CENACOLO
DEI COGITANTI |
Rimbalzo sotto stress test
( da "Trend-online" del
25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è aumentata drasticamente a causa
della globalizzazione (parolaccia per alcuni) dei mercati. Dunque, riassumiamo
la situazione. Noi investitori allochiamo i nostri sudati risparmi in attività
finanziarie, il cui prezzo, reagisce in maniera sempre più isterica all?uscita
di risultati attorno ai quali ruotano notizie e previsioni spesso volutamente
errate.
Cultura, turismo e
solidarietà Tre occasioni per sfidare la crisi
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: specialmente in questo periodo di
globalizzazione in cui è forte l'esigenza di riprendere possesso del proprio
territorio. I nostri beni culturali, purtroppo, non sempre sono visti dai
politici come risorsa e occasione per l'occupazione e per aumentare il turismo.
Per la politica, la cultura sembra rappresentare uno spreco e non un
investimento.
La politica dalla vista
corta non va oltre la crisi ( da "Giornale
di Brescia" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che paradossalmente la Cina, paese
non democratico, ha sempre mantenuto nella sua storia perché intrinseco alla
sua filosofia e che il neo presidente americano, Barak Obama, sembra volere
adottare. In merito a questo passaggio c'è da aggiungere che l'ex ministro
delle Finanze per ricostruire il governo del mondo esorta gli attuali
governanti a seguire la teoria di Immanuel Kant.
Generali: usciremo più
forti dalla crisi ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: l'amministratore delegato
«globetrotter» artefice dello sbarco in Cina, spiegare in assemblea che le
Generali con i loro 177 anni di storia non si fanno piegare dalla crisi del
secolo: «Siamo stati toccati dalla crisi ma meno di altri. La nostra strategia
non cambia anche perchè la situazione è diversa in ciascun Paese.
pyongyang sfida washington
a processo due giovani reporter usa
( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Pagina 13 - Esteri Pyongyang sfida
Washington a processo due giovani reporter Usa SEUL - Le due giornaliste
americane di origine asiatica, Euna Lee e Laura Ling, arrestate il marzo scorso
mentre giravano un servizio tv alla frontiera fra Cina e Corea del Nord,
verranno processate a Pyongyang. Lo conferma l´agenzia stampa Kcna.
il ministro alfano in
visita al due palazzi ( da "Mattino
di Padova, Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: interventi degli esponenti di Cl e
una relazione concentrata sulla contingenza dell'economia globalizzata in
crisi. L'incontro-assemblea di giovedì servirà anche a «valutare» le
candidature del PdL cui a livello nazionale Cl e la CdO fanno riferimento. Inevitabile
anche la valutazione della sfida per palazzo Moroni fra il sindaco uscente
Flavio Zanonato e Marco Marin scelto dal PdL.
pace e liberazione con le
donne afghane ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: «Segno tangibile di resistenza alla
globalizzazione» Pace e liberazione con le donne afghane Il centro di
accoglienza di Zugliano premia il movimento Rawa DI PIAZZA IL 25 APRILE AL
BALDUCCI Oggi la cerimonia voluta da 70 associazioni mondiali Il riconoscimento
a Maryam Rawi attivista in pericolo POZZUOLO.
"spie", a
processo due giornaliste usa ( da "Repubblica,
La" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Pagina 11 - Esteri Corea del Nord
"Spie", a processo due giornaliste Usa SEUL - Le due giornaliste
americane di origine asiatica, Euna Lee e Laura Ling, arrestate il marzo scorso
mentre giravano un servizio tv alla frontiera fra Cina e Corea del Nord,
verranno processate a Pyongyang. Lo conferma l´agenzia stampa Kcna.
Appuntamenti
( da "Italia Oggi" del
25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il convegno affronterà, appunto, il
tema dell'assicurazione dei rischi da responsabilità d'impresa, sviluppando le
seguenti aree: la globalizzazione delle imprese del settore, dei nuovi
strumenti di assicurazione e della copertura per la responsabilità ambientale.
Benedetta P. Pacelli
Una focaccia slow food non
salverà mica la Puglia ( da "Riformista,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: riesce a contrastare la
globalizzazione dei sapori, umiliando una multinazionale. E così il
corrispondente di Libèration, l'avanzato quotidiano francese, dice tutta la sua
gioia alle telecamere ispirate di Cirasola. Epperò Cirasola dovrebbe sapere che
Altamura - come tutte le città del Sud - è una continua sfilata di moda, una
continua parata di macchine di grossa cilindrata,
Tarchi: l'Europa resta
vassallo degli Usa di Obama ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Per uscire da questa condizione ed
aspirare a poter trattare, fra qualche decennio, da pari a pari con gli Usa,
l'Unione europea dovrà giocare sulle triangolazioni. Cioè decidere su quale, o
quali, delle potenze emergenti destinate ad essere seri rivali degli Stati
Uniti varrà la pena di puntare. Al momento, questa scelta riguarda Cina, Russia
e India.
Una settimana fa mi sono
recato in Cina nella vana speranza di assistere al riscatto del simbolo mod...
( da "Resto del Carlino, Il (Modena)"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: VETRINA MODENA pag. 1 Una settimana
fa mi sono recato in Cina nella vana speranza di assistere al riscatto del
simbolo mod... Una settimana fa mi sono recato in Cina nella vana speranza di
assistere al riscatto del simbolo modenese della globalizzazione.
Turismo, crollo di Usa e
Cina E' boom da Russia e Svezia ( da "Nazione,
La (Pistoia)" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa e Cina E' boom da Russia e
Svezia Clientela italiana in crisi inarrestabile: Sardegna -49% di MARCO A.
INNOCENTI C ROLLO degli ospiti da Stati Uniti e Cina; calo consistente di
canadesi e giapponesi. Dall'Europa segnali contrastanti. Questa la situazione
del turismo montecatinese nel 2008, fotografata dai dati statistici della
Provincia sulla provenienza estera della clientela.
Una politica che sgretoli
ogni muro ( da "Unita,
L'" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: altezza della globalizzazione. Deve
essere capace da un lato di ridurre i rischi di instabilità, e dall'altro lato
di rendere universale il rafforzamento dei sistemi di libertà, la difesa dei
diritti umani, la protezione dei deboli, la regolazione democratica dei
conflitti sociali, la diffusione di sistemi sostenibili di welfare.
Argomenti: Cina Usa
Ma il G8 serve davvero?
( da "EUROPA ON-LINE"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Dopo Londra esiste un G2 di fatto
di Cina e Stati Uniti. C'è chi parla di un G3 geopolitico composto dalle
macroaree Usa, Europa e Cindia. In fondo lo stesso G8 è nato come un G6 nel
1975, è diventato un G7 l'anno successivo e nel '98 ha accolto la Russia
nonostante non rappresenti l'ottava potenza.
Dieci euro per un
compleanno globale ( da "Manifesto,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: conosciuto e globalizzato. Si
comincia, proprio il 28 aprile del 1971, con K.S. Karol dalle risaie della Cina
di Mao, dove poi torna Angela Pascucci per raccontarci il comunismo «in salsa
Deng». Ma poi ancora con Rossana Rossanda che due giorni dopo il golpe cileno
ricorda il suo incontro con Salvador Allende.
Ginevra nelle secche del
Medioriente ( da "Manifesto,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Londra sul modo di affrontare la
crisi economica globale si è dovuto prender nota che tutto dipende dalla
posizione della Cina. Non G20 ma G2: Usa e Cina. Nella fissazione delle
condizionalità per aiuti e investimenti il Beijin consensus sta sostituendo il
Washington consensus. La Cina e l'India hanno impostato un forum in cui
incontrano periodicamente i 50 e più paesi africani.
Sodalizi e conflitti tra
gemelli siamesi ( da "Manifesto,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione ha lentamente
ridimensionato, se non distrutto lo stato-nazione. C'è stata l'unificazione dei
mercati nazionali in un unico, grande mercato, mentre le imprese manufatturiere
e finanziarie sono diventate globali e profondamente antidemocratiche.
CRISI GLOBALE
( da "Manifesto, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione: università e
nessuna prospettiva di lavoro in Italia negli anni '70, nel '79 un master negli
Stati uniti - «sono un'emigrata, non un cervello in fuga, me ne sono dovuta
andare dall'Italia contro la mia volontà, niente di glamour» -, negli anni '80
due esperienze di lavoro a Budapest per il Fondo monetario internazionale e
nella City di Londra per una banca russa,
Destini mondiali
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: strada veramente efficace si è
rivelata la globalizzazione e l'apertura dei mercati. Ce lo confermano ancora
due scritti recenti: la pagina di Moisés NaÍm su questo giornale (si veda il
numero del 16 aprile) e il libro Destini comuni, di Nayan Chanda, pubblicato da
Scheiwiller.Se abbiamo a cuore la sorte dei derelitti, il nostro dovere è
resistere alle tentazioni protezionistiche (
Doha Round entro l'anno
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: compresa la mancanza di alcuni
Paesi chiave come Brasile, India e Cina. Presidente Seillière, sono emerse
posizioni articolate all'interno dei lavori del G8 Business summit? C'è stata
una grande unità d'intenti.Certo,anche sfumature diverse, ma nessuna tensione o
posizioni inconciliabili. Lei si esprime in maniera molto diplomatica.
Non c'è accordo su clima e
CO2 ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina e Brasile invece battono i
Paesi industrializzati che da una decina d'anni traguardano limiti, delineano
obiettivi, bisticcianosulle regole derivate dal Protocollo di Kyoto. Il Brasile
invece parla poco e fa molto. Il 70% dell'energia è da fonti rinnovabili e il
50% dei carburanti per auto viene dalla canna da zucchero.
Virus dai maiali all'uomo
Messico, decine di morti ( da "Corriere
della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: tra Cina e Russia. Tuttavia, ha
aggiunto Crovari, non sembra essere particolarmente virulento. I casi negli
Stati Uniti, come quello in Canada, si sono risolti senza gravi conseguenze. Al
Cdc di Atlanta i dirigenti non hanno nascosto la loro inquietudine in quanto
sostengono di non aver ricevuto ancora «informazioni complete»
SIRACUSA Cinque nodi
ancora da sciogliere sul clima ma questa volta i Governi li hanno messi nero
s... ( da "Messaggero,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: erano presenti anche Cina, India,
Brasile, Messico, Indonesia, Sudafrica, Australia, Repubblica di Corea, Egitto)
dei ministri dell'Ambiente del G8 a Siracusa. Il G8 Ambiente è stata
l'occasione per testare il cambiamento di rotta dell'amministrazione Usa e ha
visto anche la presenza di Lisa Jackson, presidente dell'Agenzia federale per
l'Ambiente.
Notizie in 2 minuti
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Focus I treni e la Cina E' scontro
(commerciale) senza quartiere tra i Paesi occidentali per aprire rotte
ferroviarie verso la Cina. Il traffico merci da e per la Repubblica Popolare è
destinato a crescere. Ma le navi sono lente e gli aerei costosi. Restano i
treni.
dal nostro inviato SANTA
MARGHERITA DI PULA Sì alla sfida per un'econo...
( da "Messaggero, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: come governare la globalizzazione
in un momento tra i più difficili del dopoguerra. Sì perchè «questa è la più
grave crisi dalla fine del secondo conflitto mondiale», puntualizza il
presidente di Confindustria. Una crisi che «ha punito le aziende migliori. Da
ottobre stiamo subendo una stretta creditizia globale.
A Shanghai la crisi non si
sente ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il testa a testa con gli Usa è
iniziato a gennaio quando per la prima volta in Cina sono state vendute più
vetture. In un mercato mondiale dell'auto stimato nel 2009 in calo, secondo
J.D.Power, dell'8,2%, la Cina dovrebbe crescere di circa il 10%. Già a marzo le
vendite erano cresciute del 10,3%.
Gian Micalessin
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Al Qaida vuol colpire di nuovo gli
Usa» 27-03-2009 - Pyongyang sfida Usa e Onu: "Avanti col missile"
25-03-2009 - Retroscena Il segreto di Stato copre l'orrore 24-03-2009 -
Afghanistan, Obama: "Non sarà per sempre" 23-03-2009 - Cina, rivolta
contro polizia In manette 100 monaci tibetani 22-03-2009 - Khamenei gela le
aperture di Obama caricamento in corso.
Marcello Foa
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: con la Cina 10-04-2009 - Obama
prepara la maxisanatoria per 12 milioni di clandestini 08-04-2009 - "La
crisi? è la nostra grande occasione" 07-04-2009 - Obama: "Mai in
guerra con l'Islam" 03-04-2009 - «Dal vertice passi avanti per rilanciare
l'economia» 02-04-2009 - G20 a rischio flop, Obama in difficoltà ora cerca
l'appoggio di russi e cinesi 30-
Nord Corea, sanzioni Onu
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Intanto la comunità internazionale
cerca di far ripartire i colloqui a sei (che coinvolgono Usa, le due Coree,
Russia, Cina e Giappone) per la denuclearizzazione della penisola, abbandonati
da Pyongyang dopo la condanna dell'Onu per il lancio.
Generazione Millennial
( da "Stampa, La" del
25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: In Cina il 50 per cento della
popolazione ha meno di 33 anni Negli Usa la generazione Millennial è la più
numerosa dopo quella dei Baby boomers. Più di metà della popolazione indiana ha
meno di 25 anni Nelle elezioni Usa del 2008 i Millennial con diritto di voto
erano 50 milioni.
La Cina ha fatto il pieno
Si vende il metallo rosso ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Rame La Cina ha fatto il pieno Si
vende il metallo rosso B ilancio di segno negativo questa settimana per il
rame, oggetto di massicce vendite a causa delle difficili prospettive disegnate
dagli esperti per la domanda e l'economia in generale. L'aumento
dell'avversione al rischio e i nuovi dubbi circa il sistema finanziario Usa
hanno completato il panorama negativo.
Per G7 economia mondiale
potrebbe aver toccato fondo ( da "Reuters
Italia" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: anche economie emergenti come Cina
e India - ha tenuto un meeting subito dopo. Con l'attenzione rivolta ai segnali
di stabilizzazione a allo sforzo per ripulire i bilanci bancari, il G7 ha
scelto di ripetere la parte del comunicato che si riferisce alle valute,
ribadendo il messaggio di febbraio sulla necessità di evitare movimenti
disordinati e un'eccessiva volatilità dei cambi.
Patto Generali - Agricole
per Banca Intesa ( da "Gazzettino,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Est e punta a bissare in India il
successo ottenuto in Cina. Il titolo sale del 2,5% Sabato 25 Aprile 2009,
Trieste NOSTRO INVIATO Un'assemblea fulminea, poco meno di cinque ore.
Un'inezia rispetto ai tempi usuali delle assise delle Generali. Pochi spunti
polemici rintuzzati con decisione dal presidente Antoine Bernheim che ribatte
per due volte direttamente alle critiche,
Edifici
scolasticimanutenzione al via ( da "Sicilia,
La" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Ordine che hanno offerto la piena
disponibilità a collaborare con l'ente per una efficace azione a supporto delle
imprese operanti in provincia al fine di un concreto ed ordinato sviluppo
dell'economia provinciale in un contesto caratterizzato e fortemente
condizionato dai processi di globalizzazione e dagli effetti della
internazionalizzazione dei mercati.
il summit
( da "Sicilia, La" del
25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: e alla quale hanno preso parte
anche i rappresentanti di altri 12 Paesi (Cina, India, Brasile, Messico,
Indonesia, Sudafrica, Australia, Repubblica di Corea, Egitto, Svezia, Danimarca
e Repubblica Ceca) sono stati messi nero su bianco i cinque nodi da sciogliere
da qui a dicembre quando a Copenaghen si terrà il summit delle Nazioni Unite
sul clima.
VENERDI' 24 Ambrosio 1
CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 14,30 "Black Narcissus"
("Nar... ( da "Stampa,
La" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa 2007) "Tongzhi in
Love" di Ruby Yang (Cina 2008) OMAGGIO: SHU-LEA CHEANG Ore 15,30 "Sex
Fish" (Usa 1993) "Sex Bowl" (Usa 1994) "Coming Home"
(Giappone 1995) "Fingers and Kisses" (Giappone 1995) "Fluid"
(Installation) ( Norvegia 1994) "The Fisting Club" (Germania 2008)
"I Am You Are High on Milk" (Spagna 2008) ARDORFO ARRIETA:
La Casa Bianca e la Fed
truccano i conti? ( da "Giornale.it,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: pochi rilevano che la Cina da tre
mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito
fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti
pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i
problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli.
La civiltà è anche in ciò
che mangiamo ( da "Trentino"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Effetti perversi della
globalizzazione, ma poi non tanto diversi dal commercio dell'acqua minerale,
che viene trasportata da una parte all'altra del nostro paese con costi sociali
ed ambientali la cui razionalità risponde solo alla logica del business. Non si
tratta di chiudersi nell'autarchia, la globalizzazione è il nostro tempo.
Inseguimenti, killer e
retorica ( da "Gazzetta
di Modena,La" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: sulla imprendibilità della
globalizzazione. VOTO: 7 Regia: Benoit Delépine, Gustave Kervern Filmstudio 7B
QUESTIONE DI CUORE. Sorta di "All That Jazz" all'amatriciana,
autoreferenziale fino al fastidio con la sua cricca di amici e colleghi romani,
forse il punto più basso nella carriera di una regista sempre sopravvalutata,
con la sua "carineria",
Fmi, braccio di ferro sui
fondi ( da "Stampa,
La" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: impegno già sottoscritto dal Giappone
con cento miliardi di dollari, gli Usa contribuiranno con altri cento, così
come l'Unione Europea (l'Italia stanzia otto miliardi). Si oppongo al progetto
i Paesi emergenti guidati da Cina, India, Brasile e Russia (Bric), che vogliono
contribuire attraverso l'emissione di bond a breve termine, scambiabili sul
mercato secondario.
La risposta degli Usa:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: I modelli saranno la Francia e la Spagna
in Europa, e la Cina e il Giappone in Asia. Secondo la Casa bianca, la scelta
del presidente non inciderà sulla sua decisione di salvare l'industria
dell'auto americana. Semplicemente, come per i treni così per le auto, ha
spiegato un portavoce, Obama desidera che «rendano migliore la vita dei nostri
figli».
Il monumento
dell'emigrante polesano diventa il simbolo per tutti i migranti del mondo
( da "Gazzettino, Il (Rovigo)"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: emigrante polesano diventa il
simbolo per tutti i migranti del mondo Domenica 26 Aprile 2009, In piena era di
globalizzazione e con tutte le problematiche annesse alle diverse razze,
culture e religioni, da Villamarzana arriva la notizia che il monumento
dedicato a tutti gli emigranti polesani, può considerarsi come di tutti i
migranti del mondo a prescindere dal colore della pelle.
Pavia per Chernobyl si
mobilita Non si ritorni al nucleare
( da "Provincia Pavese, La"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Risponde il presidente, don Luigi
Ferrari: «Nel mondo globalizzato tutti siamo a conoscenza, per usare le parole
del Papa "dei crudeli ed interminabili conflitti, spesso dimenticati che
lacerano e insanguinano Africa, Tailandia, India, Cina, Medio Oriente, Terra
santa, Iraq, Iran. Ora anche il dramma dell'Abruzzo".
studenti a palazzo civico
( da "Tirreno, Il" del
26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: provenienti da molti Paesi, tra cui
Usa, Germania, Cina, Danimarca, Costarica, Norvegia, Giappone, Honduras,
Olanda, Cile e Finlandia, stanno prendendo parte ad un progetto di intercultura
che li vede ospiti per un anno in Italia in diverse città, dove studiano, nelle
nostre scuole, e vivono, presso famiglie italiane.
TREMONTI BOND IL PERCHÉ DI
UN FALLIMENTO ( da "Unita,
L'" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: una critica alla globalizzazione,
scritta all'alba della crisi, anzi quando questa era già in atto (the Economist
17/11/2007), dopo essere stato per anni tra gli alfieri del turbo capitalismo,
anche se le ricette da lui proposte non toccavano la causa prima della crisi,
la crescita delle diseguaglianze con calo di domanda da parte dei 2/
Wang, enfant prodige del
pianoforte ( da "Resto
del Carlino, Il (R. Emilia)" del
26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: oltre che in Cina, dove è tornata
ad alcuni anni di distanza dalle sue precedenti apparizioni. La sua fama si è
accresciuta nel 2007, quando ha degnamente sostituito Martha Argerich al fianco
della Boston Symphony Orchestra. In questa stagione si è esibita a Lisbona, ha
chiuso il Winter Arts Festival di San Pietroburgo su invito del Mo.
Salvagno porta in Cina
l'olio d'oliva di frantoio ( da "Arena,
L'" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Domenica 26 Aprile 2009 ECONOMIA
Pagina 46 AGROALIMENTARE Salvagno porta in Cina l'olio d'oliva di frantoio
L'olio extravergine della Valpantena, con il Frantoio Salvagno di Nesente,
entra in Cina. Salvagno è l'unico veneto tra 5 produttori italiani di olio non
industriale presente in Piazza Italia, fabbricato a 3 piani, su 3.
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Vietnam e Cina. Di questo ceppo non
abbiamo rapporti sulla diffusione tra animale e uomo». Questa influenza può
arrivare anche in Italia? «Teniamo presente che questo virus può avere una
incubazione di alcuni giorni e quindi, alla luce del gran numero di persone che
ogni giorno si spostano da un continente all'altro,
Walser, "fiori"
in estinzione ( da "Stampa,
La" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: condividendo tutti insieme la
necessità di mantenere viva una piccola minoranza in un mondo sempre più
globalizzato». Utilizza queste parole la ricercatrice Gabriella Mania per
lanciare l'allarme sul rischio che la cultura walser possa sparire. Ma la sua
non è solo una constatazione: a essa fanno seguito pagine di raccolta di
informazioni, dalla lingua, alle tradizioni, agli usi.
new york va pazza per la
bici retrò - eugenio capodacqua ( da "Repubblica,
La" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Google censisce circa centoquaranta
città, dalla Cina all´America, che sperimentano con successo il "bike
sharing", cioè la possibilità di noleggiare bici nel centro cittadino
spostandosi da un punto all´altro. Una quindicina sono italiane, concentrate in
Piemonte: Alba, Borgomanero, Cuneo, Bra, Fossano, Pinerolo, Settimo Torinese,
Novara;
Da Mahmud a Lukashenko La
realpolitik del Vaticano ( da "Riformista,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: E la Cina, o meglio le relazioni
che la Santa Sede tesse con il paese cinese, ne sono un esempio lampante. Non
tutti coloro che in Vaticano organizzano le linee da tenere quanto a diplomazia
internazionale la pensano allo stesso modo. Con la Cina, infatti, il Vaticano sembra
tornato ai tempi del blocco sovietico,
Rivas:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 8 Università Conferenza del celebre
economista sudamericano Rivas: «Amore e globalizzazione» BOLZANO Martedì sera
alle 18, nell'aula magna della Libera Università di Bolzano, si parla di
economia, globalizzazione, letteratura e amore. Una combinazione apparentemente
ardita ma che trova riscontro nella storia e nella cronaca del Sudamerica.
Nesi: parlerò ancora di
loro La cultura non li ama ( da "Corriere
della Sera" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: il protagonista del suo libro del
2006, è un imprenditore fallito perché la globalizzazione è troppo più forte di
lui. I piccoli in genere hanno cattiva letteratura... «Se è per questo anche la
politica è indifferente ai nostri problemi. L'unica cosa che ci ha dato in
cambio in passato è stata la possibilità di evadere il fisco.
TRA GLI ottimisti
Bruxelles, il Governo italiano, la Confindustria, la Fiat con M...
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: troppo risparmio e troppo export in
Cina. E in effetti Usa e Cina sembrano muoversi proprio in questa direzione.
Hillary Clinton è andata a Pechino nella sua prima missione come segretario di
Stato sorvolando sui problemi del Tibet e dei diritti umani ma invitando
esplicitamente i banchieri cinesi a comprare i Bot americani.
Cucchiani: interferenze
inaccettabili ma in Germania sempre ben accolti
( da "Corriere della Sera"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Non più incentrato su un'unica
locomotiva, gli Usa, ma più bilanciato, con un ruolo trainante dei Paesi
emergenti, quali Cina e India. Quindi è sbagliato considerarli come concorrenti
che ci rubano lavoro? «Senz'altro. I Paesi emergenti hanno accumulato enormi
riserve e sono diventati propulsori dello sviluppo mondiale.
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Mentre il segretario al Tesoro Usa
Tim Geithner, pur riconoscendo che è ancora presto per parlare di ripresa, ha
messo l'accento su «alcuni segnali positivi» dell'economia Usa. Dalla Cina poi
è venuto invece l'impegno «a mantenere stabile il ritmo di crescita» come ha
osservato il presidente della Banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan.
Roberto Fabbri
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, professore 75enne picchiato
dalla polizia: voleva onorare Zhao Ziyang 31-03-2009 - Vedova di un fumatore
Usa vince causa milionaria con la Philip Morris 20-03-2009 - Governo ceco in
bilico, ma completerà comunque il semestre di presidenza Ue 20-03-2009 - L'ex
aguzzino nazista estradato dagli USA in Austria non sarà perseguito 15-
Luca, una scalata da Prati
a Parigi ( da "Corriere
della Sera" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La sua ultima sfida, la scalata
alla francese Leguide.com, salvo dover fare i conti con lo sciovinismo
d'Oltralpe. «Figlio della globalizzazione », la sua casa è il mondo, ma a Roma
lo legano i ricordi adolescenziali e la buona cucina. A PAGINA
Sole, caldo... e speriamo
che sia femmina ( da "Corriere
della Sera" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in Paesi come la Cina, i maschi
sono favoriti e spesso le coppie sono costrette ad abortire se il feto è
femmina. Le ricerche hanno suggerito che i feti femmina sono meno fragili di
quelli maschio, più influenzabili dagli effetti dell'ambiente sulla madre. Infatti,
in periodi di forte stress, come durante le guerre, nascono molte più femmine
che maschi.
CARPANETO -.
( da "Libertà" del
26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Gli extraeuropei provengono da 24
Stati: Albania 118, Argentina 11, Bosnia 4, Burkina Faso 5, Cina 9, Colombia 1,
Equador 25, Egitto 30, Eritrea 2, Filippine 3, India 57, Macedonia 78, Marocco
117, Moldavia 19, Montenegro 1, Nigeria 4, Russia 5, Seychelles 3, Siria 1, Sri
Lanka 6, Tunisia 19, Usa 1, Ucraina 14, Uruguay 1, per un totale di 534
persone.
"Piccole e medie
imprese protagoniste del dopo-crisi"
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cota: «La globalizzazione ha aperto
il nostro mercato ad una concorrenza sleale. L'ingresso illegale di persone nel
nostro paese ha permesso la circolazione di irregolari anche nel mondo del
lavoro». Il senatore Garavaglia ha parlato di sostegni economici: «Bisogna
aiutare le piccole e medie imprese;
Red Blue China
( da "Stampaweb, La"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: speciale che sta emergendo tra Usa
e Cina infatti rischia di schiacciare il Giappone e mutare il rapporto che
Tokyo aveva sviluppato con Washington dopo la seconda guerra mondiale. Cina e
Giappone rappresentano da soli due terzi dell?economia asiatica. Il Giappone è
seconda economia del mondo ma in pochi anni il suo Prodotto interno lordo (Pil)
dovrebbe essere superato da quello cinese,
Un comando militare per la
cyber sicurezza Usa ( da "Stampaweb,
La" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: e che numerose intrusioni nella
rete del governo americano e di altri paesi «sembrano essere giunte» dalla
Cina. «Il numero di tentativi di intrusioni, di recente, si è più che
raddoppiato», ha affermato un portavoce del dipartimento alla Difesa. Il Pentagono
ha speso più di 100 milioni di dollari negli ultimi sei mesi per riparare i
danni causati da cyber attacchi.
25 aprile: hanno sfilato i
carri allegorici della Festa di Primavera a Casola Valsenio
( da "Sestopotere.com"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: labirinto ma questa volta adeguato
al tema della globalizzazione dei popoli. Ha chiuso la sfilata dei tre giganti
di gesso il carro della società Sisma intitolato “Colpevolmente consapevoli”.
Qui l?economia finanziaria e gli squilibri economici della contemporaneità sono
stati gli argomenti affrontati attraverso le forme espressive di una grande
mela e di una bilancia.
In chiave di solidarietà
logico chiedere un contributo in un momento difficile
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Lo squilibrio tra un mercato
globalizzato e politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta
corta", come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di
tutti i tempi, quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del
prodotto, di una politica che appende la sorte di un governo al febbrile
andamento dei sondaggi.
"Non l'ideale ma la
forza ciò che manca all'Europa"
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Lo squilibrio tra un mercato
globalizzato e politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta
corta", come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di
tutti i tempi, quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del
prodotto, di una politica che appende la sorte di un governo al febbrile
andamento dei sondaggi.
Un lavoro manuale prima di
quello intellettuale ( da "Gazzettino,
Il (Rovigo)" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione ha di fatto
contribuito alla riduzione fino alla scomparsa delle lavorazioni artigianali;
il concetto di lavorazione artistica, di bottega, di apprendimento da non
confondere con l'apprendistato sono oramai concetti di nicchia che devono
essere recuperati e valorizzati.
COLDIRETTI
( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: decide per noi i prezzi
globalizzando l'origine delle produzioni e facendo perdere agli stessi la
propria identità con il territorio e nei confronti delle scelte dei
consumatori». Per Coldiretti, che vuole più agricoltura locale in ogni angolo
del mondo, è giunto il tempo di dare vigore ad una filiera agricola tutta
italiana: «La realtà,
Peste suina, 81 i morti in
Messico Fazio: Italia pronta, nessun rischio
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dagli Stati Uniti alla Cina, alla
Nuova Zelanda dove il ministro degli Esteri Tony Ryall ha detto che dieci
studenti neozelandesi hanno "probabilmente" contratto il virus
dell'influenza suina: glii studenti fanno parte di un gruppo di 25 del
Rangitoto College di Auckland, rientrati sabato da un viaggio di tre settimane
in Messico.
Uomini e pecore, tracce di
una lunga storia ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la ricerca ha elementi di assoluta
importanza: «Oggi la pecora è soggetta a una globalizzazione genetica: alcune
razze spariscono, sostituite da altre. Le razze autoctone andrebbero sempre
salvaguardate». A partire da quelle sarde. Seguendo l'esempio delle
associazioni per la tutela delle pecore inglesi. ANDREA MAMELI
La ricerca come antidoto
al male della dimenticanza ( da "Stampa,
La" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per contrastare la
globalizzazione-Walser d'roada, gegen globalisierung» saranno l'ex senatore
Cesare Dujany, che si è occupato della salvaguardia dei walser valdostani
durante la sua carriera politica, e Vittorio De La Pierre, presidente del
Walser Kulturzentrum (nella foto) e della Consulta Walser che farà un excursus
storico-legislativo.
Peste suina, sono 81 i
morti in Messico Fazio: "L'Italia è pronta, nessun rischio"
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dagli Stati Uniti alla Cina, alla
Nuova Zelanda dove il ministro degli Esteri Tony Ryall ha detto che dieci
studenti neozelandesi hanno "probabilmente" contratto il virus
dell'influenza suina: glii studenti fanno parte di un gruppo di 25 del
Rangitoto College di Auckland, rientrati sabato da un viaggio di tre settimane
in Messico.
Cina: Banca centrale,
surplus non e' problema ( da "Trend-online"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina: Banca centrale, surplus non
e' problema ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 26.04.2009
17:26 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) -
WASHINGTON, 26 APR -Il surplus cinese di partite correnti non sara' piu' un
problema a lungo termine.
Ermanno Olmi inaugura lo
"Slow Food on F ( da "superEva
notizie" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: enologia globalizzata e che a
Bologna presenterà due episodi della serie "Mondovino" dedicati al
vino italiano. PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la
STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato
ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 26
aprile 2009 in: Festival e rassegne Registi »
Medio Oriente, apertura
dell'Iran: sì all'ipotesi "due popoli due Stati"
( da "Stampaweb, La"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Russia, Cina, Gran Bretagna,
Francia e Germania; ndr) si può notare ostilità», ha osservato Ahmadinejad,
«così sembra un doppio percorso...». Dopo trent?anni di gelo diplomatico tra
Usa e Iran, Obama ha invitato l?Occidente a coinvolgere direttamente Teheran su
varie questioni tra cui quella nucleare.
Presentato il Festival
dell'Economia di Trento 2009 ( da "Sestopotere.com"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: come conciliare identità e
globalizzazione al tempo della crisi. Così Tito Boeri, responsabile scientifico
del Festival dell?Economia: “Quando l?economia mondiale cresceva a tassi del
5-6 per cento all?anno, in molti si sono chiesti se la globalizzazione avrebbe
soffocato le identità nazionali e locali, sopprimendo tradizioni e violando
sistemi di valori locali.
Febbre suina, il contagio
dilaga Negli Usa è emergenza sanitaria
( da "Stampaweb, La"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Cina, Hong Kong e Taïwan hanno
deciso di mettere in quarantena tutte le persone che presentano i sintomi del
virus mortale. La Farnesina ha sconsigliato a tutti i cittadini italiani di
recarsi nelle aree del Messico interessate dal contagio dell'influenza da suini
«a meno di motivi improrogabili».
La Cina dell'automobile
corre più forte della crisi ( da "Stampa,
La" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: GIÀ QUEST'ANNO PUÒ SCAVALCARE GLI USA
DIVENTANDO IL MERCATO LEADER AL MONDO Made in Italy sempre più ambito La Cina
dell'automobile corre più forte della crisi L'Europa rilancia: dal debutto
della Porsche Panamera allo sbarco della piccola Smart [FIRMA]MARCO MARELLI
SHANGHAI I cinesi?
Cinque chiavi per il
futuro ( da "superEva
notizie" del 26-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cinque chiavi per il futuro Le
persone stanno vivendo anni di grandi cambiamenti: l'accelerazione della
globalizzazione, la crescente mole di informazioni, l'esplosione delle
potenzialità della scienza e della tecnica. Questi cambiamenti richiedono nuove
forme di apprendimento e nuovi modi di pensare: nella scuola, nel lavoro e
nella vita pubblica.
( da "Trend-online"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Rimbalzo sotto
stress test PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di Massimo
Intropido , 25.04.2009 00:17 Scopri le migliori azioni per fare trading questa
settimana!! Carissimi Lettori, nonostante tutta la diffidenza degli addetti ai
lavori e gli infortuni linguistici di Mr. Geithner, il rimbalzo prosegue e
quella che si è appena conclusa è la settima settimana consecutiva di rally
(+51% dai minimi del 9 Marzo scorso). Abbiamo visto arrivare molte trimestrali
americane, alcune di grandissima importanza. Nel momento in cui scrivo, 19
società delle 30 compresa nell'indice Dow Jones hanno annunciato i loro
risultati trimestrali, i quali battono le stime del 22%, pur registrando un
calo del 21%. Per quanto riguarda lS&P500, sono 178 le aziende che
hanno comunicato i loro numeri al mercato. I profitti sono scesi mediamente del
32,7%, ma battono le stime del 18%. Facendo un ragionamento volutamente
grossolano, si può dire che i risultati attuali si pongono a metà strada tra
quelli precedentemente usciti e le stime preannunciate, queste ultime redatte
ad arte in maniera molto pessimistica. In effetti le società preferiscono
essere più piagnone del dovuto, per poi "stupire
gli analisti fondamentali, i quali evidentemente non si rendono conto di essere
regolarmente presi per
i fondelli. Ma queste sono le regole della finanza, un mondo dove ogni
trimestre è di per sé un mondo e dove loscillazione dei prezzi
delle società quotate, negli ultimi anni, è aumentata drasticamente a causa
della globalizzazione (parolaccia
per alcuni) dei mercati. Dunque, riassumiamo la situazione. Noi investitori
allochiamo i nostri sudati risparmi in attività finanziarie, il cui prezzo,
reagisce in maniera sempre più isterica alluscita di risultati
attorno ai quali ruotano notizie e previsioni spesso volutamente errate. Il proverbio dice: chi è più
pazzo, il pazzo o chi gli va dietro? Spiace dirlo, cari Lettori, mai i più
pazzi apparentemente siamo noi. Ragionandoci a freddo e lasciando agli uffici
studi il peso segue pagina >>
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cultura, turismo e
solidarietà Tre occasioni per sfidare la crisi Lo scopo fondamentale della
Settimana della Cultura è favorire la conoscenza e trasmettere l'amore per
l'arte a un sempre maggior numero di cittadini, sottolineare la ricchezza del
patrimonio culturale e di riflesso la grande forza vitale della cultura
italiana, segno dell'identità nazionale ma anche fattore di competitività e
crescita per il Paese. Cultura e turismo, per un paese come l'Italia, sono
tutt'altro che lusso. Anzi, proprio dalla valorizzazione del patrimonio
culturale può venire la spinta per contrastare la crisi. La cultura può ancora
diventare il motore per uno sviluppo di segno nuovo, più orientato alla
valorizzazione della nostra identità e alla conoscenza delle nostre radici come
fattori per progettare il futuro. Il patrimonio culturale italiano non è
rappresentato solo dagli attuali 43 siti Unesco, ma da un territorio che
esprime, su vasta scala, storia, tradizione e architettura millenarie. Quasi
tutte le bellezze che abbiamo in Italia, naturali, archeologiche, artistiche,
rappresentano da sole la somma di tutte quelle del resto d'Europa. Ma purtroppo
noi investiamo molto poco nelle nostre bellezze, ponendoci agli ultimi posti
per la conservazione. La cosa è ancora più preoccupante in questo periodo di
recessione, poiché si è deciso di sacrificare proprio quest'aspetto della
nostra civiltà, della nostra cultura. Ma tradendo la nostra cultura,
abbandoniamo la nostra realtà, il nostro passato, specialmente
in questo periodo di globalizzazione in cui è forte l'esigenza di riprendere
possesso del proprio territorio. I nostri beni culturali, purtroppo, non sempre
sono visti dai politici come risorsa e occasione per l'occupazione e per
aumentare il turismo. Per la politica, la cultura sembra rappresentare uno
spreco e non un investimento. A tale proposito Salvatore Settis ha
lanciato l'allarme perché proprio per la protezione dei beni culturali è stato
tagliato un miliardo di euro. Altri Paesi reagiscono in modo diverso di fronte
alla crisi economica. Ad esempio in Francia, dove il ministero della Cultura,
in un periodo di crisi e di recessione, vedrà comunque crescere la propria
dotazione di ben 100 milioni di euro all'anno mentre verrà introdotta la
gratuità dei musei statali per i giovani fino a 25 anni. Oppure in Spagna, dove
la spesa pubblica per la promozione turistica è la più alta d'Europa con 160
milioni di euro, tanto da rappresentare la quinta nazione nel ranking mondiale
- stilato dal World Economic Forum - che valuta la competitività del settore
turistico, laddove l'Italia, con un patrimonio culturale inestimabile alle
spalle, è solamente ventottesima. La recessione è mondiale ed è emergenza a
tutti gli effetti, un momento di grande incertezza e di forti timori per
l'occupazione, (più di sette milioni di italiani vivono sotto la soglia della
povertà). E' pertanto ovvio considerare che ci sono priorità per la sussistenza
ma non è riducendo ai minimi termini i fondi alla cultura la miglior terapia
per uscire dalla crisi perché la cultura non è solo il singolo museo o il
singolo teatro, ma innovazione, sviluppo e nuova produzione culturale. L'Italia
ha tesori inestimabili che possono attirare il turismo e tra questi tesori c'è
Mantova - un piccolo gioiello di grande valore, un patrimonio storico scelto
dall'Unesco perché fotografa il genio rinascimentale - una città che continua
ad essere etichettata con lo sterile appellativo di «Mantova la bella
addormentata». Un appellativo che non gratifica la città perché in essa c'è la
nostra memoria, il nostro passato. La Cultura è anche solidarietà e
partecipazione, valorizzazione della persona umana e delle relazioni con gli
altri. La crisi sta colpendo anche le associazioni no profit, ovvero il
volontariato e le difficoltà di ottenere aiuti si fanno sentire. Ma cultura e
solidarietà sono due valori complementari che si richiamano a vicenda e
pertanto necessitano di maggior considerazione. Se trascuriamo la cultura, la
solidarietà e il turismo ci giochiamo l'immagine e l'economia del nostro paese
anche per il tempo a venire. Vanna Adinolfi Pres. Club UNESCO Mantova
( da "Giornale di Brescia"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione: 25/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:libri La politica dalla vista corta non va
oltre la crisi L'ex ministro della Finanze, Padoa-Schioppa, analizza il grande
crollo dell'economia mondiale insieme a Beda Romano L'ex ministro delle finanze
Tommaso Padoa-Schioppa Il crollo dei mercati oltre a dare una spinta
incredibile ad un specifico ramo dell'editoria (quanti di voi avevano mai visto
così tante pubblicazioni dedicate a quest'argomento e addirittura esposte in
vetrina ad una qualunque libreria non specializzata?), ha realmente cambiato
gli equilibri dell'economia mondiale. Attingendo alla sua esperienza di
banchiere centrale e di ex ministro delle Finanze, Tommaso Padoa-Schioppa, nel
suo ultimo libro, fa una denuncia degli errori che ha visto commettere. «È mia
convinzione - scrive l'economista già prima di iniziare la sua conversazione
con Beda Romano, corrispondente del Sole24ore a Francoforte - che la radice più
profonda della crisi in atto sia la veduta corta di una spanna, l'accorciarsi
dell'orizzonte temporale dei mercati, dei governi, della comunicazione, delle
imprese, delle famiglie». Uno sguardo lungo che
paradossalmente la Cina,
paese non democratico, ha sempre mantenuto nella sua storia perché intrinseco
alla sua filosofia e che il neo presidente americano, Barak Obama, sembra
volere adottare. In merito a questo passaggio c'è da aggiungere che l'ex
ministro delle Finanze per ricostruire il governo del mondo esorta gli attuali
governanti a seguire la teoria di Immanuel Kant. Ovvero: in una fase che
vedrà ridimensionarsi gli Stati Uniti e crescere altre potenze, un assetto
fondato su aggiustamenti successivi dei rapporti di forza ci potrebbe regalare
anni e anni di instabilità, quindi serve progettare un passaggio di poteri
dagli Stati (gli Usa in primo luogo) alle
Organizzazioni internazionali. Kantianamente: la forza della legge, per una
globalizzazione che sia governata. Questa è stata la crisi di un modello di
crescita senza formazione di risparmio, di consumo a credito, di accumulo di
debito. Tre le sue determinanti: l'ideologia fondamentalista del mercato, il
nazionalismo delle politiche economiche e questa generale «veduta corta».
Padoa-Schioppa è però convinto che questo periodo sia una grande occasione che
i politici non possono lasciarsi scappare al fine che la globalizzazione
diventi più equa e meno fragile. Fino ad ora i motori della (forte) crescita
erano infatti gli Usa e l'Asia orientale: l'uno
fondato sul superfluo e sul debito, l'altro sul risparmio e sull'accumulazione.
«Il motore americano non potrà e non dovrà più esercitare la stessa spinta -
spiega l'ex banchiere -. Quel motore sovralimentato ha fuso. Uscire dalla crisi
non potrà significare ritornare sul sentiero che vi ci ha portato. È indispensabile
che questo concetto lo capisca la società, che lo capiscano e lo spieghino
soprattutto coloro che in essa hanno un ruolo guida, come i politici, gli
intellettuali, gli imprenditori e i sindacalisti». Erminio Bissolotti LA VEDUTA
CORTA Tommaso Padoa-Schioppa Il Mulino - 165 pagine, 14,00 euro
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Generali: usciremo
più forti dalla crisi Per ora niente aumenti di capitale. Il presidente
Bernheim resta TRIESTE. Le Generali vogliono uscire più forti dalla crisi e
incassano nel primo trimestre 2008 una raccolta premi di oltre 18 miliardi
stabile nonostante la tempesta perfetta che ha colpito i mercati. Ieri in
assemblea non c'è stato il colpo a sorpresa: il Leone non cerca prede, e per
ora esclude aumenti di capitale che potrebbero diluire l'assetto di controllo.
