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Report "Giustizia"  11-17 luglio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Un sistema nel mirino della magistratura ( da "Trentino" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: prima dello stop imposto dalla magistratura contabile erano arrivati i dubbi della Corte costituzionale. E la stessa Corte dei conti, poche settimane fa, nell'approvare il bilancio della Provincia, aveva comunque sventolato un cartellino giallo proprio in tema di appalti pubblici. Se la vecchia regola poliziesca dice che tre indizi fanno una prova, qui il bonus è stato raggiunto.

Servizi in libero mercato ( da "Italia Oggi" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 09 riprendendo il consolidato orientamento della Corte costituzionale.E, così come quello della magistratura italiana, anche l'orientamento europeo non lascia spazio a dubbi: la limitazione delle esclusive, specie quando sono inutili o addirittura ingiustificate, è un passaggio fondamentale per l'apertura dei mercati comunitari alla libera concorrenza.

LA GIACCA DEL PRESIDENTE ( da "Unita, L'" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Soltanto un ripensamento delle garanzie costituzionali nel loro complesso (che comprenda anche nuove vie d'accesso alla Corte costituzionale da parte delle minoranze parlamentari) può alleggerire il compito immane che oggi grava sul Presidente e contribuire a preservare la legalità costituzionale dalle aggressioni alle quali è sempre più sottoposta.

precari poste, stop all'assunzione doppia aliquota per lo scudo fiscale - roberto petrini ( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: fronte alla sentenza della Corte Costituzionale dei giorni scorsi sui precari delle Poste e di altre società: la sentenza della Consulta ha dichiarato illegittimi i ristori monetari per i contratti irregolari dei precari e ha aperto le porte all´assunzione. L´emendamento del governo dovrebbe impedire le assunzioni per evitare che si scarichi un peso eccessivo sul bilancio delle Poste.

Prima casa, riacquisto in regola ( da "ItaliaOggi7" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 24 autore: di Massimiliano Tasini La Corte costituzionale con ordinanza salva i limiti del Testo unico imposta di registro Prima casa, riacquisto in regola Sono legittime le restrizioni per fruire delle agevolazioni È legittima la previsione del Testo Unico dell'imposta di registro in materia di riacquisto della prima casa.

Brevetti e design, tutele rafforzate ( da "ItaliaOggi7" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che tale riforma non vada necessariamente considerata come un rimedio idoneo da parte della Corte Giustizia.Appello. Altra norma che si pone in parziale contrasto con la recente giurisprudenza di Corte costituzionale è quella che prevede che le cause iniziate in primo grado presso giudici non specializzati possano essere decise in sede appello invece dalle sezioni specializzate.

I tre giorni che salvarono il Cav. Ora non resta che il lodo Alfano ( da "Riformista, Il" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: E la pubblicazione di altre foto da villa Certosa è quasi scontata. Ma chi conosce bene i piani di Berlusconi assicura che è già concentrato a evitare la vera nuova scossa, anzi the big one: il pronunciamento della Corte costituzionale sul lodo Alfano, previsto in ottobre. Stefano Cappellini 11/07/2009

Bonaretti replica a Cataliotti e Baldi ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Infine segnalo che non è certo il sottoscritto a far intendere dubbi di costituzionalità sul patto, ma la ben più autorevole Corte dei Conti della Lombardia che ha già sollevato ricorso in modo formale presso la Corte Costituzionale». Mauro Bonaretti Direttore generale Comune Reggio Emilia

SI TORNA a parlare di un registro per il testamento biologico, esploso dopo il ca... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per i promotori il registro dovrebbe contenere anche le indicazioni sulla rinuncia all'idratazione e alimentazione artificiale: avrebbe quindi un valore politico e dovrebbe servire anche a impugnare l'eventuale nuova legge davanti alla Corte costituzionale. Per una delibera di iniziativa popolare, secondo il regolamento comunale, servirebbero 2 mila firme.

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per i promotori il registro dovrebbe contenere anche le indicazioni sulla rinuncia all'idratazione e alimentazione artificiale: avrebbe quindi un valore politico e dovrebbe servire anche a impugnare l'eventuale nuova legge davanti alla Corte costituzionale. Per una delibera di iniziativa popolare, secondo il regolamento comunale, servirebbero 2 mila firme.

Casini: mai giuste le pressioni E così l'Idv infanga l'Italia ( da "Corriere della Sera" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi sul lodo Alfano e sul nostro Paese per «ripristinare i principi di libertà democratica ». Non si può tirare la giacca della Corte Costituzionale e invocarne l'imparzialità a giorni alterni, come sta facendo invece Di Pietro che prima sale in cattedra per biasimare la cena effettivamente inopportuna tra due giudici costituzionali ed il premier

a caposile un comitato rivuole i soldi versati per la depurazione ( da "Nuova Venezia, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ma una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 10 ottobre ha rimesso tutto in discussione, avendo dichiarato illegittimo gli articoli delle leggi del 1994 e del 2006, che prevedevano il pagamento della tariffa di depurazione anche in caso di mancato allacciamento agli impianti centralizzati.

Politica: I sindaci sanniti vogliono prendere posizione contro la legge elettorale regiona ( da "Sannio Online, Il" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha impugnata davanti alla Corte Costituzionale per farne dichiarare illegittime alcune disposizioni... Qualche mese fa il Consiglio regionale ha votato la nuova legge elettorale; il Governo, successivamente, l?ha impugnata davanti alla Corte Costituzionale per farne dichiarare illegittime alcune disposizioni.

E poi vengono utilizzate in Italia, magari proprio da quelli che le hanno incoraggiate, come strumen... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente della Repubblica e Corte Costituzionale inclusi, negandone sostanzialmente il carattere democratico, e demandando a entità poste al di fuori dei confini nazionali (entità per altro non meglio precisate) il compito di vigilare sulla Penisola. È un segno molto serio da un lato della crisi nella quale si dibatte l'opposizione,

Sempre in primo piano la questione della realizzazione della centrale Luminosa, con interventi del P... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: interpretazione data dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 6 del 13.1.2004, la menzionata "intesa" è da intendersi come "intesa forte" e pertanto imprescindibile per il rilascio dell'autorizzazione unica. Crediamo sia inequivocabile il ruolo che la Regione Campania è chiamata a svolgere nell'ambito di questa dannosa ed inutile realizzazione nell'

Barbagallo: ecco i suggerimenti sulle cose da fare alla Regione ( da "Sicilia, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sentenza della Corte Costituzionale n. 145/2008 sia stato riconosciuto il soddisfacimento di un diritto per tanto tempo disatteso. Si tratta di un esempio significativo del modo di operare di una classe dirigente che a parole si definisce autonomista e nella realtà non è in grado di far rispettare nemmeno le prerogative autonomistiche riconosciute dal massimo organismo giurisdizionale»

GIUSTIZIA: ALFANO, SU CSM ANCORA NESSUNA DECISIONE PRESA ( da "ITnews.it" del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract:

In arrivo lo scudo fiscale e la nuova tassa sull'oro ( da "Stampa, La" del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per far fronte alla Sentenza della Corte Costituzionale (che ha dichiarato illegittimi i ristori monetari per i contratti irregolari dei precari e ha aperto le porte all'assunzione) il governo potrebbe impedire le assunzioni per evitare un peso eccessivo sul bilancio delle Poste.

Il porta a porta di Tonino ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: costituzionalisti" e ricorda che il prossimo 6 ottobre la Corte Costituzionale italiana sarà chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del lodo. E siccome all'estero l'Italia piace sempre perché è terra di complotti e misteri, Tonino racconta la storia della cena a casa del giudice della Consulta, cui hanno partecipato anche Silvio Berlusconi e il ministro della Giustizia Angelino

la donna che difende i diritti degli ultimi - tiziana cozzi ( da "Repubblica, La" del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il parere della Corte costituzionale aprì altri due casi archiviati a Como e a Brescia: padri che dopo la nascita dei bambini in seguito a una procreazione eterologa avevano negato la paternità nonostante il consenso dato prima della nascita. Con la nostra battaglia si rese impossibile tornare così platealmente sui propri passi».

pensioni rosa, duello sacconi-brunetta - roberto petrini ( da "Repubblica, La" del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: arrivo della norma volta a disinnescare la sentenza della Corte costituzionale che garantiva l´assunzione ai precari delle Poste assunti irregolarmente. Tra le modifiche attese c´è l´ampliamento della platea interessata dalla detassazione per gli investimenti in macchinari della Tremonti-ter: potrebbero essere inseriti anche i capannoni, i computer e gli autocarri.

La nostra laicità va d'accordo con la Chiesa Ecco perché ( da "Riformista, Il" del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Guardi che anche il pronunciamento della Corte costituzionale ha sostanzialmente confermato che gli embrioni "prodotti" sono funzionali alla procreazione all'interno della coppia che li ha generati. Ha tolto la rigidità di determinarne a priori il numero, ma ha confermato la finalità.

Expo, ecco la legge ( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: non escludo il rinvio alla Corte costituzionale Expo, ecco la legge «taglia ricorsi» Il Tar non potrà sospendere i lavori. Il viceministro Castelli: superato il malvezzo di bloccare le opere Cambia la disciplina del Tar per i possibili ricorsi legati all'Expo. Le nuove norme dovrebbero assicurare «tempi dimezzati, congelamento delle sospensive,

( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: «Potrebbe esserci un rinvio alla Corte costituzionale. Si potrebbe arrivare alla situazione paradossale per cui la sentenza arriva prima che l'interessato possa costituirsi in giudizio. La legge nelle intenzioni è ottima: velocizzare i ricorsi. Ma forse serviva un po' di attenzione in più.

Prima casa, riacquisto in regola ( da "ItaliaOggi Sette" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: riacquisto in regola CONTENZIOSO & CONTRIBUENTI Di Massimiliano Tasini La Corte costituzionale con ordinanza salva i limiti del Testo unico imposta di registro Sono legittime le restrizioni per fruire delle agevolazioni è legittima la previsione del Testo Unico dell'imposta di registro in materia di riacquisto della prima casa.

scuole, catering e teatro il carcere dove si vive liberi - cinzia sasso ( da "Repubblica, La" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sportello giuridico al quale collabora anche un ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida. Soprattutto, si lavora. La percentuale dei detenuti che hanno un´occupazione supera il 55 per cento. Grazie al sostegno del Fondo Sociale Europeo e degli enti locali, ci sono corsi per carpentiere, elettricista, aiuto-cuoco, falegname, operatori informatici, grafici multimediali.

Alfano frena sulla riforma: ancora nessuna decisione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: POLITICA E SOCIETA data: 2009-07-12 - pag: 12 autore: LA GIORNATA ELEZIONE DEL CSM Alfano frena sulla riforma: ancora nessuna decisione In una bozza del ministero le nuove regole Da Palazzo dei marescialli no al sorteggio La riforma del sistema elettorale del Csm è in agenda ma una decisione definitiva ancora non esiste.

Il canone tv supera l'esame dei diritti umani ( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: altra parte il cittadino italiano non può adire direttamente la Corte costituzionale, e pertanto è sotto questo profilo che manca l'esaurimento dei rimedi interni. Nel merito, la Corte ha rilevato che il ricorrente non ha dimostrato il fondamento del suo ricorso a tutela della vita familiare e, pertanto, il ricorso è manifestamente infondato secondo l'articolo 35 della Convenzione.

Patente a punti, finito l'effetto prudenza ( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2005, per le violazioni con perdita di punti, quando non è stata possibile l'immediata contestazione, il proprietario del veicolo ha 30 giorni per comunicare chi era alla guida. Così l'automobilista ormai sprovvisto di punti li compra da quello «virtuoso», che si rende disponibile a dichiararsi «

I senza fissa dimora saranno schedati in un apposito registro istituito prsso il Viminale. La Fiopsd... ( da "Messaggero, Il" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: federazione italiana organismi per le persone senza fissa dimora, ha già fatto sapere che non esclude un ricorso alla Corte Costituzionale contro un provvedimento che , affermano, viola la libera determinazione dei senza fissa dimora. La condizione di senzatetto si differenzia dai nomadi e da chi pratica il vagabondaggio.

Indennizzi in casa per la giustizia lenta ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: D'altra parte, osserva Strasburgo, la Corte costituzionale, con le sentenze 348 e 349/07 ha chiarito che l'interpretazione del diritto interno da parte dei giudici nazionali deve essere conforme alla Convenzione. Di qui la necessità di mantenere fermo il previo esaurimento dei ricorsi interni.

Rebus-tempi sulla cartella ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte costituzionale, è intervenuto il legislatore per porre un termine entro il quale la cartella deve essere notificata a pena di decadenza. A questo proposito occorre distinguere tra varie ipotesi. La normativa a regime riguarda le dichiarazioni presentate successivamente al 10 agosto 2006 e prevede termini perentori per la notifica fissandoli entro la data del 31 dicembre:

Contribuenti con armi spuntate ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sostenuto in passato anche dalla Corte costituzionale). Ora, se si tratta di un processo giurisdizionale – se cioè i giudici tributari sono giudici come gli altri colleghi togati che operano in Italia –non ci dovrebbe essere alcuna remora ad applicare l'articolo 111 della Costituzione nella parte in cui prevede che «ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti,

L'eolico selvaggio... avanza ( da "Nuovo Molise web" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: regionale non si è costituita davanti la Corte Costituzionale in difesa della propria legge, la 15 del 21 maggio 2008 spiega il consigliere del Pd Michele Petraroia e prima del pronunciamento della stessa Corte giunge in aula una proposta che, se approvata, sbloccherà le istruttorie in itinere per oltre 200 torri eoliche che potranno ulteriormente aumentare senza più alcun limite.

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 206 del 2009, accogliendo il ricorso proposto dal circui... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 13-07-2009) + 5 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 206 del 2009, accogliendo il ricorso proposto dal circuito locale Radio Kiss Kiss Italia, ha affermato che l'art. 2, comma 2-bis, della legge 78/99 (divieto di utilizzo di un marchio radiotv locale che ne richiama uno nazionale) anche se il primo è più risalente o registrato,

Il Sud alla riscossa, ma chi risponde? ( da "Sicilia, La" del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: vedi Corte costituzionale, sentenze 409/1989, 160/1997, 455/1998). Proprio in materia di immigrazione, la stessa Corte ha già ritenuto irragionevole, e quindi illegittima, la norma che prevedeva l'arresto obbligatorio in flagranza dello straniero trattenutosi senza giustificato motivo nel territorio dello Stato nonostante l'ordine di allontanamento emesso dal questore,

Respinto il ricorso sulla libera professione ( da "Trentino" del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso della Provincia contro la legge nazionale che disciplina l'attività libero-professionale intramuraria dei medici. La Provincia riteneva di avere competenza concorrente in materia, ma la Consulta ha ritenuto che non fosse così e ha respinto il ricorso.

Fannulloni e paga decurtata per malattia, la Regione Toscana sfida Brunetta ( da "Secolo XIX, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: una volta varata la delibera di ricorso, spetterà alla Corte Costituzionale decidere in merito. Nell'attesa l'attività di riforma del pubblico impiego non si ferma e tocca pure la legge 104 del 1992, relativa ai benefici previsti nelle Pubbliche amministrazioni per i lavoratori ed i familiari di disabili in situazione di gravità.

Sentenza choc della Corte costituzionale. Il piano di ridimensionamento della rete scolastic... ( da "Messaggero, Il (Frosinone)" del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Martedì 14 Luglio 2009 Chiudi di MASSIMO CECI Sentenza choc della Corte costituzionale. Il piano di ridimensionamento della rete scolastica approvato dal Governo viene spazzato via dalla Consulta. Azzerati scorpori e accorpamenti delle istituzioni scolastiche nei piccoli Comuni. Per i sindacati e le Regioni il Governo deve sospendere anche i tagli agli organici.

Albenga: convocato il consiglio comunale. Gli argomenti ( da "Savona news" del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: tesa a conoscere le implicazioni che deriveranno dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 10.10.2008. Mozione a firma del Consigliere Guarnieri tesa alla ricerca di soluzione per contrastare le problematiche occupazionali, economiche ed ambientali che da tempo interessano lo stabilimento farmaceutico Cav.

La spesa sanitaria straripa, giusto fermarla. Ma l'argine deve superare il livello della piena ( da "Tempi" del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte costituzionale è sempre in agguato: basti considerare la scure appena caduta sulle riduzioni proposte da Mariastella Gelmini nel sistema scolastico. Non capisco però il governo, se pensa a una sanità "federalista" che premi gli sprechi del Sud invece di proporre a tutti l'esempio della Lombardia.

Alessi, il padre della Regione ( da "Sicilia, La" del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: quando nel 1957 la Corte Costituzionale cassò l'Alta Corte per la Sicilia che la Consulta volle fortemente per mettere la Regione al riparo dalle interferenze dello Stato. E fu il primo atto del declino dell'Autonomia speciale. Alessi fu molto vicino a don Luigi Sturzo, svolse una parte importante in occasione dell'operazione Milazzo: da presidente dell'

Grigoras: "Mai bine somer, decat la retrogradare" ( da "Romania Libera" del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: evolueaza pe postul de fundas sau mijlocas dreapta si a mai jucat la FC Jimbolia, Politehnica Timisoara, CSM Resita si Liberty Salonta. Cristian Cigan (22 de ani) este atacant, are o prezenta in echipa nationala de tineret a Romaniei si a mai jucat la echipele FC Bihor, Dinamo Bucuresti, FC Sopron (Liga I, Ungaria), AC Gallipoli (Liga a III-a, Italia) si Liberty Salonta.

noi medici tra legge e volontà del paziente - corrado augias ( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Infatti una sentenza della Corte Costituzionale ha poi affermato che «in materia di pratica terapeutica la regola di fondo deve essere la autonomia e la responsabilità del medico che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali». La stessa linea scientificamente errata informa ora il disegno di legge detto 'testamento biologico'

in toscana tagliate altre 250 cattedre ( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: «Tutto ciò è ancora più grave - prosegue - di fronte alla sentenza della Corte costituzionale che ribadisce che la competenza sulla programmazione scolastica è delle Regioni. Non è un caso che la circolare sia uscita alla vigilia della sentenza e faccia finta che il problema non esista».

No a proroghe unilaterali ( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dopo avere analizzato anche un intervento della Corte costituzionale il Collegio ha affermato che «in base ai principi dell'ordinamento così come evidenziati anche dalla sentenza della Consulta n. 56 del 23.2.2009, i decreti di proroga unilaterale dei termini emessi dalla Autorità Finanziaria (in forza degli artt.

La Consulta frena le regioni Tre no su Irap, Asl e atenei ( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo ha stabilito la Corte costituzionale che, con la sentenza n. 213 di ieri ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 8, comma 1, e dell'art. 12 della legge della provincia di Bolzano 14 marzo 2008, n. 2 (Disposizioni in materia di istruzione e formazione), limitatamente alle parole «ai sensi dell'articolo 12.

Camera, il caso Matteoli slitta a settembre ( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: opportuno attendere la sentenza della corte costituzionale dinanzi alla quale la camera nella scorsa legislatura aveva elevato un conflitto tra poteri nei confronti degli uffici giudiziari di Firenze e Livorno che avevano dichiarato il reato commesso da Matteoli (aver informato il prefetto di Livorno di un'inchiesta a suo carico riguardante la costruzione di un complesso edilizio sull'

Anti-precari, norma illegittima ( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha passato il vaglio dei giudici costituzionali. E, dunque, anche per i lavoratori che avevano (che hanno) in corso un giudizio al 22 agosto 2008 si riapre la porta per l'assunzione definitiva. Delle numerose questioni sollevate da più tribunali e Corti di appello, la Corte costituzionale ha fatto sue quelle relative all'articolo 3 della Costituzione sul principio di uguaglianza.

Adesione verbali con la Gfd ( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: istituto della confisca per equivalente a reati commessi prima dell'1 gennaio 2008, come ha chiarito la Corte costituzionale con ordinanza del 2 aprile scorso. Per le frodi dell'ultimo anno è, verranno sempre attivate sempre le proposte di sequestro dei beni degli indagati, al fine di cautelare l'interesse dello stato a recuperare le imposte evase.

La consulta boccia la norma antiprecari ( da "Secolo XIX, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: È per queste ragioni che la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della norma inclusa nella manovra della scorsa estate, accogliendo il ricorso delle Corti di appello di Genova e Roma e dei tribunali della capitale, Ascoli Piceno, Trieste e Viterbo, che avevano ravvisato nella nuova disciplina la violazione dell'articolo 3 della Costituzione,

La Consulta si blocca l'aumento ( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: incremento dei trasferimenti per il biennio 2010-2011 La Consulta si blocca l'aumento ROMA La Corte costituzionale rinuncia all'incremento del contributo statale per il prossimo biennio. Un atto dovuto, frutto di un'attenta valutazione sulle difficili condizioni in cui versano le casse pubbliche messe sotto pressione dalla recessione.

Nuovo stop alle regioni sull'imponibile Irap ( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale ha accolto il ricorso dell'avvocatura e ha dunque dichiarato l'illegittimità della legge della Regione Piemonte. La Consulta ha ricordato come, per consolidata giurisprudenza costituzionale, i tributi propri previsti nell'articolo 119 della Costituzione, sui quali le Regioni possono esercitare ampie potestà normative,

No alla maxisanatoria alle Poste ( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale (con la sentenza n. 214 depositata ieri) ha ritenuto illegittima questa soluzione ( contenuta per l'esattezza nell'articolo 4-bis del decreto legislativo n. 368/01) in quanto «discriminatoria ». Per i giudici costituzionali non è irragionevole che il legislatore –

Dal Pd la proposta di un emendamento da 200 milioni ( da "Manifesto, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Franceschini è anticostituzionale perché scavalca una sentenza della Corte costituzionale ma anche la riforma del Titolo V. Le suddette risorse devono infatti essere gestite a livello regionale e non centrale, per consentire un loro razionale utilizzo». Preoccupazione per i tagli arrivano anche da Mariangela Melato: «la disoccupazione è uno spettro che si sta avvicinando a gambe tese».

Sì ai contributi solo se c'è un beneficio ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Del resto, una sentenza della Corte costituzionale ha bocciato la soppressione dei consorzi solo perché prevista in una legge che trasferiva alle province anche le funzioni privatistiche svolte dai consorzi stessi. Basta, quindi, ricondurre alle province le sole funzioni pubblicistiche.

QUELLE DOMANDE AI GIUDICI USA ( da "Corriere della Sera" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: pensi a come vengono designati i giudici della Corte Costituzionale. Siamo sicuri che il prestigio della Corte verrebbe indebolito se i candidati designati dovessero affrontare pubblicamente una batteria di domande, sul modello americano, da parte del Senato? L'America è una democrazia che combina la gelosa difesa dell'indipendenza dei giudici (a tutti i livelli) con il rifiuto dell'

POSTE E PRECARI Nel dl il blocco delle assunzioni ( da "Unita, L'" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: POSTE E PRECARI Nel dl il blocco delle assunzioni Nel decreto anti crisi anche la norma che blocca le assunzioni di 15mila precari alle Poste Italiane. È in arrivo una sentenza della Corte costituzionale che dichiarerebbe incostituzionale la norma anti precari varata l'anno scorso dal governo.

Romania intra in infringement pentru ca nu a inchis la termen gropile de gunoi neconforme ( da "Romania Libera" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CE a aprobat Romaniei un singur proiect pentru managementul deseurilor pentru judetul Bistrita-Nasaud, in valoare de 36 milioane euro fara TVA. Din aceeasi categorie: Prime pentru toti angajatii CSM, de Ziua JustitieiTot mai multi bucuresteni prefera sa munceasca la negruPolitistii constanteni anchetati pentru coruptie tineau acasa evidenta retelei de informatori Voteaza

Il Csm sul processo penale "Incostituzionale e devastante" ( da "Repubblica.it" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Alla luce di alcune sentenze della Corte costituzionale, Palazzo dei Marescialli osserva che "la distinzione operata dall'art. 3, comma 1, lett. b, del disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di polizia giudiziaria appare difficilmente compatibile con l'assetto costituzionale nella parte in cui pone solo le prime 'alla dipendenzà dell'

15/07/2009 15:46 GIUSTIZIA: CSM, DDL PROCESSO PENALE VIOLA COSTITUZIONE ( da "ITnews.it" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il ddl Alfano sulla riforma del processo penale viola la Costituzione, in almeno quattro principi. A cominciare da quello sull'obbligatorieta' dell'azione penale, e cio' avra' effetti "devastanti" sull'efficacia delle indagini. E' quanto scrive nero su bianco, bocciando il ddl, la Sesta Commissione del Csm, nel parere al ddl Alfano.

Csm: il ddl Alfano viola la costituzione ( da "Stampaweb, La" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Alla luce di alcune sentenze della Corte costituzionale, Palazzo dei Marescialli osserva che «la distinzione operata dall?art. 3, comma 1, lett. b, del disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di polizia giudiziaria appare difficilmente compatibile con l?assetto costituzionale nella parte in cui pone solo le prime ?

Taricco (P.D):"Nei tagli alla scuola nessun torinocentrismo" ( da "Targatocn.it" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è una sentenza della Corte costituzionale che da torto al Governo e si esprime a favore delle Regioni che avevano fatto ricorso vedendo lese le loro competenze sull?istruzione secondo quanto dispone il titolo quinto della Costituzione?. Sui tagli Taricco illustra i criteri a cui si è fatto riferimento per operare: ?

Caccia, audizione delle associazioni animaliste presso la Commissione ambiente del Senato ( da "Sestopotere.com" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Uno stratagemma, condannato ripetutamente dalla Corte Costituzionale, che rende impossibili i ricorsi ai Tar. Nel 2010 si terrà a livello internazionale il countdown per frenare il declino della biodiversità: sarà forse ”Caccia Selvaggia” il biglietto da visita del nostro Paese?

15/07/2009 20:19 GIUSTIZIA: ALFANO, CSM SU DDL PROCESSO PENALE? PARLAMENTO E' SOVRANO ( da "ITnews.it" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Adnkronos) - "Il Csm ha dato il suo parere sul ddl del processo penale e il Parlamento talvolta ha preso in considerazione i pareri del Csm, ma il Parlamento e' sovrano". Lo ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano nel corso della registrazione di 'Omnibus estate' che andra' in onda domani mattina su La7.

15/07/2009 20:23 GIUSTIZIA: ALFANO, SU LODO CONSULTA DECIDERA' SECONDO COSCIENZA ( da "ITnews.it" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: lodo Alfano in calendario presso la Corte Costituzionale, nel corso della registrazione di 'Omnibus estate' che andra' in onda domani mattina su La7. Il Guardasigilli ha ribadito che l'udienza della Corte Costituzionale sul lodo Alfano "non era neppure calendarizzata" quando partecipo' alla cena a casa del giudice Luigi Mazzella, in compagnia anche del premier Silvio Berlusconi.

15/07/2009 20:07 IMMIGRATI: NAPOLITANO, FORTI PERPLESSITA' SU REATO CLANDESTINITA' ( da "ITnews.it" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la circostanza che la nuova ipotesi di trattenimento indebito non preveda la esimente della permanenza determinata da 'giustificato motivo'.La Corte costituzionale (sentenze n.5/2004 e n.22/2007) ha sottolineato il rilievo che la esimente puo' avere ai fini della 'tenuta costituzionale' di disposizioni del genere di quella ora introdotta".

Sicurezza, ok "con riserva" di Napolitano "Incorerente, riflettere su clandestini e ronde" ( da "TGCom" del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale (sentenze n. 5/2004 e n. 22/2007) ha sottolineanto il rilievo che la esimente puo' avere ai fini della "tenuta costituzionale" di disposizioni del genere di quella ora introdotta. L'attribuzione della contravvenzione di immigrazione clandestina alla commissione del giudice di pace non mi pare poi in linea con la natura conciliativa di questi e disegna nel contempo,

quelle norme da riscrivere - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: nella lunga lettera, nessuno dei profili di illegittimità costituzionale sollevati da più parti, durante il lungo lavoro di gestazione della legge, e infine da un appello di ventidue illustri giuristi, tra i quali ex-presidenti e membri della Corte Costituzionale come Gustavo Zagreblesky e Guido Neppi Modona.

Eolico selvaggio, si allarga il fronte del  ( da "Tempo, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: prima dal Consiglio dei ministri e poi impugnata dalla Corte costituzionale. Sul piede di gurerra soprattutto la Coldiretti che ha analizzato la questione delle torri eoliche con l'assessore regionale all'agricoltura Nicola Cavaliere esponendo le ricadute che il provvedimento avrebbe sull'ambiente e soprattuto sull'inquinamento acustico e sull'uso di proprietà rurali destinate all'

Il Csm critica il lodo Alfano: ( da "Tempo, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: alcune sentenze della Corte costituzionale a confermare i timori sulla legittimità delle nuove norme che affidano maggiori poteri alla polizia giudiziaria, rendendola più autonoma rispetto alla procure e rilevano che «la distinzione operata dall'art. 3 del disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di polizia giudiziaria appare difficilmente compatibile con l'

il governo impugna la legge toscana "atteggiamento ostile" dice martini - simona poli ( da "Repubblica, La" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Disciplinando ed agevolando il soggiorno degli stranieri che dimorano irregolarmente nel territorio nazionale», dice, «le due leggi incidono sulla disciplina dell´ingresso e del soggiorno degli immigrati che, come più volte affermato dalla Corte Costituzionale è riservata allo Stato». Martini replica duro: «Quello del governo è un atteggiamento ostile e pregiudiziale». SEGUE A PAGINA IV

immigrati, fitto impugna la legge toscana martini: "dal governo atteggiamento ostile" - simona poli ( da "Repubblica, La" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: soprattutto vedo il pericolo di un inutile e dannoso implemento del contenzioso presso la Corte Costituzionale». Di fronte a queste parole Martini non sembra agitarsi troppo, probabilmente l´uscita di Fitto non lo coglie di sorpresa. «Quello deciso dal governo è un ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto di un atteggiamento - questo sì - ostile e pregiudiziale»,

impugnata la legge toscana martini: noi siamo nel giusto ( da "Tirreno, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: come più volte affermato dalla Corte Costituzionale è riservata allo Stato». «Quello deciso dal governo è un ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto di un atteggiamento - questo sì - ostile e pregiudiziale. La nostra legge dice quello che dice la Costituzione» commenta il presidente della Regione, Claudio Martini.

Integralisti per rivedere la legge 40 Aborto, passa la mozione Buttiglione ( da "Unita, L'" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale aveva dichiarato inammissibili alcuni punti della legge, in particolare quello sul limite dei tre embrioni. Rendendo opportuno un ulteriore lavoro per armonizzare il testo con le indicazioni della Consulta. «Procederemo emanando nuove linee guida», aveva risposto all'epoca la sottosegretaria Eugenia Roccella a chi già si azzardava a ipotizzare una revisione della

Contro la legge-sicurezza la Cgil -attacca Epifani - metterà in atto tutti gli strume... ( da "Unita, L'" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Contro la legge-sicurezza «la Cgil -attacca Epifani - metterà in atto tutti gli strumenti tesi ad una sua correzione ed a impedirne gli effetti più nefasti. In primo luogo interpellando la Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia Europea».

Il 7 ottobre la Corte Costituzionale si pronuncerà sul lodo-Alfano. Il ministro e il premie... ( da "Unita, L'" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il 7 ottobre la Corte Costituzionale si pronuncerà sul lodo-Alfano. Il ministro e il premier però sembrano essersi già preparati: con una cena con i due giudici che quella sentenza prepareranno: Luigi Mazzella (nella foto a sinistar) e Paolo Maria Napolitano.

Le toghe stroncano la riforma Alfano sul processo penale ( da "Nazione, La (Firenze)" del 16-07-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: appello quella della Sesta Commissione del Csm, contenuta in un parere che già oggi potrebbe essere discusso dal plenum. Una presa di posizione criticata dalla maggioranza (che con il capogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, accusa il Csm di voler svolgere «funzioni di terza Camera») e apprezzata dall'opposizione, che accusa il governo di «schizofrenia» e con Antonio Di Pietro (

IL BRACCIO di ferro sulla legge per l'immigrazione tra la Regione e il Pdl toscano si s... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che sia la stessa Corte costituzionale ad accogliere il ricorso del Governo e a risolvere alla radice la questione». Ribatte il governatore Martini (foto accanto)che afferma di affrontare con serenità il dibattito alla Consulta: «Quello deciso dal Governo è un ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata,

Il fisco desiderato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale ha stabilito che non si possono trasferire alle Province le sole funzioni di carattere privatistico esercitate dagli enti in questione. è possibile trasferire alle Province le funzioni pubblicistiche, cioè quelle che autorizzano i Consorzi a emettere cartelle immediatamente esecutive e anche per opere non di bonifica (

All'esame della Consulta lo sconto Irap parziale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: esame della Corte costituzionale. Si rafforza, infatti, il dubbio di legittimità sull'indeducibilità dal reddito d'impresa del 4,25% (3,9% dal 2008) di interessi passivi e costo del lavoro. Dopo l'ordinanza 3 aprile 2009, n. 42, della Commissione tributaria provinciale di Bologna, sezione V (si veda «Il Sole 24 Ore» del 10 aprile 2009)

Il Csm: testo Alfano incostituzionale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Crediamo che la nostra proposta possa resistere al vaglio della Corte costituzionale, ma l'iter parlamentare è ancora lungo e ci sarà tempo per ogni riflessione». Il Csm rileva che il Ddl del governo, "sganciando" dal Pm la polizia giudiziaria, «rafforza la dipendenza di quest'ultima dal potere esecutivo»;

Francia, shopping anche la domenica ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: opposizione socialista che ricorrerà come sempre alla Corte costituzionale- ritiene che siano dieci volte tanto. L'ok dei dipendenti e una retribuzione almeno pari o doppia a un giorno lavorativo normale, saranno necessarie per l'apertura domenicale nelle zonecommerciali di tre grandi agglomerati urbani: Parigi, Marsiglia e Lilla.

La giustizia con la divisa ( da "Manifesto, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Eppure bastava leggere le parole della Corte costituzionale per opporsi al ripristino di un reato che, ripetutamente, la stessa Corte aveva espressamente invitato ad eliminare dal nostro ordinamento penale, onde evitare censure in relazione a vari articoli della Costituzione, tra cui principalmente, ma non solo all'art.

ROMA - La battuta denuncia l'insofferenza per quella che è diventata la prassi cos... ( da "Messaggero, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: per quella che è diventata la prassi costante del Csm: bocciare i suoi provedimenti legislativi. Ma al tempo stesso, il Guardasigilli lascia aperta una porta al dialogo. Così, commentando l'ennesimo parere negativo del Csm al suo progetto di riforma del codice penale, Angelino Alfano rivendica la piena autonomia del Parlamento "sovrano", ma al tempo stesso ricorda che le Camere,

. Barak: ( da "Corriere della Sera" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il mio comandante mi ha anche detto di aver utilizzato la 'procedura del vicino di casa' (proibita dalla Corte Costituzionale nel 2005, ndr ): nelle perquisizioni venivano mandati avanti i civili». Le truppe israeliane sono entrate nella Striscia di Gaza per fermare i lanci di razzi Qassam. Pronte ad affrontare strade e palazzi minati, trappole esplosive, attacchi kamikaze.

"ronde" e controlli, il fvg avvia il ricorso ( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: atto formale di costituzione in giudizio davanti alla Corte costituzionale a seguito dell'impugnazione del governo di alcuni punti della legge regionale sulla sicurezza e la polizia locale. Una scelta dettata solo dall'imminente scadenza dei termini (domenica prossima) per poter resistere. A confermarlo è lo stesso presidente della Regione, Renzo Tondo.

friulano a scuola, più iscrizioni servono altri 250 nuovi maestri ( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale che ha contestato alcune parti di sei articoli della legge. Un ricorso presentato dal ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, a nome del passato Governo Prodi, secondo il quale la legge votata dalla regione Fvg contrastava con altre leggi dello stato, in particolare con la legge 482 del 1999 Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche

piccin: reato di clandestinità inutile e illogico ( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: conclude il giudice - non è sinonimo di pericolo o di delinquente: la maggior parte degli immigrati che vivono e lavorano tra noi lo fanno in modo onesto e responsabile: la Corte costituzionale ha, infatti, già escluso che lo stato d'irregolarità possa essere considerato, di per sé, sintomo presuntivo di pericolosità sociale».

il governo impugna la legge la soddisfazione di magnolfi ( da "Tirreno, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il governo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale il provvedimento. «Sono molto soddisfatto - commenta Alberto Magnofi, presidente del gruppo Pdl - della decisione». Secondo Magnolfi: «Costituisce un primo risultato della nostra battaglia». Il Pdl continuerà anche la raccolta di firma per sottoporre a referendum abrogativo la normativa.

Quelle norme da riscrivere ( da "Repubblica.it" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: nella lunga lettera, nessuno dei profili di illegittimità costituzionale sollevati da più parti, durante il lungo lavoro di gestazione della legge, e infine da un appello di ventidue illustri giuristi, tra i quali ex-presidenti e membri della Corte Costituzionale come Gustavo Zagreblesky e Guido Neppi Modona.

Il Governo impugna le leggi regionali di Marche e Toscana ( da "Notiziario Italiano.it" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e dannoso implemento del contenzioso presso la Corte Costituzionale. Credo – continua il Ministro - anche che ciò contraddica un costume, assunto dal Ministero per i Rapporti con le Regioni, teso a comporre ogni eventuale contenzioso ben prima che questo approdi nelle sedi competenti per evidenti motivi di rapidità, efficienza ed efficacia dell'azione legislativa regionale"

16/07/2009 12:11 GIUSTIZIA: MANCINO, DAL CSM NESSUNA BOCCIATURA DEL PROCESSO PENALE ( da "ITnews.it" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Condivisibile e', invece, il commento del Ministro della Giustizia Alfano, quando mette in risalto che quello del Csm e' un parere, non una bocciatura. Del resto, il Csm e' ben consapevole dell'importanza dell'invito rivoltogli dal Capo dello Stato a 'non dilatare i propri spazi di intervento'".

16/07/2009 12:27 GIUSTIZIA: CSM, ESAME PARERE SU DDL RINVIATO A GIOVEDI' ( da "ITnews.it" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: discussione del parere redatto dalla sesta Commissione del Csm sulla riforma del processo penale iniziera' a Palazzo dei Marescialli giovedi' prossimo. Il documento era all'ordine del giorno di questa mattina, ed era giunto con procedura d'urganza in plenum. Ma subito e' stato chiesto il rinvio dell'esame per consentire ai consigliere di valutare in maniera piu' approfondita il parere,

I nove rilievi del quirinale ( da "Sicilia, La" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: come chiede di fare la Corte costituzionale. Inoltre non funziona la competenza affidata al giudice di pace, e la nuova normativa di espulsione produce l'effetto «contraddittorio e paradossale» che chi sia stato espulso se rientra incorrerà solo in una multa. Altri pasticci riguardano il bilanciamento di attenuanti e aggravanti nei processi penali,

Il lotto ( da "Sicilia, La" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dalla stampa di una cena in casa del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzela con la partecipazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del ministro di Grazia e giustizia, di un altro giudice della Corte costituzionale Paolo Maria Napolitano e di altri. Il fatto ha provocato critiche, con le solite calunnie, unico strumento di lotta di alcuni ambienti politici.

Lidia Barbulescu: Este firesc ca magistratii sa stabileasca salariile magistratilor ( da "Romania Libera" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: contextul in care Curtea de Apel Bucuresti judeca cererea CSM de de obligare a Ministerului Finantelor la plata drepturilor salariale. Lidia Barbulescu a adaugat ca "magistratii au solicitat Guvernului si Ministerului Justitiei, inca din ianuarie, sa indrepte o data pentru totdeauna inechitatile din sistem prin adoptarea unei legi de salarizare provizorie a autoritatii judecatoresti"

Giustizia. Alfano: Il parere del CSM sulla riforma del processo penale non limiterà le Camere ( da "Sestopotere.com" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Alfano: Il parere del CSM sulla riforma del processo penale non limiterà le Camere (16/7/2009 17:32) | (Sesto Potere) - Roma - 16 luglio 2009 - "Il Csm ha dato il suo parere sul disegno di riforma del processo penale e il Parlamento talvolta ha preso in considerazione i pareri del Csm.

Il Presidente Napolitano promulga la legge sulla sicurezza e scrive a Berlusconi e ai Ministri Alfano e Maroni ( da "Sestopotere.com" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale ( sentenze n. 5/2004 e n. 22/2007 ) ha sottolineato il rilievo che la esimente può avere ai fini della “tenuta costituzionale” di disposizioni del genere di quella ora introdotta. L?attribuzione della contravvenzione di immigrazione clandestina alla cognizione del giudice di pace non mi pare poi in linea con la natura conciliativa di questi e disegna

Pogea vine cu bani de acasa pentru magistrati ( da "Romania Libera" del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 000 de euro in termen de o singura zi, suma reprezentand sporurile de stres pe luna iunie ale CSM. Din aceeasi categorie: Capitala, Brasovul si Prahova, in topul zonelor deficitare la toalete"Prima casa" a scazut preturile apartamentelor de 3 camere Probleme in declaratia de avere a noului ministru al Tineretului si Sportului Voteaza

Mancino: ( da "Corriere.it" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Da Csm nessuna bocciatura» Il vicepresidente: «Giusto rinviare la discussione, alcune forzature vanno eliminate e alcuni suggerimenti accolti» MILANO - Nel parere fortemente critico sulla riforma del processo penale espresso dalla Sesta commissione ci sono alcune «forzature che andranno eliminate» durante la discussione in plenum,

in ricordo ( da "Mattino di Padova, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale bocciasse il referendum sulla legge nel suo insieme per evitare il «vuoto legislativo», com'è invece avvenuto per la legge sulla fecondazione assistita: infatti nella legge 53 l'ultimo articolo prevede l'abrogazione della legge 30/2000, nota come «riforma Berlinguer-De Mauro», sicché l'abrogazione della legge Moratti rimetterebbe automaticamente in vigore la

"dal colle un avvertimento" il premier teme un autunno caldo tra intercettazioni, lodo e lega - claudio tito ( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La bocciatura, da parte della Corte costituzionale, del cosiddetto "Lodo Alfano". Lo "scudo" che protegge le massime cariche dello Stato dalle inchieste giudiziarie. Se così fosse tutti processi del Cavaliere verrebbero riaperti, in primo luogo quello che ha già visto la condanna dell´avvocato Mills.

processo penale, mancino corregge il csm - alberto custodero ( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: costituzionalità violando le prerogative del Parlamento, della Corte Costituzionale e del Presidente della Repubblica». Il numero due del Csm, al contrario, ribadisce che «dialogare con il governo è necessario ed è anche utile se i suggerimenti del Csm sono valutati positivamente per la oggettività dei rilievi: le forzature mai aiutano a rendere proficuo un dialogo fra chi propone

SULL'ITER giudiziario che ha caratterizzato il maxiprocesso antimafia che si è svolto nell... ( da "Nazione, La (Grosseto)" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: pronunciato dalla Corte di appello di Firenze, che comportò il gravoso compito per questo Tribunale di rinnovare il procedimento, seguì il riconoscimento da parte della Corte Costituzionale della legittimità della decisione del Tribunale grossetano». Il giudice La Gamba nella sua nota ha ricordato anche l'enorme mole di lavoro affrontato dai giudici (

segue dalla prima pagina In che cosa il metodo seguito desta preoccupazioni? I dubbi di Napolitano concernono la asistematicità e i problemi di tecnica redazionale ( da "Riformista, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Non a caso richiama una sentenza fondamentale della Corte costituzionale sulla conoscibilità della legge penale. Quindi Napolitano ha fatto uso in questo caso del suo potere di esternazione? La dottrina riconosce che il presidente può parlare al Paese in nome del Paese stesso. A condizione che lo faccia con parsimonia e responsabilità istituzionale.

Giovanni Maria Flick ( da "Riformista, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Nel 2000 è stato nominato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e nel 2005 ne diviene vicepresidente. Il 14 novembre del 2008 viene eletto 32° presidente della Consulta: è rimasto carica fino al 18 febbraio 2009. 17/07/2009

STOP alla esasperata riduzione dei costi e maggior tutela del cl... ( da "Nazione, La (Prato)" del 17-07-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: del resto, ci conforta la stessa Corte Costituzionale che ha sentenziato, relativamente all'indennizzo diretto, una scelta facoltativa da parte del danneggiato della carrozzeria per la riparazione del proprio veicolo. Inoltre la stessa Corte ha sollevato riserve sulla stessa legge sull'indennizzo diretto».

Io Simonetta finalmente sola erede Puccini' ( da "Nazione, La (Firenze)" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: anche secondo la corte costituzionale, perché questa causa doveva essere fatta contro Antonio, l'unico figlio del maestro, l'erede e non invece contro Simonetta, l'erede dell'erede». Il giallo del presunto figlio segreto dell'autore di "Tosca" e di tante melodie immortali era nato sulla scia delle riprese del film di Paolo Benvenuti "La Fanciulla del Lago"

Sotto tiro le regole di Toscana e Marche ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha impugnato alla Corte costituzionale due provvedimenti varati in Toscana e nelle Marche per sostenere e agevolare l'integrazione degli immigrati. Nel mirino dell'Esecutivo sono finite le disposizioni proclandestini suscettibili di incidere sulla disciplina dell'ingresso e del soggiorno degli stranieri ricompresa nelle materie (diritto d'

Più alunni meno maestri con la "riforma" Gelmini ( da "Manifesto, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per questo abbiamo fatto ricorso alla corte Costituzionale, che ci ha dato ragione per quanto riguarda il ridimensionamento, confermando che la competenza sulla programmazione scolastica è delle Regioni. Ma guarda caso, alla vigilia delle sentenza arriva una circolare del ministero che elude il problema.

TORNARE AL NUCLEARE PERCHÉ È LEGITTIMO ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ma dal momento in cui la Corte costituzionale permise quella sorta di microchirurgia che consiste nella amputazione di alcuni passaggi di una legge, il referendum ha cambiato la sua natura. Non serve più a eliminare una norma sgradita. Serve anche a deformare la natura e lo scopo di norme che continueranno ad esistere con finalità alquanto diverse da quelle del legislatore.

Un piccolo comitato d'onore ha accolto ieri a Palazzo della Cancelleria la presentazion... ( da "Messaggero, Il" del 17-07-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: Maria Pia Fanfani, il conte Franco Ratti, il finanziere polacco Roman Zaleski, l'ex presidente della Corte Costituzionale, Gian Maria Flick, il politico Aurelio Misiti, il manager Franco Viezzoli, il generale Stefano Orlando, il capo dell'Aisi, Giorgio Piccirillo, e molte belle signore tra cui Rosy Greco.

maxiprocesso, grande diligenza ( da "Tirreno, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: annullamento pronunciato dalla Corte di appello di Firenze, che determinò il gravoso compito per il Tribunale di Grosseto e della Procura di Grosseto di rinnovare il procedimento che è tutt'ora purtroppo in corso, seguì il riconoscimento da parte della Corte costituzionale della legittimità della decisione del Tribunale di Grosseto.

Scuola, tagli e precari, una bufera che non risparmia neanche l'Abruzzo ( da "PrimaDaNoi.it" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ed anche la chiusura dei piccoli plessi scolastici nei paesi ha suscitato dubbi, non solo nei precari, ma anche nella Corte costituzionale, che ha bocciato queste chiusure. Anche la Consulta ha accolto ricorsi proposti da alcune Regioni sugli accorpamenti tra scuole. «Norme scritte e poi corrette, proposte e contraddette, avanzate e rinnegate, varate con decretazione d?

Marchi radio-tv nazionali e locali: la sentenza della Consulta ( da "MilleCanali" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo ha stabilito la Corte Costituzionale. Il ricordo della vicenda delle ?Rtl locali?. Vediamo la spiegazione della complessa vicenda a firma di Alessandro Galimberti su ?Il Sole 24 Ore? di qualche giorno fa: «Il divieto di utilizzo di un marchio radiotelevisivo locale che ne richiama uno nazionale, anche se il primo è più risalente o addirittura registrato,

Soli contro tutti ( da "Rinascita Online" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: andate a chiedere al 32 CSM e al Repubblican SF?, è colpa di quelli che fanno male al processo di pace, quelli che ?dicono di chiamarsi Real Ira?. Tutto senza pronunciare una sola parola di condanna per le forze di polizia britanniche, che hanno ferito 10 persone sparando i proiettili di plastica ad altezza d?

Processo penale, bocciatura non vincolante ( da "Rinascita Online" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Processo penale, bocciatura non vincolante Venerdi 17 Luglio 2009 – 9:48 – Barbara Spirito ASulla riforma del processo penale, attualmente all?esame della Commissione Giustizia del Senato, c?è come al solito molta frizione tra il governo, da una parte e l?

Cerami-Nicosia, ecco il progetto ( da "Sicilia, La" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il motivo è infondato: già dal 1991 la Corte costituzionale ha riconosciuto il diritto dei dipendenti degli enti locali di candidarsi ai consigli dei rispettivi enti. Allorché è stata introdotta l'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti degli enti locali, ciò vale per l'eleggibilità a tali uffici.

17/07/2009 18:08 CONSULTA: NO A TOGHE POLITICAMENTE SCHIERATE, ANCHE SE FUORI RUOLO ( da "ITnews.it" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Parola della Corte costituzionale, che in una sentenza depositata oggi, riafferma cosi' il divieto per le toghe di iscriversi a movimenti o partiti politici, pur potendo coltivare un proprio pensiero. Non solo: i magistrati chiamati a svolgere incarichi, anche se fuori ruolo, non devono mostrarsi "organicamente schierati".

Ministerul de Finante a virat Consiliului Superior al Magistraturii drepturile salariale curente ( da "Romania Libera" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: purtatorul de cuvant al CSM, judecatorul Cecilia Morariu. Curtea de Apel Bucuresti a decis, joi, sa oblige Ministerul Finantelor Publice la plata a 353.042 lei catre Consiliul Superior al Magistraturii, reprezentand drepturi salariale. Decizia Curtii de Apel Bucuresti trebuie pusa in aplicare de catre Ministerul Finantelor Publice in termen de o zi,

Consulta: no magistrati in partiti ( da "Nuovo, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo ribadisce la Corte Costituzionale. Con la propria sentenza, la Consulta ha dichiarato non fondata la questione di legittimita' sollevata dalla sezione disciplinare del Csm in relazione ad alcune norme di una legge del 2006 sulle incompatibilita' e le dispense dal servizio dei magistrati.


Articoli

Un sistema nel mirino della magistratura (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

APPALTI Un sistema nel mirino della magistratura Il fine di Dellai è aiutare le imprese contro la crisi Rinfreschiamoci la memoria. Nel settembre scorso, con l'inchiesta «Giano bifronte» che ruota intorno all'imprenditore edile Fabrizio Collini, scoppia la cosiddetta appaltopoli trentina. Attraverso le intercettazioni - poi confermate durante gli interrogatori delle persone arrestate - gli inquirenti scoperchiano quella che il procuratore della Repubblica Stefano Dragone definisce una «cupola», termine solitamente usato per indicare ben altri scenari, di stampo mafioso: gare addomesticate, tangenti, lavori e incarichi progettuali assegnati sempre alle stesse imprese, sempre agli stessi studi professionali, quelli politicamente contigui al potere (come Marco Angelini), quelli che accettano le regole del gioco. A dettarle, con metodi non certo oxfordiani, è un esponente politico di primo piano del sistema Provincia, ex braccio destro del governatore Dellai, poi diventato presidente dell'Autobrennero, la più importante società pubblica regionale: Silvano Grisenti. Il teorema accusatorio finora non è stato smontato, anzi nei giorni scorsi ha ricevuto un solido puntello quando il giudice dell'udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio di Grisenti, accusato di corruzione, tentata concussione e truffa. Sarà ora il processo a stabilire se esistono illeciti penali nei suoi comportamenti, ma una cosa è assodata al di là di ogni ragionevole dubbio: quali che fossero le finalità, Grisenti operava a tempo pieno nel sistema degli appalti pubblici, senza averne titolo, per orientarne le scelte. Lo ha detto con dovizia di particolari lo stesso Collini, lo hanno confermato altri indagati. E non dimentichiamo che tutti gli arrestati hanno preferito la strada del patteggiamento e del risarcimento danni all'incognita del processo. *** Di altra origine, ma non meno inquietante, è stata una successiva inchiesta penale, legata a presunte irregolarità nella gestione delle discariche in provincia. In questo caso l'oggetto delle indagini non è stata l'assegnazione degli appalti, ma il sistema dei controlli. E di nuovo il procuratore Dragone si è lasciato andare a giudizi poco lusinghieri nei confronti della cabina di regia di piazza Dante, poi opportunamente modificata e rinforzata dalla Provincia. L'ultima indagine penale legata agli appalti (in questo caso semi-pubblici, cioè privati ma con soldi pubblici) ha coinvolto in prima persona il governatore, tuttora indagato per concussione. Sotto accusa c'è una sua telefonata, asseritamente minacciosa, a un presidente di cooperativa colpevole di non aver invitato imprese locali a un bando d'appalto milionario. Questa volta la procura non si è mostrata ostile nei confronti di Dellai, chiedendone per due volte il proscioglimento. Ma è stato il giudice a rifiutarsi di archiviare la vicenda e a disporre ulteriori indagini. Quanto alla legge sugli appalti, prima dello stop imposto dalla magistratura contabile erano arrivati i dubbi della Corte costituzionale. E la stessa Corte dei conti, poche settimane fa, nell'approvare il bilancio della Provincia, aveva comunque sventolato un cartellino giallo proprio in tema di appalti pubblici. Se la vecchia regola poliziesca dice che tre indizi fanno una prova, qui il bonus è stato raggiunto. *** Del resto, tutti gli episodi fin qui descritti hanno una matrice comune: la volontà - dichiarata apertis verbis - da parte di chi governa la Provincia (e dunque l'enorme flusso di risorse finanziarie garantito dall'autonomia), di favorire le imprese locali, di tutelare il sistema Trentino, di instaurare se non a parole almeno nei fatti un modello economico basato sul protezionismo e sull'assistenza. Lo stesso Dellai, sia quando è stato coinvolto in prima persona sia quando si è trovato a commentare le disgrazie altrui, ha sempre reagito, difendendo questa linea di comportamento, se non addirittura rivendicandola («Rifarei quella telefonata»). Un modo di ragionare, ci sia consentito il paragone, vagamente berlusconiano, o almeno machiavellico, che garantisce al principe di operare al limite e finanche al di fuori delle regole, se è per il bene comune. E d'altra parte si tratta di un metodo accettato di buon grado dall'opinione pubblica, proprio in funzione della nobiltà del fine: se n'è avuta dimostrazione durante l'assemblea della cooperazione, quando il presidente uscente Diego Schelfi, nel criticare un sistema di appalti che penalizza a suo dire le cooperative, ha ringraziato pubblicamente Dellai per quella telefonata. *** Ma siamo sicuri che un simile modo di pensare, e di agire, sia lungimirante oltre che lecito? Siamo sicuri che l'economia trentina, nel tempo medio lungo, trarrà benefici da questo eccesso di tutele e misure protezionistiche? O non c'è piuttosto il rischio che, quando anche le autonomie speciali saranno chiamate a fare dei sacrifici, le nostre imprese non siano in grado di respirare senza l'ossigeno erogato da piazza Dante? Lo stesso Dellai, poche settimane fa, è stato costretto a una parziale smentita del suo New Deal, quando a fronte dell'ennesima richiesta assistenziale ha dovuto dire stop: la Provincia, ha detto, non è una vacca da mungere all'infinito, ha già investito quasi un miliardo di euro nelle misure anticrisi. Giusto, ma se i sudditi vengono abituati bene, continueranno a chiedere finché sarà loro consentito. Altra questione: cosa accadrebbe se anche altre province e regioni adottassero le regole trentine per gli appalti pubblici? L'autarchia non fa bene all'economia: ne sa qualcosa la Cosbau, proprio l'impresa che si è aggiudicata l'appalto che inguaia Dellai e poi, qualche settimana dopo, ha vinto un'importante gara per la ricostruzione del dopo terremoto in Abruzzo. Ecco, le aziende locali vanno aiutate e sostenute nel loro sviluppo, negli investimenti tecnologici, nella creazione di infrastrutture, persino nell'integrazione di ammortizzatori sociali per affrontare i momenti difficili. Ma poi, quando sono in grado di nuotare anche in acque tempestose, devono essere lasciate senza salvagente, libere di confrontarsi con la concorrenza, interna ed esterna. Altrimenti, la puzza della magnadora - intesa come dipendenza (e ricattabilità reciproca) dal potere politico - non abbandonerà mai le nostre valli. Andrea Iannuzzi

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Servizi in libero mercato (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Tributaristi - Lapet data: 11/07/2009 - pag: 35 autore: di Pamela Giufrè Con il recepimento della direttiva 2006/123/Ce nuovi scenari per la concorrenza Servizi in libero mercato Dall'Europa un affondo alle riserve degli ordini Servizi, ultimo atto. Con l'approvazione della direttiva 2006/123/Ce si conclude dopo sette anni di attività legislativa, l'intervento comunitario in materia di servizi. E ora anche le riserve professionali hanno i giorni contati. Sono infatti chiarissimi i due sintetici ma precisi commi all'articolo 41 della legge comunitaria 2008, «Delega al governo per l'attuazione della direttiva 2006/123/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006», attraverso il quale l'Italia ha recepito la direttiva cosiddetta Servizi il 24 giugno. E lo è anche il decreto legislativo 206/2007 nel quale è stata trasposta l'altra importante direttiva del settore, la 2005/36/Ce, cosiddetta Qualifiche. Nel caso specifico, a rimarcare la netta distinzione tra attività tipiche e riservate ci ha pensato anche il Tar del Lazio attraverso la sentenza 3122 del 25/3/09 riprendendo il consolidato orientamento della Corte costituzionale.E, così come quello della magistratura italiana, anche l'orientamento europeo non lascia spazio a dubbi: la limitazione delle esclusive, specie quando sono inutili o addirittura ingiustificate, è un passaggio fondamentale per l'apertura dei mercati comunitari alla libera concorrenza.È questo un assunto sul quale i tributaristi della Lapet, l'associazione nazionale presieduta da Roberto Falcone, continuano ad insistere da sempre, chiedendo l'eliminazione di riserve che non hanno ragione di esistere e che altro non sono se non il risultato di atteggiamenti lobbistici tollerati negli anni al punto da essere quasi diventati la regola. Una regola che però in molti casi non è scritta da nessuna parte. Quel che è sancito da principi non più derogabili né trasgredibili, è invece la necessità di porre un freno alle esclusive. Lo ha più volte detto anche l'Autorità garante per la concorrenza e il mercato. L'ultima, agli inizi di aprile, a conclusione della sua indagine conoscitiva su 13 ordini professionali, avviata a gennaio 2007. L'Antitrust ritiene infatti più che mai necessario «limitare le riserve professionali in quanto restrittive per la concorrenza».Queste indicazioni dell'Authority sono in linea con le direttive europee, alle quali dunque l'Italia deve e intende adeguarsi presto, come ha ribadito il ministro per le politiche comunitarie Andrea Ronchi, dichiarando che la direttiva Servizi «consentirà già dal 2010 un aumento della competitività delle imprese europee contribuendo alla semplificazione e al varo di norme che non creino discriminazione all'interno del mercato unico».E questa discriminazione si potrà evitare con la pratica attuazione degli obiettivi sanciti dalle due direttive Servizi e Qualifiche. «Nell'ambito del diritto comunitario», sottolinea Falcone, «la disciplina delle professioni è stata progettata e attuata sulla base di tre requisiti essenziali, uno dei quali è la realizzazione di un mercato interno privo di barriere e tale da promuovere gli scambi transfrontalieri».E le due direttive puntano a eliminare gli ostacoli al libero mercato e sono nate proprio da questa volontà. Già nel 2002 infatti il Parlamento europeo identificava una serie di ostacoli all'interno di una vasta gamma di servizi, compreso il settore professionale, che appunto impedivano l'apertura del mercato alle piccole e medie imprese. Ed è proprio per tale ragione che nel 2004 la Commissione europea presentava la direttiva Servizi e nel 2006 il Parlamento la adottava in prima lettura con la clausola di libera prestazione. L'attuale testo realizza un diverso equilibrio tra apertura del mercato, diritti sociali e tutela dei consumatori, che il governo italiano ha fedelmente recepito. La legge comunitaria stabilisce infatti che venga garantita «la libertà di concorrenza secondo condizioni di pari opportunità» nell'interesse degli utenti ai quali dev'essere assicurato «un livello essenziale ed uniforme di condizioni di accessibilità all'acquisto di servizi sul territorio nazionale». E prevede anche «la semplificazione dei procedimenti amministrativi». Ma soprattutto, precisa la necessità di «garantire che, laddove consentiti dalla normativa comunitaria, i regimi di autorizzazione e i requisiti eventualmente previsti per l'accesso a un'attività di servizi o per l'esercizio della medesima siano conformi ai principi di trasparenza, proporzionalità e parità di trattamento».«Sono questi», evidenzia Falcone, «i criteri sui quali si fonda la concorrenza, necessaria per la spinta e il rilancio delle economie nazionali ed europea, indispensabile più che mai in questa fase di crisi internazionale. E le riserve inutili e non giustificate cozzano decisamente con trasparenza, proporzionalità e parità di trattamento». Nella direttiva Servizi il concetto è più volte rimarcato anche quando si sofferma sull'unitarietà dell'individuazione delle figure professionali con i relativi profili, richiamando chiaramente la direttiva Qualifiche. Si sanciscono la non discriminazione e la libertà di stabilimento e di circolazione dei servizi, come garantito dagli articoli 43 e 49 del Trattato Ce. Approfondendo i «requisiti vietati», la direttiva esplicita inoltre la necessità di evitare restrizioni e, facendo riferimento alla «libera prestazione di servizi», impone agli stati membri il rispetto assoluto di principi quali la non discriminazione e la proporzionalità e di evitare restrizioni alla libera circolazione. Concetto al quale è dedicato addirittura un intero articolo di legge, «restrizioni vietate», come avviene per la «non discriminazione», altro passaggio essenziale anche per la direttiva Qualifiche.«Ma», dice Falcone, «la disparità di trattamento tra professionisti di uno stesso settore, ovvero quello economico-contabile, non si eviterà in Italia se saranno confermate le previsioni stabilite dal decreto legge sulla Manovra d'estate in materia di credito Iva superiore a 10 mila euro mediante presentazione della dichiarazione e apposizione del visto di conformità da parte di uno dei soggetti abilitati. L'assurdo sta proprio nel fatto che mentre da una parte questo governo ha recepito la direttiva Servizi, anche in anticipo rispetto ai tempi previsti, con l'introduzione dei principi già enunciati, dall'altra lo stesso governo ha introdotto in modo surretizio un'ulteriore riserva, escludendo senza alcuna valida ragione, dall'elenco degli autorizzati all'asseverazione della regolarità contabile dell'impresa una vasta platea di intermediari fiscali, tra i quali i tributaristi».Ma questa discriminazione, proprio perché in palese violazione delle norme comunitarie in materia di libero mercato e concorrenza, potrebbe sottoporre l'Italia ad una procedura d'infrazione secondo le regole del Trattato Ue.

