HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO
di
DOSSIER ABOLIAMO LE PROVINCE!
ARCHIVIO GENERALE
DEL DOSSIER VAI AL NUOVO DOSSIER
Documenti
correlati |
|
|
TOP# INDICE |
|
|
ARCHIVIO GENERALE DEL DOSSIER |
SI TORNA a votare e
io elettore divento protagonista. Sopporterò l'ennesima campag ( da "Resto del Carlino, Il
(Faenza)" del
08-02-2008)
Argomenti: Province
Abstract:
Na
elettorale coi soliti discorsi dei soliti protagonisti che prometteranno: snellimento
del Parlamento, abolizione delle Province, calo delle tasse, aumento degli
stipendi. Parleranno di infrastrutture, di Ici, di caro prezzi ecc. Parole.
Voterò, ma per la prima volta non m'interessa chi vince, solo che operi e
soprattutto risolva. Gastone Capitoni, Castel Maggiore (Bo) - -->.
Le cose che voglio ( da "Nuova Venezia, La" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Abstract:
della
politica attraverso il dimezzamento del numero dei parlamentari, l'abolizione
di Province e Municipalità, l'accorpamento di piccoli comuni e di comunità
montane, chiudere gli enti inutili, basta sovvenzioni e agevolazioni; destinare
ad altre attività i tanti dirigenti e addetti agli uffici pubblici in modo da
rendere più spedite e trasparenti tutte quelle farraginose pratiche
Prodi e D'Alema:
avanti senza alleati ( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Abstract:
è
pure l'abolizione delle province.Un'ipotesi che sarà ammorbidita proponendo la
cancellazione solo di quelle che coincidono con le aree metropolitane e
proponendo di sfoltire tutti gli enti partecipati. Li. P. VERTICE SUL PROGRAMMA
L'imperativo è meno tasse con i tagli alla spesa e con l'uscita dalle società
partecipate.
Ebbene, le
circostanziate e ben documentate denuncie del Procuratore generale e del P ( da "Messaggero, Il" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Abstract:
abolizione
delle province. Nel corso dei prossimi giorni e settimane noi
liberaldemocratici espliciteremo altre proposte programmatiche chiare e nette.
In conclusione, nuove formule, quali che siano, di "coesione
nazionale" nella prossima legislatura, non dovrebbero essere solo mirate
alla riforma della legge elettorale o dei regolamenti parlamentari,
Caro Direttore,il Suo
Giornale è da sempre particolarmente attento alle questioni d ( da "Messaggero, Il" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Abstract:
abolizione
delle province. Nel corso dei prossimi giorni e settimane noi
liberaldemocratici espliciteremo altre proposte programmatiche chiare e nette.
In conclusione, nuove formule, quali che siano, di "coesione
nazionale" nella prossima legislatura, non dovrebbero essere solo mirate
alla riforma della legge elettorale o dei regolamenti parlamentari,
I tempi sono maturi
per tre macroregioni ( da "Padania, La" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Abstract:
"Vogliamo
l abolizione delle prefetture, le cui competenze devono essere suddivise a
province, comuni, camere di commercio e questure". Avete definito il
simbolo? "Sì. Per la prima volta nel simbolo elettorale della Lega Nord ci
sarà il nome di Bossi, oltre ovviamente all Alberto da Giussano".
Le Province, gli enti
utili dalla parte dei cittadini ( da "Padania, La" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Abstract:
chiedeva
l abolizione dei Prefetti, battaglia questa che è sempre stata anche della
Lega. Ecco, se vogliamo iniziare ad abbattere i costi dello stato, iniziamo ad
abolire i Prefetti: a differenza dell eliminazione delle Province, che
richiederebbe una legge costituzionale e una serie di passaggi tutt altro che
semplici oltre che lunghi,
( da "Resto del Carlino,
Il (Faenza)" del
08-02-2008)
Argomenti: Province
Na
elettorale coi soliti discorsi dei soliti protagonisti che prometteranno:
snellimento del Parlamento, abolizione delle Province, calo delle tasse,
aumento degli stipendi. Parleranno di infrastrutture, di Ici, di caro prezzi
ecc. Parole. Voterò, ma per la prima volta non m'interessa chi vince, solo che
operi e soprattutto risolva. Gastone Capitoni, Castel Maggiore (Bo) - -->.
( da "Nuova Venezia, La" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Altre
Le cose che voglio Le cose che voglio dai nuovi eletti Se il Governo è caduto
vuol dire che bisogna farne immediatamente un altro secondo la volontà del
popolo sovrano. La nuova legge elettorale si può fare dopo le elezioni e con il
concorso di tutte le forze politiche. Intanto, per le esigenze di rinnovamento,
appare doveroso che le segreterie dei partiti presentino per i vari collegi dei
candidati del posto, e non gente calata dall'alto. Servono infatti figure
nuove, giovani, colte e capaci. Insomma, chi vuole andare a Roma a governare
deve avere esperienze di effettivo lavoro svolto, non essere indagato, avere la
coscienza e la fedina penale pulita e conoscere l'informatica e almeno qualche
lingua straniera. Ormai, chi non sa usare il computer è mentalmente vecchio e
quindi fuori del giro immediato delle informazioni, delle elaborazioni dei
dati, dei calcoli rapidi e delle programmazioni. Visto il degrado della
situazione politica, sociale e morale nella quale ci troviamo e che è nota
anche all'estero per essere stata denunciata su recenti servizi giornalistici
libri come: "La casta", "Gomorra", "Impuniti" e
"La Casta dei giornali" il nostro bel Paese ha bisogno di pulizia
morale oltre a quella delle immondizie. Troppe discariche da smodato
consumismo, e dai reflui e dai fumi delle attività produttive e dei veicoli,
avvelenano il territorio, inquinano l'aria e compromettono la salubrità dei
prodotti alimentari. E' tempo di tutela ecologica ambientale e paesaggistica
secondo concetti di sviluppo ecocompatibile o di edilizia verticale attraverso
il riciclo di tanti brutti e deturpanti edifici. Basta cemento a macchia
d'olio. Meglio costruire pochi grattacieli con tanto verde intorno. Basta
produzioni. Puntiamo di più sul turismo. Credo pertanto che le preferenze degli
elettori andranno a quei partiti che ci proporranno una forte riduzione dei
costi della politica attraverso il dimezzamento del numero
