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il 26-5-2008 |
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Il Corriere della Sera 26-5-2008 Dieci prof, zero alunni E arriva anche il supplente. Al
Pacinotti di Mestre lezioni deserte da febbraio. Ritiro totale di una
classe delle serali. ma l'insegnante incinta viene sostituita Gian
Antonio Stella Assente,
assente, assente... Nella «1ª A» di una scuola di Mestre i professori
non fanno più l'appello da febbraio: tutti assenti. Tutti. Dieci
insegnanti, zero alunni. Appena una docente è andata in maternità,
però, non c'è stato verso di rinunciare al supplente:
«Sennò il rapporto finale su quella materia chi lo fa?» E così,
da un mesetto, i «prof.» sono diventati undici. La scuola in questione
è l'«Antonio Pacinotti», un istituto tecnico aziendale nato negli anni
Quaranta per «preparare periti, tecnici e dirigenti per le industrie che si
andavano sviluppando nel territorio», in particolare a Marghera. Il progetto
ministeriale è il «Sirio», che il Ministero della Pubblica Istruzione,
per bocca della dirigente Elisabetta Davoli, descrive come la risposta alla
«necessità, ormai largamente condivisa, di realizzare più agili
e nuove forme di qualificazione di giovani ed adulti privi di una
professionalità aggiornata, per i quali il possesso del diploma di licenza
media non costituisce più una garanzia dall'emarginazione culturale
e/o lavorativa». Traduzione: sono corsi serali esattamente uguali a quelli
normali del mattino, sono destinati a quanti durante il giorno lavorano,
cominciano poco dopo le sei di sera, finiscono alle undici per un totale di
25 ore la settimana e consentono di prendere un diploma identico a quello
degli altri allievi. Tanto che gli stessi professori, a volte, fanno sia
qualche ora la mattina, sia qualche ora la sera. L'iscrizione costa cento
euro e in larga parte gli studenti sono stranieri di buona volontà che
desiderano migliorare la loro condizione. Persone che spesso, mosse da grandi
speranze, si presentano in classe dopo aver cominciato a faticare nei
cantieri o nelle fabbriche nelle prime ore dell'alba. E che, per quanto
motivate, dopo qualche mese si rendono conto di non farcela. Troppo
pesante, tenere insieme lo studio e il lavoro. E scelgono, ovvio, il lavoro.
Insomma: che ci fosse una emorragia fisiologica degli iscritti era stato
messo nel conto. Non c'è classe che parta e arrivi a destinazione con
lo stesso numero di allievi. E nessuno può onestamente contestare al
ministero la scelta di tenere aperte certe classi anche se falciate dagli
abbandoni pur di rispettare il patto firmato con chi si è iscritto.
Perfino se le classi, come capita non solo al «Pacinotti» ma un po' in tutti
gli istituti italiani coinvolti nel «Progetto Sirio», dalle Alpi alla
Sicilia, si riducono via via alla presenza di sette, sei, cinque studenti. Ma
è lecito o no pretendere un minimo di buon senso? Al «Pacinotti»,
regole alla mano, non c'è stato. E così, via via che i diciotto
allievi iniziali della «1ª A» sono scesi nel corso dell'anno scolastico
a dodici, dieci, otto, sei, quattro, tre, due, uno fino allo «zero
carbonella» di fine febbraio, tutto è andato come niente fosse. La
burocrazia, come ha scritto sul Gazzettino Maurizio Dianese, «non contempla
sbavature: se la classe è formata è formata». Sempre lì
torniamo: qual è l'obiettivo della scuola? Essere al servizio dei
cittadini (cioè degli studenti e dei genitori che su di loro hanno
investito) o distribuire posti di lavoro, a volte superflui se non
addirittura insensati? La risposta è nella storia della «1ª A»
mestrina. Dove, appena una dei dieci docenti è andata in
maternità, un mese fa, la direzione non ha neppure ipotizzato di
rinunciare a sostituirla. Nonostante il registro di classe fosse da settimane
riempito da una sola scritta: «Tutti assenti ». E così, nell'aula desolatamente
vuota è arrivato anche un supplente. Meno male: almeno questo non
aveva il pancione. Sennò ne sarebbe nata una spirale ancora più
perversa. Come quella vissuta in una scuola di Latina dove, per sostituire
una maestra in maternità, sono arrivati a fare 103 telefonate e
telegrammi prima di trovare infine chi era disponibile: «Accetto». «Bene,
venga domattina». «Non
posso, sono incinta anch'io». Ed ecco che lo Stato si è ritrovato a
pagare per una sola cattedra la titolare incinta, una prima supplente incinta
(che solo per aver detto «accetto» aveva diritto al posto pur non potendo
insegnare) e una terza supplente della supplente incinta della titolare
incinta. Evviva la maternità, evviva le donne incinte, evviva il
sindacato che le protegge: ma in quali altri Paesi del pianeta capita una
cosa simile? Difficile non sorriderne. Com'è difficile non sorridere
di un'altra storia successa al «Pacinotti», cioè nel cuore non del
Mezzogiorno ma del ricco e produttivo Nordest. È la storia di una
docente di diritto, che chiameremo professoressa Alfa, così
interessata a crescere professionalmente da chiedere un lungo congedo per un
dottorato di ricerca. Concesso. Ma come sostituirla? Faceva quattro ore
all'istituto tecnico nei corsi tradizionali della mattina, otto in quelli serali
e altre sei alle «serali» dello «Zuccante», altro istituto mestrino per
periti elettronici e informatici. È finita in un delirio. Con
l'assunzione part-time prima di una supplente Beta che aveva accettato di
subentrare al «Pacinotti» ma era incinta e quindi non è subentrata
affatto, poi di un secondo supplente subentrato alla supplente incinta per le
ore del mattino, poi di un terzo supplente subentrato alla supplente incinta
per le ore serali e infine di un quarto supplente per le sei ore allo «Zuccante».
Finché, il primo giorno lavorativo dopo la scadenza fissata dalle norme per
il 30 aprile, si è rifatta viva la professoressa Alfa: «Eccomi, sono
tornata ». La risposta la conosceva già: «Grazie, ma sono appena
scaduti i termini. Per non turbare i ragazzi alla conclusione dell'anno
scolastico, le regole dicono che bisogna chiudere coi supplenti. Quindi lei
resti pure a disposizione». E a quel punto, per un solo posto di lavoro sia
pure «sparpagliato» in scuole e turni diversi, lo Stato si è trovato a
pagare (con salari e forme diversi, si capisce) cinque persone: la titolare,
la supplente incinta, i due supplenti mattutino e serale della supplente
incinta e un quinto supplente per le ore allo «Zuccante ». Per carità,
tutto corretto. Tutto in regola. Tutto legale. Ma onestamente: vi pare
normale? 26 maggio 2008 |