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ARCHIVIO DOSSIER RAI-MEDIASET: Miserabilia. DAL 13 AL 20 DICEMBRE 2007

 

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Documenti correlati

 

 

 

INDICE

 

 

Il Corriere della Sera 21-12-2007. IL CASO RAI. Le nuove conversazioni. «Silvio e la mappa segreta»

 

Il Corriere della Sera 20-12-2007 Silvio, Saccà e le attrici La telefonata dell'accusa  Nuove intercettazioni nell'inchiesta per corruzione Di Giovanni Bianconi

 

Articoli del 18 e 19 dicembre 2007

 

Articoli del 17 dicembre 2007

 

Articoli del 16 dicembre 2007

 

Articoli del 15 dicembre 2007

 

Articoli del 14 dicembre 2007

 

Articoli del 13 dicembre 2007

 

La Repubblica 13-12-2007 La Gdf perquisisce casa di D'Avanzo. Csm, 18 membri chiedono intervento

 

ARCHIVIO GENERALE DEL DOSSIER

 

 

 


Il Corriere della Sera 21-12-2007. IL CASO RAI. Le nuove conversazioni. «Silvio e la mappa segreta»

Il commercialista a Saccà: è stato garbato ma brutale

ROMA — Non sono solo le telefonate tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà a raccontare il progetto di far cadere il governo Prodi attraverso il «cambio di casacca» di alcuni senatori. Quello che per la Procura di Napoli è stato un tentativo di corruzione emerge — per l'accusa — da altri colloqui intercettati del direttore di Raifiction ora autosospeso dall'incarico. Conversazioni registrate nell'ambito dell'inchiesta a carico di Saccà, anche se a volte considerate poco o per nulla rilevanti in quel procedimento, nelle quali si parla delle preoccupazioni del «presidente» e del suo piano. «La priorità», come la definisce Saccà con Giuliano Urbani nell'agosto scorso.

L'operazione è descritta quasi alla lettera nella telefonata serale del 18 settembre tra Saccà e il commercialista milanese Pietro Pilello (ASCOLTA), il quale nel pomeriggio era stato ricevuto ad Arcore da Berlusconi. L'appuntamento gliel'aveva procurato lo stesso Saccà, una settimana prima. Da altre intercettazioni si comprende che l'incontro doveva servire a organizzare l'avvicinamento del senatore italo-australiano Randazzo, uno dei «candidati» dell'ex premier a passare dalla sua parte, proprio attraverso Pilello, il quale ha un cugino titolare di una catena di ristoranti in Australia che conosce Nino Randazzo. «Com'è andata?», esordisce il dirigente Rai. «Molto affabile, molto garbato, molto attento», risponde Pilello, e Saccà conferma: «Affettuoso... Hai visto com'è diverso da come appare...». Pilello descrive l'attesa di dieci minuti («mi ha mandato il suo assistente, che poi è un parlamentare, per intrattenermi... »), e poi passa al racconto. «Lui ha tutta una mappa di situazioni... Mi ha fatto vedere una tabella che ha preparato e mi ha fatto un ragionamento molto essenziale. Dice "non basta che cada... che vada sotto il governo per uno o due voti, ci deve andare in modo clamoroso, di un numero di voti significativo, altrimenti faranno un governicchio tecnico e chissà quanto tempo perderemo... Quindi dobbiamo dare un segnale forte", dice. "Io mi sto dando da fare, ha visto la dichiarazione di Dini oggi, ho altri quattro-cinque senatori che sono in linea con noi, aspettano il momento buono per... Ma io voglio raggiungere un risultato di un numero molto alto di senatori che votano contro, per cui la ringrazio per tutto quello che potrà fare"». Pilello, secondo il suo stesso racconto, non vuole ringraziamenti, anche lui vorrebbe far cadere Prodi. Spiega come può contattare Randazzo ma aggiunge: «Non mi sono mosso perché volevo capire come impostare la cosa, perché non vorrei farle danno». Timori respinti con fermezza da Berlusconi, tanto che il commercialista riferisce a Saccà: «Lui è stato brutale, ha detto "guardi, non possono fare nessun danno di nessuna natura, già loro hanno corteggiato deputati e senatori della mia parte, se io ne corteggio dei loro ho il diritto di farlo... Non mi preoccupa affatto questo problema"». Ed ecco l'input del «presidente» riferito da Pilello a Saccà: «Lei vada e dica tranquillamente che nella prossima campagna elettorale li prendiamo tutti noi, perché questa volta scenderemo tutti con la lista "Italiani nel mondo" (il movimento fondato dal senatore De Gregorio, altro transfuga nel centrodestra, ndr), e non succederà più quello che è successo nel passato. Quindi l'unica cosa, se questo si allinea per tempo, gli prometto, glielo faccio anche per iscritto se non gli basta la mia parola, che lo ricandidiamo e lo rieleggiamo». Oltre a Randazzo, nei piani di Berlusconi rientrava un altro senatore il cui nome è già circolato nei giorni scorsi, Pietro Fuda (ex di Forza Italia passato nel centrosinistra al seguito di Agazio Loiero), calabrese e amico di Saccà. A lui sembra riferirsi il dirigente Rai parlando con l'ex ministro del centrodestra Giuliano Urbani il 5 agosto: «Sono stato col nostro amico», racconta alludendo a Berlusconi, e poi: «Lui voleva parlare con me soprattutto di una persona, un senatore amico mio che sta qui in Calabria che...». Urbani mostra di aver capito: «Ah... quella cosa che mi accennavi... importante». Saccà conferma e s'intuisce che, riferendo il colloquio col «presidente», parla del tentativo di far tornare Fuda nello schieramento di Berlusconi: «E' la cosa a cui teneva di più, e quindi ho dovuto dare un resoconto, la cosa non è facile ma nemmeno impossibile».

Nell'ora di colloquio Saccà avrebbe voluto affrontare altre questioni, tra cui probabilmente il piano di produzioni televisive «Pegasus» che interessava anche Urbani, ma c'era Cicchitto che aspettava e Bonaiuti che entrava in continuazione: una situazione «sincopata », sintetizza il dirigente Rai, «e la sua attenzione era concentrata sulla priorità... Io incontrerò un paio di volte il mio amico ma credo che la possibilità di un riabboccamento c'è, che è la cosa più importante, perché quello non voleva più vederlo né incontrarlo. Non voleva saperne». Operazione possibile, dunque, secondo Saccà. Il quale un mese prima, l'11 luglio, sulla scia della richiesta di Berlusconi di far lavorare l'attrice Elena Russo («è una cortesia che fai a me direttamente... io poi ti ricambierò... mi impegno a darti un grande sostegno... »), aveva chiamato il produttore televisivo Guido De Angelis (ASCOLTA). In quel colloquio chiede notizie di un'altra attrice: «La Sonia Aquino l'avete già contrattualizzata o no?». A De Angelis che sostiene che sono al punto di «contrattare il fax» Saccà risponde: «No, fermala, ferma, ferma la cosa... Che io voglio far fare un provino alla Russo Elena, che ha la stessa fisionomia, e che ci aiuta a farci un grande alleato, capito?». «So tutto», risponde De Angelis. «Me lo ha detto anche a me».

Giovanni Bianconi
21 dicembre 2007

 


Il Corriere della Sera 20-12-2007 Silvio, Saccà e le attrici La telefonata dell'accusa  Nuove intercettazioni nell'inchiesta per corruzione

Di Giovanni Bianconi

Politica e tv Il 6 luglio l'ex premier «raccomanda» Elena Russo

ROMA — Per la Procura di Napoli l'ex premier promise «sostegno politico ed economico alle iniziative private» dell'indagato . Nell'avviso di conclusione indagini recapitato ai suoi avvocati dalla Procura di Napoli, Silvio Berlusconi indagato per corruzione viene qualificato come «referente di vertice del partito di comune appartenenza politica» dell'ex direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, nonché «leader dello schieramento di opposizione e maggior imprenditore privato del settore televisivo italiano ». In questa triplice veste avrebbe corrotto, secondo l'accusa, il dirigente Rai chiedendogli di far lavorare alcune attrici da lui «nominativamente indicate», in cambio del «sostegno imprenditoriale, politico e comunque economico alle iniziative private di Saccà». Come il progetto di produzioni televisive «Pegasus».

Nonostante i difensori contestino non solo l'esistenza del reato ma anche la competenza territoriale dei magistrati partenopei, l'intenzione della Procura sembra quella di chiedere il rinvio a giudizio dell'ex presidente del Consiglio. Per farlo dovranno prima intraprendere un percorso che sarebbe comunque lungo e accidentato: far pervenire alla Camera, se il giudice sarà d'accordo, la richiesta di autorizzazione a utilizzare le telefonate tra lo stesso Berlusconi e Saccà. Perché è proprio attraverso le intercettazioni «indirette» del parlamentare (protetto dall'immunità), che il presunto reato sarebbe venuto alla luce. Ad esempio in una telefonata del 6 luglio scorso, nella quale i due parlano di alcune questioni interne alla Rai, e poi Berlusconi dice a Saccà: «Ti chiedo scusa se insisto anche su quell'altra cosa. Ho quel problema che avevo accennato di Elena Russo, e tu mi avevi detto della produzione Bixio... Ci terrei molto che si concretizzasse perché...». Saccà risponde che è «ragionevolissimo » pensare di trovare una soluzione. Berlusconi ringrazia: «Se tu mi puoi fare questa cortesia è come se la facessi proprio a lei, ma la fai a me direttamente, te ne sono grato ». Saccà aggiunge che siccome i tempi di un impiego non sono immediati «nel frattempo vedo di farle fare altre cose... Adesso la curo con attenzione ».

E' a questo punto che il capo di Forza Italia e dell'opposizione, ma anche l'imprenditore come specificano i pubblici ministeri, dice: «Io sai che poi ti ricambierò dall'altra parte, quando tu sarai un libero imprenditore, mi impegno a darti un grande sostegno». In precedenza i due si erano intrattenuti sulle divisioni interne al centrodestra nella gestione degli affari Rai, con Berlusconi che spiegava come «Alleanza nazionale e la Lega hanno voluto dare un messaggio mafioso all'Udc dicendo "guardate che se Casini sta tentando di fare un accordo con la sinistra siamo capaci di farlo anche noi"», e riferiva di una «telefonata di fuoco» di Gianni Letta a quelli di An.

Tra gli elementi raccolti dai magistrati ci sarebbero anche un paio di testimonianze di impiegati e collaboratori Rai, chiamati a spiegare il contenuto di altre telefonate nelle quali Saccà chiedeva loro di inserire alcune delle attrici segnalate da Berlusconi. I loro verbali confermerebbero, secondo la Procura, gli «atti contrari ai doveri d'ufficio» commessi da Saccà «arbitrariamente ed illecitamente ». Con il deposito degli atti, le difese potranno ora fare le loro contromosse, mentre prosegue l'altra inchiesta per corruzione a carico di Berlusconi riguardante la presunta «compravendita» dei voti al Senato per far cadere il governo di centrosinistra. Gio. Bia.

Giovanni Bianconi
20 dicembre 2007


ARTICOLI DEL 18 E 19 DICEMBRE 2007

Il mondo ideale tra passato e presente - antonio di pollina ( da "Repubblica, La" del 18-12-2007)

Canal grande - antonio dipollina ( da "Repubblica, La" del 18-12-2007)

"dal pd uno spettacolo patetico basta con le visite oltretevere" - giovanna casadio ( da "Repubblica, La" del 19-12-2007)

SCONGELATE DALLA TV ( da "Libero" del 19-12-2007)

L'Ordine dei giornalisti e' cosi' trasparente da mettre il 'segreto istruttorio' sule indagini disciplinari ( da "Voce d'Italia, La" del 19-12-2007)

Angius gela Gentiloni ( da "Opinione, L'" del 19-12-2007)

Cronaca nera in seconda serata ( da "Opinione, L'" del 19-12-2007)


Articoli

Il mondo ideale tra passato e presente - antonio di pollina (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 18-12-2007)

 

Cronaca in onda Anteprime e visioni rassicuranti:Sky manda quello che era un anno fa al cinema e le reti in chiaro quello è andato sul satellite a Natale scorso Il mondo ideale tra passato e presente Le serate del periodo festivo sono colme di offerte ispirate al quieto vivere natalizio ANTONIO DI POLLINA La tv delle feste deve lenire la tv che viene prima e far sparire il pensiero di quella che arriverà dopo. Niente ansia, please. Come ogni anno, si entra in quello che potrebbe essere il mondo ideale di tutti, bei concerti, filmoni per grandi e piccini, show di magia, echi da un passato rassicurante, Chaplin (a trent'anni esatti dalla scomparsa) e i vari "canti di Natale" disseminati su tutte le reti, per ritornare poi alla modernità con il Depp dei Caraibi in prima visione. Sky sfrutta il suo diritto di prelazione con varie anteprime, meno numerose che in passato ma comunque accattivanti - ormai la filiera è la seguente, Sky manda quello che c'era il Natale scorso al cinema, le reti in chiaro mandano quello che è andato su Sky l'anno scorso. Appunto Sky, con i Pirati di Johnny Depp la sera di Natale o, il 26, la prima tv del Muccino "amerikano" di La ricerca della felicità con Will Smith o il fantasy Eragon il 27. Prime tv che hanno su altri canali satellitari addentellati promozionali, come Disney Channel che rimanda Le cronache di Narnia la sera di Natale ma lo fa precedere da una gustosa anteprima (trailer da 4 minuti) del secondo attesissimo episodio in uscita futura. La Rai, come detto, va in scia, propone in pieno Natale anteprime in chiaro per i più piccoli come Gli Incredibili o il bel Polar Express o ancora Chicken Little metre il pezzo forte dovrebbe essere la sera di vigilia La marcia dei pinguini, su Raiuno, con la voce narrante di Fiorello. Ma c'è anche il Benigni della lettura di Dante, trasmesso in seconda serata da Raiuno il 25 e 27 e poi il 1 e 3 gennaio. Mediaset ripresenta il duo acchiappa-ascolti Gerry Scotti-Lino Banfi con una seconda tornata di Il mio amico Babbo Natale (la sera del 26 su Canale 5) lanciato nella prima parte la sera di Natale dello scorso anno, Italia 1 si butta sui Gormiti, pupazzi che vanno per la maggiore con uno speciale alle 18 della vigilia e, visto il successo ottenuto lo scorso anno ripropone, il fantasmagorico show illusionistico di David Copperfield mentre sempre alla vigilia, alle 21, Canale 5 propone un corto d'animazione con protagonista Shrek e i suoi amici. Come detto, c'è anche l'omaggio a Charlie Chaplin ed è il superclassico Luci della ribalta trasmesso a Natale da La7. Tutte le serate del periodo festivo sono comunque colme di offerte inneggianti al quieto vivere natalizio. Fa piacere segnalare che la musica sembra avere più rilevanza che in passato, l'offerta è piuttosto ricca e abbraccia tutti i generi. Menzione speciale per Raiuno che il giorno di Natale farà seguire alla benedizione papale di mezzogiorno la registrazione del concerto di Natale da Assisi con l'Orchestra Sinfonica della Rai diretta da Wayne Marshall su musiche di Prokoviev, Bach, Hendel e con l'apporto di due artisti di prim'ordine, la cantante Teresa Salgueiro e il musicista Richard Galliano. La sera di Natale alle 23 ci si può spostare sul satellite targato Rai (Raisat Extra) dove va il concerto di Natale di Renzo Arbore e della sua nota orchestra di rivisitazioni di brani della tradizione napoletana. Italia 1 punta sul pop riproponendo i concerti già visti di Elisa e Laura Pausini ma c'è anche il taglio internazionale con Celine Dion registrata al Cesar Palace di Las Vegas (Natale, alle 22.50). E poi c'è anche Andrea Bocelli, nella seconda serata di sabato 22 su canale 5, con l'anteprima del suo Live in Tuscany registrato nei mesi scorsi con ambientazione bucolica nelle terre d'origine del tenore, con lui sul palco assi come il sassofonista Kenny G nonché le Laura Pausini ed Elisa di casa nostra. A Sky però vantano una delizia assoluta per gli appassionati: la sera del 31 dalle 19 il canale Classica trasmette in diretta il Gran Galà di balletto dalla Scala con opere di Cajkovskij e soprattutto con la partecipazione della superstar Roberto Bolle. Particolare non secondario, Classica - che solitamente necessita di un abbonamento a parte - viene offerta per tutto il mese di dicembre "in chiaro" a tutti gli abbonati Sky. E proprio sulla sera del 31 converge l'inevitabile offerta-veglione: impossibile evitare l'annosa tradizione della Rai che sul tardi va a reti unificate da Riccione, conduttori e cantanti in cappotto per il sempiterno veglione di conti alla rovescia e tappi che saltano (il titolo? L'anno che verrà, ovviamente), attesi come ospiti Antonello Venditti e Irene Grandi. Italia 1 scavalla la mezzanotte con un Galà sul ghiaccio che avrà tra i protagonisti la stella Caroline Kostner. Consiglio per i più volenterosi, buttarsi su altre offerte tematiche (la migliore è, alle 23, il concerto del 2003 tenuto a Milano da Peter Gabriel e trasmesso da Next, uno dei canali in alta definizione di Sky); oppure, meglio ancora, sul consueto Blob di fine anno di Raitre che passa in carrellata per diverse ore dalla mezzanotte in avanti il meglio e soprattutto il peggio della tv che ci siamo lasciati alle spalle nel 2007.


Canal grande - antonio dipollina (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 18-12-2007)

 

Spettacoli CANAL GRANDE CHI FERMERà L'INOSSIDABILE PUPO... ANTONIO DIPOLLINA Esistono fior di opinioni celebri e frasi storiche a sottolineare l'importanza delle canzoni e delle loro parole. Ma esiste anche il senso comune, quello che non se la tira tanto e invita a godere (chi vuole) della canzonetta e di quanto riesca a imprimersi nella memoria molto più di altre forme espressive, da cui anche terrificanti dibattiti sulla supremazia della poesia oppure dei testi affidati al gorgheggio. è su queste basi (ma anche no) che va valutato un programmino svelto proposto da RaiUno domenica sera, in forma di esperimento. Chi fermerà la musica il titolo, dal celebre componimento dei Pooh: trattasi dei curiosi incroci del marketing di casa nostra, gli eterni 4 stanno uscendo con disco nuovo, tour, dvd e chissà che altro, la legione dei figli occupa spazi progressivi e ce n'è uno nuovo di zecca che andrà a Sanremo ecc. ecc. e arriva anche un programma di prima serata che caccia diritti d'autore in forma di sigla, titolo e canzonetta ripetuta mille volte nel programma. Dei mostri. Conduce Pupo, i concorrenti, guidati come al villaggio turistico dall'orchestra di Demo Morselli (un altro gigante bipartisan tra Rai e Mediaset) devono ricordarsi le parole delle canzoni e cantarle quando c'è lo spazio vuoto. Tutto molto colorato e ben eseguito: se uno detesta le canzoni cambia canale subito, ma se ne è vittima rimane appeso al programma e soprattutto si convince che avrebbe sbaragliato tutti se avessero chiamato lui a concorrere. L'esperimento è andato benino, non benissimo: siccome il programma era corto si sono inventati l'espediente per cui, dopo l'ultima fascia pubblicitaria, va in onda un bignami della puntata, con le fasi salienti.


"dal pd uno spettacolo patetico basta con le visite oltretevere" - giovanna casadio (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 19-12-2007)

 

Emma Bonino attacca Veltroni: se questi sono i primi passi non oso pensare ai successivi "Dal Pd uno spettacolo patetico basta con le visite Oltretevere" GIOVANNA CASADIO ROMA - "è uno spettacolo patetico. La libertà in questo paese è diventata una questione "eticamente sensibile", allora siamo messi male...". Nota amara quella sui diritti e le unioni civili, per Emma Bonino. Il ministro festeggia nella sede dei Radicali la "vittoria storica" per la moratoria sulla pena di morte. Questo dei diritti civili, dice, è "un boccone amaro". Ministro Bonino, ci sono sensibilità diverse da rispettare, non crede? "I diritti civili sono cose semplici che con ipocrisia si chiamano ora temi "eticamente sensibili". è diventato sensibile tutto ciò che attiene a una libertà di scelta e che dovrebbe valere per credenti, non credenti e per gli altrimenti credenti (tra i quali ci sto io, che credo in valori profondi)". In Campidoglio i veti reciproci bloccano il registro delle unioni civili. Il Partito democratico, di cui il sindaco Veltroni è il leader, cerca di barcamenarsi? "Come inizio del Pd non c'è male. Se questi sono i primi passi di Veltroni segretario del partito non riesco a immaginare i successivi giorni e i successivi atti. Se il buon giorno si vede dal mattino lo spettacolo non è stato all'insegna della laicità. Insisto: è patetico. Vai in giro per l'Europa, in Francia o in Romania, in Inghilterra e poi torni in Italia e ti senti amareggiata e arrabbiata. Io rispetto tutte le convinzioni religiose ma le nostre scelte valgono quanto le loro"". Il vicariato di Roma ovvero il cardinale Ruini ha dato l'alt? "Il rito della visita Oltretevere parla già da solo, troppi "viaggi" in Vaticano. E l'intromissione giornaliera, petulante delle gerarchie non ha argine ed è una difficoltà tutta italiana rispetto agli altri paesi. Il Vaticano è la prima notizia in tutti i tg sia di Rai che di Mediaset. E l'altra difficoltà è che non c'è una classe politica alla Jospin che quando Giovanni Paolo II arrivò in Francia, lo accolse con un "benvenuto Santità, siamo una Repubblica laica". Qui è una saga di bigottismo, di baciapile, ce ne fosse uno che ha una famiglia normale, sono pluridivorziati e va benissimo, però poi non vadano a predicare il contrario". Il manifesto dei valori dei Pd, le prime bozze, come le giudica? "Diciamo, stridenti per un partito moderno e laico". Avrebbe voluto i Radicali nel Pd, come avevate proposto? "Magari avrebbero potuto esserci compromessi un po' più alti e il Pd non avrebbe sbracato così. I Dico, il disegno di legge del governo sui diritti dei conviventi, sono stati tanto criticati ed ecco dove siamo arrivati: neppure il registro delle unioni civili in Campidoglio. Ormai possiamo dire: la laicità questa sconosciuta". I laici come pensano di reagire? "Organizzando una protesta della gente, facendo salire la voce laica". Con un referendum a Roma, ad esempio? "La gente, le donne e gli uomini si diano una mossa, battano un colpo, non ci si può limitare a brontolii, questi diritti o ce li prendiamo o non ce li dà nessuno". Sul fronte dei diritti civili, questo governo non ha fatto granché? "In questa prima fase aveva altre priorità e poi c'è una componente clericale nel centrosinistra e una risicata maggioranza al Senato. Adesso deve arrivare rapidamente il tempo delle riforme economiche che giacciono in Parlamento e di quelle civili". E sulla norma anti omofobia, dopo l'errore materiale nel decreto sicurezza e lo scontro tra laici e cattolici, cosa bisognerebbe fare? "Non è ammissibile avere raggiunto un tale livello di sciatteria normativa né invocare lo Spirito Santo sul Senato come ha fatto la Binetti. Perché i senatori non hanno letto quel che votavano? Non ci sono uffici legislativi? Un problema ideologico finisce in un pasticcio... ma non entro nelle decisioni del Quirinale sul decreto".


SCONGELATE DALLA TV (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Libero" del 19-12-2007)

 

Attualità 19-12-2007 SCONGELATE DALLA TV FRANCESCA D'ANGELO ROMA Natale, tempo di nascita e risurrezione. E questa volta, paradossalmente, Gesù non c'entra. Perché, al di là della rievocazione cristiana, per diversi personaggi tv quest'anno il Natale è stato sinonimo di riscatto, di annunci e fitte trattative per preparare la strada alla (propria) risurrezione. Un grido che sembra essere stato accolto, almeno per la maggiori parte di loro. Nel 2008, infatti, torneranno a nuova vita catodica una nutrita rosa di nomi famosi. Le prime a essere sdoganate saranno una carica di bionde, capitanate dalla "più amata dagli italiani": Lorella Cuccarini. Scongelata da Pippo Baudo sotto le feste natalizie, la Cuccarini fa attualmente gli onori di casa al fianco di Sua Pippità a "Domenica In - Ieri, oggi e domani". Aspettando la grande chiamata. Per lei, almeno così si spera, ci dovrebbe essere un sostanzioso ingaggio all'orizzon te. Certa invece per Raffaella Carrà la liberazione dalla naftalina. Assente dagli schermi dai tempi di "Amore", tornerà in autunno con un nuovo, personalissimo, show. A darne la certezza è lo stesso Fabrizio Del Noce, direttore del canale ammiraglia Rai: "La Carrà tornerà con un programma di puro intrattenimento". Altra bionda pronta a tornare da Mamma Rai, alla stregua di un figliol prodigo, è la giunonica Mara Venier. Rea confessa, dalla pagine di "Sorrisi e Canzoni tv" am mette le sue colpe nella lite - show inscenata da Antonio Zequila e Adriano Pappalardo. Orfana di "Domenica In", la Venier in tv Mara Venier presenterà il 24 dicembre su Raidue dal teatro Filarmonico di Verona il Concerto di Natale. E confessa: "Sarei orgogliosa di fare il Dopofestival". La ex donna della Domenica italiana, poi, è in trattative con Raiuno per la conduzione di un programma in prima serata. Dulcis in fundo, bionda tra le bionde, la desaparecita Cristina Chiabotto. L'ultima sua apparizione la vede con un paio di mutande in testa, in una nota campagna stampa. Come dire: niente di memorabile, soprattutto per una che ha condotto le "Iene" al fianco di Luca e Paolo. Sedotta e abbandonata per la conduzione di "Miss Italia", ora la Chiabotto attende di rifulgere ancora sulle reti Mediaset. Il 2008 sarà poi l'anno di Fiorello. Uno e trino, il mattatore di "Vi va Radio 2" metterà a segno una tripletta televisiva degna di memoria. A gennaio, farà da coda al Tg1, varando il programma più breve della storia della tv italiana. Tra i mattatori Rai, è in attesa di una chiamata Renzo Arbore. A margine della conferenza stampa per il suo ultimo concerto, ha dichiarato di "volere essere corteggiato dalla televisione: mi piacerebbe tornarci, ma vorrei tornare in video per passione". In materia di ritorni, si vocifera anche di un possibile rientro alla conduzione di Pino Insegno, al quale verrebbe affidata "La sai l'ultima?". Ha il sapore della redenzione, invece, il coming back dell'ex beniamino di Mtv Daniele Bossari. Dopo un'in felice sequela di programmi flop, alcuni dei quali risorti con il cambio di conduzione ("Saranno Famosi, "Azzardo", "Furore", "Top of the pops"), Bossari rilancia e accetta di condurre il contenitore del sabato pomeriggio "Scalo 76". Tra i boys tirati a lucido per il 2008, va inoltre annoverato Enrico Papi. Dopo un autunno televisivamente poco significativo, Papi è stato chiamato da Mediaset per condurre la nuova "La ruota della Fortuna". Inoltre, se sembra difficile un suo ingaggio per il nuovo ciclo de "La pupa e il secchione", è certa la presenza come conduttore di "Batti le bionde". Nessuna notizia invece Marco Columbro e Mengacci. Il primo, dopo una serie di ospitate per disquisire su alieni, è caduto nel dimenticatoio. Forse a salvarlo giungerà la Cuccarini. Mengacci è stato sedotto e abbandonato. Doveva condurre un karaoke con la Lecciso. Ma forse, è stato meglio così. .DI NUOVO IN ONDA Da sinistra, Barbara D'Urso, in pole position per il nuovo programma del mattino su Canale 5; Cristina Chiabotto, in attesa di collocazione; Mara Venier, di nuovo in Rai per il concerto di Natale, si dice pronta a fare in Dopofestival; Raffaella Carrà: per lei Fabrizio Del Noce sta preparando il grande ritorno Olycom Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.


L'Ordine dei giornalisti e' cosi' trasparente da mettre il 'segreto istruttorio' sule indagini disciplinari (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Voce d'Italia, La" del 19-12-2007)

 

La Voce d'Italia - nuova edizione anno II n.93 del 19/12/2007 Home Cronaca Politica Esteri Economia Scienze Spettacolo Cultura Sport Focus Focus I protagonisti dello scandalo sulla moda denunciato da Report vengono protetti L'Ordine dei giornalisti e' cosi' trasparente da mettre il "segreto istruttorio" sule indagini disciplinari Ma non vale per il direttore del Tg5 Carlo Rossella La prima newsletter inviata ai giornalisti lombardi dalla neopresidente Letizia Gonzales, lo scorso agosto, si intitolava "Due mesi trasparenti...". Così "trasparenti" che, nella seconda newsletter del 18 dicembre (due in sei mesi, un po' poco per una giornalista...), la Gonzales si sente in dovere di invocare la privacy in relazione alla scandalosa vicenda della commistrione tra pubblicità e informazione denunciata da Milena Gabanelli nell'ultima puntata di Report. Così la Gonzales protegge i giornalisti: "L'Ordine, come è noto, ha il compito di vigilare sul comportamento professionale dei suoi iscritti. Proprio per questo il nuovo Consiglio ha avviato, subito dopo il suo insediamento, una indagine conoscitiva sulle relazioni che intercorrono tra pubblicità e informazione. Ma è altrettanto noto che né il presidente né i consiglieri possono divulgare notizie che riguardano accertamenti in corso che sono coperti da segreto istruttorio. E solo alla fine dell'iter previsto, i provvedimenti adottati potranno essere resi pubblici". Tant'è che, nella medesima newsletter, la presidentessa dei giornalisti lombardi attacca il direttore del Tg5 Carlo Rossella, per il quale non vige il "segreto istruttorio" riservato al circo della moda di Sozzani & c.: "L'Ordine dei giornalisti della Lombardia ha invece deciso, nella seduta del 22 novembre, di effettuare accertamenti e acquisire atti in merito alla vicenda delle intercettazioni telefoniche nel caso Rai-Mediaset relativamente a Mauro Crippa e Carlo Rossella, iscritti all'Albo dei professionisti della Lombardia. Nel caso in cui siano resi noti nomi di altri giornalisti iscritti in Lombardia, il Consiglio si riserva di convocarli". Bella trasparenza. E bell'esempio di doppiopesismo. Sulla vergognosa vicenda della moda si stende un pietoso velo di silenzio (=connivenza), mentre il povero Rossella viene lapidato in piazza. Eppure, della vicenda Sozzani l'Ordine si era già occupato a suo tempo, durante la presidenza di Franco Abruzzo, la "bestia nera" di editori e direttori. Già, perchè l'Abruzzo-Don Chisciotte era solito scagliarsi contro i furbetti che camuffavano la pubblicità sotto forma di normali articoli, mentre in realtà mettevano le loro penne al servizio di clienti che ricambiavano gonfiando a dismisura i loro portafogli (è proprio il caso della moda). Da quanto si dice negli ambienti giornalistici milanesi, ifatti, la Gonzales sarebbe stata sponsorizzata dagli editori, desiderosi di rimuovere l'ostacolo che impediva loro di fare lucrosi affari ingannando i lettori ignari. La normalizzazione è compiuta. Marco Marsili direttore@voceditalia.it.


Angius gela Gentiloni (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 19-12-2007)

 

Oggi è Mer, 19 Dic 2007 Edizione 278 del 19-12-2007 Il vicepresidente del Senato boccia senza appello la riforma della governance Rai Angius gela Gentiloni In Vigilanza il Dg Cappon esclude novità alla guida di Rai Fiction, almeno per ora. Le perplessità di Massimo Baldini di Mario Valeri La governance gentiloniana della Rai farà la fine della privatizzazione gasparriana, se non peggio. L'idea di un distacco dell'azienda dai partiti tramite l'istituzione di una fondazione non solo incontra la logica avversione dell'opposizione, non solo sconta i musi lunghi dei mastelliani, non solo se la deve battere con la cortese diffidenza di Veltroni: adesso ha dei nemici in più all'interno della compagine governativa. "Gli esponenti dell'attuale Partito Democratico ? ha tuonato ieri il vicepresidente del Senato, Gavino Angius, ex Ds e ora esponente del Partito Socialista - dopo aver urlato e costruito barricate dall'opposizione, quando erano ancora Ds e Margherita, una volta arrivati al governo hanno fatto finta di niente. La riforma Gentiloni, infatti, non ci sembra efficace e toglierà poco o nulla alla posizione dominante di Mediaset. Insomma, la Gentiloni serve a mantenere lo staus quo e quindi non va bene". Il mantenimento dello status quo, del resto, è un autentico marchio di fabbrica a Viale Mazzini. Il Dg Claudio Cappon, audito ieri in commissione Vigilanza, è uno di quelli che difficilmente mollano l'osso. Di fronte al prevedibile fuoco di fila dei parlamentari, ha sfoderato calma serafica e idee (apparentemente) chiare. Gli scandali? Un buon pretesto per affrettare il piano industriale e quello editoriale: "L'immagine della Rai si tutela molto e soprattutto operando con il rinnovamento tecnologico e organizzativo. Quindi la nostra risposta ci sarà soprattutto sul piano economico con miglioramento gestionale e perseguendo gli obiettivi previsti per il 2008: avviando investimenti per l'apparato di digitalizzazione e attraverso una nuova offerta digitale. Siamo oltretutto pronti a varare il nuovo piano editoriale che è in discussione nel Cda". E le possibili nuove nomine, Rai Fiction per prima? Meglio tenere le carte coperte: "Abbiamo strutture aziendali che sono in grado di gestire questa situazione, ci sono professionalità elevate. E' chiaro che la cosa non può restare a lungo così, ma nell'immediato non comporta difficoltà". Ancora più impermeabile alle critiche il presidente Rai, Claudio Petruccioli, che dalla commissione Vigilanza è tenuto ormai a debita distanza, ma che fa sentire comunque la sua voce: "Io sono qui da 28 mesi e l'anno prossimo sicuramente non ci sarò più, ma sono già un esempio di longevità per i vertici della Rai, che quando c'è qualcosa che non va vengono presi a schiaffi per la gioia del pubblico che guarda. Noi comunque resistiamo, perché consapevoli di svolgere un ruolo pubblico". Loro resistono, ma il resto del mondo comincia a spazientirsi. Massimo Baldini, componente azzurro della Vigilanza, esprime forti perplessità: "Volevamo chiarimenti sui provvedimenti adottati nei confronti di alcuni dipendenti Rai per quanto attiene le vicende che sono emerse dalle intercettazioni telefoniche riportate dal quotidiano "La Repubblica". Volevamo capire lo stato attuale delle vicende riguardanti la posizione di Agostino Saccà e quella di Deborah Bergamini". Non convincono più di tanto le spiegazioni di Cappon: "Per il direttore generale non vi sono posizioni precostituite nei confronti di questi dirigenti, in quanto uno si è autosospeso e per quanto riguarda l'altra c'è stato un provvedimento non disciplinare, ma cautelativo. Sul caso Bergamini il Comitato etico dovrà verificare un'eventuale commistione Rai-Mediaset; comunque la questione è ancora all'esame e non sono stati adottati provvedimenti di alcun genere. L'azienda, attraverso Cappon, ha detto di essere garantista fino in fondo e quindi prima di adottare qualsiasi misura, vuole oggettive prove di responsabilità. Si tratta di un percorso sul quale la Rai si muove con determinatezza per quanto riguarda la tutela della propria immagine, ma con altrettanta cautela per i diritti dei dirigenti eventualmente coinvolti. Cappon ha garantito la massima trasparenza e tempestività. Per quanto riguarda la questione, sollevata da me, sul modo in cui la trasmissione "Anno zero" e i telegiornali hanno gestito le notizie sopra citate, Cappon ha sottolineato che la direzione non si intromette nella conduzione di un Tg o di una trasmissione".


