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Il PuntO n° 138.

Servizi assicurativi: indagine quantitativa 2008

[ Fonte: Relazione ANIA 2008 del Presidente Cerchiai]

 

Di Mauro Novelli (3-7-2008)

 

 

LA POSIZIONE DELL'ITALIA.

 

Con l’allargamento a 27, gli abitanti dell’Unione Europea superano i 495 milioni. Secondo dati della Commissione europea la ricchezza totale dei nuovi arrivi rappresenta solo il 4,6% di quella complessiva dell'Unione. Per tal motivo le analisi comparate riguarderanno ancora l’Europa dei 15.

Nel  1998, nella U.E. operavano 4.874 imprese d'assicurazione. Nel 2006, le imprese sono scese a 4.592 (meno 282 unità in 8 anni).

Questi i dati di settore dei dieci paesi più importanti.

 

SETTORE ASSICURATIVO in alcuni paesi U.E.

(ordinata per “raccolta premi per dipendente”)

[ Fonti Ania ] Dati 31.12.2006

 

 

Numero imprese

(12.2006)

Numero

dipendenti  per impresa

(12.2006)

Raccolta premi

per impresa

(milioni di euro)

(12.2006)

Raccolta premi

per dipendente

(milioni di euro)

(12-2006)

 

 

2005

2006

2001

2004

2005

2006

2002

2005

2006

Italia

244*

167

163

298

412

429

406

1,850

2,750

2,491

 

Francia

480

294

288

254

330

347

413

0,924

1,268

1,434

Regno Unito **

1.170

177

154

284

285

273

218

1,047

1,144

1,419

Olanda

300

158

158

92

113

141

216

0,872

1,046

1,362

 

Danimarca

206

51

68

51

75

70

91

0,921

1,553

1,333

Belgio

161

133

146

101

157

166

184

0,799

1,401

1,257

Svezia

392

46

49

39

45

48

59

1,008

1,172

1,193

Spagna

362

150

136

123

139

142

145

0,914

1,014

1,070

Irlanda

226

68

62

54

53

66

66

1,040

0,905

1,065

Germania

655

348

345

195

225

227

247

0,552

0,676

716

 

* Le compagnie italiane sono risalite  a 246 nell’aprile 2008

** Nel 2004 c’è stato un cambiamento di definizione.

 

I dati della tabella fanno riflettere. Con una popolazione simile per Francia, Gran Bretagna ed  Italia, nel nostro paese operavano – a fine 2006 - 244  compagnie assicurative, la metà di quelle presenti in Francia (480), un quinto di quelle operanti in Gran Bretagna (1.170).

Com’è possibile che in Italia siano in grado di operare così poche compagnie di assicurazione? Non si può “intraprendere” nel settore perché ben protetto, o non conviene per motivi puramente mercantili? Più plausibile la prima ipotesi.

Altre comparazioni risultano illuminanti: in Spagna (44 milioni di abitanti) operano 362 compagnie, 118 più delle nostre;  in Olanda (16 milioni di abitanti) prosperano 300 compagnie, 56 più delle nostre;  in Svezia (9 milioni di abitanti) 392 imprese  (148 in più che in Italia). Eclatante il caso della Danimarca dove i 5milioni e mezzo di danesi vedono attive 206 compagnie, soltanto 38 meno delle nostre.

Altri atteggiamenti nei confronti dei prodotti assicurativi, si dirà. Ma come spiegare il fatto che le 244 compagnie italiane  aggreghino – dopo la Francia - il più alto livello di premi per singola impresa?  406 milioni di euro per ogni azienda italiana (erano 429 nel 2005) contro i 218 per ciascuna delle inglesi, i 227 delle tedesche, fino a giungere ai 48 milioni di euro per ciascuna azienda svedese. La Francia per la prima volta ci sopravanza: 413   milioni di premi aggregati da ciascuna compagnia francese (347 nel 2005).

Il dato non è occasionale: anche i premi aggregati per dipendente del settore assicurativo, che conta 39.795 dipendenti nel 2006 (saliti a 46.278 nel 2007, inclusi per la prima volta 4.554  dipendenti di enti controllati),  vedono gli italiani al primo posto: 2,491 milioni di euro per ogni impiegato italiano (erano 2,750 milioni nel 2005); 1,419 milioni per l’inglese; 1,1,434 milioni di euro per il francese; 716 mila euro per il tedesco.

Il mercato italiano delle assicurazioni ha, quindi, tutte le caratteristiche perché si intraprenda con floridezza. Dovrebbe esserci spazio per ulteriori aziende, ma tale valutazione  liberista non risulta vincente e conferma il nostro giudizio di settore protetto ed autoprotetto.

Infatti, tenere  basso il numero di aziende mantiene  più alto il bacino di utenza potenziale, cioè il numero di cittadini che in media possono essere acquisiti da ciascuna compagnia: 242 mila abitanti per azienda in l'Italia, 93 mila utenti potenziali in più del secondo paese, il Portogallo, che può contare su 149 mila abitanti per azienda. Tralasciando, per ovvie ragioni la posizione del Lussemburgo, notiamo che in Svezia  le compagnie di assicurazione prosperano con un bacino  potenziale di 23 mila abitanti, in Irlanda di 19 mila.

