece di diminuire, crescono esponenzialmente. Non c'è liberalizzazione, non c'è Bersani che tenga. Se una recente inchiesta della magistratura ha svelato il mercato dei test per l'accesso alle facoltà a numero chiuso (a Bari sembra che gli acquirenti fossero soprattutto medici e dentisti), a Napoli la cattedra è sempre più un diritto ereditario. Nel 2002 un rapporto del giornale universitario 'Ateneapoli' scoprì che alla facoltà di Economia della Federico II il 16 per cento dei professori era imparentato con un collega, cinque anni dopo - denuncia un dossier della Confederazione degli studenti - la percentuale è salita al 26 per cento. Padri e figli, mogli e mariti, fratelli e cognati. La politica non fa eccezione: nel neonato Partito democratico il giovane segretario provinciale di Avellino appena eletto si chiama Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco, mentre a Reggio Calabria i delegati hanno eletto Alessia Zappia, figlia dell'ex segretario Ds scomparso tre anni fa. Alan Baccini, rampollo del leader Udc, è commissario nazionale dei giovani del partito. A volte la pratica del passaggio di testimone nelle aziende è persino contrattualizzata: negli ultimi anni, dalla Caripe alla Sea di Milano, fino alla Fincantieri e agli esuberi di Intesa-Sanpaolo, i sindacati hanno benedetto senza vergogna la staffetta tra padri e figli come incentivo per il prepensionamento. Nel Nord una ricerca dell'Opes ha dimostrato che, soprattutto in Trentino, qualcosina si muove, e la meritocrazia crea più opportunità rispetto al resto d'Italia. Non per tutti, però. "Gli under 35 che vengono da famiglie meno abbienti", racconta Daniele Marini, direttore della Fondazione Nordest, "per mantenere il proprio status sono costretti a consumare molto più dei loro genitori. Computer, cellulari, vacanze e master: oggi le famiglie si impoveriscono anche perché investono i risparmi per sostenere una prole non autosufficiente". La recente riconversione industriale ha aperto la strada a giovani imprenditori in settori di nicchia, ma per i figli delle corporazioni la cruna dell'ago è sempre più stretta. "Medici, avvocati e giornalisti trent'anni fa erano pochi, nel Duemila gli Ordini professionali scoppiano di iscritti. Ovvio che per raggiungere il livello conquistato dalla famiglia ci voglia molto più tempo". Nel felice Triveneto della piena occupazione c'è anche una quota minoritaria di persone che sceglie di fare il gambero, camminando all'indietro per scelta personale. "La cultura della gratificazione e il culto del tempo libero si è diffuso a macchia d'olio. Conosco bancari e commercialisti che si sono trasformati in volontari o collaboratori di centri per l'infanzia", racconta Marini. Nel Mezzogiorno il libero arbitrio è un lusso che pochissimi possono permettersi. Mantenere le posizioni sociali acquisite dalla nascita è già un successo insperato. "La novità è che l'ascensore viaggia verso il basso anche per le fasce più alte, che in passato godevano di collaudati cuscinetti di protezione", racconta Bianchi, che delle Svimez è tra i ricercatori più esperti. "Il mercato è ai minimi, e quel poco che resta del settore privato boccheggia. C'è solo la grande balena pubblica, che a fatica foraggia un po' tutti". Non stupisce che uno studio Istat-Svimez sui laureati meridionali del 2001 dimostra che, a tre anni dalla tesi, parte consistente dei rampolli dell'alta borghesia tenti la fortuna emigrando al Centro-Nord: chi rimane è costretto a fare il dipendente, accettando stipendi da fame. Nel pubblico finiscono anche i figli di imprenditori, commercianti e liberi professionisti: solo uno su tre ha i capitali per rischiare in proprio, il resto finisce dietro una scrivania con un contratto a progetto. "Sono i più fortunati, non dimentichiamolo", chiude Bianchi, "il tenore di vita peggiora rispetto alle abitudini familiari, ma almeno un lavoro ce l'hanno. Secondo i nostri calcoli invece quasi 800mila ragazze del Sud, figlie delle sessantottine che riuscirono ad emanciparsi e a diventare impiegate e insegnanti, sono tornate tra le mura domestiche a fare le casalinghe, come le loro nonne: un salto all'indietro dal sapore medioevale che fa tremare i polsi". n Il tramonto dell'american dream L'american dream, se in Italia è sempre più difficile da realizzare, perde presa anche nel suo habitat naturale. Negli Stati Uniti d'America, secondo istituti indipendenti di destra e di sinistra, i figli sono destinati a essere più poveri dei loro genitori. La certezza, o quantomeno l'altissima probabilità, di avere chance maggiori delle generazioni precedenti è una regola sottintesa che sta tramontando: i trentenni del Duemila guadagnano meno delle rispettive famiglie d'origine, nonostante lavorino di più. Se una recente analisi del Dipartimento del Tesoro sostiene che nel complesso della popolazione attiva l'ascensore sociale funziona soprattutto verso l'alto, la categoria dei giovani abbassa di molto il numero di sorpassi sociali: sia per la Brookings Institution che per l'American Enterprise Institute c'è il rischio concreto che, per la prima volta dal 1945, nel futuro si vivrà peggio rispetto agli standard precedenti. Dal 2002 ad oggi la produttività Usa è cresciuta del 16 per cento, mentre gli stipendi sono scesi di due punti percentuali: facendo una media delle buste paga che i sessantenni hanno percepito nel 1974, i loro figli nel 2004 hanno guadagnato in un anno ben 5 mila dollari di meno. La crisi fa sempre più paura Indagine Swg: cresce la preoccupazione per il posto di lavoro e la disoccupazione 1991 1993 1995 1997 2007 Delinquenza 15,2 16,0 16,9 20,5 53,0 Disoccupazione 17,1 54,0 36,1 39,7 39,7 Crisi economica 7,5 16,9 23,5 6,9 37,7 Moralità dei politici 16,2 37,1 29,6 25,9 30,4 Immigrazione 8,0 6,1 4,0 12,9 27,6 Inquinamento 13,8 7,4 13,0 12,5 16,6 Sanità 10,0 8,0 14,4 18,4 15,8 Droga 53,4 24,1 21,7 36,6 14,8 Guerre 8,2 12,0 26,6 13,0 13,7 Mafia 45,5 35,5 15,0 23,5 12,7 Fame nel mondo 10,9 10,0 11,7 14,2 10,7 Aids 21,6 21,0 21,1 16,0 0,7 La paura della disoccupazione e del posto di lavoro sta scalando le classifiche dei problemi sociali che maggiormente preoccupano gli italiani. Se nel 1991 droga, mafia e Aids occupavano gran parte dei pensieri del Paese, nel 2007, secondo un sondaggio Swg elaborato per 'L'espresso', al primo posto c'è la delinquenza, al secondo il tema del lavoro (che negli anni occupa costantemente posizioni di rilievo) e al terzo la crisi economica, la cui progressione è avvenuta nell'ultimo lustro: dieci anni fa se ne preoccupava solo il 6,9 per cento della popolazione. L'uso degli stupefacenti, le guerre e le condizioni della sanità pubblica non allarmano più come un tempo, mentre l'inquinamento ambientale angoscia il 16,6 per cento dei connazionali e la nuova questione morale il 30,4 per cento del campione intervistato. Anche problematiche legate all'immigrazione schizzano in alto tra i timori dell'opinione pubblica, mentre la fame nel mondo, un cruccio molto in auge negli anni Ottanta, negli ultimi quindici anni sembra angustiare una platea sempre più ristretta. Il sondaggio NOTA INFORMATIVA AI SENSI DELL'ART. 2 DELLA DELIBERA N. 153/02/CSP DELL'AUTORITà PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI Soggetto realizzatore: SWG Srl-Trieste Committente e acquirente: SWG Data di esecuzione: 20-21/11/2007 Tipo di rilevazione: sondaggio CAWI su un campione nazionale stratificato per quote di 1000 soggetti (su 4500 contatti), di età superiore ai 18 anni. Per ulteriori approfondimenti visitare la rivista online: www.postpoll.it, il documento completo è disponibile sul sito www.agcom.it.


PRIGIONIERI DELLA BUROCRAZIA LA DISAVVENTURA 0 Ici, multa da 41 euro per un centesimo non versato (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Macerata)" del 14-12-2007)

 

PRIGIONIERI DELLA BUROCRAZIA LA DISAVVENTURA Ici, multa da 41 euro per un centesimo non versato - -->.


LA CRISI alla ex Somec dove tremano 70 dipendenti, quella p (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Pistoia)" del 14-12-2007)

 

Er ora "tamponata" in qualche modo alla Mas, la trentina di operai in bilico alla Infra di Bottegone. E' la fotografia del lavoro che scricchiola e mette in affanno centinaia di famiglie. Si tratta di casi rimbalzati anche sui giornali ai quali, probabilmente, andrebbero aggiunte tutte quelle situazioni di crisi che restano nell'ombra perché riguardano aziende di piccole dimensioni e, quindi, fanno meno notizia. Non è un buon periodo per il mercato del lavoro nella provincia di Pistoia. IL CARO mutui, l'inflazione che sale e riduce il potere d'acquisto dei salari, la crescente precarizzazione dei contratti, la "stangata" in arrivo da gennaio sulle bollette del gas e della luce, i contratti di lavoro da rinnovare: tutto ciò pesa anche sulle famiglie pistoiesi, che rispetto ad altre aree industriali devono però fare i conti con un nemico in più. "Questo territorio ? osserva Valter Bartolini, sindacalista Cgil di lunga data ? attraversa una pericolosa fase di declino". Rispetto a un passato in cui l'industria gonfiava i portafogli della città e ne elevava l'eccellenza manifatturiera, oggi ? semplificando forse anche in modo eccessivo ? a parte i vivai, ci sono il meccanico per il ferroviario che regge bene, il settore alimentare che cresce, il turismo che avanza ma ha ancora un peso ridotto sulla ricchezza prodotta (il 2,5% del Pil, quota molto più bassa della media regionale che è al 7,5%). C'è poi il settore del legno e del mobile che vive di chiaroscuri: alla crisi accompagna casi di aziende che crescono puntando alla fascia alta di mercato. La sensazione diffusa, insomma, è che l'economia locale si regga ancora sui resti dell'epoca d'oro, senza "nuovi campioni" d'impresa capaci di tirare il gruppo. "Va ripensato il modello di sviluppo", è la frase che ricorre nelle stanze del sindacato, rilanciata da Bartolini. I dati, discussi anche di recente, parlano chiaro: nel 1991 su 100 occupati 43 erano nell'industria mentre nel 2006 sono scesi a 24. La capacità di esportare è in discesa, la Cassa integrazione straordinaria (quindi legata a crisi aziendali) nei primi 10 mesi dell'anno segna un vero e proprio boom. Pistoia stenta a trovare al suo interno la soluzione per tornare a produrre ricchezza come una volta, così si vede costretta a rivolgersi fuori della porta, per cercare di catturare investimenti dall'esterno (fuori regione, anche all'estero). Ma deve saper offrire loro terreno fertile per svilupparsi qui. Per ora purtroppo non ci riesce. Ecco perché Assindustria e sindacati hanno firmato quel patto per lo sviluppo che punta prima di tutto a ricreare le condizioni affinché Pistoia torni ad attrarre investimenti ed imprese (meno burocrazia, infrastrutture migliori, più 'conoscenza'). Intanto però si continua a "combattere" per contrastare le crisi ricorrenti. Sulla vertenza alla ex Somec, l'ultimo avamposto industriale in montagna, ieri i lavoratori sono scesi in strada per chiedere aiuto. Ci sarebbero trattative in corso per rilevare l'azienda ? tra l'altro partner privilegiato della Piaggio ? ma il tempo stringe. Sulla Coleman alzano la voce anche la coordinatrice provinciale del Pd, Daniela Belliti e Chiara Innocenti, consigliere provinciale sempre del Pd. "Esprimiamo preoccupazione e sconcerto per una vicenda ? dicono ? che rischia di certamente sfociare nella chiusura dell'azienda. Riteniamo necessario ? aggiungono ? l'intervento delle istituzioni e delle forze politiche per far luce su una vicenda in cui al momento ci sono ancora molte cose da chiarire". Per quanto riguarda la Infra invece (31 posti a rischio licenziamento), prossima tappa della vertenza è il 20 dicembre. C'è chi parla di un piccolo spiraglio di speranza per i lavoratori, ma non tutti sono d'accordo. "DOPO l'ultimo incontro con l'azienda resto pessimista ? dice Khalid Ben Bahtane, della Rsu per la Uil ? non mi pare affatto ci siano stati segnali di apertura". Patrizia Pellegatti, leader provinciale della Cisl, prova a guardare avanti: "E' importante ? dice ? che Pistoia riesca ad avere risorse dai fondi regionali ed europei, da destinare alla riqualificazione del personale, alla formazione, al sostegno dell'alta tecnologia. Tutto ciò accompagnato da investimenti infrastrutturali, indispensabili, e da una riduzione del peso della burocrazia in modo da rendere più competitivo il nostro territorio. Il patto siglato tra sindacati e Assindustria va anche in questa direzione". "La situazione è persante anche sul fronte artigiani ? aggiunge il segretario provinciale della Uil, Giuseppe Macrì ? fino a metà novembre abbiamo avuto segnali di continue crisi aziendali. Sono molto preoccupato anche per il 2008". S.V. - -->.


Carriere differenziate e meritocrazia per i docenti (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 14-12-2007)

 

DIESSE VENETO Carriere differenziate e meritocrazia per i docenti "È possibile educare nella scuola di oggi?" La Diesse Veneto innovazione scolastica crede di sì, a tal punto da ribadirlo senza esitazioni nel corso di tutto il convegno su "Gli scenari dell'educare istruendo". "Non solo è possibile ma è indispensabile - spiega il presidente della sezione veneta dell'associazione, il professor Giulio Zennaro - Se ne parla tanto ma senza ricadute reali. Occorre andare oltre i ciclostile del Ministero e questo è possibile con un movimento etico che intenda l'educazione in senso nobile, che interpreti la scuola come comunità di appartenenza, senza trascurare il dialogo con le istituzioni".A preoccupare sono soprattutto: l'emergenza educativa che nelle cronache finisce sotto il nome di bullismo, e la crisi della figura dell'insegnante, incaricato di formare i futuri cittadini ma la cui funzione sociale resta disconosciuta e mal retribuita (dopo 25 anni di carriera lo stipendio è di nille e 500 euro al mese.Zennaro sterilizza però sul nascere ogni polemica. "Dobbiamo guadare al futuro - dice - la scuola deve uscire dalla sua falsa neutralità con cui camuffa i suoi compiti e tornare a educare. Altrimenti ai ragazzi verranno lasciati soli in balia delle ideologie". Una funzione che secondo il professore tocca in parte uguali alla famiglia, che troppo spesso delega e "parcheggia" in aula i figli, alla scuola, alla società e alla politica che "lamenta le scarse risorse ma al momento di fare scelte prioritarie si tira indietro".Un ulteriore incoraggiamento viene dai dati Ocse sul Nordest. Secondo il direttore generale dell'Ufficio scolastico, Carmela Palumbo, "sta crescendo la consapevolezza della centralità della scuola". Eppure gli stipendi degli insegnanti restano tutt'altro che incentivanti, soprattutto se paragonati ai colleghi del resto d'Europa. "La questione è legata ai grandi numeri dei docenti in Italia - conclude - che di conseguenza hanno grande incidenza sul contratto nazionale, spostando di molto le risorse pubbliche. Per questo si deve puntare sulla differenziazione delle carriere e sulla meritocrazia".Michela Danieli.


FARMACI/ RAPPORTO NOMISMA: ITALIA POCO ATTRATTIVA PER INVESTIMENTI (sezione: Burocrazia)

( da "Virgilio Notizie" del 14-12-2007)

 

14-12-2007 17:02 Dompè: meno burocrazia e più controlli Roma, 14 dic. (Apcom) - L'Italia è un Paese importante per il settore farmaceutico, ma poco attrattivo per gli investimenti stranieri. E' questo il dato più rilevante contenuto nel rapporto Nomisma sul settore farmaceutico e sistema Paese, presentato in occasione dei 75 anni della GlaxoSmithKline con un incontro oggi a Roma. Negli ultimi dieci anni sono arrivati solo 128,8 milioni di dollari è all'undicesima posizione fra i 30 Paesi dell'Ocse e lontano dai partner con cui normalmente si confronta, cioe' Francia, Germania e Gran Bretagna. E se anche il farmaceutico risulta fra i grandi settori, quello con i più alti livelli di produttività, in Italia la sua crescita va rallentando (con una variazione media annua fra il 200 e il 2006 del 5,4% contro la crescita mondiale del 10,9%). Il maggior sviluppo farmaceutico del Paese è concentrato in cinque regioni del centro nord: Lazio, Lombardia, Toscana, Veneto ed Emilia Romagna. Secondo il presidente di Farmindustria, Sergio Dompè, l'Italia ha grosse potenzialità specificando che "abbiamo in Italia un sistema di eccellenze assolutamente notevole". Quello che serve però è "meno burocrazia e più controlli". "In questo Paese ci credo ancora - ha aggiunto - il settore da' segni di grande vitalità e abbiamo la possibilità di aumentare ancora la quota di export che è del 55% ed è già alta. Ma servono segnali concreti e dalla Finanziaria ne stanno arrivando. Così come dal 5 per mille".


Ricerca, precari criticano il governo (sezione: Burocrazia)

( da "AprileOnline.info" del 14-12-2007)

 

Marzia Bonacci, 14 dicembre 2007 Diritti Un sit in di protesta davanti Montecitorio organizzato dall'Usi-Rdb per ricordare all'esecutivo che in Finanziaria è venuto meno il fondo promesso di 30 milioni di euro, base per la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato degli enti di ricerca. Ne abbiamo discusso con Cristiano Fiorentini, della segreteria del sindacato di base Un sit in di protesta per ricordare al governo di essere venuto meno all'impegno promesso, ma anche per tentare di rilanciarne uno nuovo in vista del prossimo anno e della prossima manovra economica. Questi gli scopi che hanno spinto i precari degli enti di ricerca a incontrarsi oggi davanti Montecitorio, chiedendo alla maggioranza spiegazioni sul perché in materia di stabilizzazione dei ricercatori precari si sia scelta una strada diversa da quella concordata, ma anche quale inversione di rotta si voglia dare per il futuro. Cristiano Fiorentini, segreteria nazionale Usi-Rdb Ricerca, ci spiega le motivazioni che hanno spinto alla protesta di oggi. "L'anno scorso siamo riusciti, nell'ambito del processo di stabilizzazione dei precari di tutto il pubblico impiego, a fare inserire un fondo specifico per gli enti di ricerca e per quanti vi lavorano con contratto a termine. "Dico siamo riusciti' perché questo emendamento relativo a un fondo specifico, poi approvato, è stato il frutto di un lungo lavoro di mobilitazione che abbiamo condotto nei mesi del 2006". Il fondo a cui si riferisce Fiorentini è quello di 30 milioni di euro stanziati per la stabilizzazione di circa 800 lavoratori a tempo determinato: "una piccola goccia nel mare se si pensa alla grande massa dei precari impiegati negli enti di ricerca", ci dice. Quindi insignificante? "No, perché lo consideravamo comunque un inizio di un percorso più vasto, che però è stato drammaticamente interrotto dall'attuale Finanziaria, dove sono venute meno le maggiori risorse che ci aspettavamo; dove non c'è stata l'estensione di quel diritto alla stabilizzazione alle altre figure contrattuali, che sono poi la maggioranza, ovvero cococo e assegnasti; dove non c'è un superamento delle piante organiche, ormai arcaiche e insufficienti, visto che, per esempio, l'Istituto superiore di sanità prevede 1800 posti in pianta organica ma in realtà vi lavorano 2400 persone compresi i precari: un dato che testimonia come quei numeri non fotografino le reali competenze ed esigenze dell'ente". Delusione dunque, ma anche il convincimento che la mobilitazione non può essere abbandonata. "Noi abbiamo cercato ci racconta Fiorentini- di spingere a che fossero presentanti emendamenti che andassero nella direzione sperata e che descrivevo prima (più risorse, più diritti per tutti, superamento piante organiche), e abbiamo messo in campo negli enti un processo di lotta. Purtroppo non c'è stata l'inversione di rotta richiesta e promessa, perché gli emendamenti sono stati giudicati inammissibili". Perciò tutto come prima, peggio di prima? Sicuramente si perché "in questo modo gli enti potranno continuare a contrattualizzate in modo precario tutti coloro che vogliono e di cui hanno bisogno, aumentando allo stesso tempo sia la precarietà lavorativa negli istituti di ricerca che degli enti di ricerca stessi". La richiesta di questi "lavoratori a scadenza del sapere", presentata anche alla deputata di Sd Alba Sasso che li ha incontrati fuori dal palazzo, è quella di "riaprire la questione subito dopo l'approvazione della attuale manovra; partendo dall'istituzione, fin da gennaio, di un Tavolo sulla ricerca e i precari che vi lavorano, chiaramente insieme ad esponenti della maggioranza e possibilmente anche del governo". Se si interrogano i ricercatori precari sul loro status lavorativo, chiedendo magari quale criterio deve essere adottato per stabilizzare la condizione di instabilità che affatica le loro esistenze, non hanno dubbi. "Il criterio -spiega Fiorentini- deve essere quello dell'anzianità, perché chi lavora in un ente da anni, la sua professionalità l'ha dimostrata largamente. La meritocrazia, che tanto spesso è invocata, è un principio che purtroppo nel nostro Paese non può essere perseguito, il rischio è infatti che scegliendolo come riferimento si accentui ancora di più la pratica clientelare. Vorrei sottolineare -conclude- che quando parliamo di stabilizzazione dei precari negli enti di ricerca, ci riferiamo a persone che vivono questa condizione patologica anche da 15-20 anni".


Quanto costa perdere un lavoratore IT? (sezione: Burocrazia)

( da "Punto Informatico" del 14-12-2007)

 

Roma - IL CSR o Corporate Social Responsibility non ha un'unica definizione. Quella che a me piace, presa da Wikipedia, è: "Esso è l'impegno del Business di contribuire a sostenere lo sviluppo economico lavorando con gli impiegati, le loro famiglie e la comunità locale e la società tutta per migliorare le loro vite in modo che anche essi contribuiscano al Business ed allo sviluppo". È insomma una specie di volano: io azienda, mi auto-regolamento con una serie di regole etiche e contribuisco al miglioramento della vita dei miei impiegati e della società tutta, e loro (gli impiegati) lavorano meglio, contribuendo a migliorare il mio Business. Non è affatto chiaro se il CSR può essere un modo di fare Business, anzi vi è chi è assolutamente contrario a questo modello. Per molti il CSR non è altro che uno specchietto per le allodole creato ad hoc per attirare capitali che non investirebbero mai in un'azienda che non si impegnasse, almeno sulla carta, a rispettare qualche principio di CSR. Ad esempio una delle norme etiche che un'azienda che voglia fare CSR potrebbe darsi è quella di riconoscere la meritocrazia e di promuovere lo sviluppo e la carriera delle persone. Ma cosa significa meritocrazia e sviluppo delle persone in una realtà aziendale come quella italiana? Soldi, solamente soldi, soldi guadagnati o soldi risparmiati, scegliete voi, l'importante è che la cifra sia considerevole. Quando ero solo un giovane analista ed il Team di lavoro (se così si può chiamare) era composto da me e dal mio capo, ci ponemmo proprio questa domanda: come era possibile avere più soldi e maggiore visibilità in azienda? La risposta fu: portando più lavoro alla stessa. Ma come facciamo a portare questo lavoro e a fornire al cliente un servizio con la stessa qualità con cui lo facciamo noi, se l'azienda non ci da né persone formate, né mezzi per formarle? Anche qui la risposta era semplice, dovevamo formarle da sole le persone e nel frattempo sopperire a tutta la loro inesperienza. Fissato l'obiettivo, iniziammo a lavorarci ed il lavoro fatto fu davvero encomiabile: in pochi anni il gruppo di lavoro crebbe, passando da 2 a 4 e poi ad 8 ed infine a 12 persone. Bene, avevamo ottenuto il nostro obiettivo, potevamo ricevere la nostra lauta ricompensa, ed, infatti, ricevetti come Bonus annuale una tantum 100 mila lire lorde ! Al mio capo non andò meglio. Successe cosi che nel giro di 15 giorni demmo le dimissioni, io, il mio capo e perfino il capo del mio capo! A quel punto il responsabile della produzione mi contattò e mi fece una contro-offerta pazzesca per rimanere. Che cosa era successo? Semplicemente che l'azienda si era fatta due calcoli ed aveva visto che darmi un aumento significativo (ma molto significativo) era comunque più conveniente che perdere un progetto con 12 persone (questo perché il cliente aveva posto come clausola o me o niente progetto). La morale di questa favola è che se esiste un CSR in un'azienda, in realtà funziona al contrario: la norma è più o meno scritta cosi:"Mi impegno per far sì che esista un ambiente in cui posso pagare il meno possibile il lavoro IT, ma non troppo poco perché se se ne vanno via tutti mi causano un grosso danno". La filosofia è molto semplice: in tanto mi posso permettere di pagare poco la professionalità, in quanto, anche se qualcuno andasse via, potrei sempre sostituirlo con un altro. Certo, si potrebbe anche fare leva sul senso etico del cliente che si avvale di ditte che usano precari o peggio ma, credetemi, se una ditta accetta di pagare per una risorsa meno di 200-300 euro al giorno, sa che dall'altra parte stanno commettendo uno sfruttamento. E fino a quando questo non gli comporterà un danno gli andrà bene così. Le persone che lavorano nell'IT sono circa un milione, 600.000 direttamente, 400.000 in aziende di servizi (dati riferiti al 2003), ma fino a quando si accetterà lo stato attuale delle cose, poco o nulla potrà cambiare. Insomma, per capirci, il reparto IT non è mica come i tassisti od i camionisti. La risposta a quanto valgo io adesso per la mia azienda è la stessa che dareste alla domanda: ma se io adesso andassi via senza preavviso che danno soffrirebbe la ditta? Questo discorso ovviamente vale per l'IT come per qualsiasi altro reparto, ma un po' di più nell'IT perché ora come ora senza IT non è possibile pensare a nessun Business basato sui servizi. Ovviamente non è certo con una presa di posizione individuale che si può pensare che si possano cambiare le cose. Nessuno è indispensabile e tutti siamo necessari, ma cosa succederebbe se questo fosse un moto comune? Avete mai notato che uno dei versi di Fratelli D'Italia dice: "Noi siamo da secoli calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò". Non è mia intenzione azzardare nessun confronto con i nostri eroi del Risorgimento, ma è comunque curioso che l'esser divisi, non avere un unico riferimento, qualcosa che unisca, siano le stesse problematiche di 160 anni fa, quando il maestro Mameli compose l'inno, (sostituite Popolo e Bandiera e con cosa volete ed avrete la situazione attuale). E se penso che chi fa IT all'estero vive situazioni completamente diverse, comincio a pensare che l'attuale situazione italiana in cui riversa il mondo del lavoro e dell'IT non sia altro che lo specchio della nostra società, una società che come si augura Mameli aspetta ancora la sua Bandiera. Ah, un'ultima cosa: lo sapevate che l'inno di Mameli è ufficialmente solo in via provvisoria il nostro inno? (C'è chi vorrebbe "Va pensiero"). Anche in questo noi italiani siamo divisi, da non crederci. Giuseppe Cubasia Cubasia blog I precedenti interventi di G.C. sono disponibili a questo indirizzo.

