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DOSSIER RAI-MEDIASET: Miserabilia. Che poveracci!

 

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Caso Libero: Si può anche essere liberi di dire sciocchezze di Francesco Anzalone ( da Ideeradio - il canale tematico sulla radio di Articolo 21 8-2-2008)

 

Articoli dal 29 gennaio al 7 febbraio 2008

 

Articoli dal 26 al 28 gennaio 2008

 

Articoli dal 23 al 25 gennaio 2008

 

Articoli del 22-1-2008

 

Articoli del 21-1-2008

 

ARCHIVIO GENERALE DEL DOSSIER

 


 

Caso Libero: Si può anche essere liberi di dire sciocchezze di Francesco Anzalone ( da Ideeradio - il canale tematico sulla radio di Articolo 21 8-2-2008)


Aprendo LIBERO del 7 febbraio 2008, si trova un divertente articolo dedicato alla lottizzazione della RAI, completa di uno schema colorato con le appartenenze politiche di destra e di sinistra.

Non sono un lettore di Libero che già mi fa sorridere per il titolo (comunica lo status per giustificare le corbellerie che contiene, ammantandole di una presunta libertà concettuale), ma l’occasione era troppo ghiotta.

I nomi che vendono apparentati a questo o a quello schieramento sono un vero divertimento per chi conosce i personaggi o anche soltanto le loro opere.

Ma l’ambiguità dello schema è ancora più profondo.

L’articolo che accompagna  il disegnino recita che queste attribuzioni non nascono da tesseramenti ma soltanto da voci che girano intorno all’azienda…

Sarebbe come dire che se sento in un corridoio la frase “ il Direttore …. È proprio un fascista!!!” e questo mi fa propendere per una certa colorazione all’interno dello schemino sopra citato.

Proprio un esempio di rigore giornalistico e di “libertà”.

D’altro canto e appena cominciata la campagna elettorale e solo alcuni ingenui hanno creduto alle parole di Berlusconi  e soci che la volevano agguerrita ma leale e cristallina. Così, seguendo lo schema populista e demagogico che contraddistingue il centro destra si parte con una campagna contro la RAI e la sua presunta colorazione politica e quella dei suoi dirigenti (sarà più facile in questo modo giustificare quanto si appresta a fare Mediaset nei suoi programmi e nelle sue comunicazioni).

Personalmente credo che una  grande azienda di comunicazione come la Rai molto probabilmente avrà al suo interno personaggi che rispondono a questo o a quello schieramento, ma che questo non sia un vero problema, mentre trovo grave il sostenere candidature incompetenti, riempiendo le scrivanie di segretarie, portaborse e yesman, totalmente incapaci di gestire una grande azienda culturale.

Per adesso l’unica chiara collocazione politica è legata al consiglio d’amministrazione, eletto dai partiti con una presenza di 5 consiglieri per il centrodestra e 4 per il centrosinistra, e voluta dalla legge Gasparri che il Governo Berlusconi si è affrettato a votare.

 Non so quante copie vende Libero (quando sono andato in edicola a chiederla, un avventore mi ha guardato male e per reazione ha chiesto: il Corriere della Sera, la Repubblica, Liberazione e il Manifesto), ma credo che dovrebbe scusarsi con i suoi lettori per l’ambiguità del suo messaggio e la slealtà delle sue analisi.

Ma questa, mi rendo conto, è la speranza di un illuso che spera in un’altra Italia dove i giornalisti si sforzano di essere corretti e non fanno gli agenti segreti.


ARTICOLI DAL 26 AL 28 GENNAIO 2008

Italia, dove stiamo andando? V ergogna è la parola più carina che mi viene in mente ( da "Adige, L'" del 26-01-2008)

Si ricomincia dai giudici ( da "Italia Oggi" del 26-01-2008)

Si riparte dal 2006: giustizia e Ici ( da "Italia Oggi" del 26-01-2008)

La scomunica dei mass media - giovanni valentini ( da "Repubblica, La" del 26-01-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Ici e intercettazioni: Silvio ha già il programma ( da "Secolo XIX, Il" del 26-01-2008)

SOTTO LA TENDA STILE GF è GIà CAMPAGNA ELETTORALE ( da "Mattino, Il (Caserta)" del 26-01-2008)

Sputi e risse: la democrazia alla Youtube ( da "EUROPA.it" del 27-01-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

IL VECCHIO CHE AVANZA ( da "Stampa, La" del 27-01-2008)

BORRELLI PESSIMISTA: È LO STESSO SCONTRO DEL '92 ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 27-01-2008)

Giudici, la difesa di Mancino ( da "Manifesto, Il" del 28-01-2008)


Articoli

Italia, dove stiamo andando? V ergogna è la parola più carina che mi viene in mente (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Adige, L'" del 26-01-2008)

 

Italia, dove stiamo andando? V ergogna è la parola più carina che mi viene in mente... e invece intorno vedo solo indifferenza e mi domando com'è possibile. Ci stiamo abituando sempre più alle schifezze politiche ma non solo. Quando la Costituzione compie 60 anni, in Italia, un Paese che dovrebbe essere democratico, un uomo, un Parlamentare, un Ministro della Giustizia, ha il coraggio di affermare in Parlamento la propria libertà di fare pressioni politiche per le nomine (non solo quelle amministrative ma anche quelle di medici, liberi professionisti, posti cui si accede per concorso etc..) in una sorta di "così fan tutti" made in Italy. E visto che c'erano gli hanno pure fatto l'applauso bipartisan. (Mi domando come mai non hanno pensato alla ola da stadio). Ma non è una vergogna? L'Italia è stufa di spintine e spintoni per mandar avanti i figli di..., gli appartenenti a... La meritocrazia dovrebbe essere un punto fermo non un'utopia. Per non parlare di quell'onorevole (mica tanto) Tommaso Barbato che ha due lauree e le sfrutta al meglio sputando e insultando il collega di partito, secondo lui traditore, Cusumano. E poi ci lamentiamo del bullismo nelle scuole, bravo Barbato: ottimo esempio. I cari Parlamentari che eleggiamo, oltre che "puliti" da qualsiasi genere di condanna giudiziaria, dovrebbero contraddistinguersi per dignità personale e morale. Ricordo a tutti che l'art.54 della Costituzione richiede ai cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche di adempierle con disciplina ed onore. Qualcuno per piacere mi venga a spiegare davanti a quale disciplina ed onore ci troviamo. Come se non bastasse, ha del tragicomico la notizia che il Consiglio regionale della Sicilia respinga la mozione di sfiducia a Cuffaro, condannato in primo grado per appoggio esterno a singoli mafiosi (Condanna a cinque anni di reclusione? E che sarà mai? Festeggiamo!). D'altra parte i siciliani, sapendo che era sotto processo per favoreggiamento esterno alla mafia, non lo preferirono forse a Rita Borsellino? È la terra dei ciechi che impone la sua legge. Dura lex, sed lex, dicevano i latini. Ma non è una vergogna? Siamo noi che li votiamo, svegliamoci e informiamoci! Invece che andare a cercare i biglietti del processo di Erba dai bagarini, come fosse la partita per lo scudetto. Ma forse aveva ragione E. Burke quando diceva che il popolo è una massa di pecore che non distingue il bene dal male. Vergogna. Ringrazio invece per il bell'esempio di fedeltà e coerenza istituzionale il Professore Romano Prodi che ha portato in Parlamento la crisi non nascondendola nei corridoi del potere. Valentina Bianchini - Trento Voglio votare con le preferenze O ra basta. Gli onorevoli sono stati eletti e devono "lavorare" per il tempo che gli rimane e comunque non me ne frega più di tanto. Io con questa legge elettorale non andrò a votare. Gli stessi che l'hanno approvata non hanno fatto niente per modificarla, anzi, l'hanno smentita e criticata. Io voglio e pretendo di votare con le preferenze, di scegliere io chi intendo votare. Io non tornerò a votare prima del tempo. Che la pensi di destra o di sinistra, vi mantengo io con le mie tasse ed allora anche voi fate qualcosa per me. Siete o no servitori dello Stato? Ancorché irrispettosi del luogo istituzionale in cui risiedete, ancorché pessimi rappresentanti dei vostri elettori, ricordate che li rappresentate. Credo proprio che non ci meritiamo questo spettacolo. O forse si. Emilia Martinelli - Calceranica al Lago I conti sono a posto Ringrazio Prodi V oglio salutare Prodi ringraziandolo per avere rimesso a posto i conti pubblici che non lo erano, per aver combattuto con tenacia ed efficacia l'evasione fiscale, per aver abbassato le tasse (ricordo che grazie alla finanziaria del governo Prodi nel 2008 molte famiglie si vedranno ridotta la tassa sulla casa), per aver affrontato sempre con dignità, serietà e responsabilità l'incarico di Presidente del Consiglio. Dignità, serietà e responsabilità che purtroppo mancano ai soliti che oggi con volgarità e arroganza esultano alla crisi candidandosi a rigovernare le sorti dell'Italia dopo averne sfasciato l'anima e il tessuto sociale. Paolo Facheris - Lavis Berlusconismo, che fetore O ggi 25 gennaio 2008, tornando a casa da Sacco dove avevo fatto i soliti acquisti di pane e giornali, su Via delle Zigherane ho percepito prima leggero e poi sempre più forte un odore di fogna. Non è possibile, mi sono detto, in giornate così belle il Depuratore non rilascia normalmente questi miasmi fetidi. Ero perplesso. Ma poi ho capito: il puzzo proveniva direttamente da Roma, dove ieri sera si è consumata la più ignobile manifestazione di omaggio al Nulla. Dove la strabiliante pretesa di un politico di Ceppaloni, che voleva esser difeso e omaggiato ancor di più di quanto è purtroppo successo nonostante fosse stato colto in fallo, è servita da pretesto per mandare a casa il governo deludendo le aspettative legittime degli elettori. Questi infatti, avevano votato Centrosinistra perché questo governo ci liberasse finalmente da un individuo pluriprescritto possessore di televisioni, che pretende di governarci. La sua tracotanza ha non solo contagiato massaie e masse di ignoranti teledipendenti, ma ha indotto all'acquiescenza anche larghi strati della popolazione di sinistra, giornalisti e perfino i nostri eletti in parlamento. Per cui molti di questi ultimi inneggiano orgogliosamente e con sussiego alla "fine dell'antiberlusconismo" E così si è diffuso invece ed ha attecchito, il "berlusconismo". È stato fatto un madornale errore strategico da parte di governo e Pd: quello di posporre la legge sul conflitto d'interessi ad altre pur necessarie priorità. Perfino la nuova legge elettorale si doveva fare dopo. Questo è l'elemento di maggior, disaffezione, delusione e distacco dal Centrosinistra (Governo e rappresentanti) dai suoi elettori, nonostante il molto buon lavoro fatto (p.e. risanamento, recupero dell'evasione fiscale, politica estera, ecc.). Aver consentito la permanenza del berlusconismo. Ecco la ragione della puzza che viene da Roma. Carlo Aldi - Rovereto Muro Cavit, i ciechi di Palazzo Thun A vendo partecipato all'assemblea relativa al contestato muro, tenutasi a Ravina giovedì scorso, nel mea culpa recitato da sindaco e vicesindaco erano contenute anche le giustificazioni tecniche che li hanno indotti ad un'errata decisione. "Non ci siamo resi conto", hanno infatti affermato, "dell'impatto che tale opera avrebbe creato al territorio, perché male informati e perché è difficile stimare dal progetto il risultato finale di un edificio. Ben circa 140 occhi hanno infatti esaminato i documenti senza comprenderli completamente". Con tutto il rispetto che nutro per i ciechi ai quali intendo partecipare il mio dolore per la loro privazione, nel contempo però con loro mi felicito perché finalmente hanno una sede nel Palazzo del bottoni. A tale confessione, mi sono permesso di fare ai penitenti un precisa domanda e cioè se il progetto presentato dalla Cavit fosse stato da loro interamente compreso avrebbero comunque proceduto al distacco della Concessione. Ammetto che la mia domanda era tendenziosa, nel senso che se mi fosse stato risposto negativamente, era palese che il consenso dato dagli Uffici competenti era viziato e quindi l'atto amministrativo nullo dall'origine o comunque annullabile. I volponi ben si son guardati dal rispondere. E che si tratta di volponi è confermato dal fatto che più volte hanno insistito sul punto che comunque la Cavit aveva pieno titolo a proseguire nel compimento del misfatto ambientale perché ormai in possesso di una Concessione edilizia, indipendentemente dal fatto che questa fosse legittima o meno. Vale a dire: "passata la festa, gabbato lo santo". Livio Merler Ravina livio_merler@yahoo.it Cuffaro, vergogna per la Sicilia D a siciliano che ha vissuto e lavorato per sei anni in Trentino e che adesso è tornato nella terra natale, le scrivo per manifestare la mia più profonda indignazione per quanto in queste settimane anche voi trentini avete appreso dai giornali e dagli schermi televisivi sulla vicenda Cuffaro. Voglio con fermezza chiarire che la Sicilia degli onesti non si sente assolutamente rappresentata da tutti quei "peones" cuffariani e filoberlusconiani (la matrice è quella) che hanno festeggiato con cannoli l'esito, a loro dire favorevole, della sentenza del processo alle "talpe". Il governatore Cuffaro condannato a cinque anni per aver favorito un'indiziato di mafia si è detto comunque contento perché non ha favorito l'intera organizzazione mafiosa. Come dire: si aiuta il monaco e non l'intero convento. Ecco la maggioranza dei siciliani che si riconosce nei valori espressi da Falcone e Borsellino, oggi si indigna e vergogna di un simile affronto alla rispettabilità e alla dignità non solo della Sicilia ma di un intera nazione. E mi creda all'estero poco importa se vieni da Trento o da Palermo, sempre Italia è, sempre mafia è. Ma tant'è, c'eravamo scandalizzati per Tangentopoli credendo di dar vita ad una seconda Repubblica all'insegna della legalità. E invece questi qua: I vari Berlusconi, Cuffaro e "peones" vari non si vergognano nemmeno. Raccomandano vallette, colludono con la mafia e dicono: "Embè? il padrone sono io e rimango". Marco Morana - Bagheria (PA) 26/01/2008.

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Si ricomincia dai giudici (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Italia Oggi" del 26-01-2008)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi Numero 022, pag. 1 del 26/1/2008 Autore: di Franco Bechis Visualizza la pagina in PDF     Si ricomincia dai giudici Ecco il programma Berlusconi. Subito legge anti-intercettazioni Silvio Berlusconi salirà martedì al Quirinale per le consultazioni avviate da Giorgio Napolitano. E dirà no a un governo istituzionale che peraltro non sembra avere troppi sostenitori (salvo il Partito Democratico per questioni interne). Senza troppi fronzoli, il Cavaliere, che si sente già con un piede dentro Palazzo Chigi, ha iniziato ieri la sua campagna elettorale. Di più, a Napoli ha già esposto i primi punti del suo nuovo contratto con gli italiani. Mettendo ancora una volta (oggi esplicitamente) al primo posto la giustizia. Berlusconi ha già infatti pronto, in caso di vittoria elettorale, un decreto legge per vietare ogni tipo di intercettazione, telefonica e ambientale. Sostiene che questa è l'urgenza più immediata...(...) Nel programma del Partito delle libertà- non si sa se condiviso dai suoi possibili alleati Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini e Umberto Bossi- sono previste pene pesantissime per chi effettua intercettazioni, per chi le custodisce e anche per i giornali che le pubblicano (2 milioni di euro). Certo, di abuso di intercettazioni hanno sofferto di questi tempi lo stesso Berlusconi, pizzicato al telefono con Agostino Saccà mentre raccomandava un gruppetto di graziose attrici da fiction, e in ultimo Clemente Mastella che sarebbe il primo a controfirmare una legge così. Ma se qualche abuso c'è stato, ricominciare dalla giustizia e proprio dalle intercettazioni significherebbe ricalcare passo a passo la selva di errori compiuta dal centrodestra quando nel 2001 arrivò al governo sull'onda di un notevole consenso popolare. Ricordo che il primo anno, invece degli attesi e promessi tagli fiscali, arrivarono numerosi provvedimenti poi ribattezzati salva-Berlusconi, salva-Previti e proprio su quella decisione iniziò a frantumarsi il consenso prima dei sostenitori, poi degli alleati politici. A dirla tutta, esiste sicuramente un problema di equilibrio nell'azione penale, che dovrebbe essere obbligatoria e imparziale, ma in troppe occasioni appare utilizzata a singhiozzo, forse anche secondo convenienze politiche. Le intercettazioni telefoniche e ambientali sono oggi uno strumento importante per un'indagine. Grazie all'evoluzione della tecnologia si riesce a individuare reati con una celerità prima inimmaginabile. C'è una certa pigrizia fra gli inquirenti nella ricerca di ulteriori elementi di prova, e dovrebbero occuparsene seriamente i vertici della magistratura. Ma come si fa a vietarle? Sarebbe come chiedere a un giornalista di tornare a fare il suo mestiere con una vecchia Olivetti lettera 22, spegnendo tutti i computer. O per rimanere nel campo, come proibire la prova del Dna, chiudere i Ris e così via. Qualsiasi governo dovrà affrontare il tema della giustizia, perché non si può dire che funzioni, e l'hanno onestamente riconosciuto ieri tutti i protagonisti del settore in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Ma se Berlusconi ha davvero intenzione di riprendere un eventuale timone del governo da lì, dando l'impressione di una nuova legge ad personam, compirebbe ancora un nuovo clamoroso errore. Simile a quello ripetuto da Romano Prodi con il suo centrosinistra tutto tasse e contro almeno la metà del paese. Vogliamo affrontare le intercettazioni? Bene, guardiamola da un altro lato: visto che oggi sono il principale strumento di indagine delle procure, si rimetta mano all'articolo 68 della Costituzione, limando quella disparità di trattamento fra tutti gli italiani e chi li rappresenta. Perché nella sostanza oggi i parlamentari hanno riottenuto il privilegio di quella autorizzazione a procedere cui avevano rinunciato nel lontano 1993. C'è un'altra cosa che sembra accomunare ancora una volta Berlusconi e Prodi, ed è l'insofferenza per la stampa e per i giornalisti. Punire chi fa il suo mestiere (se c'è fuga di notizie e di testi le responsabilità si cerchino in chi dovrebbe custodirli) non è atteggiamento così lontano da quello poche ore fa mostrato da Prodi nei confronti della stampa che riportava notizie sgradite. MI riferisco alla reazione avuta da palazzo Chigi nei confronti di Italia Oggi per la pubblicazione- per altro virgolettata- di un colloquio fra alti esponenti dell'Udeur (il vicesegretario Mauro Fabris, il presidente della commissione Finanze, Paolo Del Mese, il giurista Gino Capotosti e altri ancora) in cui si rivelava l'offerta di 30 poltrone nei cda di società pubbliche che fra qualche settimana sarebbero stati rinnovati. Io naturalmente non so se la versione fornita da chi dice di avere ricevuto l'offerta è vera, esagerata o meno. L'ho ascoltata con le mie orecchie, e ne ho riferito sul giornale come era mio dovere di cronista, virgolettando dichiarazioni che certo erano rilevanti, e meritavano la pubblicazione. Reagire con insulti e preannunci di querele- come hanno fatto Romano Prodi ed Enrico Micheli, pur avendo comprensione per il nervosismo che ha contraddistinto le ore delle caduta del governo, è brutto segnale per la libertà di tutti... Franco Bechis.

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Si riparte dal 2006: giustizia e Ici (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Italia Oggi" del 26-01-2008)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Primo Piano Numero 022, pag. 5 del 26/1/2008 Autore: di Roberto Miliacca Visualizza la pagina in PDF       Silvio Berlusconi apre da Napoli la lunga campagna elettorale della Cdl per le politiche Si riparte dal 2006: giustizia e Ici Giro di vite sulle intercettazioni e via le tasse sulla casa Se c'è qualcosa che proprio non si può non riconoscere a Silvio Berlusconi è la smania di voler arrivare per primo. Ci riesca o no. Ieri lo ha dimostrato per l'ennesima volta, quando si è presentato in una piazza per altri scomoda, come quella di una Napoli sommersa dai rifiuti, e ha bruciato tutti sul tempo facendo partire ufficialmente la campagna elettorale per il Popolo delle libertà per le prossime elezioni politiche. Vengano o no indette, martedì prossimo, dal capo dello stato Giorgio Napolitano, con lo sciogliemento delle camere. Dalla platea amica del movimento Italiani nel Mondo di Sergio De Gregorio, il Cavaliere ha festeggiato pubblicamente il primo giorno del dopo Romano Prodi. E lo ha fatto "regalando" ai suoi futuri elettori brandelli di programma elettorale. Che ripartirà esattamente da dove ci si era lasciati, cioè da quell'annuncio fatto in tv nell'ultimo faccia a faccia con l'ex presidente del consiglio, ovvero dall'eliminazione dell'Ici sulla prima casa. E dalla giustizia. Berlusconi, nelle ultime ore della campagna elettorale del 2006, riprese diversi punti di distacco dalla coalizione di centrosinistra, parlando di meno fisco. Quella battuta a sorpresa sull'Ici, inattesa e spiazzante per Prodi, toccò una corda sensibile degli italiani, cioè le loro tasche. Quelle stesse di cui è tornato a parlare diffusamente ieri Berlusconi, convinto che sia questo, assieme a quello della sicurezza ("troppi stranieri che per vivere sono scotretti a diventari criminali") e a quello della giustizia, il tema da battere per vincere alle elezioni. "Ho in mente 10-12 disegni di legge da presentare nei primi cento giorni di governo, che saranno accompagnati, per la prima volta, dalla data di approvazione", ha detto il Cavaliere. Oltre a quello sull'abolizione dell'Ici, uno dei progetti di legge riguarderà i giovani e uno il tema delle intercettazioni. Rivolgendosi alla platea di napoletani presenti al Palapartenope, Belusconi ha chiesto: "Quanti di voi pensa di essere intercettato sul telefonino in questo momento?" E davanti a diverse centinaia di persone che hanno alzato la mano, con uno dei suoi sorrisi a 32 denti ha fatto la prima battuta della sua nuova e lunga campagna elettorale: "Povere fidanzate!", ha detto, facendo scoppiare una fragorosa risata tra i suoi futuri elettori. Una risata cui è seguito, serio, l'annuncio dei contenuti del provvedimento che dovrebbe impedire, in futuro, di avere nuovi casi Saccà o Mastella, cioè di personaggi messi alla gogna pubblica per intercettazioni ambientali trascritte nere su bianco sui giornali: "cinque anni di carcere per chi le esegue, 5 anni per chi le usa, 5 anni per chi le divulga e 2 milioni di euro di multa per l'editore che le pubblica", nel caso in cui siano effettuate "al di fuori di indagini per terrorismo, mafia e camorra". Un giro di vite, insomma, ancora più stretto di quello che l'ex guardasigilli Clemente Mastella aveva messo a punto mesi fa quando era con il governo Prodi. E che ora diventa prioritario anche per il governo della Pdl che, come ha ribadito senza fraintendimenti Berlusconi, "da noi mai un briciolo di libertà in meno". Così tanta libertà che per le prossime elezioni il Cavaliere vuole andare al più presto e sempre con il Porcellum, e con tutti i partiti che correranno con il proprio simbolo. "Visto i tempi stretti che ci separano dalle urne, probabilmente ciascuna forza correrà con il proprio simbolo: saremo alleati con un programma comune". In fondo "ci siamo tolti un gran peso tutti quanti: venti mesi di depressione generale". I problemi di coalizione, se ci saranno, saranno affrontati dopo.

