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ARCHIVIO DOSSIER RAI-MEDIASET: Miserabilia. DAL
13 AL 20 DICEMBRE 2007
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Il
commercialista a Saccà: è stato garbato ma brutale
ROMA
— Non sono solo le telefonate tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà a
raccontare il progetto di far cadere il governo Prodi attraverso il «cambio di
casacca» di alcuni senatori. Quello che per la Procura di Napoli è stato un
tentativo di corruzione emerge — per l'accusa — da altri colloqui intercettati
del direttore di Raifiction ora autosospeso dall'incarico. Conversazioni
registrate nell'ambito dell'inchiesta a carico di Saccà, anche se a volte
considerate poco o per nulla rilevanti in quel procedimento, nelle quali si
parla delle preoccupazioni del «presidente» e del suo piano. «La priorità»,
come la definisce Saccà con Giuliano Urbani nell'agosto scorso.
L'operazione
è descritta quasi alla lettera nella telefonata serale del 18 settembre tra
Saccà e il commercialista milanese Pietro Pilello (ASCOLTA), il quale nel pomeriggio era
stato ricevuto ad Arcore da Berlusconi. L'appuntamento gliel'aveva procurato lo
stesso Saccà, una settimana prima. Da altre intercettazioni si comprende che
l'incontro doveva servire a organizzare l'avvicinamento del senatore
italo-australiano Randazzo, uno dei «candidati» dell'ex premier a passare dalla
sua parte, proprio attraverso Pilello, il quale ha un cugino titolare di una
catena di ristoranti in Australia che conosce Nino Randazzo. «Com'è andata?»,
esordisce il dirigente Rai. «Molto affabile, molto garbato, molto attento»,
risponde Pilello, e Saccà conferma: «Affettuoso... Hai visto com'è diverso da
come appare...». Pilello descrive l'attesa di dieci minuti («mi ha mandato il
suo assistente, che poi è un parlamentare, per intrattenermi... »), e poi passa
al racconto. «Lui ha tutta una mappa di situazioni... Mi ha fatto vedere una
tabella che ha preparato e mi ha fatto un ragionamento molto essenziale. Dice
"non basta che cada... che vada sotto il governo per uno o due voti, ci
deve andare in modo clamoroso, di un numero di voti significativo, altrimenti
faranno un governicchio tecnico e chissà quanto tempo perderemo... Quindi
dobbiamo dare un segnale forte", dice. "Io mi sto dando da fare, ha
visto la dichiarazione di Dini oggi, ho altri quattro-cinque senatori che sono
in linea con noi, aspettano il momento buono per... Ma io voglio raggiungere un
risultato di un numero molto alto di senatori che votano contro, per cui la
ringrazio per tutto quello che potrà fare"». Pilello, secondo il suo
stesso racconto, non vuole ringraziamenti, anche lui vorrebbe far cadere Prodi.
Spiega come può contattare Randazzo ma aggiunge: «Non mi sono mosso perché volevo
capire come impostare la cosa, perché non vorrei farle danno». Timori respinti
con fermezza da Berlusconi, tanto che il commercialista riferisce a Saccà: «Lui
è stato brutale, ha detto "guardi, non possono fare nessun danno di
nessuna natura, già loro hanno corteggiato deputati e senatori della mia parte,
se io ne corteggio dei loro ho il diritto di farlo... Non mi preoccupa affatto
questo problema"». Ed ecco l'input del «presidente» riferito da Pilello a
Saccà: «Lei vada e dica tranquillamente che nella prossima campagna elettorale
li prendiamo tutti noi, perché questa volta scenderemo tutti con la lista
"Italiani nel mondo" (il movimento fondato dal senatore De Gregorio,
altro transfuga nel centrodestra, ndr), e non succederà più quello che è successo
nel passato. Quindi l'unica cosa, se questo si allinea per tempo, gli prometto,
glielo faccio anche per iscritto se non gli basta la mia parola, che lo
ricandidiamo e lo rieleggiamo». Oltre a Randazzo, nei piani di Berlusconi
rientrava un altro senatore il cui nome è già circolato nei giorni scorsi,
Pietro Fuda (ex di Forza Italia passato nel centrosinistra al seguito di Agazio
Loiero), calabrese e amico di Saccà. A lui sembra riferirsi il dirigente Rai
parlando con l'ex ministro del centrodestra Giuliano Urbani il 5 agosto: «Sono
stato col nostro amico», racconta alludendo a Berlusconi, e poi: «Lui voleva
parlare con me soprattutto di una persona, un senatore amico mio che sta qui in
Calabria che...». Urbani mostra di aver capito: «Ah... quella cosa che mi accennavi...
importante». Saccà conferma e s'intuisce che, riferendo il colloquio col
«presidente», parla del tentativo di far tornare Fuda nello schieramento di
Berlusconi: «E' la cosa a cui teneva di più, e quindi ho dovuto dare un
resoconto, la cosa non è facile ma nemmeno impossibile».
Nell'ora
di colloquio Saccà avrebbe voluto affrontare altre questioni, tra cui
probabilmente il piano di produzioni televisive «Pegasus» che interessava anche
Urbani, ma c'era Cicchitto che aspettava e Bonaiuti che entrava in continuazione:
una situazione «sincopata », sintetizza il dirigente Rai, «e la sua attenzione
era concentrata sulla priorità... Io incontrerò un paio di volte il mio amico
ma credo che la possibilità di un riabboccamento c'è, che è la cosa più
importante, perché quello non voleva più vederlo né incontrarlo. Non voleva
saperne». Operazione possibile, dunque, secondo Saccà. Il quale un mese prima,
l'11 luglio, sulla scia della richiesta di Berlusconi di far lavorare l'attrice
Elena Russo («è una cortesia che fai a me direttamente... io poi ti
ricambierò... mi impegno a darti un grande sostegno... »), aveva chiamato il
produttore televisivo Guido De Angelis (ASCOLTA). In quel colloquio chiede notizie
di un'altra attrice: «La Sonia Aquino l'avete già contrattualizzata o no?». A
De Angelis che sostiene che sono al punto di «contrattare il fax» Saccà
risponde: «No, fermala, ferma, ferma la cosa... Che io voglio far fare un
provino alla Russo Elena, che ha la stessa fisionomia, e che ci aiuta a farci
un grande alleato, capito?». «So tutto», risponde De Angelis. «Me lo ha detto
anche a me».
Giovanni
Bianconi
21 dicembre 2007
Politica e tv Il 6 luglio
l'ex premier «raccomanda» Elena Russo
ROMA
— Per la Procura di Napoli l'ex premier promise «sostegno politico ed economico
alle iniziative private» dell'indagato . Nell'avviso di conclusione indagini
recapitato ai suoi avvocati dalla Procura di Napoli, Silvio Berlusconi indagato
per corruzione viene qualificato come «referente di vertice del partito di
comune appartenenza politica» dell'ex direttore di Rai Fiction Agostino Saccà,
nonché «leader dello schieramento di opposizione e maggior imprenditore privato
del settore televisivo italiano ». In questa triplice veste avrebbe corrotto,
secondo l'accusa, il dirigente Rai chiedendogli di far lavorare alcune attrici
da lui «nominativamente indicate», in cambio del «sostegno imprenditoriale,
politico e comunque economico alle iniziative private di Saccà». Come il
progetto di produzioni televisive «Pegasus».
Nonostante
i difensori contestino non solo l'esistenza del reato ma
anche la competenza territoriale dei magistrati partenopei, l'intenzione della
Procura sembra quella di chiedere il rinvio a giudizio dell'ex presidente del
Consiglio. Per farlo dovranno prima intraprendere un percorso che sarebbe
comunque lungo e accidentato: far pervenire alla Camera, se il giudice sarà
d'accordo, la richiesta di autorizzazione a utilizzare le telefonate tra lo
stesso Berlusconi e Saccà. Perché è proprio attraverso le intercettazioni
«indirette» del parlamentare (protetto dall'immunità), che il presunto reato
sarebbe venuto alla luce. Ad esempio in una telefonata del 6 luglio scorso,
nella quale i due parlano di alcune questioni interne alla Rai, e poi
Berlusconi dice a Saccà: «Ti chiedo scusa se insisto anche su quell'altra cosa.
Ho quel problema che avevo accennato di Elena Russo, e tu mi avevi detto della
produzione Bixio... Ci terrei molto che si concretizzasse perché...». Saccà
risponde che è «ragionevolissimo » pensare di trovare una soluzione. Berlusconi
ringrazia: «Se tu mi puoi fare questa cortesia è come se la facessi proprio a
lei, ma la fai a me direttamente, te ne sono grato ». Saccà aggiunge che
siccome i tempi di un impiego non sono immediati «nel frattempo vedo di farle
fare altre cose... Adesso la curo con attenzione ».
E'
a questo punto che il capo di Forza Italia e dell'opposizione,
ma anche l'imprenditore come specificano i pubblici ministeri, dice: «Io sai
che poi ti ricambierò dall'altra parte, quando tu sarai un libero imprenditore,
mi impegno a darti un grande sostegno». In precedenza i due si erano
intrattenuti sulle divisioni interne al centrodestra nella gestione degli
affari Rai, con Berlusconi che spiegava come «Alleanza nazionale e la Lega
hanno voluto dare un messaggio mafioso all'Udc dicendo "guardate che se
Casini sta tentando di fare un accordo con la sinistra siamo capaci di farlo
anche noi"», e riferiva di una «telefonata di fuoco» di Gianni Letta a
quelli di An.
Tra
gli elementi raccolti dai magistrati ci sarebbero
anche un paio di testimonianze di impiegati e collaboratori Rai, chiamati a
spiegare il contenuto di altre telefonate nelle quali Saccà chiedeva loro di
inserire alcune delle attrici segnalate da Berlusconi. I loro verbali
confermerebbero, secondo la Procura, gli «atti contrari ai doveri d'ufficio»
commessi da Saccà «arbitrariamente ed illecitamente ». Con il deposito degli
atti, le difese potranno ora fare le loro contromosse, mentre prosegue l'altra
inchiesta per corruzione a carico di Berlusconi riguardante la presunta
«compravendita» dei voti al Senato per far cadere il governo di centrosinistra.
Gio. Bia.
Giovanni Bianconi
20 dicembre 2007
Il mondo ideale
tra passato e presente - antonio di pollina (
da "Repubblica, La" del 18-12-2007)
Canal grande -
antonio dipollina ( da "Repubblica, La"
del 18-12-2007)
"dal pd uno
spettacolo patetico basta con le visite oltretevere" - giovanna casadio (
da "Repubblica, La" del 19-12-2007)
SCONGELATE
DALLA TV ( da "Libero"
del 19-12-2007)
L'Ordine dei
giornalisti e' cosi' trasparente da mettre il 'segreto istruttorio' sule
indagini disciplinari ( da "Voce d'Italia, La"
del 19-12-2007)
Angius gela
Gentiloni ( da "Opinione, L'"
del 19-12-2007)
Cronaca nera in
seconda serata ( da "Opinione, L'"
del 19-12-2007)
( da "Repubblica, La" del
18-12-2007)
Cronaca in onda Anteprime e visioni rassicuranti:Sky
manda quello che era un anno fa al cinema e le reti in chiaro quello è andato
sul satellite a Natale scorso Il mondo ideale tra passato e presente Le serate
del periodo festivo sono colme di offerte ispirate al quieto vivere natalizio
ANTONIO DI POLLINA La tv delle feste deve lenire la tv che viene prima e far
sparire il pensiero di quella che arriverà dopo. Niente ansia, please. Come
ogni anno, si entra in quello che potrebbe essere il mondo ideale di tutti, bei
concerti, filmoni per grandi e piccini, show di magia, echi da un passato
rassicurante, Chaplin (a trent'anni esatti dalla scomparsa) e i vari
"canti di Natale" disseminati su tutte le reti, per ritornare poi
alla modernità con il Depp dei Caraibi in prima visione. Sky sfrutta il suo
diritto di prelazione con varie anteprime, meno numerose che in passato ma
comunque accattivanti - ormai la filiera è la seguente, Sky manda quello che
c'era il Natale scorso al cinema, le reti in chiaro mandano quello che è andato
su Sky l'anno scorso. Appunto Sky, con i Pirati di Johnny Depp la sera di
Natale o, il 26, la prima tv del Muccino "amerikano" di La ricerca
della felicità con Will Smith o il fantasy Eragon il 27. Prime tv che hanno su
altri canali satellitari addentellati promozionali, come Disney Channel che
rimanda Le cronache di Narnia la sera di Natale ma lo fa precedere da una
gustosa anteprima (trailer da 4 minuti) del secondo attesissimo episodio in
uscita futura. La Rai, come detto, va in scia, propone
in pieno Natale anteprime in chiaro per i più piccoli come Gli Incredibili o il
bel Polar Express o ancora Chicken Little metre il pezzo forte dovrebbe essere
la sera di vigilia La marcia dei pinguini, su Raiuno,
con la voce narrante di Fiorello. Ma c'è anche il Benigni della lettura di
Dante, trasmesso in seconda serata da Raiuno il 25 e
27 e poi il 1 e 3 gennaio. Mediaset ripresenta il duo acchiappa-ascolti Gerry Scotti-Lino Banfi con
una seconda tornata di Il mio amico Babbo Natale (la sera del 26 su Canale 5)
lanciato nella prima parte la sera di Natale dello scorso anno, Italia 1 si
butta sui Gormiti, pupazzi che vanno per la maggiore con uno speciale alle 18
della vigilia e, visto il successo ottenuto lo scorso anno ripropone, il
fantasmagorico show illusionistico di David Copperfield mentre sempre alla
vigilia, alle 21, Canale 5 propone un corto d'animazione con protagonista Shrek
e i suoi amici. Come detto, c'è anche l'omaggio a Charlie Chaplin ed è il
superclassico Luci della ribalta trasmesso a Natale da La7. Tutte le serate del
periodo festivo sono comunque colme di offerte inneggianti al quieto vivere
natalizio. Fa piacere segnalare che la musica sembra avere più rilevanza che in
passato, l'offerta è piuttosto ricca e abbraccia tutti i generi. Menzione
speciale per Raiuno che il giorno di Natale farà
seguire alla benedizione papale di mezzogiorno la registrazione del concerto di
Natale da Assisi con l'Orchestra Sinfonica della Rai
diretta da Wayne Marshall su musiche di Prokoviev, Bach, Hendel e con l'apporto
di due artisti di prim'ordine, la cantante Teresa Salgueiro e il musicista
Richard Galliano. La sera di Natale alle 23 ci si può spostare sul satellite
targato Rai (Raisat Extra)
dove va il concerto di Natale di Renzo Arbore e della sua nota orchestra di
rivisitazioni di brani della tradizione napoletana. Italia 1 punta sul pop
riproponendo i concerti già visti di Elisa e Laura Pausini ma c'è anche il
taglio internazionale con Celine Dion registrata al Cesar Palace di Las Vegas
(Natale, alle 22.50). E poi c'è anche Andrea Bocelli, nella seconda serata di
sabato 22 su canale 5, con l'anteprima del suo Live in Tuscany registrato nei
mesi scorsi con ambientazione bucolica nelle terre d'origine del tenore, con
lui sul palco assi come il sassofonista Kenny G nonché le Laura Pausini ed
Elisa di casa nostra. A Sky però vantano una delizia assoluta per gli
appassionati: la sera del 31 dalle 19 il canale Classica trasmette in diretta
il Gran Galà di balletto dalla Scala con opere di Cajkovskij e soprattutto con
la partecipazione della superstar Roberto Bolle. Particolare non secondario,
Classica - che solitamente necessita di un abbonamento a parte - viene offerta
per tutto il mese di dicembre "in chiaro" a tutti gli abbonati Sky. E
proprio sulla sera del 31 converge l'inevitabile offerta-veglione: impossibile
evitare l'annosa tradizione della Rai che sul tardi va
a reti unificate da Riccione, conduttori e cantanti in cappotto per il
sempiterno veglione di conti alla rovescia e tappi che saltano (il titolo?
L'anno che verrà, ovviamente), attesi come ospiti Antonello Venditti e Irene
Grandi. Italia 1 scavalla la mezzanotte con un Galà sul ghiaccio che avrà tra i
protagonisti la stella Caroline Kostner. Consiglio per i più volenterosi,
buttarsi su altre offerte tematiche (la migliore è, alle 23, il concerto del
2003 tenuto a Milano da Peter Gabriel e trasmesso da Next, uno dei canali in
alta definizione di Sky); oppure, meglio ancora, sul consueto Blob di fine anno
di Raitre che passa in carrellata per diverse ore
dalla mezzanotte in avanti il meglio e soprattutto il peggio della tv che ci
siamo lasciati alle spalle nel 2007.
( da "Repubblica, La" del
18-12-2007)
Spettacoli CANAL GRANDE CHI FERMERà L'INOSSIDABILE
PUPO... ANTONIO DIPOLLINA Esistono fior di opinioni celebri e frasi storiche a
sottolineare l'importanza delle canzoni e delle loro parole. Ma esiste anche il
senso comune, quello che non se la tira tanto e invita a godere (chi vuole)
della canzonetta e di quanto riesca a imprimersi nella memoria molto più di
altre forme espressive, da cui anche terrificanti dibattiti sulla supremazia
della poesia oppure dei testi affidati al gorgheggio. è su queste basi (ma
anche no) che va valutato un programmino svelto proposto da RaiUno
domenica sera, in forma di esperimento. Chi fermerà la musica il titolo, dal
celebre componimento dei Pooh: trattasi dei curiosi incroci del marketing di
casa nostra, gli eterni 4 stanno uscendo con disco nuovo, tour, dvd e chissà
che altro, la legione dei figli occupa spazi progressivi e ce n'è uno nuovo di
zecca che andrà a Sanremo ecc. ecc. e arriva anche un programma di prima serata
che caccia diritti d'autore in forma di sigla, titolo e canzonetta ripetuta
mille volte nel programma. Dei mostri. Conduce Pupo, i concorrenti, guidati
come al villaggio turistico dall'orchestra di Demo Morselli (un altro gigante bipartisan tra Rai e Mediaset) devono ricordarsi le parole delle canzoni e cantarle quando c'è
lo spazio vuoto. Tutto molto colorato e ben eseguito: se uno detesta le canzoni
cambia canale subito, ma se ne è vittima rimane appeso al programma e
soprattutto si convince che avrebbe sbaragliato tutti se avessero chiamato lui
a concorrere. L'esperimento è andato benino, non benissimo: siccome il
programma era corto si sono inventati l'espediente per cui, dopo l'ultima
fascia pubblicitaria, va in onda un bignami della puntata, con le fasi
salienti.
( da "Repubblica, La" del
19-12-2007)
Emma Bonino attacca Veltroni: se questi sono i primi
passi non oso pensare ai successivi "Dal Pd uno spettacolo patetico basta
con le visite Oltretevere" GIOVANNA CASADIO ROMA - "è uno spettacolo
patetico. La libertà in questo paese è diventata una questione "eticamente
sensibile", allora siamo messi male...". Nota amara quella sui
diritti e le unioni civili, per Emma Bonino. Il ministro festeggia nella sede
dei Radicali la "vittoria storica" per la moratoria sulla pena di
morte. Questo dei diritti civili, dice, è "un boccone amaro".
Ministro Bonino, ci sono sensibilità diverse da rispettare, non crede? "I
diritti civili sono cose semplici che con ipocrisia si chiamano ora temi
"eticamente sensibili". è diventato sensibile tutto ciò che attiene a
una libertà di scelta e che dovrebbe valere per credenti, non credenti e per
gli altrimenti credenti (tra i quali ci sto io, che credo in valori
profondi)". In Campidoglio i veti reciproci bloccano il registro delle
unioni civili. Il Partito democratico, di cui il sindaco Veltroni è il leader,
cerca di barcamenarsi? "Come inizio del Pd non c'è male. Se questi sono i
primi passi di Veltroni segretario del partito non riesco a immaginare i
successivi giorni e i successivi atti. Se il buon giorno si vede dal mattino lo
spettacolo non è stato all'insegna della laicità. Insisto: è patetico. Vai in
giro per l'Europa, in Francia o in Romania, in Inghilterra e poi torni in
Italia e ti senti amareggiata e arrabbiata. Io rispetto tutte le convinzioni
religiose ma le nostre scelte valgono quanto le loro"". Il vicariato
di Roma ovvero il cardinale Ruini ha dato l'alt? "Il rito della visita
Oltretevere parla già da solo, troppi "viaggi" in Vaticano. E
l'intromissione giornaliera, petulante delle gerarchie non ha argine ed è una
difficoltà tutta italiana rispetto agli altri paesi. Il
Vaticano è la prima notizia in tutti i tg sia di Rai che di Mediaset. E l'altra difficoltà è che non c'è una classe politica alla
Jospin che quando Giovanni Paolo II arrivò in Francia, lo accolse con un "benvenuto
Santità, siamo una Repubblica laica". Qui è una saga di bigottismo, di
baciapile, ce ne fosse uno che ha una famiglia normale, sono pluridivorziati e
va benissimo, però poi non vadano a predicare il contrario". Il
manifesto dei valori dei Pd, le prime bozze, come le giudica? "Diciamo,
stridenti per un partito moderno e laico". Avrebbe voluto i Radicali nel
Pd, come avevate proposto? "Magari avrebbero potuto esserci compromessi un
po' più alti e il Pd non avrebbe sbracato così. I Dico, il disegno di legge del
governo sui diritti dei conviventi, sono stati tanto criticati ed ecco dove
siamo arrivati: neppure il registro delle unioni civili in Campidoglio. Ormai
possiamo dire: la laicità questa sconosciuta". I laici come pensano di
reagire? "Organizzando una protesta della gente, facendo salire la voce
laica". Con un referendum a Roma, ad esempio? "La gente, le donne e
gli uomini si diano una mossa, battano un colpo, non ci si può limitare a
brontolii, questi diritti o ce li prendiamo o non ce li dà nessuno". Sul
fronte dei diritti civili, questo governo non ha fatto granché? "In questa
prima fase aveva altre priorità e poi c'è una componente clericale nel
centrosinistra e una risicata maggioranza al Senato. Adesso deve arrivare
rapidamente il tempo delle riforme economiche che giacciono in Parlamento e di
quelle civili". E sulla norma anti omofobia, dopo l'errore materiale nel
decreto sicurezza e lo scontro tra laici e cattolici, cosa bisognerebbe fare?
"Non è ammissibile avere raggiunto un tale livello di sciatteria normativa
né invocare lo Spirito Santo sul Senato come ha fatto la Binetti. Perché i
senatori non hanno letto quel che votavano? Non ci sono uffici legislativi? Un
problema ideologico finisce in un pasticcio... ma non entro nelle decisioni del
Quirinale sul decreto".
( da "Libero" del
19-12-2007)
Attualità 19-12-2007 SCONGELATE DALLA TV FRANCESCA
D'ANGELO ROMA Natale, tempo di nascita e risurrezione. E questa volta,
paradossalmente, Gesù non c'entra. Perché, al di là della rievocazione
cristiana, per diversi personaggi tv quest'anno il Natale è stato sinonimo di
riscatto, di annunci e fitte trattative per preparare la strada alla (propria)
risurrezione. Un grido che sembra essere stato accolto, almeno per la maggiori
parte di loro. Nel 2008, infatti, torneranno a nuova vita catodica una nutrita
rosa di nomi famosi. Le prime a essere sdoganate saranno una carica di bionde,
capitanate dalla "più amata dagli italiani": Lorella Cuccarini.
Scongelata da Pippo Baudo sotto le feste natalizie, la Cuccarini fa attualmente
gli onori di casa al fianco di Sua Pippità a "Domenica In - Ieri, oggi e
domani". Aspettando la grande chiamata. Per lei, almeno così si spera, ci
dovrebbe essere un sostanzioso ingaggio all'orizzon te. Certa invece per
Raffaella Carrà la liberazione dalla naftalina. Assente dagli schermi dai tempi
di "Amore", tornerà in autunno con un nuovo, personalissimo, show. A
darne la certezza è lo stesso Fabrizio Del Noce, direttore del canale
ammiraglia Rai: "La Carrà tornerà con un
programma di puro intrattenimento". Altra bionda pronta a tornare da Mamma
Rai, alla stregua di un figliol prodigo, è la
giunonica Mara Venier. Rea confessa, dalla pagine di "Sorrisi e Canzoni
tv" am mette le sue colpe nella lite - show inscenata da Antonio Zequila e
Adriano Pappalardo. Orfana di "Domenica In", la Venier in tv Mara
Venier presenterà il 24 dicembre su Raidue dal teatro
Filarmonico di Verona il Concerto di Natale. E confessa: "Sarei orgogliosa
di fare il Dopofestival". La ex donna della Domenica italiana, poi, è in
trattative con Raiuno per la conduzione di un
programma in prima serata. Dulcis in fundo, bionda tra le bionde, la
desaparecita Cristina Chiabotto. L'ultima sua apparizione la vede con un paio
di mutande in testa, in una nota campagna stampa. Come dire: niente di
memorabile, soprattutto per una che ha condotto le "Iene" al fianco
di Luca e Paolo. Sedotta e abbandonata per la conduzione di "Miss
Italia", ora la Chiabotto attende di rifulgere ancora
sulle reti Mediaset. Il 2008 sarà poi l'anno di Fiorello. Uno e trino, il mattatore
di "Vi va Radio 2" metterà a segno una tripletta televisiva degna di
memoria. A gennaio, farà da coda al Tg1, varando il programma più breve della
storia della tv italiana. Tra i mattatori Rai,
è in attesa di una chiamata Renzo Arbore. A margine della conferenza stampa per
il suo ultimo concerto, ha dichiarato di "volere essere corteggiato dalla
televisione: mi piacerebbe tornarci, ma vorrei tornare in video per
passione". In materia di ritorni, si vocifera anche di un possibile
rientro alla conduzione di Pino Insegno, al quale verrebbe affidata "La
sai l'ultima?". Ha il sapore della redenzione, invece, il coming back
dell'ex beniamino di Mtv Daniele Bossari. Dopo un'in felice sequela di
programmi flop, alcuni dei quali risorti con il cambio di conduzione
("Saranno Famosi, "Azzardo", "Furore", "Top of
the pops"), Bossari rilancia e accetta di condurre il contenitore del
sabato pomeriggio "Scalo 76". Tra i boys tirati a lucido per il 2008,
va inoltre annoverato Enrico Papi. Dopo un autunno televisivamente poco
significativo, Papi è stato chiamato da Mediaset per
condurre la nuova "La ruota della Fortuna". Inoltre, se sembra
difficile un suo ingaggio per il nuovo ciclo de "La pupa e il
secchione", è certa la presenza come conduttore di "Batti le
bionde". Nessuna notizia invece Marco Columbro e Mengacci. Il primo, dopo
una serie di ospitate per disquisire su alieni, è caduto nel dimenticatoio.
Forse a salvarlo giungerà la Cuccarini. Mengacci è stato sedotto e abbandonato.
Doveva condurre un karaoke con la Lecciso. Ma forse, è stato meglio così. .DI
NUOVO IN ONDA Da sinistra, Barbara D'Urso, in pole position per il nuovo
programma del mattino su Canale 5; Cristina Chiabotto, in attesa di
collocazione; Mara Venier, di nuovo in Rai per il
concerto di Natale, si dice pronta a fare in Dopofestival; Raffaella Carrà: per
lei Fabrizio Del Noce sta preparando il grande ritorno Olycom Salvo per uso
personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza
autorizzazione.
( da "Voce d'Italia, La" del
19-12-2007)
La Voce d'Italia - nuova edizione anno II n.93 del
19/12/2007 Home Cronaca Politica Esteri Economia Scienze Spettacolo Cultura
Sport Focus Focus I protagonisti dello scandalo sulla moda denunciato da Report
vengono protetti L'Ordine dei giornalisti e' cosi' trasparente da mettre il
"segreto istruttorio" sule indagini disciplinari Ma non vale per il
direttore del Tg5 Carlo Rossella La prima newsletter inviata ai giornalisti
lombardi dalla neopresidente Letizia Gonzales, lo scorso agosto, si intitolava
"Due mesi trasparenti...". Così "trasparenti" che, nella
seconda newsletter del 18 dicembre (due in sei mesi, un po' poco per una giornalista...),
la Gonzales si sente in dovere di invocare la privacy in relazione alla
scandalosa vicenda della commistrione tra pubblicità e informazione denunciata
da Milena Gabanelli nell'ultima puntata di Report. Così la Gonzales protegge i
giornalisti: "L'Ordine, come è noto, ha il compito di vigilare sul
comportamento professionale dei suoi iscritti. Proprio per questo il nuovo
Consiglio ha avviato, subito dopo il suo insediamento, una indagine conoscitiva
sulle relazioni che intercorrono tra pubblicità e informazione. Ma è
altrettanto noto che né il presidente né i consiglieri possono divulgare
notizie che riguardano accertamenti in corso che sono coperti da segreto
istruttorio. E solo alla fine dell'iter previsto, i provvedimenti adottati
potranno essere resi pubblici". Tant'è che, nella medesima newsletter, la
presidentessa dei giornalisti lombardi attacca il direttore del Tg5 Carlo
Rossella, per il quale non vige il "segreto istruttorio" riservato al
circo della moda di Sozzani & c.: "L'Ordine dei giornalisti della
Lombardia ha invece deciso, nella seduta del 22 novembre, di
effettuare accertamenti e acquisire atti in merito alla vicenda delle
intercettazioni telefoniche nel caso Rai-Mediaset relativamente a Mauro Crippa e Carlo Rossella, iscritti all'Albo
dei professionisti della Lombardia. Nel caso in cui siano resi noti nomi di
altri giornalisti iscritti in Lombardia, il Consiglio si riserva di
convocarli". Bella trasparenza. E bell'esempio di doppiopesismo.
