CENACOLO
DEI COGITANTI |
Febbre suina, paura in
Europa ( da "Stampa,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: dove un intero liceo sarebbe stato
contagiato, e la California e il presidente Obama si è dichiarato fortemente
preoccupato per la crescita del fenomeno. In Messico i morti sono già ottanta e
il Paese vive praticamente in quarantena. Il governo invita la gente a non
uscire di casa. Maggi, Manzo e Stabile ALLE PAG. 2 E
Kobe secondo Spike
Parolacce in italiano carisma alla Obama
( da "Stampa, La" del
27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: riconobbe in Barack Obama quando,
quasi venti anni fa, fecero amicizia allenandosi assieme sotto canestro.
Robinson ritiene che l'essere «cool» - calmo, freddo - è una qualità che Barack
Obama ha maturato grazie allo sport e Spike Lee la ritaglia allo stesso modo su
Bryant facendo vedere come si muovono le gambe, e gli occhi,
Obama Ci ha inviato
messaggi di amicizia, però poi mantiene un atteggiamento ambiguo
( da "Stampa, La" del
27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama «Ci ha inviato messaggi di
amicizia, però poi mantiene un atteggiamento ambiguo» Ginevra «Gli americani
dovevano venire alla Conferenza dell'Onu per condannare il razzismo» Hillary
Attacco al Segretario di Stato che aveva minacciato sanzioni dure contro
Teheran
Messico in quarantena
Negli Usa è emergenza ( da "Stampa,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: è emergenza Obama ha visitato il
Paese dieci giorni fa ma «sta bene e ha giocato anche a golf» [FIRMA]GLAUCO
MAGGI NEW YORK I casi finora accertati di morti nel mondo per l'influenza suina
sono saliti a oltre 85, per ora tutti in Messico, il paese dove è scoppiata
l'epidemia e che è praticamente sotto estesa quarantena: la popolazione è
fortemente invitata a rimanere nelle case,
"Le banche facciano
l'accordo" ( da "Stampa,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: INTESA CHRYSLER-FIAT Summers Il
consigliere di Obama «Faremo del nostro meglio per portare al successo questo
negoziato» [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK I democratici del Michigan
scendono in campo al fianco di Chrysler nel giorno in cui il sindacato canadese
vota sull'accordo raggiunto con l'azienda di Auburn Hills.
"La musica costa?
Facciamone di più" ( da "Stampa,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama fa bene ad aprire a Cuba,
dove il sistema ha molti aspetti positivi» Claudio Abbado «Se mi proponesse di
diventare senatore a vita, rifiuterei: non potrei trascurare il podio» ALBERTO
MATTIOLI TORINO Il più grande direttore d'orchestra del mondo, e questo è un
parere personale, la bacchetta con il curriculum più prestigioso,
febbre suina, emergenza in
usa ( da "Repubblica,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina Venti
contagiati, Washington dichiara lo stato d´allerta sanitaria. Oltre 80 i morti
in Messico. La malattia sbarca in Nuova Zelanda Febbre suina, emergenza in Usa
"Temiamo delle vittime". Obama allarmato. Sette casi sospetti in
Spagna
"israele e palestina,
sì dell'iran a due stati" ( da "Repubblica,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Iran a due stati" ROMA -
«L´Iran è favorevole a una pace con Israele se i palestinesi trovano un
accordo», dice in un´intervista il presidente Ahmadinejad. E aggiunge: «Ho
apprezzato le parole di Obama, ma lui deve rispettare anche le nostre
opinioni». Timori per la visita del Papa a Gerusalemme. SERVIZI ALLE PAGINE 14
E 15
negli usa emergenza
nazionale "temiamo vittime anche da noi" - arturo zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: niente panico La psicosi genera
anche leggende metropolitane: "Obama è stato contagiato" ARTURO
ZAMPAGLIONE NEW YORK - Il fantasma di una pandemia, evocato dalla fulminea
diffusione nel mondo della influenza da suino, ha spinto ieri sera il ministro
della sicurezza nazionale Janet Napolitano a decretare lo stato di emergenza
sanitaria in tutti gli Stati Uniti.
"iran favorevole alla
pace con israele se i palestinesi trovano un accordo" - george
stephanopoulos ( da "Repubblica,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Iran favorevole alla pace con
Israele se i palestinesi trovano un accordo" Ahmadinejad: Obama deve
rispettare anche le nostre opinioni Da noi i giudici sono indipendenti Tuttavia
ho sottolineato che i diritti dell´imputato devono essere sempre garantiti
Abbiamo accolto con piacere le dichiarazioni di Obama. Gli ho inviato un
messaggio.
una preghiera per la fine
dell'embargo tra cuba e usa a mediare c'è la chiesa - fabrizio ravelli l'avana
( da "Repubblica, La"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: nuova era" aperta da Obama e
favorevolmente salutata da Raul Castro Una preghiera per la fine dell´embargo
tra Cuba e Usa a mediare c´è la Chiesa FABRIZIO RAVELLI L´AVANA dal nostro
inviato «Accogliamo le misure decise da Barack Obama, e le condividiamo perché
facilitano i rapporti fra i cubani all´estero e quelli in patria.
fiat-chrysler, pressing
della casa bianca - salvatore tropea
( da "Repubblica, La"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama potrebbe festeggiare i
suoi primi cento giorni come 44mo presidente degli Stati Uniti con il
salvataggio della Chrysler. Sarebbe questa una prima risposta concreta alla
decisione da lui presa il 30 marzo scorso di licenziare il numero uno di Gm,
Rik Wagoner, e indicare la strada verso una possibile alleanza tra Fiat e
Chrysler.
"Italiani a Detroit?
Se lavoriamo sono i benvenuti"
( da "Stampa, La" del
27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: economico di Barack Obama, ha
ribadito dagli schermi di Fox News che «faremo la nostra parte per sostenere il
successo dei negoziati». Ma dall'altro lato, ha aggiunto intervenendo al
programma domenicale dell'emittente, «il presidente ha chiaro che dobbiamo
avere senso di responsabilità e non si possono avere società che vanno avanti
su base permanente solo con i soldi del governo»
"Iran favorevole alla
pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo"
( da "Repubblica.it"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Ritiene che i nuovi sforzi del
presidente Obama stiano ripetendo gli errori del passato? "Io non ho
ancora un'idea chiara di quale sia la politica di Obama sulla questione
palestinese. Ma il sostegno del massacro degli abitanti di Gaza, il sostegno ai
criminali responsabili di quell'atrocità è stato un grande errore".
Febbre suina, emergenza
Usa ( da "Corriere
della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: emergenza Usa Si temono vittime,
Obama «preoccupato». In Messico 81 morti Febbre suina, le notizie di contagi
giungono da tutto il mondo. Usa, 20 casi. Negli Stati Uniti salgono a
Lo stato di emergenza
negli Usa ( da "Corriere
della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il portavoce della Casa Bianca,
Robert Gibbs, ha detto che il presidente Obama viene regolarmente informato
della situazione: «Non è tempo per farsi prendere dal panico, stiamo prendendo
tutte le precauzioni necessarie per far fronte a qualsiasi dimensione del
problema». Il Messico rimane il focolaio principale dell'epidemia.
Il giallo del museo Muore
il direttore che incontrò Obama ( da "Corriere
della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il giallo del museo Muore il
direttore che incontrò Obama Niente panico, ma una gigantesca serrata, un
coprifuoco spontaneo di massa. A voler cercarli, i numeri sarebbero da record,
perché quando in una domenica qualsiasi si tappa in casa la città più popolosa
del mondo succedono cose strane. Spariscono i dvd dai Blockbuster, esplodono
gli indici di ascolto di radio e tv,
Fiat-Chrysler, pressing
sulle banche americane ( da "Corriere
della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Ieri il consigliere economico del
presidente Obama, Lawrence Summers, è tornato ad auspicare una positiva
conclusione delle trattative. «Abbiamo la speranza ha detto al canale tv Fox
che i negoziati, che vengono portati avanti con tanta energia, riescano. È
nell'interesse di tutti che queste trattative vadano in porto».
Senza titolo
( da "Corriere della Sera"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: era Obama che pone critici e
pubblico davanti al «problema di uno Springsteen che non fa lo Springsteen»,
che tradisce l'immagine di blue collar hero che odora di benzina per mostrarsi
per quello che è: un artista maturo, anzi «uno scrittore canonico» lo definisce
Colombati, che si muove «nel solco tracciato dal pendolo che da Carver va a
Cormac McCarty»
Un'apertura che ammicca al
voto in Iran ( da "Stampa,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: mentre il rimprovero è nel
lamentarsi del fatto che «ho scritto al presidente Obama per complimentarsi
dell'elezione ma non mi ha ancora risposto». Da un lato dunque Ahmadinejad fa
un timido passo avanti sul Medio Oriente ma dall'altro vuole far sapere agli
iraniani che il «mutuo rispetto» di cui parla spesso Obama nei confronti
dell'Iran resta sulla carta.