 

 

ARTICOLI DEL 13 DICEMBRE 2007

 

Gli utenti dell'Asm travolti dalla burocrazia ( da "Alto Adige" del 13-12-2007)

"La forza dell'innovazione meno carta, più efficienza" ( da "Stampa, La" del 13-12-2007)

Lo scalo cresce ma è già condannato ( da "Stampa, La" del 13-12-2007)

Emendamenti anti-burocrazia ( da "Provincia Pavese, La" del 13-12-2007)

DI CASE ne costruiva poche, in compenso i dipendenti ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 13-12-2007)

Gli ...strani aumenti del Vaticano Altro che meritocrazia... Piove sempre s ( da "Leggo" del 13-12-2007)

Risorse per l'energia ( da "Arena, L'" del 13-12-2007)

Quando sensibilità ed efficienza mettono all'angolo la burocrazia ( da "Gazzetta del Sud" del 13-12-2007)

Gli studenti marciano contro la malasanità ( da "Gazzetta del Sud" del 13-12-2007)

Pubblica vetrina su internet sull'uso dei fondi europei - dario scalella ( da "Repubblica, La" del 13-12-2007)

La Francia sceglie 100 misure per semplificare la burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-12-2007)

Sarkozy: meno burocrazia per cittadini e imprese ( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-12-2007)

Farmaci con troppa burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-12-2007)

La sanità prepara maggiori tutele e meno burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-12-2007)

E' una dichiarazione di impegno quella del nuovo presidente Confindustria Andrea Ugolini nella ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 13-12-2007)

Che cari questi politici ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 13-12-2007)

Una Carta per i politici contro i singoli ( da "Opinione, L'" del 13-12-2007)

"La Calabria sarà un banco di prova" ( da "Giornale di Calabria, Il" del 13-12-2007)


Articoli

Gli utenti dell'Asm travolti dalla burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Alto Adige" del 13-12-2007)

 

Con la bolletta è arrivata la richiesta di tutti i dati catastali dell'alloggio occupato La tassa per i rifiuti è meno cara ma a febbraio arriverà la stangata del conguaglio MERANO. La Pasqua è ancora lontana ma Azienda municipalizzata ha pensato bene per Natale di inviare alle centinaia di clienti una bolletta rifiuti con sorpresa. Da una parte gli utenti si sono trovati un importo da pagare ridotto rispetto allo scorso anno (la cifra però sarà compensata da una bolletta maggiorata in febbraio), dall'altra ogni famiglia dovrà munirsi di carta e penna e fornire all'Asm i dati catastali del proprio appartamento di proprietà o, ancor peggio, quelli dei locali occupati in affitto. A richiederlo è la legge finanziaria del 2005. Tra gli utenti, le persone anziane soprattutto, è scattato il panico. Sono in arrivo in questi giorni le bollette emesse da Asm per il pagamento della seconda rata del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. Rispetto allo scorso anno l'importo della fattura, che gli utenti dovranno pagare entro il 27 dicembre, è inferiore. Ma la buona notizia è solo apparente e soprattutto non è merito della riduzione delle tariffe applicate dalla Municipalizzata. Per Natale si pagherà di meno, ma la differenza non riscossa dovrà essere versata in più con la bolletta a saldo che sarà emessa nel mese di febbraio. Si tratta quindi tecnicamente di un rinvio. Lo scorso anno, di questi tempi, gli utenti pagarono il secondo acconto relativo ai mesi da giugno a ottobre, cinque in tutto. Questa volta invece si paga per il periodo compreso tra luglio e settembre, tre mesi, ovvero due mensilità in meno rispetto all'anno scorso. La conseguenza è che nella bolletta di saldo di febbraio si dovranno pagare i tre mesi rimanenti (ottobre-dicembre, nel 2006 erano solo 2) oltre al numero degli svuotamenti effettuati in eccesso rispetto al minimo stabilito dal regolamento comunale di igiene urbana. Banca senza spese. Tutti i contribuenti che in passato non hanno domiciliato il pagamento della bolletta presso un istituto di credito, potranno pagare la fattura entro fine mese senza l'aggravio di commissioni bancarie rivolgendosi a due sportelli convenzionati con Azienda municipalizzata. Per evitare spese basterà rivolgersi alle filiali di via delle Corse della Raiffeisen di Lagundo (Aquila rossa) o di piazza Fontana della Raiffeisen di Merano. Dati catastali. Ma la bolletta rifiuti questa volta riserva un'altra sorpresa per le famiglie. Asm ha pensato bene di inviare simultaneamente a tutti i clienti, unito alla bolletta un modulo per la richiesta dei dati catastali dell'appartamento occupato. Due anni fa la legge finanziaria approvata dal Governo Berlusconi aveva imposto alle aziende che erogano servizi (energia elettrica, acqua, gas, raccolta rifiuti e altro ancora) di raccogliere e spedire all'anagrafe tributaria dell'Agenzia delle entrate i dati catastali riferiti agli appartamenti a cui le utenze sono collegate. Un sistema per combattere l'evasione fiscale, corretto e ben ideato quindi, peccato che a doversi muovere non sono le aziende tipo Ae e Asm, ma come sempre l'utente finale. Per ottemperare a questa disposizione sarebbe bastato dedicare qualche dipendente all'incrocio dei dati e all'inserimento delle informazioni raccolte dal catasto online, da tempo consultabile via computer dagli uffici di Ae e Asm. Ma pare essere la stessa legge a vietarlo, demandando questo compito all'utente. Da notare che i dati raccolti non rimarranno patrimonio di Ae e Asm ma finiranno direttamente a Roma per alimentare l'anagrafe tributaria. Per compilare le migliaia di moduli spediti assieme alla fattura da Asm gli utenti saranno obbligati a copiare i dati contenuti nella visura catastale da richiedere all'ufficio catasto o nel contratto di compravendita. Per gli utenti in affitto, qualora i dati catastali non siano contenuti nel contratto di locazione, è inevitabile la richiesta dei dati al proprietario. Oltre al costo della visura catastale l'utente dovrà provvedere a inviare un fax all'Asm o a recapitare il modulo direttamente nella sede di Viale Europa. La soluzione Ae. Azienda energetica ha scelto, per raccogliere questi dati da trasmettere all'anagrafe tributaria, una strada diversa. Dall'aprile 2005 ha subito chiesto ai nuovi utenti i dati catastali e per i vecchi clienti ha deciso di inviare la richiesta di informazioni in maniera scaglionata. In questo fine anno sono state inviate le prime quattromila richieste ai clienti di una zona del centro città. Gli altri moduli per la richiesta dei dati catastali saranno spediti a scaglioni nel corso del 2008. La strada percorsa da Azienda energetica è stata concordata con ufficio catasto (preoccupato dalle possibili code di clienti che si presenteranno a richiedere le visure) e con l'amministrazione comunale. (rog).


"La forza dell'innovazione meno carta, più efficienza" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 13-12-2007)

 

ARCHIVIAZIONE ELETTRONICA E LINEE DI PRODUZIONE ALL'AVANGUARDIA IL PUNTO DI VISTA DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE INFOCAMERE IL PARERE DEL MINISTRO BERSANI La proposta di Api Torino "Più sinergie pubblico-privato" "La forza dell'innovazione meno carta, più efficienza" "La burocrazia deve farsi da parte" "Pubblica amministrazione e cittadini sono più vicini grazie all'impresa digitale" "Stiamo studiando leggi e finanziamenti per favorire queste innovazioni" Posta elettronica certificata, e-mail per ogni tipo di ordine e strategie di archiviazione all'avanguardia anche questo è alla base del successo dell'Acqua Sant'Anna."Meno carta più efficienza - spiega il manager Alberto Bertone -, innovazione e coraggio sono alla base del nostro successo e siamo intervenuti in ogni settore". In solo dieci anni di vita, l'acqua minerale Sant'Anna di Vinadio (Cuneo) è riuscita a ritagliarsi una posizione nell'olimpo dei grandi marchi italiani dell'alimentare e a competere con le grandi multinazionali, arrivando alla leadership nel settore delle acque minerali. L'innovazione tecnologica e l'aggiornamento continuo sono stati sin dall'inizio l'ingrediente principale della ricetta messa a punto da Alberto Bertone, Presidente dell'azienda Fonti di Vinadio, tanto che lo stabilimento, a mille metri, nel cuore delle Alpi Marittime, è diventato un vero e proprio gioiello high tech, meta di pellegrinaggio per numerosi manager provenienti dalla Cina, dall'Australia, Stati Uniti, da tutto il mondo per vedere le linee di imbottigliamento più moderne sul mercato, un processo produttivo fondato completamente sull'automazione. La famiglia Bertone, una tradizione alle spalle nel settore immobiliare, nel 1996 decide di diversificare e sceglie di cimentarsi con l'acqua minerale. Subito decide di puntare sulla tecnologia: "dopo aver esaminato ogni singola fase del processo produttivo - ricorda Bertone - abbiamo scelto di svolgerla con quanto di più tecnologico offriva il mercato in quel momento". Risultato: dieci linee di produzione, alcune tra le più grandi al mondo, arrivano a produrre 72.000 bottiglie ogni ora. Un magazzino e un'area spedizioni gestiti autonomamente con l'impiego di veicoli elettrici a guida laser. Un processo produttivo controllato elettronicamente in ogni fase per garantire la qualità del prodotto, in grado di rilevare anomalie di qualsiasi tipo e scartare immediatamente il prodotto che non soddisfa i parametri della perfezione qualitativa. In questo modo, l'innovazione tecnologica si riflette direttamente anche sul prodotto finito. "Abbiamo puntato sulla tecnologia anche in quelle operazioni che l'uomo poteva svolgere bene, abbiamo cercato di automatizzare al massimo, convincendo anche i nostri collaboratori dell'utilità della tecnologia" commenta Alberto Bertone, che anche per questo forte "credo" nell'innovazione ha ottenuto nel corso del 2007 importanti riconoscimenti: dalla segnalazione nel rapporto Eurispes "Nostra Eccellenza" tra i 100 casi dell'Italia che funziona al "Premio Tecnologia & Passione" conferito a chi ha il coraggio di investire nell'innovazione. "Penso che l'innovazione tecnologica sia fondamentale - commenta Alberto Bertone - per ridurre i costi, ma anche per migliorare l'efficienza e la qualità del prodotto. Riempiamo fino a 350 autotreni al giorno senza neanche un operatore; ma gli operatori ci sono anche nella nostra azienda, semplicemente non intervengono nell'automazione, sono specializzati nella supervisione del corretto svolgimento delle operazioni." Il passaggio più innovativo riguarda il processo che segue l'imbottigliamento: etichettatura e creazione dei pallet vengono gestiti tramite software che si aggiorna automaticamente in base agli ordini dei clienti. "L'informatica - prosegue Bertone - è il processo che segue all'elettronica e per noi è fondamentale. Per questo ho scelto di servirmi di veicoli a guida laser che viaggiano seguendo gli input di un software e in ogni secondo ci garantiscono la tracciabilità del prodotto, che ci permette di seguire il percorso di ogni singolo bancale di acqua dal momento in cui è stato prodotto al momento in cui arriva al consumatore." Bertone si riferisce alla flotta di carrelli automatici che si occupa della gestione del fine linea, del magazzino e delle spedizioni, totalmente indipendenti, in grado di stampare le bolle e ricaricarsi da soli le batterie: un altro prodotto di alta tecnologia made in Italy, che nasce in provincia di Reggio Emilia, dall'azienda Elettric 80. Alessandro Ballesio Nelle piccole e medie imprese italiane l'ICT, l'informatizzazione dei servizi e della gestione si stanno facendo strada, ma i passi da compiere sono ancora molti. Questione di accesso alle tecnologie ma anche di cultura d'impresa oltre che di numerose resistenze ancora presenti nella Pubblica Amministrazione. Ma davvero le cose stanno cambiando? "Sì - spiega Roberto Remmert, imprenditore del settore e Presidente di Unimatica Torino, l'unione di categoria che riunisce le PMI dell'informatica all'interno dell'API, l'Associazione delle Piccole e Medie Imprese - occorre però distinguere bene fra situazioni diverse". Cosa vuol dire? "Nelle medie imprese l'informatica sta ormai entrando nelle cultura aziendale; in molte situazioni è correttamente percepita come un investimento strategico più che un costo. Si tratta di una situazione ben diversa da quella che poteva essere rilevata anche solamente due anni fa per le imprese piemontesi. D'altra parte, Torino e il Piemonte sono probabilmente in una condizione di vantaggio per la presenza del CSI Piemonte". E nelle piccole imprese? "Nelle aziende di questo genere l'informatica è invece ancora vissuta come un costo, una tassa. Ma siamo di fronte ad una dimensione d'azienda che non ha ancora toccato con mano, ne' percepito l'influenza positiva di questi strumenti sull'attività aziendale e quindi sui bilanci. Non ci si rende conto che il grado di informatizzazione dell'impresa può essere un importante strumento di competitività". Quindi? Cosa manca? "Semplicemente il tempo. Vede, la cultura d'impresa non si cambia per legge, ne' per spinta commerciale: deve cambiare con una propria evoluzione.Accade così anche per l'informatica in azienda". Ma i nuovi strumenti messi in campo come la carta d'identità elettronica, la carta nazionale dei servizi, la firma digitale servono davvero alle Pmi? "Intendiamoci ce n'è bisogno ed una prospettiva fondamentale di crescita ma per come siamo messi adesso servono poco o nulla. Precisiamo: da tempo è in atto un processo che coinvolge lo Stato e le Amministrazioni Locali teso a sburocratizzare l'attività e a dematerializzare molte relazioni fra imprese, cittadini e uffici pubblici. Ci sono numerosi tavoli aperti in questa direzione. Ma si rileva ancora una sorta di resistenza della burocrazia che rende di fatto inattuabili queste operazioni. L'Amministrazione resiste prima rallentando e stemperando le nuove norme in costruzione, poi rendendole praticamente non applicabili, invece con strategie per il futuro e vere sinergie tra pubblico e prvato possiamo fare molto". C'è in motivo di fondo? "Le rispondo con un esempio. Le Forze Armate hanno da tempo creato una sola carta che vale per l'identificazione, i servizi e l'assistenza sanitaria. Il motivo è semplice: possono contare su un'unica amministrazione. Così non è per la carta d'identità elettronica, la carta nazionale dei servizi e via dicendo. Si tratta di semplici slogan che nascondono il fallimento di una strategia unica da parte della Pubblica Amministrazione nei confronti dei cittadini e delle imprese". Andrea Rossi "Uno dei nostri impegni più importanti è di avvicinare sia i cittadini che le imprese alla Pubblica Amministrazione. In questo la tecnologia, l'impresa digitale aiuta questo sforzò. Lo ha detto il Ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, intervenendo al convegno organizzato da Infocamere su "Lo sviluppo dell'impresa digitale". "Nel suo assetto produttivo, localistico il nostro sistema industriale, ed in particolare quello delle pmi, deve trovare nell'evoluzione della tecnologia - ha spiegato Bersani - un forte riferimento nella Pa. Da parte nostra stiamo impegnandoci concretamente per realizzare questo obiettivo con una serie di leggi, di norme e di investimentì". "Il sistema camerale - ha spiegato Gian Carlo Sangalli, presidente di Infocamere - si sta impegnando a fondo da anni per preparare e favorire l'attuazione di nuove normative che traggano il massimo vantaggio dalle tecnologie digitali". A oggi le Camere di Commercio hanno distribuito a tutte le società italiane circa due milioni di smart card che contengono i certificati di firma digitale e i certificati CNS, cioè gli strumenti necessari e sufficienti ad avviare il nuovo regime dal primo gennaio 2008. Secondo una ricerca, presentato nel corso del convegno, del Ceris-Cnr la dematerialializzazione avrà anche effetti sull'ambiente, in quanto 1,2 milioni di tonnellate di carte e 240 miliardi di fogli consumati ogni anno, il che equivale all'abbattimento di oltre 20 milioni di alberi e all'emissione di 4 milioni di tonnellate di C02 saranno salvati dalla distruzione. \.


Lo scalo cresce ma è già condannato (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 13-12-2007)

 

La buona notizia è che il porto di Genova va meglio, che nel 2007 ha recuperato il terreno perso nel 2006 e che viaggia verso un record di traffico, 58,75 milioni di tonnellate di merci, con una crescita a due cifre, +12,5%, per 1.867.000 teus, nei container, settore che ha festeggiato il milionesimo "pezzo" al terminal di Voltri (Vte). La cattiva notizia, è che - contraddizione in termini a parte - è in fase d'empasse. O più precisamente, si trova "davanti ad un bivio", come dice il ds Claudio Burlando, ex ministro dei Trasporti, oggi alla guida della Regione Liguria. "O si accontenta di questa ritrovata posizione, consolidando il ruolo importante che ha nel Mediterraneo, oppure può decidere di fare il grande salto, di cavalcare l'onda". L'onda è quella dei trasporti marittimi planetari, mai come oggi in buona salute, grazie al ricostituente inoculato da Cina e India, sempre più affamate di materie prime e candidate alla leadership nei consumi. Un big business che solca gli oceani e che, per ora, quanto all'Europa, è terreno di caccia privilegiato dei porti del Nord, Rotterdam su tutti. Genova qualcosa rosicchia, e lo dimostrano i dati, ma ancora poco rispetto a quanto potrebbe ambire. Di ciò, se ne avvantaggiano i concorrenti diretti nel Mediterraneo, vale a dire gli scali spagnoli di Barcellona (con cui ieri il sindaco Vincenzi ha firmato una prova di alleanza), Valencia e Algeciras, dalla grande dinamicità, coniugata a denari e opere, e quello di Marsiglia-Fos. Il bello è che, anche se volesse, Genova allo stato attuale non potrebbe attirare più di tanto nuovo business. "Gli spazi esistenti sono saturi, la crescita del 2007 è legata alla massimizzazione dei terminal" spiega Ignazio Messina, armatore-terminalista. E allora? "Abbiamo bisogno di infrastrutture e strategie" sintetizza Piero Lazzeri, il presidente degli spedizionieri. "Nuove banchine, collegamenti ferroviari e viari, area adibite alla logistica e un autoparco" gli fa eco Ivano Bosco, della Filt-Cgil. Quanto alle strategie, torniamo al "grande salto". "Servono progetti ambiziosi e realistici", dice ancora Messina. Progetti che sappiano attirare i grandi flussi movimentati dalle grandi compagnie di navigazione, alle quali Genova può offrire, rispetto a Barcellona, una maggiore centralità nel Mediterraneo, una rotta più diretta verso i porti del Nord (che fanno il tifo per una porta europea del Sud, per alleggerire il loro carico di richieste) e una contiguità con il ricco bacino manifatturiero padano e continentale. Opere, insomma, come il Terzo Valico dell'alta velocità (Burlando propone di finanziarlo con l'extragettito portuale), il retroporto nell'Alessandrino per la logistica, il nuovo snodo autostradale. Opere che, a sentire gli armatori, i terminalisti e anche gli industriali locali, sono ancora parole. Così come - i nuovi spazi - che servono per ampliare il porto. "Finora ha prevalso la politica del dire, anziché del fare" dice Lazzeri. In realtà, c'è un piano regolatore portuale varato nel 2001, che le prevede: ma la sua attuazione non è stata ancora completata. Vuoi per la burocrazia, ma anche per la litigiosità esasperata (se si sta allo stretto, la concorrenza aumenta; Costa Crociere è emigrata, tanto per dire, a Savona), combattuta a colpi di ricorsi legali, e per tanti veti incrociati. E poi, è spuntato l'"affresco" di Renzo Piano, lanciato dal presidente dell'Autorità portuale Giovanni Novi con l'ex sindaco Beppe Pericu, che ridisegna il volto del porto, spostando l'aeroporto a mare e che dovrà essere tradotto - se mai lo sarà - in varianti urbanistiche. Gli addetti ai lavori imputano a Novi soprattutto il peccato di "immobilismo". "Dal 2001 non s'è fatto nulla", è il leitmotiv. Sposato anche dal quotidiano cittadino, il Secolo XIX, che fa la guerra a Novi, ricambiata e già approdata in tribunale. Il presidente, broker marittimo di successo, un non politico che è espressione del patto politico Burlando-Scajola, dallo scranno di palazzo San Giorgio respinge tutte le accuse. "Me l'hanno giurata, perché pensavano che mi limitassi a un ruolo di rappresentanza, una sorta di presidente onorario. Invece, ho pestato molti calli". Immobilismo? "Non da quando ci sono io", dice, e snocciola lavori realizzati e avviati, cifre, investimenti (350 milioni di euro in 4 anni). Il piano regolatore? "Sarà completato", fatta salva l'espansione di Voltri, avversata dagli abitanti. "Hanno ragione, gli sono andato a chiedere scusa per il cemento che hanno dovuto subire". Altri pensano, invece, che si debba decidere - alternativamente - tra il make-up della città e quello del porto. E le strategie? "L'affresco", rilancia Novi. Con il retroporto di Rivalta, Alessandria e Castellazzo Bormida e il Terzo Valico. Solo per l'"affresco" ci vogliono - pensando positivo - due anni di burocrazia e 10-12 di realizzazione. Ma Genova può aspettare?.


Emendamenti anti-burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Provincia Pavese, La" del 13-12-2007)

 

Emendamenti "anti-burocrazia" Proposti dal parlamentare Zucchi per difendere il settore PAVIA. Meno burocrazia a carico degli agricoltori, possibilità per le Regioni di sopprimere consorzi di bonifica inutili, accesso al credito facilitato per le imprese di pesca e acquicoltura. Inoltre, a Foggia troverà sede la nuova Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare. Sono gli emendamenti più significativi per l'agricoltura inseriti nella Finanziaria grazie al lavoro dell'onorevole Angelo Zucchi, che esprime "soddisfazione per il lavoro di squadra a favore del settore". In questi giorni, mentre la Camera sta discutendo la Finanziaria 2008, le commissioni parlamentari continuano a lavorare: l'altro giorno, in commissione Bilancio sono passati alcuni emendamenti importanti per il settore dell'agricoltura. Ma in che cosa consistono le novità introdotte? Fisco, consorzi di bonifica, pesca, sicurezza alimentare, biocarburanti, Ogm, reti idriche, aree protette. All'articolo 9 è stato abrogato il comma 12, che prevedeva l'obbligo di comunicazioni trimestrali all'Agenzia delle entrate da parte dei piccoli agricoltori: inoltre, è stata abrogata la norma che prevedeva il pagamento dell'Ici per quegli allevatori non riconducibili all'attività d'imprenditore agricolo secondo il Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Novità anche per i consorzi di bonifica. L'articolo 27 introduce una disciplina che riduce il numero di consiglieri nei consigli di amministrazione degli enti e che, in alternativa, consente alle Regioni che lo riterranno necessario di sopprimere i consorzi di bonifica. In caso di soppressione competenze e risorse saranno affidate alle Province. Per quanto riguarda i biocarburanti è stato approvato un emendamento che fissa al 3%, a partire dal 2009, la quota di miscelazione obbligatoria dei carburanti tradizionali con biocarburanti. Il lavoro di Zucchi ha interessato anche gli organismi geneticamente modificati. Con l'articolo 56 si istituisce presso il ministero delle Politiche agricole un Fondo per la promozione di azioni positive in favore di filiere produttive agricole esenti da contaminazioni da organismi geneticamente modificati. La dotazione finanziaria per il 2008 sarà di due milioni di euro. Contemporaneamente al ministero dell'Università e della Ricerca nascerà il Fondo per la promozione della ricerca e della formazione avanzata nel campo delle biotecnologie, con una dotazione di tre milioni di euro. Inoltre, la Finanziaria faciliterà l'accesso al credito per le imprese di pesca e acquicoltura, e istituirà l'Agenzia per la sicurezza alimentare, cui andranno 5 milioni di euro per il 2008 e il 2009, e un milione e mezzo di euro per il 2010. Non meno importanti gli emendamenti dell'articolo 80: istituzione di un Fondo nazionale per la ristrutturazione delle reti idriche e autorizzazione al ministero a utilizzare le disponibilità del Fondo per le crisi di mercato, nei limiti di due milioni di euro per il 2008, per assicurare la regolare gestione delle aree naturali protette. Umberto De Agostino.


