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Report "Giustizia"   28-29 marzo 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Il governo dice "No" alla legge Brunettina ( da "Stampa, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: alla legge Brunettina Ricorso alla Corte Costituzionale contro la riforma regionale [FIRMA]STEFANO SERGI AOSTA L'aveva preannunciato Massimo Lattanzi nell'aula del Consiglio regionale, in sede di approvazione della legge sul pubblico impiego. «Verrà impugnata dal governo davanti alla Corte Costituzionale» erano state le parole del capogruppo Pdl.

E' pronto il ricorso alla Corte di Strasburgo ( da "Corriere delle Alpi" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: impossibilità di tutela delle istanze delle comunità davanti alla Corte costituzionale da parte dei Comuini, in quanto prevista solo per le Regioni e le Province. «Le ragioni per i ladini di intraprendere questa strada», ha concluso Trabucco, «ci sono tutte. Senza impulsi la richiesta di distacco-aggregazione rischia di rimanere lettera morta».

beppino a testa bassa contro il senato - tommaso cerno ( da "Mattino di Padova, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto, lo facciano. E' doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è costituzionale, allora taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no. Lei ha fondato un'associazione "Per Eluana" che promuove a livello nazionale e non solo il diritto all'

Garlasco, la richiesta per il phone center fa scattare l'allarme ( da "Provincia Pavese, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ma la Corte costituzionale ha bollato la disposizione giudicandola illegittima con sentenza del 24 ottobre 2008. «Facciamo ciò che prevede la legge», ha tagliato corto il sindaco Enzo Spialtini, mentre Antonio Petullo, a capo dell'Ufficio commercio, ha tenuto a puntualizzare che «trattandosi di una realtà di un certo tipo,

englaro a testa bassa contro il senato - tommaso cerno ( da "Nuova Venezia, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto, lo facciano. E' doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è costituzionale, allora taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no. Lei ha fondato un'associazione "Per Eluana" che promuove a livello nazionale e non solo il diritto all'

medici su testamento biologico "il parlamento si fermi a riflettere" ( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ma secondo il senatore del Pd Ignazio Marino, che per primo aveva aperto a questa possibilità, non si dovrà arrivare a tanto, perché «ci saranno talmente tanti conflitti negli ospedali» che arriverà prima l´intervento della Corte Costituzionale.

LE REGIONI? CONTRALTARE DEMOCRATICO ( da "Unita, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: riconosciute alle regioni e agli enti locali dalla riforma costituzionale del 2001, così come delineate dalla Corte costituzionale a partire dalla fondamentale sentenza sul condono edilizio (196/2004). E non meno invasivo sarebbe un disegno di legge di analogo contenuto. Dall'altro lato il governo ha mostrato ancora una volta di considerare un inutile orpello la «necessità e l'urgenza»

Biotestamento, si ridiscute tutto ( da "Stampa, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che si ricorrerà alla Corte Costituzionale. Di sicuro, il fronte liberal alla Camera non potrà contare sui socialisti, che hanno sposato la linea Sacconi-Quagliariello: è indispensabile legiferare perché, per loro, le sentenze sul caso Englaro sono state l'ultimo frutto avvelenato della stagione di Tangentopoli.

Giudici Tar con il legale ( da "Italia Oggi" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo ha deciso la Corte costituzionale con la sentenza n. 87/2009, depositata ieri in cancelleria. La decisione pone fine all'attuale disparità di trattamento tra giudici ordinari e amministrativi venutasi a creare dopo la sentenza n. 497/2000 con cui la Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma che proibiva al magistrato ordinario,

La Cassazione è passata sopra al legislatore ( da "Italia Oggi" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: se ne impugnino le prescrizioni presso la Corte Costituzionale, l'unico giudice intitolato ad abrogare una legge in vigore.L'art. 37-bis, peraltro, ha un contenuto plurimo: da un lato dice se e quando si ha elusione. Dall'altro, consapevole che una contestazione di tal fatta è diversa e più complicata dalla contestazione di una fattura non emessa o un costo indeducibile,

Alla nascita di Fi forse si poteva fermare Berlusconi visti da ( da "Riformista, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: decreti dei governi e sentenze della Corte costituzionale. L'anno fatale è senz'altro il 1993, nel bel mezzo della rivoluzione italiana e dopo il secondo dei referendum elettorali (18 aprile), con cui sono stati introdotti il bipolarismo e il sistema elettorale maggioritario. Tema del giorno, dopo la caduta del Governo Amato, è la formazione di un Governo per l'

. A distanza di mesi il caso torna il Tribunale, dopo la decisione della Procura di chiedere l&#... ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Della vicenda si occupò anche il Csm: dopo una prima archiviazione della commissione che affrontò il caso, il plenum prese invece una posizione netta: «Il Csm - scrissero i giudici nel documento - auspica che in ogni occasione l'atteggiamento dei rappresentanti delle istituzioni sia tale che renda impossibile l'ingenerarsi del dubbio di condizionamenti»

Il giudice veneto che sceglie il Sud ( da "Corriere del Veneto" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: titolare di delicate indagini antimafia, ha però chiesto — e ottenuto dal Csm— di restare a Termini Imerese (Palermo). Non se la sentiva di lasciare ancora più sguarnito l'ufficio giudiziario dove lavora da cinque anni e che adesso fa i conti con le carenze d'organico. A PAGINA 6 Lucentini

Il magistrato controcorrente: ( da "Corriere del Veneto" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: REDAZIONALE Il caso Marco Formentin scrive al Csm: «Se me ne vado restano in tre» Il trend Nell'isola assegnati solo 4 dei 55 posti per combattere la mafia Il magistrato controcorrente: «Sto in Sicilia, ne ha bisogno» Padovano, rinuncia alla Procura di Vicenza per il Sud VENEZIA — Aveva ottenuto il trasferimento alla Procura di Vicenza.

TERNI , se n'è... ( da "Nazione, La (Umbria)" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ordinario di diritto costituzionale alla Luiss di Roma, presidente emerito della Corte Costituzionale e candidato sindaco di Terni; Caterina Chinnici, procuratore del Tribunale dei minori di Palermo e figlia di Rocco, ideatore del pool antimafia, magistrato ucciso da un'autobomba a Palermo nel 1983;

Quando la legge è ingiusta . Pepino: Ci guida la Costituzione ( da "Manifesto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di Md al Csm, prima nel suo intervento e poi col manifesto: «Il problema della legge ingiusta è un tema di sempre, ma i giudici dell'Italia di oggi tutto sommato sono fortunati. Perché la legge fondamentale che devono applicare è la Costituzione e le singole norme vanno lette esclusivamente in relazione ai principi contenuti nella Carta.

Tre referendum contro le liste bloccate ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: I quesiti proposti - ammessi dalla Corte Costituzionale già nel 2007 - sono tre. Due riguardano Camera e Senato, per introdurre il premio di maggioranza al partito che ha ottenuto più voti. Col terzo quesito viene chiesta l'abolizione della candidatura multipla, cioè in più collegi.

Mamme sempre più vecchie E in aumento i parti trigemini ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 28-03-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ma sulle modifiche della legge o delle linee guida la sottosegretaria, che giudica «buona» la legge, frena. La legge 40 arriverà martedì all'esame della Corte Costituzionale: i giudici ascolteranno chi la ritiene illegittima e chi invece la difende.

Md: le primarie pure per i giudici contro le correnti ( da "Corriere della Sera" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: potere delle correnti chiediamo che per le prossime elezioni del Csm vengano o fatte le primarie». Marisa Acagnino, consigliere della corte d'Appello di Catania, lancia la proposta al XXVII congresso di Magistratura democratica (la componente di sinistra delle toghe). Una sollecitazione sulla strada del superamento delle correnti e della valutazione professionale dei magistrati,

( da "Corriere della Sera" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è certo che nel 2010 il prossimo Csm verrà eletto con le medesime regole: ecco, tanti buoni propositi enunciati fino all'estate scorsa sembrano volatilizzati». Dominioni ha l'impressione che anche questo governo abbia paradossalmente «rinvigorito la presenza di tanti magistrati fuori ruolo nei palazzi della politica».

Rendita Inail al 40% anche al figlio naturale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-03-28 - pag: 29 autore: CORTE COSTITUZIONALE Rendita Inail al 40% anche al figlio naturale Doppio intervento della Corte costituzionale su famiglia e infortuni sul lavoro. Al figlio naturale rimasto orfano in seguito a un incidente del genitore spetta il 40% della rendita Inail.

Spazio alle associazioni dove non ci sono riserve ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è stata ritenuta non esclusiva di ragionieri e dottori commercialisti (Corte costituzionale 418/1996), potendo essere prestata anche da un consulente del lavoro (Cassazione 15530/2008) o da un soggetto non iscritto ad alcun Albo. Stesso ragionamento per la redazione dei bilanci (Cassazione penale 1525/2000) e per le transazioni (Cassazione 15530/2008).

Corte costituzionale. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: per garantire ai magistrati ordinari la difesa professionale durante il procedimento davanti al Csm. La natura giurisdizionale di quest'ultimo procedimento, a differenza di quella amministrativa per i giudici contabili e di Tar, non basta secondo la Corte a mantenere un'irragionevole disparità di trattamento: ciò che conta è la qualità soggettiva di «giudice».

Il testo passa alla Camera Si mobilitano i liberali del Pdl ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la legge 40/2004 sulla procreazione assistita arriverà il 31 marzo all'esame della Corte costituzionale. Ma il ministero del Welfare difende la legge: secondo i dati diffusi, ieri, in tre anni di applicazione delle norme sono aumentate le gravidanze e il numero delle coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita.>

Impugnata la legge idrica della Regione Lombardia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: deciso di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale le disposizioni della legge regionale n. 1/2009 che attribuiscono alla Regione i poteri di verifica del piano d'ambito e dei suoi aggiornamenti e all'Autorità locale (Ato) quelli di determinazione e di adeguamento del sistema tariffario perzone territoriali e soggetti svantaggiati.

Cantone: ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: alle nomine di soggetti che hanno fatto solo attività associativa e che per questo arrivano al Csm o ottengono incarichi direttivi. Da noi si fa carriera come succede a certi attivisti del sindacato». Che differenza c'è tra la spartizione delle nomine in magistratura e la lottizzazione politica? «In magistratura riguarda solo vicende minori ».

englaro: biotestamento pessimo sono pronto per il referendum ( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: intervento della Corte costituzionale è Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per diciassette anni una battaglia solitaria per dare voce alla figlia, poi morta alla Quiete di Udine il 9 febbraio scorso. Se il capo dello Stato la promulgherà «è possibile che ci si muova per chiedere agli italiani un parere,

biotestamento, dal friuli la sfida di englaro ( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto, lo facciano. E' doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è costituzionale, allora taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no. Lei ha fondato un'associazione "Per Eluana" che promuove a livello nazionale e non solo il diritto all'

Norma antiprecari: le distinzioni ( da "Denaro, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della disciplina del diritto di precedenza per i lavoratori stagionali (Corte costituzionale numero 44/2008) trova immediata eco nella questione di legittimità costituzionale sollevata con ordinanza del 21 aprile 2008 dal Tribunale di Trani, che involge uno dei profili di maggiore criticità e sofferenza della normativa sul contratto a tempo determinato, qual è il generico richiamo,

T come Trasformazione : quando il mutamento d'uso è senza opere edili ( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte Costituzionale 11 febbraio 1991 numero 73, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di tale norma. L'Autorizzazione edilizia, introdotta nel 1982 (decreto Nicolazzi) per gli interventi minori al fine di snellire le procedure, non poteva per sua natura essere considerata "onerosa" come la Concessione edilizia e tale concetto è stato ribadito anche dalla Suprema Corte.

Roma NOSTRO SERVIZIO Restano un cumulo di polemiche e recriminazioni all'indomani del p... ( da "Gazzettino, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: pur favorevole allo strumento referendario, propone di aspettare il pronunciamento della Corte costituzionale, convinto che ci saranno «molti ricorsi». A quel punto si vedrà. Contrario al referendum , invece, Marco Follini perché «il muro contro muro è sempre il pranzo di gala della destra». Gabriella Bellucci

Malati di cancro e lavoro: storie di mobbing e stipendi ridotti ( da "Corriere.it" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 19/2009) della Corte Costituzionale, che riconosce al figlio convivente di persona con handicap grave (articolo 3, comma 3, Legge 104/1992), il diritto a fruire di un congedo straordinario dal lavoro per un periodo massimo di due anni in modo frazionato o continuativo e è interamente retribuito.

Eurovoto: De Magistris o non De Magistris? ( da "Blogosfere" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: aspettativa avanzata al Csm (…e se Palazzo dei Marescialli rifiutasse? Sceneggiate 2.0, stavolta magari di Beppe Grillo?). Il che introduce lo scottantissimo – per questo blogger – tema della revolving door. …Ma ve l?immaginate voi un De Magistris che, dopo anni d?

GIUSTIZIA: SCHIFANI, NO A CSM CORRENTIZZATO ( da "Adnkronos" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: GIUSTIZIA: SCHIFANI, NO A CSM CORRENTIZZATO commenta 0 vota 0 tutte le notizie di POLITICA ultimo aggiornamento: 28 marzo, ore 18:51

COSI' IL CAVALIERE VUOLE SVILIRE IL RUOLO DEL PARLAMENTO ITALIANO ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: riforma della Corte Costituzionale, oggi tacciata di politicizzazione, la cui composizione verrà corretta assegnando la prevalenza alle nomine politiche (!?). E' di tutta evidenza ormai anche l'acquisito controllo di una «constituency» economica attraverso imprenditori, banchieri e finanzieri di riferimento, che ruota attorno alla Mediobanca di Geronzi e ai principali immobiliaristi,

da ottobre asa inizia i rimborsi ( da "Tirreno, Il" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è utile specificare che le obbligazioni dichiarate invalide dalla sentenza della Corte costituzionale hanno a oggetto esclusivamente i canoni aventi natura corrispettiva a partire dal 3 ottobre del 2000, data in cui i canoni in questione hanno perso la loro natura di tributo per effetto dell'abrogazione della Legge Merli».

aborto, i vescovi usa contro la casa bianca - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte costituzionale che stabilì la libertà di scelta delle donne, gli antiabortisti puntano adesso a misure per limitare quei diritti. Tra queste, l´uso strumentale delle ecografie. Oltre alla possibilità (non l´obbligo) di vedere le immagini del feto, la legge stabilisce che ogni clinica dovrà esporre un cartello in cui si ricorda che è vietato forzare una donna ad abortire.

Limana-Vazzolese la gara clou A Soverzene Cortina-Cadore ( da "Corriere delle Alpi" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Fuori dalla mischia il Tegorzo, che aspetta la Virtus Csm; il Foen che è ad Altivole e la Juventina, ospite della Cisonese capolista. Per i gialloblù, sarà dura tirare fuori dei punti. I trevigiani hanno solo due punti in più del Montegrappa. (g.s.)

SERIE D (ORE 15) Somma - Bolzano (Podestà di Rimini) ( da "Corriere delle Alpi" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Trisolini di Treviso) Fiori Barp - Maser (Stefania Andrighetto di Vicenza) Tegorzo - Virtus Csm (Favotto di Treviso) Classifica: Cisonese 52; Montegrappa 50; Bessica 47; Caerano 46; Sp Calcio 41; Virtus Csm 39; Tegorzo 34; Union Maser 31; Juventina 28; Foen 26; Castion Loria 24; Altivolese 23; Agordina 22; Lentiai 21, La Sernaglia 21;

Liventina e Moriago che testacoda ( da "Tribuna di Treviso, La" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Milan Guarda-Csm Resana; Fanzolo-Padernello; Pederobba-Rovere; Postioma-Sant'Antonino; Badoere-San Gaetano; Fontane-Vedelaghese; Valdosport-Vidor; San Giuseppe-Volpago; Union 98-Eagles Pedemontana; Morosini Biancade-Cesarolo; Evolution Team-Summaga; Teglio Veneto-Zensonese.

Regione, Galan candida Chisso ( da "Tribuna di Treviso, La" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ex sindaco di Venezia e consigliere del Csm. A livello locale ancora non si sa. Nelle province l'Udc corre da sola, la Lega deve ancora decidere. E ha già prenotato la poltrona del governatore dal 2010 in poi per i suoi quarantenni d'assalto, il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia o il sindaco di Verona, Flavio Tosi.

Dialoganti o radicali Le toghe rosse (Md) rischiano la spaccatura ( da "Unita, L'" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: padre storico della corrente e membro del Csm che posiziona Md «in prima linea in questa guerra ai poveri che ha ormai sostituito la guerra alla povertà». Fin qui, cioè la difesa dei diritti dell'individuo e dei più deboli, tutti d'accordo specie in un momento di crisi che «non è solo economica ma prima ancora sociale e culturale».

GIULIANO BELTRAMI STORO - Ci sono storie che quando le senti raccontare ti vengono i brividi, e ti viene da chiedere: ma in che Stato viviamo? Per esempio quella di Karafil Saraci ( da "Adige, L'" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: pone un quesito alla Corte Costituzionale: se il signor Saraci è stato allontanato per mancanza del permesso, e non per problemi di sicurezza, può rimanere? La Consulta risponde chiedendo ulteriore documentazione, che il Tar soddisfa con i debiti chiarimenti. La Corte decide di non decidere (per dirla in soldoni) e rimanda la palla nel campo del Tribunale amministrativo di Trento.

 ( da "Tempo, Il" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: aumento delle tariffe giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale e dal Coviri, denotano una gestione dell'ente del tutto irresponsabile, inefficiente ed inefficace, dalla quale, peraltro, scaturisce un servizio scadente, per nulla rispondente alle esigenze del territorio. La conferma viene anche, del resto, da una indagine della Procura della Repubblica,

La Sicilia: quel giudice sia un esempio ( da "Corriere del Veneto" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: commenta così la decisione del sostituto procuratore padovano Marco Formentin di far ritorno a Termini Imerese, dopo aver chiesto ed ottenuto dal Csm il trasferimento a Vicenza, per restare al fianco dei tre colleghi rimasti soli nella procura isolana. «Un esempio di senso del dovere e di rispetto delle istituzioni per il quale lo ringrazio a nome di tutti i siciliani». A PAGINA 5 Bonet

Englaro commuove Padova ( da "Corriere del Veneto" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la legge sul testamento biologico venga resa carta straccia dalla Corte costituzionale». «Il dibattito in corso da mesi è sleale da parecchi punti di vista – chiude l'altro – L'importante, citando una battuta di un celebre film ( The confession, con Ben Kingsley e Alec Baldwin, ndr.), non è fare la cosa giusta, ma sapere cos'è giusto fare.

Ma Napolitano è perplessa ( da "Corriere del Veneto" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: REDAZIONALE L'intervista E' consigliere togato del Csm Ma Napolitano è perplessa «Anche al Nord servono eroi» VENEZIA — «Per carità la decisione di Formentin è sicuramente encomiabile. E però anche il Nord, di questi tempi, avrebbe bisogno di eroi». Maria Luisa Napolitano, trevigiana, è consigliere togato del Csm.

Il giudice rinuncia al Veneto ( da "Corriere del Veneto" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: così la decisione del sostituto procuratore padovano Marco Formentin di far ritorno a Termini Imerese, dopo aver chiesto ed ottenuto dal Csm il trasferimento a Vicenza, per restare al fianco dei tre colleghi rimasti soli nella procura isolana. «Un esempio di senso del dovere e di rispetto delle istituzioni - continua Lombardo - per il quale lo ringrazio a nome di tutti i siciliani».

Tribunale, disputa teologica sulla Madonna per una multa ( da "Nazione, La (La Spezia)" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: avvocato difensore del ricorrente no, a motivo degli interventi abrogativi della Corte Costituzionale che aveva cancellato dall'articolo il riferimento a «Simboli e Persone venerate dalla religione di Stato», considerando legittima la sanzione solo in caso di bestemmia contro la Divinità. Ebbene, per il legale la Madonna è «Persona».

ROMA Sul caso di Cesare Battisti, la Corte costituzionale brasiliana (Stf) deciderà ... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 29-03-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte costituzionale brasiliana (Stf) deciderà ... ROMA Sul caso di Cesare Battisti, la Corte costituzionale brasiliana (Stf) deciderà «entro fine aprile». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a margine del Congresso del Pdl a Roma, Sulla vicenda dell'ex terrorista rosso al quale il Brasile ha riconosciuto lo status di rifugiato politico,

regione, galan candida chisso - alberto vitucci ( da "Nuova Venezia, La" del 29-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: ex sindaco di Venezia e consigliere del Csm. A livello locale ancora non si sa. Nelle province l'Udc corre da sola, la Lega deve ancora decidere. E ha già prenotato la poltrona del governatore dal 2010 in poi per i suoi quarantenni d'assalto, il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia o il sindaco di Verona, Flavio Tosi.

"meno deputati e Senato federale" ( da "Giornale.it, Il" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dalla Corte costituzionale, le deleghe legislative e l'attribuzione di poteri regolamentari in materie disciplinate dalla legge). Terzo: il premier potrà non solo proporre al capo dello stato i nomi dei ministri ma anche la loro revoca. Quarto: sarà più difficile mandare a casa l'esecutivo in carica, in quanto la mozione di sfiducia dovrà essere chiesta da un terzo della Camera (

CONGEDI PER FIGLI DI DISABILI La Corte Costituzionale, con sentenza 30.1.2009 n. 19, ha dichiarat... ( da "Giornale di Brescia" del 29-03-2009)
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Abstract: DISABILI La Corte Costituzionale, con sentenza 30.1.2009 n. 19, ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 42, comma 5, del D.Lgs. 26.3.2001 n. 151, nella parte in cui non include, tra i soggetti legittimati a fruire del congedo straordinario di due anni, il figlio convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona che si trovi in situazione di disabilità grave.

La nuova Costituzione: meno parlamentari e il Senato federale ( da "Giornale.it, Il" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dalla Corte costituzionale, le deleghe legislative e l'attribuzione di poteri regolamentari in materie disciplinate dalla legge). Terzo: il premier potrà non solo proporre al capo dello stato i nomi dei ministri ma anche la loro revoca. Quarto: sarà più difficile mandare a casa l'esecutivo in carica, in quanto la mozione di sfiducia dovrà essere chiesta da un terzo della Camera (

Iannarilli: Â ( da "Tempo, Il" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: aumento delle tariffe giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale e dal Coviri, denotano una gestione dell'ente del tutto irresponsabile, inefficiente ed inefficace, dalla quale, peraltro, scaturisce un servizio scadente, per nulla rispondente alle esigenze del territorio. La conferma viene anche, del resto, da una indagine della Procura della Repubblica,

Dall'Eccellenza alla Terza via alle 16 Donne: Dynamo pronta a festeggiare ( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: PIAVE TEGORZO (34)- VIRTUS CSM (39) A metà del guado, fuori da playoff e playout, il campionato del Tegorzo ormai è quasi finito. C'è il rischio di avere perso le motivazioni. Arbitro Alberto Favotto di Treviso. FIORI BARP SOSPIROLO (15)-UNION MASER (31) Riagguantare i playout è difficile ma ci si deve provare.

Conegliano festeggia i 100 anni con la capolista e un libro ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Sernaglia-Lentiai: Carraretto (Tv), Piave Tegorzo-Virtsu CSM Farra: Favotto (Tv), Fiori Barp-Maser. Gir. R. S. Lucia Mille-Vitt Sangiacomo: S. Calabrò (Co), Auronzo-S. Michele: Faraon (Co), Limana-Vazzolese: Bardin (Co), Francenigo-Alpina: Bresolin (Bs), gaiarine-Sarmede: Russo (Bs). TERZA - Programma e arbitri.

Leggi la seconda parte ( da "Giornale.it, Il" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la riforma della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura e più ampi e democratici poteri in materia di referendum popolari. Tutto ciò lo facemmo in oltre un anno di lavoro. Si trattava di riforme ispirate alle costituzioni di più antica democrazia e di più collaudata efficienza, da quella inglese a quella tedesca.

Taricco non ci sta sulle quote latte e scrive al Ministro ( da "Targatocn.it" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che porterà le Regioni a ricorrere alla Corte Costituzionale e ognuno a muoversi per i propri interessi, e ancora una volta avremo tutti perso una occasione storica per dare una svolta ai problemi del settore. Continuo a credere possibile una soluzione alta: per favore non deludeteci.


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Il governo dice "No" alla legge Brunettina (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Le assenze per malattia Il governo dice "No" alla legge Brunettina Ricorso alla Corte Costituzionale contro la riforma regionale [FIRMA]STEFANO SERGI AOSTA L'aveva preannunciato Massimo Lattanzi nell'aula del Consiglio regionale, in sede di approvazione della legge sul pubblico impiego. «Verrà impugnata dal governo davanti alla Corte Costituzionale» erano state le parole del capogruppo Pdl. E così è stato, anche se non servivano particolari doti di veggenza nel prevedere il «muro contro muro» tra Aosta e Roma sul tema della «Brunettina», la legge regionale 5 votata il 28 gennaio dal Consiglio regionale per modificare le nuove regole varate dal ministro berlusconiano in materia di assenze per malattia nel pubblico impiego. Il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, ha impugnato ieri la «Brunettina» chiedendo il pronunciamento della Corte Costituzionale. Il testo targato Aosta è formato da 6 articoli che modificano la legge 133 del 6 agosto 2008, la «Brunetta» appunto. Le differenze di vedute che emergono dai due provvedimenti sono assai marcate e, come spesso accade in questi casi, la battaglia è tutta sulla competenza. Il ministro per la Funzione pubblica lo aveva già annunciato proprio a La Stampa: «La legge vale per tutta Italia, comprese le Regioni a Statuto speciale». Di avviso opposto giunta e maggioranza valdostane. Luciano Caveri aprì così il suo intervento in aula che spiegava il disegno di legge: «La giunta ha ritenuto di esercitare le competenze statutarie in materia di ordinamento degli uffici e di stato giuridico ed economico del personale, pur in assenza di una linea unanime delle autonomie differenziate». D'accordo nel votare il provvedimento Uv, Stella alpina e Fédération, appoggiati da parte dell'opposizione (Pd e VdaVive/Renouveau) con l'astensione. Uniche voci fuori dal coro, più che scontate, quelle del centrodestra. Il Pdl, sempre attraverso Lattanzi, oltre a prevedere il ricorso del governo, aveva spiegato: «La "Brunetta" è una legge di finanza, perciò non è di competenza della Regione. Come Valle d'Aosta andiamo incontro a una sconfitta, con la scelta fatta dalla maggioranza può partire un messaggio devastante e si mettono i dipendenti di scuola e sanità nella condizione di lavoratori di serie B». La distinzione fatta in aula due mesi fa da Lattanzi non è di poco conto, perché le due categorie (scuola e sanità) hanno una contrattazione che fa riferimento allo Stato, di conseguenza rientrano nelle norme della «Brunetta», assai più rigide rispetto a quelle votate dal Consiglio Valle. In particolare, il governo ha imposto l'obbligatorietà della visita fiscale fin dal primo giorno di assenza, mentre la Valle d'Aosta ha deciso che sia facoltativa, salvo far scattare l'obbligo in caso di assenza continuativa per almeno dieci giorni. «Puniamo i fannulloni, non gli ammalati» aveva detto in aula Raimondo Donzel, Pd. Altra differenza tra legge Brunetta e «Brunettina» è la fascia oraria di reperibilità del lavoratore. Per il ministro, l'ammalato deve restare in casa dieci ore e mezza (dalle 8,30 alle 13 e dalle 14 alle 20), mentre in Valle d'Aosta può limitarsi a 6 ore (dalle 9 alle 12 e dalle 17 alle 20). Quest'ultimo punto è stato spiegato dalla giunta Rollandin con la necessità di tutelare chi vive lontano dai centri abitati oppure nelle vallate laterali, perché avrebbe una sola ora a disposizione per poter adempiere a necessità urgenti, vedi l'approvvigionamento alimentare o l'acquisto di medicinali. Tra Aosta e Roma sono diverse anche le riduzioni sullo stipendio: nei primi 10 giorni secondo Brunetta, nei primi 5 per Rollandin. Ora deciderà la Corte Costituzionale.

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E' pronto il ricorso alla Corte di Strasburgo (sezione: Giustizia)

( da "Corriere delle Alpi" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

«E' pronto il ricorso alla Corte di Strasburgo» Il corposo dossier documenta i diritti negati ai ladini con la separazione del '23 di Lorenzo Soratroi LIVINALLONGO. I ladini hanno pronto il ricorso alla Corte europea per il diritti dell'uomo di Strasburgo. Si tratta di un fascicolo di 34 pagine con 70 allegati, nei quali sono elencate tutte le ingiustizie subite dalle popolazioni ladine separate dal fascismo nel 1923. E Siro Bigontina, esponente del comitato referendario di Cortina, dice: «Vorremmo che fossero i sindaci a firmarlo». L'annuncio che il documento è già pronto per la firma è arrivato giovedì sera nel corso della conferenza informativa organizzata dal comitato referendario per la riunificazione dei ladini del Sella, nella sala "Taulac" a Pieve (ieri si è replicato a Cortina). Ospiti della serata Giovanni Cozzi, autore della tesi di laurea «La riforma del titolo V: conseguenze istituzionali e politiche. Il caso di Cortina», nella quale ha dedicato un ampio capitolo al referendum dei tre comuni ladini di Livinallongo, Colle Santa Lucia e Cortina. E Fabio Ratto Trabucco, dottore di ricerca in diritto pubblico e costituzionale, che ha raccolto e predisposto la documentazione per il ricorso. Alle parole di saluto e di introduzione di Bigontina è seguito l'intervento di Cozzi, che ha presentato i contenuti della sua tesi di laurea (stampata e distribuita in un opuscolo dal comitato referendario). In particolare si è soffermato sulle relazioni tra gli attori, istituzionali e non, coinvolti nel dibattito sul referendum. Come la "guerra" a distanza tra Galan e Durnwalder, le posizioni dei tre sindaci, i ruoli dei vari comitati. «L'articolo 132 della Costituzione», ha esordito quindi Trabucco, «prevede il "diritto" a svolgere il referendum per il cambio di Regione. Una opportunità che i padri costituzionalisti avevano previsto nel 1948, consci che le Regioni, così come erano state formate, non rispecchiavano le omogeneità territoriali». Il ricercatore di diritto costituzionale ha fatto notare poi come i ladini abbiano una peculiarità unica nella richiesta di cambiare Regione, ovvero quella della tutela della loro minoranza. «La divisione ha portato una discriminazione tra le valli ladine», ha detto, «perché tra le due Regioni Veneto e Trentino-Alto Adige vi è una differente tutela». Trabucco si è soffermato poi sull'iter successivo al referendum, non nascondendo le molte difficoltà che dovrà incontrare. Iter che, ha ipotizzato, potrebbe cominciare il suo cammino non prima del 2013, ovvero alla fine (naturale) di questa legislatura. Anche lui ha ricordato poi il ruolo delle amministrazioni comunali, definendo la loro posizione come «non facile». Sono tre i punti cardine su cui si basa il ricorso che verrà presentato alla corte europea. Il primo punta sul fatto che i ladini, con la separazione del 1923, hanno subito una discriminazione nel godimento dei diritti fondamentali di una minoranza, violando l'articolo 14 della Carta dei diritti dell'uomo. Il secondo poggi su una violazione della Carta europea delle autonomie (peraltro non sottoscritta dall'Italia) che vieta di attuare divisioni per evitare di porre in essere delle tutele. Il terzo punto è sull'impossibilità di tutela delle istanze delle comunità davanti alla Corte costituzionale da parte dei Comuini, in quanto prevista solo per le Regioni e le Province. «Le ragioni per i ladini di intraprendere questa strada», ha concluso Trabucco, «ci sono tutte. Senza impulsi la richiesta di distacco-aggregazione rischia di rimanere lettera morta».