Ahmadinejad dice sì a due
Stati in Palestina ( da "Stampa,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: dimostrazione e il messaggio di
congratulazioni a Obama in occasione dell'elezione alla Casa Bianca per il
quale ha ricevuto diverse critiche nel suo Paese. «Tuttavia, l'ho fatto -
conclude - e sto ancora aspettando una risposta». Anche l'assenza di Obama alla
conferenza di Ginevra è stata giudicata dal presidente iraniano un errore: «Non
credo che sia razzista o sostenga il razzismo.
( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
Casi sospetti in Francia e Spagna.
In Messico 85 morti. Il sottosegretario Fazio: pronte le scorte di antivirali
Febbre suina, paura in Europa Negli Usa è emergenza sanitaria. L'Italia: non
viaggiate nelle zone a rischio La paura per la febbre suina arriva in Europa. I
primi casi sospetti si registrano in Francia e Spagna dove una decina di
persone sono in osservazione. L'Italia conferma che da noi è tutto sotto
controllo. Il sottosegretario alla Salute Fazio spiega che le scorte di farmaci
antivirali sono pronte e che non temiamo emergenze. La Farnesina lancia
l'appello ai turisti: «Evitate viaggi in Messico anche a costo di disdire
vacanze già prenotate». Il fronte più caldo dell'epidemia resta quello
americano. Gli Stati Uniti hanno dichiarato l'emergenza sanitaria con una
ventina di casi tra New York, dove un intero liceo sarebbe
stato contagiato, e la California e il presidente Obama si è
dichiarato fortemente preoccupato per la crescita del fenomeno. In Messico i
morti sono già ottanta e il Paese vive praticamente in quarantena. Il governo
invita la gente a non uscire di casa. Maggi, Manzo e Stabile ALLE PAG. 2 E
3
( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
RIMOZIONE La storia Il regista
presenta il film sulla star Nba Kobe secondo Spike Parolacce in italiano
carisma alla Obama Scene di idillio familiare Azzerato
lo scandalo sessuale di sei anni fa MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW
YORK Let's have fun», divertiamoci. Pantaloni bianchi, giacca rossa e strisce
gialle, cappello piccolo beige e occhiali neri, Spike Lee fa il suo ingresso al
festival di Tribeca dal palco del teatro su Chambers Street e presenta «Kobe
Doin' Work», 83 minuti di pellicola per raccontare da vicino la stella del
basket nazionale Kobe Bryant. Per 60 minuti le 30 telecamere di Lee descrivono
il match della Nba dell'aprile 2008 nel quale i Los Angeles Lakers battono i
San Antonio Spurs grazie alle magie di Bryant che gli valsero il primo titolo
di «Most Valuable Player» - miglior giocatore della Nba - ma il film va oltre
la versione americana del documentario sportivo «Zidane, un ritratto del XXI
secolo», che nel 2006 conquistò la Francia, perché punta ad azzerare nella
memoria degli spettatori la memoria dello scandalo del 2003 che minacciò di
travolgere il campione afroamericano. Nell'estate di quell'anno la cameriera
Katelyn Faber di un resort di lusso del Colorado accusò Bryant di averla
stuprata e per provarlo testimoniò in tribunale descrivendo nei dettagli gli
organi genitali del giocatore. Anche se l'incriminazione cadde dopo pochi mesi,
perché la ragazza si vantò durante una serata con le amiche della prodezza
sessuale compiuta, per gli americani l'immagine-shock fu Kobe in diretta tv che
ammetteva l'adulterio vicino alla moglie Vanessa, tanto bella nell'aspetto
quanto distrutta dal dolore subìto. Bryant rischiò prestigio, carriera e
titoli. Il mondo gli stava crollando addosso. Si risollevò giocando a basket e
ora Spike Lee rende omaggio alle sue qualità umane descrivendo, grazie ai
finanziamenti della rete tv sportiva Espn, una sua giornata-tipo: l'abbraccio
con le figlie Natalia e Gianna, al volante di un suv familiare con a fianco la
moglie Vanessa, sul campo intento a giocare per gli altri come a dare consigli
alla squadra, negli spogliatoi amico di tutti, capace di spronare come di
essere vicino ai compagni che hanno bisogno di parlare o anche solo scherzare,
imprecare assieme a qualcuno. E lo stesso vale per l'allenatore, Phil Jackson,
che trova in Kobe Bryant un utile alter ego, con il quale riflette sulle
strategie migliori per mettere a segno i punti decisivi. E' la volontà di Spike
Lee di mettere in risalto l'altruismo di Bryant, la sua identità di
uomo-squadra - in famiglia come sul lavoro - che lo porta a dedicare appena
pochi fotogrammi ai suoi tiri magistrali da tre punti, quasi che fossero solo
una qualità marginale rispetto alle altre, ben più importanti, che possiede.
Nelle riprese dei movimenti sul campo ciò che Spike Lee sottolinea di più è la
freddezza del campione, la capacità in pochi attimi di decidere la cosa giusta
da fare scartando le altre opzioni. E' la stessa caratteristica che Craig
Robinson, allenatore della Oregon State University e fratello della First Lady
Michelle, riconobbe in Barack Obama quando,
quasi venti anni fa, fecero amicizia allenandosi assieme sotto canestro.
Robinson ritiene che l'essere «cool» - calmo, freddo - è una qualità che Barack
Obama ha maturato grazie allo sport e Spike Lee la ritaglia allo
stesso modo su Bryant facendo vedere come si muovono le gambe, e gli occhi,
quando è pressato dagli avversari, subisce colpi duri ma riesce comunque a fare
con la palla ciò che in quel momento più serve all'intera squadra. Senza mai
essere scorretto con l'avversario di turno. Gli ultimi dieci minuti del film
riprendono Bryant in panchina. La partita sta finendo, la vittoria viene
conquistata solo alla fine, e il campione seduto fra i compagni con il
ginocchio fasciato nel ghiaccio si emoziona per le gesta degli altri con
l'ingenuità di un bambino. E forse non a caso, proprio come quando era molto
piccolo, parla a getto in perfetto italiano allo sloveno Sasha Vujacic - che
giocò nella Snaidero Udine - cantando «tira la bomba, tira la bomba»,
dicendogli scherzando «tu sei più alto di me» e facendo seguire una serie di
improperi nella lingua di Dante che ne svelano l'approfondita conoscenza
maturata quando, a sei anni di età, viveva nel nostro Paese con il padre Joe,
ex giocatore della Nba, impegnato nel campionato italiano. Quando il campanello
suona segnando la fine del match, Spike Lee corre a riprendere Kobe Bryant che
torna a vestire i panni di padre, con in braccio la piccola Gianna con un grande
cartello colorato nel quale gli augura di vincere l'ambito trofeo «Mvp», come
avverrà dopo qualche settimana. Quasi a dire che il risultato più importante
sul campo Kobe lo ha ottenuto grazie al sostegno della sua famiglia, mai venuto
meno.
( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
Obama «Ci ha inviato
messaggi di amicizia, però poi mantiene un atteggiamento ambiguo» Ginevra «Gli
americani dovevano venire alla Conferenza dell'Onu per condannare il razzismo»
Hillary Attacco al Segretario di Stato che aveva minacciato sanzioni dure
contro Teheran
( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
FEBBRE SUINA IL CONTAGIO SI ALLARGA
Misure eccezionali Il presidente Calderon ha assunto «poteri speciali» per
fronteggiare la crisi Messico in quarantena Negli Usa è
emergenza Obama ha visitato il Paese dieci giorni fa ma «sta bene e ha giocato
anche a golf» [FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK I casi finora accertati di morti nel
mondo per l'influenza suina sono saliti a oltre 85, per ora tutti in Messico,
il paese dove è scoppiata l'epidemia e che è praticamente sotto estesa
quarantena: la popolazione è fortemente invitata a rimanere nelle case,
mentre chiese, ristoranti e scuole sono deserti se non semplicemente chiusi. A
Città del Messico i morti sono già oltre 20 e il numero dei malati in tutta la
nazione ha superato i 1400, secondo le ultime stime ufficiali. Il presidente
Felipe Calderon ha assunto «poteri straordinari» per contrastare i contagi e la
Banca Mondiali ha stanziato 205 milioni di dollari in favore dello Stato
centramericano piegato dalla crisi. Ma l'allarme è ormai mondiale, e
particolarmente acuto negli Usa dove sono saliti a una ventina i casi sicuri di
vittime del virus e le autorità sanitarie hanno messo a disposizione degli
Stati un quarto delle scorte federali dei farmaci (Tamiflu-Relenza)
anti-influenzali. In Canada i casi scoperti sono quattro. A Washington è stato
dichiarato lo stato di emergenza sanitaria da parte del ministero della
Sicurezza, da cui dipende il coordinamento delle misure nei casi di contagi
generalizzati. Il Cdc, Centro federale per il controllo e la prevenzione delle
malattie, ha consigliato agli americani di farsi visitare da un medico se hanno
buoni sospetti di aver preso l'influenza dei maiali. «A questo punto pensiamo
che le persone che hanno una malattia respiratoria, e che hanno viaggiato
recentemente in Messico, dovrebbero consultare il proprio dottore», ha detto
alla Cnn Anne Schuchat a nome del Cdc. Ma un altro funzionario del Centro ha
anche detto che «teme» che si potrebbero «avere delle vittime» e ha precisato
che vaccini per l'influenza stagionale al momento disponibili sono inefficaci
contro la variante suina del virus A-H1N1. La polizia Usa al confine con il
Messico è stata allertata per filtrare gli ingressi respingendo i sospetti
pazienti, anche se non c'è alcuna prova che un attacco bioterroristico possa
essere stato alla base dello scoppio dell'epidemia. Il sito di destra
www.rightsidenews.com ha però avanzato il timore che il virus sia stato
costruito dall'uomo, combinando le influenze aviaria, suina e umana. La paura è
piombata su New York, dove una scuola privata dei Queens, la St Francis
Preparatory School, sarà chiusa fino a martedì per dar tempo alle autorità
sanitarie di chiarire se ci sono rischi di contagio, dopo che è stato accertato
che almeno otto degli studenti che erano andati a Cancun giorni fa per un
viaggio scolastico sono stati colpiti dal virus A-H1N1. La conferma è venuta
dal sindaco Michael Bloomberg, che ha cercato di tranquillizzare la
cittadinanza spiegando che quelle finora segnalate nella metropoli sono forme
lievi di influenza. Il sindaco ha cercato di minimizzare il pericolo, invitando
chi dovesse avvertire tosse, febbre e raffreddore a non andare a scuola o al
lavoro, ma a stare a casa e a non correre all'ospedale. «Seguite con scrupolo
le precauzioni solite, coprendovi naso e bocca se starnutite, e lavatevi
frequentemente le mani», ha raccomandato Bloomberg. Gli altri casi finora
segnalati negli Stati Uniti sono 12, di cui sette in California, due in Kansas,
due in Texas e uno in Ohio. Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs ha
fugato i timori sulla salute del presidente, che «gode di ottima salute» e ieri
ha giocato a golf in un campo vicino alla capitale. Nel corso della recente
visita in Messico, il presidente aveva incontrato il direttore di un museo
messicano morto il giorno dopo per un malore da chiarire. Ma le visite di
controllo, e soprattutto il fatto che il periodo di incubazione sia di qualche
giorno mentre la missione del governo è avvenuta una settimana e mezzo fa,
escludono ci sia stato contagio, ha detto Gibbs.
( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
AUTO "Le banche facciano
l'accordo" Il New York Times scettico: «Comprare aziende gratis? È molto
difficile» L'INTESA CHRYSLER-FIAT Summers Il consigliere di
Obama «Faremo del nostro meglio per portare al successo questo
negoziato» [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK I democratici del Michigan
scendono in campo al fianco di Chrysler nel giorno in cui il sindacato canadese
vota sull'accordo raggiunto con l'azienda di Auburn Hills. «I sindacati
sono tornati più volte al tavolo negoziale e hanno accettato tagli imponenti»,
dice il senatore Debbie Stabenow nel corso di un incontro politico organizzato
a Detroit nella serata di sabato. «Spetta ora ai creditori, in particolare
quelli che hanno ricevuto fondi pubblici - prosegue - fare concessioni e
contribuire a una soluzione» che eviti all'azienda la bancarotta e consenta di
salvare posti di lavoro. La politica di partito scende in campo a pochi giorni
di scadenza dalla data del 30 aprile, termine ultimo entro il quale Chrysler ha
tempo di presentare al Tesoro americano il piano di riordino e il progetto di
alleanza con Fiat. E sul fronte politico anche il consigliere di Obama Larry Summers spende l'autorità del governo dicendo
che «faremo del nostro meglio per portare al successo questo negoziato». Nel
frattempo il Canadian Auto Workers, il principale sindacato di categoria
canadese, sta votando la bozza di accordo raggiunta due giorni fa con l'azienda
di Auburn Hills. Approvando la riduzione dei salari, il Caw ha permesso alla
società di incassare il primo dei tre via libera necessari per ottenere i fondi
governativi e dar vita all'asse Detroit-Torino. Disponibilità starebbe
dimostrando anche United Auto Workers impegnato nel rush negoziale finale sulla
ristrutturazione del debito per la copertura sanitaria dei pensionati
contrattualizzati. Per questo Ron Gettelfinger, presidente di Uaw, è rimasto
sino a tarda notte al tavolo delle trattative dove è tornato domenica mattina.
In caso di intesa con Uaw, resta da superare lo scoglio delle banche alle quali
era appunto rivolto il messaggio del senatore democratico. Al vaglio della
task-force guidata dallo zar dell'auto, Steven Rattner, c'è la controproposta
presentata tre giorni fa dalle banche che tuttavia appare distante dalle
condizioni avanzate dal governo. All'intreccio di consultazioni partecipa
l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, deciso a portare a
termine il negoziato personalmente. In caso di alleanza il Lingotto entrerebbe
nel capitale Chrysler con il 20% in cambio di tecnologie ma senza esborso di
denaro. L'edizione online del New York Times ieri avanzava qualche dubbio su
questo scenario. Un analista citato dal quotidiano dice: «Può darsi che
Marchionne abbia l'opportunità di comprare imprese automobilistiche gratis», ma
lo stesso analista commenta che «è quasi troppo bello per essere vero».
( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
AL LINGOTTO ALL'AVANA L'AMICO
NAPOLITANO Intervista Il maestro dirige a Torino "La musica costa?
Facciamone di più" "Certe polemiche squalificano soltanto chi le
fa" Domani e dopo il «Requiem» di Mozart con la Mahler e lo Swedish Radio
Choir «Obama fa bene ad aprire a Cuba, dove il sistema ha molti aspetti
positivi» Claudio Abbado «Se mi proponesse di diventare senatore a vita,
rifiuterei: non potrei trascurare il podio» ALBERTO MATTIOLI TORINO Il più
grande direttore d'orchestra del mondo, e questo è un parere personale, la
bacchetta con il curriculum più prestigioso, e questo invece è scritto
nei fatti, parla nel salottino di un albergo torinese della collina, davanti a
un enorme Savoia corazzato e imparruccato. Incombono le prove del Requiem di
Mozart, domani e dopo ai Concerti del Lingotto con la Mahler Chamber Orchestra,
lo Swedish Radio Choir e un bel quartetto di solisti (Rachel Harnisch, Sara
Mingardo, Saimir Pirgu, Christoph Fischesser). Da quando gli hanno portato via
mezzo stomaco, Claudio Abbado da magro è diventato magrissimo. Ma appare in
gran forma e sfodera una perfetta abbronzatura, incongrua in una primavera
torinese che sembra un novembre particolarmente umido: «Ma io vivo in Sardegna
e prendo il sole mentre mi occupo delle mie piante». Il maestro dal pollice
verde una volta lo confessò: «Nel fondo del cuore, penso di essere solo un
giardiniere». Sul letto di morte, Voltaire rispose a chi gli chiedeva cosa
avesse fatto nella vita: ho piantato molti alberi. «Ecco, vede?» E per 90 mila
alberi, nel giugno 2010, tornerà a dirigere alla Scala. «Il centro di Milano ha
così bisogno di verde...». Gli alberi da soli non spiegano una decisione così
clamorosa. Forse è anche cambiato qualcosa alla Scala. «Stéphane Lissner è
molto bravo e sta facendo delle ottime cose. E poi alla Scala sono tornati
molti miei amici, Barenboim, Boulez...» Lei sa che quando risalirà su quel
podio per molti sarà un'emozione fortissima. «Anche per me. Già lo è stato
rientrare in teatro. E ritrovare molti vecchi amici, che del resto mi sono
sempre venuti a sentire fuori. Per esempio, Ernesto Schiavi, violinista e
direttore artistico della Filarmonica». Dopo il restauro, l'acustica com'è? «Io
ho solo visto il teatro, ma non ci ho ancora ascoltato nulla. Maurizio Pollini
mi ha detto che è migliorata». Intanto, c'è il Lingotto. Una sala in qualche
modo «sua»... «Ricordo il concerto con i Wiener nell'ex padiglione delle
presse. E poi il progetto di Piano, la bellissima sala grande, l'inaugurazione
con i Berliner... Ed è nato il Lingotto, che non è solo una sala da concerti ma
un vero, completo centro culturale. È stato un grande successo, credo». Dopo
una vita nella musica, ha qualche rimpianto? «Moltissimi. Per esempio, ho
appena riascoltato delle sinfonie di Haydn che incisi molti anni fa. Mi
piacerebbe rifarle e credo che lo farei in maniera tutta diversa. Il punto è
che non c'è il tempo per tutto. E allora l'importante è affezionarsi e
appassionarsi a quel che si sta dirigendo in quel momento». Progetti con la sua
Orchestra Mozart? «Tengo moltissimo alle celebrazioni per i trecento anni di
Giovanni Battista Pergolesi, che non ha scritto solo lo Stabat Mater. Dirigerò
e inciderò molta sua musica. Pergolesi morì a soli 26 anni, non fece letteralmente
in tempo a scrivere di più. Ma è importantissimo, ebbe una grande influenza su
Bach e Mozart». Dopo il Fidelio si rimetterà all'opera? «Faremo ancora Fidelio,
a Lucerna nel 2010 e in disco. Canteranno la Stemme, la Harnisch, Kaufmann e
Pape. O Fischesser». A Lucerna quest'estate aprirà dirigendo la cinesina Yuja
Wang. È davvero una pianista così formidabile? «L'ho scoperta in tivù, nella
Sonata di Liszt. La tecnica è notevolissima, è chiaro, ma mi ha colpito la
tensione che sprigionava, la personalità così netta. Ed è ancora giovanissima».
