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Aprendo LIBERO del 7 febbraio 2008,
si trova un divertente articolo dedicato alla lottizzazione della RAI, completa
di uno schema colorato con le appartenenze politiche di destra e di sinistra.
Non sono un lettore di Libero che
già mi fa sorridere per il titolo (comunica lo status per giustificare le
corbellerie che contiene, ammantandole di una presunta libertà concettuale), ma
l’occasione era troppo ghiotta.
I nomi che vendono apparentati a
questo o a quello schieramento sono un vero divertimento per chi conosce i
personaggi o anche soltanto le loro opere.
Ma l’ambiguità dello schema è
ancora più profondo.
L’articolo che accompagna il
disegnino recita che queste attribuzioni non nascono da tesseramenti ma
soltanto da voci che girano intorno all’azienda…
Sarebbe come dire che se sento in
un corridoio la frase “ il Direttore …. È proprio un fascista!!!” e questo mi
fa propendere per una certa colorazione all’interno dello schemino
sopra citato.
Proprio un esempio di rigore
giornalistico e di “libertà”.
D’altro canto e appena cominciata
la campagna elettorale e solo alcuni ingenui hanno creduto alle parole di
Berlusconi e soci che la volevano agguerrita ma leale e cristallina.
Così, seguendo lo schema populista e demagogico che contraddistingue il centro
destra si parte con una campagna contro la RAI e la sua presunta colorazione
politica e quella dei suoi dirigenti (sarà più facile in questo modo
giustificare quanto si appresta a fare Mediaset nei suoi programmi e nelle sue
comunicazioni).
Personalmente credo che una
grande azienda di comunicazione come la Rai molto probabilmente avrà al suo
interno personaggi che rispondono a questo o a quello schieramento, ma che
questo non sia un vero problema, mentre trovo grave il sostenere candidature
incompetenti, riempiendo le scrivanie di segretarie, portaborse e yesman,
totalmente incapaci di gestire una grande azienda culturale.
Per adesso l’unica chiara
collocazione politica è legata al consiglio d’amministrazione, eletto dai
partiti con una presenza di 5 consiglieri per il centrodestra e 4 per il
centrosinistra, e voluta dalla legge Gasparri che il Governo Berlusconi si è
affrettato a votare.
Non so quante copie vende
Libero (quando sono andato in edicola a chiederla, un avventore mi ha guardato
male e per reazione ha chiesto: il Corriere della Sera, la Repubblica, Liberazione
e il Manifesto), ma credo che dovrebbe scusarsi con i suoi lettori per
l’ambiguità del suo messaggio e la slealtà delle sue analisi.
Ma questa, mi rendo conto, è la
speranza di un illuso che spera in un’altra Italia dove i giornalisti si
sforzano di essere corretti e non fanno gli agenti segreti.
Italia,
dove stiamo andando? V ergogna è la parola più carina
che mi viene in mente ( da "Adige, L'" del
26-01-2008)
Si
ricomincia dai giudici ( da "Italia Oggi" del
26-01-2008)
Si riparte
dal 2006: giustizia e Ici ( da "Italia Oggi" del
26-01-2008)
La
scomunica dei mass media - giovanni valentini ( da "Repubblica, La" del 26-01-2008)
Argomenti:
RAI MEDIASET
Ici e
intercettazioni: Silvio ha già il programma ( da "Secolo XIX, Il" del
26-01-2008)
SOTTO LA
TENDA STILE GF è GIà CAMPAGNA ELETTORALE ( da "Mattino, Il (Caserta)" del
26-01-2008)
Sputi e
risse: la democrazia alla Youtube ( da "EUROPA.it" del 27-01-2008)
Argomenti:
RAI MEDIASET
IL VECCHIO
CHE AVANZA ( da "Stampa, La" del 27-01-2008)
BORRELLI
PESSIMISTA: È LO STESSO SCONTRO DEL '92 ( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 27-01-2008)
Giudici, la
difesa di Mancino ( da "Manifesto, Il" del
28-01-2008)
( da "Adige, L'" del
26-01-2008)
Italia, dove stiamo andando? V ergogna
è la parola più carina che mi viene in mente... e invece intorno vedo solo
indifferenza e mi domando com'è possibile. Ci stiamo abituando sempre più alle
schifezze politiche ma non solo. Quando la Costituzione compie 60 anni, in
Italia, un Paese che dovrebbe essere democratico, un uomo, un Parlamentare, un
Ministro della Giustizia, ha il coraggio di affermare in Parlamento la propria
libertà di fare pressioni politiche per le nomine (non solo quelle
amministrative ma anche quelle di medici, liberi professionisti, posti cui si
accede per concorso etc..) in una sorta di "così
fan tutti" made in Italy. E visto che c'erano
gli hanno pure fatto l'applauso bipartisan. (Mi domando come mai non hanno
pensato alla ola da stadio). Ma non è una vergogna? L'Italia è stufa di
spintine e spintoni per mandar avanti i figli di..., gli appartenenti a... La
meritocrazia dovrebbe essere un punto fermo non un'utopia. Per non parlare di
quell'onorevole (mica tanto) Tommaso Barbato che ha due lauree e le sfrutta al meglio
sputando e insultando il collega di partito, secondo lui traditore, Cusumano. E poi ci lamentiamo del bullismo nelle scuole,
bravo Barbato: ottimo esempio. I cari Parlamentari che eleggiamo, oltre che
"puliti" da qualsiasi genere di condanna giudiziaria, dovrebbero
contraddistinguersi per dignità personale e morale. Ricordo a tutti che
l'art.54 della Costituzione richiede ai cittadini cui sono affidate funzioni
pubbliche di adempierle con disciplina ed onore. Qualcuno per piacere mi venga
a spiegare davanti a quale disciplina ed onore ci troviamo. Come se non
bastasse, ha del tragicomico la notizia che il Consiglio regionale della
Sicilia respinga la mozione di sfiducia a Cuffaro,
condannato in primo grado per appoggio esterno a singoli mafiosi (Condanna a
cinque anni di reclusione? E che sarà mai? Festeggiamo!). D'altra parte i
siciliani, sapendo che era sotto processo per favoreggiamento esterno alla
mafia, non lo preferirono forse a Rita Borsellino? È la terra dei ciechi che
impone la sua legge. Dura lex, sed
lex, dicevano i latini. Ma non è una vergogna? Siamo
noi che li votiamo, svegliamoci e informiamoci! Invece che andare a cercare i
biglietti del processo di Erba dai bagarini, come fosse la partita per lo
scudetto. Ma forse aveva ragione E. Burke quando diceva che il popolo è una
massa di pecore che non distingue il bene dal male. Vergogna. Ringrazio invece
per il bell'esempio di fedeltà e coerenza istituzionale il Professore Romano
Prodi che ha portato in Parlamento la crisi non nascondendola nei corridoi del
potere. Valentina Bianchini - Trento Voglio votare con le preferenze O ra basta. Gli onorevoli sono stati eletti e devono
"lavorare" per il tempo che gli rimane e comunque non me ne frega più
di tanto. Io con questa legge elettorale non andrò a votare. Gli stessi che
l'hanno approvata non hanno fatto niente per modificarla, anzi, l'hanno
smentita e criticata. Io voglio e pretendo di votare con le preferenze, di
scegliere io chi intendo votare. Io non tornerò a votare prima del tempo. Che
la pensi di destra o di sinistra, vi mantengo io con le mie tasse ed allora
anche voi fate qualcosa per me. Siete o no servitori dello Stato? Ancorché
irrispettosi del luogo istituzionale in cui risiedete, ancorché pessimi
rappresentanti dei vostri elettori, ricordate che li rappresentate. Credo
proprio che non ci meritiamo questo spettacolo. O forse si. Emilia Martinelli -
Calceranica al Lago I conti sono a posto Ringrazio
Prodi V oglio salutare Prodi ringraziandolo per avere
rimesso a posto i conti pubblici che non lo erano, per aver combattuto con
tenacia ed efficacia l'evasione fiscale, per aver abbassato le tasse (ricordo
che grazie alla finanziaria del governo Prodi nel 2008 molte famiglie si
vedranno ridotta la tassa sulla casa), per aver affrontato sempre con dignità,
serietà e responsabilità l'incarico di Presidente del Consiglio. Dignità,
serietà e responsabilità che purtroppo mancano ai soliti che oggi con volgarità
e arroganza esultano alla crisi candidandosi a rigovernare le sorti dell'Italia
dopo averne sfasciato l'anima e il tessuto sociale. Paolo Facheris
- Lavis Berlusconismo, che fetore O ggi 25 gennaio 2008,
tornando a casa da Sacco dove avevo fatto i soliti acquisti di pane e giornali,
su Via delle Zigherane ho percepito prima leggero e
poi sempre più forte un odore di fogna. Non è possibile, mi sono detto, in
giornate così belle il Depuratore non rilascia normalmente questi miasmi
fetidi. Ero perplesso. Ma poi ho capito: il puzzo proveniva direttamente
da Roma, dove ieri sera si è consumata la più ignobile manifestazione di
omaggio al Nulla. Dove la strabiliante pretesa di un politico di Ceppaloni, che voleva esser difeso e omaggiato ancor di più
di quanto è purtroppo successo nonostante fosse stato colto in fallo, è servita
da pretesto per mandare a casa il governo deludendo le aspettative legittime
degli elettori. Questi infatti, avevano votato Centrosinistra perché questo
governo ci liberasse finalmente da un individuo pluriprescritto
possessore di televisioni, che pretende di governarci. La sua tracotanza ha non
solo contagiato massaie e masse di ignoranti teledipendenti, ma ha indotto
all'acquiescenza anche larghi strati della popolazione di sinistra, giornalisti
e perfino i nostri eletti in parlamento. Per cui molti di questi ultimi inneggiano
orgogliosamente e con sussiego alla "fine dell'antiberlusconismo"
E così si è diffuso invece ed ha attecchito, il "berlusconismo".
È stato fatto un madornale errore strategico da parte di governo e Pd: quello
di posporre la legge sul conflitto d'interessi ad altre pur necessarie
priorità. Perfino la nuova legge elettorale si doveva fare dopo. Questo è
l'elemento di maggior, disaffezione, delusione e distacco dal Centrosinistra
(Governo e rappresentanti) dai suoi elettori, nonostante il molto buon lavoro fatto
(p.e. risanamento, recupero dell'evasione fiscale, politica estera, ecc.). Aver
consentito la permanenza del berlusconismo. Ecco la
ragione della puzza che viene da Roma. Carlo Aldi -
Rovereto Muro Cavit, i ciechi di Palazzo Thun A vendo
partecipato all'assemblea relativa al contestato muro, tenutasi a Ravina giovedì scorso, nel mea
culpa recitato da sindaco e vicesindaco erano contenute anche le
giustificazioni tecniche che li hanno indotti ad un'errata decisione. "Non
ci siamo resi conto", hanno infatti affermato, "dell'impatto che tale
opera avrebbe creato al territorio, perché male informati e perché è difficile
stimare dal progetto il risultato finale di un edificio. Ben circa 140 occhi
hanno infatti esaminato i documenti senza comprenderli completamente". Con
tutto il rispetto che nutro per i ciechi ai quali intendo partecipare il mio
dolore per la loro privazione, nel contempo però con loro mi felicito perché
finalmente hanno una sede nel Palazzo del bottoni. A tale confessione, mi sono
permesso di fare ai penitenti un precisa domanda e cioè se il progetto
presentato dalla Cavit fosse stato da loro
interamente compreso avrebbero comunque proceduto al distacco della
Concessione. Ammetto che la mia domanda era tendenziosa, nel senso che se mi
fosse stato risposto negativamente, era palese che il consenso dato dagli
Uffici competenti era viziato e quindi l'atto amministrativo nullo dall'origine
o comunque annullabile. I volponi ben si son guardati dal rispondere. E che si
tratta di volponi è confermato dal fatto che più volte hanno insistito sul
punto che comunque la Cavit aveva pieno titolo a
proseguire nel compimento del misfatto ambientale perché ormai in possesso di
una Concessione edilizia, indipendentemente dal fatto che questa fosse
legittima o meno. Vale a dire: "passata la festa, gabbato lo santo".
Livio Merler Ravina
livio_merler@yahoo.it Cuffaro, vergogna per la
Sicilia D a siciliano che ha vissuto e lavorato per sei anni in Trentino e che
adesso è tornato nella terra natale, le scrivo per manifestare la mia più
profonda indignazione per quanto in queste settimane anche voi trentini avete
appreso dai giornali e dagli schermi televisivi sulla vicenda Cuffaro. Voglio con fermezza chiarire che la Sicilia degli
onesti non si sente assolutamente rappresentata da tutti quei "peones" cuffariani e filoberlusconiani (la matrice è quella) che hanno
festeggiato con cannoli l'esito, a loro dire favorevole, della sentenza del
processo alle "talpe". Il governatore Cuffaro
condannato a cinque anni per aver favorito un'indiziato
di mafia si è detto comunque contento perché non ha favorito l'intera
organizzazione mafiosa. Come dire: si aiuta il monaco e non l'intero convento.
Ecco la maggioranza dei siciliani che si riconosce nei valori espressi da
Falcone e Borsellino, oggi si indigna e vergogna di un simile affronto alla
rispettabilità e alla dignità non solo della Sicilia ma di un intera nazione. E
mi creda all'estero poco importa se vieni da Trento o da Palermo, sempre Italia
è, sempre mafia è. Ma tant'è, c'eravamo scandalizzati per Tangentopoli credendo
di dar vita ad una seconda Repubblica all'insegna della legalità. E invece
questi qua: I vari Berlusconi, Cuffaro
e "peones" vari non si vergognano nemmeno.
Raccomandano vallette, colludono con la mafia e dicono: "Embè? il padrone sono io e rimango". Marco Morana - Bagheria (PA) 26/01/2008.
( da "Italia Oggi" del
26-01-2008)
ItaliaOggi
ItaliaOggi Numero 022, pag. 1 del
26/1/2008 Autore: di Franco Bechis Visualizza la
pagina in PDF Si ricomincia dai giudici Ecco il programma Berlusconi. Subito legge anti-intercettazioni Silvio Berlusconi salirà martedì al Quirinale per le consultazioni
avviate da Giorgio Napolitano. E dirà no a un governo istituzionale che
peraltro non sembra avere troppi sostenitori (salvo il Partito Democratico per
questioni interne). Senza troppi fronzoli, il Cavaliere, che si sente già con
un piede dentro Palazzo Chigi, ha iniziato ieri la sua campagna elettorale. Di
più, a Napoli ha già esposto i primi punti del suo nuovo contratto con gli
italiani. Mettendo ancora una volta (oggi esplicitamente) al primo posto la
giustizia. Berlusconi ha già infatti pronto, in caso
di vittoria elettorale, un decreto legge per vietare ogni tipo di
intercettazione, telefonica e ambientale. Sostiene che questa è l'urgenza più
immediata...(...) Nel programma del Partito delle libertà- non si sa se
condiviso dai suoi possibili alleati Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini e
Umberto Bossi- sono previste pene pesantissime per chi effettua
intercettazioni, per chi le custodisce e anche per i giornali che le pubblicano
(2 milioni di euro). Certo, di abuso di intercettazioni hanno sofferto di
questi tempi lo stesso Berlusconi, pizzicato al telefono con Agostino Saccà mentre
raccomandava un gruppetto di graziose attrici da fiction, e in ultimo Clemente
Mastella che sarebbe il primo a controfirmare una legge così. Ma se qualche
abuso c'è stato, ricominciare dalla giustizia e proprio dalle intercettazioni
significherebbe ricalcare passo a passo la selva di errori compiuta dal
centrodestra quando nel 2001 arrivò al governo sull'onda di un notevole
consenso popolare. Ricordo che il primo anno, invece degli attesi e promessi
tagli fiscali, arrivarono numerosi provvedimenti poi ribattezzati salva-Berlusconi, salva-Previti e proprio su quella decisione iniziò a
frantumarsi il consenso prima dei sostenitori, poi degli alleati politici. A
dirla tutta, esiste sicuramente un problema di equilibrio nell'azione penale,
che dovrebbe essere obbligatoria e imparziale, ma in troppe occasioni appare
utilizzata a singhiozzo, forse anche secondo convenienze politiche. Le
intercettazioni telefoniche e ambientali sono oggi uno strumento importante per
un'indagine. Grazie all'evoluzione della tecnologia si riesce a individuare
reati con una celerità prima inimmaginabile. C'è una certa pigrizia fra gli
inquirenti nella ricerca di ulteriori elementi di prova, e dovrebbero
occuparsene seriamente i vertici della magistratura. Ma come si fa a vietarle?
Sarebbe come chiedere a un giornalista di tornare a fare il suo mestiere con
una vecchia Olivetti lettera 22, spegnendo tutti i computer. O per rimanere nel
campo, come proibire la prova del Dna, chiudere i Ris
e così via. Qualsiasi governo dovrà affrontare il tema della giustizia, perché
non si può dire che funzioni, e l'hanno onestamente riconosciuto ieri tutti i
protagonisti del settore in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Ma se Berlusconi ha davvero intenzione di riprendere
un eventuale timone del governo da lì, dando l'impressione di una nuova legge
ad personam, compirebbe ancora un nuovo clamoroso
errore. Simile a quello ripetuto da Romano Prodi con il suo centrosinistra
tutto tasse e contro almeno la metà del paese. Vogliamo affrontare le
intercettazioni? Bene, guardiamola da un altro lato: visto che oggi sono il
principale strumento di indagine delle procure, si rimetta mano all'articolo 68
della Costituzione, limando quella disparità di trattamento fra tutti gli
italiani e chi li rappresenta. Perché nella sostanza oggi i parlamentari hanno
riottenuto il privilegio di quella autorizzazione a procedere cui avevano
rinunciato nel lontano
( da "Italia Oggi" del
26-01-2008)
ItaliaOggi
ItaliaOggi - Primo Piano Numero
022, pag. 5 del 26/1/2008 Autore: di Roberto Miliacca
Visualizza la pagina in PDF Silvio Berlusconi
apre da Napoli la lunga campagna elettorale della Cdl per le politiche Si
riparte dal 2006: giustizia e Ici Giro di vite sulle intercettazioni e via le
tasse sulla casa Se c'è qualcosa che proprio non si può non riconoscere a
Silvio Berlusconi è la smania di voler arrivare per
primo. Ci riesca o no. Ieri lo ha dimostrato per l'ennesima volta, quando si è
presentato in una piazza per altri scomoda, come quella di una Napoli sommersa
dai rifiuti, e ha bruciato tutti sul tempo facendo partire ufficialmente la
campagna elettorale per il Popolo delle libertà per le prossime elezioni
politiche. Vengano o no indette, martedì prossimo, dal capo dello stato Giorgio
Napolitano, con lo sciogliemento delle camere. Dalla
platea amica del movimento Italiani nel Mondo di Sergio De Gregorio, il
Cavaliere ha festeggiato pubblicamente il primo giorno del dopo Romano Prodi. E
lo ha fatto "regalando" ai suoi futuri elettori brandelli di
programma elettorale. Che ripartirà esattamente da dove ci si era lasciati,
cioè da quell'annuncio fatto in tv nell'ultimo faccia a faccia con l'ex
presidente del consiglio, ovvero dall'eliminazione dell'Ici sulla prima casa. E
dalla giustizia. Berlusconi, nelle ultime ore della
campagna elettorale del 2006, riprese diversi punti di distacco dalla
coalizione di centrosinistra, parlando di meno fisco. Quella battuta a sorpresa
sull'Ici, inattesa e spiazzante per Prodi, toccò una corda sensibile degli
italiani, cioè le loro tasche. Quelle stesse di cui è tornato a parlare
diffusamente ieri Berlusconi, convinto che sia questo,
assieme a quello della sicurezza ("troppi stranieri che per vivere sono scotretti a diventari
criminali") e a quello della giustizia, il tema da battere per vincere
alle elezioni. "Ho in mente 10-12 disegni di legge da presentare nei primi
cento giorni di governo, che saranno accompagnati, per la prima volta, dalla
data di approvazione", ha detto il Cavaliere. Oltre a quello
sull'abolizione dell'Ici, uno dei progetti di legge riguarderà i giovani e uno
il tema delle intercettazioni. Rivolgendosi alla platea di napoletani presenti
al Palapartenope, Belusconi
ha chiesto: "Quanti di voi pensa di essere intercettato sul telefonino in
questo momento?" E davanti a diverse centinaia di persone che hanno alzato
la mano, con uno dei suoi sorrisi a 32 denti ha fatto la prima battuta della
sua nuova e lunga campagna elettorale: "Povere fidanzate!", ha detto,
facendo scoppiare una fragorosa risata tra i suoi futuri elettori. Una risata
cui è seguito, serio, l'annuncio dei contenuti del provvedimento che dovrebbe
impedire, in futuro, di avere nuovi casi Saccà o Mastella, cioè di personaggi messi alla gogna pubblica per
intercettazioni ambientali trascritte nere su bianco sui giornali: "cinque
anni di carcere per chi le esegue, 5 anni per chi le usa, 5 anni per chi le
divulga e 2 milioni di euro di multa per l'editore che le pubblica", nel
caso in cui siano effettuate "al di fuori di indagini per terrorismo,
mafia e camorra". Un giro di vite, insomma, ancora più stretto di quello
che l'ex guardasigilli Clemente Mastella aveva messo a punto mesi fa quando era
con il governo Prodi. E che ora diventa prioritario anche per il governo della Pdl che, come ha ribadito senza fraintendimenti Berlusconi, "da noi mai un briciolo di libertà in
meno". Così tanta libertà che per le prossime elezioni il Cavaliere vuole
andare al più presto e sempre con il Porcellum, e con
tutti i partiti che correranno con il proprio simbolo. "Visto i tempi
stretti che ci separano dalle urne, probabilmente ciascuna forza correrà con il
proprio simbolo: saremo alleati con un programma comune". In fondo
"ci siamo tolti un gran peso tutti quanti: venti mesi di depressione
generale". I problemi di coalizione, se ci saranno, saranno affrontati
dopo.
( da "Repubblica, La" del
26-01-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Commenti IL SABATO DEL VILLAGGIO LA SCOMUNICA DEI MASS
MEDIA GIOVANNI VALENTINI Scagli la prima pietra chi è senza peccato, ammonisce
il Vangelo. E dunque, nessuno ha il diritto di accusare nessun altro nel
processo ai mass media, quasi un anatema o una scomunica, aperto da Benedetto
XVI con il suo messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali,
per il semplice fatto che nessuno è ? appunto ? immune da colpe. Ha ragione il
Papa a denunciare l'imposizione di valori e modelli di vita
"distorti" da parte del sistema mediatico; la "trasgressione, la
volgarità e la violenza" che vengono spesso utilizzate per catturare il
pubblico; e ancora la "pubblicità ossessiva" in forza della quale i
media diventano "il megafono del materialismo economico e del relativismo
etico". Ma tuttavia sarebbe sbagliato fare ? come si suol
dire ? di tutte le erbe un fascio, senza distinguere le responsabilità tra
questo e quel medium; tra chi fa o si sforza di fare informazione e chi invece
fa disinformazione; tra i media trasgressivi, volgari e violenti e quelli che
non lo sono; tra la buona pubblicità, corretta, trasparente e veritiera, senza
la quale non esisterebbe alcuna forma organizzata di comunicazione, e la
cattiva pubblicità, scorretta, invadente e ossessiva come dice il Papa.
