CENACOLO  DEI  COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA

 

Report "Diritti umani"   1-2 maggio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Diritti umani

Colombia pide apoyo a Chávez para detener a las FARC ( da "Pais, El" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: que lleva once años en la tortura". La guerrilla de las FARC anunció a mediados de abril la liberación unilateral del militar, que es uno de los 22 canjeables en su poder, y pidió a la senadora opositora Piedad Córdoba preparar la logística para su entrega. "Ahora", prosiguió Uribe, "quieren hacer un festín politiquero con la liberación del compatriota Moncayo.

Obama denuncia el peligro de un Pakistán "frágil" ( da "Pais, El" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura El presidente norteamericano cree que, por ahora, las autoridades paquistaníes son capaces de garantizar la seguridad del arsenal nuclear con que cuenta ese país, pero, en una conferencia de prensa celebrada en la noche del miércoles, dejó la puerta abierta a una intervención directa de parte estadounidense en el caso de detectarse un peligro inminente de que ese armamento

Economia di comunità, come fare impresa etica ( da "Alto Adige" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: private dei più fondamentali diritti umani. L'obiettivo è un futuro senza più indigenti, la lotta alla povertà. Oggi l'Economia di Comunione (EdC) è un progetto che coinvolge centinaia di imprese dei cinque continenti. Il proegtto nasce nel 1991, attraversando la città di San Paolo, Chiara Lubich era stata colpita nel vedere di persona,

PRIMO MAGGIO ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: I difensori dei diritti umani sono una fonte d'ispirazione e meritano sostegno e protezione da parte dello stato nella loro lotta per la tutela dei diritti umani. Le autorità della Moldova stanno venendo meno al dovere di garantire che gli attivisti per i diritti umani siano in grado di svolgere il proprio lavoro senza impedimenti e di proteggerli da qualsiasi violazione,

Chávez ayudará a Uribe para capturar a los rebeldes de las FARC refugiados en Venezuela ( da "Pais, El" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: que lleva once años en la tortura". La guerrilla de las FARC anunció a mediados de abril la liberación unilateral del militar, que es uno de los 22 canjeables en su poder, y pidió a la senadora opositora Piedad Córdoba preparar la logística para su entrega. "Ahora", prosiguió Uribe, "quieren hacer un festín politiquero con la liberación del compatriota Moncayo.

UN GRANDE concerto con tanti ospiti in cui primeggia l'elemento della corali... ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Artisti in concerto per il dialogo interculturale e i diritti umani nel mondo', che si svilupperà domani alle ore 21 presso il Teatro Concordia con la conduzione del giovane showman Patrizio Viozzi. Numerosi gli artisti che si alterneranno sul palco, a partire dal Gruppo Seblie con la performance Gentinsieme' portata in scena da Maurizio Bolla, Anna Cupelli,

Afghanistan, tra i torturatori Usa non solo agenti Cia ma anche l'esercito ( da "Unita, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Afghanistan, tra i torturatori Usa non solo agenti Cia ma anche l'esercito UMBERTO DE GIOVANNANGELI Non solo Bagram. Non solo agenti della Cia. Nel giorno in cui Barack Obama ammette che il «waterboarding» è un abuso, lo scandalo delle torture made in Usa si allarga.

Il direttore del giornale Corruzione e criminalità, Iaroslav Iaroshenko, difensore dei di... ( da "Unita, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Corruzione e criminalità, Iaroslav Iaroshenko, difensore dei diritti umani di Rostov è in coma in ospedale per le percosse subite da alcuni sconosciuti sul portone di casa. I colleghi e familiari non hanno dubbi che l'uomo sia stato aggredito per la sua attività di denuncia della corruzione. GIORNALISTA AGGREDITO Russia

Washington ci spinge fuori dalla crisi ( da "Tempo, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: tortura, senza ricorrere alle vendette giustizialiste che avrebbero spaccato l'America. Una svolta ancor più netta si è avuto nell'orizzonte estero dove la politica della "mano tesa", pur rivolta ai nemici del mondo islamico e dell'America Latina, non ha rinnegato l'impegno statunitense a fronteggiare il terrorismo e a mantenere un ruolo centrale nelle responsabilità internazionali.

La sposa ha 8 anni: nozze annullate ( da "Giorno, Il (Milano)" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Anne Venemab, una portavoce dell'agenzia dell'Onu, lo aveva definito «una violazione dei diritti del bambino». Il «Consiglio consultivo» di re Abdullah (Ap) ha in animo di proporre al monarca una norma che vieterebbe il matrimonio a chi non ha compiuto i diciotto anni. Image: 20090501/foto/5531.jpg

R ICCO cartellone di iniziative nel ponte del 1 Maggio tra musica, teatro, ... ( da "Messaggero, Il (Marche)" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Musicarte Helios Planet 2009 artisti in concerto per il dialogo interculturale e i diritti umani nel mondo, conduttrice Patrizia Vizzi. A Grottammare, al Parco delle Rimembranze, tre giornate di Paesaggi Umani ricche di eventi, workshop e concerti legati al vivere comune, alla storia ed alle tradizioni popolari, utilizzando diversi tipi di linguaggi, dall'audiovisivo al teatrale.

Il conforto del genio ( da "Manifesto, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Lo ha dimostrato sul tema della tortura, sulle relazioni con il partito repubblicano e sull'intervento dello stato nel settore privato. Ha demolito le obiezioni sollevate dall'ex vice presidente Dick Cheney secondo cui le torture hanno fornito informazioni dall'incalcolabile valore per la sicurezza di migliaia e migliaia di cittadini americani.

Festa del 25 Aprile: la memoria in difesa della Costituzione ( da "Eco di Bergamo, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: e contro tutti i rischi di violazione dei diritti fondamentali dell'uomo affermati dalla Costituzione, che ne sancisce l'universalità; la critica alla sottovalutazione da parte della Bergamo democratica del significato eversivo della manifestazione di Forza Nuova, forza politica probabilmente anticostituzionale alla luce della XII disposizione finale della Costituzione;

Diritti umani violati, torture, impunità: ecco l'Uribe ricevuto da Berlusconi ( da "Manifesto, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: nell'avere realizzato leggi incostituzionali in materia di diritto al lavoro e di protezione ambientale, che favoriscono - in disprezzo delle Dichiarazioni e Convenzioni dell'Onu - la violazione sistematica dei diritti umani più elementari (vita, salute, istruzione, ambiente, risorse, autogoverno della popolazione indigena.

La legge DEL MARE ( da "Manifesto, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: democratica hanno rimesso la giurisdizione a un paese che loro stessi hanno più volte denunciato per serie violazioni dei diritti umani. Il sistema giudiziario keniota è un coacervo di inefficienze e quello penitenziario si distingue per il drammatico sovraffollamento, la diffusione delle malattie e i trattamenti inumani e degradanti cui sono costantemente sottoposti i detenuti.

Perugia, in un casolare trasformato in prigione e luogo di tortura, tracce di mani insanguinate sull... ( da "Messaggero, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi Perugia, in un casolare trasformato in prigione e luogo di tortura, tracce di mani insanguinate sulle pareti

La Saberi banco di prova per la politica del dialogo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Ma la giornalista detenuta solleva anche il quesito circa l'impegno della Casa Bianca a difesa dei diritti umani nel confronto con altre priorità, in questo caso l'avvio di un dialogo per la stabilità regionale e la prevenzione della proliferazione nucleare. In che misura tali obiettivi possono essere prioritari rispetto alle esigenze di trasformazione della società iraniana?

Rostov, in coma giornalista anticorruzione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: in coma giornalista anticorruzione Gli attacchi a giornalisti o difensori dei diritti umani si fanno sempre più frequenti in Russia. A Rostov sul Don, Jaroslav Jaroshenko è direttore del giornale "Corruzione e criminalità": è in coma dopo essere stato attaccato e colpito alla testa mercoledì scorso da uno sconosciuto vicino a casa.

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Amministrazione Bush abbia autorizzato la tortura: «Il waterboarding è tortura. E' stato un grave errore». E il presidente ha anche rovesciato l'argomento usato per attaccarlo dall'ex vicepresidente Cheney, secondo il quale l'uso delle «tecniche avanzate» avrebbe consentito di ottenere preziose informazioni: «La domanda da farsi è piuttosto se quello fosse l'unico modo di ottenerle.

Agguato nel Sud della Federazione: in coma giornalista anti-corruzione ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: difensore dei diritti umani di Rostov sul Don, nella Russia meridionale, è in coma in ospedale per le percosse subite ieri da alcuni sconosciuti sul portone di casa. Lo hanno comunicato all'agenzia Interfax i parenti del giornalista, convinti come i colleghi che l'uomo sia stato aggredito per la sua attività di denuncia della corruzione.

"Buona partenza, ma è solo l'inizio". Obama al 100mo giorno ( da "AmericaOggi Online" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Obama ha detto di non avere dubbi sul fatto che il water-boarding "sia una forma di tortura: per questo ho messo fine a questa pratica che viola gli ideali ed i valori del nostro paese". Rinunciare alla tortura può solo rendere l'America "più forte e più sicura", ha detto Obama. "Inoltre - ha aggiunto - la legge sui segreti di stato deve essere rivista".

Francia: Simone Veil, legion d'onore ( da "superEva notizie" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: impegno a favore dei diritti umani, delle donne, dei detenuti, dei Rom, dell'identità europea, contro l'antisemitismo e il razzismo. Il presidente Sarkozy ha esordito dichiarando: "Lei e' una donna eccezionale, fuori dal comune, una donna esemplare", e la Veil ha commentato: "il giorno in cui morirò, penserò all'Olocausto e a tutti i miei amici con i quali abbiamo tanto sofferto"

mistress tortura uomini 'Cercano il potere nella sottomissione'">Lucrezia, la mistress tortura uomini 'Cercano il potere nella sottomissione' ( da "Affari Italiani (Online)" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Professione mistress/ Lucrezia: fruste, manette, torture... ma niente sesso. Tutti i segreti di una vera dominatrice Venerdí 01.05.2009 11:50 di Nicole Cavazzuti Non confondetela con una escort, né tantomeno con una prostituta. Lucrezia è una Mistress. Una "padrona" professionista, una donna che per mestiere tortura gli uomini.

Tratta degli esseri umani, per le mafie terza fonte di reddito dopo droga e armi ( da "Gazzettino, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Tratta degli esseri umani, per le mafie terza fonte di reddito dopo droga e armi Venerdì 1 Maggio 2009, Roma Una minaccia per la nostra sicurezza; una intollerabile violazione dei diritti umani che riguarda nel mondo milioni di nuovi schiavi, soprattutto donne e bambini: Francesco Rutelli, presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica,

Riad Una bimba saudita di appena otto anni, che il padre ha fatto sposare con un 50enne, in cam... ( da "Gazzettino, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: In prima istanza un giudice si era rifiutato di concederlo sostenendo che prima doveva raggiungere la pubertà. La decisione aveva suscitato aspre critiche in Arabia Saudita e nel resto del mondo per la «gravissima violazione dei diritti umani e dei bambini». Nel Paese arabo si sta ancora discutendo di fissare, per legge, un'età minima per sposarsi.

L'Iran ha giustiziato Delara Sconfitta per i diritti umani ( da "Corriere.it" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: avvocato attivo nel campo dei diritti umani, citato dal sito di Iran Human Rights. E' stata impiccata nonostante un movimento di pressione internazionale che raccoglie attivisti per i diritti umani di varia provenienza avesse ottenuto un rinvio dell'impiccagione. Si era parlato di una dilazione di due mesi, rispetto alla data del 20 aprile nella quale era stata fissata inizialmente l'

- IRAN: IMPICCATA DELARA DARABI ( da "WindPress.it" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Secondo l'organizzazione per i diritti umani, si trattato di una mossa cinica delle autorit iraniane per aggirare le pressioni nazionali e internazionali che avrebbero potuto salvare la vita di Delara Darabi. Il 19 aprile il Capo dell'autorit giudiziaria aveva concesso due mesi di sospensione.

Iran choc, giustiziata Delara Darabi ( da "Stampaweb, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: organizzazione per la difesa dei diritti umani condanna l?esecuzione e accusa: «Il suo avvocato non è stato informato, nonostante l?obbligo di legge di ricevere la comunicazione 48 ore prima dell?esecuzione», ha detto Hassiba Hadj Sahraoui, viceresponsabile di Amnesty per il Medio Oriente ed il Nord Africa.

IRAN/ AMNESTY DENUNCIA ESECUZIONE PITTRICE DELARA DARABI ( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: ha dichiarato il vice direttore dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani, Hassiba Hadj Sahraoui. L'esecuzione ha avuto luogo stamattina nella prigione di Rasht, a nord-est di Teheran. La legge iraniana prevede che l'avvocato venga informato con 48 ore di anticipo sulla data prevista, afferma in un comunicato Sahraoui.

L'amministrazione Obama e i responsabili dei memo. Le menti della tortura ( da "AmericaOggi Online" del 02-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: considerati tortura. In realtà è difficile determinare cosa vuol dire tortura, qualcosa che questi due legali americani hanno cercato di definire. In un memo Bybee spiega che la tortura può considerarsi tale se "infligge dolore che è difficile da sopportare" e se il dolore è equivalente a una "ferita fisica seria da provocare danni irreparabili ad organi vitali o persino la morte"

Iran: niente perdono, giustiziata la pittrice Delara ( da "AudioNews.it" del 02-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Delara Darabì, la pittrice di 23 anni condannata per complicità in un omicidio commesso quando era minorenne, insieme al compagno. A nulla è valsa la mobilitazione delle associazioni per i diritti umani. Il suo avvocato è stato informato solo ad impiccagione avvenuta, e non 48 ore prima come prevede la legge.

Iran, niente perdono: giustiziata Delara Darab ( da "Giornale.it, Il" del 02-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: L'organizzazione per la difesa dei diritti umani condanna l'esecuzione e accusa: "Il suo avvocato non è stato informato, nonostante l'obbligo di legge di ricevere la comunicazione 48 ore prima dell'esecuzione", ha detto Hassiba Hadj Sahraoui, viceresponsabile di Amnesty per il Medio Oriente ed il Nord Africa.

Zizek: non dobbiamo dimenticare Mao e Stalin... pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 02-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: paragrafo dedicato alla questione della tortura, mettendo l'accento sugli effetti dell'ammissione pubblica dell'utilizzo della tortura da parte delle autorità statunitensi. Nella pubblica ammissione e nel dibattito pubblico sulla tortura, più che nella tortura stessa, è necessario vedere il processo di corruzione che sta intaccando l'ossatura morale che struttura la civiltà occidentale,

Iran/ Pres. Ue condanna esecuzione Darabi, "erode basi ( da "Virgilio Notizie" del 02-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dei diritti umani erodono le basi per la comprensione e la fiducia reciproca fra l'Iran e l'Unione europea". Praga "protesta vivamente contro la sua esecuzione come un atto contrario agli impegni internazionali accettati volontariamente dall'Iran" e "chiede urgentemente all'Iran di evitare le esecuzioni di minori e di eliminare la pena di morte per i minori dal suo codice penale"

Iran, Ue condanna impiccagione di ragazza accusata di omicidio ( da "Reuters Italia" del 02-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: "Queste violazioni dei diritti umani erodono il terreno di comprensione e fiducia reciproca tra l'Iran e l'Ue", ha detto la presidenza in una nota. Etemad scrive che Darabi è stata in carcere cinque anni e che inizialmente aveva confessato l'omicidio sperando di ottenere il perdono per un crimine commesso da minorenne.

IRAN/ PRES. UE CONDANNA ESECUZIONE DARABI, ERODE BASI FIDUCIA ( da "Wall Street Italia" del 02-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: dei diritti umani erodono le basi per la comprensione e la fiducia reciproca fra l'Iran e l'Unione europea". Praga "protesta vivamente contro la sua esecuzione come un atto contrario agli impegni internazionali accettati volontariamente dall'Iran" e "chiede urgentemente all'Iran di evitare le esecuzioni di minori e di eliminare la pena di morte per i minori dal suo codice penale"

"Aiutatemi, fra poco mi impiccano" L'ultima telefonata di Delara Darabi ( da "Stampaweb, La" del 02-05-2009)
Argomenti: Diritti umani

Abstract: Gli avvocati e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani lamentano che l?Iran continui in queste impiccagioni, nonostante abbia aderito alla Convenzione internazionale per i diritti dei minori, che vieta le esecuzioni di persone minorenni all?epoca dei fatti. Ma lo scorso anno il vice procuratore generale dello Stato, Hossein Zehbi, ha confermato che per l?


