CENACOLO
DEI COGITANTI |
Le belle parole non
nascondono i suoi crimini ( da "Stampa,
La" del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: ha attaccato il presidente Obama e
la sua visita al Cairo in un messaggio video diffuso dal Site, il centro
americano di sorveglianza dei siti utilizzati dagli estremisti islamici.
Zawahiri ha definito Obama un «criminale» e si è riferito alla «campagna di
sangue contro i musulmani a Swat», dove i taleban hanno dovuto fronteggiare
un'offensiva dell'
La visita di Obama ci
porterà qualche beneficio? Personalmente non credo. I vantaggi, in teoria...
( da "Stampa, La" del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: La visita di Obama ci porterà
qualche beneficio? Personalmente non credo. I vantaggi, in teoria, dovrebbero
essere due. Primo, risolvere la questione palestinese, e in questo caso credo
che mia zia Bahia, abilissima in cucina, sia molto più brava del presidente.
Il presidente americano
Barack Obama comincia oggi l'attesa visita in Medio Oriente, tappa fond...
( da "Stampa, La" del
03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama comincia oggi l'attesa visita
in Medio Oriente, tappa fondamentale per la svolta tra mondo musulmano e Stati
Uniti auspicata già nel discorso di insediamento alla Casa Bianca lo scorso 20
gennaio. Obama arriverà questa mattina a Riad per incontrare il re saudita
Abdullah II, artefice del piano di pace tra Paesi arabi e Israele ripreso in
gran parte dalle posizioni americane,
Obama al Cairo l'ultima
diga contro gli islamisti ( da "Stampa,
La" del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama al Cairo l'ultima diga contro
gli islamisti Ma solo nella moschea al Azhar troverà l'islam che sogna Il capo
della Casa Bianca apre all'Iran: sì al nucleare civile
"fermiamo lo scontro
di civiltà questo dirò a tutti i musulmani" - justin webb
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Il presidente Usa anticipa l´atteso
discorso del Cairo L´intervista JUSTIN WEBB Presidente Obama, partiamo dal
discorso che farà al Cairo giovedì. Molti musulmani, di fatto, si aspettano le
scuse per gli errori commessi durante gli anni dell´Amministrazione Bush e per
quelle che reputano essere le violazioni commesse dagli Stati Uniti.
obama, la prima missione
di pace "siamo un grande paese islamico" - alberto flores d'arcais
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama-Netanyahu e Obama-Abu Mazen)
ha mostrato tutti i suoi limiti. Per questo il "discorso all´Islam"
avrà orecchi particolarmente attenti anche a Gerusalemme, dove alcune
dichiarazioni di Obama non sono state prese troppo bene. Perché il presidente
Usa parlando "da amico onesto" ha chiesto che Israele cambi rotta
rapidamente sul tema degli insediamenti in Cisgiordania,
d-day, carlo al posto di
elisabetta dopo la gaffe di sarkozy
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Secondo il Daily Telegraph sarebbe
stato l´intervento di Obama a far scattare l´invito per Carlo, dopo che tra
Londra e Parigi si era creato imbarazzo per il mancato invito dell´Eliseo ai
reali. Una gaffe che aveva molto indisposto la Regina Elisabetta.
fiat, si riapre il fronte
europeo e gm vende hummer ai cinesi - paolo griseri
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: amministrazione Obama vuole
chiudere in fretta la bancarotta pilotata perché oggi Chrysler perde circa 100
milioni di dollari al giorno. Che cosa potrà essere l´auto americana del futuro
lo si è capito ieri quando per celebrare la festa della Repubblica, il console
d´Italia a New York, Francesco Talò è arrivato alla sede di Cipriani a Wall
Street a bordo di una Fiat 500 bianca.
obama e la guerra tra
ricchi e poveri - piero ottone ( da "Repubblica,
La" del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Commenti OBAMA E LA GUERRA TRA
RICCHI E POVERI La contrapposizione è tra Occidente e Terzo mondo che aspira al
nostro tenore di vita PIERO OTTONE Ha ragione Jean Daniel quando afferma
(nell´articolo pubblicato tempo fa su queste colonne) che la teoria di Samuel
Huntington sullo scontro delle civiltà indirizzò l´America di George Bush su
una strada pericolosa:
addio alle "piccole
madri" cancellate dalle copie cinesi - leonardo coen mosca
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: persino Obama e - udite udite -
Berlusconi, passando per cantanti e attori, atleti e astronauti. Prodotti
scadenti, contraffazioni. A cominciare dal pessimo smalto: nemmeno lontanissimi
parenti di quelli laccati con metodi gelosamente custoditi e trasmessi di padre
in figlio dagli artigiani dei villaggi russi che attorniano Mosca e le grandi
città della Russia centrale.
e mingardi punta su
"obama da bàn" ( da "Repubblica,
La" del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama da bàn, sèt ca´ sàn cuntànt?
Quando ti penso tutto acquista un senso / Obama da bàn, t´è megga un parènt
italiàn? Un oriundo ed Cesena, un bisnòn ed Messìna? / Ven què e fa vàdder a
tòtt i nùster ignurànt Chi´s gòzzen i baiùk, chiìs tòlen pra´l cul tòtt quànt /
Con la scusa dlà democrazì, i scòrren d´alternanza ma i van mai vì /
trovati i rottami
nell'oceano ma è mistero sul volo air france - giampiero martinotti
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: E Barack Obama, in un´intervista a
Canal plus, ha assicurato l´aiuto americano per fare piena luce. Intanto, le
famiglie delle vittime, ospitate in un albergo, continuano ad essere seguite
dagli psicologi. Molti continuano a non voler credere alla realtà, sperano
ancora che si possano trovare dei sopravvissuti: «Ditemi che c´è ancora una
speranza»
l'ultimo mondo parallelo
c'è obama nel reality game - ernesto assante
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: permette di creare 700 milioni di
personaggi nella città virtuale L´ultimo mondo parallelo c´è Obama nel reality
game In The Sims 3 è possibile creare un proprio alter ego, somigliante anche
nel fisico ERNESTO ASSANTE I numeri parlano chiaro: il gioco è distribuito in
60 Paesi e dal 2000 ad oggi ha venduto 110 milioni di copie, diventando il
videogioco per Pc più venduto della storia.
LA DOPPIA OCCASIONE
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Sergio Romano ha notato che «il
vertice telefonico fra Merkel e Obama mette implicitamente in evidenza
l'assenza del governo italiano». Non so se al governo debba rimproverarsi
qualcosa di specifico. Ma questo insuccesso deve indurre a ripensare due
orientamenti seguiti dai governi Berlusconi fin dal 2001.
Obama e la democrazia:
incoraggiare, non imporre ( da "Corriere
della Sera" del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 2 Obama e la democrazia:
incoraggiare, non imporre La nuova dottrina Usa sarà annunciata al Cairo
WASHINGTON Barack Obama cerca un nuovo inizio con i Paesi musulmani. Una
politica che eviti quelli che lui definisce «i malintesi», aiuti a diffondere i
principi di democrazia, con gli Stati Uniti a fare da modello ma senza «imporre
i propri valori»
Dai valori
Argomenti:
Obama
Abstract: non sentiremo Barack Obama cantare
al Cairo il «solito vecchio ritornello degli uomini di Bush». Già
nell'intervista del presidente americano alla Bbc, che ha anticipato il
discorso di domani, si sono udite invece parole nuove. In primo luogo la
convinzione che il compito degli Stati Uniti sia quello di incoraggiare nel
mondo islamico «principi universali»
Nuova strategia
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Corriere della Sera sezione: Primo
Piano data: 03/06/2009 - pag: 2 Casa Bianca Nuova strategia Presidenti Obama
davanti a un ritratto di George Washington 2 PrimoPiano Mercoledì 3 Giugno 2009
Corriere della Sera #
Abstract: Bush ha iniziato una guerra che Obama è deciso a concludere. Bush ha ignorato il processo di pace in Medio Oriente fino all'ultimo, quando ormai era troppo tardi per fare qualcosa, mentre Obama l'ha posto sin dall'inizio come sua priorità. E al contrario di Bush, Obama sostiene il dialogo con l'Iran».