Sulla vergognosa vicenda della moda si stende un pietoso velo di silenzio
(=connivenza), mentre il povero Rossella viene lapidato in piazza. Eppure,
della vicenda Sozzani l'Ordine si era già occupato a suo tempo, durante la
presidenza di Franco Abruzzo, la "bestia nera" di editori e
direttori. Già, perchè l'Abruzzo-Don Chisciotte era solito scagliarsi contro i
furbetti che camuffavano la pubblicità sotto forma di normali articoli, mentre
in realtà mettevano le loro penne al servizio di clienti che ricambiavano
gonfiando a dismisura i loro portafogli (è proprio il caso della moda). Da
quanto si dice negli ambienti giornalistici milanesi, ifatti, la Gonzales
sarebbe stata sponsorizzata dagli editori, desiderosi di rimuovere l'ostacolo
che impediva loro di fare lucrosi affari ingannando i lettori ignari. La
normalizzazione è compiuta. Marco Marsili direttore@voceditalia.it.
( da "Opinione, L'" del
19-12-2007)
Oggi è Mer, 19 Dic 2007 Edizione 278 del 19-12-2007 Il
vicepresidente del Senato boccia senza appello la riforma della governance Rai Angius gela Gentiloni In Vigilanza il Dg Cappon esclude
novità alla guida di Rai Fiction, almeno per ora. Le
perplessità di Massimo Baldini di Mario Valeri La governance gentiloniana della
Rai farà la fine della privatizzazione gasparriana, se
non peggio. L'idea di un distacco dell'azienda dai partiti tramite
l'istituzione di una fondazione non solo incontra la logica avversione
dell'opposizione, non solo sconta i musi lunghi dei mastelliani, non solo se la
deve battere con la cortese diffidenza di Veltroni: adesso ha dei nemici in più
all'interno della compagine governativa. "Gli esponenti dell'attuale
Partito Democratico ? ha tuonato ieri il vicepresidente del Senato, Gavino
Angius, ex Ds e ora esponente del Partito Socialista - dopo aver urlato e
costruito barricate dall'opposizione, quando erano ancora Ds e Margherita, una
volta arrivati al governo hanno fatto finta di niente. La riforma Gentiloni,
infatti, non ci sembra efficace e toglierà poco o nulla alla posizione
dominante di Mediaset. Insomma, la Gentiloni serve a
mantenere lo staus quo e quindi non va bene". Il mantenimento dello status
quo, del resto, è un autentico marchio di fabbrica a Viale Mazzini. Il Dg
Claudio Cappon, audito ieri in commissione Vigilanza, è uno di quelli che
difficilmente mollano l'osso. Di fronte al prevedibile fuoco di fila dei
parlamentari, ha sfoderato calma serafica e idee (apparentemente) chiare. Gli
scandali? Un buon pretesto per affrettare il piano industriale e quello
editoriale: "L'immagine della Rai si tutela molto
e soprattutto operando con il rinnovamento tecnologico e organizzativo. Quindi
la nostra risposta ci sarà soprattutto sul piano economico con miglioramento
gestionale e perseguendo gli obiettivi previsti per il 2008: avviando
investimenti per l'apparato di digitalizzazione e attraverso una nuova offerta
digitale. Siamo oltretutto pronti a varare il nuovo piano editoriale che è in
discussione nel Cda". E le possibili nuove nomine, Rai
Fiction per prima? Meglio tenere le carte coperte: "Abbiamo strutture
aziendali che sono in grado di gestire questa situazione, ci sono
professionalità elevate. E' chiaro che la cosa non può restare a lungo così, ma
nell'immediato non comporta difficoltà". Ancora più impermeabile alle
critiche il presidente Rai, Claudio Petruccioli, che
dalla commissione Vigilanza è tenuto ormai a debita distanza, ma che fa sentire
comunque la sua voce: "Io sono qui da 28 mesi e l'anno prossimo
sicuramente non ci sarò più, ma sono già un esempio di longevità per i vertici
della Rai, che quando c'è qualcosa che non va vengono
presi a schiaffi per la gioia del pubblico che guarda. Noi comunque resistiamo,
perché consapevoli di svolgere un ruolo pubblico". Loro resistono, ma il
resto del mondo comincia a spazientirsi. Massimo Baldini, componente azzurro
della Vigilanza, esprime forti perplessità: "Volevamo chiarimenti sui provvedimenti
adottati nei confronti di alcuni dipendenti Rai per
quanto attiene le vicende che sono emerse dalle intercettazioni telefoniche
riportate dal quotidiano "La Repubblica". Volevamo capire lo stato
attuale delle vicende riguardanti la posizione di Agostino Saccà e quella di
Deborah Bergamini". Non convincono più di tanto le spiegazioni di Cappon:
"Per il direttore generale non vi sono posizioni precostituite nei
confronti di questi dirigenti, in quanto uno si è autosospeso e per quanto riguarda
l'altra c'è stato un provvedimento non disciplinare, ma cautelativo. Sul caso Bergamini il Comitato etico dovrà verificare
un'eventuale commistione Rai-Mediaset; comunque la questione è ancora all'esame e non sono stati
adottati provvedimenti di alcun genere. L'azienda, attraverso Cappon, ha detto
di essere garantista fino in fondo e quindi prima di adottare qualsiasi misura,
vuole oggettive prove di responsabilità. Si tratta di un percorso sul
quale la Rai si muove con determinatezza per quanto
riguarda la tutela della propria immagine, ma con altrettanta cautela per i
diritti dei dirigenti eventualmente coinvolti. Cappon ha garantito la massima
trasparenza e tempestività. Per quanto riguarda la questione, sollevata da me,
sul modo in cui la trasmissione "Anno zero" e i telegiornali hanno
gestito le notizie sopra citate, Cappon ha sottolineato che la direzione non si
intromette nella conduzione di un Tg o di una trasmissione".
( da "Opinione, L'" del
19-12-2007)
Oggi è Mer, 19 Dic 2007 Edizione 278 del 19-12-2007
"Matrix" e "Porta a Porta" vanno in onda su vicende
sconvolgenti e misteriose. Prevale Vespa Cronaca nera in seconda serata di
Michela Magliocchetti Seconda serata dedicata alla cronaca nera quella regalata
da Rai Uno e Canale 5 agli spettatori che hanno potuto
seguire i due programmi iniziati, come ormai succede sempre più raramente, in
un orario accessibile ad una platea discretamente vasta. "Porta a
porta" ha dedicato il suo approfondimento al caso di Perugia, mentre
"Matrix" ha seguito nuovamente il caso dei presunti abusi sessuali
nella scuola di Rignano Flaminio. Dati i recenti sviluppi delle indagini,
Mentana e Vespa hanno aggiornato il pubblico su due tra le più sconvolgenti e
misteriose vicende dell'anno, ma il salotto buono di Rai Uno ha dato grande spolvero a tutti i suoi consueti esperti ed è
stato premiato dal pubblico con 1.859.000 spettatori pari al 24,32% di share,
mentre l'ammiraglia Mediaset è restata al palo con 1.260.000 spettatori pari al 15,98% di
share, anche a causa delle recenti rivelazioni sul caso che tenderebbero a
smontarne la veridicità fino a renderlo dubbio o un "non-caso".
Lo scontro "Porta a porta vs. Matrix" viene interamente vinto dal
programma di Bruno Vespa, che resta puntuale sulla notizia e aggiorna i
telespettatori sull'ultimo interrogatorio di Amanda Knox, detenuta in via
cautelativa per il delitto di Maredith Kercher. L'approfondimento ottiene buoni
risultati soprattutto durante l'analisi della posizione di Rudi Guede, uno dei
principali indiziati, e l'intervento del prof. Meluzzi, in qualità di perito di
parte di Guede, viene seguito da un pubblico forse un po' voyeristico, ma che
comunque sfiora i 2.400.000 spettatori una manciata di minuti prima della
mezzanotte. Lo share del programma aumenta con l'assottigliarsi della platea
televisiva e lo spazio dedicato ad un altro dei casi esemplari dell'anno, il
delitto irrisolto di Chiara Poggi, supera in media il 30% di share e alle ore
00 e 49 le spiegazioni filmate sulle correlazioni tra il delitto di Perugia e
quello di Garlasco riguardo al ruolo del computer nelle due vicende
appassionano il 32,25% della platea televisiva, ovvero una media di 1.621.000 spettatori.
Mentana resta fedele alla promessa fatta ai telespettatori e con l'attenzione
al tempo stesso del buon padre di famiglia e del giornalista di cronaca non
perde d'occhio il caso dei presunti abusi ai danni di alcuni bambini della
scuola materna "Olga Rovere" di Rignano Flaminio; gli ultimi sviluppi
delle indagini, che mettono in dubbio l'impianto accusatorio, forse fanno
perdere l'interesse al pubblico della seconda serata. Se i filmati riassuntivi
del caso risvegliano una certa attenzione negli spettatori, le interviste del
conduttore con il marito di una delle indagate per le violenze e con la madre
di uno dei bambini presunte vittime non riescono ad interessare il pubblico
anche per la ripetitività degli interventi già proposti in maniera molto simile
in altri capitoli dell'approfondimento. Miglior risultato assoluto per
"Matrix" è quello delle ore 23 e 32 quando vengono riassunti in un
filmato gli ultimi risultati dei RIS sulla vicenda, seguiti da 2.105.000
spettatori pari al 15,65% di share, mentre "Porta a porta" proponeva
una clip sull'ultimo interrogatorio di Amanda Knox seguita da 1.983.000
spettatori, pari a uno share del 14,75%. Lo share di Mentana raggiunge il picco
massimo del 19,5% alle ore 00 e 38, momento in cui, sempre in un filmato, vengono
spiegate le motivazioni per cui la Cassazione ritiene che gli oggetti
riconosciuti dai bambini non rappresentino un indizio sufficiente; in quel
momento Vespa si prende una pausa e Rai Uno manda in
onda la pubblicità, che ha incassa comunque ascolti superiori al 20%.
Il punteruolo
l'autobiografia di bongiorno ( da "Riformista, Il"
del 17-12-2007)
Il pubblico
diviso tra Riotta e Mimun ( da "Corriere della Sera"
del 17-12-2007)
Berlusconi va
avanti ( da "Tempo, Il"
del 17-12-2007)
Intervista a
Antonio Ricci / "Vorrei Grillo e Fiorello" (
da "Opinione, L'" del 17-12-2007)
E' Natale,
arrivano gli spot dolci ( da "Opinione, L'"
del 17-12-2007)
( da "Riformista, Il" del
17-12-2007)
Il punteruolo l'autobiografia di bongiorno Mike senza
dittongo, l'uomo a due dimensioni Alla fine ha vinto Mike Bongiorno. Umberto
Eco viene "incompreso" dal giornalista del Financial Times , mentre
Michele Goodmorning riceve una laurea honoris causa - allo Iulm, con tanto di
benedizione di Gentiloni, ma Mussi che ne pensa? - dopo un'autobiografia che
racconta, del fenomeno Mike, più di quanto la fenomenologia di Eco, il saggio
sul "superuomo di massa", non avesse spiegato. L'apparire catodico di
Nicholas Salvatore Bongiorno. Nel libro c'è tutto quello che non c'entra con
Mike Bongiorno, ovvero la vita di Nicholas Salvatore, dalla resistenza, il
carcere con Montanelli, la morte vista in faccia davanti al plotone
d'esecuzione, fino all'apoteosi televisiva. Cui è dedicata molta aneddotica,
per provare, impossibile, a spiegare come un italo-americano possa aver trovato
l'America in Italia, diventando il profeta di Allah-Berlusconi per la sua
rivoluzione catodica. Grazie anche a Vittorio Veltroni, che gli suggerì pure il
nome d'arte, Mike. Incarnando, per la prima volta, la reversibilità, quindi la duopolitica, di Rai e Mediaset. Peccato, però, che non abbiano lo spazio che meritano, o nei termini
che meritano, le storie d'amore di Mike: storie d'esilaranti corna e persino
bigamia, colpi di fulmine e arance galeotte, tra cantantesse e giovani hostess
hippies, all'ombra dell'isola Vulcano. C'è un capitolo per Daniela
Zuccoli, ma edulcorato, almeno rispetto alla versione della Zuccoli stessa.
Forse, suggerisce lei, la vittoria di Mike passa per la sconfitta di Nicholas
Salvatore. Eccolo, l'uomo a una dimensione. Anzi due, ma piatte. Quelle dello
schermo. Un uomo catodico, che a detta delle donne che ha avuto, è qualcosa di
simile a un ologramma familiare. La sua più grande preoccupazione - lo scrive
con ironia nel libro - è che il nome venga scritto senza dittongo, Bongiorno,
non Buongiorno, come verrebbe naturale, visto il suo motto augurale, "Allegria!".
Mentre la più celebre frase, "signora Longari lei m'è cascata
sull'uccello", non sarebbe mai stata detta. Non così. Ma cosa importa, per
la tv, per la società dello spettacolo, basta che se ne parli. E che il cognome
venga scritto correttamente. Più interessante, invece, la gaffe, sempre a
Rischiatutto , di quando, alla domanda sulle sue doti di sub eccezionale,
Bongiorno risponde: "io sono un sub normale". Ecco, Mike è il nostro
Igor di Frankenstein junior . La Roma di Pizzi. Successone di pubblico e,
soprattutto, di vittime. Illustri, va da sé. Alla mostra di Umberto Pizzi,
ospitata nel palazzo del Tempo , hanno fatto la fila politici, giornalisti vip,
da Carraro a Vespa, passando per Letta e Casini, che sono anche i soggetti
dell'impietoso ritratto che Umberto Pizzi da Zagarolo. Ma tra un'intervista e
un saluto di Gianni Letta, Pizzi si è perso la foto più ghiotta. La foto che
Pizzi non ha fatto avrebbe forse meritato un posto d'onore alla mostra. Nella
sala principale, tra la gigantografia di Romanzo Prodi con una lingua
vitellesca di fuori e Piero Fassino che si dinoccolava il naso con le lunghe
falangi della mano, c'era un Walter Veltroni spaesatissimo, in un angolo da
ring, con un incredibile vuoto attorno, nella sala gremita ma attonita, nei
suoi pressi. Veltroni che, peraltro, incorniciato in una foto di profilo
piuttosto innocua, sembra godere di una piccola tregua di Pizzi che dicono
abbia simpatie rifondarole. Pizzi è il Petronio dei nostri giorni, arbiter
in-elegantiae, satirico ritrattista di una Roma che vuole esserci. Non importa
come, non importa se il blow up delle foto mostra le crepe lifting.
L'importante, che tu sia prete, agnelli, politico o velina, è esserci.
L'ambiente del disco. Ora, il punto non è se Celentano abbia ragione o meno.
Perché è inopinabile che oggi non ci siano architetti che valgono un Leonardo
così come sa di Arcadia urbanistica la difesa della vecchia via Gluck. Il
problema è che un tema serio come l'ambiente, lo sviluppo di una città, la sua
sostenibilità, venga sviluppato, anzi, riciclato quando il cantante ha in
uscita un disco. 17/12/2007.
( da "Corriere della
Sera" del 17-12-2007)
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV
- data: 2007-12-17 num: - pag: 61 categoria: REDAZIONALE A fil di rete di Aldo
Grasso Il pubblico diviso tra Riotta e Mimun C oncluso il "periodo di
garanzia", anche per i tg, si tirano le somme della consueta
contrapposizione fra le due testate ammiraglie, le più seguite dagli italiani
all'ora della cena: e, nonostante il Tg5 migliori la sua performance rispetto
allo stesso periodo dello scorso anno (più di trecentomila spettatori
guadagnati), la distanza dal Tg1 resta grande. Il telegiornale di Gianni Riott
a, infatti, coi suoi 7.763.000 spettatori medi nei giorni feriali, e lo share
del 32,34%, distanzia di oltre un milione di persone (più di 4 punti di shar e)
il Tg5, fermo a 6.689.000 individui, col 27,73% di share. E 4 punti sono tanti!
Anche nei weekend (quando i tg sono, in generale, meno seguiti) il vantaggio
del Tg1 si mantiene consistente (oltre 800 mila persone). L'effetto del
restyling delle due testate - a settembre per il tg Rai, a novembre per quello Mediaset - ha
fatto in modo che gli equilibri si siano mantenuti sostanzialmente inalterati.
Il Tg1 resta, in particolare, la prima scelta per il pubblico più maturo, per
le generazioni cresciute con la storia della Rai e affezionate
al tradizionale rituale del primo canale: quasi 40% di share fra i
cinquantenni, e quasi 50% fra gli ultra65enni. Il Tg5 mantiene, al
contrario, il suo vantaggio sulle fasce d'età medie, di giovani e adulti, con
oltre il 32% di share negli spettatori con età fra 25 e 54 anni. Altro punto di
forza per Mimun è il Nord d'Italia, dove il Tg5 supera il 30% e raggiunge il
suo picco in Lombardia (34%). In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel.
( da "Tempo, Il" del
17-12-2007)
"La palla è nelle mani di Veltroni". Silvio
Berlusconi lo ripete da giorni. Pubblicamente e nelle riunioni private con i suoi.
[...] Home prec succ Contenuti correlati Vota per il nome del nuovo partito di
SIlvio Berlusconi Berlusconi apre e Fini dà l'ok Berlusconi indagato a Napoli.
Cicchitto: "Attacco per ripristinare un clima di rissa" Berlusconi
apre e Fini dà l'ok Berlusconi sarebbe indagato dai magistrati napoletani per
... Riapertura conservificio Passo avanti [...] "Ho accettato di sedermi
al tavolo per discutere la riforma della legge elettorale - ha spiegato a chi
gli ha parlato nelle ultime ore -. Ora tocca a Veltroni dimostrare se fa sul
serio". E forse non è un caso che, proprio negli ultimi giorni, davanti
all'"attacco dell'armata rossa", il Cavaliere abbia rivolto messaggi
più che espliciti, ancor prima che agli alleati, al sindaco di Roma. Mercoledì,
parlando alla Tv delle Libertà, aveva augurato a Veltroni di "riuscire in
questa impresa coraggiosa di portare avanti un disegno di legge che possa
essere approvato in Parlamento". Ieri è stato ancora più esplicito.
Arrivando alla sede nazionale dei "Circoli del buon governo" di
Marcello Dell'Utri per incontrare un gruppo di giovani, il Cavaliere non ha
usato mezzi termini: "Credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un
accordo di buonsenso". "Quando un organo di stampa
interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali e poi usa quest'ultima vicenda - ha detto
facendo esplicito riferimento alle indagini anticipate da Repubblica -, credo
che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo". E l'accordo,
ovviamente, è quello che potrebbe chiudersi tra il leader del Popolo delle
libertà e il segretario del Pd. Occhio, però, a parlare di inciuci.
"Tra me e Veltroni - ha spiegato - non c'è nulla di oscuro". Anzi,
proprio per questo, Berlusconi proporrà agli alleati "un vertice da
tenersi l'11 o il 12, perché è inutile impiccarci e litigare sulle tecnicalità
se non sappiamo quale è la proposta dell'altra parte. Spero che accettino
questo discorso di buonsenso". Insomma, la linea del Cavaliere è chiara:
Veltroni sa che può contare sul mio sostegno ma deve fare il primo passo senza
lasciarsi intimorire dall'inchiesta di Napoli, né dai diktat di chi, nel
centrosinistra, minaccia di far cadere il governo. Ed Ermete Realacci,
responsabile comunicazione del Pd, assicura: "Non ci lasceremo intimorire".
Nel contempo, però, Berlusconi non ha nessuna intenzione di rimanere con le
mani in mano. Il primo obiettivo resta ovviamente quello di ricompattare
l'opposizione. "Anche qualche alleato non vuole tornare alle urne - dice
con implicito riferimento al leader dell'Udc -. Spero in un ripensamento.
Cercherò in tutti i modi di tenerli uniti a noi". Inoltre c'è il progetto
del Pdl da portare avanti. Per questo già oggi, l'ex premier, sarà nuovamente
in piazza a Bologna. Nel frattempo, però, non risparmia attacchi a ciò che sta
accadendo a Napoli. "Siamo in un Paese malato - incalza -, in cui non c'è
più libertà e in cui chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato,
intercettato". Per l'ex premier si tratta di una vera "emergenza
democratica", visto che tutti ormai sono sotto l'occhio di un "grande
fratello". Berlusconi non parla esplicitamente di servizi deviati, ma di
"alcune persone" che operano al di là di "comportamenti
costituzionalmente corretti". Poi nega di aver avuto un qualche rapporto
con quelli che, secondo l'inchiesta, sarebbero stati gli intermediari nella
trattativa con i senatori dell'Unione. Quindi ribadisce che, a suo avviso, la
misura è colma e che serve un intervento legislativo a difesa della privacy
perché "se questo viene fatto al leader dell'opposizione, pensate cosa
possono fare agli altri...". 14/12/2007.
( da "Opinione, L'" del
17-12-2007)
Oggi è Lun, 17 Dic 2007 Edizione 275 del 15-12-2007
Intervista a Antonio Ricci / "Vorrei Grillo e Fiorello" "Chi
salvo tra Bruno Vespa, Enrico Mentana e Michele Santoro? Nessuno: sono tre
cessi!" di Francesca Fiocchi "La voglia di censurare è più forte di
qualsiasi impulso sessuale. C'è una sorta di gratificazione erotica nel dire:
'Tu non lo fai. Questo non puoi farlo!'. E' l'espressione massima del
Potere". E nel momento in cui scatta la censura si entra nel mito. Ne è
convinto Antonio Ricci, "anima e core" di Striscia la notizia. Con
lui, Gennaro Ventimiglia, Lorenzo Beccati e Max Greggio. "In fin dei conti
siamo solo dei provocatori, non maestri di vita". Quali sono le inchieste
che hanno maggiormente caratterizzato Striscia in questi vent'anni? Beh, le
truffe agli anziani, tutte le indagini sulle banche, il caso Telecom, la
missione Arcobaleno, l'uranio impoverito, per non parlare della signora Vanna
Marchi e di maghi e maghetti vari. Non trova che si facciano troppo poche
inchieste, Report a parte? C'era un momento in cui non le faceva neanche
Report. Qualcuno, tempo fa, ha detto che le inchieste vere le fa solo il
Gabibbo. Richiedono tempo, sono rischiose perché toccano interessi forti. E ti
espongono a denunce. Noi ne abbiamo collezionate 250 circa. Per fortuna tutto è
andato bene, altre sono in corso. La tv è monopolizzata dai format stranieri.
Cosa significa essere autori oggi? Non si tratta solo di scrivere un copione o
una bella sceneggiatura, ma essere in grado di saper scegliere una serie di
figure intorno a sé come registi, attori, altri autori. Quando sono arrivato,
la figura dell'autore era svilita. Quanto ai format stranieri, sono una realtà
ben radicata. Basta guardare i Soliti Ignoti: il format la Rai
ce l'aveva già gratis, ideato da Ippoliti che l'aveva presentato alla Vela
d'oro e un giovane Frizzi faceva il concorrente. E' un discorso politico: c'è
chi ha il suo vantaggio economico comprando un prodotto all'estero. E'
difficile fare satira in tv? Una volta lo era di più. I primi tempi, con Grillo,
si rischiava veramente. Non avrei mai immaginato che potesse diventare un
mestiere. Sono contrario alle censure, di ogni genere. Penso a Luttazzi. La
satira è esagerazione, di natura. Non può essere contenuta: allora dicano in
modo chiaro che non si può fare. Con noi lo fanno con le denunce, attraverso la
via giudiziaria. Le piacerebbe lavorare con Luttazzi? Lavoro anche con Capitan
Ventosa. Sono di bocca buona. A chi consegnerebbe un bel tapiro in persona? A
me stesso. Per il complesso delle opere. In che rapporti è rimasto con Grillo?
Rischierebbe un programma con lui? Ottimi. Ricordo grandi risate, da Maalox. E
tanti casini. Quanto al programma non sarebbe un rischio. Che ne pensa della
querelle Rai-Mediaset?
Bisognerebbe essere in possesso di tutte le telefonate per capire la gravità
della "cosa". Con Simona Ventura ci sentiamo sempre. Se muore il papa
è giusto che le due generaliste concordino le linee. Sono
convinto che se inciuci ci sono stati è per danneggiare Mediaset e in favore della Rai. Certo, i
conflitti di interessi che ci sono hanno del clamoroso. Ma ci chiediamo quanti
giornali sono pro Rai? Anche quello di Berlusconi è in favore della Rai. Affari tuoi è un programma scandaloso, ma non ne parla nessuno:
è un tabù, ci sono interessi incrociati. Pensavo che almeno l'Ansa fosse
asettica, invece è pro Rai in maniera terrificante: dà
i risultati d'ascolto in una "certa" maniera. Abbiamo collezionato
delle agenzie. La verità è che ci dovremmo scandalizzare per tutto. Quando Del
Noce ha aggredito Staffelli, Repubblica è uscita con un articolo in suo favore.
Santoro, quella mattina, mi ha telefonato per dirmi che il pezzo sembrava
scritto dal suo avvocato. Poi abbiamo scoperto che il quotidiano di Ezio Mauro
stava facendo il giro delle sette chiese in Rai per
sponsorizzare le traduzioni dei classici che sarebbero uscite in allegato. I
conflitti d'interesse sono giornalieri. Allora diciamolo. Facciamo il gioco
della torre. Vespa, Mentana, Santoro. Chi salviamo? Tre cessi. Mi butto io
altrimenti dovrei stare su con gli altri due. Il conduttore di Striscia? dei
tuoi sogni? Risposta politica, ma vera: ognuno dei miei ha dato il massimo.
Comunque direi Fiorello, con Baldini o da solo. Lui ha bisogno del pubblico? e
noi l'abbiamo messo. Ora dipende da lui.
( da "Opinione, L'" del
17-12-2007)
Oggi è Lun, 17 Dic 2007 Edizione 275 del 15-12-2007 TVSPOT
E' Natale, arrivano gli spot dolci di Chiara Vizzini Dopo il lungo letargo,
durato quasi undici mesi, tornano in Tv gli spot dedicati ai prodotti tipici
del Natale. Che feste sarebbero senza torroni, pandori e panettoni? A partire
da fine novembre i commercial Melegatti, Motta e Sperlari sono ricomparsi sul
piccolo schermo con nuovi e vecchi spot tutti all'insegna dell'allegria. Il
primo a scendere in campo è stato quello Melegatti, quest'anno affidato alla
simpatia di Bud Spencer. Messe da parte le minestre a base di fagioli e le
avventure nel far west, l'eroe del cinema si veste da Babbo Natale lasciandosi
conquistare dalla dolcezza del pandoro Melegatti. Ma anche questa volta non
potevano mancare le botte e i cazzotti. Come rimanere indifferenti davanti a
due ladri che cercano di rubare il pandoro ad una nonna e al suo nipotino? Si
tinge di rosa, invece, lo spot Sperlari Ricorrenze. A differenza degli anni
scorsi, questa volta i Re Magi sono tre simpatiche e divertenti signore che,
insieme ai loro cammelli, si preparano a partire per un lungo viaggio
attraverso il deserto. Ma come resistere alla bontà dei torroncini Sperlari
senza cedere alla tentazione? Stesso spot dell'anno scorso, invece, per il
panettone Motta. Protagonista del commercial un tenero e ingenuo bambino che,
sicuro della morbidezza del panettone, invita Babbo Natale a buttarsi
tranquillamente dal camino. "Buttati che è morbido" dice rivolgendosi
al cielo. Dal 1° al 10 dicembre i tre spot sulle dolcezze del Natale hanno popolato
il prime time delle principali emittenti televisive. La reclame che è stata
lanciata in più intervalli pubblicitari è stata quella del pandoro Melegatti
(36 passaggi in totale) mentre il panettone Motta è comparso in 18 break. 14,
invece, gli spot dei torroni Sperlari andati in onda in prima serata. Ma mentre
la campagna di comunicazione Motta ha fatto capolino su tutte principali reti
nazionali, quella Melegatti è stata pianificata solo sui
canali Rai e Mediaset; quella Sperlari, invece, esclusivamente su Rai Uno e Rai Tre. Per quanto riguarda il "minuto spot" più visto
nei primi dieci giorni di dicembre, netta la vittoria del panettone della
Nestlè. Alle ore 22 e 31 del 10 sono stati più di 7 milioni e mezzo gli
appassionati della fiction di Rai Uno "Donna detective"
che si sono inteneriti con lo spot Motta. Medaglia d'argento per il pandoro di
Bud Spencer. Sono le ore 20 e 33 del 3 dicembre: quasi 6 milioni e 700mila i
telespettatori del Tg1 che, in attesa dello show game di Flavio Insinna
"Affari tuoi", si lasciano intrattenere dalla simpatia di "Babbo
Natale Bud". Chiudono la classifica i torroni Sperlari con più di 6
milioni di utenti. Sempre il 10 e sempre su Rai Uno,
sono stati 6.336.000 i telespettatori di "Donna detective" con
Lucrezia Lante della Rovere che alle ore 21 e 16 si sono lasciati intrattenere
dalle avventure dei Re Magi Sperlari e dagli spot della Citroen C3, Vodafone e
Martini.
