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Il Corriere della
Sera 11-6-2009 Il libro La
rivelazione del tesoriere Pd Mauro Agostini svela i
meccanismi dei «rimborsi» e la difficile convivenza con i colleghi di Ds e Margherita
ROMA - «Il tesoriere ha in mano i cordoni della borsa di un
partito. Figura tradizionalmente oscura, un po’ sinistra, al punto da passare
per colui che manovra non solo i denari ma anche i segreti più turpi
della politica ». Tanto basterebbe a spiegare perché nessun tesoriere di
partito abbia mai scritto un libro. Nessuno prima di Mauro Agostini, l’uomo
che un anno e mezzo fa ha avuto (e ha tuttora) in mano i cordoni della borsa
del Partito democratico: non si sa se per coraggio o incoscienza. Il suo
libro, da cui sono tratte queste frasi, esce oggi in libreria, l’ha
pubblicato Aliberti in una collana diretta da Pier
Luigi Celli e si chiama semplicemente Il tesoriere.
Da un titolo così è lecito attendersi anche qualche
considerazione numerica. Che infatti non manca. A
cominciare dal calcolo minuzioso di quanti soldi pubblici, attraverso il
meccanismo ipocrita dei cosiddetti rimborsi elettorali, sono entrati nelle
tasche dei partiti italiani soltanto negli ultimi cinque anni, dal 2004 al
2008. Reggetevi forte: 941 milioni 446.091 euro e 14 centesimi. Cifre senza
eguali in Europa, se si eccettua, sostiene Agostini, la Germania. La ciccia,
tuttavia, non è nei numeri. Il tesoriere sostiene che è
necessario un sistema di finanziamento dei partiti «prevalentemente pubblico
» senza più ipocrisie, ma con «forme di controllo incisive e
penetranti » di natura «squisitamente pubblica» e il «vincolo esplicito» di
una gestione sobria ed economica prevedendo anche «sanzioni reputazionali ». Ma al tempo stesso non può non
ripercorrere la storia dei ruvidi rapporti con i suoi colleghi dei Ds, Ugo
Sposetti, e della Margherita, Luigi Lusi, i due
partiti che hanno dato vita al Pd. «Il nuovo partito
nasceva senza un euro. L’obiettivo, mai esplicitato, ma
evidente in comportamenti (...) dei tesorieri Ds e Margherita era quello di
dare vita a una sorta di triumvirato nella gestione delle risorse, di cui
però i veri sovrani avrebbero dovuto essere Ugo Sposetti
e Luigi Lusi, in quanto titolari dei rimborsi
elettorali. Con le conseguenze
facilmente immaginabili: quando le cose sarebbero andate secondo i desiderata
dei due vecchi azionisti, i soldi sarebbero affluiti regolarmente, in caso
contrario no. È evidente che la questione rivestiva un valore (...)
squisitamente politico e di autonomia del nuovo partito». Una ricostruzione
che indica senza mezzi termini fra le cause delle difficoltà interne
del Pd la sopravvivenza dei vecchi apparati di partito, con le rispettive
munizioni finanziarie. Agostini ricorda che i Ds avevano provveduto a blindare
in fondazioni «con un percorso opaco» migliaia di immobili. E che il
tesoriere della Margherita, Lusi, aveva dato
sì la disponibilità a contribuire al Pd con i rimborsi
elettorali, «a condizione che anche i Ds avessero fatto la loro parte, in
ragione di quaranta a sessanta per cento». Ma «l’impossibilità dei Ds»
a mettere mano al portafoglio motivata da quel partito con il forte
indebitamento «assolveva tutti dall’obbligo politico di sostenere il Pd».
Questa vicenda è chiaro sintomo di quella che Agostini definisce
«un’ambiguità di fondo mai esplicitata ma che percorrerà il
progetto sotto pelle in tutto il suo primo anno di vita e che rischia di
essere anche la causa profonda della crisi che sfocia nelle dimissioni di
Walter Veltroni ». Ancora: «L’ispirazione sembra più quella di dare
vita a una specie di consorzio o di holding i cui diritti principali restano
in mano ai soci fondatori, piuttosto che fondare una nuova formazione
politica». La notizia con la quale comincia Il tesoriere, e cioè che
il Pd ha fatto certificare il bilancio 2008 dalla Price Waterhouse
Coopers («la prima volta», rivendica con orgoglio
Agostini, che un partito italiano sottopone i suoi conti a una verifica del
genere), valga a questo punto come una consolazione. Perché se la diagnosi
politica è giusta, la strada è ancora tutta in salita.
Dettaglio non trascurabile: il libro viene presentato oggi dal segretario del
Pd, Dario Franceschini. Sergio Rizzo |