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Documento aggiornato al 12-12-2007


 

 

La vicenda di Credieuronord. DOSSIER           VAI AL NUOVO DOSSIER

Rassegna stampa dal maggio  2004.


 

INDICE DEL DOSSIER “CREDIEURONORD”

 

ARTICOLI DAL 14-12-2007 AL 26-1-2008

La Stampa 13-12-2007 IN TRIBUNALE. 56 ALLA SBARRA Latte: il processo resta a Saluzzo [FIRMA]MASSIMO MATHIS

Comitato di soccorso ai soci Euronord Holding Spa( da "Padania, La" del 09-12-2007)

I Pm: <Processate i tre ex dirigenti di Credieuronord> (sezione: Credieuronord) ( da "Eco di Bergamo, L'" del 16-11-2007)

<Credieuronord: 3 dirigenti a giudizio> (sezione: Credieuronord) ( da "Corriere della Sera" del 16-11-2007)

Milano, chiesti sei anni per la gocini altri guai per la curatrice dei borra ( da "Provincia Pavese, La" del 26-10-2007) 6

Ammanchi al Tribunale fallimentare Assolto il direttore del Credieuronord  ( da "Corriere della Sera" del 26-10-2007) 7

SCONTO DI PENA per la commercialista Carmen Gocini, assolto l'ex dirigente di Credieuronord. ( da "Giorno, Il (Milano)" del 26-10-2007) 6

Dottor Fiorani, lei rubava? <No, ma così fan tutti> (sezione: Credieuronord) Da liberoi del 17-10-2007) 4

Dottor Fiorani, lei rubava? <No, ma così fan tutti> (sezione: Credieuronord) 4

Lanciava pietre alle auto preso vandalo straniero (sezione: Credieuronord) 6

( da "Giorno, Il (Milano)" del 26-10-2007) 6

Milano, chiesti sei anni per la gocini altri guai per la curatrice dei borra (sezione: Credieuronord) 6

( da "Provincia Pavese, La" del 26-10-2007) 6

Ammanchi al Tribunale fallimentare Assolto il direttore del Credieuronord (sezione: Credieuronord) 7

( da "Corriere della Sera" del 26-10-2007) 7Savona. Lega Nord sulle banche! Ma Credieuronord?

Lady Procura ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 27-08-2007)
Bossi urla contro i padani che pagano, ma lui incassò da Fiorani. Per difendere Fazio ( da "Blogosfere" del 27-08-2007)
La banca della lega perde contro carlo rossella ( da "Provincia Pavese, La" del 13-09-2007)
Sono 14 i veneti finiti nel mirino di stella ( da "Nuova Venezia, La" del 02-10-2007) + 2 altre fonti

 ApCom 13-9-2007 SCALATE/ TABACCI: SU ANTONVENETA E BNL SOLIDARIETA' IN ISTITUZIONI. E Fazio era giocatore in campo

La Repubblica 23-7-2007 OLTRE IL GIARDINO La furbata di Marano e la tv dei furbetti di ALBERTO STATERA

Da Borsaitaliana.it  19-2-2007  Banche: Pm Milano chiude indagini riciclaggio Credieuronord

Da ecodelchisone.it 1-2-2007 Truffa delle quote latte, parte il processo a Saluzzo Coinvolti allevatori saluzzesi e pinerolesi? Francesco Lodola
La Stampa 15/1/2007 (9:54) - Latte connection. Fuga dal Piemonte. E sull’Italia piovono multe da record Alberto Gaino  2

Da La Padania 21-12-2006 dopo la sentenza. CrediEuroNord, Castelli: ora dovete chiederci scusa  4

Da La Padania 19-12-2006 STABILITE LE RESPONSABILITÀ CrediEuroNord, il tribunale fa chiarezza  5

Da La Padania – 12-11-06 Euronord holding, l’assemblea delibera la liquidazione Simone Boiocchi 6

Da Il Giornale 12-11-2006  Chiude l’istituto di credito lumbard: «Non abbandoneremo gli azionisti»   Stefano Filippi 7

Un po’ di storia Da www.disinformazione.it (oltre la verità ufficiale) 9

BANCA POPOLARE CREDIEURONORD S.c.r.l. – MILANO – Via Cartesio 2 Inizio Ispezione 10/03/2003 Fine ispezione 23/05/2003  CONSTATAZIONI – PROFILI GESTIONALI E ORGANIZZATIVI 10

Da www.disinformazione.it  Un po' di verità sulla Credieuronord (II parte) (meglio conosciuta come la Banca della Lega) A cura di Rosanna Sapori - 5 dicembre 2004  13

Da Agendalodi.it (18-7-2006) Bpi: parte dell’indagine va a Varese  15

Da Il Giornale (13-4-06) Scandalo fallimenti gonfiati Chiesti 6 anni per la Gocini 16

Da TGCom 7/3/2006 Soldi di Fiorani fino alla Camera  17

Da LA PROVINCIA DI CUNEO 4-2-2006 Latte in nero, accusato Robusti. Al leader dei Cobas contestata una truffa da 130 milioni di euro  18

DA L’OPINIONE  Edizione 7 del 17-01-2006 Necessarie riforme strutturali per il capitalismo italiano di Biagio Marzo  20

Da Stampaweb  16/1/2006  IL CARROCCIO E BANCOPOLI. C’E’ ANCHE CHI CONTINUA A CREDERE IN CALUNNIE E COMPLOTTI 23

Corsera 25-12-05 L'inchiesta. Banca della Lega, 70 milioni e il sospetto di riciclaggio  26

RAI NEWS 24 Roma, 21 dicembre 2005 Banche. Prorogato il salvataggio di Credieuronord, la banca della Lega Nord  28

LA STAMPA 21/12/2005  Bpi, slitta il salvataggio di Credieuronord. Prorogati a giugno i termini della fusione con la holding di controllo  28

CORRIERE DELLA SERA  19 Dicembre 2005  (Paolo Biondani - Giuseppe Guastella)  L'inchiesta sull'Opa Antonveneta. Fiorani parla, nei verbali nomi eccellenti 29

LA STAMPAWEB Giovedì 6 Ottobre 2005  L’inchiesta Credieuronord è per riciclaggio (di Paolo Colonnello) 31

LA STAMPAWEB Mercoledì 5 Ottobre 2005  Bpi nei guai per la banca della Lega (di Paolo Colonnello) 33

Da "Il Sole 24Ore - Plus" del 24 Settembre 2005 CREDIEURONORD La rivolta degli azionisti (Stefano Elli, Marco Liguori) 35

Da "Il Sole 24Ore - Plus" del 24 Settembre 2005 CREDIEURONORD L'inchiesta penale (Stefano Elli, Marco Liguori) 37

VARESENEWS Lunedi 29 Agosto 2005 Ma quale banca padana? 38

CORRIERE DELLA SERA Domenica 7 Agosto 2005 FINANZE PADANE - LA LEGA E FAZIO (di Gian Antonio Stella ) 39

LA  PADANIA 9 Agosto 2005 STIAMO PARLANDO DI CREDIEURONORD O DEL BANCO DI NAPOLI? GIANLUIGI PARAGONE  42

REPUBBLICA AFFARI E FINANZA Lunedi 7 Febbraio 2005 PRIMO PIANO Il cavaliere bianco in difesa della Banca Padana (di Alberto Statera) 46

IL RIFORMISTA Sabato 5 Febbraio 2005 BANKITALIA La Lega fa una piroetta diventa fazista e ringrazia  48

Il GAZZETTINO Martedì 18 Gennaio 2005  Fallimento Ceit, respinte le richieste di 51 ex soci (di Lino Lava) 49

Dal sito di Cisnetto  51

Il caso Credieuronord di Marco Liguori 51

IL RIFORMISTA 16 Dicembre 2004 FLOP. IL DISASTRO DI CREDIEURONORD ERA STATO MESSO PER ISCRITTO, MA I SOCI PADANI NON SAPEVANO NULLA  55

GIORNALE DI BRESCIA 13 Dicembre 2004 «I maggiori esponenti della Lega ripianino le perdite Credieuronord»  58

Commento del senatore Fiorello Provera - Gruppo Lega Nord  60

Da "Il Sole 24Ore - Plus" dell' 11 Dicembre 2004 CREDIEURONORD Sottosegretario multato e azioni legali (di Marco Liguori) 61

L’UNITA’ 21 Novembre 2004 CrediEuroNord al capolinea, chiude la banca della Lega (di Sandro Orlando) 61

SENATO - Interrogazioni del senatore Mauro Fabris Legislatura 14  63

SENATO - Interrogazioni con richiesta di risposta scritta FABRIS 67

IL MATTINO DI PADOVA Caso CEIT 11 Maggio 2004  Caso Ceit, viceministro dal giudice  70

 


 

ARTICOLI DAL 14-12-2007 AL 26-1-2008

 

L'OPINIONE Lo sfascio del paese non è solo colpa della "casta" ( da "Libertà" del 14-12-2007)

La borsa premia la scelta pro-Air France fatta dal Governo nella vicenda Alitalia ( da "Blogosfere" del 04-01-2008)

Il 28 marzo udienza a Verona come capo delle camicie verdi ( da "Tribuna di Treviso, La" del 26-01-2008)


Articoli

L'OPINIONE Lo sfascio del paese non è solo colpa della "casta" (sezione: Credieuronord)

( da "Libertà" del 14-12-2007)

 

Quotidiano partner di Gruppo Espresso LIBERTA' di venerdì 14 dicembre 2007 > Agenda L'OPINIONE Lo sfascio del paese non è solo colpa della "casta" di ERNESTO GHISONI Che la situazione del nostro lavandino, come ha detto in TV Celentano, non sia buona è risaputo. E che si debba ricorrere a delle metafore per spiegare fatti che ci fanno star male, onde evitare fastidi, la dice lunga sulla salute della nostra democrazia. Troppi segnali ci avvertono che forse, in questo momento, non siamo all'altezza delle responsabilità che dovrebbe assumersi una comunità di gente libera. Diciamocelo francamente, lo sfascio del paese è troppo grande per ritenere che la colpa sia tutta della "casta politica" anche se le sue responsabilità sono pesantissime. I diritti si conseguono se prima si diventa opinione pubblica, se c'è voglia di cittadinanza; di farsi sentire e se nel frangente attuale si rifiuta l'imposizione di votare per la "zuppa del centro-sinistra" o il "pan bagnato del centro-destra" come scontato dal sistema maggioritario. In natura non esiste solo il bianco e il nero. Il mondo ha infiniti colori. Alla sua complessità, agli ideali ed alle pulsioni umane, non si può rispondere solo con un sì o un no e in democrazia ogni valore scelto non esclude quello contrario. Questa classe politica non parla più di null'altro che delle sue condizioni. E' stremata e priva di orizzonti, dopo anni di potere mal gestito, per incapacità o omissioni; per mediazioni opportunistiche e contingenti; per abusi riprovevoli. Ha tutti i poteri formali, ma non quello di rigenerarsi. Non passa giorno che non faccia qualcosa che possa peggiorare la sua immagine pubblica, senza per questo affannarsi, avendo la certezza di fuggire allo scrutinio della intelligenza e della coscienza della opinione pubblica. Non è un punto nero e basta questo. Ma non ho un nome per questa "malattia" italiana. Anche se fosse solo banale neghittosità ha radici tali da preoccupare. Nonostante gli espedienti attuati oltre l'editto bulgaro, per limitare e truccare l'informazione, non tutte le magagne del potere sono rimaste sconosciute. Si è scoperto che a Sircana piace qualche fuori programma; che su divani istituzionali, rappresentanti del popolo e vallette si scambiano carriere e coccole; che mentre Calderoli vegliava la sovranità padana, accompagnato da un suino, gli portavano via mezza Vicenza; che i magistrati se la passano male come ai tempi di Borrelli, Colombo e Bocassini; che l'on. Randazzo è parso un marziano quando in Parlamento ha letto la lettera di rifiuto a Berlusconi di passare dalla sua parte; che la crisi del governo Prodi dello scorso febbraio, ha reso a Mediaset nell'arco di 24 ore 50 milioni di euro. Ecco! Se non è questo un bel esempio di conflitto d'interessi che tutti i parlamentari, meno uno, dovrebbero voler abolire immediatamente, vuol dire che vota come vuoi, vota chi vuoi, ma è sempre il partito dei "chissenefrega" a governare. Ma guai a ricamarci troppo in TV su queste cose. E' criminoso. Come minimo si viene iscritti al partito dell'antipolitica. Cioè il peggiore. Quello caro a Berlusconi, vero sacerdote dell'antipolitica per fini di lucro. Un muro di silenzi e smarrimenti ci separa dal domani. In un paese come l'Italia, con il passato che ha, la bassa politica può replicare modelli negativi in altre tantissime forme e contesti di quello che fu edificato col bastone e l'olio di ricino. Al vuoto di senso della corsa ai bisogni inventati e moltiplicati all'infinito, alla piatta solitudine delle città non si può lasciare che le risposte siano date dalle amfetamine e dai narcotici. Occorrono processi immaginarsi nuovi e la ferma velleità di perseguire un effettivo ricambio della classe politica. Così come stanno le cose nessuno mai avrà la forza di togliere gli scheletri dagli armadi del proprio partito ed annunciare: "Da oggi si cambia registro. Si torna ai partiti fatti dalla gente, alla politica vera. La stagione del partito usato come strumento privato da un padrone o un clan è chiusa". La grande commedia dei partiti che si ricostruiscono, cambiano nome e quella dei nuovi che vengono avviati da un giorno all'altro come esercizi commerciali è vecchia di 18 anni. Non entusiasma più. Come non sorprende la rivelazione di Fini e Casini che questo paese è stato governato per 5 anni in funzione degli interessi televisivi e giudiziari di un solo uomo. Lo si era capito da molto tempo. Ma di porvi rimedio non se ne parla. Il debito di lealtà e coerenza dei partiti verso i propri elettori e l'intero paese era e rimane immenso. Oltre alla abolizione delle leggi vergogna, annosi rovelli e una catena di bugie e misteri attendono spiegazioni e sentenze. Perché è stata assassinata Ilaria Alpi. La verità sui casi Fassino-D'Alema e Unipol, Fiorani-Lega-Credieuronord. Perché si spiava alla regione Lazio e alla Telecom. Chi è Pollari e cosa cercava il Sismi che non si possa sapere. Fatti che ricordano le repubbliche sudamericane di una volta, troppo intricati per il nostro sistema giudiziario. La situazione del nostro lavandino fa proprio schifo. Urge capire cosa si deve fare per tenerlo pulito. [.


La borsa premia la scelta pro-Air France fatta dal Governo nella vicenda Alitalia (sezione: Credieuronord)

( da "Blogosfere" del 04-01-2008)

 

Dic 0731 La borsa premia la scelta pro-Air France fatta dal Governo nella vicenda Alitalia Pubblicato da Daniele Di Teodoro alle 05:16 in crisi e risanamento d'impresa Si potrebbe dire, "come volevasi dimostrare". La vicenda Alitalia ha preso una strada finalmente, anche il Governo infatti, dopo il management Alitalia, ha scelto di trattare in esclusiva con i francesi di Air France. E la borsa ha premiato la compagnia aerea con un deciso balzo in su dei suoi titoli. Un più 8,3%. Ora, si potrebbe obiettare che non è necessariamente buona cosa che le quotazioni di borsa di un titolo salgano. Che la tendenza rialzista del mercato non vuol necessariamente dire che sia stata presa la decisione più giusta. Soprattutto i sostenitori dell'altra tesi, dell'italianità a tutti i costi della gestione della compagnia di bandiera tendono ad esaltare gli aspetti negativi dell'intervento dei francesi. Uno su tutti, l'abbandono di Malpensa e soprattutto il drastico ridimensionamento dei voli intercontinentali dall'aeroporto lombardo. Ma continuare a sostenere un piano industriale che non ha convinto nessuno (quello di Air One), perché si voleva che Alitalia restasse in mani italiane a tutti i costi, continuare a dar retta ai veti di chi, da Formigoni alla Lega Nord, continuava e continua ad urlare ai quattro venti pericoli di "svendita del nord" per aver ceduto allo "straniero" la nostra compagnia aerea stava affossando definitivamente le sorti di Alitalia. Il tempo dirà se Air France avrà fatto un buon lavoro nel rilanciare la gestione di Alitalia. Di certo peggio di ora non potrà fare e se siamo giunti al punto di dover "svendere" la nostra compagnia di bandiera, forse sarebbe il caso di andare a vedere dove risiedono le responsabilità. E magari richiedere i danni, facendosi restituire le sontuose liquidazioni regalate per aver condotto così bene la società. Ora Formigoni promette di passare all'azione e di promuovere una compagnia aerea che possa "valorizzare" le imprese e l'economia del nord. La Lega Nord promette battaglia contro la decisione del Governo. Bè, sinora questi signori hanno dimostrato di essere dei politicanti infallibili, con una dialettica da far invidia. Ma quando si sono messi a fare impresa hanno dimostrato tutti i loro limiti. Chi non ricorda l'esperienza della Credieuronord, o almeno così mi par di ricordare si chiamasse la banca che nelle intenzioni di Bossi e compagni doveva servire da volano per lo sviluppo delle imprese e dell'economia del nord e che invece fallì miseramente. Francamente su una impresa da lor signori promossa non scommetterei un centesimo bucato. E le loro opinioni su cosa è meglio e cosa è peggio o cosa è meglio per le imprese lombarde le prenderei decisamente con le pinze, anzi non le ascolterei proprio.


Il 28 marzo udienza a Verona come capo delle camicie verdi (sezione: Credieuronord)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 26-01-2008)

 

Lega Nord e magistrati spesso in collisione: ecco i precedenti ALESSANDRO ZAGO TREVISO. Gian Paolo Gobbo è stato già tirato in ballo in un procedimento giudiziario per la vecchia faccenda delle camicie verdi, il raccogliticcio esercito di volontari padani impiegato negli anni '90 come servizio d'ordine alle feste del Carroccio o per pattugliare Terraglio e Pontebbana, con tanto di dobermann al guinzaglio, per cacciare i clienti delle prostitute. Il 28 marzo si terrà a Verona l'udienza di rinvio a giudizio legata all'inchiesta contro la costituzione della "Guardia Nazionale Padana della Lega Nord". E Gobbo, come massimo esponente del partito in regione, dovrà esserci, dato che a ottobre Strasburgo gli ha tolto l'immunità da europarlamentare. A mettere in piedi l'inchiesta, nel 1999, il procuratore veronese Guido Papalia, per il quale le camicie verdi non erano puro folclore bensì un'organizzazione militare in piena regola. Infatti l'ipotesi di reato iniziale era quella di attentato all'unità nazionale, che prevede l'ergastolo. Poi però è caduta, per lasciare spazio alla più blanda accusa di costituzione di associazione di carattere militare. E Gobbo dovrà rispondere al giudice di aver "promosso, organizzato e diretto un'associazione paramilitare con scopi politici". Leghisti e giudici sono finiti spesso in rotta di collisione. Da ultimo a Treviso Gentilini, trascinato in aula dagli ambientalisti che aveva prima querelato poi "graziato", inutilmente, ritirando la denuncia. Ma prima ancora, e a più alto livello, vanno ricordati i guai della Credieuronord e il pasticcio del villaggio turistico in Croazia. Affari finiti male, più spesso denunce per atteggiamenti e linguaggio troppo forti. In testa la condanna di Bossi per vilipendio al Tricolore. L'inchiesta sulle camicie verdi prese il via nel 1996 dopo che a Pontida il Parlamento della Padania approvò la "dichiarazione di autodeterminazione, sovranità e associazione" dei popoli delle regioni settentrionali. Ministri della Padania furono nominati Giancarlo Pagliarini, Umberto Bossi, Roberto Maroni, Francesco Speroni, Alberto Bosisio, Roberto Ceresa. Ministri veneti Enrico Cavaliere e appunto Gian Paolo Gobbo. In ogni provincia furono nominati i rappresentanti delle camicie verdi. Papalia aprì subito l'inchiesta chiedendo il rinvio a giudizio per 45 leghisti. Tra gli indagati altri due trevigiani: Renzo Perin, l'allora responsabile delle camicie verdi di Treviso, poi espulso dal partito, e Patrizio Magnanini di Cison. Ironia della sorte: nell'inchiesta Gobbo potrebbe restare tra i pochi imputati. Molti dei leghisti coinvolti sono stati salvati dall'immunità. Lo stesso poteva capitare anche a Gobbo, ma pochi mesi fa l'Europarlamento ha stabilito che la partecipazione all'organizzazione delle guardie padane è "in contraddizione e incompatibile con il ruolo e le responsabilità inerenti ad un mandato parlamentare". Una decisione che, come al solito, Gobbo accolse con serafica freddezza: "Sono tranquillo - disse - anche se si dovesse andare a processo credo che alla fine trionferà la verità e verrà sormontata un'accusa infondata. Per me non cambia nulla, ma è sempre più evidente che si tratta di un atto politico, si continua a insistere su un teorema che non sta in piedi, l'associazione non aveva certo i requisiti e le caratteristiche che la magistratura di Verona vuole far credere". Ulteriore ironia della sorte, il fatto che almeno in Veneto le camicie verdi si sono sciolte come neve al sole. Da anni.

 


 

La Stampa 13-12-2007 IN TRIBUNALE. 56 ALLA SBARRA Latte: il processo resta a Saluzzo [FIRMA]MASSIMO MATHIS

 

SALUZZO Rimarranno in città le carte dell'inchiesta e il processo - il primo in Italia - ai Cobas del latte. Dopo quindici giorni (e quasi tre ore di camera di Consiglio), ieri mattina i giudici saluzzesi hanno respinto l'istanza con la quale i legali degli imputati avevano sollevato l'eccezione di competenza territoriale. Non cambia quindi la posizione del leader degli "splafonatori" cuneesi Antonino Bedino, di Scarnafigi, dell'ex parlamentare leghista Giovanni Robusti, di Cristina Maestri, Denis Maero di Saluzzo, Francesco Robasto, di Moretta e degli altri 51 produttori di Saluzzo, della provincia di Cuneo, veneti, lombardi e del Torinese, nei guai per "partecipazione" ai reati contestati: associazione a delinquere finalizzata alle truffe ai danni dello Stato e dell'Unione europea, esercizio abusivo del credito, falso in bilancio e in scritture contabili. Se l'istanza della difesa fosse stata accolta, le udienze sarebbero ripartite da zero in un nuovo palazzo di Giustizia, a Cuneo o Roma. Invece, il processo proseguirà a Saluzzo, dove mercoledì prossimo è in programma una nuova udienza e a gennaio dovrebbero sfilare i primi testimoni (nell'elenco figura anche l'assessore all'Agricoltura della Regione Piemonte Mino Taricco). Ieri, in aula altre schermaglie tra difesa e il pm Maurizio Ascione sull'accusa di falso in bilancio, reato fiscale del quale risponderanno solo i responsabili delle cooperative Savoia (sollevata l'eccezione per "difetto di querela"). Secondo la Procura e i finanzieri che hanno condotto l'indagine, il latte sarebbe finito direttamente ai caseifici mentre le coop coinvolte svolgevano un ruolo fittizio. Le carte del pm avrebbero pure rilevato un fiume di denaro transitato sui conti personali di Robusti o della società finanziaria Fgr, prima alla Credieuronord, poi alla Banca Popolare di Lodi (l'attuale Popolare Italiana). Dal conto "Milk and money" sarebbero stati documentati finanziamenti anche alla campagna elettorale di Robusti. I Cobas avevano già chiesto di trasferire i fascicoli dell'inchiesta mesi fa. Il 7 febbraio scorso, si appellarono al legittimo sospetto sull'imparzialità del giudice dopo la fiaccolata "per la legalità" organizzata dalla Coldiretti (ammessa parte civile con altri dieci enti e istituzioni) alla vigilia dell'udienza preliminare. Secondo l'avvocato Paolo Botasso, di Saluzzo, uno dei legali degli irriducibili, insieme ai colleghi Catia Salvataggio, Alessandra Piano, Carlo Binelli, Giuseppe Caprioli, dopo quella manifestazione in città si sarebbe creato un clima sfavorevole nei confronti di una delle parti in causa. La sfilata sotto il Palazzo di giustizia e la partecipazione a quella serata dell'assessore Taricco - secondo gli indagati - configuravano due fatti in grado di influenzare la Corte giudicante.

 

Comitato di soccorso ai soci Euronord Holding Spa( da "Padania, La" del 09-12-2007)

 

A difesa di chi ha subìto perdite a causa della gestione della CrediEuronord Comitato di soccorso ai soci Euronord Holding Spa Da qualche mese i soci della Euronord Holding Spa hanno dalla loro un'arma in più. Si tratta del Comitato di soccorso ai soci Euronord Holding Spa . Per quale motivo è nato e come funziona, ce lo spiega direttamente il suo presidente, l ing. Bruno Caparini. "Il Comitato - racconta - è nato su iniziativa di alcuni cittadini per raccogliere fondi a favore di tutti i soci che hanno subito delle perdite a causa della gestione della Banca CrediEuronord. Stiamo cercando finanziamenti presso privati, società, imprenditori e attraverso chiunque, con oblazioni, contribuzioni e liberalità, voglia partecipare a questo progetto". Da chi è composto il direttivo del comitato? "Il sottoscritto Bruno Caparini (presidente), l avvocato Mascetti (vice-presidente), l avvocato Palaoro, la signora Zanon, il signor Locatelli e il dottor Bellotti". Come verranno distribuiti i soldi raccolti? "Al 31 gennaio di ogni anno, i fondi concretamente ed effettivamente raccolti tra i benefattori, verranno distribuiti pro-quota (ossia in base alle azioni possedute) tra tutti i soci della Euronord Holding che ne avranno fatto richiesta al Comitato. A tutti i soci è già stato inviato un avviso relativo alla possibilità di aderire all iniziativa inoltrando la richiesta per partecipare alla distribuzione dei fondi raccolti. Alla raccomandata è allegato un modulo che il socio, sotto la propria responsabilità, dovrà compilare, indicando i propri dati ed il numero delle azioni di cui è in possesso, facendolo poi ritornare, sottoscritto in originale, alla sede del Comitato in Varese, Via Orrigoni 15". L adesione a questo comitato comporta obblighi o costi? "No, per i soci non ci sono né obblighi, né costi, né aggravi di alcun genere. Semplicemente bisogna rispondere e dichiarare il proprio assenso all iniziativa secondo le modalità che ho già descritto". Ci sono dei termini entro i quali bisogna far pervenire la risposta? "Nella lettera che abbiamo spedito avevamo fissato come data ultima il 30 di novembre. Però, per fare in modo che tutti abbiamo la possibilità di aderire, abbiamo prorogato i termini di adesione fino alla fine del 2007. Quindi, bisogna rispondere attraverso raccomandata entro e non oltre il 31 dicembre 2007". Se una persona volesse chiedere ulteriori delucidazioni, come può mettersi in contatto con voi? "Il modo più semplice e veloce è utilizzare l indirizzo e-mail che abbiamo creato ad hoc: info.comitatodisoccorso@yahoo.it. A tutte le richieste di informazioni verrà data una risposta nel giro di pochi giorni". [Data pubblicazione: 08/12/2007].

