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Il PuntO  Documento inserito il 18-2-2009


 

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Le ambasce della sinistra.

 

Di Mauro Novelli 18-2-2009

 

 

 

Ritengo che il problema della sinistra, o meglio, del partito di centrosinistra, il PD, non derivi dalla maggiore o minore capacità del suo gruppo dirigente, ma dalla stessa sua architettura e dalla filosofia che ormai ne sottende l’azione. La qualità di coloro che si considerano “titolari” è del tutto ininfluente.

A mio avviso le difficoltà derivano da varie cause. Ne elenco alcune:

1) Il PD è strumento nato senza grosse innovazioni dai partiti in auge prima di “mani pulite”, ed è ormai del tutto inadeguato a fronteggiare le mutazioni (che non qualifico) apportate  negli ultimi quindici anni alle organizzazioni politiche che si fronteggiano in Italia, divenute quasi tutte “personalistiche”. E’ vincente il più volte richiamato “partito leggero” con leadership carismatica.

2) I partiti, operativi fino ai primi anni ’90, avevano un impianto strutturale vitale e completamente a carico delle loro finanze, costituito da apparato e funzionari di partito che dirigevano i militanti di base. I quadri erano pertanto scelti con oculatezza, sia nel numero che nella qualità, poiché costituivano una ossatura operativa dal costo non indifferente.

Dopo “mani pulite” quell’ossatura è stata posta, da tutti i partiti e con destrezza, a carico della pubblica amministrazione e dell’Erario: consulenze, comunità montane, aziende partecipate, nuove province (e uffici circonvicini). [Non vorrei sbagliare, ma sono in macchina altre 24 province, dimostrazione che i proclami preelettorali sono solo per gonzi].  La scelta di un quadro intermedio è, oggi, funzione della sua capacità di acquisire voti e finanziamenti, non più della sua valentia nell’organizzare e mantenere vitale il partito.

La qualità dell’ “apparato” è venuta, pertanto, palesemente declinando.

3) Queste prime due manifeste  (e negative) caratteristiche si ripercuotono direttamente sui votanti (una volta, in buona parte anche militanti, soprattutto a sinistra): questi sono ormai chiamati ad una partecipazione nominale, tanto per contarsi. Elaborazioni, approfondimenti, riflessioni, progettazioni non sono più richieste: altri (?) hanno quel compito. Si risponde -  a giustificazione -  che non ci sono più cittadini disposti ad impegnarsi e via cianciando.

Ma una buona parte dei “votanti” di centro sinistra ha un’età che permette loro delle comparazioni con il vecchio modo di “militare” in un partito (penso al PCI), quando erano consapevoli che la loro azione di supporto (soprattutto come semplici attivisti) sarebbe stata fondamentale per la vita e/o la crescita dell’organizzazione. Come vitale risultava la loro capillare mobilitazione per collocare quotidiani e settimanali,  o per raccogliere sottoscrizioni mirate. Da una quindicina d’anni quelle attività sono state fatte rientrare, come si diceva, nell’ambito della pubblica amministrazione, quindi a carico dell’Erario, attraverso il finanziamento ai partiti e alla carta stampata (di partito e non).

 

Oggi occorre contare le teste e vince chi ne ha di più sedute in platea. Come aggregarle? Basta un po’ di pornografia politica e le teste arrivano, magari non in platea, ma in poltrona a casa. Non hanno più bisogno di approfondimenti, di coinvolgimenti, di motivazioni, tanto meno di progetti. Anzi tutte queste esigenze devono essere cassate, sono d’impaccio, roba d’antan: basta qualche frasetta manichea, di schieramento, di delegittimazione (o di offesa) del “nemico”. Basta imporre la scelta tra bianco o nero per tagliar via tutte le inutili e dannose sfumature dell’intervallo; basta, per altre vie, far balenare qualche sistemazione a carico dell’Erario, e il gioco della conta è fatto.

Ormai i vecchi votanti se ne vanno, spesso disgustati. Convinti che della loro eventuale  attività si approprierebbe un cacicco intermedio di mediocre livello, che spenderebbero tempo e denaro (oltre quello che già pagano come contribuenti) per mantenere entità ormai del tutto estranee.

Insomma, i partiti sono diventate entità non più riconosciute come “utili”, sono anzi lontane, appartenenti ad altri, sopportate. E’ risultato così vincente il partito nato, concepito ed accettato come  di proprietà del leader e di nessun altro; mentre il partito (penso al PD) che non ha un  leader carismatico/padrone è diventato, agli occhi degli elettori (sempre meno militanti), una somma di interessi gestititi da  cacicchi, alcuni dei quali accettabili, altri meno accettabili, ma tutti sempre al loro posto,  in grado di ricattare chi nominalmente è il capo del partito perché sono loro a portare le “teste da contare” alle urne.

Purtroppo, militanti o no, votanti o no, maggioranza e opposizione efficaci  o no, i soldi arrivano lo stesso, e questo non spinge certo verso una intelligente, oculata ed economica collocazione delle risorse: le quali, derivando da flussi di denaro costanti e generosi e, se necessario, passibili di ingrassamento perché autogestiti, convincono i cacicchi a mantenere pervicacemente rendite di posizione e ad operare per la conservazione del sistema.

Mi chiedo: gli attuali partiti possono essere ancora considerati la reale espressione delle definizioni costituzionali?

L’art. 49 della nostra Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Le attuali formazioni sono libere associazioni di cittadini? Con questi partiti i cittadini concorrono con metodo democratico a determinare la politica di questo paese?

Mmmmm….