Cronaca nera in seconda serata (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 19-12-2007)

 

Oggi è Mer, 19 Dic 2007 Edizione 278 del 19-12-2007 "Matrix" e "Porta a Porta" vanno in onda su vicende sconvolgenti e misteriose. Prevale Vespa Cronaca nera in seconda serata di Michela Magliocchetti Seconda serata dedicata alla cronaca nera quella regalata da Rai Uno e Canale 5 agli spettatori che hanno potuto seguire i due programmi iniziati, come ormai succede sempre più raramente, in un orario accessibile ad una platea discretamente vasta. "Porta a porta" ha dedicato il suo approfondimento al caso di Perugia, mentre "Matrix" ha seguito nuovamente il caso dei presunti abusi sessuali nella scuola di Rignano Flaminio. Dati i recenti sviluppi delle indagini, Mentana e Vespa hanno aggiornato il pubblico su due tra le più sconvolgenti e misteriose vicende dell'anno, ma il salotto buono di Rai Uno ha dato grande spolvero a tutti i suoi consueti esperti ed è stato premiato dal pubblico con 1.859.000 spettatori pari al 24,32% di share, mentre l'ammiraglia Mediaset è restata al palo con 1.260.000 spettatori pari al 15,98% di share, anche a causa delle recenti rivelazioni sul caso che tenderebbero a smontarne la veridicità fino a renderlo dubbio o un "non-caso". Lo scontro "Porta a porta vs. Matrix" viene interamente vinto dal programma di Bruno Vespa, che resta puntuale sulla notizia e aggiorna i telespettatori sull'ultimo interrogatorio di Amanda Knox, detenuta in via cautelativa per il delitto di Maredith Kercher. L'approfondimento ottiene buoni risultati soprattutto durante l'analisi della posizione di Rudi Guede, uno dei principali indiziati, e l'intervento del prof. Meluzzi, in qualità di perito di parte di Guede, viene seguito da un pubblico forse un po' voyeristico, ma che comunque sfiora i 2.400.000 spettatori una manciata di minuti prima della mezzanotte. Lo share del programma aumenta con l'assottigliarsi della platea televisiva e lo spazio dedicato ad un altro dei casi esemplari dell'anno, il delitto irrisolto di Chiara Poggi, supera in media il 30% di share e alle ore 00 e 49 le spiegazioni filmate sulle correlazioni tra il delitto di Perugia e quello di Garlasco riguardo al ruolo del computer nelle due vicende appassionano il 32,25% della platea televisiva, ovvero una media di 1.621.000 spettatori. Mentana resta fedele alla promessa fatta ai telespettatori e con l'attenzione al tempo stesso del buon padre di famiglia e del giornalista di cronaca non perde d'occhio il caso dei presunti abusi ai danni di alcuni bambini della scuola materna "Olga Rovere" di Rignano Flaminio; gli ultimi sviluppi delle indagini, che mettono in dubbio l'impianto accusatorio, forse fanno perdere l'interesse al pubblico della seconda serata. Se i filmati riassuntivi del caso risvegliano una certa attenzione negli spettatori, le interviste del conduttore con il marito di una delle indagate per le violenze e con la madre di uno dei bambini presunte vittime non riescono ad interessare il pubblico anche per la ripetitività degli interventi già proposti in maniera molto simile in altri capitoli dell'approfondimento. Miglior risultato assoluto per "Matrix" è quello delle ore 23 e 32 quando vengono riassunti in un filmato gli ultimi risultati dei RIS sulla vicenda, seguiti da 2.105.000 spettatori pari al 15,65% di share, mentre "Porta a porta" proponeva una clip sull'ultimo interrogatorio di Amanda Knox seguita da 1.983.000 spettatori, pari a uno share del 14,75%. Lo share di Mentana raggiunge il picco massimo del 19,5% alle ore 00 e 38, momento in cui, sempre in un filmato, vengono spiegate le motivazioni per cui la Cassazione ritiene che gli oggetti riconosciuti dai bambini non rappresentino un indizio sufficiente; in quel momento Vespa si prende una pausa e Rai Uno manda in onda la pubblicità, che ha incassa comunque ascolti superiori al 20%.


ARTICOLI DEL 17 DICEMBRE 2007

Il punteruolo l'autobiografia di bongiorno ( da "Riformista, Il" del 17-12-2007)

Il pubblico diviso tra Riotta e Mimun ( da "Corriere della Sera" del 17-12-2007)

Berlusconi va avanti ( da "Tempo, Il" del 17-12-2007)

Intervista a Antonio Ricci / "Vorrei Grillo e Fiorello" ( da "Opinione, L'" del 17-12-2007)

E' Natale, arrivano gli spot dolci ( da "Opinione, L'" del 17-12-2007)


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Il punteruolo l'autobiografia di bongiorno (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Riformista, Il" del 17-12-2007)

 

Il punteruolo l'autobiografia di bongiorno Mike senza dittongo, l'uomo a due dimensioni Alla fine ha vinto Mike Bongiorno. Umberto Eco viene "incompreso" dal giornalista del Financial Times , mentre Michele Goodmorning riceve una laurea honoris causa - allo Iulm, con tanto di benedizione di Gentiloni, ma Mussi che ne pensa? - dopo un'autobiografia che racconta, del fenomeno Mike, più di quanto la fenomenologia di Eco, il saggio sul "superuomo di massa", non avesse spiegato. L'apparire catodico di Nicholas Salvatore Bongiorno. Nel libro c'è tutto quello che non c'entra con Mike Bongiorno, ovvero la vita di Nicholas Salvatore, dalla resistenza, il carcere con Montanelli, la morte vista in faccia davanti al plotone d'esecuzione, fino all'apoteosi televisiva. Cui è dedicata molta aneddotica, per provare, impossibile, a spiegare come un italo-americano possa aver trovato l'America in Italia, diventando il profeta di Allah-Berlusconi per la sua rivoluzione catodica. Grazie anche a Vittorio Veltroni, che gli suggerì pure il nome d'arte, Mike. Incarnando, per la prima volta, la reversibilità, quindi la duopolitica, di Rai e Mediaset. Peccato, però, che non abbiano lo spazio che meritano, o nei termini che meritano, le storie d'amore di Mike: storie d'esilaranti corna e persino bigamia, colpi di fulmine e arance galeotte, tra cantantesse e giovani hostess hippies, all'ombra dell'isola Vulcano. C'è un capitolo per Daniela Zuccoli, ma edulcorato, almeno rispetto alla versione della Zuccoli stessa. Forse, suggerisce lei, la vittoria di Mike passa per la sconfitta di Nicholas Salvatore. Eccolo, l'uomo a una dimensione. Anzi due, ma piatte. Quelle dello schermo. Un uomo catodico, che a detta delle donne che ha avuto, è qualcosa di simile a un ologramma familiare. La sua più grande preoccupazione - lo scrive con ironia nel libro - è che il nome venga scritto senza dittongo, Bongiorno, non Buongiorno, come verrebbe naturale, visto il suo motto augurale, "Allegria!". Mentre la più celebre frase, "signora Longari lei m'è cascata sull'uccello", non sarebbe mai stata detta. Non così. Ma cosa importa, per la tv, per la società dello spettacolo, basta che se ne parli. E che il cognome venga scritto correttamente. Più interessante, invece, la gaffe, sempre a Rischiatutto , di quando, alla domanda sulle sue doti di sub eccezionale, Bongiorno risponde: "io sono un sub normale". Ecco, Mike è il nostro Igor di Frankenstein junior . La Roma di Pizzi. Successone di pubblico e, soprattutto, di vittime. Illustri, va da sé. Alla mostra di Umberto Pizzi, ospitata nel palazzo del Tempo , hanno fatto la fila politici, giornalisti vip, da Carraro a Vespa, passando per Letta e Casini, che sono anche i soggetti dell'impietoso ritratto che Umberto Pizzi da Zagarolo. Ma tra un'intervista e un saluto di Gianni Letta, Pizzi si è perso la foto più ghiotta. La foto che Pizzi non ha fatto avrebbe forse meritato un posto d'onore alla mostra. Nella sala principale, tra la gigantografia di Romanzo Prodi con una lingua vitellesca di fuori e Piero Fassino che si dinoccolava il naso con le lunghe falangi della mano, c'era un Walter Veltroni spaesatissimo, in un angolo da ring, con un incredibile vuoto attorno, nella sala gremita ma attonita, nei suoi pressi. Veltroni che, peraltro, incorniciato in una foto di profilo piuttosto innocua, sembra godere di una piccola tregua di Pizzi che dicono abbia simpatie rifondarole. Pizzi è il Petronio dei nostri giorni, arbiter in-elegantiae, satirico ritrattista di una Roma che vuole esserci. Non importa come, non importa se il blow up delle foto mostra le crepe lifting. L'importante, che tu sia prete, agnelli, politico o velina, è esserci. L'ambiente del disco. Ora, il punto non è se Celentano abbia ragione o meno. Perché è inopinabile che oggi non ci siano architetti che valgono un Leonardo così come sa di Arcadia urbanistica la difesa della vecchia via Gluck. Il problema è che un tema serio come l'ambiente, lo sviluppo di una città, la sua sostenibilità, venga sviluppato, anzi, riciclato quando il cantante ha in uscita un disco. 17/12/2007.


Il pubblico diviso tra Riotta e Mimun (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 17-12-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV - data: 2007-12-17 num: - pag: 61 categoria: REDAZIONALE A fil di rete di Aldo Grasso Il pubblico diviso tra Riotta e Mimun C oncluso il "periodo di garanzia", anche per i tg, si tirano le somme della consueta contrapposizione fra le due testate ammiraglie, le più seguite dagli italiani all'ora della cena: e, nonostante il Tg5 migliori la sua performance rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (più di trecentomila spettatori guadagnati), la distanza dal Tg1 resta grande. Il telegiornale di Gianni Riott a, infatti, coi suoi 7.763.000 spettatori medi nei giorni feriali, e lo share del 32,34%, distanzia di oltre un milione di persone (più di 4 punti di shar e) il Tg5, fermo a 6.689.000 individui, col 27,73% di share. E 4 punti sono tanti! Anche nei weekend (quando i tg sono, in generale, meno seguiti) il vantaggio del Tg1 si mantiene consistente (oltre 800 mila persone). L'effetto del restyling delle due testate - a settembre per il tg Rai, a novembre per quello Mediaset - ha fatto in modo che gli equilibri si siano mantenuti sostanzialmente inalterati. Il Tg1 resta, in particolare, la prima scelta per il pubblico più maturo, per le generazioni cresciute con la storia della Rai e affezionate al tradizionale rituale del primo canale: quasi 40% di share fra i cinquantenni, e quasi 50% fra gli ultra65enni. Il Tg5 mantiene, al contrario, il suo vantaggio sulle fasce d'età medie, di giovani e adulti, con oltre il 32% di share negli spettatori con età fra 25 e 54 anni. Altro punto di forza per Mimun è il Nord d'Italia, dove il Tg5 supera il 30% e raggiunge il suo picco in Lombardia (34%). In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.


Berlusconi va avanti (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Tempo, Il" del 17-12-2007)

 

"La palla è nelle mani di Veltroni". Silvio Berlusconi lo ripete da giorni. Pubblicamente e nelle riunioni private con i suoi. [...] Home prec succ Contenuti correlati Vota per il nome del nuovo partito di SIlvio Berlusconi Berlusconi apre e Fini dà l'ok Berlusconi indagato a Napoli. Cicchitto: "Attacco per ripristinare un clima di rissa" Berlusconi apre e Fini dà l'ok Berlusconi sarebbe indagato dai magistrati napoletani per ... Riapertura conservificio Passo avanti [...] "Ho accettato di sedermi al tavolo per discutere la riforma della legge elettorale - ha spiegato a chi gli ha parlato nelle ultime ore -. Ora tocca a Veltroni dimostrare se fa sul serio". E forse non è un caso che, proprio negli ultimi giorni, davanti all'"attacco dell'armata rossa", il Cavaliere abbia rivolto messaggi più che espliciti, ancor prima che agli alleati, al sindaco di Roma. Mercoledì, parlando alla Tv delle Libertà, aveva augurato a Veltroni di "riuscire in questa impresa coraggiosa di portare avanti un disegno di legge che possa essere approvato in Parlamento". Ieri è stato ancora più esplicito. Arrivando alla sede nazionale dei "Circoli del buon governo" di Marcello Dell'Utri per incontrare un gruppo di giovani, il Cavaliere non ha usato mezzi termini: "Credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo di buonsenso". "Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali e poi usa quest'ultima vicenda - ha detto facendo esplicito riferimento alle indagini anticipate da Repubblica -, credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo". E l'accordo, ovviamente, è quello che potrebbe chiudersi tra il leader del Popolo delle libertà e il segretario del Pd. Occhio, però, a parlare di inciuci. "Tra me e Veltroni - ha spiegato - non c'è nulla di oscuro". Anzi, proprio per questo, Berlusconi proporrà agli alleati "un vertice da tenersi l'11 o il 12, perché è inutile impiccarci e litigare sulle tecnicalità se non sappiamo quale è la proposta dell'altra parte. Spero che accettino questo discorso di buonsenso". Insomma, la linea del Cavaliere è chiara: Veltroni sa che può contare sul mio sostegno ma deve fare il primo passo senza lasciarsi intimorire dall'inchiesta di Napoli, né dai diktat di chi, nel centrosinistra, minaccia di far cadere il governo. Ed Ermete Realacci, responsabile comunicazione del Pd, assicura: "Non ci lasceremo intimorire". Nel contempo, però, Berlusconi non ha nessuna intenzione di rimanere con le mani in mano. Il primo obiettivo resta ovviamente quello di ricompattare l'opposizione. "Anche qualche alleato non vuole tornare alle urne - dice con implicito riferimento al leader dell'Udc -. Spero in un ripensamento. Cercherò in tutti i modi di tenerli uniti a noi". Inoltre c'è il progetto del Pdl da portare avanti. Per questo già oggi, l'ex premier, sarà nuovamente in piazza a Bologna. Nel frattempo, però, non risparmia attacchi a ciò che sta accadendo a Napoli. "Siamo in un Paese malato - incalza -, in cui non c'è più libertà e in cui chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato, intercettato". Per l'ex premier si tratta di una vera "emergenza democratica", visto che tutti ormai sono sotto l'occhio di un "grande fratello". Berlusconi non parla esplicitamente di servizi deviati, ma di "alcune persone" che operano al di là di "comportamenti costituzionalmente corretti". Poi nega di aver avuto un qualche rapporto con quelli che, secondo l'inchiesta, sarebbero stati gli intermediari nella trattativa con i senatori dell'Unione. Quindi ribadisce che, a suo avviso, la misura è colma e che serve un intervento legislativo a difesa della privacy perché "se questo viene fatto al leader dell'opposizione, pensate cosa possono fare agli altri...". 14/12/2007.


Intervista a Antonio Ricci / "Vorrei Grillo e Fiorello" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 17-12-2007)

 

Oggi è Lun, 17 Dic 2007 Edizione 275 del 15-12-2007 Intervista a Antonio Ricci / "Vorrei Grillo e Fiorello" "Chi salvo tra Bruno Vespa, Enrico Mentana e Michele Santoro? Nessuno: sono tre cessi!" di Francesca Fiocchi "La voglia di censurare è più forte di qualsiasi impulso sessuale. C'è una sorta di gratificazione erotica nel dire: 'Tu non lo fai. Questo non puoi farlo!'. E' l'espressione massima del Potere". E nel momento in cui scatta la censura si entra nel mito. Ne è convinto Antonio Ricci, "anima e core" di Striscia la notizia. Con lui, Gennaro Ventimiglia, Lorenzo Beccati e Max Greggio. "In fin dei conti siamo solo dei provocatori, non maestri di vita". Quali sono le inchieste che hanno maggiormente caratterizzato Striscia in questi vent'anni? Beh, le truffe agli anziani, tutte le indagini sulle banche, il caso Telecom, la missione Arcobaleno, l'uranio impoverito, per non parlare della signora Vanna Marchi e di maghi e maghetti vari. Non trova che si facciano troppo poche inchieste, Report a parte? C'era un momento in cui non le faceva neanche Report. Qualcuno, tempo fa, ha detto che le inchieste vere le fa solo il Gabibbo. Richiedono tempo, sono rischiose perché toccano interessi forti. E ti espongono a denunce. Noi ne abbiamo collezionate 250 circa. Per fortuna tutto è andato bene, altre sono in corso. La tv è monopolizzata dai format stranieri. Cosa significa essere autori oggi? Non si tratta solo di scrivere un copione o una bella sceneggiatura, ma essere in grado di saper scegliere una serie di figure intorno a sé come registi, attori, altri autori. Quando sono arrivato, la figura dell'autore era svilita. Quanto ai format stranieri, sono una realtà ben radicata. Basta guardare i Soliti Ignoti: il format la Rai ce l'aveva già gratis, ideato da Ippoliti che l'aveva presentato alla Vela d'oro e un giovane Frizzi faceva il concorrente. E' un discorso politico: c'è chi ha il suo vantaggio economico comprando un prodotto all'estero. E' difficile fare satira in tv? Una volta lo era di più. I primi tempi, con Grillo, si rischiava veramente. Non avrei mai immaginato che potesse diventare un mestiere. Sono contrario alle censure, di ogni genere. Penso a Luttazzi. La satira è esagerazione, di natura. Non può essere contenuta: allora dicano in modo chiaro che non si può fare. Con noi lo fanno con le denunce, attraverso la via giudiziaria. Le piacerebbe lavorare con Luttazzi? Lavoro anche con Capitan Ventosa. Sono di bocca buona. A chi consegnerebbe un bel tapiro in persona? A me stesso. Per il complesso delle opere. In che rapporti è rimasto con Grillo? Rischierebbe un programma con lui? Ottimi. Ricordo grandi risate, da Maalox. E tanti casini. Quanto al programma non sarebbe un rischio. Che ne pensa della querelle Rai-Mediaset? Bisognerebbe essere in possesso di tutte le telefonate per capire la gravità della "cosa". Con Simona Ventura ci sentiamo sempre. Se muore il papa è giusto che le due generaliste concordino le linee. Sono convinto che se inciuci ci sono stati è per danneggiare Mediaset e in favore della Rai. Certo, i conflitti di interessi che ci sono hanno del clamoroso. Ma ci chiediamo quanti giornali sono pro Rai? Anche quello di Berlusconi è in favore della Rai. Affari tuoi è un programma scandaloso, ma non ne parla nessuno: è un tabù, ci sono interessi incrociati. Pensavo che almeno l'Ansa fosse asettica, invece è pro Rai in maniera terrificante: dà i risultati d'ascolto in una "certa" maniera. Abbiamo collezionato delle agenzie. La verità è che ci dovremmo scandalizzare per tutto. Quando Del Noce ha aggredito Staffelli, Repubblica è uscita con un articolo in suo favore. Santoro, quella mattina, mi ha telefonato per dirmi che il pezzo sembrava scritto dal suo avvocato. Poi abbiamo scoperto che il quotidiano di Ezio Mauro stava facendo il giro delle sette chiese in Rai per sponsorizzare le traduzioni dei classici che sarebbero uscite in allegato. I conflitti d'interesse sono giornalieri. Allora diciamolo. Facciamo il gioco della torre. Vespa, Mentana, Santoro. Chi salviamo? Tre cessi. Mi butto io altrimenti dovrei stare su con gli altri due. Il conduttore di Striscia? dei tuoi sogni? Risposta politica, ma vera: ognuno dei miei ha dato il massimo. Comunque direi Fiorello, con Baldini o da solo. Lui ha bisogno del pubblico? e noi l'abbiamo messo. Ora dipende da lui.


E' Natale, arrivano gli spot dolci (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 17-12-2007)

 

Oggi è Lun, 17 Dic 2007 Edizione 275 del 15-12-2007 TVSPOT E' Natale, arrivano gli spot dolci di Chiara Vizzini Dopo il lungo letargo, durato quasi undici mesi, tornano in Tv gli spot dedicati ai prodotti tipici del Natale. Che feste sarebbero senza torroni, pandori e panettoni? A partire da fine novembre i commercial Melegatti, Motta e Sperlari sono ricomparsi sul piccolo schermo con nuovi e vecchi spot tutti all'insegna dell'allegria. Il primo a scendere in campo è stato quello Melegatti, quest'anno affidato alla simpatia di Bud Spencer. Messe da parte le minestre a base di fagioli e le avventure nel far west, l'eroe del cinema si veste da Babbo Natale lasciandosi conquistare dalla dolcezza del pandoro Melegatti. Ma anche questa volta non potevano mancare le botte e i cazzotti. Come rimanere indifferenti davanti a due ladri che cercano di rubare il pandoro ad una nonna e al suo nipotino? Si tinge di rosa, invece, lo spot Sperlari Ricorrenze. A differenza degli anni scorsi, questa volta i Re Magi sono tre simpatiche e divertenti signore che, insieme ai loro cammelli, si preparano a partire per un lungo viaggio attraverso il deserto. Ma come resistere alla bontà dei torroncini Sperlari senza cedere alla tentazione? Stesso spot dell'anno scorso, invece, per il panettone Motta. Protagonista del commercial un tenero e ingenuo bambino che, sicuro della morbidezza del panettone, invita Babbo Natale a buttarsi tranquillamente dal camino. "Buttati che è morbido" dice rivolgendosi al cielo. Dal 1° al 10 dicembre i tre spot sulle dolcezze del Natale hanno popolato il prime time delle principali emittenti televisive. La reclame che è stata lanciata in più intervalli pubblicitari è stata quella del pandoro Melegatti (36 passaggi in totale) mentre il panettone Motta è comparso in 18 break. 14, invece, gli spot dei torroni Sperlari andati in onda in prima serata. Ma mentre la campagna di comunicazione Motta ha fatto capolino su tutte principali reti nazionali, quella Melegatti è stata pianificata solo sui canali Rai e Mediaset; quella Sperlari, invece, esclusivamente su Rai Uno e Rai Tre. Per quanto riguarda il "minuto spot" più visto nei primi dieci giorni di dicembre, netta la vittoria del panettone della Nestlè. Alle ore 22 e 31 del 10 sono stati più di 7 milioni e mezzo gli appassionati della fiction di Rai Uno "Donna detective" che si sono inteneriti con lo spot Motta. Medaglia d'argento per il pandoro di Bud Spencer. Sono le ore 20 e 33 del 3 dicembre: quasi 6 milioni e 700mila i telespettatori del Tg1 che, in attesa dello show game di Flavio Insinna "Affari tuoi", si lasciano intrattenere dalla simpatia di "Babbo Natale Bud". Chiudono la classifica i torroni Sperlari con più di 6 milioni di utenti. Sempre il 10 e sempre su Rai Uno, sono stati 6.336.000 i telespettatori di "Donna detective" con Lucrezia Lante della Rovere che alle ore 21 e 16 si sono lasciati intrattenere dalle avventure dei Re Magi Sperlari e dagli spot della Citroen C3, Vodafone e Martini.

 


ARTICOLI DEL 16 DICEMBRE 2007

I colpi di coda Rai-Mediaset ( da "Stampa, La" del 16-12-2007)

Quel caffè tra Violante e il pm Mancuso pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 16-12-2007)

Dopo il predellino il Cavaliere regala la pasta ( da "Libero" del 16-12-2007)


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I colpi di coda Rai-Mediaset (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Stampa, La" del 16-12-2007)

 

[FIRMA]PAOLO MARTINI MILANO E' stata, sul fronte della Rai, la stagione della débacle degli show. Di Canale 5, invece, non si può notare un risultato che sa di vera e propria rifondazione generalista: sono rappresentati quasi alla pari tutti i generi della tv nella classifica dei dieci programmi più seguiti. La situazione delle grandi reti nella stagione appena trascorsa merita un'attenzione non superficiale. In fondo c'è stato il colpo di coda dei macro-fenomeni tv: Benigni e Celentano, primi assoluti nel risultato di Raiuno, e il successo a sorpresa del Capo dei Capi su Canale 5, che ha toccato percentuali da capogiro. La crisi editoriale di Raiuno, che resta pur sempre la rete pubblica di maggior ascolto in Europa, si misura dal risultato choccante della totale assenza di uno show dalla top ten, a parte i due eventi finali che hanno anche goduto di una programmazione libera da spot. Se si considerano poi due partite decisive della Nazionale per la qualificazione agli Europei, ecco che la classifica dei primi dieci successi stagionali di Raiuno recita con una certa desolazione: fiction, fiction e ancora fiction, e con tante grazie a due-tre santi o beati da tele-polpettone. Ma il dato non deve trarre in inganno: su scala annuale l'apporto del genere fiction agli indici d'ascolto è inferiore, seppure di poco, a quello dell'intrattenimento. E a ben guardare sarebbe bastato un risultato del kolossal bernabeiano Guerra e pace in linea con le aspettative e l'investimento, per salvare il primo posto a Raiuno. Sia quel che sia la più grande storica fabbrica di spettacoli del Paese è entrata nel tunnel di una crisi senza precedenti proprio mentre alla concorrenza davano segni di maturazione prodotti editorialmente più disinvolti come i people-show di Maria De Filippi e del rientrante Bonolis darwiniano e i varietà genere Zelig arcimboldesco. Senza contare che da sola, fuori classifica per l'anomalia, spacca sempre tutto l'ormai eterna Striscia la notizia: l'exploit a 9 e rotti milioni di spettatori del 24 settembre, 34 % di share, porta l'anti-tg di Canale 5 vicinissimo persino agli eventi di Raiuno. Pur nel delirio della prematura museificazione dei suoi Tapiri e Veline (in foto), Antonio Ricci non sbaglia un colpo. Tornano in vetta le fiction americane, con DrHouse su Canale 5 che sa tanto di controffensiva specifica alla tv satellitare. Ma quel che costituisce il vanto di stagione per Mediaset sono le fiction civili. Forse quest'autunno-inverno verrà ricordato anche come la stagione degli ultimi colpi di coda della tv generalista al tramonto: in un mondo occidentale dove si parla di successi già tra il 10 e il 14 %, certe percentuali sono una vera anomalia.


Quel caffè tra Violante e il pm Mancuso pag.1 (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 16-12-2007)

 

Quel caffè tra Violante e il pm Mancuso di Massimo Malpica - domenica 16 dicembre 2007, 07:00 Forse solo una coincidenza, di certo una "strana coincidenza", ricorda il leader dei Riformatori liberali, e deputato di Forza Italia, Benedetto della Vedova. "Mi sembra almeno singolare - sospira - che in questo clima Violante ritenesse opportuno mostrare la sua frequentazione con Mancuso, proprio negli stessi giorni in cui poi lui stesso ha parlato di corruzione". "Per fortuna - prosegue l'esponente azzurro - non c'è un'intercettazione di quanto si sono detti i due bevendo il caffè, magari erano solo auguri natalizi molto anticipati. Ma l'incontro in sé disvela la strumentalità di questa ondata moralistica sollevata dalla sinistra, sia quella politica, che quella mediatica e giudiziaria". Una moralità che, in Italia, secondo l'ex radicale procede a due velocità: "Si dà scandalo per le telefonate tra dirigenti Rai e Mediaset, ma poi è pacifico che Violante incontri il magistrato che coordina l'inchiesta su Berlusconi, Saccà e Randazzo. La cautela di Violante avrebbe dovuto essere massima, per non dare adito a sospetto che ci siano interferenze tra politica e magistratura. Ma quel caffè è la prova che la sinistra considera gli altri al di sotto e se stessa al di sopra di ogni sospetto. Qualsiasi contiguità, se riguarda loro, è lecita".


Dopo il predellino il Cavaliere regala la pasta (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Libero" del 16-12-2007)

 

Prima pagina 16-12-2007 Dopo il predellino il Cavaliere regala la pasta di GIANLUIGI PARAGONE Non è cattivo, Berlusconi. È che lo disegnano così i giornalisti di sinistra, i magistrati rossi, alcuni alleati. Chi gli vuole male. Il Cavaliere fonderebbe anche il Partito dell'Amore se non ci avessero pensato altri. Purtroppo il copyright è andato, e tanti saluti. Gli restano allora la piazza, il popolo. E la libertà. Quella di dire quello che vuole senza temere le intercettazioni degli spioni. Popolo e libertà. Ecco fatto il Partito del Popolo delle Libertà. "Una lungimirante follia". Sarà un bauscia, un ruffiano, quel che volete, ma le cose come riescono a lui... Prendete ieri mattina; ne ha brigata un'altra. In piazzale Lagosta a Milano ha fatto coppia con Carlo Fatuzzo dei Pensionati e s'è messo a distribuire confezioni di pasta. Come quell'altro a Napoli che distribuiva le scarpe; anzi, una. Fate fatica ad arrivare alla fine del mese, per colpa dell'euro e delle tasse di questo dannato governo? Nessun problema, arriva Silvio lo Scout con pacchi di maccheroni e di spaghetti. Un presente. Il miracolo - si spera - arriverà dopo se il Padreterno ci restituirà il voto. Prodi parla di aumenti folli. Chiacchiere. Berlusconi lo supera coi fatti. Le parole le riserva a lui, al Professore: "Non capisco come non abbia la dignità di dimettersi". Servita la pasta, sistema pure la Mortadella. Il caffè e l'amaro sono per chi gli vuole male. La lista non è corta. Nel giro di poche ore Berlusconi s'è ritrovato un'altra volta immerso nei vecchi brogliacci della magistratura e dei soliti giornalisti dei soliti scoop. Quando fondò Forza Italia gli contestarono di tutto: dalla corruzione di giudici ai rapporti con la mafia. Anonimi galoppini diventarono preziosi testi d'accusa, custodi di memorie incandescenti. Chiacchiere, articoli, libri, trasmissioni, girotondi: tanti, per non dire tantissimi. Sentenze di condanna? Zero. L'uomo non sarà uno stinco di santo, di certo non è il capo della Banda Bassotti. Trascorsi quindici anni, i nemici del Cavaliere si convinsero che fosse persino inutile perdere ancora tempo a confezionare bombe di carta. Si fecero quest'idea: a scavargli la fossa (politica, ovvio: Silvio è immortale, come ebbe a dire il sempre mitico Scapagnini) ci penseranno Prodi col sostegno dei giornali e le lotte di successione dentro il centrodestra. E infatti nel 2005 cominciò nel Polo l'opera di logoramento. Echeggiarono parole d'ordine come discontinuità, verifica, rimpasti. Puntuale arrivò la sconfitta alle elezioni. Per pochi voti. L'uomo s'in nervosì e pensò: vogliono fregarmi. Capì l'antifona, si cambiò d'abito e si mise in proprio. Eccoci ai giorni nostri. In piazza San Babila Berlusconi reinventa per la seconda volta la politica. Forza Italia abbassa la saracinesca. Si ristruttura e ci si allarga: presto aprirà il Popolo delle Libertà. Quello che non cambia è il repertorio di alcuni magistrati e di alcuni giornali. Guai a dialogare con lui. Berlusconi torna a essere l'avversario, la sagoma da colpire. Che si inventano stavolta? Visto che non ci riuscirono parlando di mafia e di intrallazzi vari, ci provano sbirciando sotto le coperte. E impicciandosi nelle sue telefonate. Buum, Berlusconi comandava contemporaneamente Rai e Mediaset!!! Stra-buum, Berlusconi raccomandava le attricette!!! Stra-strabuum, Berlusconi voleva comprarsi Randazzo e anche Dini e poi anche un'altra decina di senatori!!! Italiani, ecco chi è Berlusconi: un corruttore di svampite donzelle e di senatori, di vergini e di bacucchi. Berlusconi va condannato. Anzi, va espulso. Pare che gli italiani non abbiano abboccato neanche stavolta. Solo i milanisti sono un po' incazzatelli: onestamente, Randazzo non vale Ronaldinho (anche se in difesa lui e Dini...). Tutti gli altri se ne sono fatti un baffo: Berlusconi resta uno di noi.. Smette il doppiopetto e la cravatta a pois e si infila un girocollo trendy e una sciarpettina fighetta che - vedrete sarà la nuova mise dei colonnelli azzurri. L'effetto è che vola nei sondaggi "Oggi potremmo anche fare a meno di qualche partito della vecchia coalizione", gongola in piazza. Mostra a tutti rilevazioni da capogiro: il suo nuovo partito vola, supera persino il Pd del giovane-vecchio Walter e straccia gli alleati. Però Silvio è buono. "Vi voglio un mare di bene", dice rivolgendosi a Gianfranco e a Pier. "Siamo stati insieme per 14 anni, se volete mantenere la vostra identità non c'è problema, sarete i nostri alleati privilegiati". Proprio come Beautiful, ricordate? "Potremmo anche, con dolore, fare a meno di un partito dell'alleanza, ma non vogliamo". Lui che per primo portò in Italia le soap opera americane, parla a Fini e a Casini come Eric Forrester parlerebbe a Stefany. Fa come Ridge per riprendersi Brooke. "Ascoltate i vostri elettori, ci vogliono uniti. Venite con noi, decidiamo tutto insieme, fraternamente, amichevolmente". Emozionante, lacrimevole, senza fine come la più celebre delle soap. Con tanto di consigli per gli acquisti: venite nel nuovo, giovane, brillante Popolo delle Libertà. Volete mettere con il vecchio film di Veltroni, mattonazzo, club d'essai, segue dibattito? Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

 

 

ARTICOLI DEL 15 DICEMBRE 2007

Ma la crisi rai non è una fiction - giovanni valentini ( da "Repubblica, La" del 15-12-2007)

L'allarme nel mondo della fiction "è uno tsunami, saccà gestiva tutto" - antonio dipollina ( da "Repubblica, La" del 15-12-2007)

Disastro Rai, ecco il piano di salvataggio ( da "Secolo XIX, Il" del 15-12-2007)

Fabrizio Corona faccia il fotografo, lasci stare il giornalismo. E Mediaset non lo provochi ( da "Padania, La" del 15-12-2007)

INCHIESTA DI NAPOLI, ANCHE URBANI DAI PM ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 15-12-2007)


Articoli

Ma la crisi rai non è una fiction - giovanni valentini (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 15-12-2007)

 

Commenti IL SABATO DEL VILLAGGIO MA LA CRISI RAI NON è UNA FICTION GIOVANNI VALENTINI Sotto l'ondata di rivelazioni apparse negli ultimi giorni su Repubblica, prima sul "patto segreto" Rai-Mediaset e poi sui rapporti tra Silvio Berlusconi e il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, la navicella già disastrata del servizio pubblico sbanda da una parte e dall'altra rischiando definitivamente di naufragare. Reintegrato il consigliere di amministrazione Angelo Maria Petroni che era stato rimosso dal ministro dell'Economia; sospesa Deborah Bergamini, responsabile del marketing ed ex assistente del Cavaliere; autosospeso infine lo stesso Saccà, l'ente di Stato va alla deriva verso gli scogli e sembra che nessuno possa o voglia fare nulla per impedirlo. Con una perdita di 87,4 milioni di euro nel 2006, primo bilancio in rosso da dodici anni in qua, la Rai andrebbe subito commissariata. Tanto più che le tensioni all'interno del Consiglio di amministrazione, dopo aver già paralizzato la gestione dell'azienda, minacciano ora di bloccare addirittura il Piano industriale approvato nelle more dell'avvicendamento al vertice. E non c'è impresa, pubblica o privata, in grado di navigare al buio, senza bussola e senza radar. è comprensibile perciò che in questa situazione riemerga da più parti la tendenza a liquidare la Rai, a disfarsi del servizio pubblico, a rinnegare la sua funzione e la sua legittimità. Ma a chi gioverebbe un'operazione del genere? Forse, al polo televisivo privato, al suo principale concorrente, a Mediaset; ma certo non gioverebbe al pluralismo dell'informazione né tantomeno alla concorrenza sul mercato pubblicitario. La privatizzazione della Rai, anzi, al di là delle difficoltà tecniche e giuridiche, sarebbe deleteria per l'intero sistema, a cominciare dalla carta stampata, già penalizzata da un drenaggio e da una sperequazione delle risorse che costituiscono un'anomalia a livello internazionale. Quando Pierluigi Battista titola sul Corriere della Sera "Il servizio pubblico non c'è: via il canone" o quando Edmondo Berselli sostiene sull'Espresso che "una magnifica piattaforma di mercato e pluralista consisterebbe nel privatizzare la Rai", ignorano o trascurano alcuni elementi di fatto essenziali. Il primo è che il servizio pubblico televisivo esiste in tutta Europa e perfino negli Stati Uniti. Secondo, che dovunque il canone è più alto che in Italia. E infine, che se c'è un Paese al mondo in cui una tv pubblica ha una ragion d'essere - a condizione naturalmente che assolva al suo ruolo e ai suoi compiti - questo è proprio il nostro, condizionato com'è dalla presenza di una tv privata forte e aggressiva che fa capo per di più a un leader politico. è dunque una semplificazione dialettica, la ricerca di una scorciatoia o una via di fuga, quella che induce a dire: privatizziamo la Rai e aboliamo il servizio pubblico. A parte l'esperienza negativa di altre operazioni analoghe, da Telecom alle Autostrade, almeno sul piano dei tempi e delle procedure un'ipotesi del genere appare realisticamente impraticabile oggi in Italia, mentre si tratta di fronteggiare una crisi aperta, un'emergenza in atto. In ogni caso, la questione Rai va inserita e risolta nell'ambito di una più generale questione televisiva, in una prospettiva di sistema dell'informazione, proprio per non squilibrarlo ulteriormente e non danneggiare gli altri media. Ben venga, allora, una "legge-stralcio" sulla riforma della Rai, "con poche norme essenziali per affrancarla dagli attuali vincoli e laccioli", come ha auspicato giovedì scorso a Repubblica Tv il presidente dell'Autorità sulle Comunicazioni, Corrado Calabrò. E in diretta, dal nostro studio, ha concordato subito con lui anche il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, Mario Landolfi. Più che privatizzata, la Rai va semmai "pubblicizzata": nel senso che occorre ricondurla alla sua responsabilità istituzionale. Ma per raggiungere l'obiettivo è necessario liberarla dalla doppia sudditanza alla politica e alla pubblicità, garantendo da un lato la sua autonomia funzionale e imponendo dall'altro il rispetto degli indici di affollamento come pretende la Commissione di Bruxelles nei confronti di tutta la tv italiana, per adeguare eventualmente il canone agli standard europei. Questo esigono il mercato, il pluralismo dell'informazione e la libera concorrenza. (sabatorepubblica.it).