Altrimenti, si rischia di lanciare una generica chiamata di correo, tanto
rispettabile quanto rituale, rinunciando a incidere effettivamente sul sistema
mediatico. Né tantomeno sarebbe accettabile una denuncia ideologica, fondata
sulla religione e sulla fede, con la pretesa di mettere all'indice o di mandare
al rogo i mezzi di comunicazione di massa non allineati, eterodossi o
addirittura eretici. Per prima cosa, distinguiamo allora tra giornali e
televisione, tra carta stampata e piccolo schermo. Anche qui, non per
demonizzare o criminalizzare nessuno. Ma per dare a Cesare quel che è di
Cesare, per separare il gran dal loglio e magari anche per scacciare qualche
mercante dal tempio. E poi, più in generale, distinguiamo tra vecchi e nuovi
media, tra i mezzi tradizionali e quelli elettronici, fino a Internet e ai
telefonini. Non staremo qui a riassumere le differenze tra giornali e tv.
Basterà riconoscere che la carta stampata, per ragioni fisiche e funzionali,
richiede attraverso la lettura un impegno, un vaglio critico, insomma una
vigilanza, che la televisione ? persuasore occulto per eccellenza ? certamente
non esige. Con la suggestione delle immagini in movimento, dei suoni e delle voci,
ma anche con la sua capacità di manipolazione e imbonimento, da questo punto di
vista la tv ha senz'altro un potere maggiore nei confronti dell'opinione
pubblica, nella misura in cui tende a massificare il linguaggio, i
comportamenti, le mode, i costumi e i consumi. E soprattutto le idee o le
opinioni. Quando si parla di volgarità e di violenza, sarebbe opportuno allora
individuare più esattamente le responsabilità, medium per medium, settore per
settore, magari caso per caso. E quando si denuncia una "pubblicità
ossessiva", come pure qui abbiamo scritto tante volte in riferimento alla
tv italiana, pubblica e privata, sarebbe senz'altro più utile puntare il dito
contro il bombardamento massiccio di spot, mini-spot, telepromozioni e
televendite con cui si pratica quotidianamente il lavaggio del cervello ai
telespettatori, forzando i freni inibitori e alimentando un consumismo
esasperato. Da parte di una Conferenza episcopale incline a interferire nelle
scelte dello Stato laico, dalla scuola alle unioni di fatto e all'aborto,
sorprende che non sia mai venuto finora un monito o un appello in difesa del
pluralismo dell'informazione e di una più equa distribuzione delle risorse che
ne è il fondamento, sull'onda ? per esempio ? del messaggio lanciato dall'ex presidente
Ciampi durante il suo memorabile settennato al Quirinale. Ricevendo la
settimana scorsa il premio "Penna d'oro" alla Comunicazione nel
teatro del Casinò di Sanremo, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri ha mostrato una cauta disponibilità sulla
proposta del presidente francese Sarkozy per
eliminare la pubblicità dalla tv pubblica, aumentando contemporaneamente le
tasse sulla raccolta di quelle private. E ha rilanciato la sfida alla Rai su una moratoria degli ascolti, già proposta in passato da più
parti, per mettere al riparo i programmi culturali dalla logica degli
ascolti e della concorrenza. A partire proprio dal servizio pubblico, ora
l'idea potrebbe essere ripresa e applicata a tutta la produzione di qualità,
dalla divulgazione scientifica a quella storica e artistica, fino
all'intrattenimento più intelligente. Può apparire forse irriguardoso o
addirittura blasfemo accostare la moratoria sugli ascolti a quella (sacrosanta)
sulla pena di morte o a quella (profana) sull'aborto. In realtà nella crisi
della tv si rispecchia la crisi della società contemporanea e in particolare di
quella italiana, dominata dal duopolio televisivo. Una crisi di valori, ma
anche di costumi o malcostumi, che non a caso trova una vetrina e
un'amplificazione internazionale nell'emergenza spazzatura scoppiata a Napoli e
in tutta la Campania. La tv-trash innesca e riflette la decadenza di un Paese-trash. Ne è, allo stesso tempo, concausa ed effetto
collaterale. Concausa, perché propone e impone modelli di linguaggio, di
comportamento e di consumo che imbarbariscono la vita collettiva. Effetto
collaterale, perché questo declino alimenta una spirale perversa che rende la
nostra televisione sempre più venale, volgare e violenta, in un processo di
identificazione reciproca o di mimetizzazione fra il grande pubblico e il
piccolo schermo. Sta proprio lì l'origine del degrado mediatico denunciato dal
Papa. Ma le scomuniche non servono a risolverlo. Tantomeno quando sono
generiche, indistinte, "urbi et
orbi". (sabatorepubblica.it).
( da "Secolo XIX, Il" del
26-01-2008)
Già pronti dodici disegni di legge Berlusconi
ha aperto ieri a Napoli la campagna elettorale. Congelata per ora la nascita
del Pdl: si fa tutto dopo le elezioni 26/01/2008 NON
HA PROPRIO perso tempo tanto era l'entusiasmo e la voglia di rituffarsi in una
competizione elettorale. A nemmeno un giorno dalla caduta del nemico Romano
Prodi - che in questi anni l'ha battuto due volte - ed ecco che Silvio Berlusconi ha già pronto in tasca il programma. "Mi
rendo conto di aver aperto la campagna elettorale del popolo delle
Libertà" il suo grido di battaglia, atteso per venti mesi, davanti alla
platea del Palapartenope di Napoli, dov'è stato
accolto dal senatore Sergio De Gregorio, leader del movimento "Italiani
nel mondo". Ed ecco i dieci-dodici punti del
Cavaliere, che ha già incassato un ovvio e veloce via libera alla leadership da
Alleanza nazionale e Lega. Il più eclatante: l'abolizione dell'Ici, Imposta
comunale sugli immobili. Il più attuale: "Vi garantisco che il primo
problema che il governo affronterà (cioè il suo, ndr) è quello dei rifiuti a
Napoli". Quello che più probabilmente gli sta a cuore dopo la
pubblicazione di ampi stralci di conversazioni telefoniche con l'ex dirigente Rai Agostino Saccà che lo hanno
sorpreso mentre raccomandava alcune attrici o show-girl non esattamente famose:
"Ho in mente un disegno di legge sulle intercettazioni che preveda cinque
anni di carcere per chi le esegue, cinque anni per chi le usa e due milioni di
multa per chi le pubblica nel caso in cui siano effettuate al di fuori di
indagini per terrorismo, mafia e camorra". E come si presenterà
alle elezioni il Cavaliere? Per ora congela di fatto il Popolo delle Libertà:
"È un'intenzione che ha radici profonde e che vogliamo portare avanti. Non
sappiamo se avremo il tempo per organizzarlo per le prossime elezioni che si
annunciamo così vicine. Lo faremo probabilmente dopo le elezioni". E con
gli alleati della Casa delle Libertà come la mette? "I partiti del
centrodestra si presenteranno alle elezioni "alleati" e ognuno con il
suo simbolo". La campagna elettorale non poteva che cominciare con lo
sguardo rivolto al passato, "a quei venti mesi di depressione
generale", cioè quelli corrispondenti al governo Prodi. "Ci siamo
tolti un gran peso". Torna ancora uno dei temi cari al
"Dottore", i comunisti. "La maggioranza è stata costretta a
subire da chi si dichiara orgogliosamente comunisti: di 158 senatori della
maggioranza, 50 erano della sinistra radicale che si definisce antagonista.
Antagonista su tutto". L'ex premier è naturalmente convinto di avere la
vittoria già in tasca, fedele com'è alla bontà dei sondaggi: "Escludo che
possa verificarsi un a situazione di equilibrio come quella attuale - spiega -
il centrodestra avrà un'ampia maggioranza". Ecco perché dopo aver flirtato
con il leader del Pd Walter Veltroni, raggiungendo un'intesa nel dicembre
scorso sulla proposta definita "Vassallum",
ora dice che "la legge attuale è buona" e scarica sulla sinistra (con
buone ragioni peraltro) il naufragio dei recenti contatti tra partiti in vista
di una riforma: "Questa legge è stata demonizzata senza ragione".
Ancora: "Se dopo le elezioni non avessimo questa ampia maggioranza,
metteremo in atto quella responsabilità che noi chiedemmo quando, dopo le
elezioni che hanno decretato un'Italia divisa in due, avevamo proposto di
condividere con loro alcune responsabilità". Il centrosinistra due anni fa
rispose no alle larghe intese: "Noi non chiuderemo le porte in
faccia", Le porte tuttavia si chiudono se la collaborazione tra i due
schieramenti viene chiesta adesso. Niente governo di transizione. Tempo
scaduto. Quelle richieste di condurre in tandem l'Italia adesso non sono più
valide. Le parti si sono invertite: ora è il centrosinistra (tranne Comunisti e
Di Pietro) che chiede la "joint-venture" politica per fare la riforma
elettorale. Conversando con i cronisti a margine della convention di Napoli, Berlusconi non infierisce sul Partito democratico e il suo
leader Veltroni: "Non ho mai messo il naso in casa di altri; posso solo
fare gli auguri al Pd di ritrovare concordia. Ci sono diversi leader che
naturalmente hanno un rapporto dialettico fra loro". chi gli chiede se
proseguirà il dialogo con Walter Veltroni il Cavaliere risponde così: "Io
sono l'uomo del dialogo, mi faccio concavo quando serve e convesso al bisogno;
sono l'interlocutore migliore per portare avanti il dialogo". Vittorio De Benedictis 26/01/2008 ' 26/01/2008 così annunciala campagnaI partiti del centrodestra si presenteranno
alleati, ognuno con il proprio simbolo silvio berlusconileader Forza Italia-Pdl
26/01/2008.
( da "Mattino, Il
(Caserta)" del 26-01-2008)
Sotto la tenda stile Gf
è già campagna elettorale PIETRO TRECCAGNOLI Se il cardinale Crescenzio Sepe ha tirato fuori
le ampolle con il sangue di san Gennaro, Sergio De Gregorio, 'o Senatore, ha
mostrato direttamente l'unto del Signore, il cavaliere, due volte nella
polvere, due volte sull'altare, pronto a risorgere per la terza volta, a miracol mostrare. Ieri il Palapartenope
a Fuorigrotta era circondato da bus che avevano
trasportate le truppe gregoriane da mezza Italia, dalla Sicilia all'Emilia
Romagna, da Sant'Antimo alla Calabria. Il popolo della libertà che incontrava
gli italiani nel mondo. Un corto circuito fatto di bandiere, sciarpe
distribuite a pacchi, cappellini e persino di poncho antipioggia, anche se si
era, quasi in cinquemila, sotto un tendone, a pochi passi da quello del circo di
Nando Orfei. Era il primo comizio della lunga campagna elettorale che ci
aspetta, un incontro e un premio, per l'Orgoglio italiano, organizzato in tempi
non sospetti, ma caduto a fagiolo per il primo trasformista della legislatura
che sta morendo. Big Sergio ha accolto il capo con l'ospitalità generosa e
interessata di un bazzariota levantino. Nell'aria
tutti fiutavano aria di poltrone. Sul palco bianco, in stile Politburo sovietico, c'era una parata di carneadi,
aspiranti peones, tutti contenti, in attesa della
benedizione. Poche le facce note, venute a creare la saldatura tra De Gregorio,
l'uomo cannone, e il beato di Arcore. Intravisti Mario Landolfi di An,
Gianfranco Rotondi della nuova Dc, Alfredo Vito, Franco Malvano
e Nicola Cosentino (l'unico salito sul palco) di Forza Italia. Per il resto
volti scavati della provincia profonda, gessati coppole e cravatte dai colori
più improbabili. Pellicce e permanenti schiacciate sotto cappellini di lana
verde. Mancava la fauna femminile di quarantenni procaci. In compenso tra
hostess e supporter c'erano ragazze pronte per entrare
nella casa del Grande Fratello, o meritarsi una telefonata a Saccà, figliole che quando Antonello Rondi
cantava l'inno degli Italiani nel mondo, sapevano sculettare a tempo. Si
fiutava aria di Mediaset. Tutt'attorno insegne degli sponsor con una
concentrazione degna della prima serata. Lezioni da Publitalia. Il
premio più congeniale per il cavaliere sarebbe stato un Telegatto,
ma gli hanno consegnato un puttino che impugna il tricolore, fatto dagli
artigiani di Torre del Greco. Chi ha realizzato gli striscioni è stato preso di
contropiede dalla caduta del governo Prodi. Assieme a chi invitata il
presidente Napolitano a non fermare il centrodestra, ce n'era uno criptico:
"Prodi ha (corretto in aveva) un solo disegno, portare avanti l'ultima
volontà di Walt Disney". Paperino di sinistra, ohibò? E Pippo? Alla voce
"stranezze" va anche iscritto un certo Dr. Cirillo che, prima che
cominciasse lo show, si aggirava a via Barbagallo
vestito con un enorme sacchetto della spazzatura ("Rifiuti viventi")
e con un cartello che recitava: "Moretti dopo il Caimano, ora un film su
Bassolino". Chiedeva di parlare con Berlusconi,
aveva un messaggio speciale. Non è sfuggito alle telecamere. La platea poteva
dare di più. È esplosa solo quando il Cavaliere ha parlato di tasse e di
intercettazioni. Da vero showman, Berlusconi si è
rivolto al pubblico e ha chiesto: "Chi di voi ogni volta che parla al
telefono pensa di essere intercettato, alzi la mano". L'hanno alzata quasi
tutti. E a lui non è mancata la battuta da viveur: "È un disastro per le
nostre fidanzate". Poco male, Veronica ci ha fatto il callo. Il meglio di
sé, il Cav. lo dà sempre fuori onda. È instancabile nello stringere mani,
accettare abbracci, elargire sorrisi a 32 carati, concedersi. Pronto a uscirsene con spirito anche davanti alle domande più
insidiose. A chi gli ha chiesto se, al posto di Prodi, avrebbe accettato il
passaggio al Senato per vedere in faccia i "traditori" ha risposto:
"Ma, non so, avevano tutti delle buone motivazioni. E poi Neruda è
Neruda". Mastella promosso, anche se il verso non è del poeta comunista.
Il gran finale per sei-settecento persone è stato
celebrato alla Lanterna sulla Circumvallazione di Villaricca. Un gran buffet innaffiato dal vino di Gragnano con bruschette, pizzette, paste cresciute,
mozzarella, prosciutto e salame, ma senza un tocchetto di mortadella.
( da "EUROPA.it" del
27-01-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
L A T E L E D I P E N D E N T E Sputi e
risse: la democrazia alla Youtube STEFANIA CARINI Il Bagaglino Ore di crisi. Momenti da bagaglino
o quasi. Risse, sputi, insulti. Tutto in Tv, meglio sui canali in diretta
costante dal senato. E poi i momenti salienti diventano video su internet.
Eccola la democrazia in diretta, la democrazia dei nuovi media, la democrazia
alla youtube: è Cusamano
sputacchiato rivisto di continuo e di continuo su ogni schermo. Al momento del
voto, su Raiuno c'è comunque Fiorello, e non viene
interrotto. Mai. Così ce godiamo tutto, insieme all'immenso blocco
pubblicitario che lo segue. Solo dopo tutto questo, edizione speciale di Tg1,
caduta del governo. Su Canale 5, invece, la Parodi fa aspettare Striscia, e dà
la notizia in diretta della caduta. Bah. Rai e Mediaset si invertono i compiti. E già che ci siamo, a concludere la
puntata di Fiorello c'era Valerio Staffelli vestito da Orsomando?
Ma siamo sicuri che tra Ricci e Fiorello (tra Mediaset e Rai) ci sia concorrenza? O c'è più un passaggio di consegne?
Eventi Premium Gallery inizia a macinare eventi. O
forse no. Sta di fatto che dopo l'anteprima pomeridiana di sabato scorso, da
giovedì su Mya è partito il nuovo teen drama, Gossip Girl, trasmessa sul network The CW. Basata
sulla popolare omonima serie di romanzi per ragazzi scritti da Cecily von Ziegesar, la serie
narra le vicende di una scuola per giovani privilegiati nell'Upper East Side di
Manhattan. Protagonista assoluta è l'amata e chiacchierata Serena Van Der Woodsen (Blake Lively) che, tornata a casa dopo una lunga assenza, sembra
decisamente cambiata. I suoi peccati, e quelli dei suoi amici, ci vengono
raccontati da Gossip Girl, voce narrante della serie nonché autrice sotto
copertura di un sito anonimo. Ma chi si nasconde dietro alla misteriosa
blogger? Come può conoscere i segreti dei giovani del quartiere? Il
pettegolezzo sopravvive anche ai giorni nostri, però scorre dal web ai
telefonini. Ma il suo ruolo è sempre quello: mettere in giro le notizie, far
circolare storie, mettere in scena personaggi. E chi se ne importa se c'è
qualcosa di vero! Il creatore è Josh Schwartz, lo stesso del mitico O.C.,
e si vede: il lusso, le rivalità, l'amicizia, l'amore, i tradimenti. E poi
anche due giovani fratelli "poveri" pronti a redimere il mondo marcio
dei ricchi. Nuovo successo negli Stati Uniti, attesa anche in Italia, Gossip
Girl è la nuova serie su cui punta Mya per incamerare
abbonamenti. O forse no. Forse sperano basti solo il dottor House. Perché di
Gossip Girl nessuno ne parla, c'è in giro pochissima promozione. Sembra quasi
di tornare indietro, quando Italia 1 buttava via i suoi teen drama. Ma Premium Gallery non è
un canale generalista abituato al duopolio. Deve promuovere il suo contenuto al
di là della novità in sé. Non si può vivere (e fare abbonamenti) solo con
dottor House.
( da "Stampa, La" del
27-01-2008)
Barbara Spinelli IL VECCHIO CHE AVANZA
Basterebbe fare una semplice operazione aritmetica - due più due uguale
quattro, ad esempio - per fugare parecchi equivoci sulla caduta di Prodi e
vedere l'Italia così come s'accampa davanti a chi sa vedere: nello stesso
momento in cui il governo di centro sinistra è sfiduciato in una delle due
Camere, l'opposizione che si prepara a tornare al potere fa quadrato attorno a
personaggi del ceto politico o dell'amministrazione condannati dalla giustizia:
attorno al governatore della Sicilia Cuffaro,
condannato a 5 anni per favoreggiamento a mafiosi e interdetto in perpetuo dai
pubblici uffici; attorno a Contrada, condannato definitivamente a 10 anni per
concorso esterno in associazione mafiosa; attorno a chiunque chieda che il
politico o l'alto funzionario dello Stato non sia, come ogni cittadino,
imputabile quando infrange la legge. Cuffaro ieri si
è dimesso ma Casini insiste ad accusare gli "sciacalli" che avrebbero
screditato un'onesta persona. Questa è l'evidenza matematica che abbiamo di
fronte: nell'Italia che sta richiamando Berlusconi ai
comandi non ci si fida di Prodi ma ci si fida di Cuffaro,
di Contrada, di Dell'Utri, condannato in primo grado
a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e in
secondo grado per estorsione aggravata. Non ci si fida di Prodi, ma si fa
capire a Mastella che la magistratura, caso mai dovesse giungere a un giudizio
negativo sul suo operato in Campania, non avrà l'autonomia per farlo. Quando si
parla di tramonto del prodismo e di una scommessa
invecchiata e morta conviene tenere a mente questa realtà, limpida e ben visibile.
Quel che viene offerto oggi agli italiani non è un nuovo che caccerà il
vecchio, non è la fine dello spadroneggiare dei partiti sulla cosa pubblica,
come chiesto da tanti cittadini. I partiti tornano a essere decisivi, e sono
loro a far quadrato attorno alla presunzione d'impunità che sostituendo la
presunzione d'innocenza diverrà il marchio del rinnovamento promesso. Di questa
restaurazione Berlusconi è principe, e tutto quel che
ha detto nell'ultimo decennio sul teatrino della politica si copre di polvere e
frana. Il teatrino è imperante, e quel che vediamo non è quel che appare. Prodi
non è riuscito a imporre il nuovo, ma nuovo resta pur sempre quel che ha
proposto e tentato. L'aura di novità abbandona Berlusconi
e quel che propone è in realtà il vecchio. Anzi è vecchissimo. Poco prima del
voto al Senato, il capo dell'opposizione fece capire che se Prodi avesse
ottenuto la fiducia in ambedue le Camere, lui si sarebbe appellato alle Piazze.
Bossi ha rincarato la dose assicurando che quelle piazze avrebbero
"trovato facilmente le armi", per una rivoluzione. Hanno detto queste
cose nell'indifferenza generale: della destra, dei leader di sinistra, di
stampa e televisione, delle Istituzioni della Repubblica. Anche questo non è
davvero nuovo. Nella storia recente d'Europa c'è memoria viva di tempi simili,
quando si pensava che le parole non pesassero e invece pesarono: la Repubblica
di Weimar aveva queste caratteristiche, questa violenza linguistica, questi demagoghi.
Due più due non ha fatto cinque nella storia passata e non farà cinque neppure
in quella che si sta tessendo, opaca ma consequenziale, sotto il nostro
sguardo. La storia presente non è tuttavia fatale, così come non lo è il
futuro. A differenza del passato, il futuro che fabbrichiamo oggi è aperto a
soluzioni molteplici, è libero. Ed essendo libero consente domande che sono
decisive e che dunque vale la pena porsi: sono veramente nuove le politiche
proposte da chi affossando Prodi assicura una sorta di palingenesi o comunque
un'alternativa migliore? C'è una sinistra, c'è una destra che hanno fatto i
conti con l'esperienza di centro sinistra e che avendo fatto tali conti sanno
discernere una categoria politica dall'altra, e distinguere quindi tra il
ritorno al potere cui anelano e il piano di governo su cui pervicacemente
tacciono? Dicono che il nuovo consiste in modifiche profonde della
Costituzione, che diano più poteri all'esecutivo e diminuiscano quello dei
partiti. Dicono non senza ragione che il Presidente del consiglio è fallito
perché i particolarismi potenti nella maggioranza hanno corroso la sua
autorevolezza, il suo governare, il suo desiderio di risanare non solo
l'economia ma l'etica pubblica. Ma le forze vincenti sono ben più vecchie dei
vecchi impedimenti che hanno reso così difficile il compito di Prodi e che ce
l'hanno mostrato negli ultimi venti mesi così solo, come Franca Rame ha scritto
con cristallina sconsolatezza sulla Stampa del 25 gennaio: "Prodi, in quel
suo governo, di fatto, si è trovato come un condannato agli arresti domiciliari
con manco un cane che gli portasse le arance... non l'avete mai considerato?
