ARTICOLI DEL 21 E 22 DICEMBRE 2007
La politica
delude, la speranza salva ( da "Giornale di Brescia" del
21-12-2007)
L'allarme
geasar: al costa smeralda i conti non tornano
( da "Nuova Sardegna, La"
del 21-12-2007)
Opposizione
critica sul concorso-lampo: <Poca trasparenza>
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 21-12-2007)
Niente
liquidazione dopo anni di lavoro Non ho più soldi, sarà un
Natale amaro ( da "Giorno, Il (Lodi)" del
21-12-2007)
La
burocrazia strangola le stalle ( da "Tirreno, Il" del
21-12-2007)
Burocrazia,
il 2008 sarà digitale E le imprese sono già pronte A gennaio
scatta la rivoluzione per firme, certificati e fatture
( da "Giorno, Il (Nazionale)"
del 21-12-2007)
Nel 2007
riesce a risparmiaremeno della metà delle famiglie
( da "Secolo XIX, Il"
del 21-12-2007)
Stalle,
chiusure a tappeto per colpa delle scartoffie
( da "Tirreno, Il"
del 21-12-2007)
Il
ministro: regole rigide, ma sceglie chi governa
( da "Stampa, La"
del 21-12-2007)
<Vendo
il mio voto>, consigliere all'asta su eBay pag.1
( da "Giornale.it, Il"
del 21-12-2007)
Più
che scienziati FANNULLONI ( da "Espresso, L' (abbonati)" del
21-12-2007)
Potrebbero
invece assumere più personale e promuovere una
( da "Tempo, Il"
del 21-12-2007)
La
sanità si mette sotto tutela ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del
21-12-2007)
Nel
Mezzogiorno l'ostacolo storico resta la burocrazia
( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 21-12-2007)
Cemit vince
la commessa in Brasile ma ora incappa nella burocrazia italiana
( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 21-12-2007)
BERLUSCONI/
BONELLI: RIFORMA LIBERI RAI DA CONTROLLO PARTITI
( da "Virgilio Notizie"
del 21-12-2007)
SANITA' -
Dragotto (Fi): ''Burocrazia non fornisce risposte ai bisogni reali''
( da "RomagnaOggi.it"
del 21-12-2007)
Cervelli
d'Italia, ecco perché "emigrano" È a Milano per un tour di
conferenze Achille Varzi: insegna logica alla Columbia University, è
tra gli italiani più stimati negli Usa <In
( da "Provincia di Como, La"
del 21-12-2007)
Bibbiena
Arriva lo sportello Sip La burocrazia degli enti verrà semplificata
( da "Nazione, La (Arezzo)"
del 22-12-2007)
Lotta alla
burocrazia obbiettivo del 2008 Testo unico per agevolare i cittadini
( da "Nazione, La (Grosseto)"
del 22-12-2007)
Di GIANLUCA
DOMENICHELLI IL 2008 s ( da "Nazione, La (Grosseto)" del
22-12-2007)
A CCETTATA
mortale all'albero di Natale del centrodestra che si preparava a
( da "Nazione, La (Viareggio)"
del 22-12-2007)
Burocrazia
( da "Nuova Sardegna, La"
del 22-12-2007)
È un
curioso Paese l'Italia. Non è certo priva di risorse, ma è
incapace di sfru ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del
22-12-2007)
I ricci
nella rete della burocrazia ( da "Nuova Sardegna, La" del
22-12-2007)
Dai prezzi
ai taxi, sull'Italia i veti dell' eredità fascista
( da "Unita, L'"
del 22-12-2007)
Il sindaco
ha proposto una legge regionale contro la burocrazia
( da "Stampa, La"
del 22-12-2007)
Centrodestra,
corsa tra medici ( da "Tirreno, Il" del
22-12-2007)
Il sole
24ore sciopera ( da "Riformista, Il" del
22-12-2007)
DRAGOTTO
(FI): SANITA', BUROCRAZIA 'IPERTROFICA' NON FORNISCE RISPOSTE AI BISOGNI
REALI ( da "Sestopotere.com" del
22-12-2007)
Articoli
( da "Giornale di
Brescia" del 21-12-2007)
Edizione: 21/12/2007 testata: Giornale di Brescia
sezione:IN PRIMO PIANO La politica delude, la speranza salva vernare i
conflitti d'interesse di questa moderna società complessa. Ma un
sistema funziona se ognuno fa il suo mestiere. Qui qualcuno non sa più
farlo. E, cosa ancor peggiore, non vuole ammetterlo. Dunque, cosa escogita? Rompiamo
le fila, capovolgiamo le gerarchie, ripartiamo dalla base: gattopardesco
capolavoro di mutazione nominale, terremoto di superficie, ultima maschera di
un potere che tenta di evitare il linciaggio popolare travestendosi da
contropotere. Caso vuole che le cronache di questa lunghissima agonia della
politica, più irritante che patetica, si siano intrecciate con la
recente pubblicazione dell'enciclica "Spe salvi". Se si prescinde
dalla diversità delle cattedre e si va dritti alla sostanza l'abisso
che ne risulta non può che far riflettere. Lo scarto si misura in
intelligenza storica e in coraggio. La cattedra di Pietro non specula su
indifendibili diritti ereditari di un'antica chiesa trionfante e
realisticamente parte dai termini in cui la condizione umana è stata
ridefinita dopo i successivi fallimenti (parziali o totali) delle ideologie e
delle fedi laiche otto-novecentesche. Scienza, progresso, crescita di
indicatori materiali di benessere... Ratzinger ha osservato l'interlocutore,
la qualità nuova e diversa della sua fame e gli rivolge il linguaggio
che questa fame, oscuro intreccio di paure materiali e immateriali, esige. Lo
affianca nell'attraversamento di una dura stagione storica che richiede
attrezzatura essenziale e poche, robuste consapevolezze circa quel che
davvero conta. Cos'altro se non una speranza ragionevolmente affidabile? Non
stupisce che il documento abbia raccolto consensi di significativa ampiezza
in settori della cultura laica ormai apertamente convinti del ruolo non
residuale o apologetico che nella civiltà occidentale spetta a una
spiritualità religiosamente orientata e capace di riflessioni
esistenziali il cui interesse va ben oltre l'ambito della "stretta
osservanza". Al respiro lungo di questa speranza la politica non ha da
opporre che quello affannoso e corto della sua attuale pochezza. Prigioniera
di un malinteso istinto di conservazione subisce con colpevole inerzia la
crescente disaffezione della gente. Suppone d'avere grandi carte. Solo il
tempo dirà. Ma è prevedibile che anche il dialogo sulla riforma
elettorale non incasserà alcun apprezzabile risultato se si
avviterà in tecnicismi astrusi e parallele reticenze contenutistiche.
Il problema della governabilità ha un versante tecnico che, tuttavia,
dipende a sua volta da uno squisitamente progettuale: non si va da nessuna
parte senza il recupero di una tavola di valori condivisi che agisca da leva
per grandi convergenze decisionali. Che paese vogliamo
essere, come ci proiettiamo nel terzo millennio, su quali valori rilanciare
la sfida del buon governo? Legalità, meritocrazia, etica delle professioni, forte investimento educativo sui
giovani? Nessun vero progetto è sul tavolo. Solo reiterate baruffe
quotidiane. Ada Ferrari.
( da "Nuova Sardegna,
La" del 21-12-2007)
Altre L'allarme Geasar: al Costa Smeralda i conti non
tornano OLBIA. Il Costa Smeralda resta senza benzina. Lo scalo delle stelle,
il primo in Europa ad agosto per numero di voli privati, è in fase di
recessione economica, perde quota. Un primo arretramento dei conti dopo una
crescita costante. Ma ad andare in picchiata non sono arrivi o numero di
passeggeri. La zavorra su conti arriva dalla burocrazia,
da modifiche normative che fanno andare i conti in tilt. A dare la notizia lo
stesso amministratore delegato di Geasar, Sivlio Pippobello in un incontro
con la quarta commissione regionale presieduta da Stefano Pinna. "Non c'è solo un incremento di costi - dice
Pippobello -, ma con le nuove normative i ricavi si sono ridotti di un
milione di euro nel corso dell'anno. Un calo che comincia a pesare sullo
scalo Costa Smeralda". Ma al centro della discussione anche l'ampliamento
della pista. 500
metri di nastro d'asfalto in più che renderanno
la passarella più comoda per l'air force one e gli altri aerei
presidenziali che dovranno planare sullo scalo per il G8 ai primi di luglio
del 2009. A
incrinare le certezze sull'opera il sindaco Gianni Giovannelli che ha
lanciato un allarme sul silenzio di Stato e Regione e sulla totale mancanza
di fondi assegnati per la struttura. Un sos che sembra condiviso anche
dall'amministratore delegato di Geasar. Pippobello nell'audizione ha ribadito
la necessità di cominciare subito l'allungamento della pista. Il
progetto di potenziamento del Costa Smeralda, che la società di
gestione aveva già pianificato in modo autonomo, prevede la crescita
della capienza del terminal e l'adeguamento dei piazzali per gli aerei. Poi
si dovrebbe continuare con gli interventi sulla viabilità per
collegare l'aeroporto con una nuova arteria in modo diretto con la
Sassari-Olbia e partire con l'adeguamento della pista. Tra le
difficoltà storiche dello scalo anche la sua forte
stagionalità. Esaurito in estate, deserto in inverno. Pippobello ha
chiesto una maggiore attenzione da parte della Regione e una reale politica
per allungare la stagione. "Sulla situazione economica pesa - continua
l'ad -, anche la diminuzione degli scali dei jet privati. All'origine
c'è la tassa introdotta dalla Regione". Il responsabile della
Geasar ha messo in evidenza anche un'altra emergenza che si potrebbe creare
nel G8. Durante il vertice si potrebbe rischiare la paralisi dei cieli nel nord
dell'isola. Nei giorni del vertice dei grandi della terra alla Maddalena
tutta l'area dovrebbe essere interdetta. Una "no fly zone" che
isolerebbe la Sardegna per tre giorni in piena stagione turistica. (l.r.).
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 21-12-2007)
Quartu S.Elena Pagina 1043 Comune Per i 35 contratti a
tempo Opposizione critica sul concorso-lampo: "Poca trasparenza"
Comune. Per i 35 contratti a tempo --> Concorso-lampo sotto l'albero di
Natale, con pacco pieno di polemiche. In Municipio è stato pubblicato
un bando per trentacinque contratti a tempo determinato: consegna dei
documenti, selezioni e assunzioni, però, devono essere portati a
termine in appena 17 giorni. Tempistica quasi da guinness dei primati: la
pubblicazione, infatti, è del 14 dicembre e per presentare le
richieste c'è tempo fino alla vigilia di Natale, con l'obiettivo di
chiudere le assunzioni entro la fine dell'anno perché nel 2008 contratti del
genere saranno vietati dalla Finanziaria nazionale. C'è poi una corsia
preferenziale per chi è residente in città e una riserva del 60
per conto per chi ha già fatto esperienza negli uffici comunali.
"Tutto regolare", secondo l'amministrazione di via Porcu. Non
così per l'opposizione: ieri i consiglieri di Forza Italia Alfredo
Dessì e Luisella Sarritzu, di An Giancarlo De Campus e Cenzo Naitana,
dell'Udc Luisa Carta e Mario Murgia, con Gabriele Marini (Riformatori) e
Emanuele Dessì (Gruppo Misto) hanno presentato un'interrogazione
urgente sulla vicenda puntando il dito anche sui punteggi di valutazione:
appena otto per i titoli di studio, nove per i curriculum e ben trenta per i
colloqui personali. "Alla faccia della tanto sbandierata
trasparenza", contestano gli esponenti del centrodestra, "con questo bando la meritocrazia viene messa sotto i piedi. Hanno addirittura posticipato le
visite mediche per fare ancora più in fretta". L'opposizione ha
parecchi dubbi sulla legittimità di questo bando. "Ci chiediamo
come mai non l'abbiano fatto un mese fa dando ai candidati maggior tempo per
prepararsi". Con il fiatone per il poco tempo a disposizione, in
questi giorni diversi candidati si sono messi in fila allo sportello
dell'ufficio Protocollo per presentare le domande. "I tempi sono dettati
dalla regole della legge finanziaria", replica alle accuse il sindaco
Gigi Ruggeri, "solo con questa accelerazione rientreremo nei termini.
È davvero paradossale essere attaccati per aver deciso di assumere
tramite concorso. Ed è persino buffo che la critica arrivi da chi ha
condiviso, nella precedente amministrazione, la scelta di riempire di
consulenti gli uffici comunali. Altro che graduatorie e prove di
selezione". GIOVANNI MANCA DI NISSA.
( da "Giorno, Il (Lodi)" del
21-12-2007)
SOMAGLIA LA STORIA DI MARIA GALLONI, VITTIMA DI BUROCRAZIA E DISINTERESSE "Niente liquidazione
dopo anni di lavoro Non ho più soldi, sarà un Natale
amaro" ? SOMAGLIA ? SARÀ UN NATALE amaro per Maria Maddalena Galloni,
59 anni, di Somaglia, dal primo ottobre scorso ex dipendente della
Società Autogrill, che sta ancora attendendo il primo assegno della
pensione e la liquidazione di fine rapporto. "Non ho più
niente in tasca. Vivo da sola e non riesco nemmeno a fare i regali di Natale
alla mia nipotina. Quel poco che ho lo devo spendere per mangiare",
sottolinea la donna con rammarico. "Non voglio piangermi addosso
nè lamentarmi a vanvera, ma credo che sia mio diritto avere il dovuto
dopo tanti anni di servizio". DAL 1990, infatti la signora Galloni
è stata dipendente della società e dal 1994 ha svolto il suo
incarico dietro al bancone come barista e cassiera presso l'autogrill
Somaglia Ovest. "Prima di trovare un'occupazione per Autogrill, ho
lavorato tanti anni in fabbrica - spiega la donna - Ora avevo raggiunto il
sospirato riposo, ma almeno fino a questo momento è una beffa".
Infatti, dopo 30-45 giorni dall'ultimo giorno di lavoro, dovrebbe arrivare
quanto meno la liquidazione. "NON È arrivato nulla. Nemmeno la
pensione che mi aspettavo almeno a fine novembre". Ora si trova senza un
soldo e con la prospettiva di trascorrere un Natale tirando la cinghia.
"Mi sono interessata per capire le motivazioni della lentezza, ma mi
è stato detto che gli incartamenti sono stati preparati in ritardo.
Fino a mercoledì, la pratica non era ancora stata sbloccata. La burocrazia non mi permette, ad oggi, di avere ciò
chi mi spetta. Certo la situazione si sbloccherà, ma questo ritardo
non è davvero spiegabile. E dire che fino all'ultimo giorno ho
lavorato con dedizione e professionalità". M.B. - -->.
( da "Tirreno, Il" del
21-12-2007)
ALLEVATORI KO La burocrazia
strangola le stalle Diciannove registri da aggiornare tutti giorni.
"Vuol dire che per almeno due o tre ore - spiega un allevatore -
dobbiamo metterci al tavolo a fare di conto, ma non siamo ragionieri..."
E' la legge della burocrazia ossessiva. E molti
allevatori toscani si sono arresi ed hanno chiuso l'attività. In
alcuni casi il trend negativo ha sfiorato il 35-40%. In 7 anni nella
provincia di Massa-Carrara gli allevamenti sono scesi da 184 a 105. dall'inviato
ARRIGHI a pag. 7 SEGUE A PAGINA 7.
( da "Giorno, Il (Nazionale)" del
21-12-2007)
Di CLAUDIA MARIN ? ROMA ? PAROLA d'ordine, eliminare
la necessità del supporto cartaceo per semplificare i processi
amministrativi delle imprese italiane. L'anno in arrivo promette di rendere
operative alcune leggi che mirano a semplificare i rapporti con le pubbliche
amministrazioni attraverso la digitalizzazione delle procedure richieste alle
imprese. Una rivoluzione, quella firmata Infocamere ? la società
informatica delle Camere di commercio ?, che dovrà andare di pari
passo con la diffusione della carta d'identità elettronica e con una
specifica preparazione delle amministrazioni a ricevere le comunicazioni in
forma digitale. E le imprese? Da tempo sono dotate degli strumenti necessari.
PRONTI per partire? Pare proprio di sì. Ad oggi, le Camere di
Commercio hanno distribuito gratuitamente a tutte le società italiane
oltre due milioni di smart card contenenti i certificati di firma digitale e
i certificati Cns, cioè gli strumenti per avviare il nuovo regime dal
primo gennaio 2008. Quali le principali novità d'interesse per le
imprese? Punto primo, la comunicazione unica, con cui le imprese assolvono
gli adempimenti dichiarativi verso Registro delle imprese, Inps, Inail e
Agenzia delle entrate, con la presentazione di un modello informatico
unificato. In secondo luogo, le imprese saranno dotate di una casella di
posta elettronica certificata, cui indirizzare le comunicazioni provenienti
dalla amministrazioni pubbliche. Terzo, le istanze e le dichiarazioni presentate
alle pubbliche amministrazioni per via telematica sono valide se sottoscritte
con la firma digitale o se l'autore è identificato con la carta
d'identità elettronica o con la carta nazionale dei servizi. Quarto,
la fatturazione elettronica per le prestazioni effettuate a favore delle
Amministrazioni statali e degli Enti pubblici nazionali. Last but not least,
le semplificazioni del disegno di legge Bersani - ter (la terza lenzuolata).
Ma con quale spirito la rivoluzione in atto viene vissuta dalle realtà
locali? "La Camera di commercio di Livorno, sebbene piccola, ha sempre
investito molto sull'automazione interna", spiega il suo presidente
Roberto Nardi. Che comporta di per sé tutta una serie di servizi. "Ad
esempio, la possibilità da parte della piccola impresa di poter
verificare i propri dati attraverso una smart-card digitale". Non solo.
In sede di accensione dei contratti l'impresa acquisisce, tramite il servizio
Telemaco, la possibilità di accedere a tutti i dati del Registro delle
imprese. Ma c'è di più. La più appariscente delle nuove
sfide ha un nome che è tutto un programma. "'Impresa in un
giorno' ? spiega Nardi ? è il provvedimento che, su suggerimento del
ministero per lo Sviluppo economico, fa fulcro sulle Camere di commercio per
la trasmissione telematica a tutti gli Enti competenti non solo
dell'iscrizione, ma anche dell'intenzione di fondare un'impresa". Addio,
dunque, attese infinite e montagne di moduli da riempire? "Certo. Noi
inoltre rilasciamo una Carta servizi con cui, anche da casa, si può
attuare qualsiasi tipo di variazione alla propria impresa". MA TRAGUARDI
del genere arrivano da lontano. "La semplificazione amministrativa
attraverso la diffusione degli strumenti telematici ? spiega Paolo Federico,
della Camera di commercio di Lecco ? parte dagli anni Novanta e, qui a Lecco,
è stata completata attraverso un forte impegno sia dal punto di vista
della formazione del personale interno, sia attraverso una vasta campagna,
che continua ancora oggi, di formazione/informazione agli utenti, in modo
particolare ai professionisti e alle associazioni imprenditoriali". I
risultati? "Soddisfacenti. Siamo arrivati a 11mila strumenti di firma
digitale, con la smart card e poi con la Carta nazionale dei servizi". -
-->.
( da "Secolo XIX, Il" del
21-12-2007)
Rapporto bnl/einaudi Chi ha soldi li investe sul
mattone e non ama il rischio. Per Assogestioni sono gli over 65 a sottoscrivere i fondi
21/12/2007 Roma. Il 51% degli italiani non risparmia e quando investe non ama
il rischio. Per questo, emerge dal XXV' rapporto Bnl/Einaudi sul risparmio,
la casa è considerata la forma migliore di investimento dall'88,5%
degli italiani e il 26% di chi ha risparmiato nel 2007 lo ha fatto per
acquistare e ristrutturare l'abitazione. In aumento anche il gradimento verso
l'investimento in obbligazioni e dei titoli di Stato. Stabile quello nei
fondi comuni. In calo le azioni.La percentuale di chi non ha accantonato
nulla nel 2007 è salita rispetto al 49% del 2006 ma evidenzia un
andamento stabile negli ultimi anni. In risalita, anche se lieve, si segnala
la quota del reddito risparmiata, ora al 9,6% dal 9% dei 12 mesi precedenti
ma ancora inferiore alla media del periodo compreso tra il 1994 e il 2002
(12%). Più alta del 2006 (al 27% dal 25%) anche la percentuale di
quanti affermano che il risparmio è indispensabile: un aumento
rinforzato dalla crescita di chi ritiene il risparmio "molto utile"
(dal 42 al 45%). Rimane stabile il numero di coloro che si dicono soddisfatti
del loro reddito corrente e futuro (dal 90 all'89%), ma diminuisce la
percentuale degli italiani che ritengono di avere un reddito corrente
più che sufficiente (al 12,8% nel 2007). Per quanto riguarda l'impiego
del risparmio, dai dati del rapporto emerge chiaramente la sicurezza
dell'investimento rimane al primo posto tra gli obiettivi degli italiani (per
il 52%). Il 44% degli italiani, infatti, si dichiara per niente favorevole a
correre dei rischi pur di aumentare il rendimento atteso e solo l'1,3%
è molto favorevole ad assumersi dei rischi negli investimenti
finanziari. Molto bassa (10%) è la percentuale di quanto si pongono un
obiettivo il rendimento di lungo periodo. "Non è sorprendente -
si legge nel rapporto - trovare in Italia una bassa partecipazione al mercato
azionario, che viene confermata anche nel 2007. Un orizzonte di breve periodo
e la ricerca della sicurezza rendono i titoli azionari poco attraenti, perché
l'attenzione dell'investitore si concentra sulla volatilità di breve
periodo piuttosto che sulla crescita del capitale". il mercato dei
mutui. Il mercato dei mutui in Italia non mostra segnali di crisi. Anzi lo
scorso mese di ottobre si è registrata una crescita all'11,2% rispetto
all'anno scorso, dopo il +9,9% di settembre. Lo ha detto il presidente della
Bnl, Luigi Abete, nel corso della presenatazione del rapporto sul risparmio.
"C'è ancora un notevole spazio di crescita di questo
settore", ha sottolineato il numero uno di Bnl, segnalando che in Italia
la quota di reddito investita in mutui è pari al 16-18%, contro il 40%
di Germania e Francia e il 70% di Gran Bretagna e Usa". Il presidente di
Bnl, chiudendo il proprio intervento, si è soffermato sulla stato
dell'economia italiana in generale. "L'Italia ha
enormi problemi di burocrazia. Abbiamo anche problemi di grandi infrastrutture. Dobbiamo
fare molto di più: la crescita nel paese è ridotta perché ci
sono pochi investimenti pubblici e perché c'è una burocrazia molto pesante". Abete
ha infine messo in evidenza come "non c'è un rischio inflazione,
ma c'è un rischio mancate liberalizzazioni". Le ultime
parole le ha dedicate al tasso di cambio. "L'euro forte ci penalizza
negli Usa, ma ci dimentichiamo di dire quanto cresciamo in Russia e nei nuovi
paesi emergenti. Perdiamo quote negli Stati Uniti, ma recuperiamo quote
significative in altre zone, quali l'Opec, la Russia e la Cina".
Risparmiatori anziani. Rapporto annuale anche per Assogestioni: dalla ricerca
emerge che risparmiatori italiani che investono in fondi sono sempre
più anziani: negli ultimi 10 anni l'età media si è
alzata di 5,7 anni a 54,7. Gli over 65 rappresentano un terzo della
popolazione che possiede quote di fondi e sono quelli che investono le somme
più consistenti (47 mila euro in media). I sottoscrittori in media
detengono 2 fondi, in cui investono complessivamente 34 mila euro. Da
rilevare che investe maggiormente in fondi azionari proprio chi destina una
somma modesta al risparmio: oltre un terzo di chi investe meno di 5.000 euro
sceglie questa categoria di prodotto. Per Assogestioni sono 11 milioni gli
individui che detengono, direttamente o indirettamente, quote di fondi
comuni. L. C. 21/12/2007.
( da "Tirreno, Il" del
21-12-2007)
Attualità Stalle, chiusure a tappeto per colpa
delle scartoffie Per allevare vacche, pecore e cavalli vanno aggiornati ogni
giorno ben 19 registri. I produttori più anziani sono i primi a
lasciare, i giovani scelgono altre strade Diciannove registri da
"tenere" quotidianamente. "Vuol dire che per almeno due o tre
ore - spiega un allevatore - dobbiamo metterci al tavolo a fare di conto, a
caricare e scaricare numeri. Non sono mica un ragioniere!". E' la legge
della burocrazia eccessiva e ossessiva. Qualche
allevatore, stufo della situazione, si è arreso ed ha chiuso
l'attività. Un po' ovunque, in tutta la Toscana, di stalle ne sono
state sbarrate a decine, per questo e altri motivi: in alcuni casi il trend
negativo ha sfiorato il 35-40%. I più anziani, proprio perchè
stare dietro a mucche e pecore, cavalli e capre, non è certo una
passeggiata, hanno dato forfait e il ricambio dei giovani, visto che il
mestiere è duro e in considerazione delle difficoltà gestionali
sempre maggiori, scelgono di fare altro. Le associazioni di categoria stanno
muovendosi a vari livelli per sollecitare uno snellimento delle scartoffie.
Al ministero delle politiche agricole è stato costituito un apposito
gruppo di lavoro "per cercare di alleggerire - dice Valentino Vannelli
vicepresidente della Cia regionale (confederazione italiana agricoltori) - la
duplicazione di certe annotazioni". "Ci stiamo muovendo su
più fronti - conferma Achille Guastalli, direttore dell'Associazione
provinciale allevatori (Apa) di Massa Carrara - Si fa riferimento ad una
eccessiva burocratizzazione, ma non è stato sempre così.
Sicuramente nel corso degli anni il continuo legiferare ha creato questa
situazione". Le regole non vengono più fatte "tutte in
casa", ma l'Unione europea licenzia leggi quadro
nell'ambito della politica agricola comunitaria. I vari Paesi devono poi
recepirle. In questo passaggio, sia nel campo della zootecnia ma anche
dell'agricoltura, prendono forma gli eccessi di burocrazia anche perchè oltre alle normative nazionali si
inseriscono quelle regionali. Cosa fare, allora, visto che in sette
anni nel territorio di Massa Carrara - per fare un esempio - gli allevamenti
sono passati da 184 a
105? In primis sarà necessario - sollecitano gli addetti ai lavori
della zona - che Regione Toscana, Provincia e Asl verifichino la
possibilità di andare ad una semplificazione degli iter a seconda
delle dimensioni aziendali. Le 79 chiusure in pochi anni ci sono state
"grazie anche all'effetto della burocrazia"
spiegano alla Coldiretti e all'Apa. "Un vero e proprio peso - conferma
Marino Geri, vicepresidente della Cia provinciale di Livorno e responsabile
per la Val di Cornia - Pensi che abbiamo pesato i registri con la bilancia:
si raggiungono i 25 chili e se si vanno a mettere in fila i documenti si
coprirebbe una distanza di 3.500 metri. Statistiche da Guinness a parte,
stimiamo che tutta questa burocrazia, che vale per
gli allevatori ma anche per le aziende agricole, costi in termini economici
il 20% dei bilanci aziendali". Si parte dai cinque libri di stalla per
arrivare - spiegano alla Coldiretti e Apa di Massa Carrara, che esaminano in
particolare il settore degli allevamenti ovini che sono preponderanti nella
zona con la pecora zerasca e quella nassese - ai cinque del caseificio fino
agli otto faldoni fiscali (scarico scontrini, fatture, ricevute, contratti
obbligatori, delega fiscale etc). "Ogni tanto riusciamo anche ad
accudire gli animali - dice Marco Pavesi, presidente dell'Apa e titolare del
caseificio La Braia a Licciana Nardi - la burocrazia
è diventata una morsa. I controlli sono giusti, ma la mole di carte
sta diventando troppo pesante e fare l'allevatore sarà sempre meno
appetibile. Capiremmo se si trattasse di grandi aziende con centinaia di capi
ma qui si tratta di micro-allevamenti con decine di animali. Soprattutto i
vecchi allevatori, quelli storici hanno dovuto abbandonare". Ed è
un male perchè si rischia un impoverimento della zootecnia di
qualità - aggiunge Pavesi - presidio del territorio e salvaguardia
delle razze rare. Anche Marino Geri della Cia livornese fa il punto sui registri
da tenere: farmaci, fitofarmaci, spandimenti (relativi al letame), controlli
ormonali, anagrafe, smaltimento olii minerali, libretto per il carburante dei
mezzi a prezzo ridotto, applicazione della legge 626 sulla sicurezza dei
luoghi di lavoro, e poi tutti i documenti fiscali. "Un peso burocratico
- aggiunge - a volte dovuto al fatto che fra gli enti, nonostante siamo ormai
nell'era informatica, non c'è interscambio, quando per completare una
bratica basterebbe incrociare i dati. Credo che il consumatore debba essere
tutelato, ma non si può trasformare il lavoro quotidiano in un
apparato burocratico che strangola. Fare l'allevatore, oggi, comporta una
elevata specializzazione e non si può chiedere di assolvere anche a
ruoli che esulano dalle competenze. L'agricoltura in generale - conclude Geri
- e anche il settore della zootecnia soffrono da sempre di un problema di
ricambio generazionale. Se non si fanno riforme incisive, la situazione
volgerà sempre più verso l'abbandono delle attività".
E.A.
( da "Stampa, La" del
21-12-2007)
La sanità ha bisogno della politica". Il
ministro Livia Turco ne è più che mai convinta, ma che sia
politica "buona". Di fronte alle ultime polemiche, come quelle
scoppiate a Genova in questi giorni, non si tira indietro. Da un lato dice
stop ai "raccomandati incapaci", ma dall'altro sostiene anche che
è sbagliato "dire che il mondo medico è innocente, mentre
il mondo politico è tutto corrotto: perché non è così.
Questa idea della raccomandazione, il fatto che ci si rivolga al politico di
turno per essere promossi non è una cosa della politica. E' della
società, del mondo delle professioni". Detto questo il problema
esiste e per arginarlo la Turco ha messo a punto un disegno di legge che
andrà in discussione a gennaio in Senato. La sua ricetta
anti-lottizzazione è semplice: regole, trasparenza, meritocrazia. Perché la sanità ha bisogno di politica? Viste le
ultime polemiche può sembrare azzardato. "Perché la sanità
non è un fatto tecnico, ma anzi comporta scelte politiche molto dure e
molto impegnative. Inoltre garantire il diritto alla salute ai cittadini
è un dovere primario della politica su cui i governi regionali si
giocano molto dei loro consensi". Però la politica si
impiccia un po' troppo di sanità. O no? "Il punto è
definire l'ambito della politica. E secondo me la politica deve innanzitutto
programmare, leggendo in anticipo i bisogni di salute dei cittadini,
promuovere l'efficienza e garantire un buon uso delle risorse". Poi a
volte cade sulle nomine. "Quando un assessore o un governatore deve
applicare una cura da cavallo alla sua sanità non può che
scegliere persone di cui si fida. La responsabilità politica comporta
inevitabilmente un elemento di discrezionalità, che non sempre
è ingerenza, lottizzazione o cattiva politica". La tentazione
può essere sempre forte. "E' difficile trovare il confine tra una
discrezionalità politica coerente col principio della
responsabilità e una che invece si muove nella logica delle cordate,
delle simpatie politiche a prescindere dal merito. Per questo è utile
mettere dei paletti, fissare regole e procedure precise". Qual è
la prima regola? "La trasparenza. Sembra banale, ma dire che le Regioni
rendono noto con congruo anticipo, anche via Internet, l'attivazione delle
procedure per le nomine dei direttori generali delle Asl è
importante". E poi come avviene la selezione? "I soggetti devono
possedere requisiti precisi, e con la nuova legge serviranno ben otto anni di
esperienza anziché cinque. Poi ci sarà un'istruttoria affidata a una
commissione regionale sulla quale vigilerà un'autorità esterna
come l'Agenzia nazionale dei servizi sanitari, che controllerà anche i
curriculum dei candidati chiamati a comporre la terna finale". Alla fine
però decide sempre l'assessore... "Lo ripeto: la
responsabilità finale non può che essere politica. L'importante
è che ci siano regole precise di controllo in maniera tale che sia
molto difficile promuovere l'amico, perché questo dovrà dimostrare di
avere dei requisiti molto precisi mentre il politico dovrà essere in
grado di appoggiare pubblicamente questa candidatura. Ma a quel punto se un
candidato è bravo e competente il problema che sia un amico o meno non
è importante per la salute del cittadino". Come saranno scelti i
primari? "Anche per loro sono previsti avvisi pubblici, bandi di
selezione più rigidi, pubblicazione dei curriculum ed un processo di
selezione affidato ad una commissione formata da 5 componenti, tre dei quali
estratti a sorte. La scelta finale spetta poi al direttore generale
dell'Azienda che individua il prescelto in una rosa di tre nomi e lo motiva
per iscritto". Fatte le nuove regole c'è sempre il rischio che
vengano aggirate... "La volontà politica conta certamente molto.
Ma il problema, lo ripeto, è innanzitutto di etica, di cultura
diffusa".
( da "Giornale.it, Il" del
21-12-2007)
"Vendo il mio voto", consigliere all'asta su
eBay di Paola Fucilieri - venerdì 21 dicembre 2007, 07:00 "Quindi
- conclude de Corzent - se da un male può nascere
un bene speriamo che questo momento di pulizia faccia scaturire un rilancio
del nostro partito all'insegna della meritocrazia che sappia valorizzare le innumerevoli risorse, soprattutto di
giovani e di donne, che ogni giorno lavorano, questi sì, per seguire i
propri ideali".
( da "Espresso, L'
(abbonati)" del 21-12-2007)
Attualità ATENEI / LA CRISI DELL'ECCELLENZA
Più che scienziati FANNULLONI Di Daniela Minerva e Valentina Murelli
Fanno pochi lavori di valore. Sono spesso inoperosi. Se non assenti.
Demotivati. E anche malpagati. Viaggio tra i ricercatori delle università
italiane Il suo fascino ce l'ha, messo proprio dentro le mura della
più grande università europea; a due passi da quel pregiato
istituto di Fisica dove aleggia ancora lo spirito della mitica scuola romana
(gli eredi di via Panisperna, per intenderci). Ma provate a entrarci dentro
la sede di Antropologia del Dipartimento di Biologia animale e dell'uomo
dell'Università di Roma La Sapienza: tre piani di cemento dove regna
sovrano il silenzio. Provate ad aprire le porte, chiuse, per lo più,
ma tutte con il nome di chi dovrebbe abitarle, corrispondente a uno stipendio
erogato dal ministero dell'Università e della ricerca (Miur). Insomma:
non c'è niente di più lontano da questo edificio semivuoto, un
po' ammuffito e con i corridoi sporchi, dall'idea che abbiamo della scienza.
Tanto che il professore ordinario di Morfologia umana è laureata in
lettere, e ha vinto il concorso con una sola pubblicazione all'attivo, su una
rivista minore e per giunta ancora in stampa al momento del concorso.
Intendiamoci, nessuno vuole dare la croce in testa a questo professore di
Morfologia, di certo una degnissima persona che di certo nei prossimi anni
pubblicherà tantissimo, né a questa deserta sede di Antropologia.
Luoghi come questo ce ne sono centinaia nei campus italiani o nella miriade
di istituti del Cnr sparsi nella Penisola. Guardando in faccia uno a uno gli
scienziati italiani scopriamo centinaia di ricercatori che ricercano davvero
assai poco. Più burocrati che geniacci, vecchi e scarsamente
retribuiti, se confrontati alle medie europee (vedi grafico qui a fianco),
poco produttivi e selezionati spesso sulla base di baronie più che di
merito. Vivacchiano senza mezzi, ma anche senza idee, dando sempre la colpa
ai pochi soldi e al 'sistema dei baroni'. Lamentandosi molto. E forse a ragione,
perché è vero che i finanziamenti non ci sono ed è vero che il
sistema di cooptazione della comunità scientifica è una palude
in cui il merito sembra raramente essere il criterio dirimente nella scelta
di chi deve andare a occupare un posto in ateneo. Ma una domanda sorge
legittima: quanti dei pochi soldi destinati alla scienza nel nostro Paese
vanno a pagare stipendi e benefit che con la scienza non c'entrano nulla? E
quante sono le Aree di ricerca del Cnr da cui arrivano ben pochi contributi
alla modernizzazione del Paese? A Napoli, nella nuova sede del Cnr, poca la
gente in giro. In compenso ci sono, come ormai in quasi tutti i presidi del
principale ente di ricerca italiano, una serie di servizi dedicati alla
pubblicizzazione: un Servizio di promozione della ricerca e sviluppo, ma al
telefono non risponde nessuno, e uno di attività divulgative che ha
prodotto una serie di video naturalistici locali con un paio di
sconfinamenti, uno in Calabria e uno alle Isole Svalbard. Se questo è il
trend non stupisce che soltanto il 6 per cento dei brevetti registrati dal
Cnr trovi uno sbocco industriale e diventi licenza a fronte dell'89 di quelli
registrati dal Mit, il Massachusetts institute of Technology, come ha
raccontato l'economista bocconiano Stefano Breschi. Ma che il Cnr sia nei
guai lo riconoscono gli stessi dirigenti del primo ente di ricerca italiano.
Altre, invece, sono le pretese dell'accademia che difficilmente accetta di
essere esaminata. Eppure se il Cnr piange, l'università non ride. E
persino in un luogo di eccellenza come Pavia, al dipartimento di Biologia
animale, ha occupato un posto assai ambito una signora che negli ultimi 17
anni ha prodotto solo cinque lavori di ricerca di nullo impatto scientifico.
Per avere un'idea del tipo di lavoro che, anche, si fa in quell'istituto:
c'è persino qualcuno che dichiara di occuparsi di "misurare
l'area del piede dei gasteropodi (le lumache), dopo averne acquisito
l'immagine con uno scanner e attraverso un programma informatico fatto fare su
misura". Magari a noi profani sembra una questione di lana caprina, ed
è invece un dettaglio fondamentale. Ma se così fosse le
temibili banche dati internazionali lo registrerebbero. Perché la scienza
è trasparente. E poggia su un principio cristallino: se una persona
lavora bene, i risultati del suo lavoro devono essere pubblicati su riviste
scientifiche, meglio lavora e più alto è il livello della
pubblicazione (se arriva a 'Science', 'Nature', 'Cell' è più
che bravo). Ma non è tutto: non serve a nessuno che un ricercatore
lavori su dettagli insignificanti, e il suo vero valore non si basa sul
numero delle pubblicazioni, ma su quante volte gli altri le citano, ovvero
usano i suoi risultati per scoprire altre cose, e andare avanti. Dunque per
sapere se uno scienziato è un fannullone o un farfallone basta contare
le sue pubblicazioni e le sue citazioni. E le comunicazioni a congresso non
sono considerate rilevanti. I software che fanno questo mestiere sono
diversi: noi abbiamo usato Publish or Perish (chiamato così perché,
effettivamente, nei paesi anglosassoni, uno scienziato che non pubblica va a
casa), che ritrova tutte le pubblicazioni e le citazioni di un ricercatore
dalla banca dati di Google Scholar (tra le più permissive). E abbiamo
scoperto che di stipendi discutibili il Miur ne eroga un bel po'.
Naturalmente non basta campionare a caso laboratori e dipartimenti. E allora
siamo andati a vedere qual è l'impatto scientifico delle
università italiane e del Cnr. Quest'ultimo sta ben al di sotto dei
suo enti cugini: il Cnrs francese e il Csic spagnolo. Ma, nonostante lo
sfascio conclamato in cui versa, è, come mostra il grafico di pag 84,
ben al di sopra della media delle università italiane. Che sembrano
oggi spesso luoghi del sapere dove di sapere ne gira ben poco. Lo mostrano
bene i grafici qui sotto che documentano la produzione scientifica degli
atenei italiani misurata col rapporto tra le citazioni ottenute sulla stampa
scientifica internazionale e i fondi ricevuti. La mediocrità è
la regola. E a svettare sono in poche. Il che non significa che non ci siano
picchi di buona scienza. Tutt'altro: a sentire gli addetti ai lavori (vedi
box a pag. 84) il mondo scientifico italiano è fatto di pochi
eccellenti gruppi sparsi qua e là, e di una massa ameboica di persone
che non fa o non è in grado di fare buona scienza. Perché, se è
vero che l'università deve anche fare didattica, è anche vero
che gli standard europei, nel fare diagrammi su costi e rendimenti degli
universitari, stimano che il rapporto tra attività di docenza e di
ricerca debba essere del 50 a
50. Dunque, non è possibile bluffare: chi fa scienza è
facilmente riconoscibile dai suoi pari. Anche se raramente questo si riflette
nel processo di selezione. Così, racconta uno dei migliori matematici
del mondo, Franco Brezzi: "Ci sono interi dipartimenti che pullulano di
incompetenti". E così, uno dei più brillanti storici della
medicina europei, Bernardino Fantini, oggi professore all'università
di Ginevra, ha sostenuto un concorso per una cattedra di Storia della medicina
all'Università di Padova. Aveva al suo attivo decine di pubblicazioni,
la direzione di un istituto in Svizzera e la presidenza dell'Associazione
europea di storia della medicina, ma ha perso. Battuto da una signora che tra
il tra il 1990 e il 2007 non ha pubblicato nulla che l'Isi, la più
celebre tra le banche dati scientifiche, abbia ritenuto degno di annotare.
Chi pensi che la storia della medicina risenta delle cattive abitudini
baronali dei letterati, ancorché afferisca alle facoltà scientifiche,
può spostare l'orizzonte verso Sud. Dove c'è ancora l'eco della
bocciatura di un cervellone emigrato, Giulio Francesco Draetta, che ha fatto
il ricercatore agli Nih di Bethesda e il direttore di ricerca all'European
Molecular Biology Laboratory di Heidelberg, ma non è riuscito nemmeno
a vincere il concorso di professore associato di Biologia molecolare
all'Università di Napoli: a nulla sono valse le sue 750 pubblicazioni
contro le 27 di chi ha vinto. Così oggi lui fa il vicepresidente della
multinazionale farmaceutica Merck e il consigliere scientifico dell'Istituto
di oncologia molecolare voluto da Veronesi a Milano. "Ma quale ricerca?
Non se ne fa più da tempo", sbuffa Francesco Quaranta, ingegnere
navale alla Federico II di Napoli che invece pubblica parecchio. Ma nel
giudicare, forse, pensa a un recente concorso di professore ordinario di
Manovrabilità delle navi alla Facoltà di Scienze e Tecnologie
dell'Università Parthenope di Napoli: chi ha vinto ha contribuito alla
scienza con nove articoli tra il 1990 e il 2003, poi più nulla, salvo
qualche presentazione ai congressi. Che alla Parthenope la scienza non sia
una priorità sembra di capirlo anche dalla classifica che stiliamo nel
grafico di pagina 83. Eppure in questa università i ricercatori sono
200 e i fondi arrivano copiosi: sempre il grafico di pagina 82 mostra che uno
scienziato della Parthenope, uno che scrive nove articoli in 17 anni, ad
esempio, costa più di ogni altro scienziato italiano. Parthenope, come
molte università nate di recente, magari per una ragion politica, non
sembra avere una vocazione scientifica. Come non ce l'hanno al Polo
scientifico di via Vivaldi a Caserta, uno dei campus della Sun (Seconda
università di Napoli), o alla Mediterranea di Reggio Calabria,
all'Università di Macerata, tanto per prendere quelle sedi che secondo
il nostro lavoro di valutazione stanno vicine allo zero. Ma non è solo
in queste università poco orientate scientificamente (che però
ricevono per intero i Fondi di finanziamento ordinario del Miur), che non tutti
i ricercatori ricercano. Il sottosegretario Luciano Modica, il nume
dell'università, a un incontro con i ricercatori italiani nel Regno
Unito nel gennaio di quest'anno ha raccontato che l'Università di Pisa
ha fatto il rating professionale dei suoi scienziati e scoperto che 200 su
1.800 non avevano pubblicato nulla. Modica era contento, gli pareva un buon
standard, e certo lo è su scala nazionale. Ma se andiamo a vedere
bene: nel nostro diagramma Pisa si colloca entro le prime 20 università,
e circa il 10 per cento degli scienziati non pubblica. Non perdiamoci nei
calcoli, ma possiamo legittimamente chiederci: quanti sono i ricercatori che
ricercano sui 60 mila scienziati italiani? Pochissimi. Non stupisce, allora,
che l'Italia sia la Cenerentola europea. Nella classifica delle 500 migliori
università del mondo stilata dalla Shanghai Jiao Tong University,
l'Italia compare solo in 102-esima posizione, con il parimerito di Milano
(Statale), Pisa e Roma La Sapienza. E va anche peggio nella classifica sulle
eccellenze scientifiche redatta dal 'Times': questa volta la prima italiana
è l'Università di Bologna, in posizione 173, seguita dalla
Sapienza di Roma. I criteri utilizzati per stilare le due classifiche sono
diversi, ma il succo rimane uguale: mentre l'Europa, nel suo complesso, regge
bene il confronto mondiale, l'Italia appare malconcia, con nessuna
università tra le prime cento del mondo. E il Consiglio nazionale
delle ricerche, con i suoi circa 7 mila scienziati attivi, non va meglio. Di
solito, arrivati a questo punto del discorso si dà la colpa alla
scarsità di fondi. Vero: investiamo in ricerca l'1,10 per cento del
Pil contro una media europea dell'1,78 (ma gli Usa investono il 2,67 per
cento). Anche per questo abbiamo, in confronto, pochissimi ricercatori: solo
2,9 per mille unità di forza lavoro, contro i 9,7 degli Usa, gli 8
della Germania. Ma anche in questa girandola di numeri conviene andare a
vederci chiaro. Lo ha fatto, in uno studio famoso pubblicato nel 2004 su
'Nature', David King, già consigliere scientifico di Tony Blair. King
riconosce all'Italia il settimo posto in una classifica mondiale della
produzione scientifica complessiva. Se però mettiamo questi risultati
in relazione agli investimenti fatti, la musica cambia e passiamo in picchiata
dalle prime alle ultimissime posizioni della classifica. Perché, a ben
guardare, rispetto al numero di ricercatori, i nostri investimenti non sono
pochi. Sebbene la nostra comunità di ricercatori sia più
piccola di quella di altri paesi, per singolo ricercatore non spendiamo meno
degli altri: in Europa, Giappone e Usa un ricercatore costa in media 180 mila
euro all'anno, da noi poco più di 204 mila euro. E questo sposta
decisamente l'attenzione dalla scarsità dei finanziamenti, che pur c'è,
alla scarsa produttività dei ricercatori. Intendiamoci, non sempre la
scarsa produttività è indice di cattiva volontà: la
scienza è un'impresa molto complessa e per riuscire occorrono fondi,
capacità e anche un po' di fortuna. Può succedere di non
riuscire a ottenere risultati: il fatto è che, in queste condizioni,
sarebbe meglio cercare un'altra strada. "Ecco perché non sono affatto
d'accordo quando sento parlare di stabilizzazione dei precari", afferma
il biochimico Ernesto Carafoli, uno degli scienziati italiani più citati
al mondo: "Su cento persone che iniziano, solo dieci hanno i numeri per
andare avanti, e solo questi devono fare i ricercatori. In Usa, in Svizzera,
in Francia, il lavoro di chi fa ricerca viene valutato periodicamente per
stabilire se è il caso di riconfermare la posizione o meno". Come
dire, la scienza è un'attività estremamente dinamica e
competitiva. è un affascinante campo di battaglia dove si viaggia alla
velocità della luce. Chi sta al passo gioca, chi traccheggia è
fuori in men che non si dica. E l'Italia, salvo alcuni gruppi di eccellenti,
sembra ormai fuori dai giochi. ha collaborato Mario Fabbroni Largo agli under
40 A
partire dal 2008, il 10 per cento del Fondo per gli investimenti nella
ricerca scientifica e tecnologica e il 10 per cento del Fondo per la ricerca
biomedica del ministero della Salute saranno destinati a progetti scientifici
presentati da ricercatori con meno di 40 anni. Non solo, a valutare i
progetti sarà una commissione di pari: dieci ricercatori, per
metà italiani e per metà stranieri, tutti al di sotto dei 40
anni e riconosciuti eccellenti sulla base di indici bibliometrici
verificabili. A differenza del solito, inoltre, il finanziamento verrà
assegnato al singolo ricercatore e non all'ente di ricerca. A stabilire il
nuovo percorso sono le misure contenute in due emendamenti alla finanziaria
2008, presentati dal presidente della commissione Igiene e sanità del
Senato Ignazio Marino e appena approvvati dalla commissione Bilancio. V. M.
Così si misura la produttivit ll metodo che Gianni Cesareni, docente
di Genetica molecolare all'Università di Roma Tor Vergata, ha messo a
punto per produrre le valutazioni delle università e degli enti che
pubblichiamo in queste pagine è molto semplice. Si parte da un programma
informatico che interroga in modo automatico banche dati come Google Scholar,
con informazioni bibliografiche sulla produttività (numero di articoli
pubblicati) e la visibilità internazionale (numero di citazioni) di
interi enti, istituti o dipartimenti o di singoli ricercatori. Questi dati si
possono poi combinare con altri (come i fondi a disposizione) per arrivare a
quadri via via più precisi della situazione. Con questo metodo, il
bioinformatico romano ha ottenuto una prima valutazione della produttività
scientifica delle Università italiane nel periodo 2001-2003 presentata
lo scorso febbraio al congresso della Fisv (Federazione italiana scienze
della vita). Con una sorpresa: i risultati dell'analisi - che ha richiesto
zero soldi e qualche ora di lavoro - sono perfettamente sovrapponibili a
quelli a cui è arrivato il Comitato di indirizzo per la valutazione
della ricerca (Civr), con un processo molto più lungo e costoso (tre
milioni e mezzo di euro). "Questo non significa che il lavoro del Civr
sia stato inutile o che il mio metodo possa sostituirlo del tutto. è
indubbio però che lo stesso risultato finale può essere
raggiunto in modo più veloce, a partire da informazioni facilmente
recuperabili", conclude Cesareni. Nei grafici elaborati per 'L'espresso'
il professore ha esteso la sua ricerca al 2006 e alla valutazione dei costi.
La valutazione è stata fatta riferendosi alle facoltà
scientifiche. quattro ricette d'autore di Luca Carra Settimio Termini,
professore di Cibernetica all'Università di Palermo e autore, insieme
a Pietro Greco, di 'Contro il declino' (Codice edizioni 2007): "Se uno
scienziato smette di avere idee buone non è obbligatorio che continui
a far finta di ricercare. Ci sono altre funzioni a cui può accedere
negli enti e nel mondo accademico. C'è la didattica, che ha bisogno di
persone di buon livello. E trasferendo alla didattica i ricercatori, magari
più anziani, che operano negli enti, si potrebbe contemporaneamente
liberare posti per i giovani e evitare che le università facciano,
come fanno, migliaia di contratti esterni. I finanziamenti, invece, devono
andare a progetti e per questo devono essere banditi concorsi che allochino
le risorse sulla base dei curricula dei candidati e dei progetti che vogliono
portare avanti. Trascorso un certo periodo di tempo, poi, bisogna andare a
verificare cosa è stato fatto. Ed eventualmente far decadere il
finanziamento". Jacopo Meldolesi, direttore dell'Istituto di
Neuroscienze del San Raffaele di Milano: "In Italia non è mai
stata fatta una politica di eccellenza, cioè una politica di continua
valutazione. Invece la parola d'ordine deve essere 'valutare, valutare,
valutare'. Poi bisogna dar seguito ai risultati della valutazione: se un
ricercatore o un gruppo non funzionano bisogna capire perché, e se le ragioni
sono l'inefficienza o l'incapacità di stare al passo con la ricerca,
allora non è giusto che a quel soggetto vengano assegnati fondi.
Insomma: i soldi devono andare a chi se li merita e non a tutti solo perché
stanno in un'università o in un ente. E bisogna smetterla di pensare
inamovibili le persone, anche se non fanno niente". Franco Brezzi,
direttore dell'Istituto di Matematica applicata del Cnr e professore
all'Istituto universitario di Studi Superiori di Pavia: "La ricerca
italiana non decolla perché non ci sono fondi, non c'è
mobilità. E non c'è meritocrazia, per cui non si premiano
i migliori: gli stipendi sono uguali per tutti indipendentemente dal tempo e
dalla qualità del lavoro svolto. Sindacati e corpo accademico non
vogliono mettere mano a questa questione. Ed è comprensibile: un
docente incompetente e poco dedito attrae collaboratori come lui, che
costituiscono una forte inerzia al cambiamento". Tommaso Maccacaro,
direttore dell'Osservatorio astronomico di Brera: "è certo che
c'è una bassa efficienza della ricerca in Italia. Anche perché chi
lavora qui perde una fetta consistente del suo tempo a compilare moduli,
mestiere che altrove fa il personale amministrativo. Non solo: in Italia non
c'è una pressione sociale che mi spinga a fare bene. Stipendi e scatti
di carriera vanno solo per anzianità. Così la realtà
è che noi eccelliamo soltanto nelle 'code' statistiche: su mille
scienziati, 50 sono bravissimi, e tutti gli altri sono decisamente
scadenti". Fuori la politica di Luca Carra Serve un'agenzia che dia i
fondi secondo il merito colloquio con Silvio Garattini Ha fatto un sogno: un
ente pubblico che funziona. Che distribuisce i fondi su pure basi di merito.
Senza condizionamenti politici e quindi con sede magari a Milano. Con una
struttura agile e un robusto comitato scientifico internazionale, che vola
alto e non si sporca con i traffici di casa nostra. Il sogno l'ha fatto
Silvio Garattini, che insieme agli scienziati del Gruppo 2003 (un'accolita di
cervelloni che fa lobbying per la ricerca) l'ha battezzato Airs, Agenzia
italiana per la ricerca scientifica. Presentata in pubblico qualche mese fa,
l'agenzia aveva destato l'interesse del ministro Fabio Mussi. Che,
però, in occasione del convegno del Cnr milanese dello scorso 26
novembre, ci ripensa. Alla domanda: "Cosa ne pensa dell'Airs?",
alza le spalle, storce il naso, scuote la testa: "Non mi convince".
Se l'aspettava, Garattini, questo dietrofront di Mussi? "Il ministro mi
sembra impegnato su troppi fronti. Mi piacerebbe però che ci stesse ad
ascoltare, perché noi pensiamo che l'agenzia sia uno strumento essenziale per
riqualificare la ricerca in Italia". Non sarà che l'agenzia
disturba? "è un ente che non confonde ricerca e politica. La
politica dà i soldi e l'agenzia li distribuisce secondo principi di
merito e necessità. Il ministero non ha gli strumenti per fare
questo". E al ministero cosa resterebbe da fare? "Il governo deve
scegliere gli interessi nazionali e le priorità e fissare le risorse
disponibili. Qui entra in gioco l'agenzia. Il decidere come spendere bene i
soldi è un problema di professionalità, e oggi come oggi i
ministeri non sono organizzati per far questo". Non c'è il
rischio che diventi un nuovo elefantiaco Cnr? "Tutto deve giocarsi sulla
meritocrazia. Serve gente che sia in grado di
valutare i progetti, scartare automaticamente quelli che non vanno
bene". Mussi dice che in Italia il pubblico investe in ricerca, è
il privato, l'industria, che non tirano fuori un soldo. "Non mi vengano
a dire che la spesa pubblica è buona, perché è lo 0,6 per cento
del prodotto interno lordo. è noto, però, che la maggior parte
di quei soldi vanno a pagare i professori universitari e quegli enti i cui
gli stipendi vengono pagati direttamente con i soldi del ministero. Alla
ricerca vera e propria restano le briciole". Poco pagati Salario annuale
di un ricercatore (in euro) Svizzera 82.725 Giappone 68.872 Lussemburgo
63.865 Australia 64.150 Austria 62.406 Danimarca 61.355 Irlanda 60.727 Stati
Uniti 60.156 Olanda 59.103 Norvegia 58.997 Belgio 58.462 Germania 56.132
Svezia 56.053 Regno Unito 56.048 Francia 50.879 Finlandia 44.635 Israele
42.552 Italia 36.201 Spagna 34.908 Portogallo 29.001 Slovenia 27.756 Grecia
25.685 Croazia 16.671 Turchia 16.249 Ungheria 15.812 Polonia 11.659 Fonte:
Commissione europea, aprile 2007.
( da "Tempo, Il" del
21-12-2007)
Potrebbero invece assumere più personale e
promuovere una crescita professionale mirata: la maggioranza ha fallito anche
su questo. Bruno Russo (Napoli) MERITOCRAZIA Morta e
sepolta nel '68 Fra le molteplici assurdità esistenti nel settore
pubblico, si notano: 1) il disincentivo all'operosità. Home prec succ
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... mento. Occorre promuovere un forte movimento culturale che ... nel
sedere). Se invece, malauguratamente, questi giovani non ... Arrestato il
"cassiere" di Messina Denaro, gestiva una rete di supermercati
Sondaggio choc, un musulmano su tre è fondamentalista L'affare dei
supermercati gestito da Cosa Nostra. Lo rivelano i pizzini di Provenzano Gli
impiegati che lavorano molto e bene sono pagati come i poco o nullafacenti;
2) lo sprone allo spreco. La legge stimola le amministrazioni a spendere
più soldi del necessario, per averne una dotazione maggiorata
nell'anno successivo. L'Italia appare, in buona parte, il Paese di circoli,
caste, club, conventicole, ordini professionali, monopoli e oligopoli - nei
quali la raccomandazione e l'immobilità sociale prevalgono sul merito.
Il sessantotto ha: concorso a distruggere il sistema e a uccidere il merito;
propugnato l'egualitarismo e il 6 politico nella scuola, nonché l'arruolamento
e l'illicenziabilità senza 21/12/2007.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 21-12-2007)
Sud sezione: ISTITUZIONI data: 2007-12-19 - pag: 13
autore: CALABRIA. In Consiglio il nuovo piano che prevede la riorganizzazione
dell'intera rete ospedaliera La sanità si mette sotto tutela In arrivo
oltre 285 milioni e la Regione chiede allo Stato di gestirli Roberto De Santo
CATANZARO Il sistema sanitario calabrese, sempre sotto accusa alla luce dei
casi di malasanità come quelli che hanno coinvolto l'ospedale di Vibo
Valentia, si avvia verso la riorganizzazione complessiva. La riforma del
sistema, dopo una lunga gestazione, entra nella fase finale e si fonda su
quattro capisaldi: razionalizzazione della rete ospedaliera, riorganizzazione
delle aziende sanitarie e creazione di un sistema a rete per l'offerta. Un
cammino che va avanti nonostante la necessità, emersa nei giorni
scorsi, di dare una svolta nell'attuale gestione delle Aziende sanitarie e
ospedaliere calabresi. Il Piano sanitario regionale per il triennio
2007-2009, approvato dalla Giunta regionale, attende di essere discusso in
Consiglio regionale e in questa sede potrebbe subire ulteriori modifiche dopo
quelle apportate alla prima bozza presentata dall'assessore regionale uscente
alla Sanità, Doris Lo Moro. "Il mio auspicio - afferma Lo Moro -
è che in Consiglio venga approvato rapidamente. E soprattutto che non
venga stravolta l'impalcatura non inficiare le scelte che rispondono alle
esigenze di razionalizzazione della spesa sanitaria e al rispetto dei livelli
di assistenza richiesti dal territorio calabrese". Tra le novità
introdotte nell'ultima versione la riorganizzazione dell'assistenza
odontoiatrica regionale, l'introduzione di nuovi criteri di formazione del
personale della aziende ospedaliere universitarie e la rideterminazione delle
mansioni affidate ad alcuni ospedali calabresi.Su quest'ultimo punto si
registrano le maggiori novità anche se restano immutate, come spiegano
dal dipartimento regionale alla Sanità, le modifiche all'attuale
sistema ospedaliero calabrese. Modifiche legate alla necessità,
spiegano i tecnici del dipartimento, di razionalizzare il sistema per evitare
sprechi e qualificare l'offerta. Il Piano prevede il passaggio dagli attuali
40 ospedali presenti in Calabria a 27. Un passaggio legato a un processo di
trasformazione della rete ospedaliera che opererà in otto ambiti
territoriali individuati nelle cinque aziende sanitarie provinciali istituite
a maggio, con il maxiemendamento al collegato della legge finanziaria 2007.
Il nuovo assetto prevede 11 ospedali di riferimento e 16 strutture
ospedaliere per l'assistenza di pazienti acuti e non. Nel primo gruppo che
comprende le tre aziende ospedaliere di Cosenza, Catanzaro e Reggio oltre ai
nosocomi di Crotone, Lamezia Terme, Locri, Castrovillari, Cetraro, della
Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro e di Vibo Valentia, saranno offerti
livelli completi di assistenza sanitaria. Mentre nella altre strutture
ospedaliere saranno garantiti solo alcuni servizi di assistenza
specialistica. Gli altri ospedali attualmente presenti in Calabria saranno in
parte riconvertiti in strutture sanitarie e non, e in parte dismessi. Altra
novità è rappresentata dalla costruzione di un presidio
ospedaliero a Cosenza che sostituirà gli attuali due ospedali (
Annunziata e Mariano Santo): la nuova struttura dovrebbe nascere utilizzando
risorse pubbliche e private con il ricorso al project financing. La Regione,
guidata da Agazio Loiero, ha incassato un finanziamento da parte dello Stato,
attraverso l'accordo firmato nei giorni scorsi con il ministro della salute
Livia Turco, di oltre 196,1 milioni che sommati agli oltre 89,4 milioni a
proprio carico costituiscono una dote di oltre 285,8 milioni destinati alla
costruzione e adeguamento di quattro nuovi ospedali compreso quello di Vibo
finito più volte nella bufera per malasanità. Fondi che potrebbero
essere gestiti dalla Protezione civile nazionale, alla luce degli scandali e
delle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata in alcuni
ospedali: "Nella sanità calabrese – ha detto Loiero nel corso di
un'audizione alla commissione Sanità della Camera – le due cose che mi hanno più spaventato sono state la burocrazia e la criminalità. Ma
adesso siamo impegnati verso un cambiamento, partendo dall'approvazione del
Piano Sanitario Regionale che il Consiglio dovrà varare a
gennaio". La Regione vorrebbe nominare i vertici delle Asl in deroga
alle norme che la obbligano ad attingere dall'albo. Per l'Aiop il Psr
avrebbe mortificato il ruolo della sanità privata calabrese.
"Nonostante i nostri sacrifici - afferma Marcello Furriolo, presidente
regionale dell'Aiop - non abbiamo visto atti finalizzati a valorizzare la
sanità privata". Critica anche la posizione dei medici. Per
Giorgio Ferrara, segretario regionale della Cimo-Asmd non vi è stata
vera concertazione. "Speriamo –sostiene –di essere consultati in
Commissione consiliare". Mentre la Cgil funzione pubblica parla di
"poca chiarezza nelle scelte e nelle dotazioni finanziarie".
"Non vogliamo libri dei sogni - afferma Luigi Verardi- ma risposte
chiare alle esigenze dei cittadini". www.ilsole24ore.com/economia Il
piano completo L'AMMISSIONE Il presidente Loiero alla commissione
parlamentare: "Burocrazia e criminalità i problemi che mi hanno
spaventato" DENTRO LE ASL La Giunta vorrebbe nominare i vertici delle
aziende in deroga alle norme che la obbligano ad attingere dall'Albo Ex
assessore. Doris Lo Moro AGF Il ministro. Livia Turco IMAGOECONOMICA.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 21-12-2007)
Sud sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-12-19 - pag: 2
autore: INTERVISTA Mariano D'Antonio "Nel
Mezzogiorno l'ostacolo storico resta la burocrazia" Francesco Prisco Se la situazione congiunturale del
Mezzogiorno è stagnante, il problema risiede soprattutto
nell'incapacità di spendere i fondi europei. E se i fondi europei non
vengono spesi, la responsabilità va ricondotta soprattutto alle
strutture amministrative delle Regioni. è per questo che
l'economista Mariano D'Antonio, 69 anni individua la necessità di
"attuare un rigoroso turn over del personale degli Enti pubblici. Serve
gente nuova e motivata – dichiara –se si vuole che l'empasse della burocrazia, ostacolo storico dello sviluppo meridionale,
diventi finalmente un ricordo ". Professor D'Antonio, dal rapporto
Unicredit Regioss emerge il quadro di un Sud incapace di crescere. Dove
bisogna ricercare le ragioni più profonde di questa triste situazione
congiunturale? è necessario parlare di due ordini di fattori. Il primo
è eminentemente amministrativo. è evidente che le Regioni
meridionali siano in affanno nella spesa dei fondi strutturali. Soltanto tra
ottobre e novembre ha cominciato a sbloccarsi qualcosa per quanto riguarda la
spesa dell'ultimo scorcio del Por 2000-2006. Fino ad allora investimenti
fermi, con tutti i contraccolpi negativi del caso sull'economia del
territorio. Se guardiamo il Por 2007-2013 scopriamo che c'è da essere
ancora meno allegri. Il 2007 è praticamente trascorso, eppure i programmi
non sono ancora partiti e le imprese assistono impotenti ad un continuo
rimpallodi responsabilità tra ministero dello Sviluppo e Regioni. Di
fatto non si muove nulla e, salvo clamorosi colpi di scena, anche il 2008
è destinato a trascorrere senza che la spesa dei nuovi fondi
comunitari si sblocchi. Quale, invece, il secondo ordine di fattori che frena
lo sviluppo meridionale? La situazione nazionale ed internazionale dei
mercati sicuramente non favorevole. C'è lo choc del caro petrolio con
cui fare i conti che non incoraggia di certo gli investimenti. C'è
l'euro pesante cui le Pmi del Sud più aperte all'estero provano a
rispondere diversificando le proprie esportazioni e rivolgendosi a nuovi
mercati come quello sudamericano e quelli dell'Est. In ultimo c'è il
rapporto problematico delle imprese meridionali con le banche, poco abituate
a ragionare con soggetti piccoli e sottocapitalizzati. Fatta la diagnosi, con
quale cura intervenire? La leva da muovere più importante resta quella
amministrativa. Bisogna perseguire l'efficientamento degli Enti locali,
magari passando per misure radicali ed impopolari come il turn over.
Bisognerebbe pensare a forme di pensionamento agevolato per i dipendenti
delle Regioni anziani e demotivati ed, insieme, all'assunzione di giovani neolaureati
finalmente in grado di far funzionare gli incentivi. Per i dirigenti, poi,
bisognerebbe pensare a contratti triennali legati ad obiettivi di produzione
da perseguire. "Bisogna puntare all'efficientamento degli enti locali
con la leva del turnover" L'economista. Mariano D'Antonio FOTOGRAMMA.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 21-12-2007)
Sud sezione: PRIMA data: 2007-12-19 - pag: 1 autore:
Puglia. A rischio la nuova fabbrica Cemit vince la
commessa in Brasile ma ora incappa nella burocrazia italiana Taranto potrebbe ospitare nel suo porto un nuovo
stabilimento con 100 addetti per costruire componenti di piattaforme
petrolifere. L'iniziativa è di un'impresa locale, la Cemit. Ma ci sono
problemi legati alle autorizzazioni e quindi alla fine l'impianto potrebbe
essere realizzato in Brasile. La scelta del Paese sudamericano
è legata al rafforzamento dell'alleanza della Cemit con la compagnia
petrolifera locale, la Petrobras, in vista dello sfruttamento
dell'importantissimo giacimento scoperto da quest'ultima in Atlantico. In
quest'ambito, la Cemit ha ottenuto una maxi-commessa da decine di milioni di
dollari. Palmiotti u pagina 7
l'articolo prosegue in altra pagina.
( da "Virgilio Notizie" del
21-12-2007)
21-12-2007 12:29 A gennaio anche la legge sul
conflitto di interessi Roma, 21 dic. (Apcom) - "Il dialogo tra
Berlusconi e Saccà è inquietante e dimostra che il servizio
pubblico radiotelevisivo va liberato dal controllo dei parti". Lo
afferma il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli. "La riforma
del sistema radiotelevisivo - aggiunge Bonelli - e la legge sul conflitto
d'interessi sono sempre più urgenti e dovranno essere affrontati già
a gennaio. E' necessario intervenire per ripristinare trasparenza e meritocrazia all'interno della Rai, che rimane la
principale industria culturale italiana". "Si deve puntare -
conclude Bonelli - sulla qualità dei programmi, sul pluralismo
tematico e culturale, sulla valorizzazione delle professionalità
interne. In questo modo la Rai potrà svolgere nel migliore dei modi la
sua funzione di televisione pubblica".
( da "RomagnaOggi.it" del
21-12-2007)
Sei in news/Emilia-Romagna, data 21.12.2007, orario
16:20. SANITA' - Dragotto (Fi): ''Burocrazia non fornisce risposte ai bisogni
reali'' BOLOGNA - Giorgio Dragotto, capogruppo di forza italia, ha presentato
un'interrogazione alla Giunta regionale in cui, riportando a titolo di
esempio le difficoltà di tipo burocratico e assistenziale incontrate
da una famiglia di un minorenne temporaneamente costretto ad una
immobilità totale, a seguito di un grave incidente stradale, punta il
dito contro una "disorganizzazione sanitaria altamente limitante e
onerosa". Il consigliere riferisce in particolare i problemi legati alla
lunghezza dell'iter necessario al rilascio del certificato di
inabilità per ottenere il contrassegno da esibire nei parcheggi
riservati ai diversamente abili. Due mesi tra la prenotazione (18 dicembre
2007) e l'appuntamento per la visita con il medico legale (14 febbraio 2008),
mentre intanto i familiari del ragazzo, che nel frattempo intende
ricominciare la scuola e deve anche recarsi frequentemente a visite e
controlli in presidi medici bolognesi, in assenza del permesso, devono
ricorrere ad auto private con autista. "Per poter accedere a qualsiasi
servizio - fa poi presente Dragotto - è richiesta la cartella
clinica" che però l'ospedale rilascia solo 30 giorni dopo le
dimissioni. Per quanto riguarda l'assistenza domiciliare per la somministrazione
di farmaci endovenosi, l'esponente di forza italia rileva infine che il
sevizio, garantito al ragazzo nelle mattine dei giorni feriali da personale
infermieristico dell'Ausl di Bologna, distretto di Casalecchio, non è
erogato in quelli festivi e così si rende necessario il ricorso ad un
infermiere privato a pagamento oppure al pronto soccorso, dove i casi
catalogati "codice bianco", sono destinati a lunghe attese e al
pagamento del ticket. Il consigliere chiede quindi alla Giunta Regionale se
non ritenga che "costringere i malati a relazionarsi con una burocrazia ipertrofica, che non riesce a dare risposte
reali alle loro esigenze e a garantire neppure alcuni servizi di base",
sia una negazione dei diritti dei malati e un ostacolo, soprattutto per i
giovani, ad una vita di relazione adeguata che consenta loro una rapida
reintegrazione nella normalità.
( da "Provincia di
Como, La" del 21-12-2007)
Cervelli d'Italia, ecco perché "emigrano"
È a Milano per un tour di conferenze Achille Varzi: insegna logica
alla Columbia University, è tra gli italiani più stimati negli
Usa "In America l'istruzione costa moltissimo. Ma nei corsi si fa vera
ricerca, i professori si impegnano e gli studenti sono brillanti" Studenti
e professori a lezione nei giardini di un campus anglosassone. A destra: il
professor Achille Varzi, italiano di Trento, è tra le menti più
brillanti del pensiero americano Cervelli in fuga, cervelli in gabbia. Da una parte meritocrazia ed efficienza, dall'altra mancanza di finanziamenti e
asfissianti politiche baronali. C'è una spiegazione all'emorragia di
talenti che lasciano l'Italia per fare ricerca all'estero, soprattutto negli
Stati Uniti: da nomi famosi come Riccardo Giacconi, premio Nobel per la
Fisica 2002, fuggito dall'Italia nel lontano 1954 ai tanti giovani che,
senza clamore, cercano di valorizzare oltreconfine il sapere coltivato in
Italia. I casi si moltiplicano e non solo nelle discipline scientifiche.
Achille Varzi oggi è professore ordinario di Logica e Metafisica alla
Columbia University di New York. Il suo è un percorso simile a quello
di tanti italians che hanno costruito la propria fortuna in terra straniera.
Laureato a Trento, consegue il Master e il Dottorato in Filosofia
all'Università di Toronto: dal 1989 al 1995 lavora all'Istituto
Trentino di Cultura, fino all'approdo definitivo a New York. Oggi collabora
alla pagina culturale de La Stampa e al supplemento domenicale de Il Sole 24
Ore. Ha scritto tra le altre cose Parole, oggetti, eventi e altri argomenti
di metafisica (Carocci 2006), e con Roberto Casati Semplicità
insormontabili. 39 storie filosofiche (Laterza 2006, tradotto in otto
lingue). Nessuno meglio di lui conosce pregi e difetti del fare ricerca tra
Italia e Stati Uniti. La Provincia lo ha incontrato, in occasione di un ciclo
di lezioni tenuto all'Università Cattolica di Milano. Professore,
proviamo a stilare una pagella: davvero il sistema universitario americano
è il luogo ideale per un giovane ricercatore? Veramente un difetto
c'è: il costo della formazione. Le tasse di iscrizione per frequentare
un'università sono elevate, di gran lunga superiori alle nostre.
Esistono però forme di sovvenzionamento, borse di studio, per i
giovani che lo meritano. Dovendo pagare le tasse poi lo studente fa una
specie di mutuo, rimborsando l'investimento con gli anni sotto forma di
detrazioni sulla busta paga. Mi viene da citare una maglietta che ho visto un
giorno sulla metropolitana di New York: "Se l'educazione è
costosa, figuriamoci l'ignoranza". E i pregi? Non sono un fan degli Usa,
ma il mondo accademico è eccellente: per la qualità
dell'insegnamento (solo nel dipartimento di Economia della Columbia ci sono
tre premi Nobel), la dedizione dei professori, la partecipazione attiva degli
studenti. Le classi sono piccole, i corsi a misura d'uomo, i docenti
conoscono gli allievi per nome e cognome. E soprattutto viene data grande
importanza alla ricerca, che non riguarda soltanto le discipline
scientifiche, come medicina o fisica, ma anche quelle umanistiche. La concezione
del mondo accademico americano è "fare scienza", non
imparare la scienza che fanno gli altri. Vista "da straniero",
com'è, invece, la condizione dell'Italia? Ho un rapporto particolare
con il mio paese: ci torno spesso, ma lo guardo da fuori, vedo le cose belle
e non vivo quelle brutte. Da quello che mi dicono i colleghi, l'Italia
è nella situazione opposta. Mancano i fondi e non ci sono le strutture
adeguate per fornire ai ragazzi un buon prodotto educativo. Spesso il campus
non è concentrato nella stessa area, gli studenti sono sballottati da
un edificio all'altro, i professori si vedono solo a lezione. L'unico
vantaggio è che la formazione universitaria è aperta a tutti.
In Italia si parla da tempo di fuga di cervelli. Da cosa nasce questo fenomeno?
Guardi, più che fuga di cervelli comincerei a chiamarla fuga di
persone. Purtroppo, non è facile mettere tutto in valigia e partire,
con gli enormi sacrifici che questo comporta. Lo dico perché l'ho vissuto in
prima persona, quando ho lasciato l'Italia per fare il dottorato di ricerca
in Canada. È dura abbandonare il Paese nel quale si è vissuto
per vent'anni, solo perché non si riesce ad avere le possibilità
accademiche che uno vorrebbe. Sicuramente per determinate discipline come la
medicina, l'economia, la fisica, il problema è legato alla
disponibilità di fondi. Ma è un discorso complesso. In che
senso? Da noi è tutto centralizzato, nel mondo anglosassone ciascuna
università è autonoma e reperisce i fondi come può: in
gran parte, sembra paradossale, con donazioni di ex alunni che sono diventati
ricchi e hanno deciso di dare soldi alla propria università per
finanziare borse di studio o comprare nuove macchine per i laboratori.
È una mentalità diversa. In Italia lamentiamo la mancanza di
fondi, e puntualmente continuano a mancare i fondi. E per le materie
umanistiche, stesso discorso? Personalmente negli Usa ho trovato professori
eccellenti, impegnati nel dibattito filosofico contemporaneo. Da un lato
c'è una qualità viva e partecipe, dall'altro è un sistema
non baronale, ma meritocratico. Ricordo che io feci domanda da Povo, in
provincia di Trento, per un posto di professore junior in Logica alla
Columbia University. Penso che il numero complessivo delle domande si
aggirasse intorno alle duecento: dopo una lunga fase di selezione, il posto
lo hanno affidato a me. In Italia, se uno è fortunato, arriva a fare
il ricercatore a quarant'anni per mille e trecento euro al mese. La fuga di
cervelli è figlia quindi di un sistema poco meritocratico? Anche. Da
noi un professore cerca di tenersi stretti i propri allievi, mentre nel mondo
anglosassone si preparano i ricercatori sperando che abbiano una carriera
brillante. Certe caratteristiche del mondo baronale non sono sbagliate, anche
perché tende a creare una continuità di pensiero e di scuola, ma
quando un giovane laureato deve programmare la propria vita, si trova
costretto, necessariamente, a compiere scelte diverse. Alessio Conca.
( da "Nazione, La
(Arezzo)" del 22-12-2007)
Bibbiena Arriva lo
sportello Sip La burocrazia degli enti verrà semplificata SI COMPLETA questa mattina
(ore 12), presso l'area del palazzetto, la rete del Sip (sportelli integrati
provinciali ), creati - sottolinea il presidente della Provincia Vincenzo
Ceccarelli - per rendere più semplice la vita ai cittadini che
risiedono nelle quattro Vallate della provincia,
nell'entrare in rapporto con gli uffici dell'Ente. "L'operazione -
spiega Gabriella Cecchi, assessore all'innovazione e alla semplificazione
amministrativa - è stata avviata proprio nel 2007, come intervento di
decentramento burocratico". Si tratta di una esperienza unica tra le
Provincie della Toscana - prosegue la Cecchi - che va nel senso del massimo
decentramento possibile sotto il profilo funzionale ed organizzativo,
consentendo ad un numero crescente di utenti, singoli e associati, di attivare
procedure e risolvere problemi tecnico - amministrativi nelle sedi a loro
più vicine. L'orario di apertura della sede (via Rignano è
fissato dalle ore 9 alle 12, dal lunedì al sabato (martedì,
anche dalle 15,30 alle 18,30). alfredo bartolini - -->.
( da "Nazione, La
(Grosseto)" del 22-12-2007)
IL SINDACO PROMETTE "Lotta alla burocrazia obbiettivo del 2008" Testo unico per
agevolare i cittadini - -->.
( da "Nazione, La
(Grosseto)" del 22-12-2007)
Di GIANLUCA DOMENICHELLI IL 2008 sarà l'anno
della lotta alla burocrazia. E' la promessa di fine
anno del sindaco Claudio Saragosa: "Vorrei dare ai cittadini norme
più chiare, semplificare la burocrazia
comunale. Ora i regolamenti sono decine e decine, davvero troppi: al loro
posto ? si impegna il primo cittadino follonichese ? studieremo un testo
unico nel cui indice il cittadino possa trovare facilmente le regole da
seguire caso per caso". DALLE PROMESSE al bilancio. Il tradizionale
incontro natalizio per porgere gli auguri alla città è stato
anche l'occasione di ripercorrere un anno di vita amministrativa. "Nel
2007 ? dice Saragosa ? l'attività del nostro Comune si è
distinta in alcuni settori: penso al mondo del lavoro, con la stabilizzazione
dei dipendenti precari all'interno dell'amministrazione, l'istituzione
dell'Osservatorio sul lavoro, l'approvazione del disciplinare etico per gli
appalti pubblici. Inoltre penso alle grandi opere, quelle già concluse
e quelle cominciate: su tutte il completamento delle barriere a mare, la
messa in sicurezza del torrente Petraia e la ristrutturazione della piscina
comunale, che mi dicono abbia già 600 abbonati poche settimane dopo
l'apertura". E poi i progetti che si concretizzeranno nei prossimi mesi.
"Per l'amministrazione comunale ? prosegue il sindaco di Follonica ?
è arrivato il momento di tradurre in realtà le progettazioni.
Il 2008 sarà l'anno del Regolamento urbanistico (è pronto, e
dopo il passaggio in commissione consiliare approderà in Consiglio per
l'adozione) e del grande progetto del Parco centrale, il Central Park
follonichese, che presenteremo ai cittadini a gennaio: un'area di 60 ettari, un decimo
del tessuto urbano follonichese, che mette insieme l'Ilva, il vecchio
ippodromo e gli impianti sportivi. Ma c'è dell'altro: l'anno prossimo
sarà messo a gara il bando per realizzare 1.600 posti auto in tutta la
città e si concluderà la realizzazione del nuovo centro ippico.
NON SI PARLA solo delle foresterie: ora esiste una vera città del
cavallo, con i 450 box del centro di allevamento già pronti. Insomma,
tante idee che danno vita a una città nuova". Senza dimenticare i
suoi abitanti. "Questa è una città viva in tanti settori,
compresi quelli economici ? conclude il sindaco di Follonica ? ma in questo
momento emerge in particolare la solidarietà: c'è anche quando
non si vede. La voglia di comunità è un bel segnale". -
-->.
( da "Nazione, La
(Viareggio)" del 22-12-2007)
Lanciare il candidato capace di riconquistare il
comune dopo 15 anni di centrosinistra: ieri An ha bocciato qualsiasi
candidatura partitica, ha fatto decollare la candidatura di Alberto Benincasa
di Vivere Viareggio, e ha presentato agli alleati (ex alleati?) i 4 punti
prioritari del programma amministrativo. ECCO LA LINEA dettata dal
coordinatore Valerio Bertuccelli, spalleggiato da Ciro Costagliola, Stefano
Zeribelli e Lucia Accialini: "La Cdl non esiste più nè a
Roma né a Viareggio. Finora siamo stati a guardare mentre altri esternavano
sulle candidature. Ora basta. Per An il candidato sindaco deve portare un
valore aggiunto al centrodestra che al primo turno non ha mai superato, alle
amministrative, il 35%. Non può essere 'togato', espressione dei
partiti tradizionali, mentre An non avrebbe preclusioni su nomi come il
professor Giannecchini o il dottor Benincasa. Sarebbero ottime candidature.
