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Report "Obama"  27-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Obama

Febbre suina, paura in Europa ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: dove un intero liceo sarebbe stato contagiato, e la California e il presidente Obama si è dichiarato fortemente preoccupato per la crescita del fenomeno. In Messico i morti sono già ottanta e il Paese vive praticamente in quarantena. Il governo invita la gente a non uscire di casa. Maggi, Manzo e Stabile ALLE PAG. 2 E

Kobe secondo Spike Parolacce in italiano carisma alla Obama ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: riconobbe in Barack Obama quando, quasi venti anni fa, fecero amicizia allenandosi assieme sotto canestro. Robinson ritiene che l'essere «cool» - calmo, freddo - è una qualità che Barack Obama ha maturato grazie allo sport e Spike Lee la ritaglia allo stesso modo su Bryant facendo vedere come si muovono le gambe, e gli occhi,

Obama Ci ha inviato messaggi di amicizia, però poi mantiene un atteggiamento ambiguo ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama «Ci ha inviato messaggi di amicizia, però poi mantiene un atteggiamento ambiguo» Ginevra «Gli americani dovevano venire alla Conferenza dell'Onu per condannare il razzismo» Hillary Attacco al Segretario di Stato che aveva minacciato sanzioni dure contro Teheran

Messico in quarantena Negli Usa è emergenza ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: è emergenza Obama ha visitato il Paese dieci giorni fa ma «sta bene e ha giocato anche a golf» [FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK I casi finora accertati di morti nel mondo per l'influenza suina sono saliti a oltre 85, per ora tutti in Messico, il paese dove è scoppiata l'epidemia e che è praticamente sotto estesa quarantena: la popolazione è fortemente invitata a rimanere nelle case,

"Le banche facciano l'accordo" ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: INTESA CHRYSLER-FIAT Summers Il consigliere di Obama «Faremo del nostro meglio per portare al successo questo negoziato» [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK I democratici del Michigan scendono in campo al fianco di Chrysler nel giorno in cui il sindacato canadese vota sull'accordo raggiunto con l'azienda di Auburn Hills.

"La musica costa? Facciamone di più" ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama fa bene ad aprire a Cuba, dove il sistema ha molti aspetti positivi» Claudio Abbado «Se mi proponesse di diventare senatore a vita, rifiuterei: non potrei trascurare il podio» ALBERTO MATTIOLI TORINO Il più grande direttore d'orchestra del mondo, e questo è un parere personale, la bacchetta con il curriculum più prestigioso,

febbre suina, emergenza in usa ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina Venti contagiati, Washington dichiara lo stato d´allerta sanitaria. Oltre 80 i morti in Messico. La malattia sbarca in Nuova Zelanda Febbre suina, emergenza in Usa "Temiamo delle vittime". Obama allarmato. Sette casi sospetti in Spagna

"israele e palestina, sì dell'iran a due stati" ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Iran a due stati" ROMA - «L´Iran è favorevole a una pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo», dice in un´intervista il presidente Ahmadinejad. E aggiunge: «Ho apprezzato le parole di Obama, ma lui deve rispettare anche le nostre opinioni». Timori per la visita del Papa a Gerusalemme. SERVIZI ALLE PAGINE 14 E 15

negli usa emergenza nazionale "temiamo vittime anche da noi" - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: niente panico La psicosi genera anche leggende metropolitane: "Obama è stato contagiato" ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Il fantasma di una pandemia, evocato dalla fulminea diffusione nel mondo della influenza da suino, ha spinto ieri sera il ministro della sicurezza nazionale Janet Napolitano a decretare lo stato di emergenza sanitaria in tutti gli Stati Uniti.

"iran favorevole alla pace con israele se i palestinesi trovano un accordo" - george stephanopoulos ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Iran favorevole alla pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo" Ahmadinejad: Obama deve rispettare anche le nostre opinioni Da noi i giudici sono indipendenti Tuttavia ho sottolineato che i diritti dell´imputato devono essere sempre garantiti Abbiamo accolto con piacere le dichiarazioni di Obama. Gli ho inviato un messaggio.

una preghiera per la fine dell'embargo tra cuba e usa a mediare c'è la chiesa - fabrizio ravelli l'avana ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: nuova era" aperta da Obama e favorevolmente salutata da Raul Castro Una preghiera per la fine dell´embargo tra Cuba e Usa a mediare c´è la Chiesa FABRIZIO RAVELLI L´AVANA dal nostro inviato «Accogliamo le misure decise da Barack Obama, e le condividiamo perché facilitano i rapporti fra i cubani all´estero e quelli in patria.

fiat-chrysler, pressing della casa bianca - salvatore tropea ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Barack Obama potrebbe festeggiare i suoi primi cento giorni come 44mo presidente degli Stati Uniti con il salvataggio della Chrysler. Sarebbe questa una prima risposta concreta alla decisione da lui presa il 30 marzo scorso di licenziare il numero uno di Gm, Rik Wagoner, e indicare la strada verso una possibile alleanza tra Fiat e Chrysler.

"Italiani a Detroit? Se lavoriamo sono i benvenuti" ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: economico di Barack Obama, ha ribadito dagli schermi di Fox News che «faremo la nostra parte per sostenere il successo dei negoziati». Ma dall'altro lato, ha aggiunto intervenendo al programma domenicale dell'emittente, «il presidente ha chiaro che dobbiamo avere senso di responsabilità e non si possono avere società che vanno avanti su base permanente solo con i soldi del governo»

"Iran favorevole alla pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo" ( da "Repubblica.it" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Ritiene che i nuovi sforzi del presidente Obama stiano ripetendo gli errori del passato? "Io non ho ancora un'idea chiara di quale sia la politica di Obama sulla questione palestinese. Ma il sostegno del massacro degli abitanti di Gaza, il sostegno ai criminali responsabili di quell'atrocità è stato un grande errore".

Febbre suina, emergenza Usa ( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: emergenza Usa Si temono vittime, Obama «preoccupato». In Messico 81 morti Febbre suina, le notizie di contagi giungono da tutto il mondo. Usa, 20 casi. Negli Stati Uniti salgono a 20 in cinque stati i casi confermati di peste e il governo americana dichiara l'emergenza sanitaria nazionale per combattere meglio il virus.

Lo stato di emergenza negli Usa ( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha detto che il presidente Obama viene regolarmente informato della situazione: «Non è tempo per farsi prendere dal panico, stiamo prendendo tutte le precauzioni necessarie per far fronte a qualsiasi dimensione del problema». Il Messico rimane il focolaio principale dell'epidemia.

Il giallo del museo Muore il direttore che incontrò Obama ( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Il giallo del museo Muore il direttore che incontrò Obama Niente panico, ma una gigantesca serrata, un coprifuoco spontaneo di massa. A voler cercarli, i numeri sarebbero da record, perché quando in una domenica qualsiasi si tappa in casa la città più popolosa del mondo succedono cose strane. Spariscono i dvd dai Blockbuster, esplodono gli indici di ascolto di radio e tv,

Fiat-Chrysler, pressing sulle banche americane ( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Ieri il consigliere economico del presidente Obama, Lawrence Summers, è tornato ad auspicare una positiva conclusione delle trattative. «Abbiamo la speranza ha detto al canale tv Fox che i negoziati, che vengono portati avanti con tanta energia, riescano. È nell'interesse di tutti che queste trattative vadano in porto».

Senza titolo ( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: era Obama che pone critici e pubblico davanti al «problema di uno Springsteen che non fa lo Springsteen», che tradisce l'immagine di blue collar hero che odora di benzina per mostrarsi per quello che è: un artista maturo, anzi «uno scrittore canonico» lo definisce Colombati, che si muove «nel solco tracciato dal pendolo che da Carver va a Cormac McCarty»

Un'apertura che ammicca al voto in Iran ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: mentre il rimprovero è nel lamentarsi del fatto che «ho scritto al presidente Obama per complimentarsi dell'elezione ma non mi ha ancora risposto». Da un lato dunque Ahmadinejad fa un timido passo avanti sul Medio Oriente ma dall'altro vuole far sapere agli iraniani che il «mutuo rispetto» di cui parla spesso Obama nei confronti dell'Iran resta sulla carta.

Ahmadinejad dice sì a due Stati in Palestina ( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: dimostrazione e il messaggio di congratulazioni a Obama in occasione dell'elezione alla Casa Bianca per il quale ha ricevuto diverse critiche nel suo Paese. «Tuttavia, l'ho fatto - conclude - e sto ancora aspettando una risposta». Anche l'assenza di Obama alla conferenza di Ginevra è stata giudicata dal presidente iraniano un errore: «Non credo che sia razzista o sostenga il razzismo.