Ma se ci saranno buone occasioni il gruppo triestino è pronto. L'assemblea ha
approvato un bilancio segnato dalla crisi con il pagamento di un dividendo di
0,75 euro di cui 0,15 in contanti e il resto in azioni. La crisi ha spazzato
via anche le tensioni con Algebris che l'anno scorso innescò uno scontro con il
presidente Bernheim: l'hedge fund, come ha annunciato ieri Davide Serra, ha
venduto tutto il suo 0,5%. Il presidente francese, 84 anni, non intende
ricandidarsi (il suo mandato scadrà nel 2010), ma ancora una volta tiene la
scena: «Non sono ancora rimbambito. Il prossimo anno avrò 85 anni. Solo chi sta
lassù in alto può decidere». Bernheim non accetta l'idea di una carica
onoraria: «Un presidente senza poteri? Non lo prendo neppure in considerazione.
Io sono al servizio di Generali. Se i soci pensano che io sia di aiuto,
vedremo, altrimenti me ne vado». Francesco Gaetano Caltagirone, azionista della
compagnia (e protagonista di ripetuti acquisti negli ultimi tempi), ha promosso
la governance della compagnia triestina: «Due amministratori delegati a Trieste
non sono troppi». E gli acquisti di Generali? «Un investimento in cui credo».
Bernheim non sembra avere voglia di ricevere l'ultimo applauso dell'assemblea.
Sottolinea il destino impietoso capitato a Citigroup o Lehman Brothers
nonostante le banche Usa abbiamo «una governance
perfetta». Si compiace quando l'ad Perissinotto gli riconosce doti divinatorie:
«Il presidente è stato fra i primi a segnalare la pericolosità della crisi. è
stato una guida preziosa». A qualche azionista inquieto, deluso per il dividendo
sottile, Bernheim spiega che la crisi è stata causata da «giovani banchieri
ricchi privi di immaginazione che hanno investito nei subprime». La tempesta
finanziaria «sarà ancora lunga» perchè le banche avranno bisogno di anni per
liberarsi dai titoli tossici. Un problema che le Generali non hanno: «Mai avuto
titoli tossici. Senza l'impatto della crisi finanziaria l'utile 2008 (861
milioni) sarebbe stato di circa 3 miliardi». Ma anche il Leone ha sofferto: le
svalutazioni nette sui titoli hanno inciso per 3,1 miliardi sul patrimonio
netto. La risposta di Trieste è stata rapida. La fusione fra Alleanza e Toro
sarà solo una tappa: «Se va bene potrebbe in futuro estendersi anche a Ina e
Assitalia», ha detto Bernheim. Perissinotto pensa poi di chiudere anche prima
dell'estate la vendita del 50% di Intesa vita. Tocca a Sergio Balbinot, l'amministratore delegato «globetrotter» artefice dello sbarco in
Cina, spiegare in assemblea
che le Generali con i loro 177 anni di storia non si fanno piegare dalla crisi
del secolo: «Siamo stati toccati dalla crisi ma meno di altri. La nostra
strategia non cambia anche perchè la situazione è diversa in ciascun Paese.
Non rinunciamo a crescere ma il nostro obiettivo è la redditività». (p.f.)
( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina
13 - Esteri Pyongyang sfida Washington a processo due giovani reporter Usa SEUL - Le due
giornaliste americane di origine asiatica, Euna Lee e Laura Ling, arrestate il
marzo scorso mentre giravano un servizio tv alla frontiera fra Cina e Corea del
Nord, verranno processate a Pyongyang. Lo conferma l´agenzia stampa Kcna. L´accusa rivolta alle due giovani
reporter di Current Tv, di essere "entrate illegalmente in Corea del Nord
con intenzioni ostili", secondo fonti ufficiali sarebbe convalidata da
un´indagine. La notizia arriva il giorno in cui il ministro degli Esteri russo
Lavrov, in visita nella capitale, chiede alle autorità la fine delle attività
nucleari. Nessun commento dal Dipartimento di Stato Usa.
( da "Mattino di Padova, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 23 - Cronaca
Il ministro Alfano in visita al Due Palazzi Debellini poi riceverà Scholz,
presidente nazionale della CdO Un incontro "comunitario" dedicato
alle prossime elezioni, europee ed amministrative. Comunione e liberazione si
ritrova giovedì prossimo con l'iniziativa organizzata da Graziano Debellini
(nella foto in basso), leader del movimento religioso nato con don Giussani. All'appuntamento
al centro congressi papa Luciani è annunciata la presenza di Bernhard Scholz,
presidente nazionale della Compagnia delle Opere. Debellini si è riservato il
ruolo di moderatore fra gli interventi degli esponenti di
Cl e una relazione concentrata sulla contingenza dell'economia globalizzata in
crisi. L'incontro-assemblea di giovedì servirà anche a «valutare» le
candidature del PdL cui a livello nazionale Cl e la CdO fanno riferimento.
Inevitabile anche la valutazione della sfida per palazzo Moroni fra il sindaco
uscente Flavio Zanonato e Marco Marin scelto dal PdL. Intanto filtra
un'altra notizia, che invece riguarda il Due Palazzi. Il ministro della
giustizia Angelino Alfano ha accettato l'invito di visitare il carcere di
Padova per conoscere direttamente le attività della Cooperativa Giotto, (nata
nel 1991) presieduta da Nicola Boscoletto. Alfano conta di verificare
l'esperienza maturata da oltre cento detenuti che lavorano regolarmente fra
call center, pasticceria e giardinaggio. Il carcere Due Palazzi, da questo
punto di vista, potrebbe rappresentare il punto di riferimento per replicare
simili iniziative anche in altre case di detenzione italiane. Recentemente, il
sindaco Flavio Zanonato ha ospitato nella sala del consiglio comunale
l'inaugurazione della mostra «Libertà va cercando ch'è sì cara - Vigilando
redimere», che è rimasta aperta nelle scuderie di palazzo Moroni in coincidenza
con il Festival della cittadinanza. Erano presenti l'assessore regionale
Stefano Valdegamberi, il direttore del carcere Salvatore Pirruccio e il
presidente del Tribunale di sorveglianza di Venezia Giovanni Tamburino. Ora al
Due Palazzi si aspetta Alfano. (e.m.)
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Segno
tangibile di resistenza alla globalizzazione» Pace e liberazione con le donne
afghane Il centro di accoglienza di Zugliano premia il movimento Rawa DI PIAZZA
IL 25 APRILE AL BALDUCCI Oggi la cerimonia voluta da 70 associazioni mondiali
Il riconoscimento a Maryam Rawi attivista in pericolo POZZUOLO. È arrivata a Zugliano tenendo in
braccio la figlioletta Aiman, 6 mesi, il cui nome, in afghano, significa portatrice
di pace e di felicità. E proprio questo, oggi, il Centro Balducci intende
celebrare con Maryam Rawi in rappresentanza di Rawa, movimento rivoluzionario
delle donne: la capacità di costruire una rete di solidarietà per i diritti
umani. A loro infatti è stato assegnato il premio internazionale Honor et
dignitas Ernesto Balducci. «Il nostro centro promuove ormai da tempo e si
impegna sul versante dell'accoglienza di stranieri e, contestualmente, diffonde
una cultura della non violenza attiva, della pace, della solidarietà»,
sottolinea don Pierluigi Di Piazza che è tra gli ideatori del premio
internazionale. «In questi anni - aggiunge - sono cresciuti e si sono
rinsaldati i rapporti con tante comunità del pianeta. Al convegno dell'anno
scorso a Zugliano ospitammo la Commissione giustizia e pace di Bogotà. In via
eccezionale avevamo riunito 70 persone provenienti da piú parti del mondo,
dell'America latina, in particolare della Colombia, dell'Afghanistan,
dell'Iraq, dell'India, di alcuni paesi dell'Africa. In quel contesto è nata,
direi corale, la proposta di assegnare, anno dopo anno, un riconoscimento a una
persona o un'associazione o a un'istituzione che dentro questa rete di
resistenza alla globalizzazione del mercato e di solidarietà fosse indicata come
esempio a tutti per impegno, coerenza, dedizione». Cosí quel «comitato emotivo»
- come lo chiama don Di Piazza - rimasto in contatto via mail, ha votato e ha
scelto Rawa, l'associazione delle donne afghane che a rischio della vita è
riuscita in pochi anni a battersi e a diffondere una cultura della solidarietà
e dei diritti umani, a cominciare da quelli delle donne, nel proprio paese e
nel mondo. «Un' associazione - ricorda Di Piazza - che abbiamo avuto già ospite
a due convegni, l'ultimo l'anno scorso. Si tratta di un movimento di donne che
si è impegnato nel proprio Paese contro la guerra durante l'occupazione
sovietica e contro il conflitto attuale perché quella terra sia pacificata.
Rawa, infatti, si batte per i diritti umani di tutti. Un'associazione che vive
una solidarietà concreta specie verso le donne, i bimbi, gli orfani». Il premio
viene assegnato oggi 25 aprile «perché questa data - dice don Di Piazza - è
fondamentale per l'Italia. Si vive la festa della liberazione dal fascismo e
dall'alleanza col nazismo, dall'occupazione. Un premio che vuol essere memoria
attiva di una liberazione che deve continuare con l'impegno di noi tutti qui e
in tutte le parti del mondo». Un modo per tenere «una memoria viva della
liberazione» e impegnarsi «nelle continue liberazioni necessarie
dall'ingiustizia, dalla violenza e dal razzismo». Ma la scelta del 25 aprile è
anche legata a un'altra memoria: proprio in questo giorno del 1992 moriva padre
Ernesto Balducci. Rawa, l'associazione rivoluzionaria delle donne dell'Afghanistan,
sarà rappresentata oggi a Zugliano da Maryam Rawi, una leader che per ragioni
di incolumità personale non può essere ripresa o fotografata. È arrivata
accompagnata dal figlio Arsan e dalla figlioletta Aiman, portatrice di pace e
di felicità. E proprio ad Aiman don Di Piazza si riferirà conferendo il premio
«perché questa bimba afghana, detto senza retorica, può rappresentare il
simbolo di un futuro di pace da costruire». Il riconoscimento, che sarà
assegnato oggi alle 17 a Zugliano, nella sala Petris, consiste in una targa
semplice con il simbolo del centro Balducci e «in una donazione, significativa,
per quello che possiamo, per sostenere l'attività di pace di queste donne
coraggiose». (m.t.m.)
( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina
11 - Esteri Corea del Nord "Spie", a processo due giornaliste Usa SEUL - Le due
giornaliste americane di origine asiatica, Euna Lee e Laura Ling, arrestate il
marzo scorso mentre giravano un servizio tv alla frontiera fra Cina e Corea del
Nord, verranno processate a Pyongyang. Lo conferma l´agenzia stampa Kcna. L´accusa rivolta alle due giovani
reporter di Current Tv, di essere "entrate illegalmente in Corea del Nord
con intenzioni ostili", secondo fonti ufficiali sarebbe convalidata da
un´indagine.
( da "Italia Oggi"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
ItaliaOggi sezione:
Professioni data: 25/04/2009 - pag: 37 autore: Appuntamenti I commercialisti di
Milano a confronto sul 5 per milleA un anno dal primo convegno sul 5 x 1000
organizzato con il settimanale Vita, un nuovo incontro intende fare il punto su
una legge che proprio in questi giorni ha iniziato il suo cammino parlamentare.
Appuntamento a Milano il 4 maggio alla Fondazione Ambrosianeum. Aprirà i lavori
il presidente dell'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti
contatabili di Milano, Luigi Martino. Assicurazioni, focus sulla responsabilità
d'impresaL'assicurazione dei rischi da responsabilità d'impresa. Sarà questo
l'oggetto del convegno che si terrà all'università Bocconi di Milano l'11 e 12
maggio. Il convegno affronterà, appunto, il tema dell'assicurazione dei rischi
da responsabilità d'impresa, sviluppando le seguenti aree: la
globalizzazione delle imprese del settore, dei nuovi strumenti di assicurazione
e della copertura per la responsabilità ambientale. Benedetta P. Pacelli
( da "Riformista, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Una focaccia slow
food non salverà mica la Puglia Polemica. In realtà il fast food è fallito ad
Altamura, «monumento di analfabetismo», per ragioni di costi e benefici.
Purezza e tradizione non sono un binomio vincente contro McDonald's. Ma solo un
mito per non vedere una terra contaminata. Meglio allora il grano radioattivo
d'importazione o l'hamburger avvelenato? di Andrea Di Consoli Il film Focaccia
blues di Nico Cirasola, che racconta la storia di un "focacciaio" di
Altamura che fa concorrenza al McDonald's - costringendolo a chiudere - l'ho
visto al Cinema Grande di Altamura (la "Città del Pane", in provincia
di Bari), e quindi l'ho gustato con tanti altamurani curiosi e felici di vedere
sul grande schermo facce e storie della propria città (aspettandosi gag tipo
LaCapagira, ma non trovandole. Sono lontani i tempi della MotoApe di quel
film!). Il film di Cirasola non so bene cosa sia: non è certamente docufiction,
perché di fiction ce n'è ben poca, e anche mal fatta (la storia di una
maggiorata pugliese insidiata da un patetico e caricaturale uomo supermoderno
accessoriato, metafora del McDonald's, che, in finale di macchietta, disgustata
della sua sterilità culinaria, lo lascia, preferendogli un fruttivendolo
genuino e d.o.c.). Nel film ci sono anche comparse d'eccezione: Michele
Placido, che apre il film suggerendoci di scegliere, con la solita sorniona
solennità, il meglio; Renzo Arbore e Lino Banfi, che quasi quasi riescono
credibili e divertenti in una schermaglia strapaesana - a tavolino - sui lampascioni
di Foggia (Arbore) e sul cardoncello di Bari (Banfi); e Nichi Vendola,
protagonista di un malinconico cammeo, nella parte del titolare di un moribondo
cinema d'essai (al suo fianco, tanto per cambiare, un'altra maggiorata d.o.c.).
Focaccia blues, poi, è una carrellata senza capo né coda di facce e di storie
di artigiani, di anziani, di macellai, di pastai, ecc., e tutto sommato non
sono neanche tanto più interessanti dei manager della McDonald's (tutti sono
convinti di essere la purezza e la tradizione: dopo di me, il diluvio, sembrano
dire, salvo azzittire le mogli in diretta). Quello che in Puglia era riuscito
bene ai Fluid Video Crew con Italian Sud Est (che aveva alle spalle una seria
sceneggiatura, una eccellente scelta delle facce e, last but not least, una
interessante tensione sperimentale) è miseramente fallito nel progetto di Nico
Cirasola. Ma partiamo dai fatti: ad Altamura, nel 2003, chiude il McDonald's,
perché un certo Di Gesù - di cui si parlerà in tutto il mondo - riesce, con la
sua focaccia genuina (tutta farina, lievito, olio e pomodorini) a disintegrare
lo strapotere dei McBacon e dei McNuggets. La multinazionale chiude il proprio
fast-food e fa fagotto. Tutti gridano al miracolo. Una piccola città del Sud,
si dice, riesce a contrastare la globalizzazione dei
sapori, umiliando una multinazionale. E così il corrispondente di Libèration,
l'avanzato quotidiano francese, dice tutta la sua gioia alle telecamere
ispirate di Cirasola. Epperò Cirasola dovrebbe sapere che Altamura - come tutte
le città del Sud - è una continua sfilata di moda, una continua parata di
macchine di grossa cilindrata, un monumento di analfabetismo, e che il
McDonald's è solo fallito per ragioni di costi/benefici e, probabilmente, per
qualche intimidazione di troppo. Pensa Cirasola che la focaccia sia il primo
mattone del nuovo mondo genuino, incontaminato, terragno e puro del suo sogno
slow-food? Dio solo sa quanta radioattività c'era - e forse c'è ancora - nel
grano di Puglia importato dall'Ucraina! La Puglia è piena di discariche, di
cemento, di macchine, di fabbriche, di pesticidi, di concimi chimici, eppure la
focaccia è salva, pare dirci Cirasola, la Puglia è pura! Io, personalmente, non
sto né con il McDonald's né con la focaccia, nel senso che so apprezzare entrambi,
dandogli il giusto valore, al di là di ogni mitologia. Non credo che la
focaccia radioattiva sia per forza più sana dell'hamburger avvelenato. E
comunque stiamo parlando di un film, e io del film voglio parlare. E vorrei
partire dalla fine, dai titoli di coda, dove vengono citati e ringraziati
migliaia di persone, come fosse, Focaccia blues, un kolossal imprescindibile.
Ma se per fare un filmetto di questo genere c'è voluta tutta questa gente (e,
tra l'altro, questo film viene annunciato sui giornali locali da almeno due
anni), allora ha veramente ragione Baricco: si chiudano tutte queste "Film
commission", buone solo a creare frustrati burocrati regionali con il
pallino piccolo-borghese di Hollywood. E poi ancora: chi ha fatto la sceneggiatura
di questo film? Chi ha fatto il montaggio? Sono disposto a sfidarli a duello!
Caro signor Cirasola: per dire «taglia!» al montatore bisogna aver girato bene,
bisogna essere concentrati, e non appesi al cellulare con tutte queste migliaia
di maestranze che fanno indotto ma non fanno, purtroppo, storia del cinema.
Vada a lezione dal suo conterraneo Winspeare: meno politica politicante e più
studio, più lavoro (chiederle più sentimenti è impossibile, me ne rendo conto).
Ora, però, con l'arrivo dell'estate, lei potrà contare su tutti gli alternativi
con la carta di credito e con i capelli rasta che sognano un Sud liberato dalla
globalizzazione, dalla nevrosi cittadina, dal fast-food, dall'inquinamento, e
quindi potrà aggiungere alla retorica della "pizzica" anche la retorica
della focaccia. Tutti a Melpignano a ballare! E poi, al mattino, ad Altamura, a
mangiare la focaccia! Salvo usare i soldi di papà, la macchina a petrolio di
papà, l'ambizione rapace di papà. Nessuno però si occupa più da decenni
dell'agricoltura. Nessuno sa quanto sia duro e massacrante e alienante vivere
di terra. Eppure, dall'alto dei salotti di tufo ristrutturati, i meridiani
meridionali continuano a godere dei prodotti tipici, dei cibi d.o.c., di cose
che sono pure solo perché hanno un costo che loro possono permettersi. Anziché
dire che gli altamurani - come tutti gli abitanti delle città del Sud - sono
ridicoli e arroganti nelle loro pose pseudomoderne (da "zarassi"), ci
si contenta di isolare un dettaglio puro e di presentarlo al mondo intero come
una rivoluzione epocale. Il fatto è che costa fatica non essere né con il
McDonald's né con la focaccia, perché costringe a non blandire le masse (o le
masse d'élite), pone in una posizione critica e mai moralistica, e costringe ad
accettare criticamente la realtà per quello che è (ma questo, ripeto, costa
fatica, ed è doloroso). Ad Altamura ci sono una settantina di panifici. Il pane
di Altamura viene esportato in tutta Italia, e finanche in Europa. E quindi
gode della cosiddetta globalizzazione dei mercati, che ovviamente comporta la
circolazione di prodotti di differente qualità. Lei è proprio sicuro, signor
Cirasola, di essere dalla parte del bene? O, detto altrimenti, è almeno
consapevole del fatto che la sua Puglia ha fatto e fa scempi chimici e velenosi
di tutti i tipi? È consapevole del fatto che l'abbassamento della qualità è
determinato dal fatto che ad abitare la terra sono ormai 6 miliardi di persone,
e che non tutti possono permettersi la sua focaccia con i pomodorini e con
l'olio d'oliva extravergine? È poi sicuro che i terreni di Puglia siano puri e
incontaminati? E, infine: è proprio sicuro che ogni tanto mangiare al
McDonald's non sia gustoso e interessante, soprattutto per i bambini? Dio ci
salvi dal medico che ha intervistato nel film, che nulla dice e, quel nulla, lo
dice anche male. A che serve questa chiusura culturale? Credo ancora che si
possa convivere criticamente (senza ideologie) con il meglio e con il peggio
che importiamo ed esportiamo. Signor Cirasola, non si chiami fuori dalle
contraddizioni della realtà. "Anime belle" ce ne sono ben poche. E,
quelle poche che ci sono, a spese di chi mangiano? E, soprattutto, sia più
concentrato a fare i suoi film, perché Focaccia blues tutto è tranne che un
film. E, nel prossimo film, mi raccomando: pochi titoli di coda. E pochi
ringraziamenti. 25/04/2009
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Tarchi: l'Europa
resta vassallo degli Usa di Obama --> Sabato 25
Aprile 2009 GENERALI, pagina 11 e-mail print Politologo dell'Università di
Firenze, direttore di due riviste che promuovono il pensiero anticonformista,
«Diorama» e «Trasgressioni», Marco Tarchi è spesso in rotta di collisione con
il pensiero dominante e riesce sempre a proporre letture originali di fenomeni
politici che la maggior parte dei mass media presentano sotto l'aspetto del
«politicamente corretto». L'ultimo numero di «Diorama» affronta l'argomento
dell'elezione del presidente americano Barak Obama, in copertina campeggia un
titolo significativo: «Al tempo dell'Obamania», dove compaiono contributi dello
scrittore francese Alain De Benoist, dello stesso Tarchi e altri. Abbiamo
voluto approfondire con Tarchi le ragioni che hanno portato il mondo intero a
osannare l'elezione del primo presidente di colore negli Stati Uniti e le
ricadute reali che un simile avvenimento può avere sul piano internazionale.
Professor Tarchi, lei ha dedicato buona parte della rivista «Diorama», che
dirige, al caso Obama, ovvero alle reazioni che nel mondo si sono avuto in
occasione dell'elezione del nuovo presidente Usa. Può
spiegarci il perché di questa scelta? «"Diorama" cerca di proporre,
ogni volta che si trova ad occuparsi di fenomeni politici e sociali significativi,
analisi e commenti che sfuggano alla tentazione dell'ovvietà e del conformismo.
Il successo di Obama e le prospettive della sua presidenza si prestavano
ottimamente a questa prospettiva, perché sinora sono sfuggiti a qualunque
rilievo critico: quasi tutti hanno preferito compiacersi, entusiasmarsi,
profetizzare futuri radiosi, recriminare sul passato. A noi è sembrato
opportuno domandarci cosa avrebbe potuto profilarsi dietro questo coro di
osanna, cercando di spiegare a chi ci legge che la nuova amministrazione
statunitense andrà giudicata sui fatti, in primo luogo sugli effettivi
scostamenti dalle azioni di quelle che l'hanno preceduta. Perché è sulla
sostanza che si misura la politica; non ci si può basare sulle forme». In
occasione dell'elezione di Obama s'è assistito in Italia, ma non solo, a una
trasversale infatuazione, intendo da destra e da sinistra, sconfinante in una
vera Obamamania. Su cosa si fonda tale trasversalità? «In parte sul diffuso
scontento verso l'operato della presidenza Bush, in parte sulla curiosità nei
confronti del primo uomo di colore - peraltro non un afroamericano al 100%,
come si è cercato di far credere per rendere più glamour il personaggio -
asceso alla Casa Bianca, in parte sul desiderio di molti intellettuali e politici
di ricostruirsi un'immagine rosea degli Usa.
L'americanismo imperante al di qua dell'Atlantico, che aveva subìto qualche
danno dalla guerra irachena, ha contato molto in questa sorta di apologia
preventiva di un personaggio senz'altro interessante, ma ancora da verificare».
Alain De Benoist, in un suo articolo su «Diorama», sottolinea come il colore
della pelle del presidente Obama abbia giocato parecchio sull'immaginario
collettivo mondiale, molto meno su quello statunitense. Pensa che il fattore etnico
abbia pesato così tanto nell'elezione del nuovo presidente? «De Benoist cita,
come altri hanno fatto prima di lui, i risultati delle rilevazioni sulla
composizione della base di sostegno elettorale di cui Obama ha potuto
avvalersi, frutto dei consueti exit polls. Secondo questi dati, nonostante
tutto il candidato democratico non è riuscito a raccogliere il consenso della
maggioranza degli elettori bianchi, che gli hanno preferito McCain. Ha però
avuto successo presso le minoranze etniche: quella afroamericana - che è
rimasta in buona parte abulica, ma ha comunque avuto un tasso di partecipazione
al voto maggiore del solito - ma anche quella ispanica, ormai consistente.
Quindi, questo fattore pare aver avuto un notevole peso». Al di là delle scelte
multilateraliste del presidente Obama, in netta contrapposizione a quelle del
suo predecessore George W. Bush, pensa che cambierà qualcosa di fondamentale
nella politica statunitense? «Ne dubito. Ho l'impressione che il nuovo
presidente voglia raggiungere gli stessi obiettivi dei predecessori - a partire
dal consolidamento del ruolo imperiale degli Usa e
dall'attribuzione agli alleati atlantici di ruoli rigorosamente subordinati -,
utilizzando però un modo di porsi e di comunicare molto più raffinato e soft di
quelli di Bush jr. ma anche di Clinton. Le sue prime mosse, iniziando dal
rafforzato impegno in una guerra che ha il sapore dello "scontro di
civiltà" come è quella in Afghanistan e dall'annuncio di vago sapore
bushiano di un "imminente attacco terroristico" di Al Qaeda in
Europa, di cui non viene fornito alcun indizio concreto, si collocano in questo
solco». Si sforzi di delineare i rapporti tra Stati Uniti e Europa alla luce
dell'avvento di Obama e dei risultati del recente G20 tenutosi a Londra. «Il
G20 ha confermato quel che si sapeva in proposito: europei e statunitensi
proclamano la reciproca lealtà e l'impegno a migliorare ulteriormente i
rapporti, il che mi pare impossibile, giacché di regola da decenni i Paesi
dell'Europa si sforzano di fare tutto ciò che Washington si attende da loro: i
casi di dissenso sono stati rari e sono rapidamente rientrati. Ma quando dalle
parole si deve passare ai fatti, si è costretti a constatare che gli interessi
delle due parti divergono. Sino ad oggi, in caso di contenziosi, di ordine
commerciale o di altro genere, è stata costantemente l'Europa a piegarsi a
compromessi che non le erano favorevoli. Le cose sono destinate a cambiare?
Come ho detto, ne dubito, perché quando s'è acquisita una posizione di
vantaggio nei rapporti non si è mai tentati di cederla. A maggior ragione,
quando si è la maggiore potenza mondiale. Per uscire da
questa condizione ed aspirare a poter trattare, fra qualche decennio, da pari a
pari con gli Usa, l'Unione
europea dovrà giocare sulle triangolazioni. Cioè decidere su quale, o quali,
delle potenze emergenti destinate ad essere seri rivali degli Stati Uniti varrà
la pena di puntare. Al momento, questa scelta riguarda Cina, Russia e India. In un
assetto geopolitico multipolare, l'Europa potrebbe costituire un "grande
spazio" autonomo, alleato ma non più vassallo di altre potenze. Ma per
raggiungere questo obiettivo dovrebbe avere una classe dirigente all'altezza. E
non mi sembra che l'attuale risponda a questo criterio». Alessandro Bedini
25/04/2009 nascosto-->
( da "Resto del Carlino, Il (Modena)"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
VETRINA
MODENA pag. 1 Una settimana fa mi sono recato in Cina nella vana speranza di
assistere al riscatto del simbolo mod... Una settimana fa mi sono recato in
Cina nella vana speranza di assistere al riscatto del simbolo modenese della
globalizzazione.
( da "Nazione, La (Pistoia)"
del 25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRONACA MONTECATINI
pag. 16 Turismo, crollo di Usa e Cina E' boom da Russia e Svezia
Clientela italiana in crisi inarrestabile: Sardegna -49% di MARCO A. INNOCENTI
C ROLLO degli ospiti da Stati Uniti e Cina; calo consistente di canadesi e giapponesi. Dall'Europa segnali
contrastanti. Questa la situazione del turismo montecatinese nel 2008,
fotografata dai dati statistici della Provincia sulla provenienza estera della
clientela. La crisi colpisce duro oltreoceano: gli americani registrato
una vistosa flessione di presenze del 18,7%, perdendo di schianto il primo
posto fra gli stranieri conquistato nel 2007: 148.796 i pernottamenti rispetto
ai 183.061 dell'anno precedente. Anche la permanenza media è deludente: la già
bassa quota di 3,1 giorni scende a 3. NEL CONTINENTE americano momento nero anche
per canadesi (-9,6% di presenze) e argentini (-33,4%). Aumentano invece i
brasiliani (2.983 pernottamenti, +28,7%). Vero tracollo di turisti dalla Cina, che nel 2008 scendono del 25,6%: da 42.787 presenze si
passa a 31.824, con una permanenza media inchiodata a 1,1 giorni, il più
classico del mordi e fuggi che poco o nulla lascia in città. Male anche
Giappone (23.192 presenze, -5,9%) e Corea (-3,7%). LE UNICHE notizie positive
giungono dall'Europa. I tedeschi tornano a crescere: +0,75%. Con 163.263 presenze
riguadagnano il primo posto fra la clientela straniera. Confortante il dato
della permanenza media tedesca: 4,6 giorni contro i 4,3 del 2007. Buona
performance anche di olandesi (+5,9), francesi (6,2%), danesi (8,5%) e svizzeri
(6,7%). E' inoltre boom da Russia (90.646 presenze, +20,3%), Svezia (30.633
presenze, 18,9%, con 4,7 giorni in città, contro i 4,4 del 2007) e Finlandia
(77,7%, ma i pernottamenti totali sono 1.162). Si registrano invece segni
fortemente negativi per Regno Unito (-10,2%), Irlanda (-21%), Spagna (-17,5% e
soli 2,1 giorni di permanenza), Norvegia (-10,3%), Austria (-4,4%), Ungheria
(-4,9%). In generale nel 2008 la clientela d'oltrefrontiera diminuisce del 4,2%
con soggiorno medio di 2,7 giorni. INTERESSANTI (e sconfortante) anche i dati
sulla provenienza del turismo dalle regioni d'Italia nel 2008. Si dimezzano le
presenze dalla Sardegna (-49%), crolla l'Abruzzo (-32%) e tracolli per Veneto
(-19,8%), Molise (-19,8%), Sicilia (-18,5%), Calabria (-12,6%) e Friuli-Venezia
Giulia (-12,8%). Il calo complessivo degli ospiti italiani è stato del 9,3%,
con la presenza media che passa da 3,4 a 3,3 giorni. Gli unici due segni
positivi arrivano da Basilicata (11.848 presenze, +39,9%) e provincia di
Bolzano (+11,4%). Anche la stessa Toscana delude le aspettativa con -3,9%. La
regione che pesa di più sul turismo italiano è la Campania (86.699 presenze, il
13,9% del totale interno) che flette nel 2008 del 2,7%. C'è insomma urgenza di
una forte e duratura promozione sul territorio nazionale più che in Paesi
lontani.
( da "Unita, L'" del
25-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Una politica che
sgretoli ogni muro Da Berlino una riflessione sul «nuovo spazio pubblico
globale» all'altezza degli orizzonti aperti. E planetari Walter Veltroni Il
Muro era in piedi da quasi due anni, quando John Kennedy decise di venire qui a
Berlino, in visita ufficiale in quella che allora era la Germania Ovest. Era il
26 giugno del 1963. Quel giorno, di fronte alla folla radunata nella Rudolph
Wilde Platz per ascoltarlo, appena prima di pronunciare "Ich bin ein
berliner" (siamo tutti berlinesi), Kennedy affermò solennemente un
principio: che "la libertà è indivisibile" e che "quando un uomo
è assoggettato, nessuno è libero". I berlinesi e tutto il popolo tedesco
dovettero, da parte loro, attendere ventisei anni, più di ventisei anni, perché
quell'augurio di unità e di libertà da ritrovare si realizzasse. E proprio il
crollo del Muro di Berlino, quel giorno di novembre del 1989, sembrò chiudere
definitivamente una pagina lunga, buia e difficile, e aprirne un'altra. A
disgregarsi fu un ordine solido, ma anche coercitivo, illiberale e ingiusto. Si
concludeva la parabola del "secolo breve". Ma la fine del
"vecchio ordine" non ha portato con sé la fine dei pericoli e la
scomparsa dell'abisso che continua a separare Nord e Sud del mondo. E se la
"guerra fredda" è finita, non altrettanto si può dire per le troppe
guerre che hanno continuato e continuano a ferire tante aree e popolazioni
della Terra. (.) La storia non è finita. Tutt'altro: nuove divisioni si sono
create, nuovi focolai di odio si sono accesi, nuovi muri sono venuti a separare
popoli e culture, persone e religioni. Nuove grandi potenze hanno fatto il loro
ingresso sulla scena internazionale. Credo, che abbia un valore simbolico il
fatto che a sottolineare questo, quarantacinque anni dopo il discorso di
Kennedy, sia stato, sempre qui a Berlino, un altro giovane presidente degli
Stati Uniti. Barack Obama, qui diceva: «La caduta del Muro di Berlino aveva
aperto nuove speranze. Ma una nuova e grande vicinanza ha dato vita anche a
nuovi pericoli - pericoli che non possono essere contenuti dai confini
territoriali delle nazioni o dalla distanza dell'oceano». Di fronte a tutto
questo, una cosa è certa: non c'è barriera che tenga, non c'è muro che possa
permettere ad alcuno di starsene tranquillo e considerarsi al riparo. Né
l'America, né l'Europa, possono pensare di isolarsi. Molte delle risposte ai
nuovi problemi possono venire - o non venire - innanzitutto dalla politica.
Oggi poi la gravissima crisi economica in cui siamo immersi ha smascherato la
fragilità di un sistema in cui il denaro è stato generato dal denaro, più che
dalla creazione equilibrata di ricchezza durevole. Un sistema in cui avidità e
visioni miopi hanno troppo spesso sostituito, anche a livello diffuso, la
parsimonia, gli affari onesti e una prospettiva più ampia, per non parlare
dell'interesse per gli altri. La novità è che oggi, con la crisi, si sta
facendo largo la convinzione che è necessario voltare pagina. Abbiamo bisogno,
per dirla con Bauman, di un "nuovo spazio pubblico globale", che è
cosa diversa dall'attuale "politica internazionale". È piuttosto una
politica autenticamente "planetaria. È la complessità, che chiama la
collaborazione. La politica, insomma, deve essere all'altezza
della globalizzazione. Deve essere capace da un lato di ridurre i rischi di
instabilità, e dall'altro lato di rendere universale il rafforzamento dei
sistemi di libertà, la difesa dei diritti umani, la protezione dei deboli, la
regolazione democratica dei conflitti sociali, la diffusione di sistemi sostenibili
di welfare. Una cosa fondamentale resta, delle speranze nate con la
caduta del Muro e con la fine delle ideologie del Novecento: pur con tutti i
rischi del nostro tempo, pur fra tutti gli ostacoli ben visibili lungo il
cammino, le nostre società sono più aperte di quelle di ieri, e nelle mani
degli uomini ci sono più strumenti e più possibilità per progredire. Nella
lettera a un suo amico polacco di vent'anni fa, Dahrendorf scriveva: «Gli
esseri umani sono fallibili, e la condizione umana è incerta. Nessuno conosce
tutte le risposte; in ogni caso nessuno può dire se le risposte sono giuste o
sbagliate. Perciò dobbiamo tentare di trovare la verità, ma assicurarci che se
sbagliamo, o altri giudicano che sbagliamo, sia possibile ritentare». «Non c'è
per la libertà umana», concludeva Dahrendorf, ed io concludo con lui, «pericolo
maggiore del dogma, del monopolio di un gruppo, di una ideologia, di un
sistema. Per la stessa ragione, il primo dovere è di rimanere aperti al
cambiamento. La società aperta non promette una vita facile. Dobbiamo accettare
la prospettiva incerta, conflittuale, scomoda, ma esaltante, degli orizzonti
aperti».
(
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)>" del
25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "EUROPA ON-LINE"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Manifesto, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Manifesto, Il"
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da "Manifesto, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Manifesto, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Messaggero, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Messaggero, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Gazzetta di Parma
(abbonati)" del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Stampa, La"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Sole 24 Ore, Il
(Plus)" del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Reuters Italia"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Gazzettino, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Sicilia, La"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Sicilia, La"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Stampa, La"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Trentino"
del 26-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Gazzetta di
Modena,La" del 26-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Stampa, La"
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da "Corriere.it"
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da "Gazzettino, Il
(Rovigo)" del 26-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Provincia Pavese,
La" del 26-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Tirreno, Il"
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da "Unita, L'"
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da "Resto del Carlino,
Il (R. Emilia)" del 26-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
da "Arena, L'"
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da "Tempo, Il"
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(Firenze)" del 26-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
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(Rovigo)" del 26-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
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(Treviso)" del 26-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
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(Nazionale)" del 26-04-2009) Argomenti: Cina Usa (
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del 26-04-2009) Argomenti: Cina UsaPrimo Piano Pagina 107 Gli imprenditori
degli otto Paesi più avanzati del mondo dicono no al protezionismo
nei mercati «Il libero scambio è l'antidoto alla crisi» Gli imprenditori degli
otto Paesi più avanzati del mondo dicono no al protezionismo
nei mercati --> DAL NOSTRO INVIATO SANTA MARGHERITA DI PULA C'è una ricetta
per uscire dal tunnel della crisi: ma per essere efficace richiede l'impegno
dei Paesi più industrializzati della terra. Dal G8 delle imprese arriva un
messaggio di fiducia e un'indicazione chiara: no al protezionismo.
Solo il libero mercato, accompagnato da regole adeguate e condivise, può
aiutare imprese e cittadini a superare il guado della recessione. «Il mondo
delle aziende rifiuta fortemente il protezionismo.
Oggi più che mai le nostre società hanno bisogno di un commercio libero e di
agire a livello globale», ha detto il presidente nazionale di Confindustria,
Emma Marcegaglia. GLI INVESTIMENTI E tutti sono d'accordo con lei. Uno a uno
sfilano i big dell'industria mondiale. Thomas J. Donohue, presidente della
Camera di commercio Usa, ricorda i benefici della
globalizzazione, «non sempre compresi da tutti», ma che derivano «dal fatto di
considerare il libero scambio come risorsa preziosa per lo sviluppo». Eppure le
tentazioni a pensarsi «isole chiuse all'esterno» sono dietro l'angolo: a
maggior ragione in questa fase di crisi economica, profonda. «È
naturale, ma il nostro obiettivo deve essere quello di remare controcorrente,
spiegando l'importanza e i vantaggi del libero mercato», ha aggiunto Donohue.
LA POLITICA Un ruolo chiave spetta alla politica. «Spesso i leader Usa si fanno
prendere dal populismo e dalla demagogia nel sostenere politiche che proteggono
il proprio orticello», ha sottolineato il presidente della Camera di commercio
americana. «Ma non sanno che fanno un danno enorme alla gente, peggiorando la
recessione». Anche l'Europa è chiamata ad azioni decise sul fronte del libero
scambio. L'EUROPA Ernst-Antoine Seilliere, presidente di Business Europe, non
si tira indietro, facendo però notare come, a volte, soccorrere imprese in
difficoltà non sia sbagliato. «Gli aiuti, ad esempio per evitare i crac
bancari, sono necessari e inevitabili», ha spiegato Seilliere. «L'importante è
che allo stesso tempo si assicuri il rispetto delle regole di mercato». IL
PROGRESSO Ad ogni modo, sono tanti quelli che lavorano per alzare le barriere
fra gli Stati. «Cito tra questi anche i sindacati e i consumatori», ha
osservato Laurence Parisot, numero uno della Confederazione delle imprese
francesi (Medef): «Bisogna cambiare mentalità: nella convizione che la libera
circolazione dei prodotti e dei servizi porti con sé una libertà ancora più
importante: quelle del pensiero e delle idee». Uno dei Paesi che deve fare di
più in termini di libero scambio è la Russia. Lo sa bene Alexander Shokhin,
presidente di RSPP, gli industriali russi: «Il business da noi è analogo a
quello degli altri Stati. Ritengo tuttavia che dobbiamo fare uno sforza
ulteriore per aderire all'Organizzazione mondiale del commercio (WTO): un processo
condiviso dalla maggior parte delle imprese russe». In casa dei tedeschi sanno
bene cosa significa protezionismo: ne stanno pagando
le conseguenze. La Germania è il più grande esportatore europeo. Ma c'è
fiducia: «Pensiamo a un recupero nel lungo periodo», ha osservato il presidente
Bdi, Hans Peter Keitel. Sulla stessa linea Martin Broughton, presidente degli
industriali inglesi: «Ho fiducia: usciremo dalla crisi sull'onda del libero
mercato, una ricetta che ha salvato dalla povertà tanti Paesi». Infine, c'è il
messaggio del giapponese Yoji Ohashi, vice presidente del Nippon Keidamren:
«Non ha senso il protezionismo: mortifica commercio e
investimenti». ( lan. ol. )
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Ma il G8 serve davvero? (sezione: Globalizzazione)
Editoriale
Sei in Editoriali 25 aprile 2009 Ma il G8 serve davvero? «Il G8 è un club
vecchio e impotente», scriveva l'Economist il 3 luglio scorso. L'ultimo, in
Giappone, è stato dimenticato in fretta e il Financial Times lo ha archiviato
come un fallimento. Oltre a domandarsi se sia possibile traslocare il summit
all'Aquila sarebbe il caso di chiedersi quali risultati si vogliono raggiungere
e con quali mezzi. Perché se è vero che l'ultimo G20 di Londra non è stato la
nuova Bretton Woods che il mondo annunciava, è servito a mostrare le rughe di
un arnese un po' invecchiato come il consesso degli Otto ex grandi. Proprio il
19 aprile scorso il primo G8 dell'agricoltura ha ammesso che gli obiettivi di
riduzione della fame nel mondo entro il 2015, fissati al G8 di quattro anni fa
a Gleanegales (Scozia), sono lontani e che i Grandi non hanno rispettato i
patti. Come ha scritto sempre l'Economist «la logistica di questi eventi è un
incubo», e il sospetto che il G8 sia ormai un carrozzone solo scenografico,
inutile e costoso (30mila persone sono attese in Abruzzo), ha fatto il giro del
mondo. Il summit sull'ambiente voluto da Barack Obama e che la Maddalena
ospiterà in luglio, infatti è un G17 dei paesi che insieme rappresentano l'80
per cento delle emissioni di gas serra. Anche il Financial stability board nato
a Londra sotto la guida del nostro Mario Draghi, si allargherà ai paesi del
G20. La grande crisi finanziaria di questi mesi ha ricordato a tutti che il
mondo è piatto, globale, interconnesso. Per fronteggiarla tutti chiedono regole
comuni. Romano Prodi ha scritto che la sostituzione del G8 con il G20 è un
passo in avanti, visto che il nuovo format raccoglie l'84 per cento della
ricchezza mondiale e il 64 della popolazione. Cina
India e Brasile sono giganti economici dai quali non si può più prescindere,
anzi di fatto hanno spostato il baricentro della produzione mondiale. Il
ministro dell'economia Tremonti, in un'intervista al Messaggero il 27 febbraio
scorso, riconosceva «che esiste una fondamentale asimmetria tra la struttura
del mercato, che è globale, e il sistema delle regole che è sempre più
segmentato». Groucho Marx diceva: «Non vorrei mai far parte di un club che
avesse tra i suoi soci uno come me». Oggi, invece, tutti sgomitano per far
parte dei club dei Grandi, da Lula a Gheddafi (che sarà all'Aquila), e i
meeting moltiplicano. Dopo Londra esiste un G2 di fatto di Cina e Stati Uniti. C'è chi parla di un
G3 geopolitico composto dalle macroaree Usa, Europa e Cindia. In fondo lo stesso G8 è nato come un G6 nel
1975, è diventato un G7 l'anno successivo e nel '98 ha accolto la Russia
nonostante non rappresenti l'ottava potenza. Il G8 è troppo piccolo per
un mondo così grande. Giovanni Cocconi
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Dieci euro per un compleanno globale (sezione: Globalizzazione)
IL GIRO
DEL MONDO IN 38 ANNI Dieci euro per un compleanno globale Valentino Parlato
Come ricordare ai nostri lettori e sostenitori che il manifesto quotidiano
compie trentotto anni? (La rivista, che è stata un po' la mamma, ne compie
quaranta). Come ricordare dunque? Una scelta degli editoriali sarebbe stata un
po' complicata; avrebbe richiesto troppe spiegazioni. Così abbiamo pensato ai
reportage. Mettere insieme reportage di un periodo piuttosto lungo ha prodotto
una specie di giro del mondo: dalla Cina alla Palestina, attraversando Cile,
Vietnam, Portogallo, fino a Nigeria e Giappone. Insomma questo giornale, meglio
i suoi giornalisti, sono stati per questi trentotto anni sempre
all'inseguimento della storia, che si realizzava, nel bene e nel male, in tutte
le parti del mondo, conosciuto e globalizzato. Si comincia,
proprio il 28 aprile del 1971, con K.S. Karol dalle risaie della Cina di Mao,
dove poi torna Angela Pascucci per raccontarci il comunismo «in salsa Deng». Ma
poi ancora con Rossana Rossanda che due giorni dopo il golpe cileno ricorda il
suo incontro con Salvador Allende. Con Aldo Natoli da Saigon liberata.