Abstract: Obama tedesco»). Solo, i turchi non votano conservatore: il 55% resta fedele ai socialdemo-- cratici, il 23% segue i verdi di Cem, i due partiti garanti dell'integrazione. Il 10% sceglie i cristianodemocratici. Eppure, calcola la Merkel, la base turca è religiosa e conservatrice, più vicina alle posizione della Cdu che a quelle della sinistra.>
Cheney più a sinistra dei
liberal:
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama favorevole solo alle unioni
civili Cheney più a sinistra dei liberal: «Nozze gay» L'ex vice presidente ha
una figlia omosessuale: «In famiglia siamo abituati» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK Dick Cheney molto più a sinistra di Barack Obama sul tema dei diritti
gay?
Unesco, le inaccettabili
scuse del candidato nemico di Israele
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Facciamo appello a Barak Obama (che
arriva al Cairo domani mattina), a Nicolas Sarkozy (la sede dell'Unesco è a
Parigi), agli altri (l'eminente dignità della carica deve far sì che questa
controversia preoccupi l'intera comunità internazionale) affinché, prima di
ottobre, data della vittoria annunciata del signor Farouk Hosny,
Guantanamo, pr
( da "Repubblica.it"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: secondo il piano di Barack Obama
dovrebbero essere trasferiti in altre prigioni, rimpatriati o trasferiti in
paesi terzi per permettere la chiusura del campo entro il prossimo gennaio.
Nelle scorse settimane i familiari dei circa 80 prigionieri hanno condotto una
manifestazione di fronte la sede del governo di Sana'a chiedendo un maggiore
impegno per il rimpatrio dei prigionieri.
"Fermiamo lo scontro
di civiltà questo dirò a tutti i musulmani"
( da "Repubblica.it"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Presidente Obama, partiamo dal
discorso che farà al Cairo giovedì. Molti musulmani, di fatto, si aspettano le
scuse per gli errori commessi durante gli anni dell'Amministrazione Bush e per
quelle che reputano essere le violazioni commesse dagli Stati Uniti.
Sims III, mondo parallelo
c'è Obama nel reality game ( da "Repubblica.it"
del 03-06-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: compare il presidente degli Stati
Uniti Barack Obama, o Susan Boyle la cantante rivelazione di Britain's Got
Talent. OAS_RICH('Middle'); Nella vita virtuale i Sims, gli abitanti della
città gestita dal giocatore, possono sposarsi e fare figli, cambiare lavoro e
frequentare l'università, scegliere una carriera nel mondo dello spettacolo o
perdere tempo partecipando a feste e parties,
( da "Stampa, La" del
03-06-2009)
Argomenti: Obama
Al Zawahiri lo
attacca su Internet «Le belle parole non nascondono i suoi crimini» Il vice di
Osama Bin Laden, il medico egiziano Al Zawahiri, ha
attaccato il presidente Obama e la sua visita al Cairo in un messaggio video diffuso dal Site,
il centro americano di sorveglianza dei siti utilizzati dagli estremisti
islamici. Zawahiri ha definito Obama un «criminale» e si è riferito
alla «campagna di sangue contro i musulmani a Swat», dove i taleban hanno
dovuto fronteggiare un'offensiva dell'esercito pachistano: «I suoi
messaggi sanguinosi - ha continuato il numero due di Al Qaeda - sono stati
ricevuti dai musulmani e non potranno essere mascherati da operazioni di
relazioni pubbliche o da visite ridicole e parole eleganti». L'autenticità
della registrazione non è ancora stata accertata. Anche il discorso di Obama sarà diffuso su Internet. Ieri Obama
aveva anticipato parte dei contenuti in varie interviste televisive con network
internazionali (Bbc, Canal Plus): «Se si contasse il numero degli americani
musulmani, si scoprirebbe che gli Stati Uniti sono uno dei più grandi paesi
musulmani del pianeta», ha sottolineato.
( da "Stampa, La" del
03-06-2009)
Argomenti: Obama
La
visita di Obama ci porterà qualche beneficio?
Personalmente non credo. I vantaggi, in teoria, dovrebbero essere due. Primo,
risolvere la questione palestinese, e in questo caso credo che mia zia Bahia,
abilissima in cucina, sia molto più brava del presidente. Secondo, Obama
potrebbe donarci un po' della ricchezza dell'America per rendere la nostra vita
meno grama. Anche in questo caso credo che fallirà, per il semplice fatto che
siamo già un paese ricco sebbene metà di noi vivano sotto il livello di
povertà. Se l'America donasse tutti i suoi soldi all'Egitto i ricchi del nostro
paese diverrebbero più ricchi e i poveri più poveri, quindi non ci sarà nessun
miglioramento. Questa è anche la conseguenza della politica imposta da
Washington all'Egitto dal 1974, dopo l'alleanza voluta da Sadat. All'Università
del Cairo hanno così lucidato la cupola dell'aula magna da farla diventare più
brillante di un piatto di porcellana nuovo di fabbrica. Là il presidente Obama terrà il suo discorso il 4 giugno. Tutti gli egiziani
sognano che il corteo dell'illustre ospite passi per le strade del loro rione,
in modo che le autorità puliscano anche il loro quartiere come accade in molte
zone, per evitare che l'ospite non cada in depressione alla vista di tanta
sporcizia per le strade. A parte i benefici della pulizia, ci sono alcuni
inconvenienti dovuti ai preparativi della visita. L'Università, per esempio, è
stata trasformata in una fortezza. Obama arriva
proprio durante il periodo degli esami di fine anno. Alcune facoltà hanno
dovuto rinviarli. Gli studenti di Lettere hanno chiesto il massimo dei voti in
nome del principio di reciprocità. Sostengono che, in circostanze normali, se
avessero mancato l'appello del 4 giugno, sarebbero stati bocciati. Ma visto che
è lo Stato a mandare a monte gli esami, tutti dovrebbero essere promossi
automaticamente. Un lettore di un giornale locale ha suggerito agli apparati di
sicurezza di dare il via proprio quel giorno a grandi saldi (con sconti fino al
90 per cento). In tal caso i commercianti dovrebbero essere risarciti dal
ministero dell'Interno per le perdite subite. Così, ha spiegato il lettore, il
governo sarà sicuro che il popolo non organizzerà proteste. La gente si chiede
se il protocollo esenterà Obama (e il suo nutrito
seguito) dalle misure di controllo sanitario all'aeroporto: gli stranieri che
arrivano in Egitto sono sottoposti a un test sull'influenza suina. Si dice che
una persona del seguito abbia contratto il morbo del H1N1 quando era con lui a
Città del Messico, lo scorso aprile. Obama avrà una
delegazione di un migliaio di persone, lo sostiene il tam tam dei caffè del
Cairo. Perché ha portato con sé così tanto personale? Affronterà nel suo
discorso argomenti come i diritti umani, la democrazia, i diritti della
minoranza copta? In ogni caso, sappiamo che sono soltanto espedienti retorici.