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beppino a testa bassa contro il senato - tommaso cerno (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Riparte stamattina da Padova la battaglia del papà di Eluana. Appello al Parlamento perché chieda un parere alla Consulta Beppino a testa bassa contro il Senato «Quella sul fine vita è una legge incostituzionale, pronti al referendum» TOMMASO CERNO Una legge anticostituzionale, «che toglie al cittadino il diritto di scelta sulla cosa più importante: le terapie e il fine-vita. Il parlamento chieda un parere preventivo alla Consulta e si fermi prima che gli italiani si mobilitino per cancellare questa norma». Così Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per 17 anni una battaglia solitaria per dare voce alla figlia in stato vegetativo permanente che aveva chiesto lo stop alla nutrizione forzata. Pronto, insieme all'Associazione Per Eluana, a promuovere un referendum abrogativo. Un'idea che rilancia da Padova al convegno «Voglio poter scegliere». Il Senato ha approvato una legge sul biotestamento: prevede il divieto dello stop alla nutrizione e non è vincolante per i medici. Che giudizio dà? Pessimo. E' una legge anticostituzionale. Vede, il principio di partenza è molto semplice: una legge sul biotestamento, per essere valida, deve stabilire che io non posso perdere, da incapace, i diritti che ho da persona in grado di intendere e di volere. Questa legge fa l'opposto. Cioè? Se lei si deve togliere un neo deve firmare, secondo il consenso informato, l'autorizzazione ai medici per procedere. Se invece si tratta di tenerla in vita con strumenti e terapie invasive per anni e anni, nessuno le chiede nulla. Un caso come quello di Eluana non ci potrebbe più essere? Già. Ed è anche il motivo per cui parlo adesso. Avevo detto che dopo la vicenda di mia figlia mi sarei ritirato. E lo farò. Ma la vicenda di Eluana non è finita. Tutti possiamo ricadere nella sua stessa situazione e questo non è pensabile. E' una barbarie. Quello che chiesi a Massei, il primario di Lecco che accolse Eluana la notte del 18 gennaio 1992 dopo l'incidente, è la stessa domanda che rivolgo adesso al Senato: con che diritto fate questo? Con che diritto costringete un essere umano a entrare in un percorso di "non morte" che non vuole percorrere? La risposta? Non c'è stata. Oggi è chiaro che il Senato non ha compreso una cosa basilare: casi come quello di Eluana non ce ne devono essere più, nel senso che nessuno deve più potersi trovare di fronte a 17 anni di cure forzate che non ha mai autorizzato e che non voleva per sé. Per cui lo stop all'alimentazione è un falso problema, perché il paziente va ascoltato dall'inizio. Se così fosse stato Eluana non sarebbe mai rimasta per 17 anni in stato vegetativo. Al biotestamento si chiede una cosa sola: deve mettere il medico in grado di sapere quale sia la scelta del paziente: se vuole lasciarsi morire o vuole vivere quel tipo di esistenza. Una volta accertata quella scelta va comunque rispettata. Che soluzione propone al Parlamento? Il curatore speciale. Nominato dalla persona stessa, la quale affida le proprie volontà dopo averne discusso a chi ritiene adatto ad affermarle in caso di necessità. Non a un famigliare, che potrebbe avere interessi propri. A una persona esterna di propria fiducia, depositaria delle volontà, che agisce nel momento in cui l'incapace è sottoposto a cure mediche. Sarà questa figura ad affermare quali volontà erano state espresse e che tipo di terapie possono, di conseguenza, essere messe in atto e quali invece no. Così è in Gran Bretagna, in Svizzera, in Germania e in gran parte dell'Europa. In Italia si va nella direzione opposta. Già. La legge così com'è annulla il consenso informato, per questo dico che è anticostituzionale. La nostra Carta stabilisce che nessuno possa essere curato contro la propria volontà. Invece questa norma afferma il contrario, ledendo così a una delle libertà fondamentali dell'individuo, ovvero di scegliere le terapie e non di subirle contro la propria volontà. Non si tratta nemmeno di posizioni ideologiche, ma soprattutto di poca informazione. In Germania, per esempio, anche i cattolici hanno proposto - intendo il partito della premier Merkel - una legge che prevede lo stop alla nutrizione. Ed è una cosa normalissima, il ritorno a una dignità della morte naturale che qui in Italia si confonde con l'eutanasia. Che è una cosa diversa. La norma stabilisce, però, che la nutrizione e la idratazione artificiale - che sono state sospese su sua figlia - non sono terapie ma supporto vitale. E' così? Assolutamente no. Tutta la letteratura scientifica europea e mondiale afferma il contrario. Anche in Italia la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo stabilisce che essa è un presidio terapeutico. D'altra parte è chiaro ed evidente. Si tratta di essere alimentati con farmaci prescritti da medici specialisti attraverso un sondino nasogastrico spinto da una pompa che invia le sostanze predigerite nello stomaco. Questa non è alimentazione volontaria, ma una terapia. Così come lo stato vegetativo permanente non esiste in natura, ma è lo sbocco di un protocollo rianimativo che viene imposto dai medici. Che cosa risponde a chi, come il ministro Sacconi, ripete che questa legge afferma invece il diritto alla vita ed è quindi legittima? Un cittadino, come è stato il mio caso, non può accedere direttamente alla Suprema corte. Per questo io, che mi sono trovato costretto a dare voce a mia figlia Eluana ho dovuto affrontare un iter giudiziario durato quattordici anni, dopo la diagnosi definitiva di stato vegetativo permanente che arrivò circa due anni dopo l'incidente. Ma il governo invece può chiedere un parere. E allora dico ai signori onorevoli senatori e deputati di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto, lo facciano. E' doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è costituzionale, allora taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no. Lei ha fondato un'associazione "Per Eluana" che promuove a livello nazionale e non solo il diritto all'autodeterminazione. Cosa farete se questa legge passerà? Se è anticostituzionale il Capo dello Stato non la promulgherà. Ma in caso contrario è possibile che ci si muova per chiedere agli italiani un parere. Parla di un referendum? Come Loris Fortuna fece con il divorzio. Non è possibile togliere alle persone il diritto di scelta sul proprio fine vita. Al primario Massei dissi, quella maledetta notte: «Lei sa andare oltre?». Lui mi rispose: «Oltre che cosa significa?». Significava dialogare con Eluana, attraverso chi la conosceva. La risposta è stata no. Lei è a Padova per partecipare a un convegno sulla libertà di scelta. Un convegno che nasce in risposta a un altro evento pubblico dove monsignor Fisichella fu l'unica voce. E che venne criticato. Perché lei è qui? Vede, la mia tragedia è stata prima perdere mia figlia Eluana, il 18 gennaio 1992, quando dopo l'incidente entrò in coma senza mai più risvegliarsi. E poi darle voce. Questo in un mondo che predica dubbi che mia figlia non aveva. Per questo ho accettato questo invito. Perché la mia battaglia non sarà mai finita fino a quando anche solo una persona potesse trovarsi nella situazione di mia figlia Eluana. Di questa possibilità ringrazio Alessandro Zan, così come il professor Paolo Zatti, ordinario di diritto privato, con cui ho l'onore di confrontarmi, così come l'avvocato Azzalini e col dottor D'Agostini. E' convinto che parlarne e animare il dibattito servirà a vincere la sua battaglia? Questo appuntamento di Padova rappresenta il contraddittorio dell'altro convegno, dove parlò una sola voce. Io sono per il dialogo prima di tutto. Io con Eluana non ho mai avuto dubbi, quando abbiamo affrontato questi argomenti. Con la società esterna, invece, è stato un calvario. E allora ben vengano questi momenti di dibattito. Lei è stato criticato da chi la indica come un personaggio in cerca di una collocazione politica. In un certo senso anche il convegno di Padova lo è, visto che è organizzato da Sinistra e libertà. Io parlo a un convegno che si intitola "Voglio poter scegliere" e questo è tutto. Vado per questa ragione, perché si parla del caso di mia figlia Eluana. Se l'avesse organizzato il Pdl sarei andato ugualmente. Solo che magari il Pdl mi invita meno. In questa vicenda c'è stata tanta confusione e tanta disinformazione. Noi dobbiamo portare avanti questa battaglia proprio per fare chiarezza su una questione che non ha un marchio politico ma riguarda i diritti fondamentali di tutti i cittadini italiani. Mi hanno già etichettato, ma sanno bene che non sono testimonial di niente. Io sono qui perché l'ho promesso a mia figlia. Questo è tutto.

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Garlasco, la richiesta per il phone center fa scattare l'allarme (sezione: Giustizia)

( da "Provincia Pavese, La" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Potrebbe aprire sotto i portici in piazza Garlasco, la richiesta per il phone center fa scattare l'allarme GARLASCO. Un phone center in piazza Repubblica? Potrebbe succedere. Ad oggi non esiste nulla di più della manifestazione di interesse di un privato di cittadinanza non italiana, che ha chiesto un parere di fattibilità all'Ufficio commercio circa la possibilità di aprire un centro a disposizione del pubblico per i servizi di telefonia nazionale, internazionale e il collegamento a internet. Sede ipotizzata, i locali dell'ex negozio di ottica, trasferitosi all'angolo opposto, sotto i portici. Sulla destinazione degli spazi rimasti vuoti circolano da tempo voci diverse. L'ultima riguarda il centro di telefonia, che resta però uno dei tanti scenari possibili. «Non si può essere pregiudizialmente contrari a ogni cosa - ha premesso l'assessore al Commercio Piercarlo Collivignarelli -. Certo è che se in una cittadina come Garlasco non aprissero centri di aggregazione di questo genere sarebbe meglio. Diventerà un altro punto da tenere d'occhio in modo costante». Secondo la legge regionale numero 6 del 3 marzo 2006 riguardante le norme per l'insediamento e la gestione dei centri di telefonia in sede fissa, sarebbero possibili solo le nuove aperture previste dalla pianificazione urbanistica comunale. Ma la Corte costituzionale ha bollato la disposizione giudicandola illegittima con sentenza del 24 ottobre 2008. «Facciamo ciò che prevede la legge», ha tagliato corto il sindaco Enzo Spialtini, mentre Antonio Petullo, a capo dell'Ufficio commercio, ha tenuto a puntualizzare che «trattandosi di una realtà di un certo tipo, il Comune darebbe parere consultandosi con la polizia locale e i carabinieri circa le possibili ripercussioni sull'ordine pubblico». (si.bo.)

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englaro a testa bassa contro il senato - tommaso cerno (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Dopo il voto del Senato riparte la battaglia del papà di Eluana. Appello al Parlamento perché chieda un parere alla Consulta Englaro a testa bassa contro il Senato «Quella sul fine vita è una legge incostituzionale, pronti al referendum» TOMMASO CERNO Una legge anticostituzionale, «che toglie al cittadino il diritto di scelta sulla cosa più importante: le terapie e il fine-vita. Il parlamento chieda un parere preventivo alla Consulta e si fermi prima che gli italiani si mobilitino per cancellare questa norma». Così Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per 17 anni una battaglia solitaria per dare voce alla figlia in stato vegetativo permanente che aveva chiesto lo stop alla nutrizione forzata. Pronto, insieme all'Associazione Per Eluana, a promuovere un referendum abrogativo. Un'idea che rilancia da Padova al convegno «Voglio poter scegliere». Il Senato ha approvato una legge sul biotestamento: prevede il divieto dello stop alla nutrizione e non è vincolante per i medici. Che giudizio dà? Pessimo. E' una legge anticostituzionale. Vede, il principio di partenza è molto semplice: una legge sul biotestamento, per essere valida, deve stabilire che io non posso perdere, da incapace, i diritti che ho da persona in grado di intendere e di volere. Questa legge fa l'opposto. Cioè? Se lei si deve togliere un neo deve firmare, secondo il consenso informato, l'autorizzazione ai medici per procedere. Se invece si tratta di tenerla in vita con strumenti e terapie invasive per anni e anni, nessuno le chiede nulla. Un caso come quello di Eluana non ci potrebbe più essere? Già. Ed è anche il motivo per cui parlo adesso. Avevo detto che dopo la vicenda di mia figlia mi sarei ritirato. E lo farò. Ma la vicenda di Eluana non è finita. Tutti possiamo ricadere nella sua stessa situazione e questo non è pensabile. E' una barbarie. Quello che chiesi a Massei, il primario di Lecco che accolse Eluana la notte del 18 gennaio 1992 dopo l'incidente, è la stessa domanda che rivolgo adesso al Senato: con che diritto fate questo? Con che diritto costringete un essere umano a entrare in un percorso di "non morte" che non vuole percorrere? La risposta? Non c'è stata. Oggi è chiaro che il Senato non ha compreso una cosa basilare: casi come quello di Eluana non ce ne devono essere più, nel senso che nessuno deve più potersi trovare di fronte a 17 anni di cure forzate che non ha mai autorizzato e che non voleva per sé. Per cui lo stop all'alimentazione è un falso problema, perché il paziente va ascoltato dall'inizio. Se così fosse stato Eluana non sarebbe mai rimasta per 17 anni in stato vegetativo. Al biotestamento si chiede una cosa sola: deve mettere il medico in grado di sapere quale sia la scelta del paziente: se vuole lasciarsi morire o vuole vivere quel tipo di esistenza. Una volta accertata quella scelta va comunque rispettata. Che soluzione propone al Parlamento? Il curatore speciale. Nominato dalla persona stessa, la quale affida le proprie volontà dopo averne discusso a chi ritiene adatto ad affermarle in caso di necessità. Non a un famigliare, che potrebbe avere interessi propri. A una persona esterna di propria fiducia, depositaria delle volontà, che agisce nel momento in cui l'incapace è sottoposto a cure mediche. Sarà questa figura ad affermare quali volontà erano state espresse e che tipo di terapie possono, di conseguenza, essere messe in atto e quali invece no. Così è in Gran Bretagna, in Svizzera, in Germania e in gran parte dell'Europa. In Italia si va nella direzione opposta. Già. La legge così com'è annulla il consenso informato, per questo dico che è anticostituzionale. La nostra Carta stabilisce che nessuno possa essere curato contro la propria volontà. Invece questa norma afferma il contrario, ledendo così a una delle libertà fondamentali dell'individuo, ovvero di scegliere le terapie e non di subirle contro la propria volontà. Non si tratta nemmeno di posizioni ideologiche, ma soprattutto di poca informazione. In Germania, per esempio, anche i cattolici hanno proposto - intendo il partito della premier Merkel - una legge che prevede lo stop alla nutrizione. Ed è una cosa normalissima, il ritorno a una dignità della morte naturale che qui in Italia si confonde con l'eutanasia. Che è una cosa diversa. La norma stabilisce, però, che la nutrizione e la idratazione artificiale - che sono state sospese su sua figlia - non sono terapie ma supporto vitale. E' così? Assolutamente no. Tutta la letteratura scientifica europea e mondiale afferma il contrario. Anche in Italia la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo stabilisce che essa è un presidio terapeutico. D'altra parte è chiaro ed evidente. Si tratta di essere alimentati con farmaci prescritti da medici specialisti attraverso un sondino nasogastrico spinto da una pompa che invia le sostanze predigerite nello stomaco. Questa non è alimentazione volontaria, ma una terapia. Così come lo stato vegetativo permanente non esiste in natura, ma è lo sbocco di un protocollo rianimativo che viene imposto dai medici. Che cosa risponde a chi, come il ministro Sacconi, ripete che questa legge afferma invece il diritto alla vita ed è quindi legittima? Un cittadino, come è stato il mio caso, non può accedere direttamente alla Suprema corte. Per questo io, che mi sono trovato costretto a dare voce a mia figlia Eluana ho dovuto affrontare un iter giudiziario durato quattordici anni, dopo la diagnosi definitiva di stato vegetativo permanente che arrivò circa due anni dopo l'incidente. Ma il governo invece può chiedere un parere. E allora dico ai signori onorevoli senatori e deputati di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto, lo facciano. E' doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è costituzionale, allora taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no. Lei ha fondato un'associazione "Per Eluana" che promuove a livello nazionale e non solo il diritto all'autodeterminazione. Cosa farete se questa legge passerà? Se è anticostituzionale il Capo dello Stato non la promulgherà. Ma in caso contrario è possibile che ci si muova per chiedere agli italiani un parere. Parla di un referendum? Come Loris Fortuna fece con il divorzio. Non è possibile togliere alle persone il diritto di scelta sul proprio fine vita. Al primario Massei dissi, quella maledetta notte: «Lei sa andare oltre?». Lui mi rispose: «Oltre che cosa significa?». Significava dialogare con Eluana, attraverso chi la conosceva. La risposta è stata no. Lei è a Padova per partecipare a un convegno sulla libertà di scelta. Un convegno che nasce in risposta a un altro evento pubblico dove monsignor Fisichella fu l'unica voce. E che venne criticato. Perché lei è qui? Vede, la mia tragedia è stata prima perdere mia figlia Eluana, il 18 gennaio 1992, quando dopo l'incidente entrò in coma senza mai più risvegliarsi. E poi darle voce. Questo in un mondo che predica dubbi che mia figlia non aveva. Per questo ho accettato questo invito. Perché la mia battaglia non sarà mai finita fino a quando anche solo una persona potesse trovarsi nella situazione di mia figlia Eluana. Di questa possibilità ringrazio Alessandro Zan, così come il professor Paolo Zatti, ordinario di diritto privato, con cui ho l'onore di confrontarmi, così come l'avvocato Azzalini e col dottor D'Agostini. E' convinto che parlarne e animare il dibattito servirà a vincere la sua battaglia? Questo appuntamento di Padova rappresenta il contraddittorio del convegno dove parlò una sola voce (monsignor Rino Fisichella n.d.r.). Io sono per il dialogo prima di tutto. Io con Eluana non ho mai avuto dubbi, quando abbiamo affrontato questi argomenti. Con la società esterna, invece, è stato un calvario. E allora ben vengano questi momenti di dibattito. Lei è stato criticato da chi la indica come un personaggio in cerca di una collocazione politica. In un certo senso anche il convegno di Padova lo è, visto che è organizzato da Sinistra e libertà. Io parlo a un convegno che si intitola "Voglio poter scegliere" e questo è tutto. Vado per questa ragione, perché si parla del caso di mia figlia Eluana. Se l'avesse organizzato il Pdl sarei andato ugualmente. Solo che magari il Pdl mi invita meno. In questa vicenda c'è stata tanta confusione e tanta disinformazione. Noi dobbiamo portare avanti questa battaglia proprio per fare chiarezza su una questione che non ha un marchio politico ma riguarda i diritti fondamentali di tutti i cittadini italiani. Mi hanno già etichettato, ma sanno bene che non sono testimonial di niente. Io sono qui perché l'ho promesso a mia figlia. Questo è tutto.

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medici su testamento biologico "il parlamento si fermi a riflettere" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 16 - Cronaca La Federazione degli Ordini: serve diritto mite e condiviso Medici su testamento biologico "Il Parlamento si fermi a riflettere" ROMA - Fermarsi e riflettere, in modo che nel passaggio alla Camera, il disegno di legge della maggioranza sul testamento biologico possa essere migliorato. E´ l´appello lanciato non solo dall´opposizione, ma anche dalla Federazione degli Ordini dei Medici, che si sono riuniti appositamente per valutare il testo sul fine vita uscito ieri dall´Aula del Senato. Il documento degli Ordini dei Medici punta il dito su uno dei punti più controversi del provvedimento: idratazione e nutrizione artificiale, scrivono, «per la comunità scientifica sono trattamenti assicurati da competenze mediche e sanitarie e non forme di sostegno vitale». Per questo i medici, ai quali il ddl lascia l´ultima parola anche in presenza di dichiarazioni anticipate di trattamento, si augurano che il Parlamento sappia produrre «su questa materia così intima e delicata, un diritto mite e condiviso nella certezza di un´etica forte delle persone». All´interno della maggioranza, intanto, anche il Pri di Francesco Nucara boccia il ddl Calabrò e si dice pronto a sostenere un eventuale referendum. Ma secondo il senatore del Pd Ignazio Marino, che per primo aveva aperto a questa possibilità, non si dovrà arrivare a tanto, perché «ci saranno talmente tanti conflitti negli ospedali» che arriverà prima l´intervento della Corte Costituzionale.

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LE REGIONI? CONTRALTARE DEMOCRATICO (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

LE REGIONI? CONTRALTARE DEMOCRATICO DOPO IL PIANO-CASA Chissà, forse ancora una volta le regole della democrazia costituzionale ce l'hanno fatta; forse sono riuscite a prevalere sull'impeto decisionista del Presidente del Consiglio. Forse. Vedremo come si evolverà, nei prossimi giorni, la vicenda del «piano case». Per l'ennesima volta (come già, poche settimane fa, nel caso Englaro) il nostro sistema istituzionale è stato sottoposto a tensioni fortissime, che hanno messo in discussione il delicato equilibrio di pesi e contrappesi che sta alla base delle democrazie contemporanee. Questa volta gli aspetti patologici sono stati quantomeno due. Da un lato, l'annunciato decreto-legge sull'edilizia era palesemente invasivo delle competenze in materia di «governo del territorio» riconosciute alle regioni e agli enti locali dalla riforma costituzionale del 2001, così come delineate dalla Corte costituzionale a partire dalla fondamentale sentenza sul condono edilizio (196/2004). E non meno invasivo sarebbe un disegno di legge di analogo contenuto. Dall'altro lato il governo ha mostrato ancora una volta di considerare un inutile orpello la «necessità e l'urgenza» prevista per i decreti-legge dall'art.77 della Costituzione: quando mai si è visto un decreto-legge annunciato per giorni, persino pazientemente «negoziato» con le regioni? La necessità e l'urgenza di provvedere o ci sono o non ci sono. Se ci sono, è sommamente contradditorio annunciare un decreto-legge, il cui utilizzo ha, se mai, la finalità opposta: ovvero di evitare l'effetto annuncio, ad esempio, nel caso in esame, per escludere speculazioni immobiliari. La risposta concorde delle regioni, del Presidente della repubblica, dell'opposizione hanno ricondotto, parrebbe, il governo nell'alveo costituzionale, e di questo non possiamo che rallegrarci. In fondo, l'esperienza di questi giorni ci ha consentito di toccare con mano uno degli aspetti positivi del «federalismo all'italiana» realizzato con la riforma costituzionale del 2001, ovvero il suo carattere garantista. Sulle materie regionali, come l'edilizia, nessun governo nazionale, nessuna maggioranza politica, possono più decidere in solitudine, né con decreto-legge né con legge, questo è ormai un dato accertato, questo ci testimoniano le foto della «Conferenza unificata», solennemente riunita con la presenza dei rappresentanti di stato, regioni, enti locali. Abbiamo finalmente un ulteriore contropotere, battagliero e radicato nel paese: le regioni. Non sappiamo se questa maggioranza, che ha nel suo seno il partito che più di tutti si è battuto per una soluzione «federale», e che non ha mancato in molte occasioni di assecondarlo sulla china autonomista (in ultimo sul federalismo fiscale), se ne fosse finora reso conto. In tal caso, il «piano casa» potrebbe aver rappresentato un risveglio un po' brusco.

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Biotestamento, si ridiscute tutto (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

PD ALL'ATTACCO MA ANCHE NEL CENTRODESTRA CI SAREBBERO ALMENO CINQUANTA DEPUTATI CONTRARI ALLA LEGGE Biotestamento, si ridiscute tutto La legge potrebbe arrivare a Montecitorio non prima dell'autunno [FIRMA]ANTONELLA RAMPINO ROMA E' significativo che nel rivendicare come molti i meriti del nascente Pdl Silvio Berlusconi non abbia speso una sola parola sulla legge sul cosiddetto testamento biologico appena passata al vaglio del Senato, del quale ha solo lodato «la nostra compattezza», invitando poi ieri sul palco il repubblicano Nucara che proprio su quella legge vorrebbe, piuttosto, un referendum abrogativo. Ed è significativo anche che tutte le leggi più spinose vengano incardinate dal centrodestra proprio a Palazzo Madama, luogo dove la battaglia è più dura ma le maggioranze assai più solide, e meglio controllabili. Adesso, il cosiddetto testamento biologico che non riconosce a chi è in fin di vita i diritti a decidere di sé che la Costituzione invece riconosce a chi è pienamente cosciente, come ieri ha notato Massimo D'Alema, approderà in commissione alla Camera. E lì, oltre a trovare un presidente forzista, Giuseppe Palumbo, che già annuncia «miglioramenti al testo grazie alla presenza di una vasta area liberale», si riaprirà la partita. Lo dice con chiarezza il capogruppo del Pd in commissione Sanità, l'ex ministro Livia Turco: «La Camera certo non siglerà la fotocopia di quel che è stato scritto in Senato: si ricomincia daccapo, anche perché noi non abbiamo mai discusso il tema, dobbiamo approfondirlo in modo molto rigoroso». Turco, naturalmente, dà una valutazione negativa del testo uscito da Palazzo Madama, che «oltraggia la persona che invece la Costituzione mette al centro» e si prefigge di «cambiarlo, o fermarlo». E' vero che nella stessa commissione siede una teo-dem del calibro di Paola Binetti, ma la Camera ha un orizzonte largo, molto più largo che non il Senato, e la battaglia sarà a tutto campo. Benedetto Della Vedova valuta in una cinquantina i deputati anti-legge Calabrò nel centrodestra, e molti di peso, come il liberista Antonio Martino che ne ha parlato a suo tempo come di un provvedimento «statalista»; come Lamberto Dini che, insieme ai forzisti Paravia e Saro, già depositò un appello bipartisan con Pietro Ichino ed Emma Bonino per rinviare tutto a dopo le elezioni europee del 7 giugno. Un appello che rischia di trovare adesso un riscontro reale: è proprio Palumbo a dire che prima della legge Calabrò la commissione Sanità sarà impegnata sulle cure palliative, «è quella la legge sulla dignità del fine-vita», dice anche Turco. E dunque solo alla fine di aprile si aprirà la partita sul bio-testamento. Si vedrà se il solo mese di maggio, pre-elettorale, basterà alla discussione: dopo le Europee, l'estate è alle porte. Non solo la legge potrebbe non arrivare in Aula prima dell'autunno, soprattutto in prima linea ci saranno medici e giuristi. Che la legge Calabrò abbia poco rispetto e metta in difficoltà i medici non lo dice solo Livia Turco, lo vanno dichiarando gli ordini professionali da giorni. Il profilo di incostituzionalità, ribadito anche ieri dal professor Carlo Federico Grosso, fa intanto dire proprio a Ignazio Marino, il primo a invocare un referendum, che si ricorrerà alla Corte Costituzionale. Di sicuro, il fronte liberal alla Camera non potrà contare sui socialisti, che hanno sposato la linea Sacconi-Quagliariello: è indispensabile legiferare perché, per loro, le sentenze sul caso Englaro sono state l'ultimo frutto avvelenato della stagione di Tangentopoli.

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Giudici Tar con il legale (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Giustizia e Società data: 28/03/2009 - pag: 30 autore: Giudici Tar con il legale Nei procedimenti disciplinari anche i magistrati contabili e amministrativi potranno farsi difendere da un avvocato. Lo ha deciso la Corte costituzionale con la sentenza n. 87/2009, depositata ieri in cancelleria. La decisione pone fine all'attuale disparità di trattamento tra giudici ordinari e amministrativi venutasi a creare dopo la sentenza n. 497/2000 con cui la Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma che proibiva al magistrato ordinario, sottoposto a procedimento disciplinare, di farsi difendere da un avvocato. La sentenza, redatta dal giudice Sabino Cassese, ha dichiarato illegittimo l'art. 34, comma 2, della legge 27 aprile 1982, n. 186, e l'art. 10, comma 9, della legge 13 aprile 1988, n. 117, nella parte in cui precludono al giudice amministrativo o contabile la difesa legale da parte di un avvocato. Secondo la Corte tali norme, consentendo alle toghe di farsi assistere nei procedimenti disciplinari solo da altri magistrati, ne limitano il diritto di difesa. Né la disparità di trattamento tra giudici di tribunale e giudici amministrativo-contabili può essere giustificata dalla diversa natura che caratterizza il procedimento disciplinare dei magistrati ordinari rispetto a quelli Tar (giurisdizionale nel primo caso, amministrativo nel secondo). «La possibilità di farsi assistere da un magistrato», scrivono i giudici delle leggi, «è ancora giustificabile in quanto il magistrato è ritenuto in possesso dell'idoneità tecnica per assumere la difesa. Ma il divieto di farsi assistere da un avvocato, che è la figura alla quale l'ordinamento riconosce in primo luogo questa funzione, è manifestamente irragionevole». E per di più, conclude la Consulta, limita l'esigenza di indipendenza delle toghe che «impone, già nel procedimento disciplinare, che al magistrato sia riconosciuto il diritto di scegliere il difensore».