Andavano da lui solo a imporgli, a chiedere e a ricattare. Bella gente!".
Questa bella gente gli ha impedito di fare quel che si era ripromesso: una
legge sul conflitto d'interessi, una legge che sottraesse le televisioni al
dominio dei politici. Questa bella gente ha chiuso e chiude gli occhi davanti
alla triplice violazione della Costituzione di cui Berlusconi
si è reso colpevole: delegittimazione non solo dell'iniziale voto alle
legislative ma anche del voto delle Camere (il ricorso alle piazze in caso di
fiducia del Senato vuol dire questo); controllo dei mezzi televisivi da parte
di un candidato alla guida del Paese; corruzione dei
senatori come appare dalle intercettazioni dei colloqui tra Berlusconi e Saccà, manager della Rai. I partiti che hanno partecipato
all'esperienza Prodi escono particolarmente malconci, perché più d'ogni altro
si prestano all'equivoco, scambiando il vecchio per il nuovo. Cosa resta
infatti del centro sinistra? Resta lui, Prodi, che si è battuto usando
la forza durissima della sua testa ("Sembra un ferro da stiro o il muso di
un'escavatrice", scrisse Eugenio Scalfari) e che contro praticamente tutti
ha deciso di contare i fedeli in Parlamento e dunque di far politica pubblica
in pubblico, non nelle segrete dei partiti. Resta un'estrema sinistra, che ha
fatto il tentativo di governare contro se stessa, contro il proprio istinto,
che ha ripetutamente teso la corda ma sarà influenzata da un esperimento di
gestione responsabile che non è stata lei a rompere. Ma soprattutto resta il
Partito democratico, che il nuovo pretende di costruirlo seppellendo l'Unione
come fosse un logoro vestito di cui spogliarsi. Per la verità non si sa che
partito sia, che programmi di governo abbia, che militanza vanti, che alleati
cerchi. Anche in questo caso, è il potere ciò cui sembra aspirare e non il
governare, e l'equivoco è esistito in fondo sin dalle primarie del 14 ottobre,
che suscitarono l'adesione di più di tre milioni di cittadini ma a questi
cittadini non chiarì, per l'occasione, né quale fosse il programma né quale
fosse la politica di alleanze. Chiarì che Veltroni sarebbe stato il leader,
creò innanzitutto una personalità, alla maniera berlusconiana. Il 19 gennaio, a
Orvieto, Veltroni ha poi detto che il suo partito "correrà da solo alle
prossime elezioni", e con questo ha di fatto screditato la scommessa di
Prodi e dell'Ulivo (2 giorni prima dell'uscita di Mastella dalla maggioranza, 5
prima della caduta di Prodi). Per suggerire che cosa, anch'egli, che non sia il
vecchio, e cioè un partito che si presenta alle urne e poi deciderà con chi e
con quale programma governerà? In una lettera a Repubblica, il 2 settembre
( da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 27-01-2008)
IL CASO MARIO AJELLO Roma. Almeno, nel '92,
non c'era Beppe Grillo con il suo w.c. - esposto nella piazza bolognese del Vaffa Day - nel quale gettava le
immagini dei politici ("Questo è Mastelllllaaaa...")
disegnate su carta igienica e poi faceva il gesto di chi tira lo sciacquone.
Almeno, allora, non c'era lui. Basta questo per consolarsi e per dire che era
meglio quando si stava peggio? No. Fra il film originale e il remake, ovvero
fra lo scontro politica-magistratura di quindici anni fa e quello in scena
adesso, non si sa davvero quale scegliere. Anche perché, nonostante le molte
differenze, esistono anche tante similitudini. Sennò Francesco Saverio
Borrelli, star di quell'epoca che ormai perfino lui sembra aver imparato a non
rimpiangere, non se ne uscirebbe così: "Il '92 non è mai finito".
Questo '92 bis dei nostri giorni vede il governo Prodi pugnalato anzitutto da
un giudice un po' così, di una piccola procura meridionale diversa in tutto dal
palazzo di giustizia milanese, che ospitava il mitico pool borrelliano
con dentro Di Pietro e il suo vocione: "Io a quello lo sfascio!",
riferito a Craxi. Ora il Cinghialone si chiama
Clemente. Anzi, Sandra! Per una sorta di contrappasso, il giudice D'Ambrosio,
che allora fu toga rossa, oggi da senatore democrat è
in prima fila nei critici dell'inchiesta che ha portato agli arresti
domiciliari la moglie del Guardasigilli. E che dire di un Casson,
altro giudice d'assalto, ora parlamentare: "Eh, no, la magistratura non
deve esagerare nella contrapposizione con il sistema politico", non fa che
ripetere. Insomma, molti ruoli sono cambiati rispetto alla prima volta. Ma
forse il clima generale, al netto di certi drammi personali e politici
spaventosi che si registrarono quindici anni fa, se non è proprio "lo
stesso" come sostiene Borrelli però qualcosa del passato conserva in
questa Italia incapace di liberarsi dello specchietto retrovisore. Non sono
stati i giudici palermitani, pur salvandolo dalla condanna per mafia, a
spingere Totò Cuffaro fuori dalla presidenza della
regione siciliana? E il santorismo a base di De Magistris e Forleo non è forse
nipotino di quel circuito mediatico-giudiziario che spopolò sul finire della
Prima Repubblica? "L'esibizionismo dei giudici narcisi", come l'ha
chiamato il presidente della corte costituzionale Marvulli,
all'inaugurazione dell'anno giudiziario del 2006, è un'eredità lasciata da quei
tempi e perfino aggravatasi lungo questo quindicennio, "ed è indice di
scarsa imparzialità, di scarso equilibrio, di scarsa saggezza, di scarsa
professionalità". Parole dure? Durissime. Se non ci fosse stato l'incubo
giudiziario di ritorno, che ha prodotto l'applauso bipartisan del Parlamento in
difesa di Mastella, non si spiegherebbero le parole revisioniste che un altro
dei protagonisti di allora, il presidente Scalfaro, ha appena dedicato alla
vicenda dell'avviso di garanzia che stroncò il governo Berlusconi
nel '94: "Forse i giudici avrebbero potuto scegliere un momento più
opportuno per mandarlo". E non mentre il premier stava al vertice Onu di
Napoli con i grandi del mondo. Quello fu un avviso di garanzia a un capo di
governo, e non si trattò - come adesso - di un'inchiesta
per raccomandazioni di ragazze in tivvù con Saccà e il Cavaliere come attori. Dunque, che differenza! Ma anche,
che deja vu! Non a caso giustizia e lotta
anti-intercettazioni telefoniche sono i primi due punti, per ora gli unici
insieme all'abolizione dell'Ici, del programma berlusconiano per le prossime
elezioni. Ogni cosa ha la sua stagione, si dice. Ma in questo caso ogni
stagione ha la stessa cosa.
( da "Manifesto, Il" del
28-01-2008)
Il vicepresidente del Csm a Napoli per
l'inaugurazione dell'anno giudiziario: "Guai a pensare che
destabilizzano". Ma poi avverte: "Tra le toghe c'è qualcuno che
agisce come una scheggia". A Torino ricordata la strage della Thyssenkrupp Francesca Pilla Napoli Secondo giorno di
inaugurazione dell'anno giudiziario, secondo giorno disponibile per tentare una
mediazione nello scontro in atto tra magistratura e politica. Nei discorsi
ufficiali, dopo il debutto in Cassazione, anche nelle cerimonie dei Distretti è
la parola "conciliazione" l'imperativo filtrato tra le toghe. A
Napoli è Nicola Mancino, vicepresidente del Csm a fare la parte del buon
paciere inizia con il mea culpa: "Tra le toghe
c'é qualcuno che agisce come un scheggia - ha detto - ma guai a immaginare che
sia coinvolta l'intera magistratura in un'attività che è destabilizzante sul
piano generale". E poi, finiti i discorsi ufficiali, entra nel vivo della
polemica sugli arresti domiciliari di Sandra Lonardo,
la scintilla che avrebbe provocato il crollo del governo di Romano Prodi:
"Personalmente ritengo che non ci fossero le condizioni che legittimavano
la custodia cautelare, ma mi limito a questo". Prende dunque posizione il
Consiglio superiore della magistratura, puntando il dito contro tutte le toghe
"disobbedienti". Ma contro chi? Contro Luigi De Magistris,
reo di aver indagato sull'ex guardiasigilli,
coinvolto anche Prodi e addirittura i suoi colleghi? A Potenza di certo la
pensano così sul magistrato trasferito dallo stesso Csm. Un lunghissimo
applauso alle critiche pronunciate dal presidente della corte d'Appello
Vaccaro, ha chiarito da che parte stanno i giudici. Mentre da Catanzaro il pg Enzo Iannelli sottolineava che
l'avvocatura dell'inchiesta "Why not" a De Magistris non è
avvenuta per ritorsione bensì per "trasparenza". E Clementina Forleo? Le parole di Mancino si riferivano anche alla
pugliese caparbia che ha "insistito" a scoprire tutte le carte nel
caso Unipol? Da Milano Francesco Borrelli, ex procuratore capo ai tempi di Mani
pulite avverte: "Il '92 non è mai finito, il clima è sempre lo
stesso". E ancora dopo essersi augurato che nel conflitto tra politica e
magistratura "la contrapposizione venga meno" è entrato a gamba tesa
ammettendo che si tratta di "un auspicio poco realistico". "Se
le iniziative della magistratura - ha spiegato Borrelli - vengono interpretate
come un'invasione di campo della politica, non c'è soluzione. Le reazioni della
classe politica sono in contrasto con il principio che tutti sono uguali
davanti alla legge". Ma il registro degli "indisciplinati"
potrebbe essere lungo. Vi è iscritto forse Mariano Maffei il procuratore capo
di Santa Maria Capua Vetere, ormai in pensione, per
l'inchiesta sull'Udeur in Campania? Indagine che è stata trasferita a Napoli in
un'altra procura "indocile". Per competenza, infatti, il caso-Mastella è finito nelle mani di Gian Domenico Lepore, lo stesso procuratore capo nel mirino di un'altra
polemica politica sull'operato dei pm Vincenzo Piscitelli e Paolo Mancuso che
hanno chiesto il rinvio a giudizio per corruzione ad Agostino Saccà, ex-presidente di Rai Fiction e Silvio Berlusconi, il
"presidente" del centrodestra. Mancino stempera: "Do atto alla
magistratura napoletana che lavora, pur nella ristrettezza e nella difficoltà
degli spazi, ma con grande onestà intellettuale nell'interesse della legge e
del cittadino". Poi nel suo discorso il vicepresidente del Csm ha
trovato comunque una maniera "garbata" per polemizzare con Prodi che
venerdì alle cerimonie in Cassazione aveva parlato in modo piccato di
"sistema malato" per l'eccessiva lentezza dei processi. Mancino ha
rilanciato: "Il problema dei ritardo non è soltanto un problema della
giustizia, è il problema della lentezza e dell'assenza di un comune sentire
anche sul piano legislativo". E ancora: "Illudersi che un potere
possa lavorare bene in assenza di quella armonia tra potere legislativo,
esecutivo e potere giudiziario, diventa un'esercitazione molto astratta".
Difesa d'ufficio della categoria a parte l'anno giudiziario è appena
cominciato, ci sarà un nuovo ministro a navigare con l'alta marea. E da Torino
sugli attacchi alla magistratura è intervenuto anche il pg
Giancarlo Castelli che li ha definiti una consuetudine perché sembrano non
"voler mai cambiare". Il presidente della Corte di Appello Francesco
Novità ha invece messo al centro del suo discorso la tragedia della Thyssenkrupp, con tanti riferimenti ai sette operai morti
nel rogo dell'acciaieria.
La riforma Gentiloni e il conflitto d'interessi ( da "Unita, L'" del
23-01-2008)
ROMA - Non ci
voleva molto a indovinare che il ritorno di Fiorello avrebbe sbancato l'A ( da "Messaggero, Il" del
23-01-2008)
Berlusconi
chiama alla piazza. <Mastella? Nel Pdl spazio per
tutti> Intanto Casini pensa a un governo di <responsabilità nazionale> ( da "Liberazione" del
23-01-2008)
Cosa
rischia? Ecco i dossier ancora aperti ( da "EUROPA.it" del 24-01-2008)
I conti senza
i parlamentari La maggioranza degli Italiani sembrerebbe convinta che il gov ( da "Stampa, La" del
24-01-2008)
E anche la
city ci bacchetta "da voi impossibile investire" - enrico franceschini ( da "Repubblica, La" del
24-01-2008)
Il premier
scongela i senatori a vita ( da "Unita, L'" del
24-01-2008)
La Rai in
sciopero con la Cgil ( da "Manifesto, Il" del
24-01-2008)
Rai, sì unanime al piano editoriale ( da "Opinione, L'" del
24-01-2008)
Nasce un
terzo polo per le ction nostrane? ( da "EUROPA.it" del 25-01-2008)
"media,
troppa violenza e pubblicità" - orazio la rocca ( da "Repubblica, La" del
25-01-2008)
Voltagabbana,
il trionfo del partito unico - (segue dalla prima pagina) filippo
ceccarelli ( da "Repubblica, La" del
25-01-2008)
La trama
del cavaliere ( da "Espresso, L'
(abbonati)" del 25-01-2008)
Affondo del
Papa sui media: spot e volgarità ( da "Corriere della Sera" del
25-01-2008)
( da "Unita, L'" del
23-01-2008)
Stai consultando l'edizione del La riforma Gentiloni e il conflitto d'interessi Da una parte l'impegno
del programma dell'Unione, dall'altra la sopada di
Damocle della Corte di giustizia europea: la riforma del sistema radio-tv
rimane ancora impigliata tra questi due input. La commissaria Ue alla
concorrenza ha ribadito che se non si modifica la legge Gasparri, Bruxelles
porterà a compimento la procedura di infrazione avviata lo scorso luglio: il
rischio è di sanzioni di 300-400 mila euro al giorno finché la normativa non
sarà adeguata. La Gentiloni
prevede il superamento del duopolio Rai-Mediaset, un tetto antitrust del 45% per i ricavi pubblicitari, il
passaggio al digitale terrestre di una rete Rai e di una rete Mediaset, più poteri per l'Authority per le garanzie nelle comunicazioni
e, appunto, la riduzione oraria degli spot dal 18 al 16%. La legge -
finora licenziata solo in Commissione Trasporti e Cultura della Camera - non è
stata ancora calendarizzata. Altro nodo, ovviamente
connesso: il conflitto di interessi. Rilanciato sull'onda della morte di Biagi,
ma anch'esso bloccato. v.lo. Il pluralismo.
( da "Messaggero, Il" del
23-01-2008)
Di MARCO MOLENDINI ROMA - Non ci voleva
molto a indovinare che il ritorno di Fiorello avrebbe sbancato l'Auditel. Dieci
milioni e 600 mila spettatori, il 37,47 di share in dote a Raiuno
sono il frutto del suo talento, della sua leggerezza, del suo stato di grazia, sono
cifre che indicano un consenso globale a cui ormai la tv non è più abituata, a
meno di altri casi speciali (anche Benigni al suo esordio dantesco volò sopra
quota 10). Del resto, l'eccezionalità nel piccolo varietà di Rosario è
istituzionale, dieci puntate, due settimane da cinque sere ognuna, poi
bisognerà sintonizzarsi sulla radio. Ma chissà che il successo così ampio non
lo convinca a ripensarci. Il direttore di rete già parla di "preludio a un
nuovo show di prima serata". Rosario nicchia (e gioca a divertirsi mentre
lancia il suo ritorno radiofonico, dal 4 febbraio con Viva Radio2). Intanto
proverà a travestire da Nicoletta Orsomando (come ha
fatto lui negli spot) un po' di personaggi (ieri sera Laura Pausini, poi
toccherà anche a Mike Bongiorno, che da Fiorello si lascia fare qualunque
cosa). Nel frattempo, ci sarà modo di misurare il rapporto con il pubblico nei
restanti appuntamenti (che dovrebbero essere più brevi dei 22 minuti e 40
secondi del debutto). Avrà modo di fare due conti anche Raiuno
che, dopo tale ben di Dio (di qualità e di quantità, una volta tanto assieme),
l'altra sera è riuscita a scivolare sotto Canale
( da "Liberazione" del 23-01-2008)
Berlusconi
chiama alla piazza. "Mastella? Nel Pdl spazio
per tutti" Intanto Casini pensa a un governo di "responsabilità
nazionale" Cdl, mossa obbligata del Cav:
"Subito al voto con questa legge" Frida Nacinovich
Dall'euforia si passa al malessere. Un senso di depressione, neanche troppo
vago. I berluscones seduti nei pressi della buvette
del Transatlantico ricevono la notizia che Giulio Andreotti voterà la fiducia
al governo Prodi. Andreotti, che un anno e mezzo fa fu il candidato - sconfitto
- del centrodestra alla presidenza del Senato. Pessima news per gli onorevoli
forzisti. "Ieri sere ero euforica, mentre ora....". Il commento di
Elisabetta Gardini è il più elegante fra quelli raccolti di fronte all'aula.
Clemente Mastella ha lasciato la maggioranza, ha aperto la crisi, Romano Prodi
ha appena finito di parlare alla Camera. Scene da un matrimonio arrivato al
capolinea. "Il governo non c'è più - sentenzia Poalo
Bonaiuti - Prodi cerca di dar vita ad un nuovo Frankenstein". La voce (del
padrone) di Forza Italia anticipa la linea che il gran capo detta pochi minuti
dopo. Al voto, al voto. Francesco Storace tocca ferro: "Non si sa
mai". Destra scaramantica. "Se tutto va bene il governo Prodi è
finito", azzarda Teodoro Buontempo che con Storace forma una coppia di
ferro. Il leghista Roberto Calderoli è sorprendentemente prudente. In
bergamasco non troppo stretto, tanto da farsi capire dai giornalisti, parla di
pelle degli orsi ma potrebbe tranquillamente citare il meraviglioso Trap:
"Non dire gatto se non l'hai nel sacco". Cautela
insomma, perché il traguardo è a un passo. Ma come nello slalom speciale basta
sbagliare una porta e sei fuori. Non per caso un autorevole forzista come Beppe
Pisanu mette le mani avanti: "Se, per pura ipotesi, si dovessero trovare i
voti sufficienti per tenere in piedi questo governo con l'aiuto indispensabile
dei senatori a vita, la maggioranza politica non ci sarebbe comunque. Si
verificherebbe una situazione di illegittimità politica e democratica". E
via con l'immancabile attacco al ruolo dei senatori a vita per la sopravvivenza
del governo Prodi, il leader nazional alleato
Gianfranco Fini tira per la giacchetta Giorgio Napolitano. "Nel febbraio
scorso il capo dello Stato ha detto che i senatori a vita non possono essere
computati nei voti per una maggioranza politica. Vi pare che il presidente
possa dimenticare ciò che ha detto pubblicamente o possa aver cambiato idea
rispetto a quanto disse nemmeno un anno fa?". Le solite storie insomma.
Così come parte il tradizionale conto con il metaforico pallottoliere per
capire se al Senato l'Unione avrà i numeri oppure no. C'è chi dice che qualche mastelliano seguirà Prodi, chi conta su due di Casini, chi
invece pensa a quelli del Movimento per le autonomie. Una gran confusione. Arriva
la notizia che Clemente Mastella domani sarà a palazzo Madama per votare contro
la fiducia a Prodi. Ottima nuova per i berluscones.
Silenzio, parla il capo. Silvio Berlusconi, che nel
pur complesso scacchiere politico di oggi, è la pedina determinante. Tutti, ma
proprio tutti, aspettano la mossa del Cavaliere. Il leader di Forza Italia
esclude l'ipotesi lanciata da Pierferdinando Casini di "un governo di
responsabilità nazionale" e non vede altra soluzione che il ricorso alle
urne. "Non credo - afferma - che ci sia un'altra possibilità oltre a
quella delle elezioni. E' quello che gli italiani vogliono: in una democrazia
quando la maggioranza non è più tale si deve tornare dagli elettori. Non c'è
una terza via e poi non vedo cosa potrebbe fare un governo di
transizione". Magari la legge elettorale? "La legge elettorale esiste
- risponde l'ex premier - ed è una buona legge. Se volessero veramente
perfezionarla con una votazione alla Camera e una al Senato spostando la
maggioranza da regionale a nazionale, avrebbero una legge assolutamente
perfetta". Così parlò Berlusconi, che sulla
caduta del governo e le elezioni anticipate si gioca il proseguo della sua
carriera. Quella politica, s'intende. Logico quindi che il Cavaliere faccia
ricorso alle armi per lui più consuete: la chiamata alla piazza in primis.
"Niente trucchi o l'Italia va in piazza". L'Udc non è d'accordo, non
è una novità. E nemmeno un problema per re Silvio. "Il progetto del Popolo
della libertà ha convinto molti elettori liberali a stare uniti. L'ultimo
sondaggio ci dava al 40%. Alle elezioni ci presenteremo con il Ppl che sarà alleato con i partiti che non vogliono
confluire nella nuova formazione". Perfido Berlusconi,
non vuole vincere, vuole stravincere. L'uomo di Arcore prova anche ad ipotizzare
un possibile nuovo approdo nel centrodestra per Clemente Mastella, dopo la
rottura con l'Unione: "Non voglio entrare nei piani degli altri. Penso che
stia parlando con l'Udc e, quindi, probabilmente Casini e Mastella torneranno a
stare insieme". Al contrario il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa ritiene più probabile che l'ex ministro della
Giustizia "si presenti con il Partito delle libertà di Berlusconi".
"Non credo esistano problemi al riguardo" ribatte il presidente di
Forza Italia, spiegando che "nel Popolo delle libertà c'è spazio per tutti
coloro che condividono gli stessi valori". Nel frattempo, il leader del
Udc Pier Ferdinando Casini, che pure apre la porta al voto anticipato, mette le
mani avanti sul ruolo del prossimo esecutivo: "Se si apre la crisi, non
vedo alternative alle elezioni. Mi è anche chiaro però che, vinciamo noi,
vincono loro, non importa. Oggi all'Italia serve una cosa sola: un governo di
responsabilità nazionale". Sulla questione di Berlusconi
leader in caso di voto anticipato Casini prende tempo: "Non è una
questione all'ordine del giorno, ogni giorno ha la sua pena e ogni cosa a tempo
debito". Da parte sua Fini si allinea a Berlusconi:
"Il centrodestra non può che presentarsi unito". Dentro l'aula,
durante l'intervento del presidente del Consiglio, si alza il coro
"elezioni, elezioni". Uniti nel tifo da stadio, quello di sicuro. Sul
resto molto meno. 23/01/2008.