Davvero la cosa più importante è che il corteo di Obama
passi per la mia strada. *Scrittore del Cairo, autore di «Taxi» (Edito in
Italia da Il Sirente)
( da "Stampa, La" del
03-06-2009)
Argomenti: Obama
Il presidente
americano Barack Obama comincia oggi l'attesa visita in Medio Oriente, tappa
fondamentale per la svolta tra mondo musulmano e Stati Uniti auspicata già nel
discorso di insediamento alla Casa Bianca lo scorso 20 gennaio. Obama arriverà questa mattina a Riad per incontrare il re saudita
Abdullah II, artefice del piano di pace tra Paesi arabi e Israele ripreso in
gran parte dalle posizioni americane, e poi si sposterà in Egitto per un
incontro, domani, con il presidente Hosni Mubarak e per il discorso
all'Università del Cairo. Al centro dei colloqui ci sarà il processo di pace,
ma il discorso avrà un respiro più ampio. Il presidente Usa, in un'intervista
alla Bbc, ha spiegato di voler proporre un dialogo al mondo musulmano nel quale
le proposte di democrazia e libertà possano venir abbracciate anche da Paesi
fondati sulle leggi islamiche. Obama ha anche
dichiarato che «l'Iran ha diritto all'energia nucleare per scopi pacifici». Al
suo fianco ci sarà il segretario di Stato Hillary Clinton, che ieri ha ribadito
le nuove più stringenti richieste americane a Israele: «Vogliamo la fine della
colonizzazione».
( da "Stampa, La" del
03-06-2009)
Argomenti: Obama
Obama al Cairo l'ultima diga contro gli
islamisti Ma solo nella moschea al Azhar troverà l'islam che sogna Il capo
della Casa Bianca apre all'Iran: sì al nucleare civile
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 2 - Esteri
I temi del viaggio La polemica "Fermiamo lo scontro di civiltà questo dirò
a tutti i musulmani" Il presidente Usa anticipa
l´atteso discorso del Cairo L´intervista JUSTIN WEBB Presidente Obama, partiamo dal discorso che farà al Cairo giovedì. Molti
musulmani, di fatto, si aspettano le scuse per gli errori commessi durante gli
anni dell´Amministrazione Bush e per quelle che reputano essere le violazioni
commesse dagli Stati Uniti. è così? «No, quello che intendiamo fare è
aprire un dialogo. Ci sono stati sicuramente grossi malintesi ed errori di comprensione
sull´Occidente da parte del mondo musulmano, e ce ne sono stati di altrettanto
grossi nei confronti del mondo musulmano da parte nostra. Nessun discorso può
risolvere i problemi reali che esistono, ma credo che questa possa essere
un´occasione ideale per far sì che entrambe le parti abbiano l´opportunità di
ascoltarsi. E che entrambi potremo imparare dalla controparte qualcosa di più
sulla sua cultura». Lei parla di entrambe le parti. Cosa la induce a credere
che i musulmani siano disposti ad ascoltarla, e a cambiare atteggiamento nei
confronti degli Stati Uniti? «Faccio un piccolo esempio. La popolazione
musulmana negli Stati Uniti è più numerosa di quella presente in molti Stati a
maggioranza musulmana. C´è un contesto nel quale le cose possono essere aiutate
a migliorare. Alcuni musulmani sono esponenti politici locali, altri membri del
Congresso, abbiamo perfino un presidente che ha parenti musulmani. Quindi
l´idea che l´America sia distaccata, lontana, e che lo scontro di civiltà sia
inevitabile, è sbagliata». Il suo discorso sarà pronunciato al Cairo. Secondo
Amnesty International in Egitto ci sono migliaia di prigionieri politici. Come
affronterà questo tema scottante? «La questione dei diritti umani esiste in
tutto il Medio Oriente, credo che nessuno possa metterlo in dubbio. Il
messaggio che io spero di far arrivare è che democrazia, la legalità e il
rispetto della legge, della libertà di parola, della libertà di religione non
sono semplicemente principi dell´Occidente, ma sono principi universali, che
loro possono abbracciare, che possono essere difesi ovunque, affermati ovunque
come parte di ogni identità nazionale. Il pericolo c´è quando gli Stati Uniti o
chiunque altro pensa che si possano imporre questi valori ad altri Paesi con
culture e storie completamente diverse, mentre il nostro compito è quello di
incoraggiare e promuovere questi valori». Molti si aspettano di conoscere
qualcosa di incoraggiante per ciò che concerne il conflitto
israelo-palestinese. Lei ha detto chiaramente che vuole che gli insediamenti
dei coloni israeliani siano congelati. Ma gli israeliani non intendono farlo.
Come si esce da questa situazione? «Ho parlato col primo ministro Netanyahu, ma
penso che non abbiamo ancora visto gesti di potenziale collaborazione da parte
di altri stati arabi e dei palestinesi che possano aiutare e dare garanzie al
governo israeliano
Ho affrontato con lui alcune delle
preoccupazioni di Israele. Io sono convinto che se si seguirà la road map che è
stata delineata, se Israele rispetterà gli obblighi fissati che le competono e sono previsti,
in primis evitando i nuovi insediamenti, e se i palestinesi faranno fronte ai
loro obblighi, soprattutto in tema di sicurezza, e se tutti gli Stati arabi
circostanti saranno disposti a collaborare con il Quartetto a incoraggiare lo
sviluppo economico e quello politico, allora potremo fare dei progressi
concreti. Di sicuro nelle prossime ore lavoreremo con grande pazienza sul
fronte diplomatico. La diplomazia comporta tempi lunghi, lenti, ma sicuramente
proficui. Non si possono mai avere risultati immediati». Questo significa che
ci sarà molto da lavorare ancora per arrivare alla pace. «Nessuno pensa che
questo possa essere un risultato semplice da conseguire. Ma l´importante è
ripartire con seri negoziati. Faremo tutto quello che è possibile per
riuscirci. Perché una cosa deve essere chiara: non è soltanto nell´interesse
dei palestinesi avere uno stato palestinese tutto loro, ma lo è anche per il
popolo israeliano che ha interesse a stabilizzare la sicurezza. Ed è importante
e nell´interesse degli Stati Uniti arrivare a una soluzione di due Stati che
vivono vicini in pace e in sicurezza». Israele invece è riuscita a convincerla
sul fatto che bisogna arrivare a risultati per fermare il progetto nucleare iraniano
entro questo anno. «Vorrei correggerla su un piccolo dettaglio non
indifferente: Israele non ha affatto bisogno di convincermi di una cosa del
genere. Credo che sia venuto il momento per il mondo di sentire tutto
l´interesse legato al fatto che Teheran si convinca che deve accantonare il suo
progetto di dotarsi della bomba atomica e di armi nucleari. Ma il modo migliore
per farlo è con incessanti e duri negoziati. Noi abbiamo una scaletta di marcia
precisa, non vogliamo fissare scadenze precise, ma entro quest´anno di sicuro
vogliamo che sia possibile valutare e capire definitivamente se l´Iran ha le
idee chiare ed è seria per ciò che concerne la rinuncia al suo programma
nucleare. Theran ha diritto al nucleare pacifico, ha tutto il potenziale che le
serve per essere un Paese molto potente, molto prospero e ricco. Ha molte più
possibilità senza l´arma atomica, che potrebbe innescare una corsa agli
armamenti nella regione e una proliferazione nucleare pericolosa. Credo che per
il momento la cosa importante sia dare il via a un processo rigoroso di
negoziati bilaterali che possa portare all´abbandono definitivo del programma
nucleare». (Copyright Bbc News. Traduzione di Anna Bissanti)
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 2 - Esteri
La diplomazia L´America e le fedi I valori La collaborazione L´opportunità Obama, la prima missione di pace "Siamo un grande Paese
islamico" Via al viaggio nel mondo arabo. E Al Qaeda minaccia La
diplomazia comporta tempi lunghi, lenti, ma proficui. Non si possono mai avere
risultati immediati Negli Stati Uniti ci sono più musulmani che in molti Paesi
islamici E anch´io ho parenti musulmani Nessuno può imporre i propri valori ad