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La scomunica dei mass media - giovanni valentini (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 26-01-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Commenti IL SABATO DEL VILLAGGIO LA SCOMUNICA DEI MASS MEDIA GIOVANNI VALENTINI Scagli la prima pietra chi è senza peccato, ammonisce il Vangelo. E dunque, nessuno ha il diritto di accusare nessun altro nel processo ai mass media, quasi un anatema o una scomunica, aperto da Benedetto XVI con il suo messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, per il semplice fatto che nessuno è ? appunto ? immune da colpe. Ha ragione il Papa a denunciare l'imposizione di valori e modelli di vita "distorti" da parte del sistema mediatico; la "trasgressione, la volgarità e la violenza" che vengono spesso utilizzate per catturare il pubblico; e ancora la "pubblicità ossessiva" in forza della quale i media diventano "il megafono del materialismo economico e del relativismo etico". Ma tuttavia sarebbe sbagliato fare ? come si suol dire ? di tutte le erbe un fascio, senza distinguere le responsabilità tra questo e quel medium; tra chi fa o si sforza di fare informazione e chi invece fa disinformazione; tra i media trasgressivi, volgari e violenti e quelli che non lo sono; tra la buona pubblicità, corretta, trasparente e veritiera, senza la quale non esisterebbe alcuna forma organizzata di comunicazione, e la cattiva pubblicità, scorretta, invadente e ossessiva come dice il Papa. Altrimenti, si rischia di lanciare una generica chiamata di correo, tanto rispettabile quanto rituale, rinunciando a incidere effettivamente sul sistema mediatico. Né tantomeno sarebbe accettabile una denuncia ideologica, fondata sulla religione e sulla fede, con la pretesa di mettere all'indice o di mandare al rogo i mezzi di comunicazione di massa non allineati, eterodossi o addirittura eretici. Per prima cosa, distinguiamo allora tra giornali e televisione, tra carta stampata e piccolo schermo. Anche qui, non per demonizzare o criminalizzare nessuno. Ma per dare a Cesare quel che è di Cesare, per separare il gran dal loglio e magari anche per scacciare qualche mercante dal tempio. E poi, più in generale, distinguiamo tra vecchi e nuovi media, tra i mezzi tradizionali e quelli elettronici, fino a Internet e ai telefonini. Non staremo qui a riassumere le differenze tra giornali e tv. Basterà riconoscere che la carta stampata, per ragioni fisiche e funzionali, richiede attraverso la lettura un impegno, un vaglio critico, insomma una vigilanza, che la televisione ? persuasore occulto per eccellenza ? certamente non esige. Con la suggestione delle immagini in movimento, dei suoni e delle voci, ma anche con la sua capacità di manipolazione e imbonimento, da questo punto di vista la tv ha senz'altro un potere maggiore nei confronti dell'opinione pubblica, nella misura in cui tende a massificare il linguaggio, i comportamenti, le mode, i costumi e i consumi. E soprattutto le idee o le opinioni. Quando si parla di volgarità e di violenza, sarebbe opportuno allora individuare più esattamente le responsabilità, medium per medium, settore per settore, magari caso per caso. E quando si denuncia una "pubblicità ossessiva", come pure qui abbiamo scritto tante volte in riferimento alla tv italiana, pubblica e privata, sarebbe senz'altro più utile puntare il dito contro il bombardamento massiccio di spot, mini-spot, telepromozioni e televendite con cui si pratica quotidianamente il lavaggio del cervello ai telespettatori, forzando i freni inibitori e alimentando un consumismo esasperato. Da parte di una Conferenza episcopale incline a interferire nelle scelte dello Stato laico, dalla scuola alle unioni di fatto e all'aborto, sorprende che non sia mai venuto finora un monito o un appello in difesa del pluralismo dell'informazione e di una più equa distribuzione delle risorse che ne è il fondamento, sull'onda ? per esempio ? del messaggio lanciato dall'ex presidente Ciampi durante il suo memorabile settennato al Quirinale. Ricevendo la settimana scorsa il premio "Penna d'oro" alla Comunicazione nel teatro del Casinò di Sanremo, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri ha mostrato una cauta disponibilità sulla proposta del presidente francese Sarkozy per eliminare la pubblicità dalla tv pubblica, aumentando contemporaneamente le tasse sulla raccolta di quelle private. E ha rilanciato la sfida alla Rai su una moratoria degli ascolti, già proposta in passato da più parti, per mettere al riparo i programmi culturali dalla logica degli ascolti e della concorrenza. A partire proprio dal servizio pubblico, ora l'idea potrebbe essere ripresa e applicata a tutta la produzione di qualità, dalla divulgazione scientifica a quella storica e artistica, fino all'intrattenimento più intelligente. Può apparire forse irriguardoso o addirittura blasfemo accostare la moratoria sugli ascolti a quella (sacrosanta) sulla pena di morte o a quella (profana) sull'aborto. In realtà nella crisi della tv si rispecchia la crisi della società contemporanea e in particolare di quella italiana, dominata dal duopolio televisivo. Una crisi di valori, ma anche di costumi o malcostumi, che non a caso trova una vetrina e un'amplificazione internazionale nell'emergenza spazzatura scoppiata a Napoli e in tutta la Campania. La tv-trash innesca e riflette la decadenza di un Paese-trash. Ne è, allo stesso tempo, concausa ed effetto collaterale. Concausa, perché propone e impone modelli di linguaggio, di comportamento e di consumo che imbarbariscono la vita collettiva. Effetto collaterale, perché questo declino alimenta una spirale perversa che rende la nostra televisione sempre più venale, volgare e violenta, in un processo di identificazione reciproca o di mimetizzazione fra il grande pubblico e il piccolo schermo. Sta proprio lì l'origine del degrado mediatico denunciato dal Papa. Ma le scomuniche non servono a risolverlo. Tantomeno quando sono generiche, indistinte, "urbi et orbi". (sabatorepubblica.it).

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Ici e intercettazioni: Silvio ha già il programma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Secolo XIX, Il" del 26-01-2008)

 

Già pronti dodici disegni di legge Berlusconi ha aperto ieri a Napoli la campagna elettorale. Congelata per ora la nascita del Pdl: si fa tutto dopo le elezioni 26/01/2008 NON HA PROPRIO perso tempo tanto era l'entusiasmo e la voglia di rituffarsi in una competizione elettorale. A nemmeno un giorno dalla caduta del nemico Romano Prodi - che in questi anni l'ha battuto due volte - ed ecco che Silvio Berlusconi ha già pronto in tasca il programma. "Mi rendo conto di aver aperto la campagna elettorale del popolo delle Libertà" il suo grido di battaglia, atteso per venti mesi, davanti alla platea del Palapartenope di Napoli, dov'è stato accolto dal senatore Sergio De Gregorio, leader del movimento "Italiani nel mondo". Ed ecco i dieci-dodici punti del Cavaliere, che ha già incassato un ovvio e veloce via libera alla leadership da Alleanza nazionale e Lega. Il più eclatante: l'abolizione dell'Ici, Imposta comunale sugli immobili. Il più attuale: "Vi garantisco che il primo problema che il governo affronterà (cioè il suo, ndr) è quello dei rifiuti a Napoli". Quello che più probabilmente gli sta a cuore dopo la pubblicazione di ampi stralci di conversazioni telefoniche con l'ex dirigente Rai Agostino Saccà che lo hanno sorpreso mentre raccomandava alcune attrici o show-girl non esattamente famose: "Ho in mente un disegno di legge sulle intercettazioni che preveda cinque anni di carcere per chi le esegue, cinque anni per chi le usa e due milioni di multa per chi le pubblica nel caso in cui siano effettuate al di fuori di indagini per terrorismo, mafia e camorra". E come si presenterà alle elezioni il Cavaliere? Per ora congela di fatto il Popolo delle Libertà: "È un'intenzione che ha radici profonde e che vogliamo portare avanti. Non sappiamo se avremo il tempo per organizzarlo per le prossime elezioni che si annunciamo così vicine. Lo faremo probabilmente dopo le elezioni". E con gli alleati della Casa delle Libertà come la mette? "I partiti del centrodestra si presenteranno alle elezioni "alleati" e ognuno con il suo simbolo". La campagna elettorale non poteva che cominciare con lo sguardo rivolto al passato, "a quei venti mesi di depressione generale", cioè quelli corrispondenti al governo Prodi. "Ci siamo tolti un gran peso". Torna ancora uno dei temi cari al "Dottore", i comunisti. "La maggioranza è stata costretta a subire da chi si dichiara orgogliosamente comunisti: di 158 senatori della maggioranza, 50 erano della sinistra radicale che si definisce antagonista. Antagonista su tutto". L'ex premier è naturalmente convinto di avere la vittoria già in tasca, fedele com'è alla bontà dei sondaggi: "Escludo che possa verificarsi un a situazione di equilibrio come quella attuale - spiega - il centrodestra avrà un'ampia maggioranza". Ecco perché dopo aver flirtato con il leader del Pd Walter Veltroni, raggiungendo un'intesa nel dicembre scorso sulla proposta definita "Vassallum", ora dice che "la legge attuale è buona" e scarica sulla sinistra (con buone ragioni peraltro) il naufragio dei recenti contatti tra partiti in vista di una riforma: "Questa legge è stata demonizzata senza ragione". Ancora: "Se dopo le elezioni non avessimo questa ampia maggioranza, metteremo in atto quella responsabilità che noi chiedemmo quando, dopo le elezioni che hanno decretato un'Italia divisa in due, avevamo proposto di condividere con loro alcune responsabilità". Il centrosinistra due anni fa rispose no alle larghe intese: "Noi non chiuderemo le porte in faccia", Le porte tuttavia si chiudono se la collaborazione tra i due schieramenti viene chiesta adesso. Niente governo di transizione. Tempo scaduto. Quelle richieste di condurre in tandem l'Italia adesso non sono più valide. Le parti si sono invertite: ora è il centrosinistra (tranne Comunisti e Di Pietro) che chiede la "joint-venture" politica per fare la riforma elettorale. Conversando con i cronisti a margine della convention di Napoli, Berlusconi non infierisce sul Partito democratico e il suo leader Veltroni: "Non ho mai messo il naso in casa di altri; posso solo fare gli auguri al Pd di ritrovare concordia. Ci sono diversi leader che naturalmente hanno un rapporto dialettico fra loro". chi gli chiede se proseguirà il dialogo con Walter Veltroni il Cavaliere risponde così: "Io sono l'uomo del dialogo, mi faccio concavo quando serve e convesso al bisogno; sono l'interlocutore migliore per portare avanti il dialogo". Vittorio De Benedictis 26/01/2008 ' 26/01/2008 così annunciala campagnaI partiti del centrodestra si presenteranno alleati, ognuno con il proprio simbolo silvio berlusconileader Forza Italia-Pdl 26/01/2008.

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SOTTO LA TENDA STILE GF è GIà CAMPAGNA ELETTORALE (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Mattino, Il (Caserta)" del 26-01-2008)

 

Sotto la tenda stile Gf è già campagna elettorale PIETRO TRECCAGNOLI Se il cardinale Crescenzio Sepe ha tirato fuori le ampolle con il sangue di san Gennaro, Sergio De Gregorio, 'o Senatore, ha mostrato direttamente l'unto del Signore, il cavaliere, due volte nella polvere, due volte sull'altare, pronto a risorgere per la terza volta, a miracol mostrare. Ieri il Palapartenope a Fuorigrotta era circondato da bus che avevano trasportate le truppe gregoriane da mezza Italia, dalla Sicilia all'Emilia Romagna, da Sant'Antimo alla Calabria. Il popolo della libertà che incontrava gli italiani nel mondo. Un corto circuito fatto di bandiere, sciarpe distribuite a pacchi, cappellini e persino di poncho antipioggia, anche se si era, quasi in cinquemila, sotto un tendone, a pochi passi da quello del circo di Nando Orfei. Era il primo comizio della lunga campagna elettorale che ci aspetta, un incontro e un premio, per l'Orgoglio italiano, organizzato in tempi non sospetti, ma caduto a fagiolo per il primo trasformista della legislatura che sta morendo. Big Sergio ha accolto il capo con l'ospitalità generosa e interessata di un bazzariota levantino. Nell'aria tutti fiutavano aria di poltrone. Sul palco bianco, in stile Politburo sovietico, c'era una parata di carneadi, aspiranti peones, tutti contenti, in attesa della benedizione. Poche le facce note, venute a creare la saldatura tra De Gregorio, l'uomo cannone, e il beato di Arcore. Intravisti Mario Landolfi di An, Gianfranco Rotondi della nuova Dc, Alfredo Vito, Franco Malvano e Nicola Cosentino (l'unico salito sul palco) di Forza Italia. Per il resto volti scavati della provincia profonda, gessati coppole e cravatte dai colori più improbabili. Pellicce e permanenti schiacciate sotto cappellini di lana verde. Mancava la fauna femminile di quarantenni procaci. In compenso tra hostess e supporter c'erano ragazze pronte per entrare nella casa del Grande Fratello, o meritarsi una telefonata a Saccà, figliole che quando Antonello Rondi cantava l'inno degli Italiani nel mondo, sapevano sculettare a tempo. Si fiutava aria di Mediaset. Tutt'attorno insegne degli sponsor con una concentrazione degna della prima serata. Lezioni da Publitalia. Il premio più congeniale per il cavaliere sarebbe stato un Telegatto, ma gli hanno consegnato un puttino che impugna il tricolore, fatto dagli artigiani di Torre del Greco. Chi ha realizzato gli striscioni è stato preso di contropiede dalla caduta del governo Prodi. Assieme a chi invitata il presidente Napolitano a non fermare il centrodestra, ce n'era uno criptico: "Prodi ha (corretto in aveva) un solo disegno, portare avanti l'ultima volontà di Walt Disney". Paperino di sinistra, ohibò? E Pippo? Alla voce "stranezze" va anche iscritto un certo Dr. Cirillo che, prima che cominciasse lo show, si aggirava a via Barbagallo vestito con un enorme sacchetto della spazzatura ("Rifiuti viventi") e con un cartello che recitava: "Moretti dopo il Caimano, ora un film su Bassolino". Chiedeva di parlare con Berlusconi, aveva un messaggio speciale. Non è sfuggito alle telecamere. La platea poteva dare di più. È esplosa solo quando il Cavaliere ha parlato di tasse e di intercettazioni. Da vero showman, Berlusconi si è rivolto al pubblico e ha chiesto: "Chi di voi ogni volta che parla al telefono pensa di essere intercettato, alzi la mano". L'hanno alzata quasi tutti. E a lui non è mancata la battuta da viveur: "È un disastro per le nostre fidanzate". Poco male, Veronica ci ha fatto il callo. Il meglio di sé, il Cav. lo dà sempre fuori onda. È instancabile nello stringere mani, accettare abbracci, elargire sorrisi a 32 carati, concedersi. Pronto a uscirsene con spirito anche davanti alle domande più insidiose. A chi gli ha chiesto se, al posto di Prodi, avrebbe accettato il passaggio al Senato per vedere in faccia i "traditori" ha risposto: "Ma, non so, avevano tutti delle buone motivazioni. E poi Neruda è Neruda". Mastella promosso, anche se il verso non è del poeta comunista. Il gran finale per sei-settecento persone è stato celebrato alla Lanterna sulla Circumvallazione di Villaricca. Un gran buffet innaffiato dal vino di Gragnano con bruschette, pizzette, paste cresciute, mozzarella, prosciutto e salame, ma senza un tocchetto di mortadella.

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Sputi e risse: la democrazia alla Youtube (sezione: RAI MEDIASET)

( da "EUROPA.it" del 27-01-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

L A T E L E D I P E N D E N T E Sputi e risse: la democrazia alla Youtube STEFANIA CARINI Il Bagaglino Ore di crisi. Momenti da bagaglino o quasi. Risse, sputi, insulti. Tutto in Tv, meglio sui canali in diretta costante dal senato. E poi i momenti salienti diventano video su internet. Eccola la democrazia in diretta, la democrazia dei nuovi media, la democrazia alla youtube: è Cusamano sputacchiato rivisto di continuo e di continuo su ogni schermo. Al momento del voto, su Raiuno c'è comunque Fiorello, e non viene interrotto. Mai. Così ce godiamo tutto, insieme all'immenso blocco pubblicitario che lo segue. Solo dopo tutto questo, edizione speciale di Tg1, caduta del governo. Su Canale 5, invece, la Parodi fa aspettare Striscia, e dà la notizia in diretta della caduta. Bah. Rai e Mediaset si invertono i compiti. E già che ci siamo, a concludere la puntata di Fiorello c'era Valerio Staffelli vestito da Orsomando? Ma siamo sicuri che tra Ricci e Fiorello (tra Mediaset e Rai) ci sia concorrenza? O c'è più un passaggio di consegne? Eventi Premium Gallery inizia a macinare eventi. O forse no. Sta di fatto che dopo l'anteprima pomeridiana di sabato scorso, da giovedì su Mya è partito il nuovo teen drama, Gossip Girl, trasmessa sul network The CW. Basata sulla popolare omonima serie di romanzi per ragazzi scritti da Cecily von Ziegesar, la serie narra le vicende di una scuola per giovani privilegiati nell'Upper East Side di Manhattan. Protagonista assoluta è l'amata e chiacchierata Serena Van Der Woodsen (Blake Lively) che, tornata a casa dopo una lunga assenza, sembra decisamente cambiata. I suoi peccati, e quelli dei suoi amici, ci vengono raccontati da Gossip Girl, voce narrante della serie nonché autrice sotto copertura di un sito anonimo. Ma chi si nasconde dietro alla misteriosa blogger? Come può conoscere i segreti dei giovani del quartiere? Il pettegolezzo sopravvive anche ai giorni nostri, però scorre dal web ai telefonini. Ma il suo ruolo è sempre quello: mettere in giro le notizie, far circolare storie, mettere in scena personaggi. E chi se ne importa se c'è qualcosa di vero! Il creatore è Josh Schwartz, lo stesso del mitico O.C., e si vede: il lusso, le rivalità, l'amicizia, l'amore, i tradimenti. E poi anche due giovani fratelli "poveri" pronti a redimere il mondo marcio dei ricchi. Nuovo successo negli Stati Uniti, attesa anche in Italia, Gossip Girl è la nuova serie su cui punta Mya per incamerare abbonamenti. O forse no. Forse sperano basti solo il dottor House. Perché di Gossip Girl nessuno ne parla, c'è in giro pochissima promozione. Sembra quasi di tornare indietro, quando Italia 1 buttava via i suoi teen drama. Ma Premium Gallery non è un canale generalista abituato al duopolio. Deve promuovere il suo contenuto al di là della novità in sé. Non si può vivere (e fare abbonamenti) solo con dottor House.

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IL VECCHIO CHE AVANZA (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Stampa, La" del 27-01-2008)

 

Barbara Spinelli IL VECCHIO CHE AVANZA Basterebbe fare una semplice operazione aritmetica - due più due uguale quattro, ad esempio - per fugare parecchi equivoci sulla caduta di Prodi e vedere l'Italia così come s'accampa davanti a chi sa vedere: nello stesso momento in cui il governo di centro sinistra è sfiduciato in una delle due Camere, l'opposizione che si prepara a tornare al potere fa quadrato attorno a personaggi del ceto politico o dell'amministrazione condannati dalla giustizia: attorno al governatore della Sicilia Cuffaro, condannato a 5 anni per favoreggiamento a mafiosi e interdetto in perpetuo dai pubblici uffici; attorno a Contrada, condannato definitivamente a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa; attorno a chiunque chieda che il politico o l'alto funzionario dello Stato non sia, come ogni cittadino, imputabile quando infrange la legge. Cuffaro ieri si è dimesso ma Casini insiste ad accusare gli "sciacalli" che avrebbero screditato un'onesta persona. Questa è l'evidenza matematica che abbiamo di fronte: nell'Italia che sta richiamando Berlusconi ai comandi non ci si fida di Prodi ma ci si fida di Cuffaro, di Contrada, di Dell'Utri, condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e in secondo grado per estorsione aggravata. Non ci si fida di Prodi, ma si fa capire a Mastella che la magistratura, caso mai dovesse giungere a un giudizio negativo sul suo operato in Campania, non avrà l'autonomia per farlo. Quando si parla di tramonto del prodismo e di una scommessa invecchiata e morta conviene tenere a mente questa realtà, limpida e ben visibile. Quel che viene offerto oggi agli italiani non è un nuovo che caccerà il vecchio, non è la fine dello spadroneggiare dei partiti sulla cosa pubblica, come chiesto da tanti cittadini. I partiti tornano a essere decisivi, e sono loro a far quadrato attorno alla presunzione d'impunità che sostituendo la presunzione d'innocenza diverrà il marchio del rinnovamento promesso. Di questa restaurazione Berlusconi è principe, e tutto quel che ha detto nell'ultimo decennio sul teatrino della politica si copre di polvere e frana. Il teatrino è imperante, e quel che vediamo non è quel che appare. Prodi non è riuscito a imporre il nuovo, ma nuovo resta pur sempre quel che ha proposto e tentato. L'aura di novità abbandona Berlusconi e quel che propone è in realtà il vecchio. Anzi è vecchissimo. Poco prima del voto al Senato, il capo dell'opposizione fece capire che se Prodi avesse ottenuto la fiducia in ambedue le Camere, lui si sarebbe appellato alle Piazze. Bossi ha rincarato la dose assicurando che quelle piazze avrebbero "trovato facilmente le armi", per una rivoluzione. Hanno detto queste cose nell'indifferenza generale: della destra, dei leader di sinistra, di stampa e televisione, delle Istituzioni della Repubblica. Anche questo non è davvero nuovo. Nella storia recente d'Europa c'è memoria viva di tempi simili, quando si pensava che le parole non pesassero e invece pesarono: la Repubblica di Weimar aveva queste caratteristiche, questa violenza linguistica, questi demagoghi. Due più due non ha fatto cinque nella storia passata e non farà cinque neppure in quella che si sta tessendo, opaca ma consequenziale, sotto il nostro sguardo. La storia presente non è tuttavia fatale, così come non lo è il futuro. A differenza del passato, il futuro che fabbrichiamo oggi è aperto a soluzioni molteplici, è libero. Ed essendo libero consente domande che sono decisive e che dunque vale la pena porsi: sono veramente nuove le politiche proposte da chi affossando Prodi assicura una sorta di palingenesi o comunque un'alternativa migliore? C'è una sinistra, c'è una destra che hanno fatto i conti con l'esperienza di centro sinistra e che avendo fatto tali conti sanno discernere una categoria politica dall'altra, e distinguere quindi tra il ritorno al potere cui anelano e il piano di governo su cui pervicacemente tacciono? Dicono che il nuovo consiste in modifiche profonde della Costituzione, che diano più poteri all'esecutivo e diminuiscano quello dei partiti. Dicono non senza ragione che il Presidente del consiglio è fallito perché i particolarismi potenti nella maggioranza hanno corroso la sua autorevolezza, il suo governare, il suo desiderio di risanare non solo l'economia ma l'etica pubblica. Ma le forze vincenti sono ben più vecchie dei vecchi impedimenti che hanno reso così difficile il compito di Prodi e che ce l'hanno mostrato negli ultimi venti mesi così solo, come Franca Rame ha scritto con cristallina sconsolatezza sulla Stampa del 25 gennaio: "Prodi, in quel suo governo, di fatto, si è trovato come un condannato agli arresti domiciliari con manco un cane che gli portasse le arance... non l'avete mai considerato? Andavano da lui solo a imporgli, a chiedere e a ricattare. Bella gente!". Questa bella gente gli ha impedito di fare quel che si era ripromesso: una legge sul conflitto d'interessi, una legge che sottraesse le televisioni al dominio dei politici. Questa bella gente ha chiuso e chiude gli occhi davanti alla triplice violazione della Costituzione di cui Berlusconi si è reso colpevole: delegittimazione non solo dell'iniziale voto alle legislative ma anche del voto delle Camere (il ricorso alle piazze in caso di fiducia del Senato vuol dire questo); controllo dei mezzi televisivi da parte di un candidato alla guida del Paese; corruzione dei senatori come appare dalle intercettazioni dei colloqui tra Berlusconi e Saccà, manager della Rai. I partiti che hanno partecipato all'esperienza Prodi escono particolarmente malconci, perché più d'ogni altro si prestano all'equivoco, scambiando il vecchio per il nuovo. Cosa resta infatti del centro sinistra? Resta lui, Prodi, che si è battuto usando la forza durissima della sua testa ("Sembra un ferro da stiro o il muso di un'escavatrice", scrisse Eugenio Scalfari) e che contro praticamente tutti ha deciso di contare i fedeli in Parlamento e dunque di far politica pubblica in pubblico, non nelle segrete dei partiti. Resta un'estrema sinistra, che ha fatto il tentativo di governare contro se stessa, contro il proprio istinto, che ha ripetutamente teso la corda ma sarà influenzata da un esperimento di gestione responsabile che non è stata lei a rompere. Ma soprattutto resta il Partito democratico, che il nuovo pretende di costruirlo seppellendo l'Unione come fosse un logoro vestito di cui spogliarsi. Per la verità non si sa che partito sia, che programmi di governo abbia, che militanza vanti, che alleati cerchi. Anche in questo caso, è il potere ciò cui sembra aspirare e non il governare, e l'equivoco è esistito in fondo sin dalle primarie del 14 ottobre, che suscitarono l'adesione di più di tre milioni di cittadini ma a questi cittadini non chiarì, per l'occasione, né quale fosse il programma né quale fosse la politica di alleanze. Chiarì che Veltroni sarebbe stato il leader, creò innanzitutto una personalità, alla maniera berlusconiana. Il 19 gennaio, a Orvieto, Veltroni ha poi detto che il suo partito "correrà da solo alle prossime elezioni", e con questo ha di fatto screditato la scommessa di Prodi e dell'Ulivo (2 giorni prima dell'uscita di Mastella dalla maggioranza, 5 prima della caduta di Prodi). Per suggerire che cosa, anch'egli, che non sia il vecchio, e cioè un partito che si presenta alle urne e poi deciderà con chi e con quale programma governerà? In una lettera a Repubblica, il 2 settembre 2006, l'odierno segretario citò Tahar Ben Jelloun: "I nostri passi inventano il sentiero a mano a mano che si va avanti". Il libro da cui sono tratte queste parole è un romanzo, Creatura di sabbia. Ma la politica non è letteratura, e nel libro è scritto anche questo: "Nella vita bisognerebbe poter avere due facce... sarebbe bene averne almeno una di ricambio. Oppure, e questo sarebbe ancora meglio, non avere nessuna faccia, semplicemente... essere solo delle voci.. un po' come i ciechi". Può darsi che Veltroni ce la faccia, ma grande è il rischio e strana la velleità di sconfitta che lo anima: lui avrà insegnato al partito democratico i vizi della prima repubblica, mentre Berlusconi continuerà a battersi con vaste alleanze tipiche del bipolarismo. C'è un passaggio nel discorso di Prodi al Senato, che vale la pena rimeditare: "Sarebbe necessario innanzitutto rileggere la nostra Costituzione con lo spirito con cui i padri costituenti la scrissero. Non vi troveremmo, se la rileggessimo così, la debolezza dell'Esecutivo che paralizza chiunque sieda a Palazzo Chigi; non l'ammissibilità di voti di sfiducia individuali nei confronti di singoli ministri; né la prassi delle crisi extraparlamentari; né l'asservimento dell'informazione pubblica al potere politico". È un passaggio che nessuno a sinistra ha fatto proprio, e non stupisce oltre misura. I partiti riprendono il potere, e presentano tutto questo come Nuovo che avanza. Ma i partiti sono come gli Stati nazione: la loro forza sovrana è del tutto fittizia. Un partito che decide di correre da solo e poi di allearsi con chi vuole è un partito in costante metamorfosi coatta, non è sovrano, è più che mai prigioniero delle forze extraparlamentari (mezzi di comunicazione, istituti di sondaggio, potentati non eletti) che hanno voluto la fine di Prodi. La parola "popolo delle primarie" non significa niente; se non significa nulla non ha poteri. È un'illusoria figura. Immagino che la stragrande maggioranza degli elettori di Veltroni lo sappia: la loro forza, i loro diritti-doveri, il loro peso, sono infinitamente più insignificanti del peso e dei diritti che nei vecchi tempi avevano gli iscritti, figura scomparsa nel vocabolario del Pd. Chi ha forza sono i poteri che perdurano nonostante il voto, sono le Piazze sempre di nuovo invocate, sono gli uomini con capacità di dominio sui telegiornali, e sono, non per ultimi, i politici decisi a riconquistare l'impunità che per un breve lasso di tempo hanno visto minacciata.