Articoli

Colombia pide apoyo a Chávez para detener a las FARC (sezione: Diritti umani)

( da "Pais, El" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Colombia pide apoyo a Chávez para detener a las FARC La guerrilla mató el miércoles a ocho militares cerca de Venezuela AGENCIAS - Bogotá / Ciudad del Vaticano - 01/05/2009 Vota Resultado 0 votos El Gobierno de Colombia pidió ayer al de Venezuela apoyo para capturar a los guerrilleros de las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC) que se refugiaron en ese país tras el combate en el que el miércoles murieron ocho militares. Hugo Chávez A FONDO Nacimiento: 28-07-1954 Lugar: Sabaneta Colombia A FONDO Capital: Santa Fe de BogotÁ. Gobierno: RepÚblica. PoblaciÓn: 45,013,672 (est. 2008) Ver cobertura completa --> Venezuela A FONDO Capital: Caracas. Gobierno: RepÚblica. PoblaciÓn: 26,414,815 (est. 2008) Ver cobertura completa --> La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas El ministro colombiano de Relaciones Exteriores, Jaime Bermúdez, contactó telefónicamente con su colega venezolano, Nicolás Maduro, desde la Ciudad del Vaticano, adonde viajó junto al presidente colombiano, Álvaro Uribe, en la breve gira europea que incluye la Santa Sede e Italia, además de su visita a la capital española, ciudad que abandonó el lunes. Bermúdez solicitó "el apoyo de las autoridades del vecino país para la captura de los terroristas de las FARC que asesinaron a ocho soldados en la serranía del Perijá y luego se refugiaron en territorio venezolano", informó el Ministerio de Exteriores. Bermúdez señaló que su homólogo de Venezuela había "recibido la solicitud con atención" y que "ya había hablado con el presidente Chávez". Los combates se registraron el miércoles en uno de los cerros de la serranía del Perijá, apenas a un kilómetro de la frontera noreste de Colombia con Venezuela, adonde huyeron, según testigos de la zona. Ocho soldados murieron en los enfrentamientos, mientras que uno más resultó herido, según informó la Brigada Blindada del Ejército, a la que pertenecía esta patrulla, que realizaba en la zona tareas de desactivación de minas antipersonas. Los rebeldes implicados pertenecen al frente 59 de las FARC según la interceptación de mensajes de la guerrilla. El presidente de Colombia comentó desde Italia: "No pueden seguir con esa práctica cobarde de asesinar colombianos y en seguida abusar del territorio de los países hermanos, esperamos que con la colaboración del presidente Chávez esos bandidos puedan ser llevados a la cárcel". Por otra parte, tras entrevistarse con el papa Benedicto XVI en el Vaticano, Uribe hizo unas declaraciones en las que reiteró su rechazo para que la senadora Piedad Córdoba medie en la liberación del cabo Pablo Emilio Moncayo, en manos de las FARC, e insistió en que será la Cruz Roja Internacional la única reconocida por su Gobierno. Uribe fue tajante: "Creo que lo que he dicho del tema es suficiente. Los señores de las FARC, los terroristas de las FARC, nunca debieron secuestrar al compatriota Moncayo, que lleva once años en la tortura". La guerrilla de las FARC anunció a mediados de abril la liberación unilateral del militar, que es uno de los 22 canjeables en su poder, y pidió a la senadora opositora Piedad Córdoba preparar la logística para su entrega. "Ahora", prosiguió Uribe, "quieren hacer un festín politiquero con la liberación del compatriota Moncayo. Las FARC no nos van a engañar, quieren montar una campaña política con la liberación gota a gota de los secuestrados y eso hay que denunciarlo". Para el presidente de Colombia no se puede hacer "del secuestro, de la tortura, una campaña política para que el terrorismo engañe a los colombianos". Agregó que "si van a liberar al compatriota Moncayo y a los otros secuestrados, les basta con decir los dejamos en tal parte, y allá los recogerá la Cruz Roja Internacional y el Gobierno dará todas las facilidades" al organismo humanitario.

Torna all'inizio


Obama denuncia el peligro de un Pakistán "frágil" (sezione: Diritti umani)

( da "Pais, El" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Obama denuncia el peligro de un Pakistán "frágil" EE UU confía en que Islamabad proteja el arsenal nuclear frente a los talibanes ANTONIO CAÑO - Washington - 01/05/2009 Vota Resultado 0 votos Estados Unidos ha observado en los últimos días signos positivos de que Pakistán está tomando más en serio la amenaza de los talibanes, pero sigue considerando al Gobierno civil de ese país demasiado "frágil" como para contener la expansión de los extremistas islámicos, según ha advertido el propio Barack Obama. El Congreso aprueba el presupuesto Barack Obama A FONDO Nacimiento: 04-08-1961 Lugar: Honolulu PakistÁn A FONDO Capital: Islamabad. Gobierno: RepÚblica Federal. PoblaciÓn: 172,800,048 (est. 2008) Ver cobertura completa --> La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas El presidente insiste en que no se volverá a emplear la tortura El presidente norteamericano cree que, por ahora, las autoridades paquistaníes son capaces de garantizar la seguridad del arsenal nuclear con que cuenta ese país, pero, en una conferencia de prensa celebrada en la noche del miércoles, dejó la puerta abierta a una intervención directa de parte estadounidense en el caso de detectarse un peligro inminente de que ese armamento pudiera caer en manos de los radicales. El secretario de Defensa, Robert Gates, por su parte, advirtió ayer al Congreso de que es urgente la aprobación de nuevas partidas militares porque el Pentágono se quedará sin fondos para actuar en Pakistán a partir del próximo mes de julio. Pakistán se ha convertido en una prioridad absoluta de la política exterior norteamericana, no sólo por el avance del integrismo religioso dentro de sus fronteras, sino por las consecuencias que una desestabilización nuclear tendría en toda la región, especialmente en Afganistán y la India. Desde hace semanas, la nueva Administración de EE UU ha venido presionando a Islamabad para que actúe con mayor contundencia contra los talibanes. Pakistán, que durante décadas ha orientado sus prioridades en materia de seguridad hacia India, se resistía a lanzarse a una ofensiva que le obligaría a distraer recursos militares de su frente tradicional. Recientemente, y ante la insistencia de Washington, el Ejército paquistaní ha puesto en marcha, sin embargo, varias operaciones para recuperar terreno bajo control extremista. Obama ha tomado nota de ese cambio en un sentido favorable. "En los últimos días", señaló el presidente, "estamos empezando a ver cierto reconocimiento de que la obsesión con India como la amenaza mortal a Pakistán ha sido equivocada y que su mayor amenaza en estos momentos viene desde adentro". Las alarmas sonaron aquí con fuerza al conocerse que grupos talibanes habían entrado en una localidad a un centenar de kilómetros de la capital del país, lo que parecía poner el arsenal atómico paquistaní al alcance inmediato de los radicales. Esa localidad ha sido recuperada ya por el Ejército y Obama ha manifestado que no teme, por ahora, por la seguridad de ese armamento. Pero cuando se le preguntó el miércoles si actuaría en el caso de que esa situación variase, se limitó a contestar que no quería anticipar posibles escenarios. Su preocupación principal, según explicó, procede de la debilidad que manifiesta el Gobierno presidido por Asif Alí Zardari. "Estoy seriamente preocupado por la situación en Pakistán, no porque crea que van a ser inmediatamente derrocados y que los talibanes van a tomar el poder", dijo Obama. "Estoy más preocupado porque el Gobierno es muy frágil y no parece con capacidad para proveer los servicios básicos: escuelas, salud o un sistema judicial que funcione para la mayoría de la población". La expansión de Al Qaeda, los talibanes y otras organizaciones afines en la región de Suat se explica en parte por la estrategia de esos grupos de preocuparse por las necesidades básicas de la gente y concederles la asistencia que no encuentran en el Gobierno. Obama pretende abordar ese aspecto del conflicto dentro de una estrategia conjunta para Pakistán y Afganistán que se discutirá los próximos días 6 y 7 de mayo en una cumbre convocada en Washington con los presidentes de ambos países. En la rueda de prensa dedicada a repasar sus primeros cien días en la Casa Blanca, el presidente defendió también su decisión de hacer públicos documentos que prueban la responsabilidad de antiguos altos funcionarios en la autorización del uso de métodos como el ahogamiento fingido a los sospechosos de Al Qaeda, e insistió en que no volverá a utilizarse. "El ahogamiento fingido viola nuestros ideales y nuestros valores; creo que es tortura", declaró Obama, quien advirtió de que, bajo su Gobierno, será necesario obtener información de actividades terroristas sin recurrir a esa práctica, "aunque sea más difícil" lograrlo. Obama admitió que, en última instancia, será juzgado por sus compatriotas por su capacidad para mantener al país seguro. Pero añadió que, desde su punto de vista, la mejor forma de hacerlo es respetando las reglas del Estado de derecho. "Estoy absolutamente convencido", afirmó, "de que lo mejor que puedo hacer es asegurarme de que no se tomen atajos que sólo nos debilitarían".

Torna all'inizio


Economia di comunità, come fare impresa etica (sezione: Diritti umani)

( da "Alto Adige" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Partecipato convegno dell'Ucid alla Kolping Economia di comunità, come fare impresa «etica» BOLZANO. Gli obiettivi dell'Economia di Comunione sono la lotta alla povertà e un modo etico di fare impresa, che non solo è possibile ma anche conveniente. Dentro il mercato, ma non avendo come fine il profitto. Questi i temi di fondo discussi ieri sera nel corso del convegno organizzato dall'Ucid, Unione cristiana imprenditori dirigenti tenutasi presso la Kolping di Bolzano. Il progetto di "Economia di Comunione" (EdC) è stato presetato da Alfred e Ottilia Pineider, insegnanti di Brunico, Ilaria Pedrini, sociologa di Trento e Armando Bon, libero professionista di Bolzano. Di fronte al fenomeno della globalizzazione della finanza e dell'economia che da un lato apre nuove prospettive, ma dall'altra attua un modello di sviluppo che provoca un sempre crescente divario tra ricchi e poveri, è avvertita sempre più l'urgenza di un profondo cambiamento nella cultura e nell'agire economico. E' durante un viaggio in Brasile nel 1991 che, per iniziativa della trentina Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, nasce il progetto dell' "Economia di comunione": per offrire, seppure in germe, una risposta al dramma dell'estrema povertà di quelle popolazioni, private dei più fondamentali diritti umani. L'obiettivo è un futuro senza più indigenti, la lotta alla povertà. Oggi l'Economia di Comunione (EdC) è un progetto che coinvolge centinaia di imprese dei cinque continenti. Il proegtto nasce nel 1991, attraversando la città di San Paolo, Chiara Lubich era stata colpita nel vedere di persona, accanto ad una delle maggiori concentrazioni di grattacieli del mondo, grandi estensioni di "favelas". Oggi gli imprenditori che aderiscono all'economia di comunione, nel contesto di una più ampia "cultura del dare", col loro operare dimostrano la possibilità, nel mercato, di un agire alternativo a quello comunemente inteso. Essa non si presenta quindi come una nuova forma di impresa, ma come una proposta di agire economico che rinnova dal di dentro le usuali forme di imprese, siano esse SPA, cooperative o altre. Nell'economia di comunione gli utili condivisi devono essere prodotti rispettando le leggi, i diritti dei lavoratori, dei consumatori, delle aziende concorrenti, della comunità e dell'ambiente. Le aziende di economia di comunione vi riescono grazie alla tensione all'unità dei loro imprenditori e lavoratori, che rende possibile il crearsi di rapporti interpersonali particolarmente positivi sia nell'azienda che con in suoi interlocutori. La tensione ad investire nella qualità dei rapporti interpersonali induce una diffusa creatività e di conseguenza una notevole capacità di innovare sistemi e tipi di produzione. La stessa esistenza e lo sviluppo delle imprese di EdC mostra che le motivazioni possono tradursi in comportamenti che consentono di ridurre i costi aziendali e di conseguire migliori risultati economici. Di fatto l' EdC è un'esperienza che diventa teoria economica.

Torna all'inizio


PRIMO MAGGIO (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzetta di Mantova, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

PRIMO MAGGIO PRIMO MAGGIO Per una società davvero più giusta Da tempo la giornata del 1º Maggio è una festa dedicata al mondo del lavoro. Una festa che quest'anno impone a tutti una riflessione seria sulla condizione dei lavoratori nel nostro paese, sul fatto che da tempo per questi protagonisti della formazione della ricchezza non vi sia nessun avanzamento sul terreno contrattuale e dei diritti, anzi i dati statistici, morti bianche, sottosalario, lavorio nero, precarietà ci dicono il contrario. Da mesi una crisi economica senza precedenti nel dopoguerra,grava sul presente e sul futuro dei lavoratori e dei giovani, rivelando la vera natura del modello capitalistico che non ha più un futuro da offrire se non licenziamenti, precarietà, insicurezza sul lavoro, riduzioni dei diritti e degli spazi di democrazia, per molti vera e propria povertà. Tutto ciò non ha ancora ricevuto una reazione adeguata, né sul piano sindacale, in quanto continua la politica della concertazione, né sul terreno politico perché le banche e le imprese, nonostante il loro stato fallimentare, continuano a fare quello che vogliono. I padroni delle banche e delle grandi imprese, dopo essersi arricchiti negli anni della finanza creativa, oggi chiedono e ottengono dal Governo, col tacito consenso del Pd, soldi per non fermare il sistema, soldi per assicurare la continuità del loro arricchimento. Loro sono la causa e i responsabili della crisi, ma a pagarne le conseguenze sono chiamati i lavoratori e le loro famiglie con la cassa integrazione e i licenziamenti in virtù di una grande menzogna «siamo tutti sulla stessa barca». Non è vero: le barche su cui viaggiano i ricchi sono diverse da quelle dei lavoratori. Quest'anno quindi, la festa del lavoro deve essere l'occasione per riprendere la strada del conflitto sociale contro questa politica e questa logica che purtroppo trova conniventi anche i sindacati. Lo si può fare costruendo una vertenza generale che unifichi il mondo del lavoro, del precariato, degli studenti, dei territori e che sfoci in una mobilitazione prolungata che comprenda la occupazione e la nazionalizzazione delle aziende in crisi. Una vertenza che sia fondata su richieste non ambigue, ma tese a far pagare prevalentemente chi non ha mai pagato (i grandi capitalisti e le banche, chi detiene la vera ricchezza), mirate non a tagliare la spesa sociale, ma le spese militari, i costi della «casta», i privilegi del Vaticano, le grandi opere speculative. A chi obietta che queste proposte sono «incompatibili» con le attuali regole del gioco rispondiamo che è vero: il capitalismo è incompatibile con i bisogni fondamentali dei lavoratori e della maggioranza della società. Per questo il 1º Maggio deve essere un momento di riflessione per la costruzione di una vera alternativa di sistema. Solo la realizzazione di una radicale alternativa di società guidata dai lavoratori può garantire una inversione di tendenza e un'uscita dalla crisi. Costruire una società più giusta nella quale sia abolita ogni forma di sfruttamento dell'uomo, che garantisca per tutti il soddisfacimento dei bisogni essenziali, ridistribuendo la ricchezza ai lavoratori e pensionati, che tuteli finalmente i diritti umani e sociali, è un bisogno non più rinviabile per i lavoratori. Buon 1º maggio a tutti. Edo Rossi Partito Comunista lavoratori BERLUSCONI Nella trappola del 25 Aprile Meditando, un po' sconsolato, sulle cose dette e fatte in questi ultimi giorni dai nostri politici di prima e seconda linea circa gli inviti avventurosi e le folgorazioni così poco credibili non si sa più cosa pensare! Avevo accettato come cosa buona e utile il ricambio al vertice del Pd e, pur se il mio pessimismo tendenziale mi suggeriva cautela nei giudizi, valutavo il cambio al vertice utile all'immagine del partito anche se, vista l'emergenza data dalle dimissioni di Veltroni, Franceschini avrebbe solo dovuto guidare il partito fino al congresso di ottobre, cioè un incarico provvisorio. Con mia soddisfazione, mi era parso che il nuovo segretario lavorasse con buona lena, con tanto entusiasmo e con encomiabile capacità. Poi la cattiva intuizione. La mossa falsa: l'invito al premier Berlusconi a partecipare alla commemorazione del 25 Aprile, giorno dell'Italia sana che commemora la vittoria contro il cancro nazi-fascista: manifestazione che il presidente del consiglio aveva sempre snobbato e irriso tanto forte è (era?) la sua avversione al comunismo, ai comunisti, componente importante nelle file della lotta partigiana. Fino a giovedì 23 aprile. Ogni occasione era buona, per Berlusconi, ogni argomento era valido per dare la colpa dei mali del Paese «all'untore» comunista. Poi l'invito di Franceschini che, in buona fede, alla ricerca di dare a questa grande ricorrenza una base di legittimazione di valori condivisi sulla base di quella realtà di giudizio che Berlusconi e i suoi subordinati non hanno mai voluto o potuto riconoscere. E fu la folgorazione dell'uomo sulla strada di Damasco! Forse l'uomo (di potere) non aspettava altro che un invito pronto, come sempre, a sfruttare l'occasione a suo pro. E' una trappola, è una fregatura! Fu il mio primo e malizioso pensiero. Non s'è vista la grande luce che tolse la vista a Saulo di Tarso sulla strada di Damasco e nemmeno Anania che rende la vista e trasmette la fede al ravveduto Berlusconi, l'uomo della provvidenza. L'unto! A mio avviso è stata un'ingenuità, un buon proposito, una proposta onesta che Berlusconi ha furbescamente girato a suo vantaggio. Temo che anche questo dovremo pagare. Temo che le sinistre moderate o radicali o quant'altro costantemente divise per poltrone dopo aver abbandonato la retta via dell'unione (magari monolitica) che fa la forza non godranno di nessun merito per la folgorazione di Berlusconi. Remo Formigoni AMNESTY Appello per i diritti anche in Moldova Amnesty International ha dichiarato che le autorità della Moldova paiono aver assunto un atteggiamento punitivo nei confronti delle Organizzazioni non governative a causa della loro azione in difesa dei diritti umani. In una lettera al primo ministro della Moldova, Amnesty si è detta preoccupata per il fatto che alcune Ong, che avevano monitorato lo svolgimento delle elezioni e/o avevano denunciato le violazioni dei diritti umani commesse dai pubblici ufficiali a seguito delle violente manifestazioni del 7 aprile, stiano subendo richieste senza precedenti da parte del ministero della Giustizia e controlli stringenti da parte delle autorità fiscali. I difensori dei diritti umani sono una fonte d'ispirazione e meritano sostegno e protezione da parte dello stato nella loro lotta per la tutela dei diritti umani. Le autorità della Moldova stanno venendo meno al dovere di garantire che gli attivisti per i diritti umani siano in grado di svolgere il proprio lavoro senza impedimenti e di proteggerli da qualsiasi violazione, come sancito nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani. Amnesty ha ricevuto informazioni secondo cui almeno sette Ong, tra cui la stessa sezione locale dell'organizzazione per i diritti umani, hanno ricevuto una lettera del ministero della Giustizia, datata 16 aprile, nella quale viene chiesto di esplicitare la propria posizione sui disordini e indicare quali misure esse abbiano adottato per prevenire e fermare la violenza. Inoltre, la maggior parte di queste Ong ha ricevuto, il 24 aprile, un'ingiunzione da parte degli ispettorati locali delle tasse in cui si chiedeva di sottoporre i rendiconti finanziari per il 2008 e il 2009, nonchè di indicare le fonti di entrata e le voci di spesa, entro il 28 aprile. La scadenza estremamente ravvicinata ha reso arduo rispondere a queste richieste. Ieri, 28 aprile, funzionari dell'ispettorato delle tasse hanno visitato la sede di Amnesty International della Moldova, chiedendo la fornitura di tutti i contratti di consulenza in vigore nel 2008 e 2009, così come un elenco del personale pagato e i dettagli del loro passaporto. Amnesty ha chiesto spiegazioni alle autorità della Moldova, sollecitandole a garantire che le organizzazioni per i diritti umani e gli altri attivisti della società civile possano svolgere il proprio lavoro in un ambiente privo di intimidazioni, ostacoli e minacce. Gruppo Mantovano di Amnesty International