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LA GIACCA DEL PRESIDENTE (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

LA GIACCA DEL PRESIDENTE Il Quirinale può rifiutarsi di firmare una legge lo dice la Costituzione, c'è chi lo pretende In realtà è un potere "debole" e poco usato Tania Groppi Nella democrazia maggioritaria e conflittuale alla quale è approdata la lunga transizione italiana, guardare in modo salvifico al Colle più alto, invocando un intervento del Capo dello Stato che ponga freno allo strapotere di una maggioranza onnipotente e la riporti nell'alveo della Costituzione è diventata un'abitudine. Ciampi prima, Napolitano poi, sono stati di frequente "tirati per la giacchetta" dall'opposizione, invitati più o meno pesantemente a usare i propri poteri di garanzia: l'autorizzazione alla presentazione al Parlamento dei disegni di legge governativi, la promulgazione delle leggi, l'emanazione degli atti normativi del governo. Dei tre poteri, è soprattutto la promulgazione delle leggi ad essere al centro dell'attenzione: quasi non c'è legge importante sulla quale non si chieda al Presidente di "non firmare", utilizzando la possibilità di rinviarla alle camere per un nuovo esame. L'esperienza tuttavia ci mostra (emblematico il caso, nel luglio 2008, della "legge Alfano", fulmineamente promulgata dal Presidente nonostante le molteplici richieste di rinvio, non in ultimo quella di cento costituzionalisti) che assai raramente queste pressioni hanno successo: non è una novità, se già nel 1953 il presidente Einaudi promulgò la cosiddetta "legge truffa" e lo stesso fece Ciampi con la legge elettorale del 2005. I presidenti hanno sempre usato con grande prudenza il potere di rinvio. A partire dal primo caso, Einaudi nel 1949, i rinvii sono stati soltanto 59: in particolare 23 fino al 1983 e 36 dal 1983 ad oggi, con un incremento significativo nelle presidenze Pertini (7) e Cossiga (ben 22, di cui 15 negli ultimi 19 mesi di mandato). I motivi del rinvio, che la Costituzione lascia indefiniti rimettendoli alla discrezionalità del Presidente, hanno riguardato in ben 36 casi la violazione dell'articolo 81.4 della Costituzione, ovvero la norma che impone alle leggi di spesa di indicare la copertura finanziaria. Al di fuori di questo settore (nel quale tra l'altro il controllo della Corte costituzionale è molto difficile), i rinvii si contano sulla punta delle dita: se si escludono i 13 di Cossiga ne restano due di Einaudi, uno di Leone, uno di Scalfaro e cinque di Ciampi. Proprio la prassi della presidenza Ciampi è la più interessante: nonostante il Presidente abbia affermato (rispondendo alla domanda di una studentessa in un dibattito pubblico a Berlino, nel 2003) di poter utilizzare il rinvio soltanto in caso di «manifesta non costituzionalità» della legge, ha poi compiuto rinvii dettagliati e di grande peso, come nel caso della legge Gasparri sull'emittenza radiotelevisiva e della riforma dell'ordinamento giudiziario. Dietro questa cautela c'è la considerazione che il potere di rinvio sia "un'arma spuntata". Esso sconta limiti pesanti, proprio sulla base delle previsioni costituzionali: il Parlamento può infatti superare il rinvio con una nuova deliberazione a maggioranza semplice, lasciando la legge immutata (anche se le leggi riapprovate senza alcuna modifica sono solo 8 su 59), o apportando poche modifiche formali che non soddisfano i rilievi presidenziali. Non si tratta di un'ipotesi di scuola: i più importanti rinvii della presidenza Ciampi hanno prodotto meri ritocchi, senza intaccare l'essenza dei testi rinviati. A questo punto il Presidente è comunque obbligato a promulgare, tranne (secondo la dottrina, non essendosi mai in concreto realizzata l'ipotesi) qualora la legge sia tale da attentare ai principi supremi dell'ordinamento, nel qual caso egli potrebbe rifiutarsi, aprendo la via ad un drammatico conflitto istituzionale. Non è quindi difficile capire perché spesso i presidenti (non ultimo Napolitano, che non ha ancora operato alcun rinvio, pur avendo rifiutato di emanare un decreto-legge, nel caso Englaro) preferiscano incidere sulla produzione legislativa con il complesso di strumenti informali che vanno sotto il nome di "moral suasion", spesso più efficaci. Tuttavia, anche qui non mancano i problemi, muovendosi in una zona sottratta al controllo dell'opinione pubblica, nella quale diventa difficile individuare le responsabilità. In definitiva, si ripropone, con estrema urgenza e attualità, il vero problema: quello delle nuove esigenze di garanzia che implica l'evoluzione della nostra forma di governo. Esigenze che né il rinvio presidenziale né la "moral suasion" possono soddisfare. Soltanto un ripensamento delle garanzie costituzionali nel loro complesso (che comprenda anche nuove vie d'accesso alla Corte costituzionale da parte delle minoranze parlamentari) può alleggerire il compito immane che oggi grava sul Presidente e contribuire a preservare la legalità costituzionale dalle aggressioni alle quali è sempre più sottoposta.

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precari poste, stop all'assunzione doppia aliquota per lo scudo fiscale - roberto petrini (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 27 - Economia Precari Poste, stop all´assunzione Doppia aliquota per lo scudo fiscale Moratoria sui debiti: in arrivo una maggiore deducibilità delle sofferenze bancarie ROBERTO PETRINI ROMA - Nutrito pacchetto di emendamenti al decreto anti-crisi presentato pochi giorni fa dal governo. Dalla Tremonti-ter, ai precari delle Poste, alla rottamazione di medici e statali. In dirittura d´arrivo anche lo scudo fiscale, mentre martedì prossimo il Documento di programmazione economica (Dpef) sarà presentato alle parti sociali e mercoledì varato dal consiglio dei ministri: si prevede una caduta del Pil per quest´anno del 5,3 e un deficit-Pil al 5,3 per cento. Per il 2010 l´Fmi dà ancora un –0,1 e il governo in un sforzo di ottimismo potrebbe fissare i livello ad un +0,1. La misura più attesa è senz´altro lo scudo fiscale: l´emendamento è bilico filo all´ultimo minuto. Secondo le ultime indiscrezioni il governo avrebbe scelto la strada della «doppia aliquota»: una bassa, intorno al 5 per cento, per chi reinveste in titoli di Stato destinati a finanziare la ricostruzione in Abruzzo e vincolati per dieci anni; l´altra aliquota del 7-8 per cento non avrebbe vincoli nell´utilizzo dei fondi rimpatriati. Il governo conta di incassare 3-4 miliardi ma la misura non sembra essere accolta con favore dagli specialisti del settore. «E´ una sorta di condono – spiega il tributarista Tommaso Di Tanno – perché mentre nella precedente versione si sanavano capitali che erano stati portati all´estero negli Anni Settanta per il timore del comunismo e della lira, oggi i capitali all´estero sono frutto di evasione fiscale». L´altra misura contenuta negli emendamenti del governo riguarda la Tremonti-ter: nella versione del decreto attualmente in Parlamento detassa gli investimenti in macchinari da parte delle aziende, con il nuovo testo l´incentivo dovrebbe essere allargato anche ad altre categorie (computer, mezzi di trasporto). Sul piano fiscale è probabile anche l´inserimento di una maggiore deducibilità fiscale per svalutazione dei crediti bancari in sofferenza: una misura che arriverebbe in vista del patto banche-imprese. Due le misure riguardano il lavoro. La prima è il ritorno della cosiddetta "rottamazione" di medici e degli statali che saranno costretti ad andare in pensione una volta raggiunti i 40 anni di contributi (compreso militare, laurea e corsi di specializzazione) e dunque – nella media – intorno ai 57-58 anni di età anagrafica. Si tratta di una misura, fortemente contestata dalle associazioni sindacali, e che investirà nell´intero pubblico impiego circa 100 mila dipendenti. La norma era stata inserita nel decretone Tremonti dello scorso anno e poi cancellata con un emendamento del Pd nel febbraio scorso: ora torna. In arrivo anche una «toppa» per far fronte alla sentenza della Corte Costituzionale dei giorni scorsi sui precari delle Poste e di altre società: la sentenza della Consulta ha dichiarato illegittimi i ristori monetari per i contratti irregolari dei precari e ha aperto le porte all´assunzione. L´emendamento del governo dovrebbe impedire le assunzioni per evitare che si scarichi un peso eccessivo sul bilancio delle Poste. Intanto per la norma tassa-oro del decreto anticrisi protestano dipendenti della Banca d´Italia della Fisac Cgil: «lede le norme comunitarie» e mostra un «preoccupante disinteresse» nei confronti dell´indipendenza delle autorità europee.

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Prima casa, riacquisto in regola (sezione: Giustizia)

( da "ItaliaOggi7" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi7 sezione: Contenzioso & Contribuenti data: 13/07/2009 - pag: 24 autore: di Massimiliano Tasini La Corte costituzionale con ordinanza salva i limiti del Testo unico imposta di registro Prima casa, riacquisto in regola Sono legittime le restrizioni per fruire delle agevolazioni È legittima la previsione del Testo Unico dell'imposta di registro in materia di riacquisto della prima casa. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con l'ordinanza n. 46 del 13 febbraio 2009.Il caso di specie. Con ordinanza depositata il 26 febbraio 2008, la Commissione tributaria provinciale di Udine nel corso di un giudizio promosso da un contribuente nei confronti dell'Agenzia delle entrate avverso un avviso di liquidazione dell'imposta di registro, ipotecaria e catastale (con il quale erano state contestualmente revocate, con applicazione delle sanzioni di legge, le agevolazioni fiscali concesse per l'acquisto di una unità immobiliare abitativa) ha sollevato, in riferimento agli artt. 3 e 35, primo e quarto comma, della Costituzione, questioni di legittimità costituzionale della normativa in materia di agevolazioni prima casa. Trattasi segnatamente dell'ultimo periodo del comma 4 della nota II-bis dell'art. 1 della parte I della tariffa allegata al Testo unico in materia di imposta di registro (dpr 26 aprile 1986, n. 131), norma che è stata modificata con l'art. 3, comma 131, della legge 28 dicembre 1995, n. 549 «nella parte in cui non prevede che, al fine di evitare la decadenza dalle agevolazioni fiscali concesse per il precedente acquisto, l'acquisto di altro immobile si possa perfezionare con atti traslativi a titolo oneroso della proprietà di case di abitazione non di lusso e con atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell'usufrutto, dell'uso e dell'abitazione relativi alle stesse e nella parte in cui, invece, prevede l'obbligo di adibire a propria abitazione principale l'altro immobile acquistato».Il giudice remittente aveva già sollevato le stesse questioni di legittimità costituzionale nel corso del medesimo procedimento, con una precedente ordinanza, ma la Consulta l'aveva censurata per difetto di motivazione.Il remittente ripropone allora la questione, precisando meglio la vicenda.In particolare, il contribuente aveva comprato in piena proprietà una casa di abitazione non di lusso e aveva goduto, nell'acquisto, delle agevolazioni prima casa. Nei cinque anni dall'acquisto aveva poi venduto il diritto di piena proprietà di tale abitazione e, entro l'anno successivo alla rivendita, aveva comprato sempre in piena proprietà altra casa di abitazione, usufruendo, nel riacquisto, delle medesime agevolazioni fiscali.L'Agenzia delle entrate aveva revocato dette agevolazioni, perché il contribuente non aveva adibito a propria abitazione il fabbricato acquistato.La tesi della Ctp. Secondo il giudice remittente tale disciplina sarebbe illegittima, in quanto essa, distinguendo tra l'ipotesi di «primo acquisto», nella quale la legge non richiede la destinazione dell'immobile ad abitazione principale, e l'ipotesi di «riacquisto», che invece impone anche di adibire il nuovo appartamento ad abitazione principale, genererebbe una serie di conseguenze paradossali, che il giudice così stigmatizza: a) «l'acquirente della nuda proprietà di un immobile, che rivenda il suo diritto nei cinque anni dall'acquisto e, che, riacquisti, entro un anno dalla alienazione, un diritto di nuda proprietà su altro immobile, decade dall'agevolazione sul precedente acquisto, perché non può adempiere all'obbligo di destinare a propria abitazione principale il nuovo immobile, di cui ha acquistato solo la nuda proprietà»; b) decade dall'agevolazione anche «l'acquirente che effettui il riacquisto non nel comune dove ha la propria residenza, ma nel comune dove svolge la propria attività e non vuole o non può trasferire in quel comune la propria residenza nei diciotto mesi successivi al riacquisto»; c) ugualmente, «decade l'acquirente trasferito all'estero per ragioni di lavoro che riacquisti l'immobile nel comune dove vi è la sede o il luogo di esercizio dell'attività del proprio datore di lavoro e non vuole o non può trasferire in quel comune la propria residenza»; d) «decade l'acquirente cittadino italiano emigrato all'estero, che riacquisti l'immobile in un qualunque comune del territorio italiano e che non vuole o non può rientrare in Italia e fissare in quel comune la propria residenza».Alla luce di quanto sopra, a parere della Ctp sarebbero violati il principio di eguaglianza di cui all'art. 3 Cost. (perché, a fronte di situazioni identiche, vi è una ingiustificata disparità di trattamento tra il contribuente che effettua il «primo acquisto» e quello che effettua il «riacquisto») e quello di cui all'art. 35 Cost., sia perché rende più disagevole il lavoro, impedendo il «riacquisto» dell'immobile che non si identifichi anche con l'abitazione principale, sia anche perché pregiudica la libertà di emigrazione, nei limiti in cui impedisce il «riacquisto» di un immobile senza il rientro in Italia.La Consulta. Il ricorso viene però giudicato in parte inammissibile e in parte infondato.Intanto, la Consulta osserva che nella fattispecie oggetto del giudizio principale il contribuente ha acquistato in piena proprietà una casa di abitazione non di lusso, godendo «delle agevolazioni prima casa», ha alienato, prima del decorso di cinque anni da tale acquisto, la proprietà della predetta casa di abitazione ed ha, infine, acquistato, entro l'anno successivo alla rivendita, la piena proprietà di altra casa di abitazione (e non la nuda proprietà o altro diritto reale di godimento), subendo la revoca delle suddette agevolazioni per non avere adibito la nuova casa a propria abitazione principale. Di conseguenza, la questione avente ad oggetto la norma nella parte in cui non prevede che, al fine di evitare la decadenza dalle agevolazioni fiscali concesse per il precedente acquisto, l'acquisto di altro immobile si possa perfezionare con atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell'usufrutto, dell'uso e dell'abitazione relativi a case di abitazione non di lusso è irrilevante nel caso di specie: d'onde la declaratoria di inammissibilità.Risulta invece rilevante, ma è dichiarata infondata, l'altra questione sollevata, avente ad oggetto la norma nella parte in cui prevede l'obbligo di adibire a propria abitazione principale l'altro immobile acquistato» in piena proprietà. Per la Corte, la previsione non viola il principio di eguaglianza, in quanto la Ctp muove dall'erroneo presupposto che la situazione di chi effettua il «primo acquisto» sia omogenea rispetto a quella di chi effettua il secondo acquisto; ma così non è.Invero, osservano i giudici, il legislatore ha inteso disciplinare una fattispecie del tutto diversa da quella dell'accesso alle agevolazioni, stabilendo una regola che deroga al regime generale di decadenza per coloro che rivendono la prima casa, e che opera esclusivamente nel caso in cui il contribuente, entro un anno dall'alienazione, proceda all'acquisto di un altro immobile da adibire a propria abitazione principale. In motivazione, l'ordinanza rileva che non è irragionevole che il legislatore, al fine di consentire al contribuente di evitare la decadenza dalle suddette agevolazioni, richieda, con riferimento all'acquisto del secondo immobile, una condizione diversa e più restrittiva (la destinazione della casa ad abitazione principale) rispetto a quelle stabilite, per la concessione delle agevolazioni medesime per l'acquisto del primo immobile: la previsione legislativa «… è adeguata e non eccede i limiti dell'ampia discrezionalità riservata al legislatore in materia di agevolazioni …» non potendosi ritenere la previsione normativa palesemente arbitraria od irrazionale.I precedenti. La Corte ha avuto modo anche in passato di esprimersi in termini. In particolare deve essere evidenziata l'ordinanza n. 275/2005, nella quale è stato puntualizzato che «occorre tener conto del combinato disposto della norma attributiva del beneficio e delle successive norme che la limitano, vagliandone la legittimità costituzionale in coerenza con il costante orientamento di questa Corte, secondo cui «le disposizioni legislative che prevedono agevolazioni e benefici tributari di qualsiasi specie, quali che ne siano le finalità, hanno di norma carattere derogatorio e costituiscono il frutto di scelte del legislatore soggette a controllo di costituzionalità nei limiti della palese arbitrarietà od irrazionalità». Analogamente la sentenza n. 346/2003, secondo cui «le disposizioni legislative che accordano agevolazioni e benefici tributari di qualsiasi specie possono essere ritenute lesive del canone di ragionevolezza, evocato dal rimettente, nei soli casi della palese arbitrarietà o irrazionalità».

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Brevetti e design, tutele rafforzate (sezione: Giustizia)

( da "ItaliaOggi7" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi7 sezione: Proprietà industriale data: 13/07/2009 - pag: 5 autore: Pagina a cura di Giovanni Casucci Brevetti e design, tutele rafforzate Tutele rafforzate per la proprietà industriale. La legge sviluppo introduce il concetto di «priorità interna», che permetterà di rivendicare per successivi depositi brevettuali italiani la data del primo deposito di un'antecedente domanda di brevetto. È solo una delle novità approvate la scorsa settimana in via definitiva (in particolare, art. 19).Le modifiche e gli aggiornamenti apportati, sotto il profilo civilistico, sono diversi.Nullità brevettuale. In relazione alle cause di nullità brevettuale l'articolo 120 del codice di proprietà industriale al comma uno precisa che in assenza di concessione brevettuale il giudice non possa emanare sentenza, ma dovrà sollecitare l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) al fine di ottenere la più rapida concessione del brevetto. Tale disposizione recepisce le decisioni della magistratura più prudente e attenta, evitando le spiacevoli conseguenze di approcci eccessivamente formalistici che portavano all'assurda conseguenza di vanificare un procedimento di merito a causa di ritardi amministrativi da parte dell'UIBM.Design. Sotto un profilo ancor più sostanziale viene proposta una nuova versione dell'articolo 239 del Codice della Proprietà Industriale (CPI) che fin dalla sua adozione (e anche nella versione precedente del 2001) ha formato oggetto di una lunga querelle di natura normativa e giurisprudenziale. L'attuale formulazione sembra tentare di correggere la precedente impostazione ampiamente contestata dagli operatori industriali in tema di design. In particolare la precedente riforma del 2007 ha comportato il rinvio pregiudiziale dinanzi la corte di giustizia in relazione a due importanti casi giudiziari: il caso FLOS e il caso VITRA.Tali rinvii disposti entrambi dal tribunale di Milano hanno come oggetto la richiesta di verifica di conformità alla direttiva europea numero 71 del 1998 da parte delle varie norme di attuazione italiane che si sono succedute nel tempo dal 2001.L'attuale formulazione peraltro soddisfa poco poiché a otto anni di distanza dalla normativa di implementazione nazionale e a più di 10 anni dall'adozione della direttiva tenta ancora di legittimare condotte imprenditoriali fondate sulla replica di opere del design particolarmente importanti e significative, tanto da meritare il riconoscimento di un valore artistico.Il meccanismo proposto da quest'ennesimo tentativo sarebbe diretto a riconoscere un «preuso» a favore di chi, prima del 19 aprile 2001, producesse repliche di oggetti di design che «erano oppure erano divenuti di pubblico dominio».Tale impostazione può giustificare eventualmente la replica di prodotti il cui «modello ornamentale» (il design così definito prima della riforma del 2001) fosse già scaduto ben prima del 2001 (la precedente durata di esclusiva era di 15 anni) o non avesse mai formato oggetto di registrazione. Il problema peraltro non può così essere risolto se il design potesse invocare fin dall'origine una tutelabilità come opera del diritto d'autore dimostrando in concreto la possibilità di soddisfare il requisito della «scindibilità» previsto dalla legge sul diritto d'autore previgente.Per questo motivo è possibile che tale riforma non vada necessariamente considerata come un rimedio idoneo da parte della Corte Giustizia.Appello. Altra norma che si pone in parziale contrasto con la recente giurisprudenza di Corte costituzionale è quella che prevede che le cause iniziate in primo grado presso giudici non specializzati possano essere decise in sede appello invece dalle sezioni specializzate. Questo comporta evidentemente una chiara volontà di fare in modo che la maggior parte dei casi le questioni afferenti alla proprietà industriale siano gestite da giudici con maggiore competenza ed esperienza, permettendo quindi che il giudizio di primo grado instaurato prima del 2003 dinanzi a un giudice ordinario (e che abbia avuto una lunga durata) possa essere riconsiderato in appello da parte di una corte specializzata.Ciò che era originariamente previsto dall'articolo 245 del codice della proprietà industriale era stato contestato la sentenza 112 del 2008 della Corte costituzionale definendo illegittima la possibilità di devolvere alle sezioni specializzate la decisione di casi che erano interamente devoluti ad altro giudice prima del 2003.In particolare, il problema assume un profilo molto significativo in alcuni casi, tra cui le questioni afferenti all'«invenzione del dipendente», originariamente di competenza delle sezioni di diritto del lavoro dei tribunali più prossimi alla sede del datore di lavoro. In tali situazioni si poteva verificare il caso che un tribunale particolarmente lento di una piccola provincia potesse aver deciso su un caso instaurato prima del 2003. In tal caso, secondo la Corte Costituzionale, l'appello sarebbe necessariamente devoluto alla Corte d'Appello più prossima, non necessariamente coincidente né per territorio né per sezione con quella assegnata agli uffici specializzati, nonostante fosse intervenuta la riforma dal 2003.È evidente che la possibilità di far devolvere al giudice specializzato tale specifica tematica offre migliori garanzie sia per il dipendente che per il datore di lavoro di una valutazione equilibrata. La norma quindi torna di affermare l'originaria volontà di assegnare il più possibile alle sezioni specializzate le materie di propria competenza, facendo salve peraltro le decisioni che abbiano già disposto in virtù della sentenza della Corte costituzionale del 2008.Delega al governo Il provvedimento legislativo appena approvato annuncia anche un'importante delega al governo da compiersi entro un anno dalla data in vigore della presente legge diretta a correggere ed aggiornare il testo del CPI.Tra le tematiche previste già come oggetto di integrazione e modifiche spicca per importanza la previsione di riconoscere automaticamente in capo alle università e strutture pubbliche di ricerca il diritto al brevetto contrariamente alla malaugurata riforma che venne adottata con la finanziaria 2001. Tale norma prevedeva, invece, l'imputazione automatica al ricercatore caricando degli oneri e dei rischi di brevettazione e prevedendo solo come eventuale la possibilità che l'Università potesse gestire le successive attività di sfruttamento economico dell'invenzione.L'indicazione finalmente accolta dalla legge giunge alla fine di un lungo percorso di tentativo di modifica normativa che ha visto coinvolte tutte le entità interessate: università e imprese.Ci si augura che tale riforma giunga ben prima dell'anno previsto al fine di poter riallocare correttamente le potenzialità di sfruttamento economico delle risorse innovative generate dalle strutture universitarie senza esporle al rischio di vanificazione per mancanza di risorse e «capacità» gestionali.Comuni. Infine, si prevede la possibilità che i comuni possano registrare un proprio marchio per valorizzare il patrimonio culturale storico architettonico ambientale del proprio territorio di pertinenza in tal caso il comune potrebbe direttamente gestire tutte le attività di merchandising e di sfruttamento economico potendo quindi auto alimentare le proprie casse in maniera virtuosa.Made in. L'articolo 17 del ddl inserisce una ulteriore modifica al già (più volte) modificato articolo 4, comma 49 della legge 24 dicembre 2003 numero 350. L'inserimento pare voler sanzionare come «fallace» la condotta di utilizzare marchi di aziende italiane sui prodotti importati non originari dell'Italia, senza che vi sia indicato in aggiunta in maniera precisa e con caratteri evidenti l'esatto paese di origine come luogo di fabbricazione in modo tale che sia evitato qualsiasi errore sulla effettiva origine estera. Questa norma si inserisce come ennesima posizione all'interno del conflitto tra norme e interpretazione delle stesse da parte delle sezioni penali della Corte Suprema di Cassazione.Sembra che con tale norma si vada a rendere definitivamente obbligatoria l'applicazione del «Made in» su merci prodotte a seguito di attività terziarizzata all'estero da parte di aziende italiane.Si rileva che già in base all'articolo 6 lett. C) del codice del consumo è previsto l'obbligo di indicazione dell'origine (se si trattasse di provenienza situata fuori dall'unione europea). Ma è altrettanto vero che tale norma non è mai entrata in vigore proprio per i problemi di compatibilità della medesima con le regole di libertà di concorrenza e i principi di non discriminazione vigenti all'interno dell'Unione Europea. Tale disposizione, quindi, potrebbe generare un'ulteriore recrudescenza di conflittualità interpretativa dinanzi alla suprema Corte di cassazione.

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I tre giorni che salvarono il Cav. Ora non resta che il lodo Alfano (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

I tre giorni che salvarono il Cav. Ora non resta che il lodo Alfano La svolta abruzzese. Niente predellini e istrionismi, ritorno ai dossier, e la scommessa è vinta. Veline. Di loro al G8 velato non s´è detto nulla. Le domande di Repubblica, a forza di vederle ... segue dalla prima pagina C'è studio, ma anche una buona dose di coincidenze non prevedibili, dietro il risultato ottenuto da Berlusconi al G8. Senza dubbio ha pagato la scelta, inaugurata già con l'ultimo Consiglio dei ministri, di provare a sfuggire allo stillicidio quotidiano di voci, interviste e foto col ritorno a un'agenda di temi seri e riforme. Il G8 a presidenza italiana, con la sua ricca offerta di dossier sui massimi sistemi e di decisioni "storiche", sebbene la maggior parte più di facciata che di sostanza, ha aiutato a restituire l'immagine di un Berlusconi di nuovo avviato sulla «via del fare», la stessa che dopo settimane di immobilismo ha spinto il governo prima a varare il decretone estivo con la Tremonti-ter, il bonus occupazione e altre misure anti-crisi («la nostra finanziaria 2010», come l'ha definita il premier) e poi il Senato a convertire in legge il ddl sviluppo col ritorno al nucleare e l'istituzione della class action, l'azione legale collettiva a tutela dei consumatori. La scelta di tuffarsi senza distrazioni sui dossier è stata accompagnata da una presenza scenica inedita per il Cavaliere. Mai si era visto Berlusconi stare tre giorni sotto l'occhio delle telecamere di tutto il mondo e rinunciare al suo istrionismo: stavolta, invece, mai un gesto fuori posto, mai una gag o una battuta politicamente scorretta, men che meno una barzelletta. L'irriverenza delle corna e la diplomazia del cucù hanno lasciato il posto a una liturgia mandata a memoria ed eseguita con studiata disciplina. Quasi a marcare volontariamente il confronto col passato, l'unico aneddoto fuori programma raccontato da Berlusconi è la storia, che il premier ha ascoltato da Gordon Brown, del ragazzo africano di dodici anni che sognava di diventare un giocatore di calcio ed è morto tra le braccia della madre aspettando invano un aiuto delle Nazioni unite. Persino l'unico momento di tensione vera in conferenza stampa, il battibecco con l'inviato di Repubblica, è stato risolto con una battuta velenosa («Non avete raggiunto il risultato che volevate», ha detto il premier rivolto al giornalista). In altri momenti, sarebbe solo stato solo l'inizio di uno show ben più esuberante. Ma l'aiuto più grande è arrivato dall'Aquila. Berlusconi ha rivendicato la scelta della sede citando il solito Erasmo da Rotterdam («Lungimirante follia»), ma la soluzione è stata provvidenziale al di là delle intenzioni. Spostare il G8 in quel non luogo che è oggi il capoluogo abruzzese dopo la devastazione del terremoto ha creato una naturale zona franca, scoraggiando non solo le manifestazioni no global - a quello provvede già la debolezza dell'ex "movimento dei movimenti" - ma anche incursioni politiche e giornalistiche non strettamente legate ai temi in discussione. Dietro le macerie aquilane, Berlusconi ha trovato il primo vero riparo dopo settimane in cui è stato bersaglio scoperto. Da questo riparo esce più forte, perché le voci sul suo tramonto politico, e sulla minaccia incombente di un governo tecnico-istituzionale, erano legate soprattutto alla perdita di prestigio internazionale del paese causate dalle traversie del suo capo di governo. La gran quantità di photo opportunity e di pacche sulle spalle viste all'Aquila allontaneranno per un po' queste voci. Il che non significa che ora il futuro dell'esecutivo sia roseo e privo di incognite. Anche al netto di provvedimenti indirizzati al Cavaliere, l'inchiesta di Bari continuerà a essere una fucina di notizie imbarazzanti. Altre procure sono pronte a muoversi. E la pubblicazione di altre foto da villa Certosa è quasi scontata. Ma chi conosce bene i piani di Berlusconi assicura che è già concentrato a evitare la vera nuova scossa, anzi the big one: il pronunciamento della Corte costituzionale sul lodo Alfano, previsto in ottobre. Stefano Cappellini 11/07/2009

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Bonaretti replica a Cataliotti e Baldi (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 11-07-2009)

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REGGIO pag. 9 Bonaretti replica a Cataliotti e Baldi «Sono penalizzati i comuni virtuosi» PATTO DI STABILITÀ «IL PATTO di stabilità è un meccanismo tecnico molto complesso, di difficile comprensione per chi non si occupa professionalmente di contabilità pubblica. Non conoscerne i suoi dettagli tecnici può condurre a giudizi affrettati e non corretti. Posso assicurare l'avvocato Cataliotti e il dottor Baldi che la casualità del meccanismo è tale da creare paradossi proprio per i comuni più virtuosi come il Comune di Reggio. Prova ne è che fin dallo scorso anno sono stati proprio i comuni più virtuosi, di centro destra e centro sinistra, a ritrovarsi nella nostra città per manifestare il proprio disagio perché penalizzati dalle nuove norme introdotte a giugno 2008. Infatti se da un lato è ben vero che le finalità macro economiche dell'introduzione del patto risiedono nell'obiettivo di ridurre il rapporto debito/Pil aggregato del comparto, dall'altro è noto a chiunque conosca la contabilità pubblica che purtroppo non è certo questo il parametro al quale sono agganciati gli indicatori di rispetto del patto per i singoli Comuni. Nella recente versione del 2008 il controllo del rispetto è sostanzialmente collegato all'andamento dei flussi di cassa degli investimenti, rispetto a un casuale anno di riferimento (nella fattispecie il 2007). Prova ne è di questa divergenza che il nostro Comune nel periodo 2005-2008 ha ridotto del 24% il rapporto debito/Pil, ma senza che questo abbia alcun valore rispetto agli indicatori utilizzati per la verifica del patto. Semplicemente perché si valutano i flussi di cassa. Non altro. Per quanto poi concerne la questione della programmazione, per gli enti locali più che di patto di stabilità si dovrebbe parlare di "patto di instabilità" visto che dal 2000 a oggi la normativa è cambiata ogni anno, così come i parametri di valutazione, vanificando ogni tentativo di programmazione. I lavori che oggi sono in pagamento sono stati programmati ben prima dell'entrata in vigore della nuova normativa sul patto, erano perfettamente in linea con l'allora vigente normativa ed erano finanziati non con l'aumento del debito, ma con la cessione delle quote di Enia. Dove sarebbe l'assenza di programmazione? Infine segnalo che non è certo il sottoscritto a far intendere dubbi di costituzionalità sul patto, ma la ben più autorevole Corte dei Conti della Lombardia che ha già sollevato ricorso in modo formale presso la Corte Costituzionale». Mauro Bonaretti Direttore generale Comune Reggio Emilia

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SI TORNA a parlare di un registro per il testamento biologico, esploso dopo il ca... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

BOLOGNA PRIMO PIANO pag. 5 SI TORNA a parlare di un registro per il testamento biologico, esploso dopo il ca... SI TORNA a parlare di un registro per il testamento biologico, esploso dopo il caso di Luana Englaro (nella foto). La proposta è rilanciata dal gruppo bolognese dell'associazione Luca Coscioni, in risposta all'accelerazione impressa in questi giorni alla legge sul testamento biologico (già approvata dal Senato) nella commissione Affari sociali della Camera. La cellula Coscioni di Bologna propone ora una delibera comunale di iniziativa popolare per l'istituzione di un registro. I testamenti biologici dei cittadini, secondo l'associazione, hanno infatti bisogno di un riconoscimento giuridico: consegnarle al sindaco non basterebbe, mentre il ricorso a un notaio sarebbe complicato e oneroso. Si fa strada così l'idea di un'iniziativa popolare che spinga Palazzo d'Accursio a pronunciarsi. Per i promotori il registro dovrebbe contenere anche le indicazioni sulla rinuncia all'idratazione e alimentazione artificiale: avrebbe quindi un valore politico e dovrebbe servire anche a impugnare l'eventuale nuova legge davanti alla Corte costituzionale. Per una delibera di iniziativa popolare, secondo il regolamento comunale, servirebbero 2 mila firme.

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(sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)

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BOLOGNA PRIMO PIANO pag. 4 «Testamento biologico, il Comune ci dia SI TORNA a parlare di un registro per il testamento biologico, esploso dopo il caso di Luana Englaro (nella foto). La proposta è rilanciata dal gruppo bolognese dell'associazione Luca Coscioni, in risposta all'accelerazione impressa in questi giorni alla legge sul testamento biologico (già approvata dal Senato) nella commissione Affari sociali della Camera. La cellula Coscioni di Bologna propone ora una delibera comunale di iniziativa popolare per l'istituzione di un registro. I testamenti biologici dei cittadini, secondo l'associazione, hanno infatti bisogno di un riconoscimento giuridico: consegnarle al sindaco non basterebbe, mentre il ricorso a un notaio sarebbe complicato e oneroso. Si fa strada così l'idea di un'iniziativa popolare che spinga Palazzo d'Accursio a pronunciarsi. Per i promotori il registro dovrebbe contenere anche le indicazioni sulla rinuncia all'idratazione e alimentazione artificiale: avrebbe quindi un valore politico e dovrebbe servire anche a impugnare l'eventuale nuova legge davanti alla Corte costituzionale. Per una delibera di iniziativa popolare, secondo il regolamento comunale, servirebbero 2 mila firme.

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Casini: mai giuste le pressioni E così l'Idv infanga l'Italia (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Politica data: 11/07/2009 - pag: 17 Casini: mai giuste le pressioni E così l'Idv infanga l'Italia Caro direttore, spenti i riflettori del G8, il Governo ed il Paese sono chiamati a tornare subito a confrontarsi con l'urgenza dei problemi interni sollevati dalla crisi. Problemi aggravati da un lunghissimo periodo di stagnazione precedente che attendono dunque risposte strutturali per evitare che dopo l'attuale retromarcia della nostra economia, con una disoccupazione che il prossimo anno supererà la soglia del 10%, il Paese non si ritrovi di nuovo in folle, impantanato mentre gli altri agganciano la ripresa. Servirebbero quelle riforme dunque, che ormai un po' tutti invocano, dalla Banca d'Italia, alla Confindustria, ad ampi settori del sindacato. Ma nonostante abbiano numeri senza precedenti nella storia repubblicana per introdurre una forte spinta di modernizzazione e innovazione una spinta che peraltro troverebbe anche nell'opposizione, almeno per quanto ci riguarda, apertura e disponibilità al confronto Governo e maggioranza si trincerano dietro la tesi secondo cui in tempi di crisi non si potrebbero fare le riforme. La realtà è che nella speranza di non scontentare nessuno, il Governo sembra puntare gran parte delle sue fiches sulla forza di persuasione del sistema radiotelevisivo, a partire dal servizio pubblico. Un gigantesco apparato pubblicitario e autopromozionale chiamato a sopire e troncare, a parlare d'altro, distribuendo ottimismo a piene mani. I fatti non contano e quindi non si fanno. Meglio occuparsi della loro comunicazione, magari invocando un complotto internazionale alle spalle del premier. Anche per questo appare sorprendente ed autolesionistica sul piano politico e grave sul piano istituzionale la mossa di Di Pietro di acquistare una pagina pubblicitaria di un quotidiano statunitense, l'Herald Tribune, per fare appello alla comunità internazionale al fine di «esercitare pressioni» sulla Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi sul lodo Alfano e sul nostro Paese per «ripristinare i principi di libertà democratica ». Non si può tirare la giacca della Corte Costituzionale e invocarne l'imparzialità a giorni alterni, come sta facendo invece Di Pietro che prima sale in cattedra per biasimare la cena effettivamente inopportuna tra due giudici costituzionali ed il premier e poi invoca esplicitamente «pressioni» sulla stessa Consulta addirittura dall'estero. Non esistono pressioni più legittime di altre, come ha giustamente sottolineato ieri sul «Corriere» Piero Ostellino. Semplicemente tutte le forze politiche dovrebbero astenersi dall'esercitarle, e attendere serenamente il pronunciamento sul Lodo accogliendo il monito del Capo dello Stato dei giorni scorsi, che non è possibile interferire nella sfera di insindacabile autonomia della Corte. Di Pietro poi dovrebbe tenere conto di una questione di sostanza e non di metodo. L'Italia e gli italiani vengono prima delle nostre beghe politiche. Infangare l'immagine del Paese comprando pagine pubblicitarie sui giornali stranieri nuoce a tutti, maggioranza e opposizione. Ed offre il destro alla tesi berlusconiana del complotto delle opposizioni contro il premier, proprio mentre tutti hanno compreso che il problema è lui, con le sue vicende personali su cui peraltro noi non abbiamo speculato una sola volta. Ancora più grave è che Di Pietro lo faccia approfittando dei riflettori del mondo puntati su di noi in occasione del G8. Ergersi tra le macerie del terremoto per cercare un po' di visibilità facendo macerie tra le istituzioni è una scelta cinica e miope. Anche perché i governi passano. Il Paese invece deve restare e viene prima di tutto: un'opposizione che non comprenda questo è destinata non solo al fallimento, ma anche e soprattutto ad essere parte dell' 'anomalia italiana' che va cancellata. Pier Ferdinando Casini Leader dell'Udc \\ Di Pietro offre il destro alla tesi berlusconiana del complotto delle opposizioni

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a caposile un comitato rivuole i soldi versati per la depurazione (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 11-07-2009)

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Sono 25.000 euro pagati dal 1999 A Caposile un comitato rivuole i soldi versati per la depurazione CAPOSILE. Canoni di depurazione, a Caposile nasce un comitato di cittadini per recuperare le somme pagate ingiustamente. Circa 25 mila euro, secondo i calcoli delle famiglie. Si tratta di denaro che a suo tempo le famiglie hanno versato per il servizio di fognatura pubblica alle aziende partecipate: fino al 2002 il Consorzio Acquedotto, oggi l'Asi. Tasse pagate, nonostante alcune zone del Comune di Musile allora fossero - e lo sono tuttora - prive di collegamento agli impianti centralizzati di depurazione. Ma una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 10 ottobre ha rimesso tutto in discussione, avendo dichiarato illegittimo gli articoli delle leggi del 1994 e del 2006, che prevedevano il pagamento della tariffa di depurazione anche in caso di mancato allacciamento agli impianti centralizzati. In seguito stata emanata una normativa nazionale che fissa le modalità di restituzione delle somme ingiustamente pagate. Peccato che non se ne sia saputo più nulla. Da qui l'idea di costituire il comitato, presieduto da Guido Vazzola, e la decisione di rivolgersi a un legale, l'avvocato Stefano Bruno Ferraro di San Donà, per inviare una diffida all'Asi e al Comune, per il recupero di circa 25 mila euro, calcolati da giugno 1999 a oggi. (g. mon.)

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Politica: I sindaci sanniti vogliono prendere posizione contro la legge elettorale regiona (sezione: Giustizia)

( da "Sannio Online, Il" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Politica: I sindaci sanniti vogliono prendere posizione contro la legge elettorale regiona Pubblicato il 11-07-2009 Qualche mese fa il Consiglio regionale ha votato la nuova legge elettorale; il Governo, successivamente, l’ha impugnata davanti alla Corte Costituzionale per farne dichiarare illegittime alcune disposizioni... Qualche mese fa il Consiglio regionale ha votato la nuova legge elettorale; il Governo, successivamente, l’ha impugnata davanti alla Corte Costituzionale per farne dichiarare illegittime alcune disposizioni. Quali? Le norme relative alle modalità di elezione del Presidente della Regione e l’art. 4. L’art. 4 prevede, specificamente, che “Nel caso di espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza”. Le due disposizioni, secondo il Governo, offendono la Costituzione. Perché la offenderebbero? Quanto alla normativa di elezione del Presidente perché, secondo il Governo, all’epoca del varo della legge elettorale non era stato di già promulgato il nuovo Statuto regionale e quindi il potere statutario regionale non sarebbe stato pieno; quanto alle modalità di espressione del voto perché, sempre secondo il Governo e sinteticamente, la disposizione stabilirebbe un vincolo all’esercizio del voto e all’esplicazione dei diritti dei cittadini eleggibili presenti nelle liste elettorali. E, per l’argomento, ci si può fermare qui! Come si vede, il profilo di legittimità contestato dal Governo nazionale non ci interessa! Meglio ci interessa ma non ha rilievo in questa sede. Non risponde, cioè, alla questione che Benevento ed il Sannio, non da ora, hanno presentato al Tavolo regionale! Chiedere ed ottenere piena garanzia di potere eleggere, interamente, la piccola, striminzita, nella comparazione regionale, rappresentanza territoriale del Sannio nel Consiglio regionale; questione questa che fa il paio con la sindrome che vivono i sanniti nei loro rapporti con la Regione: la sindrome della discriminazione, la sindrome di “Calimero”, quella del pulcino, piccolo e nero! Quanto alla questione della rappresentanza piena, un punto deve essere chiaro: i Beneventani ed i Sanniti intendono contare in sede consiliare per quello che sono; vogliono contare per la consistenza della popolazione; in modo proporzionale, dunque! Detto in altro modo e facendo riferimento ai numeri, vogliono rappresentare in sede consiliare, almeno, tre voti su sessanta e cioè una rappresentanza pari al 5%; una rappresentanza la cui entità sarebbe in linea di massima proporzionale alla consistenza delle popolazioni residenti. La Campania, a conti pieni, cifra sei milioni di abitanti, il Sannio, viceversa, a conti pieni ne cifra trecentomila! Ecco la percentuale, del cinque per cento, appunto! La richiesta sembra giusta, ragionevole, anche ben posta! Nel senso che è argomentata! E poi la percentuale è così modesta! Addirittura, evanescente! Tre rispetto ai 32 di Napoli, alle armate di Salerno e di Caserta, al battaglione di Avellino! Eppure, malgrado le evidenti, oggettive, differenziazioni, il poco, il pochissimo che si chiede, non viene assicurato. Come la vecchia, la nuova legge elettorale potrebbe sottrarre, la verità è che sottrarrà, rappresentanza politica, forza politica al Sannio e la destinerà altrove. Verrà destinata, prevalentemente, a rafforzare le rappresentanze politiche della fascia costiera! Già fortissime di loro! O anche della provincia di Avellino che non ha bisogno affatto di aiuto! Come si potrebbe dire in vernacolo? “‘U rutt port ‘u sane”! Oppure si potrebbe dire in chiaro: si toglie al povero per dare al ricco! Perché ciò? Perché accade quello che non dovrebbe accadere? Accade per la struttura partitica provinciale (tanti, molti partiti come altrove invero) per un verso e per la consistenza della popolazione (davvero non ragguardevole quella del Sannio) per l’altro. Meno di 300.000 abitanti! E’ questa la ragione specifica! La struttura partitica ovvero la numerosità dei partiti non consente, in sistema con il livello della consistenza demografica, la produzione di quozienti elettorali pieni; consente viceversa la produzione o di resti elettorali di un certo livello oppure di percentuali elettorali di un certo livello; gli uni o gli altri vanno alla comparazione regionale. E come più volte è capitato, i nostri numeri: resti o percentuali elettorali che siano non portano a casa risultati! Non fa testo, non costituisce precedente il risultato eclatante delle scorse elezioni regionali! Non è termine di paragone, perché non ancora sperimentato, il nuovo ed inedito sistema partitico a cui ha dato abbrivio la costituzione del Pd da una parte e la costituzione del PdL dall’altro! Cosa assicura ora e fattualmente la nuova legge elettorale? Il diritto di tribuna! Il Sannio di sicuro eleggerà un solo consigliere regionale! Invero poco, troppo poco ed anche irritante! Irritante perché incrocia sulla sua strada la sindrome di Calimero! Il Sannio è piccolo rispetto alle altre province dovrebbe essere difeso, tutelato; invece viene discriminato; viene “grassato”; viene sottoposto a “cammorria politica”; gli sottraggono gran parte della sua rappresentanza! Quella cui aveva ed ha diritto! Io ritengo, non pochi ritengono che i Beneventani ed i Sanniti vivono rispetto alla Regione la sindrome di Calimero! Si ricorderà la vicenda di Calimero. Calimero era un pulcino piccolo e nero; subiva ogni genere di angheria dai fratellini e da altri; poi tutto trovava un suo equilibrio, magicamente, tra le braccia, accoglienti e rassicuranti, della madre! Nel rapporto con la Regione, però, il Sannio resta Calimero; ma la Regione non è la “mamma”; anzi per più di un concittadino la Regione è matrigna dei Sanniti! Questo sentimento di emarginazione e di discriminazione, non ha nulla di “scientificamente”, vero; è maledettamente, vero però, per i profili psicologici! Anzi è forte; è molto diffuso tra i Sanniti; rischia di diventare strutturale. Di trasformarsi in un disagio che la politica provinciale non sarà in grado di recuperare né di compensare! E’ intelligente da parte della politica regionale aggiungere discriminazione a discriminazione? A rendere “scientifica” una discriminazione solo psicologica? Non credo... ed allora? Poi quanto a utilità... quanto ai vantaggi... la vicenda rischia di diventare perfino assurda e del tutto illogica! Ragioniamo... in via di ipotesi... poniamo che si sottraggono a Benevento, almeno due seggi, quale sarà il risultato? Si creerà, ad elezioni avvenute, tanto malumore nella popolazione moderata sannita e tanto “fiele” nelle sue componenti più esagitate... ed a vantaggio di chi? Chi in concreto ne trarrebbe vantaggio? Nessuno! Cosa aggiungerebbero i campani della fascia costiera o gli amici irpini al loro di già rilevante paniere di seggi e di candidati eletti? Nulla! I Seggi che si sottraggono al Sannio offendono il Sannio ma non avvantaggiano, concretamente, alcuno! Allora ad quid? Questa vicenda, gente della proedria, va ripresa! Qualcosa deve essere cambiato! Noi Sanniti ci sentiamo offesi! Ci offende profondamente la legge elettorale perché comprime, fino a cancellarli, i nostri diritti di partecipazione alla gestione del Potere Regionale o, con qualche pretesa, alla cura della sovranità regionale? Ci offende anche la sciatteria che sostiene la logica di fondo della legge: fa un danno al Sannio ma non crea un vantaggio evidente a parti del resto della Campania! La politica ufficiale quella dei partiti e dei rappresentanti eletti pare abbiano gettato la spugna! Non ne parlano; forse hanno altro a che pensare, ahimé! Tuttavia, giuro, non li ho trovati a guardare nel buco della serratura di Villa Certosa! Al di là della battuta, vogliono tentare dove ha fallito la politica ufficiale i rappresentanti locali? Vogliono tentare il Sindaco di Benevento ed i sindaci della Provincia? Ingegner Fausto Pepe, che ne dici? Che ne dicono i tuoi colleghi sindaci? E lo stesso Presidente della Provincia che ne dice? Per il Prof. Cimitile, essendo napoletano, certo, sarebbe un bel gesto! Giovanni Zarro

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E poi vengono utilizzate in Italia, magari proprio da quelli che le hanno incoraggiate, come strumen... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

E poi vengono utilizzate in Italia, magari proprio da quelli che le hanno incoraggiate, come strumento di lotta politica. Costituisce però un salto di qualità importante, e assai grave, il fatto che stavolta l'operazione sia stata compiuta non dal solito gruppo mediatico o intellettuale, ma, apertamente, da uno dei principali leader dell'opposizione. Per colpire Berlusconi, Di Pietro non ha esitato a delegittimare l'intero quadro istituzionale italiano, presidente della Repubblica e Corte Costituzionale inclusi, negandone sostanzialmente il carattere democratico, e demandando a entità poste al di fuori dei confini nazionali (entità per altro non meglio precisate) il compito di vigilare sulla Penisola. È un segno molto serio da un lato della crisi nella quale si dibatte l'opposizione, dall'altro di come la parte più radicale di essa, pur di raggiungere scopi politici, sia disposta a passare sopra qualsiasi considerazione di opportunità nazionale e istituzionale. Il secondo terreno sul quale le vicende delle ultime settimane mostrano un peggioramento del rapporto fra l'opinione pubblica e i media italiani da un lato e l'opinione pubblica e i media internazionali dall'altro è quello della comprensione che all'estero si ha della vita pubblica della Penisola. Che quella comprensione sia condizionata da stereotipi è per tanti versi inevitabile. Lo sono i libri ponderosi degli storici, condizionati dagli stereotipi, figurarsi gli articoli di giornale. Così come è inevitabile che Berlusconi faccia notizia per ragioni non politiche e non positive: dalle disavventure giudiziarie alle gaffe, dal conflitto d'interessi agli atteggiamenti istrionici. Una tendenza che le notizie degli ultimi tempi su una vita personale per lo meno movimentata non hanno certo contribuito a contrastare. Gli stereotipi nazionali e l'immagine del Cavaliere, tuttavia, rafforzandosi per altro gli uni con l'altra, hanno finito per rendere la vita pubblica italiana sostanzialmente incomprensibile ai lettori dei giornali stranieri. I quali, seguendo colpevolmente una via facile e superficiale piuttosto che battere quella più complicata ma anche più interessante, hanno spostato tutta l'enfasi sul personaggio, presentandolo troppo spesso in una chiave pregiudizialmente caricaturale, e hanno trascurato del tutto la sostanza politica che quel personaggio rappresenta. Le notevoli e prolungate fortune di Berlusconi, che potranno piacere o non piacere ma hanno radici serie e profonde, sono così apparse del tutto immotivate, tali infine da poter trovare una spiegazione solamente - appunto - nello stereotipo delle presunte tare storiche del presunto carattere nazionale: servile, immaturo, maschilista, nostalgico di un leader forte e insofferente delle regole. Giovanni Orsina

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Sempre in primo piano la questione della realizzazione della centrale Luminosa, con interventi del P... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Sempre in primo piano la questione della realizzazione della centrale Luminosa, con interventi del Pdl, di Dp e Rifondazione. Ecco i consiglieri comunali di centrodestra: «L'autorizzazione e la realizzazione della centrale termoelettrica "Luminosa" a Ponte Valentino costituiscono una questione che appartiene a dinamiche politiche che vedono, come al solito, la Regione Campania di Bassolino assoluta e incontrastabile protagonista. L'assessore provinciale Aceto, che invoca l'aiuto di tutti per scongiurare questo invasivo intervento, farebbe bene a concentrare le proprie attenzioni soprattutto sulla classe dirigente che anima la Regione Campania. La convocazione della conferenza di servizi fissata per il giorno 15 luglio recita espressamente: "L'autorizzazione unica è rilasciata d'intesa con la Regione interessata e che, secondo l'interpretazione data dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 6 del 13.1.2004, la menzionata "intesa" è da intendersi come "intesa forte" e pertanto imprescindibile per il rilascio dell'autorizzazione unica. Crediamo sia inequivocabile il ruolo che la Regione Campania è chiamata a svolgere nell'ambito di questa dannosa ed inutile realizzazione nell'ambito del comune di Benevento. Aceto solleciti, allora, la sua parte politica affinché si esprima in maniera negativa. Per parte nostra, depositeremo la richiesta per chiedere un dibattito in consiglio comunale e adottare una decisione di forte contrarietà all'insediamento». Dal canto suo, il gruppo di Democrazia Partecipata, in coerenza con quanto dichiarato a più riprese, e cioè di essere contro l'insediamento della Luminosa a Ponte Valentino, inizierà nei prossimi giorni una campagna d'informazione e una raccolta delle firme contro tale insediamento. «Si tratta di una iniziativa volta a chiedere a tutti i cittadini che condividono queste preoccupazioni, a prescindere dalle loro posizioni politiche ideologiche, delle loro simpatie per le coalizioni o per i singoli partiti, di partecipare, con orgoglio sannita, tramite le Istituzioni, i gruppi, i comitati, le associazioni a questa protesta in difesa del nostro territorio. Siamo pertanto favorevoli a discutere della questione in tutte quelle assemblee cittadine e provinciali che promuoveranno la discussione. Sarà quella l'occasione per richiedere anche ai colleghi della PDL di chiarire la loro posizione rispetto alle delicate questioni ambientali. Difatti, mentre il Governo Berlusconi approva in Senato in via definitiva un disegno di legge sul nucleare, che ricordiamo è stato sonoramente bocciato dagli italiani con il referendum del 1987, i Consiglieri del Pdl locale chiedono un consiglio comunale aperto per dire che sono contrari al Turbogas. Qualcuno probabilmente dirà: "interverrò direttamente col Presidente Berlusconi" ma intanto, la legge nazionale sul nucleare è stata approvata e nessun politico fino ad ora ha avuto il coraggio di far conoscere alla città la propria opinione in merito alla centrale a turbogas di Ponte Valentino. Sarà questa l'occasione per capire finalmente chi vuole tutelare e preservare il nostro territorio e chi, nonostante la rappresentanza parlamentare europea, nazionale, regionale, pratica slogan mediatici e sceglie argomenti più tranquilli». Per Rifondazione, il segretario Giuseppe Addabbo: «Non si capisce il senso di tanta fretta nel portare a compimento l'iter che permetterà un nuovo scempio ambientale nella provincia di Benevento. La convocazione fissata per il 15 luglio a Roma è un atto che vuole a tutti i costi raggiungere l'obiettivo finale, la costruzione dell'impianto, per mettere a tacere ogni dubbio su una pianificazione ambientale ed energetica diversa, alternativa e, soprattutto, attenta all'interesse comune. Il precipitare degli eventi, probabilmente, interessa unicamente a chi vuole quell'impianto senza se e senza ma. Le mie preoccupazioni - aggiunge Addabbo - si uniscono a quelle dell'assessore Aceto. Io aggiungo che la difesa del territorio deve essere seria e non di facciata: a livello nazionale il Ministero dello Sviluppo Economico convoca una conferenza dei servizi decisiva escludendo, tra l'altro, l'ente provinciale. A Benevento, invece, gli esponenti della PDL fanno finta di opporsi alle decisione prese dai loro superiori. Siamo di fronte all'ennesimo disastro che solo dopo la realizzazione, quando sarà troppo tardi, sapremo riconoscere come tale».