Non vogliamo candidare del 'mollacciume moderato', serve un sindaco capace di
decidere, e che abbia gli attributi. Noi diciamo no ai buonisti. Ma,
ovviamente, bisogna anche parlare di programmi". E DOPO questa doccia
fredda, ecco le quattro priorità proposte di An: "Sicurezza:
troppi si sciacquano la bocca senza averne titolo, An per prima ha sollevato
l'argomento e Viareggio è l'unica città che ha in centro un
punto d'accoglienza per immigrati. Poi c'è la partecipazione: ereditiamo
un comune senza soldi e quindi chiederemo a tutti i soggetti possibili di
proporre idee anche per i project-financing che il centrosinistra non ha
saputo fare, quando hanno funzionato nei comuni amministrati dal
centrodestra. Basta guardare i parcheggi a Camaiore. La Mover dovrà
passare il 49% del capitale ai privati, come la Porto Spa, ma noi vogliamo
anche la partecipazione della gente alle scelte amministrative. Al terzo punto c'è la meritocrazia, perché il comune non amministra più nulla. Ha passato
tutto alle aziende, quindi An proporrà un regolamento perché vi siano
nominate solo persone con curricula idonei. Servono manager e persone di
cultura, ma anche giovani neolaureati: basta col fruttivendolo chiamato a
fare il manager. Se questo regolamento fosse vigente, nei Cda delle
società viareggine resterebbero solo un paio di amministratori".
E INFINE la trasparenza: "Tutte le aziende pubbliche devono pubblicare
delibere, decisioni e bandi. Il bilancio del comune non deve essere approvato
se non è accompagnato dai bilanci delle partecipate. La trasparenza
dovrà essere appliocata anche alle assunzioni e agli acquisti delle
aziende, che oggi tengono tutto nascosto anche ai consiglieri comunali
opponendo loro il segreto societario". - -->.
( da "Nuova Sardegna,
La" del 22-12-2007)
Sardegna Burocrazia
CONFINDUSTRIA spera che il 2008 sia l'anno della semplificazione burocratica.
Per questo il Consiglio dovrebbe approvare la legge sulla semplificazione che
è già in commissione. Un altro punto fondamentale, per gli
imprenditori, è dare piena operatività agli sportelli unici per
le attività produttive. Infine più
attenzione ai Confidi.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del
22-12-2007)
Lettere pag. 61 È un curioso Paese l'Italia.
Non è certo priva di risorse, ma è incapace di sfru È un
curioso Paese l'Italia. Non è certo priva di risorse, ma è
incapace di sfruttarle. Abbonda di individualità eccellenti, che
però possono essere valorizzate solo all'estero (come nel caso dei
Nobel per le scienze e dei ricercatori), perché in patria si troverebbero le
ali tarpate e non potrebbero esprimersi oltre un livello di aurea
mediocrità. Le risorse umane vengono sistematicamente sprecate. A
scuola la promozione è pressoché garantita per legge, a prescindere in
larga misura dall'impegno e dalle capacità. L'Università sempre
di più assomiglia a una scuola media e sempre più si trova a
dover colmare lacune abissali ereditate dai corsi di studio precedenti.
D'altra parte, i finanziamenti statali vengono elargiti in misura maggiore
alle sedi dove le percentuali di promozione sono maggiori e ciò induce
a non essere troppo severi nell'accertare la preparazione degli studenti, per
non tirarsi la zappa sui piedi. Il risultato è quello di un'inflazione
di titoli di studio che, non essendo in grado di raccomandarsi da soli, come
sarebbe fisiologico e come potrebbe avvenire in un contesto
meritocraticamente selettivo, devono essere successivamente
"attivati" da una buona raccomandazione (che agli italiani piace
più della selezione meritocratica). Così
come manca una cultura improntata alla meritocrazia, allo stesso modo manca la capacità di operare scelte
per il futuro. Per evitare errori, si decide di non decidere. Mentre gli altri
vanno avanti, noi restiamo fermi al palo. La rete ferroviaria non viene
potenziata, per i possibili danni ambientali; così il trasporto
delle merci avviene tutto lungo la rete stradale, con costi in termini
economici e di vite umane incomparabilmente superiori. A completare l'opera,
il danno ambientale dovuto al trasporto su gomma è centinaia di volte
maggiore di quello del trasporto su rotaia. Altra conseguenza è che
mentre in Francia ci sono volute settimane perché lo sciopero degli autotrasportatori
facesse sentire i suoi effetti, in Italia sono bastati tre giorni per mettere
in ginocchio il Paese. I problemi in Italia vengono semplicemente
accantonati, in attesa di decisioni che non verranno mai prese. Come l'asino
di Buridano, che, posto di fronte a due mucchi d'erba uguali, non sapendo
quale scegliere, decide di lasciarsi morire di fame, così l'Italia
rimanda all'infinito tutte le scelte strategiche che riguardano l'energia (il
nucleare è stato bandito, il carbone inquina e allora aspettiamo che arrivino
i mulini a vento), le infrastrutture (la Tav si fa, anzi no, anzi forse
sì, ma dopo), l'immigrazione (ci ritroveremo stranieri in casa
nostra), le politiche per la famiglia (per gli anziani bisogna arrangiarsi e
per i bambini pure, visto che mancano gli asili), la sicurezza (dove la
situazione è da barzelletta ed è meglio soprassedere),
l'istruzione (la scuola è un parcheggio tranquillo, con sosta sempre
più lunga e con sempre meno sbocchi). Termino qua l'elenco per carità
di patria. La nostra classe politica sta a guardare, in perenne attesa,
vivacchiando e tirando a campare, disinteressandosi del futuro del Paese,
tutta assorbita nella preparazione delle strategie per aggiudicarsi le
elezioni successive. E' una considerazione tautologica, o lapalissiana, dire
che è la classe politica che ci meritiamo. Se il clima culturale non
si modifica in modo sostanziale, credo che la prognosi per l'Italia resti
riservata e che le prospettive di guarigione siano ridotte al lumicino. Omar
Valentini SALÒ.
( da "Nuova Sardegna,
La" del 22-12-2007)
Sassari I ricci nella rete della burocrazia Protestano i pescatori del bogamarì: "Non ci fanno
vivere" LA STORIA Tempi lunghi per i gazebo ALGHERO. Anche il
bogamarì è finito nella tagliola della burocrazia pubblica. Le istituzioni
hanno voluto, ragionevolmente, regolarizzarne la pesca e la vendita ma hanno
attivato un meccanismo maligno che sta mettendo in crisi una quindicina di
famiglie che dalla pesca del riccio campano. Alla burocrazia
pubblica poco importa che si tratta di un mestiere di grande fatica e
sacrificio, che per pescare i sub professionisti debbono sperare nel bel
tempo, immergersi nelle acque gelide del golfo, trasportare i ricci a terra
con le proprie barche e poi sperare di venderli ai fedelissimi buongustai del
frutto di mare per portare a casa la giornata. Tra l'altro il problema non
riguarda i pescatori occasionali, ma quelli abilitati. L'amministrazione
aveva individuato quale zona idonea per la vendita dei ricci il Lungomare
Barcellona, il versante del porto. Esigendo perfino, in accordo con
l'autorità sanitaria e marinara la realizzazione di strutture
amovibili dove i veterinari potessero eseguire i controlli e quindi dare il
via libera alla commestibilità del bogamarì. Ma la procedura di
concessione di un piccolo box in legno, da queste parti, è più
laboriosa del rilascio di una licenza edilizia vera e propria. Secondo quanto
sostengono i pescatori, che stanno subendo consistenti danni per la loro
inattività, per allestire il box di legno sul fronte del Porto che
resterà in vita poco meno di un paio di mesi, giusto la stagione di
pesca del riccio di mare, sono necessarie pratiche burocratiche che
coinvolgono perfino l'Ufficio tutela del paesaggio della Regione. Struttura
pubblica poco avvezza a conoscere nel merito che la pesca del riccio si
pratica soprattutto in questo periodo, che ogni giorno che passa, soprattutto
i fine settimana, sono guadagni perduti che non si recupereranno più.
I pescatori di ricci se non pescano e vendono il prodotto, non guadagnano, a
differenza di altre occupazioni dove lo stipendio arriva comunque. E in
questo periodo anche la tredicesima non è prevista per i cacciatori
del gustoso frutto di mare. E' forse anche per questa ragione che chiedono
maggiore sollecitudine alle istituzioni pubbliche per il disbrigo delle
pratiche. Succede poi che non avendo le postazioni ufficiali e autorizzate
ognuno si arrangia come può, con banchetti allestiti magari sulla via
Lido, incorrendo nelle sanzioni. Oltre al danno anche la beffa.
( da "Unita, L'" del
22-12-2007)
Stai consultando l'edizione del Dai prezzi ai taxi,
sull'Italia i veti dell'"eredità" fascista
BUROCRAZIA E CATENE Dalle farmacie alle banche, dai notai passando per i
tassisti e le assicurazioni: un Paese bloccato dai "no" delle
categorie e da meccanismi regolamentari che risalgono agli anni 30. Eppure le
liberalizzazioni tanto osteggiate hanno fatto risparmiare ai cittadini 2,4
miliardi di euro P ubblica amministrazione, mondo delle imprese e
professioni. Sostiene Walter Veltroni: il sistema Italia rischia di
"arrancare" per i troppi veti. Cerchiamo di capire, con qualche
esempio concreto. Tassisti, farmacisti, commercianti, banche, avvocati,
notai... Ovvero le cosidette liberalizzazioni, le ormai note
"lenzuolate" Bersani. Ogni qualvolta si cerca di modificare lo
status quo, tutti accorrono alla "ronda del player", tutti
"spingono" per giocare la partita del potere di veto su ogni
decisione. "Nel paese c'è un demone del non fare: si preferisce
stare tranquilli e non fare (...). Bisogna prendere a cannonate l'abitudine
di questo Paese di rimandare tutto alla burocrazia,
che è un elefante seduto sulla velocità del Paese" ha
ammonito l'altro ieri il leader del Pd. È proprio così, nella
società c'è un fiorire di veti incrociati? Sottolineano gli
esperti della Pubblica amministrazione e non solo: "Il paese è
pieno di incrostazioni e meccanismi coorporativi sedimentati nel tempo,
derivanti da un "approccio normativo e regolamentario che risale al
periodo fascista. Culture e apparati che vivono sulla complicazione
burocratica e sul controllo dell'accesso al mercato". Una ronda del veto
che non è solo storia di oggi. Già nel 1998 le prime e complicate
imposizioni di potere, quando Bersani rivoluzionò il settore del
commercio al dettaglio. Il decreto arrivò dopo venti anni di progetti,
non senza pressioni delle associazioni dei commercianti. Il presidente di
Confcommercio di allora - la maggiore organizzazione del settore - era Sergio
Billè (oggi coinvolto in un'inchiesta giudiziaria per appropriazione
indebita dei fondi di Confcommercio). Minacciò proteste clamorose,
fino a portare a Bettola, paese sulle colline piacentine e luogo di nascita
dell'allora ministro dell'Industria, centinaia di commercianti intorno ad un
falò con le proprie licenze. "Se non riusciremo a modificare
almeno qualcosa - disse Billè - trasformerò Confcommercio in
un'associazione di Cobas" e non esitò a definire la riforma un
ritorno al "Far West". In realtà prima del decreto Bersani,
erano proprio gli apparati che decidevano il bello e il cattivo tempo sul
commercio: chi voleva aprire un negozio doveva comprare una licenza da un
altro commerciante che smetteva l'attività. Una compravendita illegale,
ma tollerata. Con il provvedimento di governo sparirono invece l'obbligo
della licenza fino a 250mq di superficie e sparirono anche le 14 tabelle
merceologiche, tranne per due settori: alimentare e non alimentare. Misure
che aprirono alla concorrenza e liberarono il commercio dalle gabbie
burocratiche e amministrative. Sottolinea un esperto del settore: "Con
quell'innovazione radicale temevamo di essere messi fuori come categoria del
commercio. Perdevamo potere nel dettare le regole del gioco, come il numero
dei negozi da aprire ad esempio... Ci toccò rimetterci in discussione
e non fu facile". Ma non finisce qui: arrivò l'eliminazione del
"divieto" sul pane di un pomeriggio a settimana per una scelta
determinata dai gruppi di potere sulla "serrata" infrasettimanale
dei panifici. Poi la crociata contro i primi drugstore e l'ordinanza sui
negozi aperti la domenica. Ma torniamo all'oggi con le tante tutele dei
diritti del cittadino-consumatore previste dalla "lenzuolate"
Bersani. Misure contenute in 3 distinti pacchetti: 2 i decreti legge
già in vigore e l'ultimo ddl ancora fermo al Senato. Un
"bicchiere che è ancora mezzo vuoto" - sottolinea una fonte
-, sempre per via dei tanti veti incrociati al riparo delle sfide del mercato
e della domocrazia. Un esempio per tutti: la Roma "prigioniera" dei
tassisti, le proteste degli avvocati, fino allo scandaloso stralcio
sull'unificazione del Pra, il pubblico registro automobilistico con con
l'uffico della Motorizzazione, rimasto "prigioniero" dell'Automobil
club Italia. Proprio questa unificazione era tra le principali misure
previste nel terzo pacchetto Bersani, ma le forti lobby di potere con sponda
nei partiti di riferimento in Parlamento (Udeur e Rifondazione in primis)
fecero sì che non si toccasse lo status quo, che la mastodontica
struttura con annesso il personale pubblico (2.300 dipendenti) non venisse
soppressa e i lavoratori smistati nei vari ministeri. Per non parlare poi dei
farmaci di fascia C, la liberalizzazione dei medicinali con ricetta pagati
dai cittadini, previsti nel terzo pacchetto e fermo da giungo in Senato.
Anche qui la lobby di potere dei farmacisti sta per imporre il rimescolamento
delle carte deciso autonomamente dalla Camera. Sembra proprio vero: "Il
problema della democrazia italiana è quello che non produce
decisione". L'Italia è sempre più ostaggio di corporazioni
di ogni genere rinvigorite dal ritrarsi dalla politica. A nulla è
servita la fotografia del Censis nel suo 41° rapporto sullo stato sociale:
"Il paese si disperde in una poltiglia di massa, una mucillagine di
elementi individuali e di ritagli umani tenuti insieme da un tessuto sociale
inconstistente". Come voltare pagina? "La politica abbia il
coraggio di decidere, pur ascoltando tutti, ma nell'interesse generale dei
cittadini", invocano esperti e politici. L'Italia non può
continuare ad essere il paese dei veti: dai rifiuti alla Tav, dai
rigassificatori alle autostrade. "Deve diventare il paese delle
decisioni". di Maristella Iervasi / Roma.
( da "Stampa, La" del
22-12-2007)
SALUZZO. PRESENTATA ALLA BRESSO Il sindaco ha proposto
una legge regionale contro la burocrazia
Semplificare i rapporti fra la Regione e gli enti locali. E' questo il
significato della proposta di legge regionale che il sindaco di Saluzzo Paolo
Allemano ha consegnato l'altro giorno al presidente del Piemonte Mercedes
Bresso e all'assessore agli Enti locali Sergio Deorsola. "E' una
proposta semplice - spiega Allemano - perché prevede che non vengano
più applicate le norme regionali che sono in contrasto con la
Costituzione, cioè quelle leggi antecedenti alla riforma del Titolo V
della Carta costituzionale, datata 2001. Ci sarebbero effetti positivi per i
cittadini perché si potrebbero snellire le procedure per arrivare ai
finanziamenti e si farebbe chiarezza sulle commissioni comunali e in
particolare su quella edilizia".
( da "Tirreno, Il" del
22-12-2007)
Viareggio Centrodestra, corsa tra medici Benincasa e
Giannecchini per An, Lunardini per FI Il retroscena. E intanto Forza Italia
si spacca anche nelle cene di Natale VIAREGGIO. Potrebbe essere una corsa
tutta tra medici quella per la scelta del candidato a sindaco per il centro
destra. Mentre il direttivo regionale di Forza Italia ha indicato
nell'urologo Luca Lunardini la "punta" per aggiudicarsi la poltrona
che per dieci anni è stata di Marco Marcucci, da Alleanza nazionale
arrivano i nomi di altri due possibili candidati: Alberto Benincasa, pediatra
e consigliere comunale di "Vivere Viareggio", e Guido Giannecchini,
oculista. Entrambi - hanno spiegato ieri i vertici del partito di Gianfranco
Fini - risponderebbero ai requisiti che Alleanza nazionale ritiene essenziali
per il prossimo primo cittadino che "non dovrà essere un
"mollaccione", né un moderato e tantomeno un
"togato"". Nel senso di esponente collaudato dei partiti
locali. "Sui nominativi del dottor Benincasa e del professor
Giannecchini - ha spiegato ieri Valerio Bertuccelli, coordinatore comunale di
An in città - non abbiamo nessuna preclusione. Anzi, le consideriamo
entrambe rispondenti ai requisiti fissati". Nonostante le divergenze in
materia di nominativi, però, Bertuccelli ci tiene a ricordare
"che i rapporti a livello locale tra i partiti dell'ex Casa delle
libertà continuano in maniera proficua". E nonostante, viene da
aggiungere, l'attuale divisione tra gli ex azzurri che è diventata
palese proprio in questi giorni pre natalizi. Quando alla cena organizzata
per domani sera dal senatore Giovanni Baldini in nome di Forza Italia ha
risposto un altrettanto conviviale appuntamento che il coordinatore comunale
Giovanni Santini ha già celebrato a Torre del Lago. Oltre ad indicare
le proprie preferenze, An fissa anche quattro temi al
centro dell'imminente campagna elettorale: sicurezza, meritocrazia, trasparenza,
partecipazione. Che significa anche - spiega Bertuccelli - "apertura ai
privati, attraverso project financing, per realizzare ciò su cui la
nuova amministrazione punterà". Donatella Francesconi.
( da "Riformista, Il" del
22-12-2007)
Il sole 24ore sciopera L'eclissi fa bene al mercato
Ieri mattina lettori e abbonati si sono svegliati con una sorpresa. Niente
Sole24ore nelle edicole e sulle scrivanie. Il casus belli è presto
detto: con un ordine di servizio irritualmente firmato dall'ad Calabi ma non
dal direttore De Bortoli, si annunciava alla redazione il reintegro come
caporedattore di un giornalista "prestato", ormai oltre un decennio
fa, al management. Per la precisione, il futuro caporedattore del quotidiano
confindustriale aveva svolto la funzione di capo del personale. La redazione
all'unanimità ha proclamato tre giorni di sciopero, di cui il primo
con decorrenza immediata. Comprensibili, invero, le ragioni che hanno
mobilitato la redazione. Anzitutto, il vizio, non solo formale, della mancata
firma del direttore che instaurerebbe un precedente grave per tutti, stando
al quale le scelte redazionali non sarebbero più obbligatoriamente
dipendenti, in ultima istanza, di chi ha la responsabilità del
giornale, e cioè il direttore. Ma a spingere i giornalisti del Sole a
non fare uscire il loro giornale è stato un altro aspetto della vicenda:
il dubbio cioè che si stia invalendo presso l'azienda l'idea
dell'intercambiabilità tra giornalisti e manager, tanto più
forte dato il delicato ruolo che il collega prestato all'azienda per parecchi
anni aveva ricoperto. A noi, piccoli osservatori esterni, lettori sempre
attenti del quotidiano restano poche note. Da alcune settimane, il Sole
è quotato in borsa. Più che mai, dunque, a guidarne in ogni
senso il cammino dovrebbero essere i criteri che, sul manuale del libero
mercato, sono dati a dettaglio della vita di tutte le società, e in
particolare di quelle che, stando in borsa, sollecitano il pubblico risparmio
a farsi investimento. E quindi, i criteri di meritocrazia, di vantaggiosità
economica, di competenza, eccetera eccetera. Non è nostra intenzione,
naturalmente, sindacare sulle proposte dell'azienda in termini di assunzioni,
ma non ci sentiamo di dare torto ai colleghi del Sole che, apparentemente
proprio avendo a cuore questi criteri, hanno deciso di incrociare le braccia.
E forse a via Monte Rosa non farebbe male dare più ascolto, a tutti i
livelli, alle ragioni di questa protesta. Peraltro, proprio nella giornata di
ieri, fresca di annuncio di tre giorni di sciopero, che costeranno diversi
milioni di euro, ci saremmo aspettati un brutto venerdì di borsa, per
il titolo. E invece la mattinata è stata addirittura euforica. Poteri
- e misteri - del mercato. 22/12/2007.
( da "Sestopotere.com" del
22-12-2007)
(16:34) (21/12/2007 14:08) | DRAGOTTO (FI): SANITA',
BUROCRAZIA 'IPERTROFICA' NON FORNISCE RISPOSTE AI BISOGNI REALI (Sesto
Potere) - Bologna - 21 dicembre 2007 - Giorgio Dragotto, capogruppo di forza
italia, ha presentato un'interrogazione alla Giunta regionale in cui,
riportando a titolo di esempio le difficoltà di tipo burocratico e
assistenziale incontrate da una famiglia di un minorenne temporaneamente
costretto ad una immobilità totale, a seguito di un grave incidente
stradale, punta il dito contro una "disorganizzazione sanitaria
altamente limitante e onerosa". Il consigliere riferisce in particolare
i problemi legati alla lunghezza dell'iter necessario al rilascio del
certificato di inabilità per ottenere il contrassegno da esibire nei
parcheggi riservati ai diversamente abili. Due mesi tra la prenotazione (18
dicembre 2007) e l'appuntamento per la visita con il medico legale (14 febbraio
2008), mentre intanto i familiari del ragazzo, che nel frattempo intende
ricominciare la scuola e deve anche recarsi frequentemente a visite e
controlli in presidi medici bolognesi, in assenza del permesso, devono
ricorrere ad auto private con autista. "Per poter accedere a qualsiasi
servizio ? fa poi presente Dragotto ? è richiesta la cartella
clinica" che però l'ospedale rilascia solo 30 giorni dopo le
dimissioni. Per quanto riguarda l'assistenza domiciliare per la
somministrazione di farmaci endovenosi, l'esponente di forza italia rileva
infine che il sevizio, garantito al ragazzo nelle mattine dei giorni feriali
da personale infermieristico dell'Ausl di Bologna, distretto di Casalecchio,
non è erogato in quelli festivi e così si rende necessario il
ricorso ad un infermiere privato a pagamento oppure al pronto soccorso, dove
i casi catalogati "codice bianco", sono destinati a lunghe attese e
al pagamento del ticket. Il consigliere chiede quindi alla Giunta Regionale
se non ritenga che "costringere i malati a relazionarsi con una burocrazia ipertrofica, che non riesce a dare risposte
reali alle loro esigenze e a garantire neppure alcuni servizi di base",
sia una negazione dei diritti dei malati e un ostacolo, soprattutto per i
giovani, ad una vita di relazione adeguata che consenta loro una rapida
reintegrazione nella normalità.
ARTICOLI DEL 20 DICEMBRE 2007
"Siamo vittime della
burocrazia" ( da "Corriere Adriatico" del
20-12-2007)
<Troppa burocrazia> Gianni
abbassa la serranda del bar ( da "Gazzetta di Parma, La" del
20-12-2007)
Per innovare occorre prima conoscere -
ivano russo ( da "Repubblica, La" del
20-12-2007)
Per innovare - ivano russo
( da "Repubblica, La"
del 20-12-2007)
Seguo con grande e crescente
preoccupazione la polemica politica che investe la sanità savonese
( da "Stampa, La"
del 20-12-2007)
<Aiuti ai giovani imprenditori? Male
utilizzati> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
20-12-2007)
<Mal di scuola>, Imarisio
racconta l'Italia ( da "Corriere Alto Adige" del
20-12-2007)
Italia superata dalla Spagna
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 20-12-2007)
"Attenti, ovunque torna la
corruzione" ( da "Stampa, La" del
20-12-2007)
In Italia c'è troppa burocrazia
e lì può nascere l'illecito
( da "Stampa, La"
del 20-12-2007)
GIOVANI E MERITEVOLI, ECCO I PRESTITI
D'ONORE ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 20-12-2007)
Veltroni: <Riemerge la corruzione
ovunque> ( da "Corriere.it" del
20-12-2007)
Articoli
( da "Corriere
Adriatico" del 20-12-2007)
A
partire dall'8 gennaio sarà aperto presso l'Informagiovani sotto i
portici comunaliun servizio per dare assistenza a tuttii lavoratori
extracomunitari Immigrati e lavoro: ne parla Angela Carcun dell'associazione
dei moldavi "Siamo vittime della burocrazia" Pergola Angela
Carcun, presidente dell'associazione dei Moldavi nelle Marche
"Victoria" con sede a Pergola, comunica che a partire dall'8
gennaio sarà aperto presso l'Informagiovani, sotto i portici comunali,
un servizio per dare assistenza a tutti i lavoratori extracomunitari alle
prese con rinnovi di permessi di soggiorno, ricongiungimenti e avvio
al lavoro. Prevista anche la possibilità di organizzare dei corsi per
la conoscenza dell'italiano. Angela Carcun rinnova inoltre l'appello per un
miglioramento dei rapporti tra i cittadini e le istituzioni. "I problemi
degli extracomunitari dichiara non devono essere considerati secondari, ma
vanno risolti con priorità. Riguardano l'integrazione dei soggetti che
lavorano con passione e onestà e che danno un contributo fondamentale
alla crescita dell'Italia. Basta pensare all'apporto che il lavoro
extracomunitario da nell'agricoltura, nell'edilizia e soprattutto nel sociale
con l'impegno per l'assistenza alle persone anziane e ai soggetti non
autosufficienti. Questi lavoratori e queste lavoratrici vivono l'esperienza
in Italia con molta difficoltà, essendo, in via continuativa, alle
prese con lungaggini burocratiche e normative che rendono problematica la
permanenza. Siamo tutti d'accordo che chi viene in Italia per delinquere va
immediatamente espulso, ma chi viene per lavorare onestamente deve essere
maggiormente tutelato". La presidente dell'associazione ha poi
raccontato un fatto che l'ha riguardata personalmente e che per una questione
burocratica le ha impedito di continuare il lavoro che aveva trovato da pochi
giorni, nonostante fosse tutto in regola. "Sono in possesso di un
attestato di operatrice sociosanitaria regolarmente riconosciuto, sono stata
assunta da una casa di riposo e ho presentato la documentazione per
l'assunzione. Dopo due giorni di lavoro mi ha chiamato la responsabile del
servizio e mi ha comunicato che non potevo continuare a lavorare perché il
permesso di soggiorno era scaduto. Ho sostenuto che le ricevute postali
davano validità al mio permesso, ma lei ha detto che non davano la
certezza che il permesso poteva essere rinnovato e che rischiavano di
assumere una clandestina. Ho contattato la questura che è intervenuta
immediatamente, ha spiegato come stavano le cose e ha inviato via fax alla
casa di riposo la normativa che regola la materia, ma non è servito a
niente e sono stata lo stesso licenziata. Avevo già parlato in un
precedente intervento delle lungaggini e delle documentazioni chilometriche
per ricevere o rinnovare il permesso di soggiorno e del fatto che essere in
possesso delle ricevute postali non garantiva il lavoratore perché le
normative in vigore non sono conosciute da tutti e quello che mi è
successo personalmente conferma quanto è difficile vivere e lavorare
in un Paese così complicato". GIUSEPPE MILITO,.
( da "Gazzetta di
Parma, La" del 20-12-2007)
"Troppa burocrazia" Gianni abbassa la serranda del bar "Chiudo
l'attività per lo stress. Fra tasse e scadenze non si va più
avanti" Il caso: Titolare con la moglie Silvia di un locale in viale
Mentana "Troppa burocrazia" Gianni abbassa la serranda del bar La denuncia
"Chiudo l'attività per lo stress.
Fra tasse e scadenze non si va più avanti" Ursula Boschi L a burocrazia in Italia? Può togliere l'entusia smo di
avere un'attività commerciale. Spettri di carta si presentano puntuali
al termine delle ore di lavoro proponendo rebus da compilare entro determinate
scadenze e con la responsabilità che un frainteso possa procurare
multe gravose. "Gli incassi non sono proporzionali alle ore di
attività e allo stress emotivo di dover pensare a tutto",
così Gianni Russo e la moglie Silvia Montecchio il 22 dicembre
chiuderanno il bar Esperia di viale Mentana e andranno a passare il Natale in
montagna, respirando aria nuova e non pensando per un po' di tempo al fitto
calendario burocratico. continua... Per leggere il testo completo
dell'articolo, registrati al nuovo "sfogliatore" online.
( da "Repubblica, La" del
20-12-2007)
Pagina
I - Napoli LE IDEE Per innovare occorre prima conoscere IVANO RUSSO Credo che
non vi sia alcuna modalità migliore, in tema di politiche innovative,
che ripartire dai contenuti mettendo al centro "il fare" e il
"come". Prima Dario Scalella, poi Umberto De Gregorio, infine il presidente Bassolino hanno alimentato una proficua
arena di confronto, dalle colonne di questo giornale, proprio sul tema
dell'innovazione amministrativa, politica, di sistema. Ma innovazione fa
rima, anche se non in tutti i casi dal punto di vista sintattico, con meritocrazia, trasparenza, formazione,
partecipazione. SEGUE A PAGINA XIV.
( da "Repubblica, La" del
20-12-2007)
Pagina
XIV - Napoli Per innovare IVANO RUSSO (segue dalla prima di cronaca) Ecco che
allora una reale svolta innovativa nella vita pubblica e nelle dinamiche
economiche, produttive e sociali della nostra regione, non può
prescindere dall'assunzione di alcune buone pratiche quali punto di
riferimento della quotidiana azione di governo. Si potrebbe iniziare col
prevedere, una volta l'anno, la presentazione all'opinione pubblica di un
vero e proprio Rapporto regionale sullo stato di attuazione della spesa dei
fondi strutturali Ue, sulle ricadute di questi in termini di pil e
occupazione, sulla loro congruenza rispetto agli obiettivi fissati dalla
Nuova Agenda di Lisbona e dentro il rinnovato quadro normativo che
regolamenterà l'erogazione delle risorse, e delle premialità,
per il periodo 2007-2013. Occorrerebbe far ciò servendosi, magari in
regime di convenzione, di strutture istituzionali terze che sappiano valutare
il monitoraggio dei flussi finanziari, e che siano in grado di analizzare
l'impatto degli investimenti pubblici: grandi università nazionali,
centri di ricerca economici, l'Istat, o i centri studi della Banca d'Italia o
di altre prestigiose e autorevoli istituzioni culturali e scientifiche. Penso
a un lavoro quotidiano, di approfondimento e proposta, che stimolato dalla
Regione possa coinvolgere le forze sociali, le rappresentanze delle
realtà produttive e imprenditoriali, il sistema delle autonomie
locali, le università campane, gli ordini professionali, il variegato
mondo delle competenze e dei saperi, a trecentosessanta gradi. Nulla di pletorico,
ovviamente, né di assembleare. Semplicemente si tratterebbe di offrire la
possibilità alle tante risorse presenti nella nostra realtà di
partecipare a un grande processo di confronto pubblico, limpido, strutturato
con la consapevolezza che, per una volta, anche il soggetto politico decisore
destinatario delle osservazioni sarà sottoposto a una verifica ? non
meramente contabile o di correttezza normativa formale ? bensì di
qualità e capacità di gestione strategica. Non so se tutti gli
sperperi descritti da Antonello Caporale nell'indagine apparsa su
"Repubblica" lo scorso 20 novembre, e intitolata ironicamente
"Dov'è finito l'oro di Napoli?" in relazione alla spesa dei
fondi europei 2000-2006, rispondano rigidamente al vero. Ma non so neanche
quanto ha inciso sul pil regionale la realizzazione della metropolitana,
quante commesse di studi e ricerche abbiano attratto negli ultimi due anni i
Centri di Competenza, quale sia la mole di investimenti privati che siano
stati innescati dall'utilizzo dei fondi europei, quale sia il rapporto tra
risorse destinate all'internazionalizzazione delle imprese campane e la
crescita dell'export di queste o, infine, se i fondi destinati alla
formazione, in particolare quelli per il personale amministrativo, abbiano
effettivamente consentito all'efficacia e all'efficienza degli enti locali di
compiere un salto di qualità riducendo, progressivamente, i soldi
pubblici spesi per l'assistenza tecnica esterna o le consulenze, per di
più non sempre facendo leva su criteri di meritocrazia e affidabilità. Su
questo ultimo aspetto, in particolare, la verifica risulterebbe piuttosto
semplice. Le due grandi linee guida nazionali su cui si sono concentrati gli
sforzi, negli ultimi cinque anni, in tema di capacity e istitutional building
per il personale amministrativo sono state: internazionalizzazione e
informatizzazione. Bene, quante amministrazioni sono riuscite a
costituire al proprio interno sportelli o uffici per l'europrogettazione?
Quante risorse a "Sportello Bruxelles" sono state così
intercettate? Che tipo di lavoro amministrativo "di
accompagnamento" si è fatto in vista della realizzazione di
Euromed 2010? Quanti dirigenti hanno partecipato a stage all'estero presso la
Commissione Ue o altra grande istituzione sovrannazionale? E ancora, in quanti
uffici pubblici è in uso il protocollo elettronico? Quante caselle di
posta elettronica certificata sono in uso al personale amministrativo? Di
quanto si è ridotta, quindi, la richiesta di documentazione cartacea?
Di quanto si sono velocizzati i tempi per l'espletamento dei procedimenti
più comuni? Sapere ciò ci darebbe la possibilità di
capire, eventualmente, se e dove si è sbagliato negli anni passati,
per meglio orientare l'utilizzo delle nuove risorse: circa 20 miliardi di
euro, per i prossimi sette anni, tra fondi strutturali, fondi aree
sottoutilizzate e cofinanziamento nazionale. Se si decidesse di promuovere e
sostenere seriamente un lavoro di indagine del genere, almeno sui 4,5 settori
strategici di investimento del nuovo Por regionale, avremmo realizzato la
scelta più innovativa che si potesse anche solo immaginare.
( da "Stampa, La" del
20-12-2007)
E
in particolare il nostro Ospedale. E' in corso un'operazione politica
evidente: utilizzare un principio giusto - la meritocrazia professionale - come un grimaldello per indebolire e
delegittimare una classe dirigente medica e un'azienda sanitaria. Come ha
giustamente scritto il prof. Menardo, "è necessario che i medici
ai quali sono affidate responsabilità importanti come la direzione dei
reparti ospedalieri siano selezionati da altri medici competenti mediante
concorsi severi e selettivi che facciano emergere i migliori". Se
questo non avviene, la responsabilità non è dei medici, ma
della politica, che definisce le regole e le applica. I medici, come tutti
gli operatori del sistema pubblico, sono costretti a misurarsi con le regole,
scritte e non scritte, che la politica impone loro. Sia la politica, quindi,
ad alzare la testa e ad avere il coraggio di fare autocritica, il coraggio di
ridare a tutto il sistema pubblico, non solo alla sanità, l'orgoglio
di avere come missione unica e altissima quella dell'interesse generale. E
vile invece additare all'opinione pubblica questo o quel medico, per farne
tema di lotta di partito e non certo di lotta per l'interesse generale. Si
dice che la politica non deve interferire nelle scelte dei professionisti, e
nel dirlo si prendono di mira singoli medici, colpevoli di una militanza
politica. Si tratta di medici che, loro come tutti i loro colleghi, devono
poter operare ogni giorno serenamente, senza preoccupazioni diverse da quelle
che riguardano la salute dei loro pazienti. E' un metodo pericolosissimo,
quello della delegittimazione personale, che, se accettato, può
riguardare a turno tutti. L'ospedale di Savona è l'ospedale della
città capoluogo di questa provincia, terza città della Liguria
per abitanti, e riveste un ruolo centrale per la salute dei cittadini. In
questi anni in ospedale sono cresciute numerose specializzazioni, sulle quali
investire. Il merito di quanto avviene nella sanità savonese, in
ospedale come nei servizi territoriali, altrettanto importanti, è dei
medici, dei paramedici, di tutto il personale che ogni giorno si prodiga. Io
e l'Amministrazione comunale esprimiamo il nostro sostegno a tutti i loro, e
vigiliamo affinché sia loro garantito di poter operare con tranquillità.
* Sindaco di Savona.
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 20-12-2007)
Economia
Pagina 211 agricoltura "Aiuti ai giovani imprenditori? Male
utilizzati" Agricoltura --> Bandi in ritardo e fondi male utilizzati.
Il convegno su "L'energia pulita delle giovani imprese", svoltosi
nei giorni scorsi a Oristano nella sala convegni del Mistal 2, promosso dalla
Coldiretti regionale era dedicato proprio alle nuove leve. Durante l'incontro
è stata infatti evidenziata la necessità di un ricambio
generazionale, da incentivare magari attraverso i fondi Por 2000-06 e
2007-2013, e il Pacchetto Giovani che partirà nel 2008. Tanto
più che le nuove imprese devono puntare su innovazione e
competitività, ha spiegato Arianna Giuliodori, segretario nazionale
Giovani imprenditori di Coldiretti, che ha denunciato le
lentezze della burocrazia
regionale che solo di recente ha pubblicato nella Gazzetta ufficiale i bandi
per i contributi di inserimento già noti da tre mesi. SPRECHI Su
questo tema è intervenuto anche Gianni Ibba, direttore generale
dell'Argea Sardegna, che si è è detto "insoddisfatto dei
risultati del Por 2000-2006, laddove il contributo di primo
insediamento è andato talvolta a giovani imprenditori che vivono nella
penisola". Nella circostanza il funzionario ha anche annunciato
l'approvazione della Carta dei servizi, strumento che garantirà
risposte alle istanze degli imprenditori entro il termine di 60 giorni. E poi
il Pacchetto giovani, che Ibba ha giudicato "utile per il ricambio
generazionale del settore", che le statistiche impietosamente danno in
progressivo invecchiamento. "I pacchetti giovani nascono nell'ambito
della Comunità europea", ha spiegato Giacomo Ballari, presidente
della Ceja-Consiglio europeo giovani agricoltori ed espressione della
Coldiretti, "uno strumento innovativo che punta alla selettività
dei progetti". GIANFRANCO ATZORI.
( da "Corriere Alto
Adige" del 20-12-2007)
Corriere
dell'Alto Adige - TRENTO - sezione: TRENTOEPROV - data: 2007-12-20 num: -
pag: 5 categoria: REDAZIONALE L'appuntamento L'inviato del Corriere della
Sera oggi a Trento per presentare il suo libro "Mal di scuola",
Imarisio racconta l'Italia TRENTO - Dodici storie a geografia variabile (da
Trento a Torino passando per Napoli e Reggio Calabria), dodici capitoli di
ordinaria speranza e disperazione, dodici analisi sullo stato dell'arte nelle
scuole italiane, ma un unico obiettivo: raccontare l'Italia contemporanea e
la sua evoluzione-involuzione. Si potrebbe riassumere così il
"viaggio" di Marco Imarisio, inviato del Corriere della Sera, nelle
pieghe più nascoste della scuola italiana, eretta a paradigma di un
cortocircuito più ampio che investe l'intera società italiana.
Nelle 191 pagine di "Mal di scuola" (Bur editore, 9,80 euro)
l'autore parte da una constatazione ("La rottura dell'alleanza tra
professori e genitori, esemplificata dal fatto che il 65% delle famiglie
ricorre al Tar contro le bocciature dei figli") per risalire la china
della crisi di autorità dei docenti e dunque del graduale sfaldamento
del ruolo formativo e educativo dell'istituzione scolastica. Con tutto quello
che ne deriva per i cittadini del domani. Oggi Imarisio presenterà il
libro a Trento, al Circolo culturale Rosmini (ore 17), insieme al critico
letterario Giuseppe Colangelo. Il volume sfiora solo in superficie il tema
delle riforme che si sono susseguite in questi anni, racconta l'autore,
"perchè il problema della scuola non è tecnico, ma morale
e sociale. Ho scelto l'ambito educativo per raffigurare l'Italia nella
convinzione che questo racchiuda in sé tutte le possibilità e i limiti
della nostra società. Ci sono delle potenzialità che non si
riescono a sviluppare, si parla di meritocrazia ma non si fa nulla per
imboccare questa direzione, si vorrebbe intervenire nelle scuole a rischio ma
invece di fare come la Francia che triplica gli stipendi a chi accetta di
insegnare nelle banlieue noi mandiamo i precari ". L'amara conclusione
è che "se la scuola produce pessimi alunni, avremo di
conseguenza pessimi cittadini. La maleducazione diffusa, il bullismo anticipano
solo ciò che saremo". Nella raccolta di testimonianze e storie di
docenti figura anche quella di Giovanna Giugni, prof trentina e militante
del-l'Italia dei valori. Un altro spaccato di ciò che non va
perchè, da un certo punto di vista, "assistiamo ad una crescente
omologazione. Certo, Trento non è come la periferia di Napoli ma
spesso i problemi sono analoghi ". Si. Ca. La copertina del libro.
( da "Gazzetta di
Parma (abbonati)" del 20-12-2007)
ECONOMIA
20-12-2007 PIL MARINI VA CONTROCORRENTE: STIAMO CRESCENDO CON LE PMI Italia
superata dalla Spagna ROMA Salvatore Napolitano II Franco Marini ha una
visione ottimistica della situazione italiana: "Non sono convinto di un
destino di declino del nostro Paese. Penso che l'Italia possa farcela".
Marini ha portato dati a supporto del suo ragionamento, citando l'accresciuta
competitività delle medie imprese "capaci di trasformarsi e
presentarsi in modo aggressivo sul mercato globale, aumentando le
esportazioni del 12-13%". Un segno, secondo il presidente del Senato
"di vitalità straordinaria". Certo, il tema delle carenze
del nostro sistema economico è di stretta attualità dopo i dati
estremamente negativi diffusi all'inizio della settimana da Eurostat: nella
classifica della ricchezza prodotta per abitante, misurata sul potere
d'acquisto dei cittadini, l'Italia è stata superata dalla Spagna.
Germania e Francia sono naturalmente avanti, c'è una distanza siderale
rispetto a Lussemburgo e Irlanda - che hanno registrato rispettivamente un
dato più che doppio e superiore del 50% rispetto alla media europea,
mentre il risultato italiano è appena poco sopra la media europea - ma
il distacco è evidente anche rispetto a Olanda, Austria, Danimarca,
Svezia e Belgio. E si prevede che entro il 2012 anche la Grecia ci passi
davanti. Pesa come un macigno il debito pubblico accumulato nell'allegra
gestione dei conti pubblici degli anni '80. Ma il Belgio
era in una situazione pressoché identica alla nostra solo 5 anni fa ed
è riuscito a ottenere risultati significativi. Un altro freno
riconosciuto ormai da tutti è quello della burocrazia. Per Gianni Letta "la lentezza della pubblica
amministrazione ci rende poco competitivi e bisogna dare una sveglia alla
nostra burocrazia ".
Sorpasso Zapatero e Prodi.
( da "Stampa, La" del
20-12-2007)
Polemica
L'allarme lanciato da Veltroni FRANCESCO GRIGNETTI "Attenti, ovunque
torna la corruzione" ROMA L'ultimo caso è grottesco, ma non per
questo meno grave: tre ausiliari del traffico di Roma pizzicati ad un
tavolino di bar mentre compilavano multe a carico di incolpevoli
automobilisti. Perché lo facevano? Perché sono pagati a provvigione. Oppure
una notizia di qualche giorno fa: un vigile urbano di Anzio è stato
arrestato perché aveva denunciato un ignaro extracomunitario per abusi
edilizi che in realtà erano stati commessi da un altro cittadino
straniero. Ma su sua indicazione. A leggere le cronache, i casi di mazzette e
di malcostume si moltiplicano. E Walter Veltroni scuote la testa: "Vedo
riemergere ovunque fenomeni di corruzione". Già, chi si rivede:
la corruzione. Il segretario del Pd ne fa una questione di riforme mancate.
Di elefantiasi burocratica. Di slancio che s'è perso. "In Italia
- è il suo ragionamento - c'è il demone del non fare. Si
preferisce stare tranquilli e non fare guardando con sospetto chi, invece, fa.
Bisogna prendere a cannonate l'abitudine di questo Paese
di rimandare tutto alla burocrazia, che è un elefante seduto sulla velocità del
Paese". Ma appunto l'eccesso di burocrazia è il tarlo che porta alla corruzione. "Se bisogna
passare per stanze e uffici per ottenere un'autorizzazione, ci si può
imbattere nel mascalzone". E non è solo questione di
cattiva amministrazione. E' anche la deriva di una politica avvelenata.
"Io stesso - dice ancora il sindaco di Roma - ho provato sulla mia pelle
cosa vuol dire fare i conti con uffici, di cui spesso nessuno si ricorda, ma
che sono sempre pronti a fermare un iter amministrativo quando questo
è innescato da qualcuno che è portatore di un diverso colore
politico". Del resto lo stesso ministro Di Pietro, parlando l'altra sera
a Ballarò, ha rilanciato una vecchia polemica, ricordando come dopo la
sua firma per molte opere pubbliche ne occorrano altre decine. Col risultato
che come minimo i tempi si allungano a dismisura. Il risultato? "Di
fronte alla velocità della società - ha spiegato ancora
Veltroni - la lentezza di una decisione politica crea una divaricazione e se
si divaricano la democrazia e il potere di decisione non è scontato
che gran parte dell'opinione pubblica scelga la prima rispetto alla
seconda". Parole sante, gli ha fatto subito eco Achille Serra, il
prefetto che il governo ha messo a capo del Commissariato Anticorruzione.
"Questo Paese è ammalato di corruzione", dice a chiunque lo
interpelli. Alcuni giorni fa, Serra ha presentato proprio a Veltroni la prima
"mappa" ufficiale della corruzione in Italia, dove è
dimostrato che aumentano del 65% i reati di corruzione in atti giudiziari,
del 200% le truffe per ottenere sovvenzioni pubbliche, mentre diminuiscono
del 30% le denunce contro pubblici ufficiali per concussione (e non è
detto che sia il segno di una rinnovata moralità degli uffici, quanto
di sfiducia dei cittadini). "E' crisi da assuefazione", dice Serra.
Quanto al prefetto, l'hanno sistemato lì da qualche mese, ma
già pensano a come sbaraccargli l'ufficio. E così lui protesta.
"La corruzione - dice - va contrastata soprattutto in termini di
prevenzione. Mi riesce ancora più difficile comprendere la logica di
chi vorrebbe demolire l'unico ufficio esistente per contrastare questo grave
fenomeno". Cioè il suo.
( da "Stampa, La" del
20-12-2007)
IL SINDACO LE CIFRE "In Italia c'è troppa burocrazia e
lì può nascere l'illecito" In forte aumento le truffe per
ottenere sovvenzioni pubbliche.
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 20-12-2007)
Giovani
e meritevoli, ecco i prestiti d'onore MYRTA MERLINO Diamogli credito. A chi?
Ai giovani tra i 18 e i 35 anni. Ma chi, i bamboccioni? No, i meritevoli che
hanno voglia di fare e di scommettere sul futuro ma che non hanno i mezzi
sufficienti per farlo. È un'altra Italia quella andata in scena ieri
pomeriggio all'Abi davanti al presidente del Consiglio e ai più
autorevoli banchieri nostrani per presentare la convenzione per il credito ai
giovani fortemente voluta da Giovanna Melandri, ministro per le Politiche
giovanili. "È un'Italia che scommette sulla crescita,
sull'autonomia e sul futuro - spiega la Melandri - Stiamo aprendo per i
giovani piste nuove e inesplorate. Soprattutto ci allineiamo a molti Paesi,
europei e non, che da tempo hanno studiato misure per dare opportunità
a chi non può esibire garanzie". È questo il cuore della
convenzione tra governo e Abi per garantire alle giovani generazioni accesso
al credito: consentire ai ragazzi di entrare in banca senza mamma e papà
e senza il mattone da mettere a garanzia di un prestito. Fino a 6mila euro
versati sul conto corrente di un giovane tra i 18 e i 35 anni a patto che lo
meriti ma senza alcuna garanzia se non la sua voglia di fare e la sua
capacità. "È un fatto molto innovativo, concedere agli
studenti un prestito senza portare lo scontrino della busta paga e senza
garanzia - chiosa Romano Prodi - È un prestito che non è
rivolto al passato ma al futuro. Con questo accordo veniamo concretamente
incontro alle esigenze dei giovani". Non solo, il premier sottolinea
anche che si tratta di un'intesa positiva "perché questo genere di
misure cambia la mentalità dei ragazzi. Se molte migliaia di giovani
accederanno a questo prestito, vuol dire che questi ragazzi stanno facendo un
progetto per il futuro e che dunque pensano a un orizzonte più
prolungato. Insomma - conclude Prodi - lo vedo come un grande incentivo a una
modifica del tipo di atteggiamento che si ha nei confronti della vita e della
professione". Ma quali sono i requisiti minimi per chiedere il prestito?
Giovane età e titoli di merito, parametri di rendimento scolastico.
"Il governo ha scelto di dare credito ai giovani italiani - spiega la
Melandri - ma a patto che questi ragazzi lo meritino. Quelli che si iscrivono
al primo anno di università, per esempio, devono avere ottenuto il
diploma di maturità con una votazione pari almeno all'80% di quella
massima; quelli che puntano ad un corso post-laurea o ad un master, invece,
devono essere usciti dalla loro facoltà con un punteggio pari almeno
al 90% di quello massimo. Insomma, uno strumento studiato per chi ha talento
ma non ha possibilità economiche". Un primo passo sulla strada stretta e difficile della meritocrazia, dunque. Ma cosa potrà essere finanziato da questa
misura per la quale il governo ha stanziato 33 milioni di euro in tre anni
con altrettanti denari messi a disposizione dagli istituti di credito? Il
tetto più alto, 6mila euro, è destinato a chi vuole investirli
per la partecipazione al programma di formazione europeo Erasmus o ad un
corso post-laurea. A chi intende pagare un deposito per un contratto
d'affitto, invece, verranno garantiti 3mila euro. Ancora, 2mila euro andranno
a chi indicherà come destinazione finale il pagamento di tasse
universitarie e mille euro a chi li utilizzerà per comprare un
personal computer o i costi della connessione, misura finanziata con uno
specifico stanziamento dal ministro per l'Innovazione Nicolais. Basteranno
queste agevolazioni a dire addio per sempre ai nostri bamboccioni? Staremo a
vedere.
( da "Corriere.it" del
20-12-2007)
Il
segretario del Partito democratico: "In Italia c'è il demone del
non fare" Veltroni: "Riemerge la corruzione ovunque" "Si
preferisce stare tranquilli guardando con sospetto chi invece fa. Burocrazia elefantiaca" ROMA - "In Italia c'è
il demone del non fare, si preferisce stare tranquilli e non fare guardando
con sospetto chi, invece, fa". Lo ha detto Walter Veltroni nel corso
della presentazione del corridoio militare del complesso ospedaliero San
Giovanni di Roma. "Bisogna prendere a cannonate l'abitudine di
questo Paese di rimandare tutto alla burocrazia, che
è un elefante seduto sulla velocità del Paese", ha aggiunto
il segretario del Partito democratico. "Se bisogna passare per stanze e
uffici per ottenere un'autorizzazione, ci si può imbattere nel
mascalzone: vedo riemergere ovunque fenomeni di corruzione". REGOLE
CONDIVISE - Secondo Veltroni "l'ossessione del tempo degli
amministratori" spesso raggiunga risultati sorprendenti. "Le regole
che vengono scritte devono essere condivise da tutti, ma quando ci si occupa
dell'amministrazione e del bene dei cittadini bisogna saper prescindere dal
colore politico. Io stesso ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire fare i
conti con uffici, di cui spesso nessuno si ricorda, ma che sono sempre pronti
a fermare un iter amministrativo quando questo è innescato da qualcuno
che è portatore di un diverso colore politico". stampa |.
ARTICOLI DEL 19 DICEMBRE 2007
Zumiani: I primari? Meglio se trentini
( da "Trentino"
del 19-12-2007)
Io sto con Fioroni, il nostro Don
Chisciotte ( da "Trentino" del
19-12-2007)
Le suite, le villette, le regole del
ppr e le attese di barrack ( da "Nuova Sardegna, La" del
19-12-2007)
Opposizione schiacciata dalla
maggioranza ( da "Gazzetta del Sud" del
19-12-2007)
<Troppa burocrazia> Gianni
abbassa la serranda del bar ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
19-12-2007)
Cemit vince la commessa in Brasile ma
ora incappa nella burocrazia italiana ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del
19-12-2007)
Nel Mezzogiorno l'ostacolo storico
resta la burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del
19-12-2007)
La sanità si mette sotto tutela
( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 19-12-2007)
GLI ULTIMI dieci anni di
amministrazione non sono stati soltanto una roboante se
( da "Nazione, La (Viareggio)"
del 19-12-2007)
Quanti sprechi esistono nella scuola e
anche fuori ( da "Giornale.it, Il" del
19-12-2007)
E la 'business key' abbatte i tempi
della burocrazia Con la firma digitale 70mila pratiche viaggiano già
in rete ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 19-12-2007)
Pagati a peso d'oro!
( da "Voce d'Italia, La"
del 19-12-2007)
Farse grottesche in Consiglio regionale
- 2 ( da "Blogosfere" del
19-12-2007)
RISCHIA DI BLOCCARSI DAVANTI ALLE PORTE
SERRATE DELLA BUROCRAZIA L'AMBIZIOSO PROGETTO DI REINDUSTRIA
( da "Mattino, Il (Caserta)"
del 19-12-2007)
Disponibile subito una sola area
pubblica per sedici iniziative la cisl: l'asi requisisca
( da "Mattino, Il (Caserta)"
del 19-12-2007)
SUMMA (FP CGIL): "IN FINANZIARIA
REGIONALE FONDI SEGRETERIE" ( da "Basilicanet.it" del
19-12-2007)
Veltroni: c'e' demone del non fare
( da "Virgilio Notizie"
del 19-12-2007)
Piacquadio: <A Varese servono
più eccellenza, meritocrazia e novità>
( da "Provincia di Sondrio, La"
del 19-12-2007)
Articoli
( da "Trentino" del
19-12-2007)
Di
Gianpaolo Tessari Zumiani: "I primari? Meglio se trentini" Dopo le
accuse di Andreolli parla il presidente dell'Ordine dei medici Ma Bezzi,
Patt, incalza l'assessore: "Noi non raccomandiamo mai" TRENTO.
Premette che "più distante la politica se ne sta dalle nomine dei
primari meglio è". Ma Giuseppe Zumiani, presidente dell'Ordine
dei medici e primario a sua volta, nell'intervenire sul dibattito che
contrappone l'assessore ed il Patt, dice: "Deve prevalere la competenza
ma alla fine a parità di meriti deve essere tenuta in considerazione
una candidatura locale, che vada nel segno della continuità".
Bezzi incalza Andreolli: "Mai lottizzato nulla". Riassunto: nel
pirotecnico finale di legislatura la sanità è nel mirino dei
partiti. Dopo un tira e molla di svariati giorni ieri l'assessore Remo
Andreolli aveva assestato un uppercut al Patt: "Basta critiche da quel
pulpito. Gli autonomisti sono i primi a voler lottizzare le nomine dei
primari". Secca la replica del leader del Patt Giacomo Bezzi: "Mai
fatto una telefonata a Dellai per una nomina in dieci anni. Andreolli porti
le prove delle sue accuse o il partito lo trascinerà in tribunale. La
lottizzazione, semmai è sempre stata una specialità dei
comunisti". Ma partita in ambito politico la questione delle nomine non
poteva non passare sotto silenzio in ambiente medico, gli interessati. Due
primari molto noti come Zumiani ed Eccher la pensano allo stesso modo. Anzi,
no, fanno una distinzione destinata a fare discutere. Partiamo dal
dermatologo: "Nella questione delle nomine la politica deve stare
distante. Serve trasparenza, mi pare che sino ad oggi ci sia stata, ce ne
dovrà essere sempre di più. Se nel passato sono emersi dei
dubbi, si dovranno trovare degli strumenti per fare sì che queste
situazioni non si ripetano. La nomina dei primari deve spettare al direttore
generale, ma la sua scelta dovrebbe essere ancora più trasparente se
si avvalesse di un comitato scientifico che ora non c'è, non è
previsto per legge". Ma poi Zumiani introduce, con
la meritocrazia, il fatto
di essere trentini o di lavorare qui da anni: "Se ne tenga conto. Un
modo per incentivare ancora più l'impegno e per garantire una
soluzione di continuità". Ma su questo il chirurgo Claudio Eccher
ha una visione opposta: "Guardi, la mia posizione sulle nomine dei
primari è chiara: le promozioni in casa debbono essere delle
eccezioni, non la regola. Del resto su questo sia la Chiesa che
l'esercito hanno dei punti fermi: per fare carriera si viene spostati, ovvero
ricambio e movimento. I candidati ideali debbono venire da fuori e mostrare
interesse per la nuova destinazione. Un po' quanto sta avvenendo a Rovereto
dove per il posto di primario chirurgo ci sono in lizza 11 medici. Un'altra
cosa è il concorso dove c'è in lizza un solo pretendente, o al
massimo sono due. La valutazione deve essere completa, questo sì: deve
essere considerata anche la produzione di testi scientifici di un aspirante
primario non solo i titoli. Vi sono casi di professionisti che nella loro
carriera hanno scritto solo un contributo o due. La morale. Guardi - nota
Eccher - siamo già in campagna elettorale è tutti si sentono in
dovere di esprimere il proprio parere sulla sanità. Non sempre a
proposito, anzi". Torniamo alla politica, con un altro autonomista ma
che sta all'opposizione, Carlo Andreotti: "Mentre Trento incassa
riconoscimenti unanimi e celebra il primo posto in Italia quanto a
vivibilità, la sua sanità arranca nelle ultime posizioni della
classifica. Tutto questo avviene mentre l'assessore Andreolli è tutto
intento a polemizzare con gli autonomisti accusandoli di voler introdurre
criteri clientelari. Il piano sanitario, che avrebbe dovuto presentare
all'inizio della legislatura, è arrivato soltanto nei giorni scorsi,
fuori tempo massimo, quando non c'è più il tempo materiale per
approvarlo. Non si tratta forse di clientelismo nominare proprio consulente
un primario roveretano, che continua peraltro a svolgere regolarmente la sua
funzione? Quando lo fa il consulente? Ed è proprio certo l'assessore
che le decisioni del direttore generale dell'azienda non siano influenzate
dalla politica e da chi la politica sanitaria la "consiglia"?
Stiamo vivendo una situazione che non esiste in nessuna parte d'Italia"
chiude Andreotti.
( da "Trentino" del 19-12-2007)
Leggo
con molta amarezza le notizie legate all'intenzione della Provincia Autonoma
di Trento di non recepire la normativa nazionale sugli esami di riparazione a
settembre. Che si voglia chiamarli tali o con altri termini politicamente
corretti al momento non mi interessa. Ci sarebbe una proposta alla trentina,
i dettagli della quale mi sfuggono ma che mi sembra vada nella direzione
opposta a quell'utile. Se mi sono sbagliato, non potrò che
felicitarmi. Avevo invece interpretato come un piccolo segno di speranza il
recente tentativo del ministro Fioroni di interrompere un ciclo ormai
ventennale di progressiva decadenza complessiva nella capacità della
nostra scuola superiore di fornire una preparazione eccellente. Conoscendo la
storia degli ultimi decenni, già iniziavo a considerare Fioroni quasi
come un mitico Don Chisciotte a lottare contro i mulini a vento degli
inevitabili riflessi condizionati dei sindacati, degli studenti
politicizzati, dei genitori con spirito sessantottino mantenuto verde
malgrado l'ingrigirsi dei capelli. Da troppi anni si aggira per l'Italia un
fantasma di buonismo condito di belle intenzioni e di proclami ideologici
(più formazione e meno esami, no al nozionismo ed
alla meritocrazia) il cui
suono mi appare sempre più ripetitivo, scontato, come le foglie
d'autunno prima del vento invernale. Probabilmente adatto ad acquisire il
consenso di genitori sempre più materni e protettivi, molto più
preoccupati di gestire in modo rilassante la vacanza estiva che di puntare ad
una formazione seria dei propri pargoli. Il punto di partenza era
ottimo e fino agli anni sessanta e primi anni Settanta, probabilmente per il
lavoro nascosto di molti docenti malgrado lo spirito dei nuovi tempi,
potevamo andare giustamente fieri nel mondo di avere una scuola superiore a
livelli eccellenti, forse il sistema di scuola superiore migliore al mondo,
ad esempio di gran lunga superiore ai livelli dalla scuola americana. Questo
ora lo vediamo con la massima chiarezza. E noi a seguire da novelli convertiti
le mirabili novità della scuola americana, le materie a scelta degli
studenti, lo spezzatino culturale, una spruzzata di tecnologia per fare
vedere quanto siamo moderni, una spruzzata di attività autogestite
perché la creatività è importante. Magari per ritrovarsi a
proiettare pessimi film dell'orrore durante le assemblee autogestite perché
così vuole la massa, od a scegliere la destinazione della gita di
classe in base al costo della birra, non vorremo mica rovinarci la gita, o a
raccogliere per le vie di Trento gli studenti ubriachi dopo una solenne
manifestazione contro gli esami di riparazione e la meritocrazia
nella scuola. Ancora esistono per fortuna isole dove la tradizione di
serietà della scuola continua per il lavoro nascosto a volte quasi
eroico di molti docenti. Siamo comunque in presenza di una vera e propria
emergenza educativa, questo si tocca con mano lavorando al livello superiore
(universitario) dove sempre più spesso vedo con profonda amarezza le
molte, le troppe occasioni perse a causa di una scuola superiore troppo poco
impegnativa. E ricordiamoci che le occasioni perse sono molto spesso per i
figli della gente normale, quelli per i quali la scuola sarebbe l'unico modo
per uscire da una situazione di partenza non ottimale. I figli di papà
in qualche modo una sistemazione la trovano sempre. Laudator temporis acti?
Mi piacerebbe e sicuramente qualche anno in più sulle spalle lo ho dai
tempi del liceo. Purtroppo ritengo di avere un rispetto per i dati statistici
sufficientemente elevato per non farmi abbagliare dai ricordi della
gioventù. Ritengo invece sempre di più che la via dell'inferno
è lastricata di buone intenzioni. La scuola, anche superiore, è
diventata sempre più scuola "materna" in senso psicologico,
come una madre metaforica che offre la tetta agli alunni per calmarne le
ansie ed assorbirle. Una camomilla somministrata in dosi massicce quotidiane
tali da spegnere ogni volontà di puntare veramente in alto. Tutti i
docenti seri sanno che gli esami sono un mezzo e non un fine, tutti i ragazzi
seri (e sono la maggioranza, anche se andare contro lo spirito dominante
richiede sempre fatica, in particolare in pubblico) sanno che avere dei
debiti da non pagare è una truffa, della lingua italiana e della loro
persona. Una truffa che serve a calmare le loro ansie, quelle dei genitori,
forse a convincere più studenti a rimanere in un istituto per evitare
tagli di organici, forse ad evitare qualche cambiamento delle procedure per
organizzare la partenza dell'anno (ma non si riusciva forse anche quando non
c'erano ancora i computer?). Forse a guadagnare il consenso di qualche
albergatore che vede con preoccupazione la perdita di qualche settimana di
vacanza. Chiediamoci se curare l'inverno dello scontento italiano ("In
Italy, a Winter of Discontent") non richieda forse di ripartire da una
serietà austro-ungarica della scuola trentina, a maggior ragione in
una provincia che sta investendo in modo deciso e convincente in formazione
universitaria e ricerca scientifica e tecnologica. Roberto Battiti
Dipartimento di Scienza ed Ingegneria dell'Informazione Università di
Trento.
( da "Nuova Sardegna,
La" del 19-12-2007)
Sardegna
Le suite, le villette, le regole del ppr e le attese di Barrack PORTO CERVO.
Come una margherita il progetto da 410 milioni di euro di Tom Barrack ha
perso petalo dopo petalo il suo splendore. Il piano per grattare via un po' di anni dalla superficie stellare della Costa Smeralda è
stato smembrato, tritato, passato ai raggi X dalla burocrazia. L'impresa era far coincidere le regole di ferro del piano
paesaggistico regionale, con il nuovo abito per il paradiso dei vip. Da
subito l'amministrazione ha deciso di rimandare il restyling di Porto Cervo.
Modifiche e volumetrie del villaggio delle stelle dovranno essere regolate
dal puc. Una scelta che ha postdatato il primo assegno staccato dallo zio
Tom. In piedi è rimasto il progetto per l'ampliamento dei quattro
hotel a cinque stelle della galassia Colony. Sull'hotel Cervo è
previsto un lieve incremento. L'albergo nel cuore del borgo è
incastonato, quasi incastrato tra le altre strutture. Gli interventi
più importanti sono sugli altre tre hotel. Nel piano è prevista
la creazione di mini villette, suite legate al corpo centrale degli hotel, ma
troppo vicine al mare, secondo l'amministrazione, per poter essere
autorizzate. Dopo la presentazione del progetto prima dell'estate e la
preghiera del presidente del consorzio Costa Smeralda, Renzo Persico e di
quello della Smeralda holding, che controlla le altre società della
galassia Barrack in Costa, Franco Carraro, si aspettava solo il via libera
della politica. Sulla carta un atto formale. Solo sulla carta.
( da "Gazzetta del Sud" del
19-12-2007)
Provincia
I consiglieri di An e Udc denunciano il gravissimo deficit di democrazia all'interno
dell'amministrazione guidata da Bruni Opposizione schiacciata dalla
maggioranza "Pratiche secretate, commissioni "monocolore" e
scelte dettate da esigenze politiche" Marialucia Conistabile Documenti
di fatto "secretati" e praticamente inaccessibili all'opposizione;
commissioni consiliari "monocolore" e un'attività
amministrativa orientata non a soddisfare le istanze del territorio ma a
tenere il passo dei diktat della politica. È il "conto" che
i consiglieri provinciali d'opposizione (Alfonsino Grillo, Saverio Mancini,
Pasquale Farfaglia, Rosamaria Rullo e Gerardo Bertucci) presentano
all'Amministrazione di centrosinistra guidata da Ottavio Bruni. Hanno detto
la loro nel corso di una conferenza stampa, ribadendo di essere schiacciati
dalla maggioranza, volutamente tagliati fuori da tutto ciò che
riguarda la vita dell'Ente e nella fattispecie delle iniziative che si
ripercuotono sull'intera comunità vibonese. "Ci viene, di fatto,
impedito di adempiere al mandato che ci hanno dato i cittadini", hanno
sottolineato. E per dare l'idea di come le cose, dal loro punto di vista,
funzionano hanno citato un fatto recentemente accaduto, l'ennesimo di una
lunga serie: la delibera di giunta, riguardante un argomento importante,
quale la variazione al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario
2007-Pluriennale 2007/2009, di vitale importanza per l'azione amministrativa
di ogni Ente, è arrivata ai capigruppo giorno 11 dicembre; lo stesso
giorno è stata ritirata per un'integrazione e giorno 13 è
giunta in consiglio provinciale per l'approvazione. In pratica i capigruppo
non hanno avuto tempo di studiare il documento. E se il problema non si
è posto per gli esponenti di maggioranza, lo stesso non è
avvenuto per quelli d'opposizione che tra le righe e le cifre avrebbero
voluto leggere attentamente. "In pratica la variazione di bilancio
è stata una partita giocata tutta in casa, quella del centrosinistra,
perché noi abbiamo votato contro per il semplice fatto che la delibera non
l'avevamo proprio vista". E su questo argomento l'opposizione per certi
versi affievolita e ridotta anche nel numero dopo il passaggio nei lidi della
maggioranza dei consiglieri Del Giudice e Mangiardi e quello più o
meno manifesto di Bartone e Malta che dal gruppo di minoranza hanno preso le
distanze di frecce all'arco ne ha messe parecchie. Infatti la mancata, o
meglio la consegna in ritardo di alcuni deliberati di giunta e la
rapidità con cui, al contrario, altri vengono sottoposti
all'attenzione di maggioranza e minoranza, ha rappresentato solo la punta di
un icesberg fatto di molte posizioni critiche e di altrettante accuse. In
altre parole il giudizio di Alfonsino Grillo e Gerardo Bertucci (An), Saverio
Mancini, Rosamaria Rullo e Pasquale Farfaglia (Udc), sull'operato della
maggioranza è stato molto caustico. Una maggioranza che ha pensato
solo "a fare giostra formale, praticamente immobile mentre la provincia
langue, incapace di avanzare proposte di rilancio per il territorio" ha
evidenziato Grillo, mentre Mancini dopo aver posto in risalto la
disparità nel numero dei rappresentanti di maggioranza e minoranza
nelle commissioni, si è soffermato sul problema sanità.
"Anche se Provincia non ha deleghe in merito ha rilevato più
volte abbiamo sollecitato il presidente Bruni all'attivazione di un tavolo
unico dove maggioranza e opposizione, possano dare voce e consistenza alle
reali istanze del Vibonese". Argomento ripreso anche dai consiglieri
Rullo per la quale sarebbe ora di puntare sulla meritocrazia e Farfaglia a parere del quale il Psr andrebbe revisionato e
svincolato dalla politica i quali hanno anche posto l'accento sullo stato
della viabilità provinciale che hanno definito "la rete dei
rattoppi perenni e continui. Basta guardare i lavori che vengono fatti ogni 6
o 7 anni ha ribadito Farfaglia per capire che si tappano soltanto le buche e
che mai si tratta di opere a regola d'arte. Eppoi, le grandi
infrastrutture dove sono? Gli unici argomenti che si tirano fuori sono tre:
Tangenziale Est, Via del mare e collegamento A3-Tropea". Non è
stato da meno Bertucci il quale nel sottolineare la raffica di interventi a
pioggia varati dall'Amministrazione provinciale ha sostenuto: "Non hanno
migliorato la qualità della vita e allo stato nulla lascia presagire
che la situazione possa cambiare". (mercoledì 19 dicembre 2007).
( da "Gazzetta di
Parma (abbonati)" del 19-12-2007)
CRONACA
19-12-2007 Il caso: Titolare con la moglie Silvia di un locale in viale
Mentana "Troppa burocrazia"
Gianni abbassa la serranda del bar La denuncia "Chiudo l'attività
per lo stress. Fra tasse e scadenze non si va più avanti" Ursula
Boschi L a burocrazia in
Italia? Può togliere l'entusiasmo di avere un'attività
commerciale. Spettri di carta si presentano puntuali al termine delle ore di
lavoro proponendo rebus da compilare entro determinate scadenze e con la
responsabilità che un frainteso possa procurare multe gravose.
"Gli incassi non sono proporzionali alle ore di attività e allo
stress emotivo di dover pensare a tutto", così Gianni Russo e la
moglie Silvia Montecchio il 22 dicembre chiuderanno il bar Esperia di viale
Mentana e andranno a passare il Natale in montagna, respirando aria nuova e non
pensando per un po' di tempo al fitto calendario burocratico. I titolari non
ce la fanno più, "mi dispiace lasciare le persone che ho
conosciuto, ma è impensabile continuare: avere un bar è
diventato uno stress mentale", ha commentato Gianni. Inps, Inail, Iva,
acconto d'Iva, diritto commerciale, tassa dei rifiuti, invio di bilancio,
tassa sul bilancio, interessi bancari, assicurazione del locale, acqua, luce,
gas e affitto: quasi tutti i mesi c'è una scadenza e "a novembre
ti mettono in ginocchio". Ovviamente nelle spese annuali non si
può dimenticare il commercialista che acquista una veste quasi divina
di dipanatore di gomitoli di carta e traduttore dei diversi nomi dei
contributi. Gianni aggiunge: "Ho dovuto pagare anche per chiedere all'Ufficio
dell'Entrate se ho tutto in regola". Davanti al bar c'è un
piccolo spazio di due posti auto che durante il periodo estivo viene
trasformato in spazio all'aperto con tavolini. Tutti gli anni, continua
Gianni, bisogna presentare il progetto di tende, sedie con ovviamente marca
da bollo, ogni volta si ritira il progetto approvato con relativa marca da
bollo e, come aggiunge Gianni, "si paga il costoso suolo pubblico in
anticipo". "Non so chi lavora di meno di noi come possa fare -
spiega Gianni - e infatti siamo in tre bar in viale Mentana a chiudere prima
di Natale". Quattordici anni di attività a Parma, dopo una lunga
esperienza a Londra dove Gianni e Silvia avevano un ristorante. "In
Inghilterra la burocrazia è più
snella, si pagano le tasse una volta all'anno, il commercialista si
può chiamare per quell'unica scadenza, avevo sei dipendenti e non ho
mai lasciato a casa nessuno. Inoltre non esiste il nero perché è tutto
deducibile. E' dunque impensabile non fare scontrini e il mercato in questo
modo va avanti". Gianni infine conclude: "Mi sento parmigiano, amo
l'Italia, ma un'attività qui è diventata impossibile". La
storia "In Inghilterra i contributi si pagano solo una volta
all'anno" Titolari Gianni e Silvia chiudono il loro bar in viale Mentana
perché tartassati dalla burocrazia.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 19-12-2007)
Sud
sezione: PRIMA data: 2007-12-19 - pag: 1 autore: Puglia. A rischio la nuova fabbrica Cemit vince la commessa in Brasile ma ora
incappa nella burocrazia
italiana Taranto potrebbe ospitare nel suo porto un nuovo stabilimento con
100 addetti per costruire componenti di piattaforme petrolifere. L'iniziativa
è di un'impresa locale, la Cemit. Ma ci sono problemi legati alle
autorizzazioni e quindi alla fine l'impianto potrebbe essere realizzato in
Brasile. La scelta del Paese sudamericano è legata al
rafforzamento dell'alleanza della Cemit con la compagnia petrolifera locale,
la Petrobras, in vista dello sfruttamento dell'importantissimo giacimento
scoperto da quest'ultima in Atlantico. In quest'ambito, la Cemit ha ottenuto
una maxi-commessa da decine di milioni di dollari. Palmiotti u pagina 7 l'articolo prosegue in
altra pagina.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 19-12-2007)
Sud
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-12-19 - pag: 2 autore: INTERVISTA Mariano
D'Antonio "Nel Mezzogiorno l'ostacolo storico resta
la burocrazia"
Francesco Prisco Se la situazione congiunturale del Mezzogiorno è
stagnante, il problema risiede soprattutto nell'incapacità di spendere
i fondi europei. E se i fondi europei non vengono spesi, la
responsabilità va ricondotta soprattutto alle strutture amministrative
delle Regioni. è per questo che l'economista Mariano D'Antonio,
69 anni individua la necessità di "attuare un rigoroso turn over
del personale degli Enti pubblici. Serve gente nuova e motivata – dichiara
–se si vuole che l'empasse della burocrazia,
ostacolo storico dello sviluppo meridionale, diventi finalmente un ricordo
". Professor D'Antonio, dal rapporto Unicredit Regioss emerge il quadro
di un Sud incapace di crescere. Dove bisogna ricercare le ragioni più
profonde di questa triste situazione congiunturale? è necessario
parlare di due ordini di fattori. Il primo è eminentemente
amministrativo. è evidente che le Regioni meridionali siano in affanno
nella spesa dei fondi strutturali. Soltanto tra ottobre e novembre ha
cominciato a sbloccarsi qualcosa per quanto riguarda la spesa dell'ultimo
scorcio del Por 2000-2006. Fino ad allora investimenti fermi, con tutti i
contraccolpi negativi del caso sull'economia del territorio. Se guardiamo il
Por 2007-2013 scopriamo che c'è da essere ancora meno allegri. Il 2007
è praticamente trascorso, eppure i programmi non sono ancora partiti e
le imprese assistono impotenti ad un continuo rimpallodi responsabilità
tra ministero dello Sviluppo e Regioni. Di fatto non si muove nulla e, salvo
clamorosi colpi di scena, anche il 2008 è destinato a trascorrere
senza che la spesa dei nuovi fondi comunitari si sblocchi. Quale, invece, il
secondo ordine di fattori che frena lo sviluppo meridionale? La situazione
nazionale ed internazionale dei mercati sicuramente non favorevole.
C'è lo choc del caro petrolio con cui fare i conti che non incoraggia
di certo gli investimenti. C'è l'euro pesante cui le Pmi del Sud più
aperte all'estero provano a rispondere diversificando le proprie esportazioni
e rivolgendosi a nuovi mercati come quello sudamericano e quelli dell'Est. In
ultimo c'è il rapporto problematico delle imprese meridionali con le
banche, poco abituate a ragionare con soggetti piccoli e sottocapitalizzati.
Fatta la diagnosi, con quale cura intervenire? La leva da muovere più
importante resta quella amministrativa. Bisogna perseguire l'efficientamento
degli Enti locali, magari passando per misure radicali ed impopolari come il
turn over. Bisognerebbe pensare a forme di pensionamento agevolato per i
dipendenti delle Regioni anziani e demotivati ed, insieme, all'assunzione di
giovani neolaureati finalmente in grado di far funzionare gli incentivi. Per
i dirigenti, poi, bisognerebbe pensare a contratti triennali legati ad
obiettivi di produzione da perseguire. "Bisogna puntare
all'efficientamento degli enti locali con la leva del turnover"
L'economista. Mariano D'Antonio FOTOGRAMMA.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 19-12-2007)
Sud
sezione: ISTITUZIONI data: 2007-12-19 - pag: 13 autore: CALABRIA. In
Consiglio il nuovo piano che prevede la riorganizzazione dell'intera rete
ospedaliera La sanità si mette sotto tutela In arrivo oltre 285
milioni e la Regione chiede allo Stato di gestirli Roberto De Santo CATANZARO
Il sistema sanitario calabrese, sempre sotto accusa alla luce dei casi di
malasanità come quelli che hanno coinvolto l'ospedale di Vibo
Valentia, si avvia verso la riorganizzazione complessiva. La riforma del
sistema, dopo una lunga gestazione, entra nella fase finale e si fonda su
quattro capisaldi: razionalizzazione della rete ospedaliera, riorganizzazione
delle aziende sanitarie e creazione di un sistema a rete per l'offerta. Un
cammino che va avanti nonostante la necessità, emersa nei giorni
scorsi, di dare una svolta nell'attuale gestione delle Aziende sanitarie e
ospedaliere calabresi. Il Piano sanitario regionale per il triennio
2007-2009, approvato dalla Giunta regionale, attende di essere discusso in
Consiglio regionale e in questa sede potrebbe subire ulteriori modifiche dopo
quelle apportate alla prima bozza presentata dall'assessore regionale uscente
alla Sanità, Doris Lo Moro. "Il mio auspicio - afferma Lo Moro -
è che in Consiglio venga approvato rapidamente. E soprattutto che non
venga stravolta l'impalcatura non inficiare le scelte che rispondono alle
esigenze di razionalizzazione della spesa sanitaria e al rispetto dei livelli
di assistenza richiesti dal territorio calabrese". Tra le novità
introdotte nell'ultima versione la riorganizzazione dell'assistenza
odontoiatrica regionale, l'introduzione di nuovi criteri di formazione del
personale della aziende ospedaliere universitarie e la rideterminazione delle
mansioni affidate ad alcuni ospedali calabresi.Su quest'ultimo punto si
registrano le maggiori novità anche se restano immutate, come spiegano
dal dipartimento regionale alla Sanità, le modifiche all'attuale
sistema ospedaliero calabrese. Modifiche legate alla necessità,
spiegano i tecnici del dipartimento, di razionalizzare il sistema per evitare
sprechi e qualificare l'offerta. Il Piano prevede il passaggio dagli attuali
40 ospedali presenti in Calabria a 27. Un passaggio legato a un processo di
trasformazione della rete ospedaliera che opererà in otto ambiti
territoriali individuati nelle cinque aziende sanitarie provinciali istituite
a maggio, con il maxiemendamento al collegato della legge finanziaria 2007.
Il nuovo assetto prevede 11 ospedali di riferimento e 16 strutture
ospedaliere per l'assistenza di pazienti acuti e non. Nel primo gruppo che
comprende le tre aziende ospedaliere di Cosenza, Catanzaro e Reggio oltre ai
nosocomi di Crotone, Lamezia Terme, Locri, Castrovillari, Cetraro, della
Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro e di Vibo Valentia, saranno offerti
livelli completi di assistenza sanitaria. Mentre nella altre strutture
ospedaliere saranno garantiti solo alcuni servizi di assistenza
specialistica. Gli altri ospedali attualmente presenti in Calabria saranno in
parte riconvertiti in strutture sanitarie e non, e in parte dismessi. Altra
novità è rappresentata dalla costruzione di un presidio
ospedaliero a Cosenza che sostituirà gli attuali due ospedali (
Annunziata e Mariano Santo): la nuova struttura dovrebbe nascere utilizzando
risorse pubbliche e private con il ricorso al project financing. La Regione,
guidata da Agazio Loiero, ha incassato un finanziamento da parte dello Stato,
attraverso l'accordo firmato nei giorni scorsi con il ministro della salute
Livia Turco, di oltre 196,1 milioni che sommati agli oltre 89,4 milioni a
proprio carico costituiscono una dote di oltre 285,8 milioni destinati alla
costruzione e adeguamento di quattro nuovi ospedali compreso quello di Vibo
finito più volte nella bufera per malasanità. Fondi che
potrebbero essere gestiti dalla Protezione civile nazionale, alla luce degli
scandali e delle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata
in alcuni ospedali: "Nella sanità calabrese – ha detto Loiero nel
corso di un'audizione alla commissione Sanità della Camera – le due cose che mi hanno più spaventato sono state la burocrazia e la criminalità. Ma
adesso siamo impegnati verso un cambiamento, partendo dall'approvazione del
Piano Sanitario Regionale che il Consiglio dovrà varare a
gennaio". La Regione vorrebbe nominare i vertici delle Asl in deroga
alle norme che la obbligano ad attingere dall'albo. Per l'Aiop il Psr
avrebbe mortificato il ruolo della sanità privata calabrese.
"Nonostante i nostri sacrifici - afferma Marcello Furriolo, presidente
regionale dell'Aiop - non abbiamo visto atti finalizzati a valorizzare la
sanità privata". Critica anche la posizione dei medici. Per
Giorgio Ferrara, segretario regionale della Cimo-Asmd non vi è stata
vera concertazione. "Speriamo –sostiene –di essere consultati in
Commissione consiliare". Mentre la Cgil funzione pubblica parla di
"poca chiarezza nelle scelte e nelle dotazioni finanziarie".
"Non vogliamo libri dei sogni - afferma Luigi Verardi- ma risposte
chiare alle esigenze dei cittadini". www.ilsole24ore.com/economia Il
piano completo L'AMMISSIONE Il presidente Loiero alla commissione
parlamentare: "Burocrazia e criminalità i problemi che mi hanno
spaventato" DENTRO LE ASL La Giunta vorrebbe nominare i vertici delle
aziende in deroga alle norme che la obbligano ad attingere dall'Albo Ex
assessore. Doris Lo Moro AGF Il ministro. Livia Turco IMAGOECONOMICA.
