CENACOLO
DEI COGITANTI |
Un sistema nel mirino
della magistratura ( da "Trentino"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: prima dello stop imposto dalla
magistratura contabile erano arrivati i dubbi della Corte costituzionale. E la
stessa Corte dei conti, poche settimane fa, nell'approvare il bilancio della
Provincia, aveva comunque sventolato un cartellino giallo proprio in tema di
appalti pubblici. Se la vecchia regola poliziesca dice che tre indizi fanno una
prova, qui il bonus è stato raggiunto.
Servizi in libero mercato
( da "Italia Oggi" del
11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 09 riprendendo il consolidato
orientamento della Corte costituzionale.E, così come quello della magistratura
italiana, anche l'orientamento europeo non lascia spazio a dubbi: la
limitazione delle esclusive, specie quando sono inutili o addirittura
ingiustificate, è un passaggio fondamentale per l'apertura dei mercati
comunitari alla libera concorrenza.
LA GIACCA DEL PRESIDENTE
( da "Unita, L'" del
11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Soltanto un ripensamento delle
garanzie costituzionali nel loro complesso (che comprenda anche nuove vie
d'accesso alla Corte costituzionale da parte delle minoranze parlamentari) può
alleggerire il compito immane che oggi grava sul Presidente e contribuire a
preservare la legalità costituzionale dalle aggressioni alle quali è sempre più
sottoposta.
precari poste, stop
all'assunzione doppia aliquota per lo scudo fiscale - roberto petrini
( da "Repubblica, La"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: fronte alla sentenza della Corte
Costituzionale dei giorni scorsi sui precari delle Poste e di altre società: la
sentenza della Consulta ha dichiarato illegittimi i ristori monetari per i
contratti irregolari dei precari e ha aperto le porte all´assunzione.
L´emendamento del governo dovrebbe impedire le assunzioni per evitare che si
scarichi un peso eccessivo sul bilancio delle Poste.
Prima casa, riacquisto in
regola ( da "ItaliaOggi7"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 24 autore: di Massimiliano Tasini
La Corte costituzionale con ordinanza salva i limiti del Testo unico imposta di
registro Prima casa, riacquisto in regola Sono legittime le restrizioni per
fruire delle agevolazioni È legittima la previsione del Testo Unico
dell'imposta di registro in materia di riacquisto della prima casa.
Brevetti e design, tutele
rafforzate ( da "ItaliaOggi7"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che tale riforma non vada
necessariamente considerata come un rimedio idoneo da parte della Corte
Giustizia.Appello. Altra norma che si pone in parziale contrasto con la recente
giurisprudenza di Corte costituzionale è quella che prevede che le cause
iniziate in primo grado presso giudici non specializzati possano essere decise
in sede appello invece dalle sezioni specializzate.
I tre giorni che salvarono
il Cav. Ora non resta che il lodo Alfano
( da "Riformista, Il"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: E la pubblicazione di altre foto da
villa Certosa è quasi scontata. Ma chi conosce bene i piani di Berlusconi
assicura che è già concentrato a evitare la vera nuova scossa, anzi the big
one: il pronunciamento della Corte costituzionale sul lodo Alfano, previsto in
ottobre. Stefano Cappellini 11/07/2009
Bonaretti replica a
Cataliotti e Baldi
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Infine segnalo che non è certo il
sottoscritto a far intendere dubbi di costituzionalità sul patto, ma la ben più
autorevole Corte dei Conti della Lombardia che ha già sollevato ricorso in modo
formale presso la Corte Costituzionale». Mauro Bonaretti Direttore generale
Comune Reggio Emilia
SI TORNA a parlare di un
registro per il testamento biologico, esploso dopo il ca...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per i promotori il registro
dovrebbe contenere anche le indicazioni sulla rinuncia all'idratazione e
alimentazione artificiale: avrebbe quindi un valore politico e dovrebbe servire
anche a impugnare l'eventuale nuova legge davanti alla Corte costituzionale.
Per una delibera di iniziativa popolare, secondo il regolamento comunale,
servirebbero 2 mila firme.
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per i promotori il registro dovrebbe
contenere anche le indicazioni sulla rinuncia all'idratazione e alimentazione
artificiale: avrebbe quindi un valore politico e dovrebbe servire anche a
impugnare l'eventuale nuova legge davanti alla Corte costituzionale. Per una
delibera di iniziativa popolare, secondo il regolamento comunale, servirebbero
2 mila firme.
Casini: mai giuste le
pressioni E così l'Idv infanga l'Italia
( da "Corriere della Sera"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale che dovrà
pronunciarsi sul lodo Alfano e sul nostro Paese per «ripristinare i principi di
libertà democratica ». Non si può tirare la giacca della Corte Costituzionale e
invocarne l'imparzialità a giorni alterni, come sta facendo invece Di Pietro
che prima sale in cattedra per biasimare la cena effettivamente inopportuna tra
due giudici costituzionali ed il premier
a caposile un comitato
rivuole i soldi versati per la depurazione
( da "Nuova Venezia, La"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ma una sentenza della Corte
Costituzionale dello scorso 10 ottobre ha rimesso tutto in discussione, avendo
dichiarato illegittimo gli articoli delle leggi del 1994 e del 2006, che
prevedevano il pagamento della tariffa di depurazione anche in caso di mancato
allacciamento agli impianti centralizzati.
Politica: I sindaci
sanniti vogliono prendere posizione contro la legge elettorale regiona
( da "Sannio Online, Il"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha impugnata davanti alla Corte
Costituzionale per farne dichiarare illegittime alcune disposizioni... Qualche
mese fa il Consiglio regionale ha votato la nuova legge elettorale; il Governo,
successivamente, l?ha impugnata davanti alla Corte Costituzionale per farne
dichiarare illegittime alcune disposizioni.
E poi vengono utilizzate
in Italia, magari proprio da quelli che le hanno incoraggiate, come strumen...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: presidente della Repubblica e Corte
Costituzionale inclusi, negandone sostanzialmente il carattere democratico, e
demandando a entità poste al di fuori dei confini nazionali (entità per altro
non meglio precisate) il compito di vigilare sulla Penisola. È un segno molto
serio da un lato della crisi nella quale si dibatte l'opposizione,
Sempre in primo piano la
questione della realizzazione della centrale Luminosa, con interventi del P...
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: interpretazione data dalla Corte
costituzionale nella sentenza n. 6 del 13.1.2004, la menzionata
"intesa" è da intendersi come "intesa forte" e pertanto
imprescindibile per il rilascio dell'autorizzazione unica. Crediamo sia
inequivocabile il ruolo che la Regione Campania è chiamata a svolgere
nell'ambito di questa dannosa ed inutile realizzazione nell'
Barbagallo: ecco i
suggerimenti sulle cose da fare alla Regione
( da "Sicilia, La" del
11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sentenza della Corte Costituzionale
n. 145/2008 sia stato riconosciuto il soddisfacimento di un diritto per tanto
tempo disatteso. Si tratta di un esempio significativo del modo di operare di
una classe dirigente che a parole si definisce autonomista e nella realtà non è
in grado di far rispettare nemmeno le prerogative autonomistiche riconosciute
dal massimo organismo giurisdizionale»
GIUSTIZIA: ALFANO, SU CSM
ANCORA NESSUNA DECISIONE PRESA ( da "ITnews.it"
del 11-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract:
In arrivo lo scudo fiscale
e la nuova tassa sull'oro ( da "Stampa,
La" del 12-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per far fronte alla Sentenza della
Corte Costituzionale (che ha dichiarato illegittimi i ristori monetari per i
contratti irregolari dei precari e ha aperto le porte all'assunzione) il
governo potrebbe impedire le assunzioni per evitare un peso eccessivo sul
bilancio delle Poste.
Il porta a porta di Tonino
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 12-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: costituzionalisti" e ricorda
che il prossimo 6 ottobre la Corte Costituzionale italiana sarà chiamata a
pronunciarsi sulla legittimità del lodo. E siccome all'estero l'Italia piace
sempre perché è terra di complotti e misteri, Tonino racconta la storia della
cena a casa del giudice della Consulta, cui hanno partecipato anche Silvio
Berlusconi e il ministro della Giustizia Angelino
la donna che difende i
diritti degli ultimi - tiziana cozzi
( da "Repubblica, La"
del 12-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il parere della Corte
costituzionale aprì altri due casi archiviati a Como e a Brescia: padri che
dopo la nascita dei bambini in seguito a una procreazione eterologa avevano
negato la paternità nonostante il consenso dato prima della nascita. Con la
nostra battaglia si rese impossibile tornare così platealmente sui propri
passi».
pensioni rosa, duello
sacconi-brunetta - roberto petrini
( da "Repubblica, La"
del 12-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: arrivo della norma volta a
disinnescare la sentenza della Corte costituzionale che garantiva l´assunzione
ai precari delle Poste assunti irregolarmente. Tra le modifiche attese c´è
l´ampliamento della platea interessata dalla detassazione per gli investimenti
in macchinari della Tremonti-ter: potrebbero essere inseriti anche i capannoni,
i computer e gli autocarri.
La nostra laicità va
d'accordo con la Chiesa Ecco perché
( da "Riformista, Il"
del 12-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Guardi che anche il pronunciamento
della Corte costituzionale ha sostanzialmente confermato che gli embrioni
"prodotti" sono funzionali alla procreazione all'interno della coppia
che li ha generati. Ha tolto la rigidità di determinarne a priori il numero, ma
ha confermato la finalità.
Expo, ecco la legge
Argomenti:
Giustizia
Abstract: non escludo il rinvio alla Corte
costituzionale Expo, ecco la legge «taglia ricorsi» Il Tar non potrà sospendere
i lavori. Il viceministro Castelli: superato il malvezzo di bloccare le opere
Cambia la disciplina del Tar per i possibili ricorsi legati all'Expo. Le nuove
norme dovrebbero assicurare «tempi dimezzati, congelamento delle sospensive,
Argomenti:
Giustizia
Abstract: «Potrebbe esserci un rinvio alla
Corte costituzionale. Si potrebbe arrivare alla situazione paradossale per cui
la sentenza arriva prima che l'interessato possa costituirsi in giudizio. La
legge nelle intenzioni è ottima: velocizzare i ricorsi. Ma forse serviva un po'
di attenzione in più.
Prima casa, riacquisto in
regola ( da "ItaliaOggi
Sette" del 13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: riacquisto in regola CONTENZIOSO
& CONTRIBUENTI Di Massimiliano Tasini La Corte costituzionale con ordinanza
salva i limiti del Testo unico imposta di registro Sono legittime le
restrizioni per fruire delle agevolazioni è legittima la previsione del Testo
Unico dell'imposta di registro in materia di riacquisto della prima casa.
scuole, catering e teatro
il carcere dove si vive liberi - cinzia sasso
( da "Repubblica, La"
del 13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sportello giuridico al quale
collabora anche un ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida.
Soprattutto, si lavora. La percentuale dei detenuti che hanno un´occupazione
supera il 55 per cento. Grazie al sostegno del Fondo Sociale Europeo e degli
enti locali, ci sono corsi per carpentiere, elettricista, aiuto-cuoco,
falegname, operatori informatici, grafici multimediali.
Alfano frena sulla
riforma: ancora nessuna decisione
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: POLITICA E SOCIETA data: 2009-07-12
- pag: 12 autore: LA GIORNATA ELEZIONE DEL CSM Alfano frena sulla riforma:
ancora nessuna decisione In una bozza del ministero le nuove regole Da Palazzo
dei marescialli no al sorteggio La riforma del sistema elettorale del Csm è in
agenda ma una decisione definitiva ancora non esiste.
Il canone tv supera
l'esame dei diritti umani ( da "Sole
24 Ore, Il" del 13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: altra parte il cittadino italiano
non può adire direttamente la Corte costituzionale, e pertanto è sotto questo
profilo che manca l'esaurimento dei rimedi interni. Nel merito, la Corte ha
rilevato che il ricorrente non ha dimostrato il fondamento del suo ricorso a
tutela della vita familiare e, pertanto, il ricorso è manifestamente infondato
secondo l'articolo 35 della Convenzione.
Patente a punti, finito
l'effetto prudenza ( da "Corriere
della Sera" del 13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dopo la sentenza della Corte
Costituzionale del 2005, per le violazioni con perdita di punti, quando non è
stata possibile l'immediata contestazione, il proprietario del veicolo ha 30
giorni per comunicare chi era alla guida. Così l'automobilista ormai sprovvisto
di punti li compra da quello «virtuoso», che si rende disponibile a dichiararsi
«
I senza fissa dimora
saranno schedati in un apposito registro istituito prsso il Viminale. La
Fiopsd... ( da "Messaggero,
Il" del 13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: federazione italiana organismi per
le persone senza fissa dimora, ha già fatto sapere che non esclude un ricorso
alla Corte Costituzionale contro un provvedimento che , affermano, viola la
libera determinazione dei senza fissa dimora. La condizione di senzatetto si
differenzia dai nomadi e da chi pratica il vagabondaggio.
Indennizzi in casa per la
giustizia lenta ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: D'altra parte, osserva Strasburgo,
la Corte costituzionale, con le sentenze 348 e 349/07 ha chiarito che
l'interpretazione del diritto interno da parte dei giudici nazionali deve
essere conforme alla Convenzione. Di qui la necessità di mantenere fermo il
previo esaurimento dei ricorsi interni.
Rebus-tempi sulla cartella
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della Corte costituzionale, è
intervenuto il legislatore per porre un termine entro il quale la cartella deve
essere notificata a pena di decadenza. A questo proposito occorre distinguere
tra varie ipotesi. La normativa a regime riguarda le dichiarazioni presentate
successivamente al 10 agosto 2006 e prevede termini perentori per la notifica
fissandoli entro la data del 31 dicembre:
Contribuenti con armi
spuntate ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sostenuto in passato anche dalla
Corte costituzionale). Ora, se si tratta di un processo giurisdizionale – se
cioè i giudici tributari sono giudici come gli altri colleghi togati che
operano in Italia –non ci dovrebbe essere alcuna remora ad applicare l'articolo
111 della Costituzione nella parte in cui prevede che «ogni processo si svolge
nel contraddittorio tra le parti,
L'eolico selvaggio...
avanza ( da "Nuovo
Molise web" del 13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: regionale non si è costituita
davanti la Corte Costituzionale in difesa della propria legge, la 15 del 21
maggio 2008 spiega il consigliere del Pd Michele Petraroia e prima del
pronunciamento della stessa Corte giunge in aula una proposta che, se approvata,
sbloccherà le istruttorie in itinere per oltre 200 torri eoliche che potranno
ulteriormente aumentare senza più alcun limite.
La Corte Costituzionale,
con la sentenza n. 206 del 2009, accogliendo il ricorso proposto dal circui...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 13-07-2009) + 5 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale, con la
sentenza n. 206 del 2009, accogliendo il ricorso proposto dal circuito locale
Radio Kiss Kiss Italia, ha affermato che l'art. 2, comma 2-bis, della legge
78/99 (divieto di utilizzo di un marchio radiotv locale che ne richiama uno
nazionale) anche se il primo è più risalente o registrato,
Il Sud alla riscossa, ma
chi risponde? ( da "Sicilia,
La" del 13-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: vedi Corte costituzionale, sentenze
409/1989, 160/1997, 455/1998). Proprio in materia di immigrazione, la stessa
Corte ha già ritenuto irragionevole, e quindi illegittima, la norma che
prevedeva l'arresto obbligatorio in flagranza dello straniero trattenutosi
senza giustificato motivo nel territorio dello Stato nonostante l'ordine di
allontanamento emesso dal questore,
Respinto il ricorso sulla
libera professione ( da "Trentino"
del 14-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale ha respinto
il ricorso della Provincia contro la legge nazionale che disciplina l'attività
libero-professionale intramuraria dei medici. La Provincia riteneva di avere
competenza concorrente in materia, ma la Consulta ha ritenuto che non fosse
così e ha respinto il ricorso.
Fannulloni e paga
decurtata per malattia, la Regione Toscana sfida Brunetta
( da "Secolo XIX, Il"
del 14-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: una volta varata la delibera di
ricorso, spetterà alla Corte Costituzionale decidere in merito. Nell'attesa
l'attività di riforma del pubblico impiego non si ferma e tocca pure la legge
104 del 1992, relativa ai benefici previsti nelle Pubbliche amministrazioni per
i lavoratori ed i familiari di disabili in situazione di gravità.
Sentenza choc della Corte
costituzionale. Il piano di ridimensionamento della rete scolastic...
( da "Messaggero, Il (Frosinone)"
del 14-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Martedì 14 Luglio 2009 Chiudi di
MASSIMO CECI Sentenza choc della Corte costituzionale. Il piano di
ridimensionamento della rete scolastica approvato dal Governo viene spazzato
via dalla Consulta. Azzerati scorpori e accorpamenti delle istituzioni
scolastiche nei piccoli Comuni. Per i sindacati e le Regioni il Governo deve
sospendere anche i tagli agli organici.
Albenga: convocato il
consiglio comunale. Gli argomenti
( da "Savona news" del
14-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: tesa a conoscere le implicazioni
che deriveranno dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del
10.10.2008. Mozione a firma del Consigliere Guarnieri tesa alla ricerca di
soluzione per contrastare le problematiche occupazionali, economiche ed
ambientali che da tempo interessano lo stabilimento farmaceutico Cav.
La spesa sanitaria
straripa, giusto fermarla. Ma l'argine deve superare il livello della piena
( da "Tempi" del
14-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte costituzionale è sempre in
agguato: basti considerare la scure appena caduta sulle riduzioni proposte da
Mariastella Gelmini nel sistema scolastico. Non capisco però il governo, se
pensa a una sanità "federalista" che premi gli sprechi del Sud invece
di proporre a tutti l'esempio della Lombardia.
Alessi, il padre della
Regione ( da "Sicilia,
La" del 14-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: quando nel 1957 la Corte
Costituzionale cassò l'Alta Corte per la Sicilia che la Consulta volle
fortemente per mettere la Regione al riparo dalle interferenze dello Stato. E
fu il primo atto del declino dell'Autonomia speciale. Alessi fu molto vicino a
don Luigi Sturzo, svolse una parte importante in occasione dell'operazione
Milazzo: da presidente dell'
Grigoras: "Mai bine
somer, decat la retrogradare"
( da "Romania Libera"
del 14-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: evolueaza pe postul de fundas sau
mijlocas dreapta si a mai jucat la FC Jimbolia, Politehnica Timisoara, CSM
Resita si Liberty Salonta. Cristian Cigan (22 de ani) este atacant, are o
prezenta in echipa nationala de tineret a Romaniei si a mai jucat la echipele
FC Bihor, Dinamo Bucuresti, FC Sopron (Liga I, Ungaria), AC Gallipoli (Liga a
III-a, Italia) si Liberty Salonta.
noi medici tra legge e
volontà del paziente - corrado augias
( da "Repubblica, La"
del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Infatti una sentenza della Corte
Costituzionale ha poi affermato che «in materia di pratica terapeutica la
regola di fondo deve essere la autonomia e la responsabilità del medico che,
con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali». La
stessa linea scientificamente errata informa ora il disegno di legge detto
'testamento biologico'
in toscana tagliate altre
250 cattedre ( da "Repubblica,
La" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: «Tutto ciò è ancora più grave -
prosegue - di fronte alla sentenza della Corte costituzionale che ribadisce che
la competenza sulla programmazione scolastica è delle Regioni. Non è un caso
che la circolare sia uscita alla vigilia della sentenza e faccia finta che il
problema non esista».
No a proroghe unilaterali
( da "Italia Oggi" del
15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dopo avere analizzato anche un
intervento della Corte costituzionale il Collegio ha affermato che «in base ai
principi dell'ordinamento così come evidenziati anche dalla sentenza della
Consulta n. 56 del 23.2.2009, i decreti di proroga unilaterale dei termini
emessi dalla Autorità Finanziaria (in forza degli artt.
La Consulta frena le
regioni Tre no su Irap, Asl e atenei
( da "Italia Oggi" del
15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo ha stabilito la Corte costituzionale
che, con la sentenza n. 213 di ieri ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 8,
comma 1, e dell'art. 12 della legge della provincia di Bolzano 14 marzo 2008,
n. 2 (Disposizioni in materia di istruzione e formazione), limitatamente alle
parole «ai sensi dell'articolo 12.
Camera, il caso Matteoli
slitta a settembre ( da "Italia
Oggi" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: opportuno attendere la sentenza
della corte costituzionale dinanzi alla quale la camera nella scorsa
legislatura aveva elevato un conflitto tra poteri nei confronti degli uffici
giudiziari di Firenze e Livorno che avevano dichiarato il reato commesso da
Matteoli (aver informato il prefetto di Livorno di un'inchiesta a suo carico
riguardante la costruzione di un complesso edilizio sull'
Anti-precari, norma
illegittima ( da "Italia
Oggi" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha passato il vaglio dei giudici
costituzionali. E, dunque, anche per i lavoratori che avevano (che hanno) in
corso un giudizio al 22 agosto 2008 si riapre la porta per l'assunzione
definitiva. Delle numerose questioni sollevate da più tribunali e Corti di
appello, la Corte costituzionale ha fatto sue quelle relative all'articolo 3
della Costituzione sul principio di uguaglianza.
Adesione verbali con la
Gfd ( da "Italia
Oggi" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: istituto della confisca per
equivalente a reati commessi prima dell'1 gennaio 2008, come ha chiarito la
Corte costituzionale con ordinanza del 2 aprile scorso. Per le frodi
dell'ultimo anno è, verranno sempre attivate sempre le proposte di sequestro
dei beni degli indagati, al fine di cautelare l'interesse dello stato a
recuperare le imposte evase.
La consulta boccia la
norma antiprecari ( da "Secolo
XIX, Il" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: È per queste ragioni che la Corte
costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della norma inclusa nella manovra
della scorsa estate, accogliendo il ricorso delle Corti di appello di Genova e
Roma e dei tribunali della capitale, Ascoli Piceno, Trieste e Viterbo, che
avevano ravvisato nella nuova disciplina la violazione dell'articolo 3 della
Costituzione,
La Consulta si blocca
l'aumento ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: incremento dei trasferimenti per il
biennio 2010-2011 La Consulta si blocca l'aumento ROMA La Corte costituzionale
rinuncia all'incremento del contributo statale per il prossimo biennio. Un atto
dovuto, frutto di un'attenta valutazione sulle difficili condizioni in cui versano
le casse pubbliche messe sotto pressione dalla recessione.
Nuovo stop alle regioni
sull'imponibile Irap ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte costituzionale ha accolto
il ricorso dell'avvocatura e ha dunque dichiarato l'illegittimità della legge
della Regione Piemonte. La Consulta ha ricordato come, per consolidata
giurisprudenza costituzionale, i tributi propri previsti nell'articolo 119
della Costituzione, sui quali le Regioni possono esercitare ampie potestà
normative,
No alla maxisanatoria alle
Poste ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte costituzionale (con la
sentenza n. 214 depositata ieri) ha ritenuto illegittima questa soluzione (
contenuta per l'esattezza nell'articolo 4-bis del decreto legislativo n.
368/01) in quanto «discriminatoria ». Per i giudici costituzionali non è irragionevole
che il legislatore –
Dal Pd la proposta di un
emendamento da 200 milioni ( da "Manifesto,
Il" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Franceschini è anticostituzionale
perché scavalca una sentenza della Corte costituzionale ma anche la riforma del
Titolo V. Le suddette risorse devono infatti essere gestite a livello regionale
e non centrale, per consentire un loro razionale utilizzo». Preoccupazione per
i tagli arrivano anche da Mariangela Melato: «la disoccupazione è uno spettro
che si sta avvicinando a gambe tese».
Sì ai contributi solo se
c'è un beneficio ( da "Sole
24 Ore, Il (Centro Nord)" del
15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Del resto, una sentenza della Corte
costituzionale ha bocciato la soppressione dei consorzi solo perché prevista in
una legge che trasferiva alle province anche le funzioni privatistiche svolte
dai consorzi stessi. Basta, quindi, ricondurre alle province le sole funzioni
pubblicistiche.
QUELLE DOMANDE AI GIUDICI
USA ( da "Corriere
della Sera" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: pensi a come vengono designati i
giudici della Corte Costituzionale. Siamo sicuri che il prestigio della Corte
verrebbe indebolito se i candidati designati dovessero affrontare pubblicamente
una batteria di domande, sul modello americano, da parte del Senato? L'America
è una democrazia che combina la gelosa difesa dell'indipendenza dei giudici (a
tutti i livelli) con il rifiuto dell'
POSTE E PRECARI Nel dl il
blocco delle assunzioni ( da "Unita,
L'" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: POSTE E PRECARI Nel dl il blocco
delle assunzioni Nel decreto anti crisi anche la norma che blocca le assunzioni
di 15mila precari alle Poste Italiane. È in arrivo una sentenza della Corte
costituzionale che dichiarerebbe incostituzionale la norma anti precari varata
l'anno scorso dal governo.
Romania intra in
infringement pentru ca nu a inchis la termen gropile de gunoi neconforme
( da "Romania Libera"
del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CE a aprobat Romaniei un singur
proiect pentru managementul deseurilor pentru judetul Bistrita-Nasaud, in
valoare de 36 milioane euro fara TVA. Din aceeasi categorie: Prime pentru toti
angajatii CSM, de Ziua JustitieiTot mai multi bucuresteni prefera sa munceasca
la negruPolitistii constanteni anchetati pentru coruptie tineau acasa evidenta
retelei de informatori Voteaza
Il Csm sul processo penale
"Incostituzionale e devastante"
( da "Repubblica.it"
del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Alla luce di alcune sentenze della
Corte costituzionale, Palazzo dei Marescialli osserva che "la distinzione
operata dall'art. 3, comma 1, lett. b, del disegno di legge tra sezioni di
polizia giudiziaria e servizi di polizia giudiziaria appare difficilmente
compatibile con l'assetto costituzionale nella parte in cui pone solo le prime
'alla dipendenzà dell'
15/07/2009 15:46
GIUSTIZIA: CSM, DDL PROCESSO PENALE VIOLA COSTITUZIONE
( da "ITnews.it" del
15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il ddl Alfano sulla riforma del
processo penale viola la Costituzione, in almeno quattro principi. A cominciare
da quello sull'obbligatorieta' dell'azione penale, e cio' avra' effetti
"devastanti" sull'efficacia delle indagini. E' quanto scrive nero su
bianco, bocciando il ddl, la Sesta Commissione del Csm, nel parere al ddl
Alfano.
Csm: il ddl Alfano viola
la costituzione ( da "Stampaweb,
La" del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Alla luce di alcune sentenze della
Corte costituzionale, Palazzo dei Marescialli osserva che «la distinzione
operata dall?art. 3, comma 1, lett. b, del disegno di legge tra sezioni di
polizia giudiziaria e servizi di polizia giudiziaria appare difficilmente
compatibile con l?assetto costituzionale nella parte in cui pone solo le prime
?
Taricco (P.D):"Nei
tagli alla scuola nessun torinocentrismo"
( da "Targatocn.it" del
15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è una sentenza della Corte
costituzionale che da torto al Governo e si esprime a favore delle Regioni che
avevano fatto ricorso vedendo lese le loro competenze sull?istruzione secondo
quanto dispone il titolo quinto della Costituzione?. Sui tagli Taricco illustra
i criteri a cui si è fatto riferimento per operare: ?
Caccia, audizione delle
associazioni animaliste presso la Commissione ambiente del Senato
( da "Sestopotere.com"
del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Uno stratagemma, condannato
ripetutamente dalla Corte Costituzionale, che rende impossibili i ricorsi ai
Tar. Nel 2010 si terrà a livello internazionale il countdown per frenare il
declino della biodiversità: sarà forse ”Caccia Selvaggia” il biglietto da visita
del nostro Paese?
15/07/2009 20:19
GIUSTIZIA: ALFANO, CSM SU DDL PROCESSO PENALE? PARLAMENTO E' SOVRANO
( da "ITnews.it" del
15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Adnkronos) - "Il Csm ha dato
il suo parere sul ddl del processo penale e il Parlamento talvolta ha preso in
considerazione i pareri del Csm, ma il Parlamento e' sovrano". Lo ha
affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano nel corso della
registrazione di 'Omnibus estate' che andra' in onda domani mattina su La7.
15/07/2009 20:23
GIUSTIZIA: ALFANO, SU LODO CONSULTA DECIDERA' SECONDO COSCIENZA
( da "ITnews.it" del
15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: lodo Alfano in calendario presso la
Corte Costituzionale, nel corso della registrazione di 'Omnibus estate' che
andra' in onda domani mattina su La7. Il Guardasigilli ha ribadito che
l'udienza della Corte Costituzionale sul lodo Alfano "non era neppure
calendarizzata" quando partecipo' alla cena a casa del giudice Luigi
Mazzella, in compagnia anche del premier Silvio Berlusconi.
15/07/2009 20:07
IMMIGRATI: NAPOLITANO, FORTI PERPLESSITA' SU REATO CLANDESTINITA'
( da "ITnews.it" del
15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la circostanza che la nuova ipotesi
di trattenimento indebito non preveda la esimente della permanenza determinata
da 'giustificato motivo'.La Corte costituzionale (sentenze n.5/2004 e
n.22/2007) ha sottolineato il rilievo che la esimente puo' avere ai fini della
'tenuta costituzionale' di disposizioni del genere di quella ora
introdotta".
Sicurezza, ok "con
riserva" di Napolitano "Incorerente, riflettere su clandestini e
ronde" ( da "TGCom"
del 15-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale (sentenze n.
5/2004 e n. 22/2007) ha sottolineanto il rilievo che la esimente puo' avere ai
fini della "tenuta costituzionale" di disposizioni del genere di
quella ora introdotta. L'attribuzione della contravvenzione di immigrazione
clandestina alla commissione del giudice di pace non mi pare poi in linea con
la natura conciliativa di questi e disegna nel contempo,
quelle norme da riscrivere
- (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: nella lunga lettera, nessuno dei
profili di illegittimità costituzionale sollevati da più parti, durante il
lungo lavoro di gestazione della legge, e infine da un appello di ventidue
illustri giuristi, tra i quali ex-presidenti e membri della Corte
Costituzionale come Gustavo Zagreblesky e Guido Neppi Modona.
Eolico selvaggio, si
allarga il fronte del Â
Argomenti:
Giustizia
Abstract: prima dal Consiglio dei ministri e
poi impugnata dalla Corte costituzionale. Sul piede di gurerra soprattutto la
Coldiretti che ha analizzato la questione delle torri eoliche con l'assessore
regionale all'agricoltura Nicola Cavaliere esponendo le ricadute che il
provvedimento avrebbe sull'ambiente e soprattuto sull'inquinamento acustico e
sull'uso di proprietà rurali destinate all'
Il Csm critica il lodo
Alfano:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: alcune sentenze della Corte
costituzionale a confermare i timori sulla legittimità delle nuove norme che
affidano maggiori poteri alla polizia giudiziaria, rendendola più autonoma
rispetto alla procure e rilevano che «la distinzione operata dall'art. 3 del
disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di polizia
giudiziaria appare difficilmente compatibile con l'
il governo impugna la
legge toscana "atteggiamento ostile" dice martini - simona poli
( da "Repubblica, La"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Disciplinando ed agevolando il
soggiorno degli stranieri che dimorano irregolarmente nel territorio
nazionale», dice, «le due leggi incidono sulla disciplina dell´ingresso e del
soggiorno degli immigrati che, come più volte affermato dalla Corte Costituzionale
è riservata allo Stato». Martini replica duro: «Quello del governo è un
atteggiamento ostile e pregiudiziale». SEGUE A PAGINA IV
immigrati, fitto impugna
la legge toscana martini: "dal governo atteggiamento ostile" - simona
poli ( da "Repubblica,
La" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: soprattutto vedo il pericolo di un
inutile e dannoso implemento del contenzioso presso la Corte Costituzionale».
Di fronte a queste parole Martini non sembra agitarsi troppo, probabilmente
l´uscita di Fitto non lo coglie di sorpresa. «Quello deciso dal governo è un
ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto di un
atteggiamento - questo sì - ostile e pregiudiziale»,
impugnata la legge toscana
martini: noi siamo nel giusto ( da "Tirreno,
Il" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: come più volte affermato dalla
Corte Costituzionale è riservata allo Stato». «Quello deciso dal governo è un
ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto di un
atteggiamento - questo sì - ostile e pregiudiziale. La nostra legge dice quello
che dice la Costituzione» commenta il presidente della Regione, Claudio
Martini.
Integralisti per rivedere
la legge 40 Aborto, passa la mozione Buttiglione
( da "Unita, L'" del
16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale aveva
dichiarato inammissibili alcuni punti della legge, in particolare quello sul
limite dei tre embrioni. Rendendo opportuno un ulteriore lavoro per armonizzare
il testo con le indicazioni della Consulta. «Procederemo emanando nuove linee
guida», aveva risposto all'epoca la sottosegretaria Eugenia Roccella a chi già
si azzardava a ipotizzare una revisione della
Contro la legge-sicurezza
la Cgil -attacca Epifani - metterà in atto tutti gli strume...
( da "Unita, L'" del
16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Contro la legge-sicurezza «la Cgil
-attacca Epifani - metterà in atto tutti gli strumenti tesi ad una sua
correzione ed a impedirne gli effetti più nefasti. In primo luogo interpellando
la Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia Europea».
Il 7 ottobre la Corte
Costituzionale si pronuncerà sul lodo-Alfano. Il ministro e il premie...
( da "Unita, L'" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il 7 ottobre la Corte
Costituzionale si pronuncerà sul lodo-Alfano. Il ministro e il premier però
sembrano essersi già preparati: con una cena con i due giudici che quella
sentenza prepareranno: Luigi Mazzella (nella foto a sinistar) e Paolo Maria
Napolitano.
Le toghe stroncano la
riforma Alfano sul processo penale
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 16-07-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: appello quella della Sesta
Commissione del Csm, contenuta in un parere che già oggi potrebbe essere
discusso dal plenum. Una presa di posizione criticata dalla maggioranza (che
con il capogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, accusa il Csm di voler svolgere
«funzioni di terza Camera») e apprezzata dall'opposizione, che accusa il
governo di «schizofrenia» e con Antonio Di Pietro (
IL BRACCIO di ferro sulla
legge per l'immigrazione tra la Regione e il Pdl toscano si s...
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che sia la stessa Corte
costituzionale ad accogliere il ricorso del Governo e a risolvere alla radice
la questione». Ribatte il governatore Martini (foto accanto)che afferma di
affrontare con serenità il dibattito alla Consulta: «Quello deciso dal Governo
è un ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata,
Il fisco desiderato
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte costituzionale ha
stabilito che non si possono trasferire alle Province le sole funzioni di
carattere privatistico esercitate dagli enti in questione. è possibile
trasferire alle Province le funzioni pubblicistiche, cioè quelle che
autorizzano i Consorzi a emettere cartelle immediatamente esecutive e anche per
opere non di bonifica (
All'esame della Consulta
lo sconto Irap parziale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: esame della Corte costituzionale.
Si rafforza, infatti, il dubbio di legittimità sull'indeducibilità dal reddito
d'impresa del 4,25% (3,9% dal 2008) di interessi passivi e costo del lavoro.
Dopo l'ordinanza 3 aprile 2009, n. 42, della Commissione tributaria provinciale
di Bologna, sezione V (si veda «Il Sole 24 Ore» del 10 aprile 2009)
Il Csm: testo Alfano
incostituzionale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Crediamo che la nostra proposta
possa resistere al vaglio della Corte costituzionale, ma l'iter parlamentare è
ancora lungo e ci sarà tempo per ogni riflessione». Il Csm rileva che il Ddl
del governo, "sganciando" dal Pm la polizia giudiziaria, «rafforza la
dipendenza di quest'ultima dal potere esecutivo»;
Francia, shopping anche la
domenica ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: opposizione socialista che
ricorrerà come sempre alla Corte costituzionale- ritiene che siano dieci volte
tanto. L'ok dei dipendenti e una retribuzione almeno pari o doppia a un giorno
lavorativo normale, saranno necessarie per l'apertura domenicale nelle zonecommerciali
di tre grandi agglomerati urbani: Parigi, Marsiglia e Lilla.
La giustizia con la divisa
( da "Manifesto, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Eppure bastava leggere le parole
della Corte costituzionale per opporsi al ripristino di un reato che,
ripetutamente, la stessa Corte aveva espressamente invitato ad eliminare dal
nostro ordinamento penale, onde evitare censure in relazione a vari articoli
della Costituzione, tra cui principalmente, ma non solo all'art.
ROMA - La battuta denuncia
l'insofferenza per quella che è diventata la prassi cos...
( da "Messaggero, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: per quella che è diventata la
prassi costante del Csm: bocciare i suoi provedimenti legislativi. Ma al tempo
stesso, il Guardasigilli lascia aperta una porta al dialogo. Così, commentando
l'ennesimo parere negativo del Csm al suo progetto di riforma del codice
penale, Angelino Alfano rivendica la piena autonomia del Parlamento
"sovrano", ma al tempo stesso ricorda che le Camere,
. Barak: ( da "Corriere
della Sera" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il mio comandante mi ha anche detto
di aver utilizzato la 'procedura del vicino di casa' (proibita dalla Corte
Costituzionale nel 2005, ndr ): nelle perquisizioni venivano mandati avanti i
civili». Le truppe israeliane sono entrate nella Striscia di Gaza per fermare i
lanci di razzi Qassam. Pronte ad affrontare strade e palazzi minati, trappole
esplosive, attacchi kamikaze.
"ronde" e
controlli, il fvg avvia il ricorso
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: atto formale di costituzione in
giudizio davanti alla Corte costituzionale a seguito dell'impugnazione del
governo di alcuni punti della legge regionale sulla sicurezza e la polizia
locale. Una scelta dettata solo dall'imminente scadenza dei termini (domenica
prossima) per poter resistere. A confermarlo è lo stesso presidente della
Regione, Renzo Tondo.
friulano a scuola, più
iscrizioni servono altri 250 nuovi maestri
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale che ha
contestato alcune parti di sei articoli della legge. Un ricorso presentato dal
ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, a nome del passato
Governo Prodi, secondo il quale la legge votata dalla regione Fvg contrastava
con altre leggi dello stato, in particolare con la legge 482 del 1999 Norme in
materia di tutela delle minoranze linguistiche
piccin: reato di
clandestinità inutile e illogico
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: conclude il giudice - non è
sinonimo di pericolo o di delinquente: la maggior parte degli immigrati che
vivono e lavorano tra noi lo fanno in modo onesto e responsabile: la Corte
costituzionale ha, infatti, già escluso che lo stato d'irregolarità possa
essere considerato, di per sé, sintomo presuntivo di pericolosità sociale».
il governo impugna la
legge la soddisfazione di magnolfi
( da "Tirreno, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il governo ha impugnato davanti
alla Corte costituzionale il provvedimento. «Sono molto soddisfatto - commenta
Alberto Magnofi, presidente del gruppo Pdl - della decisione». Secondo
Magnolfi: «Costituisce un primo risultato della nostra battaglia». Il Pdl
continuerà anche la raccolta di firma per sottoporre a referendum abrogativo la
normativa.
Quelle norme da riscrivere
( da "Repubblica.it"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: nella lunga lettera, nessuno dei
profili di illegittimità costituzionale sollevati da più parti, durante il
lungo lavoro di gestazione della legge, e infine da un appello di ventidue
illustri giuristi, tra i quali ex-presidenti e membri della Corte
Costituzionale come Gustavo Zagreblesky e Guido Neppi Modona.
Il Governo impugna le
leggi regionali di Marche e Toscana
( da "Notiziario Italiano.it"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e dannoso implemento del
contenzioso presso la Corte Costituzionale. Credo – continua il Ministro -
anche che ciò contraddica un costume, assunto dal Ministero per i Rapporti con
le Regioni, teso a comporre ogni eventuale contenzioso ben prima che questo approdi
nelle sedi competenti per evidenti motivi di rapidità, efficienza ed efficacia
dell'azione legislativa regionale"
16/07/2009 12:11
GIUSTIZIA: MANCINO, DAL CSM NESSUNA BOCCIATURA DEL PROCESSO PENALE
( da "ITnews.it"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Condivisibile e', invece, il
commento del Ministro della Giustizia Alfano, quando mette in risalto che
quello del Csm e' un parere, non una bocciatura. Del resto, il Csm e' ben
consapevole dell'importanza dell'invito rivoltogli dal Capo dello Stato a 'non
dilatare i propri spazi di intervento'".
16/07/2009 12:27
GIUSTIZIA: CSM, ESAME PARERE SU DDL RINVIATO A GIOVEDI'
( da "ITnews.it"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: discussione del parere redatto
dalla sesta Commissione del Csm sulla riforma del processo penale iniziera' a
Palazzo dei Marescialli giovedi' prossimo. Il documento era all'ordine del
giorno di questa mattina, ed era giunto con procedura d'urganza in plenum. Ma
subito e' stato chiesto il rinvio dell'esame per consentire ai consigliere di
valutare in maniera piu' approfondita il parere,
I nove rilievi del
quirinale ( da "Sicilia,
La" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: come chiede di fare la Corte
costituzionale. Inoltre non funziona la competenza affidata al giudice di pace,
e la nuova normativa di espulsione produce l'effetto «contraddittorio e
paradossale» che chi sia stato espulso se rientra incorrerà solo in una multa.
Altri pasticci riguardano il bilanciamento di attenuanti e aggravanti nei
processi penali,
Il lotto
( da "Sicilia, La"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla stampa di una cena in casa
del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzela con la partecipazione del
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del ministro di Grazia e giustizia,
di un altro giudice della Corte costituzionale Paolo Maria Napolitano e di
altri. Il fatto ha provocato critiche, con le solite calunnie, unico strumento
di lotta di alcuni ambienti politici.
Lidia Barbulescu: Este
firesc ca magistratii sa stabileasca salariile magistratilor
( da "Romania Libera"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: contextul in care Curtea de Apel
Bucuresti judeca cererea CSM de de obligare a Ministerului Finantelor la plata
drepturilor salariale. Lidia Barbulescu a adaugat ca "magistratii au
solicitat Guvernului si Ministerului Justitiei, inca din ianuarie, sa indrepte
o data pentru totdeauna inechitatile din sistem prin adoptarea unei legi de
salarizare provizorie a autoritatii judecatoresti"
Giustizia. Alfano: Il
parere del CSM sulla riforma del processo penale non limiterà le Camere
( da "Sestopotere.com"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Alfano: Il parere del CSM sulla
riforma del processo penale non limiterà le Camere (16/7/2009 17:32) | (Sesto
Potere) - Roma - 16 luglio 2009 - "Il Csm ha dato il suo parere sul
disegno di riforma del processo penale e il Parlamento talvolta ha preso in
considerazione i pareri del Csm.
Il Presidente Napolitano
promulga la legge sulla sicurezza e scrive a Berlusconi e ai Ministri Alfano e
Maroni ( da "Sestopotere.com"
del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale ( sentenze n.
5/2004 e n. 22/2007 ) ha sottolineato il rilievo che la esimente può avere ai
fini della “tenuta costituzionale” di disposizioni del genere di quella ora
introdotta. L?attribuzione della contravvenzione di immigrazione clandestina
alla cognizione del giudice di pace non mi pare poi in linea con la natura
conciliativa di questi e disegna
Pogea vine cu bani de
acasa pentru magistrati ( da "Romania
Libera" del 16-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 000 de euro in termen de o singura
zi, suma reprezentand sporurile de stres pe luna iunie ale CSM. Din aceeasi
categorie: Capitala, Brasovul si Prahova, in topul zonelor deficitare la
toalete"Prima casa" a scazut preturile apartamentelor de 3 camere
Probleme in declaratia de avere a noului ministru al Tineretului si Sportului
Voteaza
Mancino:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Da Csm nessuna bocciatura» Il
vicepresidente: «Giusto rinviare la discussione, alcune forzature vanno
eliminate e alcuni suggerimenti accolti» MILANO - Nel parere fortemente critico
sulla riforma del processo penale espresso dalla Sesta commissione ci sono
alcune «forzature che andranno eliminate» durante la discussione in plenum,
in ricordo
( da "Mattino di Padova, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale bocciasse il
referendum sulla legge nel suo insieme per evitare il «vuoto legislativo»,
com'è invece avvenuto per la legge sulla fecondazione assistita: infatti nella
legge 53 l'ultimo articolo prevede l'abrogazione della legge 30/2000, nota come
«riforma Berlinguer-De Mauro», sicché l'abrogazione della legge Moratti
rimetterebbe automaticamente in vigore la
"dal colle un
avvertimento" il premier teme un autunno caldo tra intercettazioni, lodo e
lega - claudio tito ( da "Repubblica,
La" del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La bocciatura, da parte della Corte
costituzionale, del cosiddetto "Lodo Alfano". Lo "scudo"
che protegge le massime cariche dello Stato dalle inchieste giudiziarie. Se così
fosse tutti processi del Cavaliere verrebbero riaperti, in primo luogo quello
che ha già visto la condanna dell´avvocato Mills.
processo penale, mancino
corregge il csm - alberto custodero
( da "Repubblica, La"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: costituzionalità violando le
prerogative del Parlamento, della Corte Costituzionale e del Presidente della
Repubblica». Il numero due del Csm, al contrario, ribadisce che «dialogare con
il governo è necessario ed è anche utile se i suggerimenti del Csm sono
valutati positivamente per la oggettività dei rilievi: le forzature mai aiutano
a rendere proficuo un dialogo fra chi propone
SULL'ITER giudiziario che
ha caratterizzato il maxiprocesso antimafia che si è svolto nell...
( da "Nazione, La (Grosseto)"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: pronunciato dalla Corte di appello
di Firenze, che comportò il gravoso compito per questo Tribunale di rinnovare
il procedimento, seguì il riconoscimento da parte della Corte Costituzionale
della legittimità della decisione del Tribunale grossetano». Il giudice La
Gamba nella sua nota ha ricordato anche l'enorme mole di lavoro affrontato dai
giudici (
segue dalla prima pagina
In che cosa il metodo seguito desta preoccupazioni? I dubbi di Napolitano
concernono la asistematicità e i problemi di tecnica redazionale
( da "Riformista, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Non a caso richiama una sentenza
fondamentale della Corte costituzionale sulla conoscibilità della legge penale.
Quindi Napolitano ha fatto uso in questo caso del suo potere di esternazione?
La dottrina riconosce che il presidente può parlare al Paese in nome del Paese
stesso. A condizione che lo faccia con parsimonia e responsabilità
istituzionale.
Giovanni Maria Flick
( da "Riformista, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Nel 2000 è stato nominato giudice
della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
e nel 2005 ne diviene vicepresidente. Il 14 novembre del 2008 viene eletto 32°
presidente della Consulta: è rimasto carica fino al 18 febbraio 2009.
17/07/2009
STOP alla esasperata
riduzione dei costi e maggior tutela del cl...
( da "Nazione, La (Prato)"
del 17-07-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: del resto, ci conforta la stessa
Corte Costituzionale che ha sentenziato, relativamente all'indennizzo diretto,
una scelta facoltativa da parte del danneggiato della carrozzeria per la
riparazione del proprio veicolo. Inoltre la stessa Corte ha sollevato riserve
sulla stessa legge sull'indennizzo diretto».
Io Simonetta finalmente
sola erede Puccini' ( da "Nazione,
La (Firenze)" del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: anche secondo la corte
costituzionale, perché questa causa doveva essere fatta contro Antonio, l'unico
figlio del maestro, l'erede e non invece contro Simonetta, l'erede dell'erede».
Il giallo del presunto figlio segreto dell'autore di "Tosca" e di
tante melodie immortali era nato sulla scia delle riprese del film di Paolo
Benvenuti "La Fanciulla del Lago"
Sotto tiro le regole di
Toscana e Marche ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha impugnato alla Corte
costituzionale due provvedimenti varati in Toscana e nelle Marche per sostenere
e agevolare l'integrazione degli immigrati. Nel mirino dell'Esecutivo sono
finite le disposizioni proclandestini suscettibili di incidere sulla disciplina
dell'ingresso e del soggiorno degli stranieri ricompresa nelle materie (diritto
d'
Più alunni meno maestri
con la "riforma" Gelmini
( da "Manifesto, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per questo abbiamo fatto ricorso
alla corte Costituzionale, che ci ha dato ragione per quanto riguarda il
ridimensionamento, confermando che la competenza sulla programmazione
scolastica è delle Regioni. Ma guarda caso, alla vigilia delle sentenza arriva
una circolare del ministero che elude il problema.
TORNARE AL NUCLEARE PERCHÉ
È LEGITTIMO ( da "Corriere
della Sera" del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ma dal momento in cui la Corte
costituzionale permise quella sorta di microchirurgia che consiste nella
amputazione di alcuni passaggi di una legge, il referendum ha cambiato la sua
natura. Non serve più a eliminare una norma sgradita. Serve anche a deformare
la natura e lo scopo di norme che continueranno ad esistere con finalità
alquanto diverse da quelle del legislatore.
Un piccolo comitato
d'onore ha accolto ieri a Palazzo della Cancelleria la presentazion...
( da "Messaggero, Il"
del 17-07-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Maria Pia Fanfani, il conte Franco
Ratti, il finanziere polacco Roman Zaleski, l'ex presidente della Corte
Costituzionale, Gian Maria Flick, il politico Aurelio Misiti, il manager Franco
Viezzoli, il generale Stefano Orlando, il capo dell'Aisi, Giorgio Piccirillo, e
molte belle signore tra cui Rosy Greco.
maxiprocesso, grande
diligenza ( da "Tirreno,
Il" del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: annullamento pronunciato dalla
Corte di appello di Firenze, che determinò il gravoso compito per il Tribunale
di Grosseto e della Procura di Grosseto di rinnovare il procedimento che è
tutt'ora purtroppo in corso, seguì il riconoscimento da parte della Corte
costituzionale della legittimità della decisione del Tribunale di Grosseto.
Scuola, tagli e precari,
una bufera che non risparmia neanche l'Abruzzo
( da "PrimaDaNoi.it"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ed anche la chiusura dei piccoli
plessi scolastici nei paesi ha suscitato dubbi, non solo nei precari, ma anche
nella Corte costituzionale, che ha bocciato queste chiusure. Anche la Consulta
ha accolto ricorsi proposti da alcune Regioni sugli accorpamenti tra scuole.
«Norme scritte e poi corrette, proposte e contraddette, avanzate e rinnegate,
varate con decretazione d?
Marchi radio-tv nazionali
e locali: la sentenza della Consulta
( da "MilleCanali"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo ha stabilito la Corte
Costituzionale. Il ricordo della vicenda delle ?Rtl locali?. Vediamo la
spiegazione della complessa vicenda a firma di Alessandro Galimberti su ?Il
Sole 24 Ore? di qualche giorno fa: «Il divieto di utilizzo di un marchio
radiotelevisivo locale che ne richiama uno nazionale, anche se il primo è più
risalente o addirittura registrato,
Soli contro tutti
( da "Rinascita Online"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: andate a chiedere al 32 CSM e al
Repubblican SF?, è colpa di quelli che fanno male al processo di pace, quelli
che ?dicono di chiamarsi Real Ira?. Tutto senza pronunciare una sola parola di
condanna per le forze di polizia britanniche, che hanno ferito 10 persone
sparando i proiettili di plastica ad altezza d?
Processo penale,
bocciatura non vincolante ( da "Rinascita
Online" del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Processo penale, bocciatura non
vincolante Venerdi 17 Luglio 2009 – 9:48 – Barbara Spirito ASulla riforma del
processo penale, attualmente all?esame della Commissione Giustizia del Senato,
c?è come al solito molta frizione tra il governo, da una parte e l?
Cerami-Nicosia, ecco il
progetto ( da "Sicilia,
La" del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il motivo è infondato: già dal 1991
la Corte costituzionale ha riconosciuto il diritto dei dipendenti degli enti
locali di candidarsi ai consigli dei rispettivi enti. Allorché è stata
introdotta l'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti degli enti locali,
ciò vale per l'eleggibilità a tali uffici.
17/07/2009 18:08 CONSULTA:
NO A TOGHE POLITICAMENTE SCHIERATE, ANCHE SE FUORI RUOLO
( da "ITnews.it"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Parola della Corte costituzionale,
che in una sentenza depositata oggi, riafferma cosi' il divieto per le toghe di
iscriversi a movimenti o partiti politici, pur potendo coltivare un proprio
pensiero. Non solo: i magistrati chiamati a svolgere incarichi, anche se fuori
ruolo, non devono mostrarsi "organicamente schierati".
Ministerul de Finante a
virat Consiliului Superior al Magistraturii drepturile salariale curente
( da "Romania Libera"
del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: purtatorul de cuvant al CSM,
judecatorul Cecilia Morariu. Curtea de Apel Bucuresti a decis, joi, sa oblige
Ministerul Finantelor Publice la plata a 353.042 lei catre Consiliul Superior
al Magistraturii, reprezentand drepturi salariale. Decizia Curtii de Apel
Bucuresti trebuie pusa in aplicare de catre Ministerul Finantelor Publice in
termen de o zi,
Consulta: no magistrati in
partiti ( da "Nuovo,
Il" del 17-07-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo ribadisce la Corte Costituzionale.
Con la propria sentenza, la Consulta ha dichiarato non fondata la questione di
legittimita' sollevata dalla sezione disciplinare del Csm in relazione ad
alcune norme di una legge del 2006 sulle incompatibilita' e le dispense dal
servizio dei magistrati.
( da "Trentino" del
11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
APPALTI Un
sistema nel mirino della magistratura Il fine di Dellai è aiutare le imprese
contro la crisi Rinfreschiamoci la memoria. Nel settembre scorso, con
l'inchiesta «Giano bifronte» che ruota intorno all'imprenditore edile Fabrizio
Collini, scoppia la cosiddetta appaltopoli trentina. Attraverso le
intercettazioni - poi confermate durante gli interrogatori delle persone
arrestate - gli inquirenti scoperchiano quella che il procuratore della
Repubblica Stefano Dragone definisce una «cupola», termine solitamente usato
per indicare ben altri scenari, di stampo mafioso: gare addomesticate,
tangenti, lavori e incarichi progettuali assegnati sempre alle stesse imprese,
sempre agli stessi studi professionali, quelli politicamente contigui al potere
(come Marco Angelini), quelli che accettano le regole del gioco. A dettarle,
con metodi non certo oxfordiani, è un esponente politico di primo piano del
sistema Provincia, ex braccio destro del governatore Dellai, poi diventato
presidente dell'Autobrennero, la più importante società pubblica regionale:
Silvano Grisenti. Il teorema accusatorio finora non è stato smontato, anzi nei
giorni scorsi ha ricevuto un solido puntello quando il giudice dell'udienza
preliminare ha disposto il rinvio a giudizio di Grisenti, accusato di
corruzione, tentata concussione e truffa. Sarà ora il processo a stabilire se
esistono illeciti penali nei suoi comportamenti, ma una cosa è assodata al di
là di ogni ragionevole dubbio: quali che fossero le finalità, Grisenti operava
a tempo pieno nel sistema degli appalti pubblici, senza averne titolo, per
orientarne le scelte. Lo ha detto con dovizia di particolari lo stesso Collini,
lo hanno confermato altri indagati. E non dimentichiamo che tutti gli arrestati
hanno preferito la strada del patteggiamento e del risarcimento danni
all'incognita del processo. *** Di altra origine, ma non meno inquietante, è
stata una successiva inchiesta penale, legata a presunte irregolarità nella
gestione delle discariche in provincia. In questo caso l'oggetto delle indagini
non è stata l'assegnazione degli appalti, ma il sistema dei controlli. E di
nuovo il procuratore Dragone si è lasciato andare a giudizi poco lusinghieri
nei confronti della cabina di regia di piazza Dante, poi opportunamente
modificata e rinforzata dalla Provincia. L'ultima indagine penale legata agli
appalti (in questo caso semi-pubblici, cioè privati ma con soldi pubblici) ha
coinvolto in prima persona il governatore, tuttora indagato per concussione.
Sotto accusa c'è una sua telefonata, asseritamente minacciosa, a un presidente
di cooperativa colpevole di non aver invitato imprese locali a un bando
d'appalto milionario. Questa volta la procura non si è mostrata ostile nei
confronti di Dellai, chiedendone per due volte il proscioglimento. Ma è stato
il giudice a rifiutarsi di archiviare la vicenda e a disporre ulteriori
indagini. Quanto alla legge sugli appalti, prima dello stop
imposto dalla magistratura contabile erano arrivati i dubbi della Corte costituzionale. E la stessa Corte dei
conti, poche settimane fa, nell'approvare il bilancio della Provincia, aveva
comunque sventolato un cartellino giallo proprio in tema di appalti pubblici.
Se la vecchia regola poliziesca dice che tre indizi fanno una prova, qui il
bonus è stato raggiunto. *** Del resto, tutti gli episodi fin qui
descritti hanno una matrice comune: la volontà - dichiarata apertis verbis - da
parte di chi governa la Provincia (e dunque l'enorme flusso di risorse
finanziarie garantito dall'autonomia), di favorire le imprese locali, di tutelare
il sistema Trentino, di instaurare se non a parole almeno nei fatti un modello
economico basato sul protezionismo e sull'assistenza. Lo stesso Dellai, sia
quando è stato coinvolto in prima persona sia quando si è trovato a commentare
le disgrazie altrui, ha sempre reagito, difendendo questa linea di
comportamento, se non addirittura rivendicandola («Rifarei quella telefonata»).