 


I Pm: <Processate i tre ex dirigenti di Credieuronord> (sezione: Credieuronord) ( da "Eco di Bergamo, L'" del 16-11-2007)

 

I Pm: "Processate i tre ex dirigenti di Credieuronord" I pm di Milano Riccardo Targetti, Giulia Perrotti e Margherita Taddei hanno chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di tre ex dirigenti della banca Credieuronord, accusati di riciclaggio in relazione a 1.324 milioni di euro, il controvalore di latte venduto da alcuni produttori in eccedenza rispetto alle quote stabilite dall'Ue. Tra il 2003 e il 2004, attraverso 37 operazioni finanziarie i produttori avrebbero ricevuto dai caseifici quella cifra, confluita sul conto di una cooperativa. I tre dirigenti per cui è stato chiesto il processo, Gian Maria Galimberti, Pier Franco Filippi e Roberto Iaboli, avrebbero, secondo l'accusa, permesso quelle movimentazioni di denaro. La Credieuronord, banca un tempo della Lega Nord e poi acquisita da Bpi, aveva una filiale ad Albino.


<Credieuronord: 3 dirigenti a giudizio> (sezione: Credieuronord) ( da "Corriere della Sera" del 16-11-2007)

 

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Lombardia - data: 2007-11-16 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE Milano "Credieuronord: 3 dirigenti a giudizio" è stato chiesto il rinvio a giudizio per Gian Maria Galimberti, Pier Franco Filippi e Roberto Iaboli, tre ex dirigenti di Credieuronord, accusati di riciclaggio in relazione a 1.324 milioni di euro, cioè il controvalore di latte venduto da produttori in eccedenza rispetto alle quote stabilite dall'Ue. I produttori avrebbero ricevuto dai caseifici il denaro, confluito poi sul conto di una cooperativa. Operazione che, secondo l'accusa, sarebbe stata agevolata dai tre dirigenti.

 

 

Milano, chiesti sei anni per la Gocini altri guai per la curatrice dei Borra ( da "Provincia Pavese, La" del 26-10-2007)

 

Cronaca Milano, chiesti sei anni per la Gocini Altri guai per la curatrice dei Borra MILANO. In aula Angelino e Caterino Borra non c'erano ma di loro si ha parlato anche ieri davanti alla seconda corte d'appello nel processo di secondo grado per il troncone in cui la protagonista del cosiddetto scandalo dei fallimenti Carmen Gocini e il dirigente bancario Giancarlo Conti, avevano chiesto il rito abbreviato. Dei due imprenditori pavesi ha parlato soprattutto il sostituto procuratore generale Alessandra Cecchelli che ha ricostruito le operazioni che, portarono decine di miliardi di lire sottratte dalle procedure fallimentari di cui la Gocini era curatrice, nella disponibilità dei fratelli Borra. Alla fine la rappresentante della pubblica accusa ha chiesto la conferma delle condanne emesse dal giudice delle udienze preliminari: sei anni per la Gocini accusata di peculato e appropriazione indebita e tre anni per Conti che doveva rispondere di riciclaggio in relazione alle somme passate sui conti della Credieuronord prima di finire ai Borra. Alla fine però il collegio giudicate presieduto da Alfonso Marra, ha modificato la sentenza di primo grado, mandando assolto il Conti perché il fatto non costituisce reato e riducendo a cinque anni la pena della Gocini presente in aula senza manette malgrado lo stato di detenzione. La commercialista dovrà anche risarcire il danno a diverse procedure fallimentari costituitesi parte civile per cercare di ottenere la copertura di almeno una parte delle somme trafugate illecitamente dalla loro curatrice. Intanto potrebbe profilarsi l'apertura di un orizzonte positivo per i fratelli Angelino e Caterino Borra, visto che i loro legali, gli avvocati Gianluigi Tizzoni e Massimo Teti si stanno dando da fare per inquadrare la situazione detentiva dei loro assistiti. In pratica tenendo conto dei cumuli di pena dopo i due gradi del giudizio per entrambi i tronconi e calcolando i tre anni dell'indulto insieme ai previsti sconti annui, non è escluso che tra non molto le porte del carcere possano riaprirsi per i due imprenditori pavesi consentendo loro un ritorno a casa.


Ammanchi al Tribunale fallimentare Assolto il direttore del Credieuronord ( da "Corriere della Sera" del 26-10-2007)

 

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Grande Milano - data: 2007-10-26 num: - pag: 10 autore: Lu. Ferr. categoria: REDAZIONALE Sentenza Ammanchi al Tribunale fallimentare Assolto il direttore del Credieuronord La seconda Corte d'appello ha cancellato la condanna (3 anni) contro l'ex direttore generale della banca leghista Credieuronord, Giancarlo Conti. "Non costituisce reato" quel fatto che il Tribunale aveva qualificato come riciclaggio, avvenuto nel 2001-2003, di 13 milioni di euro in assegni circolari versati dagli allora proprietari di "Radio 101" (i fratelli Borra) e provenienti dagli ammanchi (35 milioni) operati al Tribunale Fallimentare dalla curatrice Carmen Gocini (braccio destro di Giancamillo Naggi, già prosciolto). Oltre ad assolvere Conti, difeso da Stefano Toniolo, l'appello ha ridotto la pena da 6 a 5 anni per Gocini, che con l'avvocato Roberta Ligotti ha strappato l'importante derubricazione da peculato in truffa.

 

 

SCONTO DI PENA per la commercialista Carmen Gocini, assolto l'ex dirigente di Credieuronord. ( da "Giorno, Il (Milano)" del 26-10-2007)

 

 

MILANO   SCONTO DI PENA per la commercialista Carmen Gocini, assolto l'ex dirigente di Credieuronord. La seconda Corte d'appello ha riformato la sentenza con cui il giudice delle udienze preliminari aveva valutato la posizione dei due imputati che avevano chiesto il rito abbreviato nel processo per il secondo troncone del cosiddetto scandalo dei fallimenti. Si tratta della vicenda nella quale la commercialista Carmen Gocini sottrasse un centinaio di miliardi di lire dalle procedure fallimentari di cui era curatrice. A giudizio ieri erano la stessa Gocini, condannata in primo grado a sei anni, e Giancarlo Conti, ex dirigente della Credieuronord, la banca sulla quale transitavano le somme sottratte dalla Gocini prima di finire ai fratelli Angelino e Caterino Borra, proprietari di Radio 101. Dopo una lunga camera di consiglio, la Corte ha disposto l'assoluzione per Conti e ha ridotto a 5 anni la pena per la commercialista. Il sostituto procuratore generale Alessandra Cecchelli aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado (6 anni per la Gocini accusata di peculato e appropriazione indebita e 3 anni per Conti, imputato di riciclaggio). - -->.

 

Dottor Fiorani, lei rubava? <No, ma così fan tutti> ( da "Libero" del 17-10-2007)

 

Italia 17-10-2007 Dottor Fiorani, lei rubava? "No, ma così fan tutti" di OSCAR GIANNINO Non lo so proprio se chi ha seguito Matrix lunedì sera su Canale 5 abbia capito davvero come stanno le cose, nella vicenda che riguarda Gianpiero Fiorani, l'ex amministratore delegato della ex Banca Popolare di Lodi, poi Popolare Italiana oggi acquisita dalla Popolare Verona-Novara. All'ottimo Enrico Mentana va riconosciuto il merito di aver tanto insistito per mesi e mesi dall'aver ottenuto che sedessero di fronte a lui, uno dopo l'altro, i "famigerati" protagonisti delle scalate al cielo finanziario abortite a suon di manette dalla Procura di Milano nell'estate del 2005: prima Giovanni Consorte, poi Stefano Ricucci, e infine, lunedì, Gianpiero Fiorani. E a tutti ha fatto domande fuori dai denti, quando le altre trasmissioni di approfondimento giornalistico preferiscono tenersi alla larga da vicende bancofinanziarie con la scusa che sono troppo complesse e tecniche, non alla portata del pubblico comune. In più, con Fiorani Mentana ha avuto il merito addizionale di essersi presto sbarazzato del colore estivo, che aveva steso sull'ex banchiere lodigiano una cortina gossippara assai poco adeguata a far meglio capire le intricate vicende di cui deve rispondere ai giudici. Le domande non fatte E allora con chi ce l'ho, se per Mentana ho solo complimenti, direte voi? Innanzitutto con me stesso, che ero lì a far domande insieme a Fabio Tamburini, direttore di Radiocor del gruppo Sole 24 ore, e poi con Mario Gerevini, del Corriere della sera e coautore del libro "Capitalismo di rapina". Era soprattutto sulle nostre spalle il compito di far capire a chi stava a casa di che cosa debba rispondere davvero Fiorani. Secondo me, non ci siamo riusciti come avremmo dovuto. Diamo troppo per scontato che chi stia a casa abbia in testa tutti gli sviluppi delle vicende che seguiamo da anni, e magari per sembrare più ficcanti finiamo per inoltrarci su particolari che agli occhi del telespettatore suonano secondari. O del tutto incomprensibili. Tento allora di rimediare oggi, per i lettori di Libero. Prima domanda, che secondo me viene prima di qualunque altra. Ƞvero o meno, che Fiorani facesse abbellire i bilanci della Lodi ordinando prelievi straordinari dai conti correnti dei risparmiatori? Questa almeno l'abbiamo fatta. E Fiorani ha risposto che la Lodi e tutte le banche che essa controllava non hanno mai disposto sui conti se non commissioni ordinarie e straordinarie regolarmente deliberate dagli organi dell'istituto, e secondo le consuetudini dell'intero sistema bancario. Capite bene che è una risposta che a casa, al telespettatore, suona un po' singolare. Perché delle due l'una. O non è vero che le cose stanno così, e allora la risposta verrà smentita nel prosieguo processuale (non rientra però nei capi d'im putazione). Oppure, se è vero, significa che le banche in generale rapinano soldi ai risparmiatori, sul presupposto che nessuno poi vada a leggersi i rendiconti analitici e ne chieda ragione. Dopodiché, ci siamo lasciati portare dal confronto che si sviluppava intanto in studio. Così, la seconda domanda - centrale - non è mai stata esplicitamente pronunziata . Ma era un disegno criminoso come sostengono i pubblici ministeri - o meno, il concerto tra la Lodi, i bresciani di Hopa, la Unipol di Consorte, per acquisire il controllo della banca Antonveneta? Una domanda che è un po' la chiave di volta di tutta l'estate rovente finanziaria del 2005. E che va sviscerata in più parti. Innanzitutto c'era davvero un accordo tra tutti questi soggetti, come recitano gli atti giudiziari in base ai quali di Fiorani e degli altri si è chiesto il rinvio a giudizio? E come funzionava, se non risulta che la Unipol aiutasse con acquisti di Antonveneta la Lodi, né questa la Unipol nella sua tentata opa sulla romana Bnl? Dopodiché, bisognava forse chiedere a Fiorani di far capire ai telespettatori come un concerto in una scalata - che spetta alla Consob accertare, infatti lo accertò, e a quel punto dispose che l'offerta pubblica di acquisto e scambio divenisse obbligatoria sull'intero capitale di Antonveneta diventi quel reato penale contestato dai pm, con aggiotaggio informativo, resistenza agli organi di vigilanza, e tutta la batteria di illeciti che in associazione a delinquere i pm hanno contestato a Fiorani e agli altri. Personalmente, ad esempio, ho forti dubbi su molti aspetti di come - dopo il recepimento nella nostra legislazione di due direttive comunitarie, che il legislatore italiano ha trasformato in un inasprimento senza paragoni in Europa delle pene edittali dei reati in materia di abuso d'informazioni finanziarie privilegiate - comportamenti sino ad allora sottoponibili solo al giudizio di Consob e Bankitalia siano divenute materie nelle quali i pm intervengono con provvedimenti di custodia cautelare e sequestrando conti e plusvalenze, rimuovendo amministratori delegati e interi consigli d'amministrazione: di fatto, cioè, annullando scalate e cambi di proprietà con il potere delle manette ben prima che i dibattimenti, anni dopo, possano stabilire se reati davvero c'erano e di che eventuale gravità. La terza domanda centrale - questa l'abbiamo sfiorata - è se davvero la scalata della Lodi ad Antonveneta, quella di Unipol a Bnl e quella di Ricucci a Rcs facessero parte di un unico disegno criminoso, sempre come sostengono i pubblici ministeri. Antonio Fazio, allora governatore di Bankitalia, era il burattinaio di un tale risiko congiunto per impedire che gli olandesi prendessero Antonveneta? Ma perché allora la Commissione europea, investita della faccenda, lo negò? E analogamente il Tar del Lazio? Tutti complici ai suoi ordini? Tutti pagati da Fiorani, come il giglio di Lamberto Cardia, consulente della Lodi? Mah, consentite a me di non crederlo. Ma certo, resto curioso di sapere che cosa pensi Fiorani. Il sostegno dei politici La quarta avrebbe riguardato la politica, visto che per i pm i concertisti associati contavano sul sostegno a 360 gradi, dalla destra alla sinistra. In trasmissione abbiamo parlato della Lega e della vicenda di Credieuronord. Della sinistra spaccata, come di Tremonti anti-Fazio, ho parlato solo io. Fiorani ha chiosato che le telefonate dei politici erano per informarsi, e che è la finanza a contare, la politica segue. Io mi ci ritrovo abbastanza, nel giudizio: ma invece sono in troppi a sinistra, a farsi belli di un presunto rinnovamento fatto a colpi di manette dei famigerati "furbetti". Infine, la domanda delle domande. Ma come si fa a difendersi respingendo le accuse, se poi si dice che i magistrati che hanno indagato sono perfetti, hanno ragione e Francesco Greco dovrebbe governare l'Italia? Io ho capito solo che Fiorani prima del processo indora la pillola alle Procure. E posso capirlo. Ma chi sta a a casa, a quel punto, come e perché non dovrebbe battere le mani ai magistrati, unici custodi delle virtù del mercato? Dio scampi, da una conclusione simile. Almeno a mio personalissimo giudizio, s'intende. IL CASO L'ARRESTO L'ex numero uno della Banca popolare italiana Giampiero Fiorani viene arrestato il 13 dicembre 2005. Le accuse a suo carico sono di aggiotaggio (aver diffuso notizie false per alterare il corso dei titoli in Borsa), insider trading (aver utilizzato notizie riservate), truffa aggravata, appropriazione indebita e associazione per delinquere finalizzata al compimento di questi reati. LE ACCUSE Nell'ordinanza del Gip di Milano Clementina Forleo si legge che Fiorani e i suoi complici avrebbero agito "per tutelare tout court l'italianità del sistema bancario", volendo proteggere, con essa, "per evidenti e necessitate alleanze politiche ampiamente emerse durante numerose delle conversazioni intercettate, chi solo dall'italianità del sistema bancario avrebbe potuto continuare a fruire di ingenti e illeciti profitti". La Bpi di Fiorani, secondo il giudice milanese, avrebbe portato avanti la scalata ad altri istituti bancari (Antonveneta) "in totale spregio delle regole poste a presidio del mercato", e soprattutto "con la complicità di esponenti del mondo istituzionale". "Gianpiero Fiorani ha chiosato che le telefonate dei politici erano per informarsi, e che è la finanza a contare, la politica segue. Io mi ci ritrovo abbastanza, nel giudizio: ma invece sono in troppi a sinistra, a farsi belli di un presunto rinnovamento fatto a colpi di manette dei famigerati "furbetti". "Ma come si fa a difendersi respingendo le accuse, se poi si dice che i magistrati che hanno indagato sono perfetti, hanno ragione e Francesco Greco dovrebbe governare l'Italia? Io ho capito solo che Fiorani prima del processo indora la pillola alle Procure. E posso capirlo. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.


Da www.savonanotizie.it  del 26-10-2007-10-26

Savona. Lega Nord sulle banche! Ma Credieuronord?


Data di pubblicazione: 26/10/2007 <<Buonasera, vi scrivo in merito all'appuntamento da voi pubblicato sullo strapotere delle
banche http://www.savonanotizie.it/scheda.php?sezione=online&idart=9091   

Spesso si sente parlare delle grandi scalate ma mai della vicenda Credieuronord, forse volutamente oscurata dai media nazionali.

Vorrei segnalare come sia nato un comitato spontaneo a difesa dei risparmiatori con relativo sito internet all'indirizzo:
http://labancadellalega.web-gratis.net/   Inoltre vi è un intero capitolo dedicato alla Banca Padana su "La Casta" di Rizzo-Stella, dove si fanno nomi e cognomi delle persone coinvolte, persone che ancora oggi ricoprono incarichi di dirigenza all'interno del partito di Bossi.

Ricordo inoltre come lo stesso Giancarlo Pagliarini, insieme ad altri parlamentari, avessero chiesto il risarcimento da parte del partito ai piccoli risparmiatori; richiesta caduta nel vuoto e che ha portato al suo allontanamento dalla Lega Nord.

Ora penso sia opportuno che il partito, e le persone aderenti al partito coinvolte nel crac, facessero chiarezza su tale situazione. Fino ad ora a pagare sono stati solo i piccoli risparmiatori che, su suggerimento di Bossi ed altri, hanno aderito all'operazione fallimentare Credieuronord.

Concludo quindi dicendo che il convegno proposto dalla Segreteria Provinciale mi sembra alquanto "azzardato"; ma forse proprio per i temi trattati, ovvero il rapporto tra
banche e politica, potranno fare luce e chiarire tali episodi.>>


Danilo Formica
Ex coordinatore provinciale Giovani Padani


Lady Procura (sezione: Credieuronord)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 27-08-2007)

 

Plus sezione: ATTUALITA data: 2007-08-25 - pag: 14 autore: GIULIA PERROTTI Lady Procura E legante, bella e riservata, Giulia Perrotti è la Lady della Procura della Repubblica di Milano. Di origine campana, figlia d'arte (suo padre era uno stimato magistrato), dopo essere stata giudice civile della seconda sezione fallimentare e componente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, si appassiona al penale e diventa in pochi anni uno dei magistrati di riferimento del dipartimento per i reati finanziari. Il primo processo complesso di cui si occupa è quello della Magnetofoni Castelli, società vicina al gruppo Ligresti finita in bancarotta. Con la collega Margherita Taddei segue prima lo scandalo della discarica di Cerro Maggiore, in cui era coinvolta la Simec di Paolo Berlusconi, e poi la vicenda di Credieuronord, la banca della Lega, che ha evitato il fallimento in extremis. La vera notorietà arriva con l'inchiesta sulla scalata ad Antonveneta da parte della Bpi di Gianpiero Fiorani culminata con le richieste di rinvio a giudizio per 68 persone fra cui l'ex Governatore Fazio, Fiorani e l'ex a.d. di Unipol Giovanni Consorte.


Bossi urla contro i padani che pagano, ma lui incassò da Fiorani. Per difendere Fazio (sezione: Credieuronord)

( da "Blogosfere" del 27-08-2007)

 

Ago 0727 Bossi urla contro i padani che pagano, ma lui incassò da Fiorani. Per difendere Fazio. Pubblicato da Davide Romano alle 09:09 in Current Affairs La sparata di Bossi: "Finora gli è andata bene. Noi padani pagavamo e non abbiamo mai tirato fuori il fucile. Ma c'è sempre una prima volta." Inutile cercare - nel caso del senatùr - una qualche coerenza con precedenti affermazioni. L'anno scorso aveva detto, riferito a chi chiedeva la secessione, che "A chi pensa di conquistare qualcosa facendo casino sa cosa dico? Dico “tanti saluti”." (vedi qui). Ma c'è altro dietro alle parole di Bossi. C'è il fatto che quando lui, che ha governato 5 anni l'Italia, chiede meno tasse è poco credibile. Ha gioco facile chi gli chiede dov'era durante il governo Berlusconi. Probabilmente è per questo che il leader della Lega sente bisogno di alzare i toni (e il fumo), per buttarla in rissa e evitare di essere messo con le spalle al muro. Ora tutti sono scandalizzati dal richiamo ai "fucili", così Bossi non è più chiamato a rispondere di quello che non ha fatto (o ha fatto) tra il 2001 e il 2006. E non è che abbia solo "dimenticato" di far calare le tasse, ha anche fatto da (importantissima) sponda politica all'ex-governatore della banca d'Italia Antonio Fazio, nonchè a Fiorani (della Banca Popolare di Lodi. Ricordate gli scandali emersi? la difesa ad oltranza da parte della Lega dei banchieri coinvolti negli scandali degli anni scorsi?). Quando Bossi parla dei padani che pagano infatti, dovrebbe anche ricordarsi dei padani che incassavano (da Fiorani) valanghe di euro. Oggi Bossi devia l'attenzione anche dall'inchiesta che ha coinvolto Brancher (Forza Italia) e soprattutto Calderoli (Lega), in cui lo stesso Fiorani ha ammesso di aver consegnato soldi in contanti all'ex ministro leghista. Di questa vicenda parlammo abbondantemente in passato, per chi avesse bisogno di un ripasso, leggete pure questo nostro post di un anno e mezzo fa. A me, che sono nato e cresciuto a Milano, quando Bossi fa le sue sparate mi fa anche sorridere. Ma quando inizia a parlare di soldi, le cose si fanno serie. Cominci lui a dare il buon esempio, restituendo i soldi ai soci leghisti della banca "padana" (Credieuronord), oltre che i soldi degli investimenti dei villaggi turistici "leghisti" in Croazia. Per non parlare della sua difesa a spada tratta del finanziamento pubblico dei partiti, soldi che potrebbero meglio tornare nelle tasche dei cittadini, invece che esser usati per pagare i burocrati dei partiti.


La banca della lega perde contro Carlo Rossella (sezione: Credieuronord)

( da "Provincia Pavese, La" del 13-09-2007)

 

AL TRIBUNALE DI MILANO La banca della Lega perde contro Carlo Rossella MILANO. Per lo scandalo dei fallimenti, dopo i due processi penali è arrivata anche la prima sentenza civile. L'ha emessa il tribunale di Milano che ha respinto la richiesta risarcitoria formulata dalla Credieuronord, la banca sulla quale transitarono le somme sottratte dalla commercialista Carmen Gocini dalle procedure fallimentari di cui era curatrice e destinate ai fratelli Angelino e Caterino Borra. L'istituto di credito creato dalla Lega Nord, aveva citato in giudizio la casa editrice Mondadori e l'allora direttore di "Panorama" Carlo Rossella per un articolo intitolato "La doppia vita di Angelo: Re Mida dei fallimenti". Nel servizio Angelino Borra veniva definito "pregiudicato per falso e truffa" in relazione ai riciclaggi delle somme passategli dalla Gocini a titolo di finanziamento delle sue radio. "Si parlava - sosteneva la Credieuronord- di frenetiche movimentazioni del conto con ripetuti versamenti e prelievi". Questo avrebbe danneggiato l'immagine della banca che ha chiesto il risarcimento del danno. Il caso è finito all'esame del giudice Marangoni che ha riconosciuto il diritto di cronaca e di critica e ha rigettato la domanda nei confronti del giornalista e della Mondadori condannando la Credieuronord, a pagare le spese: 5.881 euro.


Sono 14 i veneti finiti nel mirino di stella (sezione: Credieuronord)

( da "Nuova Venezia, La" del 02-10-2007)
Pubblicato anche in:
(Tribuna di Treviso, La) (Mattino di Padova, Il)

 

Regione Sono 14 i veneti finiti nel mirino di Stella VENEZIA. Curiosità: sono 14 i veneti citati nel libro "La Casta" di Gian Antonio Stella, in un contesto non sempre precisissimo (ci duole, caro Gian, ma è così). Per dimostrarlo si può cominciare dal penultimo, Tiziano Zigiotto, citato come campione dei politici trombati, sistemati per consolazione nelle poltrone di società regionali. Quella di Zigiotto è Obiettivo Nordest. Ne ha anche altre, precisiamo, ma non ci siede sopra per consolazione, semplicemente perché non è mai stato trombato. E' impossibile che lo sia. Il suo è l'unico caso, pensiamo al mondo, di consigliere regionale eletto per tre volte nel listino bloccato del presidente Galan, come suo uomo di fiducia. Dunque senza bisogno di un voto di preferenza. Neanche Marino Zorzato, citato come presidente di Veneto Strade, sempre nel contesto delle poltrone consolatorie (chiamale consolatorie con gli stipendi che si ritrovano) è mai stato ex deputato forzista: lo è tuttora. Un trombato di classe è invece Pigi Bolla, candidato da un Galan determinatissimo a sindaco di Verona. E trombato anche lì. Tra gli altri citati il forzista Sandro Trevisanato (Venezia, Terminal passeggeri spa); i leghisti Stefano Stefani ed Enrico Cavaliere per il crack della Credieuronord; Elisabetta Casellati per l'epopea della figlia; l'immancabile Galan; il vescovo di Padova Mattiazzo; Massimo Cacciari e Gianni De Michelis; e l'incredibile Mario Rigo finito, volete sapere dove?, -a palazzo Madama, collaboratore di uno dei questori. (r.m.).

 


ApCom 13-9-2007 SCALATE/ TABACCI: SU ANTONVENETA E BNL SOLIDARIETA' IN ISTITUZIONI. E Fazio era giocatore in campo

Roma, 13 set. (Apcom) - "La scalata della Bpi di Fiorani su Antonveneta e di Unipol su Bnl erano strettamente intrecciate e andavano di pari passi con il tentativo di scalata ordito da Ricucci e finanziata dalla Banca popolare di Lodi al Corriere della Sera. Le cose si tenevano e avevano un reticolo di solidarietà con presenze significative anche nei livelli istituzionali". Lo dice a Radio Radicale il deputato Udc Bruno Tabacci, interpellato sulle motivazioni con le quali la dottoressa Clementina Forleo ha motivato il patteggiamento per Bpi e Bpl Swisse.

"Il ruolo di Fazio - spiega - era quello di un giocatore in campo che si avvaleva spesso della possibilità di forzare le regole del gioco e la politica era divisa in tifoserie che parteggiavano per gli uni o per gli altri senza la capacità di vedere con lucidità la questione delle regole. Dalle intercettazioni è emerso un ordito molto chiaro che di lì a pochi mesi porterà alla sostituzione di Fazio con Mario Draghi. Dentro quel contesto c'è stato il dibattito sulla riforma del risparmio dove ci sono stati anche capovolgimenti di fronte rilevanti, in particolare quello della Lega che aveva un interesse nella tutela di una banca che stava fallendo, la CrediEuronord, e che stava per essere comprata dalla Banca Popolare di Lodi. Il capovolgimento avvenne sui due punti fondamentali sui quali Fazio giocava tutto il suo prestigio: il mandato a vita, mentre nel testo licenziato dalla commissione c'era una riduzione a cinque anni; la conservazione di tutte le competenze in materia bancaria mentre nel testo c'era una distinzione sulla concorrenza a vantaggio dell'Autorità antitrust".

"Il testo votato in commissione - ricorda Tabacci - fu cambiato in Aula con il cambio di fronte della Lega e con i Ds, che fino a qualche ora prima avevano annunciato il voto di astensione, che a quel punto votarono contro solo di fronte alla sicurezza che quei due punti non sarebbero passati. Queste connessioni abbracciavano parti consistenti della maggioranza e anche della opposizione di allora. Fiorani era intimamente collegato a Consorte, le due posizioni andavano di comune intesa, tant'è che c'è il riscontro di telefonate che riguardavano la intelligenza strategica dei due gruppi sulle due diverse scalate che riferivano ai due diversi mondi politici, ma più che altro per avere degli avalli esterni".