Nel Portogallo dopo il travolgimento del salazarismo con Luciana Castellina e
ancora i Cantieri di Danzica ai tempi di Walesa. Nelle Filippine liberatesi da
Marcos con il carissimo Stefano Chiarini. Nomi di persone del nostro fluttuante
collettivo e di località balzate agli onori della nostra storia. Già perché a
ben cedere questa raccolta di reportage è anche la storia della formazione di
più di una generazione. E, meraviglia, ci troviamo anche un giovane Roberto
Saviano che comincia a provarsi con la sua Napoli della camorra. Un primo
annuncio del celebrato Gomorra. Leggeteci in questo giro del mondo e
ritroverete un bel po' della vostra storia personale, delle passioni e degli
interessi che vi hanno formato. E per leggerci e leggervi innanzitutto
comprateci. Un po' di vostra e nostra biografia val bene 10 euro.
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Ginevra nelle secche del Medioriente (sezione: Globalizzazione)
Ginevra
nelle secche del Medioriente Giampaolo Calchi Novati Non si sa se per ingenuità
o spudoratezza, il presidente iraniano e i governi dei principali paesi
occidentali hanno fatto a gara nel gioco fin troppo scontato di enfatizzare le
impuntature dell'altro per rafforzare le proprie traballanti certezze. C'è
voluto un liberale come Sergio Romano, che vuole restare fedele all'ideologia
che professa, per richiamare alle regole proprie di ogni assise internazionale.
A giudicare da certe dichiarazioni, si direbbe che una conferenza dell'Onu sia
come un invito a una bicchierata fra amici che si accetta o ricusa a seconda
del livello o del linguaggio degli altri convitati. Proprio l'Italia, poi, con
la sua solidissima fama di aver sempre perseguito la «politica della sedia»,
anche quando non sapeva come occuparla. Forse Frattini ha voluto distinguersi
da illustri predecessori, incominciando da Pasquale Stanislao Mancini, che nel
1884 non volle rimaner fuori dalla Conferenza di Berlino sull'Africa. Il dubbio
è che con la sua ragionevolezza il bravo Romano sottovaluti l'aria che circola
nella gestione della diplomazia come concepita da una parte politica che si
vorrebbe definire senz'altro Occidente se non fosse doveroso distinguere i veri
dai falsi liberali, tener conto oltre ai governi anche dell'opinione pubblica e
in ultima analisi aspettare che Obama espleti fino in fondo i principi che ha
enunciato in campagna elettorale e nelle prime settimane di presidenza. Invece
dell'attesa svolta verso il multilateralismo (se non proprio del
multipolarismo) si rischia in effetti di dover certificare la fine dell'Onu.
L'Onu non si è mai ripresa dal trauma della guerra contro l'Iraq. Lasciare
impunito uno stato, che, con un corredo di alleati (fra cui l'Italia), si fa
beffe di una procedura in corso al Consiglio di sicurezza e aggredisce con una
valanga di bombe lo stato apparentemente sotto inchiesta per stabilire i torti
e le ragioni, è una campana a morte per ogni organizzazione e forma di
giustizia internazionale. La Lega delle Nazioni non sopravvisse alle sue
impotenze nella seconda metà degli anni '30. Eppure, dopo l'invasione
dell'Etiopia qualche fiacca condanna e persino blande sanzioni per colpire
l'Italia mussoliniana riuscì a votarle. Il momento è delicato. Nella riunione
svoltasi pochi giorni fa a Londra sul modo di affrontare la
crisi economica globale si è dovuto prender nota che tutto dipende dalla
posizione della Cina. Non
G20 ma G2: Usa e Cina. Nella fissazione delle
condizionalità per aiuti e investimenti il Beijin consensus sta sostituendo il
Washington consensus. La Cina e l'India hanno impostato un forum in cui incontrano
periodicamente i 50 e più paesi africani. L'Ue, dopo l'exploit curato da
Prodi nel 2000 al Cairo, ha fatto passare 8 anni prima di organizzare il
secondo round e la nuova sessione, a Lisbona, finì con un nulla di fatto. Negli
incontri a livello internazionale sull'economia o il commercio o il clima i
paesi detti Bric (Brasile, Russia, India e Cina), un
gruppo del tutto informale, senza le bardature dell'Ue o della Nato, contano di
più, per la sola forza dei numeri, dei sussieguosi paesi della «vecchia»
Europa. Si può comprendere la psicosi di chi teme di trovarsi solo o isolato,
non solo per gli estremismi di un Ahmadinejad o un Chavez. Non sia mai che un
giorno l'Onu o qualche sua agenzia convochi una conferenza sull'emigrazione o
sul trattamento riservato in Europa ai sans-papier che costituiscono una
porzione così rilevante della forza-lavoro dei paesi a capitalismo avanzato ma
figurano come un problema di «sicurezza». Era l'Onu dunque il «bersaglio
grosso»? Non meraviglia che sulla Conferenza di Ginevra la Francia non abbia
seguito l'Italia. La grandeur come concepita e praticata dal gollismo e dallo
stesso Mitterrand, che si è prodigato per «democratizzare» la Quinta Repubblica
ma che l'ha poi utilizzata a suo beneficio, è contro gli egemonismi a senso
unico. De Gaulle non perdonò mai la guerra americana in Vietnam e Chirac si
oppose strenuamente finché poté alla guerra americana in Iraq. Per la Francia è
fondamentale evitare una dualità che corrisponda troppo rigorosamente a
emisferi, schieramenti o civiltà, anche se poi la sua politica nel Terzo mondo
resta iscritta nella logica conclusa del neo-colonialismo che è già costata a
Parigi la perdita di molte posizioni in Africa. Quello che la Francia intende
per partecipare non è il cauto barcamenarsi dell'Italia nel calduccio di un
alveo precostituito, sfruttando al più, in sede europea, i teoremi a 3 o a 4
con gli altri grandi o semi-grandi. La Conferenza di Ginevra sul razzismo, come
la precedente assise di Durban del settembre 2001, che fatalmente fallì solo
pochi giorni prima delle Torri gemelle, quasi una rivelazione del dramma
incombente a averla saputa leggere, è stata inchiodata sulla questione
Israele-sionismo finendo per lasciare in secondo piano tutti gli altri temi.
Iran e Israele stanno portando avanti la loro guerra in un altro contesto non
meno pericoloso e non era certo il caso di prestarsi all'interesse degli uni e
degli altri a esasperare i toni. La quale questione israeliana, comunque, non
deve essere così acquisita nei suoi termini costitutivi se ha rappresentato una
specie di macigno ingombrantissimo per tutti gli anni che ci separano dalla
seconda guerra mondiale. Ci si aspetterebbe che i frattini e i bocchini
avessero qualche considerazione in più per le ragioni dei palestinesi e degli
arabi anche senza concedere nulla agli anatemi. Obama dà l'impressione, come a
Trinidad, di aver capito meglio la necessità di sbloccare dalle secche del
«noi» e «loro» il dialogo con chi ha altre agende politiche, altri bisogni e
altri parametri culturali. Viene in mente lo scontro fra Usa
da una parte e Francia e Gran Bretagna dall'altra ai tempi della crisi di Suez.
Anche allora Israele servì da pretesto ma il punto era il prolungamento o il
superamento del colonialismo. Nel 1956 l'Italia dei Segni e dei Martino (i
padri) esitò a lungo prima di voltare le spalle agli alleati europei e fu
salvata in extremis da Eisenhower, che bloccò la follia di Parigi e Londra.
Oggi la dottrina discute di sovranità «liquida». La nostra sarebbe l'età giusta
per rilanciare le organizzazioni internazionali sui temi di portata generale
come appunto il razzismo (e non solo). Ma ci sono stati o governi che contrabbandano
per universalismo una primazia che è ferma ai pregiudizi del colonialismo
ottocentesco. Non hanno nessuna intenzione di sedersi intorno a un tavolo
riconoscendo gli antichi possedimenti come dei pari. Si illudono di sottrarsi
all'incalzare del cambiamento e si nascondono dietro ai discorsi dell'uomo di
Tehran, che per suo conto ha in mente il suo quadro di riferimento, da cui
sarebbe stato ben più producente cercare di staccarsi invece di evidenziarlo.
Alla lunga, in ogni modo, nulla potrà impedire che, tutti insieme, senza
ridicole gerarchie di pedigree, si dovrà affrontare le istanze non eludibili di
un Sud del mondo non più localizzabile come una volta in una periferia senza
storia e senza diritti.
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Sodalizi e conflitti tra gemelli siamesi (sezione: Globalizzazione)
CAPITALISMO
E DEMOCRAZIA Intervista con Prem Shankar Jha Sodalizi e conflitti tra gemelli
siamesi Benedetto Vecchi Il destino incerto della democrazia. È questo il tema
attorno al quale ruota l'iniziativa in corso a Torino, che non a caso ha come
titolo «Biennale democrazia». Tema articolato in più sessione, attraverso
«parole chiave» che hanno accompagnato la discussione sullo stato di salute dei
sistemi politici appunto democratici. Il multiculturalismo, il potere pervasivo
dei media, ma anche i rischi che la attuale crisi economica possa determinare
la crescita di un populismo che in nome del popolo limita libertà civili,
politiche e ridimensiona ulteriormente i diritti sociali. L'economista indiano
Prem Shankar Jha è stato invece chiamato a discutere di quel «caos» originato
dalla crisi economica e di come quel caos possa accelerare la crisi della democrazia.
Prem Shankar Jha è, oltre che uno studioso, anche un noto commentatore
dell'economia mondiale da una prospettiva, quella dell'India, cioè di una
nazione considerata l'esempio vivente di una nazione che è potuta crescere
economicamente grazie a quella deregolamentazione dei mercati che ha
caratterizzato il cosiddetto neoliberismo. Tesi che lo studioso indiano ha più
volte contestato, come d'altronde dimostra il ponderoso volume Caos prossimo
venturo pubblicato da Neri Pozza lo scorso anno. Un libro che prevedeva
l'eclissi del neoliberismo. Prem Shankar Jha sarà oggi a Torino, dove terrà una
«lezione» proprio sulla realtà originata dalla crisi, prefigurando ancora anni
di «caos», indipendentemente da quanto sostengono alcuni commentatori sulla
fine della crisi economica. Capitalismo e democrazia. Due termini spesso in
conflitto, nonostante la retorica sulla loro indissolubilità. Cosa ne pensa di
questa «querelle»? Storicamente, la democrazia politica è stata voluta dalla
borghesia per contrastare il potere dei proprietari terrieri e
dell'aristocrazia. Poi è stata usata dal movimento operaio per contrastare il
potere del capitale, dando vita all'intensa, seppur breve stagione dei diritti
sociali. Stagione tuttavia che ha reso la democrazia e il capitalismo come
realtà in conflitto. Per me, sono da considerare come fratelli siamesi.
Aggiungo, però, che stiamo parlando di un contesto molto preciso, quello dove
lo stato-nazione esercitava la sovranità sulla nazione. La
globalizzazione ha lentamente ridimensionato, se non distrutto lo
stato-nazione. C'è stata l'unificazione dei mercati nazionali in un unico,
grande mercato, mentre le imprese manufatturiere e finanziarie sono diventate
globali e profondamente antidemocratiche. Ogni azione politica deve
essere quindi globale, come le imprese. È questa la cornice antro la quale
agire politicamente per ridimensionare il potere del capitale e per sviluppare
l'equivalente globale di ciò che è stato il welfare state. In «Caos prossimo
venturo», lei sosteneva che la crisi dell'economia mondiale era una probabilità
che non poteva essere esclusa. Il bailout delle borse ha drammaticamente
confermato la sua analisi. Alcuni studiosi e economisti, come Immanuel
Wallerstein, ora scrivono che la crisi attuale possa coincidere con la fine del
capitalismo e con lo sviluppo di una economia di mercato senza capitalisti.
Tesi molto provocatoria, non crede? Inviterei alla cautela. È difficile infatti
pensare una economia di mercato senza la proprietà privata. Più realisticamente
il nodo da sciogliere è come affrontare la crisi e nessuno ha ricette pronte.
Durante il cosiddetto ciclo neoliberista abbiamo assistito al divorzio tra
stato-nazione e l'attività economica, fattore che ha messo fine all'«alleanza»
tra il potere politico e le imprese. La crisi, invece, ripropone con urgenza un
rinnovato controllo e regolazione nella circolazione dei capitali e della
finanza; assieme a un maggiore rigore nella certificazione dei bilanci delle
imprese. Infine, la crisi economica può favorire un cambiamento negli assetti
proprietari delle imprese, come imprese a capitale misto pubblico e privato;
oppure forme inedite di proprietà «sociale». Più che fine del capitalismo
parlerei quindi di una trasformazione del capitalismo. Green economy: è la
parola magica per uscire dalla crisi. Lo dicono e scrivono in tanti. Il
personaggio più noto a usarla è il presidente degli Stati Uniti Barack Obama,
il quale ha illustrato la sua azione per favorire lo sviluppo di uno sviluppo
economico sostenibile e compatibile con l'ambiente. Una lieta novella, non
crede? L'«economia verde» è proprio una parola magica, proprio come lo fu
carbone in un mondo dove il vento e l'acqua costituiscono le uniche potenze
energetiche usate nell'attività produttiva nel diciassettesimo secolo. Le
stesse speranze sulla possibilità di uno sviluppo economico duraturo sono state
rinnovate con il petrolio agli inizi del Novecento, il motore a scoppio, fino
all'ultimo prodotto, il computer, che doveva, al pari degli altri esempi che ho
fatto, garantire lo sviluppo ecconomico. Per il momento, tuttavia non ci sono
tecnologie «ambientaliste» che possono essere sfruttate economicamente, cioè
che possono fare da traino alle attività produttive. Quindi ci sarà
un'«economia verde» solo quando si creeranno le condizioni che hanno portato il
carbone, il motore a scoppio, il petrolio, l'automobile e il computer a essere
fattori energetici e prodotti che potevano essere usati o prodotti secondo
precisi requisiti economici e altrettanti prevedibili profitti. Allo stato
attuale, per quanto riguarda le fonti energetiche non c'è infatti nessuna
«vera» alternativa al petrolio. Né esistono al momento attività produttive che
possono sostituire quelle attuali. Il neoliberismo ha alimentato la crescita di
forti diseguaglianze sociali, proprio quando veniva alimentata la speranza che
la ricchezza avrebbe trovato nel mercato uno straordinario strumento di
redistribuzione. Lei, invece, ha spesso sostenuto il contrario, cioè che
l'essenza dell'economia mondiale erano proprio le diseguaglianze sociali. In
questo mondo in fibrillazione c'è chi guarda alla crisi come a una possibilità
per politiche sociali più egualitarie.... Quest'ultima è proprio un'opinione
bizzarra basata su un errore logico che scambia le coincidenze con la
causalità. Potrebbe certo accadere che una società industriale privilegi
politiche sociali più eque. Ma viviamo in un'economia di mercato dove le
differenze di reddito determinano disparità nel consumo, nel mercato del lavoro
e precarietà nei rapporti di lavoro. È quindi auspicabile la presenza di
interventi politici tesi a ridurre le diseguaglianze sociali. Ma per questo
serve limitare il potere delle imprese e favorisca la redistribuzione della
ricchezza. Non vanno però nascoste le difficoltà che incontrerebbe tale azione
politiche in un mondo globalizzato che vede la messa all'angolo degli stati
nazionali, il luogo e il contesto cioè dove far crescere gli interventi
politici necessari per ridurre le diseguaglianze sociali. Questo non significa
che non bisogna comunque provarci. Lo ripeto: la necessità di una
regolamentazione dell'economia è necessaria anche perché l'economia e la
finanza lasciate libere di fare ciò che volevano hanno determinato questa
crisi. bvecchi@ilmanifesto.it Foto: TRATTA DA AMERICAN ILLUSTRATION
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CRISI GLOBALE (sezione: Globalizzazione)
intervista
CRISI GLOBALE LORETTA NAPOLEONI: «GLI EFFETTI SPECIALI SONO FINITI» Le radici
della crisi dell'economia globale nella reazione di Bush all'11 settembre.
Ovvero, come il credito facile è stato abbinato alla paura per ottenere il
consenso alle guerre in Afghanistan e in Iraq. Mentre la finanza islamica
ingrassava Ida Dominijanni Voce autorevole nel dibattito internazionale,
Loretta Napoleoni ha una biografia che sembra una sintesi della globalizzazione: università e nessuna prospettiva di lavoro in
Italia negli anni '70, nel '79 un master negli Stati uniti - «sono un'emigrata,
non un cervello in fuga, me ne sono dovuta andare dall'Italia contro la mia
volontà, niente di glamour» -, negli anni '80 due esperienze di lavoro a
Budapest per il Fondo monetario internazionale e nella City di Londra per una
banca russa, nel '93 una consulenza per la Berd (la banca europea
deputata alla transizione dei paesi dell'est verso l'economia di mercato) poi
abbandonata per contrasti politici, nel 2005 la presidenza del gruppo di lavoro
sull'economia terrorista per il Club de Madrid. E nel frattempo la
specializzazione alla London School of Economics, le collaborazioni con El
Pais, Le Monde, The Guardian, Internazionale, L'Unità, Repubblica, due saggi -
Economia canaglia e I numeri del Terrore, Il Saggiatore - tradotti in
quattordici lingue, e perfino due romanzi. L'ultimo nato, per l'editore Chiare
Lettere, si intitola La morsa e in questi giorni è oggetto di un lancio
mediatico imponente, e per una volta meritato, al quale volentieri ci
associamo. E' un libro che mette coraggiosamente i piedi nel piatto delle
ragioni inconfessate della crisi economica mondiale, argomentando con dovizia
di dati la seguente tesi: all'origine della crisi non c'è un estemporaneo
impazzimento della finanza, c'è una follia politica che comincia dopo la caduta
del Muro di Berlino e raggiunge l'apice nella guerra al terrorismo di Bush,
finanziata con l'abbattimento dei tassi d'interesse e legittimata con l'uso
della paura e l'illusione dell'arricchimento facile. Quanto al futuro, due
prescrizioni obbligatorie: dire addio al consumismo sfrenato e farla finita con
le classi dirigenti che ci imbrogliano e con la nostra creduloneria verso le
favole che ci raccontano. Chi teme un indigesto tomo per specialisti si
tranquillizzi: si tratta di un racconto avvincente e tagliente ambientato nelle
location più sintomatiche del mondo globale, dalla New York scintillante di
Clinton e impaurita di Bush alla Londra dei personal shopper, dal parco giochi
di Las Vegas agli hotel a sette stelle di Dubai. Meglio di un film. Abbiamo cominciato
a discuterne durante un Faccia a faccia a Radio Tre mercoledì scorso e
continuiamo qui. La morsa che secondo te sta soffocando l'economia e la
democrazia occidentale è quella fra la paura del terrorismo e la bolla
speculativa innescata dalla guerra al terrorismo: in sintesi, Al Quaeda ci ha
distratti mentre Wall Street ci derubava. E' un'ipotesi che conquista, mettendo
a contatto la nostra esperienza del disastro politico mondiale successivo
all'11 settembre con quella del disastro economico attuale. Ma fa luce anche su
dinamiche poco esplorate del periodo fra l''89 e il 2001, gli anni ruggenti
della globalizzazione. Quali sono i passaggi principali di tutta questa
vicenda? Lo snodo cruciale è la politica economica con cui Bush risponde
all'attacco alle Torri gemelle: un abbattimento precipitoso e aggressivo dei
tassi d'interesse - dal 6% di fine 2001 all'1,5% della primavera 2003 - che
serve a finanziare senza drenaggio fiscale le guerre in Afghanistan e in Iraq e
a legittimarle, creando le condizioni per la bolla speculativa e alimentando
contemporaneamente una bolla di consenso basata sulla crescita continua. Con la
vendita e la cartolarizzazione dei mutui subprime, la bolla finanziaria
crescerà a dismisura, fino a esplodere sei mesi fa nella recessione che
sappiamo. Dunque le responsabilità economiche e politiche di Bush sono enormi.
Tuttavia questa politica economica non comincia con lui ma con Greenspam, negli
anni '90, per garantire agli Stati uniti la guida del processo di
globalizzazione innescato dalla caduta del Muro facilitando la deregulation.
Ogni volta che sul mercato globale si prospetta una crisi - la crisi del rublo,
del dot.com, dei mercati asiatici, della Turchia, del Messico - Greenspam
taglia i tassi e pompa il credito, proteggendo Wall Street, la City di Londra e
tutta la finanza occidentale da un'onda che in tal modo la sfiora ma non la
travolge. Le crisi restano regionali, la finanza occidentale ci specula sopra,
ma la crisi di sistema non viene scongiurata, viene solo rinviata. Finché il
meccanismo salta: stavolta la crisi è globale, ed epocale. Chiude l'epoca
cominciata nell'89 e culminata nella guerra al terrorismo. Che cosa succede nel
frattempo nell'altro campo, quello del terrorismo internazionale? Il tuo libro
dà molto rilievo alle dinamiche della finanza islamica. La finanza islamica
nasce negli anni 70, dopo la prima crisi del petrolio, ma resta allo stato
embrionale fino all'ingresso di Cipro nell'area dell'euro, quando Dubai diventa
uno snodo finanziario cruciale fra Est e Ovest. L'impulso decisivo per il
grande salto, però, lo riceve anch'essa, per una strana eterogenesi dei fini,
dalla guerra americana al terrorismo. Il Patriot Act, la famosa legge
antiterrorismo varata dal Congresso all'indomani dell'11 settembre, oltre a
limitare pesantemente le libertà civili conteneva delle norme contro il
riciclaggio del danaro sporco, volte a bloccare l'ingresso negli Stati uniti di
soldi di Al Quaeda. Il sistema bancario internazionale reagì suggerendo ai
clienti di disinvestire in dollari e investire in euro. Ma una parte
dell'ingente flusso di danaro che uscì dagli Usa era fatto di capitali arabi -
900 miliardi di dollari, prima dell'11 settembre - , che non furono reinvestiti
in euro ma rimpatriati nei paesi d'origine, soprattutto in Malesia e a Dubai,
dando così impeto alla finanza islamica. Tutto questo è avvenuto nella più
completa ignoranza e sottovalutazione da parte degli Stati uniti, che non solo
non ne sapevano nulla prima dell'11 settembre, ma dopo si guardarono bene dal
seguire le piste finanziarie per indagare e combattere Al Quaeda. Eppure
all'epoca si disse che era la prima pista da seguire, come mai non fu fatto?
Perché quello che importava a Bush non era affatto catturare Osama Bin Laden,
ma scatenare la «guerra al terrore» per invadere l'Iraq, dove Al Quaeda non
c'era, e mettere in atto a partire dal «Grande Medioriente» il progetto di
dominio globale degli Stati uniti delineato dai neoconservatori. Risultato: il
sogno di Bin Laden di dissanguare il capitalismo occidentale si è realizzato,
per merito non suo ma dei governi occidentali. La finanza islamica è diversa da
quella occidentale? In che cosa? Completamente diversa, perché poggia sul
codice etico della Sharia che vieta la speculazione: il danaro non può essere
usato per creare danaro, il credito viene concesso solo per finanziare delle
imprese produttive. E il rapporto fra banca e cliente è un rapporto solidale,
di due soci in affari. Questi due elementi hanno tenuto la finanza islamica
fuori dal business dei mutui subprime. Da noi invece si vende il rischio come
se fosse un bene, e le banche non hanno più nulla di un'istituzione sociale,
sono diventate solo aziende a fini di lucro. Tu hai studiato l'economia
criminale. Che ruolo hanno avuto le mafie nell'incubazione di questa crisi, e
che ruolo possono giocare ora che è esplosa? Un ruolo enorme in entrambi i
casi. Dubai è cresciuta negli anni 90 anche come paradiso fiscale della mafia
russa. Dopo il Patriot Act, la 'ndrangheta si è avvalsa del trasferimento del
business del riciclaggio dagli Stati uniti all'Europa. E oggi, la crisi è di
sicuro una grande occasione per l'economia criminale, come insegna la storia
della mafia americana dopo il '29. Quando non c'è né liquidità né credito,
un'economia come quella mafiosa basata sui contanti ha un enorme potere di
penetrazione ed è pronta a soccorrere le imprese che le banche abbandonano.
Inoltre, in tempi di crisi il controllo politico si abbassa: non si bada troppo
alla provenienza dei soldi, pecunia non olet. Infatti al G20 s'è parlato dei
paradisi fiscali degli evasori, ma non di quelli del crimine organizzato. In
«Economia canaglia» hai analizzato il mercato del sesso come ingrediente
importante della globalizzazione. C'è una relazione fra questo mercato e quello
dell'economia criminale? Sì, strettissima. Dopo l''89 l'industria del sesso in
Occidente è diventata un immenso business a cui partecipano e attraverso cui
sono entrate in contatto le mafie europee, quella russa e quella americana.
Negli anni passati hai seguito la transizione degli ex paesi dell'Est
all'economia di mercato. Come li vedi in questa crisi? E' uno dei punti fragili
dell'Europa, ed è un punto potenzialmente esplosivo anche per le banche europee
che hanno investito molto nell'ex Est: un collasso del mercato immobiliare lì
avrebbe conseguenze molto negative qui. Per ora la situazione è sotto controllo
perché l'Europa è intervenuta, ma il problema è fino a quando continuerà ad
aiutarli, e come. Non vedo alternative al quantitative easing, la creazione di
moneta apposita da immettere in questi paesi, anche se per ora la Bce esita di
fronte ai rischi di inflazione. Questa crisi penalizzerà, com'è sempre
accaduto, più le donne che gli uomini? Stavolta pare di no: negli Usa sta
producendo disoccupazione più maschile che femminile, colpendo un settore
prevalentemente maschile come la finanza. E' un dato interessante,
un'inversione di tendenza rispetto al passato. Ma se il tracollo di oggi ha
avuto un'incubazione lunga come quella che tu descrivi, perché nessuno ha
suonato l'allarme prima? Gli economisti non hanno nessuna responsabilità? E
l'informazione? Abbiamo ballato tutti sul Titanic, sottovalutando quello che si
preparava? Va detto intanto che negli anni '90 tutti gli economisti sono finiti
a lavorare in finanza, e osservare un fenomeno da dentro è molto diverso che
osservarlo da fuori. Salvo poche voci isolate e inascoltate, ha prevalso una
euforia della globalizzazione che ha convinto tutti dell'infallibilità del
modello occidentale. Fatto sta che oggi, di fronte alla crisi del modello
infallibile, non abbiamo una teoria economica alternativa! Quanto
all'informazione, ha fatto solo da eco alle favole dei politici e degli uomini
di finanza. Mi rendo conto che oggi i giornalisti non hanno tempo di approfondire
nulla, ma possibile che nessuno guardi a un orizzonte di lungo periodo? In
attesa della teoria alternativa, proviamo almeno a ipotizzare qualche rimedio.
Come se ne esce? Obama, secondo te, ha preso la strada giusta? Primo rimedio:
per uscirne dobbiamo prendere in considerazione tutto, Marx, Keynes, la teoria
della decrescita, tutto quello che ci può aiutare, senza farci appannare da
veli ideologici. Secondo: il consumismo sfrenato e la finanza cosiddetta
creativa, che io preferisco chiamare finanza degli effetti speciali, ci ha
portato a questo disastro: fermiamoci. Terzo: il protezionismo,
che si associa sempre al nazionalismo, al populismo e agli arroccamenti
identitari e razzisti, sarebbe un rimedio peggiore del male. Questa è una delle
ragioni per cui nutro dei dubbi sulla strategia anticrisi di Obama, che non mi
pare esente dal virus protezionista. E le altre ragioni? Non mi convince una
risposta alla recessione che invece di porsi il problema di azzerare il rischio
si limita a trasferirlo dal settore privato allo Stato, salvando il sistema
bancario: ci vedo un tentativo di ripristinare lo status quo ante, un
palliativo che non aggredisce il male alla radice. Per aggredirlo davvero
bisogna cambiare più radicalmente strada, cominciando a infrangere tre miti:
quello del rischio come bene commerciabile, quello del consumo invece della
produzione come motore dell'economia, quello degli immobili come generatori
automatici di ricchezza. Bisogna rilanciare la produzione riconvertendola. E
soprattutto bisogna che noi cittadini ricominciamo a vigilare su quello che
politici e banchieri ci raccontano, e su quello che non ci raccontano: la crisi
non è affatto superata e può riservarci ancora brutte sorprese.
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Destini mondiali (sezione: Globalizzazione)
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-25 - pag: 12 autore:
Destini mondiali La crisi costerà all'economia mondiale la bellezza di 4mila
miliardi di dollari. Ogni abitante del pianeta si troverà a dover sopportare
sul proprio groppone un debito causa crisi di quasi 700 dollari, che si vaa
sommare ai vari debiti pubblici nazionali. Quei 700 dollari vengono spalmati su
tutti, nessuno escluso, anche su chi vive con meno di un dollaro al giorno:
questi teoricamente dovrebbero rimanere per 2 anni ininterrotti senza cibo per
pagare le malefatte di poche centinaia di persone. Per questa gente non serve
il carcere, serve invece mandarli dove sarebbero costretti a guadagnarsi il
cibo con appena un dollaro al giorno. Giuseppe Peroni Carmagnola (To) I l
passato recente ci offre una lezione nitida e incontrovertibile: per aiutare i
poveri del mondo l'unica strada veramente efficace si è
rivelata la globalizzazione e l'apertura dei mercati. Ce lo confermano ancora
due scritti recenti: la pagina di Moisés NaÍm su questo giornale (si veda il
numero del 16 aprile) e il libro Destini comuni, di Nayan Chanda, pubblicato da
Scheiwiller.Se abbiamo a cuore la sorte dei derelitti, il nostro dovere è
resistere alle tentazioni protezionistiche (con addentellati populisti)
che abbandonerebbero definitivamente alla loro sorte chi si trova in condizioni
di estrema povertà. E trovare strumenti più efficaci di governo delle
conseguenze non volute del processo di globalizzazione. • La polizza per la
casa Prima di parlare della polizza anticalamità obbligatoria per gli edifici,
ossia di un nuovo balzello sulla casa (come se non ce ne fossero abbastanza)
sarebbe bene fare chiarezza sulle spese chei proprietari di casa debbono
sostenere per un'altra sorta di polizza già esistente. Si tratta dei circa 150
milioni di euro l'anno chei proprietari urbani di casa pagano ai Consorzi di
bonifica, per il teorico fine di tutelare gli edifici. Si cominci a rivedere
questo sistema impositivo, applicato con scarso rispetto della legge da parte
dei Consorzi. Poi, si potrà discutere della polizza, del resto già prevista in
una legge dello Stato. Sandro Micozzi Teramo Annozero in Abruzzo Trovo alquanto
sconcertante che il lettore Oriano Lannuso (si veda la lettera «...e monologhi
di Santoro», pubblicata sul Sole 24 Ore del 18 aprile) provi fastidio per la
messa in onda di un programma che propone delle tesi (che possono essere
confutate, chi lo nega) su fatti che riguardano il nostro territorio. Anche se
è banale dirlo, provo molto più fastidio quando vedo sulle rete Rai programmi
d'infimo livello, senza lasciare scampo a un abbonato come il sottoscritto che,
per fortuna, si rifugia in una buona lettura. è proprio vero che ognuno ha la
propria angolatura.... Massimo De Nardi email Evasori impuniti... Leggo sul
Sole 24 Ore che negli Usa la giustizia ha condannato un broker della Ubs
ritenuto evasore fiscale a una sanzione di 780 milioni di dollari e alla
condanna certa a tre anni di carcere che sicuramente sconterà. Mi domando se in
Italia analoghi casi di evasione fiscale, per milioni di euro, scovati dalla
Guardia di Finanza pagheranno le sanzioni loro comminatee sconteranno
l'eventuale galera.Non è che tutto finirà in una bolla di sapone grazie ai
cavilli giuridici, agli sconti di pena per patteggiamento, ai condoni e varie?
Bruno Moltedo Milano ...e dati reali Vorrei precisare –a beneficio dei tanti
"talebani fiscali" –che secondo i dati del Ministero dell'Economia e
finanze un lavoratore autonomo dichiara il doppio della media, ovvero 36 mila
euro. Non so se questo dato possa servire a smontare almeno un po' il mito
dell'evasione fiscale di imprenditori e professionisti, però mi pare utile
ricordarlo. Alessandro Spanu email
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Doha Round entro l'anno (sezione: Globalizzazione)
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-25 - pag: 17 autore:
INTERVISTA Ernest-Antoine Seillière Presidente Business Europe Doha Round entro
l'anno Franco Vergnano CAGLIARI. Dal nostro inviato Il barone Ernest-Antoine
Seillière, presidente della francese Wendel, è oggi il leader di Business
Europe (la Confindustria Ue), dopo aver guidato gli imprenditori francesi del
Medef dal 1997 al 2005. Alto, con le spalle larghe e una corporatura massiccia,
il barone porta molto bene i suoi 72 anni e parla con voce bassa accompagnata
da un tono rassicurante quanto assertivo. In una pausa dei lavori a porte
chiuse del G8 di Forte Village a Santa Margherita di Pula, Seillière accetta di
spiegare i dettagli (e alcuni retroscena) sui lavori, compresa
la mancanza di alcuni Paesi chiave come Brasile, India e Cina. Presidente Seillière, sono emerse
posizioni articolate all'interno dei lavori del G8 Business summit? C'è stata
una grande unità d'intenti.Certo,anche sfumature diverse, ma nessuna tensione o
posizioni inconciliabili. Lei si esprime in maniera molto diplomatica...
Le assicuro che è la verità. In primo luogo tutti sono stati
d'accordonell'apportare solo piccole limature al testo inizialmente presentato,
frutto dei lavori preparatori e della pazienza degli sherpa. In secondo luogo è
stato sottolineato come sia positivo il fatto che il mondo industriale risponda
in maniera corale alla crisi. Ormai, dopo Berlino, Tokio e il summit
straordinario di Parigi è la quarta volta in tre anni che ci riuniamo.
D'accordo. Ma ci saranno pure state articolazioni differenti, da parte dei
singoli Stati, visti gli interessi in gioco. Sui termini generali del documento
c'è l'unanimità. Qualche differenziazione è emersa nelle singole politiche, ma
si tratta più di sfumature, spesso anche temporali per la diversa velocità
delle singole economie, che di vere contrapposizioni. Per esempio, sono tutti
d'accordo sul fatto che il G8 rappresenti il cuore del G20 per i numeri che
rappresenta. Qualcuno però, commentando le previsioni dell' Fmi, ha ricordato
come mancassero al dibattito proprio le voci dei sistemi produttivi che
sembrano sentire meno di altri la crisi. Nel senso che alcuni Paesi, pur avendo
rallentato lo sviluppo, continuano a crescere. Tra questi possiamo citare
l'India, la Cina e anche il Brasile che ha frenato
meno di altri. Quali sono stati i punti di maggior dialettica? C'è l'impegno di
tutti per concludere i negoziati commerciali sul Doha Round entro l'anno e nel
lottare contro il riemergere del protezionismo. Uno dei tre delegati Usa, Thomas Donohue, si è detto contrario allo slogan di
Obama sul «Buy American ». Qualche differenziazione è emersa anche sull'energia
e, soprattutto, sul clima, specie sugli aspetti metodologici. Ognuno ha
illustrato le sue legittime strategie. La Russia, per esempio, preferirebbe
tenersi le mani più libere. Il Giappone vorrebbe evitare di entrare nei
dettagli delle emissioni. La posizione degli Usa su
Kyoto la conosciamo tutti. I Paesi più rigorosi, e avanzati, su questo versante
sono quelli europei che hanno preso impegni precisi, e ambiziosi, da tempo.
Intende dire che sul clima sono tutti preoccupati, ma solo a parole, per paura
di danneggiare le singole industrie? è più difficile trovare su questo tema una
posizione comune a livello mondiale che possa essere applicabile a tutti e che
venga implementata con la medesima velocità in ogni Paese. «Questo è un
elemento di unione, nonostante le differenze di posizione tra i vari Paesi»
BLOOMBERG Ernest-Antoine Seillière
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Non c'è accordo su clima e CO2 (sezione: Globalizzazione)
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-25 - pag: 18 autore: G-8
Ambiente. Il vertice di Siracusa si chiude con risultati inferiori alle attese:
divergenze tra Ue, Usa, Russia e Giappone Non c'è
accordo su clima e CO2 L'Onu: i Paesi più avanzati dichiarino gli obiettivi di
riduzione delle emissioni Jacopo Giliberto Marco Magrini SIRACUSA. Dai nostri
inviati In via ufficiale, il G8 Ambiente di Siracusa si è chiuso con due
accordi. Una bella Carta di Siracusa sulla Biodiversità, argomento che
appassiona gli ecologisti dell'orso polare e che è importante – parola del
ministro italiano dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo – «anche contro la fame
nel mondo ». Sul clima, tema bollente, invece si è arrivati a un modesto elenco
di temi da trattare in futuro perché le delegazioni tra giovedì notte e venerdì
mattina si sono spaccate e si sono sparigliate le carte per l'incontro dell'Onu
sui cambiamenti climatici che si terrà in dicembre a Copenaghen. Da lunedì si
cercherà di ricucire gli strappi durante il Major economies forum (Mef)
convocato a Washington da Barack Obama con un'agenda che sembra lafotocopia di
quella del G8 di Siracusa, mentre resta il dubbio sull'appuntamento successivo
del Mef: era in programma in luglio alla Maddalena, ma lo spostamento del G8
all'Aquila ha fatto dire a Silvio Berlusconi che il Mef potrebbe tenersi alla
Maddalena in autunno, oppure potrebbe accompagnare il G8 all'Aquila inluglio
(come auspicano gli Stati Uniti, che hanno fretta di ragionare di clima). Una
spaccatura di Siracusa riguarda gli obiettivi di concentrazione di anidride
carbonica e le temperature massime dell'aria cui attenersi, e – per motivi differenti
–Russia,Canada, Giappone e Stati Uniti non vogliono sentir parlare di queste
cose che tanto piacciono a Bruxelles. L'altra divisione è sui Paesi in
crescita. India e Sudafrica temono di impegnarsi a fondo, Cina e Brasile invece battono i Paesi industrializzati che da una
decina d'anni traguardano limiti, delineano obiettivi, bisticcianosulle regole
derivate dal Protocollo di Kyoto. Il Brasile invece parla poco e fa molto. Il
70% dell'energia è da fonti rinnovabili e il 50% dei carburanti per auto viene
dalla canna da zucchero. Nei programmi di rilancio economico, in testa
per investimenti ecologici, in efficienza energetica e riduzione delle
emissioni non ci sono i grandi Paesi industrializzati. Prima al mondo per
investimenti nella green economy è la Cina: il piano
di rilancio destina all'economia pulita il 38% delle risorse; secondo il
Brasile con il 18% mentre l'orgogliosa Europa ha un modesto 8 per cento.
Esemplare il caso del ministro brasiliano Carlos Minc: «Abbiamo proposto al G8
di Siracusa che anche gli altri Paesi introducano la nostra tassa del 10% sui
guadagni dell'industria petrolifera per alimentare i fondi destinati al clima.
Proposta respinta. Abbiamo proposto una riduzione delle emissioni del 20% al
2017 e di un altro 25% al 2022, cioè un 45% in tutto. Proposta respinta». Alla
fine sono stati individuati i nodi da sciogliere sul clima, e per la prima
volta i Paesi G8 hanno accettato di parlarne. «Abbiamo definito in maniera
franca e chiara – dice Prestigiacomo – i princìpi sui quali i capi di Stato
dovranno spendere tutta la loro leadership: target nel breve e medio periodo;
target a lungo termine; confrontabilità degli sforzi fra Paesi; finanziamenti;
governance internazionale». «Quel che esce da Siracusa è che non è ancora
chiaro come chiudere le distanze fra le posizioni dei vari Paesi»: Achim
Steiner, 49 anni, direttore esecutivo dell'Unep (Onu), è critico ma anche
realista. «è necessario che i Paesi industrializzati dichiarino apertamente gli
obiettivi di riduzione delle emissioni che sono disposti ad assumere. Solo a
quel punto, il vero dibattito potrà cominciare ». Il guaio è che, secondo
Steiner, tutto questo dovrebbe accadere ben prima del cruciale appuntamento con
il vertice di Copenaghen, a dicembre, che rischia altrimenti di raggiungere
obiettivi «non sufficientemente ambiziosi». E qual è l'ambizione di partenza?
«Resta quella di seguire le raccomandazioni degli scienziati
dell'Ipcc:dimezzare le emissioni- serra entro il 2050. Da lì, si potranno poi
decidere tutti gli obiettivi intermedi. In questo processo, dobbiamo mettere in
conto tanto la real politik che la scienza». © RIPRODUZIONE RISERVATA Ministro.
Carlos Minc, responsabile brasiliano dell'Ambiente ANSA
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Virus dai maiali all'uomo Messico, decine di morti (sezione: Globalizzazione)
Corriere
della Sera sezione: Cronache data: 25/04/2009 - pag: 24 Sanità Contagi anche
negli Usa. L'Oms: rischio di pandemia Virus dai maiali
all'uomo Messico, decine di morti Il sottosegretario Fazio: da noi nessun
rischio WASHINGTON Sessantuno morti, quasi mille persone infettate, scuole e
locali pubblici chiusi nel Messico centrale. E otto casi segnalati negli Stati
Uniti. Le autorità sanitarie internazionali sono in allerta per un nuovo ceppo
virale H1N1 dell'influenza suina. Una possibile emergenza che è finita anche
sulla scrivania di Barack Obama: «Il presidente è stato informato e segue la
situazione », hanno comunicato i portavoce. Nessuno ha intenzione di spandere
il panico ma da Atlanta, il Cdc, il centro specializzato nel seguire questo
tipo di fenomeni, ha avvertito: «Forse è troppo tardi per impedire l'epidemia».
Tutto è iniziato con una segnalazione dal Canada. Un turista rientrato da una
vacanza in Messico ha presentato i classici sintomi influenzali. Febbre forte,
malessere. Successivi test hanno mostrato che si trattava dell'influenza suina.
I medici hanno allora avvertito i loro colleghi messicani che hanno riscontrato
similitudini con decine di casi. E il fenomeno è cresciuto. Nel giro di pochi
giorni il numero delle persone colpite nel Paese centro-americano è salito:
quasi mille casi, 15 morti sicuramente provocati dal virus ed altri 46 decessi
sospetti. Quindi le segnalazioni di 8 malati in alcuni stati americani
confinanti: la California e il Texas. Davanti all'estendersi del contagio le
autorità hanno varato contromisure nelle zone centrali del Messico, capitale
compresa. Ieri è stata decisa la chiusura immediata di scuole, teatri, librerie
lasciando milioni di bambini e di adulti a casa. A sorpresa, a conferma della
situazione delicata, il presidente Felipe Calderon ha rinviato un'importante
visita nella città di frontiera di Ciudad Juarez. Un viaggio che doveva
riaffermare la presenza dello Stato in una località dilaniata dagli scontri tra
i narcos e l'esercito. Per gli esperti questo tipo di virus è una novità. Per
una serie di ragioni: La prima: raramente si trasmette da umano ad umano ed
invece qui è avvenuto. La seconda: sembra essere una sintesi di fattori
infettivi, in quanto le analisi dimostrano che racchiude elementi
dell'influenza aviaria e di quella suina. «L'influenza messicana ha spiegato il
professor Pietro Crovari dell'Università di Genova è una situazione che merita
attenzione perché potrebbe essere il punto di partenza di una nuova pandemia.