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BORRELLI PESSIMISTA: È LO STESSO SCONTRO DEL '92 (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 27-01-2008)

 

IL CASO MARIO AJELLO Roma. Almeno, nel '92, non c'era Beppe Grillo con il suo w.c. - esposto nella piazza bolognese del Vaffa Day - nel quale gettava le immagini dei politici ("Questo è Mastelllllaaaa...") disegnate su carta igienica e poi faceva il gesto di chi tira lo sciacquone. Almeno, allora, non c'era lui. Basta questo per consolarsi e per dire che era meglio quando si stava peggio? No. Fra il film originale e il remake, ovvero fra lo scontro politica-magistratura di quindici anni fa e quello in scena adesso, non si sa davvero quale scegliere. Anche perché, nonostante le molte differenze, esistono anche tante similitudini. Sennò Francesco Saverio Borrelli, star di quell'epoca che ormai perfino lui sembra aver imparato a non rimpiangere, non se ne uscirebbe così: "Il '92 non è mai finito". Questo '92 bis dei nostri giorni vede il governo Prodi pugnalato anzitutto da un giudice un po' così, di una piccola procura meridionale diversa in tutto dal palazzo di giustizia milanese, che ospitava il mitico pool borrelliano con dentro Di Pietro e il suo vocione: "Io a quello lo sfascio!", riferito a Craxi. Ora il Cinghialone si chiama Clemente. Anzi, Sandra! Per una sorta di contrappasso, il giudice D'Ambrosio, che allora fu toga rossa, oggi da senatore democrat è in prima fila nei critici dell'inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari la moglie del Guardasigilli. E che dire di un Casson, altro giudice d'assalto, ora parlamentare: "Eh, no, la magistratura non deve esagerare nella contrapposizione con il sistema politico", non fa che ripetere. Insomma, molti ruoli sono cambiati rispetto alla prima volta. Ma forse il clima generale, al netto di certi drammi personali e politici spaventosi che si registrarono quindici anni fa, se non è proprio "lo stesso" come sostiene Borrelli però qualcosa del passato conserva in questa Italia incapace di liberarsi dello specchietto retrovisore. Non sono stati i giudici palermitani, pur salvandolo dalla condanna per mafia, a spingere Totò Cuffaro fuori dalla presidenza della regione siciliana? E il santorismo a base di De Magistris e Forleo non è forse nipotino di quel circuito mediatico-giudiziario che spopolò sul finire della Prima Repubblica? "L'esibizionismo dei giudici narcisi", come l'ha chiamato il presidente della corte costituzionale Marvulli, all'inaugurazione dell'anno giudiziario del 2006, è un'eredità lasciata da quei tempi e perfino aggravatasi lungo questo quindicennio, "ed è indice di scarsa imparzialità, di scarso equilibrio, di scarsa saggezza, di scarsa professionalità". Parole dure? Durissime. Se non ci fosse stato l'incubo giudiziario di ritorno, che ha prodotto l'applauso bipartisan del Parlamento in difesa di Mastella, non si spiegherebbero le parole revisioniste che un altro dei protagonisti di allora, il presidente Scalfaro, ha appena dedicato alla vicenda dell'avviso di garanzia che stroncò il governo Berlusconi nel '94: "Forse i giudici avrebbero potuto scegliere un momento più opportuno per mandarlo". E non mentre il premier stava al vertice Onu di Napoli con i grandi del mondo. Quello fu un avviso di garanzia a un capo di governo, e non si trattò - come adesso - di un'inchiesta per raccomandazioni di ragazze in tivvù con Saccà e il Cavaliere come attori. Dunque, che differenza! Ma anche, che deja vu! Non a caso giustizia e lotta anti-intercettazioni telefoniche sono i primi due punti, per ora gli unici insieme all'abolizione dell'Ici, del programma berlusconiano per le prossime elezioni. Ogni cosa ha la sua stagione, si dice. Ma in questo caso ogni stagione ha la stessa cosa.

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Giudici, la difesa di Mancino (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Manifesto, Il" del 28-01-2008)

 

Il vicepresidente del Csm a Napoli per l'inaugurazione dell'anno giudiziario: "Guai a pensare che destabilizzano". Ma poi avverte: "Tra le toghe c'è qualcuno che agisce come una scheggia". A Torino ricordata la strage della Thyssenkrupp Francesca Pilla Napoli Secondo giorno di inaugurazione dell'anno giudiziario, secondo giorno disponibile per tentare una mediazione nello scontro in atto tra magistratura e politica. Nei discorsi ufficiali, dopo il debutto in Cassazione, anche nelle cerimonie dei Distretti è la parola "conciliazione" l'imperativo filtrato tra le toghe. A Napoli è Nicola Mancino, vicepresidente del Csm a fare la parte del buon paciere inizia con il mea culpa: "Tra le toghe c'é qualcuno che agisce come un scheggia - ha detto - ma guai a immaginare che sia coinvolta l'intera magistratura in un'attività che è destabilizzante sul piano generale". E poi, finiti i discorsi ufficiali, entra nel vivo della polemica sugli arresti domiciliari di Sandra Lonardo, la scintilla che avrebbe provocato il crollo del governo di Romano Prodi: "Personalmente ritengo che non ci fossero le condizioni che legittimavano la custodia cautelare, ma mi limito a questo". Prende dunque posizione il Consiglio superiore della magistratura, puntando il dito contro tutte le toghe "disobbedienti". Ma contro chi? Contro Luigi De Magistris, reo di aver indagato sull'ex guardiasigilli, coinvolto anche Prodi e addirittura i suoi colleghi? A Potenza di certo la pensano così sul magistrato trasferito dallo stesso Csm. Un lunghissimo applauso alle critiche pronunciate dal presidente della corte d'Appello Vaccaro, ha chiarito da che parte stanno i giudici. Mentre da Catanzaro il pg Enzo Iannelli sottolineava che l'avvocatura dell'inchiesta "Why not" a De Magistris non è avvenuta per ritorsione bensì per "trasparenza". E Clementina Forleo? Le parole di Mancino si riferivano anche alla pugliese caparbia che ha "insistito" a scoprire tutte le carte nel caso Unipol? Da Milano Francesco Borrelli, ex procuratore capo ai tempi di Mani pulite avverte: "Il '92 non è mai finito, il clima è sempre lo stesso". E ancora dopo essersi augurato che nel conflitto tra politica e magistratura "la contrapposizione venga meno" è entrato a gamba tesa ammettendo che si tratta di "un auspicio poco realistico". "Se le iniziative della magistratura - ha spiegato Borrelli - vengono interpretate come un'invasione di campo della politica, non c'è soluzione. Le reazioni della classe politica sono in contrasto con il principio che tutti sono uguali davanti alla legge". Ma il registro degli "indisciplinati" potrebbe essere lungo. Vi è iscritto forse Mariano Maffei il procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, ormai in pensione, per l'inchiesta sull'Udeur in Campania? Indagine che è stata trasferita a Napoli in un'altra procura "indocile". Per competenza, infatti, il caso-Mastella è finito nelle mani di Gian Domenico Lepore, lo stesso procuratore capo nel mirino di un'altra polemica politica sull'operato dei pm Vincenzo Piscitelli e Paolo Mancuso che hanno chiesto il rinvio a giudizio per corruzione ad Agostino Saccà, ex-presidente di Rai Fiction e Silvio Berlusconi, il "presidente" del centrodestra. Mancino stempera: "Do atto alla magistratura napoletana che lavora, pur nella ristrettezza e nella difficoltà degli spazi, ma con grande onestà intellettuale nell'interesse della legge e del cittadino". Poi nel suo discorso il vicepresidente del Csm ha trovato comunque una maniera "garbata" per polemizzare con Prodi che venerdì alle cerimonie in Cassazione aveva parlato in modo piccato di "sistema malato" per l'eccessiva lentezza dei processi. Mancino ha rilanciato: "Il problema dei ritardo non è soltanto un problema della giustizia, è il problema della lentezza e dell'assenza di un comune sentire anche sul piano legislativo". E ancora: "Illudersi che un potere possa lavorare bene in assenza di quella armonia tra potere legislativo, esecutivo e potere giudiziario, diventa un'esercitazione molto astratta". Difesa d'ufficio della categoria a parte l'anno giudiziario è appena cominciato, ci sarà un nuovo ministro a navigare con l'alta marea. E da Torino sugli attacchi alla magistratura è intervenuto anche il pg Giancarlo Castelli che li ha definiti una consuetudine perché sembrano non "voler mai cambiare". Il presidente della Corte di Appello Francesco Novità ha invece messo al centro del suo discorso la tragedia della Thyssenkrupp, con tanti riferimenti ai sette operai morti nel rogo dell'acciaieria.

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ARTICOLI DAL 23 AL 25 GENNAIO 2008

La riforma Gentiloni e il conflitto d'interessi ( da "Unita, L'" del 23-01-2008)

ROMA - Non ci voleva molto a indovinare che il ritorno di Fiorello avrebbe sbancato l'A ( da "Messaggero, Il" del 23-01-2008)

Berlusconi chiama alla piazza. <Mastella? Nel Pdl spazio per tutti> Intanto Casini pensa a un governo di <responsabilità nazionale> ( da "Liberazione" del 23-01-2008)

Cosa rischia? Ecco i dossier ancora aperti ( da "EUROPA.it" del 24-01-2008)

I conti senza i parlamentari La maggioranza degli Italiani sembrerebbe convinta che il gov ( da "Stampa, La" del 24-01-2008)

E anche la city ci bacchetta "da voi impossibile investire" - enrico franceschini ( da "Repubblica, La" del 24-01-2008)

Il premier scongela i senatori a vita ( da "Unita, L'" del 24-01-2008)

La Rai in sciopero con la Cgil ( da "Manifesto, Il" del 24-01-2008)

Rai, sì unanime al piano editoriale ( da "Opinione, L'" del 24-01-2008)

Nasce un terzo polo per le ction nostrane? ( da "EUROPA.it" del 25-01-2008)

"media, troppa violenza e pubblicità" - orazio la rocca ( da "Repubblica, La" del 25-01-2008)

Voltagabbana, il trionfo del partito unico - (segue dalla prima pagina) filippo ceccarelli ( da "Repubblica, La" del 25-01-2008)

La trama del cavaliere ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 25-01-2008)

Affondo del Papa sui media: spot e volgarità ( da "Corriere della Sera" del 25-01-2008)


Articoli

La riforma Gentiloni e il conflitto d'interessi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 23-01-2008)

 

Stai consultando l'edizione del La riforma Gentiloni e il conflitto d'interessi Da una parte l'impegno del programma dell'Unione, dall'altra la sopada di Damocle della Corte di giustizia europea: la riforma del sistema radio-tv rimane ancora impigliata tra questi due input. La commissaria Ue alla concorrenza ha ribadito che se non si modifica la legge Gasparri, Bruxelles porterà a compimento la procedura di infrazione avviata lo scorso luglio: il rischio è di sanzioni di 300-400 mila euro al giorno finché la normativa non sarà adeguata. La Gentiloni prevede il superamento del duopolio Rai-Mediaset, un tetto antitrust del 45% per i ricavi pubblicitari, il passaggio al digitale terrestre di una rete Rai e di una rete Mediaset, più poteri per l'Authority per le garanzie nelle comunicazioni e, appunto, la riduzione oraria degli spot dal 18 al 16%. La legge - finora licenziata solo in Commissione Trasporti e Cultura della Camera - non è stata ancora calendarizzata. Altro nodo, ovviamente connesso: il conflitto di interessi. Rilanciato sull'onda della morte di Biagi, ma anch'esso bloccato. v.lo. Il pluralismo.

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ROMA - Non ci voleva molto a indovinare che il ritorno di Fiorello avrebbe sbancato l'A (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Messaggero, Il" del 23-01-2008)

 

Di MARCO MOLENDINI ROMA - Non ci voleva molto a indovinare che il ritorno di Fiorello avrebbe sbancato l'Auditel. Dieci milioni e 600 mila spettatori, il 37,47 di share in dote a Raiuno sono il frutto del suo talento, della sua leggerezza, del suo stato di grazia, sono cifre che indicano un consenso globale a cui ormai la tv non è più abituata, a meno di altri casi speciali (anche Benigni al suo esordio dantesco volò sopra quota 10). Del resto, l'eccezionalità nel piccolo varietà di Rosario è istituzionale, dieci puntate, due settimane da cinque sere ognuna, poi bisognerà sintonizzarsi sulla radio. Ma chissà che il successo così ampio non lo convinca a ripensarci. Il direttore di rete già parla di "preludio a un nuovo show di prima serata". Rosario nicchia (e gioca a divertirsi mentre lancia il suo ritorno radiofonico, dal 4 febbraio con Viva Radio2). Intanto proverà a travestire da Nicoletta Orsomando (come ha fatto lui negli spot) un po' di personaggi (ieri sera Laura Pausini, poi toccherà anche a Mike Bongiorno, che da Fiorello si lascia fare qualunque cosa). Nel frattempo, ci sarà modo di misurare il rapporto con il pubblico nei restanti appuntamenti (che dovrebbero essere più brevi dei 22 minuti e 40 secondi del debutto). Avrà modo di fare due conti anche Raiuno che, dopo tale ben di Dio (di qualità e di quantità, una volta tanto assieme), l'altra sera è riuscita a scivolare sotto Canale 5. In effetti, la presenza boom di Fiorello ha coinciso con un balzo anche di Striscia che ha viaggiato sopra le sue medie oltre gli 8 milioni con il 28,77 per cento, tre punti e mezzo sopra il game show di Raiuno, I soliti ignoti. Eppure, tra Rosario e il tg satirico di Ricci la sovrapposizione è durata non più di una decina di minuti. Forse a dare fiato alla brigata di Canale 5 è stato anche il debutto del Grande Fratello che, alla arrivato sua ottava edizione, ha esordito sfiorando il 28 di share (27,72 per cento) con cinque milioni e 616 mila spettatori. Segno di forza, ma anche di debolezza della controprogrammazione Rai con una fiction (i flop a ripetizione, da una parte e dall'altra, rischiano di suonare come un campanello d'allarme per un genere ultrasfruttato): Un caso di coscienza ha raccolto appena il 18,62 per cento. Senza contare il malumore, sempre in casa Rai, del Tg2 (espresso in un comunicato dal cdr) che si ritrova a essere svuotato proprio dalla concorrenza di casa con VivaRadio 2 minuti di Raiuno a fare il pieno (succedeva così ai tempi d'oro di Affari tuoi). A venire in soccorso alla rete ammiraglia di viale Mazzini la prepotenza dell'attualità politica, con la crisi del governo Prodi. E, in seconda serata, Porta a porta ha fatto record con ospite in studio (in diretta) il ministro dimissionario Mastella; uno share del 30,81 per cento, degno delle migliori performance del programma (e, per buona parte della messa in onda, continuava su Canale 5, il Gf, finito tardissimo). C'era un altro debutto, lunedì nel palinsesto dell'amiraglia Mediaset, il varo della nuova programmazione meridiana con il lancio di Mattina Cinque. Il contenitore ha fatto subito salire gli ascolti della rete (che in quella fascia navigava su un anonimo 13 per cento) oltre il 20 (il 20,17). E così, alla fine dei conti, nelle 24 ore Mediaset riesce a superare Rai, sia pur di poco: 42,61 contro 41,61.

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Berlusconi chiama alla piazza. <Mastella? Nel Pdl spazio per tutti> Intanto Casini pensa a un governo di <responsabilità nazionale> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Liberazione" del 23-01-2008)

 

Berlusconi chiama alla piazza. "Mastella? Nel Pdl spazio per tutti" Intanto Casini pensa a un governo di "responsabilità nazionale" Cdl, mossa obbligata del Cav: "Subito al voto con questa legge" Frida Nacinovich Dall'euforia si passa al malessere. Un senso di depressione, neanche troppo vago. I berluscones seduti nei pressi della buvette del Transatlantico ricevono la notizia che Giulio Andreotti voterà la fiducia al governo Prodi. Andreotti, che un anno e mezzo fa fu il candidato - sconfitto - del centrodestra alla presidenza del Senato. Pessima news per gli onorevoli forzisti. "Ieri sere ero euforica, mentre ora....". Il commento di Elisabetta Gardini è il più elegante fra quelli raccolti di fronte all'aula. Clemente Mastella ha lasciato la maggioranza, ha aperto la crisi, Romano Prodi ha appena finito di parlare alla Camera. Scene da un matrimonio arrivato al capolinea. "Il governo non c'è più - sentenzia Poalo Bonaiuti - Prodi cerca di dar vita ad un nuovo Frankenstein". La voce (del padrone) di Forza Italia anticipa la linea che il gran capo detta pochi minuti dopo. Al voto, al voto. Francesco Storace tocca ferro: "Non si sa mai". Destra scaramantica. "Se tutto va bene il governo Prodi è finito", azzarda Teodoro Buontempo che con Storace forma una coppia di ferro. Il leghista Roberto Calderoli è sorprendentemente prudente. In bergamasco non troppo stretto, tanto da farsi capire dai giornalisti, parla di pelle degli orsi ma potrebbe tranquillamente citare il meraviglioso Trap: "Non dire gatto se non l'hai nel sacco". Cautela insomma, perché il traguardo è a un passo. Ma come nello slalom speciale basta sbagliare una porta e sei fuori. Non per caso un autorevole forzista come Beppe Pisanu mette le mani avanti: "Se, per pura ipotesi, si dovessero trovare i voti sufficienti per tenere in piedi questo governo con l'aiuto indispensabile dei senatori a vita, la maggioranza politica non ci sarebbe comunque. Si verificherebbe una situazione di illegittimità politica e democratica". E via con l'immancabile attacco al ruolo dei senatori a vita per la sopravvivenza del governo Prodi, il leader nazional alleato Gianfranco Fini tira per la giacchetta Giorgio Napolitano. "Nel febbraio scorso il capo dello Stato ha detto che i senatori a vita non possono essere computati nei voti per una maggioranza politica. Vi pare che il presidente possa dimenticare ciò che ha detto pubblicamente o possa aver cambiato idea rispetto a quanto disse nemmeno un anno fa?". Le solite storie insomma. Così come parte il tradizionale conto con il metaforico pallottoliere per capire se al Senato l'Unione avrà i numeri oppure no. C'è chi dice che qualche mastelliano seguirà Prodi, chi conta su due di Casini, chi invece pensa a quelli del Movimento per le autonomie. Una gran confusione. Arriva la notizia che Clemente Mastella domani sarà a palazzo Madama per votare contro la fiducia a Prodi. Ottima nuova per i berluscones. Silenzio, parla il capo. Silvio Berlusconi, che nel pur complesso scacchiere politico di oggi, è la pedina determinante. Tutti, ma proprio tutti, aspettano la mossa del Cavaliere. Il leader di Forza Italia esclude l'ipotesi lanciata da Pierferdinando Casini di "un governo di responsabilità nazionale" e non vede altra soluzione che il ricorso alle urne. "Non credo - afferma - che ci sia un'altra possibilità oltre a quella delle elezioni. E' quello che gli italiani vogliono: in una democrazia quando la maggioranza non è più tale si deve tornare dagli elettori. Non c'è una terza via e poi non vedo cosa potrebbe fare un governo di transizione". Magari la legge elettorale? "La legge elettorale esiste - risponde l'ex premier - ed è una buona legge. Se volessero veramente perfezionarla con una votazione alla Camera e una al Senato spostando la maggioranza da regionale a nazionale, avrebbero una legge assolutamente perfetta". Così parlò Berlusconi, che sulla caduta del governo e le elezioni anticipate si gioca il proseguo della sua carriera. Quella politica, s'intende. Logico quindi che il Cavaliere faccia ricorso alle armi per lui più consuete: la chiamata alla piazza in primis. "Niente trucchi o l'Italia va in piazza". L'Udc non è d'accordo, non è una novità. E nemmeno un problema per re Silvio. "Il progetto del Popolo della libertà ha convinto molti elettori liberali a stare uniti. L'ultimo sondaggio ci dava al 40%. Alle elezioni ci presenteremo con il Ppl che sarà alleato con i partiti che non vogliono confluire nella nuova formazione". Perfido Berlusconi, non vuole vincere, vuole stravincere. L'uomo di Arcore prova anche ad ipotizzare un possibile nuovo approdo nel centrodestra per Clemente Mastella, dopo la rottura con l'Unione: "Non voglio entrare nei piani degli altri. Penso che stia parlando con l'Udc e, quindi, probabilmente Casini e Mastella torneranno a stare insieme". Al contrario il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa ritiene più probabile che l'ex ministro della Giustizia "si presenti con il Partito delle libertà di Berlusconi". "Non credo esistano problemi al riguardo" ribatte il presidente di Forza Italia, spiegando che "nel Popolo delle libertà c'è spazio per tutti coloro che condividono gli stessi valori". Nel frattempo, il leader del Udc Pier Ferdinando Casini, che pure apre la porta al voto anticipato, mette le mani avanti sul ruolo del prossimo esecutivo: "Se si apre la crisi, non vedo alternative alle elezioni. Mi è anche chiaro però che, vinciamo noi, vincono loro, non importa. Oggi all'Italia serve una cosa sola: un governo di responsabilità nazionale". Sulla questione di Berlusconi leader in caso di voto anticipato Casini prende tempo: "Non è una questione all'ordine del giorno, ogni giorno ha la sua pena e ogni cosa a tempo debito". Da parte sua Fini si allinea a Berlusconi: "Il centrodestra non può che presentarsi unito". Dentro l'aula, durante l'intervento del presidente del Consiglio, si alza il coro "elezioni, elezioni". Uniti nel tifo da stadio, quello di sicuro. Sul resto molto meno. 23/01/2008.