Un modo di ragionare, ci sia consentito il paragone, vagamente berlusconiano, o
almeno machiavellico, che garantisce al principe di operare al limite e
finanche al di fuori delle regole, se è per il bene comune. E d'altra parte si
tratta di un metodo accettato di buon grado dall'opinione pubblica, proprio in
funzione della nobiltà del fine: se n'è avuta dimostrazione durante l'assemblea
della cooperazione, quando il presidente uscente Diego Schelfi, nel criticare
un sistema di appalti che penalizza a suo dire le cooperative, ha ringraziato
pubblicamente Dellai per quella telefonata. *** Ma siamo sicuri che un simile
modo di pensare, e di agire, sia lungimirante oltre che lecito? Siamo sicuri
che l'economia trentina, nel tempo medio lungo, trarrà benefici da questo
eccesso di tutele e misure protezionistiche? O non c'è piuttosto il rischio
che, quando anche le autonomie speciali saranno chiamate a fare dei sacrifici,
le nostre imprese non siano in grado di respirare senza l'ossigeno erogato da
piazza Dante? Lo stesso Dellai, poche settimane fa, è stato costretto a una
parziale smentita del suo New Deal, quando a fronte dell'ennesima richiesta
assistenziale ha dovuto dire stop: la Provincia, ha detto, non è una vacca da
mungere all'infinito, ha già investito quasi un miliardo di euro nelle misure
anticrisi. Giusto, ma se i sudditi vengono abituati bene, continueranno a
chiedere finché sarà loro consentito. Altra questione: cosa accadrebbe se anche
altre province e regioni adottassero le regole trentine per gli appalti
pubblici? L'autarchia non fa bene all'economia: ne sa qualcosa la Cosbau,
proprio l'impresa che si è aggiudicata l'appalto che inguaia Dellai e poi,
qualche settimana dopo, ha vinto un'importante gara per la ricostruzione del
dopo terremoto in Abruzzo. Ecco, le aziende locali vanno aiutate e sostenute
nel loro sviluppo, negli investimenti tecnologici, nella creazione di infrastrutture,
persino nell'integrazione di ammortizzatori sociali per affrontare i momenti
difficili. Ma poi, quando sono in grado di nuotare anche in acque tempestose,
devono essere lasciate senza salvagente, libere di confrontarsi con la
concorrenza, interna ed esterna. Altrimenti, la puzza della magnadora - intesa
come dipendenza (e ricattabilità reciproca) dal potere politico - non
abbandonerà mai le nostre valli. Andrea Iannuzzi
( da "Italia Oggi"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Tributaristi - Lapet data: 11/07/2009 - pag: 35 autore: di Pamela
Giufrè Con il recepimento della direttiva 2006/123/Ce nuovi scenari per la
concorrenza Servizi in libero mercato Dall'Europa un affondo alle riserve degli
ordini Servizi, ultimo atto. Con l'approvazione della direttiva 2006/123/Ce si
conclude dopo sette anni di attività legislativa, l'intervento comunitario in
materia di servizi. E ora anche le riserve professionali hanno i giorni
contati. Sono infatti chiarissimi i due sintetici ma precisi commi all'articolo
41 della legge comunitaria 2008, «Delega al governo per l'attuazione della
direttiva 2006/123/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre
2006», attraverso il quale l'Italia ha recepito la direttiva cosiddetta Servizi
il 24 giugno. E lo è anche il decreto legislativo 206/2007 nel quale è stata
trasposta l'altra importante direttiva del settore, la 2005/36/Ce, cosiddetta
Qualifiche. Nel caso specifico, a rimarcare la netta distinzione tra attività
tipiche e riservate ci ha pensato anche il Tar del Lazio attraverso la sentenza
3122 del 25/3/09 riprendendo il consolidato orientamento
della Corte costituzionale.E,
così come quello della magistratura italiana, anche l'orientamento europeo non
lascia spazio a dubbi: la limitazione delle esclusive, specie quando sono
inutili o addirittura ingiustificate, è un passaggio fondamentale per
l'apertura dei mercati comunitari alla libera concorrenza.È questo un
assunto sul quale i tributaristi della Lapet, l'associazione nazionale
presieduta da Roberto Falcone, continuano ad insistere da sempre, chiedendo
l'eliminazione di riserve che non hanno ragione di esistere e che altro non
sono se non il risultato di atteggiamenti lobbistici tollerati negli anni al
punto da essere quasi diventati la regola. Una regola che però in molti casi
non è scritta da nessuna parte. Quel che è sancito da principi non più
derogabili né trasgredibili, è invece la necessità di porre un freno alle
esclusive. Lo ha più volte detto anche l'Autorità garante per la concorrenza e
il mercato. L'ultima, agli inizi di aprile, a conclusione della sua indagine
conoscitiva su 13 ordini professionali, avviata a gennaio 2007. L'Antitrust
ritiene infatti più che mai necessario «limitare le riserve professionali in
quanto restrittive per la concorrenza».Queste indicazioni dell'Authority sono
in linea con le direttive europee, alle quali dunque l'Italia deve e intende
adeguarsi presto, come ha ribadito il ministro per le politiche comunitarie
Andrea Ronchi, dichiarando che la direttiva Servizi «consentirà già dal 2010 un
aumento della competitività delle imprese europee contribuendo alla
semplificazione e al varo di norme che non creino discriminazione all'interno
del mercato unico».E questa discriminazione si potrà evitare con la pratica
attuazione degli obiettivi sanciti dalle due direttive Servizi e Qualifiche.
«Nell'ambito del diritto comunitario», sottolinea Falcone, «la disciplina delle
professioni è stata progettata e attuata sulla base di tre requisiti
essenziali, uno dei quali è la realizzazione di un mercato interno privo di
barriere e tale da promuovere gli scambi transfrontalieri».E le due direttive puntano
a eliminare gli ostacoli al libero mercato e sono nate proprio da questa
volontà. Già nel 2002 infatti il Parlamento europeo identificava una serie di
ostacoli all'interno di una vasta gamma di servizi, compreso il settore
professionale, che appunto impedivano l'apertura del mercato alle piccole e
medie imprese. Ed è proprio per tale ragione che nel 2004 la Commissione
europea presentava la direttiva Servizi e nel 2006 il Parlamento la adottava in
prima lettura con la clausola di libera prestazione. L'attuale testo realizza
un diverso equilibrio tra apertura del mercato, diritti sociali e tutela dei
consumatori, che il governo italiano ha fedelmente recepito. La legge
comunitaria stabilisce infatti che venga garantita «la libertà di concorrenza
secondo condizioni di pari opportunità» nell'interesse degli utenti ai quali
dev'essere assicurato «un livello essenziale ed uniforme di condizioni di
accessibilità all'acquisto di servizi sul territorio nazionale». E prevede
anche «la semplificazione dei procedimenti amministrativi». Ma soprattutto,
precisa la necessità di «garantire che, laddove consentiti dalla normativa
comunitaria, i regimi di autorizzazione e i requisiti eventualmente previsti
per l'accesso a un'attività di servizi o per l'esercizio della medesima siano
conformi ai principi di trasparenza, proporzionalità e parità di
trattamento».«Sono questi», evidenzia Falcone, «i criteri sui quali si fonda la
concorrenza, necessaria per la spinta e il rilancio delle economie nazionali ed
europea, indispensabile più che mai in questa fase di crisi internazionale. E
le riserve inutili e non giustificate cozzano decisamente con trasparenza,
proporzionalità e parità di trattamento». Nella direttiva Servizi il concetto è
più volte rimarcato anche quando si sofferma sull'unitarietà
dell'individuazione delle figure professionali con i relativi profili,
richiamando chiaramente la direttiva Qualifiche. Si sanciscono la non
discriminazione e la libertà di stabilimento e di circolazione dei servizi,
come garantito dagli articoli 43 e 49 del Trattato Ce. Approfondendo i
«requisiti vietati», la direttiva esplicita inoltre la necessità di evitare
restrizioni e, facendo riferimento alla «libera prestazione di servizi», impone
agli stati membri il rispetto assoluto di principi quali la non discriminazione
e la proporzionalità e di evitare restrizioni alla libera circolazione.
Concetto al quale è dedicato addirittura un intero articolo di legge,
«restrizioni vietate», come avviene per la «non discriminazione», altro
passaggio essenziale anche per la direttiva Qualifiche.«Ma», dice Falcone, «la
disparità di trattamento tra professionisti di uno stesso settore, ovvero
quello economico-contabile, non si eviterà in Italia se saranno confermate le
previsioni stabilite dal decreto legge sulla Manovra d'estate in materia di
credito Iva superiore a 10 mila euro mediante presentazione della dichiarazione
e apposizione del visto di conformità da parte di uno dei soggetti abilitati.
L'assurdo sta proprio nel fatto che mentre da una parte questo governo ha
recepito la direttiva Servizi, anche in anticipo rispetto ai tempi previsti,
con l'introduzione dei principi già enunciati, dall'altra lo stesso governo ha
introdotto in modo surretizio un'ulteriore riserva, escludendo senza alcuna
valida ragione, dall'elenco degli autorizzati all'asseverazione della
regolarità contabile dell'impresa una vasta platea di intermediari fiscali, tra
i quali i tributaristi».Ma questa discriminazione, proprio perché in palese
violazione delle norme comunitarie in materia di libero mercato e concorrenza,
potrebbe sottoporre l'Italia ad una procedura d'infrazione secondo le regole
del Trattato Ue.
( da "Unita, L'" del
11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
LA GIACCA DEL
PRESIDENTE Il Quirinale può rifiutarsi di firmare una legge lo dice la
Costituzione, c'è chi lo pretende In realtà è un potere "debole" e
poco usato Tania Groppi Nella democrazia maggioritaria e conflittuale alla
quale è approdata la lunga transizione italiana, guardare in modo salvifico al
Colle più alto, invocando un intervento del Capo dello Stato che ponga freno
allo strapotere di una maggioranza onnipotente e la riporti nell'alveo della
Costituzione è diventata un'abitudine. Ciampi prima, Napolitano poi, sono stati
di frequente "tirati per la giacchetta" dall'opposizione, invitati
più o meno pesantemente a usare i propri poteri di garanzia: l'autorizzazione
alla presentazione al Parlamento dei disegni di legge governativi, la
promulgazione delle leggi, l'emanazione degli atti normativi del governo. Dei
tre poteri, è soprattutto la promulgazione delle leggi ad essere al centro
dell'attenzione: quasi non c'è legge importante sulla quale non si chieda al
Presidente di "non firmare", utilizzando la possibilità di rinviarla
alle camere per un nuovo esame. L'esperienza tuttavia ci mostra (emblematico il
caso, nel luglio 2008, della "legge Alfano", fulmineamente promulgata
dal Presidente nonostante le molteplici richieste di rinvio, non in ultimo
quella di cento costituzionalisti) che assai raramente queste pressioni hanno
successo: non è una novità, se già nel 1953 il presidente Einaudi promulgò la
cosiddetta "legge truffa" e lo stesso fece Ciampi con la legge
elettorale del 2005. I presidenti hanno sempre usato con grande prudenza il
potere di rinvio. A partire dal primo caso, Einaudi nel 1949, i rinvii sono
stati soltanto 59: in particolare 23 fino al 1983 e 36 dal 1983 ad oggi, con un
incremento significativo nelle presidenze Pertini (7) e Cossiga (ben 22, di cui
15 negli ultimi 19 mesi di mandato). I motivi del rinvio, che la Costituzione
lascia indefiniti rimettendoli alla discrezionalità del Presidente, hanno
riguardato in ben 36 casi la violazione dell'articolo 81.4 della Costituzione,
ovvero la norma che impone alle leggi di spesa di indicare la copertura
finanziaria. Al di fuori di questo settore (nel quale tra l'altro il controllo
della Corte costituzionale è molto difficile), i
rinvii si contano sulla punta delle dita: se si escludono i 13 di Cossiga ne
restano due di Einaudi, uno di Leone, uno di Scalfaro e cinque di Ciampi.
Proprio la prassi della presidenza Ciampi è la più interessante: nonostante il
Presidente abbia affermato (rispondendo alla domanda di una studentessa in un
dibattito pubblico a Berlino, nel 2003) di poter utilizzare il rinvio soltanto
in caso di «manifesta non costituzionalità» della legge, ha poi compiuto rinvii
dettagliati e di grande peso, come nel caso della legge Gasparri sull'emittenza
radiotelevisiva e della riforma dell'ordinamento giudiziario. Dietro questa
cautela c'è la considerazione che il potere di rinvio sia "un'arma
spuntata". Esso sconta limiti pesanti, proprio sulla base delle previsioni
costituzionali: il Parlamento può infatti superare il rinvio con una nuova
deliberazione a maggioranza semplice, lasciando la legge immutata (anche se le
leggi riapprovate senza alcuna modifica sono solo 8 su 59), o apportando poche
modifiche formali che non soddisfano i rilievi presidenziali. Non si tratta di
un'ipotesi di scuola: i più importanti rinvii della presidenza Ciampi hanno
prodotto meri ritocchi, senza intaccare l'essenza dei testi rinviati. A questo
punto il Presidente è comunque obbligato a promulgare, tranne (secondo la
dottrina, non essendosi mai in concreto realizzata l'ipotesi) qualora la legge
sia tale da attentare ai principi supremi dell'ordinamento, nel qual caso egli
potrebbe rifiutarsi, aprendo la via ad un drammatico conflitto istituzionale. Non
è quindi difficile capire perché spesso i presidenti (non ultimo Napolitano,
che non ha ancora operato alcun rinvio, pur avendo rifiutato di emanare un
decreto-legge, nel caso Englaro) preferiscano incidere sulla produzione
legislativa con il complesso di strumenti informali che vanno sotto il nome di
"moral suasion", spesso più efficaci. Tuttavia, anche qui non mancano
i problemi, muovendosi in una zona sottratta al controllo dell'opinione
pubblica, nella quale diventa difficile individuare le responsabilità. In
definitiva, si ripropone, con estrema urgenza e attualità, il vero problema:
quello delle nuove esigenze di garanzia che implica l'evoluzione della nostra
forma di governo. Esigenze che né il rinvio presidenziale né la "moral
suasion" possono soddisfare. Soltanto un ripensamento
delle garanzie costituzionali nel loro complesso (che comprenda anche nuove vie
d'accesso alla Corte costituzionale da parte delle minoranze parlamentari) può alleggerire il
compito immane che oggi grava sul Presidente e contribuire a preservare la
legalità costituzionale
dalle aggressioni alle quali è sempre più sottoposta.
( da "Repubblica, La"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 27 -
Economia Precari Poste, stop all´assunzione Doppia aliquota per lo scudo
fiscale Moratoria sui debiti: in arrivo una maggiore deducibilità delle
sofferenze bancarie ROBERTO PETRINI ROMA - Nutrito pacchetto di emendamenti al
decreto anti-crisi presentato pochi giorni fa dal governo. Dalla Tremonti-ter,
ai precari delle Poste, alla rottamazione di medici e statali. In dirittura
d´arrivo anche lo scudo fiscale, mentre martedì prossimo il Documento di
programmazione economica (Dpef) sarà presentato alle parti sociali e mercoledì
varato dal consiglio dei ministri: si prevede una caduta del Pil per quest´anno
del 5,3 e un deficit-Pil al 5,3 per cento. Per il 2010 l´Fmi dà ancora un –0,1
e il governo in un sforzo di ottimismo potrebbe fissare i livello ad un +0,1. La misura più attesa è
senz´altro lo scudo fiscale: l´emendamento è bilico filo all´ultimo minuto.
Secondo le ultime indiscrezioni il governo avrebbe scelto la strada della
«doppia aliquota»: una bassa, intorno al 5 per cento, per chi reinveste in
titoli di Stato destinati a finanziare la ricostruzione in Abruzzo e vincolati
per dieci anni; l´altra aliquota del 7-8 per cento non avrebbe vincoli
nell´utilizzo dei fondi rimpatriati. Il governo conta di incassare 3-4 miliardi
ma la misura non sembra essere accolta con favore dagli specialisti del
settore. «E´ una sorta di condono – spiega il tributarista
Tommaso Di Tanno – perché mentre nella precedente versione si sanavano
capitali che erano stati portati all´estero negli Anni Settanta per il timore del comunismo e della lira, oggi
i capitali all´estero sono frutto di evasione fiscale». L´altra misura
contenuta negli emendamenti del governo riguarda la Tremonti-ter: nella
versione del decreto attualmente in Parlamento detassa gli investimenti in macchinari
da parte delle aziende, con il nuovo testo l´incentivo dovrebbe essere
allargato anche ad altre categorie (computer, mezzi di trasporto). Sul piano
fiscale è probabile anche l´inserimento di una maggiore deducibilità fiscale
per svalutazione dei crediti bancari in sofferenza: una misura che arriverebbe
in vista del patto banche-imprese. Due le misure riguardano il lavoro. La prima
è il ritorno della cosiddetta "rottamazione" di medici e degli
statali che saranno costretti ad andare in pensione una volta raggiunti i 40
anni di contributi (compreso militare, laurea e corsi di specializzazione) e
dunque – nella media – intorno ai 57-58 anni
di età anagrafica. Si tratta di una misura, fortemente contestata dalle
associazioni sindacali, e che investirà nell´intero pubblico impiego circa 100 mila
dipendenti. La norma era stata inserita nel decretone Tremonti dello scorso
anno e poi cancellata con un emendamento del Pd nel febbraio scorso: ora torna.
In arrivo anche una «toppa» per far fronte alla sentenza della
Corte Costituzionale dei giorni scorsi sui precari delle Poste e di altre
società: la sentenza della Consulta ha dichiarato illegittimi i ristori
monetari per i contratti irregolari dei precari e ha aperto le porte
all´assunzione. L´emendamento del governo dovrebbe impedire le assunzioni per
evitare che si scarichi un peso eccessivo sul bilancio delle Poste.
Intanto per la norma tassa-oro del decreto anticrisi protestano dipendenti
della Banca d´Italia della Fisac Cgil: «lede le norme comunitarie» e mostra un
«preoccupante disinteresse» nei confronti dell´indipendenza delle autorità
europee.
( da "ItaliaOggi7"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi7
sezione: Contenzioso & Contribuenti data: 13/07/2009 - pag: 24 autore: di Massimiliano Tasini La Corte costituzionale con ordinanza salva i
limiti del Testo unico imposta di registro Prima casa, riacquisto in regola
Sono legittime le restrizioni per fruire delle agevolazioni È legittima la
previsione del Testo Unico dell'imposta di registro in materia di riacquisto
della prima casa. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con
l'ordinanza n. 46 del 13 febbraio 2009.Il caso di specie. Con ordinanza
depositata il 26 febbraio 2008, la Commissione tributaria provinciale di Udine
nel corso di un giudizio promosso da un contribuente nei confronti dell'Agenzia
delle entrate avverso un avviso di liquidazione dell'imposta di registro,
ipotecaria e catastale (con il quale erano state contestualmente revocate, con
applicazione delle sanzioni di legge, le agevolazioni fiscali concesse per
l'acquisto di una unità immobiliare abitativa) ha sollevato, in riferimento
agli artt. 3 e 35, primo e quarto comma, della Costituzione, questioni di
legittimità costituzionale della normativa in materia
di agevolazioni prima casa. Trattasi segnatamente dell'ultimo periodo del comma
4 della nota II-bis dell'art. 1 della parte I della tariffa allegata al Testo
unico in materia di imposta di registro (dpr 26 aprile 1986, n. 131), norma che
è stata modificata con l'art. 3, comma 131, della legge 28 dicembre 1995, n.
549 «nella parte in cui non prevede che, al fine di evitare la decadenza dalle
agevolazioni fiscali concesse per il precedente acquisto, l'acquisto di altro
immobile si possa perfezionare con atti traslativi a titolo oneroso della
proprietà di case di abitazione non di lusso e con atti traslativi o
costitutivi della nuda proprietà, dell'usufrutto, dell'uso e dell'abitazione
relativi alle stesse e nella parte in cui, invece, prevede l'obbligo di adibire
a propria abitazione principale l'altro immobile acquistato».Il giudice
remittente aveva già sollevato le stesse questioni di legittimità costituzionale nel corso del medesimo procedimento, con una
precedente ordinanza, ma la Consulta l'aveva censurata per difetto di
motivazione.Il remittente ripropone allora la questione, precisando meglio la
vicenda.In particolare, il contribuente aveva comprato in piena proprietà una
casa di abitazione non di lusso e aveva goduto, nell'acquisto, delle
agevolazioni prima casa. Nei cinque anni dall'acquisto aveva poi venduto il
diritto di piena proprietà di tale abitazione e, entro l'anno successivo alla
rivendita, aveva comprato sempre in piena proprietà altra casa di abitazione,
usufruendo, nel riacquisto, delle medesime agevolazioni fiscali.L'Agenzia delle
entrate aveva revocato dette agevolazioni, perché il contribuente non aveva
adibito a propria abitazione il fabbricato acquistato.La tesi della Ctp.
Secondo il giudice remittente tale disciplina sarebbe illegittima, in quanto
essa, distinguendo tra l'ipotesi di «primo acquisto», nella quale la legge non
richiede la destinazione dell'immobile ad abitazione principale, e l'ipotesi di
«riacquisto», che invece impone anche di adibire il nuovo appartamento ad
abitazione principale, genererebbe una serie di conseguenze paradossali, che il
giudice così stigmatizza: a) «l'acquirente della nuda proprietà di un immobile,
che rivenda il suo diritto nei cinque anni dall'acquisto e, che, riacquisti,
entro un anno dalla alienazione, un diritto di nuda proprietà su altro immobile,
decade dall'agevolazione sul precedente acquisto, perché non può adempiere
all'obbligo di destinare a propria abitazione principale il nuovo immobile, di
cui ha acquistato solo la nuda proprietà»; b) decade dall'agevolazione anche
«l'acquirente che effettui il riacquisto non nel comune dove ha la propria
residenza, ma nel comune dove svolge la propria attività e non vuole o non può
trasferire in quel comune la propria residenza nei diciotto mesi successivi al
riacquisto»; c) ugualmente, «decade l'acquirente trasferito all'estero per
ragioni di lavoro che riacquisti l'immobile nel comune dove vi è la sede o il
luogo di esercizio dell'attività del proprio datore di lavoro e non vuole o non
può trasferire in quel comune la propria residenza»; d) «decade l'acquirente
cittadino italiano emigrato all'estero, che riacquisti l'immobile in un
qualunque comune del territorio italiano e che non vuole o non può rientrare in
Italia e fissare in quel comune la propria residenza».Alla luce di quanto
sopra, a parere della Ctp sarebbero violati il principio di eguaglianza di cui
all'art. 3 Cost. (perché, a fronte di situazioni identiche, vi è una
ingiustificata disparità di trattamento tra il contribuente che effettua il
«primo acquisto» e quello che effettua il «riacquisto») e quello di cui
all'art. 35 Cost., sia perché rende più disagevole il lavoro, impedendo il
«riacquisto» dell'immobile che non si identifichi anche con l'abitazione
principale, sia anche perché pregiudica la libertà di emigrazione, nei limiti
in cui impedisce il «riacquisto» di un immobile senza il rientro in Italia.La
Consulta. Il ricorso viene però giudicato in parte inammissibile e in parte
infondato.Intanto, la Consulta osserva che nella fattispecie oggetto del
giudizio principale il contribuente ha acquistato in piena proprietà una casa
di abitazione non di lusso, godendo «delle agevolazioni prima casa», ha
alienato, prima del decorso di cinque anni da tale acquisto, la proprietà della
predetta casa di abitazione ed ha, infine, acquistato, entro l'anno successivo
alla rivendita, la piena proprietà di altra casa di abitazione (e non la nuda
proprietà o altro diritto reale di godimento), subendo la revoca delle suddette
agevolazioni per non avere adibito la nuova casa a propria abitazione
principale. Di conseguenza, la questione avente ad oggetto la norma nella parte
in cui non prevede che, al fine di evitare la decadenza dalle agevolazioni
fiscali concesse per il precedente acquisto, l'acquisto di altro immobile si
possa perfezionare con atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà,
dell'usufrutto, dell'uso e dell'abitazione relativi a case di abitazione non di
lusso è irrilevante nel caso di specie: d'onde la declaratoria di
inammissibilità.Risulta invece rilevante, ma è dichiarata infondata, l'altra
questione sollevata, avente ad oggetto la norma nella parte in cui prevede
l'obbligo di adibire a propria abitazione principale l'altro immobile
acquistato» in piena proprietà. Per la Corte, la previsione non viola il
principio di eguaglianza, in quanto la Ctp muove dall'erroneo presupposto che
la situazione di chi effettua il «primo acquisto» sia omogenea rispetto a
quella di chi effettua il secondo acquisto; ma così non è.Invero, osservano i
giudici, il legislatore ha inteso disciplinare una fattispecie del tutto
diversa da quella dell'accesso alle agevolazioni, stabilendo una regola che
deroga al regime generale di decadenza per coloro che rivendono la prima casa,
e che opera esclusivamente nel caso in cui il contribuente, entro un anno
dall'alienazione, proceda all'acquisto di un altro immobile da adibire a
propria abitazione principale. In motivazione, l'ordinanza rileva che non è
irragionevole che il legislatore, al fine di consentire al contribuente di
evitare la decadenza dalle suddette agevolazioni, richieda, con riferimento
all'acquisto del secondo immobile, una condizione diversa e più restrittiva (la
destinazione della casa ad abitazione principale) rispetto a quelle stabilite,
per la concessione delle agevolazioni medesime per l'acquisto del primo
immobile: la previsione legislativa «… è adeguata e non
eccede i limiti dell'ampia discrezionalità riservata al legislatore in materia
di agevolazioni …» non potendosi ritenere la previsione normativa
palesemente arbitraria od irrazionale.I precedenti. La Corte ha avuto modo anche in
passato di esprimersi in termini. In particolare deve essere evidenziata
l'ordinanza n. 275/2005, nella quale è stato puntualizzato che «occorre tener
conto del combinato disposto della norma attributiva del beneficio e delle
successive norme che la limitano, vagliandone la legittimità costituzionale
in coerenza con il costante orientamento di questa Corte, secondo cui «le
disposizioni legislative che prevedono agevolazioni e benefici tributari di
qualsiasi specie, quali che ne siano le finalità, hanno di norma carattere
derogatorio e costituiscono il frutto di scelte del legislatore soggette a
controllo di costituzionalità nei limiti della palese arbitrarietà od
irrazionalità». Analogamente la sentenza n. 346/2003, secondo cui «le
disposizioni legislative che accordano agevolazioni e benefici tributari di
qualsiasi specie possono essere ritenute lesive del canone di ragionevolezza,
evocato dal rimettente, nei soli casi della palese arbitrarietà o
irrazionalità».
( da "ItaliaOggi7"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi7
sezione: Proprietà industriale data: 13/07/2009 - pag: 5 autore: Pagina a cura
di Giovanni Casucci Brevetti e design, tutele rafforzate Tutele rafforzate per
la proprietà industriale. La legge sviluppo introduce il concetto di «priorità
interna», che permetterà di rivendicare per successivi depositi brevettuali
italiani la data del primo deposito di un'antecedente domanda di brevetto. È
solo una delle novità approvate la scorsa settimana in via definitiva (in
particolare, art. 19).Le modifiche e gli aggiornamenti apportati, sotto il
profilo civilistico, sono diversi.Nullità brevettuale. In relazione alle cause
di nullità brevettuale l'articolo 120 del codice di proprietà industriale al
comma uno precisa che in assenza di concessione brevettuale il giudice non
possa emanare sentenza, ma dovrà sollecitare l'Ufficio Italiano Brevetti e
Marchi (UIBM) al fine di ottenere la più rapida concessione del brevetto. Tale
disposizione recepisce le decisioni della magistratura più prudente e attenta,
evitando le spiacevoli conseguenze di approcci eccessivamente formalistici che
portavano all'assurda conseguenza di vanificare un procedimento di merito a
causa di ritardi amministrativi da parte dell'UIBM.Design. Sotto un profilo
ancor più sostanziale viene proposta una nuova versione dell'articolo 239 del
Codice della Proprietà Industriale (CPI) che fin dalla sua adozione (e anche
nella versione precedente del 2001) ha formato oggetto di una lunga querelle di
natura normativa e giurisprudenziale. L'attuale formulazione sembra tentare di
correggere la precedente impostazione ampiamente contestata dagli operatori
industriali in tema di design. In particolare la precedente riforma del 2007 ha
comportato il rinvio pregiudiziale dinanzi la corte di
giustizia in relazione a due importanti casi giudiziari: il caso FLOS e il caso
VITRA.Tali rinvii disposti entrambi dal tribunale di Milano hanno come oggetto
la richiesta di verifica di conformità alla direttiva europea numero 71 del
1998 da parte delle varie norme di attuazione italiane che si sono succedute
nel tempo dal 2001.L'attuale formulazione peraltro soddisfa poco poiché a otto
anni di distanza dalla normativa di implementazione nazionale e a più di 10
anni dall'adozione della direttiva tenta ancora di legittimare condotte
imprenditoriali fondate sulla replica di opere del design particolarmente
importanti e significative, tanto da meritare il riconoscimento di un valore
artistico.Il meccanismo proposto da quest'ennesimo tentativo sarebbe diretto a
riconoscere un «preuso» a favore di chi, prima del 19 aprile 2001, producesse
repliche di oggetti di design che «erano oppure erano divenuti di pubblico
dominio».Tale impostazione può giustificare eventualmente la replica di
prodotti il cui «modello ornamentale» (il design così definito prima della
riforma del 2001) fosse già scaduto ben prima del 2001 (la precedente durata di
esclusiva era di 15 anni) o non avesse mai formato oggetto di registrazione. Il
problema peraltro non può così essere risolto se il design potesse invocare fin
dall'origine una tutelabilità come opera del diritto d'autore dimostrando in
concreto la possibilità di soddisfare il requisito della «scindibilità»
previsto dalla legge sul diritto d'autore previgente.Per questo motivo è
possibile che tale riforma non vada necessariamente
considerata come un rimedio idoneo da parte della Corte Giustizia.Appello.
Altra norma che si pone in parziale contrasto con la recente giurisprudenza di
Corte costituzionale è
quella che prevede che le cause iniziate in primo grado presso giudici non
specializzati possano essere decise in sede appello invece dalle sezioni
specializzate. Questo comporta evidentemente una chiara volontà di fare
in modo che la maggior parte dei casi le questioni afferenti alla proprietà
industriale siano gestite da giudici con maggiore competenza ed esperienza,
permettendo quindi che il giudizio di primo grado instaurato prima del 2003
dinanzi a un giudice ordinario (e che abbia avuto una lunga durata) possa
essere riconsiderato in appello da parte di una corte
specializzata.Ciò che era originariamente previsto dall'articolo 245 del codice
della proprietà industriale era stato contestato la sentenza 112 del 2008 della
Corte costituzionale definendo illegittima la
possibilità di devolvere alle sezioni specializzate la decisione di casi che
erano interamente devoluti ad altro giudice prima del 2003.In particolare, il
problema assume un profilo molto significativo in alcuni casi, tra cui le
questioni afferenti all'«invenzione del dipendente», originariamente di
competenza delle sezioni di diritto del lavoro dei tribunali più prossimi alla
sede del datore di lavoro. In tali situazioni si poteva verificare il caso che
un tribunale particolarmente lento di una piccola provincia potesse aver deciso
su un caso instaurato prima del 2003. In tal caso, secondo la Corte
Costituzionale, l'appello sarebbe necessariamente devoluto alla Corte d'Appello
più prossima, non necessariamente coincidente né per territorio né per sezione
con quella assegnata agli uffici specializzati, nonostante fosse intervenuta la
riforma dal 2003.È evidente che la possibilità di far devolvere al giudice
specializzato tale specifica tematica offre migliori garanzie sia per il
dipendente che per il datore di lavoro di una valutazione equilibrata. La norma
quindi torna di affermare l'originaria volontà di assegnare il più possibile
alle sezioni specializzate le materie di propria competenza, facendo salve
peraltro le decisioni che abbiano già disposto in virtù della sentenza della
Corte costituzionale del 2008.Delega al governo Il
provvedimento legislativo appena approvato annuncia anche un'importante delega
al governo da compiersi entro un anno dalla data in vigore della presente legge
diretta a correggere ed aggiornare il testo del CPI.Tra le tematiche previste
già come oggetto di integrazione e modifiche spicca per importanza la
previsione di riconoscere automaticamente in capo alle università e strutture
pubbliche di ricerca il diritto al brevetto contrariamente alla malaugurata
riforma che venne adottata con la finanziaria 2001. Tale norma prevedeva,
invece, l'imputazione automatica al ricercatore caricando degli oneri e dei
rischi di brevettazione e prevedendo solo come eventuale la possibilità che
l'Università potesse gestire le successive attività di sfruttamento economico
dell'invenzione.L'indicazione finalmente accolta dalla legge giunge alla fine
di un lungo percorso di tentativo di modifica normativa che ha visto coinvolte
tutte le entità interessate: università e imprese.Ci si augura che tale riforma
giunga ben prima dell'anno previsto al fine di poter riallocare correttamente
le potenzialità di sfruttamento economico delle risorse innovative generate
dalle strutture universitarie senza esporle al rischio di vanificazione per
mancanza di risorse e «capacità» gestionali.Comuni. Infine, si prevede la
possibilità che i comuni possano registrare un proprio marchio per valorizzare
il patrimonio culturale storico architettonico ambientale del proprio
territorio di pertinenza in tal caso il comune potrebbe direttamente gestire
tutte le attività di merchandising e di sfruttamento economico potendo quindi
auto alimentare le proprie casse in maniera virtuosa.Made in. L'articolo 17 del
ddl inserisce una ulteriore modifica al già (più volte) modificato articolo 4,
comma 49 della legge 24 dicembre 2003 numero 350. L'inserimento pare voler
sanzionare come «fallace» la condotta di utilizzare marchi di aziende italiane
sui prodotti importati non originari dell'Italia, senza che vi sia indicato in
aggiunta in maniera precisa e con caratteri evidenti l'esatto paese di origine
come luogo di fabbricazione in modo tale che sia evitato qualsiasi errore sulla
effettiva origine estera. Questa norma si inserisce come ennesima posizione
all'interno del conflitto tra norme e interpretazione delle stesse da parte
delle sezioni penali della Corte Suprema di Cassazione.Sembra che con tale
norma si vada a rendere definitivamente obbligatoria l'applicazione del «Made
in» su merci prodotte a seguito di attività terziarizzata all'estero da parte
di aziende italiane.Si rileva che già in base all'articolo 6 lett. C) del
codice del consumo è previsto l'obbligo di indicazione dell'origine (se si
trattasse di provenienza situata fuori dall'unione europea). Ma è altrettanto
vero che tale norma non è mai entrata in vigore proprio per i problemi di
compatibilità della medesima con le regole di libertà di concorrenza e i
principi di non discriminazione vigenti all'interno dell'Unione Europea. Tale
disposizione, quindi, potrebbe generare un'ulteriore recrudescenza di
conflittualità interpretativa dinanzi alla suprema Corte di cassazione.
( da "Riformista, Il"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
I tre giorni che
salvarono il Cav. Ora non resta che il lodo Alfano La svolta abruzzese. Niente
predellini e istrionismi, ritorno ai dossier, e la scommessa è vinta. Veline.
Di loro al G8 velato non s´è detto nulla. Le domande di Repubblica, a forza di
vederle ... segue dalla prima pagina C'è studio, ma anche una buona dose di
coincidenze non prevedibili, dietro il risultato ottenuto da Berlusconi al G8.
Senza dubbio ha pagato la scelta, inaugurata già con l'ultimo Consiglio dei
ministri, di provare a sfuggire allo stillicidio quotidiano di voci, interviste
e foto col ritorno a un'agenda di temi seri e riforme. Il G8 a presidenza
italiana, con la sua ricca offerta di dossier sui massimi sistemi e di
decisioni "storiche", sebbene la maggior parte più di facciata che di
sostanza, ha aiutato a restituire l'immagine di un Berlusconi di nuovo avviato
sulla «via del fare», la stessa che dopo settimane di immobilismo ha spinto il
governo prima a varare il decretone estivo con la Tremonti-ter, il bonus
occupazione e altre misure anti-crisi («la nostra finanziaria 2010», come l'ha
definita il premier) e poi il Senato a convertire in legge il ddl sviluppo col
ritorno al nucleare e l'istituzione della class action, l'azione legale
collettiva a tutela dei consumatori. La scelta di tuffarsi senza distrazioni
sui dossier è stata accompagnata da una presenza scenica inedita per il
Cavaliere. Mai si era visto Berlusconi stare tre giorni sotto l'occhio delle
telecamere di tutto il mondo e rinunciare al suo istrionismo: stavolta, invece,
mai un gesto fuori posto, mai una gag o una battuta politicamente scorretta,
men che meno una barzelletta. L'irriverenza delle corna e la diplomazia del
cucù hanno lasciato il posto a una liturgia mandata a memoria ed eseguita con
studiata disciplina. Quasi a marcare volontariamente il confronto col passato,
l'unico aneddoto fuori programma raccontato da Berlusconi è la storia, che il
premier ha ascoltato da Gordon Brown, del ragazzo africano di dodici anni che
sognava di diventare un giocatore di calcio ed è morto tra le braccia della
madre aspettando invano un aiuto delle Nazioni unite. Persino l'unico momento
di tensione vera in conferenza stampa, il battibecco con l'inviato di
Repubblica, è stato risolto con una battuta velenosa («Non avete raggiunto il
risultato che volevate», ha detto il premier rivolto al giornalista). In altri
momenti, sarebbe solo stato solo l'inizio di uno show ben più esuberante. Ma
l'aiuto più grande è arrivato dall'Aquila. Berlusconi ha rivendicato la scelta
della sede citando il solito Erasmo da Rotterdam («Lungimirante follia»), ma la
soluzione è stata provvidenziale al di là delle intenzioni. Spostare il G8 in
quel non luogo che è oggi il capoluogo abruzzese dopo la devastazione del
terremoto ha creato una naturale zona franca, scoraggiando non solo le
manifestazioni no global - a quello provvede già la debolezza dell'ex
"movimento dei movimenti" - ma anche incursioni politiche e giornalistiche
non strettamente legate ai temi in discussione. Dietro le macerie aquilane,
Berlusconi ha trovato il primo vero riparo dopo settimane in cui è stato
bersaglio scoperto. Da questo riparo esce più forte, perché le voci sul suo
tramonto politico, e sulla minaccia incombente di un governo
tecnico-istituzionale, erano legate soprattutto alla perdita di prestigio
internazionale del paese causate dalle traversie del suo capo di governo. La
gran quantità di photo opportunity e di pacche sulle spalle viste all'Aquila allontaneranno
per un po' queste voci. Il che non significa che ora il futuro dell'esecutivo
sia roseo e privo di incognite. Anche al netto di provvedimenti indirizzati al
Cavaliere, l'inchiesta di Bari continuerà a essere una fucina di notizie
imbarazzanti. Altre procure sono pronte a muoversi. E la
pubblicazione di altre foto da villa Certosa è quasi scontata. Ma chi conosce
bene i piani di Berlusconi assicura che è già concentrato a evitare la vera
nuova scossa, anzi the big one: il pronunciamento della Corte costituzionale sul lodo Alfano, previsto
in ottobre. Stefano Cappellini 11/07/2009
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
REGGIO pag. 9
Bonaretti replica a Cataliotti e Baldi «Sono penalizzati i comuni virtuosi»
PATTO DI STABILITÀ «IL PATTO di stabilità è un meccanismo tecnico molto
complesso, di difficile comprensione per chi non si occupa professionalmente di
contabilità pubblica. Non conoscerne i suoi dettagli tecnici può condurre a
giudizi affrettati e non corretti. Posso assicurare l'avvocato Cataliotti e il
dottor Baldi che la casualità del meccanismo è tale da creare paradossi proprio
per i comuni più virtuosi come il Comune di Reggio. Prova ne è che fin dallo
scorso anno sono stati proprio i comuni più virtuosi, di centro destra e centro
sinistra, a ritrovarsi nella nostra città per manifestare il proprio disagio
perché penalizzati dalle nuove norme introdotte a giugno 2008. Infatti se da un
lato è ben vero che le finalità macro economiche dell'introduzione del patto
risiedono nell'obiettivo di ridurre il rapporto debito/Pil aggregato del
comparto, dall'altro è noto a chiunque conosca la contabilità pubblica che
purtroppo non è certo questo il parametro al quale sono agganciati gli
indicatori di rispetto del patto per i singoli Comuni. Nella recente versione
del 2008 il controllo del rispetto è sostanzialmente collegato all'andamento
dei flussi di cassa degli investimenti, rispetto a un casuale anno di
riferimento (nella fattispecie il 2007). Prova ne è di questa divergenza che il
nostro Comune nel periodo 2005-2008 ha ridotto del 24% il rapporto debito/Pil,
ma senza che questo abbia alcun valore rispetto agli indicatori utilizzati per
la verifica del patto. Semplicemente perché si valutano i flussi di cassa. Non
altro. Per quanto poi concerne la questione della programmazione, per gli enti
locali più che di patto di stabilità si dovrebbe parlare di "patto di
instabilità" visto che dal 2000 a oggi la normativa è cambiata ogni anno,
così come i parametri di valutazione, vanificando ogni tentativo di
programmazione. I lavori che oggi sono in pagamento sono stati programmati ben
prima dell'entrata in vigore della nuova normativa sul patto, erano
perfettamente in linea con l'allora vigente normativa ed erano finanziati non
con l'aumento del debito, ma con la cessione delle quote di Enia. Dove sarebbe
l'assenza di programmazione? Infine segnalo che non è certo
il sottoscritto a far intendere dubbi di costituzionalità sul patto, ma la ben
più autorevole Corte dei Conti della Lombardia che ha già sollevato ricorso in
modo formale presso la Corte Costituzionale». Mauro Bonaretti Direttore
generale Comune Reggio Emilia
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
BOLOGNA PRIMO
PIANO pag. 5 SI TORNA a parlare di un registro per il testamento biologico,
esploso dopo il ca... SI TORNA a parlare di un registro per il testamento
biologico, esploso dopo il caso di Luana Englaro (nella foto). La proposta è
rilanciata dal gruppo bolognese dell'associazione Luca Coscioni, in risposta
all'accelerazione impressa in questi giorni alla legge sul testamento biologico
(già approvata dal Senato) nella commissione Affari sociali della Camera. La
cellula Coscioni di Bologna propone ora una delibera comunale di iniziativa
popolare per l'istituzione di un registro. I testamenti biologici dei
cittadini, secondo l'associazione, hanno infatti bisogno di un riconoscimento
giuridico: consegnarle al sindaco non basterebbe, mentre il ricorso a un notaio
sarebbe complicato e oneroso. Si fa strada così l'idea di un'iniziativa
popolare che spinga Palazzo d'Accursio a pronunciarsi. Per
i promotori il registro dovrebbe contenere anche le indicazioni sulla rinuncia
all'idratazione e alimentazione artificiale: avrebbe quindi un valore politico
e dovrebbe servire anche a impugnare l'eventuale nuova legge davanti alla Corte
costituzionale. Per una
delibera di iniziativa popolare, secondo il regolamento comunale, servirebbero
2 mila firme.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
BOLOGNA PRIMO
PIANO pag. 4 «Testamento biologico, il Comune ci dia SI TORNA a parlare di un
registro per il testamento biologico, esploso dopo il caso di Luana Englaro
(nella foto). La proposta è rilanciata dal gruppo bolognese dell'associazione
Luca Coscioni, in risposta all'accelerazione impressa in questi giorni alla
legge sul testamento biologico (già approvata dal Senato) nella commissione
Affari sociali della Camera. La cellula Coscioni di Bologna propone ora una
delibera comunale di iniziativa popolare per l'istituzione di un registro. I
testamenti biologici dei cittadini, secondo l'associazione, hanno infatti
bisogno di un riconoscimento giuridico: consegnarle al sindaco non basterebbe,
mentre il ricorso a un notaio sarebbe complicato e oneroso. Si fa strada così
l'idea di un'iniziativa popolare che spinga Palazzo d'Accursio a pronunciarsi. Per i promotori il registro dovrebbe contenere anche le
indicazioni sulla rinuncia all'idratazione e alimentazione artificiale: avrebbe
quindi un valore politico e dovrebbe servire anche a impugnare l'eventuale
nuova legge davanti alla Corte costituzionale. Per una delibera di iniziativa popolare, secondo il regolamento
comunale, servirebbero 2 mila firme.
( da "Corriere della Sera"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Politica data: 11/07/2009 - pag: 17 Casini: mai giuste le
pressioni E così l'Idv infanga l'Italia Caro direttore, spenti i riflettori del
G8, il Governo ed il Paese sono chiamati a tornare subito a confrontarsi con
l'urgenza dei problemi interni sollevati dalla crisi. Problemi aggravati da un
lunghissimo periodo di stagnazione precedente che attendono dunque risposte
strutturali per evitare che dopo l'attuale retromarcia della nostra economia,
con una disoccupazione che il prossimo anno supererà la soglia del 10%, il
Paese non si ritrovi di nuovo in folle, impantanato mentre gli altri agganciano
la ripresa. Servirebbero quelle riforme dunque, che ormai un po' tutti
invocano, dalla Banca d'Italia, alla Confindustria, ad ampi settori del
sindacato. Ma nonostante abbiano numeri senza precedenti nella storia
repubblicana per introdurre una forte spinta di modernizzazione e innovazione
una spinta che peraltro troverebbe anche nell'opposizione, almeno per quanto ci
riguarda, apertura e disponibilità al confronto Governo e maggioranza si
trincerano dietro la tesi secondo cui in tempi di crisi non si potrebbero fare
le riforme. La realtà è che nella speranza di non scontentare nessuno, il
Governo sembra puntare gran parte delle sue fiches sulla forza di persuasione
del sistema radiotelevisivo, a partire dal servizio pubblico. Un gigantesco
apparato pubblicitario e autopromozionale chiamato a sopire e troncare, a
parlare d'altro, distribuendo ottimismo a piene mani. I fatti non contano e quindi
non si fanno. Meglio occuparsi della loro comunicazione, magari invocando un
complotto internazionale alle spalle del premier. Anche per questo appare
sorprendente ed autolesionistica sul piano politico e grave sul piano
istituzionale la mossa di Di Pietro di acquistare una pagina pubblicitaria di
un quotidiano statunitense, l'Herald Tribune, per fare appello alla comunità
internazionale al fine di «esercitare pressioni» sulla Corte
Costituzionale che dovrà pronunciarsi sul lodo Alfano e sul nostro Paese per
«ripristinare i principi di libertà democratica ». Non si può tirare la giacca
della Corte Costituzionale e invocarne l'imparzialità a giorni alterni, come
sta facendo invece Di Pietro che prima sale in cattedra per biasimare la cena
effettivamente inopportuna tra due giudici costituzionali ed il premier
e poi invoca esplicitamente «pressioni» sulla stessa Consulta addirittura
dall'estero. Non esistono pressioni più legittime di altre, come ha giustamente
sottolineato ieri sul «Corriere» Piero Ostellino. Semplicemente tutte le forze
politiche dovrebbero astenersi dall'esercitarle, e attendere serenamente il
pronunciamento sul Lodo accogliendo il monito del Capo dello Stato dei giorni
scorsi, che non è possibile interferire nella sfera di insindacabile autonomia
della Corte. Di Pietro poi dovrebbe tenere conto di una questione di sostanza e
non di metodo. L'Italia e gli italiani vengono prima delle nostre beghe
politiche. Infangare l'immagine del Paese comprando pagine pubblicitarie sui
giornali stranieri nuoce a tutti, maggioranza e opposizione. Ed offre il destro
alla tesi berlusconiana del complotto delle opposizioni contro il premier,
proprio mentre tutti hanno compreso che il problema è lui, con le sue vicende
personali su cui peraltro noi non abbiamo speculato una sola volta. Ancora più
grave è che Di Pietro lo faccia approfittando dei riflettori del mondo puntati
su di noi in occasione del G8. Ergersi tra le macerie del terremoto per cercare
un po' di visibilità facendo macerie tra le istituzioni è una scelta cinica e
miope. Anche perché i governi passano. Il Paese invece deve restare e viene
prima di tutto: un'opposizione che non comprenda questo è destinata non solo al
fallimento, ma anche e soprattutto ad essere parte dell' 'anomalia italiana' che
va cancellata. Pier Ferdinando Casini Leader dell'Udc \\ Di Pietro offre il
destro alla tesi berlusconiana del complotto delle opposizioni
( da "Nuova Venezia, La"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Sono 25.000 euro
pagati dal 1999 A Caposile un comitato rivuole i soldi versati per la
depurazione CAPOSILE. Canoni di depurazione, a Caposile nasce un comitato di
cittadini per recuperare le somme pagate ingiustamente. Circa 25 mila euro,
secondo i calcoli delle famiglie. Si tratta di denaro che a suo tempo le
famiglie hanno versato per il servizio di fognatura pubblica alle aziende
partecipate: fino al 2002 il Consorzio Acquedotto, oggi l'Asi. Tasse pagate,
nonostante alcune zone del Comune di Musile allora fossero - e lo sono tuttora
- prive di collegamento agli impianti centralizzati di depurazione. Ma una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 10
ottobre ha rimesso tutto in discussione, avendo dichiarato illegittimo gli
articoli delle leggi del 1994 e del 2006, che prevedevano il pagamento della
tariffa di depurazione anche in caso di mancato allacciamento agli impianti
centralizzati. In seguito stata emanata una normativa nazionale che
fissa le modalità di restituzione delle somme ingiustamente pagate. Peccato che
non se ne sia saputo più nulla. Da qui l'idea di costituire il comitato,
presieduto da Guido Vazzola, e la decisione di rivolgersi a un legale,
l'avvocato Stefano Bruno Ferraro di San Donà, per inviare una diffida all'Asi e
al Comune, per il recupero di circa 25 mila euro, calcolati da giugno 1999 a
oggi. (g. mon.)
( da "Sannio Online, Il"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Politica: I
sindaci sanniti vogliono prendere posizione contro la legge elettorale regiona
Pubblicato il 11-07-2009 Qualche mese fa il Consiglio regionale ha votato la
nuova legge elettorale; il Governo, successivamente, l’ha
impugnata davanti alla Corte Costituzionale per farne dichiarare illegittime alcune
disposizioni... Qualche mese fa il Consiglio regionale ha votato la nuova legge
elettorale; il Governo, successivamente, l’ha impugnata
davanti alla Corte Costituzionale per farne dichiarare illegittime alcune disposizioni. Quali? Le
norme relative alle modalità di elezione del Presidente della Regione e l’art.
4. L’art. 4 prevede, specificamente, che “Nel caso di espressione di
due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e
l’altra un
candidato di genere femminile della stessa lista, pena l’annullamento
della seconda preferenza”. Le due disposizioni, secondo il Governo,
offendono la Costituzione. Perché la offenderebbero? Quanto alla normativa di
elezione del Presidente perché, secondo il Governo, all’epoca del varo
della legge elettorale non era stato di già promulgato il nuovo Statuto
regionale e quindi il potere statutario regionale non sarebbe stato pieno;
quanto alle modalità di espressione del voto perché, sempre secondo il Governo e sinteticamente, la
disposizione stabilirebbe un vincolo all’esercizio del
voto e all’esplicazione dei diritti dei cittadini eleggibili presenti
nelle liste elettorali. E, per l’argomento, ci si può fermare qui! Come si
vede, il profilo di legittimità contestato dal Governo nazionale non ci interessa!
Meglio ci interessa ma non ha rilievo in questa sede. Non risponde, cioè, alla
questione che Benevento ed il Sannio, non da ora, hanno presentato al Tavolo
regionale! Chiedere ed ottenere piena garanzia di potere eleggere, interamente,
la piccola, striminzita, nella comparazione regionale, rappresentanza
territoriale del Sannio nel Consiglio regionale; questione questa che fa il
paio con la sindrome che vivono i sanniti nei loro rapporti con la Regione: la
sindrome della discriminazione, la sindrome di “Calimero”,
quella del pulcino, piccolo e nero! Quanto alla questione della rappresentanza
piena, un punto deve essere chiaro: i Beneventani ed i Sanniti intendono
contare in sede consiliare per quello che sono; vogliono contare per la consistenza della
popolazione; in modo proporzionale, dunque! Detto in altro modo e facendo
riferimento ai numeri, vogliono rappresentare in sede consiliare, almeno, tre
voti su sessanta e cioè una rappresentanza pari al 5%; una rappresentanza la
cui entità sarebbe in linea di massima proporzionale alla consistenza delle
popolazioni residenti. La Campania, a conti pieni, cifra sei milioni di
abitanti, il Sannio, viceversa, a conti pieni ne cifra trecentomila! Ecco la
percentuale, del cinque per cento, appunto! La richiesta sembra giusta,
ragionevole, anche ben posta! Nel senso che è argomentata! E poi la percentuale
è così modesta! Addirittura, evanescente! Tre rispetto ai 32 di Napoli, alle
armate di Salerno e di Caserta, al battaglione di Avellino! Eppure, malgrado le
evidenti, oggettive, differenziazioni, il poco, il pochissimo che si chiede,
non viene assicurato. Come la vecchia, la nuova legge elettorale potrebbe
sottrarre, la verità è che sottrarrà, rappresentanza politica, forza politica
al Sannio e la destinerà altrove. Verrà destinata, prevalentemente, a
rafforzare le rappresentanze politiche della fascia costiera! Già fortissime di
loro! O anche della provincia di Avellino che non ha bisogno affatto di aiuto!
Come si potrebbe dire in vernacolo? “‘U rutt port
‘u sane”! Oppure si potrebbe dire in chiaro: si toglie al povero per
dare al ricco! Perché ciò? Perché accade quello che non dovrebbe accadere?
Accade per la struttura partitica provinciale (tanti, molti partiti come altrove invero) per un verso e per
la consistenza della popolazione (davvero non ragguardevole quella del Sannio)
per l’altro. Meno di 300.000 abitanti! E’ questa la ragione
specifica! La struttura partitica ovvero la numerosità dei partiti non
consente, in
sistema con il livello della consistenza demografica, la produzione di
quozienti elettorali pieni; consente viceversa la produzione o di resti
elettorali di un certo livello oppure di percentuali elettorali di un certo
livello; gli uni o gli altri vanno alla comparazione regionale. E come più
volte è capitato, i nostri numeri: resti o percentuali elettorali che siano non
portano a casa risultati! Non fa testo, non costituisce precedente il risultato
eclatante delle scorse elezioni regionali! Non è termine di paragone, perché
non ancora sperimentato, il nuovo ed inedito sistema partitico a cui ha dato
abbrivio la costituzione del Pd da una parte e la costituzione del PdL dall’altro!
Cosa assicura ora e fattualmente la nuova legge elettorale? Il diritto di tribuna! Il Sannio di sicuro
eleggerà un solo consigliere regionale! Invero poco, troppo poco ed anche
irritante! Irritante perché incrocia sulla sua strada la sindrome di Calimero!
Il Sannio è piccolo rispetto alle altre province dovrebbe essere difeso, tutelato;
invece viene discriminato; viene “grassato”; viene
sottoposto a “cammorria politica”; gli sottraggono gran parte della
sua rappresentanza! Quella cui aveva ed ha diritto! Io ritengo, non pochi
ritengono che i Beneventani ed i Sanniti vivono rispetto alla Regione la sindrome di
Calimero! Si ricorderà la vicenda di Calimero. Calimero era un pulcino piccolo
e nero; subiva ogni genere di angheria dai fratellini e da altri; poi tutto
trovava un suo equilibrio, magicamente, tra le braccia, accoglienti e rassicuranti,
della madre! Nel rapporto con la Regione, però, il Sannio resta Calimero; ma la
Regione non è la “mamma”; anzi per più di un
concittadino la Regione è matrigna dei Sanniti! Questo sentimento di
emarginazione e di discriminazione, non ha nulla di “scientificamente”,
vero; è maledettamente, vero però, per i profili psicologici! Anzi è forte; è
molto diffuso tra i Sanniti; rischia di diventare strutturale. Di trasformarsi
in un disagio che la politica provinciale non sarà in grado di recuperare né di compensare! E’
intelligente da parte della politica regionale aggiungere discriminazione a
discriminazione? A rendere “scientifica” una discriminazione solo
psicologica? Non credo... ed allora? Poi quanto a utilità... quanto ai
vantaggi... la vicenda rischia di diventare perfino assurda e del tutto illogica!
Ragioniamo... in via di ipotesi... poniamo che si sottraggono a Benevento,
almeno due seggi, quale sarà il risultato? Si creerà, ad elezioni avvenute,
tanto malumore nella popolazione moderata sannita e tanto “fiele”
nelle sue componenti più esagitate... ed a vantaggio di chi? Chi in concreto ne
trarrebbe vantaggio? Nessuno! Cosa aggiungerebbero i campani della fascia
costiera o gli amici irpini al loro di già rilevante paniere di seggi e di
candidati
eletti? Nulla! I Seggi che si sottraggono al Sannio offendono il Sannio ma non
avvantaggiano, concretamente, alcuno! Allora ad quid? Questa vicenda, gente
della proedria, va ripresa! Qualcosa deve essere cambiato! Noi Sanniti ci
sentiamo offesi! Ci offende profondamente la legge elettorale perché comprime,
fino a cancellarli, i nostri diritti di partecipazione alla gestione del Potere
Regionale o, con qualche pretesa, alla cura della sovranità regionale? Ci
offende anche la sciatteria che sostiene la logica di fondo della legge: fa un
danno al Sannio ma non crea un vantaggio evidente a parti del resto della
Campania! La politica ufficiale quella dei partiti e dei rappresentanti eletti
pare abbiano gettato la spugna! Non ne parlano; forse hanno altro a che pensare,
ahimé! Tuttavia, giuro, non li ho trovati a guardare nel buco della serratura
di Villa Certosa! Al di là della battuta, vogliono tentare dove ha fallito la
politica ufficiale i rappresentanti locali? Vogliono tentare il Sindaco di
Benevento ed i sindaci della Provincia? Ingegner Fausto Pepe, che ne dici? Che
ne dicono i tuoi colleghi sindaci? E lo stesso Presidente della Provincia che
ne dice? Per il Prof. Cimitile, essendo napoletano, certo, sarebbe un bel
gesto! Giovanni Zarro
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
E poi vengono
utilizzate in Italia, magari proprio da quelli che le hanno incoraggiate, come
strumento di lotta politica. Costituisce però un salto di qualità importante, e
assai grave, il fatto che stavolta l'operazione sia stata compiuta non dal
solito gruppo mediatico o intellettuale, ma, apertamente, da uno dei principali
leader dell'opposizione. Per colpire Berlusconi, Di Pietro non ha esitato a
delegittimare l'intero quadro istituzionale italiano, presidente
della Repubblica e Corte Costituzionale inclusi, negandone sostanzialmente il
carattere democratico, e demandando a entità poste al di fuori dei confini
nazionali (entità per altro non meglio precisate) il compito di vigilare sulla
Penisola. È un segno molto serio da un lato della crisi nella quale si dibatte
l'opposizione, dall'altro di come la parte più radicale di essa, pur di
raggiungere scopi politici, sia disposta a passare sopra qualsiasi
considerazione di opportunità nazionale e istituzionale. Il secondo terreno sul
quale le vicende delle ultime settimane mostrano un peggioramento del rapporto
fra l'opinione pubblica e i media italiani da un lato e l'opinione pubblica e i
media internazionali dall'altro è quello della comprensione che all'estero si
ha della vita pubblica della Penisola. Che quella comprensione sia condizionata
da stereotipi è per tanti versi inevitabile. Lo sono i libri ponderosi degli
storici, condizionati dagli stereotipi, figurarsi gli articoli di giornale.