La Repubblica 23-7-2007 OLTRE IL GIARDINO La furbata di Marano e la tv dei furbetti di ALBERTO STATERA

Dopo le indimenticabili performance di "Ball of Steel" (palle d´acciaio-ndr), "Wild West" e, tocco padano-partenopeo tra tanto english, "Votantonio", Antonio Marano, leghista varesotto, ex deputato, ex sottosegretario nel primo governo Berlusconi e tuttora, per quegli insondabili scherzi della sorte, direttore di Rai 2, conquista a mezza estate, in memoria di Ennio Flaiano, il nostro personale premio "Italia alle vongole" o "Vongolino d´oro". Se Gianpiero Fiorani non ha mentito a Luca Pagni, che lo intervistava per "Repubblica", Marano gli ha offerto di condurre "una trasmissione su Rai2 in difesa dei diseredati, dei cittadini truffati dalle finanziarie e dalle banche".
Per chi non lo ricordasse, Fiorani è l´ex capo dei "Furbetti del quartierino", quello che ha messo a ferro e fuoco la finanza italiana, che tosava i correntisti "qualunque" della Banca Popolare di Lodi e che, telefonicamente, baciava l´ex governatore della Banca d´Italia Antonio Fazio, che da controllore trescava con un suo controllato diventato ormai un "famiglio". Poi la galera e il "ravvedimento mediatico", che, cooptato nella squadra ruffiana di Lele Mora, lo ha promosso a baciare non più Fazio, ma la giovane figlia di Ornella Muti, Nike Rivelli, nei pressi del Billionaire, luogo di culto dell´Italia "cafonal" illustrata da Roberto D´Agostino.
Capite l´astuzia quasi partenopea del polentone Marano? Chi meglio di un truffatore può spiegare le truffe ai truffati?
Ex gestore di Rete 55, una tivù privata del Varesotto, amico di Bobo Maroni, appassionato del festival dei druidi, autore di indimenticabili "speciali" su Pontida, all´atto del suo secondo insediamento alla direzione del secondo canale della Rai, Marano aveva promesso "una rete sexy". Sexy in che senso? Guardonismo per un colabrodo etico e finanziario? Se si mettono insieme le "Palle d´acciaio", "Wild West", "Votantonio", "Donne", "La sposa perfetta" e altre insulsaggini varie, il presunto "servizio pubblico" ha buttato dalla finestra circa 14 milioni e mezzo di euro per format idioti e fallimentari, che Aldo Grasso non esita a definire "uno scandalo". Pochi spiccioli, se volete, per gli standard di Gianpiero Fiorani, che di milioni ne spese almeno 40, naturalmente non suoi, per cercare di salvare dalla bancarotta Credieuronord, la banchetta, nata come suprema icona del velleitarismo leghista e subito diventata un disastro, che fece imbufalire alcune migliaia di leghisti della prima ora truffati come polli. Così nessuno meglio di Fiorani, nella trasmissione che Marano graziosamente gli ha offerto sul "servizio pubblico" e che si potrebbe intitolare "Furbetti" o " Fanfulla da Lodi", potrà raccontare che in questo paese basta pagare, come per l´appunto accadde con la banchetta di Bossi, per lavare ogni peccato e ottenere magari dalla politica gratitudine eterna per fare i propri affari. A quei tempi la Lega era la peggior nemica del governatore Fazio. Bastarono poche ore, dopo l´intervento di Fiorani, perché Bobo Maroni dichiarasse: "Fazio è bravissimo, non si tocca", smentendo anche il ministro dell´Economia in carica Giulio Tremonti, che della Lega era allora il principale supporter dentro Forza Italia e che aveva l´unico scopo di far fuori il governatore. Chissà che con Marano, il Fiorani versione petto nudo, danze, baci e Billionaire non abbia giocato ancora spregiudicatamente quel credito, e magari altri meno noti, cui il direttore di Rai2 non poteva negarsi.
Marano è giustamente famoso per l´"Isola dei famosi", un saggio superbo sulla società di massa - per chi sappia leggerlo nella sua nefandezza - e sull´Isola, buon sangue non mente, avrebbe voluto approdare uno dei figli di Umberto Bossi, Riccardo, cui il papà, dopo un primo avallo, ha promesso, nel caso, "calci nel sedere". Se è Marano che ha dissuaso l´insipiente giovanotto, ha forse fatto l´ultimo favore al suo boss.
Chi più di lui, che l´insipienza della politica mantiene ancora in quel posto, merita a mezza estate il "Vongolino d´oro"?
a.staterarepubblica.it


Da Borsaitaliana.it  19-2-2007  Banche: Pm Milano chiude indagini riciclaggio Credieuronord

 

MILANO (MF-DJ)--Il Pm di Milano, Riccardo Targetti, titolare dell'inchiesta per riciclaggio nei confronti di quattro ex dirigenti della banca della Lega Nord Cedieuronord, poi acquisita da B.P.Italiana, ha disposto l'avviso di chiusura indagini.

L'inchieste vede coinvolti l'ex presidente onorario e vicepresidente esecutivo di Credieuronord, Gian Maria Galimberti, l'ex d.g. Pier Franco Filippi, Roberto Iaboli, allora referente crediti per il settore agricolo, e il responsabile della filiale di Milano, Alfredo Molteni.

Secondo quanto si e' appreso ai quattro viene contestato il fatto di aver acconsentito a che si disponesse su un conto intestato alla Cooperativa Latte Savoia 6 operazioni di prelievo e ordini di bonifico per un importo superiore a 1,3 mln di euro. Tali operazioni sarebbero avvenute, secondo l'accusa, tra il 2003 ed il 2004 e la somma sarebbe derivata da una truffa ai danni dell'Ue e dell'Erario che e' al centro di una inchiesta della procura di Saluzzo per truffa relativa alle quote latte dell'Unione. Mcn

 

(END) Dow Jones Newswires

February 19, 2007 11:47 ET (16:47 GMT)

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Da ecodelchisone.it 1-2-2007 Truffa delle quote latte, parte il processo a Saluzzo Coinvolti allevatori saluzzesi e pinerolesi? Francesco Lodola

SALUZZO - Mercoledì 7 febbraio, alle ore 9, si terrà l'udienza preliminare per la truffa sulle quote latte davanti al Gup dott. Alberto Boetti. I reati ipotizzati sono l'associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e dell'Unione europea, il falso in bilancio e l’emissione di false fatture. Da qui il nome "Black milk", latte in nero, con il quale gli uomini della Tenenza saluzzese della Guardia di finanza hanno battezzato fin dagli esordi l'indagine.

Nata dalla scoperta di una serie di società cooperative dal nome seriale - Coop latte Savoia uno, due, tre… sei, le prime tre con sede a Saluzzo, le altre a Carmagnola - la truffa avrebbe consentito a più di 500 allevatori, tra Saluzzo, Pinerolo, Cuneo, Ivrea, Torino, Mantova, Cremona e Verona, di percepire il compenso dalla vendita del latte prodotto anche al di fuori dei limiti imposti dalle leggi 462/92 e 119/03 (per sette anni consecutivi, dal 1998 al 2004). Secondo l’accusa, le cooperative acquistavano il latte in esubero pagandolo sotto forma di finte consulenze e rivendendolo poi ai caseifici. A seguito delle misure restrittive introdotte dal decreto Alemanno, la frode si è arricchita di un altro soggetto, la Finanziaria Giovanni Robusti Spa (Fgr) con sede a Treviso, continuando probabilmente sotto forma di cessione di crediti anticipati.

Le indagini, avviate dalla Procura di Saluzzo e coordinate dal dottor Maurizio Ascione - che sarà anche pubblico ministero del dibattimento - si sono avvalse della consulenza di un esperto in materia finanziaria e hanno ricevuto l'elogio dei pm milanesi, che hanno parallelamente condotto l'indagine sui presunti illeciti rapporti bancari tra la citata Fgr e la Credieuronord, la banca della Lega salvata dal fallimento dall'ex-numero uno di Bipielle Fiorani. Si presume infatti che parte dei proventi illeciti della truffa, nel suo complesso stimata in 130 milioni di euro, sia stata dirottata alla banca.

Insieme con Giovanni Robusti, ex-parlamentare leghista e leader dei Cobas del latte, sono 55 gli indagati. Con una decisione presa in extremis, nella seduta di Giunta del 29 gennaio, la Regione si è costituita parte civile al processo.

 


La Stampa 15 15/1/2007 (9:54) - Latte connection. Fuga dal Piemonte. E sull’Italia piovono multe da record A. GAINO

TRASLOCO: L’OFFENSIVA GIUDIZIARIA SPINGE LE COOPERATIVE IN FRIULI

TORINO
Quote latte: in Italia si continua a «splafonare» alla grande - anzi, sempre di più - e la Commissione europea, a maggior ragione, sanziona il nostro Paese come maglia nera fra i 25 Stati membri della Ue. La riprova sta nei 188,8 milioni di euro di «imposta» (il cosiddetto prelievo supplementare) a carico dei produttori italiani per l’ultima campagna del latte. Praticamente la metà dei 377 decisi per l’intera Europa. C’è chi si è messo in regola e paga per la produzione in eccesso, e chi, i cobas del latte, non ci pensa nemmeno.
I cobas sforano dal 1996 e si vantano di farlo, inseguiti da funzionari di Province e Regioni, cartelle esattoriali e pignoramenti. Ultimamente, anche dalla giustizia penale. Il Piemonte è diventato terra di frontiera di questo scontro fra gli irriducibili dei cobas, spalleggiati dalla Lega Nord, e il fronte della legalità, rappresentato dalla santa alleanza fra istituzioni e la stragrande maggioranza dei produttori riuniti nelle associazioni di categoria, Coldiretti in testa. La prima conseguenza è che le cooperative dei cobas sono in fuga. O poste in liquidazione (Savoia 6) o con la sede legale trasferita altrove (Savoia 5 in Friuli).
Offensiva giudiziaria
La furbizia dei cobas e dei loro organizzatori ha prodotto meccanismi di evasione delle sanzioni ricevute in questi anni che il pm Maurizio Ascione, di Saluzzo, ha rivoltato come tanti calzini con l’aiuto della Guardia di finanza per chiedere il rinvio a giudizio di 57 fra amministratori e sindaci delle sei coop Savoia alternatesi per fare da scudo di carta ai loro soci. Udienza preliminare il 7 febbraio. I reati: associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione europea. Su tutti gli imputati spicca l’ex senatore leghista (e candidato di Bossi alle ultime europee) Giovanni Robusti: il personaggio politico che ha creato il sistema cobas, le coop di riferimento che fingono di acquistare il latte dai soci per evitare l’ «imposta» per la produzione in eccesso, e infine la Fgr (finanziaria Giovanni Robusti). Ossia l’ultimo anello del complicato meccanismo di evasione: per evitare che la sanzione colpisse i cobas attraverso i «prelievi» di imposta presso gli acquirenti del loro latte (i caseifici), Fgr ha cominciato ad acquistare i crediti dei primi verso i secondi, incassando poi forti somme dalle industrie di trasformazione del latte.
Gli intrecci con la politica
«L’inchiesta - sostiene l’avvocato Mariagrazia Pellerino, parte civile a Saluzzo per Asprolatte, Coldiretti, Cia e Confcooperative - ha chiarito che il latte finiva direttamente ai caseifici e che le coop coinvolte svolgevano un ruolo fittizio, ma ha pure rilevato un fiume di denaro transitato sui conti personali di Robusti o della Fgr, prima alla Credieuronord, poi alla Banca Popolare di Lodi (l’attuale Popolare Italiana). Dal conto «Milk and money» sono usciti molti soldi in contanti. E sono stati documentati finanziamenti alla campagna elettorale di Robusti.
Recentemente sono state emesse cartelle esattoriali per 35 milioni nei confronti di 250 produttori piemontesi «fuorilegge», ma la vera misura per stanarli arriva dal nuovo meccanismo di compensazione dei contributi comunitari. Chi non paga non riceverà aiuti né per i «seminativi» né per la zootecnia. Arma letale.

 


 

Da La Padania 21-12-2006 dopo la sentenza. CrediEuroNord, Castelli: ora dovete chiederci scusa

 

La condanna di tre ex dirigenti della Credieuronord per “mala gestio” della banca ha sollevato da ogni responsabilità i politici leghisti ingiustamente accusati di essere responsabili del dissesto. L’ottava sezione civile del tribunale di Milano ha stabilito la completa estraneità di Maurizio Balocchi, Giancarlo Giorgetti, Stefano Stefani e altri amministratori del Carroccio al crac della Credieuronord mentre ha condannato Gianmaria Galimberti, Giancarlo Conti e Piero Franco Filippi a un risarcimento di circa 3 milioni di euro. L’azione civile era stata avviata dalla EuroNord, la società subentrata a quella originaria, che ha chiesto ai dirigenti in questione la restituzione delle somme necessarie a rimborsare i correntisti. La richiesta iniziale era stata di 8 milioni di euro ma il tribunale ne ha accordati 3 riconoscendo la responsabilità dell’ex direttore generale Giancarlo Conti e dei consiglieri Filippi e Galimberti, quest’ultimo pure vicepresidente dell’istituto. «La verità soffre, ma non muore - ha commentato Roberto Castelli, presidente dei senatori della Lega Nord. Finalmente questa sentenza fa giustizia delle palate di falsità e spazzatura versate addosso agli esponenti della Lega». Castelli punta il dito contro l’accanimento mediatico che ha tentato di screditare i politici del Carroccio. «Oggi le vere responsabilità sono emerse - ha ribadito l’ex ministro della Giustizia -. Tutti i giornalisti e i giornali che ci calunniano oggi, se avessero un minimo di dignità, dovrebbero chiederci scusa ma ovviamente non lo faranno».

[Data pubblicazione: 21/12/2006]

 

 


 

 

Da La Padania 19-12-2006 STABILITE LE RESPONSABILITÀ CrediEuroNord, il tribunale fa chiarezza

 

Finalmente è stata fatta chiarezza sulle responsabilità della malagestione della banca CrediEuroNord.
«Secondo l’ottava sezione civile del tribunale di Milano, infatti, Gianmaria Galimberti, Giancarlo Conti e Piero Franco Filippi sarebbero i colpevoli della mala gestio dell’istituto bancario e per questo sono stati condannati a un risarcimento di circa tre milioni di euro in via tra loro solidale».
A raccontarlo è Marcello Sala, presidente di EuroNord (la società nata dopo la cessione del ramo bancario di CrediEuroNord) e presidente del collegio dei liquidatori, che a nome della società esprime soddisfazione per una sentenza che «fa chiarezza e per la prima volta offre ai soci un’indicazione ufficiale circa le responsabilità su quanto è successo. Lo stesso atto infatti, assolve gli altri ex amministratori che in epoche e tempi diversi hanno ricoperto gli incarichi di amministratori o sindaci: Maurizio Balocchi, Giancarlo Giorgetti, Stefano Stefani, Massimo Barbiani, Virginio Carnevali, Franco Colombo, Diego Confalonieri, Gerolano Gavazzi, Paolo Pasqui e Francesco Arcucci. Ora - spiega ancora Sala - almeno in linea teorica dovrebbero esserci delle disponibilità in più per la liquidazione della società. Ovviamente - aggiunge - questi soldi dovremo andare a incassarli, visto che la cosa non è automatica. La sentenza è immediatamente esecutiva, ma dobbiamo vedere se le parti decideranno di ricorrere in appello».
Per la precisione la sentenza condanna: Galimberti, Conti e Filippi al risarcimento dei danni in favore della parte attrice, ovvero la stessa EuroNord che ha rilevato l’azione legale promossa nel 2004 direttamente dalla banca popolare CrediEuroNord, pari a 3.088.580 euro, cifra alla quale bisogna aggiungere la rivalutazione da calcolarsi (rispettivamente dal gennaio al dicembre 2003) al saldo e gli interessi legali, calcolati sulle somme di anno in anno rivalutate sulla base degli indici Istat.

[Data pubblicazione: 19/12/2006]

 

 

 

 

 

Da La Padania – 12-11-06 Euronord holding, l’assemblea delibera la liquidazione Simone Boiocchi


In un clima sereno di massima trasparenza e collaborazione si è svolta l’assemblea della (fu) Credieuronord, la banca vicina alla Lega Nord che non è riuscita a portare a termine l’incorporazione con la Reti bancarie holding, confluita nella Bpi del nuovo corso Giarda-Gronchi.
«L’assemblea - spiega il presidente del Cda, Marcello Sala - si è svolta regolarmente e ha deliberato la messa in liquidazione dell’Euronord Holding. Di conseguenza è stato nominato un collegio di liquidatori del quale io sono presidente. Diversi soci sono intervenuti per chiedere normali chiarimenti e tutti hanno ottenuto le risposte che chiedevano».
Tecnicamente, ora, per risparmiatori e addetti ai lavori, si apre una fase di attesa.
«Dobbiamo aspettare le sentenze sulle responsabilità - continua Sala - per sapere quali sono le risorse che reperiremo da quelle azioni. Allo stesso modo dovremo attendere per capire come si evolveranno i procedimenti per responsabilità civile». Una strada obbligata quella che ha portato l’assemblea e il Consiglio di Amministrazione insediatosi agli inizi del 2005 a deliberare la messa in liquidazione. “Ci avevate assegnato un chiaro e preciso mandato - si legge nella relazione del presidente all’assemblea -: quello di pervenire alla realizzazione della fusione per incorporazione di Euronord Holding in Reti Bancarie Holding Spa, del Gruppo Banca Popolare Italiana. Il mandato comportava che la Società non avrebbe posto in essere svolgimento di attività alcuna e che la sua gestione sarebbe consistita nella conservazione dell’integrità del valore del patrimonio sociale. Tale indirizzo è stato sempre osservato, com’è ricavabile dall’analisi del bilancio relativo all’esercizio 2005 e dai dati contabili infrannuali al 31/10/2006”.
“Come è noto - continua la relazione del presidente - , la condizione gestionale puramente e unicamente orientata all’integrità sostanziale del valore del patrimonio sociale è indicazione compresa nelle pregresse intese fra la Società ed il Gruppo Banca Popolare Italiana relativamente all’operazione di incorporazione”.
Ma al di là delle operazioni di conservazione del patrimonio e delle scelte adottate dal Cda, a bloccare il progetto di fusione sono stati altri fattori esterni legati alla precedente gestione dell’istituto. Fattori che pian piano hanno fatto pesare la loro presenza tanto che il 21 dicembre 2005 Banca Popolare Italiana ed Euronord Holding, attraverso un comunicato stampa congiunto, hanno reso nota la decisione di differire il termine per l’effettuazione dell’operazione di incorporazione da quello previsto entro il 31 dicembre 2005, a quello entro il 30 giugno 2006. Alla fine dello stesso 2005, poi, una serie di procedure concorsuali, per lo più fallimenti, si sono costituite parte civile nel procedimento penale nei confronti di più imputati rendendo ancora più difficile la firma dell’accordo con Bpi. “Il Consiglio d’Amministrazione riunitosi in data 21 settembre 2006 - conclude la relazione del presidente -, non ha potuto fare altro che prendere atto della scadenza della proroga dei termini concessi dalla Banca Popolare Italiana e dell’impossibilità di completare l’operazione di incorporazione secondo le modalità previste dal Protocollo d’Intesa”.

 


 

Da Il Giornale 12-11-2006  Chiude l’istituto di credito lumbard: «Non abbandoneremo gli azionisti»   Stefano Filippi

La banca della Lega ha chiuso i battenti ieri mattina nel centro congressi di un grande albergo alla periferia nord di Milano. Addio triste per un sogno che doveva garantire l'indipendenza finanziaria del partito, nel quale Umberto Bossi aveva messo la faccia e un po' di soldi, e che invece è svanito nel peggiore dei modi, travolto da scandali giudiziari, gestioni fallimentari, insufficienti controlli. E soprattutto facendo perdere un sacco di quattrini a migliaia di militanti che in buona fede avevano investito nell'avventura, convinti a versare risparmi e liquidazioni da una campagna rimbalzata dalle pagine della Padania a «Radio Padania libera», dai prati di Pontida ai mille comizi organizzati nelle roccaforti del Carroccio.
Da ieri, dunque, la banca non esiste più. Un atto dovuto. Il rimasuglio di quello che era stata la società cooperativa per azioni a responsabilità limitata Banca popolare Credieuronord, cioè la Euronord Holding spa, è stato messo in liquidazione. Il clima era surriscaldato. I politici della Lega, impersonificati da Giancarlo Giorgetti (segretario lombardo ed ex amministratore dell'istituto), a promettere che non abbandoneranno i creditori. I risparmiatori-militanti furibondi contro i vertici del Carroccio, traditori della loro fiducia. E anche una troupe delle «Iene» pilotata da Alessandro Sortino che ha tentato di intervistare i lumbard arrabbiati, ma è stato costretto a ripiegare tra minacce e anche spintoni. Tensione altissima nel cuore del popolo leghista, ferito nell'orgoglio e nel portafoglio.

Non è rimasto nulla dello spirito che aveva indotto Bossi e il suo seguito a buttarsi nel mondo del credito. Il comitato promotore si era costituito il 28 ottobre 1998 a Samarate (Varese), mobilitando tutte le strutture del Carroccio: il 5 marzo 1999 Bossi aveva scritto a tutti i segretari di sezione che «il capitale che ogni soggetto verserà è assolutamente tutelato dalle vigenti normative in materia di credito e risparmio». La Credieuronord aveva visto la luce con un atto notarile il 21 febbraio 2000: oltre 2.600 soci avevano sottoscritto un capitale nominale di 17 miliardi di lire. Ma in tre anni la banca aveva aperto appena tre sportelli di cui uno solo bancario (a Treviso), uno di tesoreria nel Bresciano e uno di consulenza nel Bergamasco.
E il denaro raccolto veniva gestito allegramente e senza controlli adeguati, sia pure segnalati dalla Banca d'Italia. Aperture di credito spropositate, come quella di un milione e mezzo di euro sul conto di Maura Lari, moglie dell'ex calciatore Franco Baresi. Scandali come quello del riciclaggio, sfociato nella condanna a tre anni dell'ex direttore generale Giancarlo Conti: attraverso la Credieuronord tra il 2001 e il 2003 erano stati ripuliti 13 milioni di euro in assegni circolari versati dagli allora proprietari di Radio 101, Angelo e Caterino Borra; i soldi provenivano da una commercialista milanese, Carmen Gocini, che li sottraeva (con falsi mandati di pagamento) alle somme ricavate da fallimenti decretati dal tribunale di Milano.
Quando il dissesto aveva assunto proporzioni drammatiche, era comparso il salvatore: Giampiero Fiorani, numero uno della Banca popolare di Lodi, che aveva rilevato il ramo bancario della società per meno di tre milioni di euro (cinque miliardi e mezzo di lire), conquistando così l'appoggio della Lega per i suoi progetti di espansione. Le azioni, comprate tra il '99 e il 2000 a 50mila lire, venivano valutate 4,12 euro: circa un sesto della quotazione originale.
Ma il crac dell'ex istituto di Fiorani ha fatto saltare l'ultima fusione. E dopo la condanna per il riciclaggio sono partite le istanze dei creditori che hanno indotto il tribunale di Milano a sequestrare il capitale rimasto. I leghisti però non disperano: «Magari ci vorranno due o tre anni ma la vicenda non sarà fatta cadere - dice Fabrizio Fenoglio, presidente del comitato degli amici del Credieuronord -. Ora è tutto nelle mani dei nostri parlamentari e amministratori locali: sono loro a dover tirare fuori i soldi. Una sorta di devoluzione tutta inter nos».


 

Un po’ di storia Da www.disinformazione.it (oltre la verità ufficiale)

 

Un po’ di verità sulla Banca Popolare Credieuronord (parte prima)
(meglio conosciuta come la Banca della Lega)
A cura di Rosanna Sapori - 25 novembre 2004

 

Il 28 ottobre 1998 si costituisce a Samarate in provincia di Varese, il comitato Promotore per la costituzione della Banca Credieuronord.  Il Comitato svolge attività di promozione e di raccolta delle sottoscrizioni del capitale necessario per la costituzione della Banca. Le quote sono raccolte battendo a tappeto le sezioni della Lega Nord di Piemonte, Lombardia e Veneto. Sono coinvolti i segretari di sezione e di circoscrizione che - raccogliendo l’appello del Segretario Federale Umberto Bossi – organizzano apposite riunioni tra militanti e simpatizzanti del partito. Il quotidiano LA PADANIA e l’emittente RADIO PADANIA LIBERA, invitano lettori ed ascoltatori a sottoscrivere le quote. Anche durante i raduni nel mitico prato di Pontida sono raccolte adesioni tra i militanti della Lega Nord.
Il 21 febbraio 2000, con atto notarile, si costituisce la Banca Popolare CredieuroNord, società cooperativa per azioni a responsabilità limitata. Con l’adesione di circa 2600 soci è sottoscritto un capitale nominale di 17 miliardi e 76 milioni di lire. Il 17 novembre dello stesso anno la Banca d’Italia concede l’autorizzazione ad esercitare l’attività bancaria. Il 19 marzo del 2001 apre il primo sportello a Milano, con 2615 soci e poco più di 19 miliardi di capitale.

“Siamo contenti di aver fatto questa banca i cui soci sono per la maggior parte militanti leghisti” puntualizza GianMaria Galimberti, Vicepresidente di Credieuronord. “Ma è bene confermare che la politica non c’entra anche se Credieuronord serve agli ideali che la Lega ha sempre portato avanti, la difesa del risparmio della famiglia e della piccola e media impresa. In pratica abbiamo dato concretezza agli ideali del Carroccio…si è cercato di mischiare la politica con la banca ma Credieuronord si muoverà su un piano assolutamente deontologico e certamente non verranno fatti dei prestiti graziosi perché non è nello spirito della banca né nello statuto della banca”. Queste le parole di Galimberti in un’intervista al quotidiano LA PADANIA nel gennaio del 2001.

Nel gennaio del 2003 apre uno sportello di tesoreria ad Erbusco in provincia di Brescia e successivamente, a seguito dell’autorizzazione di Banca d’Italia, in data 24 marzo 2003 uno sportello bancario a Treviso. Il 13 febbraio 2004 Credieuronord  apre uno sportello di consulenza finanziaria ad Albino in provincia di Bergamo.
Che cosa accade alla Banca in questi pochi anni d’attività è storia conosciuta e raccontata dai maggiori quotidiani e settimanali italiani ed esteri che sarà riscritta con ordine e dovizia di particolari in altra sede. Credo valga invece la pena di trascrivere per intero il documento che è stato redatto dall’ispettorato di vigilanza Creditizia e Finanziaria di BANCA D’ITALIA durante un’ispezione ordinaria.

 

 

BANCA POPOLARE CREDIEURONORD S.c.r.l. – MILANO – Via Cartesio 2 Inizio Ispezione 10/03/2003 Fine ispezione 23/05/2003
CONSTATAZIONI – PROFILI GESTIONALI E ORGANIZZATIVI

 

1. Non si sono adottati provvedimenti idonei a rendere affidabile l’impianto organizzativo e a pervenire in tempi rapidi a una profittevole gestione; né sono state individuate le motivazioni sottese al degrado degli impieghi. Si richiamano segnatamente:

a) i ritardi nell’applicazione del Regolamento, tuttora disatteso in alcuni aspetti rilevanti quali i controlli interni;

b) OMISSIS

c) le incoerenze nella politica creditizia nonché la labilità dei crediti seguiti per la selezione della clientela e l’enucleazione delle partite a decorso insoddisfacente:

2. La  previsione contenuta nel regolamento interno, che subordina il concreto esercizio dei poteri del Direttore generale a previe “consultazioni” con il Vice Presidente Esecutivo, di fatto trasferisce in capo all’esponente amministrativo la conduzione aziendale pur lasciando al dirigente la formale responsabilità degli atti.

3. Gli scarni resoconti delle riunioni consiliari – che rendono disagevole la ricostruzione degli accadimenti – si mostrano poco accurati e, talvolta, redatti a distanza di mesi: ad esempio, l’adunanza del 24.2.2003 è stata verbalizzata nel mese di maggio e quella del 24.3.2003 non contempla gli affidamenti approvati in tale data, riproponendo quelli concessi nella precedente seduta. Si è altresì permesso al segretario di presenziare al vaglio delle pratiche di fido allo stesso riconducibili.

