HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli (www.mauronovelli.it) Documentazione Documento
inserito il 4-6-2009 |
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L’anno scorso c’era solo la scritta «esito
positivo» o «negativo». Maturità, torna il
tabellone con i voti. Il giudizio finale sarà esposto in
pubblico. La Gelmini: chiarezza e rigore Annachiara Sacchi ( Il Corriere della sera 4-6-2009) ·
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LA
STORIA DELLA MATURITA' ·
MILANO — Si
torna a tremare. A sentire il cuore che batte mentre il dito scorre il
tabellone e gli occhi si chiudono per un istante, prima di soffermarsi sul
numero fatidico. A cercare il proprio voto allungando il collo, spingendosi
tra la ressa per capire com’è andata. Maturità, si parte. Con
una novità: quest’anno il punteggio finale sarà pubblico.
Visibile a tutti. Come una volta. Niente più privacy, ma un ritorno al
passato. «E alla scuola della chiarezza e del rigore », dice il ministro
Mariastella Gelmini. L’ordinanza ministeriale numero 40 (il titolo:
«istruzioni per lo svolgimento degli esami di Stato»), dice così:
«L’esito dell’esame con l’indicazione del punteggio finale conseguito, inclusa
la menzione della lode, è pubblicato, per tutti i candidati, nell’albo
di istituto sede della commissione, con la sola indicazione della dizione
'esito negativo' nel caso di mancato superamento dell’esame stesso». Ricapitolando:
dal sessanta fino al cento con lode, tutti i voti saranno resi pubblici e
affissi nell’atrio di ogni scuola. Non era così lo scorso anno, quando,
per disposizione dell’ex ministro Giuseppe Fioroni, al termine della prova —
fatta eccezione per gli studenti con lode — ci si limitava a indicare «esito
positivo» per i promossi, «esito negativo» per i bocciati. Per conoscere il
punteggio di ogni candidato, bisognava andare in segreteria. Fu una scelta a tutela della privacy: «Da parte nostra — ha sempre sostenuto
l’ex viceministro del centrosinistra, Mariangela Bastico — fu accolta la
richiesta delle associazioni dei disabili che si sentivano discriminate dai
tabelloni. I ragazzi con handicap gravi non ricevevano un diploma, ma un
attestato di competenza, senza punteggio. Erano riconoscibili». Questione di
«sensibilità», dissero allora. Ma in questo modo, puntualizzano i
presidi, «si privavano tutti gli altri studenti (su mezzo milione di
maturandi, i disabili sono circa 6 mila, ndr.) di un’emozione impagabile e
di un vero momento di passaggio». Se il 2008 è stato l’anno dei voti «oscurati», ora si cambia. È stato il
ministro Mariastella Gelmini a insistere sulle nuove regole: «Finisce
l’epoca di un certo pedagogismo buonista che vuole tutelare a tutti i costi
il ragazzo laddove non ce n’è bisogno, visto che è maggiorenne
e perfettamente in grado di assumersi la responsabilità del proprio
rendimento ». Avanti tutta. Con un’ordinanza dettagliatissima. E con la
consulenza del Garante della privacy che non ha mai nascosto il suo parere
sul tema: «Da diversi anni — precisa Francesco Pizzetti — insistiamo sul
fatto che nessuna norma di protezione dei dati impedisce la pubblicazione
dei voti». Anzi: «Personalmente — continua Pizzetti — ho sempre ritenuto
opportuno rendere pubblico il punteggio finale. E questo ai fini della
trasparenza dell’operato dei docenti, del controllo sull’esame da parte
dell’opinione pubblica, di un incentivo per i ragazzi e di un riconoscimento
degli sforzi da loro fatti. Siamo contenti che il ministero dell’Istruzione
sia tornato ad adottare certe misure». Sentenza definitiva: i voti di maturità non sono dati sensibili. I più
sollevati sono i presidi, che ripensano «con angoscia » alla scorsa estate:
«Le segreterie erano prese d’assalto da ragazzi e mamme. Fu un delirio». E
comunque, come spiega Maria Letizia Terrinoni, a capo del liceo Tasso di
Roma, «questo proteggere i giovani ad ogni costo sa un po’ di paranoico». La
pensa così anche Carlo Pedretti, preside del liceo classico Parini di
Milano: «Sono d’accordo con i cambiamenti voluti dal ministro Gelmini, ma
sarebbe meglio che certe decisioni fossero prese a settembre, non in corso
d’anno». Il collega Rosario Salamone del Visconti di Roma: «Sono convinto
che anche nella scuola debba tornare un forte senso dello Stato. Il fatto
di rendere pubblici i voti va in questa direzione». Il più scettico
è Alberto De Vico dell’Umberto di Napoli: «Ma i problemi sono altri,
l’urgenza non è certo questa». |