altri Paesi con culture e storie completamente diverse Non abbiamo ancora visto
gesti di potenziale collaborazione da parte di Stati arabi e dei palestinesi
con Israele Questa può essere un´occasione per far sì che Occidente e Islam
abbiano l´opportunità di ascoltarsi Zawahiri attacca "è un criminale, da
lui solo messaggi di sangue" ALBERTO FLORES D´ARCAIS DAL NOSTRO INVIATO RIAD
- Barack Obama arriva oggi nel caldo torrido (45
gradi) di Riad e alla vigilia del viaggio della speranza e del dialogo con il
mondo islamico porge subito la mano: «Gli Stati Uniti sono uno dei più grandi
paesi musulmani del pianeta». Un viaggio in quattro paesi (Arabia Saudita,
Egitto, Germania e Francia) ricco di simboli e di storia nella sua tratta
europea - visiterà la Dresda rasa al suolo dai bombardieri anglo-americani,
ricorderà l´Olocausto nel lager di Buchenwald, festeggerà il D-Day in Normandia
- ma il cui fulcro sarà l´atteso "discorso all´Islam" che domani
mattina farà all´Università del Cairo. Era una promessa («le relazioni tra gli
Usa e il mondo musulmano devono migliorare, dialogare è necessario») fatta
ancora in campagna elettorale, ripetuta nel giorno dell´ingresso alla Casa
Bianca e che adesso Obama ha deciso di mantenere
parlando da una delle grandi capitali di quel mondo. «Desidero usare questa
occasione per presentare un messaggio su più ampia scala su come gli Usa
possono migliorare le loro relazioni con il mondo musulmano», ha spiegato nelle
diverse interviste con i media dei paesi in cui sarà ospite. Un discorso atteso
e preparato con cura in cui non mancheranno gli elementi biografici (i
familiari paterni di religione musulmana, l´infanzia trascorsa nel più grande
paese islamico al mondo, l´Indonesia, il fatto di chiamarsi Barack Hussein) ma
in cui dovrà affrontare anche temi difficili quali il conflitto
israeliano-palestinese e la guerra al terrorismo. Un discorso che deve segnare
una svolta. E puntuale ecco che alla vigilia arriva il solito comunicato di Al
Qaeda, firmato dal suo numero due (sempre che Bin Laden sia ancora in vita) Al
Zawahiri, che è egiziano e che proprio tra gli studenti integralisti del Cairo
ha mosso i primi passi della sua carriera di terrorista: «Obama
è un criminale e i suoi messaggi ai musulmani sono già stati ricevuti
attraverso una sanguinaria campagna contro i musulmani nello Swat». Il
riferimento è ai Taliban del Pakistan, oggi l´avamposto di quella nebulosa in
cui l´integralismo islamico e il terrorismo dei gruppi che si richiamano ad Al
Qaeda si fondono nell´area più difficile per l´impegno militare-diplomatico
della Casa Bianca di Obama, quella tra Pakistan,
Afghanistan ed Iran. Anche su questi punti non mancheranno riferimenti, ma
l´aspettativa più alta del "discorso all´Islam" riguarda ancora una
volta la questione della pace in Medio Oriente. E´ in questa chiave che si
spiega la prima tappa (peraltro aggiunta solo negli ultimi giorni) del viaggio
del presidente Usa, quella di Riad. Con re Abdullah Obama
è pronto a discutere di un "piano saudita" su cui la Casa Bianca ha
espresso diverse riserve ma che è stato definito dallo stesso Obama «un segnale incoraggiante». Insieme all´Egitto
l´Arabia Saudita è il paese decisivo per spostare l´asse dei paesi arabi
cosiddetti "moderati"; basterebbe anche solo un segnale simbolico da
parte saudita per dare una spinta positiva a quel processo di pace che negli
ultimi incontri di Washington (Obama-Netanyahu e Obama-Abu Mazen) ha mostrato tutti i
suoi limiti. Per questo il "discorso all´Islam" avrà orecchi
particolarmente attenti anche a Gerusalemme, dove alcune dichiarazioni di Obama non sono state prese troppo bene. Perché il presidente Usa
parlando "da amico onesto" ha chiesto che Israele cambi rotta
rapidamente sul tema degli insediamenti in Cisgiordania, il nervo
scoperto della soluzione "Due Stati". «Essere onesti è parte
dell´essere buoni amici, ci sono stati momenti nei quali non siamo stati onesti
come avremmo dovuto. L´attuale situazione nella regione è profondamente
negativa, non solo per gli interessi di Israele ma anche per quelli degli Stati
Uniti».
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 3 - Esteri
D-Day, Carlo al posto di Elisabetta dopo la gaffe di Sarkozy LONDRA - Carlo
d´Inghilterra parteciperà insieme al premier Gordon Brown alle celebrazioni per
il 65esimo del D-Day in Normandia, dove è atteso anche il presidente Usa. Secondo il Daily Telegraph sarebbe stato l´intervento di Obama a far scattare l´invito per Carlo, dopo che tra Londra e Parigi
si era creato imbarazzo per il mancato invito dell´Eliseo ai reali. Una gaffe
che aveva molto indisposto la Regina Elisabetta.
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 10 -
Economia Fiat, si riapre il fronte europeo e Gm vende Hummer ai cinesi Wsj:
"Il Lingotto guarda alla Psa e alla Bmw" Più difficile la trattativa
per acquistare gli stabilimenti in Sud America PAOLO GRISERI TORINO - Un
Marchionne si aggira per l´Europa alla ricerca del partner che faccia
dimenticare la sconfitta di Berlino. Diversi osservatori italiani e stranieri
(ieri il Wall Street Journal) prevedono che sarà ancora nel vecchio continente
che Fiat cercherà l´alleato mancante per arrivare ai 6 milioni di auto
prodotte. I pezzi dell´ex impero Gm vengono infatti distribuiti senza che il
Lingotto speri molto sulla riuscita di un eventuale acquisto. Torino è
ufficialmente in gara per la svedese Saab ma è chiaro che la casa interessava
soprattutto se avesse fatto parte di un più ampio pacchetto comprendente anche
le attività del Sudamerica. Detroit non sembra però intenzionata a cedere a
buon prezzo le attività in Brasile e Argentina, che considera la parte più
appetibile del suo parco stabilimenti. Ieri un marchio simbolo di Gm, quello di
Hummer, i supersuv che imitano i blindati dell´esercito, è andato ai cinesi di
Sichuan Tengzhong. Non sarà facile continuare a vendere i mastodonti della strada,
dai consumi molto alti, in tempi di crisi. Certo è un segno dei tempo che
finisca a Pechino la proprietà di una delle griffe automobilistiche più tipiche
dell´era Bush. Tornare in Europa sembra dunque un imperativo per la Fiat. «Bmw
e Peugeot - scrive il Wsj - sono già state contattate in passato da Torino e
gli analisti sostengono che potrebbe riavviare quei colloqui». Anche se,
avverte il quotidiano, «il Lingotto rischia di trovare in Francia gli stessi
problemi incontrati in Germania perché Parigi ha già fatto sapere che qualunque
produttore riceva aiuti di stato non deve chiudere stabilimenti». Certo
l´alleanza con Psa consentirebbe di creare un gruppo da quasi 7 milioni di auto
vendute centrando l´obiettivo della soglia di sopravvivenza di 6 milioni
indicata da Marchionne. Per il momento comunque il principale problema di
Torino è quello di avviare l´integrazione tra Fiat e Chrysler. Ieri il
tribunale fallimentare di New York ha dato il formale via libera alla vendita
delle attività di Chrysler a Fiat. Il giudice ha concesso ai fondi dell´Indiana
che non hanno accettato la proposta di accordo con i creditori la possibilità
di ricorrere alla Corte d´Appello, accorciando così l´iter giudiziario. L´amministrazione Obama vuole chiudere in fretta la
bancarotta pilotata perché oggi Chrysler perde circa 100 milioni di dollari al
giorno. Che cosa potrà essere l´auto americana del futuro lo si è capito ieri
quando per celebrare la festa della Repubblica, il console d´Italia a New York,
Francesco Talò è arrivato alla sede di Cipriani a Wall Street a bordo di una
Fiat 500 bianca. Se il mercato delle utilitarie prenderà piede negli
Usa, sarà, nella prima fase, in mano a Chrysler. Un accordo tra Gm e i nuovi
partner della Magna impedisce infatti ad Opel di vendere auto in Usa e in Cina.