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La Cassazione è passata sopra al legislatore (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 28/03/2009 - pag: 34 autore: Tommaso Di Tanno docente di diritto tributario comparato all'Università di Cassino la deriva pro fisco La Cassazione è passata sopra al legislatore Continua la serie di interventi sulle recenti prese di posizione della Cassazione sull'abuso di diritto. Sono già stati pubblicati i commenti di Claudio Siciliotti, Fabio Marchetti, Raffaello Lupi e Giuseppe RipaDifficile negare che gli interventi più recenti della Corte di Cassazione sul tema dell'elusione tributaria non abbiano destato un certo sconcerto. Afferma, infatti, la Suprema Corte, al termine di un percorso che l'ha investita nel corso degli ultimi tre anni, che il divieto di abuso di diritto (cioè l'utilizzo strumentale di una o più norme per conseguire un vantaggio fiscale non voluto dal legislatore) è immanente nel nostro ordinamento quale diretta emanazione del principio di capacità contributiva ex art. 53 della Costituzione. Con la conseguenza che non c'è bisogno di fare ricorso al famigerato art. 37-bis (del dpr 600/1973) per scovare e perseguire un comportamento elusivo che, al contrario, può essere perseguito sempre e comunque.Questa posizione appare, in prima battuta, condivisibile perché dettata dal comune buon senso e, tutto sommato, allineata a quell'ormai comune pensiero mondializzato di perseguire i comportamenti fiscali più disinvolti che accomunano grandi evasori, paradisi fiscali e bancarottieri d'ogni risma. Ed allineata anche alla nouvelle vague del pensiero giuridico mediterraneo che mira, ormai anche nel mondo non anglosassone, a far prevalere la sostanza sulla forma. Ma è giusta? Darà luogo ad un mondo migliore?Al primo quesito è facile dare risposta negativa. Il legislatore italiano non è stato silente sul punto e già dal 1990 (con la legge 408) iniziò a dettare norme sulla materia. Oggi vige l'art. 37-bis, certo discutibile nelle scelte che porta: ma non anche nel contenuto del dettato normativo. Non piacciono le sue statuizioni limitative (cioè la sua applicabilità solo ad alcune, e non a tutte, le categorie di atti)? Si invochi un nuovo intervento del legislatore o, al limite, se ne impugnino le prescrizioni presso la Corte Costituzionale, l'unico giudice intitolato ad abrogare una legge in vigore.L'art. 37-bis, peraltro, ha un contenuto plurimo: da un lato dice se e quando si ha elusione. Dall'altro, consapevole che una contestazione di tal fatta è diversa e più complicata dalla contestazione di una fattura non emessa o un costo indeducibile, indica un percorso più garantista ed obbliga ad un contraddittorio più serrato fra contribuente e fisco. E fa questo con lo scopo di evitare un contenzioso potenzialmente arbitrario, dispendioso anche per l'amministrazione finanziaria e forse anche inutile. Può, dunque, ben perseguirsi l'abuso di diritto e ciononostante, regolamentare al meglio, anche per ragioni biecamente organizzative, le modalità di svolgimento di questa contestazione atipica (perché basata sul disconoscimento degli effetti tributari di atti pienamente legittimi).Quanto alla capacità di questo nuovo orientamento di dare luogo ad un mondo (fiscale) migliore, la palla è palesemente nelle mani del fisco. Un sistema tributario non va valutato, infatti, solo alla luce delle sue norme ma va passato al filtro dei comportamenti di fatto seguiti dagli uffici che dette norme devono applicare. Consegue, da un lato, che va visto con favore il rafforzamento dei poteri dei segugi del fisco nel reprimere i comportamenti più furbeschi (tali sono quelli di coloro che astutamente eludono). Dall'altro che questi più penetranti poteri devono essere esercitati con maggiore equilibrio e senso di responsabilità, rinunciando ad accertamenti fatti più con l'intuito che con una certosina ricostruzione delle situazioni di fatto. Ricostruzione che deve, inoltre, tenere conto non solo dei comportamenti di un unico contribuente ma di tutti quelli coinvolti in una determinata operazione e del costo fiscale sostenuto nel suo complesso anche da detta pluralità di contribuenti.Vanno, poi, rispettati i regimi fiscali di favore. Quando il legislatore li adotta lo fa per spingere i contribuenti verso comportamenti che esso (a torto o a ragione) considera virtuosi. Non deve, quindi, succedere (come ahinoi succede) che chi si è messo sulla via virtuosa oggi (e per questo si è preso certi benefici) si trovi castigato domani per il solo fatto di aver goduto di un regime di favore.Forse sarà inevitabile, in questo contesto, un maggior ricorso all'istituto del ruling preventivo che, almeno per la grande impresa, pare sempre più indispensabile a garantire quella ricercata ragionevole certezza. Che questo sia un mondo migliore, però, è lecito dubitare visto che i ruling rischiano di frastagliare ulteriormente un mondo, quello dei regimi fiscali applicabili, già di per sé assai frastagliato.

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Alla nascita di Fi forse si poteva fermare Berlusconi visti da (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Alla nascita di Fi forse si poteva fermare Berlusconi visti da E va bene, la storia non si fa con i "se". Ma una domanda, oggi che Berlusconi domina la scena politica, se la saranno fatta certamente tutti quelli che finora lo hanno contrastato: sedici anni fa, quando cominciò la sua avventura, poteva essere fermato? C'era qualcosa che si sarebbe potuto fare, e invece non fu fatto, per bloccare la sua irresistibile ascesa? Come per la costruzione delle sue tv, Berlusconi, anche nella sua scalata politica, è passato indenne, o quasi, attraverso un fuoco di sbarramento, facendo lo slalom tra mosse dei partiti, decreti dei governi e sentenze della Corte costituzionale. L'anno fatale è senz'altro il 1993, nel bel mezzo della rivoluzione italiana e dopo il secondo dei referendum elettorali (18 aprile), con cui sono stati introdotti il bipolarismo e il sistema elettorale maggioritario. Tema del giorno, dopo la caduta del Governo Amato, è la formazione di un Governo per l'attuazione del risultato referendario. A presiederlo, per la prima volta, è chiamato un non-politico, il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi. Il Governo, composto in gran parte di tecnici, nasce d'intesa e con quattro ministri espressi direttamente dal Pds. Ma il 4 maggio, a sorpresa, dopo il giuramento e dopo il voto della Camera sull'autorizzazione a procedere per Bettino Craxi, l'allora leader del maggior partito d'opposizione, Achille Occhetto, cambia idea. Non vuole stare al Governo con i socialisti, e decide di ritirare la delegazione. È evidente che con il ritiro di Occhetto, che avrebbe dato un sostegno molto forte a un Governo costretto ancora ad appoggiarsi alla vecchia maggioranza di centrosinistra, la natura dell'esecutivo presieduto da Ciampi cambia. Secondo Augusto Barbera, che era uno dei quattro ministri costretto a dimettersi, cambia anche l'orizzonte politico-temporale di Ciampi: da Governo per le riforme che, insieme con l'attuazione della volontà uscita dalle urne referendarie, avrebbe potuto affrontare anche il problema del rinnovamento istituzionale, in un momento in cui il crollo del sistema politico l'aveva imposto come emergenza e in Parlamento giaceva il progetto di Grande Riforma elaborato dalla commissione Iotti, a semplice Governo per la riforma elettorale, che deve mettere a punto un testo coerente con quello uscito dal referendum e poi portare al più presto il Paese alle elezioni anticipate. È proprio nei mesi in cui Ciampi e i suoi ministri sono al lavoro che il piano di Berlusconi per la discesa in campo prende corpo. Nel suo libro "La rivoluzione interrotta", il leader referendario Mario Segni racconta di un colloquio dell'ottobre '93 in cui apprese da Berlusconi che si preparava a fondare un partito, e che tra le ragioni che lo avevano spinto c'era anche l'iniziativa del Governo Ciampi in materia di riforma televisiva. A quel punto, la nuova legge elettorale era già stata fatta, e tutti i tentativi di inserire nel testo una norma che prevedesse l'impossibilità per il Cavaliere di entrare in politica, si erano rivelati inutili. Esisteva, ad esempio, una legge del '57 che prevedeva la non eleggibilità per i titolari - come appunto Berlusconi con le sue tv - di concessioni dello Stato. Ma non faceva al caso del Cavaliere, perché a usufruire della concessione per le frequenze televisive era una società - e non Berlusconi personalmente -, tra l'altro presieduta da Fedele Confalonieri. Pertanto, anche dopo la prima elezione di Berlusconi, la giunta per le elezioni della Camera la considerò inapplicabile al vincitore del voto del 27 marzo '94. Che tra l'altro, e a ogni buon conto, oltre a non ricoprire più la presidenza del suo gruppo, aveva fatto in modo di non esserne più nemmeno l'azionista di maggioranza. Inoltre - e questo dovette essere ben presente sia al Governo dei Professori che evitò di inserire un ostacolo costruito su misura per il Cavaliere prima della discesa in campo, sia alla giunta della Camera che esaminò il problema dopo la sua vittoria alle elezioni politiche - bloccare con una legge un uomo che si candidava a rappresentare metà degli elettori del Paese, e finì con ottenerne il voto di più di metà, fece emergere il timore di una forzatura politica e giuridica. L'altro momento in cui la storia sarebbe potuta cambiare cade l'anno dopo, nel 1995. Mentre il Parlamento sta cercando una soluzione di riforma della tv in una commissione per il riassetto del sistema televisivo presieduta da Giorgio Napolitano, prevale la corsa ai referendum. Le firme erano state raccolte un anno prima, subito dopo la prima vittoria elettorale di Berlusconi. La commissione doveva servire a trovare una soluzione di legge, evitando il voto, per ridurre il potere politico-mediatico del Cavaliere, in ottemperanza alla sentenza della Consulta che aveva dichiarato incostituzionale parte della legge Mammì. Il confronto, certo, si presentava difficile. Ma in Parlamento, dopo la caduta del primo Governo di centrodestra e l'avvento dell'esecutivo tecnico presieduto da Dini, probabilmente si sarebbe trovata una maggioranza per la riforma dell'etere. L'irrompere dei referendum, oltre a bloccare l'iter parlamentare, aprì la strada a una nuova vittoria di Berlusconi, che dopo il voto dell'11 giugno potè a ragione vantarsi di aver avuto dalle urne referendarie un via libera al duopolio televisivo anche dopo la sua scesa in campo e una dimostrazione dell'indifferenza degli elettori alla questione del conflitto di interesse che stava alla base dell'iniziativa referendaria. In questi casi - solo due esempi di una lunga storia - la mobilitazione, il richiamo alle urne prevalse sulla ricerca di una soluzione in Parlamento. Chissà se in giro c'è ancora qualche rimorso per le scelte non fatte, o se la politica, con i suoi riti e i suoi tempi obbligati, era diventata davvero troppo debole per resistere all'avvento del ciclone Berlusconi. di Anna Chimenti 28/03/2009

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. A distanza di mesi il caso torna il Tribunale, dopo la decisione della Procura di chiedere l&#... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Latina)" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi La Procura vuole archiviare il caso "Holiday Village" ma il giudice Giuseppe Cario si oppone e prende tempo per decidere se accettare la richiesta del procuratore capo Giuseppe Mancini o disporre nuove indagini sul villaggio di Fondi, finito sotto accusa per lottizzazione abusiva. Ieri si è discussa l'udienza di opposizione all'archiviazione. In questi casi, ovviamente, accusa e difesa sono perfettamente d'accordo sulla chiusura del caso. Ma la decisione spetta al giudice per le indagini preliminari, in questo caso Giuseppe Cario. Lo stesso giudice che ricevette la visita del senatore Claudio Fazzone il quale disse che voleva solo "informarsi" sulla situazione dell'Holiday Village. Episodio quantomeno inusuale che innescò una polemica senza precedenti sull'autonomia della magistratura rispetto alla politica. Della vicenda si occupò anche il Csm: dopo una prima archiviazione della commissione che affrontò il caso, il plenum prese invece una posizione netta: «Il Csm - scrissero i giudici nel documento - auspica che in ogni occasione l'atteggiamento dei rappresentanti delle istituzioni sia tale che renda impossibile l'ingenerarsi del dubbio di condizionamenti». A distanza di mesi il caso torna il Tribunale, dopo la decisione della Procura di chiedere l'archiviazione. L'avvocato difensore Corrado De Simone non ha dubbi: «E' una richiesta giusta e inevitabile visto che non ci sono assolutamente gli estremi per ipotizzare la lottizzazione abusiva, come ha dimostrato anche il nostro consulente». Ieri, in aula, c'era il pm Marco Giancristofaro che ha ribadito la volontà della Procura di chiudere il caso. Ma sarà Cario a decidere. Il giudice potrebbe accettare l'archiviazione, respingerla disponendo nuove indagini oppure - scelta più drastica - disporre la cosiddetta "imputazione coatta". M.Cus.

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Il giudice veneto che sceglie il Sud (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: PRIMAPAGINA - data: 2009-03-28 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE La storia Ha rinunciato a Vicenza: «La Sicilia ha più bisogno» Il giudice veneto che sceglie il Sud VENEZIA — Aveva ottenuto il trasferimento alla Procura di Vicenza. Per lui, nato e cresciuto a Padova, praticamente il ritorno a casa: 10 minuti di treno la distanza tra la sua città e il nuovo ufficio. Marco Formentin, 36 anni, sostituto procuratore in Sicilia dall'ottobre del 2003, titolare di delicate indagini antimafia, ha però chiesto — e ottenuto dal Csm— di restare a Termini Imerese (Palermo). Non se la sentiva di lasciare ancora più sguarnito l'ufficio giudiziario dove lavora da cinque anni e che adesso fa i conti con le carenze d'organico. A PAGINA 6 Lucentini

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Il magistrato controcorrente: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-28 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Il caso Marco Formentin scrive al Csm: «Se me ne vado restano in tre» Il trend Nell'isola assegnati solo 4 dei 55 posti per combattere la mafia Il magistrato controcorrente: «Sto in Sicilia, ne ha bisogno» Padovano, rinuncia alla Procura di Vicenza per il Sud VENEZIA — Aveva ottenuto il trasferimento alla Procura di Vicenza. Per lui, nato e cresciuto a Padova, praticamente il ritorno a casa: 10 minuti di treno la distanza tra la sua città e il nuovo ufficio. Marco Formentin, 36 anni, sostituto procuratore in Sicilia dall'ottobre del 2003, titolare di delicate indagini antimafia, ha però chiesto — e ottenuto dal Csm — di restare a Termini Imerese (Palermo). Non se la sentiva di lasciare ancora più sguarnito l'ufficio giudiziario dove lavora da cinque anni e che adesso, come tanti altri in Sicilia, fa i conti con le carenze d'organico provocate dalle rarissime domande di magistrati che scelgono il Sud come sede di lavoro. Formentin ha scritto nei giorni scorsi al Csm chiedendo la revoca della domanda di trasferimento per «eccezionali ragioni di servizio». E l'organo di autogoverno della magistratura — che aveva dato il via libera al trasferimento della toga veneta — ha accolto la sua richiesta: può restare in Sicilia. «La mia scelta è dettata da una situazione inaspettata che si è venuta a creare alla Procura di Termini Imerese — spiega Formentin dopo aver inviato la lettera al Csm — insieme ad altri tre colleghi avevo presentato nei mesi scorsi la richiesta di trasferimento. Ora ho scoperto che tutte le nostre domande sono state accolte. Così, alla fine, in Procura sarebbero rimasti solo due sostituti e il procuratore Alfredo Morvillo (il fratello di Francesca, morta insieme al marito Giovanni Falcone nell'attentato di Capaci del 23 maggio 1992, ndr). Per una questione di coscienza, come cittadino e come magistrato, ritengo che ci sia quell'"eccezionale esigenza di servizio" che possa motivare la revoca del mio trasferimento. E così ho deciso di mettermi a disposizione per rimanere in questa sede giudiziaria ». Formentin si è rimesso quindi «doverosamente» alle decisioni del Csm, spiegando con un pizzico di ironia ai tanti colleghi e amici che lo hanno chiamato per esprimergli apprezzamento per la scelta di non voler passare per il salvatore della patria. «Ho ritenuto di essere nelle condizioni di continuare a dare il mio contributo in questa Procura, tutto qui», dichiara. Pochi giorni fa il concorso per coprire 55 posti di sostituto in quattordici Procure della Sicilia è stato un insuccesso: si sono fatti avanti appena quattro magistrati, tre per Palermo e uno per Catania. Oltre alle difficoltà negli spostamenti dalle città d'origine alla Sicilia, tra le cause che spiegano le poche domande presentate c'è anche la norma che impedisce di lavorare in Procura ai magistrati di prima nomina. «Una questione — spiega Antonio Balsamo, magistrato di Palermo e componente dell'Associazione nazionale magistrati — di cui la giunta nazionale parlerà in un incontro con la Terza commissione del Csm, che si occupa dei trasferimenti. Chiederemo di proporre le opportune modifiche alla legge. Intanto è giusto sottolineare che la scelta del collega Formentin è una manifestazione di grande senso dello Stato». Umberto Lucentini

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TERNI , se n'è... (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE pag. 14 TERNI «LEGALITÀ e cosa pubblica», se n'è... TERNI «LEGALITÀ e cosa pubblica», se n'è discusso ieri all'Hotel Michelangelo di Terni nel corso del convegno organizzato dall'Ordine provinciale dei dottori commercialisti ed esperti contabili. A rilanciare l'irrisolta «questione morale» che attanaglia il Paese, tra infiltrazioni mafiose e cattiva politica, il professor Antonio Baldassarre, ordinario di diritto costituzionale alla Luiss di Roma, presidente emerito della Corte Costituzionale e candidato sindaco di Terni; Caterina Chinnici, procuratore del Tribunale dei minori di Palermo e figlia di Rocco, ideatore del pool antimafia, magistrato ucciso da un'autobomba a Palermo nel 1983; il professor Mario Caligiuri, docente di Pedagogia della Comunicazione all'Università della Calabria e nostro editorialista; il professor Giorgio Chinnici, criminologo all'Università di Palermo. IL DIBATTITO, introdotto dal dirigente scolastico Luciano Lima e dal presidente dell'Ordine Roberto Piersantini, è stato moderato, davanti agli studenti di alcuni Istituti della città, dal giornalista Sergio Rizzo, coautore con Gian Antonio Stella dell'ormai celebre libro-inchiesta sul mondo politico «La Casta» . «I giovani sono troppo spesso distratti, sfiduciati o indifferenti rispetto al tema della legalità ha affermato tra l'altro la dottoressa Chinnici che invece così pesantemente influenzerà la loro possibilità di crescere e di scegliere di essere liberi. Uomini come mio padre questo ci hanno voluto insegnare, con il sacrificio della vita: il rispetto della libertà e della dignità di ogni essere umano, e ciò può avvenire solo nelle legalità che non è un concetto astratto, ma deve essere vissuta quotidianamente come scelta di vita. Senza legalità non c'è libertà, non c'è cultura, né vera umanità». Dal professor Caligiuri la personale esperienza di governatore della cosa pubblica come sindaco, in Calabria, in un piccolo comune di 3mila abitanti, governato da una lista civica e dove una serie di normali eccellenze umane, culturali, tecnologiche e imprenditoriali hanno tenuto lontane le ingerenze mafiose. «L'unica speranza possibile sono i giovani ha aggiunto Caligiuri, autore del libro La formazione dell'èlite' , _di fronte a una politica autoreferenziale, che si perpetua e che molto spesso è connivente. Il riscatto non può che arrivare dalle nuove generazioni». ssss «QUANDO ERO alla Rai ha ricordato Baldassarre, già presidente della Tv pubblica ho conosciuto il peggio del peggio in merito al tema della legalità. La Rai accomuna tutti i vizi della nostra società, che vengono vissuti come cose normali. Il nostro sistema giudiziario così lento finisce per favorire chi delinque e punire gli innocenti. L'arroganza della politica ha sempre umiliato la vera legalità. Torniamo alla legalità tutti, giovani e meno giovani, politici e non, per tornare ad essere veramente liberi e fiduciosi». Stefano Cinaglia

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Quando la legge è ingiusta . Pepino: Ci guida la Costituzione (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 28-03-2009)

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CONGRESSO MD Quando la legge è «ingiusta». Pepino: «Ci guida la Costituzione» Non è facile fare il magistrato, specie quello democratico e di sinistra, tra i manifestanti che sfilano violando il protocollo Alemanno, i medici che rifiutano di denunciare gli immigrati clandestini e altri medici che, magari senza troppa pubblicità, sceglieranno di staccare l'alimentazione e l'idratazione a un malato terminale anche dopo l'eventuale approvazione della legge sul testamento biologico. Il tema serpeggia tra gli interventi del XVII congresso di Magistratura democratica, in questi giorni a Modena, e ne parla esplicitamente Livio Pepino «capodelegazione» di Md al Csm, prima nel suo intervento e poi col manifesto: «Il problema della legge ingiusta è un tema di sempre, ma i giudici dell'Italia di oggi tutto sommato sono fortunati. Perché la legge fondamentale che devono applicare è la Costituzione e le singole norme vanno lette esclusivamente in relazione ai principi contenuti nella Carta. E' anche per questo che difendere la Costituzione nella sua interezza è fondamentale. Nel confronto tra leggi e carta fondante si realizza il ruolo del giudice, non di protagonismo o di supplenza ma di garanzia dei diritti». sa.m.

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Tre referendum contro le liste bloccate (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Cronaca Regionale Pagina 105 Tre referendum contro le liste bloccate I Riformatori: «Bipolarismo possibile solo con il maggioritario» --> I Riformatori: «Bipolarismo possibile solo con il maggioritario» Chiesta anche l'abolizione della candidatura in più collegi. Dalla settimana prossima i gazebo. «Quattrocento milioni per difendere una porcata». Non è uno slogan, piuttosto la cifra politica con la quale i Riformatori accendono in Sardegna le luci sulla campagna referendaria: è la chiamata alle urne per cancellare l'attuale legge elettorale, ribattezzata "porcata" dallo stesso ministro Calderoli che nel 2005 la firmò. Ma l'appuntamento rischia di non essere accorpato all'election day (europee e amministrative) del 6 e 7 giugno prossimi, per slittare di una settimana. «Se così sarà, si spenderanno 400 milioni in più», avverte Massimo Fantola, leader dei liberal democratici sardi. I QUESITI I promotori del referendum chiedono l'abolizione del sistema attuale (proporzionale con premio di maggioranza senza preferenze) per passare al maggioritario puro, senza liste bloccate. «La semplificazione del sistema politico è una necessità, noi siamo per il bipolarismo», dice Fantola. I quesiti proposti - ammessi dalla Corte Costituzionale già nel 2007 - sono tre. Due riguardano Camera e Senato, per introdurre il premio di maggioranza al partito che ha ottenuto più voti. Col terzo quesito viene chiesta l'abolizione della candidatura multipla, cioè in più collegi. IL PROBLEMA Se questi sono i contenuti tecnici, non meno importante è il risvolto politico. «Sappiamo», prosegue Fantola, «che a livello nazionale c'è una volontà trasversale di scoraggiare la partecipazione al referendum, già saltato nel 2008», per la coincidenza con le Politiche. I Riformatori non ci stanno, e guardando intanto ai maggiori costi che la decisione comporterebbe: «Far slittare il voto oltre il 6 e 7 giugno significa buttare al vento 400 milioni, per ragioni che vanno al di là della democrazia. Uno spreco». Fantola non usa mezzi termini e attacca: «La verità è che l'attuale sistema fa comodo a tutti. Diversamente, in Sardegna non verrebbero candidati ed eletti i vari Barbareschi e Saltamartini. Si preferisce bruciare soldi, anziché accorpare il referendum all'election day». Di certo è una questione di giorni. Per legge, la data del voto deve essere fissata due mesi prima. Vuol dire che entro il 6 aprile, a Roma, il nodo andrà sciolto. E se dovesse finire male, il referendum scivolerebbe al 13 e 14 giugno, ovvero il week-end prima dei ballottaggi per le amministrative. LA CAMPAGNA Comunque vada, già dalla prossima settimana i liberal democratici organizzano banchetti informativi a Cagliari e in tutte le altre sette province sarde. Solo in città, dieci gazebo accompagneranno la campagna referendaria. Michele Cossa, coordinatore del partito e neovicepresidente del Consiglio regionale, non usa il fioretto: «L'attuale legge elettorale ha segnato un'erosione nella legittimazione degli organismi parlamentari. Ne è prova la proposta di far votare, a palazzo Madama e Montecitorio, solo i capigruppo». Quindi la conclusione: «Solo un nuovo sistema con preferenze, può correggere la rotta e riportare nel giusto alveo il rapporto tra parlamentari e territori». Durissimo anche Pierpaolo Vargiu, riconfermato capogruppo nell'Aula di via Roma: «Andiamo avanti in questa battaglia, sicuri che la politica non vada fatta nel palazzo, ma in mezzo alla gente. Se chiedessimo un'opinione ai cittadini, non ce ne sarebbe uno d'accordo nel buttare al vento 400 milioni». Ragion per cui Vargiu spinge per far rientrare nell'election day anche il referendum. Una sfida, quest'ultima, che ha visto la Sardegna partecipare in massa: «Siamo la regione dove sono state raccolte più firme, circa 80 mila», sottolinea Fantola. A microfoni spenti, interviene Pietrino Fois, altro consigliere regionale: «Il Governo dovrebbe mantenere rapporti con realtà politiche locali come la nostra, già succede con Lega ed Mpa. Soprattutto nel quadro delle riforme, siamo una voce importante». ALESSANDRA CARTA

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Mamme sempre più vecchie E in aumento i parti trigemini (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 28-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Firenze)) (Giorno, Il (Milano))

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BREVI pag. 17 Mamme sempre più vecchie E in aumento i parti trigemini LEGGE 40, PAROLA ALLA CONSULTA ROMA Le mamme italiane che hanno un figlio con le tecniche di fecondazione assistita sono sempre più anziane: il 25% ha più di 40 anni e la media raggiunge i 36 anni contro i tre anni in meno delle donne europee che raggiungono la maternità con le stesse tecniche. E sono molti, sempre rispetto alla media europea, i parti trigemini. E' il dato principale che arriva dalla relazione inviata al Parlamento dal sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella. Ma sulle modifiche della legge o delle linee guida la sottosegretaria, che giudica «buona» la legge, frena. La legge 40 arriverà martedì all'esame della Corte Costituzionale: i giudici ascolteranno chi la ritiene illegittima e chi invece la difende.

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Md: le primarie pure per i giudici contro le correnti (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 28-03-2009)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-28 num: - pag: 23 categoria: REDAZIONALE Il congresso Md: le primarie pure per i giudici contro le correnti MODENA — «Se veramente vogliamo combattere contro il potere delle correnti chiediamo che per le prossime elezioni del Csm vengano o fatte le primarie». Marisa Acagnino, consigliere della corte d'Appello di Catania, lancia la proposta al XXVII congresso di Magistratura democratica (la componente di sinistra delle toghe). Una sollecitazione sulla strada del superamento delle correnti e della valutazione professionale dei magistrati, è arrivata con l'intervento del presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara (Unicost): la dialettica tra i gruppi in cui è articolata la magistratura è insopprimibile ma su due punti dobbiamo essere uniti: il controllo effettivo di professionalità e la nomina dei capi degli uffici che devono essere i più bravi...». D.Mart.

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(sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 28-03-2009)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-28 num: - pag: 23 categoria: REDAZIONALE Giustizia Dominioni: riforma? Il governo ha perso tempo «Chi viene eletto non continui a fare l'avvocato» Il capo dei penalisti e i parlamentari in toga Lettera del presidente dell'Unione delle camere penali al premier e a Alfano: contrari alle norme sulla sicurezza ROMA - «Sulla giustizia il governo ha perso quasi un anno... Perché, finora, dalle parole non si è mica passati ai fatti: in altre parole, abbiamo la sensazione di percepire una sorta di abbandono da parte della politica dopo i grandi annunci su una riforma complessiva della giustizia che sembrava imminente. Invece, la maggioranza si è concentrata sulla sicurezza, varando, tra l'altro, provvedimenti inutili, arretrati, dannosi. Sui quali esprimiamo tutta la nostra contrarietà». Il presidente dell'Unione delle camere penali, Oreste Dominioni, ha scritto al presidente del Consiglio e al ministro della Giustizia una lunga lettera in cui manifesta tutta la delusione degli avvocati a causa del «grande freddo» che è calato in Parlamento su molte leggi in materia di giustizia. E ora, alla vigilia dello «sciopero» degli avvocati che da lunedì a venerdì bloccherà le udienze in tutta Italia, Dominioni torna alla carica per chiedere al governo un segnale di discontinuità: «Nell'azione del governo e della maggioranza, ma potrei dire la stessa cosa per il Partito democratico, c'è scarsa chiarezza di idee su come fare le riforme... Le iniziative lanciate di gran carriera poi subiscono questo clima di confusione. Per esempio, non si parla più della riforma del Consiglio superiore della magistratura e ora, visti tempi delle modifiche costituzionali, è certo che nel 2010 il prossimo Csm verrà eletto con le medesime regole: ecco, tanti buoni propositi enunciati fino all'estate scorsa sembrano volatilizzati». Dominioni ha l'impressione che anche questo governo abbia paradossalmente «rinvigorito la presenza di tanti magistrati fuori ruolo nei palazzi della politica». E ce ne ha anche per i magistrati in aspettativa che sono stati eletti in Parlamento: «A guardare bene le commissioni Giustizia sembra di stare in tribunale ». Ma alla Camera e al Senato sono gettonati soprattutto gli avvocati: una volta eletti dovrebbero «mettersi in aspettativa » anche loro come ha suggerito il segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini? E qui Dominioni tira una stilettata agli avvocati parlamentari pur senza nominare Giulia Bomgiorno e Niccolò Ghedini del Pdl: «Spesso non sono d'accordo con Cascini ma da tempo dico che è inaccettabile vedere in tribunale l'avvocato che è appena uscito da un'aula parlamentare. La professione dell'avvocato è troppo importante per cui chi sceglie la politica dovrebbe sospendersi dall'ordine finché dura il mandato. Per i magistrati, invece, consiglierei un nuovo concorso se vogliono rientrare in ruolo dopo l'esperienza politica». Le Camera penali non mollano la presa anche sul tema sicurezza: «Troppi annunci, troppi provvedimenti che inseguono l'opinione pubblica. La sfida sulla sicurezza dovrebbe basarsi sul controllo del territorio, sulle politiche per il territorio, invece c'è un continuo ricorso all'inasprimento delle pene, alla previsione di nuovi reati, all'obbligatorietà della custodia cautelare in carcere con effetti dannosi per i diritti fondamentali delle persone». E per dimostrare che non c'è pregiudizio verso l'azione di governo, Dominioni aggiunge: «Ho apprezzato il ministro Maroni quando ha detto che in alcune regioni c'è stata una flessione dei reati grazie a politiche del territorio mirate». Infine un giudizio sui magistrati dell'Anm che hanno attaccato lo sciopero degli avvocati: «Quella dell'Anm è la solita patologia, e non saranno certo 5 giorni di astensione dalle udienze a danneggiare una giustizia allo sbando». Magistrati-deputati «Alla commissione Giustizia sembra di stare in tribunale» Toghe Secondo il presidente delle Camere penali gli avvocati eletti in Parlamento dovrebbero mettersi in aspettativa Dino Martirano

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Rendita Inail al 40% anche al figlio naturale (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-03-28 - pag: 29 autore: CORTE COSTITUZIONALE Rendita Inail al 40% anche al figlio naturale Doppio intervento della Corte costituzionale su famiglia e infortuni sul lavoro. Al figlio naturale rimasto orfano in seguito a un incidente del genitore spetta il 40% della rendita Inail. Stop, invece, alla richiesta di equiparare il trattamento del coniuge al convivente more uxorio. Lo ha stabilito la Corte costituzionale nella sentenza n. 86 depositata ieri, dichiarando l'illegittimità di una norma contenuta nel Testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (Dpr 1124 del 30 giugno 1965, articolo 85, primo comma, numero 2). La legge, per la Consulta, viola la Costituzione laddove dispone che nel caso di infortunio mortale dell'assicurato, agli orfani di entrambi i genitori spetta il 40% della rendita, mentre esclude che essa spetti nella stessa misura anche all'orfano di un solo genitore naturale. La norma impugnata, si legge nella sentenza, «nello stabilire che la rendita infortunistica spetta nella misura del venti per cento a ciascun figlio legittimo, naturale, riconosciuto o riconoscibile, e adottivo, fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età ... introduce una discriminazione fra figli naturali e figli legittimi che si pone in contrasto con gli articoli 3 e 30 della Costituzione».