Dopo Daniel Harding e Gustavo Dudamel, è il venezuelano Diego Matheuz il nuovo
giovin direttore «abbadiano»? «È un grande talento. E un frutto del sistema
messo in piedi in Venezuela da Josè Antonio Abreu, cioè la più grande,
rivoluzionaria idea musicale degli ultimi decenni. Finora Abreu ha educato alla
musica 300 mila giovani, sottratti alla povertà e alla violenza dei barrios,
ragazzi che maneggiano uno strumento invece di una pistola. Quando suonano in
orchestra danno l'anima, senza restrizioni, orari, regole sindacali. Impazziti
per la musica. La Scuola di Fiesole ha invitato Abreu. Vorrei che in ogni
regione italiana ci fosse una città dove sviluppare questo sistema». Restiamo
all'estero. Obama ha aperto a Cuba. Lei è uno dei
pochi castristi non pentiti... «Penso che certi aspetti del sistema siano
ammirevoli e che molte critiche siano fatte senza conoscere i fatti. A Cuba,
per esempio, il sistema scolastico è ammirevole, un modello per tutti. Ma
nessuno lo dice. Sa qual è una delle maggiori esportazioni di Cuba? I
medicinali, e molti vanno in Africa gratis. Ma nessuno lo scrive». Però c'è il
rovescio della medaglia, le violazioni dei diritti umani, i gulag... «Ma dove?
Quali?» Insomma, Obama ha fatto bene. «Mi sembra
giusto cercare il dialogo. A Cuba ci sono persone aperte che potrebbero
portarlo avanti. Per esempio, un'ottima idea è quella di permettere alle
famiglie che vivono in America di tornare all'Avana per restaurare le loro
vecchie, bellissime case». L'ondata di entusiasmo e di speranza che ha
accompagnato nel mondo l'elezione di Obama è
giustificata? «Ascoltando i suoi primi discorsi, mi sembra di sì. E trovo molto
positivo che abbia chiuso Guantanamo. Certo, rispetto al suo predecessore non
ci voleva molto... Ma io non ho titoli particolari per dare un giudizio. Sono
solo un cittadino che gira molto per il mondo e cerca di tenersi informato».
Delle polemiche italiane sui costi della cultura cosa dice? «La reazione che ho
sempre avuto davanti a chi dice che la cultura costa troppo è quella di farne
di più. La risposta deve sempre essere positiva. Se qualcuno si qualifica
dicendo che la cultura non rende si squalifica da sé. Ma bisogna ribattere con
i fatti». Non sembra che la politica sia molto attenta alla cultura in generale
e alla musica in particolare. «Diciamo che sarebbe auspicabile un maggior
interesse da parte di tutti. L'Italia ha una tradizione troppo importante
perché vada persa. Ma comunque qualcosa si muove, anche se qualche città o
regione si muove di più. Però, per esempio, il festival su Gesualdo che abbiamo
fatto in Basilicata è stato importante, le manifestazioni su Pergolesi anche.
Giorgio Napolitano, per esempio, ci ha subito appoggiato». Il Presidente è
notoriamente un suo ammiratore. Se la nominasse senatore a vita, accetterebbe?
«Senatore io? No». Perché? «Perché quando faccio una cosa mi piace farla bene,
seguirla fino in fondo. E trovo appena il tempo per dedicarmi alla musica». Se
però c'è qualcuno che «ha illustrato la Patria», come dice la Costituzione, è
lei. «Non esageriamo. Ho fatto delle cose per la musica, tutto qui».
( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 1 -
Prima Pagina Venti contagiati, Washington dichiara lo stato d´allerta
sanitaria. Oltre 80 i morti in Messico. La malattia sbarca in Nuova Zelanda
Febbre suina, emergenza in Usa "Temiamo delle vittime". Obama allarmato.
Sette casi sospetti in Spagna
( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 1 - Prima Pagina Intervista
a Ahmadinejad: appoggeremo una soluzione condivisa. Timori per la visita del
Papa a Gerusalemme "Israele e Palestina, sì dell´Iran
a due stati" ROMA - «L´Iran è favorevole a una pace con Israele se i
palestinesi trovano un accordo», dice in un´intervista il presidente
Ahmadinejad. E aggiunge: «Ho apprezzato le parole di Obama, ma lui deve
rispettare anche le nostre opinioni». Timori per la visita del Papa a
Gerusalemme. SERVIZI ALLE PAGINE 14 E 15
( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 2 - Esteri Negli Usa
emergenza nazionale "Temiamo vittime anche da noi" Oltre 80 morti in
Messico. Bloomberg rassicura New York: niente panico La
psicosi genera anche leggende metropolitane: "Obama è stato
contagiato" ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Il fantasma di una pandemia,
evocato dalla fulminea diffusione nel mondo della influenza da suino, ha spinto
ieri sera il ministro della sicurezza nazionale Janet Napolitano a decretare lo
stato di emergenza sanitaria in tutti gli Stati Uniti. «E´ una misura
precauzionale, vogliamo essere pronti ad affrontare al meglio una crisi di cui
non possiamo ancora prevedere la gravità», ha spiegato il ministro durante una
conferenza stampa convocata d´urgenza alla Casa Bianca su invito di Barack Obama. Il quale per tutta la giornata ha seguito l´evolversi
di una crisi che «lo preoccupa molto», hanno riferito i collaboratori, anche
perché si aggiunge a quella dell´economia globale, e per molti versi la
aggrava. Partito dal Messico, dove ha già ucciso almeno 86 persone e ne ha
contagiate altre 1400, il virus A/H1N1 ha raggiunto ieri anche paesi lontani
come il Canada e la Nuova Zelanda. L´Oms di Ginevra è in piena mobilitazione.
Ma è negli Stati Uniti, dove ha già colpito venti persone in cinque stati, che
l´epidemia suscita più inquietudini vista la lunga e permeabile frontiera
meridionale con il Messico. «Temo che anche da noi ci saranno dei morti», ha
ammesso ieri Anne Schuchat, un alto dirigente del Cdc (Center for disease
control), il centro federale per le malattie infettive. Per il momento le
autorità di Washington non hanno imposto restrizioni ai viaggi né controlli
alla frontiera, anche per non accentuare il panico. In compenso hanno invitato
i comuni a chiudere le scuole in caso di necessità, hanno pregato chi ha
l´influenza di non uscire di casa per non aumentare i pericoli di contagio e
hanno disposto il rilascio di 12 milioni di vaccini antivirali di Tamiflu e
Relenza dalla riserve strategiche federali. Anche se alcuni esperti mettono in
dubbio l´utilità di questi vaccini, le prime dosi stanno per arrivare negli
stati più a rischio: Texas, Arizona, Ohio, Kansas e soprattutto New York, dove
ieri il sindaco Michael Bloomberg ha confermato il verdetto ufficiale del Cdc
sugli otto studenti del liceo St. Francis di Queens tornati da un viaggio in
Messico con una infezione alle vie respiratorie. «Si tratta proprio di febbre
suina», ha detto Bloomberg, che però ha cercato di rassicurare i cittadini: «E´
una forma blanda». Dalla parole del sindaco e degli esponenti della Casa Bianca
- «Non è il momento di farsi prendere dal panico», ha esortato il portavoce presidenziale
Robert Gibbs - si intuisce il difficile equilibrismo delle autorità americane.