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Barbagallo: ecco i suggerimenti sulle cose da fare alla Regione (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

il deputato regionale del pd «Con Lombardo nessuna intesa, ma appoggeremo le iniziative utili» Barbagallo: ecco i suggerimenti sulle cose da fare alla Regione Giovanni Barbagallo del Pd, deputato regionale da 4 legislature consecutive e vicepresidente della Commissione regionale Antimafia, è molto attento alla situazione economica siciliana. Quali sono i primati negativi della Sicilia? «In Sicilia il tasso di disoccupazione (13,8% nel 2008) è doppio rispetto alla media italiana (6,7%), il 39,3 dei giovani fra i 15 e 24 anni non riesce a trovare lavoro, contro una media nazionale del 21,3%, e solo il 29,1% delle donne (15-64 anni) lavora, contro il 47,2% in tutta Italia. Una situazione aggravata da una debole presenza imprenditoriale, 73,6 imprese non agricole per 1000 residenti, a fronte di una media nazionale di 87,1 nonché da una scarsa propensione alle esportazioni (la Sicilia esporta il 3% del totale nazionale; al netto dei prodotti petroliferi siamo all'1% circa), e da un limitato sfruttamento delle potenzialità del turismo». Quali le leggi più urgenti? « 1) Nuovo Piano Regionale Rifiuti centrato sulla raccolta differenziata e sul riutilizzo delle materie prime. La legge dovrà affrontare sia l'emergenza che il nuovo sistema. In atto la situazione è allarmante. Basti pensare al miliardo di euro accumulato dalle ATO o alle discariche in gran parte sature. 2) Piano casa. È scaduto il termine di 90 giorni assegnato dal governo nazionale alle Regioni. La legge ferma in commissione dovrà prevedere la ristrutturazione di immobili nel rispetto dell'ambiente. 3) Formazione professionale. Oggi fonte di sprechi e di parassitismi. In Sicilia quasi 7000 operatori della formazione professionale lavorano ormai senza alcuna certezza. Gli enti non sono in grado di garantire né regolarità degli stipendi né il mantenimento del posto di lavoro. 4) Riforma delle aree di sviluppo industriale La modernizzazione delle ASI non è più rinviabile. La partecipazione diretta delle imprese nella gestione delle strutture diventa determinante per la qualità del governo delle aree. 5) Politica industriale. È necessario approvare il disegno di legge regionale sul "credito d'imposta per investimenti e per la crescita delle imprese". Secondo uno studio dell'Assessorato al Bilancio l'applicazione della norma potrebbe generare un effetto positivo sul PIL siciliano di 2,5 miliardi di euro (nel periodo 2007 - 2013). 6) Programmazione 2007 - 2013. Occorre indirizzare la programmazione su alcuni filoni strategici: riqualificazione energetica, produzione di fonti rinnovabili, servizi alle imprese, logistica, formazione continua, ricerca, innovazione e realizzazione delle reti immateriali e materiali dà e per la Sicilia. La legge sui regimi di aiuto alle imprese in discussione all'ARS in questi giorni dovrà essere approvata senza ulteriori ritardi. Senza questa legge, infatti, si rischia di vanificare il programma comunitario 2007-2013, che rappresenta l'ultima possibilità di sviluppo per la Sicilia». L'attuazione della legge nazionale n°42/2009 sul federalismo fiscale può rappresentare una risposta per il Sud? «Ci si è fermati, purtroppo, all'affermazione dei principi generali che non chiariscono i meccanismi. Quando si dice che con il federalismo fiscale ci guadagneranno tutti siamo di fronte ad una bella favola». Il Pd sembra diviso tra chi come il segretario regionale Genovese ritiene di dover collaborare con l'Udc e chi invece pensa ad un'intesa con l'Mpa. «Non sto né con Lombardo né con Cuffaro. Importante il percorso dell'Udc a livello nazionale. Con Lombardo non ci possono essere intese politiche ma solo collaborazione sulle cose da fare. Il problema è che Lombardo non ha una maggioranza. Questa crisi ha logorato i rapporti nel centrodestra». E' favorevole al Partito del Sud? «Il partito del Sud sarebbe la risposta peggiore per il Mezzogiorno. La difesa del Sud può avvenire anche attraverso gli attuali partiti. Lo statuto autonomistico siciliano, ad esempio, è diventato un elemento negativo non tanto per i suoi contenuti quanto per le inadempienze della classe dirigente. L'art.37 dello Statuto speciale della Regione siciliana, il quale prevede che le imprese industriali e commerciali paghino le loro imposte dove producono e non nella Regione nella quale hanno la sede legale, non è stato applicato perché ancora non è stato emanato l'apposito decreto del ministero dell'Economia nonostante con la sentenza della Corte Costituzionale n. 145/2008 sia stato riconosciuto il soddisfacimento di un diritto per tanto tempo disatteso. Si tratta di un esempio significativo del modo di operare di una classe dirigente che a parole si definisce autonomista e nella realtà non è in grado di far rispettare nemmeno le prerogative autonomistiche riconosciute dal massimo organismo giurisdizionale». L. S.

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GIUSTIZIA: ALFANO, SU CSM ANCORA NESSUNA DECISIONE PRESA (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 11-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pantelleria, 11 lug. (Adnkronos) - "Il mio ministero conduce un'attivita' di studio e valutera' anche le proposte che sono state fatte dai collaboratori. Penso che queste proposte saranno tenute in considerazione, ma non abbiamo svolto nessuna riunione ne' preso nessuna decisione in questa materia che pure fa parte di un dibattito pubblico e che ha forti e autorevoli sostenitori". Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano commentando la notizia apparsa oggi su un quotidiano secondo cui sarebbero pronte nuove regole per il Consiglio superiore della magistratura. Il ministro e' appena atterrato a Pantelleria dove partecipa alla posa della prima pietra per il nuovo aeroporto dell'isola.

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In arrivo lo scudo fiscale e la nuova tassa sull'oro (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 12-07-2009)

Argomenti: Giustizia

IL DECRETO ANTI-CRISI DA DOMANI ALL'ESAME DELLA CAMERA In arrivo lo scudo fiscale e la nuova tassa sull'oro ROMA Settimana calda per il decreto legge anti-crisi promosso dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Da domani l'esame nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera entrerà nel vivo e per venerdì il testo modificato dovrebbe essere licenziato per l'Aula, dove approderà lunedì 20 luglio. Le questioni aperte su cui il governo potrebbe intervenire sono tante. Nella lista ci sarà la possibile introduzione dello scudo fiscale-ter, vale a dire l'operazione per far rientrare in Italia i capitali all'estero che dovrebbe essere presentata già a metà settimana. Al momento è ancora incerto se il governo opterà per la doppia aliquota, o una sola da calcolarsi sui capitali che rientreranno materialmente in Italia. Sul tavolo anche il graduale innalzamento dell'età di pensionamento delle donne del pubblico impiego. La soluzione potrebbe essere quella di un aumento graduale fino a raggiungere la soglia dei 65 anni. Della questione se ne potrebbe parlare in occasione del tavolo sul Dpef con le parti sociali in programma per martedì prossimo. Tra i punti in agenda anche gli sgravi fiscali per le banche (sulla deducibilità delle svalutazioni dei crediti bancari insofferenza) fino alla lotta all'evasione fiscale (si va verso una revisione dei criteri Isee e a sanzioni più severe per gli evasori totali). L'attenzione, a quanto pare, finirà anche sulla discussa commissione di massimo scoperto. La norma che fissa un tetto a questo tipo di balzello potrebbe essere rivista. In pratica si punta ad abbassare il tetto attualmente fissato allo 0,5%. Non solo. La settimana prossima potrebbe arrivare, anche, una norma che blocca le assunzioni dei precari delle Poste. Per far fronte alla Sentenza della Corte Costituzionale (che ha dichiarato illegittimi i ristori monetari per i contratti irregolari dei precari e ha aperto le porte all'assunzione) il governo potrebbe impedire le assunzioni per evitare un peso eccessivo sul bilancio delle Poste. Nel decreto potrebbe finire anche la regolarizzazione di colf e badanti. Questo passaggio potrebbe arrivare con un emendamento al decreto, ma la Lega si è già posta di traverso. Inoltre, la norma potrebbe porre problemi di ammissibilità per estraneità di materia. Invece, la discussa norma tassa-oro (l'imposta sostitutiva del 6% sulle plusvalenze su oro e preziosi realizzate da società ed enti) potrebbe ricevere un parere negativo da parte della Banca centrale europea la prossima settimana.\

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Il porta a porta di Tonino (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 12-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Commenti Pagina 349 l'ex pm ci prova all'estero Il porta a porta di Tonino L'ex pm ci prova all'estero di Maurizio Crippa --> di Maurizio Crippa Il faccione a tutta pagina sulla destra, e a sinistra il testo che illustra le qualità del suo prodotto miracoloso, manco fosse il testimonial della brillantina Linetti. Solo che, al di là del look da latin lover sciupazzato, il Nostro non vuole piazzare sul mercato internazionale qualche nuovo ritrovato di bellezza per uomini maturi. No, vuole vendere direttamente - porta a porta, verrebbe da dire - la difesa della democrazia. Addirittura. Così nei giorni del G8 in Abruzzo - mentre tutti i media mondiali guardavano a Coppito e persino i più scettici facevano i complimenti all'organizzazione - Tonino Di Pietro si è comprato una pagina di "advertisement" sull'International Herald Tribune, uno dei giornali più autorevoli e diffusi nella cosmopolita comunità politico-economica europea, e ha pubblicato un testo (in inglese: ma come suonerà il "dipietrese" tradotto nell'idioma di Shakespeare?) così titolato: "Appello alla comunità internazionale. La democrazia in Italia è in pericolo". Forse la maggior parte dei lettori, che sa come funzionano le democrazie parlamentari, avrà pensato: "E chi dovrebbe salvarla, lui?". Ma queste sono bazzeccole che al presentatore Avon della libertà non fanno né caldo né freddo. Argomento centrale della baracconata mediatica dell'ex pm sono le norme contenute nel lodo Alfano, la leggina che vorrebbe impedire di mettere sotto processo le massime cariche dello Stato fintantoché sono nelle proprie funzioni istituzionali. Il meccanismo del lodo viene riassunto in breve, senza ovviamente spiegare per quale disgraziata storia di abusi della magistratura si sia giunti a doverlo immaginare, in Italia, un tale marchingegno. Soprattutto, l'ex pm spiega le denunce di incostituzionalità mosse da "più di cento costituzionalisti" e ricorda che il prossimo 6 ottobre la Corte Costituzionale italiana sarà chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del lodo. E siccome all'estero l'Italia piace sempre perché è terra di complotti e misteri, Tonino racconta la storia della cena a casa del giudice della Consulta, cui hanno partecipato anche Silvio Berlusconi e il ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Faccio appello alla comunità internazionale - tuona alla fine il leader dell'Italia dei Valori - perché faccia circolare queste informazioni ed eserciti la pressione necessaria per assicurare i principi di libertà democratica e di indipendenza della Consulta, così da scongiurare che la nostra democrazia in Italia venga trasformata in una dittatura di fatto". Allons enfants ! Ora, sulla legittimità del lodo Alfano si pronuncerà l'Alta corte e si possono avere opinioni divergenti. Ma sull'iniziativa internazionale del Masaniello dei Valori andrebbero annotate alcune cose. Primo, ovviamente, lo stile. È da quando la sinistra ha perso le elezioni che Di Pietro non smette di gridare "al lupo!", denunciando fascismi, sudamericanismi, minacce alla libertà, golpe striscianti. Un modo come un altro per farsi notare e per rosicchiare in nome del populismo giustizialista voti al Pd mollaccione. Ma completamente fuori tono e misura a confronto dei fatti, soprattutto nel momento in cui a L'Aquila tutti i capi delle democrazie internazionali, per nulla preoccupati dal "fascismo", esprimevano "complimenti addirittura imbarazzanti" (Berlusconi dixit) per il buon lavoro del governo. In secondo luogo, è l'idea stessa della politica internazionale incarnata dal leader di Idv a lasciare allibiti. Alle elezioni per Strasburgo, Tonino aveva annunciato di voler sbarcare con "competenza" sul palcoscenico della politica continentale. Ma probabilmente è convinto che anche negli altri Paesi europei la politica si riduca al gioco della gogna mediatica e della prevaricazione giudiziaria sull'esecutivo di cui lui è specialista da quindici anni in Italia. E che i governi si misurino sugli strilli della piazza, come alla Corrida, lasciando gli uomini delle istituzioni in balia di magistrati d'assalto, scandalismi, campagne politiche basate su intercettazioni selvagge. Non è così in nessuna nazione civile. Ma Di Pietro preferisce ignorarlo, e spera di aggirare il problema della sua marginalità politica con un po' di strillonaggio pubblicitario. Forse farebbe meglio a darla davvero, un'occhiata oltre confine. Scoprirebbe che, mentre lui si paga la pubblicità sull'Herald Tribune, il magnate Rupert Murdoch, tycoon dei giornali che in questi mesi si sono scatenati a fare la morale a Berlusconi, dal Times al News of the World, è finito nei guai per il vizietto di alcuni suoi giornalisti di intercettare illegalmente i telefoni di star dello sport, dello spettacolo e persino politici alla ricerca di "notizie" piccanti. La democrazia è in pericolo? Forse sì: per colpa di certa stampa che gioca di sponda con la gogna giudiziaria e il giustizialismo politico. Come dire, gli unici prodotti che il venditore Di Pietro ha in magazzino, e che ora vorrebbe piazzare anche sul mercato internazionale.

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la donna che difende i diritti degli ultimi - tiziana cozzi (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 12-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina XXVI - Napoli Avvocato, penalista accanita, ha attraversato gli anni delle lotte sociali e del femminismo La donna che difende i diritti degli ultimi Più una battaglia è perdente, più vale la pena di combatterla perché non lo sia "Quegli anni indimenticabili della legge sull´aborto e contro la violenza sessuale" La drammatica fine di Matilde, madre di uno dei bambini del rione dei poverelli a Torre Annunziata TIZIANA COZZI Arriva fino in fondo, in quel territorio di nessuno dove diventa lecito combattere battaglie credute perse. Dove i perdenti si rassegnano ad accettare le sconfitte. Lei scava la sua trincea fino a sfiancarsi con la dialettica e l´impegno umano. Le è compagna una grande forza che la trascina verso non facili vittorie in tribunale. Così risolleva casi giudicati fuori gioco, regalando un pezzo di sana dignità civile ai suoi assistiti. Elena Coccia, avvocato penalista esperta in diritto di famiglia, ha alle spalle trent´anni di esperienza giudiziaria. «Mi sono sempre battuta per le minoranze, più una battaglia è perdente più vale la pena di combatterla perché non lo sia». Tra una miriade di casi impossibili, le è passata tra le mani la più epocale rivoluzione dei diritti civili: il femminismo, il referendum per l´aborto e per il divorzio, i primi processi per violenza sessuale. 1976, prima udienza dello stupro del Circeo. Uno choc per l´opinione pubblica, è il primo processo trasmesso in televisione. Al banco della difesa di Donatella Colasanti, la ragazza rimasta viva, c´è Tina Lagostena Bassi, l´avvocato dei diritti delle donne. Elena è praticante al suo studio in quegli anni. «Ho cominciato proprio allora. Ricordo quanto fosse forte l´interesse delle donne a quelle udienze, era la prima volta che se ne parlava così apertamente». Allo studio della Lagostena Bassi ci resta due anni, giusto in tempo per partecipare a battaglie rimaste storiche. La raccolta delle firme per la legge sull´aborto e per la violenza sessuale, «ricordo che le spingemmo su un carretto fino al Parlamento con una marea di donne che ci seguiva. Anni indimenticabili». Poi sceglie di ritornare a Napoli. Il suo primo caso è ancora una volta uno strupro, una brutta storia di violenza su Annamaria, ragazza poverissima della periferia di Giugliano, sequestrata e violentata da un gruppo di giovani. «Annamaria era una ragazzina bellissima. Arrivò da me con la madre. Mi disse: "faccio la cameriera, non abbiamo i soldi per pagare l´avvocato ma vogliamo denunciarli". Una scelta coraggiosa. Da allora niente le ha fermate, nemmeno i cinque milioni che le furono offerti dalle famiglie degli stupratori. Il processo fu difficilissimo, fummo aggredite in aula, la Lagostena Bassi si beccò un´ombrellata in testa ma alla fine vincemmo». Anni passati a lottare più che negli uffici di via Marina, e poi nello studio associato di via Roma con gli avvocati Farina, Senatori, Cesa e Fabbri, per le strade, nei vicoli, a incontrare le donne, i detenuti di Soccorso Rosso (l´organizzazione per l´aiuto legale ai carcerati), i senzatetto, i bambini. Anni che ricorda con un bagliore speciale nello sguardo, come di chi ha attraversato un ciclone e ancora ne porta i segni. Casi giudiziari che sono stati soprattutto contatti umani. Con i pazienti emofiliaci vittime dello scandalo del sangue infetto. Elena negli anni ‘90 è alla direzione del Tribunale del Malato, crea il primo comitato degli emotrasfusi, proprio mentre esplode il caso Poggiolini. Con le donne diventate madri grazie alla fecondazione assistita. La prima causa italiana contro il disconoscimento della paternità dopo una fecondazione eterologa parte proprio dallo studio della Coccia. «Fu un successo, il parere della Corte costituzionale aprì altri due casi archiviati a Como e a Brescia: padri che dopo la nascita dei bambini in seguito a una procreazione eterologa avevano negato la paternità nonostante il consenso dato prima della nascita. Con la nostra battaglia si rese impossibile tornare così platealmente sui propri passi». Con i bambini vittime di abusi. Arrivati da lei con gli occhi bassi, ammutoliti. Poi diventati adulti e magari rincontrati. è a loro che va il suo pensiero più tenero. «Avrei voluto tenerli qui con me, in questa stanza, ma sapevo che era impossibile. Allora ai più indifesi regalavo dei biglietti rosa. Gli dicevo: "Questo è il mio numero segreto, chiamami quando vuoi, a qualsiasi ora". Qualcuno mi ha chiamato, molti non l´hanno mai fatto. Poco tempo fa un nuovo cliente al primo colloquio ha tirato fuori dalla tasca il mio biglietto rosa e mi ha detto: "Sa, sono passati molti anni ma ce l´ho ancora il suo numero segreto"». Una vita densa di emozioni difficili da arginare, vissuta in equilibrio tra il ruolo di moglie e mamma e l´impegno civile e professionale. Lei, donna avvocato in tempi in cui l´accesso alla professione era quasi esclusivamente al maschile, in tribunale si presenta con un diverso aplomb che la identifica e che negli anni diventa il suo guscio protettivo. Assieme alla saggezza contadina trasmessa dal padre che per una vita intera ha lavorato la terra di Agerola dove Elena è nata. «Mi ha sempre commosso il lavoro con le mani, mi ricordava mio padre. Lui mi diceva "chi semina carta raccoglie carta" e io ho cercato di far diventare anche il mio lavoro produttivo di qualcosa e cioè di giustizia. Anche se non tutto ciò che è legale è giusto e questo è per me una ferita». E di lacerazioni Elena ne ha accumulate negli anni. Assieme alle giornate vincenti ha raccolto anche tante vicende dolorose, difficili da dimenticare. La ragazza che ha squartato il padre con i cocci di una bottiglia «gli ha tirato fuori le interiora con le mani e poi si è fermata perché diceva "non veniva fuori il cuore". Una storia che mi ha perseguitato per vent´anni da cui sono venuta fuori soltanto raccontandola in un libro». Una vecchia ambizione, quella di fare la scrittrice, coltivata in silenzio e per qualche tempo parallelamente agli studi di giurisprudenza. Accantonata per vent´anni e poi ripresa in punta di piedi con una produzione sistematica di racconti e romanzi brevi. «Quando ho bisogno di "resettare" il cervello cucino la mia pasta fatta in casa e scrivo. La gente arriva e ti butta addosso tonnellate di dolore. Ho i miei sistemi per liberarmene». Una casa colonica ad Agerola divisa con tre dei suoi cinque fratelli in cui si rifugia quando può, un gruppo di pochi amici fidati «nessuno del mio ambiente, persone che mi accompagnano da sempre» con cui organizza gite archeologiche e sogna una Napoli migliore. «Soffro molto per questa città, ho avuto una grande speranza nel rinascimento napoletano. Ricordo che scrivevo a mio fratello "venite a Napoli, è bellissima". Ma ora quel momento è finito. Penso che così come Napoli è stratificata geologicamente lo è socialmente. Ci sono due città che poco si incontrano, qualche volta hanno momenti felici ma sono rari, il più delle volte si respingono». Ci ha provato anche lei a cambiarla la sua Napoli. Ingaggiando l´ennesima battaglia. Perduta. Nel 2002 crea assieme ad un manipolo di appassionati intellettuali, l´Assise per la giustizia e la democrazia. Contro il primo governo Berlusconi, per dare una spinta alla sinistra schiacciata e incapace di reagire, il gruppo scrive un manifesto sui pericoli che stanno minando la Costituzione. Di lì a poco sarebbe sceso in piazza anche Nanni Moretti con i girotondi. è il momento della protesta dell´opposizione. «C´era tanta voglia di fare allora. Alla riunione alla Casina dei Fiori c´erano 600 persone, alla fiaccolata a piazza del Gesù qualcuno ne ha contati 30 mila. Una cosa impensabile che meravigliò noi per primi. Fu chiaro allora che questa città non aveva chi la rappresentasse realmente e questo è il problema ancora oggi. Una interferenza politica ha fatto concludere quella esperienza, ormai acqua passata». La sua toga anche stavolta l´ha travolta. Trascinandola in un incontro speciale. Matilde Sorrentino, la madre di uno dei bambini del Rione Poverelli di Torre Annunziata. Una donna-coraggio, quasi il suo doppio calato in un degrado difficile da immaginare. Matilde testimonia contro gli strupratori dei bambini, è una figura-chiave del processo che Elena conduce fino alla vittoria, la condanna. Sulla quale ancora pesa un rimpianto, quello di non aver capito una richiesta d´aiuto. «Io e Matilde eravamo diventate amiche. Mi chiamava, mi diceva "speriamo che questa storia finisce" e io le ripetevo "Matilde ma che deve finire, è già finita, sono stati condannati"». Invece la donna subisce minacce, vive in un clima di terrore e poco dopo morirà in un agguato. Lo sguardo diritto si increspa ma torna sereno ad altri ricordi. La camicia e il pantalone rosso fuoco, cuciti dalla mamma e indossati da bambina come una "vera comunista". L´albero di noci del suo giardino, le ragazze del suo studio "tutto al femminile", le ambizioni da musicista del figlio ventiseienne. E la sua barricata, soprattutto. Irrinunciabile.

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pensioni rosa, duello sacconi-brunetta - roberto petrini (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 12-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 22 - Economia Pensioni rosa, duello Sacconi-Brunetta Età più alta per decreto, ma il Welfare frena. Vertici Inps e Inail al lavoro oltre i 67 anni Cgil critica sulle misure previden-ziali. Martedì incontro sul Dpef con le parti sociali ROBERTO PETRINI ROMA - E´ braccio di ferro nel governo sulle pensioni rosa. Il ministro per la Funzione pubblica, Renato Brunetta, avrebbe già sottoposto ai colleghi di governo un emendamento al decreto anticrisi che mira, come indicato dall´Europa, ad innalzare l´età pensionabile delle donne impiegate nel pubblico impiego, di un anno ogni dodici mesi fino a raggiungere quota 65 anni (la stessa età degli uomini). Sulla proposta di modifica peserebbero tuttavia le perplessità del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che vorrebbe evitare lo strumento del decreto legge e opterebbe per un percorso diverso. L´iniziativa di Brunetta è oggetto di una levata di scudi del sindacato che chiede, in materia previdenziale, di rispettare la prassi del dialogo. La Cisl è contraria e ieri Morena Piccinini della Cgil ha parlato di un «gravissimo vulnus nel metodo». A rendere ancor più complesso il quadro – in vista del vertice governo sindacati di martedì per la presentazione del Dpef – sono gli altri emendamenti che il governo si accinge a presentare al decreto anticrisi: in particolare si lamenta la «contraddittorietà» tra la norma che pone a riposo diverse migliaia di dipendenti pubblici al quarantesimo anno di contributi e sotto i 60 anni e quella che dovrebbe mantenere in servizio i direttori generali di Inps e Inail oltre l´età pensionabile di 67 anni. Si tratta, dice la Piccinini, di «inaccettabili norme ad personam». Complessivamente: da una parte il sistema andrebbe verso un aumento dell´età pensionabile (donne, alcuni dirigenti), dall´altra verso la riduzione (dipendenti pubblici e medici con 40 anni di contributi). Inoltre si conferma l´arrivo della norma volta a disinnescare la sentenza della Corte costituzionale che garantiva l´assunzione ai precari delle Poste assunti irregolarmente. Tra le modifiche attese c´è l´ampliamento della platea interessata dalla detassazione per gli investimenti in macchinari della Tremonti-ter: potrebbero essere inseriti anche i capannoni, i computer e gli autocarri. In ballo anche l´articolo del decreto anticrisi che eguaglia gli investimenti di aziende italiane in Gran Bretagna, Irlanda e Olanda a quelli effettuati in paradisi fiscali e contestato dalle imprese. Quanto al Dpef la caduta del Pil nel 2009 dovrebbe essere cifrata al pesante -5,2 per cento, mentre per il prossimo anno la partita è aperta tra chi come Berlusconi, già da prima del G8, lega la ripresa esclusivamente alla fiducia e all´ottimismo degli italiani e chi, più realisticamente, tiene conto anche del reddito e degli stimoli all´economia: in pratica una forchetta tra –0,1 e +0,5 per cento. Una nota del Nens, che fa capo a Bersani e Visco, parla per l´Italia di misure che somigliano ad una «aspirina per curare una polmonite». Secondo i dati Ocse, riferisce il Nens, il nostro Paese ha stanziato nel periodo 2008-2010 risorse nette pari a zero contro una media ponderata dei paesi Ocse pari al 3,9 per cento del Pil.

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La nostra laicità va d'accordo con la Chiesa Ecco perché (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 12-07-2009)

Argomenti: Giustizia

La nostra laicità va d'accordo con la Chiesa Ecco perché Maurizio Sacconi. Legge sul fine vita: su nutrizione e idratazione non si cambia. Fecondazione assistita: niente tentazioni eugenetiche. Immigrazione: anche i vescovi sanno che la legalità è la condizione per l'integrazione. "Caritas in veritate": coniuga sviluppo e persona, leggerla con umiltà. di Ubaldo Casotto Roma. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi è stato in prima linea nel difendere la posizione di chi voleva salvare la vita a Eluana Englaro. Ed è anche, nella compagine ministeriale - il suo libro bianco sul futuro del modello sociale "La vita buona nella società attiva" lo testimonia - uno dei ministri più attenti alle tematiche che stanno a cuore alla Chiesa. Lo fa da un punto di vista laico, è un vecchio socialista liberale, ma con toni e argomenti che denotano un percorso di grande attenzione per le ragioni della cultura cattolica. L'approdo alla Camera della discussione della legge sul fine vita e il dibattito su immigrazione, moralità, nuovi modelli di sviluppo, nonché la pubblicazione dell'enciclica sociale di Benedetto XVI, la "Caritas in veritate", offrono l'occasione per fare con lui il punto sull'agenda "eticamente sensibile" del governo di centrodestra. Signor ministro, partiamo dalla legge sul fine vita. Noi ci siamo ispirati a una criterio laico, intendendo per laicità ciò cui si può giungere con la ragione: l'affermazione del valore della vita è parte di una più moderna laicità. Il che implica il riconoscimento del valore della persona (e il peso della demografia) e della sua centralità anche nella vita sociale, politica ed economica. Solo la difesa e la promozione della persona può ridare infatti vitalità all'economia. Difendere la vita umana vuol dire anche considerare con molta attenzione e discrezione il momento del suo inizio e il confine che la separa dalla sua fine. Nel momento in cui viene investita della responsabilità di decidere, responsabilità che deve misurarsi anche con gli indiscutibili progressi della scienza e della tecnologia, la politica deve saper scegliere. Per questo intendiamo condurre a compimento l'iter della regolazione del fine vita, sia tenendo presente la problematica dell'accanimento terapeutico sia puntando a salvaguardare quello che ritengo, e riteniamo nella maggioranza, un diritto inalienabile della persona: l'essere nutrita e idratata, il mangiare e il bere. Quindi la legge uscita dal Senato non si cambia? Ferma restando la sovranità del Parlamento noi insisteremo sulla nostra posizione. Anche perché su questo punto c'è un motivo per il quale mi sembra più che legittimo che il Governo faccia appello alla sua maggioranza: ed è il fatto che proprio sulla questione nutrizione e idratazione il Consiglio dei ministri si è espresso all'unanimità quando si tentò la strada del decreto legge per salvare la vita a Eluana Englaro. Lei vede cambiamenti nel clima politico su questo tema? Intanto le ricordo che il Senato si espresse a larga maggioranza a favore della considerazione di idratazione e nutrizione come bisogni vitali e non come terapie, questo concetto era negli ordini del giorno di entrambi gli schieramenti. E penso che a questo livello di sostanza debba restare il dibattito. Giochi linguistici intorno alla definizione del termine "sostentamento" o del vero significato della parola "terapie", che vedo affiorare nel dibattito, certamente non aiutano. La stessa nozione di "stato vegetativo persistente" è scientificamente incerta, non lo si può definire con certezza, non se ne conoscono le evoluzioni, resta indefinita anche la capacità di percezione del dolore. Di fronte a queste incertezze delle scienza ritegno che valga il laicissimo principio di precauzione, una decisione pro vita. Lei insiste sulla laicità della sua posizione, che effetto le fa che sia questa la parola al centro del dibattito pre-congressuale del Partito democratico? Oltre al cattolico Ignazio Marino, che ne ha fatto la sua bandiera, anche Franceschini e Fassino hanno ritenuto di rimarcare il loro schieramento dalla parte della laicità, ed è stato, giovedì scorso, il passaggio più applaudito dalla platea piddina che li ascoltava. È un dibattito, quello nel Pd, che non aiuta. E che dimostra tutta la difficoltà che quel partito ha nel giungere a una sintesi, su questi argomenti e in genere sui temi eticamente sensibili, tra credenti e non credenti. Ed è una difficoltà proprio sulla concezione della laicità. I due grandi partiti del nostro sistema politico devono saper superare la dicotomia credenti-non credenti. Il Pdl l'ha fatto, se il Pd non lo farà lo vedo condannato al declino. Sulla legge di fine vita - che potrà, fatto salvo il principio di cui sopra, subire delle modifiche - il Popolo della libertà è riuscito a realizzare questa sintesi, certo non all'unanimità, ma con una forma di consenso largo giungendo a soluzioni condivise. Mi sembra una buona dimostrazione di pratica della laicità. Vedo invece il Partito democratico insabbiato in contraddizioni che al momento sembrano insanabili. A differenza del vecchio Partito comunista, nel quale, con i dovuti distinguo, alcuni cattolici non fecero fatica a coabitare con i "compagni", il Pd appare contraddistinto da posizioni laiciste che non sembrano fatte per mettere a loro agio i credenti e costruire quindi una risposta condivisa ai problemi bioetici. C'è un allarme della Chiesa, che non riguarda solo l'Italia, per le possibile derive eugenetiche di certa ricerca scientifica. Il confine sorgivo della vita è altrettanto importante del suo confine finale. Bisogna assolutamente evitare derive eugenetiche. L'uomo contemporaneo può essere tentato di ritenersi in grado di provvedere da sé, con l'evoluzione della tecnica, alla propria riproduzione. Noi non possiamo non chiederci, razionalmente, laicamente, quali siano i limiti contro cui questa tentazione debba arrestarsi. Non c'entra la fede, io penso che evitare ogni forma di manipolazione e di selezione della vita sia non sia un obiettivo "religioso", ma assolutamente laico, razionale. Tentativi di modifica della legge 40 verranno quindi respinti? Guardi che anche il pronunciamento della Corte costituzionale ha sostanzialmente confermato che gli embrioni "prodotti" sono funzionali alla procreazione all'interno della coppia che li ha generati. Ha tolto la rigidità di determinarne a priori il numero, ma ha confermato la finalità. Per questo stiamo lavorando a nuove linee guida nella commissione etico-scientifica che abbiamo istituito e agli strumenti del monitoraggio dell'applicazione della legge, in modo che quando se ne parla lo si faccia in base a dati certi e non a "numeri" dedotti o interpretati in base posizioni ideologiche. Un tema sul quale il Governo di cui lei fa parte ha avuto rapporti burrascosi con il mondo cattolico è quello dell'immigrazione. Io nelle posizioni ufficiali della gerarchia ecclesiastica ho sempre ascoltato il richiamo al criterio della legalità, il cui rispetto permette uno svolgimento ordinato dell'integrazione. Il mettere ordine nei flussi migratori è la condizione per l'integrazione che ctutti vogliamo. Che non può avvenire senza un compiuto rispetto delle leggi. Con il provvedimento sulla sicurezza noi abbiamo voluto dare un segnale di cesura con i tempi in cui l'Italia veniva vista nel mondo come l'attracco più facile e permissivo per l'ingresso in Europa. Il nostro Paese ha dato di sé questa idea, non può più essere così. Bisogna lavorare contemporaneamente sul doppio binario di rigorosa repressione della clandestinità, combattendo in questo modo i mercanti di carne umana, e della programmazione dei flussi migratori in cooperazione con i Paesi di origine. Devono essere flussi compatibili con le caratteristiche della nostra società e della nostra economia. Questa, oltretutto, e la Chiesa lo sa bene, è la modalità più seria e concreta per difendere gli immigrati che già in Italia hanno intrapreso un cammino di integrazione all'interno della legalità, e che in momenti di crisi come questo sono i più deboli. Il secondo binario è quello di insistere, perché già ci sono, e di incrementare le politiche di integrazione. Però sulle badanti è scoppiata una gran polemica nella maggioranza. Possibile che non ne aveste parlato prima? Infatti ne avevamo parlato. Io e il ministro dell'Interno Maroni avevamo già fissato l'appuntamento per predisporre la soluzione del problema, del quale eravamo pienamente coscienti, per il giorno dopo l'approvazione della legge. E infatti in un giorno abbiamo trovato la soluzione sia per le colf sia per le badanti. Dalla Chiesa, da un uomo di vertice della Chiesa italiana, il segretario della Cei monsignor Mariano Crociata, è arrivato anche un richiamo sul "libertinaggio morale" e sull'impossibilità di confinarlo nel "privato". Ritengo che quelle parole, pronunciate in tutt'altro contesto rispetto al dibattito mediatico di quei giorni, ormai esaurito, siano state strumentalizzate. Non credo, anzi mi risulta, che avessero alcun riferimento con la campagna mediatica della sinistra politica ed editoriale contro il presidente del Consiglio. Lei ha avuto parole di grande apprezzamento per l'enciclica "Caritas in veritate". Perché? È un documento compiuto e organico. Un richiamo per tutti allo sviluppo umano integrale. Un'enciclica che toglie argomenti anche a vecchie posizioni espresse nel mondo cattolico contrarie all'idea di sviluppo. Chi non crede allo sviluppo, parafraso liberamente il Papa, è come se non credesse in Dio e non avesse fiducia nella sua creatura, nell'uomo. È un'enciclica che toglie argomenti all'ecologismo ideologico: l'uomo viene prima della natura, deve rispettarla, ma viene prima. È un'enciclica che contesta la dottrina secondo cui il mercato è destinato a produrre una parte di esclusi. No dice il Papa, se vissuto con libertà e responsabilità il mercato può essere inclusivo e non generare esclusioni. È un testo che verrà apprezzato nel tempo. Qual è secondo lei l'elemento di novità? Sono parole e pensieri che fanno riflettere credenti e non credenti. Siamo di fronte a un'evoluzione della dottrina sociale della Chiesa nella continuità della sua tradizione, che mostra una grande organicità e una notevole capacità di rispondere alle domande e ai bisogni che emergono nel presente. Hanno ragione quei commentatori, come Ritanna Armeni, che invitano la sinistra a «leggere, sottolineare e riflettere» sul testo della "Caritas in veritate". «Vi troverete cose molto care a noi di sinistra» ha scritto sul Riformista. Io invito tutti a non leggere la "Caritas in veritate" a partire dalla presunzione di applicarvi le proprie categorie. Ma piuttosto ad avvicinarsi ad essa con umiltà. Ma conosco Ritanna Armeni e so che questa presunzione non le appartiene, non è quindi questa la sua prospettiva. Piuttosto mi sembra di riconoscere nel suo giudizio qualcosa dello stupore che ho provato io: la Chiesa è assolutamente presente nel nostro tempo e in grado di riproporre la sua egemonia culturale. Questo è tanto più evidente in un momento i cui, rovesciando uno slogan fortunato, Marx è morto, noi non ci sentiamo tanto bene, ma Dio esiste. O almeno esiste, per chi non crede, la presenza e la cultura cristiana. E in momenti in cui più di altri si avverte il bisogno di una lucidità di pensiero e di razionalità, sa soccorrere l'uomo. Ci soccorre. 12/07/2009

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Expo, ecco la legge (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: PRIMA PAGINA data: 12/07/2009 - pag: 1 La norma approvata dal Parlamento. Il presidente del Tribunale: non escludo il rinvio alla Corte costituzionale Expo, ecco la legge «taglia ricorsi» Il Tar non potrà sospendere i lavori. Il viceministro Castelli: superato il malvezzo di bloccare le opere Cambia la disciplina del Tar per i possibili ricorsi legati all'Expo. Le nuove norme dovrebbero assicurare «tempi dimezzati, congelamento delle sospensive, niente più blocco dei lavori ma solo un risarcimento pari a un decimo del costo dell'opera ». La corsia preferenziale per l'evento del 2015 è racchiusa nel decreto 185, convertito in legge il 28 gennaio di quest'anno. «Abbiamo inteso mettere nero su bianco spiega il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli una norma che superasse il malvezzo tutto italiano dei ricorsi a raffica ». La richiesta di «modificare» la giurisdizione del Tar risale a un anno fa, quando il sindaco Letizia Moratti aveva chiesto un decreto legge sul modello delle Olimpiadi di Torino per impedire ai Tar il potere di sospensiva negli anni che mancano all'Expo. La legge però non convince i giudici amministrativi. Piermaria Piacentini, presidente del Tar di Milano, spiega: «Potrebbe esserci un rinvio alla Corte costituzionale. La legge nelle intenzioni è ottima: velocizzare i ricorsi. Ma forse serviva un po' più di attenzione ». A PAGINA 3

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(sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 12/07/2009 - pag: 3 Il caso La legge prevede che i giudici potranno solo disporre il risarcimento di eventuali danni. Era stata la Moratti a chiedere un iter più veloce per le opere «Expo, il Tar non potrà più bloccare i lavori» Il viceministro Castelli: un freno ai ricorsi. Il presidente del Tribunale: non escludo l'intervento della Consulta Tempi dimezzati, congelamento delle «sospensive», niente più blocco dei lavori ma solo un risarcimento pari a un decimo del costo dell'opera. È la nuova disciplina del Tar per quanto riguarderà i ricorsi sugli appalti di Expo. La corsia preferenziale per l'evento del 2015 (e non solo) è nascosta nel decreto legge 185, convertito in legge il 28 gennaio di quest'anno, il cosiddetto decreto anti crisi. Al comma 8 dell'articolo 20, il legislatore ridisegna la giurisdizione del Tar per quanto riguarda «gli investimenti pubblici di competenza statale, ivi inclusi quelli di pubblica utilità... ritenuti prioritari per lo sviluppo economico del territorio nonché per le implicazioni occupazionali ed i connessi riflessi sociali nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale». Una norma che sembra calzare perfettamente per Expo. «L'Expo attacca il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli rientra pienamente in questa tipologia, perché è una data cogente per l'intero Paese. Abbiamo inteso mettere nero su bianco una norma che superasse il malvezzo tutto italiano dei ricorsi a raffica. Per alcune opere connesse a Expo non ce ne sarà bisogno, perché sono già inserite nella Legge obiettivo. Con questa norma rendiamo universale la ratio della Legge obiettivo e cioè che anche in caso di sospensiva l'opera non si fermerà. Dirò di più: probabilmente senza l'Expo queste norme non sarebbero passate». La richiesta di «modificare » la giurisdizione del Tar per l'Expo arriva da lontano. Un anno fa la Moratti aveva chiesto un decreto legge sul modello delle Olimpiadi di Torino, per impedire ai Tar il potere di sospensiva in tutta la fase che ci separa dall'Expo. Il decreto e poi la legge, hanno ripreso lo spirito della richiesta della Moratti. Una super accelerazione del procedimento amministrativo. La riduzione dei termini processuali: si dimezza il tempo di proposizione del ricorso principale, si riducono a soli dieci giorni dall'accesso agli atti i termini per la proposizione di motivi aggiunti. E ancora: la redazione della sentenza in forma semplificata. Ma il vero cuore del comma 8 riguarda la sospensione o il blocco dei lavori. «Le misure cautelari e l'annullamento dei provvedimenti impugnati scrive il legislatore non possono comportare, in alcun caso, la sospensione o la caducazione degli effetti del contratto già stipulato, e, in caso di annullamento degli atti della procedura, il giudice può esclusivamente disporre il risarcimento degli eventuali danni, ove comprovati, solo per equivalente. Il risarcimento per equivalente del danno comprovato non può comunque eccedere la misura del decimo dell'importo delle opere». Una legge che però non convince i giudici amministrativi. Piermaria Piacentini, presidente del Tar di Milano, solleva dei dubbi. «Potrebbe esserci un rinvio alla Corte costituzionale. Si potrebbe arrivare alla situazione paradossale per cui la sentenza arriva prima che l'interessato possa costituirsi in giudizio. La legge nelle intenzioni è ottima: velocizzare i ricorsi. Ma forse serviva un po' di attenzione in più. Le strutture del Tar sono tali da rendere difficile l'applicazione della legge». Maurizio Giannattasio Il dispositivo La legge è sul modello delle Olimpiadi di Torino, per impedire ai Tar il potere di sospensiva

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Prima casa, riacquisto in regola (sezione: Giustizia)

( da "ItaliaOggi Sette" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi Sette Numero 164  pag. 24 del 13/7/2009 | Indietro Prima casa, riacquisto in regola CONTENZIOSO & CONTRIBUENTI Di Massimiliano Tasini La Corte costituzionale con ordinanza salva i limiti del Testo unico imposta di registro Sono legittime le restrizioni per fruire delle agevolazioni è legittima la previsione del Testo Unico dell'imposta di registro in materia di riacquisto della prima casa. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con l'ordinanza n. 46 del 13 febbraio 2009. Il caso di specie. Con ordinanza depositata il 26 febbraio 2008, la Commissione tributaria [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 10      

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scuole, catering e teatro il carcere dove si vive liberi - cinzia sasso (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 21 - Cronaca Scuole, catering e teatro il carcere dove si vive liberi Il record di Bollate: recidiva scesa fino al 16 % I detenuti con un´occupazione sono il 55%, dalla falegnameria all´informatica Nella struttura una biblioteca di 16mila volumi, due sale musicali e una ludoteca per i figli CINZIA SASSO MILANO - Puntuale come l´estate ecco rimbalzare sui giornali l´allarme che arriva dalle carceri. I detenuti sono troppi, le prigioni scoppiano: quasi 63mila, quasi il 37 per cento stranieri, quasi 20mila in più di quanti possono avere una branda dentro una cella. Oppure, è l´altra faccia della medaglia, le carceri sono troppo poche e anche se il ministro della giustizia Angelo Alfano ha annunciato la costruzione di 22 nuovi istituti, non saranno pronti prima del 2012. Ma poi: il carcere è un luogo con la porta girevole, e quasi 7 detenuti su 10, dopo che hanno finito di scontare una condanna, rientrano. Dappertutto, fuorché in una prigione alle porte di Milano, la casa di reclusione di Bollate, il carcere che è diventato il modello di un altro modo possibile, il luogo dove la recidiva è stata abbattuta al 16 per cento. Di quei 10 che escono, insomma, più di 8 hanno imparato a vivere nella società rispettandone le regole. Si chiama «Diritti e castighi» (edizioni Il Saggiatore, 15 euro, presentato oggi alle 17 a palazzo di giustizia dal ministro Alfano), il libro che racconta un mondo di 100 mila persone tra carcerati e carcerieri, che basta che stiano là dentro, «lontano dalla nostra vista e dalla nostra coscienza», come dice Gherardo Colombo; e non importa che siano privati di tutto - dell´acqua per la doccia, di un abbraccio dei figli, di un´occupazione - perché «in fondo - aggiunge Luigi Pagano, il provveditore agli istituti di pena della Lombardia - la gente pensa ancora alla legge del taglione e non si rende conto che non serve a nessuno». Dietro quello che raccontano Donatella Stasio, giornalista del Sole-24 ore e Lucia Castellano, direttore del carcere di Bollate, non c´è buonismo. C´è quello che perfino il presidente della Camera Gianfraco Fini, al battesimo solenne nella sala della Regina a Montecitorio, ha ricordato: la pena non è una vendetta, «il carcere deve avere una finalità rieducativa». Non solo perché lo afferma la Costituzione: anche perché «un carcere impostato sui criteri della risocializzazione è molto più vantaggioso per la sicurezza collettiva». Vantaggioso anche, e lo ricorda l´economista Salvatore Bragantini, dal punto di vista economico: «Un solo punto percentuale in meno nella recidiva corrisponde a un risparmio per la collettività di circa 51 milioni l´anno». Il progetto Bollate nasce nel 2001 e non è la ricerca dell´utopia, solo la realizzazione concreta di quello che due riforme fondamentali - quella del ‘75 sul trattamento carcerario e quella del ‘90 del corpo di polizia penitenziaria - hanno stabilito come l´unica strada possibile. «Noi - minimizza Lucia Castellano - non abbiamo inventato niente». E però. A Bollate si studia: licenza elementare, scuola media, un istituto tecnico commerciale per le lingue estere, corsi di informatica, lezioni di inglese. Ci si diverte: c´è una cooperativa teatrale che ospita compagnie e fa tournée; una biblioteca di 16 mila volumi; due sale musicali, tornei di calcio e di tennis; le pareti sono colorate, si può giocare coi figli in una ludoteca; c´è uno sportello giuridico al quale collabora anche un ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida. Soprattutto, si lavora. La percentuale dei detenuti che hanno un´occupazione supera il 55 per cento. Grazie al sostegno del Fondo Sociale Europeo e degli enti locali, ci sono corsi per carpentiere, elettricista, aiuto-cuoco, falegname, operatori informatici, grafici multimediali. Alla gestione del carcere (pulizie, spese) pensano i detenuti-dipendenti dell´amministrazione; 150 lavorano a un call center, 82, quelli che hanno il permesso accordato dall´articolo 21, escono la mattina e vanno regolarmente in ufficio; altri sono occupati nelle cooperative sociali. Una rete impensabile di volontari ha portato la nozione di business dentro il carcere: Abc fa lussuosi catering, Alice è la sartoria, Freedom Coop si occupa di grafica e legatoria, un maneggio (ci sono anche i cavalli, certo) prepara maniscalchi, Cascina Bollate si dedica al giardinaggio e ha messo a dimora un vivaio di piante di eccellenza. Il programma di «trattamento avanzato», che prevede celle aperte e formazione, si basa soprattutto sul lavoro, che vuol dire molte cose: la conquista del rispetto di sé, di un´etica sociale, di una speranza di futuro. Come racconta Franco, già tossicodipendente e rapinatore, che dopo una vita in galera oggi fa il falegname: «Non sapevo fare niente, ho imparato; a Bollate sembrava di stare in collegio». Peccato che di «collegi» come questo ce ne sia uno solo nonostante nel 2007, così ricorda Stefano Anastasia, ex presidente di Antigone, fosse stato deciso di estendere l´esperienza di Bollate ad almeno un carcere per ogni regione.

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Alfano frena sulla riforma: ancora nessuna decisione (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-07-12 - pag: 12 autore: LA GIORNATA ELEZIONE DEL CSM Alfano frena sulla riforma: ancora nessuna decisione In una bozza del ministero le nuove regole Da Palazzo dei marescialli no al sorteggio La riforma del sistema elettorale del Csm è in agenda ma una decisione definitiva ancora non esiste. è questa, in sostanza, la posizione del ministro della Giustizia Angelino Alfano a proposito delle indiscrezioni di stampa su una "bozza" di Ddl messa a punto dai tecnici del ministero e destinata ad azzerare il peso delle correnti senza modificare la Costituzione. Ma che da via Arenula giudicano solo «un'ipotesi». Ad anticipare i dettagli del documento, redatto da uno dei consulenti giuridici del ministro Alfano, il professore Salvatore Mazzamuto, e rivolto a riscrivere le regole per l'elezione dei membri di palazzo dei Marescialli sono stati la Repubblica e Il Corriere della sera di ieri. In pratica, il governo vorrebbe aumentare da 16 a 20 il numero dei componenti togati e da otto a 10 quello dei laici eletti dal Parlamento. Portando così a 33 (visto che il presidente della Repubblica, il primo presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione ne fanno parte di diritto) il numero dei componenti totali di Palazzo dei marescialli, come erano nel 2002 prima della riforma voluta dall'allora Guardasigilli Roberto Castelli. Ma la novità più saliente sarebbe un altra: mentre oggi si eleggono in un unico collegio nazionale 10 giudici, quattro pubblici ministeri e due esponenti della Cassazione, un domani ci si troverebbe a nominare 12 giudici, quattro Pm e cinque della Suprema corte sparsi in diversi collegi elettorali (rispettivamente 12, cinque e uno per le tre categorie), ognuno dei quali con cinque candidati (tre per la Cassazione). Un sistema che già di per sé depotenzierebbe le correnti. Tanto più che a decidere i "papabili" sarebbe il sorteggio tra tutti gli aventi diritto di quel determinato collegio e appartenenti a quella determinata categoria di magistrati. Nelle intenzioni dell'esecutivo, inoltre, ci sarebbe la volontà di modificate la sezione disciplinare del Csm, suddividendola in due collegi da quattro laici e otto togati, che però dovrebbero dedicarsi esclusivamente a tale compito. Su queste ipotesi, respinte con forza dall'Associazione nazionale magistrati (Anm) perché «incostituzionali» e accolte solo in parte da alcuni dei membri attuali del Csm, favorevoli a una riforma ma contrari al sorteggio, da via Arenula hanno fatto sapere che non è stata assunta «alcuna decisione». Tant'è che lo stesso Guardasigilli ha precisato: «Non abbiamo svolto nessuna riunione nè preso nessuna decisione in questamateria che fa parte di un dibattito pubblico che ha forti ed autorevoli sostenitori». Aggiungendo: «Valuterò le proposte che sono state fatte dai miei collaboratori».

