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Documentazione   Documento inserito il 4-6-2009


 

 

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DOSSIER “Scuola”

 

 

L’anno scorso c’era solo la scritta «esito positivo» o «negativo».

Maturità, torna il tabellone con i voti. Il giudizio finale sarà esposto in pubblico. La Gelmini: chiarezza e rigore

Annachiara Sacchi ( Il Corriere della sera 4-6-2009)

 

·                 I COMMENTI ALLA PRIMA PROVA (2008)

·                 - 2007

·                 - 2006

·                 - 2005

 

·                 LE SOLUZIONI DELLA SECONDA PROVA (2008)

·                 - 2007

·                 - 2006

·                 - 2005

 

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·                 Simulazioni per la terza prova

 

·                 LA STORIA DELLA MATURITA'

·                 Dal 1859 ad oggi

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MILANO — Si torna a tre­mare. A sentire il cuore che batte mentre il dito scorre il tabellone e gli occhi si chiudo­no per un istante, prima di soffermarsi sul numero fatidi­co. A cercare il proprio voto al­lungando il collo, spingendo­si tra la ressa per capire com’è andata. Maturità, si parte. Con una novità: quest’anno il punteggio finale sarà pubbli­co. Visibile a tutti. Come una volta. Niente più privacy, ma un ritorno al passato. «E alla scuola della chiarezza e del ri­gore », dice il ministro Maria­stella Gelmini. L’ordinanza ministeriale numero 40 (il titolo: «istruzio­ni per lo svolgimento degli esami di Stato»), dice così: «L’esito dell’esame con l’indicazione del punteggio finale conseguito, inclu­sa la menzione della lode, è pub­blicato, per tutti i candidati, nell’al­bo di istituto sede della commissio­ne, con la sola indicazione del­la dizione 'esito negativo' nel caso di mancato superamen­to dell’esame stesso». Ricapi­tolando: dal sessanta fino al cento con lode, tutti i voti sa­ranno resi pubblici e affissi nell’atrio di ogni scuola. Non era così lo scorso anno, quan­do, per disposizione dell’ex ministro Giuseppe Fioroni, al termine della prova — fatta eccezione per gli studenti con lode — ci si limitava a indica­re «esito positivo» per i pro­mossi, «esito negativo» per i bocciati. Per conoscere il pun­teggio di ogni candidato, biso­gnava andare in segreteria.

Fu una scelta a tutela della privacy: «Da parte nostra — ha sempre sostenuto l’ex vice­ministro del centrosinistra, Mariangela Bastico — fu ac­colta la richiesta delle associa­zioni dei disabili che si senti­vano discriminate dai tabello­ni. I ragazzi con handicap gra­vi non ricevevano un diplo­ma, ma un attestato di compe­tenza, senza punteggio. Erano riconoscibili». Questione di «sensibilità», dissero allora. Ma in questo modo, puntua­lizzano i presidi, «si privava­no tutti gli altri studenti (su mezzo milione di maturandi, i disabili sono circa 6 mila, ndr.) di un’emozione impaga­bile e di un vero momento di passaggio».

Se il 2008 è stato l’anno dei voti «oscurati», ora si cambia. È stato il ministro Mariastella Gelmini a insistere sulle nuo­ve regole: «Finisce l’epoca di un certo pedagogismo buoni­sta che vuole tutelare a tutti i costi il ragazzo laddove non ce n’è bisogno, visto che è maggiorenne e perfettamente in grado di assumersi la re­sponsabilità del proprio rendi­mento ». Avanti tutta. Con un’ordi­nanza dettagliatissima. E con la consulenza del Garante del­la privacy che non ha mai na­scosto il suo parere sul tema: «Da diversi anni — precisa Francesco Pizzetti — insistia­mo sul fatto che nessuna nor­ma di protezione dei dati im­pedisce la pubblicazione dei voti». Anzi: «Personalmente — continua Pizzetti — ho sempre ritenuto opportuno rendere pubblico il punteggio finale. E questo ai fini della trasparenza dell’operato dei docenti, del controllo sull’esa­me da parte dell’opinione pubblica, di un incentivo per i ragazzi e di un riconoscimen­to degli sforzi da loro fatti. Sia­mo contenti che il ministero dell’Istruzione sia tornato ad adottare certe misure».

Sentenza definitiva: i voti di maturità non sono dati sen­sibili. I più sollevati sono i pre­sidi, che ripensano «con ango­scia » alla scorsa estate: «Le se­greterie erano prese d’assalto da ragazzi e mamme. Fu un delirio». E comunque, come spiega Maria Letizia Terrino­ni, a capo del liceo Tasso di Roma, «questo proteggere i giovani ad ogni costo sa un po’ di paranoico». La pensa così anche Carlo Pedretti, pre­side del liceo classico Parini di Milano: «Sono d’accordo con i cambiamenti voluti dal ministro Gelmini, ma sarebbe meglio che certe decisioni fos­sero prese a settembre, non in corso d’anno». Il collega Ro­sario Salamone del Visconti di Roma: «Sono convinto che anche nella scuola debba tor­nare un forte senso dello Sta­to. Il fatto di rendere pubblici i voti va in questa direzione». Il più scettico è Alberto De Vi­co dell’Umberto di Napoli: «Ma i problemi sono altri, l’ur­genza non è certo questa».
Favorevoli (la maggior par­te) e contrari. E la tensione che sale in vista della prima prova, il 25 giugno. Quanto ai candidati disabili, il ministe­ro dell’Istruzione non smette di tutelarli: «Il riferimento al­le prove differenziate sarà in­dicato solo nell’attestazione e non nei tabelloni affissi all’al­bo dell’istituto».