4. Non si sono definiti limiti alle facoltà esercitate dell’Esecutivo in tema di condizioni da praticare alla clientela; la materia non è oggetto di monitoraggio e reporting all’organo sovraordinato.  OMISSIS

5. Il Collegio Sindacale ha circoscritto la propria attività – peraltro non raccordata con quella dell’ispettorato – alle verifiche di cassa e all’accertamento della regolarità nelle incombenze fiscali e previdenziali, omettendo di rilevare lo scadimento del comparto creditizio e le disfunzioni insite nel sistema dei riscontri.

6. Lo schema organizzativo risente della ridotta cultura dei controlli nonché del turnover del personale, non accompagnato dai necessari interventi formativi. In dettaglio:

a) pur in presenza di uno strumentario adeguato a rilevare le relazioni connotate da anomalie andamentali, la mancata istituzione di una struttura di controllo rischi impedisce azioni di regolarizzazione dei rapporti.

b) Le registrazioni contabili e il flusso informativo destinato alla Vigilanza, non sottoposti a scrutinio quali-quantitativo, presentano diffuse imprecisioni, specie nei conti transitori

c) La scarsa cura prestata alle evidenze sui “grandi rischi” ha impedito di acclarare, al 31.12.02, l’erronea segnalazione di supero sul plafond prudenziale

d) Gli avvicendamenti intervenuti nel Consiglio e nella Direzione sono stati inseriti nelle previste segnalazioni di Vigilanza solo in corso di ispezione

e) L’omessa pubblicazione sulla G.U. delle variazioni generalizzate alla struttura dei tassi ha comportato difetti di informativa, specie per i titolari di libretti di deposito

f) Non sono previste salvaguardie sull’utilizzo di partite illiquide in c/corrente.

 

EROGAZIONE DEL CREDITO E STATO DEGLI IMPIEGHI

7. Il processo creditizio è connotato da carenze che si sono riflesse sulla qualità dell’erogato. Il degrado, accentuato dal livello di concentrazione del rischio, è stato determinato da:

a) affidamenti per operazioni finanziarie senza preventiva individuazione di fonti e tempi di rimborso (cfr, ad es., Bingo.Net Srl)

b) facilitazioni accordate pur in costanza di elementi negativi prospettati in sede istruttoria (cfr, ad es., D’Evant Cesare Giosuè) ovvero di appostazioni a sofferenza presso il sistema (cfr, ad es., Robusti Giovanni e Milano Pietro)

c) ripetuti sconfinamenti autorizzati dal Capo dell’esecutivo anche in esubero ai poteri delegati, acriticamente ratificati dall’organo collegiale

d) assenza di vincoli alla annotazione delle c.d. “prenotazioni avere”, considerate nella prassi aziendale come incrementative delle disponibilità di conto. Non seguite da effettivi versamenti, hanno consentito di non rilevare eccedenze  per oltre euro 1,5 mln sulla linea di credito al nome di Lari Maura/Baresi Franco.

Da ultimo, la mancata richiesta ai legali esterni di esaurienti resoconti sulle procedure in corso ha indotto ad apprezzamenti non in linea con le effettive possibilità di recupero delle creditorie (cfr.d es. Boni e Mascarini Snc).

8. La distanza sul portafoglio prestiti al 31.12.02 ha fatto emergere sofferenze per euro 4,8 mln, incagli per euro 3,7 mln e previsioni di perdita per euro 2 mln. Negli allegati nn.3/a e 3/b vengono riportate le differenze in aumento rispetto alle segnalazioni aziendali (nell’ordine euro 3,1 mln, 1,5 mln e 1,7 mln).

 

IL PRESENTE DOCUMENTO, COMPOSTO DI N. 4 PAGINE E N. 1 ALLEGATO, E’ COPIA CONFORME ESTRATTA DAL RAPPORTO ISPETTIVO SUGLI ACCERTAMENTI DI VIGILANZA CONDOTTI DAL 10.03.2003 AL 23.05.2003 PRESSO BANCA POPOLARE CREDIEURONORD S.c.r.l.  IL QUALE CONSTA DI N. 7 PAGINE E 3 ALLEGATI.

Il resto alla prossima puntata.
25 novembre 2004

 

 

Da www.disinformazione.it  Un po' di verità sulla Credieuronord (II parte) (meglio conosciuta come la Banca della Lega) A cura di Rosanna Sapori - 5 dicembre 2004

 

Dopo l’ispezione ordinaria che la Banca Popolare Credieuronord subisce dal 10 marzo al 23 maggio 2003, la Vigilanza propone l’irrogazione di sanzioni amministrative e pecuniarie in relazione alle gravi infrazioni rilevate durante i controlli. Ripropongo qui il testo integrale a firma dell’allora Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti .

 

BANCA POPOLARE CREDIEURONORD –

Il ministro dell’economia e delle finanze

VISTO il decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 (Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia –TUB);
VISTA la lettera n. 177749 del 1° marzo 2004 con la quale la Banca d’italia, dopo aver espletato i prescritti adempimenti in conformità al disposto dell’art.145 TUB e delle relative Istruzioni di Vigilanza, ha proposto l’irrogazione di sanzioni amministrative pecuniarie in relazione alle seguenti infrazioni rilevate presso la BANCA POPOLARE CREDIEURONORD, con sede in Milano, nel corso degli accertamenti ispettivi di vigilanza condotti, ai sensi dell’art. 54 TUB, dal 10.3.2003 al 23.5.2003:

1) carenze nell’organizzazione e nei controlli interni da parte del Consiglio di Amministrazione (art.53, comma 1, lett.d), TUB; tit. IV, cap. 11, Istr. di Vig.);

2) carenze nei controlli interni da parte del Collegio Sindacale (art.53, comma 1, lett.d) TUB; tit.IV, cap. 11, Istr.di Vig);

3) carenze nell’organizzazione e nei controlli da parte del Direttore Generale (art.53, comma 1, lett.d) TUB tit.IV, cap.11, Istr. Vig);

4) carenze nella gestione del credito da parte del Consiglio di Amministrazione e del Direttore (art.53, comma 1, lett.d) TUB; tit: IV, cap. 11, Istr.Vig.);

5)posizione ad andamento anomalo e previsione di perdite non segnalate all’O.d.V. da parte del Consiglio di Amministrazione, del Collegio sindacale e del Direttore generale (art. 51 TUB; tit.IV, cap.1, Istr. di Vig.);

                                                                               - omissis -   

                                                                            D E C R E T A

A carico delle persone di seguito indicate, nella qualità per ciascuna di esse precisata e per efetto delle norme richiamate, sono inflitte, ai sensi dell’art.144 TUB, le seguenti sanzioni amministrative pecuniarie:

Componenti il Consiglio di amministrazione: ARCUCCI Francesco; GALIMBERTI Giovanni Maria; BALOCCHI Maurizio; BARBIANI Massimo.

Ex componente il Consiglio di amministrazione: CARNEVALI Virginio (in carica fino al 6.3.2003)

Per irregolarità sub 1): euro 2.582,00 ciascuno
Per irregolarità sub 4): euro 2.582,00 ciascuno
Per irregolarità sub 5): euro 2.582,00 ciascuno
Complessivamente: euro 7.746,00 ciascuno

Componenti il collegio sindacale: GAVAZZI Gerolamo; PASQUI Paolo; CONFALONIERI Diego.

Per irregolarità sub 2): euro 2.582,00 ciascuno
Per irregolarità sub 5): euro 2.582,00 ciascuno
Complessivamente euro 5.164,00

Ex Direttore Generale: CONTI Giancarlo (in carica fino al 16.3.2003)

Per irregolarità sub 3): euro 1.549,00
Per irregolarità sub 4): euro 1.549,00
Per irregolarità sub 5): euro 2.582,00
Complessivamente euro 5.680,00

                                                                                     -  omissis –

Roma, addì 22 marzo 2004

                                                                                          IL MINISTRO: G. TREMONTI


 


 

 

 

Da Agendalodi.it (18-7-2006) Bpi: parte dell’indagine va a Varese
Lodi, 18 luglio 13,17

Mentre Fazio chiede che l’indagine sulla scalata ad Antonveneta passi a Lodi, una parte dell’indagine sulla Bpi passa alla procura di Varese, che sta indagando sull'ipotesi di truffa ai danni dello Stato nella crisi di Cit, la Compagnia italiana turismo. L'inchiesta avrebbe portato a scoprire presunti passaggi di denaro illeciti da Bpi attraverso Cit, per poi finire ad altri terminali sospetti, a partire da Credieuronord, la "banca della Lega" che proprio l’ex-amministratore delegato di Bpi, Gianpiero Fiorani, avrebbe dovuto salvare. 


  Data di pubblicazione: 18 Luglio, 2006

 


Da Varese News (22-6-06)

 

Finanza - Non ci sarà più la fusione con la Credieuronord e i 2700 soci non prenderanno un euro
BPI "scarica" la banca della Lega. Holding CreditNord verso il fallimento


Triste epilogo per i 2.700 soci dell'ex "banca della Lega" Credieuronord. Con nove giorni di anticipo la Popolare Italiana ha decretato quello che si prospettava come il crac della banca della Lega. L'ex Lodi dice no alla fusione perchè le condizioni sono cambiate.  Il Cda della BPI ha decretato ieri che "non ci sono i numeri per la fusione. Le indicazioni che si hanno ora non corrispondono a quelle iniziali".
Una decisione che era nelle cose dopo la condanna di alti dirigenti della banca per riciclaggio di denaro.
Fiorani nel salvataggio di Credieuronord aveva inserito una clausula che permetteva a BPI di evitare la fusione qualora, entro la fine del 2005, fossero sopravvenute questioni di carattere legali. E queste ci sono state, eccome.
Tutta la vicenda è una complicata storia di intrecci tra politica e finanza.  La Credieuronord, nata nel 2000 per forte volontà della Lega nord non ha mai avuto lo sviluppo che prefigurava il senatur nella sua lettera di invito a tutti i segretari di sezione del Carroccio e la crisi emerse con chiarezza già nel 2003 quando dal 10 marzo al 23 maggio la Banca d’Italia realizzò un’ispezione trovando una situazione disastrosa tanto che il 5 dicembre del 2004 l’ex ministro Giulio Tremonti, su proposta dell’istituto di vigilanza decretò una serie di sanzioni amministrative a tutti i vertici della banca.
La situazione era però già completamente compromessa e a nulla era valso aumentare il capitale nel giugno dello stesso anno. L’assemblea dei soci il 20 novembre 2004 approvò la cessione della Crediteuronord alla Popolare di Lodi e la trasformazione della società in Holding CreditNord. I soci che hanno scelto di recedere dalla nuova società e quindi non convertire il capitale sono stati liquidati con 2,69 euro a fronte dei 25,8 del valore iniziale. Per gli altri l’odissea ha avuto il peggiore degli epiloghi: non vedranno più un euro. 
Su tutta questa vicenda ha svolto un grande lavoro di informazione Rosanna Sapori attraverso un sito internet e diversi articoli. La giornalista, attualmente a Tele NordEst,  ha lavorato per quattro anni a Radio Padania raccogliendo centinaia di lettere di militanti del Carroccio che erano entrati nella banca avendo piena fiducia del movimento. "Sono contenta che emerga tutta la verità perché sono davvero tanti quelli che hanno creduto alle parole della Lega. Ora che ci sono le prime condanne per riclicaggio di denaro emergono le responsabilità di quanti hanno diretto quelle operazioni".

 

Giovedi 22 Giugno 2006
Marco Giovannelli

 


 

Da Il Giornale (13-4-06) Scandalo fallimenti gonfiati Chiesti 6 anni per la Gocini          - di Redazione

 

Dieci anni di reclusione per Camillo Naggi, 6 per Carmen Gocini e 4 per Giancarlo Conti. Queste le richieste di condanna invocate dall'accusa al processo con rito abbreviato relativo al cosiddetto «scandalo dei fallimenti». Processo stralcio che vede di nuovo imputata la commercialista Gocini, accusata di aver sottratto almeno 75 miliardi di lire in dieci anni dalle procedure fallimentari di cui era curatrice, e che è già stata condannata con rito abbreviato a 8 anni di reclusione per altri fallimenti gonfiati. Naggi è il titolare dello studio in cui lavorava la commercialista, mentre Conti è il direttore generale della banca Credieuronord dove sarebbero transitati circa 13 milioni di euro, provento dei fallimenti gonfiati. I tre imputati sono accusati a vario titolo di peculato, riciclaggio e falso.
L'udienza preliminare continua dunque parallelamente nei confronti dei fratelli Angelino e Caterino Borra, ex proprietari di Radio 101 accusati di aver ricevuto parte del denaro distratto da Gocini dalle procedure fallimentari, e di Alfredo Molteni, ex direttore responsabile di sala e delle segnalazioni antiriciclaggio dell'istituto di credito. Anche i due Borra hanno già ricevuto una precedente condanna a 8 anni di carcere per episodi analoghi. Il giudizio era stato emesso con rito abbreviato nel 2004 e confermato in secondo grado lo scorso 3 novembre dalla quarta corte d'appello.
I pm Riccardo Targetti, Giulia Perrotti e Margherita Taddei contestano a Conti e Molteni di aver consentito ai Borra di versare assegni anche circolari derivanti dal peculato, per poi trasferirli su altri conti creati per far perdere le tracce della provenienza dei soldi. Date le dimensioni della banca, sostengono i magistrati, non è possibile ipotizzare che i due dirigenti fossero all'oscuro di tutto. I fatti contestati agli imputati risalgono fino al 1995. 

 


Da TGCom 7/3/2006 Soldi di Fiorani fino alla Camera

 

Giorgetti li rifiutò,Palenzona indagato

I verbali degli interrogatori di Fiorani stanno producendo i primi effetti. L'ex ad della Bpi avrebbe fatto i nomi di politici coinvolti nel vortice di mazzette creato da Fiorani per i suoi progetti. Spunta una mazzetta da 50mila euro rifiutata dal leghista Giorgetti (che avrebbe però ottenuto aiuto per il Varese Calcio) e una tangente da 4 milioni per il politico-banchiere Fabrizio Palenzona.

 

Una mazzetta portata dentro la Camera
Rocambolesco
il racconto fatto da Fiorani (pubblicato dal
Corriere della Sera) sui 50mila euro offerti a Giancarlo Giorgetti, il braccio destro di Umberto Bossi. Il banchiere avrebbe portato la somma in contanti avvolti dentro un giornale, superando tutti i controlli delle forze dell'ordine a protezione del palazzo governativo. Ma quei soldi sono poi stati rifiutati dal leghista che avrebbe però chiesto un aiuto finanziario per il Varese Calcio. Aiuto poi effettivamente arrivato al club sotto forma di finanziamenti leciti.

A questo vanno aggiunti i mutui agevolati offerti a diversi esponenti del carroccio e il salvataggio della banca della Lega, la Credieuronord. In cambio Fiorani chiedeva un aiuto all'amico governatore Fazio. Nel periodo in cui si sono svolti i fatti, alla Camera si discuteva appunto la famosa legge sul risparmio. Legge nella quale si doveva mettere mano ai poteri del numero uno di Palazzo Koch.

Indagato Palenzona, milioni su conti esteri
Esponente della Margherita, vicepresidente di Unicredit, componente del comitato esecutivo di Mediobanca, vicepresidente Confcommercio, presidente dell'Aiscat: le cariche attribuite a Fabrizio Palenzona sono tante. Ecco perché l'iscrizione nel registro degli indagati da parte dei pm che indagano sul caso Antonveneta ha fatto molto rumore. Secondo l'accusa, portata avanti dopo le affermazioni di Fiorani, Palenzona avrebbe intascato tangenti per quattro milioni di euro.

Soldi finiti su conti esteri e per questo motivo ora le indagini si stanno spostando anche nel Principato di Monaco. "Mai preso soldi - ha fatto sapere il politico-banchiere - anche perché non sono mai stato in affari con Fiorani".


 

Da LA PROVINCIA DI CUNEO 4-2-2006 Latte in nero, accusato Robusti. Al leader dei Cobas contestata una truffa da 130 milioni di euro 

 

A Cuneo. La Procura di Saluzzo ha chiuso le indagini su sette anni di frode. Coinvolti 508 clienti dell’ex senatore leghista



Già senatore della Lega, il leader dei Cobas del latte, Giovanni Robusti, di Torre de’ Picenardi, sarebbe il capo di una «associazione per delinquere finalizzata a truffe aggravate, falsi in bilancio» e altri reati economici. L’associazione avrebbe sottratto alle casse dello Stato e dell’unione europea 130 milioni di euro, ‘dribblando’ la legge sulle quote latte. Lo sostiene la Procura di Saluzzo (Cuneo) che ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a otto imputati, fra i quali l’ex senatore del Carroccio.
L’inchiesta è strettamente collegata al troncone delle istruttorie milanesi sulle scalate bancarie: il troncone Credieuronord, banca nell’orbita di Umberto Bossi e della Lega, di cui Robusti è dall’aprile 2004 nel consiglio di amministrazione, salvata dal crak nell’autunno di quell’anno dall’ex amministratore delegato di Bipielle Gianpiero Fiorani. Secondo il procuratore di Saluzzo, Maurizio Ascione, la rete di società organizzata dalleader dei Cobas avrebbe consentito a 508 produttori di latte di frodare per sette anni consecutivi, dal 1998 al 2004, i limiti (quote) imposti all’Italia dalle norme comunitarie. Il latte in eccesso sarebbe dunque stato venduto in nero a cooperative di comodo che ne pagavano il prezzo attraverso finte consulenze. L’associazione di Robusti avrebbe così suddiviso i 130milioni di profitti illeciti. L’indagine della Guardia di Finanza, battezzata «Black milk», latte in nero, era nata dalla scoperta di società con sede a Saluzzo con nomi simili (Coop Latte Savoia Uno, Savoia Due, Savoia Tre...), che acquistavano dagli allevatori il latte in esubero, poi rivenduto ai caseifici. Dopo il 2003, con i nuovi controlli previsti dal decreto Alemanno, la grande truffa delle quote latte sarebbe continuata con il sistema delle cessioni di crediti anticipati dalla Finanziaria Giovanni Robusti spa (Fgr) con sede a Treviso, area d’azione del leader dei Cobas, che è ora è anche accusato di esercizio abusivo di attività bancaria. Tempo fa il presidente regionale della Cia del Piemonte, unitamente ai presidenti regionali di Associazione dei Produttori del Latte, di Confagricoltura e Coldiretti, aveva sottoscritto un esposto in Procura a Torino contro le cooperative denominate «Savoia», che nell’annata 2003-2004 erano al sesto posto per volume di latte acquistato tra i primi acquirenti di latte in Italia, con una quota superiore a quella di un colosso del settore come la Granarolo. Chiusa l’inchiesta sull’associazione per delinquere, nei prossimi mesi le Fiamme gialle chiuderanno le indagini sui 508 beneficiari del meccanismo di Robusti: si tratta di produttori di latte padano, per lo più elettori del Carroccio di Torino, Cuneo, Mantova e Verona. Intanto, i pm milanesi, che hanno elogiato, definendolo «eccezionale», il lavoro svolto dalla piccola procura di Saluzzo, proseguono l’indagine sul riciclaggio di una parte del bottino proprio attraverso la Credieuronord, salvata dal fallimento da Fiorani. Un «salvataggio» da molti indicato come il prezzo imposto all’ex numero uno di Bipielle dal governatore Fazio per ottenere l’appoggio politico della Lega. Ma il quadro ora disegnato dalle indagini è più complesso: furono gli uomini di Fiorani a segnalare agli inquirenti i primi sospetti di riciclaggio delle quote latte scoperto a Cuneo. E fu una ispezione di Bankitalia a indicare Robusti come uno dei «soggetti in sofferenza» premiati dai «crediti facili» di Credieuronord. (f.mo.)


 

DA L’OPINIONE  Edizione 7 del 17-01-2006 Necessarie riforme strutturali per il capitalismo italiano di Biagio Marzo

 

Nella Prima repubblica il rapporto tra politica ed economia era parecchio più chiaro e netto di quello che abbiamo visto nella Seconda. Per un motivo molto semplice che nell’ancien régime c’era il Partito-Stato, la Dc, che aveva l’egemonia, ossia la direzione e il dominio, gramscianamente parlando, del capitalismo pubblico e di quello privato. Fu Amintore Fanfani, eletto segretario della Dc, nel 1954, che impose la costituzione del ministero delle Ppss. Con questo atto la Dc si conquistò l’autonomia dai poteri economici privati e, nello stesso tempo, diede organicità e rappresentatività al capitalismo pubblico, facendo in modo che le aziende a partecipazione statale si staccassero dalla Confindustria e confluissero in una simil Confindustria pubblica, l’Intersind. Insomma, era lo scudo crociato che batteva le carte, mentre gli alleati, (tra cui il Psi che era il secondo partito per numero di voti), dovevano accontentarsi di alcuni posti nei Cda e di alcune vicepresidenze. Questo ai tempi del centrosinistra d’antan. Ai tempi del pentapartito, Craxi, imponendo la pari dignità, cambiò il quadro, ma non di molto. A Via del Corso toccarono le presidenze dell’Eni e della Banca nazionale del lavoro. Il che fu letto come un grande successo.

Nella Seconda repubblica, il capitalismo cambiò pelle: con la scomparsa delle Ppss, furono liquidati gli Enti di gestione Efim e Iri e solo l’Eni restò in vita. Si mise mano alle privatizzazioni delle aziende Ppss e delle banche irizzate (le tre bin: Comit, Credito italiano e Banca di Roma), degli Enti e delle Banche pubbliche. Tuttavia, il processo di privatizzazione all’italiana non ha convinto molto, visto che fu svolto sotto la spada di Damocle di Bruxelles. Prendendo a pretesto il forte debito pubblico, l’Ue impose al governo di avviare una politica di risanamento tramite le privatizzazioni, altrimenti l’Italia non avrebbe fatto il proprio ingresso a Maastricht. Privatizzazione senza un minimo di liberalizzazione, il Sistema Italia è passato dal monopolio pubblico al monopolio privato. A tutt’oggi, il quadro è il seguente: il capitalismo pubblico senza voce in capitolo, il capitalismo privato come sempre senza capitali, il capitalismo sociale cooperativistico in forte sviluppo, avendo superato alla grande il periodo di crisi causata da Tangentopoli. Non è che l’economia cooperativa non ci fosse pure nella Prima repubblica, ma nella Seconda ha avuto il proprio momento magico. Cambiata l’economia, è cambiata la politica. E, guarda caso, l’imprenditore Berlusconi è sceso in politica, con la sua potenza economica. Uno degli imprenditori più ricchi della terra è stato eletto alla presidenza del Consiglio italiano.


Il che significa che l’economia ha la supremazia sulla politica. Pertanto, sulla scia berlusconiana i partiti si sono messi in proprio nel mondo degli affari economici. E da che mondo è mondo, è stato e sarà sempre così. Checché ne dica Romano Prodi. Proprio lui che ne avrà viste di tutti i colori, avendo fatto in giovane età il ministro dell’Industria, per due volte il presidente dell’Iri, il Primo ministro e il presidente Ue. Non servono tanto la formulazione di codici etici quanto riforme di struttura che modifichino il capitalismo, quindi, liberino il mercato da lacci e laccioli e da rendite parassitarie. A destra, la Lega fonda Credieuronord che dopo una breve attività bancaria fallisce, per colpa della cattiva gestione creditizia. A sinistra, i Ds hanno la direzione del Bmps, perché hanno nelle proprie mani la gestione della cosa pubblica del Comune e della Provincia di Siena. Sicché, avendo il controllo di entrambi gli enti locali, hanno il controllo completo di uno dei più importanti istituti di credito italiani. Negli anni dei governi di centrosinistra, il Mps fece una politica di espansione, acquisendo la Banca agricola di Mantova e la Banca del Salento. C’entrino o no i Ds, la banca senese ha portato a casa due fusioni. Ma è meglio fermarsi qui. Semmai si volesse andare oltre, si arriverebbe all’episodio della “famigerata” telefonata del luglio scorso, secondo cui il segretario Ds, Piero Fassino, si congratula con il presidente dell’Unipol, Giovanni Consorte, per avere chiuso brillantemente l’operazione di acquisizione della Bnl per cui sono proprietari (capendo di aver fatto una gaffe, cambia musica e dice: voi siete i proprietari di una banca) di una banca.


Il ché è in stridente contraddizione con una politica riformista in campo finanziario di cui i Ds, tra l’altro, si sentono portatori. La scalata Unipol su Bnl, tuttavia, si è potuta compiere grazie al sostegno della stragrande maggioranza delle imprese della LegaCoop. Si badi che ciò non è nulla di scandaloso, viceversa, lo è nel caso in cui il rapporto politica e affari venga criminalizzato. Delle due l’una: o i Ds lo accettano alla luce del sole, oppure lo condannino, evitando, però, di predicare bene e razzolare male. A ben vedere, si sono rovinati con le proprie mani, sostenendo tesi ipocrite. Per la verità, è lo stesso errore commesso per gli incontri avuti con Bernheim. Anche qui non si tratta di cosa hanno discusso gli “attovagliati”, bensì se c’è stato il desco tra il banchiere francese e gli esponenti politici di opposizione. Non è di certo bello che prima si negano i convivi e poi si ammettano. Nell’Italia di “metti una sera a cena”, non c’è nulla di segreto, per cui è meglio dire sempre la verità. D’altra parte bisogna sempre guardarsi dai padroni di casa, essendo alcune volte personaggi che combattono sotto almeno dieci bandiere. Oltretutto, se al politico viene proibito di interessarsi di economia, dovrebbe cambiare mestiere. Solo nelle società politicamente in crisi, si scinde la politica dagli affari economici e si lanciano codici e non riforme.


E comunque, affari e non affarismo. Francesco Rutelli prima e Arturo Parisi poi hanno mosso i primi attacchi ai Ds per il loro interessamento alle scalate bancarie e per il loro giudizio benevolo sul conto del capitalismo della rendita, ossia quello legato agli immobiliaristi. Secondo Fassino, non passa alcuna differenza tra questo e quello del profitto. Insomma, fare di ogni erba un fascio per giustificare gli interessi diessini nelle scalate. Tuttavia, l’atteggiamento della Margherita non è da prendere sul serio, come oro colato. Stante la situazione bancaria italiana, Rutelli e compagnia bella sono quelli che hanno di più le mani in pasta. La quasi totalità delle banche & banchieri italiani (escluso probabilmente Geronzi per essere consociativo) è schierata con il centrosinistra in generale e con la Margherita in particolare. Per dirne alcune: dalla Banca Intesa di Bazoli all’Unicredito di Profumo, passando per il San Paolo Imi di Sanza. Forte di tanto, non volevano perdere la Bnl, dato che una simile perdita avrebbe penalizzato gli interessi del presidente Abete e dell’azionista Della Valle, cooptato in mancanza dall’altro nel salotto buono. In conclusione, la vittoria dell’establishment non riempie di gioia nessuno, ma sarebbe stato peggio se avessero vinto i parvenus. Ma per evitare che vincano sempre i “soliti noti”, non servono le proposte di codici moralisti, bensì riforme che cambino il capitalismo italiano.