Torna all'inizio


Chávez ayudará a Uribe para capturar a los rebeldes de las FARC refugiados en Venezuela (sezione: Diritti umani)

( da "Pais, El" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Chávez ayudará a Uribe para capturar a los rebeldes de las FARC refugiados en Venezuela Las relaciones entre ambos países siguen mejorando tras la crisis desatada en 2007 por la mediación de Caracas para lograr la liberación de los rehenes AGENCIAS - Bogotá / Ciudad del Vaticano - 01/05/2009 Vota Resultado 5 votos Venezuela ha anunciado que cooperará con Bogotá en la detención de un grupo de guerrilleros de las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC) refugiados en este país tras abatir el miércoles a ocho soldados en diferentes enfrentamientos producidos en una zona montañosa del noroeste de Colombia, según ha informado el ministro de Exteriores venezolano, Nicolás Maduro, que aseguró que su Gobierno hace un gran esfuerzo para "que las fronteras venezolanas sean cada vez más un territorio seguro y estable". Colombia y Venezuela comparten una frontera terrestre de 2.219 kilómetros. Hugo Chávez A FONDO Nacimiento: 28-07-1954 Lugar: Sabaneta Colombia A FONDO Capital: Santa Fe de BogotÁ. Gobierno: RepÚblica. PoblaciÓn: 45,013,672 (est. 2008) Ver cobertura completa --> Venezuela A FONDO Capital: Caracas. Gobierno: RepÚblica. PoblaciÓn: 26,414,815 (est. 2008) Ver cobertura completa --> La noticia en otros webs webs en espaÑol en otros idiomas El ministro hizo estas declaraciones en respuesta a la solicitud del Gobierno del presidente colombiano, Alvaro Uribe, al mandatario venezolano, Hugo Chávez, a quien pidió ayuda para detener a los rebeldes. Las relaciones diplomáticas entre ambos países iberoamericanos siguen así en un buen nivel, tras la crisis que enfrentó a las dos naciones entre finales de 2007 y marzo de 2008 por la decisión de Uribe de suspender la mediación de Chávez ante las FARC para conseguir la liberación de un grupo de rehenes. Los combates se registraron el miércoles en uno de los cerros de la serranía del Perijá, apenas a un kilómetro de la frontera noreste de Colombia con Venezuela, adonde huyeron, según testigos de la zona. Ocho soldados murieron en los enfrentamientos, mientras que uno más resultó herido, según informó la Brigada Blindada del Ejército, a la que pertenecía esta patrulla, que realizaba en la zona tareas de desactivación de minas antipersonas. Los rebeldes implicados pertenecen al frente 59 de las FARC según la interceptación de mensajes de la guerrilla. El presidente de Colombia comentó desde Italia, donde se encontraba de visita cuando se produjeron los combates: "No pueden seguir con esa práctica cobarde de asesinar colombianos y en seguida abusar del territorio de los países hermanos, esperamos que con la colaboración del presidente Chávez esos bandidos puedan ser llevados a la cárcel". Mediación de Pablo Emilio Moncayo Por otra parte, tras entrevistarse con el papa Benedicto XVI en el Vaticano, Uribe hizo unas declaraciones en las que reiteró su rechazo para que la senadora Piedad Córdoba medie en la liberación del cabo Pablo Emilio Moncayo, en manos de las FARC, e insistió en que será la Cruz Roja Internacional la única reconocida por su Gobierno. Uribe fue tajante: "Creo que lo que he dicho del tema es suficiente. Los señores de las FARC, los terroristas de las FARC, nunca debieron secuestrar al compatriota Moncayo, que lleva once años en la tortura". La guerrilla de las FARC anunció a mediados de abril la liberación unilateral del militar, que es uno de los 22 canjeables en su poder, y pidió a la senadora opositora Piedad Córdoba preparar la logística para su entrega. "Ahora", prosiguió Uribe, "quieren hacer un festín politiquero con la liberación del compatriota Moncayo. Las FARC no nos van a engañar, quieren montar una campaña política con la liberación gota a gota de los secuestrados y eso hay que denunciarlo". Para el presidente de Colombia no se puede hacer "del secuestro, de la tortura, una campaña política para que el terrorismo engañe a los colombianos". Agregó que "si van a liberar al compatriota Moncayo y a los otros secuestrados, les basta con decir los dejamos en tal parte, y allá los recogerá la Cruz Roja Internacional y el Gobierno dará todas las facilidades" al organismo humanitario.

Torna all'inizio


UN GRANDE concerto con tanti ospiti in cui primeggia l'elemento della corali... (sezione: Diritti umani)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

SAN BENEDETTO pag. 13 UN GRANDE concerto con tanti ospiti in cui primeggia l'elemento della corali... UN GRANDE concerto con tanti ospiti in cui primeggia l'elemento della coralità. Non poteva esserci conclusione migliore per la XIX edizione della settimana dell'amicizia fra i popoli' promossa dall'Helios Festival, manifestazione ideata e diretta dalla sociologa Giuditta Castelli, che quest'anno ha coinvolto i Comuni di Ripatransone, Acquaviva e San Benedetto. Un evento di notevole spessore sociale tanto da suscitare l'attenzione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, in prossimità del ventennale, ha fatto pervenire una medaglia di riconoscimento con l'augurio di proseguire sempre sulla strada dei buoni sentimenti'. Ed è proprio l'idem sentire il filo conduttore di Musicarte Helios Planet 2009 - Artisti in concerto per il dialogo interculturale e i diritti umani nel mondo', che si svilupperà domani alle ore 21 presso il Teatro Concordia con la conduzione del giovane showman Patrizio Viozzi. Numerosi gli artisti che si alterneranno sul palco, a partire dal Gruppo Seblie con la performance Gentinsieme' portata in scena da Maurizio Bolla, Anna Cupelli, Daniele Favo, Maxs Felinfer, Raffaella Impedovo, Roberta Lucianetti, Patricia Vena, Carlo Volpicella; il trio di musicisti Gionni Di Clemente, Danilo Di Paolonicola, Francesco Savoretti; le danzatrici Paola Sguerrini (Najma Asani) e Tiziana Ferretti (Rania) con il Gruppo dell'Accademia di Danza Orientale Centro Asani. Ma anche il Coro I Colori del Cielo' di Ripatransone diretto dal maestro Vincenzo Travaglini; i cantanti Massimiliano Civita, Valentina Pallesca, Raffaella Vagnoni; il soprano Loredana Chiappini accompagnata al pianoforte da Clementina Perozzi; la scuola di danza Centro Sportivo Divino Amore Msp'; Gruppo Abruzzese Hip Hop. Nel corso della serata, dedicata anche al tema dell''Acqua patrimonio dell'umanità' con relativo intervento dell'assessore Paolo Canducci, sarà consegnata una targa alla memoria del maresciallo Francesco Ceneri, con lettura di una sua poesia. Premiati anche il giornalista Pasquale Bergamaschi de Il Resto del Carlino' per la sua luminosa carriera professionale ed il talento di musicista; il cav.Nello Gaetani presidente dell'associazione Il Palio del Duca' per la rievocazione storica Sponsalia', il talent scout Enzo Spinozzi per il Festival dell'Adriatico - Voci Nuove'. L'ingresso è libero.

Torna all'inizio


Afghanistan, tra i torturatori Usa non solo agenti Cia ma anche l'esercito (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Afghanistan, tra i torturatori Usa non solo agenti Cia ma anche l'esercito UMBERTO DE GIOVANNANGELI Non solo Bagram. Non solo agenti della Cia. Nel giorno in cui Barack Obama ammette che il «waterboarding» è un abuso, lo scandalo delle torture made in Usa si allarga. E investe le forze armate americane. L'Unità ha raccontato in anteprima alcune delle foto che il Pentagono renderà pubbliche, su sollecitazione della Casa Bianca, entro il 28 maggio. «Con la sua iniziativa, l'Unità ha dato un contributo importante nella battaglia di verità e di giustizia che stiamo conducendo da tempo», dice al nostro giornale Amrit Singh, uno degli avvocati dell'Associazione americana per le libertà civili (Aclu). SCATTI INCRIMINATI Nelle immagini raccontate dall'Unità, si faceva riferimento alle pratiche di tortura utilizzate nel centro di detenzione di Bagram, in Afghanistan. Ma altre foto riguardano un altro centro di detenzione nel quale si utilizzavano tecniche di tortura come il «waterboarding» (l'annegamento simulato). Foto che riaprono un dossier dell'Aclu di un anno fa. I militari statunitensi usarono metodi illegali per interrogare i detenuti in Afghanistan nel 2003. A rivelarlo, un anno fa, era un documento del Pentagono diffuso dall'Associazione americana per le libertà civili (Aclu). Secondo l'Aclu, gli abusi furono commessi nel Centro di detenzione di Gardez, nel sud-est dell'Afghanistan. La novità è che esisterebbero foto che comprovano questa denuncia. Le Forze speciali obbligavano i detenuti a inginocchiarsi con i vestiti bagnati, li umiliavano e li riempivano di colpi. I prigionieri, incatenati e incappucciati, venivano anche privati del sonno e spruzzati con getti di acqua gelida: le stesse tecniche di interrogatorio definite «manipolazione ambientale», autorizzate - riferisce l'Aclu - dall'allora segretario alla difesa nordamericana Donald Rumsfeld a Guantanamo Bay nel 2003. «Invece di porre fine alle torture - rimarca ancora l'avvocato Singh - legale della Aclu - gli ufficiali di rango superiore facevano finta di non vedere». L'associazione ha segnalato anche anche che uno degli otto prigionieri di Gardez sottoposti a quel trattamento, Jamal Naseer, morì per le torture e che l'inchiesta sulla sua morte, compiuta nel 2004 dalle autorità militari nordamericane, concluse che il decesso era avvenuto per «un problema di stomaco». Tra le foto che verranno rese pubbliche vi sarebbero, secondo l'Aclu, anche quelle che mostrano un'altra tecnica di tortura utilizzata a Guantanamo: detenuti rinchiusi in piccole gabbie che venivano poi appese al soffitto. I prigionieri venivano anche sbattuti ripetutamente contro le pareti del carcere. A Bagram come ad Abu Ghraib; a Guantanamo come a Gardez. IL PRESIDENTE RILANCIA Nessuna marcia indietro. Barack Obama si è detto convinto della scelta di rendere pubblici i documenti sugli interrogatori dei sospetti terroristi sotto la presidenza di George W.Bush ed ha definito il waterboarding una tortura. «Il waterboarding viola i nostri ideali e i nostri valori. Io ritengo che si tratti di tortura», ha dichiarato nel corso della conferenza stampa tenuta per i suoi primi cento giorni alla Casa Bianca. «Per questo ho posto fine a quelle pratiche». Il presidente americano si è quindi detto certo che le informazioni utili all'intelligence ottenute attraverso il ricorso a quelle tecniche potevano essere ottenute attraverso altri mezzi. «Avremmo potuto ottenere questa informazione in altro modo, attraverso mezzi più conformi ai nostri valori, più coerenti con ciò che siamo», anche se «in alcuni casi questo può risultare più difficile». Rilancia Obama. Rinunciare alla tortura può solo rendere l'America «più forte e più sicura»,afferma. «Inoltre - aggiunge - la legge sui segreti di Stato deve essere rivista». Le anticipazioni dell'Unità si arricchiscono di altri elementi. Le tecniche di tortura utilizzate dagli Usa nella guerra al terrorismo venivano utilizzate non solo dalla Cia ma dall'esercito. Si riaprono vecchi dossier.