Da un lato non vogliono sottovalutare i rischi. Dall´altro non vogliono creare
ulteriori allarmismi e magari assalti alle strutture sanitarie. Un clima,
questo, che già viene alimentato da voci incontrollabili: come quella diffusasi
tra i delegati all´assemblea del Fondo monetario in corso nella capitale
secondo cui un antropologo messicano avrebbe stretto la mano a Obama senza sapere di essere affetto dal virus. Il coordinamento
delle azioni americane contro l´influenza da suino è affidata al ministro
Napolitano, all´attuale responsabile del Cdc Richard Besser e a John Brenner,
l´assistente del presidente per l´antiterrorismo. E se quest´ultimo ha escluso
che ci possa essere lo zampino del terrorismo batteriologico nella diffusione
della febbre, la Napolitano cercato di sminuire significato dello stato di
emergenza. «E´ una misura standard», ha detto, «simile a quella adottata nei
giorni delle alluvioni e dell´insediamento di Obama.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 15 - Esteri Il caso Roxana
Saberi Il dialogo con gli Usa "Iran favorevole alla
pace con Israele se i palestinesi trovano un accordo" Ahmadinejad: Obama deve rispettare anche le nostre opinioni Da noi i giudici sono
indipendenti Tuttavia ho sottolineato che i diritti dell´imputato devono essere
sempre garantiti Abbiamo accolto con piacere le dichiarazioni di Obama. Gli ho inviato un messaggio. Sto ancora aspettando una
risposta GEORGE STEPHANOPOULOS TEHERAN - Presidente Ahmadinejad, cosa
penserebbe il popolo iraniano se vedesse lei e il presidente Obama
incontrarvi, stringervi la mano e parlare? «Noi vorremmo che le relazioni
internazionali si basassero sull´amicizia. Ogni volta che un problema viene
risolto, noi siamo felici. Ogni volta che un rapporto ostile si tramuta in
un´amicizia, noi siamo felici». Il presidente Obama
dice di volere un nuovo inizio nei rapporti con l´Iran. Condivide il suo punto
di vista? «Abbiamo accolto con piacere queste dichiarazioni. Ma se un governo
fino a ieri diceva "voglio farti fuori" e oggi dice "non voglio
farti fuori", è sufficiente?». Ma un cambiamento c´è stato. Quale sarà la
risposta dell´Iran? «Beh, innanzitutto, ho inviato a Obama
un messaggio di congratulazioni. Sto ancora aspettando una risposta.
Dialogheremo sia con l´Europa che con l´America. Ma purché ci sia giustizia e
rispetto reciproco». Quando l´Iran si siederà a un tavolo per discutere del
programma nucleare? «Il problema del nostro nucleare è un problema particolare.
Noi riteniamo che la questione vada risolta nel contesto dell´Aiea (l´Agenzia
per l´energia atomica, ndr). Noi ci stiamo muovendo nei limiti dei regolamenti.
E stiamo semplicemente utilizzando i nostri diritti. Non ho preclusioni quando
si tratta di dialogare. Abbiamo offerto la nostra disponibilità molto prima di
loro». Quindi siete pronti a discutere senza condizioni preliminari? «No, no.
Serve un quadro ben definito per il dialogo: qual è lo scopo per cui stiamo
lavorando? Per il resto, sul principio del dialogo non ho alcuna riserva. Io mi
aspettavo che Obama avrebbe partecipato alla
Conferenza di Ginevra. Quale argomento è più importante della discriminazione
razziale?» Se posso esprimere la sua posizione, il problema è l´idea che
Israele sia uno Stato razzista. Del resto molti si domandano se lei voglia
veramente avere rapporti migliori con l´Occidente. «La prima condizione perché
il dialogo abbia successo dovrebbe essere quella di lasciare all´altra parte la
libertà di esprimersi. Obama naturalmente ha il
diritto di avere la sua opinione. Il mio punto di vista è che il regime
sionista è la manifestazione del razzismo». Perché lei insiste a mettere in
discussione l´Olocausto, nonostante sia stato stabilito come un fatto storico?
«Ho due domande a questo riguardo. Perché i governi europei e le
amministrazioni americane sostengono il regime sionista così ciecamente?
Milletrecento uomini, donne e bambini sono stati uccisi nella Striscia di Gaza.
Dov´è lo sdegno da parte dei Paesi europei? Stanno giocando un doppio ruolo. è
un chiaro esempio di due pesi e due misure». La giornalista iraniana-americana
Roxana Saberi è stata condannata per spionaggio qui in Iran. Il presidente Obama ha dato la sua parola che non si tratta di una spia.
Intendete accettare questa assicurazione e rilasciarla come gesto umanitario e
di buona volontà? «Io non sono un giudice. E non emetto giudizi su casi di
pertinenza della magistratura. In Iran la magistratura è indipendente.
Tuttavia, ho sottolineato che devono essere pienamente garantiti, come sempre,
i diritti dell´imputata». Il presidente Obama ha
incaricato il senatore George Mitchell di aiutare israeliani e palestinesi a
negoziare una pace. Lei sostiene questi sforzi? «Noi chiediamo il rispetto dei
diritti del popolo palestinese. Quello che diciamo è che il popolo palestinese
ha il diritto di decidere del proprio destino. Musulmani, cristiani ed ebrei
allo stesso modo. Noi dovremmo… loro dovrebbero permettere elezioni libere e un referendum libero per
poter decidere essi stessi del proprio destino». «Ritiene che i nuovi sforzi
del presidente Obama stiano ripetendo gli errori del
passato?». «Io non ho ancora un´idea chiara di quale sia la politica di Obama sulla questione palestinese. Ma il sostegno del
massacro degli abitanti di Gaza, il sostegno ai criminali responsabili di
quell´atrocità è stato un grande errore». Se i palestinesi firmeranno un
accordo con Israele, l´Iran lo sosterrà? «Qualunque decisione prenderanno per
noi va bene. Non vogliamo determinare nulla. Pensiamo che ciò spetti di diritto
al popolo palestinese, ma ci aspettiamo che anche gli altri Stati facciano lo
stesso». (Copyright ABC News/ This Week - Traduzione di Fabio Galimberti)
( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 24 - Esteri Un anziano
reverendo battista molto influente sull´isola. Due pastori neri inviati dal
Congresso americano Sono tra i protagonisti della "nuova
era" aperta da Obama e favorevolmente salutata da Raul Castro Una preghiera per la
fine dell´embargo tra Cuba e Usa a mediare c´è la Chiesa FABRIZIO RAVELLI
L´AVANA dal nostro inviato «Accogliamo le misure decise da Barack Obama, e le condividiamo perché facilitano i rapporti fra i cubani
all´estero e quelli in patria. Ma diciamo che non sono sufficienti: sono
assistenziali e paternaliste. Il blocco è immorale, anticristiano, e va
eliminato. Quanto a me, sono felice di sapere che il 68% della popolazione Usa
è contrario all´embargo. Questo è più importante della buona volontà di Obama e dei congressisti». Il reverendo Raul Suarez, anziano
signore oltre la settantina, piccolo di statura e molto energico, è un personaggio
fondamentale in questo momento di precaria apertura nei rapporti fra Cuba e gli
Stati Uniti. Pastore battista, fondatore del Centro Martin Luther King
all´Avana, Suarez è anche deputato al Parlamento cubano. Nel ‘61
(era là come pastore) venne ferito nella battaglia di Giron, dopo lo sbarco
della Baia dei Porci. Sulla nave che trasportava mercenari finanziati dagli Usa
c´erano altri religiosi,
col vessillo "Dio, Patria e Libertà". La diplomazia religiosa, in
questi tempi che fanno sognare una Nuova Era, ha un peso importante,
soprattutto perché anche in questo campo i referenti di Obama
sono ben diversi da quelli che aveva George W. Bush. C´erano due pastori nella
delegazione di sette membri del Caucus Nero (formato da congressisti
neroamericani dell´ala progressista) che ai primi di aprile ha visitato in
forma ufficiale Cuba. «La Chiesa storica cubana - spiega Suarez - ha da più di
un secolo di relazioni con la Chiesa statunitense. Queste relazioni sono state
molto ostacolate, praticamente impedite, durante la presidenza Bush. Questa
volta abbiamo visto come, dopo la visita del Caucus Nero, la grande stampa
americana abbia contribuito a divulgare l´esperienza. Da lì in avanti, Cuba è
entrata nell´agenda politica Usa. Uno dei pastori, peraltro - sorride Suarez -
mi ha detto che qui si trovava meglio: poteva predicare tranquillamente per 45
minuti, mentre al suo Paese più di un quarto d´ora per il sermone non gli è
concesso». Anche l´Usint, la sezione di interesse americana che ha sede
all´Avana, sorta di quasi-ambasciata, cura i rapporti con le autorità religiose
dell´isola. Il reverendo Suarez ha incontrato pochi giorni fa il numero 2
dell´Usint, Thomas Hamm: «Visto che sotto Bush la versione ufficiale era che a
Cuba non ci fosse libertà di religione, ho spiegato a Hamm che in 25 anni qui a
Cuba la religione è cresciuta più che in tutta l´epoca precedente alla
rivoluzione. Il punto è che, con Bush, libertà religiosa voleva dire dare
permessi ai neo-pentecostali e alle varie sette. Bush pensava che la Chiesa a
Cuba potesse aiutare la transizione al capitalismo. Ma noi non vogliamo essere
strumento politico di nessuno, tanto meno del fondamentalismo religioso». Il
governo cubano, anche in questa materia, sta mettendo in scena un indecifrabile
tira-molla. Raul e Fidel Castro hanno ricevuto con tutti gli onori la
delegazione del Caucus Nero. Poi, dopo l´incontro di Hamm con il reverendo
Suarez e gli altri esponenti religiosi, hanno bloccato la prima visita dal ´98
di una delegazione dell´Uscirf, la commissione Usa per la libertà religiosa.