Trattandosi di un ceppo nuovo non abbiamo difese immunologiche». Particolare la
storia del virus. Il primo H1N1 ha ricordato l'immunologo è stato isolato nel
1933, quindi nel 1956, infine è scomparso fino al 1977 quando è riapparso,
forse per un campione «sfuggito», tra Cina e Russia. Tuttavia, ha aggiunto
Crovari, non sembra essere particolarmente virulento. I casi negli Stati Uniti,
come quello in Canada, si sono risolti senza gravi conseguenze. Al Cdc di
Atlanta i dirigenti non hanno nascosto la loro inquietudine in quanto sostengono
di non aver ricevuto ancora «informazioni complete». Mobilitata anche
l'Organizzazione mondiale della Sanità che potrebbe convocare un vertice nelle
prossime ore. In Italia, ha precisato il sottosegretario alla Sanità Ferruccio
Fazio, siamo al livello di allerta 3, un gradino sotto la soglia d'allarme.
«Non ci sono rischi, la situazione è sotto controllo», ma si sta valutando
l'opportunità di effettuare controlli alle frontiere. Guido Olimpio Controlli
La gente in fila per sottoporsi ai controlli davanti al General Hospital di
Città del Messico (Ap)
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SIRACUSA Cinque nodi ancora da sciogliere sul clima
ma questa volta i Governi li hanno messi nero s... (sezione: Globalizzazione)
Sabato
25 Aprile 2009 Chiudi SIRACUSA Cinque nodi ancora da sciogliere sul clima ma
questa volta i Governi li hanno messi nero su bianco anche se mancano target
specifici. E il Brasile propone una petrol-tax del 10% sui proventi
dell'industria del petrolio da destinare alla lotta ai cambiamenti climatici.
Mentre sulla natura arriva la «Carta di Siracusa» contro lo scippo della
natura. E per la prima volta un appello per la salute dei bambini. Si è chiuso
così il vertice allargato (erano presenti anche Cina, India, Brasile, Messico,
Indonesia, Sudafrica, Australia, Repubblica di Corea, Egitto) dei ministri
dell'Ambiente del G8 a Siracusa. Il G8 Ambiente è stata l'occasione per testare
il cambiamento di rotta dell'amministrazione Usa e ha visto anche la presenza di Lisa Jackson, presidente
dell'Agenzia federale per l'Ambiente. Ma è stata anche una delle prime
occasioni per coinvolgere, sui temi dell'ambiente, anche le economie in via di
sviluppo che hanno garantito il loro impegno per il dopo-Kyoto. Dalla riunione
arriva una "lista della spesa" per i premier sul fronte emissioni e
tecnologie pulite. Il ministro italiano Stefania Prestigiacomo, padrona di
casa, si è detta «estremamente soddisfatta» sottolineando che servono «azioni
urgenti» sulla questione clima. «Abbiamo definito in maniera franca e chiara -
ha detto Prestigiacomo - i principi sui quali i capi di stato dovranno spendere
tutta la loro leadership» esprimendo grande condivisione per la scelta della
sede a L'Aquila del G8. Sono 5 i nodi sul clima elencati. Due i documenti del
G8 Ambiente. Il chair summary indica le misure per garantire l'accesso
energetico ai paesi più poveri e l'impegno a mantenere entro i due i gradi
l'aumento di temperatura del pianeta.
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Notizie in 2 minuti (sezione: Globalizzazione)
Corriere
della Sera sezione: Due Minuti data: 25/04/2009 - pag: 64 Notizie in 2 minuti
Primo Piano Fiat, scontro Italia-Ue E' scontro tra il governo italiano e il
commissario europeo all'Industria, il tedesco Günther Verheugen, che ha
criticato pubblicamente l'interesse della Fiat per la tedesca Opel («La Fiat è
indebitata, dove trova i soldi?»). Dura reazione dell'ad di Fiat Marchionne,
del ministro degli Esteri Frattini e del ministro del Tesoro Tremonti. Il Colle
celebra la Carta Il presidente della Repubblica, alla vigilia del 25 Aprile, ha
celebrato la Costituzione in cui «vivono i valori della Resistenza ». Ideali e
valori che «sono validi per tutti», anche per chi «visse diversamente gli anni
1943-45». Focus I treni e la Cina E' scontro (commerciale) senza quartiere tra i Paesi occidentali
per aprire rotte ferroviarie verso la Cina. Il traffico merci da e per la Repubblica Popolare è destinato a
crescere. Ma le navi sono lente e gli aerei costosi. Restano i treni.
Miliardi di investimenti e speranza di grandi profitti. Esteri Buccaneer,
giallo su ostaggi I sequestratori somali della nave Buccaneer avrebbero
lanciato un ultimatum di 72 ore, a partire da ieri, per avviare una trattativa
concreta, pena l'uccisione dei 16 marinai, di cui 10 italiani. Lo hanno
riferito i familiari di due degli ostaggi che hanno potuto parlare con loro
giovedì sera. Ma la Farnesina frena: non ci risulta. Cronache Ucciso 17enne a
picconate Dean Catic, 17enne di origine croata, è stato accoltellato più volte
e poi finito a colpi di piccone da due amici italiani, Andrea B. di 18 anni e
Jacopo M. di 20 anni, che hanno confessato. Il delitto, a Varese, forse per un
diverbio legato allo spaccio di droga. Compito in classe, poi suicidio Tragedia
nel Frusinate: un quindicenne è morto lanciandosi da una finestra del liceo che
frequentava. Aveva appena finito il compito di greco. Dietro la tragedia, forse
problemi di inserimento in classe. Scienze I satelliti che si autodifendono
Accordo Italia-Francia per la costruzione di una rete spaziale di satelliti per
comunicazioni in grado di difendersi da soli da eventuali attacchi
elettromagnetici. Tecnologia duale, adatta sia per usi civili che militari.
Cultura Alle origini della democrazia E' giusto ribellarsi alle leggi ingiuste
in nome di un superiore diritto naturale? E, ammesso che sia giusto, ciò vale
anche quando le leggi siano approvate da un parlamento eletto dalla
maggioranza? Claudio Magris analizza le implicazioni di queste domande, che
riconducono alle origini stesse della democrazia e al conflitto tra etica e
ragion di Stato. Spettacoli Il nuovo Allen Alcuni divorzi, un matrimonio tra un
uomo molto anziano e una ragazza della provincia Usa
appena arrivata a New York, due uomini e una donna uniti dalla passione, un
sentimento tra due uomini, qualche tentativo di suicidio. C'è tutto questo in
Whatever Works, il nuovo film di Woody Allen, che torna alle origini, nella sua
New York. Sport Inter, Ibra verso l'addio? «Ho un contratto con l'Inter e sto
bene qui. Ma allo stesso tempo vorrei provare qualcosa di nuovo perché sono in
Italia già da cinque anni». Lo ha detto Zlatan Ibrahimovic in un'intervista.
«Ho vinto tutto in Italia e ho imparato molto da questo Paese. Ma c'è un
momento nella tua vita in cui dici a te stesso che vuoi provare qualcosa di
nuovo».
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dal nostro inviato SANTA MARGHERITA DI PULA Sì alla
sfida per un'econo... (sezione: Globalizzazione)
Sabato
25 Aprile 2009 Chiudi LUCIANO COSTANTINIdal nostro inviato SANTA MARGHERITA DI
PULA Sì alla sfida per un'economia verde, no al protezionismo
e all'eccesso di regole che possono frenare la ripresa. Il messaggio che esce
dal G8 Business Summit di Santa Margherita di Pula è chiaro e determinato. Ma è
anche un un invito caloroso, se non un avvertimento, ai governi a dare seguito
concreto alle misure adottate per affrontare la crisi. Perchè i presidenti
delle Confindustrie degli Otto Grandi (Italia, Francia, Germania, Gran
Bretagna, Russia, Canada e Giappone) non sembrano del tutto convinti,
tutt'altro, che ai buoni propositi poi seguano i fatti. Un timore che Emma
Marcegaglia espone, senza ghirigori dialettici, nella relazione di apertura. E
lo ripeterà nell'illustrare la dichiarazione congiunta che ieri sera è stata
consegnata, nel corso di una cena, a Silvio Berlusconi in vista del G8 di
luglio a L'Aquila: «Occorrono strategie concrete e garanzie certe per evitare
conseguenze anche negli anni a venire. Vogliamo vedere i risultati ora perchè
ne abbiamo bisogno ora». Tra gli imprenditori la fiducia resta: «L'economia è
in fase recessiva, però ne usciremo. Certo non vogliamo nè possiamo essere
lasciati soli». Insomma, il leader degli industriali italiani continua ad
essere cautamente ottimista sulla possibile uscita dal tunnel («probabilmente
dal prossimo luglio» aveva affermato nei giorni scorsi) rispetto al 2010
immaginato dall'Fmi. Lo ribadisce in conferenza stampa: «C'è qualche timido
segnale di ripresa che ci arriva dal nostro export anche se per il Paese il
2009 sarà ancora un anno pesante. Se c'è in questa previsione una opinione
condivisa? No, ma tutti pensiamo ad un miglioramento per il 2010 anche se il
momento è molto difficile e molto complicato». Quali sono le priorità
formalizzate nel documento? Un maggiore coordinamento tra i Paesi nelle scelte
da fare sul versante del credito; evitare spinte al protezionismo
(«Il grande male», lo definisce la Marcegaglia); un'impegno comune per la
riduzione di Co2. Sulla ripresa aleggiano altri motivi di preoccupazione: la
stretta creditizia, le difficoltà nell'approntare regole condivise in tema di
cambiamenti climatici. In una parola, come governare la
globalizzazione in un momento tra i più difficili del dopoguerra. Sì perchè
«questa è la più grave crisi dalla fine del secondo conflitto mondiale»,
puntualizza il presidente di Confindustria. Una crisi che «ha punito le aziende
migliori. Da ottobre stiamo subendo una stretta creditizia globale. Dopo
anni di prestito facile, la crisi finanziaria ha portato le banche a diventare
eccesivamente caute nel gestire le attività di credito, un rallentamento che ha
prodotto il "credit crunch". I flussi creditizi, invece, devono
tornare alla normalità. Quello che dobbiamo evitare è che la demonizzazione dei
mercati si traduca in un eccesso di regolamentazione non necessaria e,
conseguentemente, in un'ulteriore restrizione del credito e una più bassa
crescita economica». Gli altri due temi che stanno a cuore alle imprese sono il
protezionismo e l'ambiente. «Troppo spesso -
sottolinea la Marcegaglia che si fa anche portavoce del G8 - ci sono casi di
politiche protezionistiche e troppo spesso la nozione di interessi nazionali ha
distorto il commercio e la concorrenza. C'è il rischio che il protezionismo eroda la nostra prosperità». Regole certe e
condivise, dunque. Anche sull'ambiente: «Siamo pronti a prenderci le nostre
responsabilità dopo aver individuato un giusto equilibrio tra salvaguardia
ambientale, sicurezza energetica e competitività. La sostenibilità ambientale
nn è solo necessaria, ma può rappresentare un potente motore di crescita».
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A Shanghai la crisi non si sente (sezione: Globalizzazione)
MOTORI
25-04-2009 SALONE LA CINA SI AVVIA A DIVENTARE IL PRIMO MERCATO. IL MADE IN
ITALY IN PRIMA FILA A Shanghai la crisi non si sente Prima mondiale per la
Porsche Panamera. E adesso arriva anche la Smart II La crisi non è di casa a
Shanghai, dove lunedì si è aperto un Salone dell'auto con 13 anteprime mondiali
a cui sono presenti, oltre ai produttori cinesi, anche molti dei principali
protagonisti internazionali del settore. A cominciare dai marchi di lusso,
tutti a Shanghai per presiedere un mercato che, secondo gli analisti, nel 2009
ha ottime possibilità di divenire il primo al mondo a causa della crisi di
quello americano. Il testa a testa con gli Usa è iniziato a gennaio quando per la
prima volta in Cina sono
state vendute più vetture. In un mercato mondiale dell'auto stimato nel 2009 in
calo, secondo J.D.Power, dell'8,2%, la Cina dovrebbe crescere di circa il 10%. Già a marzo le vendite erano
cresciute del 10,3%. Tra i marchi in passerella a Shanghai non mancano i
gioielli del lusso Made in Italy, Ferrari e Maserati. Il marchio del Cavallino
rampante presenta in anteprima asiatica la nuova California, mentre Maserati fa
sfilare per il debutto cinese la GranTurismo S Automatica. Ferrari si conferma
market leader nel segmento, con il 46% di market share. La Cina
rappresenta un mercato strategico anche per Maserati che nel 2008 ha consegnato
350 vetture a clienti cinesi, per un aumento di circa il 70% rispetto all'anno
precedente. Oggi la Casa del Tridente ha nel Paese una rete che copre le 11
maggiori città. L'amministratore delegato di Lamborghini Stephan Winkelmann ha
colto l'occasione per annunciare l'inaugurazione del quarto showroom in Cina, oltre a presentare la nuova Murcielago LP 670-4
SuperVeloce. La vedette del salone però è la nuova Porsche Panamera, svelata in
anteprima mondiale a Shanghai per la crescente importanza del mercato cinese,
ha spiegato l'ad Wendelin Wiedeking, precisando che in Asia Porsche ha
raddoppiato le vendite a 7.600 unità nell'anno fiscale 2007-2008. Anteprima
anche per Mercedes. La casa di Stoccarda a Shanghai punta i riflettori sulla S
400 Hybrid, protagonista nell'ambito della premiere mondiale della Classe S
Model Year 2009. E poi la Smart sbarca in Cina:
Mercedes-Benz ha infatti annunciato l'introduzione ufficiale di Smart fortwo
sul mercato cinese, dove saranno disponibili quattro modelli. Lamborghini
Debutto cinese della Murcielago LP 670-4 Superveloce
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Gian Micalessin (sezione: Globalizzazione)
25-04-2009
- I marinai italiani in ostaggio: «Trattate o domenica ci uccidono» 22-04-2009
- Giornata della Shoah, Israele: "Iran come la Germania nazista"
21-04-2009 - Night club, birra e sesso facile Bagdad torna città del piacere
20-04-2009 - Somalia: ostaggi italiani, i pirati si sparano tra loro 19-04-2009
- Iran, 8 anni alla giornalista Usa: «È una spia»
16-04-2009 - Beffa le guardie e chiama la tv: «A Guantanamo mi torturano»
15-04-2009 - L'armata dei baby-pirati fa il record: in ostaggio 20 navi e 340
marinai 14-04-2009 - «Gialli» e «rossi», resa dei conti dopo tre anni di faida
politica 12-04-2009 - I pirati somali sequestrano nave con 10 italiani
11-04-2009 - Gb, arrestati terroristi: progettavano una strage 10-04-2009 - E
Teheran rilancia la sfida alla Casa Bianca 09-04-2009 - Dopo la rivolta
anti-comunista 06-04-2009 - Pyongyang sfida il mondo ma il lancio è un flop
05-04-2009 - «Son stata a Guantanamo e ora vi racconto com'è» 03-04-2009 - «E
tu come li ammazzi?». In tv lo show dei boia 01-04-2009 - Netanyahu offre la
pace agli arabi 31-03-2009 - A Doha i Paesi arabi corrono in soccorso del «boia
del Sudan» 29-03-2009 - Disarmo nucleare, Usa e Russia
non scherzano e scelgono il primo aprile per fare la pace 29-03-2009 - Stati
Uniti e Russia non scherzano e scelgono il primo aprile per far pace 28-03-2009
- Obama: «Al Qaida vuol colpire di nuovo gli Usa» 27-03-2009 - Pyongyang sfida Usa e Onu: "Avanti col
missile" 25-03-2009 - Retroscena Il segreto di Stato copre l'orrore
24-03-2009 - Afghanistan, Obama: "Non sarà per sempre" 23-03-2009 - Cina, rivolta contro polizia In manette
100 monaci tibetani 22-03-2009 - Khamenei gela le aperture di Obama caricamento
in corso... più letti più votati più commentati LA RESISTENZA NON E' UN
DOGMA di Mario Cervi Pansa: "Così la sinistra... di Redazione
Confalonieri: "Quanti sciacalli... di Mario Giordano La ninfomane
promette, ma non... di Michele Anselmi La storia più bella... di Redazione La
storia più bella... di Redazione LA RESISTENZA NON E' UN DOGMA di Mario Cervi
Confalonieri: "Quanti sciacalli... di Mario Giordano Pansa: "Così la
sinistra... di Redazione Armiamoci e Di Pietro di Filippo Facci LA RESISTENZA
NON E' UN DOGMA di Mario Cervi Obama: vedrete le foto delle torture Cia di
Marcello Foa La storia più bella... di Redazione Il commissario nudista attento
agli... di Alessandro M. Caprettini Massacrato per 40 euro e sepolto in... di
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Marcello Foa (sezione: Globalizzazione)
25-04-2009
- Obama: vedrete le foto delle torture Cia 23-04-2009 - Scandalo mutui Usa Il suicidio con giallo del supermanager 18-04-2009 -
Obama come Bush: Cia assolta per le torture 16-04-2009 - "Obama? E'
socialista" Il Texas vuole secessione 16-04-2009 - La protesta del tè per
dire no alle tasse 15-04-2009 - Bugie sull'Italia: le Monde contro Repubblica
11-04-2009 - Obama perde tutte le guerre (per fortuna finte) con la Cina
10-04-2009 - Obama prepara la maxisanatoria per 12 milioni di clandestini
08-04-2009 - "La crisi? è la nostra grande occasione" 07-04-2009 -
Obama: "Mai in guerra con l'Islam" 03-04-2009 - «Dal vertice passi
avanti per rilanciare l'economia» 02-04-2009 - G20 a rischio flop, Obama in
difficoltà ora cerca l'appoggio di russi e cinesi 30-03-2009 - Obama leuropeo si gioca tutto in una settimana 28-03-2009 -
«Ora organizzano le ronde intorno alle nostre case» 27-03-2009 - Caccia
selvaggia ai manager: per il G20 Londra blinda le banche 26-03-2009 - La crisi
scatena lodio Sequestri e assalti: è caccia ai manager 24-03-2009 -
Geithner, il Tesoro di Wall Street 23-03-2009 - La ricetta anticrisi? Il
decisionismo 21-03-2009 - Quel «nuovo» modo di comunicare preparato a tavolino
per l'audience 18-03-2009 - Attali: "La crisi farà dell'Ue una superpotenza"
14-03-2009 - Anche Svizzera e Lussemburgo cedono sul segreto bancario
13-03-2009 - Il re Mida di Wall Street che consigliava i potenti truffando
ricchi e poveri 12-03-2009 - Ora arriva anche il rosé "made in Ue":
un miscuglio di vino rosso e bianco 12-03-2009 - Obama e l'Europa, idillio
finito Tensioni sul piano per l'economia 11-03-2009 - «Così si può vincere la
paura» caricamento in corso... più letti più votati più commentati LA
RESISTENZA NON E' UN DOGMA di Mario Cervi Confalonieri: "Quanti sciacalli...
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promette, ma non... di Michele Anselmi La storia più bella... di Redazione La
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Nord Corea, sanzioni Onu (sezione: Globalizzazione)
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 25/04/2009 - pag: 17 Colpite tre società Nord
Corea, sanzioni Onu NEW YORK Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha raggiunto un
accordo sulle sanzioni da comminare alla Corea del Nord dopo il lancio di un
missile-satellite il 5 aprile. In particolare saranno interessate dalle
sanzioni, che prevedono il congelamento degli asset, tre aziende: la Korea
Mining Development Corp., la Korea Ryongbong General Corp. e la Tanchon
Commercial Bank, accusate di essere coinvolte nel trattamento di materiale
balistico. Intanto la comunità internazionale cerca di far
ripartire i colloqui a sei (che coinvolgono Usa, le due Coree, Russia, Cina e Giappone) per la denuclearizzazione della penisola,
abbandonati da Pyongyang dopo la condanna dell'Onu per il lancio.
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Generazione Millennial (sezione: Globalizzazione)
LA TRIBÙ
L'ESPOSIZIONE Tendenze Chi sono Logorroici, hanno trasformato Facebook in una
moda ma ne sono già usciti Younger than Jesus: cinquantacinque artisti che sono
già un movimento Generazione Millennial L'età Nati alla fine degli anni
Settanta sono i più numerosi dopo i babyboomers e la «categoria» più studiata
dal marketing L'anima Disincantati ma non di rottura sono cresciuti bombardati
dai media E loro sanno come usarli e prenderli in giro GIULIA ZONCA Hanno meno
di 33 anni, sono tecnologici e tradizionalisti Il futuro è nelle loro mani. Una
mostra a New York li racconta INVIATA A NEW YORK Dietro il milione di iPods
venduti nel 2008 c'è una generazione che il marketing prova a fotografare da
quando è nata. Sono tanti, i più numerosi dopo l'ondata dei babyboomers,
sbucati fuori alla fine dei Settanta sono il centro dell'attenzione di chi
produce, chi scrive, chi inventa la tv e per capire che cosa hanno in testa non
sono bastate le indagini di mercato e le ricerche sociologiche commissionate in
serie. Scappano dalle definizioni perché sono cresciuti bombardati dai media e
sanno come prenderli in giro, sono disincantati e tradizionalisti insieme e per
scoprire che facce hanno si può fare un giro a New York. Lower East Side, il
quartiere dove un tempo si rifugiavano i primi immigrati e oggi ospita il New
Museum, arte più che contemporanea e una mostra: «Younger than Jesus», più
giovani di Gesù, sotto i 33. Per farsi reclutare, i 55 artisti scelti da 25
paesi diversi, si sono lasciati anche vedere. Hanno risposto a questionari e
consentito alle idee, alle storie, ai sogni di entrare in un enorme faldone che
contiene gusti e aspettative: sono stati catalogati. Clic. L'istantanea non è
così facile da decriptare però si porta dietro un nome, «Millennial».
L'etichetta è di due sociologi, Strauss e Howe, che hanno poi girato i loro
studi alle indagini di mercato, ma con la mostra la parola ha preso un nuovo
senso perché sono loro, gli under Jesus, a parlare in prima persona e non era
mai successo. Massimiliano Gioni, curatore del museo, ha selezionato questi
artisti spinto da una sensazione: «Ho 35 anni, sono nato giusto un po' prima,
però sento la distanza e volevo conoscere chi comanderà il mondo di domani, chi
ci gestirà tra una decina d'anni. Chiunque si interessi all'esposizione non si
chiede se questi sono gli artisti più cool del momento, ma se questo è il
futuro». I Millennial sono logorroici, sbranano la tecnologia, la montano e
smontano, la usano e la accantonano come è successo con Facebook perché la
maggior parte di loro ha contribuito ad alimentarlo e poi lo ha mollato. Non
credono a quanto sentono perché conoscono il gioco dei miliardi di finestre che
si aprono da internet trasformando la realtà, ci scherzano su. Gioni prende in
prestito la definizione di un critico e lo chiama «realismo isterico»: da un
lato ogni informazione è accessibile, dall'altro ogni notizia è mediata plurime
volte. Questi ragazzi sono logorroici e inventano ogni giorno un neologismo,
creatività a flusso continuo e desideri e angosce che cambiano troppo in fretta
per riuscire ad assecondarle. Per questo quei chili di sondaggi non sono stati
di alcuna utilità. Non sono gioventù bruciata: zero ribellione e voglia di
capire il passato. Haris Epaminonda, nato a Cipro nel 1980 e residente a
Berlino, ha creato dei collages con i libri di storia. C'è una scultura messa
insieme con vecchi giradischi o videogiochi usciti dalla circolazione. I
Millennial sono i primi che ascoltano i fratelli maggiori e infatti citano
Madonna e Michael Jackson tra i riferimenti culturali. Ruth Ewan, nato ad
Aberdeen nel 1980, ha assemblato 1200 canzoni di protesta da «Bella ciao» a
cori popolari. Tigran Khachatryan, nato a Yerevan, Armenia, sempre 1980, ha
collegato versi armeni di poeti futuristi, censurati durante il regime
sovietico, a spettacoli di gruppi punk. La memoria conta e la famiglia è
indispensabile, cercano radici e identità di gruppo. Molti lavorano anche in
crew, collaborano con altre teste perché il concetto del social network non è
nato in rete, ma in strada, un posto che solletica e respinge. Nel museo si
vede una lotta urbana tra skateboarder e una megalopoli rivista in chiave
tribale. I Millennial sono autoironici perché si credono capaci di tutto e sanno
che niente dura: Liz Glynn, in una performance, costruisce Roma in 24 ore e poi
la disfa. Non ci sono italiani tra i 55 esempi di futuro e Gioni ammette:
«Esistono ottimi artisti di quell'età, ma l'Italia è un paese vecchio e non si
fida dei giovani, se pensate che in India oltre metà della popolazione ha meno
di 25 anni...». Non solo l'Italia si spaventa, una piccola galleria, nella
stessa strada del New Museum, sta per inaugurare una collezione di artisti nati
prima del 1927, si chiama «Wiser than God», più saggi di Dio. Non ci si
confronta più sulla provenienza, ma sull'età e i Millennial, così adatti a
manipolare la vita, mettono paura. In Cina il 50 per cento della popolazione
ha meno di 33 anni Negli Usa la generazione Millennial è la più numerosa dopo quella dei Baby
boomers. Più di metà della popolazione indiana ha meno di 25 anni Nelle
elezioni Usa del 2008 i
Millennial con diritto di voto erano 50 milioni. In quelle del 2016
saranno un terzo della popolazione votante. Nell'Europa dell'Est i Millennial
sono la prima generazione senza memoria del comunismo. Il matrimonio del
principe Carlo con Lady Diana (1981) è uno dei primi eventi che ricordano di
aver seguito in tv
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La Cina ha fatto il pieno Si vende il metallo rosso (sezione: Globalizzazione)
Plus
sezione: ANALISI data: 2009-04-25 - pag: 29 autore: Commodities. Rame La Cina
ha fatto il pieno Si vende il metallo rosso B ilancio di segno negativo questa
settimana per il rame, oggetto di massicce vendite a causa delle difficili
prospettive disegnate dagli esperti per la domanda e l'economia in generale.
L'aumento dell'avversione al rischio e i nuovi dubbi circa il sistema
finanziario Usa hanno
completato il panorama negativo. In questi giorni poi si è aggiunto il
timore di un possibile rallentamento degli acquisti (se non addirittura il
blocco) da parte del Governo cinese per il sospetto che potrebbe già avere
accumulato il proprio fabbisogno per il secondo trimestre. Le importazioni di
metallo rosso cinesi in effetti hanno toccato in marzo il record di 296.843
tonnellate (+137,6% annuo) ed è quindi probabile un cambio di strategia che,
secondo gli esperti, rischia di avere un significativo impatto dei corsi visto
che Pechino è il maggiore consumatore con circa il 30% della domanda mondiale.
Il mercato ha così abbandonato in fretta i picchi degli ultimi sette mesi
toccati nella precedente ottava (4.925 dollari/ tonnellata), in un mercato che
ha dato ampio spazio alle prese di beneficio (considerato che da inizio anno ha
guadagnato oltre il 50 per cento). Ad accentuare il riserbo degli investitori
ha contribuito anche il progetto dello Zambia, il principale produttore di rame
dell'Africa, di aumentare il controllo statale sulle miniere di rame del Paese
anche se gli analisti non si sbilanciano su quali effetti sul mercato questa
iniziativa potrebbe avere. Fernando Mancini © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Per G7 economia mondiale potrebbe aver toccato fondo (sezione: Globalizzazione)
WASHINGTON
(Reuters) - La recessione che intrappola da mesi le economie avanzate si sta
allentando e la ripresa dovrebbe emergere nella parte finale di quest'anno,
anche se rimangono ancora rischi di un peggioramento. Lo sostengono ministri
delle Finanze e i governatori delle banche centrali G7 nel documento emesso
ieri notte al termine del loro meeting. Il messaggio di cauto ottimismo era
stato anticipato sia da alcuni ministri e poi da una bozza del documento
ottenuta da Reuters. I G7 promettono, inoltre, di agire con decisione per
rendere solide le istituzioni finanziarie più importanti. "Abbiamo ragione
di essere, in qualche misura, incoraggiati, ma sbaglieremmo se concludessimo
che siamo vicini dall'emergere dalla tenebra in cui si è trovata l'economia mondiale
all'inizio dello scorso autunno", ha detto ieri il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner in una dichiarazione. A febbraio la
visione dei G7 era ancora più cupa e ministri e banchieri avevano previsto che
la fase di discesa dell'economia sarebbe durata per tutto il 2009 e non
facevano menzione di segnali di stabilizzazione. "Dati recenti
suggeriscono che il ritmo del declino delle nostre economie è rallentato e che
stanno emergendo alcuni segnali di stabilizzazione" si legge nel documento
emesso ieri notte. "Continueremo ad agire, come richiesto, per ristabilire
il credito, sostenere la liquidità, iniettare capitale nelle istituzioni
finanziarie, proteggere il risparmio e i depositi e affrontare il problema
degli asset tossici. Riconfermiamo il nostro impegno a prendere tutte le misure
necessarie per assicurare la solidità delle istituzioni con importanza
sistemica" dice ancora il comunicato. Il G7 che comprende Stati Uniti,
Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia e Giappone si è riunito
nell'ambito del Spring meeting del Fondo monetario e della Banca mondiale. Il
G20 - che include anche economie emergenti come Cina e India - ha tenuto un meeting
subito dopo. Con l'attenzione rivolta ai segnali di stabilizzazione a allo
sforzo per ripulire i bilanci bancari, il G7 ha scelto di ripetere la parte del
comunicato che si riferisce alle valute, ribadendo il messaggio di febbraio
sulla necessità di evitare movimenti disordinati e un'eccessiva volatilità dei
cambi. Continua...
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Patto Generali - Agricole per Banca Intesa (sezione: Globalizzazione)
Patto
Generali - Agricole per Banca Intesa Il Leone scommette ancora sull'Europa
dell'Est e punta a bissare in India il successo ottenuto in
Cina. Il titolo sale del
2,5% Sabato 25 Aprile 2009, Trieste NOSTRO INVIATO Un'assemblea fulminea, poco
meno di cinque ore. Un'inezia rispetto ai tempi usuali delle assise delle
Generali. Pochi spunti polemici rintuzzati con decisione dal presidente Antoine
Bernheim che ribatte per due volte direttamente alle critiche, senza
aspettare le conclusioni. La prima contro il socio Masetti, che fa notare come
il titolo in un anno abba perso due terzi del valore. La replica è stizzita:
«Le Borse di tutto il mondo hanno perso tra il 60 e il 70% del loro valore. Noi
non abbiamo in portafoglio titoli tossici. Abbiamo subito le crisi provocate da
altri». La seconda contro Davide Serra l'esponente del Fondo Algebris, che
l'anno scorso l'aveva sfidato apertamente puntando su un posto per la sua lista
nel collegio sindacale. Manovra che non si è poi concretizzata. Le critiche di
Serra sono più circostanziate: sulla riduzione dei costi, sul piano di
espansione negli Usa, poi messo in cassetto e
specialmente sul rapporto con Commerzbank dove il Leone si trova nella
singolare posizione di socio dello Stato tedesco, che ha salvato la banca con
una ricapitalizzazione che lo ha portato a detenere il 25%, e l'Allianz, la
compagnia rivale, che ha il 16%. «Nessun regalo ad Allianz, c'è un accordo
industriale». Tra un anno quando questo verrà a cadere - ha spiegato poi
l'amministratore delegato Sergio Balbinot - Commerzbank non sarà più una
partecipazione strategica, ma semplicemente finanziaria. Quindi, se sarà
conveniente, le Generali usciranno. Il passaggio chiave riguarda la strategia.
Antoine Bernheim non si ricandida al vertice dell Generali. Il suo mandato
scadrà l'anno prossimo ed ha già detto chiaramente che non intende fare il
presidente onorario. O i soci gli rinnoveranno le deleghe esecutive, oppure
tanti saluti. Ma sta già tessendo la tela delle alleanze. Il Leone ha stretto
un patto di consultazione con il Credit Agricole in vista del rinnovo del
consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo. Assieme ai francesi conta sul
10,89% del capitale della banca. I due soci presenteranno una lista comune di
candidati e c'è un patto di consultazione anche per le nomine in consiglio di
gestione. Sia Generali che Agricole non sono vincolate a mantenere i titoli.
Possono vendere. «Noi facciamo un servizio al Credit Agricole che ha il 5,8% di
Intesa San Paolo e vuole mantenere una posizione forte. Un favore - dice
sornione Bernheim - che ci consentirà in un futuro di chiedere qualcosa a
loro». Ma l'accordo cambia di fatto i rapporti con la superbanca di Bazoli il
quale, si premura di far notare Bernheim, non solo è stato debitamente
informato, ma è d'accordo: «Se il patto con il Credit Agricole fosse stato
sgradito al presidente di Intesa SanPaolo Bazoli, non lo avremmo siglato».
Prima, con Intesa Vita, il legame con le Generali era industriale, ora è
finanziario e sui rapporti di bancassurance c'è mano libera, tanto che Bernheim
non esclude neppure una partnership con Unicredit. Chiuso il capitolo Italia,
il Leone conferma le sue strategie mondiali, che sono lungo tre direttrici:
Europa dell'Est, specialmente Russia; Cina dove è già
la prima compagnia occidentale; India, dove conta di bissare le performance
cinesi e gli Emirati Arabi. La linea dei due amministratori delegati Sergio
Balbinot e Giovanni Perissinotto si basa su un approccio pragmatico. La crisi
globale richiede risposte immediate. Nel ramo vita, colpito dal crollo delle
Borse, la tipologia delle polizze cambia dalle unit linked ai prodotti
garantiti. Le difficoltà della bancassurance sono invece strettamente legate
alla crisi di liquidità e le banche diventano concorrenti delle assicurazioni e
collocano prodotti propri. La recessione pesa duramente sia sul ramo vita che
su quello danni, nel senso che il vita risente del calo dei tassi e l'Rc auto
del calo delle vendite di vetture e della maggior attenzione ai costi. Anche le
imprese hanno meno soldi e cercano di risparmiare sulle polizze. «Ma in oltre
170 anni di storia - assicura Balbinot - le Generali sono sempre uscite più
forti da ogni crisi e sarà così anche adesso». Confortati sulle prospettive
future, i soci si accontentano del dividendo di 0,75 euro per azione, di cui
0,15 in contanti e il rimanente in titoli (uno gratis ogni 25 posseduti). Del
resto il bilancio si è chiuso con 861 milioni di utili contro i quasi 3
miliardi del 2007. Neanche il Leone è scampato all'agguato dei mutui subprime,
anche se ha limitato i danni. E la Borsa apprezza, ieri il titolo è salito del
2,49%. Giancarlo Pagan
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Edifici scolasticimanutenzione al via (sezione: Globalizzazione)
bando di
gara Edifici scolastici manutenzione al via g.l.) L'assessore provinciale allo
Sviluppo economico Enzo Cavallo ha incontrato il presidente dell'Ordine dei
dottori commercialisti ed esperti contabili di Ragusa Daniele Manenti
accompagnato da Corrado Cugno consigliere dello stesso organismo. L'incontro è
stato voluto dai rappresentanti dell'Ordine che hanno
offerto la piena disponibilità a collaborare con l'ente per una efficace azione
a supporto delle imprese operanti in provincia al fine di un concreto ed
ordinato sviluppo dell'economia provinciale in un contesto caratterizzato e
fortemente condizionato dai processi di globalizzazione e dagli effetti della
internazionalizzazione dei mercati.
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il summit (sezione: Globalizzazione)
il
summit @@titolo@@di Siracusa Alfio Di Marco Nostro inviato Siracusa. Riparte da
Siracusa il lento, difficile cammino del mondo per trovare una soluzione
all'emergenza inquinamento. Al termine della tre-giorni aretusea del G8
Ambiente (che riunisce Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia,
Regno Unito e Stati Uniti) e alla quale hanno preso parte
anche i rappresentanti di altri 12 Paesi (Cina, India, Brasile, Messico, Indonesia, Sudafrica, Australia,
Repubblica di Corea, Egitto, Svezia, Danimarca e Repubblica Ceca) sono stati
messi nero su bianco i cinque nodi da sciogliere da qui a dicembre quando a
Copenaghen si terrà il summit delle Nazioni Unite sul clima. Un
super-vertice che dovrà segnare la strada del dopo-Kyoto. «Questi i cinque
capitoli-chiave puntualizza il ministro
italiano Stefania Prestigiacomo, tirando le somme delle assise : un
obiettivo nel breve e medio periodo; uno a lungo termine; confrontabilità degli
sforzi fra i singoli Paesi; finanziamenti e regole di gestione internazionale».
«Il G8 Ambiente precisa il ministro
non ha assunto decisioni perché non è la sede. Tutti i ministri hanno
però condiviso l'impostazione per il sostegno dei Paesi in via di sviluppo. Serve
investire nell'ambiente anche in chiave anti-crisi: la green economy è un
settore nuovo che può aprire spazi di mercato e creare posti di lavoro.
Affideremo ora i documenti di sintesi su clima e biodiversità ai capi di
governo e di Stato che a luglio si riuniranno all'Aquila. Da lì dovrà partire,
ce lo auguriamo, un nuovo input per superare gli ostacoli e arrivare pronti al
vertice di Copenaghen». Fin qui la facciata ufficiale del vertice. In realtà, i
lavori di Siracusa sono stati molto duri e hanno messo alla prova la resistenza
di tutti i partecipanti. Nodi centrali dello scontro, proprio la biodiversità e
il clima. A tal punto che la tanto sospirata Carta di Siracusa è stata prima
stravolta nella sua stesura originaria e quindi riscritta e ricucita più volte.
Alla fine, il documento sottoscritto si pone come obiettivo di «arrivare a un
completamento del negoziato sul regime internazionale di accesso e condivisione
dei benefici delle risorse entro il 2010, attraverso un cammino comune e
l'identificazione di opzioni normative vantaggiose». Un articolato dai toni
«burocratesi» per mascherare l'incertezza che ancora regna e di cui si è fatto
portavoce ieri in prima mattinata Carlos Minc, ministro dell'Ambiente
brasiliano: «Tanta strada rispetto al recente passato è stata fatta qui a
Siracusa dice , ma restano nodi ancora da
sciogliere. E se non lo si farà, il Brasile e altri Paesi come India,
Sudafrica, Messico, Germania e Canada non sottoscriveranno quegli accordi necessari
per giungere uniti a Copenaghen». In altre parole, i Paesi in via di sviluppo e
alcuni di quelli industriali che li appoggiano puntano all'adozione di obblighi
vincolanti chiari e precisi nei confronti dei Paesi più avanzati anche per il periodo
post-2012. Inoltre, alcuni Paesi non industrializzati come appunto Cina, India e Brasile non vogliono assolutamente mettere in
discussione il loro status di Paesi in via di sviluppo, ovvero mischiare e
confondere le discussioni e i negoziati nell'ambito del protocollo con quelli
legati alla convenzione. L'obiettivo è quello di evitare di essere coinvolti
nella definizione di una nuova ripartizione delle responsabilità che
inevitabilmente comporterebbe obblighi economico-finanziari di non poco conto.
«Con l'arrivo sulla scena internazionale di Barack Obama, la speranza ha ripreso
vigore conclude Minc, che a nome del suo Paese
propone una petrol-tax del 10% sui proventi dell'industria del petrolio da
destinare alla lotta ai cambiamenti climatici . Ma sia chiaro che non
accetteremo di firmare alcunché se non si cambiano le regole fissate a
Kyoto. I Paesi industrializzati, entro il 2022, devono ridurre le emissioni
nocive del 45%. Non solo: la verifica, dopo il 2012 (data di scadenza degli
obblighi imposti dal Protocollo di Kyoto, ndr), dovrà avvenire ogni 5 anni, nel
2017 e nel 2022. Nei primi 5 anni la riduzione dovrà essere del 20%, per
giungere al 45% nel quinquennio successivo. Confidiamo nell'impegno preso dal
presidente Usa Obama: vedremo cosa saprà fare. Con lui
sembra d'essere in Paradiso, rispetto all'amministrazione Bush. Ma le parole
sono una cosa, i fatti ben altro». Il pallino torna dunque agli Stati Uniti
dove il ministro Prestigiacomo si trasferirà lunedì per partecipare al Forum
sulle maggiori economie di Washington, dove esporrà i contenuti del vertice di
Siracusa cui ha preso parte anche la responsabile dell'Agenzia di protezione
ambientale americana (Epa), Lisa Jackson che ha sottolineato la decisa virata
degli Usa «nella politica su energie pulite e
risparmio energetico».