Ieri il titolo del Lingotto è salito in borsa dell´1,28 per cento dopo i
risultati del mercato auto di maggio, positivi per Torino. Sul versante dei
conti, il presidente di Intesa San Paolo, Enrico Salza, ha precisato che
«finora la Fiat non ha utilizzato il miliardo di euro di crediti» concessi nei
mesi scorsi dalla banca.
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 30 - Commenti OBAMA E LA GUERRA TRA RICCHI E POVERI La
contrapposizione è tra Occidente e Terzo mondo che aspira al nostro tenore di
vita PIERO OTTONE Ha ragione Jean Daniel quando afferma (nell´articolo pubblicato
tempo fa su queste colonne) che la teoria di Samuel Huntington sullo scontro
delle civiltà indirizzò l´America di George Bush su una strada pericolosa:
quella delle crociate, delle guerre di religione. Ma la teoria di Huntington,
oltre che politicamente nociva, è anche concettualmente sbagliata. Per una
ragione molto semplice: uno scontro di civiltà presuppone l´esistenza di due o
più civiltà, vive e bellicose. Nel mondo contemporaneo è invece viva e vegeta,
seppur decadente, una civiltà sola: quella dell´Occidente, rappresentata
dall´America del Nord e dall´Europa nord-occidentale, quella che va dalla
Scandinavia alla Spagna. (Ci siamo anche noi, un po´ periferici
)
Le altre civiltà sono morte, sono spente. E´ vero: altri popoli, altri
continenti hanno dato
vita nel corso dei secoli e dei millenni a civiltà grandiose, sublimi come la
nostra, dalla cinese alla musulmana: ma quelle sono ormai estinte (un giorno
anche la nostra si spegnerà). Sopravvivono solo le tracce delle opere che esse
crearono, dalle piramidi al Taj Mahal. Per capire quel che succede nel mondo
contemporaneo, per capire le tensioni e gli antagonismi che infieriscono
intorno a noi, mi sembra credibile un´altra interpretazione: è in corso lo
scontro fra ricchi e poveri. Col termine dei ricchi definiamo gli occidentali:
la cui ricchezza è il frutto delle invenzioni, della tecnica, del sistema
economico, dello spirito imprenditoriale, delle iniziative e della
weltanschauung, insomma della civiltà occidentale, che è la nostra. Di fronte
all´Occidente c´è quella parte dell´umanità che definiamo, sommariamente, il
Terzo Mondo. Semplificando, dunque, ricchi e poveri. Che questa sia la vera
contrapposizione è dimostrato dalla politica che i popoli del Terzo Mondo hanno
seguito negli ultimi decenni. Vediamo il caso della Cina. In un primo tempo è
sembrato che i cinesi, nel segno del comunismo, volessero convertire l´umanità
all´ideologia di Marx: tutti comunisti, come loro. E guerra a chi comunista non
era. Ma ecco che, a un certo momento, i cinesi hanno cambiato idea. Invece di
convertire l´umanità a Marx, hanno deciso di seguire un´altra strada: imitare
l´Occidente, adottare la nostra tecnica e il nostro modo di vita, nella
speranza (e sono sulla strada buona) di imitare la nostra way of life, di raggiungere
il nostro tenore di vita. E il comunismo come merce di esportazione se lo sono
dimenticato. Questo dimostra che la loro non era una guerra ideologica: era
l´inseguimento dei popoli ricchi, prima per una certa strada, comunismo contro
capitalismo, poi per una strada diversa, l´imitazione. Sono convinto che lo
stesso discorso valga per l´Islam. Certi popoli di fede musulmana, talebani in
testa, hanno deciso di combattere l´Occidente nel nome di Maometto. Per
convertirci alla loro fede? Non credo: a loro importa poco se andiamo nelle
cattedrali a pregare il nostro Dio, invece che nelle moschee a pregare Allah.
Altri popoli musulmani, per esempio la Turchia, hanno deciso di inseguire e di
imitare gli occidentali: di occidentalizzarsi, come i cinesi, come gli indiani.
L´obiettivo è pur sempre lo stesso: raggiungere il nostro tenore di vita, la
nostra way of life. E´ possibile ed è augurabile che tutti i popoli islamici
seguano l´esempio della Turchia: la globalità sarà allora completa, la pace
universale sarà assicurata. Barack Obama, a quanto
sembra, lo ha capito. Gloria a lui, e a chi la pensa come lui.
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 37 -
Cronaca Crolla il mercato russo di queste bamboline vecchie di un secolo
Souvenir contraffatti con i volti di Putin e anche di Berlusconi Addio alle
"piccole madri" cancellate dalle copie cinesi I trentamila artigiani
che le fabbricano con lacche e disegni di pregio hanno chiesto aiuto al governo
Il primo modello, composto da otto pezzi, lo dipinse l´artista Sergej Maliutin
e fece furore all´Expò di Parigi nel 1900 LEONARDO COEN MOSCA dal nostro
corrispondente Povera matrioska, simbolo della Russia più popolare e contadina,
le bamboline di legno una dentro l´altra, come una grande e generosa madre che
protegge i figli sotto le innumerevoli gonne, emblema di fertilità: non la
compra più nessuno, ormai; gli scaffali delle botteghe di via Arbat, nel cuore
vecchio di Mosca, sono zeppe di bellissimi esemplari senza padrone, e nemmeno i
forti sconti riescono a sfoltire le vetrine. La crisi ha scacciato i turisti,
le vendite sono crollate del 90 per cento, i 30mila artigiani del settore (in
verità molti di più, perché nelle zone di produzione ogni famiglia è coinvolta)
sono disperati. Aofis, la fabbrica più famosa di Sergiev Possad, vera matrioska
city, ha chiesto provvedimenti urgenti, «rischiamo di chiudere per sempre», ha
denunciato il direttore Aleksandr Kurennoj, «e di lasciare il mercato in mano
agli imitatori cinesi». Come sempre, l´appello all´orgoglio nazionale funziona
e il governo si è mobilitato, in nome di un sapiente artigianato che è sinonimo
di Russia autentica. Per fabbricare una matrioska come si deve occorre
innanzitutto usare buon legno secco di tiglio, resistente e leggero; poi,
occorre un bravo tornitore. Mastro Vasiliy Zvezdochkin lo era: viveva a Mosca,
alla fine dell´Ottocento, e lavorava presso la Bottega Officina «Educazione infantile»
quando nel 1898 realizzò una bambolina vuota all´interno che «ospitava» altre
bamboline sempre più piccine, a loro volta vuote: ogni pezzo era composto di
due parti, che si avvitavano e si inserivano via via sino all´ultimo, chiamato
«seme». Il primo modello di matrioska lo dipinse un famoso illustratore di
libri per l´infanzia, il pittore Sergej Maliutin che era un grande esperto di
folklore russo e che rappresentò la bambola come una donnina rubizza e dal
volto largo, sorridente, che indossava il vestito tradizionale. Era composta di
otto pezzi: la più grande, raffigurava idealmente una madre; gli altri, i
figli. L´ultimo era un neonato. Due anni dopo, la bambolina venne esposta
all´Expo Internazionale di Parigi e fece furore. Nacque così il mito della
matrioska, della «mammina». La faccia buona della Russia zarista. L´antica
bottega dell´Educazione Infantile è diventata il museo della matrioska, presso
il centro federale del Folklore. Putin ha dato via libera al ministro del
Commercio e dell´Industria, Viktor Khristenko il quale, citato dal quotidiano
Izvestija, ha promesso che sarà utilizzato «il sistema del goszakaz». Alla
