CENACOLO
DEI COGITANTI |
"Febbre suina,
pandemia imminente" ( da "Stampaweb,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama ha ammesso che «la
situazione è grave» e si è detto pronto a prendere «tutte le misure
necessarie». In Egitto, dove non è stato segnalato finora nessun caso di
influenza né fra i maiali né fra gli umani, il governo ha tuttavia ordinato l?
Viviamo tempi inaspettati:
l'automobile italiana va in soccorso di quella americana, un giovane...
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Ho avuto la fortuna di seguire
Barack Obama, Presidente da cento giorni, in giro per gli Stati Uniti negli
ultimi due anni e al di là delle sue parole d'ordine, «Speranza» e
«Cambiamento», trovo che la sua vera forza sia la capacità di guardare avanti,
di non farsi ingabbiare dentro schemi ideologici che appartengono ad un altro
secolo.
Ma i concessionari vanno
dall'avvocato ( da "Stampa,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: la task force di Obama vorrebbe una
drastica riduzione della rete sul modello di quella appena annunciata da Gm.
Anche perché i contratti, oltre ad essere particolarmente onerosi, sono
strutturati in maniera tale da comportare per la casa automobilistica inefficienze
e duplicazioni non sostenibili con questa fase del mercato.
Bombardier tenta lo sbarco
negli Usa ( da "Stampa,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: dove Barack Obama vuole
rivoluzionare il sistema di trasporti ferroviari. Ansaldo Breda e Bombardier
parteciperanno con il V300 Zefiro, un'unità multipla disegnata da Zagato e
composta da otto vetture nella configurazione tipica, lunga
Barack, 100 giorni contro
gli "ingordi di Wall Street"
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Nel centesimo giorno da presidente
Barack Obama sbarca a Arnold, in Missouri, per un «town meeting» con le
famiglie del Mid-West bianco, anglosassone e protestante e sfrutta l'occasione
per puntare l'indice contro «coloro che prestano i soldi» accusandoli di essere
il tallone d'Achille dell'economia.
[FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI
WASHINGTON Il futuro dell'asse Torino-Detroit è solo quest...
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama rompe gli indugi
intervenendo sul nodo auto da St. Louis, Missouri, in occasione dei suoi primi
cento giorni di governo. «Speriamo» che l'accordo si faccia anche se non
«sappiamo ancora» se andrà a buon fine, dice il presidente che ne ribadisce la
convenienza per lo stesso gruppo americano.
obama, i cento giorni di
un uomo tranquillo - washington ( da "Repubblica,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina Il
personaggio Obama, i cento giorni di un uomo tranquillo WASHINGTON Faceva molto
freddo, 100 giorni or sono, quando la lingua del giudice Roberts e quella del
presidente si congelarono sulla formula del giuramento e milioni di persone
trattennero il respiro.
il virus colpisce gli
stati uniti la vittima è un bimbo messicano - (segue dalla prima pagina) dal
nostro inviato ( da "Repubblica,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama: "Chiudere le scuole del
contagio" Aveva 23 mesi, quando è stato ricoverato l´emergenza non era
ancora nota Un´altra bimba muore in Messico: le avevano diagnosticato la
varicella Il presidente: "La situazione è molto seria, e richiede il
massimo delle precauzioni" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO
alberto flores d´
"l'influenza suina
arriverà in italia" l'oms: la pandemia è imminente - mario reggio
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il presidente degli Stati Uniti,
Barack Obama, ha ammesso che «la situazione è grave, sono pronto a prendere
tutte le misure necessarie, fino alla chiusura delle scuole». Secondo l´Oms
sono stati i viaggi aerei a far uscire il virus della nuova influenza dal
Messico per diffonderlo in altri Paesi.
oggi l'accordo
fiat-chrysler ma c'è anche la bancarotta pilotata - paolo griseri
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: è anche la bancarotta pilotata
Obama: bene i manager del Lingotto, serve un sacrificio dai creditori Continua
il pressing sui creditori che ancora non hanno detto sì al piano PAOLO GRISERI
TORINO - L´accordo è cosa fatta. Verrà annunciato oggi a Washington e sancirà
l´alleanza tra Fiat e Chrysler consegnando al Lingotto la gestione della più
piccola delle tre sorelle di Detroit.
dalla teoria della
sopravvivenza al blitz di detroit in cinque mesi la svolta americana di
marchionne - (segue dalla prima pagina) salvatore tropea
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama alla strategia di Marchionne
è eccezionale. Il neopresidente dichiara la Fiat ha tutte le caratteristiche
per essere il migliore alleato della Chrysler. Ma la strada verso l´accordo non
è in discesa. Se la Chrysler vuole incassare i 6 miliardi di dollari in
aggiunta ai 4 già ottenuti dal governo americano deve presentare entro il 30
aprile un piano credibile che preveda un
insulti alla lario sui
blog, osanna su facebook - carmelo lopapa
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: si erigeva il muro in difesa della
«nostra Obama», «Veronica leader del Pd», «Lario for president», «Ti amo,
sposami», fino al «santa subito». Margherita Boniver, sette legislature alle
spalle, attraversa in elegante tailleur il Transatlantico e racconta che sì,
«Veronica non la vedo da tempo, ultimamente mi sembra una donna molto
amareggiata.
Geithner spinge per la
riforma delle credit card ( da "Stampa,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: L'amministrazione Obama guarda
«alla creazione di un mercato delle carte di credito più stabile, efficiente e
amico dei consumatori», spiega Geithner, sottolineando che fra i principi per
una riforma figurano il bando degli «ingiusti aumenti dei tassi» e delle
«sanzioni e commissioni abusive».
Il Pil Usa affonda ancora:
-6,1% ( da "Stampa,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Una buona notizia per il presidente
Barack Obama dopo la doccia fredda del dato sul Pil giunta al compimento dei
primi cento giorni di governo. Obama paga il dazio di una pesante eredità
lasciata dal suo predecessore, come spiega Carolyn B. Maloney, presidente del
Joint Economic Committee: «La sbornia da amministrazione Bush è peggiore del
previsto».
Dellacasa col Crocetta per
pareggiare i conti ( da "Stampa,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Mister Obama? No i cestisti del
Dellacasa Trino che stasera in gara2 delle semifinali playoff di serie C si
giocano una grossa fetta delle proprie ambizioni. Al Pala Ferraris di Casale
(fischio d'inizio alle 21) i biancoblù dovranno ammortizzare la sconfitta nella
prima partita contro i torinesi del Crocetta: impresa non semplice ma neppure
quella «
l'orgoglio di obama cento
giorni dopo "l'america si è alzata dalla polvere" - (segue dalla
prima pagina) vittorio zucconi ( da "Repubblica,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: VITTORIO ZUCCONI Si chiedevano che
cosa avesse mai fatto l´America eleggendo questo Barack Hussein Obama, di colpo
spaventati da tanta audacia. Ora fa caldo, a Washington, e si può respirare.
«E´ cominciata la ricostruzione, l´America si è alzata dalla polvere», come ha
detto lui ieri. Obama non ha cambiato il mondo, ha cambiato il vento che
dall´America soffia sul mondo.
michelle "la più
bella", barack "il più amato"
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Lui, Barack Obama, è il presidente
più amato dell´ultimo ventennio, con un indice di gradimento del 63 per cento
assegnatogli dal prestigioso Pew Research. è un risultato di gran lunga superiore
rispetto al 56 per cento strappato nei primi 100 giorni da George W.
al jazeera con obama
sbarca a washington ( da "Repubblica,
La" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Al Jazeera con Obama sbarca a
Washington WASHINGTON - La tv satellitare Al Jazeera sarà visibile nelle case
di Washington. Il canale all news con sede nel Qatar aveva lanciato oltre due
anni fa una rete in lingua inglese, aprendo anche una sede nella capitale Usa,
ma finora solo due piccole reti via cavo che operano in Vermont e in Ohio
avevano deciso di trasmetterne il segnale.
pil usa, tonfo del 6%.
fed: ma la crisi rallenta - elena polidori
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama. Se sommato al ribasso dei
precedenti tre mesi (meno 6,4%) un semestre così nero non si vedeva da
cinquant´anni. Contemporaneamente, le autorità tedesche tagliano dal 2,25 al 6%
la performance del Pil: è «la recessione peggiore dal 1945», ammette il ministro
Steinbrueck, è il peggior risultato dalla riunificazione delle due Germanie
quando il dato segnava un rosso dello 0,
samuelson: ripresa
avvistata però serve ancora pazienza - eugenio occorsio
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: persino per un presidente come
Obama che ha un consenso popolare senza precedenti (63% all´ultimo sondaggio
Abc, ndr), percorrere per ogni provvedimento una laboriosa e spesso tortuosa
via parlamentare, convincere gli elettori, a volte addirittura i partner
internazionali, e quindi conquistare al Congresso una misura dietro l´altra».
banda di incompetenti
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ortodossi Banda di incompetenti
Regole ferree Stiamo ancora pagando gli errori di Bush e della sua banda di
economisti incompetenti Obama ora deve fare qualcosa di più diretto per la
gente, per chi non può pagare il mutuo Misure non-ortodosse Approntare da subito
una serie di regole nuove, molto precise e ferree, per controllare i mercati
finmeccanica punta su
berlusconi "sul nuovo elicottero convinca obama"
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Sul nuovo elicottero convinca
Obama" «Sono certo che Berlusconi ci darà una mano». Il numero uno di
Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, è sicuro che il premier convincerà
Barack Obama (insieme nell´immagine a sinistra) a confermare l´ordine per il nuovo
elicottero della Casa Bianca (nella foto in alto un prototipo).
amos oz: "le mie due
penne per raccontare israele" - tel aviv
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: L´elezione di Barack Obama le
suscita speranze? «Sì, ma ha creato delle aspettative messianiche. Ovviamente,
sono contento che sia diventato Presidente e, se fossi stato americano, l´avrei
votato anch´io. Credo però che non si siano accorti di aver eletto un
intellettuale».
Cade il Pil Usa, ma la
crisi ora è meno grave ( da "Corriere
della Sera" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Corriere della Sera sezione: Prima
Pagina data: 30/04/2009 - pag: 1 I cento giorni di Obama: fiducioso per il
futuro Cade il Pil Usa, ma la crisi ora è meno grave «Fiducioso per il futuro
ma non contento del presente». Si è definito così il presidente Barack Obama
celebrando i suoi primi 100 giorni da inquilino della Casa Bianca.
Cade il Pil Usa, meno 6,1%
Ma Borse e consumi salgono ( da "Corriere
della Sera" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: E se ci fosse una epidemia di
febbre suina, la Borsa ne risentirebbe in maniera drammatica. Ciò nonostante,
la Casa Bianca ripete che il presidente Obama, che ieri ha celebrato i suoi
primi 100 giorni, vede sempre «barlumi di speranza». Ennio Caretto
Fiat e Chrysler alle
nozze, il giorno della firma ( da "Corriere
della Sera" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: il giorno della firma Obama:
banche, sacrifici come i lavoratori. Resta l'ipotesi della bancarotta pilotata
MILANO - La firma sarebbe cosa fatta. Ma la cautela è ovvia - non è escluso un
passaggio dalla bancarotta pilotata - e porta all'ultimo pressing. Firmato
direttamente Barack Obama: «I lavoratori Chrysler hanno fatto enormi sacrifici.
E le tute blu Usa ora si
affidano all'economista italiana di New York
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: dal tipo di riforma sanitaria che
verrà introdotta da Obama». Traduzione: se in Europa, dove previdenza e sanità
sono garantite dallo Stato, un sindacato può anche provare a inventare percorsi
originali di cogestione, negli Usa il fondo Veba dovrà puntare solo al
profitto, se non vuole lasciare i dipendenti senza cure mediche.
anche dal Vaticano
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Così titola oggi in prima pagina
L'Osservatore Romano (foto) riferendosi all'operato di Obama. Meno peggio del
previsto: finora osserva il quotidiano organo ufficiale della Santa Sede la
nuova amministrazione americana non ha apportato nessuna radicale novità in
bioetica
Obama, 100 giorni e una
promessa all'America ( da "Corriere
della Sera" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama, 100 giorni e una promessa
all'America «Ci stiamo rialzando: abbiamo iniziato il lavoro di rifare questo
Paese» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Cento giorni dopo essere entrato
alla Casa Bianca, Barack Obama è «lieto dei progressi compiuti, ma non
soddisfatto», è «fiducioso per il futuro, ma non contento del presente »
e lode
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 14 9 Obama Presidente Ha subito
dimostrato che le qualità del grande candidato vanno bene anche alla Casa
Bianca: sangue freddo, coraggio, leadership. Qualche scivolone in pubblico 10 e
lode Michelle First lady Padrona del lavoro e della propria immagine, ha
modernizzato il ruolo della first lady scegliendosi temi e battaglie.
Lo slogan elettorale di
Ahmadinejad:
Argomenti:
Obama
Abstract: Punta sullo stesso slogan di Obama
e sullo status di ex professore universitario (lo è stato prima di diventare
sindaco di Teheran). Ahmadinejad copia Obama? Così sostiene il Guardian,
affermando che se l'Iran ha accolto con scetticismo l'offerta di amicizia del
presidente Usa, i due leader si ritrovano almeno d'accordo sugli slogan.
Garzón apre un'inchiesta
sulle torture a Guantánamo ( da "Corriere
della Sera" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama ha annunciato la chiusura
della prigione entro l'anno, ma ha preferito non aprire indagini e non cercare
colpevoli tra i consiglieri del suo predecessore, George W. Bush, che idearono
il carcere nell'isola di Cuba. Dal 2005 la giustizia spagnola si riconosce una
competenza internazionale nel perseguire crimini contro l'
Gheddafi chiude la tv del
figlio e (ex) delfino Saif ( da "Corriere
della Sera" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Ma nessuna missione per conto di
papà: nella Washington di Obama c'è andato il fratello Moatessem. E silenzio su
cosa stesse facendo. Poi il raid contro la tv. Saif, a quanto pare, ha davvero
perso i favori del Colonnello. Cecilia Zecchinelli Propaganda Un poliziotto
libico davanti al manifesto di Muammar Gheddafi e di suo figlio Saif
(Afp/Mahmud Turkia)
Primo morto negli Usa,
Argomenti:
Obama
Abstract: saliti a un centinaio i casi
accertati in 10 Stati americani e alla Casa Bianca il presidente Obama ha
invitato l'America «alla massima vigilanza» e, se necessario, «alla chiusura
precauzionale di alcune scuole per contenere il contagio». Ma Obama ha respinto
con forza gli appelli ad innalzare muri al confine, lanciati dai conservatori
al Congresso dopo il caso del bimbo messicano.
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama, Hillary Clinton, Ted
Kennedy, Irwin Cotler ed io siamo tutti liberal e pro-Israele, come il resto
della sinistra moderata Usa». La sua coscienza sionista è germogliata a
Williamsburg, il quartiere di Brooklyn dove è nato nel 1938 da una coppia di
origine polacca: Claire, computista, e Harry, fondatore della Young Israel
Synagogue:
Il capitolo finale della
sua trilogia ( da "Corriere
della Sera" del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama a un procione e
illustra invece i suoi desideri carnali verso Sarah Palin. Ellroy ha tenuto lo
stesso comportamento vivace l'altro giorno al festival del libro del «Los
Angeles Times» dove, in papillon e rigatino bianco anni '
Darfur, il digiuno di Mia
Argomenti:
Obama
Abstract: Come giudica l'operato del
presidente Obama sul Sudan? «Durante la campagna elettorale Obama e il suo vice
Joe Biden fecero molte promesse per il Darfur e nessuno ha votato per loro con
più entusiasmo di me. Purtroppo alle promesse non sono seguiti i fatti e quando
Obama ha nominato un inviato nella regione, era ormai troppo tardi».
Usa, i primi 100 giorni di
Obama "Buona partenza, ma è solo l'inizio"
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ha detto Obama, ma per la quale
sarebbe inutile chiudere i confini col Messico: "Sarebbe come chiudere la
porta della stalla quando i buoi sono già scappati". OAS_RICH('Middle');
Sul fronte internazionale, Obama ha parlato di Pakistan e della guerriglia talebana
e di al Qaeda e ha avvertito che per il governo di Islamabad "la maggiore
minaccia alla sicurezza viene oggi dall'
Il virus colpisce gli
Stati Uniti la vittima è un bimbo messicano
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: e alle preoccupate dichiarazioni di
Barack Obama: "La situazione è seria, talmente seria da richiedere le
massime precauzioni. Siamo pronti a fare tutto il necessario, anche chiudere le
scuole dove ci sono stati contagi". OAS_RICH('Middle'); Per i medici di
Houston è "impossibile fare una previsione" sulla diffusione del
contagio.