dei parlamentari, l'abolizione di Province e Municipalità, l'accorpamento di
piccoli comuni e di comunità montane, chiudere gli enti inutili, basta
sovvenzioni e agevolazioni; destinare ad altre attività i tanti dirigenti e
addetti agli uffici pubblici in modo da rendere più spedite e trasparenti tutte
quelle farraginose pratiche burocratiche che sono delle autentiche palle
al piede per i cittadini nonché potenziali fonti di corruzione; chiudere subito
e privatizzare le quattromila aziende partecipate a carattere regionale e
comunale perché troppe, improduttive e riproducenti il superato concetto del
vecchio Iri; aiutare i paesi extracomunitari in via di sviluppo in modo che,
per i nostri interessi di tanto autentico sfruttamento, non siano ulteriormente
privati di loro valide forze lavoro; garantire la sicurezza dei cittadini anche
con il salutare e dignitoso ripristino delle ronde militari. Solo riducendo
spese e sprechi e ammodernando le Stato si possono ridurre le tasse, ridare
ossigeno alle iniziative e dare paghe più giuste a chi lavora e produce per
tutti; stop al voto dei senatoria vita; una sola legislatura o massimo due per
ogni eletto; elezione diretta del Capo dello Stato. Ferruccio Falconi Lido di
Venezia Cambiare la fermata della linea
( da "Sole 24 Ore, Il" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2008-02-08 - pag: 6 autore: Nel
simbolo Veltroni premier - Amato non si ricandida - "C'è voglia di
vincere" Prodi e D'Alema: avanti senza alleati ROMA Un proprio simbolo, il
nome di Walter Veltroni come candidatopremier e nessun accordo politico. Parte
la corsa solitaria del Pd che ieri ha incassato il "sì" di tutti i
big sulla linea del segretario. Restano in ballo "le convergenze "
con l'Italia dei Valori mai conti si faranno sul programma. E anche sui
sondaggi che magari potrebbero consigliare qualche "desistenza" con
la Sinistra in alcune Regioni come la Sicilia, di cui proprio ieri ha parlato
Anna Finocchiaro. Ma in ballo ci sarebbero anche il Molise, la Liguria anche se
i veltroniani sono contrari. Spetterà comunque al segretario dire l'ultima
parola sugli alleati e il 16 febbraio chiederà all'assemblea costituente di
legittimare con un voto la sua scelta del "correre da soli". Ieri al
loft c'erano tutti: da Romano Prodi a Massimo D'Alema a Franco Marini, Pierluigi
Bersani. Tutti convinti che è meglio non fare pasticci e rispettare alla
lettera un messaggio che ormai è passato: restare da soli.L'ha detto con una
battuta Bersani: "O si va in chiesa o si sta a casa". E con questo
criterio sono state bocciate le partnership con i socialisti e i radicali. Il
dado ormai è tratto e si parte già da domenica prossima: dall'Umbria.è quella
la prima tappa di Veltroni che l'ha scelta "perché è il cuore
d'Italia". La corsa, certo, è in salita. Ma Romano Prodi – che se ne intende
– parla di "voglia di vincere" e di condivisione totale sulla
strategia di Veltroni. "è stata una bella discussione. C'è la condivisione
unanime sulla linea di presentarsi da soli, con chiarezza, trasparenza e
pulizia, sia alla Camera che al Senato, con l'indicazione della candidatura a
premier di Walter Veltroni, che sarà raccolta anche nel simbolo ",
spiegava il vicesegretario Dario Franceschini. Le liste sono l'altro fronte
bollente. Si aspetta la definizione del regolamento per la selezione delle candidature
che verrà votato all'assemblea costituente ma è già in fibrillazione tutto il
mondo degli ex-diessini: soprattutto i fassiniani. Giuliano Amato, invece, non
si ricandiderà. Ad annunciarlo è stato lo stesso ministro durante il vertice
del Pd di ieri pomeriggio spiegandone la ragione: "Non intendo
ricandidarmi ma mi impegnerò per la campagna elettorale per favorire l'ingresso
in Parlamento di donne e giovani che abbiano la metà dei miei anni". Un
passo indietro che i veltroniani vorrebbero fosse emulato, per evitare
forzature che comunque ci saranno. Proprio sulle liste, su proposta di Enrico
Letta, è stato deciso di affidare a Dario Franceschini il coordinamento di un
tavolo nazionale di raccordo con i segretari regionali, coinvolti nella prima
selezione delle candidature. Ma ieri c'è stata anche un'altra riunione. Quella
sul programma che sarà ufficializzato all'assemblea del 16. Ieri è stata la
prima volta per il team di Enrico Morando che ha approfondito il tema della
spesa pubblica. "Noi vogliamo ridurre le tasse e l'unica strada è quella
di ridurre la spesa pubblica. Non quella sociale ma quellache riguarda la
macchina statale, l'efficienza del pubblico impiego, la riduzione della
presenza dello Stato nelle 20mila società partecipate pubbliche", racconta
Tiziano Treu coinvolto in prima linea nel think tank. Ieri c'erano anche due
sindacalisti: Pierpaolo Baretta ( Cisl) e Achille Passoni (Cgil). Segno di una
vicinanza che il Pd vuole mantenere con le confederazioni. Tra le misure in
discussione c'è pure l'abolizione delle province.Un'ipotesi che sarà ammorbidita proponendo la cancellazione solo
di quelle che coincidono con le aree metropolitane e proponendo di sfoltire
tutti gli enti partecipati. Li. P. VERTICE SUL PROGRAMMA L'imperativo è meno
tasse con i tagli alla spesa e con l'uscita dalle società partecipate.
Presenti anche Baretta (Cisl) e Passoni (Cgil).
( da "Messaggero, Il" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Di
LAMBERTO DINI Ebbene, le circostanziate e ben documentate denuncie del
Procuratore generale e del Presidente della Corte dei Conti, da voi ampiamente
riportate, su "un quadro di corruzione ampiamente diffuso ("specie
nel settore dei lavori pubblici e pubbliche forniture, nonché in materia
sanitaria"), concussione, sprechi e frodi in non poche amministrazioni
pubbliche", sul "non agire protratto per anni che può provocare danni
tali che nessun giudice riuscirà mai a quantificare", confermano purtroppo
le impressioni, idee, proposte che vado sostenendo da tempo. Il fattore
primario di queste degenerazioni, è la debordante invasione da parte dei
Partiti di sfere a essi non proprie, come le Amministrazioni, gli appalti, le
imprese pubbliche, specie locali e, come ormai a tutti noto, la sanità.