Eppure proprio l´Uscirf aveva preso atto dei passi avanti fatti, con Raul, nei
confronti della Chiesa cattolica: messaggi radio e tv dei vescovi per il
Natale, inaugurazione di una statua di Giovanni Paolo II, libero accesso di sacerdoti
alle prigioni per celebrare messa durante la settimana santa. Il pensiero del
reverendo Suarez sul futuro del rapporti Cuba-Usa è chiaro: si deve togliere di
mezzo l´embargo, facilitare le comunicazioni e i viaggi, ma non umiliare la
dignità dei cubani. «Qual è da sempre la filosofia del blocco? Impedire lo
sviluppo economico di Cuba per diffondere fame e disperazione e provocare un
crollo del sistema politico. Ma la politica non può esistere separata
dall´etica, quindi dal punto di vista religioso il blocco è anticristiano e
antireligioso. Purtroppo la retorica di Obama non si
discosta, quanto al blocco, da quella usata per cinquant´anni». Le sue prime
decisioni, però, sono positive: «Facilitare la riunificazione delle famiglie
cubane separata, e l´invio di denaro. Voglio dire, comunque, che chi torna qui
non trova famiglie miserabili. E il denaro che porta non serve a pagare scuole,
cure mediche, cultura: queste cose i cubani le hanno gratis». Casomai succede
che qualche cubano emigrato approfitti del viaggio per avere cure che in un
ospedale Usa gli costerebbero care. Ma che l´embargo finisca è, per ora, una
speranza: «Obama dice di volerlo, ma dipende dal
Congresso che ne sta discutendo. Quel che si può fare è alleviare gli effetti
del blocco. Noi cubani stiamo cambiando. Io, come tutti, sto aspettando di
vedere cosa verrà. E, se vuole saperlo, non spero nel capitalismo. Credo che il
socialismo si possa adattare al mondo di oggi, perché i suoi autentici valori
sono quelli di Gesù Cristo». (2 - fine)
( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 13 - Economia Fiat-Chrysler,
pressing della Casa Bianca Montezemolo: siamo ottimisti e realisti. Anche i
russi di Gaz per Opel Summers: "Spero nel successo del negoziato con o
senza il chapter 11". Ig Metal contro il Lingotto SALVATORE TROPEA TORINO
- Barack Obama potrebbe festeggiare i suoi
primi cento giorni come 44mo presidente degli Stati Uniti con il salvataggio
della Chrysler. Sarebbe questa una prima risposta concreta alla decisione da
lui presa il 30 marzo scorso di licenziare il numero uno di Gm, Rik Wagoner, e
indicare la strada verso una possibile alleanza tra Fiat e Chrysler. Ha
ancora quattro giorni di tempo anche se ormai una soluzione in tal senso
dipende dal braccio di ferro tra le banche creditrici e il Tesoro americano. Un
confronto che Sergio Marchionne e il ristretto team degli uomini del Lingotto
che è con lui a Washington seguono da vicino con un occhio rivolto al fronte
europeo della Opel: dove si aggiungono nuovi pretendenti alla Magna Styer già
in lizza - si affacciano i russi del gruppo automobilistico Gaz - e cresce il fronte
del no da parte dei sindacati Ig Metal. «In questi momenti bisogna parlare poco
e lasciare lavorare su questa idea che potrebbe essere molto importante per
Fiat e logicamente per Chrysler, siamo ottimisti e realisti», ha dichiarato
Luca di Montezemolo che da Bahrain, dove ieri si trovava per la Formula
( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
L'ANSIA PER GM Reportage I blue
collars in attesa IL TASSISTA SEAN Hanno detto "Italiani a Detroit? Se
lavoriamo sono i benvenuti" Pronti nuovi licenziamenti Oggi la casa
dovrebbe liquidare il marchio Pontiac Il Lingotto ha il nostro appoggio
appassionato Ogni volta che c'è stata data la possibilità di dimostrarlo
l'abbiamo fatto convinti GIANLUCA PAOLUCCI «Mi auguro che arrivino presto e
spero che prendano i miei taxi» In questi momenti meglio parlare poco e lavorare
a questo progetto È molto importante per entrambe le aziende Siamo ottimisti e
realisti Corrado Passera INVIATO A DETROIT (Usa) Luca Montezemolo Spero che
trovino un accordo. E spero che arrivino tanti italiani qua e che prendano i
miei taxi». A Auburn Hills, sobborgo di Detroit fatto di capannoni e motel dove
la Chrysler ha il suo quartier generale, ciascuno ha una buona ragione per
sperare in un esito positivo della trattativa in corso tra Fiat, Chrysler,
Tesoro Usa, sindacati e creditori. La ragione di Sean, 32 anni, è la
sopravvivenza della sua piccola compagnia di taxi qui a Auburn Hills. Gli
stranieri, una risorsa La clientela è fatta, racconta, per l'80% da stranieri
portati nel cuore del Michigan industriale dall'industria dell'auto. Non solo Chrysler,
che col suo palazzone sovrastato dalla stella a cinque punte domina un
paesaggio fatto di costruzioni basse e ampi spazi. Ma anche Delphi - pezzi di
ricambio - poco distante. E altre decine di società più o meno grandi
dell'indotto, che lavorano per anche Gm, per i giapponesi, per i tedeschi. A
mezz'ora di autostrada, nel centro di Detroit, la palazzina che ospita la sede
della United Auto Workers, il sindacato dei «blue collar» dell'auto, ha le
porte sbarrate. Il centralino è muto, qualche auto nel piazzale testimonia un
minimo di attività. Ma «la trattativa è a Washington», spiega una fonte. E
nella palazzina bianca stretta tra il complesso del Cobo - il grande centro
espositivo che ospita il salone dell'auto di Detroit - e i grattacieli della
General Motors si aspetta di sapere come andrà a finire. L'apertura c'è, la
firma non ancora. L'attesa è per l'esito del voto dei colleghi canadesi, a
pochi chilometri da qui ma dall'altra parte del fiume, sull'accordo raggiunto
con il sindacato locale. Ma si aspettano con ansia anche le notizie da
Washington. I soldi del governo Ieri Larry Summers, consigliere economico di Barack Obama, ha ribadito
dagli schermi di Fox News che «faremo la nostra parte per sostenere il successo
dei negoziati». Ma dall'altro lato, ha aggiunto intervenendo al programma
domenicale dell'emittente, «il presidente ha chiaro che dobbiamo avere senso di
responsabilità e non si possono avere società che vanno avanti su base
permanente solo con i soldi del governo». Per questo, ha aggiunto
Summers, «il presidente ha detto chiaramente che serve una nuova struttura con
la quale Chrysler possa operare, che renda possibile una stabilità di lungo
termine». Summers non ha voluto rispondere alle domande sull'eventuale ricorso
al «Chapter 11», la procedura di protezione dai creditori secondo la legge
fallimentare Usa, e sull'impatto che una simile decisione potrebbe avere
sull'economia. Una procedura che potrebbe non essere incompatibile con un
accordo con Fiat, hanno ricordato vari analisti anche nei giorni scorsi.
«Speriamo che il negoziato, che procede con grande impegno, si concluda con
successo», ha concluso Summers. «Ci sono alcuni punti che sono andati a posto,
altri sui quali resta da lavorare, ma è nell'interesse di tutti di vedere
questa trattativa andare a buon fine e siamo speranzosi che sarà così». L'addio
alle muscle car Qui a Detroit sono ore di attesa anche per l'altra Big, General
Motors. Oggi dovrebbe annunciare altri tagli di posti di lavoro e
«l'uccisione», come la chiama il Detroit News, del marchio Pontiac. È un pezzo
di storia americana: ottantadue anni di «Muscle-cars», macchine coi muscoli
come la Firebird, che in varie versioni è per le strade dagli anni '60; della
Gto del '67, il macchinone con la presa d'aria rialzata sul cofano anteriore. È
stata per decenni la palestra dei giovani designer e manager che si facevano
una fama nel settore progettando e vendendo macchinoni con il motore otto
cilindri a V. Da queste parti non è solo una questione di orgoglio: lo
stabilimento della Pontiac è a Orion, altro sobborgo di Detroit che in caso di
chiusura è destinato a morire.
( da "Repubblica.it" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
TEHERAN - Presidente Ahmadinejad,
cosa penserebbe il popolo iraniano se vedesse lei e il presidente Obama incontrarvi, stringervi la mano e parlare? "Noi
vorremmo che le relazioni internazionali si basassero sull'amicizia. Ogni volta
che un problema viene risolto, noi siamo felici. Ogni volta che un rapporto
ostile si tramuta in un'amicizia, noi siamo felici". Il presidente Obama dice di volere un nuovo inizio nei rapporti con
l'Iran. Condivide il suo punto di vista? "Abbiamo accolto con piacere
queste dichiarazioni. Ma se un governo fino a ieri diceva "voglio farti
fuori" e oggi dice "non voglio farti fuori", è
sufficiente?". Ma un cambiamento c'è stato. Quale sarà la risposta
dell'Iran? "Beh, innanzitutto, ho inviato a Obama
un messaggio di congratulazioni. Sto ancora aspettando una risposta.