L'allarme nel mondo della fiction "è uno tsunami, saccà gestiva tutto" - antonio dipollina (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 15-12-2007)

 

L'allarme nel mondo della fiction "è uno tsunami, Saccà gestiva tutto" ANTONIO DIPOLLINA La sua voce giunge dall'esterno. Pietro Valsecchi, il produttore di fiction come Ultimo, Borsellino, Nassiriya e la recente "Il capo dei capi" su Totò Riina ha sempre lavorato con Mediaset e ora la sua azienda è stata addirittura inglobata da casa-Piersilvio. Dice Valsecchi: "E' una priorità assoluta per l'intero settore che RaiFiction ritrovi in tempi brevi una guida forte". La Rai, insomma, deve darsi da fare per garantire continuità anche senza Saccà, anche nell'eventualità che le cose possano prendere una piega ancora più sfavorevole per il potentissimo direttore autosospeso dall'incarico. E gli altri produttori, quelli che invece con la Rai lavorano eccome? La macchina produttiva della fiction italiana da qualche anno è rappresentata da un'associazione piuttosto autorevole: si chiama Apt e raccoglie i migliori del settore. A tutt'oggi, non risulta nessuna presa di posizione ufficiale sulla vicenda. Voci dall'interno fanno capire che la prudenza è massima, che l'insieme ha contorni ancora poco definiti e che una parola detta in questo momento è poca e due sono troppe. Ma il punto è un altro, sta nel termine che è risuonato in alcune stanze per definire quanto appena avvenuto: uno tsunami. Il cataclisma che rischia di mandare per aria anni di solide collaborazioni con la Rai e tutte saldamente gestite da Agostino Saccà: anzi, a sentire i toni accorati di molti che non vogliono uscire ? ancora ? allo scoperto si rimane sconcertati per quanto dovesse essere centrale il suo ruolo, nonché potente la longa manus del direttore di RaiFiction. Esempio: in teoria non c'è ancora un piano-fiction Rai per il 2008. O meglio, a quanto risulta esiste ma solo nella testa di Saccà, abituato a fungere da punto di riferimento unico per decine di produttori che al minimo inghippo o intoppo prendevano il telefono e cercavano lui e nessun altro. Si cerca di ostentare tranquillità, ma non ci riesce nessuno. Non ci riesce uno come Guido De Angelis (lui, quello, con il fratello Maurizio, dei gloriosi Oliver Onions delle sigle tv come Sandokan e Orzowei) che produce una fiction Rai finita un po' nel mirino come "Incantesimo". "Non voglio rilasciare nessuna dichiarazione". Ma c'è preoccupazione? "Assolutamente no". Saluta con cortesia e mette giù il telefono. L'altra sera, alla festa romana della fiction targata Mediaset, l'allegria era parecchio annacquata: presenti molti produttori che lavorano anche per la Rai, non si parlava d'altro e sono volati commenti velenosi su quella che veniva identificata come una manovra che qualcuno cercherà di sfruttare per accaparrarsi un ruolo ambitissimo nell'azienda pubblica. Ma per i produttori che lavorano soprattutto per la Rai i tempi si sono parecchio rabbuiati: prima, pochi giorni fa, la citata manovra di Mediaset che ha acquisito l'azienda di Valsecchi e per il futuro questo viene interpretato come una secca riduzione di spazi per gli altri produttori. Poi il caso Saccà, a far svanire le speranze di trascorrere un sereno Natale. Uno che non si sottrae a qualche parola di commento è Roberto Sessa, capo della Grundy: ne ha quasi il dovere, visto che la sua azienda per numero di ore prodotte (grazie a serie come "Un posto al sole", "La squadra", "Medicina generale") detiene la fetta maggiore, il 20 per cento, della fiction targata Rai. Dice Sessa: "C'è grande incertezza in una situazione complicatissima e delicata". E rimarca anche come l'incertezza in questione derivi anche dalla scarsa chiarezza su quanto sta avvenendo. Chi sono ora gli interlocutori? Che vuol dire "autosospensione"? Quanto saranno lunghi i tempi d'attesa prima di chiarire la situazione? "Vorremmo capire chi devono essere i nostri referenti, ma ci rendiamo conto benissimo che una vicenda simile, stratosferica e del tutto inattesa, costringe tutti alla prudenza e all'attesa". Ma il Saccà plenipotenziario, anche troppo, sul settore fiction e non solo? "Ha fatto gli interessi della produzione italiana, con grandi successi". Troppo accentratore? "Guardi, non spetta a me nessun commento sulla vicenda, ma è chiaro che avere un interlocutore forte e sicuro è sempre un vantaggio". E le raccomandazioni delle attrici? "A me non è mai stato chiesto nulla del genere". E il Saccà che, dicono, coltivava ambizioni da privato per il suo futuro e ne parlava coi produttori? "Con me parlava solo della fiction Rai".


Disastro Rai, ecco il piano di salvataggio (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Secolo XIX, Il" del 15-12-2007)

 

Il dossier Nel documento riservato, Cappon prevede un rosso di 191 milioni nel 2010 se non si adotterà la sua cura Roma. "Se le dinamiche di costo della Rai nei prossimi tre anni continuassero ai ritmi di crescita dell'ultimo biennio, si arriverebbe nel 2010 ad una perdita di quasi 200 milioni di euro (191, per la precisione) e ad una posizione finanziaria netta negativa di quasi mezzo miliardo di euro". L'analisi, impietosa per la Tv di Stato, è contenuta in un documento strettamente riservato, il Piano industriale per il periodo 2008-2010 che il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, ha presentato alcuni giorni fa alla Commissione parlamentare di vigilanza. Nel testo, di cui Il Secolo XIX è entrato in possesso, c'è una ricetta in cinque punti per riportare in equilibrio i conti nel 2009: fra gli strumenti, l'aumento graduale del canone, la rivoluzione del palinsesto, il taglio dei costi del personale e la drastica riduzione delle produzioni esterne. L'analisi. Cappon ha presentato il documento come un business plan, anche se il presidente della Commissione di vigilanza Mario Landolfi, su sollecitazione di un parlamentare della Commissione, dopo la prima consegna del piano, avvenuta il 31 ottobre 2007, aveva scritto a Cappon una lettera in cui chiedeva esplicitamente "ulteriori elementi di documentazione sulle tematiche relative al piano industriale", fatte arrivare alla Commissione il 14 novembre. Dopo aver passato in rassegna il cambiamento del mondo e dell'offerta televisiva, il digitale terrestre, le dinamiche dei costi della Rai, indica la sua ricetta di programma di intervento. Prima di vedere nel dettaglio il piano Cappon per contenere le perdite, il nostro giornale porta il lettore nell'universo Rai: numero dei dipendenti, struttura della Tv di Stato, i ricavi (canone, pubblicità e ricavi commerciali), concorrenza con Mediaset, costi esterni di produzione e tutto quanto fa televisione. "Attualmente - si legge nel documento - la forza-lavoro operante a diversi titoli nel gruppo Rai ammonta a 13.335 persone più circa 43 mila contratti di collaborazione e consulenza che danno, in totale, una cifra di 56.335 persone. Di queste, a parte le consulenze & collaborazioni di cui abbiamo detto, 11.372 sono i dipendenti a tempo indeterminato, 399 quelli a tempo determinato per esigenze gestionali, 1.494 i tempi determinati per esigenze di produzione e artistiche, 70 le collaborazioni a progetto. La mancanza di un presidio integrato per il controllo dei costi. "Fra gli elementi di maggior rilievo - si legge nel Piano - sotto questo profilo, è l'assenza di un presidio integrato per i costi di ciascun programma. Al contrario, reti, produzione strutture centrali sono ciascuna responsabile di specifiche voci di costo (i cosiddetti costi "sopra la linea" e i cosiddetti "sotto la linea") con conseguenti dinamiche di rimbalzi di responsabilità e allungamento dei tempi di decisione". I ricavi: canone, pubblicità e commerciali. Il canone, nel 2007, secondo le previsioni del conto economico dovrebbe rappresentare per la Rai spa ricavi per un miliardo e 578 milioni, la pubblicità per un miliardo e 199 milioni di euro ed i ricavi commerciali per 415 milioni di euro, con un totale ricavi di 3 miliardi e 191 milioni di euro. Secondo il piano Cappon, per riportare in equilibrio l'azienda, il canone dovrebbe salire gradualmente, per raggiungere nel 2010 un miliardo e 675 milioni di euro; la strategia prevede anche di far crescere i ricavi da pubblicità (1 miliardo e 243 milioni di euro nel 2010) e quelli commerciali, portandoli a poco meno di mezzo miliardo di euro (sempre nel 2010). La fotografia della concorrenza con le reti Mediaset non è delle più confortanti. In due diverse tabelle, una per il servizio pubblico l'altra per le reti del Biscione, si dice "che nel periodo 2000-06 Mediaset ha ottimizzato il posizionamento delle proprie reti", rispetto all'audience, mentre la Tv di Stato ha visto progressivamente "invecchiate tutte le sue reti". "Questo - si legge -è tanto più preoccupante in quanto riguardo anche i generi che hanno costituito il pilastro dell'offerta Rai: fiction e intrattenimento". la cura. Negli ultimi 5 anni, a fronte di una cresciuta contenuta dei ricavi (2,9%), i costi e gli ammortamenti sono incrementati con un ritmo di circa il 4,3% annuo, raggiungendo i 3 miliardi e 152 milioni di euro nel 2007. Questo sbilanciamento ha creato uno squilibrio dei conti economici e Rai ha riportato una perdita negli ultimi due anni. Il programma di recupero per il triennio 2008-2010. Il piano industriale presentato punta su cinque mosse per tornare in equilibrio (vedi il grafico in alto): 1) la razionalizzazione del palinsesto; 2) il presidio della filiera produttiva; 3) il contenimento dei costi del personale; 4) la riduzione costi e investimenti di beni e servizi (esclusi quelli di competenza di produzione, reti e testate) e la riduzione dei costi delle altre strutture; 5) l'ottimizzazione della raccolta pubblicitaria. Come direbbe il generale Charles de Gaulle, "vaste programme", mamma Rai. Massimiliano Lenzi 15/12/2007 il programmaIl risanamento prevede 5 punti tra cui i tagli al costo del personale. Il canone aumenterà 15/12/2007 CLAUDIO CAPPON (nato a Roma il 9 luglio 1952) è il direttore generale della Rai. Laureato in economia e commercio, per vent'anni ha lavorato nell'Iri specializzandosi nel controllo di gestione,e nel 1994 è diventato direttore delle attività industriali di Fintecna. E' stato poi vice direttore generale della Rai dal 1998 al 2001, e in febbraio è diventato direttore generale fino al marzo del 2002. Il 21 giugno 2006 è stato nuovamente nominato direttore generale della Rai. 15/12/2007.


Fabrizio Corona faccia il fotografo, lasci stare il giornalismo. E Mediaset non lo provochi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Padania, La" del 15-12-2007)

 

Che Fabrizio Corona sia stato un po' "sprovveduto" ( e il termine sprovveduto è un vaghissimo eufemismo) nella sua carriera di superpaparazzatore è noto a tutti. Che si sia fatto un numero esagerato di giorni in gattabuia nelle patrie galere, dove assassini e stupratori restano giusto il tempo di un caffè e un paio di biscottini è altrettanto lampante. Che sia incazzato con il mondo e superincazzato" con il mondo della giustizia, è assolutamente comprensibile; chi non lo è in questo Paese! Che voglia continuamente rivincite, è altrettanto evidentemente e umanamente comprensibile. Tutto questo però non gli concede il lasciapassare per pontificare, ancora una volta, dagli schermi della televisione di questioni giudiziarie e di processi che si stanno aprendo per omicidi che hanno scosso le coscienze. Questa volta lo scivolone è toccato a Mediaset. Un bel mattino, l'omino, è comparso in una trasmissione avvolto in una scenografia da carta di pandoro natalizio. Una graziosa fanciulla, con sguardo dolce e ammansito, accanto a un plastificato albero di Natale, gli porgeva, leggiadra, tutta una serie di domande. Lui, duro macho latino rispondeva, senza guardarla; fissando, con animo rude e tenebroso la telecamera. Corona ha così sproloquiato un listino prezzi di cosa può valere un'intervista a questo o quell'indagato. I casi sono i soliti noti: si va dall'omicidio di Garlasco, per arrivare alle intricate vicende dell'Amanda perugina. Non è il caso che Corona, ficchi il naso, a modo suo, in queste complesse inchieste giudiziarie. Non è un giornalista: al massimo un para-giornalista. Lasci perdere processi e quant'altro. Si limiti a schiacciare il click delle macchine digitali. Si dia alla moda, alle veline, alle velone, alle starlette, alle starlotte; ma lasci perdere le vicende giudiziarie. Si ricordi che tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. A lui è già capitato. Quando si è presentato davanti a casa delle gemelline "k" di Garlasco, quasi lo prendono a fucilate. Eviti di fare lo stesso, ad esempio, di fronte al pub del Lumumba. Mediaset, se proprio lo vuole, lo collochi altrove. Ci sono tante belle trasmissioni di intrattenimento: un posto da tronista lo si trova sempre. Oppure impiegarlo alla Rai a "Ballando sotto le stelle" dove ci sono anche i politici che a lui piacciono tanto. Insomma, gli si eviti la fine di quell'impresario che cerca di far pubblicare libri ai nomadi che hanno ammazzato quattro giovani innocenti vite. Se a Corona venisse evitata la sorte dell'altro genio della pubblicità, ne saremmo grati a tutti, soprattutto a Mediaset. rfiorentini@libero.it [Data pubblicazione: 15/12/2007].


INCHIESTA DI NAPOLI, ANCHE URBANI DAI PM (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 15-12-2007)

 

Inchiesta di Napoli, anche Urbani dai pm LEANDRO DEL GAUDIO Il progetto "Pegasus", la cittadella delle fiction, la gestione di Rai Fiction. Per un'ora davanti al pm Vincenzo Piscitelli l'ex ministro del governo Berlusconi Giuliano Urbani. È accaduto un mese fa, quando l'esponente del consiglio d'amministrazione della Rai Giuliano Urbani (delegato proprio alla Rai Fiction) è stato ascoltato nel corso dell'inchiesta che vede indagato anche Silvio Berlusconi. L'ex ministro ha risposto alle domande del pm come persona informata dei fatti. L'interrogatorio entra di getto nel fascicolo 58833/07. È una chiave di lettura delle presunte pressioni esercitate dal Cavaliere in casa Rai. Due le accuse mosse all'ex premier, una presunta corruzione di Agostino Saccà, con il tentativo di piazzare cinque star nelle produzioni Rai, e il tentativo di corrompere il senatore del centrosinistra Nino Randazzo per dare la spallata al governo. Vicende che il penalista Niccolò Ghedini, che assiste Berlusconi assieme all'avvocato Michele Cerabona, non esita a definire "sconcertanti". Per un'ora, dunque, il faccia a faccia tra pm e Urbani. Il discorso è caduto sui rapporti estero su estero mossi dalla società straniera committente Bavaria. Sotto i riflettori anche la società "El tecnology" che, stando all'inchiesta napoletana, riceveva somme di denaro presso la Barclays bank. Somme poi trasferite su altri conti correnti in Svizzera, a Ginevra e Lugano. Sono i cerchi concentrici di un'inchiesta che vede indagati la commercialista napoletana Stefania Tucci, Giuseppe Proietti e il dirigente Rai Fiction Agostino Saccà. Un'inchiesta che resta formalmente aperta per Berlusconi. Tanto che ieri pomeriggio, è stato ascoltato come teste anche l'avvocato Rubens Esposito, direttore generale della direzione generale affari legali della Rai, nonché segretario del Cda. Esposito, accompagnato in Procura dall'avvocato Francesco Barra Caracciolo (legale Rai in Campania) è stato sentito per circa un'ora proprio sulle produzioni della Rai Fiction. Intanto, il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha scritto al pg e alla Corte d'appello di Napoli per "acquisire e trasmettere, nel rispetto del segreto delle indagini" sulla fuga di notizie nell'indagine su Berlusconi. Sopra: la sede di Mediaset a Cologno Monzese A destra: il consigliere Rai Urbani Sotto: il vicepresidente Csm Mancino.

 

 

 


ARTICOLI DEL 14 DICEMBRE 2007

"Dialogo col Cavaliere? Soltanto un sogno" ( da "Stampa, La" del 14-12-2007)

Di ANTONELLA COPPARI - ROMA - NEL GIORNO in ( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 14-12-2007)

Perquisizione a casa D'Avanzo La Finanza dal giornalista di Repubblica La Fnsi insorge: adesso basta ( da "Unita, L'" del 14-12-2007)

Rai Fiction, Saccà si autosospende Il dg Cappon: scelta opportuna. Il dirigente indagato chiede un risarcimento per il grave danno ( da "Unita, L'" del 14-12-2007)

Premiata ditta Berlusconi-Saccà ( da "Unita, L'" del 14-12-2007)

<Italia Paese malato, siamo tutti spiati> ( da "Giornale.it, Il" del 14-12-2007)

Salgono i ricavi per Publitalia Bene la pubblicità ( da "Giornale.it, Il" del 14-12-2007)

Il cavaliere rilancia le accuse "vogliono sabotare le riforme" ( da "Repubblica, La" del 14-12-2007)

Il colle concorda le mosse con mancino "inaccettabili quegli attacchi alle toghe" - claudio tito ( da "Repubblica, La" del 14-12-2007)

Nella rete di Berlusconi ( da "Manifesto, Il" del 14-12-2007)

Berlusconi: l'obiettivo è sabotare il dialogo ( da "Corriere della Sera" del 14-12-2007)

SCONTRO CAVALIERE-GIUDICI Silvio si appella a Mastella ( da "Libero" del 14-12-2007)

"Italia malata, tutti spiati" ( da "Giornale.it, Il" del 14-12-2007)

Raifiction, la corazzata di agostino tremila ore di tv e 270 milioni di budget - antonio dipollina ( da "Repubblica, La" del 14-12-2007)

Aiuti ai decoder "mediaset paghi cinque milioni" ( da "Repubblica, La" del 14-12-2007)

La rabbia di Forza Italia Schifani: Sono le toghe a delegittimare se stesse ( da "Stampa, La" del 14-12-2007)

Berlusconi: Usano Siamo all'emergenza democratica . Ma ( da "Nazione, La (Nazionale)" del 14-12-2007) + 2 altre fonti

<Intercettazioni, sbloccare il ddl> Il Cavaliere all'attacco dei giudici ( da "Campanile, Il" del 14-12-2007)

Berlusconi va avanti ( da "Tempo, Il" del 14-12-2007)

Calabrò dubbi sulla Gentiloni ( da "Opinione, L'" del 14-12-2007)

BERLUSCONI: VOGLIONO SABOTARE IL DIALOGO ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 14-12-2007)

BUFERA IN RAI, SACCà SI AUTOSOSPENDE ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 14-12-2007)


Articoli

"Dialogo col Cavaliere? Soltanto un sogno" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Stampa, La" del 14-12-2007)

 

Ministro Bindi, i "nanetti" del centrosinistra sono in rivolta e minacciano la crisi di governo. Ora è venuta fuori un'inchiesta della Procura di Napoli su un presunto "mercato" dei senatori del centrosinistra per far cadere il governo. Secondo lei, Berlusconi è un interlocutore credibile per le riforme? "Se Berlusconi sia interlocutore credibile o meno, lo si sa sempre dopo, mai prima. Con lui il dialogo non si è mai concluso bene. La sua credibilità si valuta sempre dopo, e anche per questo non si può costruire il percorso delle riforme solo con Berlusconi. E' evidente che non si può prescindere da Fi, ma non si possono prevedere corsie preferenziali. Per quanto riguarda la vicenda emersa a Napoli, così come il contenuto dei dialoghi tra dirigenti Rai e Mediaset, emerge una situazione molto grave. Ho visto che Berlusconi cerca di spostare il problema sul fatto che in questo Paese non c'è più la privacy, siamo al Grande Fratello, ma la gravità è ciò che accade, non che si rende noto. E' gravissimo solo che si pensi alla compravendita del parlamentari". Insomma, lei dice no al dialogo con il "diavolo"? "Qualcuno può sognare di avere come interlocutore una persona diversa da quella che è Berlusconi, con una storia diversa dalla sua. Ma non è possibile. Può provare a immaginarselo e desiderarlo ma la realtà è un'altra, e a me interessa il risultato. Tutti auspichiamo che il 2008 sia l'anno delle riforme ma le condizioni perché questo avvenga sono molte. Prima di tutto il rispetto della coalizione di governo. Poi l'apertura del confronto con tutto il centrodestra perché lì ci sono posizioni diverse che non possono essere ignorate. Infine una vera e seria consultazione dentro il Pd. Il cambiamento delle idee di Veltroni non è avvenuto per le esigenze manifestate al tavolo del dialogo ma si è attivato il dialogo su contenuti che sono in assoluta discontinuità con tutto il percorso fatto in questi anni dal centrosinistra e in maniera particolare dall'Ulivo. Si è aperto il confronto sul proporzionale, ma abbiamo fatto una campagna elettorale non indicando mai questo modello, e nessuno può affermare che è stato votato Veltroni segretario del Pd su questo preciso contenuto di riforma elettorale. Anzi. Poi c'è una quarta condizione...". Quale? "Ogni volta che tentiamo di uscire dalle difficoltà del Paese, ci troviamo sempre in mezzo il grande macigno del conflitto di interesse. Non si può pensare, ancora una volta, che questo problema venga archiviato". Ma allora lei vuole proprio far saltare il tavolo? "Qualcuno mi spiega perché le ragioni dei piccoli partiti sarebbero di impedimento al dialogo, mentre le ragioni di Berlusconi vengono preventivamente accolte?". Ora c'è in campo la proposta Bianco: che ne pensa? "Ci fa tornare indietro rispetto a quelle che abbiamo considerato le grandi e fondamentali conquiste di questi anni. In particolare al bipolarismo, all'alternanza e alla possibilità che siano i cittadini a scegliere chi va in Parlamento, ma anche chi governa e quale coalizione sostiene il governo. Lo scettro non può passare dalle mani dei cittadini alle segreterie dei partiti, anche se sono grandi partiti". Meglio il ritorno al Mattarellum? "Il Mattarellum lo considero ancora una base di ripartenza. La bozza Bianco affronta doverosamente il problema della frammentazione ma con una logica che va tutta a vantaggio dei partiti principali". Lei è del Pd e dovrebbe essere contenta, no? "No, perché i grandi partiti a vocazione maggioritaria sono anche partiti a vocazione coalizionale, che non sono mossi da una tentazione di cannibalismo e annessione degli alleati. Anzi, si fanno carico degli alleati. Invece con la proposta di Bianco, i due maggiori partiti si ingrossano a spese degli altri". Cosa deve fare Prodi? "Prodi è persona di grande prudenza: l'ultima cosa che si può permettere è quella di mettere a rischio il governo del Paese. Non è pensabile che ci possa essere una sorta di strategia parallela tra governo e Pd: il principale partito della coalizione non può non collaborare con il premier che è anche il presidente del Pd. Prima di adottare la proposta Bianco come testo base, è necessario aspettare la riunione di tutto il centrosinistra e aprire le consultazioni nel Pd. E' inutile che si continui a smentire che ci sia un rapporto privilegiato con Berlusconi, se non si fa la fatica di trovare prima un punto di incontro nel centrosinistra.


Di ANTONELLA COPPARI - ROMA - NEL GIORNO in (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 14-12-2007)

 

Di ANTONELLA COPPARI ? ROMA ? NEL GIORNO in cui Silvio Berlusconi alza il livello dello scontro, invitando Mastella ad intervenire "contro un'emergenza democratica" e parlando apertamene di "manovra per sabotare il dialogo", il Quirinale scende in campo per riportare sotto controllo l'incendio divampato nelle istituzioni dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni che coinvolgono il Cavaliere: "Bisogna evitare di dare giudizi che avallino la delegittimazione della magistratura ? avverte da New York il capo dello Stato ?. In una democrazia, è essenziale il rispetto reciproco fra le istituzioni politiche, le istanze di democrazia elettiva, le istituzioni giudiziarie". E' netto, Giorgio Napolitano: "Bisogna pesare bene le parole che si dicono sulla magistratura e sulle sue tendenze di parte, come anche sui singoli magistrati o sulle singole procure". Non cita mai il Cavaliere e l'inchiesta a Napoli sulla presunta corruzione di senatori ma è trasparente il riferimento alla questione: ci sono regole che debbono essere rispettate ? avverte ? la polemica non deve mai investire la magistratura in quanto ordinamento dello Stato. Un richiamo, è vero. Che non viene molto gradito dagli intimi del Cavaliere. A riassumere umori comuni provvede il senatore Quagliarello che parla di due pesi e due misure: "Perchè sono state consentite le polemiche che hanno coinvolto De Magistris e Forleo? Perchè, in quei casi, non si è sentito bisogno di alcun intervento?". Ma il Quirinale vuole essere equilibrato: il richiamo ? non il primo, per la verità ? è rivolto anche ai magistrati e ai giornalisti. Chiede senso della misura, Napolitano: "La magistratura deve avere il senso del limite e rispettare le regole che servono innanzitutto a garantire l'autorevolezza. Da parte della stampa, esiste la necessità di stare molto attenti a usare atti che siano coperti da segreto di indagine. Esistono regole precise che tutelano anche la privacy, e riguardano la magistratura e l'informazione". APPUNTO. Il Cavaliere parte da lì, dalla notizia dell'inchiesta e sferra un attacco durissimo: puntano ad affossare il dialogo sulla legge elettorale. "Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset e usa questa vicenda, credo ci sia una chiara voglia di sabotare un accordo di buon senso". La coincidenza è oggettiva: di qui l'impressione che la sua denuncia ("non esiste alcun accordo segreto con Veltroni") trovi ascolto anche a sinistra. Al di là di Prodi che replica con un "vedremo" a chi gli chiede se il dialogo si interromperà, si avverte cautela nel Partito democratico e in Rifondazione. Il suo ruolo è considerato essenziale per avviare le riforme, così non sembra un caso che molti esponenti nella maggioranza concordino nella sostanza con Massimo Cacciari secondo cui le accuse mosse a Berlusconi sono spiacevoli, ma non comporrtano veri e propri reati. Un passaggio non secondario, come osserva qualcuno: parlare di conflitto significa far saltare il tavolo. Nè è irrilevante notare che gli alleati della ex Cdl gli esprimono tutta la solidarietà del mondo ma minimizzano l'ipotesi del complotto: "Non è la prima volta che ci sono interventi di questo tipo", riassume Fini. L'EX PREMIER incassa: di certo, c'è che l'altra sera, parlando con i suoi uomini, elogiava il "garantismo" dimostrato in questa vicenda dal leader del Pd e da Massimo D'Alema. Pur aggiungendo: "Bisogna essere garantisti sempre, non a intermittenza". In pubblico, invece, ripete concetti già espressi: "Siamo in un Paese malato, in cui ognuno può essere spiato". Una vera "emergenza democratica": la misura è colma, bisogna intervenire a "difesa della privacy. Io sono anche disposto a morire per una giusta causa". Confida di aver sentito Mastella: "Gli ho fatto un esposto perchè provveda". Immediata la replica del Guardasigilli: "Non ho visto lo stesso entusiasmo e le stesse richieste di intervento quando sono state pubblicate cose su di me. Berlusconi dovrebbe aiutarmi a sbloccare il mio ddl sulle intercettazioni che è fermo al Senato". Ma agli attacchi del Cavaliere risponde pure il Csm che apre due pratiche: una a tutela dei pm (sollecitata da 18 consiglieri su 24), l'altra per studiare interventi in grado di evitare fughe di notizie. "Non facciamo giustizia di parte", conclude. - -->.


Perquisizione a casa D'Avanzo La Finanza dal giornalista di Repubblica La Fnsi insorge: adesso basta (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 14-12-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Perquisizione a casa D'Avanzo La Finanza dal giornalista di "Repubblica" La Fnsi insorge: adesso basta A tamburo battente, dopo le anticipazioni di Repubblica sull'indagine a carico di Silvio Berlusconi aperta dalla Procura di Napoli, la Guardia di Finanza ha effettuato una perquisizione nell'abitazione romana di Giuseppe D'Avanzo, il giornalista autore dell'inchiesta. Una perquisizione per fuga di notizie, aperta dalla Procura campana che ha subito scatenato un mare di reazioni. Per Vincenzo Vita, assessore alle politiche culturali e della comunicazione della Provincia di Roma, la notizia "desta sconcerto e preoccupazione" e "si aggiunge ai già troppi segni che la libertà di informazione non è, in questi tempi, acquisita e scontata. Occorre fare completa chiarezza - ammonisce Vita - sulla vicenda dei rapporti tra Rai e Mediaset e ora su quella di RaiFiction. Si rischia, altrimenti, di portare allo sfacelo anche le parti migliori e interessanti della televisione". Ed insorge anche la Fnsi, la Federazione nazionale della stampa. "Ora basta. La perquisizione a casa di un giornalista, il giorno dopo la pubblicazione di notizie delicate e importanti, sta diventando un riflesso condizionato della magistratura che ha l'inaccettabile aspetto della ritorsione e della intimidazione", sottolineano in una nota il presidente Roberto Natale ed il segretario generale del sindacato dei giornalisti Franco Siddi. "Ribadiamo ancora una volta che la pubblicazione di notizie desunte da intercettazioni è parte fondamentale e legittima del lavoro giornalistico, tanto più quando si tratta di vicende di evidente rilevanza pubblica. E se c'è fuga di notizie - precisa l'Fnsi -, non è a carico del giornalista che va fatta l'indagine". Secondo Natale e Siddi, "è il momento di dissolvere il clima cupo che grava sul nostro diritto-dovere di informare". La Fnsi ha quindi chiesto un incontro urgente al Consiglio Superiore della Magistratura "perché venga fermata questa deriva". Anche Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi, parla di "fatto gravissimo". Non si può intimidire - sottolinea - "chi ha fatto conoscere agli italiani episodi inquietanti che ipotizzano addirittura il tentativo di corrompere dei senatori della Repubblica. Gli italiani hanno il diritto di sapere". Sul caso è intervenuta anche l'associazione Articolo 21. "Abbiamo sempre espresso la nostra perplessità e le nostre preoccupazioni ogni qualvolta le autorità di polizia hanno compiuto perquisizioni o addirittura sequestri nelle redazioni e nelle case di giornalisti - sottolinea il portavoce Giuseppe Giulietti -. Al di là delle intenzioni di ordine giudiziario, questi atti rischiano sempre di configurarsi come intimidazioni, lesive di un già precario diritto di cronaca". Mentre Sergio Bellucci del Prc dice: "Le perquisizioni in casa dei giornalisti, il giorno dopo la pubblicazione di articoli che destano scalpore, sono una pratica che non si addice ad un paese democratico. Non può essere tollerata".


Rai Fiction, Saccà si autosospende Il dg Cappon: scelta opportuna. Il dirigente indagato chiede un risarcimento per il grave danno (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 14-12-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Rai Fiction, Saccà si autosospende Il dg Cappon: scelta opportuna. Il dirigente indagato chiede un risarcimento per "il grave danno" di Giuseppe Vittori/ Roma SOSPENSIONI Agostino Saccà si autosospende dalla direzione di Rai Fiction, ma chiede un risarcimento "per il grave danno", conseguenza dell'autosospensione. La decisione del dirigente, indagato per corruzione dalla procura di Napoli nell'ambito del- l'inchiesta che coinvolge anche l'ex premier Silvio Berlusconi, arriva dopo l'audizione dello stesso Saccà da parte del Comitato etico della Rai, primo atto di quell'indagine interna per la quale il direttore generale Claudio Cappon aveva promesso in mattinata rapidità, determinazione e trasparenza, "a garanzia dei singoli e dell'immagine dell'azienda". "A tutela della propria immagine, della sua onorabilità e integrità e consapevole della necessità di garantire gli interessi dell'azienda - annuncia nel pomeriggio il legale del direttore di Rai Fiction, Marcello Melandri - Saccà ha chiesto al direttore generale della Rai di essere dispensato dallo svolgere le proprie attività lavorative nell'attesa che si concluda al più presto e positivamente l'indagine in corso". Ma ha fatto anche un'altra richiesta al Guardasigilli Clemente Mastella: che invii gli ispettori in Procura a Napoli per verificare chi ha consegnato al giornalista di "Repubblica" "brogliacci e nastri" delle conversazioni intercettate nell'ambito dell'inchiesta che coinvolge anche Silvio Berlusconi. La richiesta è stata inviata per conoscenza anche al vicepresidente del Csm Nicola Mancino e al pg della Cassazione Mario Delli Priscoli. Secondo i legali di Saccà, ci sono "fondate ragioni per ritenere che il giornalista D'Avanzo non si sia limitato a consultare i brogliacci delle intercettazioni, ma possa addirittura aver avuto a disposizione i nastri o altro supporto da cui ascoltare le captazioni stesse". Ieri da Napoli, intanto, è partito, nei confronti di Saccà, un avviso di conclusione delle indagini preliminari. Durante il colloquio di ieri mattina con il Comitato etico, Saccà avrebbe puntato a dimostrare la correttezza di tutte le procedure seguite, anche in termini economici e contrattuali, arrivando poi alla scelta di "anticipare", con una mossa anche apprezzata da alcuni consiglieri, una decisione che probabilmente sarebbe stata assunta nei suoi confronti in tempi molto accelerati. Cappon la definisce "una scelta opportuna che facilita lo svolgimento delle inchieste interne all'azienda che, ovviamente, non si fermano". Le procedure attivate dall'azienda, comunque, sono lo stesse di quelle applicate al caso Rai-Mediaset e al responsabile del Marketing strategico Deborah Bergamini, poi sospesa in via cautelare dall'incarico. Dura la presa di posizione del presidente, Claudio Petruccioli: "La Rai è un'automobile che va su strada: se buca una gomma si cambia". Solidali con Saccà, invece, i consiglieri Giuliano Urbani e Giovanna Bianchi Clerici.