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Il canone tv supera l'esame dei diritti umani (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-12 - pag: 18 autore: FISCO E COSTITUZIONE Il canone tv supera l'esame dei diritti umani di Enrico De Mita I l cittadino italiano che non paga il canone dell'abbonamento radiotelevisivo o recede dall'abbonamento già stipulato, non può rivolgersi alla Corte Europea dei diritti dell'uomo per la tutela dei suoi diritti riconducibili alla sua «vita privata », anche se la Corte intende questa in senso lato; è prevalente il fine pubblico e la natura fiscale del canone. Così la Corte europea dei diritti dell'uomo, causa Faccio/Italia, decisione del 31 marzo 2009, sulla richiesta n. 33/04. Il caso Un cittadino italiano aveva comunicato all'ufficio del registro il recesso dall'abbonamento al servizio radio televisivo pubblico per il quale è dovuto un canone (previsto dal Regio decreto legge 246 del 1938) per il semplice possesso d'uno o più apparecchi adatti o adattabili a ricevere trasmissioni. All'atto del privato era seguita l'apposizione, da parte della polizia tributaria, di sigilli all'apparecchio televisivo, e l'imballaggio dello stesso, con la conseguenza di non poter ricevere neppure le trasmissioni private. Il cittadino italiano ha allora fatto ricorso alla Corte europea per la tutela dei diritti dell'uomo, per la violazione del suo diritto a ricevere l'informazione anche privata, e per la violazione del diritto della sua vita privata e familiare (articoli 10 e 8 Cedu). Invocando l'articolo 1 del protocollo della Convenzione, il ricorrente si duole altresì della violazione del suo diritto al rispetto dei beni privati, giacché nessuno può essere privato della sua proprietà se non per ragioni di utilità pubblica. La posizione del governo Il governo italiano ha sostenuto in primo luogo che il contribuente non ha esaurito i rimedi consentiti dall'ordinamento interno, dovendosi rivolgere prima di tutto al giudice civile. Inoltre, ha rilevato che a più riprese la giurisdizione civile italiana si è occupata del pagamento del canone e che la questione di legittimità è stata risolta dalla Corte costituzionale. Nel merito il governo ha osservato che, se è vero che la messa sotto sigilli costituisce un'ingerenza nel diritto di ricevere trasmissioni e una violazione del diritto al rispetto della vita privata e della proprietà, tali limitazioni sono proporzionate al fine legittimo, previsto dallo Stato, di salvare il finanziamento parziale del servizio pubblico di radio diffusione. Viene sottolineata la natura fiscale del canone: «Si tratta di un'imposta dovuta per il solo possesso dell'apparecchio adattoa ricevere qualunque trasmissione ». Sotto questo profilo il canone è stato ritenuto costituzionalmente legittimo. In tale contesto, la risoluzione dell'abbonamento rende l'apparecchio inutilizzabile e la sigillazione costituisce una misura proporzionata al fine perseguito dallo Stato. La replica La Corte europea ha rilevato innanzitutto che il contribuente non ha dimostrato di aver esaurito le strade di tutela interna; d'altra parte il cittadino italiano non può adire direttamente la Corte costituzionale, e pertanto è sotto questo profilo che manca l'esaurimento dei rimedi interni. Nel merito, la Corte ha rilevato che il ricorrente non ha dimostrato il fondamento del suo ricorso a tutela della vita familiare e, pertanto, il ricorso è manifestamente infondato secondo l'articolo 35 della Convenzione. La Corte non contesta che l'apposizione dei sigilli all'apparecchio costituisca un'ingerenza nel diritto di ricevere informazioni e una violazione del diritto al rispetto della vita privata, tenuto conto della nozione lata di «vita privata» che è alla base della sua giurisprudenza. Ritiene però che la misura adottata persegua uno scopo legittimo, dissuadendo i cittadini a non abbonarsi o a non recedere dal contratto d'abbonamento. Quanto alla proporzionalità della misura adottata, la Corte, come il governo italiano, ritiene che la questione debba essere risolta alla luce della natura fiscale del canone. D'altra parte, un sistema che permettesse di ricevere i canali privati senza il pagamento del canone, anche se fosse tecnicamente possibile, equivarrebbe a svuotare il canone della sua natura: un contributo dovuto per l'interesse della comunità e non un prezzo per un servizio particolare ricevuto. A questo proposito la Corte, riprendendo su questo punto la propria giurisprudenza (Ferrazzini/ Italia, n. 44759/98, in tema di eccessiva durata del processo) afferma ancora una volta che «la materia fiscale attiene al nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo dominante il carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità». Tenuto conto della misura ragionevole dell'imposta, la Corte ha ritenuto quindi che la misura della sigillazione sia proporzionale al fine perseguito dallo Stato. La domanda del contribuente italiano è stata pertanto ritenuta inaccoglibile e manifestamente infondata. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE MOTIVAZIONI Leciti i sigilli posti al televisore: prevale la natura fiscale di un tributo dovuto nell'interesse di tutti

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Patente a punti, finito l'effetto prudenza (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 13/07/2009 - pag: 9 Le cifre Sono passati sei anni dall'entrata in vigore del nuovo meccanismo che punisce chi commette infrazioni I cattivi Sono meno di centomila i conducenti che hanno visto azzerato il loro «tesoretto». Ai virtuosi accreditate sei unità sul permesso di guida Patente a punti, finito l'effetto prudenza Gli automobilisti si destreggiano tra bonus e corsi di recupero Su Internet un punto costa 400 euro. In arrivo le modifiche I l primo luglio la patente a punti ha compiuto sei anni. Sei anni di punti tolti e riottenuti, ricevuti in bonus e persino venduti e acquistati su Internet, sei anni appena, che ne fanno un istituto giovane ma che ha già perso parecchio smalto. I primi due anni il tasso di incidentalità diminuì di colpo. Se nel 2002 il numero di incidenti stradali fu di 265.402, già nel 2003, con l'entrata in vigore della patente a punti, la cifra scese a 252.271, meno 4,9%. I morti furono 6980 nel 2002, 6563 nel 2003, meno 6%. Anche l'anno dopo la percentuale scese, meno 3,5% gli incidenti, meno 6,7% le vittime della strada. Ma già nel 2005 il numero degli incidenti si abbassò solo di 1,4 in percentuale, e nel 2006 di appena lo 0,8%. Il bonus Oggi, non c'è più tutta questa paura di perdere punti: la facilità con la quale si possono riguadagnare (basta dichiarare di aver fatto un minicorso di cinque lezioni in una scuola guida), il bonus di due punti ogni due anni agli automobilisti virtuosi (e a quelli che semplicemente non sono mai incappati nella rete dei controlli?), ha annacquato l'effetto. Per non parlare del mercato nero dei punti in vendita on line , una «moda» partita dalla Spagna arrivata in breve anche da noi. Funziona così: dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2005, per le violazioni con perdita di punti, quando non è stata possibile l'immediata contestazione, il proprietario del veicolo ha 30 giorni per comunicare chi era alla guida. Così l'automobilista ormai sprovvisto di punti li compra da quello «virtuoso», che si rende disponibile a dichiararsi «colpevole». I prezzi? Le cifre che girano su Internet vanno fino a 400 euro a punto se stai a zero, 1400 per 4 punti. Secondo i dati della direzione generale della Motorizzazione civile nel 2003 il totale dei punti persi è stato di 4 milioni 428.902, le infrazioni un milione 134.549, nel 2004 sono saliti rispettivamente a 8 milioni 740.709 e 2 milioni 285.787. Da allora restano alti. Nel 2008 i punti tolti sono stati 8 milioni 971.814 e quasi 2 milioni le infrazioni. Per i primi cinque mesi del 2009, i dati Polstrada dicono che polizia stradale e carabinieri hanno decurtato un milione 572.426 punti ed elevato oltre un milione di multe. Gli italiani quindi hanno ripreso a infrangere il codice della strada, al punto che si sono resi necessari nuovi interventi normativi. Sono stati questi a permettere di riguadagnare terreno nel 2007 (i dati complessivi del 2008 non sono ancora disponibili perché mancano le polizie locali che rappresentano il 55 per cento): 230.871 incidenti stradali (meno 3% rispetto al 2006) e 5131 morti (meno 9,5%). «La vera spallata non l'ha data la patente a punti ma il giro di vite sulla guida in stato di ebbrezza, la confisca dell'auto, l'enorme aumento dei controlli della polizia stradale e dei carabinieri e il Tutor sulle autostrade spiega Giordano Biserni, presidente dell'Asaps, l'associazione dei sostenitori amici della polizia stradale . La patente a punti? Qualche risultato positivo s'è visto. Ma si poteva fare meglio. All'inizio ha prodotto una sua efficacia dissuasiva, poi col tempo gli italiani si sono ingegnati. In tanti hanno adottato il sistema dell'addebito dei punti al nonno patentato, alla mamma, al cittadino extracomunitario che collabora col datore di lavoro. Tanto poi ogni due anni di buona condotta i punti si riguadagnano. Insomma, bisogna trovare il modo di ridare vigore alla patente a punti». Il tasso di incidentalità E gli incidenti e i morti diminuiti? «Noi abbiamo un elemento indicatore che è estremamente significativo: il tasso di incidentalità replica il capo della Polizia stradale Roberto Sgalla . Tutte le misure prese in questi anni hanno innescato questo circuito virtuoso. Certamente non sarà soltanto la patente a punti, certamente hanno avuto il loro peso i Tutor e il massiccio incremento dei controlli, siamo passati infatti dai 200 mila del 2006 agli 800 mila del 2007 al milione e 400 mila del 2008. E nei primi sei mesi di quest'anno abbiamo fatto già 734.539 controlli, con un incremento del 19,2% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. A noi interessa la diminuzione degli incidenti, dei morti e dei feriti, e anche la patente a punti ha fatto la sua parte. All'interno di una strategia complessiva» . Ma allora funziona o no questa patente a punti? Giordano Biserni argomenta così il suo scetticismo: «Alla data del 31 marzo 2009, secondo i dati da noi elaborati sono stati prelevati 50 milioni 174.111 punti dalle patenti dei 35.587.248 conducenti del nostro Paese. Appena 1,4 punti a testa per ogni conducente. Su 12.635.550 di infrazioni con costo punti, a fine 2008 11.735.862 di italiani hanno ricevuto la comunicazione di aver perso questi punti. Sapete quanti hanno fatto il corso per riaverli? Solo 205.958, appena l'1,7 per cento. I punti totali recuperati sono stati solo 1.327.655, solo il 2,6 per cento dei 50 milioni persi» . Zero punti Come mai? Troppo difficili i corsi di recupero? «Semplicemente si sono accorti che quasi mai c'è bisogno di fare corsi per recuperare i punti, ogni due anni senza infrazioni se ne guadagnano due». Ma quanti sono quelli che hanno dilapidato tutto il patrimonio? Appena 99.857, che in 6 anni hanno dovuto rifare tutto da capo, lo 0,28 per cento dei 35 milioni di patentati. Capitalizzando punti con i bonus, poi, ci si può pure permettere di fare qualche infrazione «gratis», ogni tanto. Anche la politica, quindi, ha finito per ammettere che la patente a punti così com'è non va bene. Lo dice, per esempio, il presidente della commissione Trasporti della Camera Mario Valducci. «Stiamo approvando un importante testo di modifiche al Codice della strada che porterà altri risultati positivi. Non abbiamo affrontato in questo testo la verifica della patente a punti ma molti sono convinti che qualche correzione ci vuole. Io credo che debba essere tolto il sistema dei bonus». Pure il ministro dei Trasporti Altero Matteoli, rimetterebbe mano all'istituto ma lascerebbe i bonus. «È giusto gratificare chi si comporta bene. La patente a punti è stata una legge geniale che all'inizio ha dato risultati eccezionali, poi la gente si è abituata e ora ha un potere deterrente minore. Io ritoccherei senz'altro il sistema di riaccreditamento dei punti. Troppo facile dimostrare di aver fatto 5 lezioni in una scuola guida per riaverli, spesso quelle lezioni nemmeno si fanno, si paga e si ottiene la certificazione, stiamo quindi studiando un sistema di riaccreditamento più severo. Con un esame vero e proprio. Ce ne occuperemo nella legge delega del governo sulla riforma complessiva del codice della strada» . Mariolina Iossa (Sul «Corriere» del 12 luglio la prima parte dell'inchiesta) I controlli Sono aumentati in questi anni i controlli da parte della polizia stradale: dai 200 mila del 2006 si è passati agli 800 mila del 2007 e al milione e 400 mila dell'anno scorso Il ministro Matteoli «È stata una legge geniale che ha dato risultati eccezionali, poi la gente si è abituata. Ora va rivisto il sistema di riaccreditamento dei punti»

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I senza fissa dimora saranno schedati in un apposito registro istituito prsso il Viminale. La Fiopsd... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Lunedì 13 Luglio 2009 Chiudi I senza fissa dimora saranno schedati in un apposito registro istituito prsso il Viminale. La Fiopsd, federazione italiana organismi per le persone senza fissa dimora, ha già fatto sapere che non esclude un ricorso alla Corte Costituzionale contro un provvedimento che , affermano, viola la libera determinazione dei senza fissa dimora. La condizione di senzatetto si differenzia dai nomadi e da chi pratica il vagabondaggio.

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Indennizzi in casa per la giustizia lenta (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: GIUSTIZIA E SENTENZE data: 2009-07-13 - pag: 46 autore: Legge Pinto. Da Strasburgo Indennizzi in casa per la giustizia lenta Marina Castellaneta Dalla Corte europea dei diritti dell'uomo un freno ai ricorsidall'Italia per la durata eccessiva dei processi. Con la decisione Daddi depositata il 2 giugno (ricorso 15476/09), la Corte ha rafforzato il principio del previo esaurimento dei ricorsi interni nei casi di processi amministrativi troppo lunghi, rendendo la strada per Strasburgo più accidentata. Per la Corte, la legge 133/2008, secondo la quale le vittime della durata eccessiva dei processi amministrativi possono avvalersi della legge Pinto solo se hanno presentato un'istanza ai giudici amministrativi per far dichiarare il ricorso urgente, non intacca l'effettività dell'azione per ottenere un indennizzo dai giudici nazionali. L'azione è partita da una donna che, nel 1994, aveva presentato un ricorso al Tar Toscana chiedendo l'annullamento di alcuni provvedimenti urbanistici. La sentenza era stata pronunciata nel 2007. A dire della donna, malgrado la durata eccessiva del processo, l'entrata in vigore della legge 133, che aveva convertito il Dl 25 giugno 2008, le precludeva di ottenere un indennizzo in base alla legge Pinto. Questo perché l'articolo 54, relativo all'accelerazione del processo amministrativo, ha stabilito che la richiesta di riparazione per la durata eccessiva dei processi può essere presentata solo se il ricorrente ha depositato, durante il procedimento amministrativo, un'istanza per fare dichiarare il ricorso urgente. Una condizione non rispettata dalla donna, la quale, ritenendo che la domanda di indennizzo sarebbe stata respinta dalla Corte d'appello, si è rivolta a Strasburgo. Una scorciatoia bocciata dalla Corte europea che ha dichiarato irricevibile il ricorso sia per violazione dell'articolo 6 (equo processo) sia dell'articolo 13 (diritto a un ricorso giurisdizionale effettivo). Non basta –osserva la Corte– che il ricorrente abbia dubbi sulle possibilità di successo nella presentazione di una richiesta di indennizzo ai giudici nazionali. Per ammettere il salto del previo esaurimento dei ricorsi interni, il ricorrente deve fornire esempi concreti,come l'esistenza di una prassi che indichi il rigetto degli indennizzi. Una prassi che, invece, manca. Con la conseguenza che il ricorso deve essere respinto per non intaccare il filtro del previo esaurimento dei ricorsi interni, che serve a garantire il principio di sussidiarietà del sistema convenzionale. L'articolo 54, poi, per la Corte, non è in contrasto con i principi convenzionali. La Cassazione ( sentenza 28507/05) ha chiarito che, in linea con Strasburgo, la durata eccessiva dei processi amministrativi deve essere valutata partendo dal momento in cui è stato depositato il ricorso, senza che incida la domanda di urgenza. D'altra parte, osserva Strasburgo, la Corte costituzionale, con le sentenze 348 e 349/07 ha chiarito che l'interpretazione del diritto interno da parte dei giudici nazionali deve essere conforme alla Convenzione. Di qui la necessità di mantenere fermo il previo esaurimento dei ricorsi interni. In caso contrario, i ricorrenti potrebbero essere spinti a non presentare la domanda di fissazione dell'udienza in via d'urgenza per poi evitare il ricorso alla Corte d'appello e avviarsi direttamente a Strasburgo. © RIPRODUZIONE RISERVATA ECCESSIVA DURATA AL TAR Prima di imboccare la via della Corte europea dei diritti dell'uomo è necessario esaurire la strada interna

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Rebus-tempi sulla cartella (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IL DOSSIER DEL LUNEDI data: 2009-07-13 - pag: 36 autore: Rebus-tempi sulla cartella La validità è legata al rispetto di precisi termini per la notifica PAGINA A CURA DI Antonio Iorio Francesco Falcone L'avviso di accertamento deve contenere alcuni elementi fondamentali e imprescindibili, che consentano al destinatario di capire quanto viene chiesto a titolo di imposta e di sanzioni e perché. I contenuti L'accertamento presuppone l'evasione di un'imposta originata dall'indicazione in dichiarazione di elementi non corrispondenti alla realtà (e sui quali si calcola un'imposta minore di quella dovuta) o dalla mancata presentazione della dichiarazione. L'accertamento può scattare anche per motivi di elusione, configurabili quando il contribuente ha posto in essere alcuni atti senza valide ragioni economiche, ha applicato a essi una disciplina tributaria più favorevole e ha ottenuto così un risparmio di imposta, che il Fisco ritiene indebito. Poiché un accertamento deve necessariamente essere, a pena di decadenza, emanato e notificato entro un determinato termine previsto dalla legge, il primo elemento da esaminare è il periodo al quale esso si riferisce (o la data nella quale l'atto è stato registrato, se si tratta di imposta di registro). Per essere in corso l'accertamento deve arrivare entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione o, se questa è omessa, nel quinto anno successivo a quando si sarebbe dovuta presentare. Quando il contribuente ha presentato la dichiarazione, l'ufficio deve valutare i dati esposti e può modificarli con un accertamento a condizione che indichi gli elementi acquisiti e le ragioni che consentono di formulare una pretesa, che normalmente trova origine o nel recupero di componenti positivi non dichiarati o nel disconoscimento di elementi negativi conteggiati dal contribuente, o ancora nell'aumento del valore di un bene. La verifica della motivazione da parte di chi legge un accertamento è cosa della massima importanza, poiché una sua carenza produce due effetti negativi: da una parte impedisce al contribuente di conoscere le ragioni per cui un potere è stato esercitato e di formulare una difesa adeguata, e dall'altra fa diventare arbitraria quella pretesa. Lo Statuto del contribuente ha generalizzato l'obbligo della motivazione e ha quindi migliorato le norme al riguardo. Spesso, però, gli uffici fiscali sono restii ad applicare fino in fondo le nuove regole e, per esempio, pur facendo riferimento nell'accertamento ad altri atti non conosciuti dal contribuente, non sentono poi il dovere di allegarli. In base al ruolo La cartella è un atto che prepara l'agente della riscossione sulla base del ruolo che l'ente impositore gli ha inviato. Normalmente viene emessa dopo la notifica di un accertamento, ma può essere emessa anche in sua assenza quando il controllo sulla dichiarazione viene effettuato in maniera automatizzata (articolo 36 bis del Dpr 600/73) o previa richiesta di alcuni documenti (articolo 36 ter del Dpr 600/73) o quando la legge non prevede la necessità di un preventivo accertamento. La prima cosa da esaminare è il periodo di imposta o la data dell'atto al quale la cartella si riferisce, dal momento che dal 2005, a seguito di una sentenza della Corte costituzionale, è intervenuto il legislatore per porre un termine entro il quale la cartella deve essere notificata a pena di decadenza. A questo proposito occorre distinguere tra varie ipotesi. La normativa a regime riguarda le dichiarazioni presentate successivamente al 10 agosto 2006 e prevede termini perentori per la notifica fissandoli entro la data del 31 dicembre: a) del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, per le somme liquidate ai sensi dell'articolo 36 bis del Dpr 600/73; b) del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, per le somme dovute a seguito di controllo formale ai sensi dell'articolo 36 ter del Dpr 600/73; c) del secondo anno successivo a quello in cui l'accertamento è divenuto definitivo, per le somme dovute in base ad accertamenti dell'ufficio. Altro elemento da verificare è l'indicazione del responsabile del procedimento,che è necessaria, a pena di nullità della cartella. Infine, la motivazione, indispensabile se prima della cartella non è stato notificato alcun accertamento. Questo accade nelle procedure automatizzate, che prevedono una comunicazione per il contribuente. Va detto che sia la comunicazione sia la stessa motivazione della cartella spesso non sono comprensibili per i non addetti ai lavori, per cui è auspicabile un miglioramento del servizio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Contribuenti con armi spuntate (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IL DOSSIER DEL LUNEDI data: 2009-07-13 - pag: 35 autore: Processo tributario. Difficile applicare al contenzioso con gli uffici il principio costituzionale di parità delle parti Contribuenti con armi spuntate Per i privati incombenze maggiori rispetto a quelle dell'amministrazione Francesco Falcone Antonio Iorio Decidere su un bollo auto non pagato o su un accertamento per svariati milioni di euro è la stessa cosa: al giudice relatore spettano sempre 37,50 euro. Ma i compensi sono solo uno (probabilmente il più emblematico) dei problemi che assillano il contenzioso tributario. Ci sono, infatti, varie questioni sostanziali e procedurali irrisolte. Alcune negli anni si sono aggravate perché trascurate dal legislatore, al quale, sovente, si è sostituita (non è noto in virtù di quale norma) la Suprema corte, rendendo il processo sempre più un percorso a ostacoli per il contribuente. Sembra ormai definitivamente chiarito che il processo tributario ha natura giurisdizionale (e non amministrativa, come è stato sostenuto in passato anche dalla Corte costituzionale). Ora, se si tratta di un processo giurisdizionale – se cioè i giudici tributari sono giudici come gli altri colleghi togati che operano in Italia –non ci dovrebbe essere alcuna remora ad applicare l'articolo 111 della Costituzione nella parte in cui prevede che «ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizione di parità, davanti a un giudice terzo e imparziale». Questo solenne principio (introdotto solo nel 1999) non contiene alcuna previsione di deroghe, per cui tutto il dibattito che nel corso degli anni si è svolto a più livelli, intesoa stabilire se quello tributario sia un processo dispositivo (nel quale contano soltanto, o quasi esclusivamente, le richieste delle parti) o un processo nel quale rileva anche l'iniziativa del giudice,dovrebbe essere ripreso alla luce della nuova formulazione dell'articolo 111 della Costituzione. In tale contesto i profili rilevanti sono almeno due: il primo riguarda chi deve fornire la prova; il secondo si riferisce alla necessità di stabilire quando, come e chi può proporre una cosiddetta eccezione di carattere sostanziale (e non processuale), che serve a paralizzare una richiesta. Per quanto riguarda la prova,c'è stato nel 2005 un intervento del legislatore, che ha ritenuto di eliminare la norma per cui «è sempre data alle commissioni tributarie facoltà di ordinare alle parti il deposito di documenti ritenuti necessari per la decisione della controversia ». Circa il potere di proporre eccezioni di carattere sostanziale, secondo la Cassazione è possibile rilevare d'ufficio la decadenza commessa dal privato ( per esempio, un diritto di credito perché non richiesto in tempo), anche se questa decadenza non è stata eccepita dall'ente impositore né in primo né in secondo grado. Tuttavia se la stessa decadenza l'ha commessa l'ente impositore,si richiede che il privato l'eccepisca sin dal primo grado. Analogamente vale la pena di segnalare che se una nullità riguarda un avviso di accertamento, il privato ha sicuramente l'obbligo di proporre l'eccezione sin dal primo grado. Se la nullità riguarda un atto del privato, sembrerebbe che la nullità sia rilevabile d'ufficio anche in Cassazione, pur non essendo una tale eccezione stata proposta dall'ente impositore né in primo né in secondo grado. è forse giunto, pertanto, il momento di approfondire meglio la portata del principio della parità delle parti. Inoltre, nel processo tributario, a differenza di quanto avviene negli altri processi (civile, lavoro, ammi-nistrativo), la sospensiva viene concessa solo per il giudizio di primo grado. La disparità di trattamentoè del tutto evidente e non si giustifica sotto alcun profilo. La Suprema corte è poi intervenuta negli anni fornendo interpretazioni in palese contrasto con la lettera della norma – per legge le presunzioni devono essere «gravi, precise e concordanti», ma da qualche anno può trattarsi anche di una sola presunzione –o introducendo principi non previsti dall'ordinamento positivo (per esempio,il recente abuso del diritto). C'è poi un eccessivo uso delle presunzioni legali che, in concreto, hanno fatto scomparire le prove documentali e le presunzioni semplici affidate al prudente apprezzamento del giudice. Così, negli anni, quando l'amministrazione fiscale si è accorta di non essere in grado di provare determinate circostanze e di risultare soccombente, anziché preoccuparsi di come migliorare la ricerca delle prove e gli accertamenti, ha, molto più semplicemente, introdotto ex lege presunzionia proprio favore (redditometro, indagini finanziarie, e da ultimo, disponibilità estere). © RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'eolico selvaggio... avanza (sezione: Giustizia)

( da "Nuovo Molise web" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Dalla città 13/07/2009 12:07 L'eolico selvaggio... avanza Martedì in Consiglio regionale la proposta di legge per sbloccare le istruttorie in itinere La paventata installazione di insediamenti eolici torna di stringente attualità in vista del Consiglio regionale di martedì. Quarto punto all’ordine del giorno. Ma il primo argomento in agenda è già stato rinviato al 21 luglio, il secondo (quello relativo alla Sanità) probabilmente non verrà discusso, il terzo (il sostegno agli editori della carta stampata) è a rischio, potrebbe entrare prepotentemente in scena la proposta di legge numero 165, di iniziativa del consigliere regionale Adelmo Berardo tornato da poco fra le braccia amiche del gruppo consiliare di Forza Italia. «La giunta regionale non si è costituita davanti la Corte Costituzionale in difesa della propria legge, la 15 del 21 maggio 2008 spiega il consigliere del Pd Michele Petraroia e prima del pronunciamento della stessa Corte giunge in aula una proposta che, se approvata, sbloccherà le istruttorie in itinere per oltre 200 torri eoliche che potranno ulteriormente aumentare senza più alcun limite. Nelle scorse settimane il Comitato contro l’eolico selvaggio in Molise ha espresso la propria contrarietà ma in assenza di fatti nuovi, martedì si corre il serio rischio che la proposta Berardo diventi legge con sommo gaudio per le imprese e pessima prospettiva per i beni ambientali, paesaggistici e culturali regionali». Petraroia avanza anche un altro dubbio, relativo ai beni di proprietà della Regione che sono stati messi in vendita nell’estremo tentativo di sanare il deficit sanitario. «C’è un lotto unico di terreni per 97 ettari a confine tra Termoli e Campomarino sottolinea Petraroia fra i beni messi in vendita. Un pezzo di terra che si affaccia sul mare dell’ex azienda agricola statale Saf Pantano valutato 18 milioni di euro. Il rischio che l’ultima grande area verde pubblica del litorale molisano possa essere cementificata da immobiliaristi in cerca di affari è reale. Sarebbe opportuno salvaguardare e valorizzare l’ex azienda Saf con un progetto innovativo che coinvolga l’Università con le Facoltà di Agraria e Scienze Ambientali più che dismetterla a privati». Ultimo, ma non per ordine di importanza, l’accento posto sulla questione nucleare. «Dopo la definitiva approvazione del disegno di legge Scajola sul ritorno al Nucleare e visti i tempi ristretti a disposizione occorre accentuare l’impegno di tutti per sostenere con note formali, atti e delibere, la contrarietà a ospitare una centrale tra Termoli e Campomarino». lusa

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La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 206 del 2009, accogliendo il ricorso proposto dal circui... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 13-07-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Circondario Sud2)) (Mattino, Il (City)) (Mattino, Il (Circondario Nord)) (Mattino, Il (Salerno)) (Mattino, Il (Avellino))

Argomenti: Giustizia

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 206 del 2009, accogliendo il ricorso proposto dal circuito locale Radio Kiss Kiss Italia, ha affermato che l'art. 2, comma 2-bis, della legge 78/99 (divieto di utilizzo di un marchio radiotv locale che ne richiama uno nazionale) anche se il primo è più risalente o registrato, è incostituzionale.

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Il Sud alla riscossa, ma chi risponde? (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 13-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il dibattito. Nuove iniziative per il riscatto del Meridione e peso politico ed economico del Nord Il Sud alla riscossa, ma chi risponde? Francesco Puleio* Annunciato da mesi, criticato unanimemente, dai vescovi come dagli esponenti dei centri sociali, è stato introdotto nell'ordinamento a colpi di voto di fiducia il reato di clandestinità. Lo straniero che fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni vigenti sarà ora punito con l'ammenda da 5.000 a 10.000 euro: rispetto alla versione originaria è scomparsa la pena detentiva (che avrebbe prodotto la deflagrazione della già compromessa situazione carceraria); se c'è flagranza, od evidenza del reato, è previsto il rito direttissimo davanti al giudice di pace. Numerose le perplessità che la nuova previsione solleva. In primo luogo, ne esce confermato l'andamento schizofrenico della recente politica criminale, che oscilla ormai come un pendolo fra due estremi entrambi censurabili: da un lato forme di "ipergarantismo", che portano ad accumulare limiti all'esercizio della potestà punitiva fino al punto di renderla inefficace, per esempio moltiplicando come in un delirante caleidoscopio le ipotesi di nullità o di inutilizzabilità degli atti o esasperando oltre il ragionevole l'incidenza del meccanismo della prescrizione; dall'altro, forme di impiego esagerato della stessa potestà punitiva, utilizzata per obiettivi politici non coerenti con le caratteristiche di uno Stato democratico. Che poi i due eccessi riguardino diverse categorie di reati e di colpevoli, può essere rivelatore degli interessi che stanno a cuore ai legislatori, ma non elimina la contraddizione, amplificando anzi il senso di disagio. Ma, più in generale, va rilevato che lo strumento penale non è, in uno Stato democratico, utilizzabile ad ogni piè sospinto dal legislatore. La pena può legittimamente essere prevista solo per la tutela di beni costituzionalmente rilevanti, solo quando non produca all'individuo e alla società pregiudizi sproporzionati rispetto ai vantaggi, e solo allorché gli altri strumenti non offrano adeguata tutela ai beni protetti (cosiddetto principio di sussidiarietà: in questo senso, vedi Corte costituzionale, sentenze 409/1989, 160/1997, 455/1998). Proprio in materia di immigrazione, la stessa Corte ha già ritenuto irragionevole, e quindi illegittima, la norma che prevedeva l'arresto obbligatorio in flagranza dello straniero trattenutosi senza giustificato motivo nel territorio dello Stato nonostante l'ordine di allontanamento emesso dal questore, benché si trattasse di una semplice contravvenzione, che non consentiva l'utilizzo della custodia cautelare (s. 223/2004), ed ha poi rilevato che ogni incriminazione deve individuare "l'accertata o presunta pericolosità dei soggetti responsabili", e la sanzione deve consentire "la verifica di compatibilità con i principi costituzionali di uguaglianza e di proporzionalità della pena e con la finalità rieducativa della stessa" (s. 22/2007). Dopo l'ennesimo "Decreto sicurezza", gli stranieri irregolari restano dunque soggetti alla espulsione (unica e vera sanzione): ma questa sarà preceduta da un processo penale per un reato bagatellare (con ulteriore appesantimento della già ingolfata macchina della giustizia) e dall'applicazione di una pena pecuniaria (che nessuno sconterà mai, attesa la consueta impossidenza degli imputati). E ciò, indipendentemente da una valutazione concreta della pericolosità sociale dell'interessato, a cui si imputa come unica violazione la presenza sul territorio nazionale in mancanza di un valido titolo di ingresso o di soggiorno. Né si può sostenere, per giustificare la novità, che il migrante irregolare sia, per definizione, pericoloso: ancora la Corte Costituzionale ha, infatti, già escluso che lo stato d'irregolarità possa essere considerato, di per sé, sintomo presuntivo di pericolosità sociale (s. 78/2007). Norma quindi probabilmente incostituzionale, configurando un uso improprio ed irragionevole dello strumento penale: non riuscendo a impedire l'ingresso né a eseguire le espulsioni, si infligge allo straniero una pena per rimediare alla impotenza dell'amministrazione. E si badi che la Corte, trattando d'immigrazione, aveva affermato, in altra occasione, che il legislatore deve "orientare la sua azione a canoni di razionalità" (s. 5/2004), bollando pertanto come incostituzionale ogni disciplina irragionevole della materia. Una legge manifesto, dunque, in un panorama sconsolante, dove resta eluso ed impregiudicato il vero problema, costituito da tutti quei casi in cui l'esecuzione dell'espulsione risulti impossibile, per esempio per la mancata collaborazione dello Stato di provenienza dello straniero. *sostituto procuratore Dda, Catania

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Respinto il ricorso sulla libera professione (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 14-07-2009)

Argomenti: Giustizia

SANITA' Respinto il ricorso sulla libera professione TRENTO. La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso della Provincia contro la legge nazionale che disciplina l'attività libero-professionale intramuraria dei medici. La Provincia riteneva di avere competenza concorrente in materia, ma la Consulta ha ritenuto che non fosse così e ha respinto il ricorso. La Provincia ha pagato le parcelle al professor Giandomenico Falcon, 22 mila euro, e al'avvocato Luigi Manzi, 2 mila euro. Alla base del ricorso c'era la constatazione che la Provincia autonoma è dotata di competenza legislativa e delle relative potestà amministrative in materia di ordinamento degli uffici provinciali e del personale ad essi addetto, di igiene e sanità, compresa l'assistenza ospedaliera. Secondo i legali della Provincia la materia della tutela della salute rientra tra quelle in cui la Pat ha competenza concorrente con quella dello Stato. In particolare veniva contestato il fatto che la legge statale permettesse l'acquisizione di spazi ambulatoriali esterni alle strutture sanitarie, ma subordinatamente ai requisiti e ai criteri stabiliti dalla stessa legge. Secondo la Provincia questa previsione andava a ledere le prerogative autonomistiche. La Corte Costituzionale però ha respinto questa tesi. Quindi l'attività libero professionale dei medici dell'Azienda dovrà essere regolata in base alla legge statale anche per quanto riguarda gli ambulatori esterni.

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Fannulloni e paga decurtata per malattia, la Regione Toscana sfida Brunetta (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Fannulloni e paga decurtata per malattia, la Regione Toscana sfida Brunetta pubblica amministrazione Firenze: proposta di legge fa scattare il taglio dello stipendio dopo l'8° giorno di assenza e fissa visiste fiscali meno rigide 14/07/2009 Roma. Braccio di ferro tra il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta e la Regione Toscana, retta da un governo di centrosinistra, sui fannulloni nel pubblico impiego. In questi giorni la giunta guidata da Claudio Martini ha approvato una proposta di legge (che deve ancora passare al vaglio del Consiglio) che prevede una franchigia sul taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici (in tutto circa 5mila persone) assenti dal lavoro: la decurtazione scatterà dopo l'ottavo giorno. Una misura che stride con la riforma Brunetta dove il dipendente si vede ridurre lo stipendio nei primi dieci giorni di malattia perché? dicono al ministero -«quelli che fanno i furbi solitamente si assentano uno- due giorni» e non un mese di fila. Le decurtazioni per assenza dal lavoro previste dal decreto Brunetta riguardano la parte delle indennità accessorie dello stipendio (non la fissa), ovvero quelle legate alla produttività che richiede, per definizione, la presenza sul posto di impiego. «Come si può premiare la produttività sul lavoro - notano dal ministero - se uno è a casa malato?». Domanda cui la Regione Toscana risponde sottolineando che la proposta del bonus di 8 giorni vuole «evitare che i dipendenti che si assentano per patologie croniche possano avere decurtazioni dello stipendio». La legge toscana non si limiterà ad introdurre il bonus ma sarà pure meno rigida per quanto riguarda le visite fiscali, con l'individuazione di fasce orarie più ridotte per le visite: 10-12 e 17-19 (contro le 8-13 e 14-20 previste dalla riforma di Brunetta). Il rischio è che la proposta toscana possa diventare un modello per altre Regioni creando un effetto domino su scala nazionale. Anche per questo dal ministero fanno sapere che, pur aspettando di vedere i termini in cui sarà formulata la legge toscana, di sicuro il ministro ne chiederà l'impugnazione, proponendola al ministro per gli Affari regionali che, a sua volta, la dovrà sottoporre all'approvazione del Consiglio dei ministri. Dopodiché, una volta varata la delibera di ricorso, spetterà alla Corte Costituzionale decidere in merito. Nell'attesa l'attività di riforma del pubblico impiego non si ferma e tocca pure la legge 104 del 1992, relativa ai benefici previsti nelle Pubbliche amministrazioni per i lavoratori ed i familiari di disabili in situazione di gravità. L'obiettivo è ottenere una fotografia reale della situazione e avviare una modifica dei benefici, evitando furbate. Il Parlamento sta esaminando un disegno di legge che mira a un riordino complessivo del sistema. Finalità del monitoraggio, che terminerà il 29 luglio, è raccogliere informazioni sull'utilizzo effettivo dei benefici previsti dalle diverse normative, specificando genere, fasce professionali e articolazione dei rapporti di parentela. Per quanto riguarda le modifiche contenute nel ddl invece, due i punti essenziali. Uno è sui requisiti per usufruire dei permessi da parte di parenti e affini entro il terzo grado, per cui sarà consentita l'assistenza a parenti e affini di terzo grado solo qualora «i genitori o il coniuge della persona disabile in situazione di gravità abbiano compiuto 65 anni o siano affetti da patologia invalidante, o siano deceduti o mancanti». Quindi la scelta della sede di lavoro che dovrà essere vicina al domicilio del disabile e non più a quella del lavoratore. La proposta di legge prevede inoltre l'obbligo per tutte le Pa di fornire informazioni in materia di permessi per l'assistenza ai disabili al dipartimento della Funzione pubblica. Massimiliano Lenzi 14/07/2009

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Sentenza choc della Corte costituzionale. Il piano di ridimensionamento della rete scolastic... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Frosinone)" del 14-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Martedì 14 Luglio 2009 Chiudi di MASSIMO CECI Sentenza choc della Corte costituzionale. Il piano di ridimensionamento della rete scolastica approvato dal Governo viene spazzato via dalla Consulta. Azzerati scorpori e accorpamenti delle istituzioni scolastiche nei piccoli Comuni. Per i sindacati e le Regioni il Governo deve sospendere anche i tagli agli organici. La Corte ha depositato il 2 luglio la sentenza numero 200 di pronuncia sui ricorsi proposti da otto Regioni, tra cui il Lazio, contro l'art. 64 del decreto-legge 112/08 (convertito dalla successiva legge 133/08). In pratica, il decreto-legge impugnato, secondo i giudici supremi, ha determinato un'estensione allo Stato di una facoltà di esclusiva pertinenza delle Regioni, in quanto il potere di chiudere o accorpare istituti scolastici nei piccoli Comuni spetta alla Regione. «Nella sentenza - commenta Silvia Costa, assessore all'Istruzione della Regione Lazio - la Corte dichiara l'illegittimità costituzionale di quei commi che prevedevano che le chiusure o gli accorpamenti degli istituti scolastici nei piccoli Comuni potessero essere oggetto di un semplice regolamento ministeriale, con il solo parere della Conferenza Unificata». Esulta anche Simone Costanzo, consigliere provinciale del Pd: «Non posso dimenticare che la nostra provincia è costituita da molti piccoli comuni che avrebbero potuto risentire seriamente delle decisioni ministeriali con chiusure o accorpamenti degli istituti scolastici. Speriamo che a seguito di questa decisione che riconosce in materia le competenze della Regione, ente più vicino al territorio, si ascoltino le esigenze delle provincie e dei comuni, così da adottare dei criteri di dimensionamento tali da ridurre al minimo le conseguenze e le chiusure o accorpamenti di scuole».

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Albenga: convocato il consiglio comunale. Gli argomenti (sezione: Giustizia)

( da "Savona news" del 14-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Albenga: convocato il consiglio comunale. Gli argomenti E' stato convocato per giovedì 16 luglio, alle 19.30, il Consiglio Comunale in sessione straordinaria, che si svolgerà nella Sala delle Adunanze del Comune di Albenga, per la trattazione dei seguenti argomenti: Comunicazioni del Sindaco e della Giunta Comunale. Interrogazione, a firma del Consigliere Barbero, in merito all’esposizione di bandiere in via Enrico d’Aste. Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Distilo, Schneck, Barbero, Geddo e Vannucci, intesa ad approfondire le problematiche conseguenti l’immissione nella rete del civico acquedotto di acqua emunta dai pozzi di Regione Negiaire. Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Vannucci, Distilo e Schneck, intesa a conoscere lo stato di fatto del progetto di spostamento a monte della tratta ferroviaria Finale Ligure – Andora. Interrogazione/interpellanza, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere la volontà o meno all’incremento dei posteggi a pagamento. Interrogazione/interpellanza, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere di tempi di realizzazione di campetto in terra battuta, nel compendio della zona sportiva di Viale Olimpia. Richiesta di intitolazione di una strada agli “Azzurri d’Italia” (Su richiesta da parte dei Consiglieri Zunino, Barbero, Geddo, Vannucci e Distilo). Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Barbero, Geddo e Schneck intesa ad approfondire le problematiche di ordine pubblico nelle adiacenze dell’ex zona ospedaliera ed in altre parti del territorio comunale. Stato economico finanziario della società “Isola Gallinara” – Provvedimenti conseguenti. – (Su richiesta da parte dei Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Distilo e Zunino). Stato economico finanziario della società “Palazzo Oddo” – Provvedimenti conseguenti. – (Su richiesta da parte dei Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Distilo e Zunino). Ordine del giorno in materia di tutela delle risorse idriche. – (Su richiesta da parte del Consigliere Tonarelli). Interrogazione/interpellanza, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere le iniziative poste in essere per fronteggiare la prevista cessazione di attività della discarica rifiuti solidi urbani di Magliolo. Interrogazione, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere le implicazioni che deriveranno dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 10.10.2008. Mozione a firma del Consigliere Guarnieri tesa alla ricerca di soluzione per contrastare le problematiche occupazionali, economiche ed ambientali che da tempo interessano lo stabilimento farmaceutico Cav. G. Testa. Destino e prospettive per squadra agonistica di pallanuoto – Interrogazione a firma dei Consiglieri Barbero, Geddo, Distilo, Pollio, Vannucci, Schneck, Zunino, Guarnieri e Savorè. Attivazione di corsi per la formazione di tecnici manutentori aeronautici presso l’Istituto Tecnico Industriale Statale – Interpellanza a firma dei Consiglieri Zunino, Barbero, Distilo, Geddo, Pollio e Vannucci. Trasferimento degli uffici del “S.E.R.T.” dall’attuale sede di Via Vecchia Morella – Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Barbero, Distilo, Schneck, Geddo, Pollio e Vannucci). Interrogazione a firma del Consigliere Barbero tesa a conoscere l’offerta di servizi resa dall’Asilo Nido Comunale “Roberto di Ferro”. Attività di manutenzione del patrimonio arboreo posto in fregio al Viale Italia. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Richiesta di rivisitazione del sistema di raccolta delle aree ecologiche. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Pianificazione ed utilizzo delle risorse di organico operanti presso il Comando Polizia Municipale. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Mozione tesa alla revoca della delega relativa al turismo ed alle manifestazioni turistiche, in capo all’Assessore Verrazzani. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Ordine del giorno teso a considerare l’opportunità di accorpare Referendum popolare con le consultazioni elettorali per prossimo giugno 2009. – (Su richiesta da parte del Consigliere Rovere). Ratifica, ai sensi dell'art. 175 - comma 4° - del D. lgs 18.08.2000 n. 267 della deliberazione della Giunta Comunale n. 216 del 07.07.2009 avente ad oggetto: "Variazione al bilancio di previsione 2009." Nomina dei componenti l’organo di revisione economico-finanziaria ai sensi del d. lgs. 18.08.2000 n. 267 e conseguente determinazione del compenso loro spettante a termini del decreto del Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze del 20.02.2005. Variazione del piano di zonizzazione acustica del Comune di Albenga, approvato con deliberazione della Giunta Provinciale n. 122 del 11.06.2002. Approvazione modifiche al programma delle opere pubbliche. Ricognizione delle società partecipate dall’Ente – Autorizzazione al mantenimento delle attuali partecipazioni ai sensi dell’art. 3 comma 28 della Legge n. 244 del 24 dicembre 2007. Approvazione modifiche al Regolamento per la concessione degli impianti sportivi comunali. Approvazione modifiche al regolamento per la vendita al pubblico, in sede stabile, dei prodotti di propria produzione da parte degli imprenditori agricoli.

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La spesa sanitaria straripa, giusto fermarla. Ma l'argine deve superare il livello della piena (sezione: Giustizia)

( da "Tempi" del 14-07-2009)

Argomenti: Giustizia

La spesa sanitaria straripa, giusto fermarla. Ma l'argine deve superare il livello della piena Sui trenta ospedali presi a base del campione per stabilire le nuove tariffe, otto sono campani e uno solo è lombardo. Scelta singolare, per un sistema che voglia premiare la qualità di Oscar Giannino La sanità pubblica vale circa 110 miliardi di euro, tra Fondo sanitario nazionale e sforamento da parte delle sei Regioni sotto procedura speciale di monitoraggio (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia). Riprendere il controllo della spesa laddove essa era fuori misura è stato un orientamento bipartisan, assunto dal governo Prodi, confermato e soprattutto tradotto in misure concrete dall'esecutivo attuale, che ha avuto il merito di non limitarsi alle reprimende, ma di procedere anche ai commissariamenti, come nel caso del Lazio. Ora viene il difficile, però: da una parte bisogna continuare a garantire il rientro della spesa nel prossimo triennio, dall'altra bisogna procedere alla definizione degli standard di efficienza e costo comparati sui quali ridisegnare il sistema attraverso il federalismo fiscale, che entro fine legislatura aspetta i numeri concreti che daranno anima e vita vera alla riforma approvata in Parlamento. Sul periodo transitorio, è più che comprensibile che il ministro dell'Economia non intenda abbassare la guardia. Come poi sarà davvero la sanità a regime, visto che essa assorbe quasi il 70 per cento delle competenze attribuite alle Regioni, lo stabiliranno i numeretti del federalismo. È questa forbice a due lame a spiegare la contraddizione delle ultime novità nella politica sanitaria. Poiché sul medio periodo l'accordo tra Stato e Regioni malgrado mesi di confronto con il ministro Raffaele Fitto ancora non c'è, il governo ha fatto sapere di riservarsi un intervento di ultima istanza. Se entro il 30 settembre alla presentazione della Finanziaria 2010 l'accordo non dovesse essere raggiunto, l'esecutivo adotterà tagli obbligatori per tutte le Regioni che non fossero in regola con la richiesta valutazione straordinaria delle procedure contabili e relativa certificazione dei bilanci delle aziende sanitarie come di tutti gli enti che ricadono nel bilancio sanitario regionale, nonché per le Regioni che non avessero completato l'accreditamento definitivo delle strutture sanitarie private, cessando il regime provvisorio. I tagli, in quest'ultimo caso, potrebbero arrivare al 20 per cento dei posti letto e della diagnostica "privata". Rigore nel breve-medio termine dunque, ma ecco la contraddizione nel medio-lungo. Si sono appresi molti elementi del documento inviato in consultazione a tutti gli operatori del settore, predisposto dal futuro ministero della Salute, per stabilire le nuove tariffe ospedaliere, quelle cioè sulla base delle quali il Fondo nazionale effettua i rimborsi. Sui trenta ospedali scelti a base del campione nazionale, otto sono campani e uno solo è lombardo: singolare criterio, visto che la Lombardia è il sistema di maggior efficienza in termini non solo di eccellenza, ma innanzitutto di rapporto tra costo e qualità. Quando poi si va alle proposte, ecco che gli interventi ad alta complessità e impegno tecnologico vengono tagliati anche nell'ordine del 30 o 40 per cento rispetto agli standard attuali lombardi, come ad esempio per l'impianto di un pacemaker o di un defibrillatore. Al contrario, per interventi legati a patologie dell'apparato digerente o per banali ernie, le tariffe proposte salgono dal 50 a 70 per cento, rispetto a quelle lombarde attuali. Viene forte il sospetto che il campione e le tariffe esaminati siano tarati per premiare il Centro-Sud inefficiente, in vista di un federalismo che tenti di accontentare tutti rispetto ai vecchi livelli di spesa. Conclusione. Capisco Giulio Tremonti, che tenta di evitare la crescita in tre anni da 103 a 110 miliardi del Fondo nazionale, "abbuonando" di fatto i deficit delle Regioni sotto infrazione. Ma se non ci si mette d'accordo con le Regioni, la Corte costituzionale è sempre in agguato: basti considerare la scure appena caduta sulle riduzioni proposte da Mariastella Gelmini nel sistema scolastico. Non capisco però il governo, se pensa a una sanità "federalista" che premi gli sprechi del Sud invece di proporre a tutti l'esempio della Lombardia. Sia sul confronto istituzionale con le Regioni sia su questo decisivo punto di merito Roberto Formigoni ha perfettamente ragione.

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Alessi, il padre della Regione (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 14-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Alessi, il padre della Regione Combattè e vinse una storica battaglia per il riconoscimento dell'autonomia speciale Giovanni Ciancimino Palermo. Giuseppe Alessi è andato ad altra vita, alla veneranda età di 104 anni. Il giorno dei festeggiamenti delle 100 primavere, sempre lucido, disse ai cronisti: «Sono in attesa, ma come vedete proprio non mi vogliono fare morire». Non riuscì a festeggiare le cento primavere il fratello, don Luigi, morto pochi giorni fa, all'età di 98 anni. E con Giuseppe (Peppe lo chiamavano gli amici) Alessi, è andato l'ultimo padre dell'Autonomia speciale della Regione Siciliana. Anzi, ne fu il papà. Già, perché furono in molti a lottare per il riconoscimento dello Statuto speciale, a cui lavorò intensamente la Consulta, composta di personaggi di grande spicco della cultura siciliana. Lui, Peppe Alessi, fu il più audace sostenitore di una battaglia che nella Consulta ebbe l'epilogo, ma le premesse furono frutto di dibattito politico e di agitazioni in Sicilia ed a Roma, che lo videro indiscusso protagonista. Una battaglia su due fronti: in Sicilia bisognava arginare l'invadenza del Movimento separatista alimentato dagli "alleati"; a Roma si dovevano vincere le resistenze dello Stato unitario che non intendeva cedere di un solo millimetro al decentramento dei suoi poteri. Giuseppe Alessi non si accontentò del semplice atto di nascita della Regione autonoma. Pretese, ed a ragione, che si chiamasse «Regione Siciliana» per darle la sovranità dello Stato-Regione, ente sovrano che si confronta alla pari con lo Stato. E lui, sebbene ormai fosse fuori dalla politica attiva, se ne doleva parecchio quando, scopiazzando le regioni a Statuto ordinario, la nostra veniva chiamata Regione Sicilia, cosa che purtroppo avveniva ed avviene con molta frequenza. Sapeva bene che in questo modo si toglie la sovranità di Regione-Stato che si era conquistata e quindi perdeva il valore pattizio dei suoi rapporti con Roma. Giuseppe Alessi, con la sua tenacia riuscì a fare riconoscere l'Autonomia della nostra Regione dal Regno d'Italia. Unica regione italiana nata con decreto di Umberto di Savoia. Una sorta di rivincita di Alessi verso la monarchia sabauda. Alessi non digeriva il tradimento di Garibaldi e dei Savoia verso la Sicilia. Ricorda Massimo Costa che il primo Stato sovrano in Sicilia era stato creato da Giuseppe Garibaldi che se ne proclamò dittatore con l'impegno che avrebbe convocato il Parlamento siciliano per affrontare il tema della sua indipendenza. Da Torino, sede del regno dei Savoia, invece, arrivò l'ordine di non convocare il Parlamento. Si organizzò perfino un falso plebiscito per giustificare lo smantellamento dello Stato Siciliano e l'annessione allo Stato Italiano dei Savoia. Una pagina nera della storia che Giuseppe Alessi prese come punto di partenza della sua battaglia per dare alla Sicilia la sovranità che le spettava. E per questo pretese che l'Autonomia speciale avesse natura pattizia nei confronti dello Stato e comunque che l'inserimento nella Costituzione dello Statuto non fosse interpretato come una concessione dello Stato italiano, ma con una conquista della Sicilia ancora prima che venisse proclamata la Repubblica. Queste le premesse. Nata la Regione, bisognava crearne le strutture e le basi di una burocrazia moderna diversa da quella elefantiaca dello Stato. E chi poteva gestite i primi passi della sua creatura se non Giuseppe Alessi? Eletto deputato regionale in occasione delle prime elezioni dell'Ars, 20 aprile 1947, rischiò di non potere reggere il passeggino della sua creatura. Infatti, il Blocco del Popolo (Pci-Psi) con 30 deputati su 90 prese la maggioranza relativa all'Ars, mentre la Dc ne aveva ottenuti 20. Si prospettava l'ipotesi che il primo presidente della Regione fosse di sinistra, di quella sinistra che, specie col Pci, inizialmente si era opposta alla nascita dell'Autonoma speciale con ampi poteri. Alessi mobilitò i separatisti, i liberali, i monarchici e l'Uomo qualunque per fare maggioranza e quindi formare il primo governo della Regione. Peraltro, «facilitato» dalla strage di Portella della Ginestra (primo maggio 1947) pochi giorni dopo le elezioni regionali e pochi giorni prima dell'insediamento dell'Ars. La mobilitazione della sinistra, convinse la maggioranza del Parlamento siciliano che affidare il governo della Regione a comunisti e socialisti sarebbe stato pericoloso per la neonata Autonomia speciale. Memorabile la battaglia di Alessi, purtroppo perduta, quando nel 1957 la Corte Costituzionale cassò l'Alta Corte per la Sicilia che la Consulta volle fortemente per mettere la Regione al riparo dalle interferenze dello Stato. E fu il primo atto del declino dell'Autonomia speciale. Alessi fu molto vicino a don Luigi Sturzo, svolse una parte importante in occasione dell'operazione Milazzo: da presidente dell'Ars, con molta abilità, non raccolse la richiesta della Dc, cioè del suo partito, di rinviare la votazione che avrebbe portato all'elezione di Silvio Milazzo alla presidenza della Regione. Sempre in piena sintonia col prete di Caltagirone, la filosofia dei quell'operazione era fondata sull'opportunità di creare un movimento autenticamente autonomista che dalla Sicilia si estendesse alle altre regioni del Paese; di fermare il dominato di Amintore Fanfani presidente del Consiglio e segretario nazionale della Dc. Giuseppe Alessi, come conferma Gabriella Portalone nella sua pubblicazione dell'epistolario di Milazzo don Sturzo, ad un certo punto fece retromarcia, avendo capito che quel movimento milazziano aveva perduto i connotati dell'autonomismo, essendo diventato strumento di pressione del Pci. Ed ora una nota personale, da giornalista che ha seguito le varie vicende regionali e quindi anche Giuseppe Alessi. Era il politico più difficile da intervistare. Un fiume in piena, brillante e piacevole, ti dava sempre delle novità, un vulcano inesauribile. Ma pretendeva che tutto quello che ti raccontava andava pubblicato. L'ultima volta che lo intervistammo, a sbobinamento avvenuto erano una cinquantina di cartelle. Ne portammo alla sua attenzione 12. Si seccò, mi «avete sacrificato» e quando gli chiedemmo di sintetizzare ancora le 12 cartelle, non volle neppure leggerle: «Non chiedetemi più interviste, non posso perdere tempo con chi mi sacrifica». Ma incantava in ogni caso: in occasione di un convegno della Dc ad Agrigento, presenti il segretario pro tempore della Dc Arnaldo Forlani e il ministro degli Interni Antonio Gava, nella pausa di pranzo tenne banco. Il suo dire e le storie che raccontava destarono l'attenzione di tutti. Fecero perdere la cognizione del tempo. I lavori del convegno ripresero con un'ora di ritardo. Grazie a Giuseppe Sinesio che, ad un certo punto, guardò l'orologio.