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Spazio alle associazioni dove non ci sono riserve (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI PROFESSIONISTI data: 2009-03-28 - pag: 33 autore: Albi & mercato. Dopo la decisione del Tar Lazio sul decreto qualifiche Spazio alle associazioni dove non ci sono riserve Partecipazione alle piattaforme per le attività senza esclusive Guglielmo Saporito Associazioni ed Ordini professionali leggono in modo diverso la sentenza 3122/2009 del Tar Lazio (si veda «Il Sole 24 Ore» del 26 marzo) in tema di "piattaforme" professionali. La pronunica respinge il ricorso dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili contro il ministero della Giustizia, che aveva predisposto il censimento delle professioni prive di Albo, aprendo loro le porte per la redazione di "piattaforme" formative europee, allo scopo di facilitare il riconoscimento delle qualifiche e la circolazione intra-Ue. Le "piattaforme", attuando le direttive comunitarie 2005/36 e 2006/100, raccolgono i criteri comuni sui requisiti di formazione necessari per esercitare una professione (titolo di studio, esperienza, formazione). Se si stabilisce una procedura comune europea per forgiare i professionisti, ne scaturisce il riconoscimento automatico come "professione". Mentre le norme comunitarie partono da principi di libera circolazione nei servizi, l'ordinamento italiano subordina però l'accesso alle professioni ad un esame di Stato (articolo 33 della Costituzione), senza il quale, sostenevano i commercialisti, non vi è possibilità di esercitare una professione. La sentenza del Tar interviene sul tema, prendendo atto che le attività di assistenza e consulenza non sono riservate ai professionisti con Albo. Chi presta assistenza e consulenza può, quindi, avere un'associazione, che può partecipare all'elaborazione delle " piattaforme comuni" per fornire le prestazioni (di assistenza e consulenza) nell'intera Ce. Nei settori di assistenza e consulenza,l'Ordine professionale non può, quindi, sottrarre posto alle associazioni, nè affermare di essere l'unico legittimato a partecipare alle "piattaforme". Quindi, la sentenza del Tar Lazio segna un punto a favore delle associazioni, le quali possono partecipare alla piattaforma, anche se solo per le attività non riservate, cioè per quelle che oggi puo' svolgere chiunque, anche il non iscritto ad un Albo. Nello stesso tempo, il Tar condivide le posizioni degli Ordini, perchè consente alle associazioni di partecipare alle piattaforme solo ed esclusivamente per le attività libere. Più volte nelle aule di giustizia si è discusso del confine tra attività libera e riservata, con alterne vicende. La consulenza aziendale, ad esempio, è stata ritenuta non esclusiva di ragionieri e dottori commercialisti (Corte costituzionale 418/1996), potendo essere prestata anche da un consulente del lavoro (Cassazione 15530/2008) o da un soggetto non iscritto ad alcun Albo. Stesso ragionamento per la redazione dei bilanci (Cassazione penale 1525/2000) e per le transazioni (Cassazione 15530/2008). Anche gli adempimenti formali successivi all'attività strettamete protetta, che eccedono dal nucleo centrale dell'atto tipico della professione, possono ritenersi liberi (Cassazione 25735/2008, in tema di adempimenti successivi alla redazione di un atto giudiziario). I problemi non riguardano solo singoli professionisti, ma anche le consulenze effettuate da imprese (quali quella strategica, il marketing, la consulenza legale, amministrativa e commerciale: si veda la risoluzione 178/E/2008 delle Entrate), l'assistenza legale e tributaria prestata da società di servizi (Cassazione 9237/2007), fino a redazione e giuramento delle perizie tributarie (legge 311/2004), con conflitti presenti anche in settori tecnici, quali quello tra chimici ( con Albo) e spazzacamini (artigiani) deciso a favore di questi ultimi dal Consiglio di Stato, con sentenza 3656 del 2006.

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Corte costituzionale. (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI PROFESSIONISTI data: 2009-03-28 - pag: 33 autore: Corte costituzionale. Confermata l'incompatibilità tra professione legale e funzioni part-time nella Pa Scelta libera del difensore anche per i giudici contabili Alessandro Galimberti ROMA Anche i magistrati amministrativi o contabili sottoposti a procedimento disciplinare potranno nominarsi un difensore di fiducia, scelto tra gli avvocati liberi professionisti. Lo ha stabilito la Corte costituzionale (sentenza 87/2009, depositata il 27 marzo) dichiarando l'illegittimità parziale dell'articolo 34 della legge 186/1982 e allinenando così le toghe delle giurisdizioni speciali a quelle ordinarie. Secondo la Corte, infatti, la garanzia dell'indipendenza dei magistrati, costituzionalmente prevista, «rileva anche in materia di responsabilità disciplinare, perché la prospettiva dell'irrogazione di una sanzione può condizionare il magistrato nello svolgimento delle funzioni che l'ordinamento gli affida». Per questo motivo è prioritario «assicurare un'efficace difesa» alla toga a rischio di incolpazione, prevedendo la «facoltà di scelta del difensore da lui ritenuto più adatto », non limitandola invece ai soli colleghi d'ufficio. La pronuncia di ieri chiude così il cerchio disegnato nel 2000 (sentenza 497) per garantire ai magistrati ordinari la difesa professionale durante il procedimento davanti al Csm. La natura giurisdizionale di quest'ultimo procedimento, a differenza di quella amministrativa per i giudici contabili e di Tar, non basta secondo la Corte a mantenere un'irragionevole disparità di trattamento: ciò che conta è la qualità soggettiva di «giudice». E sempre in materia forense, la Corte (sentenza 91/2009) ha nuovamente statuito l'inammissibilità della questione del dipendente di Pa (nella fattispecie operatore amministrativo dell'Avvocatura dello Stato) che lamentava la mancata concessione del part-time per poter svolgere la professione di avvocato. La scelta del legislatore di tener separati questi ambiti molto delicati, secondo i giudici, è tutt'altro che irragionevole o discriminatoria, quindi è costituzionalmente compatibile.

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Il testo passa alla Camera Si mobilitano i liberali del Pdl (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-03-28 - pag: 12 autore: LA GIORNATA TESTAMENTO BIOLOGICO Il testo passa alla Camera Si mobilitano i liberali del Pdl Della Vedova: 50 deputati chiedono modifiche Martedì la norma sulla procreazione alla Consulta Il cammino del testamento biologico alla Camera comincia in salita. A mettere i bastoni tra le ruote del Ddl, votato giovedì scorso dal Senato, non c'è solo l'opposizione,ma un nutrito drappello di deputati del Pdl. Su una cosa tutti sembrano d'accordo: la legge va cambiata, migliorata, più o meno radicalmente. Dall'Ordine dei medici arriva, intanto, un invito al Parlamento a prendere una «doverosa pausa di riflessione ». I camici bianchi sono preoccupati, in particolare, per il carattere non vincolante della dichiarazione anticipata del malato e per il divieto di interrompere alimentazione e idratazione artificiali. Ad aprire il dibattito politico è stato, ieri, il liberal del Pdl Benedetto Della Vedova, che annuncia: «Ci sono già almeno cinquanta deputati del Pdl pronti ad assumere iniziative e votare miglioramenti significativi in una direzione liberale, perché questa legge è solo una bandiera ideologica confessionale ». «Alla Camera – aggiunge Giuseppe Palumbo (Pdl), presidente della commissione Affari Sociali dove comincerà l'esame del Ddl – il provvedimento potrà essere sicuramente migliorato anche grazie alla presenza di una vasta area liberale ». Anche nelle file dell'opposizione ci si prepara alla battaglia: «Lavoreremo per cambiare le norme approvate», avverte Marina Sereni, vicepresidente dei deputati del Pd. Mentre dall'ex ministro degli Esteri, Massimo D'Alema (Pd) arriva una nuova dura condanna: «è una pessima legge, che ci allontana dal mondo civile». Intanto nei prossimi giorni si potrebbe aprire un nuovo fronte bioetico: la legge 40/2004 sulla procreazione assistita arriverà il 31 marzo all'esame della Corte costituzionale. Ma il ministero del Welfare difende la legge: secondo i dati diffusi, ieri, in tre anni di applicazione delle norme sono aumentate le gravidanze e il numero delle coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita. Crescono, però, anche i parti tri-gemellari. Mar.B.

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Impugnata la legge idrica della Regione Lombardia (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-03-28 - pag: 12 autore: CONSIGLIO DEI MINISTRI/2 Impugnata la legge idrica della Regione Lombardia Colpo di spugna del Governo sulle norme che ampliano i poteri della Regione Lombardia in materia di risorse idriche. Il Consiglio dei ministri, fra gli altri provvedimenti, ha, infatti, deciso di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale le disposizioni della legge regionale n. 1/2009 che attribuiscono alla Regione i poteri di verifica del piano d'ambito e dei suoi aggiornamenti e all'Autorità locale (Ato) quelli di determinazione e di adeguamento del sistema tariffario perzone territoriali e soggetti svantaggiati. Il ricorso sarà tuttavia presentato in via cautelare e ritirato dopo che il consiglio regionale, peraltro già disponibile alle richieste avanzate dall'Esecutivo, avrà apportato le modifiche per evitare il conflitto di attribuzioni su materie considerate di competenza del Governo. Impugnata davanti ai giudici della Consulta anche la legge della Regione Val d'Aosta n. 5/2009 per le misure sulle assenze per malattia e di esonero dal servizio dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni ritenute in contrasto con le disposizioni varate dal Governo in materia di pubblico impiego e con i criteri di ripartizione delle funzioni legislative tra Stato e regioni. Approvato, infine, in via definitiva il regolamento che recepisce la direttiva 2005/45/Ce sui requisiti minimi per la formazione della gente di mare. (M.Gasp.)

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Cantone: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 28-03-2009)

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Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: INPRIMOPIANO - data: 2009-03-28 num: - pag: 4 categoria: REDAZIONALE Cantone: «Tempi bui per le toghe. Io in politica? Questo non è il momento» Il magistrato-scrittore sulla consulenza data a Genchi: «Io ho sempre affidato le indagini alla polizia giudiziaria» «Se mi è piaciuta la lezione sulla Camorra? certo che sì. Piuttosto, mi hanno deluso i commenti. I giornali si sono soffermati più sul contenitore che sul contenuto, più sul modo di fare televisione che sulla lotta alla criminalità». Raffaele Cantone, già sostituto procuratore a Napoli, elemento di punta della direzione distrettuale antimafia, autore di un bestseller come Solo per giustizia, attualmente in servizio presso il Massimario della Cassazione, accetta di parlare di giudici e giustizia. Ma il discorso non può che partire dall'ultima apparizione televisiva di Roberto, vale a dire di Saviano. Dottor Cantone, non sembra un buon momento per la magistratura, vero? «Non mi sembra che il barometro evidenzi bel tempo. Penso ad alcune vicende come lo scontro fra le procure di Salerno e Catanzaro, alla situazione di molti uffici giudiziari del Sud ormai senza più magistrati e soprattutto a un'idea che sembra ormai diventata di dominio pubblico e che nasconde le non poche realtà virtuose. Ed all'orizzonte si annunciano riforme che stravolgeranno l'ordinamento giudiziario. Sul punto dell'inefficienza, però, mi lasci dire una cosa che può apparire corporativa, ma non lo è: la politica, con un'eccezionale operazione di marketing è riuscita a scaricare le responsabilità del cattivo funzionamento della macchina giudiziaria sulla magistratura, lì dove, invece, le maggiori responsabilità sono proprio collegate a scelte sbagliate della politica medesima e a gravi carenze di uomini e mezzi». Perché il Sud è senza magistrati? «Perché il nuovo ordinamento non prevede la presenza degli uditori nelle procure, e i magistrati con anni di esperienza non chiedono il trasferimento a Gela o a Barcellona Pozzo di Gotto ». Quando e perché è iniziata la crisi di credibilità della magistratura? «Si è trattato di un clima gradualmente cambiato, segnato da attacchi continui a singoli magistrati ed all'intera classe. Le ricordo, però, quanto sia «pendolare » questa crisi di credibilità; basta andare al periodo in cui venne votato il referendum sulla responsabilità civile, a fine degli anni '80, per evidenziare come questi momenti siano purtroppo ciclici». A Napoli ci sono stati due suicidi in pochi giorni. Due persone indagate. Significa qualcosa? «Ho troppo pochi elementi per azzardare una risposta. Il suicidio di un indagato, per un magistrato, è certamente un'esperienza drammatica, che per fortuna non ho mai vissuto». Lo strappo fra il pg Galgano e l'Anm e, prima ancora, tra il procuratore Lepore e due sostituti: si prospetta una procura di Napoli nuovamente paralizzata da contrasti interni? «Anche in questo caso non ho tutte le tessere del mosaico, ma sono certo che una stagione come quella vissuta anni fa sia ormai alle spalle». Condivide le critiche espresse nel documento dell'Anm? «Non posso e voglio rispondere a questa domanda perché non sarei obiettivo: questa Anm è quella nella quale ero stato eletto e che per un breve periodo ho anche avuto l'onore di rappresentare come presidente. E poi sono legatissimo al procuratore Galgano, che ho sempre considerato un'autorità morale indiscussa nel distretto e che ho sempre trovato molto vicino nei miei numerosi momenti di difficoltà». Lei è ancora iscritto ad una corrente della magistratura? «Sì, sono ancora iscritto all'Anm, e non ho alcuna intenzione di "stracciare" tessere. Ci sono sicuramente delle situazioni criticabili: molte delle ragioni originarie che avevano visto nascere le correnti sono venute meno e queste rischiano di diventare, in alcuni casi, centri di potere interno. Il discorso sarebbe lungo ma credo che, comunque, le correnti restino un momento fondamentale per una dialettica interna della magistratura». Che cosa vuol dire centri di potere interno? «Penso alle carriere, alle nomine di soggetti che hanno fatto solo attività associativa e che per questo arrivano al Csm o ottengono incarichi direttivi. Da noi si fa carriera come succede a certi attivisti del sindacato». Che differenza c'è tra la spartizione delle nomine in magistratura e la lottizzazione politica? «In magistratura riguarda solo vicende minori ». Giudici e politica, l'ultimo caso è quello di De Magistris. Lei gli ha fatto gli auguri. Ma ha visto quante critiche? «Gli auguri a Luigi, che rinnovo, sono collegati ai nostri rapporti di amicizia cementatasi in un periodo intenso e proficuo di lavoro in Procura, a Napoli. Non mi nascondo, però, a prescindere dalla sua scelta personale, che c'è un problema e riguarda, in generale, le candidature dei magistrati. Non credo assolutamente che sarebbe giusto impedire ad un magistrato di fare politica: nel Parlamento vi deve essere spazio per un'ampia rappresentatività delle professionalità civili. Il problema è stabilire in primo luogo regole chiare per evitare che ci possano essere strumentalizzazioni — non da parte dei magistrati ma dei politici — del precedente lavoro svolto in magistratura. E poi dovrà essere stabilito cosa dovrà fare il magistrato dopo, quando lascerà la politica. è necessaria una legge che, però, non sia punitiva per la magistratura. E poi ci sono tante altre situazioni di cui non si parla e che meriterebbero interventi normativi: oggi ad esempio non vi è alcuna incompatibilità tra essere sindaci o assessori e continuare a indossare la toga. è una situazione, certamente legittima, ma che può incidere sull'immagine di necessaria indipendenza del magistrato». è giusto per un magistrato firmare appelli contro qualcuno e poi indagarlo? «Il magistrato resta un cittadino e quindi non gli si può precludere un impegno sociale; sarebbe un paradosso. Certo est modus in rebus; vanno tendenzialmente evitate manifestazioni del pensiero che qualcuno strumentalmente potrebbe poi interpretare in un certo modo». E partecipare a comizi, cortei e manifestazioni di partito? Lei come si regola? «Non mi va di dare giudizi in astratto; dico come mi regolo io; sono andato, vado ed andrò - finchè sarà consentito- a tutte le manifestazioni organizzate dalla società civile ed anche dai partiti quando riguardino temi di interesse, connessi al mio lavoro ed al mio impegno sociale e cioè legalità e lotta alle mafie. è evidente che non andrei mai ad una manifestazione di propaganda elettorale o similare». La vicenda Genchi: si può lanciare l'allarme per la democrazia, come ha fatto De Magistris, e poi autorizzare una tale centrale di spionaggio? «Onestamente non mi pare che Genchi abbia messo su una centrale di spionaggio. Non abbiamo le prove che Genchi — che premetto non conosco e con il quale non ho mai lavorato preferendo far svolgere certe attività alla polizia giudiziaria, sia pure con i loro tempi lunghi — abbia utilizzato indebitamente dati che aveva legittimamente assunto. C'è un'indagine della magistratura romana, all'esito della quale forse si capirà meglio cosa è avvenuto e se ci sono stati reati o abusi». Lei in politica. è possibile? «Continuo a fare il magistrato con grande entusiasmo; anche il lavoro che faccio adesso, soprattutto di studio e di approfondimento del diritto, mi piace tantissimo. Non ho mai pensato seriamente all'idea di fare qualcosa di diverso da quello che faccio. E, comunque, questo certamente non sarebbe il momento di cambiare». Marco Demarco Raffaele Cantone

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englaro: biotestamento pessimo sono pronto per il referendum (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-03-2009)

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Intervista con papà Beppino interrogato ieri a Udine nell'inchiesta su Sacconi Englaro: biotestamento pessimo sono pronto per il referendum UDINE. «Una legge anticostituzionale, che toglie al cittadino il diritto di scelta sulla cosa più importante: le proprie terapie e la fine della vita. Il Parlamento chieda un parere preventivo alla consulta e si fermi prima che i cittadini italiano si mobilitino per cancellare questa norma». A chiedere da Udine l'intervento della Corte costituzionale è Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per diciassette anni una battaglia solitaria per dare voce alla figlia, poi morta alla Quiete di Udine il 9 febbraio scorso. Se il capo dello Stato la promulgherà «è possibile che ci si muova per chiedere agli italiani un parere, come Loris Fortuna fece con il divorzio», dice in un'intervista prima di essere ascoltato dai carabinieri nell'ambito dell'inchiesta su Sacconi. I SERVIZI A PAGINA 3

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biotestamento, dal friuli la sfida di englaro (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 28-03-2009)

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Pagina 3 - Attualità Biotestamento, dal Friuli la sfida di Englaro Il padre di Eluana ieri a Udine: «Legge pessima, se resta così siamo pronti al referendum» L'INTERVISTA L'appello al Parlamento: «Chiedano un parere alla Consulta, capiranno che è anticostituzionale» «Serve un curatore che custodisca le volontà di ognuno, è sbagliato dare il potere ai medici» di TOMMASO CERNO UDINE. «Una legge anticostituzionale, che toglie al cittadino il diritto di scelta sulla cosa più importante: le proprie terapie e il fine-vita. Il parlamento chieda un parere preventivo alla Consulta e si fermi prima che i cittadino italiano si mobilitino per cancellare questa norma». A chiedere da Udine l'intervento della Corte costituzionale è Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per diciassette anni una battaglia solitaria per dare voce alla figlia morta alla Quiete di Udine il 9 febbraio scorso. Il Senato ha approvato una legge sul biotestamento che prevede il divieto dello stop alla nutrizione e non è vincolante per i medici. Che giudizio dà? Pessimo. E' una legge anticostituzionale. Vede, il principio di partenza è molto semplice: una legge sul biotestamento, per essere valida, deve stabilire che io non posso perdere, da incapace, i diritti che ho da persona in grado di intendere e di volere. Mentre questa legge fa esattamente l'opposto. Cioè? Cioè se lei si deve togliere un neo deve firmare, secondo il consenso informato, l'autorizzazione ai medici per procedere. Se invece si tratta di tenerla in vita con strumenti e terapie invasive per anni e anni, nessuno le chiede nulla. In questo modo, quindi, un caso come quello di sua figlia Eluana non ci potrebbe più essere. Già. Ed è anche il motivo per cui io parlo adesso. Avevo detto che dopo la vicenda di mia figlia mi sarei ritirato. E lo farò. Ma, vede, la vicenda di mia figlia non è finita. Perchè tutti possiamo ricadere nella sua stessa situazione e questo non è pensabile. E' una barbarie. Quello che io chiesi a Massei, il primario di Lecco che accolse Eluana la notte del 18 gennaio 1992 dopo l'incidente, è la stessa domanda che rivolgo adesso al Senato: con che diritto fate questo? Con che diritto costringete un essere umano a entrare in un percorso di "non morte" che lui non vuole percorrere. E la risposta? Non c'è stata. Oggi è chiaro che il Senato non ha compreso una cosa basilare: casi come quello di Eluana non ce ne devono essere più, nel senso che nessuno deve più potersi trovare di fronte a diciassette anni di cure forzate che non ha mai autorizzato e che non voleva per sè. Per cui lo stop all'alimentazione è un falso problema, perchè il paziente va ascoltato dall'inizio. Che soluzione propone? Il curatore speciale. Nominato dalla persona stessa, la quale affida le proprie volontà dopo averne discusso a chi ritiene adatto ad affermarle in caso di necessità. Non a un famigliare, che potrebbe avere interessi propri. A una persona esterna di propria fiducia, depositaria delle volontà, che agisce nel momento in cui l'incapace è sottoposto a cure mediche.. La norma stabilisce, però, che la nutrizione e la idratazione artificiale - che sono state sospese su sua figlia - non sono terapie ma supporto vitale. E' così? Assolutamente no. Tutta la letteratura scientifica europea e mondiale afferma il contrario. Anche in Italia la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo stabilisce che essa è un presidio terapeutico. D'altra parte è chiaro ed evidente. Si tratta di essere alimentati con farmaci prescritti da medici specialisti attraverso un sondino nasogastrico spinto da una pompa che invia le sostanze predigerite nello stomaco. Che cosa risponde a chi, come il ministro Sacconi, ripete che questa legge afferma invece il diritto alla vita ed è quindi legittima? Un cittadino, come è stato il mio caso, non può accedere direttamente alla Suprema corte. Per questo io, che mi sono trovato costretto a dare voce a mia figlia Eluana ho dovuto affrontare un iter giudiziario durato quattordici anni, dopo la diagnosi definitiva di stato vegetativo permanente che arrivò circa due anni dopo l'incidente. Ma il governo invece può chiedere un parere. E allora dico ai signori onorevoli senatori e deputati di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto, lo facciano. E' doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è costituzionale, allora taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no. Lei ha fondato un'associazione "Per Eluana" che promuove a livello nazionale e non solo il diritto all'autodeterminazione. Cosa farete se questa legge passerà? Ripeto che se è anticostituzionale il Capo dello Stato non la promulgherà. Ma in caso contrario è possibile che ci si muova per chiedere agli italiani un parere. Parla di un referendum? Come Loris Fortuna fece con il divorzio. Non è possibile togliere alle persone il diritto di scelta sul proprio fine vita. Al primario Massei dissi, quella maledetta notte: «Lei sa andare oltre?». Lui mi rispose: «Oltre che cosa significa?». Significava dialogare con Eluana, attraverso chi la conosceva. La risposta è stata no. E chi le ha detto invece sì? Diciassette anni dopo il dottor Amato De Monte, che a Udine ha guidato l'equipe che ha assistito Eluana. Lui ha saputo dialogare col paziente anche se era incapace. Se noi potessimo nominare prima un curatore tutto questo sarebbe assolutamente normale. Pensi che io sono tornato da Massei con l'avvocato Franca Alessio, la curatrice di Eluana indicata dal tribunale di Lecco. Nemmeno dopo la sentenza aveva cambiato idea. Lei è stato criticato da chi la indica come un personaggio in cerca di una collocazione politica. Vado solo a incontri pubblici dove si parla del caso di mia figlia Eluana. Se l'avesse organizzato il Pdl sarei andato ugualmente. Solo che magari il Pdl mi invita meno. Mi hanno già etichettato, ma sanno bene che non sono testimonial di niente. Io sono qui perchè l'ho promesso a mia figlia. Questo è tutto.

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Norma antiprecari: le distinzioni (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Soldi & imprese Diritti & lavoro Norma antiprecari: le distinzioni Una diversificazione di regime viene imposta ai lavoratori del settore postale Federico Putaturo Continuiamo il nostro discorso sulla norma antiprecari, cominciato la scorsa settimana. Si è parlato anche dei lavoratori del settore postale, soggetti a disparità di trattamento e non necessariamente, per la fase genetica e anche sanzionatoria, alla disciplina di carattere generale. Per essi, infatti, se, da un lato, è ammessa l'attivazione di contratti a tempo determinato per dieci mesi su dodici nell'anno solare, senza obbligo di indicazione scritta del termine di durata e della relativa causale, né di consegna di copia del contratto, dall'altro, risulta inapplicabile l'articolo 5, comma 3, decreto legislativo numero 368/2001, che, nel considerare a tempo indeterminato il secondo contratto intervenuto entro i dieci o venti giorni dalla scadenza del precedente, richiama i contratti stipulati ex articolo 1, e non anche ex articolo 2, con conseguente possibilità del succedersi di un numero indefinito di assunzioni, sia pure entro limiti temporali prefissati, e fatta salva l'operatività della sanzione della conversione nella ipotesi di contratti successivi intervenuti senza soluzione di continuità l'uno dall'altro (articolo 5, comma 4, decreto legislativo numero 368/2001). Una diversificazione di regime, quella imposta ai lavoratori del settore postale, in alcun modo rispondente a criteri di razionalità o ragionevolezza, non essendo l'acausalità dell'apposizione del termine giustificata né da particolari esigenze legate alla stagionalità o peculiarità del settore, per il quale, diversamente da quello aereo e aeroportuale, non sembrano sussistere le stesse necessità di maggiore utilizzo di personale; né dalla eccezionalità delle circostanze storiche, in passato legittimante la sanatoria del contenzioso sorto in concomitanza alla trasformazione dell'Ente poste in società per azioni ex articolo 9, comma 1, decreto legge numero 501/1996 (Corte costituzionale numero 419/2000), non potendo i problemi economici di Poste italiane assurgere a interessi generali preminenti sui diritti dei lavoratori. Da cui l'eccepita violazione sia dell'articolo 3, comma 1, costituzione, ove importa che situazioni eguali debbano essere oggetto di uguale disciplina normativa, sia degli articoli 101, 102 e 104 costituzione, incidendo di fatto l'acausalità sul potere giudiziale di verifica delle condizioni legittimanti l'apposizione del termine, con lesione del principio dell'indipendente esercizio della funzione giurisdizionale da parte del giudice ordinario, a tutti gli effetti privato del potere di valutare in via autonoma i fatti rilevanti ai fini della qualificazione del rapporto. SOSTITUZIONI Il percorso interpretativo tracciato dal Giudice delle leggi all'atto della censura della disciplina del diritto di precedenza per i lavoratori stagionali (Corte costituzionale numero 44/2008) trova immediata eco nella questione di legittimità costituzionale sollevata con ordinanza del 21 aprile 2008 dal Tribunale di Trani, che involge uno dei profili di maggiore criticità e sofferenza della normativa sul contratto a tempo determinato, qual è il generico richiamo, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, decreto legislativo numero 368/2001, tra le causali legittimanti l'apposizione del termine, alle ragioni di carattere sostitutivo. In particolare, il giudice remittente, puntualizzata la differente formulazione della disposizione rispetto alla precedente norma di riferimento, e cioè l'articolo 1, comma 2, lettera b, legge numero 230/1962, come abrogato dall'articolo 11, comma 1, decreto legislativo numero 368/2001, richiedente l'indicazione del lavoratore sostituito e della causa della sostituzione, dapprima, rileva come la stessa rappresenti un effettivo arretramento del livello di tutela per il prestatore di lavoro sia per la impossibilità di valutare a priori l'opportunità di promuovere o meno l'azione giudiziaria, come anche di evitare, nel processo, il rischio di trovarsi di fronte a situazioni di fatto non valutabili in anticipo, sia per il forte attenuamento dell'onere di prova a carico del datore di lavoro. Per, poi, seguire le argomentazioni della Consulta sul rapporto tra direttiva 1999/79/Ce e legge delega legge numero 422/2000 e sul carattere minimale delle prescrizioni dell'accordo quadro da recepire, e censurare gli articoli 1 e 11, decreto legislativo numero 368/2001 per violazione dell'articolo 77, comma 1, cost., dovendosi ritenere assolutamente fuori delega la scelta dell'esecutivo di abrogare tout court la l. numero 230/1962 e, in particolar modo, la regola dettata per la causale sostitutiva. Nondimeno, il Tribunale di Trani ritiene applicabile alla fattispecie in esame la clausola di non regresso sull'assunto del collegamento diretto della novella con tutta la normativa comunitaria, quale fissato sia dal legislatore delegante, non demandante al Governo altro potere di intervento se non quello di adozione dei decreti attuativi della direttiva, sia dal legislatore delegato, stante l'espresso richiamo, nel preambolo del decreto legislativo numero 368/2001, tanto alla legislazione, quanto alla legge comunitaria di recepimento. Da cui l'eccepita illegittimità del combinato disposto degli articoli 1 e 11, decreto legislativo numero 368/2001 anche sotto il profilo dell'abuso di delega, e, quindi, per violazione dell'articolo 76 cost., attesa la connessione della reformatio in peius della causale sostitutiva all'adempimento dell'obbligo di adeguamento dell'ordinamento interno ai parametri sopranazionali. CLAMORE PER NULLA? L'esame delle pregiudiziali di costituzionalità impone alcune riflessioni di ordine critico, dal momento che le stesse, per quanto riflettano un generale stato di incertezza interpretativa della disciplina in materia, lungi dal pregiudicare le vicende dell'istituto, potrebbero limitarsi a un mero esercizio di stile, creativo e illuminato, ma del tutto improduttivo di effetti. " indubbio che le argomentazioni del Tribunale di Roma siano in linea con l'esegesi prospettata dalla Consulta, con la sentenza 41 del 7 febbraio 2000, e, poi, con l'ordinanza 252 del 28 giugno 2006, in quanto fondano la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1-bis, decreto legislativo numero 368/2001, in punto di "disciplina aggiuntiva" per le aziende concessionarie del servizio postale, sulla sola violazione dell'articolo 3 cost., e degli articoli 101, 102 e 104 cost, aldilà di alcun collegamento né pregiudiziale, né interpretativo con la normativa comunitaria. Il giudice remittente pare, tuttavia, omettere che la norma censurata appaia lesiva del principio di eguaglianza tanto per i dipendenti del settore postale (assoggettati a una disciplina diversa da quella degli altri lavoratori senza giustificazione), quanto a latere datoris, poiché la discriminazione interesserebbe anche il rapporto tra Poste italiane e altri datori di lavoro. del 28-03-2009 num.