Purtroppo a questa patologia partitocratrica dilagante non corrisponde mi
sembra di poter notare un adeguato allarme politico e sociale. Eppure, nella
cosiddetta seconda Repubblica, così come nella prima, siamo davanti a una sorta
di quello che Guglielmo Negri definiva "feudalesimo di ritorno", in
cui al di sotto dei feudatari, operano decine di migliaia di vassalli e
valvassori, specie a livello regionale e locale, della partitocrazia. Nessuno è
riuscito a quantificare bene il numero di Consiglieri di amministrazione,
incaricati e consulenti vari che ruota intorno al mondo magmatico delle aziende
di servizi pubblici locali (in un libro documentato Cesare Salvi e Massimo
Villone stimano i soli incarichi e consulenze, quasi sempre di origine
partitocratrica, in termini di circa 278.000), e in cui impazza fra l'altro la
proliferazione anomala e di comodo delle società miste, così come stigmatizzato
dalla Corte dei Conti. Siamo poi in presenza di circa duecentomila persone
retribuite per essere state elette o per avere un incarico di Governo.
L'aspetto più grave di questo andazzo è appunto quel "non agire", non
assumere decisioni (basti per tutti la vicenda dei rifiuti in Campania) che
costituisce il più elevato "costo della partitocrazia", a pieno danno
dei diritti, degli interessi, delle legittime aspettative dei cittadini. A
questo punto spetta ai Partiti, di maggioranza come di opposizione, assumersi
precise responsabilità rispetto a tale grave patologia che pesa sull'economia,
sull'impresa, sulla società. In questi giorni vanno emergendo, a sinistra come
a destra, istanze per qualche forma di coesione nazionale, di formule di Governo
di responsabilità nazionali, o di forme di coinvolgimento nel Governo anche di
quella che sarà l'opposizione, simile a quelle condotte da Sarkozy in Francia.
"Liberare la crescita" è lo slogan dell'ormai ben noto documento
Attali. Anche in Italia più che mai, come da tempo ho sostenuto nella mia
azione politica e parlamentare, occorre finalmente "liberare la
crescita", sconfiggendo il partito del "tassa e spendi". Ma per
giungere a questo, occorre che maggioranza e opposizione si rendano conto che
la via necessaria è quella di abbattere la partitocrazia, restituendo al
privato, sulla base dei principio di sussidiarietà, quello che può fare molto
meglio del pubblico, e varando quelle vere liberalizzazioni (a cominciare dai
servizi pubblici locali) su cui è inciampato il Governo Prodi, che ha
sostanzialmente proseguito quella patologia del "riformismo immobile"
che ha caratterizzato la politica e ferito gravemente la società in pratica
negli ultimi quindici anni. Per mia parte formulo alcune proposte che dovrebbero
essere oggetto, finalmente, di una seria azione riformatrice condotta in una
logica bipartisan: 1) Ridurre drasticamente, dai Comuni fino al Parlamento, il
numero degli eletti. 2) Abolire a tutti i livelli il malaugurato sistema dello
spoil system che ha generato contaminazione politica e ulteriori inefficienze
nelle pubbliche amministrazioni. 3) Sradicare il sistema partitocratrico oggi
vigente nelle nomine degli enti pubblici e nelle aziende sanitarie locali. Si
potrebbe, ad esempio affidare a società indipendenti la selezione su basi
meritocratica e professionale di una terna di candidati, in modo tale che solo
tra questi possa essere scelto il "nominato". 4) Restituire alla
Corte dei Conti i pieni poteri di controllo e la possibilità, come richiesto
dal Procuratore Generale, di "poter disporre con efficacia immediata il
blocco delle risorse che si stanno sperperando". 5) Ripensare
profondamente quel "federalismo all'italiana" che genera
sovrapposizioni di competenze e impossibilità di assumere per tempo decisioni
utili per evitare gravi sprechi. In questo quadro un segnale forte dovrebbe
essere, come da tempo sostengo, l'abolizione delle province. Nel corso dei prossimi giorni e settimane noi
liberaldemocratici espliciteremo altre proposte programmatiche chiare e nette.
In conclusione, nuove formule, quali che siano, di "coesione
nazionale" nella prossima legislatura, non dovrebbero essere solo mirate
alla riforma della legge elettorale o dei regolamenti parlamentari, ma
dovrebbero farsi carico di quella che può essere una vera emergenza
democratica: la partitocrazia invadente e impicciona che contribuisce allo
sfondamento della spesa pubblica, ammazza ogni principio meritocratico, soffoca
la vitalità delle imprese e ultimo ma non meno importante contribuisce con
forza a delegittimare la classe politica presso i cittadini. Perché non avviare
anche dalle colonne dei giornali un serio confronto per giungere ad un
"patto per abbattere la partitocrazia e liberare la crescita".
( da "Messaggero, Il" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Di
LAMBERTO DINI Caro Direttore, il Suo Giornale è da sempre particolarmente
attento alle questioni del "mal di merito" e del "mal di
amministrazione". In una mia lettera pubblicata su queste colonne qualche
settimana fa segnalavo un altro male purtroppo molto radicato nel Paese, il mal
di partitocrazia. Ebbene, le circostanziate e ben documentate denuncie del
Procuratore generale e del Presidente della Corte dei Conti, da voi ampiamente
riportate, su "un quadro di corruzione ampiamente diffuso ("specie
nel settore dei lavori pubblici e pubbliche forniture, nonché in materia
sanitaria"), concussione, sprechi e frodi in non poche amministrazioni
pubbliche", sul "non agire protratto per anni che può provocare danni
tali che nessun giudice riuscirà mai a quantificare", confermano purtroppo
le impressioni, idee, proposte che vado sostenendo da tempo. Il fattore
primario di queste degenerazioni, è la debordante invasione da parte dei
Partiti di sfere a essi non proprie, come le Amministrazioni, gli appalti, le
imprese pubbliche, specie locali e, come ormai a tutti noto, la sanità.