 


 

Da Stampaweb  16/1/2006  IL CARROCCIO E BANCOPOLI. C’E’ ANCHE CHI CONTINUA A CREDERE IN CALUNNIE E COMPLOTTI
I leghisti rivogliono i soldi della banca padana furbetta
«Eravamo con loro ma non importa: li portiamo in tribunale»


MILANO. «Basta. Li portiamo in tribunale», dice Corinna Zanon. Lei è fra i promotori del «Comitato amici della Credieuronord», e il termine «amici» è ingannevole. Il comitato, infatti, raduna i 3 mila e 500 soci che in Credieuronord (conosciuta anche come Banca della Lega) hanno perso venti milioni di euro, in media 5 mila e 700 euro a testa. Lanciata nel 1999 dal testimonial Umberto
Millitanti della Lega a Pontida
Militanti della Lega
con le bandiere padane a Pontida
Bossi, la banca andò presto a gambe all’aria, poi fu salvata dalla Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani che si prese a 4 euro le azioni pagate dai soci il sestuplo. «Nei prossimi giorni partiranno le prime cause civili», dice Corinna Zanon e spiega che non si guarderà in faccia a nessuno, né a sindaci né a revisori dei conti, e nemmeno ai membri del comitato di amministrazione, «neanche se si chiamano Stefano Stefani e Maurizio Balocchi e sono dirigenti della Lega».

In internet, nei gruppi di discussione, si leggono frasi così: «E’ la prova che chi va a Roma diventa romano». Oppure: «Sono tutti uguali». O ancora: «Se hanno fatto robe del genere, massima condanna». Credieuronord non c’entra. Qui i leghisti commentano i rapporti fra il partito e la Popolare di Lodi. Anche se la maggioranza non si rassegna, e crede siano calunnie e complotti, e che se porcheria c’è stata è porcheria per legittima difesa, tutti gli altri (non pochi) soffiano di rabbia. «Sono furenti. Furenti», spiega Rosanna Sapori. E’ stata una voce storica di Radio Padania. L’hanno allontanata nel 2004 dopo quattro anni da Co.co.co: «Davo spazio ai truffati di Credieuronord. E alla Lega dava fastidio». TelePadova Adesso Rosanna lavora a TelePadova, e continua a consegnare i microfoni a scontenti e indignati: «Aumentano, e la Lega sbaglia a trascurarli». Lo pensa anche Roberto Poletti, conduttore di una trasmissione quotidiana sulla milanese Antenna 3.

I telespettatori telefonano in diretta destreggiandosi fra lo scoramento e la collera: «C’è la banca, ci sono i maneggi con Fiorani, e poi le pensioni d’oro per i senatori votate dai leghisti insieme a tutti gli altri. Non tira un’aria meravigliosa», dice Poletti. «Non è questione di reati», osserva l’ex sindaco socialista Paolo Pillitteri, uno che dovette misurarsi col tambureggiante leghismo delle origini, «ma ora sappiamo che i bossiani hanno relazioni non sempre limpide, si muovono nel sottobosco, nella zona grigia compresa fra politica e affari. Magari fanno quadrare i conti con qualche artificio. E insomma, si dedicano a quello che, scendendo in politica, volevano combattere». La percezione degli osservatori combacia straordinariamente. Soltanto Massimo Fini (scrittore e giornalista nemico della modernità e della globalizzazione, molto affascinato quindici anni fa dagli esordi leghisti) ha convinzioni un po’ dissimili: «La base è molto spaccata, metà innocentista e metà colpevolista. Ma continua a credere fideisticamente nella diversità della Lega, pensa che i cattivi comportamenti, se ci sono stati, servivano al perseguimento di obiettivi nobili e superiori. E anche gli intransigenti, e non mancano, hanno l’aria di aspettare il pretesto per perdonare e passare oltre».

Nella provincia di Bergamo Altrettanto straordinariamente convergono le analisi nel partito - e sono ben più rassicuranti - che provengano da uno sgobbone di provincia, da un semplice parlamentare o da un ministro. Lo sgobbone è Daniele Belotti, ex coordinatore della Lega a Bergamo, oggi consigliere regionale lombardo: «Io i nostri li incontro, e c’è assolutamente fiducia. Hanno capito che i giornali scrivono certe cose per coprire qualcun altro». Il deputato è Giancarlo Pagliarini: «Da quello che ho letto, le accuse non stanno in piedi. Sono diffamazioni così confuse da non poterci danneggiare». Il ministro è Roberto Maroni: «Se qualcuno scrive che Bossi ha intascato cento milioni di lire, e Bossi smentisce, secondo voi l’elettore leghista a chi crede?». Il vigoroso ottimismo non accetta obiezioni. Nemmeno quando si parla di «Etere padano», iniziativa di qualche anno fa. Venne aperto un conto (alla solita Popolare di Lodi) per raccogliere i fondi necessari a potenziare l’informazione leghista: il giornale, la radio, la tv. Negli anni sul conto sono transitati denari a profusione. In cambio dell’anonimato, un leghista confida le preoccupazioni di alcuni militanti: «Fanno due più due, si ricordano che era un conto della Bpl, si chiedono come sono stati spesi quei soldi». Per Pagliarini non c’è stranezza: «Immagino siano serviti per tenere in piedi i nostri media.

Le radio e le tv non rendono...», dice, e sorride pensando a quanto abbiano reso a Berlusconi. E continua a sorridere malgrado lui stesso abbia perso 20 mila euro in un’avventura immobiliare promossa da colleghi di partito in Croazia: «Un vero bidone, sono ancora incazzatissimo. Ma che c’entra la Lega? Era un investimento sballato, e io, asino, non me ne sono accorto». I poverini, conclude, sono quelli di Credieuronord, e il sorriso svanisce. «Certo che sono poverini» «Certo che sono poverini. Fanno bene a promuovere azioni civili, e chi ha sbagliato paghi. E so che noi della Lega dovremmo trovare il modo di aiutarli», prosegue Maroni. Ma la questione, dice, elettoralmente è già stata metabolizzata: «Alle Europee abbiamo preso il 5 per cento contro il 3,9 del 2001. E ad aprile andremo oltre, vedrete».

E succederà, secondo Maroni, specie se continueranno a girare panzane come quella di un asse Fiorani-Maroni per salvare il Varese calcio: «Bene, una calunnia buona per regalarci i voti degli ultrà. Come si può vedere, è tutto inutile: la Lega è sana, e intrattiene certe relazioni perché non sta chiusa sotto una campana di vetro». Intanto, però, il giudizio di Massimo Fini è bruciante: «Se intrattiene certe relazioni è perché, in democrazia, le oligarchie politiche sono strutturalmente legate alle oligarchie finanziarie. Per competere hai bisogno di quattrini, e ne ha anche la Lega. Non solo in questo, purtroppo, il partito di Bossi è diventato come gli altri». «Anzi, parte della base ormai reputa la Lega una sottomarca di Forza Italia», è la lapide di Gigi Moncalvo, ex direttore della Padania.

 

 


 

Corsera 25-12-05 L'inchiesta. Banca della Lega, 70 milioni e il sospetto di riciclaggio

 

 

MILANO — Banca della Lega o banca del riciclaggio padano? Nella nuova inchiesta milanese su Credieuronord, l’istituto di credito pubblicizzato da Umberto Bossi, amministrato da parlamentari leghisti e finanziato da centinaia di piccoli risparmiatori padani (ora riuniti in un comitato per chiedere i danni), gli inquirenti indagano su una cifra quasi equivalente alla famosa «maxitangente Enimont» dei tempi di Manipulite: circa 70 milioni di euro. Al centro dell’inchiesta, che è ormai alle battute finali, c’è Giovanni Robusti, ex senatore leghista e leader dei «Cobas del latte».

Attraverso la banca Credieuronord, secondo l’accusa, sarebbero stati riciclati fiumi di soldi da decine di cooperative agricole che avrebbero truffato le leggi comunitarie: soldi in nero accumulati con intermediazioni, ritenute fittizie, tra gli allevatori-produttori e i distributori finali del latte. Un sistema complesso, ora ricostruito nei dettagli dalle indagini della Guardia di finanza, che avrebbe consentito di smerciare quantitativi di latte superiori alle quote limite fissate dalle leggi comunitarie. Gran parte di questi ricavi illeciti sarebbero stati «lavati» attraverso Credieuronord, di cui Robusti è stato consigliere di amministrazione per due mesi nel 2003, per tornare a occupare la stessa carica dall’aprile 2004, quando l’istituto ha cambiato nome in Euronord Holding.

La nuova indagine era stata rivelata dall’Espresso grazie al giornalista economico Vittorio Malagutti: ora l’istruttoria è sostanzialmente chiusa e già in gennaio la Procura di Milano potrebbe notificare i formali avvisi di fine indagine con la grave accusa di riciclaggio (fino a 12 anni di reclusione).

Per la sfortunata banca leghista si tratta di un bis. Le indagini su Credieuronord, infatti, erano partite con un altro clamoroso caso di riciclaggio di soldi «rubati ai derubati ». Questa prima inchiesta, per cui è già in corso il processo contro i dirigenti della banca, parte dal «peculato » (furto di denaro pubblico) di oltre 35 milioni di euro: soldi che un’affermata commercialista milanese, Carmen Gocini, ha confessato di aver sottratto per anni alle procedure di fallimento di cui era curatrice.

Di questo bottino, buona parte è finita ai fratelli Angelo e Caterino Borra per coprire le perdite della loro radio «101 One-o-One» (sequestrata e messa all’asta dai pm Taddei e Perrotti), mentre oltre 13 milioni di euro sono spariti con prelievi in contanti da un conto all’altro di Credieuronord. Tuttora s’ignora a chi siano finiti questi soldi, mentre i due Borra e la Gocini stanno scontando in carcere la condanna a 8 anni confermata in appello. Ora il caso Robusti, nato dall’inchiesta «black milk» (latte nero) del procuratore di Saluzzo (Cuneo)Maurizio Ascione, porta l’entità delle accuse di riciclaggio a livelli impensabili per la piccola banca leghista, che nell’autunno 2004, quando fu acquistata dalla Bpl di Gianpiero Fiorani, aveva «impieghi» per appena 47 milioni.

Proprio il «salvataggio» di Credieuronord era stato da molti indicato come il prezzo imposto a Fiorani dal governatore Fazio per ottenere l’appoggio politico della Lega. Ma il quadro ora disegnato dalle indagini del pm milanese Riccardo Targetti è più complesso: furono gli uomini di Fiorani a segnalare alla Procura i primi sospetti di riciclaggio delle quote latte (circa 150 milioni di euro) scoperti a Cuneo. E fu un’ispezione di Bankitalia a indicare Robusti come uno dei «soggetti in sofferenza» premiati dai «crediti facili» di Credieuronord. Un puzzle politico-economico che solo Fiorani, nei suoi interrogatori a San Vittore, potrà ricomporre.

P.B.

25 dicembre 2005

 


 


RAI NEWS 24 Roma, 21 dicembre 2005 Banche. Prorogato il salvataggio di Credieuronord, la banca della Lega Nord


La Banca popolare Italiana ha prorogato al 30 giugno 2006 i termini per la fusione di Euronord Holding, a cui fa capo Credieuronord, la banca voluta dalla Lega Nord, in Reti Bancarie spa, società controllata da Bpi.
La notizia era stata anticipata oggi dal Corriere della Sera che aveva sottolineato come il salvataggio, fortemente voluto da Gianpiero Fiorani sia stato congelato dai nuovi vertici dell'istituto, dopo le dimissioni di Antonio Fazio.

Valentino: non sono io la talpa
Secondo alcuni quotidiani sarebbe il deputato di An, Giuseppe Valentino, sottosegretario alla Giustizia, il politico, amico indicato dal banchiere Gianpiero Fiorani negli interrogatori. Ma il sottosegretario smentisce  "è' falso io abbia rivelato a Ricucci che il suo telefono fosse intercettato. Non ne sapevo nulla e non ne potevo sapere nulla. Oggi presenterò querela per calunnia contro accuse nell'ambito di vicende che mi sono assolutamente estranee e di cui nulla so".

"Ribadisco tutta la mia incondizionata stima e considerazione" al deputato di An Giuseppe Valentino, sottosegretario alla giustizia, ha detto il vicepremier Gianfranco Fini.


 

LA STAMPA 21/12/2005  Bpi, slitta il salvataggio di Credieuronord. Prorogati a giugno i termini della fusione con la holding di controllo


ROMA. Slitta il salvataggio di Credieuronord, la banca voluta dalla Lega Nord, naufragata dopo pochi anni di gestione disastrosa.
La Banca popolare Italiana ha prorogato al 30 giugno 2006 i termini per la fusione di Euronord Holding, a cui fa capo Credieuronord, in Reti Bancarie spa, società controllata da Bpi.
La notizia era stata anticipata oggi dal Corriere della Sera che aveva sottolineato come il salvataggio, fortemente voluto da Gianpiero Fiorani sia stato congelato dai nuovi vertici dell'istituto, dopo le dimissioni di Antonio Fazio.
La Bpi in una nota spiega che la proroga sin spiega con motivazioni di natura tecnica. La delibera in oggetto ha fatto salvo il caso in cui non dovessero esservi le condizioni previste nel Protocollo d'Intesa per procedere alla fusione. L'impegno alla fusione, precisa Bpi, è condizionato al fatto che «successivamente alla cessione del ramo d'azienda, non si sia verificato alcun fatto che abbia influito negativamente ed in modo sostanziale sulla consistenza del patrimonio netto della EuroNord Holding, convenzionalmente stabilito dalle parti in 2,8 milioni.
L'impegno alla fusione viene meno qualora vengano iniziate verso EuroNord Holding, rispettivamente dalle Autorità di Vigilanza o dall'Autorità Giudiziaria o dalla Polizia Giudiziaria, nuovi procedimenti giudiziari o indagini. Secondo alcuni quotidiani sarebbe il deputato di An, Giuseppe Valentino, sottosegretario alla Giustizia, il politico, amico indicato dal banchiere Gianpiero Fiorani negli interrogatori.
Ma il sottosegretario smentisce «E' falso io abbia rivelato a Ricucci che il suo telefono fosse intercettato. Non ne sapevo nulla e non ne potevo sapere nulla. Oggi presenterò querela per calunnia contro accuse nell'ambito di vicende che mi sono assolutamente estranee e di cui nulla so».
Infine nella polemica politica delle ultime ore entra anche l'esistenza di un conto presso la Bpi detenuto dal presidente dei Ds, Massimo D'Alema. Un conto, come reso noto dallo stesso istituto, funzionale esclusivamente al pagamento delle rate di un leasing stipulato con la società Bipitalia leasing, a tassi di mercato e con rate regolarmente pagate.

 


 

CORRIERE DELLA SERA  19 Dicembre 2005  (Paolo Biondani - Giuseppe Guastella)  L'inchiesta sull'Opa Antonveneta. Fiorani parla, nei verbali nomi eccellenti

Altre 10 ore d’interrogatorio a San Vittore. Nel mirino «gli sponsor delle scalate, anche politici»

Il banchiere Fiorani (Ansa)

MILANO - Dieci ore di interrogatorio a San Vittore, il secondo in due giorni, con i tre pm che incalzano il detenuto per tutta la domenica: è il segno più vistoso che le confessioni di Gianpiero Fiorani, il banchiere di Lodi in carcere da martedì come capo di un’«associazione per delinquere» in gran parte «ancora intatta», promettono di scatenare altre tempeste nei palazzi della politica e dell’economia. Nelle sue deposizioni-fiume Fiorani ha fatto sicuramente «nuovi nomi eccellenti». Ha chiamato in causa quattro o cinque «personaggi». Qualcuno è «di alto livello»: «anche politici», ma non solo. Li ha indicati come i massimi «sponsor» delle grandi scalate, passate e presenti, che a cominciare dal ’96 hanno segnato la vorticosa ascesa della Popolare di Lodi, minandone i conti. E in questo quadro si è dipinto come partecipe o talvolta esecutore di una più ampia strategia di «difesa dell’italianità delle banche», condivisa da tutti gli «sponsor». E in primis dal governatore Antonio Fazio.

IL SEGRETO SULLE INDAGINI - Alcuni «nomi eccellenti» sarebbero completamente nuovi: mai comparsi prima nell’inchiesta. Ed è proprio la necessità di nuove indagini a spiegare l’inusuale richiesta di «segretare», l’altro ieri, già il primo «interrogatorio di garanzia» davanti al gip Forleo. Per la Procura si apre una nuova fase di verifiche urgenti per capire se, tra chi era al vertice della «rete di protezione», qualcuno possa aver ottenuto contropartite economiche o di potere. Fiorani avrebbe ricostruito nei dettagli anche la famosa notte tra l’11 e il 12 luglio, quando Fazio gli telefonò di aver «appena firmato» l’autorizzazione all’Opa su Antonveneta. Il governatore è indagato per insider trading proprio per aver divulgato a troppe persone quell’informazione riservata. Fiorani avvertì Fazio di non essere solo, ma «nello studio dei legali» con tre «collaboratori», tra cui Boni che ora è in carcere come presunto regista dei reati di borsa. «Sia io, sia D’Amico che Boni - ha già ammesso uno dei tre, Attilio Savarè - abbiamo mandato sms ai colleghi per comunicare l’autorizzazione. Fiorani ha chiamato Gnutti...». E intanto Fazio avvertiva il senatore Grillo (cliente finanziato da Bpl-Bpi), che quella notte gli offrì un passaggio in auto da Bankitalia a casa.

IL TESORO DA DUECENTO MILIONI - Dopo le reticenze dei primi quattro interrogatori, culminate nella scoperta che Fiorani in ottobre aveva nascosto tra Jersey e Singapore «circa 70 milioni di euro», il banchiere ha indicato ai pm tutta la sua rete di conti, società e immobili in Italia e all’estero, per un totale quantificabile in «circa 200 milioni di euro». Pur ammettendo le sistematiche «appropriazioni indebite» a danno della banca, Fiorani ha voluto chiarire che questo «è davvero tutto» il suo patrimonio anche lecito.

I MISTERI DELLE SCALATE - Nell’interrogatorio si è parlato anche dell’assalto alla Rcs e quindi al «Corriere», per cui la banca di Fiorani ha finanziato con circa 800 milioni di euro l’immobiliarista Stefano Ricucci, per ragioni mai chiarite, fino a poco prima che fosse interdetto, il 2 agosto, per Antonveneta. Il banchiere ha poi descritto gli affari con Emilio Gnutti e «gli amici di Unipol», ma non è chiaro se abbia affrontato la questione Bnl. E nemmeno se abbia inquadrato le tre scalate estive in un’unica tela. Sui parlamentari «finanziati illecitamente» (così il gip), l’unica indiscrezione è che Fiorani ha confermato il nome del «personaggio romano» che «segnalava i politici da accreditare». Già sabato Fiorani aveva annunciato di voler affrontare «tutte le accuse». E all’interrogatorio-fiume di ieri ne seguiranno altri. La Guardia di Finanza potrebbe cercare già nelle prossime ore i riscontri alle confessioni del banchiere, che ancor prima dell’arresto ammise il piano per «spartirsi il bottino da 200 milioni» della scalata ad Antonveneta. Ma ora l’inchiesta riguarda dieci anni di acquisizioni, spesso apertamente sostenute da Fazio. Secondo l’agenzia Ansa, Fiorani avrebbe parlato anche di «come fu costretto a salvare la banca della Lega CrediEuroNord» e dei «politici» interessati. E tra i misteri c’è pure l’acquisto per 88 milioni di euro dalla famiglia Bassani della banca Adamas, benché inquisita per riciclaggio e oberata di debiti. Ribattezzata Bpl Suisse, è diventata la tesoreria occulta del sistema Fiorani.

 


 

LA STAMPAWEB Giovedì 6 Ottobre 2005  L’inchiesta Credieuronord è per riciclaggio (di Paolo Colonnello)


FINANZA E FALLIMENTI IL SOSPETTO EMERGE DALLE CARTE DELL’INDAGINE SUL SALVATAGGIO DELLA BANCA DELLA LEGA OPERATO DALLA EX POPOLARE LODI

MILANO
L’inchiesta è “contro ignoti” ma il reato è preciso e pesante: riciclaggio. E riguarda, in mancanza, per ora, di persone fisiche, il soggetto giuridico e la gestione di Credieuronord, ovvero la fallita banca della Lega. È questo il tema dell’inchiesta aperta alcuni mesi fa dal pm Riccardo Targetti e che ha portato nelle scorse settimane la Guardia di Finanza negli uffici lodigiani della Bpi per acquisire i contratti di cessione della Credieuronord nonchè libri contabili, attivi e passivi e documenti vari sulla passata gestione della sconclusionata banca padana. Una banca fallita nei fatti ma non sulla carta visto che, a un passo dal baratro, nella primavera del 2004 l’istituto di credito voluto da Bossi venne salvato dalla Bpl di Giampiero Fiorani che ne inglobò una buona parte trasformandolo in holding e pagandolo il 16 per cento in meno del valore iniziale, cioè 2,8 milioni di euro, ovvero 4 euro per azione contro i 25,8 sborsati dai 4.000 piccoli investitori solo 4 anni prima e fino alla data del 30 aprile 2004. Meglio di niente, dato che lo stato contabile della banca leghista era in stato comatoso, con 13 milioni di euro in crediti inesigibili, 8 milioni di euro di perdite solo nel bilancio del 2003 e 12 milioni di euro di sofferenze su circa 47 milioni di euro di impieghi. Insomma non proprio un affare, sia per i piccoli azionisti che, si direbbe, per la ex Bpl ora Bpi. La quale comunque si sarebbe garantita da brutte sorprese inserendo nel contratto di cessione della holding alcune clausole. Condizioni al verificarsi delle quali «non si prenderà nemmeno in considerazione la fusione della cedente in una delle società di Bpl». Vale a dire che, se dovessero sorgere problemi, anche i 4 euro per azione ricevuti dai piccoli azionisti dell’ormai scomparsa Credieuronord, dovranno essere restituiti. In altre parole: se ci saranno procedimenti pendenti entro la fine dell’anno (2005), la vendita di Credieuronord sarà annullata. Clausole che al pm che indaga sul presunto riciclaggio operato dai pochissimi sportelli che la banca leghista era riuscita ad aprire, sono sembrate singolari e comunque meritevoli di maggior approfondimento. Sull’operazione Bpl-Credieuronord vennero scritti fiumi d’inchiostro e fioccarono interrogazioni parlamentari. Anche perchè nel 2003 gli ispettori della vigilanza di Bankitalia stilarono una relazione al vetriolo che dipingeva la banca «della Padania», «dove il signor Brambilla possa investire nell’azienda di Rossi», come una società senza nè capo nè coda, dove i crediti venivano concessi senza alcuna garanzia, dove non si tenevano nemmeno in ordine i libri contabili, dove mancava perfino l’istituzione di una struttura di controllo interno. Dove «l’erogazione del credito...è connotato da carenze che si sono riflesse sulla qualità dell’erogato». Oppure dove si sono verificati «affidamenti per operazioni finanziarie senza preventiva individuazione di fonti e tempi di rimborso (ad es.
Bingo.Net srl). Ciò nonostante il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, ora indagato a Roma e coinvolto pesantamente nella vicenda della scalata Antonveneta, diede il suo benestare al salvataggio messo in atto dall’amico Fiorani. Sono in tutto 13 i punti «di criticità» contestati nella relazione della Banca d’Italia: una situazione da paura che indusse infine il ministro del Tesoro dell’epoca, Giulio Tremonti, a sanzionare per svariate migliaia di euro i responsabili dell’istituto di credito, tutti in qualche modo notabili leghisti tra i quali spiccava il sottosegretario all’Interno Maurizio Balocchi, già finito nel mirino dei magistrati per un altro clamoroso fallimento del 2003, la società Bingo.Net, citata en passant come postilla nella relazione di Bankitalia. Anche in questo caso milioni di euro scomparsi nel nulla dopo essere stati erogati dalla banca di cui Balocchi, passato dall’amministrazione di condomini al ruolo di tesoriere della Lega, figurava tra gli amministratori: insomma creditore e debitore al tempo stesso. Per altro Balocchi è sempre stato in buona compagnia, visto che ai vertici della disastrata banca padana si sono seduti in varie fasi i sottosegretari leghisti Brambilla, Stefani e Giorgetti. Coinvolta quindi nella vicenda del fallimento di Radio 101 One-o-One dei fratelli Borra, che depositavano (e poi facevano sparire) sui conti di Credieuronord i miliardi sottratti al tribunale fallimentare dalla commercialista Carmen Goncini, la storia e i misteri della banca della Lega ora sono finiti sotto la lente d’ingrandimento della procura milanese per un’indagine tutta nuova che prevede già un reato pesante: riciclaggio.

 


 

LA STAMPAWEB Mercoledì 5 Ottobre 2005  Bpi nei guai per la banca della Lega (di Paolo Colonnello)

La Procura di Milano ha aperto un fascicolo sul caso Credieuronord


INDAGINI LA GUARDIA DI FINANZA NELLA SEDE DELL’EX BPL ALLA RICERCA DEI DOCUMENTI SUL PASSAGGIO DI MANO DELL’AZIENDA LUMBARD

MILANO
Per ora è un risvolto secondario dell’indagine principale sulla scalata Antonveneta. Ma presto potrebbe diventare un terremoto politico. La Procura di Milano, in gran segreto, nelle scorse settimane ha infatti deciso di aprire un fascicolo dedicato al salvataggio che la ex Popolare di Lodi guidata da Gianpiero Fiorani fece della Credieuronord, la cosiddetta «banca della Lega». Istituto di credito con pochi sportelli, conti disastrati e un pesante sospetto di riciclaggio, la Credieuronord nelle intenzioni di Umberto Bossi sarebbe dovuta diventare «la banca che si rivolge al tessuto sociale e produttivo che fa riferimento alla Lega». Successe invece che nel 2004 la banca si vide costretta a chiedere e ottenere l’intervento di Bpl, all’epoca in piena espansione, che, stimandola in tutto 2 milioni e 800 mila euro, la inglobò dandole il nome di Euronord Holding. Storie che sembravano dimenticate ma che con l’inchiesta sugli affari di Fiorani sono tornate prepotentemente alla ribalta tanto da spingere il pm Riccardo Targetti, che già si era occupato dell’istituto di credito per un’altra inchiesta, a spedire nei giorni scorsi un consistente drappello di uomini della Guardia di Finanza del nucleo provinciale nella sede lodigiana della Bpi, ex Bpl. In mano le Fiamme Gialle avevano un ordine di esibizione per acquisire i documenti che trattarono la cessione e l’acquisto di Credieuronord. Tutto nasce da un’altra inchiesta, quella sugli affari dei fratelli Borra - proprietari della storica emittente radiofonica 101 One-o-One (acquistata ora da Mondadori) - con la commercialista Carmen Goncini accusata di aver sottratto milioni di euro dalle casse del tribunale fallimentare milanese (circa 70 miliardi di lire) versandoli, prima di farli sparire, proprio sui conti della banca padana. Per l’esattezza vennero versati 64 assegni circolari per 13,2 milioni di euro sul conto corrente 920/47, intestato alla radio, di cui 6,9 milioni di euro riversati in seguito su altri conti della stessa filiale «ma attribuendo falsamente a tali operazioni di giro conti» l’apparenza «di un prelevamento in contanti da un conto e di versamento in contanti su altri». A quale scopo? Secondo i giudici del tribunale che hanno condannato in primo grado a 8 anni di reclusione i tre protagonisti della vicenda, l’obiettivo era «ostacolare l’individuazione della provenienza illecita del denaro e della sua destinazione ultima». Che non si è mai capito bene quale fosse anche se in parte i magistrati sospettano che quel denaro sia servito ai Borra per acquistare un intero arsenale di carri armati, vecchi Mig, auto, moto e armi di vario genere dall’ex impero sovietico. Tutte nascoste in un paio di hangar nell’Oltrepo pavese. Una strana passione, un po’ inquietante sulla quale i magistrati non hanno ancora smesso d’indagare.