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Grigoras: "Mai bine somer, decat la retrogradare" (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 14-07-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Poli Iasi are in probe trei jucatori de la Liberty Salonta Grigoras: "Mai bine somer, decat la retrogradare" Dan Arian Miercuri, 15 Iulie 2009 Desi conducerea Politehnicii Iasi nu i-a trasat inca un obiectiv, antrenorul Petre Grigoras nici nu vrea sa auda de evitarea retrogradarii, ci tinteste un loc la mijlocul clasamentului. Tehnicianul spera ca in primul an de contract cu Poli sa termine pe un loc "caldut", dupa care sa atace un loc de cupa europeana. "Obiectivul va fi stabilit de catre conducerea clubului abia dupa ce voi avea tot lotul la dispozitie, dar cu certitudine Poli Iasi isi va propune un loc la mijlocul clasamentului, in jurul pozitiei a zecea. Nici nu ma gandesc sa lupt pentru evitarea retrogradarii. Mai bine stau somer acasa, decat sa ma lupt sa evit retrogradarea. Vreau ca in primul an de contract sa termin in primele zece echipe, iar apoi sa atacam un loc de cupa europeana", a declarat Petre Grigoras. Lotul formatiei Politehnica Iasi a plecat intr-un cantonament in Austria, elevii lui Petre Grigoras urmand sa dispute pana la finalul saptamanii viitoare cinci partide amicale, cu DSV Leoben (Liga a II-a, Austria), Vasas Budapesta si FC Gyor (prima liga, Ungaria), FC Widzev Lodz (prima liga, Polonia) si Brazilia Under 21. In cantonamentul din Austria, Grigoras ii va testa pe Bogdan Straut, Cristian Cigan si Viktor Bocsfoldi, jucatorii echipei Liberty Salonta. "In urma discutiilor cu oficialii clubului Liberty Salonta, acestia au fost de acord sa-i lase in probe la noi pe Straut, Cigan si Bocsfoldi. Acestia au ajuns in cantonamentul echipei de la Siegendorf, din Austria, si urmeaza sa fie testati. In functie de decizia pe care o va lua Petre Grigoras, vom demara negocierile pentru achizitionarea lor", a afirmat Sorin Boca, presedintele clubului Poli Iasi. Bogdan Straut are 23 de ani, evolueaza pe postul de fundas sau mijlocas dreapta si a mai jucat la FC Jimbolia, Politehnica Timisoara, CSM Resita si Liberty Salonta. Cristian Cigan (22 de ani) este atacant, are o prezenta in echipa nationala de tineret a Romaniei si a mai jucat la echipele FC Bihor, Dinamo Bucuresti, FC Sopron (Liga I, Ungaria), AC Gallipoli (Liga a III-a, Italia) si Liberty Salonta. Viktor Bolcsfoldi, care a venit la Liberty Salonta de la formatia FC Fehervar Videoton si a mai jucat la formatiile Felcsut FC si Ferencvaros Budapesta, are 21 de ani si poate evolua atat ca atacant, cat si ca mijlocas ofensiv. Din aceeasi categorie: Dinu Gheorghe nu-l transfera pe Roman, indiferent de oferteSteaua deschide sezonulTrei medalii la CE de tenis de masa Voteaza

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noi medici tra legge e volontà del paziente - corrado augias (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

C aro Augias, nella nostra storia medica ci sono stati in passato numerosi momenti di sintesi fra evidenze scientifiche, principi dell'ordinamento, differenti visioni etiche. Questo ha consentito la stesura di ottime leggi che noi medici applichiamo in piena coerenza. Ad esempio la legge 194/78 sull'interruzione di gravidanza, la legge 578/95 sull'accertamento della morte. Negli ultimi anni questa armonizzazione è venuta meno con preoccupante crescendo. Presupposti ideologici, in cui ha avuto un peso il magistero Cattolico, sono stati presentati come certezze «non negoziabili», giustificando scelte politiche in contrasto con l'oggettività delle evidenze scientifiche. Così la Legge 40/04 sulla procreazione assistita per la cui stesura non è stata tenuta in alcun conto né l'opinione delle società scientifiche né quella dei giuristi che vi scorgevano un impianto anticostituzionale. Infatti una sentenza della Corte Costituzionale ha poi affermato che «in materia di pratica terapeutica la regola di fondo deve essere la autonomia e la responsabilità del medico che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali». La stessa linea scientificamente errata informa ora il disegno di legge detto 'testamento biologico' approvato al Senato e tra poco in discussione alla Camera. I cittadini sempre più spesso chiedono di conciliare le possibilità del progresso scientifico con le proprie scelte esistenziali, in un contesto di pluralismo etico e culturale. Saremo capaci di corrispondevi? Davide Mazzon Direttore Dipartimento Chirurgico Ospedale di Belluno N on lo so. Sul testamento biologico (dichiarazione anticipata di volontà sul proprio fine vita) s'è scatenata una guerra di religione. La Chiesa vuole dimostrare la forza con la quale sa condizionare le scelte legislative; il capo del Governo potrebbe usare il provvedimento come moneta di scambio, dopo le note oscenità, per recuperare favore nelle gerarchie vaticane. In una parte della lettera che ho dovuto tagliare, il professor Mazzon elencava le numerose società scientifiche e mediche, oltre al Codice di deontologia medica, che hanno affermato, più volte, «che il paziente può rifiutare qualsiasi trattamento, compresi quelli che il medico ritenesse proporzionati». Tra le numerose mostruosità contenute nel progetto di legge c'è quella di cui all'art. 3 comma 6 dove si afferma con assoluta antiscientificità che la Nutrizione artificiale forzata non è trattamento medico bensì «sostegno vitale destinato ad alleviare la sofferenza». Chiede il professor Mazzon, e io con lui: si può immaginare il sollievo di un morente nell'essere ingozzato per legge? Meglio non immaginare, il solo pensiero è raccapricciante.

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in toscana tagliate altre 250 cattedre (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina V - Firenze L´emergenza In Toscana tagliate altre 250 cattedre Altri 253 insegnanti in meno, da settembre, nelle scuole toscane. Oltre al taglio di 1.400 posti già previsto per il 2009/2010, il ministero ne ha annunciato con una circolare uno ulteriore, che inciderà sull´organico di fatto, quello cioè basato sulla reale situazione al momento della riapertura delle scuole. A dare la notizia è l´assessore regionale all´istruzione Gianfranco Simoncini, che non nasconde la propria preoccupazione: «Il ministero - ha spiegato - ha pensato a un ulteriore ritocco in negativo del numero dei posti. La riduzione complessiva nella nostra regione per il 2009/2010 sarà quindi non più di 1.400 ma di 1.719 insegnanti in meno». Un taglio in netta controtendenza rispetto all´aumento degli alunni che, sulla base dei dati raccolti con le preiscrizioni, dovrebbero passare negli istituti toscani - dalla scuola dell´infanzia alle superiori - da 446 mila a oltre 453 mila, con un incremento di oltre 7 mila unità. Particolarmente grave, secondo Simoncini, sarebbe la situazione della scuola dell´infanzia, per cui era stato richiesto un incremento degli organici proprio per far fronte alle numerose richieste di iscrizione e ridurre così le liste di attesa: «La circolare è molto secca - afferma l´assessore - dice che, dal momento che la scuola dell´infanzia non è obbligatoria non si ritiene che la presenza di domande in esubero debba determinare un aumento del numero delle sezioni. In altre parole, arrangiatevi». «Tutto ciò è ancora più grave - prosegue - di fronte alla sentenza della Corte costituzionale che ribadisce che la competenza sulla programmazione scolastica è delle Regioni. Non è un caso che la circolare sia uscita alla vigilia della sentenza e faccia finta che il problema non esista».

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No a proroghe unilaterali (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 15/07/2009 - pag: 28 autore: di Debora Alberici La cassazione rifiuta il rinvio in casi come la derattizzazione degli uffici No a proroghe unilaterali Termini da sospendere solo in casi eccezionali Solo casi eccezionali giustificano proroghe unilaterali del fisco sui termini previsti per l'accertamento e la riscossione. Normali interventi di manutenzione degli uffici dell'amministrazione finanziaria, come la derattizzazione, non giustificano tale proroga in quanto sicuramente prevedibili.Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 15528 del 2 luglio 2009, ha respinto il ricorso dell'amministrazione finanziaria.Dopo aver esaminato tutte le norme che, nel tempo, sono state emesse sulla proroga unilaterale dei termini, la sezione tributaria ha trovato un comune denominatore nei testi legislativi: la proroga è concessa solo in caso di «eventi eccezionali», è stato affermato a più riprese in sentenza. E, dopo avere analizzato anche un intervento della Corte costituzionale il Collegio ha affermato che «in base ai principi dell'ordinamento così come evidenziati anche dalla sentenza della Consulta n. 56 del 23.2.2009, i decreti di proroga unilaterale dei termini emessi dalla Autorità Finanziaria (in forza degli artt. 1 e 3 del d.l. 21 giugno 1961 n. 498, convertito nella l. 28 luglio 1961 n. 770, modificati dall'art. 10 d.lgs. 26 gennaio 2001 n. 32) sono legittimi solo quando si fondino su eventi eccezionali non riconducibili ad inerzia o negligenza dell'Amministrazione, pertanto essi ben possono essere disapplicati dal giudice ove risultino viziati da eccesso di potere per sviamento dalla causa».In altri termini, ha spiegato ancora la Corte, «da questa situazione normativa che regola il potere di emissione da parte dell'amministrazione finanziaria dei decreti ministeriali di proroga unilaterale dei termini si evince che fin dalle prime disposizioni il legislatore ha sempre avuto cura di evidenziare che l'emissione di tali atti amministrativi fosse condizionata all'eventualità di eventi eccezionali che non fossero riconducibili ad inerzia o negligenza dell'amministrazione, condizioni, queste, che, nell'evoluzione della normativa, anche a seguito dell'entrata in vigore dello statuto del contribuente si è accentuata». Così motivando la Suprema corte ha respinto il ricorso presentato dal fisco contro la sentenza di merito che aveva qualificato come tardivo un atto di accertamento emesso nel corso di una proroga di due mesi disposta in quanto i locali della amministrazione erano stati coinvolti un intervento di derattizzazione).L'ufficio aveva notificato in ritardo a una società romana un avviso di rettifica Iva. L'impresa, oltre a contestare la pretesa nel merito, aveva anche sollevato un'eccezione legata alla tardività della rettifica. Il fisco si era difeso appellandosi a un decreto di proroga del termine per u intervento, negli uffici romani, di derattizzazione.Ma la commissione tributaria provinciale della Capitale gli aveva dato torto. Stessa sorte in secondo grado. Ora la Cassazione ha confermato definitivamente la decisione della commissione tributaria regionale del Lazio, precisando, in relazione al caso specifico, che «appare indubbio che il decreto ministeriale sia stato emesso non rispettando le condizioni previste per la normativa esaminata. Infatti non appare ragionevole prorogare un termine di quasi due mesi per una circostanza (derattizzazione degli uffici) che certamente non ha né le caratteristiche dell'eccezionalità e neppure dell'imprevedibilità, dato che la derattizzazione sarà stata eseguita da un'impresa specializzata in tale servizio e sarà stata preventivata e stabilita anche con un notevole anticipo». Tanto più che la reale inagibilità degli uffici si è protratta soltanto per qualche ora e non nell'arco dell'intera giornata lavorativa.

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La Consulta frena le regioni Tre no su Irap, Asl e atenei (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 15/07/2009 - pag: 23 autore: di Debora Alberici Esclusa per gli enti territoriali ogni modifica dell'imponibile La Consulta frena le regioni Tre no su Irap, Asl e atenei L'Irap resterà un tributo statale. La Finanziaria del 2008, nella quale è stata prevista a partire dell'anno prossimo l'istituzione regionale, non ha intaccato l'impianto accentrato dell'imposta tanto che le regioni non possono, con una legge, modificare la base imponibile. A pochi giorni dall'Irap day i giudici di Palazzo della Consulta hanno depositato un'altra sentenza, la n. 216 di ieri, che congela ancora una volta la possibilità di ridurre l'imponibile di un'imposta tanto discussa quanto redditizia per le casse dell'Erario.Infatti è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'art. 2 della legge piemontese che aveva previsto un'ulteriore deduzione dalla base imponibile. In particolare la norma prevedeva che «ai fini della determinazione della base imponibile per il calcolo dell'Imposta regionale sulle attività produttive (Irap), sono esclusi i contributi regionali erogati nell'ambito del piano casa regionale “10.000 alloggi per il 2012” approvato con Delib. C.R. 20 dicembre 2006, n. 93-43238».Questo perché, ha motivato il Collegio, «l'Irap, in quanto istituita e disciplinata dalla legge dello stato, è un tributo che ricade nella potestà legislativa esclusiva dello stato» e «la circostanza che il gettito sia in gran parte destinato alle regioni e che alcune funzioni di riscossione siano loro affidate non fa venir meno la natura statale dell'imposta». Ma non basta. L'intervento del legislatore regionale, scrivono ancora i giudici, è ammesso solo nei termini stabiliti dallo stato tanto più che il decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 consente alla legge regionale di intervenire su alcuni aspetti sostanziali e procedurali della sua disciplina, ma non di modificarne la base imponibile. Le cose non cambiano dopo la Finanziaria del 2008: «Né a conclusioni diverse può condurre l'art. 1, comma 43, della Finanziaria 2008», si legge in sentenza, «a norma del quale l'Irap assume la natura di tributo proprio della regione e in futuro - a partire dal 2010 - sarà istituita con legge regionale. A prescindere dal fatto che l'istituzione con legge regionale non è ancora operativa, queste disposizioni non modificano sostanzialmente la disciplina dell'Irap, che rimane statale. Sulla qualificazione dell'Irap come tributo proprio della regione, operata dal legislatore statale, deve prevalere la disciplina del tributo posta dallo stato, che continua a regolare compiutamente la materia e a circoscrivere con precisione gli ambiti di intervento del legislatore regionale». Ecco perché la Consulta ha bocciato le disposizioni piemontesi. Le norme consentivano infatti alle regioni di modificare le basi imponibili. Mentre, l'unico potere sull'Irap - sia pure nei limiti stabiliti dalle leggi statali - è quello di modificare l'aliquota, le detrazioni e le deduzioni, nonché di introdurre speciali agevolazioni. La questione è stata sollevata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri secondo cui la norma andava bocciata perché aveva introdotto una ulteriore ipotesi di deduzione rispetto quelle previste dalle norme sull'Irap. IstruzioneL'esame di stato per l'accesso all'università dev'essere uguale su tutto il territorio. Una legge regionale o di una provincia autonoma non può infatti disciplinarlo in modo diverso. Lo ha stabilito la Corte costituzionale che, con la sentenza n. 213 di ieri ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 8, comma 1, e dell'art. 12 della legge della provincia di Bolzano 14 marzo 2008, n. 2 (Disposizioni in materia di istruzione e formazione), limitatamente alle parole «ai sensi dell'articolo 12. Questo perché», hanno motivato i giudici, «la disciplina degli esami di stato per l'accesso agli studi universitari e all'alta formazione ricade nella materia dell'istruzione, in quanto conclude il percorso di istruzione secondaria superiore e avvia gli studi di istruzione superiore».SanitàI dirigenti delle strutture sanitarie assunti a tempo determinato non possono ottenere una trasformazione del contratto a tempo indeterminato con una legge della regione e senza concorso. Lo ha stabilito la Corte costituzionale che, con la sentenza n. 215, ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 1, commi 1 e 4, della legge della regione Campania 14 aprile 2008, n. 5.

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Camera, il caso Matteoli slitta a settembre (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Edilizia e Appalti data: 15/07/2009 - pag: 11 autore: Camera, il caso Matteoli slitta a settembre La delibera della giunta per le autorizzazioni di Montecitorio sul caso Matteoli, accusato di favoreggiamento nell'ambito di un'inchiesta per abusi edilizi sull'isola d'Elba, arriverà con molta probabilità dopo l'estate. Lo ha previsto il presidente della giunta, Pierluigi Castagnetti, interpellato alla camera sul nuovo rinvio della seduta fissata in un primo momento per stamani.Il ministro È accusato di aver avvisato il prefetto di Livorno dell'apertura di un inchiesta relativa a presunti abusi edilizi nell'isola d'Elba. I fatti risalgono al 2004 e sono riferiti alla costruzione di un residence, quando Matteoli non era ministro delle infrastrutture. La giunta per le autorizzazioni a procedere deve deliberare sulla richiesta del ministro delle infrastrutture di deliberare «che fatti a lui ascritti in un procedimento penale siano dichiarati attinenti alle sue funzioni ministeriali». Di fronte alla richiesta del Pdl di decidere già nella seduta del 7 luglio scorso, Castagnetti aveva ritenuto opportuno attendere la sentenza della corte costituzionale dinanzi alla quale la camera nella scorsa legislatura aveva elevato un conflitto tra poteri nei confronti degli uffici giudiziari di Firenze e Livorno che avevano dichiarato il reato commesso da Matteoli (aver informato il prefetto di Livorno di un'inchiesta a suo carico riguardante la costruzione di un complesso edilizio sull'Isola d'Elba) non attinente alle funzioni ministeriali. La sentenza della Consulta è arrivata giovedì scorso 9 luglio e ha dato ragione alla camera che ora dovrà dire se il reato contestato al ministro delle infrastrutture è ministeriale o meno. Secondo fonti parlamentari, il nuovo rinvio deriva dal fatto che si intende aspettare il deposito della sentenza della Consulta.

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Anti-precari, norma illegittima (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 15/07/2009 - pag: 23 autore: di Daniele Cirioli La Corte costituzionale ha bocciato la norma del dl 112/2008 finalizzata a evitare le riassunzioni Anti-precari, norma illegittima No alla sanatoria sui contratti a termine (Poste, Rai e altro) Incostituzionale la norma anti-precari. La sanatoria introdotta dalla manovra estiva dello scorso anno per arginare gli effetti dei numerosi ricorsi sui contratti a termine (Poste e Rai in primo luogo) contrasta con l'articolo 3 della Costituzione sul principio di uguaglianza. Perché situazioni di fatto identiche (contratti a termine illegittimi) risultano destinatarie di discipline sostanziali diverse (i primi ottengono l'erogazione di un'indennità economica, i secondi la conversione del rapporto a tempo indeterminato) per la causale circostanza della pendenza (i primi) o meno (i secondi) di un giudizio al 22 agosto 2008 (data di entrata in vigore dell'articolo 4-bis dichiarato incostituzionale, introdotto al dlgs n. 368/2001 dal dl n. 112/2008). Lo stabilisce la sentenza n. 214/2009 della Corte costituzionale depositata ieri.La norma anti-precariLa disposizione dichiarata incostituzionale, poi battezzata come norma anti-precari, è stata inserita nella manovra estiva dello scorso anno, in sede di conversione del dl n. 112/2008. Di fatto è entrata in vigore il 22 agosto 2008, contemporaneamente all'entrata in vigore della legge n. 133/2008. La norma, che è l'articolo 4-bis del dlgs n. 368/2001 (disciplina del contratto a termine), ha introdotto una sorta di «sanatoria» sulla reintegrazione per l'illegittimità del contratto a termine. La sanatoria (la norma) prevede, in particolare, che, con riferimento ai soli giudizi in corso alla predetta data e fatte salve le sentenze passate in giudicato, in caso di violazione delle disposizioni su assunzione e proroga del contratto a termine (si tratta degli articoli 1, 2 e 4 del dlgs n. 368/2001), il datore di lavoro è tenuto unicamente a indennizzare il prestatore di lavoro con un'indennità di importo compreso tra un minimo di 2,5 e un massimo di sei mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto. L'incostituzionalitàMa la sanatoria non ha passato il vaglio dei giudici costituzionali. E, dunque, anche per i lavoratori che avevano (che hanno) in corso un giudizio al 22 agosto 2008 si riapre la porta per l'assunzione definitiva. Delle numerose questioni sollevate da più tribunali e Corti di appello, la Corte costituzionale ha fatto sue quelle relative all'articolo 3 della Costituzione sul principio di uguaglianza. La sanatoria, spiega la sentenza, produce la conseguenza che situazioni di fatto identiche (contratti di lavoro a termine stipulati nello stesso periodo, per la stessa durata, per le medesime ragioni e affetti di medesimi visi) risultano destinatarie di discipline sostanziali diverse (da un lato, in assenza della sanatoria, conversione del rapporto in contratto a tempo indeterminato e risarcimento del danno; dall'altro, in applicazione della sanatoria, erogazione di una modesta indennità economica), per la mera e del tutto casuale circostanza della pendenza di un giudizio alla data (anch'essa sganciata da qualsiasi ragione giustificatrice) del 22 agosto 2008. Siffatta discriminazione, spiega la Consulta, ha semplicemente mutato le conseguenze della violazione delle previgenti regole limitatamente a un gruppo di fattispecie selezionate (cioè di lavoratori) in base alla circostanza, del tutto accidentale, della pendenza di una lite giudiziaria tra le parti del rapporto di lavoro. Era meglio la riformaIronia della sorte, la consulta avrebbe approvato invece la prima versione di riforma del sistema sanzionatorio sul contratto a termine, che doveva entrare nel dl n. 112/2008 e venne poi modificata in senato. La sentenza, infatti, spiega che la discriminazione è priva di ragionevolezza, né è collegata alla necessità di accompagnare il passaggio da un certo regime normativo a un altro. Passaggio invece presente nella prima versione di riforma. Si ricorda (si veda ItaliaOggi del 17 luglio 2008), infatti, che la riforma non doveva introdurre soltanto una sanatoria ma piuttosto un principio che decretasse lo stop definitivo alla sanzione (non prevista espressamente dal dlgs n. 368/2001, ma elaborata dalla giurisprudenza) della conversione a tempo indeterminato dei contratti a termine illegittimi. Se la riforma fosse andata in porto (ma, come detto, venne poi trasformata in sanatoria limitata nel tempo) in questi casi il datore di lavoro avrebbe dovuto risarcire il lavoratore con un'indennità pari tra le 2,5 e le 6 mensilità dell'ultima retribuzione. E avrebbe passato anche il giudizio della Corte costituzionale.

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Adesione verbali con la Gfd (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 15/07/2009 - pag: 27 autore: Sergio Mazzei Il dato illustrato da Cosimo D'Arrigo Al senato Adesione verbali con la Gfd Il 10% dei verbali di verifica viene chiuso in adesione. Ciò significa che, nei primi 11 mesi di applicazione dell'istituto, solo la guardia di finanza ha ricevuto comunicazioni di adesione per 4.100 verbali di verifica, contenenti rilievi in materia d'imposte sui redditi pari a 382 milioni e Iva non versata per 101 milioni. Nel frattempo si registra il raddoppio dell'evasione da false fatturazioni portata alla luce in sede di controllo. Vista la rilevanza penale della fattispecie, ciò comporterà un aggravio di attività anche per gli organi inquirenti che riceveranno la notizia di reato. Sempre in questa direzione va l'utilizzo massiccio della confisca per equivalente attraverso la quale vengono sequestrati i beni degli indagati, per recuperare le imposte evase. Sono questi gli spunti offerti dall'audizione informale in sede di VI commissione finanze del senato della repubblica da parte del generale della guardia di finanza Cosimo D'Arrigo. Tra l'altro per rafforzare i rilievi degli organi di controllo e in presenza di interpretazioni normative dubbie o non consolidate, i finanzieri formulano i rilievi, solo dopo aver intavolato un confronto tecnico con l'Agenzia delle entrate, per individuare le soluzioni condivise in vista dell'accertamento successivo.L'adesione. L'istituto dell'adesione dei contribuenti ai processi verbali di constatazione contenenti rilievi di carattere sostanziale, ai sensi dell'art. 83 del decreto legge n. 112 del 2008 riguarda circa il 10% delle verifiche effettuate dai reparti della Gdf. La comunicazione produce l'adesione integrale ai contenuti dei rilievi da parte dei contribuenti, che entro i 30 giorni successivi alla fine dei controlli preferiscono rinunciare a presentare ricorsi e chiudono i contesti previo pagamento dei tributi evasi e di una somma ridotta a titolo di sanzione (pari ad un ottavo del minimo edittale). Ciò significa che, complessivamente, in 11 mesi di applicazione del nuovo istituto la gdf ha ricevuto comunicazioni di adesione per imposte sui redditi pari a 382 milioni e Iva per 101 milioni. Inoltre, dai resoconti pubblicati dall'Agenzia delle entrate e dalla società Equitalia emerge che le somme riscosse complessivamente per le attività di contrasto alle violazioni fiscali nel 2008 sono state 6,9 miliardi, superiori dell'8% rispetto al 2007 (6,4 miliardi) e del 57% rispetto al 2006 (4,4 miliardi);all'interno di queste cifre, gli incassi da ruoli esattoriali per debiti erariali nel 2008 sono stati 3,3 miliardi, ossia circa il doppio rispetto a due anni prima (1,7 miliardi nel 2006).Il recupero Iva. Nel primo semestre del 2009, i giri di fatture false scoperti e denunciati all'autorità giudiziaria sono raddoppiati rispetto al 2008, con evasioni d'Iva pari a 1,5 miliardi di euro. Infatti, quest'anno è aumentata la capacità degli organi investigativi e giudiziari di aggredire i patrimoni accumulati dai responsabili delle frodi fiscali, dal momento che i sequestri di beni effettuati ai fini della confisca obbligatoria dei valori corrispondenti alle imposte evase hanno preso piede pressoché in tutt'Italia ed ammontano già a 175 milioni di euro complessivi. Ciò sta avvenendo grazie all'eliminazione dei dubbi sulla possibilità, invero esclusa, di applicare l'istituto della confisca per equivalente a reati commessi prima dell'1 gennaio 2008, come ha chiarito la Corte costituzionale con ordinanza del 2 aprile scorso. Per le frodi dell'ultimo anno è, verranno sempre attivate sempre le proposte di sequestro dei beni degli indagati, al fine di cautelare l'interesse dello stato a recuperare le imposte evase.

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La consulta boccia la norma antiprecari (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

La consulta boccia la norma antiprecari il ricorso OPERA «una discriminazione priva di ragionevolezza» la norma antiprecari che nell'agosto dello scorso anno, ha tentato di arginare gli effetti dei numerosi ricorsi dei lavoratori a termine delle Poste che si erano rivolti al giudice per ottenere un'assunzione a tempo indeterminato, introducendo un trattamento diverso per le violazioni della legge sul contratto di lavoro tra lavoratori che hanno fatto causa prima o dopo il 22 agosto del 2008. È per queste ragioni che la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della norma inclusa nella manovra della scorsa estate, accogliendo il ricorso delle Corti di appello di Genova e Roma e dei tribunali della capitale, Ascoli Piceno, Trieste e Viterbo, che avevano ravvisato nella nuova disciplina la violazione dell'articolo 3 della Costituzione, cioè del principio di uguaglianza. La norma bocciata prevedeva che al lavoratore con un giudizio pendente al 22 agosto del 2008 non spettasse l'assunzione a tempo indeterminato e il risarcimento delle retribuzioni maturate ma un indennizzo di importo compreso tra un minimo di 2,5 e un massimo di sei mensilità dell'ultima busta paga. Non veniva invece toccato il diritto all'assunzione per chi aveva fatto causa dopo il 22 agosto. «Situazioni di fatto identiche», osservano i giudici . Una discriminazione che non solo «è priva di ragionevolezza», ma non è nemmeno «collegata alla necessità di accompagnare il passaggio da un certo regime normativo ad un altro». 15/07/2009

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La Consulta si blocca l'aumento (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-15 - pag: 34 autore: Bilanci pubblici. Congelato l'incremento dei trasferimenti per il biennio 2010-2011 La Consulta si blocca l'aumento ROMA La Corte costituzionale rinuncia all'incremento del contributo statale per il prossimo biennio. Un atto dovuto, frutto di un'attenta valutazione sulle difficili condizioni in cui versano le casse pubbliche messe sotto pressione dalla recessione. Per il prossimo biennio –come spiega una nota dell'ufficio stampa della Consulta diffusa ieri – l'aumento era già stato fissato in misura pari al tasso di inflazione programmata dell'1,5 per cento. Il contributo versato dallo Stato alla Corte costituzionale rimane pertanto stabilito, per il 2010 e il 2011, in 52,7 milioni di euro. Esattamente come per quest'anno. La decisione è stata assunta, come sottolinea la nota, «in considerazione dell'attuale situazione economica e grazie ai risultati finora conseguiti nel contenimento della spesa ». La Corte costituzionale, quindi, si muove «in linea con quanto a suo tempo deciso dalla Presidenza della Repubblica e dalla Camera dei deputati che hanno rinunciato all'incremento del contributo statale». Il bilancio 2009 della Consulta contempla spese complessive per 65,2 milioni a fronte di spese che ammontano a 60,8 milioni. A fine anno dovrebbe essere conservato perciò un surplus di 4,3 milioni. Le spese legate alla retribuzione dei 15 giudici delle leggi sono pari a 6,6 milioni (cui si sommano 1,6 milioni di oneri connessi). A quasi 26,7 milioni invece ammontano gli stipendi del personale in servizio. Presso la Corte risultavano in servizio (al 24 novembre 2008) in tutto 359 persone, tra i quali 216 sono di ruolo. Ai quali si devono aggiungere 210 titolari di pensioni (18 ex giudici costituzionali, 117 ex dipendenti e 75 superstiti). Il personale in quiescenza, per l'esattezza, costa alla Corte 16,2 milioni. M.Bel. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nuovo stop alle regioni sull'imponibile Irap (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-15 - pag: 34 autore: Autonomie locali. La Corte costituzionale: agli enti solo i poteri conferiti Nuovo stop alle regioni sull'imponibile Irap Pronuncia dei giudici sull'imposta regionalizzata Luigi Lovecchio Le Regioni non possono modificare la base imponibile Irap, disponendo l'esclusione di determinate componenti del valore della produzione. Questo perché l'Irap è un tributo statale sul quale le Regioni possono esercitare unicamente i poteri concessi dalla legislazione di riferimento.L'affermazione è stata ribadita nella sentenza 216, depositata ieri, della Corte costituzionale. L'interesse della pronuncia risiede peraltro nel fatto che la Consulta ha per la prima volta preso in considerazione la regionalizzazione del tributo disposta dall'articolo 1, comma 43 della legge 244/07. Anche in vigenza di questa disposizione – ha precisato tuttavia la Corte – non è consentito adottare misure che incidano sulla base imponibile dell'imposta regionale. La vicenda ha preso le mosse da una legge della Regione Piemonte che aveva stabilito l'esclusione da Irap dei contributi regionali concessi nell'ambito del piano casa regionale. La legge era stata impugnata dall'Avvocatura dello Stato in quanto ritenuta lesiva del riparto di competenze sancito nell'articolo 117 della Costituzione. La Regione si era difesa richiamando la previsione del citato articolo 1, comma 43 della legge 244/07, in forza della quale a decorrere dal 2009 l'Irap sarebbe diventata un tributo proprio della Regione. L'Avvocatura ha replicato osservando tra l'altro come la disposizione fosse stata differita al 2010. La Corte costituzionale ha accolto il ricorso dell'avvocatura e ha dunque dichiarato l'illegittimità della legge della Regione Piemonte. La Consulta ha ricordato come, per consolidata giurisprudenza costituzionale, i tributi propri previsti nell'articolo 119 della Costituzione, sui quali le Regioni possono esercitare ampie potestà normative, sono solo quelli istituiti con legge regionale. Al contrario, i tributi istituiti con legge dello Stato sono da qualificarsi come tributi statali. Su di essi, la competenza esclusiva è dello Stato e le Regioni possono adottare solo gli interventi esplicitamente ammessi dalla legislazione di riferimento. Così, le leggi regionali che modificano la base imponibile dell'Irap non sono rispettose del riparto di competenze costituzionali. La sentenza prende poi in esame la novella della legge n. 244/07, rilevando come, a prescindere dal differimento disposto al 2010, la stessa consenta solo l'introduzione di detrazioni, deduzioni e agevolazioni, ma non ammetta variazioni della base imponibile. La sentenza conferma quanto formalizzato nella legge delega 42/2009 sul federalismo fiscale: i tributi delle Regioni sono suddivisi in tributi propri, addizionali e tributi propri derivati. Questi ultimi restano comunque imposte istituite dalla legge statale, sulle quali i margini di manovra delle Regioni sono delimitati da quest'ultima. I poteri regionali sui tributi derivati consistono nella facoltà di disporre esenzioni, detrazioni e deduzioni. Le potestà legislative delle Regioni sono invece massime sui tributi propri, la cui individuazione tuttavia è interamente rimessa al legislatore delegato, che ha tempo 24 mesi per provvedere. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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No alla maxisanatoria alle Poste (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-15 - pag: 3 autore: Corte costituzionale. Bocciato l'indennizzo obbligatorio per 15mila precari No alla maxisanatoria alle Poste Marco Bellinazzo ROMA I precari delle Poste avranno una chance in più per essere assunti con contratti a tempo indeterminato. Quanto meno – come già denuncia la Cgil – nei margini che saranno consentiti dall'estensione del blocco del turn over nella Pa alle società pubbliche prevista dall'articolo 19 della manovra d'estate (decreto legge 78 del 1Úluglio 2009). Per evitare l'assorbimento in massa dei precari (almeno 15mila) in lite con le Poste per presunte violazioni del contratto di lavoro, la scorsa estate il Governo (con l'articolo 21, comma 1-bis, del Dl 112/08) aveva infatti sancito che con riferimento ai soli giudizi in corso al 22 agosto 2008 – data di entrata in vigore del provvedimento d'urgenza – il datore di lavoro qualora sia "condannato" è tenuto non a convertire il rapporto in un con-tratto a tempo indeterminato, «ma unicamente ad indennizzare il prestatore di lavoro con un'indennità di importo compreso tra un minimo di 2,5 ed un massimo disei mensilità dell'ultima retribuzione ». La Corte costituzionale (con la sentenza n. 214 depositata ieri) ha ritenuto illegittima questa soluzione ( contenuta per l'esattezza nell'articolo 4-bis del decreto legislativo n. 368/01) in quanto «discriminatoria ». Per i giudici costituzionali non è irragionevole che il legislatore –con la Finanziaria 2005 – abbia dato alle imprese concessionarie di servizi postali la facoltà di disporre di una quota (15 per cento) di organico "flessibile", stipulando «contratti di lavoro a tempo determinato senza necessità della puntuale indicazione, volta per volta, delle ragioni giustificatrici del termine». Viceversa è privo di ragionevolezza prevedere che «situazioni di fatto identiche (contratti di lavoro a tempo determinato stipulati nello stesso periodo, per la stessa durata, per le medesime ragioni ed affetti dai medesimi vizi) risultano destinatarie di discipline sostanziali diverse (da un lato la conversione del rapporto in rapporto a tempo indeterminato e risarcimento del danno; dall'altro, erogazione di una modesta indennità economica), per la mera e del tutto casuale circostanza della pendenza di un giudizio alla data (anch'essa sganciata da qualsiasi ragione giustificatrice) del 22 agosto 2008». All'esito delle controversie instaurate anche prima dell'estate 2008, dunque, i giudici del lavoro potranno anche decretare la stabilizzazione dei precari. A meno che non ci siano interferenze legislative che dovranno tener conto però delle chiare indicazioni provenienti dalla Consulta. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dal Pd la proposta di un emendamento da 200 milioni (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

TAGLI AL FUS Dal Pd la proposta di un emendamento da 200 milioni Marina Della Croce ROMA ROMA Per Giovanna Melandri,«è sanguinoso» il taglio del governo al fondo del Fus (il Fondo Unico per lo spettacolo) che ha decurtato drasticamente le risorse pubbliche indirizzate al cinema, teatro e danza. Una denuncia lanciata dal Pd nel corso di una conferenza stampa ieri alla Camera, a cui erano presenti insieme a Dario Franceschini, anche i responsabili del Pd del settore ma anche molti nomi noti dello spettacolo italiano, fra questi Mariangela Melato, Alessandro Haber, Giuliana De Sio. Una denuncia a cui si aggiunge una richiesta, un emendamento speciale - l'Ac2561 dell'art. 23 del decreto anticrisi - che permetta di reintegrare il Fus aumentando le risorse a disposizione di 200 milioni euro. «Sono qui -ha spiegato Franceschini- perché questa è una battaglia di tutto il Pd». La destra italiana, secondo il segretario del Pd, «ha da tempo l'idea che nei momenti di difficoltà la cosa più ovvia sia tagliare ciò che viene ritenuto superfluo, non indispensabile e i tagli vanno sempre a colpire la cultura». Con il taglio del Fus, aggiunge Franceschini, si «commette un doppio errore perché in Italia la cultura è un settore trainante e quindi si commette uno sbaglio anche dal punto di vista delle strategie economiche». Il Pd si augura che ci si possa essere anche il sostegno di parte della maggioranza per rivedere il taglio al Fus, e già riceve l'appoggio di Luca Barbareschi che la scorsa settimana con un intervento al teatro Sala Umberto di Roma aveva a sua volta proposto un emendamento con un incremento di 100 milioni al Fondo. «Ma questa cifra - avverte Giovanna Melandri - non basta, noi vogliamo riportarlo al massimo storico di dieci anni fa, al tempo del primo governo Prodi. Non possono ipotizzare riforme condivise senza fondi». Nel corso dell'incontro, anche interventi di Giuseppe Giulietti dell'associazione Articolo 21 secondo il quale: «Il mancato reintegro dei fondi potrebbe diventare un bavaglio caduto sulla intera industria culturale e cinematografica nazionale». Contro l'ipotesi dell'emendamento si schiera subito la Lega Nord, per voce dei deputati Paola Goisis e Paolo Grimoldi: «Troppo comodo tirare in ballo la Costituzione solo ad uso e consumo delle proprie opportunità politiche. L'emendamento Franceschini è anticostituzionale perché scavalca una sentenza della Corte costituzionale ma anche la riforma del Titolo V. Le suddette risorse devono infatti essere gestite a livello regionale e non centrale, per consentire un loro razionale utilizzo». Preoccupazione per i tagli arrivano anche da Mariangela Melato: «la disoccupazione è uno spettro che si sta avvicinando a gambe tese». E sul rischio della perdita di posti di lavoro, si sofferma ulteriormente Sandro Medici, presidente del X Municipio di Cinecittà: «Così si mette a repentaglio il futuro di 130 mila lavoratori di Roma e del Lazio». Ora la parola passa alla commissione Bilancio, dove gli emendamenti dovranno essere esaminati.

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Sì ai contributi solo se c'è un beneficio (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Centro-Nord sezione: CENTRO NORD data: 2009-07-15 - pag: 2 autore: INTERVISTA Corrado Sforza Fogliani Presidente di Confedilizia «Sì ai contributi solo se c'è un beneficio» Più che contrari all'istituto dei consorzi di bonifica in sé, quello che non va giù a Confedilizia è la generalizzata disapplicazione, da parte degli enti, delle norme che regolano la contribuzione ( legge Serpieri del 1933) dal momento che estendono l'obbligo anche a quei proprietari di immobili urbani che non ricevono benefici dalla bonifica. A fare il quadro della situazione è il presidente della Confedilizia Corrado Sforza Fogliani, piacentino, 71 anni. Siete favorevoli alla loro soppressione? Di fronte all'insistenza con la quale i consorzi hanno esteso, negli anni, la contribuenza e si sono sempre rifiutati di limitarla esclusivamente ove ve ne fossero i presupposti di legge, oggi è visibile nella loro abolizione una possibile soluzione ai problemi che essi stessi hanno generato. I processi di riorganizzazione non garantiscono il raggiungimento di questo risultato? L'accorpamento limita i danni, ma non evita i problemi nella loro interezza. Non impedisce l'approvazione di piani di classifica generici, dotati di criteri di calcolo che, ad esempio, non tengono conto della tariffa già versata dal contribuente per la fognatura. La Confedilizia aveva avviato con l'Anbi, tramite la Confagricoltura, una trattativa proprio per la revisione dei criteri alla base dei piani di classifica, ma il dialogo è stato interrotto dall'Anbi. Quali enti potrebbero svolgere le funzioni dei consorzi? In genere si ritiene che le province disporrebbero delle dimensioni territoriali e forse anche della "vocazione" adatte. Nei consigli provinciali, poi, essendo eletti dai cittadini, gli amministratori starebberomolto più attenti nell'approvazione dei piani di classifica (quelli cioè che individuano i supposti vantaggi offerti dalla bonifica). Verosimilmente si confronterebbero, per la redazione di tali piani, con le organizzazioni dei consorziaticontribuenti. Qual è la strada da seguire? Il progetto Calderoli per la riforma delle autonomie locali e la semplificazione degli enti inutili è sicuramente la via maestra sulla quale s'instraderà la riforma. Speriamo che in tale ambito, nonostante ogni ripensamento, non si rinunci a ricondurre a equità la questione dei contributi di bonifica. Del resto, una sentenza della Corte costituzionale ha bocciato la soppressione dei consorzi solo perché prevista in una legge che trasferiva alle province anche le funzioni privatistiche svolte dai consorzi stessi. Basta, quindi, ricondurre alle province le sole funzioni pubblicistiche. Quali sono i principali motivi alla base dei ricorsi giudiziari contro i consorzi di bonifica? Si contesta l'applicazione del contributo di bonifica su immobili che non godono di alcun beneficio dalla bonifica; l'inesistenza di un perimetro di contribuenza trascritto nei registri immobiliari (una recente sentenza della sezione tributaria della Cassazione ha escluso di poter sottoporre a contributo immobili non compresi in un perimetro di contribuenza trascritto); la genericità dei piani di classifica, che non consentono l'indicazione del beneficio diretto e specifico arrecato al singolo immobile. © RIPRODUZIONE RISERVATA STRADA DA SEGUIRE «Delegare le funzioni alle Province perché conoscono bene i territori» Critico. Corrado Sforza Fogliani, numero uno di Confedilizia IMAGOECONOMICA

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QUELLE DOMANDE AI GIUDICI USA (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 15/07/2009 - pag: 1 CORTE SUPREMA E TRASPARENZA QUELLE DOMANDE AI GIUDICI USA di ANGELO PANEBIANCO C ome è nella tradizione della democrazia americana, l'audizione di fronte alla Commissione giustizia del Senato di Sonia Sotomayor, designata come giudice della Corte Suprema dal Presidente Obama, è stata, per lei, una prova assai dura. Ha dovuto difendere il proprio passato come giudice della Corte d'Appello federale di fronte alle domande incalzanti dei senatori. La Sotomayor è di origine ispanica. La sua affermazione secondo cui una «saggia donna ispanica» sarebbe un giudice migliore di un «uomo bianco», l'ha esposta alla accusa di alcuni senatori repubblicani di praticare una sorta di razzismo alla rovescia. La Sotomayor ha dovuto spiegare che quel discorso era solo volto a interessare alla carriera giuridica un pubblico latino giovane che, per lo più, se ne tiene lontano. Ha dovuto poi replicare all'obiezione di essere una «attivista liberal », più interessata a modificare la legge che ad applicarla. E ha dovuto render conto delle posizioni assunte in cause riguardanti dispute razziali. La Sotomayor non è il primo giudice designato alla Corte Suprema che viene messo in graticola dai senatori e non sarà l'ultimo. L'audizione è un interrogatorio ove abbondano le domande scomode, che serve al Senato per confermare o rifiutare la designazione presidenziale del candidato (e all'opinione pubblica per valutare le qualità del giudice designato e l'operato del Senato) ed è un'istituzione cruciale della democrazia americana. Dà trasparenza al processo decisionale mediante il quale un'assemblea rappresentativa avalla o respinge la nomina di un giudice della Corte. Per la sensibilità europeocontinentale ciò può apparire strano ma questo modo di procedere non toglie affatto prestigio alla Corte Suprema. Al contrario, lo rafforza. Le istituzioni americane sono diversissime dalle nostre. Figlie di un'altra storia e di un'altra cultura politica. Però in quelle istituzioni c'è un insegnamento che vale anche per noi. La nostra (europea, e italiana in particolare) è una tradizione di chiusure corporative e di mancanza di trasparenza. Basti pensare al fatto che in Italia le critiche al modus operandi della magistratura vengono spesso trattate dai suoi rappresentanti come delitti di lesa maestà, subdoli tentativi di «delegittimazione ». Oppure, si pensi a come vengono designati i giudici della Corte Costituzionale. Siamo sicuri che il prestigio della Corte verrebbe indebolito se i candidati designati dovessero affrontare pubblicamente una batteria di domande, sul modello americano, da parte del Senato? L'America è una democrazia che combina la gelosa difesa dell'indipendenza dei giudici (a tutti i livelli) con il rifiuto dell'esistenza di caste burocratiche chiuse, impermeabili al controllo democratico. Nella tradizione europeo-continentale, invece, le magistrature sono tecnoburocrazie separate dal processo democratico. In considerazione dell'accresciuto peso che queste tecnoburocrazie svolgono nella nostra vita associata, avvicinare un poco, su questi aspetti, le due sponde dell'Atlantico, non sarebbe forse sbagliato.

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POSTE E PRECARI Nel dl il blocco delle assunzioni (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

POSTE E PRECARI Nel dl il blocco delle assunzioni Nel decreto anti crisi anche la norma che blocca le assunzioni di 15mila precari alle Poste Italiane. È in arrivo una sentenza della Corte costituzionale che dichiarerebbe incostituzionale la norma anti precari varata l'anno scorso dal governo.

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Romania intra in infringement pentru ca nu a inchis la termen gropile de gunoi neconforme (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Romania intra in infringement pentru ca nu a inchis la termen gropile de gunoi neconforme Rl online Miercuri, 15 Iulie 2009 Romania va intra de joi in procedura de infringement pentru ca nu a inchis toate gropile neconforme cu standardele Uniunii Europene, asa cum s-a angajat prin tratatul de aderare, data de 16 iulie nefiind negociabila, a declarat, miercuri, pentru NewsIn, purtatorul de cuvant al Ministerului Mediului, Dragos Nacuta. "Data de 16 iulie e nenegociabila, iar Romania trebuie sa inchida gropile neconforme, pentru care primariile au negociat acest termen prin tratat. Pentru ca nu vom reusi, Comisia poate declansa infringement-ul. Derularea procedurii de infringement ne lasa, insa, cateva luni, pana la un an si jumatate, inainte de a se ajunge la penalitati", a spus Nacuta. El a adaugat ca majoritatea statelor membre din UE au infringement pentru neconformarea la standardele comunitare in acest domeniu. Romania are 165 de depozite municipale neconforme, precum si circa 2.000 de gropi comunale care nu indeplinesc standardele UE. "In prezent, sunt in operare 165 depozite municipale neconforme si 26 conforme in zona urbana. Din cele 165 depozite in operare, 64 isi sisteaza activitatea la 16 iulie 2009, iar 101, pentru care s-a obtinut perioada de tranzitie, sisteaza activitatea etapizat pana la 16 iulie 2017", potrivit datelor Ministerului Mediului. In plus, din cele 5.764 de spatii de depozitare in zona rurala, inventariate la inceputul anului 2009, o parte au fost deja reabilitate prin inchidere sau prin salubrizarea zonei, restul urmand a fi reabilitate pana la data limita pe care Romania si-a asumat-o prin tratatul de aderare la Uniunea Europeana. "Toate cele 26 depozite conforme detin autorizatii integrate de mediu, iar depozitele neconforme sunt reglementate din punct de vedere al protectiei mediului, fie prin autorizatii de mediu cu masuri in vederea inchiderii, fie prin avize de mediu la incetarea activitatii de depozitare", au mai precizat reprezentantii ministerului. La 1 iulie, comisarul sef al Garzii Nationale de Mediu (GNM), Silvian Ionescu, declara ca Romania are inca 2.297 de depozite de deseuri neconforme, cu doar doua saptamani inainte de data limita agreata pentru conformarea la cerintele UE in materie de deseuri. El a adaugat ca primariile, consiliile locale si cele judetene au inceput sa ia masuri, "dar asta nu inseamna neaparat conformare la 16 iulie". Ionescu a mentionat ca, din 16 iulie, toate statele membre ale UE vor fi verificate, iar procedurile ar putea oferi o perioada de 2-3 luni Romaniei pana la primirea scrisorii de notificare. "Apoi, Guvernul are o perioada rezonabila, de circa trei luni, ca sa raspunda", a completat el. "Ulterior, DG Environment (directia de mediu a UE n.r.) decide daca declanseaza sau nu procedura propriu-zisa. Romania mai are doua luni sa raspunda si abia dupa aceea Comisia Europeana poate sesiza Curtea Europeana de Justitie (CEJ) si poate incepe procesul, care poate dura ani de zile", a mai spus Ionescu. Oficialul Garzii de Mediu a explicat ca sunt state membre, precum Polonia si Irlanda, care au reusit sa scape fara sa plateasca amenzi pentru ca s-au conformat cerintelor pe durata derularii procedurii de infringement. Ministrul Mediului, Nicolae Nemirschi, declara la sfarsitul lunii mai ca, daca se va dovedi ca perioada de conformare nu a fost respectata din motive independente de Ministerul Mediului, primariile vor fi co-platitoare la amenzile primite de la Comisia Europeana. Ionescu preciza ca CEJ poate impune o sanctiune care, "dupa estimarile noastre mai vechi, s-ar situa la 200.000 euro pe zi si care, potrivit spuselor ministrului mediului, Nicolae Nemirschi, va fi transferata autoritatilor locale care nu si-au indeplinit obligatiile". Romania poate primi de la UE fonduri nerambursabile de 1,1 miliarde euro pana in 2013 pentru investitii in managementul deseurilor. In prezent, CE a aprobat Romaniei un singur proiect pentru managementul deseurilor pentru judetul Bistrita-Nasaud, in valoare de 36 milioane euro fara TVA. Din aceeasi categorie: Prime pentru toti angajatii CSM, de Ziua JustitieiTot mai multi bucuresteni prefera sa munceasca la negruPolitistii constanteni anchetati pentru coruptie tineau acasa evidenta retelei de informatori Voteaza

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Il Csm sul processo penale "Incostituzionale e devastante" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA - Viola almeno quattro principi costituzionali, a cominciare da quello sull'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti "devastanti" sull'"efficacia" delle indagini il ddl Alfano sulla riforma del processo penale. E inoltre, "rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo" e al tempo stesso "estromettendo il pm dalle indagini", potrebbe permettere al governo di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale. La stroncatura senza appello del provvedimento che riforma il processo penale viene dalla Sesta Commissione del Csm. Le norme relative al rapporto tra pubblico ministero e polizia giudiziaria, si legge nel parere sul ddl al vaglio della commissione Giustizia del Senato che domani sarà portato al plenum, "non sfuggono a dubbi di costituzionalità" con riguardo sia all'art. 109 (in base al quale "l'Autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria"), sia all'art. 112 (che sancisce il principio di obbligatorietà dell'azione penale). Alla luce di alcune sentenze della Corte costituzionale, Palazzo dei Marescialli osserva che "la distinzione operata dall'art. 3, comma 1, lett. b, del disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di polizia giudiziaria appare difficilmente compatibile con l'assetto costituzionale nella parte in cui pone solo le prime 'alla dipendenzà dell'autorità giudiziaria, stabilendo per i secondi che agiscano 'sotto la direzione dell'autorità giudiziaria', ma non alle sue dipendenze". Si tratta, secondo il Csm, di "una diversificazione che non solo sembra contrastare con l'ampia dizione dell'art. 109 Cost. ma, soprattutto, risulta in contrasto con l'obiettivo di rendere maggiormente efficace l'azione investigativa che, nella prassi, è prevalentemente affidata ai servizi di polizia giudiziaria (notoriamente forniti di maggiori risorse umane e materiali)". Tale diversificazione, si legge ancora nel parere, "indebolendo il rapporto di subordinazione funzionale della polizia giudiziaria rispetto al pubblico ministero, si traduce in una sottrazione alla magistratura dei mezzi necessari per compiere le indagini e per concluderle celermente, finendo così per incidere negativamente sull'obbligatorietà dell'azione penale". OAS_RICH('Middle'); Il parere passa poi ad esaminare sull'acquisizione della notizia di reato. L'eliminazione del potere del pm di acquisire anche di propria iniziativa le notizie di reato, poi, secondo il Csm, "realizza un vulnus al principio della obbligatorietà dell'azione penale, per la cui concreta operatività è necessaria appunto l'esistenza di una notizia di reato". "Per poter attuare il dettato costituzionale, infatti - si legge nel parere - il pm deve poter agire anche di propria iniziativa, altrimenti l'obbligatorietà risulta condizionata dalla preliminare attività della polizia giudiziaria, priva dei necessari requisiti di autonomia e indipendenza". Palazzo dei Marescialli richiama quindi l'inquadramento dell'art. 112 della Costituzione operato dalla Consulta in varie sentenze, "che non lascia adito a equivoci in ordine al ruolo di garanzia riconosciuto dall'ordinamento costituzionale al pm, per l'effettività del quale è imprescindibile che egli conservi il potere di prendere di propria iniziativa le notizie di reato". (15 luglio 2009

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15/07/2009 15:46 GIUSTIZIA: CSM, DDL PROCESSO PENALE VIOLA COSTITUZIONE (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 15 lug. - (Adnkronos) - Il ddl Alfano sulla riforma del processo penale viola la Costituzione, in almeno quattro principi. A cominciare da quello sull'obbligatorieta' dell'azione penale, e cio' avra' effetti "devastanti" sull'efficacia delle indagini. E' quanto scrive nero su bianco, bocciando il ddl, la Sesta Commissione del Csm, nel parere al ddl Alfano.

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Csm: il ddl Alfano viola la costituzione (sezione: Giustizia)

( da "Stampaweb, La" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA Le norme contenute nel ddl di riforma del processo penale, messo a punto dal Guardasigilli Alfano, relative al rapporto tra pubblico ministero e polizia giudiziaria, «non sfuggono a dubbi di costituzionalità» con riguardo sia all’art. 109 (in base al quale «l’Autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria»), sia all’art. 112 (che sancisce il principio di obbligatorietà dell’azione penale). Lo rileva la Sesta commissione del Csm nel parere sul ddl, attualmente al vaglio della Commissione Giustizia del Senato, che domani sarà portato in plenum. Alla luce di alcune sentenze della Corte costituzionale, Palazzo dei Marescialli osserva che «la distinzione operata dall’art. 3, comma 1, lett. b, del disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di polizia giudiziaria appare difficilmente compatibile con l’assetto costituzionale nella parte in cui pone solo le prime ’alla dipendenzà dell’autorità giudiziaria, stabilendo per i secondi che agiscano ’sotto la direzione dell’autorità giudiziarià, ma non alle sue dipendenze». Si tratta, secondo il Csm, di «una diversificazione che non solo sembra contrastare con l’ampia dizione dell’art. 109 Cost. ma, soprattutto, risulta in contrasto con l’obiettivo di rendere maggiormente efficace l’azione investigativa che, nella prassi, è prevalentemente affidata ai servizi di polizia giudiziaria (notoriamente forniti di maggiori risorse umane e materiali)». Tale diversificazione, si legge ancora nel parere, «indebolendo il rapporto di subordinazione funzionale della polizia giudiziaria rispetto al pubblico ministero, si traduce in una sottrazione alla magistratura dei mezzi necessari per compiere le indagini e per concluderle celermente, finendo così per incidere negativamente sull’obbligatorietà dell’azione penale».

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Taricco (P.D):"Nei tagli alla scuola nessun torinocentrismo" (sezione: Giustizia)

( da "Targatocn.it" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Taricco (P.D):"Nei tagli alla scuola nessun torinocentrismo" “Nessun criterio 'torinocentrico' sull’applicazione dei tagli del Governo alle scuole superiori. A Torino il rapporto alunni-classe era già più alto. Il rischio concreto è avere classi ingestibili sul piano della sicurezza e della didattica”. Così Mino Taricco, assessore regionale all’Agricoltura e Consigliere provinciale di minoranza interviene all’indomani della riunione di Vercelli tra i Presidenti della Provincia e gli assessori all’Istruzione. “Leggo le dichiarazioni della Presidente della Provincia di Cuneo Gianna Gancia sui tagli alla scuola e la sua volontà di chiedere un incontro a Torino per capire come sono state decise le riduzioni operate, a suo dire, con criteri torinocentrici. Non vorrei che, ragionando in questo modo, si perdessero di vista alcuni aspetti fondamentali di questa operazione” dice Taricco prima di proseguire: “I tagli sono stati operati dal Governo e questo è un dato di fatto incontrovertibile. Sulla questione del dimensionamento c’è una sentenza della Corte costituzionale che da torto al Governo e si esprime a favore delle Regioni che avevano fatto ricorso vedendo lese le loro competenze sull’istruzione secondo quanto dispone il titolo quinto della Costituzione”. Sui tagli Taricco illustra i criteri a cui si è fatto riferimento per operare: “Come conseguenza dei tagli stabiliti dal Governo l’Ufficio scolastico regionale, la struttura piemontese del Ministero dell’Istruzione, e la Regione hanno lavorato sulla scuola primaria per operare una riduzione del 2% degli organici con l’intenzione di non chiudere punti di erogazione del servizio e con deroghe per la situazione in territorio montano”. Contestando ogni riferimento ad un presunto 'torinocentrismo' nelle scelte regionali Taricco prosegue: "Non c’è stato alcun favoritismo per la provincia di Torino. Semplicemente nel torinese il rapporto alunni-classe era già più alto rispetto al resto della Regione. Dove ci sono già classi con 30 studenti diventerebbe assolutamente negativo arrivare a classi con 35-40 alunni per classe. Sarebbe un grave rischio per la sicurezza di queste strutture e per la qualità dell’insegnamento che verrebbe impartito. Gli enti locali devono misurarsi con tagli in un settore fondamentale come quello scolastico in conseguenza delle scelte operate dal Governo -conclude -. Sarebbe necessaria la massima collaborazione per evitare di rinfacciarsi scelte che originano da un taglio di risorse e opportunità voluto dal Governo e erroneamente chiamato riforma”. .