Torna all'inizio


Il direttore del giornale Corruzione e criminalità, Iaroslav Iaroshenko, difensore dei di... (sezione: Diritti umani)

( da "Unita, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il direttore del giornale «Corruzione e criminalità, Iaroslav Iaroshenko, difensore dei diritti umani di Rostov è in coma in ospedale per le percosse subite da alcuni sconosciuti sul portone di casa. I colleghi e familiari non hanno dubbi che l'uomo sia stato aggredito per la sua attività di denuncia della corruzione. GIORNALISTA AGGREDITO Russia

Torna all'inizio


Washington ci spinge fuori dalla crisi (sezione: Diritti umani)

( da "Tempo, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

stampa Washington ci spinge fuori dalla crisi (...)come indicano i sondaggi che attribuiscono alla presidenza un consenso superiore al sessanta per cento. Sui diritti civili, poi, ha assunto decisioni di valore anche simbolico come la chiusura di Guantanamo e il ripudio della tortura, senza ricorrere alle vendette giustizialiste che avrebbero spaccato l'America. Una svolta ancor più netta si è avuto nell'orizzonte estero dove la politica della "mano tesa", pur rivolta ai nemici del mondo islamico e dell'America Latina, non ha rinnegato l'impegno statunitense a fronteggiare il terrorismo e a mantenere un ruolo centrale nelle responsabilità internazionali. Con l'Europa Obama ha tentato, forse senza riuscire in pieno, di ristabilire una buona partnership economica e strategico-militare . Con la Russia sono stati superati i conflitti innescati dal progetto dello scudo stellare. E con la Cina, ormai il numero due della terra, l'America ha allacciato quel legame indissolubile che si instaura tra i grandi debitori e creditori. Se è vero che la crisi, partita dall'America, deve essere risolta innanzitutto lì, noi italiani dobbiamo guardare con orgoglio alla collaborazione tra Fiat e Chrysler che contribuisce in maniera significativa a fare un passo avanti in questa direzione. Massimo Teodori

Torna all'inizio


La sposa ha 8 anni: nozze annullate (sezione: Diritti umani)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

VETRINA ESTERI pag. 22 La sposa ha 8 anni: nozze annullate ARABIA SAUDITA LUI, CINQUANTENNE, L'AVEVA COMPRATA DAL PADRE di LORENZO BIANCHI VACILLA un pilastro della società patriarcale saudita. Un matrimonio combinato fra una bimba di otto anni e un uomo di cinquanta, che aveva già due mogli, è stato annullato con una procedura extragiudiziale. L'anziano marito fino all'ultimo era rimasto aggrappato alla tesi che il legame era stato stipulato rispettando i crismi della legalità. L'uomo, infatti, aveva regolarmente versato al padre della piccola, un suo amico, la somma di denaro assolutamente necessaria al genitore della sposa-bambina per estinguere un debito. Di fronte alla ferma volontà del giudice incaricato di risolvere la controversia sciogliendo lo sposalizio, l'attempato promesso sposo ha dovuto accettare la cancellazione delle nozze. Il luogo dello scandalo è Unaiza. La città è nella regione Qasim, feudo indiscusso di un filone conservatore dell'Islam, il wahabismo, che riconosce ai padri il diritto di concedere le figlie in matrimonio a chiunque gli vada a genio. La madre della bimba si è rivolta a un avvocato. Nella prima causa, un anno fa, il giudice, lo sceicco Habib Al Habib, non ha voluto annullare il matrimonio. L'UNICA condizione posta dall'uomo della legge era che lo sposo fino alla maturità sessuale della piccina non avrebbe dovuto consumare il patto coniugale. Nei giorni scorsi il magistrato ha ribadito che il matrimonio rientrava nei canoni previsti dalle norme. A questo punto il caso è stato trasferito a un secondo giudice, che ha annullato il vincolo matrimoniale con un arbitrato, dopo «l'intervento di un'importante personalità». Il virgolettato è del quotidiano Riad. La vicenda era già nel mirino dell'Unicef. Anne Venemab, una portavoce dell'agenzia dell'Onu, lo aveva definito «una violazione dei diritti del bambino». Il «Consiglio consultivo» di re Abdullah (Ap) ha in animo di proporre al monarca una norma che vieterebbe il matrimonio a chi non ha compiuto i diciotto anni. Image: 20090501/foto/5531.jpg

Torna all'inizio


R ICCO cartellone di iniziative nel ponte del 1 Maggio tra musica, teatro, ... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il (Marche)" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi di TIZIANA CAPOCASA R ICCO cartellone di iniziative nel ponte del 1° Maggio tra musica, teatro, folklore e mostre d'arte. Il cantante Marco Masini si esibirà all'Agraria di San Benedetto nella piazzetta rossa di via Val Cuvia, ore 21,30. Il concerto gratuito è inserito nella 39° edizione Festa 1° Maggio, a cura dell'Agraria Club, che prevede a partire dalle ore 15 gara interregionale di automodellismo, corsa dei somari, gara di freccette, gara di scacchi. Ed ancora 3° Gran premio di minimoto e 3° prova regionale di esibizioni di arti marziali. La festa si chiuderà attorno alla mezzanotte con spettacolo pirotecnico. Domani al Teatro Concordia ore 21, Musicarte Helios Planet 2009 artisti in concerto per il dialogo interculturale e i diritti umani nel mondo, conduttrice Patrizia Vizzi. A Grottammare, al Parco delle Rimembranze, tre giornate di Paesaggi Umani ricche di eventi, workshop e concerti legati al vivere comune, alla storia ed alle tradizioni popolari, utilizzando diversi tipi di linguaggi, dall'audiovisivo al teatrale. Alle ore 17.30 spettacolo teatrale Pitecus di Flavia Mastrella e Antonio Rezza. Alle ore 22, 30 concerto di Ginevra Di Marco, ad accompagnare l'artista fiorentina sul palco ci saranno Francesco Magnelli, piano e magnellophoni, Andrea Salvatori, chitarra e tzouras, Luca Ragazzo, batteria. La manifestazione Paesaggi Umani si protrarrà fino al 3 maggio con workshop, laboratori, eventi e concerti che si terranno a Monteleone di Fermo, Montelparo, Servigliano e Montegiorgio. Per consultare il programma completo basta cliccare su www.comunanze.net. A Castel di Lama il 1° Maggio verrà celebrato presso la Piazza delle Libertà, a Villa S.Antonio a partire dalle ore 15,30. Sul palco si esibiranno quattro band locali e dell'Abruzzo, fino a tarda sera. Sarà allestito uno stand gastronomico. A Montegranaro domani in piazza Mazzini, a partire dalle ore 19 la VI edizione di Prima-Vera Fest, rassegna di band emergenti del territorio. Prorogate le mostre: Chiari e Scuri di Francesco Musante alla Galleria Verdesi di San Benedetto del Tronto, fino al 10 maggio (festivi ore 17-20) e Adolfo De Carolis e la democrazia del bello nel Polo Museale San Francesco di Montefiore, fino al 7 giugno. Fino a domenica: Giardinando mostra mercato di giardinaggio, piazza Montebello di San Benedetto. Ad Ortezzano apertura dello spettacolare giardino botanico, Gemme del deserto con 3 mila varietà di piante grasse e speciali aiuole a tema: agavi e generi affini, piante messicane, rarissime euphorbie del Madagascar. Info e prenotazione Pina Acciarri: 0734/770182 oppure 333/1209041.

Torna all'inizio


Il conforto del genio (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

CENTO GIORNI DI OBAMA Il conforto del genio Marco d'Eramo «È confortante avere un genio alla Casa bianca» mi dice Frances Fox Piven, la grande signora delle scienze politiche statunitensi, nel suo ufficio del Graduate Center sulla Quinta Avenue. «Quale altro presidente potrebbe avere indici di gradimento che salgono mentre l'economia ogni giorno va a rotoli?». Ma poi Frances sfuma il suo giudizio: «Barack Obama ha dimostrato di essere un genio nell'impostare la politica (nella politics); resta tutto da vedere se è un genio nel coronarla (cioè nella policy). Comunque è insuperabile nello spiegare i suoi motivi al popolo americano. È sempre convincente». CONTINUA | PAGINA 7 E questa dote il 44-esimo presidente degli Stati uniti l'ha dispiegata in tutto il suo smalto nella conferenza stampa che ha tenuto mercoledì sera (due del mattino di ieri, ora italiana), allo scadere dei suoi primi 100 giorni alla Casa bianca. Come l'occasione richiedeva, Obama ha rivendicato le suo politiche, e si è fatto grande con la grandezza dei problemi che deve affrontare. «Il tipico presidente deve affrontare due-tre grandi problemi alla volta. A quest'amministrazione ne sono toccati 7-8 tutti d'un colpo». Memore dei danni incalcolabili che il ciclone Katrina inferse nel 2005 non tanto alla città di New Orleans quanto all'amministrazione Bush per l'inettitudine con cui gestì l'emergenza, Obama ha tenuto a sottolineare la prontezza con cui il suo governo ha reagito: ha già approntato stock di antivirali Tamiflu, ha stanziato 1,5 miliardi di dollari. Pur sottolineando la serietà della situazione, ha invitato gli americani a non cedere al panico. Obama si è anche soffermato sul Pakistan: «Sono seriamente preoccupato non perché penso che i taleban stiano per prenderne il controllo, ma perché il governo civile è fragile e sembra incapace di fornire i servizi base, scuola, sanità, legalità, un sistema giudiziario che funzioni nell'interesse della maggioranza. Come conseguenza, per il governo è molto difficile conquistarsi l'appoggio, la lealtà del suo popolo». Ma più che le parole, ha colpito il tono di Obama. Rispetto al serafico atteggiamento che aveva mantenuto per tutta la campagna elettorale, quando anche ai colpi più bassi rispondeva con olimpico distacco, da quando è al potere, la sua retorica è più graffiante. L'affilatezza del suo ingegno si traduce in risposte più taglienti. Lo ha dimostrato sul tema della tortura, sulle relazioni con il partito repubblicano e sull'intervento dello stato nel settore privato. Ha demolito le obiezioni sollevate dall'ex vice presidente Dick Cheney secondo cui le torture hanno fornito informazioni dall'incalcolabile valore per la sicurezza di migliaia e migliaia di cittadini americani. Obama ha citato il premier britannico Winston Churchill che si rifiutò di usare la tortura sui prigionieri tedeschi anche quando Londra era sotto le bombe della Luftwaffe. «Un popolo non può perdere sé stesso per difendersi», ha ripetuto Obama che ha continuato: «Nessuno si è chiesto se le stesse informazioni potevano essere ottenute in altro modo, e - soprattutto - non ci si è posti la questione più generale - se questi metodi rendano più sicura l'America». Obama ha ricordato come le torture abbiano costituito un forte argomento per reclutare aspiranti terroristi e abbiano debilitato la capacità statunitense di collaborare con i servizi di intelligence alleati. Sui rapporti con l'opposizione, il presidente ha detto che lo spirito bipartisan non può voler dire che la maggioranza aderisce a tutte quelle idee che la minoranza ha messo in atto per otto anni e che sono state battute dagli elettori. Se bipartisan significa che i repubblicani vogliono imporre tutti i propri punti di vista, ha detto Obama, allora non si va da nessuna parte, Se invece si determinano terreni specifici dove si può lavorare insieme al di là delle divergenze, allora ci può essere progresso. Altrettanto tagliente è stato nel rispondere alla maliziosa domanda su come si sente a essere il maggiore azionista dell'industria di auto e delle banche. «Effettivamente a me basterebbe dover affrontare la guerra in Iraq, quella in Afghanistan, la riforma sanitaria, l'emergenza dell'influenza suina, non sento proprio il bisogno di occuparmi anche di auto e di banche. Ne ho già abbastanza e vorrei disimpegnarmi il prima possibile. Ma questi sono tempi eccezionali», ha ricordato. E la precisione del suo linguaggio si è vista quando ha così definito i suoi primi 100 giorni: «Sono contento, ma non soddisfatto». E Frances Fox Piven mi dice di Obama: «Qui noi, la sinistra, abbiamo vinto. Questo è vincere negli Stati uniti. Ma voi perché continuate sempre a rieleggere quel personaggio? Pensavo che foste più accorti».

Torna all'inizio


Festa del 25 Aprile: la memoria in difesa della Costituzione (sezione: Diritti umani)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Festa del 25 Aprile: la memoria in difesa della Costituzione --> Venerdì 01 Maggio 2009 LETTERE, pagina 28 e-mail print Egregio direttore, mi permetta una nota integrativa alla cronaca de «L'Eco di Bergamo» relativa alla manifestazione celebrativa della festa nazionale del 25 Aprile a Bergamo, che ha visto una partecipazione numerosa, attiva e interessata quale non si vedeva da anni. Ho la preoccupazione di mettere in evidenza la ragione della scelta, innovatrice, per la quale da parte del Comitato Antifascista bergamasco è stato conferito l'incarico del discorso ufficiale alla prof.ssa Barbara Pezzini: non solo perché autorevole preside della facoltà di Giurisprudenza e docente di Diritto Costituzionale, e perché chiara testimone di una tradizione familiare coerentemente e coraggiosamente antifascista della nostra città, ma anche come portavoce del Comitato bergamasco per la difesa della Costituzione, un Comitato costituito prima del Referendum 2006 per respingere una riscrittura della Costituzione considerata stravolgente di alcuni suoi aspetti fondamentali e che ha deciso di continuare a restare vivo e vigile perché convinto della necessità di continuare ad impegnarsi innanzitutto per farla conoscere, poi per attuarla e difenderla. Il tema della difesa della Costituzione è stato evidente nel discorso della prof. Pezzini, che ha sostenuto che proprio in questo si realizza l'ideale che l'antifascismo non si riduca a memoria del passato, ma sia impegno nella scelta delle nostre vite. Ogni memoria, anche quella dell'antifascismo, non è immune infatti dal rischio della retorica o dell'imbalsamazione se viene meno una pratica quotidiana che ne traduca i valori ispiratori e se viene meno l'impegno vigile della consapevolezza storica. Non è qui il caso di riassumere un discorso così ricco ed importante (rimando chi ne desidera una lettura integrale al sito del Comitato: www. Salviamolacostituzione.bg.it), ma sento l'esigenza di sottolineare i passaggi più applauditi del discorso della prof. Pezzini: la critica alla proposta di legge n.1360 che vorrebbe istituire un ordine «del tricolore», accomunando indistintamente combattenti della Liberazione e della Rsi; la difesa della ricostruzione storica contro ogni disinvolta falsificazione revisionista (è avvenuto anche nella nostra città a proposito del partigiano Brach!); la necessità dell'impegno quotidiano contro il razzismo (che non si limita all'interno degli stadi) e contro tutti i rischi di violazione dei diritti fondamentali dell'uomo affermati dalla Costituzione, che ne sancisce l'universalità; la critica alla sottovalutazione da parte della Bergamo democratica del significato eversivo della manifestazione di Forza Nuova, forza politica probabilmente anticostituzionale alla luce della XII disposizione finale della Costituzione; la sottolineatura dello stretto legame fra i principi fondamentali della Costituzione e l'architettura istituzionale dello Stato che Essa delinea: contro le tentazioni di verticalizzazione del potere di comando, e di semplificazione delle forme della partecipazione politica, vanno quotidianamente difesi la pluralità e l'equilibrio dei poteri che la Costituzione organizza e pone in dialettica, perché sono la garanzia istituzionale delle libertà individuali e dell'autonomia della società. Gian Gabriele Vertova Comitato bergamasco per la difesa della Costituzione 01/05/2009 nascosto-->

Torna all'inizio


Diritti umani violati, torture, impunità: ecco l'Uribe ricevuto da Berlusconi (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