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T come Trasformazione : quando il mutamento d'uso è senza opere edili (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

T come Trasformazione : quando il mutamento d'uso è senza opere edili Sabato 28 Marzo 2009, Il mutamento di destinazione d'uso senza opere edili è una delle tipologie d'intervento più controverse sotto il profilo normativo, ma tra le più attuate nel mercato, in quanto legata al rapido utilizzo di un immobile, soprattutto nel campo degli affitti. Se da un lato il mutamento di destinazione con opere rientra a pieno titolo nella ristrutturazione edilizia solo dopo l'introduzione del Dpr 380/01, la normativa ha chiarito quale sia il titolo edilizio da utilizzare in caso non sia prevista alcuna trasformazione fisica. La storia del cambio d'uso senza opere nella Regione Veneto è stata per anni la storia di un "non intervento"; la legge regionale 61/85 all'articolo 76 prescriveva "un'autorizzazione onerosa" quando, senza opere a ciò preordinate, vi fosse stato un mutamento di destinazione d'uso degli immobili, che oltre a essere compatibile con le caratteristiche della zona e comunque espressamente consentito dagli strumenti urbanistici, comportava la corresponsione di un contributo pari alla differenza fra la precedente e la nuova destinazione. Successivamente la sentenza della Corte Costituzionale 11 febbraio 1991 numero 73, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di tale norma. L'Autorizzazione edilizia, introdotta nel 1982 (decreto Nicolazzi) per gli interventi minori al fine di snellire le procedure, non poteva per sua natura essere considerata "onerosa" come la Concessione edilizia e tale concetto è stato ribadito anche dalla Suprema Corte. Si aprì così da quel momento in Veneto un vuoto normativo. Fu instaurata, in alcuni comuni, la prassi di comunicare semplicemente il cambio d'uso invocando la sentenza della Corte Costituzionale e allegando una dimostrazione di congruenza con il Prg. Il Dpr 380/01 (Testo unico in Materia edilizia) ha poi finalmente specificato al comma 2 articolo 10, che "le Regioni stabiliscono con legge quali mutamenti, connessi o non connessi a trasformazioni fisiche, dell'uso di immobili o di loro parti, sono subordinate a permesso di costruire o a denuncia di inizio attività". Il Veneto, a differenza di alcune Regioni, non ha ancora a tutt'oggi stabilito il titolo edilizio, e pertanto si è nuovamente tornati a una situazione di vacatio legis. Il Tar del Veneto seconda sezione è poi intervenuto con le sentenze 80/07 e 81/07 stabilendo che qualora la Regione non provveda, come non ha provveduto la Regione Veneto, a dettare la relativa disciplina includendo le singole fattispecie nell'una o nell'altra categoria giuridica, il cambio di destinazione d'uso va necessariamente assoggettato a Dia, dovendosi privilegiare tra le due procedure indicate dalla legge statale, in un'ottica di celerità e di semplificazione amministrativa, quella più dinamica e meno penalizzante per l'istante. Inoltre la giurisprudenza ha confermato che questo tipo di Dia debba essere onerosa in riferimento all'eventuale maggiore carico urbanistico che una diversa destinazione d'uso può comportare. Perciò, nel caso del mutamento di destinazione d'uso senza opere, deve essere innanzitutto valutata la compatibilità urbanistica della zona di Prg; non sarebbe per esempio possibile insediare un'attività artigianale o industriale in zona agricola. Si deve poi tener conto della necessità di reperire gli standard necessari per le attività produttive, direzionali o commerciali, cioè parcheggi e verde; dove il Comune lo consenta questi possono anche essere monetizzati. Infine il versamento del contributo di costruzione che sarà commisurato al maggiore carico urbanistico della nuova destinazione. È evidente, per esempio, che una destinazione d'uso commerciale con la presenza più numerosa di persone e mezzi crea un carico maggiore di una destinazione residenziale e pertanto l'onerosità indipendentemente dalla zona di Prg sarà più elevata. Per concludere non si deve dimenticare il certificato di agibilità rilasciato per la destinazione originaria, che in caso di mutamento d'uso tra destinazioni con caratteristiche troppo differenti sotto l'aspetto impiantistico o strutturale, potrebbe non essere più compatibile.

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Roma NOSTRO SERVIZIO Restano un cumulo di polemiche e recriminazioni all'indomani del p... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 28 Marzo 2009, Roma NOSTRO SERVIZIO Restano un cumulo di polemiche e recriminazioni all'indomani del primo via libera al provvedimento sul testamento biologico. La maggioranza conta di mandare in porto la legge così com'è anche alla Camera, ma l'opposizione promette battaglia, anche a costo di arrivare al referendum abrogativo già annunciato dall'Idv. A rompere definitivamente il confronto che si era sviluppato nelle ultime settimane è stata la norma che rende non vincolanti le dichiarazioni del testamento. Norma proposta dall'Udc e votata dalla maggioranza, che era riuscita a respingere tutti gli emendamenti del Pd. «Ci misuriamo con quella che Cavour centocinquant'anni fa chiamava la dittatura parlamentare», commenta sconfortato l'oncologo Umberto Veronesi (Pd), che non ha partecipato al voto finale su «una legge antidemocratica, antistorica e anticostituzionale». Parole severe, condivise dal collega Ignazio Marino, che si è speso fino alla fine per modificare quel testo: «L'idea era quella di non far perdere i diritti alle persone che perdono la coscienza - ha spiega - questa legge invece toglie i diritti e la libertà di scelta». E a farne le spese, oltre ai pazienti e ai familiari, saranno i medici, sulle cui spalle ricadranno tutte le responsabilità: «Da medico - sottolinea il senatore del Pd - dico che il fatto di lasciare la possibilità di disattendere le indicazioni è uno svantaggio anche per il medico». Dalla categoria, in effetti, arrivano segnali di preoccupazione su funzioni che «vanno ben al di là dei compiti attuali». Di qui la richiesta della Società di medicina generale per un «incontro urgente» con i presidenti delle commissioni parlamentari, allo scopo di «comprendere come il Parlamento e il governo intendano coordinare i rapporti di collaborazione e le responsabilità professionali dei medici di famiglia, così come definite nel nuovo testo». Il problema, a quanto pare, non si pone ora nella maggioranza, più che soddisfatta per aver bloccato un presunto varco «verso l'eutanasia». Il quotidiano della Cei, «Avvenire», esulta per il risultato: «È un primo importante traguardo sul fine della vita», commentava ieri, elogiando la maggioranza che «è riuscita a tenere la barra del timone ben salda». Certo, il testo «si può migliorare», ammettono alcuni senatori del centrodestra fra i più oltranzisti sul diritto alla vita, ma non nella direzione «liberale» auspicata dal Pd o dalla pattuglia laica del Pdl. Benedetto Dalla Vedova, per esempio, accusa i suoi colleghi «conservatori» di aver «esagerato», e annuncia che alla Camera ci saranno «almeno una cinquantina» di altri esponenti del Pdl pronti a modificare la legge in senso «laico». Anche il Pd, però, affila le armi in vista del passaggio al Montecitorio: «C'è da augurarsi che si trovino i tempi e le forme per un confronto diverso, e che nella maggioranza si manifestino posizioni di disponibilità e ascolto», dichiara la vicecapogruppo Marina Sereni, convinta che il centrodestra si sia battuto a Palazzo Madama per far passare «un imbroglio». Sulla possibilità di cambiare in profondità la legge è scettica invece l'Idv, che rinnova subito la promessa di un referendum non appena il testo diventerà legge. Ma il Pd non sembra ancora disposto a seguire la stessa strada. Il senatore Marino, per esempio, pur favorevole allo strumento referendario, propone di aspettare il pronunciamento della Corte costituzionale, convinto che ci saranno «molti ricorsi». A quel punto si vedrà. Contrario al referendum , invece, Marco Follini perché «il muro contro muro è sempre il pranzo di gala della destra». Gabriella Bellucci

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Malati di cancro e lavoro: storie di mobbing e stipendi ridotti (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

INCHIESTA Malati di cancro e lavoro: storie di mobbing e stipendi ridotti Maria Assunta, Giovanni, Ilaria e tanti altri: guariti, ma devono fare i conti con i disagi psicologici ed economici MILANO - Maria Assunta ha 46 anni, vive sola a Palermo ed è «forzatamente» in aspettativa non retribuita: sta lottando per tenersi il lavoro come infermiera professionale che un tumore al seno potrebbe farle perdere. Giovanni, invece, è già stato licenziato. Anche lui ha 46 anni, una moglie e due figli. Abita a Roma, dove faceva il cassiere in un supermercato finché non si è ammalato di un carcinoma ai polmoni. L'operazione ha richiesto più di tre mesi di degenza in ospedale e quando, con una sutura di 40 punti dietro la schiena, ritorna sul posto di lavoro, iniziano le prime incomprensioni con il datore di lavoro: «Appena ho raggiunto il 180esimo giorno di assenza per malattia, mi è stato intimato il licenziamento spiega Giovanni -. Mal consigliato dal rappresentante sindacale, non l'ho impugnato e mi ritrovo senza posto di lavoro, con una grave malattia invalidante e notevoli problemi di depressione, oltre che economici». Non vanno meglio le cose in una piccola azienda di Mantova, dove Ilaria si occupava dell'amministrazione del personale «con tanto impegno ed energia racconta -. Facevo gli straordinari, retribuiti e non. Tenevo tutto in ordine, ero apprezzata. Poi arriva la diagnosi di carcinoma mammario, preso in tempo, per fortuna». Ilaria subisce l'intervento di quadrantectomia e radioterapia intraoperatoria e presenta domanda per il riconoscimento dell'invalidità civile per ottenere i permessi previsti dall'apposita Legge 104/92. «Ma la Commissione medica della Asl continua Ilaria mi ha riconosciuto solo il 70 per cento d'invalidità: in pratica è stato ammesso l'handicap (articolo 1), ma non l'articolo 3, utile per i permessi retribuiti Inps. Così mi tocca prendere i giorni di ferie di cui avrei davvero tanto bisogno per riposarmi e cercare di recuperare un po' di serenità - per poter effettuare le visite di controllo, la mammografia e gli esami prescritti dall'oncologo». Non solo: la legge le consente di poter usufruire di 30 giorni di congedo straordinario per cure (riconosciuto, su loro richiesta, ai lavoratori mutilati ed invalidi civili con una determinata riduzione della capacità lavorativa e previa autorizzazione del medico provinciale), ma nonostante la normativa in materia l'azienda gliel'ha negato. L'ESERCITO DEI SOPRAVVISSUTI AL CANCRO - Di storie come queste, purtroppo, ce ne sono molte. In Italia secondo le statistiche più aggiornate - vivono oltre 1.700.000 persone che hanno avuto una diagnosi di cancro. Più di 250mila sono i nuovi casi di tumore ogni anno e, grazie ai progressi nelle terapie, oggi si contano circa 617mila lungosopravviventi, cioè quanti trascorsi dieci anni dalla diagnosi si possono considerare, nella maggioranza dei casi, finalmente guariti. Superato il concetto di cancro come sinonimo di morte, si aprono si aprono scenari nuovi che sollevano però nuovi bisogni umani, sociali ed economici. «Numeri alla mano, la metà delle persone malate guarisce e, nella maggior parte dei casi, senza conseguenze invalidanti spiega l'avvocato Elisabetta Iannelli, vicepresidente dell'Associazione italiana malati di cancro (Aimac - help line) dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 19, numero verde 84050357) che da anni si occupa dei diritti di pazienti e familiari -. C'è poi un numero rilevante di persone che può convivere con la propria neoplasia più o meno a lungo. Se non vogliamo creare uno stuolo di invalidi e emarginati dalla società, dobbiamo darci da fare per offrire alle agli ex pazienti oncologici il recupero o il mantenimento della massima autonomia fisica e relazionale, garantendo loro la migliore qualità di vita possibile». Bisogna, insomma, sostenerli nell'affrontare le conseguenze psicologiche e il rapporto con il proprio corpo e con gli altri. LAVORARE PER TORNARE A SENTIRSI AUTONOMI - I nuovi bisogni sono da un lato strettamente «medici» (legati alla sessualità o alla possibilità di procreare, ad esempio) o psico-fisici, ai quali si risponde sempre più spesso in modo efficace con vari interventi di riabilitazione oncologica (con trattamenti per il linfedema delle donne operate di tumore mammario, ad esempio, o con esercizi contro l'incontinenza dopo l'intervento chirurgico alla prostata). Ma qualità della vita vuol dire anche, soprattutto, sentirsi attivi e autonomi. E riprendere il lavoro aiuta, sia a livello sociale che economico. Lo sa bene Maria Assunta, a cui dopo l'intervento di mastectomia parziale sono stati prescritti sei cicli di chemioterapia: «Già nei primi giorni di convalescenza mi sono informata racconta mentre è in aspettativa non retribuita e ha dovuto cercarsi un avvocato per non essere licenziata - e ho fatto espressa richiesta all'amministrazione di non computare, tra i giorni di assenza per malattia, quelli dovuti alla chemio, come è previsto dall'articolo 11 del contratto collettivo nazionale del comparto Sanità. Purtroppo, però, il capo dell'ufficio del personale non ha accolto la richiesta ritenendo, in modo del tutto erroneo, di poter escludere dal calcolo in questione solo i giorni di ricovero ospedaliero e i day hospital». Maria Assunta, così, rischia di superare i giorni di assenza per malattia previsti dal cosiddetto «periodo di comporto» (durante il quale il lavoratore-dipendente ha diritto alla conservazione del posto) e, per non perdere il posto, ha chiesto l'aspettativa. IL MOBBING DI COLLEGHI E CAPI - «Attualmente - sottolinea Cristina Oliveti, avvocato specializzata nel servizio legale per i diritti dei malati oncologici, che risponde al numero verde gratuito della Lega italiana per la lotta contro i tumori (800 998877, da lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17) - il paziente oncologico si trova a fronteggiare realtà complicate. Macchinosi iter burocratici, difficoltà di socializzazione e il timore di non essere più accettati o di avere performance lavorative inferiori non sono da meno rispetto ai sintomi della malattia o agli effetti collaterali delle terapie, nel compromettere la qualità di vita». Le assenze dal lavoro e il successivo rientro, spesso con l'impossibilità di svolgere mansioni faticose, aumentano il rischio di un possibile demansionamento o cambio di lavoro (con riduzione del livello retributivo), frequentemente accompagnato da un atteggiamento pregiudiziale e dannoso da parte dei colleghi e dello stesso datore di lavoro. Ma quante persone devono affrontare questi problemi? «Impossibile saperlo spiega Oliveti -. Per ora non esistono statistiche in proposito e sono soprattutto le associazioni di volontariato ad avere il polso della situazione». TUMORI, LA PRIMA «MALATTIA SOCIALE» PER L'INPS - Oggi, però, è il cancro la malattia sociale di maggior rilievo anche per l'Inps. I dati statistici presentati dall'Istituto nazionale per la previdenza sociale (grazie alla stretta collaborazione con Aimac e Favo-Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) per il decennio 1998-2007 dicono che le patologie neoplastiche costituiscono il 32,4 per cento delle cause di invalidità e inabilità riconosciute, mentre le malformazioni congenite contribuiscono solo per il 9,3 per cento e i disturbi mentali per l'8 per cento. Mentre le precedenti patologie hanno perso di rilevanza sociale, i tumori dal 2005 si collocano al primo posto delle prestazioni concesse dall'Inps, superando persino le malattie dell'apparato cardio-circolatorio (21,7 per cento). ARRIVANO I PRIMI STUDI IN MATERIA - L'entità del problema sta richiamando l'attenzione degli esperti. Così, uno studio guidato del Coronel Institute of Occupational Health di Amsterdam e pubblicato di recente sulla rivista Jama dimostra scientificamente che chi sopravvive a un tumore ha il 37 per cento in meno di possibilità di trovare lavoro quando finisce le cure. I ricercatori olandesi hanno passato in rassegna 36 lavori di analisi pubblicati fra il 1996 e il 2008, per un totale di 20.366 persone curate per cancro contro 15.7603 soggetti sani. Dallo studio emerge che l'età media di chi guarisce è inferiore ai 65 anni: a essere colpiti dalla malattia, quindi, sono soprattutto individui che potrebbero essere ancora attivi nel mondo del lavoro, ma che purtroppo durante il periodo delle cure - perdono l'incarico o vengono demansionati. I risultati evidenziano poi che sono le donne ad avere più difficoltà. Tra le neoplasie dopo le quali più faticosamente si trova lavoro, infatti, compare il carcinoma al seno, seguito dal tumore all'apparato gastroenterico e da quello all'utero. Più semplice, invece, la questione per chi ha superato leucemie, cancro alla prostata o ai testicoli. Ma secondo i dati presentati a un seminario organizzato dal Comune di Milano per la tutela dei lavoratori malati di cancro, il problema sarebbe soprattutto maschile: «Sono oltre sei su dieci (ben il 64 per cento) gli uomini che in seguito a una neoplasia hanno dovuto lasciare il lavoro, una percentuale più che doppia rispetto a quella delle donne (29 per cento) ha sottolineato Andrea Mascaretti, assessore alle politiche del lavoro e dell'occupazione -». Nel 2010 si stima che nel nostro Paese le persone con esperienza passata di tumore saranno circa due milioni, molte tra queste in età da lavoro. Ad oggi, il 40 per cento delle donne affette da una patologia oncologica è casalinga, mentre il 17 per cento lavora. Sono invece circa il 20 per cento gli uomini lavoratori e malati. LE LEGGI DI RIFERIMENTO Eppure le tutele per pazienti (e familiari) esistono: in ambito lavorativo alcuni benefici conseguono all'accertamento di una certa percentuale di invalidità, mentre altri sono legati alla verifica dello stato di «handicap in situazione di gravità». E' possibile, ad esempio, fare visite mediche senza dover ricorrere a ferie o permessi, passare a una mansione più adatta al proprio stato fisico o ottenere un periodo anche lungo di aspettativa non retribuita. Per tale motivo, e per evitare di doversi sottoporre più volte alla visita medico-legale, è consigliabile presentare alla Asl la domanda sia per il riconoscimento dello stato di invalidità sia per quello di handicap cosiddetto «grave», sia per l'accertamento della disabilità ai sensi della L. 68/1999. La Legge Biagi (numero 276 del 2003), poi, ha introdotto un'ulteriore facilitazione per i malati di tumore: consente, infatti, al malato dipendente dal settore privato di passare dal tempo pieno al tempo parziale per potersi curare con maggiore agio, mantenendo però il diritto a riprendere il normale orario di lavoro quando lo riterrà opportuno. Un ulteriore e significativo passo avanti viene compiuto a fine 2007. Nel protocollo sul Welfare (collegato alla Finanziaria 2008), viene approvato all'unanimità un emendamento che estende i benefici della norma della Legge Biagi ai dipendenti del pubblico impiego e, in diversa misura, anche ai lavoratori familiari o conviventi che assistono il malato. «I DIRITTI CI SONO, MA I PAZIENTI NON LO SANNO» - Anche la percezione di questi diritti da parte degli stessi malati, però, è ancora troppo bassa. «Su 544 donne colpite da tumore al seno - chiarisce il presidente di Europa Donna , Giovanna Gatti, citando una ricerca effettuata da Astra per l'Associazione nel 2007 - solo il 35 per cento è risultato informato sulla possibilità di fare visite mediche senza dover ricorrere a ferie o permessi, il 22 per cento sul diritto di passare ad una mansione più adatta al proprio stato fisico, il 20 per cento sulla possibilità di ottenere un periodo anche lungo di aspettativa non retribuita, il 18 per cento sul diritto di passare a un part-time provvisorio». Ancora più preoccupanti, poi, i dati riguardanti l'utilizzo di queste facilitazioni. Solo il 3 per cento delle 544 intervistate è infatti passato a un part-time provvisorio, a lunga aspettativa o a una mansione più adatta è solo il 12 per cento ha fatto ricorso a visite mediche senza sprecare giorni di ferie». CONGEDI RETRIBUITI PER I FIGLI CHE ASSISTONO I MALATI Ai numerosi casi finiti in Tribunale almeno la Legge italiana cerca di dare una risposta. E' del 12 Febbraio 2009 l'ultima importante sentenza (n. 19/2009) della Corte Costituzionale, che riconosce al figlio convivente di persona con handicap grave (articolo 3, comma 3, Legge 104/1992), il diritto a fruire di un congedo straordinario dal lavoro per un periodo massimo di due anni in modo frazionato o continuativo e è interamente retribuito. Questo «permesso» può essere fruito una sola volta nell'arco dell'intera vita lavorativa del familiare che assiste il malato. «Ma prima di questa sentenza spiega Elisabetta Iannelli -, il congedo biennale retribuito (art. 42, D. lgs. 151/2001) era riconosciuto solo al coniuge o al genitore della persona con handicap grave oppure (ma solo in caso di decesso o inabilità dei genitori) a un fratello o sorella convivente. Ora la Corte Costituzionale già recepita da una circolare applicativa dell'Inps - ha esteso il diritto in esame anche al figlio convivente nel caso in cui non ci siano altri soggetti idonei a prendersi cura della persona in situazione di disabilità grave». Questo significa che il figlio di una persona malata di cancro (cui sia stato riconosciuto lo stato di handicap in situazione di gravità) potrà assistere il proprio caro assentandosi dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato fino a due anni conservando la retribuzione ed il posto di lavoro. Vera Martinella stampa |

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Eurovoto: De Magistris o non De Magistris? (sezione: Giustizia)

( da "Blogosfere" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Mar 0918 Eurovoto: De Magistris o non De Magistris? Pubblicato da Mario Meliado alle 01:32 in "VORREI, MA NON POSSO" Alla fine, era vero: Luigi De Magistris si candida alla carica di parlamentare europeo per Italia dei valori. Davvero a ben poco son servite le (tiepide) smentite giunte nei giorni scorsi (tipo “Di Pietro: non candido nessun magistrato”). Il pm di storici processi come “Poseidon” e “Why Not?” ha scelto di scendere direttamente nell’agone politico; in questo, ovviamente ricordando molto da vicino lo stesso incontrastato leader di Idv, già magistrato di punta del pool milanese “Mani Pulite”. Lo dico sùbito: su questa decisione, nutro moltissimi dubbi (come peraltro ne serbai tantissimi quando a candidarsi fu lo stesso ex-ministro). Citerò almeno due aspetti. Intanto, mi chiedo Montesquieu che fine fa… Voglio dire: è vero che la Costituzione sancisce che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge etc. etc. etc. (ogni intenzionato a “ripassini” Violante-style è pregato d’astenersi, grazie). Ma l’uguaglianza sostanziale (e non meramente formale) di tutti i cittadini passa anche attraverso la separazione dei poteri. A maggior ragione se la cosa attiene a un magistrato: non si può rivendicare a ogni piè sospinto che la politica lasci indagare in pace i magistrati (do you remember Toghe Lucane, a proposito di processi “mitici” imbastiti dall’ex pm della Procura di Catanzaro?), e però poi considerare tranquillamente normale che un magistrato faccia bungee jumping con le rive politiche e parlamentari, senza che nessuno possa trovarlo almeno discutibile… Tanto più dopo quanto d’incredibile (di tragicomico, verrebbe da dire) è accaduto tra le sponde delle Procure di Catanzaro e Salerno. E poi, in un’Italia (e una Calabria, soprattutto!!) innamorata del presente, che sembra non avere passato né, comunque, memoria, beh ricorderò almeno questo passo di cronaca del ’95: <(…) Il senatore verde Luigi Manconi ha annunciato un disegno di legge per impedire ai magistrati di passare rapidamente dalla toga alla politica, imponendo uno stop di almeno tre anni anche se si è abbandonato definitivamente l?ordine giudiziario. D?acordo anche Ferdinando Imposimato, Pds ed ex magistrato: per lui, sarebbero sufficienti solo due anni>. Mentre per Luciano Violante e per l’aspirante-parlamentare Antonio Di Pietro, , dovrebbe valere una sola regola: . Ricordi, ahhh!, ricordi… …Ricordi che, però, tornano drasticamente e repentinamente attuali.Tanto più che per De Magistris non c’è alcun abbandono della toga, ma solo una richiesta d’aspettativa avanzata al Csm (…e se Palazzo dei Marescialli rifiutasse? Sceneggiate 2.0, stavolta magari di Beppe Grillo?). Il che introduce lo scottantissimo – per questo blogger – tema della revolving door. …Ma ve l’immaginate voi un De Magistris che, dopo anni d’indagini significative epperò assai criticate anche, se ne va bellamente a Strasburgo, sedendo magari accanto a Silvio Berlusconi o a Bobo Craxi, a Francesco Rutelli o a Marco Pannella e poi, dopo quest’ “esperienza”, torna in magistratura con ruoli inquirenti e, per un qualsiasi motivo, si trova a indagare uno degli ex colleghi europarlamentari? Serenità di giudizio? Corretta valutazione? In definitiva, che senso avrebbero – esattamente – parole di questo tipo? Ogni valutazione, ogni commento sarà gradito.

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GIUSTIZIA: SCHIFANI, NO A CSM CORRENTIZZATO (sezione: Giustizia)

( da "Adnkronos" del 28-03-2009)

Argomenti: Giustizia

GIUSTIZIA: SCHIFANI, NO A CSM CORRENTIZZATO commenta 0 vota 0 tutte le notizie di POLITICA ultimo aggiornamento: 28 marzo, ore 18:51

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COSI' IL CAVALIERE VUOLE SVILIRE IL RUOLO DEL PARLAMENTO ITALIANO (sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Mantova, La" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

L'INTERVENTO COSI' IL CAVALIERE VUOLE SVILIRE IL RUOLO DEL PARLAMENTO ITALIANO L' ultima del Cavaliere: in Parlamento votino solo i capigruppo. E così l'escalation nell'accentramento dei poteri e nello svilimento di ogni altro organo istituzionale al di fuori del suo procede in modo sempre più impudente. Non sono molti, ormai, i passi che mancano all'esercizio di uno strapotere personale. Lo scenario è quello di una magistratura sempre più annichilita dal governo e screditata da una propaganda martellante che sui giornali e le tv di proprietà o controllate dal presidente, non perde occasione per attribuirle i limiti e le disfunzioni della giustizia e di un Parlamento esautorato nelle sue funzioni di rappresentanza dall'uso ostentato dei decreti legge e prima ancora, dalla nomina degli eletti, scelti dal Capo in applicazione della legge elettorale di Calderoli. Assistiamo ad un confronto sempre più sfacciato con le prerogative del Presidente della Repubblica, verso il quale il premier si manifesta ogni giorno più insofferente. E poi la prevista riforma della Corte Costituzionale, oggi tacciata di politicizzazione, la cui composizione verrà corretta assegnando la prevalenza alle nomine politiche (!?). E' di tutta evidenza ormai anche l'acquisito controllo di una «constituency» economica attraverso imprenditori, banchieri e finanzieri di riferimento, che ruota attorno alla Mediobanca di Geronzi e ai principali immobiliaristi, che ritornano nonostante le condanne del passato (vedi Ligresti e il suo ruolo nell'Expo 2015). Si preannuncia anche per i prossimi giorni la completa normalizzazione della RAI, macchiata dalla colpa (per chi non se ne fosse accorto) di essere l'unica tra le tv pubbliche, dice Lui, ad attaccare il governo in carica. Attraverso la normale legiferazione, si sta modificando la carta costituzionale e si sta costruendo di fatto una «costituzione abusiva»: sono infatti messi in gioco il diritto all'istruzione con i tagli ai finanziamenti e agli organici nella scuola pubblica, il diritto alla salute con i tagli ed i vincoli alla ricerca, il diritto al lavoro con leggi che lo rendono sempre più precario e meno tutelato. E che dire della negazione degli stessi diritti fondamentali della persona come è avvenuto e sta avvenendo con la leggi sulla fecondazione assistita, sul testamento biologico, sugli immigrati, sulla libertà di informazione? Insomma, nel complesso una bulimia di potere che non sembra trovare ostacoli e che si è fatta ancor più arrogante dopo la vittoria elettorale in Sardegna. Nelle elezioni sarde si giocava infatti una grande partita politica nella quale la posta in gioco era la conferma ed il proseguimento dell'ancora debole tentativo di realizzare un percorso riformista che introduceva cambiamenti nella prassi amministrativa e politica nell'intento di sottrarsi alle logiche spartitorie dei notabili, della cordate affaristico carrieriste, delle fazioni che si spartiscono il sottopotere locale. Il Cavaliere ha osato l'ennesima forzatura «mettendoci la faccia» e candidando una sorta di «cavallo di Caligola»: con la solita spregiudicatezza vi ha costruito una coalizione che andava dal Partito Sardo d'Azione (di tradizionale matrice di sinistra) ai tanti epigoni locali della politica, dei voti da guadagnare con il sistema dello scambio, con la promessa di incarichi e prebende, perfino con i buoni-acquisto per il supermercato di quartiere. La vittoria gli ha spianato la strada ad un controllo padronale sull'intero costituendo Pdl e a quella sfrontata politica di accentramento di poteri che registra ogni giorno un fatto nuovo e più preoccupante. In questa legislatura il Cavaliere sembra anche più attento a non farsi scalzare, come nelle due precedenti occasioni, e sta impostando una strategia che per un verso gli consente la narcosi dell'opinione pubblica e per l'altro la demolizione degli equilibri istituzionali e del bilanciamento dei poteri. E' così che siamo ogni giorno sempre più immersi in quello che appare, insieme, un dramma e una farsa. Quel che rimane di società civile ha la responsabilità di reagire, il dovere di rispondere sul piano della riflessione storica, politica, sociale, giuridica, seguendo l'esempio di alcuni grandi personaggi della cultura (Eco, Mancuso, Zagrebelsky...). Ma a questo livello di contributi deve potersi aggiungere anche un movimento più diffuso nella società, un movimento di opinione che si costituisca come presenza attiva e vigile a tutela dei principi di democrazia e che lo faccia con coerenza dal livello istituzionale più alto a quello più basso locale. E' a questo punto necessaria e possibile la costituzione di una rete di «comitati di difesa della democrazia» nello spirito di quello che già nel 1994, con la lucidità dell'analisi del presente e la consapevolezza del rischio futuro, Giuseppe Dossetti aveva auspicato. Perché senza democrazia non è neppure possibile immaginare quello sforzo collettivo e solidale indispensabile per uscire dalla morsa della crisi. Circolo Mantovano di Libertà e Giustizia

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da ottobre asa inizia i rimborsi (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 6 - Cecina Da ottobre Asa inizia i rimborsi Verranno restituiti i canoni di depurazione non dovuti dal 2002 Da ottobre 2009 Asa inizierà a restituire la quota di tariffa non dovuta relativa al servizio di depurazione. «Le modalità attuative al momento sono ancora da definire tramite appositi decreti ministeriali previsti dalla legge n. 13 del 27 febbraio 2009 - precisa il gestore Asa - è utile specificare che le obbligazioni dichiarate invalide dalla sentenza della Corte costituzionale hanno a oggetto esclusivamente i canoni aventi natura corrispettiva a partire dal 3 ottobre del 2000, data in cui i canoni in questione hanno perso la loro natura di tributo per effetto dell'abrogazione della Legge Merli». E aggiunge: «In riferimento alla competenza regolatoria dell'Aato 5, il termine iniziale da considerare per i rimborsi delle avvenute fatturazioni su tariffa unica di ambito da parte di Asa spa, nella sua veste di gestore unico, è il 1º gennaio 2002, rimanendo l'obbligo per il periodo dal 3 ottobre del 2000 al 31 dicembre del 2001 a carico dei soggetti gestori preesistenti». L'applicazione della sentenza provocherà tuttavia il mancato equilibrio economico della gestione. «Come gestore avremo pieno diritto, nei rapporti con Aato5, di chiedere l'applicazione di una tariffa che, come ricordato dalla stessa Corte costituzionale, sia tale da garantire l'equilibrio economico-finanziario della gestione stessa - sostiene Asa - Fono ad ora non abbiamo richiesto all'utenza alcun "pagamento indebito" perché, almeno fino al momento della sentenza, la legge 152 era esplicita: il canone era dovuto anche dagli utenti non allacciati a impianti di depurazione come previsto dall'articolo 14 comma 1 Legge 5/01 1994 n.36 e decreto legislativo susseguente del 3 aprile 2006 in cui si afferma che "le quote di tariffa riferite ai servizi di pubblica fognatura e di depurazione sono dovute dagli utenti anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi. Il gestore è tenuto a versare i relativi proventi, risultanti dalla formulazione tariffaria definita ai sensi dell'articolo 154, a un fondo vincolato intestato all'Autorità d'ambito, che lo mette a disposizione del gestore per l'attuazione degli interventi relativi alle reti di fognatura e agli impianti di depurazione previsti dal piano d'ambito"». Insomma, è la sentenza che ha cambiato le regole. «è strano che chi inquina non paghi - dice Fabio Del Nista, presidente del consigliodi gestione Asa - E che chi non inquina paghi di più».