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Cosa rischia? Ecco i dossier ancora aperti (sezione: RAI MEDIASET)

( da "EUROPA.it" del 24-01-2008)

 

L'AGENDA INTERROTTA Dai salari alla sicurezza no alla tv: le riforme azzoppate dalla crisi Cosa rischia? Ecco i dossier ancora aperti "Ci vuole continuità d'azione". Con queste parole ieri alla camera il presidente del consiglio, Romano Prodi, ha rivendicato le principali azioni del suo governo. A cominciare dal risanamento dei conti pubblici e dal taglio della spesa, che potrebbe essere riconosciuto postumo a primavera dalla commissione europea visto che per quella data l'eurocommissario Almunia chiuderà il dossier sulla procedura d'infrazione per deficit eccessivo dell'Italia. E, ancora: "Siamo pronti a diminuire le tasse e aumentare i redditi dei lavoratori garantendo anche un aumento della produttività, come testimonia il recentissimo accordo per il contratto dei metalmeccanici". Un'agenda, quella del governo, particolarmente fitta e che ora è a rischio, messa in forse dal voto di oggi alla camera e di domani al senato. Proprio la questione salariale, considerata fino a ieri la priorità del 2008 da tutte le forze politiche di maggioranza Udeur compresa), rischia di essere messa da parte per far posto o alle elezioni o a un governo "solo" istituzionale. A farne le spese il paese che rischia di veder trasformato il rallentamento dell'economia in una vera e propria recessione. Il sistema produttivo e i sindacati, che hanno proclamato per il prossimo 15 febbraio una mobilitazione unitaria nel caso in cui non partissero i tavoli di concertazione, da tempo auspicano un patto sulla produttività che rilanci il secondo livello di contrattazione e che, secondo i rappresentanti dei lavoratori, dovrebbe essere accompagnato anche da un anticipo di detrazioni per i redditi più deboli visto che, secondo l'Istat, una famiglia su due vive con meno di 1.900 euro al mese. Tuttavia, l'agenda di governo è particolarmente fitta di dossier e progetti in parte già presenti in parlamento e in parte avviati dentro e fuori dai confini nazionali. A cominciare dalla vendita di Alitalia e dalle liberalizzazioni, dal rinnovo del contratto degli statali fino ai bandi per i progetti di Industria 2015. A rischio anche le leggi Gentiloni sul sistema tv e sulla Rai, la revisione della Bossi-Fini sull'immigrazione, la conversione in legge del decreto sicurezza, la riforma degli istituti tecnici e il riordino dei congedi parentali. La partita su salari e produttività Concluso l'accordo dei metalmeccanici, sono ancora 4 i milioni di lavoratori italiani che attendono il rinnovo del proprio contratto di lavoro. A cominciare dai dipendenti pubblici. Il governo si è impegnato con le parti sociali ad aprire entro la fine del mese cinque tavoli di concertazione per affrontare la questione dei salari e della produttività all'interno della quale affrontare anche il problema fiscale che dovrebbe riguardare sia le detrazioni fiscali, chieste dai sindacati, che un abbassamento delle aliquote sui salari di produttività. Il primo tavolo dovrebbe riguardare la pressione fiscale, i redditi e le pensioni. Il secondo i modelli contrattuali e la produttività mentre il terzo i rinnovi contrattuali. Gli ultimi due tavoli si dovrebbero occupare di prezzi e tariffe da un lato e di sicurezza sul lavoro dall'altro. Liberalizzazioni al palo La terza lenzuolata di Bersani, la riforma dei servizi pubblici locali della Lanzillotta e la riforma delle Authority di Letta: sono questi i tre provvedimenti relativi all'apertura dei mercati che rimarrebbero al palo qualora il governo dovesse cadere. I tre provvedimenti, attualmente all'esame del parlamento, sono considerati importanti e decisivi per la modernizzazione del sistema Paese, ma anche e soprattutto perchè l'apertura di mercati chiusi è considerata un passo decisivo per ridurre le tariffe e venire incontro alle esigenze dei cittadini- consumatori ma anche delle imprese, come nel caso dei servizi pubblici locali. Un nuovo sistema di Authority è d'altro canto necessario per garantire una sempre maggiore concorrenza e per recuperare il gap con gli altri paesi europei. Industria 2015, se slittano i bandi Se tutti, a cominciare dal governo giù giù fino alle principali agenzie di rating, scommettono su un forte rallentamento dell'economia, un'eventuale caduta dell'esecutivo potrebbe avere ripercussioni sul sistema degli incentivi. A febbraio dovrebbero infatti uscire i bandi per due dei cinque progetti di innovazione industriale previsti da Industria 2015 e relativi all'efficienza energetica e alla mobilità sostenibile. Si tratta di incentivi a fondo perduto particolarmente attesi dal sistema produttivo e che potrebbero in qualche modo avere un buon impatto sull'economia. C'è poi da dire che il ddl energia, uno dei primi provvedimenti del governo Prodi, è fermo in senato e, sebbene svuotato di molte norme finite poi in Finanziaria, prevede la separazione della proprietà di Snam rete gas dall'Eni. Alitalia, ora la vendita è in bilico Le privatizzazioni e la revisione delle principali concessioni costituiscono un dossier particolarmente importante dell'agenda di governo. Non c'è dubbio che in cima alla lista dei grandi affaires figura la vendita della quota di maggioranza di Alitalia detenuta dal Tesoro. La trattativa in esclusiva con Air France è appena iniziata e le otto settimane fissate per il negoziato scadono intorno a metà marzo. Il rischio, peraltro già avvertito dai partner francesi e olandesi, che la vendita di Alitalia non possa avvenire esiste, nonostante ieri sia il ministro Bersani che il collega Bianchi si siano affrettati a rassicurare in primo luogo i mercati: la crisi di governo non influirà sulla vendita. Tuttavia il viceministro Visco ha detto chiaro e tondo che "o fanno un accordo o si portano i libri in tribunale".- Gli istituti tecnici non cambiano La riforma degli istituti tecnici e professionali, l'avvio del sistema di valutazione degli istituti e dei dirigenti scolastici, il rinnovamento del sistema di formazione e reclutamento degli insegnanti. Tre provvedimenti cruciali che fanno capo al ministero dell'istruzione e che sono destinati a decadere con la legislatura. Il primo punta a ridisegnare le caratteristiche dell'istruzione professionale in Italia, rendendo strutturale il collegamento con il mondo del lavoro. Il secondo lavora permettere in piedi una forma efficace di valutazione per presidi e scuole e prevede la ristrutturazione dell' Invalsi. L'ultimo stabilisce, fra le altre cose, che chi decide di insegnare, oltre ad almeno tre anni di università e due di specializzazione, deve fare un anno di praticantato nelle scuole . Tv senza riforma, resta il duopolio Dice già molto la reazione di ieri del presidente di Mediaset Confalonieri: "Se Gentiloni non è più ministro non piango". Lo strappo di Mastella può regalare a Berlusconi l'archiviazione della legge che più temeva, quella riforma Gentiloni del sistema tv che si propone di fissare un tetto antitrust sulle risorse pubblicitarie e di spedire sul digitale una rete Mediaset riaprendo il mercato in attesa dello switch off previsto nel 2012. La riforma tv era in attesa di essere calendarizzata alla camera. L'eventuale crisi di governo bloccherebbe anche l'importantissima riforma della Rai che prevede la nascita di una Fondazione per separare politica e azienda. In esame in commissione lavori pubblici al senato, la cosiddetta Gentiloni 2 sembrava poter contare anche sull'appoggio di parte dell'opposizione. Niente congedi parentali ai precari Riordino dei congedi parentali, carta della famiglia, norme più stringenti per sanzionare le violenze in famiglia. È questo il pacchetto di provvedimenti che fanno capo al ministero delle politiche familiari che rischiano di saltare insieme al governo. Il primo era un ddl di delega all'esecutivo contenuto nel collegato sociale alla Finanziaria approvato a novembre e punta ad estendere anche ai lavori flessibili (e agli altri della componenti della famiglia) il diritto di chiedere il congedo in caso di nascita di un bimbo. Il secondo prevede l'istituzione di una Carta della famiglia a vantaggio di quelle numerose (almeno tre figli) per garantire riduzioni sull'acquisto di beni e servizi. Il terzo è fermo in commissione giustizia alla camera. Stabilisce nuovi profili di reato, l'inasprimento delle pene in caso di violenza fra le mura domestiche e potenzia i servizi territoriali per le donne che ne sono vittime. Decreto sicurezza addio A rischio una delle norme bandiera di questo centrosinistra, la riforma della Bossi- Fini. La nuova legge sull'immigrazione, ferma in commissione alla camera, punta a rendere più semplice l'ingresso regolare in Italia e dunque l'incontro fra domanda e offerta di lavoro anche a fronte della richiesta di manodopera da parte delle imprese ma anche a semplificare la vita degli immigrati con permesso di soggiorno (ad esempio allungandone la durata) oltre a concedere loro diritto di voto alle elezioni amministrative. Stessa sorte per il travagliato decreto sicurezza. Che tecnicamente, essendo un decreto legge, potrebbe anche essere approvato se il governo cadesse. Ma la cosa chiederebbe un accordo politico che è stato faticoso da raggiungere prima. Figurarsi dopo l'eventuale show down.

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I conti senza i parlamentari La maggioranza degli Italiani sembrerebbe convinta che il gov (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Stampa, La" del 24-01-2008)

 

Erno Prodi cadrà, ma non hanno fatto i conti con gli oltre 370 tra deputati e senatori dei vari schieramenti alla loro prima legislatura, e quindi a mio avviso non disponibili a rinunciare al raggiungimento tra breve del periodo utile per potere maturare una invidiabile pensione di 3140 Euro al mese. Io personalmente auspico che il governo non cada, poiché se ciò accadesse si andrebbe a votare con l'attuale legge che ci porterebbe ad assistere impotenti ancora una volta alla spartizione dei collegi su indicazioni delle segreterie politiche. Le elezioni anticipate con l'attuale legge instaurerebbero la corsa alla frammentazione partitica con il raggiungimento di almeno altri 5 partiti da aggiungere agli attuali 25. ELIA SCIACCA Il referendum panacea Il referendum sulla legge elettorale appare ormai come la panacea per tutti i mali. Qualcuno sostiene che se vince il referendum i cittadini potranno finalmente scegliere da chi essere rappresentati. Non mi pare che sia così. Con l'attuale legge elettorale la lista dei candidati è blindata e con la legge che uscirebbe dal referendum, pure. Non è allora di gran lunga meglio ripristinare il sistema elettorale della tanto deprecata "prima repubblica", che dava davvero la possibilità di scegliere i propri rappresentanti? L'instabilità dei governi allora non era frutto del sistema elettorale, ma della mancanza di precise regole e di specifici vincoli all'atto della costituzione dei governi, che ne avrebbero stabilizzato la durata all'intera legislatura. Tali regole mancano tutt'ora. Quando ci si arriverà? Una di queste è la seguente: quando si scioglie il governo, la parola è restituita al popolo sovrano, cioè si torna a votare. OMAR VALENTINI, SALÒ (BRESCIA) Fiorello e "Striscia" Mi sentirei di tranquillizzare Antonio Ricci, genio cattivo di Striscia la Notizia. Le cronache lo danno "furibondo" per la concorrenza di Fiorello su RaiUno. Come non capirlo: è dai tempi della cacciata di Enzo Biagi, sostituito da due giornalisti filo berlusconiani che facevano ascolti da programma notturno, che il TG satirico di Canale 5 vive serenamente senza una concorrenza degna di questo nome. I tempi sono maturi: ancora qualche giorno, tempo che il governo cada, è il cav. Berlusconi riprenderà a comandare in Rai, cosa che tra l'altro non ha mai smesso di fare, come le intercettazioni telefoniche della sua ex Segreteria (diventata per indubbi meriti professionali responsabile del palinsesto dei programmi Rai) e di Agostino Saccà dimostrano senza possibilità di smentita. ANTONELLO CONTE La sanità in Lombardia 1 Dalla duplice pagina che La Stampa dedica alla sanità della Regione da me guidata (quale onore!) mancano alcune considerazioni non di secondario valore. Non vi si dice che la Lombardia è l'unica Regione italiana ad avere da diversi anni bilanci sanitari in pareggio, è tra le Regioni che presentano la spesa sanitaria pro-capite più bassa, non vi si dice che gli italiani considerano la sanità lombarda la migliore del Paese, visto che privilegiano la nostra Regione quando devono recarsi fuori dalla loro per farsi curare, non vi si dice che Regione Lombardia fornisce da tempo ai propri cittadini molti più servizi di quelli previsti dallo Stato con i Lea (Livelli essenziali di assistenza). E recentemente abbiamo operato un taglio fiscale da 400 milioni di euro, conservando l'eccellenza dei servizi. Forse al raggiungimento di questi risultati non sono estranee le scelte generalmente oculate compiute dalle mie diverse giunte in questi 12 anni (anche nella individuazione dei Direttori generali) e forse sarebbe opportuno che La Stampa le facesse conoscere ai suoi lettori. Quanto alla lottizzazione interpartitica, in Regione Lombardia è assai scarsa, e i dati allegramente esposti da La Stampa sono bufale vendute da un solo esponente dell'opposizione in Consiglio regionale. La stessa lettera con cui i Direttori generali sono stati invitati a dare informazione riguardo ai curricula dei candidati al posto di Direttore sanitario e amministrativo serve esattamente a fare in modo che le nomine siano di qualità e al di fuori di ogni spartizione. ROBERTO FORMIGONI PRESIDENTE GIUNTA REGIONALE DELLA LOMBARDIA La sanità in Lombardia 2 Nell'inchiesta della Stampa sulla sanità in Lombardia, le considerazioni, in parte anche condivisibili, sul rapporto tra politica e sanità pubblica del mio predecessore alla Direzione generale della Fondazione Irccs Istituto nazionale Tumori di Milano, prof. Zurrida, implicitamente chiamano in causa la mia persona e la mia professionalità. Trovo perlomeno eccentrico, che una persona che ha svolto funzioni importanti a fianco dell'allora ministro della Salute, Umberto Veronesi, scopra e denunci che nella sanità pubblica, non prima della sua nomina ma dopo le sue dimissioni, ci sia troppa politica. ALBERTO SCANNI DIRETTORE GENERALE DELLA FONDAZIONE IRCCS ISTITUTO NAZIONALE TUMORI DI MILANO Se non bastassero le dichiarazioni dell'ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia Alessandro - "E' lapalissiano che quelle nomine sono lottizzate" - e quelle dell'ex direttore generale dell'Istituto dei Tumori Stefano Zurrida - "Se uno deve scegliere, sceglie ovviamente in famiglia" - ci sono quelle dell'assessore in carica Luciano Bresciani della Lega che, pur non avendo ritenuto di parlare con La Stampa dopo essere stato contattato per la realizzazione di questa inchiesta, in una dichiarazione resa l'altra sera alla trasmissione "Porta a Porta" ha confermato: "I direttori generali della sanità hanno un rapporto di fiducia con la parte politica". Quanto alla qualità del servizio erogato dalla Regione Lombardia, nell'inchiesta viene riconosciuto che questo spoils system ampiamente noto, non influisce sulle prestazioni sanitarie, considerate da tutti tra le migliori in Italia. Né viene messo in dubbio che il bilancio della Sanità in Lombardia sia da anni in pareggio. \.

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E anche la city ci bacchetta "da voi impossibile investire" - enrico franceschini (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 24-01-2008)

 

Economia Impietosa analisi del Financial Times: clima politico ed economico sfavorevole E anche la City ci bacchetta "Da voi impossibile investire" ENRICO FRANCESCHINI dal nostro corrispondente LONDRA - "Investire in Italia è come guidare premendo il freno". Dice tutto il titolo dell'inchiesta che il Financial Times ha dedicato agli investimenti stranieri nel nostro paese: un lungo articolo che mette in rilievo l'opacità delle leggi, le lentezze della giustizia, gli ostacoli burocratici, l'instabilità politica e in generale un clima economico poco favorevole ad aprire le porte a gruppi e uomini d'affari che vengono da oltreconfine. L'indagine del quotidiano della City coincide per caso con la crisi del governo Prodi, ma illumina problemi italiani di cui la grande stampa internazionale si è occupata più volte in questi anni, sia all'epoca del precedente governo guidato da Berlusconi, quando in particolare l'Economist condusse una campagna contro le inadeguatezze della nostra penisola, sia in tempi più recenti, come ha fatto il New York Times con un articolo su "l'inverno dello scontento" degli italiani. Lasciando sullo sfondo altri aspetti del declino dell'Italia, il Financial Times si concentra sul basso livello degli investimenti stranieri: cresciuti nella Ue del 15% nel 2007, in Italia sono diminuiti del 28%. I fondi d'investimento stranieri, scrive il quotidiano, "capiscono che investire in Italia significa perdere un sacco di tempo per fare i conti con il sistema politico". Il Financial Times cita quindi una serie di casi concreti. In Italia non c'è un solo ristorante della catena americana di fast food Kentucky Fried Chicken, che ne ha 52 in Francia. La McDonald's oggi ha 360 ristoranti in Italia, ma nei primi dieci anni di attività nel nostro paese ne aveva solo 20 e stava per rinunciare. Il fatto che ci siano pochi fast food può sembrare conseguenza dell'amore degli italiani per la buona cucina nazionale, "ma i francesi amano meno la propria?", si domanda il giornale. E non è solo questione di cibo. L'FT ricorda l'acquisizione fallita della Telecom da parte dell'AT&T, la mancata fusione tra la spagnola Abertis e Autostrade, il ritiro dell'australiana Macquarie dal piano di modernizzazione degli Aeroporti di Roma. Ora la britannica Bg lancia un nuovo tentativo di investire 500 milioni di euro in un terminale del gas a Brindisi, cinque anni dopo l'approvazione del progetto, finora bloccato da opposizione locale e complicazioni legali. Il Financial Times ricorda un recente discorso di Sergio Marchionne, secondo cui lo spettro del protezionismo "minaccia la ripresa industriale del paese", augurandosi che l'esortazione venga ascoltata.

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Il premier scongela i senatori a vita (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 24-01-2008)

 

Stai consultando l'edizione del FIORELLO "Il premier scongela i senatori a vita..." ROMA "Sapete cosa sta facendo Prodi in questo momento? È a casa e sta scongelando i senatori a vita!": Fiorello e Baldini non hanno deluso coloro che erano certi di qualche battuta sull'attualità politica della serata. Nel corso del loro varietà bonsai, "Vivaradiodue... minutì sono intervenuti a loro modo nella crisi. Altri ospiti della serata per una manciata di secondi: Nancy Brilli, che senza lenti a contatto ha abbracciato e baciato Baldini, scambiandolo per Fiorello; e Enrico Mentana fatto salire sul palco per leggere le ultime notizie d'agenzia con il suo stile da "Enrico Mitraglia", che gli ha fruttato un bel premio: un abbonamento alla Rai, a lui che è un asso di Mediaset!.

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La Rai in sciopero con la Cgil (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Manifesto, Il" del 24-01-2008)

 

Miceli (Slc): "Riscrivere il piano: ridurre gli appalti, basta precari". Cusani analizzerà i bilanci La Rai in sciopero con la Cgil Antonio Sciotto Una prima vittoria lo sciopero Cgil indetto per domani l'ha già ottenuta: ieri il consiglio di amministrazione ha deciso di rivedere il contestatissimo piano Cappon, dunque il sindacato ha un maggiore margine di intervento. Ma i problemi insoluti sono tanti, e non a caso la Slc Cgil ha indetto una giornata di protesta. "Si è aperto uno spiraglio e dunque lo sciopero è ancora più importante. Chiediamo di ripensare il Piano - ci spiega Emilio Miceli, segretario generale Slc Cgil - ma soprattutto di investire sui dipendenti interni, costretti a produrre poco perché grossi pezzi di produzione sono appaltati fuori". Come affronterete il nodo irrisolto delle esternalizzazioni? Innanzitutto studiando e fornendo dati: non a caso abbiamo chiesto a Sergio Cusani di analizzare i bilanci. Come ha già fatto con Fiat e Telecom, ci aspettiamo che ci aiuti a far luce su tante verità utili che presenteremo presto alla stampa. Proprio l'aver investito ingenti risorse su case di produzione esterne - prime tra tutte la Endemol - ha portato il management a elaborare un piano industriale che punta a una riduzione dei costi molto drastica, scaricata tutta sui lavoratori, in special modo i precari. Hanno deliberato che l'incremento dei costi per il personale dovrà essere solo dell'1,5%, cifra inferiore al tasso di inflazione. Il che ci impedisce il rinnovo del contratto, scaduto a dicembre. E non basta: centinaia di precari vedono allontanarsi la possibilità di una stabilizzazione. Ma quanti sono i precari Rai? I dipendenti Rai sono circa 10.200, ma i precari, esclusi i giornalisti, sono almeno 3 mila: di questi, 1500 sono a tempo determinato, ricevono cioè una paga contrattuale e da svariati anni si vedono rinnovare lo stesso contratto, dovendo rinunciare agli scatti di anzianità. Gran parte dei restanti 1500 - a parte i pochi autori e registi ben pagati - stanno ancora peggio: sono cocoprò, in partita Iva o in prestazione occasionale, ma con retribuzioni al di sotto di quelle contrattuali e con diritti labili. Esiste già un piano di stabilizzazioni, che prevede da qui al 2012 l'assunzione di 200 tempi determinati: ma sono pochi. Noi chiediamo di accelerare le stabilizzazioni, e - una volta che si cambierà il piano - di prevederne altre. In futuro non devono esserci più precari. Dove reperire le risorse? Le risorse la Rai le ha al proprio interno, è un'azienda ancora più ricca di Mediaset. E ha un patrimonio come le Teche che dovrebbe valorizzare di più. Ma soprattutto, noi proponiamo - e con lo studio di Cusani lo faremo cifre alla mano - di sfrondare tante esternalizzazioni inutili, che raddoppiano professionalità già presenti in azienda. Non siamo contro tutte le esternalizzazioni, ma ci vuole sempre un equilibrio, e l'equilibrio in Rai non c'è. Ormai è assodato che c'è un duopolio Rai-Mediaset nelle reti, ma nei contenuti di fatto c'è un monopolio, quello della Endemol. Ecco che la Rai, a causa del controllo politico che spesso moltiplica gli appalti, è l'unica azienda che non chiede ai propri lavoratori di produrre di più. Si disinteressa di far produrre i dipendenti, e anzi il nuovo piano si propone di aumentare le esternalizzazioni, scaricando i costi sui lavoratori. La nostra battaglia è fatta anche per i giornalisti: quel tetto dell'1,5% riferito al personale, riguarda infatti anche loro. Avete una proposta per liberare la Rai dal controllo politico? E' un problema complesso, ma credo che la Fondazione proposta dalla riforma Gentiloni potrebbe essere un primo passo per separare la governance dell'azienda dalla politica. Ma bisogna capire adesso cosa ne sarà dell'attuale governo. Intanto noi siamo in sciopero e speriamo che questa volta, dopo due incontri andati a vuoto con il Cda, riusciremo a farci ascoltare.