( da "Nazione, La
(Viareggio)" del 19-12-2007)
GLI
ULTIMI dieci anni di amministrazione non sono stati soltanto "una
roboante serie di successi, anche se non si può negare che qualcosa
sia stato fatto". Rodolfo Martinelli risponde così al documento
dell'assessore Fabrizio Manfredi sul bilancio di questi ultimi anni di
governo locale. "Quando Manfredi parla di 'predisposizione e
concretizzazione di azioni organiche sul tema della casa come grande
questione sociale' ? afferma Martinelli ? forse voleva riferirsi al grande
aumento degli affitti e dei costi al metro quadro, perché non mi sembra di
avere visto in dieci anni il proliferare di case per utilizzo sociale se non
purtroppo la condiscendenza verso le grandi holding immobiliari ergo i
più abbienti che di emergenza sociale non hanno proprio nulla!".
E le "rigorose politiche finanziarie e di bilancio", continua il
popolare 'Foffo', "sono forse riferite al proliferare di enti voluti da
questa amministrazione e che avrebbero dovuto migliorare le cose in base al
rapporto efficienza-costo? E' rigorosa politica finanziaria pagare dirigenti
e consiglieri dei vari cda con emolumenti esosi rispetto alla realtà
cittadina attingendo ad un bilancio alimentato soprattutto dalle tasse dei
cittadini? L'unica alienazione eclatante è stata la vendita della
passeggiata con quali risultati? Ancora non è chiaro. Signor Manfredi,
o mi sbaglio io oppure i viareggini in tutti questi anni hanno visto un altro
film. Se poi ? conclude ? volesse fornirci la lista esatta della spesa con
nomi, cifre e criteri di meritocrazia adottati le
saremmo tutti grati". - -->.
( da "Giornale.it, Il" del
19-12-2007)
Di
Monica Bottino - mercoledì 19 dicembre 2007, 07:00 Ho letto il
bell'articolo di Monica Bottino a proposito degli sprechi telefonici di certe
scuole (sprechi a fin di bene, cioè per reclutare il personale
supplente). La colpevole burocrazia ministeriale
permette involontariamente alla Telecom (beata lei!) di realizzare utili
supplementari. La questione dello spreco è un
problema doloroso nell'ambito degli uffici pubblici dai quali si alzano
notoriamente alti lamenti in relazione alla modestia delle retribuzioni. Se
anche trascurassimo il corretto problema della produttività (in
rapporto al numero dei lavoratori in genere, comparandoli con quelli del
settore privato), è pur vero che la caccia allo spreco, qualora
fosse nei comparti pubblici inflessibile e desse risultati, libererebbe
certamente risorse che potrebbero essere convogliate negli aumenti
retributivi (e di conseguenza sulle pensioni). Aumenti sicuramente modesti
ma, pur con tutte le contestazioni di rito, doverosi. Tuttavia sembra che la
mentalità di chi dirige segmenti del settore pubblico, per esempio le
scuole, non sia per nulla propensa all'abolizione dello spreco, come sicuramente
sanno non pochi degli addetti ai lavori. Sussistono infatti finzioni di
diverso genere. Ne cito una ad un livello che non riguarda i due dirigenti
scolastici di cui si parla nell'articolo (presidi che peraltro conosco
soltanto per nome e cognome). È noto che una delle parole del lessico
frusto e abusato che circola negli istituti della scuola secondaria superiore
sia "progetto". La retorica e la trombonaggine circolante in detti
istituti è sovente quella che incita a credere che i "programmi
scolastici" non esistano più mentre, come è noto a tutti i
docenti, agli esami di Stato quei programmi vengono regolarmente chiesti.
Usando la finzione che i programmi non ci sono più, si finisce
così per costruire artatamente una miriade di progetti che in
realtà non sono altro che normalissimi tasselli dei vecchi programmi
(che con un gioco di prestigio si sono fatti "acutamente"
scomparire). È doloroso dire che sovente non meno del 75% di detti
progetti non sono altro che aria fritta. Se poi, come effettivamente
è, le miriadi di fantasmagorici progetti (più o meno
realizzati) risultano soggetti a retribuzione (anche se questa di solito non
avviene nell'immediato), ci sarebbe ingenuamente da pensare che il Ministero
avesse ingegnosamente scovato una scorciatoia per aumentare surrettiziamente
lo stipendio ai docenti. La questione non è purtroppo così
semplice: la distribuzione dei progetti (e la partecipazione agli stessi)
è tutto fuorché liberale e democratica. A quanto la popolare
"vucirria" conclama, si sono sviluppate, grazie all'opera diligente
nel corso degli anni di determinati Presidi, vere e proprie "corti dei
miracoli" che trattengono come "cosa loro" l'appalto e il
subappalto delle diverse operazioni connesse al conseguimento dell'utile. Ora,
"scherzi a parte" compare in modo qui clamoroso l'evidenza dello
spreco che viene selezionato a feudalissimo beneficio di un numero ristretto
di persone. Non si tratta qui di infierire sulla personalità di
dirigenti scolastici che credono di rivestire un ruolo equivalente a quello
dei professori universitari, né di maltrattare i loro ciambellani, i loro
nani e le loro ballerine. Si tratta, da parte degli addetti ai lavori (e qui
la stampa cittadina potrebbe, se consapevole, svolgere un ruolo
indispensabile) di cominciare a tracciare un bilancio serio sulla cosiddetta
autonomia delle scuole e sulla sua deplorevole débâcle. Quanto citato non
è l'unico caso di malfunzionamento e di malgoverno. È
però vero che lo spreco qui viene istituzionalizzato.
( da "Resto del
Carlino, Il (Bologna)" del 19-12-2007)
SCRIVERE,
firmare e spedire senza spostarsi. Da qualsiasi computer. E' quello che oggi
fanno già i due milioni di persone che hanno in tasca la firma
digitale delle Camere di commercio. Non ci sono vincoli: qualsiasi file
può essere firmato con una serie di passaggi che in un attimo
consentono di siglare il testo, con la stessa semplicità con cui si
appone la firma autografa su un foglio. Ma in più ecco un'importante
garanzia: la certezza che quella firma non potrà essere falsificata da
nessuno: oltretutto chiunque può avere la propria firma digitale e
usarla su qualsiasi file. Lo sanno già bene tutti coloro che sono soci
o amministratori di società, e anche tutti gli uffici degli studi
professionali e delle organizzazioni imprenditoriali che ogni giorno mandano
tramite web al Registro delle imprese le 'pratiche' relative alle
società bolognesi. NESSUN spostamento con questo sistema, nessun
vincolo di orario e necessità di eseguire l'operazione da un computer
dedicato. "Concretamente solo nella nostra provincia questo si è
tradotto in 70mila pratiche e faldoni che quest'anno hanno viaggiato sulla
rete anzichè per le strade di Bologna", sottolinea Gian Carlo
Sangalli, presidente della Camera di commercio. Così come hanno
seguito solo la rete internet i 150 milioni di raccomandate on line partite
nel 2007 dal servizio di posta elettronica certificata Legalmail, che
assicura una ricevuta di ritorno che ha lo stesso valore legale del
tradizionale avviso postale, e inoltre toglie qualsiasi possibilità al
destinatario di dichiarare di aver ricevuto un contenuto diverso rispetto a
quello effettivamente spedito. "Anche questo porta a risultati
estremamente concreti ? ricorda Sangalli ?, l'utilizzo della posta
elettronica certificata negli ultimi due anni ha consentito alla pubblica
amministrazione e alle imprese un risparmio superiore ai 1.160 milioni di
euro. Questi dati dimostrano come quella della semplificazione amministrativa
sia una strada positiva per tutti, non solo per le imprese. E' su questa
strada che ora stiamo promuovendo un nuovo passo importante e cioè la
diffusione di Business Key". CHE COS'È la Business Key? E' una
chiavetta che utilizza la tecnologia USB (Universal serial bus). Può
essere può usata su qualsiasi computer, contiene al suo interno la
firma digitale del proprietario e permette anche di avere sempre a
disposizione tutti i documenti aggiornati relativi alla propria
attività. "La Business Key ? continua Sangalli ? conferma il
nostro impegno nel coniugare il massimo della tecnologia al massimo della
praticità". Alcuni esempi concreti di applicazione? Presentarsi a
clienti e fornitori con immediatamente disponibili i dati della Camera di
commercio, i bilanci, le visure, lo statuto, e così via. Inoltre, dal
prossimo primo gennaio le istanze e le dichiarazioni presentate alle pubbliche
amministrazioni per via telematica saranno valide solo se saranno
sottoscritte con firma digitale (se l'autore si sarà identificato
mediante la carta di identità elettronica). L'anno prossimo
diventerà obbligatoria, dopo l'approvazione dei relativi decreti interministeriali,
la fatturazione elettronica per tutte le prestazioni effettuate a pubbliche
amministrazioni, e anche questo aspetto si basa sull'utilizzo della firma
digitale. Per agevolarne la diffusione la Camera di commercio ha previsto una
serie di offerte promozionali: un pacchetto di strumenti informatici che,
oltre alla Business Key, comprende anche una casella di posta elettronica
gratuita per un anno per l'invio di raccomandate on-line, e un bonus di 30
euro per i prodotti telematici del Registro delle imprese. m. t. - -->.
( da "Voce d'Italia,
La" del 19-12-2007)
La
Voce d'Italia - nuova edizione anno II n.93 del 19/12/2007 Home Cronaca
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Andare in rosso e' legittimo per i manager pubblici Pagati a peso d'oro! Il capogruppo Pcr porta avanti la battaglia della riduzione dei
costi della burocrazia
“Ce la faremo?” Questa è la domanda che si pone Giovanni Russo Spena,
il capogruppo del Pcr. Pare che non sia affatto sicuro che il maxi
emendamento della finanziaria riesca anche solo a varcare le soglie di
Palazzo Madama. Ci risiamo. La bagarre è ancora sui costi di
gestione dello stato italiano che come al solito aumentano anziché diminuire.
Spena non vuole nemmeno pensare alla possibilità che il tutto si
risolva nuovamente in un nulla di fatto. La norma che abbassa il tetto degli
stipendi pubblici dovrebbe essere approvata insieme al maxi emendamento
presentato in Senato per la fiducia. Il capogruppo Prc respinge seccamente la
possibilità che anche questa volta gli sforzi della sinistra in questa
direzione vadano persi. "La scorsa finanziaria pensavamo di riuscirci e
non c'è stato niente da fare, i paladini dei manager hanno fatto
muro.” Questa la dichiarazione riguardo alla proposta presentata l'anno
precedente. Quest'anno però la situazione potrebbe cambiare. Lo sforzo
profuso dalla sinistra ha portato ad innumerevoli riunioni con la maggioranza
di governo dalle quali sono uscite le bozze del famoso emendamento che fissa
limiti addirittura inferiori alle richieste. Quindi lo stipendio dei manager
pubblici non può superare quello del primo presidente della Cassazione
274.000 euro. Da questo limite però ne sono esclusi 25 top manager che
verranno vagliati dalla Presidenza del Consiglio, dalla Banca d'Italia e
dall'Authority di settore. La norma però non toccherebbe gli
strapagati artisti Rai i cui contratti rientrano invece nel genere privatistico
e non pubblico, per i quali invece è previsto un taglio graduale che
in 4 anni porti gli stipendi entro la soglia fissata. Non si vede però
la necessità, secondo Spena, della differenziazione dei manager; non
si vede quindi la necessità di concedere permessi speciali che
permettono a questi 25 super manager di sforare ed indebitare lo stato
italiano come meglio preferiscono conferendogli quindi
l'irresponsabilità del caso. “Il capo della polizia, sarebbe bene che
gli agenti che tirano la carretta ne fossero informati, guadagna cifre
principesche. Ci siamo adeguati pur di riuscire a ottenere, per la prima
volta, una norma la cui eticità è indiscutibile. Per
questo,conclude Russo Spena, dico al governo che non gli conviene fare un colpo
di mano". Di Marika Barbanti.
( da "Blogosfere" del
19-12-2007)
Dic
0718 Farse grottesche in Consiglio regionale - 2 Pubblicato da Mario Meliado
alle 23:24 in UNIONOPOLI (segue) L' “agguato” consiliare con la scena-madre
del Governatore contestato dal suo ex-numero 2 per la nomina di una new entry
fa il paio con l'aria d'antipolitica che si respira ovunque; non sempre a
torto. Come dar torto a chi non è benevolo verso questa politica,
quando questa politica offre l'apparenza del gruppo consiliare numericamente
più consistente della storia della Regione Calabria e però, di
contro, la sostanza di un Pd concretamente spaccato su tutto, in cui perfino
i latifondisti di alcune tra le maggiori correnti si sfrangiano (A testa alta
per la Calabria – Adamo apparentemente da una parte, Bova apparentemente
dall'altra) o addirittura si detestano cordialmente dopo un apparentamento
discutibile nel merito e con regole accettate unanimemente solo all'apparenza
(Democratici riformisti – Principe il socialista da una parte, Covello e
Naccari gli ex dc dall'altra che tratto comune vantano? Non s'è capito
al momento della formazione della componente Dcr, peraltro pronta a reclutare
Racco a sottolineare la valenza della sottocomponente socialista… salvo
perderlo prim'ancòra delle Primarie, in favore di Bova & C. E le
regole? Chi più avrà voti più conterà, s'era
detto in sostanza, senza tutela predeterminata per chi – cioè Sandro
Principe – in quel momento deteneva un Assessorato regionale; poi
càpita che molti voti li prende Demetrio Naccari Carlizzi, e Principe
“piange” per l'Assessorato perduto in barba alla meritocrazia…. Non era il caso di
rivendicare prima un criterio diverso?). E poi, dietro l'angolo, c'è
sempre la riserva mentale della fine-consiliatura. Perché diciamo che
mentalmente s'è già girata pagina? Perché il “vento”
è cambiato; e si sente. Perché il disamore verso il centrosinistra
contagia la scena politica nazionale, per alcuni errori marchiani di alcuni
ministri del governo Prodi. Perché Silvio Berlusconi è senz'altro
criticabile per moltissimi motivi, ma come “animale politico” non teme
davvero confronti, e l'invenzione del Pdl (?) agli italiani è piaciuta,
e molto, pur non capendosi affatto che novità porterà in
concreto, specie sul fronte dei programmi e dell'unità d'intenti (un
po' come per il Pd). E poi…… non è stato Nicola Adamo deposto, in
concreto, perché bucherellato dai “pallini” degli avvisi di garanzia
più che il generale George Armstrong Custer dai colpi degli Apache a
Little Big Horn? Be', tra un mesetto Agazio Loiero potrebbe essere rinviato a
giudizio per abuso etc. nell'ambito del processo “Ital-TBS”. Un affare serio,
a questo punto; che potrebbe coincidere col Giro Di Boa.
( da "Mattino, Il
(Caserta)" del 19-12-2007)
Rischia
di bloccarsi davanti alle porte serrate della burocrazia l'ambizioso progetto di
reindustrializzazione del sito di Caserta, obiettivo centrale del redigendo
accordo di programma alla Presidenza del Consiglio. Dopo le verifiche
effettuate alla Regione Campania, con la mappatura dei cosiddetti siti
"delle opportunità" individuati dall'assessore alle
attività produttive Andrea Cozzolino, parti sociali ed
istituzionali hanno registrato ieri, a Roma, in sede di valutazione del
Comitato tecnico, come gran parte dei suoli prescelti (circa 275 ettari di terreno
compresi tra Aversa e Volturno nord) siano di proprietà privata.
L'unica area pubblica su cui sarebbe possibile far convergere circa 16
iniziative imprenditoriali resta l'ex Saffa, di Sviluppo Italia. MULIERI A
PAG. 34.
( da "Mattino, Il
(Caserta)" del 19-12-2007)
Disponibile
subito una sola area pubblica per sedici iniziative La Cisl: l'Asi requisisca
ENZO MULIERI Rischia di bloccarsi davanti alle porte
serrate della burocrazia
l'ambizioso progetto di reindustrializzazione del sito di Caserta, obiettivo
centrale del redigendo accordo di programma alla Presidenza del Consiglio.
Dopo le verifiche effettuate alla Regione Campania, con la mappatura dei
cosiddetti siti "delle opportunità" individuati
dall'assessore alle attività produttive Andrea Cozzolino, parti
sociali ed istituzionali hanno registrato ieri, a Roma, in sede di
valutazione del Comitato tecnico, come gran parte dei suoli prescelti (circa 275 ettari di terreno
compresi tra Aversa e Volturno nord) siano di proprietà privata.
L'unica area pubblica su cui sarebbe possibile far convergere circa 16
iniziative imprenditoriali, come quelle annunciate da Confindustria, resta
l'ex Saffa, di Sviluppo Italia. Ma la superficie disponibile è di
320mila metri quadrati, in una zona decentrata e che dista ben quattro
chilometri sia da Aversa sia da Marcianise. Per tutte le altre
"opportunità" lo stop è inevitabile, nell'ambito di
un percorso che si è rivelato quanto mai accidentato, all'esame del
ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del consulente del
ministro, Raffaldini, di alcuni dirigenti della Regione Campania, della
Provincia, di Confindustria e del segretario della Cisl, Carmine Crisci, in
rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil. Nel corso del vertice ha avuto il
maggiore risalto possibile la strategia idonea per tutelare il territorio,
una manovra che non può prescindere, secondo i partecipanti al tavolo
istituzionale, da un programma di riconversione delle aree industriali e da
un fattivo e concreto contributo del Consorzio Asi di Caserta. Vale a dire
quell'Ente che proprio in questi ultimi tempi sta registrando diffuse
incertezze - causate dal cambio della normativa quadro - per l'approvazione
definitiva del Piano regolatore generale, unico strumento di riorganizzazione
e di qualificazione dei siti produttivi. Intanto, in attesa che la burocrazia faccia il suo corso, il protocollo d'intesa
dovrà necessariamente segnare il passo, potrà essere ripreso
solo dopo che sarà realizzato un censimento dettagliato sia delle
superfici disponibili sia di quelle già infrastrutturate. Senza
trascurare l'importanza fondamentale che dovrà essere attribuita,
secondo le parti sociali, alle aree dismesse "Per queste ultime -
ritiene il segretario della Cisl casertana, Crisci - sarebbe necessario
obbligare l'Asi a requisire i suoli, se non utilizzati a fini produttivi
nell'arco di due anni, proprio come avviene per legge in altre regioni come
la Lombardia". A fronte di questa nuova impostazione, bisognerà
ancora effettuare altri passaggi a Roma prima di arrivare all'accordo, con il
contestuale impegno dell'Asi, con lo stesso governo che dovrà portare
sul tavolo ulteriori offerte, oltre alle manifestazioni di interesse di
Confindustria. E questo nei tempi più brevi possibili, nella
considerazione che stanno per imboccare la dirittura d'arrivo le più
gravi emergenze occupazionali,quella dell'Ixfin e della Finmek che
complessivamente coinvolgono più di mille lavoratori. I licenziamenti
sono previsti già agli inizi di gennaio.
( da "Basilicanet.it" del
19-12-2007)
13.21.29
[Basilicata] â??Ancora una volta siamo costretti a denunciare lâ??ennesimo
tentativo di ingerenza politica in materie regolamentate dal Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro mediante lâ??inserimento, in leggi regionali,
di istituti contrattualmente inesistentiâ?.
Lo afferma il segretario generale della Fp Cgil, Angelo Summa. â??La Fp Cgil
â?" dichiara Summa è¨ venuta a conoscenza della proposta
di emendamento al disegno di legge finanziaria regionale anno 2008,
presentata da alcuni consiglieri regionali, con cui si vorrebbero istituire
due specifici fondi (sia in Giunta che in Consiglio) per i dipendenti
assegnati alle Segreterie Particolari e una â??indennità
forfettizzata onnicomprensiva e sostitutiva di ogni compenso accessorioâ?, â??introducendo meccanismi, al di
fuori di qualsiasi regola contrattuale, per elargire in maniera del tutto
discrezionale compensi a personale della Giunta e del Consiglio Regionale
probabilmente a loro vicinoâ?.
La Funzione pubblica Cgil denuncia â??tentate illegittimità
sostanziate da proposte tuttâ??altro che trasparenti e sicuramente poco
etiche che introdurrebbero elementi di forte discrezionalità
nellâ??uso delle risorse pubbliche, determinando forti discriminazioni tra
lavoratori a danno dellâ??efficienza e della meritocrazia
nelle pubbliche amministrazioni. Questa organizzazione Sindacale, da sempre
pronta a confrontarsi, nelle sedi appropriate, su proposte finalizzate al
miglioramento della qualità dei servizi offerti dalle pubbliche
amministrazioni, chiede il rigetto dellâ??emendamento in questione e di tutte
le eventuali proposte inerenti materie espressamente regolamentate dal
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro o riservate alla contrattazione
decentrata e/o alla concertazioneâ?.
(BAS â?" 02).
( da "Virgilio Notizie" del
19-12-2007)
19-12-2007
17:00 Prendere a cannonate abitudine rimandare tutto a burocrazia
(ANSA) - ROMA, 19 DIC - 'In Italia c'e' il demone del non fare, si preferisce
stare tranquilli e non fare guardando con sospetto chi, invece, fa'. Lo dice
Veltroni. 'Bisogna prendere a cannonate - ha proseguito - l'abitudine di
questo Paese di rimandare tutto alla burocrazia, che
e' un elefante seduto sulla velocita' del Paese'. Il leader del Pd sottolinea
che 'se bisogna passare per stanze e uffici per ottenere un'autorizzazione,
ci si puo' imbattere nel mascalzone: vedo riemergere ovunque fenomeni di
corruzione'.
( da "Provincia di
Sondrio, La" del 19-12-2007)
Piacquadio: "A Varese servono più eccellenza, meritocrazia e
novità" Quale spettacolo ha messo in agenda? Il
"Woyzeck" di Büchner per la regia di Claudio Morganti, il 15
gennaio, a Genova al Teatro della Tosse. Lo spettacolo segna il debutto della
varesina Silvia Bottini nel ruolo di Marie.
Woyzeck è un testo che non finisce di affascinare per il mistero della
sua frammentarietà ed incompletezza. Sotto la guida di Claudio
Morganti, attore e pedagogo, sei giovani attori della Compagnia della Tosse
si sono confrontati con Büchner. Quale mostra segnala? "David La
Chapelle" a Palazzo Reale a Milano. La grande mostra indaga la complessa
ricerca del fotografo americano scoperto da Andy Warhol. Oltre agli scatti
con i ritratti alle star e le immagini per le riviste di moda c'è una
serie di foto inedite come il monumentale "Deluge" ispirato agli
affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina e il ciclo dei
"Risvegliati" con soggetti immortalati all'interno di cisterne
d'acqua illuminate. C'è un libro da acquistare in libreria?
"Orson Welles. It's all true. Interviste sull'arte del cinema"
edito da Minimum fax. Il libro offre un incontro ravvicinato con uno dei
cineasti più geniali di tutti i tempi. Poco amato a Hollywood sin
dagli esordi con "Quarto Potere", Orson Welles ha passato gran
parte della sua vita da apolide in Europa a rincorrere utopie
cinematografiche, alcune realizzate come "L'infernale Quinlan" e
"Otello", altre giunte come frammenti. C'è un libro da
rileggere in biblioteca? Leggo piuttosto poco e in questo sono molto
italiano, ma poi mi rifaccio alla grande con le immagini. Mi capita
però spesso di rileggere il mio libro preferito in assoluto che
è "Così parlò Zarathustra" di Friedrich
Nietzsche. È al contempo un'opera di filosofia e di poesia: si
racconta di Zarathustra che ritorna fra gli uomini in un mondo allo sfascio,
per comunicare la propria sapienza, fondata sull'accettazione della vita. Ha
un'idea per rilanciare Varese? La città presenta molteplici aspetti
positivi, ma necessita di un rilancio dal punto di vista culturale a partire
dalla qualità degli eventi. Occorre dare più spazio
all'eccellenza, alla meritocrazia e alle
novità. Non si tratta di cambiare le cose per far brillare gli
amministratori, ma per dare maggiori possibilità alla gente comune. E
poi si dovrebbe fare una programmazione, a livello artistico, di ampia
visibilità come per il teatro, la musica e la letteratura. Quale
itinerario varesino riporterebbe in una guida turistica per stranieri? Un percorso
notturno che si snoda tra le prospettive verdi dei giardini estensi. Nel
parco del Palazzo Estense non mancano ampi sentieri, corsi d'acqua ed
elementi classici tipici del giardino all'italiana e alla francese. A prima
vista si scorgono ricercate simmetrie, geometrici "parterres",
oltre alla scenografia sontuosa della collina. Da non perdere lo spettacolo
che si ammira dalla sommità del giardino.
ARTICOLI DEL 18 DICEMBRE 2007
Minoranze inventate
( da "Piccolo di Trieste, Il"
del 18-12-2007)
Un futuro preoccupante
( da "Citta' di Salerno, La"
del 18-12-2007)
Stop furbi all'Ipes: tutti pagheranno
l'affitto ( da "Alto Adige" del
18-12-2007)
Un ufficio
informazioni"contro" la burocrazia
( da "Secolo XIX, Il"
del 18-12-2007)
Caruso respinge gli attacchi
( da "Gazzetta del Sud"
del 18-12-2007)
Chaplin: Sud frenato dalla burocrazia
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 18-12-2007)
<Burocrazia, un freno allo
sviluppo> ( da "Corriere del Mezzogiorno" del
18-12-2007)
PESARO Il Sole24Ore? E' il giornale di
Confindustria ovvio che scriva quello che gli fa
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 18-12-2007)
Manuale anti burocrazia
( da "Giornale di Vicenza, Il"
del 18-12-2007)
LEGGERI VENTI di ripresa in alcuni
settori produttivi e segnali di rallentamento
( da "Nazione, La (Umbria)"
del 18-12-2007)
Sos delle aziende: la burocrazia ci soffoca
( da "Denaro, Il"
del 18-12-2007)
Manuale anti burocrazia
( da "Giornale di Vicenza.it, Il"
del 18-12-2007)
<Mi oppongo a una gestione
clientelare> ( da "Adige, L'" del 18-12-2007)
<No all'ingerenza della politica>
( da "Adige, L'"
del 18-12-2007)
Multiamo la burocrazia
( da "Gazzetta di Parma, La"
del 18-12-2007)
Il Comune deve utilizzare gli introiti
delle multe solo per gli investimenti ( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)"
del 18-12-2007)
Primari, l'ira di Andreolli <Il Patt
vuole i suoi amici> ( da "Corriere Alto Adige" del
18-12-2007)
LA CONCORRENZA TEMUTA PIù DEI
COSTI ( da "Mattino, Il (Salerno)" del
18-12-2007)
BUROCRAZIA E POLITICA NON AIUTANO LO
SVILUPPO ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 18-12-2007)
Sicurezza nei cantieri: <Più
controlli, meno burocrazia> ( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del
18-12-2007)
Carlo Nordio: <Prevenzione e meno
burocrazia> ( da "Gazzettino, Il" del
18-12-2007)
Articoli
( da "Piccolo di
Trieste, Il" del 18-12-2007)
Minoranze
"inventate" lHo letto le esternazioni dell'on. Maran sullo statuto
della Regione: per lui le minoranze friulane e tedesche sono
"inventate". Per i friulani l'affermazione si commenta con le prese
di posizione dei cittadini della regione: pur con diverse visioni sul
friulano come lingua veicolare, praticamente nessuno nega l'esistenza di una
minoranza friulanofona. Per le minoranze di lingua tedesca il discorso
è meno ovvio, ma perciò più necessario. La legislazione
regionale riconosce tali minoranze solo a Sauris, Timau e in Val Canale e ne
demanda la tutela alla Provincia di Udine. Conosco personalmente le tre
comunità, che effettivamente parlano dialetti di derivazione
austriaca. Non esistono statistiche ufficiali sui numeri, ma io stimo tra i
1.500 ed i 2.000 parlanti complessivi. Burocrazia a
parte, esistono minoranze di lingua tedesca anche a Trieste e Gorizia: non
sono organizzate in associazioni unitarie, quindi è più
difficile determinarne il peso elettorale. Fin dal 1859 esisteva a Trieste lo
"Schillerverein", associazione culturale di lingua tedesca, chiusa
nel 1919 e riattivata quest'anno. Ne erano membri noti Triestini quali
Kugy, Däubler, Hamerling, Weyprecht e pure mia nonna. Ci sono circoli di
radice austriaca, come il Forum Italia-Austria ed il Verein der Österreicher.
Dopo il 1918 molte famiglie triestine di lingua tedesca furono "ben
consigliate" a lasciare la città in vista dell'arrivo del
fascismo. Chi rimase si trovò senza scuole e Chiese cattoliche
tedesche, e spesso, come mia madre, con il cognome tradotto. Fu un atto
eroico in molte famiglie preservare identità e lingua tra le mura di casa,
in mezzo ad un ambiente ostile. Ci furono matrimoni misti e, dato che la
cultura ufficiale era italiana, che le scuole erano solo italiane (e,
più tardi, slovene), che la vita si svolgeva prevalentemente in
Italiano, nelle famiglie miste prevalse l'Italiano. Però tuttora
esiste, seppur poco "visibile", una minoranza di lingua tedesca,
cristiana e israelitica, sia a Trieste che a Gorizia, che stimo in toto sulle
3.000 persone. A differenza degli Sloveni, molto più numerosi, fieri
delle loro origini e meglio organizzati, la minoranza di lingua tedesca a
Trieste vive in sordina, senza la tutela istituzionale della Provincia (con
cui quest'anno c'è stata una collaborazione), pur essendo in cifre
assolute, anche qui una semplice stima, più numerosa che in Provincia
di Udine. A Timau 600 persone sono il 75% degli abitanti e a Trieste anche
2.000 persone sarebbero l'1%, comunque tra essere "pochi" ed essere
"inventati" la differenza è notevole! Invece di dire
lapidariamente che certe minoranze sono "inventate", offendendo chi
credeva di non dover essere più dimenticato, certi politici potrebbero
informarsi e usufruire di queste "ricchezze", soprattutto nel nuovo
ambito dell'Euroregione. Julius Franzot.
( da "Citta' di
Salerno, La" del 18-12-2007)
I
risultati del sondaggio effettuato da Confindustria Salerno su come sará il
2008 "Un futuro preoccupante" Bocciate Regione e Provincia.
Sufficienza per i comuni IL RAPPORTO Radiografia dell'economia "
Eccessiva burocrazia, mancanza di efficaci strategie
di sviluppo per il territorio, gap infrastrutturale e un circuito del credito
poco soddisfacente. Nulla cambia, da un anno all'altro, per gli imprenditori
salernitani. I problemi restano gli stessi ma l'insoddisfazione cresce. E'
quanto emerso dalla terza "Indagine congiunturale del sistema economico
e produttivo salernitano", realizzato da Confindustria Salerno in
collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche
dell'Universitá degli Studi di Salerno. " Il futuro. Il futuro? Per le
aziende salernitane è di preoccupazione e attesa. L'indicatore in
chiave previsionale al quale la maggioranza del campione di imprese
intervistato da Confindustria Salerno ha fatto prevalentemente riferimento
è stato "stazionario" (60,8%). Insomma, c'è prudenza
per il 2008. " Occupazione. Per il primo semestre 2008, il 46.2% degli
intervistati considera le previsioni sull'occupazione "stazionarie".
Favorevoli per il 36,9% e sfavorevoli nel 10,8% dei casi. " Istituzioni.
Le politiche della Regione Campania sono considerate "estremamente
negative" dal 72,36% degli imprenditori. Male anche la Provincia: per il
50,8% del campione, le azioni riservate allo sviluppo del territorio da parte
dell'ente di Palazzo Sant'Agostino sono "inefficaci". Per il 47,7%
degli intervistati l'azione delle amministrazioni comunali è stata
invece "moderatamente efficace". " Burocrazia. Abbattere tutti
i "legacci" burocratici che frenano le aziende. E'
"l'intervento a costo zero" che sogna il presidente di
Confindustria, Agostino Gallozzi, per il 2008. " Internazionalizzazione.
Il 56,2% del panel interpellato dichiara di non avere preso in considerazione
le opportunitá di crescita all'estero, a fronte di un 41,5% che conferma
l'impegno anche oltre confine. Ma si tratta soprattutto di aziende
"grandi". " Credito. E' l'altra spina nel fianco delle
imprese. L'indagine evidenzia un alto livello di insoddisfazione per la
qualitá dei servizi offerti. Non in linea con l'offerta nazionale anche il
costo delle linee di credito ed i tempi di attesa per l'erogazione dei
finanziamenti. Nel complesso un quadro davvero preoccupante. Caterina La
Bella.
( da "Alto Adige" del
18-12-2007)
Di
Francesca Gonzato Stop furbi all'Ipes: tutti pagheranno l'affitto E' in
arrivo il blocco del "canone zero" Forbice anche sul sussidio ai
prestanome Durnwalder: c'è chi non paga e poi gira con macchinoni,
basta BOLZANO. Continua la campagna "anti furbi" della Provincia
sul fronte dei sussidi casa e degli alloggi Ipes. Stabilito la scorsa
settimana il blocco (contestato) al contributo per i single quarantenni, ieri
la giunta ha fissato regole contro i prestanome. Ma soprattutto, ha iniziato
a studiare la cancellazione del "canone zero" all'Ipes. In futuro,
tutti dovranno pagare almeno una quota minima di affitto. "E' un modo
per fermare certi abusi", spiega il presidente provinciale Luis
Durnwalder, "e per responsabilizzare gli inquilini alla cura degli
alloggi". La giunta provinciale continua dunque il lavoro sulla riforma
del settore dell'edilizia agevolata. Il punto più rilevante "anti
furbi" annunciato ieri, anche se non è stata presa ancora una
decisione, è l'abolizione del "canone zero" applicato a 800
inquilini Ipes. Durnwalder ha ricordato un problema segnalato più
volte: "Ci sono persone che non pagano il canone, a causa delle loro
presunte condizioni economiche, e che poi viaggiano con certe automobili non
giustificabili". E questo nonostante l'Ipes verifichi sia il reddito sia
i beni posseduti dai propri inquilini. E così la Provincia sta
considerando di eliminare per tutti il canone "zero": "Non si
dice tanto, ma tutti dovrebbero pagare almeno 50 o 100 euro. In questo modo
si sanerebbero gli abusi di chi approfitta della situazione e in più
le famiglie sarebbero responsabilizzate nella cura degli alloggi. Se ricevi
qualcosa gratis, è inevitabile che la consideri poco importante".
La difficoltà, mette le mani avanti Durnwalder, "è che rischiamo di creare inutile burocrazia, perché chi è
effettivamente in difficoltà economiche andrà a chiedere un
sostegno ai servizi sociali e rischiamo di creare solo burocrazia in più". Una
prima stretta ieri è stata decisa: il garage lo pagheranno tutti.
Durnwalder apre e chiude il discorso: "Se hai l'auto, ti puoi permettere
anche il garage". In futuro ci sarà più
flessibilità nell'assegnazione degli alloggi Ipes,. La riforma
sull'edilizia agevolata comprenderà l'abolizione del vincolo di
residenza di due anni nel Comune nel quale si richiede l'alloggio:
sarà obbligatoria solo la residenza. Novità in arrivo anche per
i separati-divorziati: potranno fare richiesta di assegnazione di un alloggio
agevolato anche i coniugi che lasciano la casa di proprietà. Qualche
altra misura di severità anticipata ieri dopo la giunta. Verrà
cancellato il contributo per l'affitto agli inquilini di appartamenti di
proprietà di enti pubblici. Durnwalder: "Questi enti dovrebbero
applicare dei canono agevolati". Misure anche contro i prestanome: non
riceverà più il contributo per l'affitto chi si intesta un
appartamento e poi lo affida in subaffitto a stranieri. Sempre in tema di
sussidio casa, verrà ridimensionato il contributo a chi oggi lo riceve
pur non avendo i requisiti per ottenere un alloggio dell'Ipes. Dopo la
riforma queste persone si vedranno decurtare il sussidio del 30-50 per cento.
Chi invece ha i requisiti Ipes continuerà a ricevere un contributo che
gli consentirà di pagare un canone d'affitto pari a quello previsto
dall'edilizia agevolata provinciale. Le norme varate ieri dovranno essere
inserite nel disegno di legge e poi riportate in giunta e infine approvate
dal Consiglio provinciale.
( da "Secolo XIX, Il" del
18-12-2007)
In
via Roseto Bordighera. Nasce "Informafamiglia" per la tutela dei
cittadini. In via Roseto, 1, è infatti aperto un nuovo ufficio che
gratuitamente cerca di dare una mano a chi, per far valere giustamente le
proprie ragioni, non voglia però perdere troppo
tempo oltre che girovagare a vuoto nei meandri della burocrazia. Uno sportello informativo
unico grazie all'interessamento del vicesindaco Mario Iacobucci, nel quale ci
si potrà rivolgersi per la risoluzione di una vasta gamma di problemi:
pensionistici, ad esempio, come la presentazione di domande per le pensioni
Inps, le anzianità di servizio, pratiche di invalidità,
sociale; o assistenziali, cioè invalidità civili, (pratiche di
accompagnamento, per ottenere protesi dentarie, richiesta di contrassegno
auto per invalidi, esenzione bollo auto). L'ufficio di via Roseto è
aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14
alle ore 17.30. Per eventuali informazioni, basterà comporre il
seguente seguente numero: 0184 998492 . 18/12/2007.
( da "Gazzetta del Sud" del
18-12-2007)
Il
commissario straordinario dell'Asp fa un bilancio dell'attività svolta
e replica alle accuse dei sindacati Caruso respinge gli attacchi "Sui
compensi ai consulenti nessuno spreco". Oggi audizione dei medici
sospesi Paolo Toscano "In otto mesi non ho mai abusato degli spazi sui
giornali. Negli ultimi giorni, però, certi argomenti sono stati
trattati in modo non corrispondente al vero". In poche battute il
commissario straordinario dell'Asp Renato Caruso condensa la motivazione
della decisione di convocare ieri mattina la conferenza stampa nel suo
ufficio al quinto piano di Palazzo Tibi. L'incontro offre l'occasione per
tracciare un bilancio dell'attività svolta e replicare alle accuse di
sprechi legati a consulenze costate 260 mila euro. Presenti il direttore
sanitario Antonio Biasi, il direttore del personale dell'ex Asl di Palmi
Giuseppe D'Angeli, l'avv. Ivana Calcopietro, l'addetto stampa Consalvo
Cordova, il commissario replica a chi lo accusa di aver stravolto
l'organizzazione dell'azienda, parla dell'emergenza urgenza e spiega che la
sospensione dei medici Gabriele Napolitano e Giovanni Calogero,
rispettivamente responsabili nel capoluogo della Centrale operativa per la
provincia, e della gestione delle risorse umane del Suem 118 con sede a
Palmi, adottato nell'ambito dell'inchiesta amministrativa sulla morte ai
Riuniti del dodicenne Flavio Scutellà di Scido, era un atto dovuto. I
due medici sono stati convocati per stamattina a Palazzo Tibi per le controdeduzioni.
Caruso ripercorre i suoi otto mesi di guida: "Ho preso l'azienda in
pieno dissesto e il primo obiettivo è stato il risanamento.
Un'impresa, anche perché lavorare ogni giorno in emergenza non aiuta".
Sulla vicenda consulenti Caruso è categorico: "Ho operato in modo
trasparente e credibile e non ritengo di aver sprecato denaro. È falso
dire che l'opera dei consulenti è durata 3 mesi perché hanno iniziato
a maggio e stanno ancora lavorando, onorando l'impegno preso davanti al
prefetto De Sena. Sull'entità dei compensi, comunque, erano informati
il presidente Loiero e l'assessore alla Sanità". Sull'argomento
interviene l'avv. Calcopietro: "La delibera sul conferimento
dell'incarico è stata oggetto di ricorso. Tar e Consiglio di Stato
dopo non hanno avuto nulla da obiettare e il ricorso è stato
rigettato". Caruso ricorda di essere riuscito in pochi mesi a concludere
la contrattazione decentrata ("nell'azienda non accadeva da dieci
anni"), trovando l'accordo della maggioranza sindacale: "Abbiamo
riscritto le regole sulla pronta disponibilità, sullo straordinario.
Abbiamo attivato un sistema premiante che individua
criteri di meritocrazia.
Non abbiamo stravolto niente, abbiamo solo riscritto le regole prevedendo
interventi per coprire il gap della mancanza di figure dirigenziali". A
novembre sono stati corrisposti 2 milioni di euro per gli arretrati
2002-2005: "È falso aggiunge Giuseppe D'Angeli che toglieremo
soldi dalla busta paga dei dipendenti di Palmi. Abbiamo solo cercato
di omogeneizzare il sistema contrattuale dei 2300 dipendenti tra Palmi e
Reggio, inserendo regole che puntano a valorizzare la meritocrazia".
Caruso analizza i problemi della rete di emergenza territoriale: "Gli
spiacevoli eventi recenti hanno evidenziato la disastrosa situazione dei
collegamenti autostradali e l'assenza di percorsi alternativi. Il problema
non si risolve acquistando ambulanze, e non solo perché abbiamo affitti di
mezzi privati che scadono nel 2010. Riteniamo indispensabile il potenziamento
dell'elisoccorso anche notturno". Il direttore sanitario Biasi riassume
le 18 pagine del resoconto inviato ieri alla Regione. Sono stati realizzati
interventi per 1 milione 800 mila euro solo per le urgenze negli ospedali e
nelle strutture del territorio. Come acquisto di 90 condizionatori,
riqualificazione di pronto soccorso e dialisi a Melito, chirurgia a Palmi,
uffici della struttura 7 in viale Amendola (a gennaio nuovamente agibili). Si
sta, inoltre, verificando la fattibilità di dotare di risonanza
magnetica Melito e Polistena, della Tac nuova Melito e Scilla. E ancora la
ristrutturazione dell'ospedale di Taurianova. Novità sul fronte
assunzioni per il 2007, sono stati autorizzati 22 medici, 10 infermieri e 24
ausiliari. In chiusura Caruso torna sulla sospensione dei medici: "Partendo
dal presupposto che l'errore, purtroppo, può capitare, io vorrei che
l'errore diventasse un modo per rivedere le problematiche ed evitare il loro
ripetersi". In sintesi vvvvvvv (martedì 18 dicembre 2007).
( da "Corriere del
Mezzogiorno" del 18-12-2007)
Corriere
del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: ECONOMIA - data: 2007-12-18 num: - pag:
11 categoria: REDAZIONALE La visita L'ambasciatore inglese all'Unione
industriali Chaplin: Sud frenato dalla burocrazia "Napoli è una
città importante" Faccia a faccia, ieri, fra Edward Chaplin,
ambasciatore britannico, e Gianni Lettieri, leader degli industriali di
Napoli NAPOLI - Il Regno Unito e Napoli sono più vicine di quanto si
immagini. Ieri mattina l'ambasciatore britannico in Italia, mister Edward
Chaplin, ha incontrato il presidente dell'Unione industriali di
Napoli, Gianni Lettieri, per discutere di una serie di strategie economiche e
commerciali fra i due paesi. "Roma non è l'Italia, ne sono stato
immediatamente consapevole fin da quando sono arrivato nel vostro paese. E
Napoli è certo una città molto importante" ha esordito
Chaplin, che era accompagnato dal console inglese a Napoli Michael Burgoyne.
"Le opportunità per lavorare insieme ci sono - ha proseguito - e
alcuni progetti sono già avviati come quello allo scalo di
Capodichino, con la Baa". Lettieri ha auspicato lo sviluppo di rapporti
commerciali ancora più intensi, ricordando che la Seda di Antonio
D'Amato ha già una sede in Galles. "Proprio a questo proposito -
ha aggiunto Lettieri - attraverso l'Ambasciatore l'Italia potrebbe imparare a
prendere esempio dal Galles e adottare, come accade lì, misure per la
defiscalizzazione per il Sud per gli imprenditori che investono. Misure che
hanno portato significativi aiuti da Bruxelles ". L'ambasciatore
è di diverso parere. "La defiscalizzazione non è la strada
giusta. Piuttosto - spiega - in Italia il problema è un altro. La burocrazia rallenta all'inverosimile qualsiasi iniziativa
e anche il sistema guiridico è lentissimo. Uno dei più grandi
succcessi in Inghilterra riguarda l'adozione di un sistema che individua un
unico interlocutore per chi investe. Interlocutore che, a sua volta, fa da interfaccia
fra gli inprenditori e le diverse istituzioni". Da noi si chiama
sportello unico, come ricorda sottolinea Lettieri, "che da noi invece
non funziona ". Ma ci sono invece realtà che funzionano e
dialogano con profitto. Numerose aziende britanniche sono impegnate nel
Mazzogiorno. Sono inglesi i partner dell'Acquedotto pugliese ed è uno
studio di progettazione di architetti londinesi quello che sta lavorando alla
realizzazione di un sottopasso in via Acton. Di contro ci sono imprenditori
napoletani che investono in Gran Bretagna. E' il caso della Kuvera Spa che
con il marchio Carpisa è arrivata da due mesi ad Oxford Street. Ieri
all'incontro all'Unione indistriali c'era anche Luciano Cimmino, patron non
solo del marchio Carpisa, ma anche della griffe Yamamay, e Carlo Palmieri.
Sarà proprio Chaplin a conferire a Carpisa il premio "Uk-Italy
Business Awards" il prossimo 24 gennaio a Milano. Un riconoscimento
attribuito alle imprese e alle personalità di maggior spicco del mondo
degli affari italiano, che hanno giocato un importante ruolo in ambito di
internazionalizzazione e hanno scelto il Regno Unito come location chiave per
lo sviluppo della loro strategia di business. Anna Paola Merone British
Edward Chaplin, ambasciatore inglese in Italia, ha incontrato ieri a Palazzo
Partanna il presidente degli industriali partenopei.
( da "Corriere del
Mezzogiorno" del 18-12-2007)
Corriere
del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: 1PAGINA - data:
2007-12-18 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE La visita "Burocrazia,
un freno allo sviluppo" L'ambasciatore britannico, Edward Chaplin, ieri
ha incontrato a Napoli il presidente dell'Unione industriali, Lettieri.
"La burocrazia in
Italia è lentissima, un freno per lo sviluppo", ha osservato. A
PAGINA 11 Merone.
( da "Messaggero, Il
(Pesaro)" del 18-12-2007)
PESARO
"Il Sole24Ore? E' il giornale di Confindustria ovvio che scriva quello
che gli fa comodo". Con questa battuta il presidente della Provincia,
Palmiro Ucchielli, liquida la 40esima posizione e l'arretramento di sette
posizioni di Pesaro Urbino tra le province in cui si vive meglio. Tutto
frutto di logiche strumentali, secondo il presidente, la graduatoria sulla
qualità della vita che sfavorirebbe le amministrazioni di
centro-sinistra, pur consegnando le prime due piazze a Trento e Bolzano
guidate proprio da liste civiche del centro-sinistra. Una tesi a cui anche il
presidente di Confindustria provinciale, Andrea Ugolini crede poco:
"Penso sia un modo superficiale di liquidare una questione molto seria -
spiega Ugolini - la nostra provincia non solo non cresce ma addirittura
indietreggia. E'un dato preoccupante perchè la qualità della
vita comprende non solo l'aspetto economico ma anche la cultura, il benessere
e l'ambiente. Credo che i nostri amministratori debbano iniziare a prendere
atto di ciò, partendo proprio da una diminuzione
della burocrazia nella
nostra provincia. La pubblica amministrazione dovrebbe aiutare le imprese, e
di conseguenza il territorio, a crescere mentre spesso le ostacola
soltanto". Ma se il presidente Ucchielli riconosce comunque un problema
legato a sanità ed infrastrutture "per cui stiamo predisponendo
un piano mirato di investimenti per invertire la tendenza"
l'idustriale punta l'indice ancora contro la burocrazia.
"Ai nostri amministratori - conclude Ugolini - chiedo di fare di
più, prima di tutto nella direzione di una diminuzione delle
lungaggini burocratiche. Se crescono le imprese crescerà anche il
benessere della comunità e così risaliremo la classifica".
Lu.Fa.
( da "Giornale di
Vicenza, Il" del 18-12-2007)
EDILIZIA.
Presentata la pubblicazione realizzata dai giovani della
Sezione edili di Confindustria Vicenza Manuale anti burocrazia Giulio Ardinghi VICENZA Equazione difficile da risolvere,
conti complicati per scioglierli in completa serenità: tra pressione
mediatica degli incidenti sul lavoro e legislazione che ad onta di migliaia
di leggi fa acqua da tutte le parti, gli imprenditori edili hanno di che
preoccuparsi. Ancora di più se un conto ulteriore debbono farlo
con il lavoro nero che mette sul mercato prodotti di minore qualità,
ma più o meno agli stessi prezzi, e se non c'è alcuna garanzia
di prospettiva per pensare che la situazione cambierà. Il manuale
"Lavori in corso", costruito pazientemente dai giovani della
sezione edili di Confindustria Vicenza (coordinatore e presentatore Antonio
Vescovi) per descrivere gli adempimenti indispensabili all'apertura di un
cantiere, cerca il bandolo della matassa che è prima di tutto, come
hanno detto lo stesso Vescovi e il presidente della sezione Fracasso, fatto
di formazione e informazione e subito dopo di orientamento per l'applicazione
scrupolosa della normativa. Un vero e proprio vademecum di misura quasi
tascabile, dentro cui si trova di tutto. E' il primo prodotto veramente
operativo messo in Italia a disposizione degli imprenditori edili per cui
Confindustria Vicenza ne fa ora un orgoglioso must a cui riferirsi. Un
tentativo qualche mese fa c'era stato da parte del Solo 24 Ore, ma non era
così completo: sei le sezioni contenute nel volumetto, dalle norme in
generale ai temi di sicurezza, fisco, lavoro, ambiente, edilizia. Un prodotto
interessante ed elegante, ma soprattutto funzionale, con un pregio in
più: non è rilegato, ma assemblato a schede che si possono
aggiungere o togliere, a seconda di come andrà l'idea di legiferare
che maturerà d'oggi in poi. È la nota francamente stridente che
fa dire agli imprenditori di avere grossi dubbi sulla reale
possibilità che la legislazione venga semplificata e resa un po' meno
ingessata dagli obblighi burocratici (oggi sono 53 le prescrizioni da
osservare per poter aprire un cantiere) tanto dall'avere operato questa scelta
precisa: un libro con le pagine mobili, con due guide metalliche. Certo
è che lo sfondo su cui avviene questo trapianto di buon senso è
quanto meno eloquente di per sé: in provincia di Vicenza, tutte le categorie
comprese, sono al lavoro ogni giorno almeno 300 mila persone. L'incarico di
controllare la regolarità delle posizioni di dipendenti e imprenditori
è affidato agli ispettori del lavoro: prima dell'ultima decisione che
ha assegnato a questa provincia sette nuovi ispettori, l'organico era di due.
In tutto, ora, fa nove. Cifre risibili se si considera che sul versante della
categoria degli edili, nel comitato paritetico composto da imprenditori e
parti sociali che si chiama Cpd, gli ispettori interni operanti sono otto e
producono in un anno la bellezza di 1350 interventi di verifica, il doppio
grosso modo di quanto riesce a fare lo Spisal dell'Ulss. I primi a chiedere
regolarità, guerra aperta al lavoro nero e quindi alle aziende ombra
guidate da speculatori che si improvvisano imprenditori, sono insomma proprio
gli edili con i libri paga e i contributi a posto. Uno dei loro segnali
più forti è quella scuola edile che verrà realizzata il
prossimo anno e che formerà lavoratori e tecnici alla stregua di un
avanzato grado di insegnamento professionale. In un paese abituato a varare
leggi composte da 100 articoli, accompagnandole a regolamenti attuativi che
di articoli ne hanno 600, è chiaro che il punto di equilibrio da
ritrovare è ancora ben lontano. Forse può contribuire anche una
iniziativa come questa del vademecum.
( da "Nazione, La
(Umbria)" del 18-12-2007)
Per
altri; ulteriore perdita di posti di lavoro nel manifatturiero, ma tenuta
occupazionale superiore alla media nazionale, con una crescita specialmente
nei servizi e nel territorio; aumento del numero delle imprese ma non del
numero degli addetti per impresa, anche se crescono le società di
capitali e calano le ditte individuali. "Segnali contrastanti ? sostiene
Luigi Quaglia, presidente Cna Umbria ? che ci fanno guardare al 2007 come ad
un anno caratterizzato da luci e ombre e che fanno presagire previsioni
contrastanti anche per il 2008. Gli interrogativi sul futuro economico
dell'Umbria sono molti. Terrà la ripresa? ? si chide Quaglia ?.
Settori come la meccanica riusciranno a tenere alti i livelli di sviluppo
perduti con il calo delle costruzioni? La moda tornerà ad un trend
positivo? Riusciremo a fare dell'Umbria un "sistema" integrato
perché sia più competitivo verso l'esterno? ABBIAMO LICENZIATO di
recente il documento unico di programmazione (Docup) per il periodo 2007-2013
? continu il presidente regionale di Cna ?, stabilendo alcune
priorità: risparmio energetico e utilizzo di fonti rinnovabili;
valorizzazione della risorsa Umbria; infrastrutture materiali e immateriali;
sostegno ad investimenti, crescita dimensionale, integrazione,
internazionalizzazione e processi innovativi delle imprese, ancorate ad un
disegno di legge regionale sulle politiche di sviluppo che dovrà
contenere la revisione delle leggi di settore. Propositi che vanno tradotti
in azioni concrete: se togliamo quelle previste dai Docup, non vediamo ancora
nella Regione una polarizzazione degli interventi e delle decisioni
strategiche". QUAGLIA, poi, fa alcune valutazioni sulle recenti riforme
istituzionali fatte dalla Regione. "Purtroppo ? riprende ? anche la
riforma endoregionale ha prodotto finora più pronunciamenti che
decisioni: è come per la riforma delle Agenzie, tra cose dette e non
dette e allungamento dei tempi per l'impossibilità di trovare
soluzioni condivise. Da più parti ci sono segni di insofferenza e di
insoddisfazione. Ci riferiamo alla riduzione delle Comunità montane,
all'accorpamento dei servizi dei Comuni, alla semplificazione dei consigli di
amministrazioni delle società pubbliche o pubblico-private, con
ridimensionamento degli emolumenti. Tutto ciò ? afferma Quaglia ?
ovviamente collegato con la riforma prima delle Agenzie regionali per lo
sviluppo nel quadro del miglioramento degli assetti della pubblica
amministrazione, la cui efficienza e semplificazione sono da considerare come
uno dei fattori del vantaggio competitivo dei territori. LO
SVILUPPO sostenibile si realizza se si torna a ragionare di senso di
responsabilità, meritocrazia, qualità,: concetti che permettono di raggiungere
l'eccellenza delle produzioni, dei servizi, dell'habitat, del livello
culturale e della politica, per la promozione di quell'Umbria che tutti
reputiamo degna di essere vista e vissuta dal mondo intero. Ma
ciò ? dice il presidente di Cna ? si ottiene solo con la
qualità delle imprese, della pubblica amministrazione, dei nostri
servizi e delle persone che vivono e lavorano nel nostro territorio. Per
quanto riguarda l'artigianato e la piccola impresa riaffermiamo l'esigenza di
una legge di sostegno al tessuto economico "vero" della nostra
Regione". A QUESTO PUNTO il presidente regionale dell'associazione di
categoria fornisce i numeri che riguardano la nostra regione.
"L'artigianato in Umbria ? riprende ? vuol dire 23-24 mila imprese con
60mila addetti tra titolari e dipendenti, il 18 per cento del Pil, il 20 per
cento dell'export, il 27 per cento dell'occupazione "privata". Se
ci aggiungiamo le piccole imprese (con meno di 50 addetti), arriviamo a cifre
superiori al 95 per cento delle 89mila aziende umbre. Ci sono importanti
territori limitrofi che stanno ragionando al riguardo in modo serio e
costruttivo, onde integrare la legislazione e le politiche nazionali con
misure territoriali che tendano a far emergere le potenzialità
nascoste dallo specifico tessuto economico. UNA LEGGE NAZIONALE (e regionale)
? ribadisce Quaglia ? avente per oggetto i temi dello sviluppo delle imprese
al di sotto dei 50 addetti, comincia ad essere assolutamente necessaria se
è vero che l'Europa valuta che nei prossimi 10 anni usciranno dal
mercato 600mila piccole imprese l'anno: cosa può significare per
l'Italia? E per l'Umbria? "Industria 2015", il pacchetto di azioni
previste dal Governo, vedrà il protagonismo di 10/20 gruppi
industriali su temi centrali quali l'energia, la mobilità sostenibile,
la ricerca e innovazione, la tecnologia dell'informazione, le reti d'impresa.
Temi ripresi anche dai Docup regionali e mirati alle medie imprese di
successo, che in Umbria sono alcune decine. Ma ? conclude il presidente
regionale della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e
Media Impresa ? ancora una volta manca un intervento a misura dell'impresa
diffusa, del lavoro autonomo, dell'impresa micro (al dì sotto di 10
addetti) e piccola (sotto ai 50), ridando fiato e risorse alle leggi di
settore". - -->.
( da "Denaro, Il" del
18-12-2007)
Salerno rapporto confindustria Sos delle aziende: la burocrazia
ci soffoca Banche e istituzioni finiscono sul banco degli imputati. Per gli
imprenditori salernitani l'eccessiva burocrazia, la mancanza di efficaci strategie di crescita, il gap
infrastrutturale e un circuito del credito poco soddisfacente rappresentano i
veri ostacoli dello sviluppo. E' quanto emerso dalla
terza "Indagine congiunturale del sistema economico e produttivo salernitano"
realizzato da Confindustria Salerno in collaborazione con il Dipartimento di
Scienze economiche e statistiche dell'Università degli Studi e
presentato ieri dal presidente Agostino Gallozzi, da Pasquale Persico,
direttore del Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche
dell'Università degli Studi di Salerno e Paolo Coccorese, professore
associato di Microeconomia. di Caterina La Bella Preoccupate e in attesa. Con
previsioni "stazionarie". Lo segnalano le aziende salernitane nella
terza "Indagine congiunturale del sistema economico e produttivo
salernitano" realizzato da Confindustria Salerno. L'indicatore in chiave
previsionale al quale la maggioranza del campione di imprese intervistate ha
fatto riferimento è stato "stazionario". Nulla si muove
perché tutte considerano le difficili eredità strutturali un fardello
pesante da scontare. Per il primo semestre del 2008, secondo lo studio, sono
stazionari gli ordini (per il 53,1 per cento del campione), la produzione
(per il 51,5 per cento), il fatturato totale (per il 51,5 per cento) e
l'occupazione (per il 46,2 per cento). Internazionalizzazione Non positivo
l'orientamento all'internazionalizzazione. Il 56,2 per cento del panel
interpellato dichiara di non avere preso in considerazione le opportunità
di crescita all'estero, a fronte di un 41,5 per cento che conferma l'impegno
oltre confine. Bocciate le istituzioni. Ad avere la peggio, la Regione
Campania le cui politiche sono considerate "estremamente negative"
dal 72,36 per cento degli imprenditori. Male la Provincia: per il 50,8 per
cento del campione, le azioni riservate allo sviluppo del territorio sono
"inefficaci". Per il 47,7 per cento degli intervistati l'azione
delle Amministrazioni comunali è stata invece "moderatamente
efficace". Il problema più sentito riguarda la filiera
istituzionale considerata "scarsamente coordinata" e responsabile
di non essere stata in grado di risolvere i "soliti" problemi:
strategie di sviluppo del territorio salernitano, viabilità, debole
capacità di attrazione degli investimenti, gap infrastrutturale,
sottovalutazione del ruolo sociale ed economico delle strutture sanitarie
provvisoriamente accreditate. Bacchettate anche ai media, rei di non aver
tenuto conto di alcune problematiche come la pressione fiscale, il rapporto
credito-imprese e la legalità. Infine, altra nota dolente, il credito.
L'indagine ha evidenziato un livello di insoddisfazione per la qualità
dei servizi offerti, il costo delle linee di credito ed i tempi di attesa per
l'erogazione dei finanziamenti giudicati non in linea con l'offerta
nazionale. Confidi "Per colmare il problema dell'accesso al credito ?
annuncia Agostino Gallozzi - accompagneremo tutti i nostri associati nel
Confidi, pagando oneri di iscrizioni e di ingresso. Daremo così la
possibilità alle imprese di interloquire con maggiore efficacia con le
banche". Un altro progetto riguarda la costituzione di un Consorzio
aperto alle Pmi di beni e servizi. "Lo realizzeremo nei primi mesi del
2008 in collaborazione con la Camera di Commercio di Salerno che ne ha
finanziato lo start up organizzativo con un finanziamento di 100 mila euro.
L'obiettivo ? sottolinea Gallozzi - è di fare massa critica attraverso
una gestione dei servizi comuni, dagli acquisti fino alla fase della
commercializzazione e della internazionalizzazione". "Credo che
l'esperienza di Confindustria e università di Salerno sia
significativa ? afferma Pasquale Persico, direttore del dipartimento di
Scienze economiche e statistiche dell'Università degli Studi di
Salerno - perché si pone il problema di individuare e di organizzare una
"visione comune" dello sviluppo che tiene conto delle reali
esigenze degli agenti imprenditoriali presenti sul territorio. Mi riferisco
al progetto di realizzazione di un "Piano Industriale e dei Servizi"
che prende spunto dalla consapevolezza che il principale problema è la
carenza di strategia complessiva derivante dalla mancata interlocuzione
all'interno della filiera istituzionale, ma anche tra gli stessi soggetti che
fanno impresa". Per l'anno in corso economia lenta... - Crescita lenta
della produzione (andamento più basso del 2006) - Fatturato totale in
aumento, ma meno dello scorso anno - Cresce la stazionarietà
dell'occupazione (non ci sono nuovi assunti) Secondo le imprese salernitane
il semestre 2007 si chiude con una leggera crescita, più bassa di
quella del semestre 2006 ...nessuna novità per il 2008 - Ordini
stazionari - Produzione stazionaria - Fatturato totale stazionario -
Occupazione stazionaria Per le imprese salernitane i primi sei mesi del 2008
non presenteranno alcun elemento di crescita concreta 18-12-2007.
( da "Giornale di
Vicenza.it, Il" del 18-12-2007)
EDILIZIA.
Presentata la pubblicazione realizzata dai giovani della Sezione edili di
Confindustria Vicenza Manuale anti burocrazia Una guida pratica per
districarsi tra le 53 prescrizioni che bisogna osservare quando si vuole
avviare un nuovo cantiere Giulio Ardinghi VICENZA Equazione difficile
da risolvere, conti complicati per scioglierli in completa serenità:
tra pressione mediatica degli incidenti sul lavoro e legislazione che ad onta
di migliaia di leggi fa acqua da tutte le parti, gli imprenditori
edili hanno di che preoccuparsi. Ancora di più se un conto ulteriore
debbono farlo con il lavoro nero che mette sul mercato prodotti di minore
qualità, ma più o meno agli stessi prezzi, e se non c'è
alcuna garanzia di prospettiva per pensare che la situazione cambierà.
Il manuale "Lavori in corso", costruito pazientemente dai giovani
della sezione edili di Confindustria Vicenza (coordinatore e presentatore
Antonio Vescovi) per descrivere gli adempimenti indispensabili all'apertura
di un cantiere, cerca il bandolo della matassa che è prima di tutto,
come hanno detto lo stesso Vescovi e il presidente della sezione Fracasso,
fatto di formazione e informazione e subito dopo di orientamento per
l'applicazione scrupolosa della normativa. Un vero e proprio vademecum di
misura quasi tascabile, dentro cui si trova di tutto. E' il primo prodotto
veramente operativo messo in Italia a disposizione degli imprenditori edili
per cui Confindustria Vicenza ne fa ora un orgoglioso must a cui riferirsi.
Un tentativo qualche mese fa c'era stato da parte del Solo 24 Ore, ma non era
così completo: sei le sezioni contenute nel volumetto, dalle norme in
generale ai temi di sicurezza, fisco, lavoro, ambiente, edilizia. Un prodotto
interessante ed elegante, ma soprattutto funzionale, con un pregio in più:
non è rilegato, ma assemblato a schede che si possono aggiungere o
togliere, a seconda di come andrà l'idea di legiferare che
maturerà d'oggi in poi. È la nota francamente stridente che fa
dire agli imprenditori di avere grossi dubbi sulla reale possibilità
che la legislazione venga semplificata e resa un po' meno ingessata dagli
obblighi burocratici (oggi sono 53 le prescrizioni da osservare per poter
aprire un cantiere) tanto dall'avere operato questa scelta precisa: un libro
con le pagine mobili, con due guide metalliche? Certo è che lo sfondo
su cui avviene questo trapianto di buon senso è quanto meno eloquente
di per sé: in provincia di Vicenza, tutte le categorie comprese, sono al
lavoro ogni giorno almeno 300 mila persone. L'incarico di controllare la regolarità
delle posizioni di dipendenti e imprenditori è affidato agli ispettori
del lavoro: prima dell'ultima decisione che ha assegnato a questa provincia
sette nuovi ispettori, l'organico era di due. In tutto, ora, fa nove. Cifre
risibili se si considera che sul versante della categoria degli edili, nel
comitato paritetico composto da imprenditori e parti sociali che si chiama
Cpd, gli ispettori interni operanti sono otto e producono in un anno la
bellezza di 1350 interventi di verifica, il doppio grosso modo di quanto
riesce a fare lo Spisal dell'Ulss. I primi a chiedere regolarità,
guerra aperta al lavoro nero e quindi alle aziende ombra guidate da
speculatori che si improvvisano imprenditori, sono insomma proprio gli edili
con i libri paga e i contributi a posto. Uno dei loro segnali più
forti è quella scuola edile che verrà realizzata il prossimo
anno e che formerà lavoratori e tecnici alla stregua di un avanzato
grado di insegnamento professionale. In un paese abituato a varare leggi
composte da 100 articoli, accompagnandole a regolamenti attuativi che di
articoli ne hanno 600, è chiaro che il punto di equilibrio da
ritrovare è ancora ben lontano. Forse può contribuire anche una
iniziativa come questa del vademecum. .
( da "Adige, L'" del
18-12-2007)
"Mi
oppongo a una gestione clientelare" Andreolli: "L'unico requisito
deve essere la competenza" di PATRIZIA TODESCO Seduto davanti ad una
buona rappresentanza di personale del S. Chiara, dopo aver ricevuto i
complimenti per aver spinto verso la creazione del servizio di genetica
presentato ieri, l'assessore Remo Andreolli ha colto l'occasione per
togliersi qualche sassolino dalla scarpa, per dire ciò che in questi
mesi non aveva mai manifestato pubblicamente. Lo ha fatto in maniera diretta,
denunciando la volontà di qualcuno di voler portare in Trentino un
metodo clientelare per la spartizione delle poltrone nella sanità
trentina. Oggetto del contendere è la riforma della legge 10 sulla
sanità. Ma ciò che ieri mattina ha fatto imbestialire
l'assessore sono state le dichiarazione degli esponenti del Patt che lo hanno
"sfiduciato" dicendo che la "sanità è gestita
male". Il nocciolo del problema, dalle dichiarazioni pubblicate ieri,
sarebbe la gestione degli ospedali periferici e la centralità del
direttore generale il cui "potere assoluto" è criticato,
oltre che dal Patt, anche dalla Margherita e dall'Ordine dei medici che in
diversi documenti aveva chiesto un maggior coinvolgimento della categoria
nelle scelte sulla sanità trentina. Critiche non nuove quelle
dell'autonomista Sergio Muraro, del segretario Rossi e di Bezzi che
però hanno fatto sbottare l'assessore che ieri è stato
chiarissimo sulla sua intenzione di essere inflessibile sulla
necessità che non vi siano ingerenze della politica nelle nomine dei
direttori di struttura. "Mi sorprende che sul Corriere della Sera
proprio oggi un giornalista come Stella censuri la pratica diffusa che lega
le nomine dei primari alle simpatie politiche e da noi altri politici,
invece, invochino una riduzione dei poteri del nostro direttore generale a
favore della politica. In pratica si chiede che a decidere e nominare in tema di sanità siano persone che non ne
hanno le competenze e che dunque seguono criteri che esulano dalla
meritocrazie e dalla professionalità". Andreolli è un
fiume in piena e si appella alla necessità di tutelare la salute dei
cittadini. "Credo che alla fine agli utenti interessi che quando
accedono ai servizi sanitari siano accolte e curate da persone competenti.
Quello deve essere l'unico criterio. Quello che i primari o i direttori fanno
nel loro tempo libero e le loro preferenze politiche non deve assolutamente
interessare". Andreolli accenna anche a pressioni per sospendere, o
comunque rimandare le numerose nomine di primari che dovrebbero essere
effettuate nei prossimi mesi. Nomine pesanti come neurochirurgia, chirurgia
pediatrica, reumatologia, pronto soccorso e nefrologia solo per citarne
qualcuna. "Se c'è un punto fermo - ribadisce di fronte agli
addetti ai lavori e agli organi di stampa - è l'intangibilità
delle nomine. Qui qualcuno vuole introdurre nuovi criteri, un sistema
clientelare, spartire le poltrone. Quella del Patt di oggi è la
più bella sfiducia che potevo ottenere. Oggi e per sempre garantisco
che, nel limite delle mie possibilità, possiamo discutere su tutto
come anche detto nel corso della giornata dei medici, ma non su un principio
sacro e inviolabile come quello delle nomine. Dove è stato messo in
discussione si chiudono gli ospedali". E allora il discorso di Andreolli
punta ancora sulla gente e sugli operatori del settore. "Visto che oggi
quando si mettono al centro del lavoro il cittadino e i pazienti sembra di
chiedere troppo, spero almeno che l'impegno profuso in questi anni sia stato
colto dagli operatori". 18/12/2007.
( da "Adige, L'" del
18-12-2007)
"No
all'ingerenza della politica" Marcello Disertori, presidente dell'Anpo,
l'associazione che riunisce i primari ospedalieri, tranquillizza sulla
situazione Trentina. Secondo lui Trento non è Genova e le nomine
"politicizzate" dei primari denunciate sul Corriere della Sera da
noi non ci sono. "Attualmente il problema non sussiste - conferma - ma
il rischio c'è sempre. A mio avviso la politica deve rimanere fuori da
certe scelte. Ha un ruolo importante nella pianificazione e nelle verifiche, ma
non nelle nomine dove devono contare solo qualità tecniche e meriti
professionali". Disertori punta sulla meritocrazia e sulla necessità
che non vengano introdotti altri criteri se non quelli strettamente legati
alle qualità professionali dei medici che, dice, da tempo chiedono un
maggior coinvolgimento nelle scelte. "Quello che è successo a
Genova - spiega il primario - è la dimostrazione di come le ingerenze
siano negative. Fortunatamente mi sembra che in Trentino questo
problema non ci sia e che la meritocrazia sia
abbastanza rispettata". Sabato, nel corso dell'annuale riunione dei
medici, anche il presidente dell'ordine, Giuseppe Zumiani, era tornato
sull'argomento riforma, ribadendo la necessità di un rafforzamento
della posizione dell'assessorato, della creazione di un organismo di
controllo tra assessorato e Azienda e infine l'istituzione di un comitato
scientifico. Secondo l'Ordine il problema sarebbe "la debolezza
strutturale dell'assessorato, il ruolo egemone dell'Azienda e il fallimento
della partecipazione". 18/12/2007.
( da "Gazzetta di
Parma, La" del 18-12-2007)
Egregio
direttore, giovedì 29 novembre mi sono state recapitate 2
raccomandate. Da qualche tempo, a Sissa, paese dove vivo e lavoro, la
consegna di una raccomandata è sinonimo di una multa da pagare
notificata dalla Polizia Municipale dell'Unione delle Terre Verdiane. Questa
volta, però, c'era una novità: una delle raccomandate era stata
spedita dal Comune di Parma, Comando di Polizia Locale, Servizio
Notificazioni. Ma andiamo con ordine, perchè la storia merita di
essere ben spiegata. Il verbale della Polizia Municipale dell'Unione delle
Terre Verdiane si riferisce ad un'altra notifica di inizio ottobre 2007 che
però riportava dati errati riguardanti il luogo della violazione del
codice della strada. continua... Per leggere il testo completo dell'articolo,
registrati al nuovo "sfogliatore" online.
( da "Resto del
Carlino, Il (Cesena)" del 18-12-2007)
"Il
Comune deve utilizzare gli introiti delle multe solo per gli
investimenti" EPILOGO IN VISTA per il bilancio preventivo 2008 del
Comune che giovedì e venerdì sarà discusso e approvato
in consiglio comunale. La Confartigianato, ormai agli sgoccioli, avanza una
proposta. "Gli introiti delle contravvenzioni non debbono essere
più inseriti nel bilancio corrente ma nella parte straordinaria
relativa agli investimenti ? dice il vicesegretario Giampiero Placuzzi ?
Sarebbe un segnale di grande trasparenza per fugare il dubbio dei cittadini
che il Comune tenda a far legna con le contravvenzioni per sanare i buchi di
bilancio". Altre considerazioni della
Confartigianato: il bilancio deve cementare la coesione sociale non solo far
tornare i conti, vanno eliminate le tasse occulte a partire dai costi della burocrazia. Critiche ai fondi erogati
per E-bus. Plauso al Comune che non ha ha aumentato i tributi. ANCHE
IL SEGRETARIO della Cna cesenate Roberto Sanulli plaude dal canto suo
"alla decisione della Giunta di mantenere inalterata la
tassazione". "Per quanto riguarda la previsione di maggiori entrate
Ici ? prosegue Sanulli ? riteniamo corretto continuare l'azione di recupero
di evasione e elusione. Quanto al passaggio del catasto ai comuni non deve
rappresentare una leva per fare cassa ma, invece, deve consentire di attivare
tutte le azioni necessarie per operare con equità. Auspichiamo che un
aggiornamento delle rendite catastali e un allargamento della base imponibile
possano permettere una riduzione delle aliquote, a partire da quella dei
capannoni, applicata al massimo consentito". La Cna giudica inoltre negative
le risorse destinate al sistema produttivo e la scelta di non riproporre il
fondo per lo sgravio dei tributi locali per i neo-imprenditori. GIUDIZI
POSITIVI sul bilancio, ma anche lamentele arrivano dal quartiere Borello, che
nel suo parere lamenta gli insufficienti finanziamenti erogati al quartiere
in particolare nel 2009 (305mila euro per la scuola elementare e materna a
Bora di Mercato Saraceno e acquisto terreni a Formignano) e gli investimenti
assenti per il 2010. Il quartiere Cervese Sud chiede invece sul piano
investimenti 2008-2010 uno studio di fattibilità per inserire nel 2009
la messa in sicurezza della via Madonna dello Schioppo e nel 2010 la
realizzazione della pista ciclabile a Villa Chiaviche. - -->.
( da "Corriere Alto
Adige" del 18-12-2007)
Corriere
dell'Alto Adige - TRENTO - sezione: TRENTOEPROV - data: 2007-12-18 num: -
pag: 6 categoria: REDAZIONALE Sanità L'assessore Ds contro gli
autonomisti: logiche clientelari Primari, l'ira di Andreolli "Il Patt
vuole i suoi amici" Rossi: non sa rispondere sul piano politico TRENTO -
Guerra aperta in maggioranza. L'assessore alla sanità, Remo Andreolli,
attacca a testa bassa il Patt, accusando i suoi dirigenti di proporre una
gestione "clientelare" della sanità. "Hanno chiesto di
sospendere la nomina dei primari per poterli indicare loro secondo logiche
clientelari - accusa -. Sarebbe un problema per la salute di tutti i
cittadini se, come vuole il Patt, i primari venissero nominati perché amici
di Panizza, piuttosto che di Rossi o di Bezzi". La replica del
segretario delle Stelle alpine non si fa attendere. Ugo Rossi, però,
non getta benzina sul fuoco. "Noi - afferma - abbiamo posto un problema
politico, quello degli ospedali periferici. Su un piano politico attendevamo
la risposta dell'assessore". Quanto all'accusa specifica di aver fatto
bloccare la nomina dei primari con l'intenzione di aiutare i propri favoriti,
Rossi risponde così: "Nell'ultima riunione di maggioranza abbiamo
effettivamente chiesto di rimandare la nomina dei primari, visto che si
prevedeva a breve un riassetto della dirigenza della sanità trentina.
Non certo per proporre nomi di amici ". Alla fine Remo Andreolli ha
detto basta. Da agosto, quando la Margherita depositò il suo disegno
di legge sulla sanità, Civica e Patt si danno il cambio nell'attaccare
l'operato dell'assessore. Da ultimo, Sergio Muraro si è rifiutato di votare
la legge finanziaria, motivando il suo no come segno di dissenso non verso la
giunta, ma verso l'assessore Andreolli. Rossi, che aveva dato indicazioni di
voto diverse, a posteriori ha cavalcato lo strappo di Muraro, vista
l'assoluta condivisione delle critiche rivolte al titolare della
sanità. A questo punto Andreolli non ci ha visto più.
"è la più bella sfiducia che possa ottenere, perché io ho
sempre garantito, e continuerò a farlo, il principio inviolabile e
sacro di mettere al centro il cittadino, del diritto ad essere curati,
diagnosticati e riabilitati da persone competenti. Le
nomine si devono basare sulla meritocrazia e la competenza". Così l'assessore ieri, in
occasione della presentazione del progetto di genetica medica. "Proprio
oggi il Corriere della Sera - ha ricordato - si occupa di sanità e
Gian Antonio Stella denuncia l'ingerenza diffusa della politica nelle nomine
dei primari. In Trentino non accade e non deve accadere. Non si deve
portare l'orologio indietro di trent'anni". In serata, l'assessore
è tornato sull'argomento garantendo che "finché i Ds saranno al
governo di questa Provincia, l'unico criterio di scelta della classe
dirigente sarà quello della meritocrazia".
Poi ha aggiunto: "Chi utilizza demagogicamente e elettoralisticamente il
delicato argomento della sanità - ha concluso riferendosi ancora al
Patt - ci pone nelle condizioni di riflettere sulla possibilità di
lavorare ancora assieme". è crisi di giunta? No, ma sicuramente
le elezioni si stanno avvicinando a passi larghi e tesi. Tristano Scarpetta
Segnali Remo Andreolli ha attaccato frontalmente il Patt, ma forse ha voluto
mandare un messaggio anche alla Civica (Foto Rensi).
( da "Mattino, Il
(Salerno)" del 18-12-2007)
IL
DATO "CAMPIONE" La concorrenza temuta più dei costi Le
infrastrutture? Non sono tra le problematiche più avvertite dagli
imprenditori salernitani, o comunque tra quelle con cui hanno dovuto fare i
conti nel 2007. A sorpresa, infatti emerge che le aziende del campione
intervistate dall'Ufficio Studi di Confindustria si sono lamentate un po' di tutto: dagli aumenti dei costi di gestione, agli eccessi
della burocrazia, dalla
crescita delle concorrenza, ai costi energetici sempre più sostenuti
fino alle difficoltà di reperimento di personale specializzato e al
decremento degli ordinativi. Ma poche hanno denunciato problemi legati in
senso lato alle infrastrutture. Poco avvertito anche l'adeguamento
normativo (evidentemente quindi in quasi tutti i comparti la normazione viene
avvertita come al passo coi tempi). Altro dato un po' a sorpresa, riguarda la
puntualità nella riscossione dei crediti: contrariamente alle
aspettative, non è tra i problemi più avvertiti quest'anno.
( da "Mattino, Il
(Salerno)" del 18-12-2007)
"Burocrazia e politica non aiutano lo sviluppo" REMO
FERRARA Preoccupazione e attesa: sono questi gli elementi salienti che
sintetizzano la terza indagine congiunturale presentata ieri da Confindustria
Salerno e realizzata dall'Ufficio Studi con il Dipartimento di Scienze
Economiche e Statistiche dell'Università di Salerno. Il 2007
per gli imprenditori salernitani si chiude senza particolari scossoni, in
positivo come in negativo, ma emerge accanto a quello che il presidente
Gallozzi definisce "un clima non negativo ma realista" anche una
grande sfiducia verso le amministrazioni locali. Una bocciatura secca delle
politiche in materia di sviluppo che diventa più dura e netta man mano
che ci si allontana dal territorio comunale per raggiungere le massime
proporzioni nei confronti della Regione Campania. "Bisogna semplificare
l'apparato burocratico - ha detto Gallozzi - avviare un piano di sviluppo per
le infrastrutture della mobilità delle persone e delle merci, e
promuovere una coesione istituzionale e territoriale molto più ampia e
molto più forte. Solo così il nostro territorio può
diventare più competitivo". Una necessità che ha anche una
scadenza temporale: il 2010, quando si concretizzerà l'area di libero
scambio nel Mediterraneo "e quindi si dovrà competere con paesi,
come la Tunisia, che sono proprio di fronte a noi". Sembra avercela, Gallozzi,
soprattutto con gli enti locali: "Manca una politica di sviluppo ai vari
livelli istituzionali - dice - e spesso le varie amministrazioni non
dialogano tra loro e sono incapaci di concepire un sistema di sviluppo che
aiuti e accompagni le imprese". Gli imprenditori locali per il
presidente Gallozzi rimangono tuttavia "pronti a rischiare ed investire
non sul mattone, ma in attività imprenditoriali", ma per farlo
rivendicano politiche incisive "per colmare le solite carenze: non
è il solito pianto della suocera, ma la rivendicazione forte a che le
cose vengano fatte. Non avviene a causa di una burocrazia
troppo spesso lenta e farraginosa". La classe politica locale per il
presidente di Confidustria Salerno spesso appare "non in grado di
risolvere i problemi e soprattutto non propensa ad affiancare gli
imprenditori nei percorsi di crescita e di sviluppo. L'impresa salernitana
è sempre più sola". Per gli industriali salernitani
occorre una visione complessiva dello sviluppo che metta al centro delle
strategie il settore manifatturiero: e non spaventano le dimensioni
medio-piccole delle imprese nostrane. "Le nostre aziende hanno spesso
raggiunto livelli di specializzazione molto elevati. Ma in quanto piccole non
riescono a raggiungere la massa critica per affrontare i mercati
esteri". Di qui la creazione di un Consorzio, sostenuto anche dalla
Camera di Commercio, che lo ha finanziato con 100mila euro, per unire gli
sforzi e creare un organismo che competa su acquisti, competizione sui
mercati, accesso al credito. In più Confidustria favorirà
l'iscrizione al Confidi: "Ci faremo carico - dice Gallozzi - delle quote
di adesione delle piccole imprese per agevolare i rapporti col sistema
bancario".