I colpi di
coda Rai-Mediaset ( da "Stampa, La" del
16-12-2007)
Quel caffè
tra Violante e il pm Mancuso pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del
16-12-2007)
Dopo il
predellino il Cavaliere regala la pasta ( da "Libero" del
16-12-2007)
( da "Stampa, La" del
16-12-2007)
[FIRMA]PAOLO MARTINI MILANO E' stata, sul fronte della Rai, la stagione della débacle degli show. Di Canale 5,
invece, non si può notare un risultato che sa di vera e propria rifondazione
generalista: sono rappresentati quasi alla pari tutti i generi della tv nella
classifica dei dieci programmi più seguiti. La situazione delle grandi reti
nella stagione appena trascorsa merita un'attenzione non superficiale. In fondo
c'è stato il colpo di coda dei macro-fenomeni tv: Benigni e Celentano, primi
assoluti nel risultato di Raiuno, e il successo a
sorpresa del Capo dei Capi su Canale 5, che ha toccato percentuali da capogiro.
La crisi editoriale di Raiuno, che resta pur sempre la
rete pubblica di maggior ascolto in Europa, si misura dal risultato choccante
della totale assenza di uno show dalla top ten, a parte i due eventi finali che
hanno anche goduto di una programmazione libera da spot. Se si considerano poi
due partite decisive della Nazionale per la qualificazione agli Europei, ecco
che la classifica dei primi dieci successi stagionali di Raiuno
recita con una certa desolazione: fiction, fiction e ancora fiction, e con
tante grazie a due-tre santi o beati da tele-polpettone. Ma il dato non deve
trarre in inganno: su scala annuale l'apporto del genere fiction agli indici
d'ascolto è inferiore, seppure di poco, a quello dell'intrattenimento. E a ben
guardare sarebbe bastato un risultato del kolossal bernabeiano Guerra e pace in
linea con le aspettative e l'investimento, per salvare il primo posto a Raiuno. Sia quel che sia la più grande storica fabbrica di
spettacoli del Paese è entrata nel tunnel di una crisi senza precedenti proprio
mentre alla concorrenza davano segni di maturazione prodotti editorialmente più
disinvolti come i people-show di Maria De Filippi e del rientrante Bonolis
darwiniano e i varietà genere Zelig arcimboldesco. Senza contare che da sola,
fuori classifica per l'anomalia, spacca sempre tutto l'ormai eterna Striscia la
notizia: l'exploit a 9 e rotti milioni di spettatori del 24 settembre, 34 % di
share, porta l'anti-tg di Canale 5 vicinissimo persino agli eventi di Raiuno. Pur nel delirio della prematura museificazione dei
suoi Tapiri e Veline (in foto), Antonio Ricci non sbaglia un colpo. Tornano in
vetta le fiction americane, con DrHouse su Canale 5 che sa tanto di
controffensiva specifica alla tv satellitare. Ma quel che
costituisce il vanto di stagione per Mediaset sono le
fiction civili. Forse quest'autunno-inverno verrà ricordato anche come la
stagione degli ultimi colpi di coda della tv generalista al tramonto: in un
mondo occidentale dove si parla di successi già tra il 10 e il 14 %, certe
percentuali sono una vera anomalia.
( da "Giornale.it, Il" del
16-12-2007)
Quel caffè tra Violante e il pm Mancuso di Massimo
Malpica - domenica 16 dicembre 2007, 07:00 Forse solo una coincidenza, di certo
una "strana coincidenza", ricorda il leader dei Riformatori liberali,
e deputato di Forza Italia, Benedetto della Vedova. "Mi sembra almeno
singolare - sospira - che in questo clima Violante ritenesse opportuno mostrare
la sua frequentazione con Mancuso, proprio negli stessi giorni in cui poi lui
stesso ha parlato di corruzione". "Per fortuna - prosegue l'esponente
azzurro - non c'è un'intercettazione di quanto si sono detti i due bevendo il
caffè, magari erano solo auguri natalizi molto anticipati. Ma l'incontro in sé
disvela la strumentalità di questa ondata moralistica sollevata dalla sinistra,
sia quella politica, che quella mediatica e giudiziaria". Una moralità
che, in Italia, secondo l'ex radicale procede a due
velocità: "Si dà scandalo per le telefonate tra dirigenti Rai e Mediaset, ma poi è pacifico che Violante incontri il magistrato che
coordina l'inchiesta su Berlusconi, Saccà e Randazzo. La cautela di Violante
avrebbe dovuto essere massima, per non dare adito a sospetto che ci siano
interferenze tra politica e magistratura. Ma quel caffè è la prova che
la sinistra considera gli altri al di sotto e se stessa al di sopra di ogni
sospetto. Qualsiasi contiguità, se riguarda loro, è lecita".
( da "Libero" del
16-12-2007)
Prima pagina 16-12-2007 Dopo il predellino il Cavaliere regala
la pasta di GIANLUIGI PARAGONE Non è cattivo, Berlusconi. È che lo disegnano
così i giornalisti di sinistra, i magistrati rossi, alcuni alleati. Chi gli
vuole male. Il Cavaliere fonderebbe anche il Partito dell'Amore se non ci
avessero pensato altri. Purtroppo il copyright è andato, e tanti saluti. Gli
restano allora la piazza, il popolo. E la libertà. Quella di dire quello che
vuole senza temere le intercettazioni degli spioni. Popolo e libertà. Ecco
fatto il Partito del Popolo delle Libertà. "Una lungimirante follia".
Sarà un bauscia, un ruffiano, quel che volete, ma le cose come riescono a
lui... Prendete ieri mattina; ne ha brigata un'altra. In piazzale Lagosta a
Milano ha fatto coppia con Carlo Fatuzzo dei Pensionati e s'è messo a distribuire
confezioni di pasta. Come quell'altro a Napoli che distribuiva le scarpe; anzi,
una. Fate fatica ad arrivare alla fine del mese, per colpa dell'euro e delle
tasse di questo dannato governo? Nessun problema, arriva Silvio lo Scout con
pacchi di maccheroni e di spaghetti. Un presente. Il miracolo - si spera -
arriverà dopo se il Padreterno ci restituirà il voto. Prodi parla di aumenti
folli. Chiacchiere. Berlusconi lo supera coi fatti. Le parole le riserva a lui,
al Professore: "Non capisco come non abbia la dignità di dimettersi".
Servita la pasta, sistema pure la Mortadella. Il caffè e l'amaro sono per chi
gli vuole male. La lista non è corta. Nel giro di poche ore Berlusconi s'è
ritrovato un'altra volta immerso nei vecchi brogliacci della magistratura e dei
soliti giornalisti dei soliti scoop. Quando fondò Forza Italia gli contestarono
di tutto: dalla corruzione di giudici ai rapporti con la mafia. Anonimi
galoppini diventarono preziosi testi d'accusa, custodi di memorie
incandescenti. Chiacchiere, articoli, libri, trasmissioni, girotondi: tanti,
per non dire tantissimi. Sentenze di condanna? Zero. L'uomo non sarà uno stinco
di santo, di certo non è il capo della Banda Bassotti. Trascorsi quindici anni,
i nemici del Cavaliere si convinsero che fosse persino inutile perdere ancora
tempo a confezionare bombe di carta. Si fecero quest'idea: a scavargli la fossa
(politica, ovvio: Silvio è immortale, come ebbe a dire il sempre mitico
Scapagnini) ci penseranno Prodi col sostegno dei giornali e le lotte di
successione dentro il centrodestra. E infatti nel 2005 cominciò nel Polo
l'opera di logoramento. Echeggiarono parole d'ordine come discontinuità,
verifica, rimpasti. Puntuale arrivò la sconfitta alle elezioni. Per pochi voti.
L'uomo s'in nervosì e pensò: vogliono fregarmi. Capì l'antifona, si cambiò
d'abito e si mise in proprio. Eccoci ai giorni nostri. In piazza San Babila
Berlusconi reinventa per la seconda volta la politica. Forza Italia abbassa la
saracinesca. Si ristruttura e ci si allarga: presto aprirà il Popolo delle
Libertà. Quello che non cambia è il repertorio di alcuni magistrati e di alcuni
giornali. Guai a dialogare con lui. Berlusconi torna a essere l'avversario, la
sagoma da colpire. Che si inventano stavolta? Visto che non ci riuscirono
parlando di mafia e di intrallazzi vari, ci provano sbirciando sotto le
coperte. E impicciandosi nelle sue telefonate. Buum, Berlusconi
comandava contemporaneamente Rai e Mediaset!!!
Stra-buum, Berlusconi raccomandava le attricette!!! Stra-strabuum, Berlusconi
voleva comprarsi Randazzo e anche Dini e poi anche un'altra decina di
senatori!!! Italiani, ecco chi è Berlusconi: un corruttore di svampite donzelle
e di senatori, di vergini e di bacucchi. Berlusconi va condannato. Anzi,
va espulso. Pare che gli italiani non abbiano abboccato neanche stavolta. Solo
i milanisti sono un po' incazzatelli: onestamente, Randazzo non vale Ronaldinho
(anche se in difesa lui e Dini...). Tutti gli altri se ne sono fatti un baffo:
Berlusconi resta uno di noi.. Smette il doppiopetto e la cravatta a pois e si
infila un girocollo trendy e una sciarpettina fighetta che - vedrete sarà la
nuova mise dei colonnelli azzurri. L'effetto è che vola nei sondaggi "Oggi
potremmo anche fare a meno di qualche partito della vecchia coalizione",
gongola in piazza. Mostra a tutti rilevazioni da capogiro: il suo nuovo partito
vola, supera persino il Pd del giovane-vecchio Walter e straccia gli alleati.
Però Silvio è buono. "Vi voglio un mare di bene", dice rivolgendosi a
Gianfranco e a Pier. "Siamo stati insieme per 14 anni, se volete mantenere
la vostra identità non c'è problema, sarete i nostri alleati
privilegiati". Proprio come Beautiful, ricordate? "Potremmo anche,
con dolore, fare a meno di un partito dell'alleanza, ma non vogliamo". Lui
che per primo portò in Italia le soap opera americane, parla a Fini e a Casini
come Eric Forrester parlerebbe a Stefany. Fa come Ridge per riprendersi Brooke.
"Ascoltate i vostri elettori, ci vogliono uniti. Venite con noi, decidiamo
tutto insieme, fraternamente, amichevolmente". Emozionante, lacrimevole,
senza fine come la più celebre delle soap. Con tanto di consigli per gli
acquisti: venite nel nuovo, giovane, brillante Popolo delle Libertà. Volete
mettere con il vecchio film di Veltroni, mattonazzo, club d'essai, segue dibattito?
Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie
senza autorizzazione.
Ma la crisi rai
non è una fiction - giovanni valentini (
da "Repubblica, La" del 15-12-2007)
L'allarme nel
mondo della fiction "è uno tsunami, saccà gestiva tutto" - antonio
dipollina ( da "Repubblica, La"
del 15-12-2007)
Disastro Rai,
ecco il piano di salvataggio ( da "Secolo XIX, Il"
del 15-12-2007)
Fabrizio Corona
faccia il fotografo, lasci stare il giornalismo. E Mediaset non lo provochi (
da "Padania, La" del 15-12-2007)
INCHIESTA DI
NAPOLI, ANCHE URBANI DAI PM ( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 15-12-2007)
( da "Repubblica, La" del
15-12-2007)
Commenti IL SABATO DEL VILLAGGIO MA
LA CRISI RAI NON è UNA FICTION GIOVANNI VALENTINI Sotto l'ondata di rivelazioni
apparse negli ultimi giorni su Repubblica, prima sul "patto segreto" Rai-Mediaset e poi sui rapporti tra Silvio Berlusconi e il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, la navicella già disastrata del servizio
pubblico sbanda da una parte e dall'altra rischiando definitivamente di
naufragare. Reintegrato il consigliere di amministrazione Angelo Maria
Petroni che era stato rimosso dal ministro dell'Economia; sospesa Deborah
Bergamini, responsabile del marketing ed ex assistente del Cavaliere;
autosospeso infine lo stesso Saccà, l'ente di Stato va alla deriva verso gli
scogli e sembra che nessuno possa o voglia fare nulla per impedirlo. Con una perdita
di 87,4 milioni di euro nel 2006, primo bilancio in rosso da dodici anni in
qua, la Rai andrebbe subito commissariata. Tanto più
che le tensioni all'interno del Consiglio di amministrazione, dopo aver già
paralizzato la gestione dell'azienda, minacciano ora di bloccare addirittura il
Piano industriale approvato nelle more dell'avvicendamento al vertice. E non
c'è impresa, pubblica o privata, in grado di navigare al buio, senza bussola e
senza radar. è comprensibile perciò che in questa situazione riemerga da più
parti la tendenza a liquidare la Rai, a disfarsi del
servizio pubblico, a rinnegare la sua funzione e la sua legittimità. Ma a chi
gioverebbe un'operazione del genere? Forse, al polo televisivo privato, al suo
principale concorrente, a Mediaset; ma certo non
gioverebbe al pluralismo dell'informazione né tantomeno alla concorrenza sul
mercato pubblicitario. La privatizzazione della Rai,
anzi, al di là delle difficoltà tecniche e giuridiche, sarebbe deleteria per
l'intero sistema, a cominciare dalla carta stampata, già penalizzata da un
drenaggio e da una sperequazione delle risorse che costituiscono un'anomalia a
livello internazionale. Quando Pierluigi Battista titola sul Corriere della
Sera "Il servizio pubblico non c'è: via il canone" o quando Edmondo
Berselli sostiene sull'Espresso che "una magnifica piattaforma di mercato
e pluralista consisterebbe nel privatizzare la Rai",
ignorano o trascurano alcuni elementi di fatto essenziali. Il primo è che il
servizio pubblico televisivo esiste in tutta Europa e perfino negli Stati
Uniti. Secondo, che dovunque il canone è più alto che in Italia. E infine, che
se c'è un Paese al mondo in cui una tv pubblica ha una ragion d'essere - a
condizione naturalmente che assolva al suo ruolo e ai suoi compiti - questo è
proprio il nostro, condizionato com'è dalla presenza di una tv privata forte e
aggressiva che fa capo per di più a un leader politico. è dunque una
semplificazione dialettica, la ricerca di una scorciatoia o una via di fuga,
quella che induce a dire: privatizziamo la Rai e
aboliamo il servizio pubblico. A parte l'esperienza negativa di altre
operazioni analoghe, da Telecom alle Autostrade, almeno sul piano dei tempi e
delle procedure un'ipotesi del genere appare realisticamente impraticabile oggi
in Italia, mentre si tratta di fronteggiare una crisi aperta, un'emergenza in
atto. In ogni caso, la questione Rai va inserita e
risolta nell'ambito di una più generale questione televisiva, in una
prospettiva di sistema dell'informazione, proprio per non squilibrarlo
ulteriormente e non danneggiare gli altri media. Ben venga, allora, una
"legge-stralcio" sulla riforma della Rai,
"con poche norme essenziali per affrancarla dagli attuali vincoli e
laccioli", come ha auspicato giovedì scorso a Repubblica Tv il presidente
dell'Autorità sulle Comunicazioni, Corrado Calabrò. E in diretta, dal nostro
studio, ha concordato subito con lui anche il presidente della Commissione
parlamentare di Vigilanza, Mario Landolfi. Più che privatizzata, la Rai va semmai "pubblicizzata": nel senso che
occorre ricondurla alla sua responsabilità istituzionale. Ma per raggiungere
l'obiettivo è necessario liberarla dalla doppia sudditanza alla politica e alla
pubblicità, garantendo da un lato la sua autonomia funzionale e imponendo
dall'altro il rispetto degli indici di affollamento come pretende la
Commissione di Bruxelles nei confronti di tutta la tv italiana, per adeguare
eventualmente il canone agli standard europei. Questo esigono il mercato, il
pluralismo dell'informazione e la libera concorrenza. (sabatorepubblica.it).
( da "Repubblica, La" del
15-12-2007)
L'allarme nel mondo della fiction "è uno tsunami,
Saccà gestiva tutto" ANTONIO DIPOLLINA La sua voce giunge dall'esterno.
Pietro Valsecchi, il produttore di fiction come Ultimo, Borsellino, Nassiriya e
la recente "Il capo dei capi" su Totò Riina ha sempre lavorato con Mediaset e ora la sua azienda è stata addirittura inglobata
da casa-Piersilvio. Dice Valsecchi: "E' una priorità assoluta per l'intero
settore che RaiFiction ritrovi in tempi brevi una
guida forte". La Rai, insomma, deve darsi da fare
per garantire continuità anche senza Saccà, anche nell'eventualità che le cose
possano prendere una piega ancora più sfavorevole per il potentissimo direttore
autosospeso dall'incarico. E gli altri produttori, quelli che invece con la Rai lavorano eccome? La macchina produttiva della fiction
italiana da qualche anno è rappresentata da un'associazione piuttosto
autorevole: si chiama Apt e raccoglie i migliori del settore. A tutt'oggi, non
risulta nessuna presa di posizione ufficiale sulla vicenda. Voci dall'interno fanno
capire che la prudenza è massima, che l'insieme ha contorni ancora poco
definiti e che una parola detta in questo momento è poca e due sono troppe. Ma
il punto è un altro, sta nel termine che è risuonato in alcune stanze per
definire quanto appena avvenuto: uno tsunami. Il cataclisma che rischia di
mandare per aria anni di solide collaborazioni con la Rai
e tutte saldamente gestite da Agostino Saccà: anzi, a sentire i toni accorati
di molti che non vogliono uscire ? ancora ? allo scoperto si rimane sconcertati
per quanto dovesse essere centrale il suo ruolo, nonché potente la longa manus
del direttore di RaiFiction. Esempio: in teoria non
c'è ancora un piano-fiction Rai per il 2008. O meglio,
a quanto risulta esiste ma solo nella testa di Saccà, abituato a fungere da
punto di riferimento unico per decine di produttori che al minimo inghippo o
intoppo prendevano il telefono e cercavano lui e nessun altro. Si cerca di
ostentare tranquillità, ma non ci riesce nessuno. Non ci riesce uno come Guido
De Angelis (lui, quello, con il fratello Maurizio, dei gloriosi Oliver Onions
delle sigle tv come Sandokan e Orzowei) che produce una fiction Rai finita un po' nel mirino come "Incantesimo".
"Non voglio rilasciare nessuna dichiarazione". Ma c'è preoccupazione?
"Assolutamente no". Saluta con cortesia e mette giù il telefono.
L'altra sera, alla festa romana della fiction targata Mediaset,
l'allegria era parecchio annacquata: presenti molti produttori che lavorano
anche per la Rai, non si parlava d'altro e sono volati
commenti velenosi su quella che veniva identificata come una manovra che
qualcuno cercherà di sfruttare per accaparrarsi un ruolo ambitissimo
nell'azienda pubblica. Ma per i produttori che lavorano soprattutto per la Rai i tempi si sono parecchio rabbuiati: prima, pochi giorni
fa, la citata manovra di Mediaset che ha acquisito
l'azienda di Valsecchi e per il futuro questo viene interpretato come una secca
riduzione di spazi per gli altri produttori. Poi il caso Saccà, a far svanire
le speranze di trascorrere un sereno Natale. Uno che non si sottrae a qualche
parola di commento è Roberto Sessa, capo della Grundy: ne ha quasi il dovere,
visto che la sua azienda per numero di ore prodotte (grazie a serie come
"Un posto al sole", "La squadra", "Medicina generale")
detiene la fetta maggiore, il 20 per cento, della fiction targata Rai. Dice Sessa: "C'è grande incertezza in una
situazione complicatissima e delicata". E rimarca anche come l'incertezza
in questione derivi anche dalla scarsa chiarezza su quanto sta avvenendo. Chi
sono ora gli interlocutori? Che vuol dire "autosospensione"? Quanto
saranno lunghi i tempi d'attesa prima di chiarire la situazione? "Vorremmo
capire chi devono essere i nostri referenti, ma ci rendiamo conto benissimo che
una vicenda simile, stratosferica e del tutto inattesa, costringe tutti alla
prudenza e all'attesa". Ma il Saccà plenipotenziario, anche troppo, sul
settore fiction e non solo? "Ha fatto gli interessi della produzione
italiana, con grandi successi". Troppo accentratore? "Guardi, non
spetta a me nessun commento sulla vicenda, ma è chiaro che avere un
interlocutore forte e sicuro è sempre un vantaggio". E le raccomandazioni
delle attrici? "A me non è mai stato chiesto nulla del genere". E il
Saccà che, dicono, coltivava ambizioni da privato per il suo futuro e ne
parlava coi produttori? "Con me parlava solo della fiction Rai".
( da "Secolo XIX, Il" del 15-12-2007)
Il dossier Nel documento riservato, Cappon prevede un
rosso di 191 milioni nel 2010 se non si adotterà la sua cura Roma. "Se le
dinamiche di costo della Rai nei prossimi tre anni continuassero
ai ritmi di crescita dell'ultimo biennio, si arriverebbe nel 2010 ad una
perdita di quasi 200 milioni di euro (191, per la precisione) e ad una
posizione finanziaria netta negativa di quasi mezzo miliardo di euro".
L'analisi, impietosa per la Tv di Stato, è contenuta in un documento
strettamente riservato, il Piano industriale per il periodo 2008-2010 che il
direttore generale della Rai, Claudio Cappon, ha
presentato alcuni giorni fa alla Commissione parlamentare di vigilanza. Nel
testo, di cui Il Secolo XIX è entrato in possesso, c'è una ricetta in cinque
punti per riportare in equilibrio i conti nel 2009: fra gli strumenti,
l'aumento graduale del canone, la rivoluzione del palinsesto, il taglio dei
costi del personale e la drastica riduzione delle produzioni esterne.
L'analisi. Cappon ha presentato il documento come un business plan, anche se il
presidente della Commissione di vigilanza Mario Landolfi, su sollecitazione di
un parlamentare della Commissione, dopo la prima consegna del piano, avvenuta
il 31 ottobre 2007, aveva scritto a Cappon una lettera in cui chiedeva
esplicitamente "ulteriori elementi di documentazione sulle tematiche
relative al piano industriale", fatte arrivare alla Commissione il 14
novembre. Dopo aver passato in rassegna il cambiamento del mondo e dell'offerta
televisiva, il digitale terrestre, le dinamiche dei costi della Rai, indica la sua ricetta di programma di intervento. Prima
di vedere nel dettaglio il piano Cappon per contenere le perdite, il nostro
giornale porta il lettore nell'universo Rai: numero
dei dipendenti, struttura della Tv di Stato, i ricavi (canone, pubblicità e
ricavi commerciali), concorrenza con Mediaset, costi esterni di produzione e tutto quanto fa televisione.
"Attualmente - si legge nel documento - la forza-lavoro operante a diversi
titoli nel gruppo Rai ammonta a 13.335 persone più circa 43 mila contratti di
collaborazione e consulenza che danno, in totale, una cifra di 56.335
persone. Di queste, a parte le consulenze & collaborazioni di cui abbiamo
detto, 11.372 sono i dipendenti a tempo indeterminato, 399 quelli a tempo
determinato per esigenze gestionali, 1.494 i tempi determinati per esigenze di
produzione e artistiche, 70 le collaborazioni a progetto. La mancanza di un
presidio integrato per il controllo dei costi. "Fra gli elementi di
maggior rilievo - si legge nel Piano - sotto questo profilo, è l'assenza di un
presidio integrato per i costi di ciascun programma. Al contrario, reti,
produzione strutture centrali sono ciascuna responsabile di specifiche voci di
costo (i cosiddetti costi "sopra la linea" e i cosiddetti "sotto
la linea") con conseguenti dinamiche di rimbalzi di responsabilità e
allungamento dei tempi di decisione". I ricavi: canone, pubblicità e commerciali.
Il canone, nel 2007, secondo le previsioni del conto economico dovrebbe
rappresentare per la Rai spa ricavi per un miliardo e
578 milioni, la pubblicità per un miliardo e 199 milioni di euro ed i ricavi
commerciali per 415 milioni di euro, con un totale ricavi di 3 miliardi e 191
milioni di euro. Secondo il piano Cappon, per riportare in equilibrio
l'azienda, il canone dovrebbe salire gradualmente, per raggiungere nel 2010 un
miliardo e 675 milioni di euro; la strategia prevede anche di far crescere i
ricavi da pubblicità (1 miliardo e 243 milioni di euro nel 2010) e quelli
commerciali, portandoli a poco meno di mezzo miliardo di euro (sempre nel
2010). La fotografia della concorrenza con le reti Mediaset
non è delle più confortanti. In due diverse tabelle, una per il servizio
pubblico l'altra per le reti del Biscione, si dice "che nel periodo
2000-06 Mediaset ha ottimizzato il posizionamento
delle proprie reti", rispetto all'audience, mentre la Tv di Stato ha visto
progressivamente "invecchiate tutte le sue reti". "Questo - si
legge -è tanto più preoccupante in quanto riguardo anche i generi che hanno
costituito il pilastro dell'offerta Rai: fiction e
intrattenimento". la cura. Negli ultimi 5 anni, a fronte di una cresciuta
contenuta dei ricavi (2,9%), i costi e gli ammortamenti sono incrementati con
un ritmo di circa il 4,3% annuo, raggiungendo i 3 miliardi e 152 milioni di
euro nel 2007. Questo sbilanciamento ha creato uno squilibrio dei conti
economici e Rai ha riportato una perdita negli ultimi
due anni. Il programma di recupero per il triennio 2008-2010. Il piano
industriale presentato punta su cinque mosse per tornare in equilibrio (vedi il
grafico in alto): 1) la razionalizzazione del palinsesto; 2) il presidio della
filiera produttiva; 3) il contenimento dei costi del personale; 4) la riduzione
costi e investimenti di beni e servizi (esclusi quelli di competenza di
produzione, reti e testate) e la riduzione dei costi delle altre strutture; 5)
l'ottimizzazione della raccolta pubblicitaria. Come direbbe il generale Charles
de Gaulle, "vaste programme", mamma Rai.
Massimiliano Lenzi 15/12/2007 il programmaIl risanamento prevede 5 punti tra
cui i tagli al costo del personale. Il canone aumenterà 15/12/2007 CLAUDIO
CAPPON (nato a Roma il 9 luglio 1952) è il direttore generale della Rai. Laureato in economia e commercio, per vent'anni ha
lavorato nell'Iri specializzandosi nel controllo di gestione,e nel 1994 è
diventato direttore delle attività industriali di Fintecna. E' stato poi vice
direttore generale della Rai dal 1998 al 2001, e in
febbraio è diventato direttore generale fino al marzo del 2002. Il 21 giugno
2006 è stato nuovamente nominato direttore generale della Rai.
15/12/2007.
( da "Padania, La" del
15-12-2007)
Che Fabrizio Corona sia stato un po'
"sprovveduto" ( e il termine sprovveduto è un vaghissimo eufemismo)
nella sua carriera di superpaparazzatore è noto a tutti. Che si sia fatto un
numero esagerato di giorni in gattabuia nelle patrie galere, dove assassini e
stupratori restano giusto il tempo di un caffè e un paio di biscottini è
altrettanto lampante. Che sia incazzato con il mondo e superincazzato" con
il mondo della giustizia, è assolutamente comprensibile; chi non lo è in questo
Paese! Che voglia continuamente rivincite, è altrettanto evidentemente e
umanamente comprensibile. Tutto questo però non gli concede il lasciapassare
per pontificare, ancora una volta, dagli schermi della televisione di questioni
giudiziarie e di processi che si stanno aprendo per omicidi che hanno scosso le
coscienze. Questa volta lo scivolone è toccato a Mediaset.