Così come è inevitabile che Berlusconi faccia notizia per ragioni non politiche
e non positive: dalle disavventure giudiziarie alle gaffe, dal conflitto
d'interessi agli atteggiamenti istrionici. Una tendenza che le notizie degli
ultimi tempi su una vita personale per lo meno movimentata non hanno certo
contribuito a contrastare. Gli stereotipi nazionali e l'immagine del Cavaliere,
tuttavia, rafforzandosi per altro gli uni con l'altra, hanno finito per rendere
la vita pubblica italiana sostanzialmente incomprensibile ai lettori dei
giornali stranieri. I quali, seguendo colpevolmente una via facile e
superficiale piuttosto che battere quella più complicata ma anche più
interessante, hanno spostato tutta l'enfasi sul personaggio, presentandolo
troppo spesso in una chiave pregiudizialmente caricaturale, e hanno trascurato
del tutto la sostanza politica che quel personaggio rappresenta. Le notevoli e
prolungate fortune di Berlusconi, che potranno piacere o non piacere ma hanno
radici serie e profonde, sono così apparse del tutto immotivate, tali infine da
poter trovare una spiegazione solamente - appunto - nello stereotipo delle
presunte tare storiche del presunto carattere nazionale: servile, immaturo,
maschilista, nostalgico di un leader forte e insofferente delle regole.
Giovanni Orsina
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Sempre in primo
piano la questione della realizzazione della centrale Luminosa, con interventi
del Pdl, di Dp e Rifondazione. Ecco i consiglieri comunali di centrodestra:
«L'autorizzazione e la realizzazione della centrale termoelettrica
"Luminosa" a Ponte Valentino costituiscono una questione che
appartiene a dinamiche politiche che vedono, come al solito, la Regione
Campania di Bassolino assoluta e incontrastabile protagonista. L'assessore
provinciale Aceto, che invoca l'aiuto di tutti per scongiurare questo invasivo intervento,
farebbe bene a concentrare le proprie attenzioni soprattutto sulla classe
dirigente che anima la Regione Campania. La convocazione della conferenza di
servizi fissata per il giorno 15 luglio recita espressamente:
"L'autorizzazione unica è rilasciata d'intesa con la Regione interessata e
che, secondo l'interpretazione data dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 6 del
13.1.2004, la menzionata "intesa" è da intendersi come "intesa
forte" e pertanto imprescindibile per il rilascio dell'autorizzazione
unica. Crediamo sia inequivocabile il ruolo che la Regione Campania è chiamata
a svolgere nell'ambito di questa dannosa ed inutile realizzazione nell'ambito
del comune di Benevento. Aceto solleciti, allora, la sua parte politica
affinché si esprima in maniera negativa. Per parte nostra, depositeremo la
richiesta per chiedere un dibattito in consiglio comunale e adottare una
decisione di forte contrarietà all'insediamento». Dal canto suo, il gruppo di
Democrazia Partecipata, in coerenza con quanto dichiarato a più riprese, e cioè
di essere contro l'insediamento della Luminosa a Ponte Valentino, inizierà nei
prossimi giorni una campagna d'informazione e una raccolta delle firme contro
tale insediamento. «Si tratta di una iniziativa volta a chiedere a tutti i
cittadini che condividono queste preoccupazioni, a prescindere dalle loro
posizioni politiche ideologiche, delle loro simpatie per le coalizioni o per i
singoli partiti, di partecipare, con orgoglio sannita, tramite le Istituzioni,
i gruppi, i comitati, le associazioni a questa protesta in difesa del nostro
territorio. Siamo pertanto favorevoli a discutere della questione in tutte
quelle assemblee cittadine e provinciali che promuoveranno la discussione. Sarà
quella l'occasione per richiedere anche ai colleghi della PDL di chiarire la
loro posizione rispetto alle delicate questioni ambientali. Difatti, mentre il
Governo Berlusconi approva in Senato in via definitiva un disegno di legge sul
nucleare, che ricordiamo è stato sonoramente bocciato dagli italiani con il
referendum del 1987, i Consiglieri del Pdl locale chiedono un consiglio
comunale aperto per dire che sono contrari al Turbogas. Qualcuno probabilmente
dirà: "interverrò direttamente col Presidente Berlusconi" ma intanto,
la legge nazionale sul nucleare è stata approvata e nessun politico fino ad ora
ha avuto il coraggio di far conoscere alla città la propria opinione in merito
alla centrale a turbogas di Ponte Valentino. Sarà questa l'occasione per capire
finalmente chi vuole tutelare e preservare il nostro territorio e chi,
nonostante la rappresentanza parlamentare europea, nazionale, regionale,
pratica slogan mediatici e sceglie argomenti più tranquilli». Per Rifondazione,
il segretario Giuseppe Addabbo: «Non si capisce il senso di tanta fretta nel
portare a compimento l'iter che permetterà un nuovo scempio ambientale nella
provincia di Benevento. La convocazione fissata per il 15 luglio a Roma è un
atto che vuole a tutti i costi raggiungere l'obiettivo finale, la costruzione
dell'impianto, per mettere a tacere ogni dubbio su una pianificazione
ambientale ed energetica diversa, alternativa e, soprattutto, attenta
all'interesse comune. Il precipitare degli eventi, probabilmente, interessa
unicamente a chi vuole quell'impianto senza se e senza ma. Le mie
preoccupazioni - aggiunge Addabbo - si uniscono a quelle dell'assessore Aceto.
Io aggiungo che la difesa del territorio deve essere seria e non di facciata: a
livello nazionale il Ministero dello Sviluppo Economico convoca una conferenza
dei servizi decisiva escludendo, tra l'altro, l'ente provinciale. A Benevento,
invece, gli esponenti della PDL fanno finta di opporsi alle decisione prese dai
loro superiori. Siamo di fronte all'ennesimo disastro che solo dopo la
realizzazione, quando sarà troppo tardi, sapremo riconoscere come tale».
( da "Sicilia, La"
del 11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
il deputato
regionale del pd «Con Lombardo nessuna intesa, ma appoggeremo le iniziative
utili» Barbagallo: ecco i suggerimenti sulle cose da fare alla Regione Giovanni
Barbagallo del Pd, deputato regionale da 4 legislature consecutive e
vicepresidente della Commissione regionale Antimafia, è molto attento alla
situazione economica siciliana. Quali sono i primati negativi della Sicilia?
«In Sicilia il tasso di disoccupazione (13,8% nel 2008) è doppio rispetto alla
media italiana (6,7%), il 39,3 dei giovani fra i 15 e 24 anni non riesce a
trovare lavoro, contro una media nazionale del 21,3%, e solo il 29,1% delle
donne (15-64 anni) lavora, contro il 47,2% in tutta Italia. Una situazione
aggravata da una debole presenza imprenditoriale, 73,6 imprese non agricole per
1000 residenti, a fronte di una media nazionale di 87,1 nonché da una scarsa
propensione alle esportazioni (la Sicilia esporta il 3% del totale nazionale;
al netto dei prodotti petroliferi siamo all'1% circa), e da un limitato
sfruttamento delle potenzialità del turismo». Quali le leggi più urgenti? « 1)
Nuovo Piano Regionale Rifiuti centrato sulla raccolta differenziata e sul
riutilizzo delle materie prime. La legge dovrà affrontare sia l'emergenza che
il nuovo sistema. In atto la situazione è allarmante. Basti pensare al miliardo
di euro accumulato dalle ATO o alle discariche in gran parte sature. 2) Piano
casa. È scaduto il termine di 90 giorni assegnato dal governo nazionale alle
Regioni. La legge ferma in commissione dovrà prevedere la ristrutturazione di
immobili nel rispetto dell'ambiente. 3) Formazione professionale. Oggi fonte di
sprechi e di parassitismi. In Sicilia quasi 7000 operatori della formazione
professionale lavorano ormai senza alcuna certezza. Gli enti non sono in grado
di garantire né regolarità degli stipendi né il mantenimento del posto di
lavoro. 4) Riforma delle aree di sviluppo industriale La modernizzazione delle
ASI non è più rinviabile. La partecipazione diretta delle imprese nella
gestione delle strutture diventa determinante per la qualità del governo delle
aree. 5) Politica industriale. È necessario approvare il disegno di legge
regionale sul "credito d'imposta per investimenti e per la crescita delle
imprese". Secondo uno studio dell'Assessorato al Bilancio l'applicazione
della norma potrebbe generare un effetto positivo sul PIL siciliano di 2,5
miliardi di euro (nel periodo 2007 - 2013). 6) Programmazione 2007 - 2013.
Occorre indirizzare la programmazione su alcuni filoni strategici:
riqualificazione energetica, produzione di fonti rinnovabili, servizi alle
imprese, logistica, formazione continua, ricerca, innovazione e realizzazione
delle reti immateriali e materiali dà e per la Sicilia. La legge sui regimi di
aiuto alle imprese in discussione all'ARS in questi giorni dovrà essere
approvata senza ulteriori ritardi. Senza questa legge, infatti, si rischia di
vanificare il programma comunitario 2007-2013, che rappresenta l'ultima
possibilità di sviluppo per la Sicilia». L'attuazione della legge nazionale
n°42/2009 sul federalismo fiscale può rappresentare una risposta per il Sud?
«Ci si è fermati, purtroppo, all'affermazione dei principi generali che non
chiariscono i meccanismi. Quando si dice che con il federalismo fiscale ci
guadagneranno tutti siamo di fronte ad una bella favola». Il Pd sembra diviso
tra chi come il segretario regionale Genovese ritiene di dover collaborare con
l'Udc e chi invece pensa ad un'intesa con l'Mpa. «Non sto né con Lombardo né
con Cuffaro. Importante il percorso dell'Udc a livello nazionale. Con Lombardo
non ci possono essere intese politiche ma solo collaborazione sulle cose da
fare. Il problema è che Lombardo non ha una maggioranza. Questa crisi ha
logorato i rapporti nel centrodestra». E' favorevole al Partito del Sud? «Il
partito del Sud sarebbe la risposta peggiore per il Mezzogiorno. La difesa del
Sud può avvenire anche attraverso gli attuali partiti. Lo statuto autonomistico
siciliano, ad esempio, è diventato un elemento negativo non tanto per i suoi
contenuti quanto per le inadempienze della classe dirigente. L'art.37 dello
Statuto speciale della Regione siciliana, il quale prevede che le imprese
industriali e commerciali paghino le loro imposte dove producono e non nella
Regione nella quale hanno la sede legale, non è stato applicato perché ancora
non è stato emanato l'apposito decreto del ministero dell'Economia nonostante
con la sentenza della Corte Costituzionale n. 145/2008 sia
stato riconosciuto il soddisfacimento di un diritto per tanto tempo disatteso.
Si tratta di un esempio significativo del modo di operare di una classe
dirigente che a parole si definisce autonomista e nella realtà non è in grado
di far rispettare nemmeno le prerogative autonomistiche riconosciute dal
massimo organismo giurisdizionale». L. S.
( da "ITnews.it" del
11-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pantelleria, 11
lug. (Adnkronos) - "Il mio ministero conduce un'attivita' di studio e
valutera' anche le proposte che sono state fatte dai collaboratori. Penso che
queste proposte saranno tenute in considerazione, ma non abbiamo svolto nessuna
riunione ne' preso nessuna decisione in questa materia che pure fa parte di un
dibattito pubblico e che ha forti e autorevoli sostenitori". Lo ha detto
il ministro della Giustizia Angelino Alfano commentando la notizia apparsa oggi
su un quotidiano secondo cui sarebbero pronte nuove regole per il Consiglio
superiore della magistratura. Il ministro e' appena atterrato a Pantelleria
dove partecipa alla posa della prima pietra per il nuovo aeroporto dell'isola.
( da "Stampa, La" del
12-07-2009)
Argomenti: Giustizia
IL DECRETO
ANTI-CRISI DA DOMANI ALL'ESAME DELLA CAMERA In arrivo lo scudo fiscale e la
nuova tassa sull'oro ROMA Settimana calda per il decreto legge anti-crisi
promosso dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Da domani l'esame nelle
commissioni Bilancio e Finanze della Camera entrerà nel vivo e per venerdì il
testo modificato dovrebbe essere licenziato per l'Aula, dove approderà lunedì
20 luglio. Le questioni aperte su cui il governo potrebbe intervenire sono
tante. Nella lista ci sarà la possibile introduzione dello scudo fiscale-ter,
vale a dire l'operazione per far rientrare in Italia i capitali all'estero che
dovrebbe essere presentata già a metà settimana. Al momento è ancora incerto se
il governo opterà per la doppia aliquota, o una sola da calcolarsi sui capitali
che rientreranno materialmente in Italia. Sul tavolo anche il graduale
innalzamento dell'età di pensionamento delle donne del pubblico impiego. La
soluzione potrebbe essere quella di un aumento graduale fino a raggiungere la
soglia dei 65 anni. Della questione se ne potrebbe parlare in occasione del
tavolo sul Dpef con le parti sociali in programma per martedì prossimo. Tra i
punti in agenda anche gli sgravi fiscali per le banche (sulla deducibilità
delle svalutazioni dei crediti bancari insofferenza) fino alla lotta
all'evasione fiscale (si va verso una revisione dei criteri Isee e a sanzioni
più severe per gli evasori totali). L'attenzione, a quanto pare, finirà anche
sulla discussa commissione di massimo scoperto. La norma che fissa un tetto a
questo tipo di balzello potrebbe essere rivista. In pratica si punta ad
abbassare il tetto attualmente fissato allo 0,5%. Non solo. La settimana
prossima potrebbe arrivare, anche, una norma che blocca le assunzioni dei
precari delle Poste. Per far fronte alla Sentenza della
Corte Costituzionale (che ha dichiarato illegittimi i ristori monetari per i
contratti irregolari dei precari e ha aperto le porte all'assunzione) il
governo potrebbe impedire le assunzioni per evitare un peso eccessivo sul bilancio
delle Poste. Nel decreto potrebbe finire anche la regolarizzazione di
colf e badanti. Questo passaggio potrebbe arrivare con un emendamento al
decreto, ma la Lega si è già posta di traverso. Inoltre, la norma potrebbe
porre problemi di ammissibilità per estraneità di materia. Invece, la discussa
norma tassa-oro (l'imposta sostitutiva del 6% sulle plusvalenze su oro e
preziosi realizzate da società ed enti) potrebbe ricevere un parere negativo da
parte della Banca centrale europea la prossima settimana.\
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Commenti Pagina
349 l'ex pm ci prova all'estero Il porta a porta di Tonino L'ex pm ci prova
all'estero di Maurizio Crippa --> di Maurizio Crippa Il faccione a tutta
pagina sulla destra, e a sinistra il testo che illustra le qualità del suo
prodotto miracoloso, manco fosse il testimonial della brillantina Linetti. Solo
che, al di là del look da latin lover sciupazzato, il Nostro non vuole piazzare
sul mercato internazionale qualche nuovo ritrovato di bellezza per uomini
maturi. No, vuole vendere direttamente - porta a porta, verrebbe da dire - la
difesa della democrazia. Addirittura. Così nei giorni del G8 in Abruzzo -
mentre tutti i media mondiali guardavano a Coppito e persino i più scettici
facevano i complimenti all'organizzazione - Tonino Di Pietro si è comprato una
pagina di "advertisement" sull'International Herald Tribune, uno dei
giornali più autorevoli e diffusi nella cosmopolita comunità politico-economica
europea, e ha pubblicato un testo (in inglese: ma come suonerà il
"dipietrese" tradotto nell'idioma di Shakespeare?) così titolato:
"Appello alla comunità internazionale. La democrazia in Italia è in
pericolo". Forse la maggior parte dei lettori, che sa come funzionano le
democrazie parlamentari, avrà pensato: "E chi dovrebbe salvarla,
lui?". Ma queste sono bazzeccole che al presentatore Avon della libertà
non fanno né caldo né freddo. Argomento centrale della baracconata mediatica
dell'ex pm sono le norme contenute nel lodo Alfano, la leggina che vorrebbe
impedire di mettere sotto processo le massime cariche dello Stato fintantoché
sono nelle proprie funzioni istituzionali. Il meccanismo del lodo viene
riassunto in breve, senza ovviamente spiegare per quale disgraziata storia di
abusi della magistratura si sia giunti a doverlo immaginare, in Italia, un tale
marchingegno. Soprattutto, l'ex pm spiega le denunce di incostituzionalità
mosse da "più di cento costituzionalisti" e
ricorda che il prossimo 6 ottobre la Corte Costituzionale italiana sarà
chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del lodo. E siccome all'estero
l'Italia piace sempre perché è terra di complotti e misteri, Tonino racconta la
storia della cena a casa del giudice della Consulta, cui hanno partecipato
anche Silvio Berlusconi e il ministro della Giustizia Angelino Alfano.
"Faccio appello alla comunità internazionale - tuona alla fine il leader
dell'Italia dei Valori - perché faccia circolare queste informazioni ed
eserciti la pressione necessaria per assicurare i principi di libertà
democratica e di indipendenza della Consulta, così da scongiurare che la nostra
democrazia in Italia venga trasformata in una dittatura di fatto". Allons
enfants ! Ora, sulla legittimità del lodo Alfano si pronuncerà l'Alta corte e si possono avere opinioni divergenti. Ma
sull'iniziativa internazionale del Masaniello dei Valori andrebbero annotate
alcune cose. Primo, ovviamente, lo stile. È da quando la sinistra ha perso le
elezioni che Di Pietro non smette di gridare "al lupo!", denunciando
fascismi, sudamericanismi, minacce alla libertà, golpe striscianti. Un modo
come un altro per farsi notare e per rosicchiare in nome del populismo
giustizialista voti al Pd mollaccione. Ma completamente fuori tono e misura a
confronto dei fatti, soprattutto nel momento in cui a L'Aquila tutti i capi
delle democrazie internazionali, per nulla preoccupati dal
"fascismo", esprimevano "complimenti addirittura
imbarazzanti" (Berlusconi dixit) per il buon lavoro del governo. In
secondo luogo, è l'idea stessa della politica internazionale incarnata dal
leader di Idv a lasciare allibiti. Alle elezioni per Strasburgo, Tonino aveva
annunciato di voler sbarcare con "competenza" sul palcoscenico della
politica continentale. Ma probabilmente è convinto che anche negli altri Paesi
europei la politica si riduca al gioco della gogna mediatica e della
prevaricazione giudiziaria sull'esecutivo di cui lui è specialista da quindici
anni in Italia. E che i governi si misurino sugli strilli della piazza, come
alla Corrida, lasciando gli uomini delle istituzioni in balia di magistrati
d'assalto, scandalismi, campagne politiche basate su intercettazioni selvagge.
Non è così in nessuna nazione civile. Ma Di Pietro preferisce ignorarlo, e
spera di aggirare il problema della sua marginalità politica con un po' di
strillonaggio pubblicitario. Forse farebbe meglio a darla davvero, un'occhiata
oltre confine. Scoprirebbe che, mentre lui si paga la pubblicità sull'Herald
Tribune, il magnate Rupert Murdoch, tycoon dei giornali che in questi mesi si
sono scatenati a fare la morale a Berlusconi, dal Times al News of the World, è
finito nei guai per il vizietto di alcuni suoi giornalisti di intercettare
illegalmente i telefoni di star dello sport, dello spettacolo e persino
politici alla ricerca di "notizie" piccanti. La democrazia è in
pericolo? Forse sì: per colpa di certa stampa che gioca di sponda con la gogna
giudiziaria e il giustizialismo politico. Come dire, gli unici prodotti che il
venditore Di Pietro ha in magazzino, e che ora vorrebbe piazzare anche sul
mercato internazionale.
( da "Repubblica, La"
del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina XXVI -
Napoli Avvocato, penalista accanita, ha attraversato gli anni delle lotte
sociali e del femminismo La donna che difende i diritti degli ultimi Più una
battaglia è perdente, più vale la pena di combatterla perché non lo sia
"Quegli anni indimenticabili della legge sull´aborto e contro la violenza
sessuale" La drammatica fine di Matilde, madre di uno dei bambini del
rione dei poverelli a Torre Annunziata TIZIANA COZZI Arriva fino in fondo, in
quel territorio di nessuno dove diventa lecito combattere battaglie credute
perse. Dove i perdenti si rassegnano ad accettare le sconfitte. Lei scava la
sua trincea fino a sfiancarsi con la dialettica e l´impegno umano. Le è
compagna una grande forza che la trascina verso non facili vittorie in
tribunale. Così risolleva casi giudicati fuori gioco, regalando un pezzo di
sana dignità civile ai suoi assistiti. Elena Coccia, avvocato penalista esperta
in diritto di famiglia, ha alle spalle trent´anni di esperienza giudiziaria.
«Mi sono sempre battuta per le minoranze, più una battaglia è perdente più vale
la pena di combatterla perché non lo sia». Tra una miriade di casi impossibili,
le è passata tra le mani la più epocale rivoluzione dei diritti civili: il
femminismo, il referendum per l´aborto e per il divorzio, i primi processi per
violenza sessuale. 1976, prima udienza dello stupro del Circeo. Uno choc per
l´opinione pubblica, è il primo processo trasmesso in televisione. Al banco
della difesa di Donatella Colasanti, la ragazza rimasta viva, c´è Tina Lagostena
Bassi, l´avvocato dei diritti delle donne. Elena è praticante al suo studio in
quegli anni. «Ho cominciato proprio allora. Ricordo quanto fosse forte
l´interesse delle donne a quelle udienze, era la prima volta che se ne parlava
così apertamente». Allo studio della Lagostena Bassi ci resta due anni, giusto
in tempo per partecipare a battaglie rimaste storiche. La raccolta delle firme
per la legge sull´aborto e per la violenza sessuale, «ricordo che le spingemmo
su un carretto fino al Parlamento con una marea di donne che ci seguiva. Anni
indimenticabili». Poi sceglie di ritornare a Napoli. Il suo primo caso è ancora
una volta uno strupro, una brutta storia di violenza su Annamaria, ragazza
poverissima della periferia di Giugliano, sequestrata e violentata da un gruppo
di giovani. «Annamaria era una ragazzina bellissima. Arrivò da me con la madre.
Mi disse: "faccio la cameriera, non abbiamo i soldi per pagare l´avvocato
ma vogliamo denunciarli". Una scelta coraggiosa. Da allora niente le ha
fermate, nemmeno i cinque milioni che le furono offerti dalle famiglie degli
stupratori. Il processo fu difficilissimo, fummo aggredite in aula, la
Lagostena Bassi si beccò un´ombrellata in testa ma alla fine vincemmo». Anni
passati a lottare più che negli uffici di via Marina, e poi nello studio
associato di via Roma con gli avvocati Farina, Senatori, Cesa e Fabbri, per le
strade, nei vicoli, a incontrare le donne, i detenuti di Soccorso Rosso
(l´organizzazione per l´aiuto legale ai carcerati), i senzatetto, i bambini.
Anni che ricorda con un bagliore speciale nello sguardo, come di chi ha
attraversato un ciclone e ancora ne porta i segni. Casi giudiziari che sono
stati soprattutto contatti umani. Con i pazienti emofiliaci vittime dello
scandalo del sangue infetto. Elena negli anni ‘90
è alla direzione del Tribunale del Malato, crea il primo comitato degli
emotrasfusi, proprio mentre esplode il caso Poggiolini. Con le donne diventate
madri grazie alla fecondazione assistita. La prima causa italiana contro il
disconoscimento della
paternità dopo una fecondazione eterologa parte proprio dallo studio della
Coccia. «Fu un successo, il parere della Corte costituzionale aprì altri due casi
archiviati a Como e a Brescia: padri che dopo la nascita dei bambini in seguito
a una procreazione eterologa avevano negato la paternità nonostante il consenso
dato prima della nascita. Con la nostra battaglia si rese impossibile tornare
così platealmente sui propri passi». Con i bambini vittime di abusi.
Arrivati da lei con gli occhi bassi, ammutoliti. Poi diventati adulti e magari
rincontrati. è a loro che va il suo pensiero più tenero. «Avrei voluto tenerli
qui con me, in questa stanza, ma sapevo che era impossibile. Allora ai più
indifesi regalavo dei biglietti rosa. Gli dicevo: "Questo è il mio numero
segreto, chiamami quando vuoi, a qualsiasi ora". Qualcuno mi ha chiamato,
molti non l´hanno mai fatto. Poco tempo fa un nuovo cliente al primo colloquio
ha tirato fuori dalla tasca il mio biglietto rosa e mi ha detto: "Sa, sono
passati molti anni ma ce l´ho ancora il suo numero segreto"». Una vita
densa di emozioni difficili da arginare, vissuta in equilibrio tra il ruolo di
moglie e mamma e l´impegno civile e professionale. Lei, donna avvocato in tempi
in cui l´accesso alla professione era quasi esclusivamente al maschile, in
tribunale si presenta con un diverso aplomb che la identifica e che negli anni
diventa il suo guscio protettivo. Assieme alla saggezza contadina trasmessa dal
padre che per una vita intera ha lavorato la terra di Agerola dove Elena è
nata. «Mi ha sempre commosso il lavoro con le mani, mi ricordava mio padre. Lui
mi diceva "chi semina carta raccoglie carta" e io ho cercato di far
diventare anche il mio lavoro produttivo di qualcosa e cioè di giustizia. Anche
se non tutto ciò che è legale è giusto e questo è per me una ferita». E di
lacerazioni Elena ne ha accumulate negli anni. Assieme alle giornate vincenti
ha raccolto anche tante vicende dolorose, difficili da dimenticare. La ragazza
che ha squartato il padre con i cocci di una bottiglia «gli ha tirato fuori le
interiora con le mani e poi si è fermata perché diceva "non veniva fuori
il cuore". Una storia che mi ha perseguitato per vent´anni da cui sono
venuta fuori soltanto raccontandola in un libro». Una vecchia ambizione, quella
di fare la scrittrice, coltivata in silenzio e per qualche tempo parallelamente
agli studi di giurisprudenza. Accantonata per vent´anni e poi ripresa in punta
di piedi con una produzione sistematica di racconti e romanzi brevi. «Quando ho
bisogno di "resettare" il cervello cucino la mia pasta fatta in casa
e scrivo. La gente arriva e ti butta addosso tonnellate di dolore. Ho i miei
sistemi per liberarmene». Una casa colonica ad Agerola divisa con tre dei suoi
cinque fratelli in cui si rifugia quando può, un gruppo di pochi amici fidati
«nessuno del mio ambiente, persone che mi accompagnano da sempre» con cui
organizza gite archeologiche e sogna una Napoli migliore. «Soffro molto per
questa città, ho avuto una grande speranza nel rinascimento napoletano. Ricordo
che scrivevo a mio fratello "venite a Napoli, è bellissima". Ma ora
quel momento è finito. Penso che così come Napoli è stratificata geologicamente
lo è socialmente. Ci sono due città che poco si incontrano, qualche volta hanno
momenti felici ma sono rari, il più delle volte si respingono». Ci ha provato
anche lei a cambiarla la sua Napoli. Ingaggiando l´ennesima battaglia. Perduta.
Nel 2002 crea assieme ad un manipolo di appassionati intellettuali, l´Assise
per la giustizia e la democrazia. Contro il primo governo Berlusconi, per dare
una spinta alla sinistra schiacciata e incapace di reagire, il gruppo scrive un
manifesto sui pericoli che stanno minando la Costituzione. Di lì a poco sarebbe
sceso in piazza anche Nanni Moretti con i girotondi. è il momento della
protesta dell´opposizione. «C´era tanta voglia di fare allora. Alla riunione
alla Casina dei Fiori c´erano 600 persone, alla fiaccolata a piazza del Gesù
qualcuno ne ha contati 30 mila. Una cosa impensabile che meravigliò noi per
primi. Fu chiaro allora che questa città non aveva chi la rappresentasse
realmente e questo è il problema ancora oggi. Una interferenza politica ha
fatto concludere quella esperienza, ormai acqua passata». La sua toga anche
stavolta l´ha travolta. Trascinandola in un incontro speciale. Matilde
Sorrentino, la madre di uno dei bambini del Rione Poverelli di Torre
Annunziata. Una donna-coraggio, quasi il suo doppio calato in un degrado
difficile da immaginare. Matilde testimonia contro gli strupratori dei bambini,
è una figura-chiave del processo che Elena conduce fino alla vittoria, la
condanna. Sulla quale ancora pesa un rimpianto, quello di non aver capito una
richiesta d´aiuto. «Io e Matilde eravamo diventate amiche. Mi chiamava, mi
diceva "speriamo che questa storia finisce" e io le ripetevo
"Matilde ma che deve finire, è già finita, sono stati condannati"».
Invece la donna subisce minacce, vive in un clima di terrore e poco dopo morirà
in un agguato. Lo sguardo diritto si increspa ma torna sereno ad altri ricordi.
La camicia e il pantalone rosso fuoco, cuciti dalla mamma e indossati da
bambina come una "vera comunista". L´albero di noci del suo giardino,
le ragazze del suo studio "tutto al femminile", le ambizioni da
musicista del figlio ventiseienne. E la sua barricata, soprattutto.
Irrinunciabile.
( da "Repubblica, La"
del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 22 -
Economia Pensioni rosa, duello Sacconi-Brunetta Età più alta per decreto, ma il
Welfare frena. Vertici Inps e Inail al lavoro oltre i 67 anni Cgil critica
sulle misure previden-ziali. Martedì incontro sul Dpef con le parti sociali
ROBERTO PETRINI ROMA - E´ braccio di ferro nel governo sulle pensioni rosa. Il
ministro per la Funzione pubblica, Renato Brunetta, avrebbe già sottoposto ai
colleghi di governo un emendamento al decreto anticrisi che mira, come indicato
dall´Europa, ad innalzare l´età pensionabile delle donne impiegate nel pubblico
impiego, di un anno ogni dodici mesi fino a raggiungere quota 65 anni (la
stessa età degli uomini). Sulla proposta di modifica peserebbero tuttavia le
perplessità del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che vorrebbe evitare lo
strumento del decreto legge e opterebbe per un percorso diverso. L´iniziativa
di Brunetta è oggetto di una levata di scudi del sindacato che chiede, in
materia previdenziale, di rispettare la prassi del dialogo. La Cisl è contraria
e ieri Morena Piccinini della Cgil ha parlato di un «gravissimo vulnus nel
metodo». A rendere ancor più complesso il quadro –
in vista del vertice governo sindacati di martedì per la presentazione del Dpef
– sono gli altri emendamenti che il governo si accinge a presentare al decreto
anticrisi: in particolare si lamenta la «contraddittorietà» tra la norma che
pone a riposo diverse migliaia di dipendenti pubblici al quarantesimo anno di
contributi e sotto i 60 anni e quella che dovrebbe mantenere in servizio i
direttori generali di Inps e Inail oltre l´età pensionabile di 67 anni. Si
tratta, dice la Piccinini, di «inaccettabili norme ad personam».
Complessivamente: da una parte il sistema andrebbe verso un aumento dell´età
pensionabile (donne, alcuni dirigenti), dall´altra verso la riduzione
(dipendenti pubblici e medici con 40 anni di contributi). Inoltre si conferma
l´arrivo della norma volta a disinnescare la sentenza della
Corte costituzionale che
garantiva l´assunzione ai precari delle Poste assunti irregolarmente. Tra le
modifiche attese c´è l´ampliamento della platea interessata dalla detassazione
per gli investimenti in macchinari della Tremonti-ter: potrebbero essere
inseriti anche i capannoni, i computer e gli autocarri. In ballo anche
l´articolo del decreto anticrisi che eguaglia gli investimenti di aziende
italiane in Gran Bretagna, Irlanda e Olanda a quelli effettuati in paradisi
fiscali e contestato dalle imprese. Quanto al Dpef la caduta del Pil nel 2009
dovrebbe essere cifrata al pesante -5,2 per cento, mentre per il prossimo anno
la partita è aperta tra chi come Berlusconi, già da prima del G8, lega la
ripresa esclusivamente alla fiducia e all´ottimismo degli italiani e chi, più
realisticamente, tiene conto anche del reddito e degli stimoli all´economia: in
pratica una forchetta tra –0,1 e +0,5 per cento.
Una nota del Nens, che fa capo a Bersani e Visco, parla per l´Italia di misure
che somigliano ad una «aspirina per curare una polmonite». Secondo i dati Ocse,
riferisce il Nens, il nostro Paese ha stanziato nel periodo 2008-2010 risorse nette pari a zero
contro una media ponderata dei paesi Ocse pari al 3,9 per cento del Pil.
( da "Riformista, Il"
del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia
La nostra laicità
va d'accordo con la Chiesa Ecco perché Maurizio Sacconi. Legge sul fine vita:
su nutrizione e idratazione non si cambia. Fecondazione assistita: niente
tentazioni eugenetiche. Immigrazione: anche i vescovi sanno che la legalità è
la condizione per l'integrazione. "Caritas in veritate": coniuga
sviluppo e persona, leggerla con umiltà. di Ubaldo Casotto Roma. Il ministro
del Welfare Maurizio Sacconi è stato in prima linea nel difendere la posizione
di chi voleva salvare la vita a Eluana Englaro. Ed è anche, nella compagine
ministeriale - il suo libro bianco sul futuro del modello sociale "La vita
buona nella società attiva" lo testimonia - uno dei ministri più attenti
alle tematiche che stanno a cuore alla Chiesa. Lo fa da un punto di vista laico,
è un vecchio socialista liberale, ma con toni e argomenti che denotano un
percorso di grande attenzione per le ragioni della cultura cattolica. L'approdo
alla Camera della discussione della legge sul fine vita e il dibattito su
immigrazione, moralità, nuovi modelli di sviluppo, nonché la pubblicazione
dell'enciclica sociale di Benedetto XVI, la "Caritas in veritate",
offrono l'occasione per fare con lui il punto sull'agenda "eticamente
sensibile" del governo di centrodestra. Signor ministro, partiamo dalla
legge sul fine vita. Noi ci siamo ispirati a una criterio laico, intendendo per
laicità ciò cui si può giungere con la ragione: l'affermazione del valore della
vita è parte di una più moderna laicità. Il che implica il riconoscimento del
valore della persona (e il peso della demografia) e della sua centralità anche
nella vita sociale, politica ed economica. Solo la difesa e la promozione della
persona può ridare infatti vitalità all'economia. Difendere la vita umana vuol
dire anche considerare con molta attenzione e discrezione il momento del suo
inizio e il confine che la separa dalla sua fine. Nel momento in cui viene
investita della responsabilità di decidere, responsabilità che deve misurarsi
anche con gli indiscutibili progressi della scienza e della tecnologia, la
politica deve saper scegliere. Per questo intendiamo condurre a compimento
l'iter della regolazione del fine vita, sia tenendo presente la problematica
dell'accanimento terapeutico sia puntando a salvaguardare quello che ritengo, e
riteniamo nella maggioranza, un diritto inalienabile della persona: l'essere
nutrita e idratata, il mangiare e il bere. Quindi la legge uscita dal Senato
non si cambia? Ferma restando la sovranità del Parlamento noi insisteremo sulla
nostra posizione. Anche perché su questo punto c'è un motivo per il quale mi
sembra più che legittimo che il Governo faccia appello alla sua maggioranza: ed
è il fatto che proprio sulla questione nutrizione e idratazione il Consiglio
dei ministri si è espresso all'unanimità quando si tentò la strada del decreto
legge per salvare la vita a Eluana Englaro. Lei vede cambiamenti nel clima
politico su questo tema? Intanto le ricordo che il Senato si espresse a larga
maggioranza a favore della considerazione di idratazione e nutrizione come
bisogni vitali e non come terapie, questo concetto era negli ordini del giorno
di entrambi gli schieramenti. E penso che a questo livello di sostanza debba
restare il dibattito. Giochi linguistici intorno alla definizione del termine
"sostentamento" o del vero significato della parola
"terapie", che vedo affiorare nel dibattito, certamente non aiutano.
La stessa nozione di "stato vegetativo persistente" è
scientificamente incerta, non lo si può definire con certezza, non se ne conoscono
le evoluzioni, resta indefinita anche la capacità di percezione del dolore. Di
fronte a queste incertezze delle scienza ritegno che valga il laicissimo
principio di precauzione, una decisione pro vita. Lei insiste sulla laicità
della sua posizione, che effetto le fa che sia questa la parola al centro del
dibattito pre-congressuale del Partito democratico? Oltre al cattolico Ignazio
Marino, che ne ha fatto la sua bandiera, anche Franceschini e Fassino hanno
ritenuto di rimarcare il loro schieramento dalla parte della laicità, ed è
stato, giovedì scorso, il passaggio più applaudito dalla platea piddina che li
ascoltava. È un dibattito, quello nel Pd, che non aiuta. E che dimostra tutta
la difficoltà che quel partito ha nel giungere a una sintesi, su questi
argomenti e in genere sui temi eticamente sensibili, tra credenti e non
credenti. Ed è una difficoltà proprio sulla concezione della laicità. I due
grandi partiti del nostro sistema politico devono saper superare la dicotomia
credenti-non credenti. Il Pdl l'ha fatto, se il Pd non lo farà lo vedo
condannato al declino. Sulla legge di fine vita - che potrà, fatto salvo il
principio di cui sopra, subire delle modifiche - il Popolo della libertà è
riuscito a realizzare questa sintesi, certo non all'unanimità, ma con una forma
di consenso largo giungendo a soluzioni condivise. Mi sembra una buona
dimostrazione di pratica della laicità. Vedo invece il Partito democratico
insabbiato in contraddizioni che al momento sembrano insanabili. A differenza
del vecchio Partito comunista, nel quale, con i dovuti distinguo, alcuni
cattolici non fecero fatica a coabitare con i "compagni", il Pd
appare contraddistinto da posizioni laiciste che non sembrano fatte per mettere
a loro agio i credenti e costruire quindi una risposta condivisa ai problemi
bioetici. C'è un allarme della Chiesa, che non riguarda solo l'Italia, per le
possibile derive eugenetiche di certa ricerca scientifica. Il confine sorgivo
della vita è altrettanto importante del suo confine finale. Bisogna
assolutamente evitare derive eugenetiche. L'uomo contemporaneo può essere
tentato di ritenersi in grado di provvedere da sé, con l'evoluzione della
tecnica, alla propria riproduzione. Noi non possiamo non chiederci,
razionalmente, laicamente, quali siano i limiti contro cui questa tentazione
debba arrestarsi. Non c'entra la fede, io penso che evitare ogni forma di
manipolazione e di selezione della vita sia non sia un obiettivo
"religioso", ma assolutamente laico, razionale. Tentativi di modifica
della legge 40 verranno quindi respinti? Guardi che anche
il pronunciamento della Corte costituzionale ha sostanzialmente confermato che gli embrioni
"prodotti" sono funzionali alla procreazione all'interno della coppia
che li ha generati. Ha tolto la rigidità di determinarne a priori il numero, ma
ha confermato la finalità. Per questo stiamo lavorando a nuove linee
guida nella commissione etico-scientifica che abbiamo istituito e agli
strumenti del monitoraggio dell'applicazione della legge, in modo che quando se
ne parla lo si faccia in base a dati certi e non a "numeri" dedotti o
interpretati in base posizioni ideologiche. Un tema sul quale il Governo di cui
lei fa parte ha avuto rapporti burrascosi con il mondo cattolico è quello
dell'immigrazione. Io nelle posizioni ufficiali della gerarchia ecclesiastica
ho sempre ascoltato il richiamo al criterio della legalità, il cui rispetto
permette uno svolgimento ordinato dell'integrazione. Il mettere ordine nei
flussi migratori è la condizione per l'integrazione che ctutti vogliamo. Che
non può avvenire senza un compiuto rispetto delle leggi. Con il provvedimento
sulla sicurezza noi abbiamo voluto dare un segnale di cesura con i tempi in cui
l'Italia veniva vista nel mondo come l'attracco più facile e permissivo per
l'ingresso in Europa. Il nostro Paese ha dato di sé questa idea, non può più
essere così. Bisogna lavorare contemporaneamente sul doppio binario di rigorosa
repressione della clandestinità, combattendo in questo modo i mercanti di carne
umana, e della programmazione dei flussi migratori in cooperazione con i Paesi
di origine. Devono essere flussi compatibili con le caratteristiche della
nostra società e della nostra economia. Questa, oltretutto, e la Chiesa lo sa
bene, è la modalità più seria e concreta per difendere gli immigrati che già in
Italia hanno intrapreso un cammino di integrazione all'interno della legalità,
e che in momenti di crisi come questo sono i più deboli. Il secondo binario è
quello di insistere, perché già ci sono, e di incrementare le politiche di
integrazione. Però sulle badanti è scoppiata una gran polemica nella
maggioranza. Possibile che non ne aveste parlato prima? Infatti ne avevamo
parlato. Io e il ministro dell'Interno Maroni avevamo già fissato
l'appuntamento per predisporre la soluzione del problema, del quale eravamo
pienamente coscienti, per il giorno dopo l'approvazione della legge. E infatti
in un giorno abbiamo trovato la soluzione sia per le colf sia per le badanti.
Dalla Chiesa, da un uomo di vertice della Chiesa italiana, il segretario della
Cei monsignor Mariano Crociata, è arrivato anche un richiamo sul
"libertinaggio morale" e sull'impossibilità di confinarlo nel
"privato". Ritengo che quelle parole, pronunciate in tutt'altro
contesto rispetto al dibattito mediatico di quei giorni, ormai esaurito, siano
state strumentalizzate. Non credo, anzi mi risulta, che avessero alcun
riferimento con la campagna mediatica della sinistra politica ed editoriale
contro il presidente del Consiglio. Lei ha avuto parole di grande apprezzamento
per l'enciclica "Caritas in veritate". Perché? È un documento
compiuto e organico. Un richiamo per tutti allo sviluppo umano integrale.
Un'enciclica che toglie argomenti anche a vecchie posizioni espresse nel mondo
cattolico contrarie all'idea di sviluppo. Chi non crede allo sviluppo, parafraso
liberamente il Papa, è come se non credesse in Dio e non avesse fiducia nella
sua creatura, nell'uomo. È un'enciclica che toglie argomenti all'ecologismo
ideologico: l'uomo viene prima della natura, deve rispettarla, ma viene prima.
È un'enciclica che contesta la dottrina secondo cui il mercato è destinato a
produrre una parte di esclusi. No dice il Papa, se vissuto con libertà e
responsabilità il mercato può essere inclusivo e non generare esclusioni. È un
testo che verrà apprezzato nel tempo. Qual è secondo lei l'elemento di novità?
Sono parole e pensieri che fanno riflettere credenti e non credenti. Siamo di
fronte a un'evoluzione della dottrina sociale della Chiesa nella continuità
della sua tradizione, che mostra una grande organicità e una notevole capacità
di rispondere alle domande e ai bisogni che emergono nel presente. Hanno
ragione quei commentatori, come Ritanna Armeni, che invitano la sinistra a
«leggere, sottolineare e riflettere» sul testo della "Caritas in
veritate". «Vi troverete cose molto care a noi di sinistra» ha scritto sul
Riformista. Io invito tutti a non leggere la "Caritas in veritate" a
partire dalla presunzione di applicarvi le proprie categorie. Ma piuttosto ad
avvicinarsi ad essa con umiltà. Ma conosco Ritanna Armeni e so che questa
presunzione non le appartiene, non è quindi questa la sua prospettiva.
Piuttosto mi sembra di riconoscere nel suo giudizio qualcosa dello stupore che
ho provato io: la Chiesa è assolutamente presente nel nostro tempo e in grado
di riproporre la sua egemonia culturale. Questo è tanto più evidente in un
momento i cui, rovesciando uno slogan fortunato, Marx è morto, noi non ci
sentiamo tanto bene, ma Dio esiste. O almeno esiste, per chi non crede, la
presenza e la cultura cristiana. E in momenti in cui più di altri si avverte il
bisogno di una lucidità di pensiero e di razionalità, sa soccorrere l'uomo. Ci
soccorre. 12/07/2009
( da "Corriere della Sera"
del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: PRIMA PAGINA data: 12/07/2009 - pag: 1 La norma approvata dal
Parlamento. Il presidente del Tribunale: non escludo il
rinvio alla Corte costituzionale Expo, ecco la legge «taglia ricorsi» Il Tar non potrà sospendere
i lavori. Il viceministro Castelli: superato il malvezzo di bloccare le opere
Cambia la disciplina del Tar per i possibili ricorsi legati all'Expo. Le nuove
norme dovrebbero assicurare «tempi dimezzati, congelamento delle sospensive,
niente più blocco dei lavori ma solo un risarcimento pari a un decimo del costo
dell'opera ». La corsia preferenziale per l'evento del 2015 è racchiusa nel
decreto 185, convertito in legge il 28 gennaio di quest'anno. «Abbiamo inteso
mettere nero su bianco spiega il viceministro alle Infrastrutture, Roberto
Castelli una norma che superasse il malvezzo tutto italiano dei ricorsi a
raffica ». La richiesta di «modificare» la giurisdizione del Tar risale a un
anno fa, quando il sindaco Letizia Moratti aveva chiesto un decreto legge sul
modello delle Olimpiadi di Torino per impedire ai Tar il potere di sospensiva
negli anni che mancano all'Expo. La legge però non convince i giudici
amministrativi. Piermaria Piacentini, presidente del Tar di Milano, spiega:
«Potrebbe esserci un rinvio alla Corte costituzionale.
La legge nelle intenzioni è ottima: velocizzare i ricorsi. Ma forse serviva un
po' più di attenzione ». A PAGINA 3
( da "Corriere della Sera"
del 12-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Cronaca di Milano data: 12/07/2009 - pag: 3 Il caso La legge
prevede che i giudici potranno solo disporre il risarcimento di eventuali
danni. Era stata la Moratti a chiedere un iter più veloce per le opere «Expo,
il Tar non potrà più bloccare i lavori» Il viceministro Castelli: un freno ai
ricorsi. Il presidente del Tribunale: non escludo l'intervento della Consulta
Tempi dimezzati, congelamento delle «sospensive», niente più blocco dei lavori
ma solo un risarcimento pari a un decimo del costo dell'opera. È la nuova
disciplina del Tar per quanto riguarderà i ricorsi sugli appalti di Expo. La
corsia preferenziale per l'evento del 2015 (e non solo) è nascosta nel decreto
legge 185, convertito in legge il 28 gennaio di quest'anno, il cosiddetto
decreto anti crisi. Al comma 8 dell'articolo 20, il legislatore ridisegna la
giurisdizione del Tar per quanto riguarda «gli investimenti pubblici di
competenza statale, ivi inclusi quelli di pubblica utilità... ritenuti
prioritari per lo sviluppo economico del territorio nonché per le implicazioni
occupazionali ed i connessi riflessi sociali nel rispetto degli impegni assunti
a livello internazionale». Una norma che sembra calzare perfettamente per Expo.
«L'Expo attacca il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli rientra
pienamente in questa tipologia, perché è una data cogente per l'intero Paese.
Abbiamo inteso mettere nero su bianco una norma che superasse il malvezzo tutto
italiano dei ricorsi a raffica. Per alcune opere connesse a Expo non ce ne sarà
bisogno, perché sono già inserite nella Legge obiettivo. Con questa norma
rendiamo universale la ratio della Legge obiettivo e cioè che anche in caso di
sospensiva l'opera non si fermerà. Dirò di più: probabilmente senza l'Expo
queste norme non sarebbero passate». La richiesta di «modificare » la
giurisdizione del Tar per l'Expo arriva da lontano. Un anno fa la Moratti aveva
chiesto un decreto legge sul modello delle Olimpiadi di Torino, per impedire ai
Tar il potere di sospensiva in tutta la fase che ci separa dall'Expo. Il
decreto e poi la legge, hanno ripreso lo spirito della richiesta della Moratti.
Una super accelerazione del procedimento amministrativo. La riduzione dei
termini processuali: si dimezza il tempo di proposizione del ricorso
principale, si riducono a soli dieci giorni dall'accesso agli atti i termini
per la proposizione di motivi aggiunti. E ancora: la redazione della sentenza
in forma semplificata. Ma il vero cuore del comma 8 riguarda la sospensione o
il blocco dei lavori. «Le misure cautelari e l'annullamento dei provvedimenti
impugnati scrive il legislatore non possono comportare, in alcun caso, la
sospensione o la caducazione degli effetti del contratto già stipulato, e, in
caso di annullamento degli atti della procedura, il giudice può esclusivamente
disporre il risarcimento degli eventuali danni, ove comprovati, solo per
equivalente. Il risarcimento per equivalente del danno comprovato non può
comunque eccedere la misura del decimo dell'importo delle opere». Una legge che
però non convince i giudici amministrativi. Piermaria Piacentini, presidente
del Tar di Milano, solleva dei dubbi. «Potrebbe esserci un
rinvio alla Corte costituzionale. Si potrebbe arrivare alla situazione paradossale per cui la
sentenza arriva prima che l'interessato possa costituirsi in giudizio. La legge
nelle intenzioni è ottima: velocizzare i ricorsi. Ma forse serviva un po' di
attenzione in più. Le strutture del Tar sono tali da rendere difficile
l'applicazione della legge». Maurizio Giannattasio Il dispositivo La legge è
sul modello delle Olimpiadi di Torino, per impedire ai Tar il potere di
sospensiva
( da "ItaliaOggi Sette"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi Sette
Numero 164 pag. 24 del 13/7/2009 | Indietro Prima casa, riacquisto in regola CONTENZIOSO & CONTRIBUENTI Di
Massimiliano Tasini La Corte costituzionale con ordinanza salva i limiti del Testo unico imposta di registro
Sono legittime le restrizioni per fruire delle agevolazioni è legittima la
previsione del Testo Unico dell'imposta di registro in materia di riacquisto
della prima casa. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con
l'ordinanza n. 46 del 13 febbraio 2009. Il caso di specie. Con ordinanza
depositata il 26 febbraio 2008, la Commissione tributaria [...] Costo Punti per
Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 10
( da "Repubblica, La"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 21 -
Cronaca Scuole, catering e teatro il carcere dove si vive liberi Il record di
Bollate: recidiva scesa fino al 16 % I detenuti con un´occupazione sono il 55%,
dalla falegnameria all´informatica Nella struttura una biblioteca di 16mila
volumi, due sale musicali e una ludoteca per i figli CINZIA SASSO MILANO -
Puntuale come l´estate ecco rimbalzare sui giornali l´allarme che arriva dalle
carceri. I detenuti sono troppi, le prigioni scoppiano: quasi 63mila, quasi il
37 per cento stranieri, quasi 20mila in più di quanti possono avere una branda
dentro una cella. Oppure, è l´altra faccia della medaglia, le carceri sono
troppo poche e anche se il ministro della giustizia Angelo Alfano ha annunciato
la costruzione di 22 nuovi istituti, non saranno pronti prima del 2012. Ma poi:
il carcere è un luogo con la porta girevole, e quasi 7 detenuti su 10, dopo che
hanno finito di scontare una condanna, rientrano. Dappertutto, fuorché in una
prigione alle porte di Milano, la casa di reclusione di Bollate, il carcere che
è diventato il modello di un altro modo possibile, il luogo dove la recidiva è
stata abbattuta al 16 per cento. Di quei 10 che escono, insomma, più di 8 hanno
imparato a vivere nella società rispettandone le regole. Si chiama «Diritti e
castighi» (edizioni Il Saggiatore, 15 euro, presentato oggi alle 17 a palazzo
di giustizia dal ministro Alfano), il libro che racconta un mondo di 100 mila
persone tra carcerati e carcerieri, che basta che stiano là dentro, «lontano
dalla nostra vista e dalla nostra coscienza», come dice Gherardo Colombo; e non
importa che siano privati di tutto - dell´acqua per la doccia, di un abbraccio
dei figli, di un´occupazione - perché «in fondo - aggiunge Luigi Pagano, il
provveditore agli istituti di pena della Lombardia - la gente pensa ancora alla
legge del taglione e non si rende conto che non serve a nessuno». Dietro quello
che raccontano Donatella Stasio, giornalista del Sole-24 ore e Lucia
Castellano, direttore del carcere di Bollate, non c´è buonismo. C´è quello che
perfino il presidente della Camera Gianfraco Fini, al battesimo solenne nella
sala della Regina a Montecitorio, ha ricordato: la pena non è una vendetta, «il
carcere deve avere una finalità rieducativa». Non solo perché lo afferma la Costituzione:
anche perché «un carcere impostato sui criteri della risocializzazione è molto
più vantaggioso per la sicurezza collettiva». Vantaggioso anche, e lo ricorda
l´economista Salvatore Bragantini, dal punto di vista economico: «Un solo punto
percentuale in meno nella recidiva corrisponde a un risparmio per la
collettività di circa 51 milioni l´anno». Il progetto Bollate nasce nel 2001 e
non è la ricerca dell´utopia, solo la realizzazione concreta di quello che due
riforme fondamentali - quella del ‘75 sul trattamento carcerario e quella
del ‘90 del corpo di polizia penitenziaria - hanno stabilito come
l´unica strada possibile. «Noi - minimizza Lucia Castellano - non abbiamo
inventato niente». E però. A Bollate si studia: licenza elementare, scuola
media, un
istituto tecnico commerciale per le lingue estere, corsi di informatica,
lezioni di inglese. Ci si diverte: c´è una cooperativa teatrale che ospita
compagnie e fa tournée; una biblioteca di 16 mila volumi; due sale musicali,
tornei di calcio e di tennis; le pareti sono colorate, si può giocare coi figli
in una ludoteca; c´è uno sportello giuridico al quale
collabora anche un ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida.
Soprattutto, si lavora. La percentuale dei detenuti che hanno un´occupazione
supera il 55 per cento. Grazie al sostegno del Fondo Sociale Europeo e degli
enti locali, ci sono corsi per carpentiere, elettricista, aiuto-cuoco,
falegname, operatori informatici, grafici multimediali. Alla gestione
del carcere (pulizie, spese) pensano i detenuti-dipendenti
dell´amministrazione; 150 lavorano a un call center, 82, quelli che hanno il
permesso accordato dall´articolo 21, escono la mattina e vanno regolarmente in
ufficio; altri sono occupati nelle cooperative sociali. Una rete impensabile di
volontari ha portato la nozione di business dentro il carcere: Abc fa lussuosi
catering, Alice è la sartoria, Freedom Coop si occupa di grafica e legatoria,
un maneggio (ci sono anche i cavalli, certo) prepara maniscalchi, Cascina
Bollate si dedica al giardinaggio e ha messo a dimora un vivaio di piante di
eccellenza. Il programma di «trattamento avanzato», che prevede celle aperte e
formazione, si basa soprattutto sul lavoro, che vuol dire molte cose: la
conquista del rispetto di sé, di un´etica sociale, di una speranza di futuro.