Creditori all'assalto
della GM Da loro una contro offerta
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: offerta alla task force dell'auto
del presidente Obama, che darebbe loro il controllo della casa automobilistica.
Il comitato che rappresenta i creditori vorrebbe respingere l'offerta, avanzata
da Gm il 27 aprile, di scambiare i loro titoli con una quota del 10% nel
capitale del gruppo. Il termine fissato per le adesioni e' il primo giugno.
"La Twitter mania
dura un mese" Lascia il 60 per cento degli utenti
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama, lo hanno usato e ne
sono diventati loro malgrado importanti testimonial. Come nel caso dell'attore
Ashton Kutcher, che ha sfidato la Cnn, scommettendo che avrebbe raggiunto quota
un milione di sostenitori su Twitter prima del gigante informativo, o sua
moglie, l'attrice Demi Moore, che avrebbe addirittura impedito a una donna in
California di suicidarsi grazie al sito.
I cento giorni di un uomo
tranquillo ( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Si chiedevano che cosa avesse mai
fatto l'America eleggendo questo Barack Hussein Obama, di colpo spaventati da
tanta audacia. Ora fa caldo, a Washington, e si può respirare. "E'
cominciata la ricostruzione, l'America si è alzata dalla polvere", come ha
detto lui ieri. Obama non ha cambiato il mondo, ha cambiato il vento che
dall'America soffia sul mondo.
Fazio: "A casa chi
torna dal Messico" Oms, 260 casi nel mondo
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: di Barak Obama potrebbe aver
contratto il virus dell'influenza suina. Lo ha riferito la Casa Bianca,
sottolineando che si tratterebbe di un membro della delegazione che accompagnò
il presidente americano nella missione in Messico del 16 aprile. Intanto negli
Stati Uniti sono state chiuse oltre 4mila scuole e 170mila studenti sono
rimasti a casa in particolare in Texas e New York,
( da "Stampaweb, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
ROMA LOrganizzazione
mondiale della Sanità (Oms) ha innalzato stasera da
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti: Obama
Viviamo tempi
inaspettati: l'automobile italiana va in soccorso di quella americana, un
giovane afroamericano guida la nazione più potente del mondo, in pochi mesi è
stata bruciata più ricchezza che in due guerre mondiali. L'incertezza è la
cifra delle nostre vite e anche i giornali sono divisi tra la passione di
raccontare una stagione eccezionale e la paura per una crisi che non li
risparmia. Nel mondo occidentale c'è chi chiude i quotidiani, chi scommette
sulla loro scomparsa e chi si ostina a credere, tenacemente, che proprio in
mezzo alle difficoltà si debba guardare lontano. Immaginare sfide completamente
nuove. «Non è importante quante volte cadi ma quanto in fretta ti rialzi»,
recita un motto popolare negli Stati Uniti: farlo proprio significa cercare di
vedere possibilità e occasioni nelle avversità. Così nella crisi globale della
carta stampata, davanti alla necessità di ripensare i modelli tradizionali di
giornalismo, Torino, casa di questo giornale, può esserci di esempio: si era
persa nella fine della città fabbrica, ma ha trovato la forza di ripensarsi e
di rinascere diversa, piena di fermenti e di energie nuove. Si parla molto del
declino dei giornali e non possiamo negare che la tecnologia moltiplica le
possibilità di ricevere informazioni e riduce i tempi dedicati alla lettura, ma
poi ogni mattina oltre trecentomila persone ripetono il gesto di comprare La
Stampa. A tutto questo dobbiamo provare a dare risposte: il flusso quotidiano
su Internet, le notizie più fresche sui cellulari e le e-mail, mentre il senso
della giornata troverà ancora il suo approdo naturale nella carta stampata.
Diversi i supporti, identici i valori di fondo, quelli che si sono tramandati
per quasi un secolo e mezzo: l'amore per il lavoro fatto con cura, l'etica
della responsabilità, i fatti, non le ideologie. Così come la fedeltà alla
tradizione laica, da intendersi come rispetto delle posizioni, delle idee,
delle fedi. La Stampa continuerà ad essere un giornale con le sue radici in
Piemonte, in Liguria e in Valle d'Aosta, ma che non rinuncia a parlare al resto
dell'Italia e a raccontare cosa accade a Napoli e a New York, a Parigi e a
Pechino. Il segreto di questo giornale è di non essersi mai chiuso nel suo
territorio ma di aver raccolto gli stimoli migliori che venivano da tutto il
Paese e dall'altra parte delle Alpi. Ho avuto la fortuna di
seguire Barack Obama, Presidente da cento giorni, in giro per gli Stati Uniti negli
ultimi due anni e al di là delle sue parole d'ordine, «Speranza» e
«Cambiamento», trovo che la sua vera forza sia la capacità di guardare avanti,
di non farsi ingabbiare dentro schemi ideologici che appartengono ad un altro
secolo. «Sono convinto - ha scritto nel suo libro più famoso - che ogni
volta che esageriamo, demonizziamo o siamo arroganti, siamo condannati alla
sconfitta. Sono la caccia alla purezza ideologica, l'ortodossia rigida e
l'eterna prevedibilità del dibattito che ci impediscono di vedere le sfide che
abbiamo davanti». La sfida per i giornali è oggi quella di riuscire a decifrare
la complessità offrendo chiavi di lettura. È di essere credibili, affidabili,
corretti e curiosi. Il giornalismo non è intrattenimento, tanto meno
l'inseguimento dell'ultima stranezza: mi sta a cuore che si spieghi se la
febbre suina è davvero pericolosa, senza cadere in un sensazionalismo fine a se
stesso, o se un terremoto può essere previsto senza farsi condizionare dalle
convenienze politiche. Adesso per me comincia un'avventura nuova come direttore
di questo giornale, e ho un doppio debito di gratitudine verso Giulio Anselmi
non solo per avermi lasciato un giornale bello e autorevole, ma anche per aver
creduto in me quando mi assunse all'Ansa diventando il mio primo direttore. Il
direttore che invece non ho mai avuto è stato Indro Montanelli. Quando
vent'anni fa mi chiese se volevo fare il praticante, non ne avevo l'età e stavo
iscrivendomi all'università, però poi mi regalò una passeggiata nei giardini di
Porta Venezia, a Milano. Di quella camminata mi piace ricordare la sola cosa
che secondo lui avrei dovuto stamparmi in testa: «I giornalisti sono al
servizio dei giornali e i giornali dei lettori. Chi pensa il contrario farebbe
bene a cambiare mestiere». mario.calabresi@lastampa.it
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti: Obama
Ma i concessionari
vanno dall'avvocato La Casa Bianca vuole ridurre la rete di vendita
sovradimensionata [FIRMA]DETROIT DALL'INVIATO Sono i dealer, la catena dei
rivenditori dei marchi Chrysler, Dodge e Jeep, uno dei nodi della trattativa in
corso a Washington con il Tesoro Usa per il salvataggio della Chrysler. Dopo il
via libera dei sindacati e quello delle quattro principali banche coinvolte
(JpMorgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley), spiegano fonti legali,
resta da trovare una soluzione per la rete di vendita. Una rete, spiegano le
stesse fonti, nata all'inizio del decennio su una prospettiva di vendita di 4
milioni di auto all'anno contro 1,2 milioni venduti nel 2008. Per ristrutturare
il gruppo e salvare Chrysler, la task force di Obama vorrebbe una drastica riduzione della rete sul modello di quella
appena annunciata da Gm. Anche perché i contratti, oltre ad essere
particolarmente onerosi, sono strutturati in maniera tale da comportare per la
casa automobilistica inefficienze e duplicazioni non sostenibili con questa
fase del mercato. Ma i contratti stipulati, spiegano le stesse fonti,
prevedono penali molto onerose in caso di rescissione e tali da compromettere
la fattibilità del salvataggio. Uno scoglio, quello dei rapporti con la rete di
vendita, che potrebbe essere superato con il ricorso al Chapter 11, come
spiegato tre giorni fa da Ron Bloom, della task force di Obama,
incontrando i rappresentanti dei dealer. La procedura di protezione dai
creditori permetterebbe infatti di tagliare la rete e congelare le pretese dei
dealer, che verrebbero «risarciti» solo una volta che il gruppo risanato esce
dalla procedura. Per questo, l'associazione dei rivenditori Chrysler, che non
partecipa alle trattative di Washington, avrebbe ingaggiato lo studio legale
Arnold & Porter per rappresentarla in caso di bancarotta del gruppo. Una
mossa analoga è stata fatta dai dealers di General Motors, che ha annunciato
nei giorni scorsi il taglio di 2.600 punti vendita nell'ambito del suo piano di
ristrutturazione.\
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti: Obama
Vado Ligure
Bombardier tenta lo sbarco negli Usa Bombardier e Ansaldo Breda parteciperanno
alla gara per il treno ad alta velocità degli Stati Uniti, dove
Barack Obama vuole rivoluzionare il sistema di trasporti ferroviari. Ansaldo
Breda e Bombardier parteciperanno con il V300 Zefiro, un'unità multipla
disegnata da Zagato e composta da otto vetture nella configurazione tipica,
lunga
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti: Obama
Analisi La grande
sfida della Casa Bianca LA PLATEA LA RECESSIONE AMERICA ARLEN SPETER L'IMPEGNO
Barack, 100 giorni contro gli "ingordi di Wall Street" MAURIZIO
MOLINARI Nel Mid-West le famiglie della classe media lavorano per le quattro
ruote «Abbiamo fatto progressi ma non sono ancora del tutto soddisfatto» CRISI
E RICETTE Il senatore repubblicano è passato con i democratici, vicini ai 60
seggi al Senato «Lavoro per voi ogni giorno Porto le vostre parole con me a
Washington» I signori dei soldi «I contribuenti hanno dato denaro ai finanzieri
per aiutare il salvataggio di Chrysler» Il Presidente parte dall'auto per
strigliare le banche CORRISPONDENTE DA NEW YORK Sono i signori dei soldi che
rischiano di far fallire l'accordo su Chrysler». Nel
centesimo giorno da presidente Barack Obama sbarca a
Arnold, in Missouri, per un «town meeting» con le famiglie del Mid-West bianco,
anglosassone e protestante e sfrutta l'occasione per puntare l'indice contro
«coloro che prestano i soldi» accusandoli di essere il tallone d'Achille
dell'economia. E l'occasione per il nuovo affondo contro gli «ingordi»
di Wall Street è proprio la trattativa sull'alleanza Fiat-Chrysler che, a 24
ore dalla scadenza fissata dal governo per la sua conclusione, incontra qualche
residua resistenza da parte di banche e obbligazionisti titolari di crediti per
circa 7 miliardi di dollari. «Non so ancora se l'accordo ci sarà o meno», dice
il presidente, drammatizzando volutamente la situazione e alzando il tono della
voce per far trapelare la propria irritazione verso il tassello mancante: «Una
delle questioni chiave che resta da chiarire è se i creditori, i titolari di
obbligazioni e la gente dei soldi di Wall Street sono pronti ad affrontare i
sacrifici come stanno facendo i lavoratori» che attraverso i sindacati hanno
accettato i compromessi proposti dalla task force governativa. Obama adopera a più riprese l'espressione «money people» per
riferirsi alle banche che ancora avrebbero qualche esitazione a dare luce verde
all'intesa, ben conscio che però l'accordo sarebbe di fatto raggiunto. Vuol far
vedere che si mette dalla parte dei contribuenti dicendo che «hanno accettato
di dare loro soldi alle istituzioni finanziarie per facilitare l'intesa» e
ribadisce la fiducia nella partnership con Fiat «perché è un'azienda che ha
fatto un buon lavoro nel trasformare la propria industria» riuscendo a risalire
la china. Se il presidente sceglie il terreno del futuro dell'auto per
l'affondo che segna la ricorrenza dei 100 giorni è perché nel Mid-West afflitto
dalla crisi economica è questo il settore dell'industria al quale le famiglie
della classe media guardano con maggiore interesse. Il messaggio del presidente
non potrebbe essere più chiaro: se Chrysler non riuscisse ad allearsi con Fiat
e arrivasse un brutale fallimento, decine di migliaia di americani
diventerebbero disoccupati a causa della scelta delle «banche creditrici» che
dopo essere state salvate da iniezioni di soldi pubblici non vogliono ora
sacrificare i propri profitti per salvare uno dei giganti di Detroit. Incalzato
dalle domande del pubblico, Obama aggiunge altre
cartucce all'offensiva contro «gli speculatori di Wall Street»: «Uno dei
potenziali vantaggi della fusione fra Chrysler e Fiat sta che nel fatto che
consentirebbe la produzione di macchine capaci di risparmiare carburante, di
essere basate sull'energia pulita che va incontro ai bisogni futuri del
mercato». Come dire, il motore verde che Fiat propone per le nuove auto
Chrysler risponde alla scommessa sull'energia pulita nella quale l'amministrazione
crede per rilanciare l'economia ma anche su questo fronte i «money people»
sembrano avere priorità diverse dal resto della nazione. Se nei primi due mesi
di governo Obama aveva cavalcato lo sdegno pubblico
contro i manager di Wall Street destinatari di bonus milionari a dispetto della
recessione, adesso la scelta è di affondare i colpi contro le «banche
creditrici», prime fra tutte JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Citogroup e Morgan
Stanley che detengono assieme circa il 70 per cento dei debiti di Chrysler.
Anche per questo Obama dice di essere «contento dei
progressi fatti finora contro la recessione» ma senza potersi dire ancora
«soddisfatto» anche perché nel primo trimestre dell'anno l'economia è arretrata
del 6,1 cento, più più previsto. «Abbiamo iniziato a risollevarci, a liberarci
dalla polvere ed a ricostruire l'America ma resta ancora molto da fare perché
sin dal primo giorno di lavoro ci siamo trovati di fronte a sfide sena
precedenti» aggiunge il presidente, rivendicando il merito di aver «mantenuto
le promesse» varando programmi a favore delle famiglie su educazione, energia,
sanità. Più che un discorso di bilancio su quanto fatto Obama
rilancia l'approccio della campagna elettorale: «La mia vittoria è stata
possibile perché il popolo americano ha voluto il cambiamento, mi sono
candidato per ascoltare queste voci, le vostre voci, e per portarle con me a
Washington, lavoro per voi ogni giorno e non voglio deludervi». Forte di una
popolarità saldamente oltre la soglia del 60 per cento e sicuro di poter
contare sul sostegno dei 13 milioni di fan riuniti dal guru David Plouffe in
«Organizing for America», Obama punta ad usare il
trampolino del traguardo dei 100 giorni soprattutto per vincere le resistenze
di un Congresso che ancora esita a dare luce verde al bilancio da lui presentato.
A ostacolare i piani dell'amministrazione sono la scelta dei repubblicani
nell'arroccarsi su posizioni di opposizione e le divisioni fra i democratici,
con i più moderati esitanti nel sostenere l'aumento consistente della spesa
pubblica. Obama è convinto che il sostegno
dell'opinione pubblica contro i «money people» possa aiutarlo a rompere questa
fase di impasse e su questo cammino trova un importante alleato in Arlen
Specter, il senatore repubblicano della Pennsylvania che decide di cambiare casacca
consentendo ai democratici di arriare a quota 59 seggi, vedendo all'orizzone il
quorum di 60 se la riconta dei voti in Minnesota finirà - come appare probabile
- per premiare Al Franken a dispetto di Norman Coleman. È dal 1978 che un
partito non riesce a controllare il Senato con 60 seggi, un numero dal forte
valore politico perché impedisce all'opposizone di praticare l'ostruzionismo,
consentendo di accelerare l'approvazione di leggi. Ma non è tutto. Specter è
anche un senatore moderato che dal 1980 raccoglie i sostegni della classe media
bianca impoverita nelle aree rurali della Pennsylvania come nei centri urbani
del Missouri ed averlo dalla propria parte consente a Obama
di ribadire la capacità di parlare a nome di coloro che «lavorano e soffrono»
nei grandi spazi dell'entroterra continentale. Il fatto che sia stato il
vicepresidente Joe Biden a mediare il cambio di partito di Specter permette
anche alla Casa Bianca di risollevare l'immagine di un numero 2 che continua ad
essere descritto dai media più per le continue gaffe che per il contributo
all'amministrazione.
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti: Obama
[FIRMA]FRANCESCO
SEMPRINI WASHINGTON Il futuro dell'asse Torino-Detroit è solo questione di ore.