Un bel mattino, l'omino, è comparso in una trasmissione avvolto in una
scenografia da carta di pandoro natalizio. Una graziosa fanciulla, con sguardo
dolce e ammansito, accanto a un plastificato albero di Natale, gli porgeva,
leggiadra, tutta una serie di domande. Lui, duro macho latino rispondeva, senza
guardarla; fissando, con animo rude e tenebroso la telecamera. Corona ha così
sproloquiato un listino prezzi di cosa può valere un'intervista a questo o
quell'indagato. I casi sono i soliti noti: si va dall'omicidio di Garlasco, per
arrivare alle intricate vicende dell'Amanda perugina. Non è il caso che Corona,
ficchi il naso, a modo suo, in queste complesse inchieste giudiziarie. Non è un
giornalista: al massimo un para-giornalista. Lasci perdere processi e
quant'altro. Si limiti a schiacciare il click delle macchine digitali. Si dia
alla moda, alle veline, alle velone, alle starlette, alle starlotte; ma lasci
perdere le vicende giudiziarie. Si ricordi che tanto va la gatta al lardo che
ci lascia lo zampino. A lui è già capitato. Quando si è presentato davanti a
casa delle gemelline "k" di Garlasco, quasi lo prendono a fucilate.
Eviti di fare lo stesso, ad esempio, di fronte al pub del Lumumba. Mediaset, se proprio lo vuole, lo collochi altrove. Ci sono tante belle
trasmissioni di intrattenimento: un posto da tronista lo si trova sempre.
Oppure impiegarlo alla Rai a "Ballando sotto le stelle" dove ci sono anche i
politici che a lui piacciono tanto. Insomma, gli si eviti la fine di
quell'impresario che cerca di far pubblicare libri ai nomadi che hanno
ammazzato quattro giovani innocenti vite. Se a Corona venisse evitata la sorte
dell'altro genio della pubblicità, ne saremmo grati a tutti, soprattutto a Mediaset. rfiorentini@libero.it [Data pubblicazione:
15/12/2007].
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 15-12-2007)
Inchiesta di Napoli, anche Urbani dai pm LEANDRO DEL
GAUDIO Il progetto "Pegasus", la cittadella delle fiction, la
gestione di Rai Fiction. Per un'ora davanti al pm
Vincenzo Piscitelli l'ex ministro del governo Berlusconi Giuliano Urbani. È
accaduto un mese fa, quando l'esponente del consiglio d'amministrazione della Rai Giuliano Urbani (delegato proprio alla Rai Fiction) è stato ascoltato nel corso dell'inchiesta che
vede indagato anche Silvio Berlusconi. L'ex ministro ha risposto alle domande
del pm come persona informata dei fatti. L'interrogatorio entra di getto nel fascicolo
58833/07. È una chiave di lettura delle presunte pressioni esercitate dal
Cavaliere in casa Rai. Due le accuse mosse all'ex
premier, una presunta corruzione di Agostino Saccà, con il tentativo di
piazzare cinque star nelle produzioni Rai, e il tentativo
di corrompere il senatore del centrosinistra Nino Randazzo per dare la spallata
al governo. Vicende che il penalista Niccolò Ghedini, che assiste Berlusconi
assieme all'avvocato Michele Cerabona, non esita a definire
"sconcertanti". Per un'ora, dunque, il faccia a faccia tra pm e
Urbani. Il discorso è caduto sui rapporti estero su estero mossi dalla società
straniera committente Bavaria. Sotto i riflettori anche la società "El
tecnology" che, stando all'inchiesta napoletana, riceveva somme di denaro
presso la Barclays bank. Somme poi trasferite su altri conti correnti in
Svizzera, a Ginevra e Lugano. Sono i cerchi concentrici di un'inchiesta che
vede indagati la commercialista napoletana Stefania Tucci, Giuseppe Proietti e
il dirigente Rai Fiction Agostino Saccà. Un'inchiesta
che resta formalmente aperta per Berlusconi. Tanto che ieri pomeriggio, è stato
ascoltato come teste anche l'avvocato Rubens Esposito, direttore generale della
direzione generale affari legali della Rai, nonché
segretario del Cda. Esposito, accompagnato in Procura dall'avvocato Francesco
Barra Caracciolo (legale Rai in Campania) è stato
sentito per circa un'ora proprio sulle produzioni della Rai
Fiction. Intanto, il ministro della Giustizia Clemente
Mastella ha scritto al pg e alla Corte d'appello di Napoli per "acquisire
e trasmettere, nel rispetto del segreto delle indagini" sulla fuga di
notizie nell'indagine su Berlusconi. Sopra: la sede di Mediaset a Cologno Monzese A destra: il consigliere Rai Urbani Sotto: il vicepresidente Csm Mancino.
"Dialogo
col Cavaliere? Soltanto un sogno" (
da "Stampa, La" del 14-12-2007)
Di ANTONELLA COPPARI
- ROMA - NEL GIORNO in ( da "Giorno, Il (Nazionale)"
del 14-12-2007)
Perquisizione a
casa D'Avanzo La Finanza dal giornalista di Repubblica La Fnsi insorge: adesso
basta ( da "Unita, L'"
del 14-12-2007)
Rai Fiction,
Saccà si autosospende Il dg Cappon: scelta opportuna. Il dirigente indagato
chiede un risarcimento per il grave danno (
da "Unita, L'" del 14-12-2007)
Premiata ditta
Berlusconi-Saccà ( da "Unita, L'"
del 14-12-2007)
<Italia
Paese malato, siamo tutti spiati> (
da "Giornale.it, Il" del 14-12-2007)
Salgono i
ricavi per Publitalia Bene la pubblicità (
da "Giornale.it, Il" del 14-12-2007)
Il cavaliere
rilancia le accuse "vogliono sabotare le riforme" (
da "Repubblica, La" del 14-12-2007)
Il colle
concorda le mosse con mancino "inaccettabili quegli attacchi alle
toghe" - claudio tito ( da "Repubblica, La"
del 14-12-2007)
Nella rete di
Berlusconi ( da "Manifesto, Il"
del 14-12-2007)
Berlusconi:
l'obiettivo è sabotare il dialogo (
da "Corriere della Sera" del 14-12-2007)
SCONTRO
CAVALIERE-GIUDICI Silvio si appella a Mastella (
da "Libero" del 14-12-2007)
"Italia
malata, tutti spiati" ( da "Giornale.it, Il"
del 14-12-2007)
Raifiction, la
corazzata di agostino tremila ore di tv e 270 milioni di budget - antonio
dipollina ( da "Repubblica, La"
del 14-12-2007)
Aiuti ai
decoder "mediaset paghi cinque milioni" (
da "Repubblica, La" del 14-12-2007)
La rabbia di
Forza Italia Schifani: Sono le toghe a delegittimare se stesse (
da "Stampa, La" del 14-12-2007)
Berlusconi:
Usano Siamo all'emergenza democratica . Ma (
da "Nazione, La (Nazionale)" del 14-12-2007)
+ 2 altre fonti
<Intercettazioni,
sbloccare il ddl> Il Cavaliere all'attacco dei giudici (
da "Campanile, Il" del 14-12-2007)
Berlusconi va
avanti ( da "Tempo, Il"
del 14-12-2007)
Calabrò dubbi
sulla Gentiloni ( da "Opinione, L'"
del 14-12-2007)
BERLUSCONI:
VOGLIONO SABOTARE IL DIALOGO ( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 14-12-2007)
BUFERA IN RAI,
SACCà SI AUTOSOSPENDE ( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 14-12-2007)
( da "Stampa, La" del
14-12-2007)
Ministro Bindi, i "nanetti" del centrosinistra
sono in rivolta e minacciano la crisi di governo. Ora è venuta fuori un'inchiesta
della Procura di Napoli su un presunto "mercato" dei senatori del
centrosinistra per far cadere il governo. Secondo lei, Berlusconi è un
interlocutore credibile per le riforme? "Se Berlusconi sia interlocutore
credibile o meno, lo si sa sempre dopo, mai prima. Con lui il dialogo non si è
mai concluso bene. La sua credibilità si valuta sempre dopo, e anche per questo
non si può costruire il percorso delle riforme solo con Berlusconi. E' evidente
che non si può prescindere da Fi, ma non si possono prevedere corsie
preferenziali. Per quanto riguarda la vicenda emersa a Napoli, così come il
contenuto dei dialoghi tra dirigenti Rai e Mediaset, emerge una situazione molto grave. Ho visto che
Berlusconi cerca di spostare il problema sul fatto che in questo Paese non c'è
più la privacy, siamo al Grande Fratello, ma la gravità è ciò che accade, non
che si rende noto. E' gravissimo solo che si pensi alla compravendita del
parlamentari". Insomma, lei dice no al dialogo con il "diavolo"?
"Qualcuno può sognare di avere come interlocutore una persona diversa da
quella che è Berlusconi, con una storia diversa dalla sua. Ma non è possibile.
Può provare a immaginarselo e desiderarlo ma la realtà è un'altra, e a me
interessa il risultato. Tutti auspichiamo che il 2008 sia l'anno delle riforme
ma le condizioni perché questo avvenga sono molte. Prima di tutto il rispetto
della coalizione di governo. Poi l'apertura del confronto con tutto il
centrodestra perché lì ci sono posizioni diverse che non possono essere
ignorate. Infine una vera e seria consultazione dentro il Pd. Il cambiamento
delle idee di Veltroni non è avvenuto per le esigenze manifestate al tavolo del
dialogo ma si è attivato il dialogo su contenuti che sono in assoluta
discontinuità con tutto il percorso fatto in questi anni dal centrosinistra e
in maniera particolare dall'Ulivo. Si è aperto il confronto sul proporzionale,
ma abbiamo fatto una campagna elettorale non indicando mai questo modello, e
nessuno può affermare che è stato votato Veltroni segretario del Pd su questo
preciso contenuto di riforma elettorale. Anzi. Poi c'è una quarta
condizione...". Quale? "Ogni volta che tentiamo di uscire dalle
difficoltà del Paese, ci troviamo sempre in mezzo il grande macigno del
conflitto di interesse. Non si può pensare, ancora una volta, che questo
problema venga archiviato". Ma allora lei vuole proprio far saltare il
tavolo? "Qualcuno mi spiega perché le ragioni dei piccoli partiti
sarebbero di impedimento al dialogo, mentre le ragioni di Berlusconi vengono preventivamente
accolte?". Ora c'è in campo la proposta Bianco: che ne pensa? "Ci fa
tornare indietro rispetto a quelle che abbiamo considerato le grandi e
fondamentali conquiste di questi anni. In particolare al bipolarismo,
all'alternanza e alla possibilità che siano i cittadini a scegliere chi va in
Parlamento, ma anche chi governa e quale coalizione sostiene il governo. Lo
scettro non può passare dalle mani dei cittadini alle segreterie dei partiti,
anche se sono grandi partiti". Meglio il ritorno al Mattarellum? "Il
Mattarellum lo considero ancora una base di ripartenza. La bozza Bianco
affronta doverosamente il problema della frammentazione ma con una logica che
va tutta a vantaggio dei partiti principali". Lei è del Pd e dovrebbe
essere contenta, no? "No, perché i grandi partiti a vocazione
maggioritaria sono anche partiti a vocazione coalizionale, che non sono mossi
da una tentazione di cannibalismo e annessione degli alleati. Anzi, si fanno
carico degli alleati. Invece con la proposta di Bianco, i due maggiori partiti
si ingrossano a spese degli altri". Cosa deve fare Prodi? "Prodi è
persona di grande prudenza: l'ultima cosa che si può permettere è quella di
mettere a rischio il governo del Paese. Non è pensabile che ci possa essere una
sorta di strategia parallela tra governo e Pd: il principale partito della
coalizione non può non collaborare con il premier che è anche il presidente del
Pd. Prima di adottare la proposta Bianco come testo base, è necessario
aspettare la riunione di tutto il centrosinistra e aprire le consultazioni nel
Pd. E' inutile che si continui a smentire che ci sia un rapporto privilegiato
con Berlusconi, se non si fa la fatica di trovare prima un punto di incontro
nel centrosinistra.
( da "Giorno, Il
(Nazionale)" del 14-12-2007)
Di ANTONELLA COPPARI ? ROMA ? NEL GIORNO in cui Silvio
Berlusconi alza il livello dello scontro, invitando Mastella ad intervenire
"contro un'emergenza democratica" e parlando apertamene di
"manovra per sabotare il dialogo", il Quirinale scende in campo per
riportare sotto controllo l'incendio divampato nelle istituzioni dopo la
pubblicazione di alcune intercettazioni che coinvolgono il Cavaliere:
"Bisogna evitare di dare giudizi che avallino la delegittimazione della
magistratura ? avverte da New York il capo dello Stato ?. In una democrazia, è
essenziale il rispetto reciproco fra le istituzioni politiche, le istanze di
democrazia elettiva, le istituzioni giudiziarie". E' netto, Giorgio
Napolitano: "Bisogna pesare bene le parole che si dicono sulla
magistratura e sulle sue tendenze di parte, come anche sui singoli magistrati o
sulle singole procure". Non cita mai il Cavaliere e l'inchiesta a Napoli
sulla presunta corruzione di senatori ma è trasparente il riferimento alla
questione: ci sono regole che debbono essere rispettate ? avverte ? la polemica
non deve mai investire la magistratura in quanto ordinamento dello Stato. Un
richiamo, è vero. Che non viene molto gradito dagli intimi del Cavaliere. A
riassumere umori comuni provvede il senatore Quagliarello che parla di due pesi
e due misure: "Perchè sono state consentite le polemiche che hanno
coinvolto De Magistris e Forleo? Perchè, in quei casi, non si è sentito bisogno
di alcun intervento?". Ma il Quirinale vuole essere equilibrato: il
richiamo ? non il primo, per la verità ? è rivolto anche ai magistrati e ai
giornalisti. Chiede senso della misura, Napolitano: "La magistratura deve
avere il senso del limite e rispettare le regole che servono innanzitutto a
garantire l'autorevolezza. Da parte della stampa, esiste la necessità di stare
molto attenti a usare atti che siano coperti da segreto di indagine. Esistono
regole precise che tutelano anche la privacy, e riguardano la magistratura e
l'informazione". APPUNTO. Il Cavaliere parte da lì, dalla notizia
dell'inchiesta e sferra un attacco durissimo: puntano ad affossare il dialogo
sulla legge elettorale. "Quando un organo di stampa
interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset e usa questa vicenda, credo ci sia una chiara voglia di sabotare
un accordo di buon senso". La coincidenza è oggettiva: di qui
l'impressione che la sua denuncia ("non esiste alcun accordo segreto con
Veltroni") trovi ascolto anche a sinistra. Al di là di Prodi che
replica con un "vedremo" a chi gli chiede se il dialogo si
interromperà, si avverte cautela nel Partito democratico e in Rifondazione. Il
suo ruolo è considerato essenziale per avviare le riforme, così non sembra un
caso che molti esponenti nella maggioranza concordino nella sostanza con
Massimo Cacciari secondo cui le accuse mosse a Berlusconi sono spiacevoli, ma
non comporrtano veri e propri reati. Un passaggio non secondario, come osserva
qualcuno: parlare di conflitto significa far saltare il tavolo. Nè è
irrilevante notare che gli alleati della ex Cdl gli esprimono tutta la
solidarietà del mondo ma minimizzano l'ipotesi del complotto: "Non è la
prima volta che ci sono interventi di questo tipo", riassume Fini. L'EX
PREMIER incassa: di certo, c'è che l'altra sera, parlando con i suoi uomini,
elogiava il "garantismo" dimostrato in questa vicenda dal leader del
Pd e da Massimo D'Alema. Pur aggiungendo: "Bisogna essere garantisti sempre,
non a intermittenza". In pubblico, invece, ripete concetti già espressi:
"Siamo in un Paese malato, in cui ognuno può essere spiato". Una vera
"emergenza democratica": la misura è colma, bisogna intervenire a
"difesa della privacy. Io sono anche disposto a morire per una giusta
causa". Confida di aver sentito Mastella: "Gli ho fatto un esposto
perchè provveda". Immediata la replica del Guardasigilli: "Non ho
visto lo stesso entusiasmo e le stesse richieste di intervento quando sono
state pubblicate cose su di me. Berlusconi dovrebbe aiutarmi a sbloccare il mio
ddl sulle intercettazioni che è fermo al Senato". Ma agli attacchi del
Cavaliere risponde pure il Csm che apre due pratiche: una a tutela dei pm
(sollecitata da 18 consiglieri su 24), l'altra per studiare interventi in grado
di evitare fughe di notizie. "Non facciamo giustizia di parte",
conclude. - -->.
( da "Unita, L'" del
14-12-2007)
Stai consultando l'edizione del Perquisizione a casa
D'Avanzo La Finanza dal giornalista di "Repubblica" La Fnsi insorge:
adesso basta A tamburo battente, dopo le anticipazioni di Repubblica sull'indagine
a carico di Silvio Berlusconi aperta dalla Procura di Napoli, la Guardia di
Finanza ha effettuato una perquisizione nell'abitazione romana di Giuseppe
D'Avanzo, il giornalista autore dell'inchiesta. Una perquisizione per fuga di
notizie, aperta dalla Procura campana che ha subito scatenato un mare di
reazioni. Per Vincenzo Vita, assessore alle politiche culturali e della
comunicazione della Provincia di Roma, la notizia "desta sconcerto e
preoccupazione" e "si aggiunge ai già troppi segni che la libertà di
informazione non è, in questi tempi, acquisita e scontata. Occorre fare
completa chiarezza - ammonisce Vita - sulla vicenda dei
rapporti tra Rai e Mediaset e ora su quella di RaiFiction. Si
rischia, altrimenti, di portare allo sfacelo anche le parti migliori e
interessanti della televisione". Ed insorge anche la Fnsi, la Federazione
nazionale della stampa. "Ora basta. La perquisizione a casa di un
giornalista, il giorno dopo la pubblicazione di notizie delicate e importanti,
sta diventando un riflesso condizionato della magistratura che ha
l'inaccettabile aspetto della ritorsione e della intimidazione",
sottolineano in una nota il presidente Roberto Natale ed il segretario generale
del sindacato dei giornalisti Franco Siddi. "Ribadiamo ancora una volta
che la pubblicazione di notizie desunte da intercettazioni è parte fondamentale
e legittima del lavoro giornalistico, tanto più quando si tratta di vicende di
evidente rilevanza pubblica. E se c'è fuga di notizie - precisa l'Fnsi -, non è
a carico del giornalista che va fatta l'indagine". Secondo Natale e Siddi,
"è il momento di dissolvere il clima cupo che grava sul nostro
diritto-dovere di informare". La Fnsi ha quindi chiesto un incontro
urgente al Consiglio Superiore della Magistratura "perché venga fermata
questa deriva". Anche Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi, parla di
"fatto gravissimo". Non si può intimidire - sottolinea - "chi ha
fatto conoscere agli italiani episodi inquietanti che ipotizzano addirittura il
tentativo di corrompere dei senatori della Repubblica. Gli italiani hanno il
diritto di sapere". Sul caso è intervenuta anche l'associazione Articolo
21. "Abbiamo sempre espresso la nostra perplessità e le nostre
preoccupazioni ogni qualvolta le autorità di polizia hanno compiuto perquisizioni
o addirittura sequestri nelle redazioni e nelle case di giornalisti -
sottolinea il portavoce Giuseppe Giulietti -. Al di là delle intenzioni di
ordine giudiziario, questi atti rischiano sempre di configurarsi come
intimidazioni, lesive di un già precario diritto di cronaca". Mentre
Sergio Bellucci del Prc dice: "Le perquisizioni in casa dei giornalisti,
il giorno dopo la pubblicazione di articoli che destano scalpore, sono una
pratica che non si addice ad un paese democratico. Non può essere tollerata".
( da "Unita, L'" del
14-12-2007)
Stai consultando l'edizione del Rai
Fiction, Saccà si autosospende Il dg Cappon: scelta opportuna. Il dirigente
indagato chiede un risarcimento per "il grave danno" di Giuseppe
Vittori/ Roma SOSPENSIONI Agostino Saccà si autosospende dalla direzione di Rai Fiction, ma chiede un risarcimento "per il grave
danno", conseguenza dell'autosospensione. La decisione del dirigente,
indagato per corruzione dalla procura di Napoli nell'ambito del- l'inchiesta
che coinvolge anche l'ex premier Silvio Berlusconi, arriva dopo l'audizione
dello stesso Saccà da parte del Comitato etico della Rai,
primo atto di quell'indagine interna per la quale il direttore generale Claudio
Cappon aveva promesso in mattinata rapidità, determinazione e trasparenza,
"a garanzia dei singoli e dell'immagine dell'azienda". "A tutela
della propria immagine, della sua onorabilità e integrità e consapevole della
necessità di garantire gli interessi dell'azienda - annuncia nel pomeriggio il
legale del direttore di Rai Fiction, Marcello Melandri
- Saccà ha chiesto al direttore generale della Rai di
essere dispensato dallo svolgere le proprie attività lavorative nell'attesa che
si concluda al più presto e positivamente l'indagine in corso". Ma ha
fatto anche un'altra richiesta al Guardasigilli Clemente Mastella: che invii
gli ispettori in Procura a Napoli per verificare chi ha consegnato al
giornalista di "Repubblica" "brogliacci e nastri" delle
conversazioni intercettate nell'ambito dell'inchiesta che coinvolge anche
Silvio Berlusconi. La richiesta è stata inviata per conoscenza anche al
vicepresidente del Csm Nicola Mancino e al pg della Cassazione Mario Delli
Priscoli. Secondo i legali di Saccà, ci sono "fondate ragioni per ritenere
che il giornalista D'Avanzo non si sia limitato a consultare i brogliacci delle
intercettazioni, ma possa addirittura aver avuto a disposizione i nastri o
altro supporto da cui ascoltare le captazioni stesse". Ieri da Napoli,
intanto, è partito, nei confronti di Saccà, un avviso di conclusione delle
indagini preliminari. Durante il colloquio di ieri mattina con il Comitato
etico, Saccà avrebbe puntato a dimostrare la correttezza di tutte le procedure
seguite, anche in termini economici e contrattuali, arrivando poi alla scelta
di "anticipare", con una mossa anche apprezzata da alcuni
consiglieri, una decisione che probabilmente sarebbe stata assunta nei suoi
confronti in tempi molto accelerati. Cappon la definisce "una scelta
opportuna che facilita lo svolgimento delle inchieste interne all'azienda che,
ovviamente, non si fermano". Le procedure attivate dall'azienda, comunque, sono lo stesse di quelle applicate al caso Rai-Mediaset e al responsabile del Marketing strategico Deborah Bergamini,
poi sospesa in via cautelare dall'incarico. Dura la presa di posizione del
presidente, Claudio Petruccioli: "La Rai è
un'automobile che va su strada: se buca una gomma si cambia".
Solidali con Saccà, invece, i consiglieri Giuliano Urbani e Giovanna Bianchi
Clerici.
( da "Unita, L'" del
14-12-2007)
Stai consultando l'edizione del Premiata ditta
Berlusconi-Saccà Furio Colombo Segue dalla Prima C onosco l'India, conosco il
cinema indiano e l'ho fatto volentieri. Fa piacere occuparsi di accordi che non
hanno niente a che fare con le armi. Poi leggo, il 12 dicembre, l'articolo di
Giuseppe D'Avanzo su Repubblica (tema, la corruzione di Berlusconi, la sua
operazione di acquisto dei senatori del centrosinistra) e apprendo di avere
lavorato per il "socio" di Berlusconi, Agostino Saccà. Da una sua
posizione chiave nel cuore dell'azienda pubblica Rai,
l'ex direttore generale (ora capo di Rai Fiction)
lavora a un suo (suo e di Berlusconi) progetto di impresa privata. Trascrivo da
D'Avanzo: "Nonostante i suoi doveri di incaricato del servizio pubblico ha
un privatissimo proposito di farsi imprenditore di se stesso, creatore della
"Città della fiction" di Lamezia, architetto di "Pegasus",
un nascente consorzio di produttori televisivi sollecitato da alcuni produttori
indiani. Qualcosa non va in questa storia, e non solo dal punto di vista
etico", conclude D'Avanzo. Qualcosa non va anche dal punto di vista
politico. La mucillagine dilagante (per usare le parole del Censis) degli
interessi privati invade e contamina la vita politica e gli impegni
istituzionali al punto da far agire nell'interesse dell'impresa infetta
(Berlusconi e soci) anche chi si batte in tutti i modi contro di essa. La
mattina del 13 dicembre, mentre parlavo di questa vicenda nel corso del
programma "Omnibus" de La 7 , coordinato da una indomita conduttrice
decisa a non lasciarsi intimidire dagli urli, mi sono accorto di far parte di
una esigua minoranza che considera uno scandalo grave il tentativo esplicito e
provato di comprare senatori. Mi sono ricordato che - in coincidenza con i
fatti rilevati da Repubblica sulla base di intercettazioni telefoniche in cui
Berlusconi entra per caso (intercettazioni della magistratura di Napoli che
riguardavano il non irreprensibile ex direttore generale della Rai) - il vivace e attivo capo della opposizione e (come si
constata ancora una volta) della illegalità italiana aveva indicato il giorno
preciso della caduta del governo, il 14 novembre. Era infatti il giorno in cui
un imprenditore italiano residente in Australia si era assunto il compito di
concludere "l'affare" se il sen. Randazzo - eletto dagli emigrati
italiani in quel continente - si fosse prestato al convenientissimo evento del
passaggio incentivato da una parte all'altra del Parlamento. Randazzo ha detto
e ripetuto il suo no sia a Berlusconi in persona sia ai suoi mandatari (stando
sempre alle intercettazioni e alla de-codificazione di esse da parte dei
giornalisti di Repubblica). E Berlusconi ha subito lanciato il progetto dal nome
maoista di "Partito della Libertà del popolo" per colmare la
sconfitta e il vuoto. Ma provate a parlarne con uno schieramento di liberi
giornalisti italiani nell'era di Arcore, nel corso di una diretta tv come
quella di "Omnibus". La squadra di firme invitate (Paolo Liguori di Mediaset, Carlo Puca di Panorama e
persino il celebre Minzolini, ottimo e intraprendente giornalista che ha
l'esclusiva delle frasi confidenziali e virgolettate di Berlusconi) hanno
risolutamente preteso di essere al di sopra delle parti. E contestualmente si
sono impegnati a dimostrare che "vendere e comprare" senatori è un
normale fatto politico. Forse che Follini non era stato comprato dal
centro-sinistra? Invano ho fatto notare che un partito impegnato a tassare i
suoi parlamentari del nuovo Pd (1500 euro a testa ogni mese) solo per pagare il
"loft" di poche stanze in cui hanno sede, in tre o quattro vani, i
nuovi uffici, difficilmente avrebbe potuto "acquistare" l'ex vice
presidente del Consiglio della Casa delle libertà. Ma l'offesa priva di
fondamento dedicata a Follini dalla viva voce di giornalisti che dovrebbero
narrare la realtà, era solo una parte della loro fiera esibizione super partes.
Tutto il loro impegno era dedicato a spiegare - con qualche urlo in più - al
pubblico che tutto nella politica italiana è basato su continue compra-vendite.
E che dunque, se c'è un intollerabile scandalo, è quello delle intercettazioni.
Soltanto Gianni Barbacetto (coautore con Marco Travaglio di testi su Berlusconi
visti di malocchio dai politici di ogni parte, ma best-seller presso il
pubblico italiano) e io abbiamo tentato di dire che quando le manovre che
cambiano la politica italiana sono segrete, illegali e pericolose, il venirle a
sapere in modo inconfutabile è sempre un atto di difesa della democrazia.
Purtroppo sulla questione intercettazioni lo schieramento dei super partes
berlusconiano non è isolato. Il presidente della Camera Bertinotti: "Ho
detto che Silvio Berlusconi è un animale politico e che sulle riforme è un
interlocutore indispensabile". "Ma - scrive il Corriere della Sera
del 13 dicembre - c'è di più. Il garantista Bertinotti si è appellato al
Procuratore di Napoli per verificare se c'è stato il vulnus che sembra
appalesarsi nella intercettazione del deputato Berlusconi. Dice Bertinotti al
Corriere: "Le regole sono l'essenza della democrazia. E qui mi fermo. È un
rito (la pubblicazione delle intercettazioni, N.d.R.) che danneggia anche la
magistratura"". Dice il senatore-avvocato Guido Calvi del Pd: "Diciamo
che ho sempre paura che qualche magistrato, come dire, possa deviare
dall'esercizio delle sue funzioni. Il controllo del Csm deve ormai diventare
estremamente rigoroso. È urgente mettere mano al problema delle intercettazioni
che non siano finalizzate all'accertamento del reato perseguito e impedire la
fuga prima del legittimo uso processuale". Ma la pattuglia di coloro che
guardano corrucciati alla presunta irregolarità dei giudici di Napoli (che
appare infondata perché - come afferma il Procuratore di quella città - la parte
investigativa dell'indagine è giunta a compimento e non sembra ci sia stata una
fuga di carte segrete) non è affatto isolata. Da una parte si sente (si è
sentita nella puntata di Omnibus di cui ho parlato) la voce esasperata di un
giornalista come Liguori che sbotta: "Ma con tutti i delitti che ci sono a
Napoli proprio di Berlusconi e Saccà si dovevano occupare quei giudici!".
