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Il PuntO  Documento inserito il 1°-6-2008


 

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Il PuntO n° 135

 

Servizi assicurativi: indagine quantitativa

[Fonte: Relazione Ania 2007 e CEA]

 

Di Mauro Novelli    1-6-2008

 

 

 

 

LA POSIZIONE DELL'ITALIA.

 

Con l’allargamento a 27, gli abitanti dell’Unione Europea superano i 493 milioni. Secondo dati della Commissione europea la ricchezza totale dei nuovi arrivi rappresenta solo il 4,6% di quella complessiva dell'Unione. Per tal motivo le analisi comparate riguarderanno ancora l’Europa dei 15.

Nel  1998, nella U..E. operavano 4.874 imprese d'assicurazione. Nel 2005, le imprese sono scese a 4.596.

Questi i dati di settore dei dieci paesi più significativi.

 

 

SETTORE ASSICURATIVO in alcuni paesi U.E.

[ Fonti: CEA -  Ania ]

 

 

Numero imprese

(12.2005)

N° dipendenti  per impresa 

(12.2005)

Premi complessivi

(milioni di euro)

(12-2005)

Raccolta premi per impresa

(milioni di euro)

(12.2005)

Raccolta premi

per dipendente

(milioni di euro)

 

 

 

2002

2005

1997

2001

2005

2002

2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Italia

239*

167

76.255

109.780

203

298

429

1,850

2,750

Danimarca

210

51

12.524

15.756

///

51

70

0,921

1,553

Belgio

181

133

20.354

28.417

64

101

166

0,799

1,401

Francia

470

294

128.059

174.920

192

254

347

0,924

1,268

Regno Unito

1.170**

177

234.471

236.794

174

284

273

1,047

1,144

Olanda

300

158

43.796

49.690

65

92

141

0,872

1,046

Svezia

415

46

17.401

22.261

///

39

48

1,008

1,172

Spagna

320

150

42.063

48.687

69

123

142

0,914

1,014

Irlanda

220

68

13.355

13.580

41

54

66

1,040

0,905

Germania

670

348

135.390

157.800

173

195

227

0,552

0,676

 

* Le compagnie italiane sono salite a 242 nell’aprile 2007

**Nuova definizione dal 2004

 

I dati della tabella sono piuttosto inquietanti. Con una popolazione simile per Francia, Gran Bretagna ed  Italia, nel nostro paese, a fine 2005, operavano 239  compagnie assicurative, quasi la metà di quelle presenti in Francia (470),  un terzo delle tedesche (670), un quinto di quelle operanti in Gran Bretagna (1.170).

Com’è possibile che in Italia siano in grado di operare così poche compagnie di assicurazione? Non si può “intraprendere” nel settore perché ben protetto, o non conviene per motivi puramente mercantili? Noi propendiamo per la prima ipotesi.

 

 

UE NUMERO DI AZIENDE PER PAESE

 

Altre comparazioni risultano illuminanti: in Spagna (43 milioni di abitanti) operano 320 compagnie, 81 più delle nostre;  in Olanda (16 milioni di abitanti) prosperano 300 compagnie, 61 più delle nostre;  in Svezia (9 milioni di abitanti) 415 imprese  (176 in più che in Italia). Eclatante il caso della Danimarca dove i 5,5 milioni di danesi vedono attive 210 compagnie, soltanto 29 meno delle nostre.

 

 

PREMI PER SINGOLA IMPRESA

 

Altri atteggiamenti nei confronti dei prodotti assicurativi, si dirà. Ma come spiegare il fatto che le 239 compagnie italiane  aggreghino il più alto livello di premi per singola impresa?

Ecco la comparazione: 429 milioni di euro per ogni azienda italiana, contro i 347 milioni delle francesi, i  273 per ciascuna delle inglesi, i 227 delle tedesche, fino a giungere ai 48 milioni di euro per ciascuna compagnia svedese.

 

 

PREMI PER DIPENDENTE

 

Il dato non è occasionale: anche i premi aggregati per dipendente del settore assicurativo, che conta 39.666 dipendenti nel 2005 (passano a 39.795 nel 2006), vedono gli italiani al primo posto: 2.750 euro per impiegato italiano; 1.144 per l’inglese; 905 per l’irlandese; 1.268 euro per il francese; 676 euro per il tedesco.

 

 

UTENZA POTENZIALE PER AZIENDA IN CIASCUN PAESE

 

Il mercato italiano delle assicurazioni ha, quindi, tutte le caratteristiche perché si intraprenda con floridezza. Dovrebbe esserci spazio per ulteriori aziende, ma tale valutazione  liberista non risulta vincente e conferma il nostro giudizio di settore protetto ed auto protetto, di settore che gode di buona stampa e di buone leggi.

 

Infatti, tenere  basso il numero di aziende mantiene  più alto il bacino di utenza potenziale, cioè il numero di cittadini che in media possono essere acquisiti da ciascuna compagnia: 246 mila abitanti per azienda in l'Italia; le compagnie portoghesi possono contare su 151 mila abitanti per azienda. Tralasciando, per ovvie ragioni la posizione del Lussemburgo (stato finanziariamente un po’ “canaglia”), notiamo che in Svezia  le compagnie di assicurazione prosperano con un bacino  potenziale di poco meno di 22 mila abitanti, in Irlanda di 19 mila.

