Abstract: la legge 40/2004 sulla procreazione assistita arriverà il 31 marzo all'esame della Corte costituzionale. Ma il ministero del Welfare difende la legge: secondo i dati diffusi, ieri, in tre anni di applicazione delle norme sono aumentate le gravidanze e il numero delle coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita.>
Impugnata la legge idrica
della Regione Lombardia ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: deciso di impugnare dinanzi alla
Corte costituzionale le disposizioni della legge regionale n. 1/2009 che
attribuiscono alla Regione i poteri di verifica del piano d'ambito e dei suoi
aggiornamenti e all'Autorità locale (Ato) quelli di determinazione e di
adeguamento del sistema tariffario perzone territoriali e soggetti
svantaggiati.
Cantone: (
da "Corriere del Mezzogiorno"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: alle nomine di soggetti che hanno
fatto solo attività associativa e che per questo arrivano al Csm o ottengono
incarichi direttivi. Da noi si fa carriera come succede a certi attivisti del
sindacato». Che differenza c'è tra la spartizione delle nomine in magistratura
e la lottizzazione politica? «In magistratura riguarda solo vicende minori ».
englaro: biotestamento
pessimo sono pronto per il referendum
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: intervento della Corte
costituzionale è Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per
diciassette anni una battaglia solitaria per dare voce alla figlia, poi morta
alla Quiete di Udine il 9 febbraio scorso. Se il capo dello Stato la
promulgherà «è possibile che ci si muova per chiedere agli italiani un parere,
biotestamento, dal friuli
la sfida di englaro ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di chiederlo questo parere
preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto, lo facciano. E'
doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è costituzionale,
allora taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si
sentiranno dire di no. Lei ha fondato un'associazione "Per Eluana"
che promuove a livello nazionale e non solo il diritto all'
Norma antiprecari: le
distinzioni ( da "Denaro,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della disciplina del diritto di
precedenza per i lavoratori stagionali (Corte costituzionale numero 44/2008)
trova immediata eco nella questione di legittimità costituzionale sollevata con
ordinanza del 21 aprile 2008 dal Tribunale di Trani, che involge uno dei
profili di maggiore criticità e sofferenza della normativa sul contratto a
tempo determinato, qual è il generico richiamo,
T come Trasformazione :
quando il mutamento d'uso è senza opere edili
( da "Gazzettino, Il (Rovigo)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della Corte Costituzionale 11
febbraio 1991 numero 73, ha
dichiarato l'illegittimità costituzionale di tale norma. L'Autorizzazione
edilizia, introdotta nel 1982 (decreto Nicolazzi) per gli interventi minori al
fine di snellire le procedure, non poteva per sua natura essere considerata
"onerosa" come la Concessione edilizia e tale concetto è stato
ribadito anche dalla Suprema Corte.
Roma NOSTRO SERVIZIO
Restano un cumulo di polemiche e recriminazioni all'indomani del p...
( da "Gazzettino, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: pur favorevole allo strumento
referendario, propone di aspettare il pronunciamento della Corte
costituzionale, convinto che ci saranno «molti ricorsi». A quel punto si vedrà.
Contrario al referendum , invece, Marco Follini perché «il muro contro muro è
sempre il pranzo di gala della destra». Gabriella Bellucci
Malati di cancro e lavoro:
storie di mobbing e stipendi ridotti
( da "Corriere.it"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 19/2009) della Corte
Costituzionale, che riconosce al figlio convivente di persona con handicap
grave (articolo 3, comma 3, Legge 104/1992), il diritto a fruire di un congedo
straordinario dal lavoro per un periodo massimo di due anni in modo frazionato o
continuativo e è interamente retribuito.
Eurovoto: De Magistris o
non De Magistris? ( da "Blogosfere"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: aspettativa avanzata al Csm (…e se
Palazzo dei Marescialli rifiutasse? Sceneggiate 2.0, stavolta magari di Beppe
Grillo?). Il che introduce lo scottantissimo – per questo blogger – tema della
revolving door. …Ma ve l?immaginate voi un De Magistris che, dopo anni d?
GIUSTIZIA: SCHIFANI, NO A
CSM CORRENTIZZATO ( da "Adnkronos"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: GIUSTIZIA: SCHIFANI, NO A CSM
CORRENTIZZATO commenta 0 vota 0 tutte le notizie di POLITICA ultimo
aggiornamento: 28 marzo, ore 18:51
COSI' IL CAVALIERE VUOLE
SVILIRE IL RUOLO DEL PARLAMENTO ITALIANO
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: riforma della Corte Costituzionale,
oggi tacciata di politicizzazione, la cui composizione verrà corretta assegnando
la prevalenza alle nomine politiche (!?). E' di tutta evidenza ormai anche
l'acquisito controllo di una «constituency» economica attraverso imprenditori,
banchieri e finanzieri di riferimento, che ruota attorno alla Mediobanca di
Geronzi e ai principali immobiliaristi,
da ottobre asa inizia i
rimborsi ( da "Tirreno,
Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è utile specificare che le
obbligazioni dichiarate invalide dalla sentenza della Corte costituzionale
hanno a oggetto esclusivamente i canoni aventi natura corrispettiva a partire
dal 3 ottobre del 2000, data in cui i canoni in questione hanno perso la loro
natura di tributo per effetto dell'abrogazione della Legge Merli».
aborto, i vescovi usa
contro la casa bianca - arturo zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della Corte costituzionale che
stabilì la libertà di scelta delle donne, gli antiabortisti puntano adesso a
misure per limitare quei diritti. Tra queste, l´uso strumentale delle
ecografie. Oltre alla possibilità (non l´obbligo) di vedere le immagini del
feto, la legge stabilisce che ogni clinica dovrà esporre un cartello in cui si
ricorda che è vietato forzare una donna ad abortire.
Limana-Vazzolese la gara
clou A Soverzene Cortina-Cadore ( da "Corriere
delle Alpi" del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Fuori dalla mischia il Tegorzo, che
aspetta la Virtus Csm; il Foen che è ad Altivole e la Juventina, ospite della
Cisonese capolista. Per i gialloblù, sarà dura tirare fuori dei punti. I
trevigiani hanno solo due punti in più del Montegrappa. (g.s.)
SERIE D (ORE 15) Somma -
Bolzano (Podestà di Rimini) ( da "Corriere
delle Alpi" del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Trisolini di Treviso) Fiori Barp -
Maser (Stefania Andrighetto di Vicenza) Tegorzo - Virtus Csm (Favotto di
Treviso) Classifica: Cisonese 52; Montegrappa 50; Bessica 47; Caerano 46; Sp
Calcio 41; Virtus Csm 39; Tegorzo 34; Union Maser 31; Juventina 28; Foen 26;
Castion Loria 24; Altivolese 23; Agordina 22; Lentiai 21, La Sernaglia 21;
Liventina e Moriago che
testacoda ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Milan Guarda-Csm Resana; Fanzolo-Padernello;
Pederobba-Rovere; Postioma-Sant'Antonino; Badoere-San Gaetano;
Fontane-Vedelaghese; Valdosport-Vidor; San Giuseppe-Volpago; Union 98-Eagles
Pedemontana; Morosini Biancade-Cesarolo; Evolution Team-Summaga; Teglio
Veneto-Zensonese.
Regione, Galan candida
Chisso ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex sindaco di Venezia e consigliere
del Csm. A livello locale ancora non si sa. Nelle province l'Udc corre da sola,
la Lega deve ancora decidere. E ha già prenotato la poltrona del governatore
dal 2010 in
poi per i suoi quarantenni d'assalto, il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia o
il sindaco di Verona, Flavio Tosi.
Dialoganti o radicali Le
toghe rosse (Md) rischiano la spaccatura
( da "Unita, L'"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: padre storico della corrente e
membro del Csm che posiziona Md «in prima linea in questa guerra ai poveri che
ha ormai sostituito la guerra alla povertà». Fin qui, cioè la difesa dei
diritti dell'individuo e dei più deboli, tutti d'accordo specie in un momento
di crisi che «non è solo economica ma prima ancora sociale e culturale».
GIULIANO BELTRAMI STORO -
Ci sono storie che quando le senti raccontare ti vengono i brividi, e ti viene
da chiedere: ma in che Stato viviamo? Per esempio quella di Karafil Saraci
( da "Adige, L'"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: pone un quesito alla Corte
Costituzionale: se il signor Saraci è stato allontanato per mancanza del
permesso, e non per problemi di sicurezza, può rimanere? La Consulta risponde
chiedendo ulteriore documentazione, che il Tar soddisfa con i debiti chiarimenti.
La Corte decide di non decidere (per dirla in soldoni) e rimanda la palla nel
campo del Tribunale amministrativo di Trento.
Â
( da "Tempo, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: aumento delle tariffe giudicato
illegittimo dalla Corte costituzionale e dal Coviri, denotano una gestione
dell'ente del tutto irresponsabile, inefficiente ed inefficace, dalla quale,
peraltro, scaturisce un servizio scadente, per nulla rispondente alle esigenze
del territorio. La conferma viene anche, del resto, da una indagine della
Procura della Repubblica,
La Sicilia: quel giudice
sia un esempio ( da "Corriere
del Veneto" del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: commenta così la decisione del
sostituto procuratore padovano Marco Formentin di far ritorno a Termini
Imerese, dopo aver chiesto ed ottenuto dal Csm il trasferimento a Vicenza, per
restare al fianco dei tre colleghi rimasti soli nella procura isolana. «Un
esempio di senso del dovere e di rispetto delle istituzioni per il quale lo
ringrazio a nome di tutti i siciliani». A PAGINA 5 Bonet
Englaro commuove Padova (
da "Corriere del Veneto"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la legge sul testamento biologico
venga resa carta straccia dalla Corte costituzionale». «Il dibattito in corso
da mesi è sleale da parecchi punti di vista – chiude l'altro – L'importante,
citando una battuta di un celebre film ( The confession, con Ben Kingsley e
Alec Baldwin, ndr.), non è fare la cosa giusta, ma sapere cos'è giusto fare.
Ma Napolitano è perplessa (
da "Corriere del Veneto"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: REDAZIONALE L'intervista E'
consigliere togato del Csm Ma Napolitano è perplessa «Anche al Nord servono
eroi» VENEZIA — «Per carità la decisione di Formentin è sicuramente
encomiabile. E però anche il Nord, di questi tempi, avrebbe bisogno di eroi».
Maria Luisa Napolitano, trevigiana, è consigliere togato del Csm.
Il giudice rinuncia al
Veneto (
da "Corriere del Veneto"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: così la decisione del sostituto
procuratore padovano Marco Formentin di far ritorno a Termini Imerese, dopo
aver chiesto ed ottenuto dal Csm il trasferimento a Vicenza, per restare al
fianco dei tre colleghi rimasti soli nella procura isolana. «Un esempio di
senso del dovere e di rispetto delle istituzioni - continua Lombardo - per il
quale lo ringrazio a nome di tutti i siciliani».
Tribunale, disputa
teologica sulla Madonna per una multa
( da "Nazione, La (La Spezia)"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: avvocato difensore del ricorrente
no, a motivo degli interventi abrogativi della Corte Costituzionale che aveva
cancellato dall'articolo il riferimento a «Simboli e Persone venerate dalla
religione di Stato», considerando legittima la sanzione solo in caso di
bestemmia contro la Divinità. Ebbene, per il legale la Madonna è «Persona».
ROMA Sul caso di Cesare
Battisti, la Corte costituzionale brasiliana (Stf) deciderà ...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 29-03-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte costituzionale brasiliana
(Stf) deciderà ... ROMA Sul caso di Cesare Battisti, la Corte costituzionale
brasiliana (Stf) deciderà «entro fine aprile». Lo ha detto il ministro degli
Esteri, Franco Frattini, a margine del Congresso del Pdl a Roma, Sulla vicenda
dell'ex terrorista rosso al quale il Brasile ha riconosciuto lo status di
rifugiato politico,
regione, galan candida
chisso - alberto vitucci ( da "Nuova
Venezia, La" del 29-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex sindaco di Venezia e consigliere
del Csm. A livello locale ancora non si sa. Nelle province l'Udc corre da sola,
la Lega deve ancora decidere. E ha già prenotato la poltrona del governatore
dal 2010 in
poi per i suoi quarantenni d'assalto, il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia o
il sindaco di Verona, Flavio Tosi.
"meno deputati e
Senato federale" ( da "Giornale.it,
Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla Corte costituzionale, le
deleghe legislative e l'attribuzione di poteri regolamentari in materie
disciplinate dalla legge). Terzo: il premier potrà non solo proporre al capo
dello stato i nomi dei ministri ma anche la loro revoca. Quarto: sarà più difficile
mandare a casa l'esecutivo in carica, in quanto la mozione di sfiducia dovrà
essere chiesta da un terzo della Camera (
CONGEDI PER FIGLI DI
DISABILI La Corte Costituzionale, con sentenza 30.1.2009 n. 19, ha dichiarat...
( da "Giornale di Brescia"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: DISABILI La Corte Costituzionale,
con sentenza 30.1.2009 n. 19,
ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 42, comma 5, del
D.Lgs. 26.3.2001 n. 151, nella parte in cui non include, tra i soggetti
legittimati a fruire del congedo straordinario di due anni, il figlio
convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona
che si trovi in situazione di disabilità grave.
La nuova Costituzione:
meno parlamentari e il Senato federale
( da "Giornale.it, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla Corte costituzionale, le
deleghe legislative e l'attribuzione di poteri regolamentari in materie
disciplinate dalla legge). Terzo: il premier potrà non solo proporre al capo
dello stato i nomi dei ministri ma anche la loro revoca. Quarto: sarà più difficile
mandare a casa l'esecutivo in carica, in quanto la mozione di sfiducia dovrà
essere chiesta da un terzo della Camera (
Iannarilli: Â
( da "Tempo, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: aumento delle tariffe giudicato
illegittimo dalla Corte costituzionale e dal Coviri, denotano una gestione
dell'ente del tutto irresponsabile, inefficiente ed inefficace, dalla quale,
peraltro, scaturisce un servizio scadente, per nulla rispondente alle esigenze
del territorio. La conferma viene anche, del resto, da una indagine della
Procura della Repubblica,
Dall'Eccellenza alla Terza
via alle 16 Donne: Dynamo pronta a festeggiare
( da "Gazzettino, Il (Belluno)"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: PIAVE TEGORZO (34)- VIRTUS CSM (39)
A metà del guado, fuori da playoff e playout, il campionato del Tegorzo ormai è
quasi finito. C'è il rischio di avere perso le motivazioni. Arbitro Alberto
Favotto di Treviso. FIORI BARP SOSPIROLO (15)-UNION MASER (31) Riagguantare i
playout è difficile ma ci si deve provare.
Conegliano festeggia i 100
anni con la capolista e un libro ( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Sernaglia-Lentiai: Carraretto
(Tv), Piave Tegorzo-Virtsu CSM Farra: Favotto (Tv), Fiori Barp-Maser. Gir. R.
S. Lucia Mille-Vitt Sangiacomo: S. Calabrò (Co), Auronzo-S. Michele: Faraon
(Co), Limana-Vazzolese: Bardin (Co), Francenigo-Alpina: Bresolin (Bs),
gaiarine-Sarmede: Russo (Bs). TERZA - Programma e arbitri.
Leggi la seconda parte
( da "Giornale.it, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la riforma della Corte
Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura e più ampi e
democratici poteri in materia di referendum popolari. Tutto ciò lo facemmo in
oltre un anno di lavoro. Si trattava di riforme ispirate alle costituzioni di
più antica democrazia e di più collaudata efficienza, da quella inglese a
quella tedesca.
Taricco non ci sta sulle
quote latte e scrive al Ministro ( da "Targatocn.it"
del 29-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che porterà le Regioni a ricorrere
alla Corte Costituzionale e ognuno a muoversi per i propri interessi, e ancora
una volta avremo tutti perso una occasione storica per dare una svolta ai
problemi del settore. Continuo a credere possibile una soluzione alta: per
favore non deludeteci.
( da "Stampa, La" del
28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Le assenze per
malattia Il governo dice "No" alla legge
Brunettina Ricorso alla Corte Costituzionale contro la riforma regionale
[FIRMA]STEFANO SERGI AOSTA L'aveva preannunciato Massimo Lattanzi nell'aula del
Consiglio regionale, in sede di approvazione della legge sul pubblico impiego.
«Verrà impugnata dal governo davanti alla Corte Costituzionale» erano state le
parole del capogruppo Pdl. E così è stato, anche se non servivano
particolari doti di veggenza nel prevedere il «muro contro muro» tra Aosta e
Roma sul tema della «Brunettina», la legge regionale 5 votata il 28 gennaio dal
Consiglio regionale per modificare le nuove regole varate dal ministro
berlusconiano in materia di assenze per malattia nel pubblico impiego. Il
Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali Raffaele
Fitto, ha impugnato ieri la «Brunettina» chiedendo il pronunciamento della
Corte Costituzionale. Il testo targato Aosta è formato da 6 articoli che
modificano la legge 133 del 6 agosto 2008, la «Brunetta» appunto. Le differenze
di vedute che emergono dai due provvedimenti sono assai marcate e, come spesso
accade in questi casi, la battaglia è tutta sulla competenza. Il ministro per
la Funzione pubblica lo aveva già annunciato proprio a La Stampa: «La legge
vale per tutta Italia, comprese le Regioni a Statuto speciale». Di avviso
opposto giunta e maggioranza valdostane. Luciano Caveri aprì così il suo
intervento in aula che spiegava il disegno di legge: «La giunta ha ritenuto di
esercitare le competenze statutarie in materia di ordinamento degli uffici e di
stato giuridico ed economico del personale, pur in assenza di una linea unanime
delle autonomie differenziate». D'accordo nel votare il provvedimento Uv,
Stella alpina e Fédération, appoggiati da parte dell'opposizione (Pd e
VdaVive/Renouveau) con l'astensione. Uniche voci fuori dal coro, più che
scontate, quelle del centrodestra. Il Pdl, sempre attraverso Lattanzi, oltre a
prevedere il ricorso del governo, aveva spiegato: «La "Brunetta" è
una legge di finanza, perciò non è di competenza della Regione. Come Valle
d'Aosta andiamo incontro a una sconfitta, con la scelta fatta dalla maggioranza
può partire un messaggio devastante e si mettono i dipendenti di scuola e
sanità nella condizione di lavoratori di serie B». La distinzione fatta in aula
due mesi fa da Lattanzi non è di poco conto, perché le due categorie (scuola e
sanità) hanno una contrattazione che fa riferimento allo Stato, di conseguenza
rientrano nelle norme della «Brunetta», assai più rigide rispetto a quelle
votate dal Consiglio Valle. In particolare, il governo ha imposto
l'obbligatorietà della visita fiscale fin dal primo giorno di assenza, mentre
la Valle d'Aosta ha deciso che sia facoltativa, salvo far scattare l'obbligo in
caso di assenza continuativa per almeno dieci giorni. «Puniamo i fannulloni,
non gli ammalati» aveva detto in aula Raimondo Donzel, Pd. Altra differenza tra
legge Brunetta e «Brunettina» è la fascia oraria di reperibilità del
lavoratore. Per il ministro, l'ammalato deve restare in casa dieci ore e mezza
(dalle 8,30 alle 13 e dalle 14 alle 20), mentre in Valle d'Aosta può limitarsi
a 6 ore (dalle 9 alle 12 e dalle 17 alle 20). Quest'ultimo punto è stato
spiegato dalla giunta Rollandin con la necessità di tutelare chi vive lontano
dai centri abitati oppure nelle vallate laterali, perché avrebbe una sola ora a
disposizione per poter adempiere a necessità urgenti, vedi l'approvvigionamento
alimentare o l'acquisto di medicinali. Tra Aosta e Roma sono diverse anche le
riduzioni sullo stipendio: nei primi 10 giorni secondo Brunetta, nei primi 5
per Rollandin. Ora deciderà la Corte Costituzionale.
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( da "Corriere delle Alpi"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«E' pronto il
ricorso alla Corte di Strasburgo» Il corposo dossier documenta i diritti negati
ai ladini con la separazione del '23 di Lorenzo Soratroi LIVINALLONGO. I ladini
hanno pronto il ricorso alla Corte europea per il diritti dell'uomo di
Strasburgo. Si tratta di un fascicolo di 34 pagine con 70 allegati, nei quali
sono elencate tutte le ingiustizie subite dalle popolazioni ladine separate dal
fascismo nel 1923. E Siro Bigontina, esponente del comitato referendario di
Cortina, dice: «Vorremmo che fossero i sindaci a firmarlo». L'annuncio che il
documento è già pronto per la firma è arrivato giovedì sera nel corso della
conferenza informativa organizzata dal comitato referendario per la
riunificazione dei ladini del Sella, nella sala "Taulac" a Pieve
(ieri si è replicato a Cortina). Ospiti della serata Giovanni Cozzi, autore
della tesi di laurea «La riforma del titolo V: conseguenze istituzionali e
politiche. Il caso di Cortina», nella quale ha dedicato un ampio capitolo al
referendum dei tre comuni ladini di Livinallongo, Colle Santa Lucia e Cortina.
E Fabio Ratto Trabucco, dottore di ricerca in diritto pubblico e costituzionale, che ha raccolto e predisposto la
documentazione per il ricorso. Alle parole di saluto e di introduzione di
Bigontina è seguito l'intervento di Cozzi, che ha presentato i contenuti della
sua tesi di laurea (stampata e distribuita in un opuscolo dal comitato
referendario). In particolare si è soffermato sulle relazioni tra gli attori,
istituzionali e non, coinvolti nel dibattito sul referendum. Come la
"guerra" a distanza tra Galan e Durnwalder, le posizioni dei tre
sindaci, i ruoli dei vari comitati. «L'articolo 132 della Costituzione», ha
esordito quindi Trabucco, «prevede il "diritto" a svolgere il
referendum per il cambio di Regione. Una opportunità che i padri
costituzionalisti avevano previsto nel 1948, consci che le Regioni, così come
erano state formate, non rispecchiavano le omogeneità territoriali». Il
ricercatore di diritto costituzionale ha fatto notare
poi come i ladini abbiano una peculiarità unica nella richiesta di cambiare
Regione, ovvero quella della tutela della loro minoranza. «La divisione ha
portato una discriminazione tra le valli ladine», ha detto, «perché tra le due
Regioni Veneto e Trentino-Alto Adige vi è una differente tutela». Trabucco si è
soffermato poi sull'iter successivo al referendum, non nascondendo le molte
difficoltà che dovrà incontrare. Iter che, ha ipotizzato, potrebbe cominciare
il suo cammino non prima del 2013, ovvero alla fine (naturale) di questa
legislatura. Anche lui ha ricordato poi il ruolo delle amministrazioni
comunali, definendo la loro posizione come «non facile». Sono tre i punti
cardine su cui si basa il ricorso che verrà presentato alla corte
europea. Il primo punta sul fatto che i ladini, con la separazione del 1923,
hanno subito una discriminazione nel godimento dei diritti fondamentali di una
minoranza, violando l'articolo 14 della Carta dei diritti dell'uomo. Il secondo
poggi su una violazione della Carta europea delle autonomie (peraltro non
sottoscritta dall'Italia) che vieta di attuare divisioni per evitare di porre
in essere delle tutele. Il terzo punto è sull'impossibilità
di tutela delle istanze delle comunità davanti alla Corte costituzionale da parte dei Comuini, in
quanto prevista solo per le Regioni e le Province. «Le ragioni per i ladini di
intraprendere questa strada», ha concluso Trabucco, «ci sono tutte. Senza
impulsi la richiesta di distacco-aggregazione rischia di rimanere lettera
morta».
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( da "Mattino di Padova, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Riparte
stamattina da Padova la battaglia del papà di Eluana. Appello al Parlamento
perché chieda un parere alla Consulta Beppino a testa bassa contro il Senato
«Quella sul fine vita è una legge incostituzionale,
pronti al referendum» TOMMASO CERNO Una legge anticostituzionale,
«che toglie al cittadino il diritto di scelta sulla cosa più importante: le
terapie e il fine-vita. Il parlamento chieda un parere preventivo alla Consulta
e si fermi prima che gli italiani si mobilitino per cancellare questa norma».
Così Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per 17 anni una
battaglia solitaria per dare voce alla figlia in stato vegetativo permanente
che aveva chiesto lo stop alla nutrizione forzata. Pronto, insieme
all'Associazione Per Eluana, a promuovere un referendum abrogativo. Un'idea che
rilancia da Padova al convegno «Voglio poter scegliere». Il Senato ha approvato
una legge sul biotestamento: prevede il divieto dello stop alla nutrizione e
non è vincolante per i medici. Che giudizio dà? Pessimo. E' una legge anticostituzionale. Vede, il principio di partenza è molto
semplice: una legge sul biotestamento, per essere valida, deve stabilire che io
non posso perdere, da incapace, i diritti che ho da persona in grado di
intendere e di volere. Questa legge fa l'opposto. Cioè? Se lei si deve togliere
un neo deve firmare, secondo il consenso informato, l'autorizzazione ai medici
per procedere. Se invece si tratta di tenerla in vita con strumenti e terapie
invasive per anni e anni, nessuno le chiede nulla. Un caso come quello di
Eluana non ci potrebbe più essere? Già. Ed è anche il motivo per cui parlo
adesso. Avevo detto che dopo la vicenda di mia figlia mi sarei ritirato. E lo
farò. Ma la vicenda di Eluana non è finita. Tutti possiamo ricadere nella sua
stessa situazione e questo non è pensabile. E' una barbarie. Quello che chiesi
a Massei, il primario di Lecco che accolse Eluana la notte del 18 gennaio 1992
dopo l'incidente, è la stessa domanda che rivolgo adesso al Senato: con che
diritto fate questo? Con che diritto costringete un essere umano a entrare in
un percorso di "non morte" che non vuole percorrere? La risposta? Non
c'è stata. Oggi è chiaro che il Senato non ha compreso una cosa basilare: casi
come quello di Eluana non ce ne devono essere più, nel senso che nessuno deve
più potersi trovare di fronte a 17 anni di cure forzate che non ha mai
autorizzato e che non voleva per sé. Per cui lo stop all'alimentazione è un
falso problema, perché il paziente va ascoltato dall'inizio. Se così fosse stato
Eluana non sarebbe mai rimasta per 17 anni in stato vegetativo. Al
biotestamento si chiede una cosa sola: deve mettere il medico in grado di
sapere quale sia la scelta del paziente: se vuole lasciarsi morire o vuole
vivere quel tipo di esistenza. Una volta accertata quella scelta va comunque
rispettata. Che soluzione propone al Parlamento? Il curatore speciale. Nominato
dalla persona stessa, la quale affida le proprie volontà dopo averne discusso a
chi ritiene adatto ad affermarle in caso di necessità. Non a un famigliare, che
potrebbe avere interessi propri. A una persona esterna di propria fiducia,
depositaria delle volontà, che agisce nel momento in cui l'incapace è
sottoposto a cure mediche. Sarà questa figura ad affermare quali volontà erano
state espresse e che tipo di terapie possono, di conseguenza, essere messe in
atto e quali invece no. Così è in Gran Bretagna, in Svizzera, in Germania e in
gran parte dell'Europa. In Italia si va nella direzione opposta. Già. La legge
così com'è annulla il consenso informato, per questo dico che è anticostituzionale. La nostra Carta stabilisce che nessuno possa
essere curato contro la propria volontà. Invece questa norma afferma il
contrario, ledendo così a una delle libertà fondamentali dell'individuo, ovvero
di scegliere le terapie e non di subirle contro la propria volontà. Non si
tratta nemmeno di posizioni ideologiche, ma soprattutto di poca informazione.
In Germania, per esempio, anche i cattolici hanno proposto - intendo il partito
della premier Merkel - una legge che prevede lo stop alla nutrizione. Ed è una
cosa normalissima, il ritorno a una dignità della morte naturale che qui in
Italia si confonde con l'eutanasia. Che è una cosa diversa. La norma
stabilisce, però, che la nutrizione e la idratazione artificiale - che sono
state sospese su sua figlia - non sono terapie ma supporto vitale. E' così?
Assolutamente no. Tutta la letteratura scientifica europea e mondiale afferma
il contrario. Anche in Italia la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e
Metabolismo stabilisce che essa è un presidio terapeutico. D'altra parte è
chiaro ed evidente. Si tratta di essere alimentati con farmaci prescritti da
medici specialisti attraverso un sondino nasogastrico spinto da una pompa che
invia le sostanze predigerite nello stomaco. Questa non è alimentazione
volontaria, ma una terapia. Così come lo stato vegetativo permanente non esiste
in natura, ma è lo sbocco di un protocollo rianimativo che viene imposto dai
medici. Che cosa risponde a chi, come il ministro Sacconi, ripete che questa
legge afferma invece il diritto alla vita ed è quindi legittima? Un cittadino,
come è stato il mio caso, non può accedere direttamente alla Suprema corte. Per questo io, che mi sono trovato costretto a dare
voce a mia figlia Eluana ho dovuto affrontare un iter giudiziario durato
quattordici anni, dopo la diagnosi definitiva di stato vegetativo permanente
che arrivò circa due anni dopo l'incidente. Ma il governo invece può chiedere
un parere. E allora dico ai signori onorevoli senatori e deputati di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto,
lo facciano. E' doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è
costituzionale, allora
taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no. Lei ha
fondato un'associazione "Per Eluana" che promuove a livello nazionale
e non solo il diritto all'autodeterminazione. Cosa farete se questa
legge passerà? Se è anticostituzionale il Capo dello
Stato non la promulgherà. Ma in caso contrario è possibile che ci si muova per
chiedere agli italiani un parere. Parla di un referendum? Come Loris Fortuna
fece con il divorzio. Non è possibile togliere alle persone il diritto di
scelta sul proprio fine vita. Al primario Massei dissi, quella maledetta notte:
«Lei sa andare oltre?». Lui mi rispose: «Oltre che cosa significa?».
Significava dialogare con Eluana, attraverso chi la conosceva. La risposta è
stata no. Lei è a Padova per partecipare a un convegno sulla libertà di scelta.