Come racconta Franco, già tossicodipendente e rapinatore, che dopo una vita in
galera oggi fa il falegname: «Non sapevo fare niente, ho imparato; a Bollate
sembrava di stare in collegio». Peccato che di «collegi» come questo ce ne sia
uno solo nonostante nel 2007, così ricorda Stefano Anastasia, ex presidente di
Antigone, fosse stato deciso di estendere l´esperienza di Bollate ad almeno un
carcere per ogni regione.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-07-12 - pag: 12
autore: LA GIORNATA ELEZIONE DEL CSM Alfano frena sulla riforma: ancora nessuna decisione In una
bozza del ministero le nuove regole Da Palazzo dei marescialli no al sorteggio
La riforma del sistema elettorale del Csm è in agenda ma una decisione
definitiva ancora non esiste. è questa, in sostanza, la posizione del
ministro della Giustizia Angelino Alfano a proposito delle indiscrezioni di
stampa su una "bozza" di Ddl messa a punto dai tecnici del ministero
e destinata ad azzerare il peso delle correnti senza modificare la
Costituzione. Ma che da via Arenula giudicano solo «un'ipotesi». Ad anticipare
i dettagli del documento, redatto da uno dei consulenti giuridici del ministro
Alfano, il professore Salvatore Mazzamuto, e rivolto a riscrivere le regole per
l'elezione dei membri di palazzo dei Marescialli sono stati la Repubblica e Il
Corriere della sera di ieri. In pratica, il governo vorrebbe aumentare da 16 a
20 il numero dei componenti togati e da otto a 10 quello dei laici eletti dal
Parlamento. Portando così a 33 (visto che il presidente della Repubblica, il
primo presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione ne fanno
parte di diritto) il numero dei componenti totali di Palazzo dei marescialli,
come erano nel 2002 prima della riforma voluta dall'allora Guardasigilli
Roberto Castelli. Ma la novità più saliente sarebbe un altra: mentre oggi si
eleggono in un unico collegio nazionale 10 giudici, quattro pubblici ministeri
e due esponenti della Cassazione, un domani ci si troverebbe a nominare 12
giudici, quattro Pm e cinque della Suprema corte sparsi in diversi collegi
elettorali (rispettivamente 12, cinque e uno per le tre categorie), ognuno dei
quali con cinque candidati (tre per la Cassazione). Un sistema che già di per
sé depotenzierebbe le correnti. Tanto più che a decidere i "papabili"
sarebbe il sorteggio tra tutti gli aventi diritto di quel determinato collegio
e appartenenti a quella determinata categoria di magistrati. Nelle intenzioni
dell'esecutivo, inoltre, ci sarebbe la volontà di modificate la sezione
disciplinare del Csm, suddividendola in due collegi da quattro laici e otto
togati, che però dovrebbero dedicarsi esclusivamente a tale compito. Su queste
ipotesi, respinte con forza dall'Associazione nazionale magistrati (Anm) perché
«incostituzionali» e accolte solo in parte da alcuni dei membri attuali del
Csm, favorevoli a una riforma ma contrari al sorteggio, da via Arenula hanno
fatto sapere che non è stata assunta «alcuna decisione». Tant'è che lo stesso
Guardasigilli ha precisato: «Non abbiamo svolto nessuna riunione nè preso
nessuna decisione in questamateria che fa parte di un dibattito pubblico che ha
forti ed autorevoli sostenitori». Aggiungendo: «Valuterò le proposte che sono state
fatte dai miei collaboratori».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-12 - pag: 18 autore: FISCO E
COSTITUZIONE Il canone tv supera l'esame dei diritti umani di Enrico De Mita I
l cittadino italiano che non paga il canone dell'abbonamento radiotelevisivo o
recede dall'abbonamento già stipulato, non può rivolgersi alla Corte Europea
dei diritti dell'uomo per la tutela dei suoi diritti riconducibili alla sua
«vita privata », anche se la Corte intende questa in senso lato; è prevalente
il fine pubblico e la natura fiscale del canone. Così la Corte europea dei
diritti dell'uomo, causa Faccio/Italia, decisione del 31 marzo 2009, sulla
richiesta n. 33/04. Il caso Un cittadino italiano aveva comunicato all'ufficio
del registro il recesso dall'abbonamento al servizio radio televisivo pubblico
per il quale è dovuto un canone (previsto dal Regio decreto legge 246 del 1938)
per il semplice possesso d'uno o più apparecchi adatti o adattabili a ricevere
trasmissioni. All'atto del privato era seguita l'apposizione, da parte della
polizia tributaria, di sigilli all'apparecchio televisivo, e l'imballaggio
dello stesso, con la conseguenza di non poter ricevere neppure le trasmissioni
private. Il cittadino italiano ha allora fatto ricorso alla Corte europea per
la tutela dei diritti dell'uomo, per la violazione del suo diritto a ricevere
l'informazione anche privata, e per la violazione del diritto della sua vita
privata e familiare (articoli 10 e 8 Cedu). Invocando l'articolo 1 del
protocollo della Convenzione, il ricorrente si duole altresì della violazione
del suo diritto al rispetto dei beni privati, giacché nessuno può essere
privato della sua proprietà se non per ragioni di utilità pubblica. La
posizione del governo Il governo italiano ha sostenuto in primo luogo che il
contribuente non ha esaurito i rimedi consentiti dall'ordinamento interno,
dovendosi rivolgere prima di tutto al giudice civile. Inoltre, ha rilevato che
a più riprese la giurisdizione civile italiana si è occupata del pagamento del
canone e che la questione di legittimità è stata risolta dalla Corte costituzionale. Nel merito il governo ha osservato che, se è
vero che la messa sotto sigilli costituisce un'ingerenza nel diritto di
ricevere trasmissioni e una violazione del diritto al rispetto della vita
privata e della proprietà, tali limitazioni sono proporzionate al fine
legittimo, previsto dallo Stato, di salvare il finanziamento parziale del
servizio pubblico di radio diffusione. Viene sottolineata la natura fiscale del
canone: «Si tratta di un'imposta dovuta per il solo possesso dell'apparecchio
adattoa ricevere qualunque trasmissione ». Sotto questo profilo il canone è
stato ritenuto costituzionalmente legittimo. In tale contesto, la risoluzione
dell'abbonamento rende l'apparecchio inutilizzabile e la sigillazione costituisce
una misura proporzionata al fine perseguito dallo Stato. La replica La Corte
europea ha rilevato innanzitutto che il contribuente non ha dimostrato di aver
esaurito le strade di tutela interna; d'altra parte il
cittadino italiano non può adire direttamente la Corte costituzionale, e pertanto è sotto
questo profilo che manca l'esaurimento dei rimedi interni. Nel merito, la Corte
ha rilevato che il ricorrente non ha dimostrato il fondamento del suo ricorso a
tutela della vita familiare e, pertanto, il ricorso è manifestamente infondato
secondo l'articolo 35 della Convenzione. La Corte non contesta che
l'apposizione dei sigilli all'apparecchio costituisca un'ingerenza nel diritto
di ricevere informazioni e una violazione del diritto al rispetto della vita privata,
tenuto conto della nozione lata di «vita privata» che è alla base della sua
giurisprudenza. Ritiene però che la misura adottata persegua uno scopo
legittimo, dissuadendo i cittadini a non abbonarsi o a non recedere dal
contratto d'abbonamento. Quanto alla proporzionalità della misura adottata, la
Corte, come il governo italiano, ritiene che la questione debba essere risolta
alla luce della natura fiscale del canone. D'altra parte, un sistema che
permettesse di ricevere i canali privati senza il pagamento del canone, anche
se fosse tecnicamente possibile, equivarrebbe a svuotare il canone della sua
natura: un contributo dovuto per l'interesse della comunità e non un prezzo per
un servizio particolare ricevuto. A questo proposito la Corte, riprendendo su
questo punto la propria giurisprudenza (Ferrazzini/ Italia, n. 44759/98, in
tema di eccessiva durata del processo) afferma ancora una volta che «la materia
fiscale attiene al nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo
dominante il carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità».
Tenuto conto della misura ragionevole dell'imposta, la Corte ha ritenuto quindi
che la misura della sigillazione sia proporzionale al fine perseguito dallo
Stato. La domanda del contribuente italiano è stata pertanto ritenuta
inaccoglibile e manifestamente infondata. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE
MOTIVAZIONI Leciti i sigilli posti al televisore: prevale la natura fiscale di
un tributo dovuto nell'interesse di tutti
( da "Corriere della Sera"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Focus Vuota data: 13/07/2009 - pag: 9 Le cifre Sono passati sei
anni dall'entrata in vigore del nuovo meccanismo che punisce chi commette
infrazioni I cattivi Sono meno di centomila i conducenti che hanno visto
azzerato il loro «tesoretto». Ai virtuosi accreditate sei unità sul permesso di
guida Patente a punti, finito l'effetto prudenza Gli automobilisti si
destreggiano tra bonus e corsi di recupero Su Internet un punto costa 400 euro.
In arrivo le modifiche I l primo luglio la patente a punti ha compiuto sei
anni. Sei anni di punti tolti e riottenuti, ricevuti in bonus e persino venduti
e acquistati su Internet, sei anni appena, che ne fanno un istituto giovane ma
che ha già perso parecchio smalto. I primi due anni il tasso di incidentalità
diminuì di colpo. Se nel 2002 il numero di incidenti stradali fu di 265.402,
già nel 2003, con l'entrata in vigore della patente a punti, la cifra scese a
252.271, meno 4,9%. I morti furono 6980 nel 2002, 6563 nel 2003, meno 6%. Anche
l'anno dopo la percentuale scese, meno 3,5% gli incidenti, meno 6,7% le vittime
della strada. Ma già nel 2005 il numero degli incidenti si abbassò solo di 1,4
in percentuale, e nel 2006 di appena lo 0,8%. Il bonus Oggi, non c'è più tutta
questa paura di perdere punti: la facilità con la quale si possono riguadagnare
(basta dichiarare di aver fatto un minicorso di cinque lezioni in una scuola
guida), il bonus di due punti ogni due anni agli automobilisti virtuosi (e a
quelli che semplicemente non sono mai incappati nella rete dei controlli?), ha
annacquato l'effetto. Per non parlare del mercato nero dei punti in vendita on
line , una «moda» partita dalla Spagna arrivata in breve anche da noi. Funziona
così: dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2005,
per le violazioni con perdita di punti, quando non è stata possibile
l'immediata contestazione, il proprietario del veicolo ha 30 giorni per
comunicare chi era alla guida. Così l'automobilista ormai sprovvisto di punti
li compra da quello «virtuoso», che si rende disponibile a dichiararsi «colpevole».
I prezzi? Le cifre che girano su Internet vanno fino a 400 euro a punto se stai
a zero, 1400 per 4 punti. Secondo i dati della direzione generale della
Motorizzazione civile nel 2003 il totale dei punti persi è stato di 4 milioni
428.902, le infrazioni un milione 134.549, nel 2004 sono saliti rispettivamente
a 8 milioni 740.709 e 2 milioni 285.787. Da allora restano alti. Nel 2008 i
punti tolti sono stati 8 milioni 971.814 e quasi 2 milioni le infrazioni. Per i
primi cinque mesi del 2009, i dati Polstrada dicono che polizia stradale e
carabinieri hanno decurtato un milione 572.426 punti ed elevato oltre un
milione di multe. Gli italiani quindi hanno ripreso a infrangere il codice
della strada, al punto che si sono resi necessari nuovi interventi normativi.
Sono stati questi a permettere di riguadagnare terreno nel 2007 (i dati
complessivi del 2008 non sono ancora disponibili perché mancano le polizie
locali che rappresentano il 55 per cento): 230.871 incidenti stradali (meno 3%
rispetto al 2006) e 5131 morti (meno 9,5%). «La vera spallata non l'ha data la
patente a punti ma il giro di vite sulla guida in stato di ebbrezza, la
confisca dell'auto, l'enorme aumento dei controlli della polizia stradale e dei
carabinieri e il Tutor sulle autostrade spiega Giordano Biserni, presidente
dell'Asaps, l'associazione dei sostenitori amici della polizia stradale . La
patente a punti? Qualche risultato positivo s'è visto. Ma si poteva fare
meglio. All'inizio ha prodotto una sua efficacia dissuasiva, poi col tempo gli
italiani si sono ingegnati. In tanti hanno adottato il sistema dell'addebito
dei punti al nonno patentato, alla mamma, al cittadino extracomunitario che
collabora col datore di lavoro. Tanto poi ogni due anni di buona condotta i
punti si riguadagnano. Insomma, bisogna trovare il modo di ridare vigore alla
patente a punti». Il tasso di incidentalità E gli incidenti e i morti
diminuiti? «Noi abbiamo un elemento indicatore che è estremamente
significativo: il tasso di incidentalità replica il capo della Polizia stradale
Roberto Sgalla . Tutte le misure prese in questi anni hanno innescato questo
circuito virtuoso. Certamente non sarà soltanto la patente a punti, certamente
hanno avuto il loro peso i Tutor e il massiccio incremento dei controlli, siamo
passati infatti dai 200 mila del 2006 agli 800 mila del 2007 al milione e 400
mila del 2008. E nei primi sei mesi di quest'anno abbiamo fatto già 734.539
controlli, con un incremento del 19,2% rispetto ai primi sei mesi dello scorso
anno. A noi interessa la diminuzione degli incidenti, dei morti e dei feriti, e
anche la patente a punti ha fatto la sua parte. All'interno di una strategia
complessiva» . Ma allora funziona o no questa patente a punti? Giordano Biserni
argomenta così il suo scetticismo: «Alla data del 31 marzo 2009, secondo i dati
da noi elaborati sono stati prelevati 50 milioni 174.111 punti dalle patenti
dei 35.587.248 conducenti del nostro Paese. Appena 1,4 punti a testa per ogni
conducente. Su 12.635.550 di infrazioni con costo punti, a fine 2008 11.735.862
di italiani hanno ricevuto la comunicazione di aver perso questi punti. Sapete
quanti hanno fatto il corso per riaverli? Solo 205.958, appena l'1,7 per cento.
I punti totali recuperati sono stati solo 1.327.655, solo il 2,6 per cento dei
50 milioni persi» . Zero punti Come mai? Troppo difficili i corsi di recupero?
«Semplicemente si sono accorti che quasi mai c'è bisogno di fare corsi per
recuperare i punti, ogni due anni senza infrazioni se ne guadagnano due». Ma quanti
sono quelli che hanno dilapidato tutto il patrimonio? Appena 99.857, che in 6
anni hanno dovuto rifare tutto da capo, lo 0,28 per cento dei 35 milioni di
patentati. Capitalizzando punti con i bonus, poi, ci si può pure permettere di
fare qualche infrazione «gratis», ogni tanto. Anche la politica, quindi, ha
finito per ammettere che la patente a punti così com'è non va bene. Lo dice,
per esempio, il presidente della commissione Trasporti della Camera Mario
Valducci. «Stiamo approvando un importante testo di modifiche al Codice della
strada che porterà altri risultati positivi. Non abbiamo affrontato in questo
testo la verifica della patente a punti ma molti sono convinti che qualche
correzione ci vuole. Io credo che debba essere tolto il sistema dei bonus».
Pure il ministro dei Trasporti Altero Matteoli, rimetterebbe mano all'istituto
ma lascerebbe i bonus. «È giusto gratificare chi si comporta bene. La patente a
punti è stata una legge geniale che all'inizio ha dato risultati eccezionali,
poi la gente si è abituata e ora ha un potere deterrente minore. Io ritoccherei
senz'altro il sistema di riaccreditamento dei punti. Troppo facile dimostrare
di aver fatto 5 lezioni in una scuola guida per riaverli, spesso quelle lezioni
nemmeno si fanno, si paga e si ottiene la certificazione, stiamo quindi
studiando un sistema di riaccreditamento più severo. Con un esame vero e
proprio. Ce ne occuperemo nella legge delega del governo sulla riforma
complessiva del codice della strada» . Mariolina Iossa (Sul «Corriere» del 12
luglio la prima parte dell'inchiesta) I controlli Sono aumentati in questi anni
i controlli da parte della polizia stradale: dai 200 mila del 2006 si è passati
agli 800 mila del 2007 e al milione e 400 mila dell'anno scorso Il ministro
Matteoli «È stata una legge geniale che ha dato risultati eccezionali, poi la
gente si è abituata. Ora va rivisto il sistema di riaccreditamento dei punti»
( da "Messaggero, Il"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Lunedì 13 Luglio
2009 Chiudi I senza fissa dimora saranno schedati in un apposito registro
istituito prsso il Viminale. La Fiopsd, federazione
italiana organismi per le persone senza fissa dimora, ha già fatto sapere che
non esclude un ricorso alla Corte Costituzionale contro un provvedimento che ,
affermano, viola la libera determinazione dei senza fissa dimora. La condizione
di senzatetto si differenzia dai nomadi e da chi pratica il vagabondaggio.
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
del lunedì sezione: GIUSTIZIA E SENTENZE data: 2009-07-13 - pag: 46 autore:
Legge Pinto. Da Strasburgo Indennizzi in casa per la giustizia lenta Marina
Castellaneta Dalla Corte europea dei diritti dell'uomo un freno ai
ricorsidall'Italia per la durata eccessiva dei processi. Con la decisione Daddi
depositata il 2 giugno (ricorso 15476/09), la Corte ha rafforzato il principio
del previo esaurimento dei ricorsi interni nei casi di processi amministrativi
troppo lunghi, rendendo la strada per Strasburgo più accidentata. Per la Corte,
la legge 133/2008, secondo la quale le vittime della durata eccessiva dei
processi amministrativi possono avvalersi della legge Pinto solo se hanno
presentato un'istanza ai giudici amministrativi per far dichiarare il ricorso
urgente, non intacca l'effettività dell'azione per ottenere un indennizzo dai giudici
nazionali. L'azione è partita da una donna che, nel 1994, aveva presentato un
ricorso al Tar Toscana chiedendo l'annullamento di alcuni provvedimenti
urbanistici. La sentenza era stata pronunciata nel 2007. A dire della donna,
malgrado la durata eccessiva del processo, l'entrata in vigore della legge 133,
che aveva convertito il Dl 25 giugno 2008, le precludeva di ottenere un
indennizzo in base alla legge Pinto. Questo perché l'articolo 54, relativo
all'accelerazione del processo amministrativo, ha stabilito che la richiesta di
riparazione per la durata eccessiva dei processi può essere presentata solo se
il ricorrente ha depositato, durante il procedimento amministrativo, un'istanza
per fare dichiarare il ricorso urgente. Una condizione non rispettata dalla
donna, la quale, ritenendo che la domanda di indennizzo sarebbe stata respinta
dalla Corte d'appello, si è rivolta a Strasburgo. Una scorciatoia bocciata
dalla Corte europea che ha dichiarato irricevibile il ricorso sia per
violazione dell'articolo 6 (equo processo) sia dell'articolo 13 (diritto a un
ricorso giurisdizionale effettivo). Non basta –osserva la Corte– che il
ricorrente abbia dubbi sulle possibilità di successo nella presentazione di una
richiesta di indennizzo ai giudici nazionali. Per ammettere il salto del previo
esaurimento dei ricorsi interni, il ricorrente deve fornire esempi
concreti,come l'esistenza di una prassi che indichi il rigetto degli
indennizzi. Una prassi che, invece, manca. Con la conseguenza che il ricorso
deve essere respinto per non intaccare il filtro del previo esaurimento dei
ricorsi interni, che serve a garantire il principio di sussidiarietà del
sistema convenzionale. L'articolo 54, poi, per la Corte, non è in contrasto con
i principi convenzionali. La Cassazione ( sentenza 28507/05) ha chiarito che,
in linea con Strasburgo, la durata eccessiva dei processi amministrativi deve
essere valutata partendo dal momento in cui è stato depositato il ricorso,
senza che incida la domanda di urgenza. D'altra parte,
osserva Strasburgo, la Corte costituzionale, con le sentenze 348 e 349/07 ha chiarito che l'interpretazione
del diritto interno da parte dei giudici nazionali deve essere conforme alla
Convenzione. Di qui la necessità di mantenere fermo il previo esaurimento dei
ricorsi interni. In caso contrario, i ricorrenti potrebbero essere
spinti a non presentare la domanda di fissazione dell'udienza in via d'urgenza
per poi evitare il ricorso alla Corte d'appello e avviarsi direttamente a
Strasburgo. © RIPRODUZIONE RISERVATA ECCESSIVA DURATA AL TAR Prima di imboccare
la via della Corte europea dei diritti dell'uomo è necessario esaurire la
strada interna
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
del lunedì sezione: IL DOSSIER DEL LUNEDI data: 2009-07-13 - pag: 36 autore:
Rebus-tempi sulla cartella La validità è legata al rispetto di precisi termini
per la notifica PAGINA A CURA DI Antonio Iorio Francesco Falcone L'avviso di
accertamento deve contenere alcuni elementi fondamentali e imprescindibili, che
consentano al destinatario di capire quanto viene chiesto a titolo di imposta e
di sanzioni e perché. I contenuti L'accertamento presuppone l'evasione di
un'imposta originata dall'indicazione in dichiarazione di elementi non
corrispondenti alla realtà (e sui quali si calcola un'imposta minore di quella
dovuta) o dalla mancata presentazione della dichiarazione. L'accertamento può
scattare anche per motivi di elusione, configurabili quando il contribuente ha
posto in essere alcuni atti senza valide ragioni economiche, ha applicato a
essi una disciplina tributaria più favorevole e ha ottenuto così un risparmio
di imposta, che il Fisco ritiene indebito. Poiché un accertamento deve
necessariamente essere, a pena di decadenza, emanato e notificato entro un
determinato termine previsto dalla legge, il primo elemento da esaminare è il
periodo al quale esso si riferisce (o la data nella quale l'atto è stato registrato,
se si tratta di imposta di registro). Per essere in corso l'accertamento deve
arrivare entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello di
presentazione della dichiarazione o, se questa è omessa, nel quinto anno
successivo a quando si sarebbe dovuta presentare. Quando il contribuente ha
presentato la dichiarazione, l'ufficio deve valutare i dati esposti e può
modificarli con un accertamento a condizione che indichi gli elementi acquisiti
e le ragioni che consentono di formulare una pretesa, che normalmente trova
origine o nel recupero di componenti positivi non dichiarati o nel
disconoscimento di elementi negativi conteggiati dal contribuente, o ancora
nell'aumento del valore di un bene. La verifica della motivazione da parte di
chi legge un accertamento è cosa della massima importanza, poiché una sua
carenza produce due effetti negativi: da una parte impedisce al contribuente di
conoscere le ragioni per cui un potere è stato esercitato e di formulare una
difesa adeguata, e dall'altra fa diventare arbitraria quella pretesa. Lo
Statuto del contribuente ha generalizzato l'obbligo della motivazione e ha
quindi migliorato le norme al riguardo. Spesso, però, gli uffici fiscali sono
restii ad applicare fino in fondo le nuove regole e, per esempio, pur facendo
riferimento nell'accertamento ad altri atti non conosciuti dal contribuente,
non sentono poi il dovere di allegarli. In base al ruolo La cartella è un atto
che prepara l'agente della riscossione sulla base del ruolo che l'ente
impositore gli ha inviato. Normalmente viene emessa dopo la notifica di un
accertamento, ma può essere emessa anche in sua assenza quando il controllo
sulla dichiarazione viene effettuato in maniera automatizzata (articolo 36 bis
del Dpr 600/73) o previa richiesta di alcuni documenti (articolo 36 ter del Dpr
600/73) o quando la legge non prevede la necessità di un preventivo
accertamento. La prima cosa da esaminare è il periodo di imposta o la data
dell'atto al quale la cartella si riferisce, dal momento che dal 2005, a seguito
di una sentenza della Corte costituzionale, è intervenuto il legislatore per porre un termine entro il
quale la cartella deve essere notificata a pena di decadenza. A questo
proposito occorre distinguere tra varie ipotesi. La normativa a regime riguarda
le dichiarazioni presentate successivamente al 10 agosto 2006 e prevede termini
perentori per la notifica fissandoli entro la data del 31 dicembre: a)
del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, per le
somme liquidate ai sensi dell'articolo 36 bis del Dpr 600/73; b) del quarto
anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, per le somme
dovute a seguito di controllo formale ai sensi dell'articolo 36 ter del Dpr
600/73; c) del secondo anno successivo a quello in cui l'accertamento è
divenuto definitivo, per le somme dovute in base ad accertamenti dell'ufficio.
Altro elemento da verificare è l'indicazione del responsabile del
procedimento,che è necessaria, a pena di nullità della cartella. Infine, la
motivazione, indispensabile se prima della cartella non è stato notificato
alcun accertamento. Questo accade nelle procedure automatizzate, che prevedono
una comunicazione per il contribuente. Va detto che sia la comunicazione sia la
stessa motivazione della cartella spesso non sono comprensibili per i non
addetti ai lavori, per cui è auspicabile un miglioramento del servizio. ©
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( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
del lunedì sezione: IL DOSSIER DEL LUNEDI data: 2009-07-13 - pag: 35 autore:
Processo tributario. Difficile applicare al contenzioso con gli uffici il
principio costituzionale di parità delle parti
Contribuenti con armi spuntate Per i privati incombenze maggiori rispetto a
quelle dell'amministrazione Francesco Falcone Antonio Iorio Decidere su un
bollo auto non pagato o su un accertamento per svariati milioni di euro è la
stessa cosa: al giudice relatore spettano sempre 37,50 euro. Ma i compensi sono
solo uno (probabilmente il più emblematico) dei problemi che assillano il
contenzioso tributario. Ci sono, infatti, varie questioni sostanziali e
procedurali irrisolte. Alcune negli anni si sono aggravate perché trascurate
dal legislatore, al quale, sovente, si è sostituita (non è noto in virtù di
quale norma) la Suprema corte, rendendo il processo
sempre più un percorso a ostacoli per il contribuente. Sembra ormai
definitivamente chiarito che il processo tributario ha natura giurisdizionale
(e non amministrativa, come è stato sostenuto in passato anche dalla Corte costituzionale). Ora, se si tratta di un processo
giurisdizionale – se cioè i giudici tributari sono giudici come gli altri
colleghi togati che operano in Italia –non ci dovrebbe essere alcuna remora ad
applicare l'articolo 111 della Costituzione nella parte in cui prevede che
«ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizione di
parità, davanti a un giudice terzo e imparziale». Questo solenne principio
(introdotto solo nel 1999) non contiene alcuna previsione di deroghe, per cui
tutto il dibattito che nel corso degli anni si è svolto a più livelli, intesoa
stabilire se quello tributario sia un processo dispositivo (nel quale contano
soltanto, o quasi esclusivamente, le richieste delle parti) o un processo nel
quale rileva anche l'iniziativa del giudice,dovrebbe essere ripreso alla luce
della nuova formulazione dell'articolo 111 della Costituzione. In tale contesto
i profili rilevanti sono almeno due: il primo riguarda chi deve fornire la
prova; il secondo si riferisce alla necessità di stabilire quando, come e chi
può proporre una cosiddetta eccezione di carattere sostanziale (e non
processuale), che serve a paralizzare una richiesta. Per quanto riguarda la
prova,c'è stato nel 2005 un intervento del legislatore, che ha ritenuto di
eliminare la norma per cui «è sempre data alle commissioni tributarie facoltà
di ordinare alle parti il deposito di documenti ritenuti necessari per la
decisione della controversia ». Circa il potere di proporre eccezioni di
carattere sostanziale, secondo la Cassazione è possibile rilevare d'ufficio la
decadenza commessa dal privato ( per esempio, un diritto di credito perché non
richiesto in tempo), anche se questa decadenza non è stata eccepita dall'ente
impositore né in primo né in secondo grado. Tuttavia se la stessa decadenza
l'ha commessa l'ente impositore,si richiede che il privato l'eccepisca sin dal
primo grado. Analogamente vale la pena di segnalare che se una nullità riguarda
un avviso di accertamento, il privato ha sicuramente l'obbligo di proporre
l'eccezione sin dal primo grado. Se la nullità riguarda un atto del privato,
sembrerebbe che la nullità sia rilevabile d'ufficio anche in Cassazione, pur
non essendo una tale eccezione stata proposta dall'ente impositore né in primo
né in secondo grado. è forse giunto, pertanto, il momento di approfondire
meglio la portata del principio della parità delle parti. Inoltre, nel processo
tributario, a differenza di quanto avviene negli altri processi (civile,
lavoro, ammi-nistrativo), la sospensiva viene concessa solo per il giudizio di
primo grado. La disparità di trattamentoè del tutto evidente e non si
giustifica sotto alcun profilo. La Suprema corte è poi
intervenuta negli anni fornendo interpretazioni in palese contrasto con la
lettera della norma – per legge le presunzioni devono essere «gravi, precise e
concordanti», ma da qualche anno può trattarsi anche di una sola presunzione –o
introducendo principi non previsti dall'ordinamento positivo (per esempio,il
recente abuso del diritto). C'è poi un eccessivo uso delle presunzioni legali
che, in concreto, hanno fatto scomparire le prove documentali e le presunzioni
semplici affidate al prudente apprezzamento del giudice. Così, negli anni,
quando l'amministrazione fiscale si è accorta di non essere in grado di provare
determinate circostanze e di risultare soccombente, anziché preoccuparsi di
come migliorare la ricerca delle prove e gli accertamenti, ha, molto più
semplicemente, introdotto ex lege presunzionia proprio favore (redditometro,
indagini finanziarie, e da ultimo, disponibilità estere). © RIPRODUZIONE
RISERVATA
( da "Nuovo Molise web"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Dalla città
13/07/2009 12:07 L'eolico selvaggio... avanza Martedì in Consiglio regionale la
proposta di legge per sbloccare le istruttorie in itinere La paventata
installazione di insediamenti eolici torna di stringente attualità in vista del
Consiglio regionale di martedì. Quarto punto all’ordine
del giorno. Ma il primo argomento in agenda è già stato rinviato al 21 luglio,
il secondo (quello
relativo alla Sanità) probabilmente non verrà discusso, il terzo (il sostegno
agli editori della carta stampata) è a rischio, potrebbe entrare
prepotentemente in scena la proposta di legge numero 165, di iniziativa del
consigliere regionale Adelmo Berardo tornato da poco fra le braccia amiche del
gruppo consiliare di Forza Italia. «La giunta regionale non
si è costituita davanti la Corte Costituzionale in difesa della propria legge,
la 15 del 21 maggio 2008 spiega il consigliere del Pd Michele Petraroia e prima
del pronunciamento della stessa Corte giunge in aula una proposta che, se
approvata, sbloccherà le istruttorie in itinere per oltre 200 torri eoliche che
potranno ulteriormente aumentare senza più alcun limite. Nelle scorse
settimane il Comitato contro l’eolico selvaggio in
Molise ha espresso la propria contrarietà ma in assenza di fatti nuovi, martedì
si corre il serio rischio che la proposta Berardo diventi legge con sommo
gaudio per le imprese e pessima prospettiva per i beni ambientali, paesaggistici e
culturali regionali». Petraroia avanza anche un altro dubbio, relativo ai beni
di proprietà della Regione che sono stati messi in vendita nell’estremo
tentativo di sanare il deficit sanitario. «C’è un lotto unico di terreni per 97 ettari a
confine tra Termoli e Campomarino sottolinea Petraroia fra i beni messi in
vendita. Un pezzo di terra che si affaccia sul mare dell’ex
azienda agricola statale Saf Pantano valutato 18 milioni di euro. Il rischio
che l’ultima grande area verde pubblica del litorale molisano possa essere
cementificata da immobiliaristi in cerca di affari è reale. Sarebbe opportuno
salvaguardare e valorizzare l’ex azienda Saf con un
progetto innovativo che coinvolga l’Università con le Facoltà di Agraria e Scienze Ambientali più che
dismetterla a privati». Ultimo, ma non per ordine di importanza, l’accento
posto sulla questione nucleare. «Dopo la definitiva approvazione del disegno di
legge Scajola sul ritorno al Nucleare e visti i tempi ristretti a disposizione occorre accentuare l’impegno
di tutti per sostenere con note formali, atti e delibere, la contrarietà a
ospitare una centrale tra Termoli e Campomarino». lusa
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 13-07-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Circondario Sud2)) (Mattino, Il (City)) (Mattino, Il (Circondario Nord))
(Mattino, Il (Salerno)) (Mattino, Il (Avellino))
Argomenti: Giustizia
La
Corte Costituzionale, con la sentenza n. 206 del 2009, accogliendo il ricorso
proposto dal circuito locale Radio Kiss Kiss Italia, ha affermato che l'art. 2,
comma 2-bis, della legge 78/99 (divieto di utilizzo di un marchio radiotv
locale che ne richiama uno nazionale) anche se il primo è più risalente o
registrato,
è incostituzionale.
( da "Sicilia, La"
del 13-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il dibattito.
Nuove iniziative per il riscatto del Meridione e peso politico ed economico del
Nord Il Sud alla riscossa, ma chi risponde? Francesco Puleio* Annunciato da
mesi, criticato unanimemente, dai vescovi come dagli esponenti dei centri
sociali, è stato introdotto nell'ordinamento a colpi di voto di fiducia il
reato di clandestinità. Lo straniero che fa ingresso o si trattiene nel
territorio dello Stato in violazione delle disposizioni vigenti sarà ora punito
con l'ammenda da 5.000 a 10.000 euro: rispetto alla versione originaria è
scomparsa la pena detentiva (che avrebbe prodotto la deflagrazione della già compromessa
situazione carceraria); se c'è flagranza, od evidenza del reato, è previsto il
rito direttissimo davanti al giudice di pace. Numerose le perplessità che la
nuova previsione solleva. In primo luogo, ne esce confermato l'andamento
schizofrenico della recente politica criminale, che oscilla ormai come un
pendolo fra due estremi entrambi censurabili: da un lato forme di
"ipergarantismo", che portano ad accumulare limiti all'esercizio
della potestà punitiva fino al punto di renderla inefficace, per esempio
moltiplicando come in un delirante caleidoscopio le ipotesi di nullità o di
inutilizzabilità degli atti o esasperando oltre il ragionevole l'incidenza del
meccanismo della prescrizione; dall'altro, forme di impiego esagerato della
stessa potestà punitiva, utilizzata per obiettivi politici non coerenti con le
caratteristiche di uno Stato democratico. Che poi i due eccessi riguardino
diverse categorie di reati e di colpevoli, può essere rivelatore degli
interessi che stanno a cuore ai legislatori, ma non elimina la contraddizione,
amplificando anzi il senso di disagio. Ma, più in generale, va rilevato che lo
strumento penale non è, in uno Stato democratico, utilizzabile ad ogni piè
sospinto dal legislatore. La pena può legittimamente essere prevista solo per
la tutela di beni costituzionalmente rilevanti, solo quando non produca
all'individuo e alla società pregiudizi sproporzionati rispetto ai vantaggi, e
solo allorché gli altri strumenti non offrano adeguata tutela ai beni protetti
(cosiddetto principio di sussidiarietà: in questo senso, vedi
Corte costituzionale,
sentenze 409/1989, 160/1997, 455/1998). Proprio in materia di immigrazione, la
stessa Corte ha già ritenuto irragionevole, e quindi illegittima, la norma che
prevedeva l'arresto obbligatorio in flagranza dello straniero trattenutosi
senza giustificato motivo nel territorio dello Stato nonostante l'ordine di
allontanamento emesso dal questore, benché si trattasse di una semplice
contravvenzione, che non consentiva l'utilizzo della custodia cautelare (s.
223/2004), ed ha poi rilevato che ogni incriminazione deve individuare
"l'accertata o presunta pericolosità dei soggetti responsabili", e la
sanzione deve consentire "la verifica di compatibilità con i principi
costituzionali di uguaglianza e di proporzionalità della pena e con la finalità
rieducativa della stessa" (s. 22/2007). Dopo l'ennesimo "Decreto
sicurezza", gli stranieri irregolari restano dunque soggetti alla
espulsione (unica e vera sanzione): ma questa sarà preceduta da un processo
penale per un reato bagatellare (con ulteriore appesantimento della già
ingolfata macchina della giustizia) e dall'applicazione di una pena pecuniaria
(che nessuno sconterà mai, attesa la consueta impossidenza degli imputati). E
ciò, indipendentemente da una valutazione concreta della pericolosità sociale
dell'interessato, a cui si imputa come unica violazione la presenza sul
territorio nazionale in mancanza di un valido titolo di ingresso o di
soggiorno. Né si può sostenere, per giustificare la novità, che il migrante
irregolare sia, per definizione, pericoloso: ancora la Corte Costituzionale ha,
infatti, già escluso che lo stato d'irregolarità possa essere considerato, di
per sé, sintomo presuntivo di pericolosità sociale (s. 78/2007). Norma quindi
probabilmente incostituzionale, configurando un uso
improprio ed irragionevole dello strumento penale: non riuscendo a impedire
l'ingresso né a eseguire le espulsioni, si infligge allo straniero una pena per
rimediare alla impotenza dell'amministrazione. E si badi che la Corte,
trattando d'immigrazione, aveva affermato, in altra occasione, che il
legislatore deve "orientare la sua azione a canoni di razionalità"
(s. 5/2004), bollando pertanto come incostituzionale
ogni disciplina irragionevole della materia. Una legge manifesto, dunque, in un
panorama sconsolante, dove resta eluso ed impregiudicato il vero problema,
costituito da tutti quei casi in cui l'esecuzione dell'espulsione risulti
impossibile, per esempio per la mancata collaborazione dello Stato di
provenienza dello straniero. *sostituto procuratore Dda, Catania
( da "Trentino" del
14-07-2009)
Argomenti: Giustizia
SANITA' Respinto
il ricorso sulla libera professione TRENTO. La Corte
Costituzionale ha respinto il ricorso della Provincia contro la legge nazionale
che disciplina l'attività libero-professionale intramuraria dei medici. La
Provincia riteneva di avere competenza concorrente in materia, ma la Consulta
ha ritenuto che non fosse così e ha respinto il ricorso. La Provincia ha
pagato le parcelle al professor Giandomenico Falcon, 22 mila euro, e
al'avvocato Luigi Manzi, 2 mila euro. Alla base del ricorso c'era la
constatazione che la Provincia autonoma è dotata di competenza legislativa e
delle relative potestà amministrative in materia di ordinamento degli uffici
provinciali e del personale ad essi addetto, di igiene e sanità, compresa
l'assistenza ospedaliera. Secondo i legali della Provincia la materia della
tutela della salute rientra tra quelle in cui la Pat ha competenza concorrente
con quella dello Stato. In particolare veniva contestato il fatto che la legge
statale permettesse l'acquisizione di spazi ambulatoriali esterni alle
strutture sanitarie, ma subordinatamente ai requisiti e ai criteri stabiliti dalla
stessa legge. Secondo la Provincia questa previsione andava a ledere le
prerogative autonomistiche. La Corte Costituzionale però ha respinto questa
tesi. Quindi l'attività libero professionale dei medici dell'Azienda dovrà
essere regolata in base alla legge statale anche per quanto riguarda gli
ambulatori esterni.
( da "Secolo XIX, Il"
del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Fannulloni e paga
decurtata per malattia, la Regione Toscana sfida Brunetta pubblica
amministrazione Firenze: proposta di legge fa scattare il taglio dello
stipendio dopo l'8° giorno di assenza e fissa visiste fiscali meno rigide
14/07/2009 Roma. Braccio di ferro tra il ministro per la Pubblica
amministrazione Renato Brunetta e la Regione Toscana, retta da un governo di
centrosinistra, sui fannulloni nel pubblico impiego. In questi giorni la giunta
guidata da Claudio Martini ha approvato una proposta di legge (che deve ancora
passare al vaglio del Consiglio) che prevede una franchigia sul taglio degli
stipendi dei dipendenti pubblici (in tutto circa 5mila persone) assenti dal
lavoro: la decurtazione scatterà dopo l'ottavo giorno. Una misura che stride
con la riforma Brunetta dove il dipendente si vede ridurre lo stipendio nei
primi dieci giorni di malattia perché? dicono al ministero -«quelli che fanno i
furbi solitamente si assentano uno- due giorni» e non un mese di fila. Le
decurtazioni per assenza dal lavoro previste dal decreto Brunetta riguardano la
parte delle indennità accessorie dello stipendio (non la fissa), ovvero quelle
legate alla produttività che richiede, per definizione, la presenza sul posto
di impiego. «Come si può premiare la produttività sul lavoro - notano dal
ministero - se uno è a casa malato?». Domanda cui la Regione Toscana risponde
sottolineando che la proposta del bonus di 8 giorni vuole «evitare che i
dipendenti che si assentano per patologie croniche possano avere decurtazioni
dello stipendio». La legge toscana non si limiterà ad introdurre il bonus ma
sarà pure meno rigida per quanto riguarda le visite fiscali, con
l'individuazione di fasce orarie più ridotte per le visite: 10-12 e 17-19
(contro le 8-13 e 14-20 previste dalla riforma di Brunetta). Il rischio è che
la proposta toscana possa diventare un modello per altre Regioni creando un
effetto domino su scala nazionale. Anche per questo dal ministero fanno sapere
che, pur aspettando di vedere i termini in cui sarà formulata la legge toscana,
di sicuro il ministro ne chiederà l'impugnazione, proponendola al ministro per
gli Affari regionali che, a sua volta, la dovrà sottoporre all'approvazione del
Consiglio dei ministri. Dopodiché, una volta varata la
delibera di ricorso, spetterà alla Corte Costituzionale decidere in merito.
Nell'attesa l'attività di riforma del pubblico impiego non si ferma e tocca
pure la legge 104 del 1992, relativa ai benefici previsti nelle Pubbliche
amministrazioni per i lavoratori ed i familiari di disabili in situazione di
gravità. L'obiettivo è ottenere una fotografia reale della situazione e
avviare una modifica dei benefici, evitando furbate. Il Parlamento sta
esaminando un disegno di legge che mira a un riordino complessivo del sistema.
Finalità del monitoraggio, che terminerà il 29 luglio, è raccogliere
informazioni sull'utilizzo effettivo dei benefici previsti dalle diverse
normative, specificando genere, fasce professionali e articolazione dei
rapporti di parentela. Per quanto riguarda le modifiche contenute nel ddl
invece, due i punti essenziali. Uno è sui requisiti per usufruire dei permessi
da parte di parenti e affini entro il terzo grado, per cui sarà consentita
l'assistenza a parenti e affini di terzo grado solo qualora «i genitori o il
coniuge della persona disabile in situazione di gravità abbiano compiuto 65
anni o siano affetti da patologia invalidante, o siano deceduti o mancanti».
Quindi la scelta della sede di lavoro che dovrà essere vicina al domicilio del
disabile e non più a quella del lavoratore. La proposta di legge prevede
inoltre l'obbligo per tutte le Pa di fornire informazioni in materia di
permessi per l'assistenza ai disabili al dipartimento della Funzione pubblica.
Massimiliano Lenzi 14/07/2009
( da "Messaggero, Il (Frosinone)"
del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Martedì
14 Luglio 2009 Chiudi di MASSIMO CECI Sentenza choc della Corte costituzionale. Il piano
di ridimensionamento della rete scolastica approvato dal Governo viene spazzato
via dalla Consulta. Azzerati scorpori e accorpamenti delle istituzioni
scolastiche nei piccoli Comuni. Per i sindacati e le Regioni il Governo deve
sospendere anche i tagli agli organici. La Corte ha depositato il 2 luglio
la sentenza numero 200 di pronuncia sui ricorsi proposti da otto Regioni, tra
cui il Lazio, contro l'art. 64 del decreto-legge 112/08 (convertito dalla
successiva legge 133/08). In pratica, il decreto-legge impugnato, secondo i
giudici supremi, ha determinato un'estensione allo Stato di una facoltà di
esclusiva pertinenza delle Regioni, in quanto il potere di chiudere o accorpare
istituti scolastici nei piccoli Comuni spetta alla Regione. «Nella sentenza -
commenta Silvia Costa, assessore all'Istruzione della Regione Lazio - la Corte
dichiara l'illegittimità costituzionale di quei commi
che prevedevano che le chiusure o gli accorpamenti degli istituti scolastici
nei piccoli Comuni potessero essere oggetto di un semplice regolamento
ministeriale, con il solo parere della Conferenza Unificata». Esulta anche
Simone Costanzo, consigliere provinciale del Pd: «Non posso dimenticare che la
nostra provincia è costituita da molti piccoli comuni che avrebbero potuto
risentire seriamente delle decisioni ministeriali con chiusure o accorpamenti
degli istituti scolastici. Speriamo che a seguito di questa decisione che riconosce
in materia le competenze della Regione, ente più vicino al territorio, si
ascoltino le esigenze delle provincie e dei comuni, così da adottare dei
criteri di dimensionamento tali da ridurre al minimo le conseguenze e le
chiusure o accorpamenti di scuole».
( da "Savona news"
del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Albenga:
convocato il consiglio comunale. Gli argomenti E' stato convocato per giovedì
16 luglio, alle 19.30, il Consiglio Comunale in sessione straordinaria, che si
svolgerà nella Sala delle Adunanze del Comune di Albenga, per la trattazione
dei seguenti argomenti: Comunicazioni del Sindaco e della Giunta Comunale.
Interrogazione, a firma del Consigliere Barbero, in merito all’esposizione
di bandiere in via Enrico d’Aste. Mozione, a firma dei Consiglieri
Guarnieri, Savorè, Distilo, Schneck, Barbero, Geddo e Vannucci, intesa ad approfondire
le problematiche conseguenti l’immissione nella rete
del civico acquedotto di acqua emunta dai pozzi di Regione Negiaire. Mozione, a
firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Vannucci, Distilo e Schneck, intesa a
conoscere lo
stato di fatto del progetto di spostamento a monte della tratta ferroviaria
Finale Ligure – Andora. Interrogazione/interpellanza, a
firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere la volontà o meno
all’incremento dei posteggi a pagamento. Interrogazione/interpellanza, a firma del
Consigliere Vannucci, tesa a conoscere di tempi di realizzazione di campetto in
terra battuta, nel compendio della zona sportiva di Viale Olimpia. Richiesta di
intitolazione di una strada agli “Azzurri
d’Italia” (Su richiesta da parte dei Consiglieri Zunino, Barbero, Geddo, Vannucci
e Distilo). Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Barbero, Geddo
e Schneck intesa ad approfondire le problematiche di ordine pubblico nelle
adiacenze dell’ex zona ospedaliera ed in altre parti del territorio comunale.
Stato economico finanziario della società “Isola
Gallinara” – Provvedimenti conseguenti. – (Su richiesta da parte
dei Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Distilo e
Zunino). Stato economico finanziario della società “Palazzo
Oddo” – Provvedimenti conseguenti. – (Su richiesta da parte dei
Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Distilo e
Zunino). Ordine del giorno in materia di tutela delle risorse idriche. –
(Su richiesta
da parte del Consigliere Tonarelli). Interrogazione/interpellanza, a firma del
Consigliere Vannucci, tesa a conoscere le iniziative poste in essere per
fronteggiare la prevista cessazione di attività della discarica rifiuti solidi
urbani di Magliolo. Interrogazione, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere le implicazioni che deriveranno dalla sentenza
della Corte Costituzionale n. 335 del 10.10.2008. Mozione a firma del
Consigliere Guarnieri tesa alla ricerca di soluzione per contrastare le problematiche
occupazionali, economiche ed ambientali che da tempo interessano lo
stabilimento farmaceutico Cav. G. Testa. Destino e prospettive per
squadra agonistica di pallanuoto – Interrogazione a firma
dei Consiglieri Barbero, Geddo, Distilo, Pollio, Vannucci, Schneck, Zunino, Guarnieri
e Savorè. Attivazione di corsi per la formazione di tecnici manutentori
aeronautici presso l’Istituto Tecnico Industriale
Statale – Interpellanza a firma dei Consiglieri Zunino, Barbero, Distilo,
Geddo, Pollio e Vannucci. Trasferimento degli uffici del “S.E.R.T.”
dall’attuale sede di Via Vecchia Morella – Su richiesta da parte dei
Consiglieri Guarnieri, Savorè, Barbero, Distilo, Schneck, Geddo, Pollio e
Vannucci). Interrogazione a firma del Consigliere Barbero tesa a conoscere l’offerta
di servizi resa dall’Asilo Nido Comunale “Roberto di Ferro”.
Attività di manutenzione del patrimonio arboreo posto in fregio al Viale
Italia. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Richiesta
di rivisitazione del sistema di raccolta delle aree ecologiche. (Su richiesta da parte
dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Pianificazione ed utilizzo delle risorse
di organico operanti presso il Comando Polizia Municipale. (Su richiesta da
parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Mozione tesa alla revoca della
delega relativa al turismo ed alle manifestazioni turistiche, in capo all’Assessore
Verrazzani. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Ordine
del giorno teso a considerare l’opportunità di accorpare Referendum popolare con le consultazioni
elettorali per prossimo giugno 2009. – (Su richiesta da parte
del Consigliere Rovere). Ratifica, ai sensi dell'art. 175 - comma 4° - del D.
lgs 18.08.2000 n. 267 della deliberazione della Giunta Comunale n. 216 del
07.07.2009
avente ad oggetto: "Variazione al bilancio di previsione 2009."
Nomina dei componenti l’organo di revisione
economico-finanziaria ai sensi del d. lgs. 18.08.2000 n. 267 e conseguente
determinazione del compenso loro spettante a termini del decreto del Ministero dell’Interno,
di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze del 20.02.2005.
Variazione del piano di zonizzazione acustica del Comune di Albenga, approvato
con deliberazione della Giunta Provinciale n. 122 del 11.06.2002. Approvazione modifiche al programma delle
opere pubbliche. Ricognizione delle società partecipate dall’Ente
– Autorizzazione al mantenimento delle attuali partecipazioni ai sensi
dell’art. 3 comma 28 della Legge n. 244 del 24 dicembre 2007. Approvazione
modifiche al Regolamento
per la concessione degli impianti sportivi comunali. Approvazione modifiche al
regolamento per la vendita al pubblico, in sede stabile, dei prodotti di
propria produzione da parte degli imprenditori agricoli.
( da "Tempi" del
14-07-2009)
Argomenti: Giustizia
La spesa
sanitaria straripa, giusto fermarla. Ma l'argine deve superare il livello della
piena Sui trenta ospedali presi a base del campione per stabilire le nuove
tariffe, otto sono campani e uno solo è lombardo. Scelta singolare, per un
sistema che voglia premiare la qualità di Oscar Giannino La sanità pubblica
vale circa 110 miliardi di euro, tra Fondo sanitario nazionale e sforamento da
parte delle sei Regioni sotto procedura speciale di monitoraggio (Lazio,
Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia). Riprendere il controllo della
spesa laddove essa era fuori misura è stato un orientamento bipartisan, assunto
dal governo Prodi, confermato e soprattutto tradotto in misure concrete
dall'esecutivo attuale, che ha avuto il merito di non limitarsi alle reprimende,
ma di procedere anche ai commissariamenti, come nel caso del Lazio. Ora viene
il difficile, però: da una parte bisogna continuare a garantire il rientro
della spesa nel prossimo triennio, dall'altra bisogna procedere alla
definizione degli standard di efficienza e costo comparati sui quali
ridisegnare il sistema attraverso il federalismo fiscale, che entro fine
legislatura aspetta i numeri concreti che daranno anima e vita vera alla
riforma approvata in Parlamento. Sul periodo transitorio, è più che
comprensibile che il ministro dell'Economia non intenda abbassare la guardia.
Come poi sarà davvero la sanità a regime, visto che essa assorbe quasi il 70
per cento delle competenze attribuite alle Regioni, lo stabiliranno i numeretti
del federalismo. È questa forbice a due lame a spiegare la contraddizione delle
ultime novità nella politica sanitaria. Poiché sul medio periodo l'accordo tra
Stato e Regioni malgrado mesi di confronto con il ministro Raffaele Fitto
ancora non c'è, il governo ha fatto sapere di riservarsi un intervento di
ultima istanza. Se entro il 30 settembre alla presentazione della Finanziaria
2010 l'accordo non dovesse essere raggiunto, l'esecutivo adotterà tagli
obbligatori per tutte le Regioni che non fossero in regola con la richiesta
valutazione straordinaria delle procedure contabili e relativa certificazione
dei bilanci delle aziende sanitarie come di tutti gli enti che ricadono nel
bilancio sanitario regionale, nonché per le Regioni che non avessero completato
l'accreditamento definitivo delle strutture sanitarie private, cessando il
regime provvisorio. I tagli, in quest'ultimo caso, potrebbero arrivare al 20
per cento dei posti letto e della diagnostica "privata". Rigore nel
breve-medio termine dunque, ma ecco la contraddizione nel medio-lungo. Si sono
appresi molti elementi del documento inviato in consultazione a tutti gli
operatori del settore, predisposto dal futuro ministero della Salute, per
stabilire le nuove tariffe ospedaliere, quelle cioè sulla base delle quali il
Fondo nazionale effettua i rimborsi. Sui trenta ospedali scelti a base del
campione nazionale, otto sono campani e uno solo è lombardo: singolare
criterio, visto che la Lombardia è il sistema di maggior efficienza in termini
non solo di eccellenza, ma innanzitutto di rapporto tra costo e qualità. Quando
poi si va alle proposte, ecco che gli interventi ad alta complessità e impegno
tecnologico vengono tagliati anche nell'ordine del 30 o 40 per cento rispetto
agli standard attuali lombardi, come ad esempio per l'impianto di un pacemaker
o di un defibrillatore. Al contrario, per interventi legati a patologie
dell'apparato digerente o per banali ernie, le tariffe proposte salgono dal 50
a 70 per cento, rispetto a quelle lombarde attuali. Viene forte il sospetto che
il campione e le tariffe esaminati siano tarati per premiare il Centro-Sud
inefficiente, in vista di un federalismo che tenti di accontentare tutti
rispetto ai vecchi livelli di spesa. Conclusione. Capisco Giulio Tremonti, che
tenta di evitare la crescita in tre anni da 103 a 110 miliardi del Fondo
nazionale, "abbuonando" di fatto i deficit delle Regioni sotto
infrazione. Ma se non ci si mette d'accordo con le Regioni, la Corte costituzionale è sempre in agguato: basti considerare la scure appena caduta
sulle riduzioni proposte da Mariastella Gelmini nel sistema scolastico. Non
capisco però il governo, se pensa a una sanità "federalista" che
premi gli sprechi del Sud invece di proporre a tutti l'esempio della Lombardia.
Sia sul confronto istituzionale con le Regioni sia su questo decisivo punto di
merito Roberto Formigoni ha perfettamente ragione.
( da "Sicilia, La"
del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Alessi, il padre
della Regione Combattè e vinse una storica battaglia per il riconoscimento
dell'autonomia speciale Giovanni Ciancimino Palermo. Giuseppe Alessi è andato
ad altra vita, alla veneranda età di 104 anni. Il giorno dei festeggiamenti
delle 100 primavere, sempre lucido, disse ai cronisti: «Sono in attesa, ma come
vedete proprio non mi vogliono fare morire». Non riuscì a festeggiare le cento
primavere il fratello, don Luigi, morto pochi giorni fa, all'età di 98 anni. E
con Giuseppe (Peppe lo chiamavano gli amici) Alessi, è andato l'ultimo padre
dell'Autonomia speciale della Regione Siciliana. Anzi, ne fu il papà. Già,
perché furono in molti a lottare per il riconoscimento dello Statuto speciale,
a cui lavorò intensamente la Consulta, composta di personaggi di grande spicco
della cultura siciliana. Lui, Peppe Alessi, fu il più audace sostenitore di una
battaglia che nella Consulta ebbe l'epilogo, ma le premesse furono frutto di
dibattito politico e di agitazioni in Sicilia ed a Roma, che lo videro
indiscusso protagonista. Una battaglia su due fronti: in Sicilia bisognava
arginare l'invadenza del Movimento separatista alimentato dagli
"alleati"; a Roma si dovevano vincere le resistenze dello Stato
unitario che non intendeva cedere di un solo millimetro al decentramento dei
suoi poteri. Giuseppe Alessi non si accontentò del semplice atto di nascita
della Regione autonoma. Pretese, ed a ragione, che si chiamasse «Regione
Siciliana» per darle la sovranità dello Stato-Regione, ente sovrano che si
confronta alla pari con lo Stato. E lui, sebbene ormai fosse fuori dalla
politica attiva, se ne doleva parecchio quando, scopiazzando le regioni a
Statuto ordinario, la nostra veniva chiamata Regione Sicilia, cosa che
purtroppo avveniva ed avviene con molta frequenza. Sapeva bene che in questo
modo si toglie la sovranità di Regione-Stato che si era conquistata e quindi
perdeva il valore pattizio dei suoi rapporti con Roma. Giuseppe Alessi, con la
sua tenacia riuscì a fare riconoscere l'Autonomia della nostra Regione dal
Regno d'Italia. Unica regione italiana nata con decreto di Umberto di Savoia.
Una sorta di rivincita di Alessi verso la monarchia sabauda. Alessi non
digeriva il tradimento di Garibaldi e dei Savoia verso la Sicilia. Ricorda Massimo
Costa che il primo Stato sovrano in Sicilia era stato creato da Giuseppe
Garibaldi che se ne proclamò dittatore con l'impegno che avrebbe convocato il
Parlamento siciliano per affrontare il tema della sua indipendenza. Da Torino,
sede del regno dei Savoia, invece, arrivò l'ordine di non convocare il
Parlamento. Si organizzò perfino un falso plebiscito per giustificare lo
smantellamento dello Stato Siciliano e l'annessione allo Stato Italiano dei
Savoia. Una pagina nera della storia che Giuseppe Alessi prese come punto di
partenza della sua battaglia per dare alla Sicilia la sovranità che le
spettava. E per questo pretese che l'Autonomia speciale avesse natura pattizia
nei confronti dello Stato e comunque che l'inserimento nella Costituzione dello
Statuto non fosse interpretato come una concessione dello Stato italiano, ma
con una conquista della Sicilia ancora prima che venisse proclamata la
Repubblica. Queste le premesse. Nata la Regione, bisognava crearne le strutture
e le basi di una burocrazia moderna diversa da quella elefantiaca dello Stato.
E chi poteva gestite i primi passi della sua creatura se non Giuseppe Alessi?
Eletto deputato regionale in occasione delle prime elezioni dell'Ars, 20 aprile
1947, rischiò di non potere reggere il passeggino della sua creatura. Infatti,
il Blocco del Popolo (Pci-Psi) con 30 deputati su 90 prese la maggioranza
relativa all'Ars, mentre la Dc ne aveva ottenuti 20. Si prospettava l'ipotesi
che il primo presidente della Regione fosse di sinistra, di quella sinistra che,
specie col Pci, inizialmente si era opposta alla nascita dell'Autonoma speciale
con ampi poteri. Alessi mobilitò i separatisti, i liberali, i monarchici e
l'Uomo qualunque per fare maggioranza e quindi formare il primo governo della
Regione. Peraltro, «facilitato» dalla strage di Portella della Ginestra (primo
maggio 1947) pochi giorni dopo le elezioni regionali e pochi giorni prima
dell'insediamento dell'Ars. La mobilitazione della sinistra, convinse la
maggioranza del Parlamento siciliano che affidare il governo della Regione a
comunisti e socialisti sarebbe stato pericoloso per la neonata Autonomia
speciale. Memorabile la battaglia di Alessi, purtroppo perduta, quando nel 1957 la Corte Costituzionale cassò l'Alta Corte per la
Sicilia che la Consulta volle fortemente per mettere la Regione al riparo dalle
interferenze dello Stato. E fu il primo atto del declino dell'Autonomia
speciale. Alessi fu molto vicino a don Luigi Sturzo, svolse una parte
importante in occasione dell'operazione Milazzo: da presidente dell'Ars,
con molta abilità, non raccolse la richiesta della Dc, cioè del suo partito, di
rinviare la votazione che avrebbe portato all'elezione di Silvio Milazzo alla
presidenza della Regione. Sempre in piena sintonia col prete di Caltagirone, la
filosofia dei quell'operazione era fondata sull'opportunità di creare un
movimento autenticamente autonomista che dalla Sicilia si estendesse alle altre
regioni del Paese; di fermare il dominato di Amintore Fanfani presidente del
Consiglio e segretario nazionale della Dc. Giuseppe Alessi, come conferma
Gabriella Portalone nella sua pubblicazione dell'epistolario di Milazzo don
Sturzo, ad un certo punto fece retromarcia, avendo capito che quel movimento
milazziano aveva perduto i connotati dell'autonomismo, essendo diventato
strumento di pressione del Pci. Ed ora una nota personale, da giornalista che
ha seguito le varie vicende regionali e quindi anche Giuseppe Alessi. Era il
politico più difficile da intervistare. Un fiume in piena, brillante e
piacevole, ti dava sempre delle novità, un vulcano inesauribile. Ma pretendeva
che tutto quello che ti raccontava andava pubblicato. L'ultima volta che lo
intervistammo, a sbobinamento avvenuto erano una cinquantina di cartelle. Ne
portammo alla sua attenzione 12. Si seccò, mi «avete sacrificato» e quando gli
chiedemmo di sintetizzare ancora le 12 cartelle, non volle neppure leggerle:
«Non chiedetemi più interviste, non posso perdere tempo con chi mi sacrifica».
Ma incantava in ogni caso: in occasione di un convegno della Dc ad Agrigento,
presenti il segretario pro tempore della Dc Arnaldo Forlani e il ministro degli
Interni Antonio Gava, nella pausa di pranzo tenne banco. Il suo dire e le
storie che raccontava destarono l'attenzione di tutti. Fecero perdere la
cognizione del tempo. I lavori del convegno ripresero con un'ora di ritardo.
Grazie a Giuseppe Sinesio che, ad un certo punto, guardò l'orologio.
( da "Romania Libera"
del 14-07-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi
online anunturile din ziarul “Romania libera”:
Poli Iasi are in probe trei jucatori de la Liberty Salonta Grigoras: "Mai
bine somer, decat la retrogradare" Dan Arian Miercuri, 15 Iulie 2009 Desi
conducerea Politehnicii Iasi nu i-a trasat inca un obiectiv, antrenorul Petre Grigoras
nici nu vrea sa auda de evitarea retrogradarii, ci tinteste un loc la mijlocul
clasamentului. Tehnicianul spera ca in primul an de contract cu Poli sa termine
pe un loc "caldut", dupa care sa atace un loc de cupa europeana.