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Rai, sì unanime al piano editoriale (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 24-01-2008)

 

Oggi è Gio, 24 Gen 2008 Edizione 16 del 24-01-2008 E' già tempo di larghe intese Rai, sì unanime al piano editoriale di Francesco Lener Il compromesso storico è realtà. Se è vero che il parlamentino di Viale Mazzini ha le stesse dinamiche delle due Camere vere e proprie, anticipandone spesso gli umori, il dopo-Prodi potrebbe vedere nascere una grande coalizione, più che dare spazio alle elezioni. Di fatto, ieri è andata in scena nel Cda Rai una riconciliazione inedita, specie all'interno di un gruppuscolo di emissari politici che da due anni se le suonano di santa ragione per conto terzi. Il piano editoriale è stato magicamente approvato all'unanimità ed è stata trovata una soluzione di compromesso che dovrebbe consentire il varo definitivo di un piano industriale non troppo lontano da quello presentato in autunno dal Dg Cappon e solo con qualche aggiustatina concessa al figliol prodigo Petroni. La nota dell'azienda sembra stendere un velo sopra mesi e mesi di feroci battaglie: "Il Cda ha concluso l'esame del piano editoriale e lo ha approvato all'unanimità. Il Consiglio, condividendo l'impostazione di rigore gestionale del Piano Industriale approvato nella seduta del 24 ottobre scorso, ascoltata la relazione del Direttore Generale, dà mandato di elaborare un documento con ulteriori analisi e proposte a integrazione dello stesso Piano Industriale. Il documento, che sarà elaborato nei tempi più brevi tecnicamente necessari, verrà sottoposto al Cda per le valutazioni e le decisioni di sua competenza". Un trionfo bipartisan, dunque, celebrato esattamente in contemporanea con la tragicommedia vissuta tra Palazzo Chigi e Montecitorio. A quanto pare il piano editoriale trasformerà profondamente i programmi Rai restituendo ai telespettatori non nottambuli un'autentica seconda serata e garantendo un'informazione costante anche nelle ore piccole. Il tutto con una filosofia che elimina la ricerca dell'ascolto ad ogni costo, facendo felici i puristi del servizio pubblico e, forse, anche Mediaset, che potrebbe trovare un competitor indebolito sul fronte Auditel. "La riqualificazione dell'offerta televisiva generalista, il conseguente riposizionamento dei canali televisivi ed una maggiore riconoscibilità dello specifico televisivo del servizio pubblico, sia in termini di prodotto, sia di palinsesto ? si legge nel documento - costituiscono gli elementi essenziali del nuovo Piano nell'ottica anche di una maggiore integrazione tra tutte le piattaforme di accesso".

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Nasce un terzo polo per le ction nostrane? (sezione: RAI MEDIASET)

( da "EUROPA.it" del 25-01-2008)

 

L A T E L E D I P E N D E N T E Nasce un terzo polo per le ction nostrane? STEFANIA CARINI L'Oscar Anche l'Oscar ci snobba. Tornatore non è nella cinquina. Rabbia e costernazione. In verità, noi siamo all'Oscar. Lasciate perdere le candidature ai soliti costumisti, scenografi o a qualche compositore (che provincialismo nel cercare qualche nome di origine italiana!). Il vero candidato italiano è il corto di Andrea Jublin Il Supplente, prodotto nel 2006 da Sky Cinema, che investe nel cinema scegliendo strade competitive, aperte, dinamiche, capaci di arricchire il patrimonio culturale della settima arte. Il satellite E il satellite continua la via della produzione autoctona. Prendono il via in questi giorni a Roma le riprese di Romanzo Criminale, la nuova fiction in 12 puntate da 50 minuti prodotta da Sky Cinema e Cattleya, in associazione con Rti- Mediaset. Ispirata al fortunato romanzo divenuto un film-cult, la nuova miniserie sarà diretta da Stefano Sollima, si avvarrà della consulenza artistica di Michele Placido e del coordinamento editoriale di Giancarlo de Cataldo. A interpretare per il piccolo schermo le vicende della banda saranno 5 giovanissimi attori selezionati dopo oltre mille provini: Vinicio Marchioni e Alessandro Roja rispettivamente nella parte del Freddo e di Dandi; il nuovo Libano è affidato a Francesco Montanari; Marco Bocci interpreta il commissario Scialoja mentre il ruolo di Patrizia è di Daniela Virgilio. Si cambia Fino adesso la produzione italiana aveva fatto quel che poteva, destreggiandosi tra due linee editoriali ben poco produttive. Da un lato "l'accontenta tutti" della gestione Saccà-Rai: fiction poco coraggiosa incapace di tentare la via della lunga serialità, dedita a produrre per lo più sfarzose e noiose miniserie in due puntate dal tema storico-biografico-religioso. Dall'altro non il "quasi nulla" di Mediaset, la cui unica fortuna è stata avere sotto contratto l'unica casa di produzione, la Taodue, con una precisa linea editoriale. Con Sky forse qualcosa cambia. Dal film alla serie tv: come in America. Si sfrutta un successo di un brand, e lo si amplia in tv. Come ha spiegato il direttore di Sky Cinema Nils Hartmann alla conferenza stampa, l'obiettivo è lavorare in piena libertà editoriale, scoprire giovani talenti, uscire da certi schemi ormai usurati della fiction italiana, avvicinare un pubblico differente da quello della tv generalista. Anche per questo, spiega Sollima, bisognava far dimenticare il cast originario di Romanzo Criminale, approdando anche a una nuova caratterizzazione dei personaggi. Placido ha sottolineato l'ottimo lavoro degli sceneggiatori, mentre De Cataldo ha scoperto la possibilità della dilatazione, vero principio della tv, che permette di approfondire dettagli e sfumature. Bisogna vedere quale sarà il risultato finale. Chissà, forse è nato anche un terzo polo per le fiction nostrane.

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"media, troppa violenza e pubblicità" - orazio la rocca (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 25-01-2008)

 

Cronaca "Media, troppa violenza e pubblicità" Attacco del Papa a televisioni e giornali: "Ci vuole una info-etica" "Dovrebbero servire il bene comune, rischiano la sottomissione agli interessi del potere dominante" ORAZIO LA ROCCA CITTà DEL VATICANO - "Volgarità, violenza, trasgressione, pubblicità ossessiva, modelli di vita distorti e fuorvianti, manipolazioni ideologiche"; ma anche rincorsa affannosa di audience col solo scopo di "catturare" fette sempre più consistenti di pubblico per esclusivi interessi commerciali. Ecco i moderni mali che gravano sui mass media, a partire dalle reti televisivi pubbliche e private, secondo una severa analisi fatta ieri da papa Ratzinger nel messaggio inviato ai cattolici di tutto il mondo in occasione della Giornata delle comunicazioni sociali che quest'anno la Chiesa dedica al tema: "I mezzi di comunicazione al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla". E la "verità" individuata dal papa è a dir poco drammatica, un vero e proprio grido d'allarme contro un sistema radiotelevisivo che, a parere di Ratzinger, rischia di travolgere l'umanità da "possibilità abissali di male". Quasi un tradimento del ruolo originario dei media ai quali Benedetto XVI non esita a riconoscere il merito di essere stati un tempo "veicoli di cultura e di intrattenimento familiare", ma che oggi corrono il serio "rischio di trasformarsi in sistemi volti a sottomettere l'uomo a logiche dettati dagli interessi dominanti del momento". I sistemi televisivi e la stampa in generale secondo il pontefice "possono e devono essere strumenti al servizio di un mondo più giusto e solidale", ma la realtà additata da Ratzinger è del tutto diversa perché c'è il "serio rischio" che i mass media "si trasformino invece in sistemi volti a sottomettere l'uomo a logiche dettate dagli interessi dominanti del momento. E' il caso di una comunicazione usata per fini ideologici o per la collocazione di prodotti di consumo mediante una pubblicità ossessiva. Con il pretesto di rappresentare la realtà, di fatto si tende a legittimare e ad imporre modelli distorti di vita personale, familiare o sociale". "Inoltre, per favorire gli ascolti, la cosiddetta audience - ammonisce il Papa - a volte non si esita a ricorrere alla trasgressione, alla volgarità e alla violenza. Vi è infine la possibilità che, attraverso i media, vengano proposti e sostenuti modelli di sviluppo che aumentano anzichè ridurre il divario tecnologico tra i paesi ricchi e quelli poveri". "L'umanità - osserva Ratzinger - si trova oggi di fronte a un bivio. Anche per i media vale quanto ho scritto nell'Enciclica Spe salvi circa l'ambiguità del progresso, che offre inedite possibilità per il bene, ma apre al tempo stesso possibilità abissali di male che prima non esistevano". Tra i primi a fare proprio il monito papale Mario Adinolfi (An), presidente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai: "Ora Rai e Mediaset aprano una riflessione comune sulle parole del Pontefice in merito al rischio che alla società può derivare da una programmazione scadente, volgare e nichilista, ed affrontino con serietà e lungimiranza il tema della tv di qualità". Attenzione anche tra gli addetti ai lavori, come Enrico Mentana, ex direttore del Tg5 e ora di Matrix che avverte: "Le parole del Papa si ascoltano, ci si riflette seriamente sopra, ma soprattutto non si commentano". "Il Papa solleva problemi reali, indiscutibili, però al Tg3 - controbatte il direttore Antonio Di Bella - da tempo siamo attenti a quello che mandiamo in onda, ad esempio abbiamo la percentuale più bassa di cronaca nera rispetto agli altri tg pubblici e privati, avendo come stella polare la forte caratterizzazione di servizio pubblico". Massimo Giletti, conduttore della fascia pomeridiana di Domenica In si dice, invece, "totalmente d'accordo con Benedetto XVI, che dimostra ancora una volta di essere un Papa dalle grandi qualità". Fuori dal coro, il fotografo Oliviero Toscani che sostiene, provocatoriamente, che "la pubblicità l'ha inventata la Chiesa: la Cappella Sistina che cosa è? Non è pubblicità, per di più ingannevole, perché nessuno mai ha provato l'esistenza di Dio, della Madonna, dei Cristi, dei paradisi, dell'inferno e del purgatorio?".

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Voltagabbana, il trionfo del partito unico - (segue dalla prima pagina) filippo ceccarelli (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 25-01-2008)

 

Voltagabbana, il trionfo del partito unico Da Dini a Fisichella: così i nipotini di Depretis hanno affossato il Professore La patologia è avanzata: 140 cambi nella XIII legislatura, 202 nella XIV E che c'entrano Angius coi socialisti e gli ex martelliani con Di PIetro? (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) FILIPPO CECCARELLI Sarebbe comodo, se la parola e la nozione stessa di trasformismo, applicata alle scene del Senato, non conservasse una sua dignità di linguaggio. Dopo tutto, Depretis la lanciò nel 1876 auspicando una "feconda trasformazione" nel modo in cui si formavano le maggioranze alle Camere. Ma oggi: chi mai potrebbe contare i passaggi compiuti da Mastella da destra a sinistra e viceversa nell'ultimo quindicennio? Perché c'entrerà anche il potere, diamine, ma l'andirivieni si trascina dietro un sentore compulsivo, o richiama un'attitudine esistenziale, ormai, che magnificamente convive con la bella poesia di Neruda. Le cifre delle migrazioni danno l'idea di patologia molto avanzata. 22 parlamentari "cambisti" nella XII legislatura, 140 nella XIII, 202 nella XIV, in un crescendo che va intensificandosi con le degenerazioni del sistema maggioritario e forse, almeno un po', anche con il clima morale della classe politica. Anni orsono, per Marsilio, Pialuisa Bianco pubblicò anche un "Elogio del voltagabbana". E magari non c'entra con la fine di Prodi, ma il senatore Valerio Carrara impiegò appena 24 ore a mollare Di Pietro per andare con Berlusconi; mentre fra il 1994 e il 1996 il leghista Romanello cambiò gruppo per ben cinque volte. Dice: e allora? Allora, niente, ma se proprio occorre evocare quell'antico vizio a proposito di quanto si è visto ieri al Senato, beh, converrà valutare l'ipotesi che si tratta del nipotino degenere, farfallone e anche un po' buffonesco del fenomeno che prese le mosse dall'intricato negozio di poltrone e prebende di Depretis. E la più eloquente riprova sta nella celebre telefonata di Berlusconi e Saccà, nella spudorata richiesta di sistemare un'attrice con l'obiettivo di conquistare un voto. E' difficile immaginarsi Prodi, in questo caso, al posto del Cavaliere. Ma certo qualcuno nei giorni scorsi deve aver riattizzato la vocazione del senatore Cusumano, che nel 1994 risulta tra quei popolari che cambiando fronte consentirono a Berlusconi di governare a Palazzo Madama. Le storie trasformiste sono di terribile e sconsolata monotonia. Il decoro è istituzionalmente bandito, o camuffato. Così ieri, se il senatore De Gregorio eletto a sinistra e passato a destra, da cui peraltro proveniva, non ha alzato gli occhi dal foglio del suo intervento, ma non per vergogna, per abitudine, o sciatteria, o forse timidezza, il senatore Fisichella si è prodotto ore rotundo in un paio d'interventi lasciando chiaramente intendere al gentile pubblico in quale misura egli si consideri un dono per il Parlamento italiano, e per la vita pubblica in generale; con il che il trasformismo politico dell'ego è destinato a prendere il sopravvento sulle pur complesse teorie di Gaetano Mosca, che egli, il monarchico Fisichella fatto eleggere nella Margherita dopo essere stato poco valorizzato da An, naturalmente conosce meglio di chiunque altro. E si dice sul serio. Il guaio è che le motivazioni opportunistiche non solo si sono spezzettate e moltiplicate, ma dopo il big bang delle culture e delle appartenenze politiche trovano anche una loro sacra e intoccabile legittimità nelle storie personali, nei sentimenti. Lamberto Dini, per dire. E' difficile pensare che ad averlo motivato contro il governo Prodi sia la preclara piattaforma liberaldemocratica, mentre già più maliziosamente plausibile appare il motto che prevede per alcuni esseri umani una specialissima predisposizione a scegliere una differente lealtà. Detta in modo più netto: fra il 1994 e il 1995 Dini mollò Berlusconi che l'aveva fatto ministro; tredici anni dopo, che pure in politica non sono pochi, ha mollato Prodi. Ma più che la recidiva l'impressione è che abbia voluto così personalmente - e semplicemente - vendicarsi. Ha la sua età e aveva saputo che qualcuno dei suoi l'aveva presentato, invero con poca eleganza, come un pensionato. Così una mattina, al Senato, incrociando alla buvette uno dei supposti propalatori di quelle voci, non aveva saputo resistere dal fare una scenata: "Ah, io pensionato? Ma sono io che vi mando a tutti in pensione". Detto fatto, si potrebbe aggiungere. La politica ha perso i suoi nobili ideali. E allora: che c'entra Angius con i socialisti? Dove si colloca Occhetto? Come mai l'Udeur mastelliana è piena di profughi ex dipietristi e l'Italia dei Valori di Di Pietro è colma di rifugiati ex martelliani. Misteriose traiettorie ed enigmatiche simmetrie governano le dinamiche del ceto politico del nuovo millennio. Fini ha ripudiato il fascismo, Rutelli il radicalismo pannelliano. L'uno s'indigna se lo mettono nei manifesti con il braccio alzato nel saluto romano; l'altro s'intrattiene con il cardinal Ruini a piazza San Pietro. Veltroni chiama Veronica Lario. La Santanché fino a qualche anno fa faceva i calendari, ora s'è fatta crociata della Cristianità. Dopo il coccolone, Bossi era diventato buono, adesso ha ricominciato con le armi e la rivoluzione. Una valchiria leghista s'è sposata con un Udc della Calabria. La Brambilla, dice Dell'Utri, è una "sottomarca". La Pivetti, vabbè. E' impegnativo anche solo il pensarlo, ma la sensazione è che le forme abbiano preso il sopravvento sui contenuti. Transpartiti, trasformismo, transizione, trasversalismo, transfughi, travestiti e trans - con i dovuti guai. I congressi a Cinecittà, il maquillage, il camouflage, la chirurgia plastica. Prodi è caduto, certo, però mai come oggi il transito appare nudo e crudo, senza meta e senza rete di sicurezza, passaggio individuale e insieme collettivo, speriamo.

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La trama del cavaliere (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 25-01-2008)

 

PRIMO PIANO La trama del cavaliere Di marco damilano Berlusconi punta sul voto anticipato. E prepara il nuovo simbolo e le liste. Ma una parte dei suoi spinge per una intesa con Veltroni. Obiettivo: un governo per la riforma elettorale Il simbolo con cui correre alle elezioni è già pronto, i colonnelli azzurri l'hanno già visto. Un mix grafico tra vecchio e nuovo: la vecchia bandiera tricolore con la scritta Forza Italia dentro un campo azzurro con il logo del Popolo della libertà, l'ultima creatura berlusconiana che nei programmi dovrebbe nascere all'assemblea costituente del 27 marzo. Può darsi che non ci si arrivi e che in quella data Silvio Berlusconi abbia già realizzato il suo sogno: trascinare il Paese alle urne e tornare a palazzo Chigi a furor di popolo, sanando quella che lui ha sempre considerato un'usurpazione, dover abbandonare la guida del governo dopo il voto dell'aprile 2006. La settimana di passione di Romano Prodi coglie l'eterno rivale nel momento di massimo dolore privato, la malattia dell'adorata mamma, e di massima felicità pubblica, la crisi definitiva della maggioranza di centrosinistra che lui ha aspettato per 20 interminabili mesi, spesso in solitudine, bistrattato perfino dagli alleati An e Udc, lavorando ogni giorno per la spallata. Ora che il giorno della spallata è arrivato, mercoledì 23 gennaio, il Cavaliere è talmente ben disposto da concedere al Professore di Bologna una stretta di mano appena arrivato a Montecitorio per partecipare alle celebrazioni per i sessant'anni della Costituzione in un clima surreale. Con i forzisti che già lavorano alle liste elettorali. Gongolanti i notabili azzurri Sandro Bondi, Fabrizio Cicchitto, Elio Vito, Denis Verdini, gli eterni emergenti Maurizio Lupi, Guido Crosetto, Angelino Alfano, le ragazze di ultima generazione Mara Carfagna, Laura Ravetto, Maristella Gelmini: il precipitare della situazione politica li rimette in sella, la prospettiva di tornare al governo li eccita. Anche se ci sono i nuovi arrivati, bocche fameliche da sfamare, "non sarà facile fare le liste", lamenta un coordinatore forzista. C'è l'ex radicale Daniele Capezzone da sistemare, forse arriverà qualche frammento mastelliano, di certo bisogna accontentare i circoli della rossa Michela Brambilla. E poi le facce nuove, si fa per dire. Don Agostino Saccà, per esempio: per lui, il direttore di Raifiction che tanti servizi ha reso al Paese e soprattutto al Cavaliere, sarebbe pronto un seggio al Senato, "anche se queste decisioni vengono prese al massimo livello", cioè a Palazzo Grazioli. E certo: non l'aveva detto, il patron della fiction Rai, che senza Berlusconi nel Paese si era creato un vuoto? Ecco: il vuoto sta per essere colmato. Nelle ore che precedono il voto di fiducia del Parlamento sul governo Prodi gli umori berlusconiani tendono all'euforia. Anche se la strada che porta alle elezioni anticipate è ancora lunga. E nello stesso partito azzurro si fanno sentire voci diverse: quelle che spingono a rimandare il prevedibile trionfo elettorale in nome di un disegno ancora più ambizioso e di più lungo periodo. Quello che vedrebbe Berlusconi fondatore della Terza Repubblica, dopo essere stato protagonista assoluto della Seconda. Fare come a Segrate. Qui, nel centro dell'hinterland milanese, sede della Mondadori, teatro della lunga guerra per il controllo della casa editrice sfociata in tribunale, il sindaco di Forza Italia Adriano Alessandrini ha aperto la settimana scorsa le trattative per rimpastare la sua giunta, con una mossa a sorpresa: ha scaricato la Lega e ha imbarcato il Partito democratico. "Non c'erano più i numeri per andare avanti. Ci saranno assessori del Pd, ma nessuna implicazione politica, per carità", spiega il primo cittadino. Sarà: ma la giunta Forza Italia-Pd nel cuore dell'Impero berlusconiano, a due passi da Arcore, ha subito incassato un editoriale di appoggio del quotidiano dei vescovi 'Avvenire': "Una Grosse Koalition padana che taglia fuori la Lega e che, esattamente come nel proscenio nazionale, vede l'Udc in stand by, in posizione attendista. Che sia un fatto premonitore?". Chissà. Di certo il governissimo di Segrate prendeva corpo nelle stesse ore in cui Walter Veltroni a Orvieto ribadiva la volontà del Pd di andare da solo alle elezioni, sfidando Forza Italia a fare altrettanto, e in cui la maggioranza del governo Prodi entrava in crisi. E tra i consiglieri più ascoltati del Cavaliere il partito di chi preme per un governissimo fondato su Forza Italia e Pd per fare la riforma elettorale è molto ben rappresentato. Tifano per il governo istituzionale l'ex colomba Gianni Letta e l'ex falco Giuliano Ferrara. Due personaggi distanti anni luce che hanno in comune la fiducia incondizionata del Cavaliere e l'amicizia con Veltroni. Rafforzata dalla frequentazione, ormai quotidiana, con il plenipotenziario del leader del Pd Goffredo Bettini. Ma la lobby del governissimo può contare anche su un personaggio tornato a essere molto influente come Giuseppe Pisanu. L'ex ministro dell'Interno è stato tra i primi a invocare un governo a termine con l'asse Berlusconi-Veltroni, "un compromesso per fare le riforme". E nel Transatlantico di Montecitorio ha spiegato a un capannello di giovani deputati forzisti che bisognerebbe fare come negli anni Settanta: "Aldo Moro ed Enrico Berlinguer si misero d'accordo perché con l'inflazione a due cifre non si poteva governare contro una parte del Paese". La Carfagna quasi prendeva appunti, estasiata dalla lezione. Il progetto, l'accordo diretto Berlusconi-Veltroni sulle riforme, è in gestazione da mesi, con o senza il governo Prodi. La crisi del centrosinistra l'ha accelerato, mettendo in fibrillazione gli alleati del Cavaliere. Nella Casa delle libertà, senza colpo ferire, l'ex premier ha incassato il ritorno di Gianfranco Fini. Dopo settimane di violente polemiche, i giorni dell'ira, quando sulle reti Mediaset passarono le immagini di repertorio della sua nuova compagna Elisabetta Tulliani, appena sentito odore di elezioni anticipate, il leader di An si è fatto vivo per giurare che c'è una sola alleanza e un solo candidato premier, Berlusconi. Stop ai litigi con Silvio, ancora una volta, e ragionamenti sul futuro: "Nei cinque anni in cui ho fatto il vice di Berlusconi ho capito una cosa: i delfini devono nuotare in mare. Se restano in terra finiscono spiaggiati". Traduzione: nella prossima legislatura Fini non farà il vice del Cavaliere. Ambisce a occupare un incarico dove è lui il numero uno: presidente della Camera con libertà d'azione politica o, in alternativa, sindaco di Roma. Più ambiguo il comportamento di Pier Ferdinando Casini, in trattativa su tutti i tavoli: con Berlusconi, con Clemente Mastella, con spezzoni della Margherita, con Massimo D'Alema e Franco Marini per un governo istituzionale allargato all'Udc. Obiettivo: guadagnare tempo per costruire il polo di centro, la Cosa bianca, necessaria per sopravvivere alla tempesta in arrivo. Ma la Cosa bianca non c'è, la Cosa rossa neppure, il Pd è in alto mare, senza statuto, carta dei valori, sezioni sul territorio, soldi da investire nella campagna elettorale. L'unico punto fermo della politica italiana è sempre lui, il Cavaliere. E sulle macerie del centrosinistra e del governo Prodi Berlusconi sogna la sua ultima, spericolata reincarnazione: non più il Caimano, ma il Pacificatore. Proprio lui che per anni ha diviso gli italiani tra buoni e cattivi, tra missionari della libertà e seguaci del regime, tra amici di Cesare Previti e toghe rosse, si prepara a candidarsi alla testa della Terza Repubblica come l'uomo in grado di ricucire un Paese diviso e rissoso. Per farlo, però, ha bisogno del Pd di Veltroni, l'interlocutore ideale per sbarazzarsi dello scomodo volto del passato e avere le carte in regola per candidarsi al Quirinale in nome dell'unità nazionale, quando sarà il momento. Per questo, dicono, il laboratorio Segrate, il governo Fi-Pd, potrebbe essere esportato nel resto d'Italia. Subito, per fare la legge elettorale e tornare a votare. O dopo le elezioni, in caso di ingovernabilità. A meno che in mezzo non arrivi qualche imprevisto: nelle vesti di un governo del presidente guidato da Mario Draghi. O di un altro personaggio che ha dimostrato di avere nove vite, un certo Romano Prodi. n.