Un convegno che nasce in risposta a un altro evento pubblico dove monsignor
Fisichella fu l'unica voce. E che venne criticato. Perché lei è qui? Vede, la
mia tragedia è stata prima perdere mia figlia Eluana, il 18 gennaio 1992,
quando dopo l'incidente entrò in coma senza mai più risvegliarsi. E poi darle
voce. Questo in un mondo che predica dubbi che mia figlia non aveva. Per questo
ho accettato questo invito. Perché la mia battaglia non sarà mai finita fino a
quando anche solo una persona potesse trovarsi nella situazione di mia figlia
Eluana. Di questa possibilità ringrazio Alessandro Zan, così come il professor
Paolo Zatti, ordinario di diritto privato, con cui ho l'onore di confrontarmi,
così come l'avvocato Azzalini e col dottor D'Agostini. E' convinto che parlarne
e animare il dibattito servirà a vincere la sua battaglia? Questo appuntamento
di Padova rappresenta il contraddittorio dell'altro convegno, dove parlò una
sola voce. Io sono per il dialogo prima di tutto. Io con Eluana non ho mai
avuto dubbi, quando abbiamo affrontato questi argomenti. Con la società
esterna, invece, è stato un calvario. E allora ben vengano questi momenti di
dibattito. Lei è stato criticato da chi la indica come un personaggio in cerca
di una collocazione politica. In un certo senso anche il convegno di Padova lo
è, visto che è organizzato da Sinistra e libertà. Io parlo a un convegno che si
intitola "Voglio poter scegliere" e questo è tutto. Vado per questa
ragione, perché si parla del caso di mia figlia Eluana. Se l'avesse organizzato
il Pdl sarei andato ugualmente. Solo che magari il Pdl mi invita meno. In
questa vicenda c'è stata tanta confusione e tanta disinformazione. Noi dobbiamo
portare avanti questa battaglia proprio per fare chiarezza su una questione che
non ha un marchio politico ma riguarda i diritti fondamentali di tutti i
cittadini italiani. Mi hanno già etichettato, ma sanno bene che non sono
testimonial di niente. Io sono qui perché l'ho promesso a mia figlia. Questo è
tutto.
Torna all'inizio
( da "Provincia Pavese, La"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Potrebbe aprire
sotto i portici in piazza Garlasco, la richiesta per il phone center fa
scattare l'allarme GARLASCO. Un phone center in piazza Repubblica? Potrebbe
succedere. Ad oggi non esiste nulla di più della manifestazione di interesse di
un privato di cittadinanza non italiana, che ha chiesto un parere di
fattibilità all'Ufficio commercio circa la possibilità di aprire un centro a
disposizione del pubblico per i servizi di telefonia nazionale, internazionale
e il collegamento a internet. Sede ipotizzata, i locali dell'ex negozio di
ottica, trasferitosi all'angolo opposto, sotto i portici. Sulla destinazione
degli spazi rimasti vuoti circolano da tempo voci diverse. L'ultima riguarda il
centro di telefonia, che resta però uno dei tanti scenari possibili. «Non si
può essere pregiudizialmente contrari a ogni cosa - ha premesso l'assessore al
Commercio Piercarlo Collivignarelli -. Certo è che se in una cittadina come
Garlasco non aprissero centri di aggregazione di questo genere sarebbe meglio.
Diventerà un altro punto da tenere d'occhio in modo costante». Secondo la legge
regionale numero 6 del 3 marzo 2006 riguardante le norme per l'insediamento e
la gestione dei centri di telefonia in sede fissa, sarebbero possibili solo le
nuove aperture previste dalla pianificazione urbanistica comunale. Ma la Corte costituzionale ha bollato la disposizione giudicandola illegittima con sentenza
del 24 ottobre 2008. «Facciamo ciò che prevede la legge», ha tagliato corto il
sindaco Enzo Spialtini, mentre Antonio Petullo, a capo dell'Ufficio commercio,
ha tenuto a puntualizzare che «trattandosi di una realtà di un certo tipo,
il Comune darebbe parere consultandosi con la polizia locale e i carabinieri
circa le possibili ripercussioni sull'ordine pubblico». (si.bo.)
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( da "Nuova Venezia, La"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Dopo il voto del
Senato riparte la battaglia del papà di Eluana. Appello al Parlamento perché
chieda un parere alla Consulta Englaro a testa bassa contro il Senato «Quella
sul fine vita è una legge incostituzionale, pronti al
referendum» TOMMASO CERNO Una legge anticostituzionale,
«che toglie al cittadino il diritto di scelta sulla cosa più importante: le
terapie e il fine-vita. Il parlamento chieda un parere preventivo alla Consulta
e si fermi prima che gli italiani si mobilitino per cancellare questa norma».
Così Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per 17 anni una
battaglia solitaria per dare voce alla figlia in stato vegetativo permanente
che aveva chiesto lo stop alla nutrizione forzata. Pronto, insieme
all'Associazione Per Eluana, a promuovere un referendum abrogativo. Un'idea che
rilancia da Padova al convegno «Voglio poter scegliere». Il Senato ha approvato
una legge sul biotestamento: prevede il divieto dello stop alla nutrizione e
non è vincolante per i medici. Che giudizio dà? Pessimo. E' una legge anticostituzionale. Vede, il principio di partenza è molto
semplice: una legge sul biotestamento, per essere valida, deve stabilire che io
non posso perdere, da incapace, i diritti che ho da persona in grado di
intendere e di volere. Questa legge fa l'opposto. Cioè? Se lei si deve togliere
un neo deve firmare, secondo il consenso informato, l'autorizzazione ai medici
per procedere. Se invece si tratta di tenerla in vita con strumenti e terapie
invasive per anni e anni, nessuno le chiede nulla. Un caso come quello di
Eluana non ci potrebbe più essere? Già. Ed è anche il motivo per cui parlo
adesso. Avevo detto che dopo la vicenda di mia figlia mi sarei ritirato. E lo
farò. Ma la vicenda di Eluana non è finita. Tutti possiamo ricadere nella sua
stessa situazione e questo non è pensabile. E' una barbarie. Quello che chiesi
a Massei, il primario di Lecco che accolse Eluana la notte del 18 gennaio 1992
dopo l'incidente, è la stessa domanda che rivolgo adesso al Senato: con che
diritto fate questo? Con che diritto costringete un essere umano a entrare in
un percorso di "non morte" che non vuole percorrere? La risposta? Non
c'è stata. Oggi è chiaro che il Senato non ha compreso una cosa basilare: casi
come quello di Eluana non ce ne devono essere più, nel senso che nessuno deve
più potersi trovare di fronte a 17 anni di cure forzate che non ha mai
autorizzato e che non voleva per sé. Per cui lo stop all'alimentazione è un
falso problema, perché il paziente va ascoltato dall'inizio. Se così fosse stato
Eluana non sarebbe mai rimasta per 17 anni in stato vegetativo. Al
biotestamento si chiede una cosa sola: deve mettere il medico in grado di
sapere quale sia la scelta del paziente: se vuole lasciarsi morire o vuole
vivere quel tipo di esistenza. Una volta accertata quella scelta va comunque
rispettata. Che soluzione propone al Parlamento? Il curatore speciale. Nominato
dalla persona stessa, la quale affida le proprie volontà dopo averne discusso a
chi ritiene adatto ad affermarle in caso di necessità. Non a un famigliare, che
potrebbe avere interessi propri. A una persona esterna di propria fiducia,
depositaria delle volontà, che agisce nel momento in cui l'incapace è
sottoposto a cure mediche. Sarà questa figura ad affermare quali volontà erano
state espresse e che tipo di terapie possono, di conseguenza, essere messe in
atto e quali invece no. Così è in Gran Bretagna, in Svizzera, in Germania e in
gran parte dell'Europa. In Italia si va nella direzione opposta. Già. La legge
così com'è annulla il consenso informato, per questo dico che è anticostituzionale. La nostra Carta stabilisce che nessuno possa
essere curato contro la propria volontà. Invece questa norma afferma il
contrario, ledendo così a una delle libertà fondamentali dell'individuo, ovvero
di scegliere le terapie e non di subirle contro la propria volontà. Non si
tratta nemmeno di posizioni ideologiche, ma soprattutto di poca informazione.
In Germania, per esempio, anche i cattolici hanno proposto - intendo il partito
della premier Merkel - una legge che prevede lo stop alla nutrizione. Ed è una
cosa normalissima, il ritorno a una dignità della morte naturale che qui in
Italia si confonde con l'eutanasia. Che è una cosa diversa. La norma
stabilisce, però, che la nutrizione e la idratazione artificiale - che sono
state sospese su sua figlia - non sono terapie ma supporto vitale. E' così?
Assolutamente no. Tutta la letteratura scientifica europea e mondiale afferma
il contrario. Anche in Italia la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e
Metabolismo stabilisce che essa è un presidio terapeutico. D'altra parte è
chiaro ed evidente. Si tratta di essere alimentati con farmaci prescritti da
medici specialisti attraverso un sondino nasogastrico spinto da una pompa che
invia le sostanze predigerite nello stomaco. Questa non è alimentazione
volontaria, ma una terapia. Così come lo stato vegetativo permanente non esiste
in natura, ma è lo sbocco di un protocollo rianimativo che viene imposto dai
medici. Che cosa risponde a chi, come il ministro Sacconi, ripete che questa
legge afferma invece il diritto alla vita ed è quindi legittima? Un cittadino,
come è stato il mio caso, non può accedere direttamente alla Suprema corte. Per questo io, che mi sono trovato costretto a dare
voce a mia figlia Eluana ho dovuto affrontare un iter giudiziario durato
quattordici anni, dopo la diagnosi definitiva di stato vegetativo permanente
che arrivò circa due anni dopo l'incidente. Ma il governo invece può chiedere
un parere. E allora dico ai signori onorevoli senatori e deputati di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto,
lo facciano. E' doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è
costituzionale, allora
taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no. Lei ha
fondato un'associazione "Per Eluana" che promuove a livello nazionale
e non solo il diritto all'autodeterminazione. Cosa farete se questa
legge passerà? Se è anticostituzionale il Capo dello
Stato non la promulgherà. Ma in caso contrario è possibile che ci si muova per
chiedere agli italiani un parere. Parla di un referendum? Come Loris Fortuna
fece con il divorzio. Non è possibile togliere alle persone il diritto di
scelta sul proprio fine vita. Al primario Massei dissi, quella maledetta notte:
«Lei sa andare oltre?». Lui mi rispose: «Oltre che cosa significa?».
Significava dialogare con Eluana, attraverso chi la conosceva. La risposta è
stata no. Lei è a Padova per partecipare a un convegno sulla libertà di scelta.
Un convegno che nasce in risposta a un altro evento pubblico dove monsignor
Fisichella fu l'unica voce. E che venne criticato. Perché lei è qui? Vede, la
mia tragedia è stata prima perdere mia figlia Eluana, il 18 gennaio 1992,
quando dopo l'incidente entrò in coma senza mai più risvegliarsi. E poi darle
voce. Questo in un mondo che predica dubbi che mia figlia non aveva. Per questo
ho accettato questo invito. Perché la mia battaglia non sarà mai finita fino a
quando anche solo una persona potesse trovarsi nella situazione di mia figlia
Eluana. Di questa possibilità ringrazio Alessandro Zan, così come il professor
Paolo Zatti, ordinario di diritto privato, con cui ho l'onore di confrontarmi,
così come l'avvocato Azzalini e col dottor D'Agostini. E' convinto che parlarne
e animare il dibattito servirà a vincere la sua battaglia? Questo appuntamento
di Padova rappresenta il contraddittorio del convegno dove parlò una sola voce
(monsignor Rino Fisichella n.d.r.). Io sono per il dialogo prima di tutto. Io
con Eluana non ho mai avuto dubbi, quando abbiamo affrontato questi argomenti.
Con la società esterna, invece, è stato un calvario. E allora ben vengano
questi momenti di dibattito. Lei è stato criticato da chi la indica come un
personaggio in cerca di una collocazione politica. In un certo senso anche il
convegno di Padova lo è, visto che è organizzato da Sinistra e libertà. Io
parlo a un convegno che si intitola "Voglio poter scegliere" e questo
è tutto. Vado per questa ragione, perché si parla del caso di mia figlia
Eluana. Se l'avesse organizzato il Pdl sarei andato ugualmente. Solo che magari
il Pdl mi invita meno. In questa vicenda c'è stata tanta confusione e tanta
disinformazione. Noi dobbiamo portare avanti questa battaglia proprio per fare
chiarezza su una questione che non ha un marchio politico ma riguarda i diritti
fondamentali di tutti i cittadini italiani. Mi hanno già etichettato, ma sanno
bene che non sono testimonial di niente. Io sono qui perché l'ho promesso a mia
figlia. Questo è tutto.
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( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 16 -
Cronaca La Federazione degli Ordini: serve diritto mite e condiviso Medici su
testamento biologico "Il Parlamento si fermi a riflettere" ROMA -
Fermarsi e riflettere, in modo che nel passaggio alla Camera, il disegno di
legge della maggioranza sul testamento biologico possa essere migliorato. E´
l´appello lanciato non solo dall´opposizione, ma anche dalla Federazione degli
Ordini dei Medici, che si sono riuniti appositamente per valutare il testo sul
fine vita uscito ieri dall´Aula del Senato. Il documento degli Ordini dei
Medici punta il dito su uno dei punti più controversi del provvedimento:
idratazione e nutrizione artificiale, scrivono, «per la comunità scientifica
sono trattamenti assicurati da competenze mediche e sanitarie e non forme di sostegno
vitale». Per questo i medici, ai quali il ddl lascia l´ultima parola anche in
presenza di dichiarazioni anticipate di trattamento, si augurano che il
Parlamento sappia produrre «su questa materia così intima e delicata, un
diritto mite e condiviso nella certezza di un´etica forte delle persone».
All´interno della maggioranza, intanto, anche il Pri di Francesco Nucara boccia
il ddl Calabrò e si dice pronto a sostenere un eventuale referendum. Ma secondo il senatore del Pd Ignazio Marino, che per primo aveva
aperto a questa possibilità, non si dovrà arrivare a tanto, perché «ci saranno
talmente tanti conflitti negli ospedali» che arriverà prima l´intervento della
Corte Costituzionale.
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( da "Unita, L'" del
28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
LE REGIONI?
CONTRALTARE DEMOCRATICO DOPO IL PIANO-CASA Chissà, forse ancora una volta le
regole della democrazia costituzionale ce l'hanno
fatta; forse sono riuscite a prevalere sull'impeto decisionista del Presidente
del Consiglio. Forse. Vedremo come si evolverà, nei prossimi giorni, la vicenda
del «piano case». Per l'ennesima volta (come già, poche settimane fa, nel caso
Englaro) il nostro sistema istituzionale è stato sottoposto a tensioni
fortissime, che hanno messo in discussione il delicato equilibrio di pesi e
contrappesi che sta alla base delle democrazie contemporanee. Questa volta gli
aspetti patologici sono stati quantomeno due. Da un lato, l'annunciato
decreto-legge sull'edilizia era palesemente invasivo delle competenze in
materia di «governo del territorio» riconosciute alle
regioni e agli enti locali dalla riforma costituzionale del 2001, così come delineate dalla Corte costituzionale a partire dalla
fondamentale sentenza sul condono edilizio (196/2004). E non meno invasivo
sarebbe un disegno di legge di analogo contenuto. Dall'altro lato il governo ha
mostrato ancora una volta di considerare un inutile orpello la «necessità e
l'urgenza» prevista per i decreti-legge dall'art.77 della Costituzione:
quando mai si è visto un decreto-legge annunciato per giorni, persino
pazientemente «negoziato» con le regioni? La necessità e l'urgenza di
provvedere o ci sono o non ci sono. Se ci sono, è sommamente contradditorio
annunciare un decreto-legge, il cui utilizzo ha, se mai, la finalità opposta:
ovvero di evitare l'effetto annuncio, ad esempio, nel caso in esame, per
escludere speculazioni immobiliari. La risposta concorde delle regioni, del
Presidente della repubblica, dell'opposizione hanno ricondotto, parrebbe, il
governo nell'alveo costituzionale, e di questo non
possiamo che rallegrarci. In fondo, l'esperienza di questi giorni ci ha
consentito di toccare con mano uno degli aspetti positivi del «federalismo
all'italiana» realizzato con la riforma costituzionale
del 2001, ovvero il suo carattere garantista. Sulle materie regionali, come
l'edilizia, nessun governo nazionale, nessuna maggioranza politica, possono più
decidere in solitudine, né con decreto-legge né con legge, questo è ormai un
dato accertato, questo ci testimoniano le foto della «Conferenza unificata»,
solennemente riunita con la presenza dei rappresentanti di stato, regioni, enti
locali. Abbiamo finalmente un ulteriore contropotere, battagliero e radicato
nel paese: le regioni. Non sappiamo se questa maggioranza, che ha nel suo seno
il partito che più di tutti si è battuto per una soluzione «federale», e che
non ha mancato in molte occasioni di assecondarlo sulla china autonomista (in
ultimo sul federalismo fiscale), se ne fosse finora reso conto. In tal caso, il
«piano casa» potrebbe aver rappresentato un risveglio un po' brusco.
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( da "Stampa, La" del
28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
PD ALL'ATTACCO MA
ANCHE NEL CENTRODESTRA CI SAREBBERO ALMENO CINQUANTA DEPUTATI CONTRARI ALLA
LEGGE Biotestamento, si ridiscute tutto La legge potrebbe arrivare a
Montecitorio non prima dell'autunno [FIRMA]ANTONELLA RAMPINO ROMA E'
significativo che nel rivendicare come molti i meriti del nascente Pdl Silvio
Berlusconi non abbia speso una sola parola sulla legge sul cosiddetto
testamento biologico appena passata al vaglio del Senato, del quale ha solo
lodato «la nostra compattezza», invitando poi ieri sul palco il repubblicano
Nucara che proprio su quella legge vorrebbe, piuttosto, un referendum
abrogativo. Ed è significativo anche che tutte le leggi più spinose vengano
incardinate dal centrodestra proprio a Palazzo Madama, luogo dove la battaglia
è più dura ma le maggioranze assai più solide, e meglio controllabili. Adesso,
il cosiddetto testamento biologico che non riconosce a chi è in fin di vita i
diritti a decidere di sé che la Costituzione invece riconosce a chi è
pienamente cosciente, come ieri ha notato Massimo D'Alema, approderà in
commissione alla Camera. E lì, oltre a trovare un presidente forzista, Giuseppe
Palumbo, che già annuncia «miglioramenti al testo grazie alla presenza di una
vasta area liberale», si riaprirà la partita. Lo dice con chiarezza il
capogruppo del Pd in commissione Sanità, l'ex ministro Livia Turco: «La Camera
certo non siglerà la fotocopia di quel che è stato scritto in Senato: si
ricomincia daccapo, anche perché noi non abbiamo mai discusso il tema, dobbiamo
approfondirlo in modo molto rigoroso». Turco, naturalmente, dà una valutazione
negativa del testo uscito da Palazzo Madama, che «oltraggia la persona che
invece la Costituzione mette al centro» e si prefigge di «cambiarlo, o
fermarlo». E' vero che nella stessa commissione siede una teo-dem del calibro
di Paola Binetti, ma la Camera ha un orizzonte largo, molto più largo che non
il Senato, e la battaglia sarà a tutto campo. Benedetto Della Vedova valuta in
una cinquantina i deputati anti-legge Calabrò nel centrodestra, e molti di
peso, come il liberista Antonio Martino che ne ha parlato a suo tempo come di
un provvedimento «statalista»; come Lamberto Dini che, insieme ai forzisti
Paravia e Saro, già depositò un appello bipartisan con Pietro Ichino ed Emma
Bonino per rinviare tutto a dopo le elezioni europee del 7 giugno. Un appello
che rischia di trovare adesso un riscontro reale: è proprio Palumbo a dire che
prima della legge Calabrò la commissione Sanità sarà impegnata sulle cure
palliative, «è quella la legge sulla dignità del fine-vita», dice anche Turco.
E dunque solo alla fine di aprile si aprirà la partita sul bio-testamento. Si
vedrà se il solo mese di maggio, pre-elettorale, basterà alla discussione: dopo
le Europee, l'estate è alle porte. Non solo la legge potrebbe non arrivare in
Aula prima dell'autunno, soprattutto in prima linea ci saranno medici e
giuristi. Che la legge Calabrò abbia poco rispetto e metta in difficoltà i
medici non lo dice solo Livia Turco, lo vanno dichiarando gli ordini
professionali da giorni. Il profilo di incostituzionalità, ribadito anche ieri
dal professor Carlo Federico Grosso, fa intanto dire proprio a Ignazio Marino,
il primo a invocare un referendum, che si ricorrerà alla
Corte Costituzionale. Di sicuro, il fronte liberal alla Camera non potrà
contare sui socialisti, che hanno sposato la linea Sacconi-Quagliariello: è
indispensabile legiferare perché, per loro, le sentenze sul caso Englaro sono
state l'ultimo frutto avvelenato della stagione di Tangentopoli.
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( da "Italia Oggi"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Giustizia e Società data: 28/03/2009 - pag: 30 autore: Giudici Tar con
il legale Nei procedimenti disciplinari anche i magistrati contabili e
amministrativi potranno farsi difendere da un avvocato. Lo
ha deciso la Corte costituzionale con la sentenza n. 87/2009, depositata ieri in cancelleria. La
decisione pone fine all'attuale disparità di trattamento tra giudici ordinari e
amministrativi venutasi a creare dopo la sentenza n. 497/2000 con cui la
Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma che proibiva al magistrato ordinario,
sottoposto a procedimento disciplinare, di farsi difendere da un avvocato. La
sentenza, redatta dal giudice Sabino Cassese, ha dichiarato illegittimo l'art.
34, comma 2, della legge 27 aprile 1982, n. 186, e l'art. 10, comma 9, della
legge 13 aprile 1988, n. 117, nella parte in cui precludono al giudice
amministrativo o contabile la difesa legale da parte di un avvocato. Secondo la
Corte tali norme, consentendo alle toghe di farsi assistere nei procedimenti
disciplinari solo da altri magistrati, ne limitano il diritto di difesa. Né la
disparità di trattamento tra giudici di tribunale e giudici
amministrativo-contabili può essere giustificata dalla diversa natura che
caratterizza il procedimento disciplinare dei magistrati ordinari rispetto a
quelli Tar (giurisdizionale nel primo caso, amministrativo nel secondo). «La
possibilità di farsi assistere da un magistrato», scrivono i giudici delle
leggi, «è ancora giustificabile in quanto il magistrato è ritenuto in possesso
dell'idoneità tecnica per assumere la difesa. Ma il divieto di farsi assistere
da un avvocato, che è la figura alla quale l'ordinamento riconosce in primo
luogo questa funzione, è manifestamente irragionevole». E per di più, conclude
la Consulta, limita l'esigenza di indipendenza delle toghe che «impone, già nel
procedimento disciplinare, che al magistrato sia riconosciuto il diritto di
scegliere il difensore».
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( da "Italia Oggi"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Imposte e Tasse data: 28/03/2009 - pag: 34 autore: Tommaso Di Tanno
docente di diritto tributario comparato all'Università di Cassino la deriva pro
fisco La Cassazione è passata sopra al legislatore Continua la serie di interventi
sulle recenti prese di posizione della Cassazione sull'abuso di diritto. Sono
già stati pubblicati i commenti di Claudio Siciliotti, Fabio Marchetti,
Raffaello Lupi e Giuseppe RipaDifficile negare che gli interventi più recenti
della Corte di Cassazione sul tema dell'elusione tributaria non abbiano destato
un certo sconcerto. Afferma, infatti, la Suprema Corte, al termine di un
percorso che l'ha investita nel corso degli ultimi tre anni, che il divieto di
abuso di diritto (cioè l'utilizzo strumentale di una o più norme per conseguire
un vantaggio fiscale non voluto dal legislatore) è immanente nel nostro
ordinamento quale diretta emanazione del principio di capacità contributiva ex
art. 53 della Costituzione. Con la conseguenza che non c'è bisogno di fare
ricorso al famigerato art. 37-bis (del dpr 600/1973) per scovare e perseguire
un comportamento elusivo che, al contrario, può essere perseguito sempre e
comunque.Questa posizione appare, in prima battuta, condivisibile perché
dettata dal comune buon senso e, tutto sommato, allineata a quell'ormai comune
pensiero mondializzato di perseguire i comportamenti fiscali più disinvolti che
accomunano grandi evasori, paradisi fiscali e bancarottieri d'ogni risma. Ed
allineata anche alla nouvelle vague del pensiero giuridico mediterraneo che
mira, ormai anche nel mondo non anglosassone, a far prevalere la sostanza sulla
forma. Ma è giusta? Darà luogo ad un mondo migliore?Al primo quesito è facile
dare risposta negativa. Il legislatore italiano non è stato silente sul punto e
già dal 1990 (con la legge 408) iniziò a dettare norme sulla materia. Oggi vige
l'art. 37-bis, certo discutibile nelle scelte che porta: ma non anche nel
contenuto del dettato normativo. Non piacciono le sue statuizioni limitative
(cioè la sua applicabilità solo ad alcune, e non a tutte, le categorie di
atti)? Si invochi un nuovo intervento del legislatore o, al limite, se ne impugnino le prescrizioni presso la Corte Costituzionale,
l'unico giudice intitolato ad abrogare una legge in vigore.L'art. 37-bis,
peraltro, ha un contenuto plurimo: da un lato dice se e quando si ha elusione.
Dall'altro, consapevole che una contestazione di tal fatta è diversa e più
complicata dalla contestazione di una fattura non emessa o un costo
indeducibile, indica un percorso più garantista ed obbliga ad un
contraddittorio più serrato fra contribuente e fisco. E fa questo con lo scopo
di evitare un contenzioso potenzialmente arbitrario, dispendioso anche per
l'amministrazione finanziaria e forse anche inutile. Può, dunque, ben
perseguirsi l'abuso di diritto e ciononostante, regolamentare al meglio, anche
per ragioni biecamente organizzative, le modalità di svolgimento di questa
contestazione atipica (perché basata sul disconoscimento degli effetti
tributari di atti pienamente legittimi).Quanto alla capacità di questo nuovo
orientamento di dare luogo ad un mondo (fiscale) migliore, la palla è
palesemente nelle mani del fisco. Un sistema tributario non va valutato,
infatti, solo alla luce delle sue norme ma va passato al filtro dei
comportamenti di fatto seguiti dagli uffici che dette norme devono applicare.
Consegue, da un lato, che va visto con favore il rafforzamento dei poteri dei
segugi del fisco nel reprimere i comportamenti più furbeschi (tali sono quelli
di coloro che astutamente eludono). Dall'altro che questi più penetranti poteri
devono essere esercitati con maggiore equilibrio e senso di responsabilità,
rinunciando ad accertamenti fatti più con l'intuito che con una certosina
ricostruzione delle situazioni di fatto. Ricostruzione che deve, inoltre,
tenere conto non solo dei comportamenti di un unico contribuente ma di tutti
quelli coinvolti in una determinata operazione e del costo fiscale sostenuto
nel suo complesso anche da detta pluralità di contribuenti.Vanno, poi,
rispettati i regimi fiscali di favore. Quando il legislatore li adotta lo fa
per spingere i contribuenti verso comportamenti che esso (a torto o a ragione)
considera virtuosi. Non deve, quindi, succedere (come ahinoi succede) che chi
si è messo sulla via virtuosa oggi (e per questo si è preso certi benefici) si
trovi castigato domani per il solo fatto di aver goduto di un regime di
favore.Forse sarà inevitabile, in questo contesto, un maggior ricorso
all'istituto del ruling preventivo che, almeno per la grande impresa, pare
sempre più indispensabile a garantire quella ricercata ragionevole certezza.
Che questo sia un mondo migliore, però, è lecito dubitare visto che i ruling
rischiano di frastagliare ulteriormente un mondo, quello dei regimi fiscali applicabili,
già di per sé assai frastagliato.
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( da "Riformista, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Alla nascita di
Fi forse si poteva fermare Berlusconi visti da E va bene, la storia non si fa
con i "se". Ma una domanda, oggi che Berlusconi domina la scena
politica, se la saranno fatta certamente tutti quelli che finora lo hanno
contrastato: sedici anni fa, quando cominciò la sua avventura, poteva essere
fermato? C'era qualcosa che si sarebbe potuto fare, e invece non fu fatto, per
bloccare la sua irresistibile ascesa? Come per la costruzione delle sue tv,
Berlusconi, anche nella sua scalata politica, è passato indenne, o quasi,
attraverso un fuoco di sbarramento, facendo lo slalom tra mosse dei partiti, decreti dei governi e sentenze della Corte costituzionale. L'anno fatale è
senz'altro il 1993, nel bel mezzo della rivoluzione italiana e dopo il secondo
dei referendum elettorali (18 aprile), con cui sono stati introdotti il
bipolarismo e il sistema elettorale maggioritario. Tema del giorno, dopo la
caduta del Governo Amato, è la formazione di un Governo per l'attuazione
del risultato referendario. A presiederlo, per la prima volta, è chiamato un
non-politico, il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi. Il
Governo, composto in gran parte di tecnici, nasce d'intesa e con quattro
ministri espressi direttamente dal Pds. Ma il 4 maggio, a sorpresa, dopo il
giuramento e dopo il voto della Camera sull'autorizzazione a procedere per
Bettino Craxi, l'allora leader del maggior partito d'opposizione, Achille
Occhetto, cambia idea. Non vuole stare al Governo con i socialisti, e decide di
ritirare la delegazione. È evidente che con il ritiro di Occhetto, che avrebbe
dato un sostegno molto forte a un Governo costretto ancora ad appoggiarsi alla
vecchia maggioranza di centrosinistra, la natura dell'esecutivo presieduto da
Ciampi cambia. Secondo Augusto Barbera, che era uno dei quattro ministri
costretto a dimettersi, cambia anche l'orizzonte politico-temporale di Ciampi:
da Governo per le riforme che, insieme con l'attuazione della volontà uscita
dalle urne referendarie, avrebbe potuto affrontare anche il problema del
rinnovamento istituzionale, in un momento in cui il crollo del sistema politico
l'aveva imposto come emergenza e in Parlamento giaceva il progetto di Grande
Riforma elaborato dalla commissione Iotti, a semplice Governo per la riforma elettorale,
che deve mettere a punto un testo coerente con quello uscito dal referendum e
poi portare al più presto il Paese alle elezioni anticipate. È proprio nei mesi
in cui Ciampi e i suoi ministri sono al lavoro che il piano di Berlusconi per
la discesa in campo prende corpo. Nel suo libro "La rivoluzione
interrotta", il leader referendario Mario Segni racconta di un colloquio
dell'ottobre '93 in
cui apprese da Berlusconi che si preparava a fondare un partito, e che tra le
ragioni che lo avevano spinto c'era anche l'iniziativa del Governo Ciampi in
materia di riforma televisiva. A quel punto, la nuova legge elettorale era già
stata fatta, e tutti i tentativi di inserire nel testo una norma che prevedesse
l'impossibilità per il Cavaliere di entrare in politica, si erano rivelati
inutili. Esisteva, ad esempio, una legge del '57 che prevedeva la non
eleggibilità per i titolari - come appunto Berlusconi con le sue tv - di
concessioni dello Stato. Ma non faceva al caso del Cavaliere, perché a
usufruire della concessione per le frequenze televisive era una società - e non
Berlusconi personalmente -, tra l'altro presieduta da Fedele Confalonieri.