Dall'altra, c'è il desiderio di partecipare alla vasta indifferenza verso il
clamoroso attentato alla democrazia. Perché è vero che il deputato Berlusconi è
stato intercettato e questo viola le regole. Ma questa violazione - che è
apparente, perché gli investigatori stavano seguendo e ascoltando un alto
dirigente della Rai circondato di molti sospetti - non
è colpa dei giudici. Infatti Saccà e Berlusconi discutevano tutto il tempo non
solo di ragazze da piazzare alla Rai per
"levarcele dalle balle", ma anche di richieste di Berlusconi a Saccà
di "far felice il capo" procurandogli, con i mezzi che si sanno, i
senatori che gli mancano affinché Prodi cada quel magico 14 novembre che
"il capo" aveva profetizzato. In fondo a sinistra, profondo silenzio.
E quando non è silenzio è preoccupazione. Tutto questo disordine non
interromperà il dialogo? Non è meglio, come suggeriscono i senatori-avvocati,
separare la giustizia dalla politica? Il ragionamento ricorda le tante altre
volte in cui ci ammonivano a non parlare dei processi di Berlusconi, per una
sorta di cavalleresca sospensione che avrebbe reso meno aspri i rapporti. Come
si ricorderà, ha sempre provveduto Berlusconi, di sua iniziativa, a riaccendere
la miccia ora accusando i comunisti di occupare l'Italia, ora facendo
descrivere Prodi come "un mascalzone bavoso". Questa volta è diverso.
Nel pieno della politica, Berlusconi compie un delitto politico, oltre che di
corruzione: vuole comprarsi alcuni senatori. Un senatore conferma, comprese
sorveglianze, pedinamenti, fotografi pronti allo scatto, strani intermediari.
Non è "un'altra storia" come ci dicevano (sbagliando) per il
conflitto di interessi. È il cuore dell'unica storia: la politica italiana
inquinata da Berlusconi. Il tentativo, illegale e disonesto, di abbattere la
maggioranza per dissanguamento. Non si può e non si deve far finta di niente
perché ormai siamo in compagnia degli italiani che sanno tutto attraverso un
percorso che non viola alcuna legge. Certo che il tentativo di trovare un
minimo di accordo per una decente legge elettorale deve continuare, non è stato
il centro-sinistra a volere una legge elettorale indecente, giustamente
definita da loro stessi "porcata" . Certo che tale tentativo va fatto
con loro, gli autori della "porcata" (che non hanno mai neppure
tentato di giustificare o spiegare, solo un sabotaggio della delicata macchina
elettorale che genera ogni volta la democrazia). Meglio se "loro"
sono una tavola larga, senza preclusioni, senza esclusi. Difficile? Difficile.
Ma dalla parte della maggioranza l'esperienza e la conoscenza di queste cose
non manca. Ma non possiamo farci carico di Saccà. Non possiamo far finta di non
sapere ciò che tutta l'Italia sa. Non possiamo isolare e lasciare sola la preda
che avevamo puntato, il senatore "da comprare" dopo che avevamo fatto
una meticolosa ispezione del suo stato patrimoniale. Il grande teatro insegna
che la vittima diventa patetica se viene lasciata sola, se non diventa simbolo
vantato ed esibito da chi ha scoperto l'inganno. Non credo si debba confondere
la necessità urgente (e finora bene impostata da Veltroni) dell'accordo su un
punto, la legge elettorale, con una sorta di indulto-distrazione-amnistia
generale. O che sia consigliabile aggiungere sdegno per il gesto di rivelare
invece che per la rivelazione. La storia, adesso, parte da quella rivelazione.
colombo_f@posta.senato.it.
( da "Giornale.it, Il" del
14-12-2007)
"Italia Paese malato, siamo tutti spiati" di
Fabrizio De Feo - venerdì 14 dicembre 2007, 07:00 da Roma Il volto è sorridente.
L'atteggiamento è quello di sempre, sereno, cordiale, con qualche inevitabile
escursione nell'autoironia e nello scherzo. Ma la rabbia, l'amarezza e lo
stupore per l'ennesimo affondo portato dalla magistratura nei suoi confronti
sono trattenute a stento. E così, non appena i giornalisti che lo attendono di
buon mattino fuori dalla nuova sede romana dei Circoli di Marcello Dell'Utri
gli sottopongono l'inevitabile domanda sul "ritorno delle toghe
rosse", Silvio Berlusconi parte con un duro intervento polemico.
"Questo è un Paese malato in cui non c'è più la libertà, in cui chiunque
può essere messo sotto ricatto, spiato, intercettato in qualunque modo. Siamo
tutti sotto il controllo di un Grande fratello. Ora capisco quelle telecamere
vicino a Palazzo Grazioli e certe strane telefonate evidentemente intercettate
che ho ricevuto. Siamo di fronte a un'emergenza democratica". Per
argomentare la sua tesi il Cavaliere porta un esempio concreto: "Quando un
organo di stampa interviene su conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, credo ci sia la volontà
chiara di sabotare quell'accordo di buonsenso che sta per nascere tra due parti
che finora si erano guardate con molta diffidenza". Il riferimento è alla
coincidenza temporale tra l'avvio delle inchieste e il dialogo con Walter
Veltroni sulla legge elettorale. "Ho fatto un esposto al ministro
della Giustizia. Mastella l'ho sentito mercoledì stesso, a lui non chiedo
solidarietà ma d'intervenire. D'altra parte con lui c'è anche una condivisione
rispetto alla legge che abbiamo presentato sulle intercettazioni. A questo
punto penso che ci sia una mania di controllo da parte di un certo numero di
persone che sono ormai fuori da quelli che sono i comportamenti
costituzionalmente corretti". Berlusconi è un fiume in piena. E non si fa
problemi ad entrare nel merito della ricostruzione fatta dai giornali.
"Non conosco chi ha avvicinato il senatore Randazzo. Per fortuna Randazzo
ha detto che il mio comportamento con lui è stato assolutamente corretto, che
non c'è stata mai nemmeno l'ombra di un'offerta che non fosse qualcosa di
politico". Il leader azzurro ci tiene soprattutto a mandare un messaggio
chiaro a quanti sperano che questi affondi possano fiaccarne la resistenza.
"Questo attacco non mi spaventa, anzi mi induce a continuare. Io, per
quanto mi riguarda, sono pronto a morire per il mio Paese. Certi alleati
sperano nel "generale vecchiaia", affinché io possa mettermi da
parte. Ma io sento che in questo momento in Italia non sono fungibile, quindi,
finché sarà necessario, finché non ci sarà qualcuno a cui passare il testimone,
resterò qui, disposto anche a morire. D'altra parte io non ho nessuna ambizione
politica, tutto quello che faccio è per senso di responsabilità verso il mio
Paese". Berlusconi, esaurito il capitolo giudiziario, passa poi ad
affrontare la questione calda del dialogo e dei rapporti con gli alleati.
"Con Veltroni non c'è stato nessun accordo segreto. Siamo andati da lui e
per la prima volta gli abbiamo detto: siamo disposti a esaminare in Parlamento
una nuova legge elettorale. Dunque non c'è situazione nascosta, non ho mai
avuto retropensieri". Fin qui il dialogo con Veltroni. Ma ci sono anche
gli agguati legislativi ai suoi danni a cui pensare. "Con la legge Gentiloni
c'è la volontà criminale di aggredire Mediaset che è
un grande patrimonio nazionale" attacca il presidente di Forza Italia. E,
naturalmente, i rapporti con An, Lega e Udc da recuperare. Per questo
Berlusconi annuncia che proporrà ai partiti del centrodestra di incontrarsi per
discutere della legge elettorale soltanto dopo il vertice della maggioranza in
programma il 10 gennaio. "Proporrò agli alleati di fissare una riunione
l'11 o il 12 gennaio. È inutile che ci mettiamo a discutere di tecnicalità
quando non c'è una proposta dell'altra parte. Spero che gli alleati vogliano
accettare questo suggerimento di buonsenso. Aspettiamo che a sinistra finiscano
di discutere, senza litigare tra noi prima di conoscere la proposta degli
altri". Da parte mia, continua, "spero in un ripensamento degli
alleati ai quali continuo a mandare messaggi ma non posso esimermi dal
ricordare che se la Cdl è morta non è colpa mia".
( da "Giornale.it, Il" del
14-12-2007)
Di Redazione - venerdì 14 dicembre 2007, 07:00 Debole Mediaset in Piazza Affari (meno 0,41% ) nonostante i conti
positivi di Publitalia. Quest'ultima chiuderà l'anno con un fatturato
pubblicitario lordo in crescita dell'1% rispetto al 2006. Lo ha annunciato
Giuliano Adreani che oltre a essere il numero uno della
concessionaria siede al vertice di Mediaset. Superato
un primo trimestre debole (meno 7%) "da aprile a settembre Mediaset ha tenuto con una leggera flessione intorno allo 0,5 per cento.
Da lì in poi è iniziato il recupero. Negli ultimi tre mesi la nostra raccolta
sulle tre reti televisive è salita dell'11%, numeri che non si vedevano dagli
anni Novanta", ha spiegato Adreani in un'intervista al "Sole
24 Ore". Anche per Mediaset "andrà molto
meglio dell'anno passato", ha proseguito il top manager, secondo il quale
per il 2008 ci sono "ottimi segnali".
( da "Repubblica, La" del
14-12-2007)
L'ex premier: siamo all'emergenza democratica. E presenta
un esposto a Mastella. Il Cavaliere rilancia le accuse "Vogliono sabotare
le riforme" ROMA - Aveva parlato di "armata rossa delle toghe",
ora rincara: "è una situazione di emergenza democratica, siamo in un paese
malato in cui non c'è più la libertà, in cui chiunque voglia essere messo sotto
ricatto può essere spiato, intercettato. Penso che c'è una mania di controllo
da parte di un certo numero di persone che sono ormai fuori da comportamenti
costituzionalmente corretti". Silvio Berlusconi lancia l'offensiva contro
i pm di Napoli che l'hanno messo sotto inchiesta per l'affaire su tv e mercato
dei voti in Parlamento. Per il Cavaliere "siamo in presenza di qualcuno
che ha interesse a sfruttare la situazione" e che ha, tra l'altro, l'obiettivo
di "sabotare il dialogo sulle riforme". "Quando un organo di
stampa", cioè Repubblica che ha anticipato l'inchiesta della Procura,
"interviene sulle conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute e si usa quest'ultima
vicenda, credo ci sia una voglia chiara di sabotare quell'accordo che sta per
nascere tra due parti che finora si sono guardate con molta diffidenza". è
lo sfogo del Cavaliere arrivando ai circoli di Marcello Dell'Utri alle dieci
del mattino. La diffidenza tra Berlusconi e il segretario del Pd Walter
Veltroni ancora c'è, però c'è anche "la volontà da parte di entrambi di
cambiare le cose: tra di noi non c'è alcun accordo segreto". L'attacco
dell'ex premier alla magistratura ha una prima, concreta conseguenza: "Ho
presentato un esposto al ministro della Giustizia, affinché provveda, come del
resto in altre situazioni meno gravi". Con Clemente Mastella si sono anche
sentiti. Il Cavaliere ha chiamato per dire che non gli serve una solidarietà a
parole, bensì una risposta alla domanda se questi giudici hanno oltrepassato i
limiti. I due hanno parlato quindi della legge sulle intercettazioni, bloccata
al Senato. Berlusconi ha parlato di situazione da "Grande fratello":
"Coloro che venivano a incontrarmi alla presidenza di Forza Italia sono
stati filmati e intercettati. Ho letto soltanto ora che c'è stato qualcuno che
ha avvicinato Randazzo nei mesi indietro, qualcuno che io nemmeno
conosco". Insomma, con "l'acquisto" di senatori lui giura di non
entrarci nulla. Lo stesso Randazzo l'ha dichiarato che "il mio
comportamento è stato assolutamente corretto e che non c'è stata l'ombra di
un'offerta che non fosse qualcosa di politico... siamo in un paese in cui non
c'è la libertà, se questo viene fatto nei confronti del leader dell'opposizione
e del più grande partito d'Italia, pensate cosa possano fare gli altri". E
Mastella, laconico: "Non è che quando si è toccati personalmente si
invocano le tutele, quando riguarda gli altri si gioca con il loro scalpo...è
successo anche a me, le mie intercettazioni sono state pubblicate dai giornali
di Berlusconi e allora gli dico, non è che ci può essere una magistratura
rossa, biancorossa o bianconera". +(g.c.).
( da "Repubblica, La" del
14-12-2007)
L'iniziativa del Csm avallata dal Quirinale. L'ex
premier : approvare il ddl sulle intercettazioni Il Colle concorda le mosse con
Mancino "Inaccettabili quegli attacchi alle toghe" Il presidente ha
voluto il richiamo al corretto uso degli atti coperti dal segreto Il
Guardasigilli: "Il testo è bloccato al Senato, io sono pronto a votarlo
immediatamente" CLAUDIO TITO ROMA - Un'iniziativa concordata e avallata.
Due "pratiche" che hanno ricevuto l'assenso del presidente della
Repubblica. Prima di riunire d'urgenza il comitato di presidenza del Csm,
Nicola Mancino ha voluto informare Giorgio Napolitano di quel che stava accadendo.
"Dobbiamo subito porre un limite", è stato l'invito del capo dello
Stato. "Quelle parole sono inaccettabili". Le polemiche scatenate
dall'indagine rivelata da Repubblica e che coinvolge Silvio Berlusconi, sono
infatti approdate in un batter d'ali al Consiglio superiore della magistratura.
Gli attacchi del Cavaliere e di Forza Italia ai Pm di Napoli hanno fatto
scattare l'immediata reazione di buona parte dei consiglieri di Palazzo de
Marescialli. Nel giro di due giorni lo scontro tra il centrodestra e le toghe sembrava
far tornare le lancette dell'orologio indietro di qualche anno. E soprattutto
hanno posto nuovamente al centro del dibattito politico il provvedimento,
predisposto l'estate scorsa dal ministro della Giustizia Mastella, sulle
intercettazioni telefoniche. "Veltroni - è ad esempio la sfida lanciata
ora dal Cavaliere - dimostri coraggio anche su questo punto". I toni della
contesa, dunque, si sono alzati nel giro di poche ore. Il confronto tra
berlusconiani e giudici non ha risparmiato colpi. Napolitano e Mancino, allora,
hanno deciso insieme di intervenire in tempi brevi. L'inquilino del Quirinale
al telefono da New York ha studiato tutte le mosse con il vicepresidente del
Csm. Primo obiettivo: stoppare l'affondo del leader forzista. Ma senza schierare
l'intero Csm solo ed esclusivamente su quel fronte. è indispensabile - è stato
il ragionamento del Colle - dare un "segnale" ai magistrati ma senza
infierire nei confronti del capo dell'opposizione. Lo spunto era già servito:
l'iniziativa di 18 (su 24) membri del Csm che chiedevano la "tutela"
dei giudici napoletani. Abbastanza per convocare il comitato di presidenza. Ma
non per chiudere la vicenda. I due vertici del Consiglio, infatti,
consideravano ineludibile pure un riferimento all'uso delle intercettazioni.
Certo, per il Quirinale il nodo principale da sciogliere riguarda le
espressioni usate da Berlusconi. Aggettivi "inaccettabili".
Napolitano boccia da sempre questo tipo di attacchi come un vero e proprio
tentativo di "delegittimazione" della magistratura. E l'organo di
autogoverno del potere giudiziario non può che stigmatizzare quegli attacchi da
parte di un esponente politico e soprattutto da parte di un ex presidente del
consiglio. In questo caso, anzi, pure il Colle ha ritenuto "prioritario"
far sentire la voce delle Istituzioni. Ma nello stesso tempo, anche per non far
naufragare la navicella del dialogo tra i poli sulle riforme, la massima carica
dello Stato ha invitato a sottolineare la necessità di un riferimento al
corretto uso degli atti coperti dal segreto di indagine. Napolitano considera,
infatti, opportuno disciplinare la pubblicazione delle intercettazioni
telefoniche. Lo aveva sottolineato già il 22 novembre
scorso quando infuriava la battaglia sul caso Rai-Mediaset. "Le intercettazioni sarebbe bene che restassero dove
devono restare - ammoniva - almeno fino a che c'è il segreto di indagine".
Appunto, il disegno di legge sulle intercettazioni. Da mesi, ormai, quel testo
giace esanime sul tavolo della commissione giustizia del Senato.
"Non per colpa mia", ripete il Guardasigilli: "io sono pronto a
votarlo immediatamente. A Berlusconi gliel'ho detto. Quella legge lui la
vuole". Su quel testo adesso si concentrano quindi le attenzioni del
Cavaliere. Vuole che l'esame riprenda a gennaio, dopo la pausa natalizia.
"Walter - è l'analisi ripetuta ieri con i suoi - deve sapere resistere
anche su questo campo. Altrimenti, è chiaro, sarà più difficile discutere sul
resto. Quella legge deve essere votata a Palazzo Madama". Del resto, la risposta
del Consiglio superiore della magistratura Berlusconi l'aveva messa nel conto.
"è tutto scontato e prevedibile", ha spiegato ai fedelissimi. Così
come era scontata la reazione dei membri togati del Csm vicini alla Cdl. Scesi
in campo contro la maggioranza. Ma soprattutto, Forza Italia a questo punto
vuole creare un "link" tra il capitolo giustizia e la riforma
elettorale. Una scelta che poggia non solo sul fatto che l'inchiesta napoletana
viene considerata un "atto di sabotaggio" dell'intesa con il Pd, ma
anche sui segnali lanciati da Via del Plebiscito verso la sponda veltroniana
dell'Unione. Circostanza rafforzata dalle dichiarazioni contro Berlusconi
arrivate ieri solo dai partiti "minori" del centrosinistra. Quelli
che contestano l'asse tra il capo di Forza Italia e del partito Democratico.
( da "Manifesto, Il" del
14-12-2007)
Andrea Fabozzi Se qualcuno nel centrosinistra si permette
di questionare le riforme immaginate da Veltroni, il primo a preoccuparsi e a
dirsi solidale con il segretario del Pd è ormai Berlusconi. Se Fini litiga con
Berlusconi, Veltroni subito litiga con Fini. Se Berlusconi finisce indagato per
corruzione, Veltroni non dice una parola e l'intero Pd perde la voce. La
trattativa sulla legge elettorale prima di tutto. Ma a che prezzo? Quel po' di
concordia che restava nell'Unione è stato sacrificato con la leggerezza con cui
si butta via qualcosa di inutile e sorpassato. Nel centrosinistra sono tutti
contro tutti, la sinistra arcobaleno scolora nella più classica delle guerre
civili: quella per la sopravvivenza. Non solo. Il dialogo esige i suoi
sacrifici. La legge di riforma dell'emittenza può attendere, quella sul
conflitto di interessi è parcheggiata sul binario morto. E attenzione. Si
tratta delle due riforme mancate dallo scorso governo di centrosinistra per le
quali sia Prodi che Veltroni che tutti gli altri hanno chiesto scusa e perdono
agli elettori, i due massimi impegni per la nuova legislatura. La ragione per
la quale molti indecisi hanno deciso di votare ancora il centrosinistra, a
questo punto sbagliando. E invece. Veltroni preferisce glissare su quei
provvedimenti che anche lui all'opposizione e in campagna elettorale riteneva
fondamentali. Prodi se ne ricorda a giorni alterni e solo quando si preoccupa
che l'intesa tra Walter e Silvio finisca per scavargli la fossa. Il risultato
non cambia. Conflitto di interessi e riforma delle tv non si fanno e sono
considerati meno urgenti di una modifica dei regolamenti parlamentari.
"L'anomalia" Berlusconi è più che mai al centro della scena politica.
Ma è giusto dialogare con il cavaliere sulla riforma della legge elettorale?
Non si tratta con Berlusconi, si tratta di Berlusconi. È ridicolo scoprirne
oggi la biografia, dopo quarant'anni di attività imprenditoriale e quindici di
politica. Non sono certo le ultime inchieste ad aprire gli
occhi sugli intrecci Rai-Mediaset o sulle attività mercantili del cavaliere con le attrici e i
senatori. Semmai quelle inchieste sono enfatizzate proprio dal contorno
politico: quel Berlusconi è tornato ad essere uno statista con il quale si sta
cercando un dialogo privilegiato. Un brutto errore. La riforma
elettorale va certamente fatta anche con il leader del primo partito
dell'opposizione, ma senza per questo scontargli il fatto di aver imposto lui,
solo due anni fa, l'attuale legge porcata. Buon senso e buona politica
vorrebbero che la maggioranza o quel che ne resta cercasse prima di tutto al
suo interno un'intesa. Sembrerebbe persino il compito del segretario del
partito più grande dell'Unione. Aver fatto di Berlusconi l'architrave di tutto
è più di quanto Berlusconi potesse desiderare. Per farlo il centrosinistra deve
sacrificare le riforme promesse e nascondere la faccia ogni volta che la
cronaca ricorda chi sia Silvio Berlusconi. Con il rischio, sottovalutato da
Veltroni, che alla fine al cavaliere rimesso in sella convenga far saltare
tutto. Ancora una volta.
( da "Corriere della
Sera" del 14-12-2007)
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano -
data: 2007-12-14 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Berlusconi: l'obiettivo è
sabotare il dialogo "Ho presentato un esposto al Guardasigilli" Il
Cavaliere: finché non ci sarà qualcuno a cui passare il testimone, resterò,
disposto a morire per una giusta causa ROMA - L'inchiesta della procura di Napoli
che lo vedrebbe indagato per tentata corruzione è a giudizio di Berlusconi
"un procedimento squisitamente politico, che dimostra la voglia chiara di
sabotare quell'accordo di buonsenso che sta per nascere tra due parti che
finora si erano guardate con molta diffidenza". L'ex premier torna a
parlare dell'indagine su presunte raccomandazioni che lui avrebbe fatto in Rai, così come sul presunto tentativo di corruzione di
alcuni senatori, entrambi i filoni al vaglio dei magistrati napoletani. Lo fa
riscontrando almeno due anomalie, la prima risalente ad alcuni gironi fa, al
caso delle telefonate per concordare palinsesti e
pubblicità fra dirigenti Rai e Mediaset: "Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni
tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, e poi ancora su quest'ultima
vicenda, allora vuol dire veramente che c'è una mania di controllo da parte di
un certo numero di persone che sono ormai fuori da comportamenti
costituzionalmente corretti". Il leader di Forza Italia non solo si
tira fuori dunque, ma riscontra una trama, un preciso disegno politico rivolto
contro il dialogo sulla legge elettorale, contro i tentativi di riforma che sta
portando avanti insieme al leader del Pd, Walter Veltroni. Su quest'ultimo
precisa che non esiste "alcun accordo segreto, siamo solo andati da lui e
per la prima volta abbiamo detto che siamo disposti ad esaminare in Parlamento
una nuova legge elettorale. Non c'è situazione nascosta, non ho mai avuto retropensieri".
E se dagli Stati Uniti il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invita
i protagonisti della vicenda, e in primo luoghi la politica, a non
delegittimare la magistratura, il Cavaliere non ha alcuna intenzione di
limitare la sua denuncia. "Siamo - dice ai giovani dei circoli di
Dell'Utri - un Paese malato in cui non c'è più la libertà, in cui chiunque
voglia essere messo sotto ricatto può essere spiato, intercettato in qualunque
modo. Siamo in presenza di una malattia grave per la democrazia ". Poi
entra nei dettagli dell'inchiesta: "Coloro che venivano ad incontrarmi
sono stati filmati e intercettati. Ho letto che c'è stato qualcuno che ha
avvicinato il senatore Randazzo ma è un qualcuno (l'imprenditore Nick Scavi,
ndr) che io non ho mai conosciuto. Per fortuna Randazzo ha detto che il mio
comportamento con lui è stato corretto, che non c'è mai stata nemmeno l'ombra
di un'offerta non politica". Conferma poi di aver presentato un esposto al
ministro della Giustizia: "L'ho sentito ieri, la pensiamo allo stesso modo
sulla legge in tema di intercettazioni". Infine anche un messaggio rivolto
agli alleati: "Fino a quando non ci sarà qualcuno a cui poter passare il
testimone io resterò, disposto anche a morire per una giusta causa. Certi
alleati sperano nel generale vecchiaia, affinchè io possa mettermi da parte. Il
fatto è che io sono un cittadino che ha visto realizzare tutti i suoi sogni,
non ho bisogno quindi di dimostrare più nulla. Purtroppo sento che al momento
non sono fungibile ". Sul "generale vecchiaia" Gianfranco Fini
si limita a una controdomanda: "Dica, a chi si riferisce?". Marco
Galluzzo.
( da "Libero" del
14-12-2007)
Anzitutto 14-12-2007 SCONTRO CAVALIERE-GIUDICI Silvio si
appella a Mastella di TOMMASO MONTESANO ROMA Denuncia l'esistenza di apparati
deviati ormai fuori dai "comportamenti costituzionalmente corretti".
Usa espressioni come "emergenza democratica"; "Paese
malato" e "grande fratello" a proposito delle intercettazioni
che provengono dalla procura di Napoli. Presenta un esposto al ministro della
Giustizia, Clemente Mastella. Accusa il quotidiano "La Repubblica" di
voler "sabotare" l'accordo "che sta per nascere" tra lui e
Veltroni sulla riforma elettorale. Un tentativo, assicura, destinato comunque
al fallimento. MINA ANTI-DIALOGO Il giorno dopo la fuga di notizie
sull'inchiesta a suo carico per istigazione alla corruzione di senatori e per
corruzione a proposito delle segnalazioni di alcune showgirls ai dirigenti
della Rai, Silvio Berlusconi resta all'offensi va. E
conferma i timori per una deriva verso il "regime". "Non c'è più
libertà, chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato e intercettato",
lancia l'allar me in occasione del suo intervento ai Circoli del buongoverno di
Marcello Dell'Utri. Poi affonda su "Repubblica", il quotidiano che
due giorni fa ha anticipato le mosse delle toghe e prima
ancora scoperchiato il pentolone sul caso Rai-Mediaset: "Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni
tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, e usa quest'ultima vicenda
(senatori e attrici, ndr), credo ci sia una voglia chiara di sabotare
quell'accordo di buonsenso che sta per nascere tra due parti che si sono
guardate con molta diffidenza". Ossia Forza Italia e il Partito
democratico. Berlusconi conferma di aver inoltrato un esposto anche al
Guardasigilli. "Ho sentito ieri (mercoledì, ndr) Mastella. Non chiedo
solidarietà, ma fatti concreti come è accaduto in altre situazioni meno
gravi". Un riferimento al caso del pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Al
ministro della Giustizia il Cavaliere ha rinnovato l'impegno "a
concentrarci su una legge sulle intercettazioni che tra l'altro lo trova
d'accordo". La situazione, infatti, ormai ha superato il livello di
guardia. "C'è una mania di controllo da parte di un certo numero di
persone che sono ormai fuori da quelli che sono i comportamenti costituzionalmente
corretti". Quella delle intercettazioni, incalza Berlusconi, "è una
malattia grave della nostra democrazia", che assume ogni giorno che passa
le sembianze "di un grande fratello in cui tutti sono sotto controllo.
Coloro che venivano ad incontrarmi sono stati intercettati, filmati. Ora
capisco quelle telecamere vicino a Palazzo Grazioli e certe strane
telefonate...". QUIRINALE CON LE TOGHE "Certo che risponderò a
Berlusconi e lo farò con garbo", assicura Mastella, "ma vorrei
ricordare che anche io sono finito sui giornali, in primis su quelli del
Cavaliere, e non ho visto le stesso entusiasmo e le stesse richieste di
intervento di oggi". Quanto ai rimedi, il Guardasigilli passa la patata
bollente a Veltroni e allo stesso Berlusconi: "Visto che hanno la forza
numerica, recuperino il mio disegno di legge sulle intercettazioni che è fermo
al Senato. Io ho cercato di mettere una pezza, ma ora lo sblocchino loro".