Di fatto, il bacino medio di utenza  nella U.E. è di circa 107 mila abitanti per compagnia.

Nonostante questi dati, le assicurazioni italiane lamentano da sempre un mercato interno asfittico e sterile, non tale da permettere previsioni ottimistiche, falcidiato dal “collo debole degli italiani” e dalle relative truffe sia nel ramo danni che in quello vita.

 

UTENZA POTENZIALE

(ordinamento decrescente)

(ANNO 2006 - Fonte ANIA – Eurostat - Elaborazioni Adusbef)

 

 

NUMERO

AZIENDE

2006

ABITANTI

1-12007

UTENZA

POTENZIALE

(abitanti per impresa)

 

 

 

2001

2006

ITALIA

244

59.131.300

219.945

242.341

PORTOGALLO

71

10.599.100

117.681

149.283

SPAGNA

362

44.474.600

120.225

122.858

FRANCIA

480

63.392.100

116.805

132.066

GERMANIA

655

82.314.900

118.587

125.671

GRECIA

90

11.171.700

102.467

124.130

AUSTRIA

73

8.298.900

110.493

113.683

    U. E. (dei 15)

4.592

495.128.500

81.236

107.824

FINLANDIA

67

5.277.000

75.290

78.761

BELGIO

161

10.584.500

50.308

65.742

OLANDA

300

16.358.000

33.920

54.526

REGNO UNITO *

1.170

60.852.800

69.743

52.010

DANIMARCA

206

5.447.100

22.287

26.442

SVEZIA

392

9.113.300

19.277

23.248

IRLANDA

226

4.314.600

19.530

19.091

LUSSEMBURGO

95

476.200

4.731

 

 

* Nel 2004 c’è stato un cambiamento di definizione.

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                             

IL MERCATO INTERNO 

Nel 2006, il monte premi ha aggregato 112,830 miliardi di Euro (- 1,85 per cento rispetto al 2005 e + 54 per cento rispetto al 2000).  Nel 2007 si assiste ad un calo: 103,568 (- 8,2 per cento sul 2006, +41,5 per cento rispetto al 2000)

In particolare,nel 2006 il Ramo Vita ha raccolto premi per 72,785 miliardi di Euro (- 3,7 per cento sul 2005) , il Ramo Danni  40,011 miliardi di Euro (+ 1,7  per cento sul 2005). Nel 2007 il Ramo vita è sceso a 63,390 miliardi (- 13 per cento sul 2006), mentre il Ramo danni è salito a 40,178 miliardi (+ 0,42 per cento).

Delle due componenti fondamentali (ramo Vita e ramo Danni), il primo è passato dal 27 per cento del 1990, al 61,2  per cento del 2007. Al contrario il ramo Danni scende dal 73 per cento del '90, al 39  per cento del 2007.

 

Per il ramo Vita, occorre evidenziare che il canale distributivo più importante è costituito dagli sportelli bancari con il 59 per cento dei premi lordi contabilizzati, seguito dagli agenti (19,2 per cento), mentre la quota imputabile ai promotori finanziari si attesta al 9,1 per cento.

 

Per il ramo Danni, il canale distributivo preponderante è costituito dagli agenti che aggregano l’ 84,3 per cento dei premi lordi, mentre gli sportelli bancari si attestano all’1,8 per cento.

 

 

UTILI DEL SETTORE

In notevole crescita l’utile d’esercizio del settore assicurativo:

 

UTILE D’ESERCIZIO DEL SETTORE ASSICURATIVO

Fonte Ania – Elaborazione Adusbef. In miliardi di euro.

 

 

Utile d’esercizio

Variazione percentuale

2000

2,043

+ 37,8 %

2001

2,877

+ 40,8 %

2002

3,510

+ 22,0 %

2003

3,780

+ 7,7 %

2004

5,169

+ 36,7 %

2005

5,857

+ 13,3 %

2006

5,058

- 10,2 %

2007

5,330

+ 5,4 %

2007/2000

///

+ 161,0 %

 

 

Nel 2007, le 244 compagnie hanno ottenuti utili medi pari a circa  22 milioni di euro ciascuna.

Nel periodo 2000/2007 gli utili del settore sono cresciuti del 161,0 per cento, passando da 2.043 miliardi di euro del 2000 a 5,330 del 2007.

Il settore continua ad offrire quindi eccellenti prospettive per chi vuole intraprendere.

Perché nessuno si fa avanti? Dove sono gli ostacoli? A chi è affidato il compito di predisporli? A chi quello di rimuoverli?

L’Antitrust continua a sanzionare cartelli tra compagnie ed il TAR Lazio (a cui le compagnie ricorrono)  a sospenderne l’applicazione, entrando nel merito delle decisioni: non sarebbe il caso di prevenire i problemi bonificando un settore che, assieme a quello bancario, pesa su privati ed imprese in misura maggiore che per le altre nazioni con le quali dobbiamo competere?

Si veda a questo proposito Il PuntO: Competitività. Vediamo quanto impiegano…