 


 

Da "Il Sole 24Ore - Plus" del 24 Settembre 2005 CREDIEURONORD La rivolta degli azionisti (Stefano Elli, Marco Liguori)

La marcia dei 500 soci
Gli azionisti della banca leghista si riuniscono in un comitato
Lo scopo? Dare battaglia per riavere almeno parte del proprio denaro

I soci della Banca Popolare Credieuronord, l'istituto vicino alla Lega Nord, stanno preparando le loro mosse per recuperare il proprio capitale investito. I promotori del «Comitato Amici della Credieuronord», che raccoglie 500 azionisti dell'istituto su un totale complessivo di 3.300, hanno intenzione di incontrare nelle prossime settimane i magistrati della Procura della Repubblica di Milano Margherita Taddei, Giulia Perrotti e Riccardo Targetti, che stanno indagando sulla vicenda dell'azienda di credito leghista coinvolta nello scandalo delle malversazioni della curatrice fallimentare Carmen Gocini nelle casse degli ex proprietari di Radio 101 Angelo e Caterino Borra. L'iniziativa segue quella dello scorso febbraio, quando un centinaio di loro presentò un esposto collettivo (il cui testo è sul sito del comitato http://labancadellalega.web-gratis.net) agli stessi Pm, in cui si chiedeva di fare chiarezza sulle vicende che hanno causato in tre esercizi finanziari il dilapidamento del patrimonio dell'istituto. «Il capitale sociale era pari a 30 miliardi di vecchie lire - spiega Fabrizio Fenoglio, coordinatore del Comitato - sottoscritto in gran parte da militanti e simpatizzanti della Lega Nord: in tre anni di operatività ne è stato sperperato circa l'85 per cento. Nel 2001 le azioni valevano 50mila lire, pari a 25 euro: il primo esercizio ha chiuso in rosso, ed era normale visto che la banca era in fase di avviamento. Nel 2002 fu varato un aumento di capitale da 28 euro per azione: ma non servì a nulla per l'ennesima chiusura in perdita». Ai soci fu chiesto un altro contributo nel 2003. «Fu indetta un'altra operazione di incremento del capitale - prosegue Fenoglio - a 9,5 euro per azione, a cui parteciparono i vertici della Lega, insieme a consiglieri regionali e comunali». Alla fine del 2004 l'assemblea dei soci votò la sua trasformazione da società cooperativa in Spa, denominata Euronord Holding, per permettere il suo passaggio alla Banca popolare Italiana (ex Banca Popolare di Lodi). Quest'ultima, per ora, ha rilevato solo il ramo d'azienda della holding costituito dall'attività bancaria con i due sportelli di Milano e Treviso: il progetto prevede la fusione della holding nel gruppo lodigiano.

«Ciòperò è sottoposto alla clausola con cui la Bpi - aggiunge Fenoglio - attende la risoluzione di tutte le controversie legali della ex Credieuronord. Oltre, naturalmente alla risistemazione dei conti e dei vertici della stessa Banca popolare italiana dopo le dimissioni irrevocabili del suo amministratore delegato Gianpiero Fiorani. Ciascun azione della holding vale 4 euro: quelli che hanno sottoscritto le azioni all'atto di nascita della banca stanno perdendo 21 euro per azione, mentre chi ha sottoscritto il primo aumento di capitale è sotto di 24 euro. I soci sottoscrittori solo del secondo hanno un rosso di 5,5 euro ad azione». Legittimo, dunque, il risentimento e la rabbia di coloro che, spinti dalla fedeltà di partito ed esortati ad aderire all'iniziativa da Umberto Bossi in persona, hanno perso circa il 70% del proprio investimento. Il Comitato presenterà ai magistrati un dossier riguardante una serie di atti su operazioni effettuate dalla Credieuronord. Inoltre, ai Pm sarà esibito anche il Bollettino della Vigilanza della Banca d'Italia del marzo 2004. In esso, gli ispettori di via Nazionale hanno rilevato cinque tipi di irregolarità: «Carenze nell'organizzazione e nei controlli interni», «carenze nei controlli interni da parte del collegio sindacale», «carenze nell'organizzazione e nei controlli interni da parte del direttore generale», «carenze nella gestione del credito da parte del consiglio di amministrazione e del direttore», «posizioni ad andamento anomalo e previsioni di perdite non segnalate alla vigilanza da parte del consiglio di amministrazione, del collegio sindacale e del direttore generale». Per la prima, quarta e quinta infrazione sono stati sanzionati ciascuno con 7.746 euro il presidente Francesco Arcucci, il vicepresidente Giovanni Maria Galimberti, i consiglieri Massimo Barbiani e Maurizio Balocchi (sottosegretario leghista all'interno) dall'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. I tre membri del collegio sindacali hanno ognuno ricevuto una sanzione di 5.164 euro, mentre l'ex direttore generale Giancarlo Conti ha avuto una sanzione di 15.680 euro. Solo Galimberti ha presentato ricorso alla Corte di appello di Roma contro la decisione di Tremonti, ma è stato respinto dai giudici.

 


Da "Il Sole 24Ore - Plus" del 24 Settembre 2005 CREDIEURONORD L'inchiesta penale (Stefano Elli, Marco Liguori)

Le prossime tappe del processo sulle distrazioni alla fallimentare


«Ma perché non vi occupate di Parmalat e di Cirio?». Così il ministro del Welfare Roberto Maroni al cronista che gli chiedeva un commento sulla vicenda della banca leghista Credieuronord. Una vicenda ancora aperta, almeno sul fronte penale, e che vede la prossima tappa programmata il 20 ottobre, quando di fronte al Gup di Milano Enrico Manzi, si ritroveranno insieme i commercialisti e curatori fallimentari Carmen Gocini e Giancamillo Naggi, gli ex titolari di Radio One-o-One Angelo e Caterino Borra e il direttore generale della banca della Lega Credieuronord Giancarlo Conti con il responsabile della filiale di Milano Alfredo Molteni. In fase di archiviazione, su richiesta dei Pm, invece la posizione dell'ex presidente del consiglio di amministrazione della banca Giovanni Maria Galimberti. Da sottolineare come, tra gli indagati, non risulta alcun membro del consiglio di ammininistrazione, né l'ex vicedirettore generale Bruno Sirtori, uscito dalla banca nel settembre 2002 per «divergenze con i vertici». Il dirigente e il funzionario della Banca Credieuronord, al contrario, sono imputati in quanto responsabili delle segnalazioni antiriciclaggio. Per l'accusa, avrebbero mancato di indicare all'Ufficio italiano cambi tra l'ottobre 2001 e il agosto 2003, il versamento di 64 assegni circolari per complessivi 13,244 milioni di euro provenienti dalle distrazioni della Gocini. In altre parole per i Pm i dirigenti avrebbero favorito le operazioni di candeggio del denaro (circa 30 milioni di euro) che, dal 1994 ad oggi, era stato distratto dalle procedure dai professionisti milanesi. A supporto delle tesi della Procura della repubblica vi è poi la Consulenza tecnica di un funzionario dello stesso Ufficio italiano cambi, Nicola Gomez, in cui si sottolinea la natura illecita delle operazioni messe in atto. Dal canto loro gli indagati ridimensionano: si sarebbe trattato di una semplice violazione di regolamenti: le operazioni bancarie sarebbero state registrate sotto il codice normalmente utilizzato per prelievi e versamenti in contanti anziché in quello utilizzato per i bonifici. Ma secondo quanto risulta a Plus, esiste un altro filone dell'inchiesta che riguarda i fratelli Borra e le malversazioni: un filone sino a questo momento inesplorato e che riguarda altri movimenti di denaro transitati su conti di banche diverse su cui i magistrati intendono far luce.

 


 

VARESENEWS Lunedi 29 Agosto 2005 Ma quale banca padana?

 

Continua la difesa di Fazio da parte della Lega nord. Roberto Maroni, domenica in un’intervista rilasciata a Repubblica, se la prende “con i signori della finanza e il salotto buono delle grandi banche”. Spiega che il salvataggio di CreditEuronord fu “un affare per la Popolare di Lodi. Il mercato premiò l’operazione”. Maroni sostiene che la Lega “difende un progetto di sviluppo del nord e non Fazio”. Un progetto che sarebbe la logica conseguenza della costruzione “in terra padana di un terzo polo bancario popolare vantaggioso soprattutto per le piccole e medie imprese”.
Tesi sostenuta ad oltranza anche dal quotidiano leghista La Padania.
Una
posizione che letta dal nostro territorio, non convince mica tanto. Lasciamo ad altri la questione della Banca d’Italia. Di questa tesi della Lega non colpisce tanto il fatto che i dirigenti del Carroccio abbiano così repentinamente cambiato opinione sul “ciociaro”, come loro chiamano il Governatore Fazio. Del resto Roma è “padrona” solo quando conviene.
Le tesi di Maroni lasciano più di un dubbio per diverse ragioni. La prima il ministro dovrebbe conoscerla bene. Gli azionisti della “banca della Lega”, come loro stessi e Bossi chiamava la Crediteuronord, in una manciata di mesi di attività dell’istituto di credito hanno perso oltre l’85% del valore del capitale versato. Gli stessi, dopo aver fondato un comitato, hanno investito i dirigenti leghisti per avere alcune assicurazioni circa i loro soldi. Da allora nessuna risposta, ma in cambio oggi possono scoprire che per la Popolare di Lodi quello fu un affare visto che lo ha decretato il mercato. Maroni se la prende con i salotti buoni, ma guarda caso poi racconta la “favola” del mercato, invece di ricordare i militanti del suo partito, che si sono fatti “spennare” da chi ha avuto una gestione a dir poco scellerata, e a suffragio di questo basta leggere la relazione di ispezione della Banca d’Italia che portò poi a penali pesanti per tutti gli amministratori.
Le piccole e medie imprese e con loro i risparmiatori se ne guardano bene dal dare ulteriore credito a chi ha gestito in questa maniera la finanza.
L’altro aspetto che lascia l’amaro in bocca riguarda strettamente il nostro territorio. Il Varesotto è governato dalla Lega ormai da oltre un decennio. Comuni, Provincia e un ruolo centrale anche in Regione. Il nostro territorio è tra i più ricchi. Ha una densità di imprese incredibile. Le associazioni di categoria che le rappresentano sono tra le più importanti d’Italia. Ebbene, malgrado questo oggi non abbiamo più una banca locale. Fa sorridere questa levata di scudi per avere una banca padana quando non si è stati capaci nemmeno di favorire lo sviluppo di un territorio più limitato come può essere il Varesotto rispetto a tutto il Nord del paese. E non si trattava di invadere un terreno, cosa che invece è stata fatta pensando di farsi in proprio una banca. I partiti non hanno questo ruolo e nemmeno i movimenti come ama definirsi il Carroccio. Governare un territorio vuol dire in questo caso creare le condizioni per e non farsi in proprio le cose. Fatto sta che a Roma si può dire qualsiasi cosa e poi il contrario di questa, ma le piccole e medie imprese di cui parla Maroni sanno giudicare cosa è stato fatto per loro.
E da ultimo, se il ministro ha tanto a cuore il “mercato” non conviene forse iniziare a guardare meglio a cosa succede a due passi da casa nostra e a pensare a una vera e sana concorrenza? O forse preferiamo continuare a pagare tre euro per un bonifico e spese carissime per i servizi come nessun altro paga in Europa?
La difesa di un territorio e delle sue tradizioni sono una cosa sacro santa, ma spacciare posizioni politiche, anche legittime, come fossero sempre funzionali al grande nord, in questa occasione, lascia davvero troppi dubbi.

Lunedi 29 Agosto 2005
Marco Giovannelli

 


 

CORRIERE DELLA SERA Domenica 7 Agosto 2005 FINANZE PADANE - LA LEGA E FAZIO (di Gian Antonio Stella )


«Dottore in teologia mortale»: quando La Padania lo chiamava così tempestandolo di richieste di dimissioni, l' idea che Antonio Fazio sarebbe stato accanitamente difeso un giorno dalle milizie celtiche pareva impossibile. Mai dire mai. Lo dimostra uno dei tanti titoli di questi giorni del quotidiano leghista. Il titolo è: «Roma padrina / Chi c' è dietro l' attacco a Fiorani e alla nuova finanza padana?». Un voltafaccia stupefacente perfino in un Paese trasformista come il nostro. Incoraggiato dal miracoloso salvataggio, mesi fa, di quella che avrebbe dovuto essere la Gran Banca Padana. Sprofondata in pochi mesi in un abisso di debiti. Scrive oggi Gianluigi Paragone, che della Padania è il quinto direttore in sette anni: «Fiorani non lo conosco. So che ha comprato Credieuronord, la banca considerata della Lega...». Ed è lì, la storia da raccontare: nella scelta furbina di quel distaccato aggettivo: «considerata». Gli oltre tremila sventurati caduti nella trappola, quasi tutti leghisti duri e puri, se la ricordano bene, infatti, la campagna che portò all' avventura finanziaria nella quale molti hanno perso tutti i loro risparmi. «Anch' io sono socio fondatore della Credieuronord. E tu?», sorrideva rassicurante in una foto l' Umberto. Il quale, in altre pubblicità, tuonava: «Finalmente una banca nostra». Cioè «una banca padana e dei padani». Lui stesso illustrava lo sforzo chiesto: «Ogni azione vale 50 mila lire e il minimo d' acquisto è di 20 azioni, un milione, per studenti, casalinghe e pensionati». Appello: «Avanti, non perdiamo la grande occasione». E nacque, la banca padana. Era il gennaio 2001, aveva 2.615 soci, poco più di 17 miliardi di capitale e Gian Maria Galimberti, allora vicepresidente, gongolava sul quotidiano leghista: «Abbiamo dato concretezza agli ideali del Carroccio». Cioè? Cioè, rispondeva il «banchiere», la «realtà nata sul prato di Pontida» si presentava «come una banca estremamente moderna». E basta con le voci maligne: «certo non saranno fatti dei prestiti graziosi». Un anno dopo, la Padania pubblicava un pezzo esultante: «Credieuronord, una sfida vinta». Diventato presidente, Galimberti spiegava stavolta che il pareggio era lì lì: «Anzi, l' abbiamo già raggiunto con il primo trimestre 2002». Un trionfo: «Le cifre parlano chiaro: 54 miliardi di raccolta e 20 miliardi di prestiti erogati nei sei mesi del 2001». Di più: «Ora il capitale è di 13 milioni di euro, circa 26 miliardi». E il futuro era ancora più roseo: «Abbiamo presentato un piano di apertura per 15 sportelli in 5 anni, 4 solo nel 2002 a Bergamo, Brescia, Treviso e Milano. Parallelamente sorgeranno sportelli a Vicenza, Fossano, Cuneo, Busto Arsizio, Como...». Insistere, insistere, insistere, raccomandavano le segreterie provinciali come quella di Bergamo controllata da Roberto Calderoli: «Occorre che i nostri risparmi finiscano sui conti della Banca Popolare Credieuronord». Come andassero le cose, nella realtà, l' avrebbero ricostruito nel marzo 2003 gli ispettori di Bankitalia: «incoerenze nella politica creditizia nonché labilità dei crediti»; «scarni resoconti delle riunioni consiliari» talvolta «redatti a distanza di mesi»; «ridotta cultura dei controlli»; «scarsa cura prestata alle evidenze sui grandi rischi»; «ripetuti sconfinamenti autorizzati dal Capo dell' esecutivo» e «acriticamente ratificati dall' organo collegiale». Insomma: un colabrodo. Al punto che, a meno di due anni dalla nascita, il buco era già di 8 milioni e mezzo di euro in crediti difficilmente esigibili di cui 4,7 già dati per persi. Cos' era successo? Lasciamo rispondere a Bruno Tabacci: «Con 4-5 affidamenti si sono mangiati tutto il capitale». Soldi dati «senza preventiva individuazione di fonti e tempi di rimborso», scrissero gli ispettori, ad amici. Come la moglie di Franco Baresi Maura Lari. O il leader dei Cobas del latte Giovanni Robusti. O la società (fallita) Bingo.Net che aveva come soci leghisti di spicco quali Enrico Cavaliere (già presidente del consiglio del Veneto) e Maurizio Balocchi, tesoriere della Lega, sottosegretario e addirittura (sic!) membro del Cda della banca. Peggio: stando alle inchieste, la banca era servita a far girare (senza una segnalazione all' Ufficio Italiano Cambi) un fiume di soldi fatti sparire al tribunale fallimentare da Carmen Gocini per conto di Angiolino Borra, il padrone di Radio 101 che la Lega aveva a suo tempo suggerito per il Cda della Rai. Risultato: i poveretti che avevano messo i risparmi nella banca della Lega («cosa che si erano ben guardati dal fare troppi ministri, deputati e senatori», accusano negli esposti e nei forum su internet che traboccano di amara delusione) si sono ritrovati con un pugno di mosche: 2,69 euro ad azione contro i 25 (o 28) investiti. E sulle teste dei leader coinvolti ai massimi vertici del moribondo istituto bancario (Stefano Stefani, Maurizio Balocchi, Giancarlo Giorgetti...) si addensavano nubi foschissime. Era tale, il nervosismo, che la rabbia contro Fazio per la gestione dei casi Cirio e Parmalat pareva trarre nuova forza. Sergio Rossi accusava il Governatore di essere «un incapace». Francesco Moro lo abbinava a Don Abbondio. Federico Bricolo gli intimava di dimettersi giacché «la gente si chiede come mai Beppe Grillo sapesse mentre il Governatore ignorava tutto». Mimmo Pagliarini strillava ai «grandi truffatori della finanza italiana, che con la complicità anche di alti vertici istituzionali vogliono appropriarsi dei risparmi degli italiani». Alessandro Cè ordinava: «Deve dimettersi». E per le strade di Milano sfilavano fiaccolate leghiste: «Fazio, vattene!». Poi, miracolo, si affacciò un uomo: Gianpiero Fiorani. Che si fece carico, con la sua Popolare di Lodi, dell' ormai defunta banca leghista. Spazzando via gli incubi, anche penali, dei protagonisti della catastrofica impresa. Era il 5 ottobre 2004. E le ostilità, improvvisamente, cessarono come di colpo si quietano certi uragani caraibici. Come non voler bene a Fazio, venerato ora come il Sant' Antonio della finanza padana?

 


 

LA  PADANIA 9 Agosto 2005 STIAMO PARLANDO DI CREDIEURONORD O DEL BANCO DI NAPOLI? GIANLUIGI PARAGONE

 

Mai come in queste ultime settimane ho sentito parlare di Credieuronord. Credieuronord è la banca su cui la Lega puntò per stare vicino ai risparmiatori, ai piccoli imprenditori, artigiani, famiglie padani. Secondo molti politici dell’opposizione e non (Tabacci guida la truppa) e, secondo molti giornalisti, questa banca sarebbe la chiave di volta per capire le attuali posizioni del Carroccio rispetto alla vicenda Fazio, Fiorani e compagnia intercettata. Ne ho lette talmente di grosse che vorrei girarvi una domanda: ma di cosa stiamo parlando? Sta’ a vedere che ora

Credieuronord è come il Banco di Napoli o il Banco di Sicilia...Ma stiamo scherzando? Stiamo parlando di una banca con due agenzie e quattro sportelli messi in croce... Certo, errori ne sono stati fatti e ne parleremo ma non ci sono stati interventi pubblici di salvataggio come qualcuno

potrebbe pensare leggendo alcuni articoli: al contribuente, al cittadino non è costato un centesimo di euro: non come il Banco di Napoli o il Banco di Sicilia per salvare i quali a noi tutti, a me e a te che mi stai leggendo, sono costati alcune centinaia di miliardi di vecchie lire. Quindi, vediamo di riportare alla giusta dimensione la vicenda Credieuronord.

Come ormai tutti ben sanno - perché la libera stampa non ha lesinato commenti, inchieste, analisi, articoli, e tricche tracche vari - Credieuronord è stata acquistata lo scorso ottobre dalla Banca Popolare di Lodi di quel Fiorani di cui oggi tanto si parla, perché tanto si è intercettato... Per dirla con il linguaggio di molti colleghi, Credieuronord sarebbe stata salvata dopo un crack che dal Corriere al Riformista passando per Repubblica, Messaggero, Stampa eccetera è stato via via definito come il peggio possibile e immaginabile, la vergogna delle vergogne, lo spreco degli

sprechi. Un crack, sembrerebbe, da far impallidire anche il rosso del Banco di Napoli.

Non ultimo è stato Gian Antonio Stella (nostra vecchia conoscenza...), domenica scorsa sulle colonne del Corriere della Sera, a verbalizzare la genesi di Credieuronord e quindi il “voltafaccia” leghista e del quotidiano che dirigo. Anche stavolta la penna di punta del Corsera nella fretta di giudicare con piglio moralizzatore, si dimentica di fare bene il giornalista (a meno che Stella non sia più iscritto all’albo dei giornalisti ma a quello dei predicatori), si dimentica cioè di informarsi sugli elementi essenziali della notizia.

Ho preso tre articoli a caso: Riformista, Repubblica e Corriere. L’apertura della banca padana per il Riformista è del febbraio 2000, per Alberto Statera di Repubblica è del 21 febbraio 2000 (risposta corretta: bastava leggersi l’atto notarile) e per Stella del Corriere no: lui decide che la banca padana nasce nel gennaio 2001. Uno che sbaglia il punto di partenza può essere credibile per tutto il resto del pezzo? Provate in una equazione algebrica a sbagliare i primi passaggi e poi ne riparliamo...

Ma sì, sono dettagli: non è questo quello che importa, così come non importa se il numero dei soci per Stella sono 2615 (nel 2001) e per il Riformista quasi quattromila nel 2000. Sempre inutile dettaglio è il capitale sociale: poco più di 17 miliardi per Stella, 19 miliardi per Repubblica e quasi 15milioni di euro per il Riformista. Dettagli no? Non vi dico sui numeri riguardanti i debiti: ognuno ha sparato la sua cifra. Di dettaglio in dettaglio, ognuno ricostruisce la sua personale storia di Credieuronord. Tutti però convengono su due punti: che la Lega è voltagabbana perché ora salverebbe Fazio dopo che Fiorani ha comprato la banca padana; che anche la Lega ha le mani in pasta, altro che rivoluzionari!, e potremmo proseguire ancora un po’ sui loro commenti e

interpretazioni. Li capisco: e quando gli capiterà più un’altra storia come questa per azzannare Bossi (qui tirato in ballo come se fosse stato il presidente o l’amministratore generale o il direttore della banca) e sugli altri lumbard?

La comparazione di alcuni articoli su Credieuronord e sulle ricadute politiche era doverosa da parte mia per dimostrare, nell’ordine: 1) quanta confusione ci sia nei giornalisti; 2) quanto poco interessi loro la verità sulla banca; 3) il vero intento politico, denigratorio nei confronti della Lega e dei suoi vertici. Altro che informazione!

Adesso, tocca a me. La mia onestà ovviamente mi impone di dirvi che la verità che vi sto raccontando è un punto di vista; al pari di quegli altri punti di vista camuffati a verità raccontati dalle stelle del firmamento giornalistico. Per il direttore della Padania è fin troppo chiaro il conflitto di interesse nel raccontare alcune cosette forse anche inedite. Io però lo ammetto e mi piacerebbe che anche qualcun altro lo dicesse: perché Gian Antonio Stella non ci racconta mai

dei chiaroscuri di Montezemolo o degli altri potenti che sono nel patto di sindacato del Corrierone? O perché nessuno avanza il dubbio che la pubblicazione delle intercettazioni potrebbe favorire (direttamente o indirettamente) l’attuale assetto di Rcs? E ancora perché Stella, il moralizzatore, non ci racconta niente degli sprechi di Fiat o della cessione del 5 per cento della Ferrari agli arabi? Quante cose potrebbe raccontarci il Maestro magro di via Solforino invece di rimasticare le solite cattiverie sulla Lega, quella Lega grazie alla quale il giornalista ha fatto fortuna

vendendo libri e raccontando il miracolo del Nord-Est?

Lui che spulcia nella cronistoria delle agenzie, nelle dichiarazioni dei politici, perché non fa la cronistoria delle dichiarazioni della Lega nel periodo in cui Credieuronord stava per essere acquistata dalla Banca Popolare di Lodi?

L’operazione di Fiorani andò in porto il 5 ottobre 2004, in quel tempo e nei mesi successivi, la Lega sparava ad alzo zero contro Fazio per la mancata vigilanza sui crack (quelli veri, mica quelli di Credieuronord...) Parmalat e Cirio e per l’emissione allegra dei bond Argentina. In tutto quel periodo, la Lega continuò a chiedere conto al Governatore.

Se avesse veramente cercato una captatio benevolentiae, certe dichiarazioni precedenti, ontestuali e successive alla acquisizione della “sua” banca sarebbero state al bromuro e non al veleno. Le vadano a prendere, Stella e gli altri, quelle dichiarazioni. Vadano a prendere quello che io stesso scrivevo giovedì scorso proprio su Fazio. Glielo sintetizzo in due parole: Fazio resta il  Governatore di scelte assolutamente sbagliate (tipo quelle su Cariplo) e di controlli rigidi omessi. Nessuno sconto, anche perché non ci sono ragioni per concedere sconti.

La Lega non deve dire grazie a Fazio per le sorti di Credieuronord; Bankitalia quando ha fatto le sue ispezioni nella banca padana non ha concesso sconti né trattamenti di favore, com’era giusto che fosse. Ha controllato, ha evidenziato sofferenze, ha indotto l’assemblea a un nuovo Cda, a nuovi dirigenti e managment; ha permesso all’assemblea dei soci di avviare poi un’azione di responsabilità nei confronti del presidente Gian Maria Galimberti.

Sul suo operato vedremo cosa deciderà il tribunale civile di Milano.

Mi potreste domandare: ma è vero o non è vero che i tremila soci sono usciti malconci? E chi lo mette in dubbio; vedersi svalutato dell’80 per cento il proprio investimento iniziale non è esattamente l’idea che uno ha per far “crescere” i propri soldi. Ciò nonostante, tutti i passaggi delicati di Credieuronord sono stati ratificati dalla maggioranza dei soci; sempre. Prova ne è che quando la Lega Padana di Bernardelli tentò di capitalizzare politicamente la protesta dei soci delusi si ritrovò con un pugno di mosche in mano: vedetevi i dati elettorali...

In un precedente articolo scrivevo che un’altra banca si era detta interessata a rilevare Credieuronord: si trattava di Banca Popolare di Milano. L’avrebbe fatto subordinando l’accordo a un aumento di capitale. Ricapitalizzazione che fu fatta. Tenete conto che, dopo le ispezioni di Bankitalia, ogni passaggio fu eseguito sotto la regia di Consob.

Bankitalia diede parere positivo all’accordo con la Bpm; anche l’assemblea dei soci ratificò quell’intesa di massima.

L’operazione sembrava volgere verso l’esito positivo ma - magia - Bpm si dileguò. Perché? Non bastavano le valutazioni positive di Consob e Bankitalia? Ci fu un input politico di non salvare la banca vicina alla Lega?

Così il nuovo managment parte alla ricerca di un altro partner: in ballo ci sono Banca Sella e Banca Popolare di Lodi. Il Cda di Credieuronord sceglie Lodi cedendogli il ramo d’azienda. Qual è il progetto vincente di Fiorani?

Tenete conto che non si parlava minimamente di Antonveneta e Fiorani aveva invece comprato molte banche in difficoltà. È il progetto di una graduale fusione con la società quotata in borsa, Reti Bancarie spa; è l’inquadramento della Credieuronord nel progetto di Bpl.

