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Il Consiglio

Documento inserito il 21-1-2007


 

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 Dossier Fondi dormienti

 

 

Il Consiglio  n° 48

 

Fondi dormienti in banca ( e in assicurazione).

Come evitare che si perda traccia di molti depositi.

 

Di Mauro Novelli  21-1 2007

 

 

Secondo Bankitalia sono 10 miliardi di euro i depositi dimenticati da correntisti e titolari di libretti e/o di certificati di deposito o non raggiungibili da ignari aventi titolo (eredi ecc.). Secondo nostre valutazioni, i “conti dormienti” superano i 15 miliardi.

Si consideri che molti conti correnti sono di regolamento per custodie titoli e, in non pochi casi,  il titolare di conto ha anche un contratto per  una cassetta di sicurezza. Poiché da almeno venti anni il conto bancario non è più uno strumento di risparmio, il grosso delle consistenze attive dei clienti è detenuto in titoli e/o depositato in cassetta.

Pertanto, le cifre riportate all’inizio devono essere riviste robustamente. In ultima analisi, le consistenze dei “fondi dormienti” (depositi+custodie+cassette e mettiamoci anche i pegni) superano di gran lunga l’ammontare dei “conti dormienti”.

Ma alla componente bancaria di questo fenomeno devono sommarsi entità di derivazione assicurativa: non è raro il caso di polizze vita (concluse o meno) non riscattate dall’assicurato (per morte o incapacità sopravvenute improvvisamente) e mai conosciute da eredi, tutori ecc.

Ma come è possibile che in casa non sia reperibile alcuna prova documentale di rapporti di deposito bancario o di polizze vita? La causa di va ricercata in rapporti familiari spesso al limite della rottura o comunque tali da indurre il titolare a nascondere quei cespiti a parenti o affini considerati inaffidabili o, addirittura, ostili.

Tali atteggiamenti sono più frequenti di quanto non si pensi. Dall’attività di consulenza offerta da Adusbef, ad esempio, è emerso che molti pensionati, convinti dalle banche ad acquistare bond Argentina, Parmalat, Cirio, Giacomelli, ecc. e magari già poco propensi a far conoscere a figli, nuore e generi consistenze e qualità dei propri investimenti, al momento dei noti patatrac, abbiano ancor di più accentuato la tendenza a tacere la destinazione dei loro risparmi. (“Al prossimo incontro verrò con mio figlio; lui non sa che tra gli altri titoli ho anche quelle obbligazioni Parmalat. La prego di non parlarne.”). Diffidenza, volontà di non mettere a parte i familiari della consistenza dei risparmi  e (in quei casi) vergogna, tendono a tenere nascosti depositi, investimenti, polizze, contenuto di cassette di sicurezza. In caso di “accidente”, molte somme non verranno più rintracciate e rimarranno in banca o presso compagnie di assicurazione.

 

I consigli.

 

1) L’esigenza di riservatezza, il non voler mettere a parte alcuno delle proprie finanze non vuol dire evitare di far conoscere ai familiari l’esistenza di rapporti bancari e/o assicurativi. E’ sufficiente non farne conoscere le “specifiche”.

 Si tenga quindi, in casa o in altro luogo comunque accessibile e conosciuto da chi riteniamo degno di tale confidenza, una busta chiusa (di cui sarà facile rilevarne l’eventuale manomissione)  con l’elenco aggiornato dei riferimenti bancari e assicurativi (nome della banca e della compagnia d’assicurazioni, agenzia, numero di conto, di custodia, di cassetta di sicurezza,  di polizza) con allegato almeno un documento ufficiale probante (un foglio di estratto conto, o copia di corrispondenza inviata dall’azienda da cui risultino i riferimenti di conto, di polizza ecc.) per ogni tipo di rapporto: in caso di necessità, potrà essere aperto al fine di utilizzarne il contenuto per dimostrare di aver causa sull’oggetto di quei rapporti. Si eviterà in tal modo la perdita delle loro tracce.

 

2) Comunicare alle aziende (banche o assicurazioni) ogni cambiamento inerente:

- l’indirizzo ufficiale (indicato all’atto dell’accensione dei contratti) a cui le aziende devono inviare la corrispondenza;

- l’indirizzo anche dei contestatari, pur se di importanza secondaria per le comunicazioni;

- il decesso (qualora intervenuto) del nominativo indicato quale erede nelle polizze vita in caso di premorienza dell’assicurato e la sua  sostituzione;

Tali comunicazioni devono essere effettuate per Raccomandata A.R. o consegnate come “Raccomandata a mano”. In tal caso ci faremo firmare per ricevuta una copia della nostra lettera. E’ opportuno verificare successivamente se gli aggiornamenti indicati sono stati apportati dalla controparte.

 

3) Poiché le banche sostengono (illegittimamente, trattandosi di depositi e non di prestiti) che dopo 10 anni di mancati movimenti, i depositi (sottolineo, depositi) vengono incamerati dalla banca detentrice, perdendo il titolare ogni diritto su di essi per intervenuta prescrizione ordinaria, per i rapporti non movimentati ed in attesa che le Procure della Repubblica facciano le loro indagini (fattispecie da noi denunciata nel dicembre 2006), è opportuno inviare periodicamente una lettera  - tre righe bastano- in cui il cliente ribadisce il suo diritto di proprietà sulle somme o sui titoli o sui beni oggetto di contratto bancario, i cui riferimenti (numero, intestazione ecc.) sono da indicare nella missiva. Questa comunicazione va inviata per “Raccomandata corso speciale” (foglio non imbustato, ma piegato e sigillato in modo che l’indirizzo della banca compaia sulla facciata posteriore bianca). Con tale sistema, la cartolina di ritorno certificherà l’avvenuta ricezione proprio di quella raccomandata.

Inutile ricordare che le firme di ogni comunicazione devono corrispondere a quelle depositate all’atto della sottoscrizione del contratto.

Come si vede, per battere atteggiamenti illegittimi occorre avere qualche noiosa accortezza in più, ma è l’unico modo per impedire cadute di stile a banche e assicurazioni “di fiducia”.