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aborto, i vescovi usa contro la casa bianca - arturo zampaglione (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 13 - Cronaca Aborto, i vescovi Usa contro la Casa Bianca Obama vuole abrogare l´obiezione di coscienza. E il Kansas alle donne: guardate il feto prima di decidere In un messaggio il cardinale di Chicago, Francis George, si scaglia contro il presidente La legge dello Stato del Midwest è stata avallata dal futuro ministro della sanità americano ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - A due mesi dall´insediamento di Barack Obama scoppia negli Stati Uniti una nuova abortion war, una guerra sull´aborto, accompagnata da tensioni crescenti tra la Casa Bianca democratica e l´episcopato cattolico. Nel Kansas è stata appena approvata una legge che dà la possibilità alle donne che chiedono di abortire di vedere le immagini e sentire i battiti cardiaci dei feti. Il vescovo John D´Arcy boicotterà una cerimonia a maggio a Notre Dame, la più grande università americana, in cui sarà presente anche Obama, per protestare contro il finanziamento della ricerca sulle cellule staminali. E il cardinale di Chicago Francis George, presidente della conferenza episcopale Usa, si è scagliato contro il tentativo della Casa Bianca di abrogare l´obiezione di coscienza per i medici cattolici chiamati a interrompere le gravidanze. «Bisogna evitare che il governo porti il Paese dalla democrazia al despotismo», tuona Francis George in un videomessaggio ai 67 milioni di cattolici americani, il cui contenuto è stato rilanciato ieri dall´Osservatore romano. Riferendosi alla proposta fatta dal governo a febbraio di eliminare i medici obiettori, il cardinale ha sottolineato che «il rispetto per la coscienza dell´individuo e per la libertà religiosa sono principi irrinunciabili per evitare ogni forma di oppressione». Parole dure che, a dispetto dei vecchi rapporti tra il prelato e il presidente e della probabile visita a luglio di Obama in Vaticano, confermano l´inasprimento delle posizioni della Chiesa. Intanto il Kansas ha approvato una misura molto controversa. A ogni donna dovrà essere offerta la possibilità, prima di un aborto, di vedere l´ecografia del feto e di ascoltarne il battito cardiaco. è quanto disposto da una legge votata in modo bipartisan dal parlamento statale, ratificata venerdì dal governatore democratico Kathleen Sebelius (prossimo ministro della sanità di Obama) e voluta dal movimento antiabortista, nella speranza che quei suoni ritmici e quelle immagini di "vita" prenatale portino le donne a rivedere le loro decisioni. Incastrato nelle pianure del midwest americano, e con una forte presenza della destra religiosa, il Kansas è sempre stato un terreno di battaglia tra abortisti e antiabortisti. Negli anni Ottanta e Novanta ci furono massicce manifestazioni di protesta del "movimento per la vita" a Wichita, Topeka e in altre città dello Stato, con attentati ai danni di cliniche e medici specializzati nelle interruzioni di gravidanza. Tramontata la possibilità, almeno per ora, di rovesciare la sentenza della Corte costituzionale che stabilì la libertà di scelta delle donne, gli antiabortisti puntano adesso a misure per limitare quei diritti. Tra queste, l´uso strumentale delle ecografie. Oltre alla possibilità (non l´obbligo) di vedere le immagini del feto, la legge stabilisce che ogni clinica dovrà esporre un cartello in cui si ricorda che è vietato forzare una donna ad abortire. Un provvedimento analogo fu approvato l´anno scorso, ma venne bloccato dalla Sebelius perché conteneva norme che il governatore riteneva eccessive, come la possibilità dei parenti delle donne che abortivano in stato avanzato di gravidanza di far causa ai medici. Gli abortisti speravano in un veto anche per questa legge. «Non ce n´era alcun bisogno», osserva Peter Brownlie, dell´associazione statale di Planned Parenthood. Ma la Sebelius ha preferito avallarla, per non radicalizzare lo scontro alla vigilia della sua ratifica a ministro della sanità, la settimana prossima.

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Limana-Vazzolese la gara clou A Soverzene Cortina-Cadore (sezione: Giustizia)

( da "Corriere delle Alpi" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

SECONDA Limana-Vazzolese la gara clou A Soverzene Cortina-Cadore BELLUNO. Fuori la seconda. Nel girone R di Seconda categoria, lo scontro diretto tra il Limana e la Vazzolese, per conoscere la vera alternativa al Santa Lucia. Il tecnico gialloblù Stefano Sommacal non ha lo squalificato Marco Barp, di fronte a una trevigiana, che invece si annuncia al completo. Impossibile mettersi a fare dei pronostici. Sempre nella fascia play off, il Ponte Alpi va a trovare un Piave senza D'Angelillo e Viel, mentre il Cadore è ospite del Cortina. Tra i cadorini, assente Da Rin e tra gli ampezzani Viotto. Non è ancora tagliata fuori la Fulgor Farra, che è ospite di un Sois senza Sitta. Nella zona salvezza, l'Alpina va a Francenigo e l'Auronzo ha una partita da vincere assolutamente contro il San Michele ultimo. Tutto questo malgrado l'assenza dello squalificato Cian. Si salvi chi può. Nel girone Q, le bellunesi sono tutte concentrate da metà classifica in giù. La lotta per la salvezza riguarda soprattutto l'Agordina, che riceve il Castion di Loria e il Lentiai che invece scende a Sernaglia della Battaglia. E potrebbe riguardare anche il Fiori Barp, che però è in caduta libera e con l'Union Maser non ha alternative alla vittoria. O vince o può già prepararsi a presentare la domenda di ripescaggio. Fuori dalla mischia il Tegorzo, che aspetta la Virtus Csm; il Foen che è ad Altivole e la Juventina, ospite della Cisonese capolista. Per i gialloblù, sarà dura tirare fuori dei punti. I trevigiani hanno solo due punti in più del Montegrappa. (g.s.)

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SERIE D (ORE 15) Somma - Bolzano (Podestà di Rimini) (sezione: Giustizia)

( da "Corriere delle Alpi" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

SERIE D (ORE 15) Somma - Bolzano (Podestà di Rimini) SERIE D (ORE 15) Somma - Bolzano (Podestà di Rimini) Tamai - Montebelluna (Granci di Città di Castello) Union Quinto - Chioggia (Ferrone di L'Aquila) Trento - Jesolo (Bottegoni di Terni) Sandonà - Domegliara (Caravita di Cosenza) Pordenone - Eurotezze (Adducci di Paola) Belluno - Sacilese (Maresca di Napoli) Montecchio - Sagittaria Julia (Lanza di Nichelino) Virtus Vecomp - Sanvitese (Vitulano di Livorno) Classifica: Sacilese, Eurotezze 55; Uniion Quinto 51; Domegliara 48; Chioggia 45; Pordenone 41; Tamai 39; Bellno, V.Vecomp, Sanvitese 35; Trento, Montebelluna, Sagittaria 29; Sandonà 28; Jesolo 27; Montecchio, Somma 23; Bolzano 18. DA OGGI SI COMINCIA ALLE 16 ECCELLENZA Union Csv - Adriese (Michela Grotto di Schio) Liventina - Ardita Feltrese - Cordignano (Piccoli di Vicenza) Dolo Riviera - Edo Mestre (Dall'Anese di Conegliano) Giorgione - Marosticense (Bortoluzzi di S.Donà) Ponzano - Miranese (Tommasoni di Verona) Liapiave - Rossano (Sattin di Rovigo) Romano Ezz. - Vedelago (Zulianello di S.Donà) Classifica: Adriese 51 Ardita 41; Liapiave, Romano Ezzelino 40; Edo Mestre 39; Feltrese 32; Giorgione 31; Miranese, Marosticense 28; Union Csv, Liventina 27; Ponzano, Vedelago, Vedelago, Cordignano 26; Rossano 25; Dolo Riviera 24. PROMOZIONE D Fontanelle - Cappella Magg. (Zordanazzo di Padova) Istrana - Casier Dosson (Pinos di Portogruaro) La Marenese - Cornuda (Zanolla di Belluno) Cavarzano - Ceggia (Frasson di Castelfranco) Zero Branco - Opitergina (Battocchio di Castelfranco) Luparense - Portomansuè (Pizzol di S.Donà) Gruaro - Preganziol (Zambonin di Rovigo) Vittorio Veneto - Villorba (Amabile di Vicenza) Classifica: Opitergina 57; V.Veneto 52; Portomansuè 48; Cornudacrocetta 40; Luparense, Cappella Maggiore 39; Cavarzano 36; Gruaro 33; Preganziol 32; Villorba 28; Istrana 27; Zero Branco 23; La Marenese, Fontanelle 20; Casierdosson 17; Libertas Ceggia 11. PRIMA CATEGORIA Fregona - Carenipievigina (Scalco di S.Donà) Fulgor Trevignano - Godega (Perer di Belluno) Alpago - Nervesa (Tesolin di Portogruaro) Orsago - Plavis (Cadel di Venezia) Montello - S.Giorgio (Valerio di Portogruaro) Sanfiorese - Sedico (Alfarè di Mestre) Codognè - Ripa Fenadora (Cester di S.Donà) Ponte di Piave - Ztll Sx Piave (Sciretti di Mestre) Classifica: Ripa Fenadora 52; Codognè 40; Carenipievigina 38; Alpago, Nervesa 37; San Giorgio 36; Montello 34; Sedico, Sanfiorese, Godega 33; Orsago 31; Fregona 30; Plavis, Ztll 24; Fulgor Trevignano 23; Ponte Piave 16. SECONDA CATEGORIA - Q Agordina - Castion Loria (Barba di Treviso) Altivolese - Foen (Shvay di Treviso) Cisonese - Juventina (Voltarel di Treviso) La Sernaglia - Lentiai (Carraretto di Treviso) Bessica - Montegrappa (Ceneda di Conegliano) Caerano - Sp Calcio (Trisolini di Treviso) Fiori Barp - Maser (Stefania Andrighetto di Vicenza) Tegorzo - Virtus Csm (Favotto di Treviso) Classifica: Cisonese 52; Montegrappa 50; Bessica 47; Caerano 46; Sp Calcio 41; Virtus Csm 39; Tegorzo 34; Union Maser 31; Juventina 28; Foen 26; Castion Loria 24; Altivolese 23; Agordina 22; Lentiai 21, La Sernaglia 21; Fioribarp 15. SECONDA CATEGORIA - R Francenigo - Alpina (Bresolin di Bassano) Gaiarine - Sarmede (Russo di Bassano) Sois - Fulgor Farra (Telatin di Bassano) Piave - Ponte Alpi (Soster di Bassano) Auronzo - San Michele (Faraon di Conegliano) Limana - Vazzolese (Bardin di Conegliano) Santa Lucia - Vitt (Calabrò di Conegliano) Cortina - Cadore (Caramel di Treviso) Classifica: Santa Lucia 54; Limana, Vazzolese 51; Ponte Alpi 39; Cadore 38; Gaiarine 37; Fulgor Farra 36; Sarmede 33; Cortina, Vittsangiacomo 31; Auronzo 26; Alpina, Francenigo 25; Piave 24; Sois 17; San Michele 7. TERZA CATEGORIA - A Arsiè - Alpes Cesio San Vittore - Coi de Pera (Alessandro Zanon) Mix Esse Elle - Salce (Franco Turrin) Castion - Schiara Cornei - Sospirolese (Antonio Bassani) Monte Tomatico - Sovramonte (Edoardo Cargnel) Classifica: San Vittore 33; Mix Esse Elle 32; Monte Tomatico 24; Coi de Pera 22; Alpes cesioo 19; Arsiè 18; Sovramonte 16; Sospirolese 15; Castion 14; Schiara 12; Salce 7; Cornei 6. TERZA CATEGORIA - B Valpadola - Valboite Rinviata Oltrepiave - Claut Rinviata Ospitale - Danta (Alberto Gaz) Fortogna - Domegge (Roberto Simonetti) Comelico - Longarone Rinviata Real Damos - Valzoldana (Marco Zanella) Classifica: Ospitale 34; Comelico 31; Longarone 30; Valboite 21; Domegge, Claut 17; Fortogna 13; Danta, Oltrepiave 11; Valzoldana 9; Valpadola 7; Real Damos 6. SERIE C FEMMINILE Due Monti - Keralpen Belluno (Allegro di Padova) Salara - Castagnaro (Spolverato di Vicenza) Alpago - Lido Venezia (Cescon di Conegliano) Musano - San Martino (Pasinetti di Venezia) Vittorio Veneto - Villanova (Comune di Portogruaro) Fortitudo Verona - Gazzera (Scalcon di Vicenza) San Carlo - Padova (Hubner di Verona) Classifica: Padova 60; Villanova 56; V.Veneto 45; Alpago, Lido Venezia 40; San Martino 39; Keralpen Belluno 38; Castagnaro 24; San Carlo 23; Fortitudo Verona 22; Gazzera 21; Due Monti 15; Salara 7; Musano 6. SERIE D FEMMINILE Cadore - Dynamo Vellai (Unterberger di Belluno) Maser - Favaro (Ciriello di Treviso) Pedemontana - Passarella Real Spinea - Treporti (Zottarelli di Mestre) Lughetto - Padova (f.cl.) (De Rosa di Mestre) Riposa: Alpes Cesio Classifica: Padova (f.cl.) 44; Dynamo Vellai 39; Favaro 34; Passarella 30; Pedemontana, R.Spinea 29; Lughetto 21; Maser 20; Cadore 18; A.Cesio 6; Treporti 3. (rob)

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Liventina e Moriago che testacoda (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

CALCIO. Dilettanti alle 16 Liventina e Moriago che testacoda Partite e arbitri di oggi (attenzione: inizio ore 16). Eccellenza. Feltrese-Cordignano, Piccoli di Vicenza; Giorgione-Marosticense, Bortoluzzi di San Donà; Liapiave-Rossano, Sattin di Rovigo; Liventina Gorghense-Ardita Moriago; Ponzano-Miranese, Tommasoni di Verona; Romano-Vedelago, Zulianello di San Donà (si gioca al campo «Giusti» di Bassano); Union Csv-Adriese, Grotto di Schio. Promozione. Istrana-Casier Dosson, Pinos di Portogruaro; Fontanelle-Cappella Maggiore, Zordanazzo di Padova; Gruaro-Union Preganziol, Zambonin di Rovigo; La Marenese-Cornuda Crocetta, Zanolla di Belluno; Luparense-Porto Mansuè, Pizzol di San Donà; Vittorio Smc-Vilorba, Amabile di Vicenza; Zero Branco-Opitergina, Battocchio di Castelfranco. Prima categoria. Borgoricco-Ospedaletto, Zamuner di San Donà; Spineda-Villanova, Zandinella di Venezia; Caltana-San Floriano; Concordia Fonte-Castagnole, Gallo di Belluno; Riese Vallà-Salese, Toniolo di Schio; Bibione-Pro Roncade, Spezzati di Padova; Cessalto-Marghera, Saccone di Vicenza; Pro Mogliano-San Stino Corbolone, Galuppo di Este; Silea-Jesolo, Gordiani di Este; Alpago-Nervesa, Tesolin di Portogruaro; Codognè-Union Ripa, Cester di San Donà; Fregona-Careni Pievigina, Scalco di San Donà; Fulgor Trevignano-Godega, Perer di Belluno; Montello-San Giorgio, Valerio di Portogruaro; Orsago-Plavis, Cadel di Venezia; Ponte Piave-Sinistra Piave, Sciretti di Mestre; Sanfiorese-Sedico, Alfarè di Mestre. Seconda categoria. Campese-Giovanile Ezzelina; Vigor-Salgareda; La Salute-Gorghense; Godigese-Mignagola; Fossalunga-Cendon; Casale-Cipriano Catron; Aurora Treviso Due-Monastier; Campigo-Sant'Elena; Olmi Callalta-Salvarosa; Paese-Salvatronda; Marcon-Treville; Altivolese-Foen; Cisonese-Juventina; La Sernaglia-Lentiai; Bessica-Montegrappa; Caerano-Sp 2005; Fiori Barp Sospirolo-Union Maser; Piave Tegorzo-Virtus Farra; Francenigo-Alpina; Gaiarine-Sarmede; Auronzo-San Michele; Limana-Vazzolese; Santa Lucia Mille-Vitt San Giacomo. Terza categoria. Breda-Ardita Pero; Parè-Barbisano; Suseganese-Boccadistrada; Lovispresiano-Campolongo; Cimapiave-Follinese; Santa Giustina-Pro Refrontolo; Basalghelle-Tarzo Revine; Feletto-Vallata; Milan Guarda-Csm Resana; Fanzolo-Padernello; Pederobba-Rovere; Postioma-Sant'Antonino; Badoere-San Gaetano; Fontane-Vedelaghese; Valdosport-Vidor; San Giuseppe-Volpago; Union 98-Eagles Pedemontana; Morosini Biancade-Cesarolo; Evolution Team-Summaga; Teglio Veneto-Zensonese. (em. st.)

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Regione, Galan candida Chisso (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il governatore: il Veneto va guidato da chi conosce, da chi sa fare, non da chi viene calato dall'alto Regione, Galan candida Chisso Il presidente: merita la mia poltrona. Ma solo dal 2015 Sulle regionali 2010: «Mica me ne voglio andare a metà Voglio vedere il Mose completato» ALBERTO VITUCCI VENEZIA. A Venetopoli le inaugurazioni non finiscono mai. Con tanto di hostess, filmati, tensostruttura e fondale azzurrino, pranzo per 500 invitati. Ieri a Fusina è toccato ancora una volta al presidente della Regione Giancarlo Galan tenere a battesimo il progetto avviato 4 anni fa dello scavo dei canali portuali. Un «evento» battezzato «Venezia porto del Nord Est». Il governatore ne ha approfittato per lanciare a metà discorso un sasso nello stagno. «Bravo l'assessore Renato Chisso», ha detto sornione, aspettando la reazione di politici e giornalisti presenti numerosi in platea, «a questo punto merita ampiamente di sedere nello scranno che mi avete attribuito 14 anni fa». Una candidatura annunciata dal palco invece che dal predellino, come usa fare il Capo? «Ma non avete capito, mi riferivo a dopo il 2015», precisa sorridendo prima di salire sulla macchina che lo porterà a Roma al congresso del Pdl, «mica me ne voglio andare a metà. Ci sono tante cose da finire, voglio vedere il Mose completato». Il delfino Chisso, insomma, l'ex assessore socialista del Comune di Venezia che garantisce il controllo su grandi opere, trasporti e ambiente, potrà scaldare i motori solo fra sei anni. E per il governatore, stando alle sue intenzioni, dovrebbe scattare così il quarto mandato. Totale, se sarà rieletto, un ventennio di governo, record mondiale per le democrazie. «Eh certo che si riferiva al dopo 2015», «conferma Chisso, «io ho un sacco di cose da completare come assessore». Più tardi Galan precisa ancora: «E' chiaro che ho fatto una provocazione, una battuta per dire che insomma il Veneto va guidato da chi conosce da chi sa fare, e non da chi viene calato dall'alto». Dunque, niente ordini da Roma (o da Milano). E poi, giuste o sbagliate che siano i due hanno portato a casa negli ultimi anni molte delle grandi opere che avevano annunciato. Il sodalizio Galan-Chisso, con intorno un gruppo di funzionari-commissari come Silvano Vernizzi e Roberto Casarin e un pool di imprese affidatarie dei grandi lavori (Mantovani, Gemmo, Studio Altieri) ha inaugurato il Passante e i cantieri del Mose, il rigassificatore di Rovigo con le torri in cemento costruite all'Arsenale, i lavori al porto e l'espansione dell'aeroporto guidata dal presidente Enrico Marchi, altro manager di riferimento del governatore. Chiaro che contando anche sul vento favorevole di centrodestra che soffia in Italia, puntino alla riconferma. Ma c'è la Lega da tenere d'occhio. E Galan ha già lanciato l'offensiva di primavera. Obiettivo, mettere in un angolo il Carroccio che scalpita e possibilmente recuperare l'Udc di Casini anche a livello locale. «Noi in Regione appoggiamo Galan», sorride Ugo Bergamo, ex sindaco di Venezia e consigliere del Csm. A livello locale ancora non si sa. Nelle province l'Udc corre da sola, la Lega deve ancora decidere. E ha già prenotato la poltrona del governatore dal 2010 in poi per i suoi quarantenni d'assalto, il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia o il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Ma Galan non intende mollare. E la partita sarà decisa anche dalle percentuali che i due alleati-avversari otterrano alle Europee e alle amministrative di giugno. Intanto Galan lancia messaggi. Il centrosinistra, per ora, se ne sta a guardare: per ribaltare i pronostici nel Veneto dovrebbe inventarsi un candidato di razza. Che per adesso non si vede.

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Dialoganti o radicali Le toghe rosse (Md) rischiano la spaccatura (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Dialoganti o radicali Le «toghe rosse» (Md) rischiano la spaccatura CLAUDIA FUSANI L'«armata rossa» e la «magistratura militante», contro cui si è scagliato l'altra sera Berlusconi, sono riunite nella sede della Camera di Commercio di Modena. Né un fortino, né una trincea, un ex palazzo ducale asburgico che ospita il congresso di Magistratura democratica mentre si interroga su cosa essere o diventare dopo 45 anni di militanza a sinistra. L'interrogativo è se Md debba restare una forza che incide nella vita politica e sociale oltre che sulla giurisdizione ritirandosi però in una sorta di aventino istituzionale, della serie basta confronti e compromessi con la politica. O, invece, se debba concentrarsi «solo» sull'applicazione delle leggi, sui loro effetti, avendo come priorità la difesa dei diritti fondamentali dell'individuo e discutere su riforme ed efficienza. Linee separate Due linee separate che rischiano di creare una frattura senza precedenti nella magistratura (sarebbe anche la sconfessione dell'Anm) e nella storia di questo gruppo di magistrati che così tanto ha pesato negli ultimi trent'anni. Oggi Md rappresenta il 25 per cento delle toghe ma da qualche anno registra un disamoramento tra i più giovani. Giovani come Giulia Marchetti, 30 anni, uditore, che, invece, hanno partecipato al congresso chiedendo «chiarezza, trasparenza, qualità, prima di tutto efficienza degli uffici dove lavoriamo». Difficile e riduttivo schematizzare. Una linea è quella rappresentata da Livio Pepino, padre storico della corrente e membro del Csm che posiziona Md «in prima linea in questa guerra ai poveri che ha ormai sostituito la guerra alla povertà». Fin qui, cioè la difesa dei diritti dell'individuo e dei più deboli, tutti d'accordo specie in un momento di crisi che «non è solo economica ma prima ancora sociale e culturale». Ma è stato un errore, ad esempio, «non opporsi a sufficienza agli interventi del governo Prodi che hanno portato alla desertificazione delle procure». Adesso occorre «tenere la schiena dritta ed essere critici», no «ai conformismi e ai silenzi», meno che mai «ai compromessi politici che non ci competono visto che non siamo una forza politica». Una linea radicale, aventiniana, di scontro, in cui si riconoscono Eugenio Albamonte, molti padri storici e almeno in parte, il segretario uscente di Md Rita Sanlorenzo che ha parlato di «emergenza democratica» ma ha anche richiamato le toghe «a indagare sul malcostume e non ad analizzarlo, compito questo di osservatori di politici». L'altra linea più dilogante è rappresentata dalla mozione di Piergiorgio Morosini, Silvia Albano, Anna Canepa, Francesco Messina e soprattutto Bruti Liberati (che non vuole più ricandidarsi alla presidenza), Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm, e Nello Rossi. Una linea «radicale sui diritti», che dice no a chi propone una pillola (castrazione chimica) in cambio della libertà o distrugge uno strumento come le intercettazioni. Ma invece «duttile, dialogante e disposta al confronto sull'organizzazione del lavoro e sull'efficienza dei magistrati». possibile sintesi Possibile una sintesi? «Necessaria» per Borraccetti e Deidda, padri storici di Md. «Una spaccatura adesso sarebbe un regalo troppo grosso a questa classe politica» - ha gridato alla platea Deidda, ora Pg a Firenze dopo Trieste dove ha garantito fino all'ultimo il diritto di scelta di Beppino Englaro. Applausi, è stato come far saltare un tappo, effetto choc. Il patrimonio genetico di Md non si tocca, «il rifiuto del conformismo e della passività culturale e la difesa dei diritti». Detto questo però «è necessario costruire alleanze e coltivarle» così come «è inutile fare battaglie sull'indipendenza quando manchiamo noi per primi di professionalità». È l'unica sintesi possibile per evitare una spaccatura che in questo momento può piacere solo a chi ancora evoca «l'armata rossa delle toghe». Si chiude oggi la quattro giorni del congresso di Magistratura democratica. La corrente di sinistra rischia una spaccatura tra l'anima più identitaria e movimentista e quella più disposta al dialogo. Bruti Liberati lascia.

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GIULIANO BELTRAMI STORO - Ci sono storie che quando le senti raccontare ti vengono i brividi, e ti viene da chiedere: ma in che Stato viviamo? Per esempio quella di Karafil Saraci (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

GIULIANO BELTRAMI STORO - Ci sono storie che quando le senti raccontare ti vengono i brividi, e ti viene da chiedere: ma in che Stato viviamo? Per esempio quella di Karafil Saraci , cittadino albanese che ha scelto l'Italia per sbarcare il lunario, come facevano i nostri nonni quando attraversavano l'oceano in tempi in cui la vita aveva il sapore amaro della miseria GIULIANO BELTRAMI STORO - Ci sono storie che quando le senti raccontare ti vengono i brividi, e ti viene da chiedere: ma in che Stato viviamo? Per esempio quella di Karafil Saraci , cittadino albanese che ha scelto l'Italia per sbarcare il lunario, come facevano i nostri nonni quando attraversavano l'oceano in tempi in cui la vita aveva il sapore amaro della miseria. Il calvario di Karafil (33 anni in agosto) inizia nel 1999, quando la polizia di Matera lo pesca senza permesso di soggiorno. Inevitabile la conseguenza: allontanamento dall'italico territorio. Quattro anni dopo Karafil rientra in Italia, e precisamente a Storo, dove lavorano da anni fratelli e cugini. Adriano Malcotti , titolare della «Poncial», piccola azienda che stampa acciaio, vorrebbe assumerlo, quindi richiede la regolarizzazione, come prevede la legge Bossi-Fini. Ma il 4 luglio del 2003 la Commissione lavoro della Provincia respinge la richiesta. Motivo: «Saraci è stato soggetto ad espulsione con accompagnamento alla frontiera». Malcotti si rivolge al Commissariato del Governo, con una lettera accompagnatoria del sindaco di Storo per rassicurare che fratelli e cugini non hanno mai dato preoccupazioni: «Vita improntata ad un ritmo esemplare: casa, lavoro, casa. E si dedicano anche alle attività sociali. Rappresentano un risultato molto positivo di integrazione». Poi ricorre al Tar, perché secondo la Bossi-Fini, essendo stato allontanato per mancanza del permesso di soggiorno, e non espulso con accompagnamento alla frontiera, ha diritto alla regolarizzazione. Tutto chiaro? Magari. L'Italia di legulei e cavilli su argomenti come questo è capace di perdere la bussola. È così che cominciano a girare le carte da Erode a Pilato. Il 26 maggio 2005 il Tar di Trento pone un quesito alla Corte Costituzionale: se il signor Saraci è stato allontanato per mancanza del permesso, e non per problemi di sicurezza, può rimanere? La Consulta risponde chiedendo ulteriore documentazione, che il Tar soddisfa con i debiti chiarimenti. La Corte decide di non decidere (per dirla in soldoni) e rimanda la palla nel campo del Tribunale amministrativo di Trento. Ma intanto Karafil viene espulso. Malcotti è uno che non molla facilmente, perciò ricorre al giudice di pace, spiegando che l'espulsione non può aver luogo, essendo Saraci in attesa di giudizio. Ricorso accolto, ma c'è una complicazione ulteriore. Siccome (altro male italiano) quel che fa la mano destra non è conosciuto dalla mano sinistra, per la questura Karafil va espulso, quindi i carabinieri devono eseguire il provvedimento di espulsione. Risparmiamo per carità di patria il racconto degli equivoci che ne nascono. Per farla breve si arriva alla sentenza del Tar del 5 marzo 2009 che finalmente, a suon di articoli e commi di legge sancisce per Karafil Saraci, cittadino d'Albania venuto in Italia con l'unico scopo di lavorare, la possibilità di rimanere sul nostro suolo. Karafil ed il suo imprenditore brindano, tirando un sospiro di sollievo. Ma quanta fatica. In questi anni Karafil ha continuato a lavorare alla Poncial, regolarmente assunto, ma con il timore nel cuore, perché la sentenza avrebbe potuto cacciarlo, e con quei paradossi che solo in Italia possono capitare. L'azienda pagava i contributi, ma per Karafil non c'era tessera sanitaria, quindi era proibito ammalarsi, pena il pagamento di cure, farmaci e medici. Un giorno si è tagliato un dito sul lavoro, e l'imprenditore ha dovuto pagare intervento e assistenza. Tutto è bene quel che finisce bene, diceva lo scrittore. Così è successo, dopo sei anni di avvocati, ricorsi, mal di pancia e tensioni. Ci sono commenti? 29/03/2009

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 (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa «Si faccia chiarezza su Acea» Iannarilli Finisce sotto accusa la gestione idrica del territorio Decisa presa di posizione di Antonello Iannarilli sulla gestione idrica del territorio. «Sulla vicenda Acea – Ato 5 intendo andare fino in fondo. I continui, incresciosi episodi che vedono coinvolta la società e l'aumento delle tariffe giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale e dal Coviri, denotano una gestione dell'ente del tutto irresponsabile, inefficiente ed inefficace, dalla quale, peraltro, scaturisce un servizio scadente, per nulla rispondente alle esigenze del territorio. La conferma viene anche, del resto, da una indagine della Procura della Repubblica, e dai relativi rinvii a giudizio dei responsabili ai vari livelli. Per questo, ritengo che tale, incresciosa situazione debba necessariamente terminare quanto prima. Intendo perciò investire della questione il sindacoAlemanno, rappresentante politico del maggiore azionista, che è il Comune di Roma, e chiedere la sostituzione immediata dei dirigenti Acea ai diversi livelli, che si sono rivelati inadeguati ed incapaci nelle proprie funzioni e, nonostante tutto, hanno ancora il coraggio di rimanere al loro posto. Inoltre, da riscontri certi, sembrerebbe proprio che molte aziende del territorio, creditrici della società, non vengono pagate anche da anni, mentre le perdite d'acqua, che ancora oggi pullulano nell'intera provincia, non sono riparate per mesi, con conseguenti notevoli sprechi, che sono l'altra faccia della medaglia di un servizio che in molti Comuni funziona ancora ad intermittenza. Non dimentichiamo poi che nella società risultano impiegati molti parenti o affini di amministratori ed illustri esponenti del centrosinistra, e uno di questi ultimi era anche nel cda dove, sicuramente, ha rappresentato non gli interessi dei cittadini ma quelli di un Partito, visti i risultati».