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Affondo del Papa sui media: spot e volgarità (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 25-01-2008)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-01-25 num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE Il messaggio "Modelli distorti, pubblicità ossessiva". E Benedetto XVI spinge per la nascita dell'"info-etica" Affondo del Papa sui media: spot e volgarità Critica al "secolarismo occidentale, che è più subdolo di quello marxista" Nella giornata delle comunicazioni sociali il Pontefice contro chi usa i media "per creare gli eventi" CITTA' DEL VATICANO - Due affermazioni taglienti sono venute ieri dal Papa: una che ammonisce gli operatori dei media sulle "possibilità abissali di male" che insidiano il loro lavoro, tra "volgarità" e "manipolazione"; un'altra che bolla il "secolarismo occidentale " come "più subdolo di quello marxista". Del "secolarismo " ha parlato ai vescovi sloveni, dei media tratta nel messaggio per la "giornata delle comunicazioni sociali". Per il Papa teologo oggi è necessaria una "info-etica" (termine in uso da un decennio nel dibattito sui media) così come "esiste la bio-etica". Dovrebbe occuparsi della trasgressione a fini di audience con il suo corteo di volgarità e violenza, della "manipolazione" delle coscienze e della realtà internazionale, della "comunicazione usata per fini ideologici" e della "collocazione di prodotti di consumo mediante una pubblicità ossessiva". Secondo il Papa più che usati per "un corretto ruolo di informazione " capita che i media su "talune vicende" vengano "utilizzati per creare gli eventi stessi" e "non manca il rischio che essi si trasformino in sistemi volti a sottomettere l'uomo a logiche dettate dagli interessi dominanti del momento". Benedetto XVI segnala che "con il pretesto di rappresentare la realtà, di fatto si tende a legittimare e imporre modelli distorti di vita personale, familiare o sociale". E "per favorire gli ascolti, la cosiddetta audience, a volte non si esita a ricorrere alla trasgressione, alla volgarità e alla violenza". Il messaggio del Papa ha provocato reazioni pro e contro. L'Auditel è ormai diventato il "solo dio" in cui credono le televisioni, lamenta Massimo Giletti conduttore di "Domenica In". L'Aiart, l'associazione dei telespettatori cattolici, parla di una "tv-spazzatura, portatrice di disvalori". Oliviero Toscani, autore di pubblicità provocatorie, contrattacca dicendo che "la pubblicità l'ha inventata la Chiesa che di danni ne ha fatti a bizzeffe". Dal presidente della Commissione di vigilanza Mario Landolfi viene la proposta che "Rai e Mediaset aprano una riflessione comune sulle parole del Papa in merito alle programmazioni scadenti, volgari e nichiliste". "Il secolarismo di impronta occidentale - ha detto ieri Benedetto XVI ai sei vescovi della Slovenia - diverso e forse più subdolo di quello marxista, presenta segni che non possono non preoccuparci. Si pensi, ad esempio, alla ricerca sfrenata dei beni materiali, alla riduzione della natalità, e ancora al calo della pratica religiosa con una sensibile diminuzione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata". Sono i "segni" di crisi religiosa che si registrano nei Paesi usciti dal comunismo, com'è il caso della Slovenia, dove la "salute" della Chiesa cattolica appariva migliore sotto il vecchio regime. L'insidia "subdola " del capitalismo era stata segnalata più volte dal Papa polacco, che già nel 1990 visitando Praga - subito dopo la caduta del regime comunista - aveva invitato a "predisporre le opportune difese contro certi virus quali il secolarismo, l'indifferentismo, il consumismo edonistico". Luigi Accattoli.

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ARTICOLI DEL 22-1-2008

Una crisi lunga sei giorni e innescata dai pm ( da "Cittadino, Il" del 22-01-2008)

Berlusconi, si deciderà a Roma sulla "compravendita" dei senatori ( da "Gazzetta del Sud" del 22-01-2008)

Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma ( da "Giornale di Vicenza, Il" del 22-01-2008) + 2 altre fonti

'Compravendita', gli atti a Roma ( da "Provincia di Cremona, La" del 22-01-2008)

Italia in tilt: cuffaro, berlusconi, mastella ( da "Tirreno, Il" del 22-01-2008)

In Campania si piange si strepita e si accusa ma Bassolino è sempre lì ( da "Libero" del 22-01-2008)

ROMA - Spetterà ai pm romani stabilire se Silvio Berlusconi debba essere indagato per la cosidd ( da "Messaggero, Il" del 22-01-2008)

La giustizia in ferie ( da "Giornale.it, Il" del 22-01-2008)

GIUSTIZIA. Gli atti trasferiti da Napoli ( da "Arena.it, L'" del 22-01-2008)

Coinvolto Berlusconi per il tentativo di <spallata> ( da "Arena.it, L'" del 22-01-2008)

Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 22-01-2008)

La "compravendita" dei senatori Decideranno i magistrati romani ( da "Corriere Adriatico" del 22-01-2008)

Compravendita di senatori: saranno i magistrati romani a decidere su Berlusconi ( da "Gazzettino, Il" del 22-01-2008)

Tempo scaduto ( da "Blog Beppe Grillo" del 22-01-2008)

Spetterà ai magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta <compravendita dei senatori>, vale a dire il presunto tentativo di ( da "Liberazione" del 22-01-2008)


Articoli

Una crisi lunga sei giorni e innescata dai pm (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Cittadino, Il" del 22-01-2008)

 

N La crisi che rischia di travolgere il governo Prodi ha avuto una brusca accelerazione il 16 gennaio, con l'avviso di garanzia al ministro Clemente Mastella e gli arresti domiciliari a sua moglie:16 GENNAIO - In mattinata arriva la notizia degli arresti domiciliari per Sandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania e moglie di Mastella, che è anche lui indagato. Mastella annuncia alla Camera le dimissioni e accusa le "frange estremiste" dei magistrati. Prodi respinge le dimissioni. Mastella va a Ceppaloni. Nel pomeriggio arriva la notizia che la Corte costituzionale ha ammesso i referendum elettorali.17 GENNAIO - Mastella conferma le sue dimissioni e annuncia l'appoggio esterno dell'Udeur al governo. Prodi non nomina un nuovo ministro e assume l'interim. Al Senato, assenze strategiche nel centrodestra (soprattutto di Forza Italia) salvano il presidente della Campania Bassolino su una risoluzione leghista che prevedeva lo scioglimento del Consiglio.18 GENNAIO - Prodi prende possesso delle funzioni di ministro della Giustizia auspicando che il suo incarico sia breve. Il capogruppo Udeur alla Camera, Mauro Fabris, chiede però un impegno all'unanimità della maggioranza nella "totale condivisione" della relazione di Mastella alla Camera. Intanto l'intreccio politica/inchieste si complica con la condanna a 5 anni del governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, e la richiesta di rinvio a giudizio di Berlusconi nell'inchiesta Rai/Saccà.19 GENNAIO - Il leader del Pd, Walter Veltroni, dice che è pronto ad andare da solo alle elezioni se Forza Italia facesse altrettanto. Malumori nella maggioranza. L'Italia dei valori annuncia che voterà no sulle parole di Mastella pronunciate in aula (le critiche ai magistrati). 20 GENNAIO - Prodi precisa che la guida del governo non deve confondersi con le scelte elettorali del Pd, che spetta agli organi operativi del partito. 21 GENNAIO - Dopo una giornata convulsa, Mastella annuncia che l'Udeur esce dalla maggioranza e chiede di andare alle elezioni anticipate.

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Berlusconi, si deciderà a Roma sulla "compravendita" dei senatori (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Gazzetta del Sud" del 22-01-2008)

 

Trasmessi gli atti dell'inchiesta avviata dalla Procura di Napoli Berlusconi, si deciderà a Roma sulla "compravendita" dei senatori Giovanna Bellini ROMA Spetterà ai magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo. La Procura di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell'inchiesta avviata dai pm di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore di RaiFiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le "avances" sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli, venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni" di cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di un sostegno alle sue future attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio. La vicenda è la stessa ma le posizioni di Berlusconi e Saccà sono state separate con una decisione che il legale del direttore di RaiFiction, l'avvocato Marcello Melandri, ha definito "insensata": "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in due". La difesa di Saccà, che aveva anche chiesto il trasferimento degli atti a Roma, ha detto che dopo la richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi "i due tronconi saranno riunificati ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà innanzitutto esprimersi sulla questione della competenza territoriale che riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza del gip potrebbe tenersi il prossimo 3 marzo. (martedì 22 gennaio 2008).

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Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale di Vicenza, Il" del 22-01-2008)
Pubblicato anche in:
(Arena, L') (Bresciaoggi(Abbonati))

 

GIUSTIZIA. Gli atti trasferiti da Napoli Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma ROMA Saranno i magistrati della Procura di Roma a decidere se Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Legge Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo del premier Romano Prodi. La procura della Repubblica di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell' inchiesta avviata dai pubblici ministeri di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore autosospeso di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le avances sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Randazzo respinse l'invito a schierarsi con il centrodestra e rese pubblico il contatto avviato dal leader di Fi. Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli, venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di un sostegno alle sue future attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio. La vicenda è la stessa, ma le posizioni di Berlusconi e Saccà sono state separate con una decisione che il legale del direttore di Rai Fiction, l' avvocato Marcello Melandri, ha definito insensata. "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in due". La difesa di Saccà, che aveva anche chiesto il trasferimento degli atti a Roma, ha dichiarato che dopo la richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi "i due tronconi saranno riunificati, ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà innanzitutto esprimersi sulla questione della competenza territoriale che riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza davanti al gip potrebbe tenersi il prossimo 3 marzo.

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'Compravendita', gli atti a Roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Provincia di Cremona, La" del 22-01-2008)

 

Edizione di Martedì 22 gennaio 2008 Benvenuto P.Review srl 'Compravendita', gli atti a Roma ROMA ? Spetterà ai magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo. La procura di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell'inchiesta avviata dai pm di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara.

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Italia in tilt: cuffaro, berlusconi, mastella (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Tirreno, Il" del 22-01-2008)

 

SFIDUCIA NELLA POLITICA Italia in tilt: Cuffaro, Berlusconi, Mastella... Tre fatti accaduti questa settimana dimostrano quanto sia malato il nostro paese. Il presidente della regione Sicilia Cuffaro è stato condannato a cinque anni per informazioni riservate spifferate a un mafioso, gli è stata cancellata l'accusa di associaizone mafiosa. Per questo motivo l'on Casini ha gioito, si è congratulato col governatore facente parte del suo partito perché ha preso un solo cazzotto e ha dichiarato che non deve dimettersi. Casini non e a conoscenza che in America ma non solo là, per un simile reato ti mettono in galera e buttano via la chiave. Berlusconi è stato accusato di corruzione insieme a Saccò per la faccenda Rai Mediaset. Il Bravuomo non si mette a disposizione della magistratura affidandosi ad un buon avvocato che certo non gli manca, come farebbe qualsiasi cristiano, no, lui è intoccabile e con la sua ciurma sberciante accusa i giudici che osano indagarlo e la vecchia storia si ripete. Abbiamo poi l'eclettico Mastella che non considera reato di collocare attraverso buoni uffici parenti e amici e si scaglia contro un giudice che in quarant'anni di onorata carriera ha sempre fatto il suo dovere, inoltre chi lo ha accusato non è stato il giudice Maffei, ma i pm di S. Maria C.V., ma di tutto questo lui, ministro della giustizia non ne è al corrente, perciò mi piacerebbe sapere cosa sa Mastella di un Ministero del quale è a capo. Mannheimer ci ha fornito dei dati interessanti, solo sette italiani su cento hanno fiducia nella politica, coraggio gente, lo zero è vicino. Carlo Giglioli San Miniato.

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In Campania si piange si strepita e si accusa ma Bassolino è sempre lì (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Libero" del 22-01-2008)

 

Attualità 22-01-2008 In Campania si piange si strepita e si accusa ma Bassolino è sempre lì Mentre i vari Bassolino, Iervolino e Pecoraro rimangono impuniti dopo aver ridotto Napoli ad un cumulo di immondizia e dopo aver sperperato montagne di denaro pubblico, la Procura di Napoli non trova meglio da fare che rinviare a giudizio Berlusconi. E per quale misfatto? L'aver raccomandato secondo l'accusa - ad Agostino Saccà (pure lui rinviato a giudizio) un paio di attricette in cambio di alcuni favori. Da qualche anno a questa parte l'Italia perde colpi a tutto spiano. Qualcuno crede ancora che da qualche parte vi siano futuri politici che sapranno e vorranno cambiare le cose se e quando saranno eletti? Non mi illudo. Essi non vedono l'ora di riempirsi le tasche con i nostri denari e di gustare il brivido del potere. Ci vorrebbe una rivoluzione. Alberto Quagli Verona Risponde Mattias Mainiero Ovviamente, la Procura che ha rinviato a giudizio Berlusconi non è la stessa del caso Mastella. Ovviamente, le Procure, fino a quando si muovono nell'ambito della legge, hanno piena autonomia e meritano il massimo rispetto. Ovviamente, un rinvio a giudizio non significa assolutamente colpevolezza. Dette tutte queste ovvietà, rimane altrettanto ovvio che in Italia, oltre che di munnezza, ci stiamo coprendo di ridicolo. C'è, in Campania, un politico che mezzo mondo accusa di inefficienza. Il politico è il governatore Antonio Bassolino. Molti vorrebbero che si dimettesse. Molti altri, anche a sinistra, si dicono pronti a cacciarlo. E Bassolino resta al suo posto. A dimettersi è invece Clemente Mastella. C'è, sempre in Campania, un politico che molti vedrebbero sotto processo. Il politico è sempre Antonio Bassolino. Assieme a lui, molti vorrebbero che finissero dinanzi ai giudici anche alcuni suoi amici. E ad essere rinviato a giudizio è invece Silvio Berlusconi. D'accordo, episodi fra loro diversi. Ma anche ad occhio e croce qui c'è qualcosa che non funziona. Oppure, se funziona, funziona alla rovescia. Un esempio? Mi dispiace: ma dobbiamo ritornare ad Antonio Bassolino. Totonno 'o Governatore, per via dell'ultimo ciclone giudiziario, quello che ha investito il partito di Clemente Mastella, oggi, oltre ad essere presidente della Regione Campania, ha anche l'interim dell'assessora to all'Ambiente. Visti certi precedenti, è come se Attila avesse deciso di assumere la gestione dei parchi italiani. E nessuno fiata. Anzi, tutti strepitano e nessuno si muove. Forse ha ragione lei: ci vorrebbe una rivoluzione. Ma chi la fa, questa rivoluzione? Chi ha votato Bassolino e continua a tenerselo? Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

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ROMA - Spetterà ai pm romani stabilire se Silvio Berlusconi debba essere indagato per la cosidd (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Messaggero, Il" del 22-01-2008)

 

Etta "compravendita dei senatori". Sott'accusa, il presunto tentativo di avvicinare alcuni parlamentari della maggioranza, a ridosso dell'approvazione della Finanziaria, per convincerli a far cadere il governo Prodi. E' un filone dell'inchiesta sulle segnalazioni di cinque attrici, che Berlusconi ha "raccomandato" al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, già culminata a Napoli con la richiesta di rinvio a giudizio di entrambi. La "tranche" relativa alla successiva "compravendita dei senatori" è a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del procuratore Giovanni Ferrara. Per il pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le 'avances' avrebbero riguardato il senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Coinvolto nell'inchiesta, anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, presunto intermediario con Randazzo. Piscitelli venerdì ha chiesto per Berlusconi il processo per corruzione in relazione alle "segnalazioni" a Saccà delle attrici (in cambio, la promessa di un sostegno alle future attività di imprenditore del dirigente Rai). E anche su Saccà dovrà pronunciarsi il gip. La vicenda è la stessa, ma le posizioni sono state separate. Una decisione che Marcello Melandri, legale di Saccà, definisce insensata.

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La giustizia in ferie (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 22-01-2008)

 

Di Redazione - martedì 22 gennaio 2008, 07:00 Mi disse un ex deputato di Rifondazione: "Il fatto è che i magistrati lavorano poco". Disse che si dovrebbe fare come un certo procuratore capo di una città di provincia: ogni mattina bussava dai vari magistrati per dargli il buongiorno, e faceva capire che lui, ai saluti, ci teneva. È un fatto: i magistrati sono sottratti al computo dei fannulloni della pubblica amministrazione. C'è da stropicciarsi gli occhi, dunque, a leggere quanto detto dal presidente della Corte d'Appello di Caltanissetta Francesco Ingargiola: "Nei tribunali il problema principale è far lavorare e motivare i giudici". Imboscati, malati o fuori stanza come ministeriali qualsiasi: "Se la giustizia è al capolinea è anche colpa dei colleghi che non lavorano". Natalino Iopaolo, presidente del Tribunale di Campobasso, dice la stessa cosa. E Bruno Tinti, procuratore aggiunto a Torino, nel suo libro Toghe rotte, pure. I magistrati peraltro hanno anche 51 giorni di ferie l'anno: 45 di ferie più 2 giorni di congedo ordinario e 4 giorni di festività soppresse. Poi, certo, ci sono i lavoratori. A Napoli, dall'iscrizione alla richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi, il procedimento per il caso Saccà ha impiegato 32 giorni: feste comprese. Del resto a Napoli non succede mai nulla.

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GIUSTIZIA. Gli atti trasferiti da Napoli (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Arena.it, L'" del 22-01-2008)

 

Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma Coinvolto Berlusconi per il tentativo di "spallata"   ROMA Saranno i magistrati della Procura di Roma a decidere se Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Legge Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo del premier Romano Prodi. La procura della Repubblica di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell' inchiesta avviata dai pubblici ministeri di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore autosospeso di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le avances sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Randazzo respinse l'invito a schierarsi con il centrodestra e rese pubblico il contatto avviato dal leader di Fi. Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli, venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di un sostegno alle sue future attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio. La vicenda è la stessa, ma le posizioni di Berlusconi e Saccà sono state separate con una decisione che il legale del direttore di Rai Fiction, l' avvocato Marcello Melandri, ha definito insensata. "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in due". La difesa di Saccà, che aveva anche chiesto il trasferimento degli atti a Roma, ha dichiarato che dopo la richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi "i due tronconi saranno riunificati, ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà innanzitutto esprimersi sulla questione della competenza territoriale che riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza davanti al gip potrebbe tenersi il prossimo 3 marzo.  .

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Coinvolto Berlusconi per il tentativo di <spallata> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Arena.it, L'" del 22-01-2008)

 

GIUSTIZIA. Gli atti trasferiti da Napoli Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma Coinvolto Berlusconi per il tentativo di "spallata"   ROMA Saranno i magistrati della Procura di Roma a decidere se Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Legge Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo del premier Romano Prodi. La procura della Repubblica di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell' inchiesta avviata dai pubblici ministeri di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore autosospeso di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le avances sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Randazzo respinse l'invito a schierarsi con il centrodestra e rese pubblico il contatto avviato dal leader di Fi. Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli, venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di un sostegno alle sue future attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio. La vicenda è la stessa, ma le posizioni di Berlusconi e Saccà sono state separate con una decisione che il legale del direttore di Rai Fiction, l' avvocato Marcello Melandri, ha definito insensata. "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in due". La difesa di Saccà, che aveva anche chiesto il trasferimento degli atti a Roma, ha dichiarato che dopo la richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi "i due tronconi saranno riunificati, ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà innanzitutto esprimersi sulla questione della competenza territoriale che riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza davanti al gip potrebbe tenersi il prossimo 3 marzo.  .

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Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 22-01-2008)

 

GIUSTIZIA. Gli atti trasferiti da Napoli Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma Coinvolto Berlusconi per il tentativo di "spallata"   ROMA Saranno i magistrati della Procura di Roma a decidere se Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Legge Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo del premier Romano Prodi. La procura della Repubblica di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell' inchiesta avviata dai pubblici ministeri di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore autosospeso di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le avances sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Randazzo respinse l'invito a schierarsi con il centrodestra e rese pubblico il contatto avviato dal leader di Fi. Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli, venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di un sostegno alle sue future attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio. La vicenda è la stessa, ma le posizioni di Berlusconi e Saccà sono state separate con una decisione che il legale del direttore di Rai Fiction, l' avvocato Marcello Melandri, ha definito insensata. "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in due". La difesa di Saccà, che aveva anche chiesto il trasferimento degli atti a Roma, ha dichiarato che dopo la richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi "i due tronconi saranno riunificati, ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà innanzitutto esprimersi sulla questione della competenza territoriale che riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza davanti al gip potrebbe tenersi il prossimo 3 marzo.  .

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La "compravendita" dei senatori Decideranno i magistrati romani (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere Adriatico" del 22-01-2008)

 

Hanno ricevuto gli atti dell'inchiesta napoletana La "compravendita" dei senatori Decideranno i magistrati romani ROMA - Spetterà ai magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell' approvazione della Legge Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo. La procura di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell'inchiesta avviata dai pm di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le 'avances' sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli, venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di un sostegno alle sue future attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio.

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Compravendita di senatori: saranno i magistrati romani a decidere su Berlusconi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Gazzettino, Il" del 22-01-2008)

 

Spetterà ai magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell' approvazione della Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo. La procura di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell'inchiesta avviata dai pm di Napoli sulle segnalazioni a favore di 5 attrici fatte da Berlusconi al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano.Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara.

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Tempo scaduto (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Blog Beppe Grillo" del 22-01-2008)

 

Firme per il WiMax firme per "Ammastellati" firme per "Forza Clementina" 22 Gennaio 2008 Tempo scaduto Clicca il video I politici sono i maggiordomi dell'economia parassitaria o mafiosa o della combinazione della prima con la seconda. I padroni ordinano e loro eseguono. Il fuoco di copertura delle loro azioni è compito dei media, che rispondono comunque agli stessi padroni. Il cittadino può decidere solo in base alle informazioni di cui dispone. Va quindi tenuto in coma assistito. I media sono l'anello di congiunzione tra i politici e l'economia. Senza il sostegno dei media il politico non sarebbe eletto. Senza le menzogne dei media i politici non potrebbero agire indisturbati. Se l'inceneritore è buono per i media è buono per tutti. Se Andreotti è innocente per i media e non prescritto per le sue frequentazioni mafiose, diventa un perseguitato. Se Cuffaro ritorna al lavoro dopo una condanna a cinque anni è un fatto normale. Se nessun giornale nazionale esce con il titolo: "VERGOGNA!" in prima pagina per la telefonata Berlusconi/Saccà che prospetta un colpo di Stato uterino. Se Casini, in Azzurra Caltagirone, è invitato in televisione dallo zerbino Fazio a difendere Cuffaro senza contraddittorio, per esempio con Rita Borsellino. Se, se, se. Gli italiani sono stanchi di se. I media non riescono più a coprire la realtà della povertà, della corruzione, dell'incapacità degli inetti che stanno al governo e all'opposizione. Mastella in un altro Paese avrebbe fatto il lavapiatti in una pizzeria, lo pisconano avrebbe scritto libri di successo come "Le mie prigioni" o "Le televendite da Sing Sing". Si preparano le elezioni. Con questa legge elettorale saranno riconfermati tutti. Non c'è il voto di preferenza. Le liste le decideranno i segretari di partito che confermeranno i loro servi e i famigli. La situazione economica è seria. La recessione americana sta arrivando e i più deboli ne pagheranno le conseguenze. L'Italia non può più reggere. Né un governo dello psiconano, né un governo di Topo Gigio che sono la stessa cosa. I due, mano nella mano, andranno a vedere a Roma la prima del film dedicato allo statista latitante Craxi da sua figlia. Il ritorno al voto con la legge elettorale porcata è un insulto agli italiani. Votare in questo caso non avrà alcun senso. Si votino da soli. Guadagneranno forse ancora del tempo, ma il loro tempo sta per finire. Leggi tutti i post della "Casta dei giornali". V2-day, 25 aprile, per un'informazione libera: 1. Inserisci le tue foto su www.flickr.com con il tag V2-day 2. Inserisci tuoi video su www.youtube.com con il tag V2-day Clicca l'immagine.

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Spetterà ai magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta <compravendita dei senatori>, vale a dire il presunto tentativo di (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Liberazione" del 22-01-2008)

 

Compravendita dei senatori Alla procura di Roma spetta la decisione sull'operato di Berlusconi Spetterà ai magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Legge Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo. La procura di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell'inchiesta avviata dai pm di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le "avances" sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli, venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di un sostegno alle sue future attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio. La vicenda è la stessa ma le posizioni di Berlusconi e Saccà sono state separate con una decisione che il legale del direttore di Rai Fiction, l'avvocato Marcello Melandri, ha definito insensata: "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in due". 22/01/2008.