Purtroppo a questa patologia partitocratrica dilagante non corrisponde mi
sembra di poter notare un adeguato allarme politico e sociale. Eppure, nella
cosiddetta seconda Repubblica, così come nella prima, siamo davanti a una sorta
di quello che Guglielmo Negri definiva "feudalesimo di ritorno", in
cui al di sotto dei feudatari, operano decine di migliaia di vassalli e
valvassori, specie a livello regionale e locale, della partitocrazia. Nessuno è
riuscito a quantificare bene il numero di Consiglieri di amministrazione,
incaricati e consulenti vari che ruota intorno al mondo magmatico delle aziende
di servizi pubblici locali (in un libro documentato Cesare Salvi e Massimo
Villone stimano i soli incarichi e consulenze, quasi sempre di origine
partitocratrica, in termini di circa 278.000), e in cui impazza fra l'altro la
proliferazione anomala e di comodo delle società miste, così come stigmatizzato
dalla Corte dei Conti. Siamo poi in presenza di circa duecentomila persone
retribuite per essere state elette o per avere un incarico di Governo.
L'aspetto più grave di questo andazzo è appunto quel "non agire", non
assumere decisioni (basti per tutti la vicenda dei rifiuti in Campania) che
costituisce il più elevato "costo della partitocrazia", a pieno danno
dei diritti, degli interessi, delle legittime aspettative dei cittadini. A
questo punto spetta ai Partiti, di maggioranza come di opposizione, assumersi
precise responsabilità rispetto a tale grave patologia che pesa sull'economia,
sull'impresa, sulla società. In questi giorni vanno emergendo, a sinistra come
a destra, istanze per qualche forma di coesione nazionale, di formule di
Governo di responsabilità nazionali, o di forme di coinvolgimento nel Governo
anche di quella che sarà l'opposizione, simile a quelle condotte da Sarkozy in
Francia. "Liberare la crescita" è lo slogan dell'ormai ben noto
documento Attali. Anche in Italia più che mai, come da tempo ho sostenuto nella
mia azione politica e parlamentare, occorre finalmente "liberare la crescita",
sconfiggendo il partito del "tassa e spendi". Ma per giungere a
questo, occorre che maggioranza e opposizione si rendano conto che la via
necessaria è quella di abbattere la partitocrazia, restituendo al privato,
sulla base dei principio di sussidiarietà, quello che può fare molto meglio del
pubblico, e varando quelle vere liberalizzazioni (a cominciare dai servizi
pubblici locali) su cui è inciampato il Governo Prodi, che ha sostanzialmente
proseguito quella patologia del "riformismo immobile" che ha
caratterizzato la politica e ferito gravemente la società in pratica negli
ultimi quindici anni. Per mia parte formulo alcune proposte che dovrebbero
essere oggetto, finalmente, di una seria azione riformatrice condotta in una
logica bipartisan: 1) Ridurre drasticamente, dai Comuni fino al Parlamento, il
numero degli eletti. 2) Abolire a tutti i livelli il malaugurato sistema dello
spoil system che ha generato contaminazione politica e ulteriori inefficienze
nelle pubbliche amministrazioni. 3) Sradicare il sistema partitocratrico oggi
vigente nelle nomine degli enti pubblici e nelle aziende sanitarie locali. Si
potrebbe, ad esempio affidare a società indipendenti la selezione su basi
meritocratica e professionale di una terna di candidati, in modo tale che solo
tra questi possa essere scelto il "nominato". 4) Restituire alla
Corte dei Conti i pieni poteri di controllo e la possibilità, come richiesto
dal Procuratore Generale, di "poter disporre con efficacia immediata il
blocco delle risorse che si stanno sperperando". 5) Ripensare
profondamente quel "federalismo all'italiana" che genera
sovrapposizioni di competenze e impossibilità di assumere per tempo decisioni
utili per evitare gravi sprechi. In questo quadro un segnale forte dovrebbe
essere, come da tempo sostengo, l'abolizione delle province. Nel corso dei prossimi giorni e settimane noi
liberaldemocratici espliciteremo altre proposte programmatiche chiare e nette.
In conclusione, nuove formule, quali che siano, di "coesione
nazionale" nella prossima legislatura, non dovrebbero essere solo mirate
alla riforma della legge elettorale o dei regolamenti parlamentari, ma
dovrebbero farsi carico di quella che può essere una vera emergenza
democratica: la partitocrazia invadente e impicciona che contribuisce allo
sfondamento della spesa pubblica, ammazza ogni principio meritocratico, soffoca
la vitalità delle imprese e ultimo ma non meno importante contribuisce con
forza a delegittimare la classe politica presso i cittadini. Perché non avviare
anche dalle colonne dei giornali un serio confronto per giungere ad un
"patto per abbattere la partitocrazia e liberare la crescita".
( da "Padania, La" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Maroni
spiega il programma leghista I tempi sono maturi per tre macroregioni Onorevole
Maroni, è pronto il programma elettorale della Lega? "Abbiamo discusso
quelli che saranno i nostri sette punti principali, che prendono origine dal
documento elaborato ed approvato dal Parlamento del Nord nel corso dell ultima
seduta. Partiamo dalla riforma costituzionale dello Stato in chiave federalista
vogliamo recuperare il progetto di Miglio: le tre macroregioni". Con che
possibilità di successo, visto che era già stato proposto negli anni novanta?
"C è una differenza sostanziale rispetto ad allora. Quando lo lanciammo
era considerato, anche da noi, una sorta di provocazione". E oggi?
"Può diventare davvero una proposta seria sul piano istituzionale e ha
possibilità concreta di approvazione. Sono cambiate tante cose, sono cadute
molte barriere: psicologiche, politiche, ideologiche. Si sono fatti passi in
avanti sulla consapevolezza che il Federalismo è l unica salvezza per questo
sciagurato Paese". E sul Federalismo fiscale? "Il Parlamento del Nord
ha approvato la partecipazione al gettito erariale delle regioni, sul modello
catalano". Può descrivere anche gli altri punti? "Sicurezza e
immigrazione, con poteri ai sindaci e contrasto totale all immigrazione
clandestina e alla criminalità. Mentre per quanto riguarda le infrastrutture,
mettiamo al primo posto Malpensa, Pedemontana lombarda e Pedemontana
veneta". E la famiglia? "Reddito e quoziente famigliare, nostro
vecchio cavallo di battaglia, mutuato dal sistema francese. A cui aggiungiamo
un sistema sociosanitario gratuito per i non autosufficienti". E veniamo
alla burocrazia. "Vogliamo l abolizione delle
prefetture, le cui competenze devono essere suddivise a province, comuni, camere di commercio e questure". Avete definito il
simbolo? "Sì. Per la prima volta nel simbolo elettorale della Lega Nord ci
sarà il nome di Bossi, oltre ovviamente all Alberto da Giussano".
