Alitalia, per il Tar decreto a rischio di
costituzionalità
La parola alla Consulta
La
Corte Costituzionale si dovrà pronunciare sulla legittimità del
provvedimento che ha ampliato l'applicazione della legge Marzano, consentendo
la fusione tra la compagnia di bandiera e Air One.
La Corte Costituzionale si dovrà pronunciare sulla legittimità
del cosiddetto «decreto Alitalia», il provvedimento del 28 agosto 2008 che ha
ampliato l'ambito di applicazione della
legge Marzano consentendo la fusione tra Alitalia e Air One nell'ambito
dell'operazione Cai. Oggi la prima sezione del Tar del Lazio, presieduta da
Giorgio Giovannini, ha rimesso gli atti alla Corte, sospendendo il giudizio
sui ricorsi con cui Meridiana, Eurofly e Federconsumatori chiedevano
l'annullamento del provvedimento con cui il 3 dicembre 2008 l'Antitrust, in
applicazione del decreto in questione, aveva autorizzato l'operazione
Cai-Alitalia, limitandosi a prescrivere una serie di condizioni a tutela
degli utenti e dei consumatori. Il «decreto Alitalià» ha modificato le
norme sull'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi,
sottraendo di fatto all'Autorità garante della concorrenza e del
mercato il sindacato preventivo sulle operazioni di concentrazione tra
imprese che operano servizi pubblici essenziali, come nel caso di Alitalia e
Air One.
Nell'ordinanza con sui ha rimesso la questione di legittimità del
decreto Alitalia alla Corte Costituzionale, il Tar del Lazio afferma che «é
verosimile ritenere che la norma di legge abbia discriminato i vettori aerei
prevedendo un trattamento più favorevole per le compagnie aeree
(Alitalia e Air One, ndr) che,
realizzando l'operazione di concentrazione senza il preventivo esame
dell'Antitrust sull'eventuale costituzione o rafforzamento di una posizione
dominante, hanno incrementato la propria posizione in termini concorrenziali,
con contestuale discriminazione per le altre compagnie aeree». In
particolare, il collegio ha ritenuto che «tale discriminazione non sia
ragionevole e, pertanto, risolvendosi in una disparità di trattamento,
possa violare l'articolo 3 della Costituzione perché, mentre si rivela lesiva
del principio della libertà di concorrenza, la norma di legge non
dà conto di quali siano i valori costituzionali perseguiti e quindi le
ragioni che possano giustificare la deroga operata al principio della par
condicio e alla libertà di concorrenza».