( da "EUROPA.it" del
24-01-2008)
L'AGENDA INTERROTTA Dai salari alla
sicurezza no alla tv: le riforme azzoppate dalla crisi Cosa rischia? Ecco i
dossier ancora aperti "Ci vuole continuità d'azione". Con queste
parole ieri alla camera il presidente del consiglio, Romano Prodi, ha
rivendicato le principali azioni del suo governo. A cominciare dal risanamento
dei conti pubblici e dal taglio della spesa, che potrebbe essere riconosciuto
postumo a primavera dalla commissione europea visto che per quella data l'eurocommissario Almunia chiuderà
il dossier sulla procedura d'infrazione per deficit eccessivo dell'Italia. E,
ancora: "Siamo pronti a diminuire le tasse e aumentare i redditi dei
lavoratori garantendo anche un aumento della produttività, come testimonia il
recentissimo accordo per il contratto dei metalmeccanici". Un'agenda,
quella del governo, particolarmente fitta e che ora è a rischio, messa in forse
dal voto di oggi alla camera e di domani al senato. Proprio la questione salariale,
considerata fino a ieri la priorità del 2008 da tutte le forze politiche di
maggioranza Udeur compresa), rischia di essere messa da parte per far posto o
alle elezioni o a un governo "solo" istituzionale. A farne le spese
il paese che rischia di veder trasformato il rallentamento dell'economia in una
vera e propria recessione. Il sistema produttivo e i sindacati, che hanno
proclamato per il prossimo 15 febbraio una mobilitazione unitaria nel caso in
cui non partissero i tavoli di concertazione, da tempo auspicano un patto sulla
produttività che rilanci il secondo livello di contrattazione e che, secondo i
rappresentanti dei lavoratori, dovrebbe essere accompagnato anche da un
anticipo di detrazioni per i redditi più deboli visto che, secondo l'Istat, una
famiglia su due vive con meno di 1.900 euro al mese. Tuttavia, l'agenda di
governo è particolarmente fitta di dossier e progetti in parte già presenti in
parlamento e in parte avviati dentro e fuori dai confini nazionali. A
cominciare dalla vendita di Alitalia e dalle liberalizzazioni, dal rinnovo del
contratto degli statali fino ai bandi per i progetti di Industria
( da "Stampa, La" del
24-01-2008)
Erno
Prodi cadrà, ma non hanno fatto i conti con gli oltre 370 tra deputati e
senatori dei vari schieramenti alla loro prima legislatura, e quindi a mio
avviso non disponibili a rinunciare al raggiungimento tra breve del periodo
utile per potere maturare una invidiabile pensione di 3140 Euro al mese. Io
personalmente auspico che il governo non cada, poiché se ciò accadesse si
andrebbe a votare con l'attuale legge che ci porterebbe ad assistere impotenti
ancora una volta alla spartizione dei collegi su indicazioni delle segreterie
politiche. Le elezioni anticipate con l'attuale legge instaurerebbero la corsa
alla frammentazione partitica con il raggiungimento di almeno altri 5 partiti
da aggiungere agli attuali 25. ELIA SCIACCA Il referendum panacea Il referendum
sulla legge elettorale appare ormai come la panacea per tutti i mali. Qualcuno
sostiene che se vince il referendum i cittadini potranno finalmente scegliere
da chi essere rappresentati. Non mi pare che sia così. Con l'attuale legge
elettorale la lista dei candidati è blindata e con la legge che uscirebbe dal
referendum, pure. Non è allora di gran lunga meglio ripristinare il sistema
elettorale della tanto deprecata "prima repubblica", che dava davvero
la possibilità di scegliere i propri rappresentanti? L'instabilità dei governi
allora non era frutto del sistema elettorale, ma della mancanza di precise
regole e di specifici vincoli all'atto della costituzione dei governi, che ne
avrebbero stabilizzato la durata all'intera legislatura. Tali regole mancano
tutt'ora. Quando ci si arriverà? Una di queste è la seguente: quando si
scioglie il governo, la parola è restituita al popolo sovrano, cioè si torna a
votare. OMAR VALENTINI, SALÒ (BRESCIA) Fiorello e "Striscia" Mi
sentirei di tranquillizzare Antonio Ricci, genio cattivo di Striscia la
Notizia. Le cronache lo danno "furibondo" per la concorrenza di
Fiorello su RaiUno. Come non capirlo: è dai tempi della cacciata di Enzo Biagi,
sostituito da due giornalisti filo berlusconiani che facevano ascolti da programma
notturno, che il TG satirico di Canale 5 vive serenamente senza una concorrenza
degna di questo nome. I tempi sono maturi: ancora qualche giorno, tempo che il
governo cada, è il cav. Berlusconi riprenderà a
comandare in Rai, cosa che tra l'altro non ha mai smesso di fare, come le
intercettazioni telefoniche della sua ex Segreteria (diventata per indubbi
meriti professionali responsabile del palinsesto dei programmi Rai) e di Agostino Saccà dimostrano senza possibilità
di smentita. ANTONELLO CONTE La sanità in Lombardia 1 Dalla duplice pagina che
La Stampa dedica alla sanità della Regione da me guidata (quale onore!) mancano
alcune considerazioni non di secondario valore. Non vi si dice che la Lombardia
è l'unica Regione italiana ad avere da diversi anni bilanci sanitari in
pareggio, è tra le Regioni che presentano la spesa sanitaria pro-capite
più bassa, non vi si dice che gli italiani considerano la sanità lombarda la
migliore del Paese, visto che privilegiano la nostra Regione quando devono
recarsi fuori dalla loro per farsi curare, non vi si dice che Regione Lombardia
fornisce da tempo ai propri cittadini molti più servizi di quelli previsti
dallo Stato con i Lea (Livelli essenziali di assistenza). E recentemente
abbiamo operato un taglio fiscale da 400 milioni di euro, conservando
l'eccellenza dei servizi. Forse al raggiungimento di questi risultati non sono
estranee le scelte generalmente oculate compiute dalle mie diverse giunte in
questi 12 anni (anche nella individuazione dei Direttori generali) e forse
sarebbe opportuno che La Stampa le facesse conoscere ai suoi lettori. Quanto
alla lottizzazione interpartitica, in Regione Lombardia è assai scarsa, e i
dati allegramente esposti da La Stampa sono bufale vendute da un solo esponente
dell'opposizione in Consiglio regionale. La stessa lettera con cui i Direttori
generali sono stati invitati a dare informazione riguardo ai curricula dei candidati al posto di Direttore sanitario e
amministrativo serve esattamente a fare in modo che le nomine siano di qualità
e al di fuori di ogni spartizione. ROBERTO FORMIGONI PRESIDENTE GIUNTA
REGIONALE DELLA LOMBARDIA La sanità in Lombardia 2 Nell'inchiesta della Stampa
sulla sanità in Lombardia, le considerazioni, in parte anche condivisibili, sul
rapporto tra politica e sanità pubblica del mio predecessore alla Direzione
generale della Fondazione Irccs Istituto nazionale
Tumori di Milano, prof. Zurrida, implicitamente
chiamano in causa la mia persona e la mia professionalità. Trovo perlomeno
eccentrico, che una persona che ha svolto funzioni importanti a fianco
dell'allora ministro della Salute, Umberto Veronesi, scopra e denunci che nella
sanità pubblica, non prima della sua nomina ma dopo le sue dimissioni, ci sia
troppa politica. ALBERTO SCANNI DIRETTORE GENERALE DELLA FONDAZIONE IRCCS
ISTITUTO NAZIONALE TUMORI DI MILANO Se non bastassero
le dichiarazioni dell'ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia
Alessandro Cè - "E' lapalissiano che quelle
nomine sono lottizzate" - e quelle dell'ex direttore generale dell'Istituto
dei Tumori Stefano Zurrida - "Se uno deve
scegliere, sceglie ovviamente in famiglia" - ci sono quelle dell'assessore
in carica Luciano Bresciani della Lega che, pur non avendo ritenuto di parlare
con La Stampa dopo essere stato contattato per la realizzazione di questa
inchiesta, in una dichiarazione resa l'altra sera alla trasmissione "Porta
a Porta" ha confermato: "I direttori generali della sanità hanno un
rapporto di fiducia con la parte politica". Quanto alla qualità del servizio
erogato dalla Regione Lombardia, nell'inchiesta viene riconosciuto che questo spoils system ampiamente noto, non influisce sulle
prestazioni sanitarie, considerate da tutti tra le migliori in Italia. Né viene
messo in dubbio che il bilancio della Sanità in Lombardia sia da anni in
pareggio. \.
( da "Repubblica, La" del
24-01-2008)
Economia Impietosa analisi del Financial Times: clima politico ed economico sfavorevole E anche la
City ci bacchetta "Da voi impossibile investire" ENRICO FRANCESCHINI
dal nostro corrispondente LONDRA - "Investire in Italia è come guidare
premendo il freno". Dice tutto il titolo dell'inchiesta che il Financial Times ha dedicato agli investimenti stranieri nel nostro
paese: un lungo articolo che mette in rilievo l'opacità delle leggi, le
lentezze della giustizia, gli ostacoli burocratici, l'instabilità politica e in
generale un clima economico poco favorevole ad aprire le porte a gruppi e
uomini d'affari che vengono da oltreconfine. L'indagine del quotidiano della
City coincide per caso con la crisi del governo Prodi, ma illumina problemi
italiani di cui la grande stampa internazionale si è occupata più volte in
questi anni, sia all'epoca del precedente governo guidato da Berlusconi,
quando in particolare l'Economist condusse una
campagna contro le inadeguatezze della nostra penisola, sia in tempi più
recenti, come ha fatto il New York Times con un
articolo su "l'inverno dello scontento" degli italiani. Lasciando
sullo sfondo altri aspetti del declino dell'Italia, il Financial Times si concentra sul basso livello degli investimenti
stranieri: cresciuti nella Ue del 15% nel
( da "Unita, L'" del
24-01-2008)
Stai consultando l'edizione del FIORELLO
"Il premier scongela i senatori a vita..." ROMA "Sapete cosa sta
facendo Prodi in questo momento? È a casa e sta scongelando i senatori a
vita!": Fiorello e Baldini non hanno deluso coloro che erano certi di
qualche battuta sull'attualità politica della serata. Nel corso del loro
varietà bonsai, "Vivaradiodue... minutì sono intervenuti a loro modo nella crisi. Altri
ospiti della serata per una manciata di secondi: Nancy Brilli, che senza lenti a contatto ha abbracciato e baciato Baldini,
scambiandolo per Fiorello; e Enrico Mentana fatto salire sul palco per leggere
le ultime notizie d'agenzia con il suo stile da "Enrico Mitraglia",
che gli ha fruttato un bel premio: un abbonamento alla Rai, a lui che è un asso di Mediaset!.
( da "Manifesto, Il" del
24-01-2008)
Miceli (Slc):
"Riscrivere il piano: ridurre gli appalti, basta precari". Cusani analizzerà i bilanci La Rai
in sciopero con la Cgil Antonio Sciotto Una prima
vittoria lo sciopero Cgil indetto per domani l'ha già ottenuta: ieri il
consiglio di amministrazione ha deciso di rivedere il contestatissimo piano Cappon, dunque il sindacato ha un maggiore margine di
intervento. Ma i problemi insoluti sono tanti, e non a caso la Slc Cgil ha indetto una giornata di protesta. "Si è
aperto uno spiraglio e dunque lo sciopero è ancora più importante. Chiediamo di
ripensare il Piano - ci spiega Emilio Miceli, segretario generale Slc Cgil - ma soprattutto di investire sui dipendenti
interni, costretti a produrre poco perché grossi pezzi di produzione sono
appaltati fuori". Come affronterete il nodo irrisolto delle
esternalizzazioni? Innanzitutto studiando e fornendo dati: non a caso abbiamo
chiesto a Sergio Cusani di analizzare i bilanci. Come
ha già fatto con Fiat e Telecom, ci aspettiamo che ci aiuti a far luce su tante
verità utili che presenteremo presto alla stampa. Proprio l'aver investito
ingenti risorse su case di produzione esterne - prime tra tutte la Endemol - ha portato il management a elaborare un piano
industriale che punta a una riduzione dei costi molto drastica, scaricata tutta
sui lavoratori, in special modo i precari. Hanno
deliberato che l'incremento dei costi per il personale dovrà essere solo
dell'1,5%, cifra inferiore al tasso di inflazione. Il che ci impedisce il
rinnovo del contratto, scaduto a dicembre. E non basta: centinaia di precari vedono
allontanarsi la possibilità di una stabilizzazione. Ma quanti sono i precari Rai? I dipendenti Rai sono circa
10.200, ma i precari, esclusi i giornalisti, sono almeno 3 mila: di questi,
1500 sono a tempo determinato, ricevono cioè una paga contrattuale e da
svariati anni si vedono rinnovare lo stesso contratto, dovendo rinunciare agli
scatti di anzianità. Gran parte dei restanti 1500 - a parte i pochi autori e
registi ben pagati - stanno ancora peggio: sono cocoprò,
in partita Iva o in prestazione occasionale, ma con retribuzioni al di sotto di
quelle contrattuali e con diritti labili. Esiste già un piano di
stabilizzazioni, che prevede da qui al
( da "Opinione, L'" del
24-01-2008)
Oggi è Gio, 24 Gen 2008 Edizione 16 del 24-01-2008 E' già tempo di larghe
intese Rai, sì unanime al piano editoriale di
Francesco Lener Il compromesso storico è realtà. Se è
vero che il parlamentino di Viale Mazzini ha le stesse dinamiche delle due Camere
vere e proprie, anticipandone spesso gli umori, il dopo-Prodi potrebbe vedere
nascere una grande coalizione, più che dare spazio alle elezioni. Di fatto,
ieri è andata in scena nel Cda Rai una riconciliazione
inedita, specie all'interno di un gruppuscolo di emissari politici che da due
anni se le suonano di santa ragione per conto terzi. Il piano editoriale è
stato magicamente approvato all'unanimità ed è stata trovata una soluzione di
compromesso che dovrebbe consentire il varo definitivo di un piano industriale
non troppo lontano da quello presentato in autunno dal Dg
Cappon e solo con qualche aggiustatina
concessa al figliol prodigo Petroni. La nota
dell'azienda sembra stendere un velo sopra mesi e mesi di feroci battaglie:
"Il Cda ha concluso l'esame del piano editoriale e lo ha approvato
all'unanimità. Il Consiglio, condividendo l'impostazione di rigore gestionale
del Piano Industriale approvato nella seduta del 24 ottobre scorso, ascoltata
la relazione del Direttore Generale, dà mandato di elaborare un documento con
ulteriori analisi e proposte a integrazione dello stesso Piano Industriale. Il
documento, che sarà elaborato nei tempi più brevi tecnicamente necessari, verrà
sottoposto al Cda per le valutazioni e le decisioni di sua competenza". Un
trionfo bipartisan, dunque, celebrato esattamente in contemporanea con la
tragicommedia vissuta tra Palazzo Chigi e Montecitorio. A quanto pare il piano
editoriale trasformerà profondamente i programmi Rai
restituendo ai telespettatori non nottambuli un'autentica seconda serata e
garantendo un'informazione costante anche nelle ore piccole. Il tutto con una
filosofia che elimina la ricerca dell'ascolto ad ogni costo, facendo felici i
puristi del servizio pubblico e, forse, anche Mediaset, che potrebbe trovare un competitor indebolito sul fronte
Auditel. "La riqualificazione dell'offerta televisiva generalista, il
conseguente riposizionamento dei canali televisivi ed una maggiore
riconoscibilità dello specifico televisivo del servizio pubblico, sia in termini
di prodotto, sia di palinsesto ? si legge nel documento - costituiscono
gli elementi essenziali del nuovo Piano nell'ottica anche di una maggiore
integrazione tra tutte le piattaforme di accesso".
( da "EUROPA.it" del
25-01-2008)
L A T E L E D I P E N D E N T E Nasce un
terzo polo per le ction nostrane? STEFANIA CARINI
L'Oscar Anche l'Oscar ci snobba. Tornatore non è nella cinquina. Rabbia e
costernazione. In verità, noi siamo all'Oscar. Lasciate perdere le candidature
ai soliti costumisti, scenografi o a qualche compositore (che provincialismo
nel cercare qualche nome di origine italiana!). Il vero candidato italiano è il
corto di Andrea Jublin Il Supplente, prodotto nel
2006 da Sky Cinema, che investe nel cinema scegliendo strade competitive,
aperte, dinamiche, capaci di arricchire il patrimonio culturale della settima
arte. Il satellite E il satellite continua la via della produzione autoctona.
Prendono il via in questi giorni a Roma le riprese di Romanzo Criminale, la
nuova fiction in 12 puntate da 50 minuti prodotta da Sky Cinema e Cattleya, in associazione con Rti-
Mediaset. Ispirata al fortunato romanzo divenuto un film-cult,
la nuova miniserie sarà diretta da Stefano Sollima,
si avvarrà della consulenza artistica di Michele Placido e del coordinamento
editoriale di Giancarlo de Cataldo. A interpretare per il piccolo schermo le
vicende della banda saranno 5 giovanissimi attori selezionati dopo oltre mille
provini: Vinicio Marchioni e Alessandro Roja rispettivamente nella parte del Freddo e di Dandi; il nuovo Libano è affidato a Francesco Montanari;
Marco Bocci interpreta il commissario Scialoja mentre
il ruolo di Patrizia è di Daniela Virgilio. Si cambia Fino adesso la produzione
italiana aveva fatto quel che poteva, destreggiandosi tra due linee editoriali
ben poco produttive. Da un lato "l'accontenta tutti" della gestione Saccà-Rai:
fiction poco coraggiosa incapace di tentare la via della lunga serialità,
dedita a produrre per lo più sfarzose e noiose miniserie in due puntate dal
tema storico-biografico-religioso. Dall'altro non il
"quasi nulla" di Mediaset, la cui unica fortuna è
stata avere sotto contratto l'unica casa di produzione, la Taodue, con una precisa linea editoriale. Con Sky forse
qualcosa cambia. Dal film alla serie tv: come in America. Si sfrutta un
successo di un brand, e lo si amplia in tv. Come ha
spiegato il direttore di Sky Cinema Nils Hartmann
alla conferenza stampa, l'obiettivo è lavorare in piena libertà editoriale,
scoprire giovani talenti, uscire da certi schemi ormai usurati della fiction
italiana, avvicinare un pubblico differente da quello della tv generalista.
Anche per questo, spiega Sollima, bisognava far
dimenticare il cast originario di Romanzo Criminale, approdando anche a una
nuova caratterizzazione dei personaggi. Placido ha sottolineato l'ottimo lavoro
degli sceneggiatori, mentre De Cataldo ha scoperto la possibilità della
dilatazione, vero principio della tv, che permette di approfondire dettagli e
sfumature. Bisogna vedere quale sarà il risultato finale. Chissà, forse è nato
anche un terzo polo per le fiction nostrane.
( da "Repubblica, La" del
25-01-2008)
Cronaca "Media, troppa violenza e
pubblicità" Attacco del Papa a televisioni e giornali: "Ci vuole una
info-etica" "Dovrebbero servire il bene comune, rischiano la
sottomissione agli interessi del potere dominante" ORAZIO LA ROCCA CITTà DEL VATICANO - "Volgarità, violenza,
trasgressione, pubblicità ossessiva, modelli di vita distorti e fuorvianti,
manipolazioni ideologiche"; ma anche rincorsa affannosa di audience col
solo scopo di "catturare" fette sempre più consistenti di pubblico
per esclusivi interessi commerciali. Ecco i moderni mali che gravano sui mass
media, a partire dalle reti televisivi pubbliche e private, secondo una severa
analisi fatta ieri da papa Ratzinger nel messaggio inviato ai cattolici di
tutto il mondo in occasione della Giornata delle comunicazioni sociali che
quest'anno la Chiesa dedica al tema: "I mezzi di comunicazione al bivio tra
protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla". E la
"verità" individuata dal papa è a dir poco drammatica, un vero e
proprio grido d'allarme contro un sistema radiotelevisivo che, a parere di
Ratzinger, rischia di travolgere l'umanità da "possibilità abissali di
male". Quasi un tradimento del ruolo originario dei media ai quali
Benedetto XVI non esita a riconoscere il merito di essere stati un tempo
"veicoli di cultura e di intrattenimento familiare", ma che oggi
corrono il serio "rischio di trasformarsi in sistemi volti a sottomettere
l'uomo a logiche dettati dagli interessi dominanti del momento". I sistemi
televisivi e la stampa in generale secondo il pontefice "possono e devono
essere strumenti al servizio di un mondo più giusto e solidale", ma la
realtà additata da Ratzinger è del tutto diversa perché c'è il "serio
rischio" che i mass media "si trasformino invece in sistemi volti a
sottomettere l'uomo a logiche dettate dagli interessi dominanti del momento. E'
il caso di una comunicazione usata per fini ideologici o per la collocazione di
prodotti di consumo mediante una pubblicità ossessiva. Con il pretesto di
rappresentare la realtà, di fatto si tende a legittimare e ad imporre modelli
distorti di vita personale, familiare o sociale". "Inoltre, per
favorire gli ascolti, la cosiddetta audience - ammonisce il Papa - a volte non
si esita a ricorrere alla trasgressione, alla volgarità e alla violenza. Vi è
infine la possibilità che, attraverso i media, vengano proposti e sostenuti
modelli di sviluppo che aumentano anzichè ridurre il
divario tecnologico tra i paesi ricchi e quelli poveri". "L'umanità -
osserva Ratzinger - si trova oggi di fronte a un bivio. Anche per i media vale
quanto ho scritto nell'Enciclica Spe salvi circa
l'ambiguità del progresso, che offre inedite possibilità per il bene, ma apre
al tempo stesso possibilità abissali di male che prima non esistevano".
Tra i primi a fare proprio il monito papale Mario Adinolfi
(An), presidente della commissione parlamentare di
Vigilanza Rai: "Ora Rai e Mediaset aprano
una riflessione comune sulle parole del Pontefice in merito al rischio che alla
società può derivare da una programmazione scadente, volgare e nichilista, ed
affrontino con serietà e lungimiranza il tema della tv di qualità".
Attenzione anche tra gli addetti ai lavori, come Enrico Mentana, ex direttore
del Tg5 e ora di Matrix che avverte: "Le parole del Papa si ascoltano, ci
si riflette seriamente sopra, ma soprattutto non si commentano". "Il
Papa solleva problemi reali, indiscutibili, però al Tg3 - controbatte il
direttore Antonio Di Bella - da tempo siamo attenti a quello che mandiamo in
onda, ad esempio abbiamo la percentuale più bassa di cronaca nera rispetto agli
altri tg pubblici e privati, avendo come stella
polare la forte caratterizzazione di servizio pubblico". Massimo Giletti,
conduttore della fascia pomeridiana di Domenica In si dice, invece,
"totalmente d'accordo con Benedetto XVI, che dimostra ancora una volta di
essere un Papa dalle grandi qualità". Fuori dal coro, il fotografo
Oliviero Toscani che sostiene, provocatoriamente, che "la pubblicità l'ha
inventata la Chiesa: la Cappella Sistina che cosa è? Non è pubblicità, per di
più ingannevole, perché nessuno mai ha provato l'esistenza di Dio, della
Madonna, dei Cristi, dei paradisi, dell'inferno e del purgatorio?".