Dialogheremo sia con l'Europa che con l'America. Ma purché ci sia giustizia e
rispetto reciproco". Quando l'Iran si siederà a un tavolo per discutere
del programma nucleare? "Il problema del nostro nucleare è un problema
particolare. Noi riteniamo che la questione vada risolta nel contesto dell'Aiea
(l'Agenzia per l'energia atomica, ndr). Noi ci stiamo muovendo nei limiti dei
regolamenti. E stiamo semplicemente utilizzando i nostri diritti. Non ho
preclusioni quando si tratta di dialogare. Abbiamo offerto la nostra
disponibilità molto prima di loro". Quindi siete pronti a discutere senza
condizioni preliminari? "No, no. Serve un quadro ben definito per il
dialogo: qual è lo scopo per cui stiamo lavorando? Per il resto, sul principio
del dialogo non ho alcuna riserva. Io mi aspettavo che Obama
avrebbe partecipato alla Conferenza di Ginevra. Quale argomento è più
importante della discriminazione razziale?" OAS_RICH('Middle'); Se posso
esprimere la sua posizione, il problema è l'idea che Israele sia uno Stato
razzista. Del resto molti si domandano se lei voglia veramente avere rapporti
migliori con l'Occidente. "La prima condizione perché il dialogo abbia
successo dovrebbe essere quella di lasciare all'altra parte la libertà di
esprimersi. Obama naturalmente ha il diritto di avere
la sua opinione. Il mio punto di vista è che il regime sionista è la
manifestazione del razzismo". Perché lei insiste a mettere in discussione
l'Olocausto, nonostante sia stato stabilito come un fatto storico? "Ho due
domande a questo riguardo. Perché i governi europei e le amministrazioni
americane sostengono il regime sionista così ciecamente? Milletrecento uomini,
donne e bambini sono stati uccisi nella Striscia di Gaza. Dov'è lo sdegno da
parte dei Paesi europei? Stanno giocando un doppio ruolo. È un chiaro esempio
di due pesi e due misure". La giornalista iraniana-americana Roxana Saberi
è stata condannata per spionaggio qui in Iran. Il presidente Obama
ha dato la sua parola che non si tratta di una spia. Intendete accettare questa
assicurazione e rilasciarla come gesto umanitario e di buona volontà? "Io
non sono un giudice. E non emetto giudizi su casi di pertinenza della
magistratura. In Iran la magistratura è indipendente. Tuttavia, ho sottolineato
che devono essere pienamente garantiti, come sempre, i diritti
dell'imputata". Il presidente Obama ha incaricato
il senatore George Mitchell di aiutare israeliani e palestinesi a negoziare una
pace. Lei sostiene questi sforzi? "Noi chiediamo il rispetto dei diritti
del popolo palestinese. Quello che diciamo è che il popolo palestinese ha il
diritto di decidere del proprio destino. Musulmani, cristiani ed ebrei allo
stesso modo. Noi dovremmo... loro dovrebbero permettere elezioni libere e un
referendum libero per poter decidere essi stessi del proprio destino". Ritiene che i nuovi sforzi del presidente Obama stiano ripetendo gli errori del passato? "Io non ho ancora
un'idea chiara di quale sia la politica di Obama sulla
questione palestinese. Ma il sostegno del massacro degli abitanti di Gaza, il
sostegno ai criminali responsabili di quell'atrocità è stato un grande
errore". Se i palestinesi firmeranno un accordo con Israele, l'Iran
lo sosterrà? "Qualunque decisione prenderanno per noi va bene. Non
vogliamo determinare nulla. Pensiamo che ciò spetti di diritto al popolo
palestinese, ma ci aspettiamo che anche gli altri Stati facciano lo
stesso". (Copyright ABC News/ This Week - Traduzione di Fabio Galimberti)
(26 aprile 2009
( da "Corriere della Sera" del
27-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione: Prima
Pagina data: 27/04/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera" del
27-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione: Primo
Piano data: 27/04/2009 - pag: 2 «Febbre suina, temiamo vittime» Lo stato di
emergenza negli Usa Piani per chiudere scuole e uffici. In Messico sospese le
messe DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Salgono a 20 i casi confermati di
febbre suina negli Stati Uniti e il governo americano dichiara l'emergenza
sanitaria nazionale, per attrezzarsi nel migliore dei modi a combattere il
virus. «Ci aspettiamo nuovi casi, temiamo vittime», ha detto Richard Besser,
direttore del Centro per il Controllo delle Malattie (Cdc), in un briefing
domenicale alla Casa Bianca, cui hanno preso parte anche il consigliere del
presidente, John Brennan e il ministro degli Interni, Janet Napolitano. E'
stata lei ad annunciare lo stato di crisi, spiegando però che si tratta
soprattutto di una «preparazione all'emergenza», in vista di un ulteriore
aggravamento della situazione, considerato probabile: «Ciò che stiamo veramente
facendo in questo momento è di attrezzarci, in uno scenario nel quale non sappiamo
veramente quale sarà la dimensione della gravità del problema», ha detto
Napolitano. In termini pratici, mentre sale e si estende la sistematicità dei
controlli, il governo potrà ora cominciare a distribuire agli Stati aiuti e
farmaci, mentre in tutto il Paese vengono messi a punto i piani contingenti per
l'eventuale chiusura di scuole e uffici. Gli Stati Uniti hanno anche messo a
disposizione dell'Organizzazione mondiale della sanità le loro riserve di
Tamiflu, il farmaco considerato efficace contro l'H1N1. Besser ha spiegato che
oltre agli 8 casi di New York, i 7 della California e i 2 del Kansas, la febbre
suina ha contagiato 2 persone in Texas e
( da "Corriere della Sera" del
27-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione: Primo
Piano data: 27/04/2009 - pag: 2 Messico «Stroncato da polmonite» Il giallo del museo Muore il direttore che incontrò Obama Niente panico, ma una gigantesca serrata, un coprifuoco
spontaneo di massa. A voler cercarli, i numeri sarebbero da record, perché
quando in una domenica qualsiasi si tappa in casa la città più popolosa del
mondo succedono cose strane. Spariscono i dvd dai Blockbuster, esplodono gli
indici di ascolto di radio e tv, il traffico telefonico e quello di
Internet. Città del Messico, venti milioni e più di abitanti e un unico
argomento di conversazione. Tra i timori infondati anche quello che nei giorni
scorsi aveva raggiunto la Casa Bianca. Felipe Solis, il direttore del museo di
antropologia che ha incontrato Barack Obama, non è
morto di febbre suina. Solis si è spento lo scorso 23 aprile, il dubbio è
durato alcuni giorni ma ieri il ministero della Sanità ha diffuso i risultati
dell'autopsia. La causa è un arresto cardiaco, in seguito a una polmonite e al
diabete di cui l'uomo soffriva da molti anni. Solis aveva incontrato il
presidente Felipe Solis
( da "Corriere della Sera" del
27-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione:
Economia data: 27/04/2009 - pag: 16 Trattative Montezemolo: siamo ottimisti.
Passera: ha il nostro appoggio Fiat-Chrysler, pressing sulle banche americane
Summers: ci auguriamo il successo dei negoziati MILANO Meno quattro. Tanti sono
i giorni che mancano alla scadenza indicata dal governo Usa alla Chrysler: se
entro il 30 aprile non ci sarà l'accordo con Fiat, la più piccola delle case
automobilistiche di Detroit andrà in liquidazione. O meglio, scatterà la
procedura meglio nota come Chapter 11, qualcosa che, volendo fare un parallelo
con la situazione italiana, sta a metà strada fra l'amministrazione controllata
e il fallimento. Il numero uno operativo di Fiat Sergio Marchionne sta seguendo
negli Usa, insieme con il suo staff, l'andamento delle trattative. Ma la
partita la stanno giocano i vertici di Chrysler su due fronti: quello sindacale
e quello delle banche creditrici. Dopo l'intesa raggiunta con il Caw, il
sindacato canadese, è vicina quella con l'Uaw, l'omologo americano. Quanto al
nodo delle banche, il pressing della Casa Bianca si fa sempre più insistente. Ieri il consigliere economico del presidente Obama, Lawrence Summers, è tornato ad auspicare una positiva
conclusione delle trattative. «Abbiamo la speranza ha detto al canale tv Fox
che i negoziati, che vengono portati avanti con tanta energia, riescano. È
nell'interesse di tutti che queste trattative vadano in porto». Summers
ha poi spiegato che non è il fallimento il nodo principale: «L'accento non è su
quel punto. In certe circostanze un fallimento non è affatto una liquidazione,
ma si tratta di un cambiamento di statuto giuridico che protegge la società e
le permette di funzionare in modo più efficace». Dal Bahrein, intanto, dove si
è recato per il gran premio automobilistico, è intervenuto il presidente di
Fiat Luca di Montezemolo. «In questi momenti ha detto bisogna parlare poco e
lasciare lavorare su questo progetto che potrebbe essere molto importante per
la Fiat e logicamente per la Chrysler. Siamo ottimisti e realisti. Poche
parole, molto lavoro». Pieno appoggio al Lingotto in questa vicenda arriva
infine da Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. «Ogni
volta che ci è stata data la possibilità di dimostrare il nostro sostegno a
progetti della Fiat ha detto il banchiere lo abbiamo sempre dato con
convinzione». G. Fer. Lawrence Summers Il consigliere economico della Casa
Bianca, Lawrence Summers, ha espresso la «speranza» che Chrysler possa farcela,
evitando però di rispondere direttamente sulle ipotesi di bancarotta pilotata
con la procedura Chapter 11
( da "Corriere della Sera" del
27-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione:
Cultura data: 27/04/2009 - pag:
( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
A GIUGNO LE PRESIDENZIALI Analisi
La strategia dell'ex pasdaran LA CRITICA Un'apertura che ammicca al voto in
Iran «Il Presidente rilancia e strizza l'occhio ai giovani elettori che credono
nella pace con gli Usa» MAURIZIO MOLINARI Allo stesso tempo si rimprovera
Barack per non aver ancora risposto agli auguri di Teheran CORRISPONDENTE DA
NEW YORK Mahmud Ahmadinejad manda un segnale di apertura sul Medio Oriente ma
rimprovera a Barack Obama di essere un maleducato:
l'intervista alla tv Abc testimonia che fra i due presidenti è in corso una
partita a scacchi che ha in palio l'equilibrio di forza, proprio come avveniva
durante la Guerra Fredda fra i leader di Stati Uniti e Unione Sovietica.