Pertanto, anche dopo la prima elezione di Berlusconi, la giunta per le elezioni
della Camera la considerò inapplicabile al vincitore del voto del 27 marzo '94.
Che tra l'altro, e a ogni buon conto, oltre a non ricoprire più la presidenza
del suo gruppo, aveva fatto in modo di non esserne più nemmeno l'azionista di
maggioranza. Inoltre - e questo dovette essere ben presente sia al Governo dei
Professori che evitò di inserire un ostacolo costruito su misura per il
Cavaliere prima della discesa in campo, sia alla giunta della Camera che
esaminò il problema dopo la sua vittoria alle elezioni politiche - bloccare con
una legge un uomo che si candidava a rappresentare metà degli elettori del
Paese, e finì con ottenerne il voto di più di metà, fece emergere il timore di
una forzatura politica e giuridica. L'altro momento in cui la storia sarebbe
potuta cambiare cade l'anno dopo, nel 1995. Mentre il Parlamento sta cercando
una soluzione di riforma della tv in una commissione per il riassetto del
sistema televisivo presieduta da Giorgio Napolitano, prevale la corsa ai
referendum. Le firme erano state raccolte un anno prima, subito dopo la prima
vittoria elettorale di Berlusconi. La commissione doveva servire a trovare una
soluzione di legge, evitando il voto, per ridurre il potere politico-mediatico
del Cavaliere, in ottemperanza alla sentenza della Consulta che aveva
dichiarato incostituzionale parte della legge Mammì.
Il confronto, certo, si presentava difficile. Ma in Parlamento, dopo la caduta
del primo Governo di centrodestra e l'avvento dell'esecutivo tecnico presieduto
da Dini, probabilmente si sarebbe trovata una maggioranza per la riforma
dell'etere. L'irrompere dei referendum, oltre a bloccare l'iter parlamentare,
aprì la strada a una nuova vittoria di Berlusconi, che dopo il voto dell'11
giugno potè a ragione vantarsi di aver avuto dalle urne referendarie un via
libera al duopolio televisivo anche dopo la sua scesa in campo e una
dimostrazione dell'indifferenza degli elettori alla questione del conflitto di
interesse che stava alla base dell'iniziativa referendaria. In questi casi -
solo due esempi di una lunga storia - la mobilitazione, il richiamo alle urne
prevalse sulla ricerca di una soluzione in Parlamento. Chissà se in giro c'è
ancora qualche rimorso per le scelte non fatte, o se la politica, con i suoi
riti e i suoi tempi obbligati, era diventata davvero troppo debole per
resistere all'avvento del ciclone Berlusconi. di Anna Chimenti 28/03/2009
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( da "Messaggero, Il (Latina)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 28 Marzo
2009 Chiudi La Procura vuole archiviare il caso "Holiday Village" ma
il giudice Giuseppe Cario si oppone e prende tempo per decidere se accettare la
richiesta del procuratore capo Giuseppe Mancini o disporre nuove indagini sul villaggio
di Fondi, finito sotto accusa per lottizzazione abusiva. Ieri si è discussa
l'udienza di opposizione all'archiviazione. In questi casi, ovviamente, accusa
e difesa sono perfettamente d'accordo sulla chiusura del caso. Ma la decisione
spetta al giudice per le indagini preliminari, in questo caso Giuseppe Cario.
Lo stesso giudice che ricevette la visita del senatore Claudio Fazzone il quale
disse che voleva solo "informarsi" sulla situazione dell'Holiday
Village. Episodio quantomeno inusuale che innescò una polemica senza precedenti
sull'autonomia della magistratura rispetto alla politica. Della
vicenda si occupò anche il Csm: dopo una prima archiviazione della commissione
che affrontò il caso, il plenum prese invece una posizione netta: «Il Csm -
scrissero i giudici nel documento - auspica che in ogni occasione
l'atteggiamento dei rappresentanti delle istituzioni sia tale che renda
impossibile l'ingenerarsi del dubbio di condizionamenti». A distanza di
mesi il caso torna il Tribunale, dopo la decisione della Procura di chiedere
l'archiviazione. L'avvocato difensore Corrado De Simone non ha dubbi: «E' una
richiesta giusta e inevitabile visto che non ci sono assolutamente gli estremi
per ipotizzare la lottizzazione abusiva, come ha dimostrato anche il nostro
consulente». Ieri, in aula, c'era il pm Marco Giancristofaro che ha ribadito la
volontà della Procura di chiudere il caso. Ma sarà Cario a decidere. Il giudice
potrebbe accettare l'archiviazione, respingerla disponendo nuove indagini
oppure - scelta più drastica - disporre la cosiddetta "imputazione
coatta". M.Cus.
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( da "Corriere del Veneto"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Veneto - PADOVA - sezione: PRIMAPAGINA - data: 2009-03-28 num: - pag: 1
categoria: REDAZIONALE La storia Ha rinunciato a Vicenza: «La Sicilia ha più
bisogno» Il giudice veneto che sceglie il Sud VENEZIA — Aveva ottenuto il
trasferimento alla Procura di Vicenza. Per lui, nato e cresciuto a Padova,
praticamente il ritorno a casa: 10 minuti di treno la distanza tra la sua città
e il nuovo ufficio. Marco Formentin, 36 anni, sostituto procuratore in Sicilia
dall'ottobre del 2003, titolare di delicate indagini antimafia, ha però chiesto
— e ottenuto dal Csm— di restare a Termini Imerese (Palermo). Non se la sentiva
di lasciare ancora più sguarnito l'ufficio giudiziario dove lavora da cinque
anni e che adesso fa i conti con le carenze d'organico. A PAGINA 6 Lucentini
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( da "Corriere del Veneto"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Veneto - PADOVA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-28 num: - pag: 6 categoria:
REDAZIONALE Il caso Marco Formentin scrive al Csm: «Se me ne vado restano in
tre» Il trend Nell'isola assegnati solo 4 dei 55 posti per combattere la mafia
Il magistrato controcorrente: «Sto in Sicilia, ne ha bisogno» Padovano,
rinuncia alla Procura di Vicenza per il Sud VENEZIA — Aveva ottenuto il
trasferimento alla Procura di Vicenza. Per lui, nato e cresciuto a Padova,
praticamente il ritorno a casa: 10 minuti di treno la distanza tra la sua città
e il nuovo ufficio. Marco Formentin, 36 anni, sostituto procuratore in Sicilia
dall'ottobre del 2003, titolare di delicate indagini antimafia, ha però chiesto
— e ottenuto dal Csm — di restare a Termini Imerese (Palermo). Non se la
sentiva di lasciare ancora più sguarnito l'ufficio giudiziario dove lavora da
cinque anni e che adesso, come tanti altri in Sicilia, fa i conti con le
carenze d'organico provocate dalle rarissime domande di magistrati che scelgono
il Sud come sede di lavoro. Formentin ha scritto nei giorni scorsi al Csm
chiedendo la revoca della domanda di trasferimento per «eccezionali ragioni di
servizio». E l'organo di autogoverno della magistratura — che aveva dato il via
libera al trasferimento della toga veneta — ha accolto la sua richiesta: può
restare in Sicilia. «La mia scelta è dettata da una situazione inaspettata che
si è venuta a creare alla Procura di Termini Imerese — spiega Formentin dopo
aver inviato la lettera al Csm — insieme ad altri tre colleghi avevo presentato
nei mesi scorsi la richiesta di trasferimento. Ora ho scoperto che tutte le
nostre domande sono state accolte. Così, alla fine, in Procura sarebbero
rimasti solo due sostituti e il procuratore Alfredo Morvillo (il fratello di
Francesca, morta insieme al marito Giovanni Falcone nell'attentato di Capaci
del 23 maggio 1992, ndr). Per una questione di coscienza, come cittadino e come
magistrato, ritengo che ci sia quell'"eccezionale esigenza di
servizio" che possa motivare la revoca del mio trasferimento. E così ho
deciso di mettermi a disposizione per rimanere in questa sede giudiziaria ».
Formentin si è rimesso quindi «doverosamente» alle decisioni del Csm, spiegando
con un pizzico di ironia ai tanti colleghi e amici che lo hanno chiamato per
esprimergli apprezzamento per la scelta di non voler passare per il salvatore
della patria. «Ho ritenuto di essere nelle condizioni di continuare a dare il
mio contributo in questa Procura, tutto qui», dichiara. Pochi giorni fa il
concorso per coprire 55 posti di sostituto in quattordici Procure della Sicilia
è stato un insuccesso: si sono fatti avanti appena quattro magistrati, tre per
Palermo e uno per Catania. Oltre alle difficoltà negli spostamenti dalle città
d'origine alla Sicilia, tra le cause che spiegano le poche domande presentate
c'è anche la norma che impedisce di lavorare in Procura ai magistrati di prima
nomina. «Una questione — spiega Antonio Balsamo, magistrato di Palermo e
componente dell'Associazione nazionale magistrati — di cui la giunta nazionale
parlerà in un incontro con la Terza commissione del Csm, che si occupa dei
trasferimenti. Chiederemo di proporre le opportune modifiche alla legge.
Intanto è giusto sottolineare che la scelta del collega Formentin è una
manifestazione di grande senso dello Stato». Umberto Lucentini
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( da "Nazione, La (Umbria)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE pag. 14
TERNI «LEGALITÀ e cosa pubblica», se n'è... TERNI «LEGALITÀ e cosa pubblica»,
se n'è discusso ieri all'Hotel Michelangelo di Terni nel corso del convegno
organizzato dall'Ordine provinciale dei dottori commercialisti ed esperti
contabili. A rilanciare l'irrisolta «questione morale» che attanaglia il Paese,
tra infiltrazioni mafiose e cattiva politica, il professor Antonio Baldassarre,
ordinario di diritto costituzionale alla Luiss di Roma, presidente emerito della Corte
Costituzionale e candidato sindaco di Terni; Caterina Chinnici, procuratore del
Tribunale dei minori di Palermo e figlia di Rocco, ideatore del pool antimafia,
magistrato ucciso da un'autobomba a Palermo nel 1983; il professor Mario
Caligiuri, docente di Pedagogia della Comunicazione all'Università della
Calabria e nostro editorialista; il professor Giorgio Chinnici, criminologo
all'Università di Palermo. IL DIBATTITO, introdotto dal dirigente scolastico
Luciano Lima e dal presidente dell'Ordine Roberto Piersantini, è stato
moderato, davanti agli studenti di alcuni Istituti della città, dal giornalista
Sergio Rizzo, coautore con Gian Antonio Stella dell'ormai celebre
libro-inchiesta sul mondo politico «La Casta» . «I giovani sono troppo spesso
distratti, sfiduciati o indifferenti rispetto al tema della legalità ha affermato
tra l'altro la dottoressa Chinnici che invece così pesantemente influenzerà la
loro possibilità di crescere e di scegliere di essere liberi. Uomini come mio
padre questo ci hanno voluto insegnare, con il sacrificio della vita: il
rispetto della libertà e della dignità di ogni essere umano, e ciò può avvenire
solo nelle legalità che non è un concetto astratto, ma deve essere vissuta
quotidianamente come scelta di vita. Senza legalità non c'è libertà, non c'è
cultura, né vera umanità». Dal professor Caligiuri la personale esperienza di
governatore della cosa pubblica come sindaco, in Calabria, in un piccolo comune
di 3mila abitanti, governato da una lista civica e dove una serie di normali
eccellenze umane, culturali, tecnologiche e imprenditoriali hanno tenuto
lontane le ingerenze mafiose. «L'unica speranza possibile sono i giovani ha
aggiunto Caligiuri, autore del libro La formazione dell'èlite' , _di fronte a
una politica autoreferenziale, che si perpetua e che molto spesso è connivente.
Il riscatto non può che arrivare dalle nuove generazioni». ssss «QUANDO ERO
alla Rai ha ricordato Baldassarre, già presidente della Tv pubblica ho
conosciuto il peggio del peggio in merito al tema della legalità. La Rai
accomuna tutti i vizi della nostra società, che vengono vissuti come cose
normali. Il nostro sistema giudiziario così lento finisce per favorire chi
delinque e punire gli innocenti. L'arroganza della politica ha sempre umiliato
la vera legalità. Torniamo alla legalità tutti, giovani e meno giovani, politici
e non, per tornare ad essere veramente liberi e fiduciosi». Stefano Cinaglia
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( da "Manifesto, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
CONGRESSO MD
Quando la legge è «ingiusta». Pepino: «Ci guida la Costituzione» Non è facile
fare il magistrato, specie quello democratico e di sinistra, tra i manifestanti
che sfilano violando il protocollo Alemanno, i medici che rifiutano di
denunciare gli immigrati clandestini e altri medici che, magari senza troppa
pubblicità, sceglieranno di staccare l'alimentazione e l'idratazione a un
malato terminale anche dopo l'eventuale approvazione della legge sul testamento
biologico. Il tema serpeggia tra gli interventi del XVII congresso di
Magistratura democratica, in questi giorni a Modena, e ne parla esplicitamente
Livio Pepino «capodelegazione» di Md al Csm, prima nel suo
intervento e poi col manifesto: «Il problema della legge ingiusta è un tema di
sempre, ma i giudici dell'Italia di oggi tutto sommato sono fortunati. Perché
la legge fondamentale che devono applicare è la Costituzione e le singole norme
vanno lette esclusivamente in relazione ai principi contenuti nella Carta.
E' anche per questo che difendere la Costituzione nella sua interezza è
fondamentale. Nel confronto tra leggi e carta fondante si realizza il ruolo del
giudice, non di protagonismo o di supplenza ma di garanzia dei diritti». sa.m.
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( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Cronaca Regionale
Pagina 105 Tre referendum contro le liste bloccate I Riformatori: «Bipolarismo
possibile solo con il maggioritario» --> I Riformatori: «Bipolarismo
possibile solo con il maggioritario» Chiesta anche l'abolizione della
candidatura in più collegi. Dalla settimana prossima i gazebo. «Quattrocento
milioni per difendere una porcata». Non è uno slogan, piuttosto la cifra
politica con la quale i Riformatori accendono in Sardegna le luci sulla
campagna referendaria: è la chiamata alle urne per cancellare l'attuale legge
elettorale, ribattezzata "porcata" dallo stesso ministro Calderoli
che nel 2005 la firmò. Ma l'appuntamento rischia di non essere accorpato
all'election day (europee e amministrative) del 6 e 7 giugno prossimi, per
slittare di una settimana. «Se così sarà, si spenderanno 400 milioni in più»,
avverte Massimo Fantola, leader dei liberal democratici sardi. I QUESITI I
promotori del referendum chiedono l'abolizione del sistema attuale
(proporzionale con premio di maggioranza senza preferenze) per passare al
maggioritario puro, senza liste bloccate. «La semplificazione del sistema
politico è una necessità, noi siamo per il bipolarismo», dice Fantola. I quesiti proposti - ammessi dalla Corte Costituzionale già nel
2007 - sono tre. Due riguardano Camera e Senato, per introdurre il premio di
maggioranza al partito che ha ottenuto più voti. Col terzo quesito viene
chiesta l'abolizione della candidatura multipla, cioè in più collegi. IL
PROBLEMA Se questi sono i contenuti tecnici, non meno importante è il risvolto
politico. «Sappiamo», prosegue Fantola, «che a livello nazionale c'è una
volontà trasversale di scoraggiare la partecipazione al referendum, già saltato
nel 2008», per la coincidenza con le Politiche. I Riformatori non ci stanno, e
guardando intanto ai maggiori costi che la decisione comporterebbe: «Far
slittare il voto oltre il 6 e 7 giugno significa buttare al vento 400 milioni,
per ragioni che vanno al di là della democrazia. Uno spreco». Fantola non usa
mezzi termini e attacca: «La verità è che l'attuale sistema fa comodo a tutti.
Diversamente, in Sardegna non verrebbero candidati ed eletti i vari Barbareschi
e Saltamartini. Si preferisce bruciare soldi, anziché accorpare il referendum
all'election day». Di certo è una questione di giorni. Per legge, la data del
voto deve essere fissata due mesi prima. Vuol dire che entro il 6 aprile, a
Roma, il nodo andrà sciolto. E se dovesse finire male, il referendum
scivolerebbe al 13 e 14 giugno, ovvero il week-end prima dei ballottaggi per le
amministrative. LA CAMPAGNA Comunque vada, già dalla prossima settimana i
liberal democratici organizzano banchetti informativi a Cagliari e in tutte le
altre sette province sarde. Solo in città, dieci gazebo accompagneranno la
campagna referendaria. Michele Cossa, coordinatore del partito e
neovicepresidente del Consiglio regionale, non usa il fioretto: «L'attuale
legge elettorale ha segnato un'erosione nella legittimazione degli organismi
parlamentari. Ne è prova la proposta di far votare, a palazzo Madama e
Montecitorio, solo i capigruppo». Quindi la conclusione: «Solo un nuovo sistema
con preferenze, può correggere la rotta e riportare nel giusto alveo il
rapporto tra parlamentari e territori». Durissimo anche Pierpaolo Vargiu,
riconfermato capogruppo nell'Aula di via Roma: «Andiamo avanti in questa
battaglia, sicuri che la politica non vada fatta nel palazzo, ma in mezzo alla
gente. Se chiedessimo un'opinione ai cittadini, non ce ne sarebbe uno d'accordo
nel buttare al vento 400 milioni». Ragion per cui Vargiu spinge per far
rientrare nell'election day anche il referendum. Una sfida, quest'ultima, che
ha visto la Sardegna partecipare in massa: «Siamo la regione dove sono state
raccolte più firme, circa 80 mila», sottolinea Fantola. A microfoni spenti, interviene
Pietrino Fois, altro consigliere regionale: «Il Governo dovrebbe mantenere
rapporti con realtà politiche locali come la nostra, già succede con Lega ed
Mpa. Soprattutto nel quadro delle riforme, siamo una voce importante».
ALESSANDRA CARTA
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( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 28-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione,
La (Firenze)) (Giorno, Il (Milano))
Argomenti: Giustizia
BREVI pag. 17
Mamme sempre più vecchie E in aumento i parti trigemini LEGGE 40, PAROLA ALLA
CONSULTA ROMA Le mamme italiane che hanno un figlio con le tecniche di
fecondazione assistita sono sempre più anziane: il 25% ha più di 40 anni e la
media raggiunge i 36 anni contro i tre anni in meno delle donne europee che
raggiungono la maternità con le stesse tecniche. E sono molti, sempre rispetto
alla media europea, i parti trigemini. E' il dato principale che arriva dalla
relazione inviata al Parlamento dal sottosegretario al Welfare, Eugenia
Roccella. Ma sulle modifiche della legge o delle linee
guida la sottosegretaria, che giudica «buona» la legge, frena. La legge 40
arriverà martedì all'esame della Corte Costituzionale: i giudici ascolteranno
chi la ritiene illegittima e chi invece la difende.
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( da "Corriere della Sera"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-28 num: - pag: 23
categoria: REDAZIONALE Il congresso Md: le primarie pure per i giudici contro
le correnti MODENA — «Se veramente vogliamo combattere contro il potere delle correnti chiediamo che per le prossime elezioni del
Csm vengano o fatte le primarie». Marisa Acagnino, consigliere della corte
d'Appello di Catania, lancia la proposta al XXVII congresso di Magistratura
democratica (la componente di sinistra delle toghe). Una sollecitazione sulla
strada del superamento delle correnti e della valutazione professionale dei
magistrati, è arrivata con l'intervento del presidente dell'Associazione
nazionale magistrati, Luca Palamara (Unicost): la dialettica tra i gruppi in
cui è articolata la magistratura è insopprimibile ma su due punti dobbiamo
essere uniti: il controllo effettivo di professionalità e la nomina dei capi
degli uffici che devono essere i più bravi...». D.Mart.
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(
da "Corriere della Sera"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-28 num: - pag: 23 categoria: REDAZIONALE Giustizia Dominioni: riforma? Il governo ha perso tempo «Chi viene eletto non continui a fare l'avvocato» Il capo dei penalisti e i parlamentari in toga Lettera del presidente dell'Unione delle camere penali al premier e a Alfano: contrari alle norme sulla sicurezza ROMA - «Sulla giustizia il governo ha perso quasi un anno... Perché, finora, dalle parole non si è mica passati ai fatti: in altre parole, abbiamo la sensazione di percepire una sorta di abbandono da parte della politica dopo i grandi annunci su una riforma complessiva della giustizia che sembrava imminente. Invece, la maggioranza si è concentrata sulla sicurezza, varando, tra l'altro, provvedimenti inutili, arretrati, dannosi. Sui quali esprimiamo tutta la nostra contrarietà». Il presidente dell'Unione delle camere penali, Oreste Dominioni, ha scritto al presidente del Consiglio e al ministro della Giustizia una lunga lettera in cui manifesta tutta la delusione degli avvocati a causa del «grande freddo» che è calato in Parlamento su molte leggi in materia di giustizia. E ora, alla vigilia dello «sciopero» degli avvocati che da lunedì a venerdì bloccherà le udienze in tutta Italia, Dominioni torna alla carica per chiedere al governo un segnale di discontinuità: «Nell'azione del governo e della maggioranza, ma potrei dire la stessa cosa per il Partito democratico, c'è scarsa chiarezza di idee su come fare le riforme... Le iniziative lanciate di gran carriera poi subiscono questo clima di confusione. Per esempio, non si parla più della riforma del Consiglio superiore della magistratura e ora, visti tempi delle modifiche costituzionali, è certo che nel 2010 il prossimo Csm verrà eletto con le medesime regole: ecco, tanti buoni propositi enunciati fino all'estate scorsa sembrano volatilizzati». Dominioni ha l'impressione che anche questo governo abbia paradossalmente «rinvigorito la presenza di tanti magistrati fuori ruolo nei palazzi della politica». E ce ne ha anche per i magistrati in aspettativa che sono stati eletti in Parlamento: «A guardare bene le commissioni Giustizia sembra di stare in tribunale ». Ma alla Camera e al Senato sono gettonati soprattutto gli avvocati: una volta eletti dovrebbero «mettersi in aspettativa » anche loro come ha suggerito il segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini? E qui Dominioni tira una stilettata agli avvocati parlamentari pur senza nominare Giulia Bomgiorno e Niccolò Ghedini del Pdl: «Spesso non sono d'accordo con Cascini ma da tempo dico che è inaccettabile vedere in tribunale l'avvocato che è appena uscito da un'aula parlamentare. La professione dell'avvocato è troppo importante per cui chi sceglie la politica dovrebbe sospendersi dall'ordine finché dura il mandato. Per i magistrati, invece, consiglierei un nuovo concorso se vogliono rientrare in ruolo dopo l'esperienza politica». Le Camera penali non mollano la presa anche sul tema sicurezza: «Troppi annunci, troppi provvedimenti che inseguono l'opinione pubblica. La sfida sulla sicurezza dovrebbe basarsi sul controllo del territorio, sulle politiche per il territorio, invece c'è un continuo ricorso all'inasprimento delle pene, alla previsione di nuovi reati, all'obbligatorietà della custodia cautelare in carcere con effetti dannosi per i diritti fondamentali delle persone». E per dimostrare che non c'è pregiudizio verso l'azione di governo, Dominioni aggiunge: «Ho apprezzato il ministro Maroni quando ha detto che in alcune regioni c'è stata una flessione dei reati grazie a politiche del territorio mirate». Infine un giudizio sui magistrati dell'Anm che hanno attaccato lo sciopero degli avvocati: «Quella dell'Anm è la solita patologia, e non saranno certo 5 giorni di astensione dalle udienze a danneggiare una giustizia allo sbando». Magistrati-deputati «Alla commissione Giustizia sembra di stare in tribunale» Toghe Secondo il presidente delle Camere penali gli avvocati eletti in Parlamento dovrebbero mettersi in aspettativa Dino Martirano
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(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-03-28 - pag: 29
autore: CORTE COSTITUZIONALE Rendita Inail al 40% anche al figlio naturale
Doppio intervento della Corte costituzionale su famiglia e infortuni sul lavoro. Al figlio naturale rimasto
orfano in seguito a un incidente del genitore spetta il 40% della rendita
Inail. Stop, invece, alla richiesta di equiparare il trattamento del
coniuge al convivente more uxorio. Lo ha stabilito la Corte costituzionale
nella sentenza n. 86 depositata ieri, dichiarando l'illegittimità di una norma
contenuta nel Testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria
contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (Dpr 1124 del 30
giugno 1965, articolo 85, primo comma, numero 2). La legge, per la Consulta,
viola la Costituzione laddove dispone che nel caso di infortunio mortale
dell'assicurato, agli orfani di entrambi i genitori spetta il 40% della
rendita, mentre esclude che essa spetti nella stessa misura anche all'orfano di
un solo genitore naturale. La norma impugnata, si legge nella sentenza, «nello
stabilire che la rendita infortunistica spetta nella misura del venti per cento
a ciascun figlio legittimo, naturale, riconosciuto o riconoscibile, e adottivo,
fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età ... introduce una
discriminazione fra figli naturali e figli legittimi che si pone in contrasto
con gli articoli 3 e 30 della Costituzione».
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI PROFESSIONISTI data: 2009-03-28 - pag: 33
autore: Albi & mercato. Dopo la decisione del Tar Lazio sul decreto
qualifiche Spazio alle associazioni dove non ci sono riserve Partecipazione
alle piattaforme per le attività senza esclusive Guglielmo Saporito
Associazioni ed Ordini professionali leggono in modo diverso la sentenza
3122/2009 del Tar Lazio (si veda «Il Sole 24 Ore» del 26 marzo) in tema di
"piattaforme" professionali. La pronunica respinge il ricorso
dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili contro il ministero
della Giustizia, che aveva predisposto il censimento delle professioni prive di
Albo, aprendo loro le porte per la redazione di "piattaforme"
formative europee, allo scopo di facilitare il riconoscimento delle qualifiche
e la circolazione intra-Ue. Le "piattaforme", attuando le direttive
comunitarie 2005/36 e 2006/100, raccolgono i criteri comuni sui requisiti di
formazione necessari per esercitare una professione (titolo di studio,
esperienza, formazione). Se si stabilisce una procedura comune europea per
forgiare i professionisti, ne scaturisce il riconoscimento automatico come
"professione". Mentre le norme comunitarie partono da principi di
libera circolazione nei servizi, l'ordinamento italiano subordina però
l'accesso alle professioni ad un esame di Stato (articolo 33 della Costituzione),
senza il quale, sostenevano i commercialisti, non vi è possibilità di
esercitare una professione. La sentenza del Tar interviene sul tema, prendendo
atto che le attività di assistenza e consulenza non sono riservate ai
professionisti con Albo. Chi presta assistenza e consulenza può, quindi, avere
un'associazione, che può partecipare all'elaborazione delle " piattaforme
comuni" per fornire le prestazioni (di assistenza e consulenza)
nell'intera Ce. Nei settori di assistenza e consulenza,l'Ordine professionale
non può, quindi, sottrarre posto alle associazioni, nè affermare di essere
l'unico legittimato a partecipare alle "piattaforme". Quindi, la
sentenza del Tar Lazio segna un punto a favore delle associazioni, le quali
possono partecipare alla piattaforma, anche se solo per le attività non
riservate, cioè per quelle che oggi puo' svolgere chiunque, anche il non
iscritto ad un Albo. Nello stesso tempo, il Tar condivide le posizioni degli
Ordini, perchè consente alle associazioni di partecipare alle piattaforme solo
ed esclusivamente per le attività libere. Più volte nelle aule di giustizia si
è discusso del confine tra attività libera e riservata, con alterne vicende. La
consulenza aziendale, ad esempio, è stata ritenuta non
esclusiva di ragionieri e dottori commercialisti (Corte costituzionale 418/1996), potendo essere
prestata anche da un consulente del lavoro (Cassazione 15530/2008) o da un
soggetto non iscritto ad alcun Albo. Stesso ragionamento per la redazione dei
bilanci (Cassazione penale 1525/2000) e per le transazioni (Cassazione
15530/2008). Anche gli adempimenti formali successivi all'attività
strettamete protetta, che eccedono dal nucleo centrale dell'atto tipico della
professione, possono ritenersi liberi (Cassazione 25735/2008, in tema di
adempimenti successivi alla redazione di un atto giudiziario). I problemi non
riguardano solo singoli professionisti, ma anche le consulenze effettuate da
imprese (quali quella strategica, il marketing, la consulenza legale,
amministrativa e commerciale: si veda la risoluzione 178/E/2008 delle Entrate),
l'assistenza legale e tributaria prestata da società di servizi (Cassazione
9237/2007), fino a redazione e giuramento delle perizie tributarie (legge
311/2004), con conflitti presenti anche in settori tecnici, quali quello tra
chimici ( con Albo) e spazzacamini (artigiani) deciso a favore di questi ultimi
dal Consiglio di Stato, con sentenza 3656 del 2006.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-03-2009)
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Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI PROFESSIONISTI data: 2009-03-28 - pag: 33
autore: Corte costituzionale. Confermata
l'incompatibilità tra professione legale e funzioni part-time nella Pa Scelta
libera del difensore anche per i giudici contabili Alessandro Galimberti ROMA
Anche i magistrati amministrativi o contabili sottoposti a procedimento
disciplinare potranno nominarsi un difensore di fiducia, scelto tra gli
avvocati liberi professionisti. Lo ha stabilito la Corte costituzionale
(sentenza 87/2009, depositata il 27 marzo) dichiarando l'illegittimità parziale
dell'articolo 34 della legge 186/1982 e allinenando così le toghe delle
giurisdizioni speciali a quelle ordinarie. Secondo la Corte, infatti, la
garanzia dell'indipendenza dei magistrati, costituzionalmente prevista, «rileva
anche in materia di responsabilità disciplinare, perché la prospettiva
dell'irrogazione di una sanzione può condizionare il magistrato nello svolgimento
delle funzioni che l'ordinamento gli affida». Per questo motivo è prioritario
«assicurare un'efficace difesa» alla toga a rischio di incolpazione, prevedendo
la «facoltà di scelta del difensore da lui ritenuto più adatto », non
limitandola invece ai soli colleghi d'ufficio. La pronuncia di ieri chiude così
il cerchio disegnato nel 2000 (sentenza 497) per garantire
ai magistrati ordinari la difesa professionale durante il procedimento davanti
al Csm. La natura giurisdizionale di quest'ultimo procedimento, a differenza di
quella amministrativa per i giudici contabili e di Tar, non basta secondo la
Corte a mantenere un'irragionevole disparità di trattamento: ciò che conta è la
qualità soggettiva di «giudice». E sempre in materia forense, la Corte
(sentenza 91/2009) ha nuovamente statuito l'inammissibilità della questione del
dipendente di Pa (nella fattispecie operatore amministrativo dell'Avvocatura
dello Stato) che lamentava la mancata concessione del part-time per poter
svolgere la professione di avvocato. La scelta del legislatore di tener
separati questi ambiti molto delicati, secondo i giudici, è tutt'altro che
irragionevole o discriminatoria, quindi è costituzionalmente compatibile.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-03-2009)
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Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-03-28 - pag: 12 autore: LA GIORNATA
TESTAMENTO BIOLOGICO Il testo passa alla Camera Si mobilitano i liberali del
Pdl Della Vedova: 50 deputati chiedono modifiche Martedì la norma sulla
procreazione alla Consulta Il cammino del testamento biologico alla Camera
comincia in salita. A mettere i bastoni tra le ruote del Ddl, votato giovedì
scorso dal Senato, non c'è solo l'opposizione,ma un nutrito drappello di
deputati del Pdl. Su una cosa tutti sembrano d'accordo: la legge va cambiata,
migliorata, più o meno radicalmente. Dall'Ordine dei medici arriva, intanto, un
invito al Parlamento a prendere una «doverosa pausa di riflessione ». I camici
bianchi sono preoccupati, in particolare, per il carattere non vincolante della
dichiarazione anticipata del malato e per il divieto di interrompere
alimentazione e idratazione artificiali. Ad aprire il dibattito politico è
stato, ieri, il liberal del Pdl Benedetto Della Vedova, che annuncia: «Ci sono
già almeno cinquanta deputati del Pdl pronti ad assumere iniziative e votare
miglioramenti significativi in una direzione liberale, perché questa legge è
solo una bandiera ideologica confessionale ». «Alla Camera – aggiunge Giuseppe
Palumbo (Pdl), presidente della commissione Affari Sociali dove comincerà
l'esame del Ddl – il provvedimento potrà essere sicuramente migliorato anche
grazie alla presenza di una vasta area liberale ». Anche nelle file
dell'opposizione ci si prepara alla battaglia: «Lavoreremo per cambiare le
norme approvate», avverte Marina Sereni, vicepresidente dei deputati del Pd. Mentre
dall'ex ministro degli Esteri, Massimo D'Alema (Pd) arriva una nuova dura
condanna: «è una pessima legge, che ci allontana dal mondo civile». Intanto nei
prossimi giorni si potrebbe aprire un nuovo fronte bioetico: la legge 40/2004 sulla procreazione assistita arriverà il 31
marzo all'esame della Corte costituzionale. Ma il ministero del Welfare difende la legge: secondo i dati
diffusi, ieri, in tre anni di applicazione delle norme sono aumentate le
gravidanze e il numero delle coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione
assistita. Crescono, però, anche i parti tri-gemellari. Mar.B.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 28-03-2009)
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Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-03-28 - pag: 12 autore: CONSIGLIO DEI
MINISTRI/2 Impugnata la legge idrica della Regione Lombardia Colpo di spugna
del Governo sulle norme che ampliano i poteri della Regione Lombardia in
materia di risorse idriche. Il Consiglio dei ministri, fra gli altri
provvedimenti, ha, infatti, deciso di impugnare dinanzi
alla Corte costituzionale
le disposizioni della legge regionale n. 1/2009 che attribuiscono alla Regione
i poteri di verifica del piano d'ambito e dei suoi aggiornamenti e all'Autorità
locale (Ato) quelli di determinazione e di adeguamento del sistema tariffario
perzone territoriali e soggetti svantaggiati. Il ricorso sarà tuttavia
presentato in via cautelare e ritirato dopo che il consiglio regionale,
peraltro già disponibile alle richieste avanzate dall'Esecutivo, avrà apportato
le modifiche per evitare il conflitto di attribuzioni su materie considerate di
competenza del Governo. Impugnata davanti ai giudici della Consulta anche la
legge della Regione Val d'Aosta n. 5/2009 per le misure sulle assenze per
malattia e di esonero dal servizio dei dipendenti delle pubbliche
amministrazioni ritenute in contrasto con le disposizioni varate dal Governo in
materia di pubblico impiego e con i criteri di ripartizione delle funzioni
legislative tra Stato e regioni. Approvato, infine, in via definitiva il
regolamento che recepisce la direttiva 2005/45/Ce sui requisiti minimi per la
formazione della gente di mare. (M.Gasp.)
