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Il PuntO  Documento inserito il 21-1-2008


 

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Il PuntO n° 122

 

“Convincere” vuol dire “vincere insieme”.

Sulla tolleranza

 

Di Mauro Novelli – 21 gennaio 2008

 

Raccolta di appunti.

 

Principio di umanità.

Obbligare qualcuno a fare qualcosa contro la propria volontà, o obbligare  qualcuno a non farla, sono atteggiamenti disumani, vessatori, crudeli e ripugnanti. In prima battuta potrebbero sembrare di pari gravità. In effetti la prima (costringere a fare) è meno grave della seconda (costringere a non fare). Nel primo caso, infatti, il violentato può instillare una goccia della sua dignità nell'azione che è obbligato ad eseguire; nel secondo caso gli è, al contrario, impedito qualsiasi suo intervento in termini di segno personale.

 

Principio di civiltà universale.

È ormai (quasi) universalmente accolto il principio di civiltà secondo il quale "le idee si combattono e si battono con le idee".

Se le mie idee danno fastidio, siano controbattute da considerazioni di segno opposto o che permettano un più circostanziato approfondimento reciproco. È inutile, incivile (e alla lunga sciocco) contrastare le idee cercando di impedirne la diffusione (impedirne la produzione è impossibile) specie se si deve ricorrere all'adozione di metodi censori e/o costrittivi.

 

Principio di necessità/utilità del pensiero libero

La storia del pensiero umano ha dimostrato l'utilità del pensiero assolutamente libero e gli inganni di un pensiero viziato da riserve mentali. Mentre il primo permette una conoscenza della realtà  - sufficientemente attendibile poiché “in divenire”-, il secondo la piega in funzione di obbiettivi (teoremi) che esulano dai veri scopi dell’indagare.

Il mio pensiero opererà per il progresso dell'Uomo quanto più sarà libero e senza secondi fini. Limitarne la libertà per opportunismo (dogmatismo, ideologismo, partigianeria, carriera, vantaggi personali ecc.) o per paura, causerebbe ineluttabilmente la sua sterilità o lo renderebbe, addirittura, pericoloso.

 

 

Principio di responsabilità

Con leggerezza, contrabbandata da molti cittadini per azione dettata da saggezza, si suggerisce troppo spesso di "lasciar correre" di non esprimersi, di disinteressarsi delle dinamiche interne alla società civile, di guardare solo alla propria famiglia o, addirittura, solo a se stesso.

Ma può definirsi saggio colui che non sa proteggere con azioni giuste - suggerite da giudizi liberi - la costruzione di civiltà che, pro tempore, è stata affidata al suo operato e che dovrà lasciare a coloro che gli subentreranno nel ruolo di Umano?

Individuare ed eliminare subito (con intelligenza e responsabilità) una pecca costruttiva permette alla civiltà di procedere solida e stabile; sorvolare sugli errori commessi (non importa da chi) senza correggerli, o peggio velandoli, vuol dire minare il futuro dell'opera stessa.

 

Principio di tolleranza

Le posizioni espresse da ogni uomo sono tutte parimenti legittime e rispettabili (il che non vuol dire che debbano essere anche condivisibili); hanno valore ed utilità in quanto espresse e messe a disposizione di tutti: nel valutarle è sbagliato annettere ragioni o torti, censure, bocciature, promozioni o limitazioni, anticipando valutazioni su chi le produce (delegittimazione), ma occorre esprimersi sul risultato del prodotto intellettuale.

Tutto ciò premesso, la Tolleranza consiste nel attribuire legittimità alle posizioni dell’altro,  nella capacità di farsi carico del suo punto di vista e della sua concezione, per poterli indagare, confrontarli con la nostra visione, valutarne coincidenze e divergenze, decidere di accoglierne le componenti considerate corrette e valide, rifiutarne altre se considerate erronee. Con tenacia, si cercherà di superare o rettificare le valenze che si considerano errate, siano esse derivate da nostri convincimenti, siano invece a carico dell’altro.

 La Tolleranza ha quindi la insostituibile funzione di rendere armonici, utili ed economici elaborazioni, studi, ricerche ed approfondimenti, e di elevare i livelli di conoscenza in ogni settore affrontato nel cammino dell’uomo, sia come individuo, sia quando interagisce con altri.

Tutto ciò ha, infatti, un serio punto delicatissimo nella premessa: "Le posizioni di tutti i cittadini sono legittime...".

In altri termini, se il principio della pari legittimità non è rispettato, se “si va in società” per affermare se stessi e la propria visione del mondo, il “progredire” dell’Uomo (e non solo) viene compromesso. Quanti hanno il bisogno infantile di imporre se stessi, tendono - fatalmente - a delegittimare la posizione degli altri, tendono a ricercare elogi e consensi creando momenti di competizione/esame, quindi operano per primeggiare, imponendo pre-giudizi. Per essi, l’azione e gli interventi degli altri non sono occasione di crescita generale, ma generano posizioni antagoniste fino a giungere allo scontro per il primato.

La delegittimazione può avvenire in varie maniere: imponendo la "superiorità" del proprio ruolo sociale all'altro; della laurea a chi ha studiato di meno; di chi ha letto tre libri a chi ne ha letti solo due; di chi ha mandato a memoria dieci citazioni a chi non è in grado di lustrarsi con altrettanti richiami dotti. E giù a delegittimare autoreferenziandosi.

In conclusione, non essere tolleranti crea contraccolpi operativi in ogni organismo sociale e dà luogo, in aggiunta, ad una diseconomia con dannoso dispendio di risorse intellettuali (e di tempo) profuse nel corso dell’attività che, in tal modo, à raramente progressiva per tutti.

Ma se la Tolleranza diventa un costume, vincolante ed imperativo per esplorare (opinare) problemi di conoscenza, non è certo strumentalizzabile per far digerire atteggiamenti e comportamenti che nulla hanno a che fare con la società civile. Ad esempio, non è assolutamente tollerabile la maleducazione, la scorrettezza, il mancato rispetto di norme e leggi; ancor meno sono da tollerare elementi di dogmatismo, forme di prevaricazione, di sopruso, di acquisizione di privilegi personali, di mantenimento di rendite di posizione, di esercizio del potere non acquisito nei modi e nelle forme stabilite da regole precise.

Se sbaglio o assumo una condotta non consona ad un uomo civile, mi aspetto, anzi "pretendo" che altri si impegnino ad evidenziarla ed a cercar di correggerla, confrontandosi con me. Se nessuno mi offre un confronto, devo cominciare a preoccuparmi sulla tenuta della nostra civiltà.

Per concludere: Tolleranza è armonia e non ordine; è giustizia e non bontà; è empatia e non simpatia; è equilibrio e non comprensione; è utilità e non vantaggio; è comunione e non collaborazione; è rispetto e non stima; è unità e non unanimità; è libertà e non licenza; è reciprocità e non disinteresse; è portare e non sopportare.

 

Io mi arricchisco

Se tu puoi esprimere liberamente il tuo pensiero, ed io liberamente ti ascolto tacendo, impegnandomi a far tesoro delle componenti di intelligenza che mi trasmetti. …

se è il dubbio e non la certezza a guidare il mio intelletto. …

se considero le mie concezioni una tappa e non un traguardo. …

se rinuncio alla sicurezza fornita da qualche certezza (miseri strumenti del fondamentalista),  e metto in discussione la mia visione della vita e le mie capacità  intellettuali. …

se il mio intelletto non è viziato da posture dogmatiche. …

… io mi arricchisco…

 

“Convincere” vuol dire “vincere insieme”.