DI CASE ne costruiva poche, in compenso i dipendenti (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 13-12-2007)

 

Anzichè costargli erano un modo per 'finanziarsi'. Ricattava infatti i muratori extracomunitari per il permesso di soggiorno. Un imprenditore edile riminese, la convivente ucraina e la sua consulente del lavoro riccionese sono finiti in carcere ieri con l'accusa di concorso in estorsione e favoreggiamento a scopo di lucro dell'immigrazione clandestina. Reati per cui è prevista una pena pesantissima: dai 4 ai 12 anni di reclusione. Ieri i carabinieri dell'ispettorato del lavoro, coadiuvati dalle compagnie, con in mano gli ordini di custodia del gip Lorena Mussoni, hanno arrestato il sessantenne riminese Francesco De Maria, legale rappresentante di un'impresa edile di Santarcangelo, la sua convivente ucraina di 42 anni, Liubov Varychkina e Vincenzina Lucidi, 55 anni di Riccione, consulente del lavoro. L'INDAGINE dei carabinieri dell'Ispettorato è partita nel febbraio di quest'anno quando un ucraino di 26 anni si presenta dai carabineri e racconta che un imprenditore che lo avrebbe dovuto assumere non solo gli aveva fatto già versare 1500 euro "per bolli e varia burocrazia italiana", ma ora ne voleva altri 1500 per pagare, diceva il titolare, i contributi altrimenti non lo avrebbe messo in regola e quindi non avrebbe ottenuto il permesso di soggiorno. I carabinieri hanno così accertato che De Maria aveva fatto nel 2006 altre 6 assunzioni sospette per altrettanti cittadini ucraini. Un tourbillon di muratori che non si spiegava assolutamente con l'unico piccolo cantiere che aveva aperto per tutto il 2006 l'imprenditore edile. De Maria mandava in Prefettura e alla Direzione Provinciale del lavoro l'invito per i muratori ucraini, che erano stati contattati in patria dalla Vasychkina. Al perfezionamento delle pratiche avrebbe contribuito la consulente, Vincenzina Lucidi, che avrebbe indicato come alloggi per gli immigrati indirizzi di persone a loro note, ma del tutto ignare di aver fornito casa agli extracomunitari in arrivo. Durante il perfezionamento della pratica gli aspiranti immigrati avrebbero dovuto spedire 1500 euro per bolli e burocrazia, poi all'arrivo in Italia, per ottenere il permesso di soggiorno era necessario perfezionare l'assunzione, per questa l'imprenditore e la sua consulente avrebbero chiesto agli ucraini altri 1500 euro "per pagare i contributi", cosa che invece non serve assolutamente. E' in questa fare che si configura il reato di estorsione, mentre per il resto del 'traffico' i carabinieri hanno individuato per tutti e tre la responsabilità di aver violato l'articolo 12 della legge 286, la Bossi Fini. Tra l'altro la già grave pena dai 4 ai 12 anni di carcere potrebbe essere aggravata dal fatto che in questo caso le persone introdotte illecitamente in Italia sarebbero più di 5. Il gip Lorena Mussoni domani sentirà i tre arrestati nell'interrogatorio di garanzia. Lorenza Lavosi - -->.


Gli ...strani aumenti del Vaticano Altro che meritocrazia... Piove sempre s (sezione: Burocrazia)

( da "Leggo" del 13-12-2007)

 

Chiudi Gli ...strani aumenti del Vaticano Altro che meritocrazia... Piove sempre sul bagnato! E tutto ciò scaturisce sempre da chi predica bene e razzola male. La notizia riguardante gli aumenti retributivi del personale Vaticano, premia sempre chi ha un livello più alto. Le nuove tabelle protocollate ,che descrivono il rinnovamento delle regole per le retribuzioni di base parlano chiaro ; addirittura ignorano chi è al I° livello funzionale. Questo da chi dovrebbe aiutare le famiglie... (Giustizia!) Il Pdf Valerio Sotto l'albero, quanti "tristi" regali... A tutti coloro che si preoccupano per i regali di Natale degli italiani vorrei dire solo una cosa: niente paura... Chi non sa che il 91% degli italiani ha sotto l'albero un mutuo in caduta libera, poi c'è qualche "buon pastorello" capace di portare in dono un tesoretto con una mano, mentre con l'altra ci sfilano i soldi dalla nostra tredicesima. A proposito, ormai le tredicesime fanno solo piangere. Per non parlare delle bollette salate e del caro benzina. Per fortuna c'è che triesce a farci sorridere, quasi una ciliegina sulla torta: penso ai Savoia e alla loro richiesta di risarcimento (?) da 260 milioni di euro. Di questo passo non arriveremo alla Befana... Ceccar.


Risorse per l'energia (sezione: Burocrazia)

( da "Arena, L'" del 13-12-2007)

 

IMPRESE. Confindustria apprezza la proposta di bilancio 2008 dell'assessore Coppola. Poi fa l'elenco delle priorità "Risorse per l'energia" Sostanziale apprezzamento della proposta di bilancio 2008 (soprattutto nella parte relativa agli stanziamenti per le infrastrutture, la certificazione etica d'impresa e le future azioni legate alla sicurezza sul lavoro) e richiesta di confronto urgente sui temi dell'energia e dell'ambiente - che si confermano caldi anche per l'anno prossimo - oltre ad una preghiera di intervento sull'annoso problema della burocrazia: si è svolto in un clima decisamente positivo l'incontro, ospitato nella sede di Confindustria Veneto, tra l'assessore regionale alle politiche di bilancio Isi Coppola, il segretario regionale al bilancio, Mauro Trapani, il direttore generale confindustriale Francesco Borga, il vice Giampaolo Pedron e i dirigenti e i funzionari che a vario titolo si occupano di ambiente, energia, sanità, istruzione, formazione, cultura, ricerca e innovazione. Gli industriali hanno positivamente valutato il panorama - giudicato in una nota "ampio ed innovativo" - dei finanziamenti, esprimendo "particolare soddisfazione" anche "per la destinazione attraverso il Fondo unico di 70 milioni alle imprese venete (15 dei quali per i distretti produttivi)". Mauro Trapani ha illustrato alcune operazioni di finanza innovativa, come la provvista con la Banca europea di investimento e la regionalizzazione della Cassa depositi e prestiti, in grado di mettere a disposizione delle imprese altri 250 milioni come fondo di rotazione e di attivarne 130 per infrastrutturali; operazioni che dovrebbero essere perfezionate tramite di Veneto Sviluppo. "Se il giudizio relativo alla proposta di bilancio è di sostanziale positività", commenta il direttore generale Francesco Borga, "abbiamo sottolineato all'assessore alcune priorità strategiche nell'attuale fase congiunturale della nostra regione, anche alla luce delle risorse messe a disposizione dalla Ue per il nuovo Piano operativo regionale. In particolare abbiamo richiesto che si apra un confronto su energia e ambiente per utilizzare da subito le risorse disponibili". È stata poi richiesta "maggiore efficienza in alcuni settori della burocrazia", spiega Borga, "e per le gestione di importanti provvedimenti". Il vicedirettore Giampaolo Pedron ha sottolineato il lavoro "non facile" condotto finora sul fronte della formazione e la necessità di gestire le risorse con criteri di semplificazione, realizzando uno strumento utile per le aziende e per quanti si affacciano al mondo del lavoro o hanno necessità di essere ulteriormente qualificati di fronte alla nuova "economia della conoscenza".


Quando sensibilità ed efficienza mettono all'angolo la burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 13-12-2007)

 

Rapidamente assicurata la dovuta assistenza alla piccola Giada Quando sensibilità ed efficienza mettono all'angolo la burocrazia Sarà seguita nel suo spazio familiare e non in un ambulatorio pubblico lontano da casa; e sarà personale specializzato ad insegnare alla piccola Giada, non vedente, come muoversi in un mondo fatto a misura di... sguardi. A volte anche gli enti pubblici affetti dal più antico burocraticismo riescono ad assicurare efficacia ed efficienza. Nel giorni scorsi il commissario straordinario dell'Azienda sanitaria provinciale, Pietro Morabito, aveva ricevuto dalla Sezione provinciale dell'Unione italiana Ciechi una dettagliata istanza tendente ad ottenere autorizzazione per la realizzazione di un progetto di recupero a favore di una bimba non vedente di quattro anni, figlia di un extracomunitario già cittadino italiano. Giada aveva urgente bisogno di cure perché affetta da una grave forma di "retinopatia del pretermine" per la quale è stata riconosciuta "cieco assoluto" dalla Commissione di prima istanza della stessa Asp. Prendendo a cuore la vicenda, Morabito ha affidato a Vincenzo Ursini, capo dell'Ufficio stampa Aziendale, il compito di seguire l'iter burocratico della richiesta, per arrivare in tempi rapidi all'approvazione del progetto. Cosa che è avvenuta in pochi giorni, con piena soddisfazione di tutti, considerato l'aspetto umano della vicenda. Ieri, la signora Luciana Loprete, presidente provinciale dell'Unione Italiana Ciechi, ha voluto ufficialmente ringraziare il commissario dell'Asp e il capo ufficio stampa aziendale, indirizzando loro una lettera di apprezzamento e stima per quanto hanno fatto a favore della piccola Giada. "Sentiamo il bisogno è scritto di esternarLe la nostra gratitudine, anche a nome dei tanti disabili non vedenti che rappresentiamo, per aver risolto positivamente e in brevissimo tempo il caso della piccola Giada M., grazie anche alla sensibilità del capo dell'Ufficio stampa che ha seguito, sin dall'inizio, l'iter burocratico della vicenda. Poter contare ancora sulle istituzioni pubbliche ed in particolare sulla sanità territoriale continua la signora Loprete è per noi cosa importante che ci spinge a guardare avanti con maggiore ottimismo rispetto al passato". (giovedì 13 dicembre 2007).


Gli studenti marciano contro la malasanità (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 13-12-2007)

 

Il dramma di Eva Il raduno alle 9,30 a San Leoluca poi il corteo farà tappa all'ospedale e si concluderà davanti alla sede dell'Asp Gli studenti marciano contro la malasanità Il commissario nomina i suoi ispettori: Carlo Taccone, Alfonso Luciano e Antonio Aversano Nicola Lopreiato Scenderanno in piazza "perché le morti ingiuste non valgano un vano ricordo", ma soprattutto per rendere omaggio alla memoria di Eva Ruscio. L'ultima vittima della malasanità, di quella che abbandona i pazienti a se stessi, che non riesce a produrre assistenza. Non vanno tanto per il sottile i ragazzi; in questi giorni ne hanno ascoltate e lette di cotte e di crude, e non solo sulla morte di Eva, ma anche sull'andazzo che governa l'ospedale "Jazzolino", una struttura sulla quale pesano altre morti sospette: quella di Federica Monteleone e di Donatella Labate, anche se la malasanità non ha risparmiato la piccola Benedetta Vigliarolo. Oggi vogliono dire basta, basta con la superficialità, basta con le lottizzazioni, basta con le spartizioni delle poltrone. È il momento di espellere la sciatteria, il lassismo e l'incompetenza, l'arroganza di tutti quei camici bianchi votati al carrierismo. È il momento di ripartire dai criteri della meritocrazia, dell'impegno e della capacità. Ma soprattutto è arrivato il momento di tagliare, e definitivamente, gli intrecci perversi che hanno fatto della sanità vibonese una riserva di consenso politico, di voti, dove i potenti di turno ne hanno usufruito a piene mani. Al fianco degli studenti, che si raduneranno in piazza San Leoluca alle 9,30 per poi dirigersi in corteo verso l'ospedale prima e la sede dell'Asp dopo, scenderanno in piazza anche Cgil, Cisl e Uil "convinti che i problemi della sanità debbano coinvolgere ognuno di noi", dicono i segretari provinciali Donatella Bruni della Cgil, Sergio Pititto della Cisl e Luciano Prestia dell'Uil. "È necessaria dicono una inversione di rotta in tutti i settori e in particolare in quello sanitario al fine di dare risposte efficaci ai bisogni di cura della popolazione". E nel giorno in cui gli studenti decidono di scendere in piazza dalla sede dell'Azienda sanitaria il commissario Ottavio Bono nomina un gruppo di uomini di sua fiducia con compiti di controllo e monitoraggio sull'ospedale e su tutte le prescrizioni indicate nei vari reparti e sull'intera struttura. A coordinare i nuovi "ispettori" sarà Carlo Taccone, medico radiologo, componente dello staff della direzione sanitaria; con lui ci saranno Alfonso Luciano, ex direttore sanitario dell'Asp e Antonio Aversano, componente della segreteria della direzione amministrativa. Al gruppo di lavoro vengono attribuite i poteri di compiere atti di ispezione, controllo e impulso nella struttura ospedaliera, con obbligo di immediata segnalazione alla direzione aziendale di eventuali ritardi o problemi nell'esecuzione dei lavori o nella predisposizione delle misure organizzative preliminari. Il gruppo degli ispettori, in pratica, dovrà vigilare affinché vengano eseguiti nei modi e nei termini stabiliti tutti gli adeguamenti nei vari reparti per come segnalato dalle relazioni dei carabinieri del Nas e dagli ispettori ministeriali. (giovedì 13 dicembre 2007).


Pubblica vetrina su internet sull'uso dei fondi europei - dario scalella (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 13-12-2007)

 

Pagina XVII - Napoli Pubblica vetrina su Internet sull'uso dei fondi europei DARIO SCALELLA (segue dalla prima di cronaca) Una gestazione da record, determinata da tante responsabilità. Da ricercare principalmente nelle regioni del Nord Italia, che hanno "negoziato" a lungo, cercando di scegliere i territori più idonei, non tanto per il ritardo di sviluppo, quanto per l'attivabilità dei finanziamenti, per la potenziale destinazione delle risorse e perché no, anche per meglio gestire il consenso locale. Ora, per impiegare al meglio i fondi 2007-2013, abbiamo meno tempo. E il rischio che a risentirne sia la qualità dei progetti aumenta. Questi mesi ci auguriamo siano serviti a mettere a punto bandi da far partire appena ricevuta la comunicazione da Bruxelles. E a lavorare per garantire dal rischio di un utilizzo fraudolento dei fondi europei (al centro anche del recente scambio di opinioni tra il presidente del Consiglio e il sindaco di Napoli). Un problema diffuso e istituzionalmente sottovalutato. Basti pensare che, solo per la legge 488, negli ultimi quattro anni, sarebbero un miliardo e 200 milioni gli euro frodati da imprenditori disonesti e criminalità organizzata. La Campania è buona seconda, dopo l'inarrivabile Sicilia. Le graduatorie evidenziavano ictu oculi delle anomalie, segnalate addirittura dalla stampa. Eppure 750 milioni sono già stati erogati. E chissà se saranno mai recuperati. Ma se in questi mesi all'approntar bandi, volendo prestar fede ai cosiddetti "bene informati", in Campania pare si sia provveduto, poco o nulla si registra circa una riflessione seria e più generale sull'enorme burocrazia. Burocrazia che rallenta e talvolta frena qualsiasi progetto di sviluppo. O che a volte, paradossalmente (come nel caso dell'assessorato all'Industria) non ha personale a sufficienza per poter gestire efficacemente l'enorme mole di lavoro che le piomberà addosso in breve tempo, né tantomeno a lavorare per la trasparenza. Mentre a volte è funzionale (e anche recenti episodi di cronaca sembrano confermarlo) a episodi di malaffare. Più che una nuova struttura, come la cabina di regia sovra regionale, pure proposta, è necessario perciò un nuovo approccio. Semplice e rivoluzionario. La facilità di accesso alle informazioni è un elemento essenziale di democrazia reale. Gli strumenti che mette a disposizione il continuo progresso delle tecnologie sono già fin troppo adeguati a coniugare trasparenza e sicurezza dei dati. Ecco allora la proposta: basterebbe, per esempio, un database, una "pubblica vetrina" su Internet. Accessibile per chiunque. Aggiornata costantemente. Un catalogo in rete su cui siano caricati i finanziamenti, gli enti erogatori e i soggetti beneficiari, lo stato di attuazione, e magari le finalità raggiunte nel progetto, gli impatti, immediatamente misurabili, realizzati (fatturato e occupazione, per esempio). Tutti atti pubblici e disponibili ma che, a oggi, sembrerebbe che solo una nota trasmissione televisiva su Raitre, Report, sia andata a "spulciare" con proficuo impegno. Né è possibile trincerarsi dietro il costo, oggi minimo, di un'operazione di questo tipo. Lo stesso ministro Nicolais, d'altro canto, predica, non da oggi, la necessità di uno scatto che sposti l'attenzione dal cartaceo all'elettronico e dal difficilmente accessibile al disponibile per tutti. E ci sono enti e organizzazioni che sarebbero senz'altro disposti a realizzare e gestire il database gratuitamente. Un'operazione di questo tipo permetterebbe di distinguere agevolmente le operazioni andate a buon fine da quelle che hanno portato solo fumo (e qualche privato vantaggio). Eliminerebbe di un colpo la sensazione diffusa che i fondi europei siano soprattutto appannaggio di operazioni che poco lasciano al territorio. Ci conforterebbe, sapendo che non sentiremo più dire che il vero obiettivo è "spendere", "impegnare", rendicontare "premialmente a Bruxelles", fino a trovare accettabili anche i così detti progetti sponda. Avremo tutti la possibilità di capire come si è speso e, magari, perché. Garantirebbe un livello di trasparenza che, al momento, resta nei fatti insufficiente e crea sfiducia nella politica e incapacità diffusa di formarsi un'opinione strutturata sul lavoro svolto da parte dei rappresentanti istituzionali. Il consenso si può mantenere e accrescere sostanzialmente in due modi distinti. Garantendo vantaggi più o meno leciti in capo a singoli, meglio se influenti. Lavorando per lo sviluppo complessivo del territorio, in modo che i miglioramenti siano percepiti dai cittadini. Questa proposta è funzionale solo a questo secondo approccio. Si sono persi undici mesi, ma c'è tutto il tempo per recuperare. A meno che, sosterrebbero le solite comari malpensanti, sia più diffuso l'interesse a mantenere le cose così come sono.


La Francia sceglie 100 misure per semplificare la burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-12-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2007-12-13 - pag: 1 autore: La Francia sceglie 100 misure per semplificare la burocrazia Un comitato guidato dal presidente Nicolas Sarkozy ( nella foto i ministri dell'Economia,Christine Lagarde, e dei Conti pubblici, Eric Woerth) ha messo a punto un piano in 100 punti che snellisce la burocrazia peri cittadini francesi e taglia del 25%i costi amministrativi per le imprese. u pagina 9, commento u pagina 12 BLOOMBERG l'articolo prosegue in altra pagina.


Sarkozy: meno burocrazia per cittadini e imprese (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-12-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2007-12-13 - pag: 9 autore: Riforme in Francia. Piano in 100 punti per snellire la pubblica amministrazione Sarkozy: meno burocrazia per cittadini e imprese Prevista anche la possibilità di divorzio davanti al notaio Attilio Geroni PARIGI. Dal nostro corrispondente Una pubblica amministrazione meno ingombrante e costosa, ma più efficiente e vicina ai bisogni del cittadino e dell'impresa. Nicolas Sarkozy ha lanciato ieri la sua riforma forse più importante, difficile e ambiziosa, un vero e proprio "big bang" della presenza e dell'organizzazione dello Stato a livello centrale e territoriale. Un centinaio di misure destinate in molti casi a cambiare rapidamente la vita degli utenti sono state presentate all'apertura dei lavori del Consiglio per la modernizzazione delle politiche pubbliche, formato dai ministri economici e da un gruppo di esperti. Con l'obiettivo di tracciare la strada maestra dello Stato moderno, il presidente francese ha citato l'esempio tedesco, dove la spesa delle pubbliche amministrazioni è stata ridotta a 850 miliardi di euro all'anno contro gli oltre 1000 della Francia: "Chi mi dice che su questi 1.000 miliardi non è possibile fare delle economie senza ridurre la qualità del servizio pubblico, nega qualsiasi idea di progresso", ha detto. La pubblica amministrazione francese, con oltre 5 milioni di dipendenti, è la più costosa e ipertrofica d'Europa e da sola ha assorbito nel 2006 il 44% delle risorse di bilancio. Tra le cento misure ve ne sono molte di impatto immediato, a cominciare dalla possibilità di concludere un divorzio consensuale davanti al notaio e non più dal giudice, con considerevole riduzione dei costi e dei tempi. "La macchina della giustizia è intasata - ha detto il ministro dei Conti Pubblici, nonché capofila del progetto di riforma, Eric Woerth - e i tempi restano eccessivamente lunghi, anche quando i soggetti sottoposti al pronunciamento di un giudice non sono in conflitto tra loro. Il divorzio consensuale rappresenta il 13% dell'attività di un tribunale di grande istanza a livello civile". Il più grande cantiere di riforme sarkozyano prevede inoltre una raffica di semplificazioni per le procedure amministrative a carico del cittadino e delle aziende, un "servizio di prossimità", ha detto il ministro, coerente con il processo di decentramento in atto ormai da decenni. Presto sarà possibile recarsi in municipio, e non più in Prefettura, per richiedere i documenti di stato civile (passaporto e carta d'identità) mentresarà meno difficile e più rapido ottenere la patente di guida, il cui rilascio è affidato oggi a una pletora di 800 centri dispersi sul territorio. Il progetto riserva grande spazio alla facilitazione della vita d'impresa: il consiglio ha individuato almeno un migliaio di obblighi amministrativi definiti "i più fastidiosi" dai diretti interessati per via dei costi aggiuntivi e del tempo perso. Tra questi viene citata la dichiarazione preventiva di avvio di lavori, che un'impresa deve compilare prima di cominciare una nuova costruzione o di procedere all'ampliamento di quella esistente. Ogni anno vi sono in media 6 milioni di dichiarazioni di questo tipo, con un costo complessivo per le aziende di 348 milioni di euro. Più in generale, il Governo francese punta a una riduzione complessiva del 25% dei costi amministrativi a carico delle società. In che modo? è stata identificata una serie di 200 misure, tra le quali la semplificazione della formulistica o addirittura la sua abolizione quando è possibile oppure ancora la dematerializzazione su Internet. Woerth ha stimato in 500 milioni di euro all'anno le economie derivanti da questo primo pacchetto. Sia pure arduo, il compito di razionalizzazione del personale è facilitato dal fatto che nei prossimi cinque anni circa 350mila dipendenti del pubblico impiego andranno in pensione. La decisione del Governo di rimpiazzarne solo la metà è nota da tempo. I risparmi sono ad ampio raggio (colpiranno anche le dogane con l'installazione di passaggi elettronici e senza personale per il controllo dei passaporti biometrici) e saranno ottenuti anche accorpando le competenze delle direzioni e delle agenzie regionali di molti ministeri. Quanto è stato fatto a livello centrale - con la fusione al ministero dell'Economia della direzione generale delle imposte con quella dei conti pubblici e con l'integrazione tra Anpe e Unedic, rispettivamente l'agenzia nazionale di collocamento e l'ente che gestisce il fondo di disoccupazione - diventerà un modello per la razionalizzazione territoriale. L'esempio viene dall'alto anche con l'idea di riunire in uno stesso grande complesso, che sorgerà a Balard nel 15esimo arrondissement, il ministero della Difesa con gli stati maggiori dell'Esercito, dell'Aeronautica e della Marina. Un progetto subito ribattezzato il Pentagono sulla Senna.


Farmaci con troppa burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-12-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2007-12-13 - pag: 12 autore: Farmaci con troppa burocrazia di Richard A. Epstein P arlando di salute e sicurezza dei consumatori,non v'è dubbio che vi sia spazio per talune forme ragionevoli di regolamentazione da parte delle autorità pubbliche, sulla base del tradizionale potere di vigilanza dello Stato. Una importantissima questione relativa alla sicurezza dei farmaci riguarda il confronto del rendimento delle istituzioni americane ed europee. Una valutazione ragionata di tale questione richiederebbe un'indagine particolareggiata eseguita da esperti del settore, e non è il caso di tentarla in questa sede, anche perché i risultati differirebbero da nazione a nazione e tra diverse classi di farmaci. Pur tenendo conto di tutte le complessità del caso, tuttavia, può essere utile esaminare alcunidei problemi che si presentano nel confronto delle normative relative alla sicurezza dei farmaci vigenti negli Stati Uniti e nell'Unione Europea. Quest'ultima ha centralizzato le attività di approvazione dei prodotti farmaceutici nella Emea, l'agenzia europea per i medicinali che, a partire dal 1995,è responsabile di tutte le innovazioni farmaceutiche per l'intera Ue. Per iniziare, i dati raccolti dal Tufts Center for the Study of Drug Development (un leader riconosciuto in questo campo) non evidenziano particolari differenze tra i due sistemi, almeno se misurati in base al tempo necessario per concedere l'approvazione al commercio di un farmaco. Nel 1999 i valori mediani per i due sistemi erano pari a 370 giorni per la Emea e 366 per la Fda: una differenza assolutamente trascurabile. L'unica differenza sostanziale si ravvisava nella varianza, che negli Stati Uniti era decisamente più elevata. Nell'Unione Europea la regolamentazione dei farmaci non viene attuata solo dalla Emea, ma anche dagli enti preposti a livello nazionale. Viene quindi da chiedersi se questo secondo livello normativo sia del tutto proforma o se invece contribuisca a ritardare l'immissione nel mercato di nuovi farmaci. Peraltro la durata del processo di approvazione non è l'unica misura dell'efficienza di questo aspetto: un parametro più pertinente è la velocità con cui il farmaco raggiunge effettivamente il mercato, che dipende in parte dal momento in cui la casa farmaceutica decide di avviare il processo, fattore che a sua volta è influenzato tra l'altro dalle questioni relative ai prezzi. Una valutazione completa del rendimento dei due sistemi, per giunta, deve considerare inquale misura i diversi enti confidino nel lavoro svolto da altri. Se la Fda approva per prima un farmaco e le sue informazioni vengono messe a disposizione dell'Emea, il processo di approvazione dovrebbe svolgersi più rapidamente, giacché è possibile basarsi su più dati. Infine, il funzionamento delle due organizzazioni può essere influenzato dalle altre funzioni che sono chiamate a svolgere. Da questo punto di vista è importante osservare che talvolta l'Emea e le sue controparti a livello nazionale sono incaricate di prendere decisioni in merito al prezzo, e non solo alla sicurezza dei farmaci.L'equivalente italiano della Fda, ad esempio,ossia l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) è responsabile non solo della valutazione della sicurezza dei prodotti farmaceutici, ma anche delle decisioni relative all'entrata sul mercato, ai prezzi e ai rimborsi da parte dello Stato. Una separazione formale delle funzioni nell'ambito dei singoli apparati di governo offre una certa tutela da pericolose commistioni, come può avvenire nel caso in cui un nuovo farmaco venga bloccato a causa delle differenze di prezzo con un altro. Tuttavia vi è sempre la preoccupazione che l'esistenza di canali di comunicazione informali possa essere sfruttata per punire quelle aziende che si fossero opposte alle richieste delle autorità di praticare un determinato prezzo, ad esempio minacciando di arrestare il processo di approvazione di un loro prodotto. è molto difficile ottenere prove concrete della veridicità di questa ipotesi, che quindi deve necessariamente basarsi su supposizioni in merito al carattere delle attività burocratiche, supposizioni che possono essere perfettamente false in alcuni casi e assolutamente fondate in altri.Non v'è dubbio che negli Stati Uniti questo problema si sia verificato, proprio nel caso di alcune grandi case farmaceutiche che avevano sottoposto all'approvazione della Fda diversi prodotti. Se un'azienda critica la Fda c'è il rischio che, grazie a sapienti manovre burocratiche, l'ente federale rallenti il processo di approvazione dei suoi prodotti. Ovviamente ciò non lascerà alcuna traccia nella documentazione, con la conseguenza che questa strategia risulta particolarmente efficace: dopo tutto, nessuna impresa sarebbe disposta a rischiare di vedere i propri prodotti languire nelle more del processo di approvazione solo al fine di criticare il ritardo con cui la Fda ha certificato l'idoneità di altri farmaci. E ovviamente nessuno sarebbe mai disposto ad avventurarsi nell'assurda impresa di citare in giudizio l'ente federale al fine di accelerare l'approvazione dei propri prodotti, creando in tal modo proprio quei ritardi che voleva evitare. La questione della competenza relativa dei due sistemi merita quindi studi più approfonditi.L'unica cosa che si può affermare con ragionevole certezza è che il fatto di confidare nelle normative statali come strumento di tutela a favore dei singoli individui è un pericolo che si ravvisa su entrambe le sponde dell'Atlantico. La conclusione è che, sia in America, sia in Europa,l'innovazione in campo farmaceutico è destinata ad essere più lenta di quanto non avverrebbe in un sistema meno regolamentato. SICUREZZA DEI PRODOTTI Sia in Europa che negli Stati Uniti esistono più livelli di controllo - L'Agenzia italiana (Aifa) è responsabile anche dei prezzi: un'anomalia.