La firma dell'accordo tra Chrysler e Fiat dovrebbe arrivare già oggi, come
sostengo fonti di mercato, ma rimane da sciogliere il nodo della procedura. Il
Tesoro degli Stati Uniti deve decidere se optare per il Chapter 11, ovvero una
bancarotta pilotata di Chrysler nella quale si innesta l'alleanza con il gruppo
torinese. Un'opzione che «Chrysler avrebbe remote possibilità di evitare», dice
Bloomberg, ma per altre fonti non è scontato che la vicenda possa risolversi
fuori dalle aule del tribunali. E mentre in Canada si dice che l'accordo è
fatto al 90%, Barack Obama rompe gli
indugi intervenendo sul nodo auto da St. Louis, Missouri, in occasione dei suoi
primi cento giorni di governo. «Speriamo» che l'accordo si faccia anche se non
«sappiamo ancora» se andrà a buon fine, dice il presidente che ne ribadisce la
convenienza per lo stesso gruppo americano. «Uno dei potenziali vantaggi
di questa fusione è rappresentato dalle tecnologie con le quali Chrysler
potrebbe iniziare a produrre auto a basse emissioni aprendo così alle esigenze
future del mercato». Obama pone l'accento sulle
responsabilità del management: «Intendiamo fornire alcuni tipi di tutele ai
pensionati in termini di assistenza sanitaria. Sarà oneroso per i contribuenti,
ma io ritengo che siamo a questo punto perché con le loro decisioni i manager
hanno tradito i lavoratori e non perché i nostri lavoratori non abbiano fatto
un gran lavoro». Ma il suo è l'ennesimo tentativo di pressing sulle banche: «I
lavoratori hanno fatto sacrifici, c'è la volontà anche da parte dei creditori
di fare sacrifici?». Obama infine riserva un encomio
particolare al Lingotto: «Il management di Fiat ha fatto un buon lavoro nel
trasformare la sua industria. L'obiettivo è che Chrysler inizi a produrre auto
che i consumatori vogliono». Intanto al Tesoro i 45 istituti votano
sull'accordo raggiunto tra governo e le quattro grandi banche creditrici,
ovvero Jp Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley, che hanno
acconsentito al taglio del debito da 6,9 miliardi a 2 miliardi di dollari. Si
tratta di una svalutazione del 70% dell'esposizione ben lontana dalle richieste
delle banche e che non piace ad alcuni dei 45 creditori, anche se si tratta di
istituti minori. Sul fronte sindacale gli aderenti allo United Auto Workers
votano l'intesa raggiunta con Chrysler sul piano di copertura sanitaria per i
pensionati, la cui approvazione è data per certa. Sulla vicenda il presidente
del Lingotto, Luca Montezemolo si limita a riferire le parole di Sergio
Marchionne secondo cui «tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto. Si
tratta solo di aspettare». E proprio di bancarotta «probabile per Chrysler»
aveva parlato l'ad di Fiat nel corso di una conversazione a Toronto con il
presidente del sindacato Canadian Auto Workers (Caw), Ken Lewenza, spiegandogli
che l'epilogo possibile per la più piccola delle case automobilistiche americane
era appunto la «soft bankruptcy». Secondo le indiscrezioni trapelate più volte
in questi giorni l'assetto dell'alleanza con o senza Chapter 11 prevede
l'entrata di Uaw in Chrysler con una quota di capitale del 55%, Fiat col 35%,
mentre il 10% residuo andrebbe a governo e banche ma non è chiaro in che forma
e con quale ripartizione. L'operazione Fiat-Crhysler piace al ministro
dell'Economia Giulio Tremonti che lo definisce «un segno molto buono nel mondo
e per l'Italia» e un contributo per superare la crisi. Ma l'ipotesi non
convince tutti: «Il piano di salvataggio messo a punto dal governo per Chrysler
attraverso l'unione con l'italiana Fiat potrebbe trasformarsi in un grande flop
che potrebbe costare miliardi di dollari ai consumatori americani se fallisse».
Secondo gli esperti, infatti, in caso di bancarotta gestita il governo darebbe
o garantirebbe 24 miliardi di «debtor-in-possession» per finanziamenti delle
attività.
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
1 - Prima Pagina Il personaggio Obama, i cento
giorni di un uomo tranquillo WASHINGTON Faceva molto freddo, 100 giorni or
sono, quando la lingua del giudice Roberts e quella del presidente si
congelarono sulla formula del giuramento e milioni di persone trattennero il
respiro. SEGUE
A PAGINA 16
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 12 - Esteri
Il virus colpisce gli Stati Uniti la vittima è un bimbo messicano Era in
vacanza in Texas. Obama: "Chiudere le scuole del contagio" Aveva 23 mesi,
quando è stato ricoverato l´emergenza non era ancora nota Un´altra bimba muore
in Messico: le avevano diagnosticato la varicella Il presidente: "La
situazione è molto seria, e richiede il massimo delle precauzioni" (SEGUE
DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO alberto flores d´arcais Stava già
incubando la "nuova influenza" ma nessuno poteva saperlo, perché i
sintomi, febbre alta, dolori alla testa e alla gola, si manifestano solo
quattro giorni più tardi. Il medico che lo visita si rende conto della gravità
della situazione e il piccolo viene ricoverato all´ospedale di Brownsville.
Solo il 13 aprile, in condizioni sempre peggiori, viene trasportato d´urgenza
al Texas Children Hospital di Houston,
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 12 - Esteri
Sull´Espresso "L´influenza suina arriverà in Italia" L´Oms: la
pandemia è imminente Contagio da uomo a uomo, è "allerta 5". La Ue:
pronti a bloccare i voli La crisi Nel nostro paese al momento si registrano
solo casi sospetti Infettato in Spagna un giovane che non ha mai messo piede in
Messico MARIO REGGIO ROMA - «L´influenza arriverà in Italia, anche se è
improprio chiamarla febbre suina, ma non sappiamo ancora se si tratta di una
"coda" che con il passare delle settimane si attenuerà. L´ipotesi
peggiore sarebbe quella che il virus tra gli esseri umani si fermasse in
estate, ma riprendesse in autunno, perché si mischierebbe con l´influenza
annuale. Dobbiamo essere pronti a fronteggiare comunque l´emergenza». Così il
sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio agli assessori regionali alla
Sanità, nella riunione ristretta che si è tenuta ieri al ministero. Ed entro la
prossima settimana le Regioni adegueranno i loro piani antipandemia, già
sperimentati quando si affacciò l´allarme aviaria. Cresce, comunque, l´ansia
tra la gente. Dalle 8 di martedì scorso, quando è stato attivato il numero
verde del ministero della Salute, le richieste di informazioni hanno superato
quota diecimila. Il Comitato d´emergenza dell´Organizzazione mondiale della Sanità
è rimasto riunito per tutto il giorno, decidendo in serata l´innalzamento dello
stato di allerta per l´influenza suina al livello 5, su una scala massima di
sei e avvertendo che il rischio di pandemia è crescente: «Questi virus - ha
avvertito il direttore generale Chang - noti per la capacità di estendersi
molto rapidamente». Secondo l´Oms tutti i casi mortali si sono verificati in
Messico, meno quello del bimbo avvenuto negli Stati Uniti nello Stato del
Texas. Il numero due dell´Organizzazione, Keilji Fucuda ha precisato: «E´
chiaro che il virus si sta diffondendo e non ci sono segnali di un suo
rallentamento. L´origine del virus proviene dai suini, ma i casi che osserviamo
sono quelli di trasmissione da uomo a uomo, quindi non si trasmette mangiando carne
di maiale». Ieri la Spagna ha annunciato il suo primo caso di influenza su un
paziente che non ha mai messo piede in Messico, ma secondo le ultime notizie la
persona sarebbe venuta a contato con un amico appena tornato da Città del
Messico. Due casi sospetti anche in Sud Africa. Mentre il governo egiziano ha
ordinato la macellazione di tutti i 35 mila suini, la cui carne viene consumata
solo dalla minoranza cristiana, circa il 10 per cento della popolazione. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ammesso
che «la situazione è grave, sono pronto a prendere tutte le misure necessarie,
fino alla chiusura delle scuole». Secondo l´Oms sono stati i viaggi aerei a far
uscire il virus della nuova influenza dal Messico per diffonderlo in altri
Paesi. Anche i Centri europei per il controllo delle malattie hanno
rilevato che tutti i casi accertati di nuova influenza in Europa sono stati
importati dal Messico. «Finora non si registra nessun caso di trasmissione
secondaria», ha detto il direttore dell´Unità di preparazione e risposta
all´influenza del Centro Denis Coulombier, ossia non è stato accertato nessun
caso di trasmissione del virus da persone colpite ad altre che le hanno
avvicinate dopo il loro rientro in Europa. E tutti i casi accertati finora sono
stati provocati dallo stesso virus, del tipo A/H1N1. Nessun caso di "nuova
influenza" ha contagiato persone in Italia ma, si susseguono, le
segnalazioni di casi sospetti: in totale sarebbero una ventina, sparsi in più
regioni. L´ultimo, a Reggio Calabria, è stato dichiarato non collegabile al
virus sotto osservazione. Resta comunque alta l´allerta nelle reti di
sorveglianza. «Al momento - ha spiegato il sottosegretario Fazio - non esiste
conferma di alcun caso. è verosimile pensare che questa influenza arrivi anche
da noi, ma siamo tranquilli perché abbiamo visto come è l´evoluzione clinica
negli altri Paesi: questo virus si sta dimostrando molto poco aggressivo». Il
ministero della Salute sta predisponendo un vademecum per chi non può
rinunciare ad un viaggio in Messico, una guida informativa per rendere più
sicura la visita. Fazio ha spiegato che «in ogni caso aeroporti internazionali
come quello di Roma non possono essere considerati a rischio di contagio».
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 2 - Economia
Oggi l´accordo Fiat-Chrysler ma c´è anche la bancarotta
pilotata Obama: bene i manager del Lingotto, serve un sacrificio dai creditori
Continua il pressing sui creditori che ancora non hanno detto sì al piano PAOLO
GRISERI TORINO - L´accordo è cosa fatta. Verrà annunciato oggi a Washington e
sancirà l´alleanza tra Fiat e Chrysler consegnando al Lingotto la gestione
della più piccola delle tre sorelle di Detroit. Un onore ma soprattutto
un onere che dovrebbe consegnare a Sergio Marchionne il 35 per cento delle
azioni e il compito di risollevare dal baratro l´industria automobilistica
americana. La parola fine verrà scritta oggi da Barak Obama
nel discorso che il Presidente degli Usa terrà alla casa Bianca alle 12 di
Washington, le
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 3 - Economia
Se oggi ci sarà l´accordo con Chrysler, nascerà un nuovo colosso dell´industria
automobilistica mondiale Dalla teoria della sopravvivenza al blitz di Detroit
in cinque mesi la svolta americana di Marchionne I passaggi chiave nella
trattativa con i sindacati Determinante la Casa Bianca (SEGUE DALLA PRIMA
PAGINA) SALVATORE TROPEA Se ci pensava da prima è difficile dirlo visto il
carattere dell´uomo e la sua spiccata propensione a navigare in solitaria. Ma
se si deve mettere una data di inizio al viaggio che potrebbe concludersi con
l´accordo di Washington, quella data è ufficialmente l´8 dicembre 2008 quando,
appunto, l´ad del Lingotto affida al giornale specializzato Automotive News
quella che sarà ricordata come la «teoria della sopravvivenza». Nel pieno della
grande crisi partita dall´America, Sergio Marchionne ritorna sull´altra sponda
dell´Atlantico per ripartire dalle rovine della Chrysler. Descrive un´industria
mondiale dell´auto afflitta da una sorta di elefantiasi della capacità
produttiva e bisognosa di sottoporsi con urgenza a una cura di snellimento al
termine della quale lo scenario è il seguente: cinque o sei player in tutto, in
grado di produrre singolarmente non meno di 6 milioni di vetture all´anno. I
tempi di questa rivoluzione? Marchionne parla di due anni ma si capisce che
quello è il termine massimo e che lui ha già individuato un traguardo più
vicino, almeno per quanto riguarda la Fiat che, con i suoi 2 milioni 300 mila
autoveicoli, si trova nella fascia a rischio. «E invece noi vogliamo essere
della partita» dice. Una partita che lui ha già scelto di giocare assieme alla
più piccola delle big three dell´auto americana, in crisi profonda e con il
rischio di scomparire definitivamente dalla scena. Mentre se si allea con Fiat
può sopravvivere perché per Fiat essa, una volta rimessi a posto i conti e
riorganizzata la produzione, è una «buona opportunità». E così il 19 gennaio
l´ad del Lingotto può far sapere che l´interlocutore della nuova strategia
delle alleanze di Fiat è appunto Chrysler. Sembra, questo, l´inizio e invece è
una tappa di un cammino che lui ha già intrapreso da tempo. Alle spalle ha
almeno cinque mesi di contatti e con Bob Nardelli e Tom La Sorda, vecchie
conoscenze degli anni in cui era studente a Toronto e che ora sono ai vertici
di Chrysler. Due giorni fa è stato visto in una bisteccheria di Toronto con La
Sorda e con il numero uno dei sindacati canadesi della Caw, Ken Liwenza. Giorno
dopo giorno, con loro, ha esaminato ciò che è utile per Fiat e ciò che lo è per
Chrysler, difficoltà e modi per superarle. E poiché, come ripete spesso,
viviamo in un mondo in cui la finanza non ha liquidità e sembra quasi di essere
tornati allo scambio come unico strumento di affari, Marchionne utilizza questo
meccanismo per un accordo che per Torino deve essere appunto a costo zero:
tecnologia per costruire vetture di dimensioni più contenute, ecologiche e a prezzi
bassi, in cambio di un ritorno dei torinesi in America e di un 35 per cento in
Chrysler con possibilità di salire oltre il 50 per cento. L´assist di Barack Obama alla strategia di Marchionne è eccezionale. Il neopresidente
dichiara la Fiat ha tutte le caratteristiche per essere il migliore alleato
della Chrysler. Ma la strada verso l´accordo non è in discesa. Se la Chrysler
vuole incassare i 6 miliardi di dollari in aggiunta ai 4 già ottenuti dal
governo americano deve presentare entro il 30 aprile un piano credibile che
preveda un nuovo rapporto con i sindacati e le banche creditrici. E´
questo il passaggio obbligato da superare. I sindacati e le banche sono un osso
duro, minacciano di far saltare tutto. E costringono Marchionne a un rilancio
da pokerista: «Senza l´accordo con i sindacati non firmerò nessuna alleanza» fa
sapere quando si è già alla stretta decisiva. Funziona: i sindacati
sottoscrivono l´accordo con consente a Chrysler di risparmiare 400 milioni di
dollari all´anno. La partita con le banche Marchionne la gioca per interposta
persona, affidandola ufficialmente alla task force di Obama.
Ma fa bene attenzione a non allontanarsi mai dal tavolo. Con Alfredo Altavilla,
ad di Powertrain Technology, segue le manovre spostandosi tra Torino, Detroit,
Washington. I ritocchi dell´accordo, anche quelli delle ultime ore, quando
l´interlocutore del Tesoro sono le banche, hanno la loro impronta.
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 6 - Interni
Insulti alla Lario sui blog, osanna su Facebook Divise le donne del Pdl.
"Era attrice anche lei". "Ne usciamo male tutte" CARMELO
LOPAPA ROMA - Avrà pure vinto Veronica, come a fine giornata sussurrano
maliziosi quelli di An in Transatlantico spulciando le liste ripulite
all´insegna del (quasi) "no veline". Certo però, quanto veleno a
Montecitorio nei confronti della «signora», per dirla con Berlusconi. Le
onorevoli del Pdl ne istillano con una certa generosità, come al solito la
perfidia si tinge di rosa. Sia chiaro, nulla di paragonabile ai sassi di
insulti e contumelie scagliati in libertà dalle 13 dallo «spazio azzurro» del
sito web ufficiale del Pdl contro la first lady. Con commenti, dietro la
copertura dei nickname, del tipo «non sei mai stata una grande attrice e hai
una vita da favola grazie a tuo marito: piantala di infangarlo» o «Veronica ha
perso una buona occasione per tacere», «troppo comodo fare la moglie di Silvio
e poi...». Proprio nelle stesse ore in cui, al contrario, su Facebook -
d´incanto roccaforte di sinistra - si erigeva il muro in
difesa della «nostra Obama», «Veronica leader del Pd», «Lario for president», «Ti amo,
sposami», fino al «santa subito». Margherita Boniver, sette legislature alle
spalle, attraversa in elegante tailleur il Transatlantico e racconta che sì,
«Veronica non la vedo da tempo, ultimamente mi sembra una donna molto
amareggiata. Ma pure lei proviene dal mondo dello spettacolo, è stata
attrice no?» Gabriella Giammanco, giovane new entry, ha trovato «fuori luogo
sconfinare nel moralismo: i giudizi sulle persone sarebbe meglio esprimerli a
posteriori, noi giovani deputate stiamo facendo ad esempio del nostro meglio».