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VENERDI' 24 Ambrosio 1 CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK
Ore 14,30 "Black Narcissus" ("Nar... (sezione: Globalizzazione)
VENERDI'
24 Ambrosio 1 CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 14,30 "Black
Narcissus" ("Narciso Nero") Michael Powell, Emeric Pressburger
(GB 1947) Ore 16,30 "Leoni al sole" di Vittorio Caprioli (Italia
1961) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 18,30 "Rückenwind" di Jan Krüger (Germania
2009) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 20,30 "Jag Är Bög" ("I am a
gay") di Nicolas Kolovos (Svezia 2008) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 21
"Patrick 1,5" di Ella Lemhagen (Svezia 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI
Ore 22,45 "El Patio de mi Cárcel" ("My Prison Yard") di
Belén Macías (Spagna 2008) Ambrosio 2 PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 14,15
"Traces" di Rachel Zisser (Usa 2007)
"Mok-yok" ("The Bath") di Lee Mi Rang (Corea del Sud 2007)
"Les Hommes sans gravitè" ("Man Without Gravity") di
Éleonore Weber (Francia 2008) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 15,45 "Are you a
Girl or What?" di Mathilda Piehl e Alex Fridunger (Sudafrica/Svezia 2007)
"The Perfect Man" di Maria Akesson (Svezia/GB 2007) CONCORSO
DOCUMENTARI Ore 16,45 "Boriven nee yu pai tai Karn Kun Kun"
("This Area is Under Quarantine") di Thunska Pansittivorakul
(Thailandia 2009) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 18,30 "Out in India: a Family's
Journey" di Tom Keegan (Usa/India 2007) PREMIO
SPECIALE MONIKA TREUT Ore 20 "Ghosted" ("Ai-Mei") di Monika
Treut (Germania/Taiwan 2009) FUORI CONCORSO Ore 22 "Nés en 68"
("Born in 68") di Olivier Ducastel e Jacques Martineau (Francia 2008)
Ambrosio 3 PANORAMICA CORTI Ore 14,15 "Rewind" di Anne De Léon,
Sébastien Gordon (Canada 2008) "Man" di Myna Joseph (Usa 2007) "Shaonian bu dai hua" ("It Seems to
Rain") di Tsai Chen-shu (Taiwan 2007) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 15,30
"Intimidades de Shakespearey y Victor Hugo" ("Shakespeare and
Victor Hugo's Intimacies") di Yulene Olaizola (Messico 2008) GUY GILLES:
IL TEMPO FUORI TEMPO Ore 17 "Le Clair de terre" ("Heart
Light") Guy Gilles (Francia 1970) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 18,45
"The Insomniacs" di Kami Chisholm (Usa 2008)
PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 19 "Tch't'adore" di Laurence Chanfro
(Francia 2007) "Blu in You" di Michelle Mohabeer (Canada/Trinidad
2008) A VENT'ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO Ore 20,30 "Coming
Out" di Heiner Carow (Germania ex DDR 1989) CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK
Ore 22,30 "Auntie Mame" ("La signora mia zia") di Morton
Dacosta (Usa 1958) SABATO 25 Ambrosio 1 CONCORSO
LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11,30 "El Patio de mi Cárcer" ("My
Prison Yard") di Belén Macías (Spagna 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA
Ore 14,30 "Rückenwind" di Jan Krüger (Germania 2009) RETROSPETTIVA
GIUSEPPE PATRONI GRIFFI Ore 16 "Addio, fratello crudele" di Giuseppe
Patroni Griffi (Italia 1971) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 18 "Gu Huo"
("Fire in Silence") di Shen Weiwei (Cina
2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 20 "Leonera" ("Lion's
Den") di Pablo Trapero (Argentina/Corea del Sud/Brasile 2008) CONCORSO
LUNGOMETRAGGI Ore 22,15 "Selda" ("The Inmate") di Ellen
Ramos e Paolo Villaluna (Filippine 2008) Ambrosio 2 CONCORSO DOCUMENTARI
REPLICA Ore 11,30 "Out in India: a Family's Journey" di Tom Keegan (Usa/India 2007) SERIE LESBICHE Ore 14,30 "Sugar
Rush" (episodio 1) di Sean Grundy (GB 2005) "Sugar Rush"
(episodio 2) di Sean Grundy (GB 2005) VOICE OVER Ore 15,30 "A Horse Is Not
a Metaphor" di Barbara Hammer (Usa 2008)
"Diving Women of Jeju-do" di Barbara Hammer (Corea del Sud 2007)
CONCORSO DOCUMENTARI Ore 16,30 "Giorgio/Giorgia: storia di una voce"
di Gianfranco Mingozzi (Italia 2008) CONCORSO CORTOMETRAGGI Ore 18,15
"Heiko" di David Bonneville (Portogallo 2007) "Le
Fossoyeur" di Sylvie Benavides (Francia 2008) "James" di Connor
Clements (Irlanda del Nord 2008) "Clouded" di Ajae Clearway (Usa 2008) "En Compagnie de la poussière" di
Jacques Molitor (Belgio 2008) "510 Meter über dem Meer" ("510
Meter Above the Sea Level") di Kerstin Polte (Svizzera 2008) "Les
filles de feu" di Jean-Sébastien Chauvin (Francia 2008) PREMI SPECIALE
VENTURA PONS Ore 20,45 "Foraster" ("Strangers") di Ventura
Pons (Spagna 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 22,45 "Her own way"
di Limor Ziv (Israele 2007) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 23 "Fucking
Different Tel Aviv" di Elad Zakai, Eran Kublik Kedar, Ricardo Rojstaczer,
Eyal Bromberg, Sivan Levi, Hagai Ayad, Nir Ne'eman, Yossi Brauman, Avital
Barak, November Wanderin, Galit Florenz, Yasmin Max, Hila Ben Baruch, Stephanie
Abramovich, Anat Salomon,Yair Hochner (Germania Israele 2008) Ambrosio 3
CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "Intimidades de Shakespeare y
Victor Hugo" ("Shakespeare and Victor Hugo's Intimacies") di
Yulene Olaizola (Messico 2008) EUROPA MON AMOUR- MUSCOLI IN GONNELLA: I PEPLUM
ALL'ITALIANA Ore 14,15 "La Vendetta di Ercole" Vittorio Cottafavi
(Italia/Francia 1960) ARDORFO ARRIETA: DELIRI D'AMORE Ore 16 "Le jouet
criminel" di Ardorfo Arrieta (Francia 1970) "Le château de
Pointilly" di Ardorfo Arrieta (Francia 1972) VOICE OVER Ore 17,30
"Desertogrigio" di Maria Arena (Italia 2008) "Alleluia" di
Stéphane Marti (Francia 2008) "Oratorio" di Stéphane Marti (Francia
2008) "Le Banquet de Chacals" di Stéphane Marti (Francia 2008)
PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 19 "Homo Baby Boom" di Anna Boluda (Spagna
2008) "Pidá Kiinni" ("Hold On") di Sanna Liinamaa
(Finlandia 2007) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 20,30 "Grasshoppers" di
Deniz Buga (Usa 2009) "Incomplete Stories of New
York" di Deniz Buga (Turchia/Usa 2008) PANORAMICA
LUNGOMETRAGGI Ore 21 "Shank" di Simon Pearce (GB 2009) CINEMA IN
VERSI: DOROTHY PORTER Ore 22,45 "The Monkey's Mask" ("La
maschera di scimmia") di Samantha Lang (Australia/Can/Fra/ Ita/Giap 2000)
DOMENICA 26 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Selda"
("The Inmate") di Ellen Ramos e Paolo Villaluna (Filippine 2008) Ore
14,15 "Gu Huo" ("Fire in Silence") di Shen Weiwei (Cina 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 16,15
"Zucht" ("Breath") di Margien Rogaar (Olanda 2007) "Mr
A" di Joe Murphy (Usa 2008) PANORAMICA
LUNGOMETRAGGI "The Houseboy" di Spencer Lee Schilly (Usa 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 18,15 "A Festa da
Menina Morta" di Matheus Nachtergaele (Brasile 2008) PANORAMICA
CORTOMETRAGGI Ore 20,30 "The Postcard" di Josh Kim (Corea del sud
2007) FUORI CONCORSO "Maman est chez le coiffeur" di Léa Pool (Canada
2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 22,45 "Serbis" ("Service")
di Brillante Mendoza (Filippine/ Francia 2008) Ambrosio 2 CONCORSO DOCUMENTARI
REPLICA Ore 11,30 "Giorgio/Giorgia: storia di una voce" di Gianfranco
Mingozzi (Italia 2008) SERIE LESBICHE Ore 14 "Sugar Rush" (Episodio
3) di Sean Grundy(GB 2005) "Sugar Rush" (Episodio 4) di Sean Grundy
(GB 2005) VOICE OVER Ore 15 "General Idea: Art. AIDS and the Fin du
Siècle" di Annette Mangaard (Canada 2007) MUSIC & MOVIES ICONS - GB
1979/2009: FROM "ASHES TO ASHES" TO THE "COMMON PEOPLE"
GENERATION Ore 16 Antologia di video musicali CONCORSO DOCUMENTARI Ore 17.20
"Falusi Románc: Meleg Szerelem" ("A Village Romance: Lesbian
Love") di Kriszta Bódis (Ungheria 2007) CONCORSO CORTOMETRAGGI Ore 18,30
"Inkanyezi Yobusuku" ("Night Star") di Kekeletso Khena
(Sudafrica 2007) "Wednesdays" di Deniz Buga (Usa
2008) "Tanjong Rhu" ("The Casuarina Cove") di Boo Junfeng
(Singapore 2008) "El reloj" ("The Watch") di Marco Berger
(Argentina 2008) "Senteurs" di Laura Schroeder (Lussemburgo 2008)
"Lapsus" di Arnauld Visinet (Francia 2008) "Saliva" di
Esmir Filho (Brasile 2007) "Over Vis en Revolutie" ("About Fish
and Revolution") di Margien Rogaar (Olanda 2008) PREMIO SPECIALE JOHN
GREYSON Ore 20,45 " Fig Trees" di John Greyson (Canada 2008)
PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 22,45 "Ha-Sodot" ("The
Secrets") di Avi Nesher (Israele/Francia 2007) Ambrosio 3 CONCORSO
CORTOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Heiko" di David Bonneville (Portogallo
2007); "Le Fossoyeur" di Sylvie Benavidea (Francia 2008);
"James" di Clements Connon (Irlanda del Nord 2008);
"Clouded" di Ajae Clearway (Usa 08);
"En compagnie de la poussière" di Jacques Molitor (Belgio 2008)
"510 Meter über dem Meer"("510 Meter Above the Sea Level")
di Kerstin Polte (Svizzera 2008) "Les filles de feu" di
Jean-Sébastien Chauvin (Francia 2008) EUROPA MON AMOUR-MUSCOLI IN GONNELLA: I
PEPLUM ALL'ITALIANA Ore 14,15 "Il figlio di Spartaco" di Sergio
Corbucci (Italia 1963) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 16,15 " De Genere
Family" di Massimiliano Tumino (Italia 2009) "L'ora d'amore" di
Andrea Appetito e Christian Carmosino (Italia 2008) A VENT'ANNI DALLA CADUTA
DEL MURO DI BERLINO Ore 18 "Westler" di Wieland Speck (RFT 1985)
PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 20,30 "Ang Lihim ni Antonio"
("Antonio's Secret") di Joselito Altarejos (Filippine 2008)
RETROSPETTIVA GIUSEPPE PATRONI GRIFFI Ore 22,30 "Metti una sera a
cena" di Giuseppe Patroni Griffi (Italia 1969) LUNEDI' 27 Ambrosio 1
CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Leonera" di Pablo Trapero
(Arg/Corea del Sud/Bras) Ore 14 "Serbis" ("Service") di
Brillante Mendoza (Filippine/Francia 2008) Ore 15,45 "A Festa da Menina
Morta" di Matheus Nachtergaele (Brasile 2008) PANORAMICA CORTI Ore 17.40
"Je vous hais petites filles" di Yann Gonzalez (Francia 2008)
CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 18,30 "Daybreak" di Adolfo Alix Jr.
(Filippine 2008) FUORI CONCORSO Ore 20,15 "Another Gay Sequel: Gays Gone
Wild!" di Todd Stephens (Usa 2008) CONCORSO
LUNGOMETRAGGI Ore 22 "Wu sheng feng ling" ("Soundless Wind
Chime") di Kit Hung (Hong Kong/Cina/Svizzera
2009) Ambrosio2 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "Boriven nee yu pai
tai Karn Kun Kun" ( "This Area is Under Quarantine") di Thunska
Pansittivorakul (Thailandia 2009) SERIE LESBICHE Ore 14,15 "Sugar Rush
(Episodio 5) di Sean Grundy (GB 2005) "Sugar Rush" (Episodio 6) di
Harry Bradbeer (GB 2005) VOICE OVER Ore 15,15 "Pendant ce temps, dans une
autre partie de la forêt" di Arnold Pasquier (Francia 2007) "Je
flottererai sans envie" di Frank Beauvais (Francia 2008) PANORAMICA
DOCUMENTARI Ore 16,45 "L'altra altra metà del cielo" di Maria Laura
Annibali (Italia 2009) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 17,45 "No Woman's
Land" di Anne Smolar (Belgio 2008) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 19.10
"Khastegi" ("Sex My Life") di Bahman Motamedian (Iran 2008)
PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 20,45 "Benni Has 2 Mothers" di Vivid
Tjipura (Sudafrica 2007) SERIE LESBICHE "Society" di Vincent Pontsho
Moloi (Sudafrica 2007) VOICE OVER Ore 22,45 "Boucle noire" di Denis
Guéguin (Francia 2008) "Miracle de la chute" di Denis Guéguin
(Francia 2008) "A Well Hung Monk" di Daniel McKernan (USA/GB 2008)
"Middle-Earth" di Thunska Pansittivorakul (Thailandia 2007)
"Just a Kiss" di Michael Wilde (Usa 2008)
"Failure" di Nelson Henricks ( Canada 2007) "The Lollipop
Generation" di G.B. Jones (Canada 2008) Ambrosio 3 CONCORSO CORTOMETRAGGI
REPLICHE Ore 11 "Inkanyezi Yobusuku" ("Night Star") di
Kekeletso Khena (Sudafrica 2007) "Wednesdays" di Deniz Buga (Usa 2008); "Tanjong Rhu" ("The Casuarina
Cove") di Boo Junfeng (Singapore 2008); "El reloj "("The
Watch") di Marco Berger (Argentina 2008); "Senteurs" di Laura
Schroeder (Lussemburgo 2008) "Lapsus" di Arnauld Visinet (Francia
2008); "Saliva" di Esmir Filho (Brasile 2007); "Over Vis en
Revolutie" ("About Fish and Revolution") di Margien Rogaar
(Olanda 2008) EUROPA MON AMOUR- MUSCOLI IN GONNELLA: I PEPLUM ALL'ITALIANA Ore
14,15 "Maciste all'inferno" di Riccardo Freda (Italia 1962) CARTA
BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 15,45 "Double Indemnity" ("La fiamma
del peccato") di Billy Wilder (Usa 1944)
PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 17,45 "Una questione delicata" di Peter
Marcias (Italia 2009) "Sarajevo Queer Festival 2008" di ?azim Dervievi?, Maa Hil?iin (Bosnia Erzegovina 2008)
GUY GILLES: IL TEMPO FUORI TEMPO Ore 19,15 " Guy Gilles et le temps
désaccordé" di Gaël Lépingle (Francia 2008) ARDORFO ARRIETA:DELIRI D'AMORE
Ore 20,45 "Les Intrigues de Sylvia Couski" di Ardorfo Arrieta
(Francia 1974) STONEWALL: DA JUDY GARLAND A HARVEY MILK Ore 22,30 "575
Castro St." di Jenni Olson (Usa 2008) "My
name is Harvey Milk" di Leonardo Herrera (Usa
2008) "The Times of Harvey Milk" di Rob Epstein (Usa
1985) MARTEDI' 28 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Wu
sheng feng ling" ("Soundless Wind Chime") di Kit Hung (Hong
Kong/Cina/Sviz 2009) CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA
Ore 15 "Daybreak" di Adolfo Alix Jr. (Filippine 2008) CARTA BIANCA A
FERZAN OZPETEK Ore 16,30 "Bianca" di Nanni Moretti (Italia 1984)
PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 18,15 "Ynglinge" ("First
Flush") di Mikkel Munch-Fals (Danimarca 2006) "En Forelskelse"
("Awakening") di Christian Tafdrup (Danimarca 2008) CONCORSO
LUNGOMETRAGGI Ore 20 "Luan qing chun" ("Beautiful Crazy")
di Chi Y. Lee (Taiwan 2008) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 22 "Rabioso sol,
rabioso cielo" di Julián Hernández (Messico 2008) Ambrosio 2 CONCORSO
DOCUMENTARI REPLICA Ore 11,30 "No Woman's Land" di Anne Smolar
(Belgio 2008) "Falusi Románc: Meleg Szerelem" ("A Village
Romance: Lesbian Love") di Kriszta Bódis (Ungheria 2007) SERIE LESBICHE
Ore 14,30 "Sugar Rush" (Episodio 7) di Harry Bradbeer (GB 2005)
"Sugar Rush" (Episodio 8) di Harry Bradbeer (GB 2005) PANORAMICA
CORTOMETRAGGI Ore 15,30 "Center of the Universe" di Jarrah Gurrie (Usa/Australia 2007) "Somebody is Watching" di Maxime
Desmons (Canada 2008) "The Honeymoon Suite" di Papkoom Treechairusmee
(Thailandia/GB 2008) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 16,30 "Les parents" di
Christophe Hermans (Belgio 2008) Ore 18,15 "Queer China, 'Comrade'
China" di Cui Zi'en (Cina 2008) OMAGGIO A FILIPPO
TIMI Ore 20,45 "In principio erano le mutande" di Anna Negri (Italia
1999) RETROSPETTIVA GIUSEPPE PATRONI GRIFFI Ore 22,30 "Il mare" di
Giuseppe Patroni Griffi (Italia 1962) Ambrosio 3 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA
Ore 11,30 "Khastegi" ("Sex My Life") di Bahman Motamedian
(Iran 2008) EUROPA MON AMOUR-MUSCOLI IN GONNELLA: I PEPLUM ALL'ITALIANA Ore
14,15 "Ercole contro Moloch" di Giorgio Ferroni (Italia 1963) GUY
GILLES: IL TEMPO FUORI TEMPO Ore 16,15 "Au pan coupé" ("Wall
Engravings") di Guy Gilles (Francia 1968) ARDORFO ARRIETA: DELIRI D'AMORE
Ore 17,30 "El crimen de la pirindola" di Ardorfo Arrieta (Spagna
m1965) "La imitaciòn del àngel " di Ardorfo Arrieta (Spagna 1967)
"Tam-tam" di Ardorfo Arrieta (Fra/Spa/Usa
1976) VOICE OVER Ore 19 "Sois sage, ô ma Douleur..." ("Be Still,
O My Sorrow.") di Damien Manivel (Francia 2008) "If One Thing Matters
- A Film About Wolfgang Tillmans" di Heiko Kalmbach (Germania/Usa 2008) CARTA BIANCA A FERZAN OZPETEK Ore 20,45 "Il
segno di Venere" di Dino Risi (Italia 1955) OMAGGIO A SHU-LEA CHEANG Ore
22,45 "Fresh Kill" di Shu-Lea Cheang (Usa
1994) MERCOLEDI' 29 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11
"Rabioso sol, rabioso cielo" di Julián Hernández (Messico 2008)
CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 15 "Luan qing chun" ("Beautiful
Crazy") di Chi Y. Lee (Taiwan 2008) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore 16,45
"Chris & Don: A Love Story" di Guido Santi e Tina Mascara (Usa 2007) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI Ore 18,30
"Nesio" di Alan Coton (Messico 2007) CONCORSO LUNGOMETRAGGI Ore 20,30
"Elève libre" di Joachim Lafosse (Belgio 2008) PANORAMICA
CORTOMETRAGGI Ore 22,30 "Keluar Baris" ("Homecoming") di
Boo Junfeng (Singapore 2007) FUORI CONCORSO "Boy" di Auraeus Solito
(Filippine 2009) Ambrosio 2 CONCORSI O DOCUMENTARI REPLICA Ore 11 "Queer China,
'Comrade' China" di Cui Zi'en (Cina 2008) SERIE
LESBICHE Ore 14,15 "Sugar Rush" (Episodio 9) di Harry Bradbeer (GB
2005) "Sugar Rush" (Episodio 10) di Harry Bradbeer(GB 2005) CONCORSO
CORTOMETRAGGI Ore 15,15 "Bongo Bong" di Ken Wardrop (irlanda 2007)
"Boy Meets Boy" di Peter Kim (Corea del Sud 2007) "En la luz del
sol brillante" di Jesús Torres Torres (Messico 2008) "Mon printemps
talons hauts" di Viva Delorme (Francia 2008) "Dish" di Brian
Harris Krinsky (Usa 2009) "Kaveri" ("A
Mate") di Teemu Nikki (Finlandia 2007) "Même pas mort" di
Claudine Natkin (Francia 2007) "Paradise" di Mark Robinson (Australia
2007) "Xia wu" ("Summer Afternoon") di Ho Wi Ding (Taiwan
2008) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 17,30 "Isola Nuda" di Debora Inguglia
(Italia 2008) CONCORSO DOCUMENTARI Ore 19 "Punches' n' Ponytails" di
Pankaj Rishi Kumar (India 2008) VOICE OVER Ore 20,45 "Umbrella" di
Kerstin Schleppegrell e Inger Schwarz (Germania 2007/2008) "There is a
Spider Living Between Us" di Tejal Shah (India 2008) PANORAMICA LUNGOMETRAGGI
"Xiao shu da xia tian" ("Love Mime") di Zhu Yiye (Cina 2008) OMAGGIO: FILIPPO TIMI Ore 22,30 "Homo ominis
lupus" di Matteo Rovere (Italia 2006) "In Memoria di me" di
Saverio Costanzo (Italia 2007) Ambrosio 3 CONCORSO DOCUMENTARI REPLICA Ore
11,30 "Les parents" di Christophe Hermans (Belgio 2008) ARDORFO
ARRIETA: DELIRI D'AMORE Ore 14,30 "Flammes" di Ardorfo Arrieta
(Francia 1978) VOICE OVER Ore 16 "Sérénade... In Fragments" di Marijo
St-Amour (Canada 2008) "L'Apesanteur" di Pascal Robitaille (Canada 2008)
Ore 17,15 "Samstag Abend im Eagle" ("Saturday Night at the
Eagle") di Marc Adelman (USA 2007) "The Universe of Keith
Haring" di Christina Clausen (Italia/Francia 2007) GUY GILLES: IL TEMPO
FUORI TEMPO Ore 19.10 "Absences répétées" di Guy Gilles (Francia
1978) STONEWALL: DA JUDY GARLAND A HARVEY MILK Ore 20,45 "I Could go on
Singing" ("Ombre sul palcoscenico") di Ronald Neame (Gb 1963)
OMAGGIO: SHU-LEA CHEANG Ore 22,45 "I.K.U" di Shu Lea Cheang (Giappone
2000) GIOVEDI' 30 Ambrosio 1 CONCORSO LUNGOMETRAGGI REPLICA Ore 11 "Elève
libre" di Joachim Lafosse (Belgio 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI Ore 14,15
"Cowboy"di Till Kleinert (Germania 2008) "Somebody got
Murdered" di Tor Iben (Germania 2008) RETROSPETTIVA GIUSEPPE PATRONI GRIFFI
Ore 15,45 "Divina Creatura" di Giuseppe Patroni Griffi (Italia 1975)
A VENT'ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO Ore 18 "Ein Traum in
Erdbeerfolie" ("Comrade Couture") di Marco Wilms( Germania 2008)
CINEMA IDEAL CITYPLEX PREMIAZIONE Ore 21,30 Cerimonia di chiusura con i premi
del "Da Sodoma a Hollywood" Torino 24 GLBT Film Festival. Presenta
Vladimir Luxuria FUORI CONCORSO Ore 22,45 "Mentiras y gordas" di
Alfonso Albacete e David Menkes (Spagna 2009) Ambrosio2 CONCORSO DOCUMENTARI
REPLICHE Ore 11 "Isola Nuda" di Debora Inguglia (Italia 2008)
"Punches' n' Ponytails" di Pankaj Rishi Kumar (India 2008) PANORAMICA
CORTOMETRAGGI Ore 14,15 "La Déchirure" di Mikael Buch (Francia 2007)
"Easy Tiger" di Alkmini Boura (Svizzera 2008) "Im Sommer sitzen
die Alten" di Beate Kunath (Germania 2009) PANORAMICA DOCUMENTARI Ore
15,15 "Excuse Me, What's Queever?" di Giulia Berto e Giulia Forgione
(Italia 2008) PANORAMICA CORTOMETRAGGI "Turistas" di Marcos de
Miguel, Isabel Coll (Spagna 2008) "Tect" ("Test") di Borislav
Kostov (Bulgaria 2008) "Rifiuto" di Stefano Bighi, Enrico Giovannone
(Italia 2009) "The Window" di Philippe Gosselin, Ronald Regina (Usa 2008) "Youthquake" di Salvatore Cutaia,
Emanuele Vara (Italia/Spagna 2008); "Half a Lifetime" di Howard Smith
(Sudafrica 2007) "How Do I Say This? I'm Gay!" di Michael Bodie e
Silas Howard (Usa 2007); "Pizza" di Ivan
Cazzola (Italia 2008) VOICE OVER Ore 17 "Backstage" di Davide Maldi
(Italia/Usa 2008) "Chapter 6 - The Bag Lady"
di Daniel Barrow (Canada 2008) "Land Forms" di Li Ning e Erikk
McKenzie (Cina/Nor /Olanda 2008); "Made Up"
di Owen Eric Wood (Canada 2008) RETROSPETTIVA GIUSEPPE PATRONI GRIFFI Ore 17,45
"Metti una sera con.Patroni Griffi" di Leopoldo Mastelloni (Italia
2008) Ambrosio 3 CONCORSO CORTOMETRAGGI REPLICA Ore 11,30 proiezione di
"Bongo Bong" di Ken Wardrop (irlanda 2007) "Boy Meets Boy"
di Peter Kim (Corea del Sud 2007) "En la luz del sol brillante" di
Jesús Torres Torres (Messico 2008) "Mon printemps talons hauts" di
Viva Delorme (Francia 2008) "Dish"di Brian Harris Krinsky (Usa 2009) "Kaveri" ("A Mate") di Teemu
Nikki (Finlandia 2007) "Même pas mort" di Claudine Natkin (Francia
2007) "Paradise"di Mark Robinson (Australia 2007) "Xia wu"
("Summer Afternoon") di Ho Wi Ding (Taiwan 2008) PANORAMICHE
DOCUMENTARI Ore 14,15 appuntamento con "When I Knew" di Fenton
Bailey, Randy Barbato(Usa 2007)
"Tongzhi in Love" di Ruby Yang (Cina 2008) OMAGGIO: SHU-LEA CHEANG Ore 15,30 "Sex Fish" (Usa 1993) "Sex Bowl" (Usa 1994) "Coming Home"
(Giappone 1995) "Fingers and Kisses" (Giappone 1995)
"Fluid" (Installation) ( Norvegia 1994) "The Fisting Club"
(Germania 2008) "I Am You Are High on Milk" (Spagna 2008) ARDORFO
ARRIETA: DELIRI D'AMORE Ore 16,30 proiezione di "Grenouilles"
di Adolfo Arrieta (Francia/Spagna 1983) "Vacanza Permanente" di
Adolfo Arrieta (Italia 2006) OMAGGIO: FILIPPO TIMI Ore 18 "Atomique-les
trois portes" diretto da Filippo Timi (Italia 2000) "L'eredità di
Caino" di Luca Acito e Sebastiano Montresor (Italia 2006)
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La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? (sezione: Globalizzazione)
Nelle
ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media
di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il
rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno
insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da
malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti
dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme
bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di
migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi.
Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero
bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli
erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi
ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano
indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime
le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia
scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di
trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava
d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del
Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia
della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina
Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo
parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione,
notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia
troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando
tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come
le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po'
ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione,
influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia,
società, notizie nascoste Commenti ( 9 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su
Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top
manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui
l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso
ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di
Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la
confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di
dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto
strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine
la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del
presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera
il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso
settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora
ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non
rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito
delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il
governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad
annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto
rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o%
del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro
americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili
ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i
problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma
basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no:
l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza
privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui
debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset
che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in
tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il
peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione,
era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 57 ) » (2 voti, il voto
medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed
RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel
blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era
una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale.
Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del
Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo
professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti
molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di
essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da
colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del
mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione
cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera
italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e
sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog
(chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane
un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di
Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger
presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per
informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che
ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di
stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari
all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati
per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e
questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della
pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma
secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter
che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come
peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival
internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a
guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da
qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci
saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro
valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate
giornalistiche (negli Usa è già successo con
Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta
cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno
pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi,
blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia,
giornalismo Commenti ( 42 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5)
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Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a
imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po'
sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari
giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo,
purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha
deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli
Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in
Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era
ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata
costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non
avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le
tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri,
dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il
capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di
euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di
responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager
non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza,
disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni
maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile
parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste
logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che
punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai
irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in
banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste,
democrazia, giornalismo Commenti ( 51 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha
fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole
all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una
questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena
crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione.
Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega
ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento?
Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che
il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta
al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre
quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1)
abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il
premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma
alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza
anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3)
abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in
più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di
diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco
perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni
comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non
gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum.
Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli
elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega
esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il
Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del
partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue
ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica,
lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia
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articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi
di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse
festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è
possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici
improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O
è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa
ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole
mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il
valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli
istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche
possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole
sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi
titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma
può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra
uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo
esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a
uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York
Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è
migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono
inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in
negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto
migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una
truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma
l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli
istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di
credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero,
ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti,
come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei
mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di
"segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere
artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente,
nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato
si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa
mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male
ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi,
spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo
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questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione
clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta
all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il
decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non
verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme
ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran
Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente
francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così:
"Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per
allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli
extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno
essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via
gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle
italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro,
disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: "
L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di
smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità
da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia
giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria
l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti
necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un
illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni
preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma,
evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un
peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi,
comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia,
immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (5 voti, il voto
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RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla
crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi
intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in
Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande
successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più
influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella
crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un
mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva
degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare
ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi
le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la
coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano
conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti
come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano:
cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava
davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei
problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche
l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non
poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto
esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo
americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete
proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani
dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno
nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la
possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata
dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della
natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui
valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande
tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i
newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come
segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E
se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova
conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità
degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di
sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti
ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo
dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di
spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e
dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per
piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro,
contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo:
dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore?
Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il
mondo Commenti ( 40 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5)
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Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene
(con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla
tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è
unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune
commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato
molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha
offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha
accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di
continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata
l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati
per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero
bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura
della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici
non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state
solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio,
qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo
mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il
terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di
averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione
fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo
che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero
state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i
paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito
il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una
trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi
francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato
che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno
iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo
è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato,
un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente
manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso
all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni
partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi
l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per
l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino,
peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio
rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico,
spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il
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Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia
sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e
non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in
delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in
Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano
che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe
agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere
forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante
popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni
giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo
non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush.
Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con
Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto
drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si
concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano
difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo
primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé,
improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era
abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli.
Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto
l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della
Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per
l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di
5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse
settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli
europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no,
senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata
improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala.
Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà
intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi
finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha
bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere
un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore,
dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici
- G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore.
La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio:
Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere
il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di
un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama,
crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti
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La civiltà è anche in ciò che mangiamo (sezione: Globalizzazione)
La
civiltà è anche in ciò che mangiamo «Terra madre», educazione alimentare
nell'incontro fra culture Là dove per anni si teneva il salone dell'auto oggi
si tiene "Terra Madre", l'incontro mondiale delle comunità del cibo.
Centinaia di migliaia di produttori di tutto il mondo s'incontrano ogni due
anni non per porsi in concorrenza ma per ragionare insieme di difesa delle
culture materiali e dei saperi dei territori. E' questa l'immagine di ciò che
ci chiede il nostro tempo? Ancora una suggestione, forse, ma il richiamo della
terra come fonte di vita, rispetto al delirio di uno sviluppo e di un mondo
artificiale, ci sembra uno straordinario messaggio di speranza. Il messaggio
che viene da "Terra Madre" è semplice: la civiltà è anche ciò che
mangiamo. E non solo perché bisogna educarci al gusto ma perché occorre un
approccio responsabile verso il cibo: "Buono, pulito e giusto" è il
messaggio. Buono, riguarda la sfera sensoriale. è un concetto soggettivo che
coniuga sapere e sapore. Pulito, perché prodotto nel rispetto dell'ambiente,
durante tutta la filiera, dal campo alla tavola. Giusto, perché conforme ai
concetti di giustizia sociale, negli ambienti di produzione e di
commercializzazione. "Buono, Pulito e Giusto": un messaggio politico
che attraversa l'economia, l'ambiente, la cultura, le relazioni umane. Il tema
posto da Terra Madre, l'educazione alimentare e la tutela delle produzioni
d'origine, non è una questione "da ricchi". Indica la necessità di un
diverso approccio, oggi ineludibile, che è fatto di valorizzazione della
qualità dei prodotti e della loro salubrità, di filiere corte e chilometri
zero, di educazione alla stagionalità e tante altre cose ancora. Non sono cose
dell'altro mondo, ci toccano da vicino, quotidianamente. Prendiamo ad esempio
la crisi del latte. Nei giorni scorsi la nostra Federazione degli Allevatori ci
ha detto che il latte, quello che un tempo era l'"oro bianco" del Trentino,
non lo è più. Perché i costi di produzione sono in Trentino quattro volte
superiori al prezzo di mercato del latte importato dalla Nuova Zelanda e che i
piccoli produttori (che in stalla o nel campo ci sono dalla mattina alla sera)
non ce la fanno più. Effetti perversi della
globalizzazione, ma poi non tanto diversi dal commercio dell'acqua minerale,
che viene trasportata da una parte all'altra del nostro paese con costi sociali
ed ambientali la cui razionalità risponde solo alla logica del business. Non si
tratta di chiudersi nell'autarchia, la globalizzazione è il nostro tempo.
Si tratta semplicemente di prenderne le misure e di attrezzarci con risposte
semplici ed adeguate. Anche sul piano legislativo. E' questo il significato del
progetto di legge, il primo in questa legislatura, proposto dal Partito
Democratico del Trentino, "Norme per l'orientamento dei consumi,
l'educazione alimentare e il sostegno al consumo dei prodotti agroalimentari
trentini" che domenica 26 aprile verrà presentato nella "Festa
popolare del Chilometro Zero" che si svolgerà in Località Campel (poco
sopra il Rifugio Campel di Villamontagna) a partire dalle ore 11 con pranzo a
base di polenta e prodotti locali. Una domenica che vorremmo "buona,
pulita e giusta", per prenderci gusto. Michele Nardelli Clemente Pedrotti
Armando Stefani
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Inseguimenti, killer e retorica (sezione: Globalizzazione)
Inseguimenti,
killer e retorica Tra azione e commedia: tre pellicole in pillole FAST AND
FURIOUS - SOLO PARTI ORIGINALI. Sequel delle avventure di inseguimento in auto,
condite da scazzottate e sparatorie, protagonisti il ladro scavezzacollo Vin
Diesel (due sole espressioni: con canottiera e no) e l'amico quasi-cognato
poliziotto. 145 milioni di dollari per 105 minuti di nulla. Gli effetti
digitali hanno rovinato anche la goduria che erano inseguimenti e incidenti
d'auto "veri". VOTO: 5 Regia: Justin Li Genere: Azione Victoria,
Raffaello LOUISE-MICHEL. Scoprirsi disoccupati e volersi vendicare del capo è
tutt'uno per la bizzarra Louise. Le servirà un killer improbabile quanto lei.
La strana coppia, due freak scartati dal sistema, insegue la sua preda in una commedia
dark, a tratti esilarante, molto politicamente scorretta, sulla
imprendibilità della globalizzazione. VOTO: 7 Regia: Benoit Delépine, Gustave
Kervern Filmstudio 7B QUESTIONE DI CUORE. Sorta di "All That Jazz"
all'amatriciana, autoreferenziale fino al fastidio con la sua cricca di amici e
colleghi romani, forse il punto più basso nella carriera di una regista sempre
sopravvalutata, con la sua "carineria", la sua attenzione per
il "diverso", la cucina romana, lo sguardo politicamente corretto.
Non si va al di là di qualche scenetta tv di Albanese. VOTO: 5 Regia: Francesca
Archibugi Genere: Commedia Astra, Victoria.
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Fmi, braccio di ferro sui fondi (sezione: Globalizzazione)
IL
BRASILIANO L'ITALIA Retroscena Fmi, braccio di ferro sui fondi Straus-Kahn però
evita la spaccatura e apre all'ipotesi dell'emissione di bond Mantega:
«Rivediamo la rappresentanza Poi parliamo di soldi» Da Roma otto miliardi di
contributo per il rifinanziamento FRANCESCO SEMPRINI Draghi Il presidente del
Fsf è ottimista «Nell'ultimo periodo il mercato va meglio Gli indicatori sono
meno negativi» Tremonti «Servono nuove regole: sono importanti per uscire da
questa crisi e anche per scongiurarne altre in futuro» NEW YORK E'braccio di
ferro al Fondo Monetario Internazionale sul nodo dei fondi, ma a evitare il
rischio di una spaccatura è il direttore Dominique Strauss-Khan. Meno di un
mese fa a Londra i leader dei Paesi del G-20 si erano impegnati a rafforzare le
dotazioni dell'Istituto e della altre istituzioni internazionali con 1.100
miliardi di dollari, ma oggi in seno al gruppo si assiste a un braccio di ferro
tra economie avanzate e Paesi emergenti. I primi si impegnano a triplicare la
dotazione a 750 miliardi dollari attraverso una doppia operazione. La prima di
250 miliardi su cui è giunto un accordo da attuare con prestiti bilaterali non
convenzionali erogati in tempi brevi. La seconda invece prevede finanziamenti
più strutturati attraverso il tradizionale sistema del New Arrangement of
Borrow (Nab) il cui plafond sarà portato a 500 miliardi dagli attuali 50
miliardi. Oltre all'impegno già sottoscritto dal Giappone
con cento miliardi di dollari, gli Usa contribuiranno con altri cento, così come l'Unione Europea
(l'Italia stanzia otto miliardi). Si oppongo al progetto i Paesi emergenti
guidati da Cina, India,
Brasile e Russia (Bric), che vogliono contribuire attraverso l'emissione di
bond a breve termine, scambiabili sul mercato secondario. Per le
economie avanzate si tratta di una procedura che rischia di allungare i tempi
del rafforzamento del Fondo. Sebbene le differenze non siano così marcate - in
entrambi i casi l'Fmi deve pagare interessi - il dibattito è intimamente legato
al nodo della rappresentanza. «I Paesi Bric - avverte il ministro delle finanze
del Brasile, Guido Mantega - chiedono riforme di rappresentanza, di cifre si
parla solo dopo la messa a punto di un nuovo strumento di capitalizzazione». A
smorzare i toni è il direttore dell'Fmi, Dominique Strauss-Khan che apre
all'ipotesi di emettere obbligazioni, se necessario. «I bond potrebbero essere
uno strumento ben utilizzato, assicura flessibilità e ad esso sono interessati
molti Paesi», dice, sicuro che di questi titoli ne saranno venduti «un bel
po'». Di rappresentanza parla anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti,
spiegando che all'interno della geometria variabile di G-7, G-8 e G-20, ci
potrebbe essere una riflessione «del ruolo europeo» nell'ambito di una nuova
architettura. Il ministro parla di crisi, governi e regole che definisce
«strategiche come base di fiducia per uscire dalla crisi e come base di
sicurezza per scongiurare crisi future». Per il governatore della Banca d'Italia,
Mario Draghi, «il mercato è migliorato nell'ultimo periodo, e c'è una lunga
lista di indicatori meno brutti del solito». Draghi parla di banche nel giorno
in cui negli Usa sono falliti quattro istituti di
credito regionali: «Le autorità hanno adottato una gamma di misure per
iniettare capitale nelle banche, garantire i loro obblighi, e ridurre o
rimuovere la loro esposizione agli asset tossici». Per ripulire i bilanci però
serve trasparenza sulle esposizioni al rischio - spiega - e consentire al
mercato di distinguere fra banche deboli e forti, riducendo le incertezze. A
ciò servono gli stress test una parte centrale del processo, secondo il
governatore, e per questo vengono fatti regolarmente. Draghi, infine, espone
nel corso dell'Imfc le tre linee guida di intervento per riformare il sistema
finanziario individuate proprio dall'Fsb: «Rafforzamento della convergenza
sugli standard contabili» tra Usa ed Unione europea,
«sviluppo di un approccio coerente su regolamentazione e supervisione» per gli
hedge fund, e regolamentazione organica «sui soggetti di importanza sistemica».
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La risposta degli Usa:
Il piano
Obama lancia la sfida del binario ad auto e aerei La risposta degli Usa: «corridoi» superveloci WASHINGTON Nel 2000, un altro
anno di crisi a Wall street, presentando a Bush il progetto «Positive train
control» per la loro integrazione e modernizzazione, la Lockheed Martin definì
le ferrovie americane «un gigante addormentato» il cui risveglio avrebbe
favorito il rilancio dell'economia. Bush non fece nulla. Ma nove anni dopo, il
suo successore, Obama, ha destato il gigante con l'annuncio che lo stato
investirà 13 miliardi di dollari in treni ad alta velocità, una novità quasi
assoluta per l'America, 8 miliardi subito, gli altri 5 in un quinquennio.
«Occorre un sistema di trasporti intelligente adatto ai bisogni del XXI
secolo», ha detto Obama in una velata critica alla passione incontrollata degli
americani per l'auto e per l'aereo. «Ci dobbiamo mettere al passo con l'Asia e
con l'Europa, molto più avanti di noi in questo campo. I treni sono il mezzo di
trasporto forse più efficiente, non intasano il traffico e non inquinano
l'ambiente». Il risveglio del gigante addormentato fa parte del piano di
rivoluzione energetica di Obama, che vuole ridurre la dipendenza dell'America
dal petrolio straniero e passare a poco a poco dalle auto a benzina a quelle
elettriche (ne ha ordinate a Detroit 2.500 per il governo). E' anche deciso a
creare migliaia di posti di lavoro e ad attrarre massicci investimenti privati
nelle ferrovie. I fondi per i treni ad alta velocità, «che io invidio
all'Europa», dichiarò Obama all'inizio del mese in un discorso agli studenti
europei a Strasburgo, arriveranno dai 787 miliardi da lui stanziati per la
ripresa dell'economia. Obama ha già tracciato dieci corridoi di mille
chilometri di lunghezza in media, dove i treni correranno a oltre 250 km orari.
A partire dal 2012 salvo intoppi i tre più importanti collegheranno San
Francisco a San Diego in California, la New England alla Florida sulla costa
Est, e varie parti del Mid west. Come Lincoln, che oltre un secolo e mezzo fa
ampliò la rete ferroviaria per unificare l'America e accrescerne la
produttività, Obama, che lo ha citato a più riprese, punta su di essa «per
cambiare il modo in cui noi viaggiamo per lavoro o facciamo turismo, e per
risparmiare energia, tempo e denaro». I modelli saranno la
Francia e la Spagna in Europa, e la Cina e il Giappone in Asia. Secondo la Casa bianca, la scelta del
presidente non inciderà sulla sua decisione di salvare l'industria dell'auto
americana. Semplicemente, come per i treni così per le auto, ha spiegato un
portavoce, Obama desidera che «rendano migliore la vita dei nostri figli».
Per i critici di Obama, i colossi del petrolio in primo luogo, che vedono
intaccato il loro monopolio, è un passo indietro. In realtà, è un importante
passo avanti, e Wall Street lo ha confermato: in borsa, le azioni delle
ferrovie sono tra le poche che salgono. Per esse, inoltre, l'accesso alle alte
tecnologie era questione di vita o di morte. Gli Stati Uniti hanno 240 mila km
di binari su cui passano ogni anno quasi 2 miliardi e mezzo di tonnellate di
merci. Le società che le gestiscono sono 650, di cui molte hanno necessità di
rinnovarsi. E il settore passeggeri, che è in mano all'Amtrak acronimo di
American track rischiava di diventare la Cenerentola dei trasporti. Nel 2008,
sui treni americani hanno viaggiato meno di 35 milioni di persone, contro i 600
milioni delle linee aeree: lo 0,6 per cento dei viaggiatori, tenuto conto anche
di quelli sulle auto. L'economista Robert Reich, un ex ministro del governo Clinton,
sostiene che l'avvento dei treni ad alta velocità «segnerà il rinascimento
delle ferrovie». L'Amtrak, il cui nome intero è National railroad passengers
corporation, e ha una rete di 35 mila km, con quasi 500 destinazioni in 46 dei
50 stati, prevede un vero boom. Nel 2008 ha registrato il consueto deficit, 2
miliardi e mezzo di dollari di incassi contro quasi 3 miliardi e mezzo di
spese, e si è salvata con il consueto sussidio dello Stato. Ma è sicura che i
supertreni entreranno a far parte del sogno americano e attireranno i
visitatori stranieri. Reich è d'accordo: «Non ci sarà modo migliore di vedere
l'America in tutto il suo splendore». Ennio Caretto stampa |
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Il monumento dell'emigrante polesano diventa il
simbolo per tutti i migranti del mondo (sezione: Globalizzazione)
Il
monumento dell'emigrante polesano diventa il simbolo per
tutti i migranti del mondo Domenica 26 Aprile 2009, In piena era di
globalizzazione e con tutte le problematiche annesse alle diverse razze,
culture e religioni, da Villamarzana arriva la notizia che il monumento
dedicato a tutti gli emigranti polesani, può considerarsi come di tutti i
migranti del mondo a prescindere dal colore della pelle. La proposta è
stata avanzata dall'assessore comunale ai lavori pubblici Luciano Fogagnolo .