La sanità prepara maggiori tutele e meno burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-12-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2007-12-13 - pag: 31 autore: Salute. Il Ddl Turco passa alla Camera La sanità prepara maggiori tutele e meno burocrazia Marzio Bartoloni ROMA Un colpo di spugna a ben6 milioni e mezzo di certificati che fanno sprecare tempo e pazienza ai cittadini e costano almeno 40 milioni all'anno. E poi una corsia veloce per i farmaci contro il dolore: basterà una ricetta ordinaria del Ssn per prescrivere gli oppioidi che potranno essere impiegati per tutte le malattie "croniche e invalidanti ". Il Ddl per la "semplificazione degli adempimenti connessi alla tutela della salute" – che ieri ha incassato il via libera dell'aula del Senato con una larga maggioranza – promette di rendere più facile la vita agli italiani cancellando in un colpo solo tante scartoffie che, ha spiegato il ministro della salute, Livia Turco, "costano tempo e denaro alla collettività". La scure si abbatte innanzitutto sul certificato per antonomasia: quello di "sana e robusta costituzione" richiesto per le più svariate ragioni, dall'iscrizione in palestra fino alle assunzioni nella Pa. Ma la "black-list" è lunga: ci sono i certificati richiesti agli alimentaristi; le idoneità fisiche per gli insegnanti di ruolo e per chi vuole fare il servizio civile; i certificati vaccinali per l'iscrizione dei bimbi alle scuole primarie e quelli necessari per l'anticipazione del quinto dello stipendio. Ha le ore contate anche il certificato medico annuale di idoneità fisica per almeno 200mila lavoratori (parrucchieri, maestri di sci, addetti agli esplosivi, conduttori di caldaie a vapore, giudici di pace, lavoratori extracomunitari dello spettacolo). E, dulcis in fundo, i certificati (ne servono addirittura tre) per i decessi: ogni anno se ne producono un milione e mezzo. Ma il Ddl contiene molto di più: dal divieto di vendere alcolici ai minorenni (oggi vale per gli under 16) alla lotta all'abusivismo con la previsione della confisca delle attrezzature per chi esercita la professione medica senza titolo. Fino alla mano libera ai medici specialisti che potranno prescrivere alcuni farmaci discostandosi, se necessario, dalle indicazioni previste nel cosiddetto bugiardino. Le scuole di specializzazione di area sanitaria potranno avviare delle sub-specialità negli ultimi due anni di corso e l'introduzione di registri per raccogliere dati su mortalità e incidenza delle malattie più gravi. Infine, le Regioni potranno bandire un concorso straordinario, con regole molto sempli-ficate, per coprire oltre 500 sedi di farmacie.


E' una dichiarazione di impegno quella del nuovo presidente Confindustria Andrea Ugolini nella (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 13-12-2007)

 

Tradizionale cena degli auguri che si è svolta martedì sera all'hotel Flaminio. Ma anche di apertura, di grande apertura ai potenziali interlocutori. "Lavoreremo per avvicinare Confindustria alla città", ha affermato. Sarà "un dialogo nuovo - ha ammesso ai margini dell'incontro - con tutte le forze presenti, sia politiche che economiche comprese le associazioni di categoria. In una pari dignità e non come antagonisti". "Sarà soprattutto un 2008 di impegno". E' una promessa, soprattutto in un anno riconosciuto pieno di complicazioni. Ma partendo dal presupposto che "Pesaro va meglio delle Marche" e che "le Marche vanno meglio dell'Italia" sia dal punto di vista della disoccupazione (fermo al 3,5 per cento) che dell'indice di imprenditorialità "altissimo". "Un'azienda ogni 8 abitanti, - ha precisato - siamo la provincia con più fermento economico. E' importante però continuare sulla via della ricerca, dell'innovazione". "Ci sono tanti casi di eccellenza in questa nostra provincia - ha continuato - E Confindustria sarà accanto agli imprenditori. Anche quelli più lontani". Il suo obiettivo è dichiarato: Mille associati in mille giorni. "Siamo in ritardo - ha ammesso - ma ci stiamo impegnando". I problemi comunque non mancano: prima di tutto la burocrazia, "la speranza è che ci sia meno burocrazia e più economia"; oppure i salari bassi: "è un problema che esiste, ma per ogni 100 euro che vanno in busta paga, le aziende ne spendono 220, solo perchè lo Stato non taglia in maniera netta le sue spese". Ugolini ha detto di sperare anche nella concretizzazione di una nuova legge elettorale e ha invitato gli imprenditori e i sindacati ad avvicinarsi, per fare fronte comune sulla prevenzione nel lavoro: "Lavoriamo insieme per la cultura della sicurezza". "Come imprenditori - ha sostenuto - non possiamo sentirci soddisfatti, ma sbaglia chi divide gli interessi nostri da quelli dei lavoratori: dobbiamo sviluppare insieme la cultura della prevenzione". E ha invitato al tavolo della concertazione anche i politici. La "chiarezza e il realismo" dell'intervento del presidente Ugolini sono stati sottolineati anche dall'arcivescovo di Pesaro monsignor Piero Coccia che ha aggiunto: "L'impresa, tra suoi impegni, deve mettere ai primi posti anche quello di far crescere il capitale umano". Infine citando l'ultimo rapporto del Censis, monsignor Coccia ha ricordato che "tra le élite del nostro Paese ci sono le minoranza imprenditoriali. E le imprese della nostra provincia devono essere orgogliose di appartenere a questa categoria".


Che cari questi politici (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 13-12-2007)

 

CULTURA 13-12-2007 "Sprecopoli" Che cari questi politici Giancarlo Baroni II "Sprecopoli": ecco un altro documentato viaggio nei "nuovi sprechi" della politica italiana. Il libro, pubblicato da Mondadori, è opera di Mario Cervi e Nicola Porro. Gli autori sono ben consapevoli di esplorare un terreno già ampiamente battuto da politici di buona volontà e giornalisti controcorrente. Il libro ha, d'altra parte, l'obiettivo di trattare in modo sistematico gli sprechi che albergano in alcune delle principali istituzioni e realtà italiane: Quirinale, Parlamento, Palazzo Chigi, enti locali, regioni, sanità, province, comuni e partecipazioni locali. Gli autori, numeri alla mano, evidenziano i tanti paradossi (eufemismo) del nostro Paese, annidati sia al centro che in periferia. Sapevate, ad esempio, che negli ultimi vent'anni, a fronte di un calo vertiginoso dei processi (da circa 3mila negli anni Ottanta a 338 nel 2006), i magistrati militari sono passati da 75 a 103? O che dire del caso, denunciato tempo fa, dell'Archivio di Stato di Cosenza, passato in pochi anni da 11 a 168 dipendenti, impegnati a ricevere una media di 10 visitatori e a realizzare 130 fotocopie al giorno? Insomma, la burocrazia ha le sue ragioni, che la ragione non comprenderà mai (Pascal ci perdoni)...e la politica spesso la alimenta con obiettivi discutibili. L'inchiesta di Cervi e Porro si segnala per equilibrio e completezza: presenta non solo dati noti e ampiamente dibattuti, ma situazioni scandalose non ancora emerse. Perché "Sprecopoli" è un "paese dei balocchi " che non finisce di stupire. E che non bisogna smettere di esplorare.


Una Carta per i politici contro i singoli (sezione: Burocrazia)

( da "Opinione, L'" del 13-12-2007)

 

Oggi è Gio, 13 Dic 2007 Edizione 273 del 13-12-2007 I "diritti fondamentali" dell'Ue Una Carta per i politici contro i singoli di Carlo Lottieri Nel processo di costruzione europea c'è qualcosa di terribilmente inerziale, indifferente ad ogni esigenza di legittimità e anche a quella stessa "democrazia" costantemente evocata in altre circostanze. Poco importa che, quando vengono chiamati a votare, i cittadini francesi o quelli olandesi non di rado si esprimano in maniera molto netta, e assai negativa, mostrando di voler fare a meno di un Super-Stato europeo con capitale a Bruxelles. Ormai è chiaro che esiste una burocrazia continentale assolutamente determinata a rafforzare le competenze dell'Unione e a spingere un po' alla volta verso un'integrazione politica crescente dei paesi membri. Va letta entro questa prospettiva l'approvazione che ha avuto luogo a Bruxelles, proprio ieri mattina, della Carta dei diritti fondamentali: un documento partorito fin nel 2000 a Nizza e che ora assumerà un valore vincolante per l'Unione e per i paesi membri (con l'eccezione di Regno Unito e Polonia, che hanno ottenuto una particolare esenzione). Chi difende il valore di questo atto ? che si è estrinsecato nella contestuale firma al documento da parte di Hans Gert Pöttering (presidente del Parlamento), José Socrates (presidente portoghese di turno della Ue) e di José Manuel Durao Barroso (presidente della Commissione Europea) ? lo fa evidenziando come ormai non fosse più possibile continuare a sviluppare organizzazioni, funzioni e poteri senza elaborare anche taluni contrappesi, posti a tutela dei singoli. È questa la tesi, ad esempio, della studiosa di diritto europeo Elisabeth Guild, convinta che finalmente "la Carta offre un meccanismo in grado di sopperire a questa mancanza". C'è però da essere più che scettici. Quando a fine Settecento gli americani si diedero una carta costituzionale federale, a Filadelfia, il partito più avverso al processo di unificazione e più determinato nella difesa dei diritti dei singoli (i cosiddetti "antifederalisti", vicini alle posizioni di Thomas Jefferson) pretese una Carta dei diritti, e i primi dieci emendamenti alla Costituzione furono esattamente questa protezione legale a tutela delle libertà fondamentali. Ma la Carta dei diritti fondamentali uscita da Nizza non ha nulla a che fare con tutto ciò, e per comprenderlo basta una veloce lettura del testo. In primo luogo, si tratta di ben 54 articoli, che spaziano in ogni direzione e pretendono di fissare criteri e principi per quasi ogni aspetto della vita umana: dalla bioetica alla tortura, dalla famiglia all'istruzione, dall'impresa al diritto d'asilo, dalla parità uomo-donna ai diritti del bambino, dai disabili ai lavoratori, dall'ambiente ai consumatori, e via dicendo. La ragione di questa evidente "dilatazione" è chiara. Mentre nell'America di fine Settecento ? pur tra talune gravi ambiguità (si pensi solo alla questione della schiavitù) ? vi era un'idea liberale in senso classico delle libertà dei singoli, strettamente connesse all'idea di proprietà, oggi il tema stesso dei diritti evoca una costante minaccia ai diritti in senso proprio. Definire la lista dei diritti, ormai, significa predisporre ciò il Potere deve (o dovrebbe) fare per garantire ad ogni uomo la sua quota di reddito, istruzione, cure mediche, e via dicendo. Mentre un tempo le Carte dei diritti, insomma, erano a difesa della proprietà e quindi dell'autonomia dei singoli e delle famiglie, ora la situazione si è rovesciata e si evocano diritti "sociali" e libertà "sostanziali" proprio al fine di dilatare la pressione fiscale e il peso delle burocrazie. In questo senso, la Carta dei diritti è una specie di ipoteca socialista sul futuro dei paesi europei. Questo aiuta a comprendere perché i britannici si siano tirati da parte: tanto più che il prossimo passo nei progetti degli "unificatori" consiste nel dotare Bruxelles di una capacità impositiva autonoma, in modo tale che il bilancio europeo non derivi dai fondi che i singoli Stati destinano all'Unione, a permetta alle istituzioni comunitarie di tassare direttamente cittadini e imprese. In questo senso, per gli eurocrati che in fretta e furia ieri hanno voluto approvare tale Carta, che gli europei stessi non conoscono e a cui ben poco sono interessati, fissare tali principi significa inoltre porre le condizioni per una crescita progressiva delle competenze di Bruxelles. Se ancora nei primi decenni dell'Ottocento la logica del costituzionalismo mirava a definire limiti ben precisi al potere pubblico e in questo senso puntava a proteggere le libertà dei singoli, oggi le costituzioni e le stesse carte dei diritti puntano più che altro ad organizzare il dominio e a definire i tratti della sovranità. In questo modo, il Vecchio Continente pare scivolare sempre più verso logiche socialiste e quasi tendere ad un'Unione che intende farsi Stato. Affermatasi quale culla della civiltà occidentale grazie al suo pluralismo politico e alla sua complessità istituzionale, l'Europa odierna sembra dimentica del proprio passato, tanto che molti si sono perfino persuasi che la pace degli ultimi sessant'anni sia figlia delle istituzioni comuni molto più che del mutato clima culturale. La Carta dei diritti fondamentali può essere allora un passo decisivo verso l'Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche paventata ? ad esempio ? da Vladimir Bukovskij. Oppure può rivelarsi, come già fu la Costituzione di Nizza, un atto de tutto velleitario: l'ennesima forzatura compiuta da élite troppo lontane dal mondo reale e quindi ormai incapaci d'incidere sulla realtà. Confidiamo nella seconda ipotesi.


"La Calabria sarà un banco di prova" (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale di Calabria, Il" del 13-12-2007)

 

Il segretario del Prc, Scarpelli, commenta la nascita del soggetto politico che unisce la sinistra radicale CATANZARO. Il segretario regionale del Prc, Pino Scarpelli, commenta la nascita del nuovo soggetto unitario della sinistra radicale, la Sinistra-Arcobaleno che, sostiene, avrà nella Calabria il suo banco di prova. "All'assemblea generale della Sinistra e degli ecologisti svoltasi alla nuova fiera di Roma - afferma - abbiamo dato vita ad un nuovo grande movimento unitario e pluralista. Non è un caso, infatti, che accanto alla sinistra si è deciso di collocare il simbolo dell'arcobaleno. Abbiamo redatto una Carta d'intenti che si fonda su principi essenziali: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di civiltà; valore del lavoro e del sapere; centralità dell'ambiente; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali maschilisti. Nella costruzione di questo nuovo soggetto federativo - aggiunge - intendiamo dare corso ad una politica rinnovata basata sulla democrazia, la partecipazione e la tutela dei lavoratori. Per tale motivo La Sinistra L'Arcobaleno - assicura - porrà al centro della sua attività politica il tema del lavoro e del precariato. Lo stillicidio dei nostri operai è la dimostrazione che il vecchio progetto politico ha fallito miseramente. E lo ha fatto, in modo inquietante, nelle pieghe più intime dell'esistenza umana e dello stato di diritto. Nel 2008 non si può ancora morire nei cantieri e nelle fabbriche. Il continuo e nefasto susseguirsi di morti bianche rappresenta una inqualificabile involuzione storica e sociale. Una mortificazione nei confronti di un passato carico di lotte operaie e ricco di conquiste. Nello stesso apparato produttivo coesistono due grandi contraddizioni: una sfrontata ed ostentata modernità di contro al decadimento di ogni forma e concetto di tutela della forza lavoro. Se oggi si ritorna a parlare di Marx, di correnti marxiste, Gramsci, Berlinguer, Pesce - aggiunge Scarpelli - è perché il malcontento viene dal basso, dal popolo che si sente smarrito e dimenticato dalla classe dirigente che lo governa. Dal ventre popolare proviene una richiesta di aiuto e la speranza che qualcosa cambi. Noi abbiamo ascoltato tale richiesta ed abbiamo colto l'esigenza di chiarezza, di stabilità e di giustizia sociale". La Calabria, secondo Scarpelli, "sarà il banco di prova di questa nuova sfida che La Sinistra L'Arcobaleno intende affrontare. La Calabria - dice - è una regione che presenta criticità strutturali ed infrastrutturali. Difficili da risanare. Cosenza, in modo particolare, ha visto in questi anni il progressivo smantellamento del comparto industriale ed informatico. Tanto per citare qualche settore. Migliaia di posti di lavoro sono andati in fumo come le speranze dei nostri giovani rimasti stritolate da un mercato del lavoro asfittico e clientelare. Non si contano le dismissioni di fabbriche, aziende importanti come la Rai, la Telecom, le banche. Che dire delle Ferrovie dello Stato, sempre in procinto di tagliare servizi e ritirare i capitali. Si guardi, poi, alla gestione della sanità regionale in balia del malaffare e delle speculazioni economiche. Una sequela d'investimenti su reparti che somigliano a scatole cinesi. Un insuccesso dopo l'altro. La disfatta. L'ultima delle quali coincide con l'agonia della Sanità Calabrese in spregio delle intelligenze locali. Perché, bisogna dirlo, menti brillanti ne abbiamo in questo territorio ma non gli si concede di emergere. Si sponsorizzano, invece, i parenti dei parenti, gli amici degli amici. La nostra classe dirigente s'impoverisce senza una premialità che punti sulla meritocrazia e non sulla "contabilità" elettorale delle famiglie. E con una leadership senza cervelli e senza ambizioni la crescita e lo sviluppo sono destinate ad atrofizzarsi. A vantaggio della illegalità e delle infiltrazioni mafiose. La nostra forza, pertanto, sarà quella di restituire a ciascuno il mal tolto. Ai giovani - continua - le certezze ed il futuro che meritano, alle fasce deboli dignità, sostegno e vivibilità. Non ci rassegneremo ad uno status di minoranza o satellitare rispetto al Pd. Ci impegneremo, anzi, per diventare una forza grande ad autonoma come ribadisce la nostra Carta d'intenti, capace di competere per l'egemonia, influente nella vita della società e dello Stato, che pesi nella realtà politico-sociale del centrosinistra. Un soggetto capace di contrastare le derive populiste e plebiscitarie, figlie di una politica debole e della separazione tra potere e cittadini. Ma dobbiamo accelerare i tempi. Il mio appello - conclude - è rivolto a tutte le intelligenze, i saperi, i movimenti, le associazioni affinché si mobilitano, affinché dispieghino le loro energie in un progetto unitario che ci avvicini e che coinvolga tutto il popolo calabrese".


 

 

 

ARTICOLI DEL 12 DICEMBRE 2007

H A AVUTO l'effetto di una bomba il j'accuse di Coldiretti ( da "Nazione, La (La Spezia)" del 12-12-2007)

L'intervista - franco manzitti ( da "Repubblica, La" del 12-12-2007)

Pasticcio all'anagrafe: due persone, stessa casa ( da "Secolo XIX, Il" del 12-12-2007)

SÌ, È VERO: la burocrazia e gli interessi di palazzo non sembrano tenere conto delle ( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 12-12-2007)

Il buon senso ha trionfato: ridati i farmaci al leucemico ( da "Gazzetta del Sud" del 12-12-2007)

<Non esiste meritocrazia Né incentivi per i bravi> ( da "Corriere Alto Adige" del 12-12-2007)

Paesaggi e prodotti tipici: presentata l'agenda Squisiterre ( da "Denaro, Il" del 12-12-2007)

Servizi on line per snellire la burocrazia ( da "Eco del Chisone" del 12-12-2007)

GLI ARTIGIANI ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 12-12-2007)

<Sci, troppa burocrazia frena le piste sicure> ( da "Gazzettino, Il" del 12-12-2007)

Più sicurezza sul lavoro e burocrazie più semplici ( da "Italia Sera" del 12-12-2007)

Concessioni edilizie, burocrazia più snella ( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 12-12-2007)

BUROCRAZIA, 7.000 ATTI LEGISLATIVI DA ABROGARE ( da "Sestopotere.com" del 12-12-2007)

L'Italia sotto il camion ( da "Stampaweb, La" del 12-12-2007)

Stato di emergenza per la sanità ( da "Giornale di Calabria, Il" del 12-12-2007)


Articoli

H A AVUTO l'effetto di una bomba il j'accuse di Coldiretti (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (La Spezia)" del 12-12-2007)

 

H A AVUTO l'effetto di una bomba il "j'accuse" di Coldiretti contro l'overdose di burocrazia che sta uccidendo gli allevamenti in tutta la Lunigiana. E sotto accusa, ricordiamolo, c'è anche la Regione Toscana, "colpevole" di interpretare in senso restrittivo le norme dell'Unione Europea. Un comportamento anomalo, visto che la Regione Liguria, che pure una zootecnia più debole, l'ha interpretato in modo opposto, permettendo ai suoi allevatori di vendere i loro prodotti ovunque. Per capire quanto sta accadendo in un settore che, almeno a parole, viene considerato fondamentale, basta vedere i dati. Ieri sera la Coldiretti e l'Associazione provinciale allevatori hanno rivelato che nel 2000 gli allevamenti in provincia di Massa Carrara erano 184. Ebbene, quest'anno il numero delle imprese è calato drasticamente fino a quota 105. "SONO BEN 79 le stalle ? lamentano in Coldiretti ? che hanno chiuso i battenti anche per colpa della burocrazia. Degli allevamenti ancora aperti, ¾ si trovano in Lunigiana, il resto sono nella zona tra Massa e Carrara. Gli allevamenti di ovini e caprini sono ben 23 mentre le stalle dove si trovano bovini da latte sono solamente 9. E' la categoria che ha subito i maggiori effetti della burocrazia. Non dimentichiamo che erano oltre 30 nel 2000, solo 7 anni fa". A tenere ancora in piedi il settore (ma fino a quando?) ci pensano gli allevatori della pecora zerasca: ben sessanta, al lavoro soprattutto nel territorio dei comuni di Zeri, Pontremoli e Licciana Nardi. Poi ci sono gli allevatori di equini (15) ma anche le stalle piene di cavalli rischiano di diventare solo un ricordo. Le nuove leggi nazionali e regionali hanno indebolito ulteriormente il settore e a Fivizzano e dintorni diversi imprenditori hanno già detto che se le cose non cambiano dovranno chiudere i battenti. MA QUALI sono le maggiori imprese operanti nel settore? Oggi i più grandi allevatori sono i fratelli Paolini a Massa che hanno 250 pecore massesi e 450 sarde, Alberto e Federico Menchini, sempre a Massa con 300 pecore massesi, Giancarlo Boschetti a Tavernelle (Licciana Nardi) che ha anche un caseificio, Marco Pavesi (con centinaia di pecore sarde e un caseificio), Paolo Ricci a Fosdinovo (con pecora sarda e caseificio) e Fabio Castagnini (a Mulazzo). In tutto in provincia si contano circa 2.600 capi di pecora zerasca e 2.700 esemplari di pecora massese. Ma ritorna la domanda: fino a quando? Andrea Luparia - -->.