ITALIA-COLOMBIA Democrazia o terrore di Stato? Il leader di Bogotà , ieri a Roma, secondo la «sentenza» del Tribunale Permanente dei Popoli Diritti umani violati, torture, impunità: ecco l'Uribe ricevuto da Berlusconi Franco Ippolito* Franco Ippolito* Chi non legge il manifesto ha forse distrattamente appreso dalla tv, tra notizie di veline, candidature elettorali, litigi di grandi famiglie, minacce xenofobe leghiste, che ieri il presidente del consiglio ha ospitato il presidente della Colombia. I lettori di questo giornale e pochi altri informati sulla tragica realtà colombiana sanno, invece, chi è Alvaro Uribe, il presidente latinoamericano più legato a George Bush, e quanto grave sia averlo ricevuto in Italia e aver instaurato con lui rapporti d'intesa politica e collaborazione economica. Al quadro allarmante ricostruito ieri dagli articoli di Guido Piccoli e Bruno Simone può essere aggiunto quanto documentato dalla sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli, emessa nel luglio scorso, dopo un'approfondita istruttoria durata due anni e a conclusione di un processo pubblico su «imprese trasnazionali e diritti dei popoli in Colombia», svolto a Bogotà da parte una giuria internazionale presieduta dal premio Nobel Perez Esquivel. Al Tribunale, la cui riunione era stata richiesta da una vasta rete colombiana di sindacati, organismi di base, comunità contadine e indigene, è stato fornito, con tragiche dirette testimonianze, il quadro conoscitivo e la chiave di lettura delle cause delle violazioni sistematiche dei diritti più elementari del popolo colombiano. La giuria, composta da noti economisti, sociologi e giuristi - tra cui il presidente della Corte suprema dell'Ecuador e componenti della Corte di cassazione francese e italiana - ha qualificato giuridicamente l'impatto e le disastrose conseguenze che lo sfruttamento economico da parte delle multinazionali e le politiche del governo di Uribe hanno sui diritti del popolo colombiano e, in particolare, ei cittadini più deboli e vulnerabili. Il Tpp ha riconosciuto le dirette responsabilità del governo colombiano e delle imprese transnazionali, ricostruendo analiticamente i fatti ed esprimendo valutazioni che nessun governo europeo dovrebbe ignorare. Dalla sentenza (sul sito www.internazionaleleliobasso.it) emerge la responsabilità del governo colombiano: nell'avere realizzato leggi incostituzionali in materia di diritto al lavoro e di protezione ambientale, che favoriscono - in disprezzo delle Dichiarazioni e Convenzioni dell'Onu - la violazione sistematica dei diritti umani più elementari (vita, salute, istruzione, ambiente, risorse, autogoverno della popolazione indigena...); nella sua partecipazione a pratiche di genocidio di gruppi indigeni; nella sua partecipazione alla commissione di crimini di lesa umanità: uccisioni, sterminio, deportazione o sfollamento forzato, illegittima carcerazione o altra privazione grave della libertà fisica, tortura, persecuzione di gruppi o collettività fondata su motivi politici ed etnici; nella sua partecipazione alla commissione di crimini di guerra, contro persone che non partecipano direttamente alle ostilità, in violazione delle Convenzioni di Ginevra: attentati alla vita e all'integrità, soprattutto l'omicidio in ogni sua forma, mutilazioni, tortura, oltraggi alla dignità personale, soprattutto trattamenti inumani e degradanti, e l'esecuzione senza giusto processo; per non aver impedito l'impunità dei responsabili. Il governo e la grande parte della stampa italiana vogliono continuare a fingere di ignorare tutte queste atrocità. Ma non le ignorano le tante vittime colombiane e la stragrande maggioranza delle popolazioni dell'America latina, a cui, nelle settimane scorse, il presidente Usa Obama ha rivolto parole di autocritica e propositi di svolta. È necessario che il suo esempio sia imitato almeno dai governi più responsabili della Ue, prima che intervenga, com'è doveroso, la giustizia penale internazionale. * membro del Tribunale Permanente dei Popoli

Torna all'inizio


La legge DEL MARE (sezione: Diritti umani)

( da "Manifesto, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

IL SORRISO DEI RIBELLI DEL GOLFO La legge DEL MARE Daniele Archibugi e Marina Chiarugi Anche il telespettatore meno smaliziato avrà oramai compreso quanto la pirateria somala abbia poco a che spartire con le suggestive gesta dei vari John Rackham ed Edward Teach, né con le prodezze dei molti pirati che popolano cinema e letteratura. L'arrivo a New York di Abdiwali Abdiquadir Muse, l'unico sopravvissuto al tentativo di sequestro della nave americana Maersk Alabama, ha spiazzato chi si aspettava di vedere arrivare un incallito delinquente: si tratta, infatti, di un ragazzino di sedici anni che ha esibito un disarmante sorriso ai fotografi bramosi di riprendere il volto di un feroce bucaniere. Forse era sorridente perché non è stato freddato dai cecchini come i suoi tre compagni di brigantaggio, oppure perché consapevole che la vita da prigioniero nello stato di New York non è peggiore di quella a piede libero nel suo paese. I pirati del golfo di Aden vengono, infatti, da una terra divorata dalla siccità, dalle ripetute carestie e da una guerra civile che in vent'anni, tra morti e rifugiati, ha provocato più di un milione e mezzo di vittime. In quella terra non c'è che l'ombra di un apparato statale e, dal 1991, nessuno si preoccupa di garantire la funzionalità di porti e infrastrutture, nessuno controlla che le risorse ittiche non siano depredate dai pescherecci stranieri, nessuno impedisce che il mare territoriale non venga trasformato in un'enorme pattumiera a basso prezzo per chi intende liberarsi di rifiuti tossici e radioattivi. Briciole di ricchezza I pirati non sono certo, come pretendono di essere, i sostituti della guardia costiera, tuttavia la popolazione li percepisce, se non come liberatori, come gli unici capaci di riportare a riva almeno un po' della ricchezza che transita al largo del loro mare. Tutti gli altri sono invece percepiti come saccheggiatori delle risorse ittiche, inquinatori o come soggetti disinteressati a contribuire effettivamente alla rinascita somala. Né si può dar ai somali del tutto torto, se si pensa che la regione sia tornata alla ribalta della cronaca mondiale non per le carestie e la perpetua guerra civile, ma per i problemi che i pirati creano alle rotte internazionali. Infatti, la cosiddetta comunità internazionale ha manifestato un certo attivismo solo nel reprimere il fenomeno piratesco. Decine di navi da guerra pattugliano oggi il golfo di Aden, molti attacchi sono stati sventati, alcuni pirati sono stati catturati e spediti nelle poco confortevoli prigioni kenyote, altri sono stati freddati da cecchini dotati di armi ad alta tecnologia. Non serve certo tessere l'elogio del pirata. La pirateria non aiuta a risolvere i problemi somali e ripristinare la libertà dei traffici nel golfo di Aden è nell'interesse di tutti. Le conseguenze economiche dei sequestri delle navi, che si riflettono principalmente sul commercio di petrolio e di manufatti provenienti dall'Asia, provocano danni tanto alle economie dei paesi sviluppati che a quelle dei paesi emergenti. Ma bisogna almeno apprezzare la vera natura della pirateria somala, che la differenzia da quella praticata in altri mari. Nello stretto di Malacca e nel golfo di Guinea, ad esempio, i pirati ogni anno compiono decine di attacchi volti a depredare e addirittura ad uccidere, per poi scappare con la refurtiva disponibile. Interventismo marino I pirati somali sono invece gli unici che puntano al sequestro delle navi e alla richiesta di un riscatto e sanno bene che l'omicidio di un solo ostaggio vanificherebbe le trattative. Se possono permettersi di sequestrare navi di enormi dimensioni è per l'assenza di una marina militare somala, che ha creato una sorta di zona d'ombra in cui i filibustieri possono agevolmente «parcheggiare» le navi sequestrate mentre attendono di riscuotere il riscatto. Ai sensi della Convenzione sul diritto del mare, che riproduce in larga parte norme di diritto consuetudinario e che pertanto vincola tutte le nazioni, ogni stato può inseguire una nave sospetta di pirateria per effettuare le ispezioni del caso, ma soltanto fino al limite del mare territoriale di un altro stato, ossia fino a 12 miglia marine dalla sua costa. L'area interna a tale linea immaginaria appartiene al territorio dello stato costiero, è soggetta alle sue leggi e soltanto questo può effettuarvi operazioni militari. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha mostrato un notevole attivismo approvando nel 2008 una raffica di risoluzioni. Con lo scontato assenso del traballante Governo Federale di Transizione, il Considiglio di Sicurezza ha prima accordato l'autorizzazione a proseguire l'inseguimento delle navi nel mare territoriale e successivamente si è spinto fino a consentire l'accesso al territorio somalo per procedere all'arresto dei pirati. E, insieme all'autorizzazione delle Nazioni Unite, sono aumentate le navi spedite nel Golfo: gli Stati Uniti comandano una forza multilaterale composta da una ventina di stati mentre l'Unione Europea ha addirittura costituito la prima forza militare congiunta della sua storia. Ad esse vanno ad aggiungersi le fregate delle marine di vari stati orientali, seriamente preoccupati dalla sicurezza delle proprie esportazioni. Ma la vastità del Golfo di Aden e lo scarso coordinamento tra Marine militari ha reso finora estremamente complesso il pattugliamento di una superficie di quasi due milioni di chilometri quadrati. Uno degli aspetti più sorprendenti è quanto gli stati si sono trovati impreparati nel decidere che cosa fare dei pirati catturati. Il diritto internazionale non solleva particolari problemi interpretativi: ogni stato che fermi una nave pirata in alto mare ha la facoltà di processare l'equipaggio presso i propri tribunali. Tuttavia, nessuno stato ha inteso assumersi l'onere di amministrare la giustizia, con la sola eccezione di Stati Uniti e Francia, che hanno portato a casa, per altro, solamente i pirati che avevano rapiti propri cittadini. È da mesi e mesi che costosissime navi da guerra perlustrato il Golfo in lungo e in largo e quando finalmente riescono a catturare una imbarcazione pirata e ad arrestare il suo equipaggio, li lasciano spesso andare o addirittura li riaccompagnano a riva. Il Regno Unito si è tolto dall'imbarazzo concludendo un accordo col Kenya per deferire ai tribunali di Nairobi il compito di fare giustizia ed è stata seguito a ruota da Stati Uniti e Unione Europea. La soluzione è ingegnosa, ma contraddittoria: stati di comprovata tradizione democratica hanno rimesso la giurisdizione a un paese che loro stessi hanno più volte denunciato per serie violazioni dei diritti umani. Il sistema giudiziario keniota è un coacervo di inefficienze e quello penitenziario si distingue per il drammatico sovraffollamento, la diffusione delle malattie e i trattamenti inumani e degradanti cui sono costantemente sottoposti i detenuti. Gli stati europei hanno stipulato alcuni accordi per garantire un certo livello di tutela ai pirati trasferiti, abbreviandone i tempi di attesa e evitando l'ipotesi di incorrere nella pena di morte, ma nessun trattato potrà cambiare le condizioni delle prigioni keniote. Disastri umanitari Quali le alternative? La prima è incaricare gli stati che hanno provveduto alla cattura di farsi carico del processo e della detenzione (come stanno facendo gli Usa con Abdiwali Abdiquadir Muse). La seconda è istituire un ulteriore tribunale ad hoc. La terza e forse più opportuna potrebbe essere attribuire la giurisdizione a uno stato il cui sistema giudiziario offra le garanzie necessarie ad escludere la possibilità di abusi sugli indiziati. Il problema più importante resta la crisi umanitaria somala, che rappresenta il terreno più che fertile in cui il fenomeno piratesco rafforza le sue già robuste radici. Esiste una diffusa consapevolezza, almeno sulla carta, dell'urgenza di agire sulla patologia piuttosto che sui sintomi. Per tornare ad avere il controllo del paese si impone un impegno massiccio diretto a incidere sulla realtà quotidiana e le condizioni di vita in Somalia. Ma, per ora, la comunità internazionale sembra soprattutto interessata a creare le condizioni di sicurezza necessarie a tutelare i propri scambi commerciali. Il 23 aprile si è tenuta a Bruxelles una conferenza internazionale sulla situazione somala dove sono stati stanziati 200 milioni di dollari da destinarsi alla ricostruzione di una forza di polizia nazionale, già nota per gli abusi sulla popolazione, e alla missione di peacekeeping dell'Unione africana. Ma non è soltanto rafforzando le strutture repressive che si può pensare di togliere ossigeno ai novelli bucanieri. Un approccio così miope sta già inasprendo gli animi e sta rendendo sempre più consistente il rischio che si realizzi la convergenza tra i pirati appoggiati dai secessionisti del nord e i gruppi più estremisti delle milizie islamiche del sud, giungendo a concretizzare la tanto temuta alleanza tra pirateria e terrorismo. Foto: ILLUSTRAZIONE DI GUY BILLOUT /TRATTA DA "AMERICAN ILLUSTRATION"

Torna all'inizio


Perugia, in un casolare trasformato in prigione e luogo di tortura, tracce di mani insanguinate sull... (sezione: Diritti umani)

( da "Messaggero, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi Perugia, in un casolare trasformato in prigione e luogo di tortura, tracce di mani insanguinate sulle pareti

Torna all'inizio


La Saberi banco di prova per la politica del dialogo (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-01 - pag: 12 autore: ANALISI La Saberi banco di prova per la politica del dialogo di Silvio Fagiolo L a condanna e la detenzione della giornalista iraniano americana Roxana Saberi investe tre aspetti non secondari della politica estera di Barack Obama: la sicurezza e la protezione dei cittadini degli Stati Uniti; l'equilibrio tra stabilità internazionale e tutela dei diritti; la risposta iraniana alla politica della mano tesa della nuova Amministrazione democratica. L'azione di forza contro una cittadina americana, l'accusa di spionaggio ricordano, anche se su scala minore, la presa degli ostaggi nell'ambasciata Usa trenta anni fa. Anche in quel caso le accuse furono di violare le regole della diplomazia, di interferire negli affari interni del Paese ospitante, di spionaggio e destabilizzazione. Anche allora l'incidente avvenne in una fase delicata della politica interna americana, l'anno conclusivo del primo mandato del presidente Carter. Il suo protrarsi appena oltre il voto di novembre ne compromise la rielezione. In questo caso la crisi, certo di dimensioni minori, è un banco di prova per un presidente appena eletto e per un aspetto delicato della suprema istituzione americana: la sua capacità di tutelare l'incolumità dei propri cittadini all'estero. Un tema al quale gli americani sono molto sensibili, proprio perché resi vulnerabili dalla loro costante esposizione. Tanto più che la Saberi sarebbe stata oggetto di vessazioni per farle confessare la sua colpevolezza. Un trattamento che potrebbe difficilmente essere tollerato da chi, come Obama, ha fatto della cessazione delle torture e delle prigioni segrete, della chiusura entro l'anno del carcere di Guantanamo priorità dell'agenda programmatica. La disponibilità di Obama a por fine agli abusi del suo predecessore assumerebbe un valore diverso se tradisse debolezza e indecisione. Ma la giornalista detenuta solleva anche il quesito circa l'impegno della Casa Bianca a difesa dei diritti umani nel confronto con altre priorità, in questo caso l'avvio di un dialogo per la stabilità regionale e la prevenzione della proliferazione nucleare. In che misura tali obiettivi possono essere prioritari rispetto alle esigenze di trasformazione della società iraniana? Tanto più che la vittima è una donna. In Iran le donne e i giovani sono la maggiore speranza di un mutamento di regime che Obama, a differenza di Bush, vorrebbe ovunque nel mondo affidato alla forza della società civile. Il presidente americano non ritiene di poter "democratizzare" i popoli che non hanno mai conosciuto la libertà giustiziandone i dittatori. Anche quando amano l'America e visi ispirano,le nuove democrazie hanno bisogno di reinventare nelle fonti e tradizioni storiche locali prassi democratiche innovative, che conferiscano alla loro libertà un senso di appartenenza. Obama è subito posto dinanzi al dilemma di ignorare o minimizzare l'evento. O invece di agire energicamente per il rilascio di Roxana Saberi. Tanto più che il dilemma tra diritto e stabilità si iscrive nell'orizzontepiù vasto delle relazioni internazionali, ad esempio anche a proposito del disimpegno dall'Afghanistan. Qui il timore è che gli Stati Uniti siano disposti a sacrificare a una pace qualunque alcuni dei diritti fondamentali, in particolare proprio i diritti delle donne, sulla via di un armistizio con la componente più moderata dei talebani. Il terzo quesito concerne infine la disponibilità di Teheran a recepire e rilanciare le aperture del presidente americano. Perché Teheran opera una mossa così azzardata in un momento così delicato? Intende procurarsi moneta di scambio? Vuole mostrare agli iraniani che, nonostante un possibile seguito positivo all'invito di Obama, la vigilanza del regime resta alta? Oppure l'evento sarebbe il segno di una leadership iraniana divisa, dove alcuni vorrebbero bloccare subito i tentativi di riconciliazione? Obama ha avviato con cautela una strategia che, passo dopo passo, individui interessi comuni al fine di modificare l'atteggiamento dell'Iran nei focolai di crisi, fino a giungere a un compromesso che ne ridimensioni le ambizioni nucleari. Può offrire garanzie di sicurezza, il riconoscimento dello status di potenza regionale, la revoca delle sanzioni, l'esplicita rinuncia a iniziative volte a provocare un mutamento di regime. L'offerta di uno scambio politico a tutto campo nel nome di un ruolo stabilizzatore dell'Iran incontra nella detenzione della Saberi un ostacolo imprevisto e dalle incerte e pericolose implicazioni. Una prospettiva inquietante, che costringe Washington ad un linguaggio per ora misurato e discreto, per far leva sulle capacità di autocorrezione del regime iraniano. Washington evita soprattutto di sollecitare l'orgoglio iraniano che è assai sensibile e pur salvaguardando il regime vorrebbe moderarne le fughe in avanti in politica estera. Anche dalle conclusioni di questo caso si potrà vedere se l'Iran vorrà essere «una nazione o una causa», se vorrà reintegrarsi nel circuito internazionale oppure avrà ancora bisogno di un nemico per perpetuare il potere attuale. © RIPRODUZIONE RISERVATA COMPROMESSO DIFFICILE La sfida per Washington è conciliare la tutela dei cittadini Usa con l'apertura all'Iran, utile per la stabilità regionale

