HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli Il PuntO Documento
inserito il 23-4-2007 |
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Il PuntO n° 105 “Numerus fundamentum
Reipublicæ” Di Mauro Novelli 23-4-2007 “Numerus
fundamentum Reipublicæ” si legge sul frontone del palazzo dell’ Istituto
Centrale di Statistica. La
Repubblica ha bisogno di quei numeri per poter prendere decisioni politiche,
economiche, sociali. I cittadini ne hanno bisogno per i loro calcoli di
piccola o grande programmazione, dalle famiglie alle grandi imprese: gli
imprenditori, tra l’altro, basano su di essi piani industriali e politiche
aziendali. Insomma,
è fondamentale avere dati statistici quanto più vicini alla
realtà per permettere decisioni adeguate. Per
questo, da 81 anni, continuiamo a finanziare l’Istat. In un
illuminante articolo di Chiara Bussi sul Sole-24 Ore di oggi (Paese che vai, paniere per calcolare il caro vita che trovi.
Inflazione. I prezzi calcolati con i valori indicati da 5 Paesi. Chiara Bussi .)
scopriamo che: ” Con i panieri degli altri l'Italia
è la più cara. Lo dimostra una simulazione effettuata dal
Sole24 Ore del Lunedì, applicando all'Italia i pesi che cinque grandi
Stati danno alle diverse voci. In base ai parametri americani l'inflazione
sarebbe così salita al 3,3%, con quelli inglesi al 3,2% e con quelli
tedeschi al 3,1 per cento. Ben oltre il 2,1% effettivamente registrato con il
paniere ufficiale.” Curiosamente,
in altro articolo dello stesso quotidiano, Luca Paolazzi sostiene che: “....il
supplemento di inchiesta condotto dal Sole24 Ore del Lunedì,
riponderando le dinamiche dei prezzi italiani con i pesi di altri Paesi, fa
affiorare interessanti indizi, perché l'inflazione italiana risulterebbe un
po' superiore. Ma sono scarti troppo piccoli per configurare un vero e proprio
delitto contro il potere d'acquisto degli italiani.” Di fatto,
il suggerimento di Paolazzi è di prendere per buono un risultato
italico che con il paniere tedesco risulterebbe del 47 per cento più
alto ( 2,1 % contro il 3,1), e di oltre il 57 per cento se si adottasse il
meccanismo di rilevazione americano (2,1 % contro il 3,3). Non ci
interessa - se non marginalmente - considerare che, da tempo, sosteniamo
l’infondatezza scientifica di molte rilevazioni; che le rilevazioni
effettuate nelle città monitorate da personale non Istat e comunque
prese per buone dovrebbero essere più serratamene verificate; poco
interessa che il paniere non risponda (in alcuni casi macroscopicamente) alla
distribuzione commerciale standard delle famiglie italiane (ma perché in
Francia si rilevano le variazioni di prezzo di quasi il doppio dei prodotti
presenti nel paniere nostrano?). Interessa
invece rilevare come, in Italia, si prendano decisioni, si impostino
programmazioni, si decidano scaloni pensionistici su dati forniti da
spannomanti. Si pensi alla fissazione della virtuale “inflazione programmata”
(meccanismo socio/politico già risibile di per sé, ma con seri effetti
concreti): partire da un dato livello (Istat) o da un livello superiore del
50 per cento, è proprio la stessa cosa? Le
rilevazioni spannometriche dell’Istat non configurano un vero e proprio
delitto contro il potere d'acquisto degli italiani? Lasciamolo dire a chi subisce decisioni
prese con quei dati. Certamente
dobbiamo chiederci fino a quando un istituto, che blinda i dati sfornati
dietro una corazzatura di presunta scientificità, sarà
costretto a piegare i dati a favore della corporazione politica, fornendo
alla collettività (tanto sul versante della produzione, quanto su quello
del consumo) dati rilevati con meccanismi (volutamente ?) approssimati. La
Repubblica e l’Erario guadagnerebbero a finanziare un Istituto Nazionale di
Cartomanzia con a capo il mago Otelma aiutato da tre o quattro collaboratori.
Basta un gabinetto non più grande di quello in cui operava Cagliostro,
magari nello stesso castello di S. Leo. |