Articoli

Febbre suina, paura in Europa (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Casi sospetti in Francia e Spagna. In Messico 85 morti. Il sottosegretario Fazio: pronte le scorte di antivirali Febbre suina, paura in Europa Negli Usa è emergenza sanitaria. L'Italia: non viaggiate nelle zone a rischio La paura per la febbre suina arriva in Europa. I primi casi sospetti si registrano in Francia e Spagna dove una decina di persone sono in osservazione. L'Italia conferma che da noi è tutto sotto controllo. Il sottosegretario alla Salute Fazio spiega che le scorte di farmaci antivirali sono pronte e che non temiamo emergenze. La Farnesina lancia l'appello ai turisti: «Evitate viaggi in Messico anche a costo di disdire vacanze già prenotate». Il fronte più caldo dell'epidemia resta quello americano. Gli Stati Uniti hanno dichiarato l'emergenza sanitaria con una ventina di casi tra New York, dove un intero liceo sarebbe stato contagiato, e la California e il presidente Obama si è dichiarato fortemente preoccupato per la crescita del fenomeno. In Messico i morti sono già ottanta e il Paese vive praticamente in quarantena. Il governo invita la gente a non uscire di casa. Maggi, Manzo e Stabile ALLE PAG. 2 E 3

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Kobe secondo Spike Parolacce in italiano carisma alla Obama (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

RIMOZIONE La storia Il regista presenta il film sulla star Nba Kobe secondo Spike Parolacce in italiano carisma alla Obama Scene di idillio familiare Azzerato lo scandalo sessuale di sei anni fa MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK Let's have fun», divertiamoci. Pantaloni bianchi, giacca rossa e strisce gialle, cappello piccolo beige e occhiali neri, Spike Lee fa il suo ingresso al festival di Tribeca dal palco del teatro su Chambers Street e presenta «Kobe Doin' Work», 83 minuti di pellicola per raccontare da vicino la stella del basket nazionale Kobe Bryant. Per 60 minuti le 30 telecamere di Lee descrivono il match della Nba dell'aprile 2008 nel quale i Los Angeles Lakers battono i San Antonio Spurs grazie alle magie di Bryant che gli valsero il primo titolo di «Most Valuable Player» - miglior giocatore della Nba - ma il film va oltre la versione americana del documentario sportivo «Zidane, un ritratto del XXI secolo», che nel 2006 conquistò la Francia, perché punta ad azzerare nella memoria degli spettatori la memoria dello scandalo del 2003 che minacciò di travolgere il campione afroamericano. Nell'estate di quell'anno la cameriera Katelyn Faber di un resort di lusso del Colorado accusò Bryant di averla stuprata e per provarlo testimoniò in tribunale descrivendo nei dettagli gli organi genitali del giocatore. Anche se l'incriminazione cadde dopo pochi mesi, perché la ragazza si vantò durante una serata con le amiche della prodezza sessuale compiuta, per gli americani l'immagine-shock fu Kobe in diretta tv che ammetteva l'adulterio vicino alla moglie Vanessa, tanto bella nell'aspetto quanto distrutta dal dolore subìto. Bryant rischiò prestigio, carriera e titoli. Il mondo gli stava crollando addosso. Si risollevò giocando a basket e ora Spike Lee rende omaggio alle sue qualità umane descrivendo, grazie ai finanziamenti della rete tv sportiva Espn, una sua giornata-tipo: l'abbraccio con le figlie Natalia e Gianna, al volante di un suv familiare con a fianco la moglie Vanessa, sul campo intento a giocare per gli altri come a dare consigli alla squadra, negli spogliatoi amico di tutti, capace di spronare come di essere vicino ai compagni che hanno bisogno di parlare o anche solo scherzare, imprecare assieme a qualcuno. E lo stesso vale per l'allenatore, Phil Jackson, che trova in Kobe Bryant un utile alter ego, con il quale riflette sulle strategie migliori per mettere a segno i punti decisivi. E' la volontà di Spike Lee di mettere in risalto l'altruismo di Bryant, la sua identità di uomo-squadra - in famiglia come sul lavoro - che lo porta a dedicare appena pochi fotogrammi ai suoi tiri magistrali da tre punti, quasi che fossero solo una qualità marginale rispetto alle altre, ben più importanti, che possiede. Nelle riprese dei movimenti sul campo ciò che Spike Lee sottolinea di più è la freddezza del campione, la capacità in pochi attimi di decidere la cosa giusta da fare scartando le altre opzioni. E' la stessa caratteristica che Craig Robinson, allenatore della Oregon State University e fratello della First Lady Michelle, riconobbe in Barack Obama quando, quasi venti anni fa, fecero amicizia allenandosi assieme sotto canestro. Robinson ritiene che l'essere «cool» - calmo, freddo - è una qualità che Barack Obama ha maturato grazie allo sport e Spike Lee la ritaglia allo stesso modo su Bryant facendo vedere come si muovono le gambe, e gli occhi, quando è pressato dagli avversari, subisce colpi duri ma riesce comunque a fare con la palla ciò che in quel momento più serve all'intera squadra. Senza mai essere scorretto con l'avversario di turno. Gli ultimi dieci minuti del film riprendono Bryant in panchina. La partita sta finendo, la vittoria viene conquistata solo alla fine, e il campione seduto fra i compagni con il ginocchio fasciato nel ghiaccio si emoziona per le gesta degli altri con l'ingenuità di un bambino. E forse non a caso, proprio come quando era molto piccolo, parla a getto in perfetto italiano allo sloveno Sasha Vujacic - che giocò nella Snaidero Udine - cantando «tira la bomba, tira la bomba», dicendogli scherzando «tu sei più alto di me» e facendo seguire una serie di improperi nella lingua di Dante che ne svelano l'approfondita conoscenza maturata quando, a sei anni di età, viveva nel nostro Paese con il padre Joe, ex giocatore della Nba, impegnato nel campionato italiano. Quando il campanello suona segnando la fine del match, Spike Lee corre a riprendere Kobe Bryant che torna a vestire i panni di padre, con in braccio la piccola Gianna con un grande cartello colorato nel quale gli augura di vincere l'ambito trofeo «Mvp», come avverrà dopo qualche settimana. Quasi a dire che il risultato più importante sul campo Kobe lo ha ottenuto grazie al sostegno della sua famiglia, mai venuto meno.

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Obama Ci ha inviato messaggi di amicizia, però poi mantiene un atteggiamento ambiguo (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Obama «Ci ha inviato messaggi di amicizia, però poi mantiene un atteggiamento ambiguo» Ginevra «Gli americani dovevano venire alla Conferenza dell'Onu per condannare il razzismo» Hillary Attacco al Segretario di Stato che aveva minacciato sanzioni dure contro Teheran

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Messico in quarantena Negli Usa è emergenza (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

FEBBRE SUINA IL CONTAGIO SI ALLARGA Misure eccezionali Il presidente Calderon ha assunto «poteri speciali» per fronteggiare la crisi Messico in quarantena Negli Usa è emergenza Obama ha visitato il Paese dieci giorni fa ma «sta bene e ha giocato anche a golf» [FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK I casi finora accertati di morti nel mondo per l'influenza suina sono saliti a oltre 85, per ora tutti in Messico, il paese dove è scoppiata l'epidemia e che è praticamente sotto estesa quarantena: la popolazione è fortemente invitata a rimanere nelle case, mentre chiese, ristoranti e scuole sono deserti se non semplicemente chiusi. A Città del Messico i morti sono già oltre 20 e il numero dei malati in tutta la nazione ha superato i 1400, secondo le ultime stime ufficiali. Il presidente Felipe Calderon ha assunto «poteri straordinari» per contrastare i contagi e la Banca Mondiali ha stanziato 205 milioni di dollari in favore dello Stato centramericano piegato dalla crisi. Ma l'allarme è ormai mondiale, e particolarmente acuto negli Usa dove sono saliti a una ventina i casi sicuri di vittime del virus e le autorità sanitarie hanno messo a disposizione degli Stati un quarto delle scorte federali dei farmaci (Tamiflu-Relenza) anti-influenzali. In Canada i casi scoperti sono quattro. A Washington è stato dichiarato lo stato di emergenza sanitaria da parte del ministero della Sicurezza, da cui dipende il coordinamento delle misure nei casi di contagi generalizzati. Il Cdc, Centro federale per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha consigliato agli americani di farsi visitare da un medico se hanno buoni sospetti di aver preso l'influenza dei maiali. «A questo punto pensiamo che le persone che hanno una malattia respiratoria, e che hanno viaggiato recentemente in Messico, dovrebbero consultare il proprio dottore», ha detto alla Cnn Anne Schuchat a nome del Cdc. Ma un altro funzionario del Centro ha anche detto che «teme» che si potrebbero «avere delle vittime» e ha precisato che vaccini per l'influenza stagionale al momento disponibili sono inefficaci contro la variante suina del virus A-H1N1. La polizia Usa al confine con il Messico è stata allertata per filtrare gli ingressi respingendo i sospetti pazienti, anche se non c'è alcuna prova che un attacco bioterroristico possa essere stato alla base dello scoppio dell'epidemia. Il sito di destra www.rightsidenews.com ha però avanzato il timore che il virus sia stato costruito dall'uomo, combinando le influenze aviaria, suina e umana. La paura è piombata su New York, dove una scuola privata dei Queens, la St Francis Preparatory School, sarà chiusa fino a martedì per dar tempo alle autorità sanitarie di chiarire se ci sono rischi di contagio, dopo che è stato accertato che almeno otto degli studenti che erano andati a Cancun giorni fa per un viaggio scolastico sono stati colpiti dal virus A-H1N1. La conferma è venuta dal sindaco Michael Bloomberg, che ha cercato di tranquillizzare la cittadinanza spiegando che quelle finora segnalate nella metropoli sono forme lievi di influenza. Il sindaco ha cercato di minimizzare il pericolo, invitando chi dovesse avvertire tosse, febbre e raffreddore a non andare a scuola o al lavoro, ma a stare a casa e a non correre all'ospedale. «Seguite con scrupolo le precauzioni solite, coprendovi naso e bocca se starnutite, e lavatevi frequentemente le mani», ha raccomandato Bloomberg. Gli altri casi finora segnalati negli Stati Uniti sono 12, di cui sette in California, due in Kansas, due in Texas e uno in Ohio. Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs ha fugato i timori sulla salute del presidente, che «gode di ottima salute» e ieri ha giocato a golf in un campo vicino alla capitale. Nel corso della recente visita in Messico, il presidente aveva incontrato il direttore di un museo messicano morto il giorno dopo per un malore da chiarire. Ma le visite di controllo, e soprattutto il fatto che il periodo di incubazione sia di qualche giorno mentre la missione del governo è avvenuta una settimana e mezzo fa, escludono ci sia stato contagio, ha detto Gibbs.