L'intervista - franco manzitti (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 12-12-2007)

 

Pagina IV - Genova L'INTERVISTA Don Balletto, ultimo avviso "Una città che va a fondo" Le preoccupazioni del professore-sacerdote sulle divisioni dei genovesi "Genova non fa mosaico ma a Natale occorre trovare altri messaggi di speranza" "Siamo come su un barcone alla deriva che imbarca acqua con la ciurma capace solo di scontri e nessuno che ripara i guasti" FRANCO MANZITTI Ora il tono di don Antonio Balletto è solo leggermente più sottile, nella voce, ma non certo nella denuncia e negli allarmi che lancia. Seduto nella poltrona di casa davanti a una grande finestra che inquadra un tramonto prenatalizio, con la luce soffusa che si spegne sul Fasce come in uno dei tanti presepi che la città sta allestendo, don Antonio questa volta parla diretto e fermo sullo stato della città e anche su quello della Chiesa di cui lui è ministro. Aveva in passato usato perifrasi chiare e metafore affilate come spade per descrivere le nostre emergenze quotidiane: la società come una tela strappata, lisa dai grandi disagi con i più deboli che precipitavano di sotto, la classe politica dirigente come una casta, quando il celebre libro della scorsa estate con questo titolo neppure immaginato. Oggi, vigilia del Natale 2007, insieme alla speranza cristiana, piena di messaggi nuovi, la metafora è ancor più biblica e perforante e l'avvertimento alla classe politica e a quella dirigente pieno anche di nomi e di cognomi. La voce è sottile, il tono è severo, l'analisi è quasi spietata. Don Antonio eravamo partiti descrivendo la nostra società in crisi come una tela strappata, lisa dalle difficoltà, oggi come vede la società in cui viviamo, la nostra città che la ospita? "La vedo come un barcone che fa acqua. Ha rotto gli ormeggi questa grande barca, ha spezzato ancoraggi tradizionali e non sa trovare quelli nuovi, che possano metterla in sicurezza. A bordo c'è una ciurma dove tutti lottano contro tutti. Ciò che interessa è salvare se stessi e il proprio gruppo, la propria fazione. Non ci si cura molto del possibile naufragio e di tutti i deboli che sono a bordo e che non si salveranno...." Ma a bordo non c'è chi ripara quei buchi dai quali entra l'acqua, almeno per continuare a galleggiare? "Ci vorrebbero bravi artigiani, capaci di usare i sistemi giusti. Una volta si tappavano i buchi con la pece...Questo compito oggi lo avrebbero i politici, se facessero il loro dovere di incoraggiare i instradare dei bravi artigiani. Sono sicuro che sul barcone questi bravi artigiani ci sono e sono anche disponibili e preparati, ma sono trattenuti dai responsabili, sono fermati dalla burocrazia." Usciamo dalla metafora: la città affonda, la politica non governa la rotta e l'equipaggio, la burocrazia blocca i tecnici: si possono fare esempi? "Certo, incominciamo dalla cultura. Ci sarebbero molti giovani che abitano l'Università e che lavorano con serietà, ma la cultura è sempre più spesso trasformata in una carnevalate come le Notti bianche. La Vincenzi lancia dibattiti e Festival sulla laicità....magari li facessero questi dibattiti, ne sarei felice, ma poi magari li mettono in mano ai Flores D'Arcais e le intelligenze più attente, più critiche che sanno lavorare con metodo in città vengono messe da parte. Vengono considerate fastidiose. Guardi che questo modo di procedere riguarda anche casa mia...." Cosa vuol dire? " Che in materia di religione spesso non è diverso. Si ricerca la ripetitività e non si crea mai nulla di nuovo. Si dimenticano i preti che combattono da soli sotto quella tela strappata. Ci si accontenta di vedere qualche chiesa piena e non si ricorda che solo il due per cento frequenta assiduamente. Se nella mia San Siro ci sono duecento fedeli a Messa su tremila anime della parrocchia non si può dire che si è imboccata la strada giusta!" Altri esempi di buchi non tappati nel barcone che va alla deriva? "L'economia cittadina. Anche qui ci sono grandi imprenditori. Alcide Rosina e Gianni Savasta, per esempio, lo sono. Ma sono costretti a far viaggiare lontano da Genova le loro navi. L'industria manifatturiera è finita, forse, ma esistono altri imprenditori pieni di idee e di forza, come Carlo Castellano, che la città non considera come dovrebbe....Nella ricerca medica ci sono grandi talenti che non sono messi a fruttare. Sì, al Gaslini ci sono grandi scienziati come Ignazio Marino, ma quanti sono costretti a andare via e fatti precedere da mediocri? Ricordo che quando ero in Fondazione Carige: cercavo di far entrare nel Consiglio Luzzatto che era allora all'Ist. Non ci fu verso: preferirono uno sconosciuto medico vicino all'Opus Dei. Ricordo che il professor Marmont chiedeva puntigliosamente quali pubblicazioni avesse prodotto questo medico. Rispondevano evasivamente: svariate..... E poi c'è il turismo, un altro talento perduto. Non siamo in grado di organizzarlo. Crediamo di essere diventati come Roma, Firenze, Pisa, perché ci sono tre turisti in strada. Dimentichiamo che non abbiamo grandi concentrazioni di attrazioni turistiche, ma piuttosto siamo pieni di cose segrete. Bisognerebbe avere idee...Questa assessore Bozzano non mi sembra ne abbia. L'unico è stato Claudio Burlando quando ci portò l'Acquario...." Ma professore, tutto questo ragionamento a cosa ci porta? "Che siamo una città con pietre bellissime per fare un mosaico, ma questo non viene mai fuori. Io non lo aspetto più. Mi sono stancato:" Sarà colpa dei capi ciurma di quel barcone? "Quelli si affaccendano e si appassionano in cose secondarie, invece di lavorare nel quotidiano, di curare i particolari mettendo insieme i quali si costruisce il mosaico. Mi ha un po' deluso anche Renzo Piano, con i suoi grandi disegni che si realizzeranno fra cento anni, ma intanto la città ha bisogno, palazzo per palazzo, vicolo per vicolo, di cure particolari." Insomma Genova dove è ora: alla deriva come quel barcone? "Mi sembra chiusa in un fortilizio senza strade che portino fuori o che permettano ingressi: non è un caso che si parli tanto di infrastrutture. Dentro c'è come una asfissia culturale. Ma non si può essere pessimisti perché le potenzialità, le pietre preziose del mosaico esistono. Bisogna lavorare insieme, rimboccarsi le maniche...." E qui si fa il contrario: guardi questa battaglia per nominare il presidente del porto, altro che armonia. C osa ne pensa? "Non conosco il candidato Paolo Costa, così sostenuto dalla sindaco. Penso che in porto non ci voglia un tecnico con la testa in Europa, quelli si trovano facilmente. Ci vuole un personaggio politico che sappia legare e slegare, che faccia parlare la Culmv con gli armatori con gli spedizionieri, che risolva i conflitti, li sappia affrontare e che parli chiaro." E in casa sua Don Balletto come vanno le cose? La chiesa genovese sembra oggi trionfante con tutte queste promozioni in Vaticano: si dice che allora aveva ragione il tradizionalista Siri e che ora arrivano i premi al clero che lui ha formato. "Invece si dimostra che avevamo ragione noi. Ora che trionfa il conservatorismo si attinge da Roma a Genova, dove esiste un'enclave conservatrice. Tiriamo fuori dai cassetti i vecchi paramenti degli antichi riti, le pianete colorate e trapuntate e non capiamo che sta succedendo quello che proprio Siri aveva preannunciato quando disse che ci sarebbero voluti 50 anni per riparare ai danni del Concilio Vaticano II. Purtroppo hanno cominciato prima e non capiscono che quel passato non può tornare, come la messa in latino che nessuno recita e nessuno segue, malgrado le decisioni vaticane." E tornando alla politica e a quel barcone: è solo colpa di chi è al timone di chi governa, Comune, Regione, Provincia? "L'opposizione è una vergogna. Plinio, Biasotti anche Scajola cosa sono capaci di fare? Mai un'idea, un progetto, solo censure a chi amministra e la speranza di prendere il loro posto per fare che?" E' Natale, un Natale diverso: dove sta la speranza? "E' un Natale diverso e più difficile, ma l'uomo ha nostalgia dei valori autentici di Natale e questo è già un segno di speranza: trasformare quei valori antichi nella modernità, trasformarli in modo palpitante. Non capisco le critiche scontate al consumismo: non è un peccato. Bisogna capire di cosa hanno bisogno gli uomini, possono avere bisogno anche di comprare un bel regalo e di sentire diventare leggeri quei pacchi di Natale, magari ascoltando i canti della festa che salgono dall'organo di una Chiesa. Il Natale ha un valore suo forte: i nostri vecchi ci hanno fatto trascorrere Natali così belli e ricchi che oggi possiamo accettare di trascorrerli in difficoltà maggiori, anche da soli, ricordando quella ricchezza che colma i vuoti di oggi.".


Pasticcio all'anagrafe: due persone, stessa casa (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 12-12-2007)

 

Burocrazia Una donna ha scoperto che da novembre uno sconosciuto è ufficialmente residente al suo stesso indirizzo, a Pegli 12/12/2007.


SÌ, È VERO: la burocrazia e gli interessi di palazzo non sembrano tenere conto delle (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 12-12-2007)

 

"SÌ, È VERO: la burocrazia e gli interessi di palazzo non sembrano tenere conto delle reali necessità della cittadinanza". E' l'amaro verdetto pronunciato da Elena Musetti (Forza Italia) ad appena sei mesi dalla propria elezione come consigliere della circoscrizione 'Monti'. Ed è vero che "il rapporto di collaborazione, il reciproco rispetto fra le varie componenti politiche e la disponibilità del presidente Davide Diamanti hanno fatto sì che in circoscrizione si superassero le logiche partitiche, finalizzando il nostro operato a migliorare le condizioni dei paesi a monte". Ma è anche vero che "i tanti problemi delle frazioni montane sembrano puntualmente ottenere una soluzione alla vigilia di ogni avvenimento politico importante, mentre poi, successivamente, cadono nell'oblio". Problemi numerosi, secondo Elena Musetti. Intanto, i paesi a monte "già penalizzati per un sistema di trasporto pubblico che definire carente è riduttivo, soffrono di una situazione viaria assolutamente deficitaria". Inoltre "la presenza del traffico pesante e la qualità del manto stradale rappresentano un costante pericolo per i paesani così, come rappresenta un pericolo la soluzione assolutamente precaria degli alberi che sovrastano le carreggiate". E così "anche una banale pulitura delle strade, da effettuarsi con mezzi meccanici, diventa problematica per una pretestuosa mancanza di fondi". E dunque, la sicurezza diventa un miraggio: "Il primo di una lunga serie di deficit che noi abitanti delle frazioni montane sentiamo sulla nostra pelle". - -->.


Il buon senso ha trionfato: ridati i farmaci al leucemico (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 12-12-2007)

 

Modica La burocrazia si è arresa Il buon senso ha trionfato: ridati i farmaci al leucemico Bel gesto di un taorminese: pronto a dividere le mie pillole con Parisi Duccio Gennaro Modica Orazio Parisi ha risolto il suo problema. Nella tarda mattinata di ieri, si è presentato al banco della farmacia dell'ospedale "Maggiore" di Modica ed ha ritirato una nuova confezione di Glivec. E' il farmaco che gli consentirà di curare la sua leucemia mieloide per i prossimi trenta giorni. Parisi era stato avvertito da una telefonata del dirigente della farmacia che il farmaco sarebbe stato disponibile; i dirigenti dell'Asl 7 e della farmacia sostengono che la decisione di continuare a fornire il Glivec, il cui costo per ogni singola scatola di 120 compresse è di 3.497 euro, era stata già presa prima che il caso fosse sollevato sulle pagine del nostro giornale. "Ringrazio tutti per quello che hanno fatto per me", ha detto Orazio Parisi. I suoi familiari hanno tirato un sospiro di sollievo e sperano che all'esaurimento della nuova confezione del farmaco non si ripresenteranno gli stessi intoppi. Se non fosse arrivata la nuova confezione, Orazio Parisi rischiava di finire in coma. E' questo quanto gli è stato pronosticato nel caso in cui sospenda la cura. "All'Asl di Ragusa dice il direttore sanitario Piero Bonomo non ci sono e non ci saranno problemi. Abbiamo autorizzato Parisi a ritirare il farmaco di cui ha bisogno, ma abbiamo anche autorizzato in questi giorni molte altre persone che hanno necessità di farmaci costosi e non reperibili sul mercato. Abbiamo pazienti in cura a Palermo e Catania che si rivolgono a noi perché sono residenti nel nostro territorio. Siamo responsabili ed abbiamo autorizzato tutti a ritirare i farmaci. Poi ce la vedremo noi con le Asl che hanno in cura i pazienti per gli aspetti della spesa. Il caso di Parisi non è singolo, ma riguarda decine di pazienti. Infatti, il problema non è solo dell'Asl 7, ma siciliano. E' un fenomeno improvviso, venuto a galla nel corso dell'ultima settimana, che ci lascia sconcertati ed è per questo che abbiamo scritto all'assessorato regionale alla Sanità per segnalare il problema ed avere più precise indicazioni. Nell'attesa, tutti i pazienti della provincia sappiano che noi autorizziamo la fornitura dei farmaci di fascia H prescritti". Il caso di Orazio Parisi aveva anche indotto il sindaco Piero Torchi a prendere posizione. L'amministrazione comunale, infatti, si era impegnata a sostenere il costo della medicina per l'ex dipendente qualora il caso non si fosse risolto. La vicenda di Orazio Parisi ha destato scalpore ma anche un gesto di solidarietà. Un taorminese, (come ci riferisce il nostro corrispondente Emanuele Cammaroto), Peppe Mazza, 59 anni, ristoratore ed imprenditore che sta combattendo anch'egli una battaglia contro la leucemia, si era detto "immediatamente disponibile ad aiutare il signor Parisi e a prestargli, quantomeno in attesa che si risolva il caso, le compresse di Glivec". Spiega Mazza:" è assurdo che la vita di una persona affetta da leucemia mielosa, come poi di qualsiasi altro malato, venga messa a repentaglio da leggi cosi assurde. Mi sono sentito subito in dovere di fare un passo avanti e compiere un gesto di umanità. So benissimo cosa voglia dire il doversi curare e soprattutto il necessitare di farmaci specifici, per scongiurare il determinarsi di una spietata corsa contro il tempo. Lancio un appello al ministro della Sanità perché il diritto alla vita è supremo e non può scontrarsi in nessun modo con le restrizioni o i vincoli imposti spesso, e non solo nella circostanza specifica, da una scriteriata e insensibile burocrazia". (mercoledì 12 dicembre 2007).


<Non esiste meritocrazia Né incentivi per i bravi> (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere Alto Adige" del 12-12-2007)

 

Corriere dell'Alto Adige - TRENTO - sezione: PRIMOPIANO - data: 2007-12-12 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Marco Brunazzo "Non esiste meritocrazia Né incentivi per i bravi" molto diversa dalle altre ed ha i problemi tipici delle università italiane. Un ricercatore inizia a diventare tale già vecchio e con aspettative di carriera molto limitate. Spesso si passa ad ordinari quando negli altri paesi si è prossimi alla pensione". Può raccontarci il suo iter studiorum e professionale? "Sono entrato nell'accademia nel gennaio 2005, avevo 32 anni. Mi sono laureato in Sociologia a Trento nel 1998, quindi ho seguito un master all'università di Siena in studi europei, un dottorato sempre a Siena, un post dottorato al dipartimento di Sociologia. Poi c'è stato un concorso e sono diventato Marco Brunazzo ricercatore anticipando i tempi di un anno rispetto ai miei colleghi. Questo è un problema, si entra nelle università come ricercatori quando si è già abbastanza vecchi e non solo. Poiché si è ricercatori precari per 3 anni, solo in seguito si viene assunti a tempo indeterminato ". Quali sono, a suo avviso i nodi da sciogliere del sistema-università? "Innanzitutto andrebbe cambiato il sistema di reclutamento dei ricercatori. La chiamata diretta potrebbe essere un'ottima soluzione, l'università sarebbe responsabile del successo o dell'insuccesso di quella ricerca e di quel ricercatore ". I ricercatori italiani hanno gli stipendi più bassi d'Europa... "Un ricercatore appena entra prende circa 1.100 euro al mese. Al secondo e terzo anno guadagna sui 1.450 euro, dal terzo anno, dopo la conferma, mi pare ci sia un piccolo incentivo. Ma il punto non è questo. Gli stipendi dovrebbero essere differenziati a seconda di quello che ognuno fa, lo stesso dovrebbe valere per i docenti". Ma. Bo.


Paesaggi e prodotti tipici: presentata l'agenda Squisiterre (sezione: Burocrazia)

( da "Denaro, Il" del 12-12-2007)

 

Benevento turismo Paesaggi e prodotti tipici: presentata l'agenda Squisiterre Presentata al Museo Musa di Piano Cappelle a Benevento la prima edizione dell'Agenda Squisiterre che raccoglie le bellezze architettoniche, paesaggistiche, ambientali e le produzioni tipiche del Sannio. L'iniziativa, messa a punto da Stregheventum, una società cooperativa a prevalenza femminile, coinvolge istituzioni pubbliche (ventidue enti comunali, Provincia, Camera di commercio, grande distribuzione organizzata, Comunità montana del Titerno, rappresentanti di categoria), aziende, cittadini e consumatori. "E' la qualità, la meritocrazia e la competitività reale a vincere e ad accomunare questo progetto ad altri come la Scuola internazionale di diagnostica ambientale e il Mediterranean institute of biotechnology - spiega il presidente della Provincia di Benevento, Carmine Nardone -, Squisiterre è un esempio molto positivo di sinergia e comunicazione". L'obiettivo generale è creare un legame forte tra imprese e territorio all'insegna delle innovazioni presenti nel Sannio. "Stiamo facendo sistema per poter esercitare meglio il potere contrattuale sul mercato - afferma il presidente della Camera di commercio di Benevento, Gennaro Masiello -, nel comparto agroalimentare il piccolo piace, ma deve essere messo anche nelle condizioni di rivelarsi competitivo". Mentre il presidente del Consiglio di amministrazione di Stregheventum, Daniela Cuomo, inquadra la creazione dell'Agenda in un'accurata e più ampia strategia di marketing territoriale, emerge con forza l'esigenza di riuscire a sfruttare al meglio, anche in questo settore, gli ingenti fondi comunitari del programma quadro 2007-13. "La provincia di Benevento già in passato ha intercettato per l'agricoltura molte risorse economiche - spiega il consigliere regionale dell'Udeur, Fernando Errico -, ora bisogna mettere in campo capacità progettuali e industriali". fil. pan. 12-12-2007.


Servizi on line per snellire la burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Eco del Chisone" del 12-12-2007)

 

Col nuovo sito interattivo Luserna S. Giovanni a portata di "click" Servizi on line per snellire la burocrazia In futuro si potrà pagare Ici e Tarsu e dialogare, via Internet, con uffici e amministratori LUSERNA S.G. - Dai primi giorni di novembre è on line il nuovo sito Internet del Comune di Luserna S.G., all'indirizzo www.comune.luserna.to.it. Oltre ai visitatori locali, in poco meno di un mese è stata registrata la navigazione di utenti svizzeri, belgi, francesi, greci e americani. Un buon esordio, motivato soprattutto dalla struttura innovativa e interattiva: "È stata superata la staticità della versione precedente che impediva gli aggiornamenti in tempo reale", spiega Diego Cogno, responsabile del Ced, il Centro elaborazione dati del Comune di Luserna S.G. che ha lavorato al progetto. Gli fa eco il sindaco, Livio Bruera: "La società attuale richiede continuamente innovazione nelle tecnologie, per assicurare servizi on-line e rispondere in modo immediato alle esigenze". In tempo reale, con un semplice "click", il cittadino potrà leggere tutti gli atti emessi dai funzionari (determine, delibere e ordinanze); segnalare eventuali guasti all'Ufficio tecnico; effettuare autocertificazioni; consultare la modulistica e dialogare con il sindaco e gli amministratori. Spazio anche alle associazioni, che potranno segnalare eventi e manifestazioni, con evidenti vantaggi per il settore turistico. Il sito, la cui struttura è stata creata dalla Fassi Computer di Cavour, è soltanto agli inizi, ma offre già una serie di servizi gratuiti che snelliscono i tempi burocratici: "Si va dal calcolo del bollo auto e di Ici e Tarsu, alla consultazione dei dati catastali, fino alla ricerca delle aziende nel territorio comunale - conferma Cogno -. Dal 2008, grazie alla partecipazione del Comune a tre progetti a livello nazionale, saranno possibili anche la gestione dell'urbanistica e delle risorse umane, la verifica dei dati catastali, il pagamento di Ici, Tarsu e delle multe, le pratiche edilizie, la prenotazione degli impianti sportivi, delle sale mostre e dei libri della biblioteca". Altro servizio interessante sarà la gestione delle gare d'appalto, che funzioneranno come una sorta di asta al ribasso: "Il Comune indicherà la necessità e potrà ricevere le offerte dalle 1.800 ditte già accreditate presso la Regione Piemonte - precisa Cogno -. Novità anche per i bandi, per i quali gli interessati potranno scaricare la modulistica e trasmetterla compilata on-line". Filosofia portante del sito, aggiunge il sindaco di Luserna S.G., "assicurare la massima trasparenza su tutto ciò che succede nell'ente". Sempre attraverso il sito i cittadini potranno valutare i servizi comunali, "esprimendo pareri e segnalando carenze e malfunzionamenti, facilitando il dialogo con gli Uffici e gli amministratori". Stefania Ferrero.


GLI ARTIGIANI (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 12-12-2007)

 

"Non vorrei che sull'onda dell'emozione per quello che è successo, si finisse per adottare provvedimenti che tutto fanno, tranne andare nell'interesse dell'economia, a partire dal mantenimento dei posti di lavoro". Premessa la dovuta solidarietà alle vittime degli infortuni sul lavoro, da Torino a Treviso, Mario Pozza, presidente della Confartigianato della Marca, invita a considerare la questione degli incidenti a mente fredda e a valutare le possibili contromisure: "Attenzione a non esagerare, a non scatenare una caccia alle streghe, perchè il rischio è che le aziende chiudano". L'esagerazione che il leader degli artigiani nostrani paventa è che alle recenti morti, si risponda con nuove norme in materia di sicurezza sul lavoro. Ottenendo, un effetto contrario: "Gravare con ulteriore burocrazia, con nuovi, costosi adempimenti, significa mettere in pericolo la sopravvivenza stessa delle imprese, specie quelle di dimensioni minori. E di conseguenza anche dei posti di lavoro - conferma Pozza -. Molti associati mi hanno già chiamato, preoccupati: rischiamo che qui si muoia di troppa burocrazia".Ciò non significa che la sicurezza debba essere trascurata: "Sulla prevenzione le imprese artigiane hanno fatto molto, applicando la legge 626 e le varie direttive europee, alcune piuttosto pesanti, come quella sulle polveri derivate dalla lavorazione del legno. Cito un dato: le nostre aziende ricevono dall'Inail meno di quanto versano. E a Treviso, i controlli ci sono - nota il presidente -. Siamo consapevoli che esistono delle criticità, ad esempio nell'edilizia, e per questo promuoviamo corsi di formazione. Ma, ripeto, attenzione a non infierire. Soprattutto, attenzione a far sì che non paghino sempre gli stessi: i fatti dei giorni scorsi dimostrano come anche nelle grandi industrie non sia tutto in regola".m.zan.


<Sci, troppa burocrazia frena le piste sicure> (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzettino, Il" del 12-12-2007)

 

Il ministro Linda Lanzillotta: "La sicurezza non dev'essere vista come un handicap, ma come aspetto fondamentale nella promozione dei comprensori" "Sci, troppa burocrazia frena le piste sicure" È l'allarme lanciato dai responsabili degli impianti: "Servono tracciati più larghi, ma ci bloccano tutti i progetti" San Vito di CadoreNOSTRO SERVIZIOLa parola d'ordine, per chi frequenta le montagne per praticare lo sci, è sicurezza. Ma per dar vita ai vari progetti dedicati a questa priorità servono fondi specifici. E anche la possibilità di ampliare le piste ed effettuare un'adeguata manutenzione. Ancora, è indispensabile un provvedimento che renda quanto più omogenee le normative dei Paesi europei sugli sport invernali.Sono le istanze che i titolari di impianti di risalita ieri hanno illustrato al ministro per gli Affari regionali Linda Lanzillotta ospite d'onore al Centro Congressi di San Vito di Cadore, della "Giornata internazionale della montagna"."La sicurezza e tutto ciò che nasce per garantirla, come ad esempio l'attuale legge 363/2003 - ha affermato Giovanni Valle, consigliere Anef (l'Associazione nazionale degli esercenti funiviari) - sono i benvenuti. Un plauso particolare, in questo senso, va alle forze dell'ordine e agli operatori che prestano un prezioso servizio di soccorso". Ma lo stesso Valle - che parlava a nome del presidente dell'Anef - ha evidenziato anche alcune note stonate: "Per garantire sicurezza servirebbero piste più larghe e caratterizzate da una manutenzione costante, ma la troppa burocrazia non di rado rallenta incredibilmente i tempi di realizzazione. Molto spesso, poi, non otteniamo proprio le autorizzazioni richieste perché veniamo additati come coloro che non hanno rispetto per l'ambiente. Quando in realtà in provincia di Belluno, ad esempio, le aree occupate da impianti di risalita e relativi parcheggi ammontano solamente allo 0,3\% dell'intero territorio mentre, al contempo, le foreste continuano ad avanzare.Serve inoltre, in tutto l'arco alpino, una normativa omogenea: non è possibile, ad esempio, che il casco sia obbligatorio solo in Italia e che gli sciatori stranieri, non sapendolo, rischino di vedersi assegnare delle multe che, di certo, non li invoglierà a tornare la volta successiva".A confrontarsi alla tavola rotonda "Sci, sicurezza, cultura della montagna" sono stati Luciano Magnani (presidente del collegio nazionale dei maestri di sci), Valeriano Bistoletti (vicepresidente Cai), Valerio Zani (vicepresidente del Soccorso Alpino), Claudio Detogni (medico dell'Ulss 20 di Verona, responsabile del progetto europeo Beprasa), Marco Cozzi (presidente del Comitato Alpi Centrali e membro del Legal and Safety Committee Fis).Filo conduttore, oltre alla legge 363/2003 dedicata alla sicurezza nella pratica degli sport invernali, la convinzione che serva la creazione di una cultura del rispetto altrui e della presa di coscienza dei propri limiti sportivi. A far propri questi concetti lo stesso ministro che, da amante della montagna e abituale frequentatrice delle cime e delle piste della Val Badia, ha sottolineato che "l'educazione è fondamentale, a cominciare già dai bimbi. A ciò si devono però aggiungere regole e sanzioni che siano da deterrente nei confronti di atti poco civili sulle piste, figli magari di un momento di spavalderia. Se anche i dati ci parlano di pochi incidenti rispetto al numero di passaggi complessivi, è pur vero che la percezione del pericolo esiste tra la gente. È nostro dovere quindi prevedere dei sistemi che tutelino il più possibile l'incolumità delle persone e anche il desiderio di godersi la montagna senza timori. Il garantire la sicurezza non deve essere vissuto come un handicap, al contrario deve diventare punto di orgoglio nelle campagne di promozione dei comprensori sciistici italiani".Raffaella Gabrieli.


Più sicurezza sul lavoro e burocrazie più semplici (sezione: Burocrazia)

( da "Italia Sera" del 12-12-2007)

 

Cronaca Roma Gasbarra all'assemblea annuale dell'Uir Più sicurezza sul lavoro e burocrazie più semplici Per migliorare la competitività delle nostre imprese Si è svolta l'assemblea annuale dell'Unione degli industriali e delle imprese del Lazio (Uir). Molti i temi trattati durante la manifestazione, alla quale è intevenuto anche il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra. Il presidente ha esordito con uno dei problemi più ricorrenti della nostra società, le morti bianche. Ha dichiarato, infatti che "La sicurezza sul lavoro è un tema impellente, non si può rimanere fermi di fronte a questa emergenza". Ha aggiunto, inoltre, che "Il nostro Paese comincia finalmente a dialogare e ad entrare in un nuovo quadro di riforme, bisogna dare atto a chi sta portando il Paese su una strada nuova". Proseguendo Gasbarra, inoltre, ha anche dichiarato che il "Il nostro territorio può seguire la strada della svolta rispondendo alle esigenze nuove. I grandi risultati che abbiamo ottenuto sono stati raggiunti con grandi pesi sulle spalle di amministratori locali e imprenditori. Questi sacchi vanno alleggeriti". Secondo il presidente della Provincia, "è necessario inaugurare una nuova stagione in cui le imprese vengano alleggerite dalla burocrazia e le amministrazioni vengano messe in condizione di poter svolgere le proprie funzioni. Per correre velocemente il nostro Paese - ha aggiunto - non ha bisogno di tripli o quadrupli pareri. E' il momento di superare questa fase di un Paese fatto di troppi timbri. Possiamo essere competitivi se diminuiamo i pesi sulle spalle e scriviamo regole chiare per estendere il modello Roma che, negli ultimi anni, ha ottenuto grandi Risultati". La conclusione è semplice per essere più competitivi sul mercato dobbiamo semplificare la burocrazia del nostro paese, ancora troppo complicata e soprattutto ancora troppo lenta. Loredana Errico Edizione n. 1489 del 12/12/2007.