( da "Gazzettino, Il
(Vicenza)" del 18-12-2007)
Sicurezza
nei cantieri: "Più controlli, meno burocrazia"
Confindustria ha presentato il "vademecum" per gli edili. Fracasso:
"Una guida che aiuta, ma anche denuncia i problemi" Si scrive
"cantiere edile" ma nel linguaggio quotidiano si dice sicurezza,
formazione, regole. Argomenti che toccano molto da vicino Vicenza e che sono
stati sviscerati ieri, durante la presentazione del vademecum "Lavori in
corso", un volume ad anelli di una sessantina di pagine, più o
meno tante quanti gli adempimenti che occorrono ad aprire e tener aperto un
cantiere. Si tratta di una guida operativa che riassume gli obblighi,
inseriti in un complesso contesto normativo, che un imprenditore deve
rispettare per esercitare l'attività edilizia. Il volume è
stato presentato nella sede dell'associazione dal suo curatore, Antonio
Vescovi, coordinatore della sezione giovani imprenditori edili di Confindustria
Vicenza, con la benedizione di Giuseppe Fracasso, presidente dei costruttori
berici iscritti agli industriali. Il quale ha ufficialmente annunciato che
nel 2008 inizieranno i lavori della prima scuola edile di Vicenza, la
"Andrea Palladio", che sarà riconosciuta come scuola
professionale. "Puntiamo sulla formazione sia degli imprenditori che dei
lavoratori", spiega il presidente, "anche per quei dipendenti che
hanno 30 anni di esperienza e conoscono perfettamente i ponteggi, ma devono
ugualmente fare dei corsi come richiesto dalla legge".A dimostrazione
che in questo settore tutto è interconnesso Fracasso non esita quindi
a parlare di burocrazia, da sempre spina nel fianco
dei costruttori, che il vademecum non accusa direttamente, ma semplicemente
mostra nella sua interezza. "Credo che questa guida sia unica in
Italia", ha commentato, "e rappresenta due aspetti, quello
dell'utilità e quello politico, cioè far toccare
con mano la vita delle aziende alle prese con la burocrazia". Fracasso, unendo i due temi, formalismo legislativo e
sicurezza, condensa poi il suo pensiero in una frase: "Più
controlli e meno burocrazia". Ma l'occasione porta anche ad altre riflessioni. Alcune
delle quali mostrano il punto di vista dell'associazione proprio sull'origine
delle "cattive pratiche" del lavoro, che si annidano
particolarmente proprio in questo settore, in un circolo vizioso fatto di sub
affidamenti a micro imprese che spesso fuggono a qualsiasi controllo.
"Bisogna distinguere tra l'impresa edile e l'immobiliare, noi lavoriamo
per chi ha le cosiddette "aree d'oro", l'impresa costruisce per
l'immobiliare", sottolinea Fracasso. Ma se c'è una lobby dei
costruttori, come mai questa non riesce ad impedire l'accesso nel mercato di
quelle ditte "spuria" che scendono in campo abbassando i prezzi e
alzando i rischi per i lavoratori? "I furbetti del quartierino ci sono
da sempre", risponde il presidente. "Si fa presto a trovare un
geometra e quattro artigiani che fanno la casetta e non rispettano le regole.
Noi cerchiamo di fare lobby contro queste situazioni".Aprire un'impresa
edile in effetti è immediato, basta l'iscrizione alla Camera di
Commercio. "Un controsenso, un barbiere deve fare un corso per
esercitare, un impresario edile no", dice Fracasso e conclude: "Noi
chiediamo semplificazione e accorpamento degli adempimenti da una parte e
controlli più rigorosi dall'altra, ma Vicenza ha 2 ispettori del
lavoro, tra breve ne arriveranno altri 7, sono sufficienti per la terza
provincia più industrializzata d'Italia?".Pietro Rossi.
( da "Gazzettino, Il" del
18-12-2007)
Parla
il sostituto procuratore di Venezia, uno dei protagonisti di Tangentopoli
degli anni Novanta: "Il disagio è reale ma la soluzione è
altrove" Carlo Nordio: "Prevenzione e meno burocrazia"
"Il primo obiettivo non è rimediare solo alla corruzione ma alle
lentezze per ottenere licenze, permessi, concessioni" E' convinto che il
sondaggio faccia emergere un reale disagio, ma non si sente assolutamente di
essere d'accordo con il tipo di soluzione proposta nella domanda
dell'indagine. Combattere la corruzione con una riedizione di Tangentopoli
per lui, Carlo Nordio sostituto procuratore della Repubblica di Venezia, uno
dei protagonisti della magistratura inquirente veneta negli anni '90 non
è la soluzione. "I giudici non possono essere considerati alla
stregua di una forza divina in grado di risolvere ogni problema
contemporaneo. Le gravi questioni legate alla corruzione non si combattono
con la punizione, bensì con la prevenzione come qualsiasi altro tipo
di reato. Il tema è andare alla radice ed estirpare ciò che
inevitabilmente è destinato a logorarsi nel tempo. In questo caso sono
le leggi a dover cambiare e l'elefantiaca burocrazia
a dover essere bloccata ed eliminata".Leggendo tra le righe i risultati
del sondaggio e la delusione del Nordest, insieme a quella dell'Italia,
sembra di navigare in un oceano costellato di arcipelaghi del pessimismo
quando si tenta di formulare un giudizio sull'onestà della classe
dirigente nostrana."In realtà il Belpaese dovrebbe sapere che
nella nostra penisola c'è molta meno corruzione sicuramente rispetto a
tutti i paesi del terzo mondo e rispetto all'est europeo. Una premessa che
è giusto fare, perchè troppo spesso gli italiani sono abituati
a piangersi addosso e a disegnare catastrofi. A ritenersi i peggiori.
Comunque sia se il disincanto rilevato nell'indagine è sicuramente
concreto, è la diagnosi, o meglio la cura ipotizzata dagli
intervistati, ad essere sbagliata. Perché la corruzione non è una
vicenda sanabile esclusivamente dalle forze dell'ordine o nelle aule dei
tribunali. Almeno non solo. E certamente non deve essere individuata dal
popolo come prima soluzione. L'obiettivo che l'Italia si dovrebbe porre
invece è un altro. Vale a dire cominciare a rimediare e a migliorare
un sistema inefficiente e sgangherato. E Lento. Lento come le immagini di una
moviola. La burocrazia continua ad essere
vessatoria".I biblici iter burocratici strettamente collegati a fatti di
corruzione?"Certo. In fondo, per avere licenze e permessi è
necessario compiere molti passaggi e bussare a molte porte. Talora qualche
porta può anche non aprirsi immediatamente e allora il cittadino
è disposto a compiere dei reati, a corrompere, quindi, pur di chiudere
il giro ed eliminare la morsa burocratica che lo tiene avvinghiato a sé, a
volte per qualche anno, senza raggiungere nulla e senza ottenere permessi,
licenze o concessioni".Come sostiene lei, dunque, non è la 'mano
divina' di divise e toghe a veder volgere al termine amare vicende di
corruzione. Suggerisce un percorso ben più importante: intervenire su
un sistema che va al rallentatore. Difficile."Ma necessario. Del resto,
se la tara è nella struttura non è possibile negarlo; e non
è neppure possibile illudersi che la Giustizia possa fare da sola. La burocrazia è nel Dna del nostro Paese ed è
certamente utopico pensare di invertire la tendenza dei fenomeni di
corruzione attraverso le punizioni, le pene, i processi. La formula vincente
per sconfiggere questo male contemporaneo, o quantomeno per limitarlo, sta
nella semplificazione delle leggi e in una maggiore chiarezza e trasparenza
nell'individuazione delle competenze. La questione è la stessa da
secoli. Pensate che Tacito già a 'suo tempo' aveva capito tutto quando
sosteneva che una repubblica è tanto più corrotta quante
più leggi la governano. Ora, tornando ai giorni nostri e all'enorme
quantità di carte e certificati che ci portiamo dietro, evidentemente
da secoli, una semplificazione consentirebbe ai cittadini di non imbattersi
in ostacoli e di non cercare soluzioni penalmente perseguibili. Insomma, non
sarebbe necessario oliare ingranaggi che rimangono bloccati e che impediscono
addirittura di lavorare. E' questo il primo traguardo da raggiungere nel
nostro Paese per evitare di trovarsi sempre ad ungere le ruote della pigra e
indolente macchina burocratica e a commettere reati. Il disagio c'è,
il problema c'è. Ma veneti e friulani confondono la sgangheratezza del
sistema con la corruzione".Annamaria Bacchin.
ARTICOLI DEL 17 DICEMBRE 2007
Pubblici dipendenti: valutazione
dei comportamenti e responsabilità disciplinare ( da "AltaLex"
del 17-12-2007)
"Soldi e meno burocrazia per
sedurre le imprese" ( da "Stampa, La" del
17-12-2007)
<I tentativi di condizionamento?
Arrivano da ogni parte> ( da "Secolo XIX, Il" del
17-12-2007)
Il patto d'acciaio bhp-rio tinto
spaventa i cinesi - hugo dixon ( da "Repubblica, La" del
17-12-2007)
Tre anni per un'adozione, la burocrazia
blocca le coppie ( da "Tribuna di Treviso, La" del
17-12-2007)
Malpensata, l'asilo in famiglia cerca
aiuto ( da "Eco di Bergamo, L'" del
17-12-2007)
Beni di mafia cercano gestore
( da "Panorama"
del 17-12-2007)
Una chiavetta apri-burocrazia
( da "Corriere Economia"
del 17-12-2007)
La burocrazia straccia la carta
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 17-12-2007)
"Chi è Stato?",
l'analisi di Tivelli sugli uomini che fanno funzionare l'Italia
( da "Gazzettino, Il (Rovigo)"
del 17-12-2007)
Le due eguaglianze
( da "Opinione, L'"
del 17-12-2007)
"Una sanità da
riorganizzare..." ( da "Quotidiano.it, Il" del
17-12-2007)
I miracoli del quarto Capitalismo
( da "KataWeb News"
del 17-12-2007)
Articoli
Pubblici
dipendenti: valutazione dei comportamenti e responsabilità
disciplinare
(sezione: Costi dei politici)
( da "AltaLex" del 17-12-2007)
Ministero per le Riforme nella PA,
direttiva 06.12.2007 n° 8 (Gesuele Bellini) Stampa Il Ministro per le Riforme
e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, Luigi Nicolais, con la
direttiva n. 8 del 6 dicembre 2007, recante principi di valutazione dei
comportamenti nelle pubbliche amministrazioni e responsabilità'
disciplinare, ha fornito opportune indicazioni a queste ultime affinché siano
garantite sia le prescrizioni contrattuali, ma soprattutto i valori che
sormontano l'azione delle pubbliche amministrazioni. Il provvedimento, nel
richiamare il decreto del Ministro della Funzione pubblica del 28 novembre
2000, con cui è stato approvato il Codice di comportamento dei
dipendenti delle pubbliche amministrazioni e la successiva circolare adottata
dallo stesso Ministro del 12 luglio 2001, n.2198, inerente le norme sul
comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, sottolinea il
rilievo giuridico, oltreché etico, delle prescrizioni contenute nello stesso,
in base alle quali possono essere comminate le sanzioni disciplinari. La
direttiva evidenzia che in caso di inosservanza di quanto previsto nel Codice
di comportamento e dalle disposizioni dei vari CCNL, possano essere irrogate
sanzioni disciplinari, con particolarità nei seguenti casi: nel caso
di insufficiente rendimento ovvero quando i dipendenti responsabili dei
procedimenti violino le prescrizioni sostanziali e/o formali contenute nella
legge 241/90, oppure adempiano secondo modalità inadeguate e/o
incomplete (ad esempio: omettendo di indicare tutte le informazioni previste
come contenuto necessario della comunicazione di avvio del procedimento ai
sensi dell'art.8 della legge n.241 del 1990). in caso di malattia, quando vi
è l'inosservanza delle prescrizioni inerenti la tempestività ed
adeguatezza della produzione dei documenti sanitari diretti ad attestare la
legittimità dell'assenza, ovvero l'allontanamento dal domicilio
durante le fasce di reperibilità, senza previa comunicazione
all'amministrazione; quando i soggetti preposti omettono l'attivazione delle
procedure sanzionatone, concretizzando un danno all'immagine dell'amministrazione.
La direttiva conclude ricordando che, ai sensi dell'art.60 comma 6 del
decreto legislativo 30 marzo 2001 n.165, l'ispettorato per la funzione
pubblica, è tenuto ad espletare un'attività di monitoraggio
rispetto all'esercizio dell'azione disciplinare, e, pertanto, invita tutte le
amministrazioni interessate ad inviare, entro 5 giorni, le contestazioni
mosse al dipendente (sostituendone il nominativo con un codice al fine di
tutelarne la riservatezza) con specifico riferimento alla violazione imputata
al medesimo nonché il successivo esito del procedimento. (Altalex, 17
dicembre 2007. Nota di Gesuele Bellini) Ministro per le Riforme e le
Innovazioni nella Pubblica Amministrazione Direttiva 6 dicembre 2007, n. 8
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Segretariato generale Roma Alle
Amministrazioni dello Stato anche ad ordinamento autonomo Loro Sedi Al
Consiglio di Stato Ufficio del Segretario generale Roma Alla Corte dei Conti
Ufficio del Segretario generale Roma All'Avvocatura generale dello Stato
Ufficio del Segretario generale Roma Alle Agenzie Loro Sedi Al FARAN Roma
Alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Roma Agli Enti pubblici
non economici (tramite i Ministeri vigilanti) Loro Sedi Agli Enti pubblici
(ex art. 70 del D.Lgs n. 165/01) Loro Sedi Agli Enti di ricerca (tramite i
Ministeri vigilanti) Roma Alle Istituzioni universitarie
(tramite il Ministero dell'istruzione dell'Università e della ricerca)
Roma Alle Camere di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato (tramite il
Ministero dello sviluppo economico) Alle Aziende del Servizio Sanitario
Nazionale Ai Nuclei di valutazione Agli Organi di controllo interno E, p.
c. Alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni AITANO All'UPI Alla CRUI
All'UNIONCAMERE DIRETTIVA RECANTE PRINCIPI DI VALUTAZIONE DEI COMPORTAMENTI
NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI -RESPONSABILITÀ' DISCIPLINARE 1.
Premessa. L'attribuzione all'area dirigenziale del ruolo e dei poteri del
datore di lavoro, impone una continua ed attenta disamina in merito alla
condotta mantenuta dal personale assegnato alle varie strutture, sia sotto il
profilo dell'esatto adempimento delle prescrizioni contrattuali che della
conformità alle regole deontologiche previste per i dipendenti
pubblici. Le prestazioni lavorative di tutti coloro che agiscono all'interno
degli apparati pubblici devono garantire non il semplice ossequio alle
prescrizioni contrattuali, ma una completa adesione ai valori che sormontano
l'azione delle pubbliche amministrazioni. Le amministrazioni devono infatti
perseguire l'interesse pubblico, garantendo ai cittadini, nel contempo,
modalità di comunicazioni che assicurino la comprensibilità e
l'affidabilità degli atteggiamenti e dichiarazioni di ogni addetto. Si
ricorda che con decreto del Ministro della Funzione pubblica del 28 novembre
2000, è stato approvato il Codice di comportamento dei dipendenti
delle pubbliche amministrazioni e che è stata successivamente
adottata, dallo stesso Ministro la circolare 12 luglio 2001, n. 2198 inerente
le Norme sul comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Le
prescrizioni contenute nel Codice di comportamento tratteggiano i principi
cui i dipendenti delle pubbliche amministrazioni devono conformarsi non solo
in occasione dell'adempimento della prestazione lavorativa, ma anche con
riguardo ai contatti sociali. Il suddetto codice, infatti, pone degli
specifici vincoli con riferimento ai rapporti con il pubblico (art. 11 del
Codice) nonché alle condotte da mantenere nella vita sociale (art. 9). E'
opportuno ricordare che tutte le prescrizioni contenute nel Codice di
condotta assumono, oltre che un valore etico, uno specifico rilievo
giuridico, atteso che è sulla base dello stesso che possono essere
comminate le sanzioni di più tenute afflittività. 2. La valutazione
delle condotte dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni alla luce del
Codice di comportamento. Con riferimento alle sanzioni del rimprovero verbale
o scritto (censura) o della multa di importo pari a 4 ore di retribuzione, i
contratti collettivi associano, generalmente, tale misura alla "a)
inosservanza delle disposizioni di servizio, anche in tema di assenze per
malattia, nonché dell'orario di lavoro; b) condotta non conforme ai principi
di correttezza verso altri dipendenti o nei confronti del pubblico; c) negligenza
nella cura dei locali e dei beni mobili o strumenti a lui affidati o sui
quali, in relazione alle sue responsabilità, debba espletare azione di
vigilanza; d) inosservanza delle norme in materia di prevenzione degli
infortuni e di sicurezza sul lavoro nel caso in cui non ne sia derivato un
pregiudizio al servizio o agli interessi deiramministrazione o di terzi; e)
rifiuto di assoggettarsi a visite personali disposte a tutela del patrimonio
deiramministrazione, nel rispetto di quanto previsto dall'art. 6 della L. 20
maggio 1970 n. 300; f) insufficiente rendimento" (così l'art. 13
del CCNL relativo al personale del comparto ministeri per il quadriennio
normativo 2002 - 2005 e biennio economico 2002 - 2003) I dirigenti delle
varie strutture destinatarie della presente direttiva sono tenuti a
verificare che le condotte dei dipendenti siano conformi a tali indicazioni.
In particolare, l'"inosservanza delle disposizioni di servizio",
presuppone che i dirigenti assegnino specifiche responsabilità in capo
ai dipendenti. L'art. 11 del Codice di comportamento prescrive che ciascun
"dipendente in diretto rapporto con il pubblico prest[i] adeguata
attenzione alle domande di ciascuno e fornisc[a] le spiegazioni che gli siano
richieste in ordine al comportamento proprio e di altri dipendenti
dell'ufficio. Nella trattazione delle pratiche egli rispetta l'ordine
cronologico e non rifiuta prestazioni a cui sia tenuto motivando
genericamente con la quantità di lavoro da svolgere o la mancanza di
tempo a disposizione. Egli rispetta gli appuntamenti con i cittadini e
risponde sollecitamente ai loro reclami". Se si combina quanto previsto
nel Codice di comportamento con quanto prescritto nei vari CCNL si evince che
i dipendenti delle pubbliche amministrazioni sono tenuti ad una condotta
improntata alla sollecitudine e correttezza dell'azione amministrativa,
diretta ad impedire generiche quanto, molto spesso, pretestuose
giustificazioni all'inazione o ai ritardi. La regola comportamentale,
infatti, qualifica come indebito il rinvio della trattazione delle questioni
d'ufficio, in ragione di un indimostrato (ed indimostrabile) eccessivo carico
di lavoro. Devono quindi censurarsi quelle amministrazioni che giustificano
il mancato rispetto dei termini procedimentali in considerazione della mole
di lavoro ovvero con la difficoltà nel reperimento della
documentazione istruttoria. Tali comportamenti, peraltro, comportano censure
di illegittimità da parte dell'autorità giurisdizionale
amministrativa, in tutti quei casi in cui il trascorrere del termine per la
conclusione del procedimento, equivale a provvedimento di diniego.
Così la giurisprudenza amministrativa ha qualificato come illegittimo
il rigetto dell'istanza, ove ciò sia ricondotto ad una
"difficoltà di reperimento del fascicolo" (TAR Lazio,
sentenza 14 ottobre 2003 n. 8356). 3. In particolare, l"insufficiente
rendimento". L'insufficienza del rendimento dei dipendenti delle
pubbliche amministrazioni, integra il presupposto per l'applicazione di
sanzioni disciplinari di vario livello, in ragione della gravità e
continuità della condotta mantenuta (in genere dal semplice rimprovero
verbale o scritto alla multa di importo pari a 4 ore di retribuzione fino al
licenziamento con preavviso). Il parametro cui occorre fare riferimento, deve
rinvenirsi nell'art. 2104 del codice civile, secondo cui "il prestatore
di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione
dovuta, dall'interesse dell'impresa". Presupposto per l'applicazione
della sanzione disciplinare è l'imputabilità della condotta
negligente e non il semplice mancato raggiungimento delle prestazioni attese.
La mancata realizzazione delle prestazioni attese potrebbe, infatti, essere
addebitabile a ragioni oggettive, non imputabili in quanto connesse alle condizioni
psico-fisiche del dipendente. L'esigenza di commisurare la condotta del
personale addetto alle varie strutture pone a carico dei responsabili degli
uffici, l'onere di precisare la qualità della prestazione attesa da
ciascuno. Con riferimento all'intestazione della qualità di
responsabile del procedimento, appare opportuno precisare
l'inderogabilità del rispetto delle prescrizioni contenute nella legge
7 agosto 1990 n. 241 e successive modifiche ed integrazioni, recante norme in
materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti
amministrativi. Le modifiche apportate alla legge n.241 del 1990, hanno
introdotto nuovi adempimenti a carico dell'amministrazione procedente, quali
l'obbligo di disporre la comunicazione di avvio del procedimento anche nei
confronti del soggetto che ha presentato l'istanza sulla cui base si è
avviato lo stesso procedimento (art. 8, comma 2 c)ter della legge n.241 del
1990), ovvero la comunicazione dei motivi ostativi all'accoglimento
dell'istanza (artAObis della legge n.241 del 1990). Suddetti adempimenti, in
quanto previsti da fonte legislativa e finalizzati a favorire la
partecipazione al procedimento da parte dei destinatari del provvedimento
finale, appaiono strumentali al perseguimento dei valori della trasparenza ed
imparzialità dell'amministrazione. Le amministrazioni destinatarie
della presente direttiva, sono tenute ad avviare l'azione disciplinare ove i
dipendenti responsabili dei procedimenti violino le suddette prescrizioni,
ovvero adempiano secondo modalità inadeguate e/o incomplete (ad
esempio: omettendo di indicare tutte le informazioni previste come contenuto
necessario della comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell'art. 8
della legge n. 241 del 1990). La violazioni di prescrizioni formali previste
dal legislatore, integra una condotta palesemente negligente, talché non
possono tollerarsi ritardi o approssimazioni. Si consideri altresì che
le suddette violazioni espongono l'amministrazione al rischio di subire
l'annullamento dei provvedimenti in sede giurisdizionale, in considerazione
della violazione del principio del contraddittorio, nonché un sicuro
detrimento alla propria immagine. 4. I controlli sulle assenze per motivi di
salute. I dirigenti delle amministrazioni destinatarie della presente
direttiva sono tenuti ad assicurare il rispetto, da parte dei dipendenti
assenti per ragioni di salute, delle prescrizioni contrattuali in tema di
produzione dei certificati medici. Con riferimento alle assenze di un solo
giorno lavorativo, per ragioni di salute, si precisa che l'amministrazione
è comunque tenuta a pretendere la produzione della certificazione
sanitaria, sussistendo, come riconosciuto dalla giurisprudenza, il potere di
verificare la legittimità delle cause di assenza del dipendente dal
servizio, a fortiori per le assenze (brevi) per malattia, che, per la loro
imprevedibilità, sfuggono al controllo dell'amministrazione e
costituiscono, tra quelle consentite, la più ricorrente ed onerosa
forma di assenza dal servizio. I dirigenti delle strutture pubbliche sono
altresì invitati a concludere, ai sensi dell'art. 15 della legge 7
agosto 1990, n. 241, accordi con le competenti strutture sanitarie, allo
scopo di assicurare che ogni dipendente assente per ragioni di salute, venga
sottoposto, nella stessa giornata, a visita fiscale. Si precisa
altresì che ove la competente struttura sanitaria non sia nelle
condizioni di assicurare, nella stessa giornata, la visita fiscale per ogni
dipendente assente, le amministrazioni possono comunque concludere accordi,
ai sensi dell'art. 17 della legge n. 241 del 1990 con altre strutture
pubbliche, allo scopo di conseguire la necessaria valutazione sanitaria. Al
fine di favorire le attività di controllo da parte dei medici fiscali,
si invitano i dirigenti delle amministrazioni destinatarie della presente
direttiva, a predisporre adeguati mezzi di comunicazione affinché i
dipendenti che abbiano la legittima esigenza di allontanarsi dal proprio
domicilio, possano informare l'amministrazione di tale circostanza. A tal
fine appare proporzionata la predisposizione di un numero telefonico/fax
ovvero di un indirizzo di posta elettronica, esclusivamente destinato a
ricevere le comunicazioni relative ad eventuali allontanamenti dal domicilio,
da parte dei dipendenti assenti per ragioni di salute. L'inosservanza delle
prescrizioni inerenti la tempestività ed adeguatezza della produzione
dei documenti sanitari diretti ad attestare la legittimità
dell'assenza, ovvero l'allontanamento dal domicilio durante le fasce di reperibilità,
senza previa comunicazione all'amministrazione, integrano condotte meritevoli
di sanzioni disciplinare, secondo quanto previsto dai rispettivi Contratti
Collettivi Nazionali di Lavoro. 5.
L'omessa attivazione delle procedure sanzionatone come
danno all'immagine dell'amministrazione. Le pubbliche amministrazioni, oltre
ad assicurare il perseguimento del proprio fine istituzionale, sono anche
tenute a mantenere un'immagine positiva della propria organizzazione.
L'immagine dell'amministrazione è oramai entrata tra i valori
immateriali di ogni apparato pubblico. La Corte dei conti ha ricondotto fra i
valori degli apparati pubblici, l'immagine delle pubbliche amministrazioni,
ossia "la tutela della propria identità, del buon nome, delle reputazione
e credibilità, nonché l'interesse che le competenze individuate siano
rispettate, le funzioni assegnate siano esercitate, le responsabilità
dei funzionari attivate" (così Corte dei Conti, Sezioni riunite,
Sentenza del 23 aprile 2003 n. 10/2003/QM). Il perfezionamento delle
procedure sanzionatorie integra il presupposto per diffondere un'immagine di
efficienza dell'apparato. La stessa Corte dei conti, in sede di controllo
sulla gestione delle amministrazioni statali, con riferimento all'avvio
dell'azione disciplinare in conseguenza di azioni penali ha registrato una
condotta protesa a "minimizzare le sanzioni, in modo da prevenire i
ricorsi degli interessati" (Corte dei conti, Sez. gestione contr. Stato,
Relazione approvata con delibera 7/06/G). Tale atteggiamento appare ancora
più diffuso rispetto alle fattispecie disciplinari di ancor più
ridotta afflittività, talché appare indifferibile una più
rigorosa applicazione delle prescrizioni vigenti, allo scopo di ricostruire
l'immagine di efficienza ed efficacia degli apparati pubblici. 6. Funzioni di
monitoraggio dell'Ispettorato della funzione pubblica. L'ispettorato per la
funzione pubblica, ai sensi dell'art. 60 comma 6 del decreto legislativo 30
marzo 2001 n. 165, è tenuto ad espletare un'attività di
monitoraggio rispetto all'esercizio dell'azione disciplinare. A tal fine si
invitano tutte le amministrazioni destinatarie della presente direttiva ad
inviare all'indirizzo di posta elettronica ispettorato@funzionepubblica.it i
dati relativi all'avvio dei procedimenti disciplinari ed agli esiti degli
stessi. In particolare dovranno essere inviati, entro 5 giorni, le
contestazioni mosse al dipendente, con specifico riferimento alla violazione
imputata al medesimo nonché il successivo esito del procedimento. Al fine di
tutelare la riservatezza dei soggetti sottoposti a procedimento disciplinare,
stante la funzione di mero monitoraggio dell'attività espletata
dall'Ispettorato della funzione pubblica, appare proporzionato l'invio dei
documenti suddetti previa rimozione del nominativo del dipendente.
Sarà cura dell'amministrazione che avvia il procedimento disciplinare,
individuare sistemi di riconoscimento degli atti, al fine di consentire che i
documenti richiesti (contestazioni ed esito dell'azione disciplinare) possano
essere riconosciuti dall'Ispettorato. A tal fine può giovare la
sostituzione del nominativo del dipendente con un codice pedissequamente
riportato in occasione di tutte le seguenti comunicazioni rese
all'Ispettorato.
"Soldi e meno burocrazia per sedurre le imprese"
(sezione: Burocrazia)
( da "Stampa, La" del
17-12-2007)
Soldi
e semplificazione legislativa. Sono i pilastri su cui punta la Regione per
attrarre e sviluppare in Piemonte investimenti produttivi dall'estero o il
ritorno di aziende subalpine che negli anni scorsi hanno delocalizzato la
produzione fuori dai confini regionale. Lo strumento individuato
dall'assessore all'Innovazione, Andrea Bairati, si chiama contratto
d'insediamento. Da gennaio gli uffici regionali inizieranno una trattativa
con imprese, Università ed enti locali per arrivare alla firma del
contratto. Tre gli obiettivi. Il primo: la costruzione di nuovi impianti
produttivi. Il secondo: la realizzazione di centri di ricerca, sviluppo,
competenza e progettazione; o la costruzione di laboratori e centri
direzionali. Il terzo: ristrutturazione o riconversione in chiave tecnologica
e innovativa di un impianto produttivo già esistente e la
riattivazione di impianti e/o insediamenti inattivi. Spiega Bairati: "La
nostra offerta si rivolge a tutte le aziende, a parte quelle del settore
commerciale, che esercitano attività diretta alla produzione di beni e
servizi. E' evidente che è nostro interesse privilegiare i settori
maggiormente innovativi, quelli legati alla ricerca e alla tecnologia e,
soprattutto, nel settore dell'energia". E l'offerta consiste in una
serie di agevolazioni economiche che possono essere sotto forma di contributo
a fondo perduto e di finanziamento agevolato. Il contributo economico è
variabile in base alla dimensione delle imprese e può arrivare fino ad
un massimo di 5 milioni per le piccole imprese. Per le aziende di media
dimensione l'aiuto arriva fino a 7,5 milioni e a dieci per quanto riguarda le
grandi imprese. Le agevolazioni possono prendere anche la forma della
riduzione di canoni per la locazione o l'acquisto di immobili. Per ottenere
il finanziamento le aziende private devono investire almeno un milione di
euro e garantire che la fase di progettazione non durerà più di
48 mesi. In cambio possono ottenere contributi per acquistare o finanziare
gli immobili per l'insediamento; per le sistemazioni del suolo aziendale
(escluse bonifiche) e indagini geognostiche; opere murarie e di
urbanizzazione. Sono previste anche agevolazioni regionali per quanto
riguarda la formazione, qualificazione, riqualificazione e specializzazione
del personale e per l'allestimento di laboratori o l'acquisto di macchinari,
impianti, attrezzature e programmi informatici. "Ci rivolgiamo - spiega
l'assessore - alle imprese a partecipazione o controllo estero che intendano
insediarsi in Piemonte e alle imprese italiane che hanno delocalizzato la
loro produzione e che intendano reinvestire nella nostra regione".
L'offerta è rivolta anche alle aziende italiane localizzate fuori dai
confini subalpini e che intendano insediare nuovi impianti produttivi. Tra i
beneficiari del contratto ci sono enti pubblici, Università e
organismi di ricerca piemontesi, le società di gestione dei parchi
scientifici e tecnologici e dei poli di innovazione se concorrono
direttamente all'attuazione del contratto di insediamento.
( da "Secolo XIX, Il" del
17-12-2007)
"I
tentativi di condizionamento? Arrivano da ogni parte" L'inchiesta
Francesco Rosano, monarchico, fu scaricato dal centrodestra. Lobby
massoniche, la risposta del Grande Oriente 17/12/2007 Genova. Francesco
Rosano ha trascorso una carriera negli ospedali. Dal Gaslini (dieci anni) a
Santa Margherita, a Rapallo, alla Valbisagno. Ancora, commissario
straordinario a Ventimiglia ("quando tutta la dirigenza fu associata
alla locale casa circondariale... per poi essere prosciolta"), a
Imperia, fino a fare il coordinatore amministrativo della Asl 3. Oggi
è in pensione. Ha fama di uomo di destra ("monarchico",
ammette lui) e di persona integerrima. "Ho le mie idee - racconta - ma
nel mio lavoro ho sempre cercato di fare una cosa sola: l'interesse
dell'amministrazione per cui lavoravo. Resistendo anche alle pressioni dei
politici. Mi hanno detto tante volte: Rosano, lei è poco
elastico". Pressioni? Tante, tantissime nella sua carriera.
"Continue e difficilmente denunciabili - ricorda - perché il tentativo
di inflenzarti arriva sempre in incontri riservati, privati, senza
testimoni". Rammenta ancora, Rosano, quando "un politico importante
mi disse: "lei ha fatto terra bruciata intorno a sé"". Un
politico di quale area? "Di destra". Fatto sta che, quando Sandro
Biasotti vince le elezioni, Rosano salta. "Io, considerato uomo di
destra, ho sempre lavorato con la sinistra, pur subendo anche da loro decine
di tentativi di condizionamento. Poi sono stato messo fuori gioco dalla
giunta di centrodestra". E spiega ancora: "Dagli anni Settanta
è iniziato il condizionamento pesante della politica sulla
sanità. Ancora un esempio? Quando lavoravo in provincia di Imperia,
tornavo a Genova ogni sera per evitare ogni situazione che potesse essere
poco trasparente". Tra i casi che, dopo la prima puntata dell'inchiesta
del Secolo XIX, hanno fatto discutere c'è anche quello di Valter
Ferrando, nominato responsabile della "struttura semplice" di
chirurgia oncologica. Una posizione che non richiede un concorso. Come si può
dedurre dalla consultazione del sito www.claudioburlando.it, Valter Ferrando,
che ha collaborato con Maestrale (l'associazione culturale che fa capo al
presidente della Regione), si è presentato alla primarie per
l'assemblea nazionale del Partito Democratico nella lista "Democratici
con Veltroni". Anche lui, raggiunto dal Secolo XIX, ribatte sfoderando i
suoi risultati e rintuzza: "Sono stato promosso con concorso, ho
partecipato alle primarie del Pd, perché ci credo. Ma è mio diritto di
cittadino e poi non ho mai avuto incarichi pubblici". Nel mirino
dell'attacco sferrato venerdì pomeriggio da Edoardo Berti Riboli,
presidente della società Ligure di Chirurgia, è finito un altro
sistema per garantire ottimi risultati: "Ad alcuni colleghi gli
apparecchi non vengono concessi, ad altri sì. Come alla primaria di un
dipartimento che ha il più bel reparto e il più bel papà
di San Martino". Il riferimento, in questo caso, è all'ex,
storico presidente dell'ordine dei medici, esponente di spicco della
Democrazia Cristiana e di Forza Italia e parlamentare europeo Eolo Parodi e
alla figlia Maria Caterina. Il Secolo XIX ha parlato con Eolo Parodi. Che
risponde con una prima battuta: "Basta guardarmi per capire che non
posso essere il più bel papà del San Martino. Dove, tra
l'altro, non ho mai lavorato". Seconda battuta: "Ognuno guardi
nella bisaccia sua". Poi una considerazione: "Non capisco il
riferimento a me, che non ho mai chiesto, né spinto, né raccomandato nessuno
nella mia vita, né quello a mia figlia. Se ha un bel reparto e belle apparecchiature,
è perchéè considerata una delle maggiori professioniste
italiane in quel ruolo e i risultati si vedono". Parodi poi apre un
nuovo fronte di discussione: "Parliamo, piuttosto, dei medici che non
sanno fare i medici, delle liste d'attesa, di tutti i problemi che gravano
sui cittadini e che rappresentano le problematiche vere della nostra
professione e della società". E propone: "Sono anche pronto
a un pubblico confronto. Ma che sia su questi temi importanti per tutti i
cittadini e non su piccole polemiche personali". Altra
"citazione"è stata riferita alle lobby massoniche che
avrebbero influenzato le nomine. Interviene sulla questione Giuseppe Anania,
Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d'Italia. "La
nostra concezione delle professioni - spiega Anania - è basata
sull'impegno e la meritocrazia. Noi non raccomandiamo nessuno e riteniamo sgradevole che,
ogni qualvolta si parli di queste circostanze, venga tirata in ballo la
Massoneria". E chiosa: "Nessuna delle persone citate fa parte del
Grande Oriente". M. Men. - F. Sa. (2 - fine. la precedente
puntata è stata pubblicata il 16 dicembre) 17/12/2007.
( da "Repubblica, La" del
17-12-2007)
Economia
BREAKINGVIEWS Il patto d'acciaio Bhp-Rio Tinto spaventa i cinesi HUGO DIXON
BHP Billiton batte la grancassa dei vantaggi che l'intero settore siderurgico
ricaverà dalla sua fusione con Rio Tinto, ma i produttori sono
spaccati fra chi, come i cinesi, teme la dipendenza dal nuovo monopolista del
minerale di ferro, e le altre società metallurgiche tra cui Arcelor
Mittal, Tata, Evraz e CSN che, essendo proprietarie di miniere, potrebbero
anche malignamente gradire le difficoltà di qualche loro concorrente.
La versione ufficiale di BHP è che dopo la fusione la maggiore
quantità di minerale estratto a minor costo comprimerà i
prezzi, ma i cinesi temono che la posizione di supremazia della nuova
società (39% del minerale di ferro trasportato via mare)
porterà invece dei rincari. E infatti da BHP provengono messaggi
contrastanti: se da una parte i suoi costi di estrazione sono minori,
dall'altra la società manda a dire che il suo prodotto merita un
sovrapprezzo perché alla Cina la spedizione viene a costare di meno. In ogni
caso, il matrimonio fra BHP e Rio Tinto sarà gravido di conseguenze
per gli equilibri di potere nel settore. Intanto l'indiana Tata, la russa
Evraz e la brasiliana CSN, tutte autosufficienti nella produzione, fanno il
tifo per BHP assieme ad Arcelor Mittal, che lo è già per
metà. Per loro un rincaro sarebbe manna dal cielo, perché ne
otterrebbero un vantaggio competitivo sui concorrenti cinesi ed europei, tra
i quali ThyssenKrupp. John Foley [Strozzati dalla burocrazia]
Raramente in passato ci sono stati tanti mugugni nella giungla degli enti
britannici di vigilanza finanziaria come ora che l'indispensabile riforma del
piano di indennizzi agli utenti si è trasformata in un farraginoso
pasticcio di competenze incrociate. Intanto gli operatori
sono arcistufi della burocrazia che fa lievitare i costi e non propone soluzioni plausibili.
La maggior parte delle associazioni di categoria dei servizi finanziari, con
la sola rilevante eccezione dei consulenti autonomi, non vede di buon occhio
il piano della Financial Services Authority di istituire un
"supersettore" che, in casi estremi, consentirebbe ad
esempio ad una compagnia di assicurazioni di attingere ai fondi d'indennizzo
intersettoriali. Naturalmente, quando l'anno scorso la FSA mise mano alla
riforma, nessuno poteva prevedere il disastro di Northern Rock, che ha messo
in luce l'inadeguatezza delle garanzie per i correntisti bancari.
L'intervento del Tesoro in questa direzione lo scorso ottobre era necessario
e politicamente inevitabile, ma ora lo stesso colossale importo (1 mld di
sterline) erogato dal piano d'indennizzo dal 2001 a oggi impone alla
FSA di rivedere i massimali anche negli altri settori finanziari. Dato il
settarismo di molte associazioni di categoria, la FSA ha ragione ad insistere
per l'istituzione del supersettore, che tutto sommato è il male
minore. Tuttavia, l'intervento a tutela dei depositi bancari, che
agevolerà ai correntisti il recupero dei risparmi in caso d'insolvenza
degli istituti, per essere efficace richiederà un'apposita legge.
Nell'attesa, il settore resta sospeso in un incerto limbo tra il nuovo piano
della FSA, un nuovo piano dell'associazione bancaria e la semplice revisione
degli importi degli indennizzi, di cui ancora non si conosce l'entità,
ma che si prevede farà aumentare i costi. Gli operatori hanno ragione
a sentirsi strozzati dalla burocrazia: prima il
governo britannico chiarirà la situazione con una legge, meglio
sarà per tutti. Michael Prest (Traduzioni a cura di MTC).
( da "Tribuna di
Treviso, La" del 17-12-2007)
CONVEGNO
DELL'USL 9 Tre anni per un'adozione, la burocrazia blocca le coppie Tre anni.
Tanto è il tempo che una coppia trevigiana deve aspettare, in media,
per poter adottare un bambino straniero. Un tempo biblico determinato da burocrazia, interminabili
comunicazioni fra le istituzioni dei due Paesi coinvolti nel processo di
adozione, ma anche, come sottolinea Giuseppe Dal Ben della direzione servizi
sociali dell'Usl 9, "da necessari tempi tecnici per far
metabolizzare alla famiglie quella che per loro sarà una svolta
epocale". Ieri mattina, in un affollato incontro all'auditorium Pio X,
Regione, Usl 9 e Veneto Adozioni hanno fatto il punto sullo stato di salute
delle adozioni nella nostra regione. "I numeri sono importanti - spiega
Dal Ben - e parlano di un territorio fortemente impegnato nell'aiuto di chi
ha bisogno". In Veneto, solo lo scorso anno, sono state esaminate 1734
domande di adozione (nazionale o internazionale), di cui oltre 400 avanzate
da coppie residenti nella Marca. La sfida, ora, è quella di
comprimere, per quanto possibile, le attese per dare una nuova famiglia a chi
l'ha persa o non l'ha mai avuta. "Qui entra in gioco l'efficienza delle
istituzioni - conclude Dal Ben - da un anno la Regione ha avviato un
protocollo per garantire tempi certi nell'espletamento delle pratiche di
competenza italiana. Per la dichiarazione di idoneità di una coppia,
ad esempio, (primo passo verso l'adozione) non devono passare più di
sei mesi. C'è di più: fino ad oggi le famiglie, anche se
dichiarate idonee, non sapevano più nulla della loro pratica per mesi.
Per le coppie questo è un fatto disarmante che stiamo cercando di
eliminare fornendo assistenza continua alle famiglie in modo tale che possano
sapere, in ogni momento, il reale stato della loro richiesta".
(br.zuc.).
( da "Eco di Bergamo,
L'" del 17-12-2007)
Potrebbe
essere l'ultimo Natale insieme per i bimbi dell'asilo Iqbal. Dopo il caso del
nido del Cav, i tagli alla legge regionale 23 hanno fatto altre vittime.
Questa volta è il nido in famiglia per figli di donne straniere. Il
servizio è attivo da otto anni grazie anche al lavoro delle volontarie
dell'associazione Donne internazionali onlus. Accoglie sette bambini fino a
tre anni, ma nella cartelletta delle iscrizioni la lista di attesa è
di 40 persone. Purtroppo però senza i finanziamenti regionali l'asilo
potrebbe non riuscire a riaprire per il nuovo anno. "siamo già in
emergenza" Nella sede di via Tadini, negli spazi messi a disposizione
dal Comune di Bergamo all'interno della scuola media Lotto della Malpensata,
non si sa più che fare. "Per otto anni siamo andate avanti
presentando domande di finanziamento a fondazioni e accedendo ai fondi della
legge 23 ? spiegano Bruna Fanin, la coordinatrice di Iqbal, e Alzira Baia,
presidente delle Donne internazionali ?: prima eravamo nella sede
dell'istituto Sordomuti di Torre Boldone, da due anni siamo in questi spazi
molto accogliente della Malpensata. In entrambi i casi sono spazi messi a
disposizione dal Comune. Ora la convenzione in comodato d'uso sta per
scadere: dovrebbe essere rinnovata per altri due anni". Incertezza sulla
disponibilità degli spazi dunque, ma soprattutto sul proseguimento
delle attività senza un finanziamento pubblico. "La legge 23 ?
continuano le responsabili ? ha puntato soprattutto ai progetti sulla
dispersione scolastica e così stiamo andando avanti con l'aiuto di
sostenitori privati. Ci siamo inventati persino un bazar vendendo prodotti
artigianali e abbiamo raccolto 630 euro. Ma così non arriviamo
lontano. Anche le mamme si sono attivate e ognuna di loro prepara a turno il
pranzo per tutti i bambini, altre si prestano per tenere puliti gli
spazi". "il tappo della burocrazia" "Eppure pensiamo
che il nostro servizio ? spiegano ancora le volontarie ? incroci un bisogno
che sul territorio non trova altre risposte: accogliamo bimbi stranieri di
madri sole o con famiglie in situazioni di disagio. Hanno magari vissuti di
irregolarità, lavori pesanti e non hanno la possibilità di
occuparsi dei bimbi durante la giornata, case sovraffollate in cui i
piccoli vivono in una stanza con altri adulti. Per noi la tutela dei bambini
e del loro diritto a un'infanzia felice è la cosa più
importante, che essi siano regolari o no. Molte delle famiglie ci vengono
segnalate dagli stessi Servizi sociali, ma anche dalla Caritas, dal Cav,
oltre che dal passa parola tra le famiglie. Da anni cerchiamo come Donne
internazionali di rispondere con azioni concrete ai bisogni delle donne
straniere e non e offrire un supporto alla loro maternità è una
cosa in cui abbiamo sempre creduto". "Si parla tanto d'integrazione
e di attenzione alla persona ? spiega Alzira Baia ? e poi quando esiste un
servizio che si muove dal cittadino e risponde a un bisogno della
comunità, arriva la burocrazia a fare da
tappo". le mamme preparano il pranzo Un'educatrice sempre presente e sei
volontarie si alternano dalle 8 alle 16 tutti i giorni dal lunedì al
venerdì mentre sono le mamme a preparare il pranzo alternandosi
durante la settimana. "Tutti diamo e continueremo a dare il nostro
contributo ? spiegano ? ma non possiamo vivere sempre nella
precarietà. Non è rispettoso nei confronti degli educatori che
lavorano con noi con contratti a tempo, nei confronti delle famiglie che non
sanno se potranno contare ancora su questo servizio. Noi ci chiediamo: ci
sembra d'incontrare una necessità del territorio e d'impegnarci con
passione in questo compito. Se questo è riconosciuto allora ci
aspettiamo anche un riconoscimento e sostegno economico". "25 mila
euro all'anno" Da settembre le donne di Iqbal hanno iniziato a bussare
alle porte degli uffici comunali e provinciali: ai Servizi sociali,
dell'Infanzia e al consiglio delle Istituzioni, oltre che ai Servizi sociali
della Provincia. Per loro notti insonni con il pensiero che la convezione per
il comodato d'uso sarebbe scaduta e che i soldi ormai scarseggiavano.
"Abbiamo incontrato ovunque una grande apertura ? confermano le donne ?:
il servizio è apprezzato e ci è sembrato che ci fosse la
volontà seria di trovare un supporto economico. Ma alla fine dopo due
mesi non abbiamo avuto risposte. Abbiamo vissuto da vicino la chiusura del
Cav, accogliendo anche alcuni bambini, e siamo state contente di vedere che
alla fine la città si è mossa per aiutare questo servizio. E
così abbiamo preso coraggio e lanciamo anche noi il nostro appello
d'aiuto. Dovremo trasformare il nido in famiglia in un micronido sempre per
adeguarci alla nuova legge: potremo così accogliere dieci bambini ma
dovremo introdurre un sistema mensa adeguato e non possiamo pesare sulle
famiglie che danno già un loro contributo economico mensile. Abbiamo
contato che, continuando anche con il sostegno volontario, ci servono almeno
25 mila euro all'anno. E coltiviamo anche il sogno che Iqbal un giorno sia lo
spazio per bimbi italiani e stranieri". Elena Catalfamo.
( da "Panorama" del
17-12-2007)
Beni di mafia cercano gestore BIANCA STANCANELLI BUROCRAZIA
Come amministrare ville e imprese sequestrate ai boss? L'Agenzia del demanio
non è capace, parola di commissione parlamentare. "Spirito
eccessivamente burocratico", "inadeguatezza", "scarsa
conoscenza dei modi di gestione di realtà dinamiche come le
imprese": per essere il giudizio di una commissione parlamentare sull'operato
di un alto funzionario dello Stato, non si può certo dire che pecchi
di delicatezza. Se poi il funzionario porta il nome di Elisabetta Spitz,
architetto, dall'aprile 2000 direttore generale dell'Agenzia del demanio,
nominata e riconfermata da governi di centrosinistra, e il giudizio che la
riguarda viene dall'intera commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia,
presieduta da un parlamentare di Rifondazione comunista, Francesco Forgione,
c'è da restare di sasso. Anche perché l'architetto Spitz, ex moglie
del neoresponsabile dell'informazione per il Pd Marco Follini, nominata a
capo dell'Agenzia del demanio dall'allora ministro Vincenzo Visco e
riconfermata, nel dicembre 2006, per volontà di Tommaso
Padoa-Schioppa, si fa un vanto di descriversi, nelle sue interviste, come un
manager devoto ai criteri dell'efficienza. Invece la relazione sull'uso dei
beni confiscati alla criminalità organizzata, redatta da un parlamentare
del Pd, Giuseppe Lumia, e approvata all'unanimità dalla commissione
martedì 27 novembre, descrive l'Agenzia del demanio più o meno
come un malandato carrozzone e le imputa la cattiva gestione dei patrimoni
sottratti ai boss. Due dati: su 7.328 immobili confiscati alla
criminalità entro il dicembre 2006, più della metà,
3.835, non sono ancora stati assegnati, mentre su 831 aziende sottratte ai
patrimoni mafiosi non solo il 28 per cento è ancora in attesa di
destinazione, ma la larga maggioranza ha fatto una pessima fine: alcune
liquidate, altre dichiarate in fallimento, altre ancora cancellate dal
Registro delle imprese. Ce n'è abbastanza, secondo l'Antimafia, per
pronunciare un giudizio di "inadeguatezza" sulla capacità
del Demanio di gestire proprietà e aziende confiscate ai boss.
Giudizio che, a parere del relatore Lumia, appare condiviso dal governo
Prodi, che nel giugno scorso ha nominato un magistrato, Antonio Maruccia,
commissario straordinario per la gestione e destinazione dei beni confiscati.
La requisitoria dell'Antimafia sull'architetto Spitz non finisce qui. Al capo
del Demanio la relazione rimprovera peccati di "omissione",
accusandola d'aver taciuto la scelta di bandire una gara d'appalto europea
(importo, 800 mila euro) per reclutare personale capace di amministrare i
beni sottratti alla criminalità e di non aver detto alla commissione
che il Demanio stava per firmare un accordo con la società pubblica
Italia lavoro per intervenire in aiuto dei dipendenti di aziende di mafia. La
conclusione dell'Antimafia è perentoria: si tolga all'Agenzia del
demanio la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e
si crei una nuova struttura nazionale che li amministri con maggiore
sapienza. Per l'architetto, un vero benservito.
( da "Corriere
Economia" del 17-12-2007)
Sommario L'innovazione Una chiavetta apri-burocrazia U
na firma (digitale) per snellire gli iter e il dialogo tra imprese,
professionisti e pubblica amministrazione. Una scorciatoia elettronica che
abbatte i costi, in tempo e denaro, legati alla produzione dei documenti
cartacei e al continuo spostamento di documenti e persone.
E' un obiettivo che sembra essere finalmente a portata di mano con l'avvento
di servizi e dispositivi come la firma digitale e la posta elettronica
certificata (Pec). E la progressiva entrata in vigore delle normative sulla
pubblica amministrazione e le imprese digitali. La rivoluzione coinvolgerà
imprenditori e cittadini chiamati ad adeguarsi a una realtà in cui
moduli, code e sportelli saranno, in alcuni casi obbligatoriamente,
sostituiti da pagine web da compilare ed email "firmate" con una
speciale smartcard o chiavette Usb da inviare alle caselle di posta
"certificate" di cui uffici pubblici, aziende e professionisti
dovranno dotarsi. Queste le principali novità con cui le imprese, a
meno di slittamenti, dovranno imparare a convivere a partire dal 2008. Come
prima cosa scatterà la comunicazione unica con la quale le imprese
assolvono gli adempimenti dichiarativi verso Registro delle imprese, Inps,
Inail e Agenzia delle Entrate, mediante la presentazione di un modello
informatico unificato. Istanze e dichiarazioni inviate elettronicamente
saranno valide se sottoscritte con la firma digitale o se l'autore è
identificato mediante la carta d'identità elettronica (peraltro ancora
poco diffusa). Ma scatteranno anche due obblighi: di fatturazione elettronica
per tutte le prestazioni effettuate a favore delle amministrazioni statali e
degli enti pubblici nazionali e di utilizzo della posta elettronica e della
posta elettronica certificata da parte delle pubbliche amministrazioni. Le
Camere di Commercio sono in grado di offrire gratuitamente questa casella alle
nuove aziende iscritte, ma naturalmente andrà bene una qualsiasi
casella Pec messa a disposizione dai provider autorizzati. Per quanto
riguarda la firma da apporre ai documenti elettronici, si tratta di acquisire
le necessarie combinazioni di software e hardware che integrano le
funzionalità nei normali programmi (videoscrittura, posta elettronica,
navigazione su Internet) per personal computer. Infocert, newco di Infocamere
per i servizi di dematerializzazione, ha già pronte le soluzioni che
semplificano al massimo la procedura di vidimazione elettronica. Business
Key, per esempio, è una chiavetta Usbortatile, facile da usare,
utilizzabile su qualsiasi computer senza installazione. E' uno strumento che
serve a firmare digitalmente i documenti, custodire con un unico Pin tutte le
password per accedere ai siti web e conservare in sicurezza (una chiave
rubata o smarrita è inservibile) i documenti riservati. Antonio
Lirosi, direttore generale Armonizzazione del mercato e tutela consumatori
nel ministero dello Sviluppo economico, ricorda anche l'avvio della
discussione in Commissione del Senato (dopo l'approvazione della Camera nel
giugno scorso) dei provvedimenti del terzo pacchetto Bersani. "Contiamo
di concludere questa discussione entro la fine di gennaio ? ricorda il
funzionario ?. Il pacchetto prevede per esempio la "comunicazione
unica" anche per le società cooperative e l'obbligo per
società già costituite, quelle nuove la riceveranno
automaticamente, e i professionisti iscritti agli albi ad aprire una casella
di posta certificata". A proposito di firma digitale Fabrizio Pistolesi,
consigliere dell'Ordine degli architetti di Roma, parla della sperimentazione
che in tre anni ha portato, primo caso in Italia, alla completa
implementazione su Web dell'iter per le "dichiarazioni di inizio
attività" verso gli uffici tecnici in 122 comuni della Provincia
di Roma. "E a partire dal 2008 gli architetti romani riceveranno il loro
tesserino su smartcard". Questo strumento permette di firmare
elettronicamente le dichiarazioni e abbina la firma alla certificazione
dell'iscrizione all'Albo. "Una misura che serve a combattere il fenomeno
dell'esercizio abusivo della professione" sottolinea Pistolesi
ricordando che le tecnologie messe a punto per l'occasione potranno essere
esportate in altre province e ordini professionali. ANDREA LAWENDEL.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 17-12-2007)
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2007-12-17 -
pag: 19 autore: Amministrazione digitale. Nel 2008 diventano operative alcune
novità del Codice e debutta la comunicazione unica
La burocrazia
"straccia" la carta Nella Finanziaria prevista la fatturazione
elettronica e l'uso della Pec Antonello Cherchi Il 2008 può essere un
anno di svolta per il passaggio, da parte della pubblica amministrazione, al
documento digitale e il progressivo abbandono di quello cartaceo, con
vantaggi per i cittadini e le imprese. In calendario ci sono una serie
di scadenze: la validità, a partire dal 1Úgennaio prossimo
(appuntamento previsto dal Codice dell'amministrazione digitale), delle
istanze e delle dichiarazioni telematiche, la comunicazione unica per le
imprese, la fatturazione elettronica e la diffusione della posta elettronica
(adempimenti, questi ultimi, inseriti nella Finanziaria). La manovra di fine
anno, però, da una parte dà e dall'altra toglie. Se, infatti,
induce le amministrazioni statali a dotarsi e usare le e-mail – come da ormai
due anni predica il Codice dell'amministrazione digitale – pena il taglio dei
soldi necessari per acquistare la carta e prefigura un futuro prossimo in cui
le fatture emesse nei rapporti con gli uffici pubblici saranno solo
elettroniche, allo stesso tempo, però, rinvia di un anno (al 31
dicembre 2008) il termine per le trasmissioni telematiche gestite dal
ministero dell'Economia e dalle Agenzie fiscali. Lo slittamento preoccupa il
mondo imprenditoriale, perché quello con il Fisco è un flusso di
documenti di primaria importanza. In particolare, Infocamere, la
società informatica delle Camere di commercio che lavora per rendere
più snelli i rapporti tra aziende e pubbliche amministrazioni facendo
ricorso alle nuove tecnologie, teme che la proroga possa ingessare un
processo ormai in corso. Le aziende, infatti, da tempo utilizzano la firma
digitale e anche la posta elettronica (compresa quella certificata) per
dialogare con il Registro delle imprese gestito dalle Cdc e, quando è
possibile, con gli uffici pubblici. Dialogo che dovrebbe diventare ancora
più snello con il debutto, previsto per i primi mesi del 2008, della
comunicazione unica. Il rinvio è in parte giustificato dal fatto che
soprattutto la carta di identità elettronica – che rappresenta,
insieme alla carta nazionale dei servizi e alla firma digitale, uno degli
strumenti per inviare le istanze e le dichiarazioni alle pubbliche
amministrazioni a partiredal1 Úgennaioprossimo–èancora in alto mare.
Sono state definite le regole tecniche, è stato individuato nel
Poligrafico il soggetto che dovrà occuparsi della produzione delle
carte, ma l'operazione non potrà andare a regime che nel corso
dell'anno prossimo. A meno di ulteriori sorprese, visto che il debutto è
stato data come imminente più volte, salvo poi ripensarci. Al
pacchetto di novità in arrivo dovrebbe sommarsi, nel corso del 2008,
il ventaglio di semplificazioni, sempre a vantaggio di cittadini e imprese,
previsto nel disegno di legge Bersani-ter. La questione è nella mani
del Parlamento,precisamente all'attenzione della commissione Industria del
Senato, dopo che il Ddl è stato licenziato a giugno da Montecitorio.
Anche in tal caso ci sono semplificazioni da realizzare puntando sulle nuove
tecnologie per snellire i rapporti e tagliare i costi. Il documento digitale,
infatti, non solo diminuisce la carta in circolazione – con un risparmio,
stimato da un recente studio realizzato dal Cnr per Infocert e Wavegruop, in
259mila tonnellate ad anno, cioè l'equivalente disei milioni di alberi
e di 900mila tonnellate di anidride carbonica – ma costa anche meno, perché,
per esempio, per un messaggio di po-sta elettronica certificata si spendono
0,35 euro contro i 3,29 della tradizionale raccomandata. Anche per questo il
BersaniTer insiste, tra l'altro, sulla Pec, chiedendo a imprese,
professionisti e amministrazioni pubbliche che ancora non si sono messe al
passo, di dotarsene e di comunicare gli indirizzi agli organi di competenza,
rispettivamente il Registro delle imprese, gli Ordini e i Collegi e il Cnipa
(Centro per l'informatica nella pubblica amministrazione). L'obiettivo
è anche dare pubblicità agli indirizzi di Pec, così che
il dialogo viaggi sempre di più on-line e in modalità sicure.
( da "Gazzettino, Il
(Rovigo)" del 17-12-2007)
ACCADEMIA
CONCORDI "Chi è Stato?", l'analisi di Tivelli sugli uomini
che fanno funzionare l'Italia (N.A.) Chi sono gli uomini che fanno funzionare
l'Italia? Sono gli operai, gli impiegati, i professionisti, gli imprenditori,
oppure i politici? Una risposta è nel libro di Luigi Tivelli "Chi
è Stato?", presentato in Accademia dei Concordi dall'autore a una
platea formata, in maggioranza, da una parte della classe politica locale:
dal sindaco Fausto Merchiori a Paolo Avezzù, Enzo Bacchiega, Andrea
Bimbatti, Aniello Piscopo. Tivelli è una delle intelligenze uscite dal
Polesine diventando consigliere parlamentare della Camera dei deputati e
docente di amministrazione pubblica, dopo una formazione politica completata
negli anni universitari come vice segretario nazionale, nel 1976, dei Giovani
repubblicani. I colleghi di Tivelli, allora, erano Marco Follini e Pierferdinando
Casini del Movimento dei giovani Dc, Enrico Boselli ed Enrico Mentana nella
segreteria dei Giovani socialisti, Massimo D'Alema e Walter Veltroni della
Fgci (la federazione dei giovani comunisti). Solo Mentana e Tivelli hanno
scelto professioni diverse dalla politica, e Tivelli ha operato al servizio
dei governi che si sono succeduti dagli anni '80 alla Seconda Repubblica,
affiancando esperienze di editorialista e scrittore. Con "Chi è
Stato?" Tivelli ha scelto di raccontare, in 10 ritratti, esempi di
classe politica "anti-casta", secondo i termini attuali. Esempi
come il segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni, Gianni Letta,
Antonio Catricalà e Corrado Calabrò. "Chi è
Stato?" parla degli uomini che fanno funzionare l'Italia mentre "lo
Stato dimostra di avere scarso interesse per i cittadini, e i cittadini
dimostrano di avere scarso interesse dello Stato". Un Paese dove
l'ascensore sociale s'è fermato ai piani "della lottizzazione e
dei monopoli". E dove il "Partito nazionale dei favori", ha
detto Tivelli in Accademia, "ha più elettori del Partito europeo
dei diritti, dei doveri e del merito". L'Italia
della casta e dell'anti-casta, allora, va valutata come una moneta. Che
mostra su una faccia una classe dirigente che per il 58,5\% è formata
da ultrasessantenni. E, sull'altra faccia, "l'appiattimento" e i
nepotismi che ammazzano la meritocrazia dell'ascensore sociale e il senso dello Stato.
( da "Opinione, L'" del
17-12-2007)
Oggi
è Lun, 17 Dic 2007 Edizione 275 del 15-12-2007 Paradossi Le due
eguaglianze di Roberto Levi Come nel caso del colesterolo, esiste
un'eguaglianza buona e un'eguaglianza cattiva. È buona l'eguaglianza
che prescrive pari opportunità per tutti i cittadini, è buona
l'eguaglianza che si riflette nel motto "La legge è uguale per
tutti" (anche se, in Italia, la legge è più uguale per
alcuni che per altri), è buona l'eguaglianza contro ogni forma di
discriminazione (in Italia, non ancora realizzata), è buona
l'eguaglianza contro rendite di posizione e privilegi di casta (in Italia,
del tutto irrealizzata). È cattiva l'eguaglianza livellatrice. Direi
di più: è contro natura. Non siamo tutti uguali: siamo tutti
diversi e la diversità è ricchezza. Ma vi sono alcuni, gli
egualitaristi livellatori, cui la diversità dà fastidio,
provoca l'orticaria, e si prodigano per annullarla. Esagerando: egualitarista
livellatore è colui che, profondamente turbato dalla palese
diseguaglianza estetica fra l'onorevole Rosy Bindi e l'onorevole Mara
Carfagna, proporrebbe di porvi rimedio con un intervento di chirurgia
plastica leggermene deturpante, ai danni della seconda, in modo da abbassare
a livello bindiano le fattezze della parlamentare azzurra; ovvero che, vista
l'evidente diseguaglianza motoria fra un asino e un'aquila, proporrebbe di
ovviarvi tarpando le ali all'aquila. Esempi un po' iperbolici, ma
esplicativi: se ne potrebbero ricavare spot contro il livellamento verso il
basso. Sotto il profilo psicologico, l'egualitarista livellatore, anche
quando non se ne rende conto e si proclama paladino della giustizia, è
un invidioso, e lo dimostra il fatto che i suoi piani sono distruttivi:
l'eguaglianza livellatrice aumenta l'entropia del sistema (sociale), tende a
trasformarlo in una landa desolata, lo devitalizza. L'egualitarista
livellatore si crede un Robin Hood: vorrebbe togliere ai ricchi per dare ai
poveri. In realtà, toglie ai ricchi senza dare ai poveri e tanto gli
basta, perché il suo vero scopo è livellare. L'egualitarista
livellatore è contro la meritocrazia: difende
la parità di trattamento fra quelli che lavorano e i nullafacenti, fra
quelli che sanno e gli ignoranti; al limite, nella sua furia
'differenzoclastica', fra le persone oneste e le disoneste. Corollari
dell'egualitarismo livellatore sono il 'collettivismo', l''assolutismo', lo
'statalismo', il 'dirigismo'. Unico antidoto contro tutti questi 'ismi'
perniciosi è il liberalismo, che valorizza l'individuo, pratica un
saggio relativismo, combatte le ingerenze di uno Stato impiccione, propugna
il liberismo (non "selvaggio": civilissimo).
( da "Quotidiano.it,
Il" del 17-12-2007)
San
Benedetto Del Tronto | "Risulta veramente singolare l'atteggiamento del
vice Presidente Regionale Luciano Agostini sul fronte della riorganizzazione
sanitaria territoriale della zona 12..." Risulta veramente singolare
l'atteggiamento del vice Presidente Regionale Luciano Agostini sul fronte
della riorganizzazione sanitaria territoriale della zona 12 soprattutto in
virtu' di una sbandierata ed inconsistente programmazione sanitaria regionale
abbattutasi da diversi anni al Madonna del Soccorso. AN ha sempre promosso
atti concreti votati all'unanimita' dei Consigli Comunali,
dall'Amministrazione Martinelli all'Amministrazione Gaspari, l'ultimo dei
quali ancora piu' consistente. Questo Consiglio Comunale oggi a maggioranza
di centro sinistra su proposta di AN ha votato all'unanimita' affinché il
Sindaco si impegni a rappresentare in Conferenza dei Sindaci, la netta
contrarieta', ad ogni ipotesi di riduzione, declassamento, dell'offerta
sanitaria locale, a qualsivoglia riduzione della pianta organica, al depauperamento
dei livelli qualitativi assistenziali, ad ipotesi, non condivise e
partecipate, di Aziende Ospedaliere riunite, di fusione tra zone territoriali
e di ASL Provinciale L'indirizzo del Consiglio teso a valorizzare e
rilanciare le strutture ed i servizi gia' esistenti sul territorio e ad
implementare l'offerta attuale con alte specializzazioni. AN ha quindi
condiviso una linea politico sanitaria con tutto il Consiglio Comunale che e'
in rappresentanza di tutti cittadini di un territorio capofila. Quindi e'
inutile che continuate a far finta di non capire ed a rivolgervi ad AN quando
e' evidente che in seno al centro sinistra locale e regionale c'e qualche
altra linea di potere arroccata nel voler imporre lo status quo politico al
Madonna del Soccorso tra l'altro anche mirato . Alla luce del volere di un
intero Consiglio Comunale la Giunta Regionale Marche si e' mostrata sempre
ostile a causa di beghe interne politiche ancora oggi ricadenti sulla pelle
dei cittadini. Mistificare la realta'dei fatti, oltre a non fare onore, non
fa bene al nostro territorio, nonostante, non siamo abituati a fermarci e
dalle chiacchiere che si continuano a leggere proseguiremo sulla strada del
confronto dei temi concreti soprattutto quando ad esserci di mezzo e' proprio
la salute della collettivita'. Parleremo di DRGs (qualita' delle prestazioni
sanitarie); parleremo di tempi di attesa molti dei quali arrivati a marzo
2008; parleremo di sicurezza dei lavoratori perche' essi debbono lavorare in
sicurezza personale per la sicurezza dei pazienti; parleremo di territorio,
di deospedalizzazione, del ruolo dell'assistenza domiciliare, e di
funzionalita' Amministrativa sul territorio; parleremo di
"appropriatezza delle prestazioni"; parleremo di carenza di
organici e di inutili file di attesa a causa di disorganizzazioni; parleremo
di meritocrazia. 16/12/2007.
( da "KataWeb News" del
17-12-2007)
Alle
13:15 - Fonte: giuseppeturani.repubblica.it - 0 commenti Prosegue il
dibattito per cercare di capire se l'Italia sia o no un cadavere che
galleggia. Ma, mentre le discussioni proseguono, si scopre che nei primi
sette mesi dell'anno, il saldo export-import (industria manifatturiera)
è cresciuto del 12 per cento. Molto più cioè del Pil e
di qualsiasi altra cosa in Italia. E, se si va a scavare ancora più in
profondità, si vede che una buona parte di questo saldo viene dalle
aziende del IV Capitalismo, che stanno cioè sotto i 500 dipendenti (ma
sopra i 20) e comunque sotto i 2 miliardi di fatturato. E, ancora, se uno va
a vedere che cosa fanno queste imprese (4400 in tutto) si accorge
che non fanno (in massima parte) niente di straordinario. Fanno semplicemente
le cose che vediamo tutti i giorni intorno a noi: scarpe, sedie, divani,
lampade, tavoli, ecc. Le aziende del IV Capitalismo italiano, cioè,
non sono una sorta di Silicon Valley distribuita sul territorio. Magari fosse
così. No. Sono aziende normali che fanno cose normali impiegando una
tecnologia assolutamente normale. Eppure, nonostante i tempi, riescono a far
crescere il saldo dell'export del 12 per cento in un anno difficile come il
2007. Viene da chiedersi, naturalmente, come facciano a essere così
brave. E qui ci sono un paio di risposte. La prima è che si tratta di
imprese di solito a proprietà familiare e nelle quali comunque il
processo decisionale è velocissimo (errori compresi). Insomma, pochissima burocrazia e molta flessibilità. In conclusione un'enorme
capacità di "stare sul mercato". La seconda risposta
è che si tratta di aziende che hanno deciso di stare nella parte alta
del mercato. Magari fanno solo scarpe, ma cercano di fare quelle più
belle. E lo stesso accade per quelli che invece fanno "solo"
sedie. La loro forza, insomma, sta nel fare cose eccellenti, che in altri
posti è molto difficile produrre. Chiarito questo, viene da chiedersi
perché il IV Capitalismo italiano (che è fatto da gente indubbiamente
intelligente e dotata) sia costretto, in un certo senso, a battersi dentro
una striscia di terra così sottile (cose comuni, ma più belle
di tutte le altre) e non possa invece esprimersi su tecnologie di avanguardia
che lo metterebbero almeno un po' al riparo dalla concorrenza di paesi più
a buon mercato. E qui si arriva alle critiche che in questi giorni sono
piovute sull'Italia. La verità, molto semplice, è che per fare
"altre cose" (quelle tecnologicamente avanti) serve un
"contorno" di qualità: scuole, prima di tutto, e poi
infrastrutture e servizi. Ma aggiungerei anche una burocrazia
meno ottusa e meno ossessivamente presente. Una volta un vecchio mio maestro
(che ha fatto in seguito grande carriera in politica) mi spiegava che i
tedeschi hanno tre aziende chimiche fra le prime mondiali, e noi nemmeno una,
solo perché loro avevano una certa università. Sapevano tutto insomma
della chimica, e così avevano potuto costruire i loro tre giganti. La
stessa cosa si può dire per la Silicon Valley, circondata da
università scientifiche fra le migliori del mondo e da un insieme di
"soggetti" pubblici che spendono moltissimo in ricerca e comunque
in attività scientifiche di avanguardia (dal Jet Propulsion Lab al
Livermore Lab). Tutto questo qui da noi non c'è. Se percorrete l'asse
Milano-Venezia (dove nasce il 65 per cento delle nuove imprese del IV
Capitalismo) vedrete che non c'è assolutamente niente. Anzi, il
progetto del famoso raddoppio della Milano-Bergamo (pochi chilometri di
autostrada, in pianura e senza gallerie) va avanti da non so quanti anni. E
comunque a fare quel breve tratto di strada si possono impiegare anche 50
minuti. In sostanza, il IV Capitalismo "normale" (che fa cose
normali con tecnologie normali) non è una scelta: in gran parte
è una strada obbligata. E', forse, l'unica cosa che quegli imprenditori
potevano fare da soli, visto che non hanno quel "contorno" che
serve per far crescere un certo tipo di industria e di competenze. La stessa
cosa si potrebbe dire per gli stilisti italiani (da Armani a Versace, da
Valentino a Prada). Molti dei quali hanno cominciato a fare le loro cose
belle (le più belle del mondo) addirittura nei bui anni Settanta,
quando l'Italia stava andando a rotoli (e in parte c'è andata, perché
parte allora l'esplosione del debito pubblico). In conclusione, se si guarda
oggi all'industria italiana più vitale (il IV Capitalismo, appunto),
si vede un'industria "minore" (che fa miracoli tutti i giorni) che
è così non perché non sappia far di meglio, ma perché in questo
paese non è proprio possibile fare altro. D'altra parte, se uno vede
che cosa sta accadendo intorno all'Alitalia (azienda assolutamente impropria,
strafallita, irrecuperabile, ma tenuta in piedi dal potere politico a
dispetto dei santi) si rende conto che è meglio fare sedie o scarponi
a Treviso e a Vicenza. Almeno lì si lavora. giuseppeturani.
ARTICOLI DEL 16 DICEMBRE 2007
Mille euro per cambiare telefono
Passaggio da Telecom a Fastweb e ritorno fra i cavilli della burocrazia
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 16-12-2007)
La multa è di 3 , per
riscuoterla il Comune ne spende 30 ( da "Giorno, Il (Como)" del
16-12-2007)
Il Pri alla CdL <Basta con asini e
galoppini> ( da "Gazzetta del Sud" del
16-12-2007)
Museo archeologico, ennesima e
intollerabile incompiuta ( da "Gazzetta del Sud" del
16-12-2007)
Due anni di battaglia per una casa
L'odissea di una coppia che tenta di affittare un edificio del Demanio
( da "Resto del Carlino, Il
(Faenza)" del 16-12-2007)
A rischio i progetti per il costa
smeralda ( da "Nuova Sardegna, La" del
16-12-2007)
Poche opportunità ai giovani in
un paese che invecchia ( da "Gazzetta del Sud" del
16-12-2007)
Cani abbandonati dalla burocrazia
( da "Nuova Sardegna, La"
del 16-12-2007)
Ecco l'ufficio postale di Cefalonia
( da "Nuova Venezia, La"
del 16-12-2007)
FRA PASSATO E FUTURO, <LA SPERANZA
INDIANA> DI FEDERICO RAMPINI ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
16-12-2007)
Il miracolo italiano delle imprese
normali - giuseppe turani ( da "Repubblica, La" del
16-12-2007)
Il Tribunale di Ostia non può
essere prigioniero delle carte. Visto che la burocrazia blocca l&
( da "Messaggero, Il (Ostia)"
del 16-12-2007)
Giustizia, appello dei magistrati ai
politici "Meno burocrazia e meno leggi contro il nemico più
sub... ( da "Brescia Oggi" del
16-12-2007)
LETTERE
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 16-12-2007)
Unioni civili Non vogliamo più
aspettare Cara "Liberazione", Bruno Santino, assassinato
nell'incendio della Thyssenkrupp, era colpevole del reato di lesa famiglia.
Era un convivent ( da "Liberazione" del 16-12-2007)
Articoli
( da "Giorno, Il
(Milano)" del 16-12-2007)
Di
GIANLUCA PRUDENTI ? PIEVE EMANUELE ? "CAMBIARE operatore telefonico? In
un anno ho speso circa mille euro tra attivazioni, bollette e lavori. E
ancora non ho quello che voglio". Queste le parole di Piero Virili,
cittadino pievese 62enne, protagonista suo malgrado di un' odissea telefonica
che ancora non sembra essere giunta al termine. Dal dicembre del 2005, quando
ha deciso di cambiare operatore telefonico sono iniziati i suoi problemi,
amplificati dal fatto di essere cardiopatico e di non poter stare senza
telefono di casa. "ORMAI SONO passati due anni da quello sciagurato
giorno in cui ho deciso di cambiare operatore telefonico - racconta Piero
Virili - Da li sono cominciati i miei problemi. Io sono ammalato, non posso
permettermi di stare per mesi senza telefono fisso. Prima non potevo
effettuare chiamate, poi non riuscivo a riceverle. Avrò chiamato la
Telecom un milione di volte, prendendomela anche con i poveri operatori, ma a
oggi non sono ancora soddisfatto. Io sono sempre stato cliente Telecom, ma
visto che avevo bisogno di internet e che l'offerta mi sembrava conveniente
ho deciso di cambiare operatore e di passare a Fastweb". "PER
DIVERSI motivi - continua il signor Virili - non mi sono trovato bene e dopo
pochi mesi io e la mia famiglia abbiamo optato per un ritorno a Telecom anche
perchè mi arrivavano bollette astronomiche anche se l'utilizzo di
internet e telefono era normale. Nell'aprile del 2006 ricordo di aver aderito
a un'offerta Telecom che permetteva di riattivare numero e linea senza pagare
l'allacciamento. Da lì sono cominciati i miei problemi". Un
percorso ancora senza fine, costato al cliente circa mille euro. "PER
QUELLO che riguarda la mia esperienza effettuare qualsiasi tipo di cambio
operatore non è assolutamente conveniente, da nessun punto di vista.
Siamo rientrati in Telecom nell'aprile del 2006 ma fino ad agosto non mi
hanno allacciato creandomi un grosso danno. Sono stato tre mesi senza linea e
ancora non so perchè. Poi finalmente mi hanno ripristinato il servizio
ma fino al mese di aprile non mi sono arrivate bollette. Sono dovuto andare a
informarmi io a un certo punto, perchè temevo, così come poi
è stato, che potessero arrivare tutte insieme alla fine. A parte
questo, quando mi hanno presentato il conto, nel totale c'era anche il costo di allacciamento che in realtà io non
dovevo pagare avendo aderito a una promozione. Allora ho dovuto ripagare su
un conto corrente diverso, quello dell'ufficio storni, perchè mi
rimborsassero delle circa 140 euro dell'attivazione. La cosa bella è
che nella seconda bolletta risultavamo morosi per non aver pagato l'allacciamento".
"COME SE NON bastasse - continua il signor Virili - da luglio 2007 sono
ricominciati i problemi con la linea, ma intanto continuavano ad arrivare
bollette da non pagare, more e costi di attivazione. Ho speso circa 600 euro
che a mio avviso sono immotivate e in più dato che la linea non
funzionava sono venuti degli operai della stessa ditta che mi hanno cambiato
dei fili per l'accesso a internet e mi hanno fatto pagare circa 300 euro. In
compenso mi sono arrivati due o tre modem, un telefono ed una segreteria
telefonica da me mai richiesti. Ora la linea sembra funzionare da un paio di
settimane ma ancora non sono riuscito a ottenere il piano telefonico
desiderato. Morale della favola: ho speso quasi 1.000 euro in un anno e
ancora non ho quello che voglio". Da parte nostra, a oggi ancora nessuna
risposta da parte dell'ufficio stampa di Telecom. - -->.
( da "Giorno, Il
(Como)" del 16-12-2007)
VIGEVANO
UN'AUTOMOBILISTA DENUNCIA: "IL MIO CASO NON È ISOLATO, BISOGNA
METTERE UN FRENO AGLI SPRECHI" La multa è di 3 , per riscuoterla
il Comune ne spende 30 ? VIGEVANO ? LA MULTA, per divieto di sosta, l'aveva
regolarmente pagata. Salvo dimenticarsi di versare anche i 3 euro e 40
centesimi di spese di notifica, che ora le sono stati richiesti. Anche se per
incassarli il Comune di Vigevano, attraverso i vigili, spenderà sicuramente
di più. E' un paradosso della burocrazia
quello con cui si è trovata a che fare una automobilista di Vigevano.
"Io la multa l'ho pagata regolarmente e nei termini previsti - spiega -
versando l'importo indicato dal bollettino. Anche perchè delle spese
di notifica non è stato fatto alcun accenno. Se volevano quei soldi
avrebbero potuto indicare cifra e causale". Così, oltre a doverli
pagare (il termine scade il 29 febbraio prossimo), la donna si pone anche una
domanda. "Mi chiedo quanto costerà al Comune incassare quella
cifra - dice -. Ho tanto la sensazione che per incassare un euro si spenda
dieci volte tanto". Domanda più che legittima, per la quale al
momento non esistono risposte. "Deve essere una procedura gestita
direttamente dal nostro sistema informatico", si limita a commentare
Pietro Di Troia, il comandante della polizia locale, che è in servizio
da meno di due mesi e mezzo. E che certamente ne vorrà capire di
più, se non altro per evitare sprechi di tempo, risorse e denaro di
vigili. U.Z. - -->.
( da "Gazzetta del Sud" del
16-12-2007)
La
nota di Currò Il Pri alla CdL "Basta con asini e galoppini"
Un richiamo forte alla Casa delle Libertà. Talvolta anche polemico. Un
incipit deciso, quello del segretario regionale del Partito repubblicano,
Pietro Currò che non lesina gli affondi. "Il presente di Messina
è quello di una città in crisi ed il futuro appare incerto con
segnali di un declino inarrestabile attacca il segretario regionale . Pesano
una politica che non ha definito e non definisce scelte strategiche ed
amministrazioni incapaci di affrontare i problemi concreti del territorio. Se
a questo poi si aggiunge la mancanza di amore verso la città di tanta
parte dei cittadini emerge un quadro desolante". E quindi i dettagli.
"La politica non può continuare a guardare, imbelle e mediocre,
furba e attenta solo alle piccole fortune dei singoli, senza tentare un volo,
un colpo d'ala, senza iniziare a pensare da subito ad un nuovo corso, al
cambiamento ed al bene comune. E la CdL deve intanto decidere,
tempestivamente, se continuare ad essere CdL o ipotizzare nuovi
scenari". La qualità della politica innanzitutto. "Si
può cambiare ma necessita coraggio conclude Currò . Il coraggio
di non candidare galoppini, portaborse ed asini. Il coraggio di chiedere
esperienza, cultura e conoscenza. Il coraggio della meritocrazia. Il coraggio della
bellezza, senza liste civetta. Una sola lista con i migliori. Ed un candidato
sindaco, autorevole scelto subito con le primarie svolte seriamente. Ed
ancora un programma comprensibile e scarno, un programma con il risanamento
delle aree degradate della città di Messina al primo punto.
Questo chiedo ai partiti della CdL, questo chiedo che venga sottoscritto in
un patto politico programmatico".(m.c.) (domenica 16 dicembre 2007).