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"Le banche facciano l'accordo" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

AUTO "Le banche facciano l'accordo" Il New York Times scettico: «Comprare aziende gratis? È molto difficile» L'INTESA CHRYSLER-FIAT Summers Il consigliere di Obama «Faremo del nostro meglio per portare al successo questo negoziato» [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK I democratici del Michigan scendono in campo al fianco di Chrysler nel giorno in cui il sindacato canadese vota sull'accordo raggiunto con l'azienda di Auburn Hills. «I sindacati sono tornati più volte al tavolo negoziale e hanno accettato tagli imponenti», dice il senatore Debbie Stabenow nel corso di un incontro politico organizzato a Detroit nella serata di sabato. «Spetta ora ai creditori, in particolare quelli che hanno ricevuto fondi pubblici - prosegue - fare concessioni e contribuire a una soluzione» che eviti all'azienda la bancarotta e consenta di salvare posti di lavoro. La politica di partito scende in campo a pochi giorni di scadenza dalla data del 30 aprile, termine ultimo entro il quale Chrysler ha tempo di presentare al Tesoro americano il piano di riordino e il progetto di alleanza con Fiat. E sul fronte politico anche il consigliere di Obama Larry Summers spende l'autorità del governo dicendo che «faremo del nostro meglio per portare al successo questo negoziato». Nel frattempo il Canadian Auto Workers, il principale sindacato di categoria canadese, sta votando la bozza di accordo raggiunta due giorni fa con l'azienda di Auburn Hills. Approvando la riduzione dei salari, il Caw ha permesso alla società di incassare il primo dei tre via libera necessari per ottenere i fondi governativi e dar vita all'asse Detroit-Torino. Disponibilità starebbe dimostrando anche United Auto Workers impegnato nel rush negoziale finale sulla ristrutturazione del debito per la copertura sanitaria dei pensionati contrattualizzati. Per questo Ron Gettelfinger, presidente di Uaw, è rimasto sino a tarda notte al tavolo delle trattative dove è tornato domenica mattina. In caso di intesa con Uaw, resta da superare lo scoglio delle banche alle quali era appunto rivolto il messaggio del senatore democratico. Al vaglio della task-force guidata dallo zar dell'auto, Steven Rattner, c'è la controproposta presentata tre giorni fa dalle banche che tuttavia appare distante dalle condizioni avanzate dal governo. All'intreccio di consultazioni partecipa l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, deciso a portare a termine il negoziato personalmente. In caso di alleanza il Lingotto entrerebbe nel capitale Chrysler con il 20% in cambio di tecnologie ma senza esborso di denaro. L'edizione online del New York Times ieri avanzava qualche dubbio su questo scenario. Un analista citato dal quotidiano dice: «Può darsi che Marchionne abbia l'opportunità di comprare imprese automobilistiche gratis», ma lo stesso analista commenta che «è quasi troppo bello per essere vero».

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"La musica costa? Facciamone di più" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

AL LINGOTTO ALL'AVANA L'AMICO NAPOLITANO Intervista Il maestro dirige a Torino "La musica costa? Facciamone di più" "Certe polemiche squalificano soltanto chi le fa" Domani e dopo il «Requiem» di Mozart con la Mahler e lo Swedish Radio Choir «Obama fa bene ad aprire a Cuba, dove il sistema ha molti aspetti positivi» Claudio Abbado «Se mi proponesse di diventare senatore a vita, rifiuterei: non potrei trascurare il podio» ALBERTO MATTIOLI TORINO Il più grande direttore d'orchestra del mondo, e questo è un parere personale, la bacchetta con il curriculum più prestigioso, e questo invece è scritto nei fatti, parla nel salottino di un albergo torinese della collina, davanti a un enorme Savoia corazzato e imparruccato. Incombono le prove del Requiem di Mozart, domani e dopo ai Concerti del Lingotto con la Mahler Chamber Orchestra, lo Swedish Radio Choir e un bel quartetto di solisti (Rachel Harnisch, Sara Mingardo, Saimir Pirgu, Christoph Fischesser). Da quando gli hanno portato via mezzo stomaco, Claudio Abbado da magro è diventato magrissimo. Ma appare in gran forma e sfodera una perfetta abbronzatura, incongrua in una primavera torinese che sembra un novembre particolarmente umido: «Ma io vivo in Sardegna e prendo il sole mentre mi occupo delle mie piante». Il maestro dal pollice verde una volta lo confessò: «Nel fondo del cuore, penso di essere solo un giardiniere». Sul letto di morte, Voltaire rispose a chi gli chiedeva cosa avesse fatto nella vita: ho piantato molti alberi. «Ecco, vede?» E per 90 mila alberi, nel giugno 2010, tornerà a dirigere alla Scala. «Il centro di Milano ha così bisogno di verde...». Gli alberi da soli non spiegano una decisione così clamorosa. Forse è anche cambiato qualcosa alla Scala. «Stéphane Lissner è molto bravo e sta facendo delle ottime cose. E poi alla Scala sono tornati molti miei amici, Barenboim, Boulez...» Lei sa che quando risalirà su quel podio per molti sarà un'emozione fortissima. «Anche per me. Già lo è stato rientrare in teatro. E ritrovare molti vecchi amici, che del resto mi sono sempre venuti a sentire fuori. Per esempio, Ernesto Schiavi, violinista e direttore artistico della Filarmonica». Dopo il restauro, l'acustica com'è? «Io ho solo visto il teatro, ma non ci ho ancora ascoltato nulla. Maurizio Pollini mi ha detto che è migliorata». Intanto, c'è il Lingotto. Una sala in qualche modo «sua»... «Ricordo il concerto con i Wiener nell'ex padiglione delle presse. E poi il progetto di Piano, la bellissima sala grande, l'inaugurazione con i Berliner... Ed è nato il Lingotto, che non è solo una sala da concerti ma un vero, completo centro culturale. È stato un grande successo, credo». Dopo una vita nella musica, ha qualche rimpianto? «Moltissimi. Per esempio, ho appena riascoltato delle sinfonie di Haydn che incisi molti anni fa. Mi piacerebbe rifarle e credo che lo farei in maniera tutta diversa. Il punto è che non c'è il tempo per tutto. E allora l'importante è affezionarsi e appassionarsi a quel che si sta dirigendo in quel momento». Progetti con la sua Orchestra Mozart? «Tengo moltissimo alle celebrazioni per i trecento anni di Giovanni Battista Pergolesi, che non ha scritto solo lo Stabat Mater. Dirigerò e inciderò molta sua musica. Pergolesi morì a soli 26 anni, non fece letteralmente in tempo a scrivere di più. Ma è importantissimo, ebbe una grande influenza su Bach e Mozart». Dopo il Fidelio si rimetterà all'opera? «Faremo ancora Fidelio, a Lucerna nel 2010 e in disco. Canteranno la Stemme, la Harnisch, Kaufmann e Pape. O Fischesser». A Lucerna quest'estate aprirà dirigendo la cinesina Yuja Wang. È davvero una pianista così formidabile? «L'ho scoperta in tivù, nella Sonata di Liszt. La tecnica è notevolissima, è chiaro, ma mi ha colpito la tensione che sprigionava, la personalità così netta. Ed è ancora giovanissima». Dopo Daniel Harding e Gustavo Dudamel, è il venezuelano Diego Matheuz il nuovo giovin direttore «abbadiano»? «È un grande talento. E un frutto del sistema messo in piedi in Venezuela da Josè Antonio Abreu, cioè la più grande, rivoluzionaria idea musicale degli ultimi decenni. Finora Abreu ha educato alla musica 300 mila giovani, sottratti alla povertà e alla violenza dei barrios, ragazzi che maneggiano uno strumento invece di una pistola. Quando suonano in orchestra danno l'anima, senza restrizioni, orari, regole sindacali. Impazziti per la musica. La Scuola di Fiesole ha invitato Abreu. Vorrei che in ogni regione italiana ci fosse una città dove sviluppare questo sistema». Restiamo all'estero. Obama ha aperto a Cuba. Lei è uno dei pochi castristi non pentiti... «Penso che certi aspetti del sistema siano ammirevoli e che molte critiche siano fatte senza conoscere i fatti. A Cuba, per esempio, il sistema scolastico è ammirevole, un modello per tutti. Ma nessuno lo dice. Sa qual è una delle maggiori esportazioni di Cuba? I medicinali, e molti vanno in Africa gratis. Ma nessuno lo scrive». Però c'è il rovescio della medaglia, le violazioni dei diritti umani, i gulag... «Ma dove? Quali?» Insomma, Obama ha fatto bene. «Mi sembra giusto cercare il dialogo. A Cuba ci sono persone aperte che potrebbero portarlo avanti. Per esempio, un'ottima idea è quella di permettere alle famiglie che vivono in America di tornare all'Avana per restaurare le loro vecchie, bellissime case». L'ondata di entusiasmo e di speranza che ha accompagnato nel mondo l'elezione di Obama è giustificata? «Ascoltando i suoi primi discorsi, mi sembra di sì. E trovo molto positivo che abbia chiuso Guantanamo. Certo, rispetto al suo predecessore non ci voleva molto... Ma io non ho titoli particolari per dare un giudizio. Sono solo un cittadino che gira molto per il mondo e cerca di tenersi informato». Delle polemiche italiane sui costi della cultura cosa dice? «La reazione che ho sempre avuto davanti a chi dice che la cultura costa troppo è quella di farne di più. La risposta deve sempre essere positiva. Se qualcuno si qualifica dicendo che la cultura non rende si squalifica da sé. Ma bisogna ribattere con i fatti». Non sembra che la politica sia molto attenta alla cultura in generale e alla musica in particolare. «Diciamo che sarebbe auspicabile un maggior interesse da parte di tutti. L'Italia ha una tradizione troppo importante perché vada persa. Ma comunque qualcosa si muove, anche se qualche città o regione si muove di più. Però, per esempio, il festival su Gesualdo che abbiamo fatto in Basilicata è stato importante, le manifestazioni su Pergolesi anche. Giorgio Napolitano, per esempio, ci ha subito appoggiato». Il Presidente è notoriamente un suo ammiratore. Se la nominasse senatore a vita, accetterebbe? «Senatore io? No». Perché? «Perché quando faccio una cosa mi piace farla bene, seguirla fino in fondo. E trovo appena il tempo per dedicarmi alla musica». Se però c'è qualcuno che «ha illustrato la Patria», come dice la Costituzione, è lei. «Non esageriamo. Ho fatto delle cose per la musica, tutto qui».