Lei, come Nunzia De Girolamo, a dispetto delle voci della vigilia, in lista non
ci sarà. Compare invece, circoscrizione Sud, Mariarosaria Rossi. Che prima
ironizza: «Sono andata a firmare la candidatura, ma di veline non ne ho viste.
Che montatura». Alessandra Mussolini invece scuote la testa: «Da tutta questa
vicenda le donne italiane ne escono male, anzi malissimo». Passano le ore, le
liste diventano ufficiali e la responsabile Pari opportunità del Pdl, Barbara
Saltamartini, minimizza. «La polemica di Veronica? Non è un problema politico
ma familiare, me ne tengo fuori». Non se ne tiene fuori Catia Polidori,
deputata e animatrice del sito finiano Farefuturo. «La capisco, è una donna che
tiene al suo uomo e lo dimostra. Detto questo, bellezza e grazia sono tratti
distintivi di noi donne». Souad Sbai, origine marocchina, scuderia An, la legge
con la lente dei sentimenti: «Veronica è una donna innamorata. Io avrei fatto
come lei. Anzi, di più, il premier l´avrei chiuso in una stanza e buttato la
chiave. Da donna araba... Ma dico così per dire» precisa.
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti: Obama
PROPOSTA DI LEGGE
Geithner spinge per la riforma delle credit card Più tutele ai titolati di
carte di credito: il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, preme per
l'approvazione di norme più stringenti a protezione dei consumatori mentre alla
Camera sta per avere inizio il dibattito sulla proposta in questo senso firmata
dalla democratica Carolyn Maloney. L'amministrazione Obama guarda «alla creazione di un mercato delle carte di credito più
stabile, efficiente e amico dei consumatori», spiega Geithner, sottolineando
che fra i principi per una riforma figurano il bando degli «ingiusti aumenti
dei tassi» e delle «sanzioni e commissioni abusive».
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti: Obama
Il Pil Usa affonda
ancora: -6,1% Uno spiraglio di luce dalla spesa per consumi che segna un rialzo
del 2,2% sull'anno [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON L'economia americana
registra la seconda pesante contrazione consecutiva nei primi tre mesi del 2009
ma Wall Street reagisce mettendo a segno significativi rialzi sui principali
listini forte della ripresa dei consumi, mentre la Fed tiene fermi i tassi
d'interesse spiegando che l'inflazione rimane sottostimata. Da gennaio a marzo
il prodotto interno lordo degli Stati Uniti è crollato del 6,1% dopo il -6,3%
degli ultimi tre mesi dell'anno passato seguiti alla flessione dello 0,5% del
terzo trimestre 2008. Era dal 1975, sulla scia della crisi energetica, che non
si assisteva a una contrazione di nove mesi consecutivi. Ed è necessario
tornare indietro a quell'anno per vedere un calo delle importazioni peggiore di
quello registrato tra gennaio a marzo, ovvero del 34%, mentre le esportazioni
sono scese del 30% come non si vedeva dal 1969. Il dato del Pil è ben peggiore
del -4,7% previsto dagli analisti ed è dipeso per buona parte dal crollo delle
scorte di magazzino, pari a un valore di 103,7 miliardi di dollari. Si tratta
del dato peggiore dal 1947 al netto del quale la caduta si riduce al 3,4%.
Hanno pesato inoltre la cronica debolezza del settore immobiliare,
l'abbattimento di oltre la metà degli investimenti interni e il taglio della
spesa del governo, che si è ridotta del 3,9%, il tasso maggiore dal 1995. Ma
nel buio della crisi si intravede qualche spiraglio di luce, come il dato sulla
spesa per consumi che contribuisce per il 70% alla formazione della ricchezza
del Paese. L'indicatore ha segnato un rialzo del 2.2% su base annuale, dopo il
calo del 4,1% del trimestre precedente. Un segnale importante da attribuire in
parte agli sforzi del governo e a quelli della Fed che con l'acquisto di 300
miliardi di dollari di titoli del Tesoro entro fine anno hanno permesso di
abbassare i tassi di interesse di mutui e prestiti per le auto. Sul fronte dei
prezzi invece il rapporto ha mostrato un calo del indice sulle spese per
consumi personali dell'1% ben inferiore al 4,9% attenuando i rischi di
deflazione. Tuttavia il Fo
( da "Stampa, La" del
30-04-2009)
Argomenti: Obama
BASKET. A CASALE VA
IN SCENA LA GARA DUE Dellacasa col Crocetta per pareggiare i conti Il Trino è
sotto di un match In Promozione c'è Rices-Omega [FIRMA]PIERMARIO FERRARO TRINO
Yes we can. Mister Obama? No i
cestisti del Dellacasa Trino che stasera in gara2 delle semifinali playoff di
serie C si giocano una grossa fetta delle proprie ambizioni. Al Pala Ferraris
di Casale (fischio d'inizio alle 21) i biancoblù dovranno ammortizzare la
sconfitta nella prima partita contro i torinesi del Crocetta: impresa non semplice
ma neppure quella «mission impossible» ipotizzata all'inizio della
sfida. «Loro sono un'ottima squadra, che non a a caso è ancora imbattuta in
questi playoff - conferma coach Lorenzo Pansa - ma, anche alla luce delle
risposte avute dal primo confronto, avremo diverse chances da poterci giocare».
Fondamentale sarà però la condizione fisica: «A Torino abbiamo pagato proprio
questa situazione - spiega il tecnico biancoazzurro -. Fino a che abbiamo
tenuto atleticamente l'incontro era aperto, poi le assenze e la fatica su
giocatori non al top hanno permesso al Crocetta di operare un break che ci è
stato fatale». Rispetto a "gara uno" l'allenatore trinese potrebbe
recuperare Carrea ma non Patrucco (per lui il rientro sul parquet è previsto
per la terza sfida); inoltre resta da valutare il pieno recupero di Paci e
Guarnieri, presenti a Torino stringendo i denti. In ogni caso il duello
Trino-Crocetta non si chiuderà stasera, visto che sabato le due formazioni si
troveranno nuovamente di fronte a Torino per «gara tre». Promozione Dopo
l'eliminazione anzitempo dei Panthers Valsesia il Rices Vercelli sono rimasti
gli unici a difendere l'onore del basket provinciale di Promozione. Stasera
alle 21 al Pala Bertinetti i bicciolani di coach Alex Cardano affronteranno
l'Omega Asti nella gara uno di quella che, a tutti gli effetti, è la semifinale
playoff. L'Asti dovrebbe presentare le stesse caratteristiche del Rices:
«Squadra esperta - conferma il coach vercellese - anche leggermente più
"anziana" e "pesante" rispetto alla nostra». Tra i
biancoverdi mancherà Campaci (ancora alle prese con l'infortunio occorsogli
nella sfida con Rivarolo) mentre è in forte dubbio Gherzi, bloccatosi durante
l'ultimo allenamento. In preallarme Mascarino.
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 16 - Esteri
L´orgoglio di Obama cento giorni dopo "L´America
si è alzata dalla polvere" Il neopresidente: abbiamo cominciato a
ricostruire il paese Ha insieme la scorza di Reagan e la popolarità di Clinton
Ancora non sappiamo chi sia davvero questo allampanato quarantenne (SEGUE DALLA
PRIMA PAGINA) VITTORIO ZUCCONI Si chiedevano che cosa
avesse mai fatto l´America eleggendo questo Barack Hussein Obama, di colpo spaventati da tanta audacia. Ora fa caldo, a
Washington, e si può respirare. «E´ cominciata la ricostruzione, l´America si è
alzata dalla polvere», come ha detto lui ieri. Obama non ha
cambiato il mondo, ha cambiato il vento che dall´America soffia sul mondo.
Dal 20 gennaio governa gli Stati Uniti un uomo tranquillo. Un non fanatico,
come abbiamo visto ieri sera nella sua conferenza stampa per i «primi 100
giorni», che non vuole salvare l´universo del «bene contro il male», ma avviare
la ricostruzione dalle rovine che ha ereditato. Che sa sorridere, che nella sua
calma quasi soprannaturale in mezzo al vortice di debiti, vertici, conflitti,
virus, sta facendo impazzire alleati e avversari incapaci di rinchiuderlo
dentro la scatola di una definizione. Si è arreso anche il Wall Street Journal
di Murdoch, che ha scritto: «E´ riuscito a confondere uno per uno gli
osservatori sparsi su tutto l´arco delle opinione politiche». Ancora non
sappiamo chi sia l´allampanato quarantenne con qualche filo grigio tra i
capelli, una moglie che osa esibire le braccia nude e sode ai vertici
infischiandosi dell´etichetta cara alle più stagionate dame bianche, due
figlie, un cagnetto portoghese e un orticello biologico. Tutti gli uomini e le
donne di buona volontà sulla Terra salutarono il suo essere finalmente un
figlio del mondo, uomo in bianco e nero, uomo fatto dal nulla e allevato da
madre single, il paradigma sempre più diffuso della famiglia post-tradizionale.
Eppure non si ricordano un´intervista, un discorso, una frase nella quale lui
abbia vantato, o anche soltanto ricordato, la straordinarietà del suo essere. Di
razze, di questioni razziali, non ha mai parlato. Ha affrontato rivolte interne
del proprio partito dove parlamentari preoccupati di perdere quei «barili di
lardo» con i quali ungono gli elettori dei propri collegi gli sparigliavano i
piani di soccorso alla finanza agonizzante. E tre mesi dopo si ritrova con una
supermaggioranza a prova di boicottaggio al Senato, 60 seggi su 100, grazie al
ribaltone individuale di un senatore passato con lui e un´opposizione
repubblicana costretta sempre più nel ghetto dei fanatici e di sondaggi di
popolarità deprimenti. Un mini partito che lui lascia seccare sul ramo dei
propri rancori, coltivando quella maggioranza di elettori indipendenti e
vaganti che oggi tengono le chiavi di ogni vittoria. La macchietta dello «statalista
nazionalizzatore» che avrebbe trasformato la nazione negli USSA, gli United
Socialist States of America, è rimasta una caricatura. Non è stata
nazionalizzata neppure una banca o un´azienda, neppure quei cadaveri di Detroit
che sono stati indirizzati verso accordi con società come la Fiat. Le minacce
di tassazione punitiva per i «bonus» sono rientrate. Un solo presidente di
corporation, quello della General Motors, è stato costretto a dimettersi in
cambio di aiuti. Persino il «Dottor Apocalisse», l´economista Nouriel Roubini
della New York University divenuto celebre per le sue profezie di sventura poi
avverate, oggi ammette in un´intervista che questo collasso globale, «sembra
avere raggiunto il fondo della U», che è un modo per dire che d´ora in poi non
può far altro che risalire. Si sono calmati Paul Krugman, il Nobel che dalle
colonne del New York Times sparava su Obama come prima
su Bush, memore della sua appartenenza al campo della Clinton durante la
campagna. Si scandalizzano gli sfollati del neo-conservatorismo per le aperture
all´Iran, a Cuba, a Chavez, a quell´America Latina che era stata ignorata da
Bush e lasciata incancrenire, ma neppure la sempre temuta «lobby cubana» a
Miami protesta più. Dal sepolcro dove era stato nascosto, risorge Dick Cheney,
furioso perché le rivelazioni sulle torture arrivano diritte a lui, a suoi
ordini segreti, mentre George W Bush è scomparso nel ventre del Texas,
dimostrando a posteriori chi fosse stato, per otto anni, il vero Presidente
degli Stati Uniti. Il meglio che uno degli ideologhi neocon più striduli, Bill
Kristol, sappia dire è: «Più forza ha Obama, più
errori potrà fare». L´enigma Obama resiste, mentre per
lui parla l´opera di ricostruzione prima di tutto dell´immagine e dell´onore
dell´America di fronte al mondo e di fronte a sé stessa. Ha la scorza di
Reagan, sulla quale l´acqua delle critiche scorreva via, la popolarità di
Clinton, inossidabile anche agli scandali. Spinge l´opposizione a
radicalizzarsi, senza mai dare l´impressione di chiuderla all´angolo, anzi,
ripetendo il mantra della «collaborazione» bipartisan. Anche i media che lo
avevano sostenuto hanno provato, e provano, a criticarlo, magari quando uno dei
suoi Boeing 747 presidenziali sorvola a bassa quota Manhattan per fare foto
scatenando panico in una città sempre coi nervi scoperti, eppure il pubblico,
che avrebbe squartato Bush per un simile «stunt», fa spallucce. Arriva il virus
suino che sconvolgerà l´economia mondiale già provata? «Calma», esorta l´uomo
calmo, e Wall Street fa un piccolo sternuto, poi riprende a salire. Per il
secondo mese consecutivo chiuderà in rialzo tutti i suoi indicatori. Pancette e
prosciutti tornano a vendere. Più la tempesta sembra grave, più calmo appare
l´uomo al centro, e questo è il segreto che ha massaggiato i nervi di una
nazione tenuta nell´ansia e nella tensione da un governo che usava la paura per
rosicchiare i valori e le libertà costituzionali. Hanno ragione coloro che
avvertono che il difficile viene adesso, e ben poco è cambiato davvero in
quell´assetto della finanza americana che lui avrebbe dovuto rivoltare come un
calzino e per ora è stata soltanto rammendata. Guantanamo è ancora aperta, 150
mila soldati restano inchiodati in Iraq, l´Iran continua sulla via del
nucleare, il Pakistan è un verminaio di fanatici con missili intercontinentali,
palestinesi e israeliani camminano «sull´orlo dell´abisso» eppure tutto sembra
diverso, più razionale, più controllabile. Si può parlare, si ragiona, perché
c´è un adulto alla Casa Bianca, dunque si può continuare a sperare e a
lavorare, dopo questi primi 100 giorni.
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 17 - Esteri I
sondaggi Michelle "la più bella", Barack "il più amato"
Lei, Michelle, è fra le "100 persone più belle al mondo" stando alla
classifica annuale stilata dalla rivista People. Lui,
Barack Obama, è il presidente più amato dell´ultimo ventennio, con un indice
di gradimento del 63 per cento assegnatogli dal prestigioso Pew Research. è un
risultato di gran lunga superiore rispetto al 56 per cento strappato nei primi
100 giorni da George W. Bush, o al 55 da Bill Clinton e al 58 di Bush
senior. Anzi, quando si tratta di giudicare Obama come
persona, la sua popolarità sale al 73 per cento, con ampio distacco sugli
avversari. La coppia presidenziale naviga a piene vele nell´immaginario degli
americani. Se People incorona la First Lady per la sua "bellezza sia
interiore che fisica", affiancandola ad attrici come Angeline Jolie, (e
lei accetta con disinvoltura l´onore, ricordando che il padre e il fratello
"mi hanno fatta sentire sempre bella"), sono sempre più quanti oggi
l´approvano: il 76 per cento contro il 68% di gennaio. Quanto al presidente, ha
un solo rivale, Franklin Delano Roosevelt, suo modello ispiratore. Fu lui a
introdurre il conteggio dei 100 giorni decisivi. Un gigante difficile da
imitare: prima di quel traguardo, Fdr riuscì a introdurre ben 15 leggi
fondamentali. (a.v.b.)
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 18 - Esteri
La tv del Qatar era stata "bandita" da Bush Al
Jazeera con Obama sbarca a Washington WASHINGTON - La tv satellitare Al Jazeera
sarà visibile nelle case di Washington. Il canale all news con sede nel Qatar
aveva lanciato oltre due anni fa una rete in lingua inglese, aprendo anche una
sede nella capitale Usa, ma finora solo due piccole reti via cavo che operano
in Vermont e in Ohio avevano deciso di trasmetterne il segnale. Il nuovo
accordo e´ stato siglato da MHz, newtork indipendente con sede in Virginia. Nei
prossimi mesi il servizio potrebbe essere esteso ad altre 20 città. Will
Stebbins, capo dell´ufficio Al Jazeera di Washington, ha parlato di «un
cambiamento culturale. Con la nuova amministrazione Obama
molte delle posizioni negative nei confronti della rete saranno riviste».