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 28-03-2009)
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Corriere
del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: INPRIMOPIANO - data: 2009-03-28 num: -
pag: 4 categoria: REDAZIONALE Cantone: «Tempi bui per le toghe. Io in politica?
Questo non è il momento» Il magistrato-scrittore sulla consulenza data a
Genchi: «Io ho sempre affidato le indagini alla polizia giudiziaria» «Se mi è
piaciuta la lezione sulla Camorra? certo che sì. Piuttosto, mi hanno deluso i
commenti. I giornali si sono soffermati più sul contenitore che sul contenuto,
più sul modo di fare televisione che sulla lotta alla criminalità». Raffaele
Cantone, già sostituto procuratore a Napoli, elemento di punta della direzione
distrettuale antimafia, autore di un bestseller come Solo per giustizia,
attualmente in servizio presso il Massimario della Cassazione, accetta di
parlare di giudici e giustizia. Ma il discorso non può che partire dall'ultima
apparizione televisiva di Roberto, vale a dire di Saviano. Dottor Cantone, non
sembra un buon momento per la magistratura, vero? «Non mi sembra che il
barometro evidenzi bel tempo. Penso ad alcune vicende come lo scontro fra le
procure di Salerno e Catanzaro, alla situazione di molti uffici giudiziari del
Sud ormai senza più magistrati e soprattutto a un'idea che sembra ormai
diventata di dominio pubblico e che nasconde le non poche realtà virtuose. Ed
all'orizzonte si annunciano riforme che stravolgeranno l'ordinamento
giudiziario. Sul punto dell'inefficienza, però, mi lasci dire una cosa che può
apparire corporativa, ma non lo è: la politica, con un'eccezionale operazione
di marketing è riuscita a scaricare le responsabilità del cattivo funzionamento
della macchina giudiziaria sulla magistratura, lì dove, invece, le maggiori
responsabilità sono proprio collegate a scelte sbagliate della politica
medesima e a gravi carenze di uomini e mezzi». Perché il Sud è senza
magistrati? «Perché il nuovo ordinamento non prevede la presenza degli uditori
nelle procure, e i magistrati con anni di esperienza non chiedono il
trasferimento a Gela o a Barcellona Pozzo di Gotto ». Quando e perché è
iniziata la crisi di credibilità della magistratura? «Si è trattato di un clima
gradualmente cambiato, segnato da attacchi continui a singoli magistrati ed
all'intera classe. Le ricordo, però, quanto sia «pendolare » questa crisi di
credibilità; basta andare al periodo in cui venne votato il referendum sulla
responsabilità civile, a fine degli anni '80, per evidenziare come questi
momenti siano purtroppo ciclici». A Napoli ci sono stati due suicidi in pochi
giorni. Due persone indagate. Significa qualcosa? «Ho troppo pochi elementi per
azzardare una risposta. Il suicidio di un indagato, per un magistrato, è
certamente un'esperienza drammatica, che per fortuna non ho mai vissuto». Lo
strappo fra il pg Galgano e l'Anm e, prima ancora, tra il procuratore Lepore e
due sostituti: si prospetta una procura di Napoli nuovamente paralizzata da
contrasti interni? «Anche in questo caso non ho tutte le tessere del mosaico,
ma sono certo che una stagione come quella vissuta anni fa sia ormai alle
spalle». Condivide le critiche espresse nel documento dell'Anm? «Non posso e
voglio rispondere a questa domanda perché non sarei obiettivo: questa Anm è
quella nella quale ero stato eletto e che per un breve periodo ho anche avuto
l'onore di rappresentare come presidente. E poi sono legatissimo al procuratore
Galgano, che ho sempre considerato un'autorità morale indiscussa nel distretto
e che ho sempre trovato molto vicino nei miei numerosi momenti di difficoltà».
Lei è ancora iscritto ad una corrente della magistratura? «Sì, sono ancora
iscritto all'Anm, e non ho alcuna intenzione di "stracciare" tessere.
Ci sono sicuramente delle situazioni criticabili: molte delle ragioni
originarie che avevano visto nascere le correnti sono venute meno e queste
rischiano di diventare, in alcuni casi, centri di potere interno. Il discorso
sarebbe lungo ma credo che, comunque, le correnti restino un momento
fondamentale per una dialettica interna della magistratura». Che cosa vuol dire
centri di potere interno? «Penso alle carriere, alle nomine
di soggetti che hanno fatto solo attività associativa e che per questo arrivano
al Csm o ottengono incarichi direttivi. Da noi si fa carriera come succede a
certi attivisti del sindacato». Che differenza c'è tra la spartizione delle
nomine in magistratura e la lottizzazione politica? «In magistratura riguarda
solo vicende minori ». Giudici e politica, l'ultimo caso è quello di De
Magistris. Lei gli ha fatto gli auguri. Ma ha visto quante critiche? «Gli
auguri a Luigi, che rinnovo, sono collegati ai nostri rapporti di amicizia
cementatasi in un periodo intenso e proficuo di lavoro in Procura, a Napoli.
Non mi nascondo, però, a prescindere dalla sua scelta personale, che c'è un
problema e riguarda, in generale, le candidature dei magistrati. Non credo
assolutamente che sarebbe giusto impedire ad un magistrato di fare politica:
nel Parlamento vi deve essere spazio per un'ampia rappresentatività delle
professionalità civili. Il problema è stabilire in primo luogo regole chiare
per evitare che ci possano essere strumentalizzazioni — non da parte dei
magistrati ma dei politici — del precedente lavoro svolto in magistratura. E
poi dovrà essere stabilito cosa dovrà fare il magistrato dopo, quando lascerà
la politica. è necessaria una legge che, però, non sia punitiva per la
magistratura. E poi ci sono tante altre situazioni di cui non si parla e che
meriterebbero interventi normativi: oggi ad esempio non vi è alcuna
incompatibilità tra essere sindaci o assessori e continuare a indossare la
toga. è una situazione, certamente legittima, ma che può incidere sull'immagine
di necessaria indipendenza del magistrato». è giusto per un magistrato firmare
appelli contro qualcuno e poi indagarlo? «Il magistrato resta un cittadino e
quindi non gli si può precludere un impegno sociale; sarebbe un paradosso.
Certo est modus in rebus; vanno tendenzialmente evitate manifestazioni del
pensiero che qualcuno strumentalmente potrebbe poi interpretare in un certo
modo». E partecipare a comizi, cortei e manifestazioni di partito? Lei come si
regola? «Non mi va di dare giudizi in astratto; dico come mi regolo io; sono
andato, vado ed andrò - finchè sarà consentito- a tutte le manifestazioni
organizzate dalla società civile ed anche dai partiti quando riguardino temi di
interesse, connessi al mio lavoro ed al mio impegno sociale e cioè legalità e
lotta alle mafie. è evidente che non andrei mai ad una manifestazione di
propaganda elettorale o similare». La vicenda Genchi: si può lanciare l'allarme
per la democrazia, come ha fatto De Magistris, e poi autorizzare una tale
centrale di spionaggio? «Onestamente non mi pare che Genchi abbia messo su una
centrale di spionaggio. Non abbiamo le prove che Genchi — che premetto non
conosco e con il quale non ho mai lavorato preferendo far svolgere certe
attività alla polizia giudiziaria, sia pure con i loro tempi lunghi — abbia
utilizzato indebitamente dati che aveva legittimamente assunto. C'è un'indagine
della magistratura romana, all'esito della quale forse si capirà meglio cosa è
avvenuto e se ci sono stati reati o abusi». Lei in politica. è possibile?
«Continuo a fare il magistrato con grande entusiasmo; anche il lavoro che
faccio adesso, soprattutto di studio e di approfondimento del diritto, mi piace
tantissimo. Non ho mai pensato seriamente all'idea di fare qualcosa di diverso
da quello che faccio. E, comunque, questo certamente non sarebbe il momento di
cambiare». Marco Demarco Raffaele Cantone
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Intervista
con papà Beppino interrogato ieri a Udine nell'inchiesta su Sacconi Englaro:
biotestamento pessimo sono pronto per il referendum UDINE. «Una legge anticostituzionale, che toglie al cittadino il diritto di scelta
sulla cosa più importante: le proprie terapie e la fine della vita. Il
Parlamento chieda un parere preventivo alla consulta e si fermi prima che i
cittadini italiano si mobilitino per cancellare questa norma». A chiedere da
Udine l'intervento della Corte costituzionale è Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per
diciassette anni una battaglia solitaria per dare voce alla figlia, poi morta
alla Quiete di Udine il 9 febbraio scorso. Se il capo dello Stato la
promulgherà «è possibile che ci si muova per chiedere agli italiani un parere,
come Loris Fortuna fece con il divorzio», dice in un'intervista prima di essere
ascoltato dai carabinieri nell'ambito dell'inchiesta su Sacconi. I SERVIZI A
PAGINA 3
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 3
- Attualità Biotestamento, dal Friuli la sfida di Englaro Il padre di Eluana
ieri a Udine: «Legge pessima, se resta così siamo pronti al referendum»
L'INTERVISTA L'appello al Parlamento: «Chiedano un parere alla Consulta,
capiranno che è anticostituzionale» «Serve un curatore
che custodisca le volontà di ognuno, è sbagliato dare il potere ai medici» di
TOMMASO CERNO UDINE. «Una legge anticostituzionale,
che toglie al cittadino il diritto di scelta sulla cosa più importante: le
proprie terapie e il fine-vita. Il parlamento chieda un parere preventivo alla
Consulta e si fermi prima che i cittadino italiano si mobilitino per cancellare
questa norma». A chiedere da Udine l'intervento della Corte costituzionale
è Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto per diciassette anni
una battaglia solitaria per dare voce alla figlia morta alla Quiete di Udine il
9 febbraio scorso. Il Senato ha approvato una legge sul biotestamento che
prevede il divieto dello stop alla nutrizione e non è vincolante per i medici.
Che giudizio dà? Pessimo. E' una legge anticostituzionale.
Vede, il principio di partenza è molto semplice: una legge sul biotestamento,
per essere valida, deve stabilire che io non posso perdere, da incapace, i
diritti che ho da persona in grado di intendere e di volere. Mentre questa
legge fa esattamente l'opposto. Cioè? Cioè se lei si deve togliere un neo deve
firmare, secondo il consenso informato, l'autorizzazione ai medici per
procedere. Se invece si tratta di tenerla in vita con strumenti e terapie
invasive per anni e anni, nessuno le chiede nulla. In questo modo, quindi, un
caso come quello di sua figlia Eluana non ci potrebbe più essere. Già. Ed è
anche il motivo per cui io parlo adesso. Avevo detto che dopo la vicenda di mia
figlia mi sarei ritirato. E lo farò. Ma, vede, la vicenda di mia figlia non è
finita. Perchè tutti possiamo ricadere nella sua stessa situazione e questo non
è pensabile. E' una barbarie. Quello che io chiesi a Massei, il primario di
Lecco che accolse Eluana la notte del 18 gennaio 1992 dopo l'incidente, è la
stessa domanda che rivolgo adesso al Senato: con che diritto fate questo? Con
che diritto costringete un essere umano a entrare in un percorso di "non
morte" che lui non vuole percorrere. E la risposta? Non c'è stata. Oggi è
chiaro che il Senato non ha compreso una cosa basilare: casi come quello di
Eluana non ce ne devono essere più, nel senso che nessuno deve più potersi
trovare di fronte a diciassette anni di cure forzate che non ha mai autorizzato
e che non voleva per sè. Per cui lo stop all'alimentazione è un falso problema,
perchè il paziente va ascoltato dall'inizio. Che soluzione propone? Il curatore
speciale. Nominato dalla persona stessa, la quale affida le proprie volontà
dopo averne discusso a chi ritiene adatto ad affermarle in caso di necessità.
Non a un famigliare, che potrebbe avere interessi propri. A una persona esterna
di propria fiducia, depositaria delle volontà, che agisce nel momento in cui
l'incapace è sottoposto a cure mediche.. La norma stabilisce, però, che la
nutrizione e la idratazione artificiale - che sono state sospese su sua figlia
- non sono terapie ma supporto vitale. E' così? Assolutamente no. Tutta la
letteratura scientifica europea e mondiale afferma il contrario. Anche in
Italia la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo stabilisce
che essa è un presidio terapeutico. D'altra parte è chiaro ed evidente. Si
tratta di essere alimentati con farmaci prescritti da medici specialisti
attraverso un sondino nasogastrico spinto da una pompa che invia le sostanze
predigerite nello stomaco. Che cosa risponde a chi, come il ministro Sacconi,
ripete che questa legge afferma invece il diritto alla vita ed è quindi
legittima? Un cittadino, come è stato il mio caso, non può accedere
direttamente alla Suprema corte. Per questo io, che mi
sono trovato costretto a dare voce a mia figlia Eluana ho dovuto affrontare un
iter giudiziario durato quattordici anni, dopo la diagnosi definitiva di stato
vegetativo permanente che arrivò circa due anni dopo l'incidente. Ma il governo
invece può chiedere un parere. E allora dico ai signori onorevoli senatori e
deputati di chiederlo questo parere preventivo alla Corte costituzionale. Hanno accesso diretto,
lo facciano. E' doveroso nei confronti dei cittadini. Se insistono a dire che è
costituzionale, allora
taglino la testa al toro e lo chiedano formalmente alla corte. Si sentiranno dire di no. Lei ha
fondato un'associazione "Per Eluana" che promuove a livello nazionale
e non solo il diritto all'autodeterminazione. Cosa farete se questa
legge passerà? Ripeto che se è anticostituzionale il Capo
dello Stato non la promulgherà. Ma in caso contrario è possibile che ci si
muova per chiedere agli italiani un parere. Parla di un referendum? Come Loris
Fortuna fece con il divorzio. Non è possibile togliere alle persone il diritto
di scelta sul proprio fine vita. Al primario Massei dissi, quella maledetta
notte: «Lei sa andare oltre?». Lui mi rispose: «Oltre che cosa significa?».
Significava dialogare con Eluana, attraverso chi la conosceva. La risposta è
stata no. E chi le ha detto invece sì? Diciassette anni dopo il dottor Amato De
Monte, che a Udine ha guidato l'equipe che ha assistito Eluana. Lui ha saputo
dialogare col paziente anche se era incapace. Se noi potessimo nominare prima
un curatore tutto questo sarebbe assolutamente normale. Pensi che io sono
tornato da Massei con l'avvocato Franca Alessio, la curatrice di Eluana
indicata dal tribunale di Lecco. Nemmeno dopo la sentenza aveva cambiato idea.
Lei è stato criticato da chi la indica come un personaggio in cerca di una
collocazione politica. Vado solo a incontri pubblici dove si parla del caso di
mia figlia Eluana. Se l'avesse organizzato il Pdl sarei andato ugualmente. Solo
che magari il Pdl mi invita meno. Mi hanno già etichettato, ma sanno bene che
non sono testimonial di niente. Io sono qui perchè l'ho promesso a mia figlia.
Questo è tutto.
(
da "Denaro, Il"
del 28-03-2009)
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Soldi
& imprese Diritti & lavoro Norma antiprecari: le distinzioni Una
diversificazione di regime viene imposta ai lavoratori del settore postale
Federico Putaturo Continuiamo il nostro discorso sulla norma antiprecari,
cominciato la scorsa settimana. Si è parlato anche dei lavoratori del settore
postale, soggetti a disparità di trattamento e non necessariamente, per la fase
genetica e anche sanzionatoria, alla disciplina di carattere generale. Per
essi, infatti, se, da un lato, è ammessa l'attivazione di contratti a tempo
determinato per dieci mesi su dodici nell'anno solare, senza obbligo di
indicazione scritta del termine di durata e della relativa causale, né di
consegna di copia del contratto, dall'altro, risulta inapplicabile l'articolo
5, comma 3, decreto legislativo numero 368/2001, che, nel considerare a tempo
indeterminato il secondo contratto intervenuto entro i dieci o venti giorni
dalla scadenza del precedente, richiama i contratti stipulati ex articolo 1, e
non anche ex articolo 2, con conseguente possibilità del succedersi di un
numero indefinito di assunzioni, sia pure entro limiti temporali prefissati, e
fatta salva l'operatività della sanzione della conversione nella ipotesi di
contratti successivi intervenuti senza soluzione di continuità l'uno dall'altro
(articolo 5, comma 4, decreto legislativo numero 368/2001). Una
diversificazione di regime, quella imposta ai lavoratori del settore postale,
in alcun modo rispondente a criteri di razionalità o ragionevolezza, non
essendo l'acausalità dell'apposizione del termine giustificata né da
particolari esigenze legate alla stagionalità o peculiarità del settore, per il
quale, diversamente da quello aereo e aeroportuale, non sembrano sussistere le
stesse necessità di maggiore utilizzo di personale; né dalla eccezionalità
delle circostanze storiche, in passato legittimante la sanatoria del
contenzioso sorto in concomitanza alla trasformazione dell'Ente poste in
società per azioni ex articolo 9, comma 1, decreto legge numero 501/1996 (Corte
costituzionale numero 419/2000), non potendo i
problemi economici di Poste italiane assurgere a interessi generali preminenti
sui diritti dei lavoratori. Da cui l'eccepita violazione sia dell'articolo 3,
comma 1, costituzione, ove importa che situazioni eguali debbano essere oggetto
di uguale disciplina normativa, sia degli articoli 101, 102 e 104 costituzione,
incidendo di fatto l'acausalità sul potere giudiziale di verifica delle
condizioni legittimanti l'apposizione del termine, con lesione del principio
dell'indipendente esercizio della funzione giurisdizionale da parte del giudice
ordinario, a tutti gli effetti privato del potere di valutare in via autonoma i
fatti rilevanti ai fini della qualificazione del rapporto. SOSTITUZIONI Il
percorso interpretativo tracciato dal Giudice delle leggi all'atto della
censura della disciplina del diritto di precedenza per i
lavoratori stagionali (Corte costituzionale numero 44/2008) trova immediata eco nella questione di
legittimità costituzionale
sollevata con ordinanza del 21 aprile 2008 dal Tribunale di Trani, che involge
uno dei profili di maggiore criticità e sofferenza della normativa sul
contratto a tempo determinato, qual è il generico richiamo, ai sensi
dell'articolo 1, comma 1, decreto legislativo numero 368/2001, tra le causali legittimanti
l'apposizione del termine, alle ragioni di carattere sostitutivo. In
particolare, il giudice remittente, puntualizzata la differente formulazione
della disposizione rispetto alla precedente norma di riferimento, e cioè
l'articolo 1, comma 2, lettera b, legge numero 230/1962, come abrogato
dall'articolo 11, comma 1, decreto legislativo numero 368/2001, richiedente
l'indicazione del lavoratore sostituito e della causa della sostituzione,
dapprima, rileva come la stessa rappresenti un effettivo arretramento del
livello di tutela per il prestatore di lavoro sia per la impossibilità di
valutare a priori l'opportunità di promuovere o meno l'azione giudiziaria, come
anche di evitare, nel processo, il rischio di trovarsi di fronte a situazioni
di fatto non valutabili in anticipo, sia per il forte attenuamento dell'onere
di prova a carico del datore di lavoro. Per, poi, seguire le argomentazioni
della Consulta sul rapporto tra direttiva 1999/79/Ce e legge delega legge
numero 422/2000 e sul carattere minimale delle prescrizioni dell'accordo quadro
da recepire, e censurare gli articoli 1 e 11, decreto legislativo numero
368/2001 per violazione dell'articolo 77, comma 1, cost., dovendosi ritenere
assolutamente fuori delega la scelta dell'esecutivo di abrogare tout court la
l. numero 230/1962 e, in particolar modo, la regola dettata per la causale
sostitutiva. Nondimeno, il Tribunale di Trani ritiene applicabile alla
fattispecie in esame la clausola di non regresso sull'assunto del collegamento
diretto della novella con tutta la normativa comunitaria, quale fissato sia dal
legislatore delegante, non demandante al Governo altro potere di intervento se
non quello di adozione dei decreti attuativi della direttiva, sia dal
legislatore delegato, stante l'espresso richiamo, nel preambolo del decreto
legislativo numero 368/2001, tanto alla legislazione, quanto alla legge
comunitaria di recepimento. Da cui l'eccepita illegittimità del combinato
disposto degli articoli 1 e 11, decreto legislativo numero 368/2001 anche sotto
il profilo dell'abuso di delega, e, quindi, per violazione dell'articolo 76
cost., attesa la connessione della reformatio in peius della causale
sostitutiva all'adempimento dell'obbligo di adeguamento dell'ordinamento
interno ai parametri sopranazionali. CLAMORE PER NULLA? L'esame delle
pregiudiziali di costituzionalità impone alcune riflessioni di ordine critico,
dal momento che le stesse, per quanto riflettano un generale stato di
incertezza interpretativa della disciplina in materia, lungi dal pregiudicare
le vicende dell'istituto, potrebbero limitarsi a un mero esercizio di stile,
creativo e illuminato, ma del tutto improduttivo di effetti. " indubbio
che le argomentazioni del Tribunale di Roma siano in linea con l'esegesi
prospettata dalla Consulta, con la sentenza 41 del 7 febbraio 2000, e, poi, con
l'ordinanza 252 del 28 giugno 2006,
in quanto fondano la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1-bis, decreto
legislativo numero 368/2001, in punto di "disciplina aggiuntiva" per le
aziende concessionarie del servizio postale, sulla sola violazione
dell'articolo 3 cost., e degli articoli 101, 102 e 104 cost, aldilà di alcun
collegamento né pregiudiziale, né interpretativo con la normativa comunitaria.
Il giudice remittente pare, tuttavia, omettere che la norma censurata appaia
lesiva del principio di eguaglianza tanto per i dipendenti del settore postale
(assoggettati a una disciplina diversa da quella degli altri lavoratori senza
giustificazione), quanto a latere datoris, poiché la discriminazione
interesserebbe anche il rapporto tra Poste italiane e altri datori di lavoro.
del 28-03-2009 num.
(
da "Gazzettino, Il
(Rovigo)" del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
T come
Trasformazione : quando il mutamento d'uso è senza opere edili Sabato 28 Marzo
2009, Il mutamento di destinazione d'uso senza opere edili è una delle
tipologie d'intervento più controverse sotto il profilo normativo, ma tra le
più attuate nel mercato, in quanto legata al rapido utilizzo di un immobile,
soprattutto nel campo degli affitti. Se da un lato il mutamento di destinazione
con opere rientra a pieno titolo nella ristrutturazione edilizia solo dopo
l'introduzione del Dpr 380/01, la normativa ha chiarito quale sia il titolo
edilizio da utilizzare in caso non sia prevista alcuna trasformazione fisica.
La storia del cambio d'uso senza opere nella Regione Veneto è stata per anni la
storia di un "non intervento"; la legge regionale 61/85 all'articolo
76 prescriveva "un'autorizzazione onerosa" quando, senza opere a ciò
preordinate, vi fosse stato un mutamento di destinazione d'uso degli immobili,
che oltre a essere compatibile con le caratteristiche della zona e comunque
espressamente consentito dagli strumenti urbanistici, comportava la
corresponsione di un contributo pari alla differenza fra la precedente e la
nuova destinazione. Successivamente la sentenza della Corte
Costituzionale 11 febbraio 1991 numero 73, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di tale norma.
L'Autorizzazione edilizia, introdotta nel 1982 (decreto Nicolazzi) per gli
interventi minori al fine di snellire le procedure, non poteva per sua natura
essere considerata "onerosa" come la Concessione edilizia e tale
concetto è stato ribadito anche dalla Suprema Corte. Si aprì così da
quel momento in Veneto un vuoto normativo. Fu instaurata, in alcuni comuni, la
prassi di comunicare semplicemente il cambio d'uso invocando la sentenza della
Corte Costituzionale e allegando una dimostrazione di congruenza con il Prg. Il
Dpr 380/01 (Testo unico in Materia edilizia) ha poi finalmente specificato al
comma 2 articolo 10, che "le Regioni stabiliscono con legge quali
mutamenti, connessi o non connessi a trasformazioni fisiche, dell'uso di
immobili o di loro parti, sono subordinate a permesso di costruire o a denuncia
di inizio attività". Il Veneto, a differenza di alcune Regioni, non ha ancora
a tutt'oggi stabilito il titolo edilizio, e pertanto si è nuovamente tornati a
una situazione di vacatio legis. Il Tar del Veneto seconda sezione è poi
intervenuto con le sentenze 80/07 e 81/07 stabilendo che qualora la Regione non
provveda, come non ha provveduto la Regione Veneto, a dettare la relativa
disciplina includendo le singole fattispecie nell'una o nell'altra categoria
giuridica, il cambio di destinazione d'uso va necessariamente assoggettato a
Dia, dovendosi privilegiare tra le due procedure indicate dalla legge statale,
in un'ottica di celerità e di semplificazione amministrativa, quella più
dinamica e meno penalizzante per l'istante. Inoltre la giurisprudenza ha
confermato che questo tipo di Dia debba essere onerosa in riferimento all'eventuale
maggiore carico urbanistico che una diversa destinazione d'uso può comportare.
Perciò, nel caso del mutamento di destinazione d'uso senza opere, deve essere
innanzitutto valutata la compatibilità urbanistica della zona di Prg; non
sarebbe per esempio possibile insediare un'attività artigianale o industriale
in zona agricola. Si deve poi tener conto della necessità di reperire gli
standard necessari per le attività produttive, direzionali o commerciali, cioè
parcheggi e verde; dove il Comune lo consenta questi possono anche essere
monetizzati. Infine il versamento del contributo di costruzione che sarà
commisurato al maggiore carico urbanistico della nuova destinazione. È
evidente, per esempio, che una destinazione d'uso commerciale con la presenza
più numerosa di persone e mezzi crea un carico maggiore di una destinazione
residenziale e pertanto l'onerosità indipendentemente dalla zona di Prg sarà
più elevata. Per concludere non si deve dimenticare il certificato di agibilità
rilasciato per la destinazione originaria, che in caso di mutamento d'uso tra
destinazioni con caratteristiche troppo differenti sotto l'aspetto
impiantistico o strutturale, potrebbe non essere più compatibile.