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ARTICOLI DEL 21-1-2008

 

Confalonieri, tv alla sarkozy "più spot, tassati? si può fare" - giovanni choukhadarian ( da "Repubblica, La" del 21-01-2008)

Tv pubblica senza spot confalonieri: si può fare ( da "Repubblica, La" del 21-01-2008)

I non raccomandati ( da "Unita, L'" del 21-01-2008)

Martelli: <Peggio che la prima Repubblica...> pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 21-01-2008)

Martelli: "Peggio che la prima Repubblica..." pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 21-01-2008)

PIERSILVIO Berlusconi non poteva dirlo esplicitamente, ma è stato chiarissimo. Mediaset non rip ( da "Messaggero, Il" del 21-01-2008)

Rai/ Cossiga si autodenuncia per raccomandazioni ( da "Affari Italiani (Online)" del 21-01-2008)

La Procura di Napoli: Rai, Berlusconi vada a giudizio ( da "Denaro, Il" del 21-01-2008)

Cuffaro condannato, però resta al suo posto ( da "Opinione, L'" del 21-01-2008)

Il naufragio della politica ( da "Opinione, L'" del 21-01-2008)

Rai, procura Napoli invia carte su Berlusconi a Roma ( da "Websim" del 21-01-2008)

Rai, procura Napoli invia carte su Berlusconi a Roma ( da "Reuters Italia" del 21-01-2008)

INCHIESTA NAPOLI/ ATTI SU BERLUSCONI INDAGATO TRASMESSI A ROMA -2- ( da "Virgilio Notizie" del 21-01-2008)

Craxi, l'omaggio si rinnova ( da "Italia Sera" del 21-01-2008)

Rai/ Cossiga si autodenuncia per raccomandazioni ( da "Affari Italiani (Online)" del 21-01-2008)

Atti su Berlusconi arrivati a Roma ( da "Virgilio Notizie" del 21-01-2008)


Articoli

Confalonieri, tv alla sarkozy "più spot, tassati? si può fare" - giovanni choukhadarian (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 21-01-2008)

 

Pagina III - Genova IL DIBATTITO Il presidente di Mediaset con Giovanni Valentini al premio "Penna d'Oro" Confalonieri, tv alla Sarkozy "Più spot, tassati? Si può fare" GIOVANNI CHOUKHADARIAN A domanda di Giovanni Valentini, Fedele Confalonieri risponde: "Sì, la proposta di Sarkozy è interessante. Togliere la pubblicità dalle televisioni pubbliche e tassare quella che rimane, naturalmente, sulle private, non è impossibile; se ne può parlare. Certo, è un'idea da tarare sulla base delle differenze che esistono fra Italia e Francia. In Francia, tanto per dire, le reti pubbliche sono soltanto due". Di questo e altro hanno parlato l'editorialista di Repubblica e il presidente di Mediaset al Casinò di Sanremo, durante la consegna della Penna d'oro al numero due di Silvio Berlusconi. Giovanni Valentini, "da oltre 20 anni" (parola di Confalonieri) critico del sistema radiotelevisivo italiano, "pubblico e privato" (parola di Valentini), ha sollecitato il manager milanese su altri temi d'attualità. è vero che il presidente è andato a far gli auguri di Natale nella redazione del Tg5 e ha fatto raccomandazioni ai giornalisti? "Beh - la risposta di Confalonieri - sì, sono andato al Tg5, come si fa per le feste. Ed è vero che alla redazione ho detto: "Ragazzi, mi sembra che con la cronaca nera si stia un po' esagerando!", con applauso a scena aperta in platea e in galleria. "Voglio dire - ha ripreso - prendiamo l'omicidio Garlasco. Ci si può stare un giorno, due, una settimana: ma tutti gli spettacoli attorno a quell'episodio mi sembra indichino un tasso di morbosità un po' troppo alto". Valentini è però interessato al discorso sull'eventuale abolizione della pubblicità dalle tre reti pubbliche e della conseguente tassazione sulle private (che si spartirebbero una non indifferente torta di inserzioni). A quel punto, domanda, non ci sarebbe spazio per un po' di cultura? "Sì, certo - ha aggiunto -. Se ne parlò in un convegno nel 1996, presente Enzo Siciliano, allora presidente Rai, e anche lei, dottor Valentini. Allora la proposta era così congegnata: mille ore di trasmissione svincolate dall'Auditel e destinate a prodotti, per l'appunto culturali". E perché non se ne fece niente? "Ma Siciliano ci provò anche; e fu bruciato proprio perché i dati Auditel non tornavano. La logica della televisione resta quella". Al presidente di Mediaset viene chiesto se ritiene che la Tv generalista sia destinata a scomparire: "Insomma - spiega ancora Confalonieri - abbiamo sì presentato tre nuovi canali digitali terrestri e credo che quello possa essere il futuro della tv. Si dice: ogni spettatore si farà il suo palinsesto da sé, è una frase fatta, ma corrisponde abbastanza al vero. Qui e ora, però, la Tv generalista rappresenta ancora oltre l'80 per cento del mercato e su questa lavoriamo". Una conversazione amabile, svolta di fronte a una platea gremita anche di ospiti illustri: da Maria Gabriella di Savoia, madrina del premio, al presidente Claudio Scajola e a 2 vescovi: Alberto Maria Careggio, titolare della diocesi di Ventimiglia-Sanremo, e Vittorio Lupi, che sarà ordinato vescovo di Savona-Noli il 27 gennaio prossimo.

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Tv pubblica senza spot confalonieri: si può fare (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 21-01-2008)

 

Spettacoli A Sanremo il presidente Mediaset discute il "modello Sarkozy" Tv pubblica senza spot Confalonieri: si può fare SANREMO - La televisione pubblica e senza pubblicità, secondo il "modello Sarkozy", finanziata con una nuova tassazione degli spot delle Tv commerciali, magari con più spazio per trasmissioni di cultura, non spiace al presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Ne ha parlato ieri al Casinò di Sanremo in un confronto con Giovanni Valentini alla consegna del premio "Penna d'Oro": "La proposta del presidente francese è interessante. Togliere la pubblicità dalla televisioni pubbliche e tassare quella che rimane, naturalmente sulle private, non è impossibile. Se ne può parlare: è un'idea da tarare sulla base delle differenze che esistono tra i due sistemi: in Francia, intanto, le reti pubbliche sono soltanto due". Differenza tutt'altro che incolmabile, sempre che nell'ordine il governo, il Tesoro e la Rai vogliano affrontare la questione. Piuttosto si aprirebbe un dibattito sul canone (se sono i privati a finanziare la Tv pubblica, a chi va l'ex abbonamento Rai? E perché?), mentre sull'aspetto fiscale a ben vedere la parola tasse non dovrebbe, una volta tanto, spaventare: dipende quanto peserà sul fatturato, ma con un mercato della pubblicità esclusivamente privato basterà sovraffollare i programmi e saranno tutti soddisfatti: le concessionarie incasseranno di più, lo Stato di conseguenza pure. Senza inserimenti pubblicitari, le reti Rai dovrebbero rivedere i palinsesti: rimarrebbe spazio per la cultura, secondo un progetto avanzato una decina d'anni fa in un convegno cui parteciparono lo stesso Valentini e Enzo Siciliano, all'epoca al vertice di viale Mazzini. "Si parlò allora - aggiunge Confalonieri - di mille ore svincolate dall'Auditel e destinate a prodotti culturali. Non se ne fece nulla proprio perché i dati Auditel non tornavano: la logica della televisione resta quella". (g.c.).

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I non raccomandati (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 21-01-2008)

 

Stai consultando l'edizione del I non raccomandati Maurizio Chierici Segue dalla Prima G ira l'Italia con le sue lezioni, due o tre la settimana fino al prossimo autunno. Università e incontri pubblici, lezione programmata tempo fa. Il destino l'ha fatta scivolare nei giorni del caos. Gli ascoltatori arrivano stremati dalle voci che immalinconisco la normalità nella quale tutti vorremmo rifugiarci. Invece ogni ora delusione aumenta: signora Mastella agli arresti domiciliari mentre il marito, ministro della Hiustizia, bombarda i magistrati responsabili della retata in famiglia. Le sue mani tornano libere; il governo può tremare. Ecco che Silvio Berlusconi (a giudizio: sregolatezza ragazze-Rai) annuncia di voler tornare a Palazzo Chigi per salvare l'Italia dalle barbarie dei magistrati. Che sono sempre "certi magistrati", per caso sempre sventurati incaricati di controllare le carte dei giganti o dei nani politici proclamati intoccabili dai loro clan. E poi l'applauso travolgente di palazzo Madama mai tanto unito nell'assoluzione. E poi Cuffaro condannato a cinque anni di galera eppure contento come un bambino promosso a ottobre: aiutare un mafioso non vuol dire legami con la mafia organizzata. Prende esempio dalla signora Mastella: non abbandonerà la poltrona. Il posto è mio. La gente mi vota. Al tribunale degli elettori il giudizio finale. E le ragazze che lo baciano e Casini che si complimenta. E poi l'allarme subliminale che i giornali distribuiscono quando scelgono lo stesso titolo per la prima pagina. "Così fan tutti". Uniformità che ricorda lo scoppio di una guerra. Intanto le immondizie di Napoli sono sempre lì. Ruini beato fra gli atei devoti esulta per i 200 mila fedeli arrivati in piazza San Pietro. Questa la settimana degli spiriti confusi. Con un filo che riconduce ogni dissapore alla sanità. Per caso si gira sempre attorno alla salute della gente, grande industria nell'Italia mediterranea, ma non solo. Cuffaro è medico e governa la Sicilia; il sindaco di Catania ha in cura Berlusconi, Fortugno è stato ucciso mentre scavava negli intrighi di una Asl calabrese. Anche noi giornalisti abbiamo le nostre colpe: non abbiamo capito quando bisognava capire. Trent'anni fa i nostri libri e le nostre inchieste portavano alla luce il legame baronale che eternava il potere delle stesse famiglie nelle corsie degli ospedali. A Torino il grande Dogliotti passava il bisturi al professor Morino marito della figlia. Morino aveva 28 anni ed eredita la cattedra del maestro schiacciando ogni concorrente. Non è un esempio clamoroso, solo la prassi accettata in silenzio dagli esclusi i quali speravano che la riforma sanitaria guidata dagli eletti dal popolo finalmente tenesse conto in meriti e non solo le raccomandazioni. Ma il familismo politico era in agguato e la politica non solo lo ha moltiplicato ma ha aggregato appalti ed altri affari. Trent'anni dopo il bilancio scende ogni mattina dai giornali: dalla mala sanità allo spintone dell'onorevole. Con passaggi epocali nell'industria farmaceutica. Come mai i prezzi delle medicine italiane a volte raddoppiano i prezzi delle farmacie francesi? Sul Servizio farmaceutico nazionale ha governato per anni il professor Duilio Poggiolini. Storia dell'altro secolo che continua nel terzo millennio: tangenti e amicizie avvolte nella P2. Quando arriva la polizia scopre 39 miliardi di lire nascosti in banche compiacenti, e gli strapuntini del salotto imbottiti di diamanti. Scandalo, ma i prezzi non cambiano. Poggiolini era amico del professor Francesco de Lorenzo, liberale di grande famiglia napoletana: ministro dell'Ambiente e della Sanità, sette anni e mezzo a Poggio Reale. La mano dei giudici era sembrata criminale: una così brava persona... Francesco aveva un padre, Fernando de Lorenzo, tessera P2. Presiedeva l'Ente nazionale previdenza e assistenza. Coi soldi dell'ente ha comprato due hotel a Segrate e centinaia di appartamenti: indovinate da chi? Ha affidato la gestione del teatro Manzoni all'astro nascente dello spettacolo: Silvio Berlusconi, naturalmente P2. Il familismo amorale nella società mediterranea ispira il saggio del sociologo americano Edward Banfield, pubblicato dal Mulino a cura di Domenico De Masi. "Il familismo è responsabile dell'inaffidabilità civile di una certa Italia". Italia anni 70, venerabile Gelli in agguato. Ascoltando le voci di questi giorni si ha l'impressione che il suo piano Rinascita sia tutt'altro che superato. Decalogo P2: la magistratura deve essere subordinata al potere politico. Abolizione del ruolo centrale della Rai. Tv via cavo impiantata a catena, ogni casa di ogni città, in modo da controllare la pubblica opinione nel vivo del Paese. Immagino l'impazienza dei reduci P2 nel riascoltare gli antichi comandamenti: ancora quella vecchia storia! Ma è davvero vecchia? Gli spettatori accorsi ad ascoltare la lezione di Colombo non hanno questa impressione. Colombo apre il microfono e dialoga con Andrea Porcheddu, critico teatrale. Comincia evocando Antigone: 2500 anni fa Sofocle la incarna nel dissidio tra leggi morali non scritte ma eterne, e le leggi del sovrano, dogmatiche nell'interpretare le abitudini del potere. Quand'è che una norma viene riconosciuta iniqua? Ciascuno di noi - risponde Colombo - non importa dove è nato, non importa come arriva, ha lo stesso diritto al lavoro, allo studio all'assistenza e alla dignità civile. Non può essere scavalcato perché privo di amicizie. La legge è giusta quando non rompe l'uguaglianza tra cittadini attribuendo a tutti le stesse opportunità. Ma se ne tollera la diversità può diventare iniqua. Purtroppo le nostre società sono organizzate in piramidi gerarchiche. C'è chi comanda ed ha solo diritti; man mano si scende, alla base della piramide restano solo i doveri. La legge è giusta se impedisce le sperequazioni eppure ogni legge può essere ritorta da furbi, potenti, ricchi, magari anche intelligenti, appollaiati al vertice. I pensieri della gente che lo ascolta improvvisamente ondeggiano tra Parma e la Milano della signora Moratti. Un'assonanza. Per ristabilire il diritto previsto dalla legge italiana che ha ratificato la decisione Onu, l'Unicef, Cgil, Partito Democratico ed ogni sinistra che non accetta soprusi, hanno difeso con la protesta i figli degli emigranti clandestini. Don Luciano Scaccaglia si è infuriato dall'altare perché un assessore sudafricano (Sudafrica prima di Mandela) della giunta comunale della città aveva proibito gli asili nido agli ultimi degli ultimi. E l'assessore si è dovuto arrendere. Questa volta le piramidi provinciali non ce l'hanno fatta. La gente non ha dimenticato la lezione amorosa di Mario Tommasini: per primo ha permesso a Franco Basaglia di liberare i sepolti vivi dai manicomi. E ha chiuso i brefotrofi restituendo ad una vita familiare i piccoli dispersi nei lager della carità di mezza Italia. Più di mille senza nome; li ha affidati a famiglie generose che hanno accettato un figlio in più anche se negli anni cinquanta il pane era contato. Possibile che cinquant'anni dopo la zona grigia di una città ricca si sia talmente ingrigita da accogliere con indifferenza il progetto apartheid? La maggioranza silenziosa non ha aperto bocca; altri lo hanno fatto, per fortuna. E la giunta si è arresa. Colombo non segue la curiosità di chi ha voglia di spostare la sua analisi sulle cronache vicine e lontane. Non crede nello scollamento tra cittadini e istituzioni ma nello scollamento tra i cittadini e le leggi. Sono i cittadini a scegliere i politici che sentono vicini al cuore. Ricorda come nel passato appena passato ogni due anni venisse concesso il condono a centinaia di migliaia di contribuenti che avevano imbrogliato. Capitali all'estero, guadagni nascosti alle tasse, affari mascherarti nei labirinti di fiduciarie in maschera nei paradisi fiscali. Ecco perché queste persone fanno riferimento alla gerarchia più che alle norme da seguire. E la gerarchia si incarica di rappresentarli ammorbidendo il fastidio delle norme. La costituzione precisa che siamo un popolo di uguali con regole comuni, ma la comodità di farsi coprire le spalle, o spalancare le ambizioni, può travolgere l'equità codificata. Ed è lo spazio di scontro tra chi ha il dovere di applicare sanzioni ai trasgressori della legge, e i vertici delle piramidi che difendono il diritto di non osservare le leggi in certe circostanze . Bisogna dire che i non raccomandati raccolti in teatro speravano in parole più dure. Nei giorni dello sfascio volevano essere spiritualmente confortati per aver scelto la lealtà del cittadino normale. Ma Colombo non si è liberato dalla pignoleria di magistrato: è un intellettuale che usa le parole solo dopo averne collaudato l'autenticità. La sua storia è una specie di storia dell'Italia nera: dal delitto Sindona, misteri banca vaticana, scoperta della P2; dai miliardi che sfarfallavano sul metrò della Milano da bere a Mani Pulite. Ha inseguito Previti e i suoi miliardi nascosti nei passaggi svizzeri Mediaset. Fino al 1994, fino a quando Berlusconi non è diventato primo ministro, i politici avevano rispettato l'indipendenza della magistratura. Ma nel '94 per Colombo e gli scavatori di Milano cominciano i guai. Sei volte messo in croce dalle indagini. Poteva succedere che le conclusioni fossero paradossali. Il fastidio di una certa Roma politica voleva seppellire a tutti i costi quei matti di Mani Pulite anche se il rapporto degli ispettori liberava i magistrati da ogni sospetto. E la disperazione degli accusati che accusano diventava surreale: se gli ispettori non hanno trovato niente è perché Colombo li ha minacciati o intimiditi. Allora Colombo va a Roma. Pretende chiarimenti, tutti scappano, nessuno chiede scusa. La gente lo ascolta in un silenzio rassegnato. La constatazione dell'essere minoranza avvilisce mentre applaudono. Tornano a casa confortati dal signore impegnato a resuscitare la cultura delle regole, ma con la conferma che non tutti hanno voglia di una società trasparente. La "modernità" dei prestigiatori assolve le trasgressioni e i magistrati indifferente al censo degli indagati cominciano ad arrendersi. Si spengono le luci del teatro si riaccende la Tv. Ruini commosso dopo il grazie di Benedetto XVI. Dai colori della folla i politici escono angelicati. Borghezio Lega dura non ha dubbi: il Papa day è la risposta alle forze occulte che tramano contro la libertà. Più in là aspetta l'intervista Fabrizio Cicchitto, spalla di Bondi in Forza Italia, vecchia tessera P2. mchierici2@libero.it.

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Martelli: <Peggio che la prima Repubblica...> pag.1 (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 21-01-2008)

 

Martelli: "Peggio che la prima Repubblica..." di Giancarlo Perna - lunedì 21 gennaio 2008, 07:00 "Di che vivi?", chiedo. "Sono un pensionato della Camera, del Parlamento europeo e - essendo stato previdente - ho anche una pensione integrativa". "Fai il giornalista e lavori in tv". "Ho una rubrica su Oggi e ho appena concluso un ciclo radiofonico sulle mie esperienze politiche". "Lavori bipartisan per Rai e Mediaset". "In Rai, faccio fatica. Non ho padrini e sono ingombrante". "Ce l'hanno ancora con te per quello che eri?". "Da politico ho polemizzato duramente con Andreotti, De Mita, Berlinguer. Chi stimava costoro, non me lo perdona. A Mediaset è più semplice". "Come Irene Pivetti: da politico a divo tv", dico. "Un'inutile crudeltà, la tua. Hai visto Bisturi, lo show di Pivetti?". "No". "Ecco perché fai impunemente paragoni. Non c'entriamo niente. Lei ha avuto una vampata politica, ora ha una vampata in tv. Io politica l'ho fatta per 25 anni, dalla gavetta". "Pigro come sei, come fai a fare il giornalista?". "Dormo sette ore, come tutti. Mi alzo alle undici, perché vado a letto alle tre di notte. Così dall'età di 17 anni, per un colpo di sole mal curato". "Un colpo di sole?". "Mi addormentai in barca sul Lago di Varese. Al risveglio avevo le convulsioni. I medici mi dettero psicofarmaci in dosi sbagliate. Da allora, ho un'ansia di ingresso nel sonno. Mi devo spossare fino a notte inoltrata, poi dormo per sfinimento". In altri tempi l'avrei presa per la classica palla martelliana, destinata ad alimentare la sua leggenda. Ma Claudio, oggi, non sembra più il paravento di un tempo. È un uomo ammaccato che si è ricongiunto con l'età anagrafica. Che impressione fa l'Italia da Berlino? "Coincide con l'immondizia napoletana. La lunga incuria e l'incapacità di risolvere. A Berlino ci sono quattro multinazionali dei termovalorizzatori". E allora? "Il professor Prodi prenda l'aereo, stipuli un contratto e raddoppi gli impianti, invece di restare inerte, costringendo i militari alla raccolta". Morale? "Qual è la malattia di questo Paese? Solo a tratti ha un colpo di reni ed esce all'aria aperta".

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Martelli: "Peggio che la prima Repubblica..." pag.1 (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 21-01-2008)

 

Martelli: "Peggio che la prima Repubblica..." di Giancarlo Perna - lunedì 21 gennaio 2008, 07:00 "Di che vivi?", chiedo. "Sono un pensionato della Camera, del Parlamento europeo e - essendo stato previdente - ho anche una pensione integrativa". "Fai il giornalista e lavori in tv". "Ho una rubrica su Oggi e ho appena concluso un ciclo radiofonico sulle mie esperienze politiche". "Lavori bipartisan per Rai e Mediaset". "In Rai, faccio fatica. Non ho padrini e sono ingombrante". "Ce l'hanno ancora con te per quello che eri?". "Da politico ho polemizzato duramente con Andreotti, De Mita, Berlinguer. Chi stimava costoro, non me lo perdona. A Mediaset è più semplice". "Come Irene Pivetti: da politico a divo tv", dico. "Un'inutile crudeltà, la tua. Hai visto Bisturi, lo show di Pivetti?". "No". "Ecco perché fai impunemente paragoni. Non c'entriamo niente. Lei ha avuto una vampata politica, ora ha una vampata in tv. Io politica l'ho fatta per 25 anni, dalla gavetta". "Pigro come sei, come fai a fare il giornalista?". "Dormo sette ore, come tutti. Mi alzo alle undici, perché vado a letto alle tre di notte. Così dall'età di 17 anni, per un colpo di sole mal curato". "Un colpo di sole?". "Mi addormentai in barca sul Lago di Varese. Al risveglio avevo le convulsioni. I medici mi dettero psicofarmaci in dosi sbagliate. Da allora, ho un'ansia di ingresso nel sonno. Mi devo spossare fino a notte inoltrata, poi dormo per sfinimento". In altri tempi l'avrei presa per la classica palla martelliana, destinata ad alimentare la sua leggenda. Ma Claudio, oggi, non sembra più il paravento di un tempo. è un uomo ammaccato che si è ricongiunto con l'età anagrafica. Che impressione fa l'Italia da Berlino? "Coincide con l'immondizia napoletana. La lunga incuria e l'incapacità di risolvere. A Berlino ci sono quattro multinazionali dei termovalorizzatori". E allora? "Il professor Prodi prenda l'aereo, stipuli un contratto e raddoppi gli impianti, invece di restare inerte, costringendo i militari alla raccolta". Morale? "Qual è la malattia di questo Paese? Solo a tratti ha un colpo di reni ed esce all'aria aperta".

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PIERSILVIO Berlusconi non poteva dirlo esplicitamente, ma è stato chiarissimo. Mediaset non rip (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Messaggero, Il" del 21-01-2008)

 

Eterà, a meno che l'offerta non sia a prezzi da saldo, l'acquisto dei diritti tv del campionato di calcio "in differita", cioè coi gol trasmettibili dalle 18 in poi. Sulle tv generaliste, non è la prima volta che lo notiamo, per il pallone e i dibattiti che lo accompagnano tira aria di crisi. Ma, come in ogni mercato degno di questo nome, a sapersi muovere le occasioni si trovano ancora. Soprattutto sul prodotto fresco: cioè le dirette. Lo dimostra La 7 che, assicurandosi gli ottavi di finale della negletta Coppa Italia, ha fatto davvero un colpaccio. Con la Juventus ha raddoppiato lo share abituale con oltre due milioni di spettatori. E anche gli altrio incontri sono andati benissimo. Ora i quarti propongono addirittura il derby d'Italia tra Juventus e Inter. E per i diritti si rivede la Rai. A che prezzi? alberto.guarnieri ilmessaggero.it.