lettera significa «ordinazione statale». Imporre alle strutture pubbliche
l´acquisto di matrioske per quel miliardo di rubli l´anno. Insomma, una boccata
di ossigeno, ma non certo una soluzione: perché è probabile che questi soldi
andranno a finire nelle tasche dei più grandi produttori, come Aofis o
Khokhlomskaja Rospis, considerata la leader del mercato. Quest´anno ha dovuto
dimezzare la produzione (sui 100mila pezzi l´anno). E cancellare del tutto un
altro business, quello dei souvenirs in corteccia di betulla. Eppure, i
collezionisti sparsi in giro per il mondo sono decine di migliaia, con tanto di
fan club e pubblicazioni specializzate. Ma l´insidia peggiore, il vero nemico
dei piccoli artigiani, sono le porcherie in commercio a poco prezzo, le
matrioske dozzinali che riproducono le facce di Putin, Medvedev, Lenin, Stalin,
persino Obama e - udite udite - Berlusconi,
passando per cantanti e attori, atleti e astronauti. Prodotti scadenti,
contraffazioni. A cominciare dal pessimo smalto: nemmeno lontanissimi parenti
di quelli laccati con metodi gelosamente custoditi e trasmessi di padre in
figlio dagli artigiani dei villaggi russi che attorniano Mosca e le grandi
città della Russia centrale. Ogni località ha un suo stile, utilizza
sfumature diverse e «figure» particolari, ogni artigiano firma la sua opera e
la cataloga. Sergiev Possad, città cresciuta attorno al monastero della Trinità
e di San Sergio, non solo è il Vaticano ortodosso: è il Vaticano delle
matrioske, i suoi artigiani si distinguono per l´uso ispirato di colori molto
intensi e celestiali, per le forme un po´ opulente delle bambole. Semeiovo,
invece, è il paradiso laico del rosso e del giallo e delle guarnizioni in
paglia: nel 1970 fu lì che un gruppo di artisti costruì la matrioska con più
pezzi, ben 72. Era alta un metro e aveva un diametro di
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina IV -
Bologna Il cantautore, in lista con il Pd, domani sera in piazza eseguirà il
brano dopo il comizio di Franceschini E Mingardi punta su "Obama da bàn" Dal palco della manifestazione di
chiusura della campagna elettorale del Pd, domani sera alle 21, le canzoni di
Andrea Mingardi per analizzare la situazione politica internazionale con
l´aiuto del dialetto. Un esempio per tutti la "ballata" dedicata al
Presidente degli Stati Uniti, che fa rima con l´intercalare più bolognese che
ci sia, "Ban mo da bàn?" Da leggere tutto d´un fiato: "Obama da bàn, sèt ca´ sàn cuntànt? Quando ti penso tutto acquista un
senso / Obama da bàn, t´è megga un parènt italiàn? Un oriundo ed Cesena, un
bisnòn ed Messìna? / Ven què e fa vàdder a tòtt i nùster ignurànt Chi´s gòzzen
i baiùk, chiìs tòlen pra´l cul tòtt quànt / Con la scusa dlà democrazì, i
scòrren d´alternanza ma i van mai vì / Obama da
bàn, mo socc´mel stè rasàn / Me e te, andàn vì dall´Afghanistan, lassàn pèrder
l´Iran / Obama da bàn, dà un och al Nasdaq, fa la pes
in Iraq / Contròla al petròli e tòtt chi lèder dal banc / Se tu mi dici Yes we
can, we can ànc a me / se mi dici I have a dream, a dream ànca me / se mi dici
Peace and love a fag la pes con mi mujer! Obama da
bàn, vuoi dire che non sci possci fare meglio? Dài regalami un sogno anche da
sveglio / (Obama da bàn)mo´ sèt che tu muièr l´è na´
gran gnòca? / Mo socc´mell bàn, set ca´ sàn cuntànt? Quando ti pènscio tutto
acquista un sciènscio / però cal Bin Laden lè / me n´an so què a Bulaggna lu lè
al ven mègga / as vàdd chi han dett: "Sta atènti Bin, parchè a forza ed
Scirio, Rita, multe e tott cal pugnàtt lè / Col telecameri at ciàpen ed sicùr!
[...] Beh, adès Bush xa fel? Picchia i parenti? Dà di cazùt in bòcca a sò
fiòla? Sevizia i gatti? [...] Oh, complimenti per l´acòrdo Fiat Chrisler / La
Fiat dà la Duna alla Chrisler e la Chrisler le restituìse ad una a Duna. "Se
tu mi dici Yes we can, we can ànca me. Se mi dici I have a dream/ a´ dream ànca me/ se ci
liberi da Berlusconi
"
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 8 - Esteri
Trovati i rottami nell´Oceano ma è mistero sul volo Air France Il Ministro
della Difesa: "Bomba? Non si può escludere" Rottami e pezzi di
lamiera avvistati a più di
( da "Repubblica, La"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 38 -
Cronaca Dopo cinque anni, domani arriva la nuova versione del gioco degli
avatar che ha già venduto 110 milioni di copie Celebre come Harry Potter,
tradotto in 26 lingue, permette di creare 700 milioni di
personaggi nella città virtuale L´ultimo mondo parallelo c´è Obama nel reality game In The Sims 3 è possibile creare un proprio
alter ego, somigliante anche nel fisico ERNESTO ASSANTE I numeri parlano
chiaro: il gioco è distribuito in 60 Paesi e dal 2000 ad oggi ha venduto 110
milioni di copie, diventando il videogioco per Pc più venduto della storia.
è stato tradotto in 26 lingue, ci sono ben 66 milioni tra siti, pagine web e
community dedicate ai due episodi già usciti e all´attesissimo "numero
3" della serie. Si tratta di The Sims, giunto alla sua terza versione, il
primo "reality game" della storia dei videogiochi, un vero fenomeno,
anche perché è stato il primo videogioco a portare davanti agli schermi dei
computer il pubblico femminile (il 60% del pubblico di The Sims è composto di
ragazze), che milioni di appassionati videogiocatori stanno aspettando da oltre
5 anni e che giovedì arriverà nei negozi di tutto il mondo. The Sims è un
"simulatore di vita", che consente ai giocatori di gestire in tutto e
per tutto l´esistenza di una famiglia virtuale. Ma se nella versione numero 2
era possibile creare la propria famiglia virtuale e i programmatori avevano
inserito una sorta di eredità genetica tra genitori e figli, con The Sims 3 la
simulazione della vita reale è ancora più realistica. Dalla dimensione
"domestica" dove si svolgeva la maggior parte della vita degli
"avatar", ovvero dei personaggi sintetici creati dai giocatori, si
passa infatti a quella di una intera città, Sunset Valley, all´interno della
quale i personaggi possono muoversi e interagire. La grande novità è quella
della personalizzazione dei personaggi, che oltre ad essere graficamente più
realistici, possono arrivare a diventare dei perfetti alter ego dei giocatori
con una personalità unica. Il sistema infatti consente di creare più di 700
milioni di Sims, uno diverso dall´altro per tratti somatici, caratteristiche
psicologiche e caratteriali, fino a replicare anche personaggi famosi, come si
vede nei trailer del gioco, dove compare il presidente degli Stati Uniti Barack
Obama, o Susan Boyle la cantante rivelazione di
Britain´s Got Talent. Nella vita virtuale i Sims, gli abitanti della città
gestita dal giocatore, possono sposarsi e fare figli, cambiare lavoro e
frequentare l´università, scegliere una carriera nel mondo dello spettacolo o
perdere tempo partecipando a feste e parties, possono utilizzare innumerevoli
varianti di arredamento, di abbigliamento e di accessori che è possibile
scaricare dalla rete, creare ex novo o acquistare all´interno del The Sims 3
Store o all´interno di boutique virtuali realizzate dagli stessi appassionati.