Concessioni edilizie, burocrazia più snella (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 12-12-2007)

 

PRIMA COMMISSIONE CONSILIARE Concessioni edilizie, burocrazia più snella ChioggiaUna modifica alle norme tecniche di attuazione per quanto concerne il rilascio di concessioni edilizie e la successiva concessione dell' attestazione, secondo i casi, di agibilità o di abitabilità. Il problema riguardante la situazione di Ca' Bianca, è stato affrontato dalla prima commissione consiliare. La verifica per dichiarazione di voto effettuata dopo la discussione dal presidente Andrea Da Re rende certa a breve l'approvazione del provvedimento da parte del Consiglio comunale.Il dato di fatto. Fin qui la richiesta di concessione, per essere esaminata ed accolta, deve riguardare interi complessi, meglio dei subcomparti come li ha definiti l'assessore all'Urbanistica Carlo Perini. La modifica delle norme tecniche di attuazione renderà a breve possibile l'inoltro di richieste di concessione anche per singole unità abitative. In definitiva chi è in grado di costruire potrà farlo senza dover attendere che questa condizione maturi anche per gli altri interessati al subcomparto. Lo stesso varrà anche per il rilascio dell'agibilità a costruzione ultimata. Il Comune di Chioggia con l'operazione in oggetto accoglie in sostanza l'indicazione espressa da parte della Commissione di SalvaguardiaG.B.


BUROCRAZIA, 7.000 ATTI LEGISLATIVI DA ABROGARE (sezione: Burocrazia)

( da "Sestopotere.com" del 12-12-2007)

 

(17:45) (12/12/2007 08:45) | BUROCRAZIA, 7.000 ATTI LEGISLATIVI DA ABROGARE (Sesto Potere) - Roma - 12 dicembre 2007 - Prresso la Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione, si è svolta l'audizione del sottosegretario all'Interno Alessandro Pajno, responsabile per l'indirizzo e il coordinamento del processo di attuazione dell'attività di semplificazione legislativa di cui alla legge 246/2005. Nel corso della sua relazione, il sottosegretario ha illustrato lo stato di attuazione del procedimento per l'abrogazione generalizzata di norme, il cosiddetto 'taglia-leggi', evidenziando i risultati della prima ricognizione svolta. All'esito dello svolgimento dei primi adempimenti, ha specificato il sottosegretario, sono stati individuati circa 21.000 atti legislativi, di cui circa 7.000 anteriori al 31 dicembre 1969, ricadenti pertanto nella previsione di automatica abrogazione a norma della legge 246/2005.


L'Italia sotto il camion (sezione: Burocrazia)

( da "Stampaweb, La" del 12-12-2007)

 

In Italia è sufficiente che piova per quarantott'ore perché scatti l'emergenza alluvioni; che si interrompa per quarantott'ore il rifornimento di metano russo perché scatti l'emergenza energetica; che i Tir smettano di muoversi per quarantott'ore perché ci troviamo senza carburante, senza medicine, senza giornali. La nostra è una vita che si svolge perennemente sul filo dell'emergenza legata ad avvenimenti naturali, condizionata dalle incertezze e delle mutevolezze della situazione politica internazionale, vittima di una cronica inadeguatezza nell'affrontare certe vertenze sindacali nel settore pubblico. I governi passano, le maggioranze si alternano ma il problema dell'autotrasporto (come quelli degli assistenti di volo, dei macchinisti delle ferrovie o dei tassisti) rimane invariato, o, peggio, si aggrava. Ancora una volta il governo, come molti altri suoi predecessori, è stato colto gravemente di sorpresa. Si è ripetuto anche in questo caso il vecchio copione di incomunicabilità tra la burocrazia (e più in generale la classe politica) e una categoria produttiva: promesse vaghe, politiche del rinvio, forse un certo tono di sufficienza, un sostanziale disinteresse della burocrazia pubblica per gente che lavora troppe ore al giorno e che, nella stragrande maggioranza dei casi, proprio non si arricchisce. Non c'è alcun dubbio che, per quanto riguarda le rivendicazioni immediate, gli uomini dei Tir abbiano ragioni da vendere. Chi blocca le autostrade lo fa perché esasperato, gioca sulla propria pelle oltre che sul proprio portafoglio e dobbiamo credere quando afferma che non ce la fa più a tirare avanti. Non c'è ugualmente alcun dubbio che questa esasperazione ha portato, nella giornata di ieri, a inaccettabili limitazioni delle libertà personali dei cittadini, da quella di muoversi a quella di lavorare (per gli autotrasportatori che non hanno aderito allo sciopero e per i lavoratori che, a causa del blocco, sono arrivati in ritardo al lavoro o non vi sono arrivati affatto). Lo Stato ha mostrato di non avere il controllo del territorio e appare gravemente impotente a ripristinare una situazione di legalità senza un uso massiccio della forza: è ben difficile che gli autotrasportatori levino spontaneamente i blocchi grazie a una mera ordinanza di precettazione che molte delle loro associazioni giudicano illegittima. è ragionevole prevedere che alla fine la categoria otterrà molte delle cose che chiede e che avrebbe potuto ottenere senza uno sciopero con altri meccanismi di contrattazione ma è ben più importante il contesto in cui queste richieste finiranno per essere accettate. In questo momento, infatti, a destra come a sinistra e al centro, l'Italia sta ridisegnando il profilo della propria rappresentanza politica e la vertenza ne è un primo, poco lusinghiero, banco di prova. Se a seguito di questo ridisegno, si sarà semplicemente messa una toppa sulla vertenza, allora è inutile fondare nuovi partiti o cambiare il nome di quelli esistenti. Si fa un gran parlare di "discontinuità" ma la mancanza di idee dimostrata in occasione di quest'agitazione costituisce la più preoccupante delle continuità: si andrà avanti così fino al prossimo sciopero, quando i medesimi problemi si ripresenteranno aggravati. Le nuove forze politiche devono pensare in tempi lunghi, mentre il loro orizzonte pare assai spesso non andare oltre il trimestre o il semestre. Pensando in tempi lunghi si giunge inevitabilmente alla conclusione che, se da un lato occorre garantire meccanismi meno rigidi per le tariffe dell'autotrasporto ed eliminare l'abusivismo, dall'altro occorre fare accettare alle categorie dell'autotrasporto un programma decennale o addirittura pluridecennale in cui l'autotrasporto abbia un'importanza minore dell'attuale: un programma fatto di maggior traffico merci sulle ferrovie, con gli investimenti che comporta, di un maggior utilizzo del trasporto fluviale, specie nella Pianura Padana, delle "autostrade del mare" e di tutto ciò che serve per renderle funzionanti. Queste cose, però, non sembrano interessare nessuno, al di là di ristrette cerchie di addetti ai lavori, mentre l'opinione pubblica è caldamente invitata a dimenticare le difficoltà delle code autostradali (con o senza i blocchi dei Tir) e a contemplare sui suoi televisori l'ennesima puntata del teatrino della politica, con l'onorevole Tizio che polemizza con il senatore Caio. Non sono queste le condizioni per una rinascita civile e per una ripresa economica, non è così che si stimola la produzione; siamo ancora - per poco - la sesta o la settima economia del mondo e abbiamo tutte le premesse per scendere bruscamente in questa classifica. Già ci sentiamo più poveri e rischiamo di diventare irrilevanti nel contesto mondiale; e questo anche grazie ai blocchi dei Tir, segno tangibile di un più generale blocco di idee in un Paese che non sembra sapere né come muoversi né dove andare. mario.deaglio@unito.it.


Stato di emergenza per la sanità (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale di Calabria, Il" del 12-12-2007)

 

Lo ha dichiarato il Consiglio dei Ministri. Loiero: "Entro gennaio sarà approvato il nuovo Piano" ROMA. Il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato d'emergenza socio sanitaria della Regione Calabria per far fronte alle condizioni di disagio del sistema sanitario regionale nonché all'inadeguatezza delle strutture. La decisione è stata presa come primo atto per l'applicazione delle misure di emergenza che porteranno alla costruzione di 4 nuovi ospedali, misure decise dopo la morta della sedicenne Eva Ruscio. Il ministro della Salute Livia Turco ha espresso la volontà di istituire una commissione ministeriale alla cui presidenza dovrebbe essere chiamato l'ex prefetto di Roma Achille Serra alla quale verrà dato il compito di esaminare in modo complessivo lo status dei servizi sanitari in Calabria. Il nuovo organismo, ha spiegato il ministro ai componenti della commissione Sanità del Senato nel corso di una audizione sulla vicenda della ragazza morta a Vibo, dovrà concludere i suoi lavori entro tre mesi dalla sua nascita ed offrire allo Stato e alla Regione un quadro generale di riferimento per meglio orientare le azioni di risanamento della rete sanitaria regionale. "Nella sanità calabrese le due cose che mi hanno più spaventato sono state la burocrazia e la criminalità. Ma adesso siamo impegnati ad apportare un profondo cambiamento, partendo dall'approvazione del nuovo Piano Sanitario Regionale che il Consiglio dovrà varare a gennaio". Così il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, ha concluso la lunga serie di risposte ai parlamentari della "Commissione bicamerale sugli errori in campo sanitario", presieduta dall'onorevole Giuseppe Palumbo. All'incontro hanno partecipato anche il vice-presidente Vincenzo Spaziante ed il dirigente della sanità Mario Martina. Durante l'audizione, come hanno riconosciuto gli stessi parlamentari, il presidente Loiero ha dimostrato quella volontà collaborativa utile al lavoro di indagine della Commissione bicamerale, che nello svolgere una visita nelle strutture sanitarie calabresi aveva trovato molte situazioni di crisi e di disservizio. "L'organizzazione è il nostro problema fondamentale -ha sottolineato Loiero-, in quanto abbiamo una burocrazia lenta e che fa resistenza al cambiamento. Poi esiste, in alcune zone, una forte presenza mafiosa ed un diffuso malaffare".

 

 

ARTICOLI DELL’ 11 DICEMBRE 2007

Invalidi civili, vittoria contro la burocrazia: niente visita supplementare per i "pass" ( da "Cittadino, Il" del 11-12-2007)

Quando la burocrazia è capace anche di far scivolare in coma un paziente ( da "Gazzetta del Sud" del 11-12-2007)

Un altro finanziamento revocato ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-12-2007)

"PUBLIC SERVICE SUMMIT 2007": ILLY, MENO BUROCRAZIA, PIU'' DEMOCRAZIA ( da "marketpress.info" del 11-12-2007)

SLOVENIA, MISURE PER SNELLIMENTO BUROCRAZIA ( da "marketpress.info" del 11-12-2007)

La patente a punti non fa più paura sanzioni sospese causa ricorsi ( da "Tirreno, Il" del 11-12-2007)

Nicoletta Miroglio: la gestione deve restare in famiglia ( da "Corriere della Sera" del 11-12-2007)

Camionisti disperati: così ci fanno chiudere ( da "Corriere delle Alpi" del 11-12-2007)

Burocrazia e Regione uccidono la zootecnia In 4 anni ha chiuso il 35% delle aziende ( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 11-12-2007)

Amministrazioni piú trasparenti con i processi di e-governement ( da "Messaggero Veneto, Il" del 11-12-2007)

)BUROCRAZIA Nuova Capitaneria: dimenticati gli ostacoli < ( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 11-12-2007)

Allarme allevatori: troppa burocrazia ( da "Tirreno, Il" del 11-12-2007)

P.A./ GASBARRA: PARTANO DA ROMA NUOVI TAGLI A BUROCRAZIA ( da "Virgilio Notizie" del 11-12-2007)

Imprese e burocrazia, sei comuni si affidano allo sportello unico ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 11-12-2007)

PRIVACY. Customer care, meno burocrazia nel trattamento dei dati personali ( da "HelpConsumatori" del 11-12-2007)

Abete studia da sindaco: "Roma è un laboratorio positivo" ( da "Velino.it, Il" del 11-12-2007)

Abete studia da sindaco: "Roma è un laboratorio positivo" (2) ( da "Velino.it, Il" del 11-12-2007)

CALABRIA/SANITA': LOIERO ALLA CAMERA, APPROVARE A GENNAIO NUOVO PIANO ( da "Asca" del 11-12-2007)

PAPA: AIUTI A PAESI POVERI NON FINANZINO COSTOSE BUROCRAZIE ( da "Metronews" del 11-12-2007)

PAPA: AIUTI A PAESI POVERI NON FINANZINO COSTOSE BUROCRAZIE ( da "ADN Kronos" del 11-12-2007)

L'intervista nicola porro vicedirettore de "Il giornale" <La ricetta? Ridurre il peso dello Stato> ( da "Provincia di Como, La" del 11-12-2007) + 1 altra fonte

Burocrazia e criminalità soprattutto ( da "Giornale di Calabria, Il" del 11-12-2007)


Articoli DELL’ 11 DICEMBRE 2007

Invalidi civili, vittoria contro la burocrazia: niente visita supplementare per i "pass" (sezione: Burocrazia)

( da "Cittadino, Il" del 11-12-2007)

 

N Importante iniziativa della sede provinciale lodigiana dell'Associazione nazionale invalidi e mutilati civili di Lodi presieduta da Enrico Agosti sul tema, in questi giorni tra l'altro di estrema attualità, del rilascio dei contrassegni per libera circolazione degli invalidi civili. "Abbiamo scritto una lettera - spiega il presidente Agosti - al direttore generale Carlo Lucchina dell'assessorato alla sanità della regione Lombardia in cui evidenziavamo che per il rilascio della certificazione del contrassegno di libera circolazione degli invalidi civili, i richiedenti sono costretti a presentarsi presso ambulatori Asl, per essere sottoposti ad ulteriore visita medica rispetto a quella già effettuata per il riconoscimento dello stato di invalidità,previo pagamento della tariffa prescritta di 30 euro. Il dottor Lacchina ha precisato, ed inviato una lettera a tutte le Asl della regione, che tale prassi costituisce un inutile aggravio per la persona disabile e contrasta con i principi di semplificazione amministrativa posti in atto dalla direzione sanitaria regionale e chiedendo alle direzioni generali Asl di dare puntuali indicazioni alle competenti commissioni, affinchè la certificazione di cui trattasi sia rilasciata, senza oneri, in sede di accertamento collegiale di stato invalidità civile. Si tratta - conclude Agosti - di un importante risultato che consente oltre al notevole risparmio di tempo e di procedura burocratica,nonchè del disagio fisico,nel trasportare un invalido con gravità,anche un aspetto economico rilevante: l'ufficiale sanitario,per la sostanziale conferma del deliberato Asl, chiedeva infatti 30 euro".


Quando la burocrazia è capace anche di far scivolare in coma un paziente (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzetta del Sud" del 11-12-2007)

 

Vittoria Il caso di un leucemico che ha bisogno di farmaci costosi Quando la burocrazia è capace anche di far scivolare in coma un paziente L'Asl ragusana rifiuta la somministrazione perché incompetente: la prescrizione è stata fatta a Catania Duccio Gennaro Modica Quattro giorni di vita. Per un pensionato modicano la "scadenza" diventa angosciante quanto assurda è la motivazione: l'Asl gli rifiuta il farmaco salvavita perché lui risiede nel Ragusano ma la prescrizione è stata fatta da struttura di Catania e quest'ultima non può procedere perchè regolamento recentissimo alla mano, la somministrazione fa capo all'Asl di riferimento territoriale. Una questione formale tra strutture dello stesso Servizio sanitario. Così, per Orazio Parisi, 66 anni, ex operaio comunale, sono giorni di calvario, dipendente com'è da una confezione di pillole che costa 3.487 euro. La prescrizione dello specialista ematologo che lo ha avuto in cura è chiara: Parisi deve prenderne quatto al giorno per curare la sua leucemia mieloide cronica, pena il rischio di entrare in coma se la terapia viene interrotta. Dalla sua casa di via Passo Gatta lui si sfoga: "Mi sono rivolto ai medici, all'Asl 7 di Ragusa, al Ferrarotto di Catania, ma non mi hanno dato una risposta. Come ultima possibilità mi rivolgerò al prefetto con il mio avvocato". La vicenda nasce da un inghippo procedurale, storia di ordinaria burocrazia. Orazio Parisi viene curato sin dall'inizio al Ferrarotto di Catania, dove gli viene prescritto l'Interferone. Da due anni a questa parte la leucemia mielosa è curata invece col Glivec da 100 mg, prodotto americano, che sembra avere benefici più immediati senza effetti collaterali. E' un farmaco di fascia alta e fino allo scorso mese è stato prescritto dall'ematologo del Ferrarotto. Parisi l'ha regolarmente ritirato nella farmacia del "Maggiore" di Modica dietro presentazione della ricetta vidimata dal Centro unico prenotazioni. La confezione contiene 120 compresse e la prescrizione per lui è di quattro compresse al giorno. Quando il 7 novembre viene diramata la circolare della direzione generale dell'Asl 7 di Ragusa comincia il dramma. La nota, firmata dal direttore sanitario Piero Bonomo e dal direttore generale Fulvio Manno, in "ossequio alla circolare regionale del 16 ottobre scorso" dice che i farmaci di categoria H e quelli biologici per il trattamento di interesse reumatologico "devono essere dispensati esclusivamente dalle aziende sanitarie ove insistono gli stessi centri prescrittori che hanno in cura il paziente, salvo il caso in cui la struttura di cura si trovi fuori regione o lontano dal luogo di residenza del paziente". Per l'Asl 7, insomma, Parisi deve rivolgersi al Ferrarotto , perché la struttura catanese, nella valutazione dell'Asl 7, non è abbastanza lontana da Modica. Catania da parte sua non può disporre la somministrazione perché è competente l'Usl territoriale, cioè Ragusa. Conclusione: alla farmacia del "Maggiore" gli hanno allargato le braccia. "Sono ritornato con il mio avvocato, accompagnato dalla Polizia, per avere un rapporto ufficiale. Non è successo ancora niente. Ho solo 16 pillole è l'appello del pensionato - aiutatemi". Per farlo forse basta stabilire se e quanto è lontana Modica da Catania. (martedì 11 dicembre 2007).


Un altro finanziamento revocato (sezione: Burocrazia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-12-2007)

 

Provincia di Nuoro Pagina 5023 Bolotana. Appello dei sindacati al Ministero: "La decisione deve essere annullata" Un altro finanziamento revocato Bolotana.. Appello dei sindacati al Ministero: "La decisione deve essere annullata" I ritardi della burocrazia fanno perdere i soldi alla Ecofridge --> I ritardi della burocrazia fanno perdere i soldi alla Ecofridge La nuova azienda avrebbe dovuto dare lavoro a una quarantina di dipendenti. Per togliere un palo dell'Enel, posto al centro dell'area in cui doveva sorgere lo stabilimento, si è dovuto attendere 30 mesi. Per l'allaccio dell'energia elettrica ben otto anni e per quello dell'acqua fino al luglio scorso. Colpa della burocrazia, ma il ritardo accumulato rispetto alla tabella di marcia ha indotto il Ministero per lo Sviluppo e revocare definitivamente i finanziamenti del Contratto d'Area alla Ecofridge, un'azienda per la produzione di sistemi refrigeranti con alta tecnologia che dalla lombarda Gallarate ha trasferito tutto in Sardegna. LA REVOCA Prima in Europa e seconda a livello mondiale, la nuova azienda doveva dare lavoro, a regime, ad una quarantina di dipendenti. Una revoca, quella del Ministero, che arrivata proprio quando la fabbrica era pronta per la produzione. "Siamo partiti con undici dipendenti - spiega l'imprenditore Giuseppe Aloisi - perché abbiamo acquisito delle commesse, ordinato la materia prima e addestrato anche il personale. Nel frattempo, però, è arrivata la revoca dei finanziamenti, che ci mette veramente in ginocchio". La serrata quindi, appare obbligatoria. "La logica mi impone di chiudere baracca e andarmene, ma non posso, perché in questa fabbrica ho investito tutti i miei averi, ipotecando anche la mia personale abitazione - sottolinea Aloisi -. Devo per forza andare avanti, perché non ho altra scelta. Potendo tornare indietro, porterei tutto in Romania, dove pagherei un decimo del costo del lavoro. Resto qui, col sostegno dei lavoratori, che sono veramente eccezionali, e del sindacato. È però assurdo che per colpe che non sono della mia azienda, a Roma abbiano deciso la revoca dei fondi, facendo capire che al Ministero non conoscono la realtà della Sardegna centrale". LO STABILIMENTO Eppure, per la realizzazione di questo stabilimento, nell'area industriale di Bolotana, sono stati programmati circa 5 milioni di euro, con contributi pubblici (Contratto d'Area), pari ad un milione e 871 mila euro, a fronte dei 3 milioni e 750 mila richiesti. Ora che lo stabilimento è stato completato e per quei prodotti c'è anche un mercato in espansione, l'azienda si vede costretta a subire la beffa della revoca dei finanziamenti, un provvedimento dettato da presunti ritardi nell'esecuzione dei lavori e quindi nell'avvio dell'attività. "È una vicenda che stiamo seguendo con la massima attenzione - dice Ignazio Ganga della Cisl - tanto che, assieme al responsabile unico del Contratto d'Area e all'Associazione degli Industriali, abbiamo fatto una richiesta corale al Ministero, chiedendo la sospensione della revoca, che è impropria, poiché il ritardi non sono da addebitare all'azienda. Purtroppo, tutto appare complicato e lo valuteremo con più attenzione il 18 dicembre, in una riunione del Comitato per Il Contratto d'Area". LA SFIDUCIA Tra i lavoratori, tuttavia, c'è tanta preoccupazione, poiché vedono sfumare la possibilità di avere finalmente una busta paga. "Per quanto ci riguarda - dice Nicolino Pittalis della Uil - siamo andati anche oltre il nostro compito, anche se ottenere i finanziamenti è cosa molto difficile. Ci proviamo, però, con tutte le nostre forze, facendo pressione continua al Ministero, pensando ai posti di lavoro e allo sviluppo di quest'area". Franco Mussoni della Cgil: "La revoca è definitiva, ma siamo di fronte ad un errore che deve convincere il Ministero a fare retromarcia e a concedere subito quel milione di euro a Ecofridge. Dobbiamo mandare un segnale forte e chiaro per lo sviluppo e dare speranza a migliaia di disoccupati". FRANCESCO OGGIANU.


"PUBLIC SERVICE SUMMIT 2007": ILLY, MENO BUROCRAZIA, PIU'' DEMOCRAZIA (sezione: Burocrazia)

( da "marketpress.info" del 11-12-2007)

 

Stoccolma, 11 dicembre 2007 - "Meno burocrazia, più democrazia". La Pubblica amministrazione del Friuli Venezia Giulia come modello di e-government e di competitività nello scenario della globalizzazione e della transizione verso l'era della conoscenza, che impone a tutti di innovare. Questo il quadro presentato ieri a Stoccolma dal presidente Riccardo Illy, nel suo intervento al "Public Service Summit 2007", organizzato nella capitale svedese in occasione della settimana di celebrazioni per la consegna dei premi Nobel. Il "Public Service Summit", la prima edizione è del 2002 è un'occasione di confronto sulle strategie delle Pubbliche amministrazioni di tutto il mondo (statali, regionali e locali) sull'uso delle tecnologie informatiche e di internet per favorire l'accesso alla informazioni e per migliorare i rapporti con i cittadini, in particolare nei settori del governo, della salute e dell'educazione. Il tema di quest'anno è stato "The Power of the Human Network". Al "Summit" sono stati invitati a presentare la loro esperienza assieme a Illy, unico italiano, amministratori statali e locali e specialisti provenienti da tutto il mondo, dall'Europa all'Asia, dagli Stati Uniti all'Africa, tra i quali il commissario europeo per l'Istruzione, Cultura, Formazione e Gioventù, lo slovacco Jan Figel, il ministro per la Pianificazione dell'India Rajeeva Ratna Shah e il guru della rete internet David Weinenberg, co-autore del "Cluetrain Manifesto". "L'e-government - ha osservato Illy - è oggi il terreno specifico su cui si misura la capacità delle Pubbliche amministrazioni di contribuire, nell'epoca della conoscenza globale, ad accrescere la competitività del proprio territorio. Grazie all'e-government possono essere raggiunti alcuni risultati decisivi: una Pubblica amministrazione più snella ed efficiente, ma anche più trasparente e capace di dialogare in presa diretta con i cittadini. In una parola: meno burocrazia, più democrazia". Nel ricordare che per accrescere la competitività di un territorio occorre mettere a disposizione delle imprese anche adeguate risorse amministrative (oltre che umane, conoscitive, finanziarie e materiali), Illy ha avuto modo di illustrare lo sforzo compiuto in questi ultimi anni dall'Amministrazione regionale per riorganizzare la propria struttura, per formare i dipendenti e infine appunto per potenziare l'e-government, vale a dire gli strumenti di informazione e comunicazione utilizzando le nuove tecnologie. C'è stata un'azione deliberata e considerevole, ha osservato il presidente, per ampliare le informazioni a disposizione dei cittadini, a partire dal potenziamento del sito internet istituzionale, con la web tv, le sezioni dove si possono trovare non solo tutte le leggi ma anche le delibere di Giunta, le sempre più ricche parti nelle lingue minoritarie e in inglese. Sta cambiando, nello stesso tempo, la gestione delle procedure amministrative. Il presidente ha ricordato l'introduzione della firma elettronica, la diffusione delle tessere sanitarie dotate di microchip, il supporto fornito per la promozione della informatizzazione al Servizio sanitario e agli Enti locali, anche attraverso la società Insiel. Le nuove tecnologie cambieranno in prospettiva, secondo Illy, anche il rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadini. In Friuli Venezia Giulia è stata già imboccata questa strada, con il sito internet "Trasparente", una speciale sezione del sito internet istituzionale, attraverso il quale i cittadini possono dialogare nella fase di preparazione delle varie leggi e provvedimenti. Insomma, l'informatica e internet non solo permettono alla Pubblica amministrazione di essere più efficace e più efficiente, riducendo tempi e costi delle procedure, ma permette e permetterà in prospettiva un sempre di più ampio ed effettivo controllo del potere e della burocrazia da parte dei cittadini, accrescendo il grado di trasparenza e di partecipazione. L'intervento al "Summit" ha fornito a Illy anche l'occasione per illustrare i principali vantaggi competitivi del Friuli Venezia Giulia: la sua posizione geopolitica, la società di tipo multiculturale, la qualità della vita, la presenza di un centinaio di istituti di ricerca scientifica e tecnologica di rilievo internazionale. . <<BACK.