( da "Repubblica, La" del
25-01-2008)
Voltagabbana, il trionfo del partito unico
Da Dini a Fisichella: così i nipotini di Depretis
hanno affossato il Professore La patologia è avanzata: 140 cambi nella XIII
legislatura, 202 nella XIV E che c'entrano Angius coi socialisti e gli ex
martelliani con Di PIetro? (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
FILIPPO CECCARELLI Sarebbe comodo, se la parola e la nozione stessa di
trasformismo, applicata alle scene del Senato, non conservasse una sua dignità
di linguaggio. Dopo tutto, Depretis la lanciò nel
1876 auspicando una "feconda trasformazione" nel modo in cui si
formavano le maggioranze alle Camere. Ma oggi: chi mai potrebbe contare i
passaggi compiuti da Mastella da destra a sinistra e viceversa nell'ultimo
quindicennio? Perché c'entrerà anche il potere, diamine, ma l'andirivieni si
trascina dietro un sentore compulsivo, o richiama un'attitudine esistenziale,
ormai, che magnificamente convive con la bella poesia di Neruda. Le cifre delle
migrazioni danno l'idea di patologia molto avanzata. 22 parlamentari
"cambisti" nella XII legislatura, 140 nella XIII, 202 nella XIV, in
un crescendo che va intensificandosi con le degenerazioni del sistema
maggioritario e forse, almeno un po', anche con il clima morale della classe
politica. Anni orsono, per Marsilio, Pialuisa Bianco
pubblicò anche un "Elogio del voltagabbana". E magari non c'entra con
la fine di Prodi, ma il senatore Valerio Carrara impiegò appena 24 ore a
mollare Di Pietro per andare con Berlusconi; mentre
fra il 1994 e il 1996 il leghista Romanello cambiò
gruppo per ben cinque volte. Dice: e allora? Allora, niente, ma se proprio
occorre evocare quell'antico vizio a proposito di quanto si è visto ieri al
Senato, beh, converrà valutare l'ipotesi che si tratta del nipotino degenere,
farfallone e anche un po' buffonesco del fenomeno che prese le mosse
dall'intricato negozio di poltrone e prebende di Depretis.
E la più eloquente riprova sta nella celebre telefonata di Berlusconi
e Saccà, nella spudorata richiesta di sistemare
un'attrice con l'obiettivo di conquistare un voto. E' difficile immaginarsi
Prodi, in questo caso, al posto del Cavaliere. Ma certo qualcuno nei giorni
scorsi deve aver riattizzato la vocazione del senatore Cusumano,
che nel 1994 risulta tra quei popolari che cambiando fronte consentirono a Berlusconi di governare a Palazzo Madama. Le storie
trasformiste sono di terribile e sconsolata monotonia. Il decoro è
istituzionalmente bandito, o camuffato. Così ieri, se il senatore De Gregorio
eletto a sinistra e passato a destra, da cui peraltro proveniva, non ha alzato
gli occhi dal foglio del suo intervento, ma non per vergogna, per abitudine, o
sciatteria, o forse timidezza, il senatore Fisichella si è prodotto ore rotundo in un paio d'interventi lasciando chiaramente
intendere al gentile pubblico in quale misura egli si consideri un dono per il
Parlamento italiano, e per la vita pubblica in generale; con il che il
trasformismo politico dell'ego è destinato a prendere il sopravvento sulle pur
complesse teorie di Gaetano Mosca, che egli, il monarchico Fisichella fatto
eleggere nella Margherita dopo essere stato poco valorizzato da An,
naturalmente conosce meglio di chiunque altro. E si dice sul serio. Il guaio è
che le motivazioni opportunistiche non solo si sono spezzettate e moltiplicate,
ma dopo il big bang delle culture e delle appartenenze politiche trovano anche
una loro sacra e intoccabile legittimità nelle storie personali, nei
sentimenti. Lamberto Dini, per dire. E' difficile pensare che ad averlo
motivato contro il governo Prodi sia la preclara piattaforma
liberaldemocratica, mentre già più maliziosamente plausibile appare il motto
che prevede per alcuni esseri umani una specialissima predisposizione a
scegliere una differente lealtà. Detta in modo più netto: fra il 1994 e il 1995
Dini mollò Berlusconi che l'aveva fatto ministro;
tredici anni dopo, che pure in politica non sono pochi, ha mollato Prodi. Ma
più che la recidiva l'impressione è che abbia voluto così personalmente - e
semplicemente - vendicarsi. Ha la sua età e aveva saputo che qualcuno dei suoi
l'aveva presentato, invero con poca eleganza, come un pensionato. Così una
mattina, al Senato, incrociando alla buvette uno dei supposti propalatori di
quelle voci, non aveva saputo resistere dal fare una scenata: "Ah, io
pensionato? Ma sono io che vi mando a tutti in pensione". Detto fatto, si
potrebbe aggiungere. La politica ha perso i suoi nobili ideali. E allora: che
c'entra Angius con i socialisti? Dove si colloca Occhetto? Come mai l'Udeur mastelliana è piena di profughi ex dipietristi
e l'Italia dei Valori di Di Pietro è colma di
rifugiati ex martelliani. Misteriose traiettorie ed enigmatiche simmetrie
governano le dinamiche del ceto politico del nuovo millennio. Fini ha ripudiato
il fascismo, Rutelli il radicalismo pannelliano. L'uno
s'indigna se lo mettono nei manifesti con il braccio alzato nel saluto romano;
l'altro s'intrattiene con il cardinal Ruini a piazza San Pietro. Veltroni
chiama Veronica Lario. La Santanché
fino a qualche anno fa faceva i calendari, ora s'è fatta crociata della
Cristianità. Dopo il coccolone, Bossi era diventato buono, adesso ha
ricominciato con le armi e la rivoluzione. Una valchiria leghista s'è sposata
con un Udc della Calabria. La Brambilla, dice Dell'Utri,
è una "sottomarca". La Pivetti, vabbè. E'
impegnativo anche solo il pensarlo, ma la sensazione è che le forme abbiano
preso il sopravvento sui contenuti. Transpartiti,
trasformismo, transizione, trasversalismo,
transfughi, travestiti e trans - con i dovuti guai. I congressi a Cinecittà, il
maquillage, il camouflage, la chirurgia plastica. Prodi è caduto, certo, però
mai come oggi il transito appare nudo e crudo, senza meta e senza rete di
sicurezza, passaggio individuale e insieme collettivo, speriamo.
( da "Espresso, L'
(abbonati)" del 25-01-2008)
PRIMO PIANO La trama del cavaliere Di marco damilano Berlusconi punta sul voto
anticipato. E prepara il nuovo simbolo e le liste. Ma una parte dei suoi spinge
per una intesa con Veltroni. Obiettivo: un governo per la riforma elettorale Il
simbolo con cui correre alle elezioni è già pronto, i colonnelli azzurri
l'hanno già visto. Un mix grafico tra vecchio e nuovo: la vecchia bandiera tricolore
con la scritta Forza Italia dentro un campo azzurro con il logo del Popolo
della libertà, l'ultima creatura berlusconiana che nei programmi dovrebbe
nascere all'assemblea costituente del 27 marzo. Può darsi che non ci si arrivi
e che in quella data Silvio Berlusconi abbia già
realizzato il suo sogno: trascinare il Paese alle urne e tornare a palazzo
Chigi a furor di popolo, sanando quella che lui ha sempre considerato
un'usurpazione, dover abbandonare la guida del governo dopo il voto dell'aprile
2006. La settimana di passione di Romano Prodi coglie l'eterno rivale nel
momento di massimo dolore privato, la malattia dell'adorata mamma, e di massima
felicità pubblica, la crisi definitiva della maggioranza di centrosinistra che
lui ha aspettato per 20 interminabili mesi, spesso in solitudine, bistrattato
perfino dagli alleati An e Udc, lavorando ogni giorno per la spallata. Ora che
il giorno della spallata è arrivato, mercoledì 23 gennaio, il Cavaliere è
talmente ben disposto da concedere al Professore di Bologna una stretta di mano
appena arrivato a Montecitorio per partecipare alle celebrazioni per i
sessant'anni della Costituzione in un clima surreale. Con i forzisti che già
lavorano alle liste elettorali. Gongolanti i notabili azzurri Sandro Bondi, Fabrizio
Cicchitto, Elio Vito, Denis Verdini, gli eterni
emergenti Maurizio Lupi, Guido Crosetto, Angelino Alfano, le ragazze di ultima generazione Mara Carfagna, Laura Ravetto, Maristella Gelmini: il precipitare della situazione
politica li rimette in sella, la prospettiva di tornare al governo li eccita.
Anche se ci sono i nuovi arrivati, bocche fameliche da sfamare, "non sarà
facile fare le liste", lamenta un coordinatore forzista. C'è l'ex radicale
Daniele Capezzone da sistemare, forse arriverà qualche frammento mastelliano, di certo bisogna accontentare i circoli della
rossa Michela Brambilla. E poi le facce nuove, si fa per dire. Don Agostino Saccà, per esempio: per lui, il
direttore di Raifiction che tanti servizi ha reso al
Paese e soprattutto al Cavaliere, sarebbe pronto un seggio al Senato,
"anche se queste decisioni vengono prese al massimo livello", cioè a
Palazzo Grazioli. E certo: non l'aveva detto, il patron
della fiction Rai, che senza Berlusconi nel Paese si era creato
un vuoto? Ecco: il vuoto sta per essere colmato. Nelle ore che precedono
il voto di fiducia del Parlamento sul governo Prodi gli umori berlusconiani
tendono all'euforia. Anche se la strada che porta alle elezioni anticipate è
ancora lunga. E nello stesso partito azzurro si fanno sentire voci diverse:
quelle che spingono a rimandare il prevedibile trionfo elettorale in nome di un
disegno ancora più ambizioso e di più lungo periodo. Quello che vedrebbe Berlusconi fondatore della Terza Repubblica, dopo essere
stato protagonista assoluto della Seconda. Fare come a Segrate. Qui, nel centro
dell'hinterland milanese, sede della Mondadori, teatro della lunga guerra per
il controllo della casa editrice sfociata in tribunale, il sindaco di Forza Italia
Adriano Alessandrini ha aperto la settimana scorsa le trattative per rimpastare
la sua giunta, con una mossa a sorpresa: ha scaricato la Lega e ha imbarcato il
Partito democratico. "Non c'erano più i numeri per andare avanti. Ci
saranno assessori del Pd, ma nessuna implicazione politica, per carità",
spiega il primo cittadino. Sarà: ma la giunta Forza Italia-Pd
nel cuore dell'Impero berlusconiano, a due passi da Arcore, ha subito incassato
un editoriale di appoggio del quotidiano dei vescovi 'Avvenire': "Una
Grosse Koalition padana che taglia fuori la Lega e
che, esattamente come nel proscenio nazionale, vede l'Udc in stand by, in posizione attendista. Che sia un fatto
premonitore?". Chissà. Di certo il governissimo
di Segrate prendeva corpo nelle stesse ore in cui Walter Veltroni a Orvieto
ribadiva la volontà del Pd di andare da solo alle elezioni, sfidando Forza
Italia a fare altrettanto, e in cui la maggioranza del governo Prodi entrava in
crisi. E tra i consiglieri più ascoltati del Cavaliere il partito di chi preme
per un governissimo fondato su Forza Italia e Pd per
fare la riforma elettorale è molto ben rappresentato. Tifano per il governo
istituzionale l'ex colomba Gianni Letta e l'ex falco Giuliano Ferrara. Due
personaggi distanti anni luce che hanno in comune la fiducia incondizionata del
Cavaliere e l'amicizia con Veltroni. Rafforzata dalla frequentazione, ormai
quotidiana, con il plenipotenziario del leader del Pd Goffredo Bettini. Ma la lobby del governissimo
può contare anche su un personaggio tornato a essere molto influente come
Giuseppe Pisanu. L'ex ministro dell'Interno è stato tra i primi a invocare un
governo a termine con l'asse Berlusconi-Veltroni,
"un compromesso per fare le riforme". E nel Transatlantico di
Montecitorio ha spiegato a un capannello di giovani deputati forzisti che
bisognerebbe fare come negli anni Settanta: "Aldo Moro ed Enrico
Berlinguer si misero d'accordo perché con l'inflazione a due cifre non si
poteva governare contro una parte del Paese". La Carfagna
quasi prendeva appunti, estasiata dalla lezione. Il progetto, l'accordo diretto
Berlusconi-Veltroni sulle
riforme, è in gestazione da mesi, con o senza il governo Prodi. La crisi del
centrosinistra l'ha accelerato, mettendo in fibrillazione gli alleati del
Cavaliere. Nella Casa delle libertà, senza colpo ferire, l'ex premier ha
incassato il ritorno di Gianfranco Fini. Dopo settimane di violente polemiche,
i giorni dell'ira, quando sulle reti Mediaset passarono le immagini di
repertorio della sua nuova compagna Elisabetta Tulliani, appena sentito odore
di elezioni anticipate, il leader di An si è fatto vivo per giurare che c'è una
sola alleanza e un solo candidato premier, Berlusconi.
Stop ai litigi con Silvio, ancora una volta, e ragionamenti sul futuro:
"Nei cinque anni in cui ho fatto il vice di Berlusconi
ho capito una cosa: i delfini devono nuotare in mare. Se restano in terra
finiscono spiaggiati". Traduzione: nella
prossima legislatura Fini non farà il vice del Cavaliere. Ambisce a occupare un
incarico dove è lui il numero uno: presidente della Camera con libertà d'azione
politica o, in alternativa, sindaco di Roma. Più ambiguo il comportamento di
Pier Ferdinando Casini, in trattativa su tutti i tavoli: con Berlusconi,
con Clemente Mastella, con spezzoni della Margherita, con Massimo D'Alema e
Franco Marini per un governo istituzionale allargato all'Udc. Obiettivo:
guadagnare tempo per costruire il polo di centro, la Cosa bianca, necessaria
per sopravvivere alla tempesta in arrivo. Ma la Cosa bianca non c'è, la Cosa
rossa neppure, il Pd è in alto mare, senza statuto, carta dei valori, sezioni
sul territorio, soldi da investire nella campagna elettorale. L'unico punto
fermo della politica italiana è sempre lui, il Cavaliere. E sulle macerie del
centrosinistra e del governo Prodi Berlusconi sogna la
sua ultima, spericolata reincarnazione: non più il Caimano, ma il Pacificatore.
Proprio lui che per anni ha diviso gli italiani tra buoni e cattivi, tra
missionari della libertà e seguaci del regime, tra amici di Cesare Previti e
toghe rosse, si prepara a candidarsi alla testa della Terza Repubblica come
l'uomo in grado di ricucire un Paese diviso e rissoso. Per farlo, però, ha
bisogno del Pd di Veltroni, l'interlocutore ideale per sbarazzarsi dello
scomodo volto del passato e avere le carte in regola per candidarsi al
Quirinale in nome dell'unità nazionale, quando sarà il momento. Per questo,
dicono, il laboratorio Segrate, il governo Fi-Pd,
potrebbe essere esportato nel resto d'Italia. Subito, per fare la legge
elettorale e tornare a votare. O dopo le elezioni, in caso di ingovernabilità.
A meno che in mezzo non arrivi qualche imprevisto: nelle vesti di un governo
del presidente guidato da Mario Draghi. O di un altro personaggio che ha
dimostrato di avere nove vite, un certo Romano Prodi. n.
( da "Corriere della
Sera" del 25-01-2008)
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache
- data: 2008-01-25 num: - pag: 21 categoria:
REDAZIONALE Il messaggio "Modelli distorti, pubblicità ossessiva". E
Benedetto XVI spinge per la nascita dell'"info-etica" Affondo del
Papa sui media: spot e volgarità Critica al "secolarismo occidentale, che
è più subdolo di quello marxista" Nella giornata delle comunicazioni
sociali il Pontefice contro chi usa i media "per creare gli eventi"
CITTA' DEL VATICANO - Due affermazioni taglienti sono venute ieri dal Papa: una
che ammonisce gli operatori dei media sulle "possibilità abissali di
male" che insidiano il loro lavoro, tra "volgarità" e
"manipolazione"; un'altra che bolla il "secolarismo occidentale
" come "più subdolo di quello marxista". Del "secolarismo
" ha parlato ai vescovi sloveni, dei media tratta nel messaggio per la
"giornata delle comunicazioni sociali". Per il Papa teologo oggi è
necessaria una "info-etica" (termine in uso da un decennio nel
dibattito sui media) così come "esiste la bio-etica". Dovrebbe occuparsi
della trasgressione a fini di audience con il suo corteo di volgarità e
violenza, della "manipolazione" delle coscienze e della realtà
internazionale, della "comunicazione usata per fini ideologici" e
della "collocazione di prodotti di consumo mediante una pubblicità
ossessiva". Secondo il Papa più che usati per "un corretto ruolo di
informazione " capita che i media su "talune vicende" vengano
"utilizzati per creare gli eventi stessi" e "non manca il
rischio che essi si trasformino in sistemi volti a sottomettere l'uomo a
logiche dettate dagli interessi dominanti del momento". Benedetto XVI
segnala che "con il pretesto di rappresentare la realtà, di fatto si tende
a legittimare e imporre modelli distorti di vita personale, familiare o
sociale". E "per favorire gli ascolti, la cosiddetta audience, a
volte non si esita a ricorrere alla trasgressione, alla volgarità e alla
violenza". Il messaggio del Papa ha provocato reazioni pro e contro.
L'Auditel è ormai diventato il "solo dio" in cui credono le
televisioni, lamenta Massimo Giletti conduttore di "Domenica In". L'Aiart, l'associazione dei telespettatori cattolici, parla
di una "tv-spazzatura, portatrice di disvalori". Oliviero Toscani,
autore di pubblicità provocatorie, contrattacca dicendo che "la pubblicità
l'ha inventata la Chiesa che di danni ne ha fatti a bizzeffe". Dal
presidente della Commissione di vigilanza Mario Landolfi viene la proposta che
"Rai e Mediaset aprano una riflessione comune sulle parole del Papa in merito
alle programmazioni scadenti, volgari e nichiliste". "Il secolarismo
di impronta occidentale - ha detto ieri Benedetto XVI ai sei vescovi della
Slovenia - diverso e forse più subdolo di quello marxista, presenta segni che
non possono non preoccuparci. Si pensi, ad esempio, alla ricerca
sfrenata dei beni materiali, alla riduzione della natalità, e ancora al calo
della pratica religiosa con una sensibile diminuzione delle vocazioni al
sacerdozio e alla vita consacrata". Sono i "segni" di crisi
religiosa che si registrano nei Paesi usciti dal comunismo, com'è il caso della
Slovenia, dove la "salute" della Chiesa cattolica appariva migliore
sotto il vecchio regime. L'insidia "subdola " del capitalismo era
stata segnalata più volte dal Papa polacco, che già nel 1990 visitando Praga -
subito dopo la caduta del regime comunista - aveva invitato a "predisporre
le opportune difese contro certi virus quali il secolarismo, l'indifferentismo,
il consumismo edonistico". Luigi Accattoli.
Una crisi
lunga sei giorni e innescata dai pm ( da "Cittadino, Il" del
22-01-2008)
Berlusconi, si
deciderà a Roma sulla "compravendita" dei senatori ( da "Gazzetta del Sud" del
22-01-2008)
Compravendita
dei senatori, inchiesta a Roma ( da "Giornale di Vicenza,
Il" del 22-01-2008) + 2 altre fonti
'Compravendita',
gli atti a Roma ( da "Provincia di Cremona,
La" del 22-01-2008)
Italia in
tilt: cuffaro, berlusconi, mastella ( da "Tirreno, Il" del
22-01-2008)
In Campania
si piange si strepita e si accusa ma Bassolino è sempre lì ( da "Libero" del 22-01-2008)
ROMA -
Spetterà ai pm romani stabilire se Silvio Berlusconi debba essere indagato per
la cosidd ( da "Messaggero, Il" del
22-01-2008)
La
giustizia in ferie ( da "Giornale.it, Il" del
22-01-2008)
GIUSTIZIA.
Gli atti trasferiti da Napoli ( da "Arena.it, L'" del
22-01-2008)
Coinvolto
Berlusconi per il tentativo di <spallata> ( da "Arena.it, L'" del 22-01-2008)
Compravendita
dei senatori, inchiesta a Roma ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 22-01-2008)
La
"compravendita" dei senatori Decideranno i magistrati romani ( da "Corriere Adriatico" del
22-01-2008)
Compravendita
di senatori: saranno i magistrati romani a decidere su Berlusconi ( da "Gazzettino, Il" del
22-01-2008)
Tempo
scaduto ( da "Blog Beppe Grillo" del
22-01-2008)
Spetterà ai
magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel
registro per la cosiddetta <compravendita dei senatori>, vale a dire il
presunto tentativo di ( da "Liberazione" del
22-01-2008)
( da "Cittadino, Il" del
22-01-2008)
N La crisi che rischia di travolgere il governo
Prodi ha avuto una brusca accelerazione il 16 gennaio, con l'avviso di garanzia
al ministro Clemente Mastella e gli arresti domiciliari a sua moglie:16 GENNAIO
- In mattinata arriva la notizia degli arresti domiciliari per Sandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania
e moglie di Mastella, che è anche lui indagato. Mastella annuncia alla Camera
le dimissioni e accusa le "frange estremiste" dei magistrati. Prodi
respinge le dimissioni. Mastella va a Ceppaloni. Nel
pomeriggio arriva la notizia che la Corte costituzionale ha ammesso i
referendum elettorali.17 GENNAIO - Mastella conferma le sue dimissioni e
annuncia l'appoggio esterno dell'Udeur al governo. Prodi non nomina un nuovo
ministro e assume l'interim. Al Senato, assenze strategiche nel centrodestra
(soprattutto di Forza Italia) salvano il presidente della Campania Bassolino su
una risoluzione leghista che prevedeva lo scioglimento del Consiglio.18 GENNAIO
- Prodi prende possesso delle funzioni di ministro della Giustizia auspicando
che il suo incarico sia breve. Il capogruppo Udeur alla Camera, Mauro Fabris,
chiede però un impegno all'unanimità della maggioranza nella "totale
condivisione" della relazione di Mastella alla Camera. Intanto l'intreccio
politica/inchieste si complica con la condanna a 5 anni del governatore della
Sicilia, Totò Cuffaro, e la
richiesta di rinvio a giudizio di Berlusconi
nell'inchiesta Rai/Saccà.19 GENNAIO - Il leader del Pd, Walter Veltroni, dice che è
pronto ad andare da solo alle elezioni se Forza Italia facesse altrettanto.
Malumori nella maggioranza. L'Italia dei valori annuncia che voterà no sulle
parole di Mastella pronunciate in aula (le critiche ai magistrati). 20
GENNAIO - Prodi precisa che la guida del governo non deve confondersi con le
scelte elettorali del Pd, che spetta agli organi operativi del partito. 21
GENNAIO - Dopo una giornata convulsa, Mastella annuncia che l'Udeur esce dalla
maggioranza e chiede di andare alle elezioni anticipate.