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 4 - Economia
Pil Usa, tonfo del 6%. Fed: ma la crisi rallenta Anche in Germania crescita giù
del 6%. Indici di fiducia europei in rialzo Negli States tre trimestri
consecutivi in negativo: non accadeva dal 75 Nonostante i dati congiunturali, Borse in
rialzo Tremonti: il peggio è passato ELENA POLIDORI ROMA - «Siamo ancora dentro
la crisi, ma il peggio è alle spalle», ripete Giulio Tremonti, ministro
dell´economia. E come lui, tutti i membri del G7 stanno cercando da giorni di
ribaltare le aspettative psicologiche della recessione. «A glimmer of hope?»,
titola l´ultimo numero dell´Economist. Ma questi «barlumi di speranza», se ci
sono, paiono cozzare con la notizia che due grandi locomotive del mondo sono in
piena recessione. Il Pil americano crolla nei primi tre mesi del 6,1%. E´ il
dato peggiore dal 1975, è superiore alle attese ed è il terzo calo consecutivo:
una doccia fredda sui primi 100 giorni del presidente Barack Obama. Se sommato
al ribasso dei precedenti tre mesi (meno 6,4%) un semestre così nero non si
vedeva da cinquant´anni. Contemporaneamente, le autorità tedesche tagliano dal
2,25 al 6% la performance del Pil: è «la recessione peggiore dal 1945», ammette
il ministro Steinbrueck, è il peggior risultato dalla riunificazione delle due
Germanie quando il dato segnava un rosso dello 0,8%. In entrambe i casi,
crolla l´export, frenano gli investimenti e ci si aspettano milioni e milioni
di disoccupati. Eppure la Borsa reagisce bene alla doppia notizia, in ambedue
le sponde dell´oceano. Solo il cambio euro-dollaro vacilla per un po´, ma
lievemente. Segno che il mercato crede, almeno per adesso, che qualche segnale
di miglioramento vi sia sul serio, qualche «freccia che va verso l´alto pur
partendo dal basso», come segnala Tremonti. Una conferma arriva dalla Fed
americana che non solo decide di lasciare i tassi invariati, ma sostiene che a
marzo le prospettive economiche sono «modestamente migliorate», pur restando
deboli; che il ritmo della recessione è «più lento»; che la spesa delle
famiglie, pur stabilizzandosi, resta «costretta» dalla contrazione del credito
e dai tagli ai posti di lavoro. Inoltre, gli analisti Usa leggono in rosa quel
più 2,2% sul fronte della spesa dei consumatori e quel 2,9% sul fronte dell´inflazione
calcolata in base alla spesa per beni e servizi. In Germania, gli esperti si
aggrappano all´ipotesi di un «rimbalzo» del Pil l´anno prossimo, certificato
anche dal Fmi, e dunque all´ipotesi di una ripresa nel 2010 con una crescita
dello 0,5%. Il governo giudica «controproducente» varare altri stimoli
all´economia. Più in generale in Europa, per la prima volta da due anni,
l´indice che misura la fiducia nell´economia sale ad aprile a quota 67,2 (da
64,7di marzo), sopra le attese degli analisti. Nella Ue a 27 l´indice passa da
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 4 - Economia
Cauto ottimismo dell´economista premio Nobel americano Samuelson: ripresa
avvistata però serve ancora pazienza "In democrazia inevitabile lentezza
delle misure" "Un pugno di banchieri ha creato tanti Frankenstein
finanziari che loro chiamavano derivati" EUGENIO OCCORSIO ROMA - «Questo
dato sul Pil dimostra due cose: che la ripresa non è affatto dietro l´angolo, e
che in democrazia i processi di ripresa non possono essere immediati». In che
senso, professore? «Che è necessario, persino per un
presidente come Obama che ha un consenso popolare senza precedenti (63% all´ultimo
sondaggio Abc, ndr), percorrere per ogni provvedimento una laboriosa e spesso
tortuosa via parlamentare, convincere gli elettori, a volte addirittura i
partner internazionali, e quindi conquistare al Congresso una misura dietro
l´altra». Paul Samuelson, classe 1915, premio Nobel 1970 e gran decano
degli economisti americani, è un modello di correttezza in tutto: anche nei
rapporti con i media. Quando riceve la nostra telefonata, sta chiudendo la casa
in Florida per tornare nella sua Boston finalmente mitigata dopo il tremendo
inverno della east coast. Le figlie lo aspettano in macchina con il motore
acceso, rischia di perdere l´aereo, ma lui ferma tutto per spiegarci perché non
bisogna disperarsi dietro all´ennesimo crollo dell´economia Usa. Obama è accusato dalla sua stessa "sinistra", Paul
Krugman in testa, di non avere abbastanza coraggio, di non riuscire a
nazionalizzare le banche, di esitare in tanti interventi. Lei, che è stato
consigliere di John Kennedy, come giudica i 100 giorni del presidente? «Guardi,
io la battaglia di Krugman non la capisco. Ma forse è anche questo un retaggio
dell´iper-liberismo di Bush, il peggior presidente di 235 anni di storia
americana, e della sua banda di incompetenti sedicenti economisti. Hanno fatto
un disastro, mettendo il paese in mano ad un pugno di banchieri che hanno
creato tanti Frankenstein finanziari che loro chiamavano derivati. Ora c´è una
specie di reazione, di tentativo di trasformare l´America in un paese
comunista, insomma l´errore opposto. Invece, in medio stat virtus, e Obama l´ha capito. Io lo chiamo Limited Centrist State.
Intanto però non bisogna indugiare nell´approntare una serie di regole nuove,
molto precise e ferree, per controllare i mercati». Tornando alla congiuntura,
cosa dobbiamo aspettarci? «Di sicuro, non miracoli. Serve pazienza. Molto
lentamente, la ripresa sta profilandosi oltre l´orizzonte. Ad Obama, che ha appena schivato la tentazione protezionista
che veniva appunto dall´ala estremista del suo stesso partito, e che deve
battersi contemporaneamente su un´infinità di fronti diversi, suggerirei ora di
fare qualcosa di più diretto ed esplicito per le gente, per chi non può pagare
il mutuo, per chi ha visto i compensi dei manager crescere dal 2001 ad oggi da
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 4 - Economia
Passi non-ortodossi Banda di incompetenti Regole ferree
Stiamo ancora pagando gli errori di Bush e della sua banda di economisti
incompetenti Obama ora deve fare qualcosa di più diretto per la gente, per chi non
può pagare il mutuo Misure non-ortodosse Approntare da subito una serie di
regole nuove, molto precise e ferree, per controllare i mercati
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 4 - Economia
Finmeccanica punta su Berlusconi "Sul nuovo elicottero
convinca Obama" «Sono certo che Berlusconi ci darà una mano». Il numero
uno di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, è sicuro che il premier
convincerà Barack Obama (insieme nell´immagine a sinistra) a confermare l´ordine per il
nuovo elicottero della Casa Bianca (nella foto in alto un prototipo). Guarguaglini
ha spiegato che ci sono già stati contatti dei governi italiano e inglese con
l´amministrazione americana e che lui stesso ha parlato con il Pentagono.
( da "Repubblica, La"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 46 - Cultura
Intervista/ I settant´anni dell´autore di "Una storia di amore e di
tenebra" amos Oz: "le mie due penne per raccontare israele" Il
romanziere scrive i saggi con l´inchiostro blu e i romanzi con quello nero
"Sto preparando un seguito della mia biografia" TEL AVIV orride Amos
Oz. «Diventare un libro? No, ora non lo voglio più». è seduto al caffè Marilyn
Monroe, nella zona alta di dove va a trovare figlia e nipoti, lasciando la sua
prediletta città nel deserto, Arad. «Era il mio desiderio di bambino: avevo 6
anni, ed ero così sovrastato dalla cultura di mio padre e dei suoi amici
intellettuali, vittima di un sistematico lavaggio del cervello, che la mia
unica speranza, il mio rifugio, era di diventare un libro. Non uno scrittore,
ma proprio un libro. Cioè di trasformarmi in un oggetto da preservare, da
mettere sugli scaffali. Non ci sono riuscito, ma oggi sono contento di fare lo
scrittore». Sogna, un giorno, di mollare tutto, «di salire su una macchina
rossa e di partire per un lungo viaggio con mia moglie». Ma oggi quel grande
saggista e romanziere è ancora qui con noi a parlare di Israele e Palestina,
della guerra e delle donne. E ancora per molto lo farà, visto che a Repubblica
anticipa di voler affrontare, «magari non subito», la continuazione di quella
che è considerata sua autobiografia, Una storia di amore e di tenebra. «Perché
in realtà - spiega sorseggiando un cappuccino dopo essersi alzato alle 5, aver
fatto come sempre una passeggiata nel deserto, e poi scritto prima una pagina
di un saggio con la sua penna blu, e poi una di un romanzo con l´altra di
colore nero ("uso un colore per quando sono arrabbiato con il governo e un
altro per le mie storie" ha detto al Nyt) - quello era un libro sulla mia
famiglia. Più precisamente, sui miei genitori. Io ero un personaggio di
contorno. Scriverò un romanzo su quel che avvenne dopo». Amos Oz il 4 maggio
compie 70 anni. Arad prepara tre giorni di convegni e di festa alla presenza di
amici, colleghi e del capo dello Stato, Shimon Peres. Poi toccherà
all´Università Ben Gurion, a Beersheba, dove Oz insegna letteratura. «Credo -
aggiunge abbassando la voce - che mi stiano preparando delle sorprese. Continuo
a lavorare al mio nuovo libro. Posso solo dire che si svolge più o meno in
Israele, ma riguarda una situazione umana, più che israeliana vera e propria.
Preferisco però non parlare del mio parto. Ma penso sempre, in futuro, a una sorta
di opera definitiva, qualcosa che sia insomma "il libro". Potrebbe
essere la continuazione di Una storia di amore». I libri, in fondo, non erano
il suo destino? «Io ho sempre avuto, fin da bambino, dai 5 anni in avanti, il
desiderio di scambiare storie con gli altri. Siccome non ero alto, pensavo di
poter impressionare le bambine raccontando loro delle storie. Così, al tempo
stesso, ricevevo storie. Ero insomma impegnato in un continuo business di dare
e avere che mi ha portato poi a fare questo, di mestiere». Un mestiere da
svolgere con una forte tensione morale. «Assolutamente. La prospettiva morale,
e quindi politica, è molto importante. Lo vediamo qui, con Israele e Palestina.
Io sono sempre stato per la soluzione di due Stati per due popoli: ci troviamo
di fronte a due diritti. A volte, magari, anche a due posizioni sbagliate. In
questo piccolo Paese, abitato prima dai palestinesi, e poi, altrettanto
giustamente, dagli israeliani, queste due entità oggi devono vivere assieme».
Nel suo Contro il fanatismo lei sostiene la necessità del Muro di separazione.
Costruirlo è servito? «Sì, ma lo hanno tirato su nel posto sbagliato! Non puoi
edificare nel giardino del vicino. Se lo fai, lui si arrabbia e ti dichiara
guerra. Andava tirato su lungo i confini del 1967, precedenti la guerra dei Sei
Giorni». L´elezione di Barack Obama le suscita
speranze? «Sì, ma ha creato delle aspettative messianiche. Ovviamente, sono
contento che sia diventato Presidente e, se fossi stato americano, l´avrei
votato anch´io. Credo però che non si siano accorti di aver eletto un
intellettuale». Non va bene? «Sì, sì, va bene lo stesso. Servirà anche
questo». Un suo libro ancora molto amato e letto è Conoscere una donna. Su
questo tema è giunto a qualche conclusione? «Mio nonno Alexander un giorno mi
prese da parte e mi disse: "Dobbiamo seriamente parlare delle donne. La
donna, beh, in un certo senso, è proprio come noi. Ma, per altri versi, è
completamente diversa. A questo - mi disse lui, che aveva 93 anni - sto ancora
lavorando". Ecco, per ora posso dire di essere arrivato alle stesse
conclusioni: ci sto ancora lavorando». Dicevamo che Israele è un Paese piccolo.
Ma con un´alta concentrazione di grandi scrittori. Perché questa specificità?
«Dovremmo chiederci perché Paesi piccoli come Olanda e Belgio hanno prodotto in
un determinato periodo storico tanti pittori di fama mondiale. Sono domande
legittime. Posso rispondere per Israele. Perché questo posto, dopo la guerra, è
stato mèta di uomini e donne di 136 Paesi diversi, creando così una concentrazione
di diversità e intelligenze tali da formare un humus collettivo unico. E la
situazione di tensione, di confronto, di guerra, ha fatto poi sì che questo
sforzo si trasferisse a livello estremo sul piano culturale».
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Prima Pagina data: 30/04/2009 - pag: 1 I cento giorni di Obama: fiducioso per
il futuro Cade il Pil Usa, ma la crisi ora è meno grave «Fiducioso per il
futuro ma non contento del presente». Si è definito così il presidente Barack Obama celebrando i
suoi primi 100 giorni da inquilino della Casa Bianca. E i fatti gli hanno dato ragione:
proprio ieri è stato comunicato il tonfo del 6,1% del Pil Usa, il maggiore da
50 anni. Ma Wall Street, che vive di attese, è risalita. ALLE PAGINE 2, 3 E14
Barack Obama ieri ha festeggiato i primi 100 giorni di
presidenza ( Foto Damon Winter)
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 30/04/2009 - pag: 2 Cade il Pil Usa, meno 6,1% Ma
Borse e consumi salgono La Fed: ora crisi meno grave. Berlino taglia le stime
al 6% WASHINGTON Lo scorso trimestre il prodotto interno lordo americano è sceso
del 6,1%, un calo vicino a quello del 6,3% dell'ultimo trimestre del 2008. Era
dai tardi anni Cinquanta, dalla cosiddetta recessione di Dwight «Ike»
Eisenhower, l'allora presidente, che non si registrava una caduta così ingente
della ricchezza nazionale per due trimestri consecutivi. Ma Wall Street non ne
ha risentito, i suoi indici anzi sono schizzati in alto, con il Dow Jones su
del 2,1% e il Nasdaq del 2,3%. Il motivo: tra gennaio e marzo i consumi sono
saliti del 2,2%, una sorprendente inversione di tendenza. Le scorte in
magazzino hanno toccato il fondo. Ad aprile la fiducia dei consumatori è
aumentata di 12 punti a quota 39,2. Secondo gli operatori potrebbero essere
tutti segni che tra non molto gli investimenti, la produzione, l'impiego e i
profitti si riprenderanno. L'ottimismo della Borsa è stato alimentato dal
rapporto della Federal Reserve, che al termine della sua riunione bimensile ha
dichiarato che l'economia «ha continuato a contrarsi ma a un ritmo inferiore »,
e che non ha ritenuto necessarie altre misure per il suo rilancio, pur
indicando di essere pronta a nuovi interventi. La Fed, che manterrà i tassi
d'interesse tra lo 0 e lo 0,25%, il minimo storico, ha adombrato un inizio di
ripresa entro fine anno. All'ascesa di Wall Street hanno contribuito poi gli
utili superiori al previsto registrati dalla General Dynamics (il titolo è
arrivato a salire anche del 6%) e il calo dei profitti, questa volta inferiore
alle previsioni, della Time Warner (l'azione è cresciuta fino al 3%). La
flessione del prodotto interno lordo Usa nel primo trimestre del 2009 è dello
stesso tenore di quella del prodotto interno tedesco, stimato anch' esso ieri
in calo del 6% per tutto il 2009 dalla Cancelliera Angela Merkel. Ma è stata
tuttavia superiore alle previsioni, che propendevano per un calo più moderato,
intorno al 5%. E ha confermato che la disoccupazione, al momento all'8,5% in
media, ma con una punta dell'11,2% in California, salirà ancora. Le
esportazioni sono crollate del 30%, un evento che non si verificava con questa
portata dal 1969. Anche se non andasse in dissesto, inoltre, la General Motors
ha già annunciato che licenzierà 21 mila persone, mentre la Textron, la
produttrice degli aerei Cessna e degli elicotteri Bell, ne licenzierà 8 mila,
il 20% del totale. Le incognite maggiori riguardano comunque il destino delle
grandi banche, di cui sei sarebbero in pratica insolventi, e la nuova minaccia
rappresentata dalla febbre suina. Le due banche principali, la Bank of America
e Citigroup, che sinora hanno incassato 45 miliardi di dollari a testa dallo
Stato, hanno bisogno di nuovi sussidi. E se ci fosse una
epidemia di febbre suina, la Borsa ne risentirebbe in maniera drammatica. Ciò
nonostante, la Casa Bianca ripete che il presidente Obama, che ieri ha
celebrato i suoi primi 100 giorni, vede sempre «barlumi di speranza». Ennio
Caretto
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 30/04/2009 - pag: 3 Italia-Usa Intesa entro oggi.