Il Csm, intanto, ha aperto d'urgenza due pratiche: una a tutela dei magistrati
napoletani messi sotto accusa dal centrodestra, come richiesto dalla
maggioranza dei consiglieri (i laici di centrosinistra e tutti i togati tranne
due) e un'altra - "di carattere più generale" - per evitare che si
ripetano fughe di notizie su inchieste in corso. "La solita giustizia di
parte e i soliti due pesi e due misure", attaccano i forzisti Fabrizio
Cicchitto e Niccolò Ghedini. Contro gli attacchi alle toghe anche l'Anm,
secondo cui va "respinto con fermezza il malcostume di attaccare per prima
cosa e ogni volta la magistratura". E dal Quirinale, puntuale, arriva il
sostegno di Giorgio Napolitano. "È essenziale che ci sia rispetto
reciproco tra le istituzioni politiche, le istanze della rappresentanza
elettorale e le istituzioni giudiziarie", fa sapere il presidente della
Repubblica, per il quale "bisogna evitare di dare giudizi che avallino la
delegittimazione della magistratura". L'opposizione, invece, fa quadrato
intorno a Berlusconi. "La magistratura ha il diritto di mostrare la sua
autonomia, ma ha anche il dovere di dimostrare la sua imparzialità",
osserva Gianfranco Fini (An), "mi pare che nell'inchiesta di Napoli non ci
sia nulla di penalmente rilevante". Foto: PASSO INDIETRO Dopo trentun anni
in Rai Agostino Saccà, presidente di Rai Fiction, ha deciso di autosospendersi in seguito agli
attacchi del presidente Claudio Petruccioli. Contrasto Berlusconi indagato I
GIUDICI Il Csm apre due inchieste: una per tutelare le toghe napoletane,
l'altra sulla fuga di notizie. Il Quirinale: evitare di dare giudizi che
avallino la delegittimazione della magistratura Salvo per uso personale è
vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
( da "Giornale.it, Il" del
14-12-2007)
Di Fabrizio De Feo - venerdì 14 dicembre 2007, 08:50
Roma - Il volto è sorridente. L'atteggiamento è quello di sempre, sereno,
cordiale, con qualche inevitabile escursione nell'autoironia e nello scherzo.
Ma la rabbia, l'amarezza e lo stupore per l'ennesimo affondo portato dalla
magistratura nei suoi confronti sono trattenute a stento. E così, non appena i
giornalisti che lo attendono di buon mattino fuori dalla nuova sede romana dei
Circoli di Marcello Dell'Utri gli sottopongono l'inevitabile domanda sul
"ritorno delle toghe rosse", Silvio Berlusconi parte con un duro
intervento polemico. "Questo è un Paese malato in cui non c'è più la
libertà, in cui chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato, intercettato
in qualunque modo. Siamo tutti sotto il controllo di un Grande fratello. Ora
capisco quelle telecamere vicino a Palazzo Grazioli e certe strane telefonate
evidentemente intercettate che ho ricevuto. Siamo di fronte a un'emergenza
democratica". Per argomentare la sua tesi il Cavaliere porta un esempio
concreto: "Quando un organo di stampa interviene su
conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset
assolutamente normali, anzi dovute, credo ci sia la volontà chiara di sabotare
quell'accordo di buonsenso che sta per nascere tra due parti che finora si
erano guardate con molta diffidenza". Il riferimento è alla coincidenza
temporale tra l'avvio delle inchieste e il dialogo con Walter Veltroni sulla
legge elettorale. "Ho fatto un esposto al ministro della Giustizia.
Mastella l'ho sentito mercoledì stesso, a lui non chiedo solidarietà ma
d'intervenire. D'altra parte con lui c'è anche una condivisione rispetto alla
legge che abbiamo presentato sulle intercettazioni. A questo punto penso che ci
sia una mania di controllo da parte di un certo numero di persone che sono
ormai fuori da quelli che sono i comportamenti costituzionalmente
corretti". Berlusconi è un fiume in piena. E non si fa problemi ad entrare
nel merito della ricostruzione fatta dai giornali. "Non conosco chi ha avvicinato
il senatore Randazzo. Per fortuna Randazzo ha detto che il mio comportamento
con lui è stato assolutamente corretto, che non c'è stata mai nemmeno l'ombra
di un'offerta che non fosse qualcosa di politico". Il leader azzurro ci
tiene soprattutto a mandare un messaggio chiaro a quanti sperano che questi
affondi possano fiaccarne la resistenza. "Questo attacco non mi spaventa,
anzi mi induce a continuare. Io, per quanto mi riguarda, sono pronto a morire
per il mio Paese. Certi alleati sperano nel “generale vecchiaia”, affinché io
possa mettermi da parte. Ma io sento che in questo momento in Italia non sono
fungibile, quindi, finché sarà necessario, finché non ci sarà qualcuno a cui
passare il testimone, resterò qui, disposto anche a morire. D'altra parte io
non ho nessuna ambizione politica, tutto quello che faccio è per senso di
responsabilità verso il mio Paese".
( da "Repubblica, La" del
14-12-2007)
Il dirigente Rai inquisito è
alla testa della divisione del servizio pubblico più ricca e ambita RaiFiction, la corazzata di Agostino tremila ore di tv e 270
milioni di budget Un indotto ricco e "sensibile" alle richieste del
mondo della politica Petruccioli su Saccà: "L'azienda ha bucato una gomma,
ora deve cambiarla" ANTONIO DIPOLLINA Tra le varie contrarietà in corso,
Agostino Saccà non deve aver preso bene la definizione del presidente
Petruccioli sulla Rai che "ha bucato una gomma e
deve cambiarla". Perché la gomma in questione è lui: non può certo essere
l'intera Raifiction, la divisione corazzata
dell'azienda, il supergioiello di famiglia che le nude cifre non possono
spiegare più di tanto. Le oltre tremila ore trasmesse ogni anno, certo, i 268
milioni investiti ogni anno in produzioni originali, sicuro, ma RaiFiction è parecchio di più: per il valore aggiunto che si
porta appresso è paragonabile alla divisione auto della Fiat, la fiction non è
soggetta alle angherie di critica e pubblico che toccano al resto della
programmazione, viaggia sempre su numeri altissimi, rende adeguatamente e,
soprattutto, vi si può costruire intorno una filosofia, pratica e no. Lo ha
fatto, negli anni, il Saccà schieratissimo politicamente, giostrando le reti e
gli indirizzi, aprendo Raiuno al vecchio concetto di
"famiglia" davanti alla tv ? con linee-fiction apposite, medici in
famiglia e gioielli per il grandissimo pubblico come Montalbano - Raidue a un minimo di sperimentazione, Raitre
a serie che facciano bella figura in società. Gestendo un potere immenso che
ribalta in qualche caso la concezione delle tv succubi delle case di produzione
esterne che fanno il bello e il cattivo tempo nell'intrattenimento, quiz e
varietà, ma sulla fiction devono muoversi con circospezione, visto che un quiz
può saltare dopo una puntata e non succede nulla, mentre sbagliare una
costosissima miniserie in due puntate è un mezzo disastro. Per non parlare
delle linee-guida politiche, per cui ci siamo ritrovati a un certo punto anche
le fiction "in quota" a questo o quello: come se fino ad allora
fossero andate in onda soprattutto trame bolsceviche per grandi e piccini, la
destra al potere riuscì a commissionare negli anni fiction su personaggi cari
alla tradizione come Guglielmo Marconi ma anche, in uno slancio verso la luna,
la fiction sui futuristi ? per non parlare del Barbarossa in preparazione,
sulla quale si è avuta via intercettazioni la conferma che tutto è stato
ordinato dalla Lega di Bossi. Pazienza se poi la bella figura alla voce
"fiction civile" l'ha fatta negli ultimi dieci anni un produttore
vicinissimo alla ? e ora accorpato dalla ? concorrenza di Mediaset, il
Valsecchi della Taodue, a forza di Borsellino, Falcone, Nassiriya e Totò Riina.
Il progetto grandioso della RaiFiction di Saccà aveva respiro di
tutt'altro tipo e una impressionante diversificazione di obiettivi: i risultati
alla cassa, certo, le linee-guida, gli sfondi della politica ma anche il
maniacale tentativo di plasmare il paese televisivo per via regionale:
attenzione occhiutissima agli ascolti delle serie regione per regione, cosa
funziona al nord, cosa invece al sud, il giorno in cui la fiction sulle Cinque
giornate di Milano sfonda nella distratta Lombardia ? solitamente occupata in
tutt'altro che non a guardare fiction ? Saccà rilascia comunicati trionfali che
rivendicano quasi l'unità d'Italia. E poi la solerte attenzione alla Calabria
natìa, una serie come "Gente di mare", mestamente declinata alla
seconda stagione ma che ha ravvivato per mesi quella terra negletta con il
glamour della lavorazione, le attricette bellissime e anche qualche intoppo di
percorso mai ben chiarito, con improvvisi interventi delle forze dell'ordine.
Il clou fu una miniserie espressamente voluta (i maligni dicono anche
sceneggiata) da Saccà in persona: "L'uomo che sognava le aquile",
Terence Hill ex avvocato calabrese che si ritira in Aspromonte a produrre
formaggio tipico e la prorompente e diletta (da Saccà) Michelle Bonev a
molestarlo con richiami poco caseari. Saccà si lanciò allora in una spiegazione
del genere: "Con Gente di mare abbiamo valorizzato il litorale, ora tocca
all'interno". Fino all'impegno e alle promesse forti sulla "Città
della fiction" da costruire fuori Lamezia, finita nelle intercettazioni e
ieri rivendicata dal Governatore Loiero con parole come "Non vorremmo che
dietro tutto questo ci fosse un disegno per spostare gli investimenti
altrove" e il ricordo di quando Saccà "presentandosi come calabrese
più che come direttore di RaiFiction" portò in
visita alti dirigenti di case produttrici straniere interessati a investire.
Quisquilie, però, nel momento in cui l'arrivo in video puntuale di colossi
universalmente amati come Montalbano, l'imminente ritorno del maresciallo Rocca
o la lunga e fortunata serialità del Medico in famiglia ricompattano il paese:
vellicato anche nella memoria recente, nella passata stagione, con la serie
"Raccontami" sugli anni Sessanta, altro successo che si aggiunge a un
bottino che solo in rari casi registra flop significativi e comunque, nelle
strategie allargate, messi abbondantemente nel conto. E quelli che amano le
fiction Usa e ne misurano l'abissale distanza coi nostri prodotti? Peggio per loro,
qui c'è ben altro da fare, l'Italia e il suo pubblico, l'indotto
ipermilionario, non scontentare (diciamo così) la politica, figuriamoci i
politici con addentellati tv e mantenere ben saldo un ruolo di potere
smisurato. Finché un giorno si buca una gomma, o qualcosa di simile, e il
presidente della Rai te lo fa notare subito.
( da "Repubblica, La" del
14-12-2007)
Gentiloni Aiuti ai decoder "Mediaset
paghi cinque milioni" ROMA - Nel 2004 e nel 2005, il governo Berlusconi
aiutò gli italiani a comprare il decoder digitale terrestre con un contributo
pubblico a pioggia: chi acquistava l'impianto ebbe 150 euro (nel 2004) e 70
(nel 2005). Poi la Commissione Europea dichiarò illegittimi i contributi perché
favorivano le sole emittenti attive nel digitale terrestre (Mediaset tra le
altre), mentre tenevano fuori reti come Sky. Ora il ministro per le
Comunicazioni Paolo Gentiloni calcola quanti soldi Mediaset debba
indietro allo Stato italiano. Questi soldi - 5 milioni 283 mila euro - sono il
"beneficio indiretto" che il gruppo tv di Berlusconi ha ottenuto
grazie al contributo deciso dal governo Berlusconi. Per arrivare a
questa cifra, il ministero si è affidato ai suoi tecnici e a un'indagine
campionaria della società Ipsos. Complicati calcoli hanno permesso di accertare
che un milione 759 mila italiani hanno beneficiato dei contributi pubblici nei
due anni (2004 e 2005). In questo gruppo, i tecnici hanno individuato poi una
particolare sottocategoria di spettatori che rispondono a due requisiti.
Intanto hanno acquistato il decoder perché c'era l'aiutino dello Stato,
altrimenti non lo avrebbero fatto. Quindi, preso il decoder, hanno anche comprato
(con la loro tesserina) il calcio o i film che Mediaset,
La7 e Fastweb offrivano. Individuata la sottocategoria, i tecnici hanno messo
da parte Fastweb perché la metodologia di calcolo si è inceppata. Hanno messo
da parte anche La7, che ha avuto più perdite che ricavi nella partita del
digitale terrestre. Ed è rimasta così solo Mediaset.
Eliminati i costi che il gruppo Berlusconi dice di aver sostenuto nei due anni
per il digitale terrestre (12,3 milioni), restano come ricavi effettivi (e
contestabili) questi 5 milioni 283 mila euro. E' proprio la somma che -
informata l'Europa - ora Gentiloni vuole indietro da Mediaset.
(a. fon.).
( da "Stampa, La" del
14-12-2007)
La rabbia di Forza Italia Schifani: "Sono le toghe
a delegittimare se stesse" Consigli d'amministrazione asserragliati in una
smart, Vallettopoli, Calciopoli, i partiti che nominano i professori e poi li
sbranano, i partiti che si sbranano tra loro, un perenne presagio di imminenti
terremoti. Gli ultimi giorni di Pompei alla Rai,
sequel a ciclo continuo, avevano visto il forzista Petroni rimesso a forza dai
tribunali in consiglio d'amministrazione al posto del prodiano Fabiani, con
Petroni che alla prima riunione si trova, imbarazzato e taciturno quanto gli
altri del centrodestra, a sentire Petruccioli-Curzi-Rognoni-Rizzo Nervo che
disquisiscono dello scandalo Saccà-Berlusconi. Beh, questo è niente. Adesso, in
Rai, c'è una vera novità: è scoppiata Tangentopoli. Il
potente capo della Fiction Agostino Saccà ieri si è autosospeso. E per un
momento, da una di quelle porte foderate di velluto beige del mitico e
fantozziano settimo piano, è uscito un grido: "E che, si è messo in
vacanza?". Così Saccà ha emesso un comunicato: "Chiederò il
risarcimento per il grave danno dell'autosospensione". Confermando di
esservi stato costretto. Al mattino era stato ascoltato ("interrogato",
dicono al settimo piano) dalla commissione etica dell'azienda, peraltro
approntata per la bisogna. E lì gli è stato fatto "capire" che erano
nell'aria provvedimenti "del genere Bergamini", l'ex collaboratrice
di Berlusconi assurta al rango di capo del marketing di Viale Mazzini e che da
lì intrallazzava con la concorrenza, con Mediaset. Il presidente Petruccioli poi anticipava la notizia, prima che
uscisse in agenzia, "quando una gomma è bucata, la si sostituisce". A
Saccà non restava scelta. E alla Rai nemmeno:
nell'atto di notifica di chiusura delle indagini, i magistrati della procura di
Napoli l'accusano, tra le altre cose, di "aver ricevuto tra il 2001
e il 2005 direttamente o tramite persone di sua fiducia la cifra di 275 mila
euro" per promuovere e favorire i filmati di alcune società, che avevano
costituito appositi fondi neri all'estero. Il reato ha un nome chiaro:
"Corruzione di un incaricato di pubblico servizio". Chiaro anche cosa
aspetti la Rai: si comincia ad indagare su un'azienda
che gestisce denaro dei cittadini. E a farlo non è la Corte dei conti, come fu
per le prebende dell'ex dg Cattaneo, ma la magistratura ordinaria. Il clima è
tetro. Nessuna assemblea, nessuna mobilitazione neanche a Saxa Rubra, tace
l'Usigrai in questi giorni concentrata a litigare con "Ballarò". Ma
molte chiacchiere nei bar e nei corridoi, "che schifo", si sente
dire. E pochi che reagiscono. Perché l'aspetto più bruciante, quello che fa
dire a Giuseppe De Rita che la Rai è
"mucillagine", e a Sandro Curzi che "ormai non è più vero che la
Rai è in mano ai partiti, per il semplice motivo che
la politica non c'è più, quello che domina, a Viale Mazzini, sono le lobby
affaristiche", è il fatto, forse non penalmente rilevante ma ustionante
per l'immagine dell'azienda, di un direttore di Rai
Fiction che si presta a favorire figuranti in questo o quello sceneggiato per
dare una mano "al Capo" Silvio Berlusconi nel cercare di corrompere
politicamente un senatore della Repubblica. Il fatto, spiega una fonte,
"non è che tutti i guai di Saccà sono cominciati quando ha dichiarato che
lui e tutta la sua famiglia votavano Berlusconi: il guaio è che Saccà girava
per Viale Mazzini dicendo "ho sentito Silvio e mi ha detto questo",
"ho parlato con il presidente e mi ha detto quell'altro"...". E
fosse poi solo Saccà... "Se un dirigente dice: resto solo se me lo
chiedono gli amici, e solo per dare un dispiacere ai nemici, come ha fatto
Fabrizio del Noce. E se poi tratta per andare a Mediaset,
e poi ci dice che le trattative sono sospese per motivi di salute... Ecco,
tutto si fa viscido". Mucillagine, appunto. E ormai, chiosa Curzi quasi
gridando, "bisogna fare piazza pulita, e subito il nuovo piano
editoriale", "la gente si vergogna a dire che lavora in Rai". Neanche fosse il Parlamento.
( da "Nazione, La
(Nazionale)" del 14-12-2007)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il (Nazionale)) (Resto del
Carlino, Il (Nazionale))
Berlusconi: "Usano "Siamo all'emergenza
democratica". Ma di ANTONELLA COPPARI ? ROMA ? NEL GIORNO in cui Silvio
Berlusconi alza il livello dello scontro, invitando Mastella ad intervenire
"contro un'emergenza democratica" e parlando apertamene di
"manovra per sabotare il dialogo", il Quirinale scende in campo per
riportare sotto controllo l'incendio divampato nelle istituzioni dopo la
pubblicazione di alcune intercettazioni che coinvolgono il Cavaliere:
"Bisogna evitare di dare giudizi che avallino la delegittimazione della
magistratura ? avverte da New York il capo dello Stato ?. In una democrazia, è
essenziale il rispetto reciproco fra le istituzioni politiche, le istanze di
democrazia elettiva, le istituzioni giudiziarie". E' netto, Giorgio Napolitano:
"Bisogna pesare bene le parole che si dicono sulla magistratura e sulle
sue tendenze di parte, come anche sui singoli magistrati o sulle singole
procure". Non cita mai il Cavaliere e l'inchiesta a Napoli sulla presunta
corruzione di senatori ma è trasparente il riferimento alla questione: ci sono
regole che debbono essere rispettate ? avverte ? la polemica non deve mai
investire la magistratura in quanto ordinamento dello Stato. Un richiamo, è
vero. Che non viene molto gradito dagli intimi del Cavaliere. A riassumere
umori comuni provvede il senatore Quagliarello che parla di due pesi e due
misure: "Perchè sono state consentite le polemiche che hanno coinvolto De
Magistris e Forleo? Perchè, in quei casi, non si è sentito bisogno di alcun
intervento?". Ma il Quirinale vuole essere equilibrato: il richiamo ? non
il primo, per la verità ? è rivolto anche ai magistrati e ai giornalisti.
Chiede senso della misura, Napolitano: "La magistratura deve avere il
senso del limite e rispettare le regole che servono innanzitutto a garantire
l'autorevolezza. Da parte della stampa, esiste la necessità di stare molto
attenti a usare atti che siano coperti da segreto di indagine. Esistono regole
precise che tutelano anche la privacy, e riguardano la magistratura e l'informazione".
APPUNTO. Il Cavaliere parte da lì, dalla notizia dell'inchiesta e sferra un
attacco durissimo: puntano ad affossare il dialogo sulla legge elettorale.
"Quando un organo di stampa interviene sulle
conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset e usa
questa vicenda, credo ci sia una chiara voglia di sabotare un accordo di buon
senso". La coincidenza è oggettiva: di qui l'impressione che la sua
denuncia ("non esiste alcun accordo segreto con Veltroni") trovi
ascolto anche a sinistra. Al di là di Prodi che replica con un
"vedremo" a chi gli chiede se il dialogo si interromperà, si avverte
cautela nel Partito democratico e in Rifondazione. Il suo ruolo è considerato
essenziale per avviare le riforme, così non sembra un caso che molti esponenti
nella maggioranza concordino nella sostanza con Massimo Cacciari secondo cui le
accuse mosse a Berlusconi sono spiacevoli, ma non comporrtano veri e propri
reati. Un passaggio non secondario, come osserva qualcuno: parlare di conflitto
significa far saltare il tavolo. Nè è irrilevante notare che gli alleati della
ex Cdl gli esprimono tutta la solidarietà del mondo ma minimizzano l'ipotesi
del complotto: "Non è la prima volta che ci sono interventi di questo
tipo", riassume Fini. L'EX PREMIER incassa: di certo, c'è che l'altra
sera, parlando con i suoi uomini, elogiava il "garantismo" dimostrato
in questa vicenda dal leader del Pd e da Massimo D'Alema. Pur aggiungendo:
"Bisogna essere garantisti sempre, non a intermittenza". In pubblico,
invece, ripete concetti già espressi: "Siamo in un Paese malato, in cui
ognuno può essere spiato". Una vera "emergenza democratica": la
misura è colma, bisogna intervenire a "difesa della privacy. Io sono anche
disposto a morire per una giusta causa". Confida di aver sentito Mastella:
"Gli ho fatto un esposto perchè provveda". Immediata la replica del
Guardasigilli: "Non ho visto lo stesso entusiasmo e le stesse richieste di
intervento quando sono state pubblicate cose su di me. Berlusconi dovrebbe
aiutarmi a sbloccare il mio ddl sulle intercettazioni che è fermo al
Senato". Ma agli attacchi del Cavaliere risponde pure il Csm che apre due
pratiche: una a tutela dei pm (sollecitata da 18 consiglieri su 24), l'altra
per studiare interventi in grado di evitare fughe di notizie. "Non
facciamo giustizia di parte", conclude. - -->.
( da "Campanile, Il" del
14-12-2007)
Giuseppe Petrocelli "Intercettazioni, sbloccare il
ddl" Il Cavaliere all'attacco dei giudici Inchiesta di Napoli, Mastella a
Berlusconi: "Risponderò al suo esposto ma non ho visto le stesse reazioni
quando toccò a me. Io sono finito sui giornali, soprattutto quelli suoi. Allora
i pm sono rossi o rossoneri?" Saccà si autosospende dalla Rai Per Berlusconi l'obiettivo dei magistrati napoletani che
hanno aperto un'inchiesta su una presunta corruzione di senatori contattati per
far cadere Prodi e su futuri favori al dirigente Rai
Agostino Saccà in cambio di una "spinta" ad alcune attrici è molto
chiaro. A caldo ha parlato di "armata rossa" della magistratura in
azione. Ieri ha detto: "Vogliono sabotare il dialogo sulle riforme".
Quanto a Repubblica, il quotidiano che ha pubblicato le indiscrezioni sulle
mosse dei giudici napoletani (ieri è stata perquisita la casa del giornalista
che ha rivelato le notizie) e nei giorni scorsi anche quelle sulla linea
diretta instaurata fra viale Mazzini e Cologno Monzese, il Cavaliere, poi,
grida all'"emergenza democratica": "Quando un organo di stampa
interviene sulle conversazioni tra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali, anzi dovute, e poi su quest'ultima
vicenda, credo ci sia la voglia chiara di sabotare quell'accordo di buon senso
che sta per nascere tra due parti che finora si erano guardate con molta
diffidenza". Insomma, "penso a questo punto che ci sia una mania di
controllo da parte di un certo numero di persone che sono ormai fuori da quelli
che sono i comportamenti costituzionalmente corretti". Per questo,
fa sapere il leader di Fi, "ho sentito il ministro Mastella con cui c'è
una condivisione rispetto alla legge che abbiamo presentato in Parlamento sul
tema delle intercettazioni". Al Guardasigilli, perciò, "ho fatto un
esposto al ministro affinché provvedesse come in altre situazioni meno
gravi". E il titolare della Giustizia non aspetta tempo a chiarire quale è
la sua posizione. "Ho presentato un disegno di legge che ha raccolto ampi
consensi alla Camera ed è fermo al Senato", spiega Mastella. Che così
lancia il suo pressing politico: "Se si sblocca si risolverebbe il
problema". Un problema che, sottolinea Mastella, "esiste".
Quindi, "risponderò all'esposto di Berlusconi ma devo anche dire che
quando sono state pubblicate cose su di me non ho visto lo stesso entusiasmo e
le stesse richieste di intervento come oggi". Insomma, "risponderò
alla lettera di Berlusconi ma non è da oggi che purtroppo accadono queste cose.
E non è che noi politici possiamo ricordarcene soltanto quando tocca a noi e
non quando tocca agli altri- Anche io sono finito sui giornali, in particolare
su quelli di Berlusconi". Allora, "chiedo al Cavaliere se secondo lui
i giudici sono rossi, biancorossi o rossoneri?". In poche parole, "ho
tentato di mettere una pezza con un disegno di legge sulle intercettazioni e
Berlusconi e Veltroni hanno la forza per recuperare questo disegno".
Intanto, sul fronte Rai-Saccà c'è da registrare il
duro intervento del presidente di viale Mazzini, Claudio Petruccioli: "Mi
sembra chiaro che, data la situazione, il direttore Saccà non può continuare a
svolgere il suo lavoro. C'è un avviso di garanzia, ci sono normali tutele
dell'azienda e dell'interessato". E poco dopo arriva la decisione di
Saccà: il responsabile di Raifiction si è autosospeso.
(14-12-2007).
( da "Tempo, Il" del
14-12-2007)
"La palla è nelle mani di Veltroni". Silvio Berlusconi
lo ripete da giorni. Pubblicamente e nelle riunioni private con i suoi. [...]
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Berlusconi Berlusconi apre e Fini dà l'ok Berlusconi indagato a Napoli.
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al tavolo per discutere la riforma della legge elettorale - ha spiegato a chi
gli ha parlato nelle ultime ore -. Ora tocca a Veltroni dimostrare se fa sul
serio". E forse non è un caso che, proprio negli ultimi giorni, davanti
all'"attacco dell'armata rossa", il Cavaliere abbia rivolto messaggi
più che espliciti, ancor prima che agli alleati, al sindaco di Roma. Mercoledì,
parlando alla Tv delle Libertà, aveva augurato a Veltroni di "riuscire in
questa impresa coraggiosa di portare avanti un disegno di legge che possa
essere approvato in Parlamento". Ieri è stato ancora più esplicito.
Arrivando alla sede nazionale dei "Circoli del buon governo" di
Marcello Dell'Utri per incontrare un gruppo di giovani, il Cavaliere non ha
usato mezzi termini: "Credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo
di buonsenso". "Quando un organo di stampa
interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali e poi usa quest'ultima vicenda - ha detto
facendo esplicito riferimento alle indagini anticipate da Repubblica -, credo
che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo". E l'accordo,
ovviamente, è quello che potrebbe chiudersi tra il leader del Popolo delle
libertà e il segretario del Pd. Occhio, però, a parlare di inciuci.
"Tra me e Veltroni - ha spiegato - non c'è nulla di oscuro". Anzi,
proprio per questo, Berlusconi proporrà agli alleati "un vertice da
tenersi l'11 o il 12, perché è inutile impiccarci e litigare sulle tecnicalità
se non sappiamo quale è la proposta dell'altra parte. Spero che accettino
questo discorso di buonsenso". Insomma, la linea del Cavaliere è chiara:
Veltroni sa che può contare sul mio sostegno ma deve fare il primo passo senza
lasciarsi intimorire dall'inchiesta di Napoli, né dai diktat di chi, nel
centrosinistra, minaccia di far cadere il governo. Ed Ermete Realacci,
responsabile comunicazione del Pd, assicura: "Non ci lasceremo
intimorire". Nel contempo, però, Berlusconi non ha nessuna intenzione di
rimanere con le mani in mano. Il primo obiettivo resta ovviamente quello di
ricompattare l'opposizione. "Anche qualche alleato non vuole tornare alle
urne - dice con implicito riferimento al leader dell'Udc -. Spero in un
ripensamento. Cercherò in tutti i modi di tenerli uniti a noi". Inoltre
c'è il progetto del Pdl da portare avanti. Per questo già oggi, l'ex premier,
sarà nuovamente in piazza a Bologna. Nel frattempo, però, non risparmia
attacchi a ciò che sta accadendo a Napoli. "Siamo in un Paese malato -
incalza -, in cui non c'è più libertà e in cui chiunque può essere messo sotto
ricatto, spiato, intercettato". Per l'ex premier si tratta di una vera
"emergenza democratica", visto che tutti ormai sono sotto l'occhio di
un "grande fratello". Berlusconi non parla esplicitamente di servizi
deviati, ma di "alcune persone" che operano al di là di
"comportamenti costituzionalmente corretti". Poi nega di aver avuto
un qualche rapporto con quelli che, secondo l'inchiesta, sarebbero stati gli
intermediari nella trattativa con i senatori dell'Unione. Quindi ribadisce che,
a suo avviso, la misura è colma e che serve un intervento legislativo a difesa
della privacy perché "se questo viene fatto al leader dell'opposizione,
pensate cosa possono fare agli altri...". 14/12/2007.