Premiata ditta Berlusconi-Saccà (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 14-12-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Premiata ditta Berlusconi-Saccà Furio Colombo Segue dalla Prima C onosco l'India, conosco il cinema indiano e l'ho fatto volentieri. Fa piacere occuparsi di accordi che non hanno niente a che fare con le armi. Poi leggo, il 12 dicembre, l'articolo di Giuseppe D'Avanzo su Repubblica (tema, la corruzione di Berlusconi, la sua operazione di acquisto dei senatori del centrosinistra) e apprendo di avere lavorato per il "socio" di Berlusconi, Agostino Saccà. Da una sua posizione chiave nel cuore dell'azienda pubblica Rai, l'ex direttore generale (ora capo di Rai Fiction) lavora a un suo (suo e di Berlusconi) progetto di impresa privata. Trascrivo da D'Avanzo: "Nonostante i suoi doveri di incaricato del servizio pubblico ha un privatissimo proposito di farsi imprenditore di se stesso, creatore della "Città della fiction" di Lamezia, architetto di "Pegasus", un nascente consorzio di produttori televisivi sollecitato da alcuni produttori indiani. Qualcosa non va in questa storia, e non solo dal punto di vista etico", conclude D'Avanzo. Qualcosa non va anche dal punto di vista politico. La mucillagine dilagante (per usare le parole del Censis) degli interessi privati invade e contamina la vita politica e gli impegni istituzionali al punto da far agire nell'interesse dell'impresa infetta (Berlusconi e soci) anche chi si batte in tutti i modi contro di essa. La mattina del 13 dicembre, mentre parlavo di questa vicenda nel corso del programma "Omnibus" de La 7 , coordinato da una indomita conduttrice decisa a non lasciarsi intimidire dagli urli, mi sono accorto di far parte di una esigua minoranza che considera uno scandalo grave il tentativo esplicito e provato di comprare senatori. Mi sono ricordato che - in coincidenza con i fatti rilevati da Repubblica sulla base di intercettazioni telefoniche in cui Berlusconi entra per caso (intercettazioni della magistratura di Napoli che riguardavano il non irreprensibile ex direttore generale della Rai) - il vivace e attivo capo della opposizione e (come si constata ancora una volta) della illegalità italiana aveva indicato il giorno preciso della caduta del governo, il 14 novembre. Era infatti il giorno in cui un imprenditore italiano residente in Australia si era assunto il compito di concludere "l'affare" se il sen. Randazzo - eletto dagli emigrati italiani in quel continente - si fosse prestato al convenientissimo evento del passaggio incentivato da una parte all'altra del Parlamento. Randazzo ha detto e ripetuto il suo no sia a Berlusconi in persona sia ai suoi mandatari (stando sempre alle intercettazioni e alla de-codificazione di esse da parte dei giornalisti di Repubblica). E Berlusconi ha subito lanciato il progetto dal nome maoista di "Partito della Libertà del popolo" per colmare la sconfitta e il vuoto. Ma provate a parlarne con uno schieramento di liberi giornalisti italiani nell'era di Arcore, nel corso di una diretta tv come quella di "Omnibus". La squadra di firme invitate (Paolo Liguori di Mediaset, Carlo Puca di Panorama e persino il celebre Minzolini, ottimo e intraprendente giornalista che ha l'esclusiva delle frasi confidenziali e virgolettate di Berlusconi) hanno risolutamente preteso di essere al di sopra delle parti. E contestualmente si sono impegnati a dimostrare che "vendere e comprare" senatori è un normale fatto politico. Forse che Follini non era stato comprato dal centro-sinistra? Invano ho fatto notare che un partito impegnato a tassare i suoi parlamentari del nuovo Pd (1500 euro a testa ogni mese) solo per pagare il "loft" di poche stanze in cui hanno sede, in tre o quattro vani, i nuovi uffici, difficilmente avrebbe potuto "acquistare" l'ex vice presidente del Consiglio della Casa delle libertà. Ma l'offesa priva di fondamento dedicata a Follini dalla viva voce di giornalisti che dovrebbero narrare la realtà, era solo una parte della loro fiera esibizione super partes. Tutto il loro impegno era dedicato a spiegare - con qualche urlo in più - al pubblico che tutto nella politica italiana è basato su continue compra-vendite. E che dunque, se c'è un intollerabile scandalo, è quello delle intercettazioni. Soltanto Gianni Barbacetto (coautore con Marco Travaglio di testi su Berlusconi visti di malocchio dai politici di ogni parte, ma best-seller presso il pubblico italiano) e io abbiamo tentato di dire che quando le manovre che cambiano la politica italiana sono segrete, illegali e pericolose, il venirle a sapere in modo inconfutabile è sempre un atto di difesa della democrazia. Purtroppo sulla questione intercettazioni lo schieramento dei super partes berlusconiano non è isolato. Il presidente della Camera Bertinotti: "Ho detto che Silvio Berlusconi è un animale politico e che sulle riforme è un interlocutore indispensabile". "Ma - scrive il Corriere della Sera del 13 dicembre - c'è di più. Il garantista Bertinotti si è appellato al Procuratore di Napoli per verificare se c'è stato il vulnus che sembra appalesarsi nella intercettazione del deputato Berlusconi. Dice Bertinotti al Corriere: "Le regole sono l'essenza della democrazia. E qui mi fermo. È un rito (la pubblicazione delle intercettazioni, N.d.R.) che danneggia anche la magistratura"". Dice il senatore-avvocato Guido Calvi del Pd: "Diciamo che ho sempre paura che qualche magistrato, come dire, possa deviare dall'esercizio delle sue funzioni. Il controllo del Csm deve ormai diventare estremamente rigoroso. È urgente mettere mano al problema delle intercettazioni che non siano finalizzate all'accertamento del reato perseguito e impedire la fuga prima del legittimo uso processuale". Ma la pattuglia di coloro che guardano corrucciati alla presunta irregolarità dei giudici di Napoli (che appare infondata perché - come afferma il Procuratore di quella città - la parte investigativa dell'indagine è giunta a compimento e non sembra ci sia stata una fuga di carte segrete) non è affatto isolata. Da una parte si sente (si è sentita nella puntata di Omnibus di cui ho parlato) la voce esasperata di un giornalista come Liguori che sbotta: "Ma con tutti i delitti che ci sono a Napoli proprio di Berlusconi e Saccà si dovevano occupare quei giudici!". Dall'altra, c'è il desiderio di partecipare alla vasta indifferenza verso il clamoroso attentato alla democrazia. Perché è vero che il deputato Berlusconi è stato intercettato e questo viola le regole. Ma questa violazione - che è apparente, perché gli investigatori stavano seguendo e ascoltando un alto dirigente della Rai circondato di molti sospetti - non è colpa dei giudici. Infatti Saccà e Berlusconi discutevano tutto il tempo non solo di ragazze da piazzare alla Rai per "levarcele dalle balle", ma anche di richieste di Berlusconi a Saccà di "far felice il capo" procurandogli, con i mezzi che si sanno, i senatori che gli mancano affinché Prodi cada quel magico 14 novembre che "il capo" aveva profetizzato. In fondo a sinistra, profondo silenzio. E quando non è silenzio è preoccupazione. Tutto questo disordine non interromperà il dialogo? Non è meglio, come suggeriscono i senatori-avvocati, separare la giustizia dalla politica? Il ragionamento ricorda le tante altre volte in cui ci ammonivano a non parlare dei processi di Berlusconi, per una sorta di cavalleresca sospensione che avrebbe reso meno aspri i rapporti. Come si ricorderà, ha sempre provveduto Berlusconi, di sua iniziativa, a riaccendere la miccia ora accusando i comunisti di occupare l'Italia, ora facendo descrivere Prodi come "un mascalzone bavoso". Questa volta è diverso. Nel pieno della politica, Berlusconi compie un delitto politico, oltre che di corruzione: vuole comprarsi alcuni senatori. Un senatore conferma, comprese sorveglianze, pedinamenti, fotografi pronti allo scatto, strani intermediari. Non è "un'altra storia" come ci dicevano (sbagliando) per il conflitto di interessi. È il cuore dell'unica storia: la politica italiana inquinata da Berlusconi. Il tentativo, illegale e disonesto, di abbattere la maggioranza per dissanguamento. Non si può e non si deve far finta di niente perché ormai siamo in compagnia degli italiani che sanno tutto attraverso un percorso che non viola alcuna legge. Certo che il tentativo di trovare un minimo di accordo per una decente legge elettorale deve continuare, non è stato il centro-sinistra a volere una legge elettorale indecente, giustamente definita da loro stessi "porcata" . Certo che tale tentativo va fatto con loro, gli autori della "porcata" (che non hanno mai neppure tentato di giustificare o spiegare, solo un sabotaggio della delicata macchina elettorale che genera ogni volta la democrazia). Meglio se "loro" sono una tavola larga, senza preclusioni, senza esclusi. Difficile? Difficile. Ma dalla parte della maggioranza l'esperienza e la conoscenza di queste cose non manca. Ma non possiamo farci carico di Saccà. Non possiamo far finta di non sapere ciò che tutta l'Italia sa. Non possiamo isolare e lasciare sola la preda che avevamo puntato, il senatore "da comprare" dopo che avevamo fatto una meticolosa ispezione del suo stato patrimoniale. Il grande teatro insegna che la vittima diventa patetica se viene lasciata sola, se non diventa simbolo vantato ed esibito da chi ha scoperto l'inganno. Non credo si debba confondere la necessità urgente (e finora bene impostata da Veltroni) dell'accordo su un punto, la legge elettorale, con una sorta di indulto-distrazione-amnistia generale. O che sia consigliabile aggiungere sdegno per il gesto di rivelare invece che per la rivelazione. La storia, adesso, parte da quella rivelazione. colombo_f@posta.senato.it.


<Italia Paese malato, siamo tutti spiati> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 14-12-2007)

 

"Italia Paese malato, siamo tutti spiati" di Fabrizio De Feo - venerdì 14 dicembre 2007, 07:00 da Roma Il volto è sorridente. L'atteggiamento è quello di sempre, sereno, cordiale, con qualche inevitabile escursione nell'autoironia e nello scherzo. Ma la rabbia, l'amarezza e lo stupore per l'ennesimo affondo portato dalla magistratura nei suoi confronti sono trattenute a stento. E così, non appena i giornalisti che lo attendono di buon mattino fuori dalla nuova sede romana dei Circoli di Marcello Dell'Utri gli sottopongono l'inevitabile domanda sul "ritorno delle toghe rosse", Silvio Berlusconi parte con un duro intervento polemico. "Questo è un Paese malato in cui non c'è più la libertà, in cui chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato, intercettato in qualunque modo. Siamo tutti sotto il controllo di un Grande fratello. Ora capisco quelle telecamere vicino a Palazzo Grazioli e certe strane telefonate evidentemente intercettate che ho ricevuto. Siamo di fronte a un'emergenza democratica". Per argomentare la sua tesi il Cavaliere porta un esempio concreto: "Quando un organo di stampa interviene su conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, credo ci sia la volontà chiara di sabotare quell'accordo di buonsenso che sta per nascere tra due parti che finora si erano guardate con molta diffidenza". Il riferimento è alla coincidenza temporale tra l'avvio delle inchieste e il dialogo con Walter Veltroni sulla legge elettorale. "Ho fatto un esposto al ministro della Giustizia. Mastella l'ho sentito mercoledì stesso, a lui non chiedo solidarietà ma d'intervenire. D'altra parte con lui c'è anche una condivisione rispetto alla legge che abbiamo presentato sulle intercettazioni. A questo punto penso che ci sia una mania di controllo da parte di un certo numero di persone che sono ormai fuori da quelli che sono i comportamenti costituzionalmente corretti". Berlusconi è un fiume in piena. E non si fa problemi ad entrare nel merito della ricostruzione fatta dai giornali. "Non conosco chi ha avvicinato il senatore Randazzo. Per fortuna Randazzo ha detto che il mio comportamento con lui è stato assolutamente corretto, che non c'è stata mai nemmeno l'ombra di un'offerta che non fosse qualcosa di politico". Il leader azzurro ci tiene soprattutto a mandare un messaggio chiaro a quanti sperano che questi affondi possano fiaccarne la resistenza. "Questo attacco non mi spaventa, anzi mi induce a continuare. Io, per quanto mi riguarda, sono pronto a morire per il mio Paese. Certi alleati sperano nel "generale vecchiaia", affinché io possa mettermi da parte. Ma io sento che in questo momento in Italia non sono fungibile, quindi, finché sarà necessario, finché non ci sarà qualcuno a cui passare il testimone, resterò qui, disposto anche a morire. D'altra parte io non ho nessuna ambizione politica, tutto quello che faccio è per senso di responsabilità verso il mio Paese". Berlusconi, esaurito il capitolo giudiziario, passa poi ad affrontare la questione calda del dialogo e dei rapporti con gli alleati. "Con Veltroni non c'è stato nessun accordo segreto. Siamo andati da lui e per la prima volta gli abbiamo detto: siamo disposti a esaminare in Parlamento una nuova legge elettorale. Dunque non c'è situazione nascosta, non ho mai avuto retropensieri". Fin qui il dialogo con Veltroni. Ma ci sono anche gli agguati legislativi ai suoi danni a cui pensare. "Con la legge Gentiloni c'è la volontà criminale di aggredire Mediaset che è un grande patrimonio nazionale" attacca il presidente di Forza Italia. E, naturalmente, i rapporti con An, Lega e Udc da recuperare. Per questo Berlusconi annuncia che proporrà ai partiti del centrodestra di incontrarsi per discutere della legge elettorale soltanto dopo il vertice della maggioranza in programma il 10 gennaio. "Proporrò agli alleati di fissare una riunione l'11 o il 12 gennaio. È inutile che ci mettiamo a discutere di tecnicalità quando non c'è una proposta dell'altra parte. Spero che gli alleati vogliano accettare questo suggerimento di buonsenso. Aspettiamo che a sinistra finiscano di discutere, senza litigare tra noi prima di conoscere la proposta degli altri". Da parte mia, continua, "spero in un ripensamento degli alleati ai quali continuo a mandare messaggi ma non posso esimermi dal ricordare che se la Cdl è morta non è colpa mia".


Salgono i ricavi per Publitalia Bene la pubblicità (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 14-12-2007)

 

Di Redazione - venerdì 14 dicembre 2007, 07:00 Debole Mediaset in Piazza Affari (meno 0,41% ) nonostante i conti positivi di Publitalia. Quest'ultima chiuderà l'anno con un fatturato pubblicitario lordo in crescita dell'1% rispetto al 2006. Lo ha annunciato Giuliano Adreani che oltre a essere il numero uno della concessionaria siede al vertice di Mediaset. Superato un primo trimestre debole (meno 7%) "da aprile a settembre Mediaset ha tenuto con una leggera flessione intorno allo 0,5 per cento. Da lì in poi è iniziato il recupero. Negli ultimi tre mesi la nostra raccolta sulle tre reti televisive è salita dell'11%, numeri che non si vedevano dagli anni Novanta", ha spiegato Adreani in un'intervista al "Sole 24 Ore". Anche per Mediaset "andrà molto meglio dell'anno passato", ha proseguito il top manager, secondo il quale per il 2008 ci sono "ottimi segnali".


Il cavaliere rilancia le accuse "vogliono sabotare le riforme" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 14-12-2007)

 

L'ex premier: siamo all'emergenza democratica. E presenta un esposto a Mastella. Il Cavaliere rilancia le accuse "Vogliono sabotare le riforme" ROMA - Aveva parlato di "armata rossa delle toghe", ora rincara: "è una situazione di emergenza democratica, siamo in un paese malato in cui non c'è più la libertà, in cui chiunque voglia essere messo sotto ricatto può essere spiato, intercettato. Penso che c'è una mania di controllo da parte di un certo numero di persone che sono ormai fuori da comportamenti costituzionalmente corretti". Silvio Berlusconi lancia l'offensiva contro i pm di Napoli che l'hanno messo sotto inchiesta per l'affaire su tv e mercato dei voti in Parlamento. Per il Cavaliere "siamo in presenza di qualcuno che ha interesse a sfruttare la situazione" e che ha, tra l'altro, l'obiettivo di "sabotare il dialogo sulle riforme". "Quando un organo di stampa", cioè Repubblica che ha anticipato l'inchiesta della Procura, "interviene sulle conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute e si usa quest'ultima vicenda, credo ci sia una voglia chiara di sabotare quell'accordo che sta per nascere tra due parti che finora si sono guardate con molta diffidenza". è lo sfogo del Cavaliere arrivando ai circoli di Marcello Dell'Utri alle dieci del mattino. La diffidenza tra Berlusconi e il segretario del Pd Walter Veltroni ancora c'è, però c'è anche "la volontà da parte di entrambi di cambiare le cose: tra di noi non c'è alcun accordo segreto". L'attacco dell'ex premier alla magistratura ha una prima, concreta conseguenza: "Ho presentato un esposto al ministro della Giustizia, affinché provveda, come del resto in altre situazioni meno gravi". Con Clemente Mastella si sono anche sentiti. Il Cavaliere ha chiamato per dire che non gli serve una solidarietà a parole, bensì una risposta alla domanda se questi giudici hanno oltrepassato i limiti. I due hanno parlato quindi della legge sulle intercettazioni, bloccata al Senato. Berlusconi ha parlato di situazione da "Grande fratello": "Coloro che venivano a incontrarmi alla presidenza di Forza Italia sono stati filmati e intercettati. Ho letto soltanto ora che c'è stato qualcuno che ha avvicinato Randazzo nei mesi indietro, qualcuno che io nemmeno conosco". Insomma, con "l'acquisto" di senatori lui giura di non entrarci nulla. Lo stesso Randazzo l'ha dichiarato che "il mio comportamento è stato assolutamente corretto e che non c'è stata l'ombra di un'offerta che non fosse qualcosa di politico... siamo in un paese in cui non c'è la libertà, se questo viene fatto nei confronti del leader dell'opposizione e del più grande partito d'Italia, pensate cosa possano fare gli altri". E Mastella, laconico: "Non è che quando si è toccati personalmente si invocano le tutele, quando riguarda gli altri si gioca con il loro scalpo...è successo anche a me, le mie intercettazioni sono state pubblicate dai giornali di Berlusconi e allora gli dico, non è che ci può essere una magistratura rossa, biancorossa o bianconera". +(g.c.).


Il colle concorda le mosse con mancino "inaccettabili quegli attacchi alle toghe" - claudio tito (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 14-12-2007)

 

L'iniziativa del Csm avallata dal Quirinale. L'ex premier : approvare il ddl sulle intercettazioni Il Colle concorda le mosse con Mancino "Inaccettabili quegli attacchi alle toghe" Il presidente ha voluto il richiamo al corretto uso degli atti coperti dal segreto Il Guardasigilli: "Il testo è bloccato al Senato, io sono pronto a votarlo immediatamente" CLAUDIO TITO ROMA - Un'iniziativa concordata e avallata. Due "pratiche" che hanno ricevuto l'assenso del presidente della Repubblica. Prima di riunire d'urgenza il comitato di presidenza del Csm, Nicola Mancino ha voluto informare Giorgio Napolitano di quel che stava accadendo. "Dobbiamo subito porre un limite", è stato l'invito del capo dello Stato. "Quelle parole sono inaccettabili". Le polemiche scatenate dall'indagine rivelata da Repubblica e che coinvolge Silvio Berlusconi, sono infatti approdate in un batter d'ali al Consiglio superiore della magistratura. Gli attacchi del Cavaliere e di Forza Italia ai Pm di Napoli hanno fatto scattare l'immediata reazione di buona parte dei consiglieri di Palazzo de Marescialli. Nel giro di due giorni lo scontro tra il centrodestra e le toghe sembrava far tornare le lancette dell'orologio indietro di qualche anno. E soprattutto hanno posto nuovamente al centro del dibattito politico il provvedimento, predisposto l'estate scorsa dal ministro della Giustizia Mastella, sulle intercettazioni telefoniche. "Veltroni - è ad esempio la sfida lanciata ora dal Cavaliere - dimostri coraggio anche su questo punto". I toni della contesa, dunque, si sono alzati nel giro di poche ore. Il confronto tra berlusconiani e giudici non ha risparmiato colpi. Napolitano e Mancino, allora, hanno deciso insieme di intervenire in tempi brevi. L'inquilino del Quirinale al telefono da New York ha studiato tutte le mosse con il vicepresidente del Csm. Primo obiettivo: stoppare l'affondo del leader forzista. Ma senza schierare l'intero Csm solo ed esclusivamente su quel fronte. è indispensabile - è stato il ragionamento del Colle - dare un "segnale" ai magistrati ma senza infierire nei confronti del capo dell'opposizione. Lo spunto era già servito: l'iniziativa di 18 (su 24) membri del Csm che chiedevano la "tutela" dei giudici napoletani. Abbastanza per convocare il comitato di presidenza. Ma non per chiudere la vicenda. I due vertici del Consiglio, infatti, consideravano ineludibile pure un riferimento all'uso delle intercettazioni. Certo, per il Quirinale il nodo principale da sciogliere riguarda le espressioni usate da Berlusconi. Aggettivi "inaccettabili". Napolitano boccia da sempre questo tipo di attacchi come un vero e proprio tentativo di "delegittimazione" della magistratura. E l'organo di autogoverno del potere giudiziario non può che stigmatizzare quegli attacchi da parte di un esponente politico e soprattutto da parte di un ex presidente del consiglio. In questo caso, anzi, pure il Colle ha ritenuto "prioritario" far sentire la voce delle Istituzioni. Ma nello stesso tempo, anche per non far naufragare la navicella del dialogo tra i poli sulle riforme, la massima carica dello Stato ha invitato a sottolineare la necessità di un riferimento al corretto uso degli atti coperti dal segreto di indagine. Napolitano considera, infatti, opportuno disciplinare la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche. Lo aveva sottolineato già il 22 novembre scorso quando infuriava la battaglia sul caso Rai-Mediaset. "Le intercettazioni sarebbe bene che restassero dove devono restare - ammoniva - almeno fino a che c'è il segreto di indagine". Appunto, il disegno di legge sulle intercettazioni. Da mesi, ormai, quel testo giace esanime sul tavolo della commissione giustizia del Senato. "Non per colpa mia", ripete il Guardasigilli: "io sono pronto a votarlo immediatamente. A Berlusconi gliel'ho detto. Quella legge lui la vuole". Su quel testo adesso si concentrano quindi le attenzioni del Cavaliere. Vuole che l'esame riprenda a gennaio, dopo la pausa natalizia. "Walter - è l'analisi ripetuta ieri con i suoi - deve sapere resistere anche su questo campo. Altrimenti, è chiaro, sarà più difficile discutere sul resto. Quella legge deve essere votata a Palazzo Madama". Del resto, la risposta del Consiglio superiore della magistratura Berlusconi l'aveva messa nel conto. "è tutto scontato e prevedibile", ha spiegato ai fedelissimi. Così come era scontata la reazione dei membri togati del Csm vicini alla Cdl. Scesi in campo contro la maggioranza. Ma soprattutto, Forza Italia a questo punto vuole creare un "link" tra il capitolo giustizia e la riforma elettorale. Una scelta che poggia non solo sul fatto che l'inchiesta napoletana viene considerata un "atto di sabotaggio" dell'intesa con il Pd, ma anche sui segnali lanciati da Via del Plebiscito verso la sponda veltroniana dell'Unione. Circostanza rafforzata dalle dichiarazioni contro Berlusconi arrivate ieri solo dai partiti "minori" del centrosinistra. Quelli che contestano l'asse tra il capo di Forza Italia e del partito Democratico.


Nella rete di Berlusconi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Manifesto, Il" del 14-12-2007)

 

Andrea Fabozzi Se qualcuno nel centrosinistra si permette di questionare le riforme immaginate da Veltroni, il primo a preoccuparsi e a dirsi solidale con il segretario del Pd è ormai Berlusconi. Se Fini litiga con Berlusconi, Veltroni subito litiga con Fini. Se Berlusconi finisce indagato per corruzione, Veltroni non dice una parola e l'intero Pd perde la voce. La trattativa sulla legge elettorale prima di tutto. Ma a che prezzo? Quel po' di concordia che restava nell'Unione è stato sacrificato con la leggerezza con cui si butta via qualcosa di inutile e sorpassato. Nel centrosinistra sono tutti contro tutti, la sinistra arcobaleno scolora nella più classica delle guerre civili: quella per la sopravvivenza. Non solo. Il dialogo esige i suoi sacrifici. La legge di riforma dell'emittenza può attendere, quella sul conflitto di interessi è parcheggiata sul binario morto. E attenzione. Si tratta delle due riforme mancate dallo scorso governo di centrosinistra per le quali sia Prodi che Veltroni che tutti gli altri hanno chiesto scusa e perdono agli elettori, i due massimi impegni per la nuova legislatura. La ragione per la quale molti indecisi hanno deciso di votare ancora il centrosinistra, a questo punto sbagliando. E invece. Veltroni preferisce glissare su quei provvedimenti che anche lui all'opposizione e in campagna elettorale riteneva fondamentali. Prodi se ne ricorda a giorni alterni e solo quando si preoccupa che l'intesa tra Walter e Silvio finisca per scavargli la fossa. Il risultato non cambia. Conflitto di interessi e riforma delle tv non si fanno e sono considerati meno urgenti di una modifica dei regolamenti parlamentari. "L'anomalia" Berlusconi è più che mai al centro della scena politica. Ma è giusto dialogare con il cavaliere sulla riforma della legge elettorale? Non si tratta con Berlusconi, si tratta di Berlusconi. È ridicolo scoprirne oggi la biografia, dopo quarant'anni di attività imprenditoriale e quindici di politica. Non sono certo le ultime inchieste ad aprire gli occhi sugli intrecci Rai-Mediaset o sulle attività mercantili del cavaliere con le attrici e i senatori. Semmai quelle inchieste sono enfatizzate proprio dal contorno politico: quel Berlusconi è tornato ad essere uno statista con il quale si sta cercando un dialogo privilegiato. Un brutto errore. La riforma elettorale va certamente fatta anche con il leader del primo partito dell'opposizione, ma senza per questo scontargli il fatto di aver imposto lui, solo due anni fa, l'attuale legge porcata. Buon senso e buona politica vorrebbero che la maggioranza o quel che ne resta cercasse prima di tutto al suo interno un'intesa. Sembrerebbe persino il compito del segretario del partito più grande dell'Unione. Aver fatto di Berlusconi l'architrave di tutto è più di quanto Berlusconi potesse desiderare. Per farlo il centrosinistra deve sacrificare le riforme promesse e nascondere la faccia ogni volta che la cronaca ricorda chi sia Silvio Berlusconi. Con il rischio, sottovalutato da Veltroni, che alla fine al cavaliere rimesso in sella convenga far saltare tutto. Ancora una volta.


Berlusconi: l'obiettivo è sabotare il dialogo (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 14-12-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2007-12-14 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Berlusconi: l'obiettivo è sabotare il dialogo "Ho presentato un esposto al Guardasigilli" Il Cavaliere: finché non ci sarà qualcuno a cui passare il testimone, resterò, disposto a morire per una giusta causa ROMA - L'inchiesta della procura di Napoli che lo vedrebbe indagato per tentata corruzione è a giudizio di Berlusconi "un procedimento squisitamente politico, che dimostra la voglia chiara di sabotare quell'accordo di buonsenso che sta per nascere tra due parti che finora si erano guardate con molta diffidenza". L'ex premier torna a parlare dell'indagine su presunte raccomandazioni che lui avrebbe fatto in Rai, così come sul presunto tentativo di corruzione di alcuni senatori, entrambi i filoni al vaglio dei magistrati napoletani. Lo fa riscontrando almeno due anomalie, la prima risalente ad alcuni gironi fa, al caso delle telefonate per concordare palinsesti e pubblicità fra dirigenti Rai e Mediaset: "Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, e poi ancora su quest'ultima vicenda, allora vuol dire veramente che c'è una mania di controllo da parte di un certo numero di persone che sono ormai fuori da comportamenti costituzionalmente corretti". Il leader di Forza Italia non solo si tira fuori dunque, ma riscontra una trama, un preciso disegno politico rivolto contro il dialogo sulla legge elettorale, contro i tentativi di riforma che sta portando avanti insieme al leader del Pd, Walter Veltroni. Su quest'ultimo precisa che non esiste "alcun accordo segreto, siamo solo andati da lui e per la prima volta abbiamo detto che siamo disposti ad esaminare in Parlamento una nuova legge elettorale. Non c'è situazione nascosta, non ho mai avuto retropensieri". E se dagli Stati Uniti il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invita i protagonisti della vicenda, e in primo luoghi la politica, a non delegittimare la magistratura, il Cavaliere non ha alcuna intenzione di limitare la sua denuncia. "Siamo - dice ai giovani dei circoli di Dell'Utri - un Paese malato in cui non c'è più la libertà, in cui chiunque voglia essere messo sotto ricatto può essere spiato, intercettato in qualunque modo. Siamo in presenza di una malattia grave per la democrazia ". Poi entra nei dettagli dell'inchiesta: "Coloro che venivano ad incontrarmi sono stati filmati e intercettati. Ho letto che c'è stato qualcuno che ha avvicinato il senatore Randazzo ma è un qualcuno (l'imprenditore Nick Scavi, ndr) che io non ho mai conosciuto. Per fortuna Randazzo ha detto che il mio comportamento con lui è stato corretto, che non c'è mai stata nemmeno l'ombra di un'offerta non politica". Conferma poi di aver presentato un esposto al ministro della Giustizia: "L'ho sentito ieri, la pensiamo allo stesso modo sulla legge in tema di intercettazioni". Infine anche un messaggio rivolto agli alleati: "Fino a quando non ci sarà qualcuno a cui poter passare il testimone io resterò, disposto anche a morire per una giusta causa. Certi alleati sperano nel generale vecchiaia, affinchè io possa mettermi da parte. Il fatto è che io sono un cittadino che ha visto realizzare tutti i suoi sogni, non ho bisogno quindi di dimostrare più nulla. Purtroppo sento che al momento non sono fungibile ". Sul "generale vecchiaia" Gianfranco Fini si limita a una controdomanda: "Dica, a chi si riferisce?". Marco Galluzzo.


SCONTRO CAVALIERE-GIUDICI Silvio si appella a Mastella (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Libero" del 14-12-2007)

 

Anzitutto 14-12-2007 SCONTRO CAVALIERE-GIUDICI Silvio si appella a Mastella di TOMMASO MONTESANO ROMA Denuncia l'esistenza di apparati deviati ormai fuori dai "comportamenti costituzionalmente corretti". Usa espressioni come "emergenza democratica"; "Paese malato" e "grande fratello" a proposito delle intercettazioni che provengono dalla procura di Napoli. Presenta un esposto al ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Accusa il quotidiano "La Repubblica" di voler "sabotare" l'accordo "che sta per nascere" tra lui e Veltroni sulla riforma elettorale. Un tentativo, assicura, destinato comunque al fallimento. MINA ANTI-DIALOGO Il giorno dopo la fuga di notizie sull'inchiesta a suo carico per istigazione alla corruzione di senatori e per corruzione a proposito delle segnalazioni di alcune showgirls ai dirigenti della Rai, Silvio Berlusconi resta all'offensi va. E conferma i timori per una deriva verso il "regime". "Non c'è più libertà, chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato e intercettato", lancia l'allar me in occasione del suo intervento ai Circoli del buongoverno di Marcello Dell'Utri. Poi affonda su "Repubblica", il quotidiano che due giorni fa ha anticipato le mosse delle toghe e prima ancora scoperchiato il pentolone sul caso Rai-Mediaset: "Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, e usa quest'ultima vicenda (senatori e attrici, ndr), credo ci sia una voglia chiara di sabotare quell'accordo di buonsenso che sta per nascere tra due parti che si sono guardate con molta diffidenza". Ossia Forza Italia e il Partito democratico. Berlusconi conferma di aver inoltrato un esposto anche al Guardasigilli. "Ho sentito ieri (mercoledì, ndr) Mastella. Non chiedo solidarietà, ma fatti concreti come è accaduto in altre situazioni meno gravi". Un riferimento al caso del pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Al ministro della Giustizia il Cavaliere ha rinnovato l'impegno "a concentrarci su una legge sulle intercettazioni che tra l'altro lo trova d'accordo". La situazione, infatti, ormai ha superato il livello di guardia. "C'è una mania di controllo da parte di un certo numero di persone che sono ormai fuori da quelli che sono i comportamenti costituzionalmente corretti". Quella delle intercettazioni, incalza Berlusconi, "è una malattia grave della nostra democrazia", che assume ogni giorno che passa le sembianze "di un grande fratello in cui tutti sono sotto controllo. Coloro che venivano ad incontrarmi sono stati intercettati, filmati. Ora capisco quelle telecamere vicino a Palazzo Grazioli e certe strane telefonate...". QUIRINALE CON LE TOGHE "Certo che risponderò a Berlusconi e lo farò con garbo", assicura Mastella, "ma vorrei ricordare che anche io sono finito sui giornali, in primis su quelli del Cavaliere, e non ho visto le stesso entusiasmo e le stesse richieste di intervento di oggi". Quanto ai rimedi, il Guardasigilli passa la patata bollente a Veltroni e allo stesso Berlusconi: "Visto che hanno la forza numerica, recuperino il mio disegno di legge sulle intercettazioni che è fermo al Senato. Io ho cercato di mettere una pezza, ma ora lo sblocchino loro". Il Csm, intanto, ha aperto d'urgenza due pratiche: una a tutela dei magistrati napoletani messi sotto accusa dal centrodestra, come richiesto dalla maggioranza dei consiglieri (i laici di centrosinistra e tutti i togati tranne due) e un'altra - "di carattere più generale" - per evitare che si ripetano fughe di notizie su inchieste in corso. "La solita giustizia di parte e i soliti due pesi e due misure", attaccano i forzisti Fabrizio Cicchitto e Niccolò Ghedini. Contro gli attacchi alle toghe anche l'Anm, secondo cui va "respinto con fermezza il malcostume di attaccare per prima cosa e ogni volta la magistratura". E dal Quirinale, puntuale, arriva il sostegno di Giorgio Napolitano. "È essenziale che ci sia rispetto reciproco tra le istituzioni politiche, le istanze della rappresentanza elettorale e le istituzioni giudiziarie", fa sapere il presidente della Repubblica, per il quale "bisogna evitare di dare giudizi che avallino la delegittimazione della magistratura". L'opposizione, invece, fa quadrato intorno a Berlusconi. "La magistratura ha il diritto di mostrare la sua autonomia, ma ha anche il dovere di dimostrare la sua imparzialità", osserva Gianfranco Fini (An), "mi pare che nell'inchiesta di Napoli non ci sia nulla di penalmente rilevante". Foto: PASSO INDIETRO Dopo trentun anni in Rai Agostino Saccà, presidente di Rai Fiction, ha deciso di autosospendersi in seguito agli attacchi del presidente Claudio Petruccioli. Contrasto Berlusconi indagato I GIUDICI Il Csm apre due inchieste: una per tutelare le toghe napoletane, l'altra sulla fuga di notizie. Il Quirinale: evitare di dare giudizi che avallino la delegittimazione della magistratura Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.


"Italia malata, tutti spiati" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 14-12-2007)

 

Di Fabrizio De Feo - venerdì 14 dicembre 2007, 08:50 Roma - Il volto è sorridente. L'atteggiamento è quello di sempre, sereno, cordiale, con qualche inevitabile escursione nell'autoironia e nello scherzo. Ma la rabbia, l'amarezza e lo stupore per l'ennesimo affondo portato dalla magistratura nei suoi confronti sono trattenute a stento. E così, non appena i giornalisti che lo attendono di buon mattino fuori dalla nuova sede romana dei Circoli di Marcello Dell'Utri gli sottopongono l'inevitabile domanda sul "ritorno delle toghe rosse", Silvio Berlusconi parte con un duro intervento polemico. "Questo è un Paese malato in cui non c'è più la libertà, in cui chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato, intercettato in qualunque modo. Siamo tutti sotto il controllo di un Grande fratello. Ora capisco quelle telecamere vicino a Palazzo Grazioli e certe strane telefonate evidentemente intercettate che ho ricevuto. Siamo di fronte a un'emergenza democratica". Per argomentare la sua tesi il Cavaliere porta un esempio concreto: "Quando un organo di stampa interviene su conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, credo ci sia la volontà chiara di sabotare quell'accordo di buonsenso che sta per nascere tra due parti che finora si erano guardate con molta diffidenza". Il riferimento è alla coincidenza temporale tra l'avvio delle inchieste e il dialogo con Walter Veltroni sulla legge elettorale. "Ho fatto un esposto al ministro della Giustizia. Mastella l'ho sentito mercoledì stesso, a lui non chiedo solidarietà ma d'intervenire. D'altra parte con lui c'è anche una condivisione rispetto alla legge che abbiamo presentato sulle intercettazioni. A questo punto penso che ci sia una mania di controllo da parte di un certo numero di persone che sono ormai fuori da quelli che sono i comportamenti costituzionalmente corretti". Berlusconi è un fiume in piena. E non si fa problemi ad entrare nel merito della ricostruzione fatta dai giornali. "Non conosco chi ha avvicinato il senatore Randazzo. Per fortuna Randazzo ha detto che il mio comportamento con lui è stato assolutamente corretto, che non c'è stata mai nemmeno l'ombra di un'offerta che non fosse qualcosa di politico". Il leader azzurro ci tiene soprattutto a mandare un messaggio chiaro a quanti sperano che questi affondi possano fiaccarne la resistenza. "Questo attacco non mi spaventa, anzi mi induce a continuare. Io, per quanto mi riguarda, sono pronto a morire per il mio Paese. Certi alleati sperano nel “generale vecchiaia”, affinché io possa mettermi da parte. Ma io sento che in questo momento in Italia non sono fungibile, quindi, finché sarà necessario, finché non ci sarà qualcuno a cui passare il testimone, resterò qui, disposto anche a morire. D'altra parte io non ho nessuna ambizione politica, tutto quello che faccio è per senso di responsabilità verso il mio Paese".