Matteo Mauri [Data pubblicazione: 08/02/2008].
( da "Padania, La" del 08-02-2008)
Argomenti: Province
Manuela
Dal Lago* Abolire le Province? La proposta non mi sembra praticabile anche se
comprendo lo spirito di Stefano Stefani, il quale propone di eliminare le
Province ed, eventualmente, di riciclare i dipendenti provinciali nei ministeri
romani. In realtà, ritengo, la proposta di Stefani è una provocazione, una
battuta, visto che nessun leghista si sognerebbe mai di incrementare quella
costosa macchina burocratica che si sviluppa nei corridoi ministeriali,
rafforzando lo Stato centralista a scapito di un ente che dà risposte in
materie strategiche come la gestione delle strade, il mercato del lavoro, l
edilizia scolastica, la tutela ambientale, caccia, pesca e, soprattutto, la
pianificazione di area vasta. La mia esperienza decennale alla guida di una
Provincia del Nord, mi fa dire ben altro. Non è certo abolendo le Province che
si avvia un riforma concreta quanto necessaria, che deve comunque mirare a
garantire il miglior servizio pubblico possibile al miglior prezzo possibile.
Perché, piuttosto, non abolire subito i Prefetti e le prefetture? Perché non
eliminare tutti gli enti e le strutture ridondanti, che si sovrappongo tra loro
o dei quali il cittadino sa poco o nulla, come Consorzi di Bonifica, Consorzi
forestali, Bacini, Comunità Montane, Unioni di Comuni e via dicendo? Perché non
ridurre il numero delle Asl, prevedendone una sola per provincia, abbattendo
così i costi della burocrazia della dirigenza recuperando fondi per medici,
paramedici o strutture socio-sanitarie? Come molti studiosi spiegano, le
Province hanno un dimensionamento territoriale e demografico ideale per erogare
quei servizi che i Comuni non possono dare ai cittadini in tempi ragionevoli e
a prezzi equi; nelle Provincie si potrebbero concentrare servizi, funzioni,
ruoli, oggi disseminati in più enti arrivando così a esemplificare il quadro,
abbattere la burocrazia e gli apparati dirigenti, eliminando o ridimensionando,
per di più, odiosi balzelli e tasse, come quelli di certi consorzi di bonifica.
Semplificare è una necessità e un dovere: se concentriamo in poche strutture
servizi, funzioni e ruoli, il cittadino potrà identificare subito i
responsabili delle scelte effettuate e giudicarli. Meno enti, significa meno
dirigenza e più efficienza, snellezza e velocità nelle pratiche, vicinanza ai
cittadini e, dunque, conoscenza dei loro problemi e bisogni. Immaginiamo, una
struttura federale, sussidiaria, per cui le decisioni che interessano la vita
dei cittadini devono essere prese e gestite dai livelli più vicini ai cittadini
stessi. Primo ente, erogatore di servizi, è il Comune a cui segue la Provincia,
per la programmazione, il coordinamento e gli interventi di area vasta, cioè
relativi a un grande numero di Comuni; alla Regione spetta il compito
legislativo e di controllo, a Province e Comuni quello amministrativo e ciò sia
perché in democrazia la divisione dei ruoli è fondamentale, sia per evitare di
passare dal centralismo romano al centralismo regionale. L esperienza delle
Provincie autonome di Trento e Bolzano è, da questo punto di vista, illuminante
e credo che nessun trentino o sudtirolese rinuncerebbe alla propria autonomia e
autogoverno. Luigi Einaudi spiegava che in Italia i furbi governano con i soldi
degli onesti. Forse non era un caso se proprio Einaudi, da buon liberale, chiedeva l abolizione dei Prefetti, battaglia questa che è sempre
stata anche della Lega. Ecco, se vogliamo iniziare ad abbattere i costi dello
stato, iniziamo ad abolire i Prefetti: a differenza dell eliminazione delle
Province, che richiederebbe una legge costituzionale e una serie di passaggi
tutt altro che semplici oltre che lunghi, l abolizione delle Prefetture
sarebbe molto più semplice e più veloce. Come già proposto dalla Lega, le
competenze oggi svolte dalle prefetture potrebbero essere suddivise tra Comuni,
Cciaa, Province, Questura, il tutto in tempi rapidi. Sarebbe un segnale
importane, con il quale dire ai cittadini che questa volta le riforme e i tagli
ai privilegi si fanno sul serio. * Commissario Nazionale Friuli Venezia Giulia
[Data pubblicazione: 08/02/2008].
ECCO GLI "ENTI INUTILI"FINITI NEL MIRINO ( da "Secolo XIX, Il" del
06-02-2008)
Argomenti:
Province
Abstract: vari
istituti di ricerca del Ministero della Politiche agricole, Enti Parco (ce ne
sono
Cancelliamo l Ente Provincia ( da "Padania, La" del
06-02-2008)
Argomenti:
Province
Abstract: L abolizione
delle Province non sarebbe la soluzione dei guai economici dello Stato, ma
certamente potrebbe essere una delle soluzioni . Tutto sta vedere chi avrà il
coraggio di farlo. Tra coloro che porteranno avanti un progetto serio e non
penalizzante io ci sarò di sicuro.
Abolizione dopo attente verifiche ( da "Trentino" del
07-02-2008)
Argomenti:
Province
Abstract: la
cui utilità non ha retto alle prove di efficacia dell'intervento, in quanto le
malattie infettive sono spesso contagiose nella fase di incubazione, e solo
raramente nella fase della convalescenza". Si è verificato, insomma, che
dopo cinque giorni buona parte delle malattia è già innocua rendendo
assolutamente superfluo il certificato del medico.
Rosa bianca un consigliere lascia casini ( da "Repubblica, La" del
07-02-2008)
Argomenti:
Province
Abstract: "Un
piano casa vero", elenca Rastelli, "l'abolizione dell'Ici sulle case
di proprietà, l'abolizione del precariato diffuso, il controllo sulle
privatizzazioni delle aziende comunali e partecipate, una politica
dell'accoglienza e non della tolleranza senza regole". (gio. vi.).