Marchionne: possibile il Chapter 11. Al Lingotto e al Tesoro tre posti ciascuno
nel board, ai sindacati uno solo Fiat e Chrysler alle nozze, il giorno della firma Obama: banche,
sacrifici come i lavoratori. Resta l'ipotesi della bancarotta pilotata MILANO -
La firma sarebbe cosa fatta. Ma la cautela è ovvia - non è escluso un passaggio
dalla bancarotta pilotata - e porta all'ultimo pressing. Firmato direttamente
Barack Obama: «I lavoratori Chrysler hanno fatto enormi sacrifici. Ora
la domanda è: c'è la volontà di farne anche da parte dei creditori? ». I
quattro maggiori, le grosse banche che detenevano oltre l'80% del debito, hanno
già risposto sì. Restano un pugno di istituti minori, hedge fund, fondi vari.
Sono loro che possono ancora far scattare il fallimento. È quindi su di loro
che ora preme, pubblicamente, la Casa Bianca. È il presidente degli Stati Uniti
a citare i «sacrifici dei lavoratori» e a invitare quella parte di «mondo della
finanza» che ancora resiste a fare altrettanto. «La decisione è nelle loro
mani. Per questo non sappiamo ancora se la fusione con Fiat possa esserci. Per
questo ci sono ancora trattative ». Ultimo pressing, appunto, serrato perché
l'amministrazione Usa quella fusione «se la augura ». Tant'è che arriva un
nuovo elogio a Sergio Marchionne e al Lingotto. Oggi il conto alla rovescia
finisce. Ed entro oggi, ricorda Obama, «Chrysler
dovrebbe presentarci i suoi piani per la potenziale alleanza. Il management
Fiat ha fatto un buon lavoro nel trasformare la sua industria: speriamo di
avere una partnership in cui i contribuenti mettano soldi per facilitare
l'accordo». Si saprà nel tardo pomeriggio se il resto è solo tattica, se
quest'impegno in prima linea per non far passare la più piccola delle ex big
three dalle procedure di bancarotta sarà vanificato «dal settore finanziario ».
E sarà probabilmente lo stesso Obama, che su queste
parole ha calato l'evidenziatore, ad annunciarlo nel discorsobilancio dei primi
cento giorni per il quale, stasera intorno alle sei (ora italiana), ha
convocato tv e stampa. Nell'attesa le parti ovviamente tacciono. Se non per
dire, come Luca Cordero di Montezemolo: «Noi abbiamo fatto tutto quello che
dovevamo». Negli Usa (e non solo: in Borsa Fiat è salita di un altro 2%) la
sensazione generale è però che, dopo il sì dei sindacati e dei maggiori
creditori, l'intesa sia pronta. O che Torino sarà comunque la destinazione
finale di Chrysler. Questo dicono tutti i segnali in arrivo da Washington. A
partire dalle indiscrezioni di chi, interno alla trattativa, ieri assicurava
che, Chapter 11 o no (lo stesso Obama avrebbe pronte
da ieri due bozze di discorso), l'accordo era pronto per la firma già in
serata. Inutile cercare conferme. Sì, secondo il leader dei sindacati canadesi,
Ken Lewenza, che l'ha incontrato lunedì sera a Toronto, lo stesso Marchionne si
aspetterebbe più l'ipotesi della bancarotta pilotata: «È stato prudente ma mi
ha detto: Ken, molte cose possono accadere in due giorni, però se fossi uno
scommettitore direi che Chrysler farà ricorso al Chapter 11». Dettaglio: è una
frase pronunciata prima dell'accordo con le grandi banche. E anche qui, poteva
essere solo tattica. Qualunque sia lo scenario (i concessionari Chrysler, per
esempio, hanno assunto ieri un consulente ad hoc per l'eventuale procedura),
che si vada a un accordo subito o si proceda prima con una separazione tra una
bad e una good company da cui ripartire, Torino sarebbe comunque protagonista.
Il sindacato - che ha tra l'altro fatto una concessione impensabile fino a
ieri: rinuncia a ogni sciopero da qui al 2015 - otterrebbe il 55% del capitale.
Non è il caso però di parlare di cogestione assoluta. La governance, se le
linee saranno confermate, è chiara: alla Uaw dovrebbe andare solo un
consigliere. Altri tre, indipendenti, dovrebbero essere nominati dal Tesoro.
Fiat, che potrebbe salire subito o molto presto al 35%, avrebbe gli altri tre.
Con Marchionne amministratore delegato e mandato pieno sulla gestione. Il
lavoro comincerà lì. Raffaella Polato L'accordo Per oggi è attesa la firma del
Lingotto per Chrysler (PHOTOMASI)
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 30/04/2009 - pag: 3 Teresa Ghilarducci Figlia di
emigranti di Lucca, cura gli interessi del fondo pensioni dell'Uaw E le tute
blu Usa ora si affidano all'economista italiana di New York DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK - «Fratelli e sorelle.»: la lettera con la quale la Uaw, il sindacato
dell'auto, comunica agli iscritti i termini - assai onerosi per i lavoratori -
dell'accordo per la ristrutturazione della Chrysler, ricorre all'antica
retorica della solidarietà operaia, ma la descrizione degli impegni è
essenziale, nitida. L'assenza di alternative praticabili viene presentata con
livido realismo. Fino alle conclusioni: il Veba, il fondo istituito due anni fa
per fornire agli operai dell'auto l'assistenza sanitaria non più garantita dai
datori di lavoro di Detroit, non potrà più essere finanziato «cash» dalla
Chrysler come previsto dagli accordi iniziali. L'azienda automobilistica
pagherà in azioni e, si legge nel patto, «Veba riceverà il 55% del capitale
della nuova Chrysler ristrutturata». Chi siederà in consiglio d'amministrazione
vicino a Marchionne e agli altri rappresentanti della Fiat? Sindacalisti Uaw?
Accademici? Esperti di sanità della Veba? «Non è ancora chiaro come andrà a
finire» confessa Teresa Ghilarducci, docente universitaria di economia a New
York e membro del «board» della Veba. L'incertezza non dipende solo dal fatto
che, mentre gli iscritti Uaw stanno già votando sull'accordo e la Fiat si
prepara a sottoscrivere il patto con Chrysler, tutto potrebbe ancora saltare:
una mancata intesa coi concessionari o con qualche creditore può ancora portare
Chrysler alla bancarotta. E, allora, sarebbe tutto da rivedere. La Ghilarducci,
americana di seconda generazione che non parla italiano (suo padre immigrò
negli Usa da Lucca), spiega che, anche se l'accordo coi sindacati verrà
ratificato, ci sarà molto da definire sulla sua applicazione: «Negli Stati
Uniti lo stile della contrattazione collettiva è molto disomogeneo: talvolta è
molto passivo, mentre in certe aree c'è un grande attivismo sindacale. Lo
United Auto Workers è uno dei più dinamici, quello con più mentalità
imprenditoriale. È nella natura sua e degli iscritti: i lavoratori dell'auto si
considerano dei veri esperti di problemi industriali». Ma l'accordo dice che
proprietario della maggioranza assoluta della Chrysler sarà il fondo Veba. Chi
lo controlla? E che tipo di cogestione è immaginabile? Quanto peseranno i
sindacati? «Oggi nel consiglio della Veba», dice la Ghilarducci, «i
sindacalisti sono in minoranza: quattro contro i cinque di nomina pubblica.
Accademici come me o esperti di sanità con un passato in grandi assicurazioni
come Bob Naftaly, il nostro presidente». Al di là della scelta dei personaggi
che siederanno in consiglio, quello che conta è la missione dell'azionista
Veba: un istituto creato solo per garantire cure mediche a dipendenti e
pensionati dell'auto (Chrysler, GM e Ford, ma dal 2010 il fondo, oggi unico, si
dividerà in tre, lungo i confini aziendali). Creato nel 2007, davanti
all'evidente impossibilità per i gruppi industriali di continuare a sostenere
da soli previdenza e sanità, il fondo Veba - ora finanziato dalle aziende e da
contributi dei dipendenti - era stato concepito per accumulare una
capitalizzazione tale da garantirgli 70-80 anni di vita. Con la crisi del 2008
e il crollo del mercato dell'auto che ha portato al taglio dei contributi delle
aziende, la vita prevedibile del fondo è scesa a 20 anni. Alcuni analisti che
hanno esaminato l'accordo Chrysler - basato su un ulteriore calo dei versamenti
aziendali sostituiti dal conferimento di azioni che, al momento, valgono ben
poco - prevedono che, nelle condizioni attuali, l'ombrello della Veba possa
tenere solo per sei anni. La Ghilarducci - un'esperta di pensioni che ha fatto
molto discutere col suo ultimo saggio «When I'm Sixty Four» e una proposta di
riforma della previdenza pubblica che ha spinto la rivista «US News & World
Report» a definirla «la donna più pericolosa d'America » - non nega il
deterioramento del quadro, ma non dà numeri: «Tutto dipenderà - sostiene - dal tipo di riforma sanitaria che verrà introdotta da Obama». Traduzione: se in Europa, dove previdenza e sanità sono
garantite dallo Stato, un sindacato può anche provare a inventare percorsi
originali di cogestione, negli Usa il fondo Veba dovrà puntare solo al
profitto, se non vuole lasciare i dipendenti senza cure mediche. A meno
che Obama non introduca anche negli Usa la sanità
«europea». Massimo Gaggi NATHANIEL WELCH/REDUX/CONTRASTO
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 30/04/2009 - pag: 14 Promosso anche dal Vaticano «I cento
giorni che non hanno sconvolto il mondo». Così titola oggi
in prima pagina L'Osservatore Romano (foto) riferendosi all'operato di Obama. Meno peggio del previsto: finora osserva il quotidiano organo
ufficiale della Santa Sede la nuova amministrazione americana non ha apportato
nessuna radicale novità in bioetica
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 30/04/2009 - pag: 14 Primo bilancio Messaggio del
presidente nel giorno del simbolico traguardo: «Sono fiducioso, ma non
soddisfatto» Obama, 100 giorni e una promessa all'America «Ci stiamo rialzando:
abbiamo iniziato il lavoro di rifare questo Paese» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON Cento giorni dopo essere entrato alla Casa Bianca, Barack Obama è «lieto dei progressi compiuti, ma non soddisfatto», è
«fiducioso per il futuro, ma non contento del presente ». E il suo
messaggio al Paese è di ottimismo e speranza: «Abbiamo cominciato a rialzarci,
a toglierci la polvere di dosso. Mentre sgombriamo il campo dal relitto di
questa recessione, stiamo ponendo fondamenta nuove per la crescita: non
possiamo tornare a una economia costruita sulla sabbia». Ha scelto un profilo
altissimo, il presidente degli Stati Uniti, per celebrare un giro di boa che
nonostante i tentativi di minimizzarlo rimane un passaggio simbolico e
importante per ogni nuovo leader americano. Graziato alla vigilia dalla fortuna
di un regalo inatteso, il cambio di casacca del senatore Arlen Specter da
repubblicano e democratico, Obama si è imposto una
cadenza da campagna elettorale, volando al mattino a Saint Louis, in Missouri,
dove ha risposto alle domande di un gruppo di cittadini. Ed è poi rientrato
nella capitale, per la terza conferenza stampa in prima serata della sua
presidenza. Obama entra nella nuova fase del suo
mandato con uno dei più alti tassi di popolarità della storia (lo approvano
quasi 7 americani su 10) e un capitale politico intatto. Ma ha davanti a sé
difficoltà enormi, costretto com'è a muoversi contemporaneamente su più fronti
all'interno e all'estero, tra crisi economica e guerra, riforme ambiziose e
complicate sfide diplomatiche. Troppo, come obiettano i suoi critici? «Nessuno
dovrebbe sorprendersi ha detto a Saint Louis , i cambiamenti che stiamo facendo
sono quelli che avevamo promesso, è ciò che ognuno dovrebbe aspettarsi da un
presidente. I problemi che ci siamo trovati di fronte sono senza precedenti per
dimensioni e complessità. E non potevano essere affrontati in modo isolato, con
le solite vecchie formule. Richiedevano un'azione coraggiosa e sostenuta». Il
leader della Casa Bianca ha negato che lui sia «l'uomo dei miracoli», ricordando
che «le scelte più dure devono ancora venire». Il centesimo giorno segna in
realtà solo «l'inizio di un altro lungo viaggio», ha aggiunto Obama, chiedendo ancora una volta agli americani di aver
pazienza, ma promettendo loro che combatterà senza tregua per realizzare il
cambiamento: «Dovremo stringere la cinghia, ma lo faremo in modo equo e
intelligente ». A conferma delle preoccupazioni del presidente, è la notizia
che il Prodotto interno lordo degli Usa si sia contratto del 6,1% nei primi tre
mesi di quest'anno. Mentre l'estendersi negli Stati Uniti dei casi di febbre
suina e la minaccia di pandemia globale, aggiungono nuova drammaticità
all'emergenza. In soli tre mesi alla Casa Bianca, Obama
ha ordinato la chiusura di Guantanamo, esteso l'assistenza sanitaria a 4
milioni di bambini, eliminato le ultime discriminazioni contro le donne sui
luoghi di lavoro, fissato il calendario per il ritiro dall'Iraq e deciso
l'invio di 22 mila nuovi soldati in Afghanistan, offerto un nuovo dialogo
all'Iran, lanciato lo scongelamento dei rapporti con Cuba e ha teso la mano al
mondo islamico. Soprattutto, ha lanciato il più grande piano di investimenti
pubblici per l'economia della Storia americana. I prossimi appuntamenti, che il
presidente ha tratteggiato ieri in Missouri e poi nella conferenza, sono il
passaggio di un bilancio che rovescia completamente il paradigma reaganiano
degli ultimi 30 anni, quello che vedeva lo Stato come parte del problema e non
della soluzione; la riforma sanitaria, forse il progetto più ambizioso e
rivoluzionario, che dovrebbe dare l'assistenza medica a ogni americano; gli
investimenti nelle energie pulite. Una grossa mano dovrebbe dargliela il
passaggio nelle file democratiche di Specter, il senatore della Pennsylvania
che già in febbraio aveva votato in favore dello stimolo economico. Se come
sembra anche il seggio in bilico in Minnesota andrà ai democratici, con lui Obama avrà al Senato i 60 voti necessari a neutralizzare
ogni tentativo di ostruzionismo dei repubblicani. Paolo Valentino
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 30/04/2009 - pag: 14 9 Obama Presidente Ha subito dimostrato che le qualità del grande
candidato vanno bene anche alla Casa Bianca: sangue freddo, coraggio,
leadership. Qualche scivolone in pubblico 10 e lode Michelle First lady Padrona
del lavoro e della propria immagine, ha modernizzato il ruolo della first lady
scegliendosi temi e battaglie. E allevando due figlie con la stessa
grazia e serietà che porta sulla scena pubblica
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 30/04/2009 - pag: 14 Influenze Il presidente iraniano usa
la frase simbolo del suo rivale statunitense. Ma c'è chi dice che Barack si sia
ispirato proprio a lui Lo slogan elettorale di Ahmadinejad: «Yes We Can» in
farsi Nella versione americana, c'erano l'attrice Scarlett Johansson, sexy,
sognante, il cantante Will.I.Am, serio, e decine di celebrità che ripetevano lo
slogan della campagna elettorale di Barack Obama:
«Yes, We Can», «Sì, possiamo ». Nella versione iraniana, c'è il presidente
Mahmoud Ahmadinejad con l'eterna giacchetta a vento beige sulla camicia bianca.
Sotto la barba di cinque giorni, segno di devozione, si intravede un mezzo
sorriso, mentre indica sulla lavagna una frase scritta in farsi col gessetto:
«Ma Mitavanim », «Possiamo». L'anno scorso, il discorso di Obama
dopo le primarie in New Hampshire (Hillary vinse a sorpresa, ma lui promise
«Noi possiamo, è il credo scritto nei documenti dei fondatori... Noi possiamo,
è il sospiro degli schiavi e degli abolizionisti... ») ispirò un video
spontaneo, popolarissimo su internet, vincitore di un Emmy. Adesso ci prova il
presidente iraniano, in vista del voto del 12 giugno, che spera lo riconfermi
per un secondo mandato. Punta sullo stesso slogan di Obama e sullo status di ex professore universitario (lo è stato prima
di diventare sindaco di Teheran). Ahmadinejad copia Obama? Così
sostiene il Guardian, affermando che se l'Iran ha accolto con scetticismo
l'offerta di amicizia del presidente Usa, i due leader si ritrovano almeno
d'accordo sugli slogan. E l'iraniano non sarebbe il primo. L'anno scorso
Veltroni adottò « Si può fare» come motto per il PD e il neopremier israeliano
Bibi Netanyahu chiese ai suoi guru una campagna «stile Obama».