SLOVENIA, MISURE PER SNELLIMENTO BUROCRAZIA (sezione: Burocrazia)

( da "marketpress.info" del 11-12-2007)

 

Lubiana, 11 dicembre 2007 - Il governo sloveno ha adottato mercoledì scorso, 28 novembre, una serie di misure per eliminare le "barriere amministrative" a partire dal 2008-'09. Le 45 misure costituiscono una continuazione dello sforzo per ridurre il peso della burocrazia nella pubblica amministrazione. Lo conferma il sito internet del governo sloveno. Il programma prevede la creazione di un portale speciale per trasmettere i dati che gli imprenditori e le aziende devono presentare agli organi statali, come ad esempio l'amministrazione fiscale. Il punto d'entrata unico velocizzerà la trasmissione dei dati e preverrà la duplicazione, secondo quanto afferma il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Gregor Virant. Un'altra misura che renderà più veloci i lavori sarà un certificato digitale che permetterà ai fotografi di spedire foto direttamente alle unità amministrative. Il Ministero sta già preparando le prossime misure, tra cui l'espansione delle ore d'ufficio presso gli uffici amministrativi. . <<BACK.


La patente a punti non fa più paura sanzioni sospese causa ricorsi (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 11-12-2007)

 

Lucca La patente a punti non fa più paura Sanzioni sospese causa ricorsi Burocrazia. 11 agenti in ufficio solo per le sanzioni. E in una mattina anche 45 udienze una dopo l'altra VIAREGGIO. I punti in meno sulla patente "non sono più un deterrente" alle infrazioni, anche gravi, che si possono commettere in violazione del codice della strada quando ci si mette alla guida di un veicolo. Parola di polizia municipale che da un lato vede "aumentare il numero dei verbali emessi" e dall'altro "quello dei ricorsi" che allungano i tempi delle decurtazioni. Ricorsi che passano dai 532 del 2004 ai 1072 del 2007 (non ancora concluso) nel caso dei provvedimenti impugnati davanti al Prefetto. E da 204 a 803 quelli che finiscono al giudice di pace e sono, di fatto, quadruplicati. Mattina al comando della Municipale che, solo per quel che riguarda la gestione burocratica delle sanzioni, impiega 11 persone. Agenti che nessun cittadino troverà mai sulla strada a combattere ben altre battaglie da quelle con le scartoffie. In un'Italia che non ha mai smesso di essere un paese borbonico. Dove vale il moderno detto "fatta la legge, trovato il ricorso". Strumento più che utile nel caso dei punti persi sulla patente di guida per l'incauto comportamento del titolare, visto che rinvia fino a tre anni dopo il misfatto la segnalazione della sanzione al ministero dei trasporti, e dunque l'effettiva decurtazione. Inutile dire, spiegano i dirigenti della polizia municipale, che quella del ricorso è un'arma impugnata più che volentieri dai conducenti meno prudenti, quelli che potrebbero dover ricominciare tutto da capo per aver consumato tutti i punti disponibili. Ma anche da chi ha preso la "botta" di una sanzione consistente (per spesa e relativi punti) e conta sui tempi lunghi del ricorso per rimettersi in pari dopo due anni di "buona condotta". Impugnare sempre e comunque sembra la parola d'ordine, così che l'ufficiale responsabile del settore solo nella mattinata di oggi si troverà ad affrontare ben 45 udienze. "Facciamo l'esempio - spiega il maggiore Stefano Manfredi - di una persona fermata alla guida in stato di ebbrezza. Fanno dieci punti in meno e la sospensione della patente da parte della Prefettura. Bene, noi possiamo inviare la segnalazione della avvenuta decurtazione solo quando sono esperiti tutti i livelli di giudizio". Ovvero il ricorso, entro 60 giorni, al Prefetto o al giudice di pace, con possibilità - in questo secondo caso - di presentare appello in Tribunale in caso di giudizio sfavorevole. Mentre chi perde davanti al Prefetto può tentare di aver ragione davanti al giudice di pace. "Tra le udienze di questi giorni - ricorda Manfredi - una contestazione alla sosta fatta da Mover e datata 2004. Vicenda che non si è ancora chiusa". Nel frattempo, in caso di violazione grave e magari con complicanze penali, nei terminali di Motorizzazione e ministero il cittadino "pizzicato" risulterà ancora "pulito". Veloci alla guida. Analisi preoccupante, dato quanto accade sulle strade del Comune fotografate dalle sole sanzioni della Municipale (dunque al netto di quelle emesse dalle altre forze dell'ordine). Nel 2004, un anno dopo l'introduzione della patente a punti, le contestazioni di velocità superiore di 40 chilometri al limite consentito erano state 106 (meno 780 punti). Nel 2006 sono passate a 179 (1600 punti) e nel 2007 siamo arrivati a 258. Per 2560 punti in meno, ma solo 440 trasmessi. A riprova del fatto che maggiore è la sanzione, più alto è il numero dei ricorsi. Assicurazioni. Aumenta anche il numero di coloro che vengono trovati alla guida di un mezzo privo di assicurazione: dagli 82 verbali del 2005 siamo passati ai 162 di quest'anno. "Si tratta per lo più di persone che non hanno i mezzi per pagare l'assicurazione", spiegano al comando: "E, alla fine, optano per la demolizione del mezzo soprattutto se vecchio". Donatella Francesconi.


Nicoletta Miroglio: la gestione deve restare in famiglia (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 11-12-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-12-11 num: - pag: 37 categoria: REDAZIONALE Personaggi L'impero del tessile in Piemonte Nicoletta Miroglio: la gestione deve restare in famiglia "La mia gavetta a spostare tessuti" E' in arrivo un nuovo responsabile per la divisione tessuti dopo l'uscita di Antonio Ferrante MILANO - Dalle pezze di stoffa sulla settima strada, New York, al collezionismo d'arte a Belgravia, quartiere della Londra bene a due passi da Buckingham Palace. Con una tappa intermedia a Parigi. E il baricentro ad Alba, in una delle province più province d'Italia, il cuneese. Passa per questi punti la vita di Nicoletta Miroglio, una delle poche manager (e "figlie d'arte ") del tessile italiano. Dopo un apprendistato negli anni Settanta tra la metropoli Usa e la capitale francese, "a fare un po' di tutto - dice lei - dal lavoro di magazzino al centralino ", la Miroglio è entrata e piano piano cresciuta nell'omonimo gruppo di famiglia, che fattura oltre un miliardo di euro tra distribuzione e tessuti. Dalla divisione tessuti, dove lavora la Miroglio occupandosi delle linee commerciali, in questi giorni è uscito il responsabile, Antonio Ferrante, che sta per essere sostituito, dicono, da un nuovo manager. Nessun cambiamento, invece, alla guida di tutto il gruppo di Alba, oggi nelle mani di uno dei cugini di Nicoletta, Giuseppe. Sono sei, in tutto, i Miroglio della terza generazione, nipoti del fondatore Giuseppe e figli dei suoi due figli, Franco e Carlo: oltre a Nicoletta e Giuseppe, anche Edoardo, Bepi, Elena ed Elisa. Tre maschi e tre femmine, con le leve del potere storicamente spostate più verso i primi che sulle seconde. Prima di Giuseppe il ruolo di amministratore delegato era di Edoardo, e finora è rimasto off limits per il gentil sesso. Che sia per meritocrazia o per tradizione, questo non sembra essere un problema per Nicoletta. "Non ci ho mai fatto caso", taglia corto. Anche se era proprio una donna, la madre del nonno Giuseppe, la prima in famiglia a occuparsi del business, facendo la venditrice ambulante di tessuti in un piccolo paese vicino ad Alba, Corneliano. Se tra i Miroglio non sembrano esserci particolari divisioni ideologiche, con il passare delle generazioni, come in tutte le grandi famiglie, non è mancata la dialettica. E, alla domanda se crescerà col tempo il ruolo dei manager esterni, Nicoletta risponde: "Mi auguro di essere insieme ai miei fratelli e cugini sempre all'altezza, anche se manager esterni ben scelti possono dare il loro apporto". Tanto che la generazione successiva, quella del figlio Francesco (24 anni) e dei suoi cugini è coinvolta nel business. Lui, Francesco, segue le tre joint venture aperte in Cina, un Paese con cui il gruppo fa affari da tempo. Non solo producendo in loco, ma anche vendendo tra Pechino e Shanghai tessuti stampati in Italia. Quasi una delocalizzazione controcorrente. Ufficio ad Alba, Nicoletta è appena tornata da Londra, dove ha una casa a Belgravia. Comprata non tanto per motivi di lavoro, dice, quanto per seguire da vicino, in una delle capitali dell'arte moderna, la sua passione per la pop art. Simboli del privilegio di chi nasce bene? Lei non è d'accordo. L'interesse per il collezionismo, dice, è nato durante la sua "gavetta" newyorkese. Una gavetta di lusso? "Trasportavo - risponde - chili di stoffa da un magazzino all'altro. Se questo si chiama un inizio d'oro...". Nicoletta Miroglio si occupa delle linee commerciali della divisione tessuti dell'omonimo gruppo di famiglia. Sono sei i Miroglio della terza generazione, nipoti del fondatore Giuseppe e figli dei suoi due figli, Franco e Carlo: oltre a Nicoletta, Giuseppe, Edoardo, Bepi, Elena ed Elisa Giovanni Stringa.


Camionisti disperati: così ci fanno chiudere (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere delle Alpi" del 11-12-2007)

 

Di Cristian Arboit Camionisti disperati: "Così ci fanno chiudere" La protesta concentrata in quattro zone, ma non c'è stato il blocco del traffico I padroncini se la passano male La concorrenza dell'est, il costo sempre più alto del carburante e gli studi di settore stanno mettendo in crisi chi è imprenditore di se stesso I più delusi hanno deciso di mollare FONZASO. "Al 31 del mese chiuderò la mia attività. Andare avanti così è impossibile. Solo gli studi di settore mi sono costati cinque mila euro". A parlare è uno dei tanti padroncini che ieri hanno partecipato alla protesta inscenata in tanti luoghi della provincia, fra cui Fonzaso e Busche, dalla confartigianato Trasporti accanto a numerose sigle del settore. L'esasperazione è alle stelle: da un lato la concorrenza dall'est, dall'altro il costo del carburante. Esorbitante. Tutti problemi che in un territorio lontano dalle grandi arterie, come quello bellunese, si amplificano a dismisura. I "padroncini" nostrani non hanno però intralciato il traffico, né bloccato le strade, ma il loro grido d'allarme è stato ugualmente forte, assordante. Dopo aver iniziato la protesta domenica notte ad Anzù i picchetti si sono spostati a Busche, Ponte nelle Alpi, Fonzaso, dove in zona industriale ieri mattina si è improvvisato un falò con tanto di striscioni. "E continueremo per tutta la settimana", assicurano i più scatenati. "Qui si chiude". Le ragioni della protesta non si contano. Troppa burocrazia, troppi rincari, troppa concorrenza. Di quella che ti attanaglia, che non ti fa dormire sonni tranquilli. "E' un continuo gioco al ribasso", si sfoga Fabio, "un giorno ti chiamano e il giorno dopo ti scaricano perché c'è qualcuno che lavora sotto il minimo tariffario". Un'abitudine che ha innescato un circolo vizioso. "Così c'è chi è costretto a correre dalla mattina alla sera". I concorrenti "sleali" hanno un volto e una nazionalità ben precisi, al di fuori di ogni discriminazione o intento razzista: "Le imprese dell'est applicano prezzi stracciati e pur avendo sedi legali in altri paesi prestano servizio nel nostro, rubandoci il lavoro. Viviamo costantemente nell'ansia", racconta Silvio. Non è un caso che i rumeni al volante, anzichè decelerare alla vista dei picchetti, accelerino. "E' un problema anche e soprattutto di sicurezza. Loro corrono e non guardano alle tabelle. Dormono poche ore e via. E le conseguenze si leggono sui giornali". Caro carburante. Ma la concorrenza dall'est non è l'unico problema per i padroncini locali, che devono quotidianamente fare i conti con l'impennata dei costi dell'energia, a cominciare dal gasolio. E se a questo si aggiungono le strade di montagna - fatte di curve e dislivelli che sembrano fatti apposta per aumentare i consumi - la frittata è fatta e servita. C'è poi la burocrazia, elefantiaca e asfittica quanto basta. "Gli studi di settore ci stanno massacrando", la denuncia. Giornata tipo. "Nel 1990 per un viaggio tra Feltre e Milano i committenti pagavano tra le duecentocinquanta e le trecentomila lire, oggi arriviamo a centosettanta euro. E sono passati vent'anni", racconta un padroncino di lunga esperienza. Non manca un problema di ordine strutturale, tipicamente italiano: "Scaricare è diventata un'odissea. Venerdì avevo due consegne, una nel Vicentino a Carmignano e l'altra a Padova. Sono partito da Feltre alle quattro del mattino e sono rientrato alle 15. Ci dobbiamo sobbarcare ore di fila davanti agli stabilimenti. Non c'è organizzazione e negli anni la situazione è peggiorata. Dopo otto anni non mi resta altro che chiudere. Lo farò il 31 dicembre".


Burocrazia e Regione uccidono la zootecnia In 4 anni ha chiuso il 35% delle aziende (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 11-12-2007)

 

LICCIANA NARDI Burocrazia e Regione uccidono la zootecnia In 4 anni ha chiuso il 35% delle aziende TROPPA burocrazia e gli allevatori spariscono. Coldiretti ed Apa, l'associazione provinciale degli allevatori, calcolano che servono fino a 19 registri per mandare avanti una piccola azienda zootecnica. E così negli ultimi quattro anni, è sparito il 35% delle stalle. Mediamente ogni allevatore spende da una a due ore al giorno per compilare tutti i registri, ovvero cinque libri di stalla (devono essere tenuti nei locali adibiti al bestiame), cinque del caseificio (nei locali della trasformazione del latte), fino agli otto faldoni fiscali (scarico scontrini, fatture, ricevute, contratti, etc). "Ogni tanto riusciamo ad andare anche in stalla - provoca Marco Pavesi, Presidente dell'Apa e titolare del caseificio La Braia a Licciana Nardi - la burocrazia è una palla al piede. I controlli sono necessari, ma prima era una vita semplice, oggi è come fare il commercialista. Capiremo se si trattasse di grandi aziende con centinaia di capi ma qui si tratta di micro-allevamenti con decine di animali. I vecchi allevatori, quelli storici hanno dovuto abbandonare. Non potevano stare al passo ma di questo passo la zootecnia di qualità, di salvaguardia delle razze rare, diventerà una mosca bianca". Ma fare l'allevatore è così complicato? "Per la stalla serve un registro per il carico e scarico degli animali, uno per specie animale. Se ho cavalli e pecore, dovrò averne due. Poi serve un registro dei farmaci e uno dei trattamenti zootecnici, uno per lo smaltimento dei rifiuti speciali. In più c'è un fascicolo chiamato del produttore dove vengono registrate le concimazioni con tanto del quanto, del come e del quando". Discorso ancora più complicato per le stalle che hanno i laboratori per produrre il formaggio (8 quelle presenti in provincia). "Serve un registro Haccp per autocertificazione e altri quattro-cinque per registrare periodicamente le temperature di latte, frigoriferi, formaggi e così via, uno per le analisi che vengono effettuate due volte all'anno. Tra stalla e laboratorio, sono 13. Poi ci sono i libri fiscali e quello dello smaltimento dei rifiuti speciali come scarti di lavorazione che hanno compilazione giornaliera. In tutto 19 registri". Ad allontare gli allevatori ci sono anche motivi anagrafici: "Gli allevatori difficilmente hanno una istruzione superiore, e sono mediamente avanti con l'età. Chiedergli di adeguarsi è molto faticoso e preferiscono chiudere. I giovani - conclude il presidente provinciale Apa - fanno lo stesso ragionamento. Tanto vale fare il commercialista". A COMPLICARE le cose, in un zona come la Lunigiana, che per la sua posizione geografica è propensa a guardare al mercato ligure, ci sono le difficoltà di commercializzazione causate dall'interpretazione di una direttiva Comunitaria che la Regione, anziche allargare, ha letto in maniera ristrettiva. "Allevatori, produttori e caseifici liguri possono vendere nelle province vicine, quindi anche in Lunigiana perché la Liguria ha interpretato la direttiva in modo concorrenziale. La Toscana ha fatto il contrario e permette solo la vendita nei comuni limitrofi. Un caseificio di Licciana non può vendere a Pontremoli, ma uno di Sarzana può farlo ovunque. In questo modo si danneggiano le imprese. Possono vendere ai privati di tutta Italia ma non ai dettaglianti della Lunigiana. Il rischio è quello di uno spostamento del baricentro dei caseifici verso la Liguria". - -->.


Amministrazioni piú trasparenti con i processi di e-governement (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 11-12-2007)

 

Il presidente Fvg ieri a Stoccolma al vertice sulle PA Amministrazioni piú trasparenti con i processi di e-governement PUBLIC SERVICE STOCCOLMA. Per il presidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, "l'e-government può permettere un sempre di piú effettivo controllo del potere e della burocrazia da parte dei cittadini". Lo ha affermato ieri, parlando a Stoccolma nel corso del "Public Service Summit", promosso, nell'ambito della settimana della consegna dei Premi Nobel, da Cisco System. Secondo Illy "grazie all'e-government possono essere raggiunti alcuni risultati decisivi: una Pubblica amministrazione piú snella ed efficiente, ma anche piú trasparente e capace di dialogare in presa diretta con i cittadini. In una parola - ha concluso - meno burocrazia, piú democrazia". Oltre a Illy, unico rappresentante italiano, all'evento hanno partecipato amministratori provenienti da tutto il mondo, tra i quali il commissario europeo per l'Istruzione, Jan Figel, e il ministro per la Pianificazione dell'India, Rajeeva Ratna Shah. Illy ha inoltre illustrato lo sforzo compiuto dalla Regione per riorganizzare la propria struttura e per potenziare l'e-government, ricordando a esempio l'introduzione della firma elettronica, la diffusione delle tessere sanitarie dotate di microchip e il supporto fornito per la promozione dell'informatizzazione al Servizio sanitario e agli Enti locali.


)BUROCRAZIA Nuova Capitaneria: dimenticati gli ostacoli < (sezione: Burocrazia)

( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 11-12-2007)

 

)BUROCRAZIA "Nuova Capitaneria: dimenticati gli ostacoli" ALL'INAUGURAZIONE della nuova sede della Capitaneria di Porto, sedevano in prima fila alcuni personaggi omaggianti le magnificenze edilizie della nuova costruzione, definita ora come "indispensabile, vanto, orgoglio" e via dicendo. Ma non erano gli stessi che solo qualche anno fa dichiaravano che "il terreno di fronte al porto è una risorsa collettiva ("coltivata" a talponi, cespugli e sporco, aggiungo io) intoccabile. Inaccettabile anche solo la proposta di costruirci una caserma!". Sindaco era Lucio Segnanini. In effetti, tanto fecero tutti che il Comando Nazionale Capitanerie di Porto dovette invocare il supremo interesse militare dell'opera, consentendo così di bypassare tutti i cavalli di frisia burocratici messi ad arte dai soliti noti. Certo, oggi non molti cittadini e politici locali se lo ricordano (o non se lo vogliono ricordare). Come cambiano i tempi... Ma vale la pena indignarsi? Non so, io comunque lo sono... V.C. )VIABILITA' "Le contraddizioni dell'amministrazione" LA QUERELLE fra vigili e sindaco mi sembra l'emblema della gestione della nostra amministrazione: disinteresse totale per i cittadini, gli stessi cui l'anno prossimo sarà chiesto il voto. L'assenza dei vigili si vede soprattutto la sera quando piazza Matteotti diventa un parcheggio abusivo. Il tutto in barba alle dichiarazioni del sindaco che aveva proibito l'accesso ai bus con la necessità di 'togliere gas di scarico dalla zona'. Forse le auto vanno a acqua? Basterebbe farsi un giro dal giovedì sera in poi fino all'una di notte per vedere che succede. Altro aspetto: da Viareggio fino a Spezia dopo mezzanotte i semafori sono spenti per motivi di sicurezza: in caso di incidente notturno anche senza testimoni è facile capire di chi è la colpa (a semaforo spento, entrano in vigore i cartelli di precedenza). Unica città con semafori accesi anche nel cuore della notte? Massa. E così se qualcuno passa col rosso e ti travolge alle 3 di notte con strada deserta devi riuscire a dimostrare di avere ragione. E poi chi chiami? i vigili? E ancora: il Comune inizia con ritardo a fare le rotonde, mentre altre città le hanno finite da tempo. Solo che ovunque vanno a rimpiazzare i semafori, a Massa no. Sorvolo poi sul caso del lungomare ristretto a una corsia: i miei amici turisti sono sconvolti e non capiscono chi abbia partorito un'idea così demenziale. Mi fa arrabbiare vedere Massa trattata così, una città che ha tutte le caratteristiche per essere a misura d'uomo e che invece va sempre peggio. P.A. )TESTIMONIANZA "I rifugi antiaerei devono essere salvati" I RIFUGI antiaerei, costruiti nella nostra città, a suo tempo, sono una testimonianza importante della nostra storia passata. Molti massesi, costretti dai tedeschi con le armi ad abbandonare la propria città, si ribellarono ritirandosi negli scantinati delle loro abitazioni ed utilizzando i rifugi in caso di estremo pericolo: dimostrarono ancora una volta di essere "gens semper victa- semperque rebellans". In mezzo a tanta desolazione, pericoli, sofferenze morali e materiali difesero la loro città da tutti i tentativi, allora fatti, di cancellarne per sempre l'esistenza. L'ordine di evacuazione doveva significare la morte della città e di chiunque fosse rimasto o vi fosse tornato. A Massa non esisteva più nulla, gli uffici trasferiti altrove, l'ospedale a Soliera, ogni attività, anche le più elementari, cancellate. Furono mesi duri, pericolosi, difficili e l'8 febbraio 1945 il centro storico della città venne sottoposto ad un bombardamento feroce con lancio di bombe dirompenti ed incendiare. Fu una vera provvidenza che esistessero in Massa rifugi antiaerei ed un ambulatorio di pronto soccorso, presso il quale una innumerevole schiera di feriti gravi e leggeri poterono ricevere cure adeguate. Un giovane massese, iscritto al 4° anno di medicina, ricco di esperienza infermieristica, ottenne nell'ottobre del '44, dal Cnl e successivamente dal comando tedesco, il permesso di organizzare un ambulatorio di pronto soccorso. L'avvenimento rivestì una grande importanza sotto vari aspetti: il riconoscimento del fallito ordine tedesco di sfollamento perché la popolazione non aveva obbedito e abbandonata la propria città sventare il tentativo in atto di liquidare per sempre l'ospedale di Massa, riorganizzare a Massa un Subcommissariato per attività amministrative, ridare alla gente la spseranza di un possibile modo di rivivere, condizionare e controllare da vicino l'attività dei tedeschi e prevenirne le loro mosse. I rifugi antiaerei sono la testimonianza di un periodo storico di cui i massesi dovranno farne sempre memoria, insegnandonelle scuole la propria storiaperché i giovani capiscano i suoi valori, perché i cittadini ritornino ad amare la propria città e siano orgogliosi di essere apuani e del loro passato. Chi non conosce e capisce la propria storia non ha futuro. Pier Paolo Santi - -->.


Allarme allevatori: troppa burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 11-12-2007)

 

Massa - Carrara Allarme allevatori: troppa burocrazia Già sparite il 35% delle aziende zootecniche in quattro anni Sono ben 19 i registri che un operatore del settore deve tenere per la ditta MASSA-CARRARA. Troppa burocrazia. E gli allevatori spariscono. Tra le cause principali di abbondono nel settore dell'allevamento, è proprio la burocrazia. Come per molti altri settori dell'economia nazionale, scartoffie varie, registri, file agli uffici, sono diventati una parte essenziale dell'attività e un costo in termini di tempo troppo oneroso. Coldiretti Massa Carrara ed Apa, l'associazione provinciale degli allevatori, calcolano che servono fino a 19 registri per mandare avanti una piccola azienda zootecnica, e che uno dei principali motivi di abbandono è stato, in questi anni - sono sparite il 35% delle stalle presenti in Provincia negli ultimi quattro anni - "l'eccessiva burocratizzazione dell'attività". Le due associazioni chiedono a Provincia, Regione ed Asl una semplificazione degli iter a seconda delle dimensione aziendale e non in maniera indiscriminata. Mediamente ogni allevatore spende da una a due ore al giorno per compilare l'enorme mole di registri. Dai cinque libri di stalla (devono essere tenuti nei locali adibiti al bestiame), ai cinque del caseificio (locali della trasformazione da latte in formaggio), fino agli otto faldoni fiscali (scarico scontrini, fatture, ricevute, contratti obbligatori, delega fiscale etc). "Ogni tanto riusciamo ad andare anche in stalla - provoca Marco Pavesi, Presidente dell'Apa e titolare del caseificio La Braia a Licciana Nardi - la burocrazia è diventata una palla al piede per gli allevatori. I controlli sono giusti, doverosi, necessari, ma la mole di carte sta diventando troppo pesante e fare l'allevatore sarà sempre meno appetibile. Era una vita semplice, ogi non lo è più; è come fare il commercialista. Capiremmo se si trattasse di grandi aziende con centinaia di capi ma qui si tratta di micro-allevamenti con decine di animali. Soprattutto i vecchi allevatori, quelli storici - fa notare - hanno dovuto abbandonare. Non potevano stare al passo ma di questo passo, scusate il gioco di parole, la zootecnia di qualità, di presidio del territorio, di salvaguardia delle razze rare, è destinata a diventare una mosca bianca". Discorso ancora più complicato per le stalle che hanno anche laboratori di trasformazione per produrre il formaggio (8 quelli presenti in provincia attualmente). "Serve un registro Haccp per autocertificazione, e altri quattro-cinque per registrare periodicamente le temperature di latte, frigoriferi, formaggi e così via, uno per le analisi che vengono effettuate due volte all'anno. In tutto, tra stalla e laboratorio, sono 13. Poi ci vanno aggiunti i libri fiscali e quello dello smaltimento dei rifiuti speciali come scarti di lavorazione che hanno compilazione giornaliera. In tutto circa 19 registri". Ad allontare gli allevatori dalle stalle ci sono anche motivi anagrafici: "Gli allevatori difficilmente hanno una istruzione superiore, e sono mediamente molto avanti con l'età. Chiedergli di adeguarsi è molto faticoso e preferiscono chiudere. I giovani - conclude il presidente provinciale Apa - fanno lo stesso ragionamento. Tanto vale fare il commercialista". A complicare ulteriormente la situazione della zootecnia provinciale, ed in particolare Lunigianese, che proprio per la sua posizione geografica è propensa a guardare al mercato ligure, sono le difficoltà di commercializzazione che incontrano gli allevatori causati dall'interpretazione di una direttiva Comunitaria che la Regione, anzi che allargare, ha letto in maniera restrittiva. Coldiretti chiede alla Provincia di Massa Carrara di attivare un tavolo apposito dedicato ai problemi della zootecnia. "Gli allevatori-produttori-caseifici liguri possono vendere nelle province vicine, quindi anche in Lunigiana perché la loro regione ha interpretato la direttiva in modo concorrenziale, la Toscana, ha fatto il contrario, permette solo la commercializzazione nei comuni limitrofi. Un caseificio di Licciana non può vendere a Pontremoli, ma uno di Sarzana, può farlo ovunque. In questo modo si danneggiano le imprese perché si limita il raggio di azione. Possono vendere ai privati di tutta Italia ma non ai dettaglianti della Lunigiana. Non ha senso. Chiediamo alla Provincia di attivare un tavolo per discutere dei problemi della zootecnia così da arrivare infine in Regione e cercare di modificare aspetti non certamente positivi per tutto il comparto. Il rischio è quello di assistere ad uno spostamento del baricentro dei caseifici verso la zona ligure e ad un impoverimento ulteriore del settore nella nostra provincia. Dobbiamo salvaguardare la zootecnia provinciale".