Province da abolire ( da "Messaggero Veneto, Il" del
07-02-2008)
Argomenti:
Province
Abstract: funziona
e allora bisogna che questa situazione perduri e sia esportata alle altre
Province. Come? Con l'abolizione di tali enti, tutti, in tutt'Italia, come previsto
da tempo. Ci sarebbe un risparmio enorme di denaro pubblico. Da quel che so i
partiti continuano però ad allungare le mani in previsione delle prossime
elezioni.
Cgil, entro l'anno addio al comprensorio sebino-camuno ( da "Eco di Bergamo, L'" del
07-02-2008)
Argomenti:
Province
Abstract: La
storia dei comprensori all'interno della Cgil risale agli anni Ottanta quando
si ipotizzava il superamento delle aree provinciali e quindi si ragionava in
termini di ambiti territoriali nuovi. Nonostante le voci di abolizione che si
sono succedute ad intervalli regolari nel corso degli ultimi due decenni, le
Province sono rimaste in piedi e,
( da "Secolo XIX, Il" del
06-02-2008)
Argomenti: Province
I PROGRAMMI ABBATTERE i costi (fuori
controllo) della politica italiana. In attesa delle sforbiciate alle indennità
di ministri, parlamentari, amministratori locali, manager di Stato, si parte
dal basso, dalle circoscrizioni, trentatré anni dopo la loro nascita. Ieri
erano palestre di democrazia, oggi sono giudicate inutili orpelli. L'ultima
Finanziaria ne ha sancito l'abolizione nelle città sotto i 250 mila abitanti,
consentendone la sopravvivenza solo in quelle con più di 100 mila abitanti.
Insomma, le circoscrizioni sono state individuate come fonte di sprechi. Eppure
le spese per mantenerle in vita sono davvero spiccioli rispetto alle risorse
complessive destinate al funzionamento della "macchina Stato". Ma da
qualche parte si doveva pur cominciare. E il sacrificio degli organismi del
decentramento era tutto sommato il più comodo. "Uno scalpo da mostrare
all'antipolitica", dicono i nemici di questa scelta. "Un primo passo
necessario", risponde Giulio Santagata, ministro per l'Attuazione del
programma. E dopo le circoscrizioni a chi toccherà? Il governo Prodi lascia in
eredità al prossimo esecutivo una sorta di lista nera. Ventisei pagine di
"enti inutili". Fra questi, numerose società pubbliche o miste di
carattere provinciale e regionale, "carrozzoni" come l'Enit, l'Anas,
l'Istituto per il commercio con l'estero, l'Aran, L'Unioncamere, vari istituti di ricerca del Ministero della Politiche agricole,
Enti Parco (ce ne sono
( da "Padania, La" del
06-02-2008)
Argomenti: Province
Potrebbe essere una soluzione ai guai
economici dello Stato Cancelliamo l Ente Provincia Stefano Stefani Da qualche
anno a questa parte uno degli argomenti ricorrenti, quando si parla di come
rimettere in linea di galleggiamento i conti dell ondeggiante barchetta della
Repubblica, è quello di ridurre i costi della politica. Un argomento sul quale
in tanti si sono esercitati e si esercitano quasi quotidianamente, formulando
spesso ipotesi sensate, ma anche una raffica di singolari proposte, che
sembrano essere alimentate più dalla voglia di antipolitica che da una
ragionevole analisi della situazione. La struttura delle Istituzioni italiane è
quella che è, così come è sotto gli occhi di tutti che i meccanismi perequativi
che la distinguono (stipendi di questo agganciati agli avanzamenti di carriera
di quell altro e via discorrendo) sono una sorta di volano che deve fare
riflettere. Tra le tante proposte che sono state avanzate, pochissime mi
trovano d accordo, perché il risparmio - è di questo che stiamo parlando -
sarebbe relativo e, peraltro, simbolico. Nel senso che sforbiciare qui e là
poche decine di euro non incide sullo zoccolo duro della spesa. È comunque, una
situazione complessa, ma che deve essere in qualche modo affrontata, perché è
questo che ci chiede la gente. Ecco perché mi dico d accordo con coloro che
propongono la prima, sostanziale rivoluzione , quella dell abolizione delle
Province. Sono perfettamente cosciente che questa proposta mi inimicherà molti
- e non parlo soltanto dei consiglieri provinciali e del personale di questi
enti territoriali - di coloro che credono che le Province siano necessarie,
indispensabili. Conosco perfettamente le pertinenze delle Province, conosco i
carichi di lavoro che, quotidianamente, chi li dirige politicamente e chi ne è
il braccio operativo si sobbarcano. E, ovviamente, so anche che le province - intese come entità non istituzionale, ma
territoriale - costituiscono un importante bacino elettorale. Ma oggi, mi
chiedo, hanno ancora un senso? Ha senso tenere su una struttura del genere in
ogni provincia, con risultati che spesso non sono proporzionali ai costi che
sopportano? E, aggiungo, a poco varrebbe, come pure si è pensato, ridurre il
numero dei consiglieri, perché non eliminerebbe l anomalia di un ente
territoriale che, almeno oggi, galleggia tra Regioni e Comuni. Queste cose,
peraltro, la Lega le ha dette sin dall inizio, perché le Province di fatto sono
in molti loro campi di attività semplici doppioni di altri enti, a cominciare
dalle Regioni. Allora, perché respingere questa ipotesi senza discuterne?
Quello che propongo, tanto per non essere frainteso. è la cancellazione dell
Ente Provincia e l attribuzione delle sue competenze ad altri. Un processo che,
nel medio periodo, porterà ad una razionalizzazione dell utilizzo del personale
attualmente in servizio e, nel lungo, ad un risparmio che potrebbe essere
sostanzioso. Anche perché il personale delle Province, il cui posto di lavoro è
sacro, potrebbe essere spostato in quegli altri enti pubblici - basti pensare a
quanti Ministeri piangono, ogni giorno, per le carenze di organico - che
soffrono per il numero di dipendenti risicato. L abolizione
delle Province non sarebbe la soluzione dei guai economici dello Stato, ma certamente
potrebbe essere una delle soluzioni . Tutto sta vedere chi avrà il coraggio di
farlo. Tra coloro che porteranno avanti un progetto serio e non penalizzante io
ci sarò di sicuro. [Data pubblicazione: 06/02/2008].