Il monumento all'emigrante venne inaugurato a Villamarzana, nei pressi della
chiesa parrocchiale, nel 1994 per volontà di Terenzio Raule il quale assieme ad
un altro centinaio di suoi concittadini emigrò dal paese nel 1951. L'opera,
eseguita dallo scultore Ruggero Bombrin di Legnago, venne pensata nel 1987 in
occasione di una edizione della Festa del Grano facendo espressa richiesta al
direttivo della Pro loco di organizzare all'emigrante una delle due domeniche
comprese nella tradizionale manifestazione. Da qui nacque la Giornata
dell'Emigrante, che per oltre un decennio divenne per le persone originarie di
Villamarzana l'opportunità di fare ritorno tra parenti e amici. L'idea del
monumento si concretizza il 3 dicembre 1993, con Terenzio «Toni» Raule che
spedisce a tutte le famiglie del posto una lettera chiedendo se fossero
d'accordo nel versare su di un apposito conto corrente postale un sostegno
ecocomico per la realizzazione della scultura raffigurante un malinconico
giovane con una valigia di cartone, intento a muovere il passo che lo porterà
lontano dal proprio paese. «Mi rendo conto di quanto attuale sia il significato
e il messaggio che ci vuole dare questo monumento, soprattutto oggi che stiamo
assistendo all'immigrazione di altre popolazioni extracomunitarie che si
spostano per gli stessi motivi che hanno portato i polesani nel passato verso
altre terre - sottolinea Fognagnolo - Per questo motivo penso che il monumento
all'emigrante debba essere considerato simbolo non solo degli emigrati polesani
ma anche di tutti gli emigrati di qualsiasi razza e colore. Questo porta ad
essere aperti verso una nuova emigrazione, che cerca accoglienza ed ospitalità
proprio come noi un tempo». Marco Scarazzatti
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Pavia per Chernobyl si mobilita Non si ritorni al
nucleare (sezione: Globalizzazione)
Pavia
per Chernobyl si mobilita «Non si ritorni al nucleare» PAVIA. Ventitrè anni fa
una nube copriva il sole dell'Europa orientale, arrivava su fino al nord e le
strumentazioni degli scienziati impazzivano. Il 26 aprile del 1986 il reattore
di Chernobyl collassava, e i risultati di quell'esplosione radioattiva si
vedono ancora oggi sui bambini, sulle mamme, sugli anziani, persino sugli
animali. Cernobyl è ora abbandonata, quasi del tutto, ma Ucraina, Bielorussia e
Russia sono lì a curarsi le ferite mentre ancora oggi la terra è impregnata di
radiazioni. E per gli abitanti di queste terre, allontanarsi anche solo qualche
settimana e venire in Italia consente di abbassare i rischi per la salute. Il
comitato Pavia per Cernobyl, che dal 1997 accoglie i bambini delle zone colpite
ogni estate, in occasione dell'anniversario vuole far riflettere sulla
riproposizione del nucleare quale fonte di energia per il futuro, e ribadire
che l'importante, è non dimenticare. Perchè dunque parlare ancora di Cernobyl,
oggi? Risponde il presidente, don Luigi Ferrari: «Nel mondo
globalizzato tutti siamo a conoscenza, per usare le parole del Papa "dei
crudeli ed interminabili conflitti, spesso dimenticati che lacerano e
insanguinano Africa, Tailandia, India, Cina, Medio Oriente, Terra santa, Iraq,
Iran. Ora anche il dramma dell'Abruzzo". Da qui la domanda: perché
pensare ancora a Chernobyl? La risposta c'è: le conseguenze della catastrofe si
fanno sentire oggi più che mai nelle tragiche conseguenze di salute dei
bambini. Quelli accolti da noi sono i più fortunati: là rimangono i più
bisognosi». Cosa fare? «Dal 2007 il Comitato Pavia per Chernobyl aderisce al
progetto Rugiada di Legambiente che prevede il risanamento sul posto per tutti
i bambini che non possono espatriare».
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studenti a palazzo civico (sezione: Globalizzazione)
Pagina 5
- Cecina Studenti a palazzo civico ROSIGNANO. Quattordici studenti stranieri
delle scuole superiori, accompagnati dai responsabili della sezione livornese
dell'associazione Intercultura, hanno visitato il Castello di Rosignano e sono
stati ricevuti dall'amministrazione. I ragazzi, provenienti
da molti Paesi, tra cui Usa,
Germania, Cina, Danimarca,
Costarica, Norvegia, Giappone, Honduras, Olanda, Cile e Finlandia, stanno
prendendo parte ad un progetto di intercultura che li vede ospiti per un anno
in Italia in diverse città, dove studiano, nelle nostre scuole, e vivono,
presso famiglie italiane. I quattordici ragazzi stranieri sono stati
ospiti dell'associazione Intercultura di Livorno. Al Castello sono giunti dopo
una visita di due ore all'Isis Mattei di Rosignano, dove hanno potuto lavorare
insieme agli studenti italiani sul tema del dialogo interculturale. è questo
infatti l'obiettivo del progetto: portare i ragazzi stranieri in Italia ed i
ragazzi italiani nei Paesi stranieri (60 sono al momento le Nazioni disponibili
ad effettuare questi scambi) per far conoscere loro la lingua ma soprattutto la
cultura.
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TREMONTI BOND IL PERCHÉ DI UN FALLIMENTO (sezione: Globalizzazione)
TREMONTI
BOND IL PERCHÉ DI UN FALLIMENTO POLITICHE ECONOMICHE Dopo Robin Hood Tremonti
ha prodotto un altro flop, i Tremonti bond, concepiti in modo tale, per costi e
vincoli, che le banche non li vogliono. È il secondo flop, a luglio aveva
deciso di punire le banche con la Robin tax, per profitti che proprio allora si
stavano trasformando in perdite. Se Tremonti è stato il più critico verso la
mancata previsione della crisi da parte degli economisti, è anche il meno
fortunato quanto a previsioni. Nel 2008 gli era andata bene col libro "la
paura e la speranza", una critica alla
globalizzazione, scritta all'alba della crisi, anzi quando questa era già in
atto (the Economist 17/11/2007), dopo essere stato per anni tra gli alfieri del
turbo capitalismo, anche se le ricette da lui proposte non toccavano la causa
prima della crisi, la crescita delle diseguaglianze con calo di domanda da
parte dei 2/3 dei cittadini impoveriti e finanza speculativa da parte
del terzo di cittadini arricchiti. Il successo editoriale del libro derivò
dalla "prontezza" nell'affrontare il "lato oscuro della
globalizzazione", ultimo tra i critici del pensiero unico e tra quanti da
anni da sinistra lo andavano denunciando, ma primo tra i politici italiani
nell'Italia di Berlusconi e della sua potenza mediatica. E veniamo ai Tremonti
bond, obbligazioni garantite dallo Stato, destinate alle banche che avrebbero
dovuto emetterle al tasso salato dell'8%. Due grandi banche, Unicredit e
Montepaschi hanno emesso obbligazioni andando direttamente sul mercato, pagando
una cedola fissa del 4,75%, meno cara dei Tremonti bond. La buona notizia è che
le banche italiane tornano sul mercato e con successo, l'altra è che, ancora
una volta, come a luglio, gli strumenti approntati da Tremonti non hanno grande
successo.Perché nessuna banca ha sinora aderito all'offerta dei Tremonti bond,
cioè di obbligazioni bancarie con garanzia statale? "Per tanti motivi, il
primo è di carattere economico, la garanzia costa. Il secondo è di carattere
legale. La garanzia è strutturata in modo tale che se la banca dovesse fallire,
lo Stato interverrebbe ad onorare il pagamento del prestito obbligazionario
divenendo creditore privilegiato nel fallimento, discriminando gli altri
obbligazionisti che potrebbero far causa alla banca" (il Sole 24 ore,
24/4). Ecco perché Montepaschi ieri, come UniCredit giorni fa, hanno emesso
obbligazioni senza garanzia pubblica, pagando un rendimento in linea col
mercato e raccogliendo una buona domanda. Infatti all'ultima emissione, quella
di Montepaschi, hanno risposto 126 investitori di tutta Europa, italiani, ma
anche tedeschi francesi ed inglesi. Chapeau alle nostre banche e un cortese
warning da amico al ministro, non si creda sempre il primo della classe.
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Wang, enfant prodige del pianoforte (sezione: Globalizzazione)
REGGIO
CARTELLONE pag. 23 Wang, enfant prodige del pianoforte Stasera al teatro Valli,
la 21enne di Pechino UNA GIOVANE star della musica classica, stasera alle 20,30
di scena al teatro Valli. Si tratta di Yuja Wang, pianista di 21 anni, che
nonostante la sua giovane età viene considerata una delle musiciste, nel suo
genere, di maggiore rilievo della sua generazione, a livello internazionale.
Nata a Pechino nel 1987, ha cominciato i suoi studi pianistici all'età di 6
anni, trasferendosi negli Usa all'età di 15 anni su
invito del prestigioso Curtis Institute of Music di Filadelfia. BALZA agli
onori della cronaca nel febbraio 2005 quando, con un preavviso di un solo
giorno, sostituisce Radu Lupu con l'Orchestra del National Arts Centre diretta
da Pinchas Zukerman e suona il concerto n°4 di Beethoven. Il successo è totale
e la stampa canadese scrive che «è nata una stella». NELLA STAGIONE 2005-2006
si è esibita con le orchestre sinfoniche di Baltimora, Grand Rapids e New
Jersey ed ha debuttato al Kimmel Center di Filadelfia e al Strathmore Concert
Hall. Ha suonato con la Filarmonica di New York e le orchestre sinfoniche di
Chicago, Houston e San Francisco. HA POI PARTECIPATO a tournée in Gran
Bretagna, Olanda e Russia, oltre che in Cina, dove è tornata ad alcuni anni di
distanza dalle sue precedenti apparizioni. La sua fama si è accresciuta nel
2007, quando ha degnamente sostituito Martha Argerich al fianco della Boston
Symphony Orchestra. In questa stagione si è esibita a Lisbona, ha chiuso il
Winter Arts Festival di San Pietroburgo su invito del Mo. Temirkanov e
ha debuttato ai festivals di Verbier e Saratoga. STASERA, nella sua tappa
reggiana, propone la Variations Serieuses di Mendelssohn, la Sonata n.2 in Si
bemolle minore op. 35 di Chopin, la Sonata Reminiscenza in La minore op. 38 di
Medtner, la Sonata n.4 in Fa diesis maggiore op. 30 di Scriabin, Tre movimenti
da Petroushka di Stravinskij. Biglietti da 17 a 30 euro. Antonio Lecci Image:
20090426/foto/9869.jpg
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Salvagno porta in Cina l'olio d'oliva di frantoio (sezione: Globalizzazione)
Domenica 26 Aprile 2009 ECONOMIA Pagina 46 AGROALIMENTARE
Salvagno porta in Cina l'olio d'oliva di
frantoio L'olio extravergine della Valpantena, con il Frantoio Salvagno di
Nesente, entra in Cina. Salvagno è
l'unico veneto tra 5 produttori italiani di olio non industriale presente in
Piazza Italia, fabbricato a 3 piani, su 3.000 metri quadrati, che Agro Crai
ha realizzato a Pechino e dove i prodotti italiani sono il prosciutto San
Daniele, le Conserve Italia-Cirio, i vini di Cavit, e dove sono presenti le
proposte di ospitalità del Gruppo Boscolo Hotel. Salvagno è presente, all'interno
della Fadi, Frantoi artigiani italiani, con produttori di Lazio, Toscana,
Calabria e Puglia. «All'inizio», ricorda Giovanni Salvagno, «i consumatori
cinesi erano titubanti davanti all'olio di oliva. Ora lo apprezzano e lo
chiedono anche al ristorante per cui prevediamo buoni sviluppi». Sviluppi che
si avranno anche con le prossime aperture a Shanghai, Canton e in altri due
grandi città cinesi. E c'è in progetto uno sbarco, con un'altra Piazza Italia,
in India. Salvagno, confermato rappresentante veneto e consigliere nazionale di
Aifo, punta a oriente, dove è già presente in Giappone, con più di 2.500
ristoranti serviti. «Il futuro del nostro export», afferma Salvagno, «sarà,
oltre che in Europa, nei paesi emergenti e negli Usa.
All'Est si avverte la crisi, ma si aspetta un'evoluzione positiva. Continuano a
darci soddisfazioni Australia, Nuova Zelanda, Scandinavia e Islanda, dove siamo
una presenza di nicchia con clienti fidelizzati».F.R.
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stampa
L'esperto Intervista a Giorgio Palù, presidente della Società Europea di
virologia «Ma questa non è influenza aviaria» È dimostrato che il virus dei
maiali si trasmette da uomo a uomo «Finchè non ne sappiamo di più c'è da
preoccuparsi. L'attenzione deve restare alta: dobbiamo capire se il virus
individuato negli Usa ha caratteristiche diverse da
quello del Messico e comunque, a differenza dell'aviaria, è dimostrato che
questo virus si trasmette da uomo a uomo». Ad affermarlo è Giorgio Palù,
ordinario di microbiologia e virologia all'università di Padova e presidente
vicario della Società Europea di virologia. Al momento quali caratteristiche
conosciamo di questo virus? «Siamo in presenza di un genoma ibrido: si tratta,
quindi, di qualcosa di nuovo. I poche parole è avvenuta una mescolanza tra
virus diversi, questo elemento lo rende potenzialmente pandemico nel senso che
può diffondersi in tutto il pianeta. Al momento il livello di allerta di fase
anti-pandemica è 3B: si tratta di un livello superiore rispetto a quello
stabilito per l'emergenza aviaria in Laos, Vietnam e Cina. Di questo ceppo non abbiamo
rapporti sulla diffusione tra animale e uomo». Questa influenza può arrivare
anche in Italia? «Teniamo presente che questo virus può avere una incubazione
di alcuni giorni e quindi, alla luce del gran numero di persone che ogni giorno
si spostano da un continente all'altro, i rischi di sbarco
dell'influenza nel nostro Paesi sono concreti. In quest'ottica bene ha fatto il
Governo a muoversi in fretta confermando che abbiamo ampie scorte di antivirali
sensibili al virus». Che strategie attuare nei prossimi giorni? «Dobbiamo
monitorare con attenzione la situazione e quanto ci viene comunicato
dall'Organizzazione mondiale della sanità. Bisognerà capire bene quali elementi
in comune hanno i casi di Texas e California con quelli di Città del Messico.
Si trattà di realtà socio-culturali molte diverse l'una dall'altra e questo è
un elemento che va tenuto ben presente. In Italia, comunque, i laboratori della
rete nazionale di sorveglianza dall'influenza sono già allertati e pronti ad
operare». È presto per parlare di vaccino? «Per quello ci vorrà ancora del
tempo. Gli elementi in nostro possesso non ci consentono ancora di affrontare
questo tipo di discorso. C'è da capire se siamo in presenza di un fenomeno che
si autolimita anche se quanto sta avvenendo a Città del Messico escluderebbe
questa ipotesi».
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Walser, "fiori" in estinzione (sezione: Globalizzazione)
Walser,
"fiori" in estinzione Minoranza. Gabriella Mania autrice di
un'indagine tra la popolazione di Gressoney e Issime Un grido d'allarme per un
mondo a rischio, ma anche le soluzioni per evitarne la scomparsa [FIRMA]DANIELA
GIACHINO GRESSONEY «I Walser della Valle del Lys sono nettari di fiori che
devono essere ben curati. E per farlo occorre compiere atti che non li facciano
appassire, ma li migliorino, condividendo tutti insieme la
necessità di mantenere viva una piccola minoranza in un mondo sempre più
globalizzato». Utilizza queste parole la ricercatrice Gabriella Mania per
lanciare l'allarme sul rischio che la cultura walser possa sparire. Ma la sua
non è solo una constatazione: a essa fanno seguito pagine di raccolta di
informazioni, dalla lingua, alle tradizioni, agli usi. Ne è scaturita la
ricerca «Quattro chiacchiere tra i Walser di Gressoney e Issime per contrastare
la globalizzazione» pubblicata da Le Château. «Il futuro non è roseo, ma c'è
ancora la convinzione che i Walser di Gressoney e di Issime siano oggi una
minoranza viva» dice Mania. E per dimostrarlo ha voluto sfatare un luogo comune.
«Circola voce che non si parlino più le lingue walser. Ho voluto sottoporre un
questionario in lingua ad alcuni abitanti, formulando domande semplici». Dalle
risposte è emerso che non è solo la lingua walser l'elemento caratteristico, ma
tanti altri pezzi che formano una civiltà composta da due lingue (il titsch e
il töitschu), tradizioni culinarie, danze, canti, musiche, aspetti religiosi,
architetture, costumi tradizionali. L'intento di Mania è cercare una modalità
comune per preservare il patrimonio culturale trasmesso attraverso i secoli. «I
decreti e le leggi che ne tutelano l'esistenza non bastano forse più - afferma
-. Occorre fare sentire la propria esistenza senza azioni plateali, ma
rafforzando gli atti che mantengono viva la forza della minoranza. E'
importante andare tutti nella stessa direzione, attuando nel pubblico e nel
privato scelte utili al perseguimento della difesa della cultura walser». Molte
sono emerse dai questionari: trasmettere la parlata ai figli, parlare in walser
con gli anziani che detengono saperi antichi, cucinare i piatti tipici,
indossare il costume tradizionale, cantare i canti walser, diffondere le
scritte in duplice lingua in tutti i luoghi pubblici. Nella sua ricerca Mania
ha inserito anche i pareri di chi, negli ultimi anni, ha contribuito a
diffondere la cultura walser e a rendere più solide le fondamenta della
comunità. L'ex senatore Cesare Dujany ha ripercorso l'impegno profuso alla
salvaguardia dei walser valdostani durante la sua carriera politica, Stefania Paoloni,
insegnante di lingua tedesca nella Valle del Lys, dalla scuola dell'infanzia
alla scuola media, ha spiegato le attività inerenti la lingua, la cultura e le
tradizioni walser. Vittorio De La Pierre, presidente del Walsr Kulturzentrum,
ha presentato un excursus storico-legislativo, evidenziando come, a volte, le
richieste più banali cadano nel vuoto: «Da anni chiediamo una revisione dei
cartelli turistici con la correzione di alcuni errori di ortografia, richiesta
non ancora accolta nonostante le numerose sollecitazioni». Alcune riflessioni
sull'uso della lingua, più capita che parlata, sono state fatte da Aléxis
Bétemps, mentre Flaminia Montanari Thumiger ha illustrato un progetto regionale
che coinvolge le cinque nazioni in cui è presente la cultura walser: Italia,
Francia, Svizzera, Austria e Liechtenstein. La ricerca si conclude con
un'intervista ai sindaci di Gressoney-La-Trinité, Gressoney-St-Jean e Issime,
per fare emergere quanto le amministrazioni comunali abbiano fatto in difesa
della cultura walser, e la descrizione dell'impegno pastorale profuso da don
Ugo Casalegno e da don Ugo Busso per mantenere vive le tradizioni religiose
comunicando nella parlata walser.
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new york va pazza per la bici retrò - eugenio
capodacqua (sezione: Globalizzazione)
Pagina
41 - Cronaca New York va pazza per la bici retrò Pedalare le tendenze Figlia
della crisi, ecologicamente corretta, con un risparmio energetico del cento per
cento, a un prezzo accessibile: la moda dell´"olandese" furoreggia
nelle metropoli americane. E in Italia? Forse riusciremo a imitarla: l´offerta
di modelli è ricca e altamente competitiva Ma nelle città l´automobile la fa
ancora troppo da padrona EUGENIO CAPODACQUA m anubrio alto e squadrato, sella
ampia e molleggiata, carter copricatena, freni rigorosamente a bacchetta,
parafanghi, portapacchi, colore scuro e satinato: ecco la moda che sta
conquistando l´America. Questa volta non si tratta del solito mega-suv
superaccessoriato, bensì della vecchia, cara bicicletta. La nuova frontiera è
la bici old fashion, che nega la tecnologia più moderna al carbonio ed è la
copia conforme della vecchia "spicciola" dei guardiani notturni. E
che ha il corrispondente femminile nella celebre "olandesina",
cavallo di battaglia da decenni della Royal Dutch Gazelle, la più famosa
fabbrica olandese: 350mila bici l´anno e un fatturato di oltre dodici milioni
di euro. In America è già boom: frutto della crisi, ma anche di una moda retrò
che affascina a conquista. Recarsi in ufficio, giacca e cravatta, dondolando
lentamente sui pedali, fa chic, ha il sapore di un tuffo nel passato e proietta
immediatamente in un´altra dimensione tempo-spazio, fuori dallo stress di tutti
i giorni. Oltre che consentire evidenti risparmi energetici. Fra gli atout del
successo, il prezzo accessibile: tra i mille e i duemila dollari. L´analogo in
Italia, ovvero la mitica Imperiale della Dei (Atala), costa milletrecento euro.
Il prodotto c´è già, la moda forse arriverà presto. Ma i contorni di una città
a dimensione di due ruote a pedali sono ancora molto sfumati. C´è il tentativo
di aprire un discorso, addirittura a livello mondiale. Google
censisce circa centoquaranta città, dalla Cina all´America, che sperimentano con successo il "bike
sharing", cioè la possibilità di noleggiare bici nel centro cittadino
spostandosi da un punto all´altro. Una quindicina sono italiane, concentrate in
Piemonte: Alba, Borgomanero, Cuneo, Bra, Fossano, Pinerolo, Settimo Torinese,
Novara; ma ci sono anche Milano, Bari, Genova... Roma ha varato, non
senza contraddizioni, diciannove punti di "sharing" con duecento
mezzi a disposizione. Ma nel caotico traffico cittadino non se ne è accorto
quasi nessuno. La moda Usa potrebbe fungere da traino.
Però l´obbiettivo Olanda, con i suoi 22mila km di piste ciclabili e perfino il
taxi-bici pubblico, è tuttora una chimera. La città ciclistica è un obbiettivo
lontano. L´uomo a pedali dà fastidio a quello nevrotizzato a motore, lo
impaccia, gli fa perdere tempo. Per questo forse la bici resta un apprezzato
attrezzo sportivo ma non diventa un mezzo vero e proprio di trasporto da tutti
i giorni. Anche per questo la mobilità in bici nelle grandi città sfiora appena
il sette per cento. E allora, il successo Usa? Da
tempo nelle grandi città d´America le bici sono più veloci delle macchine
incatramate nel traffico cittadino, tant´è che le agenzie di consegna a due
ruote sono proliferate negli ultimi lustri. Ma alla base c´è altro: ci sono le
strade dedicate al pedale. A New York sono centosettanta le miglia di piste
ciclabili: duecentosettanta chilometri riservati. A Roma ce ne sono miseri
quarantacinque, percorsi scassatissimi, poco praticabili, tracciati in
periferia: oasi isolate, da tempo libero, non vie di comunicazione
(ciclistiche) che scorrono come vene nel centro della città.
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Da Mahmud a Lukashenko La realpolitik del Vaticano (sezione: Globalizzazione)
Da
Mahmud a Lukashenko La realpolitik del Vaticano Ostpolitik atto II. Non ha
boicottato l'iraniano. Domani accoglie l'ultimo dittatore d'Europa. E con
Pechino...Guida alla diplomazia d'oltretevere di Paolo Rodari Finita l'era
dell'Ostpolitik vaticana di casaroliana memoria, terminata la necessità
impellente delle concessioni e delle aperture verso quei paesi del blocco
sovietico che segregavano tutto e tutti, cattolici compresi, oltre il Tevere sembra
vi sia oggi spazio esclusivamente per una politica estera incentrata sul
pragmatismo, una vera e propria realpolitik di stampo vaticano. È davvero così?
In un certo senso sì. E la conferenza Onu di Ginevra sul razzismo lo dimostra.
L'arcivescovo Silvano Tomasi, rappresentante vaticano alla conferenza, non ha
abbandonato i lavori per protestare contro il discorso di Ahmadinejad. E la
Santa Sede ha giustificato tale decisione, spiegando il motivo della presenza
vaticana: «La conferenza in sé - ha detto il portavoce vaticano, padre Federico
Lombardi - è un'occasione importante per portare avanti la lotta contro il
razzismo e l'intolleranza». Un'occasione che è meglio sfruttare piuttosto che
ignorare. Tradotto significa: occorre essere pragmatici, è più opportuno stare
là dove c'è la grande maggioranza dei paesi del mondo, piuttosto che non fare
nulla. Realpolitik appunto. Nelle prossime ore la Santa Sede darà un altro
saggio di questa tendenza quanto a diplomazia internazionale. A varcare le
sacre mura per un incontro col Pontefice è niente meno che «l'ultimo dittatore
d'Europa», il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko. Per il leader di un
paese che dal 1995 non ha rapporti con l'occidente e conserva sapori e colori
dell'era sovietica, l'udienza da Benedetto XVI è un bel colpo. In Vaticano la
decisione è stata presa più che altro per routine: «C'è un nunzio apostolico in
Bielorussia, c'è un ambasciatore bielorusso accreditato presso la Santa Sede,
quindi
», ha ricordato il portavoce vaticano padre
Federico
Lombardi. Eppure, dietro la decisione, c'è una volontà precisa. L'esperta regia
è di monsignor Dominique Mamberti, capo della sezione estera della segreteria
di Stato. È stato lui ad aver spinto per l'incontro. In fondo - manco a dirlo -
è una questione di realismo: all'indomani delle elezioni di settembre è
iniziato il disgelo nei rapporti tra Lukashenko e la Ue. I Ventisette hanno
deciso di sospendere per sei mesi le sanzioni e di riavviare i contatti
politici. Quindi è arrivato l'invito ufficiale della Ue a Minsk per l'ingresso
nel nuovo Partenariato per l'Est. La Santa Sede ha preso nota delle nuove
aperture del paese verso l'occidente e, consapevole che è meglio favorirne il
pur difficile processo verso un autentico sviluppo piuttosto che non fare nulla,
ha deciso di aprire le proprie porte. Tanto pragmatismo non è nuovo in
Vaticano. Non a caso è senza compromessi e con lucido realismo che Giovanni
Paolo II ha attraversato sei presidenze Usa, il crollo
dell'Urss, le briciole del Muro di Berlino, il "nuovo" ordine
mondiale dettato dai bombardieri nel Golfo, in Serbia, in Afghanistan, il
rovinoso esito del neocolonialismo nelle guerre africane dimenticate, il crollo
del comunismo "reale" e insieme la nascita della contestazione
antiglobale. E molto pragmatismo vive oggi nella Santa Sede. Tanto che alcuni
sostengono che la differenza tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI stia
semplicemente nella maggior disinvoltura con la quale quest'ultimo fa propria
una politica estera all'insegna della realpolitik. Ma è proprio così? Non del
tutto. E la Cina, o meglio le relazioni che la Santa Sede tesse con il paese
cinese, ne sono un esempio lampante. Non tutti coloro che in Vaticano
organizzano le linee da tenere quanto a diplomazia internazionale la pensano
allo stesso modo. Con la Cina, infatti, il Vaticano sembra tornato ai tempi del blocco
sovietico, quando l'Ostpolitik, la mediazione a tutti i costi impregnata
di silenzio attorno alle barbarie del regime, la faceva da padrona. Anche nel
pontificato di Benedetto XVI, come in quello di Giovani Paolo II, si è cercato
di trattare con Pechino per ottenere il più possibile. Ma il risultato è stato
pessimo. Le vessazioni continuano come e più di prima l'invio della lettera che
Ratzinger scrisse ai cattolici cinesi nel 2007. Tanto che, pochi giorni fa, la
Santa Sede ha dovuto per forza di cose cambiare strategia e denunciare
l'operato di Pechino. Ovvero le continue ritorsioni del regime verso i
cattolici del paese. Ma a cosa porterà questo cambio di politica è difficile
dirlo. Anche perché, in Vaticano, i seguaci della Ostpolitik sempre e comunque
sono ancora presenti, capaci e parecchio attivi. 26/04/2009
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Rivas:
Corriere
dell'Alto Adige sezione: BOLZANOEPROV data: 26/04/2009 - pag: 8 Università Conferenza del celebre economista sudamericano
Rivas: «Amore e globalizzazione» BOLZANO Martedì sera alle 18, nell'aula magna
della Libera Università di Bolzano, si parla di economia, globalizzazione,
letteratura e amore. Una combinazione apparentemente ardita ma che trova
riscontro nella storia e nella cronaca del Sudamerica. Rodrigo Rivas,
economista cileno ed esule ai tempi del golpe, attraverso un intervento intitolato
«L'amore nel tempo della globalizzazione » focalizzerà l'attenzione sull'amore
quale pratica politicocivile per passare da un individualismo di mercato a
«un'etica degli abbracci». L'11 settembre del 1973, a Santiago Rivas era un
giovane deputato socialista le forze armate di Pinochet rovesciarono il governo
di Salvador Allende con il sostegno della Cia e dell'amministrazione Nixon,
aprendo una delle stagioni più feroci della storia del continente. Il golpe era
parte di un'operazione molto estesa di politica estera statunitense,
pianificata per destabilizzare gli stati centro e sudamericani e favorire gli
interessi economici delle multinazionali americane. Una decina di giorni fa a
Trinidad e Tobago gli Stati Uniti hanno rivisto totalmente la loro politica nei
confronti dei vicini di casa. Obama ha stretto la mano a Chavez, da pari a
pari, e sta rivalutando le posizioni americane su Cuba. Il disastro economico
che ha travolto il mondo, in Latinoamerica ha un andamento particolare. Dopo la
fine dei totalitarismi, da Ushuaia a Tijuana, la corruzione è andata di pari
passo alla ricerca di sanare le ferite inflitte dalla storia. Negli ultimi
dieci anni, qualcosa è cambiato. Si è passati, in quasi tutto il subcontinente,
da forme deviate di capitalismo a prove tecniche di un nuovo modello economico
sociale solidale: «L'etica degli abbracci » di cui parlerà Rivas. E mentre il
pianeta è in ginocchio, l'America Latina, sembra in grado di affrontare il
maremoto economico, anche meglio di molte nazioni più ricche, ma prive di
visione etica. «L'amore nel tempo della globalizzazione» è un evento sostenuto
dal Centro per la Pace di Bolzano e fa parte della Fiera multiculturale. Jadel
Andreetto Cileno Rodrigo Rivas
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Nesi: parlerò ancora di loro La cultura non li ama (sezione: Globalizzazione)
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 26/04/2009 - pag: 9 Lo scrittore Nesi:
parlerò ancora di loro La cultura non li ama «Dopo 'L'età dell'oro' sto
scrivendo un altro libro sui piccoli imprenditori. In fondo è un'autobiografia,
un viaggio dentro le difficoltà e le angosce di noi pratesi votati da sempre
all'intraprendere. E' la storia di un mondo che è cambiato, di un miracolo che
non è più tale». Edoardo Nesi è un centauro, metà scrittore metà industriale
per via di famiglia. E Ivo Barrocciai, il protagonista del
suo libro del 2006, è un imprenditore fallito perché la globalizzazione è
troppo più forte di lui. I piccoli in genere hanno cattiva letteratura... «Se è
per questo anche la politica è indifferente ai nostri problemi. L'unica cosa
che ci ha dato in cambio in passato è stata la possibilità di evadere il fisco.
Ma è vero la cultura ha sempre preso in giro il piccolo industriale o
l'artigiano, lo ha ridicolizzato. Penso, per esempio, alle pellicole di
Michelangelo Antonioni. Ricorda quel bellissimo film che era 'La notte?' Tutto
ruota su una festa di imprenditori e loro appaiono terribilmente gretti, rozzi,
antipatici». Ma qual è la radice profonda di questa ostilità? «Diciamo che agli
intellettuali non va giù che si possa diventare ricchi senza aver letto Anna
Karenina. Da qui al rigetto totale il passo è breve». Con la Grande Crisi la
sensazione di essere nell'angolo si è accentuata al punto di rischiare una
secessione sociale? «Prima il mondo dei grandi e quello dei piccoli si
ignoravano e basta. Ora invece sta saltando il patto di convivenza civile e la
sensazione è proprio quella che a lasciarci le penne saranno le microimprese
che pure hanno fatto tantissimo per questo Paese. Tutto ciò a Prato si sente
con maggiore intensità». E che dinamiche si mettono in moto? «C'è stata una
manifestazione che ha coinvolto l'intera città al grido di 'Prato non deve
chiudere' e per me è stata un corteo contro la globalizzazione. Questa città è
un laboratorio, ci sono 180 mila persone e 40 mila cinesi». D.D.V. Chi è
Scrittore e regista, Edoardo Nesi è nato a Prato nel 1964 in una famiglia di
industriali tessili. Nel suo «L'età dell'oro», vincitore del premio Bruno
Cavallini e finalista allo Strega, ha raccontato la crisi della piccola
industria italiana attraverso il declino del protagonista Ivo Barrocciai, un
ricco imprenditore toscano.
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TRA GLI ottimisti Bruxelles, il Governo italiano, la
Confindustria, la Fiat con M... (sezione: Globalizzazione)
ECONOMIA
& FINANZA pag. 19 TRA GLI ottimisti Bruxelles, il Governo italiano, la
Confindustria, la Fiat con M... TRA GLI ottimisti Bruxelles, il Governo
italiano, la Confindustria, la Fiat con Marchionne: il peggio è alle spalle.
Tra i meno ottimisti il Fondo monetario internazionale: il direttore, Dominique
Strauss-Khan, vede alcuni segnali di ripresa dell'economia ma aggiunge che la
crisi è ancora lontana dalla fine. Anzi, se le banche americane ed europee non
completano la loro pulizia dei bilanci, la ripresa non potrà esserci che a metà
del 2010. E comunque, sostiene, la ripresa verrà dagli Usa.
Gli Stati Uniti nel bene e nel male, quindi. Sono stati i finanzieri di Wall
Street a combinare questo bel disastro e saranno le strategie e i finanziamenti
di Washington a riportare un po' di luce in un panorama ancora pieno di
macerie. E che servano ulteriori sforzi da parte di Obama e amici lo dimostra
la tempesta finanziaria esplosa sulla testa del numero uno di Bank of America:
Ken Lewis ha raccontato al capo della procura di New York, Andrea Cuomo, di
essere stato obbligato dall'allora ministro del Tesoro, Henry Paulson, e dal
responsabile della Fed, Ben Bernanke, alla fusione con Merrill Lynch, malgrado
la banca d'affari fosse diventata un colabrodo. E ora Cuomo chiede chiarimenti.
Vedremo come finiranno queste indagini ma intanto due cose appaiono evidenti:
la pulizia dei bilanci delle banche è necessaria per fare emergere l'ammontare
esatto dei titoli tossici in quanto sarà proprio questa cifra a influenzare in
un senso o nell'altro la ripresa dell'economia. Inoltre non potrà esserci una
ripresa duratura se non sarà creato un nuovo quadro di riferimento
internazionale. Tutti gli equilibri si sono infatti rotti e quindi bisogna
crearne altri partendo da un nuovo patto tra gli Stati Uniti, pur sempre la
maggiore potenza finanziaria, e la Cina, il paese
detentore delle maggiori riserve valutarie mondiali. Lo sostengono anche i
responsabili della Banca mondiale, l'americano Robert Zoellik e il cinese Yifu
Lin. Solo Washington e Pechino possono indicare la via d'uscita da questa crisi
perché sono questi due paesi all'origine dei maggiori squilibri mondiali:
troppi consumi e importazioni in America, troppo risparmio
e troppo export in Cina. E
in effetti Usa e Cina sembrano muoversi proprio in questa
direzione. Hillary Clinton è andata a Pechino nella sua prima missione come
segretario di Stato sorvolando sui problemi del Tibet e dei diritti umani ma
invitando esplicitamente i banchieri cinesi a comprare i Bot americani.
Come dire: la Cina, ormai la tesoriera di buon parte
del risparmio mondiale con duemila miliardi di dollari di riserve valutarie e
conti pubblici in equilibro, s'impegni a pagare, comprando i Bot americani, la
maggior parte del debito pubblico Usa. Del resto è
proprio questo che conviene fare alla Cina per
salvaguardare i propri interessi. Lo riconosce lo stesso premier cinese, Wen
Jiabao, quando afferma di essere preoccupato per la sicurezza degli
investimenti cinesi negli Stati Uniti. Insomma, paradossalmente è la Cina a doversi assumere sulle spalle il problema di come
impedire che ci sia un declino dell'America.
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Cucchiani: interferenze inaccettabili ma in Germania
sempre ben accolti (sezione: Globalizzazione)
Corriere
della Sera sezione: Economia data: 26/04/2009 - pag: 22 L'intervista Parla il
numero uno di Allianz in Italia Cucchiani: interferenze inaccettabili ma in
Germania sempre ben accolti FRANCOFORTE «Se la Fiat è in grado di formulare
proposte interessanti anche per Opel è bene lasciare ogni decisione ai diretti
interessati, vale a dire gli unici in grado di valutare un possibile accordo
sotto il profilo industriale, commerciale e della sostenibilità finanziaria».
Così Enrico Cucchiani, manager di lungo corso sulla rotta Italia-Germania e
consigliere del colosso assicurativo Allianz e presidente di Allianz Italia,
raggiunto al telefono a Tokyo, dove si trova per la riunione mondiale della
Trilateral, di cui è consigliere. «La casa di Torino osserva Cucchiani si
accinge a fare un accordo importante con un altro player di Detroit in
situazione altamente problematica, la Chrysler, con il pieno supporto delle
autorità governative e dei sindacati, che evidentemente apprezzano l'apporto di
know how e risorse fornito dalla Fiat, mentre Opel da tempo sta attraversando
una situazione di crisi e il suo caso è certamente stato analizzato da tutti i
maggiori gruppi del settore». Dunque? «E' opportuno che il mercato operi
liberamente, senza interferenze o pressioni». Come va interpretato l'intervento
del commissario Ue Verheugen? «Non mi sembra opportuno cogliere
nell'espressione preoccupata di un alto esponente tedesco un segnale di
preclusione alle nostre aziende; i fatti parlano chiaro: la presenza italiana
in Germania è forte, il caso Unicredit è emblematico, e le nostre imprese sono
sempre state ben accolte dal mercato». Lei ha ricordato il legame tra Roma e
Berlino nel corso della sessione organizzata dal-- l'Ispi del Foro
Italo-Tedesco di cui è presidente per l'Italia... «Italia e Germania sono
economie strettamente interconnesse. E abbastanza simili anche nel profilo
della crisi. Al punto che, per uscirne, debbono affrontare problematiche
analoghe. È necessario abbandonare schemi mentali da vecchia Europa. E ampliare
gli orizzonti oltre la tradizionale triade di riferimento Ue, Usa e Giappone per considerare i Paesi emergenti come
importanti mercati di sbocco e di investimento e come fornitori di capitali».
Quali sono i maggiori punti di interconnessione fra Italia e Germania, due
Paesi che, da soli, generano il 32% del pil Ue? «La Germania è il primo Paese
di destinazione delle nostre merci. È dal porto di Amburgo che parte
l'industrial belt, la cintura industriale più importante del continente, che si
estende sino a Bologna e dintorni. Nel settore finanziario Unicredit e Generali
hanno importanti presidi nel mercato tedesco, così come Deutsche Bank ed
Allianz, in assoluto primo investitore estero, in quello italiano. Due Paesi
con robusti ammortizzatori sociali e un elevato stock di risparmio privato».
Cosa vede oltre la crisi? «Si arriverà per gradi, forse con qualche scossone, a
un nuovo ordine economico. Non più incentrato su un'unica
locomotiva, gli Usa, ma più
bilanciato, con un ruolo trainante dei Paesi emergenti, quali Cina e India. Quindi è sbagliato
considerarli come concorrenti che ci rubano lavoro? «Senz'altro. I Paesi
emergenti hanno accumulato enormi riserve e sono diventati propulsori dello
sviluppo mondiale. Vanno valorizzati quali partner evoluti e strategici,
come opportunità per Italia e Germania» E come vanno colte queste opportunità?
«Con una classe dirigente rinvigorita e multiculturale. Poi è necessario
rafforzare le imprese di qualità, con posizioni di leadership, come nel nostro
settore delle macchine utensili. Dobbiamo investire nei Paesi emergenti e, al
tempo stesso, attrarre capitali». Ma i governi sono occupati a salvare interi
settori... «I governi devono intervenire, se necessario, nei settori essenziali
per l'economia, come banche, assicurazioni, energia e trasporti. Ma è meglio
evitare sia il ricorso al protezionismo, sia gli interventi a sostegno di
aziende che non vanno bene, perché la concessione di sussidi a pioggia sottrae
risorse ai gruppi competitivi». Marika de Feo Cucchiani \\ Italia e Germania
sono economie strettamente interconnesse E simili anche nel profilo della crisi
32% La quota di Pil della Ue realizzato insieme da Italia e Germania
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Corriere
della Sera sezione: Economia data: 26/04/2009 - pag: 23 Il summit Il
governatore: dagli «stress test» nessun segnale di sottocapitalizzazione
«Crisi, più fiducia ma agire subito» Draghi: banche italiane sane. Tremonti: le
regole sono strategiche DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON Il miglioramento c'è già
da alcune settimane e c'è una lunga lista di indicatori meno brutti del solito
a dimostrarlo, dice Mario Draghi governatore della Banca d'Italia e presidente
del Financial stability board. Il quale non crede così che il cauto ottimismo
espresso dai ministri e del G7 sia determinato anche dalla voglia tutta
politica di abbellire le prospettive ancora fosche della crisi. Certo «non siamo
davanti ad una inversione di tendenza», avverte rimarcando tuttavia
l'importanza del recupero, seppur modesto, di fiducia sul mercato. «Alcuni
miglioramenti sono giunti inaspettati, anche se siamo ancora nella terra
incognita della crisi» aggiunge il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti nel
corso della conferenza stampa congiunta al termine dei vertice e dei lavori del
Comitato finanziario e monetario del Fmi. Tremonti, in proposito, rilancia un
motto di tre parole: «Crisi, governi e regole». «Ormai conosciamo la crisi e
questo è l'inizio della soluzione. I governi sono scesi in campo dopo il G7 di
ottobre dello scorso anno e lo scenario è cambiato». Le regole poi «sono la
base di fiducia per uscire dalla crisi e nello stesso tempo la base per evitarne
una nuova», spiega. Mentre Draghi indica appunto alcuni dei segni positivi:
l'andamento delle Borse, i mercati, gli spread, il mercato immobi-- liare Usa, le vendite, i noli. Parlando come presidente dell'Fsb
al comitato monetario il governatore aveva sollecitato i governi e le autorità
nazionali a cogliere l'opportunità della schiarita del mercato per stabilizzare
il sistema finanziario: «Sembra che gli scenari peggiori sulle prospettive
dell'economia globale e del sistema finanziario non siano più così centrali nel
pensiero dei protagonisti del mercato», aveva detto. E poi in uno dei pochi
accenni alla situazione europea ed italiana in particolare conferma che le
banche italiane non hanno problemi di capitalizzazione: «Conduciamo
regolarmente stress test: se avessero rilevato situazioni di
sottocapitalizzazione, l'autorità di vigilanza avrebbe reagito», rileva.
Tremonti si sofferma invece sulle prospettive dell'occupazione: «In Italia non
sono in vista ulteriori interventi sull'occupazione. Riteniamo quanto messo in
campo sufficiente. Se ci fosse necessità valuteremo ulteriori azioni», spiega.
Gli incontri di Washington che si concludono oggi il G7, il G20, che è stato
solo l'occasione per riaffermare le conclusioni del precedente vertice di
Londra, e la riunione del Fmi hanno dunque fatto il punto sulla 'schiarita'
della crisi, o meglio del rallentamento della caduta dell'economia, facendo
peraltro risaltare la grande incertezza che domina le previsioni. E che emerge
dai vari commenti. Così ieri il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha
avvertito che «non è tempo di compiacersi, dobbiamo continuare a lavorare molto
attivamente». Mentre il segretario al Tesoro Usa Tim Geithner, pur riconoscendo che è
ancora presto per parlare di ripresa, ha messo l'accento su «alcuni segnali
positivi» dell'economia Usa.
Dalla Cina poi è venuto
invece l'impegno «a mantenere stabile il ritmo di crescita» come ha osservato
il presidente della Banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan. I segnali
positivi sono come «uno squarcio tra le nuvole», ha detto il direttore generale
del Fmi, che ieri ha annunciato l'ipotesi dell'emissione di obbligazioni per
raccogliere risorse, dopo che la strada del rafforzamento patrimoniale da parte
dei Paesi membri non ha trovato il consenso generale per l'opposizione
soprattutto dei cosiddetti Bric, Brasile, Russia, India e Cina.