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febbre suina, emergenza in usa (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina Venti contagiati, Washington dichiara lo stato d´allerta sanitaria. Oltre 80 i morti in Messico. La malattia sbarca in Nuova Zelanda Febbre suina, emergenza in Usa "Temiamo delle vittime". Obama allarmato. Sette casi sospetti in Spagna

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"israele e palestina, sì dell'iran a due stati" (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina Intervista a Ahmadinejad: appoggeremo una soluzione condivisa. Timori per la visita del Papa a Gerusalemme "Israele e Palestina, sì dell´Iran a due stati" ROMA - «L´Iran è favorevole a una pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo», dice in un´intervista il presidente Ahmadinejad. E aggiunge: «Ho apprezzato le parole di Obama, ma lui deve rispettare anche le nostre opinioni». Timori per la visita del Papa a Gerusalemme. SERVIZI ALLE PAGINE 14 E 15

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negli usa emergenza nazionale "temiamo vittime anche da noi" - arturo zampaglione (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 2 - Esteri Negli Usa emergenza nazionale "Temiamo vittime anche da noi" Oltre 80 morti in Messico. Bloomberg rassicura New York: niente panico La psicosi genera anche leggende metropolitane: "Obama è stato contagiato" ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Il fantasma di una pandemia, evocato dalla fulminea diffusione nel mondo della influenza da suino, ha spinto ieri sera il ministro della sicurezza nazionale Janet Napolitano a decretare lo stato di emergenza sanitaria in tutti gli Stati Uniti. «E´ una misura precauzionale, vogliamo essere pronti ad affrontare al meglio una crisi di cui non possiamo ancora prevedere la gravità», ha spiegato il ministro durante una conferenza stampa convocata d´urgenza alla Casa Bianca su invito di Barack Obama. Il quale per tutta la giornata ha seguito l´evolversi di una crisi che «lo preoccupa molto», hanno riferito i collaboratori, anche perché si aggiunge a quella dell´economia globale, e per molti versi la aggrava. Partito dal Messico, dove ha già ucciso almeno 86 persone e ne ha contagiate altre 1400, il virus A/H1N1 ha raggiunto ieri anche paesi lontani come il Canada e la Nuova Zelanda. L´Oms di Ginevra è in piena mobilitazione. Ma è negli Stati Uniti, dove ha già colpito venti persone in cinque stati, che l´epidemia suscita più inquietudini vista la lunga e permeabile frontiera meridionale con il Messico. «Temo che anche da noi ci saranno dei morti», ha ammesso ieri Anne Schuchat, un alto dirigente del Cdc (Center for disease control), il centro federale per le malattie infettive. Per il momento le autorità di Washington non hanno imposto restrizioni ai viaggi né controlli alla frontiera, anche per non accentuare il panico. In compenso hanno invitato i comuni a chiudere le scuole in caso di necessità, hanno pregato chi ha l´influenza di non uscire di casa per non aumentare i pericoli di contagio e hanno disposto il rilascio di 12 milioni di vaccini antivirali di Tamiflu e Relenza dalla riserve strategiche federali. Anche se alcuni esperti mettono in dubbio l´utilità di questi vaccini, le prime dosi stanno per arrivare negli stati più a rischio: Texas, Arizona, Ohio, Kansas e soprattutto New York, dove ieri il sindaco Michael Bloomberg ha confermato il verdetto ufficiale del Cdc sugli otto studenti del liceo St. Francis di Queens tornati da un viaggio in Messico con una infezione alle vie respiratorie. «Si tratta proprio di febbre suina», ha detto Bloomberg, che però ha cercato di rassicurare i cittadini: «E´ una forma blanda». Dalla parole del sindaco e degli esponenti della Casa Bianca - «Non è il momento di farsi prendere dal panico», ha esortato il portavoce presidenziale Robert Gibbs - si intuisce il difficile equilibrismo delle autorità americane. Da un lato non vogliono sottovalutare i rischi. Dall´altro non vogliono creare ulteriori allarmismi e magari assalti alle strutture sanitarie. Un clima, questo, che già viene alimentato da voci incontrollabili: come quella diffusasi tra i delegati all´assemblea del Fondo monetario in corso nella capitale secondo cui un antropologo messicano avrebbe stretto la mano a Obama senza sapere di essere affetto dal virus. Il coordinamento delle azioni americane contro l´influenza da suino è affidata al ministro Napolitano, all´attuale responsabile del Cdc Richard Besser e a John Brenner, l´assistente del presidente per l´antiterrorismo. E se quest´ultimo ha escluso che ci possa essere lo zampino del terrorismo batteriologico nella diffusione della febbre, la Napolitano cercato di sminuire significato dello stato di emergenza. «E´ una misura standard», ha detto, «simile a quella adottata nei giorni delle alluvioni e dell´insediamento di Obama.

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"iran favorevole alla pace con israele se i palestinesi trovano un accordo" - george stephanopoulos (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 15 - Esteri Il caso Roxana Saberi Il dialogo con gli Usa "Iran favorevole alla pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo" Ahmadinejad: Obama deve rispettare anche le nostre opinioni Da noi i giudici sono indipendenti Tuttavia ho sottolineato che i diritti dell´imputato devono essere sempre garantiti Abbiamo accolto con piacere le dichiarazioni di Obama. Gli ho inviato un messaggio. Sto ancora aspettando una risposta GEORGE STEPHANOPOULOS TEHERAN - Presidente Ahmadinejad, cosa penserebbe il popolo iraniano se vedesse lei e il presidente Obama incontrarvi, stringervi la mano e parlare? «Noi vorremmo che le relazioni internazionali si basassero sull´amicizia. Ogni volta che un problema viene risolto, noi siamo felici. Ogni volta che un rapporto ostile si tramuta in un´amicizia, noi siamo felici». Il presidente Obama dice di volere un nuovo inizio nei rapporti con l´Iran. Condivide il suo punto di vista? «Abbiamo accolto con piacere queste dichiarazioni. Ma se un governo fino a ieri diceva "voglio farti fuori" e oggi dice "non voglio farti fuori", è sufficiente?». Ma un cambiamento c´è stato. Quale sarà la risposta dell´Iran? «Beh, innanzitutto, ho inviato a Obama un messaggio di congratulazioni. Sto ancora aspettando una risposta. Dialogheremo sia con l´Europa che con l´America. Ma purché ci sia giustizia e rispetto reciproco». Quando l´Iran si siederà a un tavolo per discutere del programma nucleare? «Il problema del nostro nucleare è un problema particolare. Noi riteniamo che la questione vada risolta nel contesto dell´Aiea (l´Agenzia per l´energia atomica, ndr). Noi ci stiamo muovendo nei limiti dei regolamenti. E stiamo semplicemente utilizzando i nostri diritti. Non ho preclusioni quando si tratta di dialogare. Abbiamo offerto la nostra disponibilità molto prima di loro». Quindi siete pronti a discutere senza condizioni preliminari? «No, no. Serve un quadro ben definito per il dialogo: qual è lo scopo per cui stiamo lavorando? Per il resto, sul principio del dialogo non ho alcuna riserva. Io mi aspettavo che Obama avrebbe partecipato alla Conferenza di Ginevra. Quale argomento è più importante della discriminazione razziale?» Se posso esprimere la sua posizione, il problema è l´idea che Israele sia uno Stato razzista. Del resto molti si domandano se lei voglia veramente avere rapporti migliori con l´Occidente. «La prima condizione perché il dialogo abbia successo dovrebbe essere quella di lasciare all´altra parte la libertà di esprimersi. Obama naturalmente ha il diritto di avere la sua opinione. Il mio punto di vista è che il regime sionista è la manifestazione del razzismo». Perché lei insiste a mettere in discussione l´Olocausto, nonostante sia stato stabilito come un fatto storico? «Ho due domande a questo riguardo. Perché i governi europei e le amministrazioni americane sostengono il regime sionista così ciecamente? Milletrecento uomini, donne e bambini sono stati uccisi nella Striscia di Gaza. Dov´è lo sdegno da parte dei Paesi europei? Stanno giocando un doppio ruolo. è un chiaro esempio di due pesi e due misure». La giornalista iraniana-americana Roxana Saberi è stata condannata per spionaggio qui in Iran. Il presidente Obama ha dato la sua parola che non si tratta di una spia. Intendete accettare questa assicurazione e rilasciarla come gesto umanitario e di buona volontà? «Io non sono un giudice. E non emetto giudizi su casi di pertinenza della magistratura. In Iran la magistratura è indipendente. Tuttavia, ho sottolineato che devono essere pienamente garantiti, come sempre, i diritti dell´imputata». Il presidente Obama ha incaricato il senatore George Mitchell di aiutare israeliani e palestinesi a negoziare una pace. Lei sostiene questi sforzi? «Noi chiediamo il rispetto dei diritti del popolo palestinese. Quello che diciamo è che il popolo palestinese ha il diritto di decidere del proprio destino. Musulmani, cristiani ed ebrei allo stesso modo. Noi dovremmo… loro dovrebbero permettere elezioni libere e un referendum libero per poter decidere essi stessi del proprio destino». «Ritiene che i nuovi sforzi del presidente Obama stiano ripetendo gli errori del passato?». «Io non ho ancora un´idea chiara di quale sia la politica di Obama sulla questione palestinese. Ma il sostegno del massacro degli abitanti di Gaza, il sostegno ai criminali responsabili di quell´atrocità è stato un grande errore». Se i palestinesi firmeranno un accordo con Israele, l´Iran lo sosterrà? «Qualunque decisione prenderanno per noi va bene. Non vogliamo determinare nulla. Pensiamo che ciò spetti di diritto al popolo palestinese, ma ci aspettiamo che anche gli altri Stati facciano lo stesso». (Copyright ABC News/ This Week - Traduzione di Fabio Galimberti)