"Obiectivul va fi stabilit de catre conducerea clubului abia dupa ce voi
avea tot lotul la dispozitie, dar cu certitudine Poli Iasi isi va propune un
loc la mijlocul clasamentului, in jurul pozitiei a zecea. Nici nu ma gandesc sa
lupt pentru evitarea retrogradarii. Mai bine stau somer acasa, decat sa ma lupt
sa evit retrogradarea. Vreau ca in primul an de contract sa termin in primele
zece echipe, iar apoi sa atacam un loc de cupa europeana", a declarat
Petre Grigoras. Lotul formatiei Politehnica Iasi a plecat intr-un cantonament
in Austria, elevii lui Petre Grigoras urmand sa dispute pana la finalul
saptamanii viitoare cinci partide amicale, cu DSV Leoben (Liga a II-a,
Austria), Vasas Budapesta si FC Gyor (prima liga, Ungaria), FC Widzev Lodz
(prima liga, Polonia) si Brazilia Under 21. In cantonamentul din Austria,
Grigoras ii va testa pe Bogdan Straut, Cristian Cigan si Viktor Bocsfoldi,
jucatorii echipei Liberty Salonta. "In urma discutiilor cu oficialii
clubului Liberty Salonta, acestia au fost de acord sa-i lase in probe la noi pe
Straut, Cigan si Bocsfoldi. Acestia au ajuns in cantonamentul echipei de la
Siegendorf, din Austria, si urmeaza sa fie testati. In functie de decizia pe
care o va lua Petre Grigoras, vom demara negocierile pentru achizitionarea
lor", a afirmat Sorin Boca, presedintele clubului Poli Iasi. Bogdan Straut
are 23 de ani, evolueaza pe postul de fundas sau mijlocas
dreapta si a mai jucat la FC Jimbolia, Politehnica Timisoara, CSM Resita si Liberty Salonta. Cristian
Cigan (22 de ani) este atacant, are o prezenta in echipa nationala de tineret a
Romaniei si a mai jucat la echipele FC Bihor, Dinamo Bucuresti, FC Sopron (Liga
I, Ungaria), AC Gallipoli (Liga a III-a, Italia) si Liberty Salonta.
Viktor Bolcsfoldi, care a venit la Liberty Salonta de la formatia FC Fehervar
Videoton si a mai jucat la formatiile Felcsut FC si Ferencvaros Budapesta, are
21 de ani si poate evolua atat ca atacant, cat si ca mijlocas ofensiv. Din
aceeasi categorie: Dinu Gheorghe nu-l transfera pe Roman, indiferent de
oferteSteaua deschide sezonulTrei medalii la CE de tenis de masa Voteaza
( da "Repubblica, La"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
C aro Augias,
nella nostra storia medica ci sono stati in passato numerosi momenti di sintesi
fra evidenze scientifiche, principi dell'ordinamento, differenti visioni etiche.
Questo ha consentito la stesura di ottime leggi che noi medici applichiamo in
piena coerenza. Ad esempio la legge 194/78 sull'interruzione di gravidanza, la
legge 578/95 sull'accertamento della morte. Negli ultimi anni questa
armonizzazione è venuta meno con preoccupante crescendo. Presupposti
ideologici, in cui ha avuto un peso il magistero Cattolico, sono stati
presentati come certezze «non negoziabili», giustificando scelte politiche in
contrasto con l'oggettività delle evidenze scientifiche. Così la Legge 40/04
sulla procreazione assistita per la cui stesura non è stata tenuta in alcun
conto né l'opinione delle società scientifiche né quella dei giuristi che vi
scorgevano un impianto anticostituzionale. Infatti una sentenza della Corte Costituzionale ha poi affermato
che «in materia di pratica terapeutica la regola di fondo deve essere la
autonomia e la responsabilità del medico che, con il consenso del paziente,
opera le necessarie scelte professionali». La stessa linea scientificamente
errata informa ora il disegno di legge detto 'testamento biologico'
approvato al Senato e tra poco in discussione alla Camera. I cittadini sempre
più spesso chiedono di conciliare le possibilità del progresso scientifico con
le proprie scelte esistenziali, in un contesto di pluralismo etico e culturale.
Saremo capaci di corrispondevi? Davide Mazzon Direttore Dipartimento Chirurgico
Ospedale di Belluno N on lo so. Sul testamento biologico (dichiarazione
anticipata di volontà sul proprio fine vita) s'è scatenata una guerra di
religione. La Chiesa vuole dimostrare la forza con la quale sa condizionare le
scelte legislative; il capo del Governo potrebbe usare il provvedimento come
moneta di scambio, dopo le note oscenità, per recuperare favore nelle gerarchie
vaticane. In una parte della lettera che ho dovuto tagliare, il professor
Mazzon elencava le numerose società scientifiche e mediche, oltre al Codice di
deontologia medica, che hanno affermato, più volte, «che il paziente può
rifiutare qualsiasi trattamento, compresi quelli che il medico ritenesse
proporzionati». Tra le numerose mostruosità contenute nel progetto di legge c'è
quella di cui all'art. 3 comma 6 dove si afferma con assoluta antiscientificità
che la Nutrizione artificiale forzata non è trattamento medico bensì «sostegno
vitale destinato ad alleviare la sofferenza». Chiede il professor Mazzon, e io
con lui: si può immaginare il sollievo di un morente nell'essere ingozzato per
legge? Meglio non immaginare, il solo pensiero è raccapricciante.
( da "Repubblica, La"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina V -
Firenze L´emergenza In Toscana tagliate altre 250 cattedre Altri 253 insegnanti
in meno, da settembre, nelle scuole toscane. Oltre al taglio di 1.400 posti già
previsto per il 2009/2010, il ministero ne ha annunciato con una circolare uno
ulteriore, che inciderà sull´organico di fatto, quello cioè basato sulla reale
situazione al momento della riapertura delle scuole. A dare la notizia è
l´assessore regionale all´istruzione Gianfranco Simoncini, che non nasconde la
propria preoccupazione: «Il ministero - ha spiegato - ha pensato a un ulteriore
ritocco in negativo del numero dei posti. La riduzione complessiva nella nostra
regione per il 2009/2010 sarà quindi non più di 1.400 ma di 1.719 insegnanti in
meno». Un taglio in netta controtendenza rispetto all´aumento degli alunni che,
sulla base dei dati raccolti con le preiscrizioni, dovrebbero passare negli
istituti toscani - dalla scuola dell´infanzia alle superiori - da 446 mila a
oltre 453 mila, con un incremento di oltre 7 mila unità. Particolarmente grave,
secondo Simoncini, sarebbe la situazione della scuola dell´infanzia, per cui
era stato richiesto un incremento degli organici proprio per far fronte alle
numerose richieste di iscrizione e ridurre così le liste di attesa: «La
circolare è molto secca - afferma l´assessore - dice che, dal momento che la
scuola dell´infanzia non è obbligatoria non si ritiene che la presenza di
domande in esubero debba determinare un aumento del numero delle sezioni. In
altre parole, arrangiatevi». «Tutto ciò è ancora più grave
- prosegue - di fronte alla sentenza della Corte costituzionale che ribadisce che la competenza sulla programmazione scolastica
è delle Regioni. Non è un caso che la circolare sia uscita alla vigilia della
sentenza e faccia finta che il problema non esista».
( da "Italia Oggi"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Imposte e Tasse data: 15/07/2009 - pag: 28 autore: di Debora Alberici
La cassazione rifiuta il rinvio in casi come la derattizzazione degli uffici No
a proroghe unilaterali Termini da sospendere solo in casi eccezionali Solo casi
eccezionali giustificano proroghe unilaterali del fisco sui termini previsti
per l'accertamento e la riscossione. Normali interventi di manutenzione degli
uffici dell'amministrazione finanziaria, come la derattizzazione, non
giustificano tale proroga in quanto sicuramente prevedibili.Lo ha stabilito la
Corte di cassazione che, con la sentenza n. 15528 del 2 luglio 2009, ha
respinto il ricorso dell'amministrazione finanziaria.Dopo aver esaminato tutte
le norme che, nel tempo, sono state emesse sulla proroga unilaterale dei
termini, la sezione tributaria ha trovato un comune denominatore nei testi
legislativi: la proroga è concessa solo in caso di «eventi eccezionali», è
stato affermato a più riprese in sentenza. E, dopo avere
analizzato anche un intervento della Corte costituzionale il Collegio ha affermato che «in base ai principi
dell'ordinamento così come evidenziati anche dalla sentenza della Consulta n.
56 del 23.2.2009, i decreti di proroga unilaterale dei termini emessi dalla
Autorità Finanziaria (in forza degli artt. 1 e 3 del d.l. 21 giugno 1961
n. 498, convertito nella l. 28 luglio 1961 n. 770, modificati dall'art. 10
d.lgs. 26 gennaio 2001 n. 32) sono legittimi solo quando si fondino su eventi
eccezionali non riconducibili ad inerzia o negligenza dell'Amministrazione,
pertanto essi ben possono essere disapplicati dal giudice ove risultino viziati
da eccesso di potere per sviamento dalla causa».In altri termini, ha spiegato
ancora la Corte, «da questa situazione normativa che regola il potere di
emissione da parte dell'amministrazione finanziaria dei decreti ministeriali di
proroga unilaterale dei termini si evince che fin dalle prime disposizioni il
legislatore ha sempre avuto cura di evidenziare che l'emissione di tali atti
amministrativi fosse condizionata all'eventualità di eventi eccezionali che non
fossero riconducibili ad inerzia o negligenza dell'amministrazione, condizioni,
queste, che, nell'evoluzione della normativa, anche a seguito dell'entrata in
vigore dello statuto del contribuente si è accentuata». Così motivando la
Suprema corte ha respinto il ricorso presentato dal
fisco contro la sentenza di merito che aveva qualificato come tardivo un atto
di accertamento emesso nel corso di una proroga di due mesi disposta in quanto
i locali della amministrazione erano stati coinvolti un intervento di
derattizzazione).L'ufficio aveva notificato in ritardo a una società romana un
avviso di rettifica Iva. L'impresa, oltre a contestare la pretesa nel merito,
aveva anche sollevato un'eccezione legata alla tardività della rettifica. Il
fisco si era difeso appellandosi a un decreto di proroga del termine per u
intervento, negli uffici romani, di derattizzazione.Ma la commissione
tributaria provinciale della Capitale gli aveva dato torto. Stessa sorte in
secondo grado. Ora la Cassazione ha confermato definitivamente la decisione
della commissione tributaria regionale del Lazio, precisando, in relazione al
caso specifico, che «appare indubbio che il decreto ministeriale sia stato
emesso non rispettando le condizioni previste per la normativa esaminata.
Infatti non appare ragionevole prorogare un termine di quasi due mesi per una
circostanza (derattizzazione degli uffici) che certamente non ha né le
caratteristiche dell'eccezionalità e neppure dell'imprevedibilità, dato che la
derattizzazione sarà stata eseguita da un'impresa specializzata in tale
servizio e sarà stata preventivata e stabilita anche con un notevole anticipo».
Tanto più che la reale inagibilità degli uffici si è protratta soltanto per
qualche ora e non nell'arco dell'intera giornata lavorativa.
( da "Italia Oggi"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Diritto e Fisco data: 15/07/2009 - pag: 23 autore: di Debora Alberici
Esclusa per gli enti territoriali ogni modifica dell'imponibile La Consulta
frena le regioni Tre no su Irap, Asl e atenei L'Irap resterà un tributo
statale. La Finanziaria del 2008, nella quale è stata prevista a partire
dell'anno prossimo l'istituzione regionale, non ha intaccato l'impianto
accentrato dell'imposta tanto che le regioni non possono, con una legge,
modificare la base imponibile. A pochi giorni dall'Irap day i giudici di
Palazzo della Consulta hanno depositato un'altra sentenza, la n. 216 di ieri,
che congela ancora una volta la possibilità di ridurre l'imponibile di
un'imposta tanto discussa quanto redditizia per le casse dell'Erario.Infatti è
stata dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'art.
2 della legge piemontese che aveva previsto un'ulteriore deduzione dalla base
imponibile. In particolare la norma prevedeva che «ai fini della determinazione
della base imponibile per il calcolo dell'Imposta regionale sulle attività
produttive (Irap), sono esclusi i contributi regionali erogati nell'ambito del
piano casa regionale “10.000 alloggi per il 2012”
approvato con Delib. C.R. 20 dicembre 2006, n. 93-43238».Questo perché, ha
motivato il Collegio, «l'Irap, in quanto istituita e disciplinata dalla legge dello
stato, è un tributo che ricade nella potestà legislativa esclusiva dello stato»
e «la circostanza che il gettito sia in gran parte destinato alle regioni e che
alcune funzioni di riscossione siano loro affidate non fa venir meno la natura
statale dell'imposta». Ma non basta. L'intervento del legislatore regionale,
scrivono ancora i giudici, è ammesso solo nei termini stabiliti dallo stato
tanto più che il decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 consente alla
legge regionale di intervenire su alcuni aspetti sostanziali e procedurali
della sua disciplina, ma non di modificarne la base imponibile. Le cose non
cambiano dopo la Finanziaria del 2008: «Né a conclusioni diverse può condurre
l'art. 1, comma 43, della Finanziaria 2008», si legge in sentenza, «a norma del
quale l'Irap assume la natura di tributo proprio della regione e in futuro - a
partire dal 2010 - sarà istituita con legge regionale. A prescindere dal fatto
che l'istituzione con legge regionale non è ancora operativa, queste
disposizioni non modificano sostanzialmente la disciplina dell'Irap, che rimane
statale. Sulla qualificazione dell'Irap come tributo proprio della regione,
operata dal legislatore statale, deve prevalere la disciplina del tributo posta
dallo stato, che continua a regolare compiutamente la materia e a circoscrivere
con precisione gli ambiti di intervento del legislatore regionale». Ecco perché
la Consulta ha bocciato le disposizioni piemontesi. Le norme consentivano infatti
alle regioni di modificare le basi imponibili. Mentre, l'unico potere sull'Irap
- sia pure nei limiti stabiliti dalle leggi statali - è quello di modificare
l'aliquota, le detrazioni e le deduzioni, nonché di introdurre speciali
agevolazioni. La questione è stata sollevata dalla Presidenza del Consiglio dei
ministri secondo cui la norma andava bocciata perché aveva introdotto una
ulteriore ipotesi di deduzione rispetto quelle previste dalle norme sull'Irap.
IstruzioneL'esame di stato per l'accesso all'università dev'essere uguale su
tutto il territorio. Una legge regionale o di una provincia autonoma non può
infatti disciplinarlo in modo diverso. Lo ha stabilito la
Corte costituzionale che,
con la sentenza n. 213 di ieri ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 8, comma
1, e dell'art. 12 della legge della provincia di Bolzano 14 marzo 2008, n. 2
(Disposizioni in materia di istruzione e formazione), limitatamente alle parole
«ai sensi dell'articolo 12. Questo perché», hanno motivato i giudici,
«la disciplina degli esami di stato per l'accesso agli studi universitari e
all'alta formazione ricade nella materia dell'istruzione, in quanto conclude il
percorso di istruzione secondaria superiore e avvia gli studi di istruzione
superiore».SanitàI dirigenti delle strutture sanitarie assunti a tempo
determinato non possono ottenere una trasformazione del contratto a tempo
indeterminato con una legge della regione e senza concorso. Lo ha stabilito la
Corte costituzionale che, con la sentenza n. 215, ha
dichiarato l'illegittimità dell'articolo 1, commi 1 e 4, della legge della
regione Campania 14 aprile 2008, n. 5.
( da "Italia Oggi" del
15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Edilizia e Appalti data: 15/07/2009 - pag: 11 autore: Camera, il caso
Matteoli slitta a settembre La delibera della giunta per le autorizzazioni di
Montecitorio sul caso Matteoli, accusato di favoreggiamento nell'ambito di
un'inchiesta per abusi edilizi sull'isola d'Elba, arriverà con molta
probabilità dopo l'estate. Lo ha previsto il presidente della giunta, Pierluigi
Castagnetti, interpellato alla camera sul nuovo rinvio della seduta fissata in un
primo momento per stamani.Il ministro È accusato di aver avvisato il prefetto
di Livorno dell'apertura di un inchiesta relativa a presunti abusi edilizi
nell'isola d'Elba. I fatti risalgono al 2004 e sono riferiti alla costruzione
di un residence, quando Matteoli non era ministro delle infrastrutture. La
giunta per le autorizzazioni a procedere deve deliberare sulla richiesta del
ministro delle infrastrutture di deliberare «che fatti a lui ascritti in un
procedimento penale siano dichiarati attinenti alle sue funzioni ministeriali».
Di fronte alla richiesta del Pdl di decidere già nella seduta del 7 luglio
scorso, Castagnetti aveva ritenuto opportuno attendere la
sentenza della corte costituzionale dinanzi alla quale la
camera nella scorsa legislatura aveva elevato un conflitto tra poteri nei
confronti degli uffici giudiziari di Firenze e Livorno che avevano dichiarato
il reato commesso da Matteoli (aver informato il prefetto di Livorno di
un'inchiesta a suo carico riguardante la costruzione di un complesso edilizio
sull'Isola d'Elba) non attinente alle funzioni ministeriali. La sentenza
della Consulta è arrivata giovedì scorso 9 luglio e ha dato ragione alla camera
che ora dovrà dire se il reato contestato al ministro delle infrastrutture è
ministeriale o meno. Secondo fonti parlamentari, il nuovo rinvio deriva dal
fatto che si intende aspettare il deposito della sentenza della Consulta.
( da "Italia Oggi"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Diritto e Fisco data: 15/07/2009 - pag: 23 autore: di Daniele Cirioli
La Corte costituzionale ha bocciato la norma del dl
112/2008 finalizzata a evitare le riassunzioni Anti-precari, norma illegittima
No alla sanatoria sui contratti a termine (Poste, Rai e altro) Incostituzionale la norma anti-precari. La sanatoria
introdotta dalla manovra estiva dello scorso anno per arginare gli effetti dei
numerosi ricorsi sui contratti a termine (Poste e Rai in primo luogo) contrasta
con l'articolo 3 della Costituzione sul principio di uguaglianza. Perché
situazioni di fatto identiche (contratti a termine illegittimi) risultano
destinatarie di discipline sostanziali diverse (i primi ottengono l'erogazione
di un'indennità economica, i secondi la conversione del rapporto a tempo
indeterminato) per la causale circostanza della pendenza (i primi) o meno (i
secondi) di un giudizio al 22 agosto 2008 (data di entrata in vigore
dell'articolo 4-bis dichiarato incostituzionale,
introdotto al dlgs n. 368/2001 dal dl n. 112/2008). Lo stabilisce la sentenza
n. 214/2009 della Corte costituzionale depositata
ieri.La norma anti-precariLa disposizione dichiarata incostituzionale,
poi battezzata come norma anti-precari, è stata inserita nella manovra estiva
dello scorso anno, in sede di conversione del dl n. 112/2008. Di fatto è
entrata in vigore il 22 agosto 2008, contemporaneamente all'entrata in vigore
della legge n. 133/2008. La norma, che è l'articolo 4-bis del dlgs n. 368/2001
(disciplina del contratto a termine), ha introdotto una sorta di «sanatoria»
sulla reintegrazione per l'illegittimità del contratto a termine. La sanatoria
(la norma) prevede, in particolare, che, con riferimento ai soli giudizi in corso
alla predetta data e fatte salve le sentenze passate in giudicato, in caso di
violazione delle disposizioni su assunzione e proroga del contratto a termine
(si tratta degli articoli 1, 2 e 4 del dlgs n. 368/2001), il datore di lavoro è
tenuto unicamente a indennizzare il prestatore di lavoro con un'indennità di
importo compreso tra un minimo di 2,5 e un massimo di sei mensilità dell'ultima
retribuzione globale di fatto. L'incostituzionalitàMa la sanatoria non ha passato il vaglio dei giudici costituzionali. E, dunque, anche
per i lavoratori che avevano (che hanno) in corso un giudizio al 22 agosto 2008
si riapre la porta per l'assunzione definitiva. Delle numerose questioni
sollevate da più tribunali e Corti di appello, la Corte costituzionale ha fatto sue quelle
relative all'articolo 3 della Costituzione sul principio di uguaglianza.
La sanatoria, spiega la sentenza, produce la conseguenza che situazioni di
fatto identiche (contratti di lavoro a termine stipulati nello stesso periodo,
per la stessa durata, per le medesime ragioni e affetti di medesimi visi)
risultano destinatarie di discipline sostanziali diverse (da un lato, in
assenza della sanatoria, conversione del rapporto in contratto a tempo
indeterminato e risarcimento del danno; dall'altro, in applicazione della
sanatoria, erogazione di una modesta indennità economica), per la mera e del
tutto casuale circostanza della pendenza di un giudizio alla data (anch'essa
sganciata da qualsiasi ragione giustificatrice) del 22 agosto 2008. Siffatta
discriminazione, spiega la Consulta, ha semplicemente mutato le conseguenze
della violazione delle previgenti regole limitatamente a un gruppo di
fattispecie selezionate (cioè di lavoratori) in base alla circostanza, del
tutto accidentale, della pendenza di una lite giudiziaria tra le parti del
rapporto di lavoro. Era meglio la riformaIronia della sorte, la consulta
avrebbe approvato invece la prima versione di riforma del sistema sanzionatorio
sul contratto a termine, che doveva entrare nel dl n. 112/2008 e venne poi
modificata in senato. La sentenza, infatti, spiega che la discriminazione è
priva di ragionevolezza, né è collegata alla necessità di accompagnare il
passaggio da un certo regime normativo a un altro. Passaggio invece presente
nella prima versione di riforma. Si ricorda (si veda ItaliaOggi del 17 luglio
2008), infatti, che la riforma non doveva introdurre soltanto una sanatoria ma
piuttosto un principio che decretasse lo stop definitivo alla sanzione (non
prevista espressamente dal dlgs n. 368/2001, ma elaborata dalla giurisprudenza)
della conversione a tempo indeterminato dei contratti a termine illegittimi. Se
la riforma fosse andata in porto (ma, come detto, venne poi trasformata in
sanatoria limitata nel tempo) in questi casi il datore di lavoro avrebbe dovuto
risarcire il lavoratore con un'indennità pari tra le 2,5 e le 6 mensilità
dell'ultima retribuzione. E avrebbe passato anche il giudizio della Corte costituzionale.
( da "Italia Oggi"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Imposte e Tasse data: 15/07/2009 - pag: 27 autore: Sergio Mazzei Il
dato illustrato da Cosimo D'Arrigo Al senato Adesione verbali con la Gfd Il 10%
dei verbali di verifica viene chiuso in adesione. Ciò significa che, nei primi
11 mesi di applicazione dell'istituto, solo la guardia di finanza ha ricevuto
comunicazioni di adesione per 4.100 verbali di verifica, contenenti rilievi in
materia d'imposte sui redditi pari a 382 milioni e Iva non versata per 101
milioni. Nel frattempo si registra il raddoppio dell'evasione da false
fatturazioni portata alla luce in sede di controllo. Vista la rilevanza penale
della fattispecie, ciò comporterà un aggravio di attività anche per gli organi
inquirenti che riceveranno la notizia di reato. Sempre in questa direzione va
l'utilizzo massiccio della confisca per equivalente attraverso la quale vengono
sequestrati i beni degli indagati, per recuperare le imposte evase. Sono questi
gli spunti offerti dall'audizione informale in sede di VI commissione finanze
del senato della repubblica da parte del generale della guardia di finanza
Cosimo D'Arrigo. Tra l'altro per rafforzare i rilievi degli organi di controllo
e in presenza di interpretazioni normative dubbie o non consolidate, i
finanzieri formulano i rilievi, solo dopo aver intavolato un confronto tecnico
con l'Agenzia delle entrate, per individuare le soluzioni condivise in vista
dell'accertamento successivo.L'adesione. L'istituto dell'adesione dei
contribuenti ai processi verbali di constatazione contenenti rilievi di
carattere sostanziale, ai sensi dell'art. 83 del decreto legge n. 112 del 2008
riguarda circa il 10% delle verifiche effettuate dai reparti della Gdf. La
comunicazione produce l'adesione integrale ai contenuti dei rilievi da parte
dei contribuenti, che entro i 30 giorni successivi alla fine dei controlli
preferiscono rinunciare a presentare ricorsi e chiudono i contesti previo
pagamento dei tributi evasi e di una somma ridotta a titolo di sanzione (pari
ad un ottavo del minimo edittale). Ciò significa che, complessivamente, in 11
mesi di applicazione del nuovo istituto la gdf ha ricevuto comunicazioni di
adesione per imposte sui redditi pari a 382 milioni e Iva per 101 milioni.
Inoltre, dai resoconti pubblicati dall'Agenzia delle entrate e dalla società
Equitalia emerge che le somme riscosse complessivamente per le attività di
contrasto alle violazioni fiscali nel 2008 sono state 6,9 miliardi, superiori
dell'8% rispetto al 2007 (6,4 miliardi) e del 57% rispetto al 2006 (4,4
miliardi);all'interno di queste cifre, gli incassi da ruoli esattoriali per
debiti erariali nel 2008 sono stati 3,3 miliardi, ossia circa il doppio
rispetto a due anni prima (1,7 miliardi nel 2006).Il recupero Iva. Nel primo
semestre del 2009, i giri di fatture false scoperti e denunciati all'autorità
giudiziaria sono raddoppiati rispetto al 2008, con evasioni d'Iva pari a 1,5
miliardi di euro. Infatti, quest'anno è aumentata la capacità degli organi
investigativi e giudiziari di aggredire i patrimoni accumulati dai responsabili
delle frodi fiscali, dal momento che i sequestri di beni effettuati ai fini
della confisca obbligatoria dei valori corrispondenti alle imposte evase hanno
preso piede pressoché in tutt'Italia ed ammontano già a 175 milioni di euro
complessivi. Ciò sta avvenendo grazie all'eliminazione dei dubbi sulla
possibilità, invero esclusa, di applicare l'istituto della
confisca per equivalente a reati commessi prima dell'1 gennaio 2008, come ha
chiarito la Corte costituzionale con ordinanza del 2 aprile scorso. Per le frodi dell'ultimo anno
è, verranno sempre attivate sempre le proposte di sequestro dei beni degli
indagati, al fine di cautelare l'interesse dello stato a recuperare le imposte
evase.
( da "Secolo XIX, Il"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
La consulta
boccia la norma antiprecari il ricorso OPERA «una discriminazione priva di
ragionevolezza» la norma antiprecari che nell'agosto dello scorso anno, ha
tentato di arginare gli effetti dei numerosi ricorsi dei lavoratori a termine
delle Poste che si erano rivolti al giudice per ottenere un'assunzione a tempo
indeterminato, introducendo un trattamento diverso per le violazioni della
legge sul contratto di lavoro tra lavoratori che hanno fatto causa prima o dopo
il 22 agosto del 2008. È per queste ragioni che la Corte costituzionale ha dichiarato
l'illegittimità della norma inclusa nella manovra della scorsa estate,
accogliendo il ricorso delle Corti di appello di Genova e Roma e dei tribunali
della capitale, Ascoli Piceno, Trieste e Viterbo, che avevano ravvisato nella
nuova disciplina la violazione dell'articolo 3 della Costituzione, cioè
del principio di uguaglianza. La norma bocciata prevedeva che al lavoratore con
un giudizio pendente al 22 agosto del 2008 non spettasse l'assunzione a tempo
indeterminato e il risarcimento delle retribuzioni maturate ma un indennizzo di
importo compreso tra un minimo di 2,5 e un massimo di sei mensilità dell'ultima
busta paga. Non veniva invece toccato il diritto all'assunzione per chi aveva
fatto causa dopo il 22 agosto. «Situazioni di fatto identiche», osservano i
giudici . Una discriminazione che non solo «è priva di ragionevolezza», ma non
è nemmeno «collegata alla necessità di accompagnare il passaggio da un certo
regime normativo ad un altro». 15/07/2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-15 - pag: 34 autore: Bilanci pubblici.
Congelato l'incremento dei trasferimenti per il biennio
2010-2011 La Consulta si blocca l'aumento ROMA La Corte costituzionale rinuncia all'incremento
del contributo statale per il prossimo biennio. Un atto dovuto, frutto di
un'attenta valutazione sulle difficili condizioni in cui versano le casse
pubbliche messe sotto pressione dalla recessione. Per il prossimo
biennio –come spiega una nota dell'ufficio stampa della Consulta diffusa ieri –
l'aumento era già stato fissato in misura pari al tasso di inflazione
programmata dell'1,5 per cento. Il contributo versato dallo Stato alla Corte costituzionale rimane pertanto stabilito, per il 2010 e il
2011, in 52,7 milioni di euro. Esattamente come per quest'anno. La decisione è
stata assunta, come sottolinea la nota, «in considerazione dell'attuale
situazione economica e grazie ai risultati finora conseguiti nel contenimento
della spesa ». La Corte costituzionale, quindi, si
muove «in linea con quanto a suo tempo deciso dalla Presidenza della Repubblica
e dalla Camera dei deputati che hanno rinunciato all'incremento del contributo
statale». Il bilancio 2009 della Consulta contempla spese complessive per 65,2
milioni a fronte di spese che ammontano a 60,8 milioni. A fine anno dovrebbe
essere conservato perciò un surplus di 4,3 milioni. Le spese legate alla
retribuzione dei 15 giudici delle leggi sono pari a 6,6 milioni (cui si sommano
1,6 milioni di oneri connessi). A quasi 26,7 milioni invece ammontano gli
stipendi del personale in servizio. Presso la Corte risultavano in servizio (al
24 novembre 2008) in tutto 359 persone, tra i quali 216 sono di ruolo. Ai quali
si devono aggiungere 210 titolari di pensioni (18 ex giudici costituzionali,
117 ex dipendenti e 75 superstiti). Il personale in quiescenza, per
l'esattezza, costa alla Corte 16,2 milioni. M.Bel. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-15 - pag: 34 autore: Autonomie locali.
La Corte costituzionale: agli enti solo i poteri
conferiti Nuovo stop alle regioni sull'imponibile Irap Pronuncia dei giudici
sull'imposta regionalizzata Luigi Lovecchio Le Regioni non possono modificare
la base imponibile Irap, disponendo l'esclusione di determinate componenti del
valore della produzione. Questo perché l'Irap è un tributo statale sul quale le
Regioni possono esercitare unicamente i poteri concessi dalla legislazione di
riferimento.L'affermazione è stata ribadita nella sentenza 216, depositata
ieri, della Corte costituzionale. L'interesse della
pronuncia risiede peraltro nel fatto che la Consulta ha per la prima volta
preso in considerazione la regionalizzazione del tributo disposta dall'articolo
1, comma 43 della legge 244/07. Anche in vigenza di questa disposizione – ha
precisato tuttavia la Corte – non è consentito adottare misure che incidano
sulla base imponibile dell'imposta regionale. La vicenda ha preso le mosse da
una legge della Regione Piemonte che aveva stabilito l'esclusione da Irap dei
contributi regionali concessi nell'ambito del piano casa regionale. La legge
era stata impugnata dall'Avvocatura dello Stato in quanto ritenuta lesiva del
riparto di competenze sancito nell'articolo 117 della Costituzione. La Regione
si era difesa richiamando la previsione del citato articolo 1, comma 43 della
legge 244/07, in forza della quale a decorrere dal 2009 l'Irap sarebbe
diventata un tributo proprio della Regione. L'Avvocatura ha replicato
osservando tra l'altro come la disposizione fosse stata differita al 2010. La Corte costituzionale ha accolto il ricorso dell'avvocatura e ha dunque dichiarato
l'illegittimità della legge della Regione Piemonte. La Consulta ha ricordato
come, per consolidata giurisprudenza costituzionale, i tributi propri previsti nell'articolo 119 della Costituzione,
sui quali le Regioni possono esercitare ampie potestà normative, sono
solo quelli istituiti con legge regionale. Al contrario, i tributi istituiti
con legge dello Stato sono da qualificarsi come tributi statali. Su di essi, la
competenza esclusiva è dello Stato e le Regioni possono adottare solo gli
interventi esplicitamente ammessi dalla legislazione di riferimento. Così, le
leggi regionali che modificano la base imponibile dell'Irap non sono rispettose
del riparto di competenze costituzionali. La sentenza prende poi in esame la
novella della legge n. 244/07, rilevando come, a prescindere dal differimento
disposto al 2010, la stessa consenta solo l'introduzione di detrazioni,
deduzioni e agevolazioni, ma non ammetta variazioni della base imponibile. La
sentenza conferma quanto formalizzato nella legge delega 42/2009 sul
federalismo fiscale: i tributi delle Regioni sono suddivisi in tributi propri,
addizionali e tributi propri derivati. Questi ultimi restano comunque imposte
istituite dalla legge statale, sulle quali i margini di manovra delle Regioni
sono delimitati da quest'ultima. I poteri regionali sui tributi derivati
consistono nella facoltà di disporre esenzioni, detrazioni e deduzioni. Le
potestà legislative delle Regioni sono invece massime sui tributi propri, la
cui individuazione tuttavia è interamente rimessa al legislatore delegato, che
ha tempo 24 mesi per provvedere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-15 - pag: 3 autore: Corte costituzionale.
Bocciato l'indennizzo obbligatorio per 15mila precari No alla maxisanatoria
alle Poste Marco Bellinazzo ROMA I precari delle Poste avranno una chance in
più per essere assunti con contratti a tempo indeterminato. Quanto meno – come
già denuncia la Cgil – nei margini che saranno consentiti dall'estensione del
blocco del turn over nella Pa alle società pubbliche prevista dall'articolo 19
della manovra d'estate (decreto legge 78 del 1Úluglio 2009). Per evitare
l'assorbimento in massa dei precari (almeno 15mila) in lite con le Poste per
presunte violazioni del contratto di lavoro, la scorsa estate il Governo (con
l'articolo 21, comma 1-bis, del Dl 112/08) aveva infatti sancito che con
riferimento ai soli giudizi in corso al 22 agosto 2008 – data di entrata in vigore
del provvedimento d'urgenza – il datore di lavoro qualora sia
"condannato" è tenuto non a convertire il rapporto in un con-tratto a
tempo indeterminato, «ma unicamente ad indennizzare il prestatore di lavoro con
un'indennità di importo compreso tra un minimo di 2,5 ed un massimo disei
mensilità dell'ultima retribuzione ». La Corte costituzionale
(con la sentenza n. 214 depositata ieri) ha ritenuto illegittima questa
soluzione ( contenuta per l'esattezza nell'articolo 4-bis del decreto
legislativo n. 368/01) in quanto «discriminatoria ». Per i giudici
costituzionali non è irragionevole che il legislatore –con la Finanziaria 2005
– abbia dato alle imprese concessionarie di servizi postali la facoltà di
disporre di una quota (15 per cento) di organico "flessibile",
stipulando «contratti di lavoro a tempo determinato senza necessità della
puntuale indicazione, volta per volta, delle ragioni giustificatrici del
termine». Viceversa è privo di ragionevolezza prevedere che «situazioni di
fatto identiche (contratti di lavoro a tempo determinato stipulati nello stesso
periodo, per la stessa durata, per le medesime ragioni ed affetti dai medesimi
vizi) risultano destinatarie di discipline sostanziali diverse (da un lato la
conversione del rapporto in rapporto a tempo indeterminato e risarcimento del
danno; dall'altro, erogazione di una modesta indennità economica), per la mera
e del tutto casuale circostanza della pendenza di un giudizio alla data
(anch'essa sganciata da qualsiasi ragione giustificatrice) del 22 agosto 2008».
All'esito delle controversie instaurate anche prima dell'estate 2008, dunque, i
giudici del lavoro potranno anche decretare la stabilizzazione dei precari. A
meno che non ci siano interferenze legislative che dovranno tener conto però
delle chiare indicazioni provenienti dalla Consulta. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Manifesto, Il"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
TAGLI AL FUS Dal
Pd la proposta di un emendamento da 200 milioni Marina Della Croce ROMA ROMA
Per Giovanna Melandri,«è sanguinoso» il taglio del governo al fondo del Fus (il
Fondo Unico per lo spettacolo) che ha decurtato drasticamente le risorse
pubbliche indirizzate al cinema, teatro e danza. Una denuncia lanciata dal Pd
nel corso di una conferenza stampa ieri alla Camera, a cui erano presenti
insieme a Dario Franceschini, anche i responsabili del Pd del settore ma anche
molti nomi noti dello spettacolo italiano, fra questi Mariangela Melato,
Alessandro Haber, Giuliana De Sio. Una denuncia a cui si aggiunge una
richiesta, un emendamento speciale - l'Ac2561 dell'art. 23 del decreto
anticrisi - che permetta di reintegrare il Fus aumentando le risorse a disposizione
di 200 milioni euro. «Sono qui -ha spiegato Franceschini- perché questa è una
battaglia di tutto il Pd». La destra italiana, secondo il segretario del Pd,
«ha da tempo l'idea che nei momenti di difficoltà la cosa più ovvia sia
tagliare ciò che viene ritenuto superfluo, non indispensabile e i tagli vanno
sempre a colpire la cultura». Con il taglio del Fus, aggiunge Franceschini, si
«commette un doppio errore perché in Italia la cultura è un settore trainante e
quindi si commette uno sbaglio anche dal punto di vista delle strategie
economiche». Il Pd si augura che ci si possa essere anche il sostegno di parte
della maggioranza per rivedere il taglio al Fus, e già riceve l'appoggio di
Luca Barbareschi che la scorsa settimana con un intervento al teatro Sala
Umberto di Roma aveva a sua volta proposto un emendamento con un incremento di
100 milioni al Fondo. «Ma questa cifra - avverte Giovanna Melandri - non basta,
noi vogliamo riportarlo al massimo storico di dieci anni fa, al tempo del primo
governo Prodi. Non possono ipotizzare riforme condivise senza fondi». Nel corso
dell'incontro, anche interventi di Giuseppe Giulietti dell'associazione
Articolo 21 secondo il quale: «Il mancato reintegro dei fondi potrebbe
diventare un bavaglio caduto sulla intera industria culturale e cinematografica
nazionale». Contro l'ipotesi dell'emendamento si schiera subito la Lega Nord,
per voce dei deputati Paola Goisis e Paolo Grimoldi: «Troppo comodo tirare in
ballo la Costituzione solo ad uso e consumo delle proprie opportunità
politiche. L'emendamento Franceschini è anticostituzionale perché scavalca una
sentenza della Corte costituzionale ma anche la riforma del Titolo V. Le suddette risorse devono
infatti essere gestite a livello regionale e non centrale, per consentire un
loro razionale utilizzo». Preoccupazione per i tagli arrivano anche da
Mariangela Melato: «la disoccupazione è uno spettro che si sta avvicinando a
gambe tese». E sul rischio della perdita di posti di lavoro, si sofferma
ulteriormente Sandro Medici, presidente del X Municipio di Cinecittà: «Così si
mette a repentaglio il futuro di 130 mila lavoratori di Roma e del Lazio». Ora
la parola passa alla commissione Bilancio, dove gli emendamenti dovranno essere
esaminati.
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Centro-Nord
sezione: CENTRO NORD data: 2009-07-15 - pag: 2 autore: INTERVISTA Corrado
Sforza Fogliani Presidente di Confedilizia «Sì ai contributi solo se c'è un
beneficio» Più che contrari all'istituto dei consorzi di bonifica in sé, quello
che non va giù a Confedilizia è la generalizzata disapplicazione, da parte
degli enti, delle norme che regolano la contribuzione ( legge Serpieri del
1933) dal momento che estendono l'obbligo anche a quei proprietari di immobili
urbani che non ricevono benefici dalla bonifica. A fare il quadro della
situazione è il presidente della Confedilizia Corrado Sforza Fogliani,
piacentino, 71 anni. Siete favorevoli alla loro soppressione? Di fronte
all'insistenza con la quale i consorzi hanno esteso, negli anni, la
contribuenza e si sono sempre rifiutati di limitarla esclusivamente ove ve ne
fossero i presupposti di legge, oggi è visibile nella loro abolizione una
possibile soluzione ai problemi che essi stessi hanno generato. I processi di
riorganizzazione non garantiscono il raggiungimento di questo risultato?
L'accorpamento limita i danni, ma non evita i problemi nella loro interezza.
Non impedisce l'approvazione di piani di classifica generici, dotati di criteri
di calcolo che, ad esempio, non tengono conto della tariffa già versata dal
contribuente per la fognatura. La Confedilizia aveva avviato con l'Anbi,
tramite la Confagricoltura, una trattativa proprio per la revisione dei criteri
alla base dei piani di classifica, ma il dialogo è stato interrotto dall'Anbi.
Quali enti potrebbero svolgere le funzioni dei consorzi? In genere si ritiene
che le province disporrebbero delle dimensioni territoriali e forse anche della
"vocazione" adatte. Nei consigli provinciali, poi, essendo eletti dai
cittadini, gli amministratori starebberomolto più attenti nell'approvazione dei
piani di classifica (quelli cioè che individuano i supposti vantaggi offerti
dalla bonifica). Verosimilmente si confronterebbero, per la redazione di tali
piani, con le organizzazioni dei consorziaticontribuenti. Qual è la strada da
seguire? Il progetto Calderoli per la riforma delle autonomie locali e la
semplificazione degli enti inutili è sicuramente la via maestra sulla quale
s'instraderà la riforma. Speriamo che in tale ambito, nonostante ogni
ripensamento, non si rinunci a ricondurre a equità la questione dei contributi
di bonifica. Del resto, una sentenza della Corte costituzionale ha bocciato la
soppressione dei consorzi solo perché prevista in una legge che trasferiva alle
province anche le funzioni privatistiche svolte dai consorzi stessi. Basta,
quindi, ricondurre alle province le sole funzioni pubblicistiche. Quali
sono i principali motivi alla base dei ricorsi giudiziari contro i consorzi di
bonifica? Si contesta l'applicazione del contributo di bonifica su immobili che
non godono di alcun beneficio dalla bonifica; l'inesistenza di un perimetro di
contribuenza trascritto nei registri immobiliari (una recente sentenza della
sezione tributaria della Cassazione ha escluso di poter sottoporre a contributo
immobili non compresi in un perimetro di contribuenza trascritto); la
genericità dei piani di classifica, che non consentono l'indicazione del
beneficio diretto e specifico arrecato al singolo immobile. © RIPRODUZIONE
RISERVATA STRADA DA SEGUIRE «Delegare le funzioni alle Province perché
conoscono bene i territori» Critico. Corrado Sforza Fogliani, numero uno di
Confedilizia IMAGOECONOMICA
( da "Corriere della Sera"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Prima Pagina data: 15/07/2009 - pag: 1 CORTE SUPREMA E
TRASPARENZA QUELLE DOMANDE AI GIUDICI USA di ANGELO PANEBIANCO C ome è nella
tradizione della democrazia americana, l'audizione di fronte alla Commissione
giustizia del Senato di Sonia Sotomayor, designata come giudice della Corte
Suprema dal Presidente Obama, è stata, per lei, una prova assai dura. Ha dovuto
difendere il proprio passato come giudice della Corte d'Appello federale di
fronte alle domande incalzanti dei senatori. La Sotomayor è di origine
ispanica. La sua affermazione secondo cui una «saggia donna ispanica» sarebbe
un giudice migliore di un «uomo bianco», l'ha esposta alla accusa di alcuni
senatori repubblicani di praticare una sorta di razzismo alla rovescia. La
Sotomayor ha dovuto spiegare che quel discorso era solo volto a interessare
alla carriera giuridica un pubblico latino giovane che, per lo più, se ne tiene
lontano. Ha dovuto poi replicare all'obiezione di essere una «attivista liberal
», più interessata a modificare la legge che ad applicarla. E ha dovuto render
conto delle posizioni assunte in cause riguardanti dispute razziali. La
Sotomayor non è il primo giudice designato alla Corte Suprema che viene messo
in graticola dai senatori e non sarà l'ultimo. L'audizione è un interrogatorio
ove abbondano le domande scomode, che serve al Senato per confermare o
rifiutare la designazione presidenziale del candidato (e all'opinione pubblica
per valutare le qualità del giudice designato e l'operato del Senato) ed è
un'istituzione cruciale della democrazia americana. Dà trasparenza al processo
decisionale mediante il quale un'assemblea rappresentativa avalla o respinge la
nomina di un giudice della Corte. Per la sensibilità europeocontinentale ciò
può apparire strano ma questo modo di procedere non toglie affatto prestigio
alla Corte Suprema. Al contrario, lo rafforza. Le istituzioni americane sono
diversissime dalle nostre. Figlie di un'altra storia e di un'altra cultura
politica. Però in quelle istituzioni c'è un insegnamento che vale anche per
noi. La nostra (europea, e italiana in particolare) è una tradizione di
chiusure corporative e di mancanza di trasparenza. Basti pensare al fatto che
in Italia le critiche al modus operandi della magistratura vengono spesso
trattate dai suoi rappresentanti come delitti di lesa maestà, subdoli tentativi
di «delegittimazione ». Oppure, si pensi a come vengono
designati i giudici della Corte Costituzionale. Siamo sicuri che il prestigio
della Corte verrebbe indebolito se i candidati designati dovessero affrontare
pubblicamente una batteria di domande, sul modello americano, da parte del
Senato? L'America è una democrazia che combina la gelosa difesa
dell'indipendenza dei giudici (a tutti i livelli) con il rifiuto dell'esistenza
di caste burocratiche chiuse, impermeabili al controllo democratico. Nella
tradizione europeo-continentale, invece, le magistrature sono tecnoburocrazie
separate dal processo democratico. In considerazione dell'accresciuto peso che
queste tecnoburocrazie svolgono nella nostra vita associata, avvicinare un
poco, su questi aspetti, le due sponde dell'Atlantico, non sarebbe forse
sbagliato.
( da "Unita, L'" del
15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
POSTE
E PRECARI Nel dl il blocco delle assunzioni Nel decreto anti crisi anche la
norma che blocca le assunzioni di 15mila precari alle Poste Italiane. È in
arrivo una sentenza della Corte costituzionale che
dichiarerebbe incostituzionale la norma anti precari varata
l'anno scorso dal governo.
( da "Romania Libera"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi
online anunturile din ziarul “Romania libera”:
Romania intra in infringement pentru ca nu a inchis la termen gropile de gunoi
neconforme Rl online Miercuri, 15 Iulie 2009 Romania va intra de joi in
procedura de infringement pentru ca nu a inchis toate gropile neconforme cu
standardele Uniunii Europene, asa cum s-a angajat prin tratatul de aderare,
data de 16 iulie nefiind negociabila, a declarat, miercuri, pentru NewsIn,
purtatorul de cuvant al Ministerului Mediului, Dragos Nacuta. "Data de 16
iulie e nenegociabila, iar Romania trebuie sa inchida gropile neconforme,
pentru care primariile au negociat acest termen prin tratat. Pentru ca nu vom
reusi, Comisia poate declansa infringement-ul. Derularea procedurii de
infringement ne lasa, insa, cateva luni, pana la un an si jumatate, inainte de
a se ajunge la penalitati", a spus Nacuta. El a adaugat ca majoritatea
statelor membre din UE au infringement pentru neconformarea la standardele
comunitare in acest domeniu. Romania are 165 de depozite municipale neconforme,
precum si circa 2.000 de gropi comunale care nu indeplinesc standardele UE.
"In prezent, sunt in operare 165 depozite municipale neconforme si 26
conforme in zona urbana. Din cele 165 depozite in operare, 64 isi sisteaza
activitatea la 16 iulie 2009, iar 101, pentru care s-a obtinut perioada de
tranzitie, sisteaza activitatea etapizat pana la 16 iulie 2017", potrivit
datelor Ministerului Mediului. In plus, din cele 5.764 de spatii de depozitare
in zona rurala, inventariate la inceputul anului 2009, o parte au fost deja
reabilitate prin inchidere sau prin salubrizarea zonei, restul urmand a fi
reabilitate pana la data limita pe care Romania si-a asumat-o prin tratatul de
aderare la Uniunea Europeana. "Toate cele 26 depozite conforme detin autorizatii
integrate de mediu, iar depozitele neconforme sunt reglementate din punct de
vedere al protectiei mediului, fie prin autorizatii de mediu cu masuri in
vederea inchiderii, fie prin avize de mediu la incetarea activitatii de
depozitare", au mai precizat reprezentantii ministerului. La 1 iulie,
comisarul sef al Garzii Nationale de Mediu (GNM), Silvian Ionescu, declara ca
Romania are inca 2.297 de depozite de deseuri neconforme, cu doar doua
saptamani inainte de data limita agreata pentru conformarea la cerintele UE in
materie de deseuri. El a adaugat ca primariile, consiliile locale si cele
judetene au inceput sa ia masuri, "dar asta nu inseamna neaparat
conformare la 16 iulie". Ionescu a mentionat ca, din 16 iulie, toate
statele membre ale UE vor fi verificate, iar procedurile ar putea oferi o
perioada de 2-3 luni Romaniei pana la primirea scrisorii de notificare.
"Apoi, Guvernul are o perioada rezonabila, de circa trei luni, ca sa
raspunda", a completat el. "Ulterior, DG Environment (directia de
mediu a UE n.r.) decide daca declanseaza sau nu procedura propriu-zisa. Romania
mai are doua luni sa raspunda si abia dupa aceea Comisia Europeana poate sesiza
Curtea Europeana de Justitie (CEJ) si poate incepe procesul, care poate dura
ani de zile", a mai spus Ionescu. Oficialul Garzii de Mediu a explicat ca
sunt state membre, precum Polonia si Irlanda, care au reusit sa scape fara sa
plateasca amenzi pentru ca s-au conformat cerintelor pe durata derularii
procedurii de infringement. Ministrul Mediului, Nicolae Nemirschi, declara la
sfarsitul lunii mai ca, daca se va dovedi ca perioada de conformare nu a fost
respectata din motive independente de Ministerul Mediului, primariile vor fi
co-platitoare la amenzile primite de la Comisia Europeana. Ionescu preciza ca
CEJ poate impune o sanctiune care, "dupa estimarile noastre mai vechi,
s-ar situa la 200.000 euro pe zi si care, potrivit spuselor ministrului
mediului, Nicolae Nemirschi, va fi transferata autoritatilor locale care nu
si-au indeplinit obligatiile". Romania poate primi de la UE fonduri
nerambursabile de 1,1 miliarde euro pana in 2013 pentru investitii in
managementul deseurilor. In prezent, CE a aprobat Romaniei
un singur proiect pentru managementul deseurilor pentru judetul
Bistrita-Nasaud, in valoare de 36 milioane euro fara TVA. Din aceeasi
categorie: Prime pentru toti angajatii CSM, de Ziua JustitieiTot mai multi bucuresteni prefera sa munceasca
la negruPolitistii constanteni anchetati pentru coruptie tineau acasa evidenta
retelei de informatori Voteaza
( da "Repubblica.it"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA - Viola
almeno quattro principi costituzionali, a cominciare da quello
sull'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti "devastanti"
sull'"efficacia" delle indagini il ddl Alfano sulla riforma del
processo penale. E inoltre, "rafforzando la dipendenza della polizia
giudiziaria dal potere esecutivo" e al tempo stesso "estromettendo il
pm dalle indagini", potrebbe permettere al governo di controllare o quanto
meno di condizionare l'azione penale. La stroncatura senza appello del provvedimento
che riforma il processo penale viene dalla Sesta Commissione del Csm. Le norme
relative al rapporto tra pubblico ministero e polizia giudiziaria, si legge nel
parere sul ddl al vaglio della commissione Giustizia del Senato che domani sarà
portato al plenum, "non sfuggono a dubbi di costituzionalità" con
riguardo sia all'art. 109 (in base al quale "l'Autorità giudiziaria
dispone direttamente della polizia giudiziaria"), sia all'art. 112 (che
sancisce il principio di obbligatorietà dell'azione penale). Alla luce di alcune sentenze della Corte costituzionale, Palazzo dei Marescialli
osserva che "la distinzione operata dall'art. 3, comma 1, lett. b, del
disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di polizia
giudiziaria appare difficilmente compatibile con l'assetto costituzionale nella parte in cui pone
solo le prime 'alla dipendenzà dell'autorità giudiziaria, stabilendo per
i secondi che agiscano 'sotto la direzione dell'autorità giudiziaria', ma non
alle sue dipendenze". Si tratta, secondo il Csm, di "una
diversificazione che non solo sembra contrastare con l'ampia dizione dell'art.
109 Cost. ma, soprattutto, risulta in contrasto con l'obiettivo di rendere
maggiormente efficace l'azione investigativa che, nella prassi, è
prevalentemente affidata ai servizi di polizia giudiziaria (notoriamente
forniti di maggiori risorse umane e materiali)". Tale diversificazione, si
legge ancora nel parere, "indebolendo il rapporto di subordinazione
funzionale della polizia giudiziaria rispetto al pubblico ministero, si traduce
in una sottrazione alla magistratura dei mezzi necessari per compiere le
indagini e per concluderle celermente, finendo così per incidere negativamente
sull'obbligatorietà dell'azione penale". OAS_RICH('Middle'); Il parere
passa poi ad esaminare sull'acquisizione della notizia di reato. L'eliminazione
del potere del pm di acquisire anche di propria iniziativa le notizie di reato,
poi, secondo il Csm, "realizza un vulnus al principio della obbligatorietà
dell'azione penale, per la cui concreta operatività è necessaria appunto
l'esistenza di una notizia di reato". "Per poter attuare il dettato costituzionale, infatti - si legge nel parere - il pm deve
poter agire anche di propria iniziativa, altrimenti l'obbligatorietà risulta
condizionata dalla preliminare attività della polizia giudiziaria, priva dei
necessari requisiti di autonomia e indipendenza". Palazzo dei Marescialli
richiama quindi l'inquadramento dell'art. 112 della Costituzione operato dalla
Consulta in varie sentenze, "che non lascia adito a equivoci in ordine al
ruolo di garanzia riconosciuto dall'ordinamento costituzionale
al pm, per l'effettività del quale è imprescindibile che egli conservi il
potere di prendere di propria iniziativa le notizie di reato". (15 luglio
2009
( da "ITnews.it" del
15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 15 lug. -
(Adnkronos) - Il ddl Alfano sulla riforma del processo
penale viola la Costituzione, in almeno quattro principi. A cominciare da
quello sull'obbligatorieta' dell'azione penale, e cio' avra' effetti
"devastanti" sull'efficacia delle indagini. E' quanto scrive nero su
bianco, bocciando il ddl, la Sesta Commissione del Csm, nel parere al ddl
Alfano.
( da "Stampaweb, La"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA Le norme
contenute nel ddl di riforma del processo penale, messo a punto dal
Guardasigilli Alfano, relative al rapporto tra pubblico ministero e polizia
giudiziaria, «non sfuggono a dubbi di costituzionalità» con riguardo sia all’art. 109 (in base al quale «l’Autorità
giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria»), sia all’art.
112 (che sancisce il principio di obbligatorietà dell’azione penale). Lo
rileva la Sesta commissione del Csm nel parere sul ddl, attualmente al vaglio della Commissione Giustizia
del Senato, che domani sarà portato in plenum. Alla luce di alcune sentenze
della Corte costituzionale, Palazzo dei Marescialli
osserva che «la distinzione operata dall’art. 3, comma 1,
lett. b, del disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di
polizia giudiziaria appare difficilmente compatibile con l’assetto costituzionale
nella parte in cui pone solo le prime ’alla dipendenzà
dell’autorità giudiziaria, stabilendo per i secondi che agiscano
’sotto la direzione dell’autorità giudiziarià, ma non alle sue
dipendenze». Si tratta, secondo il Csm, di «una diversificazione che non solo
sembra contrastare
con l’ampia dizione dell’art. 109 Cost. ma, soprattutto, risulta in
contrasto con l’obiettivo di rendere maggiormente efficace
l’azione investigativa che, nella prassi, è prevalentemente affidata ai
servizi di polizia giudiziaria (notoriamente forniti di maggiori risorse umane e
materiali)». Tale diversificazione, si legge ancora nel parere, «indebolendo il
rapporto di subordinazione funzionale della polizia giudiziaria rispetto al
pubblico ministero, si traduce in una sottrazione alla magistratura dei mezzi
necessari per compiere le indagini e per concluderle celermente, finendo così
per incidere negativamente sull’obbligatorietà
dell’azione penale».
( da "Targatocn.it"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Taricco
(P.D):"Nei tagli alla scuola nessun torinocentrismo" “Nessun
criterio 'torinocentrico' sull’applicazione dei tagli del Governo alle scuole superiori. A Torino il
rapporto alunni-classe era già più alto. Il rischio concreto è avere classi
ingestibili sul piano della sicurezza e della didattica”.
Così Mino Taricco, assessore regionale all’Agricoltura e Consigliere
provinciale di minoranza interviene all’indomani della riunione
di Vercelli tra i Presidenti della Provincia e gli assessori
all’Istruzione. “Leggo le dichiarazioni della Presidente della
Provincia di Cuneo Gianna Gancia sui tagli alla scuola e la sua volontà di
chiedere un incontro
a Torino per capire come sono state decise le riduzioni operate, a suo dire,
con criteri torinocentrici. Non vorrei che, ragionando in questo modo, si
perdessero di vista alcuni aspetti fondamentali di questa operazione”
dice Taricco prima di proseguire: “I tagli sono stati
operati dal Governo e questo è un dato di fatto incontrovertibile. Sulla
questione del dimensionamento c’è una sentenza della Corte costituzionale
che da torto al Governo e si esprime a favore delle Regioni che avevano fatto
ricorso vedendo lese le loro competenze sull’istruzione
secondo quanto dispone il titolo quinto della Costituzione”. Sui tagli
Taricco illustra i criteri a cui si è fatto riferimento per operare: “Come
conseguenza dei tagli stabiliti dal Governo l’Ufficio scolastico regionale, la struttura
piemontese del Ministero dell’Istruzione, e la
Regione hanno lavorato sulla scuola primaria per operare una riduzione del 2%
degli organici con l’intenzione di non chiudere punti di erogazione del
servizio e con deroghe per la situazione in territorio montano”.
Contestando ogni riferimento ad un presunto 'torinocentrismo' nelle scelte
regionali Taricco prosegue: "Non c’è stato alcun favoritismo per la
provincia di Torino. Semplicemente nel torinese il rapporto alunni-classe era già più alto rispetto al resto
della Regione. Dove ci sono già classi con 30 studenti diventerebbe
assolutamente negativo arrivare a classi con 35-40 alunni per classe. Sarebbe
un grave rischio per la sicurezza di queste strutture e per la qualità dell’insegnamento che verrebbe impartito.