( da "Gazzetta del Sud" del
16-12-2007)
Milazzo Il progetto delle Casermette spagnole perso nei
meandri della burocrazia Museo archeologico, ennesima e intollerabile incompiuta Il
sindaco Italiano chiede spiegazioni alla Soprintendenza MILAZZO Ci sono cose
che il cittadino difficilmente riesce a comprendere. Soprattutto quando si
parla di opere pubbliche. E la domanda che ci si
pone è questa: perché qualsiasi opera finanziata con soldi pubblici,
viene avviata ma mai ultimata? E ancora, perché tra pareri, autorizzazioni e
nulla osta, gli anni trascorrono veloci come i giorni della settimana? Non
parleremo del campo di calcio di Fossazzo o di palazzo D'Amico per i quali
fiumi d'inchiostro sono stati spesi, ma di un immobile che sembrava pronto
per essere consegnato e che invece rischia oggi di finire nelle mani del
degrado: le Casermette spagnole. Un altro "segno" della storia di
questa città che doveva ospitare il "museo archeologico", e
per il quale sono stati investiti circa due milioni di euro. Da diverso tempo
le associazioni culturali cittadine sollecitano il sindaco a dare un impulso
all'apertura di questa struttura. Proprio Italiano, da consigliere
provinciale, circa cinque anni addietro, assieme agli altri milazzesi che
sedevano sugli scranni della Provincia (Pippo Russo, Santi La Rosa e Alberto
Gullino) aveva ottenuto dall'amministrazione allora guidata da Buzzanca un
finanziamento di circa 200 mila euro per il completamento dell'opera. A
distanza di anni tutto è bloccato e appare sorprendente anche il
silenzio della Sovrintendenza che in quel sito voleva riunire tutti i reperti
appartenenti a Milazzo e sparsi nelle varie città siciliane.
"Obiettivamente non comprendo la ragione per la quale tutto sembra
caduto nell'oblio scrive in una lettera inviata alla Soprintendenza il
sindaco Italiano nonostante sin dal mio insediamento (2005) ho sollecitato la
Soprintendenza a ultimare l'opera, offrendo la massima disponibilità
mia e degli uffici comunali. Non ho avuto mai nessuna risposta da Messina. L'inerzia
sembra farla da padrone, nel totale disinteresse delle aspettative della
comunità milazzese, che sinceramente non merita questa mancanza di
rispetto". Sin qui il primo cittadino. Sarebbe opportuno che chi di
competenza, intervenga per far luce su questi gravi ritardi, davvero
inammissibili, visto che lo ribadiamo sul piatto ci sono soldi pubblici. La
Comunità europea, con i nuovi fondi Por ha previsto rigidi
cronoprogrammi per le nuove opere pubbliche non è dunque il caso delle
casermette spagnole fissando precise responsabilità per ritardi nella
definizione di pratiche e stabilendo date certe per il completamento. Sarebbe
opportuno seguire questa metodologia ed evitare la politica dello
"scaricabarile" che sino ad oggi nulla di produttivo ha portato
alla comunità, determinando solo per usare un eufemismo un cattivo
impiego delle risorse. Quando un'opera pubblica infatti viene avviata e mai
ultimata, non vi è soltanto il fallimento politico ma uno sperpero di
risorse. E in questi casi non è più tollerabile che tutto
risulta causato dalla cosiddetta "burocrazia",
colpevole dei ritardi e delle mummificazioni. (domenica 16 dicembre 2007).
( da "Resto del
Carlino, Il (Faenza)" del 16-12-2007)
BUROCRAZIA
"Due anni di battaglia per una casa" L'odissea di una coppia che
tenta di affittare un edificio del Demanio - -->.
( da "Nuova Sardegna,
La" del 16-12-2007)
Olbia
A rischio i progetti per il "Costa Smeralda"
Allarme del sindaco di Olbia: l'ampliamento dello scalo resta sulla carta Era
una delle grandi opere da realizzare con urgenza in vista del G8 del 2009
OLBIA. La passerella delle stelle viene spenta dalla burocrazia. La pista si restringe, si
sgretola sotto l'inconsistenza dei contributi e il peso nebbia della
politica. L'ampliamento del Costa Smeralda rischia di saltare. Doveva
essere la colonna portante del G8. Il cancello di accesso dei grandi della
terra. Un progetto già preparato nei dettagli dalla Geasar e fatto
proprio dal Comune. L'idea c'è, manca la sostanza. Il sindaco Gianni
Giovannelli ha preso sottobraccio le carte della Geasar, ma il suo girovagare
per gli uffici di Cagliari è stato vano. "Per ora l'ampliamento
resta sulla carta e non ho certezza che venga realizzato. Né dalla Regione,
né dal Governo sono arrivati stanziamenti". ROJCH a pagina 3.
( da "Gazzetta del Sud" del
16-12-2007)
Messina
Il dibattito alla Provincia sul libro di Michele Cucuzza Poche
opportunità ai giovani in un paese che invecchia MESSINANon solo
"bamboccioni" che se ne stanno acquattati in casa dei genitori
anche dopo i trent'anni, perché privi di voglia di fare e poco attrezzati
culturalmente. In una realtà socio politica che vede una nutrita area
giovanile piuttosto rinunciataria e disinteressata, vi sono ragazzi che sanno
conquistarsi spazi per emergere, per mostrare grinta e operosità. E'
un percorso più difficile, in salita, ma chi è tenace e
determinato può cogliere buoni risultati. Rimane tuttavia il problema
complessivo di politiche che non agevolano i giovani, tendenzialmente tenuti
ai margini da una classe dirigente che con l'allungamento della vita media
cerca di mantenersi in sella quanto più è possibile. "Con
questo libro ho voluto contribuire a mantenere viva la questione del mancato
ricambio generazionale nel nostro Paese attraverso una carrellata di sedici
interviste a persone che invece sono riuscite ad affermarsi".
Così Michele Cucuzza ha introdotto il suo libro dal titolo "Sotto
i 40 - Storie di giovani in un paese vecchio", dedicato a chi si
affaccia al mondo del lavoro. "Oggi tutto è più difficile,
ma dobbiamo essere ottimisti nei confronti delle nuove generazioni, mi rivolgo
ai giovani affinché si ribellino ai meccanismi di cooptazione che finiscono
per penalizzare proprio loro; bisogna incentivare la meritocrazia, quindi concorsi e borse
di studio". Da Eleonora Abbagnato, prima ballerina all'Opera di Parigi,
a Matteo Renzi, presidente della Provincia di Firenze, da Matteo Colaninno,
presidente dei Giovani industriali, al cantante Mario Biondi, fino alla vice
presidente della Camera dei Deputati, Giorgia Meloni. Tutte
testimonianze di successo: giovani che hanno superato difficoltà e
raggiunto posizioni di rilievo nel mondo imprenditoriale, della politica,
dello spettacolo. Il libro è stato presentato ieri mattina al Salone
degli Specchi di Palazzo dei Leoni nell'incontro promosso dall'assessore
provinciale alle politiche giovanili Daniela Bruno: "L'iniziativa di
oggi vuole essere un esempio per tutti i ragazzi: incoraggiarli sulla strada
dell'impegno sociale e professionale, allontanarli dal disfattismo e dal
pessimismo, riavvicinarli alla politica, che ha bisogno di nuovi volti e
talenti". La prof.ssa Patrizia Danzè, giornalista e docente di
lettere nel liceo La Farina, ha presentato il libro di fronte a un numeroso
pubblico di studenti, alcuni provenienti dalla provincia, in particolare da
Mistretta e Santo Stefano, che hanno partecipato attivamente, rivolgendo
domande all'autore e offrendo nuovi spunti di riflessione su temi come droga,
alcol, bullismo. Si è parlato anche di sicurezza stradale; "Ho
letto proprio stamane i nuovi dati Istat in tema i incidenti mortali ha detto
la Giuseppa Cassaniti Mastroeni, presidente nazionale dell'Associazione
Familiari e Vittime della Strada e purtroppo sono peggiori dell'anno scorso.
Dobbiamo impegnarci e fare molto di più". (domenica 16 dicembre
2007).
( da "Nuova Sardegna,
La" del 16-12-2007)
Di Serena Lullia Cani abbandonati dalla burocrazia
Arzachena, ancora chiuso il canile costato mezzo milione ARZACHENA. Il
rifugio per gli orfanelli a quattro zampe resta prigioniero della burocrazia.
Le chiavi per aprire il canile alle porte della città sono passate
dalla ex comunità montana alla Regione.
Il commissario della Cm4, Gianfranco Pinducciu, ha inviato a Cagliari la
delibera con la quale affida la gestione ai comuni di Arzachena, Telti,
Sant'Antonio, Golfo Aranci e Monti. Ma prima che i cani possano scodinzolare
nei recinti bisognerà aspettare la benedizione finale della Regione.
Solo allora l'alleanza dei comuni potrà decidere a chi dare in
gestione la struttura. Nel frattempo il canile costato oltre mezzo milione di
euro rimane abbandonato, ostaggio del tempo e dei vandali. I cancelli restano
spalancati, ingresso libero anche all'interno dei recinti e delle cucce.
Resta blindato solo l'edificio con gli ambulatori. Ancora per poco. Qualcuno
ha già provato a forzare l'ingresso. In un portone laterale è
impresso il segno di un piede di porco. Il vetro di una seconda porta
è stato rotto. Nessun guardiano vigila sulla struttura a cinque stelle
che l'intera Gallura aspetta da anni. Il progetto era nato nel 1999. Il
comune di Arzachena aveva messo a disposizione il terreno alle porte della
città, la comunità montana Riviera di Gallura i soldi per
realizzarla. Ma il residence per Fido non sembra essere nato sotto una buona
stella. Conclusa la costruzione di recinti e box il bando per affidare la
struttura è stato emanato e subito bloccato. Una sentenza del tar del
Piemonte dichiarava illegittime le gare per la gestione dei canili aperte alle
associazioni che non pagavano l'iva. A rendere ancora più
ingarbugliato l'iter è arrivato il provvedimento del governatore Soru
che polverizza le comunità montane. Il taglio del nastro annunciato
nel 2004 è scivolato all'estate del 2007. La stagione degli ombrelloni
è però passata e i randagi della provincia sono ancora senza
casa. Nessuno ha più il coraggio di indicare una nuova data. ??Adesso
siamo nelle mani della Regione - dice il sindaco di Arzachena, Pasquale
Ragnedda -. Il commissario Pinducciu ha rispettato i tempi indicati da
Cagliari per l'invio della documentazione richiesta. Il dossier nel quale
illustra lo stato di fatto della ex comunità montana e delle opere
realizzate dall'ente, tra le quali anche il canile, è stato spedito il
10 dicembre. Nel documento le competenze sulla gestione vengono passate dalla
Cm4 ai comuni di Arzachena, Telti, Sant'Antonio, Golfo Aranci e Monti??. Non
appena la Regione metterà il sigillo alla delibera la cordata di enti
potrà affidare il rifugio nato per accogliere 230 trovatelli.
??E'fondamentale accelerare i tempi - aggiunge Ragnedda -. Questa struttura
rischia di essere consumata dal tempo e presa di mira dai vandali. Aspettiamo
il via libera dalla Regione. Subito dopo ci sarà una riunione dei
comuni coinvolti per scegliere il sistema più rapido per far partire
la gestione ??. Due le soluzioni tra le quali scegliere, la prima macchinosa,
la seconda flash: indire una gara d'appalto o stipulare una convenzione con
una associazione di volontariato riconosciuta dalla Regione. Il comune di
Arzachena strizza l'occhio alla seconda.
( da "Nuova Venezia,
La" del 16-12-2007)
REPERTI
STORICI Ecco l'ufficio postale di Cefalonia In quattro casse e con un kit
completo, ora è custodito a Venezia Era militare, attivo nel '43 e
rispondeva al Comando della Divisione Acqui CLAUDIO BACCARIN Una bottiglia di
alcool da ardere da mezzo litro. Una bottiglia d'inchiostro nero. Una
bottiglia d'inchiostro stilografico. Una boccetta d'inchiostro rosso. Una
cassetta d'impostazione. Una boccetta di gomma liquida. Tre scatole di latta
piccole. Una scatola di spilli da grammi 250. Cinque fogli di carta
assorbente (42x60). Una tenaglia per chiodi. Una lanterna da campo. E'
dettagliatissimo l'elenco dei materiali a corredo di uno dei due kit e delle
quattro casse che dovevano far parte dell'ufficio di Posta Militare attivo a
Cefalonia nel 1943. I kit sono stati ritrovati nell'ex direzione provinciale
di Verona. Uno dei due è ora gelosamente custodito nell'antico palazzo
delle Poste di Rialto, a Venezia, da Mario Coglitore, responsabile
dell'Archivio storico di Poste Italiane. Le casse permettevano, in pochissimo
tempo, di allestire una vera postazione, dotata di sgabelli, bilancia di
precisione, casellario a soffietto, insegna e tenda sotto la quale
sistemarsi. "Stando ai documenti ritrovati - argomenta Coglitore,
mustacchi alla Umberto I - il kit ritrovato è caratterizzato dal
numero 2 e si riferisce all'ufficio di Posta Militare che operava a
Cefalonia, al servizio del Comando Divisione Acqui". Nella maggiore
delle isole Ionie, in seguito all'armistizio firmato dall'Italia, i tedeschi
vi massacrono la guarnigione italiana, che non aveva voluto cedere le armi:
morirono 341 ufficiali e 4750 soldati. "Come attestano le relazioni
ufficiali - continua Coglitore - dopo l'8 settembre gli impiegati
dell'ufficio, che a differenza della Grande Guerra erano tutti militari
graduati, distrussero le cartevalori, la corrispondenza inevasa e i
timbri". Le casse, gli sgabelli e il casellario sarebbero invece
scampati alla distruzione. Vennero riadattati e integrati nel 1951 (il boom
economico era ancora di là da venire), ai tempi della Guerra Fredda,
quando, al ministero delle Poste e Telecomunicazioni fu costituito l'Ufficio
Speciale M (Mobilitazione), che dislocò in sedici capoluoghi di
regione un ufficio di Posta militare pronto a diventare operativo
nell'eventualità dell'accendersi di un conflitto. Preziosa, in ordine
all'attività svolta dall'ufficio PM 2, giunto a Cefalonia il 4 agosto
1943, sarebbe risultata la testimonianza di Battista Actis, ultimo
sopravvissuto dell'ufficio postale di Cefalonia, il quale però
è morto a Torino nel 2005, alla bella età di 92 anni.
Coglitore, figlio e nipote di dipendenti postali, è anche impegnato
nell'esame e nella conservazione di 3 mila fascicoli personali di impiegati
che hanno lavorato nella provincia di Venezia a partire dalla seconda metà
dell'Ottocento. Una parte di questo sforzo appassionato è già
confluito nella sua tesi di dottorato intitolata "Senza infamia e senza
lode. Burocrazia, pubblico impiego e piccola borghesia
tra le carte degli impiegati postali a Venezia (1915-1950)". Il lavoro
d'archivio è consistito nello spoglio di 250 fascicoli di impiegati
nati tra il 1880 e il 1920 e collocati a riposo tra il 1930 e il 1950 dopo
una vita lavorativa media di 35-40 anni. Ne è derivata una vera
e propria antropologia del travet postale, fatta di comportamenti, opinioni e
sentimenti espressi da ogni singolo impiegato durante la sua carriera
lavorativa.
( da "Gazzetta di Parma
(abbonati)" del 16-12-2007)
CULTURA
16-12-2007 Letti per voi I n una maniera tanto documentata ed esaustiva
quanto dilettevole, il giornalista e saggista Federico Rampini ci informa
degli straordinari cambiamenti che interessano l'Estremo Oriente. Dopo
"Il secolo cinese" e "L'impero di Cindia", Mondadori
pubblica "La speranza indiana ", un libro che ci guida attraverso
questa nazione sterminata, variopinta e dagli innumerevoli contrasti:
"Il vitale caos indiano contiene le contraddizioni più estreme,
paradossi che non hanno eguali nella storia umana ". L'India odierna
è all'avanguardia ed eccelle nell'informatica, nel software e nella
biogenetica, eppure sopporta una burocrazia inefficiente e troppo
spesso corrotta; il paese si sviluppa a ritmi vertiginosi eppure i poveri
ammontano a centinaia di milioni. A Mumbai (un tempo chiamata Bombay) si
estendono, di fianco a ville e grattacieli, baraccopoli fatiscenti e
maleodoranti, "catapecchie di legno, plastica e cartone".
L'ingiusto e anacronistico sistema delle caste tuttora si conserva, ma viene
mitigato dal fatto che alle categorie più svantaggiate vengono
riservate, per esempio nella burocrazia statale e
nel pubblico impiego, "quote di posti di lavoro". Nonostante le sue
filosofie rispettose della natura e della vita in tutte le manifestazioni,
una parte del subcontinente è diventata "una delle discariche del
pianeta", dove si accumula ogni tipo di "immondizia elettronica
". In una nazione a maggioranza induista vivono centocinquanta milioni
di musulmani: la reciproca convivenza è inevitabilmente problematica.
"L'India - ribadisce l'autore - è il Paese delle contraddizioni e
al centro di queste contraddizioni ci sono le donne indiane ", le quali
vengono oppresse e discriminate fin da piccole e addirittura ancora prima di
nascere con l'aberrante pratica degli "aborti selettivi ". Per
fortuna è altrettanto vero che oggi nel paese "brillano
straordinari talenti femminili in tutti i campi". Questa antica
civiltà popolata di giovani e giovanissimi, dove la differenza prevale
sull'omogeneità, dove si "sta esplorando una sintesi fra
tradizione e modernità, tra identità storica e globalizzazione
", ci stupisce per energia e vitalità, per il suo tentativo di
assimilare il nuovo rielaborandolo. FRA PASSATO E FUTURO, "LA SPERANZA
INDIANA" DI FEDERICO RAMPINI Giancarlo Baroni.
( da "Repubblica, La" del
16-12-2007)
Economia
Affari & politica Il miracolo italiano delle imprese normali GIUSEPPE
TURANI Prosegue il dibattito per cercare di capire se l'Italia sia o no un
cadavere che galleggia. Ma, mentre le discussioni proseguono, si scopre che
nei primi sette mesi dell'anno, il saldo export-import (industria
manifatturiera) è cresciuto del 12 per cento. Molto più
cioè del Pil e di qualsiasi altra cosa in Italia. E, se si va a
scavare ancora più in profondità, si vede che una buona parte
di questo saldo viene dalle aziende del IV Capitalismo, che stanno
cioè sotto i 500 dipendenti (ma sopra i 20) e comunque sotto i 2
miliardi di fatturato. E, ancora, se uno va a vedere che cosa fanno queste
imprese (4400 in
tutto) si accorge che non fanno (in massima parte) niente di straordinario.
Fanno semplicemente le cose che vediamo tutti i giorni intorno a noi: scarpe,
sedie, divani, lampade, tavoli, ecc. Le aziende del IV Capitalismo italiano,
cioè, non sono una sorta di Silicon Valley distribuita sul territorio.
Magari fosse così. No. Sono aziende normali che fanno cose normali
impiegando una tecnologia assolutamente normale. Eppure, nonostante i tempi,
riescono a far crescere il saldo dell'export del 12 per cento in un anno
difficile come il 2007. Viene da chiedersi, naturalmente, come facciano a essere
così brave. E qui ci sono un paio di risposte. La prima è che
si tratta di imprese di solito a proprietà familiare e nelle quali
comunque il processo decisionale è velocissimo (errori compresi). Insomma, pochissima burocrazia e molta flessibilità. In conclusione un'enorme
capacità di "stare sul mercato". La seconda risposta
è che si tratta di aziende che hanno deciso di stare nella parte alta
del mercato. Magari fanno solo scarpe, ma cercano di fare quelle più
belle. E lo stesso accade per quelli che invece fanno "solo"
sedie. La loro forza, insomma, sta nel fare cose eccellenti, che in altri
posti è molto difficile produrre. Chiarito questo, viene da chiedersi
perché il IV Capitalismo italiano (che è fatto da gente indubbiamente
intelligente e dotata) sia costretto, in un certo senso, a battersi dentro
una striscia di terra così sottile (cose comuni, ma più belle
di tutte le altre) e non possa invece esprimersi su tecnologie di avanguardia
che lo metterebbero almeno un po' al riparo dalla concorrenza di paesi
più a buon mercato. E qui si arriva alle critiche che in questi giorni
sono piovute sull'Italia. La verità, molto semplice, è che per
fare "altre cose" (quelle tecnologicamente avanti) serve un
"contorno" di qualità: scuole, prima di tutto, e poi infrastrutture
e servizi. Ma aggiungerei anche una burocrazia meno
ottusa e meno ossessivamente presente. Una volta un vecchio mio maestro (che
ha fatto in seguito grande carriera in politica) mi spiegava che i tedeschi
hanno tre aziende chimiche fra le prime mondiali, e noi nemmeno una, solo
perché loro avevano una certa università. Sapevano tutto insomma della
chimica, e così avevano potuto costruire i loro tre giganti. La stessa
cosa si può dire per la Silicon Valley, circondata da
università scientifiche fra le migliori del mondo e da un insieme di
"soggetti" pubblici che spendono moltissimo in ricerca e comunque
in attività scientifiche di avanguardia (dal Jet Propulsion Lab al
Livermore Lab). Tutto questo da noi non c'è. Se percorrete l'asse
Milano-Venezia (dove nasce il 65 per cento delle nuove imprese del IV
Capitalismo) vedrete che non c'è assolutamente niente. Anzi, il
progetto del famoso raddoppio della Milano-Bergamo (pochi chilometri di
autostrada, in pianura e senza gallerie) va avanti da non so quanti anni. E
comunque a fare quel breve tratto di strada si possono impiegare anche 50
minuti. In sostanza, il IV Capitalismo "normale" (che fa cose
normali con tecnologie normali) non è una scelta: in gran parte
è una strada obbligata. E', forse, l'unica cosa che quegli
imprenditori potevano fare da soli, visto che non hanno quel contorno che
serve per far crescere un certo tipo di industria e di competenze. La stessa
cosa si potrebbe dire per gli stilisti italiani (da Armani a Versace, da
Valentino a Prada). Molti dei quali hanno cominciato a fare le loro cose
belle (le più belle del mondo) addirittura nei bui anni Settanta,
quando l'Italia stava andando a rotoli (e in parte c'è andata, perché
parte allora l'esplosione del debito pubblico). In conclusione, se si guarda
oggi all'industria italiana più vitale (il IV Capitalismo, appunto),
si vede un'industria "minore" (che fa miracoli tutti i giorni) che
è così non perché non sappia far di meglio, ma perché in questo
paese non è proprio possibile fare altro. D'altra parte, se uno vede
che cosa sta accadendo intorno all'Alitalia (azienda assolutamente impropria,
strafallita, irrecuperabile, ma tenuta in piedi dal potere politico a
dispetto dei santi) si rende conto che è meglio fare sedie o scarponi
a Treviso e a Vicenza. Almeno lì si lavora.
( da "Messaggero, Il
(Ostia)" del 16-12-2007)
Chiudi
di GIULIO MANCINI Il Tribunale di Ostia non può essere prigioniero delle carte. Visto che la burocrazia blocca l'apertura del secondo ufficio giudiziario del
litorale, sarà il Campidoglio domani a fare luce sui ritardi e a
mettere in mora l'amministrazione statale. Partirà dal presidente del
Consiglio comunale di Roma, Mirco Coratti, l'iniziativa di votare domani un
atto d'indirizzo affinchè il Campidoglio intervenga drasticamente sul
Ministero della Giustizia e sull'Agenzia delle Entrate per porre fine
ad uno scempio. Dal mese di giugno sono pronti i locali di via Cardinal
Ginnasi 12 presi in affitto dal Comune di Roma per trasferire parte delle
attività del Tribunale di Ostia che nella sua sede originaria di via
dei Fabbri Navali soffre di "nanismo". La mancanza di un parere di
congruità, palleggiato tra gli uffici da oltre un anno, impedisce la
presa in carico dei nuovi locali. Martedì prossimo, dopo un primo
rinvio avvenuto il 6 dicembre, la società proprietaria dell'immobile
lo consegnerà al Comune di Roma. E da quel momento, uffici attivati o
no, le casse capitoline dovranno sborsare 10 mila euro al mese. Uno spreco
che nessuno vuole. Salvo i borocrati che non rilasciano il loro nulla-osta.
"Siamo di fronte esclama Coratti a un dato raccapricciante. Non si
possono tenere prigionieri di un pezzo di carta i lavoratori del Tribunale
costretti a operare in spazi angusti e i cittadini che devono fruire dei
servizi della giustizia". Prima di visitare gli spazi appena completati
di via Ginnasi, il presidente del consiglio capitolino accompagnato dal
dirigente del tribunale Massimo Moriconi, ha visitato la sede di via dei
Fabbri Navali. Un archivio quasi inaccessibile per la quantità di
fascicoli, faldoni ammucchiati persino sotto le scrivanie dei cancellieri,
aule troppo anguste per accogliere le udienze, l'assenza di una stanza dove
far incontrare avvocati e clienti. "Ho un sogno si appassiona Moriconi
quello di realizzare qualcosa che funzioni meglio di altri posti. Ma non
posso arrendermi di fronte all'impossibilità di prendere in consegna
locali già pronti e destinati all'attività del tribunale".
L'impossibilità di accettare oltre le lungaggini deriva anche
dall'efficienza del Tribunale del Lido. Istituito da appena cinque anni,
l'ufficio giudiziario decentrato produce circa 38 mila notifiche l'anno e 6
mila atti esecutivi per un bacino d'utenza di circa 300 mila abitanti. A
Ostia si trattano più processi di tribunali come quelli di Terni, Pisa
o Rovigo: in un anno si supera il numero di 400 di procedimenti penali di
convalida di arresti con pressochè altrettanti ordini di custodia in
carcere. Complessivamente nel 2006 sono stati emessi tremila provvedimenti
tra sentenze civili e penali, ordinanze cautelari e atti in materia di
locazioni. Quest'anno l'incremento dell'attività sarà del 10
per cento circa. L'aumento del contenzioso penale e civile rispetto al 2005
è stato del 30 per cento: le nuove cause civili sono circa 1.500 oltre
a 1700 ricorsi per decreto ingiuntivo. Infine sono state iscritte circa 700
esecuzioni mobiliari e 250 pignoramenti immobiliari.
( da "Brescia Oggi" del
16-12-2007)
Giustizia,
appello dei magistrati ai politici "Meno burocrazia e meno leggi contro il
nemico più subdolo: la prescrizione" "Una buona
economia, una giustizia efficiente, una buona politica: dalla loro salute
dipende la salute della democrazia". A ricordarlo, venerdì sera
nella sala Piamarta di via San Faustino, è stata Elena Palladino di
"Libera", l'associazione che ha promosso l'incontro sul
contrasto alle mafie e all'illegalità, nell'ambito degli incontri
promossi dalla Tenda della solidarietà che proprio oggi chiude i
battenti. Ospiti della serata due giudici: Paolo Ielo, ex pool di Mani Pulite
e attuale gip a Milano, e Carlo Bianchetti, giudice delle indagini
preliminari a Brescia. LA "BUONA GIUSTIZIA" in Italia stenta, e non
solo perché mancano giudici e risorse, ma anche perché assomiglia a un
circuito automobilistico con sempre più curve e tempi sempre
più stretti per percorrerlo. L'immagine l'ha usata Paolo Ielo,
riferendosi ai tempi della prescrizione e alle regole e i modi di condurre i
processi, cambiati 415 volte dal 1988 a oggi. "Un po' come se al chirurgo
continuassero a cambiare la posizione del paziente o gli spegnessero la
luce", ha osservato. Concetto ribadito da Carlo Bianchetti, ricordando
che all'estero non esiste un sistema del genere: nei paesi anglosassoni la
prescrizione non c'è proprio, in Francia basta un atto per
sospenderla. In Italia no, la prescrizione vale fino al giudizio in
Cassazione ed è quindi inevitabile che si faccia a gara per prolungare
i tempi dei processi. Ma non è solo questione di prescrizione: anche
di produzione bulimica di leggi che poi sono inapplicate e servono solo a
intasare i tribunali di carta, di procedure farraginose e tanto altro ancora.
Ielo ha parlato dei doppi binari della giustizia, non l'antico adagio dei due
pesi e due misure ma il fatto che in Italia "ognuno ha il pezzo di
legalità che più gli piace": per qualcuno coincide con la
sicurezza, per altri riguarda i cosiddetti reati dei "colletti bianchi".
No, la legalità è unica e dovrebbe essere un valore condiviso.
E' un dato di fatto, però, avverte Ielo, "che a pagare oggi sono
solo gli "stracci" della società". Qualcuno, dal
pubblico, osserva se non sia il caso che i magistrati alzino di più la
voce per denunciare le storture del sistema. Ielo replica che il giuramento
di fedeltà allo Stato e alle sue leggi non è un atto formale e
per cui si può partecipare a un dibattito e discuterne ma un giudice
è un "tecnico" ed è chiamato ad eseguire le leggi che
vengono fatte da altri. Se le cose non cambiano, insomma, la
responsabilità è innanzitutto del legislatore. QUALCUNO chiede
se non ci sia frustrazione nel lavoro del magistrato. Certo che ce
n'è, è la risposta di Ielo, il quale rileva però che un discorso
analogo potrebbero farlo tanti medici che vorrebbero ospedali più
efficienti o insegnanti che gradirebbero una scuola diversa. E tanti
cittadini: l'importante è non rassegnarsi. Dal canto suo Bianchetti
ricorda che nel sistema dell'illegalità grande attenzione dovrebbe
essere posta sui reati di frode fiscale: non è d'altronde Brescia la
capitale delle "cartiere" che producono fatture false? CR.B.
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 16-12-2007)
Lettere
Sul colonialismo i francesi tacciano Delio Lomaglio - NAPOLI Le Figaro,
commentando gli incontri tra Italia e Libia circa gli indennizzi per la
colonizzazione, ricorda che "le forze francesi nel 1943 posero fine a
un'occupazione italiana brutale, fatta di deportazioni di beduini,
impiccagioni di capi tribù, saccheggi, violenze". Sarà
tutto vero, ma detto da un giornale francese è intollerabile, visto
che la condotta coloniale dei francesi non è stata certo più civile.
Basti ricordare il massacro di 12000 guerriglieri del Fln a seguito dei fatti
di Philippeville nel 1965 e la deportazione di due milioni di algerini in
campi di concentramento nel 1957. Purtroppo, quegli orrori li commettemmo,
usando perfino armi chimiche. Ma lei ha ragione, i francesi non hanno diritto
di dare lezioni in merito, il loro colonialismo fu ben più lungo e
molto più spietato. Da un po' di tempo non ci amano, sarà colpa
del pallone. "Niente tasse" e poi rispuntano Riccardo Marrocco -
NAPOLI Caro dottor Gargano, Prodi e Padoa Schioppa avevano assicurato che la
Finanziaria non avrebbe comportato aumento della pressione fiscale e che,
comunque, non avrebbe toccato le tasche degli italiani. A valle della
approvazione al Senato leggo che la finanziaria prevede un rincaro delle
sigarette per reperire i fondi per il risarcimento degli emotrasfusi;
controlli incrociati sulle detrazioni per i figli all'asilo, per cui alcuni
che usufruivano di tale detrazione potrebbero perdere il diritto. C'è
qualcosa di contraddittorio o no? C'è e non si è mai visto un
governo che, nonostante le promesse, non mettesse le mani nelle tasche degli
italiani. Prodi non fa eccezione. Però il primo rincaro che lei indica
ha un nobile fine (da fumatore, pagherò volentieri); e anche il
secondo provvedimento è giusto se si limita a togliere un privilegio a
chi, dopo verifiche, risulti non averne diritto. "La mia lotta con la burocrazia" C. A. - NAPOLI Egregio dottor Gargano, da
sette anni ho in corso una causa di servizio col Provveditorato agli Studi di
Napoli per un incidente d'auto occorsomi nel tornare da scuola: ricovero in
pronto soccorso con sospetto trauma cranico, trasferimento nel reparto
maxillo facciale per frattura della mandibola e intervento. Non ricordo
più neanche da quanto tempo sono stato sottoposto alla visita di
verifica presso l'ospedale militare. Credo quattro anni o giù di
lì. Tra l'altro, da tre, sono in pensione. La cosa mi era passata di
mente. Me l'ha fatta ricordare l'Ufficio competente inviando alla mia scuola,
nel giugno scorso, la richiesta del rapporto dell'autorità giudiziaria
intervenuta sul luogo dell'incidente. Mi sono messo in cammino per cercare,
tra commissariati e carabinieri, quale sia, eventualmente, intervenuto sul
posto dal momento che fui portato in ospedale in stato di incoscienza.
"Con ogni probabilità, nessuna pattuglia è intervenuta. Ma
poi dopo sette anni, lei adesso se ne ricorda? - mi è stato risposto
con aria di sufficienza - Dopo cinque anni, noi svuotiamo gli archivi
mandando le carte al macero". Alla fine, tra la richiesta al tribunale
e, dopo un mese, il rilascio dell'autorizzazione, sono riuscito a recuperare,
al commissariato dell'Arenella, una "pandetta" con le mie
dichiarazioni, il giorno del ricovero, al drappello del pronto soccorso del
Cardarelli. E mi sono dovuto sorbire le rampogne degli amici che mi hanno
tacciato di ingenuità per non essermi rivolto, a suo tempo, a un
legale. "Per come vanno le cose in Italia - e non ne parliamo nel
Provveditorato di Napoli - cosa speravi? Che dopo sei mesi ti mandavano i soldi
a casa? Sei rimasto il solito ingenuo" (volevano dire allocco). La
testimonianza era firmata, il lettore ci ha chiesto l'anonimato (come altri)
e lo accontentiamo, pur se certe volte proprio non riusciamo a capire il
perché. Comunque, a lui ogni solidarietà, come a
ogni prigioniero della burocrazia. Debiti dei padroni? vanno all'asta i cani Giulia Lodigiani -
PERSICO DOSIMO (Cremona) A Parma sei cani, non essendo stati acquistati,
saranno di nuovo messi all'asta il 20 dicembre. Le aste giudiziarie in cui
vengono battuti animali (soprattutto gatti e cani) sono sempre di più,
in tutta Italia. Comprendo la necessità di rivalersi su chi ha
contratto dei debiti, ma trovo scorretto che siano gli animali a pagare per i
debiti dei loro padroni. Sono esseri viventi senzienti ed essere separati dai
loro affetti (umani e canini) è già un grande dolore, che
crescerà se verranno venduti ad altri. L'Istituto Vendite Giudiziarie
di Parma potrebbe costituire un esempio di rispetto per i fratelli animali se
rinunciasse a venderli e li affidasse a un'associazione animalista (l'Enpadi
Parma ha promesso che si prenderà cura di questi animali, ma sarebbe
diverso affidarli loro piuttosto che farli acquistare). Mi auguro che tutto
si risolva per il meglio, ma anche che a livello nazionale venga introdotto
il divieto di mettere in vendita qualsiasi tipo di animale per recuperare i
debiti. In attesa di leggi nuove, gli amici degli animali non potrebbero
quotarsi per comprare i sei cani? Un gesto simbolico, l'avvio di una campagna
tosta. Carceri nuove e mai utilizzate Guido Reni - NAPOLI Egregio dottor
Gargano, è stato detto in tv che per costruire nuove carceri occorrono
quattro anni. Ma perché non utilizzare quelle già costruite - sono
tante - perfettamente funzionali? Perché continuare a prendere in giro gli
italiani? Non sempre (anzi) la tv ha ragione, gentile signor Reni. In questa
rubrica abbiamo già scritto che quelle carceri nuove e mai utilizzate
sono piccole, mal distribuite sul territorio e non risolvono il problema.
Resta tuttavia lo scandalo (ricorrente) dello spreco di danaro pubblico.
( da "Liberazione" del
16-12-2007)
La
colpa di Bruno, arso vivo: era convivente Gramsci e gli "assetti
proprietari" dell'"Unità" Sì, blocchiamo i
prezzi. Una volta per tutte Unioni civili Non vogliamo più aspettare
Cara "Liberazione", Bruno Santino, assassinato nell'incendio della
Thyssenkrupp, era colpevole del reato di lesa famiglia. Era un convivente.
Alla donna con cui divideva la vita non verrà riconosciuto alcun
risarcimento, né le cronache, pure copiose, di questi giorni l'hanno degnata
di una citazione. La sua compagna, parola che ha un significato ben
più pregnante di altre, non potrà avere giustizia. Ma Bruno,
quella mattina, era andato a lavorare anche per lei, per il figlio che
aspettavano, per il loro futuro. Questo è l'ennesimo atto di
discriminazione verso le coppie di fatto. Ci chiediamo: la compagna di Bruno
esiste, o esistono solo le spose, i figli, i genitori e tutti coloro che sono
incorniciati nella foto della sacra famiglia? E allora la sinistra che stiamo
costruendo deve farsi carico ora, subito, anche prima della finanziaria,
della questione delle unioni civili. Possiamo sopravvivere ad un anno di
esercizio provvisorio, ma non possiamo vivere un minuto di più senza
diritti. Per questo non vogliamo i Pacs, non vogliamo i Dico, non vogliamo i
Cus, vogliamo la legge sulle unioni civili "Bruno Santino". Pina
Casella Paolo Costagliola conviventi, Salerno "L'Unità" I
nuovi proprietari e il fondatore Caro Sansonetti, in vista del cosiddetto
"assetto societario" per cui "l'Unità" - giornale
fondato da Antonio Gramsci - verrà "mercantilizzato" con
l'ingresso del proprietario di "Libero", ritengo che dovremmo
sostenere con forte richiesta che almeno dalla sottotestata venga eliminata
la dizione riferita al fondatore. Ciò nel rispetto della sua memoria e
dei tanti, delle tante che nei decenni hanno lavorato, collaborato e creduto
nel foglio ispirato da Antonio Gramsci certamente alieno dal "senso del
mercato". Mauro Borromeo Milano Carovita Prezzi sempre più su
Caro direttore, siamo all'ennesimo aumento dei prezzi. Una volta è il
cambio lira-euro, un'altra l'aumento del petrolio, un'altra l'aumento delle
materie prime, un'altra il blocco criminale dei tir, in mezzo decine di altri
piccoli motivi. Ogni volta i commercianti aumentano i prezzi in modo
speculativo? Non voglio criminalizzare tutti i commercianti ma fra di loro vi
sono una gran massa di antitaliani. Questa è una realtà. Un
ministro, Ferrero, ha chiesto di bloccare i prezzi per tutto il 2008. Sono
daccordo, è così che si fa. Ma non ai prezzi attuali. E' ora
che un'apposita branchia della GdF indaghi sulla formazione dei prezzi e sui
guadagni dei vari comparti (servirà anche a scoprire l'evasione fiscale)
riportando i prezzi a quello che devono essere e bloccarli, anche quelli
energetici, in cui certi monopoli ci sguazzano. Orrore! Questo è
socialismo reale! Diranno i soliti idioti? Ma voi pensate che i poveri
abbiano mai creduto alla balla del "libero mercato" come toccasana
per loro? Credete non abbiano capito che era l'ennesima truffa sulla loro
vita? Augusto Giuliani via e-mail Colpire gli speculatori Cara
"Liberazione", come si fa a non rendersi conto che i continui
aumenti dei prezzi mettono in ginocchio i lavoratori a reddito fisso? Sono un
operaio, vivo in una cittadina del sud e questo fa di me un
"privilegiato": una rete di relazioni familiari, l'amico che ha la
campagna, l'acquisto diretto dal produttore, la moglie che facendo i salti
mortali fa quadrare il bilancio ci permettono di sopravvivere, ma ora
è quasi impossibile. Non voglio pensare che al governo che ho
contribuito a eleggere non gliene frega niente del fatto che non riusciamo ad
arrivare alla fine del mese. Se così non è lo dimostri: blocchi
i prezzi dei beni di prima necessità e delle tariffe, intervenga con
le forze dell'ordine in tutti i settori per fermare gli speculatori? Bisogna
solo scegliere di stare dalla parte di chi vive onestamente del proprio
lavoro, non mi pare così complicato. A meno che? Domenico Gioia via
e-mail G8 Non vogliono fare chiarezza Cara "Liberazione", la prima
sentenza sui fatti del G8 del luglio 2001 a Genova concorre ad aumentare la
profondità del baratro in cui è precipitata la volontà
morale, prima che politica, di fare chiarezza, e si aggiunge al contributo
già dato in Parlamento in tal senso, con l'affossamento della
costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta. Fulvia Notaro
Lecce Reddito di cittadinanza Rimarrà solo una chimera Cari compagni,
il reddito di cittadinanza in questa Italia è e rimarrà ancora
per molto tempo una chimera. Non abbiamo a mio avviso bisogno di
ammortizzatori, ma di diritti esigibili. Per i giovani serve la certezza di
un lavoro e di un reddito adeguati. Per gli anziani, una pensione più
che dignitosa. Ora la domanda: i governi (tutti) che non garantiscono il
diritto a chi si è sudato la pensione versando il 38% del proprio
reddito per 35-40 anni saranno così incoerenti da garantire il diritto
ad un giusto ma fantomatico reddito di cittadinanza per il quale non si
è versato nulla?? I soldi, o li cacciamo noi o li cacciano gli
"imprenditori", ma mi pare che oggi le cosiddette imprese rischino
in proprio veramente poco e godano invece di tutele maggiori che i propri dipendenti?
Sono con il compagno Diego Novelli, quando nel suo amaro sfogo dice di non
riconoscersi più in questa Italia. In questa Italia aggiungo io, dove
la politica vera, cioè i problemi della gente non li affrontano
più i politici ma i comici come Grillo, Benigni e buon ultimo, ci
strappa un sorriso amaro pure Pieraccioni. Giuseppe Bellanova Cento (Fe)
Musica Major, una replica dell'on. Carlucci Rispondo ad alcune osservazioni
pubblicate da "Liberazione" in merito la mia proposta di legge
sulle major. Iniziamo col dire che nutro molte critiche nei riguardi delle
grandi case discografiche (i prezzi innanzitutto), ma le considero comunque
un soggetto con cui confrontarsi. Secondo, prima di sventolare slogan come
"la destra sta con le major", allarmando brutti finali per le piccole
etichette, vi consiglio di concentrare il clamore attorno ad alcune
"leggi manifesto" di questo Governo. Un brutto finale lo avete
già: tutte chiacchiere senza costrutto, salvo che non si tratti di
tasse in più per le imprese e i cittadini o in meno per le banche.
Vado poi a sciogliere un po' di "burocrazia".
Qual è la domanda? Se è giusta la scelta di finanziare grandi
aziende private con denaro pubblico? La mia risposta è chiaramente
sì! Un'annotazione: il credito d'imposta non coincide con il concetto
di meno tasse: è un sostegno a fronte di un investimento. Nel caso in
questione l'impresa investe cento e lo Stato gli riconosce dieci: ma novanta
sono a carico dell'investitore. Inoltre la minore imposta è
riconosciuta per ben definiti fatti, tra cui le opere prime e seconde dei
nuovi talenti. Se un sostegno va fatto, deve essere fatto per tutti, come
accade negli altri settori industriali. Inoltre i dati mostrano un mercato in
forte contrazione, quindi anche le major non guazzano nell'oro. La differenza
tra grandi e piccoli, nel settore della musica, ma anche in molti altri,
è che le grandi sono nate prima e sono sopravvissute a tutte le
intemperie, accumulando un proprio patrimonio e acquisendo quello delle case
che andavano a morire. Ricordo che da piccoli eravamo pazzi della Virgin,
nata da poco in uno scantinato, che proponeva le cose più innovative e
interessanti: guardi ora cosa è diventata. E ora veniamo ad un po' di
sana autocritica. Diciamo che quando si sente parlare di compiti dello Stato
o altro ente pubblico, in un qualunque campo artistico, bisognerebbe
diventare sospettosi. Idem quando sull'argomento si costituiscono
Commissioni, Organismi, Osservatori etc. Nell'arte lo Stato, o chi per lui,
non ci dovrebbe proprio mettere il naso se non per fornire spazi, eliminare
gravami fiscali e semmai, ma con molta cautela, raddrizzare storture. Ma
bisogna anche considerare che viviamo in un Paese in cui la burocrazia si occupa di tutto, tranne che dell'essenziale,
e che anche il Parlamento ormai è obbligato a pagarle pedaggio.
Gabriella Carlucci deputata di Forza Italia Appunto, la destra sta con le
major. Nessuna novità. I problemi arrivano invece quando anche un
pezzo del centrosinistra sceglie di inseguire i "pescecani" del
settore. Ma questo è un altro discorso. s. b. 16/12/2007.
ARTICOLI DEL 15 DICEMBRE 2007
UN PRODOTTO agricolo, dal momento in
cui è raccolto da ( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)"
del 15-12-2007)
Legnini: con la finanziaria meno tasse
per le imprese ( da "Centro, Il" del
15-12-2007)
<No alle assunzioni senza
concorso> ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
15-12-2007)
Procedure espropriative e burocrazia
Così il nuovo "Scientifico" resta al palo
( da "Gazzetta del Sud"
del 15-12-2007)
Il Comune annuncia collaborazione coi
volontari ( da "Gazzetta del Sud" del 15-12-2007)
<Il 2008 sara' l'anno della
qualita'> ( da "Secolo XIX, Il" del
15-12-2007)
Prezzi alti Confronto tra associazioni
( da "Resto del Carlino, Il
(Ravenna)" del 15-12-2007) + 1 altra fonte
Montezemolo: "un paese fai da te
ma la sfida al declino non è persa" - alberto statera
( da "Repubblica, La"
del 15-12-2007)
Parma
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 15-12-2007)
Più sicurezza nei cantieri
( da "Corriere delle Alpi"
del 15-12-2007)
La società cresce ma uomini e
donne non sono uguali ( da "Trentino" del
15-12-2007)
Colpa della burocrazia o della
malavoglia? ( da "Libero" del
15-12-2007)
Attilio Baldan, ricercatore di Storia
delle dottrine politiche e docente di Storia del giornalismo alla
Facoltà di Sociologia di Trento, si è cimentato nell'impresa di
presentare - ( da "Adige, L'" del
15-12-2007)
IL LAVORO PER L'UOMO, NON L'UOMO PER IL
LAVORO ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del
15-12-2007)
Articoli
( da "Resto del
Carlino, Il (Faenza)" del 15-12-2007)
I
campi alla vendita al consumatore aumenta di cinque volte. Eppure
all'imprenditore agricolo resta sempre la fetta minore di quanto si incassa.
Su 467 euro che ogni famiglia spende mediamente al mese per fare la spesa, il
19% è rappresentato da quanto resta alle imprese agricole, il 30% va
all'industria alimentare, il 51% a commercio, servizi, terziario in generale.
Non a caso la Coldiretti ha intitolato il convegno di ieri pomeriggio
'Prezzi: un percorso lungo e costoso' mettendo attorno al tavolo
commercianti, artigiani, consumatori, istituzioni. Difficile dire,
però, da dove cominciare ad accorciare questo percorso. Due comunque
le certezze: molte famiglie fanno sempre più fatica ad arrivare alla
fine del mese, mentre sulle imprese (artigiane, agricole, commerciali non
importa) il peso del costo del lavoro, dell'energia, del
fisco, della burocrazia
è arrivato ad un livello ben oltre quello di guardia. Nel senso che
poi tutti questi costi si riversano sul prezzo del prodotto finale. Tiziano
Melandri, presidente della Coldiretti, sta tra l'incudine e il martello: il
prezzo del grano, per quanto cresciuto quest'anno del 60%, si è
sempre mantenuto costante negli ultimi vent'anni, in compenso il prezzo del
pane è aumentato del 400%. "Le filiere ? afferma Melandri ?
devono essere più efficienti". Roberto Manzoni, presidente della
Confesercenti, invita a cercare alleanze "perchè i prezzi non li
fa la piccola impresa, e il 70% del mercato è in mano alla grande
distribuzione". Per Manzoni sui prezzi incidono in maniera determinante
l'aumento del 20% dell'energia, la politica fiscale, e quella che lui stesso
definisce la 'tassazione occulta', come le multe. "L'altro giorno ?
racconta ? un ambulante è stato multato di 175 euro per aver
appoggiato per un attimo a terra una cassetta: ha violato le norme igieniche.
Così non si può andare avanti". Anche Sergio Folicaldi,
direttore della Confartigianato, indica il costo del lavoro, la burocrazia, la spesa improduttiva come elementi che pesano
troppo sulle aziende. "Sta di fatto ? afferma comunque Romeo Camanzi,
presidente dell'associazione del consumatori Adoc ? che la povertà
aumenta anche a Ravenna. La mensa di don Ugo, nella parrocchia di San Rocco,
ha distribuito 45mila pasti fino a novembre. Persone anziane si sono viste
chiudere il contatore del gas perchè il Consorzio dei servizi sociali
ha finito i 'buoni' e quindi non hanno più i soldi per pagare le
bollette. Troppi elevati gli aumenti di gas, luce, rifiuti e trasporti. Credo
ci sia un conflitto di interesse tra i sindaci che sono azionisti di Hera,
quindi di un'azienda che deve fare utili, e il loro compito di tutelare i cittadini".
"Siamo una garanzia per tutto il sistema, anche per il consumatore ?
commenta il presidente di Confcooperative Raffaele Gordini? anche se è
chiaro che certi meccanismi della filiera vanno rivisti, ma la sinergia tra
produzione agricola e distribuzione è possibile proprio grazie alla
cooperazione. Il percorso tra produttore e consumatore dovrà essere
sempre più trasparente". Per il presidente della Camera di
commercio, Gianfranco Bessi, "è necessario stringere i rapporti
tra produttori e consumatori, ma su tutto occorre un intervento di
modernizzazione del Paese, con infrastrutture efficienti, meno burocrazia e anche un minore carico fiscale".
"Viviamo in una realtà ? conclude Libero Asioli, assessore
provinciale all'Agricoltura ? dove l'aumento delle tariffe è escluso
per le fasce deboli. Come amministrazioni pubbliche dobbiamo fare economie e
pesare sempre meno sui cittadini. Ma nel caso specifico dei prezzi la
risposta forte è stare nella filiera creando patti seri tra produttori
e consumatori. In una società condannata a consumare è l'unico
modo per difendersi". - -->.
( da "Centro, Il" del
15-12-2007)
CHIETI.
Il governatore Ottaviano Del Turco è rimasto bloccato dalla neve a
Navelli, ma il presidente dei costruttori della provincia teatina, Paolo
Primavera, non si è dimenticato di lui nel convegno organizzato
all'Assindustria anche con il senatore Giovanni Legnini, relatore per il
governo della legge finanziaria 2008, per dibattere di programmazione e
sviluppo. "Rivolgo un appello a Del Turco", dice Primavera,
"ovvero se vuole ragionare di grandi opere, di grandi progetti, lui che
invita sempre gli imprenditori a ragionare in grande, ebbene deve sapere che
prima della grande politica occorre una grande riforma. la Regione non
può essere ingessata, anzi imbalsamata dai costi dell'assistenza
sanitaria che paralizza ogni tipo di prospettiva. L'incidenza della spesa
sanitaria in una regione che sia capace di amministrare bene non deve
superare il 60%, altrimenti l'innovazione e lo sviluppo non vengono favoriti
in alcun modo e l'Abruzzo resta fermo". Di fronte a una platea molto
attenta poco prima il presidente nazionale dei costruttori, Paolo Buzzetti,
aveva stuzzicato il governo a proporre soluzioni concrete per sveltire gli
appalti pubblici, evitare le tagliole di una legislazione che, attraverso
cavilli vari, rende affannoso il lavoro nell'edilizia. A
cominciare dalla burocrazia. "Non costruiamo più case, ma monumenti alla burocrazia", è la battuta
di Primavera. Legnini ha spiegato nel dettaglio le varie voci della
finanziaria che favoriscono l'Abruzzo, a cominciare dal finanziamento
ultramilionario per il potenziamento della ferrovia con Roma. Fondi
riprogrammati, ha detto il senatore, anche per l'Anas, per le strade e i
servizi. "E poi l'attenzione particolare rivolta alle piccole e medie
imprese con il nuovo regime fiscale che prevede l'abbassamento dell'Ires di
ben 5 punti e mezzo".
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 15-12-2007)
Cronaca
Regionale Pagina 107 "No alle assunzioni senza concorso" Il centrodestra
va all'attacco contro le "short list" della Giunta --> Il
centrodestra va all'attacco contro le "short list" della Giunta
Mozione del centrodestra contro l'abuso da parte della Giunta delle short
list per l'assunzione di personale a tempo negli assessorati. "Assumere
senza concorso è politica clientelare, dovete annullare quella
delibera". Il centrodestra ammonisce la Giunta, reclama il dietrofront e
fa saltare il tappo sulle short list (elenchi per la chiamata diretta al
lavoro). Nel mirino gli ultimi dodici contratti che l'assessorato regionale
alla Sanità è pronto a siglare. "Due anni di lavoro per
gli amici di chi governa la Sardegna", tuona Pierpaolo Vargiu,
capogruppo dei Riformatori in Consiglio e primo firmatario della mozione con
cui l'ex Cdl presenta il conto all'esecutivo Soru. "Basta con le
amministrazioni parallele. Adesso vogliamo sapere quante assunzioni senza
concorso ha fatto il centrosinistra, dal 2004 a oggi".
L'AFFONDO Short list: ancora una delibera - del 30 novembre 2007 - che fa il
paio con i sospetti. A cominciare "dall'uso improprio e continuato degli
strumenti normativi". Il j'accuse ruota intorno alla legge regionale 31
del 1998, "che sì prevede il ricorso a consulenti esterni di
elevata professionalità, ma solo per precisi obiettivi e progetti
specifici", spiega Vargiu. Di qui la deduzione: "La giunta Soru
recluta invece nuovo personale, con l'aggravante della massima
discrezionalità nella scelta dei candidati". E poi "quando
si assumono dodici persone insieme, verosimilmente si stanno coprendo vuoti
di organico". Vargiu guarda agli effetti "devastanti", perché
"da una parte si crea nuovo precariato e dall'altra si costruisce
un'amministrazione-ombra. In barba ai proclami del presidente Soru: sostiene
che l'organico della Regione non va potenziato, ma i dodici contratti alla
Sanità dimostrano il contrario". CONTRO LA GIUNTA E se le
stilettate di Vargiu sono messe nero su bianco nella mozione ("il
governatore ha il dovere istituzionale di fare chiarezza sul reclutamento del
personale"), le short list spostano l'asse della polemica anche
sull'Agenzia della sanità. "Altra vergogna", va avanti
l'esponente dei Riformatori. "È stata istituita un anno e mezzo
fa come supporto tecnico-scientifico all'assessorato. Tuttora non ha un presidente,
e a questo punto risulta un doppione rispetto alle figure professionali
previste nella delibera di novembre. Quasi tutte di altissimo livello e per
ruoli dirigenziali che mal si conciliano con contratti a termine". A
seguire un paradosso: "Si cercano pure medici. Ma, forse, la Regione
dimentica di aver appena bandito un concorso pubblico ad hoc per assumere
dottori". La chiusura di Vargiu è sui giovani disoccupati:
"Non ha senso che Soru parli loro di meritocrazia, visto che il lavoro lo
assicura solo ai suoi amici". GLI SCENARI Roberto Capelli, da ieri neo
capogruppo Udc, piazza l'affondo ("siamo alla diabolica gestione della
pubblica amministrazione") e tira fuori un dettaglio: "All'articolo
2 della determinazione regionale, si chiede buona conoscenza della lingua
italiana ai candidati stranieri. Quando l'elenco degli ammessi
sarà noto, capiremo tutti il perché". Giorgio La Spisa (Fi)
chiude il cerchio: "Le short list sono la punta dell'iceberg in una
politica sempre sospesa tra demagogia pauperistica e dirigismo. Speriamo che
la Corte dei conti faccia chiarezza sulle irregolarità". L'altro
azzurro, Mariano Contu, aggiunge: "Non è nei poteri di
un'amministrazione stravolgere le procedure di assunzione. Non possiamo
rischiare un Policlinico-due, dove una quota enorme del personale è
precaria". Sergio Pisano (Riformatori) chiede verifiche sul
"rispetto del Patto di stabilità" (tetto di spesa massimo
per gli enti pubblici), insieme ad Antonello Liori (An) che invoca in Sardegna
il "ritorno alla legalità". ALESSANDRA CARTA.
( da "Gazzetta del Sud" del
15-12-2007)
S.
Teresa Progetto arenato a causa di difformi interpretazioni del Testo unico
Procedure espropriative e burocrazia Così il nuovo "Scientifico" resta al palo
Tecnici comunali e della Provincia divisi sull'iter da seguire Giuseppe
Puglisi SANTA TERESA DI RIVA Il progetto definitivo per la costruzione del
nuovo Liceo scientifico di Santa Teresa di Riva è bloccato per la
controversa interpretazione di un articolo del Testo unico in materia di
espropriazioni per pubblica utilità da parte della Provincia e
del Comune. I due dirigenti la pensano in modo diverso ed il procedimento si
è fermato, anzi, come in un gioco dell'oca, deve tornare alla casella
iniziale. La "politica", naturalmente, sta a guardare. Intanto, il
Testo è del 2001, per cui non si comprende che "interpretazione"
ancora si deve dare all'articolo 16 chiamato in causa dal dirigente
coordinatore del dipartimento edilizia scolastica della Provincia, ing.
Vincenzo Carditello, il quale ha sospeso il procedimento di esproprio
"che potrà essere notificato ai proprietari dell'area solo dopo
l'approvazione della variante al vigente strumento urbanistico di Santa
Teresa di Riva, di competenza del Comune". Il dirigente dell'area
tecnica del Comune, ing. Claudio Pellegrino, sostiene, invece, che prima la
Provincia deve procedere alla dichiarazione di pubblica utilità per
l'esproprio dell'area e solo dopo il Comune procederà alla variante
urbanistica. Che è come la pensava l'arch. Gabriele Schifilliti,
predecessore di Carditello alla direzione del dipartimento edilizia scolastica
della Provincia, che aveva comunicato a tutti i proprietari dell'area
interessata l'avvio del procedimento per la dichiarazione di pubblica
utilità. A questo si è aggiunta una diffida inoltrata alla
Provincia da parte dei proprietari delle aree interessate che rilevano presunte
irregolarità nell'iter seguito dalla Provincia e chiedono
l'annullamento in autotutela dello stesso. Rilievi che Carditello ha
condiviso ufficialmente dandone comunicazione agli interessati e passando la
palla al Comune di Santa Teresa di Riva che deve provvedere alla variante del
Piano di fabbricazione. Sarebbe bene che la politica dicesse ai due dirigenti
di telefonarsi per chiarire la procedura da seguire. Prima che i buoi
scappino dalla stalla, ovvero il nuovo Liceo diventi una chimera per gli studenti
dello scientifico che da venti anni sono "ospiti" dei colleghi del
Classico nell'edificio, ovviamente angusto, di piazza Municipio. Se poi
l'amministrazione comunale, che è a conoscenza di tutti i passaggi
seguiti da Schifilliti e Carditello, ritiene che l'area di Bucalo non sia
idonea ad ospitare il liceo, lo dica in modo chiaro. Spiegando i motivi per
cui non può essere condivisa la scelta della precedente
amministrazione guidata da Carlo Lo Schiavo. Perchè, per esempio, la
scuola risulta lontana dalla stazione ferroviaria e nella zona centrale del
paese ci sono aree più idonee (ma anche questo è discutibile)
oppure perchè in quella stessa area di Bucalo è stato costruito
l'edificio delle scuole elementari "Michele Trimarchi" che come
è noto è chiuso da dieci anni perchè costruito su un
terreno che è risultato alluvionale ed instabile. (sabato 15 dicembre
2007).
( da "Gazzetta del Sud" del
15-12-2007)
Pozzallo
Il Comune annuncia collaborazione coi volontari Calogero
Castaldo Pozzallo Creare una rete di sviluppo del turismo culturale in
collaborazione con le associazioni di volontariato, una burocrazia più
"snella" e un censimento di tutte le associazioni. Sono questi i
punti precipui dell'incontro fra Comune (presenti il vicesindaco Luciano
Susino e il segretario generale Giampiero Bella) ed alcune organizzazioni
"no-profit" della città. Non era mai successo, in
passato, che l'ente comunale si "aprisse" al volontariato per
discutere delle istanze prioritarie di chi vi opera. Difatti, sono state
molteplici le critiche esternate agli organizzatori. In passato, sono stati
spesi milioni per festival e concerti quando, poi, diverse associazioni hanno
avuto difficoltà ad organizzare eventi culturali, richiedendo
contributi di modesta entità all'ente. "Abbiamo avuto spiega il
presidente de "La Sorgente", Giovanni Rosa problemi di natura
organizzativa anche per mettere un bollo sulle autorizzazioni". Il vice
sindaco Susino ha promesso meno burocrazia e ha
caldeggiato una maggiore presenza: "Ma bisognerà ha detto
lavorare già dal mese prossimo perché bisogna organizzare un'estate di
eventi. Spero che tutte le associazioni possano dare il loro
contributo". (sabato 15 dicembre 2007).
( da "Secolo XIX, Il" del
15-12-2007)
"Il
2008 sara' l'anno della qualita'" montaldo "IL PROSSIMO sarà
l'anno della qualità, di un'assistenza sanitaria migliore e più
rapida nel dare risposte, dell'abbattimento delle liste d'attesa e,
soprattutto, il 2008 sarà l'anno del nuovo piano sanitario
regionale". Lo ha detto l'assessore regionale alla Salute Claudio
Montaldo giovedì sera nel corso dell'assemblea del Forum della Salute
riunita al Teatro della Gioventù. "Fino ad oggi abbiamo dovuto
pensare a sistemare i conti, ma dal 2008 dobbiamo provvedere a migliorare
complessivamente il sistema sanitario ligure" ha ribadito Montaldo.
Riferimento alla diagnostica, ai settori in sofferenza per le lunghe liste
d'attesa e anche alla riabilitazione che, pur avendo ricevuto impulso in
questi ultimi due anni, è ancora distante dal soddisfare le necessità
della popolazione ligure e genovese in particolare. "In un mondo
perfetto i posti letto non si taglierebbero mai, ma dobbiamo fare i conti con
il denaro a disposizione - ha detto ieri il coordinatore del Fourum della
Salute, Sandro Viglino - e quindi fare di necessità virtù.
L'unica strada per assicurare l'assistenza sanitaria è la
specializzazione degli ospedali ed è questa che si deve
percorrere" Il Fourm della Salute comincia a prendere corpo. Giovedì sera l'assemblea (150 persone) ha deciso di
organizzare tavoli di lavoro tematici. Si comincia a febbraio con un tema
"caldo" nel mondo della sanità, la valorizzazione della meritocrazia. A parlare di meritocrazia è stata invitata
Fernanda Contri, ex giudice della Corte Costituzionale. 15/12/2007.
( da "Resto del
Carlino, Il (Ravenna)" del 15-12-2007)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Faenza))
UN
PRODOTTO agricolo, dal momento in cui è raccolto dai campi alla
vendita al consumatore aumenta di cinque volte. Eppure all'imprenditore
agricolo resta sempre la fetta minore di quanto si incassa. Su 467 euro che
ogni famiglia spende mediamente al mese per fare la spesa, il 19% è
rappresentato da quanto resta alle imprese agricole, il 30% va all'industria
alimentare, il 51% a commercio, servizi, terziario in generale. Non a caso la
Coldiretti ha intitolato il convegno di ieri pomeriggio 'Prezzi: un percorso
lungo e costoso' mettendo attorno al tavolo commercianti, artigiani,
consumatori, istituzioni. Difficile dire, però, da dove cominciare ad
accorciare questo percorso. Due comunque le certezze: molte famiglie fanno
sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese, mentre sulle imprese
(artigiane, agricole, commerciali non importa) il peso
del costo del lavoro, dell'energia, del fisco, della burocrazia è arrivato ad un
livello ben oltre quello di guardia. Nel senso che poi tutti questi costi si
riversano sul prezzo del prodotto finale. Tiziano Melandri, presidente della
Coldiretti, sta tra l'incudine e il martello: il prezzo del grano, per quanto
cresciuto quest'anno del 60%, si è sempre mantenuto costante
negli ultimi vent'anni, in compenso il prezzo del pane è aumentato del
400%. "Le filiere ? afferma Melandri ? devono essere più
efficienti". Roberto Manzoni, presidente della Confesercenti, invita a
cercare alleanze "perchè i prezzi non li fa la piccola impresa, e
il 70% del mercato è in mano alla grande distribuzione". Per
Manzoni sui prezzi incidono in maniera determinante l'aumento del 20%
dell'energia, la politica fiscale, e quella che lui stesso definisce la
'tassazione occulta', come le multe. "L'altro giorno ? racconta ? un
ambulante è stato multato di 175 euro per aver appoggiato per un attimo
a terra una cassetta: ha violato le norme igieniche. Così non si
può andare avanti". Anche Sergio Folicaldi, direttore della
Confartigianato, indica il costo del lavoro, la burocrazia,
la spesa improduttiva come elementi che pesano troppo sulle aziende.
"Sta di fatto ? afferma comunque Romeo Camanzi, presidente
dell'associazione del consumatori Adoc ? che la povertà aumenta anche
a Ravenna. La mensa di don Ugo, nella parrocchia di San Rocco, ha distribuito
45mila pasti fino a novembre. Persone anziane si sono viste chiudere il
contatore del gas perchè il Consorzio dei servizi sociali ha finito i
'buoni' e quindi non hanno più i soldi per pagare le bollette. Troppi
elevati gli aumenti di gas, luce, rifiuti e trasporti. Credo ci sia un conflitto
di interesse tra i sindaci che sono azionisti di Hera, quindi di un'azienda
che deve fare utili, e il loro compito di tutelare i cittadini".
"Siamo una garanzia per tutto il sistema, anche per il consumatore ?
commenta il presidente di Confcooperative Raffaele Gordini? anche se è
chiaro che certi meccanismi della filiera vanno rivisti, ma la sinergia tra
produzione agricola e distribuzione è possibile proprio grazie alla
cooperazione. Il percorso tra produttore e consumatore dovrà essere
sempre più trasparente". Per il presidente della Camera di
commercio, Gianfranco Bessi, "è necessario stringere i rapporti
tra produttori e consumatori, ma su tutto occorre un intervento di
modernizzazione del Paese, con infrastrutture efficienti, meno burocrazia e anche un minore carico fiscale".
"Viviamo in una realtà ? conclude Libero Asioli, assessore
provinciale all'Agricoltura ? dove l'aumento delle tariffe è escluso
per le fasce deboli. Come amministrazioni pubbliche dobbiamo fare economie e
pesare sempre meno sui cittadini. Ma nel caso specifico dei prezzi la
risposta forte è stare nella filiera creando patti seri tra produttori
e consumatori. In una società condannata a consumare è l'unico
modo per difendersi". - -->.
( da "Repubblica, La" del
15-12-2007)
Economia
Il gran premio L'Italia divisa Busta paga povera La guida politica
Montezemolo: "Un paese fai da te ma la sfida al declino non è
persa" E' come se con l'ingresso nell'euro avessimo vinto un Gran Premio
e poi la macchina si fosse inchiodata lì L'Italia non è
più governata da anni ed è divisa tra chi produce, lavora e
rema e chi sta seduto a poppa. Troppi egoismi Se avessimo avuto la stessa
crescita dei partner europei ogni lavoratore oggi avrebbe 3.400 euro in
più in busta paga Le imprese marciano bene ma manca una vera guida
politica. La distinzione destra-sinistra è vecchia. Ci vuole uno shock
ALBERTO STATERA Scomparso Pavarotti all'Italia restano davvero, come
congettura il New York Times, soltanto pizza e spaghetti galleggianti nella
"mucillagine sociale", secondo la definizione di Giuseppe De Rita?
"No, resta un paese pieno di energie positive e di eccellenze, ma
è difficilmente contestabile l'immagine di un "Paese fai da
te", un paese dove ci sono gli italiani, ma non c'è più
l'Italia": Luca Montezemolo in gioventù ha studiato alla
Columbia, si beava del liberal New York Time e la sua gioia domenicale era
quel chilo di carta del Sunday Times. Oggi, da presidente della
Confindustria, deve pur dire per contratto che magari "ci sono reazioni
un po' eccessive a un articolo seppur importante. Ma sarebbe un errore non
confrontarsi con critiche non immotivate". Allora confrontiamoci,
presidente Montezemolo: cos'è questo malessere collettivo, questa
incapacità di volerci bene in economia, in politica, nel sociale, che
fa dire che l'Italia finirà come la repubblica di Venezia, diventata "un
cadavere calpestato da milioni di turisti"? "Spiace doverlo dire,
ma in fondo l'analisi del New York Times riassume ciò che noi andiamo
dicendo da anni. Il paese è fermo e anzi ha cominciato ad andare
indietro. E' come se con l'ingresso nell'euro avessimo vinto un Gran Premio e
poi la macchina si fosse inchiodata lì: la crescita, la
produttività, l'assenteismo, la spesa pubblica, il debito, la
criminalità, la giustizia, il divario tra ricchi e poveri sono temi
reali e sono i nostri temi. Non autorizzano a cadere in eccessive semplificazioni,
come quando lo Spiegel titolò in copertina "Spaghetti in salsa
cilena", ma neanche a liquidare il tutto come critiche immotivate".
Perché la macchina si è rotta? "Perché questo paese fatica a
mettere al centro il bene comune, è fatto di troppi "particulari",
è poco "sistema", è fatto di un 20% di sommerso,
ciò che produce evasione fiscale, che è un furto, e incidenti
sul lavoro. E' un paese che non mette al centro l'educazione, la scuola,
l'università, in una parola i giovani e quindi il proprio futuro. Qui
chi nasce povero rischia quasi sempre di morire povero. Il paese è
diviso tra chi produce, lavora e rema e chi sta seduto a poppa" Come
è potuto accadere? "Dall'ingresso nell'euro l'Italia o non
è più governata, nel senso che non si è più ritrovata
intorno a grandi sfide comuni. é stato gestito male il suo "core
business": il funzionamento dello Stato, la scuola, i servizi, le
infrastrutture. La politica parla in televisione in modo oscuro, soprattutto
ai giovani, senza rispondere nel merito alle questioni fondamentali delle
famiglie italiane. La politica e i suoi leader non riescono a identificare
obiettivi condivisi". Ma il paese è effettivamente migliore della
sua classe dirigente? "Va ripristinato il senso della comunità,
bisogna rimettere in fila diritti e doveri, uno Stato che sia di guida, che
eserciti la sua autorità, che dia valore reale a regole e leggi, che
garantisca la certezza delle pene. Che vuole che pensi un americano che viene
in Italia e, a parte i blocchi dei tassisti e dei camionisti, i trasporti che
non funzionano, vede una nazione che ha le stesse
infrastrutture di vent'anni fa, una burocrazia meno efficiente di vent'anni fa, una macchina dello Stato
complicata e costosa con duplicazioni tra Camera e Senato, tra centro e periferia?".
Lei, presidente Montezemolo, riesce a mettere insieme povertà,
riscatto sociale, salari, da una parte, e produttività dall'altra?
"Guardi, è proprio questo che bisogna capire: il Pil pro capite
italiano è calato rispetto alla media dell'area euro da 105 nel 1988 a 94 nel 2007. Se
avessimo avuto la stessa crescita dei partner europei ogni lavoratore oggi
potrebbe avere 3.400 euro in più in busta paga". Ci sta dicendo
che lo sviluppo non è questione di destra o di sinistra, ma di scelte
giuste o sbagliate ? "La politica deve coinvolgere i cittadini, sui
fatti non sulle ideologie. La distinzione destra-sinistra è vecchia,
è finita, persistendo non consente lo shock di cui il paese ha urgente
bisogno. Reagan era considerato di destra, ma parlava alla gente. Clinton
prima di candidarsi alla presidenza non lo conosceva nessuno. Sarkozy
è figlio di un immigrato. La smettano di occuparsi dei presidenti
delle banche, ma rivalutino i principi forti: lo Stato, l'ordine, il mercato,
la concorrenza, il rispetto l'educazione, insomma il bene comune". Tutta
colpa dei politici o anche del nostro capitalismo un po' alle vongole?
"C'è una differenza clamorosa tra il paese che produce e le
ovattate stanze del capitalismo finanziario, di quei templi che devono aprire
le finestre e far entrare aria fresca". Anche quelli calcati per lustri
dall'avvocato Agnelli? "Anche quei tempi sono cambiati, è
inesorabile e auspicabile l'apertura di situazioni chiuse per creare una
nuova borghesia e un nuovo capitalismo". Lei sembra echeggiare De Rita,
quando parla degli industriali come di una minoranza forte contro una
maggioranza vischiosa, aggiungendo però che la minoranza forte non
è "trainante". "Le imprese e chi ci lavora stanno
rispondendo alle sfide: l'export è salito nella prima parte del 2007
dell'11,5%, contro il 10,5 della Germania. La quota italiana sull'export
mondiale sale per la prima volta dal 2001. La bilancia tecnologica è
in attivo per la prima volta dal 1981, abbiamo creato 2,8 milioni di posti di
lavoro in un decennio. Le par poco? Il capitalismo delle imprese è
sano e ha posizioni di eccellenza nel mondo. La Luxottica ha comprato la Ray
Ban in America, la Brembo fa i freni per l'Harley Davidson, la Ferrari ha
battuto, la Toyota, la Bmw e anche la Ford. Noi abbiamo portato in giro per
il mondo 6.500 imprese, che hanno incrementato il loro fatturato
estero". Sarete pure uno squarcio di luce in un paese che ne ha pochi
altri, come dice il NYT. Ma è anche vero che non abbiamo più
Rossellini, Fellini, né una nuova Sofia Loren. "Un Antonioni non nasce
tutti i giorni, come non nasce un Ferrè o un Versace. Ma sa che il
nostro cinema sta incassando in Italia in questi mesi più di quello
americano? Io sono innamorato questo paese e, grazie a dio, credo che ce la
farà". Ce la farà grazie a Dio, presidente Montezemolo?
"No, grazie a Dio non è tutto come dice il New York Times. Sono
convinto che possiamo farcela a vincere il declino se la politica
saprà dare grandi obiettivi e grandi sfide condivise, necessarie per
scelte difficili: spingere il paese ad aprirsi, chiudere finalmente una
transizione infinita, puntare sulla capacità, sul merito e non sulla
cooptazione, sui tanti giovani determinati e preparati che abbiamo, riformare
veramente la burocrazia, rispettare il mercato,
rilanciare la scuola, sciogliere i lacci e i lacciuoli, a cominciare
dall'ambiguità delle duplicazioni tra Stato e regioni, eliminare un
po' di quelle società a controllo pubblico che finiscono per essere
discariche per politici trombati". Ci sono le condizioni, secondo lei?
"Se ciascuno ricomincia a far bene il suo mestiere spero di sì.
Conforta che tutti i leader dei partiti, almeno a parole, concordano sulla
necessità di una riforma elettorale che dia spazio di manovra a chi
vincerà le prossime elezioni, che sono cruciali per il cambiamento,
per lo shock buono di cui il paese ha bisogno. Con buona pace del New York
Times".
( da "Gazzetta di
Parma (abbonati)" del 15-12-2007)
PARMA
15-12-2007 Parma BUROCRAZIA DOVRA' SORGERE NELL'EX SCALO MERCI DI VIALE
FRATTI Manca una lettera La nuova questura è bloccata Allarme del
sindaco in Consiglio comunale: "Demanio e Viminale non si parlano"
Marco Federici II La nuova questura? Impantanata nel gorgo della burocrazia. Semplicemente, un caso tutto italiano. Un
dialogo tra sordi, ma tant'è. Due istituzioni dello Stato, il Demanio
e il ministero dell'Interno, non si capiscono e il progetto resta arrotolato
nella sua planimetria. Sembra che nessuno riesca a trovare il bandolo di
un'intricata matassa di competenze. E al sindaco, Pietro Vignali, dopo aver
inviato lettere su lettere gli uffici della capitale, non resta altro che
lanciare un appello: "Nonostante l'importanza di realizzare a Parma una
nuova questura sia riconosciuta da tutti - dice - e nonostante il Comune
abbia già messo a disposizione l'area ed esista già il
progetto, il Demanio e il Ministero dell'Interno non riescono a dare il via
alla permuta delle attuali sedi della polizia di borgo della Posta e borgo
Riccio". La polvere sotto il tappeto viene scoperta in Consiglio
comunale, quando Massimo Iotti dell'Ulivo presenta una mozione sulla
eventuale incompatibilità tra il centro giovanile e la nuova questura
destinati a sorgere all'ex scalo merci (operazione ampiamente annunciata e
legata alla riqualificazione della stazione ferroviaria). L'assessore
all'Urbanistica, Francesco Manfredi, risponde che non esiste nessuna
incompatibilità, e in ogni caso i due edifici saranno dislocati a debita
distanza. Qui si alza in piedi Vignali, prende la parola, lancia il suo
appello, appunto, e fa deflagrare il caso. E qual è il motivo
dell'impasse? In soldoni, la vicenda si può riassumere così:
secondo i beninformati, sembra che la direzione centrale del Demanio,
proprietario dell'attuale sede della questura - acquistata un paio di anni fa
- abbia chiesto al Ministero dell'Interno il motivo per cui - a distanza di
così poco tempo - dovrebbe vendere l'immobile. Il Ministero pare abbia
risposto quanto tutti sanno: ovvero che i proventi della permuta servono per
finanziare, almeno in parte, la nuova questura, il cui progetto è
più che valido. Ma sembra che il Demanio consideri la risposta
insufficiente e che stia ancora aspettando una sorta di liberatoria per dare
il via all'alienazione. Insomma, un documento, una lettera. Sembrerebbe una
barzelletta, ma che non fa ridera la città. Morale: ci sono l'area e
il progetto della nuova sede della polizia, ma manca una parte di
finanziamento solo perchè due istituzioni dello stesso Stato non
riescono a spiegarsi. Il presidente del Consiglio, Elvio Ubaldi, rincara pure
la dose: "Denuncio la condizione deplorevole in cui operano il Demanio e
la sua agenzia a Parma: questa vicenda si collega alla destinazione di alcuni
immobili, proprio di proprietà del Demanio, presenti in città:
mi riferisco ad esempio all'edificio di via Garibaldi e all'area adiacente
alla Camera di commercio: abbiamo fatto proposte per un loro migliore
utilizzo, ma non ci è nemmeno arrivata una risposta. Non è
più tollerabile una simile latitanza di tali uffici dello Stato".
Questura, ma non solo: la sicurezza è uno dei temi forti del Consiglio
comunale. Il capogruppo di "Per Parma con Ubaldi ", Vittorio Guasti,
e il consigliere Giuseppe Pantano presentano un ordine del giorno a difesa
dell'operato delle forze dell'ordine a Parma, denunciano una carenza cronica
di uomini e mezzi a loro disposizione e sollecitano il Comune a chiedere
"maggiori risorse e strumenti normativi affinché le forze dell'ordine
possano fronteggiare meglio le necessità di sicurezza personale e
patrimoniale dei cittadini di Parma". Attaccano pure il governo,
colpevole - aggiungono - di prevedere in Finanziaria meno risorse per il 2008
al capitolo sicurezza di quante promesse. Su quest'ultimo punto, oggetto di
emendamento, parte della minoranza non ci sta. Franco Torreggiani e Giorgio
Pagliari, dell'Ulivo e Gabriella Biacchi, dell'Idv, non condividono le
critiche al bilancio dello Stato. A favore dell'ordine del giorno, invece, si
schierano Massimo Moine di Alleanza nazionale e Maria Teresa Guarnieri di
Altra politica. Risultato: il documento passa con ventisette sì, un
contrario e due astenuti. Ex scalo merci di viale Fratti In quest'area
dovrebbe sorgere la nuova questura.
( da "Corriere delle
Alpi" del 15-12-2007)
CONVEGNO
CISL "Più sicurezza nei cantieri" Il sindacato chiede un
Osservatorio sull'edilizia BELLUNO. Tante leggi poco rispettate, leggi
all'avanguardia ma che non vengano applicate. E' uno dei numerosi mali
italiani, ma quando la conseguenza è la morte sul posto di lavoro, allora non è più una questione di burocrazia, ma di diritti alla vita e
al lavoro. Ne hanno discusso ieri, nei giorni del dolore per la tragedia di
Torino e per tutte le altre morti sul lavoro che ci sono ogni giorno, i
sindacalisti della Cisl, riuniti prima per il consiglio regionale della Filca
(settore edilizia) e poi per il convegno su "Legalità e sicurezza
in edilizia". A confrontarsi c'erano Edi Toigo, segretario Filca
Belluno, Sergio Reolon, Ezio De Prà, nuovo presidente dell'Ance
Belluno, Salvatore Federico, segretario regionale della Filca, Lucia Vastano,
giornalista, mentre le conclusioni sono state affidate a Primo Torresin. Due
proposte fondamentali sono state avanzate da Federico ai rappresentanti delle
istituzioni e degli imprenditori: attivare un Osservatorio, convocato dalla
prefettura, che segua da vicino i cantieri e il rispetto delle regole e delle
leggi; e la presenza di un rappresentante territoriale per la sicurezza. Se
Reolon si è detto d'accordo sull'Osservatorio, a patto che non diventi
un altro tavolo inutile, le posizioni tra Ance e sindacati sul rappresentante
per la sicurezza sono lontane, considerato, ha detto De Prà "che
a Belluno funzionano gli enti paritetici territoriali" che già
effettuano controlli. Si è parlato molto anche di appalti pubblici. Da
parte dell'imprenditore, il rammarico perchè la nuova legge regionale
sull'offerta più vantaggiosa (al posto del massimo ribasso causa di
tanti problemi) è stata cassata dalla Consulta. "Occorre superare
il sistema della gara al massimo ribasso" ha detto dal canto suo Reolon
"guardando invece alla qualità dell'offerta". Ma ha anche
ammesso che il sistema dell'offerta vantaggiosa fa venire il febbrone ai
funzionari provinciali, per il rischio di cause da parte delle ditte escluse.
Legalità e sicurezza vanno di pari passo, hanno detto un po' tutti gli
interlocutori, perchè senza la legalità si abbassa la sicurezza
per gli operai. Gli incidenti in edilizia sono diminuiti, secondo i dati
portati da Giulio Fortuni, della segreteria regionale della Cisl, ma sono
aumentati quelli mortali. Dopo l'intervento della Vastano che ha parlato
della necessità di un presidio territoriale da parte dei cittadini che
non deve avere timori a chiedere, a fare domande, a porre questioni, Primo
Torresin ha concluso gli interventi (che erano iniziati con un minuto di
silenzio in memoria delle vittime dell'acciaieria di Torino): "La legge
626 sulla sicurezza non è stata un fallimento, ma è stata
vissuta come una aggiunta di burocrazia senza
cogliere le innovazioni che comportava".
( da "Trentino" del
15-12-2007)
Trentino.
Il Rapporto Opes La società cresce ma uomini e donne non sono
"uguali" TRENTO. In Trentino l'origine familiare influisce sempre
meno sui destini educativi ed occupazionali, avvicinandoli così ai
Paesi più avanzati ed allontanandoli, in senso positivo, dal resto
d'Italia. Per quanto riguarda la situazione sociale, poi, il Trentino si
conferma terra aperta, equa, con alti livelli di scolarizzazione ed una crescente
propensione alla mobilità sociale e alla meritocrazia.
