Slot,
il banco perde.
La Corte dei Conti contesta un danno
erariale che vale tre-quattro manovre finanziarie MARCO
MENDUNI FERRUCCIO SANSA
dalla prima pagina
«Per il 2006,
secondo i dati dei Monopoli, a fronte di un volume di affari (ovvero la
"raccolta di gioco") pari a circa 15,4 miliardi di euro (di cui la
quasi totalità derivante da apparecchi con vincite di denaro) vi
è stato un gettito fiscale pari a 2 miliardi e 72 milioni di euro con
circa 200mila apparecchi attivati», scrive il rapporto della commissione d'inchiesta.
E aggiunge: «L'effettiva raccolta di gioco sarebbe stata di
molto superiore alla cifra citata. Secondo stime
della Finanza, la predetta raccolta di gioco ammonterebbe a 43,5 miliardi di
euro». Insomma, i due terzi del gioco sarebbero in nero. Due macchinette su
tre non sarebbero collegate alla rete. Quindi il 70 per cento del "preu" - il prelievo fiscale su ogni singola giocata
che dovrebbe finire nella casse dei Monopoli, e
quindi dello Stato - è stato evaso.
«Abbiamo calcolato - raccontano gli investigatori - che tra imposte non
pagate e multe non riscosse lo Stato ha perso circa
98 miliardi di euro». L'equivalente di tre Finanziarie che invece di andare
allo Stato è rimasto nelle tasche di alcune concessionarie. E non
basta, perché secondo gli uomini della Finanza e alcuni componenti della
commissione d'inchiesta «in alcune delle società in questione
siederebbero uomini vicini a Cosa Nostra, in particolare al clan di Nitto Santapaola». Altre invece
sarebbero guidate da persone vicine a esponenti di primissimo piano di
partiti politici (soprattutto Alleanza Nazionale).
Così l'indagine della Corte dei Conti sfocia in quello che sarebbe il
più clamoroso caso di evasione fiscale della storia della
Repubblica. Non solo. «Nel corso delle indagini sono sorti alcuni
interrogativi su specifici comportamenti tenuti dai Monopoli in particolari occasioni», è scritto nel rapporto
della commissione che da settimane è sulla scrivania del vice-ministro
dell'Economia, Vincenzo Visco. Una critica pesante
nei confronti dei Monopoli che non si sarebbero accorti di un'evasione di
dimensioni colossali o che non avrebbero richiesto alle società
concessionarie il pagamento delle somme dovute. «Zero. I Monopoli dello Stato
non hanno fatto pagare un centesimo di sanzione alle società
concessionarie che non avevano versato miliardi di euro di imposte»,
raccontano gli investigatori.
Dal ministero e dai Monopoli non è finora arrivato nessun commento.
Ieri ecco la notizia del «danno erariale» a sei zeri che la Corte dei Conti
ha richiesto alle concessionarie. In particolare emergono le cifre indicate
nella notifica di Lottomatica e Snai.
E immediatamente le quotazioni in borsa delle due società precipitano.
Lottomatica lascia sul campo il 4,02 per cento,
mentre il titolo Snai perde addirittura l'11,27 per
cento e viene sospeso per eccesso di ribasso. I
volumi di scambi sono altissimi, con 4,18 milioni di pezzi passati di mano da
una media giornaliera di 640.000. Alla fine Snai
decide di diffondere un comunicato in cui afferma di aver ricevuto una
notifica dalla Procura regionale della Corte dei conti del
Lazio che la invita a presentare le sue deduzioni su un'ipotesi di danno
erariale nel settore «new slot» valutato intorno ai 4,8 miliardi di euro. Snai sottolinea che «da tali procedure non potranno
emergere responsabilità di sorta a suo carico nè
derivarle conseguenze negative di carattere patrimoniale».
Ma il caso slot-machine è soltanto
all'inizio e nelle prossime settimane potrebbe riservare clamorose sorprese.
La Procura di Roma - che ha ricevuto gli atti dal pm
di Potenza, John Henry Woodcock - ha intenzione di sentire i vertici dei
Monopoli. Il magistrato Giancarlo Amato vuole ricostruire il meccanismo che
ha portato ad attribuire le concessioni alle società che gestiscono le
slot-machine. Non solo: si sta cercando di capire
se vi siano state degli illeciti nei controlli compiuti dai Monopoli.
Un'ipotesi che troverebbe conferma nel rapporto della Commissione
d'inchiesta: non risulta, si dice nel documento, che siano stati compiuti
controlli sui precedenti penali delle
concessionarie. Non solo: alcuni degli ispettori incaricati dei controlli
risultavano indagati proprio per presunti episodi di corruzione.
La Procura di Roma, però, vuole anche capire chi ci sia
davvero dietro le società che gestivano il "tesoro" delle slot-machine. Alcune società, fa notare un membro
della commissione d'inchiesta, hanno spostato la sede all'estero nonostante
siano titolari di concessioni con lo Stato italiano.
Non solo. Secondo gli investigatori, il mondo del gioco d'azzardo legale
sarebbe diventato un fondamentale strumento di finanziamento dei partiti di entrambi gli schieramenti.
29/06/2007
La Commissione d'inchiesta presieduta dal sottosegretario Alfiero Grandi e
composta, tra gli altri, dal generale della Finanza Castore Palmerini produce un rapporto che finisce sul tavolo del
vice-ministro, Vincenzo Visco. Si parla di imposte
non riscosse e di multe non pagate per quasi cento miliardi di euro. La
commissione accusa pesantamente i Monopoli dello
Stato.
29/06/2007
SCOPPIA
IL GRANDE SCANDALO
29/06/2007
L'INCHIESTA DELLA
CORTE DEI CONTI
La Finanza e la Corte dei Conti avviano un'indagine sul mondo delle slot-machine: all'appello mancano 98 miliardi di euro.
Anche la commissione d'inchiesta presieduta dal sottosegretario Grandi giunge
alle stesse conclusioni.
29/06/2007
L'INCHIESTA DEL SECOLO XIX
Viene pubblicato il rapporto della commissione
Grandi. Scoppia lo scandalo delle imposte che non sarebbero
state pagate e delle multe non riscosse. L'evasione più
consistente della storia della Repubblica
29/06/2007
IL CROLLO IN BORSA
La Procura della Corte dei Conti notifica a dieci società
concessionarie un provvedimento per il «danno erariale» subìto
dallo Stato. Snai e Lottomatica
- che sarebbero debitrici di circa 4 miliardi ciascuna
- crollano in Borsa.
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