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una preghiera per la fine dell'embargo tra cuba e usa a mediare c'è la chiesa - fabrizio ravelli l'avana (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 24 - Esteri Un anziano reverendo battista molto influente sull´isola. Due pastori neri inviati dal Congresso americano Sono tra i protagonisti della "nuova era" aperta da Obama e favorevolmente salutata da Raul Castro Una preghiera per la fine dell´embargo tra Cuba e Usa a mediare c´è la Chiesa FABRIZIO RAVELLI L´AVANA dal nostro inviato «Accogliamo le misure decise da Barack Obama, e le condividiamo perché facilitano i rapporti fra i cubani all´estero e quelli in patria. Ma diciamo che non sono sufficienti: sono assistenziali e paternaliste. Il blocco è immorale, anticristiano, e va eliminato. Quanto a me, sono felice di sapere che il 68% della popolazione Usa è contrario all´embargo. Questo è più importante della buona volontà di Obama e dei congressisti». Il reverendo Raul Suarez, anziano signore oltre la settantina, piccolo di statura e molto energico, è un personaggio fondamentale in questo momento di precaria apertura nei rapporti fra Cuba e gli Stati Uniti. Pastore battista, fondatore del Centro Martin Luther King all´Avana, Suarez è anche deputato al Parlamento cubano. Nel ‘61 (era là come pastore) venne ferito nella battaglia di Giron, dopo lo sbarco della Baia dei Porci. Sulla nave che trasportava mercenari finanziati dagli Usa c´erano altri religiosi, col vessillo "Dio, Patria e Libertà". La diplomazia religiosa, in questi tempi che fanno sognare una Nuova Era, ha un peso importante, soprattutto perché anche in questo campo i referenti di Obama sono ben diversi da quelli che aveva George W. Bush. C´erano due pastori nella delegazione di sette membri del Caucus Nero (formato da congressisti neroamericani dell´ala progressista) che ai primi di aprile ha visitato in forma ufficiale Cuba. «La Chiesa storica cubana - spiega Suarez - ha da più di un secolo di relazioni con la Chiesa statunitense. Queste relazioni sono state molto ostacolate, praticamente impedite, durante la presidenza Bush. Questa volta abbiamo visto come, dopo la visita del Caucus Nero, la grande stampa americana abbia contribuito a divulgare l´esperienza. Da lì in avanti, Cuba è entrata nell´agenda politica Usa. Uno dei pastori, peraltro - sorride Suarez - mi ha detto che qui si trovava meglio: poteva predicare tranquillamente per 45 minuti, mentre al suo Paese più di un quarto d´ora per il sermone non gli è concesso». Anche l´Usint, la sezione di interesse americana che ha sede all´Avana, sorta di quasi-ambasciata, cura i rapporti con le autorità religiose dell´isola. Il reverendo Suarez ha incontrato pochi giorni fa il numero 2 dell´Usint, Thomas Hamm: «Visto che sotto Bush la versione ufficiale era che a Cuba non ci fosse libertà di religione, ho spiegato a Hamm che in 25 anni qui a Cuba la religione è cresciuta più che in tutta l´epoca precedente alla rivoluzione. Il punto è che, con Bush, libertà religiosa voleva dire dare permessi ai neo-pentecostali e alle varie sette. Bush pensava che la Chiesa a Cuba potesse aiutare la transizione al capitalismo. Ma noi non vogliamo essere strumento politico di nessuno, tanto meno del fondamentalismo religioso». Il governo cubano, anche in questa materia, sta mettendo in scena un indecifrabile tira-molla. Raul e Fidel Castro hanno ricevuto con tutti gli onori la delegazione del Caucus Nero. Poi, dopo l´incontro di Hamm con il reverendo Suarez e gli altri esponenti religiosi, hanno bloccato la prima visita dal ´98 di una delegazione dell´Uscirf, la commissione Usa per la libertà religiosa. Eppure proprio l´Uscirf aveva preso atto dei passi avanti fatti, con Raul, nei confronti della Chiesa cattolica: messaggi radio e tv dei vescovi per il Natale, inaugurazione di una statua di Giovanni Paolo II, libero accesso di sacerdoti alle prigioni per celebrare messa durante la settimana santa. Il pensiero del reverendo Suarez sul futuro del rapporti Cuba-Usa è chiaro: si deve togliere di mezzo l´embargo, facilitare le comunicazioni e i viaggi, ma non umiliare la dignità dei cubani. «Qual è da sempre la filosofia del blocco? Impedire lo sviluppo economico di Cuba per diffondere fame e disperazione e provocare un crollo del sistema politico. Ma la politica non può esistere separata dall´etica, quindi dal punto di vista religioso il blocco è anticristiano e antireligioso. Purtroppo la retorica di Obama non si discosta, quanto al blocco, da quella usata per cinquant´anni». Le sue prime decisioni, però, sono positive: «Facilitare la riunificazione delle famiglie cubane separata, e l´invio di denaro. Voglio dire, comunque, che chi torna qui non trova famiglie miserabili. E il denaro che porta non serve a pagare scuole, cure mediche, cultura: queste cose i cubani le hanno gratis». Casomai succede che qualche cubano emigrato approfitti del viaggio per avere cure che in un ospedale Usa gli costerebbero care. Ma che l´embargo finisca è, per ora, una speranza: «Obama dice di volerlo, ma dipende dal Congresso che ne sta discutendo. Quel che si può fare è alleviare gli effetti del blocco. Noi cubani stiamo cambiando. Io, come tutti, sto aspettando di vedere cosa verrà. E, se vuole saperlo, non spero nel capitalismo. Credo che il socialismo si possa adattare al mondo di oggi, perché i suoi autentici valori sono quelli di Gesù Cristo». (2 - fine)

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fiat-chrysler, pressing della casa bianca - salvatore tropea (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 13 - Economia Fiat-Chrysler, pressing della Casa Bianca Montezemolo: siamo ottimisti e realisti. Anche i russi di Gaz per Opel Summers: "Spero nel successo del negoziato con o senza il chapter 11". Ig Metal contro il Lingotto SALVATORE TROPEA TORINO - Barack Obama potrebbe festeggiare i suoi primi cento giorni come 44mo presidente degli Stati Uniti con il salvataggio della Chrysler. Sarebbe questa una prima risposta concreta alla decisione da lui presa il 30 marzo scorso di licenziare il numero uno di Gm, Rik Wagoner, e indicare la strada verso una possibile alleanza tra Fiat e Chrysler. Ha ancora quattro giorni di tempo anche se ormai una soluzione in tal senso dipende dal braccio di ferro tra le banche creditrici e il Tesoro americano. Un confronto che Sergio Marchionne e il ristretto team degli uomini del Lingotto che è con lui a Washington seguono da vicino con un occhio rivolto al fronte europeo della Opel: dove si aggiungono nuovi pretendenti alla Magna Styer già in lizza - si affacciano i russi del gruppo automobilistico Gaz - e cresce il fronte del no da parte dei sindacati Ig Metal. «In questi momenti bisogna parlare poco e lasciare lavorare su questa idea che potrebbe essere molto importante per Fiat e logicamente per Chrysler, siamo ottimisti e realisti», ha dichiarato Luca di Montezemolo che da Bahrain, dove ieri si trovava per la Formula 1, ha detto anche di essere «sempre in contatto» con Marchionne. In attesa che i lavoratori canadesi e americani si esprimano sull´accordo trovato con l´azienda sull´abbattimento dei costi, lo scoglio sono ora le banche. Marchionne aveva fatto sapere che non avrebbe accettato di andare avanti con l´operazione Chrysler in assenza di un accordo con i sindacati. Ora sulla sua strada ci sono gli istituti di credito di cui si aspetta una contro offerta all´ultima proposta del Tesoro americano. Ieri il consigliere economico della Casa Bianca, Lawrence Summers, ha dichiarato «Abbiamo la speranza che i negoziati portati avanti con tanta energia riescano. E´ nell´interesse di tutti che queste trattative vadano in porto». E se questo risultato dovesse passare per un Chapter 11 cioè per quella bancarotta di Chrysler che secondo alcuni Geithner starebbe preparando sia pure non in antitesi all´alleanza con Fiat? «L´accento non è su quel punto» è stata la risposta di Summers «perché in certe circostanze un fallimento non è affatto una liquidazione, ma equivale a un cambiamento di statuto giuridico che protegge la società e le permette di funzionare in modo più efficace». Resta da vedere che cosa pensa la Fiat di questo percorso che viene «sponsorizzato» dalle banche o almeno da alcune di esse. Una cosa è chiara: al centro ci sono i debiti di cui è appesantita la Chrysler. Le posizioni delle banche e quelle del Tesoro sono ancora distanti: le prime chiedono che la riduzione di credito si fermi a 4,5 miliardi ristrutturando un 35% in cambio di una quota del 40 nella nuova società; il Tesoro è fermo su un taglio fino a 1,5 miliardi con una quota del 5%. Una soluzione dovrà essere trovata in questo range, ma non sarà facile. Marchionne e i suoi stanno lavorando su questo senza perdere di vista quanti continuano a insistere sul fatto che Fiat metta mano al portafoglio. Cosa che il Lingotto ha sempre escluso sia per Chrysler che per Gm. In serata il sito on line dello Spiegel ha scritto che la Fiat garantirebbe in caso di accordo la sopravvivenza dei 4 stabilimenti tedeschi di Opel.