(
da "Gazzettino, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato
28 Marzo 2009, Roma NOSTRO SERVIZIO Restano un cumulo di polemiche e
recriminazioni all'indomani del primo via libera al provvedimento sul
testamento biologico. La maggioranza conta di mandare in porto la legge così
com'è anche alla Camera, ma l'opposizione promette battaglia, anche a costo di
arrivare al referendum abrogativo già annunciato dall'Idv. A rompere
definitivamente il confronto che si era sviluppato nelle ultime settimane è
stata la norma che rende non vincolanti le dichiarazioni del testamento. Norma
proposta dall'Udc e votata dalla maggioranza, che era riuscita a respingere
tutti gli emendamenti del Pd. «Ci misuriamo con quella che Cavour
centocinquant'anni fa chiamava la dittatura parlamentare», commenta sconfortato
l'oncologo Umberto Veronesi (Pd), che non ha partecipato al voto finale su «una
legge antidemocratica, antistorica e anticostituzionale».
Parole severe, condivise dal collega Ignazio Marino, che si è speso fino alla
fine per modificare quel testo: «L'idea era quella di non far perdere i diritti
alle persone che perdono la coscienza - ha spiega - questa legge invece toglie
i diritti e la libertà di scelta». E a farne le spese, oltre ai pazienti e ai
familiari, saranno i medici, sulle cui spalle ricadranno tutte le responsabilità:
«Da medico - sottolinea il senatore del Pd - dico che il fatto di lasciare la
possibilità di disattendere le indicazioni è uno svantaggio anche per il
medico». Dalla categoria, in effetti, arrivano segnali di preoccupazione su
funzioni che «vanno ben al di là dei compiti attuali». Di qui la richiesta
della Società di medicina generale per un «incontro urgente» con i presidenti
delle commissioni parlamentari, allo scopo di «comprendere come il Parlamento e
il governo intendano coordinare i rapporti di collaborazione e le
responsabilità professionali dei medici di famiglia, così come definite nel
nuovo testo». Il problema, a quanto pare, non si pone ora nella maggioranza,
più che soddisfatta per aver bloccato un presunto varco «verso l'eutanasia». Il
quotidiano della Cei, «Avvenire», esulta per il risultato: «È un primo
importante traguardo sul fine della vita», commentava ieri, elogiando la
maggioranza che «è riuscita a tenere la barra del timone ben salda». Certo, il
testo «si può migliorare», ammettono alcuni senatori del centrodestra fra i più
oltranzisti sul diritto alla vita, ma non nella direzione «liberale» auspicata
dal Pd o dalla pattuglia laica del Pdl. Benedetto Dalla Vedova, per esempio,
accusa i suoi colleghi «conservatori» di aver «esagerato», e annuncia che alla
Camera ci saranno «almeno una cinquantina» di altri esponenti del Pdl pronti a
modificare la legge in senso «laico». Anche il Pd, però, affila le armi in
vista del passaggio al Montecitorio: «C'è da augurarsi che si trovino i tempi e
le forme per un confronto diverso, e che nella maggioranza si manifestino
posizioni di disponibilità e ascolto», dichiara la vicecapogruppo Marina
Sereni, convinta che il centrodestra si sia battuto a Palazzo Madama per far
passare «un imbroglio». Sulla possibilità di cambiare in profondità la legge è
scettica invece l'Idv, che rinnova subito la promessa di un referendum non
appena il testo diventerà legge. Ma il Pd non sembra ancora disposto a seguire
la stessa strada. Il senatore Marino, per esempio, pur favorevole
allo strumento referendario, propone di aspettare il pronunciamento della Corte
costituzionale, convinto
che ci saranno «molti ricorsi». A quel punto si vedrà. Contrario al referendum
, invece, Marco Follini perché «il muro contro muro è sempre il pranzo di gala
della destra». Gabriella Bellucci
(
da "Corriere.it"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
INCHIESTA
Malati di cancro e lavoro: storie di mobbing e stipendi ridotti Maria Assunta,
Giovanni, Ilaria e tanti altri: guariti, ma devono fare i conti con i disagi
psicologici ed economici MILANO - Maria Assunta ha 46 anni, vive sola a Palermo
ed è «forzatamente» in aspettativa non retribuita: sta lottando per tenersi il
lavoro come infermiera professionale che un tumore al seno potrebbe farle
perdere. Giovanni, invece, è già stato licenziato. Anche lui ha 46 anni, una
moglie e due figli. Abita a Roma, dove faceva il cassiere in un supermercato
finché non si è ammalato di un carcinoma ai polmoni. L'operazione ha richiesto
più di tre mesi di degenza in ospedale e quando, con una sutura di 40 punti
dietro la schiena, ritorna sul posto di lavoro, iniziano le prime
incomprensioni con il datore di lavoro: «Appena ho raggiunto il 180esimo giorno
di assenza per malattia, mi è stato intimato il licenziamento spiega Giovanni
-. Mal consigliato dal rappresentante sindacale, non l'ho impugnato e mi
ritrovo senza posto di lavoro, con una grave malattia invalidante e notevoli
problemi di depressione, oltre che economici». Non vanno meglio le cose in una
piccola azienda di Mantova, dove Ilaria si occupava dell'amministrazione del
personale «con tanto impegno ed energia racconta -. Facevo gli straordinari,
retribuiti e non. Tenevo tutto in ordine, ero apprezzata. Poi arriva la
diagnosi di carcinoma mammario, preso in tempo, per fortuna». Ilaria subisce
l'intervento di quadrantectomia e radioterapia intraoperatoria e presenta
domanda per il riconoscimento dell'invalidità civile per ottenere i permessi
previsti dall'apposita Legge 104/92. «Ma la Commissione medica della Asl
continua Ilaria mi ha riconosciuto solo il 70 per cento d'invalidità: in
pratica è stato ammesso l'handicap (articolo 1), ma non l'articolo 3, utile per
i permessi retribuiti Inps. Così mi tocca prendere i giorni di ferie di cui
avrei davvero tanto bisogno per riposarmi e cercare di recuperare un po' di
serenità - per poter effettuare le visite di controllo, la mammografia e gli
esami prescritti dall'oncologo». Non solo: la legge le consente di poter
usufruire di 30 giorni di congedo straordinario per cure (riconosciuto, su loro
richiesta, ai lavoratori mutilati ed invalidi civili con una determinata
riduzione della capacità lavorativa e previa autorizzazione del medico
provinciale), ma nonostante la normativa in materia l'azienda gliel'ha negato.
L'ESERCITO DEI SOPRAVVISSUTI AL CANCRO - Di storie come queste, purtroppo, ce
ne sono molte. In Italia secondo le statistiche più aggiornate - vivono oltre
1.700.000 persone che hanno avuto una diagnosi di cancro. Più di 250mila sono i
nuovi casi di tumore ogni anno e, grazie ai progressi nelle terapie, oggi si
contano circa 617mila lungosopravviventi, cioè quanti trascorsi dieci anni
dalla diagnosi si possono considerare, nella maggioranza dei casi, finalmente
guariti. Superato il concetto di cancro come sinonimo di morte, si aprono si
aprono scenari nuovi che sollevano però nuovi bisogni umani, sociali ed economici.
«Numeri alla mano, la metà delle persone malate guarisce e, nella maggior parte
dei casi, senza conseguenze invalidanti spiega l'avvocato Elisabetta Iannelli,
vicepresidente dell'Associazione italiana malati di cancro (Aimac - help line)
dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 19, numero verde 84050357) che da anni si
occupa dei diritti di pazienti e familiari -. C'è poi un numero rilevante di
persone che può convivere con la propria neoplasia più o meno a lungo. Se non
vogliamo creare uno stuolo di invalidi e emarginati dalla società, dobbiamo
darci da fare per offrire alle agli ex pazienti oncologici il recupero o il
mantenimento della massima autonomia fisica e relazionale, garantendo loro la
migliore qualità di vita possibile». Bisogna, insomma, sostenerli
nell'affrontare le conseguenze psicologiche e il rapporto con il proprio corpo
e con gli altri. LAVORARE PER TORNARE A SENTIRSI AUTONOMI - I nuovi bisogni
sono da un lato strettamente «medici» (legati alla sessualità o alla
possibilità di procreare, ad esempio) o psico-fisici, ai quali si risponde
sempre più spesso in modo efficace con vari interventi di riabilitazione
oncologica (con trattamenti per il linfedema delle donne operate di tumore
mammario, ad esempio, o con esercizi contro l'incontinenza dopo l'intervento
chirurgico alla prostata). Ma qualità della vita vuol dire anche, soprattutto,
sentirsi attivi e autonomi. E riprendere il lavoro aiuta, sia a livello sociale
che economico. Lo sa bene Maria Assunta, a cui dopo l'intervento di mastectomia
parziale sono stati prescritti sei cicli di chemioterapia: «Già nei primi
giorni di convalescenza mi sono informata racconta mentre è in aspettativa non
retribuita e ha dovuto cercarsi un avvocato per non essere licenziata - e ho
fatto espressa richiesta all'amministrazione di non computare, tra i giorni di
assenza per malattia, quelli dovuti alla chemio, come è previsto dall'articolo
11 del contratto collettivo nazionale del comparto Sanità. Purtroppo, però, il
capo dell'ufficio del personale non ha accolto la richiesta ritenendo, in modo
del tutto erroneo, di poter escludere dal calcolo in questione solo i giorni di
ricovero ospedaliero e i day hospital». Maria Assunta, così, rischia di
superare i giorni di assenza per malattia previsti dal cosiddetto «periodo di
comporto» (durante il quale il lavoratore-dipendente ha diritto alla
conservazione del posto) e, per non perdere il posto, ha chiesto l'aspettativa.
IL MOBBING DI COLLEGHI E CAPI - «Attualmente - sottolinea Cristina Oliveti,
avvocato specializzata nel servizio legale per i diritti dei malati oncologici,
che risponde al numero verde gratuito della Lega italiana per la lotta contro i
tumori (800 998877, da lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17) - il paziente
oncologico si trova a fronteggiare realtà complicate. Macchinosi iter
burocratici, difficoltà di socializzazione e il timore di non essere più
accettati o di avere performance lavorative inferiori non sono da meno rispetto
ai sintomi della malattia o agli effetti collaterali delle terapie, nel compromettere
la qualità di vita». Le assenze dal lavoro e il successivo rientro, spesso con
l'impossibilità di svolgere mansioni faticose, aumentano il rischio di un
possibile demansionamento o cambio di lavoro (con riduzione del livello
retributivo), frequentemente accompagnato da un atteggiamento pregiudiziale e
dannoso da parte dei colleghi e dello stesso datore di lavoro. Ma quante
persone devono affrontare questi problemi? «Impossibile saperlo spiega Oliveti
-. Per ora non esistono statistiche in proposito e sono soprattutto le
associazioni di volontariato ad avere il polso della situazione». TUMORI, LA
PRIMA «MALATTIA SOCIALE» PER L'INPS - Oggi, però, è il cancro la malattia
sociale di maggior rilievo anche per l'Inps. I dati statistici presentati dall'Istituto
nazionale per la previdenza sociale (grazie alla stretta collaborazione con
Aimac e Favo-Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) per
il decennio 1998-2007 dicono che le patologie neoplastiche costituiscono il
32,4 per cento delle cause di invalidità e inabilità riconosciute, mentre le
malformazioni congenite contribuiscono solo per il 9,3 per cento e i disturbi
mentali per l'8 per cento. Mentre le precedenti patologie hanno perso di
rilevanza sociale, i tumori dal 2005 si collocano al primo posto delle
prestazioni concesse dall'Inps, superando persino le malattie dell'apparato
cardio-circolatorio (21,7 per cento). ARRIVANO I PRIMI STUDI IN MATERIA -
L'entità del problema sta richiamando l'attenzione degli esperti. Così, uno studio
guidato del Coronel Institute of Occupational Health di Amsterdam e pubblicato
di recente sulla rivista Jama dimostra scientificamente che chi sopravvive a un
tumore ha il 37 per cento in meno di possibilità di trovare lavoro quando
finisce le cure. I ricercatori olandesi hanno passato in rassegna 36 lavori di
analisi pubblicati fra il 1996 e il 2008, per un totale di 20.366 persone
curate per cancro contro 15.7603 soggetti sani. Dallo studio emerge che l'età
media di chi guarisce è inferiore ai 65 anni: a essere colpiti dalla malattia,
quindi, sono soprattutto individui che potrebbero essere ancora attivi nel
mondo del lavoro, ma che purtroppo durante il periodo delle cure - perdono
l'incarico o vengono demansionati. I risultati evidenziano poi che sono le
donne ad avere più difficoltà. Tra le neoplasie dopo le quali più faticosamente
si trova lavoro, infatti, compare il carcinoma al seno, seguito dal tumore
all'apparato gastroenterico e da quello all'utero. Più semplice, invece, la
questione per chi ha superato leucemie, cancro alla prostata o ai testicoli. Ma
secondo i dati presentati a un seminario organizzato dal Comune di Milano per
la tutela dei lavoratori malati di cancro, il problema sarebbe soprattutto
maschile: «Sono oltre sei su dieci (ben il 64 per cento) gli uomini che in
seguito a una neoplasia hanno dovuto lasciare il lavoro, una percentuale più
che doppia rispetto a quella delle donne (29 per cento) ha sottolineato Andrea
Mascaretti, assessore alle politiche del lavoro e dell'occupazione -». Nel 2010
si stima che nel nostro Paese le persone con esperienza passata di tumore
saranno circa due milioni, molte tra queste in età da lavoro. Ad oggi, il 40
per cento delle donne affette da una patologia oncologica è casalinga, mentre
il 17 per cento lavora. Sono invece circa il 20 per cento gli uomini lavoratori
e malati. LE LEGGI DI RIFERIMENTO Eppure le tutele per pazienti (e familiari)
esistono: in ambito lavorativo alcuni benefici conseguono all'accertamento di
una certa percentuale di invalidità, mentre altri sono legati alla verifica
dello stato di «handicap in situazione di gravità». E' possibile, ad esempio,
fare visite mediche senza dover ricorrere a ferie o permessi, passare a una
mansione più adatta al proprio stato fisico o ottenere un periodo anche lungo
di aspettativa non retribuita. Per tale motivo, e per evitare di doversi
sottoporre più volte alla visita medico-legale, è consigliabile presentare alla
Asl la domanda sia per il riconoscimento dello stato di invalidità sia per
quello di handicap cosiddetto «grave», sia per l'accertamento della disabilità
ai sensi della L. 68/1999. La Legge Biagi (numero 276 del 2003), poi, ha
introdotto un'ulteriore facilitazione per i malati di tumore: consente,
infatti, al malato dipendente dal settore privato di passare dal tempo pieno al
tempo parziale per potersi curare con maggiore agio, mantenendo però il diritto
a riprendere il normale orario di lavoro quando lo riterrà opportuno. Un
ulteriore e significativo passo avanti viene compiuto a fine 2007. Nel
protocollo sul Welfare (collegato alla Finanziaria 2008), viene approvato
all'unanimità un emendamento che estende i benefici della norma della Legge
Biagi ai dipendenti del pubblico impiego e, in diversa misura, anche ai
lavoratori familiari o conviventi che assistono il malato. «I DIRITTI CI SONO,
MA I PAZIENTI NON LO SANNO» - Anche la percezione di questi diritti da parte
degli stessi malati, però, è ancora troppo bassa. «Su 544 donne colpite da
tumore al seno - chiarisce il presidente di Europa Donna , Giovanna Gatti,
citando una ricerca effettuata da Astra per l'Associazione nel 2007 - solo il
35 per cento è risultato informato sulla possibilità di fare visite mediche
senza dover ricorrere a ferie o permessi, il 22 per cento sul diritto di
passare ad una mansione più adatta al proprio stato fisico, il 20 per cento
sulla possibilità di ottenere un periodo anche lungo di aspettativa non
retribuita, il 18 per cento sul diritto di passare a un part-time provvisorio».
Ancora più preoccupanti, poi, i dati riguardanti l'utilizzo di queste
facilitazioni. Solo il 3 per cento delle 544 intervistate è infatti passato a
un part-time provvisorio, a lunga aspettativa o a una mansione più adatta è
solo il 12 per cento ha fatto ricorso a visite mediche senza sprecare giorni di
ferie». CONGEDI RETRIBUITI PER I FIGLI CHE ASSISTONO I MALATI Ai numerosi casi
finiti in Tribunale almeno la Legge italiana cerca di dare una risposta. E' del
12 Febbraio 2009 l'ultima
importante sentenza (n. 19/2009) della Corte
Costituzionale, che riconosce al figlio convivente di persona con handicap
grave (articolo 3, comma 3, Legge 104/1992), il diritto a fruire di un congedo
straordinario dal lavoro per un periodo massimo di due anni in modo frazionato
o continuativo e è interamente retribuito. Questo «permesso» può essere
fruito una sola volta nell'arco dell'intera vita lavorativa del familiare che
assiste il malato. «Ma prima di questa sentenza spiega Elisabetta Iannelli -,
il congedo biennale retribuito (art. 42, D. lgs. 151/2001) era riconosciuto
solo al coniuge o al genitore della persona con handicap grave oppure (ma solo
in caso di decesso o inabilità dei genitori) a un fratello o sorella
convivente. Ora la Corte Costituzionale già recepita da una circolare
applicativa dell'Inps - ha esteso il diritto in esame anche al figlio
convivente nel caso in cui non ci siano altri soggetti idonei a prendersi cura
della persona in situazione di disabilità grave». Questo significa che il
figlio di una persona malata di cancro (cui sia stato riconosciuto lo stato di
handicap in situazione di gravità) potrà assistere il proprio caro assentandosi
dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato fino a due anni conservando
la retribuzione ed il posto di lavoro. Vera Martinella stampa |
(
da "Blogosfere"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mar 0918
Eurovoto: De Magistris o non De Magistris? Pubblicato da Mario Meliado alle
01:32 in "VORREI, MA NON POSSO" Alla fine, era vero: Luigi De
Magistris si candida alla carica di parlamentare europeo per Italia dei valori.
Davvero a ben poco son servite le (tiepide) smentite giunte nei giorni scorsi
(tipo “Di Pietro: non candido nessun magistrato”). Il pm di storici processi
come “Poseidon” e “Why Not?” ha scelto di scendere direttamente nellagone politico; in questo, ovviamente ricordando molto
da vicino lo stesso incontrastato leader di Idv, già magistrato di punta del
pool milanese
“Mani Pulite”. Lo dico sùbito: su questa decisione, nutro moltissimi dubbi
(come peraltro ne serbai tantissimi quando a candidarsi fu lo stesso
ex-ministro). Citerò almeno due aspetti. Intanto, mi chiedo Montesquieu che
fine fa… Voglio dire: è vero che la Costituzione sancisce che tutti i cittadini
sono uguali davanti alla legge etc. etc. etc. (ogni intenzionato a “ripassini”
Violante-style è pregato dastenersi, grazie). Ma
luguaglianza sostanziale (e non meramente formale) di tutti i cittadini
passa
anche attraverso la separazione dei poteri. A maggior ragione se la cosa
attiene a un magistrato: non si può rivendicare a ogni piè sospinto che la
politica lasci indagare in pace i magistrati (do you remember Toghe Lucane, a
proposito di processi “mitici” imbastiti dallex
pm della Procura di Catanzaro?), e però poi considerare tranquillamente normale
che un magistrato faccia bungee jumping con le rive politiche e parlamentari,
senza che nessuno possa trovarlo almeno discutibile… Tanto più dopo quanto
dincredibile
(di tragicomico, verrebbe da dire) è accaduto tra le sponde delle Procure di
Catanzaro e Salerno. E poi, in unItalia
(e una Calabria, soprattutto!!) innamorata del presente, che sembra non avere
passato né, comunque, memoria, beh ricorderò almeno questo passo di cronaca del 95: <(…) Il senatore verde Luigi Manconi ha annunciato un disegno di legge per impedire ai magistrati di passare rapidamente dalla toga alla politica, imponendo uno stop di almeno tre anni anche se si è abbandonato definitivamente l?ordine giudiziario. D?acordo anche Ferdinando Imposimato, Pds ed ex magistrato: per lui, sarebbero sufficienti solo due anni>.
Mentre per Luciano Violante e
per laspirante-parlamentare Antonio Di Pietro, ,
dovrebbe valere una sola regola: .
Ricordi, ahhh!, ricordi… …Ricordi che, però, tornano drasticamente e
repentinamente attuali.Tanto più che per De Magistris non cè alcun abbandono della toga, ma solo una richiesta
daspettativa avanzata al Csm (…e se Palazzo dei Marescialli rifiutasse?
Sceneggiate 2.0, stavolta magari di Beppe Grillo?). Il che introduce lo
scottantissimo – per questo blogger – tema della revolving door. …Ma ve limmaginate voi un De Magistris che, dopo anni
dindagini significative epperò assai criticate anche, se ne va bellamente
a Strasburgo, sedendo magari accanto a Silvio Berlusconi o a Bobo Craxi, a
Francesco Rutelli o a Marco Pannella e poi, dopo quest “esperienza”, torna in magistratura con ruoli
inquirenti e, per un qualsiasi motivo, si trova a indagare uno degli ex
colleghi europarlamentari? Serenità di giudizio? Corretta valutazione? In
definitiva, che senso avrebbero – esattamente – parole di questo tipo? Ogni
valutazione, ogni commento sarà gradito.
(
da "Adnkronos"
del 28-03-2009)
Argomenti: Giustizia
GIUSTIZIA: SCHIFANI, NO A CSM
CORRENTIZZATO commenta 0 vota 0 tutte le notizie di POLITICA ultimo
aggiornamento: 28 marzo, ore 18:51
(
da "Gazzetta di
Mantova, La" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
L'INTERVENTO
COSI' IL CAVALIERE VUOLE SVILIRE IL RUOLO DEL PARLAMENTO ITALIANO L' ultima del
Cavaliere: in Parlamento votino solo i capigruppo. E così l'escalation
nell'accentramento dei poteri e nello svilimento di ogni altro organo
istituzionale al di fuori del suo procede in modo sempre più impudente. Non
sono molti, ormai, i passi che mancano all'esercizio di uno strapotere
personale. Lo scenario è quello di una magistratura sempre più annichilita dal
governo e screditata da una propaganda martellante che sui giornali e le tv di
proprietà o controllate dal presidente, non perde occasione per attribuirle i
limiti e le disfunzioni della giustizia e di un Parlamento esautorato nelle sue
funzioni di rappresentanza dall'uso ostentato dei decreti legge e prima ancora,
dalla nomina degli eletti, scelti dal Capo in applicazione della legge
elettorale di Calderoli. Assistiamo ad un confronto sempre più sfacciato con le
prerogative del Presidente della Repubblica, verso il quale il premier si
manifesta ogni giorno più insofferente. E poi la prevista riforma
della Corte Costituzionale, oggi tacciata di politicizzazione, la cui
composizione verrà corretta assegnando la prevalenza alle nomine politiche
(!?). E' di tutta evidenza ormai anche l'acquisito controllo di una
«constituency» economica attraverso imprenditori, banchieri e finanzieri di
riferimento, che ruota attorno alla Mediobanca di Geronzi e ai principali
immobiliaristi, che ritornano nonostante le condanne del passato (vedi
Ligresti e il suo ruolo nell'Expo 2015). Si preannuncia anche per i prossimi
giorni la completa normalizzazione della RAI, macchiata dalla colpa (per chi
non se ne fosse accorto) di essere l'unica tra le tv pubbliche, dice Lui, ad
attaccare il governo in carica. Attraverso la normale legiferazione, si sta
modificando la carta costituzionale e si sta costruendo
di fatto una «costituzione abusiva»: sono infatti messi in gioco il diritto
all'istruzione con i tagli ai finanziamenti e agli organici nella scuola
pubblica, il diritto alla salute con i tagli ed i vincoli alla ricerca, il
diritto al lavoro con leggi che lo rendono sempre più precario e meno tutelato.
E che dire della negazione degli stessi diritti fondamentali della persona come
è avvenuto e sta avvenendo con la leggi sulla fecondazione assistita, sul
testamento biologico, sugli immigrati, sulla libertà di informazione? Insomma,
nel complesso una bulimia di potere che non sembra trovare ostacoli e che si è
fatta ancor più arrogante dopo la vittoria elettorale in Sardegna. Nelle
elezioni sarde si giocava infatti una grande partita politica nella quale la posta
in gioco era la conferma ed il proseguimento dell'ancora debole tentativo di
realizzare un percorso riformista che introduceva cambiamenti nella prassi
amministrativa e politica nell'intento di sottrarsi alle logiche spartitorie
dei notabili, della cordate affaristico carrieriste, delle fazioni che si
spartiscono il sottopotere locale. Il Cavaliere ha osato l'ennesima forzatura
«mettendoci la faccia» e candidando una sorta di «cavallo di Caligola»: con la
solita spregiudicatezza vi ha costruito una coalizione che andava dal Partito
Sardo d'Azione (di tradizionale matrice di sinistra) ai tanti epigoni locali
della politica, dei voti da guadagnare con il sistema dello scambio, con la
promessa di incarichi e prebende, perfino con i buoni-acquisto per il supermercato
di quartiere. La vittoria gli ha spianato la strada ad un controllo padronale
sull'intero costituendo Pdl e a quella sfrontata politica di accentramento di
poteri che registra ogni giorno un fatto nuovo e più preoccupante. In questa
legislatura il Cavaliere sembra anche più attento a non farsi scalzare, come
nelle due precedenti occasioni, e sta impostando una strategia che per un verso
gli consente la narcosi dell'opinione pubblica e per l'altro la demolizione
degli equilibri istituzionali e del bilanciamento dei poteri. E' così che siamo
ogni giorno sempre più immersi in quello che appare, insieme, un dramma e una
farsa. Quel che rimane di società civile ha la responsabilità di reagire, il
dovere di rispondere sul piano della riflessione storica, politica, sociale,
giuridica, seguendo l'esempio di alcuni grandi personaggi della cultura (Eco,
Mancuso, Zagrebelsky...). Ma a questo livello di contributi deve potersi
aggiungere anche un movimento più diffuso nella società, un movimento di
opinione che si costituisca come presenza attiva e vigile a tutela dei principi
di democrazia e che lo faccia con coerenza dal livello istituzionale più alto a
quello più basso locale. E' a questo punto necessaria e possibile la
costituzione di una rete di «comitati di difesa della democrazia» nello spirito
di quello che già nel 1994, con la lucidità dell'analisi del presente e la
consapevolezza del rischio futuro, Giuseppe Dossetti aveva auspicato. Perché
senza democrazia non è neppure possibile immaginare quello sforzo collettivo e
solidale indispensabile per uscire dalla morsa della crisi. Circolo Mantovano
di Libertà e Giustizia
(
da "Tirreno, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 6
- Cecina Da ottobre Asa inizia i rimborsi Verranno restituiti i canoni di
depurazione non dovuti dal 2002 Da ottobre 2009 Asa inizierà a restituire la
quota di tariffa non dovuta relativa al servizio di depurazione. «Le modalità
attuative al momento sono ancora da definire tramite appositi decreti
ministeriali previsti dalla legge n. 13 del 27 febbraio 2009 - precisa il
gestore Asa - è utile specificare che le obbligazioni
dichiarate invalide dalla sentenza della Corte costituzionale hanno a oggetto esclusivamente i canoni aventi natura
corrispettiva a partire dal 3 ottobre del 2000, data in cui i canoni in
questione hanno perso la loro natura di tributo per effetto dell'abrogazione
della Legge Merli». E aggiunge: «In riferimento alla competenza
regolatoria dell'Aato 5, il termine iniziale da considerare per i rimborsi
delle avvenute fatturazioni su tariffa unica di ambito da parte di Asa spa,
nella sua veste di gestore unico, è il 1º gennaio 2002, rimanendo l'obbligo per
il periodo dal 3 ottobre del 2000 al 31 dicembre del 2001 a carico dei soggetti
gestori preesistenti». L'applicazione della sentenza provocherà tuttavia il
mancato equilibrio economico della gestione. «Come gestore avremo pieno diritto,
nei rapporti con Aato5, di chiedere l'applicazione di una tariffa che, come
ricordato dalla stessa Corte costituzionale, sia tale
da garantire l'equilibrio economico-finanziario della gestione stessa -
sostiene Asa - Fono ad ora non abbiamo richiesto all'utenza alcun
"pagamento indebito" perché, almeno fino al momento della sentenza,
la legge 152 era esplicita: il canone era dovuto anche dagli utenti non
allacciati a impianti di depurazione come previsto dall'articolo 14 comma 1
Legge 5/01 1994 n.36 e decreto legislativo susseguente del 3 aprile 2006 in cui si afferma che
"le quote di tariffa riferite ai servizi di pubblica fognatura e di
depurazione sono dovute dagli utenti anche nel caso in cui manchino impianti di
depurazione o questi siano temporaneamente inattivi. Il gestore è tenuto a
versare i relativi proventi, risultanti dalla formulazione tariffaria definita
ai sensi dell'articolo 154, a
un fondo vincolato intestato all'Autorità d'ambito, che lo mette a disposizione
del gestore per l'attuazione degli interventi relativi alle reti di fognatura e
agli impianti di depurazione previsti dal piano d'ambito"». Insomma, è la
sentenza che ha cambiato le regole. «è strano che chi inquina non paghi - dice
Fabio Del Nista, presidente del consigliodi gestione Asa - E che chi non
inquina paghi di più».
