PRIVILEGIA NE IRROGANTO   di Mauro Novelli     Il PuntO  Documento inserito il 17-12-2006

 


 

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Balcanizzare il Medioriente? Fatto!

 

Di Mauro Novelli  17-12-2006

 

La politica estera anglosassone ottiene risultati talmente omogenei nel tempo da far ritenere la sua pianificazione perfettamente progettata e la sua realizzazione altrettanto puntualmente realizzata.

Non ha concluso la guerra di Corea; ha concluso, invece, quella nel Viet Nam; ha fatto guai in Libano e in Somalia, per poi precipitosamente ritirarsi; non sa risolvere il problema israelo-palestinese, se non rinnovando periodicamente l’armamento di Tel Aviv, svecchiato qualche mese fa in Libano; ha impedito al Sud America ogni processo di democratizzazione: oggi si ritrova tutto quel continente schierato contro, ed anche gratificato da finanze floride (magari non ridistribuite) per l’aumento delle materie prime.

Meraviglia l’assoluta incapacità dei Britannici non dico a guidare, ma a suggerire soluzioni più adeguate alla complessità dei problemi internazionali. Non posso pensare che le loro analisi, e le conseguenti soluzioni, coincidano costantemente con quelle statunitensi. Né posso pensare che non siano in grado di avere approcci peculiari nel trattare i loro interessi mondiali. Devo invece pensare che sia cogente per loro un impegno di affiancamento indiscusso e pedissequo alle iniziative ed alle soluzioni indicate dagli USA. Avranno i loro vantaggi…

Di fatto, in tre anni, gli anglosassoni sono riusciti a frantumare l’Iraq, unica potenza regionale in grado di controbilanciare la crescita  dell’influenza iraniana, ben più integralista; esaltata anche sul fronte finanziario, dati i prezzi del petrolio.

Hanno, come al solito, frantumato il paese oggetto delle loro attenzioni: oggi l’ Iraq è pronto o alla guerra civile tra Sciiti e Sunniti, o ad una spartizione territoriale su basi demografiche.

Sono entrati in contrasto con i vecchi alleati sauditi i quali, a fronte del disastro iracheno e per rispondere alla accresciuta influenza iraniana tra gli Sciiti [ricordo che il popolo iraniano è di origine indoeuropea e non araba], fanno sapere della loro intenzione di finanziare i Sunniti.

Hanno tranquillizzato i terroristi: la guerra senza quartiere dichiarata loro dagli USA è realizzata in economia, anche d’intelligenza.

Hanno reso certi i Talebani che sia sufficiente avere un po’ di pazienza per vederli andare via anche dall’Afganistan.

Hanno favorito il riavvicinamento di nemici storici: Cina ed India, Cina e Russia, India e Pakistan.

Hanno invece creato fratture in amicizie storiche: con la Germania, la Francia (ricordo la copertina di una rivista che rappresentava Chirac come un verme), la Spagna.

Qualche anno fa gli USA perorarono la causa turca per l’ingresso in Europa. Oggi è la Gran Bretagna ad essere pro Turchia. Ed è da miopi non accogliere quel paese nell’ambito UE. Né valgono le false preoccupazioni sui diritti civili: le vere preoccupazioni derivano dal fatto che la Turchia diventerebbe – dopo la Germania - il secondo paese UE per popolosità, e per il peso che potrebbe di conseguenza pretendere nelle istituzioni UE. Ma si è pensato al problema Kurdo ed alle nuove dinamiche locali imposte dal disastro iracheno? L’Europa fa finta di avere a cuore il superamento del problema greco-turco su Cipro e su questo finge di premere sui Turchi, ma non ha il coraggio di sollevare il problema ben più pesante che avrebbe ai suoi confini: quello del (mancato) Kurdistan.

In conclusione, l’operazione di esportazione della democrazia ha avuto come unico risultato di esportare una immagine fallimentare dei superpotenti anglosassoni, e come effetto collaterale  quello per cui le reazioni e gli atteggiamenti antiamericani di mezzo mondo coinvolgono anche i Britannici. I quali non meritano tali giudizi, essendo mediamente più intelligenti ed accorti, per essere stati educati dalle vicende europee degli ultimi mille anni e per essere stati obbligati da quelle vicende a crescere  anche in saggezza e prudenza. I sudditi i Sua Maestà sono molto più europei di quanto non credano. Immagino il senso di ribrezzo di molti inglesi a questo giudizio, ma è così.

Ma l’aver puntato sulla carta dell’esportazione della democrazia, dell’abbattimento del feroce dittatore, porta ad altre negatività di giudizio. Perché non esportiamo la democrazia in Cina? Andiamoci piano! Oltre ad essere quasi un miliardo e mezzo, i cinesi detengono la metà dei titoli di Stato degli USA…. O in Corea? Mmmh, meglio di no. Quel dittatore non ha nulla da perdere e con quell’arsenale… Ma il Pakistan non era giudicato uno stato canaglia? Abbiate pazienza, confina con l’Agfganistan, non possiamo mica….

Possiamo dirci in un mondo più sicuro di quanto non fosse quattro anni fa? Ormai lo sostiene solo Bush e lo deve sostenere Blair che, ripeto, avrà il suo tornaconto per accettare tante figuracce planetarie, rese ancor più pesanti e megafonate dalle conclusioni di commissioni americane che denunciano la demenzialità – non solo militare -  di quell’azione.

Il guaio è che a godere di maggiore sicurezza, oggi,  sono soltanto i terroristi.