Raifiction, la corazzata di agostino tremila ore di tv e 270 milioni di budget - antonio dipollina (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 14-12-2007)

 

Il dirigente Rai inquisito è alla testa della divisione del servizio pubblico più ricca e ambita RaiFiction, la corazzata di Agostino tremila ore di tv e 270 milioni di budget Un indotto ricco e "sensibile" alle richieste del mondo della politica Petruccioli su Saccà: "L'azienda ha bucato una gomma, ora deve cambiarla" ANTONIO DIPOLLINA Tra le varie contrarietà in corso, Agostino Saccà non deve aver preso bene la definizione del presidente Petruccioli sulla Rai che "ha bucato una gomma e deve cambiarla". Perché la gomma in questione è lui: non può certo essere l'intera Raifiction, la divisione corazzata dell'azienda, il supergioiello di famiglia che le nude cifre non possono spiegare più di tanto. Le oltre tremila ore trasmesse ogni anno, certo, i 268 milioni investiti ogni anno in produzioni originali, sicuro, ma RaiFiction è parecchio di più: per il valore aggiunto che si porta appresso è paragonabile alla divisione auto della Fiat, la fiction non è soggetta alle angherie di critica e pubblico che toccano al resto della programmazione, viaggia sempre su numeri altissimi, rende adeguatamente e, soprattutto, vi si può costruire intorno una filosofia, pratica e no. Lo ha fatto, negli anni, il Saccà schieratissimo politicamente, giostrando le reti e gli indirizzi, aprendo Raiuno al vecchio concetto di "famiglia" davanti alla tv ? con linee-fiction apposite, medici in famiglia e gioielli per il grandissimo pubblico come Montalbano - Raidue a un minimo di sperimentazione, Raitre a serie che facciano bella figura in società. Gestendo un potere immenso che ribalta in qualche caso la concezione delle tv succubi delle case di produzione esterne che fanno il bello e il cattivo tempo nell'intrattenimento, quiz e varietà, ma sulla fiction devono muoversi con circospezione, visto che un quiz può saltare dopo una puntata e non succede nulla, mentre sbagliare una costosissima miniserie in due puntate è un mezzo disastro. Per non parlare delle linee-guida politiche, per cui ci siamo ritrovati a un certo punto anche le fiction "in quota" a questo o quello: come se fino ad allora fossero andate in onda soprattutto trame bolsceviche per grandi e piccini, la destra al potere riuscì a commissionare negli anni fiction su personaggi cari alla tradizione come Guglielmo Marconi ma anche, in uno slancio verso la luna, la fiction sui futuristi ? per non parlare del Barbarossa in preparazione, sulla quale si è avuta via intercettazioni la conferma che tutto è stato ordinato dalla Lega di Bossi. Pazienza se poi la bella figura alla voce "fiction civile" l'ha fatta negli ultimi dieci anni un produttore vicinissimo alla ? e ora accorpato dalla ? concorrenza di Mediaset, il Valsecchi della Taodue, a forza di Borsellino, Falcone, Nassiriya e Totò Riina. Il progetto grandioso della RaiFiction di Saccà aveva respiro di tutt'altro tipo e una impressionante diversificazione di obiettivi: i risultati alla cassa, certo, le linee-guida, gli sfondi della politica ma anche il maniacale tentativo di plasmare il paese televisivo per via regionale: attenzione occhiutissima agli ascolti delle serie regione per regione, cosa funziona al nord, cosa invece al sud, il giorno in cui la fiction sulle Cinque giornate di Milano sfonda nella distratta Lombardia ? solitamente occupata in tutt'altro che non a guardare fiction ? Saccà rilascia comunicati trionfali che rivendicano quasi l'unità d'Italia. E poi la solerte attenzione alla Calabria natìa, una serie come "Gente di mare", mestamente declinata alla seconda stagione ma che ha ravvivato per mesi quella terra negletta con il glamour della lavorazione, le attricette bellissime e anche qualche intoppo di percorso mai ben chiarito, con improvvisi interventi delle forze dell'ordine. Il clou fu una miniserie espressamente voluta (i maligni dicono anche sceneggiata) da Saccà in persona: "L'uomo che sognava le aquile", Terence Hill ex avvocato calabrese che si ritira in Aspromonte a produrre formaggio tipico e la prorompente e diletta (da Saccà) Michelle Bonev a molestarlo con richiami poco caseari. Saccà si lanciò allora in una spiegazione del genere: "Con Gente di mare abbiamo valorizzato il litorale, ora tocca all'interno". Fino all'impegno e alle promesse forti sulla "Città della fiction" da costruire fuori Lamezia, finita nelle intercettazioni e ieri rivendicata dal Governatore Loiero con parole come "Non vorremmo che dietro tutto questo ci fosse un disegno per spostare gli investimenti altrove" e il ricordo di quando Saccà "presentandosi come calabrese più che come direttore di RaiFiction" portò in visita alti dirigenti di case produttrici straniere interessati a investire. Quisquilie, però, nel momento in cui l'arrivo in video puntuale di colossi universalmente amati come Montalbano, l'imminente ritorno del maresciallo Rocca o la lunga e fortunata serialità del Medico in famiglia ricompattano il paese: vellicato anche nella memoria recente, nella passata stagione, con la serie "Raccontami" sugli anni Sessanta, altro successo che si aggiunge a un bottino che solo in rari casi registra flop significativi e comunque, nelle strategie allargate, messi abbondantemente nel conto. E quelli che amano le fiction Usa e ne misurano l'abissale distanza coi nostri prodotti? Peggio per loro, qui c'è ben altro da fare, l'Italia e il suo pubblico, l'indotto ipermilionario, non scontentare (diciamo così) la politica, figuriamoci i politici con addentellati tv e mantenere ben saldo un ruolo di potere smisurato. Finché un giorno si buca una gomma, o qualcosa di simile, e il presidente della Rai te lo fa notare subito.


Aiuti ai decoder "mediaset paghi cinque milioni" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 14-12-2007)

 

Gentiloni Aiuti ai decoder "Mediaset paghi cinque milioni" ROMA - Nel 2004 e nel 2005, il governo Berlusconi aiutò gli italiani a comprare il decoder digitale terrestre con un contributo pubblico a pioggia: chi acquistava l'impianto ebbe 150 euro (nel 2004) e 70 (nel 2005). Poi la Commissione Europea dichiarò illegittimi i contributi perché favorivano le sole emittenti attive nel digitale terrestre (Mediaset tra le altre), mentre tenevano fuori reti come Sky. Ora il ministro per le Comunicazioni Paolo Gentiloni calcola quanti soldi Mediaset debba indietro allo Stato italiano. Questi soldi - 5 milioni 283 mila euro - sono il "beneficio indiretto" che il gruppo tv di Berlusconi ha ottenuto grazie al contributo deciso dal governo Berlusconi. Per arrivare a questa cifra, il ministero si è affidato ai suoi tecnici e a un'indagine campionaria della società Ipsos. Complicati calcoli hanno permesso di accertare che un milione 759 mila italiani hanno beneficiato dei contributi pubblici nei due anni (2004 e 2005). In questo gruppo, i tecnici hanno individuato poi una particolare sottocategoria di spettatori che rispondono a due requisiti. Intanto hanno acquistato il decoder perché c'era l'aiutino dello Stato, altrimenti non lo avrebbero fatto. Quindi, preso il decoder, hanno anche comprato (con la loro tesserina) il calcio o i film che Mediaset, La7 e Fastweb offrivano. Individuata la sottocategoria, i tecnici hanno messo da parte Fastweb perché la metodologia di calcolo si è inceppata. Hanno messo da parte anche La7, che ha avuto più perdite che ricavi nella partita del digitale terrestre. Ed è rimasta così solo Mediaset. Eliminati i costi che il gruppo Berlusconi dice di aver sostenuto nei due anni per il digitale terrestre (12,3 milioni), restano come ricavi effettivi (e contestabili) questi 5 milioni 283 mila euro. E' proprio la somma che - informata l'Europa - ora Gentiloni vuole indietro da Mediaset. (a. fon.).


La rabbia di Forza Italia Schifani: Sono le toghe a delegittimare se stesse (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Stampa, La" del 14-12-2007)

 

La rabbia di Forza Italia Schifani: "Sono le toghe a delegittimare se stesse" Consigli d'amministrazione asserragliati in una smart, Vallettopoli, Calciopoli, i partiti che nominano i professori e poi li sbranano, i partiti che si sbranano tra loro, un perenne presagio di imminenti terremoti. Gli ultimi giorni di Pompei alla Rai, sequel a ciclo continuo, avevano visto il forzista Petroni rimesso a forza dai tribunali in consiglio d'amministrazione al posto del prodiano Fabiani, con Petroni che alla prima riunione si trova, imbarazzato e taciturno quanto gli altri del centrodestra, a sentire Petruccioli-Curzi-Rognoni-Rizzo Nervo che disquisiscono dello scandalo Saccà-Berlusconi. Beh, questo è niente. Adesso, in Rai, c'è una vera novità: è scoppiata Tangentopoli. Il potente capo della Fiction Agostino Saccà ieri si è autosospeso. E per un momento, da una di quelle porte foderate di velluto beige del mitico e fantozziano settimo piano, è uscito un grido: "E che, si è messo in vacanza?". Così Saccà ha emesso un comunicato: "Chiederò il risarcimento per il grave danno dell'autosospensione". Confermando di esservi stato costretto. Al mattino era stato ascoltato ("interrogato", dicono al settimo piano) dalla commissione etica dell'azienda, peraltro approntata per la bisogna. E lì gli è stato fatto "capire" che erano nell'aria provvedimenti "del genere Bergamini", l'ex collaboratrice di Berlusconi assurta al rango di capo del marketing di Viale Mazzini e che da lì intrallazzava con la concorrenza, con Mediaset. Il presidente Petruccioli poi anticipava la notizia, prima che uscisse in agenzia, "quando una gomma è bucata, la si sostituisce". A Saccà non restava scelta. E alla Rai nemmeno: nell'atto di notifica di chiusura delle indagini, i magistrati della procura di Napoli l'accusano, tra le altre cose, di "aver ricevuto tra il 2001 e il 2005 direttamente o tramite persone di sua fiducia la cifra di 275 mila euro" per promuovere e favorire i filmati di alcune società, che avevano costituito appositi fondi neri all'estero. Il reato ha un nome chiaro: "Corruzione di un incaricato di pubblico servizio". Chiaro anche cosa aspetti la Rai: si comincia ad indagare su un'azienda che gestisce denaro dei cittadini. E a farlo non è la Corte dei conti, come fu per le prebende dell'ex dg Cattaneo, ma la magistratura ordinaria. Il clima è tetro. Nessuna assemblea, nessuna mobilitazione neanche a Saxa Rubra, tace l'Usigrai in questi giorni concentrata a litigare con "Ballarò". Ma molte chiacchiere nei bar e nei corridoi, "che schifo", si sente dire. E pochi che reagiscono. Perché l'aspetto più bruciante, quello che fa dire a Giuseppe De Rita che la Rai è "mucillagine", e a Sandro Curzi che "ormai non è più vero che la Rai è in mano ai partiti, per il semplice motivo che la politica non c'è più, quello che domina, a Viale Mazzini, sono le lobby affaristiche", è il fatto, forse non penalmente rilevante ma ustionante per l'immagine dell'azienda, di un direttore di Rai Fiction che si presta a favorire figuranti in questo o quello sceneggiato per dare una mano "al Capo" Silvio Berlusconi nel cercare di corrompere politicamente un senatore della Repubblica. Il fatto, spiega una fonte, "non è che tutti i guai di Saccà sono cominciati quando ha dichiarato che lui e tutta la sua famiglia votavano Berlusconi: il guaio è che Saccà girava per Viale Mazzini dicendo "ho sentito Silvio e mi ha detto questo", "ho parlato con il presidente e mi ha detto quell'altro"...". E fosse poi solo Saccà... "Se un dirigente dice: resto solo se me lo chiedono gli amici, e solo per dare un dispiacere ai nemici, come ha fatto Fabrizio del Noce. E se poi tratta per andare a Mediaset, e poi ci dice che le trattative sono sospese per motivi di salute... Ecco, tutto si fa viscido". Mucillagine, appunto. E ormai, chiosa Curzi quasi gridando, "bisogna fare piazza pulita, e subito il nuovo piano editoriale", "la gente si vergogna a dire che lavora in Rai". Neanche fosse il Parlamento.


Berlusconi: Usano Siamo all'emergenza democratica . Ma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Nazione, La (Nazionale)" del 14-12-2007)
Pubblicato anche in:
(Giorno, Il (Nazionale)) (Resto del Carlino, Il (Nazionale))

 

Berlusconi: "Usano "Siamo all'emergenza democratica". Ma di ANTONELLA COPPARI ? ROMA ? NEL GIORNO in cui Silvio Berlusconi alza il livello dello scontro, invitando Mastella ad intervenire "contro un'emergenza democratica" e parlando apertamene di "manovra per sabotare il dialogo", il Quirinale scende in campo per riportare sotto controllo l'incendio divampato nelle istituzioni dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni che coinvolgono il Cavaliere: "Bisogna evitare di dare giudizi che avallino la delegittimazione della magistratura ? avverte da New York il capo dello Stato ?. In una democrazia, è essenziale il rispetto reciproco fra le istituzioni politiche, le istanze di democrazia elettiva, le istituzioni giudiziarie". E' netto, Giorgio Napolitano: "Bisogna pesare bene le parole che si dicono sulla magistratura e sulle sue tendenze di parte, come anche sui singoli magistrati o sulle singole procure". Non cita mai il Cavaliere e l'inchiesta a Napoli sulla presunta corruzione di senatori ma è trasparente il riferimento alla questione: ci sono regole che debbono essere rispettate ? avverte ? la polemica non deve mai investire la magistratura in quanto ordinamento dello Stato. Un richiamo, è vero. Che non viene molto gradito dagli intimi del Cavaliere. A riassumere umori comuni provvede il senatore Quagliarello che parla di due pesi e due misure: "Perchè sono state consentite le polemiche che hanno coinvolto De Magistris e Forleo? Perchè, in quei casi, non si è sentito bisogno di alcun intervento?". Ma il Quirinale vuole essere equilibrato: il richiamo ? non il primo, per la verità ? è rivolto anche ai magistrati e ai giornalisti. Chiede senso della misura, Napolitano: "La magistratura deve avere il senso del limite e rispettare le regole che servono innanzitutto a garantire l'autorevolezza. Da parte della stampa, esiste la necessità di stare molto attenti a usare atti che siano coperti da segreto di indagine. Esistono regole precise che tutelano anche la privacy, e riguardano la magistratura e l'informazione". APPUNTO. Il Cavaliere parte da lì, dalla notizia dell'inchiesta e sferra un attacco durissimo: puntano ad affossare il dialogo sulla legge elettorale. "Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset e usa questa vicenda, credo ci sia una chiara voglia di sabotare un accordo di buon senso". La coincidenza è oggettiva: di qui l'impressione che la sua denuncia ("non esiste alcun accordo segreto con Veltroni") trovi ascolto anche a sinistra. Al di là di Prodi che replica con un "vedremo" a chi gli chiede se il dialogo si interromperà, si avverte cautela nel Partito democratico e in Rifondazione. Il suo ruolo è considerato essenziale per avviare le riforme, così non sembra un caso che molti esponenti nella maggioranza concordino nella sostanza con Massimo Cacciari secondo cui le accuse mosse a Berlusconi sono spiacevoli, ma non comporrtano veri e propri reati. Un passaggio non secondario, come osserva qualcuno: parlare di conflitto significa far saltare il tavolo. Nè è irrilevante notare che gli alleati della ex Cdl gli esprimono tutta la solidarietà del mondo ma minimizzano l'ipotesi del complotto: "Non è la prima volta che ci sono interventi di questo tipo", riassume Fini. L'EX PREMIER incassa: di certo, c'è che l'altra sera, parlando con i suoi uomini, elogiava il "garantismo" dimostrato in questa vicenda dal leader del Pd e da Massimo D'Alema. Pur aggiungendo: "Bisogna essere garantisti sempre, non a intermittenza". In pubblico, invece, ripete concetti già espressi: "Siamo in un Paese malato, in cui ognuno può essere spiato". Una vera "emergenza democratica": la misura è colma, bisogna intervenire a "difesa della privacy. Io sono anche disposto a morire per una giusta causa". Confida di aver sentito Mastella: "Gli ho fatto un esposto perchè provveda". Immediata la replica del Guardasigilli: "Non ho visto lo stesso entusiasmo e le stesse richieste di intervento quando sono state pubblicate cose su di me. Berlusconi dovrebbe aiutarmi a sbloccare il mio ddl sulle intercettazioni che è fermo al Senato". Ma agli attacchi del Cavaliere risponde pure il Csm che apre due pratiche: una a tutela dei pm (sollecitata da 18 consiglieri su 24), l'altra per studiare interventi in grado di evitare fughe di notizie. "Non facciamo giustizia di parte", conclude. - -->.


<Intercettazioni, sbloccare il ddl> Il Cavaliere all'attacco dei giudici (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Campanile, Il" del 14-12-2007)

 

Giuseppe Petrocelli "Intercettazioni, sbloccare il ddl" Il Cavaliere all'attacco dei giudici Inchiesta di Napoli, Mastella a Berlusconi: "Risponderò al suo esposto ma non ho visto le stesse reazioni quando toccò a me. Io sono finito sui giornali, soprattutto quelli suoi. Allora i pm sono rossi o rossoneri?" Saccà si autosospende dalla Rai Per Berlusconi l'obiettivo dei magistrati napoletani che hanno aperto un'inchiesta su una presunta corruzione di senatori contattati per far cadere Prodi e su futuri favori al dirigente Rai Agostino Saccà in cambio di una "spinta" ad alcune attrici è molto chiaro. A caldo ha parlato di "armata rossa" della magistratura in azione. Ieri ha detto: "Vogliono sabotare il dialogo sulle riforme". Quanto a Repubblica, il quotidiano che ha pubblicato le indiscrezioni sulle mosse dei giudici napoletani (ieri è stata perquisita la casa del giornalista che ha rivelato le notizie) e nei giorni scorsi anche quelle sulla linea diretta instaurata fra viale Mazzini e Cologno Monzese, il Cavaliere, poi, grida all'"emergenza democratica": "Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, e poi su quest'ultima vicenda, credo ci sia la voglia chiara di sabotare quell'accordo di buon senso che sta per nascere tra due parti che finora si erano guardate con molta diffidenza". Insomma, "penso a questo punto che ci sia una mania di controllo da parte di un certo numero di persone che sono ormai fuori da quelli che sono i comportamenti costituzionalmente corretti". Per questo, fa sapere il leader di Fi, "ho sentito il ministro Mastella con cui c'è una condivisione rispetto alla legge che abbiamo presentato in Parlamento sul tema delle intercettazioni". Al Guardasigilli, perciò, "ho fatto un esposto al ministro affinché provvedesse come in altre situazioni meno gravi". E il titolare della Giustizia non aspetta tempo a chiarire quale è la sua posizione. "Ho presentato un disegno di legge che ha raccolto ampi consensi alla Camera ed è fermo al Senato", spiega Mastella. Che così lancia il suo pressing politico: "Se si sblocca si risolverebbe il problema". Un problema che, sottolinea Mastella, "esiste". Quindi, "risponderò all'esposto di Berlusconi ma devo anche dire che quando sono state pubblicate cose su di me non ho visto lo stesso entusiasmo e le stesse richieste di intervento come oggi". Insomma, "risponderò alla lettera di Berlusconi ma non è da oggi che purtroppo accadono queste cose. E non è che noi politici possiamo ricordarcene soltanto quando tocca a noi e non quando tocca agli altri- Anche io sono finito sui giornali, in particolare su quelli di Berlusconi". Allora, "chiedo al Cavaliere se secondo lui i giudici sono rossi, biancorossi o rossoneri?". In poche parole, "ho tentato di mettere una pezza con un disegno di legge sulle intercettazioni e Berlusconi e Veltroni hanno la forza per recuperare questo disegno". Intanto, sul fronte Rai-Saccà c'è da registrare il duro intervento del presidente di viale Mazzini, Claudio Petruccioli: "Mi sembra chiaro che, data la situazione, il direttore Saccà non può continuare a svolgere il suo lavoro. C'è un avviso di garanzia, ci sono normali tutele dell'azienda e dell'interessato". E poco dopo arriva la decisione di Saccà: il responsabile di Raifiction si è autosospeso. (14-12-2007).


Berlusconi va avanti (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Tempo, Il" del 14-12-2007)

 

"La palla è nelle mani di Veltroni". Silvio Berlusconi lo ripete da giorni. Pubblicamente e nelle riunioni private con i suoi. [...] Home prec succ Contenuti correlati Vota per il nome del nuovo partito di SIlvio Berlusconi Berlusconi apre e Fini dà l'ok Berlusconi indagato a Napoli. Cicchitto: "Attacco per ripristinare un clima di rissa" Berlusconi apre e Fini dà l'ok Berlusconi sarebbe indagato dai magistrati napoletani per ... Riapertura conservificio Passo avanti [...] "Ho accettato di sedermi al tavolo per discutere la riforma della legge elettorale - ha spiegato a chi gli ha parlato nelle ultime ore -. Ora tocca a Veltroni dimostrare se fa sul serio". E forse non è un caso che, proprio negli ultimi giorni, davanti all'"attacco dell'armata rossa", il Cavaliere abbia rivolto messaggi più che espliciti, ancor prima che agli alleati, al sindaco di Roma. Mercoledì, parlando alla Tv delle Libertà, aveva augurato a Veltroni di "riuscire in questa impresa coraggiosa di portare avanti un disegno di legge che possa essere approvato in Parlamento". Ieri è stato ancora più esplicito. Arrivando alla sede nazionale dei "Circoli del buon governo" di Marcello Dell'Utri per incontrare un gruppo di giovani, il Cavaliere non ha usato mezzi termini: "Credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo di buonsenso". "Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali e poi usa quest'ultima vicenda - ha detto facendo esplicito riferimento alle indagini anticipate da Repubblica -, credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo". E l'accordo, ovviamente, è quello che potrebbe chiudersi tra il leader del Popolo delle libertà e il segretario del Pd. Occhio, però, a parlare di inciuci. "Tra me e Veltroni - ha spiegato - non c'è nulla di oscuro". Anzi, proprio per questo, Berlusconi proporrà agli alleati "un vertice da tenersi l'11 o il 12, perché è inutile impiccarci e litigare sulle tecnicalità se non sappiamo quale è la proposta dell'altra parte. Spero che accettino questo discorso di buonsenso". Insomma, la linea del Cavaliere è chiara: Veltroni sa che può contare sul mio sostegno ma deve fare il primo passo senza lasciarsi intimorire dall'inchiesta di Napoli, né dai diktat di chi, nel centrosinistra, minaccia di far cadere il governo. Ed Ermete Realacci, responsabile comunicazione del Pd, assicura: "Non ci lasceremo intimorire". Nel contempo, però, Berlusconi non ha nessuna intenzione di rimanere con le mani in mano. Il primo obiettivo resta ovviamente quello di ricompattare l'opposizione. "Anche qualche alleato non vuole tornare alle urne - dice con implicito riferimento al leader dell'Udc -. Spero in un ripensamento. Cercherò in tutti i modi di tenerli uniti a noi". Inoltre c'è il progetto del Pdl da portare avanti. Per questo già oggi, l'ex premier, sarà nuovamente in piazza a Bologna. Nel frattempo, però, non risparmia attacchi a ciò che sta accadendo a Napoli. "Siamo in un Paese malato - incalza -, in cui non c'è più libertà e in cui chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato, intercettato". Per l'ex premier si tratta di una vera "emergenza democratica", visto che tutti ormai sono sotto l'occhio di un "grande fratello". Berlusconi non parla esplicitamente di servizi deviati, ma di "alcune persone" che operano al di là di "comportamenti costituzionalmente corretti". Poi nega di aver avuto un qualche rapporto con quelli che, secondo l'inchiesta, sarebbero stati gli intermediari nella trattativa con i senatori dell'Unione. Quindi ribadisce che, a suo avviso, la misura è colma e che serve un intervento legislativo a difesa della privacy perché "se questo viene fatto al leader dell'opposizione, pensate cosa possono fare agli altri...". 14/12/2007.


Calabrò dubbi sulla Gentiloni (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 14-12-2007)

 

Oggi è Ven, 14 Dic 2007 Edizione 274 del 14-12-2007 Fine dell'asse Ministero-Agcom? Calabrò dubbi sulla Gentiloni di Antonio Arabia Il ddl di riforma della Rai, incardinato in commissione Lavori pubblici del Senato, si rimette in moto. È giunto ieri, infatti, il tanto atteso parere della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Un parere importante e necessario a far ripartire l'iter del ddl Gentiloni, divenuto ancora più urgente dopo l'esplosione del "caso Petroni" che ha tenuto per settimane in scacco il consiglio d'amministrazione. L'arrivo della Finanziaria (e del Natale) portano comunque diritti al calendario del nuovo anno. Con ogni probabilità a partire dal 2008 la commissione, presieduta da Anna Donati dovrà discutere e votare ben 1.415 emendamenti. Tra questi, 1.280 presentati da Forza Italia. Proprio oggi, però, a intervenire a gamba tesa sulla "Gentiloni 2" è stato il presidente dell'Authority, Corrado Calabrò. Ha invocato "una normativa stralcio che garantisca a viale Mazzini regole, anche temporanee, per una gestione più snella". Ha chiesto una "composizione più snella del cda", una maggiore autonomia alle spinte di Palazzo e regole che non ingessino l'azienda rispetto alla concorrenza di Mediaset. Calabrò ha dunque invitato ad "accantonare o rinviare ogni disegno più ambizioso". Una "normativa stralcio", "ridotta a poche, essenziali norme, che affranchino la Rai da vincoli, lacciuoli, e ingessature eccessive che non si adattano assolutamente a un'impresa. E che dia una possibilità di gestione rapida, snella, magari transitoria in attesa delle grande riforma", visto che è "difficile ? ha chiosato - trovare un'intesa in poco tempo".


BERLUSCONI: VOGLIONO SABOTARE IL DIALOGO (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 14-12-2007)

 

GIUSTIZIA E POLITICA Berlusconi: "Vogliono sabotare il dialogo" Ai militanti dei circoli di Dell'Utri: "Il Paese è malato chiunque può essere spiato" GINO CAVALLO Roma. L'escalation del Cavaliere non s'arresta. Mercoledì, parlando alla tv della Brambilla, arruola nell'"armata rossa" i magistrati napoletani che lo accusano d'aver tentato di scardinare fraudolentemente la maggioranza di centrosinistra al Senato. Ieri Silvio Berlusconi alza ancora il livello dell'attacco, evoca l'"emergenza democratica", il "grande fratello" (quello di Echelon, non la versione Mediaset). E anche stavolta per farlo sceglie una platea amica, i ragazzi dei "Circoli del buon governo" di Marcello Dell'Utri. Il leader del Popolo della Libertà non ha dubbi: bersaglio delle bordate mediatico-giudiziarie è il dialogo con Veltroni sulla legge elettorale: "Credo ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo di buon senso". Che ancora non c'è e, di conseguenza, non è nemmeno "segreto". Resta il fatto, argomenta, che "quando un organo di stampa interviene su conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali e poi usa quest'ultima vicenda" l'unica spiegazione è proprio il "sabotaggio". Berlusconi traccia uno scenario allarmante: "Siamo in un Paese malato, dove non c'è più libertà e in cui chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato, intercettato". Quando si comincia così in genere, almeno in Italia, si arriva agli spioni più o meno di Stato, ai servizi deviati per intendersi. Non è questo il caso, anche se il Cavaliere ci arriva molto vicino parlando di "alcune persone" che proprio non ci stanno a restare nell'ambito di "comportamenti costituzionalmente corretti". Al merito dell'inchiesta giudiziaria Berlusconi non dedica che pochi passaggi. Per la semplice ragione, spiega, che non c'è molto da dire. Intanto perché "non ho mai sentito nominare" il mediatore che avrebbe contattato i destinatari delle "proposizioni". E, comunque, il senatore del centrosinistra Nino Randazzo, il primo a parlare (con la stampa e con i giudici) delle avances berlusconiane, ha spiegato "che non c'è mai stata nemmeno l'ombra di una offerta che non fosse politica". In Italia tira una brutta aria, continua l'ex premier, bisogna intervenire, e subito, per arginare la marea di veri e propri abusi. Perciò il ministro Clemente Mastella si dia una mossa "come ha fatto in altre situazioni meno gravi" (non molto criptico riferimento è al caso "Why not"). Silvio Berlusconi conclude come aveva cominciato, all'attacco. Dice di saper bene che nel mirino dei "sabotatori" c'è il dialogo con Veltroni, ma c'è anche, e soprattutto, lui, l'uomo eternamente nuovo della politica italiana. Che in tanti, avversari e non solo, vorrebbero pensionare. Si illudono: "Sento che in Italia non sono fungibile. Quindi, fino a quando non ci sarà qualcuno pronto a sostituirmi, posso garantirvi che sarò qui, disposto anche a morire per una giusta causa". Inutile chiedere commenti a Prodi, che da Bruxelles si trincera dietro la separazione dei poteri: "È una questione su cui si stanno facendo analisi, non ho assolutamente nulla da dire. Ci sono delle regole che vanno seguite. Si farà luce... mi auguro". Le sue, di analisi, Giuliano Vassalli, grande giurista ed ex Guardasigilli, le ha già fatte. E sull'inchiesta di Napoli non ha dubbi: "È teatrino della politica. Non è reato".


BUFERA IN RAI, SACCà SI AUTOSOSPENDE (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 14-12-2007)

 

IL CASO L'avvocato del funzionario: "Scelta a tutela dell'immagine e anche dell'azienda" MARIA PAOLA MILANESIO Roma. L'ha scritta nel suo studio. Una lettera breve, indirizzata al direttore generale della Rai Claudio Cappon, per comunicare la decisione di autosospendersi. Ci stava riflettando da martedì Agostino Saccà, responsabile di RaiFiction, indagato per corruzione dai magistrati di Napoli nell'ambito dell'inchiesta che coibvolge anche Silvio Berlusconi. Ne aveva parlato con il suo avvocato, con il capo del personale della Rai. E lo aveva fatto "con gran tranquillità, mai visto uno più tranquillo", dice chi lo ha incontrato in queste ore. Ieri, però, Saccà ha capito che non c'era più tempo, che se non avesse agito lui lo avrebbe fatto, di lì a poco, l'azienda. E così, nel tardo pomeriggio, la decisione. Ma il dirigente Rai è tipo battagliero: scrive a Cappon, ma anche al ministro della Giustizia Clemente Mastella (e per conoscenza al Csm, alla Cassazione, alla Corte dei Conti di Lazio e Campania) perché si inviino gli ispettori a Napoli, al fine di identificare i responsabili della fuga di notizie per poi denunciarli alla magistratura. Non solo: Saccà preannuncia l'intenzione di chiedere un risarcimento per il "grave danno" derivante dalla sua autospensione. "A tutela della propria immagine, della sua onorabilità e integrità, e consapevole della necessità di garantire gli interessi dell'azienda, Saccà ha chiesto al direttore generale della Rai di essere dispensato dallo svolgere le proprie attività lavorative, nell'attesa che si concluda al più presto e positivamente l'indagine in corso", spiega Marcello Melandri, legale del dirigente Rai. "Scelta opportuna, che facilita lo svolgimento delle inchieste interne all'azienda che, naturalmente, non si fermano. Siamo determinati come sempre a stabilire eventuali responsabilità, a garantire i singoli, a tutelare in modo rigoroso l'immagine della Rai", è il commento di Cappon. Saccà e il direttore generale avevano già avuto un lungo colloquio martedì. Un confronto molto franco, durante il quale Cappon chiarisce che l'azienda intende procedere con gli accertamenti di rito, già adottati con Deborah Bergamini (sospesa dall'azienda in via cautelare dopo la pubblicazione delle intercettazioni Rai-Mediaset). Ieri, sentito dal Comitato etico, Saccà ha difeso la correttezza del suo operato, sostenendo di aver rispettato tutte le procedure sul piano economico e contrattuale. Ma le sue parole non riescono a far cambiare linea all'azienda. E infatti nel pomeriggio il presidente Claudio Petruccioli era netto: "Mi sembra chiaro che Saccà non può continuare a svolgere il suo lavoro. C'è un avviso di garanzia, ci sono normali tutele dell'azienda e dell'interessato. La Rai è un'automobile che va su strada: se buca una gomma, si cambia". Più cauto era stato Cappon: "Una sospensione? Tutto è possibile, nulla è escluso, né obbligatorio dall'inizio". Dichiarazioni che, aggiunte all'avviso di chiusura delle indagini che solitamente prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, hanno convinto Saccà - che ha ricevuto la solidarietà dei consiglieri Giuliano Urbani e Giovanna Bianchi Clerici - ad autospendersi.

 


ARTICOLI DEL 13 DICEMBRE 2007

La bufera su Silvio imbarazza Walter ( da "Stampa, La" del 13-12-2007)

Inchiesta su berlusconi "saccà ora va sospeso" - (segue dalla prima pagina) giuseppe d'avanzo ( da "Repubblica, La" del 13-12-2007)

Fiction in coproduzione Rai-Mediaset: Berlusconi e le attricette. Trama nazional-popolare con copion ( da "Stampa, La" del 13-12-2007)

A viale mazzini nuova inchiesta interna - aldo fontanarosa ( da "Repubblica, La" del 13-12-2007)

ROMA - Il Cda di oggi si aprirà con i due casi giudiziari nati sulle intercettazioni. Quelle su ( da "Messaggero, Il" del 13-12-2007)

"Bombe" di crema contro i vetri del palazzo della Rai ieri mattina. Una ( da "Messaggero, Il" del 13-12-2007)

La poltiglia del Cavaliere ( da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)

Quella soap barbarica voluta da Bossi ( da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)

E anche viale Mazzini torna a indagare ( da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)

Le strategie per fiction di Agostino Saccà ( da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)

SILVIO INDAGATO <C'è odore di elezioni l'armata rossa è ripartita> ( da "Libero" del 13-12-2007)

Il mercato di Palazzo Madama Dal capocomico alla spalla ( da "Unita, L'" del 13-12-2007)

Ora la Rai si sente parte lesa. E scatta l'indagine Un'altra tegola su viale Mazzini. Stessi provvedimenti seguiti alle prime intercettazioni ( da "Unita, L'" del 13-12-2007)

Saccà ammette. E si difende: a Berlusconi ho anche detto tanti no Alle attrici furono fatti provini, ma nessun contratto. Il direttore di Raifiction rischia la sospensione ( da "Unita, L'" del 13-12-2007)

Gli <acquisti> in Senato e la telefonata intercettata ( da "Corriere della Sera" del 13-12-2007)

E alla fine la Camera tagliò i tagli ( da "Corriere della Sera" del 13-12-2007)

Aspettando Godot. Anzi la Rai ( da "Unita, L'" del 13-12-2007)

Berlusconi ( da "Riformista, Il" del 13-12-2007)

Ciò che ho fatto, è una montatura è attivata l'Armata rossa dei giudici. In politica promettere non è reato ( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 13-12-2007) + 1 altra fonte

Il Cavaliere in pole position seguito da Bevilacqua ( da "Opinione, L'" del 13-12-2007)

Intervista a Giorgio Panariello / "Per antonomasia il giullare è quello che sbeffeggia il potere" ( da "Opinione, L'" del 13-12-2007)

Cappon: "Non si esclude la sospensione di Saccà" di Redazione - giovedì 13 dicembre 2007, 12:33 Roma... ( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)

Cappon: "Non si esclude la sospensione di Saccà" ( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)

Berlusconi: "C'è un disegno per far saltare le riforme" ( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)

RAI, CAPPON AVVIA UN'INDAGINE INTERNA SUL RUOLO DI SACCà ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 13-12-2007)

"E' in atto una campagna per sabotare il dialogo con Veltroni" ( da "Quotidiano.net" del 13-12-2007)

Berlusconi: "è un sabotaggio" Rai, Saccà si autosospende di Orlando Sacchelli - giovedì 13 dicembre ... ( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)


Articoli

La bufera su Silvio imbarazza Walter (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Stampa, La" del 13-12-2007)

 

Al primo piano del neoclassico palazzo Wedekind - l'edificio nel quale hanno regnato direttori del "Tempo" come Renato Angiolillo e Gianni Letta - da un'ora si stanno punzecchiando Gianfranco Fini e Walter Veltroni. I due stanno dando vita ad un battibecco fitto, molto televisivo, al punto che Bruno Vespa, chiamato ad arbitrare il match, è "costretto" per quasi tutto il tempo al silenzio. Sarà per i tempi ristretti, ma il moderatore omette di fare domande sulla questione del giorno, l'indagine napoletana sulla "campagna acquisti" di Silvio Berlusconi. Forse i duellanti, forse il solo Veltroni, hanno gentilmente chiesto di evitare un argomento così scivoloso? A fine match, a chi glielo chiede, Vespa cade dalle nuvole: "Nessunissima richiesta e in ogni caso il dibattito era sulle riforme". Tre ore più tardi, Veltroni compare al Tg3, intervistato dal direttore Antonio Di Bella. Nel faccia a faccia si parla di diverse questioni, ma di Berlusconi no. Omissioni casuali o concordate? Una cosa è certa: Veltroni, che non esita ad esternare sull'universo mondo, sull'inchiesta napoletana ha deciso di tacere. Un silenzio che forse tradisce un certo imbarazzo: colto dalla nuova indagine nel pieno di un dialogo con Berlusconi, il segretario del Pd non può non vedere addensarsi attorno a sé il fantasma dell'inciucio col Cavaliere, e cioè con l'uomo che, secondo i pm napoletani, cercava di corrompere i parlamentari per abbattere Romano Prodi. L'ossessione del "patto col diavolo", la stessa che per anni ha inseguito Massimo D'Alema, l'eterno rivale di Veltroni. Nelle chiacchierate informali col suo staff e con gli esponenti a lui più vicini, il leader del Pd ci ha tenuto che fosse diffuso essenzialmente il messaggio che lui stesso ha confidato: "Sarà la magistratura ad accertare l'eventuale rilevanza penale della vicenda, ma il Partito democratico nasce contro questa cattiva politica". Ed è significativo che la stessa radice lessicale si ritrovi nelle dichiarazioni del responsabile Comunicazione del Pd, Ermete Realacci, del vicepresidente dei deputati del Pd, Marina Sereni, del vicepresidente dei senatori Pd, Luigi Zanda: tutti uniti nel riprovare la "cattiva politica" del mercante Berlusconi. Ma, appunto, politica. Nel complesso reazioni prudenti da parte del quartier generale del Pd, calibrate in modo tale da non compromettere il dialogo con Berlusconi sulla riforma elettorale, una prudenza che ovviamente non è condivisa nell'entourage del Cavaliere. Dove torna la tesi del complotto, questa volta ordito in combutta tra la procura di Napoli e il quotidiano "la Repubblica". Ad esporre esplicitamente la tesi è Sandro Bondi: "Questo quotidiano è diventato la "gazzetta ufficiale" specializzata nella pubblicazione, secondo una tempistica mirata e una selezione di obiettivi prescelti politicamente, di verbali di intercettazioni telefoniche che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio". La "tempistica mirata" denunciata da Bondi allude alla pubblicazione da parte del quotidiano romano di due anticipazioni ritenute non casuali: il 21 novembre, proprio all'indomani dell'annuncio di Berlusconi ("Sì al dialogo con Veltroni"), "la Repubblica" pubblicò i verbali delle telefonate di tre anni prima tra i vertici Rai e Mediaset per favorire l'allora premier Berlusconi; ora la notizia dell'inchiesta napoletana proprio nel pieno di un positivo confronto tra Forza Italia e Pd. Nell'entourage di Veltroni una dietrologia di questo tipo non trova riscontri. Certo, in Campidoglio è noto il forte scetticismo col quale l'ingegner Carlo De Benedetti, editore del quotidiano romano, segue il dialogo Veltroni-Berlusconi, ma nessuno mette in discussione l'autonomia della testata, in particolare su un'inchiesta confermata dalla Procura napoletana. Una procura messa sotto accusa, seppur con grande cautela e garbo, da Palazzo Chigi e da Fausto Bertinotti per la dubbia attenzione alle prerogative parlamentari. E allo spirare dell'ennesima giornata difficile, il dialogo tra il sindaco e il Cavaliere non si era interrotto.