( da "Trentino" del
07-02-2008)
Argomenti: Province
"Abolizione
dopo attente verifiche" Betta (Azienda sanitaria): il certificato a scuola
è inutile ROVERETO. L'abolizione del certificato medico da consegnare a scuola
dopo le assenze oltre i cinque giorni sta preoccupando i genitori, ma
dall'ambiente sanitario arrivano solo rassicurazioni. Quel certificato,
spiegano i medici, è inutile e quindi costituiva un appesantimento burocratico
per le famiglie. "La disposizione che abolisce l'obbligo di presentazione
del certificato medico per il rientro a scuola degli alunni dopo i cinque
giorni di malattia - spiega Alberto Betta, direttore del servizio di igiene e
sanità pubblica dell'Azienda sanitaria provinciale - è confermata, sotto il
profilo medico-scientifico, anche nel documento elaborato da uno specifico
gruppo di lavoro costituito con decreto del ministro della salute in data 13
ottobre 2004, creato al fine di abolire norme, certificazioni o prassi di
sanità pubblica "prive di impatto sui problemi di salute". I criteri
generali di lavoro prevedevano, tra l'altro, di prendere in esame
prioritariamente norme che potessero rientrare nella categoria "procedure
certamente non utili", sulla base delle evidenze scientifiche accumulate
dalla prassi nazionale ed internazionale. Fra queste ultime sono rientrate sia
l'obbligo di periodiche disinfezioni e disinfestazioni degli ambienti
scolastici (inutili nella prevenzione di contagi e di impatto negativo per lo
sviluppo di resistenze agli agenti patogeni), riservandole alla valutazione
caso per caso da parte dei medici responsabili di sanità pubblica, sia
l'obbligo di presentazione del certificato di riammissione per assenze superiori
ai cinque giorni, la cui utilità non ha retto alle prove di
efficacia dell'intervento, in quanto le malattie infettive sono spesso
contagiose nella fase di incubazione, e solo raramente nella fase della
convalescenza". Si è verificato, insomma, che dopo cinque giorni buona
parte delle malattia è già innocua rendendo assolutamente superfluo il
certificato del medico.
( da "Repubblica, La" del
07-02-2008)
Argomenti: Province
Pagina VIII - Roma Il centro E Ciocchetti
non si candida in Provincia Rosa Bianca un consigliere lascia Casini Mentre il
segretario regionale dell'Udc, Luciano Ciocchetti, annuncia di non essere più
disponibile a correre per la presidenza della Provincia di Roma (candidatura
peraltro contestata da An), il partito di Pierferdinando Casini perde un altro
pezzo. è stato tenuto a battesimo ieri, nella Sala del Carroccio in
Campidoglio, il movimento romano della Rosa Bianca, rappresentato in città dal
consigliere comunale transfuga Roberto Rastelli. Che, insieme al vicepresidente
del Senato Mario Baccini, ha presentato le credenziali della nuova formazione
di centro, proposta come trasversale agli schieramenti. Secondo un sondaggio
sulle intenzioni di voto di 818 residenti in Regione commissionato all'Istituto
Poggi&Partners, infatti, alle prossime elezioni la Rosa Bianca prenderebbe
nel Lazio il 7%, il Pd il 30.4, Forza Italia il 24.4, An il 16, La Destra il 2,
Di Pietro l'1,9. Mentre gli indecisi sarebbero ancora il 24.3. Fanno sul serio
i promotori del movimento che, a livello nazionale, nascerà ufficialmente
domani, ma che su Roma ha già un programma concreto. "Un
piano casa vero", elenca Rastelli, "l'abolizione dell'Ici sulle case
di proprietà, l'abolizione del precariato diffuso, il controllo sulle
privatizzazioni delle aziende comunali e partecipate, una politica
dell'accoglienza e non della tolleranza senza regole". (gio. vi.).
( da "Messaggero Veneto,
Il"
del 07-02-2008)
Argomenti: Province
RISPARMI Province da abolire L'altro giorno
nei corridoi della Provincia passeggiava un ex amministratore e nessuno lo
considerava. L'ente - senza politici, cioè senza consiglio, baruffe, accordi
sottobanco, auto blu, vendette e rappresaglie, mille pettegolezzi - funziona.
Meglio? Peggio? In ogni caso, funziona e allora bisogna che
questa situazione perduri e sia esportata alle altre Province. Come? Con
l'abolizione di tali enti, tutti, in tutt'Italia, come previsto da tempo. Ci
sarebbe un risparmio enorme di denaro pubblico. Da quel che so i partiti
continuano però ad allungare le mani in previsione delle prossime elezioni.
Una ragione di più per procedere in fretta. Valentino Roiatti Udine.
( da "Eco di Bergamo, L'" del
07-02-2008)
Argomenti: Province
L'ultimo congresso regionale della Cgil ne
aveva decretato la fine e, in effetti, così sarà dato che entro il 31 dicembre
2008 scomparirà il comprensorio Valle Camonica-Sebino, a cavallo tra le province di Bergamo e Brescia. Per la verità, già negli anni
Novanta la Cgil nazionale aveva deciso di porre fine ai comprensori che non
corrispondevano ai confini provinciali, e questa decisione aveva decretato la
conclusione dell'esperienza del comprensorio Treviglio, Adda e Milanese. Ma per
il comprensorio sebino-camuno era scattata la deroga, che gli ha consentito di
arrivare fino ai giorni nostri (uno degli ultimi in Italia, tra quelli non
provinciali, ad essere ancora attivi). Il
Forza Italia si prepara al voto: <Aboliamo le
Province> ( da "Corriere del Veneto" del
04-02-2008)
Abstract: "E
quello delle riforme istituzionali: federalismo fiscale, riforma elettorale e
dei regolamenti parlamentari, riforma costituzionale. E in questo schema che
s'inserisce l'abolizione delle Province ". Ma il Partito democratico starà
a guardarvi, dialogo finito?