P.A./ GASBARRA: PARTANO DA ROMA NUOVI TAGLI A BUROCRAZIA (sezione: Burocrazia)

( da "Virgilio Notizie" del 11-12-2007)

 

11-12-2007 11:45 Parta seconda fase 'modello Roma': snellire procedure Roma, 11 dic. (Apcom) - In Italia la Pubblica amministrazione, e in generale il lavoro delle istituzioni locali, "hanno bisogno di alleggerimento, di tagli, di semplificazioni: bisogno entrare in un nuovo quadro di riforme, in un nuovo status amministrativo". E questo programma "deve partire da Roma, da un Comune, da una Provincia e da una Regione sburocratizzati". Così il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, intervenendo questa mattina all'assemblea annuale dell'Unione degli industriali e delle imprese di Roma. Per Gasbarra deve essere questa "la seconda fase del 'modello Roma'. In questi anni - ha spiegato - il 'modello Roma' ha ottenuto importanti traguardi in un territorio che ha saputo crescere perché ha fatto sinergia, tra le istituzioni come tra le imprese. Oggi possiamo a testa alta intraprendere la strada della svolta verso un nuovo percorso trovando strumenti nuovi a esigenze nuove: serve una nuova stagione del fare dove le imprese e gli amministratori locali vengono alleggeriti nel loro lavoro per essere utili alla comunità: bisogna sciogliere percorsi e procedure amministrative". Per Gasbarra "non abbiamo bisogno di doppi tempi, di doppie letture, di tripli o quadrupli pareri: un Paese così non può concorrere con il resto d'Europa, è il momento di passare a una fase più avanzata, ci lamentiamo di un Paese con troppi timbri ed è arrivato il momento di toglierli, di azzerare le procedure". "Le istituzioni locali - ha detto ancora - hanno bisogno di erogare servizi, non di dare pareri": per questo, ha concluso Gasbarra, è necessaria "una svolta concreta che ci veda scrivere poche ma chiare regole per concretizzare la stabilizzazione della crescita del 'modello Roma'. La possibilità di snellire le procedure nel nostro Paese è un'opportunità importante per essere ancora più competitivi".


Imprese e burocrazia, sei comuni si affidano allo sportello unico (sezione: Burocrazia)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 11-12-2007)

 

FRIULI COLLINARE Imprese e burocrazia, sei comuni si affidano allo sportello unico UdineDopo San Daniele, Coseano, Dignano, Flaibano, Ragogna e Rive d'Arcano, anche i comuni diColloredo di Monte Albano, Majano, Moruzzo, Osoppo, San Vito di Fagagna e Treppo Grandedemanderanno allo Sportello unico per le attività produttive (Suap) in versione informatizzata, tutte le pratiche legate alla localizzazione di impianti produttivi di beni e servizi, la loro realizzazione, ristrutturazione, ampliamento, cessazione, riattivazione e riconversione, nonché l'esecuzione di opere interne ai fabbricati adibiti ad uso d'impresa. Avviato nel 2004 a livello intercomunale (capofila il comune di San Daniele), dal mese di settembre 2007 il servizio fa capo alla Comunità Collinare che, dal mese di gennaio 2008, ne estenderà l'operatività. Supportato dal portale Impresa Futuro (una nuova metodologia telematica sviluppata dalla Regione e destinata a diventare unico strumento tecnologico per tutti gli Sportelli unici della regione), il servizio consente di gestire pratiche e procedimenti direttamente on line, diminuendo drasticamente i tempi di attesa (il passaggio delle pratiche complesse da ente a ente viene effettuato in 40/50 giorni rispetto ai 110 normalmente utilizzati).Per illustrare le caratteristiche del nuovo servizio che permetterà di velocizzare e semplificare gli adempimenti amministrativi, la Comunità Collinare, in collaborazione con il Centro tecnico provinciale della Camera di Commercio di Udine, la Regione e il partner tecnologico WeGo srl di Pordenone, organizza per mercoledì (ore 14.30) un incontro di presentazione che si terrà nella sala Convegni del consorzio Comunità Collinare del Friuli, a Colloredo di Monte Albano (piazza del Castello 7).


PRIVACY. Customer care, meno burocrazia nel trattamento dei dati personali (sezione: Burocrazia)

( da "HelpConsumatori" del 11-12-2007)

 

News PRIVACY. Customer care, meno burocrazia nel trattamento dei dati personali 11/12/2007 - 14:05 Le società che si occupano di customer care, assistenza post vendita, prenotazioni di servizi, phone-banking non sono sempre tenute ad informare in maniera burocratica la clientela sull'uso dei dati personali. E' quanto stabilito dal Garante, in un provvedimento generale, di cui è stato relatore Francesco Pizzetti che riguarda le attività prestate in modalità "inbound" nel quale l'Autorità ha invitato le società che operano nella gestione dei servizi telefonici di assistenza e informazione al pubblico ad assicurare elevati livelli di professionalità nel trattamento dei dati ponendo specifica attenzione anche al profilo della loro messa in sicurezza. I casi nei quali i call center possono non informare gli utenti riguardano il trattamento dei soli dati necessari ad assicurare il servizio richiesto, o quello di clienti già informati precedentemente, ad es. al momento della sottoscrizione di un contratto, o alcuni elementi dell'informativa possono emergere nel corso del colloquio telefonico. Fornire l'informativa in questi casi - spiega il Garante - costituirebbe un inutile appesantimento burocratico per le aziende senza garantire una effettiva tutela dei diritti dell'utente. Se poi le società intendono utilizzare i dati anche per altri fini (ad es. di marketing o profilazione) allora devono informare l'utente e chiedergli un consenso ad hoc. L'informativa da rendere all'interessato deve comunque essere fornita con formule sintetiche, chiare e di immediata comprensione, attraverso un operatore o utilizzando messaggi preregistrati o pubblicandola su un sito web. 2007 - redattore: VC.


Abete studia da sindaco: "Roma è un laboratorio positivo" (sezione: Burocrazia)

( da "Velino.it, Il" del 11-12-2007)

 

(POL) Abete studia da sindaco: "Roma è un laboratorio positivo" Roma, 11 dic (Velino) - "Roma è un laboratorio positivo". Il presidente dell'Unione degli industriali e delle imprese di Roma, Luigi Abete, dal palco dell'assemblea annuale della Uir non perde l'occasione per mettere in risalto le performance economiche della Capitale. Al suo fianco ci sono il sindaco Walter Veltroni, il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, il governatore Piero Marrazzo e il presidente di Confindustria Lazio Maurizio Stirpe. Ad ascoltarlo non solo tanti imprenditori ma anche amministratori locali e politici nazionali. Un parterre eterogeneo tanto da far dire a qualcuno: "è uno dei pochi che riesce ad aggregare una platea così". Nel suo discorso Abete, il cui mandato alla Uir terminerà nel 2008, ricorda che la Capitale “è la seconda città per valore aggiunto dopo Milano, la seconda nelle costruzioni, dell'intermediazione finanziaria, nel commercio. La terza nell'industria e la prima nei servizi”. Insomma, è una città che è cresciuta, ma che ora deve fare di più. "La richiesta di un aumento della qualità della vita da parte dei cittadini cresce – sottolinea - e non è uno slogan dire che servono più infrastrutture e una migliore gestione dei servizi pubblici". Sulla stessa linea il sindaco Veltroni. "Roma non è più 'ladrona' o 'sonnolenta' – avverte - oggi Roma è città industriale, città del cambiamento, che ha conosciuto mutazioni radicali. Roma è una delle principali città industriali d'Italia, dove la cultura è uno dei settori più dinamici del Pil". Ma Roma e la sua provincia, continua Gasbarra, possono essere ancora più “competitive” se si allegerisce il peso della burocrazia. “I grandi risultati che abbiamo ottenuto – osserva - sono stati raggiunti con grandi pesi sulle spalle di amministratori locali e imprenditori. Questi sacchi vanno alleggeriti. è necessario inaugurare una nuova stagione in cui le imprese vengano alleggerite dalla burocrazia e le amministrazioni vengano messe in condizione di poter svolgere le proprie funzioni. Per correre velocemente il nostro Paese non ha bisogno di tripli o quadrupli pareri. è il momento - conclude - di superare questa fase di un Paese fatto di troppi timbri”. (ala) 11 dic 15:11.


Abete studia da sindaco: "Roma è un laboratorio positivo" (2) (sezione: Burocrazia)

( da "Velino.it, Il" del 11-12-2007)

 

(POL) Abete studia da sindaco: "Roma è un laboratorio positivo" Roma, 11 dic (Velino) - "Roma è un laboratorio positivo". Il presidente dell'Unione degli industriali e delle imprese di Roma, Luigi Abete, dal palco dell'assemblea annuale della Uir non perde l'occasione per mettere in risalto le performance economiche della Capitale. Al suo fianco ci sono il sindaco Walter Veltroni, il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, il governatore Piero Marrazzo e il presidente di Confindustria Lazio Maurizio Stirpe. Ad ascoltarlo non solo tanti imprenditori ma anche amministratori locali e politici nazionali. Un parterre eterogeneo tanto da far dire a qualcuno: "è uno dei pochi che riesce ad aggregare una platea così". Nel suo discorso Abete, il cui mandato alla Uir terminerà nel 2008, ricorda che la Capitale “è la seconda città per valore aggiunto dopo Milano, la seconda nelle costruzioni, dell'intermediazione finanziaria, nel commercio. La terza nell'industria e la prima nei servizi”. Insomma, è una città che è cresciuta, ma che ora deve fare di più. "La richiesta di un aumento della qualità della vita da parte dei cittadini cresce – sottolinea - e non è uno slogan dire che servono più infrastrutture e una migliore gestione dei servizi pubblici". Sulla stessa linea il sindaco Veltroni. "Roma non è più 'ladrona' o 'sonnolenta' – avverte - oggi Roma è città industriale, città del cambiamento, che ha conosciuto mutazioni radicali. Roma è una delle principali città industriali d'Italia, dove la cultura è uno dei settori più dinamici del Pil". Ma Roma e la sua provincia, continua Gasbarra, possono essere ancora più “competitive” se si allegerisce il peso della burocrazia. “I grandi risultati che abbiamo ottenuto – osserva - sono stati raggiunti con grandi pesi sulle spalle di amministratori locali e imprenditori. Questi sacchi vanno alleggeriti. è necessario inaugurare una nuova stagione in cui le imprese vengano alleggerite dalla burocrazia e le amministrazioni vengano messe in condizione di poter svolgere le proprie funzioni. Per correre velocemente il nostro Paese non ha bisogno di tripli o quadrupli pareri. è il momento - conclude - di superare questa fase di un Paese fatto di troppi timbri”. (ala) 11 dic 15:11.


CALABRIA/SANITA': LOIERO ALLA CAMERA, APPROVARE A GENNAIO NUOVO PIANO (sezione: Burocrazia)

( da "Asca" del 11-12-2007)

 

(ASCA) - Catanzaro, 11 dic - ''Nella sanita' calabrese le due cose che mi hanno piu' spaventato sono state la burocrazia e la criminalita'. Ma adesso siamo impegnati ad apportare un profondo cambiamento, partendo dall'approvazione del nuovo Piano Sanitario Regionale che il Consiglio dovra' varare a gennaio''. Cosi' il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, ha concluso la lunga serie di risposte ai parlamentari della ''Commissione bicamerale sugli errori in campo sanitario', presieduta dall'onorevole Giuseppe Palumbo. All'incontro hanno partecipato anche il vice-presidente Vincenzo Spaziante ed il dirigente della sanita' Mario Martina. Durante l'audizione, come hanno riconosciuto gli stessi parlamentari, il presidente Loiero ha dimostrato quella volonta' collaborativa utile al lavoro di indagine della Commissione bicamerale, che nello svolgere una visita nelle strutture sanitarie calabresi aveva trovato molte situazione di crisi e di disservizio. ''L'organizzazione e' il nostro problema fondamentale - ha sottolineato Loiero -, in quanto abbiamo una burocrazia lenta e che fa resistenza al cambiamento. Poi esiste, in alcune zone, una forte presenza mafiosa ed un diffuso malaffare. Per questo, abbiamo pienamente concordato con il ministro Livia Turco la procedura per la realizzazione dei nuovi quattro ospedali monoblocco di Vibo Valentia, Piana di Gioia Tauro, Sibaritide e Catanzaro. La decisione odierna del Consiglio dei Ministri di lavorare attraverso un'ordinanza della Protezione Civile non e' un segno di resa della Regione, anzi e' la ricerca della soluzione che i calabresi aspettano da tanto. Infatti, cosi', taglieremo drasticamente i tempi di costruzione puntando ad ultimare le nuove strutture in due anni e mezzo ed adottando delle procedure di urgenza molto trasparenti che non permetteranno le illegalita' e le infiltrazioni della criminalita'. Noi cediamo momentaneamente una piccola parte della sovranita' - ha continuato il presidente della Calabria - per fare quello che in decenni nessuno ha fatto''. red/sam/lv (segue) (Asca).


PAPA: AIUTI A PAESI POVERI NON FINANZINO COSTOSE BUROCRAZIE (sezione: Burocrazia)

( da "Metronews" del 11-12-2007)

 

Papa: aiuti a paesi poveri non finanzino costose burocrazie 11/12/2007 12:31 Citta' del Vaticano, 11 dic. (Adnkronos) - Nel destinare gli aiuti ai Paesi poveri e' necessario che questi rispondano a chiari criteri economici e non servano invece per finanziare costosi apparati burocratici. E' questo uno dei passaggi salenti contenuti nel Messaggio per la pace per il 1° gennaio del 2008 pubblicato oggi dal Vaticano e dedicato alla famiglia umana. Il Pontefice si sofferma sul tema della globalizzazione economica e sul problema del divario fra Paesi ricchi e sottosviluppati.


PAPA: AIUTI A PAESI POVERI NON FINANZINO COSTOSE BUROCRAZIE (sezione: Burocrazia)

( da "ADN Kronos" del 11-12-2007)

 

Ascolta la notizia commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI Citta' del Vaticano, 11 dic. (Adnkronos) - Nel destinare gli aiuti ai Paesi poveri e' necessario che questi rispondano a chiari criteri economici e non servano invece per finanziare costosi apparati burocratici. E' questo uno dei passaggi salenti contenuti nel Messaggio per la pace per il 1° gennaio del 2008 pubblicato oggi dal Vaticano e dedicato alla famiglia umana. Il Pontefice si sofferma sul tema della globalizzazione economica e sul problema del divario fra Paesi ricchi e sottosviluppati.


L'intervista nicola porro vicedirettore de "Il giornale" <La ricetta? Ridurre il peso dello Stato> (sezione: Burocrazia)

( da "Provincia di Como, La" del 11-12-2007)
Pubblicato anche in:
(Provincia di Sondrio, La)

 

L'intervista nicola porro vicedirettore de "Il giornale" "La ricetta? Ridurre il peso dello Stato" "La Casta" è stato protagonista di un vero e proprio caso editoriale. Che cosa aggiunge il vostro "Sprecopoli"? Innanzitutto prima de "La Casta" ci sono stati altri testi che si sono occupati dell'argomento. Vorrei ricordare, su tutti, Raffaele Costa "L'Italia dei privilegi", Cesare Salvi e Massimo Villone "I costi della democrazia" e Mario Giordano. Noi però avvertivamo l'esigenza di fare un lavoro sistematico, ossia di mettere in relazione gli sprechi di tutta la pubblica amministrazione. "Il Parlamento è il cuore e il cancro del sistema", scrivete in "Sprecopoli". È un'affermazione forte? È chiaramente una provocazione. Siamo convinti che si tratti di un cancro curabile, e lo è nella misura in cui si ha l'esatta dimensione del fenomeno. Il Parlamento è lo specchio dello spreco del Paese; ne è il cuore perché fa le leggi. Ciò che balza agli occhi è l'enormità del buco generato dalla ragnatela degli enti locali. Sembra che questo sistema di burocrazia e microenti quasi si riproduca da solo, ingenerando così un volume di spreco spaventoso: voi contate in 1234 milioni di euro l'anno i costi della politica locale... In Italia un euro su tre sono spesi a livello locale, una cifra enorme. Quest'idea di federalismo ha fatto solo dei danni perché il sistema locale riproduce quello centrale. Risultato? Si è aumentata la spesa pubblica. Nel confronto con gli altri Paesi europei non solo figuriamo come perdenti ma il paragone induce anche una riflessione sulla mancanza di senso civico della nostra classe politica. In Francia, ad esempio, c'è un'alta scuola che si occupa di formare l'elite che guiderà il Paese, con criteri di selezione assai stringenti... Guardi anche la Francia ha avuto i suoi scandali... Quanto alla nostra classe politica dico che non tutto è perduto. Ci sono ministri che viaggiano con compagnie low cost, il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ha ammonito sulla necessità di ridurre gli sprechi. C'è da dire che c'è un'attitudine nella classe politica a non considerare quattrini del contribuente i soldi spesi per l'amministrazione pubblica. Qual è la vostra ricetta per contenere gli sprechi? L'unico modo è ridurre le risorse. La vera soluzione è stringere il peso dello Stato: deve avere meno soldi. In questo modo diventa più difficile cadere in tentazione. S.Or.


Burocrazia e criminalità soprattutto (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale di Calabria, Il" del 11-12-2007)

 

Il presidente Loiero ascoltato dalla Commissione bicamerale sugli errori in campo sanitario CATANZARO. "Nella sanità calabrese le due cose che mi hanno più spaventato sono state la burocrazia e la criminalità. Ma adesso siamo impegnati ad apportare un profondo cambiamento, partendo dall'approvazione del nuovo piano sanitario regionale che il Consiglio dovrà varare a gennaio". Così il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, ha concluso la lunga serie di risposte ai parlamentari della "Commissione bicamerale sugli errori in campo sanitario", presieduta da Giuseppe Palumbo. All'incontro hanno partecipato anche il vice presidente Vincenzo Spaziante ed il dirigente della sanità Mario Martina. Durante l'audizione, - si legge in una nota della Regione - come hanno riconosciuto gli stessi parlamentari, il presidente Loiero ha dimostrato quella volontà collaborativa utile al lavoro di indagine della Commissione bicamerale, che nello svolgere una visita nelle strutture sanitarie calabresi aveva trovato molte situazioni di crisi e di disservizio. "L'organizzazione è il nostro problema fondamentale - ha sottolineato Loiero - in quanto abbiamo una burocrazia lenta e che fa resistenza al cambiamento. Poi esiste, in alcune zone, una forte presenza mafiosa ed un diffuso malaffare. Per questo, abbiamo pienamente concordato con il ministro Livia Turco la procedura per la realizzazione dei nuovi quattro ospedali monoblocco di Vibo Valentia, Piana di Gioia Tauro, Sibaritide e Catanzaro. La decisione odierna del Consiglio dei Ministri - ha aggiunto - di lavorare attraverso un'ordinanza della Protezione Civile non è un segno di resa della Regione, anzi è la ricerca della soluzione che i calabresi aspettano da tanto. Infatti, così, taglieremo drasticamente i tempi di costruzione puntando ad ultimare le nuove strutture in due anni e mezzo ed adottando delle procedure di urgenza molto trasparenti che non permetteranno le illegalità e le infiltrazioni della criminalità. Noi cediamo momentaneamente una piccola parte della sovranità - ha continuato il presidente della Regione Calabria - per fare quello che in decenni nessuno ha fatto. Da parte nostra, per la trasparenza e la semplificazione amministrativa, abbiamo già approvato sia il taglio della Asl da 11 a 5 sia la legge sulla "Stazione Unica Appaltante" che porterà maggiore efficienza anche nelle Asl". In riferimento alle recenti morti in ospedale, Loiero, ha ricordato come vi sia sul Sud un'attenzione mediatica superiore ad analoghi casi che si verificano al Nord. "Come nei casi delle vittime di Polistena o di Vibo - ha detto - bisogna realmente ricordarci dell'articolo 32 della Costituzione che assicura il diritto alla salute come fondamentale ed in questo compito vogliamo riuscire anche se in Italia è difficile essere tutti uguali nella sanità". Loiero ha aggiunto: "La proposta di legge del federalismo fiscale mi preoccupa molto per le ripercussioni che avrà sui territori deboli come il nostro. L'Italia non è uguale ed anzi negli ultimi quindici anni è diventata ancora più diseguale e fino a pochissimo tempo fa neppure in Parlamento era facile poter difendere i diritti del Mezzogiorno". Loiero ha anche risposto a coloro che gli facevano osservare come per un presidente sia troppo gravoso anche gestire direttamente la sanità. "Tenere la delega della sanità non è il mio obiettivo - ha informato il presidente -, però, per ora, ho il vincolo dello Statuto. Ma questa situazione spero non debba durare molto, perché ho chiesto formalmente al presidente del Consiglio regionale di avviare il percorso per la riforma statutaria". Il presidente ha poi lasciato alla Commissione Bicamerale anche la documentazione sul servizio delle ambulanze del servizio di emergenza del 118, dove ha preso atto sia degli squilibri esistenti da zona a zona ed annunciato che è stato deciso, per questo, l'acquisto di 60 nuovi mezzi. In merito alla situazione dell'ospedale di Vibo Valentia ha replicato ricordando le decisioni già adottate ieri, con la chiusura dei reparti non idonei, ma ha anche affermato di essere contrario alla dismissione immediata, in quanto l'intero sistema ospedaliero vibonese deve restare in funzione fino all'apertura del nuovo nosocomio. Anche dal punto di vista dell'equilibrio di bilancio e delle strutture pubbliche e private il presidente Loiero ha ricordato i passi avanti fatti per restare nel "Patto di stabilità", che miglioreranno ancora con l'approvazione del nuovo Piano Sanitario Regionale. "Abbiamo una immensa frammentazione ereditata dagli anni '60, quando vennero costruiti un pò ovunque gli ospedali di cui fino allora la Calabria era priva. Adesso ci sono 9.119 posti letto, in equilibrio tra pubblico e privato. La precedente Giunta regionale - ha ricordato Loiero - aveva speso pochissimo, solo 64 milioni di euro, dal fondo degli investimenti strutturali dell'articolo 20. Noi, invece, ci impegneremo moltissimo: immediatamente con i 4 nuovi ospedali e poi con altre risorse da riversare in strutture, in tecnologie diagnostiche ed in qualità dei servizi, proprio per ridurre la frammentazione e poter riorganizzare l'intero servizio sanitario regionale". Reparti chiusi allo "Jazzolino" Tolleranza zero per l'ospedale dove è morta Eva. Si indaga su altri presidi VIBO VALENTIA. Reparti e una sala operatoria chiusi, posti letto ridotti in altre unità, misure straordinarie di adeguamento della struttura: comincia a essere tradotta in atti concreti, nell'Ospedale di Vibo Valentia, la politica della "tolleranza zero" annunciata dal presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero. A poco meno di una settimana dalla morte della sedicenne Eva Ruscio, il commissario straordinario dell'Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, Ottavio Bono, al termine di una riunione che si è protratta fino a tarda notte, ha infatti adottato una delibera con i primi provvedimenti strutturali. Disposta, sulla base dei riscontri delle ispezioni del Ministero della Sanità e dei carabinieri del Nas, la sospensione delle attività in alcuni reparti (Otorinolaringoiatria, Nefrologia e dialisi, Endoscopia, Neurologia, Pediatria, sala operatoria di Ortopedia). Ridotti i posti letto in Chirurgia d'urgenza e generale, Ginecologia e ostetricia, Malattie infettive, Rianimazione e terapia intensiva, Medicina generale e Cardiologia. Insomma se non è una chiusura ci si avvicina molto. "La relazione preliminare dei Nas - afferma Loiero - mette in primo piano forti carenze igienico-sanitarie che erano evitabili e di cui qualcuno dovrà rendere conto. Ora è necessario mettere in campo azioni concrete per rimuovere tutti gli inconvenienti denunciati. I primi provvedimenti adottati dal commissario vanno in tale direzione. Mirano a rimuovere le criticità riscontrate a rassicurare i cittadini. Si tratta di provvedimenti drastici, non sono gli ultimi. Vogliamo che siano anche esemplari, nel senso che non saranno tollerate disfunzioni". E su Vibo e la Calabria non meno tenera è stato il ministro Livia Turco. Ma la "tolleranza zero" non si limiterà solo all'ospedale di Vibo. Lo stato d'emergenza dichiarato per la Calabria dal Consiglio dei Ministri proprio oggi, presenta infatti altri casi, a partire dalle morti sospette verificatesi nei presidi di Polistena e Corigliano. La verifica delle procedure applicate per garantire al paziente le migliori prestazioni verrà inoltre estesa ovunque. "La situazione è insostenibile e non solo a Vibo - ha sostenuto il presidente Loiero - per questo motivo proseguirà senza soste il lavoro del Dipartimento regionale per la Salute". Loiero, in particolare, vuole vederci chiaro sul decesso del piccolo Flavio Scutellà che, secondo la denuncia dei familiari, sarebbe morto due mesi fa per una ritardato trasporto in ambulanza dall'ospedale di Polistena a quello di Reggio Calabria. Per chiarire la vicenda ha fatto convocare il commissario dell'Azienda sanitaria provinciale che a suo tempo aveva avviato un'inchiesta interna. "È tempo di conoscerne il risultato - conferma Loiero - per capire se è necessario prendere provvedimenti cautelari".