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La Sicilia: quel giudice sia un esempio (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: PRIMAPAGINA - data: 2009-03-29 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE La storia Il governatore Lombardo loda Formentin che resta a Palermo La Sicilia: quel giudice sia un esempio VENEZIA — Un «altissimo esempio» che conferma come «nelle coscienze degli italiani si stia facendo strada una nuova sensibilità dello Stato». Il governatore della Regione Sicilia Raffaele Lombardo commenta così la decisione del sostituto procuratore padovano Marco Formentin di far ritorno a Termini Imerese, dopo aver chiesto ed ottenuto dal Csm il trasferimento a Vicenza, per restare al fianco dei tre colleghi rimasti soli nella procura isolana. «Un esempio di senso del dovere e di rispetto delle istituzioni per il quale lo ringrazio a nome di tutti i siciliani». A PAGINA 5 Bonet

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Englaro commuove Padova (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-29 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE L'incontro Trecento persone affollano la sala. Non c'è Zanonato Englaro commuove Padova «Eluana, purosangue di libertà» PADOVA — Già alle 10 di ieri mattina, a poco meno di un'ora dal via, si capisce che la sala Antico Ghetto, nel pieno centro di Padova, è troppo piccola per contenere tutti. Per dar spazio all'interesse, alla curiosità e all'emozione di tantissimi padovani. Comodi sulle poltroncine i più fortunati. In piedi, seduti a terra o stretti sulle scale d'ingresso gli altri. Alla fine, ad applaudire ed incoraggiare Beppino Englaro, saranno almeno in trecento. Il sindaco Flavio Zanonato non c'è: ha preferito restare in ufficio a parlare di fusione termonucleare con un esperto venuto dalla Germania. La sua assenza fa storcere il naso a più di qualcuno, visto pure che ad organizzare l'incontro con il papà di Eluana è stata una seria fetta della coalizione che lo sosterrà alle elezioni: cioè la Sinistra per Padova, guidata dal presidente regionale di Arcigay Alessandro Zan. Tant'è, puntualissimo, accolto da un lungo e scrosciante applauso, Beppino Englaro entra in sala alle 10.45. Ha il volto scavato dal dolore di chi «per 15 anni e 9 mesi – spiega – dal 18 gennaio 1992 al 16 ottobre 2007, è stato come un cane che abbaia alla luna. Per 5.750 giorni, dall'incidente stradale di Eluana alla sentenza della Corte di cassazione che spero faccia davvero giurisprudenza, ho sopportato l'impossibilità di dialogare con chiunque: zero interlocutori dal punto di vista medico, legale e politico. Poi, pur nella terribile confusione e disinformazione che c'è in Italia sulla cosiddetta eutanasia, è andata come tutti sapete. Eluana aveva uno spirito bellissimo – ricorda papà Beppino, stanco ma determinato – era un autentico purosangue della libertà». In prima fila si scorgono gli assessori Balbinot (L'Intesa veneta) e Sirone (Socialisti), i democratici Armano e Agugiaro, Marini per i Comunisti, l'ex rettore del Bo Muraro e il presidente di Legambiente Nicolello. Intervengono due giuristi dell'Università di Padova, i professori Paolo Zatti e Marco Azzalini: «Ieri la storia di Eluana – attacca il primo – e oggi la legge sul testamento biologico approvata dal Senato dimostrano che il governo italiano sta violando ripetutamente e impunemente la Costituzione e sta affossando l'habeas corpus: la salvaguardia della propria libertà, cui ha diritto ogni persona, scompare di fronte all'azione arbitraria dello Stato. Spero che, una volta passata anche alla Camera, la legge sul testamento biologico venga resa carta straccia dalla Corte costituzionale». «Il dibattito in corso da mesi è sleale da parecchi punti di vista – chiude l'altro – L'importante, citando una battuta di un celebre film ( The confession, con Ben Kingsley e Alec Baldwin, ndr.), non è fare la cosa giusta, ma sapere cos'è giusto fare. E Beppino e noi tutti sappiamo bene cos'è giusto fare». Davide D'Attino \\ Per quindici anni ho sopportato l'impossibilità di dialogare con chiunque: medici, legali, politici

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Ma Napolitano è perplessa (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-29 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE L'intervista E' consigliere togato del Csm Ma Napolitano è perplessa «Anche al Nord servono eroi» VENEZIA — «Per carità la decisione di Formentin è sicuramente encomiabile. E però anche il Nord, di questi tempi, avrebbe bisogno di eroi». Maria Luisa Napolitano, trevigiana, è consigliere togato del Csm. La prossima settimana, nel plenum del Consiglio, sarà chiamata a votare la revoca del trasferimento chiesto dal sostituto padovano, che potrà così fare ritorno a Termini Imerese. Lasciando però vacante un posto nella pur bisognosa di toghe procura di Vicenza. Dottoressa Napolitano, secondo lei il Sud gode di eccessive attenzioni? «Non mi sfuggono i gravi problemi che la Giustizia incontra in quella terra, però non posso non ricordare come anche al Nord manchino all'appello centinaia di magistrati. E senza toghe non si celebrano i processi, neanche al Nord». Il Sud, e la Sicilia in particolare, sono però considerate le frontiere della lotta alla criminalità. «A Gorizia, che con Brescia vive la situazione più grave del Nord Italia, si attende di poter celebrare 300 processi per l'amianto. Sono forse meno importanti di un processo per mafia?». Gli eroi, insomma, non bastano. «Sarebbe auspicabile non averne affatto bisogno, di eroi. Formentin ha preso la sua decisione, si può condividere, ma certe etichette non mi piacciono. Forse che la giovane collega veneta che si prepara a tornare finalmente a casa dopo essere rimasta tre anni a Vibo Valentia con una bimba piccola è meno eroica di Formentin?». L'impressione è che la coperta, comunque la si tiri, resti sempre troppo corta. «Il Sud soffre di una realtà criminale sicuramente aggravata rispetto al Nord ma non dimentichiamo che qui gli organici sono fermi al dopoguerra, mentre lì sono pur sempre stati potenziati nel corso degli anni». Come si è arrivati a questa situazione? «Purtroppo gli errori si sono stratificati nel tempo. Più di recente ha contribuito la decisione di non adibire a funzioni requirenti i magistrati di prima nomina. Una scelta che, per certi versi, si può pure condividere ». C'è qualche soluzione all'orizzonte? «Il ministero sta pensando a due rimedi: trasferimenti d'ufficio di magistrati giudicanti, spediti a fare i pm là dove ce n'è più bisogno, oppure incentivi economici a chi acconsente ad andare nei distretti disagiati. Ma l'unica vera soluzione sarebbe varare al più presto l'attesa riforma della giustizia». Ma.Bo. \\ Trecento processi per l'amianto a Brescia sono meno importanti di un processo per mafia?

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Il giudice rinuncia al Veneto (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Veneto - PADOVA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-29 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE Il caso Il padovano Marco Formentin, pm a Termini Imerese, aveva ottenuto il trasferimento a Vicenza. Poi ci ha ripensato: «Se vado via, restano in tre» Il giudice rinuncia al Veneto «Tutta la Sicilia ringrazia» Il governatore Lombardo: un nuovo senso dello Stato VENEZIA — Un «altissimo esempio» che conferma come «nelle coscienze degli italiani si stia facendo strada una nuova sensibilità dello Stato». Il governatore della Regione Sicilia Raffaele Lombardo commenta così la decisione del sostituto procuratore padovano Marco Formentin di far ritorno a Termini Imerese, dopo aver chiesto ed ottenuto dal Csm il trasferimento a Vicenza, per restare al fianco dei tre colleghi rimasti soli nella procura isolana. «Un esempio di senso del dovere e di rispetto delle istituzioni - continua Lombardo - per il quale lo ringrazio a nome di tutti i siciliani». Un ripensamento improvviso e repentino, quello del trentaseienne Formentin, tanto più che la richiesta di revoca del trasferimento è stata recapitata a palazzo dei Marescialli quando già erano scaduti i termini concessi dalla legge. Un paio di settimane di ritardo, che però non hanno impedito alla terza commissione di approvare comunque la domanda del sostituto padovano, dettata da «una questione di coscienza, come magistrato e come cittadino» e giustificata con «un'eccezionale esigenza di servizio» che sta tutta nella desertificazione, dopo l'accoglimento di tre richieste di trasferimento su tre, della procura di Termini Imerese guidata da Alfredo Morvillo, fratello di Francesca che il 23 maggio del 1992 morì a Capaci col marito Giovanni Falcone. Ora si attende la votazione del plenum, ma non pare che vi saranno sorprese: Formentin potrà tornare in Sicilia, dove è approdato da giovane toga nell'ottobre del 2003. Lui si schermisce, non vuol passare per eroe: «Ho ritenuto di essere nelle condizioni di continuare a dare il mio contributo in questa procura». E però in Sicilia c'è già chi lo elegge a modello di una sensibilità civica oramai sempre più rara. E mica uno qualunque: il governatore Raffaele Lombardo. «La decisione del dottor Formentin - spiega il governatore - rappresenta un altissimo esempio di senso del dovere e di rispetto delle istituzioni. Da presidente della Regione, lo ringrazio a nome dei siciliani a favore dei quali è quotidianamente profuso il suo impegno di sostituto procuratore della Repubblica ». Terra difficile, la Sicilia, come sottolinea lo stesso Lombardo: «Il ripensamento di Formentin rivela la grande difficoltà degli apparati dello Stato ad operare nel sud del Paese. Ma rappresenta anche un segnale positivo: conferma infatti che si fa strada, nelle coscienze di tanti italiani una nuova sensibilità dello Stato. Una sensibilità che mi auguro diventi sempre più "contagiosa" in ogni segmento sociale, a partire dalla stessa Sicilia». Marco Bonet

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Tribunale, disputa teologica sulla Madonna per una multa (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (La Spezia)" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMA pag. 1 Tribunale, disputa teologica sulla Madonna per una multa GIUDICE DI PACE RESPINTO IL RICORSO CONTRO LA CONTRAVVENZIONE PER UNA BESTEMMIA CHI INGIURIA la Madonna merita di essere condannato alla sanzione pecuniaria di 58 euro. Parola del giudice di pace Isidora Faccioli, che ha respinto il ricorso presentato da un giovane di Vezzano Ligure contro l'ammenda inflittagli dai carabinieri che, nelle more della contestazione di un'infrazione stradale, lo avevano sentito pronunciare una bestemmia contro la Vergine. La questione legale si è giocata attorno all'applicabilità o meno dell'articolo 724 del codice penale (che punisce «chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, la Divinità») nei confronti di chi offende la Madonna. Per l'avvocato difensore del ricorrente no, a motivo degli interventi abrogativi della Corte Costituzionale che aveva cancellato dall'articolo il riferimento a «Simboli e Persone venerate dalla religione di Stato», considerando legittima la sanzione solo in caso di bestemmia contro la Divinità. Ebbene, per il legale la Madonna è «Persona». Ma il giudice di pace, nella motivazione della sentenza, ne ha 'certificato' la Divinità, ricorrendo alla definizione teologica della Madonna come madre di Dio. Ha spiegato: «Se l'Ave Maria è, col Padre Nostro, la preghiera principale per i cattolici, ciò sicuramente vuol dire che la Madonna, come Madre di Dio, ha un'importanza speciale a motivo della divinità della sua maternità, oltraggiando la quale, per il suo tramite, viene oltraggiato Dio». Ammenda, dunque, sacrosanta. C.R.

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ROMA Sul caso di Cesare Battisti, la Corte costituzionale brasiliana (Stf) deciderà ... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 29-03-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il (Milano)) (Nazione, La (Firenze))

Argomenti: Giustizia

ESTERI pag. 17 ROMA Sul caso di Cesare Battisti, la Corte costituzionale brasiliana (Stf) deciderà ... ROMA Sul caso di Cesare Battisti, la Corte costituzionale brasiliana (Stf) deciderà «entro fine aprile». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a margine del Congresso del Pdl a Roma, Sulla vicenda dell'ex terrorista rosso al quale il Brasile ha riconosciuto lo status di rifugiato politico, bloccandone l'estradizione, Frattini ha detto: «Rispettiamo la Corte brasiliana, ma sono ottimista per la validità delle nostre ragioni. Lo vogliamo in galera in Italia», ha concluso.

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regione, galan candida chisso - alberto vitucci (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 29-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino di Padova, Il)

Argomenti: Giustizia

Il governatore: il Veneto va guidato da chi conosce, da chi sa fare, non da chi viene calato dall'alto Regione, Galan candida Chisso Il presidente: merita la mia poltrona. Ma solo dal 2015 Sulle regionali 2010: «Mica me ne voglio andare a metà Voglio vedere il Mose completato» ALBERTO VITUCCI VENEZIA. A Venetopoli le inaugurazioni non finiscono mai. Con tanto di hostess, filmati, tensostruttura e fondale azzurrino, pranzo per 500 invitati. Ieri a Fusina è toccato ancora una volta al presidente della Regione Giancarlo Galan tenere a battesimo il progetto avviato 4 anni fa dello scavo dei canali portuali. Un «evento» battezzato «Venezia porto del Nord Est». Il governatore ne ha approfittato per lanciare a metà discorso un sasso nello stagno. «Bravo l'assessore Renato Chisso», ha detto sornione, aspettando la reazione di politici e giornalisti presenti numerosi in platea, «a questo punto merita ampiamente di sedere nello scranno che mi avete attribuito 14 anni fa». Una candidatura annunciata dal palco invece che dal predellino, come usa fare il Capo? «Ma non avete capito, mi riferivo a dopo il 2015», precisa sorridendo prima di salire sulla macchina che lo porterà a Roma al congresso del Pdl, «mica me ne voglio andare a metà. Ci sono tante cose da finire, voglio vedere il Mose completato». Il delfino Chisso, insomma, l'ex assessore socialista del Comune di Venezia che garantisce il controllo su grandi opere, trasporti e ambiente, potrà scaldare i motori solo fra sei anni. E per il governatore, stando alle sue intenzioni, dovrebbe scattare così il quarto mandato. Totale, se sarà rieletto, un ventennio di governo, record mondiale per le democrazie. «Eh certo che si riferiva al dopo 2015», «conferma Chisso, «io ho un sacco di cose da completare come assessore». Più tardi Galan precisa ancora: «E' chiaro che ho fatto una provocazione, una battuta per dire che insomma il Veneto va guidato da chi conosce da chi sa fare, e non da chi viene calato dall'alto». Dunque, niente ordini da Roma (o da Milano). E poi, giuste o sbagliate che siano i due hanno portato a casa negli ultimi anni molte delle grandi opere che avevano annunciato. Il sodalizio Galan-Chisso, con intorno un gruppo di funzionari-commissari come Silvano Vernizzi e Roberto Casarin e un pool di imprese affidatarie dei grandi lavori (Mantovani, Gemmo, Studio Altieri) ha inaugurato il Passante e i cantieri del Mose, il rigassificatore di Rovigo con le torri in cemento costruite all'Arsenale, i lavori al porto e l'espansione dell'aeroporto guidata dal presidente Enrico Marchi, altro manager di riferimento del governatore. Chiaro che contando anche sul vento favorevole di centrodestra che soffia in Italia, puntino alla riconferma. Ma c'è la Lega da tenere d'occhio. E Galan ha già lanciato l'offensiva di primavera. Obiettivo, mettere in un angolo il Carroccio che scalpita e possibilmente recuperare l'Udc di Casini anche a livello locale. «Noi in Regione appoggiamo Galan», sorride Ugo Bergamo, ex sindaco di Venezia e consigliere del Csm. A livello locale ancora non si sa. Nelle province l'Udc corre da sola, la Lega deve ancora decidere. E ha già prenotato la poltrona del governatore dal 2010 in poi per i suoi quarantenni d'assalto, il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia o il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Ma Galan non intende mollare. E la partita sarà decisa anche dalle percentuali che i due alleati-avversari otterrano alle Europee e alle amministrative di giugno. Intanto Galan lancia messaggi. Il centrosinistra, per ora, se ne sta a guardare: per ribaltare i pronostici nel Veneto dovrebbe inventarsi un candidato di razza. Che per adesso non si vede.

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"meno deputati e Senato federale" (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 76 del 2009-03-29 pagina 4 La nuova Costituzione: meno parlamentari e il Senato federale Quattro proposte all'esame delle Camere e 223 testi depositati. Previsto un taglio del 20% degli eletti di Stefano Filippi Gianfranco Fini chiede una «grande stagione costituente», per dare più potere al governo e «chiamare allo scoperto la sinistra» per capirne le proposte. Massimo D'Alema risponde che il centrosinistra «dovrebbe raccogliere la sfida in positivo» lanciata dal presidente della Camera. Si riapre una discussione in corso da anni che riguarda la riforma della seconda parte della Costituzione e in particolare la struttura delle Camere e la forma di governo. Al momento, secondo il ministero delle Riforme istituzionali, sono all'esame del Parlamento quattro iniziative legislative mentre sono addirittura 223 i testi depositati di cui non è ancora cominciato l'esame: una media di cinque proposte alla settimana. Ecco i nodi principali, su cui al termine della scorsa legislatura centrodestra e centrosinistra avevano raggiunto un sostanziale consenso di fondo. Le nuove Camere: Senato federale Camera e Senato cambieranno natura. Si va verso una Camera politica, eletta direttamente dal popolo, che concede e revoca la fiducia al governo, mentre Palazzo Madama ospiterà un'assemblea rappresentativa delle regioni, un Senato federale eletto dai consigli regionali e dai consigli delle autonomie locali. Ogni regione eleggerà un numero di senatori proporzionale al proprio numero di abitanti, da un minimo di cinque a un massimo di 12. Resteranno i 12 deputati e i 6 senatori eletti nelle circoscrizioni estere. Ogni cinque anni gli italiani dunque eleggeranno i membri di Montecitorio, mentre i senatori decadranno al decadere dei consigli regionali e successivamente saranno rieletti dai nuovi «parlamentini» locali. La seconda carica dello stato, che sostituisce il presidente della repubblica nei casi previsti dalla Costituzione, non sarà più il presidente del Senato ma quello della Camera. Bicameralismo imperfetto Nella formazione delle leggi sarà modificato il meccanismo previsto attualmente dalla Costituzione. Il testo non dovrà più avere la doppia approvazione delle due Camere, ma basterà il via libera di Montecitorio. Saranno disciplinate le eccezioni: è molto probabile che le materie in cui continuerà a essere necessario il doppio benestare siano la revisione della Costituzione, la modifica del sistema elettorale, la definizione delle funzioni degli organi di governo e degli enti locali, l'istituzione e la disciplina delle Autorità di controllo e garanzia, le minoranze linguistiche. Saranno i presidenti delle Camere a stabilire quali progetti di legge dovranno passare anche dal Senato federale. In questi casi, i testi andranno prima al Senato e poi alla Camera, che delibererà in via definitiva. Minor numero di parlamentari La riforma ridurrà il numero di deputati e senatori. Il taglio dovrebbe essere del 20 per cento alla Camera, dove si scenderà dagli attuali 630 a 512, e più consistente al Senato: da 315 a 200. Cambierà anche l'età per entrare a Montecitorio, non più gli attuali 25 anni ma 18. Per ambire al Quirinale, invece, basterà aver compiuto 40 anni e non 50 come oggi. Regolamenti più snelli Parallelamente al ridisegno delle competenze delle Camere e alla riduzione dei loro componenti, si procederà anche alla revisione dei regolamenti parlamentari. Non è, questo, un tema di rilievo costituzionale, ma si può intervenire con semplici leggi ordinarie. Il centrodestra chiede meno lungaggini e tempi certi per l'approvazione delle leggi. Più poteri al governo È l'aspetto più dibattuto delle riforme, nonostante sia largamente condivisa la necessità di rafforzare i poteri del presidente del consiglio e dell'esecutivo. Alla fine della scorsa legislatura erano state individuate quattro possibili modifiche all'assetto attuale. Primo: procedure più rapide per fare approvare i disegni di legge del governo, che potrà chiedere di iscriverli con priorità all'ordine del giorno della Camera e di farli votare entro una certa data. Secondo: queste corsie preferenziali saranno bilanciate da maggiori limiti nella decretazione d'urgenza (escluse le disposizioni previste da decreti bocciati, le norme dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale, le deleghe legislative e l'attribuzione di poteri regolamentari in materie disciplinate dalla legge). Terzo: il premier potrà non solo proporre al capo dello stato i nomi dei ministri ma anche la loro revoca. Quarto: sarà più difficile mandare a casa l'esecutivo in carica, in quanto la mozione di sfiducia dovrà essere chiesta da un terzo della Camera (oggi basta un decimo) e votata dalla maggioranza assoluta dei componenti. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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CONGEDI PER FIGLI DI DISABILI La Corte Costituzionale, con sentenza 30.1.2009 n. 19, ha dichiarat... (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 29/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia CONGEDI PER FIGLI DI DISABILI La Corte Costituzionale, con sentenza 30.1.2009 n. 19, ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 42, comma 5, del D.Lgs. 26.3.2001 n. 151, nella parte in cui non include, tra i soggetti legittimati a fruire del congedo straordinario di due anni, il figlio convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona che si trovi in situazione di disabilità grave. L'Inps, con la circolare 16 marzo 2009 n. 41, ha emanato le istruzioni operative per l'erogazione dell'indennità connessa alla fruizione del congedo straordinario. Il congedo può essere riconosciuto al figlio convivente del portatore di handicap grave, qualora non vi siano altri soggetti idonei a prendersene cura e in caso si verifichino le seguenti quattro condizioni: 1) il genitore portatore di handicap grave non sia coniugato o non conviva col coniuge, oppure, laddove sia coniugato e convivente col coniuge, ricorra una delle seguenti situazioni: - il coniuge non presti attività lavorativa o sia lavoratore autonomo; - il coniuge abbia espressamente rinunciato a godere per lo stesso soggetto e nei medesimi periodi del congedo in esame; 2) entrambi i genitori del portatore di handicap siano deceduti o totalmente inabili; 3) il genitore portatore di disabilità grave non abbia altri figli o non conviva con alcuno di essi, oppure laddove abbia altri figli conviventi, ricorra una delle seguenti situazioni: - tali figli (diversi dal richiedente il congedo) non prestino attività lavorativa o siano lavoratori autonomi; - i figli conviventi (diversi dal richiedente il congedo) abbiano espressamente rinunciato a godere del congedo in esame per il suddetto genitore nel medesimo periodo; 4) il portatore di disabilità grave non abbia fratelli o non conviva con alcuno di essi, oppure, laddove abbia un fratello convivente, ricorrano altre specifiche condizioni.

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La nuova Costituzione: meno parlamentari e il Senato federale (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 76 del 2009-03-29 pagina 4 La nuova Costituzione: meno parlamentari e il Senato federale di Stefano Filippi Gianfranco Fini chiede una «grande stagione costituente», per dare più potere al governo e «chiamare allo scoperto la sinistra» per capirne le proposte. Massimo D’Alema risponde che il centrosinistra «dovrebbe raccogliere la sfida in positivo» lanciata dal presidente della Camera. Si riapre una discussione in corso da anni che riguarda la riforma della seconda parte della Costituzione e in particolare la struttura delle Camere e la forma di governo. Al momento, secondo il ministero delle Riforme istituzionali, sono all'esame del Parlamento quattro iniziative legislative mentre sono addirittura 223 i testi depositati di cui non è ancora cominciato l’esame: una media di cinque proposte alla settimana. Ecco i nodi principali, su cui al termine della scorsa legislatura centrodestra e centrosinistra avevano raggiunto un sostanziale consenso di fondo. Le nuove Camere: Senato federale Camera e Senato cambieranno natura. Si va verso una Camera politica, eletta direttamente dal popolo, che concede e revoca la fiducia al governo, mentre Palazzo Madama ospiterà un’assemblea rappresentativa delle regioni, un Senato federale eletto dai consigli regionali e dai consigli delle autonomie locali. Ogni regione eleggerà un numero di senatori proporzionale al proprio numero di abitanti, da un minimo di cinque a un massimo di 12. Resteranno i 12 deputati e i 6 senatori eletti nelle circoscrizioni estere. Ogni cinque anni gli italiani dunque eleggeranno i membri di Montecitorio, mentre i senatori decadranno al decadere dei consigli regionali e successivamente saranno rieletti dai nuovi «parlamentini» locali. La seconda carica dello stato, che sostituisce il presidente della repubblica nei casi previsti dalla Costituzione, non sarà più il presidente del Senato ma quello della Camera. Bicameralismo imperfetto Nella formazione delle leggi sarà modificato il meccanismo previsto attualmente dalla Costituzione. Il testo non dovrà più avere la doppia approvazione delle due Camere, ma basterà il via libera di Montecitorio. Saranno disciplinate le eccezioni: è molto probabile che le materie in cui continuerà a essere necessario il doppio benestare siano la revisione della Costituzione, la modifica del sistema elettorale, la definizione delle funzioni degli organi di governo e degli enti locali, l'istituzione e la disciplina delle Autorità di controllo e garanzia, le minoranze linguistiche. Saranno i presidenti delle Camere a stabilire quali progetti di legge dovranno passare anche dal Senato federale. In questi casi, i testi andranno prima al Senato e poi alla Camera, che delibererà in via definitiva. Minor numero di parlamentari La riforma ridurrà il numero di deputati e senatori. Il taglio dovrebbe essere del 20 per cento alla Camera, dove si scenderà dagli attuali 630 a 512, e più consistente al Senato: da 315 a 200. Cambierà anche l'età per entrare a Montecitorio, non più gli attuali 25 anni ma 18. Per ambire al Quirinale, invece, basterà aver compiuto 40 anni e non 50 come oggi. Regolamenti più snelli Parallelamente al ridisegno delle competenze delle Camere e alla riduzione dei loro componenti, si procederà anche alla revisione dei regolamenti parlamentari. Non è, questo, un tema di rilievo costituzionale, ma si può intervenire con semplici leggi ordinarie. Il centrodestra chiede meno lungaggini e tempi certi per l'approvazione delle leggi. Più poteri al governo è l’aspetto più dibattuto delle riforme, nonostante sia largamente condivisa la necessità di rafforzare i poteri del presidente del consiglio e dell'esecutivo. Alla fine della scorsa legislatura erano state individuate quattro possibili modifiche all'assetto attuale. Primo: procedure più rapide per fare approvare i disegni di legge del governo, che potrà chiedere di iscriverli con priorità all'ordine del giorno della Camera e di farli votare entro una certa data. Secondo: queste corsie preferenziali saranno bilanciate da maggiori limiti nella decretazione d'urgenza (escluse le disposizioni previste da decreti bocciati, le norme dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale, le deleghe legislative e l'attribuzione di poteri regolamentari in materie disciplinate dalla legge). Terzo: il premier potrà non solo proporre al capo dello stato i nomi dei ministri ma anche la loro revoca. Quarto: sarà più difficile mandare a casa l'esecutivo in carica, in quanto la mozione di sfiducia dovrà essere chiesta da un terzo della Camera (oggi basta un decimo) e votata dalla maggioranza assoluta dei componenti. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Iannarilli: Â (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa frosinone Iannarilli: «Si faccia chiarezza su Acea» Decisa presa di posizione di Antonello Iannarilli sulla gestione idrica del territorio. «Sulla vicenda Acea – Ato 5 intendo andare fino in fondo. I continui, incresciosi episodi che vedono coinvolta la società e l'aumento delle tariffe giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale e dal Coviri, denotano una gestione dell'ente del tutto irresponsabile, inefficiente ed inefficace, dalla quale, peraltro, scaturisce un servizio scadente, per nulla rispondente alle esigenze del territorio. La conferma viene anche, del resto, da una indagine della Procura della Repubblica, e dai relativi rinvii a giudizio dei responsabili ai vari livelli. Per questo, ritengo che tale, incresciosa situazione debba necessariamente terminare quanto prima. Intendo perciò investire della questione il sindacoAlemanno, rappresentante politico del maggiore azionista, che è il Comune di Roma, e chiedere la sostituzione immediata dei dirigenti Acea ai diversi livelli, che si sono rivelati inadeguati ed incapaci nelle proprie funzioni e, nonostante tutto, hanno ancora il coraggio di rimanere al loro posto. Inoltre, da riscontri certi, sembrerebbe proprio che molte aziende del territorio, creditrici della società, non vengono pagate anche da anni, mentre le perdite d'acqua, che ancora oggi pullulano nell'intera provincia, non sono riparate per mesi, con conseguenti notevoli sprechi, che sono l'altra faccia della medaglia di un servizio che in molti Comuni funziona ancora ad intermittenza. Non dimentichiamo poi che nella società risultano impiegati molti parenti o affini di amministratori ed illustri esponenti del centrosinistra, e uno di questi ultimi era anche nel cda dove, sicuramente, ha rappresentato non gli interessi dei cittadini ma quelli di un Partito, visti i risultati».