Los Angeles in questi giorni, in occasione della fiera mondiale dei videogames,
è letteralmente tappezzata di manifesti di The Sims3, a New York alcune
facciate di grattacieli sono state coperte da simili affissioni e anche in
Italia, domani pomeriggio (alle 3 e 33), ci sarà un evento di lancio del gioco,
al Mondadori MultiCenter, in Piazza del Duomo a Milano, per i fan che hanno da
mesi prenotato la loro copia, con la partecipazione dei Bastard Sons of
Dioniso, la band rivelazione dell´ultima edizione di XFactor
che si esibirà dal vivo.
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Prima Pagina data: 03/06/2009 - pag: 1 RUOLO DELL'ITALIA, G8 E
CASO OPEL LA DOPPIA OCCASIONE di MARIO MONTI I l governo è stato criticato per
non avere sostenuto efficacemente il tentativo di Fiat di acquisire Opel. Il
governo tedesco e General Motors, appoggiata dal governo americano, le hanno
preferito un consorzio canadese- russo. Sergio Romano ha
notato che «il vertice telefonico fra Merkel e Obama mette
implicitamente in evidenza l'assenza del governo italiano». Non so se al
governo debba rimproverarsi qualcosa di specifico. Ma questo insuccesso deve
indurre a ripensare due orientamenti seguiti dai governi Berlusconi fin dal
2001. Il primo è la tendenza a privilegiare i rapporti diretti con Stati
Uniti e Russia, rispetto al rafforzamento della Ue. Sono rapporti che si
nutrono di simpatia personale tra i leader, presentata in Italia come prova di
intese politiche profonde, e si ispirano ad una docile subordinazione. Le
relazioni con la Russia di Putin ad esempio sulla Georgia e soprattutto con
l'America di Bush ne hanno offerto frequenti testimonianze. Un solido asse con
gli Stati Uniti è fondamentale per l'Italia. Ma i governi di cui parliamo si
sono distinti per non avere mai contraddetto le impostazioni unilaterali
dell'amministrazione Bush. Queste hanno ritardato l'avvio di una governance
della globalizzazione e hanno contribuito alla crisi, ad esempio con il rifiuto
di Washington di sottoporsi alle verifiche del Fmi sulla stabilità finanziaria.
Il governo italiano, che a volte sostiene di avere capito prima di altri la
crisi in arrivo, certo non ha mai fatto sforzi per convincere l'«amico» della
Casa Bianca a rendere le politiche pubbliche meno succubi del mercato e ad
accettare un loro coordinamento. E' quasi una nemesi che tocchi ora al governo
italiano guidare il G8 verso un legal global standard. Speriamo che l'Italia
riesca a far recuperare al governo della globalizzazione un po' del tempo perduto
anche per l'acquiescenza del governo italiano a un presidente americano di cui
voleva il favore, mentre la Ue e altri governi erano meno remissivi. Del resto,
il caso Fiat mostra che le scorciatoie italiane verso Washington e Mosca non
sono paganti. Obama, Merkel e Putin leader peraltro
non legati da grandi simpatie reciproche non sembrano avere prestato
particolare attenzione ai desideri italiani. Il secondo orientamento da
ripensare riguarda l'evoluzione della Ue. Il governo italiano osserva spesso,
con una punta di soddisfazione, che la politica sta riprendendo spazi rispetto
al mercato e alle regole europee e che il ruolo delle decisioni
intergovernative è in crescita rispetto a quello delle decisioni comunitarie.
Queste due tendenze sono innegabili. Ma l'Italia, Paese grande ma non sempre
forte, dovrebbe preoccuparsene e adoperarsi per il rilancio dell'integrazione.
Qualche anno fa, prima che si indebolisse l'impianto comunitario, Enel riuscì
ad acquisire Endesa malgrado la fiera opposizione della Spagna e le mire del
gruppo tedesco E.on. Oltre all'abilità di Enel, è stata decisiva l'azione della
Commissione e della Corte di Giustizia. Oggi, Fiat e governo italiano dovranno
vigilare, con strumenti legali se necessario, affinché la stessa imparzialità venga
applicata pur in un contesto comunitario indebolito al controllo degli aiuti
concessi dal governo tedesco a chi ha rilevato Opel.
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 03/06/2009 - pag: 2 Obama e la democrazia: incoraggiare, non imporre La nuova dottrina Usa
sarà annunciata al Cairo WASHINGTON Barack Obama cerca un
nuovo inizio con i Paesi musulmani. Una politica che eviti quelli che lui
definisce «i malintesi», aiuti a diffondere i principi di democrazia, con gli
Stati Uniti a fare da modello ma senza «imporre i propri valori». Una
correzione sensibile rispetto alla dottrina Bush senza però offrire «scuse» per
quanto avvenuto in passato. Concetti espressi ai microfoni della Bcc alla
vigilia della missione che lo vedrà oggi al Cairo e in Arabia Saudita, quindi
in Europa. Un viaggio importante che ha spinto l'ideologo qaedista Ayman Al
Zawahiri a uscire dal «buco». Con un intervento su Internet il terrorista ha
accusato il presidente di aver già lanciato «messaggi di sangue» con i recenti
attacchi contro i militanti a Swat (Pakistan) ed esortato i connazionali ad
agire contro «il criminale». La litania di Al Zawahiri, oltre a rendere più
nervosi gli agenti del Secret Service, rivela il timore degli estremisti per le
iniziative di Obama, ribadite ieri alla Bbc. «Credo
che sia pericoloso quando gli Stati Uniti o un qualsiasi altro Paese affermano
di poter imporre i propri valori a Stati che hanno storia e cultura diversi»,
ha dichiarato aggiungendo però che Washington continuerà a incoraggiare il
mondo arabo ad abbracciare i principi di democrazia e libertà d'espressione. E
in questa spinta gli americani devono diventare un simbolo. Ecco perché, ha
sottolineato, la «chiusura di Guantanamo è tanto difficile quanto importante».