( da "Gazzetta del Sud" del
22-01-2008)
Trasmessi gli atti dell'inchiesta avviata
dalla Procura di Napoli Berlusconi, si deciderà a Roma
sulla "compravendita" dei senatori Giovanna Bellini ROMA Spetterà ai
magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba
essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei
senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso
dell'approvazione della Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza
per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il
governo. La Procura di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone
dell'inchiesta avviata dai pm di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque
attrici fatte da Berlusconi al direttore di RaiFiction Agostino Saccà e
culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della
magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del
procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi
era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli
atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto
ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le
"avances" sarebbero state fatte nei confronti del senatore del
centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia.
Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli,
venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga
giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni" di
cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di un sostegno alle sue future
attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura
di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio. La vicenda è la stessa ma
le posizioni di Berlusconi e Saccà
sono state separate con una decisione che il legale del direttore di RaiFiction, l'avvocato Marcello Melandri, ha definito
"insensata": "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che
si fa in due". La difesa di Saccà, che aveva
anche chiesto il trasferimento degli atti a Roma, ha detto che dopo la
richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi "i
due tronconi saranno riunificati ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà
innanzitutto esprimersi sulla questione della competenza territoriale che
riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza del gip potrebbe
tenersi il prossimo 3 marzo. (martedì 22 gennaio 2008).
( da "Giornale di
Vicenza, Il" del 22-01-2008)
Pubblicato anche in: (Arena, L') (Bresciaoggi(Abbonati))
GIUSTIZIA. Gli atti trasferiti da Napoli
Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma ROMA
Saranno i magistrati della Procura di Roma a decidere se Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, debba essere
iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei senatori",
vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione
della Legge Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per
convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il
governo del premier Romano Prodi. La procura della Repubblica di Roma ha
ricevuto gli atti di questo specifico filone dell' inchiesta avviata dai
pubblici ministeri di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici
fatte da Berlusconi al direttore autosospeso di Rai
Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di
rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo
campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per
competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato
a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio
del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di
Napoli Vincenzo Piscitelli, le avances sarebbero
state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Randazzo
respinse l'invito a schierarsi con il centrodestra e rese pubblico il contatto
avviato dal leader di Fi. Nell'inchiesta è coinvolto
anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che
avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo
stesso pm Piscitelli, venerdì
scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle
"segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio
della promessa di un sostegno alle sue future attività private di
imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio.
La vicenda è la stessa, ma le posizioni di Berlusconi
e Saccà sono state separate con una decisione che il legale
del direttore di Rai Fiction, l' avvocato Marcello Melandri, ha definito
insensata. "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in
due". La difesa di Saccà, che aveva anche chiesto
il trasferimento degli atti a Roma, ha dichiarato che dopo la richiesta di
rinvio a giudizio per Berlusconi "i due tronconi
saranno riunificati, ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà innanzitutto
esprimersi sulla questione della competenza territoriale che
riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza davanti al gip potrebbe
tenersi il prossimo 3 marzo.
( da "Provincia di
Cremona, La" del 22-01-2008)
Edizione di Martedì 22 gennaio 2008
Benvenuto P.Review srl 'Compravendita', gli atti a
Roma ROMA ? Spetterà ai magistrati romani decidere se
Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro
per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il
presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della
Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare
con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo. La procura di Roma
ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell'inchiesta avviata dai pm
di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici
fatte da Berlusconi al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata
nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura
del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata
a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era
stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli
atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara.
( da "Tirreno, Il" del
22-01-2008)
SFIDUCIA NELLA POLITICA Italia in tilt: Cuffaro, Berlusconi, Mastella...
Tre fatti accaduti questa settimana dimostrano quanto sia malato il nostro
paese. Il presidente della regione Sicilia Cuffaro è
stato condannato a cinque anni per informazioni riservate spifferate a un
mafioso, gli è stata cancellata l'accusa di associaizone
mafiosa. Per questo motivo l'on Casini ha gioito, si è congratulato col
governatore facente parte del suo partito perché ha preso un solo cazzotto e ha
dichiarato che non deve dimettersi. Casini non e a conoscenza che in America ma
non solo là, per un simile reato ti mettono in galera e buttano via la chiave. Berlusconi è stato accusato di corruzione insieme a Saccò
per la faccenda Rai Mediaset. Il Bravuomo non si
mette a disposizione della magistratura affidandosi ad un buon avvocato che certo
non gli manca, come farebbe qualsiasi cristiano, no, lui è intoccabile e con la
sua ciurma sberciante accusa i giudici che osano indagarlo e la vecchia storia
si ripete. Abbiamo poi l'eclettico Mastella che non considera reato di
collocare attraverso buoni uffici parenti e amici e si scaglia contro un
giudice che in quarant'anni di onorata carriera ha sempre fatto il suo dovere,
inoltre chi lo ha accusato non è stato il giudice Maffei, ma i pm di S. Maria C.V., ma di tutto questo lui, ministro della giustizia non
ne è al corrente, perciò mi piacerebbe sapere cosa sa Mastella di un Ministero
del quale è a capo. Mannheimer ci ha fornito dei dati interessanti, solo sette
italiani su cento hanno fiducia nella politica, coraggio gente, lo zero è
vicino. Carlo Giglioli San Miniato.
( da "Libero" del
22-01-2008)
Attualità 22-01-
( da "Messaggero, Il" del
22-01-2008)
Etta
"compravendita dei senatori". Sott'accusa, il presunto tentativo di
avvicinare alcuni parlamentari della maggioranza, a ridosso dell'approvazione della
Finanziaria, per convincerli a far cadere il governo Prodi. E' un filone
dell'inchiesta sulle segnalazioni di cinque attrici, che Berlusconi
ha "raccomandato" al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, già culminata a Napoli con la richiesta di rinvio a
giudizio di entrambi. La "tranche" relativa alla successiva
"compravendita dei senatori" è a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta
istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del procuratore Giovanni
Ferrara. Per il pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le
'avances' avrebbero riguardato il senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Coinvolto nell'inchiesta,
anche un commercialista milanese, Pietro Pilello,
presunto intermediario con Randazzo. Piscitelli
venerdì ha chiesto per Berlusconi il processo per corruzione in relazione alle
"segnalazioni" a Saccà delle attrici (in cambio, la
promessa di un sostegno alle future attività di imprenditore del dirigente
Rai). E anche su Saccà dovrà pronunciarsi il gip. La vicenda è la stessa, ma le
posizioni sono state separate. Una decisione che Marcello Melandri,
legale di Saccà, definisce insensata.
( da "Giornale.it,
Il"
del 22-01-2008)
Di Redazione - martedì 22 gennaio 2008,
07:00 Mi disse un ex deputato di Rifondazione: "Il fatto è che i
magistrati lavorano poco". Disse che si dovrebbe fare come un certo
procuratore capo di una città di provincia: ogni mattina bussava dai vari
magistrati per dargli il buongiorno, e faceva capire che lui, ai saluti, ci
teneva. È un fatto: i magistrati sono sottratti al computo dei fannulloni della
pubblica amministrazione. C'è da stropicciarsi gli occhi, dunque, a leggere
quanto detto dal presidente della Corte d'Appello di Caltanissetta Francesco Ingargiola: "Nei tribunali il problema principale è
far lavorare e motivare i giudici". Imboscati, malati o fuori stanza come
ministeriali qualsiasi: "Se la giustizia è al capolinea è anche colpa dei
colleghi che non lavorano". Natalino Iopaolo,
presidente del Tribunale di Campobasso, dice la stessa cosa. E Bruno Tinti,
procuratore aggiunto a Torino, nel suo libro Toghe rotte, pure. I magistrati peraltro hanno anche 51 giorni di ferie l'anno: 45
di ferie più 2 giorni di congedo ordinario e 4 giorni di festività soppresse.
Poi, certo, ci sono i lavoratori. A Napoli, dall'iscrizione alla richiesta di
rinvio a giudizio per Berlusconi, il procedimento per il caso Saccà ha impiegato
32 giorni: feste comprese. Del resto a Napoli non succede mai nulla.
( da "Arena.it,
L'"
del 22-01-2008)
Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma
Coinvolto Berlusconi per il tentativo di
"spallata" ROMA Saranno i magistrati della Procura di Roma a
decidere se Silvio Berlusconi, presidente di Forza
Italia, debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta
"compravendita dei senatori", vale a dire il presunto tentativo di
avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Legge Finanziaria, di alcuni
parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con
l'obiettivo di far cadere il governo del premier Romano Prodi. La procura della
Repubblica di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell'
inchiesta avviata dai pubblici ministeri di Napoli sulle segnalazioni a favore
di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore
autosospeso di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata
nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura
del capoluogo campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata
a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era
stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti
sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto
ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le
avances sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra
Nino Randazzo, eletto in Australia. Randazzo respinse l'invito a schierarsi con il centrodestra
e rese pubblico il contatto avviato dal leader di Fi.
Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli,
venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga
giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni"
delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di
un sostegno alle sue future attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio.
La vicenda è la stessa, ma le posizioni di Berlusconi
e Saccà sono state separate con una decisione che il
legale del direttore di Rai Fiction, l' avvocato Marcello Melandri, ha definito
insensata. "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in
due". La difesa di Saccà, che aveva anche chiesto
il trasferimento degli atti a Roma, ha dichiarato che dopo la richiesta di
rinvio a giudizio per Berlusconi "i due tronconi
saranno riunificati, ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà innanzitutto
esprimersi sulla questione della competenza territoriale che
riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza davanti al gip potrebbe
tenersi il prossimo 3 marzo. .
( da "Arena.it,
L'"
del 22-01-2008)
GIUSTIZIA. Gli atti trasferiti da Napoli
Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma Coinvolto Berlusconi
per il tentativo di "spallata" ROMA Saranno i magistrati della
Procura di Roma a decidere se Silvio Berlusconi,
presidente di Forza Italia, debba essere iscritto nel registro per la
cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto
tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Legge
Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare
con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo del premier Romano
Prodi. La procura della Repubblica di Roma ha ricevuto gli atti di questo
specifico filone dell' inchiesta avviata dai pubblici ministeri di Napoli sulle
segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi
al direttore autosospeso di Rai Fiction Agostino Saccà
e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della
magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del
procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi
era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli
atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto
ipotizzato dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le
avances sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra
Nino Randazzo, eletto in Australia. Randazzo respinse l'invito a schierarsi con il centrodestra
e rese pubblico il contatto avviato dal leader di Fi.
Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli,
venerdì scorso, ha chiesto che Berlusconi venga
giudicato per corruzione, proprio in relazione alle "segnalazioni"
delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio della promessa di
un sostegno alle sue future attività private di imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio.
La vicenda è la stessa, ma le posizioni di Berlusconi
e Saccà sono state separate con una decisione che il
legale del direttore di Rai Fiction, l' avvocato Marcello Melandri, ha definito
insensata. "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in
due". La difesa di Saccà, che aveva anche chiesto
il trasferimento degli atti a Roma, ha dichiarato che dopo la richiesta di
rinvio a giudizio per Berlusconi "i due tronconi
saranno riunificati, ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà innanzitutto
esprimersi sulla questione della competenza territoriale che
riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza davanti al gip potrebbe
tenersi il prossimo 3 marzo. .
( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 22-01-2008)
GIUSTIZIA. Gli atti trasferiti da Napoli
Compravendita dei senatori, inchiesta a Roma Coinvolto Berlusconi
per il tentativo di "spallata" ROMA Saranno i magistrati della
Procura di Roma a decidere se Silvio Berlusconi,
presidente di Forza Italia, debba essere iscritto nel registro per la
cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto
tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Legge
Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare
con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo del premier Romano
Prodi. La procura della Repubblica di Roma ha ricevuto gli atti di questo
specifico filone dell' inchiesta avviata dai pubblici ministeri di Napoli sulle
segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi
al direttore autosospeso di Rai Fiction Agostino Saccà
e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della
magistratura del capoluogo campano. Per questa "tranche" del
procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi
era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli
atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato
dal pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, le avances
sarebbero state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Randazzo
respinse l'invito a schierarsi con il centrodestra e rese pubblico il contatto
avviato dal leader di Fi. Nell'inchiesta è coinvolto
anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che
avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo
stesso pm Piscitelli, venerdì
scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle
"segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio
della promessa di un sostegno alle sue future attività private di
imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio.
La vicenda è la stessa, ma le posizioni di Berlusconi
e Saccà sono state separate con una decisione che il
legale del direttore di Rai Fiction, l' avvocato Marcello Melandri, ha definito
insensata. "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in
due". La difesa di Saccà, che aveva anche chiesto
il trasferimento degli atti a Roma, ha dichiarato che dopo la richiesta di
rinvio a giudizio per Berlusconi "i due tronconi
saranno riunificati, ma il giudice dell'udienza preliminare dovrà innanzitutto
esprimersi sulla questione della competenza territoriale che
riproporremo". Stando alle indiscrezioni l'udienza davanti al gip potrebbe
tenersi il prossimo 3 marzo. .
( da "Corriere Adriatico" del
22-01-2008)
Hanno ricevuto gli atti dell'inchiesta
napoletana La "compravendita" dei senatori Decideranno i magistrati
romani ROMA - Spetterà ai magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro per la
cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il presunto
tentativo di avvicinamento, a ridosso dell' approvazione della Legge
Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare
con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo. La procura di Roma
ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell'inchiesta avviata dai pm
di Napoli sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di rinvio a giudizio di
entrambi da parte della magistratura del capoluogo campano. Per questa
"tranche" del procedimento, passata a Roma per competenza
territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli
per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo
della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di Napoli
Vincenzo Piscitelli, le 'avances' sarebbero state
fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo,
eletto in Australia. Nell'inchiesta è coinvolto anche un commercialista
milanese, Pietro Pilello, che avrebbe fatto da
intermediario con Randazzo. Lo stesso pm Piscitelli, venerdì scorso, ha chiesto
che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle
"segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio
della promessa di un sostegno alle sue future attività private di
imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio.
( da "Gazzettino, Il" del
22-01-2008)
Spetterà ai magistrati romani decidere se
Silvio Berlusconi debba essere iscritto nel registro
per la cosiddetta "compravendita dei senatori", vale a dire il
presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell' approvazione della
Finanziaria, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare
con l'opposizione con l'obiettivo di far cadere il governo. La procura di Roma
ha ricevuto gli atti di questo specifico filone dell'inchiesta avviata dai pm
di Napoli sulle segnalazioni a favore di 5 attrici fatte da
Berlusconi al direttore di Rai Fiction Agostino Saccà e culminata
nella richiesta di rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura
del capoluogo campano.Per questa "tranche"
del procedimento, passata a Roma per competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato a Napoli per la presunta istigazione alla
corruzione. Gli atti sono al vaglio del capo della Procura, Giovanni
Ferrara.
( da "Blog Beppe Grillo" del
22-01-2008)
Firme per il WiMax
firme per "Ammastellati" firme per
"Forza Clementina" 22 Gennaio 2008 Tempo scaduto Clicca il video I
politici sono i maggiordomi dell'economia parassitaria o mafiosa o della
combinazione della prima con la seconda. I padroni ordinano e loro eseguono. Il
fuoco di copertura delle loro azioni è compito dei media, che rispondono
comunque agli stessi padroni. Il cittadino può decidere solo in base alle
informazioni di cui dispone. Va quindi tenuto in coma assistito. I media sono
l'anello di congiunzione tra i politici e l'economia. Senza il sostegno dei
media il politico non sarebbe eletto. Senza le menzogne dei media i politici
non potrebbero agire indisturbati. Se l'inceneritore è buono per i media è
buono per tutti. Se Andreotti è innocente per i media e non prescritto per le
sue frequentazioni mafiose, diventa un perseguitato. Se Cuffaro
ritorna al lavoro dopo una condanna a cinque anni è un fatto normale. Se nessun
giornale nazionale esce con il titolo: "VERGOGNA!"
in prima pagina per la telefonata Berlusconi/Saccà che prospetta un colpo di Stato uterino. Se Casini, in Azzurra
Caltagirone, è invitato in televisione dallo zerbino Fazio a difendere Cuffaro senza contraddittorio, per esempio con Rita
Borsellino. Se, se, se. Gli italiani sono stanchi di se. I media non
riescono più a coprire la realtà della povertà, della corruzione,
dell'incapacità degli inetti che stanno al governo e all'opposizione. Mastella
in un altro Paese avrebbe fatto il lavapiatti in una pizzeria, lo pisconano avrebbe scritto libri di successo come "Le
mie prigioni" o "Le televendite da Sing Sing". Si preparano le elezioni. Con questa legge
elettorale saranno riconfermati tutti. Non c'è il voto di preferenza. Le liste
le decideranno i segretari di partito che confermeranno i loro servi e i
famigli. La situazione economica è seria. La recessione americana sta arrivando
e i più deboli ne pagheranno le conseguenze. L'Italia non può più reggere. Né
un governo dello psiconano, né un governo di Topo Gigio che sono la stessa cosa. I due, mano nella mano,
andranno a vedere a Roma la prima del film dedicato allo statista latitante
Craxi da sua figlia. Il ritorno al voto con la legge elettorale porcata è un
insulto agli italiani. Votare in questo caso non avrà alcun senso. Si votino da
soli. Guadagneranno forse ancora del tempo, ma il loro tempo sta per finire.
Leggi tutti i post della "Casta dei giornali". V2-day, 25 aprile, per
un'informazione libera: 1. Inserisci le tue foto su www.flickr.com con il tag V2-day 2. Inserisci tuoi video su www.youtube.com con
il tag V2-day Clicca l'immagine.
( da "Liberazione" del
22-01-2008)
Compravendita dei senatori Alla procura di
Roma spetta la decisione sull'operato di Berlusconi
Spetterà ai magistrati romani decidere se Silvio Berlusconi
debba essere iscritto nel registro per la cosiddetta "compravendita dei
senatori", vale a dire il presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso
dell'approvazione della Legge Finanziaria, di alcuni parlamentari della
maggioranza per convincerli a passare con l'opposizione con l'obiettivo di far
cadere il governo. La procura di Roma ha ricevuto gli atti di questo specifico
filone dell'inchiesta avviata dai pm di Napoli sulle segnalazioni a favore di
cinque attrici fatte da Berlusconi al direttore di Rai
Fiction Agostino Saccà e culminata nella richiesta di
rinvio a giudizio di entrambi da parte della magistratura del capoluogo
campano. Per questa "tranche" del procedimento, passata a Roma per
competenza territoriale, Berlusconi era stato indagato
a Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Gli atti sono al vaglio
del capo della Procura, Giovanni Ferrara. Secondo quanto ipotizzato dal pm di
Napoli Vincenzo Piscitelli, le "avances" sarebbero
state fatte nei confronti del senatore del centrosinistra Nino Randazzo, eletto in Australia. Nell'inchiesta è coinvolto
anche un commercialista milanese, Pietro Pilello, che
avrebbe fatto da intermediario con Randazzo. Lo
stesso pm Piscitelli, venerdì
scorso, ha chiesto che Berlusconi venga giudicato per corruzione, proprio in relazione alle
"segnalazioni" delle cinque attrici fatte a Saccà (in cambio
della promessa di un sostegno alle sue future attività private di
imprenditore). Anche per Saccà la procura di Napoli ha già chiesto il rinvio a giudizio.
La vicenda è la stessa ma le posizioni di Berlusconi e
Saccà sono state separate con una decisione che il
legale del direttore di Rai Fiction, l'avvocato Marcello Melandri, ha definito
insensata: "La corruzione è come l'atto sessuale, una cosa che si fa in
due". 22/01/2008.
Confalonieri, tv alla sarkozy "più spot,
tassati? si può fare" - giovanni choukhadarian (
da "Repubblica, La" del 21-01-2008)
Tv pubblica
senza spot confalonieri: si può fare (
da "Repubblica, La" del 21-01-2008)
I non
raccomandati ( da "Unita, L'"
del 21-01-2008)
Martelli:
<Peggio che la prima Repubblica...> pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 21-01-2008)
Martelli:
"Peggio che la prima Repubblica..." pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 21-01-2008)
PIERSILVIO
Berlusconi non poteva dirlo esplicitamente, ma è stato chiarissimo. Mediaset
non rip (
da "Messaggero, Il" del 21-01-2008)
Rai/ Cossiga si
autodenuncia per raccomandazioni ( da "Affari Italiani
(Online)" del 21-01-2008)
La Procura di
Napoli: Rai, Berlusconi vada a giudizio (
da "Denaro, Il" del 21-01-2008)
Cuffaro condannato,
però resta al suo posto ( da "Opinione, L'"
del 21-01-2008)
Il naufragio
della politica ( da "Opinione, L'"
del 21-01-2008)
Rai, procura
Napoli invia carte su Berlusconi a Roma (
da "Websim"
del 21-01-2008)
Rai, procura
Napoli invia carte su Berlusconi a Roma (
da "Reuters Italia"
del 21-01-2008)
INCHIESTA
NAPOLI/ ATTI SU BERLUSCONI INDAGATO TRASMESSI A ROMA -2- (
da "Virgilio Notizie" del 21-01-2008)
Craxi,
l'omaggio si rinnova ( da "Italia Sera"
del 21-01-2008)
Rai/ Cossiga si
autodenuncia per raccomandazioni ( da "Affari Italiani
(Online)" del 21-01-2008)
Atti su
Berlusconi arrivati a Roma ( da "Virgilio Notizie"
del 21-01-2008)
( da "Repubblica, La" del
21-01-2008)
Pagina III - Genova IL DIBATTITO Il
presidente di Mediaset con Giovanni Valentini al premio
"Penna d'Oro" Confalonieri, tv alla Sarkozy
"Più spot, tassati? Si può fare" GIOVANNI CHOUKHADARIAN A domanda di
Giovanni Valentini, Fedele Confalonieri risponde:
"Sì, la proposta di Sarkozy è interessante.
Togliere la pubblicità dalle televisioni pubbliche e tassare quella che rimane,
naturalmente, sulle private, non è impossibile; se ne può parlare. Certo, è
un'idea da tarare sulla base delle differenze che esistono fra Italia e
Francia. In Francia, tanto per dire, le reti pubbliche sono soltanto due".
Di questo e altro hanno parlato l'editorialista di Repubblica e il presidente
di Mediaset al Casinò di Sanremo, durante la consegna
della Penna d'oro al numero due di Silvio Berlusconi. Giovanni Valentini, "da oltre 20 anni" (parola di
Confalonieri) critico del sistema radiotelevisivo italiano, "pubblico e
privato" (parola di Valentini), ha sollecitato
il manager milanese su altri temi d'attualità. è vero che il presidente è
andato a far gli auguri di Natale nella redazione del Tg5 e ha fatto
raccomandazioni ai giornalisti? "Beh - la risposta di Confalonieri - sì,
sono andato al Tg5, come si fa per le feste. Ed è vero che alla redazione ho
detto: "Ragazzi, mi sembra che con la cronaca nera si stia un po'
esagerando!", con applauso a scena aperta in platea e in galleria.