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Caccia, audizione delle associazioni animaliste presso la Commissione ambiente del Senato (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Caccia, audizione delle associazioni animaliste presso la Commissione ambiente del Senato (15/7/2009 18:06) | (Sesto Potere) - Roma - 15 luglio 2009 - Il testo unificato di “riforma” della legge 157/92, di tutela della fauna e regolamentazione della caccia, in discussione al Senato, di cui è relatore il senatore Orsi, è una vera dichiarazione di guerra: all’ambiente, alle norme dell’Unione Europea, alla sicurezza dei cittadini, alla cultura degli italiani, il 90% dei quali è assolutamente contrario a ogni ipotesi di liberalizzazione dell’attività venatoria. “Abbiamo chiesto alla Commissione Ambiente di Palazzo Madama di fermare la discussione sul testo Orsi”, così hanno dichiarato i rappresentanti dell’Ente Nazionale Protezione Animali, della Lega per l’Abolizione della Caccia e della Lega Anti Vivisezione al termine dell’audizione svoltasi questa mattina in Senato. “Ci domandiamo – proseguono le Associazioni – come sia possibile, nel terzo millennio e con una gravissima crisi ambientale in corso, autorizzare le doppiette a sparare anche nelle foreste demaniali, sui valichi montani, sui terreni percorsi da fuoco attualmente tutelati; ridurre considerevolmente il territorio protetto; riprendere il nomadismo venatorio; liberalizzare l’uso dei richiami vivi, destinati a gravi sofferenze nelle loro anguste gabbiette; utilizzare il pretesto del controllo faunistico per includere nei carnieri dei cacciatori anche le specie ora protette”. “Abbiamo inoltre chiesto ai senatori – proseguono le associazioni – come possano autorizzare la barbarie degli zimbelli per attrarre altri volatili; ovvero l’impiego di una civetta viva, legata per la zampa alla cima di un’asta. Una mostruosità che qualunque tribunale oggi perseguirebbe ai sensi dell’art. 544 ter del codice penale sui maltrattamenti agli animali”. Enpa, Lac e Lav ritengono che il testo Orsi non sia emendabile; esso minaccia la sicurezza dei cittadini prolungando le attività di caccia durante l’anno, consentendo di sparare anche un’ora dopo il tramonto (quando la visibilità è ridotta), armando addirittura i sedicenni. Un danno enorme non solo per la fauna ma anche per le attività turistiche. Come se ciò non bastasse, il testo Orsi pone l’Italia in rotta di collisione con il diritto comunitario, in quanto non risolve le inadempienze del nostro Paese sulla direttiva “Uccelli” – per la quale si avvia a condanna una pesante procedura d’infrazione -, anzi riconosce alle Regioni il diritto di usare lo strumento legislativo, invece degli atti amministrativi, per adottare le deroghe. Uno stratagemma, condannato ripetutamente dalla Corte Costituzionale, che rende impossibili i ricorsi ai Tar. Nel 2010 si terrà a livello internazionale il countdown per frenare il declino della biodiversità: sarà forse ”Caccia Selvaggia” il biglietto da visita del nostro Paese?

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15/07/2009 20:19 GIUSTIZIA: ALFANO, CSM SU DDL PROCESSO PENALE? PARLAMENTO E' SOVRANO (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 15 lug. - (Adnkronos) - "Il Csm ha dato il suo parere sul ddl del processo penale e il Parlamento talvolta ha preso in considerazione i pareri del Csm, ma il Parlamento e' sovrano". Lo ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano nel corso della registrazione di 'Omnibus estate' che andra' in onda domani mattina su La7.

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15/07/2009 20:23 GIUSTIZIA: ALFANO, SU LODO CONSULTA DECIDERA' SECONDO COSCIENZA (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 15 lug. - (Adnkronos) - "La Corte non giudica sulle persone ma sulle leggi; la legge e' scritta e la Consulta giudichera' secondo coscienza". Lo ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano, riguardo l'udienza sul lodo Alfano in calendario presso la Corte Costituzionale, nel corso della registrazione di 'Omnibus estate' che andra' in onda domani mattina su La7. Il Guardasigilli ha ribadito che l'udienza della Corte Costituzionale sul lodo Alfano "non era neppure calendarizzata" quando partecipo' alla cena a casa del giudice Luigi Mazzella, in compagnia anche del premier Silvio Berlusconi.

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15/07/2009 20:07 IMMIGRATI: NAPOLITANO, FORTI PERPLESSITA' SU REATO CLANDESTINITA' (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 15-07-2009)

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Roma, 15 lug. (Adnkronos) - Oltre alle ronde, c'e' un'altro punto della legge in materie di sicurezza che suscita "forti perplessita'' " nel capo dello Stato, Giorgio Napolitano: il reato di clandestinita' che "apre la strada a effetti difficilmente prevedibili". A questo si accompagnano anche rilievi sulla dinamica delle esplusioni. Sul reato di clandestinita' il presidente Napolitano, nella lettera inviata a governo e Parlamento, osserva che "in particolare, suscita in me forti perplessita' la circostanza che la nuova ipotesi di trattenimento indebito non preveda la esimente della permanenza determinata da 'giustificato motivo'.La Corte costituzionale (sentenze n.5/2004 e n.22/2007) ha sottolineato il rilievo che la esimente puo' avere ai fini della 'tenuta costituzionale' di disposizioni del genere di quella ora introdotta".

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Sicurezza, ok "con riserva" di Napolitano "Incorerente, riflettere su clandestini e ronde" (sezione: Giustizia)

( da "TGCom" del 15-07-2009)

Argomenti: Giustizia

15/7/2009 "Riflettere su clandestini e ronde" Napolitano promulga legge ma la critica Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha promulgato la legge sull'immigrazione aggiungendo, tuttavia, una lettera di cinque pagine al governo in cui indica le "rilevanti criticità" della normativa. In particolare il capo dello Stato critica il reato di clandestinità e le ronde istituite dal testo. Ed esprime "dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità" per "taluni aspetti, specie sul piano giuridico". Il presidente della Repubblica precisa nella sua missiva: "ho ritenuto di non poter sospendere in modo particolare la entrata in vigore di norme - ampiamente condivise in sede parlamentare - che rafforzano il contrasto alle varie forme di criminalita' organizzata sia intervenendo sul trattamento penitenziario da riservare ai detenuti piu' pericolosi sia introducendo piu' efficaci controlli e sanzioni per le condotte di infiltrazioni mafiose nelle istituzioni e nella economia legale. Non posso tuttavia fare a meno di porre alla vostra attenzione perplessita' e preoccupazioni che, per diverse ragioni, la lettura del testo ha in me suscitato". Napolitano ricorda che questo provvedimento trae origine dal disegno di legge presentato dal governo in Senato il 3 giugno 2008. Il Capo dello Stato sottolinea che "dal carattere cosi' generale e onnicomprensivo della nozione di sicurezza posta a base della legge, discendono la disomogeneita' e la estemporaneita' di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicita' e organicita' che avrebbero invece dovuto caratterizzarlo". Il Capo dello Stato invita a riflettere in particolare sulle disposizioni "che hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina" nonche' sull'altra norma, quella concernente le ronde, che da la possibilita' ai sindaci di "avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini per segnalare alle forze di polizia anche locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale". Governo soddisfatto "ma ne terremo conto" "Palazzo Chigi esprime soddisfazione e apprezzamento per la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica della legge sulla sicurezza che permette di rispondere immediatamente ad una serie di richieste dei cittadini". Si legge in una nota dell'ufficio stampa di palazzo Chigi. Quanto alle perplessita' sollevate in merito al provvedimento da parte del capo dello Stato, il governo garantisce che terra' conto delle 'considerazioni' del presidente Napolitano: "Palazzo Chigi sottolinea inoltre che le considerazioni del Capo dello Stato saranno valutate attentamente e che si terra' conto delle notazioni e dei suggerimenti espressi dal Presidente Napolitano gia' a partire dalla prima applicazione della legge stessa". Gli altri punti della missiva. Clandestinità , c'è troppa incoerenza Sul reato di clandestinita' il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invita ad una "rinnovata riflessione che consenta di approfondire la loro coerenza con in principi dell'ordinamento e di superare - si legge a pagina 3 della lettera - futuri o gia' evidenziati equivoci interpretativi e problemi applicativi. Mi riferisco alle disposizioni che hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina (Art. 1 commi 16 e 17). Esso punisce non il solo ingresso, ma anche il trattenimento nel territorio dello Stato. La norma e' percio' applicabile a tutti i cittadini extracomunitari illegalmente presenti nel territorio dello Stato al momento dell'entrata in vigore della legge. Il dettato normativo non consente interpretazioni diverse: allo Stato, esso apre la strada a effetti difficilmente prevedibili. In particolare, suscita in me forti perplessita' la circostanza che la nuova ipotesi di trattenimento indebito non preveda la esimente della permanenza determinata da "giustificato motivo". La Corte costituzionale (sentenze n. 5/2004 e n. 22/2007) ha sottolineanto il rilievo che la esimente puo' avere ai fini della "tenuta costituzionale" di disposizioni del genere di quella ora introdotta. L'attribuzione della contravvenzione di immigrazione clandestina alla commissione del giudice di pace non mi pare poi in linea con la natura conciliativa di questi e disegna nel contempo, per il reato in questione, un "sottosistema" sanzionatorio non coerente con i principi generali dell'ordinamento e meno garantistica di quello previsto per delitto di trattenimento abusivo sottoposti alla cognizione del Tribunale. Per il nuovo reato la pena inflitto non puo' essere condizionalmente sospesa o "patteggiata", mentre la eventuale condanna non puo' essere appellata Ultimo aggiornamento ore 20:06

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quelle norme da riscrivere - (segue dalla prima pagina) (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 35 - Commenti QUELLE NORME DA RISCRIVERE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Napolitano sceglie la via più difficile, dunque. Prima promulga, poi scrive, consiglia, raccomanda, avverte. E´ una strada che, prima di lui, non ha imboccato mai nessuno. E d´altronde mai nessuno, prima di Napolitano, ha dovuto sorvegliare una vita istituzionale divisa tra forza (straordinaria) della maggioranza e la debolezza (straordinaria) delle opposizioni, mutilata di ogni confronto parlamentare in una tableau dove la fragilità dei fondamenti condivisi è evidente. Il percorso che il Capo dello Stato si è scelto è il più tortuoso. Per necessità. A occhio nudo, affiorano nelle mosse del Quirinale alcune innovazioni che possono apparire irrituali. Proviamo a enumerarle. Il Capo dello Stato non partecipa alla funzione legislativa. Il rifiuto di promulgare una legge non è una bocciatura definitiva né un ostacolo definitivo. E´ soltanto un rinvio (se le Camere l´approvano di nuovo, la legge deve essere promulgata). Al Capo dello Stato è riservato quindi soltanto il potere di un «richiamo solenne al Parlamento», un invito a riflettere, a riesaminare ancora quali sono gli effetti della nuova legge sul funzionamento delle istituzioni o sugli equilibri generali del sistema. Napolitano scorge nella legge i germi maligni di una «disomogeneità e una estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero dovuto caratterizzarlo». Dinanzi a questo quadro (ecco una prima irritualità) perché rinunciare a sollecitare il parlamento a un riesame più meditato? Quel «richiamo solenne», che la Costituzione assicura al Quirinale prima, giunge in questo caso dopo la promulgazione di una legge che, anche per il Capo dello Stato, mostra elementi di «rilevante criticità», spesso incoerenti «con i principi dell´ordinamento». Un testo che incuba già alla nascita «equivoci interpretativi e problemi applicativi». E – per dirne una – con l´attribuzione della gestione del reato di immigrazione clandestina al giudice di pace «disegna un "sottosistema" sanzionatorio non coerente con i principi generali dell´ordinamento e meno garantista di quello previsto per delitti di trattenimento abusivo sottoposti alla cognizione del tribunale». Sono vizi seri, sono motivi gravi e fondati, sono ragioni che, nello spirito della lettera costituzionale, avrebbero giustificato un rinvio al parlamento, un ripensamento, non una lettera al governo che molti contesteranno. C´è qui una seconda irritualità. Perché scrivere al governo e soltanto per conoscenza al parlamento? Il presidente non può interferire con la funzione di indirizzo politico cui è, e deve rimanere, estraneo. La sua è una funzione di controllo che esercita sul governo, per la necessità e l´urgenza dei decreti legge, e sul parlamento per le leggi. Perché escludere o informare soltanto per cortesia istituzionale i presidenti di Camera e Senato, che molto hanno corretto il decreto partorito dall´esecutivo? Si può cogliere, soprattutto, una terza irritualità nella mossa di Napolitano. Non esamina, nella lunga lettera, nessuno dei profili di illegittimità costituzionale sollevati da più parti, durante il lungo lavoro di gestazione della legge, e infine da un appello di ventidue illustri giuristi, tra i quali ex-presidenti e membri della Corte Costituzionale come Gustavo Zagreblesky e Guido Neppi Modona. Forse, sarebbe stato necessario. «L´ingresso o la presenza illegale del singolo straniero – si leggeva nell´appello – non rappresentano di per sé fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l´espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: l´incriminazione assume, pertanto, un connotato discriminatorio contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si può essere puniti solo per fatti materiali». Verso questo aspetto sostanziale, di «merito costituzionale» (il contrasto della nuova legge con la Carta), il Capo dello Stato non ritiene di dover volgere lo sguardo o rassicurare circa la coerenza tra i principi e le nuove norme. Esplicitamente la legge non piace a Napolitano e il suo giudizio critico peserà, probabilmente, quando la Consulta ne vaglierà la costituzionalità. Se il Capo dello Stato le ha assicurato, in modo molto problematico, il suo sigillo lo si deve – è scritto nella nota del Quirinale – al fatto che il provvedimento contiene misure contro la criminalità organizzata che sono state approvate da un´ampia maggioranza e che non potevano essere sospese. Anche questo argomento non è solidissimo. Quelle norme contro il crimine organizzato sono state, a vista d´occhio, soltanto il paravento che ha consentito al governo e alla maggioranza di non far apparire la legge sulla sicurezza come un programma di repressione penale contro l´immigrazione. Aggravare le condizioni carcerarie del 41bis, quindi di chi è già in carcere, non pare un passo definitivo per sconfiggere le mafie né d´altronde la lotta al crimine avrebbe registrato un arretramento con il breve rinvio necessario per rendere la legge più equilibrata, costituzionale, meno distruttiva del sistema penale. Ora, dopo la lettera di Napolitano, il governo promette di correggere le storture. Vedremo. La Lega davvero rinuncerà al risultato che ha conquistato? Il governo vorrà buttar via i successi di immagine (altri sono i fatti) che la legge contro i migranti gli regala?

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Eolico selvaggio, si allarga il fronte del  (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Energia Eolico selvaggio, si allarga il fronte del «no» CAMPOBASSO Non si ferma l'onda lunga di protesta contro l'eolico selvaggio. Le Associazioni si rioganizzano per chiedere un incontro in Regione con il presidente della Commissione energia Bearardo al fine di scongiurare che passi la proposta di legge presentata da quest'ultimo e che andrebbe a sconvolgere la normativa precedente osservata comunque prima dal Consiglio dei ministri e poi impugnata dalla Corte costituzionale. Sul piede di gurerra soprattutto la Coldiretti che ha analizzato la questione delle torri eoliche con l'assessore regionale all'agricoltura Nicola Cavaliere esponendo le ricadute che il provvedimento avrebbe sull'ambiente e soprattuto sull'inquinamento acustico e sull'uso di proprietà rurali destinate all'agricoltura su cui andrebbero a essere installati i pali a vento. Sul nuovo testo di legge che dovrebbe essere preso in esame e votato martedì prossimo le Associazioni ambientaliste cheidono che ci sia un migliore confronto per stabilire regole e limiti diversi. Intanto anche in seno alla politica l'argomento ha creato qualche tensione. E' probabile che all'interno della stessa maggioranza ci sia l'assessore regionale all'energia Marinelli poco d'accordo sul nuovo testo tant'è che avrebbe anunciato in aula martedì scorso di voler rimettere la delega specifica nella mani del presidente Iorio. Al.Cia.

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Il Csm critica il lodo Alfano: (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Il ministro: «Hanno dato un parere. Il Parlamento è sovrano» Il Csm critica il lodo Alfano: «Dubbi di costituzionalità» Alcune delle norme contenute nel disegno di legge che riforma il processo penale, potrebbero essere incostituzionali. Questo è ciò che la sesta commissioone del Consiglio superiore della Magistratura scrive nel suo parere che oggi dovrà essere approvato dal plenum. Critiche sollevate a proposito delle modifiche al rapporto tra il pubblico ministero e la polizia giudiziaria. Per la commissione, «non sfuggono a dubbi di costituzionalità» sia in relazione all'art. 109 (l'Autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria, ndr), sia all'art. 112 ( obbligatorietà dell'azione penale, ndr). Secondo i consiglieri della sesta commissione sono proprio alcune sentenze della Corte costituzionale a confermare i timori sulla legittimità delle nuove norme che affidano maggiori poteri alla polizia giudiziaria, rendendola più autonoma rispetto alla procure e rilevano che «la distinzione operata dall'art. 3 del disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di polizia giudiziaria appare difficilmente compatibile con l'assetto costituzionale nella parte in cui pone solo le prime "alla dipendenza" dell'autorità giudiziaria, stabilendo per i secondi che agiscano "sotto la direzione dell'autorità giudiziaria", ma non alle sue dipendenze». Critiche alle quali risponde il Guardasigilli, Angelino Alfano: «Il Csm ha dato il suo parere sul ddl del processo penale e il Parlamento talvolta ha preso in considerazione i pareri del Csm, ma il Parlamento è sovrano. C'è una drammatizzazione dei pronunciamenti del Csm, che spesso avvengono in pendenza del dibattito parlamentare, che continuerà ad essere libero a beneficio del servizio giustizia».

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il governo impugna la legge toscana "atteggiamento ostile" dice martini - simona poli (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina I - Firenze Immigrazione Il governo impugna la legge toscana "Atteggiamento ostile" dice Martini SIMONA POLI Vita brevissima ha avuto in Toscana la legge sull´immigrazione. E´ di ieri l´annuncio che il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, ha impugnato sia la nuova norma approvata in Toscana sia quella varata dalle Marche, analoga nei contenuti ma ancora più spinta nell´accoglienza agli immigrati irregolari. Il governo contesta alla giunta di Claudio Martini di aver previsto per i cosiddetti "clandestini" specifici interventi in materia di assistenza socio-sanitaria. L´accusa, insomma, è di aver scritto nero su bianco in un testo di legge che un tetto e un pasto caldo debbano essere garantiti anche a chi non ha il permesso di soggiorno. Non solo cure sanitarie e frequenza scolastica nell´età dell´obbligo - due forme di accoglienza che la Toscana assicura anche agli irregolari - ma addirittura l´assistenza sociale a chi non ha niente. Secondo Fitto questa decisione eccede dalla competenza regionale: «Disciplinando ed agevolando il soggiorno degli stranieri che dimorano irregolarmente nel territorio nazionale», dice, «le due leggi incidono sulla disciplina dell´ingresso e del soggiorno degli immigrati che, come più volte affermato dalla Corte Costituzionale è riservata allo Stato». Martini replica duro: «Quello del governo è un atteggiamento ostile e pregiudiziale». SEGUE A PAGINA IV

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immigrati, fitto impugna la legge toscana martini: "dal governo atteggiamento ostile" - simona poli (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina IV - Firenze Immigrati, Fitto impugna la legge toscana Martini: "Dal governo atteggiamento ostile" Il ministro per le Regioni: "Competenze travalicate" Il Pdl esulta SIMONA POLI (segue dalla prima di cronaca) La tesi di Palazzo Chigi è chiara. Leggi come quella toscana, che potrebbero anche servire da modello per altre regioni, rischiano di incoraggiare flussi di nuova immigrazione in Italia, nel momento in cui il governo è impegnato in tutt´altra direzione. «Ho proposto l´impugnativa ovviamente in punto di diritto», spiega ancora Fitto, «ma non mi sfugge un punto di fatto, la presumibile volontà da parte delle due regioni di eccedere le proprie competenze legislative anche con uno spirito di polemica nei confronti di leggi e norme decise dal Parlamento e quindi leggi dello Stato. Non mi pare che questo sia un atteggiamento utile al necessario dialogo tra governo e Regioni e soprattutto vedo il pericolo di un inutile e dannoso implemento del contenzioso presso la Corte Costituzionale». Di fronte a queste parole Martini non sembra agitarsi troppo, probabilmente l´uscita di Fitto non lo coglie di sorpresa. «Quello deciso dal governo è un ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto di un atteggiamento - questo sì - ostile e pregiudiziale», commenta. «La nostra legge dice quello che dice la Costituzione. E´ una legge che interviene sugli aspetti sociali, di competenza regionale, legati alla presenza di immigrati, quindi alle politiche dell´accoglienza e dell´integrazione oltre che alle forme di primo e urgente soccorso a tutela anche della salute pubblica. La legge non modifica la condizione giuridica dell´immigrato né influisce sulla regolamentazione di flussi. Siamo abituati a rispettare le leggi ma anche a difendere l´autonomia che la Costituzione ci riconosce. Solo la Consulta può stabilire se abbiamo o no travalicato le nostre competenze». Chi esulta è invece il Pdl toscano, che giusto tre giorni fa aveva iniziato la raccolta di firme per bloccare la legge con un referendum. «Quello del governo è un atto doveroso e dovuto, trattandosi di una legge palesemente incostituzionale e in controtendenza non solo con la normativa italiana ma anche con quella che ormai ispira anche tutti i governi europei», dice il parlamentare del Pdl Riccardo Mazzoni. E il capogruppo in consiglio regionale Alberto Magnolfi fa notare come «non giovi che una grande regione si ponga continuamente come capofila di ogni possibile contestazione nei confronti del governo». Prima che da Roma arrivasse la notizia del ricorso, la maggioranza del consiglio regionale aveva approvato in aula due mozioni a sostegno della legge, contro l´ipotesi di creare in Toscana Centri di identificazione ed espulsione dei clandestini e di premere sul Parlamento per una legge a favore dei figli di coppie di immigrati irregolari che nascono in Italia. Nello stresso momento in Provincia il consigliere della Lega nord Marco Cordone lanciava al sindaco di Firenze Renzi la proposta di emanare «un´ordinanza "anti-borsoni" per fermare l´invasione degli ambulanti abusivi, soprattutto in zone come San Lorenzo che sono prese d´assedio da ragazzi senegalesi con sacchi pieni di oggetti contraffatti». Del resto a Pisa il sindaco del Pd Marco Filippeschi ci aveva già pensato da solo.

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impugnata la legge toscana martini: noi siamo nel giusto (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il consiglio dei ministri: materia riservata allo Stato Impugnata la legge toscana Martini: noi siamo nel giusto ROMA. Il Consiglio dei Ministri ha impugnato ieri la legge regionale della Toscana n.29/2009, in materia di sostegno ed integrazione di cittadini stranieri. La legge, secondo il Cdm, contiene alcune disposizioni che prevedono specifici interventi che eccedono dalla competenza regionale. «Tali leggi - prosegue la nota - disciplinando ed agevolando il soggiorno degli stranieri che dimorano irregolarmente nel territorio nazionale, incidono sulla disciplina dell'ingresso e del soggiorno degli immigrati che, come più volte affermato dalla Corte Costituzionale è riservata allo Stato». «Quello deciso dal governo è un ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto di un atteggiamento - questo sì - ostile e pregiudiziale. La nostra legge dice quello che dice la Costituzione» commenta il presidente della Regione, Claudio Martini. «In Toscana - prosegue - siamo abituati a rispettare le leggi dello Stato, ma anche a difendere l'autonomia che la Costituzione ci riconosce. Affronteremo con serenità e convinzione il dibattito di fronte alla Corte perchè solo la Consulta e non il governo può stabilire se abbiamo o no travalicato le nostre competenze».

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Integralisti per rivedere la legge 40 Aborto, passa la mozione Buttiglione (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Integralisti per rivedere la legge 40 Aborto, passa la mozione Buttiglione SUSANNA TURCO Mentre la Camera con una sostanziale convergenza bipartisan (via astensione di Pd e Idv al testo proposto dal centrista Buttiglione e sostenuto dal Pdl)dice no all'aborto come strumento di controllo delle nascite, non nuovissimo principio contenuto anche nella legge 194, e rinuncia invece a dire una parola esplicita sul tema della «libertà di scelta della donna» (per non parlare della contraccezione), tutt'altro clima si respira dalle parti del ministero della Salute. Molto più fattivo, molto più concreto. Di certo pochissimo alla ricerca di quel «minimo comun denominatore etico» sbandierato dai fautori della mozione che, da ieri, impegna il governo a proporre in sede Onu una risoluzione antiabortista. Un clima tutt'altro che trasversale. Commissioni al Welfare Si è, infatti, che proprio oggi, a ventiquattr'ore dalle gentili convergenze Buttiglione-Binetti, e dalla soddisfazione della gran parte del mondo cattolico, si insedierà la commissione istituita a fine giugno dal ministro Maurizio Sacconi per «valutare le implicazioni giuridiche ed etiche» della sentenza della Consulta sulla legge 40 che regola la procreazione assistita. All'inizio di aprile, infatti, la Corte Costituzionale aveva dichiarato inammissibili alcuni punti della legge, in particolare quello sul limite dei tre embrioni. Rendendo opportuno un ulteriore lavoro per armonizzare il testo con le indicazioni della Consulta. «Procederemo emanando nuove linee guida», aveva risposto all'epoca la sottosegretaria Eugenia Roccella a chi già si azzardava a ipotizzare una revisione della legge. Detto, fatto. Le nuove linee guida, come annunciato in un trafiletto di Avvenire, «scaturiranno» dal lavoro di questa commissione, che si occuperà in particolare dei problemi relativi alla crioconservazione degli embrioni, più quello di un Osservatorio che dovrà monitorare l'applicazione delle norme sulla fecondazione assistita. Due su undici Curioso è tuttavia che, in stridente contrasto con la ricerca volenterosa di convergenze parlamentari su un tema come l'aborto, le personalità di giuristi e bioeticisti individuate per lavorare su una questione controversa come la procreazione assistita provengono tutte o quasi dalla stessa parte. Circostanza sulla quale i radicali hanno già presentato una interrogazione parlamentare. Presidente, per dire, è Francesco D'Agostino. Qualche maligno lo chiama «mastino della Cei». Più laicamente, di lui si può dire che ha guidato per otto anni complessivi il Comitato nazionale per la bioetica, che è presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani, che è membro della Pontificia Accademia per la Vita, che è editorialista di Avvenire. C'è poi Bruno Dalla Piccola, presidente dell'associazione Scienza e Vita, plaudentissimo ieri per «il fronte trasversale che ha detto no all'aborto». Assuntina Morresi, consulente ministeriale e alter ego ciellino della Roccella. Alberto Gambino, mente giuridica di Rutelli e teodem nella campagna per l'astensione al referendum sulla legge 40. Angelo Vescovi, altro protagonista della campagna referendaria «la vita non si tocca» e convinto sostenitore della tesi che la ricerca sulle staminali embrionali sia inutile. Enrico Garaci, il «signor nessuno» che Comunione e liberazione candidò all'89 a sindaco di Roma sotto le insegne della Dc. Ci sarebbe da citarne qualcun altro, ma in sostanza, per fare un bilancio, di cosiddetti "laici" figurano Carlo Alberto Redi e Amedeo Santosuosso. Due membri su undici. Un bell'esempio di ricerca di convergenze, non c'è che dire. Alla Camera passa con una sostanziale convergenza la mozione per il no all'aborto. Intanto, al ministero della Salute, si insedia una commissione che lavora sulla legge 40: i membri "laici" sono due su undici.

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Contro la legge-sicurezza la Cgil -attacca Epifani - metterà in atto tutti gli strume... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Contro la legge-sicurezza «la Cgil -attacca Epifani - metterà in atto tutti gli strumenti tesi ad una sua correzione ed a impedirne gli effetti più nefasti. In primo luogo interpellando la Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia Europea».

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Il 7 ottobre la Corte Costituzionale si pronuncerà sul lodo-Alfano. Il ministro e il premie... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il 7 ottobre la Corte Costituzionale si pronuncerà sul lodo-Alfano. Il ministro e il premier però sembrano essersi già preparati: con una cena con i due giudici che quella sentenza prepareranno: Luigi Mazzella (nella foto a sinistar) e Paolo Maria Napolitano.

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Le toghe stroncano la riforma Alfano sul processo penale (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 16-07-2009)
Pubblicato anche in: (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Giustizia

POLITICA pag. 11 Le toghe stroncano la riforma Alfano sul processo penale CSM ROMA VÌOLA QUATTRO principi costituzionali, a cominciare dall'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'efficacia delle indagini il disegno di legge del ministro Alfano sulla riforma del processo penale. E inoltre, «rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo» e insieme «estromettendo il pm dalle indagini», potrebbe permettere al governo di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale. E' UNA STRONCATURA senza appello quella della Sesta Commissione del Csm, contenuta in un parere che già oggi potrebbe essere discusso dal plenum. Una presa di posizione criticata dalla maggioranza (che con il capogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, accusa il Csm di voler svolgere «funzioni di terza Camera») e apprezzata dall'opposizione, che accusa il governo di «schizofrenia» e con Antonio Di Pietro (Idv) bolla come «criminale» il ddl. Non sembra preoccupato il ministro Alfano, convinto che il parere del Csm non limiterà le Camere, visto che «il Parlamento è sovrano». Le critiche del Csm sono soprattutto alle norme-chiave del provvedimento. A cominciare da quella che ridisegna i rapporti tra polizia giudiziaria e pubblico ministero, innanzitutto assegnando al magistrato, un ruolo «passivo» nelle indagini, visto che non potrà più acquisire direttamente le notizie di reato (compito che diverrà esclusivo della polizia giudiziaria. «L'eliminazione del potere del PM di acquisire anche di propria iniziativa le notizie di reato realizza un vulnus al principio della obbligatorietà dell'azione penale» denunciano i consiglieri. Per poter attuare il dettato costituzionale il pm deve poter agire anche di propria iniziativa. Le toghe sono preoccupate anche dalla cancellazione del termine entro il quale la polizia giudiziaria deve riferire della sua attività al pm e in generale la maggiore autonomia della pg avranno «devastanti conseguenze sull'efficienza dell'azione investigativa», determineranno una dilatazione dei tempi delle indagini, e comporteranno «minor tutela dei diritti della difesa». Tra le norme che allarmano il Csm anche quella che estende i casi di astensione e di ricusazione dei giudici.

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IL BRACCIO di ferro sulla legge per l'immigrazione tra la Regione e il Pdl toscano si s... (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE pag. 14 IL BRACCIO di ferro sulla legge per l'immigrazione tra la Regione e il Pdl toscano si s... IL BRACCIO di ferro sulla legge per l'immigrazione tra la Regione e il Pdl toscano si sposta ora a Roma. Il provvedimento voluto dalla giunta del governatore Martini che tra le altre cose riconosce il diritto di assistenza sociosanitaria anche agli immigrati non in regola col permesso di soggiorno è stato impugnato dal governo che ne contesta la costituzionalità. «Esprimo soddisfazione per la decisione del Governo che costituisce un primo risultato della nostra battaglia contro la legge regionale sull'immigrazione che abbiamo sin dall'inizio ritenuto incostituzionale e pericolosa ha detto il capogruppo Fi-Pdl in Consiglio regionale Alberto Magnolfi (foto sotto a destra) . Il nostro impegno prosegue per il referendum abrogativo della normativa. C'è da attendersi, tuttavia, che sia la stessa Corte costituzionale ad accogliere il ricorso del Governo e a risolvere alla radice la questione». Ribatte il governatore Martini (foto accanto)che afferma di affrontare con serenità il dibattito alla Consulta: «Quello deciso dal Governo è un ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto di un atteggiamento ostile e pregiudiziale. La legge toscana non interviene né sulla condizione giuridica dell'immigrato, né sulla regolamentazione di flussi, materia di stretta competenza statale».

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Il fisco desiderato (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-16 - pag: 14 autore: Il fisco desiderato In Italia 14 milioni di persone vivono con meno di 10mila euro all'anno: sono tutti evasori? Fa sicuramente comodo crederlo e mette anchea posto tante coscienze. Il dato però meriterebbe qualche approfondimento più circostanziato, se non fossimo nel paese del «io, speriamo che me la cavo». Un altro dato emerge dai redditi del 2007: in un anno si sono registrati 8 milioni di contribuenti in più: a che cosa è dovuta questa crescita? Luigi A. Ciannilli e-mail I l tema del fisco si presta molto bene a un certo andazzo informativo, propenso al titolo a effetto e alla semplificazione esasperata, che non consente di andare a fondo di problemi spesso di notevole complessità. Detto questo, l'italiano non si può certo considerare tra i contribuenti più entusiasti e diligenti, come dimostra del resto l'entità dell'economia sommersa. Tutto sta a capire da cosa dipenda questo atteggiamento: se da congenito egoismo, inconfessabile anarchismo, atavica sfiducia nella dimensione pubblica, radicata insoddisfazione nelle prestazioni ricevute in cambio piuttosto che da un rapporto col Fisco tradizionalmente difficile, complicato e poco trasparente.Credo che l'ultimo aspetto giochi un ruolo tutt'altro che secondario. E, dunque, per fare emergere redditi nascosti, che non solo ci sono ma sfuggono anche alla morsa della crisi, forse varrebbe la pena di tentare con meccanismi automatici e trasparenti. • La riforma Gelmini Sono stati appena discussi i ricorsi al Tar del Lazio controi provvedimenti adottati dal ministro Mariastella Gelmini in attuazione dei Decreti legge che hanno previsto i tagli per la scuola statale: è chiaro che sono stati tagliati gli organici ed è stato stravolto l'assetto organizzativoe didattico della scuola primaria in palese violazione delle leggi vigenti. è preoccupante che un ministro della repubblica possa impunemente operare, violando le norme vigenti, e con la copertura degli organi di controllo. Corrado Mauceri e-mail All'Africa solo spiccioli è ancora lontana un'equa distribuzione delle ricchezze trai paesi del mondo. I 20 miliardi di euro stanziati- per ora sulla cartadal G- 8 sono una goccia nell'oceano della povertà.è vero che 20 miliardi sono meglio di niente, ma, se si considera la corruzione di molti di questi paesi, quei fondi sono già spariti. Così poche persone diventano sempre più ricche e tante sempre più indigenti: povertà e corruzione in Africa, e non solo, viaggianoa braccetto. Fino a quando non si riuscirà a spezzare questo binomio non ci sarà possibilità di sviluppo. Giuseppe Diotto Torino La tassa di fognatura Gli italiani (proprietari di alloggie gli agricoltori) pagano ai Consorzi di bonifica una somma che nel 2006 è stata di oltre 450 milioni. La Corte costituzionale ha stabilito che non si possono trasferire alle Province le sole funzioni di carattere privatistico esercitate dagli enti in questione. è possibile trasferire alle Province le funzioni pubblicistiche, cioè quelle che autorizzano i Consorzi a emettere cartelle immediatamente esecutive e anche per opere non di bonifica (come risulta dalla stessa circostanza che molte Commissioni tributarie hanno escluso proprio la legittimità di un'imposizione che non si basi su un beneficio discendente da un'opera di bonifica verae propria). Il Codice delle autonomie farà in modo che almeno chi paga la tassa di fognatura non debba versare quattrini anche ai Consorzi? Alessandra Egidi Ufficio stampa Confedilizia

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All'esame della Consulta lo sconto Irap parziale (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-16 - pag: 29 autore: Imposte contese. I giudici di Bologna contestano la mancata deducibilità All'esame della Consulta lo sconto Irap parziale Ires al netto del 4,25% di interessi e costo del lavoro Giuseppe Verna L'Irap torna all'esame della Corte costituzionale. Si rafforza, infatti, il dubbio di legittimità sull'indeducibilità dal reddito d'impresa del 4,25% (3,9% dal 2008) di interessi passivi e costo del lavoro. Dopo l'ordinanza 3 aprile 2009, n. 42, della Commissione tributaria provinciale di Bologna, sezione V (si veda «Il Sole 24 Ore» del 10 aprile 2009), ora è la sezione XIII che, con ordinanza 25 giugno 2009, n. 74, ha rimesso gli atti alla Corte. Un nuovo rinvio L'ordinanza sviluppa e arricchisce le motivazioni già espresse dalla sezione V. I giudici della Ctp di Bologna, proprio in coincidenza del dies Irap , ovvero dell'esame da parte della Consulta del dubbio di costituzionalità sollevato dalle Commissioni di Parma, Genova e Chieti sull'indeducibilità dell'Irap dall'imponibile Ires (articolo 2, comma 1, decreto legislativo 446/1997), hanno ritenuto infondato quel dubbio giacché nessun ostacolo costituzionale si frappone alla tassazione del reddito d'impresa sia con un'imposta personale (Ires),sia con un'imposta reale (Irap) e la deducibilità della seconda dalla prima vanificherebbe in parte la volontà del legislatore. A Bologna il dubbio è stato ora sollevato in maniera più sofisticata e originale. L'Irap può benissimo colpire, oltre al reddito d'impresa, anche interessi passivi e costo del lavoro, perché presupposto dell'imposta reale non è un reddito netto, ma il valore aggiunto prodotto da un'attività autonomamente organizzata. L'indeducibilità dell'Irap non può però comportare che interessi passivi e costo del lavoro siano tassati ai fini Ires, ancorché solo in parte, giacché sono componenti negativi del reddito e non possono, quindi, essere prima dedotti e poi aggiunti all'imponibile a titolo di Irap indeducibile. Le basi dell'ordinanza La Commissione bolognese ha ricordato che il principio di capacità contributiva è stato interpretato dalla Corte costituzionale nel senso che a situazioni uguali devono corrispondere uguali regimi impositivi e a situazioni diverse un trattamento diseguale: affermazione quanto mai opportuna perché fa giustizia della tesi che fa leva sulla diversa organizzazione dei fattori produttivi, attuata dall'imprenditore, per giustificare la diversità del prelievo tributario, dimenticando non solo che l'iniziativa economica privata è libera (articolo 41 della Costituzione), ma che tale organizzazione quasi sempre non è frutto di libera scelta dell'imprenditore, ma dipende dal mercato o dalla natura di beni e servizi prodotti. Così non è materialmente concesso a tutti gli imprenditori di robotizzarsi e dedurre i costi delle macchine al 100% attraverso le quote di ammortamento, dovendo molti fare ancora massiccio ricorso al lavoro dipendente, il cui costo, a causa dell'indeducibilità Irap, è deducibile solo al 95,75%, essendo prima dedotto dal reddito al 100% e poi recuperato al 4,25. Per finire l'ordinanza osserva che i dubbi di costituzionalità non sembrano essere stati superati dall'articolo 6 del Dl 185/2008:la norma non consente la piena deducibilità di interessi passivi e costo del lavoro, vista l'irragionevolezza di una deduzione calcolata sul 10% dell'imposta pagata e scollegata dalla misura di interessi passivi o costo del lavoro. Da sola la ragion fiscale (ridurre al minimo la perdita di gettito) non pare motivo sufficiente a sostenere, in un ordinamento garantista, la discrezionalità del legislatore. Le due ordinanze di Bologna aprono un nuovo fronte contro l'indeducibilità dell'Irap dal reddito personale e, limitando la perdita di gettito fino al 2007 all'1,4%degli interessi passivi e del costo del lavoro (4,25% del 33%)e dal 2008 all'1,07% (3,9% del 27%), hanno maggiori probabilità di essere accolte. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Csm: testo Alfano incostituzionale (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-07-16 - pag: 16 autore: Bocciato il nuovo processo penale Il Csm: testo Alfano incostituzionale ROMA Un provvedimento che viola ripetutamente la Costituzione. Lo dice la sesta commissione del Csm, nel parere approvato ieri sul Ddl del governo di riforma del processo penale, all'esame del Senato, che oggi approderà in via d'urgenza al plenum.L'organo di autogoverno della magistratura individua almeno quattro profili di incostituzionalità- dall'obbligatorietà dell'azione penale alla ragionevole durata del processo- destinati a produrre effetti «devastanti »sulle indagini e sull'indipendenza della magistratura. Plaude l'opposizione,la maggioranza insorge. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano invita a «non drammatizzare i pronunciamenti del Csm». «Non abbiamo vocazione al suicidio giuridico - ha detto - . Crediamo che la nostra proposta possa resistere al vaglio della Corte costituzionale, ma l'iter parlamentare è ancora lungo e ci sarà tempo per ogni riflessione». Il Csm rileva che il Ddl del governo, "sganciando" dal Pm la polizia giudiziaria, «rafforza la dipendenza di quest'ultima dal potere esecutivo»; il che, combinato all'estromissione del Pm dalle indagini», potrebbe consentire al governo di controllare o condizionare l'azione penale. La norma che ridisegna i rapporti tra Pm e Pg è quella su cui si appuntano le critiche più severe, con riferimento all'articolo 109 della Costituzione (l'autorità giudiziaria dispone direttamente della Pg) e al 112, sull'obbligatorietà dell'azione penale, e quindi, al ruolo assegnato al Pm, di «garante della legalità dell'azione penale e dei diritti dell'indagato e dell'imputato». Difatti, tra le conseguenze negative del Ddl, il Csm indica anche la «minor tutela degli interessi della difesa», oltre alla «dilatazione » dei tempi dei procedimenti. Per essere in linea con la Costituzione, il Pm deve poter agire anche di sua iniziativa, «altrimenti l'obbligatorietà risulta condizionata dalla preliminare attività della polizia giudiziaria, priva dei necessari requisiti di autonomia e indipendenza». Tra le norme "bocciate" anche quella che amplia i casi di astensione e ricusazione dei giudici, «limitando» la possibilità di «esprimere, individualmente e collettivamente, opinioni o posizioni in merito a condotte di pubblico interesse, ancorché estranee alle questioni dedotte in giudizio». è una norma che pone «un serio limite alla manifestazione del pensiero del giudice. Insorge la maggioranza secondo cui il Csm continua a muoversi come «una terza Camera», svolgendo «funzioni politiche» improprie (Italo Bocchino). Per Gaetano Quagliariello, il parere non doveva essere formulato con i rilievi di incostituzionalità perché già un anno fa - in occasione del Ddl sicurezza - il capo dello Stato «intervenne per impedire che si consumasse un vulnus istituzionale ». Sul fronte opposto, il centro-sinistra- forte della censura venuta proprio ieri dal capo dello Stato sul Ddl sicurezza - fa rimarcare che il parere conferma la «schizofrenia e l'incoerenza» dell'azione di governo in materia di giustizia penale: da un lato si approvano provvedimenti all'insegna della tolleranza zero, dall'altro, spiega Lanfranco Tenaglia (Pd), si «depotenziano le indagini ». E Antonio Di Pietro definisce il Ddl del governo non solo «incostituzionale », ma anche «immorale e criminale ». D. St. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL GUARDASIGILLI «Non abbiamo vocazione al suicidio giuridico, pensiamo che la nostra proposta possa resistere al vaglio della Consulta»

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Francia, shopping anche la domenica (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-16 - pag: 10 autore: Liberalizzazioni. Parigi si adegua Francia, shopping anche la domenica Attilio Geroni PARIGI. Dal nostro corrispondente Domenica, maledetta domenica. Anche la Francia, a fatica, si adegua al trend europeo di liberalizzazione del commercio nel giorno dedicato al riposo. Un primo passo è stato compiuto ieri con l'approvazione all'Assemblea nazionale della proposta di legge , che alleggerisce alcuni vincoli amministrativi. Il testo, approvato con una maggioranza esigua ( 282 a 238), andrà al Senato e il varo è previsto il 24 luglio. è una riforma sulla quale, nonostante la crisi avesse posto altre priorità, ha molto insistito il presidente Nicolas Sarkozy, stufo di osservare lo spettacolo bizzarro degli Champs Elysées, dove il lato destro - guardando l'Arco di trionfo - è un tripudio di shopping e il sinistro batte la fiacca. Probabilmente con la rentrée non dovrà più sollecitare gli esercenti della rive gauche dell'avenue più bella del mondo a restare eccezionalmente aperti (oggi possono esserlo solo quelli che vendono prodotti legati al tempo libero, alla cultura e all'intrattenimento), come fece il 7 giugno per permettere a Michelle Obama di visitare le boutique. La proposta di legge introduce di diritto il lavoro la domenica, senza contropartita per i dipendenti, nei comuni e nelle zone di interesse turistico e nei centri termali. Secondo la maggioranza sarebbero interessate dalla liberalizzazione circa 500 zone, ma l'opposizione socialista che ricorrerà come sempre alla Corte costituzionale- ritiene che siano dieci volte tanto. L'ok dei dipendenti e una retribuzione almeno pari o doppia a un giorno lavorativo normale, saranno necessarie per l'apertura domenicale nelle zonecommerciali di tre grandi agglomerati urbani: Parigi, Marsiglia e Lilla. Si tratta di una quindicina di aree dove secondo le autorità si riscontra un'abitudine al consumo domenicale. In queste zone oltre a un'adeguata retribuzione, i lavoratori avranno diritto a una giornata di riposo settimanale. La legge ha avuto un iter tormentato trovando oppositori nella stessa maggioranza. Sarkozy ne ha fatto un punto d'onore poiché è parte del pacchetto di riforme annunciato in campagna elettorale con cui intende smuovere la mentalità del paese rivalutando il lavoro, in linea con lo slogan «lavorare di più per guadagnare di più», con il quale ha defiscalizzato gli straordinari (misura che a causa della crisi gira a vuoto ed è costosa) e introdotto deroghe alle 35 ore. Jean Noel Reinhardt, presidente del direttorio dei Virgin Megastore e del Comitato Champs Elysées, approva la proposta. Pur non potendo dare stime sull'impatto che potrebbe avere sui negozi,dice che il fatturato domenicale di un esercizio dell'avenue rappresenta un quarto del giro d'affari settimanale. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIORITà DI SARKOZY I negozi potranno rimanere aperti in 500 località turistiche e nelle zone commerciali della capitale, di Marsiglia e di Lilla

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La giustizia con la divisa (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

ULTRAS E POLIZIA La giustizia con la divisa Giuliano Pisapia Altro che giustizia eguale per tutti! Tre anni di reclusione per aver rubato un pacco di biscotti (prezzo un euro e 29 centesimi); 2 anni e 8 mesi a un «ladro» di 74 anni per il furto di un etto di prosciutto. Tre anni e 6 mesi per i poliziotti che hanno ucciso, a colpi di manganellate, Federico Aldrovandi; sei anni per l'agente di polizia che ha spezzato la vita di Grabriele Sandri. In carcere chi viola la legge per fame; a piede libero chi tronca la vita con una violenza inaudita. CONTINUA | PAGINA 4 Sentenze emesse «in nome del popolo italiano», mentre la maggioranza parlamentare approvava una legge che, tra le altre nefandezze giuridiche e sociali, punisce con 5 anni di carcere i migranti che non ottemperano all'ordine di espulsione; allunga fino a 6 mesi la detenzione amministrativa; modifica (creando nuovi reati e nuove aggravanti) intere parti del codice penale. Il carcere, ne siamo sempre più convinti, deve essere l'extrema ratio. Ma per tutti; non solo per i potenti o per chi indossa una divisa. E, invece, assistiamo, quotidianamente, a una progressiva, quasi inarrestabile, china discendente della nostra civiltà giuridica e della nostra cultura democratica. Come è possibile considerare colposo (cioè dovuto a imprudenza, negligenza o imperizia) un omicidio da parte di chi, agente di polizia, freddamente, impugna la pistola, la punta e spara mirando un ragazzo seduto in auto? E come si può parlare di eccesso colposo in legittima difesa in un caso, come quello di Federico Aldrovandi, in cui più poliziotti hanno infierito con violenza inaudita sul suo corpo? La regressione è intollerabile. La giustizia, giorno dopo giorno, ritorna ad essere forte con i deboli e debole con i forti. Anche altro ci deve far riflettere. Dopo la sentenza per la morte di Aldrovandi, i suoi amici e i suoi genitori si sono abbracciati; «volevo che a mio figlio fossero restituiti giustizia e dignità» ha detto il padre di Federico. Del tutto diversa la reazione degli amici di Gabriele Sandri. Insulti ai giudici; il Tribunale e le piazze trasformate in curve da stadio (violente e razziste, non quelle di una sana tifoseria). Eppure sia Federico che «Gabbo» sono vittime della stessa violenza e di una analoga ingiustizia. Ma ben diverse sono state le reazioni. Da un lato chi, come gli amici di Federico, crede in una giustizia che non deve mai trasformarsi in vendetta; dall'altro, chi, invece, pensa alla giustizia (e alla pena) come strumento di vendetta («gli ultras hanno voglia di vendetta», titolava ieri un autorevole quotidiano). Una ultima considerazione, a proposito di giustizia ed eguaglianza. Forti, e del tutto condivisibili, sono state le proteste, a sinistra e nel centrosinistra, per l'approvazione del pacchetto sicurezza. Ma molti sono stati i silenzi: basti pensare, ad esempio, ai voti favorevoli, anche nel centrosinistra, alla reintroduzione del reato di «oltraggio a Pubblico Ufficiale». Eppure bastava leggere le parole della Corte costituzionale per opporsi al ripristino di un reato che, ripetutamente, la stessa Corte aveva espressamente invitato ad eliminare dal nostro ordinamento penale, onde evitare censure in relazione a vari articoli della Costituzione, tra cui principalmente, ma non solo all'art. 3, che sancisce il principio per cui tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge. I giudici delle leggi, oltre vent'anni fa, aveva detto che tale reato era «espressione di una concezione autoritaria, non consona alla tradizione liberale italiana né a quella europea», e aveva evidenziato come «questo unicum, generato dal codice Rocco» era il prodotto della concezione dei rapporti tra pubblici ufficiali e cittadini tipica dell'ideologia fascista e quindi «estranea alla coscienza democratica instaurata dalla Costituzione repubblicana». La Corte non si era limitata, però, a chiedere espressamente al parlamento l'eliminazione di tale fattispecie penale dal nostro codice, ma - caso rarissimo - aveva autonomamente diminuito la pena allora prevista (massimo 2 anni di reclusione). Ebbene, con il recente pacchetto sicurezza, la pena è stata addirittura aumentata (fino a tre anni di reclusione). Ecco perché, di fonte a decisioni che contrastano con princìpi fondamentali di uno stato di diritto, chi crede nella giustizia non può tacere ma deve usare tutti gli strumenti della democrazia per opporsi a un abisso che ricorda un passato che speravamo definitivamente tramontato.

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ROMA - La battuta denuncia l'insofferenza per quella che è diventata la prassi cos... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 16 Luglio 2009 Chiudi di MASSIMO MARTINELLI ROMA - La battuta denuncia l'insofferenza per quella che è diventata la prassi costante del Csm: bocciare i suoi provedimenti legislativi. Ma al tempo stesso, il Guardasigilli lascia aperta una porta al dialogo. Così, commentando l'ennesimo parere negativo del Csm al suo progetto di riforma del codice penale, Angelino Alfano rivendica la piena autonomia del Parlamento "sovrano", ma al tempo stesso ricorda che le Camere, «talvolta hanno preso in considerazione i pareri del Csm». E poi, ancora, ha precisato che "c'è una drammatizzazione dei pronunciamenti del Csm, che spesso avvengono in pendenza del dibattito parlamentare, che continuerà ad essere libero, a beneficio del servizio giustizia»; e proprio quel sottolineare che il dibattito parlamentare è ancora in corso (in questo momento al Senato) lascia la possibilità di limare un testo che l'organo di autogoverno non riesce a digerire. Le critiche sono tutte in un documento voluminoso approvato l'altroieri all'unanimità dalla Sesta Commissione di Palazzo dei Marescialli, che già oggi potrebbe essere sottoposto in via d'urgenza al voto del Plenum. Nel mirino del Consiglio finiscono soprattutto le norme che ridisegnano i rapporti tra pubblico ministero e polizia giudiziaria, limitando il potere del primo e allargando le competenze degli investigatori. Secondo il documento della Sesta commissione, oltre all'obbligatorietà dell'azione penale, la riforma Alfano violerebbe i principi costituzionali del giudice naturale (articolo 25), della ragionevole durata dei processi (articolo 111), e il contenuto dell'articolo 109 della Carta Costituzionale, secondo cui l'autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria. Nono solo: i consiglieri della Sesta evidenziano come alcuni articoli della riforma Alfano possano essere in conflitto ncon il ruolo che la Costituzione assegna al pm di «garante della legalità dell'azione penale e dei diritti dell'indagato e dell'imputato». Giusto un anno fa, il Csm aveva licenziato un parere pressochè analogo, che segnalava profili di incostituzionalità, a proposito dello stesso ddl sicurezza che ieri è stato controfirmato dal Capo dello Stato, seppur con alcuni distinguo. E in quella occasione era stato lo stesso Napolitano a prendere posizione in maniera netta sulla prassi ormai consolidata del Consiglio Superiore di emettere pareri non vincolanti sulla produzione legislativa di governo e parlamento: «Formulare pareri su progetti di legge di assai notevole incidenza su materie di suo diretto interesse rientra nella facoltà attribuita espressamente dalla legge al Csm - aveva detto il Capo dello Stato - e non può suscitare sorpresa o scandalo. Ma non spetta in alcun modo al Consiglio quel vaglio di costituzionalità cui sono legittimate altre istituzioni». Intanto, sul parere emesso ieri, sono fioccate le prese di posizione: «Quanto legittimamente affermato dalla Sesta commissione del CSM conferma quanto diciamo da tempo - ha attaccato Lanfranco Tenaglia, responsabile Giustizia del Pd - e cioè che l'iniziativa governativa in materia di giustizia penale è incoerente e schizofrenica». Mentre Michele Vietti, presidente vicario dell'Unione di Centro alla Camera, aggiunge: «Di fronte al parere del Csm consiglierei a Governo e maggioranza di evitare le solite polemiche sull'invasione di campo e di esaminare nel merito i singoli rilievi». Per Gaetano Quagliariello, presidente vicario dei senatori Pdl, invece, «il lupo perde il pelo ma non il vizio». E auspica un intervento del vicepresidente del Csm, Mancino, per evitare «uno strappo istituzionale che sarebbe a questo punto d'inaudita gravità».