(
da "Repubblica, La"
del 29-03-2009)
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Pagina
13 - Cronaca Aborto, i vescovi Usa contro la Casa Bianca Obama vuole abrogare
l´obiezione di coscienza. E il Kansas alle donne: guardate il feto prima di
decidere In un messaggio il cardinale di Chicago, Francis George, si scaglia
contro il presidente La legge dello Stato del Midwest è stata avallata dal
futuro ministro della sanità americano ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - A due mesi
dall´insediamento di Barack Obama scoppia negli Stati Uniti una nuova abortion
war, una guerra sull´aborto, accompagnata da tensioni crescenti tra la Casa
Bianca democratica e l´episcopato cattolico. Nel Kansas è stata appena
approvata una legge che dà la possibilità alle donne che chiedono di abortire
di vedere le immagini e sentire i battiti cardiaci dei feti. Il vescovo John
D´Arcy boicotterà una cerimonia a maggio a Notre Dame, la più grande università
americana, in cui sarà presente anche Obama, per protestare contro il
finanziamento della ricerca sulle cellule staminali. E il cardinale di Chicago
Francis George, presidente della conferenza episcopale Usa, si è scagliato
contro il tentativo della Casa Bianca di abrogare l´obiezione di coscienza per
i medici cattolici chiamati a interrompere le gravidanze. «Bisogna evitare che
il governo porti il Paese dalla democrazia al despotismo», tuona Francis George
in un videomessaggio ai 67 milioni di cattolici americani, il cui contenuto è
stato rilanciato ieri dall´Osservatore romano. Riferendosi alla proposta fatta
dal governo a febbraio di eliminare i medici obiettori, il cardinale ha
sottolineato che «il rispetto per la coscienza dell´individuo e per la libertà
religiosa sono principi irrinunciabili per evitare ogni forma di oppressione».
Parole dure che, a dispetto dei vecchi rapporti tra il prelato e il presidente e
della probabile visita a luglio di Obama in Vaticano, confermano l´inasprimento
delle posizioni della Chiesa. Intanto il Kansas ha approvato una misura molto
controversa. A ogni donna dovrà essere offerta la possibilità, prima di un
aborto, di vedere l´ecografia del feto e di ascoltarne il battito cardiaco. è
quanto disposto da una legge votata in modo bipartisan dal parlamento statale,
ratificata venerdì dal governatore democratico Kathleen Sebelius (prossimo
ministro della sanità di Obama) e voluta dal movimento antiabortista, nella
speranza che quei suoni ritmici e quelle immagini di "vita" prenatale
portino le donne a rivedere le loro decisioni. Incastrato nelle pianure del
midwest americano, e con una forte presenza della destra religiosa, il Kansas è
sempre stato un terreno di battaglia tra abortisti e antiabortisti. Negli anni
Ottanta e Novanta ci furono massicce manifestazioni di protesta del
"movimento per la vita" a Wichita, Topeka e in altre città dello
Stato, con attentati ai danni di cliniche e medici specializzati nelle
interruzioni di gravidanza. Tramontata la possibilità, almeno per ora, di
rovesciare la sentenza della Corte costituzionale che stabilì la libertà di
scelta delle donne, gli antiabortisti puntano adesso a misure per limitare quei
diritti. Tra queste, l´uso strumentale delle ecografie. Oltre alla possibilità
(non l´obbligo) di vedere le immagini del feto, la legge stabilisce che ogni
clinica dovrà esporre un cartello in cui si ricorda che è vietato forzare una
donna ad abortire. Un provvedimento analogo fu approvato l´anno scorso,
ma venne bloccato dalla Sebelius perché conteneva norme che il governatore
riteneva eccessive, come la possibilità dei parenti delle donne che abortivano
in stato avanzato di gravidanza di far causa ai medici. Gli abortisti speravano
in un veto anche per questa legge. «Non ce n´era alcun bisogno», osserva Peter
Brownlie, dell´associazione statale di Planned Parenthood. Ma la Sebelius ha
preferito avallarla, per non radicalizzare lo scontro alla vigilia della sua
ratifica a ministro della sanità, la settimana prossima.
(
da "Corriere delle Alpi"
del 29-03-2009)
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SECONDA
Limana-Vazzolese la gara clou A Soverzene Cortina-Cadore BELLUNO. Fuori la
seconda. Nel girone R di Seconda categoria, lo scontro diretto tra il Limana e
la Vazzolese, per conoscere la vera alternativa al Santa Lucia. Il tecnico
gialloblù Stefano Sommacal non ha lo squalificato Marco Barp, di fronte a una
trevigiana, che invece si annuncia al completo. Impossibile mettersi a fare dei
pronostici. Sempre nella fascia play off, il Ponte Alpi va a trovare un Piave
senza D'Angelillo e Viel, mentre il Cadore è ospite del Cortina. Tra i
cadorini, assente Da Rin e tra gli ampezzani Viotto. Non è ancora tagliata
fuori la Fulgor Farra, che è ospite di un Sois senza Sitta. Nella zona
salvezza, l'Alpina va a Francenigo e l'Auronzo ha una partita da vincere
assolutamente contro il San Michele ultimo. Tutto questo malgrado l'assenza
dello squalificato Cian. Si salvi chi può. Nel girone Q, le bellunesi sono
tutte concentrate da metà classifica in giù. La lotta per la salvezza riguarda
soprattutto l'Agordina, che riceve il Castion di Loria e il Lentiai che invece
scende a Sernaglia della Battaglia. E potrebbe riguardare anche il Fiori Barp,
che però è in caduta libera e con l'Union Maser non ha alternative alla
vittoria. O vince o può già prepararsi a presentare la domenda di ripescaggio. Fuori dalla mischia il Tegorzo, che aspetta la Virtus Csm; il
Foen che è ad Altivole e la Juventina, ospite della Cisonese capolista. Per i
gialloblù, sarà dura tirare fuori dei punti. I trevigiani hanno solo due punti
in più del Montegrappa. (g.s.)
(
da "Corriere delle Alpi"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
SERIE D
(ORE 15) Somma - Bolzano (Podestà di Rimini) SERIE D (ORE 15) Somma - Bolzano
(Podestà di Rimini) Tamai - Montebelluna (Granci di Città di Castello) Union
Quinto - Chioggia (Ferrone di L'Aquila) Trento - Jesolo (Bottegoni di Terni)
Sandonà - Domegliara (Caravita di Cosenza) Pordenone - Eurotezze (Adducci di
Paola) Belluno - Sacilese (Maresca di Napoli) Montecchio - Sagittaria Julia
(Lanza di Nichelino) Virtus Vecomp - Sanvitese (Vitulano di Livorno)
Classifica: Sacilese, Eurotezze 55; Uniion Quinto 51; Domegliara 48; Chioggia
45; Pordenone 41; Tamai 39; Bellno, V.Vecomp, Sanvitese 35; Trento,
Montebelluna, Sagittaria 29; Sandonà 28; Jesolo 27; Montecchio, Somma 23;
Bolzano 18. DA OGGI SI COMINCIA ALLE 16 ECCELLENZA Union Csv - Adriese (Michela
Grotto di Schio) Liventina - Ardita Feltrese - Cordignano (Piccoli di Vicenza)
Dolo Riviera - Edo Mestre (Dall'Anese di Conegliano) Giorgione - Marosticense
(Bortoluzzi di S.Donà) Ponzano - Miranese (Tommasoni di Verona) Liapiave -
Rossano (Sattin di Rovigo) Romano Ezz. - Vedelago (Zulianello di S.Donà)
Classifica: Adriese 51 Ardita 41; Liapiave, Romano Ezzelino 40; Edo Mestre 39;
Feltrese 32; Giorgione 31; Miranese, Marosticense 28; Union Csv, Liventina 27;
Ponzano, Vedelago, Vedelago, Cordignano 26; Rossano 25; Dolo Riviera 24.
PROMOZIONE D Fontanelle - Cappella Magg. (Zordanazzo di Padova) Istrana -
Casier Dosson (Pinos di Portogruaro) La Marenese - Cornuda (Zanolla di Belluno)
Cavarzano - Ceggia (Frasson di Castelfranco) Zero Branco - Opitergina
(Battocchio di Castelfranco) Luparense - Portomansuè (Pizzol di S.Donà) Gruaro
- Preganziol (Zambonin di Rovigo) Vittorio Veneto - Villorba (Amabile di
Vicenza) Classifica: Opitergina 57; V.Veneto 52; Portomansuè 48;
Cornudacrocetta 40; Luparense, Cappella Maggiore 39; Cavarzano 36; Gruaro 33;
Preganziol 32; Villorba 28; Istrana 27; Zero Branco 23; La Marenese, Fontanelle
20; Casierdosson 17; Libertas Ceggia 11. PRIMA CATEGORIA Fregona -
Carenipievigina (Scalco di S.Donà) Fulgor Trevignano - Godega (Perer di
Belluno) Alpago - Nervesa (Tesolin di Portogruaro) Orsago - Plavis (Cadel di
Venezia) Montello - S.Giorgio (Valerio di Portogruaro) Sanfiorese - Sedico
(Alfarè di Mestre) Codognè - Ripa Fenadora (Cester di S.Donà) Ponte di Piave -
Ztll Sx Piave (Sciretti di Mestre) Classifica: Ripa Fenadora 52; Codognè 40;
Carenipievigina 38; Alpago, Nervesa 37; San Giorgio 36; Montello 34; Sedico,
Sanfiorese, Godega 33; Orsago 31; Fregona 30; Plavis, Ztll 24; Fulgor
Trevignano 23; Ponte Piave 16. SECONDA CATEGORIA - Q Agordina - Castion Loria
(Barba di Treviso) Altivolese - Foen (Shvay di Treviso) Cisonese - Juventina
(Voltarel di Treviso) La Sernaglia - Lentiai (Carraretto di Treviso) Bessica -
Montegrappa (Ceneda di Conegliano) Caerano - Sp Calcio (Trisolini
di Treviso) Fiori Barp - Maser (Stefania Andrighetto di Vicenza) Tegorzo -
Virtus Csm (Favotto di Treviso) Classifica: Cisonese 52; Montegrappa 50;
Bessica 47; Caerano 46; Sp Calcio 41; Virtus Csm 39; Tegorzo 34; Union Maser
31; Juventina 28; Foen 26; Castion Loria 24; Altivolese 23; Agordina 22;
Lentiai 21, La Sernaglia 21; Fioribarp 15. SECONDA CATEGORIA - R
Francenigo - Alpina (Bresolin di Bassano) Gaiarine - Sarmede (Russo di Bassano)
Sois - Fulgor Farra (Telatin di Bassano) Piave - Ponte Alpi (Soster di Bassano)
Auronzo - San Michele (Faraon di Conegliano) Limana - Vazzolese (Bardin di
Conegliano) Santa Lucia - Vitt (Calabrò di Conegliano) Cortina - Cadore
(Caramel di Treviso) Classifica: Santa Lucia 54; Limana, Vazzolese 51; Ponte
Alpi 39; Cadore 38; Gaiarine 37; Fulgor Farra 36; Sarmede 33; Cortina,
Vittsangiacomo 31; Auronzo 26; Alpina, Francenigo 25; Piave 24; Sois 17; San
Michele 7. TERZA CATEGORIA - A Arsiè - Alpes Cesio San Vittore - Coi de Pera
(Alessandro Zanon) Mix Esse Elle - Salce (Franco Turrin) Castion - Schiara Cornei
- Sospirolese (Antonio Bassani) Monte Tomatico - Sovramonte (Edoardo Cargnel)
Classifica: San Vittore 33; Mix Esse Elle 32; Monte Tomatico 24; Coi de Pera
22; Alpes cesioo 19; Arsiè 18; Sovramonte 16; Sospirolese 15; Castion 14;
Schiara 12; Salce 7; Cornei 6. TERZA CATEGORIA - B Valpadola - Valboite
Rinviata Oltrepiave - Claut Rinviata Ospitale - Danta (Alberto Gaz) Fortogna -
Domegge (Roberto Simonetti) Comelico - Longarone Rinviata Real Damos -
Valzoldana (Marco Zanella) Classifica: Ospitale 34; Comelico 31; Longarone 30;
Valboite 21; Domegge, Claut 17; Fortogna 13; Danta, Oltrepiave 11; Valzoldana
9; Valpadola 7; Real Damos 6. SERIE C FEMMINILE Due Monti - Keralpen Belluno
(Allegro di Padova) Salara - Castagnaro (Spolverato di Vicenza) Alpago - Lido Venezia
(Cescon di Conegliano) Musano - San Martino (Pasinetti di Venezia) Vittorio
Veneto - Villanova (Comune di Portogruaro) Fortitudo Verona - Gazzera (Scalcon
di Vicenza) San Carlo - Padova (Hubner di Verona) Classifica: Padova 60;
Villanova 56; V.Veneto 45; Alpago, Lido Venezia 40; San Martino 39; Keralpen
Belluno 38; Castagnaro 24; San Carlo 23; Fortitudo Verona 22; Gazzera 21; Due
Monti 15; Salara 7; Musano 6. SERIE D FEMMINILE Cadore - Dynamo Vellai
(Unterberger di Belluno) Maser - Favaro (Ciriello di Treviso) Pedemontana -
Passarella Real Spinea - Treporti (Zottarelli di Mestre) Lughetto - Padova
(f.cl.) (De Rosa di Mestre) Riposa: Alpes Cesio Classifica: Padova (f.cl.) 44;
Dynamo Vellai 39; Favaro 34; Passarella 30; Pedemontana, R.Spinea 29; Lughetto
21; Maser 20; Cadore 18; A.Cesio 6; Treporti 3. (rob)
(
da "Tribuna di Treviso,
La" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
CALCIO.
Dilettanti alle 16 Liventina e Moriago che testacoda Partite e arbitri di oggi
(attenzione: inizio ore 16). Eccellenza. Feltrese-Cordignano, Piccoli di
Vicenza; Giorgione-Marosticense, Bortoluzzi di San Donà; Liapiave-Rossano,
Sattin di Rovigo; Liventina Gorghense-Ardita Moriago; Ponzano-Miranese,
Tommasoni di Verona; Romano-Vedelago, Zulianello di San Donà (si gioca al campo
«Giusti» di Bassano); Union Csv-Adriese, Grotto di Schio. Promozione.
Istrana-Casier Dosson, Pinos di Portogruaro; Fontanelle-Cappella Maggiore,
Zordanazzo di Padova; Gruaro-Union Preganziol, Zambonin di Rovigo; La
Marenese-Cornuda Crocetta, Zanolla di Belluno; Luparense-Porto Mansuè, Pizzol
di San Donà; Vittorio Smc-Vilorba,
Amabile di Vicenza; Zero Branco-Opitergina, Battocchio di Castelfranco. Prima
categoria. Borgoricco-Ospedaletto, Zamuner di San Donà; Spineda-Villanova,
Zandinella di Venezia; Caltana-San Floriano; Concordia Fonte-Castagnole, Gallo
di Belluno; Riese Vallà-Salese, Toniolo di Schio; Bibione-Pro Roncade, Spezzati
di Padova; Cessalto-Marghera, Saccone di Vicenza; Pro Mogliano-San Stino
Corbolone, Galuppo di Este; Silea-Jesolo, Gordiani di Este; Alpago-Nervesa,
Tesolin di Portogruaro; Codognè-Union Ripa, Cester di San Donà; Fregona-Careni
Pievigina, Scalco di San Donà; Fulgor Trevignano-Godega, Perer di Belluno;
Montello-San Giorgio, Valerio di Portogruaro; Orsago-Plavis, Cadel di Venezia;
Ponte Piave-Sinistra Piave, Sciretti di Mestre; Sanfiorese-Sedico, Alfarè di
Mestre. Seconda categoria. Campese-Giovanile Ezzelina; Vigor-Salgareda; La
Salute-Gorghense; Godigese-Mignagola; Fossalunga-Cendon; Casale-Cipriano
Catron; Aurora Treviso Due-Monastier; Campigo-Sant'Elena; Olmi
Callalta-Salvarosa; Paese-Salvatronda; Marcon-Treville; Altivolese-Foen;
Cisonese-Juventina; La Sernaglia-Lentiai; Bessica-Montegrappa; Caerano-Sp 2005;
Fiori Barp Sospirolo-Union Maser; Piave Tegorzo-Virtus Farra;
Francenigo-Alpina; Gaiarine-Sarmede; Auronzo-San Michele; Limana-Vazzolese;
Santa Lucia Mille-Vitt San Giacomo. Terza categoria. Breda-Ardita Pero;
Parè-Barbisano; Suseganese-Boccadistrada; Lovispresiano-Campolongo;
Cimapiave-Follinese; Santa Giustina-Pro Refrontolo; Basalghelle-Tarzo Revine;
Feletto-Vallata; Milan Guarda-Csm Resana;
Fanzolo-Padernello; Pederobba-Rovere; Postioma-Sant'Antonino; Badoere-San
Gaetano; Fontane-Vedelaghese; Valdosport-Vidor; San Giuseppe-Volpago; Union
98-Eagles Pedemontana; Morosini Biancade-Cesarolo; Evolution Team-Summaga;
Teglio Veneto-Zensonese. (em. st.)
(
da "Tribuna di Treviso,
La" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
governatore: il Veneto va guidato da chi conosce, da chi sa fare, non da chi
viene calato dall'alto Regione, Galan candida Chisso Il presidente: merita la
mia poltrona. Ma solo dal 2015 Sulle regionali 2010: «Mica me ne voglio andare
a metà Voglio vedere il Mose completato» ALBERTO VITUCCI VENEZIA. A Venetopoli
le inaugurazioni non finiscono mai. Con tanto di hostess, filmati,
tensostruttura e fondale azzurrino, pranzo per 500 invitati. Ieri a Fusina è
toccato ancora una volta al presidente della Regione Giancarlo Galan tenere a
battesimo il progetto avviato 4 anni fa dello scavo dei canali portuali. Un
«evento» battezzato «Venezia porto del Nord Est». Il governatore ne ha
approfittato per lanciare a metà discorso un sasso nello stagno. «Bravo
l'assessore Renato Chisso», ha detto sornione, aspettando la reazione di
politici e giornalisti presenti numerosi in platea, «a questo punto merita
ampiamente di sedere nello scranno che mi avete attribuito 14 anni fa». Una
candidatura annunciata dal palco invece che dal predellino, come usa fare il
Capo? «Ma non avete capito, mi riferivo a dopo il 2015», precisa sorridendo
prima di salire sulla macchina che lo porterà a Roma al congresso del Pdl,
«mica me ne voglio andare a metà. Ci sono tante cose da finire, voglio vedere
il Mose completato». Il delfino Chisso, insomma, l'ex assessore socialista del
Comune di Venezia che garantisce il controllo su grandi opere, trasporti e
ambiente, potrà scaldare i motori solo fra sei anni. E per il governatore,
stando alle sue intenzioni, dovrebbe scattare così il quarto mandato. Totale,
se sarà rieletto, un ventennio di governo, record mondiale per le democrazie.
«Eh certo che si riferiva al dopo 2015», «conferma Chisso, «io ho un sacco di
cose da completare come assessore». Più tardi Galan precisa ancora: «E' chiaro
che ho fatto una provocazione, una battuta per dire che insomma il Veneto va
guidato da chi conosce da chi sa fare, e non da chi viene calato dall'alto».
Dunque, niente ordini da Roma (o da Milano). E poi, giuste o sbagliate che
siano i due hanno portato a casa negli ultimi anni molte delle grandi opere che
avevano annunciato. Il sodalizio Galan-Chisso, con intorno un gruppo di
funzionari-commissari come Silvano Vernizzi e Roberto Casarin e un pool di
imprese affidatarie dei grandi lavori (Mantovani, Gemmo, Studio Altieri) ha
inaugurato il Passante e i cantieri del Mose, il rigassificatore di Rovigo con
le torri in cemento costruite all'Arsenale, i lavori al porto e l'espansione
dell'aeroporto guidata dal presidente Enrico Marchi, altro manager di
riferimento del governatore. Chiaro che contando anche sul vento favorevole di centrodestra
che soffia in Italia, puntino alla riconferma. Ma c'è la Lega da tenere
d'occhio. E Galan ha già lanciato l'offensiva di primavera. Obiettivo, mettere
in un angolo il Carroccio che scalpita e possibilmente recuperare l'Udc di
Casini anche a livello locale. «Noi in Regione appoggiamo Galan», sorride Ugo
Bergamo, ex sindaco di Venezia e consigliere del Csm. A
livello locale ancora non si sa. Nelle province l'Udc corre da sola, la Lega
deve ancora decidere. E ha già prenotato la poltrona del governatore dal 2010 in poi per i suoi
quarantenni d'assalto, il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia o il sindaco di
Verona, Flavio Tosi. Ma Galan non intende mollare. E la partita sarà
decisa anche dalle percentuali che i due alleati-avversari otterrano alle Europee
e alle amministrative di giugno. Intanto Galan lancia messaggi. Il
centrosinistra, per ora, se ne sta a guardare: per ribaltare i pronostici nel
Veneto dovrebbe inventarsi un candidato di razza. Che per adesso non si vede.
(
da "Unita, L'"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Dialoganti
o radicali Le «toghe rosse» (Md) rischiano la spaccatura CLAUDIA FUSANI
L'«armata rossa» e la «magistratura militante», contro cui si è scagliato
l'altra sera Berlusconi, sono riunite nella sede della Camera di Commercio di
Modena. Né un fortino, né una trincea, un ex palazzo ducale asburgico che
ospita il congresso di Magistratura democratica mentre si interroga su cosa
essere o diventare dopo 45 anni di militanza a sinistra. L'interrogativo è se
Md debba restare una forza che incide nella vita politica e sociale oltre che
sulla giurisdizione ritirandosi però in una sorta di aventino istituzionale,
della serie basta confronti e compromessi con la politica. O, invece, se debba
concentrarsi «solo» sull'applicazione delle leggi, sui loro effetti, avendo
come priorità la difesa dei diritti fondamentali dell'individuo e discutere su
riforme ed efficienza. Linee separate Due linee separate che rischiano di
creare una frattura senza precedenti nella magistratura (sarebbe anche la
sconfessione dell'Anm) e nella storia di questo gruppo di magistrati che così
tanto ha pesato negli ultimi trent'anni. Oggi Md rappresenta il 25 per cento
delle toghe ma da qualche anno registra un disamoramento tra i più giovani.
Giovani come Giulia Marchetti, 30 anni, uditore, che, invece, hanno partecipato
al congresso chiedendo «chiarezza, trasparenza, qualità, prima di tutto
efficienza degli uffici dove lavoriamo». Difficile e riduttivo schematizzare.
Una linea è quella rappresentata da Livio Pepino, padre
storico della corrente e membro del Csm che posiziona Md «in prima linea in
questa guerra ai poveri che ha ormai sostituito la guerra alla povertà». Fin
qui, cioè la difesa dei diritti dell'individuo e dei più deboli, tutti
d'accordo specie in un momento di crisi che «non è solo economica ma prima
ancora sociale e culturale». Ma è stato un errore, ad esempio, «non
opporsi a sufficienza agli interventi del governo Prodi che hanno portato alla
desertificazione delle procure». Adesso occorre «tenere la schiena dritta ed
essere critici», no «ai conformismi e ai silenzi», meno che mai «ai compromessi
politici che non ci competono visto che non siamo una forza politica». Una
linea radicale, aventiniana, di scontro, in cui si riconoscono Eugenio
Albamonte, molti padri storici e almeno in parte, il segretario uscente di Md
Rita Sanlorenzo che ha parlato di «emergenza democratica» ma ha anche
richiamato le toghe «a indagare sul malcostume e non ad analizzarlo, compito
questo di osservatori di politici». L'altra linea più dilogante è rappresentata
dalla mozione di Piergiorgio Morosini, Silvia Albano, Anna Canepa, Francesco
Messina e soprattutto Bruti Liberati (che non vuole più ricandidarsi alla
presidenza), Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm, e Nello Rossi. Una linea
«radicale sui diritti», che dice no a chi propone una pillola (castrazione
chimica) in cambio della libertà o distrugge uno strumento come le
intercettazioni. Ma invece «duttile, dialogante e disposta al confronto
sull'organizzazione del lavoro e sull'efficienza dei magistrati». possibile
sintesi Possibile una sintesi? «Necessaria» per Borraccetti e Deidda, padri
storici di Md. «Una spaccatura adesso sarebbe un regalo troppo grosso a questa
classe politica» - ha gridato alla platea Deidda, ora Pg a Firenze dopo Trieste
dove ha garantito fino all'ultimo il diritto di scelta di Beppino Englaro.
Applausi, è stato come far saltare un tappo, effetto choc. Il patrimonio
genetico di Md non si tocca, «il rifiuto del conformismo e della passività
culturale e la difesa dei diritti». Detto questo però «è necessario costruire
alleanze e coltivarle» così come «è inutile fare battaglie sull'indipendenza
quando manchiamo noi per primi di professionalità». È l'unica sintesi possibile
per evitare una spaccatura che in questo momento può piacere solo a chi ancora
evoca «l'armata rossa delle toghe». Si chiude oggi la quattro giorni del
congresso di Magistratura democratica. La corrente di sinistra rischia una
spaccatura tra l'anima più identitaria e movimentista e quella più disposta al
dialogo. Bruti Liberati lascia.
(
da "Adige, L'"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
GIULIANO
BELTRAMI STORO - Ci sono storie che quando le senti raccontare ti vengono i
brividi, e ti viene da chiedere: ma in che Stato viviamo? Per esempio quella di
Karafil Saraci , cittadino albanese che ha scelto l'Italia per sbarcare il
lunario, come facevano i nostri nonni quando attraversavano l'oceano in tempi
in cui la vita aveva il sapore amaro della miseria GIULIANO BELTRAMI STORO - Ci
sono storie che quando le senti raccontare ti vengono i brividi, e ti viene da
chiedere: ma in che Stato viviamo? Per esempio quella di Karafil Saraci ,
cittadino albanese che ha scelto l'Italia per sbarcare il lunario, come
facevano i nostri nonni quando attraversavano l'oceano in tempi in cui la vita
aveva il sapore amaro della miseria. Il calvario di Karafil (33 anni in agosto)
inizia nel 1999, quando la polizia di Matera lo pesca senza permesso di
soggiorno. Inevitabile la conseguenza: allontanamento dall'italico territorio.
Quattro anni dopo Karafil rientra in Italia, e precisamente a Storo, dove
lavorano da anni fratelli e cugini. Adriano Malcotti , titolare della
«Poncial», piccola azienda che stampa acciaio, vorrebbe assumerlo, quindi
richiede la regolarizzazione, come prevede la legge Bossi-Fini. Ma il 4 luglio
del 2003 la Commissione lavoro della Provincia respinge la richiesta. Motivo:
«Saraci è stato soggetto ad espulsione con accompagnamento alla frontiera».
Malcotti si rivolge al Commissariato del Governo, con una lettera
accompagnatoria del sindaco di Storo per rassicurare che fratelli e cugini non
hanno mai dato preoccupazioni: «Vita improntata ad un ritmo esemplare: casa,
lavoro, casa. E si dedicano anche alle attività sociali. Rappresentano un
risultato molto positivo di integrazione». Poi ricorre al Tar, perché secondo
la Bossi-Fini, essendo stato allontanato per mancanza del permesso di
soggiorno, e non espulso con accompagnamento alla frontiera, ha diritto alla
regolarizzazione. Tutto chiaro? Magari. L'Italia di legulei e cavilli su
argomenti come questo è capace di perdere la bussola. È così che cominciano a
girare le carte da Erode a Pilato. Il 26 maggio 2005 il Tar di Trento pone un quesito alla Corte Costituzionale: se il signor Saraci è
stato allontanato per mancanza del permesso, e non per problemi di sicurezza,
può rimanere? La Consulta risponde chiedendo ulteriore documentazione, che il
Tar soddisfa con i debiti chiarimenti. La Corte decide di non decidere (per
dirla in soldoni) e rimanda la palla nel campo del Tribunale amministrativo di
Trento. Ma intanto Karafil viene espulso. Malcotti è uno che non molla
facilmente, perciò ricorre al giudice di pace, spiegando che l'espulsione non
può aver luogo, essendo Saraci in attesa di giudizio. Ricorso accolto, ma c'è
una complicazione ulteriore. Siccome (altro male italiano) quel che fa la mano
destra non è conosciuto dalla mano sinistra, per la questura Karafil va
espulso, quindi i carabinieri devono eseguire il provvedimento di espulsione.
Risparmiamo per carità di patria il racconto degli equivoci che ne nascono. Per
farla breve si arriva alla sentenza del Tar del 5 marzo 2009 che finalmente, a
suon di articoli e commi di legge sancisce per Karafil Saraci, cittadino
d'Albania venuto in Italia con l'unico scopo di lavorare, la possibilità di
rimanere sul nostro suolo. Karafil ed il suo imprenditore brindano, tirando un
sospiro di sollievo. Ma quanta fatica. In questi anni Karafil ha continuato a
lavorare alla Poncial, regolarmente assunto, ma con il timore nel cuore, perché
la sentenza avrebbe potuto cacciarlo, e con quei paradossi che solo in Italia
possono capitare. L'azienda pagava i contributi, ma per Karafil non c'era
tessera sanitaria, quindi era proibito ammalarsi, pena il pagamento di cure,
farmaci e medici. Un giorno si è tagliato un dito sul lavoro, e l'imprenditore ha
dovuto pagare intervento e assistenza. Tutto è bene quel che finisce bene,
diceva lo scrittore. Così è successo, dopo sei anni di avvocati, ricorsi, mal
di pancia e tensioni. Ci sono commenti? 29/03/2009
(
da "Tempo, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa
«Si faccia chiarezza su Acea» Iannarilli Finisce sotto accusa la gestione
idrica del territorio Decisa presa di posizione di Antonello Iannarilli sulla
gestione idrica del territorio. «Sulla vicenda Acea – Ato 5 intendo andare fino
in fondo. I continui, incresciosi episodi che vedono coinvolta la società e l'aumento delle tariffe giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale e dal Coviri, denotano
una gestione dell'ente del tutto irresponsabile, inefficiente ed inefficace,
dalla quale, peraltro, scaturisce un servizio scadente, per nulla rispondente
alle esigenze del territorio. La conferma viene anche, del resto, da una indagine
della Procura della Repubblica, e dai relativi rinvii a giudizio dei
responsabili ai vari livelli. Per questo, ritengo che tale, incresciosa
situazione debba necessariamente terminare quanto prima. Intendo perciò
investire della questione il sindacoAlemanno, rappresentante politico del
maggiore azionista, che è il Comune di Roma, e chiedere la sostituzione
immediata dei dirigenti Acea ai diversi livelli, che si sono rivelati
inadeguati ed incapaci nelle proprie funzioni e, nonostante tutto, hanno ancora
il coraggio di rimanere al loro posto. Inoltre, da riscontri certi, sembrerebbe
proprio che molte aziende del territorio, creditrici della società, non vengono
pagate anche da anni, mentre le perdite d'acqua, che ancora oggi pullulano
nell'intera provincia, non sono riparate per mesi, con conseguenti notevoli
sprechi, che sono l'altra faccia della medaglia di un servizio che in molti
Comuni funziona ancora ad intermittenza. Non dimentichiamo poi che nella
società risultano impiegati molti parenti o affini di amministratori ed
illustri esponenti del centrosinistra, e uno di questi ultimi era anche nel cda
dove, sicuramente, ha rappresentato non gli interessi dei cittadini ma quelli
di un Partito, visti i risultati».