"Voglio dire - ha ripreso - prendiamo l'omicidio Garlasco.
Ci si può stare un giorno, due, una settimana: ma tutti gli spettacoli attorno
a quell'episodio mi sembra indichino un tasso di morbosità un po' troppo
alto". Valentini è però interessato al discorso
sull'eventuale abolizione della pubblicità dalle tre reti pubbliche e della
conseguente tassazione sulle private (che si spartirebbero una non indifferente
torta di inserzioni). A quel punto, domanda, non ci sarebbe spazio per un po'
di cultura? "Sì, certo - ha aggiunto -. Se ne parlò in un convegno nel
1996, presente Enzo Siciliano, allora presidente Rai,
e anche lei, dottor Valentini. Allora la proposta era
così congegnata: mille ore di trasmissione svincolate dall'Auditel e destinate
a prodotti, per l'appunto culturali". E perché non se ne fece niente?
"Ma Siciliano ci provò anche; e fu bruciato proprio perché i dati Auditel
non tornavano. La logica della televisione resta quella". Al presidente di
Mediaset viene chiesto se ritiene che la Tv
generalista sia destinata a scomparire: "Insomma - spiega ancora
Confalonieri - abbiamo sì presentato tre nuovi canali digitali terrestri e
credo che quello possa essere il futuro della tv. Si dice: ogni spettatore si
farà il suo palinsesto da sé, è una frase fatta, ma corrisponde abbastanza al
vero. Qui e ora, però, la Tv generalista rappresenta ancora oltre l'80 per
cento del mercato e su questa lavoriamo". Una conversazione amabile,
svolta di fronte a una platea gremita anche di ospiti illustri: da Maria
Gabriella di Savoia, madrina del premio, al presidente Claudio Scajola e a 2
vescovi: Alberto Maria Careggio, titolare della
diocesi di Ventimiglia-Sanremo, e Vittorio Lupi, che
sarà ordinato vescovo di Savona-Noli il 27 gennaio
prossimo.
( da "Repubblica, La" del
21-01-2008)
Spettacoli A Sanremo il presidente Mediaset
discute il "modello Sarkozy" Tv pubblica
senza spot Confalonieri: si può fare SANREMO - La televisione pubblica e senza
pubblicità, secondo il "modello Sarkozy",
finanziata con una nuova tassazione degli spot delle Tv commerciali, magari con
più spazio per trasmissioni di cultura, non spiace al presidente di Mediaset
Fedele Confalonieri. Ne ha parlato ieri al Casinò di
Sanremo in un confronto con Giovanni Valentini alla
consegna del premio "Penna d'Oro": "La proposta del presidente
francese è interessante. Togliere la pubblicità dalla televisioni pubbliche e
tassare quella che rimane, naturalmente sulle private, non è impossibile. Se ne
può parlare: è un'idea da tarare sulla base delle differenze che esistono tra i
due sistemi: in Francia, intanto, le reti pubbliche sono soltanto due".
Differenza tutt'altro che incolmabile, sempre che nell'ordine il governo, il
Tesoro e la Rai vogliano affrontare la questione.
Piuttosto si aprirebbe un dibattito sul canone (se sono i privati a finanziare
la Tv pubblica, a chi va l'ex abbonamento Rai? E
perché?), mentre sull'aspetto fiscale a ben vedere la parola tasse non
dovrebbe, una volta tanto, spaventare: dipende quanto peserà sul fatturato, ma
con un mercato della pubblicità esclusivamente privato basterà sovraffollare i
programmi e saranno tutti soddisfatti: le concessionarie incasseranno di più,
lo Stato di conseguenza pure. Senza inserimenti pubblicitari, le reti Rai dovrebbero rivedere i palinsesti: rimarrebbe spazio per
la cultura, secondo un progetto avanzato una decina d'anni fa in un convegno
cui parteciparono lo stesso Valentini e Enzo
Siciliano, all'epoca al vertice di viale Mazzini. "Si parlò allora -
aggiunge Confalonieri - di mille ore svincolate dall'Auditel e destinate a
prodotti culturali. Non se ne fece nulla proprio perché i dati Auditel non
tornavano: la logica della televisione resta quella". (g.c.).
( da "Unita, L'" del
21-01-2008)
Stai consultando l'edizione del I non raccomandati
Maurizio Chierici Segue dalla Prima G ira l'Italia con le sue lezioni, due o
tre la settimana fino al prossimo autunno. Università e incontri pubblici,
lezione programmata tempo fa. Il destino l'ha fatta scivolare nei giorni del
caos. Gli ascoltatori arrivano stremati dalle voci che immalinconisco la
normalità nella quale tutti vorremmo rifugiarci. Invece ogni ora delusione
aumenta: signora Mastella agli arresti domiciliari mentre il marito, ministro
della Hiustizia, bombarda i magistrati responsabili
della retata in famiglia. Le sue mani tornano libere; il governo può tremare.
Ecco che Silvio Berlusconi (a giudizio: sregolatezza ragazze-Rai)
annuncia di voler tornare a Palazzo Chigi per salvare l'Italia dalle barbarie
dei magistrati. Che sono sempre "certi magistrati", per caso sempre
sventurati incaricati di controllare le carte dei giganti o dei nani politici
proclamati intoccabili dai loro clan. E poi l'applauso travolgente di palazzo
Madama mai tanto unito nell'assoluzione. E poi Cuffaro
condannato a cinque anni di galera eppure contento come un bambino promosso a
ottobre: aiutare un mafioso non vuol dire legami con la mafia organizzata.
Prende esempio dalla signora Mastella: non abbandonerà la poltrona. Il posto è
mio. La gente mi vota. Al tribunale degli elettori il giudizio finale. E le
ragazze che lo baciano e Casini che si complimenta. E poi l'allarme subliminale
che i giornali distribuiscono quando scelgono lo stesso titolo per la prima
pagina. "Così fan tutti". Uniformità che ricorda lo scoppio di una
guerra. Intanto le immondizie di Napoli sono sempre lì. Ruini beato fra gli
atei devoti esulta per i 200 mila fedeli arrivati in piazza San Pietro. Questa
la settimana degli spiriti confusi. Con un filo che riconduce ogni dissapore
alla sanità. Per caso si gira sempre attorno alla salute della gente, grande
industria nell'Italia mediterranea, ma non solo. Cuffaro
è medico e governa la Sicilia; il sindaco di Catania ha in cura Berlusconi, Fortugno è stato ucciso mentre scavava negli intrighi di
una Asl calabrese. Anche noi giornalisti abbiamo le nostre colpe: non abbiamo
capito quando bisognava capire. Trent'anni fa i nostri libri e le nostre
inchieste portavano alla luce il legame baronale che eternava il potere delle
stesse famiglie nelle corsie degli ospedali. A Torino il grande Dogliotti passava il bisturi al professor Morino marito della figlia. Morino
aveva 28 anni ed eredita la cattedra del maestro schiacciando ogni concorrente.
Non è un esempio clamoroso, solo la prassi accettata in silenzio dagli esclusi
i quali speravano che la riforma sanitaria guidata dagli eletti dal popolo
finalmente tenesse conto in meriti e non solo le raccomandazioni. Ma il
familismo politico era in agguato e la politica non solo lo ha moltiplicato ma
ha aggregato appalti ed altri affari. Trent'anni dopo il bilancio scende ogni
mattina dai giornali: dalla mala sanità allo spintone dell'onorevole. Con
passaggi epocali nell'industria farmaceutica. Come mai i prezzi delle medicine
italiane a volte raddoppiano i prezzi delle farmacie francesi? Sul Servizio
farmaceutico nazionale ha governato per anni il professor Duilio Poggiolini. Storia dell'altro secolo che continua nel terzo
millennio: tangenti e amicizie avvolte nella P2. Quando arriva la polizia
scopre 39 miliardi di lire nascosti in banche compiacenti, e gli strapuntini
del salotto imbottiti di diamanti. Scandalo, ma i prezzi non cambiano. Poggiolini era amico del professor Francesco de Lorenzo,
liberale di grande famiglia napoletana: ministro dell'Ambiente e della Sanità,
sette anni e mezzo a Poggio Reale. La mano dei giudici era sembrata criminale:
una così brava persona... Francesco aveva un padre, Fernando de Lorenzo,
tessera P2. Presiedeva l'Ente nazionale previdenza e assistenza. Coi soldi
dell'ente ha comprato due hotel a Segrate e centinaia di appartamenti:
indovinate da chi? Ha affidato la gestione del teatro Manzoni all'astro
nascente dello spettacolo: Silvio Berlusconi, naturalmente P2. Il familismo
amorale nella società mediterranea ispira il saggio del sociologo americano
Edward Banfield, pubblicato dal Mulino a cura di
Domenico De Masi. "Il familismo è responsabile dell'inaffidabilità civile
di una certa Italia". Italia anni 70, venerabile Gelli in agguato.
Ascoltando le voci di questi giorni si ha l'impressione che il suo piano
Rinascita sia tutt'altro che superato. Decalogo P2: la magistratura deve essere
subordinata al potere politico. Abolizione del ruolo centrale della Rai. Tv via cavo impiantata a catena, ogni casa di ogni
città, in modo da controllare la pubblica opinione nel vivo del Paese. Immagino
l'impazienza dei reduci P2 nel riascoltare gli antichi comandamenti: ancora
quella vecchia storia! Ma è davvero vecchia? Gli spettatori accorsi ad
ascoltare la lezione di Colombo non hanno questa impressione. Colombo apre il
microfono e dialoga con Andrea Porcheddu, critico
teatrale. Comincia evocando Antigone: 2500 anni fa Sofocle la incarna nel
dissidio tra leggi morali non scritte ma eterne, e le leggi del sovrano,
dogmatiche nell'interpretare le abitudini del potere. Quand'è che una norma
viene riconosciuta iniqua? Ciascuno di noi - risponde Colombo - non importa
dove è nato, non importa come arriva, ha lo stesso diritto al lavoro, allo
studio all'assistenza e alla dignità civile. Non può essere scavalcato perché
privo di amicizie. La legge è giusta quando non rompe l'uguaglianza tra
cittadini attribuendo a tutti le stesse opportunità. Ma se ne tollera la
diversità può diventare iniqua. Purtroppo le nostre società sono organizzate in
piramidi gerarchiche. C'è chi comanda ed ha solo diritti; man mano si scende,
alla base della piramide restano solo i doveri. La legge è giusta se impedisce
le sperequazioni eppure ogni legge può essere ritorta da furbi, potenti,
ricchi, magari anche intelligenti, appollaiati al vertice. I pensieri della
gente che lo ascolta improvvisamente ondeggiano tra Parma e la Milano della
signora Moratti. Un'assonanza. Per ristabilire il diritto previsto dalla legge
italiana che ha ratificato la decisione Onu, l'Unicef, Cgil, Partito Democratico
ed ogni sinistra che non accetta soprusi, hanno difeso con la protesta i figli
degli emigranti clandestini. Don Luciano Scaccaglia
si è infuriato dall'altare perché un assessore sudafricano (Sudafrica prima di
Mandela) della giunta comunale della città aveva proibito gli asili nido agli
ultimi degli ultimi. E l'assessore si è dovuto arrendere. Questa volta le
piramidi provinciali non ce l'hanno fatta. La gente non ha dimenticato la
lezione amorosa di Mario Tommasini: per primo ha
permesso a Franco Basaglia di liberare i sepolti vivi
dai manicomi. E ha chiuso i brefotrofi restituendo ad una vita familiare i
piccoli dispersi nei lager della carità di mezza Italia. Più di mille senza
nome; li ha affidati a famiglie generose che hanno accettato un figlio in più
anche se negli anni cinquanta il pane era contato. Possibile che cinquant'anni
dopo la zona grigia di una città ricca si sia talmente ingrigita da accogliere
con indifferenza il progetto apartheid? La maggioranza silenziosa non ha aperto
bocca; altri lo hanno fatto, per fortuna. E la giunta si è arresa. Colombo non
segue la curiosità di chi ha voglia di spostare la sua analisi sulle cronache
vicine e lontane. Non crede nello scollamento tra cittadini e istituzioni ma
nello scollamento tra i cittadini e le leggi. Sono i cittadini a scegliere i
politici che sentono vicini al cuore. Ricorda come nel passato appena passato
ogni due anni venisse concesso il condono a centinaia di migliaia di
contribuenti che avevano imbrogliato. Capitali all'estero, guadagni nascosti
alle tasse, affari mascherarti nei labirinti di fiduciarie in maschera nei
paradisi fiscali. Ecco perché queste persone fanno riferimento alla gerarchia
più che alle norme da seguire. E la gerarchia si incarica di rappresentarli
ammorbidendo il fastidio delle norme. La costituzione precisa che siamo un
popolo di uguali con regole comuni, ma la comodità di farsi coprire le spalle,
o spalancare le ambizioni, può travolgere l'equità codificata. Ed è lo spazio
di scontro tra chi ha il dovere di applicare sanzioni ai trasgressori della
legge, e i vertici delle piramidi che difendono il diritto di non osservare le
leggi in certe circostanze . Bisogna dire che i non raccomandati raccolti in
teatro speravano in parole più dure. Nei giorni dello sfascio volevano essere
spiritualmente confortati per aver scelto la lealtà del cittadino normale. Ma
Colombo non si è liberato dalla pignoleria di magistrato: è un intellettuale
che usa le parole solo dopo averne collaudato l'autenticità. La sua storia è
una specie di storia dell'Italia nera: dal delitto Sindona, misteri banca
vaticana, scoperta della P2; dai miliardi che sfarfallavano sul metrò della
Milano da bere a Mani Pulite. Ha inseguito Previti e i suoi
miliardi nascosti nei passaggi svizzeri Mediaset. Fino al
1994, fino a quando Berlusconi non è diventato primo ministro, i politici
avevano rispettato l'indipendenza della magistratura. Ma nel '94 per Colombo e
gli scavatori di Milano cominciano i guai. Sei volte messo in croce dalle
indagini. Poteva succedere che le conclusioni fossero paradossali. Il
fastidio di una certa Roma politica voleva seppellire a tutti i costi quei
matti di Mani Pulite anche se il rapporto degli ispettori liberava i magistrati
da ogni sospetto. E la disperazione degli accusati che accusano diventava
surreale: se gli ispettori non hanno trovato niente è perché Colombo li ha
minacciati o intimiditi. Allora Colombo va a Roma. Pretende chiarimenti, tutti
scappano, nessuno chiede scusa. La gente lo ascolta in un silenzio rassegnato.
La constatazione dell'essere minoranza avvilisce mentre applaudono. Tornano a
casa confortati dal signore impegnato a resuscitare la cultura delle regole, ma
con la conferma che non tutti hanno voglia di una società trasparente. La
"modernità" dei prestigiatori assolve le trasgressioni e i magistrati
indifferente al censo degli indagati cominciano ad arrendersi. Si spengono le
luci del teatro si riaccende la Tv. Ruini commosso dopo il grazie di Benedetto
XVI. Dai colori della folla i politici escono angelicati. Borghezio Lega dura
non ha dubbi: il Papa day è la risposta alle forze
occulte che tramano contro la libertà. Più in là aspetta l'intervista Fabrizio Cicchitto, spalla di Bondi in Forza Italia, vecchia tessera
P2. mchierici2@libero.it.
( da "Giornale.it,
Il"
del 21-01-2008)
Martelli: "Peggio che la prima Repubblica..."
di Giancarlo Perna - lunedì 21 gennaio 2008, 07:00
"Di che vivi?", chiedo. "Sono un pensionato della Camera, del
Parlamento europeo e - essendo stato previdente - ho anche una pensione
integrativa". "Fai il giornalista e lavori in tv". "Ho una
rubrica su Oggi e ho appena concluso un ciclo radiofonico sulle mie esperienze
politiche". "Lavori bipartisan per Rai e Mediaset". "In Rai, faccio fatica. Non ho padrini e
sono ingombrante". "Ce l'hanno ancora con te per quello che
eri?". "Da politico ho polemizzato duramente con Andreotti, De Mita,
Berlinguer. Chi stimava costoro, non me lo perdona. A Mediaset è più
semplice". "Come Irene Pivetti: da politico a divo tv",
dico. "Un'inutile crudeltà, la tua. Hai visto Bisturi, lo show di
Pivetti?". "No". "Ecco perché fai impunemente paragoni. Non
c'entriamo niente. Lei ha avuto una vampata politica, ora ha una vampata in tv.
Io politica l'ho fatta per 25 anni, dalla gavetta". "Pigro come sei,
come fai a fare il giornalista?". "Dormo sette ore, come tutti. Mi
alzo alle undici, perché vado a letto alle tre di notte. Così dall'età di 17
anni, per un colpo di sole mal curato". "Un colpo di sole?".
"Mi addormentai in barca sul Lago di Varese. Al risveglio avevo le
convulsioni. I medici mi dettero psicofarmaci in dosi sbagliate. Da allora, ho
un'ansia di ingresso nel sonno. Mi devo spossare fino a notte inoltrata, poi
dormo per sfinimento". In altri tempi l'avrei presa per la classica palla martelliana, destinata ad alimentare la sua leggenda. Ma
Claudio, oggi, non sembra più il paravento di un tempo. È un uomo ammaccato che
si è ricongiunto con l'età anagrafica. Che impressione fa l'Italia da Berlino?
"Coincide con l'immondizia napoletana. La lunga incuria e l'incapacità di
risolvere. A Berlino ci sono quattro multinazionali dei termovalorizzatori".
E allora? "Il professor Prodi prenda l'aereo, stipuli un contratto e
raddoppi gli impianti, invece di restare inerte, costringendo i militari alla
raccolta". Morale? "Qual è la malattia di questo Paese? Solo a tratti
ha un colpo di reni ed esce all'aria aperta".
( da "Giornale.it,
Il"
del 21-01-2008)
Martelli: "Peggio che la prima Repubblica..."
di Giancarlo Perna - lunedì 21 gennaio 2008, 07:00
"Di che vivi?", chiedo. "Sono un pensionato della Camera, del
Parlamento europeo e - essendo stato previdente - ho anche una pensione
integrativa". "Fai il giornalista e lavori in tv". "Ho una
rubrica su Oggi e ho appena concluso un ciclo radiofonico sulle mie esperienze
politiche". "Lavori bipartisan per Rai e Mediaset". "In Rai, faccio fatica. Non ho padrini e
sono ingombrante". "Ce l'hanno ancora con te per quello che
eri?". "Da politico ho polemizzato duramente con Andreotti, De Mita,
Berlinguer. Chi stimava costoro, non me lo perdona. A Mediaset è più
semplice". "Come Irene Pivetti: da politico a divo tv",
dico. "Un'inutile crudeltà, la tua. Hai visto Bisturi, lo show di
Pivetti?". "No". "Ecco perché fai impunemente paragoni. Non
c'entriamo niente. Lei ha avuto una vampata politica, ora ha una vampata in tv.
Io politica l'ho fatta per 25 anni, dalla gavetta". "Pigro come sei,
come fai a fare il giornalista?". "Dormo sette ore, come tutti. Mi
alzo alle undici, perché vado a letto alle tre di notte. Così dall'età di 17
anni, per un colpo di sole mal curato". "Un colpo di sole?".
"Mi addormentai in barca sul Lago di Varese. Al risveglio avevo le
convulsioni. I medici mi dettero psicofarmaci in dosi sbagliate. Da allora, ho
un'ansia di ingresso nel sonno. Mi devo spossare fino a notte inoltrata, poi
dormo per sfinimento". In altri tempi l'avrei presa per la classica palla martelliana, destinata ad alimentare la sua leggenda. Ma
Claudio, oggi, non sembra più il paravento di un tempo. è un uomo ammaccato che
si è ricongiunto con l'età anagrafica. Che impressione fa l'Italia da Berlino?
"Coincide con l'immondizia napoletana. La lunga incuria e l'incapacità di
risolvere. A Berlino ci sono quattro multinazionali dei termovalorizzatori".
E allora? "Il professor Prodi prenda l'aereo, stipuli un contratto e
raddoppi gli impianti, invece di restare inerte, costringendo i militari alla
raccolta". Morale? "Qual è la malattia di questo Paese? Solo a tratti
ha un colpo di reni ed esce all'aria aperta".
( da "Messaggero, Il" del
21-01-2008)
Eterà, a
meno che l'offerta non sia a prezzi da saldo, l'acquisto dei diritti tv del
campionato di calcio "in differita", cioè coi gol trasmettibili dalle
( da "Affari Italiani
(Online)" del 21-01-2008)
Lunedí
21.01.2008 11:15 --> Rai/ Inchiesta sulle soubrette: chiesto il rinvio a
giudizio per Berlusconi La telefonata/ "Non
capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!". Il colloquio Saccà-Berlusconi Silvio, Saccà e le attrici. La telefonata dell'accusa.
Intercettazioni nell'inchiesta per corruzione Il portavoce dell'ex-Capo dello
Stato Sen. Francesco Cossiga rende noto che "il senatore a vita, per
solidarietà con Silvio Berlusconi, si è autodenunciato
presso il competente Comando territoriale dell'Arma dei Carabinieri per i reati
di corruzione e concussione a motivo di raccomandazione da lui fatte ai
dirigenti della RAI, tra cui le più importanti quelle fatte a favore delle
giornaliste signora Federica Sciarelli e Donna Bianca
Berlinguer, patrizia sarda della nobiltà sardo-catalana. Il testo
dell'autodenuncia sarà noto più tard".
"Quando ero sottosegretario alla Difesa, e allora i sottosegretari
contavano e io contavo di più perché avevo la delega per l'Intelligence e
l'Arma dei Carabinieri, ho raccomandato Peppino Fiori l'ho fatto assumere alla
Rai a Cagliari e poi l'ho fatto trasferire quando ero ministro". Lo dice
il Presidente emerito della Repubblica, senatore a vita Francesco Cossiga, a
'panorama del giorno' di Maurizio Belpietro
(canale5). Alla domanda: è andato ad autodenunciarsi? Cossiga risponde:
"Io volevo andare ma sono venuti loro. Mi sono denunciato per i reati che
sono stati denunciati a Silvio Berlusconi. Mi sono
denunciato per i reati di concussione e corruzione. In un caso credo che sia
ormai prescritto...". Francesco Cossiga prosegue dicendo: "Poi ho
raccomandato la signora Federica Sciarelli perché le
aumentassero lo stipendio e donna Bianca Berlinguer, patrizia sarda della
nobiltà sardo-catalana, perché non la lasciassero in quel posto con un incarico
direttivo". L'audio dell'intercettazione della conversazione tra Agostino Saccà e Silvio Berlusconi (Da
l'Espresso) --> pagina successiva >>.