Torna all'inizio


Rostov, in coma giornalista anticorruzione (sezione: Diritti umani)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-01 - pag: 13 autore: REPORTER NEL MIRINO Rostov, in coma giornalista anticorruzione Gli attacchi a giornalisti o difensori dei diritti umani si fanno sempre più frequenti in Russia. A Rostov sul Don, Jaroslav Jaroshenko è direttore del giornale "Corruzione e criminalità": è in coma dopo essere stato attaccato e colpito alla testa mercoledì scorso da uno sconosciuto vicino a casa. Serghej Sleptsov, un collega citato dal sito internet di opposizione Kasparov.ru, è convinto che l'assalto sia legato agli articoli di Jaroshenko. Lui stesso, racconta, ha subito un attacco in cui sarebbero risultate coinvolte le autorità giudiziarie locali. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti, la Russia è in cima alla lista dei Paesi in cui i crimini contro i reporter restano senza colpevoli: al nono posto nell'Indice Impunità dietro a Paesi come Iraq, Sierra Leone, Somalia. Gli attacchi si sono intensificati nei primi mesi dell'anno: a Khimki, sobborgo di Mosca, Serghej Protazanov è morto per le ferite riportate il mese scorso; a gennaio sono rimasti uccisi nel centro di Mosca Stanislav Markelov, avvocato difensore dei diritti umani, e la giornalista Anastasia Baburova. In febbraio è invece ripartita l'inchiesta sull'omicidio di Anna Politkovskaja, uccisa nel 2006, dopo l'assoluzione in tribunale di tre uomini sospettati di complicità. A.S. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna all'inizio


(sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 01/05/2009 - pag: 17 100 giorni Alla conferenza stampa il presidente conferma il ritiro dall'Iraq nonostante le nuove violenze «In Pakistan la situazione è fragile» La preoccupazione di Obama per gli arsenali nucleari di Islamabad DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Uno dei passaggi più drammatici della conferenza stampa di Barack Obama, mercoledì sera, è stato quello dedicato al Pakistan. Il presidente americano ha definito «molto fragile» il governo di Islamabad e ha espresso una certa preoccupazione anche per la sicurezza dell'arsenale nucleare del Paese islamico, dove le bande dei Talebani stanno mettendo in croce l'esercito regolare. Quasi un desiderio ad alta voce, Obama si è detto «fiducioso » che le armi atomiche pakistane siano al sicuro, poiché «i militari riconoscono l'azzardo e i rischi, nel caso dovessero cadere nelle mani sbagliate ». Ma, nell'immediato, ad allarmare la Casa Bianca è soprattutto l'apparente incapacità del governo del presidente Zardari di «garantire il rispetto della legge e fornire servizi essenziali alla popolazione come l'educazione e l'assistenza sanitaria », con la conseguenza che «è molto difficile per loro conquistarsi l'appoggio e la lealtà della popolazione». Obama ha ricordato che a questo scopo la sua Amministrazione ha stanziato nuovi aiuti al Pakistan per 1,5 miliardi di dollari. In cambio, il governo americano si aspetta che Zardari, in visita a Washington la prossima settimana, si concentri con forza e determinazione nella lotta ai Talebani. Cercando una piccola nota di ottimismo, Obama ha detto che «il governo di Islamabad comincia a riconoscere che l'ossessione con l'India, come pericolo mortale per il Pakistan, sia fuorviante e che la vera minaccia oggi venga dall'interno». La conferenza stampa dei cento giorni ha mostrato un leader determinato, sereno anche se un po' «sorpreso» dal numero e dalla contemporaneità di temi critici che si è trovato davanti sin dall'inizio del mandato: «In genere un presidente ha davanti due o tre grandi problemi, noi ne abbiamo sette o otto enormi e dobbiamo muoverci in fretta», ha detto Obama, lodando però la pazienza degli americani e ricordando che «la nave dello Stato è un transatlantico, non un motoscafo veloce». Dunque, «le conseguenze di ciò che stiamo facendo non si vedranno tra una settimana o 3 mesi, ma fra tre, dieci o vent'anni». Alla domanda su cosa lo abbia «inquietato» di più nei primi cento giorni, Obama ha risposto: «La partigianeria politica di Washington anche quando siamo in mezzo a grandi crisi». Sull'Iraq, il presidente ha negato che l'ondata di violenza registrata nelle ultime settimane metta i discussione il calendario del ritiro, che vuole tutte le truppe da combattimento americane fuori entro il 2010. E' vero, ha ammesso Obama, ci sono stati «attentati spettacolari », ma «il numero di morti civili e gli atti di violenza rimangono bassi rispetto a quanto succedeva ancora un anno fa». La strada maestra rimane quella di lavorare con le autorità irachene, per il completo passaggio nelle loro mani di ogni responsabilità di sicurezza. Per la prima volta Obama ha anche ammesso, sia pure indirettamente, che l'Amministrazione Bush abbia autorizzato la tortura: «Il waterboarding è tortura. E' stato un grave errore». E il presidente ha anche rovesciato l'argomento usato per attaccarlo dall'ex vicepresidente Cheney, secondo il quale l'uso delle «tecniche avanzate» avrebbe consentito di ottenere preziose informazioni: «La domanda da farsi è piuttosto se quello fosse l'unico modo di ottenerle. Nessun rapporto d'intelligence mi ha convinto che quei metodi fossero necessari». Paolo Valentino Ha detto \\ Il governo di Islamabad comincia a riconoscere che «l'ossessione indiana» è fuorviante \\ Le conseguenze di ciò che stiamo facendo si vedranno fra tre, dieci o vent'anni Terza Il presidente Usa Barack Obama in un corridoio della Casa Bianca dopo aver tenuto, mercoledì, la terza conferenza stampa trasmessa in tv in tutto il Paese in prima serata (Epa/Getty Images)

Torna all'inizio


Agguato nel Sud della Federazione: in coma giornalista anti-corruzione (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 01/05/2009 - pag: 18 Nuova aggressione ai media Agguato nel Sud della Federazione: in coma giornalista anti-corruzione MOSCA Il direttore del giornale Corruzione e criminalità Yaroslav Yaroshenko, difensore dei diritti umani di Rostov sul Don, nella Russia meridionale, è in coma in ospedale per le percosse subite ieri da alcuni sconosciuti sul portone di casa. Lo hanno comunicato all'agenzia Interfax i parenti del giornalista, convinti come i colleghi che l'uomo sia stato aggredito per la sua attività di denuncia della corruzione. Yaroshenko è stato operato dopo l'aggressione ma ieri notte non aveva ripreso conoscenza. Gli attacchi ai giornalisti e agli attivisti dei diritti umani si sono moltiplicati negli ultimi mesi in Russia, senza che i colpevoli vengano mai assicurati alla giustizia. Tra gli eventi più clamorosi, l'uccisione a gennaio dell'avvocato Stanislav Markelov e della giornalista Anastasia Baburova che collaborava tra l'altro con Novaia Gazeta, il giornale per cui scriveva Anna Politkovskaja, uccisa nel 2006.

Torna all'inizio


"Buona partenza, ma è solo l'inizio". Obama al 100mo giorno (sezione: Diritti umani)

( da "AmericaOggi Online" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

"Buona partenza, ma è solo l'inizio". Obama al 100mo giorno 01-05-2009 WASHINGTON. Il presidente Barack Obama ha definito "una buona partenza" i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca, ma ha sottolineato che "questo è solo l'inizio: c'é ancora molto da fare", indicando un'agenda molto ambiziosa per il resto del suo mandato. Il presidente americano, in un town meeting' nel Missouri ed in una conferenza in prima serata alla Casa Bianca, ha presentato agli americani, che hanno confermato il suo alto livello di popolarità, un ampio rapporto sullo stato del suo tentativo di "ricostruire l'America". Obama ha detto che mentre la sua Amministrazione è impegnata a "sgomberare il campo dalle macerie della recessione", è imperativo che l'America rimodelli un'economia "non costruita sulla sabbia: occorrono nuove solide fondamenta". "Sono orgoglioso di quello che abbiamo conseguito finora, ma non sono soddisfatto - ha detto Obama - Milioni di americani sono ancora senza lavoro e senza casa, il flusso del credito non é stato ancora ristabilito, innumerevoli famiglie impegnate nel settore dell'industria automobilistica stanno affrontando momenti difficili, il nostro deficit a lungo termine è troppo alto: il governo non è così efficiente come dovrebbe essere. Inoltre siamo alle prese con una serie di minacce che vanno dal terrorismo alla proliferazione nucleare, e adesso anche una epidemia di influenza". Obama ha ammesso di essere rimasto sorpreso dal gran numero di crisi che si è trovato a dover gestire allo stesso tempo: "Quando mi sono candidato l'Iraq era il problema centrale, ma l'economia sembrava forte. Non avrei mai pensato di dover gestire la più grave crisi economica dalla Grande Depressione". Obama ha definito la epidemia di influenza suina "una situazione molto seria", ma ha respinto l'idea di chiudere i confini col Messico: "Sarebbe come chiudere la porta della stalla quando i buoi sono già scappati". Sul fronte internazionale, Obama ha detto di essere certo che gli Stati Uniti possono garantire la sicurezza dell'arsenale nucleare pakistano, aggiungendo che per il governo di Islamabad "la maggiore minaccia alla sicurezza viene oggi dall'interno, non dall'India". Il presidente Usa ha detto di essere "preoccupato" per gli "spettacolari attentati" avvenuti in Iraq negli ultimi giorni, ma ha sottolineato che il livello di violenza nel paese è comunque molto più basso rispetto all'anno scorso. Obama ha detto di non avere dubbi sul fatto che il water-boarding "sia una forma di tortura: per questo ho messo fine a questa pratica che viola gli ideali ed i valori del nostro paese". Rinunciare alla tortura può solo rendere l'America "più forte e più sicura", ha detto Obama. "Inoltre - ha aggiunto - la legge sui segreti di stato deve essere rivista". Rispondendo a una domanda sull'aborto, Obama ha ribadito di essere a favore del diritto di scelta delle donne, ma ha aggiunto che la legge in questione non è "la sua più alta priorità". A un giornalista che gli chiedeva cosa lo ha stupito e scoraggiato di più da quando è presidente, Obama ha detto di essere rimasto sorpreso dal moltiplicarsi delle emergenze ("ma ogni presidente deve giocare con le carte che ha ricevuto") e di essere stato rattristato dalla "lentezza dei cambiamenti a Washington: anche nel cuore di una grande crisi, i giochi della schermaglia politica continuano". Obama ha detto di essere stato colpito dalla "pazienza straordinaria degli americani": hanno capito "che non possiamo uscire da questa crisi in breve tempo". "Non faccio miracoli - ha concluso - ma siamo sulla strada giusta".

Torna all'inizio


Francia: Simone Veil, legion d'onore (sezione: Diritti umani)

( da "superEva notizie" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Francia: Simone Veil, legion d'onore Simone Veil: una donna che ha segnato la storia contemporanea Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha insignito del titolo di Grande ufficiale della Legion d'onore Simone Veil. Simone Veil, 81 anni, ha segnato la storia come magistrato, ministra della Sanità, come primo presidente del Parlamento europeo e membro dell'accademia di Francia. Nei suoi tre mandati di Ministro della Repubblica Francese, si è distinta come presidente della Fondazione per la memoria dello Shoah, come membro del Conseil Constitutionnel, per il suo impegno a favore dei diritti umani, delle donne, dei detenuti, dei Rom, dell'identità europea, contro l'antisemitismo e il razzismo. Il presidente Sarkozy ha esordito dichiarando: "Lei e' una donna eccezionale, fuori dal comune, una donna esemplare", e la Veil ha commentato: "il giorno in cui morirò, penserò all'Olocausto e a tutti i miei amici con i quali abbiamo tanto sofferto". Per approfondimento Simone Veil PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 1 maggio 2009 in: Personaggi famosi » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

Torna all'inizio


mistress tortura uomini 'Cercano il potere nella sottomissione'">Lucrezia, la mistress tortura uomini 'Cercano il potere nella sottomissione' (sezione: Diritti umani)

( da "Affari Italiani (Online)" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Professione mistress/ Lucrezia: fruste, manette, torture... ma niente sesso. Tutti i segreti di una vera dominatrice Venerdí 01.05.2009 11:50 di Nicole Cavazzuti Non confondetela con una escort, né tantomeno con una prostituta. Lucrezia è una Mistress. Una "padrona" professionista, una donna che per mestiere tortura gli uomini. E che guadagna, quando va bene, anche 10mila euro al mese. Una cifra altissima, certo. Ma non stupitevi: è una delle migliori, una pioniera in Italia in questo lavoro. A dispetto delle sue origini borghesi e dei suoi studi umanistici. "Sono nata in una famiglia benestante nei dintorni di Milano che ignora la mia seconda vita. Dopo il liceo classico mi sono laureata in Lingue Straniere e ho cominciato a lavorare come interprete in Francia. A quei tempi internet non esisteva ancora, ma c'era il videotel, che in Francia si chiamava minitel, una tecnologia che permetteva di chattare", racconta Mistress Lucrezia ad Affaritaliani, che è andato a trovarla nel suo "dungeon" (lo studio delle torture) milanese, attrezzatissimo. Dove, davvero, non manca proprio nulla: dalla gabbia alla croce di San Andrea, fino alla gogna, allo specchio per voyerurs e alla stanza del medico. "Quando lavoravo a Parigi la sera a casa mi rilassavo spesso chattando sul minitel. Una sera mi imbattei in una stanza dedicata a utenti appassionati di pratiche fetish e sadomaso, che conoscevo pochissimo e che mi incuriosivano. E così ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo, ma solo in seguito alla proposta di lavorare part time la sera come Mistress virtuale ho trasformato una curiosità in una professione". Sei stata una della prime Mistress a sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie! "Sì, ho sempre avuto curiosità per le nuove tecnologie. Oggi infatti un ho sito molto curato (clicca qui per vederlo, ndr)". Che cosa facevi allora? "Allora il mio lavoro consisteva nel dominare gli uomini con la scrittura e la fantasia. Era divertente e oltretutto arrotondavo bene". E sei diventata una professionista... "Dopo diversi mesi passati a chattare, un cliente mi chiese un incontro dal vivo. Superai l'imbarazzo, andai a comprare abiti e strumenti adatti per l'occasione e mi presentai all'appuntamento. Fu il mio battesimo". Risultato? "Migliore del previsto! Lui si dichiarò soddisfatto e io mi resi conto che il ruolo di Mistress mi divertiva. Ma da lì a potermi definire una professionista ne è passato di tempo! Una tappa cruciale della mia carriera fu l'incontro con una Mistress maggiore di me, che mi chiese di farle da aiutante. Lei mi insegnò i trucchi del mestiere. E a un certo punto guadagnavo così bene che decisi di dedicarmi solo a questo lavoro". pagina successiva >>

Torna all'inizio


Tratta degli esseri umani, per le mafie terza fonte di reddito dopo droga e armi (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Tratta degli esseri umani, per le mafie terza fonte di reddito dopo droga e armi Venerdì 1 Maggio 2009, Roma Una minaccia per la nostra sicurezza; una intollerabile violazione dei diritti umani che riguarda nel mondo milioni di nuovi schiavi, soprattutto donne e bambini: Francesco Rutelli, presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha illustrato così la relazione trasmessa alle presidenze delle Camere, sulla tratta degli esseri umani. Un fenomeno questo, tra le «prime tre forme di reddito per mafie e criminalità nel mondo insieme al traffico di droga e di armi - ha argomentato Rutelli - che va colpito e combattuto con la collaborazione internazionale». L'aspetto più drammatico del mercato transnazionale riguarda i minori: «Un numero crescente di bambine e bambini, giovani e ragazzi che sono sfruttati da queste mafie e tenuti in soggezione e dobbiamo liberarli». La relazione del Copasir, di 110 pagine, analizza i numeri del fenomeno, i contorni e nove proposte operative del Comitato, tra cui l'introduzione del reato di «danneggiamento, soppressione, occultamento, detenzione, falsificazione e procacciamento di documenti di identità e viaggio» allo scopo di facilitare o effettuare la tratta. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni sono 1 milione gli esseri umani vittime di questo traffico ogni anno nel mondo, 500mila solo in Europa. Per l'Organizzazione internazionale del Lavoro, 12.300.000 sono le persone sottoposte a sfruttamento lavorativo e sessuale (di cui ogni anno 800mila sono trasportate fuori dal loro paese): l'80% sono donne e ragazze, più del 50% sono minori. In Italia tra lavoro nero, accattonaggio, prostituzione sono decine di migliaia gli esseri umani vittime di questo fenomeno che vede la criminalità italiana coinvolta soprattutto a livello di logistica. Nel 2007 nel nostro paese sono state 1.267 le denunce per riduzione in schiavitù, 108 quelle per acquisto di schiavi, 645 quelle per sfruttamento della prostituzione minorile, 278 quelle per tratta di persone. Ieri intanto nel canale di Sicilia si è rischiato un nuovo caso Pinar, il mercantile turco fermo per quattro giorni in mare con 144 migranti a bordo. Un Guardacoste maltese è rimasto fermo a 15 miglia a Sud di Lampedusa, al limite delle acque territoriali italiane, in attesa di un'autorizzazione ad approdare sull'isola. La motovedetta ha preso a bordo 66 migranti, tra cui due donne, soccorsi l'altra notte scorsa da un motopesca tunisino mentre erano su un gommone alla deriva. L'operazione è avvenuta a circa 23 miglia a Sud di Lampedusa e a 120 da Malta, in acque di competenza maltese per quanto riguarda gli interventi Sar di ricerca e soccorso. Tuttavia anche in questo caso, come già avvenuto in occasione della vicenda della Pinar, le autorità della Valletta pur assumendo il coordinamento delle operazioni, hanno sostenuto che gli immigrati dovevano essere trasferiti nel porto più vicino, e cioè in quello di Lampedusa. Sul posto si sono però portate due motovedette italiane, una della Guardia Costiera e una della Guardia di Finanza, per controllare il Guardacoste maltese che ha infine invertito la rotta dirigendosi verso Malta.