Gli enti locali devono misurarsi con tagli in un settore fondamentale come
quello scolastico in conseguenza delle scelte operate dal Governo -conclude -.
Sarebbe necessaria la massima collaborazione per evitare di rinfacciarsi scelte
che originano da un taglio di risorse e opportunità voluto dal Governo e
erroneamente chiamato riforma”. .
( da "Sestopotere.com"
del 15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Caccia, audizione
delle associazioni animaliste presso la Commissione ambiente del Senato
(15/7/2009 18:06) | (Sesto Potere) - Roma - 15 luglio 2009 - Il testo unificato
di “riforma” della legge 157/92, di tutela della fauna e regolamentazione della
caccia, in discussione al Senato, di cui è relatore il senatore Orsi, è una
vera dichiarazione di guerra: all’ambiente, alle norme
dell’Unione Europea, alla sicurezza dei cittadini, alla cultura degli
italiani, il 90% dei quali è assolutamente contrario a ogni ipotesi di liberalizzazione dell’attività
venatoria. “Abbiamo chiesto alla Commissione Ambiente di Palazzo Madama di
fermare la discussione sul testo Orsi”, così hanno dichiarato i rappresentanti
dell’Ente Nazionale Protezione Animali, della Lega per l’Abolizione della Caccia e della Lega
Anti Vivisezione al termine dell’audizione svoltasi
questa mattina in Senato. “Ci domandiamo – proseguono le Associazioni – come
sia possibile, nel terzo millennio e con una gravissima crisi ambientale in
corso, autorizzare
le doppiette a sparare anche nelle foreste demaniali, sui valichi montani, sui
terreni percorsi da fuoco attualmente tutelati; ridurre considerevolmente il
territorio protetto; riprendere il nomadismo venatorio; liberalizzare l’uso
dei richiami vivi, destinati a gravi sofferenze nelle loro anguste gabbiette; utilizzare il
pretesto del controllo faunistico per includere nei carnieri dei cacciatori
anche le specie ora protette”. “Abbiamo inoltre chiesto ai senatori –
proseguono le associazioni – come possano autorizzare la barbarie degli
zimbelli per attrarre altri volatili; ovvero l’impiego
di una civetta viva, legata per la zampa alla cima di un’asta. Una
mostruosità che qualunque tribunale oggi perseguirebbe ai sensi dell’art.
544 ter del codice penale sui maltrattamenti agli animali”. Enpa, Lac e Lav ritengono
che il testo Orsi non sia emendabile; esso minaccia la sicurezza dei cittadini
prolungando le attività di caccia durante l’anno,
consentendo di sparare anche un’ora dopo il tramonto (quando la visibilità è ridotta), armando
addirittura i sedicenni. Un danno enorme non solo per la fauna ma anche per le
attività turistiche. Come se ciò non bastasse, il testo Orsi pone l’Italia
in rotta di collisione con il diritto comunitario, in quanto non risolve le inadempienze del nostro Paese sulla
direttiva “Uccelli” – per la quale si avvia a condanna una pesante procedura d’infrazione
-, anzi riconosce alle Regioni il diritto di usare lo strumento legislativo,
invece degli atti amministrativi, per adottare le deroghe. Uno stratagemma, condannato
ripetutamente dalla Corte Costituzionale, che rende impossibili i ricorsi ai
Tar. Nel 2010 si terrà a livello internazionale il countdown per frenare il
declino della biodiversità: sarà forse ”Caccia Selvaggia” il biglietto da
visita del nostro Paese?
( da "ITnews.it" del
15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 15 lug. - (Adnkronos) - "Il Csm ha dato il suo parere sul ddl del
processo penale e il Parlamento talvolta ha preso in considerazione i pareri
del Csm, ma il Parlamento e' sovrano". Lo ha affermato il ministro della
Giustizia Angelino Alfano nel corso della registrazione di 'Omnibus estate' che
andra' in onda domani mattina su La7.
( da "ITnews.it" del
15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 15 lug. -
(Adnkronos) - "La Corte non giudica sulle persone ma sulle leggi; la legge
e' scritta e la Consulta giudichera' secondo coscienza". Lo ha affermato
il ministro della Giustizia Angelino Alfano, riguardo l'udienza sul lodo Alfano in calendario presso la Corte Costituzionale, nel
corso della registrazione di 'Omnibus estate' che andra' in onda domani mattina
su La7. Il Guardasigilli ha ribadito che l'udienza della Corte Costituzionale
sul lodo Alfano "non era neppure calendarizzata" quando partecipo'
alla cena a casa del giudice Luigi Mazzella, in compagnia anche del premier
Silvio Berlusconi.
( da "ITnews.it" del
15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 15 lug.
(Adnkronos) - Oltre alle ronde, c'e' un'altro punto della legge in materie di
sicurezza che suscita "forti perplessita'' " nel capo dello Stato,
Giorgio Napolitano: il reato di clandestinita' che "apre la strada a
effetti difficilmente prevedibili". A questo si accompagnano anche rilievi
sulla dinamica delle esplusioni. Sul reato di clandestinita' il presidente
Napolitano, nella lettera inviata a governo e Parlamento, osserva che "in
particolare, suscita in me forti perplessita' la
circostanza che la nuova ipotesi di trattenimento indebito non preveda la
esimente della permanenza determinata da 'giustificato motivo'.La Corte costituzionale (sentenze n.5/2004 e
n.22/2007) ha sottolineato il rilievo che la esimente puo' avere ai fini della
'tenuta costituzionale' di
disposizioni del genere di quella ora introdotta".
( da "TGCom" del
15-07-2009)
Argomenti: Giustizia
15/7/2009
"Riflettere su clandestini e ronde" Napolitano promulga legge ma la
critica Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha promulgato la
legge sull'immigrazione aggiungendo, tuttavia, una lettera di cinque pagine al
governo in cui indica le "rilevanti criticità" della normativa. In
particolare il capo dello Stato critica il reato di clandestinità e le ronde
istituite dal testo. Ed esprime "dubbi di irragionevolezza e di
insostenibilità" per "taluni aspetti, specie sul piano
giuridico". Il presidente della Repubblica precisa nella sua missiva:
"ho ritenuto di non poter sospendere in modo particolare la entrata in
vigore di norme - ampiamente condivise in sede parlamentare - che rafforzano il
contrasto alle varie forme di criminalita' organizzata sia intervenendo sul
trattamento penitenziario da riservare ai detenuti piu' pericolosi sia
introducendo piu' efficaci controlli e sanzioni per le condotte di
infiltrazioni mafiose nelle istituzioni e nella economia legale. Non posso
tuttavia fare a meno di porre alla vostra attenzione perplessita' e
preoccupazioni che, per diverse ragioni, la lettura del testo ha in me
suscitato". Napolitano ricorda che questo provvedimento trae origine dal
disegno di legge presentato dal governo in Senato il 3 giugno 2008. Il Capo
dello Stato sottolinea che "dal carattere cosi' generale e onnicomprensivo
della nozione di sicurezza posta a base della legge, discendono la
disomogeneita' e la estemporaneita' di numerose sue previsioni che privano il
provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicita' e organicita' che
avrebbero invece dovuto caratterizzarlo". Il Capo dello Stato invita a
riflettere in particolare sulle disposizioni "che hanno introdotto il
reato di immigrazione clandestina" nonche' sull'altra norma, quella
concernente le ronde, che da la possibilita' ai sindaci di "avvalersi
della collaborazione di associazioni tra cittadini per segnalare alle forze di
polizia anche locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana
ovvero situazioni di disagio sociale". Governo soddisfatto "ma ne
terremo conto" "Palazzo Chigi esprime soddisfazione e apprezzamento
per la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica della legge sulla
sicurezza che permette di rispondere immediatamente ad una serie di richieste
dei cittadini". Si legge in una nota dell'ufficio stampa di palazzo Chigi.
Quanto alle perplessita' sollevate in merito al provvedimento da parte del capo
dello Stato, il governo garantisce che terra' conto delle 'considerazioni' del
presidente Napolitano: "Palazzo Chigi sottolinea inoltre che le
considerazioni del Capo dello Stato saranno valutate attentamente e che si
terra' conto delle notazioni e dei suggerimenti espressi dal Presidente
Napolitano gia' a partire dalla prima applicazione della legge stessa".
Gli altri punti della missiva. Clandestinità , c'è troppa incoerenza Sul reato
di clandestinita' il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invita ad
una "rinnovata riflessione che consenta di approfondire la loro coerenza
con in principi dell'ordinamento e di superare - si legge a pagina 3 della
lettera - futuri o gia' evidenziati equivoci interpretativi e problemi
applicativi. Mi riferisco alle disposizioni che hanno introdotto il reato di
immigrazione clandestina (Art. 1 commi 16 e 17). Esso punisce non il solo
ingresso, ma anche il trattenimento nel territorio dello Stato. La norma e'
percio' applicabile a tutti i cittadini extracomunitari illegalmente presenti
nel territorio dello Stato al momento dell'entrata in vigore della legge. Il
dettato normativo non consente interpretazioni diverse: allo Stato, esso apre
la strada a effetti difficilmente prevedibili. In particolare, suscita in me
forti perplessita' la circostanza che la nuova ipotesi di trattenimento
indebito non preveda la esimente della permanenza determinata da
"giustificato motivo". La Corte costituzionale (sentenze n. 5/2004 e n.
22/2007) ha sottolineanto il rilievo che la esimente puo' avere ai fini della
"tenuta costituzionale"
di disposizioni del genere di quella ora introdotta. L'attribuzione della
contravvenzione di immigrazione clandestina alla commissione del giudice di
pace non mi pare poi in linea con la natura conciliativa di questi e disegna
nel contempo, per il reato in questione, un "sottosistema"
sanzionatorio non coerente con i principi generali dell'ordinamento e meno
garantistica di quello previsto per delitto di trattenimento abusivo sottoposti
alla cognizione del Tribunale. Per il nuovo reato la pena inflitto non puo'
essere condizionalmente sospesa o "patteggiata", mentre la eventuale
condanna non puo' essere appellata Ultimo aggiornamento ore 20:06
( da "Repubblica, La"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 35 -
Commenti QUELLE NORME DA RISCRIVERE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Napolitano
sceglie la via più difficile, dunque. Prima promulga, poi scrive, consiglia,
raccomanda, avverte. E´ una strada che, prima di lui, non ha imboccato mai
nessuno. E d´altronde mai nessuno, prima di Napolitano, ha dovuto sorvegliare
una vita istituzionale divisa tra forza (straordinaria) della maggioranza e la
debolezza (straordinaria) delle opposizioni, mutilata di ogni confronto
parlamentare in una tableau dove la fragilità dei fondamenti condivisi è
evidente. Il percorso che il Capo dello Stato si è scelto è il più tortuoso.
Per necessità. A occhio nudo, affiorano nelle mosse del Quirinale alcune
innovazioni che possono apparire irrituali. Proviamo a enumerarle. Il Capo
dello Stato non partecipa alla funzione legislativa. Il rifiuto di promulgare
una legge non è una bocciatura definitiva né un ostacolo definitivo. E´
soltanto un rinvio (se le Camere l´approvano di nuovo, la legge deve essere
promulgata). Al Capo dello Stato è riservato quindi soltanto il potere di un
«richiamo solenne al Parlamento», un invito a riflettere, a riesaminare ancora
quali sono gli effetti della nuova legge sul funzionamento delle istituzioni o
sugli equilibri generali del sistema. Napolitano scorge nella legge i germi
maligni di una «disomogeneità e una estemporaneità di numerose sue previsioni
che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e
organicità che avrebbero dovuto caratterizzarlo». Dinanzi a questo quadro (ecco
una prima irritualità) perché rinunciare a sollecitare il parlamento a un
riesame più meditato? Quel «richiamo solenne», che la Costituzione assicura al
Quirinale prima, giunge in questo caso dopo la promulgazione di una legge che,
anche per il Capo dello Stato, mostra elementi di «rilevante criticità», spesso
incoerenti «con i principi dell´ordinamento». Un testo che incuba già alla
nascita «equivoci interpretativi e problemi applicativi». E –
per dirne una –
con l´attribuzione della gestione del reato di immigrazione clandestina al
giudice di pace «disegna un "sottosistema" sanzionatorio non coerente
con i principi generali dell´ordinamento e meno garantista di quello previsto
per delitti di trattenimento abusivo sottoposti alla cognizione del tribunale». Sono vizi
seri, sono motivi gravi e fondati, sono ragioni che, nello spirito della
lettera costituzionale, avrebbero giustificato un
rinvio al parlamento, un ripensamento, non una lettera al governo che molti
contesteranno. C´è qui una seconda irritualità. Perché scrivere al governo e
soltanto per conoscenza al parlamento? Il presidente non può interferire con la
funzione di indirizzo politico cui è, e deve rimanere, estraneo. La sua è una
funzione di controllo che esercita sul governo, per la necessità e l´urgenza
dei decreti legge, e sul parlamento per le leggi. Perché escludere o informare
soltanto per cortesia istituzionale i presidenti di
Camera e Senato, che molto hanno corretto il decreto partorito dall´esecutivo?
Si può cogliere, soprattutto, una terza irritualità nella mossa di Napolitano.
Non esamina, nella lunga lettera, nessuno dei profili di
illegittimità costituzionale sollevati da più parti, durante il lungo lavoro di gestazione
della legge, e infine da un appello di ventidue illustri giuristi, tra i quali
ex-presidenti e membri della Corte Costituzionale come Gustavo Zagreblesky e
Guido Neppi Modona. Forse, sarebbe stato necessario. «L´ingresso o la
presenza illegale del singolo straniero – si leggeva
nell´appello – non rappresentano di per sé fatti lesivi di beni meritevoli
di tutela penale, ma sono l´espressione di una condizione individuale, la
condizione di migrante: l´incriminazione assume, pertanto, un connotato
discriminatorio contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la
fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si può essere puniti solo per fatti materiali».
Verso questo aspetto sostanziale, di «merito costituzionale»
(il contrasto della nuova legge con la Carta), il Capo dello Stato non ritiene
di dover volgere lo sguardo o rassicurare circa la coerenza tra i principi e le
nuove norme. Esplicitamente la legge non piace a Napolitano e il suo giudizio
critico peserà, probabilmente, quando la Consulta ne vaglierà la
costituzionalità. Se il Capo dello Stato le ha assicurato, in modo molto
problematico, il suo sigillo lo si deve – è scritto nella
nota del Quirinale – al fatto che il provvedimento contiene misure contro
la criminalità organizzata
che sono state approvate da un´ampia maggioranza e che non potevano essere
sospese. Anche questo argomento non è solidissimo. Quelle norme contro il
crimine organizzato sono state, a vista d´occhio, soltanto il paravento che ha
consentito al governo e alla maggioranza di non far apparire la legge sulla
sicurezza come un programma di repressione penale contro l´immigrazione.
Aggravare le condizioni carcerarie del 41bis, quindi di chi è già in carcere,
non pare un passo definitivo per sconfiggere le mafie né d´altronde la lotta al
crimine avrebbe registrato un arretramento con il breve rinvio necessario per
rendere la legge più equilibrata, costituzionale, meno
distruttiva del sistema penale. Ora, dopo la lettera di Napolitano, il governo
promette di correggere le storture. Vedremo. La Lega davvero rinuncerà al
risultato che ha conquistato? Il governo vorrà buttar via i successi di
immagine (altri sono i fatti) che la legge contro i migranti gli regala?
( da "Tempo, Il" del
16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Energia
Eolico selvaggio, si allarga il fronte del «no» CAMPOBASSO Non si ferma l'onda
lunga di protesta contro l'eolico selvaggio. Le Associazioni si rioganizzano
per chiedere un incontro in Regione con il presidente della Commissione energia
Bearardo al fine di scongiurare che passi la proposta di legge presentata da
quest'ultimo e che andrebbe a sconvolgere la normativa precedente osservata
comunque prima dal Consiglio dei ministri e poi impugnata
dalla Corte costituzionale.
Sul piede di gurerra soprattutto la Coldiretti che ha analizzato la questione
delle torri eoliche con l'assessore regionale all'agricoltura Nicola Cavaliere
esponendo le ricadute che il provvedimento avrebbe sull'ambiente e soprattuto
sull'inquinamento acustico e sull'uso di proprietà rurali destinate all'agricoltura
su cui andrebbero a essere installati i pali a vento. Sul nuovo testo di legge
che dovrebbe essere preso in esame e votato martedì prossimo le Associazioni
ambientaliste cheidono che ci sia un migliore confronto per stabilire regole e
limiti diversi. Intanto anche in seno alla politica l'argomento ha creato
qualche tensione. E' probabile che all'interno della stessa maggioranza ci sia
l'assessore regionale all'energia Marinelli poco d'accordo sul nuovo testo
tant'è che avrebbe anunciato in aula martedì scorso di voler rimettere la
delega specifica nella mani del presidente Iorio. Al.Cia.
( da "Tempo, Il" del
16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Il
ministro: «Hanno dato un parere. Il Parlamento è sovrano» Il Csm critica il
lodo Alfano: «Dubbi di costituzionalità» Alcune delle norme contenute nel
disegno di legge che riforma il processo penale, potrebbero essere
incostituzionali. Questo è ciò che la sesta commissioone del Consiglio
superiore della Magistratura scrive nel suo parere che oggi dovrà essere
approvato dal plenum. Critiche sollevate a proposito delle modifiche al
rapporto tra il pubblico ministero e la polizia giudiziaria. Per la commissione,
«non sfuggono a dubbi di costituzionalità» sia in relazione all'art. 109
(l'Autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria, ndr),
sia all'art. 112 ( obbligatorietà dell'azione penale, ndr). Secondo i
consiglieri della sesta commissione sono proprio alcune
sentenze della Corte costituzionale a confermare i timori sulla legittimità delle nuove norme che
affidano maggiori poteri alla polizia giudiziaria, rendendola più autonoma
rispetto alla procure e rilevano che «la distinzione operata dall'art. 3 del
disegno di legge tra sezioni di polizia giudiziaria e servizi di polizia
giudiziaria appare difficilmente compatibile con l'assetto costituzionale nella parte in cui pone solo le prime
"alla dipendenza" dell'autorità giudiziaria, stabilendo per i secondi
che agiscano "sotto la direzione dell'autorità giudiziaria", ma non
alle sue dipendenze». Critiche alle quali risponde il Guardasigilli, Angelino
Alfano: «Il Csm ha dato il suo parere sul ddl del processo penale e il
Parlamento talvolta ha preso in considerazione i pareri del Csm, ma il
Parlamento è sovrano. C'è una drammatizzazione dei pronunciamenti del Csm, che
spesso avvengono in pendenza del dibattito parlamentare, che continuerà ad
essere libero a beneficio del servizio giustizia».
( da "Repubblica, La"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina I -
Firenze Immigrazione Il governo impugna la legge toscana "Atteggiamento
ostile" dice Martini SIMONA POLI Vita brevissima ha avuto in Toscana la
legge sull´immigrazione. E´ di ieri l´annuncio che il Consiglio dei ministri,
su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, ha
impugnato sia la nuova norma approvata in Toscana sia quella varata dalle
Marche, analoga nei contenuti ma ancora più spinta nell´accoglienza agli
immigrati irregolari. Il governo contesta alla giunta di Claudio Martini di
aver previsto per i cosiddetti "clandestini" specifici interventi in
materia di assistenza socio-sanitaria. L´accusa, insomma, è di aver scritto
nero su bianco in un testo di legge che un tetto e un pasto caldo debbano
essere garantiti anche a chi non ha il permesso di soggiorno. Non solo cure
sanitarie e frequenza scolastica nell´età dell´obbligo - due forme di
accoglienza che la Toscana assicura anche agli irregolari - ma addirittura
l´assistenza sociale a chi non ha niente. Secondo Fitto questa decisione eccede
dalla competenza regionale: «Disciplinando ed agevolando il
soggiorno degli stranieri che dimorano irregolarmente nel territorio
nazionale», dice, «le due leggi incidono sulla disciplina dell´ingresso e del
soggiorno degli immigrati che, come più volte affermato dalla Corte
Costituzionale è riservata allo Stato». Martini replica duro: «Quello del
governo è un atteggiamento ostile e pregiudiziale». SEGUE A PAGINA IV
( da "Repubblica, La"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina IV -
Firenze Immigrati, Fitto impugna la legge toscana Martini: "Dal governo
atteggiamento ostile" Il ministro per le Regioni: "Competenze
travalicate" Il Pdl esulta SIMONA POLI (segue dalla prima di cronaca) La
tesi di Palazzo Chigi è chiara. Leggi come quella toscana, che potrebbero anche
servire da modello per altre regioni, rischiano di incoraggiare flussi di nuova
immigrazione in Italia, nel momento in cui il governo è impegnato in tutt´altra
direzione. «Ho proposto l´impugnativa ovviamente in punto di diritto», spiega
ancora Fitto, «ma non mi sfugge un punto di fatto, la presumibile volontà da
parte delle due regioni di eccedere le proprie competenze legislative anche con
uno spirito di polemica nei confronti di leggi e norme decise dal Parlamento e
quindi leggi dello Stato. Non mi pare che questo sia un atteggiamento utile al
necessario dialogo tra governo e Regioni e soprattutto vedo
il pericolo di un inutile e dannoso implemento del contenzioso presso la Corte
Costituzionale». Di fronte a queste parole Martini non sembra agitarsi troppo, probabilmente
l´uscita di Fitto non lo coglie di sorpresa. «Quello deciso dal governo è un
ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto di un
atteggiamento - questo sì - ostile e pregiudiziale», commenta. «La
nostra legge dice quello che dice la Costituzione. E´ una legge che interviene
sugli aspetti sociali, di competenza regionale, legati alla presenza di
immigrati, quindi alle politiche dell´accoglienza e dell´integrazione oltre che
alle forme di primo e urgente soccorso a tutela anche della salute pubblica. La
legge non modifica la condizione giuridica dell´immigrato né influisce sulla
regolamentazione di flussi. Siamo abituati a rispettare le leggi ma anche a
difendere l´autonomia che la Costituzione ci riconosce. Solo la Consulta può
stabilire se abbiamo o no travalicato le nostre competenze». Chi esulta è
invece il Pdl toscano, che giusto tre giorni fa aveva iniziato la raccolta di
firme per bloccare la legge con un referendum. «Quello del governo è un atto
doveroso e dovuto, trattandosi di una legge palesemente incostituzionale
e in controtendenza non solo con la normativa italiana ma anche con quella che
ormai ispira anche tutti i governi europei», dice il parlamentare del Pdl
Riccardo Mazzoni. E il capogruppo in consiglio regionale Alberto Magnolfi fa
notare come «non giovi che una grande regione si ponga continuamente come
capofila di ogni possibile contestazione nei confronti del governo». Prima che
da Roma arrivasse la notizia del ricorso, la maggioranza del consiglio regionale
aveva approvato in aula due mozioni a sostegno della legge, contro l´ipotesi di
creare in Toscana Centri di identificazione ed espulsione dei clandestini e di
premere sul Parlamento per una legge a favore dei figli di coppie di immigrati
irregolari che nascono in Italia. Nello stresso momento in Provincia il
consigliere della Lega nord Marco Cordone lanciava al sindaco di Firenze Renzi
la proposta di emanare «un´ordinanza "anti-borsoni" per fermare
l´invasione degli ambulanti abusivi, soprattutto in zone come San Lorenzo che
sono prese d´assedio da ragazzi senegalesi con sacchi pieni di oggetti
contraffatti». Del resto a Pisa il sindaco del Pd Marco Filippeschi ci aveva
già pensato da solo.
( da "Tirreno, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il consiglio dei
ministri: materia riservata allo Stato Impugnata la legge toscana Martini: noi
siamo nel giusto ROMA. Il Consiglio dei Ministri ha impugnato ieri la legge
regionale della Toscana n.29/2009, in materia di sostegno ed integrazione di
cittadini stranieri. La legge, secondo il Cdm, contiene alcune disposizioni che
prevedono specifici interventi che eccedono dalla competenza regionale. «Tali
leggi - prosegue la nota - disciplinando ed agevolando il soggiorno degli
stranieri che dimorano irregolarmente nel territorio nazionale, incidono sulla
disciplina dell'ingresso e del soggiorno degli immigrati che, come più volte affermato dalla Corte Costituzionale è riservata
allo Stato». «Quello deciso dal governo è un ricorso annunciato ancor prima che
la legge fosse approvata, frutto di un atteggiamento - questo sì - ostile e
pregiudiziale. La nostra legge dice quello che dice la Costituzione» commenta
il presidente della Regione, Claudio Martini. «In Toscana - prosegue -
siamo abituati a rispettare le leggi dello Stato, ma anche a difendere
l'autonomia che la Costituzione ci riconosce. Affronteremo con serenità e
convinzione il dibattito di fronte alla Corte perchè solo la Consulta e non il
governo può stabilire se abbiamo o no travalicato le nostre competenze».
( da "Unita, L'" del
16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Integralisti per
rivedere la legge 40 Aborto, passa la mozione Buttiglione SUSANNA TURCO Mentre
la Camera con una sostanziale convergenza bipartisan (via astensione di Pd e
Idv al testo proposto dal centrista Buttiglione e sostenuto dal Pdl)dice no
all'aborto come strumento di controllo delle nascite, non nuovissimo principio
contenuto anche nella legge 194, e rinuncia invece a dire una parola esplicita
sul tema della «libertà di scelta della donna» (per non parlare della
contraccezione), tutt'altro clima si respira dalle parti del ministero della
Salute. Molto più fattivo, molto più concreto. Di certo pochissimo alla ricerca
di quel «minimo comun denominatore etico» sbandierato dai fautori della mozione
che, da ieri, impegna il governo a proporre in sede Onu una risoluzione
antiabortista. Un clima tutt'altro che trasversale. Commissioni al Welfare Si
è, infatti, che proprio oggi, a ventiquattr'ore dalle gentili convergenze
Buttiglione-Binetti, e dalla soddisfazione della gran parte del mondo
cattolico, si insedierà la commissione istituita a fine giugno dal ministro
Maurizio Sacconi per «valutare le implicazioni giuridiche ed etiche» della
sentenza della Consulta sulla legge 40 che regola la procreazione assistita.
All'inizio di aprile, infatti, la Corte Costituzionale
aveva dichiarato inammissibili alcuni punti della legge, in particolare quello
sul limite dei tre embrioni. Rendendo opportuno un ulteriore lavoro per
armonizzare il testo con le indicazioni della Consulta. «Procederemo emanando
nuove linee guida», aveva risposto all'epoca la sottosegretaria Eugenia
Roccella a chi già si azzardava a ipotizzare una revisione della legge.
Detto, fatto. Le nuove linee guida, come annunciato in un trafiletto di
Avvenire, «scaturiranno» dal lavoro di questa commissione, che si occuperà in
particolare dei problemi relativi alla crioconservazione degli embrioni, più
quello di un Osservatorio che dovrà monitorare l'applicazione delle norme sulla
fecondazione assistita. Due su undici Curioso è tuttavia che, in stridente contrasto
con la ricerca volenterosa di convergenze parlamentari su un tema come
l'aborto, le personalità di giuristi e bioeticisti individuate per lavorare su
una questione controversa come la procreazione assistita provengono tutte o
quasi dalla stessa parte. Circostanza sulla quale i radicali hanno già
presentato una interrogazione parlamentare. Presidente, per dire, è Francesco
D'Agostino. Qualche maligno lo chiama «mastino della Cei». Più laicamente, di
lui si può dire che ha guidato per otto anni complessivi il Comitato nazionale
per la bioetica, che è presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani, che
è membro della Pontificia Accademia per la Vita, che è editorialista di
Avvenire. C'è poi Bruno Dalla Piccola, presidente dell'associazione Scienza e
Vita, plaudentissimo ieri per «il fronte trasversale che ha detto no
all'aborto». Assuntina Morresi, consulente ministeriale e alter ego ciellino
della Roccella. Alberto Gambino, mente giuridica di Rutelli e teodem nella
campagna per l'astensione al referendum sulla legge 40. Angelo Vescovi, altro
protagonista della campagna referendaria «la vita non si tocca» e convinto
sostenitore della tesi che la ricerca sulle staminali embrionali sia inutile.
Enrico Garaci, il «signor nessuno» che Comunione e liberazione candidò all'89 a
sindaco di Roma sotto le insegne della Dc. Ci sarebbe da citarne qualcun altro,
ma in sostanza, per fare un bilancio, di cosiddetti "laici" figurano
Carlo Alberto Redi e Amedeo Santosuosso. Due membri su undici. Un bell'esempio
di ricerca di convergenze, non c'è che dire. Alla Camera passa con una
sostanziale convergenza la mozione per il no all'aborto. Intanto, al ministero
della Salute, si insedia una commissione che lavora sulla legge 40: i membri
"laici" sono due su undici.
( da "Unita, L'" del
16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Contro
la legge-sicurezza «la Cgil -attacca Epifani - metterà in atto tutti gli
strumenti tesi ad una sua correzione ed a impedirne gli effetti più nefasti. In
primo luogo interpellando la Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia
Europea».
( da "Unita, L'" del
16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
7 ottobre la Corte Costituzionale si pronuncerà sul lodo-Alfano. Il ministro e
il premier però sembrano essersi già preparati: con una cena con i due giudici
che quella sentenza prepareranno: Luigi Mazzella (nella foto a sinistar) e
Paolo Maria Napolitano.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 16-07-2009)
Pubblicato anche in: (Resto
del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Giustizia
POLITICA pag. 11
Le toghe stroncano la riforma Alfano sul processo penale CSM
ROMA VÌOLA QUATTRO principi costituzionali, a cominciare dall'obbligatorietà
dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'efficacia delle indagini
il disegno di legge del ministro Alfano sulla riforma del processo penale. E
inoltre, «rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere
esecutivo» e insieme «estromettendo il pm dalle indagini», potrebbe permettere
al governo di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale. E' UNA
STRONCATURA senza appello quella della Sesta Commissione
del Csm, contenuta in un parere che già oggi potrebbe essere discusso dal
plenum. Una presa di posizione criticata dalla maggioranza (che con il
capogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, accusa il Csm di voler svolgere
«funzioni di terza Camera») e apprezzata dall'opposizione, che accusa il
governo di «schizofrenia» e con Antonio Di Pietro (Idv) bolla come
«criminale» il ddl. Non sembra preoccupato il ministro Alfano, convinto che il
parere del Csm non limiterà le Camere, visto che «il Parlamento è sovrano». Le
critiche del Csm sono soprattutto alle norme-chiave del provvedimento. A
cominciare da quella che ridisegna i rapporti tra polizia giudiziaria e
pubblico ministero, innanzitutto assegnando al magistrato, un ruolo «passivo»
nelle indagini, visto che non potrà più acquisire direttamente le notizie di
reato (compito che diverrà esclusivo della polizia giudiziaria. «L'eliminazione
del potere del PM di acquisire anche di propria iniziativa le notizie di reato
realizza un vulnus al principio della obbligatorietà dell'azione penale»
denunciano i consiglieri. Per poter attuare il dettato costituzionale il pm
deve poter agire anche di propria iniziativa. Le toghe sono preoccupate anche
dalla cancellazione del termine entro il quale la polizia giudiziaria deve
riferire della sua attività al pm e in generale la maggiore autonomia della pg
avranno «devastanti conseguenze sull'efficienza dell'azione investigativa»,
determineranno una dilatazione dei tempi delle indagini, e comporteranno «minor
tutela dei diritti della difesa». Tra le norme che allarmano il Csm anche
quella che estende i casi di astensione e di ricusazione dei giudici.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE pag. 14
IL BRACCIO di ferro sulla legge per l'immigrazione tra la Regione e il Pdl
toscano si s... IL BRACCIO di ferro sulla legge per l'immigrazione tra la
Regione e il Pdl toscano si sposta ora a Roma. Il provvedimento voluto dalla
giunta del governatore Martini che tra le altre cose riconosce il diritto di
assistenza sociosanitaria anche agli immigrati non in regola col permesso di
soggiorno è stato impugnato dal governo che ne contesta la costituzionalità.
«Esprimo soddisfazione per la decisione del Governo che costituisce un primo
risultato della nostra battaglia contro la legge regionale sull'immigrazione
che abbiamo sin dall'inizio ritenuto incostituzionale
e pericolosa ha detto il capogruppo Fi-Pdl in Consiglio regionale Alberto
Magnolfi (foto sotto a destra) . Il nostro impegno prosegue per il referendum
abrogativo della normativa. C'è da attendersi, tuttavia, che
sia la stessa Corte costituzionale ad accogliere il ricorso del Governo e a risolvere alla radice
la questione». Ribatte il governatore Martini (foto accanto)che afferma di
affrontare con serenità il dibattito alla Consulta: «Quello deciso dal Governo è
un ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto
di un atteggiamento ostile e pregiudiziale. La legge toscana non interviene né
sulla condizione giuridica dell'immigrato, né sulla regolamentazione di flussi,
materia di stretta competenza statale».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-16 - pag: 14 autore: Il fisco
desiderato In Italia 14 milioni di persone vivono con meno di 10mila euro
all'anno: sono tutti evasori? Fa sicuramente comodo crederlo e mette anchea
posto tante coscienze. Il dato però meriterebbe qualche approfondimento più
circostanziato, se non fossimo nel paese del «io, speriamo che me la cavo». Un
altro dato emerge dai redditi del 2007: in un anno si sono registrati 8 milioni
di contribuenti in più: a che cosa è dovuta questa crescita? Luigi A. Ciannilli
e-mail I l tema del fisco si presta molto bene a un certo andazzo informativo,
propenso al titolo a effetto e alla semplificazione esasperata, che non
consente di andare a fondo di problemi spesso di notevole complessità. Detto
questo, l'italiano non si può certo considerare tra i contribuenti più
entusiasti e diligenti, come dimostra del resto l'entità dell'economia
sommersa. Tutto sta a capire da cosa dipenda questo atteggiamento: se da
congenito egoismo, inconfessabile anarchismo, atavica sfiducia nella dimensione
pubblica, radicata insoddisfazione nelle prestazioni ricevute in cambio
piuttosto che da un rapporto col Fisco tradizionalmente difficile, complicato e
poco trasparente.Credo che l'ultimo aspetto giochi un ruolo tutt'altro che
secondario. E, dunque, per fare emergere redditi nascosti, che non solo ci sono
ma sfuggono anche alla morsa della crisi, forse varrebbe la pena di tentare con
meccanismi automatici e trasparenti. • La riforma Gelmini Sono stati appena
discussi i ricorsi al Tar del Lazio controi provvedimenti adottati dal ministro
Mariastella Gelmini in attuazione dei Decreti legge che hanno previsto i tagli
per la scuola statale: è chiaro che sono stati tagliati gli organici ed è stato
stravolto l'assetto organizzativoe didattico della scuola primaria in palese
violazione delle leggi vigenti. è preoccupante che un ministro della repubblica
possa impunemente operare, violando le norme vigenti, e con la copertura degli
organi di controllo. Corrado Mauceri e-mail All'Africa solo spiccioli è ancora
lontana un'equa distribuzione delle ricchezze trai paesi del mondo. I 20
miliardi di euro stanziati- per ora sulla cartadal G- 8 sono una goccia
nell'oceano della povertà.è vero che 20 miliardi sono meglio di niente, ma, se
si considera la corruzione di molti di questi paesi, quei fondi sono già
spariti. Così poche persone diventano sempre più ricche e tante sempre più
indigenti: povertà e corruzione in Africa, e non solo, viaggianoa braccetto.
Fino a quando non si riuscirà a spezzare questo binomio non ci sarà possibilità
di sviluppo. Giuseppe Diotto Torino La tassa di fognatura Gli italiani
(proprietari di alloggie gli agricoltori) pagano ai Consorzi di bonifica una
somma che nel 2006 è stata di oltre 450 milioni. La Corte costituzionale ha stabilito che non si
possono trasferire alle Province le sole funzioni di carattere privatistico
esercitate dagli enti in questione. è possibile trasferire alle Province le
funzioni pubblicistiche, cioè quelle che autorizzano i Consorzi a emettere
cartelle immediatamente esecutive e anche per opere non di bonifica (come
risulta dalla stessa circostanza che molte Commissioni tributarie hanno escluso
proprio la legittimità di un'imposizione che non si basi su un beneficio discendente
da un'opera di bonifica verae propria). Il Codice delle autonomie farà in modo
che almeno chi paga la tassa di fognatura non debba versare quattrini anche ai
Consorzi? Alessandra Egidi Ufficio stampa Confedilizia
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-16 - pag: 29 autore: Imposte contese. I
giudici di Bologna contestano la mancata deducibilità All'esame della Consulta
lo sconto Irap parziale Ires al netto del 4,25% di interessi e costo del lavoro
Giuseppe Verna L'Irap torna all'esame della Corte costituzionale. Si rafforza, infatti, il
dubbio di legittimità sull'indeducibilità dal reddito d'impresa del 4,25% (3,9%
dal 2008) di interessi passivi e costo del lavoro. Dopo l'ordinanza 3 aprile
2009, n. 42, della Commissione tributaria provinciale di Bologna, sezione V (si
veda «Il Sole 24 Ore» del 10 aprile 2009), ora è la sezione XIII che,
con ordinanza 25 giugno 2009, n. 74, ha rimesso gli atti alla Corte. Un nuovo
rinvio L'ordinanza sviluppa e arricchisce le motivazioni già espresse dalla
sezione V. I giudici della Ctp di Bologna, proprio in coincidenza del dies Irap
, ovvero dell'esame da parte della Consulta del dubbio di costituzionalità
sollevato dalle Commissioni di Parma, Genova e Chieti sull'indeducibilità
dell'Irap dall'imponibile Ires (articolo 2, comma 1, decreto legislativo
446/1997), hanno ritenuto infondato quel dubbio giacché nessun ostacolo costituzionale si frappone alla tassazione del reddito
d'impresa sia con un'imposta personale (Ires),sia con un'imposta reale (Irap) e
la deducibilità della seconda dalla prima vanificherebbe in parte la volontà
del legislatore. A Bologna il dubbio è stato ora sollevato in maniera più
sofisticata e originale. L'Irap può benissimo colpire, oltre al reddito
d'impresa, anche interessi passivi e costo del lavoro, perché presupposto
dell'imposta reale non è un reddito netto, ma il valore aggiunto prodotto da
un'attività autonomamente organizzata. L'indeducibilità dell'Irap non può però
comportare che interessi passivi e costo del lavoro siano tassati ai fini Ires,
ancorché solo in parte, giacché sono componenti negativi del reddito e non
possono, quindi, essere prima dedotti e poi aggiunti all'imponibile a titolo di
Irap indeducibile. Le basi dell'ordinanza La Commissione bolognese ha ricordato
che il principio di capacità contributiva è stato interpretato dalla Corte costituzionale nel senso che a situazioni uguali devono
corrispondere uguali regimi impositivi e a situazioni diverse un trattamento
diseguale: affermazione quanto mai opportuna perché fa giustizia della tesi che
fa leva sulla diversa organizzazione dei fattori produttivi, attuata
dall'imprenditore, per giustificare la diversità del prelievo tributario,
dimenticando non solo che l'iniziativa economica privata è libera (articolo 41
della Costituzione), ma che tale organizzazione quasi sempre non è frutto di
libera scelta dell'imprenditore, ma dipende dal mercato o dalla natura di beni
e servizi prodotti. Così non è materialmente concesso a tutti gli imprenditori
di robotizzarsi e dedurre i costi delle macchine al 100% attraverso le quote di
ammortamento, dovendo molti fare ancora massiccio ricorso al lavoro dipendente,
il cui costo, a causa dell'indeducibilità Irap, è deducibile solo al 95,75%,
essendo prima dedotto dal reddito al 100% e poi recuperato al 4,25. Per finire
l'ordinanza osserva che i dubbi di costituzionalità non sembrano essere stati
superati dall'articolo 6 del Dl 185/2008:la norma non consente la piena
deducibilità di interessi passivi e costo del lavoro, vista l'irragionevolezza
di una deduzione calcolata sul 10% dell'imposta pagata e scollegata dalla
misura di interessi passivi o costo del lavoro. Da sola la ragion fiscale
(ridurre al minimo la perdita di gettito) non pare motivo sufficiente a
sostenere, in un ordinamento garantista, la discrezionalità del legislatore. Le
due ordinanze di Bologna aprono un nuovo fronte contro l'indeducibilità
dell'Irap dal reddito personale e, limitando la perdita di gettito fino al 2007
all'1,4%degli interessi passivi e del costo del lavoro (4,25% del 33%)e dal
2008 all'1,07% (3,9% del 27%), hanno maggiori probabilità di essere accolte. ©
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( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-07-16 - pag: 16 autore: Bocciato il
nuovo processo penale Il Csm: testo Alfano incostituzionale
ROMA Un provvedimento che viola ripetutamente la Costituzione. Lo dice la sesta
commissione del Csm, nel parere approvato ieri sul Ddl del governo di riforma
del processo penale, all'esame del Senato, che oggi approderà in via d'urgenza
al plenum.L'organo di autogoverno della magistratura individua almeno quattro
profili di incostituzionalità- dall'obbligatorietà dell'azione penale alla
ragionevole durata del processo- destinati a produrre effetti «devastanti
»sulle indagini e sull'indipendenza della magistratura. Plaude l'opposizione,la
maggioranza insorge. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano invita a «non
drammatizzare i pronunciamenti del Csm». «Non abbiamo vocazione al suicidio
giuridico - ha detto - . Crediamo che la nostra proposta
possa resistere al vaglio della Corte costituzionale, ma l'iter parlamentare è ancora lungo e ci sarà tempo per ogni
riflessione». Il Csm rileva che il Ddl del governo, "sganciando" dal
Pm la polizia giudiziaria, «rafforza la dipendenza di quest'ultima dal potere
esecutivo»; il che, combinato all'estromissione del Pm dalle indagini»,
potrebbe consentire al governo di controllare o condizionare l'azione penale.
La norma che ridisegna i rapporti tra Pm e Pg è quella su cui si appuntano le
critiche più severe, con riferimento all'articolo 109 della Costituzione
(l'autorità giudiziaria dispone direttamente della Pg) e al 112,
sull'obbligatorietà dell'azione penale, e quindi, al ruolo assegnato al Pm, di
«garante della legalità dell'azione penale e dei diritti dell'indagato e
dell'imputato». Difatti, tra le conseguenze negative del Ddl, il Csm indica
anche la «minor tutela degli interessi della difesa», oltre alla «dilatazione »
dei tempi dei procedimenti. Per essere in linea con la Costituzione, il Pm deve
poter agire anche di sua iniziativa, «altrimenti l'obbligatorietà risulta
condizionata dalla preliminare attività della polizia giudiziaria, priva dei
necessari requisiti di autonomia e indipendenza». Tra le norme
"bocciate" anche quella che amplia i casi di astensione e ricusazione
dei giudici, «limitando» la possibilità di «esprimere, individualmente e
collettivamente, opinioni o posizioni in merito a condotte di pubblico
interesse, ancorché estranee alle questioni dedotte in giudizio». è una norma
che pone «un serio limite alla manifestazione del pensiero del giudice. Insorge
la maggioranza secondo cui il Csm continua a muoversi come «una terza Camera»,
svolgendo «funzioni politiche» improprie (Italo Bocchino). Per Gaetano
Quagliariello, il parere non doveva essere formulato con i rilievi di
incostituzionalità perché già un anno fa - in occasione del Ddl sicurezza - il
capo dello Stato «intervenne per impedire che si consumasse un vulnus
istituzionale ». Sul fronte opposto, il centro-sinistra- forte della censura
venuta proprio ieri dal capo dello Stato sul Ddl sicurezza - fa rimarcare che
il parere conferma la «schizofrenia e l'incoerenza» dell'azione di governo in
materia di giustizia penale: da un lato si approvano provvedimenti all'insegna
della tolleranza zero, dall'altro, spiega Lanfranco Tenaglia (Pd), si
«depotenziano le indagini ». E Antonio Di Pietro definisce il Ddl del governo
non solo «incostituzionale », ma anche «immorale e
criminale ». D. St. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL GUARDASIGILLI «Non abbiamo
vocazione al suicidio giuridico, pensiamo che la nostra proposta possa
resistere al vaglio della Consulta»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-07-16 - pag: 10 autore: Liberalizzazioni. Parigi si
adegua Francia, shopping anche la domenica Attilio Geroni PARIGI. Dal nostro
corrispondente Domenica, maledetta domenica. Anche la Francia, a fatica, si
adegua al trend europeo di liberalizzazione del commercio nel giorno dedicato
al riposo. Un primo passo è stato compiuto ieri con l'approvazione
all'Assemblea nazionale della proposta di legge , che alleggerisce alcuni
vincoli amministrativi. Il testo, approvato con una maggioranza esigua ( 282 a
238), andrà al Senato e il varo è previsto il 24 luglio. è una riforma sulla
quale, nonostante la crisi avesse posto altre priorità, ha molto insistito il
presidente Nicolas Sarkozy, stufo di osservare lo spettacolo bizzarro degli
Champs Elysées, dove il lato destro - guardando l'Arco di trionfo - è un
tripudio di shopping e il sinistro batte la fiacca. Probabilmente con la
rentrée non dovrà più sollecitare gli esercenti della rive gauche dell'avenue
più bella del mondo a restare eccezionalmente aperti (oggi possono esserlo solo
quelli che vendono prodotti legati al tempo libero, alla cultura e
all'intrattenimento), come fece il 7 giugno per permettere a Michelle Obama di
visitare le boutique. La proposta di legge introduce di diritto il lavoro la
domenica, senza contropartita per i dipendenti, nei comuni e nelle zone di
interesse turistico e nei centri termali. Secondo la maggioranza sarebbero
interessate dalla liberalizzazione circa 500 zone, ma l'opposizione
socialista che ricorrerà come sempre alla Corte costituzionale- ritiene che siano dieci volte tanto. L'ok dei dipendenti e una
retribuzione almeno pari o doppia a un giorno lavorativo normale, saranno
necessarie per l'apertura domenicale nelle zonecommerciali di tre grandi
agglomerati urbani: Parigi, Marsiglia e Lilla. Si tratta di una
quindicina di aree dove secondo le autorità si riscontra un'abitudine al
consumo domenicale. In queste zone oltre a un'adeguata retribuzione, i lavoratori
avranno diritto a una giornata di riposo settimanale. La legge ha avuto un iter
tormentato trovando oppositori nella stessa maggioranza. Sarkozy ne ha fatto un
punto d'onore poiché è parte del pacchetto di riforme annunciato in campagna
elettorale con cui intende smuovere la mentalità del paese rivalutando il
lavoro, in linea con lo slogan «lavorare di più per guadagnare di più», con il
quale ha defiscalizzato gli straordinari (misura che a causa della crisi gira a
vuoto ed è costosa) e introdotto deroghe alle 35 ore. Jean Noel Reinhardt,
presidente del direttorio dei Virgin Megastore e del Comitato Champs Elysées,
approva la proposta. Pur non potendo dare stime sull'impatto che potrebbe avere
sui negozi,dice che il fatturato domenicale di un esercizio dell'avenue
rappresenta un quarto del giro d'affari settimanale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIORITà DI SARKOZY I negozi potranno rimanere aperti in 500 località
turistiche e nelle zone commerciali della capitale, di Marsiglia e di Lilla
( da "Manifesto, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
ULTRAS E POLIZIA
La giustizia con la divisa Giuliano Pisapia Altro che giustizia eguale per
tutti! Tre anni di reclusione per aver rubato un pacco di biscotti (prezzo un
euro e 29 centesimi); 2 anni e 8 mesi a un «ladro» di 74 anni per il furto di
un etto di prosciutto. Tre anni e 6 mesi per i poliziotti che hanno ucciso, a
colpi di manganellate, Federico Aldrovandi; sei anni per l'agente di polizia
che ha spezzato la vita di Grabriele Sandri. In carcere chi viola la legge per
fame; a piede libero chi tronca la vita con una violenza inaudita. CONTINUA |
PAGINA 4 Sentenze emesse «in nome del popolo italiano», mentre la maggioranza
parlamentare approvava una legge che, tra le altre nefandezze giuridiche e
sociali, punisce con 5 anni di carcere i migranti che non ottemperano
all'ordine di espulsione; allunga fino a 6 mesi la detenzione amministrativa;
modifica (creando nuovi reati e nuove aggravanti) intere parti del codice
penale. Il carcere, ne siamo sempre più convinti, deve essere l'extrema ratio.
Ma per tutti; non solo per i potenti o per chi indossa una divisa. E, invece,
assistiamo, quotidianamente, a una progressiva, quasi inarrestabile, china
discendente della nostra civiltà giuridica e della nostra cultura democratica.
Come è possibile considerare colposo (cioè dovuto a imprudenza, negligenza o
imperizia) un omicidio da parte di chi, agente di polizia, freddamente, impugna
la pistola, la punta e spara mirando un ragazzo seduto in auto? E come si può
parlare di eccesso colposo in legittima difesa in un caso, come quello di
Federico Aldrovandi, in cui più poliziotti hanno infierito con violenza
inaudita sul suo corpo? La regressione è intollerabile. La giustizia, giorno
dopo giorno, ritorna ad essere forte con i deboli e debole con i forti. Anche
altro ci deve far riflettere. Dopo la sentenza per la morte di Aldrovandi, i
suoi amici e i suoi genitori si sono abbracciati; «volevo che a mio figlio
fossero restituiti giustizia e dignità» ha detto il padre di Federico. Del
tutto diversa la reazione degli amici di Gabriele Sandri. Insulti ai giudici;
il Tribunale e le piazze trasformate in curve da stadio (violente e razziste,
non quelle di una sana tifoseria). Eppure sia Federico che «Gabbo» sono vittime
della stessa violenza e di una analoga ingiustizia. Ma ben diverse sono state
le reazioni. Da un lato chi, come gli amici di Federico, crede in una giustizia
che non deve mai trasformarsi in vendetta; dall'altro, chi, invece, pensa alla
giustizia (e alla pena) come strumento di vendetta («gli ultras hanno voglia di
vendetta», titolava ieri un autorevole quotidiano). Una ultima considerazione,
a proposito di giustizia ed eguaglianza. Forti, e del tutto condivisibili, sono
state le proteste, a sinistra e nel centrosinistra, per l'approvazione del
pacchetto sicurezza. Ma molti sono stati i silenzi: basti pensare, ad esempio,
ai voti favorevoli, anche nel centrosinistra, alla reintroduzione del reato di
«oltraggio a Pubblico Ufficiale». Eppure bastava leggere le
parole della Corte costituzionale per opporsi al ripristino di un reato che, ripetutamente, la
stessa Corte aveva espressamente invitato ad eliminare dal nostro ordinamento
penale, onde evitare censure in relazione a vari articoli della Costituzione,
tra cui principalmente, ma non solo all'art. 3, che sancisce il
principio per cui tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge. I giudici
delle leggi, oltre vent'anni fa, aveva detto che tale reato era «espressione di
una concezione autoritaria, non consona alla tradizione liberale italiana né a
quella europea», e aveva evidenziato come «questo unicum, generato dal codice
Rocco» era il prodotto della concezione dei rapporti tra pubblici ufficiali e
cittadini tipica dell'ideologia fascista e quindi «estranea alla coscienza
democratica instaurata dalla Costituzione repubblicana». La Corte non si era
limitata, però, a chiedere espressamente al parlamento l'eliminazione di tale
fattispecie penale dal nostro codice, ma - caso rarissimo - aveva autonomamente
diminuito la pena allora prevista (massimo 2 anni di reclusione). Ebbene, con
il recente pacchetto sicurezza, la pena è stata addirittura aumentata (fino a
tre anni di reclusione). Ecco perché, di fonte a decisioni che contrastano con
princìpi fondamentali di uno stato di diritto, chi crede nella giustizia non
può tacere ma deve usare tutti gli strumenti della democrazia per opporsi a un
abisso che ricorda un passato che speravamo definitivamente tramontato.
( da "Messaggero, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 16 Luglio
2009 Chiudi di MASSIMO MARTINELLI ROMA - La battuta denuncia l'insofferenza per quella che è diventata la prassi costante del Csm: bocciare i
suoi provedimenti legislativi. Ma al tempo stesso, il Guardasigilli lascia
aperta una porta al dialogo. Così, commentando l'ennesimo parere negativo del
Csm al suo progetto di riforma del codice penale, Angelino Alfano rivendica la
piena autonomia del Parlamento "sovrano", ma al tempo stesso ricorda
che le Camere, «talvolta hanno preso in considerazione i pareri del
Csm». E poi, ancora, ha precisato che "c'è una drammatizzazione dei
pronunciamenti del Csm, che spesso avvengono in pendenza del dibattito
parlamentare, che continuerà ad essere libero, a beneficio del servizio
giustizia»; e proprio quel sottolineare che il dibattito parlamentare è ancora
in corso (in questo momento al Senato) lascia la possibilità di limare un testo
che l'organo di autogoverno non riesce a digerire. Le critiche sono tutte in un
documento voluminoso approvato l'altroieri all'unanimità dalla Sesta
Commissione di Palazzo dei Marescialli, che già oggi potrebbe essere sottoposto
in via d'urgenza al voto del Plenum. Nel mirino del Consiglio finiscono
soprattutto le norme che ridisegnano i rapporti tra pubblico ministero e
polizia giudiziaria, limitando il potere del primo e allargando le competenze
degli investigatori. Secondo il documento della Sesta commissione, oltre
all'obbligatorietà dell'azione penale, la riforma Alfano violerebbe i principi
costituzionali del giudice naturale (articolo 25), della ragionevole durata dei
processi (articolo 111), e il contenuto dell'articolo 109 della Carta
Costituzionale, secondo cui l'autorità giudiziaria dispone direttamente della
polizia giudiziaria. Nono solo: i consiglieri della Sesta evidenziano come
alcuni articoli della riforma Alfano possano essere in conflitto ncon il ruolo
che la Costituzione assegna al pm di «garante della legalità dell'azione penale
e dei diritti dell'indagato e dell'imputato». Giusto un anno fa, il Csm aveva
licenziato un parere pressochè analogo, che segnalava profili di incostituzionalità,
a proposito dello stesso ddl sicurezza che ieri è stato controfirmato dal Capo
dello Stato, seppur con alcuni distinguo. E in quella occasione era stato lo
stesso Napolitano a prendere posizione in maniera netta sulla prassi ormai consolidata
del Consiglio Superiore di emettere pareri non vincolanti sulla produzione
legislativa di governo e parlamento: «Formulare pareri su progetti di legge di
assai notevole incidenza su materie di suo diretto interesse rientra nella
facoltà attribuita espressamente dalla legge al Csm - aveva detto il Capo dello
Stato - e non può suscitare sorpresa o scandalo. Ma non spetta in alcun modo al
Consiglio quel vaglio di costituzionalità cui sono legittimate altre
istituzioni». Intanto, sul parere emesso ieri, sono fioccate le prese di
posizione: «Quanto legittimamente affermato dalla Sesta commissione del CSM conferma quanto diciamo da tempo - ha attaccato
Lanfranco Tenaglia, responsabile Giustizia del Pd - e cioè che l'iniziativa
governativa in materia di giustizia penale è incoerente e schizofrenica».
Mentre Michele Vietti, presidente vicario dell'Unione di Centro alla Camera,
aggiunge: «Di fronte al parere del Csm consiglierei a Governo e maggioranza di
evitare le solite polemiche sull'invasione di campo e di esaminare nel merito i
singoli rilievi». Per Gaetano Quagliariello, presidente vicario dei senatori
Pdl, invece, «il lupo perde il pelo ma non il vizio». E auspica un intervento
del vicepresidente del Csm, Mancino, per evitare «uno strappo istituzionale che
sarebbe a questo punto d'inaudita gravità».
( da "Corriere della Sera"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 16/07/2009 - pag: 17 Israele Il ministro della
Difesa critica le testimonianze raccolte da «Breaking the Silence». «Sono
accuse generiche» «A Gaza spari sui civili». Barak: «I soldati parlino con me»
DAL NOSTRO INVIATO GERUSALEMME «Mi sentivo come un bambino che guarda le
formiche attraverso la lente d'ingrandimento. Bruciandole ». Sei mesi dopo, i
ventidue giorni di guerra nella Striscia di Gaza riemergono nei racconti dei
reduci. Ragazzi ancora sotto le armi, riservisti ritornati a casa.
L'organizzazione israeliana «Breaking the Silence » ha raccolto le
testimonianze anonime di ventisei soldati in un rapporto che ha causato la
reazione stizzita dell'esercito. «Prima sparate, poi preoccupatevi », sarebbe
stata la direttiva data dagli ufficiali. «Il fuoco era dissennato, appena
arrivati alla nostra postazione cominciavamo a mitragliare contro tutti gli
obiettivi sospetti», ricorda uno dei militari. Perché come avrebbero ripetuto i
comandanti «in questo tipo di guerra urbana non ci sono innocenti, sono tutti
nemici». Un soldato della Brigata Golani identificato dal quotidiano Haaretz
sostiene di aver saputo che i palestinesi sono stati usati come scudi umani. «Il mio comandante mi ha anche detto di aver utilizzato la 'procedura
del vicino di casa' (proibita dalla Corte Costituzionale nel 2005, ndr ): nelle
perquisizioni venivano mandati avanti i civili». Le truppe israeliane sono
entrate nella Striscia di Gaza per fermare i lanci di razzi Qassam. Pronte ad
affrontare strade e palazzi minati, trappole esplosive, attacchi kamikaze.
«L'obiettivo ci hanno fatto capire era condurre l'operazione con il minor
numero di nostri caduti, nessuna considerazione umanitaria». L'avanzata è stata
preceduta dai bombardamenti, i bulldozer hanno spianato qualunque nascondiglio
possibile per i combattenti di Hamas. «Non abbiamo trovato un solo edificio che
fosse intatto o che non fosse stato centrato. Le strade, i campi: era tutto in
rovina ». «Non c'era bisogno di usare armi come i mortai o il fosforo bianco.
Ho l'impressione che l'esercito cercasse un'occasione per mostrare la forza».
Secondo il Palestinian Centre for Human Rights i morti sono stati 1.417 (tra
loro 926 civili). Le stime israeliane contano 1.166 morti, di cui 295 civili.
Nella replica di tre pagine, il portavoce delle forze armate accusa
l'associazione di «non aver avuto la decenza di inviarci il dossier in anticipo
perché potessimo condurre le indagini. Le testimonianze diffamatorie sono
generiche, non dirette e basate su voci: non ci sono dettagli per identificare
i casi, non ci sono nomi, non è possibile conoscere l'unità di appartenenza » .