( da "Opinione, L'" del
14-12-2007)
Oggi è Ven, 14 Dic 2007 Edizione 274 del 14-12-2007 Fine
dell'asse Ministero-Agcom? Calabrò dubbi sulla Gentiloni di Antonio Arabia Il
ddl di riforma della Rai, incardinato in commissione
Lavori pubblici del Senato, si rimette in moto. È giunto ieri, infatti, il
tanto atteso parere della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.
Un parere importante e necessario a far ripartire l'iter del ddl Gentiloni,
divenuto ancora più urgente dopo l'esplosione del "caso Petroni" che
ha tenuto per settimane in scacco il consiglio d'amministrazione. L'arrivo
della Finanziaria (e del Natale) portano comunque diritti al calendario del
nuovo anno. Con ogni probabilità a partire dal 2008 la commissione, presieduta
da Anna Donati dovrà discutere e votare ben 1.415 emendamenti. Tra questi,
1.280 presentati da Forza Italia. Proprio oggi, però, a intervenire a gamba
tesa sulla "Gentiloni 2" è stato il presidente dell'Authority,
Corrado Calabrò. Ha invocato "una normativa stralcio che garantisca a
viale Mazzini regole, anche temporanee, per una gestione più snella". Ha
chiesto una "composizione più snella del cda", una
maggiore autonomia alle spinte di Palazzo e regole che non ingessino l'azienda
rispetto alla concorrenza di Mediaset. Calabrò ha dunque invitato
ad "accantonare o rinviare ogni disegno più ambizioso". Una
"normativa stralcio", "ridotta a poche, essenziali norme, che
affranchino la Rai da vincoli, lacciuoli, e ingessature eccessive che non si
adattano assolutamente a un'impresa. E che dia una possibilità di
gestione rapida, snella, magari transitoria in attesa delle grande
riforma", visto che è "difficile ? ha chiosato - trovare un'intesa in
poco tempo".
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 14-12-2007)
GIUSTIZIA E POLITICA Berlusconi: "Vogliono sabotare
il dialogo" Ai militanti dei circoli di Dell'Utri: "Il Paese è malato
chiunque può essere spiato" GINO CAVALLO Roma. L'escalation del Cavaliere
non s'arresta. Mercoledì, parlando alla tv della Brambilla, arruola
nell'"armata rossa" i magistrati napoletani che lo accusano d'aver
tentato di scardinare fraudolentemente la maggioranza di centrosinistra al
Senato. Ieri Silvio Berlusconi alza ancora il livello dell'attacco, evoca
l'"emergenza democratica", il "grande fratello" (quello di
Echelon, non la versione Mediaset). E anche stavolta
per farlo sceglie una platea amica, i ragazzi dei "Circoli del buon
governo" di Marcello Dell'Utri. Il leader del Popolo della Libertà non ha
dubbi: bersaglio delle bordate mediatico-giudiziarie è il dialogo con Veltroni
sulla legge elettorale: "Credo ci sia una voglia chiara di sabotare un
accordo di buon senso". Che ancora non c'è e, di conseguenza, non è
nemmeno "segreto". Resta il fatto, argomenta, che "quando un organo di stampa interviene su conversazioni fra
dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali e poi usa quest'ultima vicenda"
l'unica spiegazione è proprio il "sabotaggio". Berlusconi traccia uno
scenario allarmante: "Siamo in un Paese malato, dove non c'è più libertà e
in cui chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato, intercettato".
Quando si comincia così in genere, almeno in Italia, si arriva agli spioni più
o meno di Stato, ai servizi deviati per intendersi. Non è questo il caso, anche
se il Cavaliere ci arriva molto vicino parlando di "alcune persone"
che proprio non ci stanno a restare nell'ambito di "comportamenti costituzionalmente
corretti". Al merito dell'inchiesta giudiziaria Berlusconi non dedica che
pochi passaggi. Per la semplice ragione, spiega, che non c'è molto da dire.
Intanto perché "non ho mai sentito nominare" il mediatore che avrebbe
contattato i destinatari delle "proposizioni". E, comunque, il
senatore del centrosinistra Nino Randazzo, il primo a parlare (con la stampa e
con i giudici) delle avances berlusconiane, ha spiegato "che non c'è mai
stata nemmeno l'ombra di una offerta che non fosse politica". In Italia
tira una brutta aria, continua l'ex premier, bisogna intervenire, e subito, per
arginare la marea di veri e propri abusi. Perciò il ministro Clemente Mastella
si dia una mossa "come ha fatto in altre situazioni meno gravi" (non
molto criptico riferimento è al caso "Why not"). Silvio Berlusconi
conclude come aveva cominciato, all'attacco. Dice di saper bene che nel mirino
dei "sabotatori" c'è il dialogo con Veltroni, ma c'è anche, e
soprattutto, lui, l'uomo eternamente nuovo della politica italiana. Che in
tanti, avversari e non solo, vorrebbero pensionare. Si illudono: "Sento
che in Italia non sono fungibile. Quindi, fino a quando non ci sarà qualcuno
pronto a sostituirmi, posso garantirvi che sarò qui, disposto anche a morire
per una giusta causa". Inutile chiedere commenti a Prodi, che da Bruxelles
si trincera dietro la separazione dei poteri: "È una questione su cui si
stanno facendo analisi, non ho assolutamente nulla da dire. Ci sono delle
regole che vanno seguite. Si farà luce... mi auguro". Le sue, di analisi,
Giuliano Vassalli, grande giurista ed ex Guardasigilli, le ha già fatte. E
sull'inchiesta di Napoli non ha dubbi: "È teatrino della politica. Non è
reato".
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 14-12-2007)
IL CASO L'avvocato del funzionario: "Scelta a
tutela dell'immagine e anche dell'azienda" MARIA PAOLA MILANESIO Roma. L'ha
scritta nel suo studio. Una lettera breve, indirizzata al direttore generale
della Rai Claudio Cappon, per comunicare la decisione
di autosospendersi. Ci stava riflettando da martedì Agostino Saccà,
responsabile di RaiFiction, indagato per corruzione dai
magistrati di Napoli nell'ambito dell'inchiesta che coibvolge anche Silvio
Berlusconi. Ne aveva parlato con il suo avvocato, con il capo del personale
della Rai. E lo aveva fatto "con gran
tranquillità, mai visto uno più tranquillo", dice chi lo ha incontrato in
queste ore. Ieri, però, Saccà ha capito che non c'era più tempo, che se non
avesse agito lui lo avrebbe fatto, di lì a poco, l'azienda. E così, nel tardo
pomeriggio, la decisione. Ma il dirigente Rai è tipo
battagliero: scrive a Cappon, ma anche al ministro della Giustizia Clemente
Mastella (e per conoscenza al Csm, alla Cassazione, alla Corte dei Conti di
Lazio e Campania) perché si inviino gli ispettori a Napoli, al fine di
identificare i responsabili della fuga di notizie per poi denunciarli alla
magistratura. Non solo: Saccà preannuncia l'intenzione di chiedere un
risarcimento per il "grave danno" derivante dalla sua autospensione.
"A tutela della propria immagine, della sua onorabilità e integrità, e
consapevole della necessità di garantire gli interessi dell'azienda, Saccà ha
chiesto al direttore generale della Rai di essere
dispensato dallo svolgere le proprie attività lavorative, nell'attesa che si
concluda al più presto e positivamente l'indagine in corso", spiega
Marcello Melandri, legale del dirigente Rai.
"Scelta opportuna, che facilita lo svolgimento delle inchieste interne
all'azienda che, naturalmente, non si fermano. Siamo determinati come sempre a
stabilire eventuali responsabilità, a garantire i singoli, a tutelare in modo
rigoroso l'immagine della Rai", è il commento di
Cappon. Saccà e il direttore generale avevano già avuto un lungo colloquio
martedì. Un confronto molto franco, durante il quale Cappon chiarisce che
l'azienda intende procedere con gli accertamenti di rito, già adottati con
Deborah Bergamini (sospesa dall'azienda in via cautelare
dopo la pubblicazione delle intercettazioni Rai-Mediaset). Ieri, sentito dal Comitato etico, Saccà ha difeso la
correttezza del suo operato, sostenendo di aver rispettato tutte le procedure sul
piano economico e contrattuale. Ma le sue parole non riescono a far cambiare
linea all'azienda. E infatti nel pomeriggio il presidente Claudio
Petruccioli era netto: "Mi sembra chiaro che Saccà non può continuare a
svolgere il suo lavoro. C'è un avviso di garanzia, ci sono normali tutele
dell'azienda e dell'interessato. La Rai è
un'automobile che va su strada: se buca una gomma, si cambia". Più cauto
era stato Cappon: "Una sospensione? Tutto è possibile, nulla è escluso, né
obbligatorio dall'inizio". Dichiarazioni che, aggiunte all'avviso di
chiusura delle indagini che solitamente prelude a una richiesta di rinvio a
giudizio, hanno convinto Saccà - che ha ricevuto la solidarietà dei consiglieri
Giuliano Urbani e Giovanna Bianchi Clerici - ad autospendersi.
La bufera su Silvio imbarazza Walter (
da "Stampa, La" del 13-12-2007)
Inchiesta su berlusconi "saccà ora va sospeso" -
(segue dalla prima pagina) giuseppe d'avanzo (
da "Repubblica, La" del 13-12-2007)
Fiction in coproduzione Rai-Mediaset: Berlusconi e le attricette.
Trama nazional-popolare con copion (
da "Stampa, La" del 13-12-2007)
A viale mazzini nuova inchiesta interna - aldo fontanarosa (
da "Repubblica, La" del 13-12-2007)
ROMA - Il Cda di oggi si aprirà con i due casi giudiziari
nati sulle intercettazioni. Quelle su (
da "Messaggero, Il" del 13-12-2007)
"Bombe" di crema contro i vetri del palazzo della
Rai ieri mattina. Una ( da "Messaggero, Il"
del 13-12-2007)
La poltiglia del Cavaliere (
da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)
Quella soap barbarica voluta da Bossi (
da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)
E anche viale Mazzini torna a indagare (
da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)
Le strategie per fiction di Agostino Saccà (
da "Manifesto, Il" del 13-12-2007)
SILVIO INDAGATO <C'è odore di elezioni l'armata rossa è
ripartita> ( da "Libero"
del 13-12-2007)
Il mercato di Palazzo Madama Dal capocomico alla spalla (
da "Unita, L'" del 13-12-2007)
Ora la Rai si sente parte lesa. E scatta l'indagine
Un'altra tegola su viale Mazzini. Stessi provvedimenti seguiti alle prime
intercettazioni ( da "Unita, L'"
del 13-12-2007)
Saccà ammette. E si difende: a Berlusconi ho anche detto
tanti no Alle attrici furono fatti provini, ma nessun contratto. Il direttore
di Raifiction rischia la sospensione (
da "Unita, L'" del 13-12-2007)
Gli <acquisti> in Senato e la telefonata intercettata (
da "Corriere della Sera" del 13-12-2007)
E alla fine la Camera tagliò i tagli (
da "Corriere della Sera" del 13-12-2007)
Aspettando Godot. Anzi la Rai (
da "Unita, L'" del 13-12-2007)
Berlusconi ( da "Riformista, Il"
del 13-12-2007)
Ciò che ho fatto, è una montatura è attivata l'Armata rossa
dei giudici. In politica promettere non è reato ( da
"Giorno, Il (Nazionale)" del 13-12-2007)
+ 1 altra fonte
Il Cavaliere in pole position seguito da Bevilacqua (
da "Opinione, L'" del 13-12-2007)
Intervista a Giorgio Panariello / "Per antonomasia il
giullare è quello che sbeffeggia il potere" (
da "Opinione, L'" del 13-12-2007)
Cappon: "Non si esclude la sospensione di Saccà"
di Redazione - giovedì 13 dicembre 2007, 12:33 Roma... (
da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)
Cappon: "Non si esclude la sospensione di Saccà" (
da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)
Berlusconi: "C'è un disegno per far saltare le
riforme" ( da "Giornale.it, Il"
del 13-12-2007)
RAI, CAPPON AVVIA UN'INDAGINE INTERNA SUL RUOLO DI SACCà (
da "Mattino, Il (Nazionale)" del 13-12-2007)
"E' in atto una campagna per sabotare il dialogo con
Veltroni" ( da "Quotidiano.net"
del 13-12-2007)
Berlusconi: "è un sabotaggio" Rai, Saccà si
autosospende di Orlando Sacchelli - giovedì 13 dicembre ... ( da "Giornale.it, Il" del
13-12-2007)
( da "Stampa, La" del
13-12-2007)
Al primo piano del neoclassico palazzo Wedekind - l'edificio
nel quale hanno regnato direttori del "Tempo" come Renato Angiolillo
e Gianni Letta - da un'ora si stanno punzecchiando Gianfranco Fini e Walter
Veltroni. I due stanno dando vita ad un battibecco fitto, molto televisivo, al
punto che Bruno Vespa, chiamato ad arbitrare il match, è "costretto"
per quasi tutto il tempo al silenzio. Sarà per i tempi ristretti, ma il
moderatore omette di fare domande sulla questione del giorno, l'indagine
napoletana sulla "campagna acquisti" di Silvio Berlusconi. Forse i
duellanti, forse il solo Veltroni, hanno gentilmente chiesto di evitare un
argomento così scivoloso? A fine match, a chi glielo chiede, Vespa cade dalle
nuvole: "Nessunissima richiesta e in ogni caso il dibattito era sulle
riforme". Tre ore più tardi, Veltroni compare al Tg3, intervistato dal
direttore Antonio Di Bella. Nel faccia a faccia si parla di diverse questioni,
ma di Berlusconi no. Omissioni casuali o concordate? Una cosa è certa:
Veltroni, che non esita ad esternare sull'universo mondo, sull'inchiesta
napoletana ha deciso di tacere. Un silenzio che forse tradisce un certo
imbarazzo: colto dalla nuova indagine nel pieno di un dialogo con Berlusconi,
il segretario del Pd non può non vedere addensarsi attorno a sé il fantasma
dell'inciucio col Cavaliere, e cioè con l'uomo che, secondo i pm napoletani,
cercava di corrompere i parlamentari per abbattere Romano Prodi. L'ossessione
del "patto col diavolo", la stessa che per anni ha inseguito Massimo
D'Alema, l'eterno rivale di Veltroni. Nelle chiacchierate informali col suo
staff e con gli esponenti a lui più vicini, il leader del Pd ci ha tenuto che
fosse diffuso essenzialmente il messaggio che lui stesso ha confidato:
"Sarà la magistratura ad accertare l'eventuale rilevanza penale della
vicenda, ma il Partito democratico nasce contro questa cattiva politica".
Ed è significativo che la stessa radice lessicale si ritrovi nelle
dichiarazioni del responsabile Comunicazione del Pd, Ermete Realacci, del
vicepresidente dei deputati del Pd, Marina Sereni, del vicepresidente dei
senatori Pd, Luigi Zanda: tutti uniti nel riprovare la "cattiva
politica" del mercante Berlusconi. Ma, appunto, politica. Nel complesso
reazioni prudenti da parte del quartier generale del Pd, calibrate in modo tale
da non compromettere il dialogo con Berlusconi sulla riforma elettorale, una
prudenza che ovviamente non è condivisa nell'entourage del Cavaliere. Dove
torna la tesi del complotto, questa volta ordito in combutta tra la procura di
Napoli e il quotidiano "la Repubblica". Ad esporre esplicitamente la
tesi è Sandro Bondi: "Questo quotidiano è diventato la "gazzetta
ufficiale" specializzata nella pubblicazione, secondo una tempistica
mirata e una selezione di obiettivi prescelti politicamente, di verbali di
intercettazioni telefoniche che dovrebbero essere coperti da segreto
istruttorio". La "tempistica mirata" denunciata da Bondi allude
alla pubblicazione da parte del quotidiano romano di due anticipazioni ritenute
non casuali: il 21 novembre, proprio all'indomani dell'annuncio di Berlusconi
("Sì al dialogo con Veltroni"), "la
Repubblica" pubblicò i verbali delle telefonate di tre anni prima tra i
vertici Rai e Mediaset per favorire l'allora premier Berlusconi; ora la notizia
dell'inchiesta napoletana proprio nel pieno di un positivo confronto tra Forza
Italia e Pd. Nell'entourage di Veltroni una dietrologia di questo tipo non
trova riscontri. Certo, in Campidoglio è noto il forte scetticismo col
quale l'ingegner Carlo De Benedetti, editore del quotidiano romano, segue il
dialogo Veltroni-Berlusconi, ma nessuno mette in discussione l'autonomia della
testata, in particolare su un'inchiesta confermata dalla Procura napoletana.
Una procura messa sotto accusa, seppur con grande cautela e garbo, da Palazzo Chigi
e da Fausto Bertinotti per la dubbia attenzione alle prerogative parlamentari.
E allo spirare dell'ennesima giornata difficile, il dialogo tra il sindaco e il
Cavaliere non si era interrotto.
( da "Repubblica, La" del
13-12-2007)
Inchiesta su Berlusconi "Saccà ora va sospeso"
E l'ex premier diceva: "Solleva il morale del Capo" Il caso RaiFiction Possibile un invio degli atti sulle
intercettazioni ai presidenti di Camera e Senato La telefonata al produttore di
Incantesimo: "Prendi la Russo, ti fai un alleato" (SEGUE DALLA PRIMA
PAGINA) GIUSEPPE D'AVANZO Saccà avrà l'occasione (in un primo interrogatorio si
è avvalso, per la gran parte, della facoltà di non rispondere) per mettere
ordine ai suoi comportamenti; dare un senso alle conversazioni telefoniche
intercettate; spiegare la non-contraddittorietà tra i suoi doveri di
"incaricato di pubblico servizio" e il suo personale, privatissimo
proposito di lasciare la Rai per farsi imprenditore di
se stesso: creatore della "Città della Fiction" di Lamezia;
architetto di "Pegasus", un nascente consorzio di piccoli produttori
televisivi progettato da Luca Cordero di Montezemolo che ne era stato
sollecitato da alcuni imprenditori indiani. E' in questa divaricazione o
conflitto di interessi che i pubblici ministeri avvistano una mossa
illegittima, scorretta, sleale. Qualcosa che non va, e non solo dal punto di
vista etico. Come presidente di RaiFiction, nelle
iniziative "private" che andava preparando a cavallo dell'estate,
Saccà coinvolge le aziende - i tedeschi della Bavaria, gli americani della Hbo
- da cui il servizio pubblico acquista format e film televisivi. Spesso gli
interlocutori nemmeno sembrano comprendere che non stanno trattando
ufficialmente con la Rai, ma con un neo-imprenditore che può vantare il sostegno del
governatore della Calabria, Agazio Loiero, e l'appoggio del "Capo" di
Mediaset e dell'opposizione politica. Accade così che la Bavaria durante
un viaggio in Calabria - nella delegazione il numero uno della holding tedesca
Matthias Esche, l'altro amministratore delegato Dieter Frank in rappresentanza
di una holding che fattura 300 milioni di euro all'anno e collabora con Rai da quarant'anni (Pinocchio, Sandokan, Berlin
Alexanderplatz) - ammette di puntare per la "Città della Fiction" su
Lamezia perché offre due vantaggi non trascurabili: "la possibilità di
avere un quarto dell'investimento finanziato dalla Regione con fondi
dell'Unione europea e la partecipazione della Rai".
Saccà lo lascia credere: "L'obiettivo della Rai è
di star dentro l'operazione anche se con una piccola quota" (luglio 2007).
Non è vero, ma lo ammetterà soltanto quando vi sarà costretto ("La Rai non c'entra", settembre 2007). E' un equivoco in
cui cade anche Jhon Dellaverson, un avvocato che giunge in rappresentanza della
Hbo a luglio in Calabria per annunciare l'arrivo in settembre del presidente e
amministratore delegato della società Chris Albrecht. In quell'estate il
telefono di Agostino Saccà è molto caldo. L'alto dirigente della Rai con il consigliere d'amministrazione Giuliano Urbani
valuta la possibilità di mettere insieme, per il consorzio di produzione
"Pegasus", una cordata alternativa a quella inizialmente immaginata
dall'amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, e dal presidente di
Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che non sembra troppo gradire
l'idea di Saccà di inserire nella compagine - Montezemolo la giudica
"un'anomalia" - "un uomo di Berlusconi". La cordata
alternativa, vagheggiata da Saccà, dovrebbe avere "il punto di
coagulo" proprio in Giuliano Urbani e far leva su un gruppo di industriali
bresciani organizzati dall'onorevole Riccardo Conti (ex-Udc, oggi nel gruppo
Misto) e sulla vicentina Palladio Finanziaria (private equity) di Roberto
Meneguzzo. L'ambizione non è soltanto di rendere più competitive le produzioni
televisive dei piccoli produttori nazionali, ma di proporre un'intera gamma di
offerta tv. Agostino Saccà, al telefono, lascia intendere che si potrebbe
pensare anche all'acquisizione della "Ballandi Entertainment", la
società che concepisce e produce gli spettacoli più visti e costosi di RaiUno (Ballando con le stelle, Fiorello, Morandi,
Panariello, Celentano, il Festival di Sanremo). Un programma così ambizioso ha
bisogno di un sponsor politico, di un sostegno imprenditoriale, di un
committente sicuro per lo meno in fase di avvio. E' alla luce di questa
necessità del Saccà "imprenditore" che i pubblici ministeri
interpretano alcuni colloqui del presidente di RaiFiction
con Giuliano Urbani e Silvio Berlusconi. Nei primi, il consigliere
d'amministrazione della Rai e l'alto dirigente
convengono che bisogna inserire "un uomo di Berlusconi". In una
telefonata, sembra di capire che quest'uomo possa essere Claudio Sposito, che
in passato è stato amministratore delegato della Fininvest spa. Il Cavaliere
sostiene che, negli abituali dialoghi con Saccà (un amico), egli si sia
limitato soltanto a delle "segnalazioni". Le parole non mutano il
segno delle circostanze. Berlusconi chiama Saccà e gli chiede di ingaggiare quattro
attrici, Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Ferranti. Per
piacer suo e per soddisfare le richieste di un senatore del centro-sinistra che
potrebbe passare con l'opposizione condannando il governo. Quel che conta per
gli inquirenti, a quanto si capisce, è che cosa promette il Cavaliere alla
termine della telefonata: saprò ricompensarla quando lei sarà un libero
imprenditore come mi auguro avvenga presto? Interessante è la reazione del
presidente di RaiFiction. Le "segnalazioni"
del Cavaliere devono apparirgli un impegno improrogabile. Chiama subito il
produttore di Incantesimo, Guido De Angelis. Il tono è perentorio: "? Per
quel ruolo hai già ingaggiato qualcuno?". Il produttore risponde:
"Sì, Sonia Aquino". Saccà lo interrompe subito: "Levala di mezzo
e prendi Elena Russo. Così ci facciamo un grande alleato?". E Incantesimo
ha bisogno di "grandi alleati" perché costa troppo e non ha
l'audience che ci si aspetta. Saccà cela il suo interesse personale
capovolgendolo come convenienza del produttore. Il meccanismo delle
"segnalazioni", a quanto appare agli inquirenti, ha anche un
controllo e un controllore. Dopo le richieste di Berlusconi, sarebbe il
condirettore di "Sorrisi e Canzoni Tv", Rosanna Mani, a seguire l'inserimento
delle attrici "segnalate" dal Cavaliere. La giornalista chiama Saccà
con accenti che possono apparire perentori. Prende nota delle sue mosse, dei
contatti che ha avviato, dei provini che ha individuato il dirigente Rai. Controlla con i produttori che l'uomo di RaiFiction non le abbia mentito o enfatizzato il suo
impegno. Riferisce. Ora, c'è da chiedersi se è ragionevole o plausibile
configurare il reato di corruzione per le condotte di Saccà e di corruttore per
Berlusconi. Come si comporta Saccà? Ascolta le richieste del "Capo"
(così Berlusconi si definisce nelle telefonate intercettate: "Devi
sollevare il morale del Capo"). Si dà da fare subito. Sostituendo qualche
nome dove è possibile, aggiungendo un ingaggio quando possibile non è. Per fare
un esempio. In Incantesimo, Sonia Aquino salva il contratto di protagonista, ma
De Angelis (il produttore della fiction) rimette mano alla sceneggiatura per
creare un nuovo personaggio che viene poi assegnato a Camilla Ferranti
(figliola di un medico molto vicino a Berlusconi). Se il pubblico ufficiale
compie un atto contrario ai doveri d'ufficio ricevendone un'utilità o
accettandone la promessa, il codice penale parla di corruzione. E' quel che -
si può sostenere - accade a Saccà. Deve farsi imprenditore. Ha bisogno di un
aiuto, di un sostegno. Berlusconi lo sa, d'altronde ne hanno parlato. Gli
promette il suo puntello tanto più essenziale perché è "uno del
ramo", un possibile, prioritario committente sia della "Città della
Fiction" che di "Pegasus". Saccà prende per buono l'impegno del
Cavaliere, ne accetta la promessa e muove le cose per esaudire le richieste del
suo sponsor torcendo a un interesse privatissimo il suo ruolo di
"incaricato di pubblico servizio". Come tutti gli argomenti
giuridici, naturalmente, non è onnipotente, ma sarà la verifica del giudice per
le indagini preliminari a darne un primo scrutinio. Non è comunque l'ipotesi di
corruzione - e di istigazione alla corruzione per il tentativo di comprare il
voto del senatore Nino Randazzo - il punto debole di questa inchiesta
napoletana. Il suo vero deficit è la competenza territoriale. La Rai è a Roma. Saccà è a Roma come Berlusconi. I due si
incontrano e discutono al telefono nella Capitale. Il reato ipotizzato si
consuma all'interno dell'azienda del servizio pubblico. Che c'entra Napoli? E'
ragionevole pensare che presto le carte di questa indagine migreranno verso la
procura di Roma. L'inchiesta sarà di fatto conclusa con l'interrogatorio del
presidente di RaiFiction che deciderà dinanzi al
giudice la sua sospensione dall'incarico. Esaurita questa fase, i pubblici
ministeri si spoglieranno della competenza. Non è escluso tuttavia che il
procuratore Giandomenico Lepore possa decidere di inviare ai presidenti di
Camera e Senato il resoconto delle intercettazioni dei parlamentari che, pur
non contenendo alcun rilievo penale, è giusto che siano sottoposti - per lealtà
istituzionale - all'attenzione delle Camere.
( da "Stampa, La" del
13-12-2007)
E già visto e belle donne. Quattro per la precisione e
tra loro un'unica vera attrice, Elena Russo, e tre aspiranti "famose"
per ora nel retrobottega della celebrità come Camilla Ferranti, tronista di
Maria De Filippi. E partiamo da Elena Russo per questo viaggio nell'immaginario
femminile del leader dell'opposizione. Segni particolari: napoletana, bruna,
formosa e schietta. Non ha chiuso il telefonino dopo la pubblicazione del
contenuto delle intercettazioni in cui Berlusconi la raccomandava al capo di Raifiction Agostino Saccà. "Rispondo perché non ho
niente da nascondere e non vedo che male ci sia a fare pubbliche relazioni.
Comunque sono dodici anni che lavoro e non sono ancora diventata famosa
evidentemente tutte queste cose che dicono non sono vere. O no?". Elena
sta doppiando la fiction "Non dimentico" che andrà in onda il 7 e l'8
gennaio su Canale Cinque, ma questa storia della telefonata le sta già procurando dei danni a iniziare dalla cancellazione da
una sua ospitata in casa di mamma Rai. Perché alla
fine tutto questo danneggerà solo loro, l'oggetto della conversazione tra
potenti. Anche questa è una sceneggiatura già vista. "Se conosco Saccà e
Berlusconi? Certo che li conosco. Il dottor Berlusconi lo ho incontrato più
volte in occasioni mondane, a qualche festa. Se sono stata carina con
lui? E' il mio lavoro cercare di piacere alla gente visto che faccio l'attrice,
ma questo non significa che ci sia niente di male o di strano. Come non c'è
niente di strano se qualcuno mi segnala a un produttore perché ritiene che sono
una brava attrice. Io ho fatto una gavetta seria e adesso per queste
intercettazioni mi viene messa la croce addosso, le sembra giusto? Per di più
mescolata ad altre ragazze che non conosco, che saranno bravissime per carità,
ma che non hanno come me una carriera costruita su anni di duro e serio lavoro.
Se avessi accettato compromessi adesso sarei molto più avanti nella carriera di
come invece sono, ancora praticamente sconosciuta al grande pubblico". Le
altre, le meno famose di Elena, sono un gruppetto composito con alcune note comuni.