Salvataggio o operazione finanziaria, dunque? Vedetela come vi pare, ma se uno compra azioni a 4,1 euro (contro i 25 di quattro anni prima), se uno assorbe due agenzie in centro a Milano e a Treviso e se uno si porta a casa (...in questi momenti non facili per il mondo del credito) tremila soci, cioè tremila clienti, secondo me fa un affare. Non si piglia una sòla. Né ha fatto beneficenza. Certo, Fiorani non è un pisquano e sapeva che il risvolto politico sarebbe venuto da sé. Fiorani s’è costruito una cambiale politica, insomma? In un certo senso sì e mi spiego. Quando è venuto il tempo in cui Fiorani parlava dell’idea di scalare Antonveneta (storia dei nostri giorni), la Lega si dice d’accordo. Gli sta accanto. Per il Carroccio è la realizzazione di quella prospettiva che mosse la creazione di Credieuronord e cioè avere una grande banca lombardo-veneta da mettere accanto alle famiglie e agli imprenditori padani. Una banca del Nord. Quella banca che Roma Padrina impedirà sempre di fare.

Ps. Gian Antonio Stella, sul Corsera, scrive che “un fiume di soldi fu fatto sparire al tribunale fallimentare da Carmen Gocini per conto di Angiolino Borra padrone di radio 101”. C’è un’azione legale in corso con l’accusa di riciclaggio e vede coinvolti due funzionari di banca (e non i dirigenti come altri hanno scritto) di Credieuronord rinviati a giudizio dal pm e su cui si deve ancora pronunciare il gip: eravamo vicini alla pronuncia ma chissà come mai quel gip che stava per pronunciarsi è stato trasferito e quindi bisogna aspettare ancora un bel po’. Cosa c’entra

con il casino in corso? Semplice, da quella decisione dipende la seconda fase di attuazione della fusione con Reti Bancarie spa, la società di Fiorani quotata in borsa... Coincidenze anche queste?

Gianluigi Paragone

[Data pubblicazione: 09/08/2005]

 

 


 

REPUBBLICA AFFARI E FINANZA Lunedi 7 Febbraio 2005 PRIMO PIANO Il cavaliere bianco in difesa della Banca Padana (di Alberto Statera)

 

Il sussulto di nazionalismo del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio a difesa dell'italianità delle nostre banche si è spinto fino alla Nazione Padana. Non perché i padani di Bossi minacciassero moneta alla mano, come gli olandesi o gli spagnoli, di voler scalare i nostri istituti di credito. Al contrario, perché avevano una certa urgenza di salvarsi dal disastro la Banca della Padania appioppandola all'Italia. Lanciata tra i militanti nelle sezioni della Lega nel ‘98, in era secessionista, la Banca Popolare CredieuroNord viene costituita il 21 febbraio 2000 e comincia a operare nel novembre 2001 con 2600 soci e 19 miliardi di capitale. Bastano un paio d'anni per farne un piccologrande crack. Piccolo perché, per quel che se ne sa, si tratta di un buco di una decina di milioni di euro, grande per la gravità delle irregolarità nella gestione del credito trovate dagli ispettori della Banca d'Italia e per i nomi dei personaggi coinvolti. Primo Maurizio Balocchi, sottosegretario all'Interno e tesoriere della Lega, amministratore della banca e al tempo stesso debitore come amministratore unico della società BingoNet, fallita nel 2003. Poi una pletora di personaggi più o meno illustri della Lega entrati in Consiglio d'amministrazione in varie fasi, tra i quali i sottosegretari Alberto Brambilla, Stefano Stefani e Giancarlo Giorgetti. Per tamponare il fallimento leghista, che lascia tremila soci (ex) militanti imbufaliti, era stata officiata la Popolare di Milano che, visti i conti, è scappata a gambe levate. A questo punto compare il cavaliere bianco che si prende il crack della Lega con la benedizione di Fazio, che se non riuscirà a bloccare l'orda d'oltralpe, avrà almeno placato in nome dell'italianità il secessionismo padano e convinto i leghisti a votare contro il mandato a termine del governatore, come ha già promesso il ministro Maroni. Il cavaliere bianco di Fazio risponde al nome di Gianpiero Fiorani, ragioniere quarantacinquenne, ex giornalista dell'Avvenire, da sei anni amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, una banchetta di provincia con molti problemi, con una quota di bad loan tra i peggiori in Europa. In quattro anni Fiorani si è preso l'Iccri, l'Efibanca, la Popolare di Crema, le casse di Risparmio di Livorno, Lucca e Pisa, la Casse di Imola e Pescara, le Popolari del Trentino, di Mantova e di Bronte, il Banco di Chiavari e la Popolare di Cremona, con una coda di accuse per insider poi archiviate. E ora mena le danze nella tormentata vicenda dell'Antonveneta contro il colosso Abn Amro, che non ha intenzione di perdere il suo ruolo strategico e, governatore o non governatore, potrebbe lanciare un'Opa. Molti si chiedono non solo perché Fazio ha più paura degli stranieri che dei palazzinari e dei discussi finanzieri alla Chicco Gnutti e alla Giovanni Consorte che infestano le banche, ma anche perché ha scelto il ragioniere di Codogno come gendarme dell'italianità. E fioccano le leggende metropolitane, spesso troppo italiote per essere del tutto autentiche. Come quella del ruolo di consigliere spirituale ma anche finanziario di don Luigi Ginami, giovane prete mondano che ha celebrato il matrimonio della figlia di Geronzi e l'anniversario di matrimonio di Fazio, meritando un articolo encomiastico su "Bipielle Magazine" firmato Maria Teresa Fazio, la figlia del governatore. Un po' poco per spiegare il ruolo del ragionier Fiorani e dei palazzinarifinanzieri che nei consigli delle banche sono l'incarnazione dei conflitti d'interessi e vanificano le norme antitrust che la Banca d'Italia deve far rispettare. Il minicrack della Banca della Lega è l'epitome di ciò che sta avvenendo nel sistema bancario italiano, in una confusa fase di riallocazione d'interessi, che qualche giorno fa ha visto anche un' irrituale intesa tra il governatore e il presidente del Consiglio. Se questa è la linea del Piave dell'italianità, c'è forse da augurarsi che qualche grande banca straniera prenda il controllo di banche italiane.

 


 

IL RIFORMISTA Sabato 5 Febbraio 2005 BANKITALIA La Lega fa una piroetta diventa fazista e ringrazia

 

Una piroetta da niente, come si suol dire, quella della Lega su Bankitalia. Dopo aver passato un anno e mezzo col coltello tra i denti chiedendo ragione all'istituto centrale dell'omessa o inadeguata vigilanza su questo o quello scandalo del risparmio, dopo aver polemizzato all'arma bianca con gli esponenti politici più determinati a difendere Fazio - fossero dell'Udc o di Forza Italia o di An, comunque quasi tutti della maggioranza - ecco che il ministro Maroni ieri ha rivelato che era tutto uno scherzo. Alla Lega è apparsa improvvisamente un'estatica visione che l'ha fatta cadere da cavallo sulla via Nazionale. In aula a Montecitorio si rimangerà i voti espressi in commissione sulla riforma del risparmio, sposerà la linea Berlusconi-Fazio a difesa del mandato a tempo indeterminato del governatore e dell'intangibilità dei suoi attuali poteri di vigilanza. La ragione addotta è di non consentire agli odiati olandesi di Abn Amro di mettere magari le zampe sul controllo della "padana" AntonVeneta. Cioè una banca in cui da anni sono presenti ma senza poter contare e crescere come le proprie possibilità ed economie di scala renderebbero possibile, esattamente come in Capitalia. Inutile sottolineare che la difesa della "padanità" dell'Antonveneta fa abbastanza sorridere, rispetto a elementi assai più concreti. Il capo della Popolare di Lodi Fiorani, che si candida da mesi a varare un'aggregazione tra la sua banca e Antonveneta convincendo gli olandesi a preferirlo ai romani, è personalmente amico di Roberto Calderoli.In queste settimane Fiorani ha il suo bel daffare perché Bankitalia non gli si metta per traverso. tanto da aver anche querelato il direttore di un quotidiano finanziario che improvvisamente - da che Fiorani ha rotto la solidarietà con Geronzi - gli spara addosso descrivendo lo stato patrimoniale della Bpl come fosse un'emmenthal, mentre nelle 35 aggregazioni autorizzate negli ultimi anni da Bankitalia applaudiva sempre.La divertente coincidenza è che mesi fa è stata proprio Bankitalia, a salvare con discrezioni la Credieuronord fondata da esponenti leghisti e che aveva accumulato perdite e sofferenze per un terzo degli impieghi. Anziché avviarla all'amministrazione controllata, Bankitalia con un compiaciuto sorriso la fece salvare e sapete da chi? Ma dalla Bpl di Fiorani, naturalmente. Non è in fondo sbagliato, che in Bankitalia pensassero che la Lega fosse irriconoscente, e che qualcuno si sia dunque riservatamente incaricato di ricordare a Bossi che i favori ricevuti si restituiscono.

 


 

Il GAZZETTINO Martedì 18 Gennaio 2005  Fallimento Ceit, respinte le richieste di 51 ex soci (di Lino Lava)

 

PADOVA
È stato un colpo durissimo per i cinquantuno ex soci della Ceit srl, che volevano dal fallimento la restituzione dei soldi che avevano versato alla società di Montegrotto Terme per costruire il "paradiso dei leghisti" sulla splendida costa di Punta Salvore, a Umago in Croazia. Il giudice Giuseppe Giovanni Amenduni ha respinto le loro domande. La motivazione: "Si rigetta la domanda, attesa la mancanza di certezza di prova sia in ordine all'effettività del versamento, sia in ordine alla natura di esso, e cioè se si tratti di versamento in conto capitale ovvero a titolo di finanziamento soci". Tra i "respinti" anche alcuni deputati. In testa l'onorevole Maurizio Balocchi, genovese, tesoriere della Lega e sottosegretario agli Interni, uomo vicinissimo a Bossi, Giancarlo Pagliarini, Flavio Rodighiero, e l'ex onorevole leghista Luca Bagliani, uno dei "delfini" del senatur, poi passato all'Udeur e oggi grande accusatore. È stata accolta solo la domanda dell'onorevole vicentino Stefano Stefani, già presidente federale della Lega Nord ed ex sottosegretario al Commercio, oggi vice ministro. Stefani ha dimostrato di aver prestato alla Ceit 593.480 mila euro, circa un miliardo di vecchie lire.

Nel corso dell'esame dello stato passivo il giudice Amenduni e il curatore Flavio Tullio hanno scoperto le carte della Ceit srl, dichiarata fallita dal Tribunale di Padova il primo aprile dello scorso anno. I debiti ammontano complessivamente a 4 milioni 660 mila euro. Di questi, ben 3 milioni 760 mila sono nei confronti della Kemco, società croata, proprietaria del terreno, che doveva costruire il faraonico complesso immobiliare turistico. La Kemco era stata acquisita completamente dalla Ceit che si era impegnata anche a pagare i debiti. Ed è stata proprio la società croata a chiedere un anno fa il fallimento della srl di Montegrotto.

Dunque, per il giudice delegato al fallimento, degli ex soci Ceit solo l'onorevole Stefani può essere considerato un creditore. Allegati alla domanda c'erano i bonifici fatti attraverso la Cassamarca nel marzo e nel giugno 2001, rispettivamente di 330 e 660 mila euro, compresi i riscontri che i soldi erano entrati nella società.

Gli altri cinquantuno, invece, chiedevano la restituzione delle quote pagate a suo tempo, dietro la promessa di un investimento molto interessante. L'inchiesta penale, che sta conducendo il pubblico ministero Paolo Luca, ha accertato che nei libri della società le quote acquistate dai soci valevano centomila lire. Mentre, nella realtà, ogni quota veniva pagata venti milioni. Si basa proprio su questo particolare la richiesta degli ex soci della restituzione dell'ipotetico finanziamento di 19 milioni 900 mila lire. Ma in epoca successiva, nei libri contabili risulta che le quote ammontano a venti milioni. Ed è per questo motivo che il giudice fallimentare sostiene che non è chiara la natura del versamento. In molti ricorreranno contro questa decisione. Soprattutto l'onorevole Balocchi, nella cui domanda non distinguerebbe i soldi che ha versato alla società da quelli che ha pagato per l'acquisto delle quote.

E nelle prossime settimane entrerà nel vivo anche l'inchiesta della Procura, che procede nell'ipotesi accusatoria di bancarotta fraudolenta e falso. Il pubblico ministero Luca continuerà con gli interrogatori degli indagati, tra i quali risultano i nomi degli onorevoli Balocchi e Stefani.

 


Dal sito di Cisnetto

Il caso Credieuronord di Marco Liguori

Venerdì 17 Dicembre 2004

 

 

CREDIEURONORD. SOTTOSEGRETARIO MULTATO E AZIONI LEGALI
da “Plus”, Il Sole24ore, 11 dicembre 2004

E il ministro sanzionò il sottosegretario. Secondo il bollettino della vigilanza della Banca d'Italia, il 22 marzo scorso l'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, aveva sancito l'ammenda di 7.746 euro per ciascun consigliere di amministrazione, di 5.164 euro per i componenti del collegio sindacale e di 5.680 euro per l'ex direttore generale della Banca Popolare Credieuronord, meglio conosciuta come "banca della Lega Nord". Nel cda sedeva anche il sottosegretario leghista all'Interno, Maurizio Balocchi, pure colpito dai fulmini di Tremonti che aveva deciso il provvedimento dopo la serie di gravi irregolarità gestionali rilevate dagli ispettori di Bankitalia. Tra queste, gli affidamenti per Bingonet, fallita il 25 settembre 2003, di cui Balocchi è stato amministratore unico e azionista di maggioranza. Il 30 aprile 2004 l'assemblea dei soci, si legge nel prospetto dell'aumento di capitale di giugno, «ha deliberato di promuovere un'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e dei direttori generali per il risarcimento dei danni che la loro gestione abbia eventualmente causato alla banca». I soci, quasi tutti militanti leghisti, si riuniranno domani mattina presso il Comune di Castel di Mella (Brescia) per valutare altre azioni legali. Credieuronord è stata trasformata in Spa per essere ceduta alla Bipielle.

 

FLOP. IL DISASTRO DI CREDIEURONORD ERA STATO MESSO PER ISCRITTO, MA I SOCI PADANI NON SAPEVANO NULLA
Banca padana, la denuncia dei sindaci rimasta in naftalina Così la nomenclatura della Lega controllava il cda dell’istituto L’ispezione Bankitalia e il valore effettivo delle quote sottoscritte
da Il Riformista, 16 dicembre 2004

La data del documento è quella dello scorso 15 novembre. I destinatari erano i componenti del Cda della banca e gli stessi soci interessati della Credieuronord, l’ormai famosa banca padana teatro di un piccolo crack e ad oggi messa (anzi promessa) in vendita a 2,8 milioni di Euro alla Popolare di Lodi. Purtroppo, però, molti dei soci le 63 pagine di relazione del collegio sindacale della banca, non le hanno mai viste e nemmeno mai le vedranno. Forse perché scritte in ritardo rispetto alla data di convocazione dell’assemblea soci che il 20 novembre sancì la dismissione dell’istituto ad un valore pari al 16% di quello iniziale del 2000. O forse perché, come si sussurra, il cda della banca (dove e si trovavano personaggi illustri della nomenclatura parlamentare e governativa leghista quali gli onorevoli Stefano Stefani e Giancarlo Giorgetti fra i primi e il Sottosegretario agli Interni Maurizio Balocchi), pensò bene fosse preferibile mettere il plico in naftalina, fuori portata dei 4000 soci padani. Questo, almeno sino all’Assemblea stessa. Ciò evidentemente nella convinzione che i convenuti in riunione avessero optato di rinunciare, attraverso la vendita alla Lodi, al piccolo rimborso di 4 euro per azione in luogo dei nominali 25,8 di soli quattro anni fa.
Quel che ha infatti spinto i tre componenti del collegio sindacale della Credieuronord a scrivere questo piccolo libro di memorie da consegnarsi anche ai soci, è stata l’amara constatazione dello stato delle cose. Che per farla breve a metà del mese scorso era più o meno questo. Molti soci erano ignari delle disavventure finanziarie, mentre un’altra buona parte ne era al corrente, ma i dirigenti leghisti avevano sempre detto che le responsabilità dei fatti erano riconducibili a soggetti non direttamente legati al Carroccio il quale, invece, si stavano prodigando per cercar soluzioni. In particolare, i sindaci, hanno assunto questa decisione avendo udito a Radio Padania le parole di Giuseppe Tronconi, ultimo Presidente del Cda della Credieuronord, il quale lo scorso 12 novembre aveva detto: «Nell’ambito delle indagini interne che si stanno effettuando, se del caso ci saranno i coinvolgimenti anche di avrebbe dovuto controllare e non ha controllato». Collegio Sindacale compreso, ovviamente. Ma poiché i componenti l’organismo evidentemente erano di tutt’altro avviso, ed avendo letto quanto scritto potremmo dire che in buona parte avevano ed hanno buone ragioni, hanno pensato bene di far sapere la loro verità ai soci che però, come detto, non hanno saputo quasi nulla. Ed ecco dunque qui, le verità del collegio sindacale. Contenute in diverse lettere di segnalazione indirizzate a Banca d’Italia dopo la scoperta che quest’ultima aveva fatto durante la sua ormai famosa ispezione della primavera 2003. E contenute in diversi verbali di riunione del collegio stesso, verbali tutti girati al cda, nei quali i sindaci lamentavano diversi fatti. I più significativi dei quali li ritroviamo nel corposo resoconto della riunione del 6 Novembre 2003 durante la quale i sindaci misero nero su bianco 13 punti di criticità facendo agli stessi la seguente premessa: «Il collegio sindacale, in questo momento di difficoltà dell’Istituto, ritiene opportuno puntualizzare le seguenti disfunzioni affinché il cda possa con ancor maggiore energia e determinazione provvedere a far fronte alle necessità di cui con questa nota se ne può prender conoscenza». Una severa reprimenda iniziale per poi ricordare al cda, di «leggere il libro delle adunanze dei sindaci», «di dotare il settore contabilità di personale idoneo», «dotare la banca di un organo responsabile per gli adempimenti formali legati alla vita della società stessa», «di dotare con urgenza la banca di una persona di alto profilo per gestire l’Istituto», «ridurre le spese per conseguire tutti i risparmi possibili stante l?analisi di tutti i crediti anomali con annesse imputazioni a perdite di molti degli stessi in sofferenza», «avere presente, a proposito di affidamenti, sconfinamenti ed operatività sugli impieghi, che i sindaci manifestano preoccupazione sulla quale già fiumi di inchiostro sono stati scritti da tempo», «fare in modo che il resoconto di auditing interno, rivelatosi di giudizio insufficiente, sia regolarmente oggetto dell’odg della banca», ed infine «di valutare la responsabilità che gli organi sociali hanno nell’accogliere le sottoscrizioni e i versamenti di capitale sociale chiedendo sempre lo stesso importo nominale con il sovrapprezzo deciso in passato a fronte di una situazione attuale in cui si sa che la società è in forte perdita e ha già eroso notevolmente il proprio patrimonio ». Significativi, in proposito di quest’ultima segnalazione, i commenti verbalizzati dei sindaci: «è ovvio e lecito pensare -scrivevano sulla delicata questione- che i nuovi soci e i nuovi sottoscrittori avrebbero un atteggiamento ben diverso se conoscessero la situazione economica attuale della Banca». Naturalmente, non risulta che questo suggerimento sia stato in una qualche misura considerato con il risultato che sino a tutto li 30 aprile 2004, le quote azionarie della banca venivano sottoscritte al prezzo di nominali 25,8 euro. Ciò, pare evidente, pur sapendo di propinare al sottoscrittore e/o neosocio, quantomeno un titolo gonfiatissimo. Insomma, a conti fatti, siano essi tecnici o meramente di opportunità politica visto l’intreccio che quest’ultima ha avuto da sempre nel caso della Credieuronord, pare proprio di capire, documentalmente, che le motivazioni della crisi finanziaria della banca padana vadano, come sembrò sin da principio, proprio ricercate nei suoi stessi amministratori. Laconico il commento conclusivo della relazione stessa. Nella quale si legge che, dopo tutti i documenti citati, «rappresentano solo i momenti più significativi» di attività dell’organo sul quale il cda per voce del suo attuale Presidente ha tentato di scaricare alcune colpe, appare chiaro che «il collegio sindacale è stato il primo -anche prima del verbale di Bankitalia- a denunciare la cattiva gestione della Banca». Purtroppo, però, per i militanti e simpatizzanti leghisti che nella Credieuronord avevano messo quattrini, ciò non è stato abbastanza. Qualcuno, valutate le rilevanze segnalate dai sindaci, ha chiuso occhi e orecchi.
Un esempio? Era il 25 settembre 2003 e in pieno marasma finanziario, durante una riunione del collegio, giunge notizia, regolarmente verbalizzata, che è «pervenuta alla banca ordine di bonifico in uscita da parte della Fondazione Banca del Monte di Lombardia per un importo di 6 milioni di Euro custoditi sul conto verde. Tenuto conto dell’entità della somma», dissero i sindaci, «unitamente al livello dei crediti anomali, si ritiene urgente una verifica sulla situazione attuale della liquidità bancaria». Per una curiosa coincidenza padana, il dott. Gianmaria Galimberti era componente del cda di Credieuronord ed anche di quello della citata Monte di Lombardia.

 

 

 


IL RIFORMISTA 16 Dicembre 2004 FLOP. IL DISASTRO DI CREDIEURONORD ERA STATO MESSO PER ISCRITTO, MA I SOCI PADANI NON SAPEVANO NULLA

Banca padana, la denuncia dei sindaci rimasta in naftalina
Così la nomenclatura della Lega controllava il cda dell’istituto
L’ispezione Bankitalia e il valore effettivo delle quote sottoscritte

 

La data del documento è quella dello scorso 15 novembre. I destinatari erano i componenti del Cda della banca e gli stessi soci interessati della Credieuronord, l’ormai famosa banca padana teatro di un piccolo crack e ad oggi messa (anzi promessa) in vendita a 2,8 milioni di Euro alla Popolare di Lodi. Purtroppo, però, molti dei soci le 63 pagine di relazione del collegio sindacale della banca, non le hanno mai viste e nemmeno mai le vedranno. Forse perché scritte in ritardo rispetto alla data di convocazione dell’assemblea soci che il 20 novembre sancì la dismissione dell’istituto ad un valore pari al 16% di quello iniziale del 2000. O forse perché, come si sussurra, il cda della banca (dove e si trovavano personaggi illustri della nomenclatura parlamentare e governativa leghista quali gli onorevoli Stefano Stefani e Giancarlo Giorgetti fra i primi e il Sottosegretario agli Interni Maurizio Balocchi), pensò bene fosse preferibile mettere il plico in naftalina, fuori portata dei 4000 soci padani. Questo, almeno sino all’Assemblea stessa. Ciò evidentemente nella convinzione che i convenuti in riunione avessero optato di rinunciare, attraverso la vendita alla Lodi, al piccolo rimborso di 4 euro per azione in luogo dei nominali 25,8 di soli quattro anni fa.

Quel che ha infatti spinto i tre componenti del collegio sindacale della Credieuronord a scrivere questo piccolo libro di memorie da consegnarsi anche ai soci, è stata l’amara constatazione dello stato delle cose. Che per farla breve a metà del mese scorso era più o meno questo. Molti soci erano ignari delle disavventure finanziarie, mentre un’altra buona parte ne era al corrente, ma i dirigenti leghisti avevano sempre detto che le responsabilità dei fatti erano riconducibili a soggetti non direttamente legati al Carroccio il quale, invece, si stavano prodigando per cercar soluzioni. In particolare, i sindaci, hanno assunto questa decisione avendo udito a Radio Padania le parole di Giuseppe Tronconi, ultimo Presidente del Cda della Credieuronord, il quale lo scorso 12 novembre aveva detto: «Nell’ambito delle indagini interne che si stanno effettuando, se del caso ci saranno i coinvolgimenti anche di avrebbe dovuto controllare e non ha controllato». Collegio Sindacale compreso, ovviamente. Ma poiché i componenti l’organismo evidentemente erano di tutt’altro avviso, ed avendo letto quanto scritto potremmo dire che in buona parte avevano ed hanno buone ragioni, hanno pensato bene di far sapere la loro verità ai soci che però, come detto, non hanno saputo quasi nulla.

Ed ecco dunque qui, le verità del collegio sindacale. Contenute in diverse lettere di segnalazione indirizzate a Banca d’Italia dopo la scoperta che quest’ultima aveva fatto durante la sua ormai famosa ispezione della primavera 2003. E contenute in diversi verbali di riunione del collegio stesso, verbali tutti girati al cda, nei quali i sindaci lamentavano diversi fatti. I più significativi dei quali li ritroviamo nel corposo resoconto della riunione del 6 Novembre 2003 durante la quale i sindaci misero nero su bianco 13 punti di criticità facendo agli stessi la seguente premessa: «Il collegio sindacale, in questo momento di difficoltà dell’Istituto, ritiene opportuno puntualizzare le seguenti disfunzioni affinché il cda possa con ancor maggiore energia e determinazione provvedere a far fronte alle necessità di cui con questa nota se ne può prender conoscenza». Una severa reprimenda iniziale per poi ricordare al cda, di «leggere il libro delle adunanze dei sindaci», «di dotare il settore contabilità di personale idoneo», «dotare la banca di un organo responsabile per gli adempimenti formali legati alla vita della società stessa», «di dotare con urgenza la banca di una persona di alto profilo per gestire l’Istituto», «ridurre le spese per conseguire tutti i risparmi possibili stante l’analisi di tutti i crediti anomali con annesse imputazioni a perdite di molti degli stessi in sofferenza», «avere presente, a proposito di affidamenti, sconfinamenti ed operatività sugli impieghi, che i sindaci manifestano preoccupazione sulla quale già fiumi di inchiostro sono stati scritti da tempo», «fare in modo che il resoconto di auditing interno, rivelatosi di giudizio insufficiente, sia regolarmente oggetto dell’odg della banca», ed infine «di valutare la responsabilità che gli organi sociali hanno nell’accogliere le sottoscrizioni e i versamenti di capitale sociale chiedendo sempre lo stesso importo nominale con il sovrapprezzo deciso in passato a fronte di una situazione attuale in cui si sa che la società è in forte perdita e ha già eroso notevolmente il proprio patrimonio ».

Significativi, in proposito di quest’ultima segnalazione, i commenti verbalizzati dei sindaci: «è ovvio e lecito pensare -scrivevano sulla delicata questione- che i nuovi soci e i nuovi sottoscrittori avrebbero un atteggiamento ben diverso se conoscessero la situazione economica attuale della Banca». Naturalmente, non risulta che questo suggerimento sia stato in una qualche misura considerato con il risultato che sino a tutto li 30 aprile 2004, le quote azionarie della banca venivano sottoscritte al prezzo di nominali 25,8 euro. Ciò, pare evidente, pur sapendo di propinare al sottoscrittore e/o neosocio, quantomeno un titolo gonfiatissimo. Insomma, a conti fatti, siano essi tecnici o meramente di opportunità politica visto l’intreccio che quest’ultima ha avuto da sempre nel caso della Credieuronord, pare proprio di capire, documentalmente, che le motivazioni della crisi finanziaria della banca padana vadano, come sembrò sin da principio, proprio ricercate nei suoi stessi amministratori. Laconico il commento conclusivo della relazione stessa. Nella quale si legge che, dopo tutti i documenti citati, «rappresentano solo i momenti più significativi» di attività dell’organo sul quale il cda per voce del suo attuale Presidente ha tentato di scaricare alcune colpe, appare chiaro che «il collegio sindacale è stato il primo -anche prima del verbale di Bankitalia- a denunciare la cattiva gestione della Banca». Purtroppo, però, per i militanti e simpatizzanti leghisti che nella Credieuronord avevano messo quattrini, ciò non è stato abbastanza. Qualcuno, valutate le rilevanze segnalate dai sindaci, ha chiuso occhi e orecchi.