Le maggiori diseguaglianze che ancora si riscontrano sono quella fra uomini e
donne, o "di genere", soprattutto sul piano lavorativo, e fra le
diverse generazioni. E' quanto emerge dal Rapporto sulla Situazione economica
sociale del Trentino, curato dall'Osservatorio Permanente per l'economia, il
lavoro e per la valutazione della domanda sociale (Opes) creato dalla
Provincia, dall'Università degli Studi di Trento e dalla Camera di
Commercio. Dai dati emerge che cospicui sono stati gli investimenti in
istruzione effettuati dagli individui e dalle famiglie. I tassi di
scolarità dei ragazzi trentini di età compresa tra i 14 e i 18
anni e di partecipazione all'istruzione universitaria dei trentini di
età compresa tra i 20 e i 24 anni risultano entrambi superiori a
quelli medi dell'Ue. Sostanzialmente assenti risultano, poi, i fenomeni di
disoccupazione adulta e giovanile. Contenuta è, infine, l'incidenza di
chi si trova in condizione di povertà relativa, ossia quella misurata
sulla base del reddito familiare disponibile, anche se si inizia ad osservare
qualche fenomeno di deprivazione connesso alla perdita di capacità
d'acquisto. Sul piano economico si registrano una positiva situazione occupazionale
e un'ulteriore fase di crescita dell'economia locale. I valori del Pil
pro-capite rimangono decisamente più elevati rispetto a quelli
italiani e dell'Ue a 15, calcolati a parità di potere di acquisto. La
crescita trentina è stimata, per il 2007, su un livello pari all'1,5%.
L'economia locale, peraltro, sembra assestarsi su un profilo di crescita
leggermente più basso di quello nazionale, già poco al di sotto
della media europea. Le difficoltà internazionali, in particolare
legate alle incertezze dell'economia americana e alla crescita dei prezzi
delle materie prime, si riflettono anche sull'andamento locale dell'economia
trentina. Essa, peraltro, è caratterizzata nelle fasi espansive da
limiti di crescita dovuti, da un lato, alla situazione di piena occupazione e
alla difficoltà di estendere ulteriormente la base dei lavoratori
attivi e, dall'altro, alla bassa dinamica della produttività del
lavoro, in Trentino pur più elevata che a livello nazionale. La
crescita della produttività è legata sostanzialmente a due
fattori quali la qualificazione delle risorse umane (istruzione e formazione)
e l'innovazione tecnologica, quindi la ricerca, sopratutto finanziatra dal
pubblico.
( da "Libero" del
15-12-2007)
Attualità 15-12-2007 Colpa della burocrazia o
della malavoglia? Sabato primo dicembre io e mia moglie ultrasettantenni
andiamo nella sede Asl di via Andrea Doria per la vaccinazione antinfluenzale.
All'ingresso un mare di avvisi. Il più vistoso: vaccinazione
influenzale al 4° piano. Al 4° piano un altro
cartello: vaccinazione influenzale trasferita al 1° piano. Ma a quel piano ci
informano che non si effettuano vaccinazioni, per informazioni rivolgersi
all'ingresso. Allo sportello, vicino al cartello che indicava il quarto
piano, ci informano che la vaccinazione era sospesa... Luigi Stefanelli
Segrate Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di
riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
( da "Adige, L'" del
15-12-2007)
Nel
solco della attuale letteratura dell'antipolitica tracciato da "La
casta" di Gian Antonio Stella et similia - un quadro complessivo e
storicamente molto vasto, della cultura politica italiana degli ultimi duecento
anni per scovarne - tirando in ballo centinaia di noti personaggi - i
prodromi dell'attuale fase politica e sociale caratterizzata da malgoverno, burocrazia, becerume, nepotismi vari,
intoccabilità del Potere Attilio Baldan, ricercatore di Storia delle
dottrine politiche e docente di Storia del giornalismo alla Facoltà di
Sociologia di Trento, si è cimentato nell'impresa di presentare - nel
solco della attuale letteratura dell'antipolitica tracciato da "La
casta" di Gian Antonio Stella et similia - un quadro complessivo
e storicamente molto vasto, della cultura politica italiana degli ultimi
duecento anni per scovarne - tirando in ballo centinaia di noti personaggi -
i prodromi dell'attuale fase politica e sociale caratterizzata da malgoverno,
burocrazia, becerume, nepotismi vari,
intoccabilità del Potere. 15/12/2007.
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 15-12-2007)
RISPONDE
PIETRO GARGANO Il lavoro per l'uomo, non l'uomo per il lavoro Gentile
dottore, il progresso scientifico e l'automazione hanno fatto sì che,
con una quota minore di lavoro, si produca una maggiore quantità di
beni e servizi, una cosa positiva che potrà liberare l'uomo dalla
maledizione di essere costretto con gran sudore a procacciarsi il necessario
per vivere. Paradigmatico è l'esempio di quanto producono un contadino
americano e uno africano: il primo, grazie ai fertilizzanti, alla cospicua
irrigazione e all'uso di macchinari, produce quanto cento africani, per cui,
ipotizzando che anche loro potranno usufruire degli stessi accorgimenti, fra
non molto il lavoro di uno solo basterà a produrre il cibo per gli
altri 99, i quali potranno anche non lavorare, se però colui che
produce sarà disposto a dividere con gli altri il frutto del lavoro. E
qui nascono le difficoltà forse insormontabili per l'egoismo
dell'uomo, forse bisognerà creare una rotazione nel lavoro: un giorno
ogni cento. Una prospettiva allettante che invita però alla
meditazione dopo che per anni abbiamo ascoltato l'utopico slogan
"lavorare meno lavorare tutti". In numerosi altri campi la
riduzione del lavoro è stata massiccia, mentre il prodotto è
aumentato, riuscendo a soddisfare gli scriteriati bisogni di una
civiltà dominata dall'imperativo categorico di consumare. Non è
ipotesi fantascientifica immaginare un mondo nel quale il lavoro non
sarà necessario e i beni e i servizi saranno realizzati dalle macchine
e dai robot. Il problema drammatico sarà costituito dalla
distribuzione dei prodotti, venuto meno anche l'uso del denaro o quanto meno
del modo per procacciarselo al quale siamo abituati. A complicare il quadro,
il moloch della globalizzazione, che annulla le volontà non solo dei
cittadini, ma degli stessi Stati, impotenti davanti al potere cieco delle
multinazionali. Potremo in futuro, quanto prima, liberarci dal fardello del
lavoro, ma dovremo affrontare e risolvere una serie di non facili problemi:
distribuire equamente la ricchezza e creare una reale uguaglianza tra nazioni
e cittadini. Dovrà essere l'obiettivo delle nuove generazioni. Achille
della Ragione - NAPOLI Gentile dottor Gargano, i contributi dei precari
co.co.co. dovrebbero essere parificati (anche se figurativamente) a quelli di
lavoro a tempo indeterminato per permettere che gli anni così lavorati
possano essere considerati paritari e permettere la pensione di
anzianità. L'Italia è fondata sul lavoro (oggi precario),
almeno il frutto finale del lavoro, qualunque sia, sia raggiunto per anni di
lavoro e non per tipologie di lavoro. Giuseppe Ruffo - CAIVANO (NA) Sono
stati assunti migliaia di giovani postini a tempo determinato. Migliorato il
bilancio, è molto peggiorata la distribuzione della corrispondenza. In
varie finanziarie, per ridurre i costi dalla pubblica amministrazione,
è stato bloccato o limitato il turn over. Ma i costi non sono
diminuiti in quanto si è fatto ricorso ad assunzioni temporanee.
L'esercito dei precari è andato aumentando, a beneficio delle caste.
Ha trionfato la tessera, la spintarella, il clientelismo e non il merito. Ora
quasi tutti i precari, meritevoli e non, saranno assunti a tempo
indeterminato. È giunto il momento di voltare pagina. Per assicurare
l'indipendenza dell'amministrazione rispetto alla politica
e per affermare la meritocrazia contro il clientelismo è necessario avvalersi solo di
personale a tempo indeterminato e selezionato con pubblici concorsi, come
è previsto dall'articolo 97 della Costituzione. Angelo Ciarlo - NAPOLI
Secondo i dati dell'Ue, gli italiani lavorano in media 38,30 ore la
settimana, un pelino di più dei francesi ma molto di più di
inglesi e tedeschi. E con un reddito nettamente più basso. Ora,
quando si va a discutere di 80-100 euro lordi di aumento, magari diluiti in
tre anni, gli industriali non facciano tante storie: firmino e basta. Questi
aumenti non ci renderanno più ricchi di francesi, inglesi e tedeschi,
non danneggeranno la competitività delle aziende, ma renderanno meno
drammatica la vita di molte famiglie. Giuseppe Diotto - TORINO L'idea di un
mondo robotizzato è orrenda. Quel gran Papa di Wojyla disse: "Non
l'uomo per il lavoro, ma il lavoro per l'uomo". Quanto alle altre
lettere, ritenendo ingiusto un Paese fondato sul precariato, per quel poco
che conta stiamo dalla parte dei lavoratori a orologeria. Oltretutto - ce lo
ricorda il signor Diotto - non siamo poi fannulloni.
ARTICOLI DEL 14 DICEMBRE 2007
Intesa per snellire la burocrazia tra
le imprese e il municipio ( da "Piccolo di Trieste, Il" del
14-12-2007)
Come districarsi tra la burocrazia
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 14-12-2007)
Sanatoria edilizia Riparte l'iter
burocratico ( da "Gazzetta del Sud" del
14-12-2007)
Di LAURA VALDESI R ICORSO AL TAR, una
spada di Damocle che ora pende sulla tes
( da "Nazione, La (Siena)"
del 14-12-2007)
Il Fisco a Trento premia la vera
produttività ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del
14-12-2007)
Discesa di classe
( da "Espresso, L' (abbonati)"
del 14-12-2007)
PRIGIONIERI DELLA BUROCRAZIA LA DISAVVENTURA
0 Ici, multa da 41 euro per un centesimo non versato
( da "Resto del Carlino, Il
(Macerata)" del 14-12-2007)
LA CRISI alla ex Somec dove tremano 70
dipendenti, quella p ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 14-12-2007)
Carriere differenziate e meritocrazia
per i docenti ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del
14-12-2007)
FARMACI/ RAPPORTO NOMISMA: ITALIA POCO
ATTRATTIVA PER INVESTIMENTI ( da "Virgilio Notizie" del
14-12-2007)
Ricerca, precari criticano il governo
( da "AprileOnline.info"
del 14-12-2007)
Quanto costa perdere un lavoratore IT?
( da "Punto Informatico"
del 14-12-2007)
Articoli
( da "Piccolo di
Trieste, Il" del 14-12-2007)
Le
pratiche per l'avvio dell'attività inoltrate via web, senza file Intesa per snellire la burocrazia tra le imprese e il municipio Entro il primo semestre del 2008
le imprese triestine potranno avvalersi della gestione informatizzata dello
Sportello unico per le attività produttive (Suap), attraverso il
progetto ImpresaFuturo. Le pratiche burocratiche per l'avvio
dell'attività lavorativa o, ad esempio, per l'ampliamento degli
edifici interessati dalla stessa verranno compilate e inoltrate direttamente
in rete per mezzo dei computer. Niente più code, nè mezze
giornate perse per orientarsi fra le carte e tra le regole imposte dalla burocrazia. Basterà una serie di click per ottenere
quanto richiesto. Discorso identico pure per gli uffici dell'interlocutore
delle aziende, ovvero l'amministrazione comunale: stop agli infiniti
ammassamenti di documenti e casellari vari, ma spazio a un bell'archivio
informatico. Lo snellimento avverrà grazie al protocollo d'intesa
Regione-Comune siglato ieri mattina nella sede dell'Assessorato allo Sviluppo
economico del Comune di Trieste dall'assessore regionale Gianni Pecol
Cominotto e dall'assessore comunale Paolo Rovis. Avviato nel 2004,
ImpresaFuturo era già riuscito a coprire con il suo servizio il 59 per
cento del territorio del Friuli Venezia Giulia. Grazie all'allargamento a Trieste
del progetto, questa percentuale salirà al 75. Basterà
connettersi al sito www.impresafuturo.it e registrarsi, una volta pronte le
strumentazioni di front-office del comune triestino. "Un'iniziativa resa
possibile - ha spiegato Rovis - grazie allo sviluppo già portato
avanti dalla Regione e che servirà a rendere più snella e meno
burocratizzata l'interfaccia con le imprese. Tutto dovrebbe essere pronto
entro i primi mesi del nuovo anno". "Attiviamo a Trieste ciò
che da questa città è stato inventato nel 2001 - ha aggiunto
Pecol Cominotto - e poi avviato in altre zone del Friuli Venezia Giulia. Come
ente regionale mettiamo a disposizione il software per uno strumento che
è dei comuni e che la Regione sostiene". ma. un.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del
14-12-2007)
AVVIATI I PATRONATI PER I PENSIONATI Come districarsi tra la burocrazia
Per aiutare i pensionati a districarsi nei meandri della burocrazia
fiscale e previdenziale, sono attivi a Calcinato i patronati che si occupano
di compilare i moduli dei redditi, le richiste di invalidità e di
pensione. Al bar Amici di Calcinatello, in via Nino Bixio, ogni
martedì dalle 9 alle 12, è aperto lo
sportello dei coltivatori diretti; il patronato Inca Cgil (via XX Settembre
36) riceve il martedì e il sabato dalle 8.30 alle 11.30, il
giovedì dalle 15.30 alle 18.30. I pensionati Cisl possono fare
riferimento al centro diurno anziani (via Roma 1) dove il mercoledì (9-11)
e il giovedì (17-18) trovano assistenza. Alla biblioteca comunale (via
XX Settembre 80) ogni venerdì dalle 8.30 alle 11.30, è aperto
lo spazio di consulenza della Cia (Confederazione italiana agricoltori). Le
Acli hanno aperto un punto di assistenza ai pensionati di Ponte S. Marco il
sabato (14.30-16) al centro Romanelli.
( da "Gazzetta del Sud" del
14-12-2007)
Malvagna
Sanatoria edilizia Riparte l'iter burocratico MALVAGNA Sanatoria edilizia
venti anni dopo. E già, sono numerosi i cittadini che recentemente si
sono visti recapitare delle missive a cura del Comune con le quali si
richiedevano documenti vari per integrare le istanze di condono edilizio
presentate con la legge regionale e nazionale del 1985. Si rimette in moto,
quindi, l'iter per ottenere le concessioni edilizie relative a quei
fabbricati o abusi edilizi che rientravano nella casistica di cui alle due
leggi del lontano 1985, e in effetti ancora in molti comuni siciliani non si
sono concluse ed esitate decine di migliaia di istanze di condono edilizio. A
Malvagna, a supporto dell'ufficio sanatoria edilizia, è stata
incaricata una squadra di tecnici esterni che peraltro ogni mercoledì
incontra nella sala consiliare i cittadini o i tecnici che hanno bisogno di
chiarimenti. In effetti, anche alcuni titolari delle istanze di condono sono
pure morti in questi anni. Burocrazia lenta, forse fin
troppo lenta, probabilmente pure con danni erariali, ma che così
gravita pur sempre sui cittadini contribuenti, dove adesso i costi per un
qualunque progetto in sanatoria o un certificato di idoneità statica
ha dei costi superiori rispetto a quando fu iniziata la pratica o comunque rispetto
agli anni precedenti allorquando le domande di condono andavano
comunque esitate. (m.l.r.) (venerdì 14 dicembre 2007).
( da "Nazione, La
(Siena)" del 14-12-2007)
Di
LAURA VALDESI R ICORSO AL TAR, una spada di Damocle che ora pende sulla testa
dell'Università dopo il clamoroso errore compiuto dalla commissione
giudicatrice dei test di ammissione ai quindici corsi di laurea delle
professioni sanitarie. Nell'assegnare il numero alla scheda con le risposte e
poi alla busta chiusa con il nominativo sarebbero "saltate" sette
persone per cui 170 candidati hanno ricevuto un voto che non era il loro ma
di un collega. Trovare una via di uscita senza che nessuno ricorra alle vie
legali ad ieri appariva molto difficile. Anche perché l'avvocato Duccio Panti
ha inviato ieri per raccomandata, anticipata via fax a rettore e
facoltà di Medicina, una lettera di formale contestazione delle
risultanze e delle procedure di rinnovo della graduatoria chiedendo che le
sue clienti "restino inserite o vengano reinserite con effetto immediato
e retroattivo nella graduatoria iniziale". Domanda inoltre che possano
continuare a frequentare il corso di laurea. Ma è solo l'inizio. I
perché è presto detto. "Ai rappresentanti degli studenti che ho
incontrato stamani (ieri, ndr) e che chiedevano garanzie, oltre a voler
conoscere la procedura seguita dall'Università ? spiega il rettore
Silvano Focardi ? ho detto che sono 29 i nomi coinvolti. Ossia coloro che
già studiano e sono stati immatricolati, invece non ne avevano diritto
all'esito dei test. Saranno tutelati ma la cifra esatta si conoscerà
solo a nuove iscrizioni chiuse e scorrimento della graduatoria avvenuta.
Quindi dopo il 18 dicembre". L'Università intende dunque trovare
la soluzione per consentire agli ammessi, poi esclusi, di proseguire gli
studi. Si pensa di chiedere posti in più da attivare all'assessore
regionale, non sono poi moltissimi. Oppure si potrebbero far frequentare
iscrivendoli direttamente al secondo anno. Magari "anticipando" la
fruibilità dei posti disponibili nel 2008-2009 per le specialistiche
in oggetto. In fondo, sostiene il rettore, l'università ha una propria
autonomia. Assodato ciò si arriva al nocciolo della questione: tutti
gli altri candidati, che non hanno diritto a seguire i corsi a numero chiuso,
vengono lasciati fuori e chi è stato inserito per sbaglio deve godere
di un privilegio? Questi "figli di un dio minore" potrebbero
ricorrere al Tar per veder riconosciuto il trattamento ingiusto, comunque
chiedere un risarcimento del danno derivante dalla discriminazione. "Un
quesito che mi ha posto durante l'incontro qualcuno degli studenti ? ribatte
secco Focardi ? ma la filosofia è questa: chi aveva superato il test
deve entrare, chi ha acquisito un diritto per un colpo di fortuna lo stesso.
Un eventuale ricorso sarebbe soltanto contro chi ha avuto la fortuna di
pescare il jolly a seguito del nostro errore. Approfittare della situazione
per andare avanti non va bene... Faranno ricorso? Lo facciano pure...".
Ricorda il caso di uno studente che era stato ammesso al corso ma si è
poi scoperto che non poteva: concluso l'iter del Tar si era già
laureato! "Se pensassimo che tutti coloro che hanno
superato il test devono entrare sponsorizzeremmo un'ipotesi che sarebbe la
morte della meritocrazia",
tuona il preside di Medicina Alberto Auteri "che difende la linea del
rispetto delle regole". DI RIPETERE LA SELEZIONE neppure a parlarne.
"Non c'è motivo. Se gli attuali vincitori non dovessero per
qualche motivo rientrarci cosa succederebbe? E poi quanto avvenuto ?
osserva il rettore ? non si configura come una frode ma è un errore
che ha sconvolto la graduatoria. Troveremo in futuro un meccanismo diverso
per evitare che possa accadere di nuovo", Magari attraverso una maggiore
informatizzazione. Non esclude di ricorrere al Cineca per i quiz (come
avviene nel caso dell'accesso a Medicina, invece di farli predisporre a livello
locale dai docenti, seppur preparati). "Partiamo dal presupposto che le
cose sono avvenute senza dolo ? ribadisce ? in caso contrario, il giorno dopo
non avrei esitato a licenziare il responsabile. Il danno d'immagine per
l'Università è enorme". - -->.
( da "Sole 24 Ore, Il
(Nord Est)" del 14-12-2007)
Nord-Est
sezione: NORD EST data: 2007-12-12 - pag: 1 autore: ... ACCORDO TRA AGENZIA
DELLE ENTRATE E DIPENDENTI ... Il Fisco a Trento premia la vera
produttività di Albino Leonardi P agare di più chi lavora di
più.All'Agenzia delle entrate di Trento si fa. Ed è un sasso
nello stagno. A gettarlo è la direzione provinciale trentina che,
mentre imperversa la polemica sull'assenteismo della Pa, ha fatto qualcosa di
concreto. L'accordo sottoscritto il 4 dicembre con i sindacati stabilisce i
criteri coi quali premiare con esattezza e obiettività un lavoratore.
Senza implementare la quasi paradossale "indennità di
presenza", bensì destinando la maggior parte delle risorse per
retribuire chi fa di più. Attraverso la contrattazione integrativa,
infatti, vengono stanziati soldi per la produttività che, in pratica,
si traducono in un aumento della busta paga per il solo fatto di timbrare il
cartellino ("indennità di presenza", appunto). L'Agenzia
delle entrate di Trento ha cambiato rotta. La meritocrazia, d'accordo, è
ancora pratica lontana. Tuttavia il patto sottoscritto il 4 dicembre riconosce
ai dipendenti degli uffici delle Entrate la produttività individuale
nello svolgimento dell'attività lavorativa. In sostanza, il salario
accessorio sarà distribuito utilizzando indicatori oggettivie
trasparenti che terranno conto dell'apporto fornito dal singolo
dipendente per il raggiungimento dei risultati dell'ufficio. Non
basterà più "passare il badge" in un lettore ottico
per far valere il "diritto" alla produttività. "
Controlli", "rimborsi" e "contenzioso", sono le tre
principali aree di lavoro per le quali l'Agenzia delle entrate peserà
la produzione individuale sul territorio trentino. Quanto conterà un
"controllo fiscale" lo diranno indici come "la maggiore
imposta accertata" e "la maggior imposta definita" attraverso
l'adesione del contribuente, oltre naturalmente il numero degli accertamenti
svolti. Per i rimborsi, al lavoratore sarà monetizzato il suo giusto
merito in base a quanti rimborsi saprà erogare e di quale valore.
Infine, un addetto al contenzioso sarà tanto più incentivato
quanti più saranno i ricorsi istruiti e il valore di ogni lite.
( da "Espresso, L'
(abbonati)" del 14-12-2007)
Attualità
L'ITALIA DEL TERZO MILLENNIO discesa di classe Di emiliano fittipaldi meno
soldi. un lavoro meno qualificato. la mobilit sociale al contrario. Quella
dei figli che stanno peggio dei padri. soprattutto Nelle famiglie di
dirigenti e imprenditori. Ma ANCHE in quelle di impiegati e operai Roma,
Torino, Napoli, Milano, ovunque tra i giovani italiani il gioco dell'oca
è tornato di moda. Un gioco, però, a cui nessuno vorrebbe
partecipare, perché inevitabilmente milioni di concorrenti finiscono sulla
casella che obbliga a tornare al punto di partenza. In un percorso che, fuor
di metafora, li costringe a scendere la piramide sociale peggiorando lo stile
di vita conosciuto nella famiglia d'origine. Un fenomeno che in Occidente non
si osservava dalla seconda guerra mondiale. Difficile, dunque, che Simone
Gracco, classico figlio di papà della Roma bene, immaginasse da
piccolo che a 36 anni avrebbe passato gran parte delle ferie estive nei
bollenti parchi della città. Nato da un architetto benestante, madre
professoressa al liceo, dopo la laurea in economia ha trovato un posto a
1.200 euro al mese in una piccola azienda fuori porta. Ci lavora da quattro
anni, ma lo stipendio è fermo al giorno dell'assunzione. "Da
bambino andavo a Capalbio per un mese, e d'inverno la settimana bianca a
Corvara era di rigore. Ora, con grandi sforzi e un aiuto del mio vecchio,
riesco a fare al massimo sei giorni in un villaggio all-inclusive. Quando mio
figlio compirà due anni dovrò pagare anche la sua quota.
Sarà un disastro". Ugo Reggiani (chiede un nome di fantasia,
"non voglio guai"), torinese e ricercatore universitario a
progetto, ricorda la guerra tra due potenti baroni della sua facoltà.
"Stranamente, non si erano organizzati come al solito. In un concorso
per una cattedra di diritto si scannarono per piazzare i rispettivi figli. L'erede
del perdente ha dovuto cambiare lavoro e status: ora fa l'impiegato in
un'assicurazione". Ad Antonio Migliaccio, 34 anni, di Napoli, è
andata meglio. Ingegnere come papà, ha evitato uno scivolamento di
ceto emigrando in Irlanda. "Elaboro sistemi informatici, e dopo un anno
sono arrivato a guadagnare tremila euro. Se sei sveglio gli scatti di
carriera sono fulminei, si cambia azienda ogni sei mesi. Ora vivo agli stessi
livelli di mio padre trent'anni fa. Forse addirittura meglio: io ho un'Audi
presa a rate, lui guidava la Fiat 850". Antonio è un'eccezione.
Se negli ultimi tempi i sociologi denunciano la mancanza di mobilità
sociale e i politici d'ogni schieramento promettono
potenti iniezioni di meritocrazia, dal Duemila la situazione è invece drasticamente
peggiorata: l'ascensore soci ale è in movimento, i giovani ci salgono
sopra ma, invece di salire o, almeno, restare fermi al livello della classe
d'origine, spesso e volentieri si ritrovano a scendere sui pianerottoli
più bassi. Ascensore per l'inferno L'"indietro tutta"
non interessa solo la prole del ceto medio e degli operai. Sono soprattutto i
figli dei dirigenti e degli imprenditori a dover abbandonare la posizione
conquistata dal padre o dal nonno. I dati Istat e Censis sono fermi al 2002,
ma letti nelle pieghe segnalavano già il pericolo. Ora 'L'espresso' ha
consultato lo studio Ilfi, un'indagine sulle famiglie che ha coinvolto
quasi10mila individui - elaborata da esperti della Bicocca di Milano,
dall'università di Trieste e Bologna - dimostra che, lungi dal vivere
un nuovo ciclo di rimescolamento sociale, i giovani si dirigono senza scampo
verso il declino. Se la metà degli italiani dai 18 ai 37 anni ricalca
pari pari la strada di papà e mamma e il 7,4 per cento fa un lavoro
diverso ma resta inchiodato al censo d'origine, e ben il 24,4 per cento
scende a rotta di collo la piramide sociale. Uno scivolamento 'silenzioso':
come notano gli osservatori più attenti, nonostante tirocini
umilianti, mansioni pagate quattro soldi e subalternità al potere dei
gerontocrati, la generazione nata a cavallo tra i Sessanta e i Settanta non
ringhia. E non combatte, al contrario dei propri padri protagonisti del '68 e
del '77, la guerra generazionale per la propria emancipazione. I dati
fotografano impietosamente la caduta. Solo un quarto dei figli dell'alta
borghesia riesce a fare il dirigente o il libero professionista, magari nello
studio di famiglia. Quasi la metà è costretta ad accontentarsi
di una scrivania e fa l'impiegato 'qualificato', il 7 per cento decide per il
lavoro autonomo, mentre il 23 per cento scende molti gradini e diventa
operaio o manovale nei servizi. Anche i colletti bianchi riescono con
difficoltà a mantenere posizioni: una piccola minoranza ha successo e
fa il salto di classe, ma oltre il 36 per cento finisce, volente o nolente,
nei ceti subalterni. Gli artigiani, i commercianti e le partite Iva sono le
categorie più mobili, ma il ritorno alle origini tocca quattro
rampolli su dieci. Anche i figli ventenni delle tute blu hanno meno possibilità
di affermarsi rispetto ai pari-censo degli anni Sessanta: solo cinque su
cento sfondano come imprenditori e professionisti, la massa (il 60 per cento)
è destinato alla fabbrica. La scalata alle professioni intellettuali,
obiettivo dei proletari sessantottini, resta una chimera. "Un paradosso.
Perché la generazione che va dai 20 ai 40", spiega il sociologo Antonio
Schizzerotto, curatore della ricerca e massimo esperto italiano in materia,
"è in media molto più istruita e preparata dei padri e dei
nonni. Conosce le lingue straniere, ha possibilità di muoversi in un
mondo globalizzato, ma in termini reali è molto più povera.
Anche chi resta al piano rischia di peggiorare il proprio ménage: fare
l'impiegato oggi ha molti meno vantaggi di un tempo, i differenziali con i
salari di chi suda in catena di montaggio sono enormemente diminuiti".
La questione centrale è che, in Italia, non c'è stato un vero
passaggio al terziario avanzato, come nel resto dei paesi occidentali.
"Se negli anni '60 e '80 la scolarizzazione di massa prima e la nascita
della società dei servizi poi portò nuova ricchezza e un boom
dei sorpassi sociali, negli anni '90 e nel 2000 siamo rimasti congelati. La
mobilità ascendente (al 21 per cento, ndr) è dovuta in gran
parte a fattori esogeni, alla scomparsa di mestieri come i coltivatori
diretti e i contadini. In realtà non ci stiamo modernizzando per
niente. Non stupiamoci se il mercato del lavoro è asfittico ed
è caratterizzato da settori ipermaturi". Redditi da fame L'abbassamento
dei salari negli ultimi sette anni ha riguardato quasi tutti i dipendenti, ma
la vera proletarizzazione colpisce soprattutto le nuove leve. Nemmeno il
capitale familiare e le reti relazionali, che in Italia valgono
tradizionalmente più delle risorse culturali e del merito individuale,
sembrano bastare più. La sindrome della quarta settimana investe anche
'segnalati' e raccomandati. Se molti puntano il dito contro una presunta
pigrizia generazionale e il mito del 'tutto e subito', tanto che persino il
ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha criticato "i
bamboccioni" attaccati alla gonnella di mammà, uno studio della
Banca d'Italia firmato da Alfonso Rosolia e Roberto Torrini, ancora non
pubblicato in italiano, mostra come nel corso degli anni Novanta e Duemila la
busta paga dei giovani si sia drasticamente ridotta rispetto a quella del
decennio precedente. Alla fine degli anni Ottanta le retribuzioni nette degli
under 30 erano più basse del 20 per cento rispetto a quelle dei
senior. Nel 2004 il gap è raddoppiato, crescendo fino al 35 per cento.
"Un andamento", dicono gli autori del paper, "riscontrabile a
tutti i livelli di istruzione". Il crollo dei salari d'ingresso è
spaventoso: spulciando dati dell'archivio dell'Inps del settore privato, si
stima che dal 1992 ai primi anni del millennio sia i diplomati che i laureati
siano tornati sui livelli di venti anni prima. Oggi, al netto del lavoro
nero, il 27 di ogni mese intascano poco più di 1.100 euro. "Un
riduzione non controbilanciata" chiosano gli studiosi "da una carriera
e da una crescita delle retribuzioni più rapida. La perdita di reddito
nel confronto con le generazioni precedenti risulta in larga parte
permanente". Un controsenso, visto che l'invecchiamento della
popolazione avrebbe dovuto contribuire a sostenere il portafoglio degli
junior, sempre meno numerosi ma sulla carta più colti e preparati. Se
la crisi ha toccato milioni di famiglie, la redistribuzione degli stipendi
è stata invece asimmetrica, a tutto vantaggio degli anziani. Non solo:
in Italia al di là del mestiere e dello status, anche la correlazione
tra le buste paga è fortissima. Un altro report dell'ufficio studi,
elaborato da Sauro Mocetto, sottolinea infatti che, se i tuoi genitori
guadagnano poco, è assai probabile che anche il tuo stipendio sarà
basso. I paesi scandinavi, Svezia in testa, sono i più dinamici,
seguiti a ruota dal Canada e dalla Gran Bretagna. I figli dei poveri possono
diventare ricchi più facilmente anche in Francia e Stati Uniti, che
galleggiano a metà classifica, mentre l'immobilismo è massimo
nel nostro Paese e in Brasile, ultimo nella graduatoria dei casi analizzati.
L'Italia degli ignoranti Al di là delle divisioni di classe,
protagonisti assoluti del gioco dell'oca sono i laureati. Negli anni '60 l'agognato pezzo di carta
permetteva di scalare le gerarchie e regalava carriere fulminanti, oggi
università poco selettive sembrano aver generato, invece di maggiori
opportunità, un'offerta di dottori sproporzionata rispetto alle
esigenze del sistema. "Non conviene investire come un tempo
nell'istruzione. Le imprese cercano soprattutto tecnici diplomati, i cervelli
sono troppi e il mercato non riesce ad assorbirli", sentenzia
Schizzerotto. Anche secondo i dati Istat e Almalaurea la laurea paga poco e
su tempi lunghi. "Ma non ci sono certezze", aggiunge Luca Bianchi,
vicedirettore della Svimez. "Ho due amici romani di 40 anni, laureati in
legge da oltre dieci anni, che hanno trovato solo un impiego nei call center.
Abitano nella casa di papà, niente moglie e marmocchi, l'utilitaria
presa di seconda mano. I genitori sono impiegati di buon livello: un classico
esempio di arretramento dal ceto medio a posizioni borderline". Se la
riforma del 'tre più due' ha peggiorato il grado di preparazione e le
matricole continuano a snobbare le più redditizie materie
scientifiche, l'inflazione dei titoli di studio è da addebitare anche
alle politiche delle imprese. Gli investimenti in ricerca e sviluppo
languono, e le figure professionali più gettonate restano tecnici
specializzati. Alla fine del 2007, secondo l'analisi Excelsior di
Unioncamere, su 100 assunti solo 9 saranno laureati. Verranno usati come
dirigenti, ma anche come impiegati (gli ingegneri a mille euro non si
contano) e addetti alle vendite. Agli industriali i dottori interessano ancora
meno: solo 5 assunzioni su cento saranno destinate a loro. Per lavorare a
salario minimo basta un diploma, l'istruzione professionale e, per un assunto
su tre, la sola scuola dell'obbligo. La carica dei dipendenti Seguire il
sentiero già percorso dai genitori, nell'anno di grazia 2007, è
quasi una necessità. Il 'familismo amorale', come lo chiamano i
sociologi, diventa spesso l'unica risposta alla recessione. Così
nepotismo e autoriproduzione delle professioni invece di diminuire, crescono
esponenzialmente. Non c'è liberalizzazione, non c'è Bersani che
tenga. Se una recente inchiesta della magistratura ha svelato il mercato dei
test per l'accesso alle facoltà a numero chiuso (a Bari sembra che gli
acquirenti fossero soprattutto medici e dentisti), a Napoli la cattedra
è sempre più un diritto ereditario. Nel 2002 un rapporto del
giornale universitario 'Ateneapoli' scoprì che alla facoltà di
Economia della Federico II il 16 per cento dei professori era imparentato con
un collega, cinque anni dopo - denuncia un dossier della Confederazione degli
studenti - la percentuale è salita al 26 per cento. Padri e figli,
mogli e mariti, fratelli e cognati. La politica non fa eccezione: nel neonato
Partito democratico il giovane segretario provinciale di Avellino appena eletto
si chiama Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco, mentre a Reggio Calabria i
delegati hanno eletto Alessia Zappia, figlia dell'ex segretario Ds scomparso
tre anni fa. Alan Baccini, rampollo del leader Udc, è commissario
nazionale dei giovani del partito. A volte la pratica del passaggio di
testimone nelle aziende è persino contrattualizzata: negli ultimi
anni, dalla Caripe alla Sea di Milano, fino alla Fincantieri e agli esuberi
di Intesa-Sanpaolo, i sindacati hanno benedetto senza vergogna la staffetta tra
padri e figli come incentivo per il prepensionamento. Nel Nord una ricerca
dell'Opes ha dimostrato che, soprattutto in Trentino, qualcosina si muove, e
la meritocrazia crea più opportunità
rispetto al resto d'Italia. Non per tutti, però. "Gli under 35 che
vengono da famiglie meno abbienti", racconta Daniele Marini, direttore
della Fondazione Nordest, "per mantenere il proprio status sono
costretti a consumare molto più dei loro genitori. Computer,
cellulari, vacanze e master: oggi le famiglie si impoveriscono anche perché
investono i risparmi per sostenere una prole non autosufficiente". La
recente riconversione industriale ha aperto la strada a giovani imprenditori
in settori di nicchia, ma per i figli delle corporazioni la cruna dell'ago è
sempre più stretta. "Medici, avvocati e giornalisti trent'anni fa
erano pochi, nel Duemila gli Ordini professionali scoppiano di iscritti.
Ovvio che per raggiungere il livello conquistato dalla famiglia ci voglia
molto più tempo". Nel felice Triveneto della piena occupazione
c'è anche una quota minoritaria di persone che sceglie di fare il
gambero, camminando all'indietro per scelta personale. "La cultura della
gratificazione e il culto del tempo libero si è diffuso a macchia
d'olio. Conosco bancari e commercialisti che si sono trasformati in volontari
o collaboratori di centri per l'infanzia", racconta Marini. Nel
Mezzogiorno il libero arbitrio è un lusso che pochissimi possono
permettersi. Mantenere le posizioni sociali acquisite dalla nascita è
già un successo insperato. "La novità è che
l'ascensore viaggia verso il basso anche per le fasce più alte, che in
passato godevano di collaudati cuscinetti di protezione", racconta
Bianchi, che delle Svimez è tra i ricercatori più esperti.
"Il mercato è ai minimi, e quel poco che resta del settore
privato boccheggia. C'è solo la grande balena pubblica, che a fatica
foraggia un po' tutti". Non stupisce che uno studio Istat-Svimez sui
laureati meridionali del 2001 dimostra che, a tre anni dalla tesi, parte
consistente dei rampolli dell'alta borghesia tenti la fortuna emigrando al
Centro-Nord: chi rimane è costretto a fare il dipendente, accettando
stipendi da fame. Nel pubblico finiscono anche i figli di imprenditori,
commercianti e liberi professionisti: solo uno su tre ha i capitali per
rischiare in proprio, il resto finisce dietro una scrivania con un contratto
a progetto. "Sono i più fortunati, non dimentichiamolo",
chiude Bianchi, "il tenore di vita peggiora rispetto alle abitudini
familiari, ma almeno un lavoro ce l'hanno. Secondo i nostri calcoli invece
quasi 800mila ragazze del Sud, figlie delle sessantottine che riuscirono ad
emanciparsi e a diventare impiegate e insegnanti, sono tornate tra le mura
domestiche a fare le casalinghe, come le loro nonne: un salto all'indietro dal
sapore medioevale che fa tremare i polsi". n Il tramonto dell'american
dream L'american dream, se in Italia è sempre più difficile da
realizzare, perde presa anche nel suo habitat naturale. Negli Stati Uniti
d'America, secondo istituti indipendenti di destra e di sinistra, i figli
sono destinati a essere più poveri dei loro genitori. La certezza, o
quantomeno l'altissima probabilità, di avere chance maggiori delle
generazioni precedenti è una regola sottintesa che sta tramontando: i
trentenni del Duemila guadagnano meno delle rispettive famiglie d'origine,
nonostante lavorino di più. Se una recente analisi del Dipartimento
del Tesoro sostiene che nel complesso della popolazione attiva l'ascensore
sociale funziona soprattutto verso l'alto, la categoria dei giovani abbassa
di molto il numero di sorpassi sociali: sia per la Brookings Institution che
per l'American Enterprise Institute c'è il rischio concreto che, per
la prima volta dal 1945, nel futuro si vivrà peggio rispetto agli
standard precedenti. Dal 2002 ad oggi la produttività Usa è
cresciuta del 16 per cento, mentre gli stipendi sono scesi di due punti
percentuali: facendo una media delle buste paga che i sessantenni hanno
percepito nel 1974, i loro figli nel 2004 hanno guadagnato in un anno ben 5
mila dollari di meno. La crisi fa sempre più paura Indagine Swg:
cresce la preoccupazione per il posto di lavoro e la disoccupazione 1991 1993
1995 1997 2007 Delinquenza 15,2 16,0 16,9 20,5 53,0 Disoccupazione 17,1 54,0
36,1 39,7 39,7 Crisi economica 7,5 16,9 23,5 6,9 37,7 Moralità dei
politici 16,2 37,1 29,6 25,9 30,4 Immigrazione 8,0 6,1 4,0 12,9 27,6
Inquinamento 13,8 7,4 13,0 12,5 16,6 Sanità 10,0 8,0 14,4 18,4 15,8
Droga 53,4 24,1 21,7 36,6 14,8 Guerre 8,2 12,0 26,6 13,0 13,7 Mafia 45,5 35,5
15,0 23,5 12,7 Fame nel mondo 10,9 10,0 11,7 14,2 10,7 Aids 21,6 21,0 21,1
16,0 0,7 La paura della disoccupazione e del posto di lavoro sta scalando le
classifiche dei problemi sociali che maggiormente preoccupano gli italiani.
Se nel 1991 droga, mafia e Aids occupavano gran parte dei pensieri del Paese,
nel 2007, secondo un sondaggio Swg elaborato per 'L'espresso', al primo posto
c'è la delinquenza, al secondo il tema del lavoro (che negli anni
occupa costantemente posizioni di rilievo) e al terzo la crisi economica, la
cui progressione è avvenuta nell'ultimo lustro: dieci anni fa se ne
preoccupava solo il 6,9 per cento della popolazione. L'uso degli
stupefacenti, le guerre e le condizioni della sanità pubblica non
allarmano più come un tempo, mentre l'inquinamento ambientale angoscia
il 16,6 per cento dei connazionali e la nuova questione morale il 30,4 per
cento del campione intervistato. Anche problematiche legate all'immigrazione
schizzano in alto tra i timori dell'opinione pubblica, mentre la fame nel
mondo, un cruccio molto in auge negli anni Ottanta, negli ultimi quindici
anni sembra angustiare una platea sempre più ristretta. Il sondaggio
NOTA INFORMATIVA AI SENSI DELL'ART. 2 DELLA DELIBERA N. 153/02/CSP
DELL'AUTORITà PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI Soggetto realizzatore:
SWG Srl-Trieste Committente e acquirente: SWG Data di esecuzione:
20-21/11/2007 Tipo di rilevazione: sondaggio CAWI su un campione nazionale
stratificato per quote di 1000 soggetti (su 4500 contatti), di età
superiore ai 18 anni. Per ulteriori approfondimenti visitare la rivista
online: www.postpoll.it, il documento completo è disponibile sul sito
www.agcom.it.
( da "Resto del
Carlino, Il (Macerata)" del 14-12-2007)
PRIGIONIERI
DELLA BUROCRAZIA LA DISAVVENTURA Ici, multa da 41 euro per un centesimo non
versato - -->.
( da "Nazione, La
(Pistoia)" del 14-12-2007)
Er
ora "tamponata" in qualche modo alla Mas, la trentina di operai in
bilico alla Infra di Bottegone. E' la fotografia del lavoro che scricchiola e
mette in affanno centinaia di famiglie. Si tratta di casi rimbalzati anche
sui giornali ai quali, probabilmente, andrebbero aggiunte tutte quelle
situazioni di crisi che restano nell'ombra perché riguardano aziende di
piccole dimensioni e, quindi, fanno meno notizia. Non è un buon
periodo per il mercato del lavoro nella provincia di Pistoia. IL CARO mutui,
l'inflazione che sale e riduce il potere d'acquisto dei salari, la crescente
precarizzazione dei contratti, la "stangata" in arrivo da gennaio
sulle bollette del gas e della luce, i contratti di lavoro da rinnovare:
tutto ciò pesa anche sulle famiglie pistoiesi, che rispetto ad altre
aree industriali devono però fare i conti con un nemico in più.
"Questo territorio ? osserva Valter Bartolini, sindacalista Cgil di
lunga data ? attraversa una pericolosa fase di declino". Rispetto a un
passato in cui l'industria gonfiava i portafogli della città e ne
elevava l'eccellenza manifatturiera, oggi ? semplificando forse anche in modo
eccessivo ? a parte i vivai, ci sono il meccanico per il ferroviario che
regge bene, il settore alimentare che cresce, il turismo che avanza ma ha
ancora un peso ridotto sulla ricchezza prodotta (il 2,5% del Pil, quota molto
più bassa della media regionale che è al 7,5%). C'è poi
il settore del legno e del mobile che vive di chiaroscuri: alla crisi
accompagna casi di aziende che crescono puntando alla fascia alta di mercato.
La sensazione diffusa, insomma, è che l'economia locale si regga
ancora sui resti dell'epoca d'oro, senza "nuovi campioni" d'impresa
capaci di tirare il gruppo. "Va ripensato il modello di sviluppo",
è la frase che ricorre nelle stanze del sindacato, rilanciata da
Bartolini. I dati, discussi anche di recente, parlano chiaro: nel 1991 su 100
occupati 43 erano nell'industria mentre nel 2006 sono scesi a 24. La
capacità di esportare è in discesa, la Cassa integrazione
straordinaria (quindi legata a crisi aziendali) nei primi 10 mesi dell'anno
segna un vero e proprio boom. Pistoia stenta a trovare al suo interno la
soluzione per tornare a produrre ricchezza come una volta, così si
vede costretta a rivolgersi fuori della porta, per cercare di catturare
investimenti dall'esterno (fuori regione, anche all'estero). Ma deve saper
offrire loro terreno fertile per svilupparsi qui. Per ora purtroppo non ci
riesce. Ecco perché Assindustria e sindacati hanno firmato quel patto per lo
sviluppo che punta prima di tutto a ricreare le condizioni affinché Pistoia
torni ad attrarre investimenti ed imprese (meno burocrazia,
infrastrutture migliori, più 'conoscenza'). Intanto però si
continua a "combattere" per contrastare le crisi ricorrenti. Sulla
vertenza alla ex Somec, l'ultimo avamposto industriale in montagna, ieri i
lavoratori sono scesi in strada per chiedere aiuto. Ci sarebbero trattative
in corso per rilevare l'azienda ? tra l'altro partner privilegiato della
Piaggio ? ma il tempo stringe. Sulla Coleman alzano la voce anche la
coordinatrice provinciale del Pd, Daniela Belliti e Chiara Innocenti,
consigliere provinciale sempre del Pd. "Esprimiamo preoccupazione e
sconcerto per una vicenda ? dicono ? che rischia di certamente sfociare nella
chiusura dell'azienda. Riteniamo necessario ? aggiungono ? l'intervento delle
istituzioni e delle forze politiche per far luce su una vicenda in cui al
momento ci sono ancora molte cose da chiarire". Per quanto riguarda la
Infra invece (31 posti a rischio licenziamento), prossima tappa della
vertenza è il 20 dicembre. C'è chi parla di un piccolo
spiraglio di speranza per i lavoratori, ma non tutti sono d'accordo.
"DOPO l'ultimo incontro con l'azienda resto pessimista ? dice Khalid Ben
Bahtane, della Rsu per la Uil ? non mi pare affatto ci siano stati segnali di
apertura". Patrizia Pellegatti, leader provinciale della Cisl, prova a
guardare avanti: "E' importante ? dice ? che Pistoia riesca ad avere
risorse dai fondi regionali ed europei, da destinare alla riqualificazione
del personale, alla formazione, al sostegno dell'alta tecnologia. Tutto
ciò accompagnato da investimenti infrastrutturali, indispensabili, e
da una riduzione del peso della burocrazia in modo
da rendere più competitivo il nostro territorio. Il patto siglato tra
sindacati e Assindustria va anche in questa direzione". "La
situazione è persante anche sul fronte artigiani ? aggiunge il
segretario provinciale della Uil, Giuseppe Macrì ? fino a metà
novembre abbiamo avuto segnali di continue crisi aziendali. Sono molto
preoccupato anche per il 2008". S.V. - -->.
( da "Gazzettino, Il
(Padova)" del 14-12-2007)
DIESSE VENETO Carriere differenziate e meritocrazia
per i docenti "È possibile educare nella scuola di oggi?" La
Diesse Veneto innovazione scolastica crede di sì, a tal punto da
ribadirlo senza esitazioni nel corso di tutto il convegno su "Gli
scenari dell'educare istruendo". "Non solo è possibile ma
è indispensabile - spiega il presidente della sezione veneta dell'associazione,
il professor Giulio Zennaro - Se ne parla tanto ma senza ricadute reali.
Occorre andare oltre i ciclostile del Ministero e questo è possibile
con un movimento etico che intenda l'educazione in senso nobile, che
interpreti la scuola come comunità di appartenenza, senza trascurare
il dialogo con le istituzioni".A preoccupare sono soprattutto:
l'emergenza educativa che nelle cronache finisce sotto il nome di bullismo, e
la crisi della figura dell'insegnante, incaricato di formare i futuri
cittadini ma la cui funzione sociale resta disconosciuta e mal retribuita
(dopo 25 anni di carriera lo stipendio è di nille e 500 euro al
mese.Zennaro sterilizza però sul nascere ogni polemica. "Dobbiamo
guadare al futuro - dice - la scuola deve uscire dalla sua falsa
neutralità con cui camuffa i suoi compiti e tornare a educare.
Altrimenti ai ragazzi verranno lasciati soli in balia delle ideologie".
Una funzione che secondo il professore tocca in parte uguali alla famiglia,
che troppo spesso delega e "parcheggia" in aula i figli, alla scuola,
alla società e alla politica che "lamenta le scarse risorse ma al
momento di fare scelte prioritarie si tira indietro".Un ulteriore
incoraggiamento viene dai dati Ocse sul Nordest. Secondo il direttore
generale dell'Ufficio scolastico, Carmela Palumbo, "sta crescendo la
consapevolezza della centralità della scuola". Eppure gli
stipendi degli insegnanti restano tutt'altro che incentivanti, soprattutto se
paragonati ai colleghi del resto d'Europa. "La questione è legata
ai grandi numeri dei docenti in Italia - conclude - che di conseguenza hanno
grande incidenza sul contratto nazionale, spostando di molto le risorse
pubbliche. Per questo si deve puntare sulla differenziazione delle carriere e
sulla meritocrazia".Michela Danieli.
( da "Virgilio Notizie" del
14-12-2007)
14-12-2007
17:02 Dompè: meno burocrazia e più
controlli Roma, 14 dic. (Apcom) - L'Italia è un Paese importante per
il settore farmaceutico, ma poco attrattivo per gli investimenti stranieri.
E' questo il dato più rilevante contenuto nel rapporto Nomisma sul
settore farmaceutico e sistema Paese, presentato in occasione dei 75 anni
della GlaxoSmithKline con un incontro oggi a Roma. Negli ultimi dieci anni
sono arrivati solo 128,8 milioni di dollari è all'undicesima posizione
fra i 30 Paesi dell'Ocse e lontano dai partner con cui normalmente si
confronta, cioe' Francia, Germania e Gran Bretagna. E se anche il
farmaceutico risulta fra i grandi settori, quello con i più alti
livelli di produttività, in Italia la sua crescita va rallentando (con
una variazione media annua fra il 200 e il 2006 del 5,4% contro la crescita
mondiale del 10,9%). Il maggior sviluppo farmaceutico del Paese è
concentrato in cinque regioni del centro nord: Lazio, Lombardia, Toscana,
Veneto ed Emilia Romagna. Secondo il presidente di Farmindustria, Sergio
Dompè, l'Italia ha grosse potenzialità specificando che
"abbiamo in Italia un sistema di eccellenze assolutamente
notevole". Quello che serve però è "meno burocrazia e più controlli". "In questo
Paese ci credo ancora - ha aggiunto - il settore da' segni di grande
vitalità e abbiamo la possibilità di aumentare ancora la quota
di export che è del 55% ed è già alta. Ma servono
segnali concreti e dalla Finanziaria ne stanno arrivando. Così come
dal 5 per mille".
( da "AprileOnline.info" del
14-12-2007)
Marzia
Bonacci, 14 dicembre 2007 Diritti Un sit in di protesta davanti Montecitorio
organizzato dall'Usi-Rdb per ricordare all'esecutivo che in Finanziaria
è venuto meno il fondo promesso di 30 milioni di euro, base per la
stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato degli enti di ricerca. Ne
abbiamo discusso con Cristiano Fiorentini, della segreteria del sindacato di
base Un sit in di protesta per ricordare al governo di essere venuto meno
all'impegno promesso, ma anche per tentare di rilanciarne uno nuovo in vista
del prossimo anno e della prossima manovra economica. Questi gli scopi che
hanno spinto i precari degli enti di ricerca a incontrarsi oggi davanti
Montecitorio, chiedendo alla maggioranza spiegazioni sul perché in materia di
stabilizzazione dei ricercatori precari si sia scelta una strada diversa da
quella concordata, ma anche quale inversione di rotta si voglia dare per il
futuro. Cristiano Fiorentini, segreteria nazionale Usi-Rdb Ricerca, ci spiega
le motivazioni che hanno spinto alla protesta di oggi. "L'anno scorso
siamo riusciti, nell'ambito del processo di stabilizzazione dei precari di
tutto il pubblico impiego, a fare inserire un fondo specifico per gli enti di
ricerca e per quanti vi lavorano con contratto a termine. "Dico siamo
riusciti' perché questo emendamento relativo a un fondo specifico, poi
approvato, è stato il frutto di un lungo lavoro di mobilitazione che
abbiamo condotto nei mesi del 2006". Il fondo a cui si riferisce Fiorentini
è quello di 30 milioni di euro stanziati per la stabilizzazione di
circa 800 lavoratori a tempo determinato: "una piccola goccia nel mare
se si pensa alla grande massa dei precari impiegati negli enti di
ricerca", ci dice. Quindi insignificante? "No, perché lo consideravamo
comunque un inizio di un percorso più vasto, che però è
stato drammaticamente interrotto dall'attuale Finanziaria, dove sono venute
meno le maggiori risorse che ci aspettavamo; dove non c'è stata
l'estensione di quel diritto alla stabilizzazione alle altre figure
contrattuali, che sono poi la maggioranza, ovvero cococo e assegnasti; dove
non c'è un superamento delle piante organiche, ormai arcaiche e
insufficienti, visto che, per esempio, l'Istituto superiore di sanità
prevede 1800 posti in pianta organica ma in realtà vi lavorano 2400
persone compresi i precari: un dato che testimonia come quei numeri non
fotografino le reali competenze ed esigenze dell'ente". Delusione
dunque, ma anche il convincimento che la mobilitazione non può essere
abbandonata. "Noi abbiamo cercato ci racconta Fiorentini- di spingere a
che fossero presentanti emendamenti che andassero nella direzione sperata e
che descrivevo prima (più risorse, più diritti per tutti,
superamento piante organiche), e abbiamo messo in campo negli enti un
processo di lotta. Purtroppo non c'è stata l'inversione di rotta
richiesta e promessa, perché gli emendamenti sono stati giudicati
inammissibili". Perciò tutto come prima, peggio di prima?
Sicuramente si perché "in questo modo gli enti potranno continuare a
contrattualizzate in modo precario tutti coloro che vogliono e di cui hanno
bisogno, aumentando allo stesso tempo sia la precarietà lavorativa
negli istituti di ricerca che degli enti di ricerca stessi". La
richiesta di questi "lavoratori a scadenza del sapere", presentata
anche alla deputata di Sd Alba Sasso che li ha incontrati fuori dal palazzo,
è quella di "riaprire la questione subito dopo l'approvazione
della attuale manovra; partendo dall'istituzione, fin da gennaio, di un
Tavolo sulla ricerca e i precari che vi lavorano, chiaramente insieme ad
esponenti della maggioranza e possibilmente anche del governo". Se si
interrogano i ricercatori precari sul loro status lavorativo, chiedendo
magari quale criterio deve essere adottato per stabilizzare la condizione di
instabilità che affatica le loro esistenze, non hanno dubbi. "Il
criterio -spiega Fiorentini- deve essere quello dell'anzianità, perché
chi lavora in un ente da anni, la sua professionalità l'ha dimostrata
largamente. La meritocrazia, che tanto spesso è invocata, è un principio che
purtroppo nel nostro Paese non può essere perseguito, il rischio
è infatti che scegliendolo come riferimento si accentui ancora di
più la pratica clientelare. Vorrei sottolineare -conclude- che quando
parliamo di stabilizzazione dei precari negli enti di ricerca, ci
riferiamo a persone che vivono questa condizione patologica anche da 15-20
anni".
( da "Punto
Informatico" del 14-12-2007)
Roma
- IL CSR o Corporate Social Responsibility non ha un'unica definizione.
Quella che a me piace, presa da Wikipedia, è: "Esso è
l'impegno del Business di contribuire a sostenere lo sviluppo economico lavorando
con gli impiegati, le loro famiglie e la comunità locale e la
società tutta per migliorare le loro vite in modo che anche essi
contribuiscano al Business ed allo sviluppo". È insomma una
specie di volano: io azienda, mi auto-regolamento con una serie di regole
etiche e contribuisco al miglioramento della vita dei miei impiegati e della
società tutta, e loro (gli impiegati) lavorano meglio, contribuendo a
migliorare il mio Business. Non è affatto chiaro se il CSR può
essere un modo di fare Business, anzi vi è chi è assolutamente
contrario a questo modello. Per molti il CSR non è altro che uno
specchietto per le allodole creato ad hoc per attirare capitali che non
investirebbero mai in un'azienda che non si impegnasse, almeno sulla carta, a
rispettare qualche principio di CSR. Ad esempio una delle norme etiche che
un'azienda che voglia fare CSR potrebbe darsi è
quella di riconoscere la meritocrazia e di promuovere lo sviluppo e la carriera delle persone. Ma
cosa significa meritocrazia e sviluppo delle persone in una realtà aziendale come
quella italiana? Soldi, solamente soldi, soldi guadagnati o soldi
risparmiati, scegliete voi, l'importante è che la cifra sia
considerevole. Quando ero solo un giovane analista ed il Team di
lavoro (se così si può chiamare) era composto da me e dal mio
capo, ci ponemmo proprio questa domanda: come era possibile avere più
soldi e maggiore visibilità in azienda? La risposta fu: portando
più lavoro alla stessa. Ma come facciamo a portare questo lavoro e a
fornire al cliente un servizio con la stessa qualità con cui lo
facciamo noi, se l'azienda non ci da né persone formate, né mezzi per
formarle? Anche qui la risposta era semplice, dovevamo formarle da sole le
persone e nel frattempo sopperire a tutta la loro inesperienza. Fissato
l'obiettivo, iniziammo a lavorarci ed il lavoro fatto fu davvero encomiabile:
in pochi anni il gruppo di lavoro crebbe, passando da 2 a 4 e poi ad 8 ed infine a
12 persone. Bene, avevamo ottenuto il nostro obiettivo, potevamo ricevere la
nostra lauta ricompensa, ed, infatti, ricevetti come Bonus annuale una tantum
100 mila lire lorde ! Al mio capo non andò meglio. Successe cosi che
nel giro di 15 giorni demmo le dimissioni, io, il mio capo e perfino il capo
del mio capo! A quel punto il responsabile della produzione mi
contattò e mi fece una contro-offerta pazzesca per rimanere. Che cosa
era successo? Semplicemente che l'azienda si era fatta due calcoli ed aveva
visto che darmi un aumento significativo (ma molto significativo) era
comunque più conveniente che perdere un progetto con 12 persone
(questo perché il cliente aveva posto come clausola o me o niente progetto).
La morale di questa favola è che se esiste un CSR in un'azienda, in
realtà funziona al contrario: la norma è più o meno
scritta cosi:"Mi impegno per far sì che esista un ambiente in cui
posso pagare il meno possibile il lavoro IT, ma non troppo poco perché se se
ne vanno via tutti mi causano un grosso danno". La filosofia è
molto semplice: in tanto mi posso permettere di pagare poco la professionalità,
in quanto, anche se qualcuno andasse via, potrei sempre sostituirlo con un
altro. Certo, si potrebbe anche fare leva sul senso etico del cliente che si
avvale di ditte che usano precari o peggio ma, credetemi, se una ditta
accetta di pagare per una risorsa meno di 200-300 euro al giorno, sa che
dall'altra parte stanno commettendo uno sfruttamento. E fino a quando questo
non gli comporterà un danno gli andrà bene così. Le
persone che lavorano nell'IT sono circa un milione, 600.000 direttamente, 400.000 in aziende di
servizi (dati riferiti al 2003), ma fino a quando si accetterà lo
stato attuale delle cose, poco o nulla potrà cambiare. Insomma, per
capirci, il reparto IT non è mica come i tassisti od i camionisti. La
risposta a quanto valgo io adesso per la mia azienda è la stessa che
dareste alla domanda: ma se io adesso andassi via senza preavviso che danno
soffrirebbe la ditta? Questo discorso ovviamente vale per l'IT come per
qualsiasi altro reparto, ma un po' di più nell'IT perché ora come ora
senza IT non è possibile pensare a nessun Business basato sui servizi.
Ovviamente non è certo con una presa di posizione individuale che si
può pensare che si possano cambiare le cose. Nessuno è
indispensabile e tutti siamo necessari, ma cosa succederebbe se questo fosse
un moto comune? Avete mai notato che uno dei versi di Fratelli D'Italia dice:
"Noi siamo da secoli calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché
siam divisi. raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme
Già l'ora suonò". Non è mia intenzione azzardare
nessun confronto con i nostri eroi del Risorgimento, ma è comunque
curioso che l'esser divisi, non avere un unico riferimento, qualcosa che
unisca, siano le stesse problematiche di 160 anni fa, quando il maestro
Mameli compose l'inno, (sostituite Popolo e Bandiera e con cosa volete ed
avrete la situazione attuale). E se penso che chi fa IT all'estero vive
situazioni completamente diverse, comincio a pensare che l'attuale situazione
italiana in cui riversa il mondo del lavoro e dell'IT non sia altro che lo
specchio della nostra società, una società che come si augura
Mameli aspetta ancora la sua Bandiera. Ah, un'ultima cosa: lo sapevate che
l'inno di Mameli è ufficialmente solo in via provvisoria il nostro inno?
(C'è chi vorrebbe "Va pensiero"). Anche in questo noi
italiani siamo divisi, da non crederci. Giuseppe Cubasia Cubasia blog I
precedenti interventi di G.C. sono disponibili a questo indirizzo.
ARTICOLI DEL 13 DICEMBRE 2007
Gli utenti dell'Asm travolti dalla
burocrazia ( da "Alto Adige" del
13-12-2007)
"La forza dell'innovazione meno
carta, più efficienza" ( da "Stampa, La" del
13-12-2007)
Lo scalo cresce ma è già
condannato ( da "Stampa, La" del
13-12-2007)
Emendamenti anti-burocrazia
( da "Provincia Pavese, La"
del 13-12-2007)
DI CASE ne costruiva poche, in compenso
i dipendenti ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 13-12-2007)
Gli ...strani aumenti del Vaticano
Altro che meritocrazia... Piove sempre s
( da "Leggo"
del 13-12-2007)
Risorse per l'energia
( da "Arena, L'"
del 13-12-2007)
Quando sensibilità ed efficienza
mettono all'angolo la burocrazia ( da "Gazzetta del Sud" del
13-12-2007)
Gli studenti marciano contro la
malasanità ( da "Gazzetta del Sud" del
13-12-2007)
Pubblica vetrina su internet sull'uso
dei fondi europei - dario scalella ( da "Repubblica, La" del
13-12-2007)
La Francia sceglie 100 misure per
semplificare la burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il" del
13-12-2007)
Sarkozy: meno burocrazia per cittadini
e imprese ( da "Sole 24 Ore, Il" del
13-12-2007)
Farmaci con troppa burocrazia
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-12-2007)
La sanità prepara maggiori
tutele e meno burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il" del
13-12-2007)
E' una dichiarazione di impegno quella
del nuovo presidente Confindustria Andrea Ugolini nella
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 13-12-2007)
Che cari questi politici
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 13-12-2007)
Una Carta per i politici contro i
singoli ( da "Opinione, L'" del
13-12-2007)
"La Calabria sarà un banco
di prova" ( da "Giornale di Calabria, Il" del
13-12-2007)
Articoli
( da "Alto Adige" del
13-12-2007)
Con
la bolletta è arrivata la richiesta di tutti i dati catastali
dell'alloggio occupato La tassa per i rifiuti è meno cara ma a
febbraio arriverà la stangata del conguaglio MERANO. La Pasqua
è ancora lontana ma Azienda municipalizzata ha pensato bene per Natale
di inviare alle centinaia di clienti una bolletta rifiuti con sorpresa. Da
una parte gli utenti si sono trovati un importo da pagare ridotto rispetto
allo scorso anno (la cifra però sarà compensata da una bolletta
maggiorata in febbraio), dall'altra ogni famiglia dovrà munirsi di
carta e penna e fornire all'Asm i dati catastali del proprio appartamento di
proprietà o, ancor peggio, quelli dei locali occupati in affitto. A
richiederlo è la legge finanziaria del 2005. Tra gli utenti, le
persone anziane soprattutto, è scattato il panico. Sono in arrivo in
questi giorni le bollette emesse da Asm per il pagamento della seconda rata
del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. Rispetto allo scorso anno
l'importo della fattura, che gli utenti dovranno pagare entro il 27 dicembre,
è inferiore. Ma la buona notizia è solo apparente e soprattutto
non è merito della riduzione delle tariffe applicate dalla
Municipalizzata. Per Natale si pagherà di meno, ma la differenza non
riscossa dovrà essere versata in più con la bolletta a saldo
che sarà emessa nel mese di febbraio. Si tratta quindi tecnicamente di
un rinvio. Lo scorso anno, di questi tempi, gli utenti pagarono il secondo
acconto relativo ai mesi da giugno a ottobre, cinque in tutto. Questa volta
invece si paga per il periodo compreso tra luglio e settembre, tre mesi,
ovvero due mensilità in meno rispetto all'anno scorso. La conseguenza è
che nella bolletta di saldo di febbraio si dovranno pagare i tre mesi
rimanenti (ottobre-dicembre, nel 2006 erano solo 2) oltre al numero degli
svuotamenti effettuati in eccesso rispetto al minimo stabilito dal
regolamento comunale di igiene urbana. Banca senza spese. Tutti i
contribuenti che in passato non hanno domiciliato il pagamento della bolletta
presso un istituto di credito, potranno pagare la fattura entro fine mese
senza l'aggravio di commissioni bancarie rivolgendosi a due sportelli
convenzionati con Azienda municipalizzata. Per evitare spese basterà
rivolgersi alle filiali di via delle Corse della Raiffeisen di Lagundo
(Aquila rossa) o di piazza Fontana della Raiffeisen di Merano. Dati
catastali. Ma la bolletta rifiuti questa volta riserva un'altra sorpresa per
le famiglie. Asm ha pensato bene di inviare simultaneamente a tutti i
clienti, unito alla bolletta un modulo per la richiesta dei dati catastali
dell'appartamento occupato. Due anni fa la legge finanziaria approvata dal
Governo Berlusconi aveva imposto alle aziende che erogano servizi (energia
elettrica, acqua, gas, raccolta rifiuti e altro ancora) di raccogliere e
spedire all'anagrafe tributaria dell'Agenzia delle entrate i dati catastali
riferiti agli appartamenti a cui le utenze sono collegate. Un sistema per
combattere l'evasione fiscale, corretto e ben ideato quindi, peccato che a
doversi muovere non sono le aziende tipo Ae e Asm, ma come sempre l'utente
finale. Per ottemperare a questa disposizione sarebbe bastato dedicare
qualche dipendente all'incrocio dei dati e all'inserimento delle informazioni
raccolte dal catasto online, da tempo consultabile via computer dagli uffici
di Ae e Asm. Ma pare essere la stessa legge a vietarlo, demandando questo
compito all'utente. Da notare che i dati raccolti non rimarranno patrimonio
di Ae e Asm ma finiranno direttamente a Roma per alimentare l'anagrafe
tributaria. Per compilare le migliaia di moduli spediti assieme alla fattura
da Asm gli utenti saranno obbligati a copiare i dati contenuti nella visura
catastale da richiedere all'ufficio catasto o nel contratto di compravendita.
Per gli utenti in affitto, qualora i dati catastali non siano contenuti nel
contratto di locazione, è inevitabile la richiesta dei dati al
proprietario. Oltre al costo della visura catastale
l'utente dovrà provvedere a inviare un fax all'Asm o a recapitare il
modulo direttamente nella sede di Viale Europa. La soluzione Ae. Azienda
energetica ha scelto, per raccogliere questi dati da trasmettere all'anagrafe
tributaria, una strada diversa. Dall'aprile 2005 ha subito chiesto ai
nuovi utenti i dati catastali e per i vecchi clienti ha deciso di inviare la
richiesta di informazioni in maniera scaglionata. In questo fine anno sono
state inviate le prime quattromila richieste ai clienti di una zona del
centro città. Gli altri moduli per la richiesta dei dati catastali
saranno spediti a scaglioni nel corso del 2008. La strada percorsa da Azienda
energetica è stata concordata con ufficio catasto (preoccupato dalle
possibili code di clienti che si presenteranno a richiedere le visure) e con
l'amministrazione comunale. (rog).
( da "Stampa, La" del
13-12-2007)
ARCHIVIAZIONE
ELETTRONICA E LINEE DI PRODUZIONE ALL'AVANGUARDIA IL PUNTO DI VISTA DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE INFOCAMERE IL PARERE DEL
MINISTRO BERSANI La proposta di Api Torino "Più sinergie
pubblico-privato" "La forza dell'innovazione meno carta, più
efficienza" "La burocrazia deve farsi da
parte" "Pubblica amministrazione e cittadini sono più vicini
grazie all'impresa digitale" "Stiamo studiando leggi e
finanziamenti per favorire queste innovazioni" Posta elettronica
certificata, e-mail per ogni tipo di ordine e strategie di archiviazione
all'avanguardia anche questo è alla base del successo dell'Acqua
Sant'Anna."Meno carta più efficienza - spiega il manager Alberto
Bertone -, innovazione e coraggio sono alla base del nostro successo e siamo
intervenuti in ogni settore". In solo dieci anni di vita, l'acqua
minerale Sant'Anna di Vinadio (Cuneo) è riuscita a ritagliarsi una
posizione nell'olimpo dei grandi marchi italiani dell'alimentare e a
competere con le grandi multinazionali, arrivando alla leadership nel settore
delle acque minerali. L'innovazione tecnologica e l'aggiornamento continuo
sono stati sin dall'inizio l'ingrediente principale della ricetta messa a
punto da Alberto Bertone, Presidente dell'azienda Fonti di Vinadio, tanto che
lo stabilimento, a mille metri, nel cuore delle Alpi Marittime, è
diventato un vero e proprio gioiello high tech, meta di pellegrinaggio per
numerosi manager provenienti dalla Cina, dall'Australia, Stati Uniti, da
tutto il mondo per vedere le linee di imbottigliamento più moderne sul
mercato, un processo produttivo fondato completamente sull'automazione. La
famiglia Bertone, una tradizione alle spalle nel settore immobiliare, nel
1996 decide di diversificare e sceglie di cimentarsi con l'acqua minerale.
Subito decide di puntare sulla tecnologia: "dopo aver esaminato ogni
singola fase del processo produttivo - ricorda Bertone - abbiamo scelto di
svolgerla con quanto di più tecnologico offriva il mercato in quel
momento". Risultato: dieci linee di produzione, alcune tra le più
grandi al mondo, arrivano a produrre 72.000 bottiglie ogni ora. Un magazzino
e un'area spedizioni gestiti autonomamente con l'impiego di veicoli elettrici
a guida laser. Un processo produttivo controllato elettronicamente in ogni
fase per garantire la qualità del prodotto, in grado di rilevare
anomalie di qualsiasi tipo e scartare immediatamente il prodotto che non
soddisfa i parametri della perfezione qualitativa. In questo modo,
l'innovazione tecnologica si riflette direttamente anche sul prodotto finito.
"Abbiamo puntato sulla tecnologia anche in quelle operazioni che l'uomo
poteva svolgere bene, abbiamo cercato di automatizzare al massimo,
convincendo anche i nostri collaboratori dell'utilità della
tecnologia" commenta Alberto Bertone, che anche per questo forte
"credo" nell'innovazione ha ottenuto nel corso del 2007 importanti
riconoscimenti: dalla segnalazione nel rapporto Eurispes "Nostra
Eccellenza" tra i 100 casi dell'Italia che funziona al "Premio
Tecnologia & Passione" conferito a chi ha il coraggio di investire
nell'innovazione. "Penso che l'innovazione tecnologica sia fondamentale
- commenta Alberto Bertone - per ridurre i costi, ma anche per migliorare
l'efficienza e la qualità del prodotto. Riempiamo fino a 350 autotreni
al giorno senza neanche un operatore; ma gli operatori ci sono anche nella
nostra azienda, semplicemente non intervengono nell'automazione, sono
specializzati nella supervisione del corretto svolgimento delle
operazioni." Il passaggio più innovativo riguarda il processo che
segue l'imbottigliamento: etichettatura e creazione dei pallet vengono
gestiti tramite software che si aggiorna automaticamente in base agli ordini
dei clienti. "L'informatica - prosegue Bertone - è il processo
che segue all'elettronica e per noi è fondamentale. Per questo ho
scelto di servirmi di veicoli a guida laser che viaggiano seguendo gli input
di un software e in ogni secondo ci garantiscono la tracciabilità del
prodotto, che ci permette di seguire il percorso di ogni singolo bancale di
acqua dal momento in cui è stato prodotto al momento in cui arriva al
consumatore." Bertone si riferisce alla flotta di carrelli automatici
che si occupa della gestione del fine linea, del magazzino e delle
spedizioni, totalmente indipendenti, in grado di stampare le bolle e ricaricarsi
da soli le batterie: un altro prodotto di alta tecnologia made in Italy, che
nasce in provincia di Reggio Emilia, dall'azienda Elettric 80. Alessandro
Ballesio Nelle piccole e medie imprese italiane l'ICT, l'informatizzazione
dei servizi e della gestione si stanno facendo strada, ma i passi da compiere
sono ancora molti. Questione di accesso alle tecnologie ma anche di cultura
d'impresa oltre che di numerose resistenze ancora presenti nella Pubblica
Amministrazione. Ma davvero le cose stanno cambiando? "Sì -
spiega Roberto Remmert, imprenditore del settore e Presidente di Unimatica
Torino, l'unione di categoria che riunisce le PMI dell'informatica
all'interno dell'API, l'Associazione delle Piccole e Medie Imprese - occorre
però distinguere bene fra situazioni diverse". Cosa vuol dire?
"Nelle medie imprese l'informatica sta ormai entrando nelle cultura
aziendale; in molte situazioni è correttamente percepita come un
investimento strategico più che un costo. Si tratta di una situazione
ben diversa da quella che poteva essere rilevata anche solamente due anni fa
per le imprese piemontesi. D'altra parte, Torino e il Piemonte sono
probabilmente in una condizione di vantaggio per la presenza del CSI
Piemonte". E nelle piccole imprese? "Nelle aziende di questo genere
l'informatica è invece ancora vissuta come un costo, una tassa. Ma
siamo di fronte ad una dimensione d'azienda che non ha ancora toccato con
mano, ne' percepito l'influenza positiva di questi strumenti
sull'attività aziendale e quindi sui bilanci. Non ci si rende conto
che il grado di informatizzazione dell'impresa può essere un
importante strumento di competitività". Quindi? Cosa manca?
"Semplicemente il tempo. Vede, la cultura d'impresa non si cambia per
legge, ne' per spinta commerciale: deve cambiare con una propria
evoluzione.Accade così anche per l'informatica in azienda". Ma i
nuovi strumenti messi in campo come la carta d'identità elettronica,
la carta nazionale dei servizi, la firma digitale servono davvero alle Pmi? "Intendiamoci
ce n'è bisogno ed una prospettiva fondamentale di crescita ma per come
siamo messi adesso servono poco o nulla. Precisiamo: da tempo è in
atto un processo che coinvolge lo Stato e le Amministrazioni Locali teso a
sburocratizzare l'attività e a dematerializzare molte relazioni fra
imprese, cittadini e uffici pubblici. Ci sono numerosi tavoli aperti in
questa direzione. Ma si rileva ancora una sorta di resistenza della burocrazia che rende di fatto inattuabili queste
operazioni. L'Amministrazione resiste prima rallentando e stemperando le
nuove norme in costruzione, poi rendendole praticamente non applicabili,
invece con strategie per il futuro e vere sinergie tra pubblico e prvato
possiamo fare molto". C'è in motivo di fondo? "Le rispondo
con un esempio. Le Forze Armate hanno da tempo creato una sola carta che vale
per l'identificazione, i servizi e l'assistenza sanitaria. Il motivo è
semplice: possono contare su un'unica amministrazione. Così non
è per la carta d'identità elettronica, la carta nazionale dei
servizi e via dicendo. Si tratta di semplici slogan che nascondono il
fallimento di una strategia unica da parte della Pubblica Amministrazione nei
confronti dei cittadini e delle imprese". Andrea Rossi "Uno dei
nostri impegni più importanti è di avvicinare sia i cittadini
che le imprese alla Pubblica Amministrazione. In questo la tecnologia,
l'impresa digitale aiuta questo sforzò. Lo ha detto il Ministro dello
Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, intervenendo al convegno organizzato
da Infocamere su "Lo sviluppo dell'impresa digitale". "Nel suo
assetto produttivo, localistico il nostro sistema industriale, ed in
particolare quello delle pmi, deve trovare nell'evoluzione della tecnologia -
ha spiegato Bersani - un forte riferimento nella Pa. Da parte nostra stiamo impegnandoci
concretamente per realizzare questo obiettivo con una serie di leggi, di
norme e di investimentì". "Il sistema camerale - ha spiegato
Gian Carlo Sangalli, presidente di Infocamere - si sta impegnando a fondo da
anni per preparare e favorire l'attuazione di nuove normative che traggano il
massimo vantaggio dalle tecnologie digitali". A oggi le Camere di
Commercio hanno distribuito a tutte le società italiane circa due
milioni di smart card che contengono i certificati di firma digitale e i
certificati CNS, cioè gli strumenti necessari e sufficienti ad avviare
il nuovo regime dal primo gennaio 2008. Secondo una ricerca, presentato nel
corso del convegno, del Ceris-Cnr la dematerialializzazione avrà anche
effetti sull'ambiente, in quanto 1,2 milioni di tonnellate di carte e 240
miliardi di fogli consumati ogni anno, il che equivale all'abbattimento di
oltre 20 milioni di alberi e all'emissione di 4 milioni di tonnellate di C02
saranno salvati dalla distruzione. \.
( da "Stampa, La" del
13-12-2007)
La
buona notizia è che il porto di Genova va meglio, che nel 2007 ha recuperato il
terreno perso nel 2006 e che viaggia verso un record di traffico, 58,75
milioni di tonnellate di merci, con una crescita a due cifre, +12,5%, per
1.867.000 teus, nei container, settore che ha festeggiato il milionesimo
"pezzo" al terminal di Voltri (Vte). La cattiva notizia, è
che - contraddizione in termini a parte - è in fase d'empasse. O
più precisamente, si trova "davanti ad un bivio", come dice
il ds Claudio Burlando, ex ministro dei Trasporti, oggi alla guida della
Regione Liguria. "O si accontenta di questa ritrovata posizione,
consolidando il ruolo importante che ha nel Mediterraneo, oppure può
decidere di fare il grande salto, di cavalcare l'onda". L'onda è
quella dei trasporti marittimi planetari, mai come oggi in buona salute,
grazie al ricostituente inoculato da Cina e India, sempre più affamate
di materie prime e candidate alla leadership nei consumi. Un big business che
solca gli oceani e che, per ora, quanto all'Europa, è terreno di
caccia privilegiato dei porti del Nord, Rotterdam su tutti. Genova qualcosa
rosicchia, e lo dimostrano i dati, ma ancora poco rispetto a quanto potrebbe
ambire. Di ciò, se ne avvantaggiano i concorrenti diretti nel
Mediterraneo, vale a dire gli scali spagnoli di Barcellona (con cui ieri il
sindaco Vincenzi ha firmato una prova di alleanza), Valencia e Algeciras, dalla
grande dinamicità, coniugata a denari e opere, e quello di
Marsiglia-Fos. Il bello è che, anche se volesse, Genova allo stato
attuale non potrebbe attirare più di tanto nuovo business. "Gli
spazi esistenti sono saturi, la crescita del 2007 è legata alla massimizzazione
dei terminal" spiega Ignazio Messina, armatore-terminalista. E allora?
"Abbiamo bisogno di infrastrutture e strategie" sintetizza Piero
Lazzeri, il presidente degli spedizionieri. "Nuove banchine,
collegamenti ferroviari e viari, area adibite alla logistica e un
autoparco" gli fa eco Ivano Bosco, della Filt-Cgil. Quanto alle
strategie, torniamo al "grande salto". "Servono progetti
ambiziosi e realistici", dice ancora Messina. Progetti che sappiano
attirare i grandi flussi movimentati dalle grandi compagnie di navigazione,
alle quali Genova può offrire, rispetto a Barcellona, una maggiore
centralità nel Mediterraneo, una rotta più diretta verso i
porti del Nord (che fanno il tifo per una porta europea del Sud, per
alleggerire il loro carico di richieste) e una contiguità con il ricco
bacino manifatturiero padano e continentale. Opere, insomma, come il Terzo
Valico dell'alta velocità (Burlando propone di finanziarlo con
l'extragettito portuale), il retroporto nell'Alessandrino per la logistica,
il nuovo snodo autostradale. Opere che, a sentire gli armatori, i
terminalisti e anche gli industriali locali, sono ancora parole. Così
come - i nuovi spazi - che servono per ampliare il porto. "Finora ha
prevalso la politica del dire, anziché del fare" dice Lazzeri. In
realtà, c'è un piano regolatore portuale varato nel 2001, che
le prevede: ma la sua attuazione non è stata ancora completata. Vuoi
per la burocrazia, ma anche per la
litigiosità esasperata (se si sta allo stretto, la concorrenza
aumenta; Costa Crociere è emigrata, tanto per dire, a Savona),
combattuta a colpi di ricorsi legali, e per tanti veti incrociati. E poi,
è spuntato l'"affresco" di Renzo Piano, lanciato dal
presidente dell'Autorità portuale Giovanni Novi con l'ex sindaco Beppe
Pericu, che ridisegna il volto del porto, spostando l'aeroporto a mare e che
dovrà essere tradotto - se mai lo sarà - in varianti
urbanistiche. Gli addetti ai lavori imputano a Novi soprattutto il peccato di
"immobilismo". "Dal 2001 non s'è fatto nulla",
è il leitmotiv. Sposato anche dal quotidiano cittadino, il Secolo XIX,
che fa la guerra a Novi, ricambiata e già approdata in tribunale. Il
presidente, broker marittimo di successo, un non politico che è
espressione del patto politico Burlando-Scajola, dallo scranno di palazzo San
Giorgio respinge tutte le accuse. "Me l'hanno giurata, perché pensavano
che mi limitassi a un ruolo di rappresentanza, una sorta di presidente
onorario. Invece, ho pestato molti calli". Immobilismo? "Non da
quando ci sono io", dice, e snocciola lavori realizzati e avviati,
cifre, investimenti (350 milioni di euro in 4 anni). Il piano regolatore?
"Sarà completato", fatta salva l'espansione di Voltri,
avversata dagli abitanti. "Hanno ragione, gli sono andato a chiedere
scusa per il cemento che hanno dovuto subire". Altri pensano, invece,
che si debba decidere - alternativamente - tra il make-up della città
e quello del porto. E le strategie? "L'affresco", rilancia Novi.