Stefania Tamburello Il ministro Giulio Tremonti e il governatore Mario Draghi #
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Roberto Fabbri (sezione: Globalizzazione)
26-04-2009
- Peste del maiale, allarme in tutto il mondo La Farnesina: non andare nelle
zone a rischio 25-04-2009 - Ufficiale: Nord Corea potenza nucleare 23-04-2009 -
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scatenato: «Israele razzista» Gli europei lasciano l'aula 17-04-2009 - Sarkozy
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confine con Zagabria, la Slovenia rifiuta la mediazione europea 15-04-2009 -
Medvedev si smarca da Putin: non contrapporre la democrazia al benessere
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polizia: voleva onorare Zhao Ziyang 31-03-2009 - Vedova di un fumatore Usa vince causa milionaria con la Philip
Morris 20-03-2009 - Governo ceco in bilico, ma completerà comunque il semestre
di presidenza Ue 20-03-2009 - L'ex aguzzino nazista estradato dagli USA in
Austria non sarà perseguito 15-03-2009 - «Bombardieri russi in Venezuela
o a Cuba» 13-03-2009 - Chavez prende il controllo di autostrade e aeroporti
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combatterà l'Aids in Tanzania 01-03-2009 - Roma sceglie l'Africa come ricetta
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milioni allesercitazione anti-terremoto caricamento in corso... più
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Adalberto Signore UN PASTICCIO CON TRE PADRI di Massimo De Manzoni "La
festa della Liberazione... di Redazione L'odio sfila in corteo: fischi e... di
Redazione Oggi mille clandestini liberi grazie... di Francesca Angeli UN
PASTICCIO CON TRE PADRI di Massimo De Manzoni La sfida di Berlusconi: il
tricolore... di Adalberto Signore L'odio sfila in corteo: fischi e... di
Redazione "La festa della Liberazione... di Redazione La nave da crociera
... di Redazione UN PASTICCIO CON TRE PADRI di Massimo De Manzoni Oggi liberi
più di mille... di Redazione "La festa della Liberazione... di Redazione
La sfida di Berlusconi: il tricolore... di Adalberto Signore Vince il ricatto dei
centri sociali... di Andrea Cuomo Pubblicità Pubblicità I nostri servizi Ricevi
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Luca, una scalata da Prati a Parigi (sezione: Globalizzazione)
Corriere
della Sera sezione: PRIMA PAGINA data: 26/04/2009 - pag: 1 L'anti-bamboccione
Il manager Ascani, 29 anni, leader dell'e-commerce Luca, una scalata da Prati a
Parigi di M. EGIZIA FIASCHETTI Da Prati (Municipio XVII) al I arrondissement: a
29 anni, Luca Ascani è il giovane imprenditore romano in vetta alla «new
economy». Fondatore della società GoAdv, offre alla clientela web 160 portali
tematici in 8 lingue: consigli per gli acquisti, testati sui bisogni degli
utenti, dai viaggi alle piscine. La sua ultima sfida, la
scalata alla francese Leguide.com, salvo dover fare i conti con lo sciovinismo
d'Oltralpe. «Figlio della globalizzazione », la sua casa è il mondo, ma a Roma
lo legano i ricordi adolescenziali e la buona cucina. A PAGINA 9
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Sole, caldo... e speriamo che sia femmina (sezione: Globalizzazione)
Corriere
della Sera sezione: Salute data: 26/04/2009 - pag: 45 Demografia Uno studio
svela che ai Tropici c'è una curiosa preferenza di genere nelle nascite Sole,
caldo... e speriamo che sia femmina Sembra che ai tropici madre natura sia più
propensa a far nascere le femminucce. Cosa c'entrano il caldo e luce con la
vittoria dei cromosomi X? Lo ha scoperto «per curiosità», ammette, Kristen
Navara, endocrinologa del dipartimento di Avicoltura all'università della
Georgia (Usa). Di solito, lei studia le percentuali di
«genere» negli uccelli e nei criceti. E proprio da queste osservazioni è
scoccata la scintilla: studi sul microto di campagna (un topolino) e sui
criceti siberiani dimostrano che d'inverno, quando i giorni sono più corti, i
roditori partoriscono più maschi. Se le giornate sono più lunghe, invece,
prevale la progenie femminile. Non solo. Si è visto che roditori trattati con
la melatonina hanno sviluppato una certa predisposizione ad avere femmine.
Secondo Navara la chiave potrebbe essere proprio la melatonina, l'ormone
responsabile dei maggiori cambiamenti nella riproduzione in risposta alla
lunghezza del giorno. Gli esperti sapevano già che, tra gli uomini, la
proporzione di maschi e femmine che nascono varia da una zona all' altra del
pianeta. Solo in parte il fenomeno è dovuto a ragioni sociali: in Paesi come la Cina, i maschi sono favoriti e spesso le coppie sono costrette ad
abortire se il feto è femmina. Le ricerche hanno suggerito che i feti femmina
sono meno fragili di quelli maschio, più influenzabili dagli effetti
dell'ambiente sulla madre. Infatti, in periodi di forte stress, come durante le
guerre, nascono molte più femmine che maschi. Anche la latitudine può
influire. In passato le ricerche hanno mostrato che le probabilità di avere
figli maschi sono maggiori nel Sud Europa che al Nord, dove il clima è più
ostile. Kristen Navara, che ha pubblicato il suo studio su Biology Letters, una
rivista della Royal Society di Londra, ha analizzato i dati sulle nascite di
maschi e femmine in 202 Paesi, tra il 1997 e il 2006, estrapolandoli dal
rapporto della Cia, l'intelligence Usa, sulla
situazione mondiale. Così ha scoperto che negli Stati più vicini all'equatore
sono nati meno maschi ogni anno, rispetto alle latitudini temperate e
subartiche: il 51,1% ai tropici e il 51,3% negli altri Paesi (che è anche la
media mondiale), pari a 105 bambini ogni 100 bambine. L'andamento era simile
anche tenuto conto delle grandi differenze negli stili di vita e nelle
situazioni economiche e sociali dei vari Paesi. «Questi risultati potrebbero
indicare una strategia di adattamento da parte degli esseri umani di queste
aree commenta l'endocrinologa , oppure un'influenza del clima caldo sulla
qualità dello sperma o sul tasso di aborti spontanei». Dei 20 Paesi con l'indice
più basso, 18 si trovano lungo la fascia tropicale. Tra i Paesi «ricchi» di
donne, la Repubblica Centrafricana, con un indice dello 49%, Grenada (50.2%),
Mauritius (50,3%), Liberia (50,7%) e le Bahamas (50,5%). Tra i Paesi «saturi»
di maschi, l'area asiatica con la Corea del Sud (52,6%), l'Armenia (52,2) e la Cina (52,8). «Questa chiave di lettura è plausibile spiega
Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia del S.
Raffaele Resnati di Milano , perché nella nostra fisiologia abbiamo sia un
ritmo circadiano che uno circaannuale. Il rapporto tra luce e notte è il più
profondo tra i fattori condizionanti esterni». Nella determinazione del sesso
del nascituro, le variabili che entrano in gioco sono davvero tante: «Bisogna
studiare meglio dice il ginecologo Carlo Flamigni , magari confrontando la
situazione dei Paesi nordici o dei lavoratori notturni. Capisco che la ricerca
americana sia interessante, ma tirare conclusioni è assolutamente prematuro ».
Certo, lo studio ha avuto un'eco internazionale e qualcuno, laggiù ai Tropici,
è pure preoccupato. «Prima che si cominci a commercializzare un nuovo tipo di
turismo mette in guardia Charles Onyango-Obbo editorialista del Daily Nation,
il giornale in lingua inglese più diffuso nell'Africa Centrorientale siamo
stati avvisati: i dati dello studio valgono solo per le donne nate nei Paesi
esaminati». Ruggiero Corcella Bebè Nella regione equatoriale, tra il 1997 e il
2006 ci sono stati più fiocchi rosa. Gli studiosi pensano che possa entrare in
gioco una forma di adattamento
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CARPANETO -. (sezione: Globalizzazione)
CARPANETO
- (p CARPANETO - (p.f.)Nel 2008 la popolazione di Carpaneto è aumentata di 125
unità passando da 7.403 (3.710 maschi e 3.693 femmine) a 7.528 (3.780 e 3.748)
residenti. In particolare, gli stranieri sono aumentati di 101 unità. Stranieri
che, al 31 dicembre 2008, erano 663 (355 maschi e 308 femmine) pari all'8,8%
dell'intera popolazione residente. Provengono da 32 Stati diversi, 8
dell'Europa Unita con 129 persone: Bulgaria 3, Finlandia 2, Francia 6, Irlanda
1, Olanda 1, Polonia 10, Regno Unito 4, Romania 102. Gli
extraeuropei provengono da 24 Stati: Albania 118, Argentina 11, Bosnia 4,
Burkina Faso 5, Cina 9,
Colombia 1, Equador 25, Egitto 30, Eritrea 2, Filippine 3, India 57, Macedonia
78, Marocco 117, Moldavia 19, Montenegro 1, Nigeria 4, Russia 5, Seychelles 3,
Siria 1, Sri Lanka 6, Tunisia 19, Usa 1, Ucraina 14, Uruguay 1, per un totale di 534 persone. I
giovani fino a 18 anni sono 201 (123 maschi e 78 femmine) mentre quelli che
superano i 60 anni sono 13 (6 e 7). Dei rimanenti 449 che formano il gruppo
degli adulti, gli uomini sono occupati in aziende locali, molte delle donne
lavorano come badanti. Lo scorso anno 43 stranieri si sono trasferiti in altri
comuni italiani, 6 sono ritornati nei Paesi d'origine, 4 sono deceduti e 3 sono
irreperibili. 26/04/2009
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"Piccole e medie imprese protagoniste del
dopo-crisi" (sezione: Globalizzazione)
ARONA.
CONFRONTO SULLA CRISI ECONOMICA "Piccole e medie imprese protagoniste del
dopo-crisi" [FIRMA]FRANCO FILIPETTO ARONA «Scelte finanziarie sbagliate,
senza regole, sono il motivo che ha portato a questa grave crisi economica». Ha
esordito così il parlamentare Roberto Cota, capogruppo della Lega Nord alla
Camera, al convegno «La crisi economica» promosso dalla segreteria di Arona e
Vergante del Carroccio. All'incontro, che si è tenuto al palacongressi «Marina
e Marcello Salina», erano presenti il senatore Massimo Garavaglia,
vicepresidente della Commissione Bilancio al Senato, Mauro Franzinelli,
assessore alla sicurezza del comune di Novara, Paolo Marchioni del Consiglio di
amministrazione dell'Eni, Alberto Luigi Gusmeroli, sindaco di Bancoposta,
Gianmario Mandrini, presidente Api, Maurizio Grifoni presidente provinciale
Ascom, e Fabio Berini della Direzione Mercato della Banca Popolare di Intra. Cota: «La globalizzazione ha aperto il nostro mercato ad una
concorrenza sleale. L'ingresso illegale di persone nel nostro paese ha permesso
la circolazione di irregolari anche nel mondo del lavoro». Il senatore
Garavaglia ha parlato di sostegni economici: «Bisogna aiutare le piccole e
medie imprese; da parte nostra abbiamo imposto la verifica degli studi
di settore. E' necessario far girare la liquidità, rivedere il patto di
stabilità che interessa i comuni e far slittare i pagamenti delle tasse per
lasciare liquidità nelle tasche dei cittadini». Franzinelli si è soffermato
sulla criminalità: «Importante che vigili l'osservatorio voluto dalla
Prefettura per evitare l'infiltrazione di criminalità organizzata anche nel
nostro territorio». Gusmeroli ha portato l'attenzione sul sistema bancario:«Le
banche, purtroppo, detengono hanno ancora titoli 'tossici'». Mandrini: «Abbiamo
nelle province di Novara, Vco e Vercelli 500 piccole e medie aziende; da poco
si è siglato un accordo con la Banca Popolare di Novara per un sostegno
economico consistente euro a favore della piccola e media impresa, asse
importante della nostra economia». L'analisi del commercio di Grifoni: «I
consumi sono crollati di colpo. La forte ristrettezza redditizia si ripercuote
inevitabilmente sulle vendite. Contiamo molto sull'osservatorio dei fidi».
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Red Blue China (sezione: Globalizzazione)
di
Francesco Sisci PECHINO -- Il vertice tra il presidente cinese Hu Jintao e il
premier giapponese Taro Aso di mercoledì prossimo, si apre sullo sfondo di unassenza, o meglio la presenza di un convitato di
pietra, lAmerica, collante strategico degli equilibri asiatici. Assente invece il vecchio
motore della prima globalizzazione storica, l'Europa. Il nuovo rapporto
speciale che sta emergendo tra Usa e Cina infatti rischia di schiacciare il Giappone e mutare il
rapporto che Tokyo aveva sviluppato con Washington dopo la seconda guerra
mondiale. Cina e Giappone rappresentano da soli due
terzi delleconomia asiatica. Il Giappone è seconda
economia del mondo ma in pochi anni il suo Prodotto interno lordo (Pil) dovrebbe
essere superato da quello cinese, cambiando i rapporti di forza nella regione.
Il Giappone inoltre è, dopo la Cina, il secondo
maggiore acquirente di obbligazioni americane, ma la presente crisi economica e
lenorme deficit statale rispetto al Pil (circa
il 180 per cento) gli impedisce di continuare a finanziare gli Usa. Il Giappone ha obbligazioni americane per un valore di
circa mille miliardi di dollari. Ciò dà un ulteriore vantaggio al rapporto della
Cina con lAmerica
rispetto a quelo del Giappone. La Cina possiede
obbligazioni americane per circa 1,7 trilioni di dollari. è cruciale allora per
il Giappone capire che tipo di nuovi rapporti sviluppare con questa nuova Cina in crescita da sola e nel suo rapporto con gli Stati
uniti, specie questanno quando la crisi
economica in corso sta ridisegnando rapidamente i rapporti geopolitici globali.
Né la
Cina può pensare che il Giappone possa semplicemente
sparire dallorizzonte. Tokyo è rimarrà per molti anni una
superpotenza economica e tecnologica e un suo ruolo continuerà a essere
fondamentale per lo sviluppo e la stabilità dellAsia.
è cruciale allora che lavvicinamento in corso tra Cina e Stati uniti coinvolga anche il Giappone. Il rapporto
strategico tra Usa, Cina e
Giappone è come i lati di un triangolo che deve accorciare la distanza tra i
vari poli allo stesso ritmo pena il disequilibrio dellintera geometria. Aso, leader dellala più
conservatrice del partito di governo lo Ldp (partito liberal democratico),
discendente dallaristocrazia dei grandi
samurai ma di educazione cattolico, cioè di una minoranza nel Paese, potrebbe
essere nelle condizioni di costruire questo nuovo rapporto. Aso nei giorni
scorsi ha anche trovato una nuova formula per gestire il controverso rapporto con
il tempio shintoista Yasukuni, dove sono onorate le anime dei caduti giapponesi
tra cui anche quelle di 14 criminali di guerra del secondo conflitto mondiale.
Il premier nipponico in passato è andato a visitare il tempio per raccogliere i
consensi della destra oltranzista, ma Pechino si opponeva a queste visite che
considerava un incoraggiamento a nuove tentazioni aggressive giapponesi. Aso
nei giorni scorsi ha mandato un dono allo Yasukuni senza andarci di persona, e
Pechino ha evitato reazioni violente al dono e ha confermato il vertice.
Inoltre lambasciatore cinese a Tokyo, Cui Tiankai, è uno
specialista di America, segno come la relazione con gli Usa sia al centro dei rapporti Cina-Giappone.
Hu dovrà quindi assicurare che lo sviluppo del rapporto con lAmerica di Obama non stia avvenendo a discapito del
Giappone, e deve ottenere anche garanzie che Tokyo non ostacoli il
riavvicinamento tra Pechino e Washington. Allora questo vertice tra Cina e Giappone diventa importante per i prossimi
appuntamenti tra Hu e il presidente americano Barak Obama. Cè poi una morale che interessa lEuropa e
lItalia in questo vertice a Pechino: lassenza vera e totale da
questo rapporto transpacifico. Questa assenza è la prova di una marginalizzazione crescente
del vecchio continente nel suo complesso da questa nuova geografia politica ed
economica. Se lEuropa non pensa
rapidamente ed efficacemente come essere presente nei nuovi rapporti che si
stanno disegnando, il suo ruolo diventerà marginale, cosa che potrebbe significare
una prospettiva di povertà crescente per molti parti del nostro vecchio
continente. enditem commenti (0) scrivi
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Un comando militare per la cyber sicurezza Usa (sezione: Globalizzazione)
WASHINGTON
Lamministrazione di Barack Obama intende dotarsi
di un nuovo comando militare incaricato di contrastare e respingere possibili
attacchi di pirati informatici: liniziativa, che sarà annunciata nelle
prossime settimane, farà parte di una serie di misure allo studio della Casa
Bianca per migliorare la cyber sicurezza degli Stati Uniti, ha spiegato un
funzionario di Washington. Questo «cyber comando» dovrebbe essere posto sotto lautorità del Comando strategico americano (Stratcom),
che dirige già gli sforzi del Pentagono per assicurare lintegrità delle reti informatiche militari. La
decisione giunge dopo laumento del numero di attacchi da parte di hacker
e cracker di grandi capacità e talento, che secondo gli esperti del settore
sarebbero spesso cinesi o russi. Una recente relazione del Pentagono
sottolinea che la guerra per il predominio dello spazio informatico fa parte
delle priorità di Pechino, e che numerose intrusioni nella
rete del governo americano e di altri paesi «sembrano essere giunte» dalla Cina. «Il numero di tentativi di
intrusioni, di recente, si è più che raddoppiato», ha affermato un portavoce
del dipartimento alla Difesa. Il Pentagono ha speso più di 100 milioni di
dollari negli ultimi sei mesi per riparare i danni causati da cyber attacchi.
Secondo il Wall Street Journal, pirati informatici sono riusciti di recente a
violare il sistema del programma di armamento più costoso del Pentagono,
rubando i segreti del «Joint Strike Fighter». Ma episodi analoghi sono già
accaduti nei mesi scorsi. E solo pochi giorni fa, secondo il Wall Street
Journal, un non ben precisato numero di cyber spie sarebbe riuscito a penetrare
nel sistema della rete elettrica statunitense, lasciando dei software dormienti
capaci di provocare enormi danni. Fonti del controspionaggio americano hanno
denunciato il tentativo di «mappare le infrastrutture» degli Stati Uniti, ed
hanno chiamato in causa anche i russi. Il segretario americano alla Difesa
Robert Gates ha chiesto nelle ultime settimane di formare 250 esperti
informatici allanno invece degli attuali
80. + «New Military Command to Focus on Cybersecurity» sul Wall Street Journal
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25 aprile: hanno sfilato i carri allegorici della
Festa di Primavera a Casola Valsenio (sezione: Globalizzazione)
25
aprile: hanno sfilato i carri allegorici della Festa di Primavera a Casola
Valsenio (26/4/2009 10:16) | (Sesto Potere) - Casola Valsenio - 26 aprile 2009
- Alla luce di un caldo sole primaverile hanno sfilato i carri della
tradizionale Festa di primavera. Nel pomeriggio di sabato 25 aprile, infatti,
le tre società costruttrici hanno allestito i loro carri per la prima sfilata
che si è tenuta a conclusione di alcuni mesi dintenso
lavoro tra legno, gesso, ferro ma anche di fine e stravagante sartoria. Ad
aprire la sfilata pomeridiana è stata la società Extra con un carro intitolato
“Non ci avrete mai come volete voi” in cui lallegoria del labirinto veniva
sviluppata e adeguata ai giorni nostri portando una critica alla società
consumistica ed al suo modo di omologare. A seguire è stata la volta della
Nuova società Peschiera che ha presentato il carro “La misura della solitudine”
anchesso incentrato sulla metafora del labirinto ma
questa volta adeguato al tema della globalizzazione dei popoli. Ha chiuso la
sfilata dei tre giganti di gesso il carro della società Sisma intitolato
“Colpevolmente consapevoli”. Qui leconomia
finanziaria e gli squilibri economici della contemporaneità sono stati gli argomenti
affrontati attraverso le forme espressive di una grande mela e di una bilancia.
In attesa del verdetto adesso la manifestazione riprenderà venerdì 1°maggio con
la “Notte di Primavera e sfilata serale”. Si partirà alle ore 17 con i
mercatini e le esposizioni artistiche allestite nel paese mentre lo stand
gastronomico offrirà piatti della tradizione e prelibatezze. Alle 20.30
inaugurerà la notte la sfilata della Segavecchia, accompagnata dallo spettacolo
di trampolieri e giochi pirotecnici dellElastica
teatro. A cui farà seguito quella dei carri che, arricchiti di musiche e luci
personalizzate legate al tema e alle allegorie, percorreranno le vie del paese
fino a giungere in Piazza Oriani, in attesa della premiazione. Alle 23 sempre il
gruppo “Elastica teatro” inizierà il processo alla Vecchia, con uno spettacolo
di balli e giochi di fuoco fino ad incendiarla in un grande falò purificatore.
A mezzanotte ci sarà il tanto atteso verdetto con la premiazione dei carri e
con la proclamazione dei vincitori della Festa di primavera e della Sfilata
notturna. Al termine della premiazione si festeggerà tutti assieme con una
festa con gruppi musicali e dj.
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In chiave di solidarietà logico chiedere un
contributo in un momento difficile (sezione: Globalizzazione)
LA TASSA
SUI RICCHI «In chiave di solidarietà logico chiedere un contributo in un
momento difficile» Dàgli all'economista!». Di questi tempi, c'è un brutto clima
per la sua categoria e Tommaso Padoa-Schioppa, a Torino per una conferenza
nell'ambito di Biennale democrazia, non solo ne è consapevole, ma lo ritiene
pienamente giustificato. L'ex ministro dell'ultimo governo Prodi ammette, con
un sorriso autoironico: «È del tutto opportuno processare gli economisti per i
loro errori di imprevidenza, individuare dove hanno sbagliato e perchè hanno
sbagliato. Non tutti, naturalmente, perché alcuni avevano lanciato, in tempo,
allarmi e ammonimenti, ma gran parte di noi è stata sorpresa dalla crisi. Poi,
bisognerebbe distinguere tra gli scienziati, i commentatori, i politici che si
sono occupati d'economia. Ma questo è difficile perché, soprattutto in Italia,
l'accademico esercita, magari di seguito e magari contemporaneamente, tutti e
tre questi ruoli e, quindi, non sempre si capisce in quale vesta parli. I
primi, hanno seguito forse troppo un andamento pendolare degli studi,
dall'interventismo keynesiano al liberismo più sfrenato. I secondi, spesso,
hanno commentato i fatti come esercizi di laboratorio, senza tenere conto dei
vincoli della realtà. I terzi, hanno avuto troppa paura di dire cose che
potessero dispiacere al mercato». Visti gli errori di previsione sul passato,
ci si può fidare dei pronostici sul futuro? Il peggio è alle spalle o no?
«Preferirei che si parlasse un po' più del dopo-crisi e un po' meno dell'andamento
del tifone. La cosa fondamentale saranno gli aspetti dell'economia, dei
comportamenti istituzionali, delle regole, delle politiche nel prossimo
decennio. Questa crisi non è congiunturale, fisiologica, ma chiude un ciclo ed
è una svolta. Bisogna capire le cause profonde di quello che è avvenuto e
affrontarle». Quali sono i motivi fondamentali di quanto è avvenuto? «Sono
sostanzialmente quattro. Una crescita basata, soprattutto negli Usa, sul
consumo e sul debito, non quello per investire ma quello per consumare. L'idea
sbagliata che i mercati finanziari si regolassero da soli. Lo
squilibrio tra un mercato globalizzato e politiche economiche che sono rimaste
nazionali. La "veduta corta", come dice il titolo del mio recente
libro. Cioè l'accorciamento di tutti i tempi, quelli di produzione, di
trasporto, di absolescenza del prodotto, di una politica che appende la sorte
di un governo al febbrile andamento dei sondaggi. Così, le dinamiche con
le quali l'economia si è mossa in una direzione sbagliata si sono prolungate al
punto tale che, quando la correzione è arrivata, è stata drammatica e brutale».
Dopo la crisi, i politici hanno coordinato gli interventi in modo sufficiente?
«Il giudizio va meditato. Il problema non è valutare se i pacchetti di sostegno
siano stati robusti o troppo miseri, ma constatare la volontà di accettare
regole comuni, anche quando sono amare. A questo proposito, vedo ancora
risposte troppo protezioniste e intese ancora inadeguate, anche in Europa». Si
dice che l'Europa sia debole, perchè non c'è uno spirito europeo che costringa
all'unità politica. «Sì, sento che questa è la tesi prevalente, ma io non sono
d'accordo. All'Europa non manca il "demos", manca il
"kratos". Il demos della ragione è dato dalla tensione tra le cose di
interesse comune e il fatto che non si sia d'accordo su come regolarle. Il
demos del cuore, lo spirito comune, l'idem sentire sono retoriche nazionaliste
che vengono usate, in realtà, in chiave antieuropea, sulla scorta di quella
stessa ideologia dell'onnipotenza dello Stato nazionale che ha scatenato le
guerre mondiali. La democrazia europea può morire perché c'è un governo
autoritario, non voluto dal popolo, ma anche perché non c'è un governo, perchè
il diritto di veto gli impedisce di agire». Scendiamo da queste altezze
ideologiche e torniamo a urgenze più contingenti. C'è il rischio di uscire da
questa crisi con una inflazione pesantissima? «Il rischio c'è, perché l'eccesso
di liquidità rimane. Prima, la bolla speculativa non ha colpito i generi di
consumo, ma i beni capitali e, così, ha dato l'impressione non di un
impoverimento, ma di un arricchimento generale. Oggi, la recessione blocca i
prezzi. Ma potrebbe essere la calma che precede la tempesta: quella di una
inflazione che rende più poveri». Ultima domanda, un po' provocatoria. Lei ha
parlato, da ministro, della «bellezza delle tasse». Condivide l'idea di una
tassa sui ricchi? «L'ipotesi può essere vista nella chiave di una spedizione
punitiva contro una categoria. Ma è sbagliato criminalizzare una categoria. Io
non l'ho mai fatto con i professionisti, i medici, gli autonomi in genere.
Anzi, ho chiamato veri eroi del fisco quella metà di loro che pagano tutte le
tasse. Perchè, al contrario dei lavoratori dipendenti, possono evaderle e non
lo fanno. La stessa cosa vale per i ricchi, per i manager. Però, in una chiave
di solidarietà, è perfettamente logico chiedere un maggior contributo in un
momento di difficoltà, soprattutto per i più poveri».
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"Non l'ideale ma la forza ciò che manca
all'Europa" (sezione: Globalizzazione)
GLI
ERRORI L'INFLAZIONE Intervista Tommaso Padoa-Schioppa "Non l'ideale ma la
forza ciò che manca all'Europa" «È opportuno processare gli economisti per
la loro imprevidenza» «Potrebbe scoppiare dopo la quiete della recessione e
rendere tutti più poveri» LUIGI LA SPINA TORINO Dàgli all'economista!». Di
questi tempi, c'è un brutto clima per la sua categoria e Tommaso
Padoa-Schioppa, a Torino per una conferenza nell'ambito di Biennale democrazia,
non solo ne è consapevole, ma lo ritiene pienamente giustificato. L'ex ministro
dell'ultimo governo Prodi ammette, con un sorriso autoironico: «È del tutto
opportuno processare gli economisti per i loro errori di imprevidenza,
individuare dove hanno sbagliato e perchè hanno sbagliato. Non tutti,
naturalmente, perché alcuni avevano lanciato, in tempo, allarmi e ammonimenti,
ma gran parte di noi è stata sorpresa dalla crisi. Poi, bisognerebbe
distinguere tra gli scienziati, i commentatori, i politici che si sono occupati
d'economia. Ma questo è difficile perché, soprattutto in Italia, l'accademico
esercita, magari di seguito e magari contemporaneamente, tutti e tre questi ruoli
e, quindi, non sempre si capisce in quale vesta parli. I primi, hanno seguito
forse troppo un andamento pendolare degli studi, dall'interventismo keynesiano
al liberismo più sfrenato. I secondi, spesso, hanno commentato i fatti come
esercizi di laboratorio, senza tenere conto dei vincoli della realtà. I terzi,
hanno avuto troppa paura di dire cose che potessero dispiacere al mercato».
Visti gli errori di previsione sul passato, ci si può fidare dei pronostici sul
futuro? Il peggio è alle spalle o no? «Preferirei che si parlasse un po' più
del dopo-crisi e un po' meno dell'andamento del tifone. La cosa fondamentale
saranno gli aspetti dell'economia, dei comportamenti istituzionali, delle
regole, delle politiche nel prossimo decennio. Questa crisi non è congiunturale,
fisiologica, ma chiude un ciclo ed è una svolta. Bisogna capire le cause
profonde di quello che è avvenuto e affrontarle». Quali sono i motivi
fondamentali di quanto è avvenuto? «Sono sostanzialmente quattro. Una crescita
basata, soprattutto negli Usa, sul consumo e sul debito, non quello per
investire ma quello per consumare. L'idea sbagliata che i mercati finanziari si
regolassero da soli. Lo squilibrio tra un mercato
globalizzato e politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta
corta", come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di
tutti i tempi, quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del
prodotto, di una politica che appende la sorte di un governo al febbrile
andamento dei sondaggi. Così, le dinamiche con le quali l'economia si è
mossa in una direzione sbagliata si sono prolungate al punto tale che, quando
la correzione è arrivata, è stata drammatica e brutale». Dopo la crisi, i
politici hanno coordinato gli interventi in modo sufficiente? «Il giudizio va
meditato. Il problema non è valutare se i pacchetti di sostegno siano stati
robusti o troppo miseri, ma constatare la volontà di accettare regole comuni,
anche quando sono amare. A questo proposito, vedo ancora risposte troppo
protezioniste e intese ancora inadeguate, anche in Europa». Si dice che
l'Europa sia debole, perchè non c'è uno spirito europeo che costringa all'unità
politica. «Sì, sento che questa è la tesi prevalente, ma io non sono d'accordo.
All'Europa non manca il "demos", manca il "kratos". Il
demos della ragione è dato dalla tensione tra le cose di interesse comune e il
fatto che non si sia d'accordo su come regolarle. Il demos del cuore, lo
spirito comune, l'idem sentire sono retoriche nazionaliste che vengono usate,
in realtà, in chiave antieuropea, sulla scorta di quella stessa ideologia
dell'onnipotenza dello Stato nazionale che ha scatenato le guerre mondiali. La
democrazia europea può morire perché c'è un governo autoritario, non voluto dal
popolo, ma anche perché non c'è un governo, perchè il diritto di veto gli
impedisce di agire». Scendiamo da queste altezze ideologiche e torniamo a
urgenze più contingenti. C'è il rischio di uscire da questa crisi con una
inflazione pesantissima? «Il rischio c'è, perché l'eccesso di liquidità rimane.
Prima, la bolla speculativa non ha colpito i generi di consumo, ma i beni
capitali e, così, ha dato l'impressione non di un impoverimento, ma di un
arricchimento generale. Oggi, la recessione blocca i prezzi. Ma potrebbe essere
la calma che precede la tempesta: quella di una inflazione che rende più
poveri». Ultima domanda, un po' provocatoria. Lei ha parlato, da ministro,
della «bellezza delle tasse». Condivide l'idea di una tassa sui ricchi?
«L'ipotesi può essere vista nella chiave di una spedizione punitiva contro una
categoria. Ma è sbagliato criminalizzare una categoria. Io non l'ho mai fatto
con i professionisti, i medici, gli autonomi in genere. Anzi, ho chiamato veri
eroi del fisco quella metà di loro che pagano tutte le tasse. Perchè, al contrario
dei lavoratori dipendenti, possono evaderle e non lo fanno. La stessa cosa vale
per i ricchi, per i manager. Però, in una chiave di solidarietà, è
perfettamente logico chiedere un maggior contributo in un momento di
difficoltà, soprattutto per i più poveri».
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Un lavoro manuale prima di quello intellettuale (sezione: Globalizzazione)
Un
lavoro manuale prima di quello intellettuale Domenica 26 Aprile 2009, "I
giovani e la disoccupazione: tutti dovrebbero fare un lavoro manuale prima di
farne uno intellettuale". Con questo slogan Confartigianato Imprese Rovigo
ha concluso un ciclo di conferenze all'istituto superiore "De Amicis"
di Rovigo. La relazione conclusiva è stata tenuta da tre classi quinte per
circa sessanta studenti (5^A, 5^B E 5^Cp) sul tema del lavoro artigiano. Il
relatore Daniele Ambrosin ha sottolineato le caratteristiche salienti
dell'impresa artigiana saldamente ancorata al lavoro svolto in maniera
preponderante all'interno dell'impresa. In una moderna concezione d'impresa
occorre oramai parlare di risorse sempre più ridotte sia sotto il profilo
economico che sotto il profilo umano. La globalizzazione ha
di fatto contribuito alla riduzione fino alla scomparsa delle lavorazioni
artigianali; il concetto di lavorazione artistica, di bottega, di apprendimento
da non confondere con l'apprendistato sono oramai concetti di nicchia che
devono essere recuperati e valorizzati. Il vero problema è che
l'artigiano moderno non può fare a meno di una forte cultura generale di base,
perché deve gestire l'organizzazione del mercato del lavoro, le nuove
tecnologie, la pubblicità e il marketing, e, pur all'interno di un mondo
globalizzato, deve difendere "l'unicità" e la "qualità" del
suo prodotto. In una provincia come la nostra, dove permane da anni uno scarso
capitale sociale, lo sviluppo dell'artigianato potrebbe costituire un volano di
crescita delle imprese esistenti e di nascita di nuove imprese con la
conseguente riduzione della nuova povertà e dei nuovi esclusi. L'artigianato
creando posti di lavoro può svolgere anche questa funzione sociale. Mentre le
scuole superiori, in particolare gli Istituti professionali, hanno una finalità
formativa nel senso che preparano ad una professionalità specifica, la scuola
di base, dovendo fornire una preparazione culturale di base, deve puntare
proprio sulla "cultura del lavoro" inteso come orientamento generale
della persona ad avere disponibilità e flessibilità nei confronti del lavoro;
questa sensibilità si deve tradurre in un processo continuo che inizia
prestissimo e prosegue per tutta la vita.
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COLDIRETTI (sezione: Globalizzazione)
COLDIRETTI
Domenica 26 Aprile 2009, Il presidente della Coldiretti di Treviso, Fulvio
Brunetta, parla di "buoni esiti" del G8 di Cison. «Esiti che hanno
portato l'agricoltura al centro dell'agenda internazionale e che hanno messo in
luce il nostro modello di impresa agricola - spiega Brunetta - Proprio quel
modello che va valorizzato e soprattutto liberato dalla morsa di chi, anche applicando
marchi distributivi ai prodotti che sono vere marche, decide
per noi i prezzi globalizzando l'origine delle produzioni e facendo perdere
agli stessi la propria identità con il territorio e nei confronti delle scelte
dei consumatori». Per Coldiretti, che vuole più agricoltura locale in ogni
angolo del mondo, è giunto il tempo di dare vigore ad una filiera agricola
tutta italiana: «La realtà, anche trevigiana, è che le imprese agricole
vendono le proprie produzioni a prezzi sempre più bassi, mentre i consumatori
le pagano sempre di più. Per questo ci siamo rivolti a loro direttamente con la
nostra vendita». «E' tempo - prosegue Brunetta - di conquistare il giusto
potere contrattuale nei confronti della grande distribuzione anche attraverso
le strutture economiche associative. Siamo molto soddisfatti dei puntini sulle
i messi dal ministro Luca Zaia in riferimento alle speculazioni negative.
Queste speculazioni sono globalizzate. Ci sono a Pechino come a Castelfranco
Veneto, a Chicago come a Moriago della Battaglia, a Moumbay come a Monfumo. La
realtà è che del valore di un prodotto all'imprenditore agricolo oggi arriva
circa il 17 per cento. Solo qualche anno fa restava il 22 per cento ed era già
considerato poco. La nostra agricoltura di qualità non può continuare a
camminare sul filo che di anno in anno si appesantisce di nuovi costi con
ricavi identici a quindici anni fa come succede per alcuni comparti». Brunetta
trova prezioso il passaggio nel documento finale del G 8 riferito «alla
necessità dei controlli della merce in entrata e in uscita per combattere la
concorrenza sleale». «Poi è giusto aver dichiarato guerra e tolleranza zero a
quei prodotti stranieri che passano la frontiera diventando italiani. Questi
non sono argomenti lontani, anzi sono temi che trovano riscontro tutti i giorni
in ogni angolo della Marca trevigiana». Barty Stefan
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Peste suina, 81 i morti in Messico Fazio: Italia
pronta, nessun rischio (sezione: Globalizzazione)
n. 100
del 2009-04-26 pagina 0 Peste suina, 81 i morti in Messico Fazio: Italia
pronta, nessun rischio di Redazione E'allarme in tutto il mondo. A Città del
Messico niente messe mentre i probabili contagiati salgono a 1.300: per tutti
isolamento sanitario. Dieci studenti neozelandesi colpiti dal virus. Bruxelles:
nessun caso nella Ue. Fazio: "Attivata l'Unità di crisi, abbiamo i
vaccini". La mappa dei casi sospetti nel mondo. La Farnesina invita a non
viaggiare in Messico Città del Messico - Lultimo
bilancio
dellinfluenza da suini in Messico è salito a 81
morti sospette dal 13 aprile ad oggi. Lo ha dichiarato il ministro messicano
della salute, Josè Angel Cordova, precisando che 20 di queste sono state
attribuite con certezza al virus e che i malati sotto osservazione sono
al momento 1.324. Cordova ha confermato la chiusura delle scuole e delle
università della capitale. E l'allarme panmdemia si allarga a tutto in mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, alla Nuova Zelanda dove il ministro degli Esteri Tony Ryall ha
detto che dieci studenti neozelandesi hanno "probabilmente" contratto
il virus dell'influenza suina: glii studenti fanno parte di un gruppo di 25 del
Rangitoto College di Auckland, rientrati sabato da un viaggio di tre settimane
in Messico. E il governo della Cina ha disposto
che chiunqua abbia sintomi influenzali, e arrivi da zone in cui è presente lepidemia da febbre suina, deve riportarlo alle
autorità. La Ue rassicura Intanto l'Unione europea smorza l'allarme: non vi al
momento sono casi riscontrati di contagio da febbre suina negli Stati dellUnione Europea. Lo ha riferito la Commissione europea.
Niente messa a Città del Messico Larcivescovado della capitale ha
annunciato la sospensione a partire da questa domenica, e fino a nuovo ordine,
di tutte
le messe in programma nella capitale, a causa dellinfluenza da suini che ha colpito il Paese. "Sono
sospese tutte le messe fino a nuova comunicazione" in tutte le parrocchie
della città, ha reso noto il responsabile dellarea radio e tv
dellarcivescovado di Città del Messico, Josè de Jesus Aguilar, precisando
che la decisione è stata presa in accordo tra la Chiesa cattolica locale e il
ministero della Sanità. La misura non implica la chiusura delle chiese per quei
fedeli che intendano recarvisi per pregare. Per la messa - è stato precisato -
dovranno accontentarsi di seguire via radio le celebrazioni trasmesse da altre
zone del paese o dall estero. Fino a qualche
ora fa, la Chiesa aveva negato di voler sospendere le messe in programma nella
giornata di oggi,
limitandosi a raccomandare ai fedeli a recarsi in chiesa con le mascherine per
coprire bocca e naso. Per l'emergenza 450 milioni di dollari Fondi pari a 450
milioni di dollari sono stati stanziati nelle ultime ore dal governo del
Messico per far fronte allemergenza sanitaria
dellinfluenza da suini nel paese. Lo ha reso noto il ministero delle
finanze, precisando che con tali fondi il governo "potrà finanziare le
azioni di preparazione e risposta" al virus, con misure quali "mobilitazione,
coordinamento,
vigilanza epidemiologica, controlli medici, attività di studio e
sviluppo". I media locali hanno inoltre riferito che, per lemergenza provocata dallinfluenza da suini nella
capitale e in altri stati del paese, il presidente messicano Felipe Calderon ha cancellato una
missione che aveva in programma oggi ad Acapulco, a causa - hanno precisato le
fonti - delle riunioni a livello nazionale in programma con le autorità del
settore sanitario. Isolamento sanitario Le autorità sanitarie del Messico hanno
predisposto "lisolamento per il tempo
strettamente necessario delle persone" colpite dall infezione da
suini: lo ha reso noto un decreto firmato dal presidente del paese, Felipe
Calderon, e dal ministro della sanità, Josè Angel Cordova. Il decreto prevede inoltre che gli
esperti dello stesso ministero possano entrare in qualsiasi abitazione nelle
aree colpite dallinfezione, oltre ad avere
via libera per monitorare il traffico terrestre, aereo e marittimo del paese,
così come per controllare i passeggeri, e i loro bagagli, che possano
potenzialmente essere portatori del virus. Il ministero avrà daltra parte la priorità nellimpiego dei servizi
di comunicazione, via radi e tv, oltre ai contatti telefonici, ha aggiunto il
decreto. Durante una missione svolta nelle ultime ore nello stato di Oaxaca,
sud del paese, anche laereo del presidente
Calderon è stato sottoposto ad attenti controlli per prevenire eventuali fonti
di contagio, hanno daltra parte reso noto i media locali. Il personale di
bordo e i giornalisti che hanno accompagnato il capo dello Stato sono stati
sottoposti a controlli medici. La mappa dei casi sospetti Crescono in vari
paesi del mondo le segnalazioni di casi sospetti di influenza da suino che ha
colpito alcune zone del Messico. Ecco nel dettaglio la situazione MESSICO Sono
81 i morti (20 delle quali attribuite con certezza al virus dei suioni A/H1N1)
e 1.324 sospetti in Messico, dove il governo ha messo in atto provvedimenti
speciali per isolare i casi confermati e sospetti. USA Otto casi, di lieve
intensità, sono stati accertati negli Stati Uniti (California e Texas) e due
nuovi casi nel Kansas. A questi casi si aggiungono otto probabili a New York.
ITALIA E' risultato negativo ai test virologici per l'influenza da suini il
paziente proveniente dal Messico che ieri si è presentato all'Istituto
nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma. NUOVA ZELANDA Dieci
liceali neozelandesi che erano stati in Messico per una settimana sono stati
probabilmente contagiati dalla influenza da suini, di cui presentano i sintomi.
FRANCIA Sono attualmente due i casi sospetti riscontrati dalle autorità
sanitarie transalpine. A Marsiglia le autorità sanitarie hanno resono noto che
una donna incinta di ritorno dal Messico è stata sottoposta a test che hanno
dato esisti negativi, escludendo ogni rischio di contagio. SPAGNA Tre i casi
sospetti segnalati. Si tratta di persone tornate da un viaggio a Città del
Messico e che accusano i sintomi dell'influenza. Attualmente sono in
osservazione e in isolamento. ISRAELE Un giovane di 26 anni, proveniente dal
Messico, è stato ricoverato nell'ospedale di Netanyah a nord di Tel Aviv.
L'uomo, rientrato in Israele venerdì, ha una forte influenza e presenta altri
sintomi sospetti. RUSSIA Al momento non si segnalano casi sospetti. Il
presidente Putin oggi ha firmato un provvedimento urgente per la creazione di
una commissione che lavorerà per la prevenzione della diffusione del virus sul
territorio russo. Fazio: attivata l'unità di crisi E' stata attivata presso il
ministero del Welfare l'Unità di crisi sull'influenza da suini. Lo ha detto
oggi il sottosegretario al Welfare, Ferruccio Fazio. L'Unità di crisi, già al
lavoro, è composta da quattro-cinque esperti e lavora in contatto costante con
le autorità sanitarie internazionali per monitorare la situazione. "Ci
stiamo preparando da anni, fin dai tempi dell'aviaria, ad affrontare
un'eventuale pandemia di influenza", ha detto Fazio. "Non sono stati
segnalati casi confermati di influenza da suini nel nostro Paese e in Europa.
La situazione - prosegue Fazio - è monitorata dal Ministero ora per ora in
collegamento le autorità internazionali e che al momento non si è ravvisata la
necessita di assumere iniziative relative a controlli alle frontiere".
"Nessun rischio" "Al momento - ha proseguito Fazio - non ci sono
in Italia né pericoli né rischi. Abbiamo continui contatti con i Paesi europei
per mettere a punto possibili strategie contro una possibile pandemia".
