HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli www.mauronovelli.it Il PuntO Documento
inserito il 27-1-2008 |
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Il PuntO n° 123 Da dove cominciare? Di Intento, cominciamo con l’impegnarci a non imporsi/imporre modelli preconcetti di valutazione e di analisi della realtà umana: basta con Guelfi e Ghibellini e, ancora Guelfi Bianchi e Guelfi Neri e via intelaiando sovrastrutture valutative e stanche scorciatoie intellettuali. Bisognerà ricominciare ad affrontare liberamente ogni argomento e ad operare su ogni fronte in grado di contribuire al bene di tutti i cittadini. Ritengo che la legge morale non sia quella che suggerisce di essere buoni, non dire bugie, non rubare (possibilmente), perdonare. Disgraziatamente questi metri di misura sono scorciatoie antropologiche che mal si “sistemano” in una polis. La legge morale è quella intuita da Locke (*), sul finire del '600. E' la legge che impone a ciascun individuo libero di valutare e giudicare ogni evento esterno (politico, religioso, economico, sociale) che ineluttabilmente lo coinvolge e lo condiziona. In pieno assolutismo (il Re Sole muore nel 1715) seguire la legge morale (come Locke l’aveva profilata) non poteva non avere come risultato proprio quello di giudicare la Politica (cosa diversa dalle questioni politiche imposte mediticamente) ed i principi e valori politici sottostanti E' la legge morale che obbliga ogni cittadino a farsi portatore di quei valori elaborati in totale libertà, senza che alcuno possa limitare la libera ricerca di altri concittadini. Questa è l'indicazione operativa suggerita da Locke, indipendentemente ed al di là della temperie politica e religiosa contingenti (le intuizioni di Montesquieu ne costituirono un primo stravolgente risultato). . Montesquieu, in qualche decennio di pensiero libero gettò le basi culturali per liquidare l’assolutismo. Non a caso, le libere elaborazioni del '700 sottendono ancora oggi la più avanzata ( per noi) forma della Politica: la democrazia occidentale. Per chiudere il pistolotto, non di cronaca, ma di storia e di futuro propongo di occuparci. E l'utopia di oggi è (spesso) la storia di domani: è la Politica depurata dalle sue sterili "questioni". Occorre affrontare alcuni problemi: 1° problema. Chi ritiene di operare sul fronte dell'insegnamento non ha ancora chiara la distinzione tra istruzione e cultura. O meglio, forse l'ha perfettamente chiara: l'istruzione permette di rispondere alle domande; la cultura permette di porsele. Meglio fermarsi al primo passaggio, meglio avere concittadini istruiti (poco) ma non colti. Per il loro stesso bene, è meglio fornire un elenco di informazioni piuttosto che lo strumento per organizzarle. 2° problema. In paesi dai mille problemi, istituzioni scolastiche sono ancora in mano a chi ritiene di poter esercitare il controllo delle coscienze con l'ammannire catechismi intellettuali, la teologia essendo riservata non alla plebe, ma a pochi, di provata e cieca fede. 3° problema. Occorre fare di tutto perché i cittadini, schiacciati da potenti poveri di spirito, possano mantenere alta la dignità che deriva dall'esercizio di diritti universalmente riconosciuti in Occidente e per essi battersi contro ogni appiccicosa ragnatela dogmatica, contrabbandata per dono provvidenziale, generoso, disinteressato. L' Occidente è punta avanzata di questa umanità perché imparò (pur con notevoli oppositori interni) a costruire ed usare setacci culturali dove riversare e purificare ogni idea assieme al suo contrario, ogni spunto intellettuale e la sua negazione, ogni ipotesi scientifica e la sua dimostrazione sfavorevole, scartando i cascami, spesso nocivi e sempre inutili, e proteggendo la materia positiva restante, da trasmettere alle generazioni successive assieme ai metodi di costruzione e d'uso del setaccio. Molto più comodo somministrare materiale scelto per tutti da pochi scherani affidabili, senza rischiare che troppi imparino il piacere del setaccio: "Scherziamo ! Poi cominciano a cercare d'iniziativa materiale da setacciare ". Abbiamo sostituito gli scomodi "princìpi" (fonte endogena e motivazionale delle azioni e ad esse preesistente, ma faticosa da rinvenire e da mantenere vivace) con più malleabili "valori" ( metro di misura sociale delle azioni stesse, successivo al loro farsi). Mi chiedo: stiamo abbandonando anche il metro dei "valori"? Sebbene di più indulgente applicazione (dipende da dove ciascuno pone l'origine - lo zero - dello strumento) da qualche lustro anche i valori hanno cominciato a risultare lacci e laccioli, come i diritti comunemente conosciuti ma non riconosciuti. Dopo essersi un po’ cacato sotto, c’è chi brinda ad una condanna di soli 5 anni di reclusione. Pensate quanti vantaggi sono annessi al potere oggi in Italia ! |