Inchiesta su berlusconi "saccà ora va sospeso" - (segue dalla prima pagina) giuseppe d'avanzo (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 13-12-2007)

 

Inchiesta su Berlusconi "Saccà ora va sospeso" E l'ex premier diceva: "Solleva il morale del Capo" Il caso RaiFiction Possibile un invio degli atti sulle intercettazioni ai presidenti di Camera e Senato La telefonata al produttore di Incantesimo: "Prendi la Russo, ti fai un alleato" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) GIUSEPPE D'AVANZO Saccà avrà l'occasione (in un primo interrogatorio si è avvalso, per la gran parte, della facoltà di non rispondere) per mettere ordine ai suoi comportamenti; dare un senso alle conversazioni telefoniche intercettate; spiegare la non-contraddittorietà tra i suoi doveri di "incaricato di pubblico servizio" e il suo personale, privatissimo proposito di lasciare la Rai per farsi imprenditore di se stesso: creatore della "Città della Fiction" di Lamezia; architetto di "Pegasus", un nascente consorzio di piccoli produttori televisivi progettato da Luca Cordero di Montezemolo che ne era stato sollecitato da alcuni imprenditori indiani. E' in questa divaricazione o conflitto di interessi che i pubblici ministeri avvistano una mossa illegittima, scorretta, sleale. Qualcosa che non va, e non solo dal punto di vista etico. Come presidente di RaiFiction, nelle iniziative "private" che andava preparando a cavallo dell'estate, Saccà coinvolge le aziende - i tedeschi della Bavaria, gli americani della Hbo - da cui il servizio pubblico acquista format e film televisivi. Spesso gli interlocutori nemmeno sembrano comprendere che non stanno trattando ufficialmente con la Rai, ma con un neo-imprenditore che può vantare il sostegno del governatore della Calabria, Agazio Loiero, e l'appoggio del "Capo" di Mediaset e dell'opposizione politica. Accade così che la Bavaria durante un viaggio in Calabria - nella delegazione il numero uno della holding tedesca Matthias Esche, l'altro amministratore delegato Dieter Frank in rappresentanza di una holding che fattura 300 milioni di euro all'anno e collabora con Rai da quarant'anni (Pinocchio, Sandokan, Berlin Alexanderplatz) - ammette di puntare per la "Città della Fiction" su Lamezia perché offre due vantaggi non trascurabili: "la possibilità di avere un quarto dell'investimento finanziato dalla Regione con fondi dell'Unione europea e la partecipazione della Rai". Saccà lo lascia credere: "L'obiettivo della Rai è di star dentro l'operazione anche se con una piccola quota" (luglio 2007). Non è vero, ma lo ammetterà soltanto quando vi sarà costretto ("La Rai non c'entra", settembre 2007). E' un equivoco in cui cade anche Jhon Dellaverson, un avvocato che giunge in rappresentanza della Hbo a luglio in Calabria per annunciare l'arrivo in settembre del presidente e amministratore delegato della società Chris Albrecht. In quell'estate il telefono di Agostino Saccà è molto caldo. L'alto dirigente della Rai con il consigliere d'amministrazione Giuliano Urbani valuta la possibilità di mettere insieme, per il consorzio di produzione "Pegasus", una cordata alternativa a quella inizialmente immaginata dall'amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, e dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che non sembra troppo gradire l'idea di Saccà di inserire nella compagine - Montezemolo la giudica "un'anomalia" - "un uomo di Berlusconi". La cordata alternativa, vagheggiata da Saccà, dovrebbe avere "il punto di coagulo" proprio in Giuliano Urbani e far leva su un gruppo di industriali bresciani organizzati dall'onorevole Riccardo Conti (ex-Udc, oggi nel gruppo Misto) e sulla vicentina Palladio Finanziaria (private equity) di Roberto Meneguzzo. L'ambizione non è soltanto di rendere più competitive le produzioni televisive dei piccoli produttori nazionali, ma di proporre un'intera gamma di offerta tv. Agostino Saccà, al telefono, lascia intendere che si potrebbe pensare anche all'acquisizione della "Ballandi Entertainment", la società che concepisce e produce gli spettacoli più visti e costosi di RaiUno (Ballando con le stelle, Fiorello, Morandi, Panariello, Celentano, il Festival di Sanremo). Un programma così ambizioso ha bisogno di un sponsor politico, di un sostegno imprenditoriale, di un committente sicuro per lo meno in fase di avvio. E' alla luce di questa necessità del Saccà "imprenditore" che i pubblici ministeri interpretano alcuni colloqui del presidente di RaiFiction con Giuliano Urbani e Silvio Berlusconi. Nei primi, il consigliere d'amministrazione della Rai e l'alto dirigente convengono che bisogna inserire "un uomo di Berlusconi". In una telefonata, sembra di capire che quest'uomo possa essere Claudio Sposito, che in passato è stato amministratore delegato della Fininvest spa. Il Cavaliere sostiene che, negli abituali dialoghi con Saccà (un amico), egli si sia limitato soltanto a delle "segnalazioni". Le parole non mutano il segno delle circostanze. Berlusconi chiama Saccà e gli chiede di ingaggiare quattro attrici, Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Ferranti. Per piacer suo e per soddisfare le richieste di un senatore del centro-sinistra che potrebbe passare con l'opposizione condannando il governo. Quel che conta per gli inquirenti, a quanto si capisce, è che cosa promette il Cavaliere alla termine della telefonata: saprò ricompensarla quando lei sarà un libero imprenditore come mi auguro avvenga presto? Interessante è la reazione del presidente di RaiFiction. Le "segnalazioni" del Cavaliere devono apparirgli un impegno improrogabile. Chiama subito il produttore di Incantesimo, Guido De Angelis. Il tono è perentorio: "? Per quel ruolo hai già ingaggiato qualcuno?". Il produttore risponde: "Sì, Sonia Aquino". Saccà lo interrompe subito: "Levala di mezzo e prendi Elena Russo. Così ci facciamo un grande alleato?". E Incantesimo ha bisogno di "grandi alleati" perché costa troppo e non ha l'audience che ci si aspetta. Saccà cela il suo interesse personale capovolgendolo come convenienza del produttore. Il meccanismo delle "segnalazioni", a quanto appare agli inquirenti, ha anche un controllo e un controllore. Dopo le richieste di Berlusconi, sarebbe il condirettore di "Sorrisi e Canzoni Tv", Rosanna Mani, a seguire l'inserimento delle attrici "segnalate" dal Cavaliere. La giornalista chiama Saccà con accenti che possono apparire perentori. Prende nota delle sue mosse, dei contatti che ha avviato, dei provini che ha individuato il dirigente Rai. Controlla con i produttori che l'uomo di RaiFiction non le abbia mentito o enfatizzato il suo impegno. Riferisce. Ora, c'è da chiedersi se è ragionevole o plausibile configurare il reato di corruzione per le condotte di Saccà e di corruttore per Berlusconi. Come si comporta Saccà? Ascolta le richieste del "Capo" (così Berlusconi si definisce nelle telefonate intercettate: "Devi sollevare il morale del Capo"). Si dà da fare subito. Sostituendo qualche nome dove è possibile, aggiungendo un ingaggio quando possibile non è. Per fare un esempio. In Incantesimo, Sonia Aquino salva il contratto di protagonista, ma De Angelis (il produttore della fiction) rimette mano alla sceneggiatura per creare un nuovo personaggio che viene poi assegnato a Camilla Ferranti (figliola di un medico molto vicino a Berlusconi). Se il pubblico ufficiale compie un atto contrario ai doveri d'ufficio ricevendone un'utilità o accettandone la promessa, il codice penale parla di corruzione. E' quel che - si può sostenere - accade a Saccà. Deve farsi imprenditore. Ha bisogno di un aiuto, di un sostegno. Berlusconi lo sa, d'altronde ne hanno parlato. Gli promette il suo puntello tanto più essenziale perché è "uno del ramo", un possibile, prioritario committente sia della "Città della Fiction" che di "Pegasus". Saccà prende per buono l'impegno del Cavaliere, ne accetta la promessa e muove le cose per esaudire le richieste del suo sponsor torcendo a un interesse privatissimo il suo ruolo di "incaricato di pubblico servizio". Come tutti gli argomenti giuridici, naturalmente, non è onnipotente, ma sarà la verifica del giudice per le indagini preliminari a darne un primo scrutinio. Non è comunque l'ipotesi di corruzione - e di istigazione alla corruzione per il tentativo di comprare il voto del senatore Nino Randazzo - il punto debole di questa inchiesta napoletana. Il suo vero deficit è la competenza territoriale. La Rai è a Roma. Saccà è a Roma come Berlusconi. I due si incontrano e discutono al telefono nella Capitale. Il reato ipotizzato si consuma all'interno dell'azienda del servizio pubblico. Che c'entra Napoli? E' ragionevole pensare che presto le carte di questa indagine migreranno verso la procura di Roma. L'inchiesta sarà di fatto conclusa con l'interrogatorio del presidente di RaiFiction che deciderà dinanzi al giudice la sua sospensione dall'incarico. Esaurita questa fase, i pubblici ministeri si spoglieranno della competenza. Non è escluso tuttavia che il procuratore Giandomenico Lepore possa decidere di inviare ai presidenti di Camera e Senato il resoconto delle intercettazioni dei parlamentari che, pur non contenendo alcun rilievo penale, è giusto che siano sottoposti - per lealtà istituzionale - all'attenzione delle Camere.


Fiction in coproduzione Rai-Mediaset: Berlusconi e le attricette. Trama nazional-popolare con copion (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Stampa, La" del 13-12-2007)

 

E già visto e belle donne. Quattro per la precisione e tra loro un'unica vera attrice, Elena Russo, e tre aspiranti "famose" per ora nel retrobottega della celebrità come Camilla Ferranti, tronista di Maria De Filippi. E partiamo da Elena Russo per questo viaggio nell'immaginario femminile del leader dell'opposizione. Segni particolari: napoletana, bruna, formosa e schietta. Non ha chiuso il telefonino dopo la pubblicazione del contenuto delle intercettazioni in cui Berlusconi la raccomandava al capo di Raifiction Agostino Saccà. "Rispondo perché non ho niente da nascondere e non vedo che male ci sia a fare pubbliche relazioni. Comunque sono dodici anni che lavoro e non sono ancora diventata famosa evidentemente tutte queste cose che dicono non sono vere. O no?". Elena sta doppiando la fiction "Non dimentico" che andrà in onda il 7 e l'8 gennaio su Canale Cinque, ma questa storia della telefonata le sta già procurando dei danni a iniziare dalla cancellazione da una sua ospitata in casa di mamma Rai. Perché alla fine tutto questo danneggerà solo loro, l'oggetto della conversazione tra potenti. Anche questa è una sceneggiatura già vista. "Se conosco Saccà e Berlusconi? Certo che li conosco. Il dottor Berlusconi lo ho incontrato più volte in occasioni mondane, a qualche festa. Se sono stata carina con lui? E' il mio lavoro cercare di piacere alla gente visto che faccio l'attrice, ma questo non significa che ci sia niente di male o di strano. Come non c'è niente di strano se qualcuno mi segnala a un produttore perché ritiene che sono una brava attrice. Io ho fatto una gavetta seria e adesso per queste intercettazioni mi viene messa la croce addosso, le sembra giusto? Per di più mescolata ad altre ragazze che non conosco, che saranno bravissime per carità, ma che non hanno come me una carriera costruita su anni di duro e serio lavoro. Se avessi accettato compromessi adesso sarei molto più avanti nella carriera di come invece sono, ancora praticamente sconosciuta al grande pubblico". Le altre, le meno famose di Elena, sono un gruppetto composito con alcune note comuni. Prima cosa, una bellezza alla "Drive In", e poi, nel caso di Evelina Manna e Antonella Troise, l'aver lavorato con Alessandro D'Alatri nel film "Casomai". Ma il regista rifiuta la parte di pigmalione di queste due starlette e soprattutto rifiuta il ruolo di chi si accatta tutte le raccomandate di Berlusconi: "Evelina Manna l'abbiamo scelta perché era formosa, ed è una presenza muta nel film. Mentre la Troise è stata scelta perché serviva una ragazza un po' "fané"". Loro, le ragazze, cercano di rimanere defilate in questo momento di popolarità inattesa. Per loro parlano i siti Internet. Quello di Evelina sembra clonato dalle pagine di De Amicis: "Comincia a recitare nel teatro della parrocchia, dove frequenta le scuole dell'Ordine francescano sino a diplomarsi maestra elementare". Poi la svolta nello spettacolo: "Esordisce davanti alla macchina da presa con il "Padre Pio" per Rai uno, "La Guerra è finita" "Centovetrine" (Canale 5)". Per lei anche esperienza oltreoceano, con la Starsberg e con Oliver Stone. Tutt'altra storia quella di Camilla Ferranti, 27 anni di Terni, bionda, che ha iniziato la sua corsa verso la fama dal trono di "Uomini e donne" con passaggio dal villa Certosa, in Sardegna dove fu fotografata insieme ad altre tre fanciulle intorno a Silvio Berlusconi versione sultano (ma lei smentì: "Villa Certosa? Si ci sono stata ma d'estate non a Pasqua). Nel suo curriculum anche il ruolo di assistente parlamentare per il senatore Maurizio Saia di An. Un sacro fuoco diviso tra l'arte e la politica. Due settori molto, molto, contigui.


A viale mazzini nuova inchiesta interna - aldo fontanarosa (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 13-12-2007)

 

A viale Mazzini nuova inchiesta interna Rai-Mediaset: Bergamini tratta per lasciare, Rizzo Nervo denuncia i dirigenti L'Authority ha chiesto le cassette delle trasmissioni oggetto delle intercettazioni ALDO FONTANAROSA ROMA - A Viale Mazzini è stata la giornata della carte bollate, su due fronti. La televisione di Stato intanto apre una indagine interna, una nuova indagine, sul capo di Rai Fiction Saccà, dopo le rivelazioni di ieri su Repubblica. Ma la Rai prende anche atto della nuova strategia di Deborah Bergamini, che può lasciare l'azienda in seguito allo scandalo delle intercettazioni di un mese fa. Già questa settimana, al massimo all'inizio della prossima, Saccà dovrà sedere davanti agli ispettori interni della struttura di Auditing. Da venti giorni, gli ispettori interni sanno che Saccà compare nel registro degli indagati della Procura di Napoli. Gli hanno scritto e ne hanno ricevuto documenti e memorie difensive. Ma lo scenario che Repubblica ha descritto ieri è molto più complicato. Le telefonate con Berlusconi e le relazioni segrete con parlamentari tentati di lasciare l'Unione costringeranno Saccà ad un supplemento di difesa, e gli ispettori ad un robusto supplemento di indagine. Intanto il direttore generale della Rai Claudio Cappon offre alla Procura di Napoli la sua piena collaborazione e chiede di ricevere tutte le carte dell'inchiesta che diventassero pubbliche. Non solo. Cappon fa anche il punto sulle intercettazioni telefoniche (opera stavolta della Procura di Milano) che hanno rivelato i contatti tra dirigenti della Rai (di nomina berlusconiana) e dirigenti di Mediaset. Dopo le prime rivelazioni sul caso, un mese fa, la tv di Stato ha sospeso Deborah Bergamini dalla Direzione del Marketing Strategico. La Bergamini - si scopre adesso - ha contestato questa sospensione con una lettera dei suoi avvocati ed ha anche minacciato una causa. Subito dopo, però, i suoi legali hanno sondato la disponibilità della Rai ad un divorzio consensuale, senza vincitori né vinti. Siamo solo ai primi prudenti contatti. Cappon però informa il consiglio di questa possibilità. Sull'inciucio tra Rai e Mediaset, il consigliere di amministrazione Nino Rizzo Nervo è per la linea dura. A suo parere, l'azienda deve presentare un esposto alla Procura di Roma denunciando il "possibile ritardo in un pubblico servizio". Reato previsto dall'articolo 340 del Codice Penale. Rizzo Nervo prende spunto da uno specifico capitolo delle intercettazioni: quello delle elezioni amministrative del 2005. Le intercettazioni fanno pensare a un disegno per ritardare la diffusione di alcuni dati sul voto del 2005 (negativi per il centrodestra). "Se qualche signore o giornalista ha orchestrato tutto questo - dice ora Nino Rizzo Nervo - allora ha esercitato con ritardo i doveri connessi al servizio pubblico. Per questo, chiedo si invii un esposto ai magistrati romani". I consiglieri d'amministrazione del Polo prendono tempo: la mossa - spiegano - potrà essere fatta solo dopo che la Procura di Milano sarà arrivata alle sue conclusioni. Rizzo Nervo, deluso dalla risposta, medita di scrivere l'esposto a titolo personale. Nell'attesa, l'Autorità per le Comunicazioni vuole capire che cosa la tv di Stato mandò in onda nel 2005 nei programmi di cui si discute nelle intercettazioni (quelli sulle elezioni, appunto, e sulla morte del Papa). Per questo, ha chiesto le cassette a Viale Mazzini. Il direttore generale Cappon annuncia infine che la Rai si costituirà parte civile nel processo su Calciopoli che si apre a Napoli. L'azienda si sente danneggiata dai comportamenti di suoi dipendenti e collaboratori.


ROMA - Il Cda di oggi si aprirà con i due casi giudiziari nati sulle intercettazioni. Quelle su (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Messaggero, Il" del 13-12-2007)

 

I legami Rai-Mediaset, che hanno coinvolto Deborah Bergamini, e le nuove a Silvio Berlusconi che chiamano in causa Agostino Saccà. Intanto si diffonde la notizia che Bergamini starebbe trattando la sua uscita dalla Rai. In Cda Sandro Curzi parte lancia in resta e chiede di fatto che anche il direttore della Fiction, così come la responsabile del Marketing, sia sospeso dalle funzioni. "In considerazione degli elementi emersi da una indagine della procura di Napoli - sostiene Curzi - il Cda dovrebbe invitare il direttore generale ad assumere immediatamente tutti i provvedimenti cautelari necessari a carico dei dipendenti che risultassero effettivamente coinvolti nell'indagine". A prevalere è una linea più morbida, che affida al dg Cappon l'apertura di una nuova inchiesta interna e "l'assunzione di eventuali provvedimenti aziendali conseguenti, e la collaborazione con la magistratura". Al.Gu.


"Bombe" di crema contro i vetri del palazzo della Rai ieri mattina. Una (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Messaggero, Il" del 13-12-2007)

 

Di ALBERTO GUARNIERI "Bombe" di crema contro i vetri del palazzo della Rai ieri mattina. Una contestazione che fa sorridere rispetto alle "bombe" giudiziarie che i vertici della tv pubblica si trovano a cercare di gestire. Voglia di ridere ne ha certo poca Agostino Saccà, direttore della Fiction, ex direttore generale. Un manager che non ha mai nascosto i suoi ottimi rapporti con Silvio Berlusconi (dichiarò pubblicamente che lo votavano lui e la sua famiglia), ma che ora si trova accusato di avergli sistemato delle attrici in qualcuno dei suoi sceneggiati. Ieri il direttore ha fatto notare, e sicuramente dirà lo stesso ai "commissari" dell'internal audit Rai, che ricevere gli auguri di Berlusconi per una possibile quanto incerta futura carriera privata non è certo un reato. Saccà sottolinea anche che una sola delle quattro attrici nominate nelle intercettazioni ha lavorato per Rai Fiction, ma ingaggiata in un periodo precedente a quello delle intercettazioni. Se non parla all'esterno Saccà invece vuole essere al più presto ascoltato dall'azienda e intanto offre una chiave di lettura di quanto sta accadendo ai suoi collaboratori. Secondo il direttore di Rai Fiction la Rai è oggi lo "sfogatoio" della nuova situazione in atto nel quadro politico. Per lui non è infatti da escludere, anzi, che le forze che vogliono impedire il nuovo dialogo tra Veltroni e Berlusconi si muovano terremotando un terreno di elezione come la Rai. Prima con la vicenda degli inciuci tra la tv pubblica e Mediaset. Ora colpendo direttamente Berlusconi, di cui si rendono pubbliche fragorosamente (tra l'altro illecitamente visto che c'è un'inchiesta in corso) telefonate "irrilevanti" con lo stesso Saccà. Ieri non ne ha parlato ai collaboratori, ma sicuramente Saccà giocherà poi un altro asso del suo mazzo. Quello del successo audience delle sue fiction, che ha portato Mediaset addirittura a sostituire il suo omologo nel tentativo di tamponare la falla. "Insomma - sembra dire Agostino - io degli inciuci sono vittima, ma non ne ho fatti". Salvo essere uno dei leader del trasversalissimo partito Rai. Ma questa è un'altra storia. Senza rilevanza penale. Intanto per Saccà questa, rilevante o meno, è la seconda empasse giudiziaria dell'anno. La Finanza in Rai gli ha sequestrato il computer cercando collegamenti con più o meno fantomatiche società di produzioni televisive. Tra un anno o poco più il direttore potrebbe andare in pensione, ma lui non ci pensa neanche. Potrebbe iniziare un'attività privata nella fiction (dove si è dimostrato ottimo manager) ma probabilmente ambisce anche a ritentare la scalata ai massimi vertici Rai. Dell'inchiesta ufficialmente parla solo - e poco - attraverso la sua legale. Che dichiara come non ci sia nulla di penalmente rilevante di cui rispondere. L'avvocato Marcella Melandri sottolinea solo che "dopo le segnalazioni dell'onorevole Silvio Berlusconi le attrici citate nell'inchiesta della Procura di Napoli, non hanno ottenuto contratti di lavoro con le società di produzione che lavorano per Rai Fiction" e che la posizione di Saccà "è stata ampiamente chiarita nel corso di un lungo interrogatorio all'esito del quale ho presentato istanza di archiviazione".


La poltiglia del Cavaliere (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)

 

Norma Rangeri In un paese dove il leader della rivolta dei camionisti è un parlamentare della Repubblica (casualmente di Forza Italia), tutto può essere. Anche che un alto dirigente Rai, Agostino Saccà, lavori in nero per il proprietario di Mediaset, incontri un senatore e si adoperi per farlo passare dal centrosinistra al centrodestra, perché così gli ha chiesto un euforico Cavaliere in vena di spallate. Anche che il medesimo Saccà, responsabile di investimenti per 300 milioni di euro e 800 ore di programmazione (stime 2006), nel tempo libero progetti di costruire una sua, privata, "città della fiction" con cui fare, domani, concorrenza all'azienda per cui, oggi, lavora. E non vogliamo credere che i magistrati di Napoli abbiano visto giusto nel sospettarlo di compromettenti relazioni d'affari con un produttore, per una storiaccia di fondi neri ricavati dalla compra-vendita di prodotti televisivi. Il quadro che emerge dalle intercettazioni degli investigatori napoletani, secondo il clamoroso scoop pubblicato ieri su Repubblica, è la rappresentazione, l'ennesima, di un potere politico-mediatico che agisce senza ostacoli e che continuerebbe a farlo se, ogni tanto, non incontrasse qualche magistrato nell'esercizio delle sue funzioni. Come sempre, i portavoce e gli avvocati di Berlusconi cercano di rivoltare la frittata intonando il ritornello della persecuzione giudiziaria, del paese illiberale, delle inchieste a orologeria, evitando accuratamente di commentare, nel merito, le imbarazzanti conversazioni, tra Saccà e Berlusconi, intercettate dal cellulare di una body-guard del leader di Forza Italia, come in una commedia dei fratelli Vanzina. Ma per quanti sforzi facciano gli sherpa di Arcore, la febbrile opera di pompieraggio resta una missione impossibile, come lo è tentare di profumare la nuvola di cattivo odore che sale dal retrobottega di quelli che Berlusconi definisce comportamenti "in linea con gli usi e le consuetudini della politica". Fingono di non capire che gli scenari raccontati dalle intercettazioni non hanno bisogno di trasformarsi in reati per farci turare il naso. Lo scandalo-Bergamini aveva iniziato a sollevare il sipario, ora lo spettacolo chiama in scena tutta la compagnia. Le indagini faranno il loro corso e anche se, alla fine, non si individuassero elementi penalmente rilevanti, resterebbe intatta la sostanza, mefitica poltiglia di ogni senso civico. Lo spessore del marketing berlusconiano è quel che appare: il predellino di San Babila e la preghiera rivolta a Saccà di far lavorare l'attrice amica del senatore (da comprare per sfilare la maggioranza al governo), sono due facce del grande statista. E se è con lui che il centrosinistra deve riformare le istituzioni, forse ce lo siamo meritato. Ma Saccà non lo ha eletto il popolo, lo paghiamo noi, lo tiene al suo posto un consiglio di amministrazione per metà inquisito e per metà sfiduciato. Che si è riunito e ha annunciato che farà, vedrà, moralizzerà. Nel frattempo noi dobbiamo continuare a pagare il canone?.


Quella soap barbarica voluta da Bossi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)

 

Berlusconi parla con Saccà, gli chiede conto del Barbarossa televisivo targato Rai perché ha il fiato sul collo della soldatessa di Bossi. E Saccà tranquillizza. Si tratta di un film di Renzo Martinelli che parte da lontano. Dai comuni che si ribellano al Barbarossa imperatore in Como, passando per Carducci, sino ai giorni nostri. "Vi sovvien" dice Alberto di Giussano "il dí sesto di marzo? Ai piedi ei volle tutti i fanti ed il popolo e le insegne. Gli abitanti venian de le tre porte, il carroccio venía parato a guerra; gran tratta poi di popolo, e le croci teneano in mano. Innanzi a lui le trombe del carroccio mandâr gli ultimi squilli, innanzi a lui l'antenna del carroccio inchinò il gonfalone". Così cantava Carducci in "Il parlamento", rievocando la figura del Barbarossa e quella di Alberto da Giussano che sprona i comuni lombardi alla ribellione. Il novello carroccio e i tardi epigoni di Alberto di verde vestiti hanno voluto a modo loro vendicare quell'antenna inchinata. Per ritrovare nuova erezione hanno fatto di tutto perché si mettesse in cantiere una lettura contemporanea del Barbarossa. E' di questo che, sulla base delle intercettazioni pubblicate, chiede conto e sollecitazione Berlusconi a Saccà. Che risponde dicendo che andrà presto in onda in prima serata. Una piccola bugia. Nonostante le dichiarazioni di entusiasmo di Renzo Martinelli alla "Padania", in data 20 maggio 2007, "quella della Lega Lombarda, della federazione dei comuni, fu una grande intuizione di libertà. Difendere il proprio territorio dalle incursioni di chi ci invade, reagire alla prepotenza con l'astuzia, la politica, il coraggio, le alleanze... è un film sul presente, non trova?!" dice all'intervistatrice. Ma dove nasce l'idea? Sempre Martinelli racconta "Tre anni fa mi chiamò il senatore", Bossi?, chiede l'intervistatrice "Sì, lui mi chiese di prendere in mano un lavoro che si era fermato. Trovai in Agostino Saccà di Rai Fiction la disponibilità per dare corpo al progetto... determinante poi è stato l'appoggio di Giovanna Bianchi Clerici del cda Rai", quest'ultima definita da Berlusconi la soldatessa che gli sta addosso per sapere del progetto. Che prevede come attori Rutger Hauer (Barbarossa), Alessandro Gassman (Alberto da Giussano) e Fred Murray Abraham (il traditore Siniscalco Barozzi) e una doppia versione, una cinematografica più concentrata e una televisiva di poco più di tre ore (tutto Rai). Per ora la messa in onda non è prevista, anche perché Martinelli dovrebbe avere appena terminato le riprese del suo "Carnera" (questa volta per Mediaset) mentre quelle di Barbarossa non risultano iniziate. Non si può quindi fare il processo alle intenzioni, anche se la lettura contemporanea accennata da Martinelli suscita qualche perplessità. Di certo, ancora una volta, le antenne si inchinano ai potenti. Purtroppo per loro però le antennine dei telefoni mandano segnali chequalcuno ascolta. Antonello Catacchio.


E anche viale Mazzini torna a indagare (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)

 

Dopo la sospensione di Deborah Bergamini per la vicenda "Raiset", il dg Cappon rimette in moto la macchina "investigativa" interna Micaela Bongi Il consiglio d'amministrazione di viale Mazzini torna, dopo settimane di stand-by, a riunirsi col "redivivo" Angelo Maria Petroni, e subito deve ricominciare a parlare di indagini interne, comitati etici, atti giudiziari da acquisire. La nuova rivelazione di Repubblica sulle relazioni pericolose dei dirigenti Rai questa volta ha come protagonista, oltre all'immancabile Silvio Berlusconi, l'ex direttore generale e attuale direttore di Raifiction Agostino Saccà. In cda, in un clima tutto sommato disteso, con i presenti che non registrano nessun particolare desiderio di rivalsa dall'estromesso e poi reintegrato Petroni, il direttore generale Claudio Cappon fa la sua relazione sul caso "RaiSet" che al momento ha portato solo a un provvedimento cautelare nei confronti di Deborah Bergamini. La responsabile marketing, sospesa, a quanto si dice starebbe trattando la sua uscita dall'azienda. Ma Cappon deve fare poi i pure con la "bomba" Saccà. La parola d'ordine della direzione generale, anche in questo caso, è "massima determinazione e trasparenza, nel rigoroso rispetto delle procedure aziendali previste, attraverso la pronta attivazione degli organi interni preposti, la assunzione di eventuali provvedimenti aziendali conseguenti, e la collaborazione con la magistratura". Insomma, come nel caso del "gioco di squadra" tra dirigenti Rai e Mediaset, anche per questa nuova vicenda che avrebbe addirittura a che fare con la fallita "spallata" del Cavaliere al governo, è pronta a partire l'indagine interna e l'azienda dovrebbe costituirsi parte lesa nel processo per poter acquisire le carte e avviare la procedura contro Saccà, che dovrà essere ascoltato. Il cda prende atto. E il consigliere della sinistra Sandro Curzi rinuncia a presentare un suo ordine del giorno per chiedere l'immediata sospensione cautelare di Saccà, denunciando al tempo stesso una "campagna mediatica ai danni dell'azienda". Quella che Curzi decide poi di denunciare in una nota parlando appunto di una campagna "che si sviluppa da mesi ai danni dell'immagine e del prestigio del servizio pubblico italiano, alimentandosi pretestuosamente anche delle risultanze del pur legittimo esercizio della giustizia e della libera informazione". Del resto al settimo piano di viale Mazzini già la pubblicazione delle intercettazioni di Deborah Bergamini da parte di Repubblica avevano scatenato un dibattito del tipo: si vuole minare il dialogo Veltroni-Berlusconi? Oppure, come lo stesso Curzi denunciava sull'Unità di ieri (in questo caso a proposito del Corriere della sera e della richiesta di Pieluigi Battista di abolire il canone Rai), c'è chi mira alla privatizzazione del servizio pubblico? In ogni caso l'indagine c'è - e nessuno la mette in discussione - è sono attesi sviluppi già nelle prossime ore. Quindi gli stessi dirigenti cercano di capire quale sia l'intenzione della direzione generale nei confronti di Saccà, che tra l'altro sta andando verso la pensione. Nella riunione del consiglio d'amministrazione di ieri c'è stato modo anche di parlare d'altro. Ad esempio il cda ha detto no, richiedendo di motivare meglio la richiesta, alla sostituzione del vicedirettore del Tg2 Stefano Marroni chiesta dal direttore Mauro Mazza. E' stato poi deciso di dedicare le sedute di mercoledì e giovedì della prossima settimana alla discussione del piano editoriale. In quella sede saranno fatte anche eventuali considerazioni sul piano industriale già varato in assenza di Petroni, anche se il consigliere reintegrato non è intenzionato a impugnare quella delibera. Nononstante le bufere quotidiane, i consiglieri di viale Mazzini sembrano del resto intenzionati a procedere in quello che il presidente Claudio Petruccioli definisce "clima collaborativo ma pesante".


Le strategie per fiction di Agostino Saccà (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)

 

Da "La stagione dei delitti" a "Gente di mare": intrecci con la politica, alti budget e calo d'ascolti Le strategie per fiction di Agostino Saccà Giulia Sbarigia "In una casa dove si è stati principi non si può diventare maggiordomi", più o meno con queste parole uno sdegnato Agostino Saccà accettò di lasciare la direzione generale dalla Rai per quella di Rai fiction. Era il 2002, e il principe che divenne maggiordomo passò dall'esecuzione materiale dell'editto bulgaro (2001) a occuparsi di telefilm e serie, anno domini 2003. In questa stagione la sua gestione della tv pubblica, nonché dell'immaginario pop che si irradia dal piccolo schermo, è stata attraversata da intrecci di palazzo, fino al culmine dell'inchiesta aperta dalla procura di Napoli. Mentre gli ascolti totali di Rai fiction crollavano vertiginosamente: dal 27,05% del 2001 al 21% del 2007, così dicono i dati, parecchio blindati, pubblicati sul Riformista. Il rapporto tra ascolti e budget è però inversamente proporzionale: nel 2007 la Rai ha investito nella serialità 268 milioni di euro. Nell'analizzare il calo dei telespettatori, Stefano Munafò, direttore di Rai fiction prima dell'avvento di Saccà, dice: "in concerto con Mediaset la Rai non è voluta entrare in conflitto per la raccolta pubblicitaria. Se Mediaset ha disinvestito negli anni sul prodotto seriale, non si può dire lo stesso della Rai, eppure il calo d'ascolti testimonia una strategia errata, di invecchiamento, nella scelta dei linguaggi, dell'innovazione, della qualità complessiva del prodotto". Per dire degli intrecci con la politica basta ricordare alcuni accordi stipulati dalla Rai nel 2004 con nuovi produttori felici di fare affari con il neo direttore. Ecco allora affacciarsi sullo schermo la Goodtime Enterprise (sua la serie trasmessa su Raidue La stagione dei delitti) di proprietà di Gabriella Buontempo, moglie di Italo Bocchino, all'epoca vice coordinatore nazionale di An. Altro partner con poca storia alle spalle, ma deciso a inserirsi nel ricco mercato della fiction televisiva, la Cosmo production di Elide Melli, moglie del consulente dell'ex ministro Gasparri, Massimo Pini, che sfornò (per la cifra record di 4 miliardi e 500 di lire) le due puntate dei Mille dirette da Stefano Reali e andate in onda a gennaio 2007. Altra coincidenza che lega i fili della tv alla politica, le produzioni targate Titania di Ida Di Benedetto (accusata di aver approfittato della sua liaison con l'ex ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani al fine di ottenere finanziamenti statali di 7 milioni di euro per realizzare quattro pellicole). Il marchio su Caravaggio, il kolossal in due puntate di Raiuno diretto da Angelo Longoni con Alessio Boni, ce lo mette proprio la Titania. Intrecci pericolosi, che mettono in evidenza le strategie suicide del servizio pubblico, vengono in mente ogni volta che spunta il nome di Endemol Italia, la società di cui Mediaset possiede il 75% che elabora format non solo per il Biscione ma pure per la Rai (La prova del cuoco, Affari tuoi) e anche fiction. L'ultima, trasmessa di recente su Raiuno, è Donna Detective che ha volto e voce di Lucrezia Lante della Rovere. Controllata dalla Endemol è anche la Palomar di Carlo Degli Esposti che per Raiuno ha realizzato Gente di mare, la serie girata sul set della mala calabrese. Sì, proprio la Calabria, culla di Agostino Saccà che lì vorrebbe erigere il suo personale centro di produzione, il progetto Pegasus, con l'idea di creare a Lamezia Terme la Hollywood della fiction da mettere in campo anche con fondi pubblici. Poi ci sono le ultime produzioni, quelle finite nell'inchiesta napoletana. Sottocasa, per esempio, la soap della rete ammiraglia annunciata in pompa magna la scorsa stagione che ha resistito pochi mesi nel daytime per poi sprofondare all'alba. È stata realizzata da Sandro Parenzo - già editore di Telelombardia e Antenna 3, Daniele Luttazzi lo ricorda nel suo blog perché nel 1989, come produttore di Banane su Telemontecarlo, impose la censura agli sketch Marzullo intervista Hitler e Marzullo intervista Gesù - per Videa Cde dal format Marienhof di Bavaria Media, di cui è manager per l'Italia proprio Giuseppe Proietti finito nell'inchiesta napoletana.