( da "Corriere del
Veneto" del 04-02-2008)
Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: PRIMOPIANO -
data: 2008-02-03 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Forza Italia si prepara
al voto: "Aboliamo le Province" Triade veneta vara il nuovo programma
di Berlusconi. Sacconi: politica economica tarata sulla nostra regione Assieme
a Giulio Tremonti e Renato Brunetta l'ex sottosegretario sta elaborando le
linee guida per la prossima legislatura TREVISO - Mentre il presidente del
Senato, Franco Marini, rispetta il ruolino di marcia nel giro di consultazioni,
in Forza Italia sono già al lavoro attorno al nuovo programma di governo, certi
di andare al voto entro metà aprile e di uscire trionfanti dalle urne. Quelle
che saranno le linee guida sul versante economico di un potenziale nuovo
governo Berlusconi sono al vaglio in queste ore di un manipolo d'esperti
azzurro, dove la componente veneta è preponderante: Renato Brunetta, Maurizio
Sacconi e ovviamente Giulio Tremonti. E le idee, a sentire l'ex sottosegretario
trevigiano al welfare Sacconi, sono già delineate con due novità di rilievo:
l'abolizione delle Province e una politica economica nazionale che sarà tarata
esclusivamente sul lombardoveneto. Senatore Sacconi, allora è vero che se vince
il centrodestra rimangono solo Regioni e Comuni? "E' un'idea che all'interno
di Forza Italia ormai è matura. Bisogna semplificare la catena demo-cratica: il
federalismo ha una base regionale e riconosce un ruolo alle municipalità. Se
aboliamo gli enti provinciali i Comuni poi dovranno lavorare per una dimensione
intermedia dei servizi, una razionalizzazione in forme consortili o societarie:
penso ai vigili urbani, al tema della sicurezza in generale, ma anche di tutti
gli altri servizi obbligatori. In Forza Italia siamo pronti per questo
passaggio, anche la collega Elisabetta Casellati è un'accesa sostenitrice di
questo progetto, lo stesso Galan varie volte si è pronunciato in tal senso. E'
un'idea che andrà condivisa con gli alleati, sia chiaro, ma credo sia
percorribile". Si va al voto, supponiamo vinca il centrodestra, e...
"Stiamo predisponendo una legislatura a due binari. Il primo,
fondamentale, è dedicato alla crescita economica a partire da una manovra
correttiva contro l'incombente recessione nazionale che siamo pronti ad
effettuare già a maggio. Consiste nella diminuzione della spesa corrente e
nella riduzione delle tasse per lavoro, famiglie e imprese in modo da
rilanciare i consumi. Poi stiamo studiando un pacchetto di disegni legge delle
tre C: capitale umano, concorrenza, coesione sociale. Con il primo vogliamo completare
il processo della riforma scolastica, riprendendo il filo interrotto con la
Moratti; con il secondo vogliamo liberalizzare il servizio pubblico locale e
completare quello dell'energia e della comunicazione, altro che la cagata della
"lenzuolata" Bersani- Visco; con l'ultimo vogliamo detassare i salari
di merito, cioè i premi, incentivi e straordinari in modo che la ricchezza
prodotta sia poi anche divisa". E il secondo binario? "E' quello
delle riforme istituzionali: federalismo fiscale, riforma elettorale e dei
regolamenti parlamentari, riforma costituzionale. E' in questo schema che
s'inserisce l'abolizione delle Province ". Ma il Partito democratico starà
a guardarvi, dialogo finito? "Assolutamente no. Il binario istituzionale
sarà da condividere con l'opposizione, soprattutto spero che il federalismo
fiscale troverà d'accordo anche il Pd. Così come auspico condivideranno anche
il disegno di legge sulla privacy vera che vogliamo attuare, non quella delle
tremila carte da firmare e poi trovi le tue conversazioni telefoniche prive di
rilievo penale sui giornali". Galan ministro o meno, cosa deve attendersi
il Veneto dal centrodestra? "Stiamo tarando la prossima politica economica
italiana su quella che è la parte trainante del Paese: il Veneto e la Lombardia.
Questo non significa abbandonare le aree più deboli che devono agganciarsi alla
locomotiva, purché questa però traini a dovere. E una terra come il Veneto ha
bisogno di un partito nazionale che ragioni così... ". Vabbè senatore, non
c'è solo Forza Italia a centrodestra però... "Però Forza Italia è il
partito guida della coalizione e Berlusconi stavolta non accetterà più freni a
processi di riforma". Gli alleati sono avvisati. Gianluca Salvagno Con la
testa alle elezioni L'ex sottosegretario al welfare del precedente governo
Berlusconi, Maurizio Sacconi, nel pool di esperti che predispone il programma
di Fi Il taglio degli enti è possibile, anche Galan lo condivide Ci sarà più
spazio per i Comuni \\.
(da comincialitalia.net
2-2-2008)
© 2008 Copyright Comincialitalia.net
Vitalizi,
l'Svp firma la proposta ( da "Alto Adige" del 01-02-2008)
Provincia,
bene i servizi ( da "Provincia di Cremona, La" del 01-02-2008)
IL
CODICE COLOMBO ( da "Espresso, L' (abbonati)" del
01-02-2008)
<Aboliremo
le Province> ( da "Corriere del Veneto" del 03-02-2008)
<Il
nostro programma Abolire le Province> ( da "Corriere del Veneto" del 03-02-2008)
La
politica Gli scenari ( da "Corriere del Veneto" del 03-02-2008)
Forza
Italia si prepara al voto: <Aboliamo le Province> ( da "Corriere del
Veneto" del 03-02-2008)
( da "Alto Adige" del 01-02-2008)
( da "Provincia di Cremona, La" del 01-02-2008)
( da "Espresso, L' (abbonati)" del 01-02-2008)
( da "Corriere del Veneto" del 03-02-2008)
( da "Corriere del Veneto" del 03-02-2008)
( da "Corriere del Veneto" del 03-02-2008)
( da "Corriere del Veneto" del 03-02-2008)
E
dopo il Catullo Forza Italia apre il caso nomine ( da "Arena, L'" del 29-01-2008)
La
città metropolitana in soffitta ( da "Giornale.it, Il" del 29-01-2008)
( da "Arena, L'" del 29-01-2008)
( da "Giornale.it, Il" del 29-01-2008)
Tre
anni e poi lascia È giallo sul Cavaliere ( da "Tempo, Il" del 28-01-2008)
( da "Tempo, Il" del 28-01-2008)
CONSIGLIO
REGIONALE. Riduzione ( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 27-01-2008) + 1 altra fonte
( da "Giornale di Brescia" del 27-01-2008)
( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 27-01-2008)
Pubblicato anche in: (Gazzettino, Il (Udine))