Ehud Barak, ministro della Difesa, ha invitato i soldati a rivolgersi a lui.
«Gli attacchi in pubblico sono inappropriati. Qualunque critica alla condotta
dell'esercito dev'essere presentata a me e al governo. Siamo noi ad aver dato
le direttive per riportare la sicurezza nel sud d'Israele». Davide Frattini
«Piombo fuso» Soldati israeliani durante la guerra condotta nella Striscia di
Gaza dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009 (Epa/Neil Cohen)
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
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Attualità "Ronde" e controlli, il Fvg avvia il ricorso La giunta
regionale contrasterà l'impugnazione del governo davanti alla Consulta Il caso
TRIESTE. La volontà è quella di trovare una soluzione condivisa. Ma a scopo
cautelativo la giunta regionale, presieduta da Renzo Tondo, approverà oggi l'atto formale di costituzione in giudizio davanti alla Corte costituzionale a seguito
dell'impugnazione del governo di alcuni punti della legge regionale sulla
sicurezza e la polizia locale. Una scelta dettata solo dall'imminente scadenza
dei termini (domenica prossima) per poter resistere. A confermarlo è lo stesso
presidente della Regione, Renzo Tondo. Ma questo non è l'unico tema
importante che la giunta, in una riunione "fuori porta", a Gorizia,
sarà chiamata a discutere. All'ordine del giorno sono anche il via libera
definitivo al Codice per l'edilizia, la prenotazione dei fondi 2010 per il
Contratto sul trasporto pubblico locale con Trenitalia e il Piano regionale per
la crisi occupazionale nel settore della chimica. Rispetto alla costituzione in
giudizio, «si tratta di un atto formale - ha spiegato Tondo - che non significa
automaticamente la volontà di resistere». Questo perché, ha precisato,
«domenica scadono i termini per presentare l'atto di costituzione. La nostra
volontà, invece, è quella di trovare una soluzione conciliativa alle
contestazioni del Governo». Il Governo aveva eccepito, in particolare, le
previsioni in materia di sviluppo di politiche di sicurezza transfrontaliere,
il sostegno finanziario alle associazioni volontarie (ronde), il presidio del
territorio da parte della polizia locale, lo stato giuridico del personale,
l'assimilazione della polizia locale alla polizia giudiziaria e, infine,
l'armamento dei vigili urbani. Per trovare una composizione tra le diverse
posizioni si sono già tenuti, a Roma, degli incontri tecnici tra l'assessorato
regionale alle Autonomie locali e la Sicurezza e il Ministero per le Politiche
regionali. Inoltre, prima della pausa estiva è attesa la convocazione da parte
del Ministero di un apposito tavolo tecnico tra le parti. Ma oggi ci sarà anche
il via libera definitivo a quello che diventerà il Codice regionale per
l'Edilizia. I suoi obiettivi sono la riduzione della burocrazia e delle spese,
la possibilità di ampliamenti sino al 35 per cento dei volumi e maggiore
edilizia libera. Inoltre, la giunta dovrebbe dare l'ok alla prenotazione della
spesa di 72 milioni di euro per gli anni 2010 e 2011 per dar corso alle
previsioni del Contratto di servizio ponte stipulato con Trenitalia. Sul fronte
della crisi, la giunta esaminerà il piano di gestione della situazione di grave
difficoltà occupazionale del settore della chimica che toccherà l'intero
territorio regionale. Sonia Sicco
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il 64% delle
famiglie della provincia di Udine si avvarrà della marilenghe. Trend in
crescita anche nel resto della regione 29.807 ISCRITTI NEL 2008, ORA SONO
31.749 Friulano a scuola, più iscrizioni servono altri 250 nuovi maestri I DATI
TRIESTE. Sempre più friulano sui banchi di scuola. A dispetto delle polemiche,
dei ricorsi, della politica, il 64% delle famiglie residenti in provincia di
Udine ha scelto di avvalersi della marilenghe come materia di insegnamento per
i propri figli. Confermando un trend di crescita che testimonia l'interesse del
territorio ad formazione plurilingue che valorizzi le radici locali. Ad
affermarlo è l'Ufficio scolastico regionale, sulla base delle prescrizioni
nelle scuole per l'infanzia, primarie e secondarie di primo grado per l'anno
scolastico 2009/10. Complessivamente, su 17.064 nuovi iscritti 9.651 hanno
chiesto lo studio del friulano. In provincia di Gorizia a richiedere
l'insegnamento del friulano sono stati 522 scolari su 1.076, in quella di
Pordenone 1.674 su 5.014 e in quella di Udine 7.455 su 10.984. Numeri ancora
non definitivi - precisa l'Ufficio - poiché mancano ancora le richieste di
alcuni istituti ma che tuttavia fotografano tuttavia una radicata domanda che
chiede risposte moderne e qualificate. Una richiesta in crescita rispetto gli
anni precedenti che rende necessari anche nuovi insegnanti. Secondo le stime
dell'Ufficio scolastico per soddisfare la richiesta di insegnamento sarebbero
necessari circa 250 nuovi maestri. Rispetto l'anno scolastico passato, quando
gli iscritti sono stati 29.807, c'è stata una netta crescita in tutti i gradi
di scuole considerate (infanzia, quella primaria e di primo grado) con una
domanda giunta 31.749 scolari. Di questi, 8.145 nella scuola per l'infanzia,
18.018 in quella primaria, 5.586 in quella primaria di primo grado. Un successo
di iscrizioni che non è stato intiepidito dalle polemiche che hanno infiammato
i palazzi della politica sull'opportunità e sulle modalità dell'apprendimento
marilenghe. Dibattito che si è infervorato con la dichiarazione di
illegittimità da parte della Corte Costituzionale che ha
contestato alcune parti di sei articoli della legge. Un ricorso presentato dal
ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, a nome del passato
Governo Prodi, secondo il quale la legge votata dalla regione Fvg contrastava
con altre leggi dello stato, in particolare con la legge 482 del 1999 Norme in
materia di tutela delle minoranze linguistiche e storiche. Una legge di
tutela, quella regionale, fortemente voluta dalla precedente giunta regionale
di Centrosinistra, guidata da Riccardo Illy, che aveva deciso di resistere in
giudizio al ricorso del Governo. E sulla quale l'attuale Esecutivo, guidato da
Renzo Tondo, ha sempre espresso forti riserve, condividendo le obiezioni della
Consulta. Sotto la scure della Corte sono finite le norme che prevedevano, tra
l'altro, l'obbligo generale «per gli uffici dell'intera regione», anche al di
fuori del territorio di insediamento del gruppo linguistico, di «rispondere in
friulano alla generalità dei cittadini che si avvalgono del diritto di usare
tale lingua", nonchè il diritto degli organi collegiali degli enti locali
e regionali di utilizzare il friulano escludendo la previsione di un'immediata
traduzione in lingua italiana. E ancora: bocciata la facoltà per i Comuni di
adottare toponimi anche nella sola lingua friulana, e anche il previsto e
contestato "silenzio-assenso" in base al quale e' da intendersi un
via libera all'insegnamento del friulano a scuola il fatto che i genitori non
abbiano comunicato il rifiuto. Sonia Sicco
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2 -
Pordenone Piccin: «Reato di clandestinità inutile e illogico» Il presidente di
sezione dell'Anm: meglio prevedere lo snellimento delle pratiche per
l'espulsione La legge sul cosiddetto "pacchetto sicurezza",
promulgata proprio ieri dal Presidente della Repubblica, lascia perplesso su
alcuni fronti il giudice del tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin, neoeletto
presidente dell'Associazione nazionale magistrati della sezione Friuli Venezia
Giulia. «Il segno distintivo della nuova legge è, senza dubbio, il reato di
immigrazione clandestina - indica -: lo straniero che fa ingresso o si
trattiene nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni vigenti è
punito con l'ammenda da 5 mila a 10 mila euro. Rispetto alla versione
originaria è scomparsa la pena detentiva (che avrebbe prodotto un ulteriore
intasamento delle carceri), ma è stata mantenuta la rilevanza penale del fatto.
Se c'è flagranza, o evidenza del reato, è previsto il rito direttissimo davanti
al giudice di pace». Molti applaudiranno alla nuova norma, continua Piccin,
ritenendo che sia un esempio di reazione forte dello Stato all'ingresso
clandestino in Italia di stranieri delinquenti. «In realtà - sottolinea il
presidente dell'Anm - il nuovo reato appare, ai tecnici del diritto, più che
altro un "manifesto" privo di logica e utilità. La giustizia
italiana, infatti, oggi è già travolta da troppe incombenze e dalla privazione
di risorse: l'effetto immediato della nuova disciplina è quello di creare
migliaia di nuove iscrizioni nel registro degli indagati e di nuovi processi.
Chi sarà, concretamente, in grado di gestire la tempesta? Si dirà: il giudice
di pace, senza che la normale giustizia penale trattata dai magistrati togati
sia sfiorata. Nessuno pensa tuttavia che, prima di arrivare davanti al giudice
di pace, a gestire la situazione si troveranno le forze dell'ordine e le
procure, che dovranno iscrivere i reati, generalizzare gli indagati, avviare i
processi: esse saranno pertanto distolte dallo svolgere la loro stessa attività
d'indagine nei confronti di ben più gravi reati». Inoltre, si chiede Piccin,
quale può essere la giustificazione della previsione di un reato di
clandestinità? «La nuova legge prevede che lo straniero nei cui confronti si è
aperto processo penale per clandestinità, o nei cui confronti c'è stata
condanna penale, dovrà essere cacciato dal territorio nazionale. Se sarà
espulso prima della condanna, il giudice dovrà dichiarare il non luogo a
procedere. Ma allora - considera ancora il presidente dell'Anm -, per raggiungere
tale obbiettivo, sarebbe stato più ragionevole prevedere lo snellimento delle
pratiche amministrative di espulsione, senza scomodare intasare la giustizia
penale». «Straniero - conclude il giudice - non è sinonimo
di pericolo o di delinquente: la maggior parte degli immigrati che vivono e
lavorano tra noi lo fanno in modo onesto e responsabile: la Corte costituzionale ha, infatti, già escluso
che lo stato d'irregolarità possa essere considerato, di per sé, sintomo
presuntivo di pericolosità sociale».
( da "Tirreno, Il"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
IMMIGRAZIONE Il
governo impugna la legge La soddisfazione di Magnolfi PRATO. Sulla legga
regionale sull'immigrazione primo round vinto dal Pdl. Il
governo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale il provvedimento. «Sono molto soddisfatto - commenta Alberto
Magnofi, presidente del gruppo Pdl - della decisione». Secondo Magnolfi:
«Costituisce un primo risultato della nostra battaglia». Il Pdl continuerà
anche la raccolta di firma per sottoporre a referendum abrogativo la normativa.
«A questo punto, tuttavia - aggiunge il consigliere - c'è d'attendersi che sia
la stessa Corte Costituzionale ad accogliere il ricorso del Governo e a
risolvere alla radice la questione». «Al di là degli aspetti strettamente
giuridici che il ricorso del governo solleva - continua - non sfugge la
rilevanza del giudizio di merito che accompagna la decisione. Ha mille ragioni
il ministro Fitto nel mettere in evidenza la chiara e consapevole volontà della
Regione di travalicare le proprie competenze per affermare principi in evidente
contrasto con le leggi dello Stato. è un orientamento che abbiamo molte volte
censurato - conclude - che non corrisponde ad una corretta cultura dei rapporti
tra le istituzioni e che, soprattutto, non serve agli interessi dei toscani».
( da "Repubblica.it"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
La Costituzione
(art. 74) assegna al Capo dello Stato l'incarico di promulgare le leggi o di
chiedere "con un messaggio motivato alle Camere" una nuova
deliberazione, quando intravede un vizio formale (sgorbi nel procedimento
legislativo) o sostanziale (il contrasto della legge con i principi costituzionali).
Ora appare abbastanza chiaro dal breve comunicato diffuso dal Quirinale e poi
dalla lunga lettera inviata al presidente del Consiglio e ai ministri
dell'Interno e della Giustizia che il capo dello Stato ritiene la nuova legge
sulla sicurezza "incoerente". Napolitano è "perplesso" e
addirittura "preoccupato". Troppe norme, in quel testo, e troppo
eterogenee, spesso "prive dei necessari requisiti di organicità e
sistematicità", così contraddittorie "con i principi generali
dell'ordinamento e del sistema penale vigente" da sollevare "dubbi di
irragionevolezza e di insostenibilità". È una diagnosi critica e assai
severa. Avrebbe giustificato un rinvio alle Camere del testo, ma - al contrario
- la legge è stata promulgata con un invito al governo a fare meglio e a fare
diritto ciò che è oggi storto e, domani, potrebbe diventare stortissimo.
Napolitano sceglie la via più difficile, dunque. Prima promulga, poi scrive,
consiglia, raccomanda, avverte. E' una strada che, prima di lui, non ha
imboccato mai nessuno. E d'altronde mai nessuno, prima di Napolitano, ha dovuto
sorvegliare una vita istituzionale divisa tra forza (straordinaria) della
maggioranza e la debolezza (straordinaria) delle opposizioni, mutilata di ogni
confronto parlamentare in una tableau dove la fragilità dei fondamenti
condivisi è evidente. Il percorso che il Capo dello Stato si è scelto è il più
tortuoso. Per necessità. OAS_RICH('Middle'); A occhio nudo, affiorano nelle
mosse del Quirinale alcune innovazioni che possono apparire irrituali. Proviamo
a enumerarle. Il Capo dello Stato non partecipa alla funzione legislativa. Il
rifiuto di promulgare una legge non è una bocciatura definitiva né un ostacolo
definitivo. E' soltanto un rinvio (se le Camere l'approvano di nuovo, la legge
deve essere promulgata). Al Capo dello Stato è riservato quindi soltanto il
potere di un "richiamo solenne al Parlamento", un invito a
riflettere, a riesaminare ancora quali sono gli effetti della nuova legge sul
funzionamento delle istituzioni o sugli equilibri generali del sistema.
Napolitano scorge nella legge i germi maligni di una "disomogeneità e una
estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di
quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero dovuto caratterizzarlo".
Dinanzi a questo quadro (ecco una prima irritualità) perché rinunciare a
sollecitare il parlamento a un riesame più meditato? Quel "richiamo
solenne", che la Costituzione assicura al Quirinale prima, giunge in
questo caso dopo la promulgazione di una legge che, anche per il Capo dello
Stato, mostra elementi di "rilevante criticità", spesso incoerenti
"con i principi dell'ordinamento". Un testo che incuba già alla
nascita "equivoci interpretativi e problemi applicativi". E - per
dirne una - con l'attribuzione della gestione del reato di immigrazione
clandestina al giudice di pace "disegna un "sottosistema"
sanzionatorio non coerente con i principi generali dell'ordinamento e meno
garantista di quello previsto per delitti di trattenimento abusivo sottoposti
alla cognizione del tribunale". Sono vizi seri, sono motivi gravi e
fondati, sono ragioni che, nello spirito della lettera costituzionale,
avrebbero giustificato un rinvio al parlamento, un ripensamento, non una
lettera al governo che molti contesteranno. C'è qui una seconda irritualità.
Perché scrivere al governo e soltanto per conoscenza al parlamento? Il
presidente non può interferire con la funzione di indirizzo politico cui è, e
deve rimanere, estraneo. La sua è una funzione di controllo che esercita sul
governo, per la necessità e l'urgenza dei decreti legge, e sul parlamento per
le leggi. Perché escludere o informare soltanto per cortesia
istituzionale i presidenti di Camera e Senato, che molto hanno corretto il
decreto partorito dall'esecutivo? Si può cogliere, soprattutto, una terza
irritualità nella mossa di Napolitano. Non esamina, nella
lunga lettera, nessuno dei profili di illegittimità costituzionale sollevati da più parti, durante il lungo lavoro di gestazione
della legge, e infine da un appello di ventidue illustri giuristi, tra i quali
ex-presidenti e membri della Corte Costituzionale come Gustavo Zagreblesky e
Guido Neppi Modona. Forse, sarebbe stato necessario. "L'ingresso o
la presenza illegale del singolo straniero - si leggeva nell'appello - non
rappresentano di per sé fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma
sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante:
l'incriminazione assume, pertanto, un connotato discriminatorio contrastante
non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si può
essere puniti solo per fatti materiali". Verso questo aspetto sostanziale,
di "merito costituzionale" (il contrasto
della nuova legge con la Carta), il Capo dello Stato non ritiene di dover
volgere lo sguardo o rassicurare circa la coerenza tra i principi e le nuove
norme. Esplicitamente la legge non piace a Napolitano e il suo giudizio critico
peserà, probabilmente, quando la Consulta ne vaglierà la costituzionalità. Se
il Capo dello Stato le ha assicurato, in modo molto problematico, il suo
sigillo lo si deve - è scritto nella nota del Quirinale - al fatto che il
provvedimento contiene misure contro la criminalità organizzata che sono state
approvate da un'ampia maggioranza e che non potevano essere sospese. Anche
questo argomento non è solidissimo. Quelle norme contro il crimine organizzato
sono state, a vista d'occhio, soltanto il paravento che ha consentito al
governo e alla maggioranza di non far apparire la legge sulla sicurezza come un
programma di repressione penale contro l'immigrazione. Aggravare le condizioni
carcerarie del 41bis, quindi di chi è già in carcere, non pare un passo
definitivo per sconfiggere le mafie né d'altronde la lotta al crimine avrebbe
registrato un arretramento con il breve rinvio necessario per rendere la legge
più equilibrata, costituzionale, meno distruttiva del
sistema penale. Ora, dopo la lettera di Napolitano, il governo promette di
correggere le storture. Vedremo. La Lega davvero rinuncerà al risultato che ha
conquistato? Il governo vorrà buttar via i successi di immagine (altri sono i
fatti) che la legge contro i migranti gli regala? (16 luglio 2009
( da "Notiziario Italiano.it"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
16/07/2009 11:02
- NON è COMPETENZA LEGISLATIVA DELLE REGIONI Il Governo impugna le leggi
regionali di Marche e Toscana --> MARCHE - La legge n. 13/2009 della regione
Marche e la legge regionale della Toscana n. 29/2009, sono state impugnate dal
Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per i Rapporti con le Regioni,
Raffaele Fitto perché in favore dei cittadini stranieri non in possesso del
permesso di soggiorno. Fitto dichiara: ”Ho proposto l'impugnativa di queste
specifiche leggi delle Regioni Toscana e Marche ovviamente in punto di diritto
ma non mi sfugge un punto di fatto: la presumibile volontà da parte delle
suddette Regioni di eccedere le proprie competenze legislative anche con uno
spirito di polemica nei confronti di leggi e norme decise dal Parlamento e
quindi leggi dello Stato. Non mi pare che questo sia un atteggiamento utile al
necessario dialogo tra Governo e Regioni e soprattutto vedo il pericolo di un
inutile e dannoso implemento del contenzioso presso la Corte Costituzionale.
Credo – continua il Ministro - anche che ciò contraddica un costume, assunto
dal Ministero per i Rapporti con le Regioni, teso a comporre ogni eventuale
contenzioso ben prima che questo approdi nelle sedi competenti per evidenti
motivi di rapidità, efficienza ed efficacia dell'azione legislativa
regionale". Nello specifico, la legge delle Marche prevede una serie di
interventi in favore non solo di cittadini stranieri regolarmente soggiornanti
nel territorio regionale, ma anche per i "cittadini stranieri immigrati in
attesa della conclusione del procedimento di regolarizzazione". La legge
della Regione Toscana, invece, contiene alcune disposizioni che prevedono
specifici interventi (in materia di assistenza socio-sanitaria, di rilascio e
rinnovo dei permessi di soggiorno, di incidenza sui flussi migratori) in favore
di cittadini stranieri immigrati privi di regolare permesso di soggiorno,
eccedendo in tal modo dalla competenza regionale. In una nota si legge:
"Tali leggi disciplinando ed agevolando il soggiorno degli stranieri che
dimorano irregolarmente nel territorio nazionale, incidono sulla disciplina
dell'ingresso e del soggiorno degli immigrati che, come più volte affermato
dalla Corte Costituzionale e' riservata allo Stato, in quanto compresa nelle
materie di “diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non
appartenenti all'Unione Europea” (Foto dalla rete)
( da "ITnews.it" del
16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 16 lug.
(Adnkronos) - ''Il rinvio ad una riunione successiva del plenum del Csm
dell'esame del parere espresso dalla competente Commissione consiliare sulla
riforma del processo penale e' stato opportuno. Non solo per approfondire le
valutazioni espresse in Commissione ma anche per distinguere il momento della
formulazione del parere dal momento della risoluzione finale, che e' quello
della competente sede plenaria". Lo ha affermato il vice presidente del
Csm, Nicola Mancino, a conclusione del dibattito in Assemblea plenaria sullo
schema di parere predisposto dalla VI Commissione consiliare, sottolineando poi
che "i titoli di alcuni quotidiani parlano, con una indebita forzatura, di
bocciatura della riforma del processo penale. Condivisibile
e', invece, il commento del Ministro della Giustizia Alfano, quando mette in
risalto che quello del Csm e' un parere, non una bocciatura. Del resto, il Csm
e' ben consapevole dell'importanza dell'invito rivoltogli dal Capo dello Stato
a 'non dilatare i propri spazi di intervento'".
( da "ITnews.it" del
16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 16 lug. -
(Adnkronos) - La discussione del parere redatto dalla sesta
Commissione del Csm sulla riforma del processo penale iniziera' a Palazzo dei
Marescialli giovedi' prossimo. Il documento era all'ordine del giorno di questa
mattina, ed era giunto con procedura d'urganza in plenum. Ma subito e' stato
chiesto il rinvio dell'esame per consentire ai consigliere di valutare in
maniera piu' approfondita il parere, data la sua consistenza. Il ddl che
ora e' all'esame della Commissione Giustizia del Senato critica fortemente il
provvedimento sottolineandone la violazione di principi costituzionali.
( da "Sicilia, La"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
I nove rilievi
del quirinale Alberto Spampinato Roma. Non erano un mistero le forti riserve di
Giorgio Napolitano sul pacchetto sicurezza. Erano note, fin dalla sua
gestazione. Riguardavano lo spirito e in particolare le «ronde» e il reato di
immigrazione clandestina, e anche l'accozzaglia di provvedimenti, e poi i
maxi-emendamenti approvati con il voto di fiducia. Ma alla fine il capo dello
Stato ha deciso di promulgare la legge. Lo ha fatto per non ritardare
l'applicazione delle nuove norme antimafia, che giudica positivamente. Ma con
una lettera al governo e ai presidenti delle Camere ha espresso motivi di
«perplessità e di preoccupazione» sulle altre parti, segnalando nove
incongruenze e sollecitando numerosi correttivi. Il governo si è rallegrato per
la promulgazione e ha promesso che terrà conto delle nove osservazioni di
Napolitano. Prima di essere sottoposto alla firma del capo dello Stato, il
provvedimento è stato passati ai raggi x dagli uffici del Quirinale. Nella sua
lettera, Napolitano dà conto del risultato del puntiglioso esame, fa una
impressionante elencazione delle incoerenze introdotte nella legislazione
penale, chiede che si interrompa la prassi dei «provvedimenti eterogenei» e un
modo di legiferare «frutto di un clima di concitazione e di vera e propria
congestione» che «mette in gioco la qualità e la sostenibilità del nostro modo
di legiferare», che si tenga conto delle osservazioni tecnico-giuridiche degli
esperti e del Comitato per la legislazione che pur esiste alla Camera e «le cui
stringenti osservazioni sono cadute nel vuoto». Sono parole pesanti, ma ben
soppesate quelle di Napolitano che contesta, in generale, «la disomogeneità e
la estemporaneità di numerose previsioni che privano il provvedimento di quelle
caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero invece dovuto
caratterizzarlo», che hanno contraddetto il principio per cui in materia penale
solo in casi eccezionali si corregge una legge «dopo brevissimo tempo», che
hanno prodotto norme difficili da capire per i cittadini e per chi deve
applicarle. «Auspico una rinnovata riflessione», dice Napolitano, per
«superaree futuri o già evidenziati equivoci interpretativi e problemi
applicativi». Il primo di questi problemi, dice, riguarda il reato di
immigrazione clandestina che «apre la strada a effetti difficilmente
prevedibili», mettendo fuorilegge in modo inequivocabile, subito tutti gli
extracomunitari senza permesso di soggiorno, (comprese le centinaia di migliaia
di badanti) e senza prevedere alcun «giustificato motivo», come
chiede di fare la Corte costituzionale. Inoltre non funziona la competenza affidata al giudice di pace,
e la nuova normativa di espulsione produce l'effetto «contraddittorio e
paradossale» che chi sia stato espulso se rientra incorrerà solo in una multa.
Altri pasticci riguardano il bilanciamento di attenuanti e aggravanti nei
processi penali, il reato di oltraggio. Sulle «ronde» Napolitano ricorda
che sono stati fissati limiti molto rigorosi e chiede al ministro dell'Interno
di emanare con urgenza un severo decreto regolatore per «ridurre al minimo
allarmi e tensioni e anche aggravio per gli uffici giudiziari, e anche per
impedire che il tanto decantato spray al peperoncino, che è stato legalizzato,
«favorisca la delinquenza di strada» diventando un'arma non contestabile. «Non
tocca a me pronunciarmi o intervenire sull'indirizzo politico nè sui contenuti
delle leggi, conclude Napolitano, ma «il presidente della Repubblica non può
restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità
che un provvedimento di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva
per taluni aspetti specie sul piano giuridico. Di qui le preoccupazioni e
sollecitazioni contenute nella presente lettera, e rivolte all'attenzione di
questo governo nello stesso spirito in cui mi sono rivolto, dinanzi a
distorsioni nel modo di legiferare, ad esempio, in materia di bilancio dello
Stato, al precedente governo, e nello stesso spirito in cui auspico ne tengano
conto tutte le forze politiche che si candidino a governare il Paese».
( da "Sicilia, La"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il lotto Abbiamo
appreso dalla stampa di una cena in casa del giudice della
Corte costituzionale Luigi
Mazzela con la partecipazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi,
del ministro di Grazia e giustizia, di un altro giudice della Corte costituzionale Paolo Maria Napolitano e
di altri. Il fatto ha provocato critiche, con le solite calunnie, unico
strumento di lotta di alcuni ambienti politici. La contestazione
riguarda il Lodo Alfano, cioè la legge che sospende i processi penali nei quali
siano interessate le più alte cariche dello Stato, fra le quali c'è la
presidenza del Consiglio oggi ricoperta da Berlusconi contro il quale sono
pendenti alcune azioni giudiziarie. La legge è sottoposta all'esame della Corte
costituzionale, che ha fissato la prima udienza per il
prossimo 6 ottobre. L'incontro di Berlusconi e del ministro Alfano in casa
Mazzella, con i due giudici della Corte costituzionale,
è stata la materia del contendere, determinando interrogazioni alla Camera dei
deputati con richieste di dimissioni per i giudici e per il ministro Alfano. Ai
giudici costituzionali, così come ai giudici ordinari, non si può impedire di
mantenere rapporti con amici e conoscenti. La materia è regolata
dall'astensione e dalla ricusazione che per i giudici costituzionali, allo
scopo di elevare il livello di garanzia, entrambe sono state soppresse. Chi
scrive non è del partito di Berlusconi e non ha votato per il centrodestra, né
pensa di farlo in avvenire, ma ciò non gli impedisce di riconoscere che
Berlusconi e la sua formazione politica hanno avuto la maggioranza dei voti del
popolo e, quindi, hanno il diritto-dovere di governare l'Italia. L'opposizione
non solo è legittima, ma addirittura, è il sale della democrazia Essa, oltre ad
esercitare il controllo nell'attività del Governo, ha il diritto-dovere di
preparare l'alternativa sulla base di un programma fondato su progetti
realizzabili, ispirati, se possibile, da principi ideologici. La lotta politica
fondata su ingiurie, calunnie e diffamazioni, ha fatto il suo tempo ed il
popolo italiano non l'ha recepito e non la recepisce, anzi produce l'effetto
contrario, alla luce, tra l'altro dei risultati ottenuti perseguendo la via
giudiziaria al potere, iniziata ieri contro Craxi e proseguita oggi contro
Berlusconi. Chi scrive conosce il giudice costituzionale
Luigi Mazzella ed ha avuto l'onore di essere stato suo collega nella
Commissione tributaria centrale con sede in Roma per parecchi anni e può dire,
sicuro di non essere smentito, che Mazzella, è persona onesta, intelligente e
preparata, imparziale ed obbiettivo nell'esercizio dei suoi incarichi pubblici
(Avvocatura dello Stato, Commissione tributaria centrale, ministero della
Funzione pubblica e Corte costituzionale), aperto nei
rapporti umani e sincero nell'amicizia a prescindere dal colore politico e dal
ceto sociale. Le polemiche sono infondate, sia perchè la Corte costituzionale è il giudice delle leggi e non delle persone
e dei loro comportamenti nella società civile e sia per il significato che è
facile dedurre dalle parole del presidente della corte,
laddove, l'illustre giurista, da un lato ha cancellato ogni dubbio, ritenendolo
privo di fondamento istituzionale e dall'altro ha offerto al popolo Italiano
una ulteriore prova di massima garanzia derivante dall'indipendenza e
dall'autonomia della Corte costituzionale nella sua
collegialità. Stefano Massimino
( da "Romania Libera"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi
online anunturile din ziarul “Romania libera”:
Lidia Barbulescu: Este firesc ca magistratii sa stabileasca salariile
magistratilor Rl online Joi, 16 Iulie 2009 Lidia Barbulescu, vicepresedintele
Inaltei Curti de Casatie si Justitie, a spus, la Realitatea FM, ca este firesc ca
magistratii sa stabileasca salariile magistratilor. Declaratia Lidiei
Barbulescu vine in contextul in care Curtea de Apel
Bucuresti judeca cererea CSM de de obligare a Ministerului Finantelor la plata drepturilor
salariale. Lidia Barbulescu a adaugat ca "magistratii au solicitat
Guvernului si Ministerului Justitiei, inca din ianuarie, sa indrepte o data
pentru totdeauna inechitatile din sistem prin adoptarea unei legi de salarizare
provizorie a autoritatii judecatoresti". Curtea de Apel Bucuresti
judeca cererea Consiliului Superior al Magistraturii de suspendare a executarii
unui act administrativ dat de Ministerul Finantelor Publice si de obligare a
MFP la plata drepturilor salariale. Potrivit CSM,
membrii Consiliului nu si-au incasat drepturile salariale, inclusiv sporul de
50% pentru risc si suprasolicitare neuropsihica, aferente lunii iunie. Potrivit
NewsIn, surse din magistratura spun ca situatia ar fi similara celei de la
Inalta Curte de Casatie si Justitie, unde magistratii au refuzat sa-si ridice
salariile fara sporul de stres de 50%. Din aceeasi categorie: Moody2s estimeaza
ca economia Romaniei va scadea cu 5,7% in 2009MAE: Amplificarea cersetoriei
practicata in Norvegia de romi romani, una din problemele dezagreabileMartorii
din dosarul Ridzi, printre care si jurnalisti, vor fi audiati lunea viitoare
Voteaza
( da "Sestopotere.com"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia. Alfano: Il parere del CSM sulla riforma del processo penale non limiterà le Camere
(16/7/2009 17:32) | (Sesto Potere) - Roma - 16 luglio 2009 - "Il Csm ha
dato il suo parere sul disegno di riforma del processo penale e il Parlamento
talvolta ha preso in considerazione i pareri del Csm. Ma il Parlamento e’
sovrano". Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano,
intervenendo a Omnibus Estate, la trasmissione de La7 che è andata in onda questa mattina.
"C’e’ una drammatizzazione dei
pronunciamenti del Csm, che spesso avvengono in pendenza del dibattito
parlamentare, che continuera’ ad essere libero, a beneficio del servizio
giustizia".
Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha rinviato alla prossima
settimana l'esame per l'approvazione del ddl sul processo penale.
( da "Sestopotere.com"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Presidente
Napolitano promulga la legge sulla sicurezza e scrive a Berlusconi e ai
Ministri Alfano e Maroni (16/7/2009 16:13) | (Sesto Potere) - Roma - 16 luglio
2009 - Ho oggi, 15 luglio 2009, promulgato la legge recante “Disposizioni in
materia di pubblica sicurezza” approvata il 2 luglio scorso. Ho ritenuto di non
poter sospendere in modo particolare la entrata in vigore di norme – ampiamente
condivise in sede parlamentare – che rafforzano il contrasto alle varie forme
di criminalità organizzata sia intervenendo sul trattamento penitenziario da
riservare ai detenuti più pericolosi (art. 2 commi 25 e 26) sia introducendo
più efficaci controlli e sanzioni per le condotte di infiltrazione mafiosa
nelle istituzioni e nella economia legale (art. 2 commi 2, 20, 22, 29-30). Non
posso tuttavia fare a meno di porre alla vostra attenzione perplessità e
preoccupazioni che, per diverse ragioni, la lettura del testo ha in me
suscitato. Il provvedimento trae origine dal disegno di legge presentato dal
Governo in Senato il 3 giugno 2008, dopo che, per l’assenza
dei presupposti di straordinaria necessità e urgenza oltre che per la natura
dei temi trattati, si era convenuto che alcune sue significative disposizioni
non potevano essere inserite nel decreto legge – sempre in tema di sicurezza –
emanato qualche
giorno prima (decreto legge 23 maggio 2008, n. 92). Gli originari 20 articoli
del disegno di legge divennero però ben 66 nel testo licenziato dall’Assemblea
del Senato il 5 febbraio 2009 venendo poi accorpati in 3 attraverso la
presentazione di “maxi-emendamenti” sui quali il Governo appose la questione di fiducia alla
Camera : fiducia ottenuta il 14 maggio 2009 e poi nuovamente apposta al Senato
sul medesimo testo per la definitiva approvazione del 2 luglio. I tre articoli
della legge si compongono ora, rispettivamente, di 32, 30 e 66 commi. Con essi
si apportano modifiche o integrazioni a 43 disposizioni del codice penale, a 38
disposizioni del testo unico sulla immigrazione, a 16 disposizioni dell’ordinamento
penitenziario e ad oltre circa 100 disposizioni inserite nel codice di procedura penale, nel
codice civile e in 30 testi normativi complementari o speciali. A spiegare il
ricorso a una sola legge per modificare o introdurre disposizioni inserite in
molti disparati corpi legislativi, tra i quali anche codici fondamentali, è
stata la convinzione che esse attenessero tutte al tema della “sicurezza
pubblica” nella sua accezione più ampia, funzionale all’intento
di migliorare la qualità della vita dei cittadini rimuovendo situazioni di degrado, disagio
e illegalità avvertite da tempo. Dal carattere così generale e onnicomprensivo
della nozione di sicurezza posta a base della legge, discendono la
disomogeneità e la estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il
provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che
avrebbero invece dovuto caratterizzarlo. In altre occasioni, ho rilevato
pubblicamente (rivolgendomi alle “alte cariche dello Stato”, a partire dal
dicembre 2006), come provvedimenti eterogenei nei contenuti e frutto di un
clima di concitazione e di vera e propria congestione sfuggano alla
comprensione della opinione pubblica e rendano sempre più difficile il rapporto
tra il cittadino e la legge. Ritengo doveroso ribadire oggi che è
indispensabile porre termine a simili “prassi”, specie quando si legifera su
temi che – come accade per diverse norme di questo provvedimento – riguardano
diritti costituzionalmente garantiti e coinvolgono aspetti qualificanti della
convivenza civile e della coesione sociale. E’
in giuoco la
qualità e sostenibilità del nostro modo di legiferare. D’altronde
è stato un organismo svincolato da ogni posizione di parte – il Comitato per la
legislazione della Camera – a segnalare concordemente, nell’esaminare il
disegno di legge in questione, nella seduta del 29 aprile 2009, che alcune disposizioni non
rispondevano alle esigenze di “semplificazione della legislazione” ; altre non
erano conformi alle esigenze di “coerente utilizzo delle fonti” ; altre
adottavano “espressioni imprecise ovvero dal significato tecnico – giuridico di
non immediata comprensione” o si sovrapponevano ad altre già vigenti ; altre,
ancora, erano carenti sotto il profilo “della chiarezza e della proprietà della
formulazione” (il richiamo è da intendersi ora all’art.
1 comma 28, all’art.3
commi 56 e 58, all’art. 2 comma 25 lett. f ) n. 3 e, infine, all’art.
3 commi 3,6 e 14). Ma tali stringenti osservazioni sono cadute nel vuoto. In
proposito, mi limito ad aggiungere che solo in casi eccezionali può tornarsi a
legiferare sull’identico tema dopo brevissimo tempo ampliando l’area
di applicabilità di istituti processuali, modificando fattispecie criminose o
collocando altrove le stesse previsioni (come invece accade tra l’altro,
per le disposizioni dell’art. 1 commi 2-5,14,26 e per quelle dell’art.
2 commi 21-22 e 27) ; così come appare contraria ai principi cardine di una
corretta tecnica legislativa la circostanza che la modifica della stessa norma
e dello stesso comma (art. 16 comma 1 del d.lgs. 286/1998) venga effettuata
(come qui
accade) in due diverse parti dello stesso provvedimento (art. 1 comma 16 lett.
b ) e art. 1 comma 22 lett. o ). La formulazione, la struttura e i contenuti
delle norme debbono poter essere “riconosciuti” ( Corte costituzionale
n. 364 del 1988 ) sia da chi ne è il destinatario sia da chi deve darvi
applicazione. Il nostro ordinamento giuridico risulta seriamente incrinato da
norme oscuramente formulate, contraddittorie, di dubbia interpretazione o non
rispondenti ai criteri di stabilità e certezza della legislazione : anche per
le difficoltà e le controversie che ne nascono in sede di applicazione. Sulla
base di quanto esposto, aggiungo di aver ravvisato nella legge anche altre
previsioni che mi sono apparse – sempre a titolo esemplificativo – di rilevante
criticità e sulle quali auspico una rinnovata riflessione, che consenta di
approfondire la loro coerenza con i principi dell’ordinamento
e di superare futuri o già evidenziati equivoci interpretativi e problemi
applicativi. Mi riferisco alle disposizioni che hanno introdotto il reato di
immigrazione clandestina (art. 1 commi 16 e 17). Esso punisce non il solo
ingresso, ma anche il trattenimento nel territorio dello Stato. La norma è
perciò applicabile a tutti i cittadini extracomunitari illegalmente presenti
nel territorio dello Stato al momento della entrata in vigore della legge. Il
dettato normativo non consente interpretazioni diverse : allo stato, esso apre
la strada a effetti difficilmente prevedibili. In particolare, suscita in me
forti perplessità la circostanza che la nuova ipotesi di trattenimento indebito
non preveda la esimente della permanenza determinata da “giustificato motivo”.
La Corte costituzionale ( sentenze n. 5/2004 e n.
22/2007 ) ha sottolineato il rilievo che la esimente può avere ai fini della
“tenuta costituzionale” di disposizioni del genere di
quella ora introdotta. L’attribuzione della contravvenzione
di immigrazione clandestina alla cognizione del giudice di pace non mi pare poi
in linea con la natura conciliativa di questi e disegna nel contempo, per il reato in
questione, un “sottosistema” sanzionatorio non coerente con i principi generali
dell’ordinamento e meno garantista di quello previsto per delitti di
trattenimento abusivo sottoposti alla cognizione del tribunale. Per il nuovo reato la pena inflitta non può
essere condizionalmente sospesa o “patteggiata”, mentre la eventuale condanna
non può essere appellata. Le modifiche apportate dall’art.
1 comma 22 lett. m ) in materia di espulsione del cittadino extracomunitario
irregolare,
determinano – a ragione di un difettoso coordinamento normativo – il
contraddittorio e paradossale effetto di non rendere più punibile (o al più
punibile solo con un’ammenda) la condotta del cittadino
extracomunitario che fa rientro in Italia pur dopo essere stato materialmente
espulso. La condotta era precedentemente punita con la reclusione da uno a
cinque anni. L’art.1 comma 11 introduce una fattispecie di
tipo concessorio per l’acquisto della cittadinanza da parte di chi è
straniero e contrae matrimonio con chi è italiano. La norma non individua però i criteri in
base ai quali la concessione è data o negata e affida qualsiasi determinazione
alla più ampia discrezionalità degli organi competenti. Tra le modifiche
apportate al codice penale, si osserva in particolare che l’art.
3 comma 27 vieta di effettuare il giudizio di equivalenza o prevalenza tra
alcune circostanze aggravanti del reato di rapina ed eventuali circostanze
attenuanti. Le aggravanti del reato di rapina sono le stesse previste per quello di estorsione che, rispetto al
primo, è punito più gravemente. La norma che impedisce il bilanciamento delle
aggravanti non è però richiamata per la estorsione, con la irragionevole
conseguenza che, per il delitto più grave, è consentito “neutralizzare” l’aumento
sanzionatorio derivante dalla presenza delle circostanze. In via generale,
comunque, i ripetuti e recenti interventi legislativi che hanno derogato al
principio della bilanciabilità tra aggravanti a effetto speciale e attenuanti
(art. 69 c.p.),
sembrano ormai imporre una disciplina che regoli in modo uniforme l’intero
sistema, razionalizzandolo e semplificandolo. L’art. 1 comma 8, che ha
reintrodotto il delitto di oltraggio stabilisce una singolare causa di
estinzione del reato collegata al risarcimento del danno. La causa di estinzione è
concettualmente incompatibile con i delitti che, come l’oltraggio,
rientrano tra quelli contro la pubblica amministrazione. Ai commi da 40 a 44,
l’art. 3 stabilisce che i sindaci possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra
cittadini per segnalare alle forze di polizia anche locali eventi che possano
arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale.
Essendo affidata non alla legge ma a un successivo decreto del Ministro dell’interno
la determinazione degli “ambiti operativi” di tali disposizioni, appare urgente
la definizione di detto decreto in termini di rigorosa aderenza ai limiti
segnati in legge relativamente al carattere delle associazioni e al compito ad
esse attribuito.
Da ciò dipenderà la riduzione al minimo di allarmi e tensioni nell’applicazione
della normativa in questione, anche sotto il profilo dell’aggravio che
possa derivarne per gli uffici giudiziari. Anche in rapporto
all’innovazione sancita nei commi 40-44 dell’art.
3, va considerato il comma 32 dello stesso articolo, secondo il quale spetterà
al Ministro dell’Interno stabilire “le caratteristiche tecniche degli strumenti di
autodifesa”, con particolare riferimento alla nebulizzazione di un determinato
principio attivo naturale, ovvero all’uso di uno spray al
peperoncino. Il rischio da scongiurare è che si favorisca la delinquenza di
strada o comunque si indebolisca la prescrizione che le associazioni, di cui al
comma 40, debbano essere formate da “cittadini non armati”. Peraltro è da rilevarsi
che, stando ai principi affermati dalla giurisprudenza, il porto dello spray
potrebbe restare sempre vietato a norma dell’art.
4 della legge 110/1975. Al Presidente della Repubblica non spetta pronunciarsi
e intervenire sull’indirizzo
politico e sui contenuti essenziali di questa come di ogni legge approvata dal
Parlamento : essi appartengono alla responsabilità esclusiva del governo e
della maggioranza parlamentare. Il Presidente della Repubblica non può invece
restare indifferente
dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento
di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva per taluni aspetti,
specie sul piano giuridico. Di qui le preoccupazioni e sollecitazioni contenute
nella mia presente lettera, e rivolte all’attenzione di
questo governo nello stesso spirito in cui mi sono rivolto - dinanzi a
distorsioni nel modo di legiferare, ad esempio in materia di bilancio dello
Stato - al precedente governo, e nello stesso spirito in cui auspico ne tengano conto tutte le
forze politiche che si candidino a governare il paese.
( da "Romania Libera"
del 16-07-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi
online anunturile din ziarul “Romania libera”:
Pogea vine cu bani de acasa pentru magistrati Andrei Luca Popescu Vineri, 17
Iulie 2009 Premiera: ministru amendat de justitie pentru ca nu mai are bani de
salarii. Curtea
de Apel Bucuresti il obliga pe Gheorghe Pogea, ministrul Finantelor, sa achite
o amenda de 120 de lei (20% din salariul minim brut pe economie) pentru fiecare
zi in care ministerul pe care il conduce intarzie sa le plateasca magistratilor
de la Inalta Curte de Casatie si Justitie (ICCJ) sporul de stres de 50% din
salariu. Magistratii de la Curtea de Apel au dat castig de cauza colegilor lor
de la ICCJ intr-un timp-record: doua zile. Decizia nu este definitiva, putand
fi atacata cu recurs. Tot ieri, Curtea de Apel a decis intr-un alt proces, de
data aceasta al sefilor de la Consiliul Superior al Magistraturii, sa oblige
Finantele sa plateasca 84.000 de euro in termen de o
singura zi, suma reprezentand sporurile de stres pe luna iunie ale CSM. Din aceeasi categorie: Capitala,
Brasovul si Prahova, in topul zonelor deficitare la toalete"Prima
casa" a scazut preturile apartamentelor de 3 camere Probleme in declaratia
de avere a noului ministru al Tineretului si Sportului Voteaza
( da "Corriere.it"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
dopo il parere
della Sesta commissione sulla riforma del processo penale Mancino: «Da Csm nessuna bocciatura» Il vicepresidente: «Giusto rinviare la
discussione, alcune forzature vanno eliminate e alcuni suggerimenti accolti»
MILANO - Nel parere fortemente critico sulla riforma del processo penale
espresso dalla Sesta commissione ci sono alcune «forzature che andranno
eliminate» durante la discussione in plenum, dunque è opportuno il
rinvio della discussione a giovedì prossimo deciso dall'assemblea di Palazzo
dei Marescialli. È il parere del vicepresidente del Csm Nicola Mancino, secondo
cui è necessario «approfondire le valutazioni espresse in Commissione, ma anche
per distinguere il momento della formulazione del parere dal momento della
risoluzione finale, che è quello della competente sede plenaria». DIALOGO CON
GOVERNO - Il termine "bocciatura", usato dalla stampa, secondo
Mancino rappresenta «un'indebita forzatura», mentre è corretto il commento del
ministro Alfano, ovvero che si tratta solo di un parere. Il vicepresidente fa
riferimento all'invito di Napolitano, che ha chiesto al Consiglio superiore
della magistratura di «non dilatare i propri spazi di intervento», e sottolinea
che «dialogare con il governo è necessario». Per Mancino, comunque, «sarà
giusto apprezzare molti suggerimenti contenuti nello schema di parere, perché
sono rivolti a razionalizzare, a semplificare e a ridurre i tempi lunghi del
processo penale». IL PARERE DEL CSM - Nel documento
della Sesta commissione si dice che il ddl Alfano viola almeno quattro principi
costituzionali, a cominciare da quello sull'obbligatorietà dell'azione penale,
e avrà effetti «devastanti» sull'«efficacia» delle indagini. E inoltre,
«rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo» e al
tempo stesso «estromettendo il pm dalle indagini», potrebbe permettere al governo
di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale. «Ciascuno deve
fare il proprio lavoro e il Csm ha espresso il suo parere, c'è una
drammatizzazione dei suoi pronunciamenti» aveva commentato il ministro della
Giustizia. stampa |
( da "Mattino di Padova, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 17 - Altre
In ricordo In ricordo di McNamara La notte del 6 luglio scorso si è spento
durante il sonno nella sua casa di Washington Robert Strange McNamara. Fu una
delle menti più brillanti del '900. Divenne noto al grande pubblico quando John
Kennedy lo invitò a casa facendolo entrare da una porta sul retro per offrirgli
il ruolo di Segretario della Difesa. «Mr President, non sono abbastanza
qualificato», provò a sostenere. JFK gli ribatté che non esistono scuole
neppure per diventare presidenti degli Stati Uniti. Lo accompagnò poi
all'entrata principale dove lo attendeva la stampa già convocata per
l'annuncio. Così lo seppe la moglie Marg. E fu felice, nonostante che lo
stipendio di 25.000 dollari non potesse certo competere con gli 800.000 dollari
che riceveva da presidente della Ford (da soli 45 giorni), dove si distinse
anche per aver diffuso l'abitudine delle cinture di sicurezza su larga scala.
Kennedy l'aveva voluto nel suo «inner circle» per le straordinarie abilità
manageriali e la rapidità nel trovare soluzioni ai problemi più intricati. Pur
utilizzando ogni possibilità di analisi spesso ricorreva al «quick and dirty»,
sporco ma veloce, per supportare le incredibili capacità decisionali. Nato nel
1916 a San Francisco, era stato il più giovane professore di Harvard. Celebri i
calcoli nella II Guerra Mondiale che permisero all'aviazione americana di
comprendere le cause degli innumerevoli guasti dei B29 (semplicemente dovuti
alla paura dei piloti) e di ribaltare in un batter d'occhio i rapporti di forza
nell'aria. Fu celebre anche per aver condotto la guerra del Vietnam della quale
poi si pentì considerandola ingiusta e sbagliata. Divenuto presidente della
World Bank nel 1968 riuscì a decuplicarne i finanziamenti nei 13 anni di
attività, indirizzandoli al superamento della povertà nei paesi del terzo
mondo. Vinse il premio Oscar nel 2004 per il miglior documentario «The fog of
war». Dopo lunghissima vedovanza si risposò a 88 anni con Diana Masieri,
friulana, ex rallysta e tennista, vedova a sua volta di un agente segreto. Era
il 16 settembre 2004 e la cerimonia, semplice e riservata, si tenne nella
Basilica di Assisi in onore di San Francesco e della sua città natale. In
quell'occasione lo conobbi e rimasi poi in contatto epistolare. Non dimenticherò
mai la passione e la grinta con cui parlava di politica, spalancando gli occhi
profondi. E neppure la mascella volitiva sempre protesa in avanti e verso
l'alto, che sembrava anticipare l'avvenire. Bob, ti sia lieve la terra. Aldo
Mariotto Più vigilanza al Parco dei Conigli Il 12 luglio scorso, mentre mi
trovavo all'interno del parco municipale di Vigodarzere, denominato Parco dei
Conigli, in tarda mattinata, mi sono ritrovato assieme a mia moglie e mio
figlio di cinque anni, unitamente ad altra coppia con una bambina assai più
piccola; ebbene considerato che le giostrine del parco sono tarate per un certo
peso inerente i bambini, mi sono accorto che quest'ultima coppia di sicura
origine dell'Est-Europa (per il modo di parlare), ad un tratto si è messa a giocare
con le giostrine senza accorgersi della mia presenza. Ovvero, il marito dopo
essersi fatto un giro su di una giostra, si è messo a dondolarsi all'altalena
dei piccoli; non ho saputo quindi stare zitto e gli ho detto testualmente che
le giostre presenti sono tarate per i bambini e non per gli adulti. Subito,
questi si alzava dall'altalena e venendomi incontro diceva che «a casa mia
l'altalena non esiste». Ho voluto tralasciare altri discorsi, portandomi con la
mia famiglia verso l'uscita proprio per evitare un sicuro alterco con questa
maleducata persona. Spero che il sindaco di Vigodarzere voglia prendere
provvedimenti sia sul fatto che durante la mattinata non vi era alcuna
vigilanza e sia sul fatto che se l'addetto alla vigilanza è pagato dal Comune
che svolga al meglio la sua funzione e non allontanare le persone che magari si
presentano con un cane al guinzaglio (come lo scrivente), senza profferire
alcuna parola nei confronti di chi si presenta con il pallone in mano che,
stando ai divieti apposti sui cartelli del parco, è severamente vietato.
Francesco Contri Come abrogare la Riforma Moratti Sul mattino è stata
pubblicata nei giorni scorsi, a cura delle maggiori organizzazioni sindacali
della scuola (eccettuate Gilda e Snals) una pagina che propugna l'abrogazione
della legge 53/2003 (non 2000, come per due volte è scritto), nota come
«riforma Moratti». Non discuto in questa sede le motivazioni addotte per
l'eventuale abrogazione, ma mi meraviglio un po' di una cosa. L'abrogazione può
essere ottenuta con referendum, cosa oggi di viva attualità. A sua volta il
referendum richiede la raccolta di cinquecentomila firme, comunque uno sforzo
organizzativo notevole. Tuttavia l'art. 75 della nostra Costituzione recita che
il referendum può essere chiesto anche da cinque Consigli regionali. Perché per
giungere all'abrogazione della legge non si è scelta questa strada, molto più
semplice? Agli organi regionali o nazionali delle organizzazioni firmatarie
della pagina non sarà certo mancata la possibilità di rivolgersi ad alcune
regioni, per esempio, quelle amministrate dal centro-sinistra, che erano più di
cinque anche prima delle elezioni amministrative. So che qualche cosa in questo
senso era stato tentato, in modo secondo me abbastanza velleitario, dalla Gilda,
a quanto s'è visto, senza risultati. Con indubbio effetto simbolico i cinque
Consigli avrebbero potuto riunirsi nella stessa serata, approvando in
contemporanea la richiesta di referendum: per oggi l'iter referendario sarebbe
stato comodamente compiuto e si sarebbe potuto votare questa domenica insieme
agli altri quattro referendum, con un sicuro effetto trascinante sulla
affluenza alle urne. Non ci sarebbe stato neppure il rischio che la Corte costituzionale bocciasse il referendum sulla legge nel suo insieme per evitare
il «vuoto legislativo», com'è invece avvenuto per la legge sulla fecondazione
assistita: infatti nella legge 53 l'ultimo articolo prevede l'abrogazione della
legge 30/2000, nota come «riforma Berlinguer-De Mauro», sicché l'abrogazione della
legge Moratti rimetterebbe automaticamente in vigore la Berlinguer,
senza lasciare alcun vuoto; mentre sarebbe stato diverso se quest'ultima fosse
stata abrogata con un provvedimento legislativo a parte. Non voglio qui
addentrarmi sulle cause che per cui tutto questo non è stato fatto, facendo
supposizioni o deduzioni. Dico solo che le manifestazioni e gli interventi
contro la riforma Moratti, da molti analisti di vari orientamenti detta
«Berlinguer-Moratti», mi sanno un po' di strumentale, di opportunistico e di
poco sincero, mentre la scuola avrebbe bisogno di un dibattito e di interventi
di tipo diverso. Filippo Franciosi insegnante A proposito dell'Auditorium Leggo
la lettera aperta degli Amissi del Piovego in merito al progetto di un
Auditorium di Oscar Niemeyer da collocarsi nell'ex Foro Boario. Rispondo
volentieri anche se mi sembra di averlo fatto parecchie volte a voce e già per
iscritto. In effetti, nel 1988 (sono passati 21 anni) mi furono consegnate
alcune fotocopie di schizzi di Niemeyer (chiamarlo progetto è naturalmente
improprio, diciamo, come si dice oggi, che era un «concept», una possibile
idea) e un plastico, per la verità mi sembra di ricordare con notevoli
difformità rispetto agli schizzi e comunque non inquadrato nell'ambiente unico
del Prato. L'idea era naturalmente affascinante, ma non ho potuto darle seguito
per un insieme di motivi. L'amministrazione comunale era impegnata in quel
periodo in un rilevante ciclo di opere pubbliche (nuovo tribunale, stadio,
fognature, grande viabilità) che non consentivano di immaginare di poter
finanziare, neppure nel medio periodo, un'opera di quella dimensione
finanziaria. Impegnare un architetto, già allora più che ottantenne, in una
progettazione per la quale non si era in grado di prevedere alcun concreto
esito per il successivo decennio mi pareva sbagliato. Non ho cambiato idea su
questo punto, perché in particolare l'Auditorium non è solo un'opera
architettonica, ma una complessa macchina tecnologica che richiede una presenza
costante nella fase realizzativa. Le tecniche poi in questo campo sono in
costante evoluzione, non penso che sarebbe stato utile per la città realizzare
oggi un progetto vecchio di vent'anni. Forse ero un po' pessimista sulla
longevità del grande architetto. Niemeyer ha continuato a progettare e ha
superato felicemente la soglia dei 100 anni: penso al bellissimo Museo di
Niteroi, vicino a Rio, realizzato negli anni '90. A Ravello si sta realizzando,
con molte difficoltà, un suo interessante progetto. In ogni caso devo dire, ma
questa è una idea del tutto personale, che mi parve il segno di Niemeyer poco
adatto al contesto del Prato, ma naturalmente su questo punto se vi fossero
state le compatibilità economiche si sarebbe potuto aprire un dibattito ed un
confronto. Non condivido l'idea che il progetto Crotti segni una regressione,
penso che sia una interessante occasione, anche se ho sempre ritenuto che la
collocazione dell'Auditorium per la Musica nell'ex Foro Boario sarebbe stato un
modo di completare in modo decisivo le funzioni urbane del Prato Circa la
attuale ubicazione del plastico e delle fotocopie degli schizzi occorre
rivolgersi all'attuale amministrazione. Immagino che siano rintracciabili
nell'archivio comunale. Di certo non furono trattenuti né da me, né dal mio Gabinetto,
ma trasmessi ai competenti uffici. Paolo Giaretta
( da "Repubblica, La"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
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Interni Per questo il Cavaliere evita strappi col Quirinale: "Provocarlo
ora non serve" "Dal Colle un avvertimento" il premier teme un
autunno caldo tra intercettazioni, lodo e Lega La crisi economica preoccupa
Bossi: "Dobbiamo difen- dere i lavoratori del Nord" CLAUDIO TITO ROMA
- «Dobbiamo prepararci. Perché i veri problemi ce li avremo a settembre e non
adesso». Silvio Berlusconi sembra voler indossare l´elmetto. Prova a compattare
il suo governo e evita lo scontro frontale con Giorgio Napolitano. Si prepara
all´"autunno caldo". Alla ripresa dopo la pausa estiva, che rischia
di trasformarsi in un percorso a ostacoli. Un labirinto composto di scadenze
"politiche" e di traumi "economici". Che costringerà
l´esecutivo ad un vero e proprio redde rationem con il Quirinale e anche con la
Lega di Umberto Bossi preoccupata dalle ripercussioni al nord della
"recessione". Da giorni infatti, l´attenzione del Cavaliere è
proiettata a quel che accadrà dopo l´estate. Tanto che persino la lettera con
cui il presidente della Repubblica ha accompagnato la promulgazione della legge
sulla sicurezza è stata letta come la premessa di uno scontro prossimo venturo.