( da "Denaro, Il" del
21-01-2008)
Italia La Procura di Napoli: Rai, Berlusconi
vada a giudizio La Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per Silvio
Berlusconi nell'ambito dell'inchiesta sulle
segnalazioni a favore di cinque attrici fatte dal leader di Forza Italia al
presidente di Rai Fiction Agostino Saccà. A Berlusconi è contestato il reato di corruzione. Una costola
della stessa inchiesta è stata trasferita a Roma per competenza. E' la parte
più "politica" che riguarda i presunti tentativi del cavaliere di
conquistare nuovi senatori per la sua maggioranza nelle settimane precedenti il
voto sulla Finanziaria. L'ipotetica campagna acquisti, fallita, ha riguardato
qualche senatore indeciso sul fatto di continuare a dare appoggio al governo
Prodi. Berlusconi è indagato di corruzione in concorso con Saccà per cui è già stato chiesto il giudizio. Il Pm Vincenzo Piscitelli contesta il reato di corruzione in quanto Saccà avrebbe favorito le attrici "raccomandate" per la loro
partecipazione a fiction televisive in cambio della promessa di un sostegno,
da parte dell'ex premier, alle sue future attività private. L'indagine si basa
su intercettazioni telefoniche sulle utenze di Saccà.
del 19-01-2008 num.
( da "Opinione, L'" del
21-01-2008)
Oggi è Lun, 21 Gen 2008 Edizione 13 del 21-01-2008 Processo talpe alla
Dda, 5 anni al presidente della Sicilia. Esclusa l'aggravante di aver favorito
la mafia Cuffaro condannato, però resta al suo posto
Condannato sì, ma senza l'aggravante di aver favorito la mafia. E questa per
lui è già una vittoria. Il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, è stato condannato a 5 anni nel processo per le
'talpe' alla Dda di Palermo (i pm ne avevano chiesto 8). La terza sezione
penale del Tribunale di Palermo, presieduta da Vittorio Alcamo, ha escluso
l'aggravante di aver favorito la mafia, ma è stata applicata la pena accessoria
dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Salvatore Cuffaro
appena avuto lettura della sentenza nell'aula bunker di Pagliarelli
annuncia che non intende dimettersi. "E' stata una giornata drammatica,
difficile, ma mi conforta che ora tutti sanno che non ho favorito la mafia. So
che devo da domani mattina di buon'ora ora come sempre incontrerò la gente e
alle 8 devo sedermi al mio tavolo di lavoro perché la Sicilia ha bisogno di un
presidente che la faccia crescere", dice Cuffaro,
che aggiunge: "Assieme ai miei avvocati leggeremo la sentenza e
ricorreremo in appello perché anche questi residui capi di accusa possano
essere spigati alla corte di appello che ci giudicherà". Alle lettura del
verdetto, si sono scatenati i commenti politici. Dall'appoggio del leader
dell'Udc, Pieferdinando Casini ("Abbiamo sempre
saputo che Cuffaro con la mafia non ha nulla a che
fare, sono certo che in appello cadranno anche queste altre accuse che in primo
grado si sono manifestate", al coordinatore nazionale dei Verdi, Massimo Fundarò, che, invece, dichiara: "Cuffaro
è riuscito a peggiorare l'immagine della Sicilia in tutto il mondo, dando vita
al cuffarismo. Adesso sappiamo anche che si è
trattato di autentico malaffare, un arretramento rispetto a quello che viene
sia dalla società civile, sia da quell'imprenditoria sana che vuole tenersi
lontana dai ricatti mafiosi. La Sicilia merita una stagione diversa. Cuffaro si dimetta". Palazzo Chigi non commenta,
affidandosi a un laconico "piena fiducia nella magistratura". Ma ieri è stata anche la giornata del rinvio a giudizio di Berlusconi sul caso Saccà. La procura della Repubblica di Napoli ha chiesto il rinvio a
giudizio del Cavaliere a seguito dei colloqui telefonici intercorsi tra il
leader di Forza Italia e Agostino Saccà, direttore
di Raifiction, durante i quali aveva segnalato al
direttore di Rai fiction cinque attrici. L'ipotesi di reato è corruzione
in concorso con Saccà (che si è autosospeso dalla
carica in Rai il 13 dicembre scorso) per il quale il rinvio a giudizio era
stato già chiesto dalla procura di Napoli nei giorni scorsi. Secondo il pm
Vincenzo Piscitelli il reato di corruzione sarebbe
contestabile in quanto Saccà avrebbe favorito le
attrici segnalate per agevolare la loro partecipazione a fiction televisive.
"Spero che si vada presto al voto e gli italiani ci diano una maggioranza
sufficiente a poter fare una riforma in profondità della giustizia e della magistratura",
è il commento del Cavaliere appena avuto notizia del rinvio a giudizio.
( da "Opinione, L'" del
21-01-2008)
Oggi è Lun, 21 Gen 2008 Edizione 13 del 21-01-2008 Titanic tricolore Il
naufragio della politica di Francesco Blasilli La
nave prodiana naviga in acque sempre più difficili.
Anche perché oramai è ridotta ad una zattera. E se non sono bastate le
mareggiate napoletane, quelle ceppaloniche e quella
vaticane a farla affondare, adesso deve fare attenzione ai pirati che
imperversano lungo il Tevere e si preparano all'assalto di palazzo Chigi. C'è
la banda di Unabombeur (al secolo quelli di ciò che
resta dell'Udeur) che ha minato la stiva prodiana e
minaccia di dar fuoco alle micce nella giornata di lunedì. Facile che sarà
così, perché Fabris ? promosso sul campo capo di Unabombeur
? pretende decisamente troppo. Non solo per Di Pietro (che in un momento di
bontà, ha detto di non sentirsi "nemico" di Mastella, salvo poi
tornare a randellare), ma anche per i comunisti italiani ai quali sembra
"davvero improponibile che si chieda di votare anche un attacco alla
magistratura", come sottolinea il vicecapogruppo
del Pdci alla Camera Elias Vacca. "Non vorrei ? ha aggiunto il
parlamentare dei Comunisti italiani - che si stesse cercando un pretesto per
rompere tutto". Eccola la chiave di lettura più probabile. Ed allora
quanta fatica sprecata per il povero Prodi, aggrappato con tutte e due le mani
al timone della sua barca. Unabombeur, chiedendo
"una totale condivisione", ha firmato al condanna a morte di Prodi:
"Se Fabris dice che esige che si voti sulla relazione che Mastella ?
spiega il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi - ha depositato in Parlamento noi siamo d'accordo,
l'avremmo già votata. Ma se invece si riferisce a quello che ha detto in Aula
il ministro, allora domando: come possiamo votare a favore di qualcosa che lo
stesso ministro, il giorno dopo, ha spiegato di aver detto spinto dalla forte
emotività dovuta al momento". Ma non c'è solo la banda di Unabombeur ad infestare i mari italiani, c'è anche la banda
dei magistrati che dopo un po' di divagazioni verso sinistra, ha deciso di
tornare al suo obiettivo principale: Silvio Berlusconi.
La Procura della Repubblica di Napoli infatti ha chiesto il rinvio a giudizio
per il Cavaliere nell'ambito dell'inchiesta sulle segnalazioni a favore di cinque attrici fatte dal leader di Forza Italia al presidente di
Rai Fiction Agostino Saccà. Il reato contestato? Corruzione. Cosa forse più comica di
Mastella che concute Bassolino. Stesso discorso fatto
per il Guardasigilli: ma i giudici di Napoli non avevano proprio nulla di più
serio da fare? Forse no, ma stavolta la nave da attaccare è ben più solida
della zattera prodiana. Il catamarano azzurro,
ben rodato da precedenti esperienze elettorali, è arrivato spedito da Antigua
con capitan Silvio che se ne frega (definendo l'inchiesta "ridicola e
inesistente") e passa all'attacco - in solitaria, senza alcuna banda di
supporto - del super vascello veltroniano, che inizia
ad aver più di qualche falla. A chi gli chiedeva se confidasse in una risposta
affermativa del sindaco di Roma al suo appello contro la "bozza
Bianco", il Cavaliere ha detto: "Non lo so, me lo auguro. Tuttavia
ricordo che questa è una buona legge elettorale e in una settimana Camera e
Senato possono portare il premio di maggioranza da regionale a nazionale e
quindi potremmo avere una legge assolutamente efficiente". Alle urne,
ciurma. Senza alcun governo istituzionale per il quale "non c'è
spazio" perché "sarebbe conveniente per il Paese. Deve esserci un
governo nuovo che cambi i fondamenti del suo agire e che porti l'Italia fuori
da questa situazione". E ai più attenti osservatori non sarà sicuramente
sfuggito che mentre capitan Silvio pronunciava queste parole dal ponte di
comando, una piccola barca a vela affiancava il catamarano azzurro: alla guida
c'era un signore con i baffi ed un ampio sorriso sotto di essi. Chi ha smesso
di ridere da un pezzo, invece, è sempre Prodi che ? semmai riuscisse a
disinnescare le bombe dell'Udeur ? dovrebbe fare i conti con la banda della Cdl
che, incredibilmente, potrebbe tornare ad assaltare compatta il nemico in
occasione del voto di sfiducia a Pecoraro Scanio del prossimo 23 gennaio. Il
condizionale è d'obbligo, perché per un analogo procedimento su Bassolino hanno
già dimostrato di essere diventati una "banda del buco". Comunque se,
come sembra, ritrovassero l'unità, facile che ? contando su appoggi di bande
rivali ? otterrebbero la testa del ministro all'Ambiente. A quel punto per
Prodi, con un ministro indagato ed un altro sfiduciato, sarebbe veramente
difficile rimanere al timone della nave. Potrebbe buttarla sul ridere e puntare
su un "bi-interim", diretto successore della "bi-zona"
predicata da mister Oronzo Canà,
alias Lino Banfi, nel film cult "L'allenatore nel pallone". Ma
sarebbe una cosa decisamente poco seria anche per uno come il Mortadella. Uno
dei pochi a rimanere seri, e lucidi, è invece il senatore del Pd Antonio Polito
che mette in guardia i suoi colleghi: "Se la maggioranza darà la sua
solidarietà a Mastella, indagato per concussione per aver raccomandato qualche
primario, sarà difficile non estenderla anche a Berlusconi,
rinviato a giudizio per corruzione per aver raccomandato qualche attrice".
Per Prodi ci vorrebbe giusto una bella mozione a favore del Cavaliere votata
dalla Cdl e da una parte del Pd. Sarebbe la ciliegina della torta su un
naufragio perfetto. A margine di un tranquillo venerdì di paura, poi, si
registra anche la condanna a cinque anni per il presidente della Regione
Sicilia Totò Cuffaro. Sì, noi italiani navighiamo
decisamente in acque difficili. La nostra flotta imbarca acqua da tutte le
parti. Molto meglio il Titanic, almeno lì ? mentre affondavano - sentivano
l'orchestrina suonare. Qui, al massimo, sentiamo la puzza di mondezza. E un
anziano veterocomunista che, dall'alto del Colle, canticchia stancamente:
"finché la barca va, lasciala andare".
( da "Websim" del
21-01-2008)
NOTIZIE FLASH 21 Gennaio 08 ora 15:30 Rai, procura
Napoli invia carte su Berlusconi a Roma ROMA, 21 gennaio (Reuters) - La
procura di Napoli, che nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio
dell'ex premier Silvio Berlusconi, ha inviato
l'incartamento ai colleghi romani che apriranno un fascicolo e valuteranno
quali reati siano eventualmente ipotizzabili, riferiscono fonti giudiziarie.
Sabato la procura partenopea ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio
per corruzione del leader di Forza Italia, che avrebbe
segnalato cinque attrici al presidente di Rai Fiction Agostino Saccà. Per lo stesso Saccà, che si è autosospeso dalla
carica in Rai il 13 dicembre scorso, è stato chiesto il rinvio a giudizio con
l'accusa di corruzione, con l'ipotesi che abbia favorito le cinque donne. Berlusconi e Saccà hanno respinto le accuse. I pm napoletani ipotizzano che Saccà si sia "inserito illecitamente" nella
formazione di cast di produzioni tv per la Rai, favorendo alcune attrici
"segnalate" in cambio della promessa di un sostegno alle sue future
attività private da parte dell'ex premier. Alla fine dello scorso anno, il
gruppo Espresso pubblicò l'intercettazione di una conversazione telefonica tra
lo stesso direttore di RaiFiction e Berlusconi, in cui si sentiva l'ex premier segnalare per un
casting due persone, per favorire un politico non meglio precisato con cui
stava cercando di ottenere una maggioranza in Senato. Saccà
ha presentato attraverso il suo avvocato una denuncia per calunnia, allo stato
contro ignoti. Berlusconi ha invece definito "un
attacco violento" la pubblicazione della conversazione e presentato un
esposto al Garante della privacy che ha chiesto informazioni ai magistrati
partenopei. ((Redazione General News Roma +3906
85224380, fax +3906 8540860, italy.online@news.reuters.com)).
( da "Reuters
Italia" del 21-01-2008)
ROMA (Reuters) - La procura di
Napoli, che nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex premier
Silvio Berlusconi, ha inviato l'incartamento ai
colleghi romani che apriranno un fascicolo e valuteranno quali reati siano
eventualmente ipotizzabili, riferiscono fonti giudiziarie. Sabato la procura
partenopea ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione del
leader di Forza Italia, che avrebbe segnalato cinque
attrici al presidente di Rai Fiction Agostino Saccà. Per lo
stesso Saccà, che si è autosospeso dalla carica in Rai il 13 dicembre scorso,
è stato chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di corruzione, con l'ipotesi
che abbia favorito le cinque donne. Berlusconi e Saccà hanno respinto le accuse. I pm napoletani ipotizzano che Saccà si sia "inserito illecitamente" nella
formazione di cast di produzioni tv per la Rai, favorendo alcune attrici
"segnalate" in cambio della promessa di un sostegno alle sue future
attività private da parte dell'ex premier. Alla fine dello scorso anno, il
gruppo Espresso pubblicò l'intercettazione di una conversazione telefonica tra
lo stesso direttore di RaiFiction e Berlusconi, in cui si sentiva l'ex premier segnalare per un
casting due persone, per favorire un politico non meglio precisato con cui
stava cercando di ottenere una maggioranza in Senato. Saccà
ha presentato attraverso il suo avvocato una denuncia per calunnia, allo stato
contro ignoti. Berlusconi ha invece definito "un
attacco violento" la pubblicazione della conversazione e presentato un
esposto al Garante della privacy che ha chiesto informazioni ai magistrati
partenopei.
( da "Virgilio Notizie" del 21-01-2008)
21-01-2008 15:19 Nel fascicolo coinvolto anche un
commercialista milanese Roma, 21 gen. (Apcom) - Gli
atti trasmessi a Roma dalla Procura di Napoli riguardano anche il ruolo svolto
da un commercialista milanese, Pietro Pilello, che
avrebbe contattato il senatore italo-australiano Randazzo nell'ambito di quella che alcuni organi di stampa
hanno denominato, meno di un mese fa, come 'campagna acquisti del
centrodestra'. La Procura di Napoli nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a
giudizio dell'ex direttore di Raifiction, Agostino Saccà, e dello stesso Berlusconi, in merito ad uno dei
filoni dell'inchiesta, per una ipotesi di corruzione, che riguarda la
promozione di cinque giovani attrici (Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Vittoria Ferranti, e Eleonora Gaggioli), che avrebbero dovuto lavorare con l'azienda di
viale Mazzini. L'inchiesta, che era coordinata a Napoli dal pm Vincenzo Piscitelli, si basa su una serie di intercettazioni
telefoniche effettuate sulle utenze di Saccà.
( da "Italia Sera" del
21-01-2008)
Politica Interna Commemorato ieri ad Hammamet il leader
dei socialisti italiani Craxi, l'omaggio si rinnova Un centinaio di persone ha
partecipato ieri mattina alla commemorazione di Bettino Craxi nel cimitero
cattolico di Hammamet, ai piedi della Medina. Il primo Presidente del Consiglio
socialista morì otto anni fa nella sua casa in Tunisia. Alla celebrazione hanno
partecipato, fra gli altri, la moglie Anna, i figli Stefania e Vittorio,
l'europarlamentare Battilocchio ed i consiglieri
regionali Chieffallo e Robilotta.
Sulla tomba sono state depositate corone di garofani rossi, una delle quali è
stata inviata dal Presidente tunisino Ben Alì. Stefania Craxi ha ringraziato
coloro che sono giunti fino ad Hammamet per porgere un omaggio alla tomba del
padre. "Nonostante quest'anno non avessimo organizzato nulla di ufficiale
- afferma Stefania - molti hanno voluto spontaneamente essere presenti. Alla
fine eravamo parecchi. Li ringrazio per la loro presenza. Ringrazio anche il
Presidente Ben Alì ed il popolo tunisino tutto che anche oggi hanno rinnovato
il loro spirito di amicizia verso Craxi e la sua famiglia"."L'ottavo
anniversario della scomparsa di mio padre - afferma Vittorio Craxi - cade in un
momento assai significativo per il nostro Paese e lo rende una volta di più un
evento non riservato soltanto a familiari, amici e compagni, ma una occasione
di riflessione per l'intera comunità politica e nazionale. La sua morte
prematura, nelle condizioni che tutti ricordano, interroga ancora le nostre
istituzioni circa il perverso rapporto tra la politica ed il sistema
giudiziario, tra l'esigenza di modernizzare il Paese, che egli seppe
rappresentare in un momento difficile, ed i gravi ritardi istituzionali di cui
ancora oggi l'Italia soffre. Avevamo da sempre auspicato che non accadesse ad
altri quello che è accaduto a Craxi ed ai socialisti - prosegue il figlio Vittorio
- le vicende di questi giorni purtroppo smentiscono quell'auspicio. Un
ringraziamento va a tutti gli italiani ed i socialisti presenti in questa
occasione. Ringrazio il Partito Socialista e Enrico Boselli che hanno voluto
testimoniare la continuità politica attraverso una bella immagine di mio padre
che campeggia sui muri delle nostre città. Infine, un grazie al Presidente
della Repubblica di Tunisia Ben Alì che ha voluto con una corona di fiori
testimoniare il legame profondo fra l'Italia e la Tunisia, che passa attraverso
la figura di Bettino Craxi". Poi dall'Italia il riconoscimento di un
socialista storico come Fabrizio Cicchetto: ''La storia di Bettino Craxi è una
conferma dell'arbitrarietà della vita politica italiana. 'Mani pulitè colpì in modo discriminato e selettivo: Fiat, Cir, Mediobanca, sinistra Dc, uno dei due presidenti
dell'Iri (cioè Romano Prodi dopo l'unico intervento garantista dell'allora
Presidente della Repubblica Scalfaro, mentre l'altro presidente dell'Istituto,
Nobili, si fece alcuni mesi di galera, salvo poi essere assolto in giudizio), Pci-Pds-Ds furono risparmiati. Quel salvataggio giudiziario
-aggiunge- ha marcato nel profondo la vita politica italiana: le forze
politiche e finanziarie 'salvatè hanno dato vita al
centrosinistra prima, al Pd poi. Quel salvataggio in parte continua: pensiamo a
cosa sarebbe successo in Campania adesso qualora al posto di Bassolino ci fosse
un esponente del centrodestra; invece la magistratura
napoletana è stata velocissima nell'occuparsi di Saccà e Berlusconi". Cicchitto si sofferma su una
serie di temi che furono anticipati da Craxi: ''Tante cose che poi sarebbero
diventate di senso comune furono anticipate: il recupero del riformismo (che
nel Pci-Pds fu una 'parolaccià
fino agli anni '90), l'analisi sul carattere totalitario dell'Urss,
l'economia di mercato, il rinnovamento del sindacato, il rapporto positivo con
il mondo cattolico (il laicismo dei socialisti non fu mai devoto, ma nemmeno
anticlericale) che portò Craxi Presidente del Consiglio a riscrivere con la
Santa Sede la nuova edizione del Concordato". Edizione n. 815 del
21/01/2008.
( da "Affari Italiani
(Online)" del 21-01-2008)
Lunedí
21.01.2008 11:15 --> Sono arrivati a Roma gli atti relativi all'inchiesta di
Napoli che vede indagato Silvio Berlusconi per i
presunti tentativi di "conquistare" senatori della maggioranza nelle
settimane precedenti il voto sulla Finanziaria. L'ipotesi è quella di aver
istigato alla corruzione i senatori Nino Randazzo e
Pietro Fuda, senatori del centrosinistra al fine di
farli passare nelle file dell'opposizione Rai/ Inchiesta
sulle soubrette: chiesto il rinvio a giudizio per Berlusconi La
telefonata/ "Non capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!". Il
colloquio Saccà-Berlusconi
Silvio, Saccà e le attrici. La telefonata dell'accusa. Intercettazioni
nell'inchiesta per corruzione Il portavoce dell'ex-Capo dello Stato Sen.
Francesco Cossiga rende noto che "il senatore a vita, per solidarietà con
Silvio Berlusconi, si è autodenunciato presso il competente
Comando territoriale dell'Arma dei Carabinieri per i reati di corruzione e
concussione a motivo di raccomandazione da lui fatte ai dirigenti della RAI,
tra cui le più importanti quelle fatte a favore delle giornaliste signora
Federica Sciarelli e Donna Bianca Berlinguer,
patrizia sarda della nobiltà sardo-catalana. Il testo dell'autodenuncia sarà
noto più tard". "Quando ero sottosegretario
alla Difesa, e allora i sottosegretari contavano e io contavo di più perché
avevo la delega per l'Intelligence e l'Arma dei Carabinieri, ho raccomandato
Peppino Fiori l'ho fatto assumere alla Rai a Cagliari e poi l'ho fatto
trasferire quando ero ministro". Lo dice il Presidente emerito della
Repubblica, senatore a vita Francesco Cossiga, a 'panorama del giorno' di Maurizio
Belpietro (canale5). Alla domanda: è andato ad
autodenunciarsi? Cossiga risponde: "Io volevo andare ma sono venuti loro.
Mi sono denunciato per i reati che sono stati denunciati a Silvio Berlusconi. Mi sono denunciato per i reati di concussione e corruzione.
In un caso credo che sia ormai prescritto...". Francesco Cossiga prosegue
dicendo: "Poi ho raccomandato la signora Federica Sciarelli
perché le aumentassero lo stipendio e donna Bianca Berlinguer, patrizia sarda
della nobiltà sardo-catalana, perché non la lasciassero in quel posto con un
incarico direttivo". L'audio dell'intercettazione della conversazione tra
Agostino Saccà e Silvio Berlusconi
(Da l'Espresso) --> pagina successiva >>.
( da "Virgilio Notizie" del
21-01-2008)
21-01-2008 16:14 Su 'compravendita senatori', tranche
inchiesta caso Sacca' (ANSA) - ROMA, 21 GEN - Sono arrivati alla procura di
Roma gli atti dell'inchiesta napoletana sulla cosiddetta 'compravendita dei
senatori' per conto del Cavaliere. L'indagine costituisce una tranche
dell'inchiesta sulle segnalazioni a favore di 5 attrici fatte da Berlusconi a Sacca' e culminata nella richiesta di rinvio a
giudizio di entrambi. Berlusconi era stato indagato a
Napoli per la presunta istigazione alla corruzione. Nella vicenda e' coinvolto
anche un commercialista milanese, Pietro Pilello.