(
da "Corriere del Veneto"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Veneto - PADOVA - sezione: PRIMAPAGINA - data: 2009-03-29 num: - pag: 1
categoria: REDAZIONALE La storia Il governatore Lombardo loda Formentin che
resta a Palermo La Sicilia: quel giudice sia un esempio VENEZIA — Un «altissimo
esempio» che conferma come «nelle coscienze degli italiani si stia facendo
strada una nuova sensibilità dello Stato». Il governatore della Regione Sicilia
Raffaele Lombardo commenta così la decisione del sostituto
procuratore padovano Marco Formentin di far ritorno a Termini Imerese, dopo
aver chiesto ed ottenuto dal Csm il trasferimento a Vicenza, per restare al
fianco dei tre colleghi rimasti soli nella procura isolana. «Un esempio di
senso del dovere e di rispetto delle istituzioni per il quale lo ringrazio a
nome di tutti i siciliani». A PAGINA 5 Bonet
(
da "Corriere del Veneto"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Veneto - PADOVA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-29 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE L'incontro Trecento persone affollano la sala. Non c'è
Zanonato Englaro commuove Padova «Eluana, purosangue di libertà» PADOVA — Già
alle 10 di ieri mattina, a poco meno di un'ora dal via, si capisce che la sala
Antico Ghetto, nel pieno centro di Padova, è troppo piccola per contenere
tutti. Per dar spazio all'interesse, alla curiosità e all'emozione di
tantissimi padovani. Comodi sulle poltroncine i più fortunati. In piedi, seduti
a terra o stretti sulle scale d'ingresso gli altri. Alla fine, ad applaudire ed
incoraggiare Beppino Englaro, saranno almeno in trecento. Il sindaco Flavio
Zanonato non c'è: ha preferito restare in ufficio a parlare di fusione termonucleare
con un esperto venuto dalla Germania. La sua assenza fa storcere il naso a più
di qualcuno, visto pure che ad organizzare l'incontro con il papà di Eluana è
stata una seria fetta della coalizione che lo sosterrà alle elezioni: cioè la
Sinistra per Padova, guidata dal presidente regionale di Arcigay Alessandro
Zan. Tant'è, puntualissimo, accolto da un lungo e scrosciante applauso, Beppino
Englaro entra in sala alle 10.45. Ha il volto scavato dal dolore di chi «per 15
anni e 9 mesi – spiega – dal 18 gennaio 1992 al 16 ottobre 2007, è stato come
un cane che abbaia alla luna. Per 5.750 giorni, dall'incidente stradale di
Eluana alla sentenza della Corte di cassazione che spero faccia davvero
giurisprudenza, ho sopportato l'impossibilità di dialogare con chiunque: zero
interlocutori dal punto di vista medico, legale e politico. Poi, pur nella
terribile confusione e disinformazione che c'è in Italia sulla cosiddetta
eutanasia, è andata come tutti sapete. Eluana aveva uno spirito bellissimo –
ricorda papà Beppino, stanco ma determinato – era un autentico purosangue della
libertà». In prima fila si scorgono gli assessori Balbinot (L'Intesa veneta) e
Sirone (Socialisti), i democratici Armano e Agugiaro, Marini per i Comunisti,
l'ex rettore del Bo Muraro e il presidente di Legambiente Nicolello.
Intervengono due giuristi dell'Università di Padova, i professori Paolo Zatti e
Marco Azzalini: «Ieri la storia di Eluana – attacca il primo – e oggi la legge
sul testamento biologico approvata dal Senato dimostrano che il governo
italiano sta violando ripetutamente e impunemente la Costituzione e sta
affossando l'habeas corpus: la salvaguardia della propria libertà, cui ha
diritto ogni persona, scompare di fronte all'azione arbitraria dello Stato.
Spero che, una volta passata anche alla Camera, la legge sul testamento
biologico venga resa carta straccia dalla Corte costituzionale».
«Il dibattito in corso da mesi è sleale da parecchi punti di vista – chiude
l'altro – L'importante, citando una battuta di un celebre film ( The
confession, con Ben Kingsley e Alec Baldwin, ndr.), non è fare la cosa giusta,
ma sapere cos'è giusto fare. E Beppino e noi tutti sappiamo bene cos'è giusto
fare». Davide D'Attino \\ Per quindici anni ho sopportato l'impossibilità di
dialogare con chiunque: medici, legali, politici
(
da "Corriere del Veneto"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Veneto - PADOVA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-29 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE L'intervista E' consigliere togato del Csm Ma Napolitano
è perplessa «Anche al Nord servono eroi» VENEZIA — «Per carità la decisione di
Formentin è sicuramente encomiabile. E però anche il Nord, di questi tempi,
avrebbe bisogno di eroi». Maria Luisa Napolitano, trevigiana, è consigliere
togato del Csm. La prossima settimana, nel plenum del Consiglio, sarà chiamata
a votare la revoca del trasferimento chiesto dal sostituto padovano, che potrà così
fare ritorno a Termini Imerese. Lasciando però vacante un posto nella pur
bisognosa di toghe procura di Vicenza. Dottoressa Napolitano, secondo lei il
Sud gode di eccessive attenzioni? «Non mi sfuggono i gravi problemi che la
Giustizia incontra in quella terra, però non posso non ricordare come anche al
Nord manchino all'appello centinaia di magistrati. E senza toghe non si
celebrano i processi, neanche al Nord». Il Sud, e la Sicilia in particolare,
sono però considerate le frontiere della lotta alla criminalità. «A Gorizia,
che con Brescia vive la situazione più grave del Nord Italia, si attende di
poter celebrare 300 processi per l'amianto. Sono forse meno importanti di un
processo per mafia?». Gli eroi, insomma, non bastano. «Sarebbe auspicabile non averne
affatto bisogno, di eroi. Formentin ha preso la sua decisione, si può
condividere, ma certe etichette non mi piacciono. Forse che la giovane collega
veneta che si prepara a tornare finalmente a casa dopo essere rimasta tre anni
a Vibo Valentia con una bimba piccola è meno eroica di Formentin?».
L'impressione è che la coperta, comunque la si tiri, resti sempre troppo corta.
«Il Sud soffre di una realtà criminale sicuramente aggravata rispetto al Nord
ma non dimentichiamo che qui gli organici sono fermi al dopoguerra, mentre lì
sono pur sempre stati potenziati nel corso degli anni». Come si è arrivati a
questa situazione? «Purtroppo gli errori si sono stratificati nel tempo. Più di
recente ha contribuito la decisione di non adibire a funzioni requirenti i
magistrati di prima nomina. Una scelta che, per certi versi, si può pure
condividere ». C'è qualche soluzione all'orizzonte? «Il ministero sta pensando
a due rimedi: trasferimenti d'ufficio di magistrati giudicanti, spediti a fare
i pm là dove ce n'è più bisogno, oppure incentivi economici a chi acconsente ad
andare nei distretti disagiati. Ma l'unica vera soluzione sarebbe varare al più
presto l'attesa riforma della giustizia». Ma.Bo. \\ Trecento processi per
l'amianto a Brescia sono meno importanti di un processo per mafia?
(
da "Corriere del Veneto"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Veneto - PADOVA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-29 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE Il caso Il padovano Marco Formentin, pm a Termini
Imerese, aveva ottenuto il trasferimento a Vicenza. Poi ci ha ripensato: «Se
vado via, restano in tre» Il giudice rinuncia al Veneto «Tutta la Sicilia
ringrazia» Il governatore Lombardo: un nuovo senso dello Stato VENEZIA — Un
«altissimo esempio» che conferma come «nelle coscienze degli italiani si stia
facendo strada una nuova sensibilità dello Stato». Il governatore della Regione
Sicilia Raffaele Lombardo commenta così la decisione del
sostituto procuratore padovano Marco Formentin di far ritorno a Termini
Imerese, dopo aver chiesto ed ottenuto dal Csm il trasferimento a Vicenza, per
restare al fianco dei tre colleghi rimasti soli nella procura isolana. «Un
esempio di senso del dovere e di rispetto delle istituzioni - continua Lombardo
- per il quale lo ringrazio a nome di tutti i siciliani». Un
ripensamento improvviso e repentino, quello del trentaseienne Formentin, tanto
più che la richiesta di revoca del trasferimento è stata recapitata a palazzo
dei Marescialli quando già erano scaduti i termini concessi dalla legge. Un
paio di settimane di ritardo, che però non hanno impedito alla terza
commissione di approvare comunque la domanda del sostituto padovano, dettata da
«una questione di coscienza, come magistrato e come cittadino» e giustificata
con «un'eccezionale esigenza di servizio» che sta tutta nella desertificazione,
dopo l'accoglimento di tre richieste di trasferimento su tre, della procura di
Termini Imerese guidata da Alfredo Morvillo, fratello di Francesca che il 23
maggio del 1992 morì a Capaci col marito Giovanni Falcone. Ora si attende la
votazione del plenum, ma non pare che vi saranno sorprese: Formentin potrà
tornare in Sicilia, dove è approdato da giovane toga nell'ottobre del 2003. Lui
si schermisce, non vuol passare per eroe: «Ho ritenuto di essere nelle
condizioni di continuare a dare il mio contributo in questa procura». E però in
Sicilia c'è già chi lo elegge a modello di una sensibilità civica oramai sempre
più rara. E mica uno qualunque: il governatore Raffaele Lombardo. «La decisione
del dottor Formentin - spiega il governatore - rappresenta un altissimo esempio
di senso del dovere e di rispetto delle istituzioni. Da presidente della
Regione, lo ringrazio a nome dei siciliani a favore dei quali è quotidianamente
profuso il suo impegno di sostituto procuratore della Repubblica ». Terra
difficile, la Sicilia, come sottolinea lo stesso Lombardo: «Il ripensamento di
Formentin rivela la grande difficoltà degli apparati dello Stato ad operare nel
sud del Paese. Ma rappresenta anche un segnale positivo: conferma infatti che
si fa strada, nelle coscienze di tanti italiani una nuova sensibilità dello
Stato. Una sensibilità che mi auguro diventi sempre più "contagiosa"
in ogni segmento sociale, a partire dalla stessa Sicilia». Marco Bonet
(
da "Nazione, La (La
Spezia)" del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMA
pag. 1 Tribunale, disputa teologica sulla Madonna per una multa GIUDICE DI PACE
RESPINTO IL RICORSO CONTRO LA CONTRAVVENZIONE PER UNA BESTEMMIA CHI INGIURIA la
Madonna merita di essere condannato alla sanzione pecuniaria di 58 euro. Parola
del giudice di pace Isidora Faccioli, che ha respinto il ricorso presentato da
un giovane di Vezzano Ligure contro l'ammenda inflittagli dai carabinieri che,
nelle more della contestazione di un'infrazione stradale, lo avevano sentito
pronunciare una bestemmia contro la Vergine. La questione legale si è giocata
attorno all'applicabilità o meno dell'articolo 724 del codice penale (che
punisce «chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose,
la Divinità») nei confronti di chi offende la Madonna. Per l'avvocato difensore del ricorrente no, a motivo degli interventi
abrogativi della Corte Costituzionale che aveva cancellato dall'articolo il riferimento
a «Simboli e Persone venerate dalla religione di Stato», considerando legittima
la sanzione solo in caso di bestemmia contro la Divinità. Ebbene, per il legale
la Madonna è «Persona». Ma il giudice di pace, nella motivazione della
sentenza, ne ha 'certificato' la Divinità, ricorrendo alla definizione
teologica della Madonna come madre di Dio. Ha spiegato: «Se l'Ave Maria è, col
Padre Nostro, la preghiera principale per i cattolici, ciò sicuramente vuol
dire che la Madonna, come Madre di Dio, ha un'importanza speciale a motivo
della divinità della sua maternità, oltraggiando la quale, per il suo tramite,
viene oltraggiato Dio». Ammenda, dunque, sacrosanta. C.R.
(
da "Resto del Carlino,
Il (Bologna)" del 29-03-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno,
Il (Milano)) (Nazione, La (Firenze))
Argomenti: Giustizia
ESTERI
pag. 17 ROMA Sul caso di Cesare Battisti, la Corte costituzionale brasiliana (Stf) deciderà
... ROMA Sul caso di Cesare Battisti, la Corte costituzionale brasiliana (Stf) deciderà «entro fine aprile». Lo ha detto il
ministro degli Esteri, Franco Frattini, a margine del Congresso del Pdl a Roma,
Sulla vicenda dell'ex terrorista rosso al quale il Brasile ha riconosciuto lo
status di rifugiato politico, bloccandone l'estradizione, Frattini ha
detto: «Rispettiamo la Corte brasiliana, ma sono ottimista per la validità
delle nostre ragioni. Lo vogliamo in galera in Italia», ha concluso.
(
da "Nuova Venezia, La"
del 29-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino
di Padova, Il)
Argomenti: Giustizia
Il
governatore: il Veneto va guidato da chi conosce, da chi sa fare, non da chi
viene calato dall'alto Regione, Galan candida Chisso Il presidente: merita la
mia poltrona. Ma solo dal 2015 Sulle regionali 2010: «Mica me ne voglio andare
a metà Voglio vedere il Mose completato» ALBERTO VITUCCI VENEZIA. A Venetopoli
le inaugurazioni non finiscono mai. Con tanto di hostess, filmati,
tensostruttura e fondale azzurrino, pranzo per 500 invitati. Ieri a Fusina è
toccato ancora una volta al presidente della Regione Giancarlo Galan tenere a
battesimo il progetto avviato 4 anni fa dello scavo dei canali portuali. Un
«evento» battezzato «Venezia porto del Nord Est». Il governatore ne ha approfittato
per lanciare a metà discorso un sasso nello stagno. «Bravo l'assessore Renato
Chisso», ha detto sornione, aspettando la reazione di politici e giornalisti
presenti numerosi in platea, «a questo punto merita ampiamente di sedere nello
scranno che mi avete attribuito 14 anni fa». Una candidatura annunciata dal
palco invece che dal predellino, come usa fare il Capo? «Ma non avete capito,
mi riferivo a dopo il 2015», precisa sorridendo prima di salire sulla macchina
che lo porterà a Roma al congresso del Pdl, «mica me ne voglio andare a metà.
Ci sono tante cose da finire, voglio vedere il Mose completato». Il delfino
Chisso, insomma, l'ex assessore socialista del Comune di Venezia che garantisce
il controllo su grandi opere, trasporti e ambiente, potrà scaldare i motori
solo fra sei anni. E per il governatore, stando alle sue intenzioni, dovrebbe
scattare così il quarto mandato. Totale, se sarà rieletto, un ventennio di
governo, record mondiale per le democrazie. «Eh certo che si riferiva al dopo
2015», «conferma Chisso, «io ho un sacco di cose da completare come assessore».
Più tardi Galan precisa ancora: «E' chiaro che ho fatto una provocazione, una
battuta per dire che insomma il Veneto va guidato da chi conosce da chi sa
fare, e non da chi viene calato dall'alto». Dunque, niente ordini da Roma (o da
Milano). E poi, giuste o sbagliate che siano i due hanno portato a casa negli
ultimi anni molte delle grandi opere che avevano annunciato. Il sodalizio
Galan-Chisso, con intorno un gruppo di funzionari-commissari come Silvano
Vernizzi e Roberto Casarin e un pool di imprese affidatarie dei grandi lavori
(Mantovani, Gemmo, Studio Altieri) ha inaugurato il Passante e i cantieri del
Mose, il rigassificatore di Rovigo con le torri in cemento costruite
all'Arsenale, i lavori al porto e l'espansione dell'aeroporto guidata dal
presidente Enrico Marchi, altro manager di riferimento del governatore. Chiaro
che contando anche sul vento favorevole di centrodestra che soffia in Italia,
puntino alla riconferma. Ma c'è la Lega da tenere d'occhio. E Galan ha già
lanciato l'offensiva di primavera. Obiettivo, mettere in un angolo il Carroccio
che scalpita e possibilmente recuperare l'Udc di Casini anche a livello locale.
«Noi in Regione appoggiamo Galan», sorride Ugo Bergamo, ex sindaco
di Venezia e consigliere del Csm. A livello locale ancora non si sa. Nelle
province l'Udc corre da sola, la Lega deve ancora decidere. E ha già prenotato
la poltrona del governatore dal 2010
in poi per i suoi quarantenni d'assalto, il ministro
dell'Agricoltura Luca Zaia o il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Ma Galan
non intende mollare. E la partita sarà decisa anche dalle percentuali che i due
alleati-avversari otterrano alle Europee e alle amministrative di giugno.
Intanto Galan lancia messaggi. Il centrosinistra, per ora, se ne sta a
guardare: per ribaltare i pronostici nel Veneto dovrebbe inventarsi un
candidato di razza. Che per adesso non si vede.
(
da "Giornale.it, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 76
del 2009-03-29 pagina 4 La nuova Costituzione: meno parlamentari e il Senato
federale Quattro proposte all'esame delle Camere e 223 testi depositati.
Previsto un taglio del 20% degli eletti di Stefano Filippi Gianfranco Fini
chiede una «grande stagione costituente», per dare più potere al governo e
«chiamare allo scoperto la sinistra» per capirne le proposte. Massimo D'Alema
risponde che il centrosinistra «dovrebbe raccogliere la sfida in positivo»
lanciata dal presidente della Camera. Si riapre una discussione in corso da
anni che riguarda la riforma della seconda parte della Costituzione e in
particolare la struttura delle Camere e la forma di governo. Al momento,
secondo il ministero delle Riforme istituzionali, sono all'esame del Parlamento
quattro iniziative legislative mentre sono addirittura 223 i testi depositati
di cui non è ancora cominciato l'esame: una media di cinque proposte alla
settimana. Ecco i nodi principali, su cui al termine della scorsa legislatura
centrodestra e centrosinistra avevano raggiunto un sostanziale consenso di
fondo. Le nuove Camere: Senato federale Camera e Senato cambieranno natura. Si
va verso una Camera politica, eletta direttamente dal popolo, che concede e
revoca la fiducia al governo, mentre Palazzo Madama ospiterà un'assemblea
rappresentativa delle regioni, un Senato federale eletto dai consigli regionali
e dai consigli delle autonomie locali. Ogni regione eleggerà un numero di
senatori proporzionale al proprio numero di abitanti, da un minimo di cinque a
un massimo di 12. Resteranno i 12 deputati e i 6 senatori eletti nelle
circoscrizioni estere. Ogni cinque anni gli italiani dunque eleggeranno i
membri di Montecitorio, mentre i senatori decadranno al decadere dei consigli
regionali e successivamente saranno rieletti dai nuovi «parlamentini» locali.
La seconda carica dello stato, che sostituisce il presidente della repubblica
nei casi previsti dalla Costituzione, non sarà più il presidente del Senato ma
quello della Camera. Bicameralismo imperfetto Nella formazione delle leggi sarà
modificato il meccanismo previsto attualmente dalla Costituzione. Il testo non
dovrà più avere la doppia approvazione delle due Camere, ma basterà il via
libera di Montecitorio. Saranno disciplinate le eccezioni: è molto probabile
che le materie in cui continuerà a essere necessario il doppio benestare siano
la revisione della Costituzione, la modifica del sistema elettorale, la
definizione delle funzioni degli organi di governo e degli enti locali,
l'istituzione e la disciplina delle Autorità di controllo e garanzia, le
minoranze linguistiche. Saranno i presidenti delle Camere a stabilire quali
progetti di legge dovranno passare anche dal Senato federale. In questi casi, i
testi andranno prima al Senato e poi alla Camera, che delibererà in via
definitiva. Minor numero di parlamentari La riforma ridurrà il numero di
deputati e senatori. Il taglio dovrebbe essere del 20 per cento alla Camera, dove
si scenderà dagli attuali 630
a 512, e più consistente al Senato: da 315 a 200. Cambierà anche
l'età per entrare a Montecitorio, non più gli attuali 25 anni ma 18. Per ambire
al Quirinale, invece, basterà aver compiuto 40 anni e non 50 come oggi. Regolamenti
più snelli Parallelamente al ridisegno delle competenze delle Camere e alla
riduzione dei loro componenti, si procederà anche alla revisione dei
regolamenti parlamentari. Non è, questo, un tema di rilievo costituzionale,
ma si può intervenire con semplici leggi ordinarie. Il centrodestra chiede meno
lungaggini e tempi certi per l'approvazione delle leggi. Più poteri al governo
È l'aspetto più dibattuto delle riforme, nonostante sia largamente condivisa la
necessità di rafforzare i poteri del presidente del consiglio e dell'esecutivo.
Alla fine della scorsa legislatura erano state individuate quattro possibili
modifiche all'assetto attuale. Primo: procedure più rapide per fare approvare i
disegni di legge del governo, che potrà chiedere di iscriverli con priorità
all'ordine del giorno della Camera e di farli votare entro una certa data.
Secondo: queste corsie preferenziali saranno bilanciate da maggiori limiti
nella decretazione d'urgenza (escluse le disposizioni previste da decreti
bocciati, le norme dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale, le deleghe legislative e
l'attribuzione di poteri regolamentari in materie disciplinate dalla legge).
Terzo: il premier potrà non solo proporre al capo dello stato i nomi dei
ministri ma anche la loro revoca. Quarto: sarà più difficile mandare a casa
l'esecutivo in carica, in quanto la mozione di sfiducia dovrà essere chiesta da
un terzo della Camera (oggi basta un decimo) e votata dalla maggioranza
assoluta dei componenti. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano
(
da "Giornale di Brescia"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione:
29/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia CONGEDI PER FIGLI DI DISABILI La Corte Costituzionale, con sentenza 30.1.2009 n. 19, ha dichiarato
l'illegittimità dell'art. 42, comma 5, del D.Lgs. 26.3.2001 n. 151, nella parte
in cui non include, tra i soggetti legittimati a fruire del congedo
straordinario di due anni, il figlio convivente, in assenza di altri soggetti
idonei a prendersi cura della persona che si trovi in situazione di disabilità grave.
L'Inps, con la circolare 16 marzo 2009 n. 41, ha emanato le istruzioni
operative per l'erogazione dell'indennità connessa alla fruizione del congedo
straordinario. Il congedo può essere riconosciuto al figlio convivente del
portatore di handicap grave, qualora non vi siano altri soggetti idonei a
prendersene cura e in caso si verifichino le seguenti quattro condizioni: 1) il
genitore portatore di handicap grave non sia coniugato o non conviva col
coniuge, oppure, laddove sia coniugato e convivente col coniuge, ricorra una
delle seguenti situazioni: - il coniuge non presti attività lavorativa o sia
lavoratore autonomo; - il coniuge abbia espressamente rinunciato a godere per
lo stesso soggetto e nei medesimi periodi del congedo in esame; 2) entrambi i genitori
del portatore di handicap siano deceduti o totalmente inabili; 3) il genitore
portatore di disabilità grave non abbia altri figli o non conviva con alcuno di
essi, oppure laddove abbia altri figli conviventi, ricorra una delle seguenti
situazioni: - tali figli (diversi dal richiedente il congedo) non prestino
attività lavorativa o siano lavoratori autonomi; - i figli conviventi (diversi
dal richiedente il congedo) abbiano espressamente rinunciato a godere del
congedo in esame per il suddetto genitore nel medesimo periodo; 4) il portatore
di disabilità grave non abbia fratelli o non conviva con alcuno di essi,
oppure, laddove abbia un fratello convivente, ricorrano altre specifiche
condizioni.
(
da "Giornale.it, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 76
del 2009-03-29 pagina 4 La nuova Costituzione: meno parlamentari e il Senato
federale di Stefano Filippi Gianfranco Fini chiede una «grande stagione
costituente», per dare più potere al governo e «chiamare allo scoperto la
sinistra» per capirne le proposte. Massimo DAlema
risponde che il centrosinistra «dovrebbe raccogliere la sfida in positivo» lanciata dal
presidente della Camera. Si riapre una discussione in corso da anni che
riguarda la riforma della seconda parte della Costituzione e in particolare la
struttura delle Camere e la forma di governo. Al momento, secondo il ministero
delle Riforme istituzionali, sono all'esame del Parlamento quattro iniziative
legislative mentre sono addirittura 223 i testi depositati di cui non è ancora
cominciato lesame: una media di cinque proposte alla
settimana. Ecco i nodi principali, su cui al termine della scorsa
legislatura centrodestra e centrosinistra avevano raggiunto un sostanziale
consenso di fondo. Le nuove Camere: Senato federale Camera e Senato cambieranno
natura. Si va verso una Camera politica, eletta direttamente dal popolo, che
concede e revoca la fiducia al governo, mentre Palazzo Madama ospiterà unassemblea rappresentativa delle regioni, un Senato
federale eletto dai consigli regionali e dai consigli delle autonomie locali.
Ogni regione eleggerà un numero di senatori proporzionale al proprio numero di
abitanti, da un minimo di cinque a un massimo di 12. Resteranno i 12 deputati e
i 6 senatori eletti nelle circoscrizioni estere. Ogni cinque anni gli italiani
dunque eleggeranno i membri di Montecitorio, mentre i senatori decadranno al
decadere dei consigli regionali e successivamente saranno rieletti dai nuovi
«parlamentini» locali. La seconda carica dello stato, che sostituisce il
presidente della repubblica nei casi previsti dalla Costituzione, non sarà più
il presidente del Senato ma quello della Camera. Bicameralismo imperfetto Nella
formazione delle leggi sarà modificato il meccanismo previsto attualmente dalla
Costituzione. Il testo non dovrà più avere la doppia approvazione delle due
Camere, ma basterà il via libera di Montecitorio. Saranno disciplinate le
eccezioni: è molto probabile che le materie in cui continuerà a essere
necessario il doppio benestare siano la revisione della Costituzione, la
modifica del sistema elettorale, la definizione delle funzioni degli organi di
governo e degli enti locali, l'istituzione e la disciplina delle Autorità di
controllo e garanzia, le minoranze linguistiche. Saranno i presidenti delle
Camere a stabilire quali progetti di legge dovranno passare anche dal Senato
federale. In questi casi, i testi andranno prima al Senato e poi alla Camera,
che delibererà in via definitiva. Minor numero di parlamentari La riforma
ridurrà il numero di deputati e senatori. Il taglio dovrebbe essere del 20 per
cento alla Camera, dove si scenderà dagli attuali 630 a 512, e più consistente
al Senato: da 315 a
200. Cambierà anche l'età per entrare a Montecitorio, non più gli attuali 25
anni ma 18. Per ambire al Quirinale, invece, basterà aver compiuto 40 anni e
non 50 come oggi. Regolamenti più snelli Parallelamente al ridisegno delle
competenze delle Camere e alla riduzione dei loro componenti, si procederà
anche alla revisione dei regolamenti parlamentari. Non è, questo, un tema di
rilievo costituzionale, ma si può intervenire con
semplici leggi ordinarie. Il centrodestra chiede meno lungaggini e tempi certi
per l'approvazione delle leggi. Più poteri al governo è laspetto più dibattuto delle riforme, nonostante sia
largamente condivisa la necessità di rafforzare i poteri del presidente del
consiglio e dell'esecutivo. Alla fine della scorsa legislatura erano state
individuate quattro possibili modifiche all'assetto attuale. Primo: procedure
più rapide per fare approvare i disegni di legge del governo, che potrà
chiedere di iscriverli con priorità all'ordine del giorno della Camera e di
farli votare entro una certa data. Secondo: queste corsie preferenziali saranno
bilanciate da maggiori limiti nella decretazione d'urgenza (escluse le
disposizioni previste da decreti bocciati, le norme dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale, le deleghe legislative e l'attribuzione di poteri regolamentari
in materie disciplinate dalla legge). Terzo: il premier potrà non solo proporre
al capo dello stato i nomi dei ministri ma anche la loro revoca. Quarto: sarà
più difficile mandare a casa l'esecutivo in carica, in quanto la mozione di
sfiducia dovrà essere chiesta da un terzo della Camera (oggi basta un
decimo) e votata dalla maggioranza assoluta dei componenti. © SOCIETà EUROPEA
DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Tempo, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa
frosinone Iannarilli: «Si faccia chiarezza su Acea» Decisa presa di posizione
di Antonello Iannarilli sulla gestione idrica del territorio. «Sulla vicenda
Acea – Ato 5 intendo andare fino in fondo. I continui, incresciosi episodi che
vedono coinvolta la società e l'aumento delle tariffe
giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale e dal Coviri, denotano una gestione dell'ente del tutto
irresponsabile, inefficiente ed inefficace, dalla quale, peraltro, scaturisce
un servizio scadente, per nulla rispondente alle esigenze del territorio. La
conferma viene anche, del resto, da una indagine della Procura della
Repubblica, e dai relativi rinvii a giudizio dei responsabili ai vari
livelli. Per questo, ritengo che tale, incresciosa situazione debba
necessariamente terminare quanto prima. Intendo perciò investire della
questione il sindacoAlemanno, rappresentante politico del maggiore azionista,
che è il Comune di Roma, e chiedere la sostituzione immediata dei dirigenti
Acea ai diversi livelli, che si sono rivelati inadeguati ed incapaci nelle
proprie funzioni e, nonostante tutto, hanno ancora il coraggio di rimanere al
loro posto. Inoltre, da riscontri certi, sembrerebbe proprio che molte aziende
del territorio, creditrici della società, non vengono pagate anche da anni,
mentre le perdite d'acqua, che ancora oggi pullulano nell'intera provincia, non
sono riparate per mesi, con conseguenti notevoli sprechi, che sono l'altra
faccia della medaglia di un servizio che in molti Comuni funziona ancora ad
intermittenza. Non dimentichiamo poi che nella società risultano impiegati
molti parenti o affini di amministratori ed illustri esponenti del
centrosinistra, e uno di questi ultimi era anche nel cda dove, sicuramente, ha
rappresentato non gli interessi dei cittadini ma quelli di un Partito, visti i
risultati».