Un esempio? Era il 25 settembre 2003 e in pieno marasma finanziario, durante una riunione del collegio, giunge notizia, regolarmente verbalizzata, che è «pervenuta alla banca ordine di bonifico in uscita da parte della Fondazione Banca del Monte di Lombardia per un importo di 6 milioni di Euro custoditi sul conto verde. Tenuto conto dell’entità della somma», dissero i sindaci, «unitamente al livello dei crediti anomali, si ritiene urgente una verifica sulla situazione attuale della liquidità bancaria». Per una curiosa coincidenza padana, il dott. Gianmaria Galimberti era componente del cda di Credieuronord ed anche di quello della citata Monte di Lombardia.


 

GIORNALE DI BRESCIA 13 Dicembre 2004 «I maggiori esponenti della Lega ripianino le perdite Credieuronord»
RIUNIONE DI SOCI A CASTEL MELLA

 

Si sono riuniti ieri mattina a Castel Mella i componenti del comitato «Amici della Credieuronord», costituito, in seguito alle difficoltà in cui versa l’istituto bancario, con lo scopo di recuperare l’investimento. Quella ch’è conosciuta come «la banca della Lega Nord» è stata costituita circa 6 anni fa con la sottoscrizione di quote da parte di militanti leghisti. Nell’ultimo periodo ci sono stati tuttavia problemi. Secondo il bollettino della vigilanza di Bankitalia, il 22 marzo l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, aveva sancito l’ammenda di 7.746 euro per ciascun consigliere di amministrazione, 5.164 per i componenti del collegio sindacale e 5.680 per l’ex direttore generale della Banca Popolare Credieuronord, a causa di irregolarità gestionali rilevate dagli ispettori. Il 30 aprile l’assemblea dei soci ha deliberato di promuovere un’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori per il risarcimento dei danni che la loro gestione abbia eventualmente causato alla banca. Non solo: i componenti del comitato hanno deciso di inviare le loro lamentele e richieste direttamente al consiglio federale della Lega. «Dopo aver valutato le proposte dei soci della Banca Popolare Credieuronord - si legge nel comunicato che poteva essere sottoscritto da ogni socio - abbiamo deciso di sottoporre alla dirigenza della Lega Nord, promotrice della sottoscrizione delle quote della banca stessa, di intervenire a ripianare le perdite subite». Stando alla lettera, le azioni della Credieuronord sono oggi quotate 4 euro ciascuna, contro un valore di acquisto di 25,8 €, con una perdita quindi dell’85%. «Per impedire - continua il comunicato - che la Lega sia vittima di ingiuste azioni di rivalsa da parte di soci che non hanno a cuore le sorti del Movimento, vi chiediamo d’intervenire al più presto per ripianare la perdita subita dai soci, in gran parte militanti. Tutti ricordano gli interventi statali che hanno salvato il Banco di Sicilia e il Banco di Napoli, per cifre infinitamente superiori, ma, visti i principi padani che ci contraddistinguono, sarebbe più opportuno che l’ingente perdita fosse coperta attraverso versamenti mensili da parte di coloro che grazie al Movimento hanno raggiunto cariche istituzionali di rilievo: parlamentari, ministri, sottosegretari, consiglieri regionali e tutti coloro che ricevono emolumenti». A Castel Mella il clima tra i vari soci era molto teso. A portare la sua testimonianza anche Rosanna Sapori, di Radio Padania. Poco dopo l’inizio del dibattito si è tuttavia deciso di procedere a porte chiuse e più nulla è stato diffuso.

f. a.

 

 

 


 

 

 

Commento del senatore Fiorello Provera - Gruppo Lega Nord


 

 

 

Da "Il Sole 24Ore - Plus" dell' 11 Dicembre 2004 CREDIEURONORD Sottosegretario multato e azioni legali (di Marco Liguori)

E il ministro sanzionò il sottosegretario. Secondo il bollettino della vigilanza della Banca d'Italia, il 22 marzo scorso l'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, aveva sancito l'ammenda di 7.746 euro per ciascun consigliere di amministrazione, di 5.164 euro per i componenti del collegio sindacale e di 5.680 euro per l'ex direttore generale della Banca Popolare Credieuronord, meglio conosciuta come "banca della Lega Nord". Nel cda sedeva anche il sottosegretario leghista all'Interno, Maurizio Balocchi, pure colpito dai fulmini di Tremonti che aveva deciso il provvedimento dopo la serie di gravi irregolarità gestionali rilevate dagli ispettori di Bankitalia.

Tra queste, gli affidamenti per Bingonet, fallita il 25 settembre 2003, di cui Balocchi è stato amministratore unico e azionista di maggioranza. Il 30 aprile 2004 l'assemblea dei soci, si legge nel prospetto dell'aumento di capitale di giugno, «ha deliberato di promuovere un'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e dei direttori generali per il risarcimento dei danni che la loro gestione abbia eventualmente causato alla banca». I soci, quasi tutti militanti leghisti, si riuniranno domani mattina presso il Comune di CastelMella (Brescia) per valutare altre azioni legali. Credieuronord è stata trasformata in Spa per essere ceduta alla Bipielle.


 

 

L’UNITA’ 21 Novembre 2004 CrediEuroNord al capolinea, chiude la banca della Lega (di Sandro Orlando)

MILANO
Un'altra grana padana sta per abbattersi sullo sventurato Maurizio Balocchi, il fantasioso tesoriere della Lega, già amministratore di condominio, che da quando è passato a gestire realtà più impegnative non ne azzecca una. Dopo la messa in liquidazione di Babà (assicurazioni), e il fallimento di Bingo.Net (sale da gioco), Tele Golfo (emittenza locale) e Ceit (villaggi turistici), con relative denunce, pignoramenti e strascichi legali, un altro dissesto leghista si aggiunge al curriculum di Balocchi, quello del CrediEuronord, di cui l'attuale sottosegretario degli Interni è membro del consiglio di amministrazione.

La banca popolare della Lega ha infatti riunito ieri mattina i suoi numerosi soci alla periferia di Milano per modificare lo statuto e trasformarsi da cooperativa in società per azioni con finalità finanziarie, presupposto indispensabile per la cessione delle attività bancarie al gruppo Bipielle. È stato l'ultimo boccone amaro che i circa 3.500 piccoli azionisti della banca del Senatur hanno dovuto mandare giù, nella speranza di rivedere almeno qualche briciola del loro investimento. In cambio di due filiali, un negozio finanziario e uno sportello di tesoreria, la Bipielle si è impegnata infatti a versare alla neocostituita Euronord Holding 2,8 milioni di euro, che andranno a rimborsare i soci della defunta banca leghista, nel rapporto di 4 euro per ogni azione posseduta, rispetto ai 28 pagati al momento della sottoscrizione. Ma se non si volevano perdere anche quei pochi spiccioli, oltre alle obbligazioni emesse dalla CrediEuronord (altri 8,4 miliardi), che saranno rimborsate solo a partire dal 2006, non c'erano alternative.

In quattro anni di gestione allegra, la banca del Senatur ha eguagliato la tanto vituperata «Roma ladrona», dilapidando 20 milioni di capitale, tra perdite e crediti in sofferenza, per colpa della «labilità dei criteri per la selezione della clientela», delle «incoerenze della politica creditizia», del «degrado degli impieghi», come ha denunciato il governatore di Bankitalia dopo l'ispezione dell'anno scorso. E tra gli esempi di «affidamenti senza preventiva individuazione di fonti e tempi di rimborso», Fazio aveva indicato proprio i prestiti concessi dalla CrediEuronord alla società di un suo amministratore, la Bingo.Net del sottosegretario Balocchi, in perperfetto stile da inciucio romano.

Pastette che molti soci, per lo meno i più agguerriti, oggi non sono disposti a perdonare. «Chi ha sbagliato dovrà pagare», sentenzia furibonda una militante torinese, accorsa a malincuore all'ultima assise della cooperativa: «Ci credevamo – dice – era la nostra banca, l'aveva voluta il Segretario». A giugno i promotori del Manifesto Soci CrediEuronord avevano iniziato ad organizzare la fronda leghista. Obiettivo, impedire la vendita, sconfessando in assemblea lo Stato maggiore lumbard che siede nel Cda della banca, a cominciare dall'ex sottosegretario alle attività produttive Stefano Stefani (famoso per le sue fini disgressioni sui rutti dei tedeschi), dal sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla e dal presidente della Commissione bilancio Giancarlo Giorgetti, oltre a Balocchi naturalmente. I quali addirittura si sono autotassati, pur di evitare l'ennesima bancarotta.

Alla fine però la rivolta non c'è stata, e per salvare il salvabile gli azionisti hanno accettato ieri di immolarsi. Ma ora molti di loro stanno già affilando le armi legali. L'idea è quella di avviare un'azione di responsabilità civile nei confronti degli amministratori, alcuni dei quali l'ex vicepresidente Giovanni Maria Galimberti, l'ex direttore generale Giancarlo Conti, l'ex responsabile della vigilanza Alfredo Molteni – sono già indagati nell'ambito di quel procedimento per presunto riciclaggio ai danni del tribunale fallimentare di Milano, che ha portato l'altro ieri a richieste di condanna per otto anni nei confronti dei vecchi proprietari di Radio 101 e di una loro commercialista. Ma quello che probabilmente molti soci della defunta CrediEuronord non sanno, è che la Bipielle si è garantita una via d'uscita grazie ad una clausola del contratto di cessione: se ci saranno procedimenti pendenti entro la fine dell'anno prossimo, la vendita sarà annullata. E anche i miseri 4 euro per azione dovranno venire restituiti.


 

SENATO - Interrogazioni del senatore Mauro Fabris Legislatura 14
Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08022
Pubblicato il 1 febbraio 2005
Seduta n. 729


FABRIS - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri delle comunicazioni, della giustizia e dell'economia e delle finanze. - Premesso:

che Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. ha perfezionato in data 22 gennaio 2005, tramite la controllata Monradio S.r.l., l'acquisizione del complesso aziendale relativo all'esercizio dell'attività radiofonica dell'emittente Radio 101 One-One in virtù della concessione per l'esercizio della radiodiffusione sonora a carattere commerciale in ambito nazionale e all'esercizio dell'attività radiofonica relativa alla ripetizione di segnale estero;

che l'operazione è stata definita in esecuzione dell'offerta formalizzata con le controparti lo scorso 30 luglio 2004 e già oggetto di comunicazione al mercato;

che il prezzo definitivo - stabilito in base all'esito positivo della due diligence tecnica, legale, amministrativo- contabile e fiscale - è di 39, 6 milioni di euro;

che Mondadori ha inoltre acquisito il 10% della società Rock FM S.r.l., titolare di due concessioni per l'esercizio della radiodiffusione sonora a carattere commerciale in ambito locale (Rock FM e Radio Milano International) sulla base di una valutazione pari a 2,7 milioni di euro per il 100% della società;

che il 90 % di Rock FM S.r.l. è di proprietà del gruppo greco Attica Publications S.A. (di cui Mondatori è azionista al 40%), già attiva nel settore radiofonico attraverso l'emittente Athens Radio Dee Jay;

che il Consiglio di Amministrazione di Monradio ha deliberato di affidare la gestione operativa di un nuovo business radiofonico a Carlo Mandelli, che assume la carica di Amministratore delegato;

che Presidente della Società è Maurizio Costa;

che tale acquisizione è subordinata all'ottenimento delle autorizzazioni di legge da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e delle altre autorità competenti;

considerato:

 

che Arnoldo Mondadori Editore S.p.A é una società controllata da Fininvest S.p.A.;

che detta acquisizione, nonostante le autorizzazioni concesse da parte delle competenti autorità, desta notevoli preoccupazioni soprattutto fra coloro che temono che tale operazione possa ridurre sensibilmente il pluralismo attualmente vigente nel settore radiofonico, poiché l'Italia non possiede gruppi radiofonici di grandi dimensioni, come Nrj Group in Francia o Capital in Gran Bretagna;

che detta acquisizione comporta l'acquisto di una emittente radiofonica, segnatamente, l'emittente Radio 101 One-One, recentemente coinvolta in una causa di fallimento successivamente degenerata in uno scandalo giudiziario che ha interessato direttamente l'istituto di credito cooperativo di riferimento della Lega, ovverosia la banca Credieuronord;

che, in particolare, sul “Corriere della Sera” del 25 marzo 2004 (pagina 17) è comparso il seguente articolo: “Dieci anni di ammanchi al tribunale fallimentare di Milano, e almeno 35 milioni di euro di peculato sui fondi delle procedure assegnate alla curatrice Carmen Gocini, non inducono il Ministero della giustizia a costituirsi parte civile nel processo cominciato ieri contro la commercialista e i coimputati fratelli Angelo e Caterino Borra, proprietari di Radio 101. A sorpresa, infatti, accanto alle scontate costituzioni di parte civile dei legali delle varie curatele spogliate negli anni di almeno 70 miliardi di lire, ieri non si è registrata la costituzione dell'Avvocatura dello Stato. L'ufficio guidato da Dante Corti aveva regolarmente segnalato a via Arenula l'esistenza di questo processo, l'indicazione come 'parte offesa', e l'opportunità di costituirsi in giudizio per chiedere agli imputati sia i danni materiali sia quelli arrecati al prestigio dell'amministrazione che rappresenta l'interesse dei cittadini al corretto esercizio dell'attività giudiziaria: tanto più in un settore nel quale creditori, fornitori e dipendenti (e gli stessi falliti) trovano tutela proprio nello Stato, contro il quale potrebbero in teoria rivalersi in futuro qualora i proventi della messa all'asta della radio o la caccia al 'tesoro' svolta dalla Finanza non bastassero a coprire l'intero ammontare del 'buco'. Ma dal Dicastero del Ministro leghista Roberto Castelli non è arrivata a Milano alcuna risposta. E, in assenza di direttive, l'Avvocatura dello Stato non ha un autonomo potere di costituirsi. La decisione del Ministro leghista di passare la mano, in controtendenza rispetto alla spiccata attenzione manifestata da Castelli per i cordoni della borsa del mondo della giustizia, è giunta in una udienza dominata dai Borra, in carcere con l'accusa di aver riciclato soldi provenienti dai mandati di pagamento firmati dai giudici della fallimentare ma falsificati negli importi dalla curatrice Gocini, sentimentalmente legata ad Angelo Borra: assegni prima fatti transitare su conti bancari (specie quelli di un piccolo istituto cooperativo di riferimento della Lega, Credieuronord), e poi fatti subito uscire in contanti verso destinazioni ignote. Impugnando la legge Cirami, e mettendo in conto di restare in carcere (i termini infatti sono 'congelati' finché la Cassazione non avrà deciso), i proprietari di Radio 101 - emittente sotto sequestro dal settembre 2003, e che curiosamente si ritrova da ieri tra le società costituitesi parte civile contro i propri proprietari - hanno incaricato i loro legali Massimo Teti, Raffaele Dolce e Gianni Tizzoni di chiedere il trasferimento del processo a Brescia, sostenendo che l'ambiente del tribunale penale di Milano non sarebbe la sede più adatta per discutere di colossali ammanchi protrattisi per anni sotto il naso di magistrati e cancellieri del tribunale fallimentare di Milano. Mossa difensiva a sorpresa anche per la Gocini: la commercialista ha revocato il proprio difensore di fiducia Andrea Galasso senza nominarne uno nuovo. Il giudice Cristina Mannocci ha così dovuto dargliene uno d'ufficio, Tommaso Pisapia, al quale ha concesso termini a difesa sino al 19 aprile”;

che ancora non sono chiari i motivi per i quali in tale frangente il Ministro della giustizia non avesse voluto subito deliberatamente costituirsi parte civile nel processo e malgrado fosse a conoscenza della gravità del fatto;

che tale omissione poteva ragionevolmente dipendere dalla necessità di favorire, o non danneggiare, anche solo l'immagine della banca Credieuronord, che avrebbe riciclato assegni o altri titoli di provenienza illecita,


si chiede di sapere:

se risulti quali siano stati i criteri in base ai quali l'Autorità garante della concorrenza e del mercato e le altre autorità competenti hanno concesso le autorizzazioni di legge per consentire l'acquisizione da parte di Arnoldo Mondadori S.p.A del complesso aziendale relativo all'esercizio dell'attività radiofonica dell'emittente Radio 101 One-One in virtù della concessione per l'esercizio della radiodiffusione sonora a carattere commerciale in ambito nazionale e all'esercizio dell'attività radiofonica relativa alla ripetizione di segnale estero, considerato che l'Italia non possiede gruppi radiofonici di grandi dimensioni, come Nrj Group in Francia o Capital in Gran Bretagna;

come sarà tutelato il pluralismo attualmente vigente nel settore della radiofonia a seguito di detta acquisizione;

se detta acquisizione non sia in qualche modo legata alla necessità di mettere a tacere ogni questione legata al riciclaggio di assegni o di altri titoli di provenienza illecita compiuti dalla banca Credieuronord;

se e quali provvedimenti siano stati adottati dal Governo sino ad oggi per risolvere l'annoso problema legato al disastro economico provocato dalla Banca Credieuronord a danno di migliaia di cittadini;

se risulti come sia stata esercitata in tale contesto l'alta vigilanza in materia di tutela del risparmio e di esercizio della funzione creditizia da parte del Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio, presieduto, fra le altre cose, dall'attuale Ministro dell'economia e delle finanze;

se non si possa ritenere che i continui attacchi compiuti, anche di recente, proprio dal Ministro della giustizia nei confronti della categoria professionale dei magistrati siano solo uno strumento per offuscare il grave danno arrecato dalla banca Credieuronord, l'istituto di credito di riferimento della Lega, sia alla pubblica amministrazione che ai cittadini.

 

Legislatura 14 - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 611 del 20/05/2004
Allegato B

 

 

SENATO - Interrogazioni con richiesta di risposta scritta FABRIS - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso:

che, secondo notizie apparse in data 28 aprile 2004 sulla stampa nazionale, segnatamente la testata "L'Unità'", il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’interno, l'on. Maurizio Balocchi, avrebbe dato vita, assieme ad altre personalità legate al partito politico della Lega Nord, ad una società, in particolare la società CEIT S.r.l., con in dote un capitale di 3,2 milioni di euro, con l'obiettivo di colonizzare una località marina in Istria, di fronte al Golfo di Venezia, con la costruzione di un villaggio turistico e di ben 180 appartamenti dotati di piscine, campi da golf, casinò e fitness center ;

che la citata società risulterebbe essere stata finanziata dalla banca pubblica della Carinzia Hypo-Alpe-Adria-Bank, presieduta dal governatore Joerg Haider;

che all'inizio dello scorso aprile la società CEIT S.r.l. è stata dichiarata fallita;

che nei confronti dell'on. Maurizio Balocchi (consigliere ed azionista della citata società con il 18,75% delle azioni possedute) risulta essere stata presentata denuncia per truffa da parte di alcuni soci;

che, solo qualche settimana prima della dichiarazione di tale fallimento, un'altra iniziativa imprenditoriale dell'on. Maurizio Balocchi veniva meno, essendo dichiarata il 18 marzo scorso la bancarotta dell'emittente Tele Golfo Chiavari;

che già nella primavera del 2003 era stato dichiarato il fallimento di un'altra creazione commerciale dell'on. Maurizio Balocchi, segnatamente la società Bingo Net di Padova, che lo scorso anno chiudeva con un passivo di 4 milioni di euro;

considerato:

 

che secondo notizie apparse in data 31 marzo 2004 sulla stampa nazionale, segnatamente la testata "Il Messaggero", la Banca d'Italia avrebbe mandato dei propri ispettori presso la sede della banca Credi Euro Nord, banca nata quattro anni fa per iniziativa di alcuni esponenti del partito della Lega Nord;

che, stando a quanto riportato dal citato quotidiano, detti ispettori avrebbero accertato "un livello elevato di sofferenza" economica "definito in gergo livello cinque" ed, in seguito, sarebbe stata compiuta una seconda ispezione;

che, secondo notizie apparse in data 1° aprile 2004 sulla testata "Il Corriere della Sera", la citata banca avrebbe chiuso il proprio bilancio 2003 con 8 milioni di euro di perdite e 12 milioni di euro di sofferenze su circa 47 milioni di euro di impieghi;

che, in particolare, Credi Euro Nord avrebbe registrato una perdita secca nel 2003 pari a 8 milioni di euro dopo 9 milioni euro di accantonamenti;

che, attualmente, il capitale sociale complessivo della banca corrisponde a 14 milioni di euro e l'ingente perdita renderà necessario un aumento del capitale stesso;

che la banca Credi Euro Nord s.c.a.r.l., fondata il 21 febbraio del 2000 con un capitale sociale di 9 milioni di euro circa condiviso da 2313 soci, era stata presentata e, costantemente pubblicizzata sulla stampa nazionale e via Internet, come l'istituto di credito che avrebbe puntato al piccolo risparmiatore e avrebbe convogliato tutti i quattrini dei cosiddetti "padani" che lavorano;

che detta banca avrebbe dovuto rappresentare la banca popolare caratteristica dell'economia locale della "Padania", che si poneva l'obiettivo di raddoppiare il numero dei propri soci e di raggiungere i 18 milioni di euro di capitale sociale;

che una fortissima sollecitazione all'investimento in Credi Euro Nord è stata compiuta in questi ultimi anni nei confronti, oltre che dei tesserati della Lega Nord, di tutte le famiglie residenti nel Nord Italia;

che, durante lo svolgimento dell'assemblea dei soci tenutasi a Milano il 7 aprile 2001, veniva deliberata la variazione in euro delle quote sociali di Credi Euro Nord;

che, attualmente, il valore di ogni quota di Credi Euro Nord corrisponde a 28 euro (lire 54.215,56);

che l'acquisto minimo di quote sociali previsto è di 100 quote, per un totale di 2.800 euro (lire 5.421.556);

che, solo fino al 12 giugno 2001, i soci di Credi Euro Nord nelle province italiane corrispondevano ad una percentuale pari al 32, 62 a Milano (939 soci), 10,84 a Varese (312 soci), 8,51 a Bergamo (245 soci), 7,61 a Torino (219 soci), 5,35 a Treviso (154 soci), 4,72 a Brescia (136 soci), 4,10 a Padova (118 soci), 3,89 a Como (112 soci), 2,57 a Vicenza (74 soci) e infine 2,50 a Lecco (72 soci);

che, in riferimento alla questione relativa al dissesto della Banca Credi Euro Nord, secondo quanto apparso sulla stampa nazionale, l'on. Maurizio Balocchi si sarebbe trovato nella posizione di dover chiedere agli attuali 3600 soci di Credi Euro Nord un nuovo sacrificio per ricapitalizzare la società ed evitare il fallimento definitivo,


si chiede di sapere come il Presidente del Consiglio valuti la permanenza nel suo incarico del Sottosegretario di Stato per l’interno on. Maurizio Balocchi alla luce delle vicende denunciate nella presente interrogazione, trattandosi di vicende caratterizzate dall'intervento della magistratura che in alcuni casi, come quello del fallimento della società Bingo.net e della bancarotta dell'emittente Tele Golfo Chiavari, ha già chiuso i relativi contenziosi e in altri, come quello della società CEIT, sta continuando ad indagare ai fini dell'attribuzione di eventuali responsabilità penali per il compimento del reato di truffa.

(4-06826)


 

IL MATTINO DI PADOVA Caso CEIT 11 Maggio 2004  Caso Ceit, viceministro dal giudice

Il fallimento di Ceit, l’immobiliare targata Lega, è già stato benedetto da una sentenza del tribunale di Padova il 25 marzo scorso. E adesso il curatore di quel crac, il ragioniere commercialista Flavio Tullio, vuole capire dove siano andati a finire i soldi, 10 miliardi di vecchie lire

Miliardi di cui oggi non c’è traccia visto che a quella cifra ammonta il buco di Ceit. E vuole capire come si sia formato e sia stato gestito il capitale raccolto tra i 114 investitori che avevano scommesso sul successo dell’iniziativa proposta da Ceit (Centro europeo investimento turistici): la costruzione del villaggio vacanze Skipper affacciato sul golfo di Pirano, in Croazia, una quarantina di chilometri oltre il confine triestino. Un affare da 100 miliardi sponsorizzato dalla Lega e dallo stesso leader Umberto Bossi che aveva brindato all’operazione la sera del 6 giugno 2000 durante una cena al ristorante «da Bruno» ad Alberi di Umago affollata di soci e simpatizzanti. Un affare, invece, finito male: prima Ceit ha perduto il residence rilevato dalla banca finanziatrice Alpe Adria Hypo Bank, poi è fallita lei stessa. Sommersa dai debiti. Ecco perché ieri il curatore Flavio Tullio ha invitato in tribunale il nucleo storico dei promotori di Ceit: oltre a 4 imprenditori padovani, il presidente del consiglio regionale del Veneto Enrico Cavaliere che della società è stato presidente, e l’attuale sottosegretario al Ministero degli Interni Maurizio Balocchi che è anche segretario amministrativo della Lega ed era nel consiglio di amministrazione dell’immobiliare con l’ex sottosegretario e senatore Stefano Stefani. Quest’ultimo - atteso da Tullio per oggi - era entrato nel consiglio di amministrazione Ceit in un successivo momento con l’amministratore delegato Sebastiano Cacciaguerra, docente all’Università di Udine, e il designer veneziano Nicola Munaretto, buon amico di Cavaliere. Il faccia faccia di ieri pomeriggio è andato per le lunghe. Al punto che il presidente del Consiglio regionale Veneto, stressato dalla lunga attesa in corridoio, dopo un paio d’ore avrebbe deciso d’andarsene per tornare davanti al curatore in un’altra occasione. Dagli interessati, comunque, nessuna conferma. Sulla vicenda Cavaliere, che è architetto e nel fallimento Ceit ci ha rimesso soldi anche dal punto di vista professionale, glissa ogni domanda. E al telefono taglia corto infastidito: «Di questa storia non voglio più parlarne». Smentisce con foga l’appuntamento con il curatore il senatore vicentino Stefani, concludendo piuttosto seccato: «Io oggi sono a Milano». Ma intanto parallelamente al fallimento va avanti l’indagine per truffa coordinata dal pubblico ministero Paolo Luca. Un’indagine avviata in seguito alla denuncia di 13 piccoli investitori padovani assistiti dall’avvocato Giorgio Saccomani. Rassicurati dalla presenza di alcuni pezzi da novanta della Lega e dallo stesso Bossi (tra i soci Ceit con un piccolo investimento insieme alla moglie Manuela Marrone), si erano decisi a comprare quote della società (40 milioni la quota minima). Alla fine dell’operazione contavano di diventare proprietari di 5 appartamenti e di un posto barca nel residence di Punta Salvore. Ma il progetto è andato in fumo quando nell’estate del 2001 Alpe Adria Hypo Bank ha preteso il rientro immediato del prestito di 22 miliardi di lire concesso a Kemco, l’immobiliare che aveva avviato il progetto ed era stata poi rilevata da Ceit. Che ha perso tutto: il villaggio vacanze sognato dalla Lega e i soldi degli investitori.