Con il retroporto di Rivalta, Alessandria e Castellazzo Bormida e il Terzo
Valico. Solo per l'"affresco" ci vogliono - pensando positivo - due
anni di burocrazia e 10-12 di realizzazione. Ma
Genova può aspettare?.
( da "Provincia
Pavese, La" del 13-12-2007)
Emendamenti "anti-burocrazia"
Proposti dal parlamentare Zucchi per difendere il settore PAVIA. Meno burocrazia a carico degli agricoltori, possibilità per le Regioni
di sopprimere consorzi di bonifica inutili, accesso al credito facilitato per
le imprese di pesca e acquicoltura. Inoltre, a Foggia
troverà sede la nuova Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare.
Sono gli emendamenti più significativi per l'agricoltura inseriti
nella Finanziaria grazie al lavoro dell'onorevole Angelo Zucchi, che esprime
"soddisfazione per il lavoro di squadra a favore del settore". In
questi giorni, mentre la Camera sta discutendo la Finanziaria 2008, le
commissioni parlamentari continuano a lavorare: l'altro giorno, in commissione
Bilancio sono passati alcuni emendamenti importanti per il settore
dell'agricoltura. Ma in che cosa consistono le novità introdotte?
Fisco, consorzi di bonifica, pesca, sicurezza alimentare, biocarburanti, Ogm,
reti idriche, aree protette. All'articolo 9 è stato abrogato il comma
12, che prevedeva l'obbligo di comunicazioni trimestrali all'Agenzia delle
entrate da parte dei piccoli agricoltori: inoltre, è stata abrogata la
norma che prevedeva il pagamento dell'Ici per quegli allevatori non
riconducibili all'attività d'imprenditore agricolo secondo il Testo
unico delle imposte sui redditi (Tuir). Novità anche per i consorzi di
bonifica. L'articolo 27 introduce una disciplina che riduce il numero di
consiglieri nei consigli di amministrazione degli enti e che, in alternativa,
consente alle Regioni che lo riterranno necessario di sopprimere i consorzi
di bonifica. In caso di soppressione competenze e risorse saranno affidate
alle Province. Per quanto riguarda i biocarburanti è stato approvato
un emendamento che fissa al 3%, a partire dal 2009, la quota di miscelazione
obbligatoria dei carburanti tradizionali con biocarburanti. Il lavoro di
Zucchi ha interessato anche gli organismi geneticamente modificati. Con
l'articolo 56 si istituisce presso il ministero delle Politiche agricole un
Fondo per la promozione di azioni positive in favore di filiere produttive
agricole esenti da contaminazioni da organismi geneticamente modificati. La
dotazione finanziaria per il 2008 sarà di due milioni di euro.
Contemporaneamente al ministero dell'Università e della Ricerca
nascerà il Fondo per la promozione della ricerca e della formazione
avanzata nel campo delle biotecnologie, con una dotazione di tre milioni di
euro. Inoltre, la Finanziaria faciliterà l'accesso al credito per le
imprese di pesca e acquicoltura, e istituirà l'Agenzia per la
sicurezza alimentare, cui andranno 5 milioni di euro per il 2008 e il 2009, e
un milione e mezzo di euro per il 2010. Non meno importanti gli emendamenti
dell'articolo 80: istituzione di un Fondo nazionale per la ristrutturazione
delle reti idriche e autorizzazione al ministero a utilizzare le
disponibilità del Fondo per le crisi di mercato, nei limiti di due
milioni di euro per il 2008, per assicurare la regolare gestione delle aree
naturali protette. Umberto De Agostino.
( da "Resto del
Carlino, Il (Rimini)" del 13-12-2007)
Anzichè
costargli erano un modo per 'finanziarsi'. Ricattava infatti i muratori
extracomunitari per il permesso di soggiorno. Un imprenditore edile riminese,
la convivente ucraina e la sua consulente del lavoro riccionese sono finiti
in carcere ieri con l'accusa di concorso in estorsione e favoreggiamento a
scopo di lucro dell'immigrazione clandestina. Reati per cui è prevista
una pena pesantissima: dai 4 ai 12 anni di reclusione. Ieri i carabinieri
dell'ispettorato del lavoro, coadiuvati dalle compagnie, con in mano gli
ordini di custodia del gip Lorena Mussoni, hanno arrestato il sessantenne
riminese Francesco De Maria, legale rappresentante di un'impresa edile di
Santarcangelo, la sua convivente ucraina di 42 anni, Liubov Varychkina e
Vincenzina Lucidi, 55 anni di Riccione, consulente del lavoro. L'INDAGINE dei carabinieri dell'Ispettorato è partita nel
febbraio di quest'anno quando un ucraino di 26 anni si presenta dai
carabineri e racconta che un imprenditore che lo avrebbe dovuto assumere non
solo gli aveva fatto già versare 1500 euro "per bolli e varia burocrazia italiana", ma ora ne voleva altri 1500 per pagare, diceva
il titolare, i contributi altrimenti non lo avrebbe messo in regola e
quindi non avrebbe ottenuto il permesso di soggiorno. I carabinieri hanno
così accertato che De Maria aveva fatto nel 2006 altre 6 assunzioni
sospette per altrettanti cittadini ucraini. Un tourbillon di muratori che non
si spiegava assolutamente con l'unico piccolo cantiere che aveva aperto per
tutto il 2006 l'imprenditore
edile. De Maria mandava in Prefettura e alla Direzione Provinciale del lavoro
l'invito per i muratori ucraini, che erano stati contattati in patria dalla
Vasychkina. Al perfezionamento delle pratiche avrebbe contribuito la
consulente, Vincenzina Lucidi, che avrebbe indicato come alloggi per gli immigrati
indirizzi di persone a loro note, ma del tutto ignare di aver fornito casa
agli extracomunitari in arrivo. Durante il perfezionamento della pratica gli
aspiranti immigrati avrebbero dovuto spedire 1500 euro per bolli e burocrazia, poi all'arrivo in Italia, per ottenere il
permesso di soggiorno era necessario perfezionare l'assunzione, per questa
l'imprenditore e la sua consulente avrebbero chiesto agli ucraini altri 1500
euro "per pagare i contributi", cosa che invece non serve
assolutamente. E' in questa fare che si configura il reato di estorsione,
mentre per il resto del 'traffico' i carabinieri hanno individuato per tutti
e tre la responsabilità di aver violato l'articolo 12 della legge 286,
la Bossi Fini. Tra l'altro la già grave pena dai 4 ai 12 anni di
carcere potrebbe essere aggravata dal fatto che in questo caso le persone
introdotte illecitamente in Italia sarebbero più di 5. Il gip Lorena
Mussoni domani sentirà i tre arrestati nell'interrogatorio di
garanzia. Lorenza Lavosi - -->.
( da "Leggo" del
13-12-2007)
Chiudi
Gli ...strani aumenti del Vaticano Altro che meritocrazia... Piove sempre sul bagnato! E tutto ciò scaturisce
sempre da chi predica bene e razzola male. La notizia riguardante gli aumenti
retributivi del personale Vaticano, premia sempre chi ha un livello
più alto. Le nuove tabelle protocollate ,che descrivono il
rinnovamento delle regole per le retribuzioni di base parlano chiaro ;
addirittura ignorano chi è al I° livello funzionale. Questo da chi
dovrebbe aiutare le famiglie... (Giustizia!) Il Pdf Valerio Sotto l'albero,
quanti "tristi" regali... A tutti coloro che si preoccupano per i
regali di Natale degli italiani vorrei dire solo una cosa: niente paura...
Chi non sa che il 91% degli italiani ha sotto l'albero un mutuo in caduta
libera, poi c'è qualche "buon pastorello" capace di portare
in dono un tesoretto con una mano, mentre con l'altra ci sfilano i soldi
dalla nostra tredicesima. A proposito, ormai le tredicesime fanno solo
piangere. Per non parlare delle bollette salate e del caro benzina. Per
fortuna c'è che triesce a farci sorridere, quasi una ciliegina sulla torta:
penso ai Savoia e alla loro richiesta di risarcimento (?) da 260 milioni di
euro. Di questo passo non arriveremo alla Befana... Ceccar.
( da "Arena, L'" del 13-12-2007)
IMPRESE.
Confindustria apprezza la proposta di bilancio 2008 dell'assessore Coppola.
Poi fa l'elenco delle priorità "Risorse per l'energia"
Sostanziale apprezzamento della proposta di bilancio 2008 (soprattutto nella
parte relativa agli stanziamenti per le infrastrutture, la certificazione
etica d'impresa e le future azioni legate alla sicurezza sul lavoro) e
richiesta di confronto urgente sui temi dell'energia e dell'ambiente - che si
confermano caldi anche per l'anno prossimo - oltre ad una preghiera di
intervento sull'annoso problema della burocrazia: si
è svolto in un clima decisamente positivo l'incontro, ospitato nella
sede di Confindustria Veneto, tra l'assessore regionale alle politiche di
bilancio Isi Coppola, il segretario regionale al bilancio, Mauro Trapani, il
direttore generale confindustriale Francesco Borga, il vice Giampaolo Pedron
e i dirigenti e i funzionari che a vario titolo si occupano di ambiente,
energia, sanità, istruzione, formazione, cultura, ricerca e
innovazione. Gli industriali hanno positivamente valutato il panorama -
giudicato in una nota "ampio ed innovativo" - dei finanziamenti,
esprimendo "particolare soddisfazione" anche "per la
destinazione attraverso il Fondo unico di 70 milioni alle imprese venete (15
dei quali per i distretti produttivi)". Mauro Trapani ha illustrato
alcune operazioni di finanza innovativa, come la provvista con la Banca
europea di investimento e la regionalizzazione della Cassa depositi e
prestiti, in grado di mettere a disposizione delle imprese altri 250 milioni
come fondo di rotazione e di attivarne 130 per infrastrutturali; operazioni
che dovrebbero essere perfezionate tramite di Veneto Sviluppo. "Se il
giudizio relativo alla proposta di bilancio è di sostanziale positività",
commenta il direttore generale Francesco Borga, "abbiamo sottolineato
all'assessore alcune priorità strategiche nell'attuale fase
congiunturale della nostra regione, anche alla luce delle risorse messe a
disposizione dalla Ue per il nuovo Piano operativo regionale. In particolare
abbiamo richiesto che si apra un confronto su energia e ambiente per
utilizzare da subito le risorse disponibili". È stata poi
richiesta "maggiore efficienza in alcuni settori della burocrazia", spiega Borga, "e per le gestione di
importanti provvedimenti". Il vicedirettore Giampaolo Pedron ha
sottolineato il lavoro "non facile" condotto finora sul fronte
della formazione e la necessità di gestire le risorse con criteri di
semplificazione, realizzando uno strumento utile per le aziende e per quanti
si affacciano al mondo del lavoro o hanno necessità di essere
ulteriormente qualificati di fronte alla nuova "economia della
conoscenza".
( da "Gazzetta del Sud" del
13-12-2007)
Rapidamente
assicurata la dovuta assistenza alla piccola Giada Quando sensibilità
ed efficienza mettono all'angolo la burocrazia Sarà seguita nel suo spazio familiare e non in un ambulatorio
pubblico lontano da casa; e sarà personale specializzato ad insegnare
alla piccola Giada, non vedente, come muoversi in un mondo fatto a misura
di... sguardi. A volte anche gli enti pubblici affetti dal più antico
burocraticismo riescono ad assicurare efficacia ed efficienza. Nel
giorni scorsi il commissario straordinario dell'Azienda sanitaria
provinciale, Pietro Morabito, aveva ricevuto dalla Sezione provinciale
dell'Unione italiana Ciechi una dettagliata istanza tendente ad ottenere
autorizzazione per la realizzazione di un progetto di recupero a favore di
una bimba non vedente di quattro anni, figlia di un extracomunitario
già cittadino italiano. Giada aveva urgente bisogno di cure perché
affetta da una grave forma di "retinopatia del pretermine" per la
quale è stata riconosciuta "cieco assoluto" dalla
Commissione di prima istanza della stessa Asp. Prendendo a cuore la vicenda,
Morabito ha affidato a Vincenzo Ursini, capo dell'Ufficio stampa Aziendale,
il compito di seguire l'iter burocratico della richiesta, per arrivare in
tempi rapidi all'approvazione del progetto. Cosa che è avvenuta in
pochi giorni, con piena soddisfazione di tutti, considerato l'aspetto umano
della vicenda. Ieri, la signora Luciana Loprete, presidente provinciale dell'Unione
Italiana Ciechi, ha voluto ufficialmente ringraziare il commissario dell'Asp
e il capo ufficio stampa aziendale, indirizzando loro una lettera di
apprezzamento e stima per quanto hanno fatto a favore della piccola Giada.
"Sentiamo il bisogno è scritto di esternarLe la nostra
gratitudine, anche a nome dei tanti disabili non vedenti che rappresentiamo,
per aver risolto positivamente e in brevissimo tempo il caso della piccola
Giada M., grazie anche alla sensibilità del capo dell'Ufficio stampa
che ha seguito, sin dall'inizio, l'iter burocratico della vicenda. Poter
contare ancora sulle istituzioni pubbliche ed in particolare sulla
sanità territoriale continua la signora Loprete è per noi cosa
importante che ci spinge a guardare avanti con maggiore ottimismo rispetto al
passato". (giovedì 13 dicembre 2007).
( da "Gazzetta del Sud" del
13-12-2007)
Il
dramma di Eva Il raduno alle 9,30
a San Leoluca poi il corteo farà tappa
all'ospedale e si concluderà davanti alla sede dell'Asp Gli studenti
marciano contro la malasanità Il commissario nomina i suoi ispettori:
Carlo Taccone, Alfonso Luciano e Antonio Aversano Nicola Lopreiato
Scenderanno in piazza "perché le morti ingiuste non valgano un vano
ricordo", ma soprattutto per rendere omaggio alla memoria di Eva Ruscio.
L'ultima vittima della malasanità, di quella che abbandona i pazienti
a se stessi, che non riesce a produrre assistenza. Non vanno tanto per il
sottile i ragazzi; in questi giorni ne hanno ascoltate e lette di cotte e di
crude, e non solo sulla morte di Eva, ma anche sull'andazzo che governa
l'ospedale "Jazzolino", una struttura sulla quale pesano altre
morti sospette: quella di Federica Monteleone e di Donatella Labate, anche se
la malasanità non ha risparmiato la piccola Benedetta Vigliarolo. Oggi
vogliono dire basta, basta con la superficialità, basta con le
lottizzazioni, basta con le spartizioni delle poltrone. È il momento
di espellere la sciatteria, il lassismo e l'incompetenza, l'arroganza di
tutti quei camici bianchi votati al carrierismo. È
il momento di ripartire dai criteri della meritocrazia,
dell'impegno e della capacità. Ma soprattutto è arrivato il
momento di tagliare, e definitivamente, gli intrecci perversi che hanno fatto
della sanità vibonese una riserva di consenso politico, di voti, dove
i potenti di turno ne hanno usufruito a piene mani. Al fianco degli
studenti, che si raduneranno in piazza San Leoluca alle 9,30 per poi
dirigersi in corteo verso l'ospedale prima e la sede dell'Asp dopo,
scenderanno in piazza anche Cgil, Cisl e Uil "convinti che i problemi
della sanità debbano coinvolgere ognuno di noi", dicono i
segretari provinciali Donatella Bruni della Cgil, Sergio Pititto della Cisl e
Luciano Prestia dell'Uil. "È necessaria dicono una inversione di
rotta in tutti i settori e in particolare in quello sanitario al fine di dare
risposte efficaci ai bisogni di cura della popolazione". E nel giorno in
cui gli studenti decidono di scendere in piazza dalla sede dell'Azienda
sanitaria il commissario Ottavio Bono nomina un gruppo di uomini di sua
fiducia con compiti di controllo e monitoraggio sull'ospedale e su tutte le
prescrizioni indicate nei vari reparti e sull'intera struttura. A coordinare
i nuovi "ispettori" sarà Carlo Taccone, medico radiologo,
componente dello staff della direzione sanitaria; con lui ci saranno Alfonso
Luciano, ex direttore sanitario dell'Asp e Antonio Aversano, componente della
segreteria della direzione amministrativa. Al gruppo di lavoro vengono
attribuite i poteri di compiere atti di ispezione, controllo e impulso nella
struttura ospedaliera, con obbligo di immediata segnalazione alla direzione
aziendale di eventuali ritardi o problemi nell'esecuzione dei lavori o nella
predisposizione delle misure organizzative preliminari. Il gruppo degli
ispettori, in pratica, dovrà vigilare affinché vengano eseguiti nei
modi e nei termini stabiliti tutti gli adeguamenti nei vari reparti per come
segnalato dalle relazioni dei carabinieri del Nas e dagli ispettori
ministeriali. (giovedì 13 dicembre 2007).
( da "Repubblica, La" del
13-12-2007)
Pagina
XVII - Napoli Pubblica vetrina su Internet sull'uso dei fondi europei DARIO
SCALELLA (segue dalla prima di cronaca) Una gestazione da record, determinata
da tante responsabilità. Da ricercare principalmente nelle regioni del
Nord Italia, che hanno "negoziato" a lungo, cercando di scegliere i
territori più idonei, non tanto per il ritardo di sviluppo, quanto per
l'attivabilità dei finanziamenti, per la potenziale destinazione delle
risorse e perché no, anche per meglio gestire il consenso locale. Ora, per
impiegare al meglio i fondi 2007-2013, abbiamo meno tempo. E il rischio che a
risentirne sia la qualità dei progetti aumenta. Questi mesi ci
auguriamo siano serviti a mettere a punto bandi da far partire appena ricevuta
la comunicazione da Bruxelles. E a lavorare per garantire dal rischio di un
utilizzo fraudolento dei fondi europei (al centro anche del recente scambio
di opinioni tra il presidente del Consiglio e il sindaco di Napoli). Un
problema diffuso e istituzionalmente sottovalutato. Basti pensare che, solo
per la legge 488, negli ultimi quattro anni, sarebbero un miliardo e 200
milioni gli euro frodati da imprenditori disonesti e criminalità
organizzata. La Campania è buona seconda, dopo l'inarrivabile Sicilia.
Le graduatorie evidenziavano ictu oculi delle anomalie, segnalate addirittura
dalla stampa. Eppure 750 milioni sono già stati erogati. E
chissà se saranno mai recuperati. Ma se in questi mesi all'approntar
bandi, volendo prestar fede ai cosiddetti "bene informati", in
Campania pare si sia provveduto, poco o nulla si registra circa una
riflessione seria e più generale sull'enorme burocrazia. Burocrazia che rallenta e talvolta frena qualsiasi progetto
di sviluppo. O che a volte, paradossalmente (come nel caso dell'assessorato
all'Industria) non ha personale a sufficienza per poter gestire efficacemente
l'enorme mole di lavoro che le piomberà addosso in breve tempo, né
tantomeno a lavorare per la trasparenza. Mentre a volte è
funzionale (e anche recenti episodi di cronaca sembrano confermarlo) a
episodi di malaffare. Più che una nuova struttura, come la cabina di
regia sovra regionale, pure proposta, è necessario perciò un
nuovo approccio. Semplice e rivoluzionario. La facilità di accesso
alle informazioni è un elemento essenziale di democrazia reale. Gli
strumenti che mette a disposizione il continuo progresso delle tecnologie
sono già fin troppo adeguati a coniugare trasparenza e sicurezza dei
dati. Ecco allora la proposta: basterebbe, per esempio, un database, una
"pubblica vetrina" su Internet. Accessibile per chiunque.
Aggiornata costantemente. Un catalogo in rete su cui siano caricati i
finanziamenti, gli enti erogatori e i soggetti beneficiari, lo stato di
attuazione, e magari le finalità raggiunte nel progetto, gli impatti,
immediatamente misurabili, realizzati (fatturato e occupazione, per esempio).
Tutti atti pubblici e disponibili ma che, a oggi, sembrerebbe che solo una
nota trasmissione televisiva su Raitre, Report, sia andata a "spulciare"
con proficuo impegno. Né è possibile trincerarsi dietro il costo, oggi
minimo, di un'operazione di questo tipo. Lo stesso ministro Nicolais, d'altro
canto, predica, non da oggi, la necessità di uno scatto che sposti
l'attenzione dal cartaceo all'elettronico e dal difficilmente accessibile al
disponibile per tutti. E ci sono enti e organizzazioni che sarebbero
senz'altro disposti a realizzare e gestire il database gratuitamente.
Un'operazione di questo tipo permetterebbe di distinguere agevolmente le
operazioni andate a buon fine da quelle che hanno portato solo fumo (e
qualche privato vantaggio). Eliminerebbe di un colpo la sensazione diffusa
che i fondi europei siano soprattutto appannaggio di operazioni che poco
lasciano al territorio. Ci conforterebbe, sapendo che non sentiremo
più dire che il vero obiettivo è "spendere",
"impegnare", rendicontare "premialmente a Bruxelles",
fino a trovare accettabili anche i così detti progetti sponda. Avremo
tutti la possibilità di capire come si è speso e, magari,
perché. Garantirebbe un livello di trasparenza che, al momento, resta nei
fatti insufficiente e crea sfiducia nella politica e incapacità
diffusa di formarsi un'opinione strutturata sul lavoro svolto da parte dei
rappresentanti istituzionali. Il consenso si può mantenere e
accrescere sostanzialmente in due modi distinti. Garantendo vantaggi
più o meno leciti in capo a singoli, meglio se influenti. Lavorando
per lo sviluppo complessivo del territorio, in modo che i miglioramenti siano
percepiti dai cittadini. Questa proposta è funzionale solo a questo
secondo approccio. Si sono persi undici mesi, ma c'è tutto il tempo
per recuperare. A meno che, sosterrebbero le solite comari malpensanti, sia
più diffuso l'interesse a mantenere le cose così come sono.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
13-12-2007)
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2007-12-13 - pag: 1 autore: La Francia sceglie 100 misure per semplificare la burocrazia Un comitato guidato dal presidente Nicolas Sarkozy ( nella
foto i ministri dell'Economia,Christine Lagarde, e dei Conti pubblici, Eric
Woerth) ha messo a punto un piano in 100 punti che snellisce la burocrazia peri cittadini francesi e taglia del 25%i costi amministrativi
per le imprese. u pagina 9, commento u pagina 12 BLOOMBERG l'articolo
prosegue in altra pagina.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
13-12-2007)
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2007-12-13 - pag: 9 autore: Riforme in
Francia. Piano in 100 punti per snellire la pubblica amministrazione Sarkozy:
meno burocrazia per cittadini e imprese Prevista
anche la possibilità di divorzio davanti al notaio Attilio Geroni
PARIGI. Dal nostro corrispondente Una pubblica amministrazione meno
ingombrante e costosa, ma più efficiente e vicina ai bisogni del
cittadino e dell'impresa. Nicolas Sarkozy ha lanciato ieri la sua riforma
forse più importante, difficile e ambiziosa, un vero e proprio
"big bang" della presenza e dell'organizzazione dello Stato a
livello centrale e territoriale. Un centinaio di misure destinate in molti
casi a cambiare rapidamente la vita degli utenti sono state presentate
all'apertura dei lavori del Consiglio per la modernizzazione delle politiche
pubbliche, formato dai ministri economici e da un gruppo di esperti. Con
l'obiettivo di tracciare la strada maestra dello Stato moderno, il presidente
francese ha citato l'esempio tedesco, dove la spesa delle pubbliche
amministrazioni è stata ridotta a 850 miliardi di euro all'anno contro
gli oltre 1000 della Francia: "Chi mi dice che su questi 1.000 miliardi
non è possibile fare delle economie senza ridurre la qualità
del servizio pubblico, nega qualsiasi idea di progresso", ha detto. La
pubblica amministrazione francese, con oltre 5 milioni di dipendenti,
è la più costosa e ipertrofica d'Europa e da sola ha assorbito
nel 2006 il 44% delle risorse di bilancio. Tra le cento misure ve ne sono
molte di impatto immediato, a cominciare dalla possibilità di
concludere un divorzio consensuale davanti al notaio e non più dal
giudice, con considerevole riduzione dei costi e dei tempi. "La macchina
della giustizia è intasata - ha detto il ministro dei Conti Pubblici,
nonché capofila del progetto di riforma, Eric Woerth - e i tempi restano
eccessivamente lunghi, anche quando i soggetti sottoposti al pronunciamento
di un giudice non sono in conflitto tra loro. Il divorzio consensuale
rappresenta il 13% dell'attività di un tribunale di grande istanza a
livello civile". Il più grande cantiere di riforme sarkozyano
prevede inoltre una raffica di semplificazioni per le procedure
amministrative a carico del cittadino e delle aziende, un "servizio di
prossimità", ha detto il ministro, coerente con il processo di
decentramento in atto ormai da decenni. Presto sarà possibile recarsi
in municipio, e non più in Prefettura, per richiedere i documenti di
stato civile (passaporto e carta d'identità) mentresarà meno
difficile e più rapido ottenere la patente di guida, il cui rilascio
è affidato oggi a una pletora di 800 centri dispersi sul territorio.
Il progetto riserva grande spazio alla facilitazione della vita d'impresa: il
consiglio ha individuato almeno un migliaio di obblighi amministrativi
definiti "i più fastidiosi" dai diretti interessati per via
dei costi aggiuntivi e del tempo perso. Tra questi viene citata la
dichiarazione preventiva di avvio di lavori, che un'impresa deve compilare
prima di cominciare una nuova costruzione o di procedere all'ampliamento di
quella esistente. Ogni anno vi sono in media 6 milioni di dichiarazioni di
questo tipo, con un costo complessivo per le aziende di
348 milioni di euro. Più in generale, il Governo francese punta a una
riduzione complessiva del 25% dei costi amministrativi a carico delle
società. In che modo? è stata identificata una serie di 200
misure, tra le quali la semplificazione della formulistica o addirittura la
sua abolizione quando è possibile oppure ancora la dematerializzazione
su Internet. Woerth ha stimato in 500 milioni di euro all'anno le economie
derivanti da questo primo pacchetto. Sia pure arduo, il compito di
razionalizzazione del personale è facilitato dal fatto che nei
prossimi cinque anni circa 350mila dipendenti del pubblico impiego andranno
in pensione. La decisione del Governo di rimpiazzarne solo la metà
è nota da tempo. I risparmi sono ad ampio raggio (colpiranno anche le
dogane con l'installazione di passaggi elettronici e senza personale per il
controllo dei passaporti biometrici) e saranno ottenuti anche accorpando le
competenze delle direzioni e delle agenzie regionali di molti ministeri.
Quanto è stato fatto a livello centrale - con la fusione al ministero
dell'Economia della direzione generale delle imposte con quella dei conti
pubblici e con l'integrazione tra Anpe e Unedic, rispettivamente l'agenzia
nazionale di collocamento e l'ente che gestisce il fondo di disoccupazione -
diventerà un modello per la razionalizzazione territoriale. L'esempio
viene dall'alto anche con l'idea di riunire in uno stesso grande complesso,
che sorgerà a Balard nel 15esimo arrondissement, il ministero della
Difesa con gli stati maggiori dell'Esercito, dell'Aeronautica e della Marina.
Un progetto subito ribattezzato il Pentagono sulla Senna.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
13-12-2007)
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data:
2007-12-13 - pag: 12 autore: Farmaci con troppa burocrazia di
Richard A. Epstein P arlando di salute e sicurezza dei consumatori,non
v'è dubbio che vi sia spazio per talune forme ragionevoli di
regolamentazione da parte delle autorità pubbliche, sulla base del
tradizionale potere di vigilanza dello Stato. Una importantissima
questione relativa alla sicurezza dei farmaci riguarda il confronto del
rendimento delle istituzioni americane ed europee. Una valutazione ragionata
di tale questione richiederebbe un'indagine particolareggiata eseguita da
esperti del settore, e non è il caso di tentarla in questa sede, anche
perché i risultati differirebbero da nazione a nazione e tra diverse classi
di farmaci. Pur tenendo conto di tutte le complessità del caso,
tuttavia, può essere utile esaminare alcunidei problemi che si
presentano nel confronto delle normative relative alla sicurezza dei farmaci
vigenti negli Stati Uniti e nell'Unione Europea. Quest'ultima ha
centralizzato le attività di approvazione dei prodotti farmaceutici
nella Emea, l'agenzia europea per i medicinali che, a partire dal
1995,è responsabile di tutte le innovazioni farmaceutiche per l'intera
Ue. Per iniziare, i dati raccolti dal Tufts Center for the Study of Drug
Development (un leader riconosciuto in questo campo) non evidenziano
particolari differenze tra i due sistemi, almeno se misurati in base al tempo
necessario per concedere l'approvazione al commercio di un farmaco. Nel 1999
i valori mediani per i due sistemi erano pari a 370 giorni per la Emea e 366
per la Fda: una differenza assolutamente trascurabile. L'unica differenza
sostanziale si ravvisava nella varianza, che negli Stati Uniti era
decisamente più elevata. Nell'Unione Europea la regolamentazione dei
farmaci non viene attuata solo dalla Emea, ma anche dagli enti preposti a
livello nazionale. Viene quindi da chiedersi se questo secondo livello
normativo sia del tutto proforma o se invece contribuisca a ritardare
l'immissione nel mercato di nuovi farmaci. Peraltro la durata del processo di
approvazione non è l'unica misura dell'efficienza di questo aspetto:
un parametro più pertinente è la velocità con cui il
farmaco raggiunge effettivamente il mercato, che dipende in parte dal momento
in cui la casa farmaceutica decide di avviare il processo, fattore che a sua
volta è influenzato tra l'altro dalle questioni relative ai prezzi.
Una valutazione completa del rendimento dei due sistemi, per giunta, deve
considerare inquale misura i diversi enti confidino nel lavoro svolto da
altri. Se la Fda approva per prima un farmaco e le sue informazioni vengono
messe a disposizione dell'Emea, il processo di approvazione dovrebbe
svolgersi più rapidamente, giacché è possibile basarsi su
più dati. Infine, il funzionamento delle due organizzazioni può
essere influenzato dalle altre funzioni che sono chiamate a svolgere. Da
questo punto di vista è importante osservare che talvolta l'Emea e le
sue controparti a livello nazionale sono incaricate di prendere decisioni in
merito al prezzo, e non solo alla sicurezza dei farmaci.L'equivalente
italiano della Fda, ad esempio,ossia l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco)
è responsabile non solo della valutazione della sicurezza dei prodotti
farmaceutici, ma anche delle decisioni relative all'entrata sul mercato, ai
prezzi e ai rimborsi da parte dello Stato. Una separazione formale delle
funzioni nell'ambito dei singoli apparati di governo offre una certa tutela
da pericolose commistioni, come può avvenire nel caso in cui un nuovo
farmaco venga bloccato a causa delle differenze di prezzo con un altro.
Tuttavia vi è sempre la preoccupazione che l'esistenza di canali di
comunicazione informali possa essere sfruttata per punire quelle aziende che
si fossero opposte alle richieste delle autorità di praticare un
determinato prezzo, ad esempio minacciando di arrestare il processo di
approvazione di un loro prodotto. è molto difficile ottenere prove
concrete della veridicità di questa ipotesi, che quindi deve
necessariamente basarsi su supposizioni in merito al carattere delle
attività burocratiche, supposizioni che possono essere perfettamente
false in alcuni casi e assolutamente fondate in altri.Non v'è dubbio
che negli Stati Uniti questo problema si sia verificato, proprio nel caso di
alcune grandi case farmaceutiche che avevano sottoposto all'approvazione
della Fda diversi prodotti. Se un'azienda critica la Fda c'è il
rischio che, grazie a sapienti manovre burocratiche, l'ente federale rallenti
il processo di approvazione dei suoi prodotti. Ovviamente ciò non
lascerà alcuna traccia nella documentazione, con la conseguenza che
questa strategia risulta particolarmente efficace: dopo tutto, nessuna
impresa sarebbe disposta a rischiare di vedere i propri prodotti languire
nelle more del processo di approvazione solo al fine di criticare il ritardo
con cui la Fda ha certificato l'idoneità di altri farmaci. E
ovviamente nessuno sarebbe mai disposto ad avventurarsi nell'assurda impresa
di citare in giudizio l'ente federale al fine di accelerare l'approvazione
dei propri prodotti, creando in tal modo proprio quei ritardi che voleva
evitare. La questione della competenza relativa dei due sistemi merita quindi
studi più approfonditi.L'unica cosa che si può affermare con
ragionevole certezza è che il fatto di confidare nelle normative statali
come strumento di tutela a favore dei singoli individui è un pericolo
che si ravvisa su entrambe le sponde dell'Atlantico. La conclusione è
che, sia in America, sia in Europa,l'innovazione in campo farmaceutico
è destinata ad essere più lenta di quanto non avverrebbe in un
sistema meno regolamentato. SICUREZZA DEI PRODOTTI Sia in Europa che negli
Stati Uniti esistono più livelli di controllo - L'Agenzia italiana
(Aifa) è responsabile anche dei prezzi: un'anomalia.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
13-12-2007)
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2007-12-13 - pag: 31 autore:
Salute. Il Ddl Turco passa alla Camera La sanità prepara maggiori
tutele e meno burocrazia Marzio Bartoloni ROMA Un
colpo di spugna a ben6 milioni e mezzo di certificati che fanno sprecare
tempo e pazienza ai cittadini e costano almeno 40 milioni all'anno. E poi una
corsia veloce per i farmaci contro il dolore: basterà una ricetta
ordinaria del Ssn per prescrivere gli oppioidi che potranno essere impiegati
per tutte le malattie "croniche e invalidanti ". Il Ddl per la
"semplificazione degli adempimenti connessi alla tutela della
salute" – che ieri ha incassato il via libera dell'aula del Senato con
una larga maggioranza – promette di rendere più
facile la vita agli italiani cancellando in un colpo solo tante scartoffie
che, ha spiegato il ministro della salute, Livia Turco, "costano tempo e
denaro alla collettività". La scure si abbatte innanzitutto sul
certificato per antonomasia: quello di "sana e robusta
costituzione" richiesto per le più svariate ragioni,
dall'iscrizione in palestra fino alle assunzioni nella Pa. Ma la
"black-list" è lunga: ci sono i certificati richiesti agli
alimentaristi; le idoneità fisiche per gli insegnanti di ruolo e per
chi vuole fare il servizio civile; i certificati vaccinali per l'iscrizione
dei bimbi alle scuole primarie e quelli necessari per l'anticipazione del
quinto dello stipendio. Ha le ore contate anche il certificato medico annuale
di idoneità fisica per almeno 200mila lavoratori (parrucchieri,
maestri di sci, addetti agli esplosivi, conduttori di caldaie a vapore,
giudici di pace, lavoratori extracomunitari dello spettacolo). E, dulcis in
fundo, i certificati (ne servono addirittura tre) per i decessi: ogni anno se
ne producono un milione e mezzo. Ma il Ddl contiene molto di più: dal
divieto di vendere alcolici ai minorenni (oggi vale per gli under 16) alla
lotta all'abusivismo con la previsione della confisca delle attrezzature per
chi esercita la professione medica senza titolo. Fino alla mano libera ai
medici specialisti che potranno prescrivere alcuni farmaci discostandosi, se
necessario, dalle indicazioni previste nel cosiddetto bugiardino. Le scuole
di specializzazione di area sanitaria potranno avviare delle
sub-specialità negli ultimi due anni di corso e l'introduzione di
registri per raccogliere dati su mortalità e incidenza delle malattie
più gravi. Infine, le Regioni potranno bandire un concorso
straordinario, con regole molto sempli-ficate, per coprire oltre 500 sedi di
farmacie.
( da "Messaggero, Il
(Pesaro)" del 13-12-2007)
Tradizionale
cena degli auguri che si è svolta martedì sera all'hotel
Flaminio. Ma anche di apertura, di grande apertura ai potenziali
interlocutori. "Lavoreremo per avvicinare Confindustria alla
città", ha affermato. Sarà "un dialogo nuovo - ha
ammesso ai margini dell'incontro - con tutte le forze presenti, sia politiche
che economiche comprese le associazioni di categoria. In una pari dignità
e non come antagonisti". "Sarà soprattutto un 2008 di
impegno". E' una promessa, soprattutto in un anno riconosciuto pieno di
complicazioni. Ma partendo dal presupposto che "Pesaro va meglio delle
Marche" e che "le Marche vanno meglio dell'Italia" sia dal
punto di vista della disoccupazione (fermo al 3,5 per cento) che dell'indice
di imprenditorialità "altissimo". "Un'azienda ogni 8
abitanti, - ha precisato - siamo la provincia con più fermento
economico. E' importante però continuare sulla via della ricerca,
dell'innovazione". "Ci sono tanti casi di eccellenza in questa
nostra provincia - ha continuato - E Confindustria sarà accanto agli
imprenditori. Anche quelli più lontani". Il suo obiettivo
è dichiarato: Mille associati in mille giorni. "Siamo in ritardo
- ha ammesso - ma ci stiamo impegnando". I problemi
comunque non mancano: prima di tutto la burocrazia,
"la speranza è che ci sia meno burocrazia e
più economia"; oppure i salari bassi: "è un problema
che esiste, ma per ogni 100 euro che vanno in busta paga, le aziende ne
spendono 220, solo perchè lo Stato non taglia in maniera netta le sue
spese". Ugolini ha detto di sperare anche nella concretizzazione
di una nuova legge elettorale e ha invitato gli imprenditori e i sindacati ad
avvicinarsi, per fare fronte comune sulla prevenzione nel lavoro:
"Lavoriamo insieme per la cultura della sicurezza". "Come
imprenditori - ha sostenuto - non possiamo sentirci soddisfatti, ma sbaglia
chi divide gli interessi nostri da quelli dei lavoratori: dobbiamo sviluppare
insieme la cultura della prevenzione". E ha invitato al tavolo della
concertazione anche i politici. La "chiarezza e il realismo"
dell'intervento del presidente Ugolini sono stati sottolineati anche
dall'arcivescovo di Pesaro monsignor Piero Coccia che ha aggiunto:
"L'impresa, tra suoi impegni, deve mettere ai primi posti anche quello
di far crescere il capitale umano". Infine citando l'ultimo rapporto del
Censis, monsignor Coccia ha ricordato che "tra le élite del nostro Paese
ci sono le minoranza imprenditoriali. E le imprese della nostra provincia
devono essere orgogliose di appartenere a questa categoria".
( da "Gazzetta di
Parma (abbonati)" del 13-12-2007)
CULTURA
13-12-2007 "Sprecopoli" Che cari questi politici Giancarlo Baroni
II "Sprecopoli": ecco un altro documentato viaggio nei "nuovi
sprechi" della politica italiana. Il libro, pubblicato da Mondadori,
è opera di Mario Cervi e Nicola Porro. Gli autori sono ben consapevoli
di esplorare un terreno già ampiamente battuto da politici di buona
volontà e giornalisti controcorrente. Il libro ha, d'altra parte,
l'obiettivo di trattare in modo sistematico gli sprechi che albergano in
alcune delle principali istituzioni e realtà italiane: Quirinale,
Parlamento, Palazzo Chigi, enti locali, regioni, sanità, province,
comuni e partecipazioni locali. Gli autori, numeri alla mano, evidenziano i
tanti paradossi (eufemismo) del nostro Paese, annidati sia al centro che in
periferia. Sapevate, ad esempio, che negli ultimi vent'anni, a fronte di un
calo vertiginoso dei processi (da circa 3mila negli anni Ottanta a 338 nel
2006), i magistrati militari sono passati da 75 a 103? O che dire del caso, denunciato tempo fa, dell'Archivio di Stato
di Cosenza, passato in pochi anni da 11 a 168 dipendenti, impegnati a ricevere una
media di 10 visitatori e a realizzare 130 fotocopie al giorno? Insomma, la burocrazia ha le sue ragioni, che la ragione non comprenderà mai
(Pascal ci perdoni)...e la politica spesso la alimenta con obiettivi
discutibili. L'inchiesta di Cervi e Porro si segnala per equilibrio e
completezza: presenta non solo dati noti e ampiamente dibattuti, ma
situazioni scandalose non ancora emerse. Perché "Sprecopoli" è
un "paese dei balocchi " che non finisce di stupire. E che non
bisogna smettere di esplorare.
( da "Opinione, L'" del
13-12-2007)
Oggi
è Gio, 13 Dic 2007 Edizione 273 del 13-12-2007 I "diritti
fondamentali" dell'Ue Una Carta per i politici contro i singoli di Carlo
Lottieri Nel processo di costruzione europea c'è qualcosa di
terribilmente inerziale, indifferente ad ogni esigenza di legittimità
e anche a quella stessa "democrazia" costantemente evocata in altre
circostanze. Poco importa che, quando vengono chiamati a votare, i cittadini
francesi o quelli olandesi non di rado si esprimano in maniera molto netta, e
assai negativa, mostrando di voler fare a meno di un Super-Stato europeo con
capitale a Bruxelles. Ormai è chiaro che esiste una burocrazia
continentale assolutamente determinata a rafforzare le competenze dell'Unione
e a spingere un po' alla volta verso un'integrazione politica crescente dei
paesi membri. Va letta entro questa prospettiva l'approvazione che ha avuto
luogo a Bruxelles, proprio ieri mattina, della Carta dei diritti
fondamentali: un documento partorito fin nel 2000 a Nizza e che ora
assumerà un valore vincolante per l'Unione e per i paesi membri (con
l'eccezione di Regno Unito e Polonia, che hanno ottenuto una particolare
esenzione). Chi difende il valore di questo atto ? che si è
estrinsecato nella contestuale firma al documento da parte di Hans Gert
Pöttering (presidente del Parlamento), José Socrates (presidente portoghese
di turno della Ue) e di José Manuel Durao Barroso (presidente della
Commissione Europea) ? lo fa evidenziando come ormai non fosse più
possibile continuare a sviluppare organizzazioni, funzioni e poteri senza elaborare
anche taluni contrappesi, posti a tutela dei singoli. È questa la
tesi, ad esempio, della studiosa di diritto europeo Elisabeth Guild, convinta
che finalmente "la Carta offre un meccanismo in grado di sopperire a
questa mancanza". C'è però da essere più che
scettici. Quando a fine Settecento gli americani si diedero una carta
costituzionale federale, a Filadelfia, il partito più avverso al
processo di unificazione e più determinato nella difesa dei diritti
dei singoli (i cosiddetti "antifederalisti", vicini alle posizioni
di Thomas Jefferson) pretese una Carta dei diritti, e i primi dieci
emendamenti alla Costituzione furono esattamente questa protezione legale a
tutela delle libertà fondamentali. Ma la Carta dei diritti
fondamentali uscita da Nizza non ha nulla a che fare con tutto ciò, e
per comprenderlo basta una veloce lettura del testo. In primo luogo, si
tratta di ben 54 articoli, che spaziano in ogni direzione e pretendono di
fissare criteri e principi per quasi ogni aspetto della vita umana: dalla
bioetica alla tortura, dalla famiglia all'istruzione, dall'impresa al diritto
d'asilo, dalla parità uomo-donna ai diritti del bambino, dai disabili
ai lavoratori, dall'ambiente ai consumatori, e via dicendo. La ragione di
questa evidente "dilatazione" è chiara. Mentre nell'America
di fine Settecento ? pur tra talune gravi ambiguità (si pensi solo
alla questione della schiavitù) ? vi era un'idea liberale in senso
classico delle libertà dei singoli, strettamente connesse all'idea di
proprietà, oggi il tema stesso dei diritti evoca una costante minaccia
ai diritti in senso proprio. Definire la lista dei diritti, ormai, significa
predisporre ciò il Potere deve (o dovrebbe) fare per garantire ad ogni
uomo la sua quota di reddito, istruzione, cure mediche, e via dicendo. Mentre
un tempo le Carte dei diritti, insomma, erano a difesa della proprietà
e quindi dell'autonomia dei singoli e delle famiglie, ora la situazione si
è rovesciata e si evocano diritti "sociali" e libertà
"sostanziali" proprio al fine di dilatare la pressione fiscale e il
peso delle burocrazie. In questo senso, la Carta dei diritti è una
specie di ipoteca socialista sul futuro dei paesi europei. Questo aiuta a
comprendere perché i britannici si siano tirati da parte: tanto più che
il prossimo passo nei progetti degli "unificatori" consiste nel
dotare Bruxelles di una capacità impositiva autonoma, in modo tale che
il bilancio europeo non derivi dai fondi che i singoli Stati destinano
all'Unione, a permetta alle istituzioni comunitarie di tassare direttamente
cittadini e imprese. In questo senso, per gli eurocrati che in fretta e furia
ieri hanno voluto approvare tale Carta, che gli europei stessi non conoscono
e a cui ben poco sono interessati, fissare tali principi significa inoltre
porre le condizioni per una crescita progressiva delle competenze di
Bruxelles. Se ancora nei primi decenni dell'Ottocento la logica del
costituzionalismo mirava a definire limiti ben precisi al potere pubblico e
in questo senso puntava a proteggere le libertà dei singoli, oggi le
costituzioni e le stesse carte dei diritti puntano più che altro ad
organizzare il dominio e a definire i tratti della sovranità. In
questo modo, il Vecchio Continente pare scivolare sempre più verso
logiche socialiste e quasi tendere ad un'Unione che intende farsi Stato.
Affermatasi quale culla della civiltà occidentale grazie al suo
pluralismo politico e alla sua complessità istituzionale, l'Europa
odierna sembra dimentica del proprio passato, tanto che molti si sono perfino
persuasi che la pace degli ultimi sessant'anni sia figlia delle istituzioni
comuni molto più che del mutato clima culturale. La Carta dei diritti
fondamentali può essere allora un passo decisivo verso l'Unione
Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche paventata ? ad esempio ? da
Vladimir Bukovskij. Oppure può rivelarsi, come già fu la
Costituzione di Nizza, un atto de tutto velleitario: l'ennesima forzatura
compiuta da élite troppo lontane dal mondo reale e quindi ormai incapaci
d'incidere sulla realtà. Confidiamo nella seconda ipotesi.
( da "Giornale di
Calabria, Il" del 13-12-2007)
Il
segretario del Prc, Scarpelli, commenta la nascita del soggetto politico che
unisce la sinistra radicale CATANZARO. Il segretario regionale del Prc, Pino
Scarpelli, commenta la nascita del nuovo soggetto unitario della sinistra
radicale, la Sinistra-Arcobaleno che, sostiene, avrà nella Calabria il
suo banco di prova. "All'assemblea generale della Sinistra e degli
ecologisti svoltasi alla nuova fiera di Roma - afferma - abbiamo dato vita ad
un nuovo grande movimento unitario e pluralista. Non è un caso,
infatti, che accanto alla sinistra si è deciso di collocare il simbolo
dell'arcobaleno. Abbiamo redatto una Carta d'intenti che si fonda su principi
essenziali: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di
civiltà; valore del lavoro e del sapere; centralità
dell'ambiente; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali
maschilisti. Nella costruzione di questo nuovo soggetto federativo - aggiunge
- intendiamo dare corso ad una politica rinnovata basata sulla democrazia, la
partecipazione e la tutela dei lavoratori. Per tale motivo La Sinistra
L'Arcobaleno - assicura - porrà al centro della sua attività
politica il tema del lavoro e del precariato. Lo stillicidio dei nostri
operai è la dimostrazione che il vecchio progetto politico ha fallito
miseramente. E lo ha fatto, in modo inquietante, nelle pieghe più
intime dell'esistenza umana e dello stato di diritto. Nel 2008 non si
può ancora morire nei cantieri e nelle fabbriche. Il continuo e
nefasto susseguirsi di morti bianche rappresenta una inqualificabile
involuzione storica e sociale. Una mortificazione nei confronti di un passato
carico di lotte operaie e ricco di conquiste. Nello stesso apparato
produttivo coesistono due grandi contraddizioni: una sfrontata ed ostentata
modernità di contro al decadimento di ogni forma e concetto di tutela
della forza lavoro. Se oggi si ritorna a parlare di Marx, di correnti
marxiste, Gramsci, Berlinguer, Pesce - aggiunge Scarpelli - è perché
il malcontento viene dal basso, dal popolo che si sente smarrito e
dimenticato dalla classe dirigente che lo governa. Dal ventre popolare
proviene una richiesta di aiuto e la speranza che qualcosa cambi. Noi abbiamo
ascoltato tale richiesta ed abbiamo colto l'esigenza di chiarezza, di
stabilità e di giustizia sociale". La Calabria, secondo
Scarpelli, "sarà il banco di prova di questa nuova sfida che La
Sinistra L'Arcobaleno intende affrontare. La Calabria - dice - è una
regione che presenta criticità strutturali ed infrastrutturali.
Difficili da risanare. Cosenza, in modo particolare, ha visto in questi anni
il progressivo smantellamento del comparto industriale ed informatico. Tanto
per citare qualche settore. Migliaia di posti di lavoro sono andati in fumo
come le speranze dei nostri giovani rimasti stritolate da un mercato del
lavoro asfittico e clientelare. Non si contano le dismissioni di fabbriche,
aziende importanti come la Rai, la Telecom, le banche. Che dire delle
Ferrovie dello Stato, sempre in procinto di tagliare servizi e ritirare i
capitali. Si guardi, poi, alla gestione della sanità regionale in
balia del malaffare e delle speculazioni economiche. Una sequela
d'investimenti su reparti che somigliano a scatole cinesi. Un insuccesso dopo
l'altro. La disfatta. L'ultima delle quali coincide con l'agonia della
Sanità Calabrese in spregio delle intelligenze locali. Perché, bisogna
dirlo, menti brillanti ne abbiamo in questo territorio ma non gli si concede
di emergere. Si sponsorizzano, invece, i parenti dei parenti, gli amici degli
amici. La nostra classe dirigente s'impoverisce senza una
premialità che punti sulla meritocrazia e
non sulla "contabilità" elettorale delle famiglie. E con una
leadership senza cervelli e senza ambizioni la crescita e lo sviluppo sono
destinate ad atrofizzarsi. A vantaggio della illegalità e delle
infiltrazioni mafiose. La nostra forza, pertanto, sarà quella di restituire
a ciascuno il mal tolto. Ai giovani - continua - le certezze ed il
futuro che meritano, alle fasce deboli dignità, sostegno e
vivibilità. Non ci rassegneremo ad uno status di minoranza o
satellitare rispetto al Pd. Ci impegneremo, anzi, per diventare una forza
grande ad autonoma come ribadisce la nostra Carta d'intenti, capace di
competere per l'egemonia, influente nella vita della società e dello
Stato, che pesi nella realtà politico-sociale del centrosinistra. Un
soggetto capace di contrastare le derive populiste e plebiscitarie, figlie di
una politica debole e della separazione tra potere e cittadini. Ma dobbiamo
accelerare i tempi. Il mio appello - conclude - è rivolto a tutte le
intelligenze, i saperi, i movimenti, le associazioni affinché si mobilitano,
affinché dispieghino le loro energie in un progetto unitario che ci avvicini
e che coinvolga tutto il popolo calabrese".
ARTICOLI
DEL 12 DICEMBRE 2007
H A AVUTO l'effetto di una bomba il
j'accuse di Coldiretti ( da "Nazione, La (La Spezia)" del
12-12-2007)
L'intervista - franco manzitti
( da "Repubblica, La"
del 12-12-2007)
Pasticcio all'anagrafe: due persone,
stessa casa ( da "Secolo XIX, Il" del
12-12-2007)
SÌ, È VERO: la burocrazia
e gli interessi di palazzo non sembrano tenere conto delle
( da "Nazione, La (Massa -
Carrara)" del 12-12-2007)
Il buon senso ha trionfato: ridati i
farmaci al leucemico ( da "Gazzetta del Sud" del
12-12-2007)
<Non esiste meritocrazia Né
incentivi per i bravi> ( da "Corriere Alto Adige" del
12-12-2007)
Paesaggi e prodotti tipici: presentata
l'agenda Squisiterre ( da "Denaro, Il" del
12-12-2007)
Servizi on line per snellire la
burocrazia ( da "Eco del Chisone" del
12-12-2007)
GLI ARTIGIANI
( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 12-12-2007)
<Sci, troppa burocrazia frena le
piste sicure> ( da "Gazzettino, Il" del
12-12-2007)
Più sicurezza sul lavoro e
burocrazie più semplici ( da "Italia Sera" del
12-12-2007)
Concessioni edilizie, burocrazia
più snella ( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del
12-12-2007)
BUROCRAZIA, 7.000 ATTI LEGISLATIVI DA
ABROGARE ( da "Sestopotere.com" del
12-12-2007)
L'Italia sotto il camion
( da "Stampaweb, La"
del 12-12-2007)
Stato di emergenza per la sanità
( da "Giornale di Calabria, Il"
del 12-12-2007)
Articoli
( da "Nazione, La (La
Spezia)" del 12-12-2007)
H
A AVUTO l'effetto di una bomba il "j'accuse" di Coldiretti contro
l'overdose di burocrazia che sta uccidendo gli allevamenti in tutta la Lunigiana. E
sotto accusa, ricordiamolo, c'è anche la Regione Toscana,
"colpevole" di interpretare in senso restrittivo le norme
dell'Unione Europea. Un comportamento anomalo, visto che la Regione Liguria,
che pure una zootecnia più debole, l'ha interpretato in modo opposto,
permettendo ai suoi allevatori di vendere i loro prodotti ovunque. Per capire
quanto sta accadendo in un settore che, almeno a parole, viene considerato
fondamentale, basta vedere i dati. Ieri sera la Coldiretti e l'Associazione
provinciale allevatori hanno rivelato che nel 2000 gli allevamenti in
provincia di Massa Carrara erano 184. Ebbene, quest'anno il numero delle
imprese è calato drasticamente fino a quota 105. "SONO BEN 79 le
stalle ? lamentano in Coldiretti ? che hanno chiuso i battenti anche per
colpa della burocrazia. Degli allevamenti ancora
aperti, ¾ si trovano in Lunigiana, il resto sono nella zona tra Massa
e Carrara. Gli allevamenti di ovini e caprini sono ben 23 mentre le stalle
dove si trovano bovini da latte sono solamente 9. E' la categoria che ha
subito i maggiori effetti della burocrazia. Non
dimentichiamo che erano oltre 30 nel 2000, solo 7 anni fa". A tenere
ancora in piedi il settore (ma fino a quando?) ci pensano gli allevatori
della pecora zerasca: ben sessanta, al lavoro soprattutto nel territorio dei
comuni di Zeri, Pontremoli e Licciana Nardi. Poi ci sono gli allevatori di
equini (15) ma anche le stalle piene di cavalli rischiano di diventare solo
un ricordo. Le nuove leggi nazionali e regionali hanno indebolito
ulteriormente il settore e a Fivizzano e dintorni diversi imprenditori hanno
già detto che se le cose non cambiano dovranno chiudere i battenti. MA
QUALI sono le maggiori imprese operanti nel settore? Oggi i più grandi
allevatori sono i fratelli Paolini a Massa che hanno 250 pecore massesi e 450
sarde, Alberto e Federico Menchini, sempre a Massa con 300 pecore massesi,
Giancarlo Boschetti a Tavernelle (Licciana Nardi) che ha anche un caseificio,
Marco Pavesi (con centinaia di pecore sarde e un caseificio), Paolo Ricci a
Fosdinovo (con pecora sarda e caseificio) e Fabio Castagnini (a Mulazzo). In
tutto in provincia si contano circa 2.600 capi di pecora zerasca e 2.700 esemplari
di pecora massese. Ma ritorna la domanda: fino a quando? Andrea Luparia -
-->.
( da "Repubblica, La" del
12-12-2007)
Pagina
IV - Genova L'INTERVISTA Don Balletto, ultimo avviso "Una città
che va a fondo" Le preoccupazioni del professore-sacerdote sulle
divisioni dei genovesi "Genova non fa mosaico ma a Natale occorre
trovare altri messaggi di speranza" "Siamo come su un barcone alla
deriva che imbarca acqua con la ciurma capace solo di scontri e nessuno che
ripara i guasti" FRANCO MANZITTI Ora il tono di don Antonio Balletto
è solo leggermente più sottile, nella voce, ma non certo nella
denuncia e negli allarmi che lancia. Seduto nella poltrona di casa davanti a
una grande finestra che inquadra un tramonto prenatalizio, con la luce
soffusa che si spegne sul Fasce come in uno dei tanti presepi che la
città sta allestendo, don Antonio questa volta
parla diretto e fermo sullo stato della città e anche su quello della
Chiesa di cui lui è ministro. Aveva in passato usato perifrasi chiare
e metafore affilate come spade per descrivere le nostre emergenze quotidiane:
la società come una tela strappata, lisa dai grandi disagi con i più
deboli che precipitavano di sotto, la classe politica dirigente come una
casta, quando il celebre libro della scorsa estate con questo titolo
neppure immaginato. Oggi, vigilia del Natale 2007, insieme alla speranza
cristiana, piena di messaggi nuovi, la metafora è ancor più
biblica e perforante e l'avvertimento alla classe politica e a quella
dirigente pieno anche di nomi e di cognomi. La voce è sottile, il tono
è severo, l'analisi è quasi spietata. Don Antonio eravamo
partiti descrivendo la nostra società in crisi come una tela
strappata, lisa dalle difficoltà, oggi come vede la società in
cui viviamo, la nostra città che la ospita? "La vedo come un
barcone che fa acqua. Ha rotto gli ormeggi questa grande barca, ha spezzato
ancoraggi tradizionali e non sa trovare quelli nuovi, che possano metterla in
sicurezza. A bordo c'è una ciurma dove tutti lottano contro tutti.
Ciò che interessa è salvare se stessi e il proprio gruppo, la
propria fazione. Non ci si cura molto del possibile naufragio e di tutti i deboli
che sono a bordo e che non si salveranno...." Ma a bordo non c'è
chi ripara quei buchi dai quali entra l'acqua, almeno per continuare a
galleggiare? "Ci vorrebbero bravi artigiani, capaci di usare i sistemi
giusti. Una volta si tappavano i buchi con la pece...Questo compito oggi lo
avrebbero i politici, se facessero il loro dovere di incoraggiare i
instradare dei bravi artigiani. Sono sicuro che sul barcone questi bravi
artigiani ci sono e sono anche disponibili e preparati, ma sono trattenuti
dai responsabili, sono fermati dalla burocrazia."
Usciamo dalla metafora: la città affonda, la politica non governa la
rotta e l'equipaggio, la burocrazia blocca i
tecnici: si possono fare esempi? "Certo, incominciamo dalla cultura. Ci
sarebbero molti giovani che abitano l'Università e che lavorano con
serietà, ma la cultura è sempre più spesso trasformata
in una carnevalate come le Notti bianche. La Vincenzi lancia dibattiti e
Festival sulla laicità....magari li facessero questi dibattiti, ne
sarei felice, ma poi magari li mettono in mano ai Flores D'Arcais e le
intelligenze più attente, più critiche che sanno lavorare con
metodo in città vengono messe da parte. Vengono considerate
fastidiose. Guardi che questo modo di procedere riguarda anche casa
mia...." Cosa vuol dire? " Che in materia di religione spesso non
è diverso. Si ricerca la ripetitività e non si crea mai nulla
di nuovo. Si dimenticano i preti che combattono da soli sotto quella tela
strappata. Ci si accontenta di vedere qualche chiesa piena e non si ricorda
che solo il due per cento frequenta assiduamente. Se nella mia San Siro ci
sono duecento fedeli a Messa su tremila anime della parrocchia non si
può dire che si è imboccata la strada giusta!" Altri
esempi di buchi non tappati nel barcone che va alla deriva? "L'economia
cittadina. Anche qui ci sono grandi imprenditori. Alcide Rosina e Gianni
Savasta, per esempio, lo sono. Ma sono costretti a far viaggiare lontano da
Genova le loro navi. L'industria manifatturiera è finita, forse, ma
esistono altri imprenditori pieni di idee e di forza, come Carlo Castellano,
che la città non considera come dovrebbe....Nella ricerca medica ci
sono grandi talenti che non sono messi a fruttare. Sì, al Gaslini ci
sono grandi scienziati come Ignazio Marino, ma quanti sono costretti a andare
via e fatti precedere da mediocri? Ricordo che quando ero in Fondazione
Carige: cercavo di far entrare nel Consiglio Luzzatto che era allora all'Ist.
Non ci fu verso: preferirono uno sconosciuto medico vicino all'Opus Dei.
Ricordo che il professor Marmont chiedeva puntigliosamente quali
pubblicazioni avesse prodotto questo medico. Rispondevano evasivamente:
svariate..... E poi c'è il turismo, un altro talento perduto. Non
siamo in grado di organizzarlo. Crediamo di essere diventati come Roma,
Firenze, Pisa, perché ci sono tre turisti in strada. Dimentichiamo che non
abbiamo grandi concentrazioni di attrazioni turistiche, ma piuttosto siamo
pieni di cose segrete. Bisognerebbe avere idee...Questa assessore Bozzano non
mi sembra ne abbia. L'unico è stato Claudio Burlando quando ci
portò l'Acquario...." Ma professore, tutto questo ragionamento a
cosa ci porta? "Che siamo una città con pietre bellissime per
fare un mosaico, ma questo non viene mai fuori. Io non lo aspetto più.
Mi sono stancato:" Sarà colpa dei capi ciurma di quel barcone?
"Quelli si affaccendano e si appassionano in cose secondarie, invece di
lavorare nel quotidiano, di curare i particolari mettendo insieme i quali si
costruisce il mosaico. Mi ha un po' deluso anche Renzo Piano, con i suoi
grandi disegni che si realizzeranno fra cento anni, ma intanto la
città ha bisogno, palazzo per palazzo, vicolo per vicolo, di cure
particolari." Insomma Genova dove è ora: alla deriva come quel
barcone? "Mi sembra chiusa in un fortilizio senza strade che portino
fuori o che permettano ingressi: non è un caso che si parli tanto di
infrastrutture. Dentro c'è come una asfissia culturale. Ma non si
può essere pessimisti perché le potenzialità, le pietre
preziose del mosaico esistono. Bisogna lavorare insieme, rimboccarsi le
maniche...." E qui si fa il contrario: guardi questa battaglia per
nominare il presidente del porto, altro che armonia. C osa ne pensa?
"Non conosco il candidato Paolo Costa, così sostenuto dalla
sindaco. Penso che in porto non ci voglia un tecnico con la testa in Europa,
quelli si trovano facilmente. Ci vuole un personaggio politico che sappia
legare e slegare, che faccia parlare la Culmv con gli armatori con gli
spedizionieri, che risolva i conflitti, li sappia affrontare e che parli
chiaro." E in casa sua Don Balletto come vanno le cose? La chiesa
genovese sembra oggi trionfante con tutte queste promozioni in Vaticano: si
dice che allora aveva ragione il tradizionalista Siri e che ora arrivano i
premi al clero che lui ha formato. "Invece si dimostra che avevamo
ragione noi. Ora che trionfa il conservatorismo si attinge da Roma a Genova,
dove esiste un'enclave conservatrice. Tiriamo fuori dai cassetti i vecchi
paramenti degli antichi riti, le pianete colorate e trapuntate e non capiamo
che sta succedendo quello che proprio Siri aveva preannunciato quando disse
che ci sarebbero voluti 50 anni per riparare ai danni del Concilio Vaticano
II. Purtroppo hanno cominciato prima e non capiscono che quel passato non
può tornare, come la messa in latino che nessuno recita e nessuno
segue, malgrado le decisioni vaticane." E tornando alla politica e a
quel barcone: è solo colpa di chi è al timone di chi governa,
Comune, Regione, Provincia? "L'opposizione è una vergogna.
Plinio, Biasotti anche Scajola cosa sono capaci di fare? Mai un'idea, un
progetto, solo censure a chi amministra e la speranza di prendere il loro
posto per fare che?" E' Natale, un Natale diverso: dove sta la speranza?
"E' un Natale diverso e più difficile, ma l'uomo ha nostalgia dei
valori autentici di Natale e questo è già un segno di speranza:
trasformare quei valori antichi nella modernità, trasformarli in modo
palpitante. Non capisco le critiche scontate al consumismo: non è un
peccato. Bisogna capire di cosa hanno bisogno gli uomini, possono avere
bisogno anche di comprare un bel regalo e di sentire diventare leggeri quei
pacchi di Natale, magari ascoltando i canti della festa che salgono
dall'organo di una Chiesa. Il Natale ha un valore suo forte: i nostri vecchi
ci hanno fatto trascorrere Natali così belli e ricchi che oggi
possiamo accettare di trascorrerli in difficoltà maggiori, anche da
soli, ricordando quella ricchezza che colma i vuoti di oggi.".
( da "Secolo XIX, Il" del
12-12-2007)
Burocrazia Una donna ha scoperto che da novembre uno
sconosciuto è ufficialmente residente al suo stesso indirizzo, a Pegli
12/12/2007.
( da "Nazione, La
(Massa - Carrara)" del 12-12-2007)
"SÌ,
È VERO: la burocrazia e gli interessi di
palazzo non sembrano tenere conto delle reali necessità della
cittadinanza". E' l'amaro verdetto pronunciato da Elena Musetti (Forza
Italia) ad appena sei mesi dalla propria elezione come consigliere della
circoscrizione 'Monti'. Ed è vero che "il rapporto di collaborazione,
il reciproco rispetto fra le varie componenti politiche e la
disponibilità del presidente Davide Diamanti hanno fatto sì che
in circoscrizione si superassero le logiche partitiche, finalizzando il
nostro operato a migliorare le condizioni dei paesi a monte". Ma
è anche vero che "i tanti problemi delle frazioni montane
sembrano puntualmente ottenere una soluzione alla vigilia di ogni avvenimento
politico importante, mentre poi, successivamente, cadono nell'oblio".
Problemi numerosi, secondo Elena Musetti. Intanto, i paesi a monte
"già penalizzati per un sistema di trasporto pubblico che
definire carente è riduttivo, soffrono di una situazione viaria
assolutamente deficitaria". Inoltre "la presenza del traffico
pesante e la qualità del manto stradale rappresentano un costante pericolo
per i paesani così, come rappresenta un pericolo la soluzione
assolutamente precaria degli alberi che sovrastano le carreggiate". E
così "anche una banale pulitura delle strade, da effettuarsi con
mezzi meccanici, diventa problematica per una pretestuosa mancanza di
fondi". E dunque, la sicurezza diventa un miraggio: "Il primo di
una lunga serie di deficit che noi abitanti delle frazioni montane sentiamo
sulla nostra pelle". - -->.
( da "Gazzetta del Sud" del
12-12-2007)
Modica
La burocrazia si è arresa Il buon senso ha
trionfato: ridati i farmaci al leucemico Bel gesto di un taorminese: pronto a
dividere le mie pillole con Parisi Duccio Gennaro Modica Orazio Parisi ha
risolto il suo problema. Nella tarda mattinata di ieri, si è
presentato al banco della farmacia dell'ospedale "Maggiore" di
Modica ed ha ritirato una nuova confezione di Glivec. E' il farmaco che gli consentirà
di curare la sua leucemia mieloide per i prossimi trenta giorni. Parisi era
stato avvertito da una telefonata del dirigente della farmacia che il farmaco
sarebbe stato disponibile; i dirigenti dell'Asl 7 e della farmacia sostengono
che la decisione di continuare a fornire il Glivec, il cui costo per ogni
singola scatola di 120 compresse è di 3.497 euro, era stata già
presa prima che il caso fosse sollevato sulle pagine del nostro giornale.
"Ringrazio tutti per quello che hanno fatto per me", ha detto
Orazio Parisi. I suoi familiari hanno tirato un sospiro di sollievo e sperano
che all'esaurimento della nuova confezione del farmaco non si ripresenteranno
gli stessi intoppi. Se non fosse arrivata la nuova confezione, Orazio Parisi
rischiava di finire in coma. E' questo quanto gli è stato pronosticato
nel caso in cui sospenda la cura. "All'Asl di Ragusa dice il direttore
sanitario Piero Bonomo non ci sono e non ci saranno problemi. Abbiamo
autorizzato Parisi a ritirare il farmaco di cui ha bisogno, ma abbiamo anche
autorizzato in questi giorni molte altre persone che hanno necessità
di farmaci costosi e non reperibili sul mercato. Abbiamo pazienti in cura a
Palermo e Catania che si rivolgono a noi perché sono residenti nel nostro
territorio. Siamo responsabili ed abbiamo autorizzato tutti a ritirare i
farmaci. Poi ce la vedremo noi con le Asl che hanno in cura i pazienti per
gli aspetti della spesa. Il caso di Parisi non è singolo, ma riguarda
decine di pazienti. Infatti, il problema non è solo dell'Asl 7, ma
siciliano. E' un fenomeno improvviso, venuto a galla nel corso dell'ultima
settimana, che ci lascia sconcertati ed è per questo che abbiamo
scritto all'assessorato regionale alla Sanità per segnalare il
problema ed avere più precise indicazioni. Nell'attesa, tutti i
pazienti della provincia sappiano che noi autorizziamo la fornitura dei
farmaci di fascia H prescritti". Il caso di Orazio Parisi aveva anche
indotto il sindaco Piero Torchi a prendere posizione. L'amministrazione
comunale, infatti, si era impegnata a sostenere il costo della medicina per
l'ex dipendente qualora il caso non si fosse risolto. La vicenda di Orazio
Parisi ha destato scalpore ma anche un gesto di solidarietà. Un
taorminese, (come ci riferisce il nostro corrispondente Emanuele Cammaroto),
Peppe Mazza, 59 anni, ristoratore ed imprenditore che sta combattendo
anch'egli una battaglia contro la leucemia, si era detto "immediatamente
disponibile ad aiutare il signor Parisi e a prestargli, quantomeno in attesa
che si risolva il caso, le compresse di Glivec". Spiega Mazza:"
è assurdo che la vita di una persona affetta da leucemia mielosa, come
poi di qualsiasi altro malato, venga messa a repentaglio da leggi cosi
assurde. Mi sono sentito subito in dovere di fare un passo avanti e compiere
un gesto di umanità. So benissimo cosa voglia dire il doversi curare e
soprattutto il necessitare di farmaci specifici, per scongiurare il
determinarsi di una spietata corsa contro il tempo. Lancio
un appello al ministro della Sanità perché il diritto alla vita
è supremo e non può scontrarsi in nessun modo con le
restrizioni o i vincoli imposti spesso, e non solo nella circostanza
specifica, da una scriteriata e insensibile burocrazia". (mercoledì 12 dicembre 2007).
( da "Corriere Alto
Adige" del 12-12-2007)
Corriere
dell'Alto Adige - TRENTO - sezione: PRIMOPIANO - data: 2007-12-12 num: - pag:
3 categoria: REDAZIONALE Marco Brunazzo "Non esiste meritocrazia Né incentivi per i
bravi" molto diversa dalle altre ed ha i problemi tipici delle
università italiane. Un ricercatore inizia a diventare tale già
vecchio e con aspettative di carriera molto limitate. Spesso si passa ad ordinari
quando negli altri paesi si è prossimi alla pensione".
Può raccontarci il suo iter studiorum e professionale? "Sono
entrato nell'accademia nel gennaio 2005, avevo 32 anni. Mi sono laureato in
Sociologia a Trento nel 1998, quindi ho seguito un master all'università
di Siena in studi europei, un dottorato sempre a Siena, un post dottorato al
dipartimento di Sociologia. Poi c'è stato un concorso e sono diventato
Marco Brunazzo ricercatore anticipando i tempi di un anno rispetto ai miei
colleghi. Questo è un problema, si entra nelle università come
ricercatori quando si è già abbastanza vecchi e non solo.
Poiché si è ricercatori precari per 3 anni, solo in seguito si viene
assunti a tempo indeterminato ". Quali sono, a suo avviso i nodi da
sciogliere del sistema-università? "Innanzitutto andrebbe
cambiato il sistema di reclutamento dei ricercatori. La chiamata diretta
potrebbe essere un'ottima soluzione, l'università sarebbe responsabile
del successo o dell'insuccesso di quella ricerca e di quel ricercatore ".
I ricercatori italiani hanno gli stipendi più bassi d'Europa...
"Un ricercatore appena entra prende circa 1.100 euro al mese. Al secondo
e terzo anno guadagna sui 1.450 euro, dal terzo anno, dopo la conferma, mi
pare ci sia un piccolo incentivo. Ma il punto non è questo. Gli
stipendi dovrebbero essere differenziati a seconda di quello che ognuno fa,
lo stesso dovrebbe valere per i docenti". Ma. Bo.
( da "Denaro, Il" del
12-12-2007)
Benevento
turismo Paesaggi e prodotti tipici: presentata l'agenda Squisiterre
Presentata al Museo Musa di Piano Cappelle a Benevento la prima edizione
dell'Agenda Squisiterre che raccoglie le bellezze architettoniche,
paesaggistiche, ambientali e le produzioni tipiche del Sannio. L'iniziativa,
messa a punto da Stregheventum, una società cooperativa a prevalenza
femminile, coinvolge istituzioni pubbliche (ventidue enti comunali, Provincia,
Camera di commercio, grande distribuzione organizzata, Comunità
montana del Titerno, rappresentanti di categoria), aziende, cittadini e
consumatori. "E' la qualità, la meritocrazia e la competitività
reale a vincere e ad accomunare questo progetto ad altri come la Scuola
internazionale di diagnostica ambientale e il Mediterranean institute of
biotechnology - spiega il presidente della Provincia di Benevento, Carmine
Nardone -, Squisiterre è un esempio molto positivo di sinergia e
comunicazione". L'obiettivo generale è creare un legame
forte tra imprese e territorio all'insegna delle innovazioni presenti nel
Sannio. "Stiamo facendo sistema per poter esercitare meglio il potere
contrattuale sul mercato - afferma il presidente della Camera di commercio di
Benevento, Gennaro Masiello -, nel comparto agroalimentare il piccolo piace,
ma deve essere messo anche nelle condizioni di rivelarsi competitivo".
Mentre il presidente del Consiglio di amministrazione di Stregheventum,
Daniela Cuomo, inquadra la creazione dell'Agenda in un'accurata e più
ampia strategia di marketing territoriale, emerge con forza l'esigenza di
riuscire a sfruttare al meglio, anche in questo settore, gli ingenti fondi
comunitari del programma quadro 2007-13. "La provincia di Benevento
già in passato ha intercettato per l'agricoltura molte risorse
economiche - spiega il consigliere regionale dell'Udeur, Fernando Errico -,
ora bisogna mettere in campo capacità progettuali e industriali".
fil. pan. 12-12-2007.
( da "Eco del Chisone" del
12-12-2007)
Col
nuovo sito interattivo Luserna S. Giovanni a portata di
"click" Servizi on line per snellire la burocrazia In futuro si potrà pagare Ici e Tarsu e dialogare, via
Internet, con uffici e amministratori LUSERNA S.G. - Dai primi giorni di
novembre è on line il nuovo sito Internet del Comune di Luserna S.G.,
all'indirizzo www.comune.luserna.to.it. Oltre ai visitatori locali, in
poco meno di un mese è stata registrata la navigazione di utenti
svizzeri, belgi, francesi, greci e americani. Un buon esordio, motivato
soprattutto dalla struttura innovativa e interattiva: "È stata
superata la staticità della versione precedente che impediva gli aggiornamenti
in tempo reale", spiega Diego Cogno, responsabile del Ced, il Centro
elaborazione dati del Comune di Luserna S.G. che ha lavorato al progetto. Gli
fa eco il sindaco, Livio Bruera: "La società attuale richiede
continuamente innovazione nelle tecnologie, per assicurare servizi on-line e
rispondere in modo immediato alle esigenze". In tempo reale, con un
semplice "click", il cittadino potrà leggere tutti gli atti
emessi dai funzionari (determine, delibere e ordinanze); segnalare eventuali
guasti all'Ufficio tecnico; effettuare autocertificazioni; consultare la
modulistica e dialogare con il sindaco e gli amministratori. Spazio anche
alle associazioni, che potranno segnalare eventi e manifestazioni, con
evidenti vantaggi per il settore turistico. Il sito, la cui struttura
è stata creata dalla Fassi Computer di Cavour, è soltanto agli
inizi, ma offre già una serie di servizi gratuiti che snelliscono i
tempi burocratici: "Si va dal calcolo del bollo auto e di Ici e Tarsu, alla
consultazione dei dati catastali, fino alla ricerca delle aziende nel
territorio comunale - conferma Cogno -. Dal 2008, grazie alla partecipazione
del Comune a tre progetti a livello nazionale, saranno possibili anche la
gestione dell'urbanistica e delle risorse umane, la verifica dei dati
catastali, il pagamento di Ici, Tarsu e delle multe, le pratiche edilizie, la
prenotazione degli impianti sportivi, delle sale mostre e dei libri della
biblioteca". Altro servizio interessante sarà la gestione delle
gare d'appalto, che funzioneranno come una sorta di asta al ribasso: "Il
Comune indicherà la necessità e potrà ricevere le
offerte dalle 1.800 ditte già accreditate presso la Regione Piemonte -
precisa Cogno -. Novità anche per i bandi, per i quali gli interessati
potranno scaricare la modulistica e trasmetterla compilata on-line".
Filosofia portante del sito, aggiunge il sindaco di Luserna S.G.,
"assicurare la massima trasparenza su tutto ciò che succede
nell'ente". Sempre attraverso il sito i cittadini potranno valutare i
servizi comunali, "esprimendo pareri e segnalando carenze e
malfunzionamenti, facilitando il dialogo con gli Uffici e gli
amministratori". Stefania Ferrero.
( da "Gazzettino, Il
(Treviso)" del 12-12-2007)
"Non
vorrei che sull'onda dell'emozione per quello che è successo, si
finisse per adottare provvedimenti che tutto fanno, tranne andare
nell'interesse dell'economia, a partire dal mantenimento dei posti di
lavoro". Premessa la dovuta solidarietà alle vittime degli
infortuni sul lavoro, da Torino a Treviso, Mario Pozza, presidente della
Confartigianato della Marca, invita a considerare la questione degli
incidenti a mente fredda e a valutare le possibili contromisure: "Attenzione
a non esagerare, a non scatenare una caccia alle streghe, perchè il
rischio è che le aziende chiudano". L'esagerazione che il leader
degli artigiani nostrani paventa è che alle recenti morti, si risponda
con nuove norme in materia di sicurezza sul lavoro. Ottenendo, un effetto
contrario: "Gravare con ulteriore burocrazia, con nuovi, costosi
adempimenti, significa mettere in pericolo la sopravvivenza stessa delle
imprese, specie quelle di dimensioni minori. E di conseguenza anche dei posti
di lavoro - conferma Pozza -. Molti associati mi hanno già chiamato,
preoccupati: rischiamo che qui si muoia di troppa burocrazia".Ciò non significa che la sicurezza debba
essere trascurata: "Sulla prevenzione le imprese artigiane hanno fatto
molto, applicando la legge 626 e le varie direttive europee, alcune piuttosto
pesanti, come quella sulle polveri derivate dalla lavorazione del legno. Cito
un dato: le nostre aziende ricevono dall'Inail meno di quanto versano. E a
Treviso, i controlli ci sono - nota il presidente -. Siamo consapevoli che
esistono delle criticità, ad esempio nell'edilizia, e per questo
promuoviamo corsi di formazione. Ma, ripeto, attenzione a non infierire.
Soprattutto, attenzione a far sì che non paghino sempre gli stessi: i
fatti dei giorni scorsi dimostrano come anche nelle grandi industrie non sia
tutto in regola".m.zan.
( da "Gazzettino, Il" del
12-12-2007)
Il
ministro Linda Lanzillotta: "La sicurezza non dev'essere vista come un
handicap, ma come aspetto fondamentale nella promozione
dei comprensori" "Sci, troppa burocrazia frena le piste sicure" È l'allarme lanciato dai
responsabili degli impianti: "Servono tracciati più larghi, ma ci
bloccano tutti i progetti" San Vito di CadoreNOSTRO SERVIZIOLa parola
d'ordine, per chi frequenta le montagne per praticare lo sci, è
sicurezza. Ma per dar vita ai vari progetti dedicati a questa
priorità servono fondi specifici. E anche la possibilità di
ampliare le piste ed effettuare un'adeguata manutenzione. Ancora, è
indispensabile un provvedimento che renda quanto più omogenee le
normative dei Paesi europei sugli sport invernali.Sono le istanze che i
titolari di impianti di risalita ieri hanno illustrato al ministro per gli
Affari regionali Linda Lanzillotta ospite d'onore al Centro Congressi di San
Vito di Cadore, della "Giornata internazionale della
montagna"."La sicurezza e tutto ciò che nasce per
garantirla, come ad esempio l'attuale legge 363/2003 - ha affermato Giovanni
Valle, consigliere Anef (l'Associazione nazionale degli esercenti funiviari)
- sono i benvenuti. Un plauso particolare, in questo senso, va alle forze
dell'ordine e agli operatori che prestano un prezioso servizio di
soccorso". Ma lo stesso Valle - che parlava a nome del presidente
dell'Anef - ha evidenziato anche alcune note stonate: "Per garantire
sicurezza servirebbero piste più larghe e caratterizzate da una
manutenzione costante, ma la troppa burocrazia non
di rado rallenta incredibilmente i tempi di realizzazione. Molto spesso, poi,
non otteniamo proprio le autorizzazioni richieste perché veniamo additati
come coloro che non hanno rispetto per l'ambiente. Quando in realtà in
provincia di Belluno, ad esempio, le aree occupate da impianti di risalita e
relativi parcheggi ammontano solamente allo 0,3\% dell'intero territorio
mentre, al contempo, le foreste continuano ad avanzare.Serve inoltre, in
tutto l'arco alpino, una normativa omogenea: non è possibile, ad esempio,
che il casco sia obbligatorio solo in Italia e che gli sciatori stranieri,
non sapendolo, rischino di vedersi assegnare delle multe che, di certo, non
li invoglierà a tornare la volta successiva".A confrontarsi alla
tavola rotonda "Sci, sicurezza, cultura della montagna" sono stati
Luciano Magnani (presidente del collegio nazionale dei maestri di sci),
Valeriano Bistoletti (vicepresidente Cai), Valerio Zani (vicepresidente del
Soccorso Alpino), Claudio Detogni (medico dell'Ulss 20 di Verona, responsabile
del progetto europeo Beprasa), Marco Cozzi (presidente del Comitato Alpi
Centrali e membro del Legal and Safety Committee Fis).Filo conduttore, oltre
alla legge 363/2003 dedicata alla sicurezza nella pratica degli sport
invernali, la convinzione che serva la creazione di una cultura del rispetto
altrui e della presa di coscienza dei propri limiti sportivi. A far propri
questi concetti lo stesso ministro che, da amante della montagna e abituale
frequentatrice delle cime e delle piste della Val Badia, ha sottolineato che
"l'educazione è fondamentale, a cominciare già dai bimbi.