Una eventuale pandemia di influenza "é un'emergenza alla quale ci si prepara
da tempo", ha aggiunto, e "da tempo l'Italia ha scorte di farmaci
antivirali". Oltre all'Unità di crisi, è attiva anche "la
sorveglianza attraverso la rete dei medici sentinella", una rete
collaudata da anni per la sorveglianza dell'influenza stagionale e che è in
grado di dare segnalazioni sia sul virus sia sui sintomi. E' inoltre in corso
presso gli uffici della Sanità marittima e aerea la distribuzione di volantini
per i passeggeri in arrivo dalle zone a rischio, dal Messico in particolare. In
arrivo fra due o tre giorni anche un numero verde per in passeggeri in arrivo
dal Messico, o in partenza. Provvedimenti "Stiamo inoltre valutando - ha
detto infine Fazio - le iniziative da prendere nel caso in cui si rendesse
obbligatoria la vaccinazione. Dalla prossima settimana ci occuperemo di
questo". In caso di pandemia, ha precisato, la vaccinazione scatterebbe
comunque nelle ultime due (cinque e sei) delle sei fasi di allerta fissate
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA -
Via G. Negri 4 - 20123 Milano
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Uomini e pecore, tracce di una lunga storia (sezione: Globalizzazione)
Cultura
Pagina 348 Uomini e pecore, tracce di una lunga storia --> Seguire le tracce
dell'avvicinamento tra uomini e animali per conoscere meglio gli uni e gli
altri. Questi i propositi di chi studia la storia della domesticazione: dal
cane alla capra, dal maiale all'ape. Il numero di Science del 24 aprile, a
dimostrazione dell'importanza che l'argomento riveste per numerose discipline
scientifiche, dedica la copertina a tre articoli sul tema. Tra questi spicca lo
studio di Bernardo Chessa (ricercatore nell'istituto di Malattie Infettive
dell'Università di Sassari, diretto da Marco Pittau) sulla storia della
domesticazione della pecora. Alla ricerca hanno collaborato Pittau e Alberto
Alberti, e ricercatori di altri 26 istituti sparsi per il mondo, dell'istituto
diretto da Massimo Palmarini dell'Università di Glasgow. Analizzando campioni
provenienti da 1362 animali, Chessa (laurea in Veterinaria e dottorato in
Biotecnologia molecolare) ha indagato le tracce lasciate dai retrovirus,
caratterizzati dall'avere l'Rna al posto del Dna, e dalla capacità di
retrotrascrivere il proprio genoma da Rna a Dna. Il Dna così sintetizzato si
integra in maniera permanente nel genoma della cellula ospite. Le pecore, come
tutte le specie animali, contengono nel loro genoma retrovirus endogeni derivanti dal particolare ciclo
replicativo di questi virus. I retrovirus esistono sia in forma di virus
esogeni (da ospite infetto a non infetto), sia come virus endogeni
(detti ERVs, che derivano dall'infezione delle cellule germinali). Questi ultimi,
integrati nel Dna dell'ospite, si comportano come ogni altro gene. La ricerca
di Chessa ha individuato 27 ERVs: è emerso che alcuni retrovirus si sono
integrati tra 5 e 9 milioni di anni fa nei progenitori selvatici, altri in
epoche più recenti. Mentre sei ERVs sono stati utilizzati per ricostruire la
storia degli ovini analizzando 133 razze di pecore di tutto il mondo. Si scopre
che gli uomini, migrando dal Medio Oriente alla Sardegna, hanno lasciato tracce
che combaciano con quelle dell'addomesticamento della pecora. Cosa avete
trovato con le vostre ricerche? «Combinando questi studi con rilievi
archeologici abbiamo scoperto che esistono razze di pecore più primitive che
possono essere distinte sulla base dei vari ERVs contenuti nel genoma, che noi
chiamiamo "retrotipo". In altre parole, pecore differenziate dal loro
"retrotipo" e dalla morfologia si sono disperse in Eurasia e Africa
dopo essere partite dal Medio Oriente attraverso distinte migrazioni. Le prime
pecore di 10mila anni fa erano molto simili al muflone. Abbiamo scoperto pecore
primitive in Sardegna, isole scozzesi, Baltico e Finlandia». Lo studio potrà
essere utile per le pecore moderne?
«Certo, con questo strumento siamo in grado di individuare quali sono le pecore
che hanno subìto
meno incroci. E capire quali sono le razze con genetici da salvaguardare. La
secolare selezione cui molte sono state sottoposte può aver escluso
caratteristiche utili, come la capacità di resistere a certe malattie». E per
altre specie? «Si potrebbero individuare marcatori genetici basati sui
retrovirus endogeni anche in altri animali. La pecora rappresenta un ottimo
modello per studiare le interazioni fra retrovirus endogeni e ospite. Molti
ERVs conferiscono forme di protezione, limitando l'attacco e la proliferazione
di retrovirus patogeni, o come accade nella pecora e nell'uomo, alcune sequenze
endogene permettono l'impianto dell'embrione e la formazione della placenta».
Per l'archeologo Savino di Lernia (direttore della missione archeologica della
Sapienza nel Sahara) «lo studio utilizza un metodo molto promettente»,
sottolinea di Lernia (che nel prossimo numero di Darwin affronta il tema della
domesticazione animale sul piano antropologico). «Poter cogliere questi aspetti
è un fatto raro». Per l'embriologo Lino Loi, docente di Fisiologia
all'università di Teramo, la ricerca ha elementi di
assoluta importanza: «Oggi la pecora è soggetta a una globalizzazione genetica:
alcune razze spariscono, sostituite da altre. Le razze autoctone andrebbero
sempre salvaguardate». A partire da quelle sarde. Seguendo l'esempio delle
associazioni per la tutela delle pecore inglesi. ANDREA MAMELI
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La ricerca come antidoto al male della dimenticanza (sezione: Globalizzazione)
Iniziativa
regionale La ricerca come antidoto al male della dimenticanza Raccontare la
cultura Walser attraverso la ricerca curata da Gabriella Mania. E' la proposta
che l'assessore all'Istruzione e Cultura Laurent Viérin farà domani alle 18,30
nel salone della biblioteca regionale di Aosta. A parlarne, con la curatrice
del volume «Quattro chiacchiere tra i Walser di Gressoney e Issime, per contrastare la globalizzazione-Walser d'roada, gegen
globalisierung» saranno l'ex senatore Cesare Dujany, che si è occupato della
salvaguardia dei walser valdostani durante la sua carriera politica, e Vittorio
De La Pierre, presidente del Walser Kulturzentrum (nella foto) e della Consulta
Walser che farà un excursus storico-legislativo. Alcune riflessioni
sull'uso della lingua, più capita che parlata, saranno espresse da Aléxis
Bétemps, presidente del Centre d'études francoprovençales René Willien. Filo
conduttore dell'incontro sarà la frase introduttiva della ricerca, di Bruno
Favre: «La buona gente tende a scomparire. Altri si fanno avanti, a passi da
gigante. I migliori gressonari si trovano al cimitero. Che cosa dobbiamo
aspettarci? E' destino comune delle minoranze, compresi i Walser».\
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Peste suina, sono 81 i morti in Messico Fazio:
"L'Italia è pronta, nessun rischio" (sezione: Globalizzazione)
n. 100
del 2009-04-26 pagina 0 Peste suina, sono 81 i morti in Messico Fazio:
"L'Italia è pronta, nessun rischio" di Redazione E'allarme in tutto
il mondo. I contagiati sono 1.300: per tutti isolamento sanitario. La Ue:
nessun caso. Fazio: "Attivata l'Unità di crisi, abbiamo i vaccini".
Vertice alla Casa Bianca. La mappa dei casi sospetti. La Farnesina invita a non
andare in Messico. Ecco i consigli per chi viaggia Città del Messico - Lultimo bilancio dellinfluenza da suini in Messico
è salito a 81
morti sospette dal 13 aprile ad oggi. Lo ha dichiarato il ministro messicano
della salute, Josè Angel Cordova, precisando che 20 di queste sono state
attribuite con certezza al virus e che i malati sotto osservazione sono al
momento 1.324. Cordova ha confermato la chiusura delle scuole e delle
università della capitale. E l'allarme panmdemia si allarga a tutto in mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, alla Nuova Zelanda dove il ministro degli Esteri Tony Ryall ha
detto che dieci studenti neozelandesi hanno "probabilmente" contratto
il virus dell'influenza suina: glii studenti fanno parte di un gruppo di 25 del
Rangitoto College di Auckland, rientrati sabato da un viaggio di tre settimane
in Messico. E il governo della Cina ha disposto
che chiunqua abbia sintomi influenzali, e arrivi da zone in cui è presente lepidemia da febbre suina, deve riportarlo alle
autorità. La Ue rassicura Intanto l'Unione europea smorza l'allarme: non vi al
momento sono casi riscontrati di contagio da febbre suina negli Stati dellUnione Europea. Lo ha riferito la Commissione europea.
Niente messa a Città del Messico Larcivescovado della capitale ha
annunciato la sospensione a partire da questa domenica, e fino a nuovo ordine, di tutte
le messe in programma nella capitale, a causa dellinfluenza da suini che ha colpito il Paese. "Sono
sospese tutte le messe fino a nuova comunicazione" in tutte le parrocchie
della città, ha reso noto il responsabile dellarea
radio e tv dellarcivescovado di Città del Messico, Josè de Jesus Aguilar,
precisando che la decisione è stata presa in accordo tra la Chiesa cattolica
locale e il ministero della Sanità. La misura non implica la chiusura delle chiese per
quei fedeli che intendano recarvisi per pregare. Per la messa - è stato
precisato - dovranno accontentarsi di seguire via radio le celebrazioni
trasmesse da altre zone del paese o dall
estero. Fino a qualche ora fa, la Chiesa aveva negato di voler
sospendere le messe in programma nella giornata di oggi, limitandosi a
raccomandare ai fedeli a recarsi in chiesa con le mascherine per coprire bocca
e naso. Per l'emergenza 450 milioni di dollari Fondi pari a 450 milioni di
dollari sono stati stanziati nelle ultime ore dal governo del Messico per far
fronte allemergenza sanitaria dellinfluenza da
suini nel paese. Lo ha reso noto il ministero delle finanze, precisando che con
tali fondi il governo "potrà finanziare le azioni di preparazione e risposta" al
virus, con misure quali "mobilitazione, coordinamento, vigilanza
epidemiologica, controlli medici, attività di studio e sviluppo". I media
locali hanno inoltre riferito che, per lemergenza
provocata dallinfluenza da suini nella capitale e in altri stati del
paese, il presidente messicano Felipe Calderon ha cancellato una missione che
aveva in programma oggi ad Acapulco, a causa - hanno precisato le fonti - delle
riunioni a livello nazionale in programma con le autorità del settore
sanitario. Isolamento sanitario Le autorità sanitarie del Messico hanno
predisposto "lisolamento per il tempo
strettamente necessario delle persone" colpite dall infezione da
suini: lo ha reso noto un decreto firmato dal presidente del paese, Felipe
Calderon, e dal ministro della sanità, Josè Angel Cordova. Il decreto prevede
inoltre che gli esperti dello stesso ministero possano entrare in qualsiasi
abitazione nelle aree colpite dallinfezione,
oltre ad avere via libera per monitorare il traffico terrestre, aereo e marittimo del paese,
così come per controllare i passeggeri, e i loro bagagli, che possano
potenzialmente essere portatori del virus. Il ministero avrà daltra parte la priorità nellimpiego dei servizi
di comunicazione, via radi e tv, oltre ai contatti telefonici, ha
aggiunto il decreto. Durante una missione svolta nelle ultime ore nello stato
di Oaxaca, sud del paese, anche laereo
del presidente Calderon è stato sottoposto ad attenti controlli per prevenire
eventuali fonti di contagio, hanno daltra parte reso noto i media
locali. Il personale di bordo e i giornalisti che hanno accompagnato il capo
dello Stato sono stati sottoposti a controlli medici. La mappa dei casi
sospetti Crescono in vari paesi del mondo le segnalazioni di casi sospetti di
influenza da suino che ha colpito alcune zone del Messico. Ecco nel dettaglio
la situazione MESSICO Sono 81 i morti (20 delle quali attribuite con certezza
al virus dei suioni A/H1N1) e 1.324 sospetti in Messico, dove il governo ha
messo in atto provvedimenti speciali per isolare i casi confermati e sospetti.
USA Undici casi, di lieve intensità, sono stati accertati negli Stati Uniti
(California e Texas. A questi casi si aggiungono nove probabili a New York.
ITALIA E' risultato negativo ai test virologici per l'influenza da suini il
paziente proveniente dal Messico che ieri si è presentato all'Istituto
nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma. NUOVA ZELANDA Dieci
liceali neozelandesi che erano stati in Messico per una settimana sono stati
probabilmente contagiati dalla influenza da suini, di cui presentano i sintomi.
FRANCIA Sono attualmente due i casi sospetti riscontrati dalle autorità
sanitarie transalpine. A Marsiglia le autorità sanitarie hanno resono noto che
una donna incinta di ritorno dal Messico è stata sottoposta a test che hanno
dato esisti negativi, escludendo ogni rischio di contagio. SPAGNA Tre i casi
sospetti segnalati. Si tratta di persone tornate da un viaggio a Città del
Messico e che accusano i sintomi dell'influenza. Attualmente sono in
osservazione e in isolamento. ISRAELE Un giovane di 26 anni, proveniente dal
Messico, è stato ricoverato nell'ospedale di Netanyah a nord di Tel Aviv.
L'uomo, rientrato in Israele venerdì, ha una forte influenza e presenta altri
sintomi sospetti. RUSSIA Al momento non si segnalano casi sospetti. Il
presidente Putin oggi ha firmato un provvedimento urgente per la creazione di
una commissione che lavorerà per la prevenzione della diffusione del virus sul
territorio russo. Fazio: attivata l'unità di crisi E' stata attivata presso il
ministero del Welfare l'Unità di crisi sull'influenza da suini. Lo ha detto
oggi il sottosegretario al Welfare, Ferruccio Fazio. L'Unità di crisi, già al
lavoro, è composta da quattro-cinque esperti e lavora in contatto costante con
le autorità sanitarie internazionali per monitorare la situazione. "Ci
stiamo preparando da anni, fin dai tempi dell'aviaria, ad affrontare
un'eventuale pandemia di influenza", ha detto Fazio. "Non sono stati
segnalati casi confermati di influenza da suini nel nostro Paese e in Europa.
La situazione - prosegue Fazio - è monitorata dal Ministero ora per ora in
collegamento le autorità internazionali e che al momento non si è ravvisata la
necessita di assumere iniziative relative a controlli alle frontiere".
"Nessun rischio" "Al momento - ha proseguito Fazio - non ci sono
in Italia né pericoli né rischi. Abbiamo continui contatti con i Paesi europei
per mettere a punto possibili strategie contro una possibile pandemia".
Una eventuale pandemia di influenza "é un'emergenza alla quale ci si
prepara da tempo", ha aggiunto, e "da tempo l'Italia ha scorte di
farmaci antivirali". Oltre all'Unità di crisi, è attiva anche "la
sorveglianza attraverso la rete dei medici sentinella", una rete collaudata
da anni per la sorveglianza dell'influenza stagionale e che è in grado di dare
segnalazioni sia sul virus sia sui sintomi. E' inoltre in corso presso gli
uffici della Sanità marittima e aerea la distribuzione di volantini per i
passeggeri in arrivo dalle zone a rischio, dal Messico in particolare. In
arrivo fra due o tre giorni anche un numero verde per in passeggeri in arrivo
dal Messico, o in partenza. Provvedimenti "Stiamo inoltre valutando - ha
detto infine Fazio - le iniziative da prendere nel caso in cui si rendesse obbligatoria
la vaccinazione. Dalla prossima settimana ci occuperemo di questo". In
caso di pandemia, ha precisato, la vaccinazione scatterebbe comunque nelle
ultime due (cinque e sei) delle sei fasi di allerta fissate dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità. Vertice alla Casa Bianca La Casa Bianca ha convocato un
vertice per le 18:30 italiane per valutare la situazione riguardante
l'influenza da suini. Al briefing prendono parte, tra gli altri, il segretario
per la Sicurezza Interna, Janet Napolitano, e il direttore facente funzione del
Centers for Desease Control, Richard Besser. La Casa Bianca ha precisato che il
Consiglio per la Sicurezza Nazionale sta monitorando costantemente la
situazione, in accordo con il Dipartimento di Stato e il Cdc. Intervistata
dalla CNN, Valerie Jarret, una delle più strette collaboratrici di Barack
Obama, ha detto che il presidente "é costantemente aggiornato
sull'evolversi della situazione e ha chiesto ai responsabili che seguono
l'emergenza di tenere correttamente informata l'opinione pubblica". ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
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Cina: Banca centrale, surplus non e' problema (sezione: Globalizzazione)
Cina: Banca centrale, surplus non e'
problema ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 26.04.2009
17:26 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) -
WASHINGTON, 26 APR -Il surplus cinese di partite correnti non sara' piu' un
problema a lungo termine. L' ha detto il governatore della Banca Centrale.Zhou
Xiaochun ha spiegato che non appena il piano di stimolo fiscale varato
iniziera' a dare effetti di stimolo della domanda interna, il surplus si
ridurra'. Lo scorso anno il surplus cinese e' aumentato del 15% a 426 miliardi
di dollari:e' quindi urgente un calo dell'avanzo cinese e una diminuzione del
disavanzo Usa per una crescita mondiale equilibrata.
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Ermanno Olmi inaugura lo "Slow Food on F (sezione: Globalizzazione)
Ermanno
Olmi inaugura lo "Slow Food on Film" Il documentario "Terra
Madre" del maestro Ermanno Olmi aprirà il Festival Internazionale di
Cinema e Cibo Slow Food on Film che si svolgerà alla Cineteca di Bologna dal 6
al 10 maggio[...] Il documentario "Terra Madre" del maestro Ermanno
Olmi aprirà il Festival Internazionale di Cinema e Cibo Slow Food on Film che
si svolgerà alla Cineteca di Bologna dal 6 al 10 maggio 2009. "Terra
Madre", evento speciale della Berlinale 2009, è prodotto dalla Cineteca di
Bologna e ITC Movie con la collaborazione di Rai Cinema e sarà nelle sale italiane
a partire dall'8 maggio 2009 distribuito dalla B.I.M. Distribuzione. Oltre al
documentario di Olmi, Slow Food on Film proporrà numerose altre anteprime per
l'Italia tra cui: "Food Inc.", fondamentale documentario sul cibo
industriale delle corporations prodotto dall'americana Participant (la stessa
del documentario Oscar di Al Gore "An Unconvenient Thruth"),
realizzato lungo sei anni di ricerche, inchieste, ricostruzioni minuziose;
"La Vie Moderne" di Raymond Depardon (presentato all'ultimo festival
di Cannes). Come ospite speciale il festival avrà John Nossiter, il
documentarista che con "Mondovino" nel 2004 ha portato, in concorso a
Cannes, la discussione sull'enologia globalizzata e che a Bologna presenterà
due episodi della serie "Mondovino" dedicati al vino italiano.
PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le
vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di
ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 26 aprile 2009 in:
Festival e rassegne Registi » Invia tramite EMAIL » Versione per la
STAMPA--> » Le vostre opinioni
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Medio Oriente, apertura dell'Iran: sì all'ipotesi
"due popoli due Stati" (sezione: Globalizzazione)
ROMA
Timida apertura del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, al riconoscimento
dello Stato di Israele e alla possibilità di raggiungere un accordo di pace tra
israeliani e palestinesi. In unintervista al network
statunitense Abc News, Ahmadinejad ha riferito che per lIran «andrebbe bene» se i palestinesi raggiungessero un
accordo con lo Stato ebraico che preveda una soluzione a "due Stati".
Pur avendo evitato di rispondere direttamente alla domanda dellintervistatore, che gli aveva chiesto se in caso di
accordo con i palestinesi sarebbe disposto a riconoscere lo Stato di Israele,
il presidente iraniano ha spiegato: «Qualunque decisione prenderanno per noi va
bene, non interferiremo e ogni scelta che sarà adottata la supporteremo». Decidere
del loro futuro è un «diritto del popolo palestinese», ha proseguito
Ahmadinejad, «attendiamo quello che decideranno di fare». Unapertura, quella del presidente iraniano, che arriva a
pochi giorni dal controverso discorso fatto alla conferenza dellOnu sul razzismo di Ginevra nel quale Ahmadinejad era
tornato ad attaccare Israele giudicandolo uno «Stato razzista». Nel corso
dellintervista, il presidente iraniano si è inoltre detto pronto a
dialogare con gli Stati Uniti sulle ambizioni nucleari iraniane. «Le relazioni tra Iran
e Stati Uniti dipendono dalle decisioni che saranno prese dallamministrazione americana», ha sottolineato, «Obama ci
ha mandato messaggi di amicizia, ma nel comunicato distribuito dal
"5+1" (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran
Bretagna, Francia e Germania; ndr) si può notare ostilità», ha osservato
Ahmadinejad, «così sembra un doppio percorso...». Dopo trentanni di gelo diplomatico tra Usa e Iran, Obama ha invitato lOccidente a coinvolgere direttamente Teheran su
varie questioni tra cui quella nucleare. Il presidente iraniano ha affermato di
aver ricevuto diverse critiche nel suo Paese per aver inviato un messaggio di
congratulazioni a Obama per la sua elezione alla Casa Bianca. «Tuttavia, lho fatto e sto ancora aspettando una risposta», ha riferito
Ahmadinejad. Alla domanda se lIran sia pronto a
dialogare con Washington senza precondizioni, Ahmadinejad ha risposto: «No, no.
Per dialogare dovremmo avere una struttura ben delineata e unagenda trasparente». Il
segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, aveva detto
al Congresso Usa la scorsa settimana, che gli Stati
Uniti si stavano preparando «sanzioni molto dure» contro lIran nel caso fosse fallito il dialogo. «Stiamo
riconsiderando il nostro pacchetto di proposte» sulla questione nucleare, ha
rivelato Ahmadinejad, sottolineando che Teheran «sta aggiungendo nuove
questioni che renderemo pubbliche il prima possibile». «Siamo sempre pronti a
dialogare», ha aggiunto Ahmadinejad nella lunga intervista allAbc, «pensiamo che dovremmo preparare il terreno in
modo che tutti gli Stati e i popoli possano avere la possibilità di parlare,
siamo pronti a contribuire alla sicurezza internazionale, alla pace,
allamicizia e al disarmo globale», ha concluso Ahmadinejad.
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Presentato il Festival dell'Economia di Trento 2009 (sezione: Globalizzazione)
Presentato
il Festival dell'Economia di Trento 2009 (26/4/2009 20:28) | (Sesto Potere) -
Trento - 26 aprile 2009 -Si rinnova lappuntamento
con il Festival dellEconomia di Trento. Da giovedì 29 maggio a domenica 1
giugno economisti, giuristi, imprenditori, manager, politici, sociologi,
giornalisti si confronteranno in pubblico su un tema cardine del nostro futuro:
come conciliare identità e globalizzazione al tempo della crisi. Così Tito
Boeri, responsabile scientifico del Festival dellEconomia:
“Quando leconomia mondiale cresceva a tassi del 5-6 per cento
allanno, in molti si sono chiesti se la globalizzazione avrebbe soffocato
le identità nazionali e locali, sopprimendo tradizioni e violando sistemi di
valori locali. Oggi che il mondo ha cessato di correre viene da
chiedersi se erano preoccupazioni eccessive. Ora abbiamo, in ogni caso, il
problema opposto: quello di governare una crisi globale di fronte al
rafforzamento di identità locali, riaffermate in contrasto con tutto ciò che
sta al loro esterno.” La relazione tra queste due dimensioni è oggi ancora più
stringente, poiché le politiche locali devono fare i conti con una crisi che
viene da molto lontano. “Infatti - prosegue Boeri - la lezione peggiore e più
pericolosa da trarre da questa crisi è che essa sia figlia della
globalizzazione e che quindi per evitarne una nuova occorra rendere le nostre
comunità un po più chiuse.” Insomma a
Trento ci chiederemo se le diverse identità locali possano conciliarsi con una
identità globale che sostenga la delega di poteri a organismi sovranazionali,
di coordinamento fra paesi, come il G20, nella gestione della crisi. Per
riconoscersi in una comunità cè bisogno di
sentirsi trattati con equità allinterno di questa stessa comunità. E
allora quali regole e istituzioni nazionali e internazionali vanno cambiate per
promuovere un senso di appartenenza a comunità più vaste del borgo in cui si
risiede? Ma non basta. “Un contributo del Festival dellEconomia 2009 - fa presente ancora Boeri - sarà anche
quello di riflettere sulle cause scatenanti la crisi. Capire perché gli
economisti non lavevano, con rare
eccezioni, prevista, perché molti banchieri hanno potuto fare il bello e il
brutto tempo, indisturbati, perché i politici hanno reagito con tanto ritardo
al deteriorarsi delle condizioni macroeconomiche.” Su tutto questo ci
chiariranno le idee economisti di indiscusso prestigio provenienti dalle
migliori università mondiali. A partire da due Premi Nobel per lEconomia. A Trento il primo sarà George Akerlof che ci
spiegherà
quanto spesso decisioni importanti siano ispirate dagli “animal spirits” e come
uno di questi istinti, un improvviso crollo della fiducia, rappresenti uno dei
fattori scatenanti dellattuale recessione, un
fattore con cui i governi senza dubbio devono fare i conti. Il secondo, James
Heckman, ci aiuterà a capire come economia e psicologia siano le chiavi per
comprendere la nostra identità e personalità. E poi. Al Festival dellEconomia 2009 Tyler Cowen, docente di Economia alla
George Mason University, editorialista economico per il New York Times, responsabile di
uno tra i più visitati e autorevoli blog del pianeta, farà il ritratto di chi è
il nuovo Roosevelt, illustrandoci in che cosa consistono i diversi pacchetti
fiscali elaborati dai governi del G20. Alessandra Casella, docente di Economia
alla Columbia University sul versante dellidentità
rifletterà su come sia possibile realizzare sistemi democratici che combinino
la capacità decisionale del sistema maggioritario con misure di protezione
delle minoranze.
Alberto Alesina, docente di Economia allHarvard
University, partendo dalla constatazione che esistono paesi composti da 11 mila
persone e nazioni come la Cina, con più di un miliardo e 300 milioni di
abitanti, farà riflettere sulla dimensione ottimale delle nazioni dal punto di
vista economico. E quanto riesce l'economia a spiegare di queste tendenze.
Roland Benabou, docente di Economia e affari pubblici alla Princeton University
si addentrerà nei meccanismi di scelta collettivi che possono spiegare le bolle
speculative e il crollo dei mercati borsistici. Anne Krueger, docente di
Economia internazionale alla Johns Hopkins School of Advanced International
Studies a Washington, forte delle sue prestigiose esperienze ai vertici del
Fondo monetario internazionale descriverà come sarà il mondo dopo la crisi.
Luigi Zingales, docente di Economia allUniversità
di Chicago, delineerà quali debbano essere le nuove regole per il futuro dei
mercati finanziari, mentre Edward L. Glaeser, docente di Economia allHarvard University,
metterà in evidenza come le nostre conoscenze riflettono l'influenza dei nostri
vicini, e come quellinfluenza spesso ci induce
in errore, primo fra tutti la credenza sui pericoli di diversi gruppi etnici. A
questi, che sono solo alcuni tra protagonisti delledizione
2009 del Festival, si aggiungono grandi personalità del dibattito pubblico e
culturale italiano: tra gli altri, Giuseppe De Rita, Gian Arturo Ferrari, Lucio
Caracciolo, Carlo Petrini, Giuliano Amato, Giampaolo Fabris, Innocenzo Cipolletta, Luca
Cordero di Montezemolo, Fabrizio Galimberti, Alessandro Barbero, Diego Della
Valle, Federico Rampini, Francesco Giavazzi, Tommaso Padoa-Schioppa, Enrico
Letta. Confermati i tradizionali format del Festival dellEconomia: Parole chiave, Alla frontiera,
Visioni, Focus, Dialoghi, Intersezioni, Testimoni del Tempo, gli incontri de
“Il Sole 24 Ore”. Un nuovo appuntamento sarà quello dei Tribunali della crisi,
dove ogni giorno alle 12.00 sarà celebrato un processo - non tanto in termini
di persone, ma di istituzioni e regole - alla finanza, alleconomia e alla politica. La presentazione di saggi
attinenti al tema di questanno è curata da Tonia Mastrobuoni giornalista
economica de “Il Riformista”.
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Febbre suina, il contagio dilaga Negli Usa è
emergenza sanitaria (sezione: Globalizzazione)
NEW YORK
Crescono in vari paesi del mondo le segnalazioni di casi sospetti di influenza
da suino che ha colpito alcune zone del Centro America. Situazione
particolarmente drammatica in Messico, dove i morti sono 85 i morti (ma solo
per venti di loro il decesso è attribuito con certezza al virus dei suini
A/H1N1). Oltre 1.300 i casi sospetti. Il governo messicano ha messo in atto
provvedimenti speciali per isolare i casi confermati e sospetti. Negli Stati
Uniti dieci casi, di lieve intensità, sono stati accertati tra California,
Texas e Kansas. A questi casi si aggiungono otto contagi a New York. Il virus
intanto è arrivato anche in Canada e in Nuova Zelanda dove dieci liceali che
erano stati in Messico per una settimana sono stati contagiati dalla influenza
da suini, di cui presentano i sintomi. In Francia sono attualmente due i casi sospetti
riscontrati dalle autorità sanitarie transalpine. A Marsiglia le autorità
sanitarie hanno resono noto che una donna incinta di ritorno dal Messico è
stata sottoposta a test che hanno dato esisti negativi, escludendo ogni rischio
di contagio. Tre i casi sospetti segnalati in Spagna. Si tratta di persone
tornate da un viaggio a Città del Messico e che accusano i sintomi dellinfluenza. Attualmente sono in osservazione e in
isolamento. In Israele un giovane di 26 anni, proveniente dal Messico, è stato
ricoverato
nellospedale di Netanyah a nord di Tel Aviv.
Luomo, rientrato in Israele venerdì, ha una forte influenza e presenta
altri sintomi sospetti. In Russia al momento non si segnalano casi sospetti. Il
presidente Putin oggi ha firmato un provvedimento urgente per la creazione di una
commissione che lavorerà per la prevenzione della diffusione del virus sul
territorio russo. Situazione sotto controllo in Italia:. Il sottosegretario
alla Salute Ferruccio Fazio ha assicurato che «non cè nessun rischio a consumare carne di maiale» e il rischio
di venire contaminati «è praticamente pari a zero». LItalia ha comunque già pronte 40 milioni di dosi di
farmaci anti virali. Gli Stati Uniti hanno dichiarato lo stato demergenza
sanitario dopo che i casi umani di febbre suina accertati nel Paese sono
saliti a venti. Lo ha annunciato il segretario aall Sicurezza nazionale Janet
Napolitano, precisando che tutte le persone che si presenteranno alla frontiera
dai Paesi colpiti da virus saranno sottoposte a controlli. Durante la
conferenza stampa alla Casa Bianca, Napolitano ha precisato che circa 12
milioni di dosi di Tamiflu, il medicinale antivirale, sono pronte per essere
distribuite negli Stati che ne faranno richiesta e in particolare in
California, Texas, New York, Kansas e Ohio. Il presidente Barack Obama sta
seguendo da vicino levolversi della situazione
e ha ordinato ai suoi collaboratori una «risposta efficace, energica e
coordinata». Per precauzione la Russia, la Cina, Hong Kong e Taïwan hanno deciso di
mettere in quarantena tutte le persone che presentano i sintomi del virus
mortale. La Farnesina ha sconsigliato a tutti i cittadini italiani di recarsi
nelle aree del Messico interessate dal contagio dell'influenza da suini «a meno
di motivi improrogabili». Linfluenza
dei suini continua dunque a tenere alta lattenzione in tutto il mondo,
anche se lOrganizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per ora mantiene il
livello di allarme pandemico fermo alla fase tre. In Europa non si registrano
contagi accertati, hanno dichiarato i Centri Europei per il Controllo sulle
Malattie (Ecdc), ma la sorveglianza si intensifica ovunque. Nel frattempo lOms ha reso pubblica la sequenza genetica del virus e
ha distribuito le indicazioni per analizzarla ai laboratori di tutto il mondo.
Esperti dei Centri statunitensi per il controllo delle malattie (Ecdc) stanno
lavorando a stretto contatto sua con le autorità sanitarie degli Stati
americani colpiti dal virus, sia con le autorità sanitarie messicane. Gli
esperti continuano a ribadire che il virus si diffonde da uomo a uomo in modo
simile a quello degli altri virus dellinfluenza
stagionale e che mangiare carne di maiale non è rischioso. + SCHEDA Regole e
informazioni utili sul virus / + SCHEDA I consigli per chi viaggia
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La Cina dell'automobile corre più forte della crisi (sezione: Globalizzazione)
GIÀ QUEST'ANNO PUÒ SCAVALCARE GLI USA DIVENTANDO IL MERCATO
LEADER AL MONDO Made in Italy sempre più ambito La Cina
dell'automobile corre più forte della crisi L'Europa rilancia: dal debutto
della Porsche Panamera allo sbarco della piccola Smart [FIRMA]MARCO MARELLI
SHANGHAI I cinesi? Assolutamente imprevedibili. Per rifare una camera d'albergo
arrivano in sette, ovunque si guardi fanno in tre, con tempi dimezzati, ciò che
in Europa compete a una sola persona. Nei servizi, nell'edilizia, pure nel
mondo dell'auto, come si evince alla 13ª edizione del Salone di Shanghai. Le
vendite corrono e quest'anno dovrebbero superare i 10 milioni, come sottolinea
Miao Wei, funzionario economico di spicco del governo: «Tutti i mercati sono in
contrazione, non l'isola felice della grande Cina».
Che sfruttando la crisi degli Stati Uniti può diventare già quest'anno il primo
mercato al mondo. Volkswagen è leader con 1 milione di consegne. Per Ferrari
questo è ormai il 2° mercato dopo gli Usa e,
curiosamente, scopriamo che il 25% dei clienti è donna, come racconta l'Ad
Amedeo Felisa presentando qui la California (e registrando ordini per un anno).
Al Salone di Shanghai si scopre anche che l'industria locale non copia più. O
copia meno, in attesa di proporsi come leader. E' il caso della BYD, primo
costruttore cinese indipendente di auto e secondo produttore globale di
batterie. La sua E6 è la prima crossover elettrica al mondo: 5 porte e 5 posti
tanto moderna nella linea quanto evoluta nella tecnologia, se si considera che
offre un'autonomia di 300 km. BYD non è la sola a colpire: ci sono anche la FAW
e la Jac con le loro piccole che non sono più imitazioni spudorate di modelli
occidentali, o la Great Wall che cerca di elaborare un suo stile e con la
CHC011 svela il futuristico tunnel con comandi touch screan, proprio come
l'iPod e le future Volkswagen. E cosa dire della Chery, che lancia le sue M1 e
X1 (un anno dal prototipo al prodotto finito) firmate dalla TorinoDesign e i
nuovi marchi Rich e Rely, e toglie pure i veli a numerose ibride? Certo la Chery
poteva avere maggiore fantasia nei nomi, mentre il marchio Rich riprende in
modo spudorato il simbolo Bentley (ci sarà un'altra causa?); le sue ibride sono
primordiali, ma bisogna riconoscerle un'energia. atomica. I cinesi insomma
corrono, magari alcuni troppo, ma non tutti fanno più funzionare le
fotocopiatrici. Ci vorranno ancora anni per vedere modelli made in China
affermarsi in tutto il mondo, ma facendo un confronto tra l'edizione di Pechino
2008 e questa di Shanghai, il salto compiuto ha dell'incredibile. E in questo
clima di euforia un ruolo da protagonista lo gioca l'Occidente se si
considerano i partecipanti e le loro novità. Porsche dopo un lungo travaglio fa
finalmente debuttare la sua prima berlina sportiva 4 porte, la Panamera. Tanto
grande fuori, offre 4 posti e non molto spazio dentro. Colpiscono il generoso
tunnel centrale con quasi 50 pulsanti, la plancia invadente e i brancardi
pronunciati che non facilitano l'accesso, oltre alla posizione del motore
anteriore poco arretrato, in netta controtendenza con le scelte degli altri
costruttori. Mercedes presenta la Classe S restyling: piccoli ritocchi alla
carrozzeria, fari a Led, migliorie ai motori e allo sterzo. Con questo
aggiornamento debutta la versione ibrida, con batteria a ioni di litio. Un
concentrato di tecnologia che promette, con 299 Cv consumi prossimi al Diesel.
La gamma rinnovata della S sarà in Italia a giugno, con le versioni AMG tra cui
la S65, bolide da 612 Cv. Daimler inoltre ha deciso di distribuire in Cina la Smart: 10 mila unità previste, per la serie «piatto
ricco mi ci ficco». Attenzione hanno destato pure il restyling dell'Audi Q7 e
il lancio della Maserati Granturismo S Automatica, insieme alla Quattroporte
Sport GT S. La Cina è l'Eldorado del Tridente dove,
forte di una rete di vendita che copre le 11 maggiori città e grazie al felice
matrimonio tra prodotto e rete, nel 2008 le vendite sono cresciute del 70%. In
piena linea con la velocità di crescita dei cinesi. Lamborghini intanto ha
aperto il suo 4° showroom. 1. Debutto in Cina per la
Maserati Granturismo S Automatica 2. La Smart arriva sul mercato 3. La Geely
GE, imitazione della Rolls-Royce Phantom 4. La compatta M1 lancia il nuovo
marchio Rich della Chery
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Cinque chiavi per il futuro (sezione: Globalizzazione)
Cinque chiavi per il futuro Le persone stanno vivendo anni di
grandi cambiamenti: l'accelerazione della globalizzazione, la crescente mole di
informazioni, l'esplosione delle potenzialità della scienza e della tecnica.
Questi cambiamenti richiedono nuove forme di apprendimento e nuovi modi di
pensare: nella scuola, nel lavoro e nella vita pubblica. In questo libro,
Howard Gardner spiega quali abilità cognitive premieranno negli anni a venire.
"Gli esseri umani giudicano tutto secondo i propri criteri; non vedono che
ci sono valori che trascurano mentre invece ne sopravvalutano altri. Ecco
perché agli occhi dell'Intelligenza cosmica, i valori umani raramente sono i
veri valori. Prendiamo il caso dell'istruzione cui si dà generalmente tanta
importanza. Se si chiede a qualcuno quanto tempo ha impiegato per ottenere un
diploma, risponderà tre anni, cinque anni o più, se è un medico, il che sembra
parecchio. Ma per acquisire delle virtù come la pazienza, la bontà, la
generosità, la saggezza non bastano alcuni anni: occorrono diversi secoli.
Acquisire conoscenze libresche è molto più facile che sviluppare qualità
morali! Quando un essere possiede tali qualità, significa che ha lavorato
secoli per ottenerle; allora perché sottovalutarle?" Chi avrà scommesso su
queste abilità, potrà affrontare il futuro, qualunque esso sia. Quanti ne
saranno privi, si troveranno in balia di forze che non saranno in grado di
comprendere. Cinque le chiavi per aprire il futuro: la padronanza delle
maggiori teorie e interpretazioni del mondo (comprese scienza, matematica,
storia); la capacità di integrare idee e conoscenze di diverse aree disciplinari
in un insieme coerente; la capacità di affrontare la soluzione di problemi
nuovi; la consapevolezza delle differenze tra uomini e culture diverse; la
consapevole accettazione della propria responsabilità personale e generale.
"Nel descrivere la mente non ci si può sottrarre a un esame dei valori
umani" - è il monito costante che permea l'analisi di Howard Gardner,
psicologo di fama mondiale, docente di Scienze cognitive e dell'educazione ad
Harvard e principale rappresentante della teoria delle intelligenze multiple,
nel saggio "Cinque chiavi per il futuro" (Feltrinelli). Quale futuro
ci aspetta, nell'immediato e nel lungo termine? E' già possibile intravedere le
sfide e le opportunità che pongono i processi di globalizzazione, l'enorme flusso
di informazioni, l'avanzare della scienza e della tecnica, come pure il
divampare di conflitti a livello internazionale, le tendenze al fanatismo,
l'emarginazione delle fasce più deboli. "Nel mondo interconnesso in cui
vive oggigiorno la grande maggioranza degli esseri umani, non basta dire che
cosa occorre a ciascun individuo o a ciascun gruppo per sopravvivere nel suo
orticello. Non è possibile, a lungo termine, che alcune parti dell'umanità
nuotino nell'abbondanza mentre altre rimangano disperatamente povere e profondamente
frustrate" - avverte Gardner nell'introduzione. Per presentarci
all'appuntamento col futuro dovremmo cominciare fin da ora a coltivare delle
formae mentis - le cinque chiavi - a cui dare la priorità. Non si tratta di una
semplice enunciazione dei pregi di una mente "disciplinare",
"sintetica", "creativa", "rispettosa" ed
"etica"; lo psicologo si spinge oltre, passando dalla descrizione
alla prescrizione: queste sono le intelligenze che dovremmo sviluppare in
futuro. "La persona dotata di queste intelligenze, come io le chiamo, o
mentalità, sarà bene attrezzata per affrontare quello che si aspetta, e anche
quello che è impossibile prevedere; la persona priva di queste intelligenze
sarà in balia di forze che non potrà né prevedere né tanto meno controllare".
La mente disciplinare si avvale di una modalità di pensiero orientato alla
conoscenza in un ambito particolare, che sarà quello dove può raggiungere
l'eccellenza. Occorrono in media dieci anni per padroneggiare completamente una
disciplina, di modo che, ad esempio, uno psicologo arrivi infine a
"pensare" come uno psicologo, un matematico sia portato ad
interpretare la realtà in termini di modelli e teorie o un giornalista valuti
quasi automaticamente l'importanza di fatti e notizie. L'intelligenza sintetica
è in grado di filtrare rapidamente le informazioni provenienti da diversi fonti
e di rielaborarle in maniera originale. Sostenendosi alla disciplina e alla
sintesi, la mente creativa esplora territori sconosciuti approdando a soluzioni
innovative. Sostanzialmente inventa nuovi modi di pensare. Gli altri due
approcci, la mente rispettosa e quella etica, sono indubbiamente in rapporto
tra loro e si avventurano nel campo delle relazioni umane. L'intelligenza
rispettosa è il modo di pensare di chi accoglie le diversità che esistono tra i
singoli e tra le comunità umane, senza tentare di annullarle attraverso l'amore
o l'odio. "Non possiamo più semplicemente tirare una tenda o costruire un
muro per isolare permanentemente i gruppi l'uno dall'altro. L'homo sapiens
dovrà in qualche modo imparare ad abitare i suoi paraggi - e il pianeta tutto -
senza odio per i suoi simili, senza brama di ferirsi o uccidersi l'un l'altro,
senza agire sulla base di tendenze xenofobe anche se il proprio gruppo
potrebbe, a breve termine, risultare vincente" - scrive Gardner. E' molto
di più che semplice tolleranza. L'intelligenza etica si sposta ad un livello
più astratto, rappresenta l'elemento chiave di chi si interroga sulla natura
dell'operare del singolo e sui bisogni e le aspirazioni della società, in altre
parole, caratterizza l'individuo che comprende qual è la natura della sua
relazione con il mondo e costruisce le sue azioni a partire da questa
consapevolezza. Lo psicologo sottolinea costantemente l'importanza dell'educazione:
come sviluppare le cinque forme di intelligenza e farle agire sinergicamente
nello stesso individuo? Di chi è il compito? Secondo Gardner è una sfida che
riguarda tutti coloro che lavorano con altre persone: genitori, insegnanti ma
anche istituzioni, aziende, mezzi di comunicazione. Benché sia possibile
individuare le età dello sviluppo in cui è più proficuo puntare su un
particolare tipo di intelligenza, la condizione migliore è una sorta di
"educazione permanente" avendo ben chiari mete e valori. Howard
Gardner è condirettore del Progetto Zero, un programma sperimentale sui
meccanismi dell'apprendimento che riconosce grande importanza alle arti. E
l'arte è il terreno comune che può consentire la nascita di un atteggiamento
simpatetico verso gli altri, a intessere le fila di un dialogo interrotto o mai
iniziato tra gruppi abituati a considerarsi a vicenda come dei nemici. Come
esempio valga l'esperienza "West-Eastern Divan Workshop" promossa da
Edward Said e Daniel Barenboim, che comprende un'orchestra formata da giovani
musicisti arabi e israeliani. Nel periodo estivo i ragazzi si riuniscono in una
località europea, facendo musica durante il giorno e discutendo liberamente di
politica nelle serate. "Ovviamente - avverte Gardner - un'orchestra che pure
comprende parecchie decine di giovani cittadini del Medio Oriente non può
risolvere i problemi di un'area che da secoli è devastata dai conflitti.
Eppure, nell'estate del 2006, mentre i soldati israeliani e gli hezbollah
libanesi si combattevano duramente, i giovani musicisti tennero concerti in
tredici centri della regione. Barenboim osservava: "E una piccolissima
risposta ai terribili orrori della guerra". Howard Gardner "Cinque
chiavi per il futuro" Feltrinelli Editore, 2007 Rosalba Miceli LA STAMPA
07/01/2009 PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA
|-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul
sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 26 aprile 2009 in:
Biblioletture » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre
opinioni
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