CENACOLO DEI COGITANTI |
Documento d’interesse Inserito
il 17-8-2009
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Dossier: “Scuola” (www.mauronovelli.it
) |
STAMINALI
'Fuggiti'
dall'Italia per nepotismo scoprono gene per lo sviluppo
Antonio Iavarone e Anna
Lasorella hanno individuato una proteina fondamentale per lo sviluppo delle
cellule adulte e per combattere il tumore al cervello
di
ROSARIA AMATO
ROMA - Nel 2000 hanno lasciato l'Italia per gli
Stati Uniti, in polemica con
il sistema nepotista dell'università, che non permetteva loro di
sviluppare adeguatamente le loro ricerche sui tumori al cervello dei bambini.
Negli Stati Uniti hanno trovato i mezzi, lo spazio, il sostegno di due
prestigiose università, prima
AUDIO
"Adesso - spiega Iavarone - abbiamo trovato una proteina capace di distruggere
alcune delle proteine-chiave utilizzate per ottenere le Ips e di far ripartire
quindi la trasformazione delle cellule staminali in cellule adulte". La
proteina si chiama Huwe1 e la sua scoperta potrebbe in futuro portare anche a
nuove terapie contro i tumori cerebrali.
"La molecola - spiegano i ricercatori - si è rivelata indispensabile per
la corretta programmazione delle cellule staminali del cervello perché grazie
ad essa si formano i neuroni durante lo sviluppo dell'embrione di topo. Ma abbiamo
anche scoperto che la stessa proteina viene eliminata durante lo sviluppo del
più maligno tumore del cervello che colpisce bambini e adulti, il glioblastoma
multiforme".
Durante la formazione del cervello dell'embrione, spiegano i due
ricercatori italiani nell'articolo che presenta la loro scoperta, "le
cellule staminali che risiedono nel sistema nervoso si dividono ad una velocità
molto alta prima di trasformarsi, dando origine alle cellule nervose mature, i
neuroni. Perché questo processo avvenga in maniera corretta, le proteine che
mantengono le cellule nello stato staminale ed immaturo devono essere
eliminate".
Cosa accade invece nel caso di tumori al cervello? Secondo la scoperta di Anna
Lasorella, "nel topo, in assenza di Huwe1, le cellule staminali si
moltiplicano in modo incontrollato per cui la formazione dei neuroni è
compromessa e lo sviluppo del cervello procede in modo anomalo". A questo
punto, il dottor Iavarone ha ipotizzato che "l'attività di Huwe1 possa
essere deficitaria nelle cellule dei tumori nel cervello dell'uomo",
ipotesi che ha trovato ampio riscontro. "La perdita di Huwe1 potrebbe
essere una importante tappa nello sviluppo dei tumori cerebrali più maligni, i
glioblastomi multiformi, ed una modalità mirata di terapia per questo tipo di
tumori potrebbe derivare se riuscissimo ad aumentare la funzione di Huwe1 nelle
cellule tumorali", concludono i due ricercatori.
Combattere il tumore al cervello è l'obiettivo che Antonio Iavarone e Anna
Lasorella, marito e moglie da molti anni, si sono posti dai primi anni di
studio all'Università. "Siamo entrambi pediatri, io sono di Benevento e
mia moglie di Bari, e ci siamo conosciuti al Policlinico Gemelli, all'inizio
degli anni '90: lavoravamo tutt'e due al reparto di Oncologia pediatrica.
Grazie alle nostre ricerche avevamo ottenuto un grande finanziamento da parte
della Banca d'Italia. Ma a un certo punto ci siamo resi conto che non potevamo
fare il nostro lavoro in Italia, e così ci siamo spostati in America, a New
York, prima alla Albert Einstein, nel 2000, e poi alla Columbia nel 2002".
Iavarone non torna volentieri sulle ragioni che hanno spinto lui e la moglie a
emigrare negli Stati Uniti. Ma Repubblica si è occupata con molta
attenzione della loro vicenda, raccontata in un articolo del 5 ottobre 2000 da Elena Dusi,
e ripresa successivamente da Curzio Maltese.
"Da noi la bravura non paga", s'intitolava l'articolo che per la
prima volta parlava della vicenda. "Il primario di oncologia, il professor
Renato Mastrangelo, ha cominciato a renderci la vita impossibile - raccontava
nel
E a quel punto, anche sulla scia di una denuncia per diffamazione effettuata
dal professor Mastrangelo ("Abbiamo vinto la causa", dice Iavarone)
ai due coniugi ricercatori non è rimasta che la via del volontario esilio. Che
si è rivelata molto proficua, dal momento che lavorare negli Stati Uniti ha
permesso loro di sviluppare nel migliore dei modi le loro intuizioni, dando una
speranza a chi contrae questa terribile malattia.
L'unico commento che si riesce a strappare sulla vicenda che
li ha allontanati dall'Italia (dove torneranno comunque a settembre, per
presentare la loro scoperta), è che "il nostro caso è stato paradigmatico
per quanto riguarda le caratteristiche, ma non è certo un caso isolato".
"Però non mi chieda altro - conclude Iavarone - altrimenti ci dicono che
facciamo sempre polemica. E invece noi adesso vogliamo parlare solo della
nostra scoperta, che ci fa essere molto speranzosi per gli sviluppi futuri
delle cure".