«è stato proprio un avvertimento - dicono i fedelissimi del premier - ci ha
voluto dire che in seguito sarà più fermo». La mossa del Colle, dunque, non è
affatto piaciuta all´inquilino di Palazzo Chigi. Tanto che anche ieri il capo
del governo ha spiegato senza mezzi termini di non avere alcuna intenzione di
modificare il testo del pacchetto sicurezza. «Non c´è alcun bisogno di fare
correzioni - ha concordato con il ministro degli Interni, Roberto Maroni -, ma
il punto non è questo». L´obiettivo, allo stato, è quello di non anticipare lo
scontro frontale. Non inasprire un rapporto che - al di là delle dichiarazioni
ufficiali - corre sistematicamente sul filo dell´alta tensione. Del resto, gli
appuntamenti che il presidente del consiglio dovrà affrontare da settembre in
poi coinvolgeranno in modo diretto o indiretto anche il Colle. A partire dal
disegno di legge sulle intercettazioni. Un provvedimento che, proprio su
richiesta di Napolitano, è slittato al prossimo autunno. Due settimane fa il
capo dello Stato aveva fatto sapere al Guardasigilli, Angelino Alfano, che non
avrebbe firmato quel testo. E il sospetto che attanaglia gli uomini del governo
è che dopo il sofferto via libera alla legge sulla sicurezza, il presidente
della Repubblica sarà intransigente sulle intercettazioni. «Quello di ieri -
ripetono - è stato un avvertimento». Non solo. In autunno potrebbe materializzarsi
un altro spettro. La bocciatura, da parte della Corte costituzionale, del cosiddetto
"Lodo Alfano". Lo "scudo" che protegge le massime cariche
dello Stato dalle inchieste giudiziarie. Se così fosse tutti processi del
Cavaliere verrebbero riaperti, in primo luogo quello che ha già visto la
condanna dell´avvocato Mills. «Si rialzerebbe un polverone - è il suo
timore -, si riaprirebbe la guerra con i magistrati. Una soluzione va trovata».
Un terreno minato per Berlusconi. Che per il momento lancia una sola parola
d´ordine: allontanare la tentazione dello "strappo" con Napolitano.
«Provocarlo adesso - si è sfogato con un ministro - sarebbe senza senso».
L´autunno, però, si prospetta incandescente anche per un altro motivo: la crisi
dell´economia. Tutte le previsioni fornite da Giulio Tremonti a Palazzo Chigi
sono a dir poco «nere». Molte piccole e medie aziende sono destinate a chiudere
i battenti proprio a settembre. Un incubo per i leghisti: atterriti dall´idea
che il nord venga devastato dalla disoccupazione e che nel frattempo sia stato
grattato il fondo del barile per le risorse da destinare alla Cassa
integrazione. Non a caso nelle ultime due settimane Bossi ha premuto
l´acceleratore del federalismo. Chiedendo di stringere i tempi per quello fiscale
e varando il codice delle autonomie. Per i lumbard è questa la risposta
"nordista" alla recessione. «Voglio certezze - ha detto il Senatur al
premier nei giorni scorsi - altrimenti che gli racconto ai miei?». Un
interrogativo sillabato a ripetizione. Perché la paura dei leghisti è che non
ci siamo nemmeno i fondi per il federalismo fiscale. Il terrore di Berlusconi,
dunque, è che lo "scontro" con il Quirinale apra un link con la crisi
economica e il malessere leghista. Una situazione tanto critica da indurre il
ministro dell´Economia a "ricucire" con l´odiata Cgil di Guglilemo
Epifani. «Dobbiamo correre ai ripari», avverte Berlusconi.
( da "Repubblica, La"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 4 -
Interni Processo penale, Mancino corregge il Csm "Nel parere della
commissione forzature da eliminare. Dialogo sulla riforma" ALBERTO
CUSTODERO ROMA - Nessuna «bocciatura» del ddl sulla riforma del processo
penale, ma solo un «parere dialogante». Il Csm non interferisca con l´attività
del Parlamento. Ed elimini le forzature. Nicola Mancino, vicepresidente
dell´organo di autogoverno della magistratura, rinviando a giovedì prossimo la
decisione del plenum, interviene per stemperare le tensioni scatenate dal
parere di «incostituzionalità» espresso l´altro ieri dalla sesta commissione
sul ddl di riforma del processo penale. Era stato il senatore pdl Gaetano
Quagliariello ad accusare il Csm di «sconfinare dalla sua funzione formulando
giudizi di costituzionalità violando le prerogative del
Parlamento, della Corte Costituzionale e del Presidente della Repubblica». Il
numero due del Csm, al contrario, ribadisce che «dialogare con il governo è
necessario ed è anche utile se i suggerimenti del Csm sono valutati
positivamente per la oggettività dei rilievi: le forzature mai aiutano a
rendere proficuo un dialogo fra chi propone (il governo) e chi
istituzionalmente è deputato a dare un parere di merito». Non è la prima volta,
del resto, che i pareri del Csm sui provvedimenti all´esame del Parlamento
scatenano polemiche. Era successo quando la Sesta Commissione stroncò le ronde.
E col ddl intercettazioni, costringendo Mancino, il giorno dopo, a precisare
che «il Csm non è una terza Camera». Nel gioco delle parti, il numero due del
Csm ieri tenta di ridimensionare la portata del giudizio di costituzionalità
del ddl Alfano per evitare uno scontro istituzionale che nessuno in questo
momento vuole. Non lo vuole il ministro della Giustizia, Angelino Alfano,
prudente l´altro ieri nel commentare la bocciatura al suo ddl («Il parlamento è
sovrano, talvolta tiene conto dei pareri del Csm»). E non il capo dello Stato
che proprio il giorno della «bocciatura» da parte della Sesta Commissione,
promulgava il ddl sicurezza accompagnandolo, però, con una lettera densa di
riserve e preoccupazioni. Mancino dà una prova tangibile della sua
disponibilità al dialogo e ad abbassare i toni rinviando la discussione del
plenum. Dando ragione al Guardasigilli («è condivisibile - dice - il commento
del ministro Alfano quando mette in risalto che quello del Csm è solo un
parere»). Accusando alcuni giornali di «indebita forzatura» per come hanno
trattato l´argomento. E ricordando l´invito del capo dello Stato a una «più
tempestiva formulazione dei pareri» e a non «dilatare i propri spazi di
intervento». Alla fine, annuncia che, «quando il plenum sarà chiamato a
formulare il parere, alcune forzature andranno eliminate, come sarà giusto
apprezzare molti suggerimenti contenuti nello schema di parere perché sono
rivolti a razionalizzare, a semplificare e a ridurre i tempi lunghi del
processo penale». Il centrodestra accoglie positivamente la posizione di
Mancino. è lo stesso Quagliariello ad ammettere che «sono state poste le
premesse affinché non vi siano in futuro ulteriori forzature. Ci sembra questa
la strada giusta affinché il rapporto tra i poteri dello Stato possa essere
ricondotto nell´alveo di una fisiologica dialettica istituzionale».
( da "Nazione, La (Grosseto)"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA GROSSETO
pag. 5 SULL'ITER giudiziario che ha caratterizzato il maxiprocesso antimafia
che si è svolto nell... SULL'ITER giudiziario che ha caratterizzato il
maxiprocesso antimafia che si è svolto nell'aula bunker di via Lago di Varano
dal 7 maggio 1996 al 16 dicembre 2007, interviene il giudice Enzo La Gamba, che
fu il presidente del Tribunale penale che si occupò del processo che vide alla
sbarra, tra gli altri, Gaspare Mutolo. «Ritengo doveroso per una più completa
informazione si legge in una nota firmata da La Gamba significare che
all'annullamento della sentenza del Tribunale di Grosseto, pronunciato
dalla Corte di appello di Firenze, che comportò il gravoso compito per questo
Tribunale di rinnovare il procedimento, seguì il riconoscimento da parte della
Corte Costituzionale della legittimità della decisione del Tribunale
grossetano». Il giudice La Gamba nella sua nota ha ricordato anche l'enorme
mole di lavoro affrontato dai giudici (oltre La Gamba, i giudici Pasca e
Ariolli). «Il processo si svolse in 138 udienze, trecento testimoni, con
l'esame di una considerevole quantità di documenti. Il processo di fronte al
Tribunale sia stato svolto con la dovuta diligenza».
( da "Riformista, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
segue dalla prima
pagina In che cosa il metodo seguito desta preoccupazioni? I dubbi di
Napolitano concernono la asistematicità e i problemi di tecnica redazionale
segue dalla prima pagina In che cosa il metodo seguito desta preoccupazioni? I
dubbi di Napolitano concernono la asistematicità e i problemi di tecnica
redazionale. Asistematicità perché il provvedimento approvato dalle Camere
riforma più di una trentina tra codici e leggi già esistenti, accorpando tutte
le norme in base a una nozione molto ampia della sicurezza pubblica. E pi ci
sono problemi di tecnica redazionale molto seri. C'è chi sostiene però che in
questo modo Napolitano abbia ecceduto nel suo potere di messaggio alle Camere.
Nient'affatto. Perché questo non è un messaggio. Napolitano non ha promulgato
aggiungendo un messaggio. Ha promulgato punto e basta. Poi ha usato il suo
potere di esternazione. Tanto è vero che la lettera non è indirizzata al
Parlamento. Sono due atti distinti. Non ha espresso un indirizzo politico. Per
esempio, non ha censurato il ricorso alla fiducia in sé, ma ha rilevato che in
questo caso il ricorso alla fiducia ha consentito di accorpare situazioni
estremamente eterogenee tra di loro. Ha mosso un rilievo di metodo legislativo.
Ha del resto richiamato sue precedenti esternazioni, almeno due, sul modo di
legiferare del Parlamento, evidentemente non ascoltate. E ha anche richiamato -
questo non tutti lo hanno notato - una presa di posizione di un organo
parlamentare, il Comitato per la legislazione della Camera dei deputati, che
aveva espresso perplessità sul testo. E come si fissa il limite del potere di
esternazione? C'è una sentenza della Consulta, la 154 del 2004, che definisce
quel potere distinguendo tra opinioni funzionali ed extra funzionali. Tra
quelle cioè riconducibili all'esercizio delle funzioni del presidente e quelle
che non lo sono. Questa opinione è funzionale da ogni punto di vista, quasi per
definizione. Perché la massima funzione presidenziale è quella di garante
dell'unità nazionale e di suprema garanzia dell'equilibrio tra i poteri
costituzionali. E di questo esattamente tratta la lettera. È un discorso sul
modo di legiferare. Il presidente non interferisce in sé sulle prerogative che
spettano al Parlamento ma si occupa del rapporto tra la comprensibilità e
l'organicità delle leggi e i cittadini che devono rispettarle e applicarle. Non a caso richiama una sentenza fondamentale della Corte costituzionale sulla conoscibilità della
legge penale. Quindi Napolitano ha fatto uso in questo caso del suo potere di
esternazione? La dottrina riconosce che il presidente può parlare al Paese in
nome del Paese stesso. A condizione che lo faccia con parsimonia e
responsabilità istituzionale. La parsimonia in questo caso sta nel fatto
che il presidente aveva già espresso questi concetti in passato, e che fa
riferimento alla valutazione di un organo parlamentare. La responsabilità
istituzionale sta nel fatto che motiva le ragioni per cui ha promulgato e le
perplessità di carattere generale sul metodo seguito. C'è chi dice: ma se aveva
queste perplessità, allora non doveva promulgare la legge... E perché non
doveva? Chi può dirgli se doveva o no? Il potere è suo, è rimesso alla sua
valutazione esclusiva, nessuno può interferirvi. A me pare chiaro perché ha
promulgato. L'ha fatto perché ha ritenuto che nella legge ci fossero norme
essenziali alla tutela di un bene quale quello della sicurezza dei cittadini
nella lotta al crimine. Però il presidente non può spacchettare la legge, dire
questo sì e questo no, questo lo promulgo e quell'altro lo rinvio. Inoltre, se
non avesse promulgato con un messaggio motivato alle Camere, il Parlamento
avrebbe potuto comunque riapprovare la legge e a quel punto al presidente non
sarebbe restato che promulgare. La maggioranza deve ora cambiare la legge? Non
ha vincoli costituzionali. Ma questo è un forte richiamo ai comportamenti del
Governo e del Parlamento; sta a loro, adesso, assumersi la responsabilità di
tenerne conto o meno. Altro che presidenzialismo strisciante. L'intervento del
Capo dello Stato è tutto a difesa della centralità del Parlamento. È tutto teso
a riaffermare la necessità che il processo legislativo valorizzi l'apporto
parlamentare. La frase chiave della lettera di Napolitano è quella in cui dice:
«È in gioco la qualità e la sostenibilità del nostro modo di legiferare». Da
tempo, anche nei confronti di governi di altro segno politico, il presidente ci
mette in guardia da una prassi pericolosa, soprattutto quando riguarda norme
che fanno riferimento a diritti costituzionali. Napolitano non ha fatto una
censura a quella singola legge, ha sollevato un problema più generale e
francamente serio. Ha agito nell'ambito del suo dovere di garantire
l'equilibrio dei poteri. A. P. 17/07/2009
( da "Riformista, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovanni Maria
Flick Giovanni Maria Flick. 69 anni, giurista e avvocato penalista. Quinto di
sette figli, laureato alla Cattolica di Milano, dal 1964 al 1975 è stato
magistrato al tribunale di Roma. Ha insegnato Istituzioni di diritto e
Procedura penale all'Università di Perugia e Diritto penale all'Università di
Messina e, dal 1980 alla Luiss. Ha collaborato come editorialista al "Sole
24 Ore" alla Stampa". Nel 1996 è stato nominato ministro di Grazia e
giustizia del governo di Romano Prodi. Dopo l'esperienza di ministro, è stato
scelto dal governo D'Alema I come rappresentante italiano nella Commissione per
i diritti umani europea. Nel 2000 è stato nominato giudice
della Corte costituzionale
dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e nel 2005 ne diviene
vicepresidente. Il 14 novembre del 2008 viene eletto 32° presidente della
Consulta: è rimasto carica fino al 18 febbraio 2009. 17/07/2009
( da "Nazione, La (Prato)"
del 17-07-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione,
La (Prato))
Argomenti: Giustizia
ARTIGIANATO PRATO
pag. 6 STOP alla esasperata riduzione dei costi e maggior tutela del cl... STOP
alla esasperata riduzione dei costi e maggior tutela del cliente. È in questa
ottica che la categoria dei carrozzieri di Confartigianato ha varato una serie
di iniziative per riportare l'attenzione verso la qualità e la sicurezza nelle
riparazioni effettuate, messe a rischio dai margini sempre più stretti imposti
dalle compagnie assicurative. «Abbiamo svolto nelle ultime ore incontri a
livello provinciale e regionale spiega Graziano Carniato, presidente regionale
di categoria e abbiamo definito l'iniziativa che, come Confartigianato, ci
vedrà garanti delle carrozzerie che aderiranno al nostro codice etico. Garanti
sul fronte della qualità del lavoro e della correttezza circa i costi necessari
per la riparazione. L'obiettivo è quello di fare un servizio ottimo per tutti:
per gli automobilisti che avranno una riparazione adeguata della vettura; per le
compagnie che avranno costi equi e la soddisfazione piena dei clienti». Il
codice, già stilato, verrà proposto a tutte le carrozzerie di Confartigianato
entro settembre, per poi rendere operativo l'accordo già dai primi di ottobre.
«Si tratta di un'iniziativa che parte da Prato spiega Carniato ma che vogliamo
estendere anche ad altri comuni della Toscana facendolo diventare un modo
consolidato di lavorare. Su questa linea, del resto, ci
conforta la stessa Corte Costituzionale che ha sentenziato, relativamente
all'indennizzo diretto, una scelta facoltativa da parte del danneggiato della
carrozzeria per la riparazione del proprio veicolo. Inoltre la stessa Corte ha
sollevato riserve sulla stessa legge sull'indennizzo diretto». L'altra
iniziativa riguarda la pubblicazione on line sul sito di Confartigianato
nazionale (www.confartigianato.it) a partire dal 25 luglio, del tempario messo
a punto dalla Confederazione. «Ritenevano ormai inadeguati i tempari esistenti
dice Carniato quindi ne abbiamo costruito uno come Confartigianato che sarà ad
uso gratuito su Internet, per le imprese e per i clienti che potranno farsi
un'idea dei costi da sostenere».
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
pagina pag. 7 Io
Simonetta finalmente sola erede Puccini' di ORIANO DE RANIERI LUCCA NIENTE
FIGLIO "segreto" di Giacomo Puccini. Nadia Manfredi Di Sacco, 63
anni, casalinga pisana aveva promosso una causa davanti al tribunale di Milano
perché suo padre Antonio Manfredi fosse riconosciuto figlio del grande maestro
e lei quindi fosse considerata nipote. Per questo aveva citato la nipote
legittima Simonetta Puccini. Lo stop è arrivato dai giudici milanesi che hanno
dichiarato "inammissibile" la domanda proposta da Nadia Manfredi per
accertare la paternità del proprio padre Antonio come figlio di Giacomo
Puccini. L'avvocato Giorgio Ferrari spiega in parole semplici la sentenza: «Una
domanda inammissibile, anche secondo la corte costituzionale, perché questa causa doveva essere fatta contro Antonio, l'unico
figlio del maestro, l'erede e non invece contro Simonetta, l'erede dell'erede».
Il giallo del presunto figlio segreto dell'autore di "Tosca" e di
tante melodie immortali era nato sulla scia delle riprese del film di Paolo
Benvenuti "La Fanciulla del Lago" che riproponeva, nel
50°anniversario della nascita di Giacomo, il caso Doria, la giovanissima di
Torre del Lago che si uccise perché accusata di essere l'amante del
compositore. E' nota la tesi del regista Benvenuti, secondo cui la vera amante
del maestro era Giulia, la cugina di Doria. Dalla relazione, sarebbe nato
Antonio e da lui Nadia che era ricorsa al tribunale per essere riconosciuta
come nipote. In casa sua è stata rinvenuta, come ha raccontato Benvenuti,
"la valigia dei segreti" lettere, regali che Giacomo avrebbe fatto a
Giulia. Ma niente era emerso che provasse l'esistenza di un figlio segreto.
«Anzi _ sottolinea _ l'avvocato Ferrari dalle nostre ricerche è venuta fuori
un'altra paternità per Antonio Manfredi, che esclude in maniera totale la
paternità del grande maestro». Insomma l'avvocato fa capire che la sentenza dei
giudici milanesi della nona sezione Gloria Servetti, Nadia Dell'Arciprete, non
è un mero atto burocratico ma è basata su solide basi giuridiche. «Del resto
dice Giorgio Ferrari la causa era fondata su indagini che hanno rivelato la
loro inconsistenza». La prima udienza si era svolta a fine febbraio dell'anno
scorso, poi continuata rapidamente in poche battute. Ora la sentenza che allontana
anche l'ipotesi di effettuare il test del Dna sulla salma del maestro sepolto
nella villa mausoleo di Torre del Lago. La nipote Simonetta è soddisfatta e
vede esaurirsi una serie di fatti avvenuti per lungo tempo, ritenuti lesivi
della memoria del nonno. Non a caso aveva raccolto migliaia di firme per
difendere l'immagine del grande artista. A parlare è di nuovo il legale
Ferrari: «Ma il clamore suscitato dalla supposizione dell'esistenza di un
figlio segreto si è trasferito sui giornali anche stranieri con la conseguenza
di inquinare le celebrazioni per il 50° anniversario della nascita del
musicista e di alimentare le fantasie più incontrollate e maldicenti». E anche
la nipote del maestro Simonetta Puccini, nei colloqui con gli amici non
nasconde l'amarezza per queste «fantasie incontrollate e maldicenti»,
amplificate dai media che le hanno lasciato un segno anche a distanza di un
anno. Probabilmente le vengono in mente le iniziative intraprese l'anno scorso,
quando tra l'altro, aveva fatto tappezzare Viareggio e Lucca di manifesti che
difendevano il nonno da "pettegolezzi" recenti. Il gossip intorno
alla vita privata del grande artista non era cessato nel corso degli anni.
Simonetta Puccini si è sempre battuta nella sua vita perché del nonno fosse
apprezzata la grande qualità artistica e ha sempre preferito biografie in cui
risalta la grandezza del genio musicale senza indulgere su particolari sulla
vita privata dell'artista. E anche l'anno scorso, un anniversario importante
pucciniano, la nipote si è fatta promotrice di iniziative che servono ad
esplorare ancora meglio un mondo sempre da scoprire fatto di una musica che
prende il cuore. Image: 20090717/foto/2600.jpg
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-17 - pag: 32 autore: Immigrati. Leggi
alla Consulta Sotto tiro le regole di Toscana e Marche Marco Gasparini Il
Governo sbarra la strada alle regioni che, eccedendo dalla propria competenza,
varino leggi dirette a favorire i cittadinistranieri privi di regolare permesso
di soggiorno. Lo stop è arrivato nell'ultimo Consiglio dei ministri che, su proposta
del ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, ha impugnato alla Corte costituzionale due provvedimenti varati in Toscana e nelle Marche per sostenere
e agevolare l'integrazione degli immigrati. Nel mirino dell'Esecutivo sono
finite le disposizioni proclandestini suscettibili di incidere sulla disciplina
dell'ingresso e del soggiorno degli stranieri ricompresa nelle materie (diritto
d'asilo, condizione giuridica dei cittadini extraUe e immigrazione)
espressamente riservate allo Stato. Secondo Palazzo Chigi la legge della
Toscana n. 29/2009 esorbita dal perimetro fissato nel titolo V della
Costituzione poiché, oltre alle norme di carattere generale per promuovere
accoglienza e integrazione degli stranieri residenti nel territorio, prevede
anche interventi di assistenza socio-sanitaria, flussi migratori e rilascio di
permessi per chi è ancora sprovvisto di documenti. A finire sotto accusa sono
le politiche di governance connesse al sistema di welfare locale. La legge
permette l'accesso ai servizi socio assistenziali urgenti e indifferibili da
parte degli stranieri «comunque dimoranti nel territorio» e garantisce
l'iscrizione al Servizio sanitario regionale anche a coloro che hanno
presentato ricorso giurisdizionale contro un provvedimento di espulsione. Da
cassare anche sperimentazione, avvio ed esercizio di funzioni connesse al
rilascio, rinnovo e concessione di titoli di soggiorno e richieste di
cittadinanza nonché la definizione di intese che facilitino l'ingresso di
stranieri per corsi di formazione professionale e tirocini. La legge n. 13/2009
delle Marche, per il Governo, è viziata dal richiamo alla condizione giuridica
dell'immigrato irregolare affinché la sua presenza sul territorio possa essere
qualificata come legittima in base alle norme statali vigenti. © RIPRODUZIONE
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( da "Manifesto, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
TOSCANA · Verso
una protesta unitaria di scuola e partiti di centrosinistra Più alunni meno
maestri con la "riforma" Gelmini Riccardo Chiari Tagli, tagli, tagli.
Al di là dei provvedimenti di immagine - il ritorno dei voti, il cinque in
condotta, ecc - è questo il nocciolo duro della "riforma" della
scuola firmata da Mariastella Gelmini a nome del governo Berlusconi. "Da
quest'anno in Toscana avremo settemila bambini in più e 1700 insegnanti in meno
- segnala puntuale l'assessore Gianfranco Simoncini - allo stesso tempo avremo
30 scuole materne, necessarie, che invece non saranno concesse". Parole
che non temono smentita. Dette nel corso del convegno "Una scuola senza
insegnanti una scuola senza futuro: garantire il lavoro per un vero diritto allo
studio", organizzato nell'auditorium del Consiglio regionale da tutti i
partiti che sostengono la giunta di Claudio Martini, da Rifondazione al Pd
passando per Pdci, Sd, Verdi e Ps. Con ospite d'onore il Tavolo regionale per
la difesa della scuola statale, animato da Corrado Mauceri. Poi con altri
ospiti importanti come i sindacati, dalla confederale Flc-Cgil ai Cobas scuola.
Soprattutto con i comitati genitoriinsegnanti, che si sono battuti come leoni
nel corso dell'ultimo anno scolastico, sia per denunciare i progetti
governativi che per studiare contromisure pratiche. Se l'assessore Simoncini è
puntuale nello spiegare lo stato delle cose, altrattanto fa l'avvocato Mauceri
nell'indicare l'obiettivo della protesta: "Bloccare i licenziamenti dei
precari, e imporre un radicale ripensamento sulle politiche scolastiche del
governo. Non si tratta di obiettivi irrealizzabili, perché la ministra Gelmini
finora ha proceduto in modo a dir poco arrogante, violando le stesse leggi che
dovrebbe applicare, fra l'altro ignorando i pareri della Conferenza unificata e
del Consiglio nazionale della Pubblica istruzione. Insomma Gelmini è andata
avanti con decisioni illegali, quindi la sua riforma si può fermare, come ha
confermato anche un nostro recentissimo, vittorioso ricorso al Tar". Più
diplomatico ma sulla stessa linea Simoncini, che guarda con preoccupazione
soprattutto alla scuola dell'infanzia: "Stiamo cercando di ottenere una
modifica degli orientamenti nazionali. Per questo abbiamo
fatto ricorso alla corte
Costituzionale, che ci ha dato ragione per quanto riguarda il
ridimensionamento, confermando che la competenza sulla programmazione
scolastica è delle Regioni. Ma guarda caso, alla vigilia delle sentenza arriva
una circolare del ministero che elude il problema. Dicendo in sostanza
che, dal momento che la scuola dell'infanzia non è obbligatoria, non si ritiene
che la presenza di domande in esubero debba determinare un aumento delle
sezioni". A tirare le somme Monica Sgherri, capogruppo di Rifondazione in
Consiglio regionale: "Con questa iniziativa vogliamo mettere le basi per
una iniziativa unitaria con tutto il mondo della scuola, da fare a settembre.
Fino a oggi la riforma Gelmini è andata avanti di prepotenza. Ma si può
bloccare e va bloccata, perché il ridimensionamento degli insegnanti mentre
aumentano gli alunni, e l'attacco al tempo pieno, vogliono dire che il governo
vede la scuola e i giovani solo come un costo". Non per caso, tutti i
gruppi consiliari di centrosinistra ricordano: "Senza una buona scuola
pubblica non c'è futuro per il paese. E i provvedimenti del governo, non solo
sbagliati ma anche illegittimi, ne minano le fondamenta. Con pesanti
ripercussioni sulla qualità del servizio agli studenti e alle loro famiglie. E
con un attacco al mondo del lavoro della scuola che deve avere al più presto
una risposta adeguata".
( da "Corriere della Sera"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Lettere al Corriere data: 17/07/2009 - pag: 43 Risponde Sergio
Romano TORNARE AL NUCLEARE PERCHÉ È LEGITTIMO Ho 21 anni e cerco di capire come
funzionano le cose nel nostro governo. Purtroppo non mi capacito di certe
decisioni prese dal Parlamento. L'8 e il 9 novembre 1987 si tenne in Italia il
referendum sul nucleare che sancì l'abolizione della procedura per la
localizzazione delle centrali elettronucleari (80,6% sì - 19,4% no),
l'abolizione dei contributi a Regioni e Comuni sedi di impianti elettronucleari
(79,7% sì - 20,3% no) e l'abolizione della partecipazione dell'Enel alla
realizzazione di impianti elettronucleari all'estero (71,9% sì - 28,1% no). Ora
la Camera ha votato il ddl per lo sviluppo che contiene all'interno il ritorno
all'energia nucleare nel territorio italiano. La domanda mi sorge spontanea: ma
allora quel referendum a che cosa è servito? La Costituzione italiana permette
di non tenere conto di un referendum popolare su un argomento così delicato,
dopo 22 anni e senza un ritorno alle urne? Giampaolo Rossi
giampross@katamail.com Caro Rossi, L a sua lettera solleva contemporaneamente
molti problemi. Le ricordo anzitutto che il referendum previsto dalla
Costituzione italiana è abrogativo e dovrebbe servire quindi a cancellare dagli
statuti della Repubblica le leggi con cui la maggioranza degli italiani non è
d'accordo. Ma dal momento in cui la Corte costituzionale permise quella sorta di
microchirurgia che consiste nella amputazione di alcuni passaggi di una legge,
il referendum ha cambiato la sua natura. Non serve più a eliminare una norma
sgradita. Serve anche a deformare la natura e lo scopo di norme che
continueranno ad esistere con finalità alquanto diverse da quelle del
legislatore. Anziché essere distruttivo è diventato, surrettiziamente,
costruttivo o ricostruttivo. Come lei stesso sembra avere compreso, il
referendum del 1987 non fu, e non poteva essere, un esplicito no all'energia
nucleare. Si limitò a incidere sulle procedure previste dalla legge per la costruzione
delle centrali. Nulla, in linea di principio, impediva al governo e al
Parlamento di costruire centrali con altre procedure. Nulla gli impediva, come
ha ricordato Sergio Rizzo nel Corriere del 13 luglio, di mantenere in funzione
le centrali esistenti. Alla sua domanda (se sia possibile non tenere conto di
un referendum senza tornare alle urne) occorre dare due risposte. In primo
luogo la giurisprudenza è generalmente del parere che la materia del referendum
non possa essere rimaneggiata per almeno una legislatura. Le leggi rispondono
alle esigenze di un determinato momento e possono essere modificate col mutare
delle condizioni economico-sociali e delle convinzioni politiche. Mi sembra
curioso che lei, nato dopo il referendum del 1987, non rivendichi per sé e per
la generazione a cui appartiene il diritto di esprimersi sulle grandi questioni
del suo Paese ed eventualmente cambiarne le leggi. In secondo luogo, gli
italiani hanno votato per il rinnovo del Parlamento un anno fa dopo un
dibattito sul ritorno del nucleare e una campagna elettorale durante la quale
il tema è stato più volte sollevato. Era evidente che molti esponenti
dell'attuale maggioranza erano favorevoli. Mi sembra difficile sostenere che la
decisione del governo, negli scorsi giorni, sia stata sorprendente e inattesa.
( da "Messaggero, Il"
del 17-07-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Civitavecchia))
Argomenti: Giustizia
Venerdì 17 Luglio
2009 Chiudi di ROSSELLA FABIANI Un piccolo comitato d'onore ha accolto ieri a
Palazzo della Cancelleria la presentazione del saggio di Giancarlo Elia Valori,
"Il futuro e già qui. Gli scenari che determineranno le vicende del nostro
pianeta" (Rizzoli, pp. 285). A discuterne con l'autore c'erano Antonio
Catricalà, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato,
Antonio Martone, avvocato generale presso la Cassazione, Antonio Maccanico,
presidente Associazione Civita, Paolo Savona, presidente Unicredit Banca di
Roma e Tarak Ben Ammar, vicepresidente de La Centrale Finanziaria Generale.
Moderatore Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera. Secondo
Valori «il futuro del Mediterraneo abita nella capacità di coniugare il
pensiero politico come strategia e l'economia come servizi, stili di vita e
modelli culturali. Una nuova era, già iniziata, che richiede tecnicità non
tecnocratica e capacità di decisione su scena globale». Il nuovo libro del
presidente de La Centrale Finanziaria Generale affronta il tema di come
«L'Europa -dice l'autore- non può pensare che la propria crescita economica,
collegata alla sua espansione nel Mediterraneo, non abbia a che fare con una
strategia globale nella quale debbono essere ripensate le aree di difesa, i
criteri di sicurezza, le alleanze e le amicizie. L'economia e la strategia sono
simmetriche ma non sostituibili tra loro, come la mano destra e quella sinistra
nella filosofia di Kant. Da qui passerà la sfida del futuro, perchè dal
Mediterraneo possa rinascere un nuovo ciclo della civiltà umana, come già è
accaduto altre». In sala ad ascoltare il docente universitario ed economista
Giancarlo Elia Valori, c'erano tra gli altri il Sottosegretario alla presidenza
del consiglio, Gianni Letta, il senatore Marcello Dell'Utri, il segretario
generale emerito della Presidenza della Repubblica, Gaetano Gifuni, il prefetto
di Roma Giuseppe Pecoraio, l'ad di Telecom Italia, Franco Bernabè, il
presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, Pippo Marra, il magistrato Antonio
Marini, Maria Pia Fanfani, il conte Franco Ratti, il
finanziere polacco Roman Zaleski, l'ex presidente della Corte Costituzionale,
Gian Maria Flick, il politico Aurelio Misiti, il manager Franco Viezzoli, il
generale Stefano Orlando, il capo dell'Aisi, Giorgio Piccirillo, e molte belle
signore tra cui Rosy Greco.
( da "Tirreno, Il"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 3 -
Grosseto Maxiprocesso, grande diligenza Nel 2000 la Corte di Strasburgo
respinse il ricorso contro i presunti ritardi TRIBUNALE GROSSETO. L'altro
giorno abbiamo dato notizia del nuovo rinvio a giudizio per la parte residua
del maxiprocesso celebrato tra il 1996 e il 1997 nell'aula bunker allestita in
via Lago di Varano. A questo proposito, ci ha scritto l'allora presidente del
collegio giudicante, il dottor Enzo La Gamba. Prendo visione dei giornali nei
quali risulta pubblicato l'annullamento da parte della Corte di appello di
Firenze della sentenza penale al termine del procedimento che impegnò il
Tribunale di Grosseto, da me presieduto, e trattato insieme ai valorosi
colleghi Pasca e Ariolli per un lungo periodo di tempo. «Dal 17 maggio 1996 al 16
dicembre 1997», così come emerge dalla sentenza di Strasburgo pronunciata il 16
novembre 2000 nel ricorso intentato da un imputato alla Corte europea per i
diritti umani. Con detta sentenza pronunciata a Strasburgo, con la quale
risultò finalmente vincitore lo Stato italiano, si dette atto che «nel corso
del processo si erano svolte 138 udienze, erano stati uditi circa 300 testimoni
ed era stata esamianta una considerevole quantità di documenti, comprese
diverse perizie di esperti» e fu deciso che «considerata la complessità del
procedimento, date le attività svolte e il fatto che non vi sono stati periodi
significativi di pausa nel corso del processo, la Corte ritiene che il
procedimento dinanzi al Tribunale di Grosseto sia stato svolto con la dovuta diligenza»
di contro a quanto statuito in ordine ad altre autorità del nostro distretto.
Ritengo doveroso significare che all'annullamento
pronunciato dalla Corte di appello di Firenze, che determinò il gravoso compito
per il Tribunale di Grosseto e della Procura di Grosseto di rinnovare il
procedimento che è tutt'ora purtroppo in corso, seguì il riconoscimento da
parte della Corte costituzionale della legittimità della decisione del Tribunale di Grosseto.
Ringrazio vivamente i giornalisti per avermi dato l'opportunità di ricordare
una delle mie "fatiche" nel momento in cui mi appresto a lasciare le
funzioni di magistrato dopo ben 44 anni di attività. Ai colleghi Pasca e
Ariolli che santo ebbero a darmi nei periodi più ardui del nostro lavoro un abbraccio
grande; e un grazie di cuore ai nostri carabinieri che ebbero a sostenermi in
ogni momento con tanto amore ed abnegazione specialmente nel corso dei due anni
con loro trascorsi. Enzo La Gamba già presidente del Tribunale penale di
Grosseto
( da "PrimaDaNoi.it"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
REGIONE - Tutte
Scuola, tagli e precari, una bufera che non risparmia neanche l’Abruzzo
--> Inviato
da Redazione--> il 17/7/2009 10:51:02 --> 106 letture)--> -->
ABRUZZO. Manifestazioni, proteste e sit in sono all’ordine
del giorno se si parla di scuola. C’è infatti un grande movimento intorno
alle nuove riforme che il ministro Gelmini sta impartendo per la scuola. Sotto
accusa i numerosi tagli al personale precario, che secondo gli operatori della
scuola, scardinerebbero i delicati equilibri del mondo scolastico. Sono circa 8 i miliardi
tolti ai finanziamenti agli istituti statali, per lo più sottratti alla voce
personale, ed oltre 6000 i lavori precari delle superiori che secondo le stime
non avranno il rinnovo del contratto il prossimo anno. Disagi anche per i
docenti di ruolo, perché in base al conteggio delle ore per cattedra, 3600
professori dovranno trasferirsi in un altro istituto, andando a coprire i buchi
lasciati dai precari, per poi trasferirsi nuovamente quando ci sarà spazio nell’istituto
originario. Il
ministro Gelmini nega i «migliaia di licenziamenti, non è assolutamente vero.
Al contrario, nessun insegnante di ruolo perderà il posto, c’è
il problema dei precari, è vero, sono il frutto di cattive politiche che
abbiamo ereditato e che ora dobbiamo gestire senza alimentare illusioni». LE RAGIONI DELLE
PROTESTE Riunitosi ieri davanti al Parlamento in una manifestazione, il mondo
delle associazioni, reti e comitati dei precari ha espresso forte dissenso
verso questi progetti «di distruzione dell’istituzione scolastica pubblica da
parte del governo». I precari, oltre a chiedere il ritiro dei tagli previsti e
l’immissione con contratto di ruolo, hanno protestato anche contro
“il valzer delle cattedre”, l’instabilità dei tempi di lavoro ed
i continui spostamenti
dei docenti, che causerebbero un danno sia alla didattica sia ai diritti dei
lavoratori. Anche il disegno di legge Aprea, che si muove nella direzione della
privatizzazione della scuola pubblica, similmente alle famose fondazioni
private per le università, «lede la libertà di insegnamento ed i diritti dei
lavoratori, facendo propria la modalità clientelare della chiamata diretta dei
presidi, mortificando il ruolo e la partecipazione alla vita scolastica degli
organi collegiali». In sintesi, i precari hanno manifestato contro un governo
che «ha mantenuto tutti i tagli, tornando indietro di oltre 20 anni nell’impianto
didattico – pedagogico, con il ritorno al maestro unico e
l’abolizione delle compresenze e del modulo. Ha diminuito il tempo scuola,
confermato l’aumento
degli alunni per classe fino a 33, in contrasto con le norme sulla sicurezza e
con gli indici minimi di funzionalità didattica». Poi c’è il blocco del
turn over, ovvero la sostituzione del personale pensionabile con nuove
assunzioni, bloccando
di fatto l’accesso all’insegnamento ai giovani
laureati, ed anche la chiusura dei piccoli plessi scolastici nei paesi ha
suscitato dubbi, non solo nei precari, ma anche nella Corte costituzionale,
che ha bocciato queste chiusure. Anche la Consulta ha accolto ricorsi proposti
da alcune Regioni sugli accorpamenti tra scuole. «Norme scritte e poi corrette,
proposte e contraddette, avanzate e rinnegate, varate con decretazione d’urgenza
e rimandate a data da destinarsi», denunciano dal Cip, Comitato insegnanti precari. «Specchio di
ignoranza, inettitudine, idiozia. Tre “i” vere al
posto delle tre “i” millantate dalla allora ministra Moratti:
impresa, informatica e inglese. Una conduzione contraddistinta da presunzione e
arroganza. Da una furia persecutoria e da un livore senza pari nei confronti della scuola
statale, di chi la frequenta e di chi ci lavora». «Caos, inefficienza, danni
per l’erario, sconquassi didattici e perenni valzer di cattedre, con
tutto il corollario di ricorsi e perdita di qualità del sistema scolastico nazionale –
continuano gli insegnanti precari - questo è il risultato della nuova
conduzione del ministero di viale Trastevere». Le 18 ore settimanali di
insegnamento sono un altro grande nodo che i precari vorrebbero sciogliere. La
norma vigente
prevede che le ore di insegnamento settimanali non debbano essere più di 18, nonostante
vi sia una formazione diffusa di cattedre che superano quella soglia,
situazione diventata prassi ma in violazione degli obblighi contrattuali, oggi
ancora più accentuata in quanto pur di fare il maggior numero di tagli,
denunciano i precari, si cerca di “gonfiare” tutte le
ore di insegnamento. LA SITUAZIONE IN ABRUZZO In particolare in Abruzzo la
situazione si complica ulteriormente, poiché in seguito al sisma del 6 aprile, e di un accordo
firmato fra Ministero dell’Istruzione e sindacati,
molti docenti dell’Aquila si sono trasferiti nelle province contigue
perché non hanno avuto garanzie per la prosecuzione delle attività didattiche
nella provincia dell’Aquila. In aggiunta a questo, il sistema scolastico regionale
dovrà far fronte ad 1.109 tagli al personale. Questo ha creato e creerà diversi
problemi, in primis per i docenti precari delle altre province, già gravati dai
tagli, che dovranno far posto ai docenti di ruolo aquilani. Così è già successo
nelle immediatezze del sisma a molti precari di Pescara che non si sono visti
rinnovare il contratto di supplenza proprio per l’arrivo
dei docenti dell’Aquila. Inoltre gli alunni delle scuole aquilane si
troveranno
senza i docenti degli anni precedenti, e gli stessi insegnanti aquilani,
sfollati sulla costa, difficilmente potranno tornare alla invocata normalità in
breve tempo. s.t. 17/07/2009 10.49
( da "MilleCanali"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
17 Luglio 2009
Focus / FOCUS Marchi radio-tv nazionali e locali: la sentenza della Consulta Il
marchio radio-tv nazionale non prevale sempre su quello locale e la legge del
1999 che prevedeva per le locali di dover ‘cedere il
passo’ alle nazionali in caso di ‘sovrapposizione di marchi’ è
almeno parzialmente incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte
Costituzionale. Il ricordo della vicenda delle ‘Rtl
locali’. Vediamo la spiegazione della complessa vicenda a firma di
Alessandro Galimberti su ‘Il Sole 24 Ore’ di qualche giorno fa: «Il
divieto di utilizzo di un marchio radiotelevisivo locale che ne richiama uno
nazionale,
anche se il primo è più risalente o addirittura registrato, è incostituzionale. La Consulta, con la sentenza 206/2009
depositata ieri, ha accolto il ricorso del circuito locale «Radio Kiss Kiss
Italia» contro la norma che, nel caso specifico, favoriva la rete nazionale
«Radio Kiss Kiss Network», e ha dichiarato incompatibile con la Carta
l'articolo 2, comma 2-bis, della legge 78/1999 («Norme per lo sviluppo
equilibrato dell'emittenza televisiva e per evitare la costituzione o il
mantenimento di posizioni dominanti nel settore radiotelevisivo»). La legge in
vigore, in sostanza, crea un doppio binario (locale e nazionale) per l'utilizzo
dei marchi identificativi delle emittenti, ma impone un sacrificio
unidirezionale, e anche retroattivo, nei casi di sovrapposizione totale o
parziale dei segni "aziendali": a perderci, stando all'articolo 2,
comma 2-bis, è sempre e solo il marchio locale, che deve cedere il passo a
quello conosciuto su una scala territoriale più vasta. Eppure in tutti i gradi di
giudizio amministrativo, Radio Kiss Kiss Italia - che trasmette nel Lazio e in
Campania in virtù della concessione rilasciata nel marzo del '94 - si era vista
superare dal network nazionale: sia l'Agcom sia il Tar del Lazio avevano
diffidato l'emittente regionale dall'utilizzo del marchio del network più
esteso (e anch'esso, tra l'altro, sostenuto da regolare licenza, comunque
successiva). Diversi i punti di «irrazionalità» della legge messi in luce dai
giudici costituzionali, a cominciare dalla retroattività dell'articolo 2: vero
è che questa «è manifestazione della discrezionalità del legislatore», ma
«l'emanazione di leggi con efficacia retroattiva incontra una serie di limiti»
che salvaguardano, tra l'altro «fondamentali valori di civiltà giuridica, tra i
quali il rispetto del principio generale di ragionevolezza e di eguaglianza e
la tutela dell'affidamento legittimamente sorto». Pertanto la norma è
«intrinsecamente irrazionale, perché», contraddicendo la sua stessa natura,
«confligge con la libertà economica di disporre del marchio e con la libertà
spettante a tutti di manifestare il proprio pensiero». In sintesi, l'articolo 2
della legge 78/99 riduce «l'effettività dell'accesso al mercato delle
comunicazioni alle emittenti non aventi dimensioni nazionali». La scelta di
politica legislativa di privilegiare i network più grandi non è comunque, per
il futuro e in linea di principio, esclusa «ma è irragionevole incidere su
diritti già legittimamente acquisiti sulla base di una normativa anteriore,
quando questi ultimi non solo non contrastano con norme costituzionali, ma
concorrono a realizzarne le finalità». Invece, a oggi, per inquadrare la
questione con i motivi del ricorso, “la preferenza
indiscriminata accordata alle emittenti nazionali si risolve in un privilegio lesivo del principio di
uguaglianza, in quanto, da un lato, opera a danno di soggetti normalmente più
deboli e, dall'altro, sovverte lo statuto dell'emittenza radiotelevisiva, che
invece riconosce alle emittenti locali un pieno titolo costituzionale
per l'esercizio della loro attività”». Quella legge del
1999 - hanno ricordato in molti - fu quella che, in qualche modo con un
provvedimento ‘ad hoc’ impose la chiusura delle Rtl locali, le famose
‘emittenti’ filiate’ (ma locali a tutti gli effetti) da Rtl in varie città, con forti
proteste del mondo dell’emittenza radiofonica locale. Una
vicenda clamorosa e non dimenticata, da valutare adesso anche in relazione a
questa (ritardata) sentenza.
( da "Rinascita Online"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Soli contro tutti
Venerdi 17 Luglio 2009 – 9:29 – Alessia Lai Tre giorni consecutivi di scontri
nelle città delle sei contee occupate. Lo Sinn Fein condanna i rivoltosi e
ancora una volta si schiera con gli occupanti. “Fottuto
irlandese, hai paura eh?”. Così gridavano, lunedì, i poliziotti britannici
ai Repubblicani che li caricavano, cacciandoli fuori dall’Ardoyne. Ma
quale paura. Quale timore possono avere dei ragazzi che, armati di sassi e molotov,
affrontano poliziotti in tenuta antisommossa che sparano ad altezza d’uomo,
che arrestano indiscriminatamente, che puniscono arbitrariamente. Si ha paura
del futuro da occupati, colonizzati, ghettizzati, non di coloro fanno la guardia ad
un regime oppressivo e iniquo. È coraggio e voglia di libertà quello che porta
dei giovani irlandesi nelle strade, a difendere un territorio, strade e
quartieri dove, dalla sera del 13 luglio, i poliziotti britannici e i loro
fiancheggiatori dello Sinn Fein non possono più entrare. Da allora, sera in cui
la lotta per l’indipendenza dell’Irlanda sembra
essersi risvegliata nelle strade, nei giorni successivi nuovi scontri hanno
acceso le notti dell’Ardoyne e di altre città nordirlandesi. Mercoledì, per la
terza notte consecutiva si sono susseguiti tafferugli nel noto quartiere di
North Belfast. Circa 100 giovani, riunitisi a Brompton Park, hanno lanciato
pietre, bottiglie di vetro, razzi, bombe-carta, vernice ed almeno una molotov
contro agli agenti di polizia in tenuta anti sommossa, presenti in gran numero
nella zona. Ad un certo punto i poliziotti britannici hanno inseguito di alcuni
ragazzi che li avevano attaccati armati di tubi da impalcatura. In due sono
arrestati per disordine pubblico. Le tensioni sono continuate fino all’1.30
del mattino. La stampa attribuisce la ragione degli scontri all’arresto di
un ragazzo di 28 anni fermato con l’accusa di avere esploso, nelle
manifestazioni di lunedì, un colpo di arma da fuoco contro un poliziotto. In seguito
all’arresto del giovane si è tenuta mercoledì una manifestazione
pacifica al di fuori della stazione di polizia in Antrim Road. Ma pare che un
altro ragazzo, di 30 anni, sia stato fermato sempre in relazione agli spari
contro la
polizia del 13 luglio Da parte dei politici dello Sinn Fein è arrivata la
consueta condanna degli scontri e ieri la stampa britannica ha diffuso la
notizia che alcuni leader del partito siano stati oggetti di minacce per aver
criticato i recenti disordini di Belfast. Una delle persone minacciate si
ritiene possa essere Gerry Kelly, ex militante dell’Ira
e ora membro dello Sinn Fein, che il giorno dopo i fatti del 13 luglio aveva
portato la stampa sui luoghi degli scontri dichiarando che i ragazzi coinvolti erano dei teppisti senza
alcun appoggio popolare, portati da fuori, e affermando “andate
a chiedere al 32
CSM e al Repubblican SF”,
è colpa di quelli che fanno male al processo di pace, quelli che “dicono
di chiamarsi Real Ira”. Tutto senza pronunciare una sola parola di condanna per
le forze di polizia britanniche, che hanno ferito 10 persone sparando i
proiettili di plastica ad altezza d’uomo e usando i cannoni
ad acqua. Kelly, come il resto dei politici dello Sinn Fein, sembra non solo
aver dimenticato
il passato, ma pare anche non vedere quel che accade ogni giorno nelle sei
contee occupate. La situazione di discriminazione quotidiana, di disagio
economico e sociale è rimasta la stessa dagli accordi del ’98,
quelli che avrebbero dovuto inaugurare una nuova stagione di rapporti fra le comunità
protestante e cattolica, che avrebbero dovuto “normalizzare”
il conflitto. Ma da allora sono state solo parole e retorica. E oggi, lo Sinn
fein nemmeno si maschera più da movimento repubblicano: invita a rispettare “la
cultura unionista” e il “diritto degli orangisti a marciare”
mentre denuncia i Repubblicani, gli nega l’assistenza in carcere, li
definisce dei “criminali comuni”. Oggi, nell’Irlanda occupata, è
peggio che negli anni ’70. Allora i Repubblicani venivano prelevati e arrestati per
affiliazione all’Ira e per reati d’opinione, ma poi
doveva essere un giudice, anche se britannico, a condannarli e a farli restare
in carcere. Oggi, invece, la legge prevede una detenzione massima in assenza di
capi d’imputazione
di 28 giorni, dopodiché basta l’accusa di essere
associati alla Real Ira per essere lasciati in carcere. Un’accusa che si
avvale di prove assurde, come la semplice conoscenza o frequentazione di
associati alla formazione Repubblicana.
( da "Rinascita Online"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Processo penale,
bocciatura non vincolante Venerdi 17 Luglio 2009 – 9:48 – Barbara Spirito
ASulla riforma del processo penale, attualmente all’esame
della Commissione Giustizia del Senato, c’è come al solito molta frizione
tra il governo, da una parte e l’Anm e il Csm, dall’altra.
La nuova diatriba è scaturita dal parere negativo espresso dalla sesta
commissione dell’organo di autogoverno dei giudici. Questo, ovviamente,
getta altra benzina sul fuoco. A fare da pompiere è stato lo stesso
vicepresidente del Csm
che ha detto che non si tratta di una bocciatura ma di un parere volto al
dialogo. Arrampicarsi sugli specchi è la professione che gli riesce più facile.
Intanto di questo parere espresso dalla commissione se ne discuterà nel plenum
del Csm programmato per la prossima settimana. Si cerca il dialogo con il
ministro della Giustizia Alfano e con lo stesso governo, sulla linea
recentemente suggerita dal capo dello Stato. Questo rinvio, per Mancino, si è
reso necessario “non solo per approfondire le valutazioni espresse in commissione, ma
anche per distinguere il momento della formulazione del parere da quello della
risoluzione finale, che è della competente sede plenaria”.
E la stessa mano tesa del governo, tramite il Guardasigilli che condivide le
parole di
Mancino lascia intendere che tra i due poteri ci sia un tentativo di appianare
la conflittualità. Non per niente lo stesso numero 2 di Palazzo Marescialli
ribadisce che il dialogo con il governo è necessario, come allo stesso tempo i
rilievi della commissione vanno valutati positivamente. Stando a questa logica
del ramoscello d’ulivo dovremmo dire che la guerra tra i due
poteri è quantomeno smorzata rispetto al passato. E in ottemperanza
all’invito del Colle, il vicepresidente del Csm parla di forzature da eliminare e di suggerimenti da
apprezzare, per far sì che si creino le condizioni per un processo penale con
tempi meno biblici. Nella posizione espressa dal vicepresidente del Csm si
legge la volontà di limitare il più possibile le interferenze con il Parlamento.
Queste parole sono state, logicamente, apprezzate dal partito di governo. Per l’esponente
del Pdl Gaetano Quagliariello sono state gettate le basi per la costruzione di
un nuovo rapporto tra maggioranza e potere giudiziario. “Siamo
certi -puntualizza-
che alla luce di questa consapevolezza siano state poste le premesse affinché
non vi siano in futuro ulteriori forzature. Ci sembra questa la strada giusta
affinché il apporto tra poteri dello Stato possa essere ricondotto nell’alveo
di una fisiologica
dialettica istituzionale”. Se non siamo al bacino poco ci
manca.
( da "Sicilia, La"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
L'Anas ha
comunicato l'inserimento della strada nei lavori di rifacimento Cerami-Nicosia,
ecco il progetto Troina. «La decisione adottata il 15 luglio 2009 dalla Corte
di Appello di Caltanissetta dovrebbe porre fine alla vicenda giudiziaria sotto
tutti i profili, anche di merito»: così, in una nota, gli avvocati Agatino
Cariola e Carmelo Floreno, che hanno assistito il sindaco di Troina, Salvatore
Costantino, contro il quale era stato presentato ricorso per ineleggibilità. Ma
il primo cittadino rimane al suo posto. «Taluni esponenti politici del comune
di Troina - dicono i legali del sindaco - hanno preteso individuare una ragione
di ineleggibilità del sig. Costantino Carchiolo nel fatto che lo stesso era
dipendente comunale a tempo determinato. Il motivo è infondato:
già dal 1991 la Corte costituzionale ha riconosciuto il diritto dei dipendenti degli enti locali di
candidarsi ai consigli dei rispettivi enti. Allorché è stata introdotta
l'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti degli enti locali, ciò vale per
l'eleggibilità a tali uffici. Il dipendente eletto è collocato in aspettativa
per la durata del mandato politico, ma certo non gli si può sottrarre
l'esercizio di un diritto politico fondamentale». «Non c'è ragione di
distinguere tra lavoratori a tempo indeterminato ed indeterminato, per la
semplice ragione che il principio di eguaglianza è da sempre a fondamento
dell'intero impianto democratico - si legge ancora nella nota degli avvocati
Agatino Cariola e Carmelo Floreno - Anche se dipendente del comune di Troina a
tempo determinato, il sig. Costantino Carchiolo era, quindi, ben eleggibile a
sindaco di quella città e correttamente lo stesso si è messo in aspettativa,
dapprima, per partecipare alla campagna elettorale e, poi, per svolgere il
mandato affidatogli dagli elettori. Ciò è stato ampiamente affermato dal
Tribunale di Nicosia nella sentenza di primo grado: la decisione ha
riconosciuto il diritto di Costantino Carchiolo a candidarsi a sindaco di
Troina e ad essere eletto. E' vero che la sentenza è stata impugnata davanti la
Corte di appello di Caltanissetta, con un ricorso che è stato dichiarato
improcedibile per tardività del deposito, ma ciò non getta affatto alcuna ombra
sui diritti elettorali di Costantino Carchiolo, come se questi ultimi potessero
essere messi in dubbio ad ogni pie' sospinto anche dalle voci più infondate».
( da "ITnews.it" del
17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 17 lug. - (Adnkronos)
- Nonostante la liberta' di avere un'idea politica, per le toghe e' vietata
l'iscrizione a partiti e movimenti; inoltre,nell'assumere degli incarichi i
magistrati non devono apparire "organicamente schierati". Parola della Corte costituzionale, che in una sentenza depositata oggi, riafferma cosi' il divieto
per le toghe di iscriversi a movimenti o partiti politici, pur potendo
coltivare un proprio pensiero. Non solo: i magistrati chiamati a svolgere
incarichi, anche se fuori ruolo, non devono mostrarsi "organicamente
schierati". Una sentenza pronta a far discutere, visto che sono
molte le toghe fuori ruolo dalla magistratura, che ricoprono funzioni
tutt'altro che apolitiche e che si pongono in contrasto con questa
interpretazione.
( da "Romania Libera"
del 17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi
online anunturile din ziarul “Romania libera”:
Ministerul de Finante a virat Consiliului Superior al Magistraturii drepturile
salariale curente Ministrul de Finante, Gh. Pogea Rl online Vineri, 17 Iulie
2009 Ministerul de Finante a pus in executare hotararea Curtii de Apel
Bucuresti de joi, acordand, vineri, Consiliului Superior al Magistraturii
drepturile salariale, inclusiv sporul de 50% pentru risc si suprasolicitare
neuropsihica, aferente lunii iunie - relateaza NewsIn. "S-a executat decizia
Curtii de Apel Bucuresti care era executorie, iar Ministerul de Finante a virat
Consiliului Superior al Magistraturii drepturile salariale curente (salariile
pe luna iunie - n.r.) pentru tot personalul institutiei care are calitatea de
magistrat", a declarat, vineri, pentru NewsIn, purtatorul
de cuvant al CSM,
judecatorul Cecilia Morariu. Curtea de Apel Bucuresti a decis, joi, sa oblige
Ministerul Finantelor Publice la plata a 353.042 lei catre Consiliul Superior
al Magistraturii, reprezentand drepturi salariale. Decizia Curtii de Apel
Bucuresti trebuie pusa in aplicare de catre Ministerul Finantelor Publice in
termen de o zi, fiind executorie, dar nu definitiva. Conform deciziei
Curtii de Apel Bucuresti, suma de 353.042 lei reprezinta drepturi salariale.
Curtea de Apel Bucuresti a judecat, joi, cererea Consiliului Superior al
Magistraturii de suspendare a executarii unui act administrativ dat de
Ministerul Finantelor Publice si de obligare a MFP la plata drepturilor
salariale. Din aceeasi categorie: Candidatii pentru titularizare care au
absolvit "Spiru Haret" - Deva au fost scosi din examenLucrarile la
bacalaureat vor fi verificate prin sondajUn investigator a fost audiat sub
acoperire in dosarul permiselor din Arges Voteaza
( da "Nuovo, Il" del
17-07-2009)
Argomenti: Giustizia
> Consulta: no
magistrati in partiti Respinta questione legittimita' sollevata da Csm su caso
Bobbio (ANSA) - ROMA, 17 LUG - Il magistrato, anche se fuori ruolo, non deve
essere iscritto a partiti politici. Lo ribadisce la Corte
Costituzionale. Con la propria sentenza, la Consulta ha dichiarato non fondata
la questione di legittimita' sollevata dalla sezione disciplinare del Csm in
relazione ad alcune norme di una legge del 2006 sulle incompatibilita' e le
dispense dal servizio dei magistrati. All'origine del provvedimento e'
il caso di Luigi Bobbio, magistrato fuori ruolo ed ex senatore di An.