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PuntO n° 74. Medioriente: le origini
di un problema che solo l’intelligenza può risolvere. |
Il PuntO n° 93.
Balcanizzare il Medioriente? Fatto!
Di Mauro Novelli
17-12-2006
La politica estera anglosassone ottiene
risultati talmente omogenei nel tempo da far ritenere la sua pianificazione
perfettamente progettata e la sua realizzazione altrettanto puntualmente
realizzata.
Non ha concluso la guerra di Corea;
ha concluso, invece, quella nel Viet Nam; ha fatto guai in Libano e in Somalia,
per poi precipitosamente ritirarsi; non sa risolvere il problema
israelo-palestinese, se non rinnovando periodicamente l’armamento di Tel Aviv,
svecchiato qualche mese fa in Libano; ha impedito al Sud America ogni processo
di democratizzazione: oggi si ritrova tutto quel continente schierato contro,
ed anche gratificato da finanze floride (magari non ridistribuite) per
l’aumento delle materie prime.
Meraviglia l’assoluta
incapacità dei Britannici non dico a guidare, ma a suggerire soluzioni
più adeguate alla complessità dei problemi internazionali. Non
posso pensare che le loro analisi, e le conseguenti soluzioni, coincidano
costantemente con quelle statunitensi. Né posso pensare che non siano in grado di
avere approcci peculiari nel trattare i loro interessi mondiali. Devo invece
pensare che sia cogente per loro un impegno di affiancamento indiscusso e
pedissequo alle iniziative ed alle soluzioni indicate dagli USA. Avranno i loro
vantaggi…
Di fatto, in tre anni, gli anglosassoni
sono riusciti a frantumare l’Iraq, unica potenza regionale in grado di
controbilanciare la crescita
dell’influenza iraniana, ben più integralista; esaltata anche sul
fronte finanziario, dati i prezzi del petrolio.
Hanno, come al solito, frantumato il
paese oggetto delle loro attenzioni: oggi l’ Iraq è pronto o alla guerra
civile tra Sciiti e Sunniti, o ad una spartizione territoriale su basi
demografiche.
Sono entrati in contrasto con i
vecchi alleati sauditi i quali, a fronte del disastro iracheno e per rispondere
alla accresciuta influenza iraniana tra gli Sciiti [ricordo che il popolo
iraniano è di origine indoeuropea e non araba], fanno sapere della loro
intenzione di finanziare i Sunniti.
Hanno tranquillizzato i terroristi:
la guerra senza quartiere dichiarata loro dagli USA è realizzata in
economia, anche d’intelligenza.
Hanno reso certi i Talebani che sia
sufficiente avere un po’ di pazienza per vederli andare via anche
dall’Afganistan.
Hanno favorito il riavvicinamento di
nemici storici: Cina ed India, Cina e Russia, India e Pakistan.
Hanno invece creato fratture in
amicizie storiche: con la Germania, la Francia (ricordo la copertina di una
rivista che rappresentava Chirac come un verme), la Spagna.
Qualche anno fa gli USA perorarono
la causa turca per l’ingresso in Europa. Oggi è la Gran Bretagna ad
essere pro Turchia. Ed è da miopi non accogliere quel paese nell’ambito
UE. Né valgono le false preoccupazioni sui diritti civili: le vere
preoccupazioni derivano dal fatto che la Turchia diventerebbe – dopo la
Germania - il secondo paese UE per popolosità, e per il peso che
potrebbe di conseguenza pretendere nelle istituzioni UE. Ma si è pensato
al problema Kurdo ed alle nuove dinamiche locali imposte dal disastro iracheno?
L’Europa fa finta di avere a cuore il superamento del problema greco-turco su
Cipro e su questo finge di premere sui Turchi, ma non ha il coraggio di
sollevare il problema ben più pesante che avrebbe ai suoi confini:
quello del (mancato) Kurdistan.
In conclusione, l’operazione di
esportazione della democrazia ha avuto come unico risultato di esportare una
immagine fallimentare dei superpotenti anglosassoni, e come effetto
collaterale quello per cui le reazioni e
gli atteggiamenti antiamericani di mezzo mondo coinvolgono anche i Britannici.
I quali non meritano tali giudizi, essendo mediamente più intelligenti
ed accorti, per essere stati educati dalle vicende europee degli ultimi mille
anni e per essere stati obbligati da quelle vicende a crescere anche in saggezza e prudenza. I sudditi i Sua
Maestà sono molto più europei di quanto non credano. Immagino il
senso di ribrezzo di molti inglesi a questo giudizio, ma è così.
Ma l’aver puntato sulla carta
dell’esportazione della democrazia, dell’abbattimento del feroce dittatore, porta
ad altre negatività di giudizio. Perché non esportiamo la democrazia in
Cina? Andiamoci piano! Oltre ad essere quasi un miliardo e mezzo, i cinesi
detengono la metà dei titoli di Stato degli USA…. O in Corea? Mmmh,
meglio di no. Quel dittatore non ha nulla da perdere e con quell’arsenale… Ma
il Pakistan non era giudicato uno stato canaglia? Abbiate pazienza, confina con
l’Agfganistan, non possiamo mica….
Possiamo dirci in un mondo
più sicuro di quanto non fosse quattro anni fa? Ormai lo sostiene solo Bush
e lo deve sostenere Blair che, ripeto, avrà il suo tornaconto per
accettare tante figuracce planetarie, rese ancor più pesanti e
megafonate dalle conclusioni di commissioni americane che denunciano la
demenzialità – non solo militare -
di quell’azione.
Il guaio è che a godere di
maggiore sicurezza, oggi, sono soltanto
i terroristi.