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"Italiani a Detroit? Se lavoriamo sono i benvenuti" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

L'ANSIA PER GM Reportage I blue collars in attesa IL TASSISTA SEAN Hanno detto "Italiani a Detroit? Se lavoriamo sono i benvenuti" Pronti nuovi licenziamenti Oggi la casa dovrebbe liquidare il marchio Pontiac Il Lingotto ha il nostro appoggio appassionato Ogni volta che c'è stata data la possibilità di dimostrarlo l'abbiamo fatto convinti GIANLUCA PAOLUCCI «Mi auguro che arrivino presto e spero che prendano i miei taxi» In questi momenti meglio parlare poco e lavorare a questo progetto È molto importante per entrambe le aziende Siamo ottimisti e realisti Corrado Passera INVIATO A DETROIT (Usa) Luca Montezemolo Spero che trovino un accordo. E spero che arrivino tanti italiani qua e che prendano i miei taxi». A Auburn Hills, sobborgo di Detroit fatto di capannoni e motel dove la Chrysler ha il suo quartier generale, ciascuno ha una buona ragione per sperare in un esito positivo della trattativa in corso tra Fiat, Chrysler, Tesoro Usa, sindacati e creditori. La ragione di Sean, 32 anni, è la sopravvivenza della sua piccola compagnia di taxi qui a Auburn Hills. Gli stranieri, una risorsa La clientela è fatta, racconta, per l'80% da stranieri portati nel cuore del Michigan industriale dall'industria dell'auto. Non solo Chrysler, che col suo palazzone sovrastato dalla stella a cinque punte domina un paesaggio fatto di costruzioni basse e ampi spazi. Ma anche Delphi - pezzi di ricambio - poco distante. E altre decine di società più o meno grandi dell'indotto, che lavorano per anche Gm, per i giapponesi, per i tedeschi. A mezz'ora di autostrada, nel centro di Detroit, la palazzina che ospita la sede della United Auto Workers, il sindacato dei «blue collar» dell'auto, ha le porte sbarrate. Il centralino è muto, qualche auto nel piazzale testimonia un minimo di attività. Ma «la trattativa è a Washington», spiega una fonte. E nella palazzina bianca stretta tra il complesso del Cobo - il grande centro espositivo che ospita il salone dell'auto di Detroit - e i grattacieli della General Motors si aspetta di sapere come andrà a finire. L'apertura c'è, la firma non ancora. L'attesa è per l'esito del voto dei colleghi canadesi, a pochi chilometri da qui ma dall'altra parte del fiume, sull'accordo raggiunto con il sindacato locale. Ma si aspettano con ansia anche le notizie da Washington. I soldi del governo Ieri Larry Summers, consigliere economico di Barack Obama, ha ribadito dagli schermi di Fox News che «faremo la nostra parte per sostenere il successo dei negoziati». Ma dall'altro lato, ha aggiunto intervenendo al programma domenicale dell'emittente, «il presidente ha chiaro che dobbiamo avere senso di responsabilità e non si possono avere società che vanno avanti su base permanente solo con i soldi del governo». Per questo, ha aggiunto Summers, «il presidente ha detto chiaramente che serve una nuova struttura con la quale Chrysler possa operare, che renda possibile una stabilità di lungo termine». Summers non ha voluto rispondere alle domande sull'eventuale ricorso al «Chapter 11», la procedura di protezione dai creditori secondo la legge fallimentare Usa, e sull'impatto che una simile decisione potrebbe avere sull'economia. Una procedura che potrebbe non essere incompatibile con un accordo con Fiat, hanno ricordato vari analisti anche nei giorni scorsi. «Speriamo che il negoziato, che procede con grande impegno, si concluda con successo», ha concluso Summers. «Ci sono alcuni punti che sono andati a posto, altri sui quali resta da lavorare, ma è nell'interesse di tutti di vedere questa trattativa andare a buon fine e siamo speranzosi che sarà così». L'addio alle muscle car Qui a Detroit sono ore di attesa anche per l'altra Big, General Motors. Oggi dovrebbe annunciare altri tagli di posti di lavoro e «l'uccisione», come la chiama il Detroit News, del marchio Pontiac. È un pezzo di storia americana: ottantadue anni di «Muscle-cars», macchine coi muscoli come la Firebird, che in varie versioni è per le strade dagli anni '60; della Gto del '67, il macchinone con la presa d'aria rialzata sul cofano anteriore. È stata per decenni la palestra dei giovani designer e manager che si facevano una fama nel settore progettando e vendendo macchinoni con il motore otto cilindri a V. Da queste parti non è solo una questione di orgoglio: lo stabilimento della Pontiac è a Orion, altro sobborgo di Detroit che in caso di chiusura è destinato a morire.

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"Iran favorevole alla pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo" (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

TEHERAN - Presidente Ahmadinejad, cosa penserebbe il popolo iraniano se vedesse lei e il presidente Obama incontrarvi, stringervi la mano e parlare? "Noi vorremmo che le relazioni internazionali si basassero sull'amicizia. Ogni volta che un problema viene risolto, noi siamo felici. Ogni volta che un rapporto ostile si tramuta in un'amicizia, noi siamo felici". Il presidente Obama dice di volere un nuovo inizio nei rapporti con l'Iran. Condivide il suo punto di vista? "Abbiamo accolto con piacere queste dichiarazioni. Ma se un governo fino a ieri diceva "voglio farti fuori" e oggi dice "non voglio farti fuori", è sufficiente?". Ma un cambiamento c'è stato. Quale sarà la risposta dell'Iran? "Beh, innanzitutto, ho inviato a Obama un messaggio di congratulazioni. Sto ancora aspettando una risposta. Dialogheremo sia con l'Europa che con l'America. Ma purché ci sia giustizia e rispetto reciproco". Quando l'Iran si siederà a un tavolo per discutere del programma nucleare? "Il problema del nostro nucleare è un problema particolare. Noi riteniamo che la questione vada risolta nel contesto dell'Aiea (l'Agenzia per l'energia atomica, ndr). Noi ci stiamo muovendo nei limiti dei regolamenti. E stiamo semplicemente utilizzando i nostri diritti. Non ho preclusioni quando si tratta di dialogare. Abbiamo offerto la nostra disponibilità molto prima di loro". Quindi siete pronti a discutere senza condizioni preliminari? "No, no. Serve un quadro ben definito per il dialogo: qual è lo scopo per cui stiamo lavorando? Per il resto, sul principio del dialogo non ho alcuna riserva. Io mi aspettavo che Obama avrebbe partecipato alla Conferenza di Ginevra. Quale argomento è più importante della discriminazione razziale?" OAS_RICH('Middle'); Se posso esprimere la sua posizione, il problema è l'idea che Israele sia uno Stato razzista. Del resto molti si domandano se lei voglia veramente avere rapporti migliori con l'Occidente. "La prima condizione perché il dialogo abbia successo dovrebbe essere quella di lasciare all'altra parte la libertà di esprimersi. Obama naturalmente ha il diritto di avere la sua opinione. Il mio punto di vista è che il regime sionista è la manifestazione del razzismo". Perché lei insiste a mettere in discussione l'Olocausto, nonostante sia stato stabilito come un fatto storico? "Ho due domande a questo riguardo. Perché i governi europei e le amministrazioni americane sostengono il regime sionista così ciecamente? Milletrecento uomini, donne e bambini sono stati uccisi nella Striscia di Gaza. Dov'è lo sdegno da parte dei Paesi europei? Stanno giocando un doppio ruolo. È un chiaro esempio di due pesi e due misure". La giornalista iraniana-americana Roxana Saberi è stata condannata per spionaggio qui in Iran. Il presidente Obama ha dato la sua parola che non si tratta di una spia. Intendete accettare questa assicurazione e rilasciarla come gesto umanitario e di buona volontà? "Io non sono un giudice. E non emetto giudizi su casi di pertinenza della magistratura. In Iran la magistratura è indipendente. Tuttavia, ho sottolineato che devono essere pienamente garantiti, come sempre, i diritti dell'imputata". Il presidente Obama ha incaricato il senatore George Mitchell di aiutare israeliani e palestinesi a negoziare una pace. Lei sostiene questi sforzi? "Noi chiediamo il rispetto dei diritti del popolo palestinese. Quello che diciamo è che il popolo palestinese ha il diritto di decidere del proprio destino. Musulmani, cristiani ed ebrei allo stesso modo. Noi dovremmo... loro dovrebbero permettere elezioni libere e un referendum libero per poter decidere essi stessi del proprio destino". Ritiene che i nuovi sforzi del presidente Obama stiano ripetendo gli errori del passato? "Io non ho ancora un'idea chiara di quale sia la politica di Obama sulla questione palestinese. Ma il sostegno del massacro degli abitanti di Gaza, il sostegno ai criminali responsabili di quell'atrocità è stato un grande errore". Se i palestinesi firmeranno un accordo con Israele, l'Iran lo sosterrà? "Qualunque decisione prenderanno per noi va bene. Non vogliamo determinare nulla. Pensiamo che ciò spetti di diritto al popolo palestinese, ma ci aspettiamo che anche gli altri Stati facciano lo stesso". (Copyright ABC News/ This Week - Traduzione di Fabio Galimberti) (26 aprile 2009