Torna all'inizio


Riad Una bimba saudita di appena otto anni, che il padre ha fatto sposare con un 50enne, in cam... (sezione: Diritti umani)

( da "Gazzettino, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Venerdì 1 Maggio 2009, Riad Una bimba saudita di appena otto anni, che il padre ha fatto sposare con un 50enne, in cambio di una ricca dote, ha ottenuto il divorzio, a Onaiza. Lei non se n'è neppure resa conto, ma il divorzio le è stato concesso solo otto mesi dopo le nozze su richiesta della madre. In prima istanza un giudice si era rifiutato di concederlo sostenendo che prima doveva raggiungere la pubertà. La decisione aveva suscitato aspre critiche in Arabia Saudita e nel resto del mondo per la «gravissima violazione dei diritti umani e dei bambini». Nel Paese arabo si sta ancora discutendo di fissare, per legge, un'età minima per sposarsi.

Torna all'inizio


L'Iran ha giustiziato Delara Sconfitta per i diritti umani (sezione: Diritti umani)

( da "Corriere.it" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Inutile la mobilitazione delle associazioni internazionali per i diritti umani Niente perdono, Delara giustiziata La ragazza-pittrice condannata per un omicidio avvenuto quando aveva 17 anni è stata impiccata all'alba ROMA - La condanna è stata eseguita. Delara Darabi, la pittrice di 23 anni condannata al patibolo per la complicità in un omicidio commesso nel 2003, quando aveva solo 17 anni, è stata giustiziata nella prigione di Rasht, in Iran. E' stata uccisa di mattina presto, di venerdì, giorno sacro per gli islamici. Senza che ne fosse data notizia al suo avvocato né alla sua famiglia, secondo quanto spiega Mohammad Mostafaei, un avvocato attivo nel campo dei diritti umani, citato dal sito di Iran Human Rights. E' stata impiccata nonostante un movimento di pressione internazionale che raccoglie attivisti per i diritti umani di varia provenienza avesse ottenuto un rinvio dell'impiccagione. Si era parlato di una dilazione di due mesi, rispetto alla data del 20 aprile nella quale era stata fissata inizialmente l'esecuzione. Invece il boia ha atteso solamente dieci giorni. IL RINVIO - Il provvedimento di rinvio era stato certificato dal capo della magistratura di Teheran, l'ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, che aveva parlato di una sospensione «per un breve periodo di tempo» per dare modo alla famiglia della vittima di riflettere sulla richiesta di perdono avanzata dai genitori di Delara. Shahrudi non aveva però annullato l'esecuzione, come richiesto invece dalle associazioni dei diritti umani e dagli attivisti iraniani. Iran Human Rights, Amnesty International e le altre associazioni che si erano battute per la sua salvezza - puntando soprattutto sulla minore età della ragazza all'epoca dei fatti - avevano parlato di possibili violazioni della legge internazionale. L'Iran ha ratificato la Convenzione Onu per i diritti dell'infanzia, che vieta la pena di morte per i minorenni. Ma di fatto ancora non ne segue le indicazioni: uno specifico progetto di legge per dare applicazione concreta a quanto previsto dalla Convenzione è stato redatto dalle autorità giudiziarie iraniane e trasformato in un progetto di legge che stabilisce pene più leggere per i minori. Ma il provvedimento è ancora fermo in parlamento. «PREZZO DEL SANGUE» - La legge iraniana è basata su una interpretazione della Sharia e prevede che un condannato a morte per omicidio possa avere salva la vita se i familiari della vittima concedono il perdono. Di solito ciò avviene in cambio di un risarcimento in denaro. Questo però non è avvenuto. Già in passato i parenti della donna uccisa, una cugina del padre di Delara, che aveva 58 anni, avevano rifiutato questa opzione. Una decisione evidentemente confermata, nonostante i magistrati abbiano deciso di concedere loro qualche giorno in più di riflessione. Delara proviene da una famiglia benestante e i suoi genitori si erano offerti di pagare il cosiddetto «prezzo del sangue», l'indennizzo ai parenti della vittima, primo passo per arrivare a quel perdono formale che avrebbe permesso di fermare l'esecuzione. Ma la famiglia della donna uccisa non ne ha voluto sapere e di conseguenza la sentenza di morte non è stata modificata. «ERRORI DEI GIUDICI» - L'avvocato di Delara, Abdolsamad Khoramshahi, dal quotidiano Etemad aveva fatto sapere di essere convinto che ci siano stati degli errori nella gestione del caso da parte dei giudici. Il legale avrebbe anche raccontato di come la donna sarebbe stata anche drogata dal suo compagno di allora. Delara si era infatti inizialmente addossata le responsabilità per quanto accaduto. Dopo il processo di primo grado, aveva ritrattato la sua confessione e aveva raccontato una nuova verità. Aveva parlato di come, con il suo gesto, avesse cercato di coprire l'allora compagno, di due anni più vecchio di lei, autore materiale dell'omicidio. Ma non è riuscita a convincere i magistrati della sua innocenza e nel febbraio del 2007 la Corte suprema di Teheran, ritenendola comunque coinvolta attivamente nell'assassinio e non accettando l'idea che sia stata una semplice testimone, aveva confermato la sentenza. «L'ONU INTERVENGA» - «L'esecuzione di Delara è stata possibile perché l'Iran continua a pensare di poter agire da sola e che le reazioni internazionali siano solo parole e non abbiano conseguenze - dice Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights -. Delara è il simbolo di tutti i minorenni ed è ora che Teheran paghi le conseguenze per una violazione della convenzione sui diritti dell'infanzia che pure ha siglato. L'Onu deve fare in modo che quei principi trovino attuazione e non siano semplicemente un pezzo di carta». In Iran ci sono attualmente 150 minorenni in attesa di condanna a morte. Carlotta De Leo stampa |

Torna all'inizio


- IRAN: IMPICCATA DELARA DARABI (sezione: Diritti umani)

( da "WindPress.it" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

01-05-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Maggio > Iran: impiccata Delara DarabiContenuto della paginaIran: impiccata Delara Darabi, Amnesty International "oltraggiata"CS061: 01/05/2009Delara Darabi stata impiccata la mattina di venerd 1 maggio nella prigione centrale di Rasht, nell'Iran settentrionale. Amnesty International ha espresso il proprio oltraggio per la notizia dell'impiccagione, avvenuta senza che l'avvocato di Delara Darabi ne fosse stato messo a conoscenza, nonostante la legge preveda che i legali dei condannati a morte debbano essere informati 48 ore prima dell'esecuzione. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, si trattato di una mossa cinica delle autorit iraniane per aggirare le pressioni nazionali e internazionali che avrebbero potuto salvare la vita di Delara Darabi. Il 19 aprile il Capo dell'autorit giudiziaria aveva concesso due mesi di sospensione. Delara Darabi era stata condannata a morte per l'omicidio di un parente, avvenuto nel 2003, quando aveva 17 anni. Si era inizialmente addossata la responsabilit, con l'intento di salvare dall'impiccagione il suo fidanzato maggiorenne, per poi ritrattare la confessione. Nel 2006 Amnesty International aveva lanciato una campagna per salvare la sua vita. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, il processo terminato con la condanna a morte era stato iniquo, non avendo i giudici preso in considerazione prove che avrebbero potuto scagionarla dall'accusa di omicidio. Quella di Delara Darabi stata la 140ma esecuzione in Iran dall'inizio dell'anno, la seconda nei confronti di una donna e la seconda nei confronti di un minorenne al momento del reato. L'Iran ha messo a morte almeno 42 minorenni dal 1990, in totale disprezzo degli obblighi internazionali che stabiliscono il divieto assoluto di mettere a morte persone per un reato commesso quando avevano meno di 18 anni. FINE DEL COMUNICATO Roma, 1 maggio 2009 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it ?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

Torna all'inizio


Iran choc, giustiziata Delara Darabi (sezione: Diritti umani)

( da "Stampaweb, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

TEHERAN È stata giustiziata oggi in Iran Delara Darabi, la pittrice condannata a morte per un omicidio commesso a 17 anni. Lo rende noto Amnesty International sul proprio sito web. L’organizzazione per la difesa dei diritti umani condanna l’esecuzione e accusa: «Il suo avvocato non è stato informato, nonostante l’obbligo di legge di ricevere la comunicazione 48 ore prima dell’esecuzione», ha detto Hassiba Hadj Sahraoui, viceresponsabile di Amnesty per il Medio Oriente ed il Nord Africa. «Questa sembra essere stata una cinica mossa da parte delle autorità per evitare proteste interne ed internazionali, che avrebbero potuto salvare la vita di Delara», ha aggiunto. L’esecuzione è avvenuta nonostante fosse stata accordata all’imputata, il 19 aprile scorso, una sospensione di due mesi della pena. Delara Darabi è stata riconosciuta colpevole di avere ucciso nel 2003 a scopo di rapina una parente con l’aiuto del suo ragazzo, condannato per questo a dieci anni di reclusione. Dopo l’arresto la ragazza confessò di essere stata l’esecutrice materiale del delitto, ma durante il processo negò ogni responsabilità, gettando le colpe sul giovane. Amnesty International non considera il processo equo, e la corte si è rifiutata di prendere in esame ulteriori prove, denuncia l’organizzazione. L’esecuzione della pittrice porta a 140 il numero di persone giustiziate in Iran nel 2009. Si tratta della seconda donna.

Torna all'inizio


IRAN/ AMNESTY DENUNCIA ESECUZIONE PITTRICE DELARA DARABI (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Iran/ Amnesty denuncia esecuzione pittrice Delara Darabi di Apcom Era minorenne quando aveva compiuto il crimine -->Nicosia, 1 mag. (Apcom) - La pittrice iraniana Delara Darabi, condannata a morte per un omicidio commesso quando era minorenne, è stata giustiziata oggi in Iran. Lo denuncia Amnesty international esprimendo "indignazione" per questa esecuzione. Delara Darabi, 23 anni, era stata riconosciuta colpevole per l'uccisione della cugina del padre durante una rapina compiuta con un complice di 19 anni. All'epoca del fatto la ragazza aveva 17 anni. La Corte suprema aveva confermato la sentenza nel 2007. "Amnesty international è indignata per l'esecuzione di Delara Darabi e, in particolare, per la notizia che il suo avvocato non sarebbe stato informato", ha dichiarato il vice direttore dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani, Hassiba Hadj Sahraoui. L'esecuzione ha avuto luogo stamattina nella prigione di Rasht, a nord-est di Teheran. La legge iraniana prevede che l'avvocato venga informato con 48 ore di anticipo sulla data prevista, afferma in un comunicato Sahraoui. "Le autorità hanno agito con cinismo per evitare proteste locali e internazionali che avrebbero potuto salvare la vita a Delara Darabi". (fonte afp)

Torna all'inizio


L'amministrazione Obama e i responsabili dei memo. Le menti della tortura (sezione: Diritti umani)

( da "AmericaOggi Online" del 02-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

L'amministrazione Obama e i responsabili dei memo. Le menti della tortura Di Domenico Maceri 02-05-2009 "Nessuno è al di sopra della legge". Ecco cosa ha affermato il ministro della Giustizia Eric Holder mentre spiegava che la porta è aperta ai procedimenti legali contro alti funzionari dell'amministrazione Bush per la loro responsabilità sulla tortura dei prigionieri a Guantánamo e in altri posti. Il presidente Barack Obama aveva inizialmente detto che non sarebbero stati puniti i responsabili del trattamento dei prigionieri. Poi però sono stati rilasciati i "memo" che sembrano incolpare alcune persone responsabili di avere dato gli ordini ed avere offerto giustificazioni legali per la tortura. Due individui sono stati identificati come i responsabili principali per avere creato le giustificazioni legali. Si tratta di Jay S. Bybee e John C. Yoo. Il primo attualmente ricopre l'incarico di giudice federale ma aveva servito nell'ufficio del consiglio legale dell'amministrazione Bush. Il secondo è professore di giurisprudenza all'Università della California a Berkeley ma temporaneamente insegna alla Chapman University nella California del Sud. Yoo aveva lavorato nell'ufficio del consiglio legale sotto la guida di Bybee. I due sono considerati responsabili dei "memo" scritti per giustificare metodi di interrogazioni che adesso vengono considerati tortura. In realtà è difficile determinare cosa vuol dire tortura, qualcosa che questi due legali americani hanno cercato di definire. In un memo Bybee spiega che la tortura può considerarsi tale se "infligge dolore che è difficile da sopportare" e se il dolore è equivalente a una "ferita fisica seria da provocare danni irreparabili ad organi vitali o persino la morte". Ambedue Bybee e Yoo hanno evidentemente firmato il memo. La pubblicazione dei memo segreti suggerisce che gli Stati Uniti vogliano fare chiarezza su un aspetto della guerra al terrorismo che ha macchiato l'onore americano. Ovviamente la politica vede la questione da due punti diversi. Quelli di sinistra che gridano tortura e coloro che difendono l'amministrazione Bush. Per i secondi la mano dura va giustificata dicendo che bisognava affrontare un nemico che aveva ucciso tremila americani. Bisognava scoprire intelligence che avrebbe salvato vite umane e dunque metodi poco ortodossi erano necessari. Ecco come giustifica Yoo i suoi consigli legali. Secondo Yoo il 50% dell'intelligence nella guerra al terrorismo è emersa mediante le interrogazioni. È difficile fornire prove per questa asserzione. Alcuni esperti sostengono che i metodi duri come "water boarding", il senso di annegamento usato contro alcuni prigionieri, non producono informazioni utili. Sotto tortura i detenuti rivelano informazioni vere o false con l'idea di porre fine al dolore. Yoo continua a difendere il suo operato dicendo che i metodi usati nelle interrogazioni hanno impedito altri attacchi agli Stati Uniti. Questa è anche un'altra asserzione difficile da riallacciare alle interrogazioni. Yoo è stato molto esplicito nel difendersi e accusare i suoi avversari di essere di sinistra. Ha persino affermato di essere contento di non insegnare almeno temporaneamente a Berkeley che ha descritto come "la Repubblica Popolare di Berkeley", sottolineando la reputazione di sinistra dell'università. Bybee è rimasto silenzioso sulla questione. Il Los Angeles Times però cita Tuan Samahon, che aveva lavorato per Bybee, dicendo che il giudice federale rimpiange di avere firmato il memo della tortura anche se bisogna mettere tutto nel contesto appropriato. Si riferisce naturalmente al clima di paura che sconvolgeva il Paese subito dopo l'undici settembre. La questione della tortura non è semplicemente una questione legale che è ciò che interessa a Holder o come la vede Yoo. Include anche la dimensione politica alla quale deve fare fronte il presidente Obama. Se poi Obama decide di metterla da parte la questione morale non andrà via.Cinque cittadini spagnoli sostengono di essere stati torturati a Guantánamo. La giustizia spagnola dunque si sta interessando al caso. L'Associazione spagnola per la dignità dei prigionieri ha avviato un caso contro sei alti funzionari dell'amministrazione Bush. Includono oltre a Yoo e Bybee anche Alberto González, ex attorney general dell'amministrazione Bush. Il caso è stato presentato davanti al procuratore spagnolo Baltazar Garzon, famoso per avere ordinato l'arresto dell'ex dittatore cileno Augusto Pinochet. Se un tribunale spagnolo condannerà i funzionari americani si tratterà di una giustizia morale perché il processo avverrà senza la presenza degli accusati. Solo la giustizia americana può fare chiarezza totale per porre fine a questo tragico capitolo della storia americana. *Docente di lingue all'Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com).