Prima cosa, una bellezza alla "Drive In", e poi, nel caso di Evelina
Manna e Antonella Troise, l'aver lavorato con Alessandro D'Alatri nel film
"Casomai". Ma il regista rifiuta la parte di pigmalione di queste due
starlette e soprattutto rifiuta il ruolo di chi si accatta tutte le
raccomandate di Berlusconi: "Evelina Manna l'abbiamo scelta perché era
formosa, ed è una presenza muta nel film. Mentre la Troise è stata scelta
perché serviva una ragazza un po' "fané"". Loro, le ragazze, cercano
di rimanere defilate in questo momento di popolarità inattesa. Per loro parlano
i siti Internet. Quello di Evelina sembra clonato dalle pagine di De Amicis:
"Comincia a recitare nel teatro della parrocchia, dove frequenta le scuole
dell'Ordine francescano sino a diplomarsi maestra elementare". Poi la
svolta nello spettacolo: "Esordisce davanti alla macchina da presa con il
"Padre Pio" per Rai uno, "La Guerra è
finita" "Centovetrine" (Canale 5)". Per lei anche
esperienza oltreoceano, con la Starsberg e con Oliver Stone. Tutt'altra storia
quella di Camilla Ferranti, 27 anni di Terni, bionda, che ha iniziato la sua
corsa verso la fama dal trono di "Uomini e donne" con passaggio dal
villa Certosa, in Sardegna dove fu fotografata insieme ad altre tre fanciulle
intorno a Silvio Berlusconi versione sultano (ma lei smentì: "Villa
Certosa? Si ci sono stata ma d'estate non a Pasqua). Nel suo curriculum anche
il ruolo di assistente parlamentare per il senatore Maurizio Saia di An. Un
sacro fuoco diviso tra l'arte e la politica. Due settori molto, molto,
contigui.
( da "Repubblica, La" del
13-12-2007)
A viale Mazzini nuova inchiesta interna Rai-Mediaset: Bergamini tratta per
lasciare, Rizzo Nervo denuncia i dirigenti L'Authority ha chiesto le cassette
delle trasmissioni oggetto delle intercettazioni ALDO FONTANAROSA ROMA - A
Viale Mazzini è stata la giornata della carte bollate, su due fronti. La
televisione di Stato intanto apre una indagine interna, una nuova indagine, sul
capo di Rai Fiction Saccà, dopo le rivelazioni di ieri
su Repubblica. Ma la Rai prende anche atto della nuova
strategia di Deborah Bergamini, che può lasciare l'azienda in seguito allo
scandalo delle intercettazioni di un mese fa. Già questa settimana, al massimo
all'inizio della prossima, Saccà dovrà sedere davanti agli ispettori interni
della struttura di Auditing. Da venti giorni, gli ispettori interni sanno che
Saccà compare nel registro degli indagati della Procura di Napoli. Gli hanno
scritto e ne hanno ricevuto documenti e memorie difensive. Ma lo scenario che
Repubblica ha descritto ieri è molto più complicato. Le telefonate con
Berlusconi e le relazioni segrete con parlamentari tentati di lasciare l'Unione
costringeranno Saccà ad un supplemento di difesa, e gli ispettori ad un robusto
supplemento di indagine. Intanto il direttore generale della Rai
Claudio Cappon offre alla Procura di Napoli la sua piena collaborazione e
chiede di ricevere tutte le carte dell'inchiesta che diventassero pubbliche.
Non solo. Cappon fa anche il punto sulle intercettazioni telefoniche (opera
stavolta della Procura di Milano) che hanno rivelato i contatti tra dirigenti
della Rai (di nomina berlusconiana) e dirigenti di Mediaset. Dopo le prime rivelazioni sul caso, un mese fa, la
tv di Stato ha sospeso Deborah Bergamini dalla Direzione del Marketing
Strategico. La Bergamini - si scopre adesso - ha contestato questa sospensione
con una lettera dei suoi avvocati ed ha anche minacciato una causa. Subito
dopo, però, i suoi legali hanno sondato la disponibilità
della Rai ad un divorzio consensuale, senza vincitori né vinti. Siamo solo
ai primi prudenti contatti. Cappon però informa il consiglio di questa
possibilità. Sull'inciucio tra Rai e Mediaset, il
consigliere di amministrazione Nino Rizzo Nervo è per la linea dura. A
suo parere, l'azienda deve presentare un esposto alla Procura di Roma
denunciando il "possibile ritardo in un pubblico servizio". Reato
previsto dall'articolo 340 del Codice Penale. Rizzo Nervo prende spunto da uno
specifico capitolo delle intercettazioni: quello delle elezioni amministrative
del 2005. Le intercettazioni fanno pensare a un disegno per ritardare la
diffusione di alcuni dati sul voto del 2005 (negativi per il centrodestra).
"Se qualche signore o giornalista ha orchestrato tutto questo - dice ora
Nino Rizzo Nervo - allora ha esercitato con ritardo i doveri connessi al servizio
pubblico. Per questo, chiedo si invii un esposto ai magistrati romani". I
consiglieri d'amministrazione del Polo prendono tempo: la mossa - spiegano -
potrà essere fatta solo dopo che la Procura di Milano sarà arrivata alle sue
conclusioni. Rizzo Nervo, deluso dalla risposta, medita di scrivere l'esposto a
titolo personale. Nell'attesa, l'Autorità per le Comunicazioni vuole capire che
cosa la tv di Stato mandò in onda nel 2005 nei programmi di cui si discute
nelle intercettazioni (quelli sulle elezioni, appunto, e sulla morte del Papa).
Per questo, ha chiesto le cassette a Viale Mazzini. Il direttore generale
Cappon annuncia infine che la Rai si costituirà parte
civile nel processo su Calciopoli che si apre a Napoli. L'azienda si sente
danneggiata dai comportamenti di suoi dipendenti e collaboratori.
( da "Messaggero, Il" del
13-12-2007)
I legami Rai-Mediaset,
che hanno coinvolto Deborah Bergamini, e le nuove a Silvio Berlusconi che
chiamano in causa Agostino Saccà. Intanto si diffonde la notizia che Bergamini
starebbe trattando la sua uscita dalla Rai. In
Cda Sandro Curzi parte lancia in resta e chiede di fatto che anche il direttore
della Fiction, così come la responsabile del Marketing,
sia sospeso dalle funzioni. "In considerazione degli elementi emersi da
una indagine della procura di Napoli - sostiene Curzi - il Cda dovrebbe
invitare il direttore generale ad assumere immediatamente tutti i provvedimenti
cautelari necessari a carico dei dipendenti che risultassero effettivamente
coinvolti nell'indagine". A prevalere è una linea più morbida, che affida
al dg Cappon l'apertura di una nuova inchiesta interna e "l'assunzione di
eventuali provvedimenti aziendali conseguenti, e la collaborazione con la
magistratura". Al.Gu.
( da "Messaggero, Il" del
13-12-2007)
Di ALBERTO GUARNIERI "Bombe" di crema contro i
vetri del palazzo della Rai ieri mattina. Una
contestazione che fa sorridere rispetto alle "bombe" giudiziarie che
i vertici della tv pubblica si trovano a cercare di gestire. Voglia di ridere
ne ha certo poca Agostino Saccà, direttore della Fiction, ex direttore
generale. Un manager che non ha mai nascosto i suoi ottimi rapporti con Silvio
Berlusconi (dichiarò pubblicamente che lo votavano lui e la sua famiglia), ma
che ora si trova accusato di avergli sistemato delle attrici in qualcuno dei
suoi sceneggiati. Ieri il direttore ha fatto notare, e sicuramente dirà lo
stesso ai "commissari" dell'internal audit Rai,
che ricevere gli auguri di Berlusconi per una possibile quanto incerta futura
carriera privata non è certo un reato. Saccà sottolinea anche che una sola
delle quattro attrici nominate nelle intercettazioni ha lavorato per Rai Fiction, ma ingaggiata in un periodo precedente a quello
delle intercettazioni. Se non parla all'esterno Saccà invece vuole essere al
più presto ascoltato dall'azienda e intanto offre una chiave di lettura di quanto
sta accadendo ai suoi collaboratori. Secondo il direttore di Rai
Fiction la Rai è oggi lo "sfogatoio" della
nuova situazione in atto nel quadro politico. Per lui non è infatti da
escludere, anzi, che le forze che vogliono impedire il
nuovo dialogo tra Veltroni e Berlusconi si muovano terremotando un terreno di
elezione come la Rai. Prima con la vicenda degli inciuci tra la tv pubblica e Mediaset. Ora colpendo direttamente Berlusconi, di cui si rendono
pubbliche fragorosamente (tra l'altro illecitamente visto che c'è un'inchiesta
in corso) telefonate "irrilevanti" con lo stesso Saccà. Ieri
non ne ha parlato ai collaboratori, ma sicuramente Saccà giocherà poi un altro
asso del suo mazzo. Quello del successo audience delle sue fiction, che ha
portato Mediaset addirittura a sostituire il suo
omologo nel tentativo di tamponare la falla. "Insomma - sembra dire
Agostino - io degli inciuci sono vittima, ma non ne ho fatti". Salvo
essere uno dei leader del trasversalissimo partito Rai.
Ma questa è un'altra storia. Senza rilevanza penale. Intanto per Saccà questa,
rilevante o meno, è la seconda empasse giudiziaria dell'anno. La Finanza in Rai gli ha sequestrato il computer cercando collegamenti con
più o meno fantomatiche società di produzioni televisive. Tra un anno o poco
più il direttore potrebbe andare in pensione, ma lui non ci pensa neanche.
Potrebbe iniziare un'attività privata nella fiction (dove si è dimostrato
ottimo manager) ma probabilmente ambisce anche a ritentare la scalata ai
massimi vertici Rai. Dell'inchiesta ufficialmente
parla solo - e poco - attraverso la sua legale. Che dichiara come non ci sia
nulla di penalmente rilevante di cui rispondere. L'avvocato Marcella Melandri
sottolinea solo che "dopo le segnalazioni dell'onorevole Silvio Berlusconi
le attrici citate nell'inchiesta della Procura di Napoli, non hanno ottenuto
contratti di lavoro con le società di produzione che lavorano per Rai Fiction" e che la posizione di Saccà "è stata
ampiamente chiarita nel corso di un lungo interrogatorio all'esito del quale ho
presentato istanza di archiviazione".
( da "Manifesto, Il" del
13-12-2007)
Norma Rangeri In un paese dove il leader della rivolta
dei camionisti è un parlamentare della Repubblica (casualmente di Forza
Italia), tutto può essere. Anche che un alto dirigente Rai, Agostino Saccà, lavori in nero per il proprietario di Mediaset, incontri un senatore e si adoperi per farlo passare dal
centrosinistra al centrodestra, perché così gli ha chiesto un euforico
Cavaliere in vena di spallate. Anche che il medesimo Saccà, responsabile di
investimenti per 300 milioni di euro e 800 ore di programmazione (stime
2006), nel tempo libero progetti di costruire una sua, privata, "città
della fiction" con cui fare, domani, concorrenza all'azienda per cui,
oggi, lavora. E non vogliamo credere che i magistrati di Napoli abbiano visto
giusto nel sospettarlo di compromettenti relazioni d'affari con un produttore,
per una storiaccia di fondi neri ricavati dalla compra-vendita di prodotti
televisivi. Il quadro che emerge dalle intercettazioni degli investigatori
napoletani, secondo il clamoroso scoop pubblicato ieri su Repubblica, è la
rappresentazione, l'ennesima, di un potere politico-mediatico che agisce senza
ostacoli e che continuerebbe a farlo se, ogni tanto, non incontrasse qualche
magistrato nell'esercizio delle sue funzioni. Come sempre, i portavoce e gli
avvocati di Berlusconi cercano di rivoltare la frittata intonando il ritornello
della persecuzione giudiziaria, del paese illiberale, delle inchieste a
orologeria, evitando accuratamente di commentare, nel merito, le imbarazzanti
conversazioni, tra Saccà e Berlusconi, intercettate dal cellulare di una
body-guard del leader di Forza Italia, come in una commedia dei fratelli
Vanzina. Ma per quanti sforzi facciano gli sherpa di Arcore, la febbrile opera
di pompieraggio resta una missione impossibile, come lo è tentare di profumare
la nuvola di cattivo odore che sale dal retrobottega di quelli che Berlusconi
definisce comportamenti "in linea con gli usi e le consuetudini della
politica". Fingono di non capire che gli scenari raccontati dalle
intercettazioni non hanno bisogno di trasformarsi in reati per farci turare il
naso. Lo scandalo-Bergamini aveva iniziato a sollevare il sipario, ora lo
spettacolo chiama in scena tutta la compagnia. Le indagini faranno il loro
corso e anche se, alla fine, non si individuassero elementi penalmente
rilevanti, resterebbe intatta la sostanza, mefitica poltiglia di ogni senso
civico. Lo spessore del marketing berlusconiano è quel che appare: il
predellino di San Babila e la preghiera rivolta a Saccà di far lavorare
l'attrice amica del senatore (da comprare per sfilare la maggioranza al
governo), sono due facce del grande statista. E se è con lui che il
centrosinistra deve riformare le istituzioni, forse ce lo siamo meritato. Ma
Saccà non lo ha eletto il popolo, lo paghiamo noi, lo tiene al suo posto un
consiglio di amministrazione per metà inquisito e per metà sfiduciato. Che si è
riunito e ha annunciato che farà, vedrà, moralizzerà. Nel frattempo noi
dobbiamo continuare a pagare il canone?.
( da "Manifesto, Il" del
13-12-2007)
Berlusconi parla con Saccà, gli chiede conto del
Barbarossa televisivo targato Rai perché ha il fiato
sul collo della soldatessa di Bossi. E Saccà tranquillizza. Si tratta di un
film di Renzo Martinelli che parte da lontano. Dai comuni che si ribellano al Barbarossa
imperatore in Como, passando per Carducci, sino ai giorni nostri. "Vi
sovvien" dice Alberto di Giussano "il dí sesto di marzo? Ai piedi ei
volle tutti i fanti ed il popolo e le insegne. Gli abitanti venian de le tre
porte, il carroccio venía parato a guerra; gran tratta poi di popolo, e le
croci teneano in mano. Innanzi a lui le trombe del carroccio mandâr gli ultimi
squilli, innanzi a lui l'antenna del carroccio inchinò il gonfalone". Così
cantava Carducci in "Il parlamento", rievocando la figura del
Barbarossa e quella di Alberto da Giussano che sprona i comuni lombardi alla
ribellione. Il novello carroccio e i tardi epigoni di Alberto di verde vestiti
hanno voluto a modo loro vendicare quell'antenna inchinata. Per ritrovare nuova
erezione hanno fatto di tutto perché si mettesse in cantiere una lettura
contemporanea del Barbarossa. E' di questo che, sulla base delle
intercettazioni pubblicate, chiede conto e sollecitazione Berlusconi a Saccà.
Che risponde dicendo che andrà presto in onda in prima serata. Una piccola
bugia. Nonostante le dichiarazioni di entusiasmo di Renzo Martinelli alla
"Padania", in data 20 maggio 2007, "quella della Lega Lombarda,
della federazione dei comuni, fu una grande intuizione di libertà. Difendere il
proprio territorio dalle incursioni di chi ci invade, reagire alla prepotenza
con l'astuzia, la politica, il coraggio, le alleanze... è un film sul presente,
non trova?!" dice all'intervistatrice. Ma dove nasce l'idea? Sempre
Martinelli racconta "Tre anni fa mi chiamò il senatore", Bossi?,
chiede l'intervistatrice "Sì, lui mi chiese di prendere in mano un lavoro
che si era fermato. Trovai in Agostino Saccà di Rai
Fiction la disponibilità per dare corpo al progetto... determinante poi è stato
l'appoggio di Giovanna Bianchi Clerici del cda Rai",
quest'ultima definita da Berlusconi la soldatessa che gli sta addosso per
sapere del progetto. Che prevede come attori Rutger Hauer (Barbarossa),
Alessandro Gassman (Alberto da Giussano) e Fred Murray Abraham (il traditore
Siniscalco Barozzi) e una doppia versione, una cinematografica più concentrata
e una televisiva di poco più di tre ore (tutto Rai). Per ora la messa in onda non è prevista, anche perché
Martinelli dovrebbe avere appena terminato le riprese del suo
"Carnera" (questa volta per Mediaset) mentre
quelle di Barbarossa non risultano iniziate. Non si può quindi fare il processo
alle intenzioni, anche se la lettura contemporanea accennata da Martinelli
suscita qualche perplessità. Di certo, ancora una volta, le antenne si
inchinano ai potenti. Purtroppo per loro però le antennine dei telefoni mandano
segnali chequalcuno ascolta. Antonello Catacchio.
( da "Manifesto, Il" del
13-12-2007)
Dopo la sospensione di Deborah Bergamini per la vicenda
"Raiset", il dg Cappon rimette in moto la
macchina "investigativa" interna Micaela Bongi Il consiglio d'amministrazione
di viale Mazzini torna, dopo settimane di stand-by, a riunirsi col
"redivivo" Angelo Maria Petroni, e subito deve ricominciare a parlare
di indagini interne, comitati etici, atti giudiziari da acquisire. La nuova
rivelazione di Repubblica sulle relazioni pericolose dei dirigenti Rai questa volta ha come protagonista, oltre all'immancabile
Silvio Berlusconi, l'ex direttore generale e attuale direttore di Raifiction Agostino Saccà. In cda, in un clima tutto sommato
disteso, con i presenti che non registrano nessun particolare desiderio di
rivalsa dall'estromesso e poi reintegrato Petroni, il direttore generale
Claudio Cappon fa la sua relazione sul caso "RaiSet"
che al momento ha portato solo a un provvedimento cautelare nei confronti di
Deborah Bergamini. La responsabile marketing, sospesa, a quanto si dice
starebbe trattando la sua uscita dall'azienda. Ma Cappon deve fare poi i pure
con la "bomba" Saccà. La parola d'ordine della direzione generale,
anche in questo caso, è "massima determinazione e trasparenza, nel
rigoroso rispetto delle procedure aziendali previste, attraverso la pronta
attivazione degli organi interni preposti, la assunzione di eventuali
provvedimenti aziendali conseguenti, e la collaborazione con la
magistratura". Insomma, come nel caso del "gioco di squadra" tra dirigenti Rai e Mediaset, anche
per questa nuova vicenda che avrebbe addirittura a che fare con la fallita
"spallata" del Cavaliere al governo, è pronta a partire l'indagine
interna e l'azienda dovrebbe costituirsi parte lesa nel processo per poter
acquisire le carte e avviare la procedura contro Saccà, che dovrà essere
ascoltato. Il cda prende atto. E il consigliere della sinistra Sandro
Curzi rinuncia a presentare un suo ordine del giorno per chiedere l'immediata sospensione
cautelare di Saccà, denunciando al tempo stesso una "campagna mediatica ai
danni dell'azienda". Quella che Curzi decide poi di denunciare in una nota
parlando appunto di una campagna "che si sviluppa da mesi ai danni
dell'immagine e del prestigio del servizio pubblico italiano, alimentandosi
pretestuosamente anche delle risultanze del pur legittimo esercizio della
giustizia e della libera informazione". Del resto al settimo piano di
viale Mazzini già la pubblicazione delle intercettazioni di Deborah Bergamini
da parte di Repubblica avevano scatenato un dibattito del tipo: si vuole minare
il dialogo Veltroni-Berlusconi? Oppure, come lo stesso Curzi denunciava
sull'Unità di ieri (in questo caso a proposito del Corriere della sera e della
richiesta di Pieluigi Battista di abolire il canone Rai),
c'è chi mira alla privatizzazione del servizio pubblico? In ogni caso
l'indagine c'è - e nessuno la mette in discussione - è sono attesi sviluppi già
nelle prossime ore. Quindi gli stessi dirigenti cercano di capire quale sia
l'intenzione della direzione generale nei confronti di Saccà, che tra l'altro
sta andando verso la pensione. Nella riunione del consiglio d'amministrazione
di ieri c'è stato modo anche di parlare d'altro. Ad esempio il cda ha detto no,
richiedendo di motivare meglio la richiesta, alla sostituzione del
vicedirettore del Tg2 Stefano Marroni chiesta dal direttore Mauro Mazza. E'
stato poi deciso di dedicare le sedute di mercoledì e giovedì della prossima
settimana alla discussione del piano editoriale. In quella sede saranno fatte
anche eventuali considerazioni sul piano industriale già varato in assenza di
Petroni, anche se il consigliere reintegrato non è intenzionato a impugnare
quella delibera. Nononstante le bufere quotidiane, i consiglieri di viale
Mazzini sembrano del resto intenzionati a procedere in quello che il presidente
Claudio Petruccioli definisce "clima collaborativo ma pesante".
( da "Manifesto, Il" del
13-12-2007)
Da "La stagione dei delitti" a "Gente di
mare": intrecci con la politica, alti budget e calo d'ascolti Le strategie
per fiction di Agostino Saccà Giulia Sbarigia "In una casa dove si è stati
principi non si può diventare maggiordomi", più o meno con queste parole
uno sdegnato Agostino Saccà accettò di lasciare la direzione generale dalla Rai per quella di Rai fiction. Era
il 2002, e il principe che divenne maggiordomo passò dall'esecuzione materiale
dell'editto bulgaro (2001) a occuparsi di telefilm e serie, anno domini
( da "Libero" del
13-12-2007)
Anzitutto 13-12-2007 SILVIO INDAGATO "C'è odore di
elezioni l'armata rossa è ripartita" di ENRICO PAOLI ROMA
"Berlusconi? Come ho visto Berlusconi? Bene, in gran forma... come al
solito. Non penserete mica che una cosa come quella di Napoli lo turbi. Ci vuole
ben altro". Sorride Michela Vittoria Brambilla, sorride mentre lui, Silvio
Berlusconi, lascia la sede romana della Tv delle Libertà, dopo aver dato
l'annuncio della nascita del Popolo delle Libertà. Sorride convinta, nella
convinzione che quella della Procura di Napoli è una "cosa ridicola".
Eppure il dubbio che si possa trattare di un remake di ciò che avvenne nel '94,
quando la stessa procura consegnò, oggi come allora, l'avviso di garanzia a
mezzo stampa nel bel mezzo del G7 sulla sicurezza, prende tutti. Forse è venuto
anche al cavaliere dopo aver letto su Repubblica (nel '94 fu il Corriere)
dell'inchiesta e delle intercettazioni, se ha scelto di difendersi attaccando,
usando uno schema di gioco diverso dal solito. L'ATTACCO AI MAGISTRATI
"Non c'è nessun fatto penalmente rilevante, nè una indagine in corso su di
me per corruzione visto che non ho ricevuto alcuna notizia in merito; c'è
semmai il ritorno della "armata rossa giudiziaria" in vista delle
elezioni che sono vicine". Con calma, guardando metaforicamente negli
occhi gli italiani e gli elettori del Popolo delle Libertà attraverso le
telecamere della Tv delle Libertà, Berlusconi piazza il colpo, consapevole di
centrare il bersaglio. E tanto per dare la misura racconta anche come ha
appreso la notizia. "Stamattina (ieri ndr) mi sono alzato e mi è stato
portato il giornale "La Repubblica" e leggo di un'accusa o di
un'indagine per corruzione che mi riguarda da parte della Procura di
Napoli". Indagine che la Procura ha confermato, aggiungendo di averne
aperta un'altra sulla fuga di notizie, così come ha fatto il Garante per la
Privacy. Poi, sarcasticamente, il Cavaliere fa notare che gli uffici di Napoli,
"sono molto liberi", visto che "è una città dalla vita molto
tranquilla senza nessuna presenza di fatti criminali privati o anche
organizzati". L'articolo, prosegue Berlusconi, "è assolutamente
infondato" così come infondato è "il fatto che ci sia una indagine su
di me perché non ho avuto nessuna notizia". "I fatti che vengono
descritti, in una maniera che distorce la realtà, sono fatti assolutamente non
di rilievo penale". LA CONTROMOSSA "Trovo molto grave che ci sia
un'inva sione della magistratura nei contatti telefonici o che si filmino le
attività del leader dell'opposizione. Trovo grave l'alto numero dei controlli
telefonici a carico dei cittadini, trovo gravissimo che vengano diffuse notizie
d'ufficio da parte delle Procure, trovo grave che ci siano giornali disposti a
pubblicarle". Un duro affondo, incentrato su due temi particolarmente caldi,
quali la fuga di notizie e l'eccessivo uso delle intercettazioni, comprese
quelle ai danni dei parlamentari. E sulla scorta di questo ragionamento arriva
la richiesta d'intervento al Garante della Privacy "per inibire la
pubblicazione di atti coperti dal segreto d'indagine". Lo stesso esposto è
stato presentato al Csm e al Ministro della Giustizia per verificare "come
sia potuto accadere che tale documentazione fosse in possesso di un giornalista
e quali siano state le modalità delle intercettazioni delle conversazioni e
degli incontri fra parlamentari". A "istruire la pratica" è
stato Niccolò Ghedini, senatore di Forza Italia e e avvocato di Silvio
Berlusconi. "Di tale situazione", aggiunge Ghedini, "il
presidente Berlusconi ha doverosamente informato i presidenti del Senato e
della Camera dei deputati". Ghedini poi se la prende anche con
l'Associazio ne nazionale Magistrati. "Fa piacere sapere che
l'Associazione nazionale magistrati, dopo il lungo silenzio sui casi Forleo e
De Magistris (sulle vicende D'Alema, Fassino, La Torre), quando si tratta di
Silvio Berlusconi è prontissima ad intervenire". Le segnalazioni invece
hanno trovato sponda tanto in Fausto Bertinotti quanto in Clemente Mastella.
BERTINOTTI IN CAMPO Il presidente della Camera ha inviato al Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Giovandomenico Lepore, una lettera in
cui gli chiede "elementi di informazione" su eventuali
intercettazioni di parlamentari nell'ambito dell'inchiesta di cui parla
"Repubbli ca"". Perché nel mirino dei magistrati napoletani non
sarebbe finito solo Silvio Berlusconi. A sollecitare l'azione di Bertinotti è
stato il presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera dei
deputati, Carlo Giovanardi. Mastella ha ricordato che la tutela della riservatezza
è "un bene costituzionale da garantire sempre, nell'interesse di
tutti". L'APPELLO DEL CAVALIERE "Da parte mia c'è assoluta
tranquillità e spirito di coscienza come c'è sempre stato". Tanto che la
sera prima, ad una cena Berlusconi aveva detto che "anche
a Mediaset la maggior parte sono di sinistra, gente che ha fatto assumere
Costanzo e Mentana, io in quell'azienda non ho neanche voce in
capitolo...". Io faccio solo opere pie, qualche segnalazione, proprio
perchénelle aziende pubbliche e anche in quelle private ci va solo chi guarda a
sinistra, ma poi finisco per essere accusato proprio io... Così succede
in questo Paese". No, il parallelo con il '94 questa volta non c'è Questa
volta c'è la consapevolezza di essere un perseguitato. Foto: COME NEL 1994
Silvio Berlusconi di nuovo al centro delle attenzioni dei magistrati.
Commentando la notizia, il leader del neonato Popolo della Libertà ha detto di
"non aver ricevuto nessun avviso di garanzia" dalla Procura di Napoli
che lo avrebbe indagato per corruzione a dirigenti Rai
e a senatori dell'Unione. Ancora una volta, perciò, un giornale avrebbe diffuso
la notizia di un indagine nei confronti del leader del centrodestra prima che
lo stesso Berlusconi ne fosse avvertito: nel '94 fu il Corriere della Sera a pubblicare
lo scoop di un avviso di garanzia all'allora presidente del Consiglio per
tangenti alla Guardia di Finanza; questa volta tocca a Repubblica battere sul
tempo perfino i messi dei magistrati. Che da Napoli hanno confermato l'indagine
aggiungendo "è stato aperto un procedimento penale teso alla verifica
delle sconcertanti modalità con le quali si è dato luogo all'indebita
pubblicazione delle notizie, sicuramente destinata a produrre gravi danni alle
indagini che questo ufficio ancora sta conducendo". Fuga di notizie,
quindi. Del resto, come ha detto lo stesso Berlusconi, "c'è odore di
elezioni..." (fotogramma) Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo
di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
)
( da "Unita, L'" del 13-12-2007)
( da "Unita, L'" del 13-12-2007)
( da "Unita, L'" del 13-12-2007)
( da "Corriere della Sera" del
13-12-2007)
( da "Corriere della Sera" del
13-12-2007)
( da "Unita, L'" del 13-12-2007)
( da "Riformista, Il" del 13-12-2007)
( da "Giorno, Il (Nazionale)" del
13-12-2007)
Pubblicato anche in: (Nazione, La
(Nazionale))
( da "Opinione, L'" del 13-12-2007)
( da "Opinione, L'" del 13-12-2007)
( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)
( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)
( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del
13-12-2007)
( da "Quotidiano.net" del 13-12-2007)
( da "Giornale.it, Il" del 13-12-2007)