Di fatto il bacino medio di utenza  nella U.E. è di 84.748 abitanti per compagnia.

 

Nonostante questi dati, le assicurazioni italiane lamentano da sempre un mercato interno asfittico e sterile, non tale da permettere previsioni ottimistiche, falcidiato dal “collo debole degli italiani” e dalle relative truffe sia nel ramo danni che in quello vita.

 

 

UTENZA POTENZIALE PER COMPAGNIA

(ANNO 2005-Fonte ANIA - Elaborazioni Adusbef)

 

 

NUMERO

AZIENDE

NUMERO

ABITANTI

UTENZA POTENZIALE

(abitanti per impresa)

 

 

 

2001

2005

ITALIA

239

58.800.000

219.945

246.025

PORTOGALLO

70

10.600.000

117.681

151.428

SPAGNA

320

43.800.000

120.225

136.875

FRANCIA

470

62.900.000

116.805

133.830

GERMANIA

670

82.400.000

118.587

122.985

AUSTRIA

72

8.300.000

110.493

119.444

GRECIA

99

11.100.000

102.467

112.121

    U. E. (dei 15)

4.596

389.500.000

81.236

84.748

REGNO UNITO

1.170

60.400.000

69.743

51.623

FINLANDIA

65

5.300.000

75.290

81.538

BELGIO

181

10.500.000

50.308

58.011

OLANDA

300

16.300.000

33.920

54.333

DANIMARCA

210

5.400.000

22.287

25.714

SVEZIA

415

9.000.000

19.277

21.686

IRLANDA

220

4.200.000

19.530

19.090

LUSSEMBURGO

95

500.000

4.731

5.263

 

 

IL MERCATO INTERNO 

 

E' interessante rimarcare che, delle 239 imprese di  assicurazione operanti in Italia, le prime 10 aggregano quasi la  metà del  totale dei premi raccolti, mentre le prime 40 società si attestano attorno all' 80 per cento.

Nel 2005, il monte premi ha aggregato 109,780 miliardi di Euro, passato a 106,561 nel 2006.

In particolare, il Ramo Vita ha raccolto premi per 73,471 miliardi di Euro, il Ramo Danni  36,309 miliardi di Euro.

Delle due componenti fondamentali (ramo Vita e ramo Danni), il primo continua ad aumentare di peso passando dal 27 per cento del 1990, al 66,9 per cento del 2005.

Al contrario il ramo Danni scende dal 73 per cento del '90, al 33,1 per cento del 2005.

 

Per il ramo Vita, occorre evidenziare che il canale distributivo più importante è costituito dagli sportelli bancari con il 59,1 per cento dei premi lordi contabilizzati, seguito dagli agenti (18,2 per cento), mentre la “vendita diretta” ed i promotori finanziari si attestano entrambi appena sotto l’11 per cento.

 

Per il ramo Danni, il canale distributivo preponderante è costituito dagli agenti che aggregano l’85,6 per cento dei premi lordi, mentre gli sportelli bancari superano appena l’1 per cento.

 

 

UTILI DEL SETTORE ASSICURATIVO IN ITALIA

 

In notevole crescita l’utile d’esercizio del settore assicurativo, aumentato di oltre 2 volte e mezza dal 1999 al 2006:

 

UTILE D’ESERCIZIO DEL SETTORE ASSICURATIVO

Fonte Ania – Elaborazione Adusbef. In miliardi di euro.

 

 

Utile d’esercizio

Variazione percentuale

1999

1,483

///

2000

2,043

+ 37,8 %

2001

2,877

+ 40,8 %

2002

3,510

+ 22,0 %

2003

3,780

+ 7,7 %

2004

5,169

+ 36,7 %

2005

5,857

+ 13,3 %

2006

5,262

- 10,2 %

2006/1999

///

+ 254,8 %

 

 

Nel 2005, le 239 compagnie hanno ottenuto utili medi pari a quasi 24 milioni di euro ciascuna, scesi a 22 milioni nel 2006.

Nel settennio 1999/2006 gli utili del settore sono cresciuti del 254,8 per cento, passando da 1,483 miliardi di euro del ’99 a 5,262 del 2005.

Il settore offre quindi eccellenti prospettive per chi vuole intraprendere.

Perché nessuno si fa avanti? Dove sono gli ostacoli? Chi ha il compito di predisporli? Chi quello di rimuoverli?

 

L’Antitrust continua a sanzionare cartelli tra compagnie: non sarebbe il caso di prevenire i problemi bonificando un settore che, assieme a quello bancario, pesa su privati ed imprese in misura maggiore che per le altre nazioni con le quali dobbiamo competere.

 

Questa analisi verrà aggiornata con i dati della Relazione 2008 che  Cerchiai, presidente dell’Ania, presenterà tra qualche settimana.