Torna all'inizio


Iran: niente perdono, giustiziata la pittrice Delara (sezione: Diritti umani)

( da "AudioNews.it" del 02-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

sabato 2 maggio 2009 08.44 Esteri Il servizio di Emanuela Di Gironimo Iran: niente perdono, giustiziata la pittrice Delara 07.25: Giustiziata ieri nella prigione di Rasht, in Iran, Delara Darabì, la pittrice di 23 anni condannata per complicità in un omicidio commesso quando era minorenne, insieme al compagno. A nulla è valsa la mobilitazione delle associazioni per i diritti umani. Il suo avvocato è stato informato solo ad impiccagione avvenuta, e non 48 ore prima come prevede la legge.

Torna all'inizio


Iran, niente perdono: giustiziata Delara Darab (sezione: Diritti umani)

( da "Giornale.it, Il" del 02-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

n. 105 del 2009-05-02 pagina 0 Iran, niente perdono: giustiziata Delara Darab di Redazione L'esecuzione è avvenuta nonostante fosse stata accordata all'imputata, il 19 aprile scorso, una sospensione di due mesi della pena. La pittrice condannata a morte per un omicidio commesso a 17 anni. Amnesty: "Diritti violati, non è stato nemmeno avvisato il suo avvocato" Roma - E' stata giustiziata oggi in Iran Delara Darabi, la pittrice condannata a morte per un omicidio commesso a 17 anni. Lo rende noto Amnesty International sul proprio sito web. L'organizzazione per la difesa dei diritti umani condanna l'esecuzione e accusa: "Il suo avvocato non è stato informato, nonostante l'obbligo di legge di ricevere la comunicazione 48 ore prima dell'esecuzione", ha detto Hassiba Hadj Sahraoui, viceresponsabile di Amnesty per il Medio Oriente ed il Nord Africa. "Questa sembra essere stata una cinica mossa da parte delle autorità per evitare proteste interne ed internazionali, che avrebbero potuto salvare la vita di Delara", ha aggiunto. L'esecuzione è avvenuta nonostante fosse stata accordata all'imputata, il 19 aprile scorso, una sospensione di due mesi della pena. Delara Darabi è stata riconosciuta colpevole di avere ucciso nel 2003 a scopo di rapina una parente con l'aiuto del suo ragazzo, condannato per questo a dieci anni di reclusione. Dopo l'arresto la ragazza confessò di essere stata l'esecutrice materiale del delitto, ma durante il processo negò ogni responsabilità, gettando le colpe sul giovane. Amnesty International non considera il processo equo, e la corte si è rifiutata di prendere in esame ulteriori prove, denuncia l'organizzazione. L'esecuzione della pittrice porta a 140 il numero di persone giustiziate in Iran nel 2009. Si tratta della seconda donna. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Torna all'inizio


Zizek: non dobbiamo dimenticare Mao e Stalin... pag.1 (sezione: Diritti umani)

( da "Affari Italiani (Online)" del 02-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Filosofia/ Le grandi ideologie sono morte? "In difesa delle cause perse" di Slavoj Zizek Sabato 02.05.2009 13:15 Sintesi dell'opera, a cura di Cinzia Arruzza Questo saggio è l'ultimo degli "enormobook" (secondo la definizione di un critico) di Žižek, 504 pagine divise in tre parti: Lo stato delle cose (capitoli 1-3), Lezioni dal passato (capitoli 4-6), Che fare? (capitoli 7-9). Scopo di questo libro non è la difesa del terrore stalinista, ma la messa in discussione della troppo facile alternativa liberale: in questo senso va intesa questa difesa delle cause perse, che è al contempo critica feroce dell'ideologia liberale in tutte le sue forme e critica del luogo comune per cui il tempo delle grandi narrazioni sarebbe finito. Primo capitolo: felicità e tortura Nel primo capitolo, Felicità e tortura, viene analizzata in primo luogo la questione della civiltà (interpretata utilizzando gli strumenti lacaniani), alla luce dell'impatto distruttivo della modernità intesa nei suoi due aspetti: il capitalismo e il discorso scientifico. Quest'ultimo rappresenta oggi il discorso egemonico, l'unico discorso in grado di ambire a quella universalità un tempo offerta dall'arte e dalla religione. Attraverso l'esempio del cyberspazio, tuttavia, l'autore mostra che la disgregazione dei legami sociali non ha affatto prodotto la scomparsa del "Grande Altro", che deve continuare a essere presente (ad esempio in forma di cyberspazio stesso) per permettere agli individui atomizzati di perseverare nel loro isolamento. Ciò che è diverso in questa frammentazione contemporanea delle grandi narrazioni è l'assenza di un "piccolo altro" che funzioni da rappresentante del "grande Altro": questa assenza, tuttavia, rende il grande Altro invisibile e dunque ancora più potente e pervasivo, anziché annullarlo. In questo contesto la solidarietà tra la Legge e il suo Super Io è sostituita dalla segreta solidarietà tra permessivismo tollerante e fondamentalismo religioso: contrariamente alle apparenze, fondamentalismo e "mondo atonale" postmoderno sono intimamente legati, rappresentano l'uno il corollario dell'altro. E tuttavia, il fondamentalismo vive esclusivamente di una forza reattiva. Il capitolo si conclude, infine, con il paragrafo dedicato alla questione della tortura, mettendo l'accento sugli effetti dell'ammissione pubblica dell'utilizzo della tortura da parte delle autorità statunitensi. Nella pubblica ammissione e nel dibattito pubblico sulla tortura, più che nella tortura stessa, è necessario vedere il processo di corruzione che sta intaccando l'ossatura morale che struttura la civiltà occidentale, ciò che Hegel chiamerebbe lo "spirito oggettivo". Secondo capitolo: Il mito ideologico della famiglia Nel secondo capitolo viene analizzato il modo in cui le relazioni familiari vengono utilizzate come strumento fondamentale dell'ideologia, attraverso la costruzione di miti centrati sulla famiglia. L'analisi si concentra in particolare su quella vera e propria fabbrica ideologica che è Hollywood. Primo oggetto dell'esame sono la crisi dell'autorità paterna e la sua restaurazione che troviamo al cuore di molte sceneggiature di Michael Crichton e dei film di Steven Spielberg. Altro elemento ideologico è la cosiddetta "produzione della coppia" che è possibile trovare non solo nei film hollywoodiani, ma anche in altri contesti: nei film del socialismo reale o nella produzione antihollywoodiana. Un lungo paragrafo è dedicato all'interpretazione di Frankenstein, attraverso l'intreccio tra il dramma familiare che ne costituisce il contenuto manifesto e il suo cuore politico nascosto, la questione della Rivoluzione francese, discostandosi però dalle abituali letture marxiste del romanzo: non si tratta, infatti, di eliminare il mito della famiglia per arrivare al vero cuore sociale e politico del romanzo, ma di minare questo mito dal suo interno. Terzo capitolo: Intellettuali radicali Il terzo capitolo è dedicato a tre intellettuali "radicali", Nietzsche, Foucault e soprattutto Heidegger. Rispetto a Nietzsche l'autore analizza la questione dei paradossi inerenti alla democrazia e critica i tentativi di alcuni interpreti di Nietzsche di addomesticare la critica nietzschiana alla democrazia, presentandola come una forma di correzione provocatoria della democrazia stessa. Di Foucault viene preso in considerazione il sostegno alla rivoluzione iraniana. La tesi dell'autore è che Foucault avesse ragione nel cogliere il potenziale emancipatorio contenuto nel momento della rivolta, ma lo avesse fatto per le ragioni sbagliate: in altri termini, l'opposizione foucaultiana tra l'entusiasmo sublime del momento della rivolta che sospende nell'unità del popolo le sue differenze interne e il dominio pragmatico della politica degli interessi e del calcolo strategico è troppo limitata. Ciò che è centrale e che non viene colto da Foucault è il momento della vera apertura utopica nella rivolta, ed è questo che differenzia le rivoluzioni dall'entusiasmo sublime del popolo che caratterizza anche fenomeni come il fascismo e il nazismo. Infine, una lunga parte del capitolo è dedicata a Heidegger, di cui viene analizzato il rapporto con il nazismo. La tesi di Žižek è che Heidegger abbia compiuto il movimento giusto, ma nella direzione sbagliata. L'adesione di Heidegger al nazismo, infatti, non è una questione di corrispondenza tra il suo pensiero e i suoi atti politici, cosa su cui si è concentrata la critica: Heidegger compie questo movimento per uscire da un punto morto interno al suo pensiero, attraverso un passage violento. Lo scarto heideggeriano verso la radicalità, tuttavia, non coglie il bersaglio: il nazismo, infatti, non era abbastanza radicale, non mettendo affatto in discussione la struttura fondamentale del capitalismo moderno. < < pagina precedente pagina successiva >>

Torna all'inizio


Iran/ Pres. Ue condanna esecuzione Darabi, "erode basi (sezione: Diritti umani)

( da "Virgilio Notizie" del 02-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

La presidenza ceca dell'Unione europea ha condannato oggi l'esecuzione della pittrice Delara Darabi, compiuta ieri per lapidazione nella città di Rasht, per fatti avvenuti quando aveva 17 anni. In un comunicato, la presidenza Ue sottolinea come "simili violazioni dei diritti umani erodono le basi per la comprensione e la fiducia reciproca fra l'Iran e l'Unione europea". Praga "protesta vivamente contro la sua esecuzione come un atto contrario agli impegni internazionali accettati volontariamente dall'Iran" e "chiede urgentemente all'Iran di evitare le esecuzioni di minori e di eliminare la pena di morte per i minori dal suo codice penale". Delara Darabi, 23 anni, era stata riconosciuta colpevole per l'uccisione della cugina del padre durante una rapina compiuta con un complice di 19 anni. All'epoca del fatto la ragazza aveva 17 anni. La Corte suprema aveva confermato la sentenza nel 2007.

Torna all'inizio


Iran, Ue condanna impiccagione di ragazza accusata di omicidio (sezione: Diritti umani)

( da "Reuters Italia" del 02-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

TEHERAN (Reuters) - La Ue ha duramente condannato l'esecuzione da parte dell'Iran di una giovane donna condannata per l'uccisione di una cugina del padre quando aveva 17 anni. La donna, Delara Darabi, di 23 anni, è stata giustiziata ieri nella città settentrionale di Rasht, "senza che il suo avvocato e la sua famiglia fossero stati informati", scrive oggi il quotidiano locale Etemad. La presidenza ceca dell'Unione europea ha criticato fortemente l'esecuzione della donna e ha invitato l'Iran a "evitare esecuzioni di giovani". "Queste violazioni dei diritti umani erodono il terreno di comprensione e fiducia reciproca tra l'Iran e l'Ue", ha detto la presidenza in una nota. Etemad scrive che Darabi è stata in carcere cinque anni e che inizialmente aveva confessato l'omicidio sperando di ottenere il perdono per un crimine commesso da minorenne. "Amnesty International è oltraggiata dall'esecuzione di Delara Darabi e in particolar modo dalla notizia che i suoi avvocati non siano stati informati", scrive Amnesty sul proprio sito.

Torna all'inizio


IRAN/ PRES. UE CONDANNA ESECUZIONE DARABI, ERODE BASI FIDUCIA (sezione: Diritti umani)

( da "Wall Street Italia" del 02-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

Iran/ Pres. Ue condanna esecuzione Darabi, "erode basi fiducia" di Apcom "Eliminare esecuzioni minori dal codice penale" -->Roma, 2 mag. (Apcom) - La presidenza ceca dell'Unione europea ha condannato oggi l'esecuzione della pittrice Delara Darabi, compiuta ieri per lapidazione nella città di Rasht, per fatti avvenuti quando aveva 17 anni. In un comunicato, la presidenza Ue sottolinea come "simili violazioni dei diritti umani erodono le basi per la comprensione e la fiducia reciproca fra l'Iran e l'Unione europea". Praga "protesta vivamente contro la sua esecuzione come un atto contrario agli impegni internazionali accettati volontariamente dall'Iran" e "chiede urgentemente all'Iran di evitare le esecuzioni di minori e di eliminare la pena di morte per i minori dal suo codice penale". Delara Darabi, 23 anni, era stata riconosciuta colpevole per l'uccisione della cugina del padre durante una rapina compiuta con un complice di 19 anni. All'epoca del fatto la ragazza aveva 17 anni. La Corte suprema aveva confermato la sentenza nel 2007.

Torna all'inizio


"Aiutatemi, fra poco mi impiccano" L'ultima telefonata di Delara Darabi (sezione: Diritti umani)

( da "Stampaweb, La" del 02-05-2009)

Argomenti: Diritti umani

TEHERAN Delara Darabi è stata impiccata: la pittrice 23enne, condannata a morte in Iran per un omicidio commesso all’età di 17 anni, è stata portata al patibolo nel carcere della città settentrionale di Rasht. A nulla sono serviti gli appelli della comunità internazionale affinchè le autorità di Teheran annullassero la sua esecuzione. La ragazza, poco prima di muovere i suoi ultimi passi, ha fatto un’ultima tragica telefonata ai genitori: «Tra poco mi impiccano, aiutatemi». Un ultimo grido di speranza rimasto inascoltato. Secondo il quotidiano locale Etemad, Delara è stata impiccata «venerdì mattina nella prigione di Rasht, senza che i suoi genitori nè il suo avvocto venissero informati dell’esecuzione». A condannare duramente Teheran era scesa in campo anche la presidenza ceca dell’Unione europea che aveva chiesto di «evitare l’esecuzione di ragazzi». «Queste violazioni dei diritti umani corrodono il terreno del dialogo tra l’Iran e l’Unione europea», aveva affermato la presidenza di turno dell’Ue in un comunicato. Darabi, in carcere da cinque anni, aveva inizialmente confessato l’omicidio poichè credeva di essere perdonata per averlo commesso quando era minorenne. Poi, si era invece dichiarata innocente. Dal 1990, l’Iran ha portato al patibolo 42 giovani, sette nel 2007. Secondo la sharia, la legge islamica in vigore in Iran, omicidio, stupro, adulterio, rapina a mano armata, traffico di droga e apostasia sono reati punibili con la pena di morte. L'Iran è il secondo Paese al mondo per numero di condanne al mondo dopo la Cina, ma il primo per sentenze capitali emesse contro persone che erano minorenni all’epoca del delitto di cui sono riconosciute colpevoli. Secondo Amnesty International, altri 150 giovani condannati per omicidi commessi quando erano minorenni sono rinchiusi nei bracci della morte delle carceri della Repubblica islamica. Gli avvocati e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani lamentano che l’Iran continui in queste impiccagioni, nonostante abbia aderito alla Convenzione internazionale per i diritti dei minori, che vieta le esecuzioni di persone minorenni all’epoca dei fatti. Ma lo scorso anno il vice procuratore generale dello Stato, Hossein Zehbi, ha confermato che per l’omicidio continuerà a rimanere in vigore la pena di morte in base alla legge del Taglione (Qesas in arabo), indipendentemente dal fatto che il colpevole fosse minorenne all’epoca del delitto. In base alla legge islamica applicata in Iran, l’unico modo per salvare un condannato a morte per omicidio è che i familiari della vittima gli concedano il perdono in cambio del pagamento di un risarcimento in denaro (Dieh in arabo).

Torna all'inizio