A ciò si devono però aggiungere regole e sanzioni che siano da
deterrente nei confronti di atti poco civili sulle piste, figli magari di un
momento di spavalderia. Se anche i dati ci parlano di pochi incidenti
rispetto al numero di passaggi complessivi, è pur vero che la
percezione del pericolo esiste tra la gente. È nostro dovere quindi
prevedere dei sistemi che tutelino il più possibile
l'incolumità delle persone e anche il desiderio di godersi la montagna
senza timori. Il garantire la sicurezza non deve essere vissuto come un
handicap, al contrario deve diventare punto di orgoglio nelle campagne di
promozione dei comprensori sciistici italiani".Raffaella Gabrieli.
( da "Italia Sera" del
12-12-2007)
Cronaca
Roma Gasbarra all'assemblea annuale dell'Uir Più
sicurezza sul lavoro e burocrazie più semplici Per migliorare la
competitività delle nostre imprese Si è svolta l'assemblea
annuale dell'Unione degli industriali e delle imprese del Lazio (Uir). Molti
i temi trattati durante la manifestazione, alla quale è intevenuto
anche il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra. Il
presidente ha esordito con uno dei problemi più ricorrenti della
nostra società, le morti bianche. Ha dichiarato, infatti che "La
sicurezza sul lavoro è un tema impellente, non si può rimanere
fermi di fronte a questa emergenza". Ha aggiunto, inoltre, che "Il
nostro Paese comincia finalmente a dialogare e ad entrare in un nuovo quadro
di riforme, bisogna dare atto a chi sta portando il Paese su una strada
nuova". Proseguendo Gasbarra, inoltre, ha anche dichiarato che il "Il
nostro territorio può seguire la strada della svolta rispondendo alle
esigenze nuove. I grandi risultati che abbiamo ottenuto sono stati raggiunti
con grandi pesi sulle spalle di amministratori locali e imprenditori. Questi
sacchi vanno alleggeriti". Secondo il presidente della Provincia,
"è necessario inaugurare una nuova stagione in cui le imprese
vengano alleggerite dalla burocrazia e le
amministrazioni vengano messe in condizione di poter svolgere le proprie
funzioni. Per correre velocemente il nostro Paese - ha aggiunto - non ha
bisogno di tripli o quadrupli pareri. E' il momento di superare questa fase
di un Paese fatto di troppi timbri. Possiamo essere competitivi se diminuiamo
i pesi sulle spalle e scriviamo regole chiare per estendere il modello Roma
che, negli ultimi anni, ha ottenuto grandi Risultati". La conclusione
è semplice per essere più competitivi sul mercato dobbiamo
semplificare la burocrazia del nostro paese, ancora
troppo complicata e soprattutto ancora troppo lenta. Loredana Errico Edizione
n. 1489 del 12/12/2007.
( da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 12-12-2007)
PRIMA
COMMISSIONE CONSILIARE Concessioni edilizie, burocrazia
più snella ChioggiaUna modifica alle norme tecniche di attuazione per
quanto concerne il rilascio di concessioni edilizie e la successiva
concessione dell' attestazione, secondo i casi, di agibilità o di
abitabilità. Il problema riguardante la situazione di Ca' Bianca,
è stato affrontato dalla prima commissione consiliare. La verifica per
dichiarazione di voto effettuata dopo la discussione dal presidente Andrea Da
Re rende certa a breve l'approvazione del provvedimento da parte del
Consiglio comunale.Il dato di fatto. Fin qui la richiesta di concessione, per
essere esaminata ed accolta, deve riguardare interi complessi, meglio dei
subcomparti come li ha definiti l'assessore all'Urbanistica Carlo Perini. La
modifica delle norme tecniche di attuazione renderà a breve possibile
l'inoltro di richieste di concessione anche per singole unità
abitative. In definitiva chi è in grado di costruire potrà
farlo senza dover attendere che questa condizione maturi anche per gli altri
interessati al subcomparto. Lo stesso varrà anche per il rilascio
dell'agibilità a costruzione ultimata. Il Comune di Chioggia con
l'operazione in oggetto accoglie in sostanza l'indicazione espressa da parte
della Commissione di SalvaguardiaG.B.
( da "Sestopotere.com" del
12-12-2007)
(17:45)
(12/12/2007 08:45) | BUROCRAZIA, 7.000 ATTI LEGISLATIVI
DA ABROGARE (Sesto Potere) - Roma - 12 dicembre 2007 - Prresso la Commissione
parlamentare per la semplificazione della legislazione, si è svolta
l'audizione del sottosegretario all'Interno Alessandro Pajno, responsabile
per l'indirizzo e il coordinamento del processo di attuazione dell'attività
di semplificazione legislativa di cui alla legge 246/2005. Nel corso della
sua relazione, il sottosegretario ha illustrato lo stato di attuazione del
procedimento per l'abrogazione generalizzata di norme, il cosiddetto
'taglia-leggi', evidenziando i risultati della prima ricognizione svolta.
All'esito dello svolgimento dei primi adempimenti, ha specificato il
sottosegretario, sono stati individuati circa 21.000 atti legislativi, di cui
circa 7.000 anteriori al 31 dicembre 1969, ricadenti pertanto nella
previsione di automatica abrogazione a norma della legge 246/2005.
( da "Stampaweb, La" del
12-12-2007)
In
Italia è sufficiente che piova per quarantott'ore perché scatti
l'emergenza alluvioni; che si interrompa per quarantott'ore il rifornimento
di metano russo perché scatti l'emergenza energetica; che i Tir smettano di
muoversi per quarantott'ore perché ci troviamo senza carburante, senza
medicine, senza giornali. La nostra è una vita che si svolge
perennemente sul filo dell'emergenza legata ad avvenimenti naturali,
condizionata dalle incertezze e delle mutevolezze della situazione politica
internazionale, vittima di una cronica inadeguatezza nell'affrontare certe
vertenze sindacali nel settore pubblico. I governi passano, le maggioranze si
alternano ma il problema dell'autotrasporto (come quelli degli assistenti di
volo, dei macchinisti delle ferrovie o dei tassisti) rimane invariato, o,
peggio, si aggrava. Ancora una volta il governo, come molti altri suoi
predecessori, è stato colto gravemente di sorpresa. Si è
ripetuto anche in questo caso il vecchio copione di
incomunicabilità tra la burocrazia (e più in generale la classe politica) e una categoria
produttiva: promesse vaghe, politiche del rinvio, forse un certo tono di
sufficienza, un sostanziale disinteresse della burocrazia pubblica per gente che lavora troppe ore al giorno e che,
nella stragrande maggioranza dei casi, proprio non si arricchisce. Non
c'è alcun dubbio che, per quanto riguarda le rivendicazioni immediate,
gli uomini dei Tir abbiano ragioni da vendere. Chi blocca le autostrade lo fa
perché esasperato, gioca sulla propria pelle oltre che sul proprio
portafoglio e dobbiamo credere quando afferma che non ce la fa più a
tirare avanti. Non c'è ugualmente alcun dubbio che questa
esasperazione ha portato, nella giornata di ieri, a inaccettabili limitazioni
delle libertà personali dei cittadini, da quella di muoversi a quella
di lavorare (per gli autotrasportatori che non hanno aderito allo sciopero e
per i lavoratori che, a causa del blocco, sono arrivati in ritardo al lavoro
o non vi sono arrivati affatto). Lo Stato ha mostrato di non avere il
controllo del territorio e appare gravemente impotente a ripristinare una
situazione di legalità senza un uso massiccio della forza: è
ben difficile che gli autotrasportatori levino spontaneamente i blocchi
grazie a una mera ordinanza di precettazione che molte delle loro
associazioni giudicano illegittima. è ragionevole prevedere che alla fine
la categoria otterrà molte delle cose che chiede e che avrebbe potuto
ottenere senza uno sciopero con altri meccanismi di contrattazione ma
è ben più importante il contesto in cui queste richieste
finiranno per essere accettate. In questo momento, infatti, a destra come a
sinistra e al centro, l'Italia sta ridisegnando il profilo della propria
rappresentanza politica e la vertenza ne è un primo, poco lusinghiero,
banco di prova. Se a seguito di questo ridisegno, si sarà
semplicemente messa una toppa sulla vertenza, allora è inutile fondare
nuovi partiti o cambiare il nome di quelli esistenti. Si fa un gran parlare
di "discontinuità" ma la mancanza di idee dimostrata in
occasione di quest'agitazione costituisce la più preoccupante delle
continuità: si andrà avanti così fino al prossimo
sciopero, quando i medesimi problemi si ripresenteranno aggravati. Le nuove
forze politiche devono pensare in tempi lunghi, mentre il loro orizzonte pare
assai spesso non andare oltre il trimestre o il semestre. Pensando in tempi
lunghi si giunge inevitabilmente alla conclusione che, se da un lato occorre
garantire meccanismi meno rigidi per le tariffe dell'autotrasporto ed
eliminare l'abusivismo, dall'altro occorre fare accettare alle categorie
dell'autotrasporto un programma decennale o addirittura pluridecennale in cui
l'autotrasporto abbia un'importanza minore dell'attuale: un programma fatto
di maggior traffico merci sulle ferrovie, con gli investimenti che comporta,
di un maggior utilizzo del trasporto fluviale, specie nella Pianura Padana,
delle "autostrade del mare" e di tutto ciò che serve per
renderle funzionanti. Queste cose, però, non sembrano interessare
nessuno, al di là di ristrette cerchie di addetti ai lavori, mentre
l'opinione pubblica è caldamente invitata a dimenticare le
difficoltà delle code autostradali (con o senza i blocchi dei Tir) e a
contemplare sui suoi televisori l'ennesima puntata del teatrino della
politica, con l'onorevole Tizio che polemizza con il senatore Caio. Non sono
queste le condizioni per una rinascita civile e per una ripresa economica,
non è così che si stimola la produzione; siamo ancora - per
poco - la sesta o la settima economia del mondo e abbiamo tutte le premesse
per scendere bruscamente in questa classifica. Già ci sentiamo
più poveri e rischiamo di diventare irrilevanti nel contesto mondiale;
e questo anche grazie ai blocchi dei Tir, segno tangibile di un più
generale blocco di idee in un Paese che non sembra sapere né come muoversi né
dove andare. mario.deaglio@unito.it.
( da "Giornale di
Calabria, Il" del 12-12-2007)
Lo
ha dichiarato il Consiglio dei Ministri. Loiero: "Entro gennaio
sarà approvato il nuovo Piano" ROMA. Il Consiglio dei ministri ha
dichiarato lo stato d'emergenza socio sanitaria della Regione Calabria per
far fronte alle condizioni di disagio del sistema sanitario regionale nonché
all'inadeguatezza delle strutture. La decisione è stata presa come
primo atto per l'applicazione delle misure di emergenza che porteranno alla
costruzione di 4 nuovi ospedali, misure decise dopo la morta della sedicenne
Eva Ruscio. Il ministro della Salute Livia Turco ha espresso la
volontà di istituire una commissione ministeriale alla cui presidenza
dovrebbe essere chiamato l'ex prefetto di Roma Achille Serra alla quale
verrà dato il compito di esaminare in modo complessivo lo status dei
servizi sanitari in Calabria. Il nuovo organismo, ha spiegato il ministro ai
componenti della commissione Sanità del Senato nel corso di una
audizione sulla vicenda della ragazza morta a Vibo, dovrà concludere i
suoi lavori entro tre mesi dalla sua nascita ed offrire allo Stato e alla
Regione un quadro generale di riferimento per meglio orientare le azioni di
risanamento della rete sanitaria regionale. "Nella sanità
calabrese le due cose che mi hanno più spaventato sono state la burocrazia e la criminalità. Ma adesso siamo impegnati ad
apportare un profondo cambiamento, partendo dall'approvazione del nuovo Piano
Sanitario Regionale che il Consiglio dovrà varare a gennaio".
Così il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, ha concluso
la lunga serie di risposte ai parlamentari della "Commissione bicamerale
sugli errori in campo sanitario", presieduta dall'onorevole
Giuseppe Palumbo. All'incontro hanno partecipato anche il vice-presidente
Vincenzo Spaziante ed il dirigente della sanità Mario Martina. Durante
l'audizione, come hanno riconosciuto gli stessi parlamentari, il presidente
Loiero ha dimostrato quella volontà collaborativa utile al lavoro di
indagine della Commissione bicamerale, che nello svolgere una visita nelle
strutture sanitarie calabresi aveva trovato molte situazioni di crisi e di
disservizio. "L'organizzazione è il nostro problema fondamentale
-ha sottolineato Loiero-, in quanto abbiamo una burocrazia
lenta e che fa resistenza al cambiamento. Poi esiste, in alcune zone, una
forte presenza mafiosa ed un diffuso malaffare".
ARTICOLI
DELL’ 11 DICEMBRE 2007
Invalidi civili, vittoria contro la
burocrazia: niente visita supplementare per i "pass"
( da "Cittadino, Il"
del 11-12-2007)
Quando la burocrazia è capace
anche di far scivolare in coma un paziente
( da "Gazzetta del Sud"
del 11-12-2007)
Un altro finanziamento revocato
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 11-12-2007)
"PUBLIC SERVICE SUMMIT 2007":
ILLY, MENO BUROCRAZIA, PIU'' DEMOCRAZIA
( da "marketpress.info"
del 11-12-2007)
SLOVENIA, MISURE PER SNELLIMENTO
BUROCRAZIA ( da "marketpress.info" del
11-12-2007)
La patente a punti non fa più
paura sanzioni sospese causa ricorsi ( da "Tirreno, Il" del
11-12-2007)
Nicoletta Miroglio: la gestione deve
restare in famiglia ( da "Corriere della Sera" del
11-12-2007)
Camionisti disperati: così ci
fanno chiudere ( da "Corriere delle Alpi" del
11-12-2007)
Burocrazia e Regione uccidono la
zootecnia In 4 anni ha chiuso il 35% delle aziende
( da "Nazione, La (Massa -
Carrara)" del 11-12-2007)
Amministrazioni piú trasparenti con i
processi di e-governement ( da "Messaggero Veneto, Il" del
11-12-2007)
)BUROCRAZIA Nuova Capitaneria:
dimenticati gli ostacoli < ( da "Nazione, La (Massa - Carrara)"
del 11-12-2007)
Allarme allevatori: troppa burocrazia
( da "Tirreno, Il"
del 11-12-2007)
P.A./ GASBARRA: PARTANO DA ROMA NUOVI
TAGLI A BUROCRAZIA ( da "Virgilio Notizie" del
11-12-2007)
Imprese e burocrazia, sei comuni si
affidano allo sportello unico ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del
11-12-2007)
PRIVACY. Customer care, meno burocrazia
nel trattamento dei dati personali ( da "HelpConsumatori" del
11-12-2007)
Abete studia da sindaco: "Roma
è un laboratorio positivo"
( da "Velino.it, Il"
del 11-12-2007)
Abete studia da sindaco: "Roma
è un laboratorio positivo" (2)
( da "Velino.it, Il"
del 11-12-2007)
CALABRIA/SANITA': LOIERO ALLA CAMERA,
APPROVARE A GENNAIO NUOVO PIANO ( da "Asca" del 11-12-2007)
PAPA: AIUTI A PAESI POVERI NON
FINANZINO COSTOSE BUROCRAZIE ( da "Metronews" del
11-12-2007)
PAPA: AIUTI A PAESI POVERI NON
FINANZINO COSTOSE BUROCRAZIE ( da "ADN Kronos" del
11-12-2007)
L'intervista nicola porro vicedirettore
de "Il giornale" <La ricetta? Ridurre il peso dello Stato>
( da "Provincia di Como, La"
del 11-12-2007) + 1 altra fonte
Burocrazia e criminalità
soprattutto ( da "Giornale di Calabria, Il" del
11-12-2007)
( da "Cittadino, Il" del
11-12-2007)
N
Importante iniziativa della sede provinciale lodigiana dell'Associazione
nazionale invalidi e mutilati civili di Lodi presieduta da Enrico Agosti sul
tema, in questi giorni tra l'altro di estrema attualità, del rilascio
dei contrassegni per libera circolazione degli invalidi civili. "Abbiamo
scritto una lettera - spiega il presidente Agosti - al direttore generale
Carlo Lucchina dell'assessorato alla sanità della regione Lombardia in
cui evidenziavamo che per il rilascio della certificazione del contrassegno
di libera circolazione degli invalidi civili, i richiedenti sono costretti a
presentarsi presso ambulatori Asl, per essere sottoposti ad ulteriore visita
medica rispetto a quella già effettuata per il riconoscimento dello
stato di invalidità,previo pagamento della tariffa prescritta di 30
euro. Il dottor Lacchina ha precisato, ed inviato una lettera a tutte le Asl
della regione, che tale prassi costituisce un inutile aggravio per la persona
disabile e contrasta con i principi di semplificazione amministrativa posti in
atto dalla direzione sanitaria regionale e chiedendo alle direzioni generali
Asl di dare puntuali indicazioni alle competenti commissioni, affinchè
la certificazione di cui trattasi sia rilasciata, senza oneri, in sede di
accertamento collegiale di stato invalidità civile. Si tratta -
conclude Agosti - di un importante risultato che consente oltre al notevole
risparmio di tempo e di procedura burocratica,nonchè del disagio
fisico,nel trasportare un invalido con gravità,anche un aspetto
economico rilevante: l'ufficiale sanitario,per la sostanziale conferma del
deliberato Asl, chiedeva infatti 30 euro".
( da "Gazzetta del Sud" del
11-12-2007)
Vittoria
Il caso di un leucemico che ha bisogno di farmaci costosi Quando la burocrazia è capace anche di far scivolare in coma
un paziente L'Asl ragusana rifiuta la somministrazione perché incompetente:
la prescrizione è stata fatta a Catania Duccio Gennaro Modica Quattro
giorni di vita. Per un pensionato modicano la "scadenza" diventa
angosciante quanto assurda è la motivazione: l'Asl gli rifiuta il
farmaco salvavita perché lui risiede nel Ragusano ma la prescrizione è
stata fatta da struttura di Catania e quest'ultima non può procedere
perchè regolamento recentissimo alla mano, la somministrazione fa capo
all'Asl di riferimento territoriale. Una questione
formale tra strutture dello stesso Servizio sanitario. Così, per
Orazio Parisi, 66 anni, ex operaio comunale, sono giorni di calvario,
dipendente com'è da una confezione di pillole che costa 3.487 euro. La
prescrizione dello specialista ematologo che lo ha avuto in cura è
chiara: Parisi deve prenderne quatto al giorno per curare la sua leucemia
mieloide cronica, pena il rischio di entrare in coma se la terapia
viene interrotta. Dalla sua casa di via Passo Gatta lui si sfoga: "Mi
sono rivolto ai medici, all'Asl 7 di Ragusa, al Ferrarotto di Catania, ma non
mi hanno dato una risposta. Come ultima possibilità mi
rivolgerò al prefetto con il mio avvocato". La vicenda nasce da
un inghippo procedurale, storia di ordinaria burocrazia.
Orazio Parisi viene curato sin dall'inizio al Ferrarotto di Catania, dove gli
viene prescritto l'Interferone. Da due anni a questa parte la leucemia
mielosa è curata invece col Glivec da 100 mg, prodotto americano, che
sembra avere benefici più immediati senza effetti collaterali. E' un
farmaco di fascia alta e fino allo scorso mese è stato prescritto
dall'ematologo del Ferrarotto. Parisi l'ha regolarmente ritirato nella
farmacia del "Maggiore" di Modica dietro presentazione della
ricetta vidimata dal Centro unico prenotazioni. La confezione contiene 120
compresse e la prescrizione per lui è di quattro compresse al giorno.
Quando il 7 novembre viene diramata la circolare della direzione generale
dell'Asl 7 di Ragusa comincia il dramma. La nota, firmata dal direttore
sanitario Piero Bonomo e dal direttore generale Fulvio Manno, in
"ossequio alla circolare regionale del 16 ottobre scorso" dice che
i farmaci di categoria H e quelli biologici per il trattamento di interesse
reumatologico "devono essere dispensati esclusivamente dalle aziende
sanitarie ove insistono gli stessi centri prescrittori che hanno in cura il
paziente, salvo il caso in cui la struttura di cura si trovi fuori regione o
lontano dal luogo di residenza del paziente". Per l'Asl 7, insomma,
Parisi deve rivolgersi al Ferrarotto , perché la struttura catanese, nella
valutazione dell'Asl 7, non è abbastanza lontana da Modica. Catania da
parte sua non può disporre la somministrazione perché è
competente l'Usl territoriale, cioè Ragusa. Conclusione: alla farmacia
del "Maggiore" gli hanno allargato le braccia. "Sono ritornato
con il mio avvocato, accompagnato dalla Polizia, per avere un rapporto
ufficiale. Non è successo ancora niente. Ho solo 16 pillole è
l'appello del pensionato - aiutatemi". Per farlo forse basta stabilire
se e quanto è lontana Modica da Catania. (martedì 11 dicembre
2007).
( da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 11-12-2007)
Provincia
di Nuoro Pagina 5023 Bolotana. Appello dei sindacati al Ministero: "La
decisione deve essere annullata" Un altro finanziamento revocato
Bolotana.. Appello dei sindacati al Ministero: "La decisione deve essere
annullata" I ritardi della burocrazia fanno
perdere i soldi alla Ecofridge --> I ritardi della burocrazia
fanno perdere i soldi alla Ecofridge La nuova azienda avrebbe dovuto dare
lavoro a una quarantina di dipendenti. Per togliere un palo dell'Enel, posto al centro dell'area in cui doveva sorgere lo
stabilimento, si è dovuto attendere 30 mesi. Per l'allaccio
dell'energia elettrica ben otto anni e per quello dell'acqua fino al luglio
scorso. Colpa della burocrazia, ma il ritardo accumulato rispetto alla tabella di marcia ha
indotto il Ministero per lo Sviluppo e revocare definitivamente i
finanziamenti del Contratto d'Area alla Ecofridge, un'azienda per la
produzione di sistemi refrigeranti con alta tecnologia che dalla lombarda
Gallarate ha trasferito tutto in Sardegna. LA REVOCA Prima in Europa e
seconda a livello mondiale, la nuova azienda doveva dare lavoro, a regime, ad
una quarantina di dipendenti. Una revoca, quella del Ministero, che arrivata
proprio quando la fabbrica era pronta per la produzione. "Siamo partiti
con undici dipendenti - spiega l'imprenditore Giuseppe Aloisi - perché
abbiamo acquisito delle commesse, ordinato la materia prima e addestrato
anche il personale. Nel frattempo, però, è arrivata la revoca
dei finanziamenti, che ci mette veramente in ginocchio". La serrata
quindi, appare obbligatoria. "La logica mi impone di chiudere baracca e
andarmene, ma non posso, perché in questa fabbrica ho investito tutti i miei
averi, ipotecando anche la mia personale abitazione - sottolinea Aloisi -.
Devo per forza andare avanti, perché non ho altra scelta. Potendo tornare
indietro, porterei tutto in Romania, dove pagherei un decimo del costo del
lavoro. Resto qui, col sostegno dei lavoratori, che sono veramente
eccezionali, e del sindacato. È però assurdo che per colpe che
non sono della mia azienda, a Roma abbiano deciso la revoca dei fondi,
facendo capire che al Ministero non conoscono la realtà della Sardegna
centrale". LO STABILIMENTO Eppure, per la realizzazione di questo
stabilimento, nell'area industriale di Bolotana, sono stati programmati circa
5 milioni di euro, con contributi pubblici (Contratto d'Area), pari ad un
milione e 871 mila euro, a fronte dei 3 milioni e 750 mila richiesti. Ora che
lo stabilimento è stato completato e per quei prodotti c'è
anche un mercato in espansione, l'azienda si vede costretta a subire la beffa
della revoca dei finanziamenti, un provvedimento dettato da presunti ritardi
nell'esecuzione dei lavori e quindi nell'avvio dell'attività.
"È una vicenda che stiamo seguendo con la massima attenzione -
dice Ignazio Ganga della Cisl - tanto che, assieme al responsabile unico del
Contratto d'Area e all'Associazione degli Industriali, abbiamo fatto una
richiesta corale al Ministero, chiedendo la sospensione della revoca, che
è impropria, poiché il ritardi non sono da addebitare all'azienda.
Purtroppo, tutto appare complicato e lo valuteremo con più attenzione
il 18 dicembre, in una riunione del Comitato per Il Contratto d'Area".
LA SFIDUCIA Tra i lavoratori, tuttavia, c'è tanta preoccupazione,
poiché vedono sfumare la possibilità di avere finalmente una busta
paga. "Per quanto ci riguarda - dice Nicolino Pittalis della Uil - siamo
andati anche oltre il nostro compito, anche se ottenere i finanziamenti
è cosa molto difficile. Ci proviamo, però, con tutte le nostre
forze, facendo pressione continua al Ministero, pensando ai posti di lavoro e
allo sviluppo di quest'area". Franco Mussoni della Cgil: "La revoca
è definitiva, ma siamo di fronte ad un errore che deve convincere il
Ministero a fare retromarcia e a concedere subito quel milione di euro a
Ecofridge. Dobbiamo mandare un segnale forte e chiaro per lo sviluppo e dare
speranza a migliaia di disoccupati". FRANCESCO OGGIANU.
( da "marketpress.info" del
11-12-2007)
Stoccolma, 11 dicembre 2007 - "Meno burocrazia, più democrazia". La Pubblica amministrazione del
Friuli Venezia Giulia come modello di e-government e di competitività
nello scenario della globalizzazione e della transizione verso l'era della
conoscenza, che impone a tutti di innovare.
Questo il quadro presentato ieri a Stoccolma dal presidente Riccardo Illy,
nel suo intervento al "Public Service Summit 2007", organizzato
nella capitale svedese in occasione della settimana di celebrazioni per la
consegna dei premi Nobel. Il "Public Service Summit", la prima
edizione è del 2002 è un'occasione di confronto sulle strategie
delle Pubbliche amministrazioni di tutto il mondo (statali, regionali e
locali) sull'uso delle tecnologie informatiche e di internet per favorire
l'accesso alla informazioni e per migliorare i rapporti con i cittadini, in
particolare nei settori del governo, della salute e dell'educazione. Il tema
di quest'anno è stato "The Power of the Human Network". Al
"Summit" sono stati invitati a presentare la loro esperienza
assieme a Illy, unico italiano, amministratori statali e locali e specialisti
provenienti da tutto il mondo, dall'Europa all'Asia, dagli Stati Uniti
all'Africa, tra i quali il commissario europeo per l'Istruzione, Cultura, Formazione
e Gioventù, lo slovacco Jan Figel, il ministro per la Pianificazione
dell'India Rajeeva Ratna Shah e il guru della rete internet David Weinenberg,
co-autore del "Cluetrain Manifesto". "L'e-government - ha
osservato Illy - è oggi il terreno specifico su cui si misura la
capacità delle Pubbliche amministrazioni di contribuire, nell'epoca
della conoscenza globale, ad accrescere la competitività del proprio
territorio. Grazie all'e-government possono essere raggiunti alcuni risultati
decisivi: una Pubblica amministrazione più snella ed efficiente, ma
anche più trasparente e capace di dialogare in presa diretta con i
cittadini. In una parola: meno burocrazia,
più democrazia". Nel ricordare che per accrescere la
competitività di un territorio occorre mettere a disposizione delle
imprese anche adeguate risorse amministrative (oltre che umane, conoscitive,
finanziarie e materiali), Illy ha avuto modo di illustrare lo sforzo compiuto
in questi ultimi anni dall'Amministrazione regionale per riorganizzare la propria
struttura, per formare i dipendenti e infine appunto per potenziare
l'e-government, vale a dire gli strumenti di informazione e comunicazione
utilizzando le nuove tecnologie. C'è stata un'azione deliberata e
considerevole, ha osservato il presidente, per ampliare le informazioni a
disposizione dei cittadini, a partire dal potenziamento del sito internet
istituzionale, con la web tv, le sezioni dove si possono trovare non solo
tutte le leggi ma anche le delibere di Giunta, le sempre più ricche parti
nelle lingue minoritarie e in inglese. Sta cambiando, nello stesso tempo, la
gestione delle procedure amministrative. Il presidente ha ricordato
l'introduzione della firma elettronica, la diffusione delle tessere sanitarie
dotate di microchip, il supporto fornito per la promozione della
informatizzazione al Servizio sanitario e agli Enti locali, anche attraverso
la società Insiel. Le nuove tecnologie cambieranno in prospettiva,
secondo Illy, anche il rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadini. In
Friuli Venezia Giulia è stata già imboccata questa strada, con
il sito internet "Trasparente", una speciale sezione del sito
internet istituzionale, attraverso il quale i cittadini possono dialogare
nella fase di preparazione delle varie leggi e provvedimenti. Insomma,
l'informatica e internet non solo permettono alla Pubblica amministrazione di
essere più efficace e più efficiente, riducendo tempi e costi
delle procedure, ma permette e permetterà in prospettiva un sempre di
più ampio ed effettivo controllo del potere e della burocrazia
da parte dei cittadini, accrescendo il grado di trasparenza e di
partecipazione. L'intervento al "Summit" ha fornito a Illy anche
l'occasione per illustrare i principali vantaggi competitivi del Friuli
Venezia Giulia: la sua posizione geopolitica, la società di tipo
multiculturale, la qualità della vita, la presenza di un centinaio di
istituti di ricerca scientifica e tecnologica di rilievo internazionale. .
<<BACK.
( da "marketpress.info" del
11-12-2007)
Lubiana,
11 dicembre 2007 - Il governo sloveno ha adottato mercoledì scorso, 28
novembre, una serie di misure per eliminare le "barriere
amministrative" a partire dal 2008-'09. Le 45 misure
costituiscono una continuazione dello sforzo per ridurre il peso della burocrazia nella pubblica amministrazione. Lo conferma il sito internet
del governo sloveno. Il programma prevede la creazione di un portale speciale
per trasmettere i dati che gli imprenditori e le aziende devono presentare
agli organi statali, come ad esempio l'amministrazione fiscale. Il
punto d'entrata unico velocizzerà la trasmissione dei dati e
preverrà la duplicazione, secondo quanto afferma il Ministro per la
Pubblica Amministrazione, Gregor Virant. Un'altra misura che renderà
più veloci i lavori sarà un certificato digitale che
permetterà ai fotografi di spedire foto direttamente alle unità
amministrative. Il Ministero sta già preparando le prossime misure,
tra cui l'espansione delle ore d'ufficio presso gli uffici amministrativi. .
<<BACK.
( da "Tirreno, Il" del
11-12-2007)
Lucca
La patente a punti non fa più paura Sanzioni
sospese causa ricorsi Burocrazia. 11 agenti in ufficio solo per le sanzioni.
E in una mattina anche 45 udienze una dopo l'altra VIAREGGIO. I punti in meno
sulla patente "non sono più un deterrente" alle infrazioni,
anche gravi, che si possono commettere in violazione del codice della strada
quando ci si mette alla guida di un veicolo. Parola di polizia
municipale che da un lato vede "aumentare il numero dei verbali
emessi" e dall'altro "quello dei ricorsi" che allungano i
tempi delle decurtazioni. Ricorsi che passano dai 532 del 2004 ai 1072 del
2007 (non ancora concluso) nel caso dei provvedimenti impugnati davanti al
Prefetto. E da 204 a
803 quelli che finiscono al giudice di pace e sono, di fatto, quadruplicati.
Mattina al comando della Municipale che, solo per quel che riguarda la
gestione burocratica delle sanzioni, impiega 11 persone. Agenti che nessun
cittadino troverà mai sulla strada a combattere ben altre battaglie da
quelle con le scartoffie. In un'Italia che non ha mai smesso di essere un
paese borbonico. Dove vale il moderno detto "fatta la legge, trovato il
ricorso". Strumento più che utile nel caso dei punti persi sulla
patente di guida per l'incauto comportamento del titolare, visto che rinvia
fino a tre anni dopo il misfatto la segnalazione della sanzione al ministero
dei trasporti, e dunque l'effettiva decurtazione. Inutile dire, spiegano i
dirigenti della polizia municipale, che quella del ricorso è un'arma
impugnata più che volentieri dai conducenti meno prudenti, quelli che
potrebbero dover ricominciare tutto da capo per aver consumato tutti i punti
disponibili. Ma anche da chi ha preso la "botta" di una sanzione
consistente (per spesa e relativi punti) e conta sui tempi lunghi del ricorso
per rimettersi in pari dopo due anni di "buona condotta". Impugnare
sempre e comunque sembra la parola d'ordine, così che l'ufficiale
responsabile del settore solo nella mattinata di oggi si troverà ad
affrontare ben 45 udienze. "Facciamo l'esempio - spiega il maggiore
Stefano Manfredi - di una persona fermata alla guida in stato di ebbrezza.
Fanno dieci punti in meno e la sospensione della patente da parte della
Prefettura. Bene, noi possiamo inviare la segnalazione della avvenuta decurtazione
solo quando sono esperiti tutti i livelli di giudizio". Ovvero il
ricorso, entro 60 giorni, al Prefetto o al giudice di pace, con
possibilità - in questo secondo caso - di presentare appello in
Tribunale in caso di giudizio sfavorevole. Mentre chi perde davanti al
Prefetto può tentare di aver ragione davanti al giudice di pace.
"Tra le udienze di questi giorni - ricorda Manfredi - una contestazione
alla sosta fatta da Mover e datata 2004. Vicenda che non si è ancora
chiusa". Nel frattempo, in caso di violazione grave e magari con
complicanze penali, nei terminali di Motorizzazione e ministero il cittadino
"pizzicato" risulterà ancora "pulito". Veloci alla
guida. Analisi preoccupante, dato quanto accade sulle strade del Comune
fotografate dalle sole sanzioni della Municipale (dunque al netto di quelle
emesse dalle altre forze dell'ordine). Nel 2004, un anno dopo l'introduzione
della patente a punti, le contestazioni di velocità superiore di 40 chilometri al
limite consentito erano state 106 (meno 780 punti). Nel 2006 sono passate a
179 (1600 punti) e nel 2007 siamo arrivati a 258. Per 2560 punti in meno, ma
solo 440 trasmessi. A riprova del fatto che maggiore è la sanzione,
più alto è il numero dei ricorsi. Assicurazioni. Aumenta anche
il numero di coloro che vengono trovati alla guida di un mezzo privo di
assicurazione: dagli 82 verbali del 2005 siamo passati ai 162 di quest'anno.
"Si tratta per lo più di persone che non hanno i mezzi per pagare
l'assicurazione", spiegano al comando: "E, alla fine, optano per la
demolizione del mezzo soprattutto se vecchio". Donatella Francesconi.
( da "Corriere della
Sera" del 11-12-2007)
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-12-11 num: - pag: 37
categoria: REDAZIONALE Personaggi L'impero del tessile in Piemonte Nicoletta
Miroglio: la gestione deve restare in famiglia "La mia gavetta a
spostare tessuti" E' in arrivo un nuovo responsabile per la divisione
tessuti dopo l'uscita di Antonio Ferrante MILANO - Dalle pezze di stoffa
sulla settima strada, New York, al collezionismo d'arte a Belgravia,
quartiere della Londra bene a due passi da Buckingham Palace. Con una tappa
intermedia a Parigi. E il baricentro ad Alba, in una delle province
più province d'Italia, il cuneese. Passa per questi punti la vita di
Nicoletta Miroglio, una delle poche manager (e "figlie d'arte ")
del tessile italiano. Dopo un apprendistato negli anni Settanta tra la
metropoli Usa e la capitale francese, "a fare un po' di tutto - dice lei
- dal lavoro di magazzino al centralino ", la Miroglio è entrata
e piano piano cresciuta nell'omonimo gruppo di famiglia, che fattura oltre un
miliardo di euro tra distribuzione e tessuti. Dalla divisione tessuti, dove
lavora la Miroglio occupandosi delle linee commerciali, in questi giorni
è uscito il responsabile, Antonio Ferrante, che sta per essere
sostituito, dicono, da un nuovo manager. Nessun cambiamento, invece, alla
guida di tutto il gruppo di Alba, oggi nelle mani di uno dei cugini di
Nicoletta, Giuseppe. Sono sei, in tutto, i Miroglio della terza generazione,
nipoti del fondatore Giuseppe e figli dei suoi due figli, Franco e Carlo:
oltre a Nicoletta e Giuseppe, anche Edoardo, Bepi, Elena ed Elisa. Tre maschi
e tre femmine, con le leve del potere storicamente spostate più verso
i primi che sulle seconde. Prima di Giuseppe il ruolo di amministratore
delegato era di Edoardo, e finora è rimasto off limits per il gentil
sesso. Che sia per meritocrazia o
per tradizione, questo non sembra essere un problema per Nicoletta. "Non
ci ho mai fatto caso", taglia corto. Anche se era proprio una donna, la
madre del nonno Giuseppe, la prima in famiglia a occuparsi del business,
facendo la venditrice ambulante di tessuti in un piccolo paese vicino ad
Alba, Corneliano. Se tra i Miroglio non sembrano esserci particolari
divisioni ideologiche, con il passare delle generazioni, come in tutte le
grandi famiglie, non è mancata la dialettica. E, alla domanda se
crescerà col tempo il ruolo dei manager esterni, Nicoletta risponde:
"Mi auguro di essere insieme ai miei fratelli e cugini sempre
all'altezza, anche se manager esterni ben scelti possono dare il loro apporto".
Tanto che la generazione successiva, quella del figlio Francesco (24 anni) e
dei suoi cugini è coinvolta nel business. Lui, Francesco, segue le tre
joint venture aperte in Cina, un Paese con cui il gruppo fa affari da tempo.
Non solo producendo in loco, ma anche vendendo tra Pechino e Shanghai tessuti
stampati in Italia. Quasi una delocalizzazione controcorrente. Ufficio ad
Alba, Nicoletta è appena tornata da Londra, dove ha una casa a
Belgravia. Comprata non tanto per motivi di lavoro, dice, quanto per seguire
da vicino, in una delle capitali dell'arte moderna, la sua passione per la
pop art. Simboli del privilegio di chi nasce bene? Lei non è
d'accordo. L'interesse per il collezionismo, dice, è nato durante la
sua "gavetta" newyorkese. Una gavetta di lusso? "Trasportavo -
risponde - chili di stoffa da un magazzino all'altro. Se questo si chiama un
inizio d'oro...". Nicoletta Miroglio si occupa delle linee commerciali
della divisione tessuti dell'omonimo gruppo di famiglia. Sono sei i Miroglio
della terza generazione, nipoti del fondatore Giuseppe e figli dei suoi due
figli, Franco e Carlo: oltre a Nicoletta, Giuseppe, Edoardo, Bepi, Elena ed
Elisa Giovanni Stringa.
( da "Corriere delle
Alpi" del 11-12-2007)
Di
Cristian Arboit Camionisti disperati: "Così ci fanno
chiudere" La protesta concentrata in quattro zone, ma non c'è
stato il blocco del traffico I padroncini se la passano male La concorrenza
dell'est, il costo sempre più alto del carburante e gli studi di
settore stanno mettendo in crisi chi è imprenditore di se stesso I
più delusi hanno deciso di mollare FONZASO. "Al 31 del mese
chiuderò la mia attività. Andare avanti così è
impossibile. Solo gli studi di settore mi sono costati cinque mila
euro". A parlare è uno dei tanti padroncini che ieri hanno
partecipato alla protesta inscenata in tanti luoghi della provincia, fra cui
Fonzaso e Busche, dalla confartigianato Trasporti accanto a numerose sigle
del settore. L'esasperazione è alle stelle: da un lato la concorrenza
dall'est, dall'altro il costo del carburante. Esorbitante. Tutti problemi che
in un territorio lontano dalle grandi arterie, come quello bellunese, si
amplificano a dismisura. I "padroncini" nostrani non hanno
però intralciato il traffico, né bloccato le strade, ma il loro grido
d'allarme è stato ugualmente forte, assordante. Dopo aver iniziato la
protesta domenica notte ad Anzù i picchetti si sono spostati a Busche,
Ponte nelle Alpi, Fonzaso, dove in zona industriale ieri mattina si è
improvvisato un falò con tanto di striscioni. "E continueremo per
tutta la settimana", assicurano i più scatenati. "Qui si
chiude". Le ragioni della protesta non si contano. Troppa burocrazia, troppi rincari, troppa concorrenza. Di quella
che ti attanaglia, che non ti fa dormire sonni tranquilli. "E' un
continuo gioco al ribasso", si sfoga Fabio, "un giorno ti chiamano
e il giorno dopo ti scaricano perché c'è qualcuno che lavora sotto il
minimo tariffario". Un'abitudine che ha innescato un circolo vizioso.
"Così c'è chi è costretto a correre dalla mattina
alla sera". I concorrenti "sleali" hanno un volto e una
nazionalità ben precisi, al di fuori di ogni discriminazione o intento
razzista: "Le imprese dell'est applicano prezzi stracciati e pur avendo
sedi legali in altri paesi prestano servizio nel nostro, rubandoci il lavoro.
Viviamo costantemente nell'ansia", racconta Silvio. Non è un caso
che i rumeni al volante, anzichè decelerare alla vista dei picchetti,
accelerino. "E' un problema anche e soprattutto di sicurezza. Loro
corrono e non guardano alle tabelle. Dormono poche ore e via. E le
conseguenze si leggono sui giornali". Caro carburante. Ma la concorrenza
dall'est non è l'unico problema per i padroncini locali, che devono quotidianamente fare i conti con l'impennata dei
costi dell'energia, a cominciare dal gasolio. E se a questo si aggiungono le
strade di montagna - fatte di curve e dislivelli che sembrano fatti apposta
per aumentare i consumi - la frittata è fatta e servita. C'è
poi la burocrazia, elefantiaca e asfittica quanto basta. "Gli studi
di settore ci stanno massacrando", la denuncia. Giornata tipo. "Nel
1990 per un viaggio tra Feltre e Milano i committenti pagavano tra le
duecentocinquanta e le trecentomila lire, oggi arriviamo a centosettanta
euro. E sono passati vent'anni", racconta un padroncino di lunga
esperienza. Non manca un problema di ordine strutturale, tipicamente
italiano: "Scaricare è diventata un'odissea. Venerdì avevo
due consegne, una nel Vicentino a Carmignano e l'altra a Padova. Sono partito
da Feltre alle quattro del mattino e sono rientrato alle 15. Ci dobbiamo
sobbarcare ore di fila davanti agli stabilimenti. Non c'è
organizzazione e negli anni la situazione è peggiorata. Dopo otto anni
non mi resta altro che chiudere. Lo farò il 31 dicembre".
( da "Nazione, La
(Massa - Carrara)" del 11-12-2007)
LICCIANA NARDI Burocrazia e Regione uccidono la zootecnia In 4
anni ha chiuso il 35% delle aziende TROPPA burocrazia e
gli allevatori spariscono. Coldiretti ed Apa, l'associazione provinciale
degli allevatori, calcolano che servono fino a 19 registri per mandare avanti
una piccola azienda zootecnica. E così negli
ultimi quattro anni, è sparito il 35% delle stalle. Mediamente ogni
allevatore spende da una a due ore al giorno per compilare tutti i registri,
ovvero cinque libri di stalla (devono essere tenuti nei locali adibiti al
bestiame), cinque del caseificio (nei locali della trasformazione del latte),
fino agli otto faldoni fiscali (scarico scontrini, fatture, ricevute,
contratti, etc). "Ogni tanto riusciamo ad andare anche in stalla -
provoca Marco Pavesi, Presidente dell'Apa e titolare del caseificio La Braia
a Licciana Nardi - la burocrazia è una palla
al piede. I controlli sono necessari, ma prima era una vita semplice, oggi
è come fare il commercialista. Capiremo se si trattasse di grandi
aziende con centinaia di capi ma qui si tratta di micro-allevamenti con
decine di animali. I vecchi allevatori, quelli storici hanno dovuto
abbandonare. Non potevano stare al passo ma di questo passo la zootecnia di
qualità, di salvaguardia delle razze rare, diventerà una mosca
bianca". Ma fare l'allevatore è così complicato? "Per
la stalla serve un registro per il carico e scarico degli animali, uno per
specie animale. Se ho cavalli e pecore, dovrò averne due. Poi serve un
registro dei farmaci e uno dei trattamenti zootecnici, uno per lo smaltimento
dei rifiuti speciali. In più c'è un fascicolo chiamato del
produttore dove vengono registrate le concimazioni con tanto del quanto, del
come e del quando". Discorso ancora più complicato per le stalle
che hanno i laboratori per produrre il formaggio (8 quelle presenti in
provincia). "Serve un registro Haccp per autocertificazione e altri
quattro-cinque per registrare periodicamente le temperature di latte,
frigoriferi, formaggi e così via, uno per le analisi che vengono
effettuate due volte all'anno. Tra stalla e laboratorio, sono 13. Poi ci sono
i libri fiscali e quello dello smaltimento dei rifiuti speciali come scarti
di lavorazione che hanno compilazione giornaliera. In tutto 19 registri".
Ad allontare gli allevatori ci sono anche motivi anagrafici: "Gli
allevatori difficilmente hanno una istruzione superiore, e sono mediamente
avanti con l'età. Chiedergli di adeguarsi è molto faticoso e
preferiscono chiudere. I giovani - conclude il presidente provinciale Apa -
fanno lo stesso ragionamento. Tanto vale fare il commercialista". A
COMPLICARE le cose, in un zona come la Lunigiana, che per la sua posizione
geografica è propensa a guardare al mercato ligure, ci sono le
difficoltà di commercializzazione causate dall'interpretazione di una
direttiva Comunitaria che la Regione, anziche allargare, ha letto in maniera
ristrettiva. "Allevatori, produttori e caseifici liguri possono vendere
nelle province vicine, quindi anche in Lunigiana perché la Liguria ha
interpretato la direttiva in modo concorrenziale. La Toscana ha fatto il
contrario e permette solo la vendita nei comuni limitrofi. Un caseificio di
Licciana non può vendere a Pontremoli, ma uno di Sarzana può
farlo ovunque. In questo modo si danneggiano le imprese. Possono vendere ai
privati di tutta Italia ma non ai dettaglianti della Lunigiana. Il rischio
è quello di uno spostamento del baricentro dei caseifici verso la
Liguria". - -->.
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 11-12-2007)
Il
presidente Fvg ieri a Stoccolma al vertice sulle PA Amministrazioni piú
trasparenti con i processi di e-governement PUBLIC SERVICE STOCCOLMA. Per il
presidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, "l'e-government
può permettere un sempre di piú effettivo
controllo del potere e della burocrazia da parte dei
cittadini". Lo ha affermato ieri, parlando a Stoccolma nel corso del
"Public Service Summit", promosso, nell'ambito della settimana
della consegna dei Premi Nobel, da Cisco System. Secondo Illy "grazie
all'e-government possono essere raggiunti alcuni risultati decisivi: una
Pubblica amministrazione piú snella ed efficiente, ma anche piú
trasparente e capace di dialogare in presa diretta con i cittadini. In una
parola - ha concluso - meno burocrazia, piú
democrazia". Oltre a Illy, unico rappresentante italiano, all'evento
hanno partecipato amministratori provenienti da tutto il mondo, tra i quali
il commissario europeo per l'Istruzione, Jan Figel, e il ministro per la
Pianificazione dell'India, Rajeeva Ratna Shah. Illy ha inoltre illustrato lo
sforzo compiuto dalla Regione per riorganizzare la propria struttura e per potenziare
l'e-government, ricordando a esempio l'introduzione della firma elettronica,
la diffusione delle tessere sanitarie dotate di microchip e il supporto
fornito per la promozione dell'informatizzazione al Servizio sanitario e agli
Enti locali.
( da "Nazione, La
(Massa - Carrara)" del 11-12-2007)
)BUROCRAZIA "Nuova Capitaneria: dimenticati gli
ostacoli" ALL'INAUGURAZIONE della nuova sede della Capitaneria di Porto,
sedevano in prima fila alcuni personaggi omaggianti le magnificenze edilizie
della nuova costruzione, definita ora come "indispensabile, vanto,
orgoglio" e via dicendo. Ma non erano gli stessi
che solo qualche anno fa dichiaravano che "il terreno di fronte al porto
è una risorsa collettiva ("coltivata" a talponi, cespugli e
sporco, aggiungo io) intoccabile. Inaccettabile anche solo la proposta di
costruirci una caserma!". Sindaco era Lucio Segnanini. In effetti, tanto
fecero tutti che il Comando Nazionale Capitanerie di Porto dovette invocare
il supremo interesse militare dell'opera, consentendo così di
bypassare tutti i cavalli di frisia burocratici messi ad arte dai soliti
noti. Certo, oggi non molti cittadini e politici locali se lo ricordano (o
non se lo vogliono ricordare). Come cambiano i tempi... Ma vale la pena
indignarsi? Non so, io comunque lo sono... V.C. )VIABILITA' "Le
contraddizioni dell'amministrazione" LA QUERELLE fra vigili e sindaco mi
sembra l'emblema della gestione della nostra amministrazione: disinteresse
totale per i cittadini, gli stessi cui l'anno prossimo sarà chiesto il
voto. L'assenza dei vigili si vede soprattutto la sera quando piazza
Matteotti diventa un parcheggio abusivo. Il tutto in barba alle dichiarazioni
del sindaco che aveva proibito l'accesso ai bus con la necessità di
'togliere gas di scarico dalla zona'. Forse le auto vanno a acqua? Basterebbe
farsi un giro dal giovedì sera in poi fino all'una di notte per vedere
che succede. Altro aspetto: da Viareggio fino a Spezia dopo mezzanotte i
semafori sono spenti per motivi di sicurezza: in caso di incidente notturno
anche senza testimoni è facile capire di chi è la colpa (a
semaforo spento, entrano in vigore i cartelli di precedenza). Unica
città con semafori accesi anche nel cuore della notte? Massa. E
così se qualcuno passa col rosso e ti travolge alle 3 di notte con
strada deserta devi riuscire a dimostrare di avere ragione. E poi chi chiami?
i vigili? E ancora: il Comune inizia con ritardo a fare le rotonde, mentre
altre città le hanno finite da tempo. Solo che ovunque vanno a
rimpiazzare i semafori, a Massa no. Sorvolo poi sul caso del lungomare
ristretto a una corsia: i miei amici turisti sono sconvolti e non capiscono
chi abbia partorito un'idea così demenziale. Mi fa arrabbiare vedere
Massa trattata così, una città che ha tutte le caratteristiche
per essere a misura d'uomo e che invece va sempre peggio. P.A. )TESTIMONIANZA
"I rifugi antiaerei devono essere salvati" I RIFUGI antiaerei,
costruiti nella nostra città, a suo tempo, sono una testimonianza
importante della nostra storia passata. Molti massesi, costretti dai tedeschi
con le armi ad abbandonare la propria città, si ribellarono
ritirandosi negli scantinati delle loro abitazioni ed utilizzando i rifugi in
caso di estremo pericolo: dimostrarono ancora una volta di essere "gens
semper victa- semperque rebellans". In mezzo a tanta desolazione,
pericoli, sofferenze morali e materiali difesero la loro città da
tutti i tentativi, allora fatti, di cancellarne per sempre l'esistenza.
L'ordine di evacuazione doveva significare la morte della città e di
chiunque fosse rimasto o vi fosse tornato. A Massa non esisteva più
nulla, gli uffici trasferiti altrove, l'ospedale a Soliera, ogni
attività, anche le più elementari, cancellate. Furono mesi
duri, pericolosi, difficili e l'8 febbraio 1945 il centro storico della
città venne sottoposto ad un bombardamento feroce con lancio di bombe
dirompenti ed incendiare. Fu una vera provvidenza che esistessero in Massa
rifugi antiaerei ed un ambulatorio di pronto soccorso, presso il quale una
innumerevole schiera di feriti gravi e leggeri poterono ricevere cure
adeguate. Un giovane massese, iscritto al 4° anno di medicina, ricco di
esperienza infermieristica, ottenne nell'ottobre del '44, dal Cnl e
successivamente dal comando tedesco, il permesso di organizzare un
ambulatorio di pronto soccorso. L'avvenimento rivestì una grande
importanza sotto vari aspetti: il riconoscimento del fallito ordine tedesco
di sfollamento perché la popolazione non aveva obbedito e abbandonata la
propria città sventare il tentativo in atto di liquidare per sempre
l'ospedale di Massa, riorganizzare a Massa un Subcommissariato per
attività amministrative, ridare alla gente la spseranza di un
possibile modo di rivivere, condizionare e controllare da vicino
l'attività dei tedeschi e prevenirne le loro mosse. I rifugi antiaerei
sono la testimonianza di un periodo storico di cui i massesi dovranno farne
sempre memoria, insegnandonelle scuole la propria storiaperché i giovani
capiscano i suoi valori, perché i cittadini ritornino ad amare la propria
città e siano orgogliosi di essere apuani e del loro passato. Chi non
conosce e capisce la propria storia non ha futuro. Pier Paolo Santi - -->.
( da "Tirreno, Il" del
11-12-2007)
Massa
- Carrara Allarme allevatori: troppa burocrazia
Già sparite il 35% delle aziende zootecniche in quattro anni Sono ben
19 i registri che un operatore del settore deve tenere per la ditta
MASSA-CARRARA. Troppa burocrazia. E gli allevatori
spariscono. Tra le cause principali di abbondono nel
settore dell'allevamento, è proprio la burocrazia. Come
per molti altri settori dell'economia nazionale, scartoffie varie, registri,
file agli uffici, sono diventati una parte essenziale dell'attività e
un costo in termini di tempo troppo oneroso. Coldiretti Massa Carrara ed Apa,
l'associazione provinciale degli allevatori, calcolano che servono
fino a 19 registri per mandare avanti una piccola azienda zootecnica, e che
uno dei principali motivi di abbandono è stato, in questi anni - sono
sparite il 35% delle stalle presenti in Provincia negli ultimi quattro anni -
"l'eccessiva burocratizzazione dell'attività". Le due
associazioni chiedono a Provincia, Regione ed Asl una semplificazione degli
iter a seconda delle dimensione aziendale e non in maniera indiscriminata.
Mediamente ogni allevatore spende da una a due ore al giorno per compilare
l'enorme mole di registri. Dai cinque libri di stalla (devono essere tenuti
nei locali adibiti al bestiame), ai cinque del caseificio (locali della
trasformazione da latte in formaggio), fino agli otto faldoni fiscali (scarico
scontrini, fatture, ricevute, contratti obbligatori, delega fiscale etc).
"Ogni tanto riusciamo ad andare anche in stalla - provoca Marco Pavesi,
Presidente dell'Apa e titolare del caseificio La Braia a Licciana Nardi - la burocrazia è diventata una palla al piede per gli
allevatori. I controlli sono giusti, doverosi, necessari, ma la mole di carte
sta diventando troppo pesante e fare l'allevatore sarà sempre meno
appetibile. Era una vita semplice, ogi non lo è più; è
come fare il commercialista. Capiremmo se si trattasse di grandi aziende con
centinaia di capi ma qui si tratta di micro-allevamenti con decine di
animali. Soprattutto i vecchi allevatori, quelli storici - fa notare - hanno
dovuto abbandonare. Non potevano stare al passo ma di questo passo, scusate
il gioco di parole, la zootecnia di qualità, di presidio del
territorio, di salvaguardia delle razze rare, è destinata a diventare
una mosca bianca". Discorso ancora più complicato per le stalle
che hanno anche laboratori di trasformazione per produrre il formaggio (8
quelli presenti in provincia attualmente). "Serve un registro Haccp per
autocertificazione, e altri quattro-cinque per registrare periodicamente le
temperature di latte, frigoriferi, formaggi e così via, uno per le
analisi che vengono effettuate due volte all'anno. In tutto, tra stalla e
laboratorio, sono 13. Poi ci vanno aggiunti i libri fiscali e quello dello
smaltimento dei rifiuti speciali come scarti di lavorazione che hanno
compilazione giornaliera. In tutto circa 19 registri". Ad allontare gli
allevatori dalle stalle ci sono anche motivi anagrafici: "Gli allevatori
difficilmente hanno una istruzione superiore, e sono mediamente molto avanti
con l'età. Chiedergli di adeguarsi è molto faticoso e
preferiscono chiudere. I giovani - conclude il presidente provinciale Apa -
fanno lo stesso ragionamento. Tanto vale fare il commercialista". A
complicare ulteriormente la situazione della zootecnia provinciale, ed in
particolare Lunigianese, che proprio per la sua posizione geografica è
propensa a guardare al mercato ligure, sono le difficoltà di
commercializzazione che incontrano gli allevatori causati
dall'interpretazione di una direttiva Comunitaria che la Regione, anzi che
allargare, ha letto in maniera restrittiva. Coldiretti chiede alla Provincia
di Massa Carrara di attivare un tavolo apposito dedicato ai problemi della
zootecnia. "Gli allevatori-produttori-caseifici liguri possono vendere
nelle province vicine, quindi anche in Lunigiana perché la loro regione ha
interpretato la direttiva in modo concorrenziale, la Toscana, ha fatto il
contrario, permette solo la commercializzazione nei comuni limitrofi. Un
caseificio di Licciana non può vendere a Pontremoli, ma uno di
Sarzana, può farlo ovunque. In questo modo si danneggiano le imprese
perché si limita il raggio di azione. Possono vendere ai privati di tutta
Italia ma non ai dettaglianti della Lunigiana. Non ha senso. Chiediamo alla
Provincia di attivare un tavolo per discutere dei problemi della zootecnia
così da arrivare infine in Regione e cercare di modificare aspetti non
certamente positivi per tutto il comparto. Il rischio è quello di
assistere ad uno spostamento del baricentro dei caseifici verso la zona
ligure e ad un impoverimento ulteriore del settore nella nostra provincia.
Dobbiamo salvaguardare la zootecnia provinciale".
( da "Virgilio Notizie" del
11-12-2007)
11-12-2007
11:45 Parta seconda fase 'modello Roma': snellire procedure Roma, 11 dic.
(Apcom) - In Italia la Pubblica amministrazione, e in generale il lavoro
delle istituzioni locali, "hanno bisogno di alleggerimento, di tagli, di
semplificazioni: bisogno entrare in un nuovo quadro di riforme, in un nuovo
status amministrativo". E questo programma "deve partire da Roma,
da un Comune, da una Provincia e da una Regione sburocratizzati".
Così il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra,
intervenendo questa mattina all'assemblea annuale dell'Unione degli
industriali e delle imprese di Roma. Per Gasbarra deve essere questa "la
seconda fase del 'modello Roma'. In questi anni - ha spiegato - il 'modello
Roma' ha ottenuto importanti traguardi in un territorio che ha saputo
crescere perché ha fatto sinergia, tra le istituzioni come tra le imprese.
Oggi possiamo a testa alta intraprendere la strada della svolta verso un
nuovo percorso trovando strumenti nuovi a esigenze nuove: serve una nuova
stagione del fare dove le imprese e gli amministratori locali vengono
alleggeriti nel loro lavoro per essere utili alla comunità: bisogna
sciogliere percorsi e procedure amministrative". Per Gasbarra "non
abbiamo bisogno di doppi tempi, di doppie letture, di tripli o quadrupli
pareri: un Paese così non può concorrere con il resto d'Europa,
è il momento di passare a una fase più avanzata, ci lamentiamo
di un Paese con troppi timbri ed è arrivato il momento di toglierli,
di azzerare le procedure". "Le istituzioni locali - ha detto ancora
- hanno bisogno di erogare servizi, non di dare pareri": per questo, ha
concluso Gasbarra, è necessaria "una svolta concreta che ci veda
scrivere poche ma chiare regole per concretizzare la stabilizzazione della
crescita del 'modello Roma'. La possibilità di snellire le procedure
nel nostro Paese è un'opportunità importante per essere ancora
più competitivi".
( da "Gazzettino, Il
(Udine)" del 11-12-2007)
FRIULI COLLINARE Imprese e burocrazia,
sei comuni si affidano allo sportello unico UdineDopo San Daniele, Coseano,
Dignano, Flaibano, Ragogna e Rive d'Arcano, anche i comuni diColloredo di
Monte Albano, Majano, Moruzzo, Osoppo, San Vito di Fagagna e Treppo
Grandedemanderanno allo Sportello unico per le attività produttive
(Suap) in versione informatizzata, tutte le pratiche legate
alla localizzazione di impianti produttivi di beni e servizi, la loro
realizzazione, ristrutturazione, ampliamento, cessazione, riattivazione e
riconversione, nonché l'esecuzione di opere interne ai fabbricati adibiti ad
uso d'impresa. Avviato nel 2004
a livello intercomunale (capofila il comune di San
Daniele), dal mese di settembre 2007 il servizio fa capo alla Comunità
Collinare che, dal mese di gennaio 2008, ne estenderà
l'operatività. Supportato dal portale Impresa Futuro (una nuova
metodologia telematica sviluppata dalla Regione e destinata a diventare unico
strumento tecnologico per tutti gli Sportelli unici della regione), il
servizio consente di gestire pratiche e procedimenti direttamente on line,
diminuendo drasticamente i tempi di attesa (il passaggio delle pratiche
complesse da ente a ente viene effettuato in 40/50 giorni rispetto ai 110
normalmente utilizzati).Per illustrare le caratteristiche del nuovo servizio
che permetterà di velocizzare e semplificare gli adempimenti
amministrativi, la Comunità Collinare, in collaborazione con il Centro
tecnico provinciale della Camera di Commercio di Udine, la Regione e il
partner tecnologico WeGo srl di Pordenone, organizza per mercoledì
(ore 14.30) un incontro di presentazione che si terrà nella sala
Convegni del consorzio Comunità Collinare del Friuli, a Colloredo di
Monte Albano (piazza del Castello 7).
( da "HelpConsumatori" del
11-12-2007)
News
PRIVACY. Customer care, meno burocrazia nel
trattamento dei dati personali 11/12/2007 - 14:05 Le società che si
occupano di customer care, assistenza post vendita, prenotazioni di servizi,
phone-banking non sono sempre tenute ad informare in maniera burocratica la
clientela sull'uso dei dati personali. E' quanto stabilito dal
Garante, in un provvedimento generale, di cui è stato relatore
Francesco Pizzetti che riguarda le attività prestate in
modalità "inbound" nel quale l'Autorità ha invitato
le società che operano nella gestione dei servizi telefonici di assistenza
e informazione al pubblico ad assicurare elevati livelli di
professionalità nel trattamento dei dati ponendo specifica attenzione
anche al profilo della loro messa in sicurezza. I casi nei quali i call
center possono non informare gli utenti riguardano il trattamento dei soli
dati necessari ad assicurare il servizio richiesto, o quello di clienti
già informati precedentemente, ad es. al momento della sottoscrizione
di un contratto, o alcuni elementi dell'informativa possono emergere nel
corso del colloquio telefonico. Fornire l'informativa in questi casi - spiega
il Garante - costituirebbe un inutile appesantimento burocratico per le
aziende senza garantire una effettiva tutela dei diritti dell'utente. Se poi
le società intendono utilizzare i dati anche per altri fini (ad es. di
marketing o profilazione) allora devono informare l'utente e chiedergli un
consenso ad hoc. L'informativa da rendere all'interessato deve comunque
essere fornita con formule sintetiche, chiare e di immediata comprensione,
attraverso un operatore o utilizzando messaggi preregistrati o pubblicandola
su un sito web. 2007 - redattore: VC.
( da "Velino.it, Il" del
11-12-2007)
(POL)
Abete studia da sindaco: "Roma è un laboratorio positivo"
Roma, 11 dic (Velino) - "Roma è un laboratorio positivo". Il
presidente dell'Unione degli industriali e delle imprese di Roma, Luigi
Abete, dal palco dell'assemblea annuale della Uir non perde l'occasione per
mettere in risalto le performance economiche della Capitale. Al suo fianco ci
sono il sindaco Walter Veltroni, il presidente di Confindustria Luca Cordero
di Montezemolo, il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, il
governatore Piero Marrazzo e il presidente di Confindustria Lazio Maurizio
Stirpe. Ad ascoltarlo non solo tanti imprenditori ma anche amministratori
locali e politici nazionali. Un parterre eterogeneo tanto da far dire a
qualcuno: "è uno dei pochi che riesce ad aggregare una platea
così". Nel suo discorso Abete, il cui mandato alla Uir
terminerà nel 2008, ricorda che la Capitale “è la seconda
città per valore aggiunto dopo Milano, la seconda nelle costruzioni,
dell'intermediazione finanziaria, nel commercio. La terza nell'industria e la
prima nei servizi”. Insomma, è una città che è
cresciuta, ma che ora deve fare di più. "La richiesta di un
aumento della qualità della vita da parte dei cittadini cresce –
sottolinea - e non è uno slogan dire che servono più
infrastrutture e una migliore gestione dei servizi pubblici". Sulla
stessa linea il sindaco Veltroni. "Roma non è più
'ladrona' o 'sonnolenta' – avverte - oggi Roma è città
industriale, città del cambiamento, che ha conosciuto mutazioni radicali.
Roma è una delle principali città industriali d'Italia, dove la
cultura è uno dei settori più dinamici del Pil". Ma Roma e
la sua provincia, continua Gasbarra, possono essere ancora più
“competitive” se si allegerisce il peso della burocrazia. “I grandi
risultati che abbiamo ottenuto – osserva - sono stati raggiunti con grandi
pesi sulle spalle di amministratori locali e imprenditori. Questi sacchi
vanno alleggeriti. è necessario inaugurare una nuova stagione in cui
le imprese vengano alleggerite dalla burocrazia e le
amministrazioni vengano messe in condizione di poter svolgere le proprie
funzioni. Per correre velocemente il nostro Paese non ha bisogno di
tripli o quadrupli pareri. è il momento - conclude - di superare
questa fase di un Paese fatto di troppi timbri”. (ala) 11 dic 15:11.
( da "Velino.it, Il" del
11-12-2007)
(POL)
Abete studia da sindaco: "Roma è un laboratorio positivo"
Roma, 11 dic (Velino) - "Roma è un laboratorio positivo". Il
presidente dell'Unione degli industriali e delle imprese di Roma, Luigi
Abete, dal palco dell'assemblea annuale della Uir non perde l'occasione per
mettere in risalto le performance economiche della Capitale. Al suo fianco ci
sono il sindaco Walter Veltroni, il presidente di Confindustria Luca Cordero
di Montezemolo, il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, il
governatore Piero Marrazzo e il presidente di Confindustria Lazio Maurizio
Stirpe. Ad ascoltarlo non solo tanti imprenditori ma anche amministratori
locali e politici nazionali. Un parterre eterogeneo tanto da far dire a
qualcuno: "è uno dei pochi che riesce ad aggregare una platea così".
Nel suo discorso Abete, il cui mandato alla Uir terminerà nel 2008,
ricorda che la Capitale “è la seconda città per valore aggiunto
dopo Milano, la seconda nelle costruzioni, dell'intermediazione finanziaria,
nel commercio. La terza nell'industria e la prima nei servizi”. Insomma,
è una città che è cresciuta, ma che ora deve fare di
più. "La richiesta di un aumento della qualità della vita
da parte dei cittadini cresce – sottolinea - e non è uno slogan dire
che servono più infrastrutture e una migliore gestione dei servizi
pubblici". Sulla stessa linea il sindaco Veltroni. "Roma non
è più 'ladrona' o 'sonnolenta' – avverte - oggi Roma è
città industriale, città del cambiamento, che ha conosciuto
mutazioni radicali. Roma è una delle principali città
industriali d'Italia, dove la cultura è uno dei settori più
dinamici del Pil". Ma Roma e la sua provincia, continua Gasbarra,
possono essere ancora più “competitive” se si allegerisce il peso
della burocrazia. “I grandi risultati che abbiamo ottenuto – osserva - sono
stati raggiunti con grandi pesi sulle spalle di amministratori locali e
imprenditori. Questi sacchi vanno alleggeriti. è necessario inaugurare
una nuova stagione in cui le imprese vengano alleggerite dalla burocrazia e le amministrazioni vengano messe in condizione di poter
svolgere le proprie funzioni. Per correre velocemente il nostro Paese
non ha bisogno di tripli o quadrupli pareri. è il momento - conclude -
di superare questa fase di un Paese fatto di troppi timbri”. (ala) 11 dic
15:11.
( da "Asca" del
11-12-2007)
(ASCA)
- Catanzaro, 11 dic - ''Nella sanita' calabrese le due cose che mi hanno piu'
spaventato sono state la burocrazia e la
criminalita'. Ma adesso siamo impegnati ad apportare un profondo cambiamento,
partendo dall'approvazione del nuovo Piano Sanitario Regionale che il
Consiglio dovra' varare a gennaio''. Cosi' il presidente della Regione
Calabria, Agazio Loiero, ha concluso la lunga serie di risposte ai
parlamentari della ''Commissione bicamerale sugli errori in campo sanitario',
presieduta dall'onorevole Giuseppe Palumbo. All'incontro hanno partecipato
anche il vice-presidente Vincenzo Spaziante ed il dirigente della sanita'
Mario Martina. Durante l'audizione, come hanno riconosciuto gli stessi
parlamentari, il presidente Loiero ha dimostrato quella volonta'
collaborativa utile al lavoro di indagine della Commissione bicamerale, che
nello svolgere una visita nelle strutture sanitarie calabresi aveva trovato
molte situazione di crisi e di disservizio. ''L'organizzazione e' il nostro
problema fondamentale - ha sottolineato Loiero -, in quanto abbiamo una burocrazia lenta e che fa resistenza al cambiamento. Poi
esiste, in alcune zone, una forte presenza mafiosa ed un diffuso malaffare.
Per questo, abbiamo pienamente concordato con il ministro Livia Turco la
procedura per la realizzazione dei nuovi quattro ospedali monoblocco di Vibo
Valentia, Piana di Gioia Tauro, Sibaritide e Catanzaro. La decisione odierna
del Consiglio dei Ministri di lavorare attraverso un'ordinanza della
Protezione Civile non e' un segno di resa della Regione, anzi e' la ricerca
della soluzione che i calabresi aspettano da tanto. Infatti, cosi',
taglieremo drasticamente i tempi di costruzione puntando ad ultimare le nuove
strutture in due anni e mezzo ed adottando delle procedure di urgenza molto
trasparenti che non permetteranno le illegalita' e le infiltrazioni della
criminalita'. Noi cediamo momentaneamente una piccola parte della sovranita'
- ha continuato il presidente della Calabria - per fare quello che in decenni
nessuno ha fatto''. red/sam/lv (segue) (Asca).
( da "Metronews" del
11-12-2007)
Papa:
aiuti a paesi poveri non finanzino costose burocrazie 11/12/2007 12:31 Citta'
del Vaticano, 11 dic. (Adnkronos) - Nel destinare gli aiuti ai Paesi poveri
e' necessario che questi rispondano a chiari criteri economici e non servano
invece per finanziare costosi apparati burocratici. E' questo uno dei
passaggi salenti contenuti nel Messaggio per la pace per il 1° gennaio del
2008 pubblicato oggi dal Vaticano e dedicato alla famiglia umana. Il
Pontefice si sofferma sul tema della globalizzazione economica e sul problema
del divario fra Paesi ricchi e sottosviluppati.
( da "ADN Kronos" del
11-12-2007)
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la notizia commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI Citta' del Vaticano,
11 dic. (Adnkronos) - Nel destinare gli aiuti ai Paesi poveri e' necessario
che questi rispondano a chiari criteri economici e non servano invece per
finanziare costosi apparati burocratici. E' questo uno dei passaggi salenti
contenuti nel Messaggio per la pace per il 1° gennaio del 2008 pubblicato
oggi dal Vaticano e dedicato alla famiglia umana. Il Pontefice si sofferma
sul tema della globalizzazione economica e sul problema del divario fra Paesi
ricchi e sottosviluppati.
( da "Provincia di
Como, La" del 11-12-2007)
Pubblicato anche in: (Provincia di Sondrio, La)
L'intervista
nicola porro vicedirettore de "Il giornale" "La ricetta?
Ridurre il peso dello Stato" "La Casta" è stato
protagonista di un vero e proprio caso editoriale. Che cosa aggiunge il
vostro "Sprecopoli"? Innanzitutto prima de "La Casta" ci
sono stati altri testi che si sono occupati dell'argomento. Vorrei ricordare,
su tutti, Raffaele Costa "L'Italia dei privilegi", Cesare Salvi e
Massimo Villone "I costi della democrazia" e Mario Giordano. Noi
però avvertivamo l'esigenza di fare un lavoro sistematico, ossia di
mettere in relazione gli sprechi di tutta la pubblica amministrazione.
"Il Parlamento è il cuore e il cancro del sistema", scrivete
in "Sprecopoli". È un'affermazione forte? È
chiaramente una provocazione. Siamo convinti che si tratti di un cancro
curabile, e lo è nella misura in cui si ha l'esatta dimensione del
fenomeno. Il Parlamento è lo specchio dello spreco
del Paese; ne è il cuore perché fa le leggi. Ciò che balza agli
occhi è l'enormità del buco generato dalla ragnatela degli enti
locali. Sembra che questo sistema di burocrazia e
microenti quasi si riproduca da solo, ingenerando così un volume di
spreco spaventoso: voi contate in 1234 milioni di euro l'anno i costi della
politica locale... In Italia un euro su tre sono spesi a livello
locale, una cifra enorme. Quest'idea di federalismo ha fatto solo dei danni
perché il sistema locale riproduce quello centrale. Risultato? Si è
aumentata la spesa pubblica. Nel confronto con gli altri Paesi europei non
solo figuriamo come perdenti ma il paragone induce anche una riflessione
sulla mancanza di senso civico della nostra classe politica. In Francia, ad
esempio, c'è un'alta scuola che si occupa di formare l'elite che
guiderà il Paese, con criteri di selezione assai stringenti... Guardi
anche la Francia ha avuto i suoi scandali... Quanto alla nostra classe
politica dico che non tutto è perduto. Ci sono ministri che viaggiano
con compagnie low cost, il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ha
ammonito sulla necessità di ridurre gli sprechi. C'è da dire
che c'è un'attitudine nella classe politica a non considerare quattrini
del contribuente i soldi spesi per l'amministrazione pubblica. Qual è
la vostra ricetta per contenere gli sprechi? L'unico modo è ridurre le
risorse. La vera soluzione è stringere il peso dello Stato: deve avere
meno soldi. In questo modo diventa più difficile cadere in tentazione.
S.Or.
( da "Giornale di
Calabria, Il" del 11-12-2007)
Il
presidente Loiero ascoltato dalla Commissione bicamerale sugli errori in
campo sanitario CATANZARO. "Nella sanità calabrese le due cose
che mi hanno più spaventato sono state la burocrazia e la criminalità. Ma adesso siamo impegnati ad
apportare un profondo cambiamento, partendo dall'approvazione del nuovo piano
sanitario regionale che il Consiglio dovrà varare a gennaio".
Così il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, ha concluso
la lunga serie di risposte ai parlamentari della "Commissione bicamerale
sugli errori in campo sanitario", presieduta da Giuseppe Palumbo.
All'incontro hanno partecipato anche il vice presidente Vincenzo Spaziante ed
il dirigente della sanità Mario Martina. Durante l'audizione, - si
legge in una nota della Regione - come hanno riconosciuto gli stessi
parlamentari, il presidente Loiero ha dimostrato quella volontà
collaborativa utile al lavoro di indagine della Commissione bicamerale, che
nello svolgere una visita nelle strutture sanitarie calabresi aveva trovato
molte situazioni di crisi e di disservizio. "L'organizzazione è
il nostro problema fondamentale - ha sottolineato Loiero - in quanto abbiamo
una burocrazia lenta e che fa resistenza al
cambiamento. Poi esiste, in alcune zone, una forte presenza mafiosa ed un
diffuso malaffare. Per questo, abbiamo pienamente concordato con il ministro Livia
Turco la procedura per la realizzazione dei nuovi quattro ospedali monoblocco
di Vibo Valentia, Piana di Gioia Tauro, Sibaritide e Catanzaro. La decisione
odierna del Consiglio dei Ministri - ha aggiunto - di lavorare attraverso
un'ordinanza della Protezione Civile non è un segno di resa della
Regione, anzi è la ricerca della soluzione che i calabresi aspettano
da tanto. Infatti, così, taglieremo drasticamente i tempi di
costruzione puntando ad ultimare le nuove strutture in due anni e mezzo ed
adottando delle procedure di urgenza molto trasparenti che non permetteranno
le illegalità e le infiltrazioni della criminalità. Noi cediamo
momentaneamente una piccola parte della sovranità - ha continuato il
presidente della Regione Calabria - per fare quello che in decenni nessuno ha
fatto. Da parte nostra, per la trasparenza e la semplificazione
amministrativa, abbiamo già approvato sia il taglio della Asl da 11 a 5 sia la legge sulla
"Stazione Unica Appaltante" che porterà maggiore efficienza
anche nelle Asl". In riferimento alle recenti morti in ospedale, Loiero,
ha ricordato come vi sia sul Sud un'attenzione mediatica superiore ad
analoghi casi che si verificano al Nord. "Come nei casi delle vittime di
Polistena o di Vibo - ha detto - bisogna realmente ricordarci dell'articolo
32 della Costituzione che assicura il diritto alla salute come fondamentale
ed in questo compito vogliamo riuscire anche se in Italia è difficile
essere tutti uguali nella sanità". Loiero ha aggiunto: "La
proposta di legge del federalismo fiscale mi preoccupa molto per le
ripercussioni che avrà sui territori deboli come il nostro. L'Italia
non è uguale ed anzi negli ultimi quindici anni è diventata
ancora più diseguale e fino a pochissimo tempo fa neppure in
Parlamento era facile poter difendere i diritti del Mezzogiorno". Loiero
ha anche risposto a coloro che gli facevano osservare come per un presidente
sia troppo gravoso anche gestire direttamente la sanità. "Tenere
la delega della sanità non è il mio obiettivo - ha informato il
presidente -, però, per ora, ho il vincolo dello Statuto. Ma questa
situazione spero non debba durare molto, perché ho chiesto formalmente al
presidente del Consiglio regionale di avviare il percorso per la riforma
statutaria". Il presidente ha poi lasciato alla Commissione Bicamerale
anche la documentazione sul servizio delle ambulanze del servizio di
emergenza del 118, dove ha preso atto sia degli squilibri esistenti da zona a
zona ed annunciato che è stato deciso, per questo, l'acquisto di 60
nuovi mezzi. In merito alla situazione dell'ospedale di Vibo Valentia ha
replicato ricordando le decisioni già adottate ieri, con la chiusura
dei reparti non idonei, ma ha anche affermato di essere contrario alla
dismissione immediata, in quanto l'intero sistema ospedaliero vibonese deve
restare in funzione fino all'apertura del nuovo nosocomio. Anche dal punto di
vista dell'equilibrio di bilancio e delle strutture pubbliche e private il
presidente Loiero ha ricordato i passi avanti fatti per restare nel
"Patto di stabilità", che miglioreranno ancora con
l'approvazione del nuovo Piano Sanitario Regionale. "Abbiamo una immensa
frammentazione ereditata dagli anni '60, quando vennero costruiti un
pò ovunque gli ospedali di cui fino allora la Calabria era priva.
Adesso ci sono 9.119 posti letto, in equilibrio tra pubblico e privato. La
precedente Giunta regionale - ha ricordato Loiero - aveva speso pochissimo,
solo 64 milioni di euro, dal fondo degli investimenti strutturali
dell'articolo 20. Noi, invece, ci impegneremo moltissimo: immediatamente con
i 4 nuovi ospedali e poi con altre risorse da riversare in strutture, in
tecnologie diagnostiche ed in qualità dei servizi, proprio per ridurre
la frammentazione e poter riorganizzare l'intero servizio sanitario regionale".
Reparti chiusi allo "Jazzolino" Tolleranza zero per l'ospedale dove
è morta Eva. Si indaga su altri presidi VIBO VALENTIA. Reparti e una
sala operatoria chiusi, posti letto ridotti in altre unità, misure
straordinarie di adeguamento della struttura: comincia a essere tradotta in
atti concreti, nell'Ospedale di Vibo Valentia, la politica della
"tolleranza zero" annunciata dal presidente della Regione Calabria,
Agazio Loiero. A poco meno di una settimana dalla morte della sedicenne Eva
Ruscio, il commissario straordinario dell'Azienda sanitaria provinciale di
Vibo Valentia, Ottavio Bono, al termine di una riunione che si è
protratta fino a tarda notte, ha infatti adottato una delibera con i primi
provvedimenti strutturali. Disposta, sulla base dei riscontri delle ispezioni
del Ministero della Sanità e dei carabinieri del Nas, la sospensione
delle attività in alcuni reparti (Otorinolaringoiatria, Nefrologia e
dialisi, Endoscopia, Neurologia, Pediatria, sala operatoria di Ortopedia).
Ridotti i posti letto in Chirurgia d'urgenza e generale, Ginecologia e
ostetricia, Malattie infettive, Rianimazione e terapia intensiva, Medicina
generale e Cardiologia. Insomma se non è una chiusura ci si avvicina
molto. "La relazione preliminare dei Nas - afferma Loiero - mette in
primo piano forti carenze igienico-sanitarie che erano evitabili e di cui
qualcuno dovrà rendere conto. Ora è necessario mettere in campo
azioni concrete per rimuovere tutti gli inconvenienti denunciati. I primi
provvedimenti adottati dal commissario vanno in tale direzione. Mirano a
rimuovere le criticità riscontrate a rassicurare i cittadini. Si
tratta di provvedimenti drastici, non sono gli ultimi. Vogliamo che siano
anche esemplari, nel senso che non saranno tollerate disfunzioni". E su
Vibo e la Calabria non meno tenera è stato il ministro Livia Turco. Ma
la "tolleranza zero" non si limiterà solo all'ospedale di
Vibo. Lo stato d'emergenza dichiarato per la Calabria dal Consiglio dei
Ministri proprio oggi, presenta infatti altri casi, a partire dalle morti
sospette verificatesi nei presidi di Polistena e Corigliano. La verifica
delle procedure applicate per garantire al paziente le migliori prestazioni
verrà inoltre estesa ovunque. "La situazione è
insostenibile e non solo a Vibo - ha sostenuto il presidente Loiero - per
questo motivo proseguirà senza soste il lavoro del Dipartimento
regionale per la Salute". Loiero, in particolare, vuole vederci chiaro
sul decesso del piccolo Flavio Scutellà che, secondo la denuncia dei
familiari, sarebbe morto due mesi fa per una ritardato trasporto in ambulanza
dall'ospedale di Polistena a quello di Reggio Calabria. Per chiarire la
vicenda ha fatto convocare il commissario dell'Azienda sanitaria provinciale
che a suo tempo aveva avviato un'inchiesta interna. "È tempo di
conoscerne il risultato - conferma Loiero - per capire se è necessario
prendere provvedimenti cautelari".
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