(
da "Gazzettino, Il
(Belluno)" del 29-03-2009)
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Dall'Eccellenza
alla Terza via alle 16 Donne: Dynamo pronta a festeggiare Domenica 29 Marzo
2009, ECCELLENZA GIRONE B FELTRESE (32) -CORDIGNANO (26) Puntare ai playoff,
ormai, è difficile. Una vittoria, però, garantirebbe la tranquillità. Arbitro
Giacomo Piccoli di Vicenza. PROMOZIONE GIRONE D CAVARZANO (36)-LIBERTAS CEGGIA
(11) La squadra di Lauria gioca contro una squadra ormai rassegnata alla
retrocessione. L'importante è trovare nuovi stimoli: i playoff potrebbero
essere un buon motivo per impegnarsi. Arbitro Francesco Frasson di Castelfranco
Veneto. PRIMA CATEGORIA GIRONE H ALPAGO (37)- NERVESA (37) Le due squadre
cercano punti che, alla fine, risulteranno decisivi in chiave playoff. Si gioca
a Pieve e non a Puos (lo stadio Comunità Montana è occupata dalla squadra di
rugby). Arbitro Riccardo Tesolin di Portogruaro. CODOGNÈ (40)-RIPA FENADORA
(52) Vincere oggi significa ormai poter stappare lo spumante, anche se per la
matematica bisogna tener conto anche del Careni che è a meno 14. Perdere
potrebbe comportare una primavera in affanno anche perché il Codognè deve
recuperare ancora una gara (mercoledì a Sedico). Arbitro Jacopo Cester di San
Donà. MONTELLO (34)-SAN GIORGIO (36) La primavera comincia a farsi sentire: chi
avrà più birra in corpo? Arbitro Andrea Valerio di Portogruaro. ORSAGO
(31)-PLAVIS (24) Vincere è un'impresa difficile ma non impossibile. Arbitro
Silvio Cadel di Venezia. PONTE DI PIAVE (16)-ZTLL SINISTRA PIAVE (24) Non c'è
alternativa alla vittoria, se si confida in un posto di favore nella griglia
dei playout. Bisogna dimenticare subito la scialba prestazione con l'Orsago.
Arbitro Raffaele Sciretti di Mestre. SANFIORESE (33)-SEDICO (33) Bisogna
tornare a giocare. Un pareggio starebbe bene a entrambe le squadre. Arbitro
Daniele Alfarè di Mestre. SECONDA CATEGORIA GIRONE Q AGORDINA (22)-CASTION
LORIA (24) Ultimo treno per la salvezza senza passare per i playout. E
finalmente si torna a giocare veramente in casa. Arbitro Alessandro Barba di
Treviso. ALTIVOLESE (23)- FOEN (26) Potrebbe andar bene il pareggio. Arbitro
Shvay Pavlo di Treviso. CISONESE (52)-JUVENTINA POLARIS (28) Trasferta
difficilissima, ma una sorpresa ci può sempre scappare. Arbitro Giacomo
Voltarel di Treviso. SERNAGLIA (21)-LENTIAI (21) De Min vuole la vittoria per
cercare di sfuggire ai playout. La squadra è cresciuta moltissimo. Arbitro
Alessio Carraretto di Treviso. PIAVE TEGORZO (34)- VIRTUS CSM (39) A metà del guado, fuori da
playoff e playout, il campionato del Tegorzo ormai è quasi finito. C'è il
rischio di avere perso le motivazioni. Arbitro Alberto Favotto di Treviso.
FIORI BARP SOSPIROLO (15)-UNION MASER (31) Riagguantare i playout è difficile
ma ci si deve provare. Si gioca anche per il Capitano. Arbitro Stefania
Andrighetto di Vicenza. SECONDA CATEGORIA GIRONE R FRANCENIGO (26)-ALPINA (25)
Vincere è indispensabile per continuare a sperare di evitare i playout. Arbitro
Paolo Bresolin di Bassano. PIAVE (24)-PONTE NELLE ALPI (39) Ripartire dopo il
passo falso: questo l'imperativo del Ponte nelle Alpi. Arbitro Andrea Soster di
Bassano. SOIS (17)-FULGOR FARRA (36) Partita che interessa solo alla Fulgor
ancora impegnata nella corsa ai playoff. Arbitro Simone Telatin di Bassano.
AURONZO (26)-SAN MICHELE (7) Non si può che vincere o alzare bandiera bianca.
Arbitro Davide Faraon di Conegliano. LIMANA (51)-VAZZOLESE (54) In palio punti
pesantissimi: il pareggio non serve a nessuna delle due seconde del girone (a
-3 dalla capolista Santa Lucia). Arbitro Federico Bardin di Conegliano. CORTINA
(31)-CADORE (38) Il Cadore si è riportato in zona playoff. Arbitro Simone
Caramel di Treviso. TERZA CATEGORIA Girone A: Arsiè (18)-Alpes Cesio (20);
Castion (14)-Schiara (12); Tomatico (24)-Sovramonte (16) (arbitro Edoardo
Cargnel); Mix Esse Elle (32)-Salce Renault (7) (Franco Turrin); Rinascente
Cornei (6)-Sospirolese (13) (Antonio Bassani); San Vittore (33)-Coi de Pera
(22) (Alessandro Zanon). Girone B: Amici di Fortogna (13)-Domegge (17) (Roberto
Simonetti); Ospitale (34)-Danta (11) (Alberto Gaz); Real Damos (6)-Valzoldana
(7) (Marco Zanella); rinviate Valpadola (7)-Valboite (21), Comelico
(31)-Longarone (30) e Oltrepiave (11)-Claut (17). CAMPIONATI FEMMINILI Serie C:
Alpago-Nettuno Lido Venezia; Due Monti-Keralpenbelluno. Serie D: Dynamo
Vellai-Cadore (si gioca a Celarda: vincendo le feltrine sarebbero promosse in
C); riposa: Alpes Cesio.
(
da "Gazzettino, Il
(Treviso)" del 29-03-2009)
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Conegliano
festeggia i 100 anni con la capolista e un libro Domenica 29 Marzo 2009,
Treviso (m.m.) Decima giornata di ritorno dei campionati dilettanti di calcio
dall'Eccellenza alla Terza categoria da oggi tutti in campo alle 16. ECCELLENZA
- Il derby trevigiano della 25. giornata è fra Liventina Gorghense, che cerca
di non cadere nella zona play out, e l'Ardita Moriago balzata al secondo posto
del girone. E occhi puntati a Conegliano dove, ospite dell'Union CSV (che
domani festeggia i cento anni), arriva la capolista Adriese apparsa meno
brillante nelle ultime gare. Fra le mura di casa anche il Giorgione con la
Marosticense, il Ponzano con la Miranese e il Lia Piave, che uscito dalla coppa
si rituffa in campionato per la piazza d'onore ospitando il Rossano. In
trasferta due trevigiane pericolanti: il Cordignano a Feltre e il Vedelago a
Bassano con il Romano. PROMOZIONE - Riprende lo scontro a distanza fra la
capolista Opitergina, impegnata sul campo della pericolante Zero Branco, e il
Vittorio Veneto che ospita al Barison il Villorba. Altre tre derby trevigiani
sono in calendario: La Marenese ospita il Cornuda Crocetta, l'Istrana è opposto
al Casier Dosson, mentre Fontanelle-Cappella Maggiore è importante per play out
e off. In trasferta gioca il Preganziol a Gruaro e il Porto Mansuè a S. Martino
di Lupari. PRIMA - Programma e arbitri. Girone F. Concordia Fonte-Castagnole:
Gallo (Bl), Riese Vallà-Salese: Toniolo (Sc), Caltana-S. Floriano: Vaia (Bs),
Spineda-Villanova: Zandinella (Vi), Borgoricco-Ospedaletto: Zamuner (Sd).
Girone G. Pro Mogliano-S. Stino: Galuppo (Es), Silea-Jesolo: Gordiani (Es),
Bibione-Pro Roncade: Spezzati (Pd), Cessalto-Marghera: Saccone (Vi). Girone H.
Codognè-Ripa La Fenadora: Cester (Sd), Fregona-Careni Pievigina: Scalco (Sd),
Fulgor Trevignano-Godega: Perer (Bl), Orsago-Plavis: Cadel (Vi), Ponte di
Piave-Ztll: Sciretti (Me), Sanfiorese-Sedico: Alfarè (Me), Alpago-Nervesa:
Tesolin (Po), Montello-S. Giorgio: Valerio (Po). SECONDA - Programma e arbitri.
Girone F. Campese-Ezzelina. Gir. O. La Salute-Gorghense: Calderan (Sd),
Vigor-Salgareda: Mirarco (Tv). Gir. P. Aurora Treviso Due-Monastier: Fiumara
(Bs), Godigese-Mignagola: Agostini (Bs), Marcon-Treville: Baggio (Bs),
Paese-Salvatronda: Ajdini (Tv), Fossalunga-Cendon: Zoia (Tv), Campigo-S. Elena:
Daulle (Bl), Casale-Cipriano Catron, Olmi Callalta-Salvarosa. Gir. Q.
Bessica-Montegrappa: Ceneda (Co), Agordina-Castion: Barba (Tv),
Altivolese-Foen: Shvay (Tv), Caerano-SP 2005: Trisolini (Tv),
Cisonese-Juventina: Voltarel (Tv), La Sernaglia-Lentiai:
Carraretto (Tv), Piave Tegorzo-Virtsu CSM Farra: Favotto (Tv), Fiori Barp-Maser. Gir. R. S. Lucia
Mille-Vitt Sangiacomo: S. Calabrò (Co), Auronzo-S. Michele: Faraon (Co),
Limana-Vazzolese: Bardin (Co), Francenigo-Alpina: Bresolin (Bs),
gaiarine-Sarmede: Russo (Bs). TERZA - Programma e arbitri. Girone A.
Cima Piave-Follinese: Moretto (Tv), Lovispresinao-Campolongo: Borgo (Tv),
Parè-Barbisano: Punchina (Tv), S. Giustina-Pro Refrontolo: Menegaldo (Tv),
Breda-Ardita Pero: Cosentino (Co), Basalghelle-Tarzo Revine Lago: Fratin (Cf),
Feletto-Vallata: Guidolin (Cf), Suseganese-Boccadistrada: Fior (Cf). Gir. B.
Milan Guarda-CSM Resana: Palmieri (Co), Badoere-S.
Gaetano: Cirillo (Co), Fanzolo-Padernello: Didonè (Cf), Postioma-S. Antonino:
Bosa (Cf), Valdosport-Vidor: Ionita (Cf), Peberobba-Rovere: Di Tomaso (Tv), San
Giuseppe-Volpago: Spigariol (Tv), Fontane-Vedelaghese: Freda (Tv). Gir. Basso
Piave. Evolution Team-Summaga: Bellotto (Po), Teglio Veneto-Zensonese: Carlin
(Po), Morosini Biancade-Cesarolo: Benatelli (Sd). Gir. Bassano: Union
Borso-Eagles Pederobba: Tagliapietra (Sc). FEMMINILE - Serie B. Barcon-Laghi:
Colombo (Bl). Serie C: Vittorio Veneto-Villanova: Comune (Po), Musano-S.
Martino: Pasinetti (Vi). Serie D. Favaro-Maser, Passarella-Nordest Pedemontana.
(
da "Giornale.it, Il"
del 29-03-2009)
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n. 76
del 2009-03-29 pagina 0 Il discorso conclusivo di Silvio Berlusconi al
congresso del Pdl Seconda parte di Redazione Quanto allaltra metà del cielo, alle donne, un primo segno di
rinnovamento lo abbiamo dato quando, nelle ultime elezioni, abbiamo candidato
una percentuale di donne mai vista prima. E ve ne sarete accorti anche qui al
Congresso. Quante ne avete sentite parlare? Quante in posizioni di grande
rilievo istituzionale? Ma il cammino è ancora lungo. Esiste una disparità
occupazionale e salariale per le donne. Esiste una “questione femminile” in
termini di rappresentanza delle donne nei vertici decisionali. Il nostro
Governo da subito si è messo al lavoro per valorizzare le donne. La legge
contro la violenza sulle donne, approvata dal Senato in dicembre e in
Commissione alla Camera, ne è un esempio concreto. I nostri governi hanno già
varato sette leggi in difesa delle donne, mentre i governi della sinistra non
ne hanno fatta nemmeno una. Intendiamo continuare su questa strada, intendiamo
fare ancora di più. Una parola sullambiente.
Come avrete letto, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ci ha scritto
una
lettera per chiedere laiuto dellItalia per
riattivare il “Major Economic Forum” sullenergia e i cambiamenti
climatici. Abbiamo già dato il nostro via libera affinché la riunione si tenga
durante i lavori del G8 a La Maddalena. La nostra attenzione allambiente
è nei fatti. Valga per tutti lesempio recentissimo di Acerra. Ma
lambiente si tutela anche a partire dalle piccole cose, come facendo
rispettare davvero il divieto di imbrattare i muri delle case e dei palazzi, il
divieto di lordare le strade con mozziconi, cartacce, plastica e qualunque tipo di
rifiuti. Dobbiamo riportare le nostre città al decoro e alla civiltà che esse
meritano e che noi meritiamo. Il nostro impegno non è mai venuto meno neppure
in campo internazionale, dove abbiamo saputo distinguere il falso ambientalismo
ideologico dalle scelte sagge e utili. Mi riferisco al pacchetto ambiente
discusso in Europa, dove abbiamo difeso le imprese italiane, soprattutto quelle
più piccole e medie, da un aggravio di costi pari a un punto e mezzo del pil
che le avrebbe letteralmente spazzate via dal mercato. Continueremo su questa
strada. Fin dallinizio di questa nostra
rivoluzione abbiamo preso un impegno solenne: cambiare lItalia. Cambiare
lItalia è una missione che va oltre lattività quotidiana del governo;
unattività che peraltro vi è stata raccontata dai
nostri ministri e dai nostri governatori, unattività che costituisce uno
straordinario complesso di cose fatte e avviate. Un grande movimento come il
nostro, però, non si accontenta dei successi ottenuti, né di guardare soltanto
alle prossime elezioni. Il Popolo della Libertà ha su di sé il peso della
conduzione del Paese: per questo dobbiamo pensare al futuro e alle prossime
generazioni. Questo dovere non riguarda solo noi, ma lintera maggioranza di governo. Riguarda certamente
i nostri amici e alleati della Lega e del Movimento per le Autonomie. Riguarda
anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà, tutte le intelligenze
riformatrici, che anche nellopposizione, e in
generale nella classe dirigente avvertiranno lo stesso dovere verso il
Paese. Lopposizione lo avvertirà però davvero, con
concretezza e serietà, e non con le consuete dichiarazioni estemporanee, se e
quando cesserà di fare un passo avanti verso il confronto e due passi indietro. Tornerò
tra poco su questo punto fondamentale. Cambiare lItalia,
dicevo, significa consegnare alle nuove e future generazioni un Paese diverso,
migliore e più moderno. Un Paese nel quale le istituzioni e la bilancia tra il
potere esecutivo, quello legislativo e lordine
giudiziario svolgano ognuno la propria parte, nel rispetto reciproco dei ruoli.
Quali sono, quindi, le missioni della nostra maggioranza parlamentare?
Innanzitutto quella di ammodernare lassetto istituzionale dello Stato.
Ieri Gianfranco
ha ripetuto la bella metafora del calabrone e della farfalla: “Lassetto istituzionale dello Stato” egli ha detto “è
come un calabrone: riesce ad alzarsi in volo ma il suo volo è quasi immobile.
E tempo di passare dal calabrone alla crisalide, e che dalla
crisalide esca finalmente la farfalla di un nuova Italia”. Caro Gianfranco e
cari amici, quella farfalla deve spiccare il volo. Noi lo vogliamo, lo vogliono
soprattutto i nostri giovani. Perché i giovani si sentono farfalle, non
calabroni. Dobbiamo evitare la disaffezione delle nuove generazioni. Dobbiamo
innanzitutto applicare la Costituzione, dobbiamo rivitalizzarla, dobbiamo
arricchirla. E ci metteremo tutto il nostro impegno. Ci troviamo però in una
curiosa situazione, ed a questo mi riferivo quando parlavo delle contraddizioni
della sinistra. Noi la riforma istituzionale lavevamo
fatta e completata nel 2005, un lavoro a tutto campo iniziato con la prima
approvazione della Camera il 15 ottobre 2004 e terminato il 16 novembre 2005
con definitiva
promulgazione, in seconda lettura, da parte del Senato. Quella riforma, giova
ripeterlo, interveniva su una cinquantina di articoli della Costituzione e
comprendeva: - la devoluzione, un decentramento vero dei poteri dallo Stato
alle Regioni e listituzione del rango di
Roma capitale: entrambe riforme che abbiamo già ripreso e già sono state
approvate dalla Camera ed ora aspettano il sì definitivo del Senato; -
comprendeva la riduzione del numero dei deputati e la competenza della Camera a
legiferare solo sulle questioni attinenti allo Stato centrale; - prevedeva la
riduzione del numero dei senatori e la trasformazione del Senato in Senato
federale, con competenze sulle materie in concorrenza tra Stato e Regioni
sancendo così la fine dellattuale bicameralismo perfetto; -
prevedeva il rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio, che sarebbe
diventato Primo Ministro, avrebbe avuto – tra laltro
– il potere di nomina e revoca dei componenti del governo e il diritto di
chiedere e ottenere lo scioglimento della Camera; - prevedeva infine lintroduzione della sfiducia costruttiva e di norme
anti-ribaltone, la riforma della Corte Costituzionale e
del Consiglio Superiore della Magistratura e più ampi e democratici poteri in
materia di referendum popolari. Tutto ciò lo facemmo in oltre un anno di
lavoro. Si trattava di riforme ispirate alle costituzioni di più antica
democrazia e di più collaudata efficienza, da quella inglese a quella tedesca.
Ma come si comportò allora la sinistra, quella sinistra che proprio oggi,
attraverso alcuni suoi esponenti di primo piano, plaude alla richiesta di
riforme? Rifiutò di contribuire a quella importante riforma, impedendo così di
raggiungere il consenso dei due terzi del Parlamento. E da lì a meno di un anno
indisse addirittura un referendum, che cancellò quelle fondamentali
innovazioni, dopo una campagna strumentale e manipolatoria con la quale ci si
accusò addirittura di attentato alla democrazia. Un comportamento
irresponsabile, di cui ancora oggi scontiamo le conseguenze in termini di
governabilità, di costi della politica, di distanza e di disaffezione tra i
cittadini e lo Stato. Non solo. Allatto
dellinsediamento di questo governo abbiamo riproposto lofferta
allopposizione di un reciproco rapporto costruttivo, di una legislatura
costituente per ammodernare lo Stato e ridurne i costi e le inefficienze. E labbiamo avanzata, quella offerta, nella sede più
propria: non nei talk show o con interviste estemporanee, ma in Parlamento.
Labbiamo avanzata, aggiungo, accogliendo l
auspicio del capo dello Stato, che era il nostro auspicio. Ci venne risposto di
sì. Ma dopo pochi giorni quel sì si trasformò in no. La conclamata buona
volontà costituente degenerò in una campagna di insulti e di ridicole accuse di
regime nelle piazze, sui giornali, in televisione. E evidente che riforme di questa portata andrebbero
fatte in due, maggioranza e opposizione. E ancora più evidente che, dopo
queste esperienze, cè molto da dubitare sulla serietà della nostra
controparte. Nonostante questo, ci siamo impegnati a cambiare e a modernizzare lo
Stato. E lo stiamo facendo. Lo sta facendo la nostra maggioranza parlamentare.
Stiamo portando a compimento lapprovazione del
federalismo; sul quale parte dellopposizione, in particolare il Pd, ha deciso di
astenersi. Il federalismo – anche qui sfatiamo un altro luogo comune – non è né
un tributo pagato alla Lega di Bossi né una mera ridistribuzione su base
territoriali delle risorse fiscali e delle spese. Il federalismo è qualcosa in
cui insieme a Bossi abbiamo creduto fin dallinizio
del nostro cammino comune, ed è profondamente diverso da quel finto federalismo
che la sinistra ha approvato in tutta fretta nel 2001, allo scadere della sua
legislatura, con appena quattro voti di maggioranza. Un falso federalismo,
quello, che ha aggravato e non risolto i problemi, che allontana e non avvicina
i cittadini alla cosa pubblica. No. Nulla di tutto questo. Il nostro
federalismo è una vera riforma di sistema che non frammenta le competenze, che
non si occupa dei poteri, ma distribuisce le risorse e le imposte sul
territorio sottoponendole al diretto controllo e alla sovranità dei cittadini,
quindi del popolo. E un federalismo che non
dimentica mai la solidarietà verso le aree ed i ceti più disagiati, verso il Sud, ponendo
così fine allera dei finanziamenti a
pioggia e degli sprechi inaugurando invece lera della responsabilità.
Quando sarà a regime, il federalismo ci porterà ad una riduzione delle spese
inutili e quindi delle tasse, razionalizzerà le risorse indirizzandole
dove ce nè veramente bisogno, responsabilizzerà gli
amministratori locali, restituirà sovranità ai cittadini e al popolo. Al
federalismo non può che fare da evidente ed indispensabile contrappeso il
rafforzamento dei poteri del governo centrale sulle materie di sua competenza.
Questa esigenza è già preesistente al federalismo: il Paese ha bisogno di
governabilità. La maggioranza ha finora governato in una situazione economica
mondiale tra le più difficili, difendendo i beni fondamentali della società
italiana: il lavoro, la famiglia, la casa, il risparmio, la coesione sociale,
la libertà dimpresa. Ma proprio in questi momenti
lesperienza ci dimostra che nellazione di governo il ruolo del
premier resta fondamentale e deve avere maggiori poteri rispetto a quelli attuali,
di fatto inesistenti, che la Costituzione gli assegna. Vedete, sui poteri del
presidente del Consiglio italiano si sono costruire molte favole. Eppure da noi
la realtà è che il Capo del governo non può nominare nè revocare i ministri
come i suoi colleghi europei, non ha gli stessi poteri che hanno i capi di
governo delle grandi democrazie, ma può soltanto redigere lordine del giorno del Consiglio dei ministri ed
esercitare unazione di moral suasion. Scusate, ma è importante chiarire questi
punti e portarli alla conoscenza di tutti. Anche dei giornalisti stranieri che
in grande numero hanno chiesto di essere accreditati al nostro congresso. Io
non so fino a che punto conoscano tutte le regole che limitano lazione del premier italiano. Di certo sanno che nei loro
Paesi il capo del governo ha poteri veri. In Italia, invece, ha poteri finti.
La verità è che, così come è, lo Stato non funziona più. E lento e in costante ritardo nel dare le risposte
appropriate. Lo era in tempi di ordinaria amministrazione; lo è drammaticamente
oggi in situazioni di emergenza. Il governo, però, non può assolutamente
lasciarsi imbrigliare dai ritardi e dalle inefficienze dello Stato. E dunque venuto il tempo di modernizzare la Costituzione
nella
sua seconda parte arricchendola, non stravolgendola, per consentire al governo
e al Parlamento di svolgere al meglio ognuno la propria parte, ognuno nel
proprio ruolo. Questa è la grande missione della nostra maggioranza
parlamentare. Già oggi, di fatto, nelle elezioni Politiche gli elettori sono
chiamati a votare un partito e ad indicare un Capo del governo. Questa scelta
che ha già profondamente modernizzato la nostra democrazia, non viene più messa
in discussione da alcuno, viene praticata dai nostri avversari. I quali, anzi,
quando il loro premier eletto è stato scalzato da due capi del governo della
stessa coalizione, ma non eletti dal popolo, hanno pagato pesantemente in
termini di governabilità e di credibilità. I loro elettori si sono sentiti traditi,
e non a torto. E non è più rinviabile anche la riforma dei regolamenti
parlamentari, i quali sono rimasti praticamente immutati dallepoca della prima repubblica, e non possono essere più
strumento di ritardi e pretesto e strumento di ostruzionismo. La riforma, è perfino
superfluo sottolinearlo, non andrà a ridurre o mortificare il Parlamento, ma
restituirà al Parlamento il suo giusto ruolo legislativo e la sua piena
dignità. Che è quella di valutare, discutere e votare i provvedimenti di legge
nei tempi imposti non dal governo, ma dallurgenza
delle circostanze. Anche questo è un modo per restituire agli eletti dal popolo
la credibilità e la legittimazione agli occhi del popolo stesso. Non spetta al
governo né tanto meno al Presidente del Consiglio riformare i poteri del
capo del governo. Io ho espresso alcune considerazioni e indicato le vie più
logiche e percorribili. Ma la materia è di competenza del Parlamento. E la tipica materia sulla quale è auspicabile, anzi
necessario, il confronto - e se possibile il concorso - dellopposizione. Se questo concorso ci sarà, e sarà serio e
non durerà lo spazio di un mattino prima del ritorno alla piazza, sarò il primo
a rallegrarmene e darne atto ai leader della minoranza. Ma è evidente che nel
frattempo la maggioranza ed il Popolo della Libertà non possono sottrarsi dal
fare la loro parte, dal compiere il loro dovere di sciogliere questo nodo nelle
forme costituzionalmente previste, nelloffrire
a voi ed a tutti gli italiani la soluzione per un governo che governi ed un Parlamento
che controlli. I nostri capigruppo stanno da tempo lavorando ad una proposta di
legge di iniziativa parlamentare che riassumerà le soluzioni più efficaci; su
di essa chiederanno il consenso della maggioranza e si misureranno con lopposizione. Ma quando si parla di modernizzare lo Stato non
possiamo tralasciare la Pubblica Amministrazione. Che è poi quella parte di
Stato con la quale tutti voi, ogni cittadino, ogni impresa, si confronta ogni
giorno. Ogni volta che vi presentate ad uno sportello, ogni volta che siete
chiamati a sbrigare una pratica, voi e noi abbiamo di fronte la Pubblica
Amministrazione. Abbiamo iniziato a renderla più efficiente e trasparente.
Abbiamo introdotto negli uffici pubblici i criteri di merito e di responsabilità.
Abbiamo affermato il metodo secondo il quale la Pubblica Amministrazione non è
più il giudice di se stesso, ma sono i cittadini che giudicano la Pubblica
Amministrazione ed il funzionario pubblico. Da grande moloch autoreferente, da
grande corporazione inefficiente, la nostra Pubblica Amministrazione si sta
digitalizzando, velocizzando, sta cominciando a ripulirsi di inefficienze ed
anche di cattive abitudini. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4
- 20123 Milano
(
da "Targatocn.it"
del 29-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Taricco
non ci sta sulle quote latte e scrive al Ministro Riceviamo e pubblichiamo la
lettera inviata dall'assessore regionale Taricco al Ministro Zaia:
"Pregiatissimo Ministro, caro Luca, da voci pervenutemi, e confermatemi
anche da parlamentari del tuo stesso partito, parrebbe che martedì, alla
ripresa della discussione in Aula alla Camera dei Deputati della legge di
conversione del DL 4/2009 in materia di produzione lattiera e rateizzazione del
debito nel settore lattiero-caseario, vi sia lintenzione
di
procedere con un maxiemendamento del Governo su cui porre la fiducia. Al di là
del fatto che dopo aver proceduto senza un reale fattivo confronto con le
Regioni, si procederebbe con una forzatura anche con il Parlamento, credo sia
evidente a tutti che a questo punto sia venuta meno anche lurgenza, in quanto, comunque vada, il provvedimento
verrebbe approvato nei primi giorni di aprile e quindi in tempo non utile alla
comunicazione alle aziende della quota loro assegnata entro lavvio
dellannata lattiero casearia , per evitare
contenziosi. Come richiesto dalle Regioni e dalle organizzazioni di
rappresentanza del mondo agricolo, lassegnazione delle nuove quote
dovrebbe essere effettuata solo per la prossima annata lattiero casearia e
quindi, per ogni singola azienda, solo dopo che la stessa abbia accettato di
rinunciare al contenzioso, accettato il debito e sottoscritto la rateizzazione
versandone la prima rata. Come ho già avuto occasione di affermare, questa
nuova Legge ha un significato se ottiene alcuni risultati: - crei le condizioni
per una definitiva cessazione di ogni forma di contenzioso giuridico, chiarendo
in modo inequivocabile che le leggi si rispettano, togliendo ogni possibile
equivocità nella interpretazione delle stesse; - crei lo spazio affinché sia
possibile, a chi decide di rientrare nel pieno rispetto della norma, con una
gradualità prevista dalla legge in modo trasparente, di poterlo fare nel
rispetto delle condizioni applicate a chi questa scelta lha già fatta in passato; - assegni le quote - che in
via ordinaria spetterebbero alle aziende che hanno, secondo la L. 119/2003,
compiutamente rispettato le regole - anche alle aziende che solo ora
regolarizzano la loro posizione, per permettere loro il rientro nelle norme, ma
in contropartita stanzia una adeguata dotazione economica per la
ristrutturazione finanziaria del settore; - ottenga questi risultati con norme
chiare e semplici che non permettano ulteriori spazi di agibilità a coloro che
in questi anni hanno lucrato sulle incertezze del settore e sulla enorme mole
di contenziosi in essere, e renda chiaro a tutti che non esistono alternative:
o si regolarizzano le posizioni o si cessa lattività.
Mi pare che lattuale orientamento della Legge in discussione non abbia
questi requisiti. Il maggiore problema della situazione che abbiamo sin qui
conosciuto è stato l aver costretto le aziende
a dover scegliere tra una via rispettosa della norma, con costi aziendali ed
economici molto onerosi e una via non rispettosa dello spirito della norma (come ha
recentemente sancito in modo definitivo il Consiglio di Stato con sentenza che
ha ribadito la bontà delle azioni di recupero della Regione Piemonte) che ha
costretto nellincertezza centinaia di
aziende. La cosa grave è che si è creata una situazione per la quale
chi ha in questi anni rispettato compiutamente la norma , oggi si sente stupido
o quanto meno ingenuo. Sono assolutamente convinto che la nuova norma abbia un
senso solo se rappresenta una svolta assoluta rispetto al passato, cosa che nellattuale orientamento non appare. E non credo neanche
siano accettabili le ragioni di chi continua a chiedere di trattare comunque,
anche se al ribasso, perché se no potrebbe anche andare peggio. Credo nello
Stato e credo nel rispetto per le Leggi e attendo con fiducia il Parlamento al suo
pronunciamento. Non essendoci urgenza, sarebbe saggio aprire ora (meglio tardi
che mai) un serio confronto con Regioni e mondo agricolo, alla luce del sole, e
costruire insieme un testo condiviso. In caso contrario sarà una scelta dagli
esiti disastrosi e un liberi tutti che porterà le Regioni a ricorrere alla Corte Costituzionale e
ognuno a muoversi per i propri interessi, e ancora una volta avremo tutti perso
una occasione storica per dare una svolta ai problemi del settore. Continuo a
credere possibile una soluzione alta: per favore non deludeteci."
Mino Taricco Chi vuole intervenire può scrivere a direttore@targatocn.it .