Ma in realtà Ahmadinejad è un comunicatore sottovalutato. Nel 2005, quando fu
eletto presidente, due video erano stati mandati in onda senza sosta in tv. Lo
mostravano tra i poveri. Lo slogan: «E' fattibile, e possiamo farlo». Il
parallelo non era sfuggito alla giornalista conservatrice Usa Monica Crowley,
che a giugno accusò Obama di «aver rubato» lo slogan
Yes We Can in casa del nemico. Contraria al dialogo con Ahmadinejad, aggiunse:
«Non è un caso che Obama sia così propenso a parlare
con lui. Vuole ringraziarlo per lo slogan vincente». Ma la Crowley è stata
smentita dal sito di monitoraggio dell'informazione Media Matters: Obama usò la frase ancora prima, nella campagna per il
Senato nel
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 30/04/2009 - pag: 15 Spagna Garzón apre un'inchiesta
sulle torture a Guantánamo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MADRID Il giudice spagnolo
Baltasar Garzón sembra aver trovato il punto debole della «fortezza» di Guantánamo
(foto), finora inespugnata dalla giustizia ordinaria. Partendo dalle denunce di
quattro ex detenuti, tra i quali il «talebano spagnolo» Hamed Abderrahman
Ahmed, e dai documenti non più top secret dell'amministrazione Usa, il
magistrato ha istruito una nuova indagine preliminare contro i responsabili
delle crudeltà commesse durante gli interrogatori di sospetti terroristi
islamici. I quattro ex prigionieri, estradati in Spagna per essere processati,
hanno testimoniato su ciò che ormai neppure il Pentagono più nasconde: nel
carcere di Guantánamo i detenuti in attesa di giudizio erano sottoposti ad
affogamenti simulati e ad altre sevizie autorizzate da Washington. Obama ha annunciato la chiusura della prigione entro l'anno, ma ha
preferito non aprire indagini e non cercare colpevoli tra i consiglieri del suo
predecessore, George W. Bush, che idearono il carcere nell'isola di Cuba. Dal
2005 la giustizia spagnola si riconosce una competenza internazionale nel
perseguire crimini contro l'umanità, genocidi e torture commesse in
qualunque parte del mondo. Garzón è diventato il simbolo di un'impresa
giudiziaria spesso complicata dall'irreperibilità di prove, testimoni e
imputati, ma imparzialmente diretta verso ex dittatori sudamericani, capi di Al
Qaeda, incluso Bin Laden, o vecchi falangisti spagnoli responsabili di eccidi
durante la guerra civile. L'ultimo bersaglio, Guantánamo, si è dimostrato uno
dei più difficili per il magistrato spagnolo che, pochi giorni fa, si è visto
respingere dalla procura dell'Audiencia Nacional la richiesta di investigare su
sei funzionari giuridici di Bush, indicati come le menti del limbo legale nei
Caraibi. Con in mano i ritagli di giornale che riferiscono come i metodi
utilizzati a Guantánamo fossero consentiti dalla Casa Bianca e con i verbali
delle testimonianze rese da Abderrahman Ahmed, dal marocchino Lahcen Ikassrien,
dal palestinese giordano Jamiel Abdul Latif al Banna e dal libico Omar Deghayes
(nessuno dei quali è stato condannato), Garzón riparte all'attacco: chiede agli
Stati Uniti la consegna dei documenti originali e ipotizza l'esistenza di «un
piano autorizzato e sistematico di tortura e maltrattamenti ai danni di persone
private della libertà in prigioni come Guantánamo e altre». Il riferimento è al
carcere di Bagram in Afghanistan. Elisabetta Rosaspina
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 30/04/2009 - pag: 15 Tripoli Il secondogenito del
Colonnello, favorevole a riforme e democrazia, da agosto si era ritirato dalla
politica Gheddafi chiude la tv del figlio e (ex) delfino Saif Al Libiya aveva
trasmesso un programma sugli abusi del regime e criticato l'Egitto Il messaggio
per Saif Al Islam Gheddafi non poteva essere più esplicito: a metà del
programma in diretta An Qurb (da vicino) il segnale della sua tv satellitare Al
Libiya s'interrompe; breve pausa, poi compare il logo della rete governativa
della Grande Jamahiriya libica. Trascinata in questura e interrogata la
conduttrice Hala Al Musrati, mentre il direttore Abdessalam Mechri era stato
arrestato sabato (sarà liberato ieri). Motivo dichiarato del raid: un'inchiesta
di An Qurb sulle attività di tortura e terrorismo all'estero dei Comitati
Rivoluzionari (una sorta di partito unico libico) e le accuse lanciate giorni
prima sulla stessa rete dal giornalista egiziano dissidente Ahmed Qandil contro
il raìs del Cairo Hosni Mubarak (che ha protestato formalmente). Confiscate
infine le due radio sorelle: se le tre emittenti continueranno a trasmettere
non sarà certo da Tripoli (ma da Londra), perché la sentenza pare definitiva. E
questo varrebbe anche per l'(ex) figlio prediletto di Muammar Gheddafi. Capire
cosa succede in un Paese chiuso e complicato come la Libia non è impresa
facile. Ancora più opaca è la questione della successione al Colonnello, 67
anni di cui 40 da «fratello leader» di un Paese fondamentale per gli equilibri
della regione: terzo produttore africano di petrolio; snodo chiave per
l'immigrazione clandestina; tuttora in bilico tra isolamento tribal-socialista
e apertura al mondo, in campo economico e politico. E Saif, figlio maggiore
della seconda (e preferita) moglie del Colonnello, laurea in architettura in
Austria, studi a Londra, è da anni il paladino di tale apertura. Ha lanciato
campagne per introdurre una Costituzione (idea Svizzera (si era parlato di
«asilo politico», poi smentito). Da poco era tornato in Libia. Ma nessuna missione per conto di papà: nella Washington di Obama c'è andato il fratello Moatessem. E silenzio su cosa stesse
facendo. Poi il raid contro la tv. Saif, a quanto pare, ha davvero perso i
favori del Colonnello. Cecilia Zecchinelli Propaganda Un poliziotto libico
davanti al manifesto di Muammar Gheddafi e di suo figlio Saif (Afp/Mahmud
Turkia)
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Cronache data: 30/04/2009 - pag: 18 Febbre suina La vittima aveva 22
mesi. Obama: situazione seria. La Ue pensa al blocco
dei voli per il Messico Primo morto negli Usa, «il virus avanza» L'Oms:
pandemia vicina, allarme a livello
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Terza Pagina data: 30/04/2009 - pag: 41 La denuncia Il paladino dei
diritti civili arriva in Italia per presentare il suo libro contro chi alimenta
«l'odio verso lo Stato ebraico» «Un vero liberal deve difendere Israele» Alan Dershowitz
accusa gli intellettuali di sinistra, da Saramago a Chomsky dal nostro
corrispondente ALESSANDRA FARKAS NEW YORK In Italia Alan Dershowitz è di casa
dal 1974. Allora si recò nel nostro Paese per incontrare Umberto Terracini,
dirigente del Pci d'origine ebraica favorevole a una politica più pro-Israele.
Dopo 35 anni il giurista-scrittore di Harvard, paladino dei diritti civili,
torna a Roma con una missione: frenare l'ondata di odio anti-israeliano che,
mette in guardia, «oggi non scaturisce più soltanto dalle forze estremiste». La
sua tournée italiana è stata organizzata da Amy Rosenthal, docente di Relazioni
internazionali all'American University di Roma e comprende anche un incontro
con alcuni deputati, tra cui Fiamma Nirenstein. L'occasione: l'uscita in Italia
del libro Processo ai nemici di Israele (Eurilink editore), dove Dershowitz
mette sotto accusa l'intellighenzia occidentale: «Intellettuali spiega come lo
scrittore spagnolo Antonio Gala, secondo cui gli ebrei meritano un altro
Olocausto se non abbandonano Israele». Nella sua lista nera: l'ex presidente
Usa Jimmy Carter (che ha scritto Palestine. Peace not Apartheid) e Stephen Walt
e John Mearsheimer, autori di La Israel Lobby e la politica estera americana
(Mondadori). «Mi preoccupa che la retorica anti-israeliana più violenta non
appartenga più a frange dell'estrema sinistra, ma al mainstream », precisa
Dershowitz, che cita i Nobel Harold Pinter, Carter, José Saramago e Desmond
Tutu, oltre a Noam Chomsky («studioso di fama mondiale»), ma non Norman
Finkelstein, «spazzatura che nessuno prende sul serio». A Roma Dershowitz
approda dopo i riflettori di Durban II, dove è stato allontanato quando si
accingeva a sfidare il presidente iraniano Ahmadinejad. «Ad applaudire con più
entusiasmo le sue farneticanti esternazioni sull'Olocausto e Israele accusa
erano purtroppo gli ebrei barbuti del Neturei Karta. Un gruppo che auspica
l'annullamento totale del sionismo». L'ebreo antisemita: un ossimoro che lo
tormenta. «L'odio anti-israeliano è diventato una sorta di rito d'iniziazione.
Per essere accettati nell'estrema sinistra agli ebrei si chiede di diventare
più anti-israeliani degli arabi e più palestinesi dei palestinesi, buttando
alle ortiche la propria eredità». Si tratta, teorizza, di un ritorno all'Inquisizione,
«quando eravamo costretti a convertirci e a diventare più cattolici del Papa.
Gli ebrei disposti a vendere l'anima al diavolo esistono da sempre». Il suo
assillo oggi è spiegare al mondo che non bisogna essere di destra per amare
Israele. «Barack Obama, Hillary
Clinton, Ted Kennedy, Irwin Cotler ed io siamo tutti liberal e pro-Israele,
come il resto della sinistra moderata Usa». La sua coscienza sionista è
germogliata a Williamsburg, il quartiere di Brooklyn dove è nato nel 1938 da
una coppia di origine polacca: Claire, computista, e Harry, fondatore della
Young Israel Synagogue: «I miei erano ebrei ortodossi ma moderni. Da
piccolo giocavo a baseball e correvo dietro alle ragazze come i miei amici
protestanti e cattolici. Oggi l'ebraismo è spaccato in due tra ultraortodossi e
laici: il tipo di quartiere dove sono cresciuto io non esiste più in America».
A 14 anni aveva trovato il primo lavoro, alla Sohn Delicatessen, una fabbrica
di insaccati kosher della Lower East Side. «Dovevo annodare lo spago tra un hot
dog e l'altro e un giorno rimasi chiuso nel freezer». Dopo la laurea in legge a
Yale nel 1962, nel '
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Cultura data: 30/04/2009 - pag: 39 Il romanzo «Il sangue è randagio»
uscirà da Mondadori Il capitolo finale della sua trilogia di MATTEO PERSIVALE L
a lettera di James Ellroy ai librai americani può stupire soltanto chi non ha
mai visto il modus operandi dello scrittore in pubblico: perché è solito
prendere la parola, alle conferenze, salutando i presenti con un affettuoso
«cari i miei guardoni, ladri, pederasti, annusatori di mutandine rubate,
fetenti e papponi, grazie a tutti di essere qui». E poi paragona il (da lui
intensamente odiato) Barack Obama a un
procione e illustra invece i suoi desideri carnali verso Sarah Palin. Ellroy ha
tenuto lo stesso comportamento vivace l'altro giorno al festival del libro del
«Los Angeles Times» dove, in papillon e rigatino bianco anni '
( da "Corriere della Sera"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 30/04/2009 - pag: 17 Sciopero della fame La Farrow:
«Evitare altri massacri» Darfur, il digiuno di Mia «Il mondo non fa niente»
«Dalla Casa Bianca promesse non mantenute» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK
La sua decisione di fare uno sciopero della fame pro-Darfur preoccupa il suo
medico e alcuni dei suoi 14 figli ma è stata applaudita da George Clooney, Ban
Ki-Moon e dalla Fox tv che ha addirittura pubblicizzato il suo «ultimo pasto»: strettamente
vegetariano, nonostante la sua grande passione per la cioccolata. Da lunedì
scorso e per ventuno giorni, la sessantaquattrenne star del cinema e attivista
americana Mia Farrow («ambasciatrice di buona volontà » dell'Unicef dal 2000)
si nutrirà esclusivamente d'acqua. Una scelta grave. Perché ha preso questa
decisione? «Per manifestare la mia solidarietà con il popolo del Darfur ed
esprimere la mia indignazione nei confronti di un mondo capace di guardare
bambini, donne e anziani morire di fame, sete e malattie». Perché proprio
adesso? «Dopo il mandato di cattura spiccato contro Omar Al Bashir lo scorso 4
marzo, l'emergenza nel Paese è precipitata. Entro maggio oltre un milione di
persone rischiano di restare senza acqua, cibo e cure mediche a causa
dell'espulsione degli operatori umanitari decisa in ritorsione dal presidente
sudanese». Cosa spera di ottenere con questo digiuno? «Che tutti i leader della
terra, da Obama a Sarkozy e da Brown a Berlusconi
costringano il Sudan a riaprire le porte alle organizzazioni umanitarie
internazionali come Medici Senza Frontiere e Save the Children, evitando una
tragedia ancora più immensa del Ruanda. Serve subito un processo di pace che
ponga fine al genocidio». Come giudica l'operato del
presidente Obama sul Sudan? «Durante la campagna elettorale Obama e il suo vice Joe Biden fecero molte promesse per il Darfur e
nessuno ha votato per loro con più entusiasmo di me. Purtroppo alle promesse
non sono seguiti i fatti e quando Obama ha nominato
un inviato nella regione, era ormai troppo tardi». Non teme che il suo
resti un gesto isolato? «So che rischio di sembrare sciocca o presuntuosa ma
spero che il mio digiuno serva ad informare la gente. Vengo da una generazione
che ha marciato contro il Vietnam e ha posto fine a quella guerra. La storia mostra
che i governi non si mobilitano per altruismo ma quando la piazza fa sentire la
propria voce». E dopo? «Io sono solo l'anello di una catena senza fine e quando
le forze mi verranno meno e sarò costretta ad interrompere il digiuno, spero
che altri continueranno la mia crociata. Moltissime persone hanno aderito allo
sciopero della fame indetto da fastfordarfur. org, non per imitare me ma in
solidarietà con le vittime del Darfur». Cosa dice il suo medico di questa
decisione? «Dubita che io riesca a digiunare oltre due settimane ma io spero di
arrivare a tre. Di più non posso perché rischierei danni irreversibili agli
organi interni». Come hanno reagito i suoi figli? «Alcuni erano molto
preoccupati ma capiscono perfettamente le mie ragioni e la posta in gioco e mi
appoggiano al 100%». Alessandra Farkas Solo acqua Mia Farrow in un campo
profughi in Darfur. L'ex moglie di Woody Allen, 64 anni, è ambasciatrice Unicef
dal 2000. Si è impegnata a digiunare per 21 giorni \\ «Dopo il mandato di
cattura per Omar Al Bashir la crisi si è aggravata: un milione di persone a
rischio»
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
WASHINGTON -
"Abbiamo avuto una buona partenza, ma è solo l'inizio". Il presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama, in una conferenza
stampa nel centesimo giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, si dà una
sufficienza piena per il suo operato nei primi tre mesi, periodo in cui ha
dovuto gestire tante crisi allo stesso tempo. "Sono orgoglioso di ciò che
abbiamo fatto, ma non sono ancora soddisfatto: c'è molto da fare - ha
sottolineato il presidente Usa - ricostruire l'America richiederà tempo e
grande impegno". Rispondendo per un'ora in prima serata alle domande dei
giornalisti nella East Room, Obama ha spiegato che
mentre la sua amministrazione è impegnata a "sgomberare il campo dalle
macerie della recessione", l'America deve rimodellare un'economia
"non costruita sulla sabbia: occorrono nuove solide fondamenta".