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. Barak: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 16/07/2009 - pag: 17 Israele Il ministro della Difesa critica le testimonianze raccolte da «Breaking the Silence». «Sono accuse generiche» «A Gaza spari sui civili». Barak: «I soldati parlino con me» DAL NOSTRO INVIATO GERUSALEMME «Mi sentivo come un bambino che guarda le formiche attraverso la lente d'ingrandimento. Bruciandole ». Sei mesi dopo, i ventidue giorni di guerra nella Striscia di Gaza riemergono nei racconti dei reduci. Ragazzi ancora sotto le armi, riservisti ritornati a casa. L'organizzazione israeliana «Breaking the Silence » ha raccolto le testimonianze anonime di ventisei soldati in un rapporto che ha causato la reazione stizzita dell'esercito. «Prima sparate, poi preoccupatevi », sarebbe stata la direttiva data dagli ufficiali. «Il fuoco era dissennato, appena arrivati alla nostra postazione cominciavamo a mitragliare contro tutti gli obiettivi sospetti», ricorda uno dei militari. Perché come avrebbero ripetuto i comandanti «in questo tipo di guerra urbana non ci sono innocenti, sono tutti nemici». Un soldato della Brigata Golani identificato dal quotidiano Haaretz sostiene di aver saputo che i palestinesi sono stati usati come scudi umani. «Il mio comandante mi ha anche detto di aver utilizzato la 'procedura del vicino di casa' (proibita dalla Corte Costituzionale nel 2005, ndr ): nelle perquisizioni venivano mandati avanti i civili». Le truppe israeliane sono entrate nella Striscia di Gaza per fermare i lanci di razzi Qassam. Pronte ad affrontare strade e palazzi minati, trappole esplosive, attacchi kamikaze. «L'obiettivo ci hanno fatto capire era condurre l'operazione con il minor numero di nostri caduti, nessuna considerazione umanitaria». L'avanzata è stata preceduta dai bombardamenti, i bulldozer hanno spianato qualunque nascondiglio possibile per i combattenti di Hamas. «Non abbiamo trovato un solo edificio che fosse intatto o che non fosse stato centrato. Le strade, i campi: era tutto in rovina ». «Non c'era bisogno di usare armi come i mortai o il fosforo bianco. Ho l'impressione che l'esercito cercasse un'occasione per mostrare la forza». Secondo il Palestinian Centre for Human Rights i morti sono stati 1.417 (tra loro 926 civili). Le stime israeliane contano 1.166 morti, di cui 295 civili. Nella replica di tre pagine, il portavoce delle forze armate accusa l'associazione di «non aver avuto la decenza di inviarci il dossier in anticipo perché potessimo condurre le indagini. Le testimonianze diffamatorie sono generiche, non dirette e basate su voci: non ci sono dettagli per identificare i casi, non ci sono nomi, non è possibile conoscere l'unità di appartenenza » . Ehud Barak, ministro della Difesa, ha invitato i soldati a rivolgersi a lui. «Gli attacchi in pubblico sono inappropriati. Qualunque critica alla condotta dell'esercito dev'essere presentata a me e al governo. Siamo noi ad aver dato le direttive per riportare la sicurezza nel sud d'Israele». Davide Frattini «Piombo fuso» Soldati israeliani durante la guerra condotta nella Striscia di Gaza dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009 (Epa/Neil Cohen)

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"ronde" e controlli, il fvg avvia il ricorso (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 2 - Attualità "Ronde" e controlli, il Fvg avvia il ricorso La giunta regionale contrasterà l'impugnazione del governo davanti alla Consulta Il caso TRIESTE. La volontà è quella di trovare una soluzione condivisa. Ma a scopo cautelativo la giunta regionale, presieduta da Renzo Tondo, approverà oggi l'atto formale di costituzione in giudizio davanti alla Corte costituzionale a seguito dell'impugnazione del governo di alcuni punti della legge regionale sulla sicurezza e la polizia locale. Una scelta dettata solo dall'imminente scadenza dei termini (domenica prossima) per poter resistere. A confermarlo è lo stesso presidente della Regione, Renzo Tondo. Ma questo non è l'unico tema importante che la giunta, in una riunione "fuori porta", a Gorizia, sarà chiamata a discutere. All'ordine del giorno sono anche il via libera definitivo al Codice per l'edilizia, la prenotazione dei fondi 2010 per il Contratto sul trasporto pubblico locale con Trenitalia e il Piano regionale per la crisi occupazionale nel settore della chimica. Rispetto alla costituzione in giudizio, «si tratta di un atto formale - ha spiegato Tondo - che non significa automaticamente la volontà di resistere». Questo perché, ha precisato, «domenica scadono i termini per presentare l'atto di costituzione. La nostra volontà, invece, è quella di trovare una soluzione conciliativa alle contestazioni del Governo». Il Governo aveva eccepito, in particolare, le previsioni in materia di sviluppo di politiche di sicurezza transfrontaliere, il sostegno finanziario alle associazioni volontarie (ronde), il presidio del territorio da parte della polizia locale, lo stato giuridico del personale, l'assimilazione della polizia locale alla polizia giudiziaria e, infine, l'armamento dei vigili urbani. Per trovare una composizione tra le diverse posizioni si sono già tenuti, a Roma, degli incontri tecnici tra l'assessorato regionale alle Autonomie locali e la Sicurezza e il Ministero per le Politiche regionali. Inoltre, prima della pausa estiva è attesa la convocazione da parte del Ministero di un apposito tavolo tecnico tra le parti. Ma oggi ci sarà anche il via libera definitivo a quello che diventerà il Codice regionale per l'Edilizia. I suoi obiettivi sono la riduzione della burocrazia e delle spese, la possibilità di ampliamenti sino al 35 per cento dei volumi e maggiore edilizia libera. Inoltre, la giunta dovrebbe dare l'ok alla prenotazione della spesa di 72 milioni di euro per gli anni 2010 e 2011 per dar corso alle previsioni del Contratto di servizio ponte stipulato con Trenitalia. Sul fronte della crisi, la giunta esaminerà il piano di gestione della situazione di grave difficoltà occupazionale del settore della chimica che toccherà l'intero territorio regionale. Sonia Sicco

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friulano a scuola, più iscrizioni servono altri 250 nuovi maestri (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il 64% delle famiglie della provincia di Udine si avvarrà della marilenghe. Trend in crescita anche nel resto della regione 29.807 ISCRITTI NEL 2008, ORA SONO 31.749 Friulano a scuola, più iscrizioni servono altri 250 nuovi maestri I DATI TRIESTE. Sempre più friulano sui banchi di scuola. A dispetto delle polemiche, dei ricorsi, della politica, il 64% delle famiglie residenti in provincia di Udine ha scelto di avvalersi della marilenghe come materia di insegnamento per i propri figli. Confermando un trend di crescita che testimonia l'interesse del territorio ad formazione plurilingue che valorizzi le radici locali. Ad affermarlo è l'Ufficio scolastico regionale, sulla base delle prescrizioni nelle scuole per l'infanzia, primarie e secondarie di primo grado per l'anno scolastico 2009/10. Complessivamente, su 17.064 nuovi iscritti 9.651 hanno chiesto lo studio del friulano. In provincia di Gorizia a richiedere l'insegnamento del friulano sono stati 522 scolari su 1.076, in quella di Pordenone 1.674 su 5.014 e in quella di Udine 7.455 su 10.984. Numeri ancora non definitivi - precisa l'Ufficio - poiché mancano ancora le richieste di alcuni istituti ma che tuttavia fotografano tuttavia una radicata domanda che chiede risposte moderne e qualificate. Una richiesta in crescita rispetto gli anni precedenti che rende necessari anche nuovi insegnanti. Secondo le stime dell'Ufficio scolastico per soddisfare la richiesta di insegnamento sarebbero necessari circa 250 nuovi maestri. Rispetto l'anno scolastico passato, quando gli iscritti sono stati 29.807, c'è stata una netta crescita in tutti i gradi di scuole considerate (infanzia, quella primaria e di primo grado) con una domanda giunta 31.749 scolari. Di questi, 8.145 nella scuola per l'infanzia, 18.018 in quella primaria, 5.586 in quella primaria di primo grado. Un successo di iscrizioni che non è stato intiepidito dalle polemiche che hanno infiammato i palazzi della politica sull'opportunità e sulle modalità dell'apprendimento marilenghe. Dibattito che si è infervorato con la dichiarazione di illegittimità da parte della Corte Costituzionale che ha contestato alcune parti di sei articoli della legge. Un ricorso presentato dal ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, a nome del passato Governo Prodi, secondo il quale la legge votata dalla regione Fvg contrastava con altre leggi dello stato, in particolare con la legge 482 del 1999 Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche e storiche. Una legge di tutela, quella regionale, fortemente voluta dalla precedente giunta regionale di Centrosinistra, guidata da Riccardo Illy, che aveva deciso di resistere in giudizio al ricorso del Governo. E sulla quale l'attuale Esecutivo, guidato da Renzo Tondo, ha sempre espresso forti riserve, condividendo le obiezioni della Consulta. Sotto la scure della Corte sono finite le norme che prevedevano, tra l'altro, l'obbligo generale «per gli uffici dell'intera regione», anche al di fuori del territorio di insediamento del gruppo linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità dei cittadini che si avvalgono del diritto di usare tale lingua", nonchè il diritto degli organi collegiali degli enti locali e regionali di utilizzare il friulano escludendo la previsione di un'immediata traduzione in lingua italiana. E ancora: bocciata la facoltà per i Comuni di adottare toponimi anche nella sola lingua friulana, e anche il previsto e contestato "silenzio-assenso" in base al quale e' da intendersi un via libera all'insegnamento del friulano a scuola il fatto che i genitori non abbiano comunicato il rifiuto. Sonia Sicco

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piccin: reato di clandestinità inutile e illogico (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 2 - Pordenone Piccin: «Reato di clandestinità inutile e illogico» Il presidente di sezione dell'Anm: meglio prevedere lo snellimento delle pratiche per l'espulsione La legge sul cosiddetto "pacchetto sicurezza", promulgata proprio ieri dal Presidente della Repubblica, lascia perplesso su alcuni fronti il giudice del tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin, neoeletto presidente dell'Associazione nazionale magistrati della sezione Friuli Venezia Giulia. «Il segno distintivo della nuova legge è, senza dubbio, il reato di immigrazione clandestina - indica -: lo straniero che fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni vigenti è punito con l'ammenda da 5 mila a 10 mila euro. Rispetto alla versione originaria è scomparsa la pena detentiva (che avrebbe prodotto un ulteriore intasamento delle carceri), ma è stata mantenuta la rilevanza penale del fatto. Se c'è flagranza, o evidenza del reato, è previsto il rito direttissimo davanti al giudice di pace». Molti applaudiranno alla nuova norma, continua Piccin, ritenendo che sia un esempio di reazione forte dello Stato all'ingresso clandestino in Italia di stranieri delinquenti. «In realtà - sottolinea il presidente dell'Anm - il nuovo reato appare, ai tecnici del diritto, più che altro un "manifesto" privo di logica e utilità. La giustizia italiana, infatti, oggi è già travolta da troppe incombenze e dalla privazione di risorse: l'effetto immediato della nuova disciplina è quello di creare migliaia di nuove iscrizioni nel registro degli indagati e di nuovi processi. Chi sarà, concretamente, in grado di gestire la tempesta? Si dirà: il giudice di pace, senza che la normale giustizia penale trattata dai magistrati togati sia sfiorata. Nessuno pensa tuttavia che, prima di arrivare davanti al giudice di pace, a gestire la situazione si troveranno le forze dell'ordine e le procure, che dovranno iscrivere i reati, generalizzare gli indagati, avviare i processi: esse saranno pertanto distolte dallo svolgere la loro stessa attività d'indagine nei confronti di ben più gravi reati». Inoltre, si chiede Piccin, quale può essere la giustificazione della previsione di un reato di clandestinità? «La nuova legge prevede che lo straniero nei cui confronti si è aperto processo penale per clandestinità, o nei cui confronti c'è stata condanna penale, dovrà essere cacciato dal territorio nazionale. Se sarà espulso prima della condanna, il giudice dovrà dichiarare il non luogo a procedere. Ma allora - considera ancora il presidente dell'Anm -, per raggiungere tale obbiettivo, sarebbe stato più ragionevole prevedere lo snellimento delle pratiche amministrative di espulsione, senza scomodare intasare la giustizia penale». «Straniero - conclude il giudice - non è sinonimo di pericolo o di delinquente: la maggior parte degli immigrati che vivono e lavorano tra noi lo fanno in modo onesto e responsabile: la Corte costituzionale ha, infatti, già escluso che lo stato d'irregolarità possa essere considerato, di per sé, sintomo presuntivo di pericolosità sociale».

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il governo impugna la legge la soddisfazione di magnolfi (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

IMMIGRAZIONE Il governo impugna la legge La soddisfazione di Magnolfi PRATO. Sulla legga regionale sull'immigrazione primo round vinto dal Pdl. Il governo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale il provvedimento. «Sono molto soddisfatto - commenta Alberto Magnofi, presidente del gruppo Pdl - della decisione». Secondo Magnolfi: «Costituisce un primo risultato della nostra battaglia». Il Pdl continuerà anche la raccolta di firma per sottoporre a referendum abrogativo la normativa. «A questo punto, tuttavia - aggiunge il consigliere - c'è d'attendersi che sia la stessa Corte Costituzionale ad accogliere il ricorso del Governo e a risolvere alla radice la questione». «Al di là degli aspetti strettamente giuridici che il ricorso del governo solleva - continua - non sfugge la rilevanza del giudizio di merito che accompagna la decisione. Ha mille ragioni il ministro Fitto nel mettere in evidenza la chiara e consapevole volontà della Regione di travalicare le proprie competenze per affermare principi in evidente contrasto con le leggi dello Stato. è un orientamento che abbiamo molte volte censurato - conclude - che non corrisponde ad una corretta cultura dei rapporti tra le istituzioni e che, soprattutto, non serve agli interessi dei toscani».

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Quelle norme da riscrivere (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

La Costituzione (art. 74) assegna al Capo dello Stato l'incarico di promulgare le leggi o di chiedere "con un messaggio motivato alle Camere" una nuova deliberazione, quando intravede un vizio formale (sgorbi nel procedimento legislativo) o sostanziale (il contrasto della legge con i principi costituzionali). Ora appare abbastanza chiaro dal breve comunicato diffuso dal Quirinale e poi dalla lunga lettera inviata al presidente del Consiglio e ai ministri dell'Interno e della Giustizia che il capo dello Stato ritiene la nuova legge sulla sicurezza "incoerente". Napolitano è "perplesso" e addirittura "preoccupato". Troppe norme, in quel testo, e troppo eterogenee, spesso "prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità", così contraddittorie "con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale vigente" da sollevare "dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità". È una diagnosi critica e assai severa. Avrebbe giustificato un rinvio alle Camere del testo, ma - al contrario - la legge è stata promulgata con un invito al governo a fare meglio e a fare diritto ciò che è oggi storto e, domani, potrebbe diventare stortissimo. Napolitano sceglie la via più difficile, dunque. Prima promulga, poi scrive, consiglia, raccomanda, avverte. E' una strada che, prima di lui, non ha imboccato mai nessuno. E d'altronde mai nessuno, prima di Napolitano, ha dovuto sorvegliare una vita istituzionale divisa tra forza (straordinaria) della maggioranza e la debolezza (straordinaria) delle opposizioni, mutilata di ogni confronto parlamentare in una tableau dove la fragilità dei fondamenti condivisi è evidente. Il percorso che il Capo dello Stato si è scelto è il più tortuoso. Per necessità. OAS_RICH('Middle'); A occhio nudo, affiorano nelle mosse del Quirinale alcune innovazioni che possono apparire irrituali. Proviamo a enumerarle. Il Capo dello Stato non partecipa alla funzione legislativa. Il rifiuto di promulgare una legge non è una bocciatura definitiva né un ostacolo definitivo. E' soltanto un rinvio (se le Camere l'approvano di nuovo, la legge deve essere promulgata). Al Capo dello Stato è riservato quindi soltanto il potere di un "richiamo solenne al Parlamento", un invito a riflettere, a riesaminare ancora quali sono gli effetti della nuova legge sul funzionamento delle istituzioni o sugli equilibri generali del sistema. Napolitano scorge nella legge i germi maligni di una "disomogeneità e una estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero dovuto caratterizzarlo". Dinanzi a questo quadro (ecco una prima irritualità) perché rinunciare a sollecitare il parlamento a un riesame più meditato? Quel "richiamo solenne", che la Costituzione assicura al Quirinale prima, giunge in questo caso dopo la promulgazione di una legge che, anche per il Capo dello Stato, mostra elementi di "rilevante criticità", spesso incoerenti "con i principi dell'ordinamento". Un testo che incuba già alla nascita "equivoci interpretativi e problemi applicativi". E - per dirne una - con l'attribuzione della gestione del reato di immigrazione clandestina al giudice di pace "disegna un "sottosistema" sanzionatorio non coerente con i principi generali dell'ordinamento e meno garantista di quello previsto per delitti di trattenimento abusivo sottoposti alla cognizione del tribunale". Sono vizi seri, sono motivi gravi e fondati, sono ragioni che, nello spirito della lettera costituzionale, avrebbero giustificato un rinvio al parlamento, un ripensamento, non una lettera al governo che molti contesteranno. C'è qui una seconda irritualità. Perché scrivere al governo e soltanto per conoscenza al parlamento? Il presidente non può interferire con la funzione di indirizzo politico cui è, e deve rimanere, estraneo. La sua è una funzione di controllo che esercita sul governo, per la necessità e l'urgenza dei decreti legge, e sul parlamento per le leggi. Perché escludere o informare soltanto per cortesia istituzionale i presidenti di Camera e Senato, che molto hanno corretto il decreto partorito dall'esecutivo? Si può cogliere, soprattutto, una terza irritualità nella mossa di Napolitano. Non esamina, nella lunga lettera, nessuno dei profili di illegittimità costituzionale sollevati da più parti, durante il lungo lavoro di gestazione della legge, e infine da un appello di ventidue illustri giuristi, tra i quali ex-presidenti e membri della Corte Costituzionale come Gustavo Zagreblesky e Guido Neppi Modona. Forse, sarebbe stato necessario. "L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero - si leggeva nell'appello - non rappresentano di per sé fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: l'incriminazione assume, pertanto, un connotato discriminatorio contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si può essere puniti solo per fatti materiali". Verso questo aspetto sostanziale, di "merito costituzionale" (il contrasto della nuova legge con la Carta), il Capo dello Stato non ritiene di dover volgere lo sguardo o rassicurare circa la coerenza tra i principi e le nuove norme. Esplicitamente la legge non piace a Napolitano e il suo giudizio critico peserà, probabilmente, quando la Consulta ne vaglierà la costituzionalità. Se il Capo dello Stato le ha assicurato, in modo molto problematico, il suo sigillo lo si deve - è scritto nella nota del Quirinale - al fatto che il provvedimento contiene misure contro la criminalità organizzata che sono state approvate da un'ampia maggioranza e che non potevano essere sospese. Anche questo argomento non è solidissimo. Quelle norme contro il crimine organizzato sono state, a vista d'occhio, soltanto il paravento che ha consentito al governo e alla maggioranza di non far apparire la legge sulla sicurezza come un programma di repressione penale contro l'immigrazione. Aggravare le condizioni carcerarie del 41bis, quindi di chi è già in carcere, non pare un passo definitivo per sconfiggere le mafie né d'altronde la lotta al crimine avrebbe registrato un arretramento con il breve rinvio necessario per rendere la legge più equilibrata, costituzionale, meno distruttiva del sistema penale. Ora, dopo la lettera di Napolitano, il governo promette di correggere le storture. Vedremo. La Lega davvero rinuncerà al risultato che ha conquistato? Il governo vorrà buttar via i successi di immagine (altri sono i fatti) che la legge contro i migranti gli regala? (16 luglio 2009

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Il Governo impugna le leggi regionali di Marche e Toscana (sezione: Giustizia)

( da "Notiziario Italiano.it" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

16/07/2009 11:02 - NON è COMPETENZA LEGISLATIVA DELLE REGIONI Il Governo impugna le leggi regionali di Marche e Toscana --> MARCHE - La legge n. 13/2009 della regione Marche e la legge regionale della Toscana n. 29/2009, sono state impugnate dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto perché in favore dei cittadini stranieri non in possesso del permesso di soggiorno. Fitto dichiara: ”Ho proposto l'impugnativa di queste specifiche leggi delle Regioni Toscana e Marche ovviamente in punto di diritto ma non mi sfugge un punto di fatto: la presumibile volontà da parte delle suddette Regioni di eccedere le proprie competenze legislative anche con uno spirito di polemica nei confronti di leggi e norme decise dal Parlamento e quindi leggi dello Stato. Non mi pare che questo sia un atteggiamento utile al necessario dialogo tra Governo e Regioni e soprattutto vedo il pericolo di un inutile e dannoso implemento del contenzioso presso la Corte Costituzionale. Credo – continua il Ministro - anche che ciò contraddica un costume, assunto dal Ministero per i Rapporti con le Regioni, teso a comporre ogni eventuale contenzioso ben prima che questo approdi nelle sedi competenti per evidenti motivi di rapidità, efficienza ed efficacia dell'azione legislativa regionale". Nello specifico, la legge delle Marche prevede una serie di interventi in favore non solo di cittadini stranieri regolarmente soggiornanti nel territorio regionale, ma anche per i "cittadini stranieri immigrati in attesa della conclusione del procedimento di regolarizzazione". La legge della Regione Toscana, invece, contiene alcune disposizioni che prevedono specifici interventi (in materia di assistenza socio-sanitaria, di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, di incidenza sui flussi migratori) in favore di cittadini stranieri immigrati privi di regolare permesso di soggiorno, eccedendo in tal modo dalla competenza regionale. In una nota si legge: "Tali leggi disciplinando ed agevolando il soggiorno degli stranieri che dimorano irregolarmente nel territorio nazionale, incidono sulla disciplina dell'ingresso e del soggiorno degli immigrati che, come più volte affermato dalla Corte Costituzionale e' riservata allo Stato, in quanto compresa nelle materie di “diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione Europea” (Foto dalla rete)

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16/07/2009 12:11 GIUSTIZIA: MANCINO, DAL CSM NESSUNA BOCCIATURA DEL PROCESSO PENALE (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 16 lug. (Adnkronos) - ''Il rinvio ad una riunione successiva del plenum del Csm dell'esame del parere espresso dalla competente Commissione consiliare sulla riforma del processo penale e' stato opportuno. Non solo per approfondire le valutazioni espresse in Commissione ma anche per distinguere il momento della formulazione del parere dal momento della risoluzione finale, che e' quello della competente sede plenaria". Lo ha affermato il vice presidente del Csm, Nicola Mancino, a conclusione del dibattito in Assemblea plenaria sullo schema di parere predisposto dalla VI Commissione consiliare, sottolineando poi che "i titoli di alcuni quotidiani parlano, con una indebita forzatura, di bocciatura della riforma del processo penale. Condivisibile e', invece, il commento del Ministro della Giustizia Alfano, quando mette in risalto che quello del Csm e' un parere, non una bocciatura. Del resto, il Csm e' ben consapevole dell'importanza dell'invito rivoltogli dal Capo dello Stato a 'non dilatare i propri spazi di intervento'".

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16/07/2009 12:27 GIUSTIZIA: CSM, ESAME PARERE SU DDL RINVIATO A GIOVEDI' (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 16 lug. - (Adnkronos) - La discussione del parere redatto dalla sesta Commissione del Csm sulla riforma del processo penale iniziera' a Palazzo dei Marescialli giovedi' prossimo. Il documento era all'ordine del giorno di questa mattina, ed era giunto con procedura d'urganza in plenum. Ma subito e' stato chiesto il rinvio dell'esame per consentire ai consigliere di valutare in maniera piu' approfondita il parere, data la sua consistenza. Il ddl che ora e' all'esame della Commissione Giustizia del Senato critica fortemente il provvedimento sottolineandone la violazione di principi costituzionali.

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I nove rilievi del quirinale (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

I nove rilievi del quirinale Alberto Spampinato Roma. Non erano un mistero le forti riserve di Giorgio Napolitano sul pacchetto sicurezza. Erano note, fin dalla sua gestazione. Riguardavano lo spirito e in particolare le «ronde» e il reato di immigrazione clandestina, e anche l'accozzaglia di provvedimenti, e poi i maxi-emendamenti approvati con il voto di fiducia. Ma alla fine il capo dello Stato ha deciso di promulgare la legge. Lo ha fatto per non ritardare l'applicazione delle nuove norme antimafia, che giudica positivamente. Ma con una lettera al governo e ai presidenti delle Camere ha espresso motivi di «perplessità e di preoccupazione» sulle altre parti, segnalando nove incongruenze e sollecitando numerosi correttivi. Il governo si è rallegrato per la promulgazione e ha promesso che terrà conto delle nove osservazioni di Napolitano. Prima di essere sottoposto alla firma del capo dello Stato, il provvedimento è stato passati ai raggi x dagli uffici del Quirinale. Nella sua lettera, Napolitano dà conto del risultato del puntiglioso esame, fa una impressionante elencazione delle incoerenze introdotte nella legislazione penale, chiede che si interrompa la prassi dei «provvedimenti eterogenei» e un modo di legiferare «frutto di un clima di concitazione e di vera e propria congestione» che «mette in gioco la qualità e la sostenibilità del nostro modo di legiferare», che si tenga conto delle osservazioni tecnico-giuridiche degli esperti e del Comitato per la legislazione che pur esiste alla Camera e «le cui stringenti osservazioni sono cadute nel vuoto». Sono parole pesanti, ma ben soppesate quelle di Napolitano che contesta, in generale, «la disomogeneità e la estemporaneità di numerose previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero invece dovuto caratterizzarlo», che hanno contraddetto il principio per cui in materia penale solo in casi eccezionali si corregge una legge «dopo brevissimo tempo», che hanno prodotto norme difficili da capire per i cittadini e per chi deve applicarle. «Auspico una rinnovata riflessione», dice Napolitano, per «superaree futuri o già evidenziati equivoci interpretativi e problemi applicativi». Il primo di questi problemi, dice, riguarda il reato di immigrazione clandestina che «apre la strada a effetti difficilmente prevedibili», mettendo fuorilegge in modo inequivocabile, subito tutti gli extracomunitari senza permesso di soggiorno, (comprese le centinaia di migliaia di badanti) e senza prevedere alcun «giustificato motivo», come chiede di fare la Corte costituzionale. Inoltre non funziona la competenza affidata al giudice di pace, e la nuova normativa di espulsione produce l'effetto «contraddittorio e paradossale» che chi sia stato espulso se rientra incorrerà solo in una multa. Altri pasticci riguardano il bilanciamento di attenuanti e aggravanti nei processi penali, il reato di oltraggio. Sulle «ronde» Napolitano ricorda che sono stati fissati limiti molto rigorosi e chiede al ministro dell'Interno di emanare con urgenza un severo decreto regolatore per «ridurre al minimo allarmi e tensioni e anche aggravio per gli uffici giudiziari, e anche per impedire che il tanto decantato spray al peperoncino, che è stato legalizzato, «favorisca la delinquenza di strada» diventando un'arma non contestabile. «Non tocca a me pronunciarmi o intervenire sull'indirizzo politico nè sui contenuti delle leggi, conclude Napolitano, ma «il presidente della Repubblica non può restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva per taluni aspetti specie sul piano giuridico. Di qui le preoccupazioni e sollecitazioni contenute nella presente lettera, e rivolte all'attenzione di questo governo nello stesso spirito in cui mi sono rivolto, dinanzi a distorsioni nel modo di legiferare, ad esempio, in materia di bilancio dello Stato, al precedente governo, e nello stesso spirito in cui auspico ne tengano conto tutte le forze politiche che si candidino a governare il Paese».

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Il lotto (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il lotto Abbiamo appreso dalla stampa di una cena in casa del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzela con la partecipazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del ministro di Grazia e giustizia, di un altro giudice della Corte costituzionale Paolo Maria Napolitano e di altri. Il fatto ha provocato critiche, con le solite calunnie, unico strumento di lotta di alcuni ambienti politici. La contestazione riguarda il Lodo Alfano, cioè la legge che sospende i processi penali nei quali siano interessate le più alte cariche dello Stato, fra le quali c'è la presidenza del Consiglio oggi ricoperta da Berlusconi contro il quale sono pendenti alcune azioni giudiziarie. La legge è sottoposta all'esame della Corte costituzionale, che ha fissato la prima udienza per il prossimo 6 ottobre. L'incontro di Berlusconi e del ministro Alfano in casa Mazzella, con i due giudici della Corte costituzionale, è stata la materia del contendere, determinando interrogazioni alla Camera dei deputati con richieste di dimissioni per i giudici e per il ministro Alfano. Ai giudici costituzionali, così come ai giudici ordinari, non si può impedire di mantenere rapporti con amici e conoscenti. La materia è regolata dall'astensione e dalla ricusazione che per i giudici costituzionali, allo scopo di elevare il livello di garanzia, entrambe sono state soppresse. Chi scrive non è del partito di Berlusconi e non ha votato per il centrodestra, né pensa di farlo in avvenire, ma ciò non gli impedisce di riconoscere che Berlusconi e la sua formazione politica hanno avuto la maggioranza dei voti del popolo e, quindi, hanno il diritto-dovere di governare l'Italia. L'opposizione non solo è legittima, ma addirittura, è il sale della democrazia Essa, oltre ad esercitare il controllo nell'attività del Governo, ha il diritto-dovere di preparare l'alternativa sulla base di un programma fondato su progetti realizzabili, ispirati, se possibile, da principi ideologici. La lotta politica fondata su ingiurie, calunnie e diffamazioni, ha fatto il suo tempo ed il popolo italiano non l'ha recepito e non la recepisce, anzi produce l'effetto contrario, alla luce, tra l'altro dei risultati ottenuti perseguendo la via giudiziaria al potere, iniziata ieri contro Craxi e proseguita oggi contro Berlusconi. Chi scrive conosce il giudice costituzionale Luigi Mazzella ed ha avuto l'onore di essere stato suo collega nella Commissione tributaria centrale con sede in Roma per parecchi anni e può dire, sicuro di non essere smentito, che Mazzella, è persona onesta, intelligente e preparata, imparziale ed obbiettivo nell'esercizio dei suoi incarichi pubblici (Avvocatura dello Stato, Commissione tributaria centrale, ministero della Funzione pubblica e Corte costituzionale), aperto nei rapporti umani e sincero nell'amicizia a prescindere dal colore politico e dal ceto sociale. Le polemiche sono infondate, sia perchè la Corte costituzionale è il giudice delle leggi e non delle persone e dei loro comportamenti nella società civile e sia per il significato che è facile dedurre dalle parole del presidente della corte, laddove, l'illustre giurista, da un lato ha cancellato ogni dubbio, ritenendolo privo di fondamento istituzionale e dall'altro ha offerto al popolo Italiano una ulteriore prova di massima garanzia derivante dall'indipendenza e dall'autonomia della Corte costituzionale nella sua collegialità. Stefano Massimino

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Lidia Barbulescu: Este firesc ca magistratii sa stabileasca salariile magistratilor (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Lidia Barbulescu: Este firesc ca magistratii sa stabileasca salariile magistratilor Rl online Joi, 16 Iulie 2009 Lidia Barbulescu, vicepresedintele Inaltei Curti de Casatie si Justitie, a spus, la Realitatea FM, ca este firesc ca magistratii sa stabileasca salariile magistratilor. Declaratia Lidiei Barbulescu vine in contextul in care Curtea de Apel Bucuresti judeca cererea CSM de de obligare a Ministerului Finantelor la plata drepturilor salariale. Lidia Barbulescu a adaugat ca "magistratii au solicitat Guvernului si Ministerului Justitiei, inca din ianuarie, sa indrepte o data pentru totdeauna inechitatile din sistem prin adoptarea unei legi de salarizare provizorie a autoritatii judecatoresti". Curtea de Apel Bucuresti judeca cererea Consiliului Superior al Magistraturii de suspendare a executarii unui act administrativ dat de Ministerul Finantelor Publice si de obligare a MFP la plata drepturilor salariale. Potrivit CSM, membrii Consiliului nu si-au incasat drepturile salariale, inclusiv sporul de 50% pentru risc si suprasolicitare neuropsihica, aferente lunii iunie. Potrivit NewsIn, surse din magistratura spun ca situatia ar fi similara celei de la Inalta Curte de Casatie si Justitie, unde magistratii au refuzat sa-si ridice salariile fara sporul de stres de 50%. Din aceeasi categorie: Moody2s estimeaza ca economia Romaniei va scadea cu 5,7% in 2009MAE: Amplificarea cersetoriei practicata in Norvegia de romi romani, una din problemele dezagreabileMartorii din dosarul Ridzi, printre care si jurnalisti, vor fi audiati lunea viitoare Voteaza

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Giustizia. Alfano: Il parere del CSM sulla riforma del processo penale non limiterà le Camere (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 16-07-2009)

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Giustizia. Alfano: Il parere del CSM sulla riforma del processo penale non limiterà le Camere (16/7/2009 17:32) | (Sesto Potere) - Roma - 16 luglio 2009 - "Il Csm ha dato il suo parere sul disegno di riforma del processo penale e il Parlamento talvolta ha preso in considerazione i pareri del Csm. Ma il Parlamento e’ sovrano". Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervenendo a Omnibus Estate, la trasmissione de La7 che è andata in onda questa mattina. "C’e’ una drammatizzazione dei pronunciamenti del Csm, che spesso avvengono in pendenza del dibattito parlamentare, che continuera’ ad essere libero, a beneficio del servizio giustizia". Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha rinviato alla prossima settimana l'esame per l'approvazione del ddl sul processo penale.

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Il Presidente Napolitano promulga la legge sulla sicurezza e scrive a Berlusconi e ai Ministri Alfano e Maroni (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Presidente Napolitano promulga la legge sulla sicurezza e scrive a Berlusconi e ai Ministri Alfano e Maroni (16/7/2009 16:13) | (Sesto Potere) - Roma - 16 luglio 2009 - Ho oggi, 15 luglio 2009, promulgato la legge recante “Disposizioni in materia di pubblica sicurezza” approvata il 2 luglio scorso. Ho ritenuto di non poter sospendere in modo particolare la entrata in vigore di norme – ampiamente condivise in sede parlamentare – che rafforzano il contrasto alle varie forme di criminalità organizzata sia intervenendo sul trattamento penitenziario da riservare ai detenuti più pericolosi (art. 2 commi 25 e 26) sia introducendo più efficaci controlli e sanzioni per le condotte di infiltrazione mafiosa nelle istituzioni e nella economia legale (art. 2 commi 2, 20, 22, 29-30). Non posso tuttavia fare a meno di porre alla vostra attenzione perplessità e preoccupazioni che, per diverse ragioni, la lettura del testo ha in me suscitato. Il provvedimento trae origine dal disegno di legge presentato dal Governo in Senato il 3 giugno 2008, dopo che, per l’assenza dei presupposti di straordinaria necessità e urgenza oltre che per la natura dei temi trattati, si era convenuto che alcune sue significative disposizioni non potevano essere inserite nel decreto legge – sempre in tema di sicurezza – emanato qualche giorno prima (decreto legge 23 maggio 2008, n. 92). Gli originari 20 articoli del disegno di legge divennero però ben 66 nel testo licenziato dall’Assemblea del Senato il 5 febbraio 2009 venendo poi accorpati in 3 attraverso la presentazione di “maxi-emendamenti” sui quali il Governo appose la questione di fiducia alla Camera : fiducia ottenuta il 14 maggio 2009 e poi nuovamente apposta al Senato sul medesimo testo per la definitiva approvazione del 2 luglio. I tre articoli della legge si compongono ora, rispettivamente, di 32, 30 e 66 commi. Con essi si apportano modifiche o integrazioni a 43 disposizioni del codice penale, a 38 disposizioni del testo unico sulla immigrazione, a 16 disposizioni dell’ordinamento penitenziario e ad oltre circa 100 disposizioni inserite nel codice di procedura penale, nel codice civile e in 30 testi normativi complementari o speciali. A spiegare il ricorso a una sola legge per modificare o introdurre disposizioni inserite in molti disparati corpi legislativi, tra i quali anche codici fondamentali, è stata la convinzione che esse attenessero tutte al tema della “sicurezza pubblica” nella sua accezione più ampia, funzionale all’intento di migliorare la qualità della vita dei cittadini rimuovendo situazioni di degrado, disagio e illegalità avvertite da tempo. Dal carattere così generale e onnicomprensivo della nozione di sicurezza posta a base della legge, discendono la disomogeneità e la estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero invece dovuto caratterizzarlo. In altre occasioni, ho rilevato pubblicamente (rivolgendomi alle “alte cariche dello Stato”, a partire dal dicembre 2006), come provvedimenti eterogenei nei contenuti e frutto di un clima di concitazione e di vera e propria congestione sfuggano alla comprensione della opinione pubblica e rendano sempre più difficile il rapporto tra il cittadino e la legge. Ritengo doveroso ribadire oggi che è indispensabile porre termine a simili “prassi”, specie quando si legifera su temi che – come accade per diverse norme di questo provvedimento – riguardano diritti costituzionalmente garantiti e coinvolgono aspetti qualificanti della convivenza civile e della coesione sociale. E’ in giuoco la qualità e sostenibilità del nostro modo di legiferare. D’altronde è stato un organismo svincolato da ogni posizione di parte – il Comitato per la legislazione della Camera – a segnalare concordemente, nell’esaminare il disegno di legge in questione, nella seduta del 29 aprile 2009, che alcune disposizioni non rispondevano alle esigenze di “semplificazione della legislazione” ; altre non erano conformi alle esigenze di “coerente utilizzo delle fonti” ; altre adottavano “espressioni imprecise ovvero dal significato tecnico – giuridico di non immediata comprensione” o si sovrapponevano ad altre già vigenti ; altre, ancora, erano carenti sotto il profilo “della chiarezza e della proprietà della formulazione” (il richiamo è da intendersi ora all’art. 1 comma 28, all’art.3 commi 56 e 58, all’art. 2 comma 25 lett. f ) n. 3 e, infine, all’art. 3 commi 3,6 e 14). Ma tali stringenti osservazioni sono cadute nel vuoto. In proposito, mi limito ad aggiungere che solo in casi eccezionali può tornarsi a legiferare sull’identico tema dopo brevissimo tempo ampliando l’area di applicabilità di istituti processuali, modificando fattispecie criminose o collocando altrove le stesse previsioni (come invece accade tra l’altro, per le disposizioni dell’art. 1 commi 2-5,14,26 e per quelle dell’art. 2 commi 21-22 e 27) ; così come appare contraria ai principi cardine di una corretta tecnica legislativa la circostanza che la modifica della stessa norma e dello stesso comma (art. 16 comma 1 del d.lgs. 286/1998) venga effettuata (come qui accade) in due diverse parti dello stesso provvedimento (art. 1 comma 16 lett. b ) e art. 1 comma 22 lett. o ). La formulazione, la struttura e i contenuti delle norme debbono poter essere “riconosciuti” ( Corte costituzionale n. 364 del 1988 ) sia da chi ne è il destinatario sia da chi deve darvi applicazione. Il nostro ordinamento giuridico risulta seriamente incrinato da norme oscuramente formulate, contraddittorie, di dubbia interpretazione o non rispondenti ai criteri di stabilità e certezza della legislazione : anche per le difficoltà e le controversie che ne nascono in sede di applicazione. Sulla base di quanto esposto, aggiungo di aver ravvisato nella legge anche altre previsioni che mi sono apparse – sempre a titolo esemplificativo – di rilevante criticità e sulle quali auspico una rinnovata riflessione, che consenta di approfondire la loro coerenza con i principi dell’ordinamento e di superare futuri o già evidenziati equivoci interpretativi e problemi applicativi. Mi riferisco alle disposizioni che hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina (art. 1 commi 16 e 17). Esso punisce non il solo ingresso, ma anche il trattenimento nel territorio dello Stato. La norma è perciò applicabile a tutti i cittadini extracomunitari illegalmente presenti nel territorio dello Stato al momento della entrata in vigore della legge. Il dettato normativo non consente interpretazioni diverse : allo stato, esso apre la strada a effetti difficilmente prevedibili. In particolare, suscita in me forti perplessità la circostanza che la nuova ipotesi di trattenimento indebito non preveda la esimente della permanenza determinata da “giustificato motivo”. La Corte costituzionale ( sentenze n. 5/2004 e n. 22/2007 ) ha sottolineato il rilievo che la esimente può avere ai fini della “tenuta costituzionale” di disposizioni del genere di quella ora introdotta. L’attribuzione della contravvenzione di immigrazione clandestina alla cognizione del giudice di pace non mi pare poi in linea con la natura conciliativa di questi e disegna nel contempo, per il reato in questione, un “sottosistema” sanzionatorio non coerente con i principi generali dell’ordinamento e meno garantista di quello previsto per delitti di trattenimento abusivo sottoposti alla cognizione del tribunale. Per il nuovo reato la pena inflitta non può essere condizionalmente sospesa o “patteggiata”, mentre la eventuale condanna non può essere appellata. Le modifiche apportate dall’art. 1 comma 22 lett. m ) in materia di espulsione del cittadino extracomunitario irregolare, determinano – a ragione di un difettoso coordinamento normativo – il contraddittorio e paradossale effetto di non rendere più punibile (o al più punibile solo con un’ammenda) la condotta del cittadino extracomunitario che fa rientro in Italia pur dopo essere stato materialmente espulso. La condotta era precedentemente punita con la reclusione da uno a cinque anni. L’art.1 comma 11 introduce una fattispecie di tipo concessorio per l’acquisto della cittadinanza da parte di chi è straniero e contrae matrimonio con chi è italiano. La norma non individua però i criteri in base ai quali la concessione è data o negata e affida qualsiasi determinazione alla più ampia discrezionalità degli organi competenti. Tra le modifiche apportate al codice penale, si osserva in particolare che l’art. 3 comma 27 vieta di effettuare il giudizio di equivalenza o prevalenza tra alcune circostanze aggravanti del reato di rapina ed eventuali circostanze attenuanti. Le aggravanti del reato di rapina sono le stesse previste per quello di estorsione che, rispetto al primo, è punito più gravemente. La norma che impedisce il bilanciamento delle aggravanti non è però richiamata per la estorsione, con la irragionevole conseguenza che, per il delitto più grave, è consentito “neutralizzare” l’aumento sanzionatorio derivante dalla presenza delle circostanze. In via generale, comunque, i ripetuti e recenti interventi legislativi che hanno derogato al principio della bilanciabilità tra aggravanti a effetto speciale e attenuanti (art. 69 c.p.), sembrano ormai imporre una disciplina che regoli in modo uniforme l’intero sistema, razionalizzandolo e semplificandolo. L’art. 1 comma 8, che ha reintrodotto il delitto di oltraggio stabilisce una singolare causa di estinzione del reato collegata al risarcimento del danno. La causa di estinzione è concettualmente incompatibile con i delitti che, come l’oltraggio, rientrano tra quelli contro la pubblica amministrazione. Ai commi da 40 a 44, l’art. 3 stabilisce che i sindaci possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini per segnalare alle forze di polizia anche locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale. Essendo affidata non alla legge ma a un successivo decreto del Ministro dell’interno la determinazione degli “ambiti operativi” di tali disposizioni, appare urgente la definizione di detto decreto in termini di rigorosa aderenza ai limiti segnati in legge relativamente al carattere delle associazioni e al compito ad esse attribuito. Da ciò dipenderà la riduzione al minimo di allarmi e tensioni nell’applicazione della normativa in questione, anche sotto il profilo dell’aggravio che possa derivarne per gli uffici giudiziari. Anche in rapporto all’innovazione sancita nei commi 40-44 dell’art. 3, va considerato il comma 32 dello stesso articolo, secondo il quale spetterà al Ministro dell’Interno stabilire “le caratteristiche tecniche degli strumenti di autodifesa”, con particolare riferimento alla nebulizzazione di un determinato principio attivo naturale, ovvero all’uso di uno spray al peperoncino. Il rischio da scongiurare è che si favorisca la delinquenza di strada o comunque si indebolisca la prescrizione che le associazioni, di cui al comma 40, debbano essere formate da “cittadini non armati”. Peraltro è da rilevarsi che, stando ai principi affermati dalla giurisprudenza, il porto dello spray potrebbe restare sempre vietato a norma dell’art. 4 della legge 110/1975. Al Presidente della Repubblica non spetta pronunciarsi e intervenire sull’indirizzo politico e sui contenuti essenziali di questa come di ogni legge approvata dal Parlamento : essi appartengono alla responsabilità esclusiva del governo e della maggioranza parlamentare. Il Presidente della Repubblica non può invece restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva per taluni aspetti, specie sul piano giuridico. Di qui le preoccupazioni e sollecitazioni contenute nella mia presente lettera, e rivolte all’attenzione di questo governo nello stesso spirito in cui mi sono rivolto - dinanzi a distorsioni nel modo di legiferare, ad esempio in materia di bilancio dello Stato - al precedente governo, e nello stesso spirito in cui auspico ne tengano conto tutte le forze politiche che si candidino a governare il paese.

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Pogea vine cu bani de acasa pentru magistrati (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 16-07-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Pogea vine cu bani de acasa pentru magistrati Andrei Luca Popescu Vineri, 17 Iulie 2009 Premiera: ministru amendat de justitie pentru ca nu mai are bani de salarii. Curtea de Apel Bucuresti il obliga pe Gheorghe Pogea, ministrul Finantelor, sa achite o amenda de 120 de lei (20% din salariul minim brut pe economie) pentru fiecare zi in care ministerul pe care il conduce intarzie sa le plateasca magistratilor de la Inalta Curte de Casatie si Justitie (ICCJ) sporul de stres de 50% din salariu. Magistratii de la Curtea de Apel au dat castig de cauza colegilor lor de la ICCJ intr-un timp-record: doua zile. Decizia nu este definitiva, putand fi atacata cu recurs. Tot ieri, Curtea de Apel a decis intr-un alt proces, de data aceasta al sefilor de la Consiliul Superior al Magistraturii, sa oblige Finantele sa plateasca 84.000 de euro in termen de o singura zi, suma reprezentand sporurile de stres pe luna iunie ale CSM. Din aceeasi categorie: Capitala, Brasovul si Prahova, in topul zonelor deficitare la toalete"Prima casa" a scazut preturile apartamentelor de 3 camere Probleme in declaratia de avere a noului ministru al Tineretului si Sportului Voteaza

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Mancino: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

dopo il parere della Sesta commissione sulla riforma del processo penale Mancino: «Da Csm nessuna bocciatura» Il vicepresidente: «Giusto rinviare la discussione, alcune forzature vanno eliminate e alcuni suggerimenti accolti» MILANO - Nel parere fortemente critico sulla riforma del processo penale espresso dalla Sesta commissione ci sono alcune «forzature che andranno eliminate» durante la discussione in plenum, dunque è opportuno il rinvio della discussione a giovedì prossimo deciso dall'assemblea di Palazzo dei Marescialli. È il parere del vicepresidente del Csm Nicola Mancino, secondo cui è necessario «approfondire le valutazioni espresse in Commissione, ma anche per distinguere il momento della formulazione del parere dal momento della risoluzione finale, che è quello della competente sede plenaria». DIALOGO CON GOVERNO - Il termine "bocciatura", usato dalla stampa, secondo Mancino rappresenta «un'indebita forzatura», mentre è corretto il commento del ministro Alfano, ovvero che si tratta solo di un parere. Il vicepresidente fa riferimento all'invito di Napolitano, che ha chiesto al Consiglio superiore della magistratura di «non dilatare i propri spazi di intervento», e sottolinea che «dialogare con il governo è necessario». Per Mancino, comunque, «sarà giusto apprezzare molti suggerimenti contenuti nello schema di parere, perché sono rivolti a razionalizzare, a semplificare e a ridurre i tempi lunghi del processo penale». IL PARERE DEL CSM - Nel documento della Sesta commissione si dice che il ddl Alfano viola almeno quattro principi costituzionali, a cominciare da quello sull'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'«efficacia» delle indagini. E inoltre, «rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo» e al tempo stesso «estromettendo il pm dalle indagini», potrebbe permettere al governo di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale. «Ciascuno deve fare il proprio lavoro e il Csm ha espresso il suo parere, c'è una drammatizzazione dei suoi pronunciamenti» aveva commentato il ministro della Giustizia. stampa |

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in ricordo (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 17 - Altre In ricordo In ricordo di McNamara La notte del 6 luglio scorso si è spento durante il sonno nella sua casa di Washington Robert Strange McNamara. Fu una delle menti più brillanti del '900. Divenne noto al grande pubblico quando John Kennedy lo invitò a casa facendolo entrare da una porta sul retro per offrirgli il ruolo di Segretario della Difesa. «Mr President, non sono abbastanza qualificato», provò a sostenere. JFK gli ribatté che non esistono scuole neppure per diventare presidenti degli Stati Uniti. Lo accompagnò poi all'entrata principale dove lo attendeva la stampa già convocata per l'annuncio. Così lo seppe la moglie Marg. E fu felice, nonostante che lo stipendio di 25.000 dollari non potesse certo competere con gli 800.000 dollari che riceveva da presidente della Ford (da soli 45 giorni), dove si distinse anche per aver diffuso l'abitudine delle cinture di sicurezza su larga scala. Kennedy l'aveva voluto nel suo «inner circle» per le straordinarie abilità manageriali e la rapidità nel trovare soluzioni ai problemi più intricati. Pur utilizzando ogni possibilità di analisi spesso ricorreva al «quick and dirty», sporco ma veloce, per supportare le incredibili capacità decisionali. Nato nel 1916 a San Francisco, era stato il più giovane professore di Harvard. Celebri i calcoli nella II Guerra Mondiale che permisero all'aviazione americana di comprendere le cause degli innumerevoli guasti dei B29 (semplicemente dovuti alla paura dei piloti) e di ribaltare in un batter d'occhio i rapporti di forza nell'aria. Fu celebre anche per aver condotto la guerra del Vietnam della quale poi si pentì considerandola ingiusta e sbagliata. Divenuto presidente della World Bank nel 1968 riuscì a decuplicarne i finanziamenti nei 13 anni di attività, indirizzandoli al superamento della povertà nei paesi del terzo mondo. Vinse il premio Oscar nel 2004 per il miglior documentario «The fog of war». Dopo lunghissima vedovanza si risposò a 88 anni con Diana Masieri, friulana, ex rallysta e tennista, vedova a sua volta di un agente segreto. Era il 16 settembre 2004 e la cerimonia, semplice e riservata, si tenne nella Basilica di Assisi in onore di San Francesco e della sua città natale. In quell'occasione lo conobbi e rimasi poi in contatto epistolare. Non dimenticherò mai la passione e la grinta con cui parlava di politica, spalancando gli occhi profondi. E neppure la mascella volitiva sempre protesa in avanti e verso l'alto, che sembrava anticipare l'avvenire. Bob, ti sia lieve la terra. Aldo Mariotto Più vigilanza al Parco dei Conigli Il 12 luglio scorso, mentre mi trovavo all'interno del parco municipale di Vigodarzere, denominato Parco dei Conigli, in tarda mattinata, mi sono ritrovato assieme a mia moglie e mio figlio di cinque anni, unitamente ad altra coppia con una bambina assai più piccola; ebbene considerato che le giostrine del parco sono tarate per un certo peso inerente i bambini, mi sono accorto che quest'ultima coppia di sicura origine dell'Est-Europa (per il modo di parlare), ad un tratto si è messa a giocare con le giostrine senza accorgersi della mia presenza. Ovvero, il marito dopo essersi fatto un giro su di una giostra, si è messo a dondolarsi all'altalena dei piccoli; non ho saputo quindi stare zitto e gli ho detto testualmente che le giostre presenti sono tarate per i bambini e non per gli adulti. Subito, questi si alzava dall'altalena e venendomi incontro diceva che «a casa mia l'altalena non esiste». Ho voluto tralasciare altri discorsi, portandomi con la mia famiglia verso l'uscita proprio per evitare un sicuro alterco con questa maleducata persona. Spero che il sindaco di Vigodarzere voglia prendere provvedimenti sia sul fatto che durante la mattinata non vi era alcuna vigilanza e sia sul fatto che se l'addetto alla vigilanza è pagato dal Comune che svolga al meglio la sua funzione e non allontanare le persone che magari si presentano con un cane al guinzaglio (come lo scrivente), senza profferire alcuna parola nei confronti di chi si presenta con il pallone in mano che, stando ai divieti apposti sui cartelli del parco, è severamente vietato. Francesco Contri Come abrogare la Riforma Moratti Sul mattino è stata pubblicata nei giorni scorsi, a cura delle maggiori organizzazioni sindacali della scuola (eccettuate Gilda e Snals) una pagina che propugna l'abrogazione della legge 53/2003 (non 2000, come per due volte è scritto), nota come «riforma Moratti». Non discuto in questa sede le motivazioni addotte per l'eventuale abrogazione, ma mi meraviglio un po' di una cosa. L'abrogazione può essere ottenuta con referendum, cosa oggi di viva attualità. A sua volta il referendum richiede la raccolta di cinquecentomila firme, comunque uno sforzo organizzativo notevole. Tuttavia l'art. 75 della nostra Costituzione recita che il referendum può essere chiesto anche da cinque Consigli regionali. Perché per giungere all'abrogazione della legge non si è scelta questa strada, molto più semplice? Agli organi regionali o nazionali delle organizzazioni firmatarie della pagina non sarà certo mancata la possibilità di rivolgersi ad alcune regioni, per esempio, quelle amministrate dal centro-sinistra, che erano più di cinque anche prima delle elezioni amministrative. So che qualche cosa in questo senso era stato tentato, in modo secondo me abbastanza velleitario, dalla Gilda, a quanto s'è visto, senza risultati. Con indubbio effetto simbolico i cinque Consigli avrebbero potuto riunirsi nella stessa serata, approvando in contemporanea la richiesta di referendum: per oggi l'iter referendario sarebbe stato comodamente compiuto e si sarebbe potuto votare questa domenica insieme agli altri quattro referendum, con un sicuro effetto trascinante sulla affluenza alle urne. Non ci sarebbe stato neppure il rischio che la Corte costituzionale bocciasse il referendum sulla legge nel suo insieme per evitare il «vuoto legislativo», com'è invece avvenuto per la legge sulla fecondazione assistita: infatti nella legge 53 l'ultimo articolo prevede l'abrogazione della legge 30/2000, nota come «riforma Berlinguer-De Mauro», sicché l'abrogazione della legge Moratti rimetterebbe automaticamente in vigore la Berlinguer, senza lasciare alcun vuoto; mentre sarebbe stato diverso se quest'ultima fosse stata abrogata con un provvedimento legislativo a parte. Non voglio qui addentrarmi sulle cause che per cui tutto questo non è stato fatto, facendo supposizioni o deduzioni. Dico solo che le manifestazioni e gli interventi contro la riforma Moratti, da molti analisti di vari orientamenti detta «Berlinguer-Moratti», mi sanno un po' di strumentale, di opportunistico e di poco sincero, mentre la scuola avrebbe bisogno di un dibattito e di interventi di tipo diverso. Filippo Franciosi insegnante A proposito dell'Auditorium Leggo la lettera aperta degli Amissi del Piovego in merito al progetto di un Auditorium di Oscar Niemeyer da collocarsi nell'ex Foro Boario. Rispondo volentieri anche se mi sembra di averlo fatto parecchie volte a voce e già per iscritto. In effetti, nel 1988 (sono passati 21 anni) mi furono consegnate alcune fotocopie di schizzi di Niemeyer (chiamarlo progetto è naturalmente improprio, diciamo, come si dice oggi, che era un «concept», una possibile idea) e un plastico, per la verità mi sembra di ricordare con notevoli difformità rispetto agli schizzi e comunque non inquadrato nell'ambiente unico del Prato. L'idea era naturalmente affascinante, ma non ho potuto darle seguito per un insieme di motivi. L'amministrazione comunale era impegnata in quel periodo in un rilevante ciclo di opere pubbliche (nuovo tribunale, stadio, fognature, grande viabilità) che non consentivano di immaginare di poter finanziare, neppure nel medio periodo, un'opera di quella dimensione finanziaria. Impegnare un architetto, già allora più che ottantenne, in una progettazione per la quale non si era in grado di prevedere alcun concreto esito per il successivo decennio mi pareva sbagliato. Non ho cambiato idea su questo punto, perché in particolare l'Auditorium non è solo un'opera architettonica, ma una complessa macchina tecnologica che richiede una presenza costante nella fase realizzativa. Le tecniche poi in questo campo sono in costante evoluzione, non penso che sarebbe stato utile per la città realizzare oggi un progetto vecchio di vent'anni. Forse ero un po' pessimista sulla longevità del grande architetto. Niemeyer ha continuato a progettare e ha superato felicemente la soglia dei 100 anni: penso al bellissimo Museo di Niteroi, vicino a Rio, realizzato negli anni '90. A Ravello si sta realizzando, con molte difficoltà, un suo interessante progetto. In ogni caso devo dire, ma questa è una idea del tutto personale, che mi parve il segno di Niemeyer poco adatto al contesto del Prato, ma naturalmente su questo punto se vi fossero state le compatibilità economiche si sarebbe potuto aprire un dibattito ed un confronto. Non condivido l'idea che il progetto Crotti segni una regressione, penso che sia una interessante occasione, anche se ho sempre ritenuto che la collocazione dell'Auditorium per la Musica nell'ex Foro Boario sarebbe stato un modo di completare in modo decisivo le funzioni urbane del Prato Circa la attuale ubicazione del plastico e delle fotocopie degli schizzi occorre rivolgersi all'attuale amministrazione. Immagino che siano rintracciabili nell'archivio comunale. Di certo non furono trattenuti né da me, né dal mio Gabinetto, ma trasmessi ai competenti uffici. Paolo Giaretta

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"dal colle un avvertimento" il premier teme un autunno caldo tra intercettazioni, lodo e lega - claudio tito (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 2 - Interni Per questo il Cavaliere evita strappi col Quirinale: "Provocarlo ora non serve" "Dal Colle un avvertimento" il premier teme un autunno caldo tra intercettazioni, lodo e Lega La crisi economica preoccupa Bossi: "Dobbiamo difen- dere i lavoratori del Nord" CLAUDIO TITO ROMA - «Dobbiamo prepararci. Perché i veri problemi ce li avremo a settembre e non adesso». Silvio Berlusconi sembra voler indossare l´elmetto. Prova a compattare il suo governo e evita lo scontro frontale con Giorgio Napolitano. Si prepara all´"autunno caldo". Alla ripresa dopo la pausa estiva, che rischia di trasformarsi in un percorso a ostacoli. Un labirinto composto di scadenze "politiche" e di traumi "economici". Che costringerà l´esecutivo ad un vero e proprio redde rationem con il Quirinale e anche con la Lega di Umberto Bossi preoccupata dalle ripercussioni al nord della "recessione". Da giorni infatti, l´attenzione del Cavaliere è proiettata a quel che accadrà dopo l´estate. Tanto che persino la lettera con cui il presidente della Repubblica ha accompagnato la promulgazione della legge sulla sicurezza è stata letta come la premessa di uno scontro prossimo venturo. «è stato proprio un avvertimento - dicono i fedelissimi del premier - ci ha voluto dire che in seguito sarà più fermo». La mossa del Colle, dunque, non è affatto piaciuta all´inquilino di Palazzo Chigi. Tanto che anche ieri il capo del governo ha spiegato senza mezzi termini di non avere alcuna intenzione di modificare il testo del pacchetto sicurezza. «Non c´è alcun bisogno di fare correzioni - ha concordato con il ministro degli Interni, Roberto Maroni -, ma il punto non è questo». L´obiettivo, allo stato, è quello di non anticipare lo scontro frontale. Non inasprire un rapporto che - al di là delle dichiarazioni ufficiali - corre sistematicamente sul filo dell´alta tensione. Del resto, gli appuntamenti che il presidente del consiglio dovrà affrontare da settembre in poi coinvolgeranno in modo diretto o indiretto anche il Colle. A partire dal disegno di legge sulle intercettazioni. Un provvedimento che, proprio su richiesta di Napolitano, è slittato al prossimo autunno. Due settimane fa il capo dello Stato aveva fatto sapere al Guardasigilli, Angelino Alfano, che non avrebbe firmato quel testo. E il sospetto che attanaglia gli uomini del governo è che dopo il sofferto via libera alla legge sulla sicurezza, il presidente della Repubblica sarà intransigente sulle intercettazioni. «Quello di ieri - ripetono - è stato un avvertimento». Non solo. In autunno potrebbe materializzarsi un altro spettro. La bocciatura, da parte della Corte costituzionale, del cosiddetto "Lodo Alfano". Lo "scudo" che protegge le massime cariche dello Stato dalle inchieste giudiziarie. Se così fosse tutti processi del Cavaliere verrebbero riaperti, in primo luogo quello che ha già visto la condanna dell´avvocato Mills. «Si rialzerebbe un polverone - è il suo timore -, si riaprirebbe la guerra con i magistrati. Una soluzione va trovata». Un terreno minato per Berlusconi. Che per il momento lancia una sola parola d´ordine: allontanare la tentazione dello "strappo" con Napolitano. «Provocarlo adesso - si è sfogato con un ministro - sarebbe senza senso». L´autunno, però, si prospetta incandescente anche per un altro motivo: la crisi dell´economia. Tutte le previsioni fornite da Giulio Tremonti a Palazzo Chigi sono a dir poco «nere». Molte piccole e medie aziende sono destinate a chiudere i battenti proprio a settembre. Un incubo per i leghisti: atterriti dall´idea che il nord venga devastato dalla disoccupazione e che nel frattempo sia stato grattato il fondo del barile per le risorse da destinare alla Cassa integrazione. Non a caso nelle ultime due settimane Bossi ha premuto l´acceleratore del federalismo. Chiedendo di stringere i tempi per quello fiscale e varando il codice delle autonomie. Per i lumbard è questa la risposta "nordista" alla recessione. «Voglio certezze - ha detto il Senatur al premier nei giorni scorsi - altrimenti che gli racconto ai miei?». Un interrogativo sillabato a ripetizione. Perché la paura dei leghisti è che non ci siamo nemmeno i fondi per il federalismo fiscale. Il terrore di Berlusconi, dunque, è che lo "scontro" con il Quirinale apra un link con la crisi economica e il malessere leghista. Una situazione tanto critica da indurre il ministro dell´Economia a "ricucire" con l´odiata Cgil di Guglilemo Epifani. «Dobbiamo correre ai ripari», avverte Berlusconi.