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Febbre suina, emergenza Usa (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 27/04/2009 - pag: 1 L'Onu: dopo l'aviaria siamo preparati. Italia sotto controllo. Farnesina: rinviate i viaggi Febbre suina, emergenza Usa Si temono vittime, Obama «preoccupato». In Messico 81 morti Febbre suina, le notizie di contagi giungono da tutto il mondo. Usa, 20 casi. Negli Stati Uniti salgono a 20 in cinque stati i casi confermati di peste e il governo americana dichiara l'emergenza sanitaria nazionale per combattere meglio il virus. Sospese le messe. In Messico, dove si trova il focolaio principale dell'epidemia, le vittime sono 81. Nella capitale federale sono stati chiusi gli zoo e nel Paese sono state sospese le messe domenicali. Italia sicura. In Italia, secondo il sottosegretario Fazio del ministero della Salute, la situazione è sotto controllo e la carne suina è del tutto sicura. ALLE PAGINE 2E 3 Cotroneo, Valentino

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Lo stato di emergenza negli Usa (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 27/04/2009 - pag: 2 «Febbre suina, temiamo vittime» Lo stato di emergenza negli Usa Piani per chiudere scuole e uffici. In Messico sospese le messe DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Salgono a 20 i casi confermati di febbre suina negli Stati Uniti e il governo americano dichiara l'emergenza sanitaria nazionale, per attrezzarsi nel migliore dei modi a combattere il virus. «Ci aspettiamo nuovi casi, temiamo vittime», ha detto Richard Besser, direttore del Centro per il Controllo delle Malattie (Cdc), in un briefing domenicale alla Casa Bianca, cui hanno preso parte anche il consigliere del presidente, John Brennan e il ministro degli Interni, Janet Napolitano. E' stata lei ad annunciare lo stato di crisi, spiegando però che si tratta soprattutto di una «preparazione all'emergenza», in vista di un ulteriore aggravamento della situazione, considerato probabile: «Ciò che stiamo veramente facendo in questo momento è di attrezzarci, in uno scenario nel quale non sappiamo veramente quale sarà la dimensione della gravità del problema», ha detto Napolitano. In termini pratici, mentre sale e si estende la sistematicità dei controlli, il governo potrà ora cominciare a distribuire agli Stati aiuti e farmaci, mentre in tutto il Paese vengono messi a punto i piani contingenti per l'eventuale chiusura di scuole e uffici. Gli Stati Uniti hanno anche messo a disposizione dell'Organizzazione mondiale della sanità le loro riserve di Tamiflu, il farmaco considerato efficace contro l'H1N1. Besser ha spiegato che oltre agli 8 casi di New York, i 7 della California e i 2 del Kansas, la febbre suina ha contagiato 2 persone in Texas e 1 in Ohio. Nessuno di questi è risultato mortale e solo un paziente è in ospedale sotto osservazione. Ma le autorità americane hanno ammesso di aspettarsi che i nuovi casi possano rivelarsi più gravi. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha detto che il presidente Obama viene regolarmente informato della situazione: «Non è tempo per farsi prendere dal panico, stiamo prendendo tutte le precauzioni necessarie per far fronte a qualsiasi dimensione del problema». Il Messico rimane il focolaio principale dell'epidemia. Cinque persone sono morte nelle ultime 24 ore nella capitale a causa del virus, portando così a 81 il numero delle vittime conosciute. I casi di infezione verificati sono giunti a 1324. Ieri anche i due popolari zoo di Città del Messico sono stati chiusi, mentre le autorità ecclesiastiche cattoliche hanno preso l'inedita decisione di cancellare le messe domenicali in tutto il Paese, appuntamento tradizionale per milioni di messicani. La prossima mossa del governo dovrebbe essere la chiusura a tempo indeterminato di tutti bar e i locali notturni. È una corsa contro il tempo, anche perché il virus dell'influenza da suini, come ha spiegato ieri il vicedirettore generale dell'Oms, Keiji Fukuda «potrebbe evolvere e diventare più pericoloso per la popolazione». «È molto probabile che il virus possa mutare», ha spiegato Fukuda. Anche se «la rete attivata con l'aviaria nel 2005 ora torna molto utile». Ma l'allarme è ormai globale e le notizie di contagi (almeno 126) giungono da tutto il mondo. Gli ultimi casi sospetti in Sudamerica riguardano la Colombia (9) e il Brasile (1). Nello stato canadese della Nova Scotia, le autorità sanitarie hanno confermato che 6 giovani, di età fra 12 e 17 anni, sono stati ricoverati con i sintomi tipici della febbre suina. Quattro di loro erano appena tornati da un viaggio in Messico. Storia simile per 22 studenti e 3 insegnanti della Nuova Zelanda, che hanno di recente visitato il Paese centroamericano: secondo il ministro della Sanità, Tony Ryall, è «molto probabile» abbiano contratto il virus, sia pure «in forma non gravissima». Le più severe misure fra i Paesi asiatici sono state prese a Hong Kong, dove le autorità vogliono evitare ogni sorpresa, memori dell'epidemia di Sars di sei anni fa, che ebbe il suo epicentro nella metropoli cinese: chiunque arrivi o transiti dall'aeroporto viene sottoposto a misurazione con raggi infrarossi della temperatura facciale e qualunque segnale sospetto comporterà una quarantena in ospedale, fin quando le analisi consentiranno di escludere il peggio. Paolo Valentino

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Il giallo del museo Muore il direttore che incontrò Obama (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 27/04/2009 - pag: 2 Messico «Stroncato da polmonite» Il giallo del museo Muore il direttore che incontrò Obama Niente panico, ma una gigantesca serrata, un coprifuoco spontaneo di massa. A voler cercarli, i numeri sarebbero da record, perché quando in una domenica qualsiasi si tappa in casa la città più popolosa del mondo succedono cose strane. Spariscono i dvd dai Blockbuster, esplodono gli indici di ascolto di radio e tv, il traffico telefonico e quello di Internet. Città del Messico, venti milioni e più di abitanti e un unico argomento di conversazione. Tra i timori infondati anche quello che nei giorni scorsi aveva raggiunto la Casa Bianca. Felipe Solis, il direttore del museo di antropologia che ha incontrato Barack Obama, non è morto di febbre suina. Solis si è spento lo scorso 23 aprile, il dubbio è durato alcuni giorni ma ieri il ministero della Sanità ha diffuso i risultati dell'autopsia. La causa è un arresto cardiaco, in seguito a una polmonite e al diabete di cui l'uomo soffriva da molti anni. Solis aveva incontrato il presidente Felipe Solis

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Fiat-Chrysler, pressing sulle banche americane (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 16 Trattative Montezemolo: siamo ottimisti. Passera: ha il nostro appoggio Fiat-Chrysler, pressing sulle banche americane Summers: ci auguriamo il successo dei negoziati MILANO Meno quattro. Tanti sono i giorni che mancano alla scadenza indicata dal governo Usa alla Chrysler: se entro il 30 aprile non ci sarà l'accordo con Fiat, la più piccola delle case automobilistiche di Detroit andrà in liquidazione. O meglio, scatterà la procedura meglio nota come Chapter 11, qualcosa che, volendo fare un parallelo con la situazione italiana, sta a metà strada fra l'amministrazione controllata e il fallimento. Il numero uno operativo di Fiat Sergio Marchionne sta seguendo negli Usa, insieme con il suo staff, l'andamento delle trattative. Ma la partita la stanno giocano i vertici di Chrysler su due fronti: quello sindacale e quello delle banche creditrici. Dopo l'intesa raggiunta con il Caw, il sindacato canadese, è vicina quella con l'Uaw, l'omologo americano. Quanto al nodo delle banche, il pressing della Casa Bianca si fa sempre più insistente. Ieri il consigliere economico del presidente Obama, Lawrence Summers, è tornato ad auspicare una positiva conclusione delle trattative. «Abbiamo la speranza ha detto al canale tv Fox che i negoziati, che vengono portati avanti con tanta energia, riescano. È nell'interesse di tutti che queste trattative vadano in porto». Summers ha poi spiegato che non è il fallimento il nodo principale: «L'accento non è su quel punto. In certe circostanze un fallimento non è affatto una liquidazione, ma si tratta di un cambiamento di statuto giuridico che protegge la società e le permette di funzionare in modo più efficace». Dal Bahrein, intanto, dove si è recato per il gran premio automobilistico, è intervenuto il presidente di Fiat Luca di Montezemolo. «In questi momenti ha detto bisogna parlare poco e lasciare lavorare su questo progetto che potrebbe essere molto importante per la Fiat e logicamente per la Chrysler. Siamo ottimisti e realisti. Poche parole, molto lavoro». Pieno appoggio al Lingotto in questa vicenda arriva infine da Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. «Ogni volta che ci è stata data la possibilità di dimostrare il nostro sostegno a progetti della Fiat ha detto il banchiere lo abbiamo sempre dato con convinzione». G. Fer. Lawrence Summers Il consigliere economico della Casa Bianca, Lawrence Summers, ha espresso la «speranza» che Chrysler possa farcela, evitando però di rispondere direttamente sulle ipotesi di bancarotta pilotata con la procedura Chapter 11

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Senza titolo (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Cultura data: 27/04/2009 - pag: 27 IN PAGINA Springsteen: epica e minimalismo di CRISTINA TAGLIETTI Come ricorda Ennio Morricone nella prefazione, in America la musica popolare è considerata parte integrante di una sola tradizione dove coabitano Hermann Melville e Walt Whitman, Louis Armstrong e John Ford. Ed è esattamente lungo questa direttrice, dentro il Grande Romanzo Americano, che Leonardo Colombati colloca Bruce Springsteen nel volume Come un killer sotto il sole, pubblicato in prima edizione nel novembre 2007 e aggiornato ad ogni nuova uscita discografica della rockstar (Sironi, pp.662, e 24). Così ora è in libreria la versione che tiene conto di Working on a Dream (uscito nel gennaio 2009), primo disco springsteeniano dell'era Obama che pone critici e pubblico davanti al «problema di uno Springsteen che non fa lo Springsteen», che tradisce l'immagine di blue collar hero che odora di benzina per mostrarsi per quello che è: un artista maturo, anzi «uno scrittore canonico» lo definisce Colombati, che si muove «nel solco tracciato dal pendolo che da Carver va a Cormac McCarty». Un mondo letterario dove «la laconicità non è minimalismo ma una nuova forma di epica».