SILVIO INDAGATO <C'è odore di elezioni l'armata rossa è ripartita> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Libero" del 13-12-2007)

 

Anzitutto 13-12-2007 SILVIO INDAGATO "C'è odore di elezioni l'armata rossa è ripartita" di ENRICO PAOLI ROMA "Berlusconi? Come ho visto Berlusconi? Bene, in gran forma... come al solito. Non penserete mica che una cosa come quella di Napoli lo turbi. Ci vuole ben altro". Sorride Michela Vittoria Brambilla, sorride mentre lui, Silvio Berlusconi, lascia la sede romana della Tv delle Libertà, dopo aver dato l'annuncio della nascita del Popolo delle Libertà. Sorride convinta, nella convinzione che quella della Procura di Napoli è una "cosa ridicola". Eppure il dubbio che si possa trattare di un remake di ciò che avvenne nel '94, quando la stessa procura consegnò, oggi come allora, l'avviso di garanzia a mezzo stampa nel bel mezzo del G7 sulla sicurezza, prende tutti. Forse è venuto anche al cavaliere dopo aver letto su Repubblica (nel '94 fu il Corriere) dell'inchiesta e delle intercettazioni, se ha scelto di difendersi attaccando, usando uno schema di gioco diverso dal solito. L'ATTACCO AI MAGISTRATI "Non c'è nessun fatto penalmente rilevante, nè una indagine in corso su di me per corruzione visto che non ho ricevuto alcuna notizia in merito; c'è semmai il ritorno della "armata rossa giudiziaria" in vista delle elezioni che sono vicine". Con calma, guardando metaforicamente negli occhi gli italiani e gli elettori del Popolo delle Libertà attraverso le telecamere della Tv delle Libertà, Berlusconi piazza il colpo, consapevole di centrare il bersaglio. E tanto per dare la misura racconta anche come ha appreso la notizia. "Stamattina (ieri ndr) mi sono alzato e mi è stato portato il giornale "La Repubblica" e leggo di un'accusa o di un'indagine per corruzione che mi riguarda da parte della Procura di Napoli". Indagine che la Procura ha confermato, aggiungendo di averne aperta un'altra sulla fuga di notizie, così come ha fatto il Garante per la Privacy. Poi, sarcasticamente, il Cavaliere fa notare che gli uffici di Napoli, "sono molto liberi", visto che "è una città dalla vita molto tranquilla senza nessuna presenza di fatti criminali privati o anche organizzati". L'articolo, prosegue Berlusconi, "è assolutamente infondato" così come infondato è "il fatto che ci sia una indagine su di me perché non ho avuto nessuna notizia". "I fatti che vengono descritti, in una maniera che distorce la realtà, sono fatti assolutamente non di rilievo penale". LA CONTROMOSSA "Trovo molto grave che ci sia un'inva sione della magistratura nei contatti telefonici o che si filmino le attività del leader dell'opposizione. Trovo grave l'alto numero dei controlli telefonici a carico dei cittadini, trovo gravissimo che vengano diffuse notizie d'ufficio da parte delle Procure, trovo grave che ci siano giornali disposti a pubblicarle". Un duro affondo, incentrato su due temi particolarmente caldi, quali la fuga di notizie e l'eccessivo uso delle intercettazioni, comprese quelle ai danni dei parlamentari. E sulla scorta di questo ragionamento arriva la richiesta d'intervento al Garante della Privacy "per inibire la pubblicazione di atti coperti dal segreto d'indagine". Lo stesso esposto è stato presentato al Csm e al Ministro della Giustizia per verificare "come sia potuto accadere che tale documentazione fosse in possesso di un giornalista e quali siano state le modalità delle intercettazioni delle conversazioni e degli incontri fra parlamentari". A "istruire la pratica" è stato Niccolò Ghedini, senatore di Forza Italia e e avvocato di Silvio Berlusconi. "Di tale situazione", aggiunge Ghedini, "il presidente Berlusconi ha doverosamente informato i presidenti del Senato e della Camera dei deputati". Ghedini poi se la prende anche con l'Associazio ne nazionale Magistrati. "Fa piacere sapere che l'Associazione nazionale magistrati, dopo il lungo silenzio sui casi Forleo e De Magistris (sulle vicende D'Alema, Fassino, La Torre), quando si tratta di Silvio Berlusconi è prontissima ad intervenire". Le segnalazioni invece hanno trovato sponda tanto in Fausto Bertinotti quanto in Clemente Mastella. BERTINOTTI IN CAMPO Il presidente della Camera ha inviato al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Giovandomenico Lepore, una lettera in cui gli chiede "elementi di informazione" su eventuali intercettazioni di parlamentari nell'ambito dell'inchiesta di cui parla "Repubbli ca"". Perché nel mirino dei magistrati napoletani non sarebbe finito solo Silvio Berlusconi. A sollecitare l'azione di Bertinotti è stato il presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati, Carlo Giovanardi. Mastella ha ricordato che la tutela della riservatezza è "un bene costituzionale da garantire sempre, nell'interesse di tutti". L'APPELLO DEL CAVALIERE "Da parte mia c'è assoluta tranquillità e spirito di coscienza come c'è sempre stato". Tanto che la sera prima, ad una cena Berlusconi aveva detto che "anche a Mediaset la maggior parte sono di sinistra, gente che ha fatto assumere Costanzo e Mentana, io in quell'azienda non ho neanche voce in capitolo...". Io faccio solo opere pie, qualche segnalazione, proprio perchénelle aziende pubbliche e anche in quelle private ci va solo chi guarda a sinistra, ma poi finisco per essere accusato proprio io... Così succede in questo Paese". No, il parallelo con il '94 questa volta non c'è Questa volta c'è la consapevolezza di essere un perseguitato. Foto: COME NEL 1994 Silvio Berlusconi di nuovo al centro delle attenzioni dei magistrati. Commentando la notizia, il leader del neonato Popolo della Libertà ha detto di "non aver ricevuto nessun avviso di garanzia" dalla Procura di Napoli che lo avrebbe indagato per corruzione a dirigenti Rai e a senatori dell'Unione. Ancora una volta, perciò, un giornale avrebbe diffuso la notizia di un indagine nei confronti del leader del centrodestra prima che lo stesso Berlusconi ne fosse avvertito: nel '94 fu il Corriere della Sera a pubblicare lo scoop di un avviso di garanzia all'allora presidente del Consiglio per tangenti alla Guardia di Finanza; questa volta tocca a Repubblica battere sul tempo perfino i messi dei magistrati. Che da Napoli hanno confermato l'indagine aggiungendo "è stato aperto un procedimento penale teso alla verifica delle sconcertanti modalità con le quali si è dato luogo all'indebita pubblicazione delle notizie, sicuramente destinata a produrre gravi danni alle indagini che questo ufficio ancora sta conducendo". Fuga di notizie, quindi. Del resto, come ha detto lo stesso Berlusconi, "c'è odore di elezioni..." (fotogramma) Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.


Il mercato di Palazzo Madama Dal capocomico alla spalla (sezione: RAI MEDIASET

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( da "Unita, L'" del 13-12-2007)

Stai consultando l'edizione del Il mercato di Palazzo Madama Dal capocomico alla spalla di Marco Travaglio Il supermarket dei senatori che ha innescato l'ennesima accusa di corruzione a Silvio Berlusconi s'inserisce perfettamente nella nuova stagione politica delle "larghe intese", ultimo approdo della commedia all'italiana, a cura di Castellano & Pipolo. Titolo: "Ok il prezzo è giusto" o "Chi vuol esser milionario". Ecco personaggi e interpreti, in ordine di apparizione. Berlusconi Silvio, il capocomico. Un tempo si comprava Craxi e quello gli faceva due decreti salva-tv più la legge Mammì. Si comprava il giudice Metta e quello gli regalava la Mondadori. I suoi manager si compravano la Guardia di Finanza (a sua insaputa, s'intende) e quella chiudeva un occhio, anzi due sui bilanci del gruppo. E si compravano pure l'avvocato inglese David Mills (senza dirgli nulla, si capisce) perché testimoniasse il falso nei processi a suo carico. Il grande venditore era anche un formidabile compratore: mostrava il libretto degli assegni, diceva "scriva lei la cifra", e di solito funzionava. Ora, per dire com'è ridotto, telefona ad Agostino Saccà perché "sollevi il morale del Capo" sistemandogli certe "attrici" (ieri l'ometto le ha definite "artiste discriminate perché non di sinistra", insomma ideologhe anticomuniste, un po' come quelle che sedevano sulle sue ginocchia nel parco di Villa Certosa). Una, fra l'altro ("la Evelina") sarebbe amica di un senatore dell'Unione "che mi può essere utile per far cadere il governo Prodi". E il governo non cade. Allora corteggia e coccola un senatore dell'Oceania, promettendogli un posto nel suo eventuale, prossimo governo (il famoso "sottosegretariato all'Australia"), e la piazza numero 2 nelle liste nazionali di Forza Italia (o come diavolo si chiama adesso) alle presunte elezioni anticipate. Il tutto con la stessa credibilità con cui Totò vendeva la fontana di Trevi all'italoamericano Decio Cavallo, che lui chiamava Caciocavallo. Solo che, diversamente, da Decio Cavallo, il senatore Randazzo non abbocca e lo manda a stendere, inseguito dal povero Cavaliere che gli promette addirittura "un contratto", millanta "ho con me Dini e i suoi" e lo implora in ginocchio: "Mi basta anche solo una piccola assenza.". Poveretto, come s'offre. Randazzo Nino, l'antagonista. L'uomo che resiste impavido (e inedito) alle profferte del Grande Compratore è un vecchio giornalista italoaustraliano d'altri tempi, che dinanzi ai contratti e alle promesse risponde: "Sono stato eletto col centrosinistra e dunque resto fedele al centrosinistra perché ho una mia moralità". Alla parola "moralità", il Cavaliere chiama Bonaiuti e chiede un dizionario: dev'essere un termine australiano, comunque arcaico. Poi capisce che non c'è nulla da fare: la lunga permanenza all'estero deve aver guastato il senatore, non troppo aggiornato sulle prassi recenti della nostra politica. Affranto per l'affronto, il Cavaliere ripiega sugli italiani doc. Nick Scavi, il buttadentro. Imprenditore australiano, si materializza alle spalle di Randazzo un giorno che questo sta passeggiando alla galleria Alberto Sordi, a Roma. Da quel momento diventa il suo angelo custode, gentile omaggio del Cavaliere: "Voglio offrirti la possibilità di diventare milionario", gli dice, e pare gli mostri un assegno in bianco accompagnato dalla frase: "Scrivi tu la cifra, fino a 2 milioni". Il suo ruolo è simile a quello delle ragazze buttadentro che accalappiano i giovanotti davanti alle discoteche. Ma Randazzo, tetragono, resiste anche alle sue sirene. Saccà Agostino, la spalla. Calabrese, giornalista (chi non lo è?), craxiano, poi forzista, poi dalemiano, poi di nuovo forzista ("voto Forza Italia come tutta la mia famiglia"), nel 2002 fu l'esecutore materiale dell'editto bulgaro del Capo contro Biagi, Santoro e Luttazzi. Da allora si garantì una serena vecchiaia. Da direttore generale dovettero cacciarlo perché in un anno la sua Rai aveva perso 4 punti di share su Mediaset: sull'onda dell' entusiasmo, era andato anche oltre il mandato. Ma lo sistemarono a Raifiction, una specie di grotta di Alì Babà piena d'oro, che lui amministra da par suo con gli amici degli amici. Ultimamente, mentre partecipava alla campagna acquisti berlusconiana dei senatori e preparava la fiction sul Barbarossa ("Bossi non fa che parlarmene", insisteva il Cavaliere), si spacciava per veltroniano: pare che, per essere credibile, pronunciasse solo parole che iniziano con la w: walter, wafer, water, woobinda, wow, woody allen, watussi, wonderbra. Soprattutto wonderbra. De Gregorio Sergio, il servo furbo. In controtendenza col proliferare in politica di servi sciocchi, il senatore ex socialista, ex forzista, ex democristiano, ex dipietrista, neo forzista ha recuperato la tradizione plautiana del servo furbo. Eletto nel 2006 con l'Italia dei Valori per nobili motivi ideali -un posto da sottosegretario- fu deluso quando non l'ottenne e cominciò a fare la fronda. Intanto fu indagato a Napoli per certi assegni trovati in mano a un contrabbandiere. E cominciò a votare contro la maggioranza che l'aveva eletto. L'improvvisa sintonia programmatica con la Cdl fu corroborata dalla promessa berlusconiana di finanziare la sua associazione Italiani nel mondo con 5 milioni di euro l'anno. Con tanto di contratto spedito via fax e addirittura firmato - scrive Repubblica - dall'ingenuo Bondi. Fuda Pietro, servitor di due padroni. Calabrese, già forzista, poi margherito, poi numero 2 del Pdm di Loiero, indagato per storie di 'ndrangheta, balzò alle cronache un anno fa per un comma di poche righe che mandava salvi centinaia di pubblici amministratori nei guai con la Corte dei conti per reati contabili. Saccà, suo conterraneo, lo contatta poi riferisce: "Fuda vuol far sapere al Capo che il suo cuore batte sempre a destra, anche se oggi è costretto a stare a sinistra. Ma se gli toccano gli interessi e le cose sue, darà un aiuto al Cavaliere in Parlamento". Ecco, anche Fuda c'ha le cose sue. P. S. C'è poi da segnalare Fausto Bertinotti che protesta vibratamente con la Procura di Napoli per la "fuga di notizie" e per eventuali "intercettazioni di parlamentari". Speriamo che il Presidente della Camera trovi anche tempo e modo per allarmarsi della compravendita di senatori in corso nell'altro ramo del Parlamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora la Rai si sente parte lesa. E scatta l'indagine Un'altra tegola su viale Mazzini. Stessi provvedimenti seguiti alle prime intercettazioni (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 13-12-2007)

Stai consultando l'edizione del Ora la Rai si sente parte lesa. E scatta l'indagine Un'altra tegola su viale Mazzini. Stessi provvedimenti seguiti alle prime intercettazioni /Roma Un'altra "bomba" è piombata ieri sulla reputazione della tv pubblica. Così il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, all'insegna dei principi di "trasparenza, determinazione e garantismo" ha proposto al Cda (nel quale è tornato Petroni) di far partire rapidamente le stesse iniziative adottate per le intercettazioni sugli accordi Rai-Mediaset, quel malloppo di conflitto d'interessi: la Rai si costituisce parte lesa per acquisire le carte dal tribunale di Napoli, e parte un internal auditing, l'indagine interna affiancata dal comitato etico, formato sempre dal vicedirettore generale Leone, dal capo del Personale Flussi, dal legale Rai Esposito e dal responsabile auditing Zuppi. La proposta è stata accettata dal Cda, pur essendo tornato a maggioranza di centrodestra. Sandro Curzi, consigliere della sinistra, avrebbe voluto presentare un ordine del giorno per chiedere subito la sospensione di Saccà. Un odg che non sarebbe passato, così il consigliere ha fatto mettere a verbale una dichiarazione nel consiglio, chiedendo al Dg "immediati provvedimenti cautelari" ai dirigenti che risultassero convolti nell'inchiesta. Per la Rai questo è comunque un grosso "danno d'immagine", e se dalle carte venisse la conferma di "un dirigente che si presta a fare da tramite al convincimento di un senatore per cambiare schieramento", dicono al settimo piano di Viale Mazzini. Certo se i fatti venissero confermati la sospensione "sarebbe inevitabile", come è avvenuto per Deborah Bergamini e per un dirigente di RaiCinema ancora prima. L'indagine interna può portare "dalla sospensione al licenziamento" nei casi estremi. Comunque una sanzione sulla testa di Re Agostino sarrebbe "un fatto epocale", dicono. Tanto epocale quanto improbabile. n.l.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saccà ammette. E si difende: a Berlusconi ho anche detto tanti no Alle attrici furono fatti provini, ma nessun contratto. Il direttore di Raifiction rischia la sospensione (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 13-12-2007)

Stai consultando l'edizione del Saccà ammette. E si difende: a Berlusconi ho anche detto tanti no Alle attrici furono fatti provini, ma nessun contratto. Il direttore di Raifiction rischia la sospensione di Natalia Lombardo / Roma CHE AGOSTINO SACCÀ, potente direttore di RaiFiction, sia vicino a Silvio Berlusconi è cosa nota: lui stesso disse con orgoglio che tutta la sua famiglia ha vo- tato da sempre Forza Italia. Ieri, dalle pagine di Repubblica, è partita una vera "bomba"; se i contenuti venissero confermati dalle carte processuali richieste dalla Rai, Saccà potrebbe essere sospeso dal suo incarico come è avvenuto per Deborah Bergamini (sempre di conflitti d'interesse si tratta, di un dirottare "l'attenzione verso un leader politico", dicono ai piani alti di Viale Mazzini). Saccà non è indagato ma si ritiene, dicono negli ambienti a lui vicini, "oggetto di tentata corruzione"; avrebbe però fatto da tramite con "l'amico Fuda" per convincerlo a fare "un'assenza" dall'aula di Palazzo Madama, a compiere una distrazione fatale per il governo Prodi, con ampie promesse di ricompensa al prossimo giro elettorale. Nelle stanze di RaiFiction in effetti non si smentisce nulla, ma si tende a far prevalere la tesi dei "tanti no detti a Berlusconi". Sull'aspetto meno rilevante delle raccomandazioni, l'eterno peccato che a Viale Mazzini non fa troppa impressione. Quelle "segnalazioni" che l'ex premier avrebbe fatto all'amico Agostino. I "no" pronunciati dal direttore sarebbero quelli alle parti da assegnare alle quattro attrici "segnalate" da Silvio: Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Ferranti (che sarebbe la figlia di un medico molto vicino all'ex premier, secondo un testimone). Nomi che il direttore Saccà avrebbe fatto vagliare con dei normali "provini" dalle strutture adepte; poi, magari perché non adatte al ruolo, le ragazze non hanno superato la prova. Nessun contratto alle attrici, precisa il legale di Saccà "dopo le segnalazioni dell'on Berlusconi". Il quale, (come conferma tra il serio e il faceto lui stesso) avrebbe segnalato anche tre o quattro uomini, tutti bocciati ai provini... La Manni, secondo quanto scritto dal quotidiano in base alle intercettazioni, "mi è stata segnalata da un senatore del centrosinistra che mi può essere utile per far cadere il governo", avrebbe detto il cavaliere a Saccà. La ragazza in questione avrebbe ottenuto una parte grazie al produttore, dicono a Rai Fiction. Agostino Saccà è calabrese come Pietro Fuda, il senatore corteggiato da Silvio. Il direttore di RaiFiction non sembra nascondere neppure questo contatto (come se fosse la cosa più normale del mondo per un dirigente Rai), in nome della libertà di pensiero garantita dalla Costituzione. Fuda è amico del conterraneo Saccà, il quale lo avrebbe sondato (per far piacere a Berlusconi). Il senatore, secondo indiscrezioni uscite da RaiFiction, avrebbe detto quello che Repubblica ha scritto: "il suo cuore batte a destra ma per ora non vuole tradire la fiducia di Agazio Loiero", presidente della Calabria che sostiene il centrosinistra. E poi la ricompensa di Berlusconi sarebbe stata a lungo termine per Saccà. Quel "ti aiuterò quando diventerai imprenditore.". Troppo vago per pretendere dei sì, sembrerebbe, quindi ecco che arriva "l'infinità di no detti a Berlusconi", spiegano negli ambienti vicini al direttore. Saccà, che è vicino al traguardo della pensione in Rai, sta già ponendo le basi del "Progetto Pegasus", aggregando piccoli produttori Tv ma anche pescando in Rai e Mediaset. Agostino l'affabulatore, alla sua terra dedica da anni la fiction "Gente di mare" ma, avendo in mano un potentissimo mezzo di persuasione culturale massificata, durante il governo Berlusconi ha realizzato le ordinazioni delle varie forze della Cdl: così andò in onda la fiction sulle foibe, richiesta al congresso di An da Maurizio Gasparri, allora ministro della Comunicazione. E una fiction su Marinetti, compensata, già che è a governo il centrosinistra, da una su Di Vittorio in fase di realizzazione. Nelle telefonate Saccà avrebbe anche rassicurato Berlusconi: presto andrà in onda in prima serata la fiction su Federico Barbarossa, "pallino" di Bossi rilanciato dalla consigliera Bianchi Clerici (assillando il cavaliere.).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli <acquisti> in Senato e la telefonata intercettata (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 13-12-2007)

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2007-12-13 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Le carte Decisivo l'impegno dell'ex premier a finanziare De Gregorio Gli "acquisti" in Senato e la telefonata intercettata Nell'ultima chiamata il leader rassicura due ragazze ROMA - Silvio Berlusconi sapeva bene che la Procura di Napoli stava conducendo un'inchiesta che lo riguardava. Almeno dalla scorsa settimana, quando un paio delle ragazze attrici o aspiranti tali, appena perquisite dalla Guardia di Finanza, lo chiamarono per avvisarlo di ciò che era accaduto. Gli apparecchi delle signorine erano sotto controllo, e nei colloqui intercettati l'ex presidente del Consiglio ha cercato di tranquillizzarle, spiegando che con tutta probabilità i magistrati ce l'avevano con lui e loro non avevano nulla da temere. Ieri il leader di Forza Italia ha detto di non aver avuto notizia dell'indagine a suo carico, e se parlava di avvisi ufficiali è vero: a indagine in corso non è previsto che ricevesse alcuna comunicazione. Per altre vie però, sapeva di quell'inchiesta nata dal fascicolo riguardante la creazione della società di produzione televisiva Pegasus, che coinvolge il direttore di Raifiction Agostino Saccà. Il quale, attraverso il suo avvocato Marcello Melandri, ha fatto sapere ieri che nessuna delle attrici coinvolte nella presunta corruzione ha ottenuto contratti a viale Mazzini dopo le segnalazioni di Berlusconi. Lo stesso Saccà, nel suo lungo interrogatorio, ha spiegato che Pegasus è un'idea mai concretizzata di Luca Cordero di Montezemolo e Corrado Passera, nata durante la missione italiana in India. Ascoltati come testimoni, i due imprenditori hanno confermato di aver proposto a Saccà di guidarla se fosse andato via dalla Rai, ma erano perplessi sul coinvolgimento della Mediaset di Berlusconi e dell'azienda di Stato, ritenendo che la società dovesse restare indipendente. Nelle pieghe dell'indagine su questo progetto, per il quale Saccà cercava comunque di garantirsi almeno la non contrarietà di Berlusconi, sono saltate fuori le conversazioni sull'"Operazione libertà " che l'ex presidente del Consiglio stava conducendo per spostare dalla sua parte il numero di senatori sufficienti a far cadere il governo Prodi. Da lì è nata l'inchiesta per corruzione, accusa che il leader del centrodestra respinge sostenendo che i fatti contestati "non sono assolutamente di rilevo penale". Ma alla Procura di Napoli la pensano diversamente. Ascoltando le telefonate i magistrati si sono convinti di trovarsi di fronte all'ipotesi di reato disegnata dagli articoli 318 e 320 del codice penale; e hanno ipotizzato a carico di Berlusconi l'istigazione nei confronti di parlamentari (assimilati ai pubblici ufficiali) a commettere azioni che possono rientrare nella categoria della corruzione. Anche se la materia di scambio è il voto in Parlamento, libero da ogni "vincolo di mandato" come stabilisce la Costituzione. Ma quella "protezione" riguarda appunto l'esercizio del mandato degli eletti dal popolo, che nella visione degli inquirenti dev'essere libero anche da condizionamenti precedenti il momento del voto in aula. Il codice dice che la corruzione si verifica in presenza di "denaro, altra utilità o retribuzione non dovuta" versata o promessa "per compiere un atto d'ufficio": nel caso individuato dai procuratori di Napoli, quell'"atto" sarebbe proprio il voto parlamentare. Che con la "campagna acquisti", la segnalazione delle attrici da far lavorare perché segnalate da questo o quel senatore e le sovvenzioni a fronte del cambio di schieramento politico, avrebbe perso le sue prerogative di libertà. E lo stesso codice punisce anche chi "dà o promette il denaro o altra utilità ": nell'ipotesi avanzata dai magistrati, Silvio Berlusconi in persona. Il quale, nel "contratto" fatto avere al senatore Sergio De Gregorio - presidente della commissione Difesa a palazzo Madama, eletto con l'Unione e poi passato all'opposizione, a sua volta inquisito in un altro procedimento per riciclaggio aggravato dall'agevolazione di un'associazione mafiosa - avrebbe fatto scrivere qualcosa che per gli inquirenti è una conferma della loro ipotesi. Nell'impegno al finanziamento con parecchie migliaia di euro del nuovo movimento del senatore transfuga, sancito nel maggio scorso, ci sarebbe scritto che i soldi sarebbero stati versati in cambio dei voti contrari al governo "fino alla caduta" dell'esecutivo guidato da Romano Prodi. Tutto questo è scaturito da telefonate in cui casualmente è stata intercettata la voce dell'ex premier, e da un fax indirizzato a De Gregorio inquisito in una diversa indagine. Anche sull'utilizzo delle telefonate con i discorsi dell'onorevole Berlusconi nell'inchiesta a suo carico, gli inquirenti ritengono di essersi mossi nel rispetto delle regole. L'autorizzazione alla Camera per il loro impiego processuale, infatti, stando alle più recenti interpretazioni (compresa quella della Giunta per le autorizzazioni nel recente "caso D'Alema") dovrebbe essere richiesta solo per l'eventuale esercizio dell'azione penale, cioè la richiesta di rinvio a giudizio. Non prima. Tutto regolare, quindi, secondo i magistrati. Ma proprio su questo punto si sono già concentrate le polemiche - oltre a quelle sulla presunta "armata rossa" in azione - che hanno già determinato un esposto al Csm e al ministero della Giustizia, firmato dallo stesso Berlusconi, e un paio di precisazioni governative. Lasciando immaginare nuove tensioni tra giustizia e politica. Giovanni Bianconi Procura Giandomenico Lepore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E alla fine la Camera tagliò i tagli (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 13-12-2007)

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2007-12-13 num: - pag: 14 categoria: REDAZIONALE La retromarcia Per evitare retribuzioni milionarie, la norma prevedeva un compenso massimo di 275 mila euro E alla fine la Camera tagliò i tagli I deputati sopprimono il tetto agli "stipendi d'oro" dei manager pubblici La riforma aveva già avuto l'ok di Palazzo Madama. Ora, dopo la bocciatura di Montecitorio, solo il governo può ripristinare le regole anti-sprechi SEGUE DALLA PRIMA Eppure, dopo tante retromarce nella sbandierata moralizzazione avviata solo per placare l'indignazione popolare, pareva che almeno questo principio fosse acquisito: chi lavora per la sfera pubblica (dai ministeri alle Regioni, dalle aziende di Stato alle municipalizzate) non deve avere buste paga, liquidazioni e pensioni troppo alte. Per mille motivi. Perché le nomine sono spesso dovute non alle capacità professionali ma alle amicizie giuste. Perché in cambio di certi appannaggi non viene chiesta talora efficienza ma piuttosto "gentilezze" al partito di riferimento. Perché nel mondo privato, tirato in ballo a sproposito, chi guadagna molti soldi deve anche render conto agli azionisti del proprio operato (nei Paesi seri) e non mangia contemporaneamente a due greppie: i contratti deluxe del libero mercato e le sicurezze del sistema pubblico. Ed ecco che Palazzo Madama aveva approvato, all'articolo 144 della Finanziaria, le seguenti regole: "Il trattamento economico onnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle pubbliche finanze emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni statali (...) agenzie, enti pubblici anche economici, enti di ricerca, università, società non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica nonché le loro controllate, ovvero sia titolare di incarichi o mandati di qualsiasi natura nel territorio metropolitano, non può superare quello del primo presidente della Corte di cassazione". Cioè 275 mila euro l'anno. Chiaro? Chiarissimo: il limite valeva per tutti (tutti) gli stipendi pagati con soldi pubblici. Compresi "i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, i presidenti e componenti di collegi e organi di governo e di controllo di società non quotate, i dirigenti". E se per trattenere Fiorello o strappare Gerry Scotti a Mediaset la Rai fosse costretta a offrire più della concorrenza? Previsto anche questo: "Il limite non si applica alle attività di natura professionale e ai contratti d'opera" se si tratta di "una prestazione artistica o professionale indispensabile per competere sul mercato in condizioni dì effettiva concorrenza ". E se invece si trattasse di strappare alla concorrenza non un cantante ma un grande manager che sul libero mercato potrebbe guadagnare tre, quattro o cinque volte di più? Anche queste eccezioni erano previste. Come eccezioni, però. Le nuove regole infatti, diceva l'articolo 144, "non possono essere derogate se non per motivate esigenze di carattere eccezionale e per un periodo non superiore a tre anni". Di più: dovevano ottenere la firma del capo del governo e rientrare "nel limite massimo di 25 unità. Corrispondenti alle posizione di più elevato livello di responsabilità". Riassumendo: solo venticinque altissimi dirigenti pubblici in tutto il Paese e per un periodo limitato (quindi niente pensioni d'oro e niente liquidazioni stratosferiche) potevano guadagnare più di 275 mila euro l'anno. Tutti gli altri, sotto. E guai a chi faceva il furbo perché ogni contratto doveva d'ora in avanti essere trasparente. Di più: "In caso di violazione, l'amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare eccedente la cifra consentita". Non bastasse, l'articolo fortissimamente voluto soprattutto da Massimo Villone e Cesare Salvi, autori del libro "I costi della democrazia", metteva un altro candelotto sotto i privilegi di certi boiardi di Stato: il divieto del cumulo di poltrone, a meno che non accompagnato da una robusta decurtazione delle prebende. Insomma: una piccola grande rivoluzione. Che per la prima volta cercava di mettere ordine in un sistema che negli ultimi anni aveva lasciato i cittadini basiti davanti a casi clamorosi. Come quello di Giancarlo Cimoli, che guadagnava alle Ferrovie circa 1,5 milioni di euro l'anno e se ne andò, per andare a guadagnarne 2,7 all'Alitalia, con una liquidazione per "raggiungimento risultati " (il pareggio) di 6,7 milioni. O del suo successore Elio Catania, che per un paio di anni alle Ferrovie (lasciate con un buco di 2 miliardi e 155 milioni) incassò una buonuscita di 7 milioni. O ancora quello di Massimo Sarmi che alle Poste prende un milione e mezzo di euro l'anno cumulando le buste paga da amministratore delegato e di direttore generale. Per non dire di certi arbitrati, compensati con parcelle da capogiro. Tre per tutte? Quella spartita (in tre) dal collegio guidato dall'ex presidente del Consiglio di Stato Mario Egidio Schinaia (1,4 milioni), quella finita al collegio presieduto dall'avvocato dello Stato Giuseppe Stipo (1,3 milioni per due verdetti), quella incassata dal collegio pilotato da Marcello Arredi, capo del dipartimento Infrastrutture stradali del ministero delle Infrastrutture e presidente nel 2006 di un collegio incaricato di regolare una controversia fra l'Anas e l'Impregilo: 1,2 milioni. Soldi in più, oltre lo stipendio. Potevano i potentissimi Grand Commis accettare una sforbiciata del genere? No. E così, subito dopo l'approvazione in Senato, talpe sapienti hanno cominciato a rosicchiare l'articolo 144, a partire dai trattamenti alla Banca d'Italia, comma per comma, riga per riga. Risultato: la Commissione Bilancio della Camera, tra le proteste di una pattuglia di indignati guidata da Villone, ha praticamente fatto saltare tutti, ma proprio tutti, i punti centrali. E a meno che non intervenga il governo, tutto continuerà come prima. Anzi, peggio. Perché il messaggio all'opinione pubblica, dopo tante promesse, è uno solo: marameo. Lo stesso marameo che, dalle bianche spiagge di Bali, lanciano agli italiani i componenti della affollatissima delegazione italiana al vertice mondiale sul clima: 52 persone. Dicono Alfonso Pecoraro Scanio e il suo staff che altre delegazioni sono ancora più numerose. E che l'altra volta, a Montreal, l'allora ministro Altero Matteoli si portò perfino due agenti di scorta. Sarà. Ma ci restano alcune curiosità: come mai, nel mucchio, oltre a tre rappresentanti del Comune di Milano, due della Regione Lazio, un assessore della Toscana e l'assessore all'Ambiente della Campania Luigi Nocera, riemerso per l'occasione dai cumuli di immondizia napoletana, ci sono solo due sindacalisti della Cgil e della Uil e nessuno della Cisl? Possibile che nessuno della Cisl, con una collana di orchidee al collo, avesse da dire qualcosa sul pianeta? Sergio Rizzo Gian Antonio Stella.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aspettando Godot. Anzi la Rai (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 13-12-2007)