Parole che vorrebbero tranquillizzare quanti temono le intromissioni
statunitensi: Obama, nell'intervista, si è sottratto
al giudizio sui metodi anti-democratici del presidente egiziano Mubarak, ma ha
riconosciuto il suo impegno in sostegno della pace. Strettamente legato a
questo approccio è la gestione del dossier palestinese. Per questo Obama ha rilanciato la soluzione dei «due Stati», in quanto
è nell'interesse di tutti, Israele compreso. «Vogliamo rimettere il negoziato
sui binari», ha detto. Quando gli è stato chiesto una sua valutazione del no di
Gerusalemme al congelamento delle colonie, il presidente ha invitato alla
«pazienza» nel cercare una soluzione diplomatica. La medesima tattica che la
Casa Bianca vuole usare con l'Iran. Partendo dai segnali. Quest'anno, per la
festa nazionale americana del 4 luglio, le ambasciate sono state autorizzate ad
invitare diplomatici iraniani. Un piccolo gesto ribattezzato dai media «la
politica dell'hot dog». Poi la sostanza. «Credo che l'Iran abbia legittime
preoccupazioni in campo energetico e legittime aspirazioni ha osservato Obama . Dall'altro lato però è interesse della comunità
internazionale perché metta da parte le sue ambizioni per l'arma nucleare». Di
nuovo, la risposta è un negoziato, «duro e diretto» che possa portare, senza
fissare «calendari artificiali», a risultati entro «la fine dell'anno». Guido
Olimpio \\ La soluzione dei due Stati è nell'interesse di tutti, Israele
compreso. Vogliamo rimettere il negoziato sui binari \\ Credo che l'Iran abbia
legittime preoccupazioni in campo energetico e legittime aspirazioni
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 03/06/2009 - pag: 2 Il commento Dai valori
«esportati» dell'era Bush alla leadership morale di PAOLO LEPRI No,
contrariamente a quanto scrive sull'Independent il sempre più arrabbiato Robert
Fisk, non sentiremo Barack Obama cantare al
Cairo il «solito vecchio ritornello degli uomini di Bush». Già nell'intervista
del presidente americano alla Bbc, che ha anticipato il discorso di domani, si
sono udite invece parole nuove. In primo luogo la convinzione che il compito
degli Stati Uniti sia quello di incoraggiare nel mondo islamico «principi
universali» come quelli della democrazia e dei diritti umani. Ma senza
imporli, perseguendoli con la forza che viene dal rappresentare, finalmente,
«un modello» per il mondo. Si pensi tra le altre cose, alla chiusura della
prigione di Guantánamo, alla condanna di abusi e violenze commesse con l'alibi
che il fine giustifichi i mezzi. Questa era una delle grandi scommesse fatte
dopo la vittoria nelle presidenziali. Lo avevano indicato da tempo gli esperti
della Freedom House e del Carnegie Endowment for International Peace. «La sfida
per la squadra di Obama scriveva Jennifer Windows è di
trovare concetti che mettano in grado l'amministrazione di distinguersi da
quella precedente senza abbassare il livello del sostegno alla democrazia e ai
diritti civili e politici». Le priorità sono cambiate, la discontinuità è
avvenuta: Barack Obama non crede che realizzare un
«regime change» voglia dire costruire automaticamente la democrazia e non pensa
che l'impegno per promuovere la libertà sia tutt'uno con la lotta al terrorismo
internazionale (da portare avanti, comunque, senza cadute di tensione). Ma
questa inversione di rotta ha rafforzato, non indebolito, la capacità di
promuovere la democrazia e il dialogo. E non tutti i valori del passato sono da
seppellire. Thomas Friedman ha scritto che «mai negli ultimi cinquanta anni
l'America è stata ritenuta tanto importante dal mondo». Ma le dimensioni di
questo fenomeno sarebbero meno rilevanti se la presidenza Obama
fosse solo rottura e non anche la capacità di coniugare l'innovazione con la
ricerca del consenso. Non è un caso, quindi, che non ci saranno scuse al mondo
arabo per la politica di Bush. Forse sarebbe stato un gesto di debolezza. Il
modello Oggi la forza degli Usa deriva dal rappresentare «un modello» per il
mondo
( da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 03/06/2009 - pag: 2 Casa Bianca Nuova
strategia Presidenti Obama davanti a
un ritratto di George Washington 2 PrimoPiano Mercoledì 3 Giugno 2009 Corriere
della Sera #
(
da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 03/06/2009 - pag: 3 L'intervista L'ex consigliere per la Sicurezza nazionale «Ma l'apertura agli arabi non deve spaventare Israele» Il clintoniano Berger: «Saremo fari, non più poliziotti» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK «Dall'intervista alla Bbc si intuisce che quello di Barack Obama in Medio Oriente sarà un viaggio di portata storica che segna una svolta radicale rispetto alla politica estera del predecessore George W. Bush». Parla il 63enne Sandy Berger, ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Bill Clinton, oggi copresidente della ditta di consulenza internazionale Stonebridge. «Obama sta facendo uno sforzo vigoroso per tendere la mano al mondo islamico spiega Berger . Non era mai successo. Abbiamo alienato milioni di persone in Medio Oriente con la guerra in Iraq che adesso per fortuna sta finendo, offrendoci di voltare pagina. Riavvieremo il processo di pace tra Israele e i palestinesi ed incoraggeremo l'Iran a porre fine al nucleare, con la diplomazia». Secondo alcuni critici, in America come in Europa, la politica obamiana non si discosta nella sostanza da quella di Bush. «Si sbagliano. >Bush
ha iniziato una guerra che Obama
è deciso a concludere. Bush ha ignorato il processo di pace in Medio Oriente
fino all'ultimo, quando ormai era troppo tardi per fare qualcosa, mentre Obama l'ha posto sin dall'inizio come
sua priorità. E al contrario di Bush, Obama sostiene il dialogo con l'Iran». Qual è l'elemento più importante nell'intervista
alla Bbc? «Offrire l'America come modello, rifiutando il principio
dell'imposizione dei valori americani. Obama ha
buttato alle ortiche l'esportazione della democrazia e i famigerati cambi di
regime di Bush. Oggi l'America vuole essere un faro, non un poliziotto».
Riuscirà a convincere il mondo arabo che l'America è cambiata? «Non sarà facile
ma penso che ci riuscirà. La storica elezione del primo presidente
afro-americano ha già inviato un potente messaggio al resto del mondo. E Obama ha indicato senza mezzi termini di non essere un
arrogante predicatore. Lui vuole dialogare in maniera rispettosa, ascoltando il
suo interlocutore. Un cambiamento che tutti hanno notato ed apprezzato». Quali
sono i pericoli di questo storico viaggio? «Il discorso al Cairo è delicato
perché è rivolto a diverse platee. Quella araba e musulmana, particolarmente
sensibile dopo otto anni di scontri con l'amministrazione Bush. Gli ebrei
d'Israele, preoccupati dopo i suoi recenti disaccordi col premier Netanyahu. Il
pubblico a casa, ansioso di voltare pagina». Israele deve temere
l'indebolimento della storica amicizia? «Assolutamente no. Abbiamo un rapporto
strategico e di amicizia fortissimo con lo Stato ebraico e nulla di ciò che Obama ha detto in questi giorni lo mette a rischio. Obama pensa che sia nell'interesse d'Israele perseguire la
pace. Per questo parla in maniera onesta e diretta col suo grande alleato sulla
necessità di creare uno Stato Palestinese. Ponendo fine agli insediamenti che
mettono a rischio questo Stato». Cosa riuscirà a portare a casa Obama da questo viaggio? «Una rinnovata amicizia con i
leader e la piazza del mondo arabo, sauditi, egiziani e giordani che alla fine
aiuterà soprattutto Israele. Perché questi Paesi sono pronti a risolvere gli
antichi conflitti e aspettano solo che Israele faccia un passo nella loro
direzione». Alessandra Farkas Sandy Berger Dopo l'Iraq \\ Mano tesa agli
islamici, allontanati dalla guerra in Iraq Sotto tiro Soldati americani del
primo battaglione prendono posizione davanti alla base Restrepo, nella
provincia afghana di Kunar, sorpresi nel sonno (uno in boxer rosa) dal fuoco
talebano (Ap)
(
da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Corriere della Sera"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica.it"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica.it"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama
(
da "Repubblica.it"
del 03-06-2009)
Argomenti: Obama