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processo penale, mancino corregge il csm - alberto custodero (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 4 - Interni Processo penale, Mancino corregge il Csm "Nel parere della commissione forzature da eliminare. Dialogo sulla riforma" ALBERTO CUSTODERO ROMA - Nessuna «bocciatura» del ddl sulla riforma del processo penale, ma solo un «parere dialogante». Il Csm non interferisca con l´attività del Parlamento. Ed elimini le forzature. Nicola Mancino, vicepresidente dell´organo di autogoverno della magistratura, rinviando a giovedì prossimo la decisione del plenum, interviene per stemperare le tensioni scatenate dal parere di «incostituzionalità» espresso l´altro ieri dalla sesta commissione sul ddl di riforma del processo penale. Era stato il senatore pdl Gaetano Quagliariello ad accusare il Csm di «sconfinare dalla sua funzione formulando giudizi di costituzionalità violando le prerogative del Parlamento, della Corte Costituzionale e del Presidente della Repubblica». Il numero due del Csm, al contrario, ribadisce che «dialogare con il governo è necessario ed è anche utile se i suggerimenti del Csm sono valutati positivamente per la oggettività dei rilievi: le forzature mai aiutano a rendere proficuo un dialogo fra chi propone (il governo) e chi istituzionalmente è deputato a dare un parere di merito». Non è la prima volta, del resto, che i pareri del Csm sui provvedimenti all´esame del Parlamento scatenano polemiche. Era successo quando la Sesta Commissione stroncò le ronde. E col ddl intercettazioni, costringendo Mancino, il giorno dopo, a precisare che «il Csm non è una terza Camera». Nel gioco delle parti, il numero due del Csm ieri tenta di ridimensionare la portata del giudizio di costituzionalità del ddl Alfano per evitare uno scontro istituzionale che nessuno in questo momento vuole. Non lo vuole il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, prudente l´altro ieri nel commentare la bocciatura al suo ddl («Il parlamento è sovrano, talvolta tiene conto dei pareri del Csm»). E non il capo dello Stato che proprio il giorno della «bocciatura» da parte della Sesta Commissione, promulgava il ddl sicurezza accompagnandolo, però, con una lettera densa di riserve e preoccupazioni. Mancino dà una prova tangibile della sua disponibilità al dialogo e ad abbassare i toni rinviando la discussione del plenum. Dando ragione al Guardasigilli («è condivisibile - dice - il commento del ministro Alfano quando mette in risalto che quello del Csm è solo un parere»). Accusando alcuni giornali di «indebita forzatura» per come hanno trattato l´argomento. E ricordando l´invito del capo dello Stato a una «più tempestiva formulazione dei pareri» e a non «dilatare i propri spazi di intervento». Alla fine, annuncia che, «quando il plenum sarà chiamato a formulare il parere, alcune forzature andranno eliminate, come sarà giusto apprezzare molti suggerimenti contenuti nello schema di parere perché sono rivolti a razionalizzare, a semplificare e a ridurre i tempi lunghi del processo penale». Il centrodestra accoglie positivamente la posizione di Mancino. è lo stesso Quagliariello ad ammettere che «sono state poste le premesse affinché non vi siano in futuro ulteriori forzature. Ci sembra questa la strada giusta affinché il rapporto tra i poteri dello Stato possa essere ricondotto nell´alveo di una fisiologica dialettica istituzionale».

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SULL'ITER giudiziario che ha caratterizzato il maxiprocesso antimafia che si è svolto nell... (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Grosseto)" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA GROSSETO pag. 5 SULL'ITER giudiziario che ha caratterizzato il maxiprocesso antimafia che si è svolto nell... SULL'ITER giudiziario che ha caratterizzato il maxiprocesso antimafia che si è svolto nell'aula bunker di via Lago di Varano dal 7 maggio 1996 al 16 dicembre 2007, interviene il giudice Enzo La Gamba, che fu il presidente del Tribunale penale che si occupò del processo che vide alla sbarra, tra gli altri, Gaspare Mutolo. «Ritengo doveroso per una più completa informazione si legge in una nota firmata da La Gamba significare che all'annullamento della sentenza del Tribunale di Grosseto, pronunciato dalla Corte di appello di Firenze, che comportò il gravoso compito per questo Tribunale di rinnovare il procedimento, seguì il riconoscimento da parte della Corte Costituzionale della legittimità della decisione del Tribunale grossetano». Il giudice La Gamba nella sua nota ha ricordato anche l'enorme mole di lavoro affrontato dai giudici (oltre La Gamba, i giudici Pasca e Ariolli). «Il processo si svolse in 138 udienze, trecento testimoni, con l'esame di una considerevole quantità di documenti. Il processo di fronte al Tribunale sia stato svolto con la dovuta diligenza».

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segue dalla prima pagina In che cosa il metodo seguito desta preoccupazioni? I dubbi di Napolitano concernono la asistematicità e i problemi di tecnica redazionale (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

segue dalla prima pagina In che cosa il metodo seguito desta preoccupazioni? I dubbi di Napolitano concernono la asistematicità e i problemi di tecnica redazionale segue dalla prima pagina In che cosa il metodo seguito desta preoccupazioni? I dubbi di Napolitano concernono la asistematicità e i problemi di tecnica redazionale. Asistematicità perché il provvedimento approvato dalle Camere riforma più di una trentina tra codici e leggi già esistenti, accorpando tutte le norme in base a una nozione molto ampia della sicurezza pubblica. E pi ci sono problemi di tecnica redazionale molto seri. C'è chi sostiene però che in questo modo Napolitano abbia ecceduto nel suo potere di messaggio alle Camere. Nient'affatto. Perché questo non è un messaggio. Napolitano non ha promulgato aggiungendo un messaggio. Ha promulgato punto e basta. Poi ha usato il suo potere di esternazione. Tanto è vero che la lettera non è indirizzata al Parlamento. Sono due atti distinti. Non ha espresso un indirizzo politico. Per esempio, non ha censurato il ricorso alla fiducia in sé, ma ha rilevato che in questo caso il ricorso alla fiducia ha consentito di accorpare situazioni estremamente eterogenee tra di loro. Ha mosso un rilievo di metodo legislativo. Ha del resto richiamato sue precedenti esternazioni, almeno due, sul modo di legiferare del Parlamento, evidentemente non ascoltate. E ha anche richiamato - questo non tutti lo hanno notato - una presa di posizione di un organo parlamentare, il Comitato per la legislazione della Camera dei deputati, che aveva espresso perplessità sul testo. E come si fissa il limite del potere di esternazione? C'è una sentenza della Consulta, la 154 del 2004, che definisce quel potere distinguendo tra opinioni funzionali ed extra funzionali. Tra quelle cioè riconducibili all'esercizio delle funzioni del presidente e quelle che non lo sono. Questa opinione è funzionale da ogni punto di vista, quasi per definizione. Perché la massima funzione presidenziale è quella di garante dell'unità nazionale e di suprema garanzia dell'equilibrio tra i poteri costituzionali. E di questo esattamente tratta la lettera. È un discorso sul modo di legiferare. Il presidente non interferisce in sé sulle prerogative che spettano al Parlamento ma si occupa del rapporto tra la comprensibilità e l'organicità delle leggi e i cittadini che devono rispettarle e applicarle. Non a caso richiama una sentenza fondamentale della Corte costituzionale sulla conoscibilità della legge penale. Quindi Napolitano ha fatto uso in questo caso del suo potere di esternazione? La dottrina riconosce che il presidente può parlare al Paese in nome del Paese stesso. A condizione che lo faccia con parsimonia e responsabilità istituzionale. La parsimonia in questo caso sta nel fatto che il presidente aveva già espresso questi concetti in passato, e che fa riferimento alla valutazione di un organo parlamentare. La responsabilità istituzionale sta nel fatto che motiva le ragioni per cui ha promulgato e le perplessità di carattere generale sul metodo seguito. C'è chi dice: ma se aveva queste perplessità, allora non doveva promulgare la legge... E perché non doveva? Chi può dirgli se doveva o no? Il potere è suo, è rimesso alla sua valutazione esclusiva, nessuno può interferirvi. A me pare chiaro perché ha promulgato. L'ha fatto perché ha ritenuto che nella legge ci fossero norme essenziali alla tutela di un bene quale quello della sicurezza dei cittadini nella lotta al crimine. Però il presidente non può spacchettare la legge, dire questo sì e questo no, questo lo promulgo e quell'altro lo rinvio. Inoltre, se non avesse promulgato con un messaggio motivato alle Camere, il Parlamento avrebbe potuto comunque riapprovare la legge e a quel punto al presidente non sarebbe restato che promulgare. La maggioranza deve ora cambiare la legge? Non ha vincoli costituzionali. Ma questo è un forte richiamo ai comportamenti del Governo e del Parlamento; sta a loro, adesso, assumersi la responsabilità di tenerne conto o meno. Altro che presidenzialismo strisciante. L'intervento del Capo dello Stato è tutto a difesa della centralità del Parlamento. È tutto teso a riaffermare la necessità che il processo legislativo valorizzi l'apporto parlamentare. La frase chiave della lettera di Napolitano è quella in cui dice: «È in gioco la qualità e la sostenibilità del nostro modo di legiferare». Da tempo, anche nei confronti di governi di altro segno politico, il presidente ci mette in guardia da una prassi pericolosa, soprattutto quando riguarda norme che fanno riferimento a diritti costituzionali. Napolitano non ha fatto una censura a quella singola legge, ha sollevato un problema più generale e francamente serio. Ha agito nell'ambito del suo dovere di garantire l'equilibrio dei poteri. A. P. 17/07/2009

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Giovanni Maria Flick (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovanni Maria Flick Giovanni Maria Flick. 69 anni, giurista e avvocato penalista. Quinto di sette figli, laureato alla Cattolica di Milano, dal 1964 al 1975 è stato magistrato al tribunale di Roma. Ha insegnato Istituzioni di diritto e Procedura penale all'Università di Perugia e Diritto penale all'Università di Messina e, dal 1980 alla Luiss. Ha collaborato come editorialista al "Sole 24 Ore" alla Stampa". Nel 1996 è stato nominato ministro di Grazia e giustizia del governo di Romano Prodi. Dopo l'esperienza di ministro, è stato scelto dal governo D'Alema I come rappresentante italiano nella Commissione per i diritti umani europea. Nel 2000 è stato nominato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e nel 2005 ne diviene vicepresidente. Il 14 novembre del 2008 viene eletto 32° presidente della Consulta: è rimasto carica fino al 18 febbraio 2009. 17/07/2009

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STOP alla esasperata riduzione dei costi e maggior tutela del cl... (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Prato)" del 17-07-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Prato))

Argomenti: Giustizia

ARTIGIANATO PRATO pag. 6 STOP alla esasperata riduzione dei costi e maggior tutela del cl... STOP alla esasperata riduzione dei costi e maggior tutela del cliente. È in questa ottica che la categoria dei carrozzieri di Confartigianato ha varato una serie di iniziative per riportare l'attenzione verso la qualità e la sicurezza nelle riparazioni effettuate, messe a rischio dai margini sempre più stretti imposti dalle compagnie assicurative. «Abbiamo svolto nelle ultime ore incontri a livello provinciale e regionale spiega Graziano Carniato, presidente regionale di categoria e abbiamo definito l'iniziativa che, come Confartigianato, ci vedrà garanti delle carrozzerie che aderiranno al nostro codice etico. Garanti sul fronte della qualità del lavoro e della correttezza circa i costi necessari per la riparazione. L'obiettivo è quello di fare un servizio ottimo per tutti: per gli automobilisti che avranno una riparazione adeguata della vettura; per le compagnie che avranno costi equi e la soddisfazione piena dei clienti». Il codice, già stilato, verrà proposto a tutte le carrozzerie di Confartigianato entro settembre, per poi rendere operativo l'accordo già dai primi di ottobre. «Si tratta di un'iniziativa che parte da Prato spiega Carniato ma che vogliamo estendere anche ad altri comuni della Toscana facendolo diventare un modo consolidato di lavorare. Su questa linea, del resto, ci conforta la stessa Corte Costituzionale che ha sentenziato, relativamente all'indennizzo diretto, una scelta facoltativa da parte del danneggiato della carrozzeria per la riparazione del proprio veicolo. Inoltre la stessa Corte ha sollevato riserve sulla stessa legge sull'indennizzo diretto». L'altra iniziativa riguarda la pubblicazione on line sul sito di Confartigianato nazionale (www.confartigianato.it) a partire dal 25 luglio, del tempario messo a punto dalla Confederazione. «Ritenevano ormai inadeguati i tempari esistenti dice Carniato quindi ne abbiamo costruito uno come Confartigianato che sarà ad uso gratuito su Internet, per le imprese e per i clienti che potranno farsi un'idea dei costi da sostenere».

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Io Simonetta finalmente sola erede Puccini' (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

pagina pag. 7 Io Simonetta finalmente sola erede Puccini' di ORIANO DE RANIERI LUCCA NIENTE FIGLIO "segreto" di Giacomo Puccini. Nadia Manfredi Di Sacco, 63 anni, casalinga pisana aveva promosso una causa davanti al tribunale di Milano perché suo padre Antonio Manfredi fosse riconosciuto figlio del grande maestro e lei quindi fosse considerata nipote. Per questo aveva citato la nipote legittima Simonetta Puccini. Lo stop è arrivato dai giudici milanesi che hanno dichiarato "inammissibile" la domanda proposta da Nadia Manfredi per accertare la paternità del proprio padre Antonio come figlio di Giacomo Puccini. L'avvocato Giorgio Ferrari spiega in parole semplici la sentenza: «Una domanda inammissibile, anche secondo la corte costituzionale, perché questa causa doveva essere fatta contro Antonio, l'unico figlio del maestro, l'erede e non invece contro Simonetta, l'erede dell'erede». Il giallo del presunto figlio segreto dell'autore di "Tosca" e di tante melodie immortali era nato sulla scia delle riprese del film di Paolo Benvenuti "La Fanciulla del Lago" che riproponeva, nel 50°anniversario della nascita di Giacomo, il caso Doria, la giovanissima di Torre del Lago che si uccise perché accusata di essere l'amante del compositore. E' nota la tesi del regista Benvenuti, secondo cui la vera amante del maestro era Giulia, la cugina di Doria. Dalla relazione, sarebbe nato Antonio e da lui Nadia che era ricorsa al tribunale per essere riconosciuta come nipote. In casa sua è stata rinvenuta, come ha raccontato Benvenuti, "la valigia dei segreti" lettere, regali che Giacomo avrebbe fatto a Giulia. Ma niente era emerso che provasse l'esistenza di un figlio segreto. «Anzi _ sottolinea _ l'avvocato Ferrari dalle nostre ricerche è venuta fuori un'altra paternità per Antonio Manfredi, che esclude in maniera totale la paternità del grande maestro». Insomma l'avvocato fa capire che la sentenza dei giudici milanesi della nona sezione Gloria Servetti, Nadia Dell'Arciprete, non è un mero atto burocratico ma è basata su solide basi giuridiche. «Del resto dice Giorgio Ferrari la causa era fondata su indagini che hanno rivelato la loro inconsistenza». La prima udienza si era svolta a fine febbraio dell'anno scorso, poi continuata rapidamente in poche battute. Ora la sentenza che allontana anche l'ipotesi di effettuare il test del Dna sulla salma del maestro sepolto nella villa mausoleo di Torre del Lago. La nipote Simonetta è soddisfatta e vede esaurirsi una serie di fatti avvenuti per lungo tempo, ritenuti lesivi della memoria del nonno. Non a caso aveva raccolto migliaia di firme per difendere l'immagine del grande artista. A parlare è di nuovo il legale Ferrari: «Ma il clamore suscitato dalla supposizione dell'esistenza di un figlio segreto si è trasferito sui giornali anche stranieri con la conseguenza di inquinare le celebrazioni per il 50° anniversario della nascita del musicista e di alimentare le fantasie più incontrollate e maldicenti». E anche la nipote del maestro Simonetta Puccini, nei colloqui con gli amici non nasconde l'amarezza per queste «fantasie incontrollate e maldicenti», amplificate dai media che le hanno lasciato un segno anche a distanza di un anno. Probabilmente le vengono in mente le iniziative intraprese l'anno scorso, quando tra l'altro, aveva fatto tappezzare Viareggio e Lucca di manifesti che difendevano il nonno da "pettegolezzi" recenti. Il gossip intorno alla vita privata del grande artista non era cessato nel corso degli anni. Simonetta Puccini si è sempre battuta nella sua vita perché del nonno fosse apprezzata la grande qualità artistica e ha sempre preferito biografie in cui risalta la grandezza del genio musicale senza indulgere su particolari sulla vita privata dell'artista. E anche l'anno scorso, un anniversario importante pucciniano, la nipote si è fatta promotrice di iniziative che servono ad esplorare ancora meglio un mondo sempre da scoprire fatto di una musica che prende il cuore. Image: 20090717/foto/2600.jpg

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Sotto tiro le regole di Toscana e Marche (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-17 - pag: 32 autore: Immigrati. Leggi alla Consulta Sotto tiro le regole di Toscana e Marche Marco Gasparini Il Governo sbarra la strada alle regioni che, eccedendo dalla propria competenza, varino leggi dirette a favorire i cittadinistranieri privi di regolare permesso di soggiorno. Lo stop è arrivato nell'ultimo Consiglio dei ministri che, su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, ha impugnato alla Corte costituzionale due provvedimenti varati in Toscana e nelle Marche per sostenere e agevolare l'integrazione degli immigrati. Nel mirino dell'Esecutivo sono finite le disposizioni proclandestini suscettibili di incidere sulla disciplina dell'ingresso e del soggiorno degli stranieri ricompresa nelle materie (diritto d'asilo, condizione giuridica dei cittadini extraUe e immigrazione) espressamente riservate allo Stato. Secondo Palazzo Chigi la legge della Toscana n. 29/2009 esorbita dal perimetro fissato nel titolo V della Costituzione poiché, oltre alle norme di carattere generale per promuovere accoglienza e integrazione degli stranieri residenti nel territorio, prevede anche interventi di assistenza socio-sanitaria, flussi migratori e rilascio di permessi per chi è ancora sprovvisto di documenti. A finire sotto accusa sono le politiche di governance connesse al sistema di welfare locale. La legge permette l'accesso ai servizi socio assistenziali urgenti e indifferibili da parte degli stranieri «comunque dimoranti nel territorio» e garantisce l'iscrizione al Servizio sanitario regionale anche a coloro che hanno presentato ricorso giurisdizionale contro un provvedimento di espulsione. Da cassare anche sperimentazione, avvio ed esercizio di funzioni connesse al rilascio, rinnovo e concessione di titoli di soggiorno e richieste di cittadinanza nonché la definizione di intese che facilitino l'ingresso di stranieri per corsi di formazione professionale e tirocini. La legge n. 13/2009 delle Marche, per il Governo, è viziata dal richiamo alla condizione giuridica dell'immigrato irregolare affinché la sua presenza sul territorio possa essere qualificata come legittima in base alle norme statali vigenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Più alunni meno maestri con la "riforma" Gelmini (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

TOSCANA · Verso una protesta unitaria di scuola e partiti di centrosinistra Più alunni meno maestri con la "riforma" Gelmini Riccardo Chiari Tagli, tagli, tagli. Al di là dei provvedimenti di immagine - il ritorno dei voti, il cinque in condotta, ecc - è questo il nocciolo duro della "riforma" della scuola firmata da Mariastella Gelmini a nome del governo Berlusconi. "Da quest'anno in Toscana avremo settemila bambini in più e 1700 insegnanti in meno - segnala puntuale l'assessore Gianfranco Simoncini - allo stesso tempo avremo 30 scuole materne, necessarie, che invece non saranno concesse". Parole che non temono smentita. Dette nel corso del convegno "Una scuola senza insegnanti una scuola senza futuro: garantire il lavoro per un vero diritto allo studio", organizzato nell'auditorium del Consiglio regionale da tutti i partiti che sostengono la giunta di Claudio Martini, da Rifondazione al Pd passando per Pdci, Sd, Verdi e Ps. Con ospite d'onore il Tavolo regionale per la difesa della scuola statale, animato da Corrado Mauceri. Poi con altri ospiti importanti come i sindacati, dalla confederale Flc-Cgil ai Cobas scuola. Soprattutto con i comitati genitoriinsegnanti, che si sono battuti come leoni nel corso dell'ultimo anno scolastico, sia per denunciare i progetti governativi che per studiare contromisure pratiche. Se l'assessore Simoncini è puntuale nello spiegare lo stato delle cose, altrattanto fa l'avvocato Mauceri nell'indicare l'obiettivo della protesta: "Bloccare i licenziamenti dei precari, e imporre un radicale ripensamento sulle politiche scolastiche del governo. Non si tratta di obiettivi irrealizzabili, perché la ministra Gelmini finora ha proceduto in modo a dir poco arrogante, violando le stesse leggi che dovrebbe applicare, fra l'altro ignorando i pareri della Conferenza unificata e del Consiglio nazionale della Pubblica istruzione. Insomma Gelmini è andata avanti con decisioni illegali, quindi la sua riforma si può fermare, come ha confermato anche un nostro recentissimo, vittorioso ricorso al Tar". Più diplomatico ma sulla stessa linea Simoncini, che guarda con preoccupazione soprattutto alla scuola dell'infanzia: "Stiamo cercando di ottenere una modifica degli orientamenti nazionali. Per questo abbiamo fatto ricorso alla corte Costituzionale, che ci ha dato ragione per quanto riguarda il ridimensionamento, confermando che la competenza sulla programmazione scolastica è delle Regioni. Ma guarda caso, alla vigilia delle sentenza arriva una circolare del ministero che elude il problema. Dicendo in sostanza che, dal momento che la scuola dell'infanzia non è obbligatoria, non si ritiene che la presenza di domande in esubero debba determinare un aumento delle sezioni". A tirare le somme Monica Sgherri, capogruppo di Rifondazione in Consiglio regionale: "Con questa iniziativa vogliamo mettere le basi per una iniziativa unitaria con tutto il mondo della scuola, da fare a settembre. Fino a oggi la riforma Gelmini è andata avanti di prepotenza. Ma si può bloccare e va bloccata, perché il ridimensionamento degli insegnanti mentre aumentano gli alunni, e l'attacco al tempo pieno, vogliono dire che il governo vede la scuola e i giovani solo come un costo". Non per caso, tutti i gruppi consiliari di centrosinistra ricordano: "Senza una buona scuola pubblica non c'è futuro per il paese. E i provvedimenti del governo, non solo sbagliati ma anche illegittimi, ne minano le fondamenta. Con pesanti ripercussioni sulla qualità del servizio agli studenti e alle loro famiglie. E con un attacco al mondo del lavoro della scuola che deve avere al più presto una risposta adeguata".

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TORNARE AL NUCLEARE PERCHÉ È LEGITTIMO (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Lettere al Corriere data: 17/07/2009 - pag: 43 Risponde Sergio Romano TORNARE AL NUCLEARE PERCHÉ È LEGITTIMO Ho 21 anni e cerco di capire come funzionano le cose nel nostro governo. Purtroppo non mi capacito di certe decisioni prese dal Parlamento. L'8 e il 9 novembre 1987 si tenne in Italia il referendum sul nucleare che sancì l'abolizione della procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari (80,6% sì - 19,4% no), l'abolizione dei contributi a Regioni e Comuni sedi di impianti elettronucleari (79,7% sì - 20,3% no) e l'abolizione della partecipazione dell'Enel alla realizzazione di impianti elettronucleari all'estero (71,9% sì - 28,1% no). Ora la Camera ha votato il ddl per lo sviluppo che contiene all'interno il ritorno all'energia nucleare nel territorio italiano. La domanda mi sorge spontanea: ma allora quel referendum a che cosa è servito? La Costituzione italiana permette di non tenere conto di un referendum popolare su un argomento così delicato, dopo 22 anni e senza un ritorno alle urne? Giampaolo Rossi giampross@katamail.com Caro Rossi, L a sua lettera solleva contemporaneamente molti problemi. Le ricordo anzitutto che il referendum previsto dalla Costituzione italiana è abrogativo e dovrebbe servire quindi a cancellare dagli statuti della Repubblica le leggi con cui la maggioranza degli italiani non è d'accordo. Ma dal momento in cui la Corte costituzionale permise quella sorta di microchirurgia che consiste nella amputazione di alcuni passaggi di una legge, il referendum ha cambiato la sua natura. Non serve più a eliminare una norma sgradita. Serve anche a deformare la natura e lo scopo di norme che continueranno ad esistere con finalità alquanto diverse da quelle del legislatore. Anziché essere distruttivo è diventato, surrettiziamente, costruttivo o ricostruttivo. Come lei stesso sembra avere compreso, il referendum del 1987 non fu, e non poteva essere, un esplicito no all'energia nucleare. Si limitò a incidere sulle procedure previste dalla legge per la costruzione delle centrali. Nulla, in linea di principio, impediva al governo e al Parlamento di costruire centrali con altre procedure. Nulla gli impediva, come ha ricordato Sergio Rizzo nel Corriere del 13 luglio, di mantenere in funzione le centrali esistenti. Alla sua domanda (se sia possibile non tenere conto di un referendum senza tornare alle urne) occorre dare due risposte. In primo luogo la giurisprudenza è generalmente del parere che la materia del referendum non possa essere rimaneggiata per almeno una legislatura. Le leggi rispondono alle esigenze di un determinato momento e possono essere modificate col mutare delle condizioni economico-sociali e delle convinzioni politiche. Mi sembra curioso che lei, nato dopo il referendum del 1987, non rivendichi per sé e per la generazione a cui appartiene il diritto di esprimersi sulle grandi questioni del suo Paese ed eventualmente cambiarne le leggi. In secondo luogo, gli italiani hanno votato per il rinnovo del Parlamento un anno fa dopo un dibattito sul ritorno del nucleare e una campagna elettorale durante la quale il tema è stato più volte sollevato. Era evidente che molti esponenti dell'attuale maggioranza erano favorevoli. Mi sembra difficile sostenere che la decisione del governo, negli scorsi giorni, sia stata sorprendente e inattesa.

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Un piccolo comitato d'onore ha accolto ieri a Palazzo della Cancelleria la presentazion... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 17-07-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il (Civitavecchia))

Argomenti: Giustizia

Venerdì 17 Luglio 2009 Chiudi di ROSSELLA FABIANI Un piccolo comitato d'onore ha accolto ieri a Palazzo della Cancelleria la presentazione del saggio di Giancarlo Elia Valori, "Il futuro e già qui. Gli scenari che determineranno le vicende del nostro pianeta" (Rizzoli, pp. 285). A discuterne con l'autore c'erano Antonio Catricalà, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Antonio Martone, avvocato generale presso la Cassazione, Antonio Maccanico, presidente Associazione Civita, Paolo Savona, presidente Unicredit Banca di Roma e Tarak Ben Ammar, vicepresidente de La Centrale Finanziaria Generale. Moderatore Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera. Secondo Valori «il futuro del Mediterraneo abita nella capacità di coniugare il pensiero politico come strategia e l'economia come servizi, stili di vita e modelli culturali. Una nuova era, già iniziata, che richiede tecnicità non tecnocratica e capacità di decisione su scena globale». Il nuovo libro del presidente de La Centrale Finanziaria Generale affronta il tema di come «L'Europa -dice l'autore- non può pensare che la propria crescita economica, collegata alla sua espansione nel Mediterraneo, non abbia a che fare con una strategia globale nella quale debbono essere ripensate le aree di difesa, i criteri di sicurezza, le alleanze e le amicizie. L'economia e la strategia sono simmetriche ma non sostituibili tra loro, come la mano destra e quella sinistra nella filosofia di Kant. Da qui passerà la sfida del futuro, perchè dal Mediterraneo possa rinascere un nuovo ciclo della civiltà umana, come già è accaduto altre». In sala ad ascoltare il docente universitario ed economista Giancarlo Elia Valori, c'erano tra gli altri il Sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, il senatore Marcello Dell'Utri, il segretario generale emerito della Presidenza della Repubblica, Gaetano Gifuni, il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraio, l'ad di Telecom Italia, Franco Bernabè, il presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, Pippo Marra, il magistrato Antonio Marini, Maria Pia Fanfani, il conte Franco Ratti, il finanziere polacco Roman Zaleski, l'ex presidente della Corte Costituzionale, Gian Maria Flick, il politico Aurelio Misiti, il manager Franco Viezzoli, il generale Stefano Orlando, il capo dell'Aisi, Giorgio Piccirillo, e molte belle signore tra cui Rosy Greco.

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maxiprocesso, grande diligenza (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 3 - Grosseto Maxiprocesso, grande diligenza Nel 2000 la Corte di Strasburgo respinse il ricorso contro i presunti ritardi TRIBUNALE GROSSETO. L'altro giorno abbiamo dato notizia del nuovo rinvio a giudizio per la parte residua del maxiprocesso celebrato tra il 1996 e il 1997 nell'aula bunker allestita in via Lago di Varano. A questo proposito, ci ha scritto l'allora presidente del collegio giudicante, il dottor Enzo La Gamba. Prendo visione dei giornali nei quali risulta pubblicato l'annullamento da parte della Corte di appello di Firenze della sentenza penale al termine del procedimento che impegnò il Tribunale di Grosseto, da me presieduto, e trattato insieme ai valorosi colleghi Pasca e Ariolli per un lungo periodo di tempo. «Dal 17 maggio 1996 al 16 dicembre 1997», così come emerge dalla sentenza di Strasburgo pronunciata il 16 novembre 2000 nel ricorso intentato da un imputato alla Corte europea per i diritti umani. Con detta sentenza pronunciata a Strasburgo, con la quale risultò finalmente vincitore lo Stato italiano, si dette atto che «nel corso del processo si erano svolte 138 udienze, erano stati uditi circa 300 testimoni ed era stata esamianta una considerevole quantità di documenti, comprese diverse perizie di esperti» e fu deciso che «considerata la complessità del procedimento, date le attività svolte e il fatto che non vi sono stati periodi significativi di pausa nel corso del processo, la Corte ritiene che il procedimento dinanzi al Tribunale di Grosseto sia stato svolto con la dovuta diligenza» di contro a quanto statuito in ordine ad altre autorità del nostro distretto. Ritengo doveroso significare che all'annullamento pronunciato dalla Corte di appello di Firenze, che determinò il gravoso compito per il Tribunale di Grosseto e della Procura di Grosseto di rinnovare il procedimento che è tutt'ora purtroppo in corso, seguì il riconoscimento da parte della Corte costituzionale della legittimità della decisione del Tribunale di Grosseto. Ringrazio vivamente i giornalisti per avermi dato l'opportunità di ricordare una delle mie "fatiche" nel momento in cui mi appresto a lasciare le funzioni di magistrato dopo ben 44 anni di attività. Ai colleghi Pasca e Ariolli che santo ebbero a darmi nei periodi più ardui del nostro lavoro un abbraccio grande; e un grazie di cuore ai nostri carabinieri che ebbero a sostenermi in ogni momento con tanto amore ed abnegazione specialmente nel corso dei due anni con loro trascorsi. Enzo La Gamba già presidente del Tribunale penale di Grosseto

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Scuola, tagli e precari, una bufera che non risparmia neanche l'Abruzzo (sezione: Giustizia)

( da "PrimaDaNoi.it" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

REGIONE - Tutte Scuola, tagli e precari, una bufera che non risparmia neanche l’Abruzzo --> Inviato da Redazione--> il 17/7/2009 10:51:02 --> 106 letture)--> --> ABRUZZO. Manifestazioni, proteste e sit in sono all’ordine del giorno se si parla di scuola. C’è infatti un grande movimento intorno alle nuove riforme che il ministro Gelmini sta impartendo per la scuola. Sotto accusa i numerosi tagli al personale precario, che secondo gli operatori della scuola, scardinerebbero i delicati equilibri del mondo scolastico. Sono circa 8 i miliardi tolti ai finanziamenti agli istituti statali, per lo più sottratti alla voce personale, ed oltre 6000 i lavori precari delle superiori che secondo le stime non avranno il rinnovo del contratto il prossimo anno. Disagi anche per i docenti di ruolo, perché in base al conteggio delle ore per cattedra, 3600 professori dovranno trasferirsi in un altro istituto, andando a coprire i buchi lasciati dai precari, per poi trasferirsi nuovamente quando ci sarà spazio nell’istituto originario. Il ministro Gelmini nega i «migliaia di licenziamenti, non è assolutamente vero. Al contrario, nessun insegnante di ruolo perderà il posto, c’è il problema dei precari, è vero, sono il frutto di cattive politiche che abbiamo ereditato e che ora dobbiamo gestire senza alimentare illusioni». LE RAGIONI DELLE PROTESTE Riunitosi ieri davanti al Parlamento in una manifestazione, il mondo delle associazioni, reti e comitati dei precari ha espresso forte dissenso verso questi progetti «di distruzione dell’istituzione scolastica pubblica da parte del governo». I precari, oltre a chiedere il ritiro dei tagli previsti e l’immissione con contratto di ruolo, hanno protestato anche contro “il valzer delle cattedre”, l’instabilità dei tempi di lavoro ed i continui spostamenti dei docenti, che causerebbero un danno sia alla didattica sia ai diritti dei lavoratori. Anche il disegno di legge Aprea, che si muove nella direzione della privatizzazione della scuola pubblica, similmente alle famose fondazioni private per le università, «lede la libertà di insegnamento ed i diritti dei lavoratori, facendo propria la modalità clientelare della chiamata diretta dei presidi, mortificando il ruolo e la partecipazione alla vita scolastica degli organi collegiali». In sintesi, i precari hanno manifestato contro un governo che «ha mantenuto tutti i tagli, tornando indietro di oltre 20 anni nell’impianto didattico – pedagogico, con il ritorno al maestro unico e l’abolizione delle compresenze e del modulo. Ha diminuito il tempo scuola, confermato l’aumento degli alunni per classe fino a 33, in contrasto con le norme sulla sicurezza e con gli indici minimi di funzionalità didattica». Poi c’è il blocco del turn over, ovvero la sostituzione del personale pensionabile con nuove assunzioni, bloccando di fatto l’accesso all’insegnamento ai giovani laureati, ed anche la chiusura dei piccoli plessi scolastici nei paesi ha suscitato dubbi, non solo nei precari, ma anche nella Corte costituzionale, che ha bocciato queste chiusure. Anche la Consulta ha accolto ricorsi proposti da alcune Regioni sugli accorpamenti tra scuole. «Norme scritte e poi corrette, proposte e contraddette, avanzate e rinnegate, varate con decretazione d’urgenza e rimandate a data da destinarsi», denunciano dal Cip, Comitato insegnanti precari. «Specchio di ignoranza, inettitudine, idiozia. Tre “i” vere al posto delle tre “i” millantate dalla allora ministra Moratti: impresa, informatica e inglese. Una conduzione contraddistinta da presunzione e arroganza. Da una furia persecutoria e da un livore senza pari nei confronti della scuola statale, di chi la frequenta e di chi ci lavora». «Caos, inefficienza, danni per l’erario, sconquassi didattici e perenni valzer di cattedre, con tutto il corollario di ricorsi e perdita di qualità del sistema scolastico nazionale – continuano gli insegnanti precari - questo è il risultato della nuova conduzione del ministero di viale Trastevere». Le 18 ore settimanali di insegnamento sono un altro grande nodo che i precari vorrebbero sciogliere. La norma vigente prevede che le ore di insegnamento settimanali non debbano essere più di 18, nonostante vi sia una formazione diffusa di cattedre che superano quella soglia, situazione diventata prassi ma in violazione degli obblighi contrattuali, oggi ancora più accentuata in quanto pur di fare il maggior numero di tagli, denunciano i precari, si cerca di “gonfiare” tutte le ore di insegnamento. LA SITUAZIONE IN ABRUZZO In particolare in Abruzzo la situazione si complica ulteriormente, poiché in seguito al sisma del 6 aprile, e di un accordo firmato fra Ministero dell’Istruzione e sindacati, molti docenti dell’Aquila si sono trasferiti nelle province contigue perché non hanno avuto garanzie per la prosecuzione delle attività didattiche nella provincia dell’Aquila. In aggiunta a questo, il sistema scolastico regionale dovrà far fronte ad 1.109 tagli al personale. Questo ha creato e creerà diversi problemi, in primis per i docenti precari delle altre province, già gravati dai tagli, che dovranno far posto ai docenti di ruolo aquilani. Così è già successo nelle immediatezze del sisma a molti precari di Pescara che non si sono visti rinnovare il contratto di supplenza proprio per l’arrivo dei docenti dell’Aquila. Inoltre gli alunni delle scuole aquilane si troveranno senza i docenti degli anni precedenti, e gli stessi insegnanti aquilani, sfollati sulla costa, difficilmente potranno tornare alla invocata normalità in breve tempo. s.t. 17/07/2009 10.49

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Marchi radio-tv nazionali e locali: la sentenza della Consulta (sezione: Giustizia)

( da "MilleCanali" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

17 Luglio 2009 Focus / FOCUS Marchi radio-tv nazionali e locali: la sentenza della Consulta Il marchio radio-tv nazionale non prevale sempre su quello locale e la legge del 1999 che prevedeva per le locali di dover ‘cedere il passo’ alle nazionali in caso di ‘sovrapposizione di marchi’ è almeno parzialmente incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale. Il ricordo della vicenda delle ‘Rtl locali’. Vediamo la spiegazione della complessa vicenda a firma di Alessandro Galimberti su ‘Il Sole 24 Ore’ di qualche giorno fa: «Il divieto di utilizzo di un marchio radiotelevisivo locale che ne richiama uno nazionale, anche se il primo è più risalente o addirittura registrato, è incostituzionale. La Consulta, con la sentenza 206/2009 depositata ieri, ha accolto il ricorso del circuito locale «Radio Kiss Kiss Italia» contro la norma che, nel caso specifico, favoriva la rete nazionale «Radio Kiss Kiss Network», e ha dichiarato incompatibile con la Carta l'articolo 2, comma 2-bis, della legge 78/1999 («Norme per lo sviluppo equilibrato dell'emittenza televisiva e per evitare la costituzione o il mantenimento di posizioni dominanti nel settore radiotelevisivo»). La legge in vigore, in sostanza, crea un doppio binario (locale e nazionale) per l'utilizzo dei marchi identificativi delle emittenti, ma impone un sacrificio unidirezionale, e anche retroattivo, nei casi di sovrapposizione totale o parziale dei segni "aziendali": a perderci, stando all'articolo 2, comma 2-bis, è sempre e solo il marchio locale, che deve cedere il passo a quello conosciuto su una scala territoriale più vasta. Eppure in tutti i gradi di giudizio amministrativo, Radio Kiss Kiss Italia - che trasmette nel Lazio e in Campania in virtù della concessione rilasciata nel marzo del '94 - si era vista superare dal network nazionale: sia l'Agcom sia il Tar del Lazio avevano diffidato l'emittente regionale dall'utilizzo del marchio del network più esteso (e anch'esso, tra l'altro, sostenuto da regolare licenza, comunque successiva). Diversi i punti di «irrazionalità» della legge messi in luce dai giudici costituzionali, a cominciare dalla retroattività dell'articolo 2: vero è che questa «è manifestazione della discrezionalità del legislatore», ma «l'emanazione di leggi con efficacia retroattiva incontra una serie di limiti» che salvaguardano, tra l'altro «fondamentali valori di civiltà giuridica, tra i quali il rispetto del principio generale di ragionevolezza e di eguaglianza e la tutela dell'affidamento legittimamente sorto». Pertanto la norma è «intrinsecamente irrazionale, perché», contraddicendo la sua stessa natura, «confligge con la libertà economica di disporre del marchio e con la libertà spettante a tutti di manifestare il proprio pensiero». In sintesi, l'articolo 2 della legge 78/99 riduce «l'effettività dell'accesso al mercato delle comunicazioni alle emittenti non aventi dimensioni nazionali». La scelta di politica legislativa di privilegiare i network più grandi non è comunque, per il futuro e in linea di principio, esclusa «ma è irragionevole incidere su diritti già legittimamente acquisiti sulla base di una normativa anteriore, quando questi ultimi non solo non contrastano con norme costituzionali, ma concorrono a realizzarne le finalità». Invece, a oggi, per inquadrare la questione con i motivi del ricorso, “la preferenza indiscriminata accordata alle emittenti nazionali si risolve in un privilegio lesivo del principio di uguaglianza, in quanto, da un lato, opera a danno di soggetti normalmente più deboli e, dall'altro, sovverte lo statuto dell'emittenza radiotelevisiva, che invece riconosce alle emittenti locali un pieno titolo costituzionale per l'esercizio della loro attività”». Quella legge del 1999 - hanno ricordato in molti - fu quella che, in qualche modo con un provvedimento ‘ad hoc’ impose la chiusura delle Rtl locali, le famose ‘emittenti’ filiate’ (ma locali a tutti gli effetti) da Rtl in varie città, con forti proteste del mondo dell’emittenza radiofonica locale. Una vicenda clamorosa e non dimenticata, da valutare adesso anche in relazione a questa (ritardata) sentenza.

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Soli contro tutti (sezione: Giustizia)

( da "Rinascita Online" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Soli contro tutti Venerdi 17 Luglio 2009 – 9:29 – Alessia Lai Tre giorni consecutivi di scontri nelle città delle sei contee occupate. Lo Sinn Fein condanna i rivoltosi e ancora una volta si schiera con gli occupanti. “Fottuto irlandese, hai paura eh?”. Così gridavano, lunedì, i poliziotti britannici ai Repubblicani che li caricavano, cacciandoli fuori dall’Ardoyne. Ma quale paura. Quale timore possono avere dei ragazzi che, armati di sassi e molotov, affrontano poliziotti in tenuta antisommossa che sparano ad altezza d’uomo, che arrestano indiscriminatamente, che puniscono arbitrariamente. Si ha paura del futuro da occupati, colonizzati, ghettizzati, non di coloro fanno la guardia ad un regime oppressivo e iniquo. È coraggio e voglia di libertà quello che porta dei giovani irlandesi nelle strade, a difendere un territorio, strade e quartieri dove, dalla sera del 13 luglio, i poliziotti britannici e i loro fiancheggiatori dello Sinn Fein non possono più entrare. Da allora, sera in cui la lotta per l’indipendenza dell’Irlanda sembra essersi risvegliata nelle strade, nei giorni successivi nuovi scontri hanno acceso le notti dell’Ardoyne e di altre città nordirlandesi. Mercoledì, per la terza notte consecutiva si sono susseguiti tafferugli nel noto quartiere di North Belfast. Circa 100 giovani, riunitisi a Brompton Park, hanno lanciato pietre, bottiglie di vetro, razzi, bombe-carta, vernice ed almeno una molotov contro agli agenti di polizia in tenuta anti sommossa, presenti in gran numero nella zona. Ad un certo punto i poliziotti britannici hanno inseguito di alcuni ragazzi che li avevano attaccati armati di tubi da impalcatura. In due sono arrestati per disordine pubblico. Le tensioni sono continuate fino all’1.30 del mattino. La stampa attribuisce la ragione degli scontri all’arresto di un ragazzo di 28 anni fermato con l’accusa di avere esploso, nelle manifestazioni di lunedì, un colpo di arma da fuoco contro un poliziotto. In seguito all’arresto del giovane si è tenuta mercoledì una manifestazione pacifica al di fuori della stazione di polizia in Antrim Road. Ma pare che un altro ragazzo, di 30 anni, sia stato fermato sempre in relazione agli spari contro la polizia del 13 luglio Da parte dei politici dello Sinn Fein è arrivata la consueta condanna degli scontri e ieri la stampa britannica ha diffuso la notizia che alcuni leader del partito siano stati oggetti di minacce per aver criticato i recenti disordini di Belfast. Una delle persone minacciate si ritiene possa essere Gerry Kelly, ex militante dell’Ira e ora membro dello Sinn Fein, che il giorno dopo i fatti del 13 luglio aveva portato la stampa sui luoghi degli scontri dichiarando che i ragazzi coinvolti erano dei teppisti senza alcun appoggio popolare, portati da fuori, e affermando “andate a chiedere al 32 CSM e al Repubblican SF”, è colpa di quelli che fanno male al processo di pace, quelli che “dicono di chiamarsi Real Ira”. Tutto senza pronunciare una sola parola di condanna per le forze di polizia britanniche, che hanno ferito 10 persone sparando i proiettili di plastica ad altezza d’uomo e usando i cannoni ad acqua. Kelly, come il resto dei politici dello Sinn Fein, sembra non solo aver dimenticato il passato, ma pare anche non vedere quel che accade ogni giorno nelle sei contee occupate. La situazione di discriminazione quotidiana, di disagio economico e sociale è rimasta la stessa dagli accordi del ’98, quelli che avrebbero dovuto inaugurare una nuova stagione di rapporti fra le comunità protestante e cattolica, che avrebbero dovuto “normalizzare” il conflitto. Ma da allora sono state solo parole e retorica. E oggi, lo Sinn fein nemmeno si maschera più da movimento repubblicano: invita a rispettare “la cultura unionista” e il “diritto degli orangisti a marciare” mentre denuncia i Repubblicani, gli nega l’assistenza in carcere, li definisce dei “criminali comuni”. Oggi, nell’Irlanda occupata, è peggio che negli anni ’70. Allora i Repubblicani venivano prelevati e arrestati per affiliazione all’Ira e per reati d’opinione, ma poi doveva essere un giudice, anche se britannico, a condannarli e a farli restare in carcere. Oggi, invece, la legge prevede una detenzione massima in assenza di capi d’imputazione di 28 giorni, dopodiché basta l’accusa di essere associati alla Real Ira per essere lasciati in carcere. Un’accusa che si avvale di prove assurde, come la semplice conoscenza o frequentazione di associati alla formazione Repubblicana.

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Processo penale, bocciatura non vincolante (sezione: Giustizia)

( da "Rinascita Online" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Processo penale, bocciatura non vincolante Venerdi 17 Luglio 2009 – 9:48 – Barbara Spirito ASulla riforma del processo penale, attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato, c’è come al solito molta frizione tra il governo, da una parte e l’Anm e il Csm, dall’altra. La nuova diatriba è scaturita dal parere negativo espresso dalla sesta commissione dell’organo di autogoverno dei giudici. Questo, ovviamente, getta altra benzina sul fuoco. A fare da pompiere è stato lo stesso vicepresidente del Csm che ha detto che non si tratta di una bocciatura ma di un parere volto al dialogo. Arrampicarsi sugli specchi è la professione che gli riesce più facile. Intanto di questo parere espresso dalla commissione se ne discuterà nel plenum del Csm programmato per la prossima settimana. Si cerca il dialogo con il ministro della Giustizia Alfano e con lo stesso governo, sulla linea recentemente suggerita dal capo dello Stato. Questo rinvio, per Mancino, si è reso necessario “non solo per approfondire le valutazioni espresse in commissione, ma anche per distinguere il momento della formulazione del parere da quello della risoluzione finale, che è della competente sede plenaria”. E la stessa mano tesa del governo, tramite il Guardasigilli che condivide le parole di Mancino lascia intendere che tra i due poteri ci sia un tentativo di appianare la conflittualità. Non per niente lo stesso numero 2 di Palazzo Marescialli ribadisce che il dialogo con il governo è necessario, come allo stesso tempo i rilievi della commissione vanno valutati positivamente. Stando a questa logica del ramoscello d’ulivo dovremmo dire che la guerra tra i due poteri è quantomeno smorzata rispetto al passato. E in ottemperanza all’invito del Colle, il vicepresidente del Csm parla di forzature da eliminare e di suggerimenti da apprezzare, per far sì che si creino le condizioni per un processo penale con tempi meno biblici. Nella posizione espressa dal vicepresidente del Csm si legge la volontà di limitare il più possibile le interferenze con il Parlamento. Queste parole sono state, logicamente, apprezzate dal partito di governo. Per l’esponente del Pdl Gaetano Quagliariello sono state gettate le basi per la costruzione di un nuovo rapporto tra maggioranza e potere giudiziario. “Siamo certi -puntualizza- che alla luce di questa consapevolezza siano state poste le premesse affinché non vi siano in futuro ulteriori forzature. Ci sembra questa la strada giusta affinché il apporto tra poteri dello Stato possa essere ricondotto nell’alveo di una fisiologica dialettica istituzionale”. Se non siamo al bacino poco ci manca.

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Cerami-Nicosia, ecco il progetto (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

L'Anas ha comunicato l'inserimento della strada nei lavori di rifacimento Cerami-Nicosia, ecco il progetto Troina. «La decisione adottata il 15 luglio 2009 dalla Corte di Appello di Caltanissetta dovrebbe porre fine alla vicenda giudiziaria sotto tutti i profili, anche di merito»: così, in una nota, gli avvocati Agatino Cariola e Carmelo Floreno, che hanno assistito il sindaco di Troina, Salvatore Costantino, contro il quale era stato presentato ricorso per ineleggibilità. Ma il primo cittadino rimane al suo posto. «Taluni esponenti politici del comune di Troina - dicono i legali del sindaco - hanno preteso individuare una ragione di ineleggibilità del sig. Costantino Carchiolo nel fatto che lo stesso era dipendente comunale a tempo determinato. Il motivo è infondato: già dal 1991 la Corte costituzionale ha riconosciuto il diritto dei dipendenti degli enti locali di candidarsi ai consigli dei rispettivi enti. Allorché è stata introdotta l'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti degli enti locali, ciò vale per l'eleggibilità a tali uffici. Il dipendente eletto è collocato in aspettativa per la durata del mandato politico, ma certo non gli si può sottrarre l'esercizio di un diritto politico fondamentale». «Non c'è ragione di distinguere tra lavoratori a tempo indeterminato ed indeterminato, per la semplice ragione che il principio di eguaglianza è da sempre a fondamento dell'intero impianto democratico - si legge ancora nella nota degli avvocati Agatino Cariola e Carmelo Floreno - Anche se dipendente del comune di Troina a tempo determinato, il sig. Costantino Carchiolo era, quindi, ben eleggibile a sindaco di quella città e correttamente lo stesso si è messo in aspettativa, dapprima, per partecipare alla campagna elettorale e, poi, per svolgere il mandato affidatogli dagli elettori. Ciò è stato ampiamente affermato dal Tribunale di Nicosia nella sentenza di primo grado: la decisione ha riconosciuto il diritto di Costantino Carchiolo a candidarsi a sindaco di Troina e ad essere eletto. E' vero che la sentenza è stata impugnata davanti la Corte di appello di Caltanissetta, con un ricorso che è stato dichiarato improcedibile per tardività del deposito, ma ciò non getta affatto alcuna ombra sui diritti elettorali di Costantino Carchiolo, come se questi ultimi potessero essere messi in dubbio ad ogni pie' sospinto anche dalle voci più infondate».

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17/07/2009 18:08 CONSULTA: NO A TOGHE POLITICAMENTE SCHIERATE, ANCHE SE FUORI RUOLO (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 17 lug. - (Adnkronos) - Nonostante la liberta' di avere un'idea politica, per le toghe e' vietata l'iscrizione a partiti e movimenti; inoltre,nell'assumere degli incarichi i magistrati non devono apparire "organicamente schierati". Parola della Corte costituzionale, che in una sentenza depositata oggi, riafferma cosi' il divieto per le toghe di iscriversi a movimenti o partiti politici, pur potendo coltivare un proprio pensiero. Non solo: i magistrati chiamati a svolgere incarichi, anche se fuori ruolo, non devono mostrarsi "organicamente schierati". Una sentenza pronta a far discutere, visto che sono molte le toghe fuori ruolo dalla magistratura, che ricoprono funzioni tutt'altro che apolitiche e che si pongono in contrasto con questa interpretazione.

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Ministerul de Finante a virat Consiliului Superior al Magistraturii drepturile salariale curente (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Ministerul de Finante a virat Consiliului Superior al Magistraturii drepturile salariale curente Ministrul de Finante, Gh. Pogea Rl online Vineri, 17 Iulie 2009 Ministerul de Finante a pus in executare hotararea Curtii de Apel Bucuresti de joi, acordand, vineri, Consiliului Superior al Magistraturii drepturile salariale, inclusiv sporul de 50% pentru risc si suprasolicitare neuropsihica, aferente lunii iunie - relateaza NewsIn. "S-a executat decizia Curtii de Apel Bucuresti care era executorie, iar Ministerul de Finante a virat Consiliului Superior al Magistraturii drepturile salariale curente (salariile pe luna iunie - n.r.) pentru tot personalul institutiei care are calitatea de magistrat", a declarat, vineri, pentru NewsIn, purtatorul de cuvant al CSM, judecatorul Cecilia Morariu. Curtea de Apel Bucuresti a decis, joi, sa oblige Ministerul Finantelor Publice la plata a 353.042 lei catre Consiliul Superior al Magistraturii, reprezentand drepturi salariale. Decizia Curtii de Apel Bucuresti trebuie pusa in aplicare de catre Ministerul Finantelor Publice in termen de o zi, fiind executorie, dar nu definitiva. Conform deciziei Curtii de Apel Bucuresti, suma de 353.042 lei reprezinta drepturi salariale. Curtea de Apel Bucuresti a judecat, joi, cererea Consiliului Superior al Magistraturii de suspendare a executarii unui act administrativ dat de Ministerul Finantelor Publice si de obligare a MFP la plata drepturilor salariale. Din aceeasi categorie: Candidatii pentru titularizare care au absolvit "Spiru Haret" - Deva au fost scosi din examenLucrarile la bacalaureat vor fi verificate prin sondajUn investigator a fost audiat sub acoperire in dosarul permiselor din Arges Voteaza

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Consulta: no magistrati in partiti (sezione: Giustizia)

( da "Nuovo, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Giustizia

> Consulta: no magistrati in partiti Respinta questione legittimita' sollevata da Csm su caso Bobbio (ANSA) - ROMA, 17 LUG - Il magistrato, anche se fuori ruolo, non deve essere iscritto a partiti politici. Lo ribadisce la Corte Costituzionale. Con la propria sentenza, la Consulta ha dichiarato non fondata la questione di legittimita' sollevata dalla sezione disciplinare del Csm in relazione ad alcune norme di una legge del 2006 sulle incompatibilita' e le dispense dal servizio dei magistrati. All'origine del provvedimento e' il caso di Luigi Bobbio, magistrato fuori ruolo ed ex senatore di An.

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