Proprio l'economia ha rappresentato un'emergenza inattesa: "Quando mi sono
candidato", ha ricordato, "l'Iraq era il problema centrale, ma
l'economia sembrava forte. Non avrei mai pensato di dover gestire la più grave
crisi economica dalla Grande Depressione". Il presidente è rimasto colpito
dalla "pazienza straordinaria degli americani": hanno capito
"che non possiamo uscire da questa crisi in breve tempo". "Non
faccio miracoli", aveva detto poco prima a St. Louis, in Missouri,
"ma siamo sulla strada giusta". Negli ultimi giorni si è aggiunta
l'emergenza per l'influenza suina: "Una situazione molto seria", ha detto Obama, ma per la quale sarebbe inutile chiudere i confini col Messico:
"Sarebbe come chiudere la porta della stalla quando i buoi sono già
scappati". OAS_RICH('Middle'); Sul fronte internazionale, Obama ha parlato di Pakistan e della guerriglia talebana e di al Qaeda
e ha avvertito che per il governo di Islamabad "la maggiore minaccia alla
sicurezza viene oggi dall'interno, non dall'India". Il presidente
americano ha espresso anche "preoccupazione" per gli
"spettacolari attentati" avvenuti in Iraq negli ultimi giorni. Poi la
nuova condanna del "waterboarding", l'annegamento simulato utilizzato
dalla Cia per gli interrogatori dei presunti terroristi nell'era Bush. "E'
tortura", ha ribadito, e rinunciare alla tortura può solo rendere
l'America "più forte e più sicura". Obama si
è anche impegnato a rivedere "la legge sul segreto di Stato". Per
quanto riguarda l'aborto, il presidente americano ha ribadito di ritenere che
le donne abbiano "il diritto di scegliere", ma ha sottolineato che
l'approvazione di una legge su questo tema non è la sua "più alta
priorità", anche perché è un tema che suscita "rabbia" e la cosa
migliore è "concentrarsi sulle cose su cui possiamo tutti
concordare". Obama ha anche annunciato la
creazione di una task force per contrastare l'aumento di gravidanze tra le
teenager americane che lavorerà in contatto con i gruppi favorevoli al diritto
di scelta e quelli contrari all'aborto. A un giornalista che gli chiedeva cosa
lo avesse stupito e scoraggiato di più da quando è presidente, Obama ha detto di essere rimasto sorpreso dal moltiplicarsi
delle emergenze ("ma ogni presidente deve giocare con le carte che ha
ricevuto") e di essere stato rattristato dalla "lentezza dei
cambiamenti a Washington: anche nel cuore di una grande crisi, i giochi della
schermaglia politica continuano". Obama ha detto
di essere stato colpito dalla "pazienza straordinaria degli
americani": hanno capito "che non possiamo uscire da questa crisi in
breve tempo". (30 aprile 2009
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
CITTA' DEL MESSICO -
È morto a Houston, prima vittima ufficiale della gripe porcina negli Stati
Uniti, ma in Texas era arrivato solo da pochi giorni. è un bimbo messicano di
23 mesi, che il 4 aprile scorso era partito con i familiari da Città del
Messico per una visita-vacanza ai parenti di Brownsville, cittadina texana sul
confine americano del Rio Grande. Un viaggio aereo fino a Matamoros la
cittadina-gemella sul lato messicano, poi l'ingresso a piedi negli Stati Uniti,
insieme alle migliaia di pendolari che passano quotidianamente il grande fiume
che divide gli Stati Uniti dal Messico. Stava già incubando la "nuova
influenza" ma nessuno poteva saperlo, perché i sintomi, febbre alta,
dolori alla testa e alla gola, si manifestano solo quattro giorni più tardi. Il
medico che lo visita si rende conto della gravità della situazione e il piccolo
viene ricoverato all'ospedale di Brownsville. Solo il 13 aprile, in condizioni
sempre peggiori, viene trasportato d'urgenza al Texas Children Hospital di
Houston,
( da "Repubblica.it" del
30-04-2009)
Argomenti: Obama
Il comitato che
rappresenta i creditori vorrebbe respingere l'offerta, avanzata da Gm il 27
aprile, di scambiare i loro titoli con una quota del 10% nel capitale del
gruppo Creditori all'assalto della GM Da loro una contro offerta Gli
obbligazionisti di General Motors avrebbero intenzione di presentare una
contro-offerta alla task force dell'auto del presidente Obama, che darebbe loro il controllo della casa automobilistica. Il
comitato che rappresenta i creditori vorrebbe respingere l'offerta, avanzata da
Gm il 27 aprile, di scambiare i loro titoli con una quota del 10% nel capitale
del gruppo. Il termine fissato per le adesioni e' il primo giugno. Il
comitato sarebbe invece intenzionato a chiedere, in cambio dei 27 miliardi di
crediti avanzati verso la societa', il 51% di Gm, cedendo il 41% al fondo cui
spetta l'assistenza sanitaria dei dipendenti e l'1% agli azionisti ordinari.
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
TUTTI ne parlano, e
molti dicono di usarlo regolarmente, ma è qui la sorpresa. Secondo la società
Nielsen Online, che misura il traffico su internet, il 60 per cento degli
utenti di Twitter - noto servizio online con cui è possibile condividere un
breve messaggio con altri utenti - ha abbandonato un mese dopo l'iscrizione.
Una sentenza senza appello, emersa da una ricerca sul successo a lungo termine
dell'ultimo famoso social network usato da celebrità come la conduttrice Tv a
stelle a strisce, Oprah Winfrey, e la pop star Britney Spears. "Il tasso
di mantenimento dell'audience di Twitter, o la percentuale di utenti di un
certo mese che ci sono ancora il mese successivo, è di circa il 40 per
cento", ha confermato online David Martin, vice presidente di ricerca
primaria alla Nielsen Online. Come a dire: il restante 60 per cento saluta e
ringrazia, senza farsi più vedere. Creato tre anni fa come un servizio internet
in grado di permettere agli utenti di scambiarsi e leggere brevi messaggi da
140 caratteri, Twitter è stato recentemente investito da un'ondata di
popolarità inarrestabile, da quando celebrità come il giocatore di basket
Shaquille O'Neal o lo stesso presidente degli Stati Uniti, Barack
Obama, lo hanno usato e ne sono diventati loro malgrado importanti
testimonial. Come nel caso dell'attore Ashton Kutcher, che ha sfidato la Cnn,
scommettendo che avrebbe raggiunto quota un milione di sostenitori su Twitter
prima del gigante informativo, o sua moglie, l'attrice Demi Moore, che avrebbe
addirittura impedito a una donna in California di suicidarsi grazie al sito.
OAS_RICH('Middle'); E sempre secondo i dati diffusi da Nielsen Online, il sito
avrebbe registrato 7 milioni di visite a febbraio di quest'anno contro le
475.000 di febbraio dell'anno scorso e si imporrebbe come vero e proprio
fenomeno del momento insieme a Facebook e pochi altri. A tre anni dall'ascesa
di questo enfant prodige del Web 2.0, lo studio di Nielsen Online mette però in
guardia i fondatori del sito - recentemente diventato preda ambita da parte di
Google - sottolineando che un tasso di mantenimento del 40 per cento limiterà
la crescita del sito. "Semplicemente a un certo punto non ci saranno
abbastanza nuovi utenti per controbilanciare quelli che abbandonano il
sito", ha spiegato David Martin, aggiungendo che siti concorrenti come
Facebook e MySpace, hanno tassi di mantenimento degli utenti pari a circa il
doppio rispetto a Twitter. Parola di chi, proprio sulla piattaforma di
microblogging più famosa al mondo, ha pensato bene di lanciare l'allarme. (30
aprile 2009
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
WASHINGTON - Faceva
molto freddo, 100 giorni or sono, quando la lingua del giudice Roberts e quella
del presidente si congelarono sulla formula del giuramento e milioni di persone
trattennero il respiro. Si chiedevano che cosa avesse mai
fatto l'America eleggendo questo Barack Hussein Obama, di colpo
spaventati da tanta audacia. Ora fa caldo, a Washington, e si può respirare.
"E' cominciata la ricostruzione, l'America si è alzata dalla
polvere", come ha detto lui ieri. Obama non ha
cambiato il mondo, ha cambiato il vento che dall'America soffia sul mondo.
Dal 20 gennaio governa gli Stati Uniti un uomo tranquillo. Un non fanatico,
come abbiamo visto ieri sera nella sua conferenza stampa per i "primi 100
giorni", che non vuole salvare l'universo del "bene contro il
male", ma avviare la ricostruzione dalle rovine che ha ereditato. Che sa
sorridere, che nella sua calma quasi soprannaturale in mezzo al vortice di
debiti, vertici, conflitti, virus, sta facendo impazzire alleati e avversari
incapaci di rinchiuderlo dentro la scatola di una definizione. Si è arreso anche
il Wall Street Journal di Murdoch, che ha scritto: "E' riuscito a
confondere uno per uno gli osservatori sparsi su tutto l'arco delle opinione
politiche". Ancora non sappiamo chi sia l'allampanato quarantenne con
qualche filo grigio tra i capelli, una moglie che osa esibire le braccia nude e
sode ai vertici infischiandosi dell'etichetta cara alle più stagionate dame
bianche, due figlie, un cagnetto portoghese e un orticello biologico.
OAS_RICH('Middle'); Tutti gli uomini e le donne di buona volontà sulla Terra
salutarono il suo essere finalmente un figlio del mondo, uomo in bianco e nero,
uomo fatto dal nulla e allevato da madre single, il paradigma sempre più
diffuso della famiglia post-tradizionale. Eppure non si ricordano
un'intervista, un discorso, una frase nella quale lui abbia vantato, o anche
soltanto ricordato, la straordinarietà del suo essere. Di razze, di questioni
razziali, non ha mai parlato. Ha affrontato rivolte interne del proprio partito
dove parlamentari preoccupati di perdere quei "barili di lardo" con i
quali ungono gli elettori dei propri collegi gli sparigliavano i piani di
soccorso alla finanza agonizzante. E tre mesi dopo si ritrova con una
supermaggioranza a prova di boicottaggio al Senato, 60 seggi su 100, grazie al
ribaltone individuale di un senatore passato con lui e un'opposizione
repubblicana costretta sempre più nel ghetto dei fanatici e di sondaggi di
popolarità deprimenti. Un mini partito che lui lascia seccare sul ramo dei
propri rancori, coltivando quella maggioranza di elettori indipendenti e
vaganti che oggi tengono le chiavi di ogni vittoria. La macchietta dello
"statalista nazionalizzatore" che avrebbe trasformato la nazione
negli USSA, gli United Socialist States of America, è rimasta una caricatura.
Non è stata nazionalizzata neppure una banca o un'azienda, neppure quei
cadaveri di Detroit che sono stati indirizzati verso accordi con società come
la Fiat. Le minacce di tassazione punitiva per i "bonus" sono
rientrate. Un solo presidente di corporation, quello della General Motors, è
stato costretto a dimettersi in cambio di aiuti. Persino il "Dottor
Apocalisse", l'economista Nouriel Roubini della New York University
divenuto celebre per le sue profezie di sventura poi avverate, oggi ammette in
un'intervista che questo collasso globale, "sembra avere raggiunto il
fondo della U", che è un modo per dire che d'ora in poi non può far altro
che risalire. Si sono calmati Paul Krugman, il Nobel che dalle colonne del New
York Times sparava su Obama come prima su Bush, memore
della sua appartenenza al campo della Clinton durante la campagna. Si
scandalizzano gli sfollati del neo-conservatorismo per le aperture all'Iran, a
Cuba, a Chavez, a quell'America Latina che era stata ignorata da Bush e lasciata
incancrenire, ma neppure la sempre temuta "lobby cubana" a Miami
protesta più. Dal sepolcro dove era stato nascosto, risorge Dick Cheney,
furioso perché le rivelazioni sulle torture arrivano diritte a lui, a suoi
ordini segreti, mentre George W Bush è scomparso nel ventre del Texas,
dimostrando a posteriori chi fosse stato, per otto anni, il vero Presidente
degli Stati Uniti. Il meglio che uno degli ideologhi neocon più striduli, Bill
Kristol, sappia dire è: "Più forza ha Obama, più
errori potrà fare". L'enigma Obama resiste,
mentre per lui parla l'opera di ricostruzione prima di tutto dell'immagine e
dell'onore dell'America di fronte al mondo e di fronte a sé stessa. Ha la
scorza di Reagan, sulla quale l'acqua delle critiche scorreva via, la
popolarità di Clinton, inossidabile anche agli scandali. Spinge l'opposizione a
radicalizzarsi, senza mai dare l'impressione di chiuderla all'angolo, anzi,
ripetendo il mantra della "collaborazione" bipartisan. Anche i media
che lo avevano sostenuto hanno provato, e provano, a criticarlo, magari quando
uno dei suoi Boeing 747 presidenziali sorvola a bassa quota Manhattan per fare
foto scatenando panico in una città sempre coi nervi scoperti, eppure il
pubblico, che avrebbe squartato Bush per un simile "stunt", fa
spallucce. Arriva il virus suino che sconvolgerà l'economia mondiale già
provata? "Calma", esorta l'uomo calmo, e Wall Street fa un piccolo
sternuto, poi riprende a salire. Per il secondo mese consecutivo chiuderà in
rialzo tutti i suoi indicatori. Pancette e prosciutti tornano a vendere. Più la
tempesta sembra grave, più calmo appare l'uomo al centro, e questo è il segreto
che ha massaggiato i nervi di una nazione tenuta nell'ansia e nella tensione da
un governo che usava la paura per rosicchiare i valori e le libertà
costituzionali. Hanno ragione coloro che avvertono che il difficile viene
adesso, e ben poco è cambiato davvero in quell'assetto della finanza americana
che lui avrebbe dovuto rivoltare come un calzino e per ora è stata soltanto
rammendata. Guantanamo è ancora aperta, 150 mila soldati restano inchiodati in
Iraq, l'Iran continua sulla via del nucleare, il Pakistan è un verminaio di
fanatici con missili intercontinentali, palestinesi e israeliani camminano
"sull'orlo dell'abisso" eppure tutto sembra diverso, più razionale,
più controllabile. Si può parlare, si ragiona, perché c'è un adulto alla Casa
Bianca, dunque si può continuare a sperare e a lavorare, dopo questi primi 100
giorni. (30 aprile 2009
( da "Repubblica.it"
del 30-04-2009)
Argomenti: Obama
ROMA - La tensione
sale. E sfiora la psicosi della pandemia. Dopo la decisione dell'Oms di alzare
alla fase 5 il livello di allerta per l'epidemia di influenza messicana, ogni
Paese si prepara ora a fare scattare i piani di emergenza. Ad oggi il numero
dei casi ufficialmente notificati all'Organizzazione mondiale della sanità e
confermati da analisi di laboratorio è salito a 260, contro i 148 casi di ieri.
Mentre l'Onu raccomanda di limitare strette di mano, abbracci e viaggi non
indispensabili. Ue. Nel frattempo i 27 ministri della salute dell'Ue hanno
deciso di rafforzare il coordinamento a livello europeo. I ministri, in
particolare, hanno deciso di cooperare in stretto contatto con l'industria
farmaceutica per facilitare lo sviluppo di un vaccino pilota che protegga dal
virus facendo in questo modo delle aperture all'idea di una strategia comune
per i vaccini. Bocciata, invece, la proposta francese di introdurre norme
coercitive per bloccare i viaggi dall'Ue verso il Messico per l'opposizione di
diversi paesi tra cui la Spagna e la Germania. Italia. La situazione, assicura
il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, è "sotto controllo". Ad
oggi, infatti, nessun caso è segnalato, anche se tra i casi sospetti in Messico
c'è una bimba italiana di 1 anno e 9 mesi. Come misura di prevenzione però, ha
detto il sottosegretario Ferruccio Fazio, i medici valuteranno uno 'stop' a
casa per 7 giorni se si rientra dal Messico. In pratica una sorta di
quarantena. Notizie confortanti anche anche per le scorte di medicinali.
"A giorni partirà l'incapsulamento di 30 mln di dosi di principio
attivo" dice Sacconi. OAS_RICH('Middle'); Le polemiche. Nel nostro Paese
sul rischio pandemia si accende anche il dibattito. E' "importante è che
non ci sia riferimento ai suini perchè non c'è correlazione tra il consumo
della carne di suino e questo virus", precisa il ministro delle politiche
agricole Luca Zaia. E alla stessa convention è stato il premier Silvio
Berlusconi a compiere un gesto simbolico, assaggiando un pezzo di mortadella. E
c'è anche chi sostiene che sia in presenza di esagerazioni. Lo pensa il
ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola e lo pensa anche il
presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni ("forse ci sono
degli interessi economici in gioco"). Resta comunque attivo il numero
verde del ministero (1500) mentre in varie regioni sono stati istituiti
comitati di crisi per l'attuazione dei piani pre-pandemia. Usa. Una persona
dello staff di Barak Obama potrebbe
aver contratto il virus dell'influenza suina. Lo ha riferito la Casa Bianca,
sottolineando che si tratterebbe di un membro della delegazione che accompagnò
il presidente americano nella missione in Messico del 16 aprile. Intanto negli
Stati Uniti sono state chiuse oltre 4mila scuole e 170mila studenti sono
rimasti a casa in particolare in Texas e New York, le zone più colpite
dal virus. (30 aprile 2009