Ahmadinejad sfrutta le risposte a George Stephanoupolos per recapitare
un'offerta e un rimprovero alla Casa Bianca. L'offerta è nella apparente
disponibilità ad accettare la soluzione dei due Stati in Medio Oriente «se i
palestinesi lo faranno per primi», ponendo così le premesse teoriche per una
minore ostilità verso l'esistenza di Israele, mentre il
rimprovero è nel lamentarsi del fatto che «ho scritto al presidente Obama per complimentarsi dell'elezione ma non mi ha ancora risposto».
Da un lato dunque Ahmadinejad fa un timido passo avanti sul Medio Oriente ma
dall'altro vuole far sapere agli iraniani che il «mutuo rispetto» di cui parla
spesso Obama nei confronti dell'Iran resta sulla carta. Il motivo
dell'apertura ai «due Stati» - la formula con cui si intende la convivenza in
pace e sicurezza fra Israele e il futuro Stato palestinese - sta nella
necessità di mandare un segnale positivo alla Casa Bianca perché negli ultimi
cinque giorni Obama ha alzato il tono con Teheran:
prima ricordando a Capitol Hill la Shoah che Ahmadinejad nega e poi
sottolineando che «l'interlocutore sul nucleare è il leader supremo Ali
Khamenei», per far sapere agli iraniani che il peso politico del presidente è
molto relativo. Muovendosi nel solco della politica-pugilato di Chicago da cui
proviene, Obama ha assestato due colpi duri sui
fianchi di Ahmadinejad per fargli capire che lo show antisionista alla
Conferenza Onu di Ginevra era stato un errore politico. E Ahmadinejad ha temuto
la rottura del dialogo ufficioso con Washington perché, come osserva l'ex
economista della Banca centrale iraniana Djavad Salehi-Isfahani, oggi docente
al Virginia Tech, «l'economia soffre a causa del prezzo basso del petrolio e
Ahmadinejad rischia di pagarne il prezzo nelle urne in giugno». Indebolito
dalla crescente povertà degli iraniani, Ahmadinead ha bisogno di tenere aperto
lo scenario del dialogo con gli Stati Uniti per convincere la maggioranza della
popolazione - che ha meno di 30 anni, non ha vissuto la rivoluzione khomeinista
e guarda Mtv - a rieleggerlo. «Ciò che sta mettendo sotto pressione Ahmadinejad
è la popolarità di Obama in Iran», osserva una fonte
vicina all'amministrazione, citando sondaggi realizzati di recente. Da qui il
secondo messaggio di Ahmadinejad alla tv Abc, con un rimprovero «per non aver
risposto ancora ai miei auguri» per proiettare un'immagine di Obama poco rispettosa dell'Iran. «Il vero duello fra i due
presidenti è per riuscire ad avere dalla propria parte la maggior parte degli
iraniani», riassume Alireza Jafarzadeh, ex rappresentante a Washington del
Parlamento in esilio, secondo il quale Obama «sta
facendo arrivare aria fresca alle nuove generazioni». E' in questa cornice che
Ahmadinejad ha giocato anche la mossa dell'ostaggio, facendo condannare per
spionaggio la giornalista americana Roxana Saberi al fine di avere una prova
vivente delle presunte violazioni Usa della sovranità, al fine di fare leva
tanto sull'oroglio persiano che sull'ostilità anti-yankee dei seguaci della
teocrazia khomeinista.
( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Obama
MEDIO ORIENTE UNA CHANCE PER IL
DIALOGO Ambiguità Intervistato da una tv Usa, elude la domanda diretta sul
riconoscimento di Israele Ahmadinejad dice sì a due Stati in Palestina Sul
dossier nucleare: «Riconsidereremo tutte le proposte formulate dal 5+1»
Sull'Olocausto: «Dico soltanto che sono necessari studi più approfonditi»
[FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON Mahmoud Ahmadinejad vuole maggiore
chiarezza dagli Stati Uniti prima di avviare un dialogo con Washington, ma per
la prima volta non esclude il riconoscimento dello Stato ebraico a patto che lo
vogliano i palestinesi. «Bisogna lasciar agire i palestinesi per se stessi,
qualunque decisione prendano: nessuno dovrebbe interferire», spiega il
presidente nel corso di un'intervista alla Abc. Ahmadinejad dribbla la domanda
sulla disponibilità di Teheran a riconoscere Israele in caso venga raggiunta
l'intesa per il progetto di «due Stati per due popoli». Poi precisa che Teheran
sarebbe a favore di un referendum a cui partecipino «tutti gli abitanti della
Palestina» - di cui Teheran considera parte anche Israele - per decidere le
sorti dei suoi territori. Dal referendum a cui dovrebbero partecipare anche i
milioni di profughi sparsi nella regione e nel mondo, potrebbe prevalere la
tesi dello scioglimento dello Stato di Israele. A questo punto è Ahmadinejad a
rivolgere una domanda: «Gli Usa accetterebbero una decisione che preveda lo
scioglimento di Israele?». Usa i consueti toni di sfida il leader iraniano nel
corso di una delle rare interviste concesse a un media americano. Ma questa
volta, almeno implicitamente, non esclude l'ipotesi di riconoscere lo Stato
ebraico dimostrando un'apertura inattesa giunta per di più a pochi giorni dal
controverso discorso di Ginevra nel quale ha definito Israele «razzista». Il
presidente, che ha sempre professato la cancellazione di Israele dallo cartina
del mondo, rimette in discussione l'Olocausto spiegando che sono necessari studi
più approfonditi per accertare i fatti. «Se si tratta di un fatto storico
comprovato da documenti, perché l'Occidente mostra tanta suscettibilità? Io
chiedo solo che siano permessi studi di approfondimento». Dagli Stati Uniti
vuole maggiore chiarezza prima di avviare il dialogo chiesto dal presidente
Barack Obama dopo trent'anni di gelo diplomatico.
«Apprezziamo i suoi commenti ma non sono sufficienti - dice il leader iraniano
-. Per dialogare dovremmo avere un quadro chiaro». Poi definisce «un grave errore»
il sostegno dell'America all'offensiva israeliana su Gaza, così come conferma
la condanna all'invasione irachena guidata dagli Usa per conto dei sionisti:
«Il signor presidente ha sostenuto il massacro della gente di Gaza e si è reso
complice di quei criminali che hanno la responsabilità di aver compiuto delle
gravi atrocità». Questo è un grave errore da parte di un gentiluomo come lui».
E prosegue: «Le relazioni tra Iran e Stati Uniti dipendono dalle decisioni che
saranno prese dall'amministrazione americana». «Obama
ci ha mandato messaggi di amicizia, ma nel comunicato distribuito dai 5+1 si
nota una certa ostilità», dice Ahmadinejad, che bolla l'atteggiamento come
«ambiguo». Il riferimento è anche al segretario di Stato Usa, Hillary Clinton,
che la scorsa settimana ha detto al Congresso Usa, che gli Stati Uniti stavano
preparando «sanzioni molto dure» contro l'Iran nel caso fosse fallito il
dialogo. E sul dossier nucleare conferma la disponibilità a riconsiderare il
pacchetto di proposte «aggiungendo nuove informazioni che renderemo pubbliche
il prima possibile». «Siamo sempre pronti a dialogare», dice Ahmadinejad e la dimostrazione e il messaggio di congratulazioni a Obama in occasione dell'elezione alla Casa Bianca per il quale ha
ricevuto diverse critiche nel suo Paese. «Tuttavia, l'ho fatto - conclude - e
sto ancora aspettando una risposta». Anche l'assenza di Obama alla conferenza di Ginevra è stata giudicata dal presidente
iraniano un errore: «Non credo che sia razzista o sostenga il razzismo.
In ogni caso avrebbe fatto meglio a stare lì per condannare il razzismo e ogni
comportamento discriminatorio».