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Rai/ Cossiga si autodenuncia per raccomandazioni (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Affari Italiani (Online)" del 21-01-2008)

 

Lunedí 21.01.2008 11:15 --> Rai/ Inchiesta sulle soubrette: chiesto il rinvio a giudizio per Berlusconi La telefonata/ "Non capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!". Il colloquio Saccà-Berlusconi Silvio, Saccà e le attrici. La telefonata dell'accusa. Intercettazioni nell'inchiesta per corruzione Il portavoce dell'ex-Capo dello Stato Sen. Francesco Cossiga rende noto che "il senatore a vita, per solidarietà con Silvio Berlusconi, si è autodenunciato presso il competente Comando territoriale dell'Arma dei Carabinieri per i reati di corruzione e concussione a motivo di raccomandazione da lui fatte ai dirigenti della RAI, tra cui le più importanti quelle fatte a favore delle giornaliste signora Federica Sciarelli e Donna Bianca Berlinguer, patrizia sarda della nobiltà sardo-catalana. Il testo dell'autodenuncia sarà noto più tard". "Quando ero sottosegretario alla Difesa, e allora i sottosegretari contavano e io contavo di più perché avevo la delega per l'Intelligence e l'Arma dei Carabinieri, ho raccomandato Peppino Fiori l'ho fatto assumere alla Rai a Cagliari e poi l'ho fatto trasferire quando ero ministro". Lo dice il Presidente emerito della Repubblica, senatore a vita Francesco Cossiga, a 'panorama del giorno' di Maurizio Belpietro (canale5). Alla domanda: è andato ad autodenunciarsi? Cossiga risponde: "Io volevo andare ma sono venuti loro. Mi sono denunciato per i reati che sono stati denunciati a Silvio Berlusconi. Mi sono denunciato per i reati di concussione e corruzione. In un caso credo che sia ormai prescritto...". Francesco Cossiga prosegue dicendo: "Poi ho raccomandato la signora Federica Sciarelli perché le aumentassero lo stipendio e donna Bianca Berlinguer, patrizia sarda della nobiltà sardo-catalana, perché non la lasciassero in quel posto con un incarico direttivo". L'audio dell'intercettazione della conversazione tra Agostino Saccà e Silvio Berlusconi (Da l'Espresso) --> pagina successiva >>.

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La Procura di Napoli: Rai, Berlusconi vada a giudizio (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Denaro, Il" del 21-01-2008)

 

Italia La Procura di Napoli: Rai, Berlusconi vada a giudizio La Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi nell'ambito dell'inchiesta sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte dal leader di Forza Italia al presidente di Rai Fiction Agostino Saccà. A Berlusconi è contestato il reato di corruzione. Una costola della stessa inchiesta è stata trasferita a Roma per competenza. E' la parte più "politica" che riguarda i presunti tentativi del cavaliere di conquistare nuovi senatori per la sua maggioranza nelle settimane precedenti il voto sulla Finanziaria. L'ipotetica campagna acquisti, fallita, ha riguardato qualche senatore indeciso sul fatto di continuare a dare appoggio al governo Prodi. Berlusconi è indagato di corruzione in concorso con Saccà per cui è già stato chiesto il giudizio. Il Pm Vincenzo Piscitelli contesta il reato di corruzione in quanto Saccà avrebbe favorito le attrici "raccomandate" per la loro partecipazione a fiction televisive in cambio della promessa di un sostegno, da parte dell'ex premier, alle sue future attività private. L'indagine si basa su intercettazioni telefoniche sulle utenze di Saccà. del 19-01-2008 num.

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Cuffaro condannato, però resta al suo posto (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 21-01-2008)

 

Oggi è Lun, 21 Gen 2008 Edizione 13 del 21-01-2008 Processo talpe alla Dda, 5 anni al presidente della Sicilia. Esclusa l'aggravante di aver favorito la mafia Cuffaro condannato, però resta al suo posto Condannato sì, ma senza l'aggravante di aver favorito la mafia. E questa per lui è già una vittoria. Il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, è stato condannato a 5 anni nel processo per le 'talpe' alla Dda di Palermo (i pm ne avevano chiesto 8). La terza sezione penale del Tribunale di Palermo, presieduta da Vittorio Alcamo, ha escluso l'aggravante di aver favorito la mafia, ma è stata applicata la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Salvatore Cuffaro appena avuto lettura della sentenza nell'aula bunker di Pagliarelli annuncia che non intende dimettersi. "E' stata una giornata drammatica, difficile, ma mi conforta che ora tutti sanno che non ho favorito la mafia. So che devo da domani mattina di buon'ora ora come sempre incontrerò la gente e alle 8 devo sedermi al mio tavolo di lavoro perché la Sicilia ha bisogno di un presidente che la faccia crescere", dice Cuffaro, che aggiunge: "Assieme ai miei avvocati leggeremo la sentenza e ricorreremo in appello perché anche questi residui capi di accusa possano essere spigati alla corte di appello che ci giudicherà". Alle lettura del verdetto, si sono scatenati i commenti politici. Dall'appoggio del leader dell'Udc, Pieferdinando Casini ("Abbiamo sempre saputo che Cuffaro con la mafia non ha nulla a che fare, sono certo che in appello cadranno anche queste altre accuse che in primo grado si sono manifestate", al coordinatore nazionale dei Verdi, Massimo Fundarò, che, invece, dichiara: "Cuffaro è riuscito a peggiorare l'immagine della Sicilia in tutto il mondo, dando vita al cuffarismo. Adesso sappiamo anche che si è trattato di autentico malaffare, un arretramento rispetto a quello che viene sia dalla società civile, sia da quell'imprenditoria sana che vuole tenersi lontana dai ricatti mafiosi. La Sicilia merita una stagione diversa. Cuffaro si dimetta". Palazzo Chigi non commenta, affidandosi a un laconico "piena fiducia nella magistratura". Ma ieri è stata anche la giornata del rinvio a giudizio di Berlusconi sul caso Saccà. La procura della Repubblica di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio del Cavaliere a seguito dei colloqui telefonici intercorsi tra il leader di Forza Italia e Agostino Saccà, direttore di Raifiction, durante i quali aveva segnalato al direttore di Rai fiction cinque attrici. L'ipotesi di reato è corruzione in concorso con Saccà (che si è autosospeso dalla carica in Rai il 13 dicembre scorso) per il quale il rinvio a giudizio era stato già chiesto dalla procura di Napoli nei giorni scorsi. Secondo il pm Vincenzo Piscitelli il reato di corruzione sarebbe contestabile in quanto Saccà avrebbe favorito le attrici segnalate per agevolare la loro partecipazione a fiction televisive. "Spero che si vada presto al voto e gli italiani ci diano una maggioranza sufficiente a poter fare una riforma in profondità della giustizia e della magistratura", è il commento del Cavaliere appena avuto notizia del rinvio a giudizio.

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Il naufragio della politica (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Opinione, L'" del 21-01-2008)

 

Oggi è Lun, 21 Gen 2008 Edizione 13 del 21-01-2008 Titanic tricolore Il naufragio della politica di Francesco Blasilli La nave prodiana naviga in acque sempre più difficili. Anche perché oramai è ridotta ad una zattera. E se non sono bastate le mareggiate napoletane, quelle ceppaloniche e quella vaticane a farla affondare, adesso deve fare attenzione ai pirati che imperversano lungo il Tevere e si preparano all'assalto di palazzo Chigi. C'è la banda di Unabombeur (al secolo quelli di ciò che resta dell'Udeur) che ha minato la stiva prodiana e minaccia di dar fuoco alle micce nella giornata di lunedì. Facile che sarà così, perché Fabris ? promosso sul campo capo di Unabombeur ? pretende decisamente troppo. Non solo per Di Pietro (che in un momento di bontà, ha detto di non sentirsi "nemico" di Mastella, salvo poi tornare a randellare), ma anche per i comunisti italiani ai quali sembra "davvero improponibile che si chieda di votare anche un attacco alla magistratura", come sottolinea il vicecapogruppo del Pdci alla Camera Elias Vacca. "Non vorrei ? ha aggiunto il parlamentare dei Comunisti italiani - che si stesse cercando un pretesto per rompere tutto". Eccola la chiave di lettura più probabile. Ed allora quanta fatica sprecata per il povero Prodi, aggrappato con tutte e due le mani al timone della sua barca. Unabombeur, chiedendo "una totale condivisione", ha firmato al condanna a morte di Prodi: "Se Fabris dice che esige che si voti sulla relazione che Mastella ? spiega il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi - ha depositato in Parlamento noi siamo d'accordo, l'avremmo già votata. Ma se invece si riferisce a quello che ha detto in Aula il ministro, allora domando: come possiamo votare a favore di qualcosa che lo stesso ministro, il giorno dopo, ha spiegato di aver detto spinto dalla forte emotività dovuta al momento". Ma non c'è solo la banda di Unabombeur ad infestare i mari italiani, c'è anche la banda dei magistrati che dopo un po' di divagazioni verso sinistra, ha deciso di tornare al suo obiettivo principale: Silvio Berlusconi. La Procura della Repubblica di Napoli infatti ha chiesto il rinvio a giudizio per il Cavaliere nell'ambito dell'inchiesta sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte dal leader di Forza Italia al presidente di Rai Fiction Agostino Saccà. Il reato contestato? Corruzione. Cosa forse più comica di Mastella che concute Bassolino. Stesso discorso fatto per il Guardasigilli: ma i giudici di Napoli non avevano proprio nulla di più serio da fare? Forse no, ma stavolta la nave da attaccare è ben più solida della zattera prodiana. Il catamarano azzurro, ben rodato da precedenti esperienze elettorali, è arrivato spedito da Antigua con capitan Silvio che se ne frega (definendo l'inchiesta "ridicola e inesistente") e passa all'attacco - in solitaria, senza alcuna banda di supporto - del super vascello veltroniano, che inizia ad aver più di qualche falla. A chi gli chiedeva se confidasse in una risposta affermativa del sindaco di Roma al suo appello contro la "bozza Bianco", il Cavaliere ha detto: "Non lo so, me lo auguro. Tuttavia ricordo che questa è una buona legge elettorale e in una settimana Camera e Senato possono portare il premio di maggioranza da regionale a nazionale e quindi potremmo avere una legge assolutamente efficiente". Alle urne, ciurma. Senza alcun governo istituzionale per il quale "non c'è spazio" perché "sarebbe conveniente per il Paese. Deve esserci un governo nuovo che cambi i fondamenti del suo agire e che porti l'Italia fuori da questa situazione". E ai più attenti osservatori non sarà sicuramente sfuggito che mentre capitan Silvio pronunciava queste parole dal ponte di comando, una piccola barca a vela affiancava il catamarano azzurro: alla guida c'era un signore con i baffi ed un ampio sorriso sotto di essi. Chi ha smesso di ridere da un pezzo, invece, è sempre Prodi che ? semmai riuscisse a disinnescare le bombe dell'Udeur ? dovrebbe fare i conti con la banda della Cdl che, incredibilmente, potrebbe tornare ad assaltare compatta il nemico in occasione del voto di sfiducia a Pecoraro Scanio del prossimo 23 gennaio. Il condizionale è d'obbligo, perché per un analogo procedimento su Bassolino hanno già dimostrato di essere diventati una "banda del buco". Comunque se, come sembra, ritrovassero l'unità, facile che ? contando su appoggi di bande rivali ? otterrebbero la testa del ministro all'Ambiente. A quel punto per Prodi, con un ministro indagato ed un altro sfiduciato, sarebbe veramente difficile rimanere al timone della nave. Potrebbe buttarla sul ridere e puntare su un "bi-interim", diretto successore della "bi-zona" predicata da mister Oronzo Canà, alias Lino Banfi, nel film cult "L'allenatore nel pallone". Ma sarebbe una cosa decisamente poco seria anche per uno come il Mortadella. Uno dei pochi a rimanere seri, e lucidi, è invece il senatore del Pd Antonio Polito che mette in guardia i suoi colleghi: "Se la maggioranza darà la sua solidarietà a Mastella, indagato per concussione per aver raccomandato qualche primario, sarà difficile non estenderla anche a Berlusconi, rinviato a giudizio per corruzione per aver raccomandato qualche attrice". Per Prodi ci vorrebbe giusto una bella mozione a favore del Cavaliere votata dalla Cdl e da una parte del Pd. Sarebbe la ciliegina della torta su un naufragio perfetto. A margine di un tranquillo venerdì di paura, poi, si registra anche la condanna a cinque anni per il presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro. Sì, noi italiani navighiamo decisamente in acque difficili. La nostra flotta imbarca acqua da tutte le parti. Molto meglio il Titanic, almeno lì ? mentre affondavano - sentivano l'orchestrina suonare. Qui, al massimo, sentiamo la puzza di mondezza. E un anziano veterocomunista che, dall'alto del Colle, canticchia stancamente: "finché la barca va, lasciala andare".

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Rai, procura Napoli invia carte su Berlusconi a Roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Websim" del 21-01-2008)

 

NOTIZIE FLASH 21 Gennaio 08 ora 15:30 Rai, procura Napoli invia carte su Berlusconi a Roma ROMA, 21 gennaio (Reuters) - La procura di Napoli, che nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex premier Silvio Berlusconi, ha inviato l'incartamento ai colleghi romani che apriranno un fascicolo e valuteranno quali reati siano eventualmente ipotizzabili, riferiscono fonti giudiziarie. Sabato la procura partenopea ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione del leader di Forza Italia, che avrebbe segnalato cinque attrici al presidente di Rai Fiction Agostino Saccà. Per lo stesso Saccà, che si è autosospeso dalla carica in Rai il 13 dicembre scorso, è stato chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di corruzione, con l'ipotesi che abbia favorito le cinque donne. Berlusconi e Saccà hanno respinto le accuse. I pm napoletani ipotizzano che Saccà si sia "inserito illecitamente" nella formazione di cast di produzioni tv per la Rai, favorendo alcune attrici "segnalate" in cambio della promessa di un sostegno alle sue future attività private da parte dell'ex premier. Alla fine dello scorso anno, il gruppo Espresso pubblicò l'intercettazione di una conversazione telefonica tra lo stesso direttore di RaiFiction e Berlusconi, in cui si sentiva l'ex premier segnalare per un casting due persone, per favorire un politico non meglio precisato con cui stava cercando di ottenere una maggioranza in Senato. Saccà ha presentato attraverso il suo avvocato una denuncia per calunnia, allo stato contro ignoti. Berlusconi ha invece definito "un attacco violento" la pubblicazione della conversazione e presentato un esposto al Garante della privacy che ha chiesto informazioni ai magistrati partenopei. ((Redazione General News Roma +3906 85224380, fax +3906 8540860, italy.online@news.reuters.com)).

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Rai, procura Napoli invia carte su Berlusconi a Roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Reuters Italia" del 21-01-2008)

 

ROMA (Reuters) - La procura di Napoli, che nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex premier Silvio Berlusconi, ha inviato l'incartamento ai colleghi romani che apriranno un fascicolo e valuteranno quali reati siano eventualmente ipotizzabili, riferiscono fonti giudiziarie. Sabato la procura partenopea ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione del leader di Forza Italia, che avrebbe segnalato cinque attrici al presidente di Rai Fiction Agostino Saccà. Per lo stesso Saccà, che si è autosospeso dalla carica in Rai il 13 dicembre scorso, è stato chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di corruzione, con l'ipotesi che abbia favorito le cinque donne. Berlusconi e Saccà hanno respinto le accuse. I pm napoletani ipotizzano che Saccà si sia "inserito illecitamente" nella formazione di cast di produzioni tv per la Rai, favorendo alcune attrici "segnalate" in cambio della promessa di un sostegno alle sue future attività private da parte dell'ex premier. Alla fine dello scorso anno, il gruppo Espresso pubblicò l'intercettazione di una conversazione telefonica tra lo stesso direttore di RaiFiction e Berlusconi, in cui si sentiva l'ex premier segnalare per un casting due persone, per favorire un politico non meglio precisato con cui stava cercando di ottenere una maggioranza in Senato. Saccà ha presentato attraverso il suo avvocato una denuncia per calunnia, allo stato contro ignoti. Berlusconi ha invece definito "un attacco violento" la pubblicazione della conversazione e presentato un esposto al Garante della privacy che ha chiesto informazioni ai magistrati partenopei.

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INCHIESTA NAPOLI/ ATTI SU BERLUSCONI INDAGATO TRASMESSI A ROMA -2- (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Virgilio Notizie" del 21-01-2008)

 

21-01-2008 15:19 Nel fascicolo coinvolto anche un commercialista milanese Roma, 21 gen. (Apcom) - Gli atti trasmessi a Roma dalla Procura di Napoli riguardano anche il ruolo svolto da un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe contattato il senatore italo-australiano Randazzo nell'ambito di quella che alcuni organi di stampa hanno denominato, meno di un mese fa, come 'campagna acquisti del centrodestra'. La Procura di Napoli nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex direttore di Raifiction, Agostino Saccà, e dello stesso Berlusconi, in merito ad uno dei filoni dell'inchiesta, per una ipotesi di corruzione, che riguarda la promozione di cinque giovani attrici (Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Vittoria Ferranti, e Eleonora Gaggioli), che avrebbero dovuto lavorare con l'azienda di viale Mazzini. L'inchiesta, che era coordinata a Napoli dal pm Vincenzo Piscitelli, si basa su una serie di intercettazioni telefoniche effettuate sulle utenze di Saccà.

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Craxi, l'omaggio si rinnova (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Italia Sera" del 21-01-2008)

 

Politica Interna Commemorato ieri ad Hammamet il leader dei socialisti italiani Craxi, l'omaggio si rinnova Un centinaio di persone ha partecipato ieri mattina alla commemorazione di Bettino Craxi nel cimitero cattolico di Hammamet, ai piedi della Medina. Il primo Presidente del Consiglio socialista morì otto anni fa nella sua casa in Tunisia. Alla celebrazione hanno partecipato, fra gli altri, la moglie Anna, i figli Stefania e Vittorio, l'europarlamentare Battilocchio ed i consiglieri regionali Chieffallo e Robilotta. Sulla tomba sono state depositate corone di garofani rossi, una delle quali è stata inviata dal Presidente tunisino Ben Alì. Stefania Craxi ha ringraziato coloro che sono giunti fino ad Hammamet per porgere un omaggio alla tomba del padre. "Nonostante quest'anno non avessimo organizzato nulla di ufficiale - afferma Stefania - molti hanno voluto spontaneamente essere presenti. Alla fine eravamo parecchi. Li ringrazio per la loro presenza. Ringrazio anche il Presidente Ben Alì ed il popolo tunisino tutto che anche oggi hanno rinnovato il loro spirito di amicizia verso Craxi e la sua famiglia"."L'ottavo anniversario della scomparsa di mio padre - afferma Vittorio Craxi - cade in un momento assai significativo per il nostro Paese e lo rende una volta di più un evento non riservato soltanto a familiari, amici e compagni, ma una occasione di riflessione per l'intera comunità politica e nazionale. La sua morte prematura, nelle condizioni che tutti ricordano, interroga ancora le nostre istituzioni circa il perverso rapporto tra la politica ed il sistema giudiziario, tra l'esigenza di modernizzare il Paese, che egli seppe rappresentare in un momento difficile, ed i gravi ritardi istituzionali di cui ancora oggi l'Italia soffre. Avevamo da sempre auspicato che non accadesse ad altri quello che è accaduto a Craxi ed ai socialisti - prosegue il figlio Vittorio - le vicende di questi giorni purtroppo smentiscono quell'auspicio. Un ringraziamento va a tutti gli italiani ed i socialisti presenti in questa occasione. Ringrazio il Partito Socialista e Enrico Boselli che hanno voluto testimoniare la continuità politica attraverso una bella immagine di mio padre che campeggia sui muri delle nostre città. Infine, un grazie al Presidente della Repubblica di Tunisia Ben Alì che ha voluto con una corona di fiori testimoniare il legame profondo fra l'Italia e la Tunisia, che passa attraverso la figura di Bettino Craxi". Poi dall'Italia il riconoscimento di un socialista storico come Fabrizio Cicchetto: ''La storia di Bettino Craxi è una conferma dell'arbitrarietà della vita politica italiana. 'Mani pulitè colpì in modo discriminato e selettivo: Fiat, Cir, Mediobanca, sinistra Dc, uno dei due presidenti dell'Iri (cioè Romano Prodi dopo l'unico intervento garantista dell'allora Presidente della Repubblica Scalfaro, mentre l'altro presidente dell'Istituto, Nobili, si fece alcuni mesi di galera, salvo poi essere assolto in giudizio), Pci-Pds-Ds furono risparmiati. Quel salvataggio giudiziario -aggiunge- ha marcato nel profondo la vita politica italiana: le forze politiche e finanziarie 'salvatè hanno dato vita al centrosinistra prima, al Pd poi. Quel salvataggio in parte continua: pensiamo a cosa sarebbe successo in Campania adesso qualora al posto di Bassolino ci fosse un esponente del centrodestra; invece la magistratura napoletana è stata velocissima nell'occuparsi di Saccà e Berlusconi". Cicchitto si sofferma su una serie di temi che furono anticipati da Craxi: ''Tante cose che poi sarebbero diventate di senso comune furono anticipate: il recupero del riformismo (che nel Pci-Pds fu una 'parolaccià fino agli anni '90), l'analisi sul carattere totalitario dell'Urss, l'economia di mercato, il rinnovamento del sindacato, il rapporto positivo con il mondo cattolico (il laicismo dei socialisti non fu mai devoto, ma nemmeno anticlericale) che portò Craxi Presidente del Consiglio a riscrivere con la Santa Sede la nuova edizione del Concordato". Edizione n. 815 del 21/01/2008.

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Rai/ Cossiga si autodenuncia per raccomandazioni (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Affari Italiani (Online)" del 21-01-2008)

 

Lunedí 21.01.2008 11:15 --> Sono arrivati a Roma gli atti relativi all'inchiesta di Napoli che vede indagato Silvio Berlusconi per i presunti tentativi di "conquistare" senatori della maggioranza nelle settimane precedenti il voto sulla Finanziaria. L'ipotesi è quella di aver istigato alla corruzione i senatori Nino Randazzo e Pietro Fuda, senatori del centrosinistra al fine di farli passare nelle file dell'opposizione Rai/ Inchiesta sulle soubrette: chiesto il rinvio a giudizio per Berlusconi La telefonata/ "Non capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!". Il colloquio Saccà-Berlusconi Silvio, Saccà e le attrici. La telefonata dell'accusa. Intercettazioni nell'inchiesta per corruzione Il portavoce dell'ex-Capo dello Stato Sen. Francesco Cossiga rende noto che "il senatore a vita, per solidarietà con Silvio Berlusconi, si è autodenunciato presso il competente Comando territoriale dell'Arma dei Carabinieri per i reati di corruzione e concussione a motivo di raccomandazione da lui fatte ai dirigenti della RAI, tra cui le più importanti quelle fatte a favore delle giornaliste signora Federica Sciarelli e Donna Bianca Berlinguer, patrizia sarda della nobiltà sardo-catalana. Il testo dell'autodenuncia sarà noto più tard". "Quando ero sottosegretario alla Difesa, e allora i sottosegretari contavano e io contavo di più perché avevo la delega per l'Intelligence e l'Arma dei Carabinieri, ho raccomandato Peppino Fiori l'ho fatto assumere alla Rai a Cagliari e poi l'ho fatto trasferire quando ero ministro". Lo dice il Presidente emerito della Repubblica, senatore a vita Francesco Cossiga, a 'panorama del giorno' di Maurizio Belpietro (canale5). Alla domanda: è andato ad autodenunciarsi? Cossiga risponde: "Io volevo andare ma sono venuti loro. Mi sono denunciato per i reati che sono stati denunciati a Silvio Berlusconi. Mi sono denunciato per i reati di concussione e corruzione. In un caso credo che sia ormai prescritto...". Francesco Cossiga prosegue dicendo: "Poi ho raccomandato la signora Federica Sciarelli perché le aumentassero lo stipendio e donna Bianca Berlinguer, patrizia sarda della nobiltà sardo-catalana, perché non la lasciassero in quel posto con un incarico direttivo". L'audio dell'intercettazione della conversazione tra Agostino Saccà e Silvio Berlusconi (Da l'Espresso) --> pagina successiva >>.

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Atti su Berlusconi arrivati a Roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Virgilio Notizie" del 21-01-2008)

 

21-01-2008 16:14 Su 'compravendita senatori', tranche inchiesta caso Sacca' (ANSA) - ROMA, 21 GEN - Sono arrivati alla procura di Roma gli atti dell'inchiesta napoletana sulla cosiddetta 'compravendita dei senatori' per conto del Cavaliere. L'indagine costituisce una tranche dell'inchiesta sulle segnalazioni a favore di 5 attrici fatte da Berlusconi a Sacca' e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi. Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Nella vicenda e' coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello.

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