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Dall'Eccellenza alla Terza via alle 16 Donne: Dynamo pronta a festeggiare (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Dall'Eccellenza alla Terza via alle 16 Donne: Dynamo pronta a festeggiare Domenica 29 Marzo 2009, ECCELLENZA GIRONE B FELTRESE (32) -CORDIGNANO (26) Puntare ai playoff, ormai, è difficile. Una vittoria, però, garantirebbe la tranquillità. Arbitro Giacomo Piccoli di Vicenza. PROMOZIONE GIRONE D CAVARZANO (36)-LIBERTAS CEGGIA (11) La squadra di Lauria gioca contro una squadra ormai rassegnata alla retrocessione. L'importante è trovare nuovi stimoli: i playoff potrebbero essere un buon motivo per impegnarsi. Arbitro Francesco Frasson di Castelfranco Veneto. PRIMA CATEGORIA GIRONE H ALPAGO (37)- NERVESA (37) Le due squadre cercano punti che, alla fine, risulteranno decisivi in chiave playoff. Si gioca a Pieve e non a Puos (lo stadio Comunità Montana è occupata dalla squadra di rugby). Arbitro Riccardo Tesolin di Portogruaro. CODOGNÈ (40)-RIPA FENADORA (52) Vincere oggi significa ormai poter stappare lo spumante, anche se per la matematica bisogna tener conto anche del Careni che è a meno 14. Perdere potrebbe comportare una primavera in affanno anche perché il Codognè deve recuperare ancora una gara (mercoledì a Sedico). Arbitro Jacopo Cester di San Donà. MONTELLO (34)-SAN GIORGIO (36) La primavera comincia a farsi sentire: chi avrà più birra in corpo? Arbitro Andrea Valerio di Portogruaro. ORSAGO (31)-PLAVIS (24) Vincere è un'impresa difficile ma non impossibile. Arbitro Silvio Cadel di Venezia. PONTE DI PIAVE (16)-ZTLL SINISTRA PIAVE (24) Non c'è alternativa alla vittoria, se si confida in un posto di favore nella griglia dei playout. Bisogna dimenticare subito la scialba prestazione con l'Orsago. Arbitro Raffaele Sciretti di Mestre. SANFIORESE (33)-SEDICO (33) Bisogna tornare a giocare. Un pareggio starebbe bene a entrambe le squadre. Arbitro Daniele Alfarè di Mestre. SECONDA CATEGORIA GIRONE Q AGORDINA (22)-CASTION LORIA (24) Ultimo treno per la salvezza senza passare per i playout. E finalmente si torna a giocare veramente in casa. Arbitro Alessandro Barba di Treviso. ALTIVOLESE (23)- FOEN (26) Potrebbe andar bene il pareggio. Arbitro Shvay Pavlo di Treviso. CISONESE (52)-JUVENTINA POLARIS (28) Trasferta difficilissima, ma una sorpresa ci può sempre scappare. Arbitro Giacomo Voltarel di Treviso. SERNAGLIA (21)-LENTIAI (21) De Min vuole la vittoria per cercare di sfuggire ai playout. La squadra è cresciuta moltissimo. Arbitro Alessio Carraretto di Treviso. PIAVE TEGORZO (34)- VIRTUS CSM (39) A metà del guado, fuori da playoff e playout, il campionato del Tegorzo ormai è quasi finito. C'è il rischio di avere perso le motivazioni. Arbitro Alberto Favotto di Treviso. FIORI BARP SOSPIROLO (15)-UNION MASER (31) Riagguantare i playout è difficile ma ci si deve provare. Si gioca anche per il Capitano. Arbitro Stefania Andrighetto di Vicenza. SECONDA CATEGORIA GIRONE R FRANCENIGO (26)-ALPINA (25) Vincere è indispensabile per continuare a sperare di evitare i playout. Arbitro Paolo Bresolin di Bassano. PIAVE (24)-PONTE NELLE ALPI (39) Ripartire dopo il passo falso: questo l'imperativo del Ponte nelle Alpi. Arbitro Andrea Soster di Bassano. SOIS (17)-FULGOR FARRA (36) Partita che interessa solo alla Fulgor ancora impegnata nella corsa ai playoff. Arbitro Simone Telatin di Bassano. AURONZO (26)-SAN MICHELE (7) Non si può che vincere o alzare bandiera bianca. Arbitro Davide Faraon di Conegliano. LIMANA (51)-VAZZOLESE (54) In palio punti pesantissimi: il pareggio non serve a nessuna delle due seconde del girone (a -3 dalla capolista Santa Lucia). Arbitro Federico Bardin di Conegliano. CORTINA (31)-CADORE (38) Il Cadore si è riportato in zona playoff. Arbitro Simone Caramel di Treviso. TERZA CATEGORIA Girone A: Arsiè (18)-Alpes Cesio (20); Castion (14)-Schiara (12); Tomatico (24)-Sovramonte (16) (arbitro Edoardo Cargnel); Mix Esse Elle (32)-Salce Renault (7) (Franco Turrin); Rinascente Cornei (6)-Sospirolese (13) (Antonio Bassani); San Vittore (33)-Coi de Pera (22) (Alessandro Zanon). Girone B: Amici di Fortogna (13)-Domegge (17) (Roberto Simonetti); Ospitale (34)-Danta (11) (Alberto Gaz); Real Damos (6)-Valzoldana (7) (Marco Zanella); rinviate Valpadola (7)-Valboite (21), Comelico (31)-Longarone (30) e Oltrepiave (11)-Claut (17). CAMPIONATI FEMMINILI Serie C: Alpago-Nettuno Lido Venezia; Due Monti-Keralpenbelluno. Serie D: Dynamo Vellai-Cadore (si gioca a Celarda: vincendo le feltrine sarebbero promosse in C); riposa: Alpes Cesio.

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Conegliano festeggia i 100 anni con la capolista e un libro (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Conegliano festeggia i 100 anni con la capolista e un libro Domenica 29 Marzo 2009, Treviso (m.m.) Decima giornata di ritorno dei campionati dilettanti di calcio dall'Eccellenza alla Terza categoria da oggi tutti in campo alle 16. ECCELLENZA - Il derby trevigiano della 25. giornata è fra Liventina Gorghense, che cerca di non cadere nella zona play out, e l'Ardita Moriago balzata al secondo posto del girone. E occhi puntati a Conegliano dove, ospite dell'Union CSV (che domani festeggia i cento anni), arriva la capolista Adriese apparsa meno brillante nelle ultime gare. Fra le mura di casa anche il Giorgione con la Marosticense, il Ponzano con la Miranese e il Lia Piave, che uscito dalla coppa si rituffa in campionato per la piazza d'onore ospitando il Rossano. In trasferta due trevigiane pericolanti: il Cordignano a Feltre e il Vedelago a Bassano con il Romano. PROMOZIONE - Riprende lo scontro a distanza fra la capolista Opitergina, impegnata sul campo della pericolante Zero Branco, e il Vittorio Veneto che ospita al Barison il Villorba. Altre tre derby trevigiani sono in calendario: La Marenese ospita il Cornuda Crocetta, l'Istrana è opposto al Casier Dosson, mentre Fontanelle-Cappella Maggiore è importante per play out e off. In trasferta gioca il Preganziol a Gruaro e il Porto Mansuè a S. Martino di Lupari. PRIMA - Programma e arbitri. Girone F. Concordia Fonte-Castagnole: Gallo (Bl), Riese Vallà-Salese: Toniolo (Sc), Caltana-S. Floriano: Vaia (Bs), Spineda-Villanova: Zandinella (Vi), Borgoricco-Ospedaletto: Zamuner (Sd). Girone G. Pro Mogliano-S. Stino: Galuppo (Es), Silea-Jesolo: Gordiani (Es), Bibione-Pro Roncade: Spezzati (Pd), Cessalto-Marghera: Saccone (Vi). Girone H. Codognè-Ripa La Fenadora: Cester (Sd), Fregona-Careni Pievigina: Scalco (Sd), Fulgor Trevignano-Godega: Perer (Bl), Orsago-Plavis: Cadel (Vi), Ponte di Piave-Ztll: Sciretti (Me), Sanfiorese-Sedico: Alfarè (Me), Alpago-Nervesa: Tesolin (Po), Montello-S. Giorgio: Valerio (Po). SECONDA - Programma e arbitri. Girone F. Campese-Ezzelina. Gir. O. La Salute-Gorghense: Calderan (Sd), Vigor-Salgareda: Mirarco (Tv). Gir. P. Aurora Treviso Due-Monastier: Fiumara (Bs), Godigese-Mignagola: Agostini (Bs), Marcon-Treville: Baggio (Bs), Paese-Salvatronda: Ajdini (Tv), Fossalunga-Cendon: Zoia (Tv), Campigo-S. Elena: Daulle (Bl), Casale-Cipriano Catron, Olmi Callalta-Salvarosa. Gir. Q. Bessica-Montegrappa: Ceneda (Co), Agordina-Castion: Barba (Tv), Altivolese-Foen: Shvay (Tv), Caerano-SP 2005: Trisolini (Tv), Cisonese-Juventina: Voltarel (Tv), La Sernaglia-Lentiai: Carraretto (Tv), Piave Tegorzo-Virtsu CSM Farra: Favotto (Tv), Fiori Barp-Maser. Gir. R. S. Lucia Mille-Vitt Sangiacomo: S. Calabrò (Co), Auronzo-S. Michele: Faraon (Co), Limana-Vazzolese: Bardin (Co), Francenigo-Alpina: Bresolin (Bs), gaiarine-Sarmede: Russo (Bs). TERZA - Programma e arbitri. Girone A. Cima Piave-Follinese: Moretto (Tv), Lovispresinao-Campolongo: Borgo (Tv), Parè-Barbisano: Punchina (Tv), S. Giustina-Pro Refrontolo: Menegaldo (Tv), Breda-Ardita Pero: Cosentino (Co), Basalghelle-Tarzo Revine Lago: Fratin (Cf), Feletto-Vallata: Guidolin (Cf), Suseganese-Boccadistrada: Fior (Cf). Gir. B. Milan Guarda-CSM Resana: Palmieri (Co), Badoere-S. Gaetano: Cirillo (Co), Fanzolo-Padernello: Didonè (Cf), Postioma-S. Antonino: Bosa (Cf), Valdosport-Vidor: Ionita (Cf), Peberobba-Rovere: Di Tomaso (Tv), San Giuseppe-Volpago: Spigariol (Tv), Fontane-Vedelaghese: Freda (Tv). Gir. Basso Piave. Evolution Team-Summaga: Bellotto (Po), Teglio Veneto-Zensonese: Carlin (Po), Morosini Biancade-Cesarolo: Benatelli (Sd). Gir. Bassano: Union Borso-Eagles Pederobba: Tagliapietra (Sc). FEMMINILE - Serie B. Barcon-Laghi: Colombo (Bl). Serie C: Vittorio Veneto-Villanova: Comune (Po), Musano-S. Martino: Pasinetti (Vi). Serie D. Favaro-Maser, Passarella-Nordest Pedemontana.

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Leggi la seconda parte (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 29-03-2009)

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n. 76 del 2009-03-29 pagina 0 Il discorso conclusivo di Silvio Berlusconi al congresso del Pdl Seconda parte di Redazione Quanto all’altra metà del cielo, alle donne, un primo segno di rinnovamento lo abbiamo dato quando, nelle ultime elezioni, abbiamo candidato una percentuale di donne mai vista prima. E ve ne sarete accorti anche qui al Congresso. Quante ne avete sentite parlare? Quante in posizioni di grande rilievo istituzionale? Ma il cammino è ancora lungo. Esiste una disparità occupazionale e salariale per le donne. Esiste una “questione femminile” in termini di rappresentanza delle donne nei vertici decisionali. Il nostro Governo da subito si è messo al lavoro per valorizzare le donne. La legge contro la violenza sulle donne, approvata dal Senato in dicembre e in Commissione alla Camera, ne è un esempio concreto. I nostri governi hanno già varato sette leggi in difesa delle donne, mentre i governi della sinistra non ne hanno fatta nemmeno una. Intendiamo continuare su questa strada, intendiamo fare ancora di più. Una parola sull’ambiente. Come avrete letto, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ci ha scritto una lettera per chiedere l’aiuto dell’Italia per riattivare il “Major Economic Forum” sull’energia e i cambiamenti climatici. Abbiamo già dato il nostro via libera affinché la riunione si tenga durante i lavori del G8 a La Maddalena. La nostra attenzione all’ambiente è nei fatti. Valga per tutti l’esempio recentissimo di Acerra. Ma l’ambiente si tutela anche a partire dalle piccole cose, come facendo rispettare davvero il divieto di imbrattare i muri delle case e dei palazzi, il divieto di lordare le strade con mozziconi, cartacce, plastica e qualunque tipo di rifiuti. Dobbiamo riportare le nostre città al decoro e alla civiltà che esse meritano e che noi meritiamo. Il nostro impegno non è mai venuto meno neppure in campo internazionale, dove abbiamo saputo distinguere il falso ambientalismo ideologico dalle scelte sagge e utili. Mi riferisco al pacchetto ambiente discusso in Europa, dove abbiamo difeso le imprese italiane, soprattutto quelle più piccole e medie, da un aggravio di costi pari a un punto e mezzo del pil che le avrebbe letteralmente spazzate via dal mercato. Continueremo su questa strada. Fin dall’inizio di questa nostra rivoluzione abbiamo preso un impegno solenne: cambiare l’Italia. Cambiare l’Italia è una missione che va oltre l’attività quotidiana del governo; un’attività che peraltro vi è stata raccontata dai nostri ministri e dai nostri governatori, un’attività che costituisce uno straordinario complesso di cose fatte e avviate. Un grande movimento come il nostro, però, non si accontenta dei successi ottenuti, né di guardare soltanto alle prossime elezioni. Il Popolo della Libertà ha su di sé il peso della conduzione del Paese: per questo dobbiamo pensare al futuro e alle prossime generazioni. Questo dovere non riguarda solo noi, ma l’intera maggioranza di governo. Riguarda certamente i nostri amici e alleati della Lega e del Movimento per le Autonomie. Riguarda anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà, tutte le intelligenze riformatrici, che anche nell’opposizione, e in generale nella classe dirigente avvertiranno lo stesso dovere verso il Paese. L’opposizione lo avvertirà però davvero, con concretezza e serietà, e non con le consuete dichiarazioni estemporanee, se e quando cesserà di fare un passo avanti verso il confronto e due passi indietro. Tornerò tra poco su questo punto fondamentale. Cambiare l’Italia, dicevo, significa consegnare alle nuove e future generazioni un Paese diverso, migliore e più moderno. Un Paese nel quale le istituzioni e la bilancia tra il potere esecutivo, quello legislativo e l’ordine giudiziario svolgano ognuno la propria parte, nel rispetto reciproco dei ruoli. Quali sono, quindi, le missioni della nostra maggioranza parlamentare? Innanzitutto quella di ammodernare l’assetto istituzionale dello Stato. Ieri Gianfranco ha ripetuto la bella metafora del calabrone e della farfalla: “L’assetto istituzionale dello Stato” egli ha detto “è come un calabrone: riesce ad alzarsi in volo ma il suo volo è quasi immobile. E’ tempo di passare dal calabrone alla crisalide, e che dalla crisalide esca finalmente la farfalla di un nuova Italia”. Caro Gianfranco e cari amici, quella farfalla deve spiccare il volo. Noi lo vogliamo, lo vogliono soprattutto i nostri giovani. Perché i giovani si sentono farfalle, non calabroni. Dobbiamo evitare la disaffezione delle nuove generazioni. Dobbiamo innanzitutto applicare la Costituzione, dobbiamo rivitalizzarla, dobbiamo arricchirla. E ci metteremo tutto il nostro impegno. Ci troviamo però in una curiosa situazione, ed a questo mi riferivo quando parlavo delle contraddizioni della sinistra. Noi la riforma istituzionale l’avevamo fatta e completata nel 2005, un lavoro a tutto campo iniziato con la prima approvazione della Camera il 15 ottobre 2004 e terminato il 16 novembre 2005 con definitiva promulgazione, in seconda lettura, da parte del Senato. Quella riforma, giova ripeterlo, interveniva su una cinquantina di articoli della Costituzione e comprendeva: - la devoluzione, un decentramento vero dei poteri dallo Stato alle Regioni e l’istituzione del rango di Roma capitale: entrambe riforme che abbiamo già ripreso e già sono state approvate dalla Camera ed ora aspettano il sì definitivo del Senato; - comprendeva la riduzione del numero dei deputati e la competenza della Camera a legiferare solo sulle questioni attinenti allo Stato centrale; - prevedeva la riduzione del numero dei senatori e la trasformazione del Senato in Senato federale, con competenze sulle materie in concorrenza tra Stato e Regioni sancendo così la fine dell’attuale bicameralismo perfetto; - prevedeva il rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio, che sarebbe diventato Primo Ministro, avrebbe avuto – tra l’altro – il potere di nomina e revoca dei componenti del governo e il diritto di chiedere e ottenere lo scioglimento della Camera; - prevedeva infine l’introduzione della sfiducia costruttiva e di norme anti-ribaltone, la riforma della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura e più ampi e democratici poteri in materia di referendum popolari. Tutto ciò lo facemmo in oltre un anno di lavoro. Si trattava di riforme ispirate alle costituzioni di più antica democrazia e di più collaudata efficienza, da quella inglese a quella tedesca. Ma come si comportò allora la sinistra, quella sinistra che proprio oggi, attraverso alcuni suoi esponenti di primo piano, plaude alla richiesta di riforme? Rifiutò di contribuire a quella importante riforma, impedendo così di raggiungere il consenso dei due terzi del Parlamento. E da lì a meno di un anno indisse addirittura un referendum, che cancellò quelle fondamentali innovazioni, dopo una campagna strumentale e manipolatoria con la quale ci si accusò addirittura di attentato alla democrazia. Un comportamento irresponsabile, di cui ancora oggi scontiamo le conseguenze in termini di governabilità, di costi della politica, di distanza e di disaffezione tra i cittadini e lo Stato. Non solo. All’atto dell’insediamento di questo governo abbiamo riproposto l’offerta all’opposizione di un reciproco rapporto costruttivo, di una legislatura costituente per ammodernare lo Stato e ridurne i costi e le inefficienze. E l’abbiamo avanzata, quella offerta, nella sede più propria: non nei talk show o con interviste estemporanee, ma in Parlamento. L’abbiamo avanzata, aggiungo, accogliendo l’ auspicio del capo dello Stato, che era il nostro auspicio. Ci venne risposto di sì. Ma dopo pochi giorni quel sì si trasformò in no. La conclamata buona volontà costituente degenerò in una campagna di insulti e di ridicole accuse di regime nelle piazze, sui giornali, in televisione. E’ evidente che riforme di questa portata andrebbero fatte in due, maggioranza e opposizione. E’ ancora più evidente che, dopo queste esperienze, c’è molto da dubitare sulla serietà della nostra controparte. Nonostante questo, ci siamo impegnati a cambiare e a modernizzare lo Stato. E lo stiamo facendo. Lo sta facendo la nostra maggioranza parlamentare. Stiamo portando a compimento l’approvazione del federalismo; sul quale parte dell’opposizione, in particolare il Pd, ha deciso di astenersi. Il federalismo – anche qui sfatiamo un altro luogo comune – non è né un tributo pagato alla Lega di Bossi né una mera ridistribuzione su base territoriali delle risorse fiscali e delle spese. Il federalismo è qualcosa in cui insieme a Bossi abbiamo creduto fin dall’inizio del nostro cammino comune, ed è profondamente diverso da quel finto federalismo che la sinistra ha approvato in tutta fretta nel 2001, allo scadere della sua legislatura, con appena quattro voti di maggioranza. Un falso federalismo, quello, che ha aggravato e non risolto i problemi, che allontana e non avvicina i cittadini alla cosa pubblica. No. Nulla di tutto questo. Il nostro federalismo è una vera riforma di sistema che non frammenta le competenze, che non si occupa dei poteri, ma distribuisce le risorse e le imposte sul territorio sottoponendole al diretto controllo e alla sovranità dei cittadini, quindi del popolo. E’ un federalismo che non dimentica mai la solidarietà verso le aree ed i ceti più disagiati, verso il Sud, ponendo così fine all’era dei finanziamenti a pioggia e degli sprechi inaugurando invece l’era della responsabilità. Quando sarà a regime, il federalismo ci porterà ad una riduzione delle spese inutili e quindi delle tasse, razionalizzerà le risorse indirizzandole dove ce n’è veramente bisogno, responsabilizzerà gli amministratori locali, restituirà sovranità ai cittadini e al popolo. Al federalismo non può che fare da evidente ed indispensabile contrappeso il rafforzamento dei poteri del governo centrale sulle materie di sua competenza. Questa esigenza è già preesistente al federalismo: il Paese ha bisogno di governabilità. La maggioranza ha finora governato in una situazione economica mondiale tra le più difficili, difendendo i beni fondamentali della società italiana: il lavoro, la famiglia, la casa, il risparmio, la coesione sociale, la libertà d’impresa. Ma proprio in questi momenti l’esperienza ci dimostra che nell’azione di governo il ruolo del premier resta fondamentale e deve avere maggiori poteri rispetto a quelli attuali, di fatto inesistenti, che la Costituzione gli assegna. Vedete, sui poteri del presidente del Consiglio italiano si sono costruire molte favole. Eppure da noi la realtà è che il Capo del governo non può nominare nè revocare i ministri come i suoi colleghi europei, non ha gli stessi poteri che hanno i capi di governo delle grandi democrazie, ma può soltanto redigere l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri ed esercitare un’azione di moral suasion. Scusate, ma è importante chiarire questi punti e portarli alla conoscenza di tutti. Anche dei giornalisti stranieri che in grande numero hanno chiesto di essere accreditati al nostro congresso. Io non so fino a che punto conoscano tutte le regole che limitano l’azione del premier italiano. Di certo sanno che nei loro Paesi il capo del governo ha poteri veri. In Italia, invece, ha poteri finti. La verità è che, così come è, lo Stato non funziona più. E’ lento e in costante ritardo nel dare le risposte appropriate. Lo era in tempi di ordinaria amministrazione; lo è drammaticamente oggi in situazioni di emergenza. Il governo, però, non può assolutamente lasciarsi imbrigliare dai ritardi e dalle inefficienze dello Stato. E’ dunque venuto il tempo di modernizzare la Costituzione nella sua seconda parte arricchendola, non stravolgendola, per consentire al governo e al Parlamento di svolgere al meglio ognuno la propria parte, ognuno nel proprio ruolo. Questa è la grande missione della nostra maggioranza parlamentare. Già oggi, di fatto, nelle elezioni Politiche gli elettori sono chiamati a votare un partito e ad indicare un Capo del governo. Questa scelta che ha già profondamente modernizzato la nostra democrazia, non viene più messa in discussione da alcuno, viene praticata dai nostri avversari. I quali, anzi, quando il loro premier eletto è stato scalzato da due capi del governo della stessa coalizione, ma non eletti dal popolo, hanno pagato pesantemente in termini di governabilità e di credibilità. I loro elettori si sono sentiti traditi, e non a torto. E non è più rinviabile anche la riforma dei regolamenti parlamentari, i quali sono rimasti praticamente immutati dall’epoca della prima repubblica, e non possono essere più strumento di ritardi e pretesto e strumento di ostruzionismo. La riforma, è perfino superfluo sottolinearlo, non andrà a ridurre o mortificare il Parlamento, ma restituirà al Parlamento il suo giusto ruolo legislativo e la sua piena dignità. Che è quella di valutare, discutere e votare i provvedimenti di legge nei tempi imposti non dal governo, ma dall’urgenza delle circostanze. Anche questo è un modo per restituire agli eletti dal popolo la credibilità e la legittimazione agli occhi del popolo stesso. Non spetta al governo né tanto meno al Presidente del Consiglio riformare i poteri del capo del governo. Io ho espresso alcune considerazioni e indicato le vie più logiche e percorribili. Ma la materia è di competenza del Parlamento. E’ la tipica materia sulla quale è auspicabile, anzi necessario, il confronto - e se possibile il concorso - dell’opposizione. Se questo concorso ci sarà, e sarà serio e non durerà lo spazio di un mattino prima del ritorno alla piazza, sarò il primo a rallegrarmene e darne atto ai leader della minoranza. Ma è evidente che nel frattempo la maggioranza ed il Popolo della Libertà non possono sottrarsi dal fare la loro parte, dal compiere il loro dovere di sciogliere questo nodo nelle forme costituzionalmente previste, nell’offrire a voi ed a tutti gli italiani la soluzione per un governo che governi ed un Parlamento che controlli. I nostri capigruppo stanno da tempo lavorando ad una proposta di legge di iniziativa parlamentare che riassumerà le soluzioni più efficaci; su di essa chiederanno il consenso della maggioranza e si misureranno con l’opposizione. Ma quando si parla di modernizzare lo Stato non possiamo tralasciare la Pubblica Amministrazione. Che è poi quella parte di Stato con la quale tutti voi, ogni cittadino, ogni impresa, si confronta ogni giorno. Ogni volta che vi presentate ad uno sportello, ogni volta che siete chiamati a sbrigare una pratica, voi e noi abbiamo di fronte la Pubblica Amministrazione. Abbiamo iniziato a renderla più efficiente e trasparente. Abbiamo introdotto negli uffici pubblici i criteri di merito e di responsabilità. Abbiamo affermato il metodo secondo il quale la Pubblica Amministrazione non è più il giudice di se stesso, ma sono i cittadini che giudicano la Pubblica Amministrazione ed il funzionario pubblico. Da grande moloch autoreferente, da grande corporazione inefficiente, la nostra Pubblica Amministrazione si sta digitalizzando, velocizzando, sta cominciando a ripulirsi di inefficienze ed anche di cattive abitudini. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Taricco non ci sta sulle quote latte e scrive al Ministro (sezione: Giustizia)

( da "Targatocn.it" del 29-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Taricco non ci sta sulle quote latte e scrive al Ministro Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dall'assessore regionale Taricco al Ministro Zaia: "Pregiatissimo Ministro, caro Luca, da voci pervenutemi, e confermatemi anche da parlamentari del tuo stesso partito, parrebbe che martedì, alla ripresa della discussione in Aula alla Camera dei Deputati della legge di conversione del DL 4/2009 in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario, vi sia l’intenzione di procedere con un maxiemendamento del Governo su cui porre la fiducia. Al di là del fatto che dopo aver proceduto senza un reale fattivo confronto con le Regioni, si procederebbe con una forzatura anche con il Parlamento, credo sia evidente a tutti che a questo punto sia venuta meno anche l’urgenza, in quanto, comunque vada, il provvedimento verrebbe approvato nei primi giorni di aprile e quindi in tempo non utile alla comunicazione alle aziende della quota loro assegnata “entro l’avvio dell’annata lattiero casearia “, per evitare contenziosi. Come richiesto dalle Regioni e dalle organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo, l’assegnazione delle nuove quote dovrebbe essere effettuata solo per la prossima annata lattiero casearia e quindi, per ogni singola azienda, solo dopo che la stessa abbia accettato di rinunciare al contenzioso, accettato il debito e sottoscritto la rateizzazione versandone la prima rata. Come ho già avuto occasione di affermare, questa nuova Legge ha un significato se ottiene alcuni risultati: - crei le condizioni per una definitiva cessazione di ogni forma di contenzioso giuridico, chiarendo in modo inequivocabile che le leggi si rispettano, togliendo ogni possibile equivocità nella interpretazione delle stesse; - crei lo spazio affinché sia possibile, a chi decide di rientrare nel pieno rispetto della norma, con una gradualità prevista dalla legge in modo trasparente, di poterlo fare nel rispetto delle condizioni applicate a chi questa scelta l’ha già fatta in passato; - assegni le quote - che in via ordinaria spetterebbero alle aziende che hanno, secondo la L. 119/2003, compiutamente rispettato le regole - anche alle aziende che solo ora regolarizzano la loro posizione, per permettere loro il rientro nelle norme, ma in contropartita stanzia una adeguata dotazione economica per la ristrutturazione finanziaria del settore; - ottenga questi risultati con norme chiare e semplici che non permettano ulteriori spazi di agibilità a coloro che in questi anni hanno lucrato sulle incertezze del settore e sulla enorme mole di contenziosi in essere, e renda chiaro a tutti che non esistono alternative: o si regolarizzano le posizioni o si cessa l’attività. Mi pare che l’attuale orientamento della Legge in discussione non abbia questi requisiti. Il maggiore problema della situazione che abbiamo sin qui conosciuto è stato l’ aver costretto le aziende a dover scegliere tra una via rispettosa della norma, con costi aziendali ed economici molto onerosi e una via non rispettosa dello spirito della norma (come ha recentemente sancito in modo definitivo il Consiglio di Stato con sentenza che ha ribadito la bontà delle azioni di recupero della Regione Piemonte) che ha costretto nell’incertezza centinaia di aziende. La cosa grave è che si è creata una situazione per la quale chi ha in questi anni rispettato compiutamente la norma , oggi si sente stupido o quanto meno ingenuo. Sono assolutamente convinto che la nuova norma abbia un senso solo se rappresenta una svolta assoluta rispetto al passato, cosa che nell’attuale orientamento non appare. E non credo neanche siano accettabili le ragioni di chi continua a chiedere di trattare comunque, anche se al ribasso, perché se no potrebbe anche andare peggio. Credo nello Stato e credo nel rispetto per le Leggi e attendo con fiducia il Parlamento al suo pronunciamento. Non essendoci urgenza, sarebbe saggio aprire ora (meglio tardi che mai) un serio confronto con Regioni e mondo agricolo, alla luce del sole, e costruire insieme un testo condiviso. In caso contrario sarà una scelta dagli esiti disastrosi e un “liberi tutti” che porterà le Regioni a ricorrere alla Corte Costituzionale e ognuno a muoversi per i propri interessi, e ancora una volta avremo tutti perso una occasione storica per dare una svolta ai problemi del settore. Continuo a credere possibile una soluzione alta: per favore non deludeteci." Mino Taricco Chi vuole intervenire può scrivere a direttore@targatocn.it .

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