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Un'apertura che ammicca al voto in Iran (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

A GIUGNO LE PRESIDENZIALI Analisi La strategia dell'ex pasdaran LA CRITICA Un'apertura che ammicca al voto in Iran «Il Presidente rilancia e strizza l'occhio ai giovani elettori che credono nella pace con gli Usa» MAURIZIO MOLINARI Allo stesso tempo si rimprovera Barack per non aver ancora risposto agli auguri di Teheran CORRISPONDENTE DA NEW YORK Mahmud Ahmadinejad manda un segnale di apertura sul Medio Oriente ma rimprovera a Barack Obama di essere un maleducato: l'intervista alla tv Abc testimonia che fra i due presidenti è in corso una partita a scacchi che ha in palio l'equilibrio di forza, proprio come avveniva durante la Guerra Fredda fra i leader di Stati Uniti e Unione Sovietica. Ahmadinejad sfrutta le risposte a George Stephanoupolos per recapitare un'offerta e un rimprovero alla Casa Bianca. L'offerta è nella apparente disponibilità ad accettare la soluzione dei due Stati in Medio Oriente «se i palestinesi lo faranno per primi», ponendo così le premesse teoriche per una minore ostilità verso l'esistenza di Israele, mentre il rimprovero è nel lamentarsi del fatto che «ho scritto al presidente Obama per complimentarsi dell'elezione ma non mi ha ancora risposto». Da un lato dunque Ahmadinejad fa un timido passo avanti sul Medio Oriente ma dall'altro vuole far sapere agli iraniani che il «mutuo rispetto» di cui parla spesso Obama nei confronti dell'Iran resta sulla carta. Il motivo dell'apertura ai «due Stati» - la formula con cui si intende la convivenza in pace e sicurezza fra Israele e il futuro Stato palestinese - sta nella necessità di mandare un segnale positivo alla Casa Bianca perché negli ultimi cinque giorni Obama ha alzato il tono con Teheran: prima ricordando a Capitol Hill la Shoah che Ahmadinejad nega e poi sottolineando che «l'interlocutore sul nucleare è il leader supremo Ali Khamenei», per far sapere agli iraniani che il peso politico del presidente è molto relativo. Muovendosi nel solco della politica-pugilato di Chicago da cui proviene, Obama ha assestato due colpi duri sui fianchi di Ahmadinejad per fargli capire che lo show antisionista alla Conferenza Onu di Ginevra era stato un errore politico. E Ahmadinejad ha temuto la rottura del dialogo ufficioso con Washington perché, come osserva l'ex economista della Banca centrale iraniana Djavad Salehi-Isfahani, oggi docente al Virginia Tech, «l'economia soffre a causa del prezzo basso del petrolio e Ahmadinejad rischia di pagarne il prezzo nelle urne in giugno». Indebolito dalla crescente povertà degli iraniani, Ahmadinead ha bisogno di tenere aperto lo scenario del dialogo con gli Stati Uniti per convincere la maggioranza della popolazione - che ha meno di 30 anni, non ha vissuto la rivoluzione khomeinista e guarda Mtv - a rieleggerlo. «Ciò che sta mettendo sotto pressione Ahmadinejad è la popolarità di Obama in Iran», osserva una fonte vicina all'amministrazione, citando sondaggi realizzati di recente. Da qui il secondo messaggio di Ahmadinejad alla tv Abc, con un rimprovero «per non aver risposto ancora ai miei auguri» per proiettare un'immagine di Obama poco rispettosa dell'Iran. «Il vero duello fra i due presidenti è per riuscire ad avere dalla propria parte la maggior parte degli iraniani», riassume Alireza Jafarzadeh, ex rappresentante a Washington del Parlamento in esilio, secondo il quale Obama «sta facendo arrivare aria fresca alle nuove generazioni». E' in questa cornice che Ahmadinejad ha giocato anche la mossa dell'ostaggio, facendo condannare per spionaggio la giornalista americana Roxana Saberi al fine di avere una prova vivente delle presunte violazioni Usa della sovranità, al fine di fare leva tanto sull'oroglio persiano che sull'ostilità anti-yankee dei seguaci della teocrazia khomeinista.

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Ahmadinejad dice sì a due Stati in Palestina (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Obama

MEDIO ORIENTE UNA CHANCE PER IL DIALOGO Ambiguità Intervistato da una tv Usa, elude la domanda diretta sul riconoscimento di Israele Ahmadinejad dice sì a due Stati in Palestina Sul dossier nucleare: «Riconsidereremo tutte le proposte formulate dal 5+1» Sull'Olocausto: «Dico soltanto che sono necessari studi più approfonditi» [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON Mahmoud Ahmadinejad vuole maggiore chiarezza dagli Stati Uniti prima di avviare un dialogo con Washington, ma per la prima volta non esclude il riconoscimento dello Stato ebraico a patto che lo vogliano i palestinesi. «Bisogna lasciar agire i palestinesi per se stessi, qualunque decisione prendano: nessuno dovrebbe interferire», spiega il presidente nel corso di un'intervista alla Abc. Ahmadinejad dribbla la domanda sulla disponibilità di Teheran a riconoscere Israele in caso venga raggiunta l'intesa per il progetto di «due Stati per due popoli». Poi precisa che Teheran sarebbe a favore di un referendum a cui partecipino «tutti gli abitanti della Palestina» - di cui Teheran considera parte anche Israele - per decidere le sorti dei suoi territori. Dal referendum a cui dovrebbero partecipare anche i milioni di profughi sparsi nella regione e nel mondo, potrebbe prevalere la tesi dello scioglimento dello Stato di Israele. A questo punto è Ahmadinejad a rivolgere una domanda: «Gli Usa accetterebbero una decisione che preveda lo scioglimento di Israele?». Usa i consueti toni di sfida il leader iraniano nel corso di una delle rare interviste concesse a un media americano. Ma questa volta, almeno implicitamente, non esclude l'ipotesi di riconoscere lo Stato ebraico dimostrando un'apertura inattesa giunta per di più a pochi giorni dal controverso discorso di Ginevra nel quale ha definito Israele «razzista». Il presidente, che ha sempre professato la cancellazione di Israele dallo cartina del mondo, rimette in discussione l'Olocausto spiegando che sono necessari studi più approfonditi per accertare i fatti. «Se si tratta di un fatto storico comprovato da documenti, perché l'Occidente mostra tanta suscettibilità? Io chiedo solo che siano permessi studi di approfondimento». Dagli Stati Uniti vuole maggiore chiarezza prima di avviare il dialogo chiesto dal presidente Barack Obama dopo trent'anni di gelo diplomatico. «Apprezziamo i suoi commenti ma non sono sufficienti - dice il leader iraniano -. Per dialogare dovremmo avere un quadro chiaro». Poi definisce «un grave errore» il sostegno dell'America all'offensiva israeliana su Gaza, così come conferma la condanna all'invasione irachena guidata dagli Usa per conto dei sionisti: «Il signor presidente ha sostenuto il massacro della gente di Gaza e si è reso complice di quei criminali che hanno la responsabilità di aver compiuto delle gravi atrocità». Questo è un grave errore da parte di un gentiluomo come lui». E prosegue: «Le relazioni tra Iran e Stati Uniti dipendono dalle decisioni che saranno prese dall'amministrazione americana». «Obama ci ha mandato messaggi di amicizia, ma nel comunicato distribuito dai 5+1 si nota una certa ostilità», dice Ahmadinejad, che bolla l'atteggiamento come «ambiguo». Il riferimento è anche al segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che la scorsa settimana ha detto al Congresso Usa, che gli Stati Uniti stavano preparando «sanzioni molto dure» contro l'Iran nel caso fosse fallito il dialogo. E sul dossier nucleare conferma la disponibilità a riconsiderare il pacchetto di proposte «aggiungendo nuove informazioni che renderemo pubbliche il prima possibile». «Siamo sempre pronti a dialogare», dice Ahmadinejad e la dimostrazione e il messaggio di congratulazioni a Obama in occasione dell'elezione alla Casa Bianca per il quale ha ricevuto diverse critiche nel suo Paese. «Tuttavia, l'ho fatto - conclude - e sto ancora aspettando una risposta». Anche l'assenza di Obama alla conferenza di Ginevra è stata giudicata dal presidente iraniano un errore: «Non credo che sia razzista o sostenga il razzismo. In ogni caso avrebbe fatto meglio a stare lì per condannare il razzismo e ogni comportamento discriminatorio».

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