Stai consultando l'edizione del Aspettando Godot. Anzi la Rai Oliviero Beha C aro Petruccioli, oggi è un piccolo anniversario, forse non esattamente da celebrare ma da commemorare (letteralmente "fare memoria insieme") certamente sì. Sarà infatti passato un anno da quando attraverso questo giornale le ho inviato una lettera aperta in cui descrivevo come da titolo in prima pagina "La mia giornata da dimenticato alla Rai". Come allora anche oggi debbo premettere che non si tratta "solo" di un fatto personale, altrimenti non abuserei di questo spazio. Perché il mio interlocutore continua a essere il capo della più importante azienda culturale di comunicazione del Paese. Culturale se ha contenuti culturali da comunicare, di comunicazione se li sa e/o li vuole comunicare. Senza uno dei due corni crolla tutto. Questo suggerisce una prima domanda. La Rai è ancora un'azienda culturale (di cultura antropologicamente intesa, naturalmente, alta, bassa e a mezz'altezza, non penso per forza a Kant ma a trasmissioni che ci facciano conoscere e capire la realtà circostante)? E ammesso che abbia un contenuto culturale accertato, come lo comunica? Fa cioè girare idee, riflettere le persone che la seguono in tv, alla radio, sul suo teoricamente assai competitivo (cfr. il blog di Beppe Grillo...) sito internet, accrescere la consapevolezza degli italiani dalla politica alla cronaca, dallo sport allo spettacolo grazie ad associazioni logiche e informazione corretta e il più possibile completa, ecc.? Detto ancora più chiaramente: a che serve e a chi serve oggi la Rai? Lo so, starà pensando che sono domande ingenue, che in qualche maniera ricalcano una serie di interrogativi che le ponevo vanamente già un anno fa proprio qui. Tra l'altro chiedevo lumi sulla rivisitazione operativa dell'editto di Sofia e del trio espulso felicitandomi per un Santoro fortunatamente di nuovo in video. E nutrivo una certa qual apprensione sul rapporto dell'Azienda con la politica, cioè con i partiti e con le istituzioni che sempre di più mi dicono coincidere addirittura fisicamente quando si è parlamentari, Presidenti di Commissione magari di Vigilanza e Indirizzo sulla Rai e poi Presidenti di quest'ultima come per merito ed avventura è capitato a Lei, Petruccioli. Ma sono domande che credo continuino legittimamente a formicolare nella mente di molta gente, specie nella mente di uno che non viene impiegato e - come si dice- ha più tempo per pensare. Un anno in più, dunque, trascorso assai diversamente per me e per Lei, cioè per la Rai, cioè per la relazione determinante tra realtà e informazione (formazione? deformazione?) che essa configura. Prendiamo in due battute il mio, di anno. Come allora, e ormai vado per il quarto anniversario, la mia giornata aziendale è vuota. Sì, parlo con i colleghi e posso testimoniare senza estremizzarlo il loro grado di rassegnazione e impotenza a migliorare le cose, mescolato a un sanissimo, forse troppo sano istinto di conservazione (del lavoro, se c'è, dello stipendio, del "glamour" di far parte della Rai e della sua storia, "glamour" meno accentuato se si tratta della sua cronaca). Fa il paio con i sentimenti più gettonati nel Paese in qualunque campo. Che vuoi fare, va così, è il versetto talmudico sulla fronte italiana sempre più bassa. Ma anche alla Rai a rischio effetto-Alitalia qualcuno non demorde. Lungi da me dar pagelle, non avendone né la capacità né la vocazione, ma insomma basta prendere ad esempio la sensibilità anche ultimamente dimostrata da Rai Tre e dal Tg3 sul tema politicissimo delle "morti bianche" (e più in generale la programmazione di Rai Educational, per restare alla tv in chiaro che per il Paese del canone è ancora la vera materia prima in discussione) per verificare che queste isole ci sono. E le maestranze, specie di penultima generazione, sono per lo più singoli e gruppi di valore,che se rimotivati (ma non a parole bensì con gli esempi) riporterebbero in auge l'Azienda. Lo dice benissimo Loris Mazzetti nel suo "Il libro nero della Rai", prefato dall'ora compianto Biagi cui si poteva far passare meglio l'ultimo lasso di vita. Poi a riempire gli occhi dello scrivente meteco audiovisivo quasi ogni giorno c'è la visita di una o più scolaresche a Saxa Rubra, introdotte a visitare il plastico della struttura neanche fossero i Musei Vaticani. Inquieto come sono per l'immaginario di quei ragazzini, in fondo niente di più che il futuro di questo Paese, cui viene illustrato con sussiego "qui c'è il tal Tg, qui fanno Uno Mattina", cc. senza ovviamente nulla dire di come funziona il meccanismo (non viene spiegato ai loro genitori, figuriamoci ai figli...), una volta ho chiesto a una giovane supplente d'accompagnamento se era interessata a una comparsata - che so - a "La vita in diretta". "Magari", mi ha risposto con una gratitudine sognante. E alè, anche la scuola è sistemata... Per il resto, veda, Petruccioli, comincio a perdere le speranze che Lei mi riceva, come Le scrivevo un anno fa riferendomi a un appuntamento promesso "ad horas" nel giugno 2006. Nel frattempo ho vinto la terza causa di lavoro e vado per la quarta, ho fatto in tempo a conoscere il Direttore Generale, Cappon, uomo gentile, assai meno buffo di Meocci e mi auguro meno costoso per l'erario e le nostre tasche, ho assistito a qualche tornatuccia di nomine mi dicono con le stesse regole cencellesche, conscio di non essere in grado di carpirne gli "arcana" anche se hanno provato a sbattermeli in faccia, ho fatto qualche altra propostina progettuale che mi ha garantito sguardi di rispetto ma mai risposte,e ho atteso con fiducia la nuova stagione. Con il ricordo commosso per quando, un paio d'anni fa, di questi tempi mi veniva detto da più parti: "Adesso che Prodi vince le elezioni hai finito di soffrire, vedrai", dove il vedrai aveva una desinenza beneaugurante modello mondovisione. Rispondevo allora che conoscendo i miei polli per me non sarebbe cambiato niente, e comunque che reputavo più che offensivo, un'autentica aggressione concettuale alla mia professione, l'idea che il mio lavoro dipendesse dal risultato elettorale. Se era così, e pare che per la maggioranza sia così, era/è ormai un lavoro finito. O meglio cambiato, essendosi palesemente mutato in altro. Nel frattempo invece Lei e i vertici aziendali non vi siete annoiati: è stato un Luna Park. Basti pensare, senza andare troppo indietro in quest'anno che ho passato sotto di Lei ma senza di Lei, alla faccenda "Rai-Mediaset". Chi l'avrebbe mai detto (forse qualche autore di libri che conosciamo entrambi...)? Eppure è scoppiata. E quando nel turbine della polemica per la disdetta di un invito a un impressionista del Giornale ad Annozero di Santoro,ai primi di novembre,Lei aveva scritto un editoriale su Repubblica dedicato alla Sua "Rai senza censura"? Come essere in disaccordo? Peccato non abbia potuto affrontare il tema con Lei di persona. Glielo dico da qui. Per non parlare poi della saga del Consigliere Nuovo e del Consigliere Vecchio, cioè Fabiani e Petroni, questione che ancora credo turbi l'apice della Rai. Sempre dal modestissimo ridotto di osservazione che mi è stato riservato, la sensazione ricorrente è che si assista al gioco dei gusci di noce e del pisello. Sa, vero?, i tre gusci (o nove, è uguale ed è anche più facile farlo con un minimo di destrezza da parte dell'Azionista) da ruotare per non far capire sotto quale di essi sia il pisello. Mi domando infatti sotto quale guscio sia ancora l'Azienda, il suo impegno, il suo compito, la sua responsabilità, e soprattutto se ci sia ancora, l'Azienda, dico il suo spirito (la sua "mission", la sua "vision"... come si esprimono al marketing). Oltre il derby maggioranza-opposizione, intendo, cui siamo tutti avvezzi da sempre o quasi. Insomma, buon compleanno epistolare, Presidente: mi perdonerà se oso inviarle, da Abate Faria aziendalista non ancora Conte di Montecristo nella sua nicchia priva di ironia, i migliori auguri di buon lavoro. www.olivierobeha.it.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Berlusconi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Riformista, Il" del 13-12-2007)

Berlusconi L'onnipotenza sconfitta Nel giro di nemmeno un mese, Repubblica ha tirato fuori un altro scoop sulle intercettazioni "proibite" del duopolio presunto collusivo tra Rai e Mediaset ai tempi del Cavaliere. Solo che ieri lo spettro delle conversazioni captate dal grande orecchio giudiziario si è allargato al mercato diciamo così politico. E il protagonista è Berlusconi in persona, che contatta vari senatori con l'obiettivo della famosa spallata di novembre. A raccontare i retroscena è Nino Randazzo, eletto a Palazzo Madama nella circoscrizione estero. La gola profonda dell'inchiesta aperta dalla procura di Napoli traccia un affresco a tratti grottesco dei tentativi che avrebbe fatto il Cavaliere un mese fa per mandare a casa Prodi. Emergono altri nomi. Come quello dell'ambiguo calabrese Pietro Fuda, ex forzista oggi nell'Unione ma pronto a ritornare con il centrodestra, e quello di Sergio De Gregorio, altro ex azzurro poi dipietrista di sinistra a infine ritornato all'opposizione grazie a un contratto in piena regola con Sandro Bondi. Storie di soldi e corruzione, secondo i magistrati. Ma nel frattempo che il lavoro dei pm faccia chiarezza, come si dice in questi casi, è possibile già fare due riflessioni. La prima riguarda il quotidiano autore degli scoop. Certo, la notizia è notizia, ma colpisce, come venti giorni fa, la sincronia tra le intercettazioni e i tentativi di dialogo con l'opposizione avviati da Veltroni, segretario del Pd. Oggettivamente, al di là di ogni dietrologia possibile, gli articoli sui nuovi scandali del Cavaliere sono un macigno che rischia di affossare l'inciucio. Detto questo, però, a nostro parere la novità maggiore contenuta dalle intercettazioni pubblicate ieri è un'altra. E cioè il crollo dell'invincibilità e dell'onnipotenza di Berlusconi. Ci spieghiamo. Abituati per anni al mito dell'imprenditore ricco che può tutto, abbiamo letto di un Cavaliere che si fa abbindolare dalle mezze promesse e dalle mezze parole di peones di seconda e terza fila. Lui, il Cavaliere che ha conquistato tutto quello che voleva non è riuscito nemmeno coi soldi, secondo le pesanti accuse dei magistrati napoletani, a tirare dalla sua parte due o tre senatori della maggioranza. Insomma, una vicenda che assomma miserie varie senza alcuna nobiltà e che mette tristezza anche a quanti, pur stando sul lato opposto, non hanno mai demonizzato il leader più popolare e votato di questo paese. 13/12/2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciò che ho fatto, è una montatura è attivata l'Armata rossa dei giudici. In politica promettere non è reato (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 13-12-2007)
Pubblicato anche in:
(Nazione, La (Nazionale))

Ciò che ho fatto, è una montatura" è attivata l'Armata rossa dei giudici. In politica promettere non è reato" ? ROMA ? "E FOLLINI? E Verzaschi? Non hanno forse ottenuto incarichi di prestigio passando da destra a sinistra? Eppure, non c'è uno solo che abbia gridato allo scandalo: perché in politica scandalo non è promettere qualcosa". Non è stato un buon risveglio per Silvio Berlusconi. Sembrava lo presentisse, racconta chi gli sta vicino: l'altra sera, durante la cena organizzata dal senatore Tomassini, aveva detto che "in Italia fare qualche atto di cortesia, qualche segnalazione di persona che merita considerazione invece che essere apprezzato è criticato". Ed ecco che la mattina esplode la bomba: Repubblica parla di un suo coinvolgimento in un'inchiesta per corruzione della procura di Napoli. I telefoni di Palazzo Grazioli diventano roventi: nei colloqui si intrecciano amarezza e indignazione, e il dubbio che sia "una manovra politica" far saltare il dialogo con Veltroni. L'ex premier studia con l'avvocato Ghedini la strategia difensiva: "E' grave che ci sia un'incursione nell'attività di un leader dell'opposizione con controlli telefonici e attraverso telecamere ? dirà in seguito ?. Ed è gravissimo che notizie coperte da segreto siano pubblicate". Infatti: il legale chiede al Garante della Privacy "l'inibizione della pubblicazione di atti coperti dal segreto d'indagine". Per poi presentare un esposto al Csm e a Mastella "per verificare" la correttezza del comportamento dei magistrati anche sulle modalità delle intercettazioni di conversazioni fra parlamentari. "Apriremo un fascicolo", fa sapere Michele Saponara, eletto in quota forzista nel Csm. Quando ? all'ora di pranzo ? arriva negli studi televisivi di Michela Brambilla per annunciare il nome della nuovo partito (il verdetto dei gazebo è Popolo della Libertà) è caricato a pallettoni: smentisce ipotesi di corruzione nei confronti di dirigenti Rai o di senatori. "E' una montatura assoluta dentro la quale non c'è nulla, nulla, nulla. Non ho ricevuto nessuna notifica. In realtà, c'è aria di elezioni e subito l'armata rossa della magistratura si mette in moto". TORNA AI CLASSICI: tira fuori un argomento che aveva usato un mese fa, quando seppe dell'interrogatorio del senatore Randazzo. Quindi ironizza sulla procura di Napoli "notoriamente libera da impegni, perché Napoli è una città tranquilla senza criminali". Per poi andare a dama: "Non c'è rilievo penale". E spiega: "Ho fatto cose alla luce del sole di cui sono orgoglioso perché 8 milioni di persone, quelle venuti ai gazebo, volevano una svolta. Mi sono sentito in dovere di contattare componenti di questa maggioranza che avevano radici diverse della sinistra". Racconta di averne sentite di tutti i colori, e di aver perciò "sondato la disponibilità a lavorare con noi". Insiste: tutto è stato fatto "secondo i modi della politica". Difende "l'amico" Saccà, direttore di Raifiction: "In Rai se non sei considerato di sinistra non lavori". Sospira: "Anche a Mediaset la maggioranza sono di sinistra, gente che hanno fatto assumere Costanzo e Mentana". Per questo, aggiunge, faccio qualche "opera pia, qualche raccomandazione perché in certe aziende ci va solo chi guarda a sinistra. Poi finisce che sono accusato". Conclude: "Tutto ciò dimostra che bisogna liberarsi da un regime illiberale". Servono elezioni. "Presto. Con qualsiasi legge". Antonella Coppari - -->.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Cavaliere in pole position seguito da Bevilacqua (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 13-12-2007)

Oggi è Gio, 13 Dic 2007 Edizione 273 del 13-12-2007 Info Tv Il Cavaliere in pole position seguito da Bevilacqua di Claudia Bruno 11 dicembre 2007. La presenza di Silvio Berlusconi all'interno della top ten del parlato Tv resta stabile da diverse settimane, tutti i telegiornali continuano a mantenere alta la visibilità del Cavaliere mandando in onda numerose sue interviste e dichiarazioni, ma fra i sette telegiornali nazionali sono soprattutto i Tg Mediaset a dedicarvi maggior tempo, seguiti dai Tg Rai e dal Tg La7. Nel ranking generale del parlato Tv il leader di Forza Italia si aggiudica la medaglia d'oro della giornata con ben 5 minuti e 22 secondi, cercando di riportare serenità nei rapporti con gli alleati e dicendosi disponibile al confronto politico. Sul leader del PD Walter Veltroni ha ribadito di fidarsi e di essere pronto a nuovi incontri per continuare a discutere la nuova legge elettorale. L'argento spetta invece ad uno degli scrittori italiani più conosciuti al mondo, si tratta di Alberto Bevilacqua invitato a partecipare all'edizione serale del Tg La7 per commentare insieme ad Armando Sommajuolo le principali notizie del giorno: sullo sciopero degli autotrasportatori dice: "Senza scendere nei dettagli, queste situazioni possono provocare degli stati di intolleranza a catena che provocano delle piccole guerre civili. Sono molto preoccupato". Sull'attuale situazione politica ironicamente commenta: "In questi giorni sto pensando che Iannacci ha avuto un'intuizione politica straordinaria con la canzone Vengo anch'io, no tu no". Poi parla della scomparsa della piccola Denise Pipitone e si dice colpito dallo sguardo della bambina. "E' maturo e infantile insieme", dice lo scrittore. Infine, due parole da spendere per la presentazione del suo ultimo libro che si intitola "Storie della mia storia". "Durante una vita uno scrittore tiene nel cassetto le storie che gli sono più care. Questo è un libro che mi rappresenterà bene", dice l'autore. Scendendo di una posizione incontriamo il leader della Uil Luigi Angeletti che parla dello sciopero degli autotrasportatori sottolineando che, per quanto legittime, le proteste di una minoranza non possono creare disagi alla stragrande maggioranza della popolazione e paralizzare un Paese. Il premier Romano Prodi, invece, si aggiudica la quinta posizione; le sue dichiarazioni sono molto dure nei confronti degli autotrasportatori e sulle modalità della protesta ha dichiarato: "Non sono questi i modi con cui si affrontano i problemi". Intanto, in collegamento telefonico con il Tg4 Franco Ciucci Giuliani, settimo nella classifica, conferma i numerosi disagi sulla rete autostradale e spiega che in molte stazioni di servizio è inoltre finito il carburante a causa della protesta degli autotrasportatori. Infine qualche minuto del ranking dedicato ad un tema più spensierato: il cinema, con la presentazione di Leonardo Pieraccioni del suo ultimo film "Una moglie bellissima", in uscita nelle sale cinematografiche da venerdì prossimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Intervista a Giorgio Panariello / "Per antonomasia il giullare è quello che sbeffeggia il potere" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 13-12-2007)

Oggi è Gio, 13 Dic 2007 Edizione 273 del 13-12-2007 Intervista a Giorgio Panariello / "Per antonomasia il giullare è quello che sbeffeggia il potere" di Paola Cambiaghi All'inizioLa simpatia toscana e il piglio scanzonato e irriverente sono i tratti che contraddistinguono il Panariello pubblico; ma nella vita privata com'è Giorgio? Sono così come mi conoscete. Quando sento dire che i comici nella vita sono tristi mi viene da ridere! Poi si sa che la comicità è basata sulla tragedia: da Fantozzi a Totò che faceva ridere raccontando la miseria, ai clown! Noi andiamo a pescare nel torbido della malinconia. E' ovvio che momenti di sconforto capitino a tutti, ma poi ci sono molti modi di reagire: io mi sforzo sempre di vedere il lato positivo, il bicchiere mezzo pieno, cerco di stemperare con una risata e di prendermela il meno possibile anche se è dura quando sei particolarmente stressato! E poi magari si aggiungono le critiche... Per Oscar Wilde la cosa peggiore è l'indifferenza, non la critica!? E' davvero così? Normalmente quando vengo criticato lo prendo come spunto per cambiare: ci rimango male quando la critica è prevenuta e quando va a toccare la sfera personale. Il rischio però è che per piacere agli esperti televisivi c'è la tendenza a snaturarsi e a deludere di conseguenza il proprio pubblico. In questo periodo sei impegnato a teatro con lo spettacolo "Faccio del mio meglio" ed è un po' di tempo che non ti vediamo sul piccolo schermo. Si tratta di una scelta tua o di altri? La verità è che ormai lavoro a progetti a lungo termine. Io già so cosa farò fino al 2009: ci sarà del cinema, della fiction. Quando facevo televisione i primi anni si lavorava su una produzione televisiva, in attesa di cominciarne un'altra la stagione successiva; ora tutto rientra in una progettazione a più ampio respiro. Quindi non c'è alcun "editto" nei tuoi confronti!?! Assolutamente no, anzi. Ci sono tante richieste televisive da parte di Mediaset e della Rai. E poi tornando ai presunti ostacoli, non sono tanto i dirigenti a decidere chi va in video o no, dipende da quanto rendi. Hanno molto più peso gli sponsor e il pubblico! Magari fossi stato colpito da un editto! Porta molto lavoro! Pensa a Grillo: dopo essere stato cacciato dalla Rai per le sue battute sui socialisti la sua carriera è decollata. A proposito di grandi, sono appena andati in onda Celentano e Benigni. Li hai visti? Te la senti di darmi un giudizio? Benigni non l'ho visto in tv, ma l'ho apprezzato a teatro e credo che il suo programma non fosse molto diverso dall'ultima esperienza teatrale. Celentano l'ho seguito e come sempre è stato imprevedibile. Se dovessi fare televisione in questo momento vorrei farla come la fanno loro: scegliendo il giorno, l'ora, senza interruzioni pubblicitarie in modo da poter gestire i tempi ed evitare che lo spettacolo venga frammentato. Sono dei grandi ed è bene che la televisione trovi degli spazi per questi eventi, ma essendo spettacoli che vanno in onda ogni tot mesi, se non anni, credo che bisognerebbe investire anche sui giovani talenti comici, offrendo loro visibilità e lavoro. Celentano, Benigni, Grillo si propongono al pubblico nella veste di predicatori /educatori. E' questa la funzione del comico? Il comico è per antonomasia il giullare, quello che sbeffeggia il potere ed è normale che sia così. Roberto è sempre stato politicamente impegnato, Beppe, con il suo blog, ne ha fatto una ragione di vita: il comico lo può fare! Perché non accendere un riflettore sui mali del secolo, come Adriano fa con l'ecologia? Anche io nei miei spettacoli mi soffermo sui problemi degli anziani, dei cani abbandonati. Qual è il tuo rapporto con la televisione e i giornali? Sono un onnivoro della televisione! Seguo tutto, anche le telepromozioni: sono una fonte di ispirazione per i miei personaggi. Andando a letto tardi mi risulta più facile guardare i programmi della notte: gli approfondimenti, i report, le repliche di "Otto e mezzo" e di "Striscia la Notizia". La mattina quando mi alzo mi capita di seguire "Piazza Grande", vedo i telegiornali, i programmi musicali: tengo sempre acceso il televisore! Con i giornali ho un rapporto di amore e odio: la stampa ci propone tante cose belle e utili, però spesso crea dei mostri, dei miti che poi non è più in grado di distruggere e a volte racconta delle grosse bugie; comunque leggo i giornali, cerco di informarmi e quando non capisco certe dinamiche, certi meccanismi mi faccio aiutare! Quali sono i temi di attualità che tu senti più vicini? Quelli dell'emarginazione, della solitudine, del disagio sociale soprattutto: è chiaro che molti temi sono più sentiti se li si ha in casa o si è a stretto contatto. Il tema dell'ecologia e i suoi grandi quesiti, dove andremo a finire, come sarà il mondo tra mille anni per esempio, nonostante siano di grande importanza, mi interessano meno. Mi toccano molto di più le tematiche che riguardano le persone più deboli: siccome io credo di essere un uomo fortunato nella vita, mi sento in dovere di aiutare coloro che non lo sono come gli emarginati, gli anziani, i disoccupati. A volte mi sento un po' in colpa quando magari mi posso concedere un piccolo lusso come una vacanza perché so che non tutti possono permetterselo. L'unica cosa che io posso fare è mettere a disposizione quello che il Signore mi ha dato affinché ne possa godere io, come è giusto che sia, ma anche gli altri. Con il mio lavoro e i miei guadagni cerco di sostenere iniziative di beneficienza come ho fatto con la campagna della Nintendo e per la Lav. In molti casi sono portavoce di iniziative e contribuisco a finanziare alcuni progetti come per Amnesty International e Emergency. Il tuo rapporto con la politica? Non splendido. Credo nella politica, ma per risolvere i problemi del nostro Paese non bastano i comitati, servono i politici, ma quelli che sanno fare la Politica! Ogni volta che accendo la televisione e sento un dibattito politico ho l'impressione che si tratti solo di un gioco delle parti: chi ha il potere decide cosa fare e l'opposizione non fa altro che contrastare queste scelte. Quando il governo cambia non accade nulla se non il ribaltamento di questi ruoli. Adesso sono curioso di sapere che cosa succederà con questa nuova riforma elettorale: ci si augura che si possa tornare veramente a fare qualcosa per l'Italia, ma purtroppo non credo che i governi abbiano la possibilità in cinque anni, con questa esiguità di potere soprattutto al Senato, di fare molto. Si sta male a destra e si sta male a sinistra: avremmo veramente bisogno di una guida, ma affinché il nostro Paese cambi veramente ci vorrà molto tempo perché da noi c'è uno scarso interesse per la meritocrazia e c'è molta corruzione: purtroppo l'Italia è così. C'è una sorta di disillusione anche se io, per esempio, credo molto nello Stato e auspicherei uno Stato forte. Prossimamente hai intenzione di proporci qualche nuovo personaggio che trae spunto dall'attualità e dalla cronaca? In questo momento i personaggi di cui sentiamo parlare molto, da Azouz a Corona, sono già loro dei personaggi: sono convinto che non valga neanche la pena di mettersi a sottolineare ulteriormente le loro caratteristiche. L'ultimo personaggio di attualità che ho creato è Naomo, la parodia del briatorismo più che di Briatore, di questi nuovi, emergenti ricchi che improvvisamente arrivano con i loro elicotteri tipo Apocalypse Now. Amo molto prendere spunto dai personaggi che incontro per strada, come il macellaio, e mi ispiro a loro quando so che devo fare televisione e teatro. Ora mi diverto molto, grazie al cinema, nella costruzione dei personaggi che devo interpretare e che studio nei minimi dettagli: dai capelli alle scarpe!!!! In questo sono molto fortunato perché i registi con cui ho lavorato mi hanno sempre dato carta bianca!.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cappon: "Non si esclude la sospensione di Saccà" di Redazione - giovedì 13 dicembre 2007, 12:33 Roma... (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)

Cappon: "Non si esclude la sospensione di Saccà" di Redazione - giovedì 13 dicembre 2007, 12:33 Roma - Dopo l'inchiesta avviata dalla procura di Napoli che coinvolge l'ex premier Silvio Berlusconi e il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, è già partita l'indagine interna annunciata ieri dalla Rai e non si esclude l'ipotesi di una sospensione dello stesso Saccà. Lo ha spiegato il direttore generale di Viale Mazzini, Claudio Cappon, a margine di un convegno sulla comunicazione. "L'indagine - ha detto Cappon rispondendo alle domande dei cronisti - è già avviata: stamattina sono stati compiuti alcuni atti procedurali" e sono state attivate le strutture dell'Internal Auditing e del Comitato per il codice etico. "Inoltre è già in atto la collaborazione con la procura - ha detto il Dg - alla quale abbiamo sempre fornito la massima disponibilità fin da quando siamo venuti a conoscenza dell'avviso di garanzia per Saccà". Quanto alla possibilità che venga valutata l'ipotesi di una sospensione a carico del responsabile di Rai Fiction, come già è accaduto per Deborah Bergamini nell'ambito dell'indagine sui rapporti Rai Mediaset, "personalmente - ha risposto Cappon - cerco di essere molto coerente nelle diverse situazioni, anche a garanzia dei singoli e per un criterio di trasparenza. In tutti i casi c'è la possibilità di provvedimenti analoghi. Tutto è possibile: nulla è escluso, nè obbligatorio all'inizio". I tempi, ha assicurato il Dg, saranno "abbastanza rapidi", anche se "dobbiamo aspettare i commenti e le proposte delle strutture. L'audizione di Saccà da parte del Comitato etico potrebbe avvenire anche oggi".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cappon: "Non si esclude la sospensione di Saccà" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)

Di Redazione - giovedì 13 dicembre 2007, 12:33 Roma - Dopo l'inchiesta avviata dalla procura di Napoli che coinvolge l'ex premier Silvio Berlusconi e il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, è già partita l'indagine interna annunciata ieri dalla Rai e non si esclude l'ipotesi di una sospensione dello stesso Saccà. Lo ha spiegato il direttore generale di Viale Mazzini, Claudio Cappon, a margine di un convegno sulla comunicazione. "L'indagine - ha detto Cappon rispondendo alle domande dei cronisti - è già avviata: stamattina sono stati compiuti alcuni atti procedurali" e sono state attivate le strutture dell'Internal Auditing e del Comitato per il codice etico. "Inoltre è già in atto la collaborazione con la procura - ha detto il Dg - alla quale abbiamo sempre fornito la massima disponibilità fin da quando siamo venuti a conoscenza dell'avviso di garanzia per Saccà". Quanto alla possibilità che venga valutata l'ipotesi di una sospensione a carico del responsabile di Rai Fiction, come già è accaduto per Deborah Bergamini nell'ambito dell'indagine sui rapporti Rai Mediaset, "personalmente - ha risposto Cappon - cerco di essere molto coerente nelle diverse situazioni, anche a garanzia dei singoli e per un criterio di trasparenza. In tutti i casi c'è la possibilità di provvedimenti analoghi. Tutto è possibile: nulla è escluso, nè obbligatorio all'inizio". I tempi, ha assicurato il Dg, saranno "abbastanza rapidi", anche se "dobbiamo aspettare i commenti e le proposte delle strutture. L'audizione di Saccà da parte del Comitato etico potrebbe avvenire anche oggi".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Berlusconi: "C'è un disegno per far saltare le riforme" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)

Di Orlando Sacchelli - giovedì 13 dicembre 2007, 12:37 Roma - Il giorno dopo la tempesta per l'accusa di corruzione comunicata a mezzo stampa - come già avvenne nel 1994 - Silvio Berlusconi passa al contrattacco denunciando "la situazione di emergenza democratica" in cui versa il nostro paese. "Siamo - dice il Cavaliere ai giovani dei circoli di Dell'Utri - un paese malato in cui non c'è più la libertà , in cui chiunque voglia essere messo sotto ricatto può essere spiato, intercettato in qualunque modo". L'ex premier denuncia poi il fatto che qualcuno possa avere interesse a sfruttare questa situazione. Un preciso interesse politico che si nasconde dietro a un'inchiesta giudiziaria. "C'è la voglia di sabotare un accordo" "Quando un organo di stampa - ha proseguito il Cavaliere - interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e dirigenti Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, e poi si usa quest'ultima vicenda, credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo". Dopo aver ricordato che i due schieramenti si sono finora guardati con "diffidenza", il leader del Pdl ha aggiunto: "Non è questa diffidenza sia venuta meno, però c'è da parte di entrambi la volontà di cercare di cambiare le cose". In ogni caso, ha concluso Berlusconi, "tutto questo non mi spaventa, ma mi spinge a continuare di cercare di migliorare il Paese". "Disposto anche a morire per una giusta causa" "Fino a quando non ci sarà qualcuno a cui poter passare il testimone io resterò. Fino a quando sarà necessario io ci sarò, disposto anche a morire per una giusta causa". "Certi alleati sperano nel generale vecchiaia, affinché io possa mettermi da parte. Il fatto è - aggiunge - che io non ho ambizioni politiche, sono un cittadino che ha visto realizzare tutti i suoi sogni e non ho bisogno quindi di dimostrare più nulla. Sento però - conclude l'ex permier - che non sono fungibile e stringo i denti e sarò qui perché non voglio deludere la fiducia degli italiani".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RAI, CAPPON AVVIA UN'INDAGINE INTERNA SUL RUOLO DI SACCà (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 13-12-2007)

IL PROVVEDIMENTO Roma. Il cda della Rai si rimette in moto dopo il reintegro del consigliere Angelo Maria Petroni e si trova a dover affrontare, dopo un mese di pausa, le inchieste giudiziarie che chiamano in causa alcuni dirigenti dell'azienda. Prima lo scambio di informazioni tra Rai-Mediaset, ora il caso Saccà-Berlusconi e l'inchiesta napoletana. Il primo consiglio con Petroni è stato in buona parte dedicato a quest'ultima vicenda. Il direttore generale Claudio Cappon, d'intesa con il cda, ha deciso di aprire una indagine interna, quindi prima verranno acquisiti i documenti, successivamente verrà ascoltato Saccà (ha respinto le accuse attraverso il suo legale) e poi si deciderà. Una linea condivisa da tutti i consiglieri fatta eccezione per Sandro Curzi che puntava alla sospensione "dei dipendenti coinvolti nelle indagini". Inchieste e contratti, questi i due punti sui quali si è soffermato il consiglio. La discussione del piano editoriale è stata rinviata alla prossima settimana. E Petroni non ha, per il momento, messo in discussione le delibere assunte dal cda, prima del suo reintegro. È stata una riunione fiume, avvenuta, sintetizza il presidente Claudio Petruccioli in "una atmosfera collaborativa, ma pesante". e.r.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"E' in atto una campagna per sabotare il dialogo con Veltroni" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Quotidiano.net" del 13-12-2007)

Mobile email stampa BERLUSCONI ALL'ATTACCO "E' in atto una campagna per sabotare il dialogo con Veltroni" Il presidente di Forza Italia ha maturato questa convinzione di fronte alle inchieste giornalistiche de La Repubblica prima sulle conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset e poi dando conto dell'inchiesta per corruzione della Procura di Napoli Commenta la notizia Home Politica prec succ Contenuti correlati Berlusconi annuncia la nascita di un nuovo partito Appello di Ernesto Ragusa da Eraclea Minoa Che cos'è la mafia. Antimafia e politica Preferisci 'Popolo delle libertà' o 'Partito delle liberta'? "E' in atto una campagna per sabotare il dialogo con Veltroni" Berlusconi indagato a Napoli Silvio: "Ho fatto tutto alla luce del sole" Il Garante della privacy apre istruttoria Roma, 13 dicembre 2007 - E' in atto una campagna di stampa per "sabotare" il dialogo con Walter Veltroni. la convinzione che Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia ha maturato di fronte alle inchieste giornalistiche de La Repubblica prima sulle conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset e poi dando conto dell'inchiesta per corruzione della Procura di Napoli. "Credo ci sia una voglia chiara di sabotare quell'accordo di buonsenso (con Walter Veltroni, ndr) che sta per nascere, quel dialogo che riguarda due parti che fino ad ora si sono guardare con molta diffidenza. Diffidenza che non è venuta meno ma da entrambi c'è la voglia di cambiare le cose". E intanto il Silvio Berlusconi invita gli alleati del centrodestra a discutere insieme sulla legge elettorale. "Proporrò loro di fissare un vertice l'11 o il 12 gennaio. è inutile che ci impicchiamo a discutere sulla legge elettorale se non c'è una proposta definitiva dall'altra parte". Per il 10 gennaio è fissato un vertice dell'Unione proprio sul tema della nuova legge elettorale: "Spero che gli alleati possano accettare il mio invito di buonsenso. Non possiamo litigare prima di conoscere la proposta dell'Unione, ma prepariamoci comunque - conclude - a discutere tra di noi".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Berlusconi: "è un sabotaggio" Rai, Saccà si autosospende di Orlando Sacchelli - giovedì 13 dicembre ... (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)

Berlusconi: "è un sabotaggio" Rai, Saccà si autosospende di Orlando Sacchelli - giovedì 13 dicembre 2007, 17:21 Roma - Il giorno dopo la tempesta per l'accusa di corruzione comunicata a mezzo stampa - come già avvenne nel 1994 - Silvio Berlusconi passa al contrattacco denunciando "la situazione di emergenza democratica" in cui versa il nostro paese. "Siamo - dice il Cavaliere ai giovani dei circoli di Dell'Utri - un paese malato in cui non c'è più la libertà , in cui chiunque voglia essere messo sotto ricatto può essere spiato, intercettato in qualunque modo". L'ex premier denuncia poi il fatto che qualcuno possa avere interesse a sfruttare questa situazione. Un preciso interesse politico che si nasconde dietro a un'inchiesta giudiziaria. "C'è la voglia di sabotare un accordo" "Quando un organo di stampa - ha proseguito il Cavaliere - interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e dirigenti Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, e poi si usa quest'ultima vicenda, credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo". Dopo aver ricordato che i due schieramenti si sono finora guardati con "diffidenza", il leader del Pdl ha aggiunto: "Non è questa diffidenza sia venuta meno, però c'è da parte di entrambi la volontà di cercare di cambiare le cose". In ogni caso, ha concluso Berlusconi, "tutto questo non mi spaventa, ma mi spinge a continuare di cercare di migliorare il Paese". "Disposto anche a morire per una giusta causa" "Fino a quando non ci sarà qualcuno a cui poter passare il testimone io resterò. Fino a quando sarà necessario io ci sarò, disposto anche a morire per una giusta causa". "Certi alleati sperano nel generale vecchiaia, affinché io possa mettermi da parte. Il fatto è - aggiunge - che io non ho ambizioni politiche, sono un cittadino che ha visto realizzare tutti i suoi sogni e non ho bisogno quindi di dimostrare più nulla. Sento però - conclude l'ex permier - che non sono fungibile e stringo i denti e sarò qui perché non voglio deludere la fiducia degli italiani".


 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Repubblica 13-12-2007 La Gdf perquisisce casa di D'Avanzo. Csm, 18 membri chiedono intervento

L'inchiesta della Procura di Napoli sulla fuga di notizie
Il dg della Rai Cappon: "Aperta inchiesta su Saccà"


ROMA -
La Guardia di Finanza ha effettuato una perquisizione nell'abitazione del giornalista di "Repubblica" Giuseppe D'Avanzo. Ieri in un articolo il nostro collega ha anticipato la notizia di un'indagine aperta dalla procura di Napoli su Silvio Berlusconi. La perquisizione fa seguito all'apertura di un'indagine per fuga di notizie da parte della procura campana.

Saccà, chiuse indagini preliminari. Emesso nei confronti di Agostino Saccà un avviso di chiusura delle indagini, firmato dal procuratore aggiunto Paolo Mancuso, coordinatore della sezione criminalità economica, e dal pm Vincenzo Piscitelli, titolare dell'inchiesta. Stesso avviso è stato notificato anche alla commercialista napoletana Stefania Tucci e al produttore televisivo Giuseppe Proietti. Probabile una imminente richiesta di rinvio a giudizio.

Rai, verso sospensione di Saccà. La Rai ha già avviato un'indagine, lo conferma il direttore generale Cappon. "Stamattina abbiamo compiuto alcuni passi procedurali, anche a garanzia dei singoli. Tutto è possibile, nulla è escluso, i tempi saranno abbastanza rapidi".

La vicenda arriva al Csm. I laici del centrosinistra e quasi tutti togati del Csm (ad eccezione di Antonio Patrono e Cosimo Ferri di Magistratura Indipendente) hanno chiesto "un intervento consiliare a tutela di magistrati coinvolti e dell'indipendente esercizio della giurisdizione", alla luce delle dichiarazioni di diversi esponenti politici, tra cui lo stesso Silvio Berlusconi.

Nel documento firmato da 18 membri si cita una frase del Cavaliere, che ha parlato di ''armata rossa delle toghe'' che si e' rimessa in movimento. Come pure si cita la dichiarazione del portavoce di Forza Italia, Paolo Bonaiuti, che ha paragonato l'iniziativa giudiziaria ''al Cile del generale Pinochet''.

''A prescindere da ogni valutazione e considerazione sul merito del procedimento in questione, che non competono al Csm - scrivono i 18 consiglieri - e sull'impropria divulgazione sulla stampa del contenuto di atti d'indagine, e' evidente il carattere gravemente destabilizzante delle aggressioni verbali e dell'attivita' di delegittimazione preventiva''.

Per questo vi e' la ''conseguente necessita' di un intervento consiliare a tutela dei magistrati coinvolti e dell'indipendente esercizio della giurisdizione''. I consiglieri chiedono che alla